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F. KIRGHMAVER
iella RepubbJiea ,^.
V e la lotta dei soldati di Napoleone ^
colla flotta russa, i Montenegrini e Crivosciani
pel possesso delle
BOCCHE DI CATTARO
Der Kampf dea Soldaten Napoleons
mit dep ruasischen Flotte, der Montenegrinern
und Crivoscianern
um don Besitz dor
A, BOCCHE DI CAHARO ,„%
^^^ apistokratiseben ^
ZARA
l'JOO
La Caduta della iJ^epubbliea arisfoepatiea
di
J{,agusa
dopo quasi tFedici secoli di esistenza
e
La lotta dei soldati di Napoleone I, colla flotta russa
i Montenegrini e Crivosciani pel possesso deUe
J3oeehe di Caftaro
STUDIO STORICO
(Testo originale italiano e traduzione tedesca)
EE5+^
Das Znde dcs arìstofcFatisehen jFcistaatcs
J^agusa
Rach seÌRem fast dFeizeknkundeFtjàhFÌgem JSestande
und
Der Eampf der Soldaten Napoleons I mit der rnssisclieii
Flotte don Montenegrinern nnd Ciivoscianem nm den
Besitz der
J3oeehc di Cattare
(Jeschichtliche Studie
(Italiànischer Originaltext und deutsche Ùberselzung)
^^
PREM. Tipografia vitaliani & fìgli-zara
1900
V-
— Ili -
Opere più importanti, che Figuardano la }^epubbliea di }^agusa,
la Dalmazia, e la storia dalmata al principio del secolo decimonono.
Wicktigerc Werke. weleke siek mit der Qeschichte der }^epublik
J^agusa, so wie mit der Qeschichte Dalmatiens zu jCnfang des
neunzehnten Jahrhundertes befassen.
Bassi. Storia di Ragusa. Lucca 1595. Karissìma. Un* esemplare attiovasi nella biblioteca
dell'i, r. Luogotenenza dalmata. Sehr seltea. Ein Exemplar ist in der Bibliothek der
k. k. dalinatinìsohe Statthalterei vorhaoden.
Lneearl. Annali di Ragusa. Tenezia 1605.
Cerraril Tnberonis. Oommentaria suorum temporam. Ragusii 1784.
Dolci. Fasti Literarii Ragusini. Venetiìs 1767.
Engel. Geschichte des Freistaates Ragusa. Wien 1807.
Appendini. Notizie storiche-critìcli(t suir autichità, storia e letteratura dei Ragusei.
Ragusa 1802.
Petter. Daimatien iu seinen versehiedenen Beziehungen. Gotha 1857.
Dttrlnggfeld Ida von. Aus Daimatien. Prag 1857.
CattallBleh. Degli avvenimenti successi a Spalato dopo la caduta della Repubblica.
Spalato 1840.
Salrerte. De la Givìlisation. Venise-Ragasa. Paris 1835.
Sorgo Antonio de. Frammenti neir istoria politica e letteraria di Ragusa. Parigi 1839.
Mllakorle Demetrio. Storia del Mcntenero. Traduzione italiana di Eaznaoic. Rag. 1877.
Stolli Biagio. Diario di Ragusa 1806—1842. Manoscritto nella Biblioteca delPi. r.
Luogotenenza dalmata. (Manuscrìpt in der Bibliothek der k. k. dalm. Statthalterei).
Erber. Storia della Dalmazia dai 1797 al 1814. Zara (Programmi ginnasiali, Gymnasial-
programmo) 1886—1890).
Plganl Abbè P. La Dalmatie de 1797 a 1815. Paris 1893.
Pisani Abbè P. Num Ragusiui »b omni jore veneto immunes fuerint. Lutetiae Pari-
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deleleh Jozsef. Ragusa es Magyaroszag Òsszekdtteteseiuek Okleveltara. Budapest 1887.
Casnaeloh Dr. Giovanni (1784—1874). ^Quadro storico dei mici tempi." Ragusa.
Epidanritano 1897-8-9.
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Marmont. Denkwurdigkeiten des Herzogs von Ragusa. Ubersetzt nach dem franzòsische
Orìginalmanuskript. Halle 1857.
Bandolo. La Dalmazia ai 31 Decembre 1806. Opera economico-politica umiliata a Sua
Maestà Y Imperatore e Re Napoleone I. Idem ai 31 Decembre 1807—1808—1809.
Quattro volumi manoscritti esistenti nella Biblioteca dell* i. r. Luogotenenza dalmata.
Manuakript (vier Biinde) in der Bibliothek der dalm. Statthalterei.
^^^^^^^^^^^^^^^H ^^^^^^^^^^1
^^^^9B^^i INDICE ^^^^
^^^H AlesRftiidro 1 Cxar. Pagìtm 18. |
rattoliclsmo del Gov. rep. di Rag. 204ì.
^^^H AriBtfxrruzJA mj^usea To^he e }>!imit;ohe
Commercio marittimo di Rag 40, 51
^^^^1 iy Ciiìmn nelle ctisfui^^joiii 26. Saiumau-
Privilegio di commerciare cogli infedeli
^^^H diesi e .Sorbonest 21. D i ehìiira rìstalùl i in
44, Monopolio del oommereio peir Utroo
^^^H In IW\K 1%. SolU^va i[ popolo e ussedìa
di 8ncK 40 In Spj4gna 48.
^^^^M Hiv^usA 1%. Diti ma ani monizione :^02.
Congresso di Vienua/rracovia oRag. 198.
^^H Cohìnmì e uieritì 2^1 20S, :i)6. Par»-
Consoli Simpatia dei Rag. pel C. francese
^^^H lello eoir aristoeraziA veneta allM line
32 li C. russo tormenta il Senato 24.
^^^H. delle due Hepubblìelie 204.
Il C. francese I»avid a Travniir im.
^^H Assedi! di Ragusa 80-94. 197.
Nola L II C. atìstnaeo Timoni 82.
^^^H Atene sliir» | (t^j^Misa) lU;^. loHueDza di^lU
Criroscìnni alleati dei Montenegrini 68,
^^^^B ììììsufi latina etì ilalìana m\h letteratura
82 Sollevazione durante il dominio
^^H slriva del Rng. 204.
rminese alle Bocche 170.
^^^H Austria Ragusei alla Corte ausi. 13. In
Ciirxola. Assedio e resa 142, Statuti 140.
^^^^B Dalmazia e Eioenm ^lf>.
Nota l-
^^^H Auto no Iti Iti d(ilta Dalmazia 192.
Czar. Il falso C. Stfcfan Mali nel Monte-
^^^H BalllAn (Penìsola bali-anìeaK Commercio
iietrro 08. Nota 1,
^^^^H dì Ba;?nsa 50. Progetluta divisione tra
Ilahna/Ja. Speciale interesgamento dt
^^^H Napoleone ed Ateì^sandro 152.
Napoleone jMdla D, 50. Importanza
^^^H Bandiera della Rep. ru^ 52. Alle navi
strategica e marittima 50, ll^O. Annes-
^^^H r»ji. 6Ì ordina di non battere t& baiìd.
aione ali' lllirio n»2.
^^^H della Rep.
Bandolo Viocen/-o, Provvedilo re gen.
^^^H Bandnrl Ans^obio nnmìBiratieo e pabli-
della Dalmazia 50. Lettere e rapporti
^^^^H cifit^ r^^ *2iS,
a Napoleone 58, Conflitti con Marmont
^^^1 Beanharnais Vieerè d^ Italia. Lettere a
02,
^^^H Napoleone contro la nomina ili Dan-
Belgorgue generale ft^ncese decapitalo
^^H
fini Mof>ten egrilli 80.
^^^^1 Be^B. Sollevazione dei B. contro i Pascu\
Ilìplotna^.ìa. Arte dipi dei Rag. 8.
^^H di Trebinje DÌO.
ìlolgomkjr Principe, inviato daOa Corte
^^^H Bell ei; ardo Generale ansi ri ai* o 170.
rue«!a al Montenegro, per far rilievi
^^^H Bergatto aitaeeo dì 8fi
sul <onto del falso Czar 72. Nota I.
^^^H Bocche di ( nttaro* Flotlu runea alle B.
Elapliitl Isole presso liag. 98,
^^^^B 18, 74. In |<o^?psHo dei Francesi 170,
^^^^H Egemonia dot Montenegro 17'2. Ocen-
Ferrata. Vegg. Bosnia.
Flotta mercantile mg* Ai tempi dello
^^^^1 pnzione an.^triHi^H 172.
Croeiale 42 Ai tempi della lega di
^^^H Bona France^eo ed il Prineìpe Etii;enio
Cambrai 44. Ai tempi dei Filippi di
^^^H di ì^avoja 14. Il cSVnatore ni^. F, Bona
Spagna 48. Numero dei navigli e rendite
^^^^B tenia dì sollevare il popolo 200.
alla fine del eecolo deci molta vo 50,
^^H Borierò FI Uè mi
Flotta russa. Alle Rocche 18, 00, 82
^^^B Boscorìcli astronomo rag 20
Attacca Lacrnma SO. Dinanzi RagaB;^
^^^H Bosnia Commercio eon Rag. 50. Miniere
durante V assedio 90—108, A rimordilo
^^^B 50. Paseià h. im Ferrate per Rag. 2U.
del Vladika 132.
^^^H AmminisiOajtione austriaca 210.
Francia. Relwiioni con Rag. 28. Solle-
^^^H Brand j Generale auRtriaco 04.
vjvzìoue dei Dalmati contro il Gov
^^^H Brankovtc Gjuraj. Principe di Serbia,
ffiineese 102.
^^^^B (uira a Raguea 22.
Cìaragntn G D. nobile traurino. Posto
^^H 84
a capo dell' j^mministrazione del terri-
^^H Cabofra fam. nob. rag. 22, 28. 1^6.
torio di Rag. e Cattare 180.
^^H (^alamotia Isola presso Rag. m. Nota L
|jliet:ildl Marino matematieo rag. lOo,
^^^H Canali Rivolta «nn IO. 82. Descnzione
Nota 2.
^^H d^dla vallata B2. ^'ola 1.
Gluppana, isole 98, Nola L
^^^H rurarane per Ragusa 50. Valore delle
Gliislerl Consigliere aulico austriaco 04.
^^^H merci
Con.'^rgna senra autorizzazione le Boc-
^^H tarlo Y e le liolle rng. 4S, 52.
che ai Russi 72,
^^H Castelnnovo Baltf«glia 140.
Ciondola Francesco 12. ^^
^^■. lastriotta Giorgio (.SkenderBeg) 22.
Oravo su porto di Rag. d8, ^^H
^ V -
I N D p: X
krlMokriille mg. TaUre mui Perrtickor»
7. Objectiv il) den j :!-':■ 'r^TS-^n
l>eb»tten *27, SoìÌmur ; >-
ehi^wr 23, Erklfirt rtiG l,.j ., .,oii*r
hcf^e-itell! 197 Sìtìm un»! Intolhiscnx
ti07. Vergi e'h'h zvviaolieti der m^us, aod
éf^v venetianiBL'hon A, j^ur Zeìt dea
Kiidiis der Kejmbliken 20.r
d<tr liitoìni»chon tntd ilftluinischon 8pni-
oliMi «uf die ìflavischi^ I^ìtin'ittur in Itag.
m>
'AutoTioiiiir^ Dnluialiens 103.
Balktuiltitlbiii^ol. Jljindel Un}r. mìt den
Laridfin der B. 51. Projóktirte Tlieiluii^
Awi?*?h^n Ntì}>oleon tirid Alexander 153.
lAtidtiri V'^^i^' 1 piiiluntér rwg. l'uldicÌBt
tirid Ni: r :t'X
ioaiihaniar . tn Viopkiinig von Itn-
lieiì. Unett' »n Nspoleoti gegen die
Eniéiiuunir Dandolo^? ziuu iìouverneur
Dal ma li Oli 9 fjR
Ì^W^m Krhfibung dor fì. ^egeu den Vn-
gfhiti von Trebiiije 16L
ilelaireniiìfreii von Rag, B7— 9^, 197.
1tf»l1i^$rArdc o>storr Uenerat 171.
Sc»ricn1tti ALstiiriu onf die VerHcbnn*
rlie dfl C'atiaro. ttn»iRÌ(»cbo Flotte
ftf^elbi^l^ l'J, :5. Im J3esjl7.e d<»r Fruii-
Jtos'^n 171. Ilomfnionio Moiifenegro*. 173,
Bona Frjin*>*»*.co immì Priu^ Eugen voa
SàYOven 15. Sonntor Ii* vtM-aocbt dds
Volk j^ii ©rhebeu 201.
lorero IMI le 97
lóncovfcli IfujL'gioro, Rttsf Aslronom. 29:
iBo^nleii, lidndel iiill J{. ól. Bo^ntHclie
PaFchiiif. ìVi\. Eineijbfthnvi?rbìnd«ng mit
Uhi: 21'). (iriirrr -unir. VerwaUung 219.
Irandj ij81©it. Genernl Gó,
ikorfr Funsi voa Scrbitn. flikditet
di U'A'^ 23.
/liiHl boi Kag. 85.
1 rn^' Patrieierf^mìlì** 23, 2S). 107.
IHa. lti.«el bei iiug. m. Note 1.
banali* Aubiand von U, 83. Hosehrei-
bunc dp> Thales 5K
U'arl V nml die rajr Flotlen 4K 5$,
I<'A»tTlotta Georg <8kondpr-Ilcir) 23
M:nii^rKK Ui<>r>cr. Knjjus» und Kraknu 199.
iCansiilti, Belieblbitit des fiunz. C. in Rag,
83, I>pr ni^fiis* be (', und «cìn Awflreti?n
S5. Dcr ostorr. C. Timoni 83, Frunz*!-
»if>cher C, David in Travnik l*)K>'ote L
de>« falschen
JSot«^ 1.
Rag. «»*9.
ÌUs init Bo-
Crivoscirtiier Veibitiidete dcr mal
griner UU, 83. Aufsirmde der C. witbrend
dor FrarizosenfieiTseiifttt in Catfaro 173.
Ciirzolft. Einnabtnediiioli dieRtissen 143.
Statnten von C, 147 Nate 1.
Cxar der faische in Montenegro (Stefan
Mali) tU). Note 1.
IlAlttìAth^n. Besonderes Interenae Kapo-
leoij8 hir D 57. Strateeipcbe, mariti me
uttd cnlturcUe Wicbliglieit 57, 193.
Àniiexion in daa Ulvnnm 193.
Uaudolo Vincent Gouverneur von Dal-
matien ó7. Briefe und Berichte an Na-
poleon .')!). (>;i Couflikt© mit Marmont t).^,
Darlelien der Uep. Rag ari Frankreicb \h
Del^or^^ue franzof^ischer General fou den
MonteneL^rìnem entbauptet 87.
IMcliter rfig. 105.
IHplomutlo. Dipi. Kunst der Rag. R
Dol^orukjr Fùrst. Voni russi schem Ca-
binet nacb Montenegro eniseudel uui
Eihebunì^en beziigliidi
C7ar€n vorztinebmen 73
Elapliitigcrhe Insttlti bei
Ei&eiiUalin* Yerbindun^
nnion 215. >!r>glìi"bkeir der AViederauf-
nihme dc^ cinstigen regen HandeUver*
k<fbrt*s 217.
Flotte. (Handeljifìotte t^ag.) Vegg. 8ee-
bandel
Fiditi» (nisslsohe). Im Canal von Cat^
Cattaro llK (>7. 73. Bei Lacroma 87
Vor Bagnila uitlirend der Betagerunf;
yi"10t). Jn's Selileppuu de» Vladìka
133.
Fallile dcr Ben. Rag fi3, 177.
Frati kreteli* Bezieliungen mit Rag, 2*.V
Grunde der Cn^ufried^-nlieit der Dal-
matiner mit der Fnin/.oscnben'ìsebaiL
nnd AnfsUn*! der Pidjiea D>:i, Itil*.
(«aragtiiu O. D Chef der Verwaltung dee
Torriiorieii von Ragusa nnd Cattaro Ì87,
(iastfroiiiidselittft itet Rep. Rag. 21.
<ilietaldi Marinn^.. Rag. 5Uthematik(r
107. Note %
UhHìeTÌ tisterr, Hofratb
obne Ermàchtìgung die
Ruasen 73,
(ilupptuia Ini^el IHX Nota 1
iioiidola Franz» «»sterr
leutcnant 13.
(Irarosa llafen von Rajf. 99.
iSuiiduHe Ivan. *laviscl»er Dieliter 10^
llbrinni 187. 8tratf:rJsober Zweak 18'
ScbwicTigkeit der VenvaJlang 191.
Kavavf aneti nacb Rag. 51.
G5 Cbergitit
fìoeolie den
Feldmarsidial-
- VI -
(ìlandalic Ivan Poeta slavo 104.
Illirio Regno 186. Scopo strategico 188.
Difficoltà di amministrarlo 188.
Lacroma. Ricordi storici 8b.
Lanii^toii Generale francese. Occupa
Rag. 34. Proclama ai Rag. 36. Come si
ebbe a provvedere di polvere e denaro
76. Non vuol capitolare 114. Partenza
da Rag. 17d.
Lesina. Bombardamento russo 162.
Lissa. Sbarco russo 100.
Lloyd austriaco. Interessamento per
Rag. 214. Nota 1.
Lowen Commandante di una squadra
inglese. Eccita i Rag. di combattere
per riacquistare la libertà 194.
Luccari famiglia rag. Bani croati 10.
Influenza di Matteo L. sugli avvenimenti
in Ungheria e rapporti con Giovanni
Uùniadi 12.
Madonna delle Grazie. Santuario
presso Rag. 98.
Malfl, vallata presso Rag. 98.
Marmont Generale francese. Comandante
milit. della Dalm. 60. Costruisce strade
in Daln). 122. Progetta un porto di
guerra tra Ragusa e Stagno 168. In
Rag. 172, 180, 184. Nominato Duca di
Rag. 186. Viceré dell'lllirio 192.
Massimiliano Imp. del Messico sog-
giorno a Lacroma 88.
Meleda 100. Nota 1.
Mezzo isola 48, 90. Nota 1.
MilutinoTié Generale austriaco 196, 200.
Molitor Generale francese 64, 78, 86,
124, 126, 142.
Montenegrini 18. Il Senato rag. sul
conto dei M. 80. Panico tra soldati
francesi pel modo di combattere dei
M. 84. I m. durante V assedio di Rag.
108. Proposte di Marmont per rendere
innocui i M. 170. Nota 1.
Montenegro. Napoleone ordina di oc-
cupare il M. Veg'Z. Vladika.
Marat Gioachino 30.
Napoleone I. Vegg. Dalmazia, Monte-
negro. Come intendeva T indipendenza
di Rag. 148. Ordina severe misure
contro i Rag. 188.
Nazionalità (principio di) 192.
Nizza anstro-nngr. (Ragusa) 214.
Ombla 102.
OhmaocTic Iveglia. Ammiraglio 48.
Ospitalità della Rep. rag. 20.
Pastroriciani. Sollevazione durante il
possesso francese delle Bocche 170.
Petktt. Promontorio presso Rag. 98.
Pirati narentanì. Battaglia di Puntamica-
presso Zara 42.
Pio VII e Napoleone 154. Marmont fa
carico all'Imperatore d'aver maltrat-
tato P. 154. Nota 1.
Poeti rag. 104.
Prestito della Rep. di Rag. alla Francia &
Poljica Insurrezione 162.
Baffosa (città) 36. Assediata da Russi e
Mont. 90. Assediata da Patrizii e po-
polani 196.
Bagngarecchia 82.
Bepnbblica ragusea. Costituzione 24.
(Giuoco diplomatico 80. Ultimo giorno
182. Paralello tra la caduta di Rag. ^
quella di Venezia 204
Bnssia. Rapporti con Rag. 28.
Siniaivin Ammiraglio russo 66, 112, 128^
132, 138.
Slari del Sud. 188-192.
Sorgo Antonio. Rapp. della Rep. rag. a
Parigi 178.
Strade. Costruzione in Dalmazia 122^
Rapporto di Marmont a Napoleone 124.
Statati delle città dalmate. Vegg.Carzola.
Tommassic Generale austriaco 194.
Turchia. 11 Senato rag. chiede protei
sione 152.
Ungheria. Relazioni colla Rep. Rag. 10.
Venezia. Aristocrazia 204. Caduta della
Rep. 206.
Vladika Petar I Petrovic, Principe del
Montenegro 66. 218. Relazioni collf
Russia 69. Ecoita l'ammiraglio russo di
occupare le Bocche 70. Combatte eroi-
camente a Breno 84 Comportamento
durante V assedio di Rag. 128. Intriga,
affinchè le Bocche non siano restituita
come aveva ordinato lo Czar 138.
VJI
Katholieismag der rag Kep. 209.
Lacroma. Geschiohtliche Erinnerungen
89.
Laniiston. Franzosischer General. L. in
Rag. 35. ProoIamatìoD an die Rag. 37.
Wie er woh mit Palver un Geld ver-
sorgte 77 Will nioht capitolieren 115.
Abreise von Rag. 177.
Legina. Rassen in L. 163.
Xissa idem 161.
Llojrd osterr. Verdi enste nm die Hebun<;
dee Fremdenverkehres in Rag. 215.
Nota 1.
liOwen englìsoher Commodore. Fordert
die Rag. aof Ku kampfen um ihre Frei-
heit wieder zn erlaogen 195.
Laccali rag. Familie. Bannse von Croa-
tien 11. Einfloss von Matteo L. auf die
Ereignisse in Ungam. und Deziehangen
zn Wladislaw Jagello und Johannes
Honnyades 13.
Madonna delle Grazie. Votivkirche der
Seefahrer bei Rag. 99.
Malli bei Rag. 99.
Marmont franzosischer General. Zum Mi-
Ittàrcommandanten Dalmatiens ernamt
60. Wie er die Strassenbanten in Dal-
inatien ausftihren Hess 123. Projectiert
einen grossen Eriegshafen zwisohen
Rag. und Stagno 169. M. in Rag. 173,
181. Herzog von Rag. ernannt 187. M.
ale Vieekonig des lllyriums 193 Tadelt
Napoleon wegen der Behandlung des
Pabates 155. Note 1.
Maxlmilian Kaiser ron Mexico. Aaf-
entbalt in Lacroma 89.
Meleda Jnsel 101. Note 1.
Meno Insel 49, 91. Note 1.
MIlntinoTlé osterr. General 197, 201.
MoUtor franzos. General 65, 79, 87, 127.
Monienegnriner 19. Der rag. Senat iiber
.dleM.81.DieM.wàhrendderBelagerang
▼00 Rag. 109. Vorsohlàge Marmonts um
die M. unschàdllch zu machen 171.
Note 1.
MoBteneirro. Napoleon ordnet an M. zu
bcMtzen 141, 171. Slehe Vladika.
Murai Joaobim 31.
Hapoleon L Wie er die Unabhànbifrkeit
Big. veretand 49. Befeble wegen Mass-
re^QDg der rag. Seoatoren. 189. Siehe
Dalmatien, Montenegro.
Hatfonalitataprincip 193
Nizza Osterreiclis-Ungarns 215.
Ombla 103.
OhmnceTic Iveglia. Rag. Ad mirai 49.
dsterreich* Ragusaer ani òsterr. Hofe
13. 0. in Dalmatien 217.
Osterreich-Ungarn in Bosnien 219.
Petka Vorgebirge bei Rag. 99.
Piraten narent^nische. Seescliiacht von
Puntamioa bei Zara 43.
Plus VII und Napoleon 155
Poljica. Insurrektion 163.
Bagnsa Stadt. Von den Rnssen und Mon-
tenegrinern belagert 91 Von den Ade-
ligen und dem Landvolke 197.
Bagnsarecchia 83.
Ragusa Repnblik. Verfassung 25. Diplo-
matiscbes Spiel 81. Letzter Tag 183.
Vergleioh zwiscben dem Ende der Rep.
Rag. und V»'nedig 205.
Bnssland und Ragusaer 29. Siehe Flotte,
Vladika.
Seeliandel Bagnsas. Zur Zeit der Kreuz-
zùge 45. Pàbste uud Concilìen gestatten
den Rag. mit den Osmanen Handei zu
treiben 45. Monopolisierung des Han-
dels duroh Àgypten uud den Isthmus
von Suez 47. Handei in Spanien 49.
Zalil der rag. Handelsscbine uud Er-
tnignisse aus dem Seehandel zu Ende
des achtzehnten Jahrlinudertes 51.
Siniawin russisoher Admiral 67, 113, 129,
133, 139.
Sorgo Anton. Repnisentant der ra?. Rep.
bei dem franz. Hofe 179.
Statnten der dalm. Stadte. Siehe Curzola.
Strassenban in Dalmatien. Siehe Mar-
mont
TommasBic òsterr. General 195.
Tilrkei. Der rag. Senat wendet sioh an
die Tùrkei um Schutz gegen Napoleon
153.
Ungam und die Pop. rag. 11.
Venedig. Aristokratie 205. Das Ende der
Rep. 207.
Vladika Peter I Petrorié; Fiirst von
Montenegro 67, 219. Beziehungen zu
Russland 69. Der nissische Admiral
Siniawin bemachti,£:ct sich auf sein
Anstiften der Bocche 71. Krimpft hel-
denmiithig bei Breno 85. Verhalten
wàhrend der Belagerung von Rag. 12^.
Intriguiert auf dass die niesische Flotte
die Bocche nicht verlasse 135.
- viti -
Hai in|iloiii!i1iirio ìMU* rehv/Àmn di41a RepobbUc» di Rairiisii col R^^na
<li l'nslu^ria. (Veiiiz. GelcicU pn^. 111).
Aiis der Siiiniiiliini; diploiiiiitlsiìier Akteii, betreffeTid ùm VerhEltiiIss derj
R^lKiUlik Ka^usii zìi deiii Kiiingreiclie rimirii. uSieln- Gt^oicli Seiic HI).
Dell'anno (¥om Jalire) 13<ia Vegc. i-ag. IO (Sielie Seité 11)
Nuy Nicola de Sor^'o rotor do Ragusa eiini lo nostro pìzolo «.^onseio riiomtftemo ^
ti Mi Ice de Po?erejico. eiUiliii tiofitro liiklo, che al nome di Dio tu debi andar cum
iitiestA barella armadii al più tosto che tu puoi a Zara, non atihostando ad alctina terr*
Et sìando tu zouto a Zara debbi 1^pia^ et sentir sei noslro signor mkvt Io r*^ (Lodovico 1 1
ir (V Vngheìia} e zonto a Zara, b spI fo?Fe zouto a Zara debi tornar a Hiignsa al più ]
tOBto eb<? tu punì. Et debi spiar e ì«entir se lo signor e per dimorar in Znra, o »elo Hcte |
andar ad alcuna parte, et ^o et quanto deve dimor^ir in Zara.
Wir Nieola de Sor^o Kektor ron Ha;:raf^a niit unserem Ktcineni Rathe beauftmgeu
dieli Milee de Pavereseo, der du niiser lieber Mitbiirger bi^t, in Manien Gott(^s iuit
dìeeera bovvaffiietem Se luffe ^ù bald u.U inoglieli nacb Zara alizureisen. Und da dti in
Zara ftngekouiujofi Fein vvirst, BollBt dii auskundsehafteu und liorchen ob nnser Gelueter
der llerr [\*mv^ (Lufbviff I Kimig voti Vn<jani> in Zara an^iekomuieu i^t. Und wenu er ]
in Zara aiigjt-komnieu wìire, wirst dn xnrtickkebretv j^o Hcbnell als dn kannst. Cnd solbt
du aucli ansknnd^itdiafteti und horchen ol> der Herr in Zara «ieh aufhalten wird, ob er '
jrgend vvo sieh la^^eben eoli, und ob uud wk lange er si eh ìu Zara aufhalten wird.
i4»3
Reetor de Ragusa... alli nobili et «avii Ber Franeho Gio di Sorgo, ser 8tephauo de 1
Zamagno et Fer Zolmnnd de Go7,ze, electi per andar ambassadori al 9erenìsHtnu> Signor]
«ostro Ladislavo, glorìosisimo re di Hnngaria. Boemia etc ... Kt j^iuuti ch« sareii dova
farà \h m^ maestà... fneta la dcdiila veuenizioue... preseutaretì fa lettera di credenza,
bai^andola, et fregandovela alla fwzrt, seeundo ci confiueto.,. Tutti quel h prelati e baroni
the seriinuo appres?!0 la Regia Mae^'là, o\er lì quali Bchonlrareli in lo andar o in lo
tornar, lassemo in disìrrezione vostra a visitar e eortiztir quelli che parerà a voi, cUitt *
quelle otTerte e d^tlce paroU\ ehe a voi parerà esser eouveuiente, secondo la i?ondi*>Ìoiie
de cadauno de li detti prelati e baroni. Simtliter non postpon ereti lo illustrissimo «ignor
duce Zohanue Corvino, ffylìo naturak del re Mattia Corvhttt} al quale fareti oomeino-
raeioiie de la fede et devoeione nottra verso la felice meinona del serenissimo quondam
genitore, et dr lo amor ehe sua maestà portava alla città uosira. Et direti che volerai
esser sempre sei amici, it esser presti et parati allì soì pinceri et eom mandi. Stmililer ìi%.
regina vecchia visitaretì^ se cognoscereti che la vi^itacioue nostra non babbi a ad esser |
molesta alla maestà regìa, et se no» la sera ultra mezza zoruata lontana da la corte.
Der Rektor von Rsigusa den adeligeu and klngen Herrn Franeho Gio di Sorgo.
Stefano di Zaningua wnì Zohanne de Goz^e, gcwahlt damit sie nh Bothsi^hafter za nii-
eereu durchlantig-^teu llcrrn Wladistavv Kòuig von Cngaru, Bolimeti etc. sieh begeben . . ,
Uiid da ibr angebommeii ^mi werdef. wo *.icb die Majestat beiìnd-t... naeh vollz«*gener 1
ehrfurchtsvoller Begru.*:8ung , . . werdet ihr dai» tìeglaubignng^doknmeul vorlegen, so wio
dass -dbekiissen und an dnti lìesicht rciben, vvie es tiblieh ist. Deu Prùlaten uud Baronen die
gjcb bei seiuer Majestit belìndcn werden, oder denen ihr begegnen werdet in dem Hin-
gelieu oder Zuriickkehreu ìiherl;is«en vvir uauh eurein Ermessen liesuohe abzustatteQ und
den llof zu macheu. mit jetien Anerbiethungen tmd housgvollen Worlen, die ibr ala '
entsprecheud eraclitei werdet, niit Kùeksiehi auf die Stelluug eìn^s jeden der erwtihuteti
Pnilute und B»roDe; de.ssgleieheu vverdet ihr iiieht unierlasseu den hot'bberiibmteit
Herrn Heerfiihrer Johannes Corvi nus zu besuehen. (nnturikhrr Sohn des KiJnitfs Mal-
(hias Coninm} dem ihr onsere Treue und Ergebouheit zu BCifieiu verstorbenein Valer
in Erinneruui: britigeu werdet, so \vie die Liebe, welehe Euere Majestìir fiir unsero
Stadt batte. Und ihr werdet Kageu dass uir immer seinc Fretinde seìu wollcn uiid dass
wir ihn als nnscren besoudcren Fretind und Be^chiit/er verehreu iinraer bereìt seiiieii I
VViinscben und Befeblen zu enteprecbeu. EbcMo werdet ihr die alte Konigio besuobeo^
wenn ibr verstehen werdet dass uuser Besueh, der konigliLdien Majestiit nicht ungelegeiì |
wiire, und wetin aie nieht iiber einen halbeu Tsg von deui Hofe entfernl weilen solite, 1
diece F«l8en«Udt am Mecre ist Ragusa.
Rsguia und Dubrovnik die Sudt su gleicher Zeit griechiscli, rouilsch und sUvisch, die Freundin des
Ilalbmondes und do< Krcuzes, von alien Màchten abbiiobig und unabbanbìg, debnbar wie Gold und
fest wie Subì ; Itaguiia mit der Kunst dea ^Ja" und dem Muthe den n^^sin**! °icbt erobcrnd aber
erwerbend, nicht kriegerUch aber wiedurstcbend, daa illiriscbe Atben, das dalmatixcbe Venedig, die
tUmdt d«r Diplonatle, der Matbomatik, dea Epigramnies, und JeUt der romantbichen Melancbonie.
Ida Baronln DUrinutfdid Reintbarg.
qacata città cbc sorge sopra scogli al mare ò Ragusa.
Uagnsa e Dubrovnik, la città greca, romana e alava a un tempo, smica della Mezzaluna e della Croce
dipendente ed indipendente da tutta le Potenze, duttile come 1' oro e forte come 1* acciajo, Ragusa
coir Arto del „si" e col coraggio del nnò"» Ragusa non conquistatrice ma acquistatrice, non belligera
ma resistente, r illirica Atene, la dalmata Venezia, la città della diplomazia, della matematica, dell' epl-
gnmmtk ed ora della romantica mestizia.
Ida Baronotta DarlnBsfdld-Ralntberg.
'^
Napoleone a Murmojit, — Fello phiz/o di Hiìii^usa al fintici pio del sDook deciaioiiono,
— Si coiiiìiioìa a tumere }»cll esi«tei]/,u dimisi Ri'pnlililje», — Le (Mio \einjte e le armi
ransflulniMiio, — L' wto diplomatica dei Uìign&ui. — \'n [uestito che non ritonii*. — 11
vuoto nelle cusso dello Stato, — La conversione del solo in niouetu. — lìi volta canal e^jo,
— I 14ag«8GÌ ulle Corti del Uiì d' Uuglieriik — Tre membri di mia fjuui^Usi ragusea
Baili di Croazia, — Come il raguseo Matteo Liicoarì uld>iji infinito pdT elezione di
Vladislao Jaj^ellone in l£ù d' Ungheria. — Inlime rA-.i/Aom tra il Lufeari e Giovanni
Unniuili. — Il l(è Mattia rurvino o Jìagusa — I Patriitìi ra^^nsoi alla Corto d Anstrìa> —
Franeeseo Dona ed if principe Ku^cnio dì Savoja. — Lo ì^tato ansUiaoo porge ajnto
alla RopubVilìcu. — Il gencple auetrineo Brandy o la repressione della rivolta eanalese.
,xVpi>rfivo hillrj (iiidli* fili' avrti^ fallo rigiinrflo a! Seniito dì Ragusji;
,niii il ine|.'lto riuni c\w inviale solLo servigi iiin /ai a W'iu^zia, oppure a
^Miliino, dicci Ira ì principiali a^'ilalorì, allìnc di lo^'lìor T ucrasioiìe a
.,qu<'i disgraziati dì HnjirrnLli^r rosa, rlie jiolnbbc condurli al pa(il)olo.*
dosi scrìveva nell' anno IHOS al j^'eneraU* Marniont in Drllniazia
r noun> in allora il più polentt» sulla liTra: ffut'l Napoleone, rlie avendo
stipidato r atnio p^rirna la |>a('e tìi Tìlsil vuìUt llussia t^ la I^'ussia, in
segnilo alla (juah^ (iii^rK-lniu 111 dovelle rrilire la unda di i suoi Siali,
orinai sognava la rluniinaziuiie dv\ nioudiK
^1 disgniziali** di ctii si parla nella lellera sono ì Snialori ja^^iisei,
i (piali iu>n sì poh'vano dar pace rlir la llefaibhlica avesse ressrdu ili
esistere, ed agitavano sott'acqua a tutta possa conlro Napoleone e
la Francia die diede alla slessa il colpo (alale; inipresa questa avventata
I
NapoleoM an General Marmont. — Auf ilen Strassou Ragusas zu Anfang des
iictuizehnten Jahrliundertes. — Man bcginnt uni dcn lìestand der licpublik besorgt mi
scio. — Die venetianischen Flotten und die tUrkischen Waffon. — Die diplomatische
Kunst der JJagusaer. — Kino Anleiho dio niclit riickgestellt wird -— Die Leere in den
Staatskassen. — Wie man Salz in Gold umwandelte. — Der Aufstind in Canali. —
Dio Kagusiier ara Hbfo der Kònigo vou Ungarn. — Drei Mitglicder einer ragusaischen
Faniilio Bannse von Croaticn. — Wie Matteo Luccari di IJerufung des Wladislaw Jagello
ZI1U1 Kònig von Ungarn beiutlQsste. — Intime Bcziehangou zwisehen Johann Hunyades
nnd Luccari. — Matthias Corvinas und Ragusa. — Ragusiiische Patrioier am osterreichi-
schem llofe. — Francesco Bona und Prinz Eugen von Savoyen. — Òsterroich kommt
der Rupublik zu Hulfe — Die Unterdriickung dcB Aufstandes durcli Generai Brandy.
„Ich billigc was eie unternomnien liaben bezùglich dcs ragusaischen
^Senutes; das Beste wird abor wohl soin, weiiìi sie utwa zehn Hauptaur-
^wieglcr iiach Vonedig odor Mailand zur Beaufsichligung sendon, uni
«diesel! Unglùcklicheii die Mòglichkeit zu benehnien, Etwas anzuzetlehi,
„\vas sie zum Schafott fùhreii kóunte".
So schrieb iin Jabre 1808 an General Marmont in Dalniatien, ein
Flerrscher, damals der nuìchtigste auf Erden, jener Napoleon I, welcher,
nachdem er das Jahr zuvor llussland und Preussen den Frieden von
Tilsit diktirt batte, deuizul'olge ibni Wilbehn IH die HaUle seiner
Staaten abtrelen musste, nunniebr seinen Pian eine Weltherr.schall zu
begnìnden verwirklicbon wollte.
„I)ie Unglficklichen/ von denen in deni Scbreiben die Uedo ist, sind
die ragusiudien Senatoren, die sich keine Rulie gonnlen seitdom ihre
Republik zu bestehen aufgeliOrt balle, und insgebeiin gegen Napoleon
agitierte», der deni Freistaate den Todesstoss versetzt batte; jedenfalls
LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
e quasi pazza, oltreché polla potenza di Napoleone, pella circostanza
che la rivoluzione francese aveva reso ormai impossibile Y esistenza di
Repubbliche con principii cosi strettamente aristocratici, come quelle di
Venezia e Ragusa; ma impresa che si spiega facilmente, se si pensa
al grande affetto che l' Aristocrazia ragusea portava alla Repubblica,
colla quale erano intimamente collegati i di lei fasti ed il suo dominio.
I principali storici di Ragusa non parlano della caduta della Repubblica.
Questa pagina di storia, interessante e commovente, vogliamo tentare
di riprodurre alla meglio ; e quando ci si offrirà il destro ricorderemmo
anche i meriti e le glorie di quello Statercllo repubblicano, miracoloso
invero pella lunga sua durata di quasi tredici secoli, ad onta dello
continue insidie dei suoi nemici, pel grande sviluppo che seppe dare
ai suoi commerci, ad onta della sua piccolezza, e pel grande numero
di poeti, scienziati ed altri uomini illustri che ebbe ad educare, ad
onta che i tempi, specialmente nei paesi contermini alla Repubblica,
fossero i meno propizii alle muse ed alle scienze.
Lo storico Engel che visitò Ragusa nel 1805, nella sua storia di
quella Repubblica, mollo breve ma succosa e ben ordinata invero, ci
racconta le sue impressioni nel porre pella prima volta il piede entro
le mura di S. Biagio. ') E un quadretto di genere, sono poche pen-
nellate che ritraggono al vivo Ragusa di un secolo addietro, colle sue
istituzioni repubblicane, col suo regime aristocratico, e crediamo di far
cosa grata ai nostri lettori, qui traduccndo questo brano che faciliterà
la loro immaginazione neir idearsi 1* aspetto di Ragusa di quel tempo,
tanto dissimile da quella d'oggi.
«Nulla di più strano (racconta V Engel) che l'aspetto della città nei
«giorni di lavoro, dalla mattina al mezzogiorno. Tutte le persone ri-
nvestite di qualche carica, segretari, scrittori, impiegati inferiori vestono
«un lungo mantello nero con una fascia; un soprabito copre il loro
>) S. Biagio patrono di Ragusa.
Das ende dér ragusaischen republik
ein sehr gowagtes und fast Ihórichtes Unternehmen, sovvohl wegen der
Macht Napoleons, sowio des Umstandes, dass die franzósische Revo-
lution dcn Fortbestand von Ropubliken in Europa mit rein aristo-
kratischer Vorfassung, wie Venedig und Ragusa solche waren, unmóglieli
goniacht batte, ein Unternehmen aber, das man begreiflich findet, wenn
man bodenkt, wie die patricischen Gesohlechter Ragusas innigst mit
eleni F'reistaate verwaohsen waren, von dessen Besland ihre Macht und
ihr Glanz abhieng.
Die Historiker der Republik, konnten sich mit ihrem Ende nicht
befassen, da sie Alle wahrend ihres Bestandes lebten. Wir woUen es
versuchen, dieses interessante und rùhrende Blatt der Geschichte Ra-
jrusas auszufùllen, und werdon dabei, so oft sich uns die Gelegenheit
biothen wird, auch der Verdienste und der glanzvollen Tage der
ragusiiischen Republik gedenken, welchc wahrlich Bewunderung ver-
dient, wegen ihres langen fast dreizehnhundertjàhrigen Bestandes, trotz
dov fortwfdirenden Nachstellungen ihrer Feinde, w^egen der grossen
Entwicklung die sie ihrer Handeisflotte und ihren commerciellen Be-
ziehungon, zu geben verstand, trotz der winzigen Ausdehnung ihres
Territoriums, endlicli wegen der vielen hervorragenden Mànner, insbe-
sonden? Dichtcr und Gelehrte die sie erzog, zu Zeiten welche den Musen
und der Gelehrsamkeit, besonders in den an Ragusa angrenzenden
Liìndern, ganz abhold waren.
Der deutsche Historiker Engels woloher Ragusa im Jahre 1805
besuchte, erzahlt uns in seiner kurzen aber gut geordneten und inhalts-
vollen Geschichte der Republik scine Eindrucke als er zum erstenmal
die Stadt des Heiligen Blasius betrat. ') Es ist ein kleines Genrebild,
in wxlchem mit wenigen Pinselstrichen Ragusa, wie diese Stadt noch
zu Anfang des neunzehnten Jahrhundertes, mit ihrem allem republi-
kanischen Formenwesen, und ihrer aristokratischen Steiflieit aussah,
naturgetreu wiedergegeben ist ; wir glauben unseren Lesem diese kurze
Beschreibung nicht vorenlhalten zu mussen, w^elche ihnen erleichtem
dùrfle sich von dem alten republikanischen Ragusa cine Vorstellung
zu machen, so grundvei-schieden von dem heutigen Aussehen der Stadt.
«Nichts ist sonderbarer, schreibt Engel, als der Anblick der Stadt
,an Werktagen von Morgen bis Mittag. Obrigkeitliche Personen,
„Sekrtlars, Schreiber und Unterbeamte, alle sind bekleidel mit einem
, langen schwarzen Rock, der durch einen Giìrtel zusammengehalten
^} St. Biagio Sohntzpatron von Ragusa.
LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
«petto, e sulla testa portano una parrucca „a la Despreaux"" dietro la
„ quale non mancano di inlìlzare una o più penne d' oca, simbolo dèlia
«loro autorità burocratica. Nelle mani tengono una specie di berretto
„o cuffione con entro il moccichino e la tabacchiera. Questo costume
„ò di dovere; nessuna persona rivestita di autorità può farne a meno.
^Si vedono dei giovani patrizi di 15 o 10 anni, la cui testa sparisce
«quasi enlro la parrucca, per modo che si stenta a riconoscere le loro
«fattezze. Vi sono i2(X) sino a ^]()0 persone così vestite, che si aggirano
«pelle piazze, e si può immaginare (pianto in una piccola città ad un
.forestiero debba ciò. apparire strano e curioso."
Siamo però in dovere di aggiungere che l' Appendini nella sua
„/S/on*a" ci racconta clie, se i- giovani patrizi di mattina vestono quelle
toghe dig:iitose, che la Repubblica da secoli prescrive a coloro che
ricoprono cariche pubbliche al pomeriggio, dopo che hanno terminate
le loro funzioni pubbliche, si vestono alla moda francese, anzi con
speciale eleganza. Meno male; convien ritenere che al meriggio ci sia
stato nell* case patrizie grande appiccamento di talari e parrucche,
con obbligata dej)osizione di penne.
Allorché negli anni 1700 e 1797 Napoleone* si impossessò delle
isole Jonie, i Ragusei cominciarono a trepidare pella loro Repubblica.
Non era invero questa la prima volta, .poiché essa esisteva da oltre
mille duecento anni e parecchie fiate, durante questo lungo volger di
secoli, gli eventi erano tali che sembrava prossima la sua fine. La
potente rivale sulla laguna, non meno che gli agguerriti Ottomani,
ripetutamente avevano tentato di impadronirsi della piccola città, che,
assisa tranquillamente sulle sue rupi ai piedi del monte Sergio, si
specchiava nell'Adriatico: città invisa a San Marco, poiché le flotte
mercp.ntili colla bandiera di San Riagio facevano concorrenza nelle più
lontane spiaggie a quelle -del leone alato ; città ambita dai conquista-
tori turcheschi, poiché quando la mezza luna avesse potuto luccicare
sulle torri delle mura ragusee, sarebbe stata una salvaguardia pei
paesi già conquistati a tergo, .ed una continua minaccia pella penisola
'ni di là dell' Adriatico anzi peli' intera Cristianità occidentale. Ma nei
supremi momenti, quando già le galere venete si attrovavano. nei pa-
DAS ENDE bER RAGlTSillSCHEN REPUBIJK
,\vird. Ein grósser UberwuiT, fast ^^estaltet Wic eìxi Frauenhalstuch
•bedeckl ilire Brusi, auf deni Kopfe tragen sic eiile Pemìcke a la
y,Dcspreanx\ì\ìì[ev weicliòr sionicht ermangdn, einigc F'cdern zu stocken,
„iiin sich das -AUsschen der Dieiier des Gesetzes zu geben. In dei* Hand
,liallen sio' cine Ali Mùtze odor Kappe in wekher sic Sebnupfluch
,^und Dose liegon habcii. Dieses Cosluni ist goselzlieh; kcinc obrig-
^keitlicho Persou darf von deinsoiben abwcidien. Man sioht jungo
,Adolige von 15-10. Jahren so oingemummt, und ist ilir Gesicht untcr
,.der krauscn Perrùcke kanm kennbar; die Zalil der so bekleideteh
'•,PersQi,xen iiiag':20()-300 Letragen; und man kann sich leieht denken,
^wic sehr dies in einer kleinen Stadt dem Freniden anffallon und
• drollig erscheincn inuss.*
Man nuiss jedocli gercchligkeitshalber dieser Schilderung nodi boi-
ITigen, dass dor ragusjìiscbo.llisloriker Appendini, der fast gleichzeitig
niit Engel cine Geseliiehte der ragusaiohen Republik veròftentlichte, in
dei-selben erzillilt: „\Vcun a^udi unsere jungen Patricier Vonuittags je-
•„nen wurdcvolleii Anzug lrag(Mì, weldie die Republik Jenen vorsdireibt,
^die ein ónentlidi'es Anit bekleiden, so sielit man sic dennoch Nacli-
^mittags nadi Deendigung ihrer amllidien Funklionen sehr elegant nach
„franzosisdier Art bekleidet." Man muss demnadi annehmen, dass in den
aristc^kratisdien llàiìsern seilens der Patricier zu Mitlag ein allgemeìner
Kleiderwechsel mil Absteckung von Kielfedern und Ablegung von
Permck'en stattCand.
*
* *
In dcn Jahren 17% :und 1707 als Napoleon der jonischen Inscln
sidi bemaditij^le, begannen die llagusaer Tur den Fortbestand ihrer
Republik Besorgungen zu hegen. Es war lìbrigens nicht das erste Mal
dass man im Freistaate soldie Sorgen batte, dcnn vvrdu-end seincs fast
droizehnliùnderljrdirigcn Ik\standes hj;itt(ni sich die Verhrdlnisse mdirere
Male derail geslaltet, dass man s(*in Ende bevorslehcnd wfdmcn konnte.
Die machtige Rivalin- auf den Lagunen, so wic die kriegstuchtigen
OUoinanen hattoii wiederhohll versuchl, der kleinen Stadt sich zu be-
maditigen, die zu Fussen des Monte Sergio ruhend, sich in der Adria
spicgelte; denn èie war den Venetianern verhasst, weil die SchifTe mil
der Blasiusfahne, denen.mit dem Banner des geflùgelten Lowen in- d(m
entlegensten Meeren Conkurrenz machten; die Stadt Ragusa war an-
derseits zu gewissen Zeiten fOrdie tùrkischen Erobenn* ein sehnlichsl
gewunschtes Objekt, denn \yenn der Ihdbmond auf den Bollwerken
Ragusas bàtte fltxttern konnen, wfire die Stadt ein Stfitzpunkt der
Muselmancn und cine Solini zwaclic fur das in ihrer Macht sich schon
LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
raggi di Ragusa, oppure quando le orde turchesche irrompevano dai
monti deir Erzegovina, 1' arte diplomatica dei Ragusei era la salvezza
della Repubblica; arte questa mirabile invero di altalena politica, di
senno pratico, di abilità nel trarre costrutto da ogni inaspett;!to evento,
di fino tallo nel allacciarsi potenti amici, e di più fino nello sfruttare
la loro {amicizia pella propria salvezza, senza troppo incomodarli;
arte mirabile nel giuocare tra di loro quelli di cui più si aveva a te-
mere, nel (arsi strada ed esser l)en accetti ovunque, nelle grandi Corti
dei Filippi di Spagna e dei Luigi di Francia, come in quelle di Cor-
vino di Ungheria e di Duéan di Serbia, sin nelle piccole residenze dei
Paschià della Bosnia; e quindi nel risapere tutto, nel fiutare ogni pe-
ricolo, nel prevedere ogni evento, nel consigliare, pregare, imporsi e
tacere a tempo.
Inaspettatamente nell'anno 1707 due navi da guerra francesi get-
tarono r ancora presso Lacroma ed i comandanti delle stesse, posto
piede a Ragusa, fecero intimazione al Senato di consegnare loro im-
mediatamente ottocento mile lire francesi, però a titolo di prestito
soltanto. Il contegno burbanzoso, ed il parlare risoluto dei Francesi
intimorirono i Senatori, che, facendo buon viso alla mala parata, vuo-
tarono le Casse dello Stato, per consegnare le ottocento mille lire ri-
chieste agli ospiti poco graditi. Insaccato il denaro e rilasciata formale
ricevuta, i Francesi presero commiato con nn'glior garbo di quello col
quale si erano presentati, e se ne andarono. Però, come già era a
prevedersi, quella ricevuta non ebbe che il valore della carta su cui era
scritta; poiché i giorni si succedevano ai giorni, i mesi ai mesi, ma
le ottocento mille lire non ritornavano, nò ritornarono più mai.
11 gran vuoto nelle Casse fu ben presto cagione di dissesti fi-
nanziari neir azienda pubblica, ed il Senato, per procurarsi al più
DAS ENDE BER RAGUSÀISGHEN REPUBTJK
befìiidliche Ilinlerland ^xnvorden, so wie eino sletige Uroliung Tur dio
ilalisclio Halbinsol jcnseits dei* x\diia, und lìberliaiipt ffii* dio ^'anz(^
wostlicho riliristonhoit. Znr Zoit dor gròssten Gofalir jodoch, als dio
vonotianisohon Galooron sohon in Sicht Ra^uisas sioh bolandori, odor
die Ifirkischon Hordon aus don Bergoli dor llerzegowina oiiizubroebon
ìiiid dio Stadt zu belageni droliton, da rettole di diploinatische Knnsl
dor Ragusiìor don Froistaat ; eine diploniatisobe Kinist welolie Dow un-
dorung verdiont, wogen der grosson Ferligkcit in dor liandbabung dor
polilisobon Sebaukol, wegon dos stots sicb bewrdirendcn praktisohon
Sinnes, dor Haschheit in dor Ausniìtzung nnorwarteter Ereignisso,
dos feinon Takbs, in der Anworbung niaohliger Gonncr, un dos noeb
foinoron, in der Goschirkliohkeit iliro Gnnst aus'/nnulzon ohno Union
all'/usobr làslig zu worden; eino Kunst, wolobe Bowunderung verdiont
wogen dor Art und Weiso, wie man sicli liberali cinen Weg zu babnon
vorstand, und gnadig odor wolìlgcfallig aufgenoninion wurde, sowobl
an don Prunkliófen dor Philippe von Spanien und dor Lud\vig(» von
Frankreicb, wie in jonen dcs Clorvinus von Ungarn, und dos Dusan von
Sorbien, bis in don hólzornon Residonzon dor Pasebas von Rosnion,
und folglioh in der Lago war, in j(»dor Riehtung biri gut unterriobtel
zu soin, jedo Gefahr zu ontdookc^n, jedes Eroigniss vorborzusoli(^n und
strts znr nTbIen Zoit (Muen Ralb zu ertboilon, einc^ Bitte vorzubringon,
gol)ietheriscb auCzutreten, o<ler tic^f sicli zu vor])ougon und zu sobweigen.
*
Ini Jaliro 1707 orscbionon einos Tagos zwei franzósisobo Kriog.sobiffo
ver Ragusa, und verankeiton sicb boi dcT bisol liarroina. Dio (loinan-
<hnire dorsolben kamen in die Stadt, und liiossen doni Senato iluieii
sofort SIHUMK) livrcs auszul'olgen, jedoeli in Gestalt eines an Erankn»iob
goinaobten ruokzaldbaron DarleluMis. Ras barsrbe Autlroten unii die
resolute Spraolie der FVanzosen scbficbterte die Senatoren derart ein,
dass sie zuni br;son Sjiic^le gute Miene niacbend, die Stalskas-en loorlon,
uni don unangonebmen Gasten die gotbrdorte bolu^ Suinine einzubàn-
digen. Nachdcm Letztore das Gold in Einprang genonimon, nalnnon sie
Absehied niit einer Artigkoit die in grellem Wiedersprucbe siob befand
rnit don Manieren, die sie bei direni Aullreten gobrauclit battoli. Jone
(Juittung solito aber, vrie dies vorauszuseben war, nur don Wertli des
Papieres baben, auf welebeni sie gesclirieben wurde, donn Tage und
Monatbe vergiongen, ab(»r die 8t)0.(W)0 livres kanicMi niolit nicbr zuni
Vorscbeine und wurdon aucb nie melir zunìokgestollt.
Die absolute Leen^ in don Staatskassen konnto nionientan niobt
behcibi.n worden, wesshalb die Rogierung in Geldverlegenlioiten geriebt.
10 La caduta pella repubblica RAGUSEA ''
presto la somma necessaria per corrispondere ai bisogni più urgenti,
ordinò che ogni. famiglia dovesse comperare una certa quantità di sale
nei magazzini erariali : trovato abbastanza originate per convertire il *
sale, che ci era in abbondanza, in monete d' oro e d! argento. Si prestò
obbedienza agli ordini del Senato ovunque, ad eccezione del territorio
dei Canali, ove vi fu un deciso rifiuto di ottemperare agli stessi; sia
che quei terrazzani fossero sobillati da estere influenze, oppure, (e ciò
presentasi più probabile) che un certo spirito di rivolta, contro la
dominazione aristocratica, da lungo tempo latente negli animi di quella
popolazione, si sia sprigionato' ad un. tratto'.
Abortite le pratiche fatte dai Reggitori della Repubblica per ridurre
con mezzi persuasivi a miglior consiglio i Canalesi, il Senato tenue
duro; ma il rifiuto fu più recrsò ancora, ed. in tutti i villaggi della
vallata si diede di piglio alle armi per respingere eventualmente la
forza colla forza. Era una formale rivolta insomma^ tanto più seria in
quanto la Repubblica non disponeva di mezzi per reprimerla a mano
artnata. Questo succedeva nell'anno 1798, ed è facile immaginarsi il
.rancore misto a sbigottimento che destò questo contegno insolito ed
inaudito dei Canalasi negli animi dei Patrizii ragusei, di quei Patrizii
che tenevano tutte le cariche pubbliche, e che da secoli erano avvezzi
ad una cieca obbetjienza da parte delle classi inferiori. '
Il Senato pensò allora di rivolgersi per soccorso all' Austria. Il
governo della Repubblica si atlrovava ed era stato- sempre in ottimi
rapporti colla Corte austriaca come lo era stato a suo tempo ' colla
Corte ungherese. Interessantissimi sono i trattati stipulaiti tra la Re-
pubblica ed i Rè d* Ungheria, nonché le istruzioni segrete che jl Senato
dava a propri ambasciatori i quali si recavano a Buda, i primi estesi
in latino, i secondi scritti in un'italiano che talvolta §i accosta al
dialetto veneziano. Risulta da questi atti che le relazioni di Ragusa
colla Corte ungherese, specialmente ai tempi di Sigismondo e Mattia.
Corvino erano intime non solo, ma che la Repubblica riguardava i
Rè d' Ungheria come massimi protettori e quasi Sovrani, sicché chie-
deva ed otteneva persino che le navi ragusee potessero in caso di bi-
sogno batter bandiera ungarica. Vi furono innoUre molti Ragusei che
godettero grande estimazione alla Corte suddetta e basti il di.Ec che
tre membri della famiglia Luccari per meriti acquistati in Ungheria,
Gas endb ber ragusatscheK republik ' ii
Um die iiothwendigen Surnmen zur Bestreituug der dringendsten Be-
dnrljii.sso sicli:zu verscliaffen, (and der Soiiat die Auordnung. zu Ireffen,
dass jede Fjimilio cine gewisse Menge Salz aus den rirarischen Magazincn
sofoii kaufon miìsse; jedent'alls ein originelles Auskunftshiiltel- uin Salz,
das die Regioiung in Oberfluss halle, in kùrzesler Zeit in Gold- und
Silbermunzen zu ven\Tindeln, deren sie diingend bedurfte. Diese Anor-
dnung wurde liberali befolgt, mit Ausnahme des Territoriums von
(lanali, \vo man ihr eine entschiedene AVeigerung entgegon slellte, was
enjweder von auswarligen Einflùssen, oder; was wahrsdieinlicher sein
durile, davon abhieng, dass eine seil langerer Zeit lalente Aufregung-
jen(T, zumeist Ackerbau Ireibenden Bevólkemng, gegen ihre arislokrati-
sclien rierrn und Gebieter auf cjnmal sich enlfesselte.
Nachdem die von den Leilern der Republik gemaclilen Versuche,
die Canalesen in gùtlicliem Wege zu lìberreden, der Anordnung des
Senates zu gehorchen, geseheitert waren, wollle man mit ^Irenge
vorgelien, allein die AVeigerung wurde eine enlschiedenere, und in
sanilliolien Dorrschaften des Thales griflf man zu den AVaflfen, um
eventuell Gewalt *^(i^cn Gewalt zu gebrauehen. Aus der Auflehnung
war ein fórmlicher Aul'sland gevvorden, und die Sache vvar uni so ernster
als der Freistaat ùber eine geniigende Truppenmacht nicht verfùgle,
um die Revolie zu unterdrùcken. Dies ereignele sich ini Jahn^ 179hJ,
und man kann sich leicht vorstellen, wie die ragusAischen Patricier ob
eines Aufstandes, wie cinen solchen die Annalen der Republik bisher
nicht verzeichnet hatlen, erzùrnt aber auch erschreckt waren, jene
Patricier, welche sammlliche Offenllichen Amter bekleideten und die seit
Jahrhunderlen an blinden Gehorsam seilens der anderen socialen CFassen
gewohnl waren.
In solchen Nólhen beschloss der Sonai an Òslerreich ilm Hilfe sich
zu wenden. Die Regierung der Republik befand sich in sehr gulen
Beziehungen zu dem òslerreichischen Ilofe, wie sie Jahrlmndcrte hin-
durch auch mit Ungarn in engstem Anschlusse sich befand. Grosses
goschichlliches Interesse haben auch heulgutage die zwischen der Re-
publik uod den Kónigen von Ungarn abgeschlossenen Traclale, und
die geheimen Inslruclionen welche der Senal an die Abgesandten x\er
Republik in Ofen richtele, die Traclale, abgefasst in lateinischer Sprache,
die Inslructionen in einein ilalienischejn Idiome, das dem venetianischen
Dialekle zuweilen sich nfdierl. Aus diesen Dokumenlen ergibl sich, dass
der Freistaal mit dem ungarischem Ilofe, insbesondere zuZeiten der
Kónige Siegmund und Corvinu?, nicht blos in den inlimsten Beziehungen
sich befand, sondern dass die ungarischen Kònige als die machtigslen
Bes(:hùlzer-der Republik galten und sie seitens do^ Senates in gewisser
Richtuflg und zu gewissen Zeilen als Oberherrn der Republik anerkannt
12 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
otionnoro il titolo di Baili di Croazia, ed uno di essi Matteo avrebbe
esercitato all' epoca di Vladislao III e Mattia Corvino un' influenza
decisiva su^li avvenimenti in Ungheria. Riteniamo tanto importante
ed interessante il n^lativo brano della biografia di Matteo Luccari
scritta dallo storico raguseo Appendini, che non possiamo a meno di
riportarlo integralmente :
„Era morto nel li38 il Re Alberto, e aveva lasciata gravida la
„sua consorte; perciò priina di venire all'elezione del nuovo Rè la
„ maggior parte dei Magnati voleva che si aspettasse il parlo della
«Regina. Matteo lattosi capo di coloro, che aderivano a Vladislao
^Jagellone di Polonia, diceva publicamenle, che era necessario all'Un-
^ghcria non un Rè ancora nel ventre di sua madre, ma sì bene
,un Eroe, che alla testa delle ungariche squadre respingesse lungi il
«Turco già padrone della Tracia. Tentò più volte la Regina di cspu-
«gnarne l' animo e prese perfino 1' espediente di mandar a Ragusa
«due Inviati ai di lui parenti ed al Senato, che ricusò di mischiarsi
«in tale aliare. Quindi fu eletto Vladislao, come voleva Matteo, che
«fu capo di quegli, che andarono in Polonia per accompagnarlo in Un-
«gheria, dove la sua autorità seguitò sempre ad accrescersi, siccome
„r afferma il Bonfinio con tutti i patrii scrittori. La felice riuscita di
«Giovanni Unniade dichiarato poscia Vicario del Regno è interamente
«dovuta air impegno ed alle cure dei Luccari. Desso tu, che sorj)reso
«dalla di lui bella indolcì ed ingegno, lo educò ancor giovane e lo
«produsse innanzi alla Corte ed alla Dieta. E da (|ui derivò il grande?
,,amore che il Rè Mattia Corvino fi*^lio dell' Unniade mostrò sempre
«ai Ragusei in memoria di dovere ad uno di essi l' esaltamento della
«sua famiglia."
• Alla Corte austriaca si distinsero specialmente Franc(»sco e Matteo
Gondola, Tomaso Rasegli, Matteo Pozza e Francesco Bona, tutti quanti
valorosi ufficiali negli eserciti austriaci. Francesco Gondola emerse
quale generale durante il lungo regno di Leopoldo ed arrivò al grado
DAS ENDE DER RAGUSAISGHEN REPUBLIK 13
wnrden, demzufolge auch die Ragusaer die Bitle stellen konnten bei
gewissen Anlàssen die ungarische Fahne aut* iliren Schilleii liissen zu
kOnnen, was ihnen auch zugesagt wurde. Viele Uagusaer genossen
grosses Anselien in Ungarn, und in dieser Beziehung durile gemìgen
zu erwalinen, dass drei Mitglieder der Fainilie Luccari wegen ihrer
Verdienste niit dem Titel eines Banus von Croalien ausgezeichnet
wurden, und dass eincr von ihnen Matteo, unter Wladislaw III und
Clorvinus einen entscheidenden Einfluss auf die danialigen Ereignìsse
in Ungarn ausgeùbt haben soli. AVir kònnen nicht unihin hier wortlich
wiederzugeben, was der ragusàische Historiker Appendini in der Bio-
grafie der Matthias Luccari in dieser Beziehung erzahit:
^Im Jahre 1438 war Konig Albert gestorben, seine Gattin in ge-
^segneten Unistanden hinterlassend; der gròsstc» Theil der Magnatici
„\volite daher dass vor der neuen Kónìgswa'.ii die Ni.*derkun[l der
„kòniglichen Witwee abgewartet werde. Luccari stellte sich an der
• Spitze jener Partei, die Wladislaw Jagello von Polen zuni Kònige von
^Ungarn erheben woUte, indem er uberai! vorbrachte, dass Ungarn mit
„einem Kónige, der noch nicht das Licht der Welt erblickt batte, Nichts
.,anfangen kOnne, wohl aber einen Held benolhige, der den Ungarn zum
«Siege gegen die Turken verhelle, und letztere nòlhige, di(* schon ero-
«berten Lànder aufzugeben. Die Kònigin versuclite zu wiederholten
^Malen den Luccari zu ihren Gunsten umzustininien, und als dies ihr
, nicht gelingen wollte, fasste sie sogar den Entschluss zwei Verlrauens-
„manner nach Ragusa zu entsenden, daniit sie den Senat und die
„Ver\vandten des Luccari um Verwendung ersuchen. Die Republik
, wollte sich aber in die Angelegenheit nicht eìmnengen. Es wurde sohin
, Wladislaw gewfihlt, wie Luccari wollte, welch' letzterer auch nach
;,PoIen sich begab, uni den neuen Konig nach Ungarn zu begleiten.
, Unter Wladislaw war Luccari einer der einflussreichsten PersOnlich-
«keiten in Ungarn, wie Bonfinw und andere vaterlandische Hi-^toriker
pdies einslimmig bekunden. Auch Johann Ilunyades, der nach seinen
^kriegerischen Erfolgen zum Ileichsverweser ernannt wurde, ist dem
„Kagusàer Luccari zu grossen Dank verpflichtet, denn er war es, der
„den edelherzigen und begabten jungen Mann erziehen liess, und sohin
,,dem Hofe sowie dem Reichstage vorstellte. Der Sohn des Huiiyades
,.Kónig Matthias Corvinus, hat tur die Ragusaer inuncr die grùsste
„Zuneigung an den Tag gelegl, weil er wussle, dass er t'ineni von ihnen
„die Erhebung seiner Familie schulde."
Ani Osterreichischen llof'e haben sich insbesoiidere Fran<*esco und
Matteo Gondola, Tomaso Bassegli, Matteo Pozza, und Francesco Bona
als tapfere Offlciere in den osterreichischen Heeren hervorgeUian.
Francesco Gondola hat sich wahrend der langen Regicrung Kaisci
14 • LA CADUTA DELLA REBUBBLICA RAGUSEA
di Teiienle-Maresciallo. Per un'interessante servizio assai gradito alla
Corte, ebbe in isposa Margarita Strozzi che era la prima Dama* di
Corte deir imperatrice Leonora, e cessò di vivere nel 1700. Il Principe
Eugenio, T Eroe* di Savoja, aveva una tale deferenza per Francesco
Bona, causa i suoi talenti militari ed il sup valore, che lo volle sempre
al suo fianco in Italia, nel Belgio qd Ungheria e gli diede il commando
del proprio reggimento di cavalleria. Oltre a molte altre onorificenze
che ottenne dall'Imperatore, fu creato Marchese. Nell'anno 1717 all'as-
sedio di Belgrado facendo prodigii di valore, cadde colpito da una
palla e indi a poco morì sotto le tende, compianto fra i lieti avveni-
menti di quella guerra dal Principe Eugenio il quale volle che fosse
sepellito con grandissuni onori. Luca Bona di lui nipote, essendo
ambasciatore della Hepubblica a Vienna, ebbe il piacere di sentire dalla
stessa Imperatrice Maria Teresa conunendarsi ìì valore del suo zio
Francesco.
Gli ambasciatori ragusei furono graziosissimamente accolti alla Corte
austriaca, ed il chiesto ajuto per resprimere la rivolta canalese fu subito
concesso. Il generale austriaco Brandy con 1:200 uomini occupò dopo
qualche tempo Canali, e soffermatovisi qualche giorno vi ripristinò
r ordine. L* insurrezione fu repressa colla forza, ma un certo spirito
rivoluzionario si era orjniai imposessato di quei terrazzani e continuò
a manifestarsi sino alla fine della Repubblica.
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN.REPUBLIK .15
Leopold I als General ausgezeìchnet und wurde zuletzt zuni Feldmar-
schalleutriant erhoben. Wegen eines deni Mote geleisleten veiiraulicheu
Dienstes, welcher sehr geschatzt wurde, erhielt er aus der Harid der
Kaiserin ihre erste Hofdame Margarita Strozzi zifr Lebensgelalirtin,
uud starb ini Jahre 1700. Der ósterreìchische Held Prhiz Eugen von
Saviiven, war deni Francesco Bona wegen seiner niilitarischen Talento
und* seiner Tapferkeit so zugethan, dass er ilm stets, sowohl in Italien
àls firn Belgien und Ungarn au seiner Seite haben wollte und ihn sorgar
zum Coniniandegr des Cavallerie-Regimentcs, dessen Inhaber er war,
•emannte. Er wurde seitens des ósterreichisclien Hofes niit Ehreii ùber-
liafrfl, un zuni Marquis erhoben. Bei der Belagerung von Belgrad. im
Jalire 1717, wurde er bei einem Anstunne von einer i'eindlichen Kugel
tòdllieh gelroffen, und starb bald darauf als Held unter dem Zelte. Der
Verlust dieses seines Getreùen hat Prinz Eugen .tief betrauert trotz
des in jenen Tagen erkampllen grossen Sieges ùber das tùrkische Ent-
satzheer, und Francesco Bona wurde niit den gróssten niilitarischen
Elireri bestattet. Als sein Neffe Luca Bona als Abgesandter der Re-
publik nach Wien kam, erlebte er aus deni Munde der Kaiserin Maria
Theresa die Tapferkeit seines Onkels Francesco riìhmen zu hòren.
Die ragusàischen Abgesandten wurd(^n in Wien gnadig aufgenoinmen
und ihr-er Bitte uni ni.ilitarisclie- HfiHe zur Unterdriìckung des' Aul-
standes in Canali sogleicJi willlahrt. Der òsterreicliisclie General Brandy
besel2te denn aucli nach einiger Zeit das Canali-Tlial mit 1200 Mann,
und stellte daselbst nach einem inehrlàgigen. Aufenthalte die Ordnung
wieder her. Der iVufstand wurde niit den Waffen bewilltiget, aber ein
revolutionàrer Geist balte der meisten Canalesen sich bemàchtiget, der
fort gliininerte bis zuin Enije der Uepublik.
II
Napoleone riBolve 4Ì ocenpare Itiiguaa — Il blocco coìitiii(^iH:tle — 1 pureiiM
Niipolooin! — I lio ìli esilio — Si ;ivvi«ii}:iiio i Kcjssi — Le lìocclio di OsAll-iro — J
AJuiiffitit^^rìjji p lu navi russe — Alest?uiuÌro I, Nstpoleoite tì Plutareo — L op(jil:tlitn
ilolhi liepiibUli*.*» ra^usua — ,^8kùii(Jar Uep;'' — L iiltìiuo priiKMj'Q dì St*H>iii — Sigismondo
d llnjLflion.i n Utx^nm dupo la ì^iitU'^ljji di Nicopoli — 1! k*rriMiioto — Sorbonogi o f?a-
lam;iiK:bo8Ì — 1 8i'ti:il«in BÌ uv\];nj<t iil ]>ììhuio ihwnìiì
Neir anno ISOi:) Napoleone risolse di occnpaiv llatziisa. Lo State-
(iliu rr-j>nbb Urano \iV\ era di oslarnlo alla (^jngiunzione con Caltaro
lidia l)atrna/ja nonlira, ressa ij^l i l' anni/ innan/J dall' Austria, iti sef,miLo
alla jKiee <li l'rc>lfiirg<»; inolile la llepnhliea ra|>^nsea, quale pmito neu-
Irale, ^'1Ì inceppava la ri[j:ida eseciizioue di quel Idueco eoiitineniale
rlie tlerreló addi tM novijidjre di (|iM'iranno da lierlino, quando, dopo
la bàllatj^lia di Jena, orniai quasi Dittalore anelje della Prussia, Jiel
Uirbinio delle passioni che gli si scatenarono nelf animo in seguito alla
rìporlala villoriu enei parossismo dell* orgoglio, otlrag^iava vìllana-
nienle cpjella I lesina Luisa di Prussia, che Tu una delle più nubili
dorme che rieordi la storia, distrujrgeva a Rosdnieh il monunienlo che
la Prussia aveva fatto erigere ad onore dei sutiì prodi, e scopercliiava
a Folsdam la ioniba dì Fedrrieo IL p* r cingersi fa spada che trova-
vasi a lìaneo dello s{iento lu'oe.
Napoleone aveva at1un<|Ur deciso di farla lìnita colla Rei)nbblÌea
ragusea, cinue già bì aveva fatto ron Vi*nezia, (aMcbù cosi lo rsigeva
il suo smisurato piano jaìliticu, e per essu in quel lein|)0, juù ehe per
altri al rjiondo, vob-re era ]i<dere. Ma chi potrei ihe negare reeisaineide
II
*»po1eoii fasst den Beiohliiai Ragusa za beiet^eii. — Die ContiiioiiUftlftperre, —
i% VerwAnritoti Napoloons, — Die Kònìge iin Ex il* — Die KiiBsen niiliorn &Ìoh. —
iex3ktì<ìev I, Napole>ri uiid Plutareh, — Dio Boccilo di Cattaro, — Die Moutenegrìuer
nd die ru8SÌ9àhou KricgsBGhiffe. — Die Gastfreandaohaft der raguBaiBohen RepubHk. —
kender Beg, — Der loUle Kònig von Serbien. — Sigtiraund Kònig von Ungarn la
li naoh der Schlaeht voa Nikopolia. — DaB Erdbelietì. — SorboiiMen und Sala^
— Die Seiiatorea begeben sieh zur SiUuog*
Ini Jahre 1806 beschloss Napoleon Ragusa zu besetzen. Der kleine
reistaal vvar ihin huideriich in der Verbindtinp Norddahiìatiens mit
L'in TiTriloriùni von Cattaro, da durch den Fricden von Press-
irg ilun Beides abgetreten wurden vvar; ùberdiess konnto ilini die
jusìUsche Kepublik Verlegcnhciten bereiten in der slrickten Dureh-
ibning jener Kontinentals[)erre, die er ani 21 November jeiies Jahres
)n Berlin aus dekretiertet als er nach der Scblacht von Jena Preussen
klion vernichtet vvàhnte und in der Leidenschatl, so wìe ìm Paroxysmus
PS Horliniullies tw rolien Schniì\liungen gegen jene Kónigin Louise
)ri Preussen sich hinreissen Hess, welehe eine der edelsten Fraoen-
^sUlten der Geschichte ist, lìberdiess in Rossbach das SL-hlaclìldenkaial
^i^lórte und in Potsdam vom Grabe Friedrichs II dessen Degen sich
leigiiele.
Napoleoti halle also beschlossen dem ragusàischen Freìstaate, ein
bde zu bereiten wie er dies schon niil der venetianisehen Republik
^Ihan halle, weil es so sein unennesKlicher Ehrgeiz und seine auf
ie Wellbenrsehafl abzielenden Plfuie erheisehlen; WoUen ist Kòrnien
I
cìhe quel Dittatore d'Europa il. quale in queir anno stesso creava un
Iratello Rè di Napoli ed un'altro liv di Olaìida, the ad ognuna delle
sorelle Elisa e Paolina fat-eva dono di un brano d'Italia, the nonferiva
a suo cognato tJìoafhino Murat un Granduculo in Germania, non ce-
lasse il recondito pensiero di cingere, in dii'etlo di una corona^ il
manto ducale di Ragusa, a qualche altro dei laidi suoi parenti?,..*
come ai giorni nostri la fervida immaginazione di un celelire roman-
ziere francese vn^ò un Principe di Ragusa, per farlo protagonista di'i
suoi „Hè in esilio''}^ Il piccolo „to" dt'gli unmìnì poteiili lia lalvolla
tlei (indori che il loro grande ,,10" non li st*uk'.
L' occupazione di Ragusa però, oltre a Napoleone, premeva anche
ai Russi, che si erano insediati a (lorlu, e di li eolle loro navi facevano
delle frequenli escursioni lungo le coste albanesi, addentrandosi tal-
volta aufthe nelle Bncche di (lai laro, lion certo per aimnirare le ro-
matdiche bellezze di cui è ju-odiga natura in quelle insenature, quaido
per tenere desti gli aninn di ipicl popolo forte ed agguerrito, elie
aldlava al di là dei gioghi nereggiatrli lunghesso il canale: popolo
sulla cui cooperazione i Russi iu caso dì bisogno avevano ogrn ragione
di fare assegnamento, e che alla sua volta, in vedetta sulla cium dei
monti, rivolgeva con coiìipiacenza gli occhi giù negli abissi, quando
in fondo ad essi, su! luccicante specchio delle acque, biancheggiava una
vela colla bandiera moscovita, perceltibile soltanto ai loro occhi da
falco.
I
I
I
h
k
Era a quel tempo, eonte già i nostri lettori lo sanno. Czar di ttdte
le Russie Alessandro 1., utimo di raratlere melanconico e di una certa
tendenza al misticismo, ma di svi*glÌato ingegno, di vaste vedute, e di
smisurato orgoglio. Questo Autocrata, che già era padrone di uno
sterminato impero, e che al principio del suo regno istilui con un trailo
di penna due mila scuole, cento gimiasii e cint|uanta seniinarii, mentre
con un altro attraucù nnlioni <ÌÌ sudtlìti che erario servi della glel»a, si
sente attratto dal genio di Xapoleone col (juale vorreht)e divìdere il
dominio del nuuido. Essi diìv uonuni sono infatti i grandi astri che
solcano r infuocato orizzonte polii ieo al iuincì[>io del secolo deciriionono.
Uno ad occidente e T altro ad orieutc, or si atlraggono vi\ <n' sì respin-
gono e, quando camminano di concerto, la luce che irradiano, fasta
gali denn aucli dazuiiial fiir den IVanzosichen Iinperalor melir als
tur jeden undert'ii Meiiseheii auf dem Erdciirand. Wer kónntc lìbri^^ens
apodjktiscli verueinon, dass jrner IHkltilor Europas, welclier im sl^Hk/ii
[Jahre einera Bruder die Kruuu Neapels uod eiiieni andcrtn jerie voii
llollaiid VLTlielu/ri liulte, der jeder seiner zwei Sdì western Klisu iind
Paulìiie einStùck Italitiis sdicnkte, urid seinen Scliwagrr Joachim Murat
niil eineiii Grossherzugthiim ìii DeuLsclUand bedaclde, sii'h nichl ìris*
^gtdieim Hill der Absirlit trug, eiiit'ii seiner vieien Vrnvaiidteii, in Eruian-
1 giHung einor veriùgbaron Krone, zuui Fùrsteu von Ragusa za <Thpbc?i,.*.
wif in onseren Tagen oiii berCdiuiter fraiizòsìclier Roiiiaii^clirifelelltn'
I euien RcpTcnten von Ra^'usa ersanih uni ihii zum Prota-jjoiiislfii scjirt
Ì^Kùniffe im Exil^ 7M nmcht'n? Das kleirie ^Ich"* dej- Macbtì^^eti lial zii-
weileii Anstaiid^-^^effdile welehe ihr grusses ^Iclr iiit-ht keiiiil.
Uie Okkiipalion Ragusiiì^ lag ilbrigens aucb iUn Rusi^en ani lliTzeii,
[die iti (lurfù fusten Fuss gelassi lialten, yrid deien Krieg.sscldfl'e von
[dori uus larigs der albaiiesieheri laid siiddalrualisrheii lvUi?le kreuzlen,
ixQweilen ru den Burditeii von ('aKaru auf kui'ze ZeiL eintlringend,
Ijedenfalli5 nit-liU uni die runianlisriii'n Scbutibetteij rnil wclelieu die
[Natur die Bocche ausgesiallet liat, zn bcwundern, aber, uni die
Gemùther jenes urwiìchsigen urid kriegslùehtigen Valkes wach zu
erhalten, das hinter den duiiklen Bergriesen, welche den Canal yin-
[siiiìinen, scine Wohnsitze hai; ein Vulk anf dessen Anhanglichkeit und
Mitwirknng die Russen hestimint rerlnien knnnb^n. Es war dies Vulk
jt'ues der MoiiteiiegiiiicT die auf den Anliohen Waclie hielleii, und nnl
ÌUefallen in die Abgrùnde hinuiiter luglen, wenn sie auf dem leuehten-
detii Meeresspiegel ein weisses Segei nilL der luoskuwilisebon Falme
gewabr wurden, das nur ihre Mabiehlaugen in erkennen veniiochten.
Zu jener Zeil war, wie es unseren Lesern bekaniit ist, Kaiser und
ì Selbsiherrscher aller Russen Alexander I, ein Mann von etwas mysti-
LscUer Frónunigkeit, und niit einein Ilange zur Melanrholte, aber von
regem Geisle, liefein Vcrstande und unersaLllicbein Ebrgeize, Dieser
AuiDkral der nber ein scliier unerniessliches Reich geboth, und gleieb
fzu Anfang seuier Regii^rung ndt eìneni i^Iaehtworte iX^M) Elenientar-
Uduileii, lui» tJyninasien und 58 Frli'sierst^iiinare creierle, wrdn^'nd er rnil
linnem andereni Ukas das harle l^ous voti Millionen seiner Unthertham'ii,
welche Li'il)*'igene wari'U. nnldertt\ fnlillr sit/li v<>in Genius Najjohjons
angezogtii. niit welcliem ergerne die WelLlierrseball gelbeill brille, liiese
zwei Herrscher siiid dinn aneli die grossen GestìiTie, welche zu Antang
I des neimzehnten Jalirhutulerles den glubenden politisclien Horizont
CA CADl'TA DhlLUK BEPUDOLlCA t:r\GUSBA
nefasta che sia, è tale, che offusca lo splendore alle gemme d' ogin
corona, mentre quando cozzano Ira di loro, 1* Orìt-iile sia armato contro
r Occidente, e, da Mosca a Waterloo, ecatombe di uomini segnano le
strade percorse dagli esèrciti in ritirala rotti ed assidemti, e T estesa
dei cruenti campi di battaglia. Se un novello Plutarco dove^jse scrivere
vìU? parallele dei gi'andi uomini del secolo decinionono, i)rimo e
massimo argomento sarebbe quello di ralTroiitare Napolegue con
Alessandro K
Neir anno IHOG, pur cercando di rìavvicinarsi, i due Aulocraii d*Eu*
ropa, si guerreggiavano ancora, ed i Ragusei di allora ne dovettero
risentire le terribili conseguenze, come vedremmo nella prosecuzione del
racconto.
Quanti danni inenarrabili, quanti affanni, quante lagrime sarebbero
stali rispaiTniati anclie ad essi, se il grande a\^enimentu del 1808
fosse accaduto due aimi prima; quando cioè Napoleone ed Alessandro
si abbracciarono sotto un padiglione cosLruUo sopra una zallera in
niezzd al fìpnie Niemen, ed assicurandosi vicendevobiiente della massima
ammirazione, decisero di voler quind' innanzi dirigere di accordo e
seoondo il loro volere gli allarì d' Europa,
Siccome al principio dell' anno ls«n; lauto ai Francesi che ai Bussi
non garbava V alteggiamenlo della Hepubblica ragusea, quantunque li
assicurasse della sua neutralità, cosi Francesi e Russi cliiesero contem-
poraneamente, che la Repubblica aprisse loro le porte di città, e desse
ricetto ai loro soldati, (lià lo sapevano quanto ospitale fosse. sbita in
ogni tempo Ragusa, e quindi con tono alquanto iiuperalivo cbi(^
devano che tale fosse anche al presente vèrso militi di potenza ui^l-
cissima del Senato raguseo»
E dìlfatti la Repubblica godeva in ogni tempo grande faina di ospi-
.talità. Essa era specialmente nelf epoca di mezzo Ìl sicuro rifugio di
Regnanti colpiti da sventura e delle lorr» famiglie. Dopo la caduta di
Costantinopoli un* intera falange di principi e principesse si raccolse
a Ragusa, e vi si trattenne dal 1453 al 1401, formando un'eletta
società di profughi^ nella quale vi erano vedove di Rè bosnesi e di
DAS EiSDE DEH RAGUSAISCHEN REPUBLIK
21
Curopas durchfurchen. Das eine im Westen, das andere im Oskni,
Eoigen sie zu Zeiten das Bostreberi sich zu nàhern, zuweilen isl ilire
ìahii eine entgegengesetze, und wonn sic in gleiehor Richtung sich
sewe^en so isl das LirJit welches sìe ausstrahlen, mag dasselbe glfick-
gspendt'nd oder iiiìlieìlvoU geiiarint werdeiì, so blendeiid, dass der Glaiiz
^ìtv tncisteri Kroueo Europa^ dariiber orblasst, WiUirerid weim sie .sieli
lislossen • der Wesloii watTenstrotsiend gegen den Osten sich crh«.*bl,
"iind voti Moskan bis Waterloo utizìlhlige ruenseblichc Hekalonibtiì die
j_|frossuii Schlaclitelder, und dieRuekzùgL- der geschlagenen und erstanien
lecre bezeicliiien. Wenn ein nciier Piutarch Paralellbiographien berOlrm-
|er Mànncr dei? neiinzehnten Jahrhiindertes zu scbreiben sich ansehickeri
5olUe, wQrde iluu gewiss der VtTgleich zwiscben Napoleon und Ale-
landcr den entsprechendston und dankbarsten StofT abgeben.
Im Jalire 1806 warcn die z\xd Autokraten Europas noch inimer im
Criege, vviewohl nouerdings die gegenseitige Anziebungskraft sich zu
i»gen begann, und dio Hag^sfiLT luussten in^?besonde^s, wie wier sehen
rcrden, die unheilvolleii Folgen der andauernderi Fobde ertragen.
Wekh* grosses Unghìck, welch' riesige okonoinische Verlustc und
ft'ie viele Tlu-rmen vvùrderi erspart worderi sein, wenn das . grosse
Jreiguiss des Jabres 1S08, welclies in Tilsit das Schicksal der Well
Hdscdiied, zwei Jabre frùlier stattgefunden hrdte, als nmniieh Napoleon
lud AlcxandL^r in einem auf zwei Flossen in der Mitle des Nienien
Irbaulen Pavillon sich zusanunenfanden, und nach gegenseitiger Versi-
bhrning der grùssten Bewunderung, bescblossen, kun(ìigbin einverstùnd-
lich uiid nach iln*cin VVilIen die Scbieksale Curnfias zu lenken.
Da sowold den Franzosen als aueb den Russen die Art vvje Ragusa
in Anfang des Jahres |H(»0 ilnvn gegenuber neiilral sicli vcrbieU,
iicht bebagb», (vvas vvir spaterhin ausfurlicher besprecben werden),
rolllen Beidc dass ibnen der Freistaal die Stadltbore òflrie und ibre
Soldaten aufnehmc. Auf die altberùhmte Gaslfreundschafl der RepubUk
^irh slulzend» ersuehlen gleichzeìlig Russen und Fraiìzoscn wenn aucb
tflwas iniperaliveju Tone, als gute Freunde des Freistaales^ die sie
[liner vvaren, bebandelt zu werden.
Die Repuhlik Ragusa genoss denn auch zu jeder Zeit den besten
Jlur wegen ibrer riaslfreundschafl. Im Mitlelaller besonderei^s war die
berestigte Stadi mn Fusse des Monte Sergio ein sicherer Zutluchlsort
fùr Regenten welcbo vom Ungblcke ereìlt worden Wari^n und fùr ihre
^anìili<m. Nach de» Einmdnnr von Constantinopel batte ein ganzer
Sehwarni von Furslen und Fiìrslinen in Ragusa sich cingefunden und
Principi serbi, membri delle ^]i\ polenti faniiglie greche, Laskari, Fa-
hóìogi e!r., e l" eroe Giorgio (!aslriotta (Skeìider Bcg) ohe ricordano i
euiili popolari bocrhesi e muiitenegrini. Questi veramente pt^r ire anni
successivi (1S53-Wj) trovò rifu^-no tra le mura di Haj^isa, ed il Senalu,
jiiuttosto (ile tradire T osjiìlalila, lasciava che i Turclii aunientasseru
Oi^ni alino il Irilailo r-lie tojTi pa^^ava la Republira, sicché esso sali
da 15(X) a r>(MM) ducali. Quando nell'anno IMI Gjuraj lìraììlcoìné^
V ultimo principe di Serbia, si ril'n^nò a Ragusa colla sna fanii^^dia e
coi tesori, il Senato, alle insistenti doiuaiule dì Muraci II, perrhè
1,'li fosse consegnalo, oppose un deciso rillnto, [fuanlumpir il Snlkuio
})roincltosse dapprima di liberare Ragusa dal pagamenlo del trilmto
e di ingrandire il teiritorio della Repbublìcat e i*oi minacciasse di
dislruggne la città. Tra b* teste rororiale che si rihigiarono a Ragusa
nel secolo di rimo (juarlo, Iroviaino anche Sigismondo rè di Ui^gheria
elle, vinto nulla baftaglia di Xieopnli <lal Sultano Bajazrt ed inseguito,
sali coir.^rrivesr'ovo {\\ (Iran sn[u\i mia galera ehe si allrovava sul
Danubio, v prlla via del Mar Niro venne a Ragusa,
Però in oggi non si tratta di dar rieutto a Rè spodestati, a ve»ii)^
prinrìjieselir inl'elìci, ad eroi poiiolaii inseguiti ; in iiggi convÌ(*n deci-
dersi di aprire li* porte della città alle armi <ìi uno u diil* altro dei
Monarihi che si rlìspulaiio il dominio d* Knropa. E [liu grave era
il risolversi a ijuesto, die non sitiu:» slati nel volgere dei secoli
decorsi le i>in imporlanli ristikiziuni a cui doveva dcvenire la Repuldilìca;
eome ipiella [ler esempio dupu il graiub* terremoto, se la città, per
jnelà dislrnlta, dovesse riedìdcarsi, ojipure se conveniva meglio Ira-
sportare i penati ragusei a Gravosa, e iiueH' altra, ehi' a suo tempo
eagionava già tia mesi una specie di anarchia nella Republica, se la
nobiltà cosi detta sorhon€st\ creata dopo il lerremoto, sia da et|nipa-
rarsi in «juanto alle cariche ali* antica nobiltà di puro sangue detbi
salamanchese ; questione questa |>er cui, tra gli altri fatti, i giovani di
ambe le nobiltà, ju'endendo parte per un Cnhoga di antica Itiiaiglia
patrizia che, voleva sposare una giovane di rmbittà surlionese, locchr
non gli sì ]H'r}uet!eva, trcero una rivolta fontro i vecchi Salainanchesi
cÌH* nuli vulevaiM) sjiimuih' dì «'qui|Kir;i/Joiie, e t|nÌrHli «Milrandn a mami
armala nei palazzo li costrJnst'n> a jueeipile ritirala.
BAS ENDÉ DER RAGUSilSCHEN HEPUBLIK 23
vom Jahre 1453 bis 1461 aufgehalten, daselbst eine auserlesene Ge-
sollschafl voli Flùchtlìngen bildend, zu welchcr Wiltwcn bosnisoher
Konigc und serbisrher Fursten, Mitglieder der bis dahin màchtig
^"^ewoseiion griocliischon Faniilien I^esìcaris und Paleologi^ so wie der
Ilold Gf'org Casiriotta (Skender-Bcg), welcher in dcn serbischon Volks-
liedern besungen wird, gehorten. Letzterer batte sich eigentlich drei Mal
in drei aufeimander folgenden Jahren (1853, 1854 und 1855) in Ragusa
von den Naehstellungen der Tùrkeri geflùchtet, und da der Senat den-
selben nicht ausliefern wollte, wie es die Osmanen forderten, ràchten
sich Letzlere dadurch das sie das Schutzgeld welches der Freislaat
ihnen zahlle allmalig von 1500 auf 5000 Dukaten erhóhten. Auch als
ini Jahre 1441 Gjurai Brankovic^ der letzte Fùrst von Serbien mit
seiner Familie und seinen Schiìtzen in Ragusa Schutz suehte, und sich
Sultan Murad II wiederhohlt an die RepubUk wendete, damit, der Fùrst
ihm ausgeHefert werde, Aveigerten sich die Ragusaer entschieden und
beharriich dies zu Ihun, wievvohl der Sultan zuerst versprach, er werde
dem Freistaate die .Zahlung des Schutzgeldes nachsehen, so wie das
Territorium Ragusas vergróssern und zuletzt mit der Zerstórung der
Stadi drohte. Untér den gekrunten Haùptern die sic^i zu Ende des vier-
zehnten Jahrundertes nach Ragusa flùchteten, finden wir auch Siegmund
von Litxemhurg Kónig von Ungam, der nach der Schlacht von Nikopolis
(1396) von Sultan Bajazet verfolgt, aufderDonau mit dem Erzbischof
von Gran in einer Galeere sich rettete und nach einer langen Seefahrt
lì ber das schwarze Meer in Ragusa landete.
Es handelt sich aber jetzt nicht darum, entthronten Kónigen, un-
ghìcklichen fùrstlichen Wittwen und verfolgten Volkshelden ein Asyl
zu sichem, wohl handelt es sich darum zu entscheiden, ob man die
Stadthore den Soldaten des einen oder des anderen der Monarchen
òffnen solle, die sich wegen der Diktatur Europas bekriegten ; eine
Enlscheidung wegen ihrer Folgen so schwerwiegend, wie es die wich-
tigsten Beschlùsse nicht warcn, welche die Republik ini Laufe der
Jalirhunderte zu fassen batto wie z. B. jener nach dem grossen Erd-
beben, ob die halb zerstórte Stadi wieder aufgebaut oder aufgelassen
und die Penalen nach Gravosa verlegt werden sollten, oder der Beschluss
ob der sogenannte sorhonesische Adel, welcher nach dem Erdbeben
creiert wurde bezùglich der Bekleidung, der Aniter und Wùrden, dem alien
sogennantem salamancìiesischem Adel gleichzustellen sei, wegen welcher
Fehde unter den Arislokraten einige Zeit Anarchie in der Republik
herrschte, und unler anderem sich ereignele, dass die jungen Palricier,
sowohl des alien, als des neuen Adels, sich uni einen dem alien Adel ange-
hórenden Ca6o(/a schaarton, welcher cine Sorboneserin heirathen wollte,
was die salamanchesichen Seiiatoren nicht zulassen wolllen, weil sie
à4 . fiA CADUCA DEtLA REPUBBLICA RAÒÙSÉA
Però, al punto in cui noi siamo colla nostra storia, già suona la
campana che chiama i Patrizii al Gran Consiglio '). Incamuflfati nelle
loro ricciute parrucche, avvolti ideile nere toghe, cupi e silenziosi più
che mai, come uomini che tonnenta un grave pensiero o fiutano una
irreparabile disgrazia, si avviano, con passi lenti e dignitosi, come
sempre, al palazzo ducale. Ivi si decideranno o per la Francia o p|?r
la Russia, per Napoleone o per Alessandro.
^) n governo della Repubblica ra^sea a somiglianzà di quello di Veneiia aveva
per organi principali : il Orati CormaHo, il Senato ed il Minor Consiglio. 11 Gnn Con-
siglio si componeva di totti i nobili che avevano compiuto 18 anni. Esso faceva le leggi,
era il Tribunale supremo ed ogni anno addi 15 novembre nominava i nuovi funzionarli
che entravano in carica col 1. Gennaro. 11 Senato nPregadi** corrispondente al nRogati**
latino, era composto di 45 membri che dovevano aVer sorpassato 40 anni di età. Era il
Tribunale di Appello, ed aveva la trattazione di totti gli affari esteri; era diviso in due sezioni
^Ponente e Levante". Gli affari più importanti dovevano venir rettificati dal Gran Con-
sigUo. 11 Minor Consiglio composto di sette membri esercitava il potere esecutivo. li
Capo dello Stato (Rettore) veniva eletto per un mese soltanto. Presiedeva esso i Consigli,
ed aveva la Rappresentanz» dello Stato. .
bAS ENDE DÈR RÀGUSÀÌSGHEN REPÙBLIE
den.Bund von ihreni altadeligem Standpunkte aus, als eine Missheirath
betrachteten uhd der ganze aristokratische Nachwuchs sich empórend,
bewafiòiet im Regierungspalais eindrang, und die erwàhnten Senàtóren
zur schleunigsten Flucht zwang.
Es ertónt schon die Glocke, welche die Patricièr zum Grossen
Ralhe einberuftJ) Eingehiillt in ihren • schwarzcn Gewàndern, einge-
mummt in ihren krausen Perucken, emster und schweigsanier als
gowóhnlich, begeben sic sich wie Manner die eine grosse Sorge druckt,'
oder ein unabwendbares Unglùck befùrchten, langsameh und wùrde-
roUen Schrittes, wie Lmmer, zur Sitzung. In derselben werden sie sicH
entscheiden, entweder fùr Frankreich oder fur Russland, far Napoleon
oder fùr Alexander.
^) Die Regierung der rasusaischòn Ropublìk, batte nacli dem Vorbilde VenedìgR
folgende Hftuptorjrane : Den GiosseD Rath, den Senat, und den Kleineii Rath. Der Grosse
Rath (Gran ConsiglÌQ) war zQsainmongesetzt aus don Patriciern Velcbe das IS.te
LebenKJahr ùberschritten hatten. In demselben warden die G^setze verbandelt ond
beaohlnssen, er fangirte als oberster Gerichtsbof. nnd ernannte jedes Jahr am 15 November
dire Fanktioii&re der Rppubtik welcbe aìn 1. Janner ilir Amt iibernabaien. t)er Senat
(Fregadi doni lateinischen Rogati entsprechend) war ans 45 Patrioifìr, welche das 40te
Jahr iibersohritten haben ransslen, grebildet (Senatoren) Der Senat funktionirte als G^-
rictshof zweiter Instanz .und befasste sioh |nit don auswàrtigen Angelegenhoiten', fìir
welche zwei Sektionen (Ponente und Levante) bestanden Die wìchtigsten Angelegenheiten
mussten jedoch von dem Qrossen Rathe ratificirt werden. Der Kic^ine Rath (Minor Con-
siglio) der aus sieben Mitglieder bestand batte die Executive. Das' Staatsoberhaupt
(Rettore) wurde blos auf einen Monath ^ewàhlt. Es fiihrte den Vorsitz in den Verhand-
Inngen nnd batte di Reprasentanz des Freistaates.
Ili
La sediifìi — Htirruca o calmu nelle discussioni. — Proposin di omigrarc. — 1
Rdguaei in Kruuota. — B»udui-i e lioseo violi. — Vettovaglie eJ armi ehicssto il» Mnrnt
— Due consoli elio non si aBi»oiiiì^li:ino. — Funiìgli ih\ eonsule russa. — Il suo aUo£;^;E^o
e ìli oup|)rjU:i ortOflosBii. — Arrtvo a Hh^ush dr [^auri^ton, — l.«j seolto fr^tiiìasi e In
mura di iiji^ufla. — JVof^lamn di Lfturi^lon, ^ tjome tm piarti lo il consolo ruAao*
Se ri liniilassirnt) a rliri^ rlif l:i seduta fu burrascosa, e che vi fu
grande nìapfgiorariza pella Francia e minoranza pella Russia, taluno
dei nostri Ictlori pohvbbi* rilerjorL» die nel corso delle diverpt'uti
opinioni ri ^ieno stati baltibecehi, reeriminazionì, aporilroH jnUipnrla-
nìcnlari e srenate Ira i Senatori. La rosa non passò in questo modo,
[miclir r aristocrazia ra^ai^ea. avvezza dalla jjiovenlù alla perlrnltazioue
pubblica de^di altari di Stato, ed in eonUnuo esercizio, saj)evji inanlenere
nelle discussioni la e^jlma ed ojj^gettivita occorrente, pinitellando lej
o|iiniorn* con sodi arpomenli e condendo non di rado i discorsi con
sali aitici e sorlile epigraninialiehe. che, (|ua)i (ìiocbi fatui, esilarando,
riscbiaravano la situazione, senza oilendere alcuno. In quest'arte eccel- j
levano in opfni tempo i lla^fusei, che generalmente si dedicavano a
serii studii letterarii ed avevano T animo inclinato alla poesia. Il man-!
tenere inHilti la ogt^eltività e la calma nelle discussioni parlamenlari
ù questione meno di ìndole che dì educazione. Se burrasca vi fu nella |
si'dulu, qursla dipendeva dal fallo che 1*11 animi dei Senatoj'i erano
Irrribilnirnle nppre?^si, e che nei loro seriuoiii roiicitali ^^Iraripava
rinlciiio affììmnj.
Ili
Die Sitzung. — OV>jektivitiit in don Dobatten. — Aiiswanderungsvorsohlag. —
Kngnsiier in Frankreich. .— Bauiiuri und Boseovieli. — Joaeliim Murat verlangt Wafifen
und Lobensmittel — Zwei Vertroter frcmder Miiclite die eich oiclit iihnlicli selicn. —
Die Cliikanen dos russischeu Consuls. — Scino Wolinuiig und die Ortodoxo Kapelle. —
Ankuft des Gcnorais Lauriston. — Die fran/.osischen Soldaton und die Bollwerke
Kagusas. — Proelamatiou Lauristons. — Dor Absehied des russisehon Cousuls.
Wurde man sicli darauf bcsclirankon zu sagcn, dass die Silzung
slumiisfh vorliof, und dass die Majoritat die sich zu Gunslen Frank-
reichs aussprach, einer Minoritat ' gegenùberstand die sich Russland
gewogcn zeigte, so kònnte vielleicht niancher unserer Lcser sich denkcn,
llass Wiìhrend der I)el)aiten, unlor don Senatoren Ilader und Gczanke
niit gegenseitigen Anschuldigungen. unparlanientarischen Ausdnìcken,
und aufgeregtcn Scenen sich einstellte. Deni war aber nielli so, da
die ragusàisclie Aristokralie wckhe von Jugend an gewohnt war die
Staatsgeschtìfle òftentlicli zu veihandehi und diesbezfighch in fortwàh-
render Ubuug sich befand, die nòlliige Ruhe und Objektivitàl wàhrend
der Verhandhingen unler iillen Unistanden zu wahren wussle, ilu-e
Ansichlen auf slichhàUige Grùnde slùtzend, und nicht selten ilire
lieden niit atlischen Sprùchen und epigramniatisclien Einiallen wurzend,
wcldie spruliende Geistesfunken die Situation plOtzUch grell beleuch-
lelen, oder erheiternd wirklen, oline Jeinandeni nalie zu Irelen. In
dieser Kunst haben sich die Ragusaer seit jelier ausgezeichnet, vielleicht
auch aus deni Grunde, weil sie sich allgeniein ernsten litcrarischen Slu-
dien widmeton und zumeist von Hans aus geborene Epigranimatiker
waren. Die Einhaltung der Ruhe und der Objektivitàl in <len parla-
inentarischen Debalten ist deiin auch nicht so sehr von deni Charakter
LA CADUTA DI
^PUBBLICA KAC
, Xè abbiunio la miglior prova nella uiozione latta dal patrioticp
conte Claboga, contenente una risttluzione radiraic? ed estrema» che
piSrò sembra non sia stata sufìVa^rala dat^^li altri Palrizii. Esso voleva
che si emigrasse in massa* portando seco gli oggetti più preziosi, e
che ottenuta dalla magnanimità del Sultano, quale asilo, una i^ola del
Mar Egeo, ivi si piantassero le tende, per erigere una nuova Ragusa.
Cibi non ricorda la lìimosa Ode di Orazio, nella quale si eccitano i Quiriti
ad abbandonare 1' rngralo <uolo di Roma dilanialo dalle guerre civni ?
(ibe la grande maggioranza dei Patrizii si sia dichiarata a favore?
dei Franresi ci sembra co^a naturale. La Repubblica ragusea sì Irovava
in ottime relazioni colla Francia per secoli interi, e molli illustri uomini
ragusei godettero grande estimazione alla Corte dei Borboni, Qui ri-
corderemmo» per esempio qtwìV Anselmo Banduri^ tanioso numismalico
V publicisla, ludatu da Leibuitz, al quale il consigliere di Stato Fonvanlt,
a nome del Re, scrisse una lettera, per comunicargli che Sua Maestà
atumirava i suoi lavori e voleva ciré fosse nominato membro onorario
della sua Accademia delle iscrizioni, e ricorderenimo [incora il famoso
astronomo Buggero Boscovick, al quale a Parigi fu conferita la carica di
r^Dìrcttore ottico della marina francese^ per favorire i suoi studii nell'ot-
tica ed astroìiomia* — 1 Francesi erano di indole generosa ed in allora,
più che in altri tempi, dimostravano che una delle grandi prerogative
della loro nazione si era quella di esser chiamala 'ad incedere sempre
alla lesta sia della civilizzazione che delle barbarie..... come recente-
mente i* divinamente ebbe ad esprimersi Leone XIIL Era meglio affi-
darsi ad una simile nazione, che a quello sterminato Oriente gelalo,
che rra la Russia, la quale però, sebbene lontana, aveva dei terribili
alleati in pros'^ima vicinanza della Repubblica, e giaimnai aveva dì-
fuoslralo speciali simpatie per Ragusa. Inoltre i Russi erano scismatici,
mentre la Repubblica, come ima volta i Rè di Franerà, ci teneva ad
essere od almeno a farsi ritenere catlolicissima, sicché per massima,
non accordava nemmeno entro a suoi confìni quartiere a coloro di^
appartenevano ad altra confessione.
h TOH iler Erzielmrig abhanpip/ Wenn Wilhrend der Silzungf die Auf-
rgung cine groì&se vvar, so hiuiìg dies davun uIj, diysri ani dcn GriiiuHiem
|er Sctiuloreii ehi Alp drucktc im<l in don llrdun und Vorlallen der
kiininier zniii DunJibriK'li kaiii, der an ilircn llerzeii iiagtc,
Don beslen Beweià hìel'iìr lieCerl uns der Vursclilaj^' des patriotischen
Seimlorà Caboffu, cine rudikale und cxlnìrne Losuuj,' enlhaUend, vvel-
lier Vui-sclilug jedorli voti den (lollegcn nicht nnlerstrdzl wordeu zìi
L4II sclieiiil. Er vvolUc doss man instre^aniinl ausvvandère, das Wertli-
lollsie tiiilnebine, vdu der Grossbcrzigkeit dcs SuUtins cine Iijsel des
Igfiischen MeiTcs uls ZuflucblsslilUo erbille, uiid man daselbst die Zelte
pifsclilage, nni ein ncues Hagtisa zu gnìnden. Wer eriniert sich da nìvhl
die berùlinile Ode des Horaz, in weleber der Dichtpr die (Juiriten
kufforderl, das undatikbare von den Biu'gcrkriegcn hcinigesuehte Ter-
rìloriuin Ronis zu verlasscn?
IEs rr.Ncbi'inl rialniJitli nnd (icn Unistanden niij^euiessrn, dass sich
ie njeisten Senutoren dalun aui>praehen, man mogi' sirh lieber Frank-
neh als Kusslund auverU^auen. lire llagusaer betanden slch seit Jahr-
iinnderlen in den besUii lìeziehimgen zu Fraukreicli nnd einige be-
tnhinle llunner der He[»ublik genossen grosses Ansehen am Unfe der
tourbonen. Hier sei z. B. jcnes aueh von Loibnitz gelobten Atiselmo
ìanduri Erwìlhn nug gemacht, hervorragender Nnniistnatiker und PubU-
isU dem Slaatsrath FoucmiU, im Auflrage des Konìgs Ludwig XIV
ilUheilte, daws Letztorcr seme wissenschaOliohen Werke bewundere,
und anbelbhlen habe, dass er zuni Mitgllede seincr Acadcmie royal
es hisrt'iptioìis eniannl werde; und erwrdnil <v] anch der berCdmile
Lslronom lit((jgkro Bo^comch Tur den in l*aris die Sleik» eines optischen
Hreklors der rranzòsischen Marine emert wurde, um scine phisikalisehf n
^ludien zu lòrdern. Die Eitelkeil der Franzo^en isl zuweilen aucli iiiil
jrossmulb gepaad, und gerade damals bevviesen sie, inebr als zu jeder
ideren Zeil. dass cine der grosscn Vorrerhte ibrer Nafion darin besland»
^enifen zu s_'in, inimer an die Spitze der Civiiisalion nder der Barbarci
^chreiten, wie dies PabsL Leo XHI bei einer Gilegenlieit Irefllieh
^emeikte. Besser also aiiC FrankreicU, als auTRussIantl sich stnlzen, den
flUegeneji, endlosen und erslarrlen Orient, welcher ffir Ragusa besondera
^ynipatien nie bekundet, nml uberdiess in der Nrdie der Uepnblik
inen Verbundeten balle, dem niebt zn Irauen war; es waren ùbenlies
jie riusscn Srhismaliker, Avrdirend Ragusa naeb dem Vorbilde Frank-
ticlis bestrebl war aln slreng kaiholiseber Sbiai zti gelLen, und den
digiósen Exclusivìsnnis so weit trieb, [H'ìneìpiell Angeborige amliTer
^ooTessioneh im eigenen Verband nicbt aufzunebmep.
MHl
E bull vero che i Frahcesu ad onta di mollr praliehe latte dal
Senato, non avevano restituita iuiconi alla Iti'puldjlii'a la somina
cldèsta ed ottenuta dui riagusei a titolo di presUto nel 17ÌI7, di cui
si parto n^'l primo capitolo di questo lavoro; ma ci era maggior spe-
nni/a di riaverla un j^iornu rirjuiJirntlo in buoni rapporti con t.*sbl,
rìie allriinenti, tanto più clie corte protestazioni di amicizia, falli* dai
n^i'^iu-^ei ai Francesi nell'anno 1801, avevano jmr giovato alla Repubblica,
In ijueir anno infatli Mund, uno dri i>in prodi ^^'Ucrali di Bonapaiie
e clie in epici tempo era liovernatore della Hepiibìjlica Cisalpina, spedi
da Bari mi ntlicialr a Hagu^a [>er provvedersi di viveri e muni/jonì,
1 Ragusei cbe naturalmeide non volevano più saperne di prestili alla
arancia, risposero per iscritto, ed ecco la lettera redatta in conCormità
al concliiuso del Minor Consiglio, inleressaido amidgaiiia di umili pro-
teste e dì bugie ammantate in randida vesti% scnito die perù consegui
il desiderato etletto.
«Noi siamo felicissimi di riconoscere nel genonde francese il noslro
.più glorioso l*enefaUore ed il noslro [»iù ]iossenle appoggio: noi
^respiriamo sullardo pel desiderio di nitnilarci la sua luiievolenza.
^Giammai fmnmo più felici, die quando gli (jidìni della Itepulddica
I, francese e dei suoi rappresenlanli ei olTei*sero occasione di dimostrare
„alla stessa il nostro rispetto e la noslra riconoscenza (!!) xMa la do-
-manda che ci fate, di spedirvi due navi cariche di munizioni e prov-
„ viste da bocca, ci è lìsì<*amente impossibile (!1), Voi amate la verità,
^generale, e permettete che ve la diciamo, tjaanlmHpie con nos/ra
«estrema confusione. In questo paese noi non possediamo ne daghe,
^nè fucili, ne uìunizioni di sorla. Son cose queste die appena si co-
^noscono in una Kepubblica la cui esiguità dispensa dal ricorrere a
^simili mezzi [I!}. Per quanto risguarda le provviste da bocca, il nostio
,^paese nulla allatto produce e, per convincersene, basta guardarlo
,,come è formato da una catena ili inaccessibili dirupi (II). Noi pro-
. duciamo nn poco di vino, ma la maggior parte lo esportiamo tb»po
„il raccolto".
Importa qui di esporre ((ualiuenlc nel ISIMI pivvalessero grande-
meide a Ragusa le siuìpatie pella Frauda, tra le altre raginni, anche
j»el fallo che il rappresentante della stessa [nesso la Hc^piibblii'a era
generahuente iiiolln ben imudo, mentre quello della tiussia era in
DAS ENDE DER KAGUSiUSCHEN REPUBLIK 31
Zwar hatlen die Franzoscn, oder riehtigcr gesagt, Napoleoii, den
Kagusàcrn die ini Jalire 1797 von ihnen erhalteiie Siimiiie nodi nielli
zurùckerstattet, trolzdeni der Senat os an zartlielien Malinungon niclit
I ratte felilen lassen, allein es bestand gròssere lloirnung sie einst zuruck-
zubekomnien wenn man mit deni inaclitigem Napoleon auf guteni
Fusse verblieb, als ini gegentheiligeni Falle umsoniehr, als ini Jahre 1801
die Ilepublik das Glfick balte, durcli blosse Freandsoliaflsversicberungeii
einer neuerlichen franzosiscben Hequisition glùeklieb zu entgehen. in
jein^ni Jabre sendete nànilich einer der tapfersten Generale Napoleons,
Joachim Murata der dazunial Gouverneur der cisalpiniscben Republik
war, einen seiner Offiziere von Bari nacb Ragusa, uni daselbst Lebens-
niitleln und Kriegsbcdarf leiliweise zu holilen. Den Ragusaern war die
Ankunfl und das Postulai des Ofliziers nichts weniger als angenehni,
und der kleine Rath bescbloss ihn niit einen an Murai gerichteten
Brief vorhìufig abzufertigen. Dieses interessante Schreiben, ein Gemiseli
deniùthiger Betheuerungen, und etlicber in wcisseni Unseliuldsgewande
meisterhaft eingehùllter Lùgen, welclies jedoeli, wie selion erwàbnt, den
erwunschten Erfolg balte, lautete wie tolgi :
„Wir sind aùsserst gliìeklich in dem rranzòsiselien General unseren
„ rubili vollsten Wobltbfiter und unsere maclitigste Stfitze anzuerkennen ;
,wir athmen nur in der HolTnung dass sieb unser Wunscb werde
„erlnllen kónnen seine Gewogenbeit zu verdienen. Wir waren nie
,gluekHclier als zur Zeit da die Bet'eble der franzosiscben Republik
„oder ibrer Vertreter uns Gelegenbeit botben, derselben unsere Ebr-
„furcbt und Dankbarkeit zu bezeugen (!). Aber dem geslellten Verlangen
„dass wir Ibnen, General, zwei Scbifìe mit Lebensmitteln und Kriegs-
, material versenden, ist es uns pbisiseb unmóglicb zu entsprecben.
^Sie lieben die Wabrbeit, General, und es sei uns erlaubl wabr zu
„sprechen, wenn aucb mit gròsster Zerknirsebung. In diesem Lande
,besitzen wir weder Gewebre und blanke WalTen, noeb anderen Kriegs-
abedarf irgend einer Gattung. Es sind dies Gegenstànde die man in
„einer Republik, deren Kleinigkeit es niobi notbwendig maclit zu sol-
„cben Milteln zu greifen, kaum dem Nanien nacb kennt(!I). Was die
•Lebensmitteln anbelangt, mùssen wir der Wabrbeit gemass sagen, dass
• unser Land gar Niclils produciert und um sicb zu ùberzeugen geniìgl
,es dasselbe zu beseben, wie es gebildet ist aus unzugiìnglicben x\b-
„.strirzen (!!). Es wird bei uns zwar etwas Wein gewonnen aber das
„nieiste nacb der Kelterung ausgetubrl."
Es muss bier benierkl weden, dass ini Jabre ISOO die Sympalbien
fùr Frankreicb in Zunabme begrilTen waren aucb wegen des Unistandes,
dass der bei der Repubbk accreditierle Reprasentant Frankreicbs all-
gemein sebr beliebt war, wiìbrend der russisebe Vertreter niil der
uggia a tutto il mondo. Il primo si chiamava Brmrc: era venuto a
Ragusa nel 1770, dapprima come semplice agente comiuereiale, mentre'
più tardi fu elevato alle funzioni di agente politico. Come tale non
mancava di attività, e le sue cose sapeva farle coti tatto e discre-
zione. Era, uomo di spinto e di talento, nonché elefante parlatore,
sicché la gioventù patrizia gli era affezionatissima. Avendo sposato una
ragusea, le famiglie [latrizie lo consideravano come di rasa, non avevano
segreti per lui, ed esso ne approfiìttava naturalmente per favorire le
simpatie francesi, ed anche per inoculare nelle nienti dei suoi giovani
amici certe idee che erano ormai viete in Francia, ma nuove ed avanza-
tissime nella vecchia ed aristocratica Ragusa.
1
Il console russo di nome Fanion era F opposto. Se aveva avuto
r incarico dal suo Governo di tormentare il Senato e di attaccare brighe
coi Patrizii ragusei, eseguiva splendidamente la sua consegna. Nelle
relazioni sociali era poi (juello che per metafora diciamo un' orso, ma
dì quegli orsi che grugniscono a chi loro si avvicina, e mostrano le zanne
quando le cose non si facciano secondo lor vo;^lia.
Appena venuto a Ragusa, pretende che il Senato gli fornisca T al-
loggio. Gli si risponde che questo non era costume, e che nessuno dei
suoi predecessori aveva sollevato una simile pretesa; comincia a stre-
pitare, e tanto per aver pace gli trovano un' alloggio. iVon si e ben
accasato e già si lagna fortemente che l'alloggio è indecente. „5* vuole
rijmiare al rappresentante della Russia — esso scrive al Senato — uti al-
loijgio che eorrùìjìomla al suo rango ed al suo taratiere,^ Gli si cerca
un'altra dimora e hi sì trova decentissima e comodissima; ma dopo
esser slato tranquillo qualche giorno nella stessa, vlen fuori che è troppo
discosta, e scrive e strepila *'rAe si vuol esifiare il rappresentante della
lìussia, e toglierli ofjni reazione eoi suoi simili.* Più tardi, quando lo
accasarono in modo che non era possibile sollevasse alcun lagno, gli
saltò il ticchio di voler avere a sua disposizione una cappella ortodossa.
Gli rispondono che da buon cattolico, quale esso era, non abbisognava
di una tal cappella, e che d'altronde a Ragusa non ci era nemmeno un
sacerdote di rito greco orientate che potesse fonzionare nella stessa.
Ma esso non si acquieta a (piesto; dice di aver diritto alla capjiella per
un certo trattato di lavorno, e vuole avitrla, perchè T uso da farsi della
^ stessa è aliar suo, ne i Senatori in questo ci entrano per nulla.
J
DAS ENDE DEH RAGUSÀISCHEN KEPUBLIK 33
ganzcn Welt auf gespanntestcm Fusse stand. Der erste hie^s Bruerc;
or war im Jahre 1776 nach Ragusa gokonimen, als eiulacher Iraiizòsischcr
Handclsagent, luid wurde spiìtcr mit don Fiinktioncn eiues politischcn
Vortrotcrs Frankreichs betraiit. Als solcher gebrach es ilim weder an
Eiter, nodi an Takt und Vcrschwicgenlieit. Goistreieli, gebildet und
uberdies oin guter und unennùdlicher Redner, verstand cr insbeson-
derc die aristokratische Jugend an seine Person zu lesseln. Uà er cine
Ragusàeria gebeirathet batte, bebandelten ihn die patricischen Faniilien,
als ob er einer der Ihrigen gewesen wàre, und balten fùr ihn keinc
Gebeinmisse, was er natùrlicb dazu benùtzte uni den frauzósiscben
Synipatbie.i einen inimer grOsseren Hall zu versehaffen, so wie uni in
den Geinùtbern seiner jungen Freunde gewisse liberale Begriffe und
xVnscbaungon einzuinipfen, die in Frankreich langst eingeburgert waren,
die aber als ganz neu und selir vorgerùckl gelten niussten in deni
alteii und arislokratischen Ragusa.
Der russiscbe Gonsul Fonton war das Gegentheil. Falls er von seiner
Regiernng den Auftrag erhalten habc^n solite, den Senat zu chikaniren
und niit den Patriciern in Gonflikt zu gerathen, so bai er deniselben
bestens eritsproclien. In den gesellscbafllicheii Beziebungen balte er sicb
bald die nietapboriscbe Benennung eiiies Baren verdient; er war aber
ein Bar jener Sorte, die anbruramen, wenn man sicb nabert und init
den Pratzen drolicn, wenn man etwas unternirnnit, was ibren Wùnscben
nielli entspricbt,
Kauni in Ragusa angekommen, stellte er das Verlangen, dass der
Senat ihm eine freie Wobnung anweise. Man antwortet ibm, dass dies
ntcbt ùblich sei, und dass keiniT seiner Vorganger mit einer solcben
Pratension auftrat. Er wird ungeb^Tdig und nur uni Rulie zu liaben,
wird fùr ilin eine freie Wobnung auslìndig gemaeht. Naebdem er in
derselben eingezogen war, klagt er in vebenienten Ausdrucken, dass die
Wobnung nicbl genug confortabel sei. „Man will^, scbreibt er deni
Sonate, „dein Vcrlrcicr Itusslands cine Wohnun(j vorcnthallen^ die scineni
liuti f^e timi Charakier entspricht/ Man suclit und lìndet Tur ibn eine
andere, sehr bequenie und geraiìmige Wobnung, allein naebdem er
einige Tage in derselben rubig verbracbt batte, làrnit er von neuem,
woil sie zu entlegen ist. Diesmal scbreibt er unter anderem doni Senato:
„Man tv ili dcti russischen Vertreter vcrbannen und ihm jeden Umgang
mit Menschenverleidcn.'' Spater, als man den russiscben Gonsul in einer
Weisc unlergebracbt batte, dass er absolut weder einen Grund nodi
einen Vorwand fìnden konnte, uni sicb ùber die Woluiung zu bescbwe-
ren, ITdIt es ibm ein, eine ortodoxe Kapelle baben zu wollen. Der Senat
antwortet ibm, dass er als guter Katholik (denn or war ein solcber)
cine ortodoxe Kapelle niclit braucbe, die ùbrigens unniìtz wàre, weìl
34 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA KAGUSEA
Adattata allo scopo una cappella cattolica che era abbandonata, vuole
ed ottiene, dopo lunga resistenza del Senato, che un sicerdote russo
funzioni nella stessa, e cosi di seguito per anni interi. 11 Senato, stanco
ed atterrito dalle violenze di Fonton, incaricò segretaiiiente nel 1803
l'agente pontificio a Pietroburgo di adoperarsi affinchè fosse richiamato,
ma i passi fatti non ebbero alcun successo; anzi Fonton, risaputa da
Pietroburgo la trama orditagli, disse che quanto faceva corrispondeva
agli incarichi avuti. Quest* incubo di u^nio era nel ISJG ancora sempre
a Ragusa, e per certo se vi fossero, stati dei Senatori Indecisi a qual
partito appigliarsi, avrebbero votato pella Francia, pur di liberarsene.
La sera del :27 maggio il generale francese Lauriston, con 8iX) uoniini,
proveniente da Macarsca, arrivò a Ragusa. Due Senatori lo attendevano
presso le porte di città, che erano chiuse, complimentandolo del suo
arrivo. Lauriston chiese che si desse soltanto da bere ai suoi soldati
estenuati, e mentre, aperte le porte, si avviava coi Senatori a palazzo,
il colonnello Testa faceva entrare a tamburo battente le truppe francesi
in città ed occupare militarmente, lo porte, le mura,, ed. il forte San
Lorenzo.
E così nella notte di cpiel giorno memorabile le torri e le mura di
Ragusa, che si mantennero vergini per tanti secoli da ogni passo' di uomo
armato che non fosse al soldo della Repubblica, udirono echeggiare le
grida d'allarme delle scolte francesi ; quelle mura e torri fatte costruire
DAS ENDE DER RAGDSÀISCHKN REPUBLIK 35
sich in Ragusa nicht ein einziger griechisch-orientallschcr Geisllicher
autliiclt, welcher in derselben funktioniercn kónnle. Consiil Fonton
will aber Irotzdein die Kapelle haben, und erwldert ungelialtcìi, dass
er berechtiget ist, auf Grand einer gewissen in Livorno zwischen Russ-
land und Ragusa abgcschlossenen Convention, die Kapelle zu fordern,
von welchem Rechte er nicht abstehen wolle; uberdips sei es seine
Sache zu bestimmen wie die Kapelle zu gebrauchen sei, in was
die Senatoren nichts darein zu reden hàtten. Nachdem eìne alte ver-
lassene Kapelle, welche sich in dòr Vorstadt Plocce befand, zu deni
Zwecke entsprechend hergerichtet wurde, will Foiiton dass ein mon-
tenegriniscjier Priester in derselben funktioniere, was ihm nach langer
Gegenwehr des Senates zuletzt ebenfalls zugestanden wurde. So pei-
nigte dieser russische Consul Jahre hindurch die ragusàische Regierung.
Der Senat, dòs rùcksichtslosen und gewaltsamen Auflretens Fontons
niude, beauflragLe heunlich im Jahre 1803 den pàpstlichen Agenten in
Petersburg, sich»zu verwenden, daniit cr zurùckberufen werde, allein die
unternoninicnen Schritte hatten keinen Erfolg, und da Fonton von
Petersburg aus, ùber die gegen ihn gesponnene Intrigue Kenntniss
erhielt, ruhmte er sich, seinen Instruktìonen gemass benommen zu haben.
Dieser Funktionar befand sich ini Jahre 1806 noch imnier in Ragusa
und man kann annehmen, dass wenn es Sehaloren gegeben halle, die
unschlussig gewesen wiiren fùr welchen Staat sie optieren sollten^ sie
sich zu Giunsten Frankreichs erklàrl hàtten, nur uni des russischen
Vertreters los zu werden.
Arn Abende des 27 Mai 1800 ist der iVanzósische General Laiiriston
mit einem Truppenkòrper von 800 Mann aus Macarsca koiiiinend, in
Ragusa angelaìigt. Zwei Senatoren erwart«ten ihn bei dem g'.)schlosse-
nem. Stadthore um ihn zu begrussen. Der General ersuchte sie, man
mòge seine durstenden* und erschòpilen Soldaten mit Wasser versor-
gen, und denselben in der Stadi auszuruhen gestatten. Das Stadthor
wurde sohin geuflfnet, und wàhrend der General mit den Senatoren
dem Regierungspalaste zuschritt,. liess Oberst Testa die franzósischen
Truppen unter Trommelschlag in die Stadi einmarschieren, und sohin
durch dieselben die Stadthore, die Stadtbastionen und das Fort Set.
Lorenzo riiilitarisch besetzen.
Seit dem fast dreihundertjahrigen Beslaride der Republik, halle
Ragusa nur Bewaffnete gesehen die im Solde des Freislaates sich
bcfanden, und es mùssen demzufolge gewiss trùbe Ahnungen die Ra-
gusàeFbeschliechen haben, als sie in der {stille der, diesem denkwùr-
SG LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
con gran dispendio dalla Repubblica, ed al cui compimento cooperò il
genio d'uomini celeberrimi in Italia per costruzioni di opere militari di
difesa, come un Sigismondo Malatesta ed un Soporoso Matteucci, il quale
ultimo venuto a Ragusa col permesso del Pontefice Pio V, vi dimorò
tre anni per dirigere le fabbriche, ed ottenne quindi dal Senato una
gratificazione di dodici milla zecchini; quelle torri e mura, che nel loro
complesso sono un' insigne monumento di forza e poesia medioevale,
ammirabile involucro tutt' ora sussistente di un più ammirabile regime,
ormai sparito.
Il giorno dopo i Ragusei non furono certamente letificati nel leggere
sulle cantonate un proclama del generale Laurislon, stampato in fran-
cese, italiano e slavo.
Ecco il proclama:
^Molteplici concessioni fatte ai nemici della Francia, posero la Re-
„ pubblica ragusea in uno stato d' ostilità tanto più pericoloso, in quanto
„si mascherava sotto forme di amicizia e di neutralità. L'ingresso delle
^truppe francesi in Dalmazia, lungi dall' impedire una tale condotta, non
„fu che un'occasione per i nostri nemici di esercitare una maggior
«influenza sullo Stato di Ragusa, e qualunque sia il motivo dell' ac-
„ condiscendenza di questo Stato, l'Imperatore doveva accorgersene ed
„a Sua Maestà importava di porre fine ad un cotale procedere, cosi
«contrario alle leggi della neutralità.**
„Di conseguenza, io, in nome e per ordine di Sua Maestà l'Imperatore
„e Rè d' Itaha, prendo possesso della città e del territorio di Ragusa.*
„Io dichiaro nullameno che l' intenzione di Sua Maestà l' Imperatore
„è Rè, si è di riconoscere l'indipendenza e la neutralità di questo Slato
„appenachè i Russi avranno sgombrato l'Albania già veneta, l'isola di
„Corfù e le altre isole che prima si trovavano in possesso di Venezia,
„e che la squadra russa si sarà allontanata dalle coste dalmate.**
«Io prometto soccorso e protezione a tutti i Ragusei; io farò ri-
aspettare i costumi attuali e le proprietà ; infine, a seconda della con-
DAS EtJDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLllt 37
digem Tage darauffolgenden Nacht, von den Stadtbastionen aus, die
Allamirufc der fremden Schildwachcn zn Gehór bekamen; von jcnen
Stadtbastionen und Bollwerken welclie die Ropublik zu verschiedenen
Zeiten, mit grossem Geldaufwande orrichten Hess, unter Zuziehung von
Mànnem die in Italien im Festungsbau grosse Benìhnitheit erlangt hatten,
wie ein Sigismondo Malaiesta und ein Soporoso Matfeucci, welcli* lotz-
lerer mit Erlaubniss des Pabstes Pius V nach Ragusa kam, daselbst
drei Jahrc verblieb uni die Ausfùhrung der Bauten naeh seinen Planen
zu ùberwachen, und vor der Abreise von dem Senate ein Geschenk von
12.000 Dukaten erhielt; dieso Bastionen und Bollwerke bilden noch
heutzutage in ihrer Gesammtheit ein erhebendes Monument mittelal-
terlicher Kraft und Poesie, und sind eine bewunderungswurdige noch
bestehende steineme Hulle, eines auf immer verschwundenen aristokra-
tiscìien Freistaates, welcher noch gròssere Bevvunderung verdient.
Die Ragusàcr dùrften gevviss niclit sonderlich erbaut gewesen sein,
als sie am folgenden Tage an den Strassenecken eine Proclamation in
itah'anischer, franzosischer und slavisclier Sprache affichiert fanden,
welche folgenden Inhaltes war:
„Mehrere Zugestandnisse welche den Feinden Frankreichs gemacht
„wurden, haben die ragusàische Republik in einen uiìi so gefahrlicheren
^Zustand der Gognerschaft gebracht, als derselbe sich unter der Maske
„der Freundschaft und Neulralitfit verbarg. Das Einrucken der franzósi-
„schen Truppen in Dalmatien hat das Fortbestehen solcher Verhàltnisse
„nicht verhindert, ini Gegentheile unseren Feinden Anlass gegeben auf
„die ragusfiische Republik einen noch grósseren Einfluss auszuùben; was
„ immer der Grund der WilKahrigkeit dieser Regierung sein mòge, hat
„der Kaiser hievon gewahr werden mùssen, und es war S. Majestàt
„nunmehr darum zu thun, einem solchem den Gesetzen der Neutralitat
«nicht entsprechenden Vorgehen, ein Ende zu bereiten."
«Demzufolge nehme ich im Namen und im Auftrage Seiner Majestàt
„des Kaisers und Kónigs von Italien die Stadt und das Territorium von
^Ragusa in Besitz."
,lch erklare dass es dessenungeachtet Absicht S. Majestàt des Kai-
,sers und Kónigs ist, die Unabhànhigkeit und Neutralitat dieses Staates
„9nzuerkennen, sobald die Rus«en das venetianische Albanien, die Insel
,(Iorfù, so wie die anderen Inseln, welche frùher Venedig besesscn hat,
«geràumt haben werden, und die russische Flotte die dalmatinischen
^Gewàsser verlassen haben wird.'*
„lch verspreche Beisland und Schutz alien Ragusàern; ich werde
,die jetzigen Gebraùche und die bestehenden Besitzverhàltnisse aufrecht
3» LA CADUTA DELLA RKBUBBLICA RAGUSEA
„ dotta che terranno gli abitanti, io procurerò che essi abbiano a lodarsi
, soltanto del soggiorno dell'annata francese nel loro paese"
«Il Governo esistente resta in piedi, esso funzionerà come prima ed
«avrà le stesse attribuzioni; le sue relazioni cogli Stati amici della Francia
„e neutrali non subiranno modificazioni. *'•
„M. Bruere, Commissario delle relazioni commerciali *), fungerà quale
„ Commissario imperiale presso il fenato/-
Ragusa, 28 Maggio 1806,
Alex. Lanriston.
Il buon generale, che la sera innanzi aveva pregato i Senatori che
gli aprissero, le porte, tanto da dissetare i suoi militi, in questo proclama
cangia maledettamente di registro, dicendo in sostanza, che i Francesi
sono a Ragusa perchè cosi volle Napoleone, e che anzi ci sono perchè
i Signori di Ragusa talvolta si permettevano di amoreggiare con altre
potenze — allude preferentemente alla Russia — e che ci sono perchè si
intendeva impedire che i Signori di Ragusa un tal giuoco rinnovassero.
La seconda parte è un empiastro che il buon generale applica sulla
grave ferita morale che recava ai Ragusei la prima parte del proclama.
Si può ben immaginare la costernazione dei Ragusei quando lessero
il proclama ed inoltre riseppero che alcuno navi russe si trovavano già
fuor di Gravosa, che anzi due di esse il giorno innanzi volevano sbarrare
il passaggio presso Malfi alle truppe di Lauriston, motivo per cuT queste
dovettero deviare dalla costa.
Una cosa però fece Lauriston in quel giorno, che andò a genio alla
grande maggioranza dèi Ragusei. Ordinò, cioè, al console russo dì far
fagotto e di andarsene immediatamente. Facendo, le sue ^reverenjsc" dj
dovere ai Senatori, Fonlon grugnì peli' ultima volta entro le mura di
Ragusa; ma poi, ricordandosi del tiro fattogli a Pietroburgo, uscendo
di città, avrà certamente detto nel cuor suo „Birhi, me la pat/hereie!'^
*) Tale era il titolo nnìcialò del Consolo fianoeso a Ragusa.
DAS EKDE DER RAGUSÀISÓHEK REPÙBLTIt nò
^(ThaltGn, iind cndlich darnach trachten, dass je nacli Auffùhrung dcr
^Bewohner, diose, des AufenthaUes der franzósischen Tinippen in ihrem
^Landc nur lol)end gedenken."
^Die bostehonde Rcgierung bleibt aufrecht, sie wlrd welter funklio-
«nieren, iind zwar mìt dcrsellien Machtsphare; ihre Beziehnngen niit
,den Slaaten, welche enlweder Frankreìch freundlich gesinnt sind, odor
,die Noutralltat einhalten, bleiben aufrecht."
y^Mons. Brucre, Gommissar der Handelsbeziehungen *), wird als kai-
^serlicher Gommissar bei dcm Sonate seines Amtes walten.
Ragusa, 38 Mai 1806.
Alexander Lanriston/^
Der gote Gonoral wolcher don Abond zuvor die Sonatoren gobol on
batto, das Stadi llior zìi òffnon, damit soine ormiìdeton Soldaton ausru-
hen kónnten, schhlgt in dioser Proclamation piótzlich einon gobielerio-
schon Ton an, dirr auf dio Ragiisàer geradozu verblùffend wirkon nunsto,
da or im Grunde gonommon sagt, dass die Franzosen in Ragusa s'oii
bofinden, woil Napoloon os so woltte, dass sio da sind, weil die Gobio-
ther Ragusas ziiwoilon koinon Anstand nahmen, mit anderon Frankroicli
feindlich gesinnion Maehten zu liobaùgoln (vvar bosondores auf Russiand
gomunzt), endlich das5 sie da sind, um zu verhindern dass dor Froi-
slaat ein solcho? Spiol fortsetzo. Der zweite Theii ist eine Salbe die
der General auf die tiefe moralische Wunde auflegte, die er don Ragu-
sacrn mit doni orston Thcile seiner Proclamation beibrachte.
Mann kann sicli loicht die Bostùrzung Ragusas denken, umsomohr
ala man am sell)en Vormittage vornahm, dass oinigo russischo Schiflo
aussorhalb Gravosas kreuzlon, und dass am Tage zuvor zwoi dioser
Schifte don Truppen des Generals Lauriston don Durclizug liings dor
Knsto. boi Malti verhindern . wollton, so zwar dass dor General gorio-
thigot war don Marsch nach Ragusa mehr landoinwarts zu vollondon.
Nur Eines hat an jonem Tage Lauriston untornommon, was der
grossen Majoiitat der Ragusaer gofiol. Er intimiorto dem russischen
Consul seine Sachon einzupackon und sofort abzureison. Als Fonton
soine Abschiodsvisitc dem Sonato abstalteto, wio os dio Etiquette vor-
schrieb, mag er zum letztonmal innorhalb dor Mauern Ragusas seiner
Nalur Zwang angethan haben, aber boim Vorlasson der Sladt, der gegen
ihn heimlich in Polersburg untornommonon Schritto godonkend, mag
er sich gesagt haben: Wart's verschmilzto Sonatoren, ieh worde mit
eueh noch abrechnen.
*) Officiellor Titel des franzósischen Consnls in Ragnsa.
IV
Commercio tHiiritlimo. — Pirati narenUni. — Battagli» di I'm»t;i Mica. — J Kor-
manoì. — Le CrooiAlo. — Il Concilio ili lUsilrai, — Patti coi Siilrnni, — L* islnio 4Ì
^m% ed i Kagnsei. — 1 priucìjù muinnuflncchì, — he tlotlc ru«:usoij tu Vipagim. — I
Mori. ^ Curio V, — Gli nuimirtigii, — Docaiiiiiteiito. — 8pctlì/.iouo ili Tunisi, — Uob
di Messo. — Tro<Htnto veilovc. — Il grande i«rrcm»>lo. — Nuova florificjtjtn. — Rott»
DODI mereiai è »1 f»rinc!Ìf»io «lei secolo. — lte«MÌli niarìtlimi, — Lo fiitionc. — Mimt'rf
noUft pomsolii baUnwiifa. — (*jinii:atti^ — CiiiiÉMi<»fcio colla Itosmji, - La lianilicn 4rtU
Re|>ul»b(ìcsi.
D.il jriomo susseiifiietile all' Dreupastione di najrtisa ila \m\v\v <|i>Ue
anni franresi, incoiiilnria il cllsaslro tTutiotuico citila Ili*imbhUc*a e dia
5SUOÌ ahitaiìlL
Por poter pfTÒ ben valnlaniu lu pravità v \ eslensione, ìnipoila
lenirsi presènlt» tpiale sia sLalo in quel tempo lu sialo lìuanrjarìo di Ila
Repuhbliea, ipianhi nuitterosa la sua flotla niriTaiilÌli.% i* ipialt i reddiU
elle rifraeva dalla navi^'aziutie e dal romnieiTio. Leggeiidn |)erò ^cni-
plieeiueìde i dali -iullu siati» del naviglio mjyuseo nei primi sei anni del
secolo dectmonono, e sulle rii^orse rlie IlajìiLsa traeva dal niair, spiixa
conoseere almeno per sonani rapi la sloria drl ^n^^e.>sivo ainpliaTh ' '
e delle victssihulini ibi lomaierrin inarillirrK» raguseo, alla iiH*r.r
potrebbe tentar dietro ti dubbio, elio le ciffre dit^no errorale, oppure
ebe i ilati *itoi*iri peeeliiim in i|Ueslo pmdo dì iziiUie; rìbiuatt
per {piesto t}[i|iortuno di ipii aprin* una pah i i ^ lun^a, per ria
aum^re in un breve quadro i Talli di*gin ili inai^^iur nota flit* itfuar*
JÈk-
IV
SccUttndttl, — Naroiibnisolio S<Teranbor. — Seesohlacht vou Piuita Mìcii. — Die
JoTBJinnon, — Die Kreuzziige niid dio nigijsìiiaehoii Schi/fe. — Das Coiicilium ron
asft. — SuhifTiilirtBvnrtHigo mit deti SuUjHicn, — Der IbÌIhhus voii Suez und dio R»-
niìiin — Pio mjitno]uki9c»lion Fiiistotu — Dio ragiisiiisclicii Flotteti in Spanien, — Di«
l«>h*fin. — Cari V, — Dio Admiralc — Verfiill — Ex|"Rdìtion voii Tanìg* — Insci
f«/io, — Dreiliiinilert Witwon, -- Dìis irnisso Krd^clien. — Neuos Aufbliihoii. —
jlMileUllAtto zu llc«;;tiiij d('s uoium^hiitoii JitluUiittdortes. — Muritìtno Kiiikuiifte. — l>i^
faaldBfuktoroiGii, — Dor^wérko uni der iJalkaulmlbìiisel — KurATàudiu — Hikudel mtt
lo&ìien ' Dìo Ftihne der Itepnbltk.
Nari» ilcr n»*^<'[znn;: ria;4iisu> k\\\vv\\ «lio lTanzo>ÌsclK'n WnlTen l)i'j£innl
l'^r AkoTìoiiiifflit' liuin dor rir[>iililik limi ìliror Sla:ll^anlrefl^Jriu^^^
Utu jciloili ilio TiJififWuilc iler>oll)iMì i'nls[)re<lnMi(l wurdi^^m iw kùiìiioti,
1^1 (M« notliwonriìg rìrilat'lil /n iirliim'ri aiif tliu (l;unali'r(t* fmanziHI<» Lagi*
?r ncpiiblik, \\vw Wt'rlh Www llamlel.^iloih*, niid àw KinkfinfD* wr^lclie
Irin kininen) Staati* an>i dor StTlalirt nnd dcm llandcl zuflosson, Wcnii
fian jt^docli ohilarh dio Dalen [io?;U fibcr ilon HIand dor Ilandrl-snutD'
T llngusiìn- 7.U Anlanj: do.^ nc.nin7jdiriirn Jalirlnindrrlos, iirid \\\wx die
Juinnieii welclic ihnon dìo Soeralirl iiiid der Seelian<lr'l jarlirli eiidirarh-
i!ri, idino irjrofnl cincn l'bcrhlirk zìi hal)t»ii, boln-'ITs iler Kidvvirkiung
^riil der AtNdi'hnun;^' dcs Si'tlumdfls Ra^yusas in d(?Ji ver.srliirdóiioii gc-
^-liirhUirlii^n Kpnrlii»n, so kuiiidi' der Verwiindirnni^ der Zw^ifel narh-
^Igi'tit K\\\ dio Zaiilon lurlil violleiolil ìrrìg odor ùberi rit'ln'ii angecrehen
PI* Es isl dosybalb uolbwendijj eino Klaiiimoi' niil laiigerom liihalle
42 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGOSEA
dano il conimorcio raguseo, ed in ispecialilà quelli che nel corso dei
secoli ne favorirono lo sviluppo e la floridezza.
Il magnifico maro che o lambisce mollemente le fondamenta di
Ragusa, oppure se irato, investendo con fragore roecie e muraglie,
rinversa talvolta i salsi flutti sin nell* interno della città^ quasi fosse la
tolda di Un naviglio in burrasca; l'ampio e sicuro porto poco discosto
dalla stessa, la deficienza di terreni coltivabili ed il bisogno di prov-.
vedere ali* esistenza, erano ragioni che dovevano ben determinare sin
dai primordi i profughi di Epidauro, accasatisi in sulla metà del secolo
sesto ai piedi del Monte Sergio, ad esercitare la navigazione ed il
commercio. Nei secoli anteriori al mille, T Adriatico era infestato da
pirati saraceni e narentani, e chi intendeva di trarre qualche lucro
dal mare, doveva, o devenire a patti con essi, oppure, navigando,
correre rischio ad ogni ora di perdere sostanze e vita. I Ragusei si
si attennero al partito più sicuro e senza farsi, pirati essi stessi, si
fecero loro buonissimi amici, specialmente dei Narentimi» Ricorderemmo
qui un solo fatto storico perchè avvenuto mille e pochi anni or sono
(888) nel paraggi di Zara, cioè la battaglia di Cavo Minilo (Punta
Mica) nella quale i Narentani distrussero la flotta veneta, che perdette
in queir incontro T infelice doge Pietro Candiano, e ricordiamo questo
fatto perchè le navi narentane erano capitanate dair ammiraglio raguseo
Vito Bohali, Dopo il mille, avendo Venezia sbaragliato per sempre i
Narentani, e crescendo smisuratamente la sua potenza, i Ragusei, pdr
sviluppare alla lor volta i loro commerci marittimi, senza temere che
i Veneti per gelosie di mestiere dieno loro troppi fastidii, pensarono
di far lega coi Normanni (1080) in allora signori della Sicilia, Calabrie
e Puglie. Air epoca delle Crociate, Ragusa già possedeva una flotta
così numerosa, che i Principi cristiani, ogni qualvolta si trattava di
spedizioni per mare, si rivolgevano ad essa, perchè ponesse a loro
disposizione un buon numero di navi da trasporto ed anche qualche
legno armato.
DAS EKDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 43
einzuschieben^ um eine gedrdngte Zusammenstellung dcr wichtigeren
geschichtlìchL-n FakUi Raum zu geben, welche die ra'gusaische Schififahrt
betroffen, und jene tfmstande hervorzuhebcn, welche zeitvveise ein
niaohliges Emporbluben des Seebandels von Ragusa ziir Folgc liatlen.
:|:
Das henliche Meer, welches entweder die Grundfeste von Ragusa
sanfl bespult, oder, wenn erzùrnt, gegen Felsen und Gemaùer init
Gelóse anprallend, seine salzigen Fluthen schàumend in das Innere
der Sladt einwirft, wie auf das Verdeck eines vom Sturm gepeitschten
Schifles; dcr in der Nabe der Sladt gelegene geraùmige und sichere
Ilafen, der Mangel an bebaubarem Boden, und der Trieb die Existenz
zu erhallen, waren Grùnde genug, weldie die Fluchtlinge des alien
Epidaurus, dio sìeh in der Mille des siebenten Jahrbunderles zu Fùssen
des Monle Sergio eine neue Heinialh grùndelen, gleich von Anfang an
beslinimen mussten, sicb der Seefalirt und dem Handel zu widmen.
In dem neunlen und zehnlen Jahrhundert niaclilen saracenische und
narejitanische Seeraùber das adrialische Meer unsieher, und wer aus der
See einen Gewinn ziehen wollte, niussle enlweder niil ihnen paklieren,
oder sich der Gcfahr aussetzen durch die Piraten unversehens Habe.iind
Leben zu verlieren. Die Ragusàer enUchlossen sich fQr ersleres, da es
gróssere Sieherheil boi, und ohne selbsl Seeraùber zu werden, wurden
sie gule Freunde derselben, insbesondere der Narenlaner. In dieser
Rezichung sei ein hislorisches Faktuni erwiìhnl, welches vor tausend
und etlichen Jahren (888) in nrichster Nfdie der dalrnalinischen Ilaupl-
sladt sich ereignele, namlich die Seeschlachl von Cavo Mietilo (Punta
Mica bei Zara), in welcher die Narenlaner die venelianische FloUe zu
Grundc richlelen, lind der ungluckliche Doge Pietro Candiano das Leben
verlor, nachdem in dieser Seeschlachl ein Ragusàer Naniens Vito Bohalo
die narenlanischen Schiffe, befehligle. Da die Venetianer nach dem
eilflen Jahihunderle die See von den Narenlanern auf immer gesaiìbert
liatlen, und die Machl der Lagunenstadl sich selir emporschwang, ver-
bundeten sich die Ragusjìer mit den Norniannen, welche damals ùber
Sicilien, Calabrien und Apulien herrschlen, um von don Venetianern in
der Enlfallung ihres Seebandels aus Brolneid nicht behinderl zu werden.
Zur Zeit der Kreuzzùge besass Ragusa sclion eine so zahlreiche Flolle,
dass die Furslen der Ghrislenheil, so ofl sie eine Expedition zur See
nach den Orienl unlemehmen wolllen, sich an die kleine Republik
wendeten, damil sie ihnen eine gróssere Anzahl Transporlschiffe, und
auch eìnige bewaffnele Fahrzeuge zu Diensten slelle.
44 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
Dopo le C4rociate il commercio raguseo progredì sempre, sia pei
trattati speciali che la Repubblica stipulò coi Rè d' Egitto, di Soria, di
Iconio, di Bitinia e con altri principi asiatici, sia pella protezione che
le accordavano i Rè d* Ungheria e specicilmente Lodovico il Grande,
sia peli' alleanza dapprima stipulata coi Veneziani e quindi coi Geno-
vesi, per modo che al principio del decimo quinto secolo esso com-
mercio si presentava già quasi imponente. Uno scrittore di quei tempi
assicura che mercatanti ragusei si attrovavano ovunque in Europa per
quanto il luogo sia remoto e di difficile accesso — „Hinc est, quod
mdla Europae pars adeo abdiia est ita advenis infesta, idi in ea BJia-
gtisanos non invenias negotiatores.*^ Questo al giorno d' oggi non potrebbp
dirsi nemmeno degli Israehti, notoriamente il popolo più sparpagliato
e dedito alla mercantura che esista al mondo, però ammesso pure che
ci sia della tara da levare dal passo suddetto, esso rimane una irre-
fragabile testimonianza della grande estensione che già a quel tempo
avevano preso i traffici ragusei.
Verso la fine del decimo quinto secolo, i Ragusei ottennero dal
Concilio di Basilea (149G) il privilegio che era stato loro soltanto
provvisoriamente conferito da Urbano V (1378) di commerciare cogli
infedeli, concessione questa grande per un Pontefice ed addiritura
sorprendente per un Concilio, se si riflette specialmente a quel!' epoca,
in cui la bandiera del Profeta piantata di recente da Maometto II sulla
cupola di S. Sofia, e le tante conquiste fatte dai Turchi, tenevano in
continua e massima apprensione V Occidente. E non solo questo, ma
là Repubblica ragusea ancora neir anno 1 340 aveva spedito messi al
sultano Urchan nella neoconquistata forte e popolata Brussa, ed aveva
ottenuto dallo stesso, verso un annuo tributo 'di 000 zecchini il per-
messo, che le navi ragusee 'possano liberamente navigare lungo le coste
dei suoi dominii senza molestia di dazi e gabelle.
Appena conquistata Costantinopoli, Ragusa ricordò agli Osmani gli
aiìtichi patti, e chiese ed ottenne di rinnovarli. Per tal modo vediamo
le flotte ragusee commerciare liberamente in tutto V Oriente, ed anche
ai tempi in cui le navi delle altre potenze cristiane e specialmente
(|uelle di V^enezia e di Genova, erano costrette a ritirarsi, come p. e.
durante la formidabile guerra mossa dal Sultano lìajazid II alla Re-
pubblica della laguna, e quando sussisteva la famosa lega di Cambrai,
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 45
Nach dcn Kreuzzùgen nahm dcr ragusàische Seehandcl einen solchen
Aufschwung, dass er zu Anfang des fùnfzehnlen Jahrhundertes imposant
genannt werden kann, und dies sowohl zufolgo der Handelsvertràge
welche die Republik mit den Kónigen von Agypten, Soria, Bitinien und
mit anderen asiatischcn Fùrsten abschloss, als auch wegen des beson-
dcres Schiitzcs, den, der Republik an der Adria, die ungarischen Kònige,
und insbesondere Ludwig der Grosse angedeihen liessen, endlich wegen
der zuerst mit Venedig und sohin mit Genua abgeschlossenen Schutz-
und Trutzbùndnisse. Ein Sehriftsteller der damaligen Zeit versichert,
dass ragusàische Kaufleute ùberall in Europa anzutreffen sind, so sehr
der Ort entlegen, und schwer zugànglich sei „Hinc est, quod nulla
^Europae pars adeo obdita est, ita advenis infesta, uti in ea Rhagusaìws
^non invenias negotiatores," Es kónnte dies beute selbst von den Israe-
lilen nicht gesagt werden, die doeh das am meisten zerstreute zumeist
llandel Ireibende Volk Europas sind; solite ùbrigens der Passus auch
etwas ùbertrieben sein, so liefert er immerhin einen unwiederleglichen
Beweis dass der Handel Ragusas dazumal ein sehr ausgedehnter und
entwickelter war.
Uni die Mitte des fùnfzehnten Jahrhundertes bestatigte das Concilium
von Basel (1490) den Ragusàern ein Privilegium, welches ihnen Pabst
Urban V (1378) provisorisch verliehen balte, nàmlich jenes, mit den
Unglaùbigen Handel treiben zu kónnen ; ein weittragendes Zugestànd-
niss, dessen Gewàhrung uni so niehr auffallen rnuss, als ganz Europa
zu jener Zeit in fortwàhrender Unruhe und grósster Besorgniss sich
wegen der Eroberungszùge der Osmanen befand, und im Jahre 1453
Mohammed II auf der Kuppel der Sophienkirche die Fahne des
Propheten aufgehisst batte, Konstantinopcl zur Hauptstadt des Tùrken-
reiches erhebend. Nicht genug daran, batte die Republik nodi ini
Jahre 1340 durch cine eigens bestelle Gesandtschaft den Sultan Urchan
in seiner neu eroberten, stark befestigten und bevólkerten Stadt Brussa
aufsuchen lassen, und mit demselben ein Ùbereinkommen abgeschlossen,
demzulolge gegen Entrichtung eincs jarlichen Tributes von 800 Dukaten,
ragusàische Schiffe unbelàstiget, und frei von jeder Zoll oder anderen
Abgabe làngs der Kùste seiner Staaten verkehren und Handel treiben
konnlen.
Kaum war Konstantinopcl erobcrt, so errinncrle die Republik den
màchtigen Sultan an den mit seinen Vorfahren abgcschlossenem Ver-
trag und erhielt auch die erbetene Erneuerung dessclben zugestanden.
So sehen wir die ragusàische Ilandelsflotte im ganzcn Orient Irei
verkehren und mit grósster Regsamkeit Handelsgeschàfle betreiben,
selbst zu Zeiten da andere Staaten, namentlich Venedig und Genua,
genóthigt waren die eigenen Schiffe in ihren Hàfen zurùckzuziehen, wo
46 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
ibrido connubio di Imperatori, Rè e Pontefici per rintuzzare il prepo-
tente orgoglio deir odiata Venezia.
Però lo scaltro e previdente Governo raguseo nc^ir anno 1510, ottenne
un successo che fu pella Repubblica Tonto di guadagni favolosi. Il più
grande manufatto, l'opera più grandiosa del secolo declmonono si è
certamente il canale di Suez, dovuto al genio, all'intraprendenza ed
alla tenacità* di un* uomo, che morendo conobbe esser il Campidoglio
anche in Francia! non troppo discosto dalla Rupe Taqjea, ed è noto
quali immensi valori commerciali transitino quotidianamente il suddetto
canale. Venne al principio del secolo decimo sesto ai Ragusei la felice
idea di aprirsi attraverso l' istmo se non un canale, almeno una via
ad esclusivo uso e beneficio.
Da vario tempo era quasi impossibile di trasportare i ricchi pro-
dotti delle Indie pel Mar Rosso, poiché il passaggio da un mare al-
l' altro, sia attraverso l'Egitto che pello stretto, era oltremodo niulsi-
curo,'ed i mercatanti eolle loro merci si tiovavanò esposti alle bizzarie
vessazioni e crudeltà, di quei Principi mammelucchi in allora padroni
dell'Egitto, la cui storia è una sequela continua di eccidii, sollevazioni
e nefandità di ogni genere. Alla diplomazia ragusea però a forza di
insistenza, di belle parole, e più bei donativi, riusci di ammansare e
rendere ben disposto pei giaurri ragusei uno di quei terribili, principi,
di nome Ahunasscr Causer Gauro, e di stipulare con esso nell'anno
1510 un trattato, nel quale eccezionalmente accordava ai mercatanti di
Ragusa l'esclusivo diritto di commerciare in Egitto, e di far transitare
le loro- merci peli* istmo di Suez. Si doveva quindi rivolgersi ai Ragusei
per potersi servirò della strada più corta ed ormai più sicilra dalle
Indie in Europa, e questo apportò a Ragusa una pioggia d'oro addi-
ritura, specialmente * nei primi otto anni, durante i quali si mantennero
ancora sul trono d' Egitto i principi mannnelucchi.
DA8 ENDti mU HÀGfJSÀISCHI^N RKPl'BUK
4<
ilire BrancliharkoiI oinbusslen, wie z. B. wahrt^nd dos furrliUKiron
ii'lijes, ilt'ii SiiltuM Bujazìd JJ gugeii dìo Luguneiistadl rulirlu, so wie
lireiid dcr xwischcn dcni Pabsle, deiii deutsf^hem Kaiser und drri
^nijj^<*ii vou Frankrpìcli und Aragonion abgeselilussenen Liga voi»
^inl>rai» wdchc dio Vornirhlunj? dcr lìborinùllug und aggrcssiv ge-
^rdcnen Hopublik Vcuodig bozwecklo.
Die scldauo und vorliodachte ragusAische Rogicrung orrang lìbiTdies
Jabro 151(1 eineii Erlblg, dcr don Flagu^riorn labolhalìo Rovonhon
Gl'arido. Uio gros.^artigsie locfuiìsclie Loistung dfs nounzeludon Jabr-
idertes hi jcdenfalls der Suezk:uial, dessen Zustandpkoninion doni
fiie iirid Untoniehuuingsgeiste so wie der Ausdauer oìnos Mannos zn
rdankou ìst, d*-'r vor doni Todo orkennon luusste, dass aueh in Krauk-
Idi'der larpejiscbo Fcls uìcid. weit vom Campidoliuru golegon h\\
|il OS ìBÌ bokannt w^olclto niigehoueren inerkantilen Woriho don Kanal
leii Tag ilberselzon. Zu Ant'ang des seoliszclniten Jabrliundortos ballon
HagusAcr don ghjckljilien Einfaìl duroh don IsUuiRis von Suez, wenn
iiirbt einon Canal anszngmben, so duoh eìnon Weg tu ihrer ausschMess-
lion Ronfdzung sioli zn oróffhon,
Soit lOngeror Zoil war os fasi untnOglicb gemacht, die reiclion I*ro-
|kte [ndfeiis ani* doni Wego dvs roilien Moeros cinzufubron» da dor
Tgtiiig voni rolbon zuru fniltollandisoliorn Meore, soi V6 durcli Agyplon
l^v durc'b don Islhnnif, raktiscli aiis dein tìrundo als abgospurrt zu
ichlen war, weil sich die Kautleutc furchtotcn, mil ibrou Waaron
^'o Beule dor Ilinlorballo joner grausanien Manielukenfùri^ton zu werdon,
daniuls Agyptori bohorrschten, und deren Gcschicbte eino uounlor-
)cbcno Kolle von Moulorcion, Bkitbadorn und Grauollhaton isL Wab-
|il min Vonoliarior und Genueser don langon und gefahrvolteu Weg
das Kap der gulon IlolTining anlroton niusslen uin nach Indìon zu
Iren, golang ots der lagusaìsrlion l>iplonialio durcli BebarrlioliktMl,
kotie Wortbe utid splendido Gescbenkc einen jenor gefurchteten Horr-
|lvr, woltthor Al/Huassir Causer Gmiro bios?, zn zabnion, und ibn Tur
rugnsàiscben Giattrs (nii^Ì;niliÌgon} gfuistig zu sliniinon, so zwar
fiiit ihm iuì .labre 1510 ein Vertrag abgesehlossen werden konnlo,
"doni er don ragijs^ìiscbon Kanilimloii ausnabruswi^ise das ausoliHos^-
ae Rocbl eìnranmte, in Agypton llandi-l zu troibon, und Tur don Trans-
K der Waaren von eineni Meere zuni anderen don Karavanenweg des
binms unbebindort bonfdzen zu kunnon. Die ouropàischen Kaulloulo
IdiQ die Waaron ans liidìon auf diosoni bodeutond kurzoreni Woge.
jlclier nnnniolir aueb grussere SicJierbeit bot, beziohcn wolllon, niiiss-
$irh deinzulblge an ciio Ragusfier werden, und dies balle Tur diese
Pn wabren (lolilregen zur Fulge, besondors in don erslen aebl Jabren
lirend weUber dio Heri-scbutl der Maiiieluekenbìrslon noeb wldirle.
48 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
Dopoché Genovesi e Veneziani ripresero i loro interrotti commerci
in Oriente, la repubblica ragusea rivolse la maggior parte della sua
marina verso V Occidente, specialmente verso la Spagna. In altri tempi
navi ragusee avevano già fatto pingui guadagni trasportando i Mori
ricacciati dalla Spagna nell' Africa loro madrepatria. Ma i Ragusei non
si limitarono a mercanteggiare sulle coste della penisola iberica, che
anzi posero a disposizione di Carlo V e dei Filippi suoi successori
llotle intere di vascelli armati, a rinforzo delle molte, e pella maggior
parte poco felici spedizioni marittime, intraprese da quei potenti Mo-
narchi contro Tunisi, V Algeria e Tripoli, nonché successivamente contfo
i Francesi, Olandesi ed Inglesi. Erano ammiragli di queste flotte ragusee
i PalmoUi, i Dolistiy i Balocchi, di cui uno salvò la vita a Filippo li,
Iraspordandolo a nuoto da una nave che sonnnergeva alla riva, e quel
famoso Pietro Ivcglia Ohninccoió (che come tutta la sua famiglia merita
un posto onorifico nella storia di Spagna) sotto ai cui. ordini ai tetiipi
di Filippo li e III si attrovava per ventisei anni una flot/a di dodici
vascelli da guerra, proprietà sua e della sua famiglia, flotta di cui sta
scritto che contava 3:2(X) soldati: „In squadra Vetri Iveylia de natiatw
Uagusina fuit ter mille et bis centum milites," Però le perdite sofferte
dalla Repubblica di S. Bingio in quelle spedizioni marittime di navi,
valori ed uomini, furono sì grandi che causarono un rilevante decadi-
mento economico e marittimo, non solo, ma ne fu assottigliata la po-
polazione dello Slaterello. ')
Basti dire che nel coi-so di 70 anni Ragusa perdette a quel tempo
178 navi, e che tanti marini ragusei perirono nella sola spedizione di
Tunisi, che neir isola di Mezzo si diceva in islavo, ^Trista Vica udovica*"
trecento Vincenze rimaste vedove nello stesso giorno; detto che può
apparire, e che forse sarà stato esagerato se si riflette anche che V isola
di Mezzo conta in oggi meno di mille abitanti, ma che dimostra ad
ogni modo quanto densa sia stata a quel tempo la popolazione di
queir isola, la quale in allora era proprietaria di cinquantacinque
grosse navi d' alto mare, chiamate caracche o galeoni, di cui il padre
Anselmo Batiduri^ ci ti-amandò 1' elenco coir indicazione del nome, della
proprietà e della stazzatura.
I) li territorio della Repubblica (cioè T attualo distretto di lUgusa, eolU peaisoU
di Sabbioiieelio ora appartenente al d. stretto di Curzola) aveva una i»uper(ieie di Km. q.
103<:02. QuL-sio territorio ha ora incirca 45.000 abituiti. La città di Ragusa eouta ora
ipcirca S.OoO abitauti.
DAS ENDE DEH RAGOSAISCHEN REPUBIJK 4i)
Nachdem die Venctiancr und Gcnueser den im Orient aufj^elasscnen
Handel wieder aufnahmen, war dio.Republik beslrebt ihre Schiffalirt
inclir nach deni Westen zu verlegeii, uiid insbesondere in Spanicn zu
entfallen. Schon in frdlicren Zoiten hatten ragusilischo Schiffo an doni
Transporto dcr aus Spanien verjaglen, und nach Al'rika rùckkehrenden
Araber sicli belhoiligt, was ihen grosse Vortheile einbrachtc. Die Ragu-
sjìer beschnìnktcn sich aber jetzt nicht blos darauf, langs der Kùste
der hiberischen Halbinsel Handel zu treiben, sondern sie stellten Cari V
und seinen Nachfolgern ganze Flotten bewaflfheter Schiffe zur Verfù-
gung, zur Verstarkung der vielen aber zumeist unglùcklichen Seezùge,
welche diese milchtigen Herrscher gegen Tunis, Algerien und Tripolis,
so wle spàter gegen Frankreich, Holland und England unlernahraen.
Es waren Admirale dieser ragusàischen Flotten die Dolisii, Palmotta
und Balocchi (von welch* letzterer Familie einer dem Kónige Philipp II
das Leben rettete, indem er ihn von einem Schiffe, das untersank
schvvirnmend an's Ufer brachte), so wie jener berùhmte Ivcglia Ohmu-
cevic, welcher eine rùhniende Anerkennung in der damaligen Geschichte
Spaniens verdient, da er zu Zeiten Philipps II und III durch 2G Jahre
cin Geschwader von zwólf grossen zu Kriegszwecken ausgerùsteten
Schiffen befehligte, die ihm und seiner Familie angehórten und von
welchem Geschwader erzahlt wird, dass es mit 3.200 Soldaten beniannt
war: „/n squadra Vetri Iveglia de natione Ragusina fuit ter mille et
„bis centum milites'*. Die Verluste welche jedoch die Republik in diesen
maritimen Expeditionen an Seeleuten, Schiffen und Werthen erlitt, waren
so gross, dass ein erheblicher und stets zunehmender ókonomischer
Verfall sich einstellte, und auch die Bevólkerung des kleinen Freistaates
sich verringerte. *)
Es durfte genugen zu erwàhnen, dass Ragusa in einem Zeitraumc
von siebzig Jahren, 178 Hochseeschifte verlor, und dass einzig in der
Expedition von Tunis, so viele ragusaische Seeloute erlranken, dass
man auf der Insel Mezzo in slavischer Mundart klagte : „ Trista Vica
udovica"^ nàhmlich dreihundert Frauen die alle den Taufnamen Vin-
centia hatten sind Wittwen geworden; eine Klage welche vielleicht der
Wahrheit nicht voUkonmien entsprochen baben mag, uinsomehr als die
erwahnte Insel beute nicht mehr als lauscnd Einwohner zfdill, aber
immerhin den Beweis liefert, wie dicht dazumal die Bevólkerung auf
jeneni kleinem Eilande war, welches ùbrigens funfzig der gròsslen
Hochseeschiffe besass, die caracche odor galeoni genannl wurden, von
>) D»8 Territorliiin der Republik (uulimlich der derzoitige Bozirk lùbgiisa mit der
dem Bezirko Curzola jetzt angehòrenden Halbìu8el SHbbioneello) butte einea Fliicbenraum
VOI! 1037 :4'i 0. Kllom. Dieses Territoriuin bat derzeit eiue Bevolkeruug voii circ^
45.000 Seelen. Die Stadt Kagosa zablt ìq der Ge^enwart bei 8.000 EiDwohDer.
Questo decadimento, tfi il grandu Irrrcinolo dell* anno Ifib? rhe
costrins*' i Rii^'usei a vcnderi? molle navi |»L*r rit'diliral^e le loro case
diìiLruite, ridusse la Uotla lìierrantile ragusea ngli estremi, |»ern da
i|aeir epoca il numero dei baslinierdi crebbe di nuovo, siceln'* aJla fine
del secolo derimottavo si attrovava in isialo di grande tloride^y.a, spe-
cialmente pei moìtj yruadaf^ni fatti da Ra^ni^a nella guerra tra rin^dni-
ierra e la Spagna. E cosi nel 1797 la flotta mercantile di Ragnsa si
componeva di irceenh settanta navi di alto bordo, del valore di sedici
milioni di piastre d' arffcnta (la |nastra moneta rrinndiale di tpjel tempo,
delta in Ii?pui3^na anche Pcsos, corrisponde al dolaro americano d'aggi
giorno), (juesla flotta rendeva agli arnmtori 2A0(K000 piastre all' cmnù^
ed essa pagava allo Stato 15!2.CKM) piastre per diritti di naviga/ione
tutto questo senxa far calcolo dei navigli di piccol»» riìmhj-^jìu M;t
questo non basta.
I Ragusei avevano un commercio' terrestre da secoli ^viiuppatjssttuo.
Possedevano essi già nel dedmoquinto secolo in tulle !<* principali città
della Serliia, Bosnia, Moldavia e Valacchia fall urie comnierciali vi»
avevano pei^ino proprie chiese ed ospilah*. La più importante silfio-
stcva a Sofia, ove fungeva una specie di Giudizio mercantile, che
doveva decidere su tutte le questioni che insorgevano tra mercatanti
ragusei. Consimili stabilimenti furono fondati più tai'di anche in Egitto.
Siria ed Italia,
Prima della iiìvasione ottomana Li uiaggior parie delle miniere sulla
petiisola bìdeanìca, ed in ispecialjtà <iuelle della Rosnia erano nelle inani
ilei Ragusei, ed ancln* dopo 1" invasione turca i prodotti di maggior
valore della penisola si trasportavano a liagusa con carovane che con-
tavano sino a mille cavalli, e rappresentavano un valore lalvolta di
oltre 3<KiXJlK) talleri. Nel J7117 il commercio per terra pella Bosnia ed
Albania ascendeva a l,r)(M».<J<Hl piastre e ne rendeva Ircci-nto nula.
Lo ^lato ed i privali riiraevnno annualmente dal commercio (escliu
l^ rendite degli annatorì della (lotta) incirca un milione o settecento
mila piastre* E forse che non abbiamo dello con ragione al prindpio
di questo capitolo che leggendo (}iieste cifìre sen?:a e»onoscere la storia
del conuncrcio marittimo ragusei! sic tentati a rìb""»" 'h" w^.r,,. --•-
gerate oppure che vi sieuo incorsi degli errori?
DAS KNOE DER RAGUSÀiSCilEJS fiEPUBIJK
51
wdc-lion iti don Aiinalon da^ Pater Bandnri, dér Nanie, die Rhcder iiiid
die Trafj^lTdii^'keit aurgczeichiiet ist.
niesor V^Tfall utid das grosse ErdbC'beri l()^i7, wolches die Ka|(usaiT
zvvarig viele ScinlTe zu verkiiufen um die eingeslfirzten Hauser wieder
aulziibaueii, liattè die Ilatidelsllotte auf ein Miuìnmni reducirl ; nach
dein Erbeben na!ini jedoeb die Zabl der Srldtìe alhnfddi^' zu, so zwar
dass zu Ende des ac-blzelinten Jabrbundertes die nigusfusche Fìolb'
wieder selir bedeuleTid war oiid in eineoi stetig aufblùlnMi(biii Zu-
slaiide sicii befaiid, insbesondere wegen der ^q-o.ssen ùkonornischen
VoH beile, welrhe die Ragusucr aus ihren Snlufìen wahreiid des Krie-
ges zwiseben Spaìiien und Eri;„'laiìd zogen. Ini .lalire 171>7 zahUe die
nigusfiisehe IlamieL^fU)Ue drcUninderi und siebzitj Hochsecs€hi(fe, welelie
einun Wortb von ±M\SM\ Silberpia:^ter repnuseidirtoii (die Piaster, in
Spanien aiifli Pcsm «^«niamiU war daziimal eine iui Weltliatidet allge-
inetn gebraùeliliilie Miìuze* die dem heutigen amenkaniscbeo Dollar
entspracfib Di(^ lihcder bczogcn aus dcr FìoUe Kuììmhmen im JJctraffc
jdhrìiehcr 2.400 JHÌO Flaster, imd sie zaldlen deiii Staale jarlich ÌMAM)
Pìasler fiìr SeL^fahrlsioclite, la diorìen Zaiileii sìnd die Kuslenfabrer iiirbt
" einbezogeiu
Die Hagusaer batteii aber aurli niil den L^ndern der Balkaiihalbinsel
FLindeUbeziebuTigen, die ^eit .hduiiunderten in steigenider Ivnll'altiing
i?icb befauden. Sie besassun s^bon ini f'uidxelmteii Jalirhunderte in den
wichligsteii Stadteii Serbiens, Bosniens der Moldau und Wallaehei
^ Handelsfaktoreien, wovon eìnige sogar eigene Kirehon und Kranken-
hauser halten. Die wichtigste bestand in Soiia, wo eine Art llandels-
sebiedsgerietjt funktionierle, das alle nierkanlilen Streitlalle unter den
liagiisAern zu entsebeiden batte,
. VVjr der ottoinaniscben Inva^^ìoiì befanden sieh die Bergworke der
BalkanhalbinseK und tnsbesondere jene Bosniens in dei» llrnideri der
Ragusàer, und aucfi naehdeni die Turken die Lànder der Halbinsel
uiiterjocbl liallen, wurden die wertìivollsten Produkle derselbeii naeb
Ragusa ruit Karawanen verfùlut, die zuueilen tauseiid Pferde zàhlten,
wahrend der Wertb der Waaren bis auf ^iM),fMX) Thaler sieh beliet
Im Jahre 17^*7 war der Waàrenwrrlh des Handels mil Bosnleii und
KAlbanien mit 1.5»XMMM> Piaster bezirtert, der eineii Heingewinn von
>.(MM> Piìisler abwarn
Der Staat und die Privalen bezogon aus ihren Handelsoperaiionen
ìt Aussehinss der Eiiuiahineii der Itbeder au^? der Vertraelityng der
llaiidc.sselulTe) IJ(M)JHjO Piaster. Diese volikonuuen posiiiven Daten,
B^lchc von einer lur jem> Zeit bewunderungwerlhe Entwiekhiiig der
jiarine und des Handels in deni so kleinem Freistaale beredles Zeugniss
ablegen, dnrflen wohl die zu Anlarig des Kapitels geniaclde Bemerkung
52 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA KAGUSEA
Il periodo dal 1800 al 1805 fu uno dei più floridi del commercio
marittimo raguseo. Il commercio di Venezia era sparito; Genova, An-
cona, Livorno, tutti i porli delle due Sicilie erano occupali ora dall' una
ora dair altra potenza belligerante, le navi inglesi inseguivano quelle
francesi e spagnuole, i Russi si aggiravano pel Mediterraneo con in-
tenzioni ostili, ed i Mussulmani, quando si offriva V occasione, davano
r arambaggio a quante navi incontravano. La sola Ragusa era in pace
con tutti, ed il vessillo della Repubblica, ovunque ben accolto e con im-
pazienza atteso, surse negli anni che precedettero la sua caduta,
di bel nuovo ad un* apice di floridezza come ai tempi di Carlo V.,
rendendo all' Europa in guerra servizii che venivano largamente ri-
compensati.
E così come sintesi dell' esposto può esclamarsi :
„ Salve bianca bandiera coli' effigie del Santo che protegge Ragusa,
„salve vessillo già noto da oltre un millenio alle turbe nei porti più
^lontani, protetto da pirati e Monarchi, da infedeli e Concilii, da Pon-
«tefici e Sultani. Sulla tolda delle navi che tu proteggevi, vedesti nel
^volger dei tempi e baldi cavalieri impazienti di premer il sacro suolo
„di Palestina, e caterve di mori captivi cui straziava il ricordo della
«perduta Alhambra, e stuoli di principi erranti, che la spada di Mao-
ometto aveva snidato dalle splendide magioni dell' opulenta Bisanzio.
;,Su te si fissavano con compiacenza gli occhi di quel Monarca, nel-
„r estesa deUe cui terre non tramontava il sole, e colle sue flotte po-
nderose e con quelle dei suoi successori tu dividesti gli allori^ e più
„di frequente le procelle ed i disastri. Salve o vessiflo che non di rado
«procedesti tranquillo e rispettato tra squadre che atlendevan battaglia,
«che timte volte e tante ritornasti con ricca messe d' oro in patria, e
«tante volte nei naufragi delle tue navi fosti ultimo a sparire nei ma-
«rosi dell' Oceano. Godi del rispetto che ancor oggi nei paraggi più
«lontani ti portano i vascelli di Russia ed Inghilterra, dacché soldati
«francesi, i quali te insciente, jeri occuparono la tua città, già ti tol-
«sero ogni forza e valore, e tra breve, colla caduta del regime che
«rappresenti, anche di te non rimarrà che una memoria ed un drappo!*
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 53
rechtfertigen, dass dieselben, ohne nàhere Kenntniss der Sachlage, ùber-
trieben oder Irrig angegeben erscheinen kònnton.
Die Periodo vom Jahre 1800 bis 1805, war dio denkbar gùnsligsle
fur den ragusaischen Seehandel. Der Haiidel Venedigs batte ganz
aufgehórt; Genua, Ancona, Livorno so wie sàmnitliche Hafenstùdte
beìder Sicilien waren zumeist von einer der kriegfùhrcnden Miìchte
blockiert, die englischen Kriegschiffe stellten den franzòsisclien und rus-
sischen Kandel schififen nach, die Russen kreuzten im Mittelmeerc mit
feindliehen Absichten, und die Tùrken kaperten so viele Kauffahrer
als sie nur konnten. Die Republik Ragusa allein, vollkommen neutral,
und in Frieden mit alien Machten, both alien ihre Dienste an, so
zwar dass die ragusaische Fahno, welche ùberall gern gesehen, und in
manehen Handclsstadten mit Ungeduld orwartet wurde, in den Jahren
vor dem Ende der Republik, wie zu don Zeiten Cari V, auf dem Gipfel
des Ansehens und der Wohlfahrt sich bofand, indem sie ganz Europa
Dienste leistete die man mit der gróssten Freigebigkeit vergalt.
Als Sintheso des Ausgefùhrten kann man domnach wohl ausrufen:
^Heil dir weisse Fahne mit dem Bildnisse des Ileiligen welcher Ragusa
^beschùtzt; heil dir, o Banner, das du seit einer Reihe von Jahrhunderten
„bekannt warst in den entlegensten Gestaden, und bescliiitzt von Piraten
„und Monarchea, von Unglaùbìgen und Concilien, von Pabsten und Sul-
,tanen. Auf dem Verdecke deiner Schilfe sahest du im Verlaufe der Zeiten
„kùhne Ritter der Kreuzzùge, die kaum erwarten konnten den heiligen
»Boden Palàstinas zu betreten, du sahest traùmerische Saracenen, deren
„nerz noch blutete wegen der verlorncn Alhambra, so wie Fùrsten und
«Edeldamen, welche das Schvvert Mohammeds aus ihrcn prachtvollen
,\Vohnstatten an den Gestaden der Dardanellon vertrieben batte.
„Auf dich hefteten sich mit Wohlgefallen die Augen Jones Monarchon,
„\n desson Machtgobiet dio Sonno nio untorgieng, und mit soinon zahl-
„reichen Flotten, und mit jonon soinor Nachfolgor, hast du dio Lorbooron,
„und nur zu oft dio Stùrmo und don Untorgang gothoilt. Iloil dir, o
, Banner, das du nieht selten ruhig und goachtot zwischon Geschwadorn
«hindurch sogeltest, die zum Kampfo sich rùstcton, das du so oft von
„weiter Forno reich boladen dahoim ruckgokohrt bist, und das du boi
,dom Untersinken deiner Schiffo das Lotzto warst, was in doni Fluton
„verschwand. Erfreue dich der Achtung dio du noch beute in den
„ entlegensten Meoron don Kriogsschiflfon Englands und Russlands go-
„biotest, da die franzòsisclien Soldaton, welche olmo doin Vorwisson
«doine Stadt bosotzten, dir jodo Goltung und jodos Ansohon bonahmon
„und in kurzem, mit dem Ende des Froistaatos, don du auf don Meoron,
„vorstelltest, in don Augen dor Miìchto und Nationon horabsinkon wirst
-zu dem Werthe einer Erinnorunff und oinos Gowobos/
^
^-
La DAlma/j)i nordica. — Prima ciomiua/.ioiie atiNtrìaua. — . Ccik^toné alla Finn ci a, ^
Speciale interofisatnento dì Napoleone polla Dalmazia. — lU^loni. — 11 Provveditori»
(Governatore) Damìolo — 8plcn<lide doti « di folli'. — St'rexli tra H fio vernato re e
iVAmmiriisha^tioiio nììlitiirc. — Il gencnilo .l/rtrMinw/ — Napoleoac rinjprovora d*i S^'lwa-
briinn Dandolo perigliò nan feve visita a Marmont, — Dandolo conso*rna ni Podestà ilf
Zara i hoóì rapporti a Nftpoloou<?. — Il ^oneralo MnìiUn\ - La t'an.-^ogna ai Fran«»e«ì
delle Boeolie di Cattare ritarilata. — Il VUdika del Monteufì^ro Pkh'o /. Petrovùi —
T^a fiotta nntj»a e T ammiraglio »SmimmL — Il Vladika eeoìta l'ammiraglio ad om^npare
le Oocidje, — Mónieni^gro e Unnsiia, — L'avven tu ritiro Stv/an Mali il fal»ó Csear. —
1 torti del Vladika. — Non gloria ni' vantagfii. — tU'onKÌjrllero anlim (thUìni viìtmc^m^
le HoCL'he at Kunsì sùiìah antorizzaziónc». - 1 Boe«dit^«i — La bonedizlnrie delle lian*
diere ru^^te ed il dÌ8t*r>rM0 d<^l \ ladika.
Dopo 1' osposi^ioiir» (alla nel |»roi-t'dL*iitr ciiiiìluln, «li-Ilo slato di flori-
dezza economica in cui sì trovava la Repubblica fli S. Biagio ancora
Ufi giorno Ti niaggrio IBOG, in cui le arno francesi oecnparuno la rilh\
di Kagusa, imporla ora di eunos^cere (pi'jK' fosse in «luel leijipo lu
sialo delle cose n«^lla Dalnta/ia già veneta, dappoiché (]uanio siircode
da quel giorno a Ragusa e nel suo lerrilorio, Irovaisì in eonne.*«ione
intima cogli avveuinirTili nt-lla Dalintizia ?fMr(Ìica e ned!»- Riìrrl*.' dì
Gattaro.
È noto che aven<ìu cet^sato di esistere atidi I::! inaij^jj^io 17**7 lu ÌW-
pubblica veneta, i possedimenti dalmati della slessa, e quimli anrJjc il
lerrilorio di Catlaro, polla pace di Campoforndo passarono in potere
deir Austria; Questa pritìiu dominazione austriaca in Dalmazia diirù
poco meno di nove anni, dappoicliè la vittoria di Au.stfrlit/, pose riin-
peralore Francesco di Ahsl>argo a discrezione di Napnk-one, sicclié
pella piici- ri) l'rtsburgo (20 decembre iHOfi) il vinto dovette cederò al
J^
-a:
"^
Nói'<l«Ì»!inatìnii. — Krate osteneìcljiscljo Merrschaft. — lìosoiiden* Fiìreorge NapolDon**
;tn Bctrcff I»h1 mali CUP. - CtHinde. — PtmTedltori' (Q onsemmi) Dandolo. — Chamkter-
rorzìij^o nnd Eigetilicìtnu, Heiiiungen zwischorv ilom Gouvorueur iiijd der MìliliirwuUult^^
''— Genomi Mannnnt, - Napolenn Hi-rt vod Schotil>i'tn)H aiis dea Provveditore wcil er
3l!^ritioiU kcincti lU'sncft machie. — Dandolo lìhorgibt A1>selirifteii seincr Berìclile aii
*Jivjioloon dem Uiit^ermcister voti Zura. — Gonornl MoUtor. Die Ultorgnbo der Roceho
»n di«» Fniu/zoscii Utili nichl stalUìndeti. — Dor Vlttdika Montoiicgrog I^ctir I Pdnwìr
Dio ras»i «eliti Flotte uiid Viccadmiral Siniatviii. — Der Vludika forderi deii Vice
wirairalon auf dre iJot'uho ko bosotieon» — Mouleoe^ro und Husalmid. — Strfan Mali der
^altclitì CfM' in dor L'«erimor(»ra. — Wus dar Vladiksi vcrscluildote. — FCeiti Ruhm und
kéine VorlKoiio, — Itofralh Gìmlcj'ì tili*rhisBl oline KruuiclUi^'uii?; dm Ttussen die Bol*cIj<'
Ihe UhccIioscu. - Dio russìolio Pàhiioiiweiìie tiiid dio Rude des \ kidika iu Ctksleluuovo.
Narlidi'iii ila vorungrpan^^fiirn KapiUl dir blùlirntLn ukonoini-
Bcheri VcTluìltiiÌ!»si* gi'sìcdiililt ri wtudrii, io \vidclu»n sirh dio Repulilik
rnu S. nia^jii) norh arri ó Mai 1N0<; ^[eli bt'fiind, nriJittilieh tmi Tagu
llle.s Kin3tu|£e<i dt-r Fraiizo^un ttt Ragusa, niriss(_*n wìr uns jetzt luit dcn
laoialij^on Zusliiinli'u iit dciii ivnhw vvnvìhinisvìivn Dalmatieii befassoii,
da <li»^ Kr«*t|niis>(' in Ra*/iisa und !ni Tciniturìuui dor H<*publik siili
sruij ilìi»ii»/nj Taj?L' au iu innrrsUr Vurkrllung tuìt tlen Heiri'beidieilrMi iu
iorddahnatitfn und in dem Gt^bielbe von CJattaro befmdcn.
Ks hi bt'kannt, dass, als aiu li3 ^bii 171>7 die vrnrlianispbe llepublik
EU bosUfhen aufliùrti\ dio dalnialinibrhen Ik'sitzungen dursdbt'U, und
iTolglif^b auch das Torritnriunt vun (ìaitaro, zuful^^e dos Frieduiis von
jCamiìoformio, dem ùslern'irbisclii'n Slaate Kuliiden, Uic^o erste òstcr-
roiidiischo Hèrrs<-balì in Daliuation liat bei nrun Jabre grdauiTi, da dor
i\v^ d«.»r fran^usi^^cbrn WalTt-n boi AusterliU den Kaiser Franz 1 von
lubshurg zwan^r, sirli Napoleon auf Unade nnd Ungnudu xu urgebtn.
56 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
vincitore anche la Dalmazia. Questa cessione fu fatta veramente a quel
regno di Italia, che Napoleone, poco tempo prima, quando si proclamò
imperatore, aveva istituito, regno di cui esso stesso volle essere il Rè
mentre nominò quale sostituto e Viceré suo figliastro Eugenio Beau-
harnais. La Dalmazia ed anche l'Istria seguivano così i destini di Ve-
nezia, cui una volta appartenevano.
Appena cessa la Dalmazia, il vincitore di Austerlitz, l' Imperatore
e Rè, che un anno prima si era fatto incoronare dal Pontefice Pio
VII, ma che all' ultimo momento gli strappava di mano la corona per
porsela da solo sul capo, dimostra por questa Provincia un tale inte-
ressamento ed ha tante cure per essa, che addirittura sorprende.
Certamente Napoleone non era uomo da rivolgere, per semf)lice
impulso del cuore o per bizzarria, la speciale attenzione della sua vasta
mente ad una striscia di terra, che in quanto ad estensione e ricchezza
poteva presentarsi quale una quantità trascurabile, rimpetto ai vasti
possedimenti della Francia.
Le sue sode e forti ragioni le avrà avute; e forse esso, quale dit-
tatore d' Europa, meglio di altri avrà apprezzato il grande valore della
più importante costa di un mare, che si addentra sin nel cuore d* Eu-
ropa, d' una spiaggia che conta maggior numero di anipii e sicuri porli
di grandi reami, e che polla sua postura può esser in ogni tempo
anello di congiunzione tra Y Oriento e Y Occidente di Europa, nonché,
come air epoca romana, base di qualsiasi operazione militare sulla pen-
isola balcanica, sin all' Egeo, al Mar nero ed ai Dardanelli. E poi la
floridezza di Ragusa non gli dimostrava forse sufficientemente il va-
lore della costa dalmata?
Napoleone fece passare anzitutto in rassegna nella sua memoria
tutti gli uomini di coltura e di talento che gli si avvicinarono, per sce-
gliere tra di essi la persona più adatta a governare la Dalmazia, ed
al momento che gli si presentò il ricordo di Vincenzo Dandolo, che
conobbe nel 1797 a Venezia, la sua risoluzione è presa. Comunica la
scelta che intende fare al Viceré, ma questi si dimostra poco persuaso,
osservando che „Dandolo é una testa bizzarra ed un intrigante'*. Segue
a questo un lungo carteggio tra Y Imperatore ed il principe figliastro,
nel quale il primo si dà ogni premura per dimostrare che Dandolo ha
DAS ENDE DER RAGDSÀISCHEN REPUBLIK 57
(iemzufolge nach dem Abschlusse des Friedens von Pressburg (2G
Deceniber 1805) der Besiegte dcm Sieger auch Dalmatien abtreten
musste. Diese Cession hat elgentlich zu Gunslon jencs Kónigreiches
Italien stattgefunden, das Napoleon kurze Zeit zuvor, als er sich zuni
Kaiser ausrufen liess, grùndete, und von wolchom er selbsl Kònig sein
woUte, wahrend er zum Vertretcr und Vieekonig seinen Stiefsolin Eugen
Beauhanmis ernannte. Das Loos der Lagunenstadt war demzufolge
auch Dalmatien so wie Istrien beschieden, welche Provinzen kurze
Zeit zuvor ihr angehórten.
Nach der Abtretung Dalmatiens, bekundet der Sieger von Austeriitz,
der Kaiser und Kònig, welcher sich ein Jahr zuvor vom Pabste Pius
VII krónen Hess, aber diesem die Krone aus den Handen eutrissen
baben soli, um sich dieselbe selbst aufzusetzen, ein solch' warmes Inte-
resse fùr Dalmatien, dass es geradezu auffallen muss.
Kaiser Napoleon war gewiss nicht der Mann aus blosser Liebhaberei
oder aus irgend einem Herzensdrange scine besondere Fùrsorge einem
Streifen Landes zuzuwenden, welcher, vvas Flache und Produklivitiìt an
betrifift, gegenuber den ausgedehnlen und reichen Besitzungen Frank-
reichs, als ein zu vernachlàssigendes Quantum gelten konnte.
Scine ernsten und gewichtigen Grùnde wird Napoleon gewiss gchabt
haben; vielleicht hat er als Diktator Europas, in seinem scharfblickenden
Geiste den grossen Werth des wichtigeren Theiles der Kùste eines
Binnenmeeres voli aufgefasst, welches bis zum Herzen Europas dringt;
einer Kùste welche cine gròssere Zahl geraùmiger und sicherer Hafen
zahlt, als mancher Staat am Meere, und die wegen ihrer Lage von
der Natur dazu berufen zu sein scheint, die Verbindungen zwischen dem
Occidente und dem Oriente zu erleichtern, und als Basis einer jeden
militiìrischen Unternehmung auf der Balkanhalbinsel bis zum agaischen
Meere, den Dardanellen und dem schwarzen Meere dienen kònnte, wie dies
insbesonders unter den Rómem der Fall war. Wurde ùbrigens Napo-
leon nicht schon durch die Biute und die Ausdehnung des Scehandols
Ragusas auf die Wichtigkeit der dalmatinischen Kùste aufmerksam ge-
macht ?
Erste Sorge des Kaisers bezùglich Dalmatiens war Rundschau zu
halten ùber die Manner von Bildung und Begabung seinor Bekannt-
schaft, um cine Person ausfindig zu machen, welche die nóthigen Kennt-
nissc und Eigenschaften gehabt batte um Dalmatien gut zu verwalten,
und als er sich eines Vincenzo Dandolo orinnerte, den er im Jahre
1797 in Venedig kennen gelernt batte, war sein Entschluss gefasst. Er
tlieilt denselben dem Vieekonig mit, aber diesor ist niit der Wahl nicht
einverstanden, und bemerkt dom Kaiser dass Dandolo ein wunder-
licher Kopf und ein Intriguant sein soli. Es folgt sohin ein Brief-
B8
LA CADL1T.V DELLA REPUBBLICA lìAGOsEA
la rupaeitù o qualità oceorreiili pt-r iilfidarglì il govc^rno della Dalma^^ia,
niiiilre il secondo persislc ad issere dct parere cuulrarìo, riimhuefit^
r Imperatore coinaiida, ed il Viceré ubbidisce.
Il primo vuole quindi, che la persona posta a cupo dell* aintnin!^
fitrazioiie di'lla DrdnKV/ia, abbia un tìtolo speciale, s«*mbrandogli troppe
vol'j^are, e non corrispoiubmle ali* irnporlanza del paese, tpiello di l*re«
fello» come si eliiamavano le persone preposte alle singole Provine!^
de! regno d'ilalia; ci rifleUe sopra, e quindi ordina che riviva la de
iioiiiina//ione veneta e che il Governatore ddla Dalmazia si chiami Prov^
veditore generale. Dandolo arrivò a Zara poco tempo dopo che i Fran^
cesi nrmparontj Ra^nisa (11 bifrlio Isori), l'unio di austere virtù, coltissinir
specialmente in materia ecoiioniica ed agricola, incorrulLibile, giusto^
dì grande attività e dì molle risoi^se, esso ha alla sua volta grand
difetti, poiché è ambizioso olire ogni dire, despota, irritabile e nervos
Siccome questi suoi dìfelli diedero mollo da fare a Napoleone^ i» vo-^
giianio (pii diinoslrai-e nnicamente il grande interessamento che qnest|
aveva iiella Dalmazia, cosi rendesi necessario di soffermarsi alquante
su di qmsl' ar*romento. Leggendo i rapporti e te lettere di nandolo^
fa stupore an/ilutbi che un nomo dì quelle austere virtù, allo seoptj
evidente di darsi maggior merito, ribadisca continuamente il tema del
nessun valore dei Governi precedenti in Dalmazia, e specialmente d|
quello di \*ene/Ja, predichi, persino nel proclama eoi quale annunxil
ai Dalmati il suo arrivo, della corruzione e dell' ignoranza dei regimi
passati, dicendo anche cose che non corrispondono al vero; fa maggior
stupore ancora, il continuo (estollere che fa la propria pei-sona, Es5
bersaglia con lettere T Imperatore tnl il Viceré, nelle quali parla eon|
enfasi ,del gran lavoro da farsi per distruggen;^ quanto fece un sistema
di governo coiisacmlo da* secoli, e basalo sopra principil contrarii at
bene nazìoiiale**; per poi aggiungere in uno serrilo: ^Per fare questo cij
vuole (ed io oso dirlo) tulla quella intelligenza e quelle forze tkidit'l
dì cui la natura mi ha dolalo*. Dopo T arrivo a Zara ess(j scrive al{
V^icere una lettiera che cosi incomincia: nOggi è il nomi giorno che io]
^Tuì atiro vo a Zara; V^oslra Altezza stenterà ad immaginarsi come]
^un' uomo jiossa cotanto aver fatto in sì poco tempo, venti ore di]
, lavoro al giorno, nn'atlivilii che moltiplica le risorse ecc.'' ed il giorno]
stesso dirige una lettera all' Imperatore, nella quale, tra le altro rofieJ
dice: „L' eidusiasnio è generale, il pojiolo mi riguarda co!ne un mes-
„sagg<'rn inviato dal (lielo, che deve dare esecuzione ai Kupenn benevoli,
„inlendimenli." tli sembra che questo l)asti, a provare I' and>izioneJ
talviilta puerile, del Provv<;diture.
DAS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN REPUBLIK • 59.
wechsol zvvisohen deni Kaiser und dcm Sliofsohne^ in welchem Ersterer
sich alle erdenkliche Mùhe gibt, um don Beweis zìi erbringen, dass
Dandolo der geeignete Mann ist um ihm die Regierung Dalinatiens an-
zuverlrauen, wàhrend' Beauhamais in soincr gegentheiligen Ansicht
verharrt. Zuletzt befiehlt der Kaisei- und der Vicekònig gehorcht.
Napoleon wollte sohin, dass der an der Spilzc der Regierung in
Dalmatien gcstelUe Funktionàr, elnen der Wichtigkeit des Postens
entsprechenden Titel fùhre, da ihm die Bezeiehnung Prafekt, wie die
Funktionare hiessen, welche im Kónigreiche Italien den einzelnen Pro-
vinzen vorstanden, nicht entsprechend erschien, Er besinnt sich, und
ordnet an, dass fùr den dalniatinisohen Gouverneur die venetianischc
Benennung wieder auflebe, und er Provveditore generale beliteli werde.
Dandolo ist in Zara kurze Zeit nachdem die Franzosen Ragusa besetzt
haltcn, angekommen. Er war ein Mann von Bildung, strenger Sitte,
vielen Fachkenntnlssen in der Nationalòkonomie und Landvvirthschafl,
gerecht, unbestechlich, arbeitsfreudig und versland in kritischen Si-
tualionen stets einen Ausweg zu finden; dabei batte er aber grosse
Fohler an sich, da er ùber alle Massen hochmùthig, ehrgeizig, de-
spotisch und reizbar war. Diese schlechlen Seiten seines Charakters
liaben Napoleon vici zu schaffen gegeben, und da es hier uns darum
zu Ihun ist, darzulegen in weleher eingeliender Weise der Kaiser sich mil
Dalmatien beschaPtigte, mussen wir uns im Gegenstande elwas naher
einlassen. Wenn man die Briefe und Berichle Dandolos an Napoleon
liesl, kann man sich nicht genug darùbor wundern, dass ein Mann von
soleher Charakterstrenge, die fnìheren Reglerungen Dàlmatiens und ins-
besondere jene der venelianischen Republik fori und fori der herbsten
Krilik unterzog, womit er den Zweck verband scine Verdienste besser
hervorleuchlen zu lassen; selbst in der Proclamation in weleher er
den Dahnatinern seine Ankuft milthdlt, ninnnt er keinen Ansland von
der Unwissenheit und Verderblheil der frùheren Verwaltungen zu spre-
chen, und auch bezùglich der òsterreichischen Regierung Dinge vorzn-
bringen die der Wahrheit nicht entsprechen ; noch mehr muss. man
sich ùber die Art und Weise wundern, wie er sein eigenes Ich bei jeder
Gelegenheit in Vordergrund stelli, und wo es nur thunlich ist auf
holien Sockel hebl. Er bestùrmt mil Briefen den Kaiser und den Vice-
kònig in welchen er mil Emphase spricht „von der grossen Arbeit die
,zu vollbringen ist, um Dasjenige wieder gut zu machen, was Jahrhun-
„derte hindurch ein Regierungssystem verschuidete, welches auf Prin-
„cipien fusste, die jede òkonomische und nationale Wohfahrt behinder-
„len,** um dann in cinem anderem Sehreiben auszufùliren: „Um dies zu
^unternehmen sìnd (und ich wage es zu sagen) jene phisischen Kràfle
,und Jone Intelligeiiz nothwendig, mil welchen die Natur mieli ausge-
m
LA CADUTA DKLLA KEPUBBLICA RAGUSEA
Il Viceré era rìslueco tk-llo lei loro o dcllr profuse di Daìulolo, e
vok»v:i tagliar corta, ma questi si higna ali* Iniperaloro, e Napoleone
.«L'rive rarromandaiìdo al prinripp jì-^liaslro ,di sostrncro raiilorila dt4
Provvcdiloro, uomo sulla cui [iroliit."i e devozione poteva farsi asse-
gnanienin'*.
L'ambizione ed il despotisrno del Provveditore si estrins^eearoiio
sperialinente nella (*onlìnua lotta eoi frenerai! frannsi, e speeialnnMjli'
eon Marmont, lorelie fu ransa di ronliriiie reerìmiiiaxioni e di?5piaei'ri
Ira l'autorità civile e militare. Il Governalore Ira le altre cose si In*
^riava alF liiifieratore, che il Comando militare si era rifiutato di
ì^reslargli mi lnird)uro che si rendeva necessario per un'incanto, e che
ulficiali Traueesi una sera avevano occupato il suo palco senza ehic-
dur^'ìi lirenzn. Al jienenile Marmont, beli' noint», di forme atletiche,
brillautr nflìcialc, snlficienleniente collo» dotato dalla natura di talenti
disploninlici e prode sul campo di hatta^dia — avendo conibatlulo a
lalo dr Napoleone, in Italia, nell" K^^itto ed iii ('Jerniania — fu affidale»
dall' Iniperatoir il comando dell' armala friMìcese in Dalmazia. Marmont,
nomo del resto aml>jzìosissiino anch'esso, e di quelli che sanno nvvan-
ta^^^giare sé stessi coi snccessi degli altri, e far ricadere sui sulialternt
la colpa dei propri passi fafsi, arrivò a Zara dieciollo giorni più lanli
di fhindolo, cioè il "di luglio. Il Provvedilore rilenne che non istava
nel srro decoro di andare incontro ad un generale. Alla sua volta
Marinoni, vernilo a prda/zo lìA (loverno ove doveva pernollare, per
proseguire il giorno dopo il suo viaggio in Provincia, non iiuiové un
passo per eornplimenlarr* Dandolo, che allrovasi sotto Io stesso tetto,
bensì abbandona momentaneamente il palazsco per recarsi al Municipio
e lagnarci detta lentezza eolla (piale si procedeva agli acquartierajueuti
militari. Il Provvedilore. informato tosto di rpu^sto, si irrita, e %enZA
|yerder tempo dirige uno scritto a Mannont, in cui gli nega il diritto
di rivnigei'si direllamente ali** autorità civili. 11 generide gli risponde
tosto, br*'vemenle, ad uso militare v con d«'l pepe in aggiunta. Allora
ut hat.* Nudi »dner Arikulì in ilrr I.innlashaii(iLsLadl br^rimit ur
jlgtMideniiiissuii ciiioii lui den Viifkòiii^ ^n/richti^fu Hriol': Jleiilc Ut
tder neuuto Tag lueines Aureiithaltcs in Zara. Euro H(»luul wtTdai
%Mrilir liabt'ii sirli vor/uslcll«'n, vviu tiri Sliuin in »o kurzer Zeit su
,Vi<*lus t?^'il»an Imbrn kònuts i(*h arbeilc zvvanzig Stundt'ii des Tuges,
^iind entvvif'kl*' einu Tlirdij^ki'il dii? hi jt'dur lliclitung erspricsi^Ueh
pAvirkl,* uiid an dumselbuii Ttii^e bericlilel er duin Kaiser: ^Allgeuieiiifr
,Krdhusiaì;niris; dus Volk betrucbtcl inieh al^ eiiien lIìinmelsbcithtMi,
^wrlchcr biTuit-n isl die holierrii wohlvvullendon IriLunlioueu zur Thul
iWt*rdeii zu lasson/ VVir glauben dass dics genuine imi dcii zuwcilen
klìndisidicfi Ebrgeiz drs Provvediiore zu beweisen.
»er Vieekunig war sawald ilrr Briefe als der AnfordennigL'n lian-
dulus bald fiberdrùssig, und versuehte iUn kurx anzuhindcii, allein
^f*t/JenT beschwej-L sich hiernber bei Napulcon, welchcr dom Stìel-
bidirie au's Heri: legl, ^das x\rischen des Provveditore zu sliUzen da er
,ein ehrlìeher und loyaler Marui ist, aur den man sich verlossen k^^nne.**
Iiisbosondei-s kani dieser HurhmuUi Dandulu^ in dem GuzAnke mìt
ivU franzosicheii (Jeneraien, zunfiehst nùt Marmont, grell zuni Vorsi-beirie,
ra^ zur Folge bulle, dass zwisehen der Civilverwalluni^ und dem MiliUir
Bnausgesetzl Heeriminalionen, Ueibertnen und Unatnieinlicbkeiten staU-
iridcn. Der StalUialter br.^cbvverle sieb z. li, unior undereiu bei dt'in
jKaiser, dìisii ihni das Miliifircuiucnaudo eineu Tanibour vvelcber fOr euie
JcìiaUon notbwendig war, nicht beistellen wolUe, uiid dass vvabremi
Biner Vorsleilung ira Theater Ufficiere seine Loge obne Erlanbniss besetzl
itlen. iVapoleon batte dem Generaien Munnont das Commando des Iraii-
fcdsischen Arnioecorps in Dalaiatien anverti'aut. Der General war ein schó-
jli.T Mann mil einer llimengestall» dabei ein schneidiger und beleseiier
Xlìcier, der durt-h Taiderkeii sicb ausgezeichnet batte — er fucht an
^cr Seite Napoleone in Italien, Agypten un Deulscbland — und tur tlie
>iplumatie eine iiatùrliebe Anlage lialte. Dabei vvur er bucbniutbig, und
ferslaud die Erfolgu Aiiderer tur seine Person auszunùtzen, so wie die
Sebuld der eigenen Feliltritte aufdie Unlergebenen zu wfd/en. Marmont
isi in Zara ani !21 Juli angekommen, aehtzebn Tage naeh der Ankull
de:* Statthalters. Letzterer nieinte die Wiìrde eines Proviediiore zu com-
prùndlliereri, wenn er einen ankomniendem Generaien bei der Landungs-
brùckci crwurtet liàtte, u«d Marmont seinerseits, machie, nachdem er im
Ut»j?iernugspalaste angekornmen war, wo w zu ubernaebten liatte uni
am fulgi»ndeiu Tage seine Reise in die i^rovinz f'ortzusctzen^ keine zwei
Schrìifce mn dem Provveditore seine Aufwarhmg zu machen, wold aber
verliess vv auf kurzr Zeli das Palais uni zur G(^nieinde si<'b zu begebetu
und das(4bst fdjer die Langsamkeìt der Militureinc|uarlieruiìg Bescbwerde
zu rohren, Der .Staltludter liievon sogleich benachricliligel wird ncrvOs»
62 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
Dandolo dà sfogo al suo risentiuienlo in una lettera all' Imperatore, in
cui vuol dimostrare che il generale gli tiene il broncio, perchè invidioso
della grande affezione che gli portano i Dalmati, soggiungendo.: ^Mar-
„mont non sa che V. Maestà ha scelto Tuomo che ci voleva per questo
«popolo, non solamente peli' integrità del suo carattere, ma ben anche
>„peir estesa delle sue cognizioni** e cosi di seguito con santa modestia..
L' Imperatore si sarà certamente irritato alquanto nel iQggel-e le que-
rimonie di Dandolo, poiché scrisse tosto da Schònbrunn al Viceré:
„ Dandolo ha avuto torto di non far visita a Marmont, non so quali
«pretese essa abbia" ; ma poi si pente anche di questo leggero biasimo
ed aggiunge: «Dite a Mannont che le doglianze di Dandolo scaturiscono
«da un buon fondo, ditegH di aver dei riguardi* pel Provveditore, e
«di sostenere la sua autorità**. Questo fu il principio della lotta impe^
guatasi tra V autorità civile e militare durante il governo di Dandolo,
òhe sempre più rincrudendosi perdurò sino al giorno 29 gennaio 1809
in cui Dandolo, irritato all' eccesso poi nuovo ordine di cose 'che Na-
poleone voleva creare in Dalmazia coli' organizzazione dell' Ulirio e
pella preferenza data a Marmont, parti da Zara, consegnando solenne-
mente il giorno innanzi al Podestà della capitale quattro fascicoli, con
entro i suoi rapporti all' Imperatore, prezioso ricordo che oggi si con-
serva nella biblioteca comunale Paravia. L* Imperatore, avendo costan-
temente r occhio rivolto alla Dahnazia, si occupò di queste lotte nei
suoi minimi e talvolta disgustosi dettagli, facendo da paciere tra il
Prov\'editore, di cui legge con attenzione e loda i lunghi rapporti, con-
tenenti i suoi progetti per iniziare il miglioramento economico della
Dalmazia, ed il brillante e valoroso ufficiale, che ricopre di allori il
vessillo francese in Provincia e che più tardi nominerà Duca di Ragusa,
^laresciallo e Governatore delle Provincie illiriche.
DAS ENDE DEE RAGUSÀISCHEN REPUBLIK ' 63
uud obne Zeit zu verlieren, adressiorl er in gordtzter Sliiiiniung eincn
Briel" an den Gencralen, in welchem er ilun das Ugcht abspricht sicli
an die (iivilbehòrden direkt zu wenden. Dei* General lasst seinerseits
den Stattlialter auf die Antwort nicht langc warten, die nach Soldalenart
kurz ùnd.bùndig aber aneli etwas salzig auslìel. Da kann sieh Dandolo
nicht nielir fassen, greift zar Fcder und schreibt deni Kaiser einen
Hrief in welchem er ausi'ùhrt, Marmont woUe ihm Verlegenheiten be-
rciten, weil er neidisch sei der grossen Anhànglichkeit welehe die
Dalmatiner ihrem Statlhalter bezeugen, und unter anderem sagt:
,Dem Gcrneralen scheint noch nieht klar zu sein, dass Euere Majestàt
„fur dieser Volk den richtigen Mann ausfmdig gemacht haben, und
«zvvar nicht blos wegen seiner Kechlschaffenheit yber auch wegciv
^seiner weitreichenden Kenntnisse" u. s. w., mit liinuiilischer Beschei-
denheit. Der Kaiser durfle in Sclionbrunn wo er sich damals betand,
bei der LektQre dieser naiven Ilerzensergiessungcn Dandolos wohl
etwas ungeduldig geworden soin, denn er schreibt soglcich dem Vice-
kùnig: «Dandolo hat schlecht gethan dem Marmont keine Visite ab-
«zustatten, ich verstche uberhaupt nicht was der Mann f'ùr Pnìtensionen
khat;** spater jedoch, als ob er sich des leichten Tadels gereut batte
fiìgt er hinzu: «Sagen sie dem Generalen Marmont, dass die Beschwer-
«dcn des Statthalters einem redlichem Willen entspringen, sagen sie
,ihm, dass er fùr Dandolo RQcksichten habe, und sein Ansehen fórdere' .
In dieser Wclse hat die Fehdc begonnen, welehe wahrend der Statt-
haltericliaft Dandolos zwischen der Civil- und Militàrverwaltung statt-
fand, sich iminer mehr zuspitzte und bis zum i9 Janner 181)9 widirte^
an welchem Tage der Provveditore aufs hòchste erziìrnt wegen der
neuen GestalLung welehe die Dinge in Dalmatien, durch die von Napo-
leon beabsichtigte Organisation des Ulyriums nehmen mussten, und
wegen der besonderen Sympathien die er Marmont bezeugte, von Zara
abreiste, nachdein er den Tag zuvor dem Biìrgermeister der Haupt-
sladt feìerlich vier Hefte, enthaltend Abschritten seiner an den Kaiser
gerichteten Berichte lìbergab, werlhvolle Erinnerung welehe heulzu-
tage in der Gemeindebibliothek Paravia autbewahrl wird. Napolcon,
welcher Dalmatien nie aus den Augen liess, belasste sich luit dieser
Felide in ihren geringfùgigsten und zuweilen degoutirenden Einzeln-
heiten, indem er fortwiìhrend als Friedensstilter sich in's Mittel legte,
zwischen dem Statthalter deren langen und interessanten, wenn auch
zuweilen schwulstigen Berichte, enthaltend scine Vorschlage uni den
wirlhschafdichen Aufschwung Dahuatiens anzubalmen, er aufmerksam
liest, mit dem verdienten Lobe nicht kargend, und dem genialen und
tapferen Offìcier, welcher die franzó.sische Fahne in Dalmatien mil
frischeni Lorbeere schmùckt, und den er spaler zum Marschall und
Appena roìirìuiisa la pare di Pivslnirgo, Na|m!i/oiic avè^a incari-
cato il t?ont'rala MuUhr di c.oiiiaiuhare lu Inipjje d' ocL-upaz/mno in Dui-
ma/^a u di irovrrnaru piovisoriainenlif il parsj, u (|uindi qnrslt, diiranlo
i primi si'i mesi dell' anuu ISlMl (ducrlu* a!)l)iamo V(*dnlo che Dandulu
e Manaunl arrivarono a Zara appena in higlio). rimiiva nella sua per-
dona i poteri rivili e JiiiMtari. Gii era jjusto a lato il generale Lauristoiu I
(rhe già conosciamo, menlred'allra parte l' Imperatore d' Auslria aveva!
incaricato il generale Brandi/ ed il laarchese Ghislcri di fare la con*!
segna nttiefale della Provincia. Nel trattato di l^resbnrgo era stabilito 1
dir ìli Dalmazia nordica doveva essere ronsegiiata ai Francesi sirjoj
adttt \} e le liocche sino al ^\ì Febbraio, Il genej-ale Molìtor arrivò però I
col ciirpu di occupazione di ÌJ<M> nomini attraverso la (Iroa^ia appena
nel gìurno [i\ febbraio a Kntfi, di dove diramo le truppe per prendere
possesso di tulle le piazze e fortezze del paese.
QuìUidiJ adunque j Francesi nel giorno 5 luaj^gio occuparono 1 la-
gosa, Dandolo era già iioininato l*ruvvedilure e iMarmont generale iti
capo dell* armala francese, ma essi non erano arrivali ancora a Zara,
fungendo provvisoriamente nelle loro veci il generale ilolitor, lu cui
Irofipe di occupazione avevano già preso possesso di tutta la Dalmazia
nordica.
All'incontro i Francesi non avevano a rpiel lenipo ancora preso
possesso delle Hoci^be di (-atiaro. Il marchese (Ibisleri, consigliere aulico
alla sezione ilaliana della Cancelleria im]ierjale, uno dei commissari
austriaci incaricati della consegna della Provìncia, era arrivato alla
tine di febbraio a Catlaro, da]*iioie!H\ come esponeanno» la consegna
delle Doccile doveva tarsi alla più lunga sino alla tine di quel rnest?»
Da Oaltaro osso sollecitava il generale Molitor dì venire a prendere in-
possesso delle Bocche, raccomandandogli però dì |jresenlarsi con forze
suflirienli, di ben guardarsi delle imboscate niontenegrine, couìe pure
di non esporre le sue truppe, durante la marcia lungo la costa, alle
palle delle navi russe, e Molitor di già ben informato sullo stato delle
cose alle Bocche, indugiava sempre, perclu' i richiesti rinforzi tarda-
vano di venire, ed era sprovveduto dì quanto occorreva [jer una spe-
dizione, che, intrapresa senza un nerbo suffìcenle di trup[)e e le cau-
tele occorrenti, poteva andar incontro ad una disfalla da parie russa,
oppure ad un' eccidio nioiileoegrino.
I
DA8 ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 65
Ilcrzog voli Ragusa, so wie zum Generalgouvcnieur der illyrischcn
Provinzen erncnnen wird.
Gleich nach Abschluss des Fricdcns von Pressbiirg hatte Napoleon
dem General Molitor das Commando der Occupationstruppcn in Dal-
niatien iibertragen, und gleichzeitig beauftragt, das Land provisorisch
zu verwallen, wesshalb Molitor wàhrend dercrsten sechs Monate des
Jahres 180G, in seiner Person die Civil- und Militàrgewalten vereinigte,
da wie schon gesagl wurde, Dandolo und Marmont erst ini Juli jenes
Jahres in Zara angekommen sind. Ihm zur Seite wurde General Lauriston
gestellt, den wir schon kennen, wahrend anderseits Kaiser Franz von
Ilabsburg den ósterreichischen Generale Brandy und den Marquis Ghisleri
beauflragt hatte, die officielle Cbergabe der Provinz zu vollziehen. In
den Friedensartikein von Pressburg war festgestellt worden, dass Nord-
dalniatien bis zum 9 Februar und die Bocche bis zum 29 den Fran-
zosen ùbergeben werden musse. General Molitor istjedoch mit seinem
Occupationscorps von 6.000 Mann erst am 16 Februar ùber Kroatien
in die Provinz ])ei Knin einmarschiert, wo er scine Truppen vertheilte
uni von sàmmtlichen Stadten undFestungen des Landes Besitz zu nehmen.
Als die Franzosen am 5 Mai 1806 Ragusa besetzten, waren also Dan-
dolo schon zum Provveditore, und Marmont zum Oberbefehlshaber der
franzósichen Truppen in Dalmatien ernannt, sie waren in Zara jedoch
noch nicht angekommen, und stalt ihrer funktionierte provisorisch
General Molitor, dessen Occupationstruppcn schon ganz Norddalmatien
in Besitz genommen hatten.
Dagegen hatten zu jener Zeit die Franzosen die Bocche von den
Osterreichern noch nicht ùbernommen. Marquis Ghisleri, Hofmth an
der italianischen Section der Ilofkanzlei in Wien, ciner der zwei Com-
missare welche, wie erwàhnt, die Cbergabe der Provinz zu vollziehen
hatten, war im Monate Februar in Gattaro angekommen, da die Cession
der Bocche làngstens bis Ende jenes Monathcs stattfmden musste. Von
Cattare aus schrieb er wiederhohlt dem General Molitor scine Ankufl
zu beschleunigen um die Bocche zu ùbernehmen, und empfahl ihm
gleichzeitig mit einer genùgenden Truppenmacht zu erscheinen, von
Hinterhalten der Montenegriner auf der Ilut zu sein, und scine Soldaten
wàhrend des Marsches làngs der Kùste den Kugeln der russischen Schiffe
nicht auszusetzen. Molitor, welcher Qber die Zustànde im Tcrritorium
von Cattar© schon gut unterrichtet war, zOgerte immer weil die Trup-
penverstarkungen welche er angesprochcn hatte, in Dalmatien noch nicht
angekommen waren, und es ihm an dem Nothwendigsten mangelte um
eine miUtàrische Expedition zu unternehn?en, die wenii richt mit ge-
nùgenden Truppen und mit angemessener Vorsicht durchgefùhrt, leicht
Abbiamo giù esposto nel secondo capitolo ili questo lavoro, che i
Russi si eryno insediati a Corfù, di dove le loro navi fiic'bvano lal-
voUa delle bi*ovi escursioni nelle Bocche di Clattaro. Dopo la battaglia
di Austerlìtz, nella rimile la Hussia combattendo accanto all' Austria
perdette ^ii!,<J<X> uomini, la prima, anziché stipulare come l'Austria la
pace colla Francia, rinnovò V alleanza colla Prussia, per continuare la
lotta con Napoleone, e quindi al tempo in cui doveva seguire la con-
segna delle Bocche, Francia e Russia erano tra di loro in ìstato di
guerra. Sembra che i Russi occUiiando Corfii e le isole vicine con
li2,(XM) uomini e concentrando in quei paraggi una flotta dì dodici
vascelli e di molte navi minori, nbbiano avuto T intenzione di occupare
il reame di Napoli; comunque sia. i Russi dopo la battaglia di Austerlitis
abbandonarono assolutamente questo progetto, come ogni idea di im-
possessarsi eolla flotta di un territorio sul «inalo la Francia aveva dei
diritti, e Y ammiraglio Shnawìn se ne stava inerte a Conlu, non sapendo
che fare delle sue navi e delle sue truppe, quamìo ricevette V invito di
occupare le Bocche di Cattaro.
Questo invito partiva dal Vladika Ficlro I PeirovkU che dal 1785
reggeva il Monlenegro, uomo che durante l'epoca di pace si cm ac^
quistato molti meriti, avendo ftdto cessare le lotte intestine da cuì era
travagliata la Czernagora, tentato di codificare le consueludini colà
esistenti, e procurato di assicurare ai tribunali una pilli estesa sfera
d' azione. Sacerdote d" asjietto venerando in pace, esso si tmsibnnat
quando il Montenegro e impegnato in un' impresa guerresca, in valomso
soldato, che dalla cima di quasi inaccessibili dirupi, incoraggiando i
suoi prodi, si precipita pel primo col handjaro sguainato, corpo a corpo
sul nemico, cui non perdona. Facile e bel parlatore nella stm madre-
lingua, esso arringa volentieri il suo po|)olo, e si infìanuua soltanto, quando
quale sacerdote, paria di Dio, (piale principe e soldato, della Kussìa*
Di fpiest' ullinia cosa non gli si può far gran torlo, poiché sono com-
prensìlrili e naturali sino ad un certo punto, tutte le manifestazioni di
attaccamento e di devozione che si basano sopra affinila di ruzza ctl
eguaglianxa di religione, specialmonte se .sono fatte da un prutelto, eh**
DAS ENDE DER RAGUSAISOHEN REPUBLIK 67
zu einer Deroute durch die Russen, oder mit eincm Blulbade durcli
die Montcnegriner hatte fùhren kónnen.
In dcm zweiten Capitel haben wir schon ausgcfùhrt wie die Russen
zu jener Zeit in Corfù feslcn Fuss gcfasst hatten, von wo aus ihre Kricgs-
schiffe óflors kurze Ausflùge nach der Kùste Sùddahnatiens machten,
zuweilen in den Buchten vòn Catlaro eindringend uni mit don Czerna-
gorcen Fiìhlung zu nehmen. Russland hat bekanntlich nach der Sehaeht
von Auslerlitz, in welcher es an der Seite Osterreichs kàmpfend 22:000
Mann verloren hatte, statt wie.Òsterreich mit Napoleon Frieden zu
schliessen, den Freundschaftsbund mit Preussen erneuert, uni den Krieg
niil Frankreich fortzusetzen. Zur Zeit also da das Territorium von Cat-
taro den Franzosen bàtte ùbergeben werden sollen, befanden si eh Frank-
reich und Russland noch nnmer ini Kriege. Es scheint dass die Russen
durch die mit 12.000 Mann bewerkstelligte Okkupation Corfùs und der
nàchstgelegenen Inseln, und durch die Concentrierung in jenen Gewàs-
sern von zwólf Linienschiffen und vielen kleineren Kriegsfahrzeugen die
Absiclit verbanden, das Kónigreich Neapel zu bcsetzen; jedenfalls hatten
aber die Russen nach der Schlacht von Austerlitz dieses Projekt ganzlich
aufgegeben, und es entsprach dazumal gevviss nicht den IntenUonen des
Czaren den Corsen zu reizen und mit seiner Flotte einer Kustc sich zu
beniàchtigen die dep Franzoson angehòrte. So stand Viceadmiral Siniaivin
nius3ig in Corfù, unschlùssig was er mit scinen Schiffen und Truppen
beginnen solite, als er die AufTorderung erhielt die Bocche di Cattaro
zu. besetzen.
*
Diesc Auflforderung war seitens des Vladika Peter J Petrovic ihin
zugekommen, welcher seit dem Jaln-e 1785 in Montenegro regierte, ein
Mann der wàhrend der vorangegangenen Friedensjahre sich uni sein
Land sehr verdient gemacht hatte, da er Friede zwischen den Stàmmen
der Czemagorcen stittete, in einem Staatsgesetzbuche alle in Montenegro
hcrgebrachten Gesetze und Gewohnheiten zusammenstellte, und die
Befugnisse der Gerichtshófe erweiterte. Ini Frieden ein Priester von
ehrwùrdigem Aussehen, umgestaltet er sich, wenn Montenegro zu den
Waffen greift, in einem tapferen Kricger, welcher nicht scheut, scine
Getreùen ' ermuthigend, mit dem blanken Handjar in der Rechten auf
scine Feinde. loszustùrzen, denen, wenn sic dem Anpralle nicht Stand
halten kònnen, er keine Guade ertheilt. Ein guter Redner in seiner
Muttersprache prediget er geme seinem Volke und begeistert sich, wenn
er dls Priester. von der Guade Gottes, als Fùrst von jener Russlands
spricht. Das Letztere kann man ihm nicht verargen denn Kundgebun-
gèn dar Anhànglichkeit und Ergebenheit welche auf Verwandschaft der
ha tiiinime risorse o grandi bisogni, alT indirizzo dì iiu proteUort» i t*ui
possedinicuti si estendono ii mezza Asia vd Europa. (!ome ciuarant* anni
prima un* avvciiluriero dulia Croaz!5l, chiainaLo Sicfan MaU, fiagt-*ndcisi
r inrelico marito di Caterina ti, ((luelln Czar Pielro 111. che coslrello I
ad abdicare al trono, fu strozzato dall' Orlov) aveva raccollo tularnu
alla sua persona tulle h^ Nahic o triluì del Monlene^M'o, ed erasi messo'
alla loro lesta in una lotla gloriosa jiella Czernagora contro i Pascià di
Bosnia e di Rumelia '), così il Vladika Pietro, approlìiilando della
circoslanza che nelle Bocche gli Austrìaci erano prossimi alla partenza 1
ed i Francesi non ancora venuti, mentre i Boccliesi callolici, cio«'^ laj
parte iiiù colta ed agiata della populazioue dedita al coniinercìo ed alla
navigazione, già affezionatìssiina alla liepubljlica veneta, era dispiacenlu ^
di passare dai dominio austriaco a quello tmicese, intendeva di con*H
durre le Nakie stesse, colla cooperazione delle navi russe, e c(»ir aiuto
dei montanari clic abilano il Crivoscie e le altre contrade pro$.^ime
alla Czernagora, e che coi Montenegrini hanno coniane lingua, religione,
indole e costume, alla conquista delle Bocche-
Gravissimo torto ebbe il Vladika ad accingersi a qnest* impresa, e
più grave ancora dì non recedere dalla stessa, quando giunse la notizia,
elle, come vedremmo, lo Czar della liussia lo voleva; si è perciò che !
sul Vladika ricade pella massima parie la colpa di tutti gli inennrrahili
disastiì che colpirono ì territori di Ragusa e Caltaro dal maggio IHlMi
alla pace dì Tilsit, di tutti quei fatlì d* armi che in quel tempo insan*
guinarono il suolo dalmalo da Malli a Budua. Ma quali vantaggi e quale
gloria riportò il Montenegro nel persistere a voler realizzare uà sogno»
che se anche per un momento poteva prendere 1* apparenza di realtà,
doveva ìien presto dileguarsi quale una fantasmagorìa, appena le Po-
tenze occidentali avessero Tatto valere quanto richiedeva la loro .sicu-
rezza ed i loro interessi? Vantaggio nessuno; gloria?.,, la triste gloria ^
di aver aggiunto una pagina non bella alla storia di un popolo^ sfaio <
a quel tempo unicamente anmiìrato da tutta Europa pelki prodezza'
^) Nel 1766 StofAQ Muli era comparso im|travvìsAiiiente nel vÌUhi^^ìo di Mutui al
coiifìiie del Moutene^ro. Si trovjivn in eaUivi^simo anieso, e dicotii df eseroilaré l'arte
salutare. Accettato tiolta casa di oerto V*ueo M^ircov gli guari Jii ux^^lio^ coiiiìikmÒ iid
ftcìjuist&re clienti nel!» C^oriiigorA, e sì fece umico dei Cnhi^eri M vìciuo t50uvoiila
inoQtoii<*j^rìno. Vista U nomi^lìauza «'litì Stofan M^ili aveva callo C/ar Pietro ^ di cui i»tl
coQvento esisteva uii ritratto, ì Crtliigeri iJei*<sefo fli ii}>[^rof(ìttfinio collo spnrirero in gran
aegreteiza la voce, ctio il forestiero era es*o Cxar, fiiirgito cblUi Russia alf * lei
uoi nemici. Stefaii Mali doveva tenerci molto riservato o uii^tenof«o por di
> questa voce. I Cjtitjgeri peiiwarono, che i consigli t>ìi& e^yt ìu soL'^ni^'.
iontoiiegrini, vcrreliboro ft^*colti da tutte le stirpi in lotta, rumlora si t
Ite partivano del misterioso i»ei-ì?oo aggio, e co*tl fu diff^Uli. Sic fan k
rovat» dei Calufrorij una liomia intorno al vìmo, p<ir«']ii' (dìccvaMijl voleva
itrt
< ai
.'ilira I
trovata dei Calufrorij una lionda intorno al vìmo, p<ir«']ii' (dìccvaMijl voleva » il
noo «'Ile lo (>.ar Pietro aveva 4ulla fa^'ci» Addì IO Febbraio 1707 il Provvedi r^U
Kenier scrive da Zara al Sonato veneto: „ L' ignoto (Stefan Mali) ^ì e Liii»tiuriU) m\
ifMoQteuegro e eomiooia ad acipii§tare credito con la dispontfa di (^onKigU di |»aoe Ira
DAS EÌHm DER lìAGUSAISCHEN REPUBLIK
KaliuiialiUìt nini (Jlt^iHiheit der Religion sich gifiiidun, siiul bis za elnein
jfgcwissem Puiikle nalfirlicli iind vcrslaudlich, insbosomiere wenn sic von
» fiuem ScIhìIzIìii*/ ^**mat*lil werdt^ii, diT vlele Bediìrnisse hai, und lìber aiìs-
scrsl gerii 1 tre Urdrs((uulleu vcrfugl» eineni Gunner ji^cgeniìber der die HaIRe
fcwcior Wi^Utheilc sein uennen kann, VVie vìerzig Jalire ziivor, ein phauta-
fievoli, r Frenider, der Sic fan Mali liiess, den Czernagorcen als der iin-
[jlueklifhe Geinuhl der G/.ariii Katliarina II sieh vorstellte (jener (Izar
;Peler III der voti den Orlovs erwflrgt wurde, nachdeni er gczwuiigeii
worden war auf dea Tliron zu vcrzichlori), soliin silmmtlìchc Nahie
nder Sirimme Monlenogros uni scine Person versammelte, und aii
ihrer Spilze sich slelleiid, eineii tiìr tìas Land riilunvollen Feldzug
Dgen die Pasrhias Bosniens und Runiàlicns untcrnalim "), so woUte
Vladìfca r*eler 1 Petrovit^ init seineni Volko die Rocche erobern iniler
Milwirkunp ilcr russischcii Kriegsschiffe, und der verbùndelen Gebirgs-
vOlker der Crivnscie so wie der anderen an Montenegro angreuzemien
(lebiclhe des Territoriunis von Oattaro, Vòlker welche mit den Clzer-
nagorceii Spractie, Rdiglon, {'harakter uud Sitlen gemeinsan hatleii.
Doni Vladika niùgen nieht mit Unreeht die V'erhrdtnisse, wie nie
zuvor, zu eineni solchen Unlernelmien gunstig erscbienen sein, da irn
(Sebiete von Mrdtaro die Osterreieher sehon reisetertig und die Frau-
zosen noch nirlit aiigekonuneii wareu^ iiberdiess die russiscbi^ Flotte
in Sichl sieh bt^-fand, und die Katboliken der Bocche, nahndich der
g«*bildelere und vvohìhnbendere Tlieil der Bev(3lkeruiig, welclier rnìi
der Seefalirt nnd dem Mandel zuineist sìcli befai^ste, und seuierzeit der
venelìaniselieu Republik sehr anhiìnglich war, die franzòsische stati der
i.stprreiehiseheu Ilerrsciiafl ungcrn vertauschle. Jedenfalls hai der Vladika
[die Oecupatiun der Boccile durch die Knsseii und Moiitenegriner or-
ipanisiert, tuid er war es, der dieses Untcrnehmen selbst dann nichl
lufgeben vvolllè, a!i5, wie wir dies seinerzeil ausfuhren werden, von dem
ruKsisclieii Ilofe die Wcisung ardaiigte das Terrilorium von C'allaro den,
UBlerreichern rùckzuslelleii, retìpektìve den Frauzosen zu ùberlasseu,
i> Stofjin Mali war ini Jaliro tTOt^ ì(i Maini, eifior aii dér moiiUnogrinìscIicri Gicnzo
polcfcoucii OrNcliiift «ler UruTi^ho ijJòt/Jioli anfj^'ebuieht, Kr war «ohr diii fti'j bekleidet mici
pnJ» )i(i. ii*i^« or niil dor Hcilkutido Kteh hoscliafiigo. In dom Hauso eiiiea gewJBaen Viico
"tart'ov rtufgonrniJine», heilto or despoii knkt»ko Frau. erwarb siel» Jiaoli «nd nach eine
.Uient<'! in d r C7<?riKigor», ond wiirdo ein Frennd der gr. or Monche de** ntilie gele^enon
■moii' iién Klofctcrs. D<i Slefan Muli einigo Àhiilichkcjt mit dom Czar Peter,
rdi^si ' ^ im KloHter mìcIi Wfiiiid, balte, iiiit^ton die Mondio dieì^cn UmBbmd VkU^^
lindcu» si^ uiH^'oheim da« Goriiclit vcrbreiloton, dor Fromdo %tn dor Czar Peter, weloher
Ru^ I{ii«»livnd, wogcti dor Nac'hstcllnngeii sciner Feìnde cnltìolion wjir. Vm dicseni i\^'
|iiji»!itf» Mttlt /.ri v<»rscliafìrwi, imiPRto Stefun Midi eiiiO sdir reservjrtc* und mistcrioiJe H^-
Ittnii: etunidnuctt. Ihè M'indio daclitoii t^ì^'li, dan^ ìkr Uatli voii é^w in Fetide lebeiiden
' - ^» iitono^ritior kiinftishin cinmiiiliifr hcfolj^t werden wurde, wenn man
• l hiitlft, d:i*i3 d*ìf lìatli ani Aiistiftcìi des anj^cJdiclieii Cwireii eriheìU
.v.i ..,- .utcli xntraf Stofan Mah tritio (tLiilAnnithen der Muiiolie) eiiie Gesichti^-
l^inde, und es witrde geàas^t 9Ìe vi^rdet^ke das iiokannte MuUormal dea Monarchen. we(che«i
rolla c|ijalc sulle patri*: balze difese la sua liberta e la sua fede, pagina
il cui riassurjlo voglianio togliere dalla storia del Montenegro, scrilla
da un libilo della Czernagora e che suona: ,QuesUi guerra dì distni-
^zione, che pur usano anche oggidì nazioni incivilite in paesi nemici,
^riniarrà sempre quale nienroria di biasinuj per i Montenegrini, die non
«può essere giuslificala ne da cosluinan/.e nazionali, uè da tlinUi di
^guerra**»
Addi lo gennaio ISOG il barone (lavalralH), capilimo ciirohue ilF
nailuro, ft'ce noto ai IJocchesi rlie era inuninente la consegna di tutte
le piazze forti alla Francia, ti Vtadika tosto ìnfornia di questo P am*
miraglio russo Siniawìn, i* lo invita di prender {tossisso delle Hocclic,
assicurandolo che dalla popolazione verrebbe accollo a braccia aperte.
Per persuaderlo a questo gli osserva, che la sua fluita abbisognava dì
un ricovero sicuro ove attendere gli avveninienli, mentre a Corfù da
un giorno all' altro si potev'a trovare a mal jjartiio. Nel giorno 37 Feb-
^ciueltc popolazioni iiiolìti;Ue ugrlt odii M al Htinguo. l^^j^lì mi inerisse iiji vigli 4ìUa per
„ Vostra Seroiii'à in illirìiio liOHiiese con In snUo^irrizìonn Fjitie Snidiamirt, elio' non vu«»l
„dir nullrt, nella «pialo oori frani toc^losiàyticho \\ì%rh di una rinposta data d* Dio alla
,fBeattb Verdine, o tsliu pc»r<*iò rÌ<»liÌod6va elio miro duo iìionì bì nuuiUn^^di'o due nnvigli
jì ricevere to splemloro doli Imiicrdtoro, c\\q i navigli fossoro adi»nii con (lori vìvi a
,, morti, e con tre liandioro indo ratti, i/ho si ferini Bnerf» sotto Oattaro per dodici fiorai»
„mm a che arrivasnoro atlri da VioJtna (voleva diro da Trieste» t* ohe eou ossi si ap-
„porlaj»sero novo ve*<ti menta aii uso di rcli*xÌo,'<i.'' Si cnpisoG t^iie la lettera p»*l Pruwoditore
deMaiio averla destata ì Cjdiii^aTÌ, i «piiili t^i f^aratmo iiiiniaorìnati che Ì navigli oolf<^ l»aiv
diero doralo non H.ireldu'ro arrivati, ma lienwì <di0 j>otreldiero fat-ilinoute vmiìr spediti i
voltiti ni'lnewli. IVi altra volta t^i-rivo il IVovvcditore al Senato: „ Pare iiMp'>MKÌlul»i t'ha
,,tpieIlo l'ho non jH^ln mai *;ortir« il rolri^ioHn piedmuinio «lei V'ei*iiovi, cioì» la <\o(n<ordia
„tm le i<ttrpi monl<sn<^i''nn«f atdna potalo uìonientiueaiuonte i<oiiMi«^alrè un miRniTiluk
„ forestiero,'' Hinfm M^U éMe da laro aitcdifi il Gabìuetto ruf^Ho, e tu Mpr>dito hi Monte-
DAS END E DBR RAGDSAlSCHEi^ REPUBLIK
L« unsAglirlif Urjt(Iùrk, wdches im Moliate Mai jenes Jahres Obcr
Iddalmation liorpìnbrarh nwì bis zum Frioden von Tilsit wabrle^ das
r*lo niut, welrhes dainals von MaKì bis (lattaro grt'flosson ìst, das allcs
ii der Vladika xmneist vèrscbuldet. Was lur Vortheile uiid welebon
|libni Bhìd aber dadnrrb der nzornagorcen erwaehseii, dass siti sich
<nn Unb'mt-'hnien slùrzten, \vebnic\< der Kealisirung einer HoUijiing
kll, die wenn aiinb momenlaii don Ajischein balte, ah ob sie sich
kwirklirben kuime, ìli oin Trannigfliilde sieb aiiflosen miisste, sobald
le oeridi iitab'ii Macble, joiies zur Gdtiiiig gebraeht hatton was ihre
leberbint iind ibre Interessen crbeisnbtim. Vortbcile gar koinè; Rubm ?...
tv traurìgt' Rubm ehi nirbt scliones Blatt in der Gescliiebto eines
)lke.s cMngefrigl zìi baberi, weleliès bis daliin von ganz Europa be-
uidert wurdr, wt,»gen der Tapferkeit mit weirlier es auf den beijmiUi-
^on Kelsen seiiie Freib«*it ntid Relìgìoti vertheidigte; ein Blalt dessen
hall wfr kurz zusaniiriengor*tsst, aiis einern Gosctiicbtswe»-ke, wHebes
)n eifiein Sedine der (I^.eniiigora gesebrieben wurde, eiilnebnien
3llen and weleber laiUet ; .Diescr Verwùstimgskriog, don lìbrigens
Ah^ì ervili??ierle Vnlker aiieb tu^iltziilage un FVindeslaiidt' sieb zìi
Jebulden komnien hisseii, wird sh>ts tur die Monleiiegriner einen TadoI
[jgeben, da iT wcder durcli nationale GehraiìeliL' rioeb dureb die
lecbte des Kricges sieli eiibscbuldigeii bìsst,**
Aiti 10 Jrmner iJ^Ofi bai. drr damabge KrtMsbauptiiìann in Catlaro
iron Clavjib^abò den Hor-rbesi ii iviifgclheill, dass die Ubergabe sani*
llichor befeìifigter IMalze ini Territoriiini von Cattaro an die Fran-
son nnmitlelbar bevoi-stebe. Der Vladika liess liievon deni rusiàiseben
readmirairn Siniawin eìne MilHieilnng zukoniinen niit der AnlTor-
^rimg dii* Hoerbe in Besilz zu nehmen, Kr versicberte dass die Ilussen
Il der [ievulkernng niit oHenen Ainien «*niprangen werden wnrden,
kd gcwann den Viceadniiralen fur seine Plilne indeni er ibiii vorliielt,
i fAgleieh erkomitloli ffomtvelit liìitte. Dor vi^notianiaoho (fonvornenr Reum in Zar»
rifrb 4111) 10 Febnijvr 17G7 naoli Vcnoilìg lìèm Senato: „Dor UniiokAiuite (Stefau Mali)
li BJrli nai'ìi Montojiegro boi:«^*ici». iind er hejiinnt Hiisclb'jt 9Ìch Aii!*ehen tu vcrnch.ilT*^n,
bdcin «r Frio^liMi nini Kiiiir.i(*ht joner Unvòlkonniji; prprii^rot, ilio dcm Parteiiuider mui
itr Ulutrachc fnilint Er s^Oirioh mir onioii Brief liir feuere Holieit ih l"0«<uÌHi?lv-illvrÌ8olier
lprnf*lto, mit Hit Uiitor-elirift Paue Sttulìnmia, wjia gar nielits bcd«uU>t, in weleliem
mit lìtur*;Ì84'liofi Ans(Ìriii!kQit, voti ohior der lioil Jtni^frsiti seitoua iÌììr Allmaeliti^oii
bencii Aniwmt spriohr, «lom/aifol;:e er dn« Verlim^ou «tellto, dam iiiiicrliiiHi y.wei
làìti »woi St'hilTfì vorseiidct wcrd*»n, nin dcri (tlunz dns Kiiii(Tà atifxiiiielimmi, dass
BÌtiflfu mit iisitrirliehen iittd kìiuf<t]it*hcji) IU(iiiiL*ti. nini drot vèr^oldt^tcn Pahtieii
illfonrt Kel<^fi, luid zvvolf 'Vuìzo boi eutlsirA aidialtón. bis aiidi^ré S*dit(fe ana Wicn, or
IttMt e J«;ìgPi) nu!ì Trìt>«t, niikommon wcrdcn Dio VGi^ctidoten SchìfTe s?olÌen tK^tiii ^dsiliohe
p mit Mieh Urin^«Mi *' Di^u Urìcf aii dei) (joiiverm^ur dtìrrteii Rohr WitlirscliiMiilioh
pelle verfiWRt h»l>ciì, die sìeh gedachl habeii \v*»rden, dass die Sebi Afe mit deii
braio il Vkidika lieno a Risano una spocic rli asscmblf^a cnlT inlerveiilo
di ifuei Bocchesi dì r(^ligiono gret*o-orioiìlale cdie tenovano pel Mcitjk-
negro, in mi comunir'ava la venula della tkilla russa, sog^'iungrridu
fife esso era pronto a combultore i Franeesi non solo, ma prima dio
essi veni^Mun di aìloiilanare gli Austriaci. Gli avveuiiueult ora preeipi-
lano, (Jià il giorun sigueule (dx K<l>lKraÌu) arriva iiua divisione tlella
flotta russa <'lìe gialla Tiuieore a Porlo rose; addi 5 Marzo una srcomla
divisione che si aueuia jirofjrìo rini[!eitn alfa fortr'/.za di Casielnnovu,
e nello stesso giorno i MoiiLeiiegriiii in masse (^uinpalle si pr(M-i|)ilann
dai nionti nel I erri torio bocclioso, ed ori'eui>ano tulle le juirz/.e InHt,
già prive di gnarniginne anslriaea. (/ ainnuraglio i-usso ìnìt>analo sopra
tina nave elie lia italo fondo rini]ieUo a (lastelrniovo, intima al roni-
missario (ibisleri, elie attrovasi nella tortezza, di ct*dergli tosto riltà e
fortezza, e gli lascia un solo tpim-to tV ora a pensarri, Questi si reca
a bordo della nave anuiii raglia, e, dojio f|ualclie tctJì[>o. spedisre un
messo eoli' online al eomandante militare di a[>riro la polla ai Russi,
aggiungendo (he r^^y^n veniva eondotto sopra una nave a liagiisa, e
elle le tru[»jj(' anslriarln* vrrranm^ tradotte a Trieste del pai'i so|)ra
navigli ru>4. Onrsto ronipot tamenlo ili (diisirri fu mollo rrilicato dai
Franeesi <'d aiielK- in parir dagli Auslriaii, s|>eeialmejjte nei einoli
mflitari, da<^f'!iè il reggimeido Tlinrn <li stazione a (lastt'lnuovo deside-
rava éonibattere prima di arrendersi. A noi sembra elie dovreblie ces-
sare ogni biasimo, se si rifletta sollanto allo gi*avissime eonseguenzc
rbo potevano iterivare all'Austria, (piando a f-asb'Imiovo gli nlleali <li
poelii iriési prima, tinelli ctie aneora sanguinavano pella slessa tenia
ri[Hirlata ad Austerlilz, fossero verniti tra di loro alle mani. Abbiamo
già detto a suo tenijio, elio Alessandro dì Hiissia aveva grande am-
mirazione per Naiioleone, e che procurò rìpetutamonte dì lar.si con
esso arbitro d' t^nropa, come già consta, chi^ dopo Auslertitz, 1' Austria
fece pace con Napoleone non cosi la rinsslu, t'^ non avri Itbr- pollilo
Alessandro [rrendei occasione da una lotta, senza sua saputa già ini-
I
I
I
nc^o il principe Dolf^oruky eoli' inoarìpo di ^muf!<!bor;ire l'impostore »o avesse voiiuto
cIj*» onfc ]>L>rsona tiieoTu^huteiilo o di iio^tsima infliion/.a, iti '*.ìko f^ntitniria poi di eonser-
VAflo iielf opiiiìono o in*! pasio <lio oenip^vj. Di^li:: jrnl%y ilo|«o attuine tÌti]laii/,o riteniio
di dovoi-ffi :U(encro !ilf ultimo piirtitfj. SU>f;iii Midi pori imìV suino 177:1 fucilo inaili tnv
ditriei di un «orvo ^y&qù «he essit uvova Ifoni libato o i'ìm ih pro/,znliitn d.il Past-tà di
Sciitnri per '^000 pìfu«U'e. Ulì firroim fiiUo o*ti»tpiie snJmìiii, do]K» avor LS<>rLMtjit<» jn^- stjtie
anni iin;^ speo^c di dittatura netta Czerniigoiìi.
DAS ENDE BER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 73
dass scino Schiffe einer sicheren Zufluchlsstàte bedurfteii uni die Ereig-
nlsse obzuwarten, Wiìlirend in Corfù von cinem Tage zum anderen
ihre Lage einc sehr kritiscbe werdon konnto. Am 27 Februar bielt der
Vladika in Risano cine Vorsammlung von Nolabeln ab, an welcher
aucb Jone Boccbesen griocbisch orientalischor Confession theilnahmen
dio zu Montonogro biolton, vorkiìndoto in dorsolbcn dio Ankunft dor
rnssisclion Flotto in don Ruchton von Cattano, boifùgond dass or boroit sei
nicht blos dio Franzoson zunìckznscblagon, sondern vor Ihror Ankunft dio
Ostorroichor aus don Boccho zu verjagon.Nunmobrdrfingon sich dioEroig-
nisso. Schon am folgondon Tage (28 Februar) orsclioint in don Gowassorn
von Cattaro oino Division dor russischon Flotte wolehe boi Portorose
sirli vorankort. Ani 5.ton Màrz segolt oino zwoite Division in dio Bucbt
von Castolnuovo ein, und stollt sicli gogenùber dor Stadt und Foslung
auf. Ani solben Tage stùrzen sich die Montenogrinor in dichten Schwar-
mon von ihron Bergen in dio Bocche hinab, und bosotzon allo jono
Fostungswerko, wolcho die Ostorroichor schon verlasson hatton. Dor
russischo Viceadmiral, der sich auf oinem Schiflfo befand das boi C'a-
slolnuovo sich vorankorte, lasst doni in dor Fostung sich aufhaltonden
Coniinissar Ghisleri die Intimation zukommen, ihni sogleich Stadt
und Fostung zu ùbergobon, und raùnit ihm oino Viortolstundo Zoil oin
zur Oborlogung. Diosor bogibt sich an Bord dos Adniiralschiflfes, und
nach einigor Zoit sondot or cinon Bothon an don Mililarcommandanton
ab, niit der Weisung don Russon Stadt- und Fostungsthoro zu óffnon,
boifiìgond, dass or auf oinem russischen Schiflfo nach Ragusa sich bo-
gibt, und dass die òsterroichìschon Truppen obonfalls auf russischen
Schiften nach Triost werdon uborfuhrt werdon. Dieso Auflfiihrung Ghis-
loris ist von don Franzoson einor scharfen Kritik untorzogon wordon,
un(t thoilvvoise auch in óstorroichisclion militàrischon Kroisen, da die
aus dem Rogimonto Thurn bestohendo Garnison von Castolnuovo, vor-
gozogon batto sich mit don Russen zu schlagen, als ihnen ohnowoi-
tors die Fostung zu ùbergobon. Wir sind dor Ansicht dass jodor Tadol
<!oIdGnon Fabnon ansbloibon diirften, dagosron die Sondnng der geistlicbon Anzugo Icioht
stattfìndon kònntc Ein andcros Mal scbreibt der Gonvcrncnr dem Sonate: ^Es ist un-
„s:Iaiiblich dasd oiii olendcr Fremde in kiirzostev Zeit jenes zìi tlinn vcrmoclite, was den
^Bi8cbòfen init ihrer religioson ITerrscbaft nielit ;;elingen wolUe, nahnilieh den Frìoden
„zwìiolien den montenegriniscbon Stiimmen herzastcllon." Mit Stofan Mali bat sieb aucii
das rus3icbe Kabinet bescbaftiget, nnd ed wurde ein FuP8t DoUoruky naeb Montenegro
entsendot, welcber beauftragt worden zu sein sobcint, den falscben Czar zu demaskieren,
ini Falle er orkonnen solito dass dor Mann nicbt von Belang und Ton bosonderem
Kinflnsso war, ìin gegontbeiligcn Falle ibn in seinom Ansehon nnd Glorienscbeine zu
erlialtcn. Naib einigem Zandcrn cntscbloss sieb Dolgoruky fiir letzteros. Stefan Mali
wnrdo ini Jabre 1773 von eineni giiecbiscben Leibdioner ermordet, dem cr Woblthaten
crwiesen batto, und welcber biozn von dem Pasobà von Scntari mit einer filntlobnung von
2000 Piaster bodungen worden war. Stefan Mali wiirde feierlicb in Montenegro Iteerdigt,
nacbdem er iin Lande durcb siebon Jabre oine Art Diktatur ausgeiibt batte.
n LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAOTSEA
pegnatasi tra Austria e Russia, per stendere la mano a Napoleone,
come pochi anni più tardi lo farà a Tilsit, ed allearsi con esso per
combaltere assieme Austria e Prussia già rotte e snervate?
Quando Napoleone riseppe la nuova della cessione delle Bocche
andò in escandescenza e minacciò V Austria di farne un cctst^s belli, se
non gli fosse data immediata soddisfazione. Per questo motivo la Corte
di Vienna fu costretta di spedire più tardi un corpo di truppe dinanzi,
a Cattaro, e Ghisleri venuto a Vienna sarebbe stato arrestato ed in-r
ternato per qualche tempo in una fortezza di Transilvania. Secondo lo
storico Botta, però la cosa non è accertata.
Il giorno dopo la capitolazione di Gastelnuovo, il Vladika fece visita
air ammiraglio Siniawin e ritornò con una compagnia di soldati che
occupò la città e le fortezze di Gastelnuovo, mentre altre piccole divi-
sioni di truppe russe furono sbarcate a Gattaro, Budua ed in tutte
le altre località più importanti. I Bocchesi che abitavano lunghesso il
canale, si asseragliavano intanto nelle loro case e ponevano in assetto
le armi, tremanti pelle famiglie pegli averi e pelle navi, poiché per
essi r irruzione dei Montenegrini nelle Bocche, per tradizione antica,
era la calata dei falchi dalie montagne avidi di preda e di sangue.
Mentre i Bocchesi erano così occupati, il Vladika celebrava a
Gastelnuovo una solennità religiosa, e benediva al tuonare delie arti-
glierie moscovite, le bandiere russe, destinate ad inastarsi sulle fortezze,
poi tenne una concione in cui parlò con sacra unzione della Bontà
Divina e con enfasi della Russia e del potentissimo Monarca disposto
ad accogliere i Bocchesi nel numero dei suoi figli. Deposta 1* aurea
liturgica corona, e ripresa la carabina o V liandjaro, il Vladika ritornò
quindi ai suoi monti.
DAS ENDE DER RAGUSAlSCHEN REPDBLIK 75
verstumnien mfissle, wenn man bedenken wiirdo wclche aùsserst schweren
Folgeii fùr Óstcrreich sich liàtten einstellen kónnen, wenn vor Castel-
nuovo Òsterreicher und Russen, welchc vor wenigen Monaten Ver-
biìndele warcn, und nodi an derselben Wunde von Austerlitz bluteten,
handgeinein gevvorden wtìren. Wir haben schon ervvàhnt dass A-
Icixander von Russland ini Grunde fiìr Napoleon Bevvunderung hegle,
und wiederholilt darnach strebte niit ihm die Diktatur Europas zu
theilen. Hàtte nicht Alexander den obne sein Vorwissen erfolgten Aus-
l)rueb der Feindseligkeiten zwischen Òsterreichern un Russen benùlzen
kònnen, uin Napoleon die Hand zu reichen, wie er dies eìnige Jahre
spàter ini Tilsiter Friede that, und sich niit ihm gegen Osterreich und
Preussen, welche Machie ohnehin schon darniederlagen, zu verbùnden ?
Als Napoleon die erfolgte Ubergabe der Bocche an die Russen eriuhr,
gerìeth er ausser sich vor Zorn, und drohte Osterreich niit einem casus belli,
wenn ihm niclit sogleich Satisfaktion gegeben werden solite. Der ósterrei-
chische Hof war demzufolge genòthigel, spiìter ein Truppencorps nach
Cattalo abzusenden, und Ghisleri in Wien angekommen, soli verhaftet
und in eincr siebenbùrgischen Festung inlernirt worden sein; es ist dies
jedoch nach dem italianischem Historiker Botta nicht sicher.
Am Tage nach der Ubergabe von Castelnuovo stattete der Vla-
dika dem russischen Viceadmiralen oinen Besuch an Bord scines Schiflfes
ab, und kehrte sonach mit einer Compagnie Soldaten in die Stadt
und Festung zurùck, welche von den russischen Truppen besetzt wurde,
wfihrend kleinerc Det«tchements Cattaro, Budua und alle andere wich-
tigeren Orte der Bocche occupierten. Die katholischen Bocchesen,
welche langs des Canals wohnten, verbarikadierten und befestigten
sich Wcìhrend diescr Zeit in ihren Wohnhaùsern, zitternd fùr ihre
Faniilien ihre Gùter und ihre Schiffe die Waffen bereitstelltend, uni
sich bis zuni Ausscrsten zu vertheidigen, denn nach alter Uberlieferung
entsprach der Einfall der Montenegriner dem Anstunne beutegieriger
und blutdùrstiger Habichte aus den Bergen.
Wàhrend die katholischen Bocchesen ihre Hauser verschanzten, hielt
der Vladika in Castelnuovo cine religióse Feierlichkeit ab, und segnete
unter dem Donner moskowitischer Kanonen, die russischen Fahnen,
welche bestinimt waren, auf die Festungen gehisst zu werden. Er
richtete sohin an die Versammelten cine Anrede in welcher er mit
frommem Accente von der gòtllichen Vorsehung und mit Begeisterung
von Russland und dem machtigen Kaiser sprach, welcher bereit war
die Bocchesen unter seinen Kindern anfzunehmen.... Nachdem der
Vladika die kirchlichen Cewànder und die goldeiie liturgische Bischofs-
krone abgelegt balte, grifi er wieder zu seinem Han<ljar und kehrte
auf seine Berge zurùck.
M^
VI
iurìsUtn forti li o;i ItjigUHft, — Como Mta A |imvve(ler-*i tli pjlvorò i» iluii;tru. —
La rìfiposU lii Motjlor. — Stivulì ifiv<?co dì FolilutL — iìinoeo diplomatico \\l\\.% kcpubl>lica.
— I BCJiatori ZìttUivlc V lianHiglì. — Ci»Ka scrivosgo fi Senato sul coatj ilei Mouteiio*
l»nn'L — Sa«'<iljog;?ir» di Canali. — Uno atorii-o montonegriim. — Il eór»« do austriftco
Tnmmì ed i suoi raftporll. — DrsfaUft di Brena. — TI panioo dei soldati fniiiewil* —
lifturiiton si lajsnA al gotioralo niflso polla mntìlasioue doi feriti da parte doÌ M<i;doncpriiiì,
— Attifno ritiratw di lìcrgatto. — Il pnooralo Dthfot'ffur dor;ipÌtato. — Licrom:i, —
Riccardo Cuor di Loorio — 1/ ìmpcnitore Massimiliano del Mossìeo, — A^fiodìo dì
Rd^uaa, — S^evi//ie di»i l(ii«8Ì — l'kino ed aer|na. — lìombardaujenlo. — l pariuitMili
degli asgpdialt.
Quando Uussi r Morilene^ri"!» occupalo in Marzo 1800» coitid ab-
l)Jairìo velluto nel nipilolo prcerMUiile. li* Hocrlirs intesero due mesi
più huili rhe ì Fraiifosi st erano insediali a Ilagusa, decìsero di ir-
ronipen* nello Stato ra^'usco per aggredirli. Il generale Laurision oni
arrivato a Ragusa co' suoi ottocento uomini, senza bagagli né muni-
zioni di guerra, sperando di rinvenire tulio in eiltà, e dopo ptibblìralii
il [iroclnnra di cui a suo tempo aldiiamo i»arlalo, prima sua cura si
IVi di ricercare lutto per requisi/,i<ait*, nonché di (iir rijiiontan' le vecchie
artiglierie della Hepubblica, da tempo inunemorabile non adoperate,
per porre lahpialnienle la tilla in istalo di difesa. Vuoisi che per far
gu«H'ra la co.sa più necessaria sia il dtqiaro; ma esso mancava di quetilo
e di una cosa eertamenle più norijssana ancora..., cioè di polvere. I
Hapusei jecero provvisoriamente sparire il vuoto assohilo nella Hix^^ii
mililare, ma impossibile era di provvedersi, prima di inT eventuale
attacco dei nemici, di polvere. In qneslo oli remodo serio fratigetìte In
VI
l>L'leì-ij;:l lvu;:usji, — VVie cr »icji tint iìM uinl Tuivcr voisorjyfto. —
Ilio Atit^viìrt dvs Ootionils Mulìlor. — Sulitilie sUlt 8ij]<bteii. — Ifii^loruutbclies *S|»iel
litT Rcfublik — Dio HoiiHluroii Zìntnrk utid llascjH. — Dor Houut nini dio Monleiic-
grmiif. — riiiiHioruijg voti (.'anali . — Kìii moiitcìicgrìnÌBelicr Historikcr, — Dcr oator-
mdusolifs Ctiiisiil Timoni nnd scino Boriclite, — Mouleucjjnncr^ Crivoscliincr muì Va-
iialtfscti. — >iiedorliigo von Hrono. — INmik untor dcu frany-ìisisclicn SoWutcu — Lau-
ristoti UoUìigt BJoli boi dcm rusaisdien GcnciHl wegoii dcr Voràtiiiinnolnng dcr Soldiitoti
ioitetis dor Muiitcuo^rincr — Angriff nnd liiitdv/jj;^^ voit ItergnUo. — General Dclj^orgno
cnthauptuL — Insel J<ucrouiii. — Koiiig Uiuhard howciilicrz. — Kuisur Miuìmiiiun von
ikxieo, — Belagoniiig von Kagns:*, — Wassor «nd BroL — Dio russi schcn Geschowc.
— Dio (Jualcn dcr Belagortou.
Al;^ die Rirssen un Monlenegriner, wclche, wie ini voratigegangt'iicni
llapilrl ausgefrilift wurde, ini Motiullìu MàvA 18UG dì Boccihe busetzlinu
vi*rruiliint»n, dass die Fninzosen iti Ragusa finnmrschicrl waivn, bc-
ij_ tschlusseTi sie in den rab''^5aischen Slaal tunzubrerheii uni sie au/ail'allen*
BCcniTiiI Laurislon war in Hugusa mit seiner HtHJ Mann slarkcn Di-
^wìsiot) ulinc ticpat'k und Munitioii angckoninu^n, in dcr HotTnung sich
^^H Ragusa niit deni NùUiìgen versuhen zu kònnen, Nacli VLruflonliirhung
der ProclaiiKiUon war es soìnv ctòIc Surge sicb ìm Retjuisilionswege
iJusjerdgc zu versehaRoru was er fiìr seine Soldalen bcdurfle. so wie
f\w^v alle Gesfhùlze dcr Hppuhiik, dio seìL lan^cr Zt*il nicht gebrautiit
k'ordcn vvareii» in Stand xu sel/en nnd aulzualt'lliii. nm di** Studi so
it es ipóglieli war hi VerLheictignngszustand zn sclzen. Man sagl
Celd ??ei da.< rnenlbebrlich^lc uni rinen Krieg zu beginnen. LauiT-^ton
balte kein Geld, nnd es niangrlh* ìlnn nueh an etwas andereni was
zuin KriegfQliren nodi uneririsslicher seiii durile..», nahndicU an Fulvcr.
78 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSBA
fortuna volle venir incontro a Laurìston, che proprio in quei giorni
arrivò a Gravosa un naviglio ottomano carico di polvere, destinata
pella Bosnia. Il generale ordinò ai suoi, soldati di impossessarsi del
naviglio, e di tradurre la polvere in città; scrisse poi al Pascià di
Bosnia, pel quale era destinato il carico, che gli spedirebbe dai depo-
siti della Dalmazia polvere altrettanta e di migliore qualità di quella
appropriatasi. Ordinò quindi che una parte delle truppe francesi si
spingesse sino a Ragusavecchia, lasciando un presidio a Breno ed a
Bergatto, tanto da occupare i punti strategici di maggior importanza.
Attendeva poi ogni giorno con somma impazienza i rinforzi e 1* arti-
glieria dalla Dalmazia: sicché addì iO maggio scrisse a Molitori „Per
«amor del Cielo, dove sono le mie truppe, i miei artiglieri, i miei can-
,noni, i miei zappatori, i miei bagagli?, Molitor gli risponde che i
generali Lcdcc e Dcl^rgnc verranno prossimamente a Ragusa: non gli
spedisce denari, pel semplice motivo che non ne ha, e quindi lo con-
siglia di spillare le somme oiTorrenti dal Governo della Repubblica ; gli
comunica in tempo la buona nuova, aver il Governo austriaco ricono-
sciuto che Ghisleri, consegnando le Bocche ai Russi, agì contrariamente
ai trattati di Presburgo, e che esso Governo aveva già disposto, affinchè
il maresciallo Bellegxirde, con 3.1XH) nomimi di truppe austriache, si
recasse alle Bocche per riprendere ai Russi, occorrwido colla forza, il
territorio di Cattaro e consegnario ai Francesi. In fine quasi canzona .
il collega pelle sue paure di una invasione russo-montenegrina: ,Dap-
,poichè un generale, il quale s' intenda soltanto un pochino di politica,
,deve t)en comprendere che per Ragusa non sussiste alcun pericolo,
,e che i Russi avranno un bel da faiv per sostenersi alle Bocche dì
^C^tlaro.* Li somma promesse, notizie che dovevano esser rassicu-
ranti e canzonature: di concreto nulla, se si e^rcettuino realmente ed
in tutta fretta spediti due nulla paja di stiv;Ui: poca cosa invero per
un generale che mancava di truppe, di denari, ed a momenti anche di
un bricciolo di polvere. E poca cosa, sotto tali circostanze, sarebbe
apparsa anche a quel Granduca russo, che durante una rivista miUtare,
ad un principe forestiero suo ospite ebbe a dire: ,Voì qui vedete mar-
ciare una gran quantità di stiv;Ui in cui vi sono degli uomini*.
DAS ENDE DEB RAGUSAISCHEN REPUBLIK 79
Die absolute Leere in dcr Kriegskasse wurde vorlaiifig durch den ra-
guscìischen Staatsschatz behobcn, allein cs war unniòglich nodi vor
eincni cvcntueUbm Angrifle dor Russell sieli Pulvcr. zu veischaffen.
In dieser aùsserst krilischcn Lagc kam das Gliìck Lauriston enlgegen,
da gerade in jenen Tagcn, in dom Hafen dcr Stadi ein tiìrkisches
Schiff anlandete, welche^ mit fiìr Bosnien bcstimniloiii Pulver beladon
war. Der General liiess seinen Soldatcn sich des Schiffes zu beniach-
tigen, und das Pulver sogleich in die Stadi zu Irngen, gleiehzeitig
schrieb er dem Paschià von Bosnien, welcher das Pulver bestellt batte,
er werde ihni cine gleiehe Menge Pulver besserer Qualilat aus den
dalniatinisclien Depots ehestens versenden lassen. Er befabl ùberdiess
dass ein Thcil der franzósischen Truppen bis Ragusa vecchia vorrùcke,
so wic Bergatto und Breno besetze, um so weit es nióglich war die
strategisch wichtigslen Puiiktc an der Kùste gegen (Uiltaro in eigencr
Gewalt.zii haben. Mit gròsster Ungeduld crwartete er ùbrigens aus
Dalniatien die Truppen und Batterìen welche er angesprochen botte.
Da die làngste Zeit hindurch iiichts ankonint, sclireibt er am 29 Mai
dem General Molitor: „Uin des Hiinmelswillen wo ist niein Gepàck,
»wo sind nieine Truppen, Ineine Artillcure meine Kanonen und meine
«Sapeure?* Molitor antwortet ihm dass die Generale Lcdèe und Ddgorgue
demnàchst in Ragusa ankomnien werden, dass er ihni kein Geld
schicken kann, aus dem einfachem Grunde weil er solbst keincs hat, dem-
zufolge die Regierung der Republik ihm die nòthigen Summen wird
weiter vorstrecken mùssen; dagegen kónne er ihm cine gute Nachrichl
raittheilen, nàhmlich die, die ósterreichische Regierung habe anerkannt,
dass Ghisleri mit der tJberlassung der Bocche an die Russen dem
Traktate von Pressburg zuwieder bandelle, wesshalb erwàhnte Re-
gierung sich veranlnsst sah, eine 3.000 Mann starke Division ósterreichi-
scher Truppen nach Sùddalmatien zu entsenden um den Russen nòthi-
genfalls mit Gewalt das Territorium von Cattaro abzunehmen und es
den Franzosen zu ùberantworten. Zuletzt bespòttelt er den Collegen
wegen seiner Befurehtung einer russisch montenegrinischen Invasion;
.Denn ein General, schreibt er, der in der Politik einigermassen be-
awandert ist, solite doch einsehen, dass fùr Ragusa gar keine Gefahr
,besteht, da die Russen genug daran zu thun haben um sich in Cattaro,
,zu erhalten.* Kurzum Nachrichten welche beruhigend wirken sollten
und spóttische Bemerkungen, aber sonst vveder Truppen, noch Kanonen,
Munitionen und Gepàck, mit Ausnahme von 12.000 Paar Schuhe welche
Ihatsachlich und in grósster Elle von Spalato nach Ragusa verscndet
wurden ; wohl zu wenig fùr einen General dem es an Mannschaft und Geld
fehlte imd der nahe daran war nicht ùber ein llandvoU Pulver ver-
fùgen zu kònnen; es wàre dies unter solchen Umstànden jedenfalls
8) LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
La nuova elio, eoli' assenso di Gliislcri, i Russi avevano occupate
le Bocche, e che i Montenegrini si erano calati al mare aveva prodotto
ancor prima dell' occupazione francese, grandissima sensazione a Ra-
gusa. Il Senato raguseo, prevedendo che i nuvoloni addensatisi nel ter-
ritorio di Gattaro, avrebbero potuto scaricarsi con una tempesta sullo
Stato raguseo, volle dimostrarsi neutrale, protestandosi amico a Russi
e Francesi ed offrendo ad amendue i proprii servigi!: giuoco questo di
coltello a doppio taglio, che però air abilità della diplomazia ragusea
in varii incontri era riuscito a meraviglia.
Esso Senato procurò quindi di annodare più strette relazioni coi
Russi, facendo loro ogni sorta di esibizioni; e vuoisi persino che, per
vendicarsi del mal' animo che dimostravano i (lanalesi al Governo della
Repubblica, abbia accondisceso ad una eventuale provvisoria occupa-
zione della contrada di Canali da parte delle forze russo-montenegrine.
Di tutte queste trattative coi Russi venivano posti al corrente i senatori
Zlatarìé e Bassegli, che si trovavano in missione speciale presso il ge-
nerale Molitor a Spalato, loro raccomandando di dimostrare al generale
e persuaderlo, che una spedizione contro i Russi attraverso lo Stato di
Ragusa, sarebbe stata impresa oltre ogni dire temeraria; poiché essi
disponevano di una flotta numerosa nelle acque dell'Adriatico, e loro
alleati erano i Montenegrini, „una moltitudine — come letteralmente
^suonava il rescritto ai Senatori — barbara, feroce, indisciplinata, che
«attende con impazienza la minima occasione ed il minimo pretesto
«per rinversarsi sul territorio raguseo, saccheggiare, distruggere e nias-
jjsacrare**. Questo giuoco diplomatico non durò a lungo; poiché Russi
e Francesi si accorsero dello stesso, e divennero si imperativi verso la
Repubblica, che essa dovette dichiarare di ospitare o gli uni o gli altri
ed optò, nella famosa seduta di cui già abbiamo parlato, pclla Francia.
Nella seconda metà del mese di Maggio si erano radunati per
ordine del Vladika a Castelnuovo tutti i Montenegrini atti alle armi, e
DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLTK 81
zu wenig auch jeneni russischen Grossfùrsten erscliicnon, der wahrend
einer Revue cinom fremden Prinzen der bei ihni zu Gast war, be-
rnerkle: „Sie sehen hier eine grosse Zahl Stiefeln marschieren, in welcher
Menschen darin stecken**.
Die Nachricht, dass niil Zustinimung Ghi«leris die Russen das
Gebieth von Caltaro besetzt hatten, und dass die Monlenegriner zur
Kuste herabgestiegeri waren, batte seinerzeit, also noch vor der Occu-
pation Ragusas seitens der Franzosen, daselbst den grossten Eindruek
gemacht. Der ragusàische Senat, in der Voraussicht dass das Gewitter
welches sich ini Territorium von Cattare zusamniengezogen batte, sicb
in jenem der RepubHk entladen kónnte, wollte neutral sich zeigen,
und war bestrebt sowohl den Russen als den Franzosen Freundscbafl
und LoyalittU zu betheuern und Beiden zu gleieher Zeit seine ebrlicben
Màklerdienste anzubiethen; jedenfalls ein Spiel niit einer Klinge welche
eine zweifache Schneide batte, und demzufolgc gewagt und gefabrlicb
war, das jedocb bei anderen Anlàssen der Tùcbtigkeit der ragusàiscben
Diplomane trefflicb gelungen war.
Zunàchst versucbte der Senat mit allerlei Dienstesancrbiethungen
in intimeren Beziehungen zu den Russen zu treten, und man bebauptet
sogar dass die republikanische Regierung, um sich an den Canalesen
wegen ibrer Wiederspenstigkeit zu racben, einer eventuellen provisori-
schen Oceupation des Tbales von Canali seitens der Russen und Mon-
tenegriner damais zugcstimmt babe. Uber diese mit den Russen gefùhr-
len Verhandlungcn wurden anderseits die Senatoren Zlatarió und Basegli
die sich in Spalato in specieller Mission bei deni General Molitor
befandcn, genau unterrichtet, und es wurde ibnen anempfohlen dem
franzósischen General die Cberzeugung beizubringen, dass eine miUtà-
rische Expedition gegen die Russen, mit Durchquerung des Staates
Ragusa, ein ùberaus gewagtes Unternehmen wfire, da sie eine zahlreiche
Flotte im adriatischem Meere zur Verfùgung hatten, und die Montene-
griner ibre Verbùndeten sind „eine barbarische, zùgellose wilde Rotte**
— wie es wórtlich in dem Schreiben an die Senatoren heisst — „ welche
,niit Ungeduld die erste sich darbielhende Gelegenheit erwartet, um im
«Staate Ragusa cinzufallen und daselbst zu plQndern, rauben und mor-
,den.** Diescs diplomatische Spiel hat nicht lange gedauerl, da sowohl
Russen als Franzosen dasselbe bald aufdeckten, und gegen die Re-
publik nunmehr so gebieterisch auftraten, dass si(^ sich entweder fùr
die Einen oder fùr die Anderen erklàren musste, demzufolge der Senat
sich auch in der berùhmten schon besprochenen Sitzung (ur die Fran-
zosen erklarte.
Jn der zweitcn Halfte des Monathes Mai 180G hatten sich lìber
Anordnung des Vladika von Montenegro, sànnntlicbe Montenegriner in
6
con ossi buon numero di Crìvosnrani, cioè monlanuri bocche^i di rito
greco orientalf, nonché una hanila di Ciinalesi, irriUdì contro i jiraprlj^
jiadroni, e iironti sempre a [irendere contro di essi le unni. Si Irallavaj
di intrupn^ndcre assìeuìe ai Uiisbi la spedizione contro i Fraiicem nello]
Stalo lii HagUéa. Sacclie^gìandu nelli contrada di Canali *| le case dil
quasi tulle le famiglie rtniaslc fedeli alla Hepubblica, i Montenegrinil
si scontrarono ideila priina volta, addì :!l maggio, cogli avamposti fran-tj
cesi, i (junli dopo un vivo cumljaltimento si ritirarono a Hagusaveccliia.')|
Nella storia del Montenegro di Demetrio Mdakovic (Iradolla in ilaliiuic
da Augusto Kaznaì'ic), lefigiarnu che \\\ questo scontro sarebbero ri-
masti morti U Montenegrini e ^50 tra [♦'ranccsi e Hagusei. Questo sto-
fico, per dar maggior risalto al vjilore dei suoi patrioti della tizernagoraj
non si fa riguardo alcuno di «piadrupliciu'e il numero dei nemici, e di
raccontare che ne furono uccisi un numero decuplo in confronto a!
vei-o; cosi espone per esempio che i nennci conlavano 3(KM) uomini
di truppe regolari francesi e \K^}^^ Ragusei, meulre é accerljUo chefl
Lauriston disponeva di soli 800 soldati francesi, e di forse allreltante"
guardie nazionali ragusee. La juiglior fonte e la più imparziale per la
storia di questa spedizione nisso-montenegrina e del susseguerde a.ssetlic
di Ragusa ^ono certamente i rapporti die il Console austriaco in' al-
lora colà residente, Giovanni Timoni, dirigeva al suo Governo, e special-]
mente quelli di data \) luglio e 27 settembre dell* anno stesso. Era Ti-
moni un' uomo serio e coscienzioso, niente affatto intrigante come i suoi]
colleglli di Francia e di Russia, generahiiente ben voluto a RagusaJ
ed intento unicamente ad informale appuntino Ìl suo Governo di quanto}
succedeva nello Stato raguseo.
4 Catutìl (sK Kwiav\}€) iniib vallo molto itbertoji» <ii iiniv liiu^^tif/.z.^ lii viri v tei
© iJdk laruliezza di mi* orii, <-']io si cEtoiido chi J{;<^us»vecchij* ^xi\ qiinsi Ciisti^huiavo, e«lj
ébhe il nomo d;b lat ai;[|uedotto delF aiitir-o Hpì<biiro. I^u vallo %* chiu«A iJia aaibe 1«]
parti dtt dirupi (tildi o Im^^tìkgliati, su i di l'iil pendii ^ì altrovimo isistikrì o viM»;;^:!.}
Molto ohiaro jierjiio i^orroiiti, che foniiauo il iliiiiiieoUo IJutii, diimto nlimouto allià vjiIIìsI
All'epooa delle \AoyL^\^ oj^sj» si trasforma in un l.%^o, aitudiit f uf(jua «pnriscc per meati j
80ttorranoi. C^tioeto doHtisso di^llacMiua fu ricadi ultimi tempi noli iutirc^ao dulT agrìcol-
Inra fibcilitato e rcj^olato a Npeno del Governo o dtdiM Proviiiuìsi dteiio un prodotto del-
I" injji'gnortì TAmiao. Sullo faldi orienhdi del monto Sujvtjnka (Mona Ciidmueua) (»ìta aI
Hettetanorie dolb vullo ed alto 1234 metri si altro vii utin' inivcrna molto viista, o<iti uni
lubirinto di ps^j^Ha^gt* Dagli scritti dì Krodoto. Htriibone ed altri antjeln Bcrìttorì viinKìJ
dodinre *-dio questa sìa la grott.^. ove Cadmo ti Principo di Tcl»o o della l5eo/Ja obk
a rifugiarsi «olla sua consorte Harrnvnia, quando caiM-Jato da suoi dominii ceroò rifutìlol
iirei^au gli Kui'heli. che Harchtioro lutati a «luot tempo ^^li ab. tanti della vallo dì CaritltJ
Vuoisi che in questa irrotta si ^ia trattenuto anrhe E^rulajMo. nii-eai che la Hìklila dell
tnonto Snjegtiic» i«ia molto riuiuu(!iratrìe0 pella m:ii:nìlii';* vì^ta rho ai godo dall* &(i<
cime Bul mare, e sui monti dell Er:Aegovina, Bosnia o Montenegro,
*) lia^itnaiH'cchia (al, CavttU) pìccola cilUV ad oriente di Riitrusa, al [»oàto dell' mi*
tìco P^tulawo, di cui nono vi.sìhìli ancora soltanto ì ruderi di un iiL'catcdoito rd il ^iv
polcro dello etorìoo Dolabellji.
HAS ENDB DER KAGUSilSCEEN REPUBLIK
83
Citetfltiuovo vorsaninielt, und iiìil ilinen viele Crivoscìaner, nàhmlich
bocclh'-sisi'lj*:' LkT^'bevyoliner gi*ieehisc}i-ork"nliilisch*jr.(Iuiife$sion, so vvie^
tàn Triipj» (lanalesen, die mit ihrt*n ragusaisehen Gutslierren sich gàtizlich
vt'r.^rhlagen liatliTi, and iinnun' bereil waivii dio WafTun g<"gi'rr tlieselbuii
y.n tTi^rcift-n. Es handolte sìl-Ii darmu ini Vuruiiie mit dcTì Kusson die
Expcdiliun gegun die Fran/.oscn ini Slaato Ragusa 7M unlernelimen.
Nachdcni die Czernagoreen mit ìIitl'H VValTcngenosseri ili dem Tliale
voti llariali ) die Wirlschaftsliói'e fasi samnitlicher Colonen die zu ihren
KiiUherreii nodi treu hiellen, geplniideit liatlen, liaben sic am i Mai
Ttum erslennial dio fratizósischen Vorposten angegrillVn, die iiach eineni
heigseu] (ieieehlL' in Hajhiij^aveccliia ^) sich /m-ùt'k/.ogen. In der slaviscli
gesclirioherien GL^srliiclile der C.zeniagora d(\s Moiilcnegrijieis lienietrius
Milakavié^ weiclie voii Aiigust Kiunaéiè in itulifinist'lier Spraclie fiber-
sel/-l wni'de^ isl gesagl^ dass iti diersern GelcThle blos 9 MonLencgriiier
lodi ani IMulze biiebeii, dagegen "ì'oiì Franzusen und Uagusaer. Uin die
Tapferkeil seiner Czernagoreen in ein besseres Relief zu stellen, niacht
sirh Milakovi(^ kein Bctlonken die Zabl ilirer Fì^inde vierfacli anzugeben,
und jene der dureb die Montenegriner wahrend der Aflaìre todt geblic-
benen eìnfaeli zu verzehnlacben. Er behauplet auch dass dia leindlif.'lien
Kraile aus 3.CKK> Mann regnlàrer traiizusischer Troppen» und aus 4XMK)
bowalTneter Ragn^saer lM_*standen, wiìhrend es als feststeltend betraclitet
werden kaiui, dass L;*uiislon nnr ùber 8<J0 franzósiche Soldaten uud
beìlaufig einef gleiclieu Auzahl ragusàischer Nationalgardisten verfùgie.
Fnr die Ueschichie dieser russischen ExpediUon, und der nachfolgenden
Belagemng von Ragusa, dCirtlcu jedenfaJls die Berichte dus dauialigen
òsterrcichìsclten Consuls in Ragusa, Johann Timoni die zuverlasslichste
') ('minti (si Kontivfje) ci» sehr fnichtbaros S"fl2:en aeohs Standoti laiigos uticl eiiio
Htuiutc) hreilcH Thal, weli.'hes lit'h von lÌH;ruaibve<M5liiu fiint hh C^Ntcliiuovo ìiitiKiolii unii
«eiucfi Nftuioii voti cnier VV usseri ei hi ti^ iles ulten lO^ttcììiiinis orhiolt Zerruitetp, knhh
F^l«emnft*»sijn un dcrcii Ahliiùi^^eii die Ihitiscr und Dorl'ur lici^eu, schlicsion dsw* TIìjéI .
m botdtm Sviten ein, und n;ìliien ^m durcli vjelo tvtiire Urjwiìiiiier, welehe dia Ljnm
luldcu Znr liegc^n/A'U verwundelt sii-h du,"^ pmio Tliul in einem Seo, Ina *\ìììs W^issor
durigli nntonrdiEx^lio Abiriin^io wiodor abliio^gt, hn IntereKiìG der Laitdwirlhscti»f( wiirdo
in Jillerk'tzler Zoit dei AUllni<i* doa VVHHScr^ nudi cuicm l'rojektc? de>^ InpMiienra Tn-
mnió t'fUfU'btort nnd s^ere^elt Au der òstlieheii SeìiQ des ti<inllti;h dos Tlialet^ gele^cuen
\t^\ Mfìtor linliini Snjtuinka (Si'hnecljerf^. Mone CiidmacuBl ist eìno iehr |:oniiriuigo ll^dile
imi IttlivrintLNcIimi (i.\n;:eij voiluindoii Ans don t?clirifton Herodots, ^triibos, und »nd*?rof
nitrii h\*liriflBlclk»r will man folgcrn, duss eie die Molile ifst, die Citdtntis, dea Hcirschor von
Thotion «nd Bootion, mit soiner Gatti n Hanmmia bcuolmt liat, alsi dereel^o v<in den
Archtvvru verlrielìon bei dea Encìudoern (dcni daniiiligon HewalintTU vun Cuna! il /#n-
flwidil faiid. J)icfielbo (irotto woU aneli Aoskulup Ucwobnl huben Die Uosloifiiin^' dug
Hnj**gnì«!i soli schr lobncnd sein. wegeu der \vuudorvoll«n Aussi^dit iiuf die Hocbgebjrge
llo»aii»ni, dtìr Jlereegowina nnd Moutenegrow, so wio nuf das Meer.
^) Miìifìi/KiiH^rhia (si CavM) kleine Stitdt, £uddsilreh voti liugusn gelogen, un
drc Stello ìie* alten Epidiinrus von welchoin nnr eiue allo Wiwjaerleilung und die Gmb-
t\AÌ%& dett HÌBiorikiTS Diabella notili zu soheu ist
1 duecento soldali francrsi che sì erano rifuggiali a Ra^usavecchia,
riioiiobburo ben presto che la loro posizione era insusleuibile, od ab-
bandonuruno quindi In riltijddia d!rig(*ndu.sì verino Ita^aisa, Il 5 giugno,
di buon* ora, il cuniandante di una dìvii^ione navale russa Stmksareff' con
cinque bastirncnti si ancorò rlntpetto a Breno,^) le cui allure venivano in
pari tempo occujiale dall' aruìala russo-niontenegrìiia. Le lrupf>e francesi,
latte bersaglio della nioselielltTÌa neniira (^ delle artiglierie delle navi
itisso, si difesero dapprinja con animirabìle valore, rna la niauiera di
battersi dei Montenegrini, preceduta dalla sinistra fama che godevano
di tagliare le teste ai morti e iejiti, cagionò più tardi un tuie iianico
Ira i Francesi, che abbandunarono la posizione dei inolini dì Breno,
ripiegando verso Bergatto, inseguiti dai Bussi e Muidenegrini» Il Mila-
kovic racconta nella sua storia, che il Vladika fu l eroe della giornata,
coniballendo sulT orlo di un burrone contro forxe proporuleranti che da
ogni [larte lo incalzavano, e slanciandosi di li a con>o fierdalo su ne-
nuci, che ebbe a disjjcrdcre. Il generale L;nuMston, che aveva pi*eso
parte u questi atlacclii, scrisse il giorno seguente al generale russo,
che la maniera di far guerra dando fuoco alle case, come ebbero a
fare i Russi a Breno, e mutilando feriti e cadaveri, come fecero i
Montenegrini, era inumana: ma ricevette una risposta evasiva, Laurislon
concentrò f[uiudi la maggior parte delle sue truppe a Bergatto, sotto
il comando del generale Delgorgue, nel trattempo arrivato dalla Dalmam,
mentre il rimanente occupava ancora Gravosa e Lacroma, nonché pre-
sidiava la città. Ouale generale in capo, l^auriston rimase a Uagusa,
centro delle operazioni militari. Arrivala nel fratteiiipo nelle acque di
Ragusa anche la squadra del viceammiraglio Siniawin, consistente di
quattro vascelli di linea, due fregate, una goletta e tre cannoniere, e
rinforzate le truppe russe con uno sbarco di marinai, si intraprese li
17 giugno un'attacco generale su tutta la linea oc(*upala dai Francesi
a Bergatto, attacco assecondato dalle artiglierie della llotta, die veni*
I
') HrenQ (ni %itpa) uu» fprtìlo rivieni» «tic ftinuavii lum Coiileu, o di 4111 il nomv
*'!a?o. ProflpMti ti mare ìt» forum «li KOiijh*«rchio, ul h alloniijita ii.i ftlU e ihrupall
u\oììi\ al L'tti \y\e*ìii gì aUtoviitio Ì)ua<'1iì iti olivi e vt^ntoti «uiit •ii^'i^ di t^umpiiguji. Ila la
Iuii^U0j£2* dt cil'ur» hi>j rtiìloniclrì e. ne) ititìz/.o in frav tirali tin fin rttL< irli ii
DAS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN REPUBLIK 85
Quelle abgeben, insbesondere jene voin 9 Juli und 27 September 1806.
Clonsul Timoni war ein ernster und gcwissenhaftcr Mann, welcher niclit
im gcringslen intriguierte, wie scine, unseren Lcscrn schon bekanntcn
Oollegen, die Reprasentanten Russlands und Frankrcichs. In Ragusa
allgeniein geachtet und beliebl, war es seinc grGsste Sorge, die óster-
reiehische Regierung, uber die Vorgànge im ragusàischem Staate gewis-
senhad und ausfùhrlich zu unlerrichten.
Die zweihundert franzósichen Soldaten welche sich in Ragusavecchia
gefluchtet hatten, erkannten bald, dass sie sieh daselbst nicht halten
konnten, und verliessen demzufolge das Stadtchen sich gegen Ragusa
zunìckziehend. Am 5 Mai erschien der Commandeur einer russischen
Flollendìvision Suaksareff \ or Breno '), wàhrend zu glciehcr ZeitRussen
und Montenegriner die hóher gelegenen Positionen des Thales besetzten.
Die in Dreno sich befmdlichen franzosischen Truppen, wiewohi den
Geschossen der Schiffe von der Seeseite, und dcm feindlichem Musket-
feuer von den Anhùhen ausgesotzt, vertheidigtcn sioh anfiinglich mit
walirem Heldenmuthe, allein die Kampfesart der Montenegriner, und
das abschreckende Genìcht welches vorangegangen war, dass sie dio
Todten und Verwundeten enthaupteten, wirkte so deprimirend auf die
Franzosen, dass sich cine Panik ihrer bemachtigle, demzufolge sie
die innegehabton Positionen bei den Miìhlen von Breno verliessen, und
fluchtartig, von den Russen und Montenegriner verfolgt, gegen Bergalto
sich wendeten. Milakovié erzfdilt in seiner Geschichte, dass der Vladika
der Held des Tages war, da er auf einer Anhóhe den franzòsisclien
Soldaten, die ihn von alien Seiten umringt liaiten, Sland hielt, und'
zulelzt ihre Reihen durchbrechend, an der Spitze seiner Montenegri-
ner sich stellend, die Feinde zur schleunigsten Flucht zwang. General
Lauriston welcher an diesem Gefechte Theil genonimen batte, schrieb
den Tag darauf dem russischen Commandeur, dass die Kriegfiìhrung
der Russen, welche in Breno sammtliche Hauser und Gehofte in Brand
stecklen, und der Montenegriner, welche die Todten und Verwundeten
verstummelten, cine barbarische war, erhielt abor cine ausweichende Ant-
wort. Nunmehr concentrierte Lauriston den gròssten Tiieil seiner Truppen
in Bergatlo, unter dem Gommando des Generals Delgorgue der in der
Zwischenzeit aus Dalmatien angekommen war, wfdirend der Rest der
Truppen Gravosa so wie Lacroma nodi besetzte, und die Stadt pràsi-
dirte. Da Ragusa den Mittelpunkt der militàrischen Operationen bildete,
^) Breno (si. jiupa) oin sehr fruelilharcs Thal, welohos seiner Ansdebnnn^ nacli
oine Contea bildete, un davon den slavisehcn Nanicn /npa orlialton iiat. Ein kleiner
Fiass dnrchstromt das Thal, welches von Laudhaiisorn Wcin- und Ohlgiirten nmsaumt
\fìy die uninittelhar am V\\9% hohcr Bci^iro in Form eines ITalhkreises an^esiehts des
Meeres eineit fast sechs Kiiometer langcn Landstrich bed^eckeu.
86 LA CADUTA DELXA REPUBBLICA RAQUSBA *
vano dirette anche contro una batteria eretta dai Francesi suH' isola
di Lacroma. Avendo i Francesi sino alle tre ore respinto colla mitraglia
gli assalitori, il generale Delgorgue ordinò a quell'ora a suoi soldati-
di sortire dalle trincee e di investire T inimico ad arma bianca. L'at-
tacco fu eseguito mirabilmente, sotto un sole cocente; e già Russi e
Montenegrini si eraro ripiegati, quando ad un tratto i Francesi furono
investiti alle spalle da una forte. divisione russa, che tutto il' giórno si
era tenuta nascosta dietro ad un burrone, sicché ai Francesi non rima-
neva altro che cercare salvezza nella fuga, precipitandosi, inseguiti dai
nemici, verso la città, ove furono accolti.
I Montenegrini, Tirivosciani, Canalesi e Russi, occuparono la swa
stéssa di quel giorno nefasto pelle armi francesi, le cime delle montagne
che dominano Ragusa, stendendosi sino a Gravosa, che il distaccamento
francese abbandonò loro coir artiglieria che vi aveva trasportato dalla
città. In questa ritirata il generale Delgorgue fu colpito da una palla,
ma non volle che i suoi soldati lo trasportassero via, per non esporli
al pericolo di cadere nelle mani di un nemico che non perdonava; ri-
mase adunque sul campo di battaglia, ed i Francesi ritirandosi viddero
il loro comandante raggiunto da Montenegrini, che, così mortalmente
ferito, decapitarono. Quanto nobile eroismo, rimpetto a quanta fiera
crudeltà !
La squadra russa cannoneggiò tutta la notte dal 17 al 18 la città
e r isolotto dì Lacroma, che, posto a levante di Ragusa, dista mono
di due chilometri dalla stessa. Quanti ricordi vanno congiunti con quel-
r oasi verdeggiante nel vasto piano del ceruleo mare, come ben disse
di Lacroma una jmetessa tedesca! In queir isolotto Riccardo Cuor di
Leone assalito da burrasche, mentre ritornava da Palestina, fece voto
di erigere un tempio alla B. V., invece del quale fece costruire la Cat-
DAS RND£ hm RAQUSAISCHBN REPUBLIE
8»
Terblu'b l^nrisloii daselbsL Iir/wischen war in deii GewrisKerii von
Rairti.'^a die Fluite des Vìreadiiiirals Siniawiii angjokonnnen, besiehend
awi* lìnn Linicn^ichiffen zwd Fregalti'fi einer Golelte mi drei Kaiioncn-
booten, iind niiehdcin die mssischen Truppcn diircli einc Luiidung
Malrosfn veislarkl wìirden, unleriiahm man ani 17 Junì einon allgo-
MM*inon Ansliinn aul" die ganze Verschanzungsiinio der Franzosen in
Borgatlo, welcho Altaque dureh die AHilIerìe der ScliilTe unkTsliitzt
winnb% die ^leirhzeilig aneli eine von den Franzosen auf der Insei
Lacroina c^iTirblele Batterie lieschoss. Den Soldaten Napoieons gelang
es inil einem Kartàlsrbenliagel, bis drei Uhr Naehmittags, das Vordringen
drr An^rreifer 7A\ verliindern, ntn welclie Slunde General Delgorj^'uo seinen
Trnppen den Belehl ernieiUe. ansj den Versclianznn^'en ben^orzulreien
und den Ffind niit blanker WalTo anzugreifen. Die Ordre wmdc nnter
einer sentrenden Sonne inlt der jifròssten Bravour ansgetTdirl, iind srlinn
waren Bn-s^on und Monlenegriner (UnTh die JieldeniìnlUii^'o Attaque
^uruekj^èdrangl worden. als die Franzosen nìeklings von einer slarken
issiselieiì Division rd»erfallen wnrden, welcbe sirb den g^^^nzen Tag
ìndnrch hinler cinrm lelsigeni Ilngel verborgen gehallen balte, so dass
_den Franzo«^en nielits andiivs enìbriple, ah in dor Fbielit fit^llung zu
icb(^n* Sie wnrden von den Fcinden bis in nachster Nfdn* der Stadi
rfolgU vvo sie selilennig^t anfgenornnien wnnb*n.
Ani Abeiide jenes fnr die franzosiselien Walìen nnlieilvollen Tages,
selzlen die Huftsen, Montenegriner, Canolesen mici Crivoseianer die
[nhùhr'n web*hi* Bagnsa behensclren, bis Gravosa vordringend, welcben
ifenort ein fninzosisebes l)etachnìent das sieh dasell^st befand, allso-
L'ich raumle, einige Gesebiìtze welcbe aus der Stadi dori fìbertragen
onlen waren, zurtM^klassend. In detn fliu/litarligenì Ilùrkzuge ans
^rgallu wnrde General Delgorgne von einer feindlielien Kngel getroHen;
ligi* soiner Soldaten wulHen don Gelallenen niilsrìileppen^ er Jiess es
bt^r nirbt zu, nrn sie nirht der Gefahr ausznselzen in die I binde eines
Niulcii zn geralben der kein Pardon ertlieille, Der Indlieli Verwnndete
èrblieb also dori wo er gefallen war, iind die llurldenilen Fruii zosen
Ihen noch von der Fenie wie Monlenegiiner den Gerallenen umzin-
ellen, nnd ibni den Knpf abliiebrn» WelclT edler nelttenmutb von
iier Seìte und welclie (ìransanikeil von der anderen!
Die nissiscbe Flotte besehoss in der folgenden Naclit von 17 zuni
Juni die Stadi nnd das Eiland Laeronia, welelies sudlirh von Ragusa
plegen, nnd nirld ganz zwei KiIoin<*ler von der Staili enlt'ernl isl. Viele
tglorii»<*Iio Erinnerungen baflen an dieser gnìnen Oase in der weilen
lilehe der seliìniinernden See. wie eine deuLselie Dìclilerin Lacroma
(*niìch bezeiebnele. Bei diesem Ei lande fiat Hiebard Ltìwenberz, aus
étina zurfu'kkehrend» ScbilTbrnch gelillen, und legle das Gelùbde
te<ìralo di Hagusti, disi rutta dal terrèrnolo del H>07. Presso a quelita
isola ìì ilelhirr della nr[>nhl*lir"i nigusca, Uainiuiio (Jiiida, rlie tendeva
a farsi autocrata delta svia i»:itria, ruartorialo da ntnorsi pel Iradiniento
eoiiiiiìesso da suo genero, si fracassò il cranio siili' altiero di'lle sua
nave; a Laeroina approdò nelT anno HilMi Sigismondo re d'Ungheria,
dopo la Ijallajzlia di Nicopolì; ivi infine in tempi recenti una delle
piti fnl^ridi' apparizioni della tlasa d'AUsbun^fo, un nomo la cui meinori;n
cinla dall' aureola di una tragica ed eioica One, la storia registrò per
sempre nelle etermj sue [la^nue, come la legj?enda la imj>resse fiel cuore
dei popoli, rAreìtìuca Massiinìlìano d'Austria Iniperalore del Messico,
ridotta l' isola in un fjrande iiarco di Ila più i-allef?raute vej^efazione,
sogl^^iornava soletto a var«4^ riprese, lutandosi del suo sidendido oriz-
zoide, di I suo ni;ire i* d»'i suoi litiri.
Air alba del IS i Russi tentarono uno sbarco per impiuirouirsi di
Lacroma, ma l'urono r(*spiuli. Ha (|ueslo rrìomo eoniiucia l'assedio di
Kapisa. circondata da neniìei p( r lena e per mare. Il i^iorno innanzi
quasi lutti f^li abitauli dei sohJKu.^lii e ([uelli dì (Iravosa, si riin*riarono
lìrlta eilià, t 11*' nei }j:Ìorui autee<"dejrli aveva ^da accollo un gran numero
di lamiglie da Raj^'Usavecrliia, Dreno e Mauiilì, (^>uei dis^TU/Jati venivano
tutti in preda alla massima cosb"ruazÌctrn\ (jortando seco i^^li o^'^etli
Iraspurtalììli jhi'i earì e di maj^'^nea' valore. La uu<iva delle case sacclu^'-
giale ed incendiale (ìai Mouleuegrini nella vallida di (banali, a Hreno
e llej'^adlo, sin presso alla citta, si era s[>arsa iu un' attiim) per tutto
il rimanente territorio e le isole della Repubblica. Si raccontava tre-
ma mio, e si U(1iva labbri videndo di'lle sevizie eoimnesse dai Russi,
eiie tormentavano indistirdameide tutti quelli clie loro cadevano Ira le
inani, i>er fiir confessare lesori cbe essi non avevano; si raccontava
che agli uni erano slate forate sìngole parti del corpo con bacchette da
fucile arroverdale, laenlre allri legali per i piedi erano stati immersi
nel mare o in cisterne; che erano stati (hssollerrati cadaveri di recente
se]i(*lti, e non trcivntì oggetti di vnlore, si erano pm'tati via i lenzuoli
inoHuarì; si raccunlava irdine tlì detestalult eccessi di furore di cui
hu'ono vittime le donne, orrori questi che (air trop|)o erano veri, e di
cui Irai la tlithisanreule il rapporto clic il Console Ttmuni diresse in
data R» luglio di ipieli'anni* :il suo (loverno. Non troviuido i jirofugbi
pin ricettn nelle ease fìrivale, Laurislon assegnò loro per rihigio i
molli e vasti conveulì, 1/ actfuHoHo era stato tagliato dai nemici, for-
tunatamente però vi era fieli' acqua nelle cisterne, ma non sapendosi
i
DAS KNDE der raqusatschen republik
ab, auf demsclben einen Tempel zu Ehreii der HeiJigen Jungfrau zu
erbauen, statt dessen er dio Kathedrale von Ragusa auflùhren liess,
welche das grosse Erdbeben des Jahres 1G67 zerstòrte. Bei diesem
Inselchen liat ein Rektor der ragusàischon Republik Damianiis Giuda,
von Gowissonsbissen gepeiniget, sich die Himschale an den Mastbaum
seines Schiflfes zerschlagon, da er darnach strcbtc Autokrat seinos
Valerlandes zu werden, und sein Schwiogersohn auf sein Anstiften durch \
Verralh Ragusa an die Vcnetianer auslicferte; in Lacroma ist Sigisniund
Kónig von Ungarn im Jahre 139G nach der Schlaclit von Nikopolis
gelandct; dieses Eiland ondlich war in neuerer Zcit der Lieblingsaufent-
liall einer der glanzendsten Erscheinungen des Habsburgischen Ilauses,
einos Mannes, dessen Erinnerung, von der Glorie eines tragischen und
heldcnmùlhigen Todes umschimmerl, in der Geschichte auf ewig fortleben
wird, namlich des Kaisers Maxiniilian von Mexico, welcher als Erzherzog
von Òsterreich auf deni Eilande einen prachtvollen Park niit einer fast
tropischen Pflanzenwelt anlegen liess, wo er in der Einsamkeit sich an
dem Anblicke der See, der Palmen und Blunien erfreute.
Bei Tagesanbuch des IS.ten, versuchten die Russen cine Landung
in Lacroma um sich des Eilandes zu benifichtigen, wurden jedocli
zurfickgeschlagen. An diesem Tage beginnt die Belagerung Ragusas, von
der Land- und Seeseile von Feinden umringt. Den Tag zuvor fliìchteten
fast sanimtliche Bewohner der Vorstadte und jene Gravosas in die Stadt,
welche in den vorangegangenen Tagen schon cine grosse Zahl Eamilien
aus Canali und Breno aufgenonimen halte. Diose Unglucklichen kamen
alle in einem Irostloseni Zustande, das Nothwendigste und Werlhvollste
mit sich schleppend. Die Nachricht der von don Montenegrinern im
Canalilhale, Breno und Bergatto bis in der Nahe der Stadt geplunderten
und in Brand gesteckten Hauser, batte sich blitzschnell auf den lìbrigen
Theil des Festlandcs der Republik und selbst anf den Inseln verbreitet.
Bebend erzahlte man, und entsetzt vernahm man, dass die Russen alle
diejenigen die in ihre Rande fielen, oline irgend einein Unlerschied
marlerien um ihnen die Angabe des Ortes zu erpressen wo sie ihre
Werihsachen verborgen halten; man erzahlte dass mehreren Personen
einzelno Kórperlheile mit ghìhend gcmachten Ladestùcken durchlOchert
wurden, wfdirend andere an den Ffissen gebunden in die See oder in
die Cistemen versenkt wurden; dass man in den Friedhùfen frische
Graber durchwiìhlt batte, und dass, da man keine Schalze vorfand,
die Leìnlùcher in welchen die Leichnahme eingehuilt waren, weggetragen
liatte; man erzfdilte von horrenden Au.sschweifungen welche an Frauen
vcinibt worden waren, und auch in dem Berichto, den der ùsterrei-
chische Consul Timoni ani 1^ Juli jenes Jahres an scine Regierung
richlele, ausfùhrlich besprochen sind. Da die Fluchtlinge in den Privat-
90 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
quanto tempo potrebbe durare Y assedio, le razioni di acqua erano
scarse, ed andavano diminuendo di giorno in giorno; il grano avrebbe
bastato per tre mesi, ma si era costretti di macinarlo a mano, e quindi
il pane era scarso ed appena mangiabile. Addi 18 Giugno i Russi co-
struirono delle batterie sul Monte Sergio a 400 metri d* altezza dal li-
vello del mare, ed ivi piantarono, trasportate con gran fatica a mano,
dapprima quattro poi sette bocche da fuoco, fra mortai e cannoni. Il
bombardamento cominciò la mattina del 19 Giugno, e vuoisi che da
quel giorno sieno caduti in città od in prossima vicinanza 3374 pro-
iettili. Fu grande il danno che soffersero gli edifìzì public! e privati, ma
il numero delle vittime fu fortunatamente piccolo, rimpetto a cotanta
pioggia di ferro, mentre, senza confare i feriti, i morti non arrivarono
a 6(ì, dei quali alcuni per temerità.
Si rispondeva al nemico con vecchi cannoni dai forti di Ragusa,
ma esso non ne soffriva gran fatto, trinceralo come era sulla vetta del
Sergio, motivo per cui il cannonegìamento degli assediati diveniva di
giorno in giorno più debole, anche peiThè vi era penuria di polvere,
e per risparmiare la città non irritando gli assedianti. Non si può stabilire
con certezza il numeix) di questi ultimi, dappoiché anche la nostra
miglior fonte, il console Timoni, non ci offre dati positivi. Le truppe
russe potevano ascendere da ir>00 a 3(KÌ0 uonìini, i Montenegrini, Cri-
vosciani e Canalesì da 8000 a lo.OOtì. Il giorno ìi Giugno furono so-
spese per un giorno le ostilità, e fatta solenne esequie al generale
Delgorgue. Nel giorno stesso il generale Lauriston chiamò a sé i de-
putati del Minor Consiglio conte Caboga e Pietro Sorgo, ed esaudì la
donìanda già falla di innalzare lo stendardo raguseo in mezzo della
piazza, nella speranza che i Russi rispamiierebbero la cillà, tirando
piuttosto sulle opere fortificatorie; espeilienle questo che però non
servì a nulla. E qui dobbianìo aggiungere, che nei giorni ddY occupa-
zione francese precetlenli l'asstHlio, sulla stendanlo, al di sopra della
bandiera francese, si innalzava la bandiera della Repubblica, mentre,
incominciato V assedio, quest* ultima era stata ritirata.
haiisem der Stadt keine Unterkiinit mdir fìiiden konnlr-n, liosa General
^^atiriston sic in dvn vìoleri iiud geniuniì^t'ii Klùstern «'inzìelit'n* Die
^■'eindr' hallen die WassL'rk'itung abgesfhnitleii, t?iru'kl(rju*r WiM^e war
Hwiloeli Was5or in don (iiMiToen vorliantlen; da man judocli iiicld wupste,
^wìc langL* die Belagerurii^ daiieni wnrde, wartii die Wassernilionon knafjp
ausgeni<*ssen» iind verrìngerten sirh in^lirh. Der (ìetreidevorratli lifillr
atifdrei Monallie genùgt, aber man war geiiùtlùgrl init Ilandjinlhlen tiio
[ùrner zìi Mi*!d zn v^Tarbeiten, inid so war das l?rot inizalan^Alieb nini
feaiini ossbar. An? IHien Jnni etricliteten die HussL'n L'ÌMÌ|Tft' BaUerirn
auf dem Monte Sergio, (4(KJ Meter Meeroahulie), wo aniTinglìeb vin\
^fcpfiterlnii sieben Feuci-srblfnHlc (Kiunnìeii nnd MArser) dtM" rn.s.sisfben
"Flotto anlge>te!lt wui'den, wel*dre die Soldaten irnt gros^er Mufie bergauf
schlrppen mnssteii. Die Besehit'ssung der Stadt nahin aiu Vorrnitlage
Hies 1*J Jnni ihren Anfaiig, nnd nìan beluniptet, dass von jenein Tage
^■ngefiiiigen, in der Stadt nnd in ìbrer naclisten Nalie XÌ7Ì nesfbosse
^fcef\illen seien, Dureh das Uombin'dnnnl bal»en sowuld ùlTeullirhe Ge-
^Kaiide als Privalhanser viel geliften, aber bei einem 8(»!rlh'in Iviigelregen
war die Zald tier in der Sladl Veninglurklen, glfu-klielier Weìse eine
^fferinge, da nnr GO F\*rson<*n gelùdlet win'den, wovon einige aus Ver-
Hiregenheit.
^m Man erwiedorte dem Ki-incìr mit alten Kanonen ans deii Bollwerken
^^er Stadi, aber er halle biiNÌnrcli in .^einen Vcrscliaiunngen anf dem
Gìpfel de.> Sergio niebl viri vai leiden, so zwar dai^s die Kanonade
der Belagerlen von Tag zu Tag schwaelier wyrde, aneli weil die ver-
^Jùgbare Pulvennonge eine geringf* war, nnd man die Belagerer nielli
^Beizen wolllr, mn die Stadi tlnmlirlist zn schonen. Die Zald der Bi'Ia-
^■erungstrnppt^n kaim inil Destimmlbeil nirbt angegeben werden» da
^Kiieli nnsere bes(e nnelli% nrdnnlirb die Berirble de^; Consnis Tinmni in
HBioser Beziebnng keine positive Daien enllinlhnì. Es konnleri Ì7M) bis
3rMM) M;nm russìseher Trnpptii vorbanden gewe.sen Mm, nnd KJMK» bis
loJHM) Monlenegriner, nrivosriancr nnd Tanali'sen. Filr den m .Inni
nirde ein einlfigiger WallVnslitlstand vereinliarl, an welehem seilens
IcT Belagerer der Leielniarn des Generais Delgorgne an-sgofolgl, nnd
Jemselben seilens der Belagerlen das lelyJe GeleiTe gegelien wtn*de. An
ieni Tage, nu welchem die Belagernng begann» liess Generrd Lanris(on
iif dem Kleiiu'n lialbe zngi'lbeìlteri Senatoren (Ionie (uhofia nnd Pieiro
hrtfti zn sìeb mfen, nm ibrirn nnlznlhrilen, dass er, der seilens rlir ni-
lìsàisehen Begiernng vurgi^lJiaelilen Bitte willfabrend, angeordnet halle,
[ d ass die ragnsaiselh^ Fai me anf dm grossen Masi in {\rr IVI il te di*s
^Vlat^es gebtssl werde. Man bnlTle, dass die Bnssen sieb iladnreb ver-
^^lilasst selien wnrdeii. das Inmie der Sladt zn srlionen nnd ihre lie-
sefaùtze mehr gegen die aùsseren Boliwerke zu ricblen; man erzielte
02 LA CADITTA DELLA REPUBBLICA RAGOSRA
Si può ben immaginarsi i patimenti e le angoscie delle famiglie
rinserrate eniro le mura, in quei giorni d'assedio. Goslretli tutti a sa-
tollarsi con poco pane, ed a dissetarsi, nei calori di Giugno, con scarse
razioni di acqua, si àttrovavano ogni istante esposte al pericolo che
un proiettile colpisse qualcheduno dei propri, oppure rovinando Y edi-
ficio nel quale si trovavano, seppellisse tutti sotto le macerie. Ed a
questi patimenti fisici, a questa continua trepidazione per una catastrofe,
che poteva avverarsi nel prossimo istante, si aggiungeva il corruccio
pei gravissimi danni da molte famiglie già sofferti, pei tetri colori coi
quali si pri^entava Y avvenire peli' arenamento del commercio, la per-
dita dei biistimenti e dei carichi, il deprezzamento dei valori, e la cat-
tura degli equipaggi. Nelle acque di Gravosa già i Russi si erano im-
possessati di alcune navi ragusee e dei loro carichi, e si prevedeva che
anche gli Inglesi più non rispetterebbero la bandiera della Repubblica
e darebbei-o la caccia ai legni ragusei ovunque li incontrassero. Tor-
turava però tutti gli assediati una tema ed un'angoscia, che quando
si affacciava alla mente dilaniava Y animo per modo, che tutti gli altri
pericoli eil affanni perdevano in confronto la loro gravezza ed acerbità,
e questo si era il pensiero che la città potesse essere costretta ad ar-
rendersi. Per quanto la Repubblica già fosse in agonia, Ragusa era in
allora pel fatto Y ultimo Governo aristocratico esistente in Europa: ma
è probabile che in nessun altra città vi sia stalo maggior affratellamento
fra aristocratici e pU^bei, tra ricchi e poveri, quanto in quei giorni di
assedio in quella Ragusa, ove per tanti secoli n^nò quasi despota il
sentimento di casta, e che, se aveva veduto sommosse ad anarchie, le
aveva vellute soltanto perchè una parte dell' aristocrazia riteneva di
aver leiritlim3 ed esclu-ivo diritto al potere rimpetto ali* altra no-
biltà, siccome di sangue che aveva attravers*ito un maggior numero di
crogiuoli blasonati. Tant* è vero che ogni grave eil imminente perìcolo,
che (|uale spada di Damocle pende egualmente su tutti, avvicina gli
uomini, sbiadisce te differenze tra le classi sociali, e ne attutisce i ran-
cori. Rimpetto agli affanni che a tutti causava il pensiero, potere Russi.
Montenegrini, Crivosciani e CUuialesi ribelli, irrompere in città, e con
passione bruta da conquistatosi distruggere e martoriare, abbruciare ed
uccidere, ripetendo su vasta scala e con più agio tutte le sevizie già
commesse nel contado, doveva sparire Y abisso prima sussistente tra il
ricco senatore ed il povero plebeo, tra la dama aristocratica e la ragazza
DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 93
jedoch dadurch koineswegs don crliofllen Erfolg. Es muss liier bcmerkt
werden, dass in den Tagen der franzòsischon Occupalion welcho der
Belagcrung vorangiengen, auf dem erwahntein Maste oberhalb dcr (rau-
zòsischen Fahnc jeno der Rcpublik gohisst wurdo, die man jcdoch
einzog, als die feindlichen Truppen in Sicbt der Sladt gekoinnien waren.
Die Qualen und Leiden der innerhalb der Sladtniauern eingescblos-
senen BevOlkerung, kann man sich leicht vorstellen. Man war insgesammt
auf kleine Rationen schlechten Brotes angewiesen, und bekam in der
sengenden Flitze des Juni Wasser nlcht in genùgcnder Menge um den
Durst zu stillen; ùberdiess war man fortwahrend der Gefahr ausgesetzt
von einem Geschosse getroffen zu werden, oder unter den Trùmmern
eincs cinstQrzenden Gebaùdes zu gerathen. Und diesen phisischen Leiden,
die:>er continuierlichen Angst, dass ini naclisten Moment irgend eine
Katastrophe sich ereigne, gesellte sich bei Vielen der Kummer wegen
dcr sehon erlittenen grossen òkonomischen Verluste und Schaden; die
Bangigkeit wegen der Zukunft die ungemein duster aussah, wegen der
ganzlichen Stockung des Hundels, des Verlustes der Schifife und der
Ladungen, der Entwerthung der Papiere und der Internierung der
SchifTsmannschatlen. Die Kussen hatten sich schon in den Gewàssern
von Gravosa einiger ragusàischen Schifle und ihrer Ladungen bemàch-
liget, und man sah voraus, dass auch die Englander die Fahne der
Kepubhk als neuiral nicht mehr anerkennen, und die ragusàische
Schiffe kapcm wùrden, wo immer sic dieselbcn begegnen sollten. Ein
Gedankc verursachte ùberdiess den Belagerten eine solche intensive
seelisclie Qual, dass im Vergleiche zu derselben jede andere Gefahr
und jeder Kummer an Schwere und Bitlerkeit verlor, und dies war
die Befùrchtung dass die Stadt zur Ubergabe gezwungen werden
iiónnte. Wenn auch die Uepublik in Agonie sich bvfand, so war sie
iioch ìminer am Leben, und nunmehr der letzte noch bestehende ari-
stokralische Freislaat Europas.
In jenem Ragusa, wo seit Jalirhundcrten der Kaslengeist despolisch
waltete, wo einst Aufstande und anarchische Zustande nur dadurcli
veranhisst wurden, dass ein Theil des Adels ein exckisives Recht auf die
òffentlichcn Amter geltend machte, weil die Familien die ihm angeliòrlen,
cine solche Ahnenprobc nachweisen konnlen, wie cs dcr jùngere Adel
uicht zu thun vermochte, durfte dennoch wahrend der Belagcrung
zwischen Aristokraten und Plebejern, zwischcn Grundherren und Coloncn
Paritàl und Verbrùderung geherrscht haben. Jede grosse Gefahr, wclche
Nvie ein Damoklesschwert in den Liìflcn schwcbt, und die Ilaùpter Allcr
glcichmasslg bedroht, lasst die socialen Unterschiede vcrblassen und den
Kaslcngroll nicht aufkonnnen. Bei dcr Pein, die allgemein dcr Gcdanke
verursachte, dass Russen, Montencgriner, Grivosciancr und aufrùhrische
94 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
del popolo; clic imperioso si sarà fatto sentire il bisogno di stringersi
la mano e di confortarsi a vicenda.
Ma a giorni di affanno inennarrabile, successero ben presto notti
insonni e di martirio. In esse il cielo sereno e stellato all' orizzonte,
si abbujava verso la costa, e dense colonne di fumo si innalzavano
ovunijuc, ad occidente della città. Di tratto in tratto delle lingue di
fuoco guizzavano, illuminando con sinistro bagliore la nera cortina del
firmamento, mentre nel silenzio della notte estiva si sentiva pra un
frastuono prolungato, che poteva sombrare V urlo lontano di una gran
folla, od il crepitar di incendi, o lo scroscio di case che rovinano.
(Ihc ora? Alle Pillo, agli Acquedotti, a Lapad a Gravosa Ombla, Malfi
e Canosa, tutto si incendiava: palazzi e capello, ville e tugurii.
Se questo, pei Ragusei rinserrati in città, non era la tanto pa-
ventata catastrofe, era poco meno: e lo vedremmo.
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK . 95
Caiialesen iibcr Naeht in die Stadi eindringen kónnten, um als Eroberer
ijiit brutaler Gewalt ihr Zerstórungswerk zu beginnen, zu sengcn, wiar-
lern und morden, die ani flachem Lande venìblcn Graùelthaten in
gròi-serem Masslabe, so wie niit nielir Musse erneuernd, niusste der
grosse Unterschied, weleher friìher zwisclien deni reichen Senator und
dem arnien Pletàer, zwischen der aristokratischen Dame und dem
Madchen aus dem Volke bestand, verschwinden, denn in den Herzen
Aller, wird ein gebietlierisclicr Drang sicli fiìhlbar gemacht habcn, sich
gegensl»ilig die Hànde zu reiclien und zu tróslen.
Dicsen Tagen von unsilglicheni Kummer, folglen schlatlose und niar-
lervoUe Nàehle. In denselben verfinsterte sich làngs der Kùste das Fir-
mament, welehes oberbalb der See sternenbesaet slrahltc, und ini Siìden
der Stadi erlioben sich dunkle llauchwolken. Von Zeit zu Zeit llani-
nierten Feuerzungen, welche unheimiich die schwarze Himmeisdecke
beschienen, wahrend in der Stille der Sonnnernacht von Zeit zu Zeit
ein Gelóse vemehmbar wurde, welehes sich uusnahm bald wie entfernte
Freude- oder Zornausbrùche einer tausendkòpfigen Menge, bald wie das
Knistern einer grosscn Feuersbrunsl, oder das Einsturzen von Gebaiìden.
Was war geschehen ? In der Vorstadt Pille in Lapad, Gravosa, Ombla,
Malfi und Canosa wurde alles eingeàschert: Palaste und Kapellen, Villen
und Bauernhàuser.
Wenn dies fiìr die in der Stadt eingeschlossenen Uagusacr nicht die
so sehr befurchtete Katastrophe bedeutete, so war es nur um ein
Geringes weniger; und wir werden es sehen.
VII
Bor^o Piltf. — Lfi[iiiiL — I pronrnntorii Petlia. — L aildìo ilei navìjrantu
M;n1<jniT;n1il]c Gra/JC, — tSfeUa maris. — (jmvosa — Malti. — VaMìiiore, — Lo Ì80l4
i^hi['ljirL — Idillio trameniti sullo ondo. — Uiulda e Tonieolo di Delfi. — Le rie«"liez7.c
fit'lk' abita/rioni n*:;ttsco. — Il s.n'<'ln'|;irio e irli irìrendìi \tet opcr.i dei Montencf^rlrir o
loro allciiti. — I marinai didb gxjuadra nit^sa. — Jl vìecamiiiirn/udjo ru^so minaofìà dì
lasciare Ru^usa a disirc^iono 4m Muntonc^rini se non ìkì lirremle. — Il Minor ( 'unsi •ri io
prega Lauriston di u^pitolasc, — Il generale Molitorarrivii. — Ln gioia «AelU Hb^jruzìtuitì
J proinoiilorii del Monle Sergio tra Ragusa e Gravosa, si presentano
con tali atlrative di natura» ed offrono un panorama si bello e mite,
da rìeordare le più viinhd»' riviere della eot^ta \^vcvi\ ed italica. Le brevi
eanipa}:[ne intorno allo selieleiro pietroso del monte, pre.^so alle eìiiie,
si liasfurrnano più in j^^ìù iti eolli fìoriiì, incornieiali da fitte boscaglie
di ulivi, con biancbei^ìiriatUi casolari e villiid, i>er meta nascosti dal vivido
verde delle percolate, da Ijosehetli di lauro, e da aU>eri di oleandro
rosset^^naidi. Alle volte una palazzina, di sempliee ma si^'iiorile arelii-
tetlura, si presenta intera allo sguardo, quasi beltà altera delle sue
forme, mentre dai>presso una ca|tijelki si nasconde tra iiere^'gìauti
cipressi. Le vili' ed ì giardiin gradatameute alimentano, i muri divisorii»
le percolate, le terrazze si addensano, più elie il iianco del monte si
approssima al mare, e formano così il sobborgo Pitie; sobborgo per
modo di dire, ma in realtà mi caos di ville e t'iardini, un Eden di
alberi d'aranci e limoni olezzanti, di rosai rigogliosi, di viti rampicanti,
di aiuob' lìurite; ed ovuncine ancora gruppi di piante esotiche, magnifici
esemplari di rintus e di aloe, con qniikbe palma solitaria e pensosa.
Ma non e uè jpiesla lussureggiante vegetazione, né la serenità del cielo,
né la dolcezza del clinta, la maggior attrattiva di questo picciolo ma
mm^mm'-
'^v^^i^^
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Borgo Pili©. - Lapad — iHs Vorgeliirge Ptìtkii, — Der Abstìhìod der Soofikliror
Miidonua delle Gni/J©. — Stella luiiris. — Oruvos», — Miilii. — Vuldiuooo, — Die
ICtApliilJFoUuii liiìieliK — Ideilo tiiid Tras:[JdrG iinf deu Wolleii. — thiibla iiiìd das del-
|ibi>^litì Omlvd, — l>it^ SHiìUzo in den t-a^iisiii^iclìoa Villou, Die Pliiiidoruugeu ami
Inmdleguugcfi diircli dio Moiitoiion;TÌJiur uud VorliiJndeto, - l^ie Alatroae» dei lussj.sclieii
HoMc, — I»er Vi-5C;\flmjrjil drolit dìo Stadt don Mofiteiiogriner j>rcJp/,iigoboii. — Dor
[leino Htttli htttót l«:ttirìstoti /.u kupituUoreu. — Dio Auktifi Moliton«. — Der EiiUatz
mid dor FrendoUfimcl der Holagartou.
Die Aljiiàngi? tles Moulc Sergio zwUdien Ragusa urid Gravosa
iiUilen i2Ìn so anziehendos Panoraaia^ dass man ari jenc Kuslcnstreckeii
llalieiis un 1 Urierlicnlaiids geinahut vvird» dio wogeu ihror lìmdsdianii-
Jk4i Hvm* btTuluut siud. Das slciiicriu' Ucrgg^crippt» Irill nur ^i^aru
t>bcii bei di'U Sjùlzeii hrrvor, walin-iid die Abliàugt- liublicho ìlùp^
Miìviu ein^'L*rahnil voii dichtf n Ulivcuhaiiu'ii^ uiid besiìct uìit wuiss schiin-
ftienulen Villeru wdcln* tìich Ificihveise biidur salVjrunoii Weiiilaub*_*n,
Jiilìeinlvu LorbtH'rbaùtuerK uud rolldjluhrjHli'ri Oleaudoru vurbcrijoru
Zuweilen Iretcti cinzcbic palaslarlige BauU^n vun eiidacher aber vor-
tjrhfUtT Architi'ktnr gfbizlleh hervor, vvic des Adt'ls ihrer Foniicn be-
l'iissl, wahreiid in dcr NaJic kleìnc Kapdlen in deni riiyslisulifm
Miallun dunklur CyiirL^sscn sich zurùfk/Jfhen. Je niulir die Burgesleliiic
flcr Sce sicb nahcrl, desio zablrtnchcr wcrdon dio Villeii nud eingi?-
kni,'ÌcT die (ìfirb'n, wahrcnd iiiii dea (Jobauden sicli dìo Gilti'riiiaiUTn,
*;uib^iinjf<-' inid Tcrrasscn vuriiic!n*on. Die Urlliebkeit wird T'ille gonannt,
ìeiu Nanien naidi «jrnc VorstadL Hagtisas, in Wìrkliflikeìl eia V'iUen-
pbaoB inid cin Pllan>:enedon, voli dulìt-ndor Orango- niid lAMir-nrnliafi-
hien, rajikcndor Wiinndjen, uppigi-r IloscnstrMfifbcs farbiger HUnni n-
It'ppicbe, nlIfTk'i Arlen fleischig-saftigcr KakUxyi iind anderer tropisrbor
98 LA CADUTA DELLA RKPUBIiLlCA RAGUSKA
interessante lembo di terra. Consiste dcssa nella grandiosa cornice del
paesaggio, nella vista di un mare che da una parte si addentra nella
costa, mentre dall' altra sembra non aver confini, poiché air orizzonto
si dilegua in un* abbraccio col firmamento ; del gran niarg che forse
perchè sorregge il pensiero nell'accostarsi al concetto inafferrabile dell' c-
temo, immutabile ed infinito, esercita sulla natura umana un fascino
potente. Ed anche nella remota valle di Lapad, che dominata dai
promontorii Vienac, grande e piccolo Pelka, scende verso Gravosa, al
piede di colli coperti da fitte boscaglie e tra secolari alberi di olivo,
ville solitarie o piuttosto idillici romitaggi ovunque. AH' epoca della
Repubblica salivano i promontorii suddetti le spose ed i figli dei navi-
ganti, per rivolgere 1' ultimo saluto alla nave che partiva con chi per
amor loro andava a sfidare la furia degli Oceani; addii che tante volte
dovevano essere gli ultimi, e cui Dante dedicò una delle sue più com-
moventi terzine. In quella regione vi è, in mezzo ad una piccola valle
triste e silenziosa, una chiesa che chiamasi Madonna delle Grazie, piena
di quadri rappresentanti burrasche, appesi per voto fatto da naviganti.
A quanti di essi, nei grandi pericoli, allo straziante ricordo degli ultimi
saluti loro diretti dal promontorio patrio, avrà tenuto dietro, quale
ultimo conforto, la visione del Santuario della Stella maris, cui tanti,
impetrando grazia, ebbero a ricorrere! E Tusculi di ricchi patrizi, con
vasti giardini, vi erano pure intorno a Gravosa, magnifico e sicuro
porto di Ragusa, tra collinette ombreggiate da cipressi e gli spaziosi
cantieri, ove si costruivano le flotte raguseo ; vi erano noli' idilliche
insenature di Malfi e Valdinoce, tra boschi lussureggianti d' olivo, a
Canosa presso platani secolari, con rimpetto il magnifico piccolo
arcipelago che Plinio chiama delle isole Elaphiti, ') ricche di folte
pinete, di verdi valli e di villaggi biancheggianti. Nulla di più romantico
ed idillico del mite canale tra quest'arcipelago e la riviera occidentale
di Ragusa ; ed ivi la leggenda ricorda una storia d' amore non meno
patetica di quella di Giulietta e Romeo, e che magnificamente si attaglia
al contomo dell' aristocratica Ragusa.
^) Plinio chiama le isolo Giiippana, Mozzo e Csilainolta, le Klatiti, forse perche
rafiìgurauo un cervo, di cui Ginppana sarebbe la testa, Mezzo e Calamoita il torso, lo
DAS ENDE DER RAOUSÀISCHKN REPUBLFK 99
Gewàchse, und liie und da cine Palme vereinsamt und traùnicnd. Es
ist aber wcder die uppige Pflanzenwelt, noch die intensive biaue Fàr-
bung des Himmels, und das herrliche Klima, das dies.er Kustenstrecke
dcn grósston Reiz verleiht, sondern dìeser haftet vornehmlich an der
grossarligo^ Umraliniung der Landschaft, an der entzùckenden Aussicht
auf die Seo, die sich von einer Seite zwischen Eilandcn und bcwaldeten
Vorgebirgen lieblich in das Land einschmiegt, wiìhrend sie von der
anderen, dem im weiter Ferne spàhendem Auge, in einer Umarmung
niit dem Firrnaniente sich entruckt ; der gewaltigen See, welehe auf das
Geinùth einen unwiderstehlichen Zauber vornehmlich vielleicht dadurch
ausùbt, dass 9ie deraselben behùflich ist, den ùbermenschlichen Begriflfen,
des Ewigen, IJnwaldelbaren und Unendlichen sich zu nàhem. Auch in
dem abseitsgelcgencn Thale von Lapad, welches von den Vorgebirgen
Vienac und Polka eingeschlossen wird, und gegen Gravosa sich hinzieht,
sind .ùberall aip Pusse dicht bewaldeter Hùgel, und in der Stille grùn-
grauer Olivenhfiino vereinzelle Villcn, oder richtiger gesagt idyllische
Faniiliencinsiedelein zu sehen. Zur Zeit der Republik bestiegen die
erwahnten Vorgebirge die Frauen und Kinder der Seefahrer, um auf
dem absegelndeq SchiflFe Jenen noch einen Gruss zu scnden, die ihret-
halbor sich ansqhicklen, den Stùrmen des Oceans zu trotzen; jener
Abschiedsgruss ci|cssen Erinnerung, wie Dante sagt, allabendlich das
Herz des Seefahrers beXlemmt, und der so leicht der letzte auf immer
werden kann. In der Gegend von Lapad ist ' mitten in einem slillem
Thale eine einsame Kircl\e gelegen, die Madonna delle Grazie genannt
wird, deren Wànde im Inn^ren mit kleinen Schiffsmodellen geschmùckt,
und mit Votivtafeln, Seesti^rme darstellend, behilngt sind. Wie vielen
ragusaischcn Schiffern, mag, da sie auf der See in grósster Gefahr
scliwebten, mit der Qual der Erinnerung an das letzte Lebewohl, das
ihnen ihre Lieben vqn dem heimathlichcn Vorgebirge aus winkten, als
tróstende Vision die Stella maris in Lapad vorgeschwebt haben, an die
so viele, welehe in glpicher Gefahr sich befanden, mit religiòscr Zuver-
sich wendeten, und erhórt wurden! Prachtvolle Landhàuser reicher
Patricier, mit ausgedchnten Gàrten befanden sich rund um Gravosa,
dem sicheren und geràumigen Hafen Ragusas, dessen Anhóhen von
Cypressenhainen bcschaltet wurden, und wo ani Meersufer die ausge-
dchnten Werflen sich befanden, wo die ragusaischcn HandelsschiCfe gebaut
wurden ; luxurióso Villen waren noch weiterhin zu sehen, auf den sanften
Abhangen der Buchten von Malfi und Vaklinoce, mitten im breiten Giirtel
inmiergrùner Oliven, und in Canosa bei dcn berùhniten Riesenplatanen,
gegenùber dem kleinen Archipel der Elaphitisch(»n Inseln '), reich an
*) PUnius iieunt dio Iiisela (rluppana. Mezzo und CalumoUa dio Hirschiuseln,
mògUoher Woise von der hirsohiilinlit-licn Fijrur derselben, indein Giuppana den Kopf,
A Verona, ù base del ihlto T fiiiioir ixintraslatu Ini ligli di dtic
rainiglie jiatrizM-, Im di loro in lollu [xt wvrhi ram-ori, a liagusa
tinello del figlio di mi patrizio per una popolana. A Verona il Imgico
avveiiimeuio e preceduto da un idillio su di un haleone fiorilo, a Uagiisa
da un idillio sul mare: 1' orfanella ehe nelle placide noUi d'estate tra-
versa a nuoto il (ratto tra T isola di M<»zeo e lo scoglio di S. Andrea
(da questo latto detto anehe La Bouivìla) per recarsi dnlln persona
amata. A V^eronn In tragedia si compie nelle tombe di fami;/!!;» n
acoglia Daxa ed i cogi Helti ,, Pettini" U c-oda I Ragui^tìi ebbero in dono queste isoìc
da Mji'liole 7/f^j«/fHM IOIjO) il viii radro Stofiitio Boi«Uw ristoratore o liberatore dell»
Serbia del dominio 1»iz»RtÌtio« jìvoyh <iÌfiiostrikto molta deferenza pel Sonato rngtiseo,
regulaudogli l« torre di OnibU, Itreno. Gravon.i, MuUi e Vjildinot*e. tìluppitnu (in slavo
Sipait) ì* la [}\ii ^nitido hn le Eiatìli. Hiteri^ono alcuni storici elie ^ia la anCicia 'fam-i»,
imiti cai vici unii »a fn eombattwtu b* famosa battaglia navale, tra Vatinio, Legato di Ce-
sare, e Ottavio, Legato di Ponineo. Altri invoco ritengono che Tatiris aia «tuta 1' odierna
isola dì Tortola tra Lcsiua e Cartola. L' i&ola di Mewo (in slavo Lopud} piaee Ira
Crtlaniotta o (ìiitppaiiu, od è [lìi'i j:randt' di Culaniotta (in slavo Kohèrp) ma r»** plooola
di (iinpf^jina. Oriundo da Me7./.o era im caj>Ìtano mercantile di nome Vraizaìi, tdie
luori ai tempi di Filippo II quale uomo rìceo nel Messico, e ebo legò alla citta di Ita-
gnsa 20U,(KJ0 ducati, a quel temi>o una grande ftoinma Levitato dall imperatore Carlo V
a dìcbiarare quale rJcom]>ciiga gli «sarebbe gradita, pei meriti acquistatisi durante una
.oarestia in 8pagna ooll importa/Jone di gnmo. es^o avrebbo obietto soltanto utrasein*
gamano di oni n fosso servito 8. Maestà, e questo asoìugamano viene conservato anoor' oggi
nella Cliìewa panoccbiale di Mozzo, e mostrato «juato grande rarità. Nel palttxzo M
Oovorjio a liii«fUHi t^i attrova la busta di bronzeo dol Pranzati, ohe il Senato riconosconte
gli fece fare. L' isola più grande della HofKibblica era Mtìnht (in slavo MijH) *'lic
iriace ad oriente di Curzolu, ba 40 cliib di luugbe7,7.a, 4 sino a 6 olnb dì largliGZ^a, o
ubo ora oonta IGOO abitiinli. Kid decimo ottavo secolo furono scritti da storici occlc*
siastit'-i, volumi ^opra volumi, sulla questiono non JUicora dofìnitivamcjiic ricolta, nnide
ìsoia i Homani cliiAumsjicro McHtn, eo ciò*- t^nest" isrda Melcdii, oppure risola di Malta,
ed in quale dt que^^lo due isolo abbia quindi nonfragato e sia stato bene act'oUo ^ìk'^i
abitanti i>. Paolo qnuido fu condotto prigioniero a Itouia, Nel porto più bottcutrio-
nale deli' isola (Porto Palazzo) etiìslono le rovino del palazzo di A'jrsìluo Ann:arlHt,
un ricco e dotto nonio dalla Ctlicia. esiliata a Meloda dalT imperatole Htìttimìo Sevuro,
perebìi ritornando questi dalla vittoriosa ^'pedi/lonc contro ì Parti, non gli aveva pr«t-
stalo omaggio. Il tiglio di quesito c*iule, tlio divideva 1 esilio col f»adre> era il imeta
greco Appiano Annzafbo, i cui j>oemi sulla «\*n?cia» pesca ed necci luxiono, avrebbero
latmcnlc j-iaotuto ali" imperatore ('jirjicalla, che prosciolse il padre del poeta «lalP e>^Ìlio.
ed a questi accordò una rilevante ricompensa. Melcda attrov.isi sopra un 8uolo vulcanico^
Oli ha rìnomaiìza pelle forli d «do nazioni sotterranee tdic ripetutameli te ivi si fecero sen-
tirò» Ancora un' ÌpoIh possedeva la Itepubblica. cìoc Latjamta (in slavo LaHuva) i^»«
oout^ ora 1500 abìtaiaì, sita u levante di Tà^sa.
DAS ENDE DEU RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 101
schónen Pinienwaldungen, idyllischcn Mceresbucliten und reizend ^'ele-
genon weissen Orlschaften am Meeresrande. Romantisch ùnd licblich
ist der Mcerescanal zwischcn diesem Arcliipel und deiri Fdsllando, und
liat sich an den Gcstadon desselben angeblich oine Liebostragòdio oroig-
net, die nicht weniger pathetisch klingt, als jeno von Jùliòtte und
Romeo, lìberdiess in dem Rahmen des aristokralischen mit der See
in innìgstem Verbande sich befindliehen Ragusa, tret'flich sich oinfiìgt.
Die herrschende Fehde zwischcn zwci aristokralischen Familien ist
in Verona der Anlass dass die Idylle zweier Liebonden zur Tragedie
sich geslaltet, in Ragusa der Kastenstolz eines Palriciers. In Verona
beginnt die Idylle in der Stille der Naclit, bei dem Dufte der Blumen
und dem Gesange der Nachligall, in Ragusa zur selben Zeit bei dem
Funkeln der Sec» und dem Rauschen der Wellen: eino reizende Fischers-
weise durchscliwinunt in den stillen Sonun( nifichlon die Meen^ige
zwischcn der Insci Mezzo und dein Filande S. Andrea (wegen dieser
Mozzo nnd Calamotta don Loib, der Svoglio J)axa nini dio Felsonriffe / Pettini Aon
Scliwoif vorstellon Die Rapriisjier hatten dieso Insoln von Michael Boislav (1050) als
Sohonknn^ orhalten. dessen Vator Stefan lioislar, Sorbiens HorstoUor nn<l IJofreier von
der byznntinisclìoii Oberherrscliaft sicli ^otron don Sonut von Ra.i:u8a solir wohlwollend
bewiefien und deiiipclben dio Lan<lstricho Ombla, BretiOy (h'avosuy Malfi und Valdinoce
jresehenkt batte. G nppana I8lavig<;b Sipan) ist dio ^rossto nntor don llirscbinsoln. Einl*ro
Historiker halten die Insol fiir das alto Tanris, in «iosson Niilio dio boriibjnto Soi^-
Hcblaebt zwigchen Votinius, dom Lojraton Casars, und Odaviits, «Ioni Loiraton <los
Pompejns Rtattfand. Andere bebaupten jodoob dass Tauris «Us boutiiro Toreola zwiscbon
Lesina nnd Curzola sol. D»e Insol Mozzo (slavipob Lopiid) lioirt zwiscbon Calamotta un«l
Ginpp&na, und ist jirosser als Ortlauiotta (slaviscb KoìoCrp) abor kloinor als Giupi»ana.
Ans Ble/.zo war ein ScbiflFseapitàn, mit Nainon Prazzatì^ ^^obiirti^, wolcjhor za Zoiton
Pbilinp II in Mexioo als reicber Mann starb, und «lor Sta«lt i{a.u:usa 200.000. Dukaton,
(latnals eine grosBO Geldsummo, vonna<;bto. Von <loin KaJFor Karl V aufp'foniort, sicb
fiir die den Spaniorn boi Gologonbo.t oinor Hun^'orsnotb «lurcb Gotroi<lozutiibr jroloistoton
Dienste eine Belobnunjr anszubitton, soli or nicbts woitor vorlan^ babon, als oin Hamltucb
do8!»en sioh Sr. Majostitt bodiont babo. und diosos Han<ltucb wird nocb boato in «lor
Pfarrkirche von Mozzo als ^osso Raritjit aufbowabrt und jrozoi'rt. Im RojLnorunirspalasto
in Iti^Qsa, befindct sicb dio JJiisto aus Bronzo wokbo dor Sonat doni prazzati zuni
Danke fiir die gemaehto Sebonkun^ niacbon lioss Dio ^ròssto Insol ibT Ki'publik war
Mrletla (sUviscb Mljet) siidiicb von Onrzola froloiron (dorzoit boi KJOO Kin\vobn<»r) 40
Kilometer lang, 4 bis G Kilomotor broit). lin a<ditzobnt(Mi JabrbunMort wunion H;in«lo
iiber Blinde gesebriobon ùbor dio nocb iinnior unontycbiodone St rei t fra irò, ob dio Insol,
welche die Rònior Melita nannton dioso Insol Moloda, odor jono von Malta sei, und
folglicb anf welcher diosor zwei hisoln dor Hoil. Paulus, als or als Gofanironcr nacb
Kom gebraobt wurdo, Sohiflbrucb orlitt und von don Kinwobnorn irastfnMnuilicb aufiro-
nommen wurde. In dem nòrdlicbston Haf<'n dor Insol (Porto Palazzo) sind dio l{uin<'n
eines Palastes, den A^esilaus Anazarboft, oin roiobor, jrolebrtor Mann aus C'iliriiMi.orbauto.
nacbdem er vom Kaiser Septimiu; Scvorus aus doni Grundo nacb Moloda vorbnnnt
wurde, weil er dem vom Siegoszuj^o ìk^^^ow dio Partbor beinikebrondon Imperator, koinè
Huldignng darbraobto. Der 8obn diesos vorwiesonon Airesilaus, wclcber das Kxil uiit
soinom Valer auf Melcda tbeilte, war dor iiriocliisebo Dicbtor ApjnaHit.s Aunzarhofi, dosson
Godicbte iiber Jagd, Fiscbfan'r und Vo^^olfanir den Kaiser Cdracalla so eiitzii<^kt b.iben
■ollen, dass er ihm die Befreiunj: scinos Vators aus doni Kxil und eine anselinlicbo Be-
lobunng znerkannto. Moleda bat oinen vulkanist-lie Boilon, und ist boniluut wol'ou dor
starken nnterirdiscben Detonationen dio wiodorboblt dascHist stattfandon. Nocb oine
Insel besass dio Republik, nabnili«di Laf/osta (slavis«-b 7>//.s/oro) dorzoit ir)00 p^inwobner,
sOdlicli Ton Lissa gelegen.
102 U CADUTA DELLA REPdBBLFCA ftAGÙSÉA
Ragusa, in notte che minaccia burrasca, tra le onde incalzanti, di cui
diviene vittima la fanciulla, ingannata dal chiarore di un lume a bella
posta appeso all' albero di una navicella che sempre più si allontana
da terra, nella quale si attrovano i di lei fratelli inlenti sollanto a
vendicare l'onore di loro famiglia, rimpetto a quella superba del patrizio ;
lume su cui essa, già prossima a soccombere, fissa gli occhi, ritenendolo
anche quosla volta il segnale accesole dallo sposo, affinchè le serva di
guida nella traversala. Alla fine essa diviene preda delle onde; l'onta
è vendicata, ma anche la navicella naufraga, avendo incalzato il mal
tempo, e quindi anche il misfatto è vendicato. 11 figlio del Patrizio
durante la catastrofe si attrova sulla spiaggia, esso vuol o salvare la
sua Maria, oppure morire come essa. Il Priore del Convento che si
altrove suir isolotto lo trattiene con forza dall' eseguire il suo divisa-
mento. Un anno più tardi il giovane veste la tonaca nel convento.
Infine ville eleganti, con vasti giardini, e talvolta anche palazzi
d' architettura severa con superbe scalinate e vestiboli, sono disseminati
lungo le poetiche sponde del fiume Ombla, 1' antico Orioti decantato
anche da poeti' romani, che riversa chetamente le sue onde nell'Adriatico
presso air imboccatura di Gravosa, e che, nel breve corso di soli cinque
chilometri, schiude all' attonito sguardo di chi lo percorre, scene sempre
più deliziose di paesaggi. Molli, ed a ragione, sono entusiasti delfe pa-
tetiche bellezze della vallala d' Ombla. Al molto che fu scritto in pro-
posito, per nostro conto aggiungeremmo, che se il fiume Ombla fosse
in Grecia, sarebbe certamente famoso sin dai tempi più remoti, per
qualche gran tempio dinanzi a cui si prostrava il mondo antico, o per
qualche celebre oracolo ove interrogava !l fato ed impetrava i superni
consigli. E difatti tale è la rcligio loci in quella vallata, specialmente
nei giorni d' estate dopo il tramonto, e nel vasto seno in cui si espan-
de il fiume, ove arriva per tortuose vie di palustri canneti dallo
scosceso burrone, a piedi del quale spumeggia la sua sorgente ; tale è
il sentimento mistico che ispira quella natura, ad un tempo patetica
e grandiosa, quel sacro silenzio, quegli effetti di luce fantastici sulle
acque limpide e fosforescenti, quelle ombre che si fanno sempre più
misteriose sulle sponde, che conquisi dal sentimento suddetto, nello
scorgere un filare di cipressi dalle tetre ombre alla sponda, si pensa
al sacro bosco che nascondeva il gran tempio d' Apollo sul fiume
Plisto, ed un leggero fumo che si innalza in fondo ai canneti presso
DAS ENDE DER RAGUSArSCHEN RBPUBLlIf lOà
Begebenheil auch La Donzella „Das Madchen* genannt), uni sìch zu
doni liebendcn und geliebten Patriciersohnc zu begeben, welcher wegen
diesor Liebe, wie Hamlet, halb wahnsinnig in seiner Familio sich gobcrdet.
In Wrona spielt sich die Tragòdie in der dunklen Familiengruft ab,
in Ragusa in cìner finsteren Nacht, da ein Stunn im Anzugc isl, auf
don schaùmenden Wellen, dcren Opfer das Madelien wird, von deni
Schoine eines Lichlcs irre gemaclit, welches ihrc Brudcr, dio nur darauf
bodaeht sind die Schmach ihrcr Faniilie zu rachen, auf die Mastspitze
oines Schiflfchons hissten, in dem sie sich befindcn, und mit welchem
sic sich immer mehr vom Strande entfernen. Das Madchen heftet, als
sio die Krafte schon verlassen, noch immer die Augen auf das inìge-
rischo Licht, das sic jenes wfdint, welchos der Patriciersohn in don
dunklen Nachlon aufstellt, damit es ihr als Loitslern diene. Endlich
sinkt sie; die Schmach ist genìcht, abcr auch die Barke scheitert un-
miltelbar darauf bei einem neuen Aufbrauson des Sturmes; auch der
Mord ist geracht. Der Patriciorsohn ist wfihrend diesor Katastrophe
am Strande, or will seiner Maria nach, sie retlon odor mit ihr sterben.
Der Abt des auf dem Eilande befindlichen Klosters hàlt ihn mil Gewalt
zunìok. Ein Jahr spater legt or im Kloster das Gelùbde ab.
Reizende Villen, mit schattigen Gfirten, palastartige Bauten mit
grossen Terrassen, Ruinen und Kirchen, beschattet von krummastigen
Pinien, hochragenden Pappeln odor dunklen (lypressen, kleben auch
an dem grunen Gelànder der Bergeszùge, welche die Bucht von Ombla
einschliessen. Dieso Buchi nimmt don gloichnamigon Fluss auf, don
noch von rómischon Dichtern gopriesonon 0/i'ow, welcher scine stillen
Gewasser, bei der Eimmùndung der Bucht von Gravosa, der Adria
zufliessen lAsst, und in seinom nur fiìnf Kilometer langon Laufe, dem
Auge immer none reizende landschaftliche Schònhoiten biethet. Violo
sind, und mit Recht, Enthusiasten der pathotischen Reize des Onibla-
thales. Zu dem Violon, was hionìber goschriebon wurdo, sei uns gostaltet
noch beizufilgen, dass wenn dieses Thal in Griechenland gelogen wàro,
es vom grauon Altorthunie hor, berùhmt sein wùrde, wegen irgend
eines grossen Tempels einer Gottheil, zu der die alle Welt pilgerle,
odor wegen oines bernhmten Orakels, wo sie das Fatum erfragte, und
sich gòttliche Weisungen erbalh. Es ist denn auch die relùjio loci in
dem Thale eino solchc, insbesondore wahrend der Abonddammorung
und in der weiten Bucht, die der Fhiss bihlet, nachdeni or eine làngere
Strecke zwischen hohem SchlHo sich gewunden, von der steilcn Felsen-
niauor ab, wo der unterirdische Trsprung seiner (iewasser sich belìndet;
OS ist solch' ein Zauber in jcMier grossangeleglen und dabei pathotischen
Landschaft, in der weìht*volhMi Stilh' der Naiur, in den phaniaslischen
Roflcxen des klaron, durchsicliligen und ungewOlinlich stark phospho-
al burrone, ricorda i vapori scatenìi ddla caverna, i*he avvoIgi?vaiM» tir
Pvthia. a^i:u dinanzi al gran Iripode, qnando nelle sarre ostasi dava
i rcirponsi.
Lo slorieo Appondini non a torlo osserva, c)\v il grande ninnerò di
vaironi) podi ^) elio fiorirono a Ha'^nsa, o di scÌMiziaH ■) dio con successo
si uct'upiiroNo di Mstronoiriia i* ili scionr*o nalm-aru dc^vosi alla sploiididn
•) Moltissimi RufruRtói poetarono, oUre^^ltò in iìngivì ìialmm e slavii. aneli© in lin^tta
latina. 11 Isitino era in orij^ine Itti^'U}» del po[>olo » iiii^nHjt, dappoiohtr fftì Aliorì^iit
©rauo iVì fttirp romana» <'iò<- fuggiascln <1ji Epi<(anro e J^Alona, Porrirog<»nito c.\ lia tm-
iiifind:^to il nomo dì nlmirie fami^Hie RiiloititTiiie i^he proserò i^edc a Rajsrus.v La lìn^tia
l;»tin]i, eoino puro l'iUlianA «lorivaUi da iiacHU. jioro ;i poeo furono h-' ' * i!?ili'e*
stender»! di'llii linena slnvji 11 Senato foce tutto il pOM?<il)(lo, nlfiiM^hn lo lin^no
rim.vjo^sera in uso e fos.«(>ro ciUivule. Neiranno Mli U\ ììnpì^ Utìrìne risaci »..aiojitc IVr-
t*ili«in:t, fu liìi'lirnrAtn lin;;ii% d'afT^tri, e tirofhito net Concessi 1' u^o della lint;ni «ttivsi.
Si fcoero vanirò vatonti Utitn&ti diill Italia, il primo Filippo de Divcr-^in (srtHi"' r»i«'tof
Aximin*) nell'anno I43i, 1 ultimo Cjimillo i'.iuiilli ridi anno 1(J15. Fu favu; no
della lincila latina dalta leirisla/Jone rar:n»oii Hcrilta in qucmU lingua, dali in-
dino ili estcmlore in lìnifua tatiua lo «lenreuzo noi proi^c^xt, e dall' usAn/.a, i'Iio in oirea*
Kìone di funerali di Patrizi, pnronti ed umici tenovftno iu chieda doi «sermoni latini in
onoro del defunto. Per tul mo^lo vi furono in ogni tempo a IUi*uwa persone eh© poe-
tavano in latino, di cui alrutite acquistarono famn, in ispeeialiu't quali epiirramuiatid,
co**i ji» Klio t'erva, ke^ti CnnioU, liUea Sorj^o. Il Tomnui^too [(arlaudo nei finoi Stndii
eritiri del fanìcli. dice die e:rli eguaglio e forse superò gli antichi i^alnit-i romani. Vii (te-
Milita Demanio Zaniais^na inidusse l'tldissoa di (ornerò in e!e;^uti versi hUiui.
Si poetò molto a Hj»t'Ui*a aneho in lingua italiuna. («iovanni Ìtt^/Mirro p. O- fu Ìl
Pntrana dì Ifugusa. avendo iu un volume intero di poesie rimpiafito U troppo prcsio
della morte rapitagli Mnria Tiiruia, elie viddo peila prima volta a Vei»e/,ia in nn Veneidl
Santo, «'onio Petrarca la 8«a Inaura.
lì poeta j-lavo raguseo di maggior fama si h Gioi'anni Gondola (Ivan Gnndnlié)
iri88'Itì:j8. Nelle sue ereazioni poetiche in euì si fi\ sentito la eoi tura elasHÌt«a, cibft hi
aUora risorgeva, e*«o «ì o« *Mipa di «olito della gran lotta Ira il ('liatianewimo e l Islam ipniOw
La gua opera f>rincipale ò „L 0»manide" poema eroico «die tratta dei irlorioai falti rf nvmf
del Principe l«:idit<lao, un tfp;lio di SigiDinondo Ut He di Polonia, contro i Tu
della tragica tìne del 8ulUuo Oijiman, pella riforma *d»o intendeva faro doì Otaii
Vuoisi da alcuni che il Senato abbia «oppiesso il 13 e 14 Canto per rignnrdo at Tarcia,
ahrì wostengnnd (die l' auton^ ntet^só bi abbia fatto prima della morte, pcrebè troppo
eratieL Al poeta anni addietro fri eretto un monumento a fìagn^a.
Ci erano molti lìsigusei rlio eoUa stefiea frietlilA poetarano in latino, itilinno e slavo,
cosi p. e Igna/Jo luotgi. Priore del l'ouvonto di 8. Qia^^omo in toa^'ioma, persona
tempro disposti^ a buffonerie. Kidier/J ed epigrammi, ma idie oon tutto il «^no buon a-
more compose un poema lalitio intitolato ^Magd^ileua ìlltrir^^a*' in ouì fa lameutare n pian*
gere senza Une una ponìtonte.
>) Con Apeoiale «tura e eon molto nucceaso si eoltivarano a Ragusa lo ^eionxe mi-
tematiche. Hiwilta da una lettera diretta dal Vescovo e poeta unghero?»e Jutìitéw Pnno-
nini* a (iaz/.oli, ntt matemalÌL'o raguseo, «'he t:\n nel decimoquitito secolo ai LiYoraiam»
a RajyUMà ÌH(rnmentÌ mateiuuliei ai n*.|rononH«*i. dappoifbe il Vef<<v.*- i^ ^^ -i^ tfrÀ
un' ordinazi»iiie di itarerolii iatrumenlì, i/uonium, rome ò detto noli i f»
ìlilìWf] ritti' srìhiH ftanint ìt^nim 'trfìfirfH itìiìffH ìt*ihrmn^. \ phì • N
DAS KNDE DEH RAGUSÀJSGHEN REPtHJUK
105
i"rriun*ndì?ri Wussor;^, in deii t?eheimnissvoll sich senkcnrteii Srlialk^ii,
(la^is nmti von iriy^Alischen GefOhlen be'/,vvuiigi?ti, liinlcr dcin dunklim
LtK»j'lK'rhuin aii dcivi FlnssiiftT, dcn bòrrdiniten Tcrnpcl doia Apnllo.
woldicr sirh titi den tìestadcii dr*s Plistos eriiob, gelegcn wAhnl, und
eiiir li.'H'lik' Raurhwolki-% die «irli liiriliT dvm Sehilfo boi dt?r steil-ab-
(furis^stMieii IVKswaiid dv^ Flussnrspniiiges xulTillig erbebl, an tlen anf-
n*gt'nd«in Diiusl criiiiictrU dcr aiK^ den Erdscbiund enipor^lic^, wn die
Pylbìen des dei|diisi'li«vri Orakels, aul' dcni loorberj^cscbmficklen IJreifuss,
ilirc* Sprnrbe verkundub'n.
Der Hislorikcr Appendiin Ijenierkt mit Rochl, das^ wonn os in
Ragtiàa so vieb» DicbbT gab *(* und so violo ^'olehrb:? Manner die sicli
bcsatidurì» "lii \<[mrjoiuÌe und init cxacleu Wisseindiallen ■) belasslen,
*) Dup Lutoniiv ho war anfrttìj^H Volknjtmeho in RAyrusa, da <Iie Aboris^ìnos-Einwolifior
nimifi«li«n [Tr^pnitiift*» vvAroi»^ tuihinlii^li Flii<-'htlin;.'e von Epid'iiiius und Salone. Porfiro*
jTcìi ■ '1i>Mi(aiier Familieti itameiìtliilt uuf, welrho «ioli in lUgusu uicdc^r-
gt'l <MfiÌ8<'lie Sfiniclio wiirde nacb und naL'li, tdien so wio dan Iruli;itiÌstdiG
cinr.ii II- t iii-i. ii-MJÌen der ,slavÌS4'hen Sprache ganxlii'li verdninji^t. Der 8enat that da«
Mr»'4liv||.vt«5 urn dnK Ausslor!>ou diostìr Sj>m«dien /n voiliindern. So wurde im .lahre 1472
iltt^ Ljitoitilsi'hf» /,Mr GeH<'h:ktt?pnieh^* erJtoi^on, und die AnwGndnn;^: dor siaviHr.hon Sj»nii-lio
tri d«n Ilorht3vf*rsiitnnilmmcn iu^c«et/liidi verboUteii. Man riof fjnlo Latinìeten aus Italien,
«]i»r rr*te Fiti|^>po d« IHvtT!*!.* (ArUtun n«»*^tur o.\itnh)?) ini Jalii'o 1484, der U*txtc Camillo
Cìinulh im Jahre Pìiri. Das Siudinm der lateiiustìhoii Spraehc, war^lo gofordoil tlurdi die
hl(^inU*d\r Gc*H/.j*elinTi;r, dio tSitta die Urtheilo in don Procef-scii latelnisi^h a^►7Jlfa^H0fl,
iind dio <fO\YidinlH'it, Hasa l»ci ftrirriibnissen von Patriciern in dea Kindif» von Vi^rwandteii
und Krcnrjd(»i1 Iatoint^i*dio Uodou abaolialton wurdci». 8o ^ab os /,u jeder Z«if in Ittijra^a
Utolt»ÌHr'bt' Dii'hr^r, wovon oliMjro iusbesond^^re als EmL'rarnmntilcer Itoriibmthoit cHatiirton,
%Q K, h Elio Orvji, ìitsiì. C'nniidi, Ltu?a Sorj;o. Von Cnnioli sììkì Tonimn^co cr Imbe
Holbttt die nltroniiRi^heu Satirtki-r iTrc^icUt, vvunn iiiolit iibertroATon. Eni Jcsutt Uenibard
Zaiimgfia hai HouiPt-K Odyssao in y.i^rrnlio bìtoiuìsrbe Vorso ubc^rHet/,!,
Auftl» in italiimljaciher Spratdio» >vurde viel godiehtol. Gìoviinni Briiarm vordieni
kjt|;u«fts Potrjirk iri'imnnt z»i wc^rdcn. 801 non Stdnnpr* ìiber dcn Tod eoinor Maria Tamia
di A cr /nin irMcninale in V onoih;; nn otiicui Cliarfroit^iro mh^ wio pGtrarcA soiiìo Laura,
liat cr i" PiH.tì,.M rmu r !i;ii,..|jt^ die eiuoii lìund lullon.
Ih' 1 in slaV(N«'hcr S|>ratdie war (tiovauni Gondola <lvan Giinduli;')
1588—!' rerisrben 8rhój4nn^^on, in welehcn die daxtimal aufkomnuMide
kla«sii»)Sflin bibhuig sioli kundafìbt, \vird stumeìnt der W'eltkainnf de« Ciiristtìnlburii!* mit
dem [slan». /Air Dai-sUdlnu^' pebraobl. 8ein bodeuteiidHtcs Werlc tst da^ Epos „DÌ<J Dsma-
nidi'*' npi?on«t;ind dii>s^otfl Ileldontrodit'hteH sind die ^lorroji'hoti \Va^>r)tliaCcn dcn Pririzon
Laditlans c\nos Snhnns Siicmtuid Ìlf Kònì^s von Polon gciron dìo Tiirken, nnd dai* tni-
kttKidn» Eudc dos Snilun U^nian \vc;:en dor beabKktliij^ton Ùefonn der dauit^'liaren, Der
S*3nnt «^«>ll don 14. nnd 15. Gcsan>r auM Sobonuug jioiren dio Tiirken iinterdruokt babcMj.
Atid<»rfi brhan|dtMì der Vcrfasscr sflbst habo cs vor deni T"d<5 irelhan woil sic zìi oroliflch
wai-en. poin nichli'r wnrdo vor tdiii^ron dstbron m\i Monuniont in Itrt^nsa erricdiM.
'' ' vii'lo It^i:u#fiter dio init dorsi^lbou ì^eiobti^keit in latoJniHolier, ìtalionisKvlior
Ad< i r 8pnh'ho diclilcton, so /.. ]i, d(?r m droliitrcti Eìnfiiìlen, ScbcrAcn nnd
E(' -i'*<^ inT uJh it.> Puior i^'iur dcs Klostors S, GniL'omo iti Laf*roma« Ti:na/ja
Gli lin nii-bt hindorto ein latoinìsrhos Poem H^-'^g^lwl^aa illirica"
jom er mn*» Btissmn oiidlos «(Mifzon lio*;?*.
*) Mit besoiidero Vorliobo nnd Erfol?? wnrden in Ka^fiRa die rrmtbouiatiKrbftn Wi»*-
dinften i:ofdlo«it Aiip einein Briefò dos nnj^ariHoben IJistd)óf« nnd Diehters JuniuR
onrtis an tfa^di. mtwiì MiThoniahkr^r in Ha^^n'ia. i»t 7M enhX'bmiMi, da^s stdion ini
Br^obnlcn dabriiundnrt matlicmatisclte und astronomis^dje Inslnnntìuto in luni:ui^a fjoar-
'bftitcit i^tirdcn, diMiti dtM' HisidMif beatoli t in Ragusa vi^r^t liiodou{« liiHlruuicntc ,,i]uoniam'^
v^Ìp i'H iti don» tlriòfo bolp-t ,Jtir in Rrt/tm [f ((tafanar mìht's ìifjrum rcntm artìfues
lOC LA CADUTA DKLLA REPUIiBLICA UAGUSÉA
natura in mezzo alla quale vivevano i Ragusei, la quale in essi svegliava
r estro poetico e li eccitava a studiarla per addentrarsi nei grandi suoi
segreti. I palazzi e le ville di cui abbiamo discorso, che incominciando
dalle Pille si estendevano a tutta la riviera occidentale del territorio
della Repubblica, erano dilìatti il soggiorno preferito delle famiglie
tigiate, molte delle quali non avevano nenmieno abitazioni entro le
mura ; e siccome anche le famiglie patrizie possedevano so ituose ville
e palazzi fuori di città, ove ben volentieri dimoravano ogni qual volta
le circostanze lo permettevano, così può ben dirsi che i Penati di Ragusa
si trovavano in rilevante maggioranza fuori delle mura. Uno dei maggiori
diletti dei Ragusei si era di coltivare essi stessi gli arbusti ed i fiori
nelle aiuole dei giardini, ed una delle maggiori loro cure era quella di
rendere comode per se, ed appariscenti pel forestiero, le proprie
dimore, adornandole con suppellettili e mobili di valore, ritratti di
famiglia, lavori d* arte, biblioteche e collezioni di cose interessanti e
rare. Si può ben immaginare quanto ben fornite sieno state le di-
more delle vecchie famiglie patrizie, le (luali da secoli erano intente
a questo, e possedevano ricordi dell' infinito numero di persone cospicue,
colle quali i singoli membri di esse ebbero relazioni amichevoli, e tal-
volta vantavano anche doni di principi ed imperatori. I ricchi armatori
potevano abbellire V interno delle loro ville, con oggetti interessanti e
di valore, raccolti in tutte le parti del mondo ove veleggiavano le loro
navi ; e lo stesso dicasi delle famiglie dei capitani mercantili e di tutte
quelle altre, la cui principale risorsa era la navigazione ed il commercio.
Ed ora si può farsi un'idea, quale immenso cumulo di oggetti d'arte,
di raccolte preziose, di ricordi storici si attrovavano sotto i tetti degli
edifici siti alle Pille, a Lapad, a Gravosa, sulle sponde dell' Ombla e
lungo la Riviera occidentale del territorio di Ragusa: oggetti che prima
dell' assedio non potevano venir posti al sicuro in città, o pel loro
volume, o per mancanza di mezzi di trasporto, o pella fretta colla
quale, intente soltanto a trovar rifugio entro le mura cittadine, le
famiglie abbandonarono i loro possessi.
Ka^usa erano Boscovìch, di cui si foco menziono nel tcrxo Capitolo, o Marino Ghetahìi.
Questi nato nel 1550 studiò matematiche a I{oma. e quindi per parecchi ^nni viaggiò
in quasi tutta Europa, ovunque destando ammirazione poi suoi talenti matematici, e
stringendo amicizia con molti dotti di quel touìpo, tra gli altri col celebro Paolo
Sarpi a V^enozia, che di lui ebbe a dire: Un angelo pel suo cuore, un demonio pella
matematica.'* Nella così detta Spilla Bettina (Grotta di Hete, così chiamavaiii il Gbe-
taldi dal popolino) sita fuori della l^orta IMocco di Ragusa, presso alla «piaggia del
mare, esso studiava e faceva esperimenti, tra le altre cose incendiando con lenti ustorio
delle barchette ohe a bella posta faceva collocare tra Lacroma e la costa. L* opera ma-
tematica sua più importante si intitola: ^Apollonius redivivus" Venezia 1G07.
ÙAS ENDE DER RAGUSAISCHEN Rfil^ÙBLlK lOÌ'
dies vornàmiich von der schónen Natur abhieng, in dcren Mille die
Ragusaer leblen, welche sic poelisch slimmle, und in ihnen dcn Wunsch
aufkommen liess, in ihre grossen Goheininisse sich einzuweìhen. Dio
GehOfte und Landhaùsor von welchen gosproclien wiirdo, und die von
der Vorsladl Pille aus, enllang der ganzen nòrdlichen Riviera des
Terriloriums der Republik sich zogen, waren der gewólinlicho Aufen-
thalt der wohlhabendéreri Bùrgerfamilien, von welchen vieie in der Stadi
kein Hcim hallen; da ùberdiess auch die Palricier in Lapad, Gravosa,
Onibla, Canosa u. s. w. prunkvolle Pahìsle und Villen besassen, wo sie
sich sehr geme aufhielten, so oft ihre Obliegenheilen es ihnen gestal-
letcn, so kann wohl gesagl werden, dass die ragusaischen Penaten sicli
zunieisl ausserhalb der Sladlmauem befanden. Eines der gròssten Vor-
gnùgungen der Ragusaer war die eigenhandige Kullur der Gewuchse
und Blumen in ihren Gilrten, und eine besondere Sorge ihr Heim so
bequem als mógliph fùr sich, und dabei gefallìg fur den Fremden zu
gestallen, so wie es mil werthvollen Mobein und Gerathen, Familien-
porlnlts, Kunstgegenstànden, Bibliotheken und Sammlungon interessanler
und sellener Objekle auszufuiien und zu schmucken. Man kann sich
denken, wie reich ausgestaltel in dieser Beziehung die Wohnraùnie der
alien aristokralischen Familion waren, die Jahrhunderto hindurch dieser
Sorge oblagen, und die Erinnerungen und Geschenke der grossen Zahl
machliger und berùhmler Persònlichkeiten besassen, niil welchen die
einzelnen Familienmilglieder in engeren Verhàllnissen sich befanden,
Fanìilien die nicht sellen Andenken gekrOnler Haiipler vorzeigen konn-
len. Die reichen Rheder konnlen ihre Landhaiìser mit Werlhgegenstànde
und Raritfilen fùllen, gesammell in alien Weltgegenden, wo ihre Schiffe
segelten, und dasselbe konnlen in beschrànklerem Maasse die Schiffs-
capitane Ihun, und alle anderen Personen welche der Schiffahrl und
dem Kandel obla.gen. Man kann sich jetzl einen BegrifT machen, welch*
eine riesig^ Quautilàt vjn Werth machen, Kanstobjeklen, hislorischen An-
denken u. s. w. unler den Diìchern der Gebaùde sich befand, die in
der Vorsladl Pille, in Lapad, Gravosa, langs des Oinblaflusses,^ und der
nòrdlichen Riviera gelegen waren, welche Gegenslande bei dein Anzuge
der Feinde in die Stadi nichl in Sicherheil gebrachl werden konnlen.
nulloa habemus." Die benihmtesten Mathcmatiker Ragnsas waren Boseovich dessen in
dcm dritten Capìtel Erwàhniing gcuiacht wurde, und Marino Ghetaldi. Dicsor, 1556 gè-
boren Rtudicrte Mathematik in Hom, und d*.irclizog sohin Jalire lang fast gauz Europa,
iiberaU wegen seiner inatheinatischcn Kenntnìsse und Begabung, Bowunderung erregend
nnd sich zaiilreichoFreunde crwerbcnd, unter ihnen den beriiliniten Paolo Sarpi in Vencdig
der von ihm sagte: „Ein Engel im Herzon ein Teufel in der Mathematik''. hi der aus-
serhalb de» Plocee-Thorcs am Mcercsstrando gelegenen aogenannten Spilla Bottina, Grotte
des Bete, so hiess Ghetaldi ini Volksmnndo, studierte und expcrimentierte dcrselbo, und
xùndete absìchtlioli mit Brcnnspicgeln klcine Schiffe an, die er zwìschen Lacroma und der
Kuste aufstellon liess. Sein beteutendstes VVerk ist: „Àpollonìus rcdivivus" Venedig 1007.
106
U CADUTA DELLA REPUBBLICA UAQOSBA
Se all' epoca dolle irruzioni doi popoli barbari, (lotì^ Unni e Vandnli,
nnifi assieine, si Fos^soru riversali su dì un paese, <|uale torronlo
limano die passa t» dislrugge, non avrebbero forse coniniesso tante
atrnciti\, nò convertilo in s*t breve tempo una ridenle e rirca contrada
in rinirehio di fnnianti rovine, come fecero i Montenegrini e le popo-
lazioni ad essi associatesi, quando il ^ luglio cominciarono a saccheg-
giare il borgo Pille, e di lì, avidi di bottino ed invasi da quello spirito
di distmzione che, inferocendo le masse, cancella in esso quanto vi e
di Imono ed umano, per render loro solinolo gli istinti del bruto ed
il più ilelle volle peggiori ancora, si sparpagliarono col piccone del
saccheggio e colla face dell* incendio per ogin ]>arié, sino in fondo :dla
Tliviera occidenlale.
In (pianto ai Rossi, sì legge nel rapporto del rionsolc ansfriaco
Timoni, citato ne! precedente capitolo: ^Le crudellà commesse nellr)
„ SI alo dì quesla Reiiublilìra, s|jecinl inerite dalle trupjie *' dai marinai
«della srpiadra del viceammiraglio Siniawìu, c'.ie non mafif^herajuio di
«comiiarire nello ga^^xotte, hanno troppo eccitalo V indignazione pubblica
«p«MTliè io possa dispensarmi dal farne a \'. E. uno schi/xo: egli e dopo
„la levala dell* assedio che noi r'.leviamo fino a quale punto giunge la
„loro ìmuiiana barbarie; i Montenegrini hanno a dir vero saccheggiato
nUia i Russi hanno connnesso degli orrori, tormentando tutti quelli che
„loro cadevano Ira mani'' etc, ed in allro luogo si legge che ^per ordine
,dt'gli urtlciali russi, mobili artislici, specchi, quailri, staine, vetrnnii,
, veni vano Irasporlati con ju*[»cauzione sulle barche, por venir caricali
su navìgli russi, ed il rirnanento veniva 1 isciato a Montenegrini**, Onesti
in compagnia dei (!rivoscianÌ e (lanalesi, nonché di alcune torme di
Rnsnesif che fintando bollino erano calali dalle prossimi* provuicie
otioniane, asporlavano dagli «Mlìnciì (compiuki che avevano gli ufTiciali
e niariiiai russi T alTar lom) quanto era asportabile, e pn*cisann*nl«N
come racconla il Timoni, «vetri» porUs cavicchi, chiavi di muri, mobili*
^elc, rompenrlu e dislruggeridt» quanto ancor rimaneva, come pergolati,
„vasi, balaustro e persino i qnatirelli di pieira dei pavimenti, sicché
«alcune poctie case di Gravosa, |jer caso non bruciale, rimasero col
Jcllo I* colle quattro mura.** Dopo il saccheggio e la dislruzioiie si
incinidiavano gli edìfi/i, e per dar maggior nulrinienlo alle fiamme, à
tagliavano persino gli alberi ed arbusti dei giardini per gellarli nt^l fuuci>.
DAS ENDE DEU KAGUSAISCHKN KEPUBLIK 109
sei es wegen ihres Umfunges, odcr des Mangels an Transportiuittcln
und der Eile mit welcher die Familien ihrc Wohnstulte vcriicssen, nur
darauf bedacht in die Stadt so bald als móglich zu flùchtcn.
*
* *
Wenn zur Zeit der Vòlkerwanderung Gothcn, Huniieii und Vandalen
sich vercint hàtten uni in ein Landstrich cinzustùnncn, wic cine Mcn-
schenlawine die einbricht nnd vernichtet, so hiìUen sie sich nicht un-
menscldicher benommen, noch in kùrzerer Zeit cine gesegnete und
reizende Kiìslenstrecke in cine Stàtte der Verheerung und rauchendcr
Ruinen umgewandelt, als es die Montenegriner und ihre Verbùndete
Ihatcn, da sie am 3 Juli in der Vorstadt Pille die Zerstòrung bcgannen.
und von dort mit der Haue der Plùnderung, und der Fackcl der Brand-
legung allerorten, bis zum aùssersten Ende der nOrdlichen Riviera ein-
lìelen, von jenem Vemichtungsdrang befalien, welcher die Massen ver-
wildemd, denselben jede menschlich gute Regung benimmt, und ihnen
Raubthierinstinkte verleiht.
Was zunachst die Russen betriflft lesen wir in dem, im vorangcgan-
geneni Capitel cilirtem Berichte des Consuls Timoni: «Die in dem Slaale
«dieser Republik, insbesondere von den Truppen und den Matroson der
, Flotte des Viceadmirals Siniawin begangcnen Grausamkeiten, wovon
Jedenfalls auch in den Zeitungon die Rede sein wird, haben den óffen-
atlichen Unwillen derart erregt, dass ich niich nicht entbindcn kann E.
,Excellenz hievon eine Skizze zu machen; erst jetzt nach Becndigung
,der Belagerung, kónnen wir wahrnehmen bis zu welchem Grad der
,Unmenschlichkeit die Russen angelangt waren; die Montenegriner
«haben zwar geplùndert, aber die Russen haben Graiìellhalen begangen,
«indeni sie alle mai-terten die ihnen in die Hànde fielen.** An anderer
Stelle des Berichtes ist zu lesen: „Auf Befehl der russischen Officiere
,wurden artistische Móbeln, Gemàlde, Statuen, Spiegcln und andere
«Werthobjekte mit Vorsicht auf die Schaluppen gebrachl, um auf die
.russischen Schiflfe geladen zu werden; was noch erùbrigte ùberliess
,man der Montenegrinern." Letztere, in Gemeinschafl mit den Crivo-
scìancrn und Canalesen, so wie einigen Trupp Bosniuken, welche gule
Beute witternd, aus den angrenzcnden oUomanischen Proviiizen lierab
gekomraen waren, haben, nachdem die russischen Mutrosen ihre
Arbeit voUendeten, dasjenige weggelragen, was noch weggebracht
werden konnte, nahmlich, wie Timoni erzàhlt, Fenster, Thuren, MObeln,
eìserne Gelànder u. s. w., und was nicht weggerissen werden konnle
wurde zerschlagen und zerstòrt, wie z. B. Sauien, Vasen, Balaustraden
und segar die Pflasterung der FussbOden, so zwar dass einige wenige
110 LA CADUTA DELLA KKBUBBLICA KAOIUSEA
Divorata ogni cosa dall' incendio, si rimestavano i mucchi di cenere
collo bragie ancora ardenti, in cerca di monete e di pezzi di metallo.
Per tiìl modo furono distrutti interamente in pochi giorni 308 fabbri-
cati, e della magnificenza e ricchezza delle Pille, di Lapad, Gravosa,
della valle di Ombhi, e della riviera di ponente altro non rimase che
muri anneriti, macerie fumanti, colture rovinate, boscaglie recise e
giardini distrutti.
Dicesi che terminata la mala opera sulla terraferma i Montenegrini
volessero farsi tragittare con palischermi russi sulle isole Elaphiti per
compiere anche colà l' opera stessa, ma che il viceammiraglio Siniawìn
si oppose a questo. Di ciò non fa cenno il console Timoni, ma è
possibile; tanto più che, come or ora vedremo, il viceammiraglio
minacciò a Ragusa il flagello dei Montenegrini se non si arrendesse, e
quindi gli importava che essi non si sparpagliassero pelle isole, ma
che le loro file fossero compatte e sempre a mano per dare eventual-
mente esecuzione alla minaccia.
*
*
Si può ben immaginarsi che, risaputo per intero quanto era accaduto,
i Ragusei si dovessero trovare in uno stato prossimo alla disperazione.
Aggiungasi a questo che il giorno prima che incominciasse T assedio,
era giunto a Ragusa il segretario dell' ambasciata francese a Vienna
Lagrange, colla notizia aver la corte imperiale russa promesso di eva-
cuare le Bocche di Cattaro, notizia che avrebbe dovuto servire di
conforto alla popolazione, ma che invece peggiorò la situazione.
11 console austriaco Tunoni approftìttò del giorno di tregua, nel
(piale come abbiamo detto furono fatte le esequie al generale i)e7a(/or^Me,
per recarsi dal viceammiraglio russo, a bordo della sua nave, e doman-
dargli se non avesse ricevuto una comunicazione dal suo Governo
circa air evacuazione suddetta. Il viceanmiiraglio disse di non saperne
nulla, e tagliò corto su (piesf argomento. Noi siamo d' opinione che
Siniawin non dicesse il vero, riservandoci di esporre le ragioni che ci
DAS ENDK DER RAGUSAISCHKN REPUBMK 111
Hauser in Gravosa die zufiilliger Weise niclit ein Raub der Flamnien
wurden, nur mit den iiackten Maiiern und dein Dachc verbliebeii.
Naeh der Pluuderung und Zerstórung, steckte man die Gebaiìde in
Brand, und uni dcin Feucr mehr Nahrung zu verscliaffen, wurden in
den Gàrten die Baùnie, und Geslraiìclie abgehackt und in's Feuer ge-
worren. Nachdeni sànnnlliche brennbare Bestandlheile des Gebaùdes
von dem Feuer ganzlich verzehrt worden waren, wurde der Schutt
und die Ascile mit den noch glinnnernden Kohlen aufgeschùrl und
untersucht, um Mùnzen und Metallstùcke ausflndig zu machen. In dieser
Weise sind in wenigen Tagen 363 Gebaùde ganzlich zerstórt worden,
und von der Pracht und dem Reichthume der Pille, des Omblathales,
von Gravosa, Lapad und der nórdlichen Ri\iera, verblieben nur ge-
schvvartzte Mauern, rauchende Trùmmerhaufen, verwùstele Landereien,
abgehackte Oliven- und Loorberhaine, so wie zerslórte Giìrten.
Man erzàhlt dass, nachdem die Montenegriner solche Unlhalen auf
dem Festlande vollbracht hatten, sie auf russisclien Schaluppen nach
den Elapbilischen Inseln ùbersetzt werden wollten, uni daselbst ihr
Zerslórungswerk forlzuselzen, dass aber Viceadmiral Siniawin dies nicht
zuliess. Consul Timoni niaclit hievon keine Erwiìhnung, allein es ist
móglich, umsomehr als Siniawin, wie wir selien werden, der Stadi
Ragusa, wenn sie nicht ehestens kapitulieren solile, mit der Geissel
der Montenegriner drohte, und es ihm folglich daran gelegen sein
iimsste, dass dieselben auf den Inseln sich nicht zerstreuen, um sie in
kompakten Reihen an der Hand zu haben, im Falle er scine Drohung
ausfùhren wollte.
Man kann sich leicht denken, dass nachdem die Ragusiìer erfuhren,
was alles gcschehen war, sie in einem der Verzweiflung nahem Zustande
geralhen mussten. Dem ist noch hinzuzuftigen, dass ein Tag vor Beginn
der Belagerung der Sekrelar der franzòsischen Gesandschaft in Wien
Lagravge, mit der Nachricht in Ragusa ankam, der kaiserliche russische
Hof liabe versprochen die Bocche zu raùmen, welche Nachricht statt
die Bevóllkerung zu trósten, die Situation noch verschlechterte.
Der ósterreichische Consul benulzte den Tag des Waffenstillstandes,
an welchem, wie erzfdilt wurde, die Bestattung des Generals Delagorgue
stattfand, um sich zum russisclien Viceadmiral an Bord seines SchilTes
zu begeben, und ihn zu befragen, ob ihm von seiiier Regierung irgend
cine Weisung, beziìglich der erwiìhnlen Raumung schon zugekommen
war. Siniawin antwortete gar iiichts von der Sachc» zu wisson, und gab
dem Gespràche cine andere Wendung. Wir sind der Meinung dass der
112 LA CADUTA DKLLA IMOPUBIUJCA RAGUSKA
inducono a ritener questo, come pure il motivo di tale suo comporta-
mento. Il viceammiraglio assicurò quindi il Timoni, esser esso molto
dispiacente pelle devastazioni commesse dai Montenegrini a danno dei
poveri Ragusei (assicurazione questa che fa dire al Console nel suo
rapporto, sembrargli che il viceammiraglio avesse il cuore al suo posto)
e poi lo interessò di dire al generale Lauriston, che esso era disposto
ad accordargli la capitolazione, ma se questa non si accettasse e presto,
che esso partirebbe e lascierebbe la città a discrezione dei Monte-
negrini.
La minaccia del viceammiraglio era pei Ragusei la più terribile che
potesse immaginarsi. Posta ad esecuzione, sarebbe slato 1' esterminio
di Ragusa; i Montenegrini sarebbero entrati in una città viva, ed avente
ancora vitalità ma quando avessero perpetrato quello che fecero fuori
delle mura, del che non era a dubitarsi, sarebbero usciti lasciando
dietro di sé una gran pietra sepolcrale del perimetro della città, sulla
tomba di Ragusa e dei Ragusei.
Risaputa la cosa, il Minor Consiglio si raduna per discutere sui
passi da farsi per persuadere Lauriston a capitolare, poiché o questo
o r esterminio ; e non ci era tempo da perdere, dacché Siniawirj poteva
da un ora all' altra ordinare 1' assalto, e porre quindi ad esecuzione la
sua minaccia. Per deliberazione del Consiglio, il Rettore e Senatori
dirigono a Lauriston la seguente lettera interessantissima, anche pella
ragione che lo scritto del Senato, assomiglia questa volta ad una
requisitoria di tribuni del popolo, e perchè quello a cui si tende, non
si ha il coraggio di dire apertamente al generale francese:
«Pressati da reiterate istanze di tutte le classi del nostro popolo,
«non possiamo far a meno, Eccellenza, di presentarvi rispeltostimenle
«la sua preghiera e di supplicane di accoglierla con umanità. 1 Umori
„e la costernazione di questo popolo. Eccellenza, sono estremi, Dopo
«aver perduto da un istante all' altro la navigazione, dopo aver visto
«sotto i suoi occhi bruciate le sue case, saccheggiate le sue sostanze e
«devastate le sue campagne; ultima risorsa di questa infelice esistenza,
,,egli sinora si consolava di aver almeno sicura la vita; sicurezza che
«gli era garantita peli' asilo della sua patria. Ma un gran numero di
«circostanze le più allarmanti, gli fanno comprendere che la sua vita
«stessa è in pericolo. Non osando di apprezzare da solo le ragioni dei
«suoi timori, esso si fa dovere di sottometterle alla considerazione di
«V. E. La posizione straordinaria di questa città, dominata da ogni
DAS ENDE DER RAGUSxUSCHEN REFUliLlK 118
Viceadmirul nicht wahr gesprochen habe, und behalten uns vor, unsero
Ansicht zu begrùaden, sowie auszufùhren, wesshalb Siniawin so handelle.
Letzterer sagte sohin dem Consul, or sei sehr betriìbl, wegen der armen
Ragusaer und der Verwùstungen welche die Montenegrincr ihnen an-
gerichtet liatten (zufolge welcher Aùsserung Timoni in seincm Berichte
bemerken zu kònnen glaubt, der Viceadmiral habe das Hcrz ani rcehlen
Fleck), und ersuchte ihn sohin dem General Lauriston milzutheilen,
dass er bereit sei ihm die Capitulation zu gewàhren, dass jedoch, im
Falle man darauf nicht ehestens eìngehen solite, er die Stadt den Mon-
tenegrinem preisgeben wùrde.
Die Drohung des Viceadmirals war fùr die Ragusaer die sehreck-
lichste die man sich denken konnte. Wenn sie zur Ausfùhrung gelangt
wàre, wùrde sie die Verniehtung Ragusas zur Folge gehabt haben ; die
Montenegriner wàren in eine Stadt eingefallen die noch lebte und
lebensfahig war, hàtten aber eine Todtenstadt, einen rauchenden Trùm-
merhaufen, als grossen Grabstein Ragusas und der Ragusaer, naeh dem
Abgange liinterlassen, wenn sie dasselbe vollbraeht hàtten, was sie
ausserhalb der Mauem thaten, worùber nicht zu zweifeln war.
Sobald man von dieser Drohung Kenntniss erhielt, versammelte sich
der Kleine Rath um sich ùber die Schritte zu berathen welche zu un-
temehmeu wàren, um auf Lauriston einzuwirken dass er capituliere;
denn entwcder die Capitulation oder das Schrecklichste ; es war auch
keine Zeit zu verlieren, denn Siniawin konnte von einer Stunde zur
anderen die Bestùrmung der Stadt anordnen, und sohin seine Drohung
zur That werden lassen. Es wurde beschlossen, dass der Rektor und
die Senatoren folgendes Schreiben an Lauriston richtcn, welches auch
desshalb von besonderem Interesse ist, weil diesmal die Patricier als
Volkstribunen sich geberden, und sie den Muth nicht haben, dem Ge-
neral offen zu sagen, worauf eigentlich ihr Schreiben abzielt:
„Gedràngt von alien Classen unseres Volkes, kònnen wir nicht umhin,
«Excollenz, die Bitte desselben ehrfurchtsvoU vorzubringen, und Sie zu
flCrsuchen dieselbe mit Humanitàt aufzunehmen. Die Furcht und die
,Drangsale haben dieses Volk auf das Ausserste gebracht ; nachdem es,
«Excellenz, von einem Tage zum anderen die Schiffahrt verlor, nach-
,dem es mit eigenen Augen sehen musste wie seine Hauser verbrannt,
, seine Habe geplundert, seine Làndereien verwùstet wurden, tròstete es
,sich bisher mit dem Gedanken, dass es als letztes Gut seiner unglùck-
»lichen Existenz, wenigstens das Leben sicher habe ; Sicherheit welche
aihm durch das Asyl seines Vaterlandes verbùrgt war; zufolge einor
, grossen Zahl aùsserst allarmirender Unistande musste es jedoch zu der
aErkenntniss gelangen, dass nunmehr auch sein Leben in Gefahr schwebt.
,Da es nicht wagt von selbst die Grùnde seiner Befùrchtungen zu
114 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
, parte da un monte che si trova in potere del nemico, le batterie che
«ogni giorno vanno aumentandosi sulla sommità del monte, di dove ad
„ogni istante danneggiano la città, i movimenti del^nemico, che ogni
„ giorno ci minaccia per terra e per mare, senza che ci siano visibili i
„mezzi per difenderci, 1' assedio che ci .opprime, il gran numero e la
«povertà dei rifugiati che ci inquieta, i bisogni dell* intemo che inco-
«minciano a farsi sentire, con tutti i mali, il di cui numero e pesantezza
„si aumenta in ragione della durata dell' assedio, ecco i veri motivi che
«obbligano il nostro popolo a ricorrere alla magnanimità paterna di
«V. E. per implorare al più presto qualche rimedio e qualche sollievo.
«Noi uniamo le nostre preghiere e le nostre lagrime a quelle del nostro
«popolo. Affranti da disgrazie, attorniati da nuovi pericoli decisivi, noi
«Eccellenza non sappiamo più dar coraggio, né ad esso, né a noi stessi.
«Convinti non pertanto della grandezza dei Vostri sentimenti, noi osiamo
«supplicarvi di voler per giustizia e generosità, salvare questa Repubblica
«innocente, che ha la gloria di essere protetta da S. M. V Imperatore e
«Rè, a nome del quale V. E. ebbe la bontà di promettere soccorso alla
«nostra vita ed alle nostre sostanze, come fa fede un proclama pubblico
«e la Vostra sacra parola. Noi ci riterremo ben felici se V. E. vorrà
«onorarci di una risposta consolante. Noi abbiamo V onore di essere col
«più distinto rispetto etc. Il Rettore ed i Consiglieri della Repubblica
«di Ragusa.**
Il generale Lauristoii rispose che i Senatori esageravano i pericoli,
e che a coloro che avessero paura potrebbe dar ricovero in alcune
casematte; non aveva quindi intenzione di capitolare. I Senatori dispe-
ratissimi, li 5 luglio tornarono alla carica; poiché ormai, se i nemici
davano V assalto, non si aveva nemmeno polvere sufficiente per difen-
dersi.
Ottenuta la stessa risposta, i Ragusei nulla sperando, attendevano
in istato di completa prostrazione d' animo, di ora in ora, V assalto e
r eccidio, quando nel giorno susseguente (0 luglio) un villico enlrò in
città colla notizia che truppe francesi erano arrivate a Bergatto. La
notizia si diffuse in un baleno, e molti la accettarono subito per vera,
altri invece non ci credevano affatto, osservando anche, che le truppe
francesi dovevano venire dalla Dalmazia, e quindi non sboccare a Ber-
DA8 ENDE DEK RAGUSAISCHKN liEPUBLIK 115
«erwàgen, crlaubt es sich, sie E. Excellenz za unterstellen. Die besondere
,Lage dieser Stadt, welche von alien Seiten von eineiii Berge beherrscht
„wird, welcher in Gewalt des Feindes sich befindct, die Bulterien auf
„deni Gipfel desselben, welche jeden Tag sich vermehren, und forl-
flWàhrend in der Stadt Schaden anrichten, die Bewegungen des Feindes,
, welcher iins Tag fiìr Tag von der Land- und Seeseite bedroht, ohne
,dass die Mittel zur Verlheidigung uns sichtbar seien, die Behigerung
«welche uns nìederdruckt, die grosse Zahl und die Arniulh der Flucht-
,linge welche uns beunruhigel, die Noth im Inneren welche begonnen hat
«sich fùhlen zu lassen, mit alien anderen Ubeln, deren Zahl und Schwere
,ini Verhàltniss zur Dauer der Belagerung zunimnit, diese sind die wahren
«Grùnde welche unser Volk nóthigct, sich an die valerliche Grossmulh
„E. Excellenz zu wenden, um ehestens irgend eine Abluìlfe oder Linderung
„zu erflehen. Wir vereinigen unsere Bitten und unsere Thranen niit
«jenen unsjres Volkes. Von Unglùcksfàllen erdrùckt, von neuen entschei-
«denden Gcfahren bedroht, sind wir, Excellenz, nicht mehr im Slande
;,weder ihm, noch uns Muth einzuflossen. Da wir nichtsdesloweniger
«der Iloheit der Gesinnungen E. Excellenz ùberzeugl sind, wagen wir
«ergebenst zu bitlen, gerechligkeitshalber und aus Grossniuth diesen
«unglùcklichen Freislaat retlen zu woUen, welcher den Ruhm hat unter
«der Prolection S. Majestàt des Kaisers und Kònigs sich zu befinden,
«in dessen Nanien, E. Excellenz die Gùte hatten zu versprechen, unserem
«Leben und unserer Habe Schutz angedeihen zu lassen, wie dies eine
«òflfentliche Proclamation, und Ihr heiliges Wort bekundet. Wir werden
«uns wohl glùcklìch schàtzen, wenn E. Excellenz uns mit einer trost-
«rcichen Antwort beehren wùrden. Wir haben die Ehre, mit ausge-
«zeichneter Hochachtungzu sein u. s. nv." Der Rektor und die Ràthe
der Republik Ragusa.
General Lauriston antwortete den Senatoren, dass sie die Getahr
ùbertricben, und dass er jenen die etwa Furcht hatten, einige C:!asematten
zum Aulenthalte an>veisen kònne. Am 5 Juli haben die Senatoren in
einem Zustandc der Verzweiflung neuerdings an Lauriston mit demselben
Anliegen sich gewendet; denn es war nunmehr, wenn die Feinde die
Stadt gesturmt hatten, auch kein genùgender Pulvervorrath vorhanden,
uni sich zu vertheidigen.
Da die Senatoren dieselbe Antwort erhielten, erwarteten die Ragu-
sàer hof&iungslos, und in einem Zustande ganzlicher Muthlosigkeit von
Stunde zu Stunde den Ansturm und das (Jemetzel, als ani daraufl'ol-
gendem Tage (C Juli) ein Bauer, welcher in die Stadt Einlasi erhielt,
die Nachricht Oberbrachte, dass Iranzosische Truppen in Bergatto an-
gekommen waren. Dieselbe verbreitete sich wìv ein LaufTeuer, und wenn
sic vielen ohne weiters glaubwurdig erschien, so gab es einige die der
116 LA CADUTA DKLLA REPUBBLICA RAGUSEA
gatto. Ma alle cinque della sera si vidde sulla cima del Sergio un
drapello di Russi, inseguiti da soldati francesi, che loro avevano
tagliato la ritirata per Bergatto alle navi russe, dopo di che, racconta
il console Timoni, testimonio oculare, „ essendo un ufficiale venuto a
«vedere se la piazza era ancora occupata, il trasporto di gioia scoppiò
„ senza ritegno alcuno, e le contrade rienipite di gente echeggiavano di
«grida d'allegrezza, assordanti."
E dififatti pegli assediati quel messo del generale Molitor era la vita,
la liberazione da una morie forse prossima ed ignominosa.
DAS ENDE DER RAGQSÀTSCHEN REPDBLIK U^
Meinung waren, sie verdiane nicht ernst genommen zu werden, indem
sie bemerkten, dass die franzòsischen Entsatztruppcn aus Dalmalien
koinmend, nicht zuerst in Bergatto sichtbar werden konnten. Gegen
fùnf Uhr Nachmìttags sah man jedoch einen Trupp Russen von Fran-
zosen verfolgt, denen diese den Ruckzug Qber Bergatto zu den russi-
schen Schiffen abgeschnitten hatten. ^Einige Zeit spater (erzàhlt Consul
^Timoni welcher Augenzeuge war) kam ein franzósische Offlcier uni
,sich zu crkundigen ob die Stadt von den Franzosen noch besetzt sci,
„und da bemàchtigte sich ohne weiters soldi' ein Freudentauniel der
«Bevólkerung, die sich auf Plàtze und Gassen ergoss, dass man von
„dem allseitigen Geschrei nicht hòrte was man sprach."
Das Erscheinen jenes Boten des Generals MoHtor bodeulete donn
auch fur die Bilagerten, die Rettung, die Befrciung von dem sie bcdro-
lienden baldigen und schmahlichen Ende.
vili
La prilla decade del secolo. — Le navi di guerra di quel tempo. — Senza vento
non 8Ì parte. — La marcia forzata di Molitor per Kagnsa. — Gli Austriaci e Kranecsì
quali costruttori di strado in Dalmazia. — Marmont rapporta a Napoleone come faccia
costruire strado. — L" ordine dello Czar di riconsegnare le IJoccho agli Austriaci. —
11 Vladika ed il Viceammiraglio vanno d* ac<.M>rdo por non porlo in esecuzione. — La
Repubblica sussiste.
Scrivendo negli ultimi anni del secolo decinionono di avvenimenti
che ebbero luogo nella prima decade di es.so, e rafl'ronlando il presente
con quel non lontano passalo, si erge, di tratto in tratto, quale colosso
il progresso che l' umanità ebbe a lare in questo relativamente breve
periodo di tempo, specie col rendere docile istrumenlo dei propri
bisogni due energie latenti in natura. AH' epoca dell* assedio di Ragusa
già si conosceva e si tentava di trarre costrutto dalla forza espansiva
del vapore, ma la prima nave praticamente ben riuscita cui dava im-
pulso la forza suddetta, Fulton la costruì, ed essa solcò pella prima
volta le onde del Hudson appena nel 1807, e quindi un' anno più
tardi. Galvani e Volta, all' epoca della nostra storia, già avevano dimo-
strato r esi.stenza della corrente elettrica, ma il primo apparato tele-
grafico, che sfruttando la grande scoperta, corrispondesse in pratica,
Morse lo ideò appena trent' anni più tardi. Nella prima decade del
secolo non vi erano adunque, per tacer di altro, né telegrafi e telefuni,
nò piroscafi e ferrate, che in oggi accorciano, ed in certi riguardi fanno
sparire le distanze. Si pensi soltanto quanto ali* epoca suddetta ci
avrebbe voluto s(% per es(?mpio, il Viceammiraglio Siniawin, prima di
risolversi a qualche pa.sso imporlaiite, avesse inleso di interpellare dalle
viir
r>i6 cì'ittv Ui^kiuìù iles neuHAeUiileii .UhrhuiidoHes. — Dìo KrìegaPt^liìfiFo jcficr Zeit
— Kdu WhhI koHio Faliri, — Forcitter Mart^elt Molitore zuui Knsatiie Ragu^aK, —
ÓrtenrKiober nnd KratixOHon als StrassfnDrhaiiPr in Dalm«t cn. — Marmont h4*rìi'htc*l ari
K5<|»o)©oii \\h er Stcrtjif^pn l»auon l;lsa. — her nofchl <les ('?si»roii dio BotM^Iiu aia ÌMùt-
nwvh wìo<lfìr abzulroteii. — Der Vl»dik]\ L'oinpioticrt uiìt dom Viceaflniìi'Aleu iim dea
Mehì n»obt auaiifijìiren. — Forlbpstami «ler Hopiiblik,
Wearj niaii sirh mil goschiditlichen Em^niìs?i<vn befassi» welche in
lini erslt»r» I)c'ff»nnu*n dcs neunzi>linlr*n .laJiilnujdedtrs statlfri^fiinden
huhon, iirnl die Gi^genwart niit jener niclit Miv rtilnìckleri Vergangon-
hcil vi*r^'lrii'lil, wir»] nian der Rìi^^JonrorlsrliriLtr si» nnlil govvahr, wi^lchu
die Meiisclilu'it in (ìov Z\visclienz»'ìl |,'eiiiarlil liaU ìnsbcsoiìdere dadurrli
duKS i*É ilir polang zwi^i KnlfLe sieh dìeiistbar za marhen, die in dem
Schosso dor Nrdur snbbininiorten, Zur Zeli der Belagerunjr Ragusas
uar die Spannkrafl dés UauipTes zwar bekannl, und man slellte aiudi
Versucbe an, urn aus dci*selbon Nutzen zu ziehen, aber erst ini Jabru
1S(I7» also ein .lahr spritor, ;>eiang es deoi Amerikaner Fulton, ein
vollkomnièn gebingciies DaiHpCboot herzusteilen, das ini selben Jalire
den liuiLscHj befubr, nrid niii welrbeia die Daiiipfschiflalirl eìgunllicli
ert>fTnet wurde. Zur Zeit unserer Gesrliicbte hatten Galvani und Volta
die Thi*orie der Elektrieilat begrrmdet, allein ein wirklicli prakUsehes
Hejfinllal der gn>i4.sen Errungeiisrlian ergali sieh erst niit dem telegm-
plii^clien A|i|)araU', dea Morst> volle dreissig Jalire sputer ersann* In
dem eisleni DeeeriuiMm des neunzebnten .lalH'liinnleHes gab es dernzu-
l'ulge ueder Teli'gni[ibi'ri ncii li Trlcphone, wefb r Danìpfbuote noch Eisen-
iKilinoii, wefehe die VerbiiMbnigm heut/ulage so wesenllieli erleidifern-
120 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSÉA
Bocche r oracolo imperiale di Pietroburgo. Sarebbe stata questione di
molte settimane, senza far calcolo dei mille accidenti cui erano soggetti
i messi nel lunghissimo viaggio. Qualora in oggi nei paraggi dell'Adria-
tico vi fosse una squadra moscovita volante, il chiedere e ricevere
istruzioni dalle rive della Neva sarebbe per essa questione di ore.
Liberata Ragusa, le navi russe che bloccavano la città avranno dovuto,
per andarsene, probabilmente attendere il pomeriggio che incalzi il
maistro, ijoichè colla bonaccia quei colossi non si muovevano a verun
patto, nò con un leggiero levante si sarebbero di buon grado adattati
a far rotta pelle Bocche o Corfù; colossi questi certamente magnifici
a vedersi, colla loro in^ponente alberatura, coi loro due o tre ponti,
ma che d* altronde avevano il ventre d* argilla, sempre pronto cioè a
lasciai-si bucare da proiettili nemici di qualunque forma, sorte e gran-
dezza, e di dar loro disastroso ricetto nelU interno, senza il minimo
atto di riinilsa. Son cose queste che in oggi all' epoca delle corrazzate
e delle torpedini fanno quasi ridere, ma di cui bisogna tener conto,
quando si tratta di imprese e lotte navali che non sieno della seconda
metà del secolo decimonono.
Con riguardo alla marcia fatta da Molìtor colle sue truppe da Spalato,
e rispettivamente da Macarsca, per venire in soccorso di Ragusa, dob-
biamo dire alcunché anche sullo stato delle strade in Dalmazia, all' c-
poca della nostra storia.
È opinione generale in Dalmazia che i Francesi sieno stati i primi
a costruire strade regie in questa provincia, e che in ispecialità la strada
mediterranea, quella cioè, che attraversando la provincia per tutta la
sua lunghezza, allaccia le estremità della stessa, vada ascritta unicamente
a merito della Francia. Questo assolutamente non è esatto. Sotto la
dominazione veneta quasi nulla fu fatto in Dalmazia per strade, sicché
quando gli Austriaci pella prima volta la occuparono, di strade tal-
qualmente carrozzabili non esistevano che, una la quale conduceva da
Spalato a Traiì, una seconda da Spalato a Sinj, ed una terza da Zara
a Zemonico. Questo era tutto, e quindi persino dalla capitale non si
poteva fare che una brevissima gita in carrozza (15 chilomelri). La
t)AS ENDE DÉR RAGUSATSCHEN REPUBLTK 121
Man denke nur wie lange es gebraucht batte, weiin Viceadmiral Siniawin,
bevor er in die Bocche einlief, die Zustimmung seìnes kaiserlichen Herrn
in Petcrsburg, von Corfù aus, batte einlioblen woUen. Es waren biezu
mchrere Wochen, ja vielleicht ein Paar Monathe nothwendig gowesen,
und dies im Falle als die Gouriere auf der sebr langen Reisc von
jenen Unfallen verschont geblieben waren, denen die Eilbotben auf
fronidem odcr feindlicheni Gebiethe ausgesetzt waren. Von der Adria aus,
kònnte heutzutago ein russischer Admiral in wenigen Stiinden an der
Newa cine Anfrage stellen und Antwort erbalten. Naeh dem Entsatze
Ragusas wcrden die russiscbcn Kriegsscbiffe, welcbe die Sladt blockir-
ten, um sicb zu enlfernen, wabrscbeinlicb auf die Nacbmittagsstundon
gewartet baben mùssen, zu welcber Zeit im Sonnncr der Maistralwind
gewòbnlicb an Starke etwas zunimmt; bei Windslille nabmlicb rùbrten
sicb die bòlzernen Kolosse nicbt vom Platze, und aucli niit eincni
leicbtern Sùdwinde batten sie sicb sebr wiederspentig gezeigt den Bug-
spricl gegen Corfù zu ricbtcn; diese Scbiffe waren gewiss pracbtvolle
Kolosse, nìit ibren zwei und drei Batterien ùber einander, niit ibrem
iniponirendcn Takelwerk, allein die feindlicben Gescbosse durcblò-
cberlen, obne irgend einen Abprallversucb seitens der Scbiffswande,
ibren bolzemen Leib, und drangen verbeerend in's Scbiflfsinnere ein.
Es klingt dies scbon beulzutage recbt sonderbar, da man an die mo-
dernen Kriegsungetbùme zur See aus Eisen und Stabi gewóbnt ist,
welcbe mit Mascbinen verseben sind, die tausende von Pferdeknìften
entwickeln, allein man muss auf solcbe Zustànde Bedacbt nebmen,
wenn von kriegeriscben Begebenbeiten auf der See die Rede ist, aucb
dann, wenn sie in der ersten Hrdfte des neunzebnten Jabrliundertes
stattgefunden baben.
Mit Rùcksicbt auf den forcirten Marscb, den General Molitor mit
seiner Division von Spalato, beziebentlicb Macarsca aus, nacb Ragusa
unternabm, dràngt sicb die Frage auf, wie der Zustand der Slrassen
dazumal in Dalmatien war.
Es wird nicbt selten in Dalmatien bebauptct, die Franzosen seiea
die ersten gewesen welcbe fabrbare Strassen in der Provinz erbaulen,
und dass insbesondere die sogenannte Strada Mediterranea, namUcb
die Reicbsstrasse, welcbe ganz Dalmatien der Lange nacb durcbziebend,
den nórdlicbsten Tbeil der Kùste mit dem sùdlicbsten verbindet, nur
den Franzosen zu verdanken sei'. Diese Bebauptung ist aber eine
volikommen irrige. Unter der venetianiscben Herrscbaft, welcbe Jabr-
hundcrte andauerte, ist fùr Comunikalionen in Dalmatien fast gar nicbts
geschehcn, so zwar dass als Óstcrreicb die Provinz zum erstenmal
besetzte, nur eine zur Notb fabrbare Strasse bestand, die von Spalato
uach Traù fùbrte, eine zweite von Spalato nacb Sinj, und eine dritte
l22 tA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAÒUSEi
strada regia da Zenionico pcrBenkovac e Lissane a Knin, ed innanzi
per Stermica al confine bosnese, quella da Knin per Dernis a Sebenico
e quella da Sebenico per Boraja a Traii, furono costruite dal 1797 al
1801 a spese del Governo austriaco, sicché quando i Francesi occu-
parono la Dalmazia, trovarono belli e fatti questi lunghi ed importanti
tronchi di strada. Inoltre esso Governo aveva fatto elaborare da certo
ingegnere Zagoreo i progetti peli' intera strada mediterranea sino a
(lastelnuovo, ed aveva anche ordinato i rilievi preliminari pella com-
pilazione di un progetto peli' esecuzione di una strada attraverso il
Velebit in Croazia.
Il Dandolo, che nei suoi rapporti a Napoleone tanto si duole di
non aver mezzi disponibili per imprendere grandi opere di pubblica
utilità, ed in ispecialità di non poter regolare il Kerka ed il Narenta ')
e prosciugare gran tratti paludosi di terreno, non parla che inciden-
talmente di strade, e nota più il difetto di strade sulle isole che in
terraferma. La ragione si è, che la costruzione delle strade regie si
riguardava come afifi\re militare, desse non si facevano per iscopi di
economia nazionale, che era il forte di Dandolo, ma si costruivano per
comodo dell* esercito e per viste strategiche, che era il foi-te di Marmont ;
e siccome tra Dandolo e Mannont, come giti abbiamo raccontato, vi
era gran ruggine e gran gelosia, cosi Dfindolo in quanto a strade che
pur sono tanto necessarie pel progresso di un popolo, taceva, poiché
altrimenti avrebbe dato risalto ai meriti del generale, il quale diffatti
le faceva costruire ponendo in esecuzione i progetti dell' ingegnere
Zagoreo di cui abbiamo fatto menzione. Vogliamo poi che Marmont
stesso racconti ai nostri lettori come queste strade si facessero, tradu-
cendo dal francese un brano di un suo rapporto diretto in giugno 1807
a Napoleone:
„Sire, privo del piacere (<1u honheur) di jìoter far la guerra durante
„la primavera, io procuro di rendere utile il mio soggiorno in Dalmazia.
^L'impossibilità di poter comunicare per mare, dopoché il nemico in-
cesta i canali interiori, la natura delh^ conuniicazioni che rende la
^difesa della Dalmazia quasi impossibile, mi determinarono di dar mano
^) La regolazione del Narenta o del Kerka come pure la bonifica delle paludi di
Vrana furono in tempi più recenti CKeguito dal Governo austriaco.
bkS ENDE DER RAGUSÀISGEEN RÉPUBLIK l23
von Zara nach Zemonico. Dles war alles, und folglich konnte man
auch von der Haupstadt aus, nur eine kurze Strecke (15 Kilometer)
im Wagon zurucklegen. Die Reichsslrasse von Zemonico ùbep Benkovac
nnd Lissane nach Knin. und weiter ùber Stennica zur bosnischen Grenze,
jene von Knin ùber Dernis nach Sebenico, so wie jene von Sebenìco
ùber Boraja nach Traù, wurden innerhalb der Jahre 1797 bis 1801
auf Kosten der òsterreichischen Regierung gebaut, und als die Franzosen
Dalmatien in Besitz nahmen, haben sie diese wichtigen und langen
Strassenslrecken fertig vorgefundem. Die ósterreichische Regierung batte
ùberdiess einen Ingenieur Zagoreo mit der Ausarbeitung der Projekte
fùr den Bau der noch nicht ausgefùhrten Strecken der Strada mediter-
ranea bis Castelnuovo beauftragt, und man befasste sich auch mit den
technischen Erhebungen fùr die Anlegung einer Kunststrasse von Zara
uber den Velebit nach Kroatien.
Statthalter Dandolo, welcher in seinen Berichten an Napoleon,
forlwàhrend darùber klagt, dass ihm die nòtliigen Geldmittel fehlen
um gróssere gemeinnùtzige Arbeiten in der Provinz zu unternehmen,
so z. B. die Regulirung der Kerka und der Narenta ^), und die Boni-
ficirung ausgedehnter versumpfter Flachen, spricht nur nebenbei von
den Comunikationen auf dem Fesllande, und notiert melir den Mangel
an Verbindungswegen auf den Inseln als an der Kùste. Der Grund war
der, dass der Strassenbau als mililarische Angelegenheit betrachtet wurde,
da die Strassen nicht aus Rùcksichten der Nationalòkonomie, welche Dan-
dolo verfocht, gebaut wurden, sondern zunàchst zu strategischen Zwecken
angelegt wurden, was zum Ressort Marmonts gehórte ; da aber zwischen
Dandolo und Marmont, Neid und Eifersucht bestand, desshalb schwieg
Dandolo in Betreflf der Strassen, die doch so nothwendig sind, fùr die
niaterielle Wohlflfahrt eines Volkes, demi sonst bàtte er die Verdienste
des commandierenden Generals hervorgehoben, welcher die neuen Wege
nach den vorgefundeneu Projekten des Ingenieurs Zagoreo bauen lioss.
Damit unsere Leser durch Marmont sclbst erfahren, in welcher Woise
dieser Strassenbau stattfand, werden wir hier einen Bericht, den der Ge-
neral diesbezùglich an Napoleon im Monathe Juni des Jahres 1807
orstattete, ùbersetzen:
„Majestàt! Da mir wtìhrend dieses Frùhlings die Fronde (honheur)
„benommen sein wird, Krieg zu fùhren, so trachte ich dass mein
^Aufenthalt in Dalmatien von Nutzen sei. Dìo Unmòglichkeit auf dem
,Seewege zu verkohron, nachdom dor Foind dio innoren Canàio unsi-
„chcr macht, und die Qualitàt dor r4omunicalionon, wolclio dio Vor-
*) Dio Regalirnng beider Fliisse, so wie die Bonificirun^ der Siimpfe von \Vi*ana,
hat die ósterreichische Regierung in neuerer Zeit durehgefuhrt.
124 tiA CADCJTA DELLA REPUBBLICA RAGOSEA
„alla costruzione di tutte le strade che V. M. ha ordinato. Le truppe
^di V. M. sono animate dal miglior spirito, pronte ad intraprendere
,,tulto quello che è utile, e nella speranza di piacere a V. M., esse accol-
„sero con gioia il progetto; per rendere l'esecuzione dello stesso più
„sollecilo vi ho aggiunto un certo numero di paesani; fatta astrazione
„ dalla circostanza che questa stagione morta pella campagna li rendeva
^disponibili, l'impiegarli dando loro del pane e degli spiccioli in aggiunta,
«era sotto queste circostanze atto d' umanità. I Morlacchi sono, come
„tatti i barbari (!), senza previdenza; dopo d'aver mangiato e bevuto
„ senza misura per sei mesi dell' anno, si trovano dalla fine dell' inverno
„sino al raccolto, in tali ristrettezze e bisogni, di cui non è possibile
«formarsi un' idea senza averli visti, ed è una cosa vera a rigore il
«dire, che una metà della popolazione vive per quattro o cinque mesi
«di erbe e di latte di capra. Cosi stando le cose, una razione di pane
«è di gran valore per essi. Ed è questo che io loro accordo con cinque
«soldi di moneta in aggiimta; ai soldati poi faccio corrispondere un
«soprasoldo di dieci soldi, affinchè se la passino un po' meglio.**
Marmont costrusse in questo modo in pochi mesi nel 1807 il tronco
della strada mediterranea da Knin per Verlicca, Sinj, Vergoraz, Fortopus
sino a Neum (chilometri 200 incirca). Importante pella nostra storia è
la chiusa di questa lettera che suona: «Io ho scritto al generale Lau-
«riston che ordini al Senato di Ragusa, di costruire una strada da
«quella città sino al confine dalmate; per tal modo non sarebbe im-
«possibile che prima di tre mesi sia condotta a termine una congiun-
«zione carrozzabile tra Zara e Ragusa; in allora farò costruire un ponte
«di barche sul Narenta.** Questo ordine il Senato raguseo non lo eseguì,
poiché esso nel 1807 aveva ben altri pensieri, che quelli di far strade,
e, se fosse stato possibile, avrebbe trasportato Ragusa in cima ad un
monte, per isolarsi dalle truppe di qualsiasi bandiera e mantenere la
propria indipendenza.
*
DAS KNDE DER HAGUSAISCHEN REPUBLIK 12o
,lheidigung Dalmaliens ungemein crschweren, haben niich veranlasst
,init dem Bau sàmmtlicher von E. M. angeordneten Strassen zu begin-
«iien. Die Truppen E. M. sind von dem bcsten Geisle beseelt, imnier
,bereit an jeder nùtzlichen Unlernehnung sich i^u betheiligen; sie
, haben mein Vorhaben mit Freude begrùsst, in der Hoffnung E. M.
„zu gefallen; uni die Ausfuhrung desselben zu beschleunigen, habe ich
«eine gewisse Zahl Landbewohner zu den Bauten hinzugezogen. Ab-
«gesehen von dem Umstande dass die jetzige Jahreszeit, in welcher die
,FeIdarbeiten ruhen, sie enlbehrlich machie, war ihre Vervvendung ein
, Akt der Menschlichkeit, sobald man sie mit Brod und einigem Kleingelde
^betheilen konnte. Die Morlaken, sind wie alle Barbaren (!) ohne Vor-
«aussicht ; nachdem sie durch sechs Monathe des Jahres masslos geges-
,sen und getrunken haben, befinden sie sich, von dem Ende des Winters
jbis zur neuen Emte, in einer solchen Bedràngniss und Noth, dass
»wenn man sie nicht sah, es schwer ist sich eine Vorstellung zu machen,
,und es enlspricht vollkommen der Wahrheit, wenn man sagt, dass
„einc Hàlfte der Bcvólkerung, vier oder lùnf Monathe hindurch von
^Kraùter und Ziegenmilch lebt. Unter solchen Verhàltnissen ist eine
«Brotportion fùr sie sehr werthvoU. Und dies bekommen sie, mit fùnf
„Kreuzer in Barem. Den Soldaten lasse ich eine Zulage von 10 Kreuzer
«auszahjen, damit es ihnen etwas besser gehe.**
Marmont hat in solcher Weise und in wenigen Monaten die wich-
tige und lange Strassenstrecke Knin — Veilicca — Sinj— Vergoraz— Forto-
pus— Neum (bei 200 Kilometer) von Grund aus neu erbaut. Von beson-
dercm Interesse fùr uns ist auch der Schluss des oben ervvalmten
Briefes, den Marmont an Napoleon in Angelegenheit des Strasscnbaues
richtete: „Ich habe dem General Lauriston geschrleben, er soli dem
„ragusàischen Senat anordnen einen fahrbaren Weg von der Stadt
^Ragusa bis zur dalmatinischen Grenze zu erbaucn.** (Es ware dies
bis Neum gewesen, denn das nórdlichc Territoriuiii der Republik, zu
welchem auch Stagno und die Halbiasil Sabbioncello gehòrte, er-
streckle sich bis dahin). aln dieser Weise wiìre es nicht unmóglich,
adass vor drei Monaten eine FahrsLrasse zwischen Zara und Ragusa
aVollendet werde: ich wùrde sohin eine Schiffsbrucke Tur die Cberfuhr
,der Narenla zimmern lassen." Dieser Aufìbrderung iiat der ragusiìische
Senat nicht entsprochen, denn, wie niir sehen werden, batte er ini
Jahre 1807 wohl andere Sorgen; statt Verbindungsstrassen auzulegen,
hàttc er, wenn es móglich gewesen ware, Ragusa auf eine Bergspitzo
trunspoiliert, wohin die Truppen was imnier tur einer Macht nicht liàtten
gelangen kónnen, uni die Unhabhànhigkeit des Freistaates zu erhalten.
126 LA CADUTA DKLLA REPUBBLICA UAGUSEA
La marcia forzata di Molitor da Spalato per Ragusa e la liberazione
della città dall' assedio, fu una brillante operazione militare, specialmente
pella celerità colla quale venne eseguita. Abbiamo veduto che gli as-
sediati, quando Molitor giunse in cospetto della cittii, si trovavano agli
estremi, e che ì Senatori consigliavano e pregavano Lauriston di capi-
tolare. Se Molitor ritardava di un pajo di giorni, Lauriston era costretto
di farlo, e se il primo ebbe il merito di far presto, il secondo ebbe
quello di non aiTendersi ad onta dei suddetti consigli e delle minacele
dell' ammiraglio russo. L' auriston aveva avuto la previdenza di spedire
nel giorno della disfatta di Bergatto (17 giugno) un corriere a Molitor,
comunicandogli che la sua situazione era oltremodo critica. Tra la
partenza del messo e 1' arrivo di Molitor a Ragusa (G luglio), passarono
quindi diecinove giorni soltanto, tempo brevissimo se si riflette che il
messo avrà impiegato qualche giorno per recorsi da Ragusa a Spalato,
e che le truppe, nella marcia da quest' ultima stazione e da Macarsca
pella città assediata, dovevano battere vie a mala pena cavalcabili,
dappoiché, come abbiamo veduto, strade carreggiabili tra le città sud-
dette a quel tempo non esistevano. Oggi giorno, certamente, non può
sembrare un miracolo, che in meno di venti giorni un generale venga
in soccorso da una all'altra città della Dalmazia, perchè come già
abbiamo posto in rilievo al principio di questo capitolo, ora dispo-
niamo di rapidi e potenti mezzi di comunicazione che allora non si
conoscevano.
L' assedio di Ragusa aveva fatto gran chiasso in Europa, ove non
si poteva credere, che le truppe del vincitore di Austerlitz fossero
state battute e rinchiuse in una città per opera di Russi e Monte-
nerini. Si attendevano ovunque con impazienza notizie da Ragusa,
che arrivavano molto più incerte e tarde di quanto ai giorni nostri si
possa immaginare. Quando poi si avverò la notizia dellarapida marcia
di Molitor e della liberazione di Ragusa, esso per alcun tempo, spe-
cialmente in Francia, fu 1' eroe del giorno. Non si può negare difatti,
che oltre al merito della sollecitudine ebbe anche quello, di impaurire
talmente con stratagemmi Russi e Mdntenerini, che essi si ritirarono
da Ragusa, ed in parte fuggirono, senza troppo spargimento di sangue.
Così, per esempio, fece sembianza di spedire una lettera a Lauriston
in cui gli comunicava di venire alla testa di 10.000 uomini (mentre
pel fatto non ne aveva che 2000), lettera che, come intendeva, capitò
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 127
Der forcirte Marscli den Molitor von Spalato nach Ragusa zurùck-
legte, und der Entsatz der belagerten Stadi, war eine glànzende niili-
làrische That, insbesondere wegen der Raschheit mil welcher sie vollzogen
wurde. Es wurde schon gesagt, dass, als Molitor slch der Stadt nahertc,
die Belagerten in aùsserster Noth sich befanden, und dass die Senatoren
dem General Lauriston fast flehend den Rath ertheilten, zu kapitulieren.
Ilatte sich Molitor blos um zwei Tage verspàtet, so waro Lauriston
genóthiget gewesen dies zu thun; wenn desshalb Molitor grosses Lob
verdient, weil er energisch und rasch handelte, hat sich Lauriston einen
nicht geringeren Verdienst dadurch erworben, dass er nicht kapitulierte,
trotzt des Zuredens der Reprasentanten der Republik, und der Dro-
hungen des russischen Viceadmirals. Lauriston batte die Voraussicht
gohabt, am Tage der Niederlage von Bergatto (17 Juni 180G), einen
Eilbotcn nach Spalato zu senden, uni doni Collegen mitzutheilen dass
scine Lage eine aùsserst kritische war. Von dem Tage der Abreise des
Boten, bis zu jenem der Ankuft Molitors, sind blos neunzehn Tage
verstrichcn, eine sehr kurze Zeit, wenn man bedenkt, dass der Rote
einige Tage brauchte um von Ragusa nach Spalato sich zu begeben, und
die Truppen von dieser Sladt, beziehentlich Macarsca nach Ragusa
auf holperigen kauni reitbaren Slegen marscliieren mussten, da, wie wir
schon gesehen haben, zwischen den erwtìhnten Stàdlen keine fahrbarc
Strassen bestanden. Wenn man dieso Urnstànde nicht in Belracht ziehen
wurde, mùsste man sich heutzutage darùber nur wundern, dass volle
neunzehn Tage nothwendig waren, damit von einer dalmatinischen
Stadt, der anderen Hùlfe gebracht werden kónne, nachdem in der Ge-
genwart, da Telegraphen uud Dampfboote zur Vorfùgutig stehon, eine
solchc militàrische Operation in ebcn so vici Slundon sich durchfiìhron
liesse.
Die Belagerung Ragusas batte in Europa das grósste Aufsehcn
erregt, auch weil cs fast unglaublich klang, dass die Soldaten des
Siegers von Austerlitz, soitons der Russen und Montonegriner geschlagon,
und in einer Stadt eingeschlossen worden soien. Man erwartete daher
ùberall mit der gróssten Ungeduld Nachrichten aus Ragusa, welche
sehr lange auf sich warten liessen. Als dio Nachricht des forcirton
Marsches Molitors sich bestàtigto, ward or plòtzlich der Held des Tages,
besonders in Frankreich. Mann kann denn auch nichl laiìgnen, dass
Molitor nicht blos rasch handelte, sondern auch dass er es vorsland
Russen und Montonegriner durch Knogslist derart oinzuschuchtern, dass
sie ohne viel Blulvorgiossen Ragusa aurgaboii. So z. B. fingiorto or
einen Brief an Lauriston zu sondon, in wolcheni or ihm mitlhoilto mit
10.000 Mann nach Ragusa zu murschioron (wiìlirond dor Entsatzcorps
nur aus 2000 Mann bestand), welchor Brief, wie os scino Absicht war.
128 LA CADUTA DELLA UKBUBBLICA RAGUSKA
in mano dei Russi; presso Ombla poi fece ripassare più volte dagli
stessi battaglioni, tratti di via scoperti e quindi visibili dalle posizioni
russe, facendoli ritornare per posizioni nascoste, per far credere al
nemico che il contenuto della lettera intercettata corrispondeva al vero.
Però questo generale, che da un giorno all' altro, si era acquistato
tanta gloria, da saturare la più sfrenata ambizione, commise un grave
torto. Volle che il merito fosse tutto suo, e che non un bricciolo ri-
cadesse sul suo collega Lauriston, che, come risulta dalla nostra storia,
si comportò da previdente e valoroso soldato ; ricordiamo in ispecialità,
come Molitor canzonasse Lauriston, quando gli chiedeva con insistenza
soccorso, temendo questi a ragione un' attacco di Ragusa da parte dei
Russi e Montenerini. Per riuscire in questo intento Molitor non disdegnò
di porre più tardi in massimo rilievo i suoi meriti ed in istudiato
risalto i tanti sbagli tattici, che, secondo esso, prima e dopo V assedio
aveva commesso Lauriston. La sete di gloria il più delle volte diviene
più ardente, quando si comincia a libare alla sua tazza.
Diremo ora brevemente del comportamento del Vladika e del vice-
ammiraglio russo Siniawin durante e dopo Y assedio, e per far questo
ci serviremo, come già altra volta di una fonte montenerina, cioè della
storia del Milakovié. Relativamente agli ultimi giorni dell' assedio si
legge nella stessa: «Frattanto mentre la vittoria prometteva la resa di
«Ragusa, giunse 1' ordine dell' imperatore Alessandro, con cui, avuto
«riguardo alle sue buone relazioni coli' Austria, ingiungeva che fossero
«riconsegnate le Bocche agli Austriaci, perchè potessero cederle ai
«Francesi. Fino a che tale deliberazione fu mantenuta segreta, i Bocchesi ^)
«ajutavano con tutto impegno i Russi, ma quando essa trapelò, Boc-
«chesi e Montenegrini cominciarono a ritornare '^). Non rimaneva quindi
«altro partito che di continuare neh* assedio della città, attendendo che
«si arrendesse per fame o per sete. L' assedio durò sino al 24 giugno '*),
«In quel giorno arrivò la notizia dal campo russo *) che da Stagno si
') liOggasi Crivosoiani.
^) Sarauuo ritornati piuttosto quelli elio avevano fatto del ^raii bottino e che avevano
freUa di porlo in 8alvo.
^) Secondo il vecchio calendario, al quale si altongoLO i jireci ortodossi, il 24 Giugno
corrisponde al 6 Luglio del Calendario gregoriano.
*) Probabil mente in seguito allo stratagemma della lettera.
D.VS ENDK DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK T^O
in die Hàiìdo dor Russcn gerieth; ùberdiess liess er in Oinbla dicsclben
Balaillone Ifings einer oflfencn und von den russichen Positionen sicht-
baren Strassenstreckc mehrmals passicren, uni den Feind in deiii Glauben
an den Inhalt seincs Briefes zu bestarken. Ein grosses Unrecht hat
lìbrigcns dieser General bcgangen, der in wenigen Tagen cinen Ruhni
sich crvvarb, welcher seinen Ehrgeiz vollkonimen sattigen konnle; er
wollte nàniHch dass der ganze Verdienst an dein fiir die Franzosen
gltickliehen Ausgange der Belagerung, nur ihm allein angereehnet werde,
und dass nicht der geringste Theil hievon seineni Collegen Lauriston
zu Gute fulle, welcher jedenfalls als ein tapferer und kluger Soldat sich
bewahrt batte. Wir brauchen nur daran zu erinnern, wie Molitor seinen
Collegen bespóttelte, als er ihn wiederholt und dringend ersuchle, ihm
Verslàrkungen zu schicken, da er niit voUkommen begrundiler Voraus-
sicht einen Anfall Ragusas seitens der Russen und Mohtenegriner be-
fùrchtete. Uni zu dem erstrebtem Ziele zu gelangen, hat Molitor nicht
verschnijiht, in seinen Berichten dasjenige was er gethan, init besonderem
Nachdrucke hervorzuheben, und in gùnsligsle Beleuchlung zu selzen,
wfihrend erdie vielen taktischen Fehler, die nach seiner Aiisiclil, vor und
wah'rend der Belagerung, Lauriston begangen hatte, ausfiìhrlich und niit
herber Kritik besprach. An dem Kclche des Ruhuies nippend, wurde
aucli Molitor von einer unersàttlichen Gierde nach deuiselben bel'allen.
Wir werdcn nun das Verhalten des Vladika und des Viceadmiraien
Sinìawin, wahrcnd und nach der Belageruug, kurz besprechen, und zwar
zunachst auf Grund einer montenegrinischen Quelle, nahmtich der
mehrmals erwàhnten Geschichte der tlzcrnogora des Milakovic. Beziìg-
lich der letzlen Tage der Belagerung wirJ in derselben erzfihlt: „Un-
,tcrdessen, wahrend der Sieg die Cbergabe Ragusas in sicherer Aussicht
„slei[te, ist eine Ordre des Kaisers Alexander zugekoninien, niil welcher,
«in Anbelracht der guten Beziehungen Russlunds zu Òsterreicli; anbe-
^Tohlen wurde, dass die Bocche den Osterreichern wieder ùberlassen
„werden, daniit ihrerseits die Abtretung derselben an Frankreich er-
nfolgen kónne. Solange dieser Enlscliluss des Czaren geheim gehalten
„wurdo, haben di Bocchesen ') niit gròssler xinloplerung den Russen
«Beisland geleislet, als man abcr von demselben zu munkeln anfìng,
«begannen Bocchesen und Montenegriner nach Ilause riìckzukehren '^).
„Es blieb also nichls anderes lìbrig, als die Belagerung forlzusetzen
„und abzuwarten dass die Sladt sich ùbergebe, wegen Mangels an Le-
*) Man lese Crìvosoiauer.
') Es wenlen ìnBbesoiiderc Jeiio ziinii-kgekehrt scin, die bei don Pluudcningen
gnte fieute g^eioftclit hatten, und >^ie in Sichcrbeit bringen wollten.
130 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSBA
«avvicinava un rinforzo. Il Vladika spedì i Montenegrini verso il fiume
„Ombla. Tre mille francesi ') si mostrarono verso il territorio turco.
«Dopo un breve ma assai accanito combattimento i Montenegrini bat-
„terono in ritirata verso Ragusavecchia, donde se ne andarono a
„Castelnuovo, i Russi col Vladika fuggirono a Gravosa, e quindi fecero
„vela pure per Castelnuovo."
Lo storico del Montenegro in questo brano ci racconta ingenua-
mente tre cose interessantissime, che esso naturalmente avrà attinte
ad eccellente fonte montenegrina, e forse dallo stesso Vladika o dal suo
successore ; cioè che durante V assedio era giunto V ordine perentorio
dell' imperatore Alessandro, che fossero riconsegnale le Bocche agli
Austriaci, perchè potessero cederle ai Francesi; che questo ordine
aveva prodotto grave malcontento tra Montenerini, il che vuol dire in
altri termini che aveva dispiaciuto moltissimo al Vladika, facendogli
una striscia attraverso il conto, e che si procurava di tenerlo segreto,
il che significa che si aveva intenzione di dilazionarne, per quanto
possibile, l'esecuzione. Nel capitolo antecedente abbiamo esposto, come
il console austriaco Timoni si fosse recato durante V assedio dal vice-
ammiraglio Siniawin, a domandargli se tosse vero che da Pietroburgo
era venuto 1' ordine dell' evacuazione delle Bocche di Cattaro. Se il
vice-ammiraglio confermava la notizia, tutta la situazione era radical-
mente cangiata, la flotta e le truppe russe dovevano abbandonare il
canale di Cattaro, ed implicitamente anche Ragusa, ed ai Montenegrini
altro non rimaneva che di ritornare ai loro, monti. Il vice-ammiraglio
a questa domanda rispose evasivamente, dicendo invece a Timoni, che
se Lauriston tra brevissimo tempo non capitolasse, farebbe dare 1* as-
salto alla citta e la lascierebbe a discrezione dei Montenegrini. Ora lo
storico montenegrino raccontandoci che questo ordine a quel tempo
era realmente venuto, e che veniva tenuto segreto, ci dice implicita-
mente che r ammiraglio russo, persino rimpetto al rappresentante
austriaco, sconfessava Y ordine del suo Czar ; ci dice che le due persone
le quali dirigevano da parte degli assedianti ogni cosa, cioè il Vladika
ed il vice-ammiraglio, avevano ordito un complotto, per non cedere
le Bocche agli Austriaci, come si voleva a Pietroburgo, e per conti-
nuare coir assedio di Ragusa, di cui sulle rive della Neva non si
poteva sapere ancor nulla. Lo Czar della Russia infatti, col suo ordine
^) Molitor non oonduoeva ohe in tatto dae mila uomini.
DAS BNDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 131
„beiismitteln oder Wasser. Die Belagerung dauorte bis zurn 24 Juni *).
„x\n jenem Tage erhielt man im russischen Lager die Nacliricht dass
„iìber Stagno (franzòsiche) Truppen herankamcn '^). Der Vladika liess
„die Montenegriner in der Richtung des Flusses Onibla voirùcken.
^DreiTausend Franzosen^) wurden plòtzlich auf tQrkiseheui Territoriurn
„sichlbar. Nach einem kurzen aber blutigen Gcfechle, wurden die
„ Montenegriner gegen Ragusavecchia zuruckgeschlagen, von wo sie
„sich nach Castelnuovo reiirierten. Die Russen mit deni Vladika flùch-
„teten sich nach Gravosa, und segelten sohin ebenfalls nach Caslel-
„ nuovo ab."
Der Historiker Montenegros erzàhlt uns hier ganz Ireuherzig drei
Dinge die von gròsstem Interesse sind, und die er gewiss aus gut uni-
terrichteter niontenegrinischer Quelle erfahren haben wird, niòglicher
Weise, aus dem Munde des Vladika oder seines Nachfolgers, nàmlich,
dass wàhrend der Belagerung der perenitorische Befehl des Kaisers
Alexander anlangte, die Bocche seien den Ósterreichern wieder zu
ùbergeben, daniil sie dieselbcn sohin den Frahzosen abtrcten ; sohin
dass die Montenegriner mit diesem Befehle des russischen Kaisers un-
zulrieden waren, was in dem Sinne zu verstehen ist, dass dem Vladika
die Weisung des Czaren sehr ungelegen kam, weil sie ihm seine
Zukunftsplàne durchkreuzte ; endlich dasa man sich Mùhe gab diesen
Befehl gehcim zu halten, was wohl darauf schlìessen lasst, dass man
die Ausfùhrung desselben móglichst zu verschieben gedachte. Es wurde
schon erzàhlt, dass, wahrend der Belagerung Ragusas, der óslerreichische
Consul zum Viceadmiral Siniawin sich begeben batte, um ihn zu befragen,
ob es wahr sei, dass von Petersburg aus die Weisung anlangte, die
Bocche zu raùmen. Hatte Siniawin dies bejaht, so wàre mit einem
Schlage eine radikale Anderung in der ganzen Situation eingetreten,
denn die moskovilische Flotte und die russischen Truppen luìtten den
Canal von Cattaro, und folglich auch Ragusa, verlassen mùssen, wàhrend
den Czernagorcen nichls anderes erùbrigt wàre, als ih re Berge wieder
aufzusuchen. Der Viceadmiral antwortete der Anfrage ausweichend, mit
einer Redewendung dem Consul mittheilend, dass wenn Lauriston in
kiìrzester Zeit nicht kapituliert bàtte, or die Stadt erstùrmen lassen
wùrde, ura sie sohin den Montenegrineni preiszugcben. Da uns nun der
montenegrinische Historiker in vollkommen glaubwiu-diger Weise er-
zàhlt, dass zu jencr Zeit der Belohl der Raùmung der Bocche von Seite
des Czaren wirklich angelangt war, und dass man ihn geheim hielt, so
1) Nach dem altoii Kalender, dcsscii sich dio Àiiliunger dergr. or. Coiifcssion bedieiioii
entsprjcht der 24 Juni dem G Jiili des Gregorianisclion.
2j WahrsoboiDlieh zufolgo dos fingirlcn'Hriefes Molitors.
3) Molitor liatto nur 2000 Mann unter seinem Befelile.
132 LA CADUTA DKLLA RKPUBnUCA UAGUSEA
aveva distrutto con un tratto di penna tutta Y opera artificiosamente
arcliitettiita dal Vladika, tutti i suoi progetti e le sue speranze, poiché
questi già riguardava le Bocche quale un possesso provvisorio della
Russia, che lo Czar più tardi avrebbe niagnanimaiuente cesso al xMon-
tenegro. Ad istigazione del Vladika e ad insaputa della Clorle russa,
la flotta moscovita si era impossessata delle Bocche, offendendo con
questo ad un tempo Austria e Francia, e per consiglio del principe
del Montenegro e ad insaputa dello Clzar, Russi e Montenegrini avevano
intrapreso la spedizione contro i Francesi nel territorio della Repub-
blica e r assedio di Ragusa.
11 Vladika tirava a rimorchio la flotta russa con tutte le truppe che
vi erano entro, ed il viceammiraglio gli dava mano, perchè si lasciava
infatuare dai discorsi del principe sacerdote, arrendendosi ai suoi desi-
deri, e poi temendo sempre di aver agito contrariamente alle intenzioni
dello Czar, avrebbe desiderato di compiere qualche impresa gloriosa,
come p. e. 1' espugnazione di Ragusa, per poter placare il potente suo
Imperatore, se questi lo avesse rimproverato di aver agito senza atten-
dere i suoi ordini e con imprudenza. Affinchè V ordine dello Czar non
si eseguisse, e non si consegnassero agli Austriaci le Bocche, il Vladika,
con semi)re a fianco il viceanmiiraglio, intrigò di poi a tutta possa
durante le trattative diplomatiche pella cessione, per modo che queste
(cosa incredibile a dirsi, poiché avevano il compito più semplice di
(piesto mondo) non approdarono a nulla, e la conseguenza si fu la
sanguinosa lotta Ira Francesi Russi e Montenegrini, che infestò sino
alla pac^e di Tilsit di bel nuovo la costa tra Ragusa e Cattaro. Però
lo storico montenegrino st(»sso ci racconta ancora, che se invece della
pacifica consegna d(4 territorio di Cattaro, come aveva ordinato Ales-
sandro, continuò la lotta, ciò fu opera politica del Vladika, ed ecco il re-
lativo brano ella sua storia: „SuIla resa delle Bocche incominciarono
^lunghe trattative diplomatiche, tra il luogotenente n;aresciallo austriaco
^conle de Bellegarde, il colonnello l' Kj)ine ed il generale Laurislon, ma
„non si devenne ad alcuna conclusione. L'avveduta condotta del viceani-
„miraglio Siniawin, e la nota esperienza i)olilica dr] Vladika Pietro, non
^permettevano che si lasciasse al nemico una provincia di tanta ini-
DAS ENDE DER RAGLISÀTSCHEN REPUBLIK 133
ergibt siclì daraus, dass der russische Viceadmiral sogar dem Reprason-
lanten Osterroichs gegeniìber, die Weisung soines Czaron vcrlaùgiieto ;
dass die zwei MAniior welche aii dor Spitze dcT Bi»lag(Tor sich befandon,
und summtliche Faden in ihron Handen hatton, nahnilicli Vladika uiid
Viceadmiral, ziisaminen complot ierten um die Bocche den Osterreicliern
nielli rùckzustellen, wie man dies in Petersburg wollte, und uni die
Belagerung Ragusas nichl aufzugeben, von welclier man an der N(ìwa
noch keine Ahnung haben konnte. Kaiser Alexander batte denn auch
mit einen Federzuge, sammlliche Projekte und Hoffnungen des Vladika
vernichtel, denn der Gebieter Montenegros betrachtete schon die Bocche
als einen provisorischen Besilz Russlands, den der Czar spaterhin gross-
mùlhig der (Izernagora abgeireten batte. Die moskovitische Flotte halle
sich der Bocche auf Zureden des Vladika, und oline Vorwissen des
russischen Hofes, benirichtiget, dadurch Òsterreich und Frankreich gleich-
zeitig verletzend, und auf Ansliftung des llerrschers der C!zernagora,
hatten, oline die Zustimmuug des Czares abzuwarlen, Russen und
Montenegriner den Feldzug gegen die Franzosen iin Gebiete der
Republik und die BMagerung Hagusas unternommen.
Der Vladika zog die russiseli^ Flotte in's Schlepptau mit den Lnn-
dungstruppen und :illes was daran hieng, nachdem es ihm gelnngen
war mit seiner Beredsanikeil bestimmend auf die Enlschlùsse des
russichen Admirals einzuwirken. Siniawin scinerseits, in steter Besorgniss
gegen die Intenlionen des Czaren gehandelt zu haben, batte gewunscht
cine glorreiche That zu vollbringen, z. B. die Einnahme Ragusas, um
durch dieselbe sein<Mi machtigcMi (iebieter zu beschwichtigen, ini Fallo
er ihm vorgeworfen batte, unbedacht und ohnc^ staine Befehle abzu-
warlen, gehandelt zu haben. Damit die Ordre des Czaren nichl zur
Ausfuhrung gelange, und den Osterreichern die Bocche nichl wirclor
nberg(*ben werden, intriguierlt^ ohn(» l'nterlass der Vladika, der Sinia-
win slels an seiner Selle batic», auch spàli'ibiii wahrend der dijilo-
iiialischen Verhaudiungen, welcho slaltfanden um die Modalilàten der
Tbergabe feslzuslellen, so zwar dass dieselben zu keinem Resultale
Wlirten, wiewohi die Aufgabe dir denkbar leichleste und einfachste war.
Dies batte die Forlsetzung der blutigen Fehde der Franzosen mit den
Russen und Montenegrinern zur P'olge, die bis zum Friedenschiusse von
Tilsil wahrle, und fur welcho Fehde die Kiìsle zwischeu Ragusa und
Caltaro neuerdings den Kriegsscliau})latz abgelxMi musste. Cbri^'(Mìs
b(»lont auch der Ilistoriki^* der Czeniagora, dass, W(»nn stali der IV'umI-
lichen Cession der Bocche, dir Alexander angeordnct halle, der Kampf
fortgesetzt wurde, dies ein politisches Werk des Vladika gewesen isl,
und zwar mit folgt^ndeu WoHen: .In BetrelT der l^lx^-gnlx* der Bocche
ffbegannen langandauernde diplomai ische Verhaudiungen zwischeu dem
154 LA CADCTA DELLA RKPTBBUCA RAGCSEA
.portanza. I Francesi in sogivto offersero al Vladika persino la digita
,di Pairìarca di tutta la Dalmazia, ma tsso rìliutó.* Ben naturale: il
prìncipe del Montenegro non voleva che per un problematico potere
spirìtuale. gii sfuggis:?e di niano il potere temporale sulle Bocche, che
pel fatto in parte aveva afferrato. Del rimanente abbiamo asserito in
altro luogo del nostro racconto, che la colpa di tutti i disastri avvenuti
nei territori di Ragusa e ^laltaro. dal IN») sino alla pace di TilsiU ri-
cade in massima parte sul Vladika. ed ora rìtenianìo di a%'erlo provato.
La gioia della libenizione fu breve pc-r i Ragusei, poiché posto il
piede fuori di ciltà. di quanto formava la delizia della loro esistenza,
altro non rinvennero che cenere e rovine. Ma anche di quello che era
la loro mxssima ricchezza, la quasi uni*^a ma grandissima risorsa, cioè
della flotta mercantile, le notìzie erano raccaprìcciantL L.a flotta lUssa
si era impadronita di moUi navigli ragusei, ed a Gravosa alcuni erano
stati bruciati con tutto il carico. Anche gli Inglesi, sempre in guerra
coi Francesi, da quando questi avevano occupato Ragusa, più non
rispettavano la bandiera di San Biagio. Insomma il commercio era
completamente arenato, e la flotta mercantile ragusea correva perìcolo
di venire per inti-ro distrutta: un cataclisma economico, una frana di
disgrazie che aveva distnitto ed incenerito quanto si attrovava in terra,
ed ingtiiottiva quanto ci era per mare. Da questa frana terrìbile una
cosa sob non era stata travolta ancora: la Repubblica.
DAS ENDE DER BAGUSilSCflEN REPUBLIK IHo
,òsterreichischen Feldmarschalleutnant Graf Bellegarde, dem Obersten
flEpinè und doni General Lauriston, aber man konnte nicht schlùssig
,werden. Das kluge Verhalten des Viceadmiralen Siniawln, und die
,bokannte politische Erfahrung des Vladika Peter, gestattelen nicht
,dass man dcm Fcinde eine Kùste von solcher Wichtigkeit ùberlasse,
^Die Franzosen haben sogar insgeheim dem Vladika die Wùrde eines
,Patrìarchen Dalmatiens angebothen, aber er verzichtete darauf/ Ganz
nalurlich: der Herrscher Montenegros, wollto nicht fùr eine problema-
tische geistliche, die erhoffle weltliche Macht ùber die Bocche aufgeben.
An anderer Stelle haben wir schon gesagl, dass der Vladika Schuld
Iràgt an dem vielen Blut, welches vom Jahro 1806 bis zum Frieden von
Tilsit in den Territorien von Ragusa und Cattaro vergossen wurde, an
der òkonomischen Ruin und an dem unsaglichen Elend, das zu jener
Zeit ùber die Bevòlkerung Sùddalmatiens hcreinbrach; wir erachten
(len Beweis hiefur nunmehr erbracht zu haben.
Die Freude der Befreiung war von kurzer Dauer fùr die Ragusaer,
denn sobald sie den Fuss ausscrhalb der Stadtmauern setzten, sahen
sie ùberall nur Schult und Ruinen; ihre Palaste und Villen, waren
verbrannt, ihre Gàrten und Terrassen zerstórt, Alles was ihr Dasein
verschónerte und crfreute, war vernichtet. Aber auch die Nachrichten
waren niederschmeltemd, die ihrcn gróssten Reichthum, ihre einzige aber
ungemeìn ergiebige Einnahmsquelle betrafen,nahmlich die Merkantilflotte.
Die russìsche Kriegsflotte batte sich vieler ragusàischer Schiflfe bemàch-
tiget, und in Gravosa batte man einige Fahrzeuge sammt der Ladung
verbrannt. Auch die Engliìnder, die mit Napoleon auf Kriegsfuss sich
bcfanden, respectierten nicht mehr die Fahne des Heil. Blasius seitdeni
die Franzosen Ragusa besetzt liatten. Kurzum, Kandel und Schiffahrt
waren eingestellt, und die ragusfiische Flotte nahe daran ganzlich ver-
nichtet zu werden ; eine ókonomische Katastrophe, ein Einslùrmen von
Unglùckslallen, das fast Alles zerstórt odcr eingeàschert batte, was im
Gebiete des Freistaates sich befand, und nunmehr Alles verschlang,
was man auf der See besass. Nur Eines batto dieso Unglùckslawine
noch nicht erfasst und vornichlol: die Republik.
IX
Maniioia a Raj^iisa, — Trattiito di Ouhrjl pdU ae^sìono dolio Hooctio alb Kntitc;;i.
— Il vttteammiri)£rlio Siitr.ivvm viiolo o1iÌc<lcr(^ ixlrnzlonì a Ptotrolior^fo |vriiim<li (v^o^iirb.
— Nmovc srorrerie doi Moiitpn(*jfrin> nel iMritorio dollrv Jlci|»iilililjc.v — rUiib^^lifi di
Ca«tehmovo. — \*h lloihi nissa «- iiu|, ossessa (leU ijsohi «lì Cìir/.<ilji, — Il riìiiuirubnl*»
fruneeso iMìiiJjinnnto per i'0<1jirfiia — Li» Hicmorio dì Munnont sai |»rr*i:clto \\\ frt»Mlnr<>
mi porlo (1» L'iioiTt'i tra Stiij^no e Ornvosa. — Salufi [ìripubUntf Huprnìin h'jt mio —
I Consìgli rr^pii 1/1)1 ìifAni pel (ulto ORairtorati. — Un iifllfùilo fniik^^sQ (|u.ile (-iiuimìsMtvrìo
ìmporìuto al Scnnto. ^ I kii^M«ot si rivolgono ni Stillano |»cr ajuto. — 8<*1tm 111 nìv\
»pi»iaii/<' liniorì. — Divif^iono Holb poniKula ltMl<^fltiÌi*a. — I kagus*»'! ItìiiUrirt ili inif-
restart' la ìfiiM^in a His^or^ ilclla Hp|iiil»l>tiiN'>. -~ Il Poh^f^llor <« U Rc^piilililìiKi tiellc Mcssd
condUioui rìuipctto a Niipolootx*.
AUorrlip NdiMilronr* rict^vrlh* iinli/j;i ili'll' uss(*<lit» ili ISagusa^ fw-F"
pervenire* toslo rordiiK» a Maniiuril tli paHirr prlla Ualinu/Jaf di aa-
sumere tvì il comandi* tl»»U' annata fraiut'se, od anziiutio di libirure
Lanriston V). Jlannnnl snllrrih» (|uinfìi la sua paiiniza, (*d arrivò ad<lì
21 I^ukììo 181)0 a Zara, coim* ^ria fu esporto. Dalla rapitali* dalinala .4
reco direllanionlo a llagiisa, noi IVall* inpn lil>orala da Molilor. ove ap-
presi» rho Russi e Muntono^rìni si orano t rincorati tra Ra(irn.^avceclua v
M 11 PriiioipA Kn^oiiio scri\e a Mirinoti! ila VjireRO iii «lat;v 2 Lii^fln: ^L.i mtù
„nnrtani(»utc noto, f*hfì egsriMh slato hpshIìIo il gcucriilo l^umgtoa i!ii fnr/c ir ^ iti
,jiciu>ehe. EÌ riiiL-fiiiiisu tariti o hi lortv//:i di Kii^^nna. 11 ircnprule Molitor -^i ; »>r
^.i;r^rc<lir'f' il nemico ./' Lo stc^^f^o poi friivo a M:muoiit ìVa Mihi/,;i iti dat:i m
,Jn mi ìirìrctto *li rim«l(orìi» ooii uno sfrato «li S. Mncsl/i, li *»opi:i d« un A
..rjuiile KlLi i> tiumitiuto (ìi'fK'niIft ÌM cnpo dell ;inn»t;i di hiilinoxin. 8. Mrirs .; , .;ni
,,<diO Klla (»Rrla ti4 orn dopo rì<'cvuta la sua loltcni, e «dio a«i:£i tutto ltlt<i«ri U i^Aiittmlfl
«linurifiton Pieudji seco una eoiiijdpfa conipasuia di ranonicrr, 6 ai>Ì oiI oUo imv;{
„i|i art»j:liur»a da crini pò, IVr r|iijm(o «* faltiltik', orjni soMato dovrsk Tornirni iton t
„di stivali, fhipfioirlic* in ])alm)i/Ja ninnm pollo e IùIik Treiulfrà con ho uiH'liia un
^numero di infrrmìcrL i* t :tnMiiiniKlni/ion(» di 1 tiU/}iri*lto. S, Mncìda di^xìdfm olio \LiU
^nlTrcMì per «iiiatilo po^sitùh' la mw niiirida/'
IX
Sainnont fn R:«pnH;i, — Triiktjiten von OiilrH wo^oii l'Wiliissnni: (li*r Bn^'i-ht* mi
Fmiikrei*;!». — Vìo^ti«linìrnl Siiiìjivviri ivjll vnr IiiiiMimni! 4or lEof^^ho [uj^tiuklioiipn in
rct^iT^hurs omtiolcn — Neil© Kuifalle <ler Monff'n<>iiTÌtiGr tu ihxa Tenitoruiin tlor Kei>uMjk,
— Viiii ttcfc^'M von Caslohmovo — Dio ruNsisch© Vìùtio ìmminibùiii^t si**li dir IiihoI
riirzol:!. — per rra'1/.oaisrho Oniniiiaiulcur wepn Fùìglioil vorurtlieilr. — Die Menioìroii
Maniioiits iìhcv dio Krrìtìlitiiiier oine8 KrìogHluirotia /.vvisolicn Slu^rno inid nravo.«a. —
SnlttH Ifripuhìicnf ftttpmnt Ifx t'Mto, — DÌO HfiBidil»isj«e dcr reptìlilikf^uiui'hcn Rcj^ìcning
fnklt»«'li u'irkiiiip^los goninrlif. — Kiii fiMii/oàisr-hcr Offinìor nh kiikcrìichcv (\»mmis8ar
im Sciialc- — IVii* Ibpisjicr weiidcii sìtdi nii don Sidliin nni Hiilfo, — 8<?lijn llf jioinc
HMfìrtiitr»^^tìfi nrid Bfjliinlilniiìjpn. — Tlieilnn-; dor Biilkiiiili:illMiiKH. - Drci Ragitsiior ver-
gtirìliftfi EfiiHNjand fiir don Freintuìd zìi iijk*rc\ssii*ren, — Dor Fiibst uiid dio IJopuldik in
densoHien Verlijilt^iisson m Naprdndn.
Als Napoloon Naclirirlif von drr Rolagomng Rn^msas r^rliirdt» liess
or soj?lt*Ìcli an Marinoni dir VW'isnn^' er^jilinu stdort naidi Dalinanrìi
abzuruiscn. das <!urnntiMitlu drr Iratixnsisrlien Arinin* zn ilhin'ntdirnrn,
imd vor alleili dvì\ Gmwvaì Laii risto n zu luTroien *). Marinnnl hf^srbltMj-
nigle di'ntznrol^rc soiiir Ahrei.srv niid hì ani iì .Inli iSfNl in Zara an-
^n^koionifii. wio tVws an andi'r«vr Strdlr schon irzalitt wurdc» Von il^r
Ilaiijjtstadt l>alriudi('n:!i hcgal> t-r sirh dirt-ri narh lia^iisn, das in dcr
*) Vrnìt Kiijjen an Jhirmont. V'iirn'io *i Julì 1S()G: ,,Ks wìrd Unum tdme ZwoÌN
„liek;inril Roìn dsiMK Genond LsiurÌBlon, vvoil i*r von ìil»4?iio;reiiou StnMlkrsiftr'n iin^jogriffoii
„\v«rdo, uitdi iu dio l*'oj*tiiiiir Usi^^n»;» oiriiroM-ldositori hut. fionorid Molitor jst anftcetiro-
„<dinii niii don Foiiid /n ni»ij:c;hcti *' Pnnx Ivii; n mi Marnirnit, Mon/.ii 12 Jidi
IHiM»: „l<di Kooìie mirti llaien niìt oinom Sidiróibei» S. Mstiiiw^iit ilio Topìo oiiies
„l>ekrettfi 7Jì lihf r>icridoiK dm^ sio inm (Tonnral «n tlicf der Ariiioo in r*iiini;ilfen «>nioiMit.
^S, Mnjes;liit wun?s* lit tl;iK« ai(* vÌi.t nnd /\v.in/-i^ Slundmi ikicIi Kjiipraii:: «imiCH llricfi^w
^finfliiCH-lieM, nnd vf»r /illoin don HeiM^ruI LnurifJton l^ofroion Mehmoii sic oìnò voli-
„ftAndÌiro C!niii|>ni:iiio Kittroiiioro und sochs Wa* fli-ld FoldHÌìtfko iiiit sìdi. \V*inn trjroiid
♦.iiiii^li'dh nni«^ .l«nt(>r ibrcr SoJd.ilou dit'i r.irir Si liiilio t»rhnltnii, do.im i*» fidili in D.dina-
^lieri nri FiCdri iind L<^iii\vand. Sio \v«'rdori aneli vivi krankfnwaiiiT iind *\w Lnz:irt'Miver-
,\v;«hiias milnohmen. 8. Maje*ii:it uiìiindit dass Sii> jIiumi Miirni li njoirrudist hcKchleatiigfen.*'
138 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
Castelniiovo, coir intenzione di impedire il passaggio alle truppe francesi
verso le Bocche. Marmont aveva già risolto di attaccare queste posizioni,
quando a mezzo di un messo gli pervenne la notizia, essere stato
stipulalo presso Parigi il trattato, detto di OubriI, tra rappresen-
tanti diplomatici di Russia e Francia, pel quale V evacuazione delle
Bocche da parte dei Russi doveva seguire pacificamente. Si rivolge
quindi Marmont al viceammiraglio Siniawin, per chiedergli se gli sia
pervemita analoga partecipazione. Questi risponde dapprima di non
saperne nulla, ma dopo alcuni giorni gli partecipa, che essendogli stato
ufficialmente comunicato il trattato, le truppe russe abbandoneranno
per intanto la contrada di Canali. Quando però Lauriston, per incarico
di Marmont, si recò a Castelnuovo per accordarsi col viceammiraglio
circa alle modalità dell' evacuazione delle Bocche, questi si rifiuta ad
un tratto di entrare in qualsiasi trattativa, osservando che giusta una
comunicazione fattagli tempo addietro, doveva consegnare il terri-
torio di Cattaro agli Austriaci (alludeva all'ordine come già sappiamo
pervenutogli dallo Czar), mentre secondo le recenti stipulazioni di Parigi
esso doveva cedere le Bocche ai Francesi, motivo per <;ui si era
rivolto a Pietroburgo per istruzioni, e prima che queste non fossero
pervenute non poteva prendere alcuna disposizione. Questo comporta-
mento del viceammiraglio si spiega col brano citato nel capitolo ante-
cedente dalla storia della Czernagora del Milakovic^, in cui è detto, che
r avvedutezza dell' ammiraglio e 1' esperienza politica del Vladika non
permettevano che si lasciasse al nemico una costa di tanta importanza.
Siniawin si sarà certamente rivolto a Pietroburgo, non tanto por istru-
zioni, quanto per proporre che il (xo verno russo ritiri l'ordine emosso
di consegnare il territorio di Cattaro agli Austriaci, e così pure che
non ratifichi il trattato di OubriI, presentandosi opportuno, che le
Bocche, almeno per qualche tempo ancora, rimangano in potere dei
Russi, anche per facilitare alla flotta inglese 1' occupazione di quella
importante posizione strategica qualora le navi russe 1' avessero «abban-
donata. Anche il Vladika si sarà certamente rivolto a Pietroburgo,
affinchè la flotta russa rimanga nelle acque di Cattaro, e probabilmente
avrà fervidamente pregato lo Czar di non abbandonare il piccolo ma fido
alleato della Russia, e di non lasciarlo in preda alle vendette della
Francia. Questi timori non erano del rimanente senza fondamento,
dappoiché Marmont pochi giorni dopo il suo arrivo in Dalmazia, aveva
ricevuto da Napoleone 1' ordine di intraprendere una spedizione contro
il Montenegro ^).
1) in nna lettera diretta in data 2 Agosto dal Principe Eui^enio a Marmont, sono
trascritti gli ordini pervenuti al primo da Napoleone, e si legì^e nella stessa* tra le
altre cose: «Terminato che sarà il gran caldo, e quando Marmont avrà raccolto tutte
DAS ENDE DER RAGUSATSCHEN REPUBLIK 139
Zwischenzeit durch Molitor befreit worden war. Daselbsl crfuhr cr, dass
Russcn und Montenegriner zwischon Rogusaveccliia iind Castelnuovo
niit dcr Absicht sich verschanzt liatton, dio franzosischon Tnippon boi
dem Durchzuge nach dern Gobicthe von Catlaro zu uborrallon. Marmont
halle schon don Beschluss gefasst sie in ihron Posilionen anzugroifon,
als durch einen Eilboten ihm dio Miltheilung zukam, dass bei Paris,
zwischon don diploinatischen Verlretern Rus^lands und Frankroiclis
cine Veroinbarung zu Stando kam (sogonannto Traklatc von Onhril),
dcrzufolge die Raumung der Bocche soitons der Russcn friodlioh slalt-
zufinden liattc. Es wendet sich nun Marmont an Vìcoadmiral Siniawin
mit der Anfrage, ob ihm in der Angologcnhoit eino Miltheilung zuge-
kommen sci. Siniawin antwortot anfangs, dass or gar nichts von dor
Sachc wisse, nach einigon Tagon benachrichtigol or jodoch Marmont,
dass die russischen Truppen vorlaùfig das Territorium von ClanaH
raumen werden. Lauriston beglbt sich nun, im Aufirage Marmont^^, nach
Castelnuovo, uni mit doni Vicoadrairalon dio Modalitiìten dor Raumung
zn vereinbaren, aber da weigert sich Siniawin ontscliiodon in Vorliand-
lungon zu trelen, vorschùtzond, dass nach.einor ihm vor einigor Zoit
zugokonimenen Weisung, die Bocche don Osterreìchern zu iibcrgobon
waron (so batte nahmlich, wio wir sclion wissen, dor Czar anbefohlon),
wiìlirend nach don soebon gotroffonon diplomatischon Vor«-'inbarungen,
orwrdinter Landstrich don Franzoson zu uborlasson sei, wosshalb or
sich nach Petorsburg um diesbozuglicho Inslruktionon wondon nmsslo,
und vor dem Einlangen dorselbon or koinè Anordnung Irofibn kònno.
Dieses Verhalten des Vicoadmiralon orinnorl an jenen im vorangogangonon
Capitel cirrlon S.alz aus dor Coschichlc der Czornagora des Milakovic'*,
wo gesagl isl dass die Klugheit des Vicoadmiralon, und die politische Er-
fahrung des Vladika nicht gestatteton den Feindon dio Bocche zu fibor-
lassen. Siniawin wird sich jedonfalls nach Potersburg gewendot haben,
nicht so sehr um Inslruktionon oinzuhohlen, als um den Ani rag zu
stellen, die russischo Regiorung mógo dio ihm zugokommeni^ Weisung,
die Bocche zu raumen und den Òslerreicliorn zu uborgebon, zunìck-
ziehen, so wie die Traklate von Oubril nicht gonehmigen, da es vor-
theilhafler ware, wenn der Kùstenstrich von Catlaro, wonigslons einigo
Zeit hindurch, noch untor russischor Ilerrschaft verblolbon wùrde, auch
um eventuell dor englischen Flotte dio Besitznahmo Jones strategisch
wichtigen Punktes zu orloichtern, wenn die russischen Sdiiffe sich
zuruckziehen sollten. Auch der Vladika wird zweifelsohno sich in Po-
tersburg verwendet haben, damit die russischo Flotte in don (lowassorn
von Cattaro verbloibo, und wahrscheinlich den Czaren llohonllichst
ersucht haben, den kleinon aber trouen Bundesgenossen nichl zu
verlassen, und ihn nichl der Radio Frankreichs pi'oiszugebon. Dieso
140 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAOUSEA
Lo Czar diffalti, accondiscondondo alle proposte probabilmente fat-
togli, dichiarò di non ratificare il trattato di Oubril. ed in Settembre
le ostilità rincominciarono. Napoleone, ritirando gli ordini poco tempo
prima emessi in quanto all' occupazione del Montenegro, ingiunse a
Marmont di tenersi possibilmente sulle difensive, e di non oltrepassare
(Jastelnuovo nella sua marcia in avanti, per non compromettere le
trattative diplomatiche, che nullameno continuavano. Vedendo i Mon-
negrini e Crivosciani clie i Francesi non si avanzavano, ritennero che
non lo osassero, e divenuti arditi, facevano delle frequenti scorrerie nel
territorio di Canali, avanzandosi sino a Dreno. Per farla finita, Marmont
si spinse ad un tratto sino a (lastelnuovo ^), ove attaccò gli alleati,
sbaragliando gli stessi in una sanguinosa battaglia, nella quale i Russi
perdettero 350 combattenti, mentre 7(X) rimasero feriti e :2(X) furono
fatti prigionieri. Anche i Montenegrini e Tlrivosciani soffersero gravi
perdite. Marmont pretende di non aver avuto che 25 morti e 180 feriti,
mentre lo storico montenegrino Milakovic esagera quest;i volta non
soltanto le perdite francesi, ma anche le russe, e racconta che le truppe
moscovite sarebbero state del tutto sbaragliate se i Montenegrini non
le avessero salvate, tocche sembra corrispondere al vero. Nelle Memorie
„le sue forze, aggredirà con 12.000 uomini i Montenegrini, per chiamarli a dar conto
ideilo barbarie commesse. Procurerà di far prigioniero il Vla<lika, però sino a fatto
„compiuto Ri infìngerà. So non si castigano questi malandrini, saranno sempre pronti di
„prenderfi contro di noi le armi." Nella stessa lettera si le^r^e un' altro ordino di Napo-
leone in argomento, che forse sani pervenuto in un'altro giorno al Principe Eugenio:
„To ritengo che il generale Marmont stalulirà il suo qnarticr generale a Spalato, che
„occupcni la penisola di Sabbionc.^Iio, e che prenderà possesso di tutti i luoghi fortificati
„delle l^occho. Kgli uon deve far trasparire nulla al Vescovo del Montenegro e tra i 15
,,e 20 Settembre, quando avrà un poco rinfrescato, ciI esso avrà preso tutto Io occorrenti
„roÌ8uro di precauzione, mentre i nemici si troveranno in uno stato d' assopimento, rac-
„coglicni un' armata che conti dai 12 a 15.000 uomini di truppe adatte pella guerra di
„montagnn, ed inoltre si provvedere di alcune bocche da fuoco, da collocarsi sopra slitte,
„e qiiin<li con un colpo distruggerà i Montenegrini."
') Castelnuovo (in lat. Ncocastnini, in slavo Xod od Hcrceg-Novi) eiltadella di
incirca 1300 abitanti, in una delle più amone plaghe di Dalmazia, rimpetto all' imboc-
catura del canale di Cattare, è circondata da mura e torri, ed e luogo storicamente
importante. Fu fondata nel 187U da Stefano Tvcrtko primo \\h di Bosnia e dal Duc4i (in islavo
llerzetj da cui il nome) Stefano, dichiarata Capitale del Hercegovina. però già sotto il
di lui" figlio Vlatko cadde in potere dei Turchi (1483). Addì 27 Ottobre 1538 si presentò
sotto Castelnuovo una poderosa tlotta veneto-ispana. sotto il comando del principe di
Melfi, dell" ammiraglio veneto Vincenzo Capello e del Gran Capitano spagnuolo Ferdi-
nan<lo Gonznga, e shArcatc le truppe fu presa la città d' assalto. I<a occuparono quituli
i Spagnuoli al comando di Francesco Sarmiante. Da essi fu eretto il tuttora sussistente
forte spagnuolo. Però già nell' anno lóSl), cadde di bel nuovo in mano dei Turchi, dopo
un lungo assedio, nel quale essi avrebbero perduto 8.000 combattenti, e trucidati quindi
tutti gli abiunti ad eccezione dei fanciulli. Dal 1530 al 1(>87 Castelnuovo rimase in
mano dei Turchi, mentre in quest' ultimo anno riuscì ai Veneziani di impossessarsi di
Castelnuovo coli' ajuto dei Cavalieri di Malta.
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK Ul
BefQrchtung war ùbrigons nicht unbegnìndet, denn Marmont halle von
Napoleon, wenige Tage nach seiiier AnkufL in Dalmatien, den Aullrag
erlialten, einen Feldzug nach Montenegro zu unternehmen ').
Der Czar hat denn auch, die ihm wahrschcinlieh geniachten Vor-
stellungen in Berùcksichtigung gezogon, und die Trattate von Oubril
nielli ratificiert, demzufolge ini Scptember die Feindseiigkeiten neuer-
dings begannen. Napoleon ertheille den Befehl, dass man sieh mòglichst
an die Defensive halle, und in einem evenluollen Vorstosse Castelnuovo
nicht ùberschreite, um die diplomatischen Verhandlungen nicht zu
conipromittieren, die nichtsdestovvenigor fortgesetzt wurden. Auch zog
er, die kurze Zeit vorher an Marmont ertheille Ordrc, einen Feldzug
gegen Montenegro zu unternehmen, zurQck. Da die Franzosen nicht
vorrùckten, glaubten die Montenegriner und Clrivoscianer dass sie es nicht
wagten, und mlt grosser Vervvegenheit, unteniahmen sie wiederhohll
Streifereien in das Territorium von Canali, bis Breno vordringend. Um
der Sache ein Ende zu bcreilen, rQckte Marmont auf einmal bis Castel-
nuovo vor^), wo er die Alliirten in einem blutigen Treffen schlug, in
welchem die Russen 350 Mann verlorcn, wàhrend 700 verwundel wurden
und 200 in Gefangenschafl geriethen. Montenegriner und Crivoscianer
*) In einem Briefe, welcher Prinz Eugen am 2 August an Marmont richtoto, sìnd
die Befeiile Napoleons abschriftiieh onthalten, und ist in demselben unter andorcui zu
lc8on: „Wenn dio grosso Hitzo voriiber ist nnd Generai Marmont alle seine Miitel bei-
„sammeii haben wird, wird er mlt 12.000 Mann ùber die Montenegriner herfallcn, um
^sie wcgeu ihrer veriibten Burbareicn zur Rochensehaft zn zielieu. Er wird den Bischof
ngefaiigen za nehmen suchon, sieh aber inzwischen mòglichst verstellen. Wenu dicse
„Uaùber keìne Ziichtignng erbalten, werden sie iwmer bereit sein, sieh gegen uns zu
„erklaren." in demselben Briofe ist iu derselben Angelegenhoit nodi ein andere Weisung
Napoleons, enthalten, die wahrschcinlieh dem Prìnzen Engen an einem audorcn Tage
zugekommen ist: „Ieh glaube General Marmont wird seni Hauptquartier in Spalato
^aufsehlagen, die Halbinscl Sabbioucello besetzcn lasson, und von alien Forts an dòn
„Bocehe von Oattaro Besitz crgrcìfen. Er darf gegen den BiHchof von Montenegro nichts
„merken lasson, und um den 15 bis 20 Scptember, weiin das Wettcr kiihler goworden
„ist, er scino Vorsiohtsmassregoln getroffen, nnd scino Feinde eiugesehliifert hat, wird
„er 12 bis 16 tausond Maun die sieh fiir den (iebirgskrieg eigncn, mit oinigen Gesehit-
^tzen anf Schlittenlaffetten, sammeln, nnd die Montenegriner niedersehmetteru."
*) Castelnuovo (lat. Ncocastrum, si. Novi oder Hcrccgnovi) kloine Stadt von eirea
1300 Eiiiwohner, in ciner der schòusten Kùnstonstreoken Dalniatiens, gegenùbor der
Etnfabrt in die Bocche prachtvoU gelegtn. ist mit Maucrn und Thiirmen umgeben,
und historisoh merkwiirdig. Sie wunle 1879 von Stefan Tvcrtko 1 Kunig von Bosnicn
gegrfindet, und von dem llerzog (si. Hercog dalier der Name) Stefan, zur ifauptstadt der
Hercegowina ernannt, aber schon unter seinem Sohn Vlatko tiel sie (1483) iu dio lliinde
der Tiirken. Aui 37 Oktober 1538 ankerto vor Castelnuovo die vereinigte Flotte der
Spanier und Vcnetianer, unter dem Commaudo des Fiirston von Molti, des venetianisehen
Admirais Vincenzo Capello und des spanischon (jeneraliapitaus Vincenz Gonzaga und
nabm dio Festun^ mit Sturm. Dio Spanier besctzlcu soliin Castelnuovo unter Francesco
Sariniante's Befenl. Von ihnen wurde das nodi bc&tehende Forte Spagnuolo erbaut.
Jedoch schon oìn Jahr darnach fiel Castelnuovo neuerdin^^s in die Hiinde der Tiirken,
nach einer laugen Belji<?erung, wiihrend welcher die Tiirken O.OUO Mann verlorcn haben
sollen. Nach der Einnahme wurde die ganze Bevolkerung mit Ausuahme der Kinder ein
Opfer ihrer Wutb. Vom .labro 153U bis zuui Juhre 1()87 verblieb Castelnuovo unter
osmanisoher Herrscbaft, <la es in diescm Jahro den Venetianern mit lliilfe der Malthe-
Hrritter gelang dio, Stadt wieder zu nehmen.
ni LA CAPOTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
di Marmont poi si legge: ,Ho ordinato che si abbruceiassero tutti i
^sobborghi e parecchi villaggi intorno a Caslelnuovo ; questo significava
«casligare la ribellione proprio lì, ove si altrovava il suo focolare.
„ll giorno dopo, il mio comando era già eseguito. Soltanto feci rispar-
«miare la casa di un* unico abitante, perchè alcuni mesi prima aveva
^salvato la vita ad un Francese. Dinanzi la casa poi feci assicurare una
,,tabella, sulla quale era scritto il motivo per cui ciò avevo disposto.*
Curiosa idea questa, di dare tanto risalto ad un granello di grazia, nel
bel mezzo ad un turbinìo di vendetta! Dopo la battaglia di Castelnuovo
cessarono le scorrerie dei Montenegrini e Crivosciani entro i confini
della Repubblica.
Durante l'inverno 1806-1807 non avvennero fatti d'armi in terraferma,
e Marmont, si ritirò a Spalato, di dove era partito il generale Molitor,
nomimato Gran Officiale della Legion d' onore, per altra destinazione
in Francia. Però addi 9 Decembre 180G, il viceammiraglio Siniawin
apparve dinanzi alla cittadella di Curzola con tre vascelli, tre fregate
e due brik, e dopo aver fatto uno sbarco di truppe sull' isola, stipulò
dopo tredici soli giorni di resistenza col commandante francese Orfengo
la resa del capoluogo ). Quando Marmont riseppe la notizia, non po-
teva darsi pace, poiché aveva provveduto Curzola di un sufficiente nerbo
di truppe, ed approvigionato la città in modo, che nel caso di un* as-
sedio, non mancasse di vettovaglie per sci settimane. Orfengo poi, par-
tecipandogli qualche giorno prima la probabilità di un'attacco dell'isola
da parte dei Russi, lo assicurava, che esso li attendeva a più fermo,
^) La città di Curzola (si. KorciiUi) capoluogo dell'isola e distretto onouimo, ha
invece rinomanza per un' assedio clic ebbe a sostenere nel 1571 contro l' auiminiglio
tu: co (Jlychiali, (in origino frate capuccino. suicciato dal convento per cattivo compor-
tamento) durai.to il quale le ragazze e le modi ih abiti maschili avrebbero co raggi osamente
combattuto sulle mura, mentre un Canonico (Arcidiacono Rosario) dirigeva la difesi.
Kiusci diffatti di liberarsi da questo corsiro turco, che aveva terrorizzato tutto le cesie
dell Adriatico. Nel medio evo Genovesi, Veneziani e Rugusei erano di frequente iu lotta
pel possesso di questa isola, e parecchie battnglio navali furono quindi combattute nelle
acque di Curzola. In una di esse i Genovesi fecero prigioniero ai Veneti il famoso Marco
l'oio (1298), il quale, durante la sua prigionia a Genova dettò le relazioni sui famosi
suoi viaggi noli Asia. Vuoisi che Antenore (come è noto da Omero, il più sasgio
tra i saggi di Troja, quello che una volta propose si facesse pace cogli Aokei, Toro
ritornando Klena, il pomo della discordia) da Troja sia approdato a Corsola, ed abbia
foudato la città. Cn vecchio scrittore creteuse ne fa menzione colle parole : „IU ooaotas
DAS ENDE DER RAGUSÀÌSCHEN REPUBLIK 143
eililten ebenfalls grosse Verlusle. Marmont behauptel dass die Fraiizoseii
nur 25 Mann verloren, und 130 Verwundete hattcn, widirend der nion-
lenegrinische Hisloriker Milakovié diesmal nicht blos die franzòsischen
sondern auch die russischen Verluste ùbertreibt, und erzàhlt dass die
nioskovitischen Truppen aufgerieben worden warcn, wenn die Monle-
negriner ihnen nicht eiligst HQlfe gebracht hatten, was ùbrigens wahr
scin durfte. In den Memoiren Marmonts ist bezùglich dieser Affaire
noch zu lesen: „Ich ertheilte Befehl mehrere Dòrfer und sàmmllichc
aVorstàdte um Castelnuovo in Brand zu stecken, dies hiess die Rebellion
„\n ihrem eigencn Heerde strafen, und schon am nachsten Tage war mein
«Befehl ausgefùhrt. Nur das Hans eines einzigen Einwohners, der einige
«Monate zuvor einem Franzosen das Leben geretlet batte, liess ich
«schonen. Man braclite an dasselbe cine Tafel an, um den Grund dieser
«Ausnahnie zur Kenntniss zu bringen." Sonderbare Idee diese, einen
Gnadenakt, mitten in der Auslùhrung einer vandalischen Strale, so
hcrvortreten zu lassen. Nach dem Treffen von Castehiuovo haben die
Slreifereien und Plùnderungen der Montenegriner und Crivoscianer
innerhalb des Territoriums der Republik aufgeKórt.
Wàhrend des Winters 1806—1807 war es auf dem Festlande ganz
ruhig, und Marmont zog sieh nach Spalato zuruck, von wo General
Molitor, der zum Grossolìicier der Ehrenlegion ernannt worden war, nach
Frankreich abgereist war. Am 9 December erschien jedoch Viceadmiral
Siniawin vor Curzola init drei Linienschiffen, drei Fregatten und zwei
Briggs, und vereinbarte, nach einem Wiederstande von nur dreizehn
Tage, mit dem franzòsischen Commandanten der Belagerten, Orfengo,
die Ùbergabe der Stadt und Festung '). Als Marmont hievon Kunde
erhielt gerieth er ausser sich, denn er batte Curzola mit einer genù-
genden Garnison versehen, und mit Lebensmitteln auf sechs Wochen
versorgt. Orfengo batte ùbcrdiess, einige Tage zuvor, als er Marmont
von der Wahrscheinlichkeit benachrichtigte, dass Siniawin von Curzola
sich zu bemachtigen versuchen werde, belheuert, dass er die Russen
*) Die Stadt Curzola (si. Koraila) Hauptort der gleiohnainigen Insel iiud Bezirkes,
Ì9t historiseh beriikiut, wegen eiucr Belagernng do sio im Jahro 1571 seiteus des liirki-
soheii Admirals uiid Corsarenhaùptliiigs Ulychiali (ein ehenialigcr Capuzinermoiieh, aus
dciii Ordeu wcgen sohlechter Auffiilining eutlassen) zu crlrageii batte, wiilireiid welelitr
dio Frauon und Miideheu muthig auf don Stadtmaueni in MJin:ierkleider kiiuipftMi und
ciu Domberr (Aroidiacon Rosario) die Vi-rlheidigung Icitote. Es gelang denn auch den
Curzolanorn, diesen Corsaren, welcher dio Kiisten des adriatisclien Meeres terrorisiert
batte, zu verlreibeu. In Mittolalter slritteu sicii Venetiancr, Ginucsen und Uagusiier uin
deu Besitz dor Insel, und baben deinzufolge in den Gewussorn von Curzola mehrere
Seescblachten stattgefundcn. In jonor veni Jahro 120» zwischen don Venetianern und
Genuesen, wurde der beriibmte Marco Polo von den Gonueson zum gefangenen gemaoht,
welcher wàhrend seincr Gefangensuhaft in Gonna die liolationen iiber seinc Keisen in
Asien diktierte. Antenor soli aus Troja auf Curzola golandct scin (nach Uomor bekanntliuh
der besonnenste unter den Àltesten dieser Stadt, welcher segar bei einer Gelegenheit
144 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSKA
che avrebbe resistilo sino agli estremi, e che „quel giorno sarebbe
„ stato il più bello di sua vita, perchè gH offriva la possibilità di giu-
„stificare la confidenza in lui riposta**. Si parlò anche di tradimento
da parte di Orlengo; certo è che venne tradotto a Zara, dinanzi un
consiglio di guerra, dai quale fu condannato per codardia a quattro
anni di reclusione in fortezza, ma a Trieste scappò di mano ai gen-
darmi, e poi passò in servizio della Russia.
Durante quell'inverno Marmont fece costruire sulla cima del
monte Sergio il Forte Imperiale, nella posizione stessa ove i Russi du-
rante r assedio di Ragusa avevano collocato le loro batterie per bom-
bardare la città. Si occupava poi con predilezione del bacino di mare
interno tra Stagno e Ragusa, ed in proposito racconta nelle sue Me-
morie: ^Presso a Ragusa, e paralellamente alla costa, vi è una fila di
, isolotti (Isole Elatiti) tra di loro molto vicini, che colla terraferma
«formano un canale di otto miglia di lunghezza, e di mille a mille-
„ cinquecento tese di larghezza. In questo bacino interno tutte le flotte
„innnaginabili, potrebbero trovar rifugio contro le burrasche ed il ne-
„mico, e manovrare a talento. Con qualsiasi vento si potrebbe entrare
«pei varii passaggi tra le isole suddette, che per esser poco larghi
«facilmente potrebbero difendersi; la valle di Ombla e una rada
«interna nella quale alcuna forza marittima non potrebbe penetrare a
«viva forza, ed infine il porto di Gravosa, in fondo al canale, è una
«meraviglia della natura, nel quale, come nella miglior darsena, si può
«armare e disarmare una flotta intera.** A difesa dei passaggi tra le
Isole Elafiti fece pertanto costruire quattro batterie, cioè a Rudda (tra
Giuppana e Mezzo), a Calamotta, a Mezzo, ed infine sullo scoglio Daxa
in vicinanza del porto di Gravosa. Tutto questo si attrovava in corre-
lazione coi grandi progetti che Napoleone aveva in riguardo a Ragusa,
poiché Marmont stesso, in altro luogo delle sue Memorie, in questo ri-
guardo si esprime nei termini seguenti : «La fantasia non può immaginarsi
«luoghi al mare più completamente belli (della costa ragusea). L' Im-
„Atitcnor cum oinni patrimonio a Troj^i navigai, devenitqae ad mare adriatioain, abicum
„hi(5 qui secum navigaverant, oivitatein condidit, appellatam Corcyram Malaonaiu.** I
Green chiamavano Curzola in questo modo, mentre i Romani la designavano eoi nome
di Corcyra nigra. L' isola sì presenta anche in oggi in lontananza più nereggiante delie
altre, poi molti boschi di pino ancora sussistenti. Curzola possedeva il più auttoo statuto
municipale tra le città dalmate, in cui, riassunto in un brevissimo Codice, trovasi tutto il
diritto civile e penale che vigeva pegli abitanti della città. Esso data dall* anno 1214,
ed e Scritto in fatino. Intcressiftntissimo è questo Statuto pelle studio della storia del
diritto, quanto il Sachsenspiegel dei Germani. Merita speciale menzione, che esso proi-
biva agli abitanti il traffico di schiavi colla Turchia, mentre a quel tempo persino i
Veneziani, che procedevano alla testa della civilizzazione, non avevano leggi restrittivo
in questo riguardo.
DAS ENDK DKK RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 145
standhafl orvvarte, sich bis zum Àusserstem vertheidigen werde, und
dass Jcner Tag der schònste seines Lebens sein werde, da er ihni Ge-
,,legenheit gebothen bàtte, das auf ihn geselzte Vertrauen zu recbtfer-
„tigen.** Man sprach aucb von Verratb; gewiss ist cs, dass Orfengo in Zara
vor ein Kricgsgcricht gestellt wurdo, welches ihn wegen Feigheit zu
vier Jahren Haft veurtheilte, aber in Tricst entwich er der Gendarmerie-
Eskorte, und trat in russische Dienste.
Wàhrend jenes Winters liess Marmont auf dem Gipfel des Monte
Sergio das Fort Imperiale erbauen, auf derselben Stelle wo die Russen
wfdirend der Belagcrung von Ragusa ìhre Batterien aufgestellt hatten,
uni die Stadt zu beschiessen. Mit Vorliebe beschàftigte er sich mit dem
Meerescanal, der zwischen Stagno und Ragusa gelegen ist, in welcher
Beziehung in seinen Memoiren zu lesen ist: „Nahe bei Ragusa und
„paralell mit der Kùste beginnt eine Reihe sehr nahe an einander
„gelegencr Insehi (Elaphitische Inseln), die mit dem Festlande einen
, Canal von acht Meilen Lànge und von tausend bis fQnfzehnhundert
«Toisen Breite bilden. In diesem Binnensee kònnten alle erdenklichen
„Flotten gegen stùrmisches Wetter, wie gegen den Feind, in Sieherheit
„sein, und ungenicrt manòvriren. Mittelst verschiedener Durchfahrten
«zwischen den Inseln, die leicht zu beschiffen, und wegen ihrer gerin-
,gen Breite bequem zu vertheidigen wàren, kOnnte man bei jeder
«bcliebigen Windstrómung aus- und einfahren. Das Thal von Ombla
,bildet eine sichcre Rhede, in die keine Seemacht der Welt mit Gewalt
»eindringen kónnte, und der Hafen Gravosa, ani Ende des Canals, ist
„ein Naturwunder, woselbst, wie in dem geraùmigstem Dock, eine ganze
«Flotte aus- und abgerùstet werden kònnte." Zur Vertheidigung der
Durchfahrten zwischen den Elaphitischen Inseln, liess Marmont denn
auch vier Batterien errichten, nàhmlich auf Rudda (zwischen Giuppana
und Mezzo), Calamotta, Mezzo, so wie auf dem Inselchen Daxa in der
Nahe des Hafens von Gravosa. Dies Alles stand jedenfalls in Zusam-
menhang mit den Zukunftsplànen Napoleons in BetrefY Ragusas, da in
den Vorschlag maohto durch Kìickgabe der Ilclona Frieden zu macheii) Ein alter kreton-
sischer Schrirtsteller maoht von Autenora Ankuft auf der hisel mit den Worten Erwiih-
nung: „lta coactus Anteuor cum omni patrimonio a Troja unvigat. dovenitque ad mare
„adrì.-itìcum, ubioum hio qui secum navigavcrant, civitatem coudidit, nppellatam Coroyram
„Melaeuam". So nannten die alten Grieehcn Curzola, wahrcnd si e den Lateinern unter
dem Namen Corcyra nigra bekannt war, wahrscheinlich weil, wie es zum Theil nodi
heutzutag^ der fiill ist, dio vielen Nadelholz-Waldun^en die Ber,^ketteu der hisel
sehwarzlioh bekleiden. Curzola batte das iiltcste Munioipalstatut unter den dalniatinisclien
Stàdten, in welchem daa ganze Civil- und Strafrecht fiir dio Bewohuer der Stadt in
cincra sehr kurzen Cedex zusamraengedningt ist. Es datirt vom Jahre 1214 und ist
lateinisoh geschrieben. Es ist dieses Statut hochintoressaitt fiir das Studium der Keelits-
geschichte, wie der Sachsenspiegel der (Termaneii, uiid auch desshalb bemerkeiiswerth,
weil 68 den Einwohnem den Sklavenhandel mit der Tiirkei uiitersagte, wiihrend dazumal
selbst dio Venetianer welche an der Spitze des kulturellen Fortschrittes sich befauden,
mit Menschen Handel trieben.
10
146 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA HAGUSEA
operatore aveva anche i più vasti disegni per Ragusa. Questa città
^doveva divenire la nostra grande stazione navale pei mari dell* Oriente,
,c venir fornita dì tali stabilimenti ed istituti, da poter corrispondere
„a tutti i bisogni di una numerosa flotta, che qui di regola doveva
^stazionare/ Risulta da questo, che Napoleone intendeva di creare
presso Ragusa un grande porto di guerra, e sembra esser stata inoltre
sua intenzione di aprire al grande bacino che si intendeva di adattare
allo scopo, un passaggio attraverso V istmo di Stagno, anche dalla parte
del canale sito tra la penisola di Sabbioncello e la costa, risultando
dalle lettere dirette dal Principe Eugenio a Marmont, che Napoleone
riguardava la posizione di Stagno molto importante dal lato strategico,
siccome quella che divideva due mari interni, e raccomandava calda-
mente di tenerla d' occhio. Scrisse anzi 1* Imperatore una volta al
Principe Eugenio, che Stagno voleva assolutamente tenere per se, anche
se dovesse abbandonare gli altri possessi della Repubblica.
Incirca due mesi dopo V assedio si divulgò a Ragusa la voce, che
tra Russia e Francia era stata conchiusa la pace, notizia infondata,
poiché trattavasi in realtà soltanto del trattato di Oubril, che risguar-
dava la cessione pacifica delle Bocche. Questa voce, per quanto vaga,
fu accolta con sommo giubilo dai Patrizii ragusei, che ritenevano di
jioter fare assegnamento su di quanto Lauriston, occupando Ragusa,
aveva detto a nome di Napoleone, in ispecialità, che colla partenza
dei Russi sarebbe cessato il protettorato francese della RepubbHca; era
poi tanto più vivo il loro desiderio che ciò finalmente si avverrasse,
inquantochè questo protettorato diveniva di giorno in giorno un' incubo
più insopportabile per essi. L' aquila francese, che si era insediata a
Ragusa con sembianza di voler stendere le sue ali protettrici sullo
Staterello repubblicano, dopo 1' assedio cominciò a graflìare co* suoi
artigli il Senato di Ragusa, in modo, che V aristocrazia ragusea la quale
con imperturbato stoicismo si aggirava fuor di città tra le rovine dei
proprii possessi, ed accoglieva rassegnata quasi quotidianamente deso-
lanti notizie sulla cattura e perdita di navigli mercantili, per questo
nuovo atteggiamento dei Francesi era così impensierita e addolorata,
che il cercar mezzo di liberarsi da cfuesti ospiti armati, era continua,
massima, e (juasi unica sua preoccupazione. La salute della Repubblica
era infatti in allora pel Patriziato raguseo, per quanto rovinato nelle
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 147
don erwàhnten Menioiren an anderer Stelle zu lesen ist: „Die Phantasie
„kann sich keine schónere ani Meere gelegene Landschaft dcnken (nàhm-
„lich die Seckùste von Ragusa). Auch hatte der Kaiser die ausgedehn-
^lesten Projekte mit Ragusa ; diese Stadi solite unser grosser Seeplatz
«in den óstlichen Meeren werdcn, und solche Einrichtungen erhalten,
«uni den Bedùrfnissen eines zahlreichen Geschwaders, das hicr regel-
«màssig stationieren solite, zu genùgen.'* Napoleon beabsichtigte also bei
Gravosa einen grossen Kriegshafen zu grùnden, und dùrfte auch im
Sinne gehabt haben, das hiezu in Aussicht genommene grosse See-
bassin zwischen den Elaphitischen Inseln uud der Kùste, mit einer
Einfahrt von dem Canale aus, der zwischen der Halbinsel Sabbioncello
und der Kùste gelegen ist, mittelst Durchstechung des Isthmus von
Stagno zu versehen, da aus den Briefen des Prinzen Eugen an Marmont
sich ergibt, dass Napoleon die Position von Stagno, welchc zwci Binnen-
seen theilte, strategisch als cine schr wichtige betrachtete, und angcle-
gentlichst empfahl, auf dieselbe das Augenmerk zu richten. Er schrieb
auch bei einer Gelegenheit an Prinz Eugen, dass wenn er auch das
Gebieth von Ragusa aufgebcn solite, Stagno absolut fùr sich behaltcn
woUe.
*
Ungefàhr zwei Monate nach der Belagerung, hatte sich In Ragusa das
Gerùcht verbreitet, dass Russland und Frankreich Frieden abgeschlossen
hàtten, aber in der That handelte es sich nur um die Traktate von
Oubril, welche auf eine friedliche Ùbergabe der Bocche abzielten. Dieses
Gerùcht, so sehr es auch unbestimrat klang, wurde dennoch mit dem
gròssten Jubel seitens der ragustlischen Patricier aufgenommen, welche
auf dasjenige bauen zu kónnen glaubten, was Lauriston, als er die Stadt
besetzte, im Namen Napoleons gesagt hatte, nàmlich dass sobald die
Russen sich zurùckgezogen hàtten, das franzósische Protectprat Ragusas
ein Ende nehmen wùrde. Der Wunsch dass dies endlich stattfinde, wuchs
an Intensitat in demselben Verhàltnisse, als dieses Protectorat fùr sie
unertràglicher wurde. Der franzósische Aar, welcher sich in Ragusa
eingenistet hatte, dem Anscheine nach um ùber den kleinen Freistaat
scine schùtzenden Fittige auszubreiten, begann nach der Belagerung,
in einer Weise scine Krallen zu slrecken, dass es der ragusàischen
Arlstocratie ganz bange wurde. Mit stoischem Gleichmuthe betrachtete
sie, ausserhalb der Stadt ihre ruinirten Besitzungen, und empfìeng mit
Gelassenheit die betrùbendsten Nachrichten ùber den Verlust der Han-
delschiffe, aber hóchst bekùmmert wie ganz verzweitelt war sie, wegen
der Art wie sich die Franzosen in letzterer Zeit geberdeten, und sann
einzig und allein auf Mittel und Wege, um sich dieser bewafifneten
148 LA CADUTA DKM.A UKPrnnUOA KAGIJSIOA
proprio sostanze, ed affranto da sciagure domestiche, più che mai la
legge ed il compito supremo; il Cavcant consules, esso lo traduceva in
atto, con una abnegazione, risolutezza e persistenza tanto più anmii-
rabili, in quanto era la lotta di un pigmeo senza armi ed armati,
contro un gigante che creando eserciti, aveva affranto Austria, Prussia
e Russia, e che da un giorno air altro poteva schiacciare impunemente
Ragusa, come lo aveva già fatto colla polente rivale sulle laguna. Però
a proposilo del proclama di Lauriston, i Ragusei non sapevano, che
Napoleone pochi giorni dopo l'assedio scrisse al Principe Eugenio:
„Voi farete osservare al generale Lauriston che se io ho detto di voler
«riconoscere l' indipendenza di Ragusa, non intendo di aver detto con
„ questo che io devo evacuarla. Al contrario, quando i Montenegrini si
«saranno ritirati, io voglio organizzare il paese, lasciandogli però libero
„il coumiercio. Così io intendo il riconoscimento della sua indipendenza.
„Se poi sarà assolutamente necessario lo abbandonerò, tenendo sempre
„per me Stagno." Cosa intende di riorganizzare il Corso, avrebbero
esclamato i Senatori, se questo contenuto della lettera fosse pervenuto
a loro conoscenza, quale organizzazione migliore di quella della nostra
Repubbhca, che corrisponde egregiamente da tanti secoli! Però i
Francesi ben presto dimostrarono col fallo, che ormai più non inten-
devano rispettare questa organizzazione repubblicana, poiché cerio
Eaymond, che aveva soslituito il console Bruere nelle funzioni di com-
missario imperiale, introdusse tali novità neh' andamento degli aflari,
che i Senatori dovevano sentirsi punti sul vivo, nella parte più suscet-
tibile, che era quella delle loro autorità e decoro. Presentatosi Raymond
nelle funzioni suddette a palazzo, fece loro sapere, che egli doveva
venir prima informato di tutti gli affari che essi intendevano di trattare
tanto nel Minor Consiglio, quanto nel Senato, per poter strisciare
dall' ordine del giorno, quanto riteneva non opportuno si discutesse,
e che nessun conchiuso poteva eseguirsi senza il suo assenso. Esso si
riservava di assistere alle sedute quando gli sarebbe piaciuto, e sic-
come i signori Senatori assicuravano che le finanze della Repubblica
erano in sconquasso (locchè non era il caso poiché forti somme erano
collocate presso banchieri esteri, che potevano prelevarsi all' occor-
renza), così per assestarle esso disponeva che nessun pagamento si
facesse senza un suo ordine espresso. Questo non era più un tutelare
il Governo della Repubblica, ma bensì un' esautorarlo addirittura^ E
dire, che si attrovava ancora sempre a Ragusa quel Lauriston che nel
suo proclama aveva detto: „ll Governo resta in piedi, esso funzionerà
come prima, ed avrà le stesse sue attribuzioni", ed ora esso generale
permetteva che il Connnissario imperiale violasse in tal modo le pro-
messe fatte a nome di Napoleone e della Francia! Raymond funse per
DAS 1^:NDE DKR RAGUSÀrSCHKN UKPGRLIK 149
gastfreundiich aufgenoinrncncu Frenidcn zu entledigen. Trotz der òko-
noniischen Zerriìttung und der htìuslichon Ungliìcksfallo, verursachte die
Golahr, in wolchcr die Republik schwebte, dom Adelstando die grosste
Sorge und den tiefsten Kummer. Das Caveant eonsules bethatigtér
niil einer Selbslverleugnung, Entschiossonheit und Boharrliclikeit, wolche
uni so gròssere Bewunderung verdiont, ais es galt den Kampf eines
Zwerges ohnc Wafìen und MannschaR gegen einen Riesen zu unter-
nehnien, welcher Kiiegsheere aus der Erde stanipfle, Oslerreich, Russ-
land und Preussen gedemiitliiget batte, und von einem Tag zum
anderen dem ragusàisebeu Siaate unbeslrall ein Ende bereiten konnte,
Was die in der Proclamation Lauristons entlialtenen Versprechungen
betriflfl, war es ùbrigens dazumai den Ragusàern nicht bekannt, dass Na-
poleon, wenige Tage nach der Entsalze der Sladt, dem Prinzen Eugen
schrieb: „Sie werden dem General I^auriston mittheilen, dass wenn ich
sgesagt habc, ich werde die Unabhanhigkeit von Ragusa anerkennen, ich
«nicht gesagt habe, dass ich die Stadt raumen werde. hn Gegentheile wann
„sich die Montenegriner zuriickgezogen haben werden, will ich jenes
^Land organisieren, seinen Handel Irei hissend. In diesem Sinne verstehe
„ich dio Anerkennung seiner Unabhanhigkeit." Was will denn der Coi-se
organisieren, hiitten die Senatoren ausgerufen, wenn der Inhalt dieses
Briefes zu ihrer Kenntniss gelangt wiire; welche Organisation kònnte
besser sein als jene unserer Republik, welche seit Jahrhunderten trefflich
sich bewrdirte ! Die Franzosen bewiesen jedoch bald mit der That, dass
sic nicht mehr gesonnen waren die republikanischen Einrichtungen zu
achten. Eia sicherer M. llaymoml, der aii die Stelle des Clonsuls Bruere
in die Funktionen eines kaiserlichen (lomissiìrs getreten war, hat solche
Neuerungen in dem Geschtìllsgange diktiert, dass die Senatoren sich
in dem empfilnglichsten Punkte getroffen fuhlen mussten, namlich in
jenem ihrer Auloritiìt und ihrer Wfirde. Als Baymond als kaiserlicher
(lommissar dem Senate ini Regierungspalaste sich vorstellte, bedeutete
er, man unisse ihn zuvor inlbrniieren fìber alle Geschafle die man so-
wohl ini Kleinem Rathe als ini Senate in Verhandlung zu ziehen
beabsichtige, daniit er aus der Tagesordnung jenes streichen konne,
was er in Beralhung ziehen zu lassen nicht fùr opportun erachten
solito, und dass kein Beschluss der republikanischen Vertretungen ohne
scino Genehmigung zur Ausfuhrnng wird gelangen kOnnen. Er behielt
sich ubrigons vor, den Silzuiìgc^n nach seinem Belieben beizuwohnen,
und da die Herrn voni Senato vorsicherlen, dass dio Finanzon der
Republik in einoni trostloson Znstarido sich bolTindon (es ontspracli
dios nich der Wahrhoit, dvwvx dio Uogiorung batto orhoblicho Sumiììon
boi auslàiMÌischon Bankliaiisorii d(»|)<)niort, wolcho zu jodcr Zoit b(»hobon
werden konnlon), so orachtoto or tur nolhw(Midigdio Anordnung zu IrofTon,
150 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
poco tempo quale Cloiiimissario imperiale, poiché dal 5 Settembre in
poi, questo incarico fu assunto dal Capo dello Stato maggiore di
Lauriston. Così un* ufficiale, colla spada allato, era ormai il moderatore
del Senato, cosa poco confortante per qualunque assemblea, e che molto
meno poteva esserlo pel Senato di Ragusa. Non può dirsi che già in
sul principio dell' occupazione francese, 1* aristocrazia ragusea sia stata
pessimista sulle sorti che attendevano la Repubblica, mentre riteneva
che una volta partiti i Russi da Cattaro, le truppe francesi si sarebbero
ritirate da Ragusa e la Repubblica, terminato il triste episodio, avrebbe
continuato la longeva sua esistenza. Le suddette misure, così draconiche
come erano, atterirono però i Senatori, che ormai compresero non poter
essi far assegnamento sulle promesse di Napoleone, tanto più che
essendo esso padrone della Dahnazia nordica e di Cattaro, poteva
facilmente essergli sorta V idea, di tenersi per se anche il cuneo raguseo
che ci era di mezzo. Anche Marmont ci racconta, che il Patriziato di
Ragusa si era accorto delle intenzioni poco favorevoli dell* Imperatore,
e precisamente nel seguente molto interessante brano delle sue Me-
morie: „A questa popolazione che era così felice, noi togliemmo ad
„un tratto la pace e la fortuna. Era essa però di carattere cosi mite,
„che essendo trattata dagli organi di una Potenza che T opprimeva
„con equità e disinteresse, giammai se la prese coi singoli, i quali
„senza volerlo, erano gli strunìenti delle sue disgrazie, al più era mal
^disposta peli* autore dei suoi mali. Io parlo naturalmente della massa
„della popolazione, poiché, per quanto risguarda la classe aristocratica,
„se anche non mostravasi irritata coi Generali, essa ben s|ipeva quali
^sentimenti doveva nutrire verso 1* Imperatore^. Però se Napoleone
infendeva di annettere lo Stato raguseo a suoi dominii, i Patrizii inten-
devano di opporsi a questo ad ogni costo, e con ogni mezzo. Non lo
possono fare colle armi, ebbene lo faranno colla penna, colle arti di-
plomatiche, secondo il loro costume. Anzitutto si rivolgono al loro
vecchio amico, il Sultano, e facendogli una sfogata contro i Francesi
e Napoleone, che paragonano cogli Unni e con Attila, lo scongiurano
di protestare contro 1* occupazione del territorio della Repubblica ra-
gusea, antica vassalla della Sublime Porta. Un messo speciale viene
incaricato di portare segretamente la lettera a Costantinopoli, ma
sembra che Lauriston ne abbia avuto qualche sentore, ed il messo
già in viaggio, termina tra gli amplessi della forza armata francese,
sicché la lettera finì probabilmente nelle mani chi in essa appellavasi
r Attila redivivo. Tanto questo passo, quanti parecchi altri impresi
allo scopo di salvare la Repubblica, dimostrano che i Senatori pelle
traversìe sofferte e pegli avvenimenti che minacciavano, si attrovavano
in uno stato di inquietudine e di eccitazione, che loro non permetteva
DAS ENDE DER RAGUSÀrSCHEN REPUBLIK 151
dass keine Zahlung oline seiner Zustimmung statlfmde, dainit die Fi-
nanzen wieder in Ordnung gcbracht werden. Es war dies jedenfalls
keine blosse Vornmndschafl der republikanischen Regierung mehr, sondern
diese wiirde faktiscli voUkonimen gewaltlos gemacht. Dabei war jener
Lauriston nodi immer in Ragusa, der in seiner Proclamation verkùndet
batte: „Die bestebende Regierung bleibt aufrecht, sie wird weiter
«runktionicren, und zwar mit derselben Machtsphare"; und dieser Ge-
neral gestattete, dass der kaiserliclie Comniissar in solcher Weise das
im Namen Frankreichs und Napoleons geniachie Versprechen verletze!
Raymond versali nur kurze Zeit dieses Anit, da am 5 September das-
solbe von dem Commandanten des Generalstabes Lauristons ùbernoni-
men wurde. Nunmelir war ein Offlcier, mit dem Sàbel an der Seite,
der Gewalthaber des Senates, was keiner staallichen Versammlung zu
Trost gereichen kònnte, und am wenigsten einer aristokratisch-repu-
blikanischen. Man kann nicht behauptcn, die ragusaische Aristokratie
habe, gleich zu Anfang der franzòsisclien Occupation, sicb von pes-
simistischen Anschaungen lìber die Schieksale der Republik leiten
lassen, da sie zumeist der Uberzeugung war, dass sobald die Russen
von Cattaro abgezogen wtìren, die franzòsischen Truppen Ragusa
genìumt hàtten, und die Republik, nacb Beendigung der traurigen
Episode, ihre langlebiebige Existenz Ibrtfùhren wùrde. Die erwabnten
Massregeln waren jcdoch so willkùhrlieh und drakonisch, dass die Sena-
toren in Bestiirzung gerathen, und einsehen mussten, auf die Ver-
sprechungen Napoleons kónne man sich niclit verlassen, umsomehr
als in dem Kaiser der nunniebr Herrscher Norddalmatiens und der
Bocche di Ciattaro war, leicht der Wunsch sich rege gemacht haben
konnte, das keilfórmig dazwischen befìndliche Territorium der Re-
publik fùr sich zu behalten. Auch Marmont erzalilt, dass die ra-
gusilischen Patricier, der fur den Fortbesland des Freistaates nicht
gùnstigen Absichten des Kaisers gevvahr werden mussten, und zwar
in folgender sehr interessanten Stelle seiner Memoiren: «Dieser
„glùcklichen BevOllkerung nahmcn wir jetzt plòtzlich den Frieden und
„das Glùck. Ihre Sanftheit war so. gross, dass sie, nachdem sie von
„den Abgeordneten einer untcrdriìckenden Macht mit Billigkeit und
„Uneigennutz behandelt worden war, doch niemals ungehalten auf die
„Einzelnen wurde, welche ohne Willon die Werkzeuge ihres Unglùckes
, waren. Sie war es hòclistens ijo^on den Schopfer ihrer Leiden. Icli
„sprcche von der Masse der Hevolkerung, denn was die Adelsklasse
«anbelangt, so wusste sie wohi, wenn sie auch nicht den GenerahMi
„zurnte, was fùr Gesinnungen sie gegen den Kaiser liegen solile." Die
Patricier beschlossen nunniehr, dem Eutschhisse Napoleons den ragu-
sdischon Freistaat zu annektieren, sich uni jeden Preis und mit alien
152 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
di cribrare con pacatezza diplomatica, se i passi ai quali si risolvevano
erano adatti ed opportuni, e se non fosse maggiore il pericolo di com-
promettersi, che la probabilità di conseguire un qualche successo. La
Turchia in quel tempo più che mai si attrovava in istato di sfacello
economico, ed il Sultano Selim III aveva ben altra voglia che di far
proteste a Napoleone per causa di Ragusa, dappoiché già la Russia
gli dichiarava guerm, col pretesto di aver violalo la pace di Jassy, ed
i Giannizzeri, potenti e prepotenti, non permettevano che creosse una
nuova armata, come voleva. Constava al Sultano del grande progetto
di Napoleone, di recarsi pella strada stessa battuta da Alessandro il
Grande, con una grande armata nelle Indie, per dare colà il colpo di
grazia agli interessi del commercio mondiale inglese. In questo caso.
Napoleone doveva assicurarsi 1* alleanza del mondo ottomano, ed il
Sultano più che volentieri si sarebbe prestato a questo, poiché ciò
sarebbe stato la salvezza della Turchia. Guai per essa, al contrario, se
Napoleone ed Alessandro facevano pace, e si accordavano sul da
farsi in quanto allo Stato ottomano. Vuoisi dififattì, che dopo la pace di
Tilsit i due potenti Imperatori di questo ripetutamente si occupassero,
e che Napoleone abbia proposto ad Alessandro di dividere per metà
i Balcani, sicché alla Francia toccasse, a dar maggior consistenza alla
costa dalmata ed a ricostituire nella sua integrità Y antico Illirio, la
Bosnia e V Albania, ed innoltre V Epiro nonché una parte della Grecia,
mentre gli altri paesi della penisola balcanica fossero pella Russia.
Quello che deve destar meraviglia si è, che i Ragusei si rivolsero per-
sino alla Russia per interessarla a far valere i suoi buoni ufficii in
favore della Repubblica, quella Russia la cui flotta, poco prima aveva
devastato assieme ai Montenegrini il loro paese. Fu infatti incaricato
dal Senato il console di Ragusa a Trieste a recarsi di nascosto a
Pietroburgo, per essere latore di una lunga sua lettera al principe
Kourakin, e per interassarlo anche a voce di prestarsi affinché la Russia
intervenga a favore dell' indipendenza dello Stato raguseo. 11 Console
doveva far viaggio per Vienna, ed esporre lo stato in cui si attrovava
la Repubblica, a quel Gabinetto, con preghiera di proteggere anche
questa volta, V antica vassalla dei Ré d' Ungheria. Il Console fu ovun-
que cortesemente ricevuto, specialmente a Vienna, ma dovette accon-
tentarsi di frasi che non involvevano alcun impegno. Il Senato si rivolse
con lettere e doni persino ad nleuni Piìscià della Bosnia, perché si
dichiarassero a favore di Ragusa, ed organizzassero possibilmente
qualche impresa in suo ajuto. Soltanto al più antico e grande protet-
tore di Ragusa, cioè al Pontefice, i Patrizii non si rivolsero. Avranno
probabilmente compreso i Ragus(*i, ad onta della loro depressione
d'animo che Pio VII col miglior volere non avrebbe potuto pio-
DAS ENDE DER RAGUSATSCHEN RKPUBLIK 158
zu Gebothe stehenden Mitteln zu vvidersetzen. Da sie es mit den
Waffen nichl zu thun vermogen, greifen sie nach alter Gevvohnheit
zur Feder, um mit diplomalischen Schaehzugen zu arbeiten. Zuerst
wenden sie sich aii den Sultan, ihreii alten Gònner, und indem sie
iluìi ihr Herz aussehiìtten bezuglich dor Franzosen und Napoloons, die
sie mit den Hunnen und Attila vérgleichen, bitten sie ihn instandigst
gegen die Oceupation des ragusaichen Freistaates, des treuen Vasallen
des ottomanischen Reiches, Protest einzulegen. Ein Bote war eigens
bestellt worden, uni das Schriflstiìek insgeheim naeh Constantinopel
zu ùberbringen, allein es seheint dass Lauriston hievon Wind bekam,
und der Bote, welcher die Reise kaum angetreten batte, gerietb in
die Hiìnde der bewaffneten franzósischen Macht, so zwar dass die
diplomatische Note wahrscheinlich zuletzt demjenigen zukam, der in
derselben neugeborner Attila benannt wurde. Sowolil dieser als an-
dere Schritte welehe unternommen wurden, uni den Freistaat zu
erhalten, beweisen ubrigens, dass die Senatoren durch die Un-
glncksfàlle welehe den Staat getroften hatten, und die obseliwebende
Gefahr, in einem Zustande der Bekùmmerniss und Anfregung sich
befanden, der ihnen nicht gestattete mit diplomatiseher Ruhe zu
erwagen, ob dasjenige was sie unternahmen, wirklich zweckentsprechend
und opportun war, so wie, ob nicht etwa, die Gefahr eine gròssore
sich bloszustellen, als die Wahrscheinlichkeit irgend einen Erfolg
zu erzielen. Die Tùrkei befand sich dazumal, wie nie zuvor, in zerrùt-
tenen òkonomischen Zustànden, und Sultan Selim III batte wohl andere
Sorgen als wegen der ragusaischen Republik sich bei Napoleon zu
beschweren, denn schon erklàrte Russland der Plorte den Krieg wegen
Verletzung des Friedens von Jassy, und die niaehtige Janitscharen hetzlen
das Volk gegen den Sultan auf, weil er die Errichtung eines neuen Heeres
versuchte, velcher sie ersetzen solite. Dem tùrkischen Ilerrscher war
auch das grosse Projekt Napoleons bekannt, einen Alexanderzug nach
Indien zu unternehmen, um daselbst dem britischen Reiche und seinem
Welthandel den Todesstoss zu versetzen. Um dies auszufùhren, musste
sich Napoleon die Bundesgenossenschaft der ottomanischen Welt sichern
und Selim III wùrdesich sehr geme in dieser Richtungverwendet haben,
(la dies die Rettung des tùrkischen Reiches sein konnte. Es bestand
aber auch die grosse Gefahr, dass Napoleon und Alexander Frieden
schliessen, und darùber schlùssig werden, was mit dem erwtìhntem
Reiche zu geschehen habe. Man will denn anch, dass nach dem Friedt^n
von Tilsit, die zwei machtigen Ilerrscher, lìber di(se x\ngelegenheit
wiederhohlt in Verhandlungen sich eingelassen, und dass Napoleon
dem Czaren den Vorschlag gemaclit batte, die Halkanhalbinscl zur
Halfìe zu theiien, in der Weise dass Fraukreich, Bosnicn, Albanien und
154 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAQUSEA
leggerli poiché V Imperatore lo trattava già a quel tempo quasi con
brulalità, per quanto al Vaticano si procurasse di corrispondere ad
ogni volere dell' autocrata, ed il Pontefice fosse di animo mite. Come
era volere di Napoleone, che cessasse di esistere la Repubblica ragusea,
cosi era suo intendimento di por fine al potere temporale del Pontefice,
ed è noto come in Novembre dell'anno 1807 truppe francesi occu-
passero di nuovo le Romagne, ed addì 7 Maggio 1800 Napoleone pro-
clamasse da Vienna che il F*ontefice aveva cessato di regnare quale
Sovrano temporale. Pio VII e la Repubblica si atlrovavano quindi rim-
pelto all'Imperatore in consimili condizioni,') ne potevano ajutarsi a
vicenda.
t) K noto romo il brutale tnittaiiiento del Pontefice, sia Rtato i-riticito ovunque
ar^rban.ente econie nemmeno col npristino della censura (ó Fel»l»nijo 18lO> Ria riu"eitn
H Napoleone d, far tacere eco dellopinione pnbMìoa in ar^on.en.o. Interessante inJ^Zel
brano ne le M.mor.e d. Marmont m cui questi pure, quantunque colmato di 0^1-^0 So
nessun altro jrencrale. ed .lìt.mo d. Napoleone, ^^li fa j:ravìssimo carico pelli suaio^^oUa
verso P,o MI: .Durante 1 estate Napoleone si lasciò andare agli «ltim^ aUi ?i yM^T^
DAS ENDE DEli RAGUSAT8CHEM REPUftLIK 158
einen Theil Griecheiilands ocoupiere, (uni die dalmatinische Kùste mit
eincm Hinterlande zu versehen, so wie das alte Illyrium in seiner Inlc-
gritiìt herzustelien) und Russland der anderen Liìnder sich bemachlige.
Es niuss wirklich Wunder nohnien dass die Ragusaer sioli sogar nacli
Russland mit der Bitte vvendeten, Ragusa zu besehùtzen, jenes Russ-
land, desscn Flotte kurze Zeit zuvor mit den Montenegrinern all' das
Unheil in ihrem Lande angerichtet batte. Die Patricier beauflragten
namlich den ragusriischen Consul in Triest, sicb lieimlicb nacb Petcrs-
burg zu begeben, um dem Fùrsten Kourakin ein langes Sclireiben des
Senates zu ùberbringen, und gleichzeitig den Furstón aucli mùndlich
vviìnnstens zu ersuchen, sich um die Intervention Russlands zu Gunsten
der Unabbanhigkeit ihrer Republik verwenden zu wollen. Der Consul
batte sich auf der Durchreise in Wien aufzuhalten, um dem óster-
reichischem Cabinet das Bedrangnis des Freistaates zu schildern,
und dasselbe zu ersuchen den alten Vasallen der Kònige von Ungarn
b(»schinnen zu wollen. Dem Consul wurden auf seiner Reise, besonders
in Wien, Hóflichkeitbezeugungen zu Theil, er musste sich aber mit
Redensarten begnùgen, die keine Verbindlichkeiten enthielten. Der Senat
wendete sich sogar an einige Paschas von Bosnien, und beschenkte
sie reichlich, um sie anzueilcrn, fùr die Republik Partei zu er-
greifen, und wo mòglich irgend etwas zu ihren Gunsien zu unterneh-
men. Nur an den altestem und machtigsten Beschùtzer Ragusas hat
sick der Senat nicht gewendet. Die Ragusaer werden wahrscheinlich
auch bei ihrer moralischcn Niedergeschlagenheit eingesehen haben, dass
Pius VII mit dem besten Willen, nichts fùr sie batte thun kónnen, da
der Kaiser ihn schon zu jener Zeit, in geradezu brutaler Weisc behan-
delte, trotzdem man in Vatican sich alle MQhe gal), den Wunschen
Napoleons thunlichst zu entsprechen, und der Pabst ihm gegenùber
grósste Milde bethàtigte. Wie es Wille Napoleons war, dass die ragu-
saische Republik zu bestehen aut'hore, so batte er sich vorgenommen der
weltlichen Macht des Pabstes ein Ende zu bereiten, und es ist bekannt
wie im November 1807 franzósische Truppen den Kirchenstaat neuer-
dings occupierten, und ani 7 Mai ISOO Napoloon docretierte, dass der
Pabst als weltlicher Souvrain zu bestehen auf'gehnrt habe. Die ragu-
saische Republik und Pius VII befanden sich demzufolge dem Kaiser
gegenùber in denselben Verludtnisscn. ')
*) Es Ì8t bekan»it wie die brutale BehaiKUung des Pabstea iibenill dio .ernisslc Miss-
billigung fand^ nnd wie es Napoleoii nicht ?;elanir solbst diin^h Wiedorherstellmij^ der
Censar (5 Febnmr 1810) in dieser Bezielinng das Kdio der ofTciiiIicben M^iniin^ zu untor-
drucken. [ntorensant ist folgende Stollo in den Memoiren Marmonts, in woldier dioner
General, dor die langste Zeit hindun.'li in intiincn Be/.iehungen /u Na))oleon sich befand,
Qod vou ihm mit Ebreo uberhaùft wurde, die erwahnto Behaiuilung obenfalls der herb-
150 LA CADUTA DKLLA IJKPrilRLlCA KWGCSKA
„\ergo il Santo Padre, questo rispettabile Sacerdote che lo aveva unto, e la cai coopc-
^razionc in quella cerimonia, tanto contribuì a farlo apparire grande agli occhi del
^.popolo. Nella notte dal 5 al Loglio il Pontefice era stato futto prigioniero Nelle ore
^«tteftse in cai si combatteva la famosa battaglia di Wagrara. nella quale Napoleone spiegò
,.lc innumerevoli forze che aveva radunate, i suoi agenti per suo online facevano guerra
..ad un vecchio asseni/irliatosi nel suo palazzo, ad un vecchio cadente, di cai tutto il
^potere e*! i mezzi di difesa eran riposti soltanto nei suoi diritti e nell' opinione dei
..popoli, (^nab erande contrasto, ma anche quale grave argomento a serie riflessioni!
„Non sono trascorsi ancora cinqne anni, ed il Sovrano carico di allori, che non si
.lasciava più dirìggere dalia ragione e d;il sentimento di giustizia, cadde, mentre il
^.vecchio Sacerdote risali il suo trono."
DAS ENDE DEH RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 157
sten KritJk unterzìeht: ^Wahrend des eben vergangonou Somiuors batto sicb ^apoloon
„dcn letzteu Anfìillcii leidenschaftlicber (jewablttbiiligkeit gegcn «leu lleìligeii Valer
„uberlas8en, diesen ehnvurdigen Priester der ihu gcsalbt, iiud deesen Beibiilfo bei diesor
^feJiTlieheii Gel'gengeit so machtig zu seiner Gròsse in den Augen des Volkes beige-
„tragen batte. Mitten in der JSacht voin 5 zum 6 Jiili war der Pabst zum Gofangenon
„gemaebt worden. In denselben Stunden jeiier denkwùnlìgen Scblacht von Wagram, in
„der er die unermesslieben von ihm angehaiiften Streitknifte entfalltete, fiihrten auf
^stMnen Befebl scine Agenten Krieg i!:^{;eìì einen in seinem Palasi verschanzten Greis,
„«!e88en ganze Gewalt, dessen ganze Wiederstandsmittei in seinen JRechten und in der
^Meinang der Vòiker, lageii. Weich' grosser Ooutrast, aber aucb welch' gewicbtiger
^Gegenstand zu Betrachtungen. Noch niebt iiinf Jabre verflossen, und der rubmgekrònio
„Souvrain, den die Veruunft und die Oerecbtigkeitslicbe niebt mebr beherrschte, war
„gefailen, wabrend der greiso Priester wiedn- auf seinen Thron gestiegen war.
X
I Pascià «li Travnik, Trebinje o Janjiiia — I Bog ed i Cristiaai bosnesi. — I Russi
a Lesina. — L'insurrezione della Poljica. — I Dalmati desiderano il ritorno dell'Austria.
— La Kussia li eccita alla ribellione contro i Francesi. — Cause del malcontento contro
il Governo fi*ancese. — Grande influenza del Clero. — L'Anticristo. — I fatti d'arme
di Strosanac, Almissa e Macarsca. -- I Capi dei congiurati Zovic, Beros e Daoeso. —
Trecento Dalmati condannati dalla Corte marziale. — L'epopea napoleonica in Dalmazia.
— La pace di Tilsit. — Lo fucilazioni sulle isole di Brazza o Solta. — Le rivolte dei
Crivosciani e Pastrovieiani contro il dominio francese. — Napoleone ordina ripetu-
tamente di occupare il Montenegro. — L' ordine non può eseguirsi per motivi strategici.
— L'egemonia del Montenegro alle Bocche. — I Bocchesi danno mano all'Austria
ncir occupare le Bocche. — 11 conto Viskovic da Perasto e Dabovic da Perzaguo. —
Il proclama del generalo Tommasic che rende noto appartenere le Bocche di nuovo
air Austria e l'entusiasmo dei Bocchesi alle marine. — Cosa vuol significare: „Vouz allri
etre de ìwtre.'' — il console Natali a Costantinopoli. — Lauriston parte. — La tricolore
italiana a Ka^^usa. — Il conte Caboga. -- Il conte Sorgo a Parigi. — Ultimo bagliore
della Uepubblica.
Uurante l' inverno 1800-1807 i Ru.ssi, che già si atlrovavano in
gucira colla Turchia, progettavano di far passare una loro armata
dalla Vallachia già occupata, attraverso la Serbia e la Bosnia in Dal-
mazia, affinchè coadiuvata dalla flotta di Siniawin, che si attrovava
neir Adriatico, aggredisse i Francesi. Marmont, accortosi di questo
progetto, fece di tutto per amicarsi il potente Pascià della Bosnia, re-
sidente a Travnik, di nome Kosrew-Mehemet, e non fu tranquillo, se
non (piando da questi ebbe 1' assicurazione, che se una armata russa
Dio Pasebas von Travili k, Trebinjo iind Janjina. — Dio Begs uiid die bosnischon
Cliristen. — Die Russell in Lesina. — Der Aufstand dei* PoljiiNi. — Die Dalmatinor
wunscliea dio Kuckkehr Osterreichs. — Die Kusscn erinutliigen sie zur Aurtelinuu^^
jrejren Frankreich. — Griindo der Unzufriedenlieit mit der fninzosischen Itegieruiig. —
Grosser Eiiifluss des Clerus. — Der Autichrist. — Die Cfffeclite voii Stmsanae, Aliniss»
und Macarsoa. — Die Anliihrer der Verseli woreiieu Zovié, BeroS und Danese. — Drei-
liuudcrt Dalmatiner kriogsgerichtlicli venirtlieilt. — Dio napolconische Kpopoe in Dal-
matien. — DerFrieden von Tilsit — Die Hinrichtungen mit Piilver und Bici auf don Inseln
IJrazza und Soltn. — Der Anfstand der Crivoscianer und Pasiroviéjiner gegen die franzòsische
Herrschaft. — Napoleou betìulilt wiederhoU Montenegro zu besetzen — Der Befelil kann
ans strategischen Griinden nicht ausgofiibrt werden. — Die Ailcinherrsrliaft Montenegros
iu Territorium von Catturo. — Die Boc(thesen slnd den Òsterreichern behiitìiuh in <ler
Besetzung der Kùste von Cattaro. — Conto Viskovic aus Perasto und Dabovié aus
Perzagno. — General Tuininasic proclami ert die iieuerliclie Einverleilmng der Boct^-he
aii Òsterrcicli. — Enthusiasinus der Boe«'lieson dor Kùste — Was soli bedcuteii: „Voiiz
allez vtre de notre'\ — Consul >Jatali in Konstaiitiiiopel. — Alire.se J^auristons. — Die
italianisuhe Trikolore in Jiagusa. — Conte Caboga. — Conto Sorgo in Paris. — Letztes
Aufleucliten der Bepublik.
Wàhrend des Winlers 1800—1807 beabsichtigteii die lUisseii, wcdclie
dell Krleg mit der Tiirkei be^^onneii hatlen, eiiie nissisclie Anuee
aus der schou besetzten W^alachei, uber Serbien und Bosnicii nacli
Dalniatien zu dirigieren, damit sie daselbst die Fraazo.sen angreile,
von der Flotte Siniawins untorstutzt, welclie auf der Adria .sieh
befand. Sobald Marmont hievon Keniitniss erliiell, beeilte er sich die
Freundscliafl des nuìchtigen in Travnik residierenden Paschas vonBosnien
KosreW'Mehemetj den Franzosen zu sichern, und gOnnte sich er.st lluhe,
hìO L\ CADUTA DKLLA KIOl'UBBIJC.V RAUl'SKA
volesse altravcrsare la Bosnia, per recarsi in Dalmazia, si sarebbe
opposto eolle armi'). Anche il Pascià di Trebinje era fido amico dei
F'rancesi, anzitutto perchè aveva bisogno della Francia, per tenere
in Treno non solo i dipendenti Beg turchi, che ogni tratto gli rifiuta-
vano nl)l)idienza, ma anche la popolazione cristiana di rito ortodosso
del suo Pascialato, che segretamente si attrovava in ottime relazioni
eoi MonlcMiegrini e Clrivosciani, e che si faceva talvolta persino loro
alleala, specialmente ((uando vi era speranza di far del bottino, come
fu il (!aso durante V assedio di Ragusa. Nel 1807 Marmont spedì a
Trebinje, ad islanza di esso Pascià, una divisione comandata dal ge-
ìuM'ale Laimuy per resprimere colà una sollevazione di Beg, alla quale
aveva preso parie anche una parte della popolazione cristiana. Il
Pascià di Janjina (Ah Pascià) era tal uomo su cui non potevano far
sicuro calcolo ne Francesi nò Russi, poiché la sua politica era quella
di assicurare la sua fede a chi prometteva maggior copia di armi e
denari. I Russi non eseguirono il loro progetto di far marciare una
armata attraverso la Bosnia in Dalmazia, che anzi poco tempo dopo
la pn.'sa di (lurzola, Siniawin si recò colla maggior parte della sua
fiotta neir Arcipelago, lasciando una forte guarnigione russa soltanto
a (lurzola. dosi nei primi mesi dell' anno 1807 non vi furono fatti
d' armi in Dalmazia, e tutti mantennero le loro posizioni.
Nella primavera del 1807, Siniawin comparve di bel nuovo con tutta
la (lotta russa nelle ac((ue dalmate, ed i Francesi appena avvisato
r arrivo della stessa, ritirarono le loro guarnigioni da tutte le isole
dalmate ad eccezione di Lesina, ove si fortificarono. 1 Russi fecero
d' api)nma uno sbarco sull' isola di Lissa, ed asportarono alcuni canoni
rinvenuti sulle batterie abbandonate, poi se ne andarono senza lasciar
guarnigione. Li :21) Aprile un vascello russo (Asia) si ancorò dinanzi
a Lesina, e bombardando senza misericordia la città, arrecò gravi danni
^) Questo Pascià si dimostrò sempre ^'ande amico della Francia a merito speciale
del console francese residente a Travnik di nome David, il quale seppe affezionarsi il
Pascià in modo, dio esso si atteneva ad ogni suo consiglio. Di questo Kosrew-Pascìà,
Marmont racconta, che alla fine dell'anno 1807 i Ragusei avendogli spedito degli amba-
sciatori, con regali di valore, interessandolo a proteggere la Repubblica contro i Francesi,
esso accettò i regali, canzonò gli ambasciatori, e comunicò tosto a Marmont lo scopo
della loro missione.
DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPDBLIK IGl
als dieser ihm betheucrth alle, dass im Falle die Russcn ùbcr Bosnien
nach Dalmatien liutlen durchmarschiercn wollen, er sich dem mit dcn
WaflFen wicdersctzt halle '). Auch der Paschià von Trebinje war ein
treuer Freund der Franzosen, schon aus dem Grunde, weil er der Uri-
tei-slùtzung Frankreichs bedurfle uni nicht blos die lùrkischen Begs'
seines Gebieles, die ihm wiederholl Gehorsam vervveigert halten, in
Zaum zu halten, sondern auch die chrislliche Bevólkerung orlodoxcr
Gonfession se'.nes Paschialales, vvelche insgeheim mit den Monte- -
negrinern und Grivoscianern pactierte, und sich zuweilen ihnen auch
anschloss, insbesondere wenn gute Beute in Aussicht stand, wie dies
anlasslich der Belagerung von Ragusa der Fall war. Im Jahre 1807
hai denn auch Marmont uber Ersuchen des Paschias eine franzósische
Division, unter Gommando des Generals Laimay nach Trebinje beordnet,
damit sie dem Paschià behùflich sei in der Unterdrùckung eines Auf-
slander der Begs, denen sich auch ein Theil der chrisllichen Bevólke-
rung angeschlossen halle. Der Paschià von Janjina (Ali Paschià) war
dagegen ein Mann, auf den weder Franzosen noch Russen mit Sicher-
heit rechnen konnten, denn scine Polilik bestand darin, dass er scine
Bundesgenossenschaft jenen in Aussicht stellte, die ihm zulelzt am
meisten Geld und WafTen versprochen halten. Die Russen haben ihr-
Projekt, eine Armee durch Bosnien nach Dalmatien zu werfen nicht
durchgefùhrt, im Gegenlheil ist Siniawin, kurze Zeit nach der Einnahme
von Curzola, mit dem gròssten Theil der Flotte nach dem Archipel
abgesegelt, eine starke russische Garnison blos in Curzola hinterlassend.
Es haben demzufolge in den ersten Monaten des Jahres 1807 keine
Waffenthalen in Dalmatien stallgefunden, und ein Jeder behielt die
Positionen welche er inne halle.
Im Frùhjahre 1807 erschien Siniawin wieder mit der ganzen russi-
schen Flotte in den dalmatinischen Gewàssern, und sobald die Franzosen '
von ihrer Ankuft avisiert wurden, zogcn sie ihre Garnisoneu aus sanunl-
lichen dalmatinischen Inseln zuruck, mit Ausnahme von Lesina, wo sie .
sich befesligten. Die Russen machlen ziiersl in Lissa eine Ausschiffung,
wo sie einige Kanonen, welche sie auf den Batlerien vorfanden, weg-
schleppten, und verliessen sohin die Insci, ohno eine Garnison zuruck-
zulassen. Ara 29 Aprii verankerte sich ein russisches Linienschiff (Asia) vor
1) Es war ein besonderer Verdionst des in Travnik residierenden franzosiselien Consuls
Davida dass dieser Pascha stets den Franzosen ^rosHC Anliiingliehkeit bozeu^to, da der
Consai es verstand sioh bei ihn so bcliebt zn niaclien, dass er allo seino Hatlisehìii^e
blindlings befolgte. Ven diesem KoHren-Pasclia crziililt Marmont, dass, als getren Éndo
des Jahres 1807, Agesaudte der ragusaischen Kepnblik ihn anfsuohten, uni ihm werthvolle
Gesobeiike za ìiberreioben, und gieichzcitig zu ersuchen den Freistaat zu bcschùtzen,
er die Gesohenke aonahm, die Abgcsandtcn zum Besten hielt, und Marmont sofort den
Zweok ilirer Missiou mitthcilte.
11
162 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA SA0U8EA
agli edifìcii specialmente alla Loggia, opera del famoso architetto San-
micheli. Il comandante francese Guillet dovette abbandonare la batteria
di S. Veneranda sita all' imboccatura del porto, e ritirarsi con tutta
la guarnigione entro il forte spagnuolo, eretto in cima ad una collina
che domina la città. I Russi, il giorno dopo, sbarcarono 800 uomini,
per dare Y assalto al forte, ma i Francesi fecero una sortita quando i
nemici erano ancora per istrada, ed attaccandoli colla bajonctta li
costrinsero a fuga precipitosa. Si salvarono i Russi trascinando seco
morti e feriti nelle imbarcazioni, e ritornati a bordo, il vascello si al-
lontanò, avendo anche sofferto un* avaria per una palla che lo aveva
colpito *).
A queir epoca incominciò in Dalmazia la così detta insurrezione
delle Poljica •). Era poco più di un anno dacché i Francesi avevano
cominciato a governare questa provincia, ma già molto grave era il
malcontento dei Dalmati pel loro regime. Dopo il lungo dominio di
Venezia, ed il brevissimo ma mite e pacifico governo dell' Austria, la
dominazione francese riusciva loro insopportabile, e nulla tanto deside-
ravano quanto di poter ritornare sotto lo scettro degli Absburghi. Le
ragioni di questo malcontento erano molte. Anzitutto i tempi stessi
erano tristi, tempi di guerra, con blocchi di porti da parte di Inglesi
e Russi, e quindi conscguente arenamento del commercio, difficoltà di
provvedersi dell' occorrente peli' esistenza, incarimento dei viveri, ed in
molti luoghi miseria e fame. Poi ad ogni tratto gravose requisizioni
^) Il forte spagnuolo fu costruito da^U Spagna oli, ai tempi di Carlo V, allorché essi
erano alleati dei Veneziani. Presso alle fondamenta di uu bastior.e del forte demolito
all'epoca della nostra stona dai Francesi, furono rinvenute monete spagnnole dell' epoca
di Carlo V.
') Polfica^ antica Contea (Rne2ina) sita tra Spalato ed Almissa conta presentemente
17 villaggi ed incirca 8500 abitanti. Interessante la seguente descrizione di questo paese
fatta da Marmont: „La Contea di Poljica occupa una stupenda ma alta vallata, di dif-
ficile accetto e facile a difendersi. La posizione isolata di questa contrada, e l'indole
risoluta, e poco proclivo ali ubbidienza degli abitanti della stessa, deve esser stata
senz'altro la ragione, pella quale i Veneti lo accordarono molti prìvilegii, sicché non
pagava imposte, si governava da se, eleggendosi i proprii funzionari, e non forniva né
soldati, né marinai. Si vollero togliere agli abitanti della Poljica questi privilesii, e con
questo si destò gran malumore. Le condizioni in cui si attrovava questo piccolo paese,
erano certamente tali da parlare a favore del suo sistema d amministrazione. In Poljica
i villici si occupano con speeiah interessamento di ogni cosa che riguarda T agricoltura,
e molto decenti sono i loro villaggi. Nella vallata si coltivano una gnin quantità di
ciliegi, che danno piccole ciliege selvatiche, dette marasctie, colle quali si prepara il
famoso liquore di Zara I Magistrati nella Poljica si eleggevano peli* epoca di uq anno.
Vi sono dodici conti (Knezi) ed ognuno regge un villaggio. La popolazione intera scieglie
il Granconte. Quando il Granconte è al termine del suo periodo di funzione, depone in
una determinata posizione una cassetta di ferro, contenente la pergamena dei pnvilegìi.
-Il più ambizioso e risoluto, la cerca sotto un mucchio di pietre ove fu nascosta, e se gli
riesce di afferrarla, e di impossessarsene definitivamente, lo si riconosce novello Granoonte.
DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 163
Lesina, bombardicrteschonungsios die Stadt, grossen Schaden besonders
an der sogcnannten Loggia anrichtend, cin Bauwerk des berùhmten Ar-
chitekten Sanmicheli. Der franzòsische Commandant Guillet musste die
Batterie S. Veneranda am Hafeneingange verlassen, und sich mit der
ganzen Garnison in das Fort Spagnuolo, welches auf der Spitze eines
die Stadt beherrschenden Hùgels gelegen ist, zurùckziehen. Am darauf-
folgendem Tage haben die Russen 800 Mann ausgeschiffl, uin das Fort
zu eriturmen, allein die Franzosen griflfen sie noch wàhrend des
Marsches init blanker Waflfe an, und nóthigten sie zur schleunig-
sten Fiucht. Die Russen retteten sich in den Schaluppen, Todte und
Verwundete mitschleppend, und nachdem sie an Bord rùekgekehrt
waren, lichtete das Linienschiff, welches inzwischen durch eine feindli-
chc Kugel ùbel zugerichtet worden war, die Anker. ')
Zu jener Zeit begann in Dalmatien die sogenannte Insurrection der
Poljica ''). Es waren noch nicht anderthalb Jahre verflossen seitdem die
Franzosen das Land in Besitz genommen hatten, aber schon waren die
Dalmatiner sehr unzufrieden mit den neuen Gebietern, und bezeigten
sich ihncn allgcmein nicht wohlwollend gesinnt. Nach der langen vcne-
tianischen Unlcrlhanigkcit, und der sehr kurzen, aber friedlichen und
milden.Regierung Òstcrreichs, war ihnen die Franzosenherrschaft un-
erlraglich, und nichts wunschten sie so sehr, als unter das Scepter
der Habsburgcr wieder zu kommen» Die GrQnde dieser Unzufriedenheit
waren mehrcre. Vor allem, waren damals die Zeiten selbst schlecht,
namlich Kricgszeiten, niil zeitweiliger Blokade der Hàfen làngs der
Kuste durch russischc und englische Kriegsschiflfe, ganzhcher Stockung
•) Das Fort Spagnuo\ wurden von do:i Spanìeni zu Zoitoii Cari V gebaut, aln
sic Verbondete der Venetianor waroii. Zur Zeit uiiserer Gescliiohte wnrdon nudi unter
den Grundinaueru oiiies domoHertou Bastions spanischo Mùnzon aus jener Zeit vorgc-
funden.
>j Poìfica^ alte Grafsohaft (Knel^i'ma) zwisohon Spalato uni Almissa gelegen, ziihlt
derzeit 17 Dorfer und beilàufig 8500 Eìnwokner. Marmont maoht folgende interessante
Besohreibang dea kleinen Jiandes: „Die Grafschaft Poljioa ist in einem pra<*htvoUen, aber
tiefen Thale gelegen, ansser alien Goinnnio:itionen und sehr loicht zu vertheidigen. Die
Isoliruiig dieses Ortes vorbunden mit den Mitteln, weicke die Natur seinen Bewohiìern
gegeben hat^ sicb dem Grhorsam zu entziehen, ist ohne Zwejfel di Ursaohe wessbelb
dio Ve letianer ihnen Privilegion ertheilt haben ; sie zahlten kcine Steuern, regicrtcn sich
selbst, crnauiiten ihre Beamten, und stollten weder Soidaten nooh Matrosen. Man wollte
ihnen diese Prìvilegien nehmen, und rief dadurch ihre Unzufriedenheit hervor. Sioher
spraoh der Anbliok dieses kleinen Landes zu Gunstcn seines Verwaltnngssystems; nichts
ist sorgfaitiger, als sein Aokerbau, nichts netter als s< ine Dòrfcr. Dies Thal eathielt eine
ongeheiire Menge Kirschbaùme, welche kleine wiide Kirschcu tragen, Maraskeu genannt,
aiis denen der beriihmte Liqueur von Zara, der sogenannte Maraschino, beroitet wird.
Die Magistrate der Puljioa werden auf cin Jahr gcwiihlt. Es gibt zwòlf Grafcn, von
donen, jeder ein Dorf regiert, und die Wahl des Gro?sgrafea erfol^t durch die ganzo
Bevolkerang. Der Grossgraf, dessen Amt zu Ende goht, legt an einem bezeichneten Ort
fin eiseroes Kàstohen nieder, welches die Karte der Privilegien entliiilt. Der Ehrgeizigste
and Kfihuflte sacht es nun aus dem Verstecke, einem Steiuhugel, hervor, und kann er
8ioh bieibend des Kàstohens bemiiehtigen, so wird er als Grossgraf anerkannt.
164 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
pelle truppe, dispiacevoli conflitti colla soldatesca prepotente, e pelle
tante guerre parzialmente abbruttita, continui attriti coir ufficialità di
costumi leggieri, spavalda e poco disposta a rispettare gli usi del paese,
i riguardi religiosi ed il santuario della famiglia. L* antagonismo tra
Dandolo e Marmont, ed i continui attriti tra 1' Autorità civile e militare,
non contribuivano certamente ad aumentare il prestigio dei Francesi.
Cause principali del malumore e dell' irritazione erano però il recluta-
mento eseguito con una asprezza e severità alla quale i Dalmati non
erano avezzi, dappoiché le leve militari introdotte dall'Austria durante
il suo primo dominio, erano state blandissime, e sotto il Governo veneto
un reclutamento regolare non esisteva; V introduzione del Code Napo-
leon, e di tutte le leggi francesi per se stessi eccellenti, ma che per
nulla si attagliavano alle speciali condizioni della Dalmazia, alla primi-
tiva coltura di una gran parte della sua popolazione, nonché agli usi
e costumi della stessa, infine 1' antipatia che il Clero dalmato nutriva
pei Francesi, la nazione che colla sua rivoluzione aveva commesso un
grave attentato contro la religione, ed il cui Imperatore procurava in
allora tanti dispiaceri al Capo della chiesa cattolica, e dimostrava
r intenzione di spogliarlo del suo potere temporale. Pel Clero dalmato
Napoleone era V Anticristo ed i suoi soldati gli esecutori della volontà
di un* uomo nemico della religione, e quindi non benedetto da Dio.
Il Clero ebbe sempre grande influenza in Dalmazia, specialmente sulla
popolazione rustica, e si può ben immaginare che questo suo mal
celato astio contro i nuovi dominatori, doveva produrre i suoi effetti
presso una popolazione che era di sentimenti religiosi, di carattere
aperto e risoluto, avvezza delle armi, e malcontenta dello stato delle
cose. I Russi di questo generale malcontento in Dalmazia si avviddero,
e vollero approffìttarne, per creare imbarazzi e compromettere la domi-
nazione francese in Dalmazia. Emissarii russi si misero all' opera da
Traù alla Narenta, istigando la popolazione a sollevarsi contro il nuovo
regime, e trovarono ascolto specialmente nella contrada sita tra Spalato
ed Almissa, detta la Poljica, la quale sotto il dominio veneto godeva
speciali privilegii, che i Francesi non volevano riconoscere L' insur-
rezione incominciò addì 4 Giugno 1807, nel qual giorno quattro basti-
menti russi sbarcarono a Stohrez, presso Spalato, un migliajo di uomini,
tra marinai russi, Montenegrini, Crivosciani e congiurati dalmati. Nel
giorno stesso tutta la Poijica prese le armi per unirsi ad essi. HXì alleati
furono però, già nei giorni seguenti, talmente battuti a Strosanac, che
i drapelli sbarcatisi, dopo molle perdite fuggirono sulle navi. Non
essendo ai Russi riuscito di sollevare la popolazione delle Castella di
Spalato, un vascello russo addì 8 Giugno, minacciò di bombardare
Almissa, se non si arrendeva. Essendosi quindi la guarnigione francese
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLÌK '165
der Schiflfahrt und des Handels, Schwierigkeit in dera Bezìigé^^%itòftt-
behrlicher Artikel, Verthcuorung der LebensmiUel, uhd an- tiè!en ^fertfen
Elend und Nothsland. Sohin sehr haùfige Requisitionen fiir 'die'Tru{)pen,
unangenéhrae Conflikte mit der rùcksichtlosen iinddurch die andàitern-
den Feldzuge ùbermùthig gewordenen und zu Exeessen- geneigteri Marin-
schaft, fortwahrende Reibungen mit dem Officiercorps,* zumeist von
leiclìlferligen Silten, frech auftretend, und vveniggeneigt religióse Rùck-
sichten, die Gebrauche des Landes, und das Heiligthum der Fàimlie
in Ehren zu halten. Die Gegnerschaft zwischen Dandolo und Marmont,
und der fortwahrende Hader zwischen der Givil- und Militarverwàltuhg
konnten gewiss nicht dazu beitragen' das Ansehen der neuen Gebieter
in den'Augen der Bevólkerung zu erhóhen. Der hauptsachtlichstc
Grund der Unzufriedenheit und der Erbitterung war jedoch die
Soldatenaushebung, welche mit einer Strenge und Hfirte durchgeluhrt
wurde, die dcn Dalmatinern ganz neu war, da die von Osterreich
unler der crsten Herrschaft eingefiìhrten Rekrutierungen, aùssert mild
gewescn waren, und unter der venetianischen Regierung eine regel-
massige Aushebung nicht stattfahd. Ungehalten waren die Dalmatiner
auch wcgen der Einfuhrung des Code Napoleon, und sammtlicher fran-
zòsischer Gesetze, an sich selbst vorzuglich, aber die den besonderen
Verhàltnisscn der Provinz, der niedrigen Culturstufe cines guten Theiles
ihrer Bevólkerung, und den Sitten und Gebraùchen derselben sich nicht
anpassten. Gross war die Antipathie welche die dalmatinische Geistlich-
keit gegen die Franzosen hegte, das Volk welches mit seiner Revolution
ein grobes Attenlat gegen die Religion sich zu Schulden kommen liess,
und dessen Herrscher dem Oberhaupte der katholischen Kirche feindlich
gesinnt war, so wie die Absicht batte, ihn seiner weUlichen Macht zu
berauben. Fùr den dalmatinischen Clerus war Napoleon der Antichrist,
und scine Soldaten die Vollstrecker des Willens eines Mannes, welcher
Feind der Religion war, und desshalb den Segen Gutles nicht batte.
Die Geisllichkeit hat zu jeder Zeit einen grossen Einfluss in Dalmatien,
besonders bei der Landbevólkerung, augeubt, und es ist begreiflich dass
der schlecht verhehlle Groll des Clerus gegen die neuen Gebieter fol-
genschwer einwirken musste auf ein Volk, welches religiòs gesinnt war,
die Waffen zu handhaben versland, und in den neuen Zusland der
Dinge sich nicht einfand. Die Russon haben diese allgemeine Unzu-
friedenheit der Dalmatiner wahrgenommen, und beschlossen dies zu
benùtzen, um der Herrschaft der Franzosen in Dalmatien Verlegen-
heiten zu bereiten, und diesi'lbo zu compromittieren. Russische Emis-
Siìre setzten sich an's Werk von Traù bis zum Ellisse Narenta, indem
sie die Bevólkerung insgeheim aufhetzti'ii und derselben zuredeten sich
gegen die Franzosen zu erheben ; sie tanden williges Gehór, besonders
166 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
ritirata verso Macarsca, ed i Russi avendo fatto uno sbarco, la rivolti
tosto scoppiò nei dintorni, e la popolazione armata si diresse verso
Ahnissa, per unirsi ai Russi. Una divisione francese sbaragliò anche
questa volta, dopo un lungo e sanguinoso combattimento, gli alleati.
Nullamcno V insurrezione si estendeva sempre più, e già si era sollevato
tutto il Primorje di Macarsca, come pure i territorii di Vergoras od
ImoschL Addi IG Giugno il viceammiraglio Siniawin cominciò a bom-
bardare con varie navi Macarsca, mentro altre sbarcarono 800 uomini
a Podgora. I Francesi abbandonarono la città per andar incontro ai
Russi; sulle falde del monte Strosac presso Podgora si incontrarono,
ed i Russi, quantunque fiancheggiati da gran numero di rivoltosi, furono
battuti completamente anche questa volta, sicché dovettero cercar
salvezza sulle navi. Siniawin continuò a bombardare Macarsca per
parecchi giorni ancora, ma il 20 Giugno levò le àncore, dopo aver
imbarcato le persone più compromesse, che trasportò a Milnà suH* isola
Brazza. Cosi ebbe termine la rivolta, e T edificio del lazzaretto di
Spalato ricettò dopo alcuni giorni più di trecento Dalmati che avevano
preso parte alla stessa, i quali da Marmont furono sottoposti alla corte
marziale, e quindi o fucilali o condannati alle galere. L* epopea napo-
leonica anche in Dalmazia doveva lasciar dietro a se larga traccia di
rovine e di sangue.
DAS EKDE DÉR RAGDSAISCHEN RtìPUBLlK 16?
in dcr Poljica, einem Landstriche zwischen Spalalo und Almissa, deren
Bewohner untcr der vcnelianischen Regierung im Genusse besonderer
Privilogicn sich befandcn, wclche die Franzosen nicht anerkennen
woUten. Die Insurrcction begann ani 4 Juni 1807, an welchera Tage
vior russische Kriegsschiffe in Stohrez bei Spalato, etvva lausend Mann
ansschifflen, zum Theil nissischo Matrosen, zum Theil Montenegriner,
Crivoscianor und dalmalinische Verschwórer. Ani selben Tage grifiF die
ganze Poljica zu don Waffen, und die Aufstàndischen vereinigten sich
sogleich niit den Russen und Genossen. Die Verbùndeten wurden jedoch
schon in den darauflfolgenden Tagen von den Franzosen bei Strosanac
derart auf's Hanpt geschlagen, dass das ausgeschiffte Corps nach vielen
Verlusten die Flucht ergriflf, und auf den Kriegsschiflfen das Weite suchte.
Die Russen versuchten sohin die Bevólkerung der Castella von Spalato
zu erheben, allein, da dies ihnen nicht gelingen vvollte, wendeten sie
sich nach Aìmissa, wo ein Linienschiff am 8 Juni erschien, und der
franzósischen Garnison inliniierte sich zu ùbergeben, widrigenfalls mit
der Bcschiessung der Stadt begonnen werden wurde. Die franzósischen
Truppen verlicssen die Stadt und retirierten sich gegen Macarsca, die
Russen niachten cine Landung, und die Bevólkerung der Umgebung
griff zu don Waffen und elite gegen Almissa, um sich den Angelan-
deten anzuschhcsscn. Eine franzóslsche Division hat auch diesmal nach
hartnackigem und blutigcni Kanipfe die Verbùndeten vollkommen ge-
schlagen. Demungeachtet breitete sich der Aufstand inimer mehr aus,
und es erhob sich die Bevólkerung des Primopje von Macarsca, so wie
der Territorien von Vcrgoraz und Imoski. Ain 10 Juni begannen die
Russen mit mehreren Schiffen die Stadt Macarsca zu beSchiessen, wah-
rend 800 Mann bei Podgora ausgeschifft wurden. Die Franzosen verlies-
sen die Stadt, um das gelandole feindliche Corps anzugreifen. Auf den
Abhjìngen des Berges Slrosac bei Podgora, fand der Zusammcnstoss
slatt, und die Russen, wiewohl von ciner grossen Anzahl Aufstandi-
scher uiilorstutzt, wurden auch diesmal gesprengl, und flùchteten sich
auf die Schiffe. Siniawin bombardiertc Macarsca noch einige Tage
hindurch, aber am 20 Juni scgelte or ab, nachdem or die durch den
Aufstand am mcistcn couìpromittierten Personen eingeschifft batte, die
or in Milnà auf der Insci Brazza an's Land setzen lioss. So war der
Aufstand beendet, und als Nacliklang desselben, wurden einige Tage
spater in dem Lazarothgebaudo in Spalato mehr als dreihundert Dal-
matiner eingekcrkert, wclche an der Insurrection Theil genommon hatten
und die von Marmont don Kriogsgorichtcn uborgoben, ontweder erschos-
sen, oder zur Galeoronstrafo vorurllieilt wurden. Die napoleonische
Epopóe solite, wie an alien Orlon, so auch in Dalmatien eine weite
Blut- und Ruinenfòhrte hinterlassen.
168 LA CADUTA DELLA RKPUBBLTCA RAGUSEA
Pochi giorni dopo il bombardamento di Macarsca, cioè li 8 Luglio
. 1807, fu stipulala la famosa pace di Tilsit, Ira Francia e Russia, di cui
ripetute volte ebbimo a far menzione. Il viceammiraglio Siniawin dopo
alcuni indugii consegnò le Bocche a Marmont che le occupò con un
intero corpo d' armata. La citlà di Curzola e le altre isole dalmate
occupate dai Russi, furono da essi abbandonate, e la flotta moscovita
prese il largo verso il Mediterraneo, ad eccezione di alcuni bastimenti
che si recarono a Trieste, per sbarcare ivi un corpo di 5.000 uomini,
che. per terra doveva ritornare in Russia. Prima di partire i Russi
.raccomandarono alla clemenza di Marmont i Montenegrini, Crivosciani,
nonché i Dalmati che avevano preso parte air insurrezione. In quanto
a questi ultimi non sembra che la raccomandazione abbia avuto grande
effetto, poiché in Agosto il generale Guillet fece fucilare sulle isole
Brazza e SoUa parecchi Dalmati compromessi nella rivolLi. ') Dei tre
£api dell' insurrezione Zovié, oriundo dalla Poljica, partì con Siniawin
pella Russia, Danese, (da Zara) fuggì in Austria, e Beros (da Macarsca),
rimasto in Dalmazia, fu condannato alla fucilazione, ma poi graziato,
e condotto in Francia *).
1) MHrmont si scolpa, o piuttosto vorrebbe scolparsi nelle sue ^Memorie" di queste
fucilazioni raccontando : ^Quest* isola (Braz/.a) era stata dorante gli ultimi mesi di guerra,
il quartier generale del nemico. Dalla stessa, e con sussidii da parte di parecchi suoi
abitanti, erano sortiti gli intriganti, che aizzavano alla rivolta. Di più ancora, gli abi-
tanti stessi, avevano armato do! navigli corsari, e predato delle navi. Dovevia darsi
un'esempio. Ordinai al generale Guillet, di aprire un' inquisizione, di arrestare non i capo-
rioni, e di attendere il mio ritorno (??). Il generale Guillet invece, foce arrestare non ì più
compromessi ma i più ricchi, e per far loro capire, quali estosi poteri aveva, fece fucilare,
senza giudizio e sentenza, alcuni accusati di aver armato un naviglio corsaro, e di poi
lasciò gli altri liberi verso corrisponsioue di somme di denaro Quando arrivai, tutti
osservavano un silenzio sepolcrale, ed erano esterrefatti dalla paura. Finalmente la cosa
doveva pervenire a mia conoscenza, lo feci sapere quindi al generale Onillet, che sarebbe
tosto tnidotto dinunzi ad un Giudizio di guerra, se immediatamente non restituisse il
denaro. Dopo averlo fntto in mia presenza, io rinviai questo miserabile all'armata.
L' imperatore lo degradò e più tardi servi nelle Dogane.
-) Sembra che Dandolo non abbia avuto alcun sentoi*e che in Provincia si preparasse
un' insurrezione: certo è che si attrovava in relazioni amichevoli con parecchi congiu>
rati, ed anzi poco prima che scoppiasse l" insurrezione aveva proposto in buona fede
delle decomzioni per Beros e Danese, che poi furono a capo Jella congiura, scrivendo
in proposilo „che se queste non erano lo persone biù degne in Dalmazia di venir de-
corate, in allora osso non conosceva gli uomini*'. Marmont, rej»ressà V iusurrezione, si
scagliò più che mai contro Dandolo, di cui tra le altre cose troppo severamente ed
aut-hc ingiustamente scrisse: „A forza di compiangere la Dalmazia e di dolersi della sua
sorte, ha persuaso alcuni che era infelice, ad altri apparve ridicolo, a tutti sembrò senza
energia e senza caratieru".
Weiiige Tage naeh der Boschi<*ssung von Macar^Ta, narnltdi ani 8
Juli 1807 wurde der berulirnlc Frìode von Tilsil zwischén Frunkretch
I und Rnssland abg<?scbIossrn, dessen wiedcrboU Erwahnung gesdiah,
Nach einigeiu Zaudern liut Viceadtniral Siuiawin i^oliiii dio Bocche an
Manijoiii lìbcrgrt'bèii, vvi'lrlirr sic mit oineni t.^;inzen Anno( corps besdzte.
Die Husscn zogen sich voii Gurzola und den anderen dabiiatiniscben
Inseln, welche sie boselzt hatten, zurnrk, und die moskuwitiselie Flollc
I sciolte narb deiii MiUobin'en> ab, inil AusiiafuiH* einìiiròr ScbìftV die
narh Trìesl steiierteri, und tiaseibst hJMì iMann au^si-bilTlen, uelche
ihre Riìekreìse iiaeb Russland zu Land aniraten. Vor dtT Abroise baben
die Russen der Milde Marnionls die JVIontenerriiiKT nini nrivosrianer
so wie die Dalinaliiier anenii»rulilen, welrhe an dei- fn.sniTektinii sicb
betheibVel ballen» es srlieint aber daj^s diesé Enipfubbuig, wenijrstens
waji die Dabnalìner iMjlritTl, weni^^ nntzio, da \\n Munate An^i^usl Generut
Guilltit ani' den losubi Solla und lirazza niehrere LandesangeliOrige
er^cliiest^en liess, vvelcbe wrduvtid des Aufetandes sich cuinpronvilliert
liallcn. *| V^nn den tlreì Dalrnalineni welelie sicli an der Spilze der Auf-
standischon geslelll ballen, reisle Zoviè, aus der Poljira t?<^*burlig, tjìiL
Siniavvin nach linssland ab, Dave^Cf ein Zaratiner» llùchlele sìeh nach
, Oslerreich^ und Jkros, aus Maeai'sca, weldier in RahnaUen verblieben
war, wurde znn» Tutli> vernrlheill, soliir» begnadigel, und nach Frank-
rtMch traiìsijorlieri ^)*
') MaruHMjt will 8Ìo|i yi(v,n^lìch dmer HinNditungeti jsiin/.lich rein wasehen,
inHem er in «oìnca Memoiren orzufiU: „DÌcs!0 Tnf^<4 (tlniKza) wap wuhrnrid «loi* let/.leu
Moiintho df*i Krie^^o? der W'tiffonpliitz iìl»s FoìimI<».s ; voti hìer au.^ warcn iono fntri^uniit^ri
nu8^é7.o^oii, dio vou niolireien Kaiwohn*^r u»)tt'r?«tiiut vvnrdeii waroii. Koch inelir, diesclbcii
lMn\v(>lviier haiou Kors.nvnsL'hifTo be\v;i(Tnct, iinf! molinM'o t^'uhr/.ouitd Aiu^onommoii, Kb
nni^sfc i*Ìii Kxrmpf»! sfuftiii'rl vvordon, li-li f*rtliritlr> ilein HmiohiI Guilìd Bofelil, ^of^J^t
Kvio or bIi'Ii <l<^t' liistìi Ueai:iihtiiì«4 Imlien wiudi.'. oint* UiiterKiiulning oin/.uleiten, die
lliiipt^i-ltutd iLTfii /.n verhafton, und tiioliic lì ti<'k kefir alpziiwrirtoii (?/). ShUt de^s*jn ìu^ìh
ri^Ti.'i il it li: lift niùht dip SehuldigsUn saudura dio Keìfdiateu verliuaen und um doAì
Kieti Heiiriff voti HCiiii^r Maolit zìi ^idM^rj, \mfi or. olino trerielìl und UrHieìi
uiynf» dio ari2:i*kh(2rt wftreii eìii KorsimscliitT hcwaffiiot zìi liuìien, erseliteMsciK
1 clnnti seUtt* c*r dio Andorcvti ^'«*t:en Ùuld in Kroilit^lL Tlei moiticr Aiikuuft war Allo» in
I llcft*8 %Sdivveìi:Qn :;relnìllt und ^lurr vor Kidireek»iin ; fiuUiL'Ii ìimis*8Io eia sotdies L'nrecld
iiiir znr Koniitiiisc L'«djn>goiL l<di erkltirlo ,:(»t/.t doni Gcnr^njl (tyillot, dass vr t*inom
ì Kri*»tr^p'riidi(c ul»orp"liou wcrdon »oUo, vvonn i*r niidit n«i?tddioklÌLdi das Udd zurukì;el»eii
|w«rde Nrt^didi^m du% <iold in i«t?iiicr Gpirr»nwrtrt ziinìi^korstartct worden war, 8fiiickte
I inh diesel» Elcndi^n /,ur Annco znru<'k. Dor Kniser lics? ihti nti^ der Listo der Gfiiorule
"treicbon, und ?j>titer di<Mito or ln'im Zullwoson*".
^1 Kh 8< licìiit djiHs l)rtiìdolo niidits dnvon iiiorkto» da^s ohi Auf«tand in der Provine
in VfrrbrreUiin^^ sidi bpf?vnd; pewÌRs ìst dii^ts or mìt otnigcrt VorfiHi\vor**r)OU anf frcund-
1 Hhhuftln.hciM Ftj'^KO ^tjìnd, .i» ilasn cr knrzo Zoit sor deiii Anshnhdjo d<>s Aufj^tufide»
npi".f>rahoijrn Un ftcroA iind D.inoso benntratìto, niid <Libei licmoikto „da8s wcnw «Iiguo
IVnson^'ii iti Pulnuilien molit mn aunKteri \*'rdÌeTiton, dccoriert in wordeii, or uljerimnpt
I dffi MiTiérlien nivlit kormoti \v\jrdo*'. Na«'li dor L'ntcrdriickniii: dt's Auf^tAndog luU Mur-
I mont gr^on I>(iiM]fdo mclir donn jo lo^^e/ogoit, von w^Udioiii or uriter »ndeiom in einem
&lhi] Mroii*;t'Ui und auidi un^'orti-ditein l^rlhoilo sebrid»: .Jhiduri'h àùnn cr Daleimtien
fortwalirend bi'trauorto, hat cr i>ìii)go ril»er;coD^t or m uttglth^kliclit anderen er8vÌu0D «r
1iicli(>r1idi, aIIou ohno E'^norgìo und Charakter',
i-Jo tk cadu'Ta della repubblica ragusèa
Abbiamo raccontato a suo tempo, come il generale Molitor scrivesse
prima dell' assedio di Ragusa a Lauriston, essersi Y Auslria Impegnata
di spedire un corpo di armata in Dalmazia, per riprendere le Bocche
ai Russi, allo scopo di consegnarle ai Francesi. Al comando del gene-
rale Bellegarde fu diffatli spedito un corpo di alcuni miglia ja di uomini
in Dalmazia, ma esso nulla intraprese, e dopo dieci mesi di dimora,
parte suir isola di Lagosta e parte su quella di Giuppana, ritornò in
Austria. Gli Auslriaci per entrar in azione volevano che i Francesi
prima si ritirassero da Ragusa, alla quale cosa questi ultimi non vole-
vano acconsentire.
I Francesi che possedettero le Bocche per sette anni, cioè sino
air anno 1814, in cui passarono nuovamente sotto la dominazione
austriaca, ebbero molto a fare con esse durante questo tempo. Conti-
nue furono dapprima le rivolte dei Crivosciani e Pastroviciani, di
nascosto aizzati e sussidiati dai Montenegrini. Il Vladika subito dopo
la pace di Tilsit aveva fatto atto di sommissione alla Francia, ma
Mannont non gli credeva, e proponeva a Napoleone di occupare la
Czemagora, rendendo poi inocua la popolazione del Montenegro, con
una leva militare della gioventù addatta alle armi, e con una emigra-
zione forzosa *). L' Imperatore che prima della pace di Tilsit voleva
questa occupazione, non accettò la proposta di Marmont, per riguardo
forse air Imperatore Alessandro. Più tardi però, il Vladika cominciò
ad agitare di bel nuovo apertamente contro la Francia, ed allora
Napoleone due volte, cioè negli anni 1811 e 1812, ordinò di impren-
dere una spedizione armata contjo Cettinje, ma 1' ordine non si eseguì,
*) Molto interessante in questo riguardo e il seguente brano nelle Memorie di Mar-
mont: „ Air Imperatore importava molto a quel tempo di tenere in soggezione i Mon-
teno^rini. Noi ci attrovavamo con essi sul piede di pace, ma essi non avevano rinanziato
alla loro indipendenza. Fatta astrazione dai rapporti religiosi, vi erano vecchie relazioni
intrisiche tra il Vladika e la Russia, esso pensava ai benefìcii ricevuti, ed a qaelli che
poteva sperare. ... Le trattative si protrassero per una parte delFanno 1808, e nella
speranza di condurle a buon fine feci ricchi donativi al Vladika, e tra le altre cose ordinai
per esso un ritratto di Napoleone, con bellissimi diamanti intorno. Però anche questo
a nulla vabo. Io scrissi all'Imperatore per renderlo edotto di questo, e per dirgli cho
se prevedeva una rottura colla Russia o coir Austria, egli approftìtasse della pace, ed
occupa.sso il Montenegro colla forza delle armi. Per eseguire questo lo pregai di con-
cedermi soli otto giorni (?!) e da sette ad otto milh uomini. Cettinje, che è il piò gran
monastero di quella regione, avrei ridotto a fortezza, per poter dopo la conquista, do-
minare tutto il paese. Per indebolire la popolazione, avrei reclutato dalla 8tess.k nn
forte regimento, da destinarsi a Uw servizo in lontani paesi. Infine propssi, di far
emigrare forzatamente una parto della popolazione, ad esempio dei Romani e di Carlo-
magno, e por esempio di farle pren«ler possesso delle lande dell' accampamento di Zeyit
intorno alle Piramidi per ridurle a cottura; ma nessuna di queste proposte accettò
r Imperatore."
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLTK 171
Wir haben seinerzeit Erwàhnung gemacht, dass General Molitor vor
der Belagerung Ragusas seinem Collegen Lauriston mittheilte, Òsterreich
habe sich verpflichtet ein Armeccorps nach Daluiaticn zu senden, um
den Russcn die Bocche wieder wegzunehmen, und sie den Franzosen
zu ùbergebcn. Eine Division bestehend aus ctliclien tausend Mann
unter Commando des Generals Bellcgarde wurde denn auch nach
Dalmatien dirigiert, sie hat abcr nichts untcrnommcn, und nach einem
Aufenthaltc von zehn Monaten theils auf der Insel Giuppana und thcils
auf jener von Lagosta, ist sie nach Òsterreich rùckgekehrt. Das Wiener
Kabinet verlangte dass, bevor die Division in Action Irete, die Fran-
zosen sich von Ragusa zurùckziehen, worauf dieso nicht eingehen
wollten.
Die Bocche verblieben durch sieben Jahre in Besitz der Franzosen,
nàmlich bis zura Jahre 1814, in welchem sie neuerdings Òsterreich eìn-
vcrleibt wurden. In der ersteren Zcit hatten die Franzosen fortwAhrend
mìt Aufstanden der Crivoscianer und der Paslrovicianer zu thun, welchc
von den Monlcnegrincrn heimlich aufgehetzt und unterstùtzt wurden.
Der Vladika, batte gleich nach deni Frieden von Tilsit, die Erklarung
abgegeben, niit den Franzosen kunft ighin in Frieden lebcn zu woUen,
allein Marmont traute ihm nicht, und machie Napolcon den Vorschlag
die Czernagora zu besetzen, um die montenegrinische Bevólkerung
durch Militàraushebutìg und forcierte Ausvvanderung unschàdlich zu
inachen. *) Der Kaiser, welcher vor dem Frieden auf die Occupation
Montenegros drang, ging jetzt auf die Vorsclilùge Marmonts niclit ein,
vielleicht aus Rucksicht fùr Kaiser Alexander. Als jedoch spiìter der
Vladika neuerdings offen gegen Frankreich zu agitieren begarm, hat
Napoleon zweimal ini Verlaufe der Jahre 1811 und 1812 anbefohlen.
^) Von besonderem Interesse in dieser Beziohung siud folgende Ausfùhrungen Mar-
mon's in seinen Memoiren: „Der Kaiser legte um dieso Zeit einen grossoti Werth die
Montenegriner in Unterwerfong zu erhalten. Wir standen mit ihnen auf dem Fusse des
Friedens, lUIein aie hatten uoch nicht auf ihre Unabhauhigkeit verzichtet. Abgeschon von
der Gemeinsohaft der Religion, bestanden alte intime Bezieìiungen zwisehen dem Vladika
uiid Rassland, er gedachte empfangener oder uoch zu erhoffender Wohlthaten Die
Uuterhandiangen zogen sich ziemlich weit in' s Jahr 1808 hinaus, und in der Hofìfnung
sie za einem gufen Ende zu fuliren, liess ich reiche Gcsohenko, unter and^rem ein mit
sehr schonen Diamanten umgebenes Bild Napoleons fiir don Vladika vorboreitoii, aber
auch diea fiihrte zu nichts. Ich schriob dem Kaiser um ihn davon iu.Kenntniss zu setzen
end ihm za sagen, dass wenn or einen Bruch mit den Russon oder O^terroichorn voraus-
sche, er yon dem Friedea Yortheil ziehe und Montenegro mit Waffengewalt besetzen
moge. Toh bath ihn nur um acht Tage (?!) und um siebcu bis achtt«iuso:id Mann. Aus,
Cettinje, dem grosseu Kloster diesar Cantone hiitte ioli eine Festung gemacht, um nach
der Kroberang das ganze Ijand zu beherrsclien. Uni dio Bovolkcrung zu schwiii>hen
wollte ioh ein starkes Rogimeut aus ìhr aushoben, mit ciner weit entfemten Bestimmunì?.
Eodlich schlog ioh vor, nach Art dor RòmtM* und Karls des Grossen, einen Tlieil der
Bevolkorang ausserhalb des Lande» zu schafì'en, und ziiui Hoispicl dio Keiden des
Ijagers von Zeyat, rings um die Pyramide, in Besitz zu nehinen, und durch sie anbanen
za iMien, aber keiner dieser Piane sagte dem Kaiser zu.
172 l.A CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
perchè si riconobbe che per riuscire neir intento bisognava poter muo-
vei*si liberamente in quella parte dell' Erzegovina che confinava al
Montenegro, per poter addentrarsi in quel paese anche dalla parte
di Trebinje, cosa che non si poteva, perchè in allora erano molto tese
le relazioni della Francia colla Turchia. Nel Settembre 1813 il Vladika
irruppe co* suoi Montenegrini nelle Bocche come lo aveva fatto sette
anni prima. Quesla volta era in vista non già la flotta russa, ma la
inglese, che nell' Adriatico aveva già cagionato molti disastri ai Fran-
cesi. E diffatli, parte coli* ajuto di questa flotta, parte pel tradimento
di alcuni regimenti francesi, composti pella massima parte da soldati
di nazionalità croata ed italiana, ed in ispecie pella capitolazione di
Cattaro, che gli Inglesi poi consegnarono ai Montenegrini, il Vladika
divenne in Gennaio 1814 padrone di tutte le Bocche. Quesla egemonia
dei Montenegrini sul territorio di C'attaro durò sei mesi. Però la po-
polazione cattolica, con alla testa i conti Viskovìc da Peraslo e Dahovic
da Perzagno, ed in parte anche la popolazione greca, dimostrò che
sopportava a malincuore il nuovo regime, col facilitare ali* Austria di
prender possesso delle Bocche, e di espellerne i Montenegrini, sicché
quando il generale austriaco Tommasic addi 7 Luglio 1814 proclamò
che tutto il territorio di Cattaro era annesso all' impero d* Austria, la
popolazione ne fu oltremodo giuliva, e salutò V imperatore Francesco
d* Absburgo quale liberatore.
Recandosi Marmont a Cattaro, per prendere possesso in seguito
alia pace di Tilsit delle Bocche di Cattaro, arrivò li 13 Agosto a
Hagusa. 1 delegati del Senato venuti a complimentarlo furono ricevuti
con grande cort(»sia. Durante la conversazione i BagusL^i fecero un' es-
posizione dei grandi danni softVrti, dolendosi più di ogni altra cosa,
che la flotta mercantile, principale loro risorsa, era slata quasi distrutta,
e che le podn» navi che ancora rimanevano, erano condannate all' in-
nazione. Marmont rispose che Sua Maestà il grandt* Imperatore, avrebbe
ben tro\ato rimedio anche a <iuesto, aggiungendo con un'amichevole
sorriso: ^Vohz allez (tre de noircs^ (Voi sarete dei nostri). Uno dei
delegati chiese a Marmont, cosa intendesse dire con questo, ed esso
DAS KNDK PER RAGUSATSCJIKN REPCBLHC 173
einen Waffenzug nach Celtinjo zu unternehmen, allein die Ordre
wurde nicht ausgefùliii, da man eikannlo, dass, uni doni Unternehiuen
das Gelingen zu sichern, cs nothwendig war, in dem an Montenegro
angrenzendem Theil der Herzegowina f'reie Hand zu haben, uni ini
Inneren der Czernagora auch von der Gegend von Trebinje aus,
einrùcken zu kònnen, was zu jener Zeit nicht staltfuiden konnte,
weil zwischen Frankreich und der Tùrkei grosse Spannung herrschte.
Ini Septeniber 1813 ist der Vladika niit seinen Montenegrinern in die
Bocche eingefallen, wie er dies sieben Jahre zuvor gethan hatte. Es
war diesnial nicht die russischo, wolU aber die englische Flotte in Sicht,
welche auf der Adria die Franzosen schon bekriegt, und grossen Scha-
den angerichtet hatte. Es gelang sohin dem Vladika ini Monate Jànner
1814 Herr der ganzen Bocche zu werden, und zwar theils mit Unter-
stiìtzung der erwahnten Flotte, thoils durch Verrath einiger franzósi-
scher Regimenter, deren Mannscliall: zunieist aus Kroaten und Italià-
nern bestand, vor alleni aber durch die Capitulation der Stadt Cattaro,
welche die Englander den Montenegrinern ùbergaben. Diese Hegemonie
Montenegros in Territoriuni von Catlaro hat sechs Monate gedauerl.
Die katholische Bevólkerung, mit an der Spitze einen Conte Vislcovic
aus Perasto, und einen Dabovic aus Perzagno, und zuui Theile auch
die Anhànger des ortodoxen Ritus, bezeugton bald darauf, dass sie die
neue Herrschaft wider Willen ertrugen, insbesondere dadurch dass sie
Osterreich behilflich waren, den Besitz der Bocche wieder zu erlangen,
so zwar, dass, als der òsterreichische General Tomniasic ani 7 Juli 1814
daselbst proclamierte, das ganze Territoriuni von Cattaro sei neuer-
dings dem Kaiserlhume Osterreich einverleibt worden, der grósste Theil
der Bevólkerung in freudige Erregung gerieth, und den Kaiser Franz
von. Ilabsburg als Befreier begriìsste.
Als sich Marmont nach Cattaro begab, um zufolge des Friedens
von Tilsil, die Bocche in Besitz zu nehmen, ist er ani 13 August in
Ragusa angekommen. Die Delegierten, welche ilun die lluldigung des
Senates ùberbrachlen, empfing er mit grosser IlOtlichkeit. Wahrend der
Unterredung sprachen die Ragusaer von den grossen Verlusten die sie
erlitten hatten, und gaben insbesondere danìber ihreiu Grani Ausdruck,
dass die Handelsllotte, ihr wichtigster òkonomischor Factor, fast gfuiz-
lich vernichtet wurde, und die wenigen Schiffe, welche noch voriiaiideii
waren, aus den Hafen nicht ausfahren konnten. Marmont antworlete,
dass Scine Majestat der grosse Kaiser, hier aneli (Miie Abhnlfe fmden
wQrde, und fùgte, mit einem Ireundlichem Lachelii hinzu: ^Vouz allez
174 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
rispose «che nelle circostanze attuali non potevano essere liberi*. Se la
prima frase non escludeva varie interpretazioni, la seconda era troppo
esplicita per non intenderla. 11 console Timoni ci racconta che i Patrizii
ragusei si rivolsero più tardi al generale Lauriston, interessandolo di
voler loro dire in quale senso era da intendersi il detto di Marmont
yfVouz allez étre de ìiotres^ e che esso alquanto infastidito rispose:
«Queste parole,... esso non le avrà tirate fuori dal suo berretto di
notte**. Ad ogni modo, le frasi suddette causarono grave costernazione
nei circoli aristocratici, poiché si capiva, che dando loro la interpre-
tazione più naturale, annunziavano un* imminente catastrofe della Re-
pubblica. Appena partito Marmont il Senato tenne una seduta segre-
tissima, nella quale si discusse se era da darsi seria importanza alle
parole di Marmont, e da imprendersi qualche passo. Quantunque alcuni
Senatori fossero stati d* opinione che Marmont avesse parlato alla leg-
giera, e che dovendo i Russi abbandonare le Bocche e la Dalmazia,
Napoleone ormai non poteva a meno di riconoscere Y indipendenza
dello Stato raguseo, e ritirare lo truppe francesi dallo stesso, come
aveva promesso, nuilameno si deliberò di rivolgersi con un memoriale
air Imperatore d' Austria, da inviarsi con un messo apposito. In città,
ove la borghesia ed il popolo cominciavano a nulrire simpatia pei
Francesi, ed a dimostrarsi ostili alla nobiltà, si ebbe sentore della
deliberazione presa, sicché Marmont ne fu informato, e ritornando
addi 29 Agosto da Cattaro, chiese sempre gentilissimo ai Senatori
ossequiosissimi, a quale scopo avessero tenuto una seduta senza V in-
tervento del Commissario imperiale, e quale sia stata la misteriosa
ambasciata che avevano diretto air Estero. Marmont senza attendere
risposta passò ad altro, e siccome non fece allusione alcuna che potesse
dare da pensare ai Patrizii, essi questa volta furono alquanto più
rassicurati. Ad ogni modo siccome certo Kiriko, che era console di
Ragusa a Constantinopoli, trascurava gli interessi della Repubblica, ed
anzi, probabilmente per influenza francese, aveva fatto togliere lo
stemma della Repubblica dalla sua abitazione, invitando i capitani
mercantili ragusei a non battere più la bandiera di S. Biagio, ma la
tricolore italiana, il Senato deliberò, alcun tempo più tardi, di inviare
quale console a Constantinopoli, il senatore Antonio Natali, afQnchè
patrocinasse con ogni impegno presso la Sublime Porta Y indipendenza
dello Stato raguseo.
DAS ENDE DER RAGUSÀISCUEN REPUBLIK 175
elre de notre^ (Ihr werdet von dcn unsrigen sein). Einer der Delegierten
stellte an Marmont die Fragc, was er daniit gesagt haben wollte, und
er antwortete, dass unter den jctzigen Verhàltnissen sie nicht unabhànhig
sein konnten. Wenn die erste Phrase verschiedene Auslegungen nicht
ausschloss, so war die zweite zu deutlich, uin ùber ihren Sinn noch
Zweifel hegen zu kónnen. Consul Timoni erzahlt dass die Patricier,
sich spàter an Lauriston mit dem Ersuchen wendeten, ihnen aufzuklàren,
was Marmont gemeint habe, als er den Delegierten sagte y,Vouz aihz
étre de notre", und dass der General etwas ùberdriìssig antvvortete:
,Diese Worte... wird er gewiss nicht aus seiner Nachthaube heraus-
gezogen haben.** Die erwàhnten Satze verursachten jedenfalls grosse
Bestùrzung in den aristokratischen Kreisen, denn^man sah ein, dass
sie, in der natùrlichsten Auslegung, cine bevorstbehendc Katastrophe
der Republik ankùndigten. Kaum war Marmont abgereist, hielt der
Senat ganz geheim eine Sitzung ab, in welcher berathen wurde, ob
den Worten Marmonts ein ernster Sinn beizulegen war, cventuell was
untemommcn werden solite. Wiewolil einige Senatoren der Ansicht wa-
ren, dass Marmont leichtfertig gesprochen batte, und dass, da die Russen
Daimatien und die Bocche verlassen mussten, Napoleon nunmehr nicht
umhin konnte dieUnabhànhigkeit des ragusaischen Staates anzuerkennen,
sowie die franzósische Truppen aus demselben zurùckzuziehen, beschloss
man nichtsdestoweniger sich mit einer Denkschrift an den Kaiser von
Òsterreich zu richten, und sie Seiner Majestàt mit einem eigens bestellten
Gesandten zu ùberreichen. In der Stadt, wo die Burger und das Volk
sich nach und nach in dem Maasse von dem Adel abwendeten, als die
Sympathien fùr die Franzosen in Zunahme begriffen waren, wurde der
Beschiuss, trotz seiner Geheimhaltung, bekannt, so zwar dass Marmont
hievon benachrichtiget wurde, und ani 29 August von Cattaro zurùck-
gekehrt, in der verbindlichsten Weise die ihm neuerdings huldigenden
Senatoren befragte, zu welchem Zwecke sie eine Sitzung -ohne Inter-
vention des kaiserlichen Gommissars abgehalten hàtten, und was fùr
ein Bewandtniss die geheime Bolschuft batte, die sie nach dem Aus-
lande richteten. Ohne eine Antwort abzuwarten, gab Marmont dem
Gespràche sogleich eine andere Wendung, und da er diesmal gar nichts
sagte, was man als eine unliebsame Anspielung batte aufliissen kònnen,
fuhlten sich die Patricier etwas crmuthiget. Demungcachtet fasste der
Senat einige Tage spàter den Beschiuss, den Senator Anton Natali als
Repràsentant der Republik nach (lonstiintinopel zu delegieren, daniit
er sich bei der Pforte angelegentlichst im Interesse der Erhaltung der
Unabhànhigkeit Ragusas verwende, gleichzeitig beschloss man den dor-
ligen ragusaischen Consul Kiriko zu entheben, da derselbe sich nachUìssig
zeigte, ja sogar, wahrscheinlich zufolge franzòsischen Einflusses, das
Vn IngWclìo di Lauriston pervenne addi 21 Deconibrr iiI Minor
(lonsiglio, nel quale coninnicava al Governo della Hepuliblìca rhv
tulli i baslinienli ragusei dovevano entro tre giorni prendere patente
italiana, mentre altrijnenti verrebbero raltnrati sortendo dai porli» Per
(piale nioUvo questo? (Ibe i navi'^^li appartenenti ai porti della Dalmazia
già veneta dovessero battere bandiera italiana, sia pure, poiché essa
appurlenina alla Francia, e eonu* possedimento francese Napoleone
r aveva incorporala al Rejj^no d'Italia; ma che le navi dello Stato
raguseo, dì una Repubblica che ancora sussìsteva, e che era ricono-
sciuta da una serie di secoli da tutte le Potenze, di un paese iM quale
i Francesi non si attrovavano che in via Iransilona, e che dovevano
Ira breve abbandonare, che queste navi dovessere ammainare la loro
gloriosa bandiera, per issare quella di un Regno col quale non avevano
alcuna relazione, ciò era iniMìrnprcnsibìle, Cosi avranno pensato e par-
lalo, trasecolati, i Senatori. Nun sapendo a chi appì^diai^si in (piesli
frangenti, si appigliano anche questa volta al Turco, e rispondono a
Lrturiston, che allravandusì la Repubblica da più secoli sotto la pro-
lezioni? deiririqtero ottomano, non ritenevano di poter eseguire qiianio
desiderava senza consultare la Porla. Lauriston non rispose — til
abbandonò dopo due giorni per sempre Ragusa, ritornando in Francia*
Si sarà accorto che era immincnle la catastrole, e non voleva l'orbe
esser presente alla stessa; esso, che solennemente aveva garatdito
r indipendenza di Ragusa, che aveva pronìcsso di ritirarsi colle truppe
francesi dallo Stato raguseo, appenachù i Russi avrebbero abbandonato
la costa orientale dell* Adriatico, ora che questo si era avverrato, non
voleva forse, anziché evacuare Ragusa, venir costretto ad inferire esso
stesso il colpo nìortale alla Re|)nbl»lira. Lauriston parli addi 23 Decembre
1807, e dopo la sua partenza gh avvenimenti precipitarono. Nel giorm»
52*1 Deeenibra un coIonelJo Godari, pubblicò un proclama nel quale
era dello, che i capitani ragusei i quali non avrebbero issato sui loroj
t.-avigli la bandiera italiana, verrebbero imprigionati. Il Governo della
Repubblica non, potendo far altro, fece stracciare il proclama, „ed or
mai (racconla Marmont) vi fu lotta aperla Ira di noi ed esso (Governo.*'
Nel giorno G Gerniaio I8i>H fu alzala sullo stendardo in piazza la tri-
colore, invece della bandiera di S, Biagio. Poi fu ordinato al Senato
di fornire cento cinquanta marinai pella (lolla di Venezia. In questi
eslremi il Senato delibera di inviare un conte Caboga ali* Imperatore
Napoleone per scongiururlo di mantenere le promesse fatte, ed anzì-
lullo di conservare la Repubblica, ma il generale Chttsel successoa»
di Laurislon non gli f»ermeite di partire. Si spediscono messi a («oslan-
tinopoli i»er racctjmandare al console Naluli di adopiTarsi a tuli* uomtf
{iresiiu il Sultana alTmchè inifirenda qualche passo a favore dell* indi-
DAS ENDE DER RAGUSATSCHEN REPUBLIK 177
Wappen der Republik von seiner Wohnung batte ontferncn lassen, iiiid
an die in Conslaiitinopel sich befindlielien ragusàìscbcn Mercanlilcapi-
tanc die Aufforderung ergehen liess, slatt der Fabne des H. Blasius,
die italiànische Trikolore auf ihre Schiffe zu hissen.
Am 21 December ricbtete Lauriston ein Schreiben an den Kleinen
Ralb, in vvelchem er ihm millheilte dass sànmiHicbc ragusàisclie Schiffe
innerhalb dreier Tage, italiànisches Patent nehmen mussten, da sic sonst
bei dem Auslaufen angehalten werden wùrden. Warum denn dies?
Dass dio Schiffe welche den Hàfen des ex venetianischen Dahnatiens
angehórten, mit itahanischer Fahne segeln mussten, war begreiflich,
denn das Land war franzósischer Besitz, und als solcher batte es
Napóleon dem Kònigreiche Italien einverleibt; aber dass die Schiffe
des ragusaischen Slaates, einer Republik die nodi besland, und die
seit einer Reihe von Jahrhunderte von alien Màchten anerkannt war,
eines Landes, wo die Franzosen nur vorùbergehend sich befanden,
und demoachsl verlassen mussten, dass diese Schiffe ihr glorreiches
Banner streichen solllen, um dasjenige eines Kónigreiches zu hissen,
mit welchem sie gar keine Beziehungen hatten, dies was unerklàrhcli.
So werden bestiìrzt die Senatoren gedacht und gesprochen haben. In dtr
Verlegenheit wie sie gcgen die Aufforderung Stellung nehmen sollten,
greifen sie zu dem Tùrken, um mit ihm den Coup zu parieren. Der
Kleine Rath antwortet namlich dem Generalen, dass, da die Republik
seit mchreren Jahren unter dem Schutze des ottomanischen Reiches
sich befindet, man der Ansicht sei, dem Wunsche nicht enlsprechen zu
kónnen, bis man die Wohlmcinung der Pforte nicht eingehohlt haben
werde. Lauriston gab keine Riickantwort da er bald darauf Ragusa
auf immer verliess. Es wird ihm bekannt gewesen sein, dass die
Kalastrophe bevorstehend war, und cr durile wahrscheinlich gewimscht
haben, noch vor dem Eintreten derselben, sich enlfernen zu kónnen.
Die Erhaltung der Unabhimhigkeit der Republik, und die Raùmung
des Landes seilens der Franzosen, sobald die Russen die Oslkusle
der Adria verlassen haben wùrden, batte er (eierlich versprochen und
da dies nun eingelreten war, wollte er nicht, statt sein Vcrsprechen
auszuluhren, genòthiget werden, personlich der Repubblik den Todes-
stoss zu versetzen. Lauriston ist am 1^3 December 1807 abgereist, und
nach seiner Abreise dràngen sich die Ereignesse. Am ::20 December
verOffentlichte ein Oberst Godart eine Proclamation, in welcher zur
Kenntniss gebracht wurde, dass die ragusaischen Capitane, welche
auf ihre Schiffe die ilaliànische Fahne nicht gehisst hàlten, verhatlet
werden wùrden. Die Regierung der Republik war nicht in der Lage
dagegeu clwas zu unlernehmen, nnd in ihrem Unwillen, liess sie die
Proclamationen zerreissen. Nuumehr, erzalilt Marmont, war der Kampf
12
178 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
pendenza di Ragusa; si interessa vivamente ed ogni giorno il console
Timoni di prestarsi pello stesso effetto presso il suo Governo a Vienna,
e persino non si tralascia di raccomandarsi nuovamente e di far nuovi
regali ai Pascià della Bosnia. Negli ultimi giorni di Gennaio il Senato
aveva ricevuto rassicuranti notizie da Costantinopoli, dalla Bosnia
e specialmente dal rappresentante della Repubblica a Parigi, il conte-
duca Antonio Sorgo, il quale scriveva esser stato colà assicurato che
r indipendenza di Ragusa non correva alcun pericolo. Si poteva quindi
sperare, ma questa speranza fu breve e 1' ultimo bagliore col quale la
Repubblica allietò per un momento ancora V animo dei Patrizii, prima
di spegnersi per sempre.
DAS ENDB DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 179
zwischen uns und den Regenten des Freistaates ein offener. Ani. 6 Jànner
wurde ani Sladtplatz auf den Fahnenmast die ilaliànische Trikofore
stati des Banners des Heil. Blasius aufgezogcn, soliin wurde deni Senat
angeordnct, hundert und fùnzig Matrosen fùr die venctianische Flotte
zu stellen. In solchen Bedràngnissen fasste der Sehat den Beschluss,
einen Cuiìie Cdboga als ausserordent lichen Gesandten zum Kaiser Na-
poleon xu entsenden, um ihn zu beschwòren, die Republik zu erhalten
wic er dies versprochen balte, allein General Clausel^ Nachfolger Lau-
ristons, verbielel dem Conte Caboga abzureisen. Man sendet Bolen
nach Cjnsluntinopel, um dem Consul Natali wàrmstens anzuempfehlen,
das Móglichste zu Ihun, damit der Sullan sich enlsehliesse irgend einen
Schritt zu Gunslen der Republik zu unternehmen, man interessiert Tag
fùr Tag den Consul Timoni dass er sich zu dcmselben Zvvecke bei seiner
Regierung in Wien verwende, und man unteriàsst sogar nicht die
Republik dem Schulze der bosnischen Paschas nouerdings anzuem-
pfehlen, und sie neuerdings reich zu beschenken. Gegen Ende Jànner
batte man beruhigende Nachrichten aus Constantinopel, aus Bosnien
und insbesondere von dem Verlreter der ragusàischen Republik in
Paris Herzog Anton Sorgo erhalten, welcher mìttheilte dass er dori
versicherl worden war, fùr den Fortbesland de Republik sei gar keine
Gefahr vorhanden. Man konnte also hoffen, allein diese Hoffnung war
von kurzer Dauer, sie blendete nur fùr einen Moment mit einem Trug-
bilde der Zukunft die Seele der Patricier, denn es war der letzte Licht-
schein den die Republik ausstrahlte, bevor sie auf immer erlosch.
L'ultimo giorno della Repubblica - Lettere di Nnpolcono a BI&rmont« In o«i
ordina severe mìnure conlro i Senatori. — Nuova Amministrazione di rinjETiisa, — Marmont
nominato Duca dì Ragusa e quindi Mnre.S(;ÌuUo e Governatore ;;onenilc dell JUirio. —
Le Provincia «lavo rapridionuli riunite in uno Stato npooiale dipendente dnlla Fniucia
— Dif(5oolii\ di organizzare V lllirio, — Jt principio di nazìonalrhV — I Jugoslavi, -
L* autonomia della Dalmazia. Il generato austrìaco Tommassic occupa hi Uiiimnr.ia
Qoir ajuto dei Diilmati ed Inglesi. — 11 capitano inglese Lowen eoi^ita j Ragusei a com-
battere por ricuperare ta libertà — 1 Mobili sollevano il popolo o bloccano Uasrns^
con entro le truppe franoesr. — Arrivo del generale austriaco Milutinovio — I Pulrizìi
dichiarano ristabilito il Goferiio delta Repubblica — Agitazioni della nobiltà. — Il
GoDgresio dì Vienna. — Cracovia e Ragusa — La riunione nella clitesa di S. Otnf^io.
— L'omaggio all'Imperatore d'Austria. — L* ultima ammonìràooe ai Patrizìi.
Dieciotto giorni dopoché i Francesi avevano ordinalo che sutlo
stendardo della Piazza sia alzala la Iricolurc italiana, anziché la
bandiera di S. Biagio* cioè addi 24 Gennaio iH08, Mormoni lu niio-
mente di passaggio per Ragusa, diretla anche questa volla per
Callaro, Appena risaputo il suo arrivo, che questa volla Tu .senza
cerimonie, quasi viaggiasse iuco52:niio, alcuni Senatori si affrellai'onn di
recorsi da lui, foreu nella speranza di sentire dalla mia bocca la grata
novella, che essendo ormai i Bussi parliti da Catlaro, anche la Francia
ritirava le sue truppe del territorio della Repubblica, nja Marnionl^ con
somma loro stupore, non voli* riceverli. Si presentò dipoi unn depa-
lazione del Governo repubblicano, e piti lardi ima seconda, ma .indie
es^e, ad onta della loro veste ufOciosa, non furono più fortunate; a
queste ultime fece però dire, che era affaticato del viaggio e che le
X[
D^r le2te T^g der Hepublik — Briefe Napoleone aii Marmont vvegdn Massregehmg
(ier Senatorei). — Neue Verwallung: voti Ragusa. — M^irmont /.uni Henog von Ragusa
«nd tohhi /um Miirsehall und Oeueralgouverneur vou niyrìeii ertianiit — Dia sùd.slavi-
*ch(?a Provine©» /,u eiriem bcsomloron von Frsknkreich iibbanijigeni Staato vereiniget, —
Schwierigkeitou «ter Orj^a-iisierung de'ì IUvrìuma, — Das Natiotialitjitsprincìp. — Diu
Jttgoslaven. — Die Atilonomie Dalmatjods. — Der oaterreichisehe General Toiiimaiìu
tteeopiert Dulmatien unter Mitvvirkun^' der Bevulk-^rung and der Engliinder. — Der en-
gliiscbe Commodoro Lowen fonlert die Hagusjìer anf zu kiimpfea um ihre Freihoit wie-
dttr su 6r1aDg«>n. — l>er A<tel erheUt dìo Landbovòlkerung und blokiert die Sladt in
weltìber die Pranzoncn sieb lietìnden. — Ankuft des onterreishÌBobon General» Milutiuovic,
— Die Patricier ^rkbiren die \Vfederberst»*lliing der Repnblik babe statfgefundeo. —
AflUitionen dea Adda, - Wiener CongresH, — Krakau «nd Raguea. — Die Versamm-
luug in der Kircbc des Heìi. Biasiuìj. — Die Huidìgting dem Kaiser von Ósterreiob. —
Dio Patricier zum letitenmal verwarnt
Achlzrhn Tuge naclidorn tlie Franzosen angeordnet hatten, dass auf
den Falinemimsl am Plalze siati des Banners des Heil. Blasius die
ilaliilnisrlio Trikolore gehisst werdo, numlich am ^H JiVnner 1808, ist
Marmoiil neuerdirigs auffincr Reisc nach Caltaro begriffeii, in Ragusa
angekoinineii, Sobald man von seiner Ankufl Kennlnis erhiell, welclio
dii'smal olmo Ceremonien, gcvvissermassen incognito slattfand, heeillen
sielì einige Senaloren ilim ihre Aufwartung zu maclien, vielbiclil hoffend
aus spiiiem Munde z\x vernchnien. dass endlieh ilir lieiss ers;ehnter Wunscli
zur Tlial werdcn solite, namlieh, dass, da die Uussen das Terrilorium
von riallaro verlassen hallen, aurli Frankreirli seine Truppen vori
Ragusa zurnckzielie, allein zu ilirer grussten Cberrasehung wurde
ìlinen mitgetlieiit dasi» der General sie nichl emplangen kOnne. Eine
DepuUiUou von Arislokraten» die sich einen offlciellen Charakter bei-
ié2 La caduta della Rt:t>OBnLtcA raGusEa
avrebbe ricevuto con miglior agio al suo ritomo da Cattaro. Marmont
ritornò u Ragusa dopo sei giorni, cioè li 30 Gennaio, che doveva essere
il gran giorno fatale peli' aristocrazia ragusea, cioè V ultimo giorno
della Repubblica. Qui riteniamo il meglio di riportare per estejo.
quanto il console Timoni lasciò scritto sulla seduta solenne e menic-
randa che ebbe luogo in quel giorno. «Appena arrivato di mattina a
«Ragusa, Marmont invitò i Senatori di radunarsi in seduta nella sala
«del Gran Consiglio, dovendosi far loro delle comunicazioni. In meno
«di un' ora il Senato si radunò, e si recò al palazzo del Governo il
«colonnello Delort seguito dal console Bruere, dal commissario di guerra
«dal commandante di piazza, dall' interprete Vernazza^ e da due altri
«officiali. Il colonello prese posto accanto al Rettore, e cominciò quindi
«a leggere ad alta voce uno scritto, nel quale si incolpava il Governo
„della Repubblica di poco lealtà, di aver aizzato il Pascià della Bosnia
«contro i Francesi (questo era vero, come sappiamo) e di aver tentato
«di sollevare il popolo; siccome adunque le raccomandazioni fatte al
«Governo della Repubblica di astenersi da ogni intrigo contro i Fran-
«cesi, non avevan avuto alcun effetto, così era necessario di' impedire
«il ripetersi di consimili macchinazioni. Il colonello quindi tacque,
«spiegò la carta dalla quale aveva letto, e la mise in una tasca. Da
«un'altra estrasse quindi un'altro foglio, dal quale prelesse : Il generale
«e commandante militare supremo della Dalmazia ordina quanto segue:
«La Repubblica di Ragusa ha cessato di esistere; U Governo, il Senato
«e tutti 1 Tribunali sono disciolti, il console Bruere viene 'nominato
«Amministratore provvisorio dello Slato di Ragusa. I Senatori per-
«plessi tacquero. Il solo Conte Caboga dopo un lungo generale silenzio
«domandò la parola, e disse al colonello, che le circostanze in quel
«momento non permettevano di giustificare completamente l'agire del
«Governo delln Repubblica, ma che esso aveva la coscienza tranquilla,
«e che poteva garantire pclla lealtà di tutti i suoi colleghi. II Sonato
«esser del rimanente pronto ad assoggettarsi alla volontà divina hia-
«nifestatasi per 1' organo di S. M. Napoleone il Grande". Fin qui Timoni.
Vuoisi che alcuni Senatori abbiano voluto protestare, ma che il colo-
nello Delort abbia loro intimato di sciogliersi colle parole: «La loro
assemblea non è più necessaria, essi possono andarsene per accudire
ai loro affali come gli allri cittadini." Avrebbe quindi tentato ancora
di parlare il Conte Sorgo, ma il colonello glielo impedi, interrompen-
dolo col gridare ad alta voce: «La Repubblica più non esiste, ella non
è più Senaloro, o quindi non ha diritto di parlare".
DAS ÈKdB DÉR RAGUSATSCHEN REPUBLTK 183
1< gte ersuchte sohin um Audienz, aber ihr wurde ein gleicher Bescheid
zu Theil, und nicht besser erging es einer dritten Deputalion. Lelzte-
ren liess der General jedoch noch mittheilen das er von der Reiso
etwas emiùdet sei, und sie mit mehr Musse bei Gelegenheit seiner
Rfickreise werde empfangen kónnen. Marmont ist nach seclis Tage
von Caltaro rùckgekehrt, namlich ani 30 Jànner, ein verliàngnissvoller
Tag fùr die Aristokratie Ragusas, da er der letzle Tag der Republik
werden solite. Wir glauben hier ani bo^ten zu thun, dasjenige was
Consul Timoni bezùglich der feierlichen und denkwùrdigen Sitzung die
an dem erwàhnten Tage stattfand, erzàhlt, wórtlich wieder zu geben:
ffKaum war Marmont rporgens frùh in Ragusa angekonimen, liess er
ydie Senatoren ersuehen sieh zu einer Sitzung im Saale des Grossen
^Ralhes zu versammeln, da er ihnen einige Mittheilungen zu machen
„hàtte. Keine Stunde war verflossen, als der Senat schon beisammen
„war, und es begaben sich in's Regierungspalais Oberst Delort, und in
,seinem Gefolge Consul Bruere, der Kriegscommissar, der Platzcom-
,mandant, der Dolmotsch Vernazza, und zwei «ndere Officiere. Der
«Oberst stellte sich neben den Rektor auf, und begann aus eineni
«Schriflstùcke laut vorzulesen, in welchem die Regierung der Republik
«geringer Treue beschuldiget wurde, insbesondere dass sie den Paschià
,Bosniens gegen die Franzoson aufgereizt habe (dies entsprach der
„Wahrheit, wie es uns schon bekannt ist), und den Versuch niachte,
,das Volk zu erheben ; da sohin die der Regierung der Republik ge-
„machten Anempfehlungen sich von jeder Intrigue gegen die F'ranzosen
„zu enthalten, ohne Wirkung verblieben, so ergebe sich die Nothwen-
„digkeit das Wiederholen derartiger Unitriebe zu verhindern. Er fal-
„lete sohin das Schriftstiìck aus welchoni er gelesen batte, und steckte
„es in eine Tasche; aus einer anderen zog er sohin ein anderes Blatt,
,aus welchem er Folgendes vorlas: Der General und obersie Militàr-
«conìmandant Dalmatiens ordnet an: Die Republik Ragusa hat zu be-
«stehen aufgehòrt; die Regierung, der Senat und sàmmtliche Gerichlo
„sind aufgelGsl; Consul Bruere wird zum provvisorischen Verwoser dos
„Staates Ragusa ernannt. Die Senatoren liessen in ihrer Bestùrzung
flkeinen Laut vernehmen. Nach langein und allgenieinem Stillschweigen
,raffle sich endlich Senator Conte Cahoga auf, bath uni's Wort, und
„sagte dem Obersten dass die Verhaltnisse in jenem Moment nicht
,gestatteten die Wirksamkeit der Regierung gànzlich zu rechtfertigen,
„dass er jedoch ein reines Gewissen habe, und dass er fiìr die Ehren-
„haftigkeit sUnitlicher CoUegen einstehen koinie. Der Senat sei lìbrigens
«bereit dem Góttlichen Willen, welcher durch den Vertreler S. Ma-
Jestàt Napoleons des Grossen verkundet wurde, sich zu fugen". So
weil Timoni. Man erzahlt dass uinige Senatoren Prolest einleg(Mi
184 LA CADUTA DKLLA REPUBBLICA RAGUSÉA
Moiìtro i Senatori allibiti e tremanti pella commozione ritornavano
alle loro case, un distaccamento di truppa francese prese possesso del
palazzo, della tesoreria e della dogana. Alla sera Y officialita francese
diede un ballo per festeggiare la cessazione del Governo iiristocratico,
al quale avrebbero preso parte alcune famiglie cittadine, ed il giorno
dopo Marmont parti per Spalato. *) I Patrizii rinserratisi nelle loro
case, avranno avuto tutti un convincimento ed un conforto, quello
cioè che la Repubblica, cui i Francesi credevano di aver inferito il
colpo mortale, continuava pel fatto ad aver vita anche al tramonto di
quella giornata, come esisteva alla mattina. Dopo quasi tredici secoli
di esistenza, uno Stato rispettato da tutte le Potenze, e sempre pro-
tetto dai Pontefici e dai Sultani, dagli Absburgo e dai Borboni non
muore [così di leggieri, perchè un' ufficiale francese prelegge da uno
straccio di carta una specie di sentenza di morte. Sia pure che Na-
poleone voglia questo, ma il Corso è una meteora, che come ina-
spettata apparì, così ad un tratto sparirà, ed in allora tutto quello
che esso volle distrutto, risorgerà a novella vita dalle cenere e dal
sangue. Sotto Y usbergo di questa convinzione, 1' aristocrazia ragusea,
anziché sottomettersi alhi volontà divina manifestatasi per mezzo di
S. M. Napoh^one il dirandc». come a nome del Senato aveva dichiaralo
il (Ionie Claboga, cominciò a gridar sì forte, e ad intrigare così aper-
tamente, che Napoleone, avvertito di questo da Marmont, gli ordinò
^) Marmont racconta nello sue Memorie molto in succinto, colle scgaenti poche
ri^he, la tino della Repubblica, affastellando ^li avvenimenti per parlare più che d altro
della SII» operosità, e per ricordar..* da vero Francese, lo dame di Ragusa ed i festini
clic dava in loro onore: Un ordine dell' Imperatore trasmessomi dal Viceré, ingiungeva
ai navigli ra«:i]sci di battere la bandiera del Regno. Questa misura che in Constantinopoli
era stata posta in esecn/jonc por ordine dell'Ambasciata di Francia (ed a mezzo del
consolo raguseo Kiriko che frentilmente si prestò, come abbiamo raccontato) fu pub-
blicato a Ragusa a mezzo di nn proclama. 11 Governo repubblicano fece stracciare i
placati. Ormai vi fu lotta aperta tra di noi ed il Governo, ed era necessario di decidersi
polla sua caduta: per questo bastava una risoluzione. Io vietai ai Senatori di radunarsi,
e creai ruovc Magistrature. Scelsi un' uomo atto ad amministrare il paese (Garagnin),
istituii un Tribunale, giudici di pace, tutti' gli indispensabili UftìoiI, ed organizzai
l'amministrazione nella maniera meno dispendiosa cho era possibile, lo mi occupava
molto con cose utili, e specialmente colle scuole. Infine presi possesso degli archivii e
del palazzo del Governo. Alle Dame di Ragusa diedi frequenti festini, e si cominciò
ad avvezzarsi a questo nuovo ordine di cose, come si finisce ad avvezzarsi a tutto".
1)AS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN REPUBLIK 185
wollten, dass Oberst Delort jedocli die Versammlung mit den Worlen
auflóste: Ihre Gegenwart ist nicht mehr nothwendig, sic kònnen sich
onlfernen, uiu iliren Gcschàften obzuliegen, wle die andcren Bùrger.
Sohin bàtte nocb Senator Conte Sorgo zu sprecben versucbt, dor
Oberst bàtte ihn aber daran verbindert, indem er aufscbrie: Die Re-
publik besteht nicbt mebr, folglich siiid sie auch kein Senator mebr,
und baben nicht das Recht zu sprecben.
Wàbrend die Senatoren in grósster inneren Erregung sicb entfernten,
besetzte ein Detacbenient franzósiscber Soldaten das Regierungpalais,
das Scbatznieisteramt und die Donane. Am Abend veranstalteten die
franzósiscben Officiere einen Ball, uni das Ende der aristokratischen
Regierung zu feiern, an welchem auch einige Burgerfamilien Theil
genommen baben sollen, und am folgende Tage ist Marmont nach
Spalato abgereist. ') Die Patricier welche sich in ihren Ilfiusern zunìck-
gezogen balten, werden gcwiss alle eine Cberzeugung und einen Trost
gehabt baben, nàmlich den, dass die Republik, der die Franzosen den
Todesstoss versetzt zu baben glaubten, zu Ende jenes Tages faktisch
nocb so am Leben war, wie am Morgen. Einem Staate von fast drei-
zohnbunderljàhrigem Beslande, von alien Màchten anerkannt und geach-
tet, welcher des Schutzes des Pabstes so wie des Sultans, der Habsburger
so wie der Bourbonen sich stels orfreule, wird das Lobon nicht bcnommen
weil ein franzósiscber Officier aus einem Wisch Papier etwas vorliest, wo
gesagt ist dass dieser Slaat soine Tage beondet habe. Wenn auch dies
der Wille Napoleons sein solite, so àndert es nichts un der Sache, denn
dor Corse ist ein Meteor, welclior ebon so plòtzlich v^ysf'hwinden wird,
wie er unerwartet aufleiichtete, und dann wird alles, was er vernichlet
wissen wollte, aus der Asche und dem Biute neu aufloben. Dnrch diese
Oberzeugung geslàhlt, bczeugte die ragusiìische Aristokratie nicht im
geringsten die Absicht sicht dem GOttlichen Willen, welcher durch den
^) Marmont erzàhit in folgcnden wenigen Zeileu das Ende der Republik, die Ereignisse
uberstiirzend, nm vornehmlich von seiner Thiitigkeit zu spreciieii, und um zuletzt, als
echter Franzose, der Damcn von Ragusa zu gedenken, u id der Feste zu erwiihnen die
er ihnen za Ebren veranstaltote: „Eine durcb den Vieckònig mir iibersendete Ordre des
K<-iÌ8er8 8ohrieb den ragusàischcn Scbiffon ver die Flagge des Konìgreiobes anzuucYìinon.
Diese Ma«9re^el in Constantinopel auf BefebI der Gesandsobafk von F'rankreieb ansge-
fùbrt (durch don ragusiiiscben Consul Kiriko der sicb biezu, wio erziiblt wurde, vorwendon
lie«s), wnrde in Ragusa durcb eino angcscblagene Proclamation ans:oorinet. Die Re^rierun*;
Iies.s die Zettel beranterreissen. Nuninobr fand ein offcner Kainpf zwiseben uiis und der
Hegiernn<i: siatt, nnd man mus4e sicb fùr ibren Sturz entscbeiden. Ein Bosohhiss <;cn(igre
biezn. Ich verbot, den Senatoren sicb zu vcrsainineln, und setzte neue BtHiurde'i ein.
I(!b wahlto einen zur Leitung der Tjandosverwaltung goeigneton Mann, setzte ein Tribunal,
Fricdonsricbter, allo unerHissìiebon Gewalten ein, und organisierte gleicbzcitig d is Hii-
derwerk der Verw.iltung. in einer mòglicbst wenig kostspieligen Weise. Icb l)0scb:ifti^le
inich viel mit niitzUoben Dingeu und vor/nn^swcise mit den Scbulen. Endlieb nabrìi icb
Besitz vou den Archi von und von dem Regierungspalais. Don Damen von Ragusa gab
icb hafifig Feste, zuletzt gewòbnte man sicb an diese neue Ordnung der Dingo, wie
man sich an Alles gewòbnt.
l8è LA CADU-TA della repubblica RAGD8ÉA
addì 18 febbraio di inviare a Milano od a Venezia i principali agita-
tori, e due soli giorni più tardi gli sciive di nuovo: „Fate arrestare
^tre dei malcontenti, fate sequestrare i registri del Senato, fate loro
^conoscere, clic il primo il quale terrà corrispondenza coli' Estero sarà
^ritenuto traditore e condannato a morte". L' astro di Napoleone era
in allora all' apice del suo corso e perchè al rumoreggiar del tuono,
non tenesse dietro lo scoppio del fulmine, i Patrizii fecero sembianza
di piegar il collo, e tacquero, attendendo gli avvenimenti.
A capo dell'amministrazione del territorio di Ragusa ed anche di
quello di Cattaro, fu posta una persona molto affezionata alla Francia,
cioè il nobile traurino G. D. Garagnin, uomo di carattere calmo, molto
colto, e di talenti che Marmont reputava superiori a quelli di Dandolo.
La sua posizione era quella di una specie di Governatore, del tutto
indipendente del Provveditore di Zara. Pelle città di Ragusa Marmont
nominò una Rappresentanza comunale, composta da un Podestà
(Conte Sorgo) quattro Assessori e diciotlo Consiglieri comunali. Due
Assessori e sei Consiglieri appartenevano all' aristocrazia. Quello che
fa stupore si è, che, ad onta delle grandi somme spillate dai Francesi
alla Repubblica, ed ai gravissimi danni economici sofferti dalla stessa,
le finanze pubbliche si attrovassero all' epoca della sua caduta ancor
sempre con un forte attivo, dappoiché il Governo repubblicano aveva
ancora in deposito rilevanti somme presso case bancarie d* Austria e
d' Italia. Già si intende che i Francesi si affrettarono a prelevarle,, im-
piegandole poi a sostenere le spese della lotta impegnatasi in Dalmazia
tra Francia ed Inghilterra. Il Conte Sorgo racconta in una sua lettera
pubblicata nell* anno 1836 nel Temps di Parigi, che sussistendo ancora
la Repubblica e trovandosi esso quale ambasciatore della stessa a Pa-
rigi. Napoleone in una udienza privata gli aveva promesso di risarcire
Ragusa dei danni sofferti peli* occupazione francese. Certo è che ancora
in Agosto dell'anno 1806 fu intrapreso per ordine dell'Imperatore
un' estimo generale di questi danni, che ascese a nove milioni di piastre,
od a sedici millioni di franchi. Sembra che Napoleone abbia obbligato
r Austria a risarcire questa somma, sostenendo che se il consigliere
aulico austriaco Ghisleri non avesse cesso contro i trattati le Bocche
ai Russi, r assedio di Ragusa non avrebbe avuto luogo. Se l' Austria si
piegò anche a questa esigenza di Napoleone (locchè è probabile), esso
DAS Et^DE DEft fiAGUSAISCHEtl REttJBLlfe ÌSl
Verlreter S. Majestàt Napoleons des Grossen kundgemacht wurde, sich
zu fùgen, wie namens des Senates, Conte Gaboga erklàrl batte, sondern
begann so stark zìi làrmen, iind derart ohne Reserve zu inlriguieren,
dass Napoleon welcber durch Marmont hievon Kunde orhielt, diesem
am 18 Februar anordnete, die vornehniliehsten Agitaloren nach Mailand
oder Venedig zu senden, und nach zwei Tage ihm wieder schrieb:
^Lassen sie drei Unzufriedcne verhaften, lassen sie die Aklen des Se-
^nales mit Beschlag belegen, lassen sie ihnen miltheilen, dass wer inimer
«in Correspondenz mit dem Auslande betrelen werden solite, als Ver-
„ràther betraehtct, und zum Tode vemrlheill werden wird'*. Das Ce-
stini Napoleons befand sich dazumal am Zenith seiner Bahn, und
damit dem Tosen des Donners das Einschlagen des Blitzes nicht nach-
folge, machten die Patricier Miene sich dem Unvermeidlichen zu fùgen,
und vvarteten die Ereignisse ab.
An der Spitze der Verwaltung des Gebiethes von Callaro so wie
jenes von Ragusa, wurde der den Franzosen sehr anhàngliche O, D,
Garagnin aué Traù,*ein dem Adelslande angehórender Mann, von be-
dàchtigem Charakter, sehr gebildet und von natiirlichen Anlagen welche
Marmont jenen von Dandolo vorzog, geslellt. Seine Slellung war beilàufig
jene eines Gouverneurs, ganz unabhanhig von dem Provveditore in
Zara. Fur die Stadi Ragusa ernannte Marmont eine Gemeindevertre-
tung bestehend aus einem Bùrgemeister (Conte Sorgo), vier Beisitzern
und achtzehn Gemeinderalhen. Zwei Beisitzer und sechs Ràthe ge-
hOrten dem Adelstande an. Auflfallend ist es, dass trotz der bedeutenden
Summen, welche die Franzosen von der Republik sich ausborgten,
und der grossen òkonomischen Verluslc welche der Freistaat zu er-
Iragen batte, seine Finanzen, nach seineni Ende, ein betrachlliches
Activvermógen ergaben, da erhebliche Summen bei Bankluìusern Oster-
reichs und Italiens seitens der Regierung der Republik deponiert und
noch nioht behoben worden waien. Die Franzosen hatten natùrlich
nicht eiligeres zu Ihun als diese Summen zu behoben, die ihnen
spàterhin, zurDeckung der Kriegsauslagen welche durch das Erscheinen
der englischen Flotte auf der Adria nothwendig wurdcn, vorzugliche
Dienste leisteten. Conte Sorgo erzahlt in eiiiem Auftaize ùbcr Ragusa,
den er im Jahre 18H0 in dem Pariser Journal Temps veróHenilichte,
dass zur Zeit als die Repubhk noch bestand, und er als Vertreter der-
selben in Paris sich aufhielt, Napoleon ihm in einer privaten Audienz
versprochen batte, den Ragusàern den durch die franzOsische Occu-
pation erlittenen Schaden zu ersetzen. Gewiss ist es, dass nodi im
August 180G, auf Befehl des Kaisers, eine allgemeine Schatzung dieses
Schadens slattfand, und er mit neun Milionen Piaster (sechzehn Mil-
ionen Francs) beziflfert wurde. Es scheint dass Napoleon Ósterreich
188 LA CADÙ'TA della REPUBBLICA RAGUSEI
avni impiegato la somma corrispostagli, probabilmente per iseopi bellici,
e non per certo ad indennizzare i Ragusei dei danni sofferti. Gessata
la Repubblica, ed avendo Y Imperatore stabilito di non formare del suo
territorio un Principato indipendente, come forse ideava in origine, esso
volle conferire a Marmont una speciale onorificenza, col nominarlo
Duca di Ragusa. *)
Nell'anno 1809 Napoleone ideò di formare uno Stato speciale indi-
pendente della Francia, di tutti i paesi recentemente incorporati alla
stessa, il cui territorio anticamente era compreso neWIlIyricum romano,
notoriamente da Augusto in poi la denominazione di una Provincia
amministrativa che si estendeva lungo la costa orientale dell* Adriatico,
e si allargava sino alla Sava ed alla Drina. Questo nuovo Regno
doveva chiamarsi Illirio e compn^ndere oltre alla Contea di Gorizia ed
al territorio di Monfalcone, la Carinzia, una parte della Garniola, Trieste,
Fiume, il Litorale ungherese, la Dalmazia con Cattaro, il territorio della
Repubblica di Ragusa, nonché la maggior parte della Groazia, sicché
la Sava, ne diveniva il principale confine verso V Austria. In questo
Stato, estendentesi quindi dal Tirolo sino al Pascialicato di Scutari,
r elemento slavo ora numericamente di gran lunga preponderante, però
la nazionalità tedesca ovunque prevaleva al Nord in quanto a censo
ed intelligenza, in alcuni punti anche numericamente, mentre lo stesso
era il caso dell' italiana nei paesi intorno ali* Adriatico. Però lo scopo
di Napoleone non era per nulla affatto quello di unificare in uno Stato
(in quanto poteva farlo) la grande famiglia degli Slavi del Sud, annet-
tendo allo stesso, per arrotondarlo, anche paesi con elementi tedeschi
od italiani predominanti. Questo Regno altro non doveva essere se-
condo gli intendimenti dell' Imperatore, se non una gran frontiera militare,
che (juale sentinella avanzata protegesse Italia e Francia, contro ogni
attacco da parto d'Austria e Prussia; un vasto Margraviato, costituito
polla massima parte da popoli slavi, che quale cuneo si addentrasse
tra paesi di origine latina e germanica dividendoli, e come Garloniagno
investiva i Margravii o Comites limitim con vasti possedimenti affinchè
(rifondessero i confini, così Napoleone allo stesso scopo più grandiosa-
monto riuniva Provincie, e creava un Regno. Con riguardo allo scopo
per cur fu idealo 1* Illirio, la città di Lubiana fu prescielta a capitale,
») Il nomo conferitomi (lasciò Marmont scritto nelle sue memorie) ohe rioordava i
servizii da me prestati, aumentava il valore di questa ricompensa.
DAS ENDE DER RAGUSirSCHEN REPUBL^K 189
zwang, diesen Ersatz zu leisten, indein er vorbrachte dass die Belage-
rung Yon Ragusa nur eine Folgc davon war, dass Ghisleri die Bocche
cntgegen den Friedenslipulationen, den Russen uberliess. Wenn Oslcr-
reìch dieser Forderung Napoleons sich fùgte (was wahrscheinlich ist), so
hat er die ausbezahlten Sumrnen vielleichl zu Kriegzwecken bestimmt,
jedenfalls aber nicht zur Sehadloshallung der Ragusàer verwendet.
Nachdem die Repulilik zu bestehen aufgehórt balte, und der Kaiser
•die Absicht fallen liess, die er anfangs wahrschoinlich batte, aus ihrem
Gebiete ein ur.abhànhiges Herzogthum zu bilden, bezeugte er Mar-
mont seinen Dank fur die in letzterer Zeit geleisteten Dienste indem
er ihm den Tilel eines Herzogs von Ragusa verlieh. *)
Im Jahre 1809 verfiel Napoleon auf den Gedanken, einen beson-
deren von Frankreich abhànhigen Slaat zu bilden aus alien ihm abge-
tretenen Provinzen, deren Gebiete sich im Alterthum innerhalb der
Grenzen des Illyriums befanden, bekanntlich seit Augustus cine so
benannte rOmische Verwaltungsprovinz die von dem Kùslenlande am
Adrialischem Mcere im Inneren bis an die Save und die Drina sich
erstreckle. Dieser neue Slaat solito lllyrien genannl werden, und ausscr
der Grafschaft Górz und dem Gebiete von Monfalcone, Kàrnlhen ein
Theil Krains, Triest, Fiume, Dalmalicn mit dem Terrilorium der ehe-
maligen Republik Ragusa und dem Gebiete von Caltaro, das ungari-
schc Liloral, so wie den grósslen Theil von Kroaticn nmfasscn, und
die Save zur Hauptgrenze gegen Osterreich haben. In diesem Staate,
welcher demzufolge von Tirol bis zum Paschalikat von Sculari sich
erstreckle, befand sich das slavische Element in grosser Majorilàt, im
Norden waren jedoch die Deulschen ùberall an Bildung und Wohlha-
benheit weit ùberlegen, und in einzelnen Gebiellheilen und Slàdlen
ùbertrafen sie die Slaven auch an Zahl. Dasselbe war mit den Italia-
nem in den Làndern bei dem adrialischem Meere der Fall. Es war
aber keineswegs der Zweck Napoleons die grosse Familic der Sfid-
slaven, in soweit er es thun konnte, in einem Rciche zu veroinigen,
und um diesem eine entsprechende Rundung zu geben, demselben auch
Gebiethe zu annekticren wo das deutsche oder italiànische Element
ùberlegen war. Dieses Reich, solile nach den Inlenlionen Napoleons
ein grosses militarisches Groiizland, ein eusgedehnles Vorpostengebiet
werden, wo man fiìr Ilalien und Frankreich Wacht zu halten, und
eventuell jeden Anprall Òslerreichs und Preussens zurùckzuschlagen
halle; es solile eine weit ausgedehnle, zumeisl von Slaven hevolkerle
Markgrafschaft sein, welche keilfurmig zwischou V'olkern lateinischer
und germanischcr Abkunll einzudringen balte, um sie zu Ireimen, und
{} Der mir verliehene Titei (selirieb Marmont in soìncn Mcmoiren) welclier an dio
geleisteten Dienste erinnerte erhòhte die Bedoutung dieser Auszeiclinung
lS>n
Là CADUTA DELLA RKPCBBLÌCA RAGUSEA
jitTchc atlrovanlesi in eccellenle posizione quale [ioslo d* os>crtaziuneJ|
Il Duca di Ragusa, ambizioso come era, aecellò di gralo antmu hi
proposta fallagli dall' Imperatore di essere il suo Gran Margravio, sicché
nel Dee ombre 1809, in vestito di pieni poteri, riunì le Provincie ed i
lerrìlarii, che dovevano Tonnare il nuovo Stato, iu cui aveva auloriUi
sovrana, e si mise alacremente air opera per creare un' anuiiinislraziiiiuj
adaUa e ben governarlo. Tali e tante dinìcollà trovò però Munnunl
nell' unificare questo Illiriu» nel fondere in un tutto ì varii paesi chi*
ad es-so appartenevano, cosi dissimili per lingua, grado di coltura,
usi e coslumi, e nelF altivaix* un* organizzazione amministrativa che non
naufragasse in quel complesso caotico di tanti interessi e tendente
non assimìliabili, di lauti aslii e gelosie ovunque scatenìi, che, come
ben trasparisce da quanto lascio scritto^), i tanti studii e progetti falli
(ai quali prese parte anche un nobile Garagnin di Traù, fratello dì
quello che era stato nominalo lìovernatore di Ragusa e Catlaro) lo
persuasero, che V organizzazione ed amminislrazioue di questa effimera
creazione di Napoleone, era il compito più arduo che si potesse im-
maginare. E notisi, che a quel tempo Ìl principio di nazionalità non si
era peranco desiato, principio in massima ragionevole ed equo, ma
che difficoltà ollremodo T anìmìnislrazione di F^rovincie eon nazionalità
miste, e sotto V egida del quale talvolta tanti forti si fanno e tanti
inceppamenti ne derivano al progresso inlelluale e maleriak* dei paesi,
specialmente quando si sguinzagliano maggioranze quasi inalfabele,
contro minoranze che erano e sono i maggiori fattori di coltura ed
ordine. Anche la grande famiglia dei Jugoslavi non era scissa come in
oggi» né già si accapigliavano Serbi e Croati per diatribe di origine e
di lingua. Forse anche per essa insorgerà col tempo un genio potente,
che come Dante in Italia farà cessare i rancori e le gelosie di stirpe,
*) „L» città di LuKincA (raòcCDta Màrmontj e in quanto a popoliizif»ne, n
ìOiportADza molto inferiore a Trieste; fa però presoieltìi a resiaenia M Gov*
Bum mioama ai eotifini ileli Austria, e pei Tantaggi che la fua posizione <
|M^to di oiierraiion©. Io, del resto abiravo nell iutenio » Trieste, cK • Ita un
dolce, ed o\e U soggiorno e più piacevole. Durante questo tempo io mi ocei.,...
eipuamente eogli intere&si dì que.'^ta eiul**
J) K*?lli« Bue roemorie 81 legge in propofiito: „Le jrovìn/ifN illlni-ìifi
Fie«K di cai una parte sì altrorava prima sotto la
ao«trit<^. nono molto disstmUi tra di lo
imi kijini
^or»o molto disstmUi tra di loro per cIìbj:*
-T tatto queUo che 4iTer8Ìni:a le Daxiòni» Couipwàie dai diJ^tivUi di
./.ioij*> tu eompl«990 aao^nde a '•fr<*fi duf^ mili*>rii «»d *' f*nmpf>st.t
da
n
a
>(.vi<n.i ,31 > uiuini, A) tfiurìuali
dalmaU, ai ii«so£iaoU lit Triwte, at poviideati del Craaio ed ai minatori di Jdrta,^
wie Cari iler Grosse die Markgrafen, oder Comiies limitum, niit aus^e-
dehiiten Besitzungen belehrile, daniit sìe die Grenzeu verlheidìgeii,
li;o beaUsichti^e Napoleon zu demselben Zwecke, mìt gevvalligereni
F!nÌ:^<*hIusso, I*ander zu vereinigeii und eiiieii Slaat /ai bilden. Mil
Jiùcksichl ui»r diese Hauj^taulgabe lllyriens, wurde die Stadt Laibacli,
[wegen ilirer vor^figlìcheTl Lage als Obsen'ationsposien, zur Hatiptstadt
dcs iieueii Reiches besliniinl '). Der Herzog von Ragusa, ruhmsùchtig
wie lt wai\ erkliìrle sieh mìt innig?5tem Danke bereil, des Kaisers
grosser Markgraf zu werden, und ini DeceinbtT 18(KI init der nòlhigen
Machlvollkominenheit ausgerustel, vereinigte er die Provinzen und die
I Gebielhe welche den neuen Staat bilden solUeii, und setzte sich muriter
lans Werk um eioe entsprechende Verwallung einzusetzen, und das
IReich, in dem er souvrane Gewall halle, giil zu regieren. Es fand aber
^Marmont solche Schwierigkeilcn in der Einignng dieses Illyriums, in
|der Zuisanimenfugung der Lander die es bilden solllen, unter sich so
gruudverschìoden nach Sprache» Cullur Gevvohnheiten und Gebrauchen,
so wie in der Aklivierung eines Verwaltungsorganismus der nicht Schiff-
[bruch lille in dem chaoiischcni Durcheinander von Interessen die eut^c-
genge.^etzl varen, von Bestrebungon die sicb nichi verlrugen, von Eifer-
IsQclileleien die Oberali zuni Vorschein kamen, und gegenlheilige An-
I sichten die man zur Gellung bringen wollle, dass, wie auch aus seinen
Me»noiren hindurchscfiinuiterl, die vorgenommenen Sludien, und die
rny.uljìngliclikeit der uusgearbeitclen Projekle (an deren Verfassung
auch ein Bruder jenes Garagnin sich bethciligle, der nach dem Ende
der Republik zum Gouverneur von Ragusa und Clallaro ernannt worden
war), ihm nur die Ùberzeugung beibrachten, die Organtsierung und Ver-
wallung dieser epherneren Scbupfung Napoleone sei cines der scliwierig-
sten Problenie welche man sich aussinnen kònne'^l. Und hiezu isf nnch zìi
1) „Die Stadt Laìbaoh (erziihU B'hrttiont) stelit un Bovolkerung, Reiobthuin und
' Wichtìglceit weìt nnter Tri*^8t; eie wurde jedodi »l8 Hosidenz def Gouvernement wegen
ihrer mihcn b»^e un der Grenzo Ostentìichs, und wegeii dea Vohheils gcwalilt. don
dÌGtit5 Posi ti an iltr ale ObservationspoFten TòHeiht. Ich b<iwolintQ fur mei ne Perso u nur
un WjnJor Triest, deescn Clima sanfìer mid woselbst dir Aufenthalt an^enehmer isL
VViihrend dicger Zoit bpfluhiifrigte icìi mieli vor/.ugsweise mit dea Interessen dieser Stadi**,
^) In den Memoìren MttrmonU ist in dii^ser 0t*/jehun^ Folgeudes zu lesena „Dìd
ijlyriachen JVovinzpn» C'in A^i>;^at von Provinzen, von denen die einenffiuUcr venettiinisoh,
I die anderen òpterreidiiscti waron, «ìnd nnter einandor \m China, in der Sprrtche, in der
Art d«>r Beviilkernnj;, endiìeh in iillen die Manni^T^ltigkeit dor Vòiker aU8maehend«Hi
l'msliKjdf verschieden. Znminengc&ct?t ans den Ik*zìrken_... botragt ihre Buvòlkorong
nahp ^y\ an zwci Milliotien Seeicn. und b«>«telit ans Dentaohen lllyriern, Italmnern, Al-
Kane^son, und onditeli un» Indtviduen ullcr Lìiudcr die iti Tries^t ^uaammeustruman. Es
\ giebt daher hier «itienso vei«cbiiMkne 8(Uen nU Provinzen, cbenso verschiedene [^rod-ikte
I alti Ortliehkeiten uml nuniontlich linben dio verRchtedt-nen LobensweiseQ keìce Àfmiiehkeit
m»t f»inan<l*'r KiieiiHO k^ntjen die Oesetzr und Or!^.inii^ationen nioht gleiohfòrmig sein,
und dtt(*8olbe Regime kann n;nht don Kroaten uelebe die Qrenze bevvacben, den Matroson
von Dalni8ticn. deu Grosahandlorn der Stadt Tne«t, den Grundherren vou Krftln, und
den Berglenten von Idria zu&agea.
192 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
rendendo una la lingua, quantunque ostacolo massimo alla completa
unificazione ed assimiliazione degli Slavi del Sud, sarà sempre il dua-
lismo religioso. La Dalmazia coli' annessione a questo Illirio non poteva
che risentire gravi svantaggi. L' unione della Dalmazia al Regno d* Italia,
non corrispondeva certamente né ai riguardi dovuti alla maggioranza
della sua popolazione di origine slava, né alla posizione geografica
della Provincia, e nemmeno agli interessi speciali del paese. Quest' ap-
partenenza non era però che fittizia, poiché, come fu esposto, Napo
leone trattava la Dalmazia quale un Regno a parte, quale un paese
autonomo, che pella sua importanza strategica e marittima si meritava
riguardi e cure speciali. Annessa all' Illirio la Dalmazia perdeva colla
sua autonomia la sua storia ed in parte la sua importanza, divenendo
una dipendenza dei paesi più grandi ed in parte anche più ricchi che
le erano a tergo. La natura stessa assegnò alla striscia di terra dalmata
che si distende lungo T Adriatico una posizione speciale e distinta, quasi
a facilitarle il compito di esser anello di congiunzione tra V Occidente
e r Oriente, Nessun paese in Europa, fatto calcolo della piccola estesa
della Dalmazia, atlrovasi come ossa in intimo connubio col mare, ed ò
così ricco di canali navigabili, di vaste insenature e di porti sicuri. Fu
per questo possibile e facile ai lidi dalmati di trattenere già nell* anti-
chità e nel medio evo, ogni alito di coltura, ogni soffio di civiltà che
si dipartiva dall' Occidente, ripercosso il più delle volte dalle alte catene
di monti che dividono la Dalmazia dagli altri paeài dei Balcani. Essa
lieta accolse in ogni epoca i germi della coltura latina così pervenuteli,
e con affetto li educò, ponendoli nel medio evo al sicuro tra i baluardi
delle sue cita, affinchè irradiassero di *;iviltà il paese, ed acclimatizzati
si espandessero sulla penisola balcanica, avvantaggiando specialmente i
paesi al di là del Velebit, del Dinara, dell' Ivan e dell' Orien. E qui ci
cade in acconcio di ricordare le leggi quasi draconiche e gli altri sa vii
provvedimenti (vegg. pag. 105 Nota •!.) presi dal Senato di Ragusa,
affinché le lingue latina ed italiana non venissero sofi'ocate dall' irruenza
della biava. Se Ragusa si meritò il nome di Atene slava, questo si fu
soltanto perchè i molti Ragusei che scrissero e poetarono in questa
lingua con Ivan Gundulic alla testa, furono al caso di attingere a larghe
mani estro, concetto, idee ed in certo riguardo anche stile e forma dal
Classicismo latino e dal Rinascimento italiano, di cui erano profondi
conoscitori, e questo non sarebbe stato possibile se i vecchi Ragusei,
uomini molto pratici e di grande accortezza non avessero preso a tempo
i provvedimenti suddetti.
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 193
beinerken, dass dazumal das Nalionalitatsprincip nicht init jenor Schàrfe
zur Geltung gebracht wurde, wie es heulzutage der Fall ist, ein Princip an
sich solbst vernùnftig und billig, das aber die Venvallung von Gebiothea
mil gemischten Nationaliliìten ungemein erschweii, und unter desson
Devise nicht sellen vici Uiirecht geschieht, mit Henimung des intelek-
luellen und ókonomischen Fortschrittes der betreffenden Lander, insbc-
sondere wenn in der Gultur nicht weit fortgeschrittene MajoriUìten
gegen Minderheiten in's Treflfen gefùhrt wcrden, in deren Mitte sich
zumeisl die Faktoren der Bildung und der gesellschaftlichen Ordnung
befìnden. Auch die grosse Familie der Jugoslaven war nicht so entzweit
wie es heutzutage der Fall ist, da sich Serben und Kroaten wegen
Abslammung und Sprache, wenn auch nur mit Worten, fort und fort
bekriegen. Vielljicht wird mit der Zcit auch aus der Mitte der Sud-
slaven ein grosscs Genie anfleuchten, welches wie Dante in Italien,
mit der Macht seines Wortes die Riìnke unter den Brùdern verdani-
niend, die Einheit der Sprache herslellen wird, wiewohl auch in diesem
Falle noch das grósste llinderniss zur Unifìcierung und Assimilierung
der Sudslaven zu beheben verbliebe, namlich der religióse Dualismus.
Mil der Annexion an diesen neuen Staatskórper konnte Dalmatien nur
za Schaden konnnen. Die von Napuleon dekrelierte Vereinigung Dal-
maliens mit dem Kònigreiche Italien entsprach gewiss nicht weder den
Rùcksichten auf die in Majoritàt sich befindliche slavische Bevòlkerung
der Provinz, noch def geographischen Lage des Landes und den spe-
cicllen Interessen desselben. Diese Vereinigung war aber blos eine
formelle, denn Napoleon hat Dalmatien ganz fùr sich behandelt, als ein
autonomes Land, welches wegen seiner slrategischen und marilimen
Wichtigkeit specielle Rùcksichten und eine besondere Obsorge verdienle.
Mit der Annexion an das Illyrium verlor Dalmatien mit seiner Autonomie
scine selbslandige Gcschichle, und zum Theil auch scine Wichtigkeit,
denn es wurde ein Anhangsel der gròsseren und in productiver liezie-
liung reicheren Provinzen des Binnenlandes. Die Natur selbst hat diesem
làngs der Adria siluiertem Landstriche eine eigenthumliche Lage und
ein specielles Gepnìge gegebcn, damit es ein wichtiges Verbindungsglied
zwischen dem Occident und dem Orlerit werde. Wenn man das relativ
kleine Areal der Provinz in Belracht zieht, so befìndet sich kein Land
in Europa in so langge.lehnter inniger Verbindung mit der See, keine
Kùste ist so reich an schiffbaren Ganalen, sicheren Buchten und llrUen.
Desshalb war diese Kiìste noch im grauem Alterthume so wie ini
Mittelalter von den Gulturstrónmngen des Occidentes bespult, und
jeder Flauch der Gesittung jeder Windstoss des Fortschrittes den die
hohen Berge welche Dalmatien von dem llinlerlanle trennen r.lck-
prallten, legte sich auf die Provinz stili darnieder. Und Dalmatien hat
13
194 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
Questo Illirio, al quale, come già fu dello, venne annesso anche il
terrilorio della preesistila Repubblica di Ragusa, durò sino alla line
dell'anno 1813. In Agosto di quell'anno, l'Austria, rotte a Praga le
trattative con Napoleone, perchè non volle accettare le favorevoli pro-
poste di accordo fatlegU da Melternich, si unì alla grande coalizione
di Prussia, Russia, Inghilterra e Svezia contro la Francia, ed un' e-
sercito austriaco comandato dal generale Tominasié occupò in quel
mese stesso la Croazia, dalla quale Provincia esso generale pella via
di Gospié, e di accordo colla flotta inglese che si attrovava nell' Adria-
tico, nel mese di Ottobre entrò in Dalmazia. I Dalmati, appena arrivale
le truppe auslriache, si sollevarono ovunque ciò era possibile contro
il Governo francese, sicché in seguito alla capitolazione di Zara (5 De-
cembre 1813) nonché a quelle di Ragusa e Glissa (18 e 28 Genmiio
1814) l'Austria in meno di tre mesi potè occupare tutta la Dalmazia,
ad eccezione delle Bocche di Cattaro. Mentre nell* Ottobre le truppe
austriache entravano in Dalmazia, il capitano inglese Loweti^ coman-
dante di una divisione navale inglese, Axceva pervenire un proclama
agli abitanti del territorio di Ragusa in cui loro comunicava che le
forze riunite austriache ed inglesi li aiuterebbero a riacquistare la libertà
e l'indipendenza ed aggiungeva: „ Ricordatavi che portate un nome
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLrK 195
dio ihm so zugekoiiìmenen Keime der Cultur des lateinischos Occidentes
zwìschen den Klippen seiner See und den Felscn sciner Borge mit Liebe
gepflegt, sic von jedem feindlichein Anfall schùtzend, daniit sie Wurzel
fassend, nicht blos im Lande intelektuoll befruchtend cinwirken, sondern
auch nach ihrer AcclimaUsierung an der Sehwellc des Orients, sicli
daselbst welter verbreiten, und zunaclist den Landern jenseits dos
Velebit, des Dinara, des Ivan und des Orien zum Vortheil gereichen.
Wir kómen nicht umhin an dieser Stelle der fast drakonischen Gesetzc
und der anderen klugen Massregeln zu gedenken (S. Seite 105 Note 1.)
zu welche der ragusàlsche Senat griff, uni zu verhindern dass im
Mitteltatcr die lateinische und italianisehe Sprache durch das Umsich-
greifen des slavischen Idioms gànzlieh verdrangt werde. Wenn der Sladt
Ragusa das Epitethon „Slavisches Alhen" niit Recht beigelegt wird,
so ist dies zunaclist dem Umstande zu verdanken, dass die vieleii
Ragusàer welche auch in slavischer Sprache schrieben uud dichteten,
mit Ivan Gundulié an der Spitze, aus dem lateinischen Classicismus und
dem italianischen Rinascimento, in welchen sie als Sprachkemer voil-
kommen bewandert waren, dichterische Begeislerung, Ideengang und in
niancher Beziehung Slil und Form sich hohlen konnten, was nichl der
Fall gewesen ware, wenn die alien Ragustìer rechtzeitig die oben er-
wàhnten Massregeln nicht ergriffen hatten, die sie in ihrem praktisclu^n
Sinne, und klugen Berechnung fur nólhig hiellen.
Diescs lUiriuni velchem auch das Gebieth der vorbestandenen Re-
publik Ragusa, wie schon gesagt, annectiert wurde, bestand bis zu
Ende 1813. Im Monate August jenes Jahres, hat namlich Osterreich, da
Napoleon auf die ihm von Meltcrnich gemachlen Vorschlàge wogen
eines Einvcrstfmdnisses niclit cingehen wollle, der grossen Coalition
Preussens, Russlands, Englands und Sehwedens gegen Frankreich sich
angeschlossen, und ein òsterreichischcs Kriegsheer unter dem Cum-
mando des Generals Tummasic hat in demselbcn Monate Croatien
besetzt, von wo dasselbe im Oktober, in Fuhlung mit der englisehen
Eskadre die sich aul dem adriatischem Meere bofand, in Dalmatien
eindrang. Kaum halten die ósterreichischen Truppeh in dieser Provinz
sich sehen lassen, als sich die Bevòlkerung fast uberai! wo dies gesche-
hen konnte, gegen das franzòsisehe Regime erhob, so zwar dass zufolge
der Kapitulation von Zara (5 Decuunber 1813) so wie jener von Glissa
und Ragusa, Osterreich in drei Monate, ganz Dalmatien mit Ausnahme
der Bocche di Cattaro besetzen konnte. Wiìhrend die ósterreichischen
Truppen im Oktober in Dalmatien einmarschierten Hess Commodore
Lotvcn, welcher die englische Eskadre bjfehligte, den Bewohnern des
Gebietes von Ragusa cine Proclamation zukommen, in welcher er
ihnen mittheilte, dass die verbundeten Streitkrafle Englands und Oster-
196 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
^glorioso, e eoiiihatlete come hanno fatto Spagiiuoli e Russi, per ri-
bavere la vostra indipendenza." Facile ad immaginarsi quanto questo
proclama potesse sull' animo dei Patrizii ragusei. Il momento tanto
sospirato di liberarsi dai Francesi e di ristabilire il Governo repubbli-
cano era venuto. Si posero tosto air opera con a capo il conte Biagio-
Bernardo Caboga, ed il Marchese Francesco Bona. Sollevata ed armala
una parte della popolazione del territorio, marciarono contro la città
occupata dai Francesi. Non potendola prendere a viva forza ad onta
deir ajuto prestato dalla flottiglia inglese, la bloccarono. Mentre questo
curioso esercito, di cui contadini erano 1 gregarii e Patrizii i capitani,
già da mesi attorniava la città arrivò addì 3 Gennaio 1814 dinanzi a
Ragusa il generale austriaco Milutinovic, con una divisione di truppe
e con lettere del generale Tommassic, nelle quali esso invitava i C^api
delle forze nazionali che bloccavano Ragusa, di porsi agli ordini di
esso Milutinovié. Il conte Caboga rispose a questi, che la sua venuta
non cangiava per nulla la situazione, che se i Ragusei da tre mesi
bloccavano Ragusa, potevano continuare a bloccarla anche senza il
suo ajuto, e che se un ajuto voleva prestarlo, doveva riconoscere gli
insorgenti quali belligeranti indipendenti. Più tardi però il conte Caboga
cominciò a trattare ed a porsi d* accordo col Milutinovic, locchè fece
insospettire gli altri nobili, i quali nella notte dal 17 al 18 Gennaio si
radunarono a Ombla nella villa del conte Giorgi, ed ivi decisero che
il Governo della Repubblica doveva ritenersi ristabilito nelle sue forme
antiche, e di notificare questo pronunziamento alla Turchia ed all'Au-
stria. Finalmente li 28 Gennaio Ragusa capitolò e la guarnigione
fu imbarcala alla volta di Ancona. Il piccolo esercito i:azionale che
aveva bloccato la città poco per i)oco si disfece, poiché i villici pen-
sarono che il meglio si era di ritornare alle proprie case, tanto più
che i soldati austriaci loro non permettevano di entrare nella citlà che
per tanto tempo avevano assediato. 1 nobili soltanto rimasero compatti,
sostenendo a parole non potendo colle armi rimpetto al generale
austriaco, che la Repubblica era in vita e doveva ripristinarsi il suo
funzionamento. Ma ormai gli Austriaci avevano da parte loro il clero,
la borghesia, ed anche gran parte dei paesani. In patria adunque i
Patrizii quasi nulla ormai potevano imprendere, e d'altra parte pel
modo in cui furono ricevuti a Vienna e Costantinopoli i loro inviati,
incaricati di partecipare all' Imperatore ed al Sultano il ristabilimento
della Repubblica, essi dovettero comprendere che dall' Austria e dalla
Turchia non potevano attendere alcun appoggio. Ma il Patriziato raguseo
per questo non si sgomenta nò si arrende, ma strepita più che mai e
grida: 1 soldati francesi sono partiti, la stella di Napoleone è tramontala
nessuna Potenza si è annessa, ne può annettersi uno Stato che prima
t)AS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN liEPUBLTK lO*^
reichs sich anschicklon ihncn Hulfc zu leislen und lrinziifi^p,'lo. „Erinnerl
ouch curos glorreichon Naincns, und ktìmpfcl wio os die Russen und
Spanier thaton, uni cuore Unablulnhigkeit wieder zu erlangon." Diose
Proclamalion konnte nalùrlich bei den ragusaischen Patricicrn nicht
oline Wirkmig verbleiben. Sie kùndigte donsolben an, dass ihnen G(j1o-
genlieit gebothon war, den so lang und tiof gefiìlilten Wunsch verwirkli-
chcn zu kònnen, sich von den Franzosen zu befreien, und den Freistaat
wieder aufzurichten. Der ^'^anze Adelstand selzte sich denn auch sogleich
an's Werk, mit an der Spitze einen C4onte Biagio-Bernardo Gaboga und
einen Marquis Francesco Bona. Sie erhoben und bewaflfneten einen
Theil der LandbevOlkerung, mil welcher sie gegen die von den Fran-
zosen besetzten Stadt zogen. Da, trozt der Mitwirkung einer englischen
Flotille ihre Einnahme nicht erfolgen konnte, blokierten sie Ragusa.
Wiìhrend dieses sonderbare Belagerungshoer, in dem zumeisl Bauern
die Soldaten, und Aristokraten die Anfiìhrer waren schon seit Monale
die Stadt umschloss, ist am 3 Janner 1813 der osteireichische General
Mìlutinovic mit einer Truppendivision und mit Briefen des Generals Tom-
masfic vor Ragusa angekommen, in welchen dieser die Commandanten
der nationalen Streilkialte welclie die Stadt bìokierten ersuchte, sich den
Befehlen des Milutinovic unterstellen zu woUen. Diesem General wurde
hierauf durch Gonte Gaboga geantwortet, dass scine Ankuft die Situation
nicht ini geringslen iindere, da?s die Ragusfier, welche die Stadt seit
drei Monate blokierten, die Belagerung auch ohne seiner Mitwirkung
Fortsetzen konnlen, und dass wenn er ubrigens wunschen solite* den
Belagerern sich anzuschliessen, er die Aufstandischen als unabhfmhige
Kriegfuhrer anerkcmnen musste. Sptìterhin hat jedoch Gonte Gaboga
mit Milutinovic zu verhandeln begonnen, und pllog mit ihm ein gewisses
Einvernehmen, was bei den anderen Adeligen Verdacht erregte; diese
versammelten sich denn auch in der Nacht vom 17 auf den 18 Janner in
Ombla in der Villa des Gonte Giorgi, woseibst sie lìbereinkamen, ihrer-
scits die Republik in ihrer alten Verfassung als wiederhergestellt zu
betrachten, und hievon die Turkei und Ósterreich zu verstandigen. An\
:28 Janner capitulierte endlich Ragusa, und die franzosiche Garnison
wurde nach Ancona verschifft. Das kleine nationale Ileer, welches die
Stadt belagerte hat sich nach und nach aufgelòst, da die Bauern bald
einsahen, das beste sei zu ihren Gehòften rùckzukehren, umsomehr
als die osterreichischen Soldaten ihnen nicht gestatteten in die Stadt,
welche sie so lang belagert hatlen, einzuzielien. Nur die Aristokraten
blieben compact beisanmien, und da sie mit den Watìen nichls mehr
zu unternehmen vermochten, Hessen sie sich in einem Wortkample mit
General Mihitinovic ein, behauptend die Republik sei am Leben, und
ihre Funktionirung miìsse hergestellt w^erden. Es batte jedoch schon der
198 LA CADUTA D ELLA REPUBBLICA RAGUStlA
della invasione del Corso in Europa era indipendente e quindi la
Repubblica di Ragusa, da sola in forza agli avvenimenti è risorta,
(loininciaroiio cpiindi i Palrizii anche una crociata contro i mngisti-ati
di Ragusa che non appartenevano alla nobiltà, ed ottennero in questo
riguardo presso gli Austriaci qualche successo. Però questo non erano
ch(» piccole scaranniccie in casa.
Nell'anno 1814, Napoleone in seguito a ripetute disfatte rinunziò al
trono, come consta, e dovette ritirarsi sull'isola di Elba. L'anno 1815
fu (|uello del Congn^sso dì Vienna, nel quale i rappresentanti di tutti
gli Stati che avevano i)reso parto alla lotta contro Napoleone, dovevano
regolare le cose d' Europa. Il Patriziato raguseo molto sperava da
questo Congn^sso, specialmente quando intese che da esso Cracovia
era stala dichiarata Repubblica indipendente sotto il protettorato
d' Austria, Russia e Prussia. Se il Congresso aveva creato una nuova
Repubblica, e con essa un nido all' indipendenza polacca, tanto più
avrebbe fatto rivivere un* antichissima Repubblica, che Napoleone
intendeva di far sparire. Così ragionavano i nobili a Ragusa, curando
una vivissima corrispondenza coli' Estero, specialmente colla Turchia, che
scongiuravano patrocinasse al Congresso la causa della loro indipen-
denza. Stando in questi termini le cose, si può ben immaginare quanta
po(!a simpatia il Patriziato dovesse avere pel generale Milutinovic, il
quahi ad una deputazione di nobili che in un giorno dell'anno 1815
gli si era presentata affinchè attivasse a Ragusa certe riforme ammi-
nistrative più consenlanee al Govctuo repubblicano, con ruvidezza
soldatesca rispose, che era ormai stanco di tanti intrighi, e che farebbe
imprigionare tutte lo j)ersone appartenenti all' aristocrazia, che pren-
dessero in seguito parte a conciliabili segreti. Furono zitti e quieti
i Patrizii per qualche giorno, ma essendo partito Milutinovic per
Cattaro, ricominciarono nuovamente a brigare a tutta possa, mentre
le loro corrispondenze erano dirette questa volta specialmente ali* In-
DAS ENDE DER RAGUSÀTSCIIEN REPUBLfK 190
Clorus, die Bùrgorschaft und cin gro?ser Theil der Landbevólkerung
sich zur Scile der Òsterreicher gestclll, wesshalb die Patricicr hiedurch
in ihrem Vaterlande lahm gelegt waren. Ùbordiessr wurden ihre Gesand-
len, welrhe dem Sultan und dem Kaiser von Òsterreich die Botschafl
der Wiederherstellung der Republik zu ùbcrbringen hatten, in einer Weise
empfangen, die ihnen keincn Zweifel darùber lies^, dass sie von der
Tiìrkei und Òsterreich keine Hùlfe erhoffen konnten. Die ragusaisclicn
Patricier lassen aber desshalb weder den Muth sinken, noch sind sie
gewillt den Verhtìltnissen Rechnung zu tragen, sondern larmen wie nie
zuvor und schreiben sich wund an der These : Die Soldaten Napoleons
slnd fortgezogen, sein Stern ist untergegangen, keine Macht hat sich
Ragusa annektiert, ein Staat der vor der franzósischen Invasion un-
abhDnhig war, und ist demzufolge die ragusàischc Republik nur zufolge
der Ereignisse von selbst wieder aufgelebt. Gleichzeitig begannen sie
daheim einen Kreuzzug gegen die nicht dem Adelstandc angehórige Per-
sonen welche óflfentliche Àniter bekleideten, und es gelang ihnen auch
bei Milutinovic durchzusetzen, dass manche Stelle durch Patricier wieder
besetzt werde.
Im Jahre 1814 hat Napoleon zufolge der erlittenen Niederlagen, wie
bekannt, auf den Thron verzichtet und musste sich auf Elba zuruck-
ziehen. Das Jahr 1815 war dem Wiener Congresse gewidmet, in wel-
chem die Veilreter sammllicher Machte die an dem Kampfe gegen
Napoleon Theil genonmien hatten, die Dinge in Europa zu regeln
liattcn. Der Adelstand in Ragusa setzte nun scine gróssten Hoffnungen
auf den Congress, insbesondere nachdem es ihm bekannt wurde dass
derselbe cine ganz neue unabhànhige Republik, unter dem Protectorate
Frankreichs, Russlands und Preussens gebildet batte, namlich jenc von
Krakau. Wenn der C4ongress, dachten sich die Patricier, einer ganz
neuen Republik das Leben gab, und mit ihr der polnischen Unabhàn-
higkeit cine Zufluchlstàtte sicherte, umsomehr wird er einen altehrwùr-
digen Freistaat wieder aufleben hissen, dem Napoleon den Untergang
bereìten wollte. Ihre C4orrespondenz mit dem Auslande wurde dabei cine
aùsserst lebhafte, insbesondere mit der Tùrkei, damit ihre Vertreter die
Anwaltschaft der ragusaischen Republik im Congresse ùbernehmen. Mann
kann sich leicht denken wie wenig Sympathien die Aristokraten Ragusas,
bei dieser Lage der Dinge, dem General Milutinovic entgegen brachten,
der unter anderem einer Deputation aus der Adelsklasse die sich ihm
vorstellte, damit er einige Anderungen in der Verwallung, welche durch
Rùcksichten auf die bestehende RepubHk gebothen waren, durchfiìhre,
mit soldatischer Hfirte antwortete, er sei ùberdriìssig ihrer Iiitriguen
die kein Ende nchmen woUten, und er werde kunRighin alle Aristo-
kraten einsperren lassen, die an geheimen Conventikeln Theil nehmen
àOO LA CADUTA DELLA RKPUBBLTCA RAGUSEA
ghiltorra, siccome quello Slato del quale più die dagli altri, speravano
appoggio a Vienna.
Le cose al Congresso presero però un altra piega, e Milutinovic
ritornato nel giorno l:] Luglio da Catlaro, pubblicava un proclama col
quale rendeva noto, che i paesi i quali durante la dominazione di
Napoleone formavano V Illirio (quindi anche il territorio di Ragusa
nonché le Bocche di Cattaro) erano stati definitivamente aggiudicati
air Austria. Il contenuto di questo proclama diede il colpo di grazia
alle speranze della nobiltà ragusea, però nessuno fiatò ad eccezione
del nobile Francesco Bona, che tentò di sollevare la popolazione, ma
che fu tosto incarcerato. L' ultimo Patrizio che apertamente ed in pieno
consesso osò parlare come se la Repubblica ancora esistesse, si fu il
conte Pozza-Sorgo. Nel giorno 29 Agosto 18 IG si era fatto radunare
il Consiglio comunale affinchè nominasse una deputazione che recasse
gli omaggi dei nuovi suoi sudditi all' Imperatore Francesco d' Austria.
Il suddelto Conte disse non sembrargli questo necessario, dovendosi
altrimenti inviare una deputazione anche alla Corte d' Inghilterra, la
quale aveva contribuito colla sua fiotta, pello meno quanto l'Austria,
alla liberazione di Ragusa dalle armi francesi. La proposta di inviare
la deputazione a Vienna fu accolta da dieci contro otto voti. Cionul-
lameno fu convocata un' altra seduta pel 1. Settembre. Si trattava
appunto di scegliere le persone che dovevano formare la deputazione,
quando pervenne al Podestà che presiedeva un piego suggellato. Con-
teneva esso piego una solenne protesta di quaranta nobili (quelli stessi
che nella notte dal 17 al 18 Gennaio si erano radunati nella villa del
conte Giorgi a Ombla) in cui dicevano, che essi erano quelli che
costituivano il Consiglio sovrano, che quindi essi soli potevano parlare
a nome del paese. II giorno dopo furono prese serie misure contro i
nobili suddetti, di cui una buona parte si rifugiò sull' isola di Mezzo,
ove ancora si attrovavano gli Inglesi, mentre Milutinovic fece affiggere
un proclama, in cui parlando della protesta dei nobili, diceva esser stata
fatta „in un'accesso di frenesia." Fu invitala in pari tempo la popola-
zione intera, siccome quella che intendevano di rappresentare i Patrizii,
a firmare una controprotesta. Interessatosi il Podestà Bosdari presso
Milutinovic affinchè perdonasse ai nobili fuggiti, accondiscese a questo
il generale a patto che ritornassero entro otto giorni, e che firmassero
un' atto di fedeltà all' Imperatore, mentre in caso diverso verrebbero
posti al bando, ed i loro beni confiscati. Nel giorno 15 Settembre tutti
i nobili firmarono l' atto da loro richiesto, e l' intiera popolazione
DAS ende cer ragusàtschen republìk
wiìrdiyi. Einige Tagc hindureh warcn dio Palricier ruliig und siili,
. alleili da Milutinovic nach (lattare abreisto, fìngen sic nouerdings an,
init aller Hast zu arbeiten, und ihrc Correspondenzen waren diesnial
vornehmiich nach England gorichtel, weil sie nunmchr von diosem Staato
melir als vom jodom anderom, cine Stùtzo ini Congresso orwartoton.
Die Dingo daselbst nalinien jedoch oinen ganz anderon Vcrlauf, iind
als Milutinovic ani 13 Juli von Catlaro zuriickkehrte, publicierlo or oino
Proda niation, in welchor or bokannt rnachto dass die Liìndor wolclio
wahrcnd dor Horrscliaft Napoleons das Illyriuni bildoten (und iblglicli
auch das Gobiet von [Ragusa und die Bocche von Cattaro), Òsterreich
dofinitiv zuerkannt wordon waron. Dor Inhalt diosor Proclanialion vor-
nichtoto jodo lloffnung dor ragusaischon Patricier, alloin nieniand wagto
eino Einsprache zu orheben, niit Ausnahnie dos Senators Francesco
Hona, wclcher oinen Volksaufstand zu insconiron versuchlc, aber ver-
haflct wurde. Dor letzle Patricier, welcher in einer offentlichen Sitzung
in einer Weise zu sprcchen wagto, als ob die Republik noch ani Lcbon
gewesen wàre, war dor Conte Pozza-Sorgo. Am 20 August 1810 halle
man nànilich den Gerneinderath zu doni Zwecke einberufen, dass or
eine Doputalion wfdilo, welche doni Kaiser von Òsterreich die Iluldigung
seincr nouon Unterthaneu uberbringo. Conte Pozza-Sorgo boinerkle
dass ihni dies nichl nothwondig dùnke, da man ja sonsl oino Gesandt-
schait auch nach London senden nu'isste, nachdom England mit seiner
Escadre wcnigstens in domsolben Masse wie Òsterreich zur Befreiung
Ragusas von den franzOsischon Waffen beitrug. Der Antrag eine Depu-
tation nach Wien zu senden, wurde mit zehn gogen acht Stimmen
angonommon. Deniungeachti^t wiu'de eino andere Sitzung fur den 1.
Sept(.»niber einberufen. In derselbon war man ebon daran die Personen
zu wfdilen welche die Doputalion zu bilden hatten, als dem l^firger-
meisler welcher den Vorsitz lùhrle eìn versiegeltes Couvert ùbergeben
wurde. Dasselbe enthielt oinen t'ormlichen Protost von vierzig Aristo-
kraton (dieselbon welche in der Nacht vom 17 zum 18 Janner 1814 in der
Villa dos Conte Giorgi in Ombla sich versammelt hatten) in welch(Mn
sie ausffdirlon, dass sie alloin namons des Landes zu spn'chon berechtiget
waroii. Am darauffolgenden Tag wurdon gogen die erwjìhnten Arislo-
kraten ernsto Massrogoln getrotìen, und die meislen lliìchtoten sich
nach dor Insel Mcv.zo, wo englische KriegsschitTe sich noch immor
bofanden, wahrend Milutinovic eine Proclamation anichieren lioss, in
welchor von doni Protest der Aristokraton gesagt wurde, or sei ,in
oineni Anfall von Tobsucht verfassl wordcn," und gleichzeitig die ganze»
Bevòlkorung, down Heprast^nUuiz die Patricier iuv sich vindicieren
wollton, oingeladen wurde oinen Gegen])r()test zu imterschreiben. Der
Biìrgormoisler Bosdari vorwi^idole sich sohin bei Milutinovic daniit or
202 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSÉA
radunata nella chiosa di S. Biagio, elesse una deputazione composta
da sei membri, aflìnchè si recasse a Vienna a rendere omaggio a nome
di Ragusa all' Imperatore. Dopo la riunione Milutinovic radunò in
disparte i nobili e loro fece una severa ammonizione. Colla slessa dopo
lunga serie di secoli, termina la cronaca storica del Patriziato raguseo.
t)AS ENDE DER RAGUSATSCHEN REPÙBLIK 203
den geflùchleten Aristokraten verzcihe, und der General erklàrte sich
liiezu bereit, unter der Bedingung dass sie innerhalb aclit Tage rùck-
kehrcn, so wie eine Ergebenheitsadrcsse Seiner Majeslàt unlerbreiten,
im gegcntheiligcm Falle wùrden sic verbannt und ilire Giìter confiscierl
wcrden. Am 15 September haben sànimtliche Aristokraten die Adrosse
unterschrieben, wie man von ihnen verlangle, und die ganze Bevól-
kerung, wilhlte in einer in der Kirche des Heil. Blasius abgehaltenen
Versamnilung sechs Abgeordnete, damit dieselben als Deputation nach
Wien sich begeben, und dem Kaiser die Huldigung der Ragusaer
ùberbringen. Nachdem die Volksversanimlung zu Ende war, berief
Milutinovic apart die Aristokraten und ertheilte dcnselben eine strenge
Ver^varnung. Mit derselben, hat die ragusàische Aristokratie ihre histo-
rische Bolle, nach einer langen Reihe von Jahrhunderte, beendet.
xir.
Confronto tra la caduta della Repubblica di Venezia, e di quella di Rji^usa. —
Patriziato e democrazia a Venezia. — Rigidezza dei costumi e coltura della nobiltà
ragusea. — Ragioni pelle quali a Ragusa il Governo arislocratieo non degenerò in Oli-
garchia. — Confronto tra 1 tribunali di Venezia e quelli di Ragusa. — Jl Cattolìcismo
del Governo repubblicano a Ragusa. — J^a città di Ragusa al presente. — La naviga-
zione ed i forestieri. — La futura Nizza dell' Auslro-lJngheria. — La ferrata pella
Bosnia. — Ricordi storici. — La Repubblica di Platone. — L' Austria e la Dalmazia —
Il Vladika e le Bocche
Venezia e Ragusa, lo due longevi Repubbliche deirAdriatico, tutte
due arisi ocraticlie, tutte due col maro quale gran campo della loro
attività, e massima fonte delle loro risorse, cessarono di esistere a
poco tempo di distanza, cioè Venezia polla pace di Campo-Formio
che fu firmata nella notte dal 17 al 18 Ottobre 1797 e Ragusa addì
30 Gennaio 1808. La fine di Venezia è però molto dissimile da quella
di Ragusa. Il decadimento morale ed intelettuale -del Patriziato di-
struggeva nella città della laguna già alla fino del secolo decimo ottavo
(juunto di sano vi ora ancora nelle istituzioni repubblicane. L'aristo-
crazia veneta dimostrava a quel tempo massima indifferenza pegli
affari di Slato, le cariche le erano di peso, l'intervento ai Consigli di
fastidio, sicché riusciva difficile di coprire le prime, mentre i secondi
oran poco frequentati, e conveniva talvolta dilazionare le più importanti
ed urg(Miti deliberazioni per difetto di votanti. La nobiltà ancor
sempre, almeno in parto, ricca e potente, conservava il fasto e la
magnificenza di una volta, anzi le sue feste (u-ano più che mai splendido,
i convegni di piacere frequenti, raffinati e lubrici, ma il tarlo della
spensieratezza, apatia e dissolutezza, aveva già talmente corroso la
XII.
Vergloich zwìschou dem Elide der Freistaatcu Veuedig nud Ragusa. — Patricier
niid Deniokrateii in Venedig. — Strenge Sitten iind Bildung des ragusiiisclieu Adels. —
VVarum die aristokratìselie Kegierung in Kagusa in Oligiischic niciit ausartctc. — Vergloich
zwisohcn der Justizpfflege in Ragusa \uu\ V^enedig. — Stronges Festlialten an dem Ka-
tholiciamus der rcpuMikanischcu Regierung in Ragusa. — Das moderne Ragusa. — Sec-
falirk nnd Frendenzufluss. — Das zukiinftige Nizze (isterreicIi-Ungarns. — Die Bahn
naeli Rosnien. — Gescliichtliche Krinnerung. — Die Republik des Plato. — Osterreich
uiid Dalmatien. — Der Vladika und die Bocche.
Venedig und Ragusa, die zwei Freislaaten an der Adria, beide seit
cincr langcn Reihe von Jalirhunderte besteliend, beide von Adelsge-
schlechtern regiert, wahrend fùr beide die See das grosse Feld der
Thaligkeit, und den wichligslen Okonomischen Faktor abgab, haben in
geringem ZiMtabslande von einander geendet, nàlimlicli Venedig zufolge
des Friedens von Canipoibrniio, der in der Nacht vom 17 zuni 18
OkLober 17U7 unterschrieben wurde, und Ragusa ani 30 Janner 1808.
Das Ende Venedigs war jedoch vom jenem Ragusas sehr verschieden.
Der moralische und intelectuelle Verfall der adeligen Geschleehler in
Venedig, war schon in don letzten Decennien des achtzehnlen Jalir-
hundertes so vorgescluUten, dass er zu Grunde richtete was noeh
Gesundes an den republikanischen Einrichtungen bestand. Die Aristo-
kratie in der Lagunenstadl l)ezeugle schon daniais die grosste Gleicli-
gùltigkeit fùr die Staatsgeschafte, das Bekleiden offentlicher Aniter war
ihre eine Last die sie von sich abzuwalzen Irachtete un i die Neuwahlen
schwierig machie, wahrend die Theihiahme an den Sitzungen eine so
geringe war, dass man zuweilen die wicliligslen und dringendsten
Entscheidungen verschieben niusste, weil die Versanunlungen nicht be-
206 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
gran colonna oligarchica su cui poggiava da secoli tranquillo e sicuro
il tanto ammirato e temuto leone di S. Marco, che alla prima buflera
politica, essa doveva spezzarsi. E così fu diffatti, anzi fu più di questo,
dappoiché non già che al Governo aristocratico di Venezia sieno state
strappate dalla Francijji o da altra Potenza europea le redini dalle
mani, ma esso stesso con atto pubblico le gettò da se, lasciando con
cuor leggiero, senza dolore e rimorso, che fossero raccolte da una
democrazia, che dopo secoli di oppressione, divenuta ad un tratto
libera e padrona, doveva agire in quelle critiche congiunture più per
ispirito di vendetta, che per tatto ed avvedutezza politica. Fatto ra-
dunare addì li2 Maggio 1797 il Gran Consiglio di Venezia dal generale
francese Baraguay d'Hilliers, i Patrizi veneti votarono essi stessi in
quel giorno pella cessazione dei loro poteri, che passarono in mano
di una Municipalità di GO persone, conche la Repubblica venne demo-
cratizzata. Per cinque mesi ed alcuni giorni, cioè dall'abdicazione dei
Patrizii alla pace di Campo-Formio la Repubblica veneta sussistette
quale Governo democratico, e poiché a quel tempo ci erano a Venezia
le bajonette francesi, il popolo nel dar sfogo all'astio represso che da
secoli nutriva contro la Signoria, si limitò a distruggere il Bucintoro,
il famoso e splendido naviglio su cui il Doge nel giorno dell'Ascen-
sione solennizzava la cerimonia delle nozze coli* Adriatico, ad abbruciare
sotto allo stendardo della libertà il libro d'oro della nobiltà veneta,
e ad acclamazioni entusiastiche pel nuovo ordine di core. L* aristocrazia
ragusea all'incontro si mantenne al potere sino all'ultima ora della
Repubblica non solo, ma caduta la stessa, arrabbattossi in ogni modo
ed imprese quanto umanamente era possibile per farla rivivere, come
si vidtle. L'attività ed energia che dimostrò il Patriziato raguseo sino
alla line del suo regime, ed il desiderio intenso di mantenersi al potere,
l)rocurando di sorreggere la Repubblica quando era vacillante, e di
ripristinarla quando era caduta, dipendeva in gran parte della circo-
stanza che l'aristocrazia ragusea, la quale contava stirpi non meno
antiche di quelle di Waiezia, alla caduta della Repubblica era intelet-
tualinente così vegeta, e di una moralità cosi severa, come nei primordii
del suo governo. A questa castigatezza di costumi per cui la popo-
lazione ragusea in genere, e s])ecialmente il Patriziato ebbe a distinguj^rsi
in ogni epoca, ') andava congiunta una sentita religiosità, ed un sincero
M Attcstano questo i più reputati scrittori che parlino di Ragusa.
L' educazione per tutte le classi sociali a Kagusa in molti riguardi sembrava model-
lata sui principi che regnavano a Spart». L' uomo avanzato in etii godeva di un* autorità
che nessuno avrebbe osato ignorare, ed il rispetto dei tigli vei-so i genitori ora la baso
della patria podestà. La costante iuquietitudiue polla conservazione della propria libertà,
DAS ENDE DER KAGUSÀlSCnEN REPQBLIK 207
schlusslTihig warcn. Dio Adelsgeschlcchler noch immcr, wenigstens zuni
Tlieil, reich iind iiiachtig, waren prunksiìehlig wio ehedein, und ihre Feste
niehr demi jo praclilvoll, ihre Vergnugungen zahlreich verfeinerl und
schlùplrig, allein die herrlielie oligarchisclie Saule auf welcher seit
Jahrhundeiie ruhig und sicher der so sehr bewundeile und gefùrchtete
Mareuslòwe sieh streckte, war durch Apathie und ZQgellosigkeit derart
schadliall geworden, dass sie einem polilisehem Sturine niclit niehr
Wiederstand leisten, und entzwei breclien niusste. Und so ereigncte es
sieh aucli, ja es geschah noch niehr, denn es wurde den Palriciern
Venedigs nicht elwa von Frankrcich oder einer anderen europàischcn
Macht die Ziigel aus den lianden gerissen, aber sie selbst warfen
dicseibcn mit leichteni Herzen, ohne Gram und Reue von sieh, zulassend
dass sie von einer Deniokralie aufgefìingen werden, die nach jahrhun-
dertjàhriger Unterdrùckung auf einmal vollkoninien irei und Herrin der
Situation sieh fuhlend, in jenen kritischen Zeiten mehr voin Triebe
der Rachc, als von pohtischer Klugheit und Bedachtsamkeit sieh leilen
hissen musste. In der Silzung des Grossen Rathes welcher der franzò-
sische General Baragnay d* Ililliers am 12 Mai 1797 einberief, haben die
Palricier selbst ihren erblichen Rechtcn entsagt und die Souveranitàt
niedergelegt, die ein Verein von CO Burger ùbernahni, womit die aristo-
kratische Regierung in einer deniokratischen unigewandelt wurde. Fùnf
Monate und einigc Tage hindurch, nanilich von der Abdication der
Patricier bis zuni Friede von Campo-Formio, bestand also die Lagunen-
rcpublik als demokratiseher Freistaat, und da zu jener Zeit franzósische
Soldaten in Venedig eingerùckt waren, hai das Volk dem jahrhundertelang
gegen die Aristokraten genàhrten Hass Luft machend, sieh darauf be-
sclmìnkt den Bucintoro, das prachtige Staatsschiff in welchem der
Doge alljahrlich am Himmefahrstag zur Cerimonie der Vermahlung
init dem Adriatischen Meer fuhr, zu zerstòren, am Fusse des errich-
tetcn Freiheitsbaumes das Goldene Buch des venetianischen Adels zu
verbrennen, und der neuen Ordnung der Dinge unausgesetzt enthu-
siaslisehe Orationen darzubringen. Die ragusàische Aristokratie hat sieh
dagcgen nicht blos bis zur letzten Stunde des Bestandes des Freistaates
ani Staatsruder erhalten, sondem sie hat aucli nach seinem Ende was
menschenmoglich war unternommen uni ihn wieder aufzurichten. Die
Thatkraft und Energie welche das ragusàische Patriciat bis znni Ende
seiner Regierung an den Tag h?gte, der innige Wunsch sieh am Staats-
ruder zu erhalten, und die Unernuìdliclikeit in dem Bestreben den
Freistaat zu stfirken als er wankte, und ihn wieder aufleben zu lasseii
nuchdem er geendet batte, hing zumeist davon ab, dass die ragusàische
Aristokratie, welche Geschleichter Ziìlilte die nicht weniger alter Ab-
stammung Avaren als jene von Venedig, zur Zeit des Unterganges der
\m
LA CADUTA DKLLA RKriFBBrJCA RAGUSKA
alliicruiiit'iilij al Caltolicìsnio. I Ragusei» rlio cnii riitTiiviglicsa Itii^icHà
con.stTvavaiKi ^ìì uriliehi cosluini, dovevamo nuluralineiitc atlenti-^i
stMlatJK^nin alla ivll^^iunc dui loro padri. Si spiega cosi rosdusivìsino
religioso lii.'lla Hrpuhl»lica» che oniro i suoi confini non dava riedito
a prrsone ili allra nlii^ionu o rito, v specialinenlu agli a[»[>arloni*iili
alla t*liii*sa ^rvcii orientale che miiiiorosi altoruiavano il suo lerriLorio,
allenendosi irrevoeahilmenle alla nias-ilina „nè una ehiesa pei viveitli,
ne nna sepoltura pei defunli.'* "') Oltreché ri^juardu ai rostnnii dt il;i
nol>iHà un' ullro grande divario esisteva Ira Venezia e Ragusa. A
V^Mji'icìa il Governo ati^lòcralico ben proslo deij'enerò in Oligarchia, in
altre parole il Palriziato che teneva le redini dello Stato, ehhe di
mira preeipuanietite di mantenersi despolicamenle al potere e di su-
t>ordinare e far servire ogiìi cosa agli interessi della |irupria casla. ì^i
apri di conseguenza nna voragine Ira la nobiltà e gli altri celi delhi
popolazione, che coli' andare dei secoli divenne sempre più profonda,
e spaventevole, sicché allorquando dopo la rivoluzione francese, la pò-
non impedì dio ì oostninì diveniss^ero ool volger del fiocoli più miti, ma la severità dui
prìniMpiì eontiiiuij sino ulhh lino d^dlsi Repul^Mion. Palhtdio Fosco et racconta: „ Molto
dovrei esteDdoriiii se tutto duves'HÌ lacroniare, ma tion posso ifitralaBeiaro una cosiv, af-
(ìiicliè 8i abbia uii'ide» quale fiì?^ la sovorit» di eoj*tumi dei Itagusui. e rpmutu «Hiriiio
l'odueazioue dei fi^li. In cjuellj» ciUiV non sono permesse nUre nerea/juiii che lèttenirk*.
8e arrivano ^uocolierì o fiiiltiinbanehì subito vengono (juceiati, AffinohiN 1» gioventC) oli()
dove dedicarsi allo lèttere o alla mercatura, nuli sia corrotta delle loro arti/' Tomaso
ÌVatkins parlando dei costumi dei Kagujsei dice: „Io non possa scrivere abbastanza la-
vo re voi in ente dei Ragusei, massime dei Nobili, e dell ordine supcriore dei cìttotluii, olio
^'eneralmente parlando, hanno tutte quelle buone qualità, le quali conferir possono un
virtuoso esempio ed una raffinata educazione, ftenzu le le^a dei vizii, i quali prevalgono!
nfi paesi aperti all' osterò oommercio. Per quanto la mia esperionxa sugli aUri popoUJ
me 10 permetto non esito di dioliiar^ire lUguna il piii saggio, il migliore ed il più {&^
lieo dt*;rli Stati." Giusto JJptno scrisse ad un ami'jo sul conto dei tlu^usei: „8i rcLtcntelj
vcrba nobilis Kepublica, et quuo notiis barbariom dividil logibua optime iustrucU", 4i
Marc' Antonio SabcUìnt uno dei primi obe fece rifiorire gli studii olassioi in Italiani
chiama Ragusa ..civilas libera, nioribus et legibus optime ìnslrucl^". Bembra non vero,'
che lo storico di Ragusa Appcndinì abbia pubblicato la nna operA al prtnciplo del se-
colo decimonono, pochi anni prima della caduta della Republdica, quando in <^<%ii 5t
legge: ,,La ittat^isima propria cfella naitione tntto ali antica, nitcrclude la strada ' >
fomite della vanità e ^orgeuYe infallibiiu della ignoranza e disfìolntos^za (?). i
osservabile che tn Raguf^a le zitelle dopo i dodici anni non escono più in pi
nella Glossa toru casa non m mostrano che ai .soli parenti stretti ed agli Ei
Se di giorno oecnno loro iti andar ilai parenti, scelgono le oro di minor cm »[.-
quello di qualità vi vanno in portantina, frequentando pclla Mostra t^oltanto quollo t'hi(»«i
che re[>utansi private Un tale co^' ""^' "■siringe mollo la convcrsa/.ion" '"' I" ' '<
limitiindosi per lo più tra i soli i chi ha figliuole, C'hiunquo 1.
ritiire, deve egli cercare loro lo ^| ., ^ jjtic pei giovani sarebbe giiid]
cente il farlo i^opratult j »«e avessero una repulsa, h' educa/June letteiaria dei giovani
ha un'effetto il j»iii fclivc. oAsondo i^osi ben fiancheggiata daU» domestica e privata**
*j Vero ♦• ubo grandi vjintaggi derivarono alla iiopubblica dalla protejsiouc dolla Saiit
Sode, in ispeclalità pQtràtctorì/7:tzione ottenuta da rontefiei i\ Concìlii di commerciiirÉl
ool mortale nemico del ' mo. quando tutta Europa era in armi contro ti Mn*J
sulmano, perù non può • iite amim^ter^i quanto da taluno fu ditttn, «die cio*N ili
glande attàr«jammit<i che iii ogni tempo dimosttò il Governo di Rsigutoi m Pontefici fÌA
stato cansato ptii da calcolo politico che da >^eatlmento religioso.
DAS ENDE DER RAGUSAFSCHEN RKPUBLIK 209
Republik intclektuell so rege und moralisch so uiiverdorben vvar, wie
zu Anfang ihrer Regierung. Dieser geistigen Frische und Sittenreinheit
welche den Adelstand wie ùberhaupt die ganze Bevòlkerung von Ragusa
zu jeder Zeit auszeichncte, ') gesellte sich eine grosse Anhànglichkeit
an den Katholicisnius. Die Ragusàer welche mit bewunderungswQrdiger
Zahigkeit an ihre alten Gebraùche und Sitten festhielten, niussten
nàtùrlich die Religion ihrer Vater in hòchsten Ehren halten. Die Re-
gierung der Republik ging denn auch in religiòsen Dingen so exclusiv
vor, dass sie Angehòrigen anderer Religionen und Glaubensbekennt-
nisse und insbesondere jenen der griechisch-orientalischen C'onfession,
welche in den an das Gebiet der Republik angrenzenden Liìndcrn sehr
zahlreich waren, innerhalb der Gemarkung des Freistaates sich bleibend
^) Es wird dios von don geachtestcn fromden Schriftstellem, dio in den vorschiedeuon
Epocheu von Ragus«i sprecheo, bestatiget.
Die Erziehung sehien in Ragusa bei alien Stiindeu auf jene Qrundsàtze zu fusscn,
welche soìnerzeit in Sparta zur Goltuog karaen. Die in Jahren vorgeruckten Miinncr
erfreuten sicli eines Ansehens, .den nioinand zu verkennen gewagt hiitte, nnd die Ehi*-
furolit dor Kinder gc^en die Àlteru war die Grundlage der viiterlichen Gewalt. Die
stetige Sorge fur die EriialUing der eigenen IJnabhiinhigkeit verhinderte nicht dass dio
Sitten im Verlaufe dor Jalirhanderte milder wurden, aber die Higorositiit der sittlichen
Maximen erhielt sich bis zum Endo der Republik. Paladio Fosco sohreibt: „lch miisste
noch lange schreiben, wenn ich alles erzàhlen wolite, aber eines kann ich nirht umliin
auszufiihren, damit man eine Vorstellung habe, wie streng die Sitten der Ragusàer sind,
und wie sie die Erziehung der Kinder iiborwaoben. Wenn in die Stadt Bànkelsànger
oder Tàscbenspieler ankommen, werden sie sogleioh eutfernt, auf dass die Ju^end welche
dem Kandel oder den litorarischen Studien obzaliegen hat, duroh ihre Kiinste nicht
verdorben werde." Beziiglich der Sitten der Ragusàer erzàhlt Thomas Watkins: „lch
kann inich nicht genug gtinstig aussprechen iiber die Ragusàer, insbesondere iiber die
Adeligeu und die reioheren Biirger, welche allgemein alle jene guten Kigenschat-
ten haben, die abhiinhig sind von tugendhaften Beispielen, und einer sorgsaoien Erzie-
hung, ohno dem (xeleite jener Gebrechen und Lastcr, die an den Orten welche dem aus-
làndischen Handel offen sind, vorrherrsohen. In so weit es moine Vòlkerkenntnisse mir
gestatten, nehme ich keinen Anstaud Ragusa als den weisesten, beston und gliickiichsten
8taat zu bozeichnen. Justrn Lipsitis schrieb eiuom Freunde iiber die Ragusàer: „8i
recenter vorba oapio, Ragusinum te habet oivem aut inoolam nobilis Respubiica, et quae
nobis barbariem dividit legibus optime instructa,*' und Marcus Antonius Sahdhcus,
einer der Begriinder der klassischen Studien in italien nennt Ragusa: „civitas libera,
moribus et legibus optime instructa." Man mòchte nicht glauben dass Appendini sein
^eschichtliches Werk iiber Ragusa zu Anfang des iieunzehnten Jahrhuudertes, und kurzo
Zeit vor dem Endo der Republik veroffentlichet hat, wenn man in demselben liest:
„Dor Grundsatz der Ragusàer „Alles nach dem Alton" liisst die Mode nicht aufkommen,
Antrieb zur Eitelkeit und Ursuruug der Unwissenheit und Ausgelassenheit (Vj. Es verdient
bemerkt zu werdon dass in Ragusa die Màdchon nach dem zwòlften Juhre òfìfeutlicho
Orto nicht besuchen, und selbst in ihrem Hause nur fiir nahe Verwandte und Pcrsouon
welche dem geistlicben Stando angehòren siclitbar sind. Wenn sie wàhrend des Tages
nahe Verwandte besuchen, wàhlen sie die Stunden an welcheu auf den Gassen koin
Gedrànge ist; jene wolcho angesehencn Familion angehòren lassen sich in Sànftc tragen,
und am der hoil. Messo beizuwohnen, besuchen sie nur Privatkapellen. Eine soicho Sitte
hemmt sehr don gosollschafcliclien Umgang der Ragusàer, welcher fiir diojenigen die
erwachsene Tochter haben, auf jenen mit don nàchsten Verwandten sich beschrànkt.
Wer immer heiratsfàhigo Tòchtor hat, muss ihncn don Braiitigani aussuchon, da man als
unzoziemond betrachten wùrdo, wenn dio jungen Mànner sich bewerbon wiirden, umso-
mehrals sie einen Korb erhalton kònnten. Dio litorarischo Erziehung der Jugeud golingt
Yortrèfflioh, nachdem sie von der hàuslicheu so gut untersliitzt wird."
14
210
LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAOUSEA
sizìoiie della nobiUà divenne vacillante, ne furono alit-'rriU i Pulriy/ii
stessi, che infine, perdurando l:i liepublilìca, abbandonarono il paluzzo
dei Dogi e si rilirarono nella vita privata, fors' anclie in parie per
timore di venir ingliiottili in seguito ad una somossa del popolo, dalla
voragine suddeLLa, Non può diraiì in vere che sia slato oli^^carchicù
anche il Governo repubblicano di llagusa, mentre ira la nobillà e gli
aUri celi esisteva nn surticicnie buon accordo, che impediva T attec-
chire di rancori ed inimicizie di casta. Quanluntiue i Tribunali anche
a Ragusa come a Venezia fossero esclusivamente nelle mani, dei
Patrizi!, tuUavulia nella prima città la {giustizia era meglio ammìid*
strata, poichc i pochi Giudici erano d'ordinario pei-sone di elevala
coltura, e ben versati in giurisprudenza, sicché lasciavano agire anche
sulla propria casta il freno dì (pielle li'ggi, che applicavano alle ali re
classi. Per questo i loro pott-ri apparivano ai ciltadini ed al popolo
più modesti che a Venezia, ed t loro verdetti più giusti e coscienziosi,
e cosi a Ragusa il Governo aristocratico Tu risparmialo da qut>lle
violenti scosse, cui audava soggetta di tratto in tratto la cìUà della
laguna, causando da una parte riiTetjUÌelo sospetto, la misteriosa
repressione ed il truce verdetto, e dall'altra il sordo nuicore e la con-
tinua paura. A Ragusa i Govt*rrianli procurarono in ogni tempo di
niiglioiare le sorli e di favorire gli inleiessi degli altri ceti sociali, e
specialmente i mercalanli erano ccrli di trovare ogni appoggio nel
Governo della Repubblica, quando i>er avvenlura ne avessero di bisogno
nel far valere i loro diritti e credili all' Estero. Il popolo della cani-
paglia si teneva bensì in rispetto, ma ei*a trattato dall* aristo(?razìa con
affabilità, ed essa nelle ville e tenute di campagna pone vasi in contìnuo
conlatto collo slesso, al che devesi la ntdlezza e pulitezza di forme
che anche in oggi distingue la popolazione rustica del territorio che
apparteneva alla Repubblica. Ci erano infine certi parlicolari costumi,
che tendevano di atTczionare le seiTitù alla casa del padrone, p, e. col
dotare le ragazze del contado che da una serie dì anni si attrovavaau
in servizio, a mezzo dì una festa famigliare, alla quale contribuivano
tutti i parenti e conoscenti della casa, È ben vero che anche a Ragusa
ci Cu a Canali ririsurrezione dei coloni coulro la Repubblica* e che
durante 1' occupazione francese nella citta divenne numeroso un parlilo^
che si dimostrava avversu alla Re[iubblica ed al Patriziato, ma questo
non dipendeva lauto da niaicontenlu pel Governo ed astio contro la
nobiltà, quanto da sobillazioni estere e specialmente francesi, dal desi-
derio di novità, dai pnucipìi liberali e di ind(|M^ndenza di casta che
colla rivoluzione franciose ovunqut- si erano fatto strada, ed infine dalla
speranza che cessando il Governo repubblicano Napoleone sarebbe shito
più dlaposlo di indenizzare i Ragusei delle gravi calamità economiche
nied^r/ulassen nirhi zulìt^ss, bozuglicli drr Aiìdersglafibip^on iinwieder-
rvillìnli un dcn (ìrmuisalz fi/slliaUend: «Keiae Kirclie Tur die Lubendon,
I kfin Grab fur die Todlcii/ ') Es bestaJid noch cin grosser L-nterscliìcd
zwii^chen dor ari.slokrahsrheii r(eg:trnjnj^ von V^enedig nnd jonrr U:i{2;nsas,
In VeiUHiig ist (He Regienm^ des rreisLauLcs srhr bald in Oligarchie
ausgoarlot, in anriereii Worton die Adelìgen vvt^lehe das Staatsriider in
Hànden batU-n, vvaren besLrebi durcli Despotisnius sieh die Souvere-
niird ini Slaate Tur tiììc Znknnlì zu sìcbeiii, und baben den Interessen
iles eigenen Standes nlles ubrige aiifgeo]ìfert* Es óflhete sicb demzufolge
\mì Abgi'und zwischen den Patriciem und den anderen Classen der
Ri'Vólkiniing, wclclier ini Verìanfe der Jahrluindorte ìninier tìefer nnd
grauf'neriTgender vvni'de, so /.war dass als nacb der franzùsiebeji Hevo-
lulion dio Slellung der Adeligen zu wanken anfing, sie selbsl von ik*r
gAbnenden Tiele enlsetzl waren. nnd f>lùl/Jicb den Dogenpalast nneb
wiibrend des liestandes der Rejmbbk rafnnlen, um in's PHvatleben sirli
lnurQckzuzièhen, viellcicbt aneb ans ReftircbtMng anìassliuh eines Volks-
aiifslanjles in den ent*?ctzliehen Scblnnd zn verscbwinden. Man kann
dag<*gen nicht sagen die arislokratisrbe Begioning sei aucb in Hngnsa
in (Jligareliie ansgearleL, da daselb.st zwiscben di ni Adelsstande und den
underen VVdk^ciassen cin zienilirh gntes gegenseitiges Einvernehnn>n be-
«tand. welrbi's Kasb-ngroll nnd rriìidsrball nieb anfkonimen liess, Wie-
Wbbl in itagnsa die Redilspnege auss* bliesslifh iìi den llanden der
PaLricier sicb befand, wie dit»s aueb in Venedig der Fati war, so war sie
dennoctì in ersbivr Stadi eiiie viel bessere, da die vv*'nigen Personen
weirbe das Uirliteianil ausiìlilen, gewùbnlicb Miìnner von bervorragen-
dcr jurisUscber Bildinig, waren die schon dcssbalb beslrebl waren den
geiìelzlieben Zwang anf die Angeburigen sammlbeber Slande in gleirber
Wt'ise anzuwf'iiden, nnd eine tieugung des Hecldes zu (Junsten einer
Parlel sicli nicbt za Sebuklen kornmen zu lassen. Aus dieseni Grunde
b(>stand in lUigusa bei den Bnrgeni und dein Volke weniger Misstrauen
iìh in Venedig in der Unpadeilirbkeit der adeligen Hifhler, nnd die
Stadi des III. niasius bbeb von jenen belligen Erscbnllernngen versebonl,
deuen zeilweibg die Lagnnenstadl ausgeselzt war, eine Folge des unauf-
hArlieben Verdacbles, der gebeinmissvolten Massregeinngen und grausa-
nieri Slrafen, su wie der beslandigen Furcbt und verbebllen Grolles» In
Ragusa waren die Palricier zu je<ìer Zeit beslrebt die Zuslfmde der
i underen Classen zu bessern nnd ibre Interesson zu besehutzen. insbe-
*| Wnhr isl e.*, »lrisa die ProtoL»lÌo« dei Ueii Stiiìilps *1or IfépuMik aehr 7M fitittcn
kiiixit ìiiBtii'sondbro durcii ilio xon Piìbstoti nud i\m*u\m\ erlialtenc tCrmiii^litiifUii^ mit
tifilo TòiÌfom*lo (Jpp Clirintcfillnmi» /m ertièr Zeit Ilìkinkl ireiUcn zn kotnieti, il» eaiu
Kuropn /a 'Imi W:i(Ton i^ritT inn 4idosm»nÌJ^(^h<^ Invaf^ion abziiwehren, allein mufi kanii sich
altiioltit nì*'lil einveistiuiden «rkliìruu weiin belrnuptet wird^ der 9treii;.'e Katliolicismu» der
aliali Kagn>^iior sui inolir anf polilisulie CsiliMibtioii, aU aiirrcUgHisén Sion zuriiokscufuhréfi
èl2 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGÙSElA
sofferte peli* occupazione francese. Che anche dopo la caduta della
Repubblica V aristocrazia ragusea esercitasse molta influenza sopra
gran parte della popolazione, lo dimostra ad evidenza queir esercito
di popolani, che nell'anno 1814 capitanato dai nobili, marciò contro
Ragusa, ed ivi rinserrò per mesi interi le truppe francesi. A Venezia
invece la gioia pella caduta del Governo aristocratico fu grandissima
in tutti i ceti della popolazione prima soggetta, ed i Patrizii devono
essere grati alle armi francesi, che li preservò dalle vendette terribili
di un popolo da secoli oppresso da servaggio.
t)AS EKDE DER RAGUSÀTSCHEN RElPUBLIK 21 à
sondere waren die Bùrger welche Kandel trieben jeder nur móglichen
Unterstlìtzung seitens der republikanischen Regierung gewiss, wenn sie
im Aijslande Rechte und Forderungen zur Geltung bringen wollten. Der
Bauernsland warde zwar in Respect gehalten, aber dennoch behandelten
die Patricier ihre Colonen mit Herablassung, und verschmàhten nicht
wàhrend ihres Aufenthaltes am Lande mit ihnen in Verkehr zu trclen,
sie mit Wohhvollen belehrend, worauf zumeist die noch beute beste-
hende auffallende Reinlichkeit und Artigkeit der Landbevólkerung in
den Landstrichen welche einst der Republik angehórten, zuruckzufùhren
ist- Es beslanden auch besondere Gebraùche welche den Zweck hatten
die Anhanglichkeit der Diener an ihre Herrschaft zu erhóhen, indem z. B.
den weiblichen Dienstboten vom Lande, nach einer Reihe von Dienst-
jahren, durch ein Familienfest, an welchem sich die Verwandten und
Bekannten des Hauses betheiliglen, zu einer Aussteuer verholfen wurde.
Es hat wohl auch im Freistaate Ragusa mit der Insurrection von Canali
cine Auflehnung der Colonen gegen die Regierung und die Aristokraten
stattgefunden, und auch in der Stadt Ragusa hat wahrend der franzò-
sischen Occupation eine zahlreiche Partei sich gebildet, die dem Frei-
staate und den Patriciern nicht freundlich gesinnt war, allein es war da
nicht so sehr wirklicher Hass gegen die Aristokraten im Spiel, als aus-
wartige, insbesondere franzósische Einflòsse, ùberdiess der Wunsch mit
dem Althergebrachten endlich zu brechen. Weiters dùrften eingewirkt
haben der Einfluss der liberalen Principien, welche seit der franzòsischen
Revolution Oberali zur Geltung kamen, das natùrliche Streben der nie-
deren Bevólkcrungsclassen sich von den hòheren zu emancipieren, end-
lich die Hoffnung dass, wenn die republikanische Regierung gestùrzt
wtìre, Napoleon eher geneigt sein wùrde, die Ragusàer der, wahrend
der franzòsischen Occupation, erlittenen grossen òkonomischen Verlusle
zu entschcìdigen. Dass die ragusaische Aristokratie ùbrigens, auch nach
dem Ende des Freistaates, auf einen grossen Theil der Bevólkerung einen
grossen Einfluss ausùbte, wird wohl einleuchtend bewiesen, durch das
kleine Kricgshcer, welches im Jahre 1814 von den Adeligen gefùhrt
gegen Ragusa marschierte, und einige Monate hindurch die franzòsi-
schen Truppen in die Stadt einschloss. In Venedig dagegen konnten die
Bùrger und das Volk ihre Freude lìber das Ende der aristokratischen
Regierung kaum bemeistern, und die Patricier mùsscn den franzòsischen
Waffen zu Dank verpflichtet sein, die sie von den furchteriichen Rache-
akten der seit Jahrhunderte geknecliteten Volksclassen bewahrten.
*
4: 4c
La traccia ilojrli inrondii r ddle dt-vaslazioni Hrll' invasione ru?so-
inuiìleriogrinu iUAV amiu lS(Hi i;onn in o^^'i s|)arilL' qnjtsi dd tutto noi
dintorni di Ragusa, però ri vollero parecchi dccrnniì pt4' ritare con
gi-avi riire o molto dis>p*'ndÌo (pu^llo chi} in pochi ^^iorni tu ahl)ruciatii
e itisi rutto. (Srave oltre ogni dire fu eertanienle la scia;,'ura di Ragusa,
die oltre allo sconquasso in casa, perdette la sua flotta tanto nnn!e-
rosa prima delP occupazione francese, e per certo nei primi decennii
dopo la raduta della Repubblica molti Patrizii e eittadini ragusei,
geltando tristi sguardi ora sulle ville bruciate e possessioni rovinate,
ora su quel mare, che più non era, come prima, Y imnienso campo
della loro messe, avranno sentito nell* intimo del cuore, non esservi
pHia^gior dolore che ricordarsi del tempo felice nella nuserìa**. FVrù ormui
colali rim{»iantì non sarebbero giusii(icali, dappoiché la citta di San
Bia^'io va ridestandosi a vita novella, Tuentre da una part<» approffit-
lanilo della sua posizione e della valentia dei suoi marinai, ritetda i*d
a ragione la fortuna sul mare, mentre dall' altra le più facili e celeri
comrmicazioni accrescono di giorno in giorno il ntnnrro dei forestieri
elie vengono a godere il clima suo dolcissiiiio e saloljerrimo, ncucUè
le deliziose e romantictic sue spìaggie, sicebò vi e a sperare che tra
breve Ragusa possa divenire la Nizza dell* Austria-llngheria, ') (Juesto
risorgimenlo farà certamente un passo gigante colla costruzione della
ferrovia che congiungerà Ragusa coli' Erzegovina e la Bosnia, Abbianm
parlato delle relazioni di Ragusa colla Bosnia e raccontato ili quale
importanza, specialmente nel medio evo, fosse il suo commercio con
questo |)aese ed in generale con tutta la penisola l>alcanica, e come
di frequenlc caravane composte di migliaja di cavalli scendevano a
Ragusa, con ricco carico di merci, l^e carovane sono cessale, ma la
ferrovia suddetta renderà iKjssibile ai Ragusei, di ripreudtTc il conimer-
cic» di terra tanto florido tlì una volta. '^) La cillù di Ragusa eserciterà
però sempre un grande fascino pel ricordo della sua Repubblica. Come
') Quando questo dovosso avverài'HÌ, ne avrebli« *,^ran morilo it l^loyd austriaco. (t|i«
roao poftKìKilo 1a ri^struzimie a Kagima del prinio Motel dì gnii^io 8tik\ ed a rue/./.o dn
propri! piros^*a(ì, attivò tati coiig;iunxioni tra Trieste, l*ol» e Hagufi^a, che por «.rolerìUi o
L'OMJodt nulla lasciano a desid^'ard.
2) Il t'Olite tSorffo, che era Mi nitrirò di Ragusa in Knmuia, quello «tossii eh© ptPc»o
prima dolla <>aduta della H(»pulddiea era gtato a^gìcurato a Parij^ji i?lio efesa non óormira
alcun pericolo, puhhlien udranno 183t» nel Ihnps dì l*ani:ì uua lotterà, in i«'« ••'♦r-
cun perir
u«1o (iella
lamio della sua [Kilria, raivonta corno Sapotooue in una udlc^niiu particola^
promoj*e«» di rìsan-ire Hajruiia dei danuì sotterti peli ocoupa/iouo frauies**. di , r-
vando: „Che so {^uet irr.iud* uomo, tratto dal torrente do^li avvouìmeuti, non eù»e i a^io
di arlempìore allo 9ue proriioRse, crm.« non possono «ossero dimoutìeatc, ìw lo .«aranno mai
da una popohiiottf. stnnfiurntfi ridotta a ììnfrita ritma e ptr fttmprr ad tmta firilif
pntrnif ture del (tovemu ohr ora ta mjtjr.^' Se il duca Sorgo fonge vivo tu ojc>?Ì, do-
vrebtjo ainmottore di e^^eero ^tato troppo' petBtmiBta in riguardo air avvoiiire delta «uà
patrìii.
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLTK 215
Es sind in der Umgebung von Ragusa nur nodi wenigo Spuren
vorhanden der Biànde und Verheerungen, welche der russisch-monte-
negrinische Einfall des Jahres 1806 zur Folge batte; mehrere Decennien
waren jedoch notwendig uni dasjenige mit grosser Miìlic und peku-
niàren Opfern wieder aufzubauen und in Stand zu setzen, vvas in
wenigen Tagen eingeàsehert und verwùstet wurde. Ein massloses
Unglùck traf jedenfalls dazumal die Ragusaer, denn nicht blos dabeini
war ihnen Hab und Gut zumeist vernichtet worden, sondern sie hat-
ten aucb den fast gànzlichen Verlust ihrer stolzen und zahlreiclien
Handelsflotte zu beklagen. Nach diesem hartem Schicksalsschlage mag
niancher Patrlcier und Bùrger, vvenn er traurige Blicke schvveifen liess,
einerseits anf die dachlosen rauchgeschwàrzten Villen, anderseits aul'
die stets in gleicher Pracht scbinirnernde See, welche jedoch nicht mehr
das unermessHche Feld war, auf welchem die Ragusaer Wohlstand und
Reichthuni ernteten, in seineni Innersten gefùhlt haben, wie war Dantes
Spruch sei: „Kein grosseres Leid als ini Elend der gluckhchen Tage
zu gedenken/ Die Zeiten jedoch da man den Ragusdern solch* Trùb-
sinn nicht verargen konnte sind vorùber, da die Stadt des Heil. Blasius
zu neuem Leben aufwacht, einerseits indeni sie ihre vorzùgliche Lage
und die angeborne Seetùchtigkeit ihrer Sòhne zu Nutze ziehend, ihr
Gluck neuerdings und mit Recht auf deni Meere versucht, wàhrend
anderseits die leichteren und schnelleren Comunicationsmittel der
Gegenwart die Zahl der Fremden Tag fùr Tag vermehrt, welche nach
Ragusa sich begeben um das aùsserst milde und gesunde Klima zu
geniessen, so wie anjenen romantischen und reizenden Gestaden sich
zu ergótzen, demzufolge die Hoflfnung berechtiget ist, Ragusa werde
in einer nahen Zukunft zu einem Nizza Òsterreich-Ungarns sich ge-
slalten. *) Auf dicser Bahn des Fortschrittes dùrfte man demnàchst iiu
Gebiete des ehemaligen Freistaates einen Riesenschritt verzeichnen
durch den Ausbau der Bahn, welche Ragusa mit Bosnien und der
Herzegowina verbinden wird. Von den commerziellen Beziehungen
Ragusas mit dem Hinterlande wurde seinerzeit Erwàhnung gemacht
und ausgefùhrt von welchem grossem Belange der Handel der Republik
mit der ganzen Balkanhalbinsel, vornehmlich aber mit Bosnien, war,
und wie Karawanen, welche Tausende von Pferde zàhllen, mit den
Produkten des Binnenlandes beladen nach Ragusa dirigiert wurden.
Die in Bau begriffene Bahn dùrfte der Stadt des Heil. Blasius ermOg-
*) Wenn diea eiiitreffeii solite, so hjitte ìq dieser Riohtiing in orster Linio dor òstor-
reichisehe Lloyd verdieiistlìch gewirkt, welcher zur Emclitung in Ragusa des ersteu
Hotels in grossem Stile den Anstoss gab, und dafiir sorgto, dass die durch die eigcnen
Schiffe uoterhaltcneu Voi bindungen zwischen Triest, Fola und Ragusa, was Sclinelligkeit
and Comfort anbetrìfift, den weitgeheudsten Auforderungcn entsprechen.
216 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
i grandiosi avanzi del palazzo romaiio in Spalalo impongono un rive-
rente ricordo alla memoria di queir Imperatore che è una delle più
salienti apparizioni del paganesimo moriente, così le mura e le torri
medioevali di Ragusa evocheranno in ogni tempo il romantico ricordo
di uno Staterello repubblicano, la cui esistenza può dirsi la lotta
miracolosa di un David che colle sole armi del suo ingegno per quasi
tredici secoli respinge gli assalti dei Goliat che lo attorniano, evoche-
ranno il ricordo di un Patriziato che governò sempre con moderazione,
saggezza e giustizia, da cui scaturì nei varii tempi una plejade di
letterati, poeti, scienziati ed uomini di Stato, un Patriziato che si
mantenne sino alla fine della Repubblica all' altezza del suo compito,
giammai si infiaccò nò degenerò e serbò sempre cogli usi e col for-
malismo antico tale severità di principi! e morigeratezza di costumi,
da ricordare l' ideale umanamente irrealizzabile Repubblica di Platone,
in quanto il sommo filosofo intendeva che la virtù e la giustizia costi-
tuissero i cardini della stessa.
Aggiungeremmo ancora alcune parole in riguardo alla Dalmazia
nordica ed alle Bocche di Cattaro. Un pubblicista francese a ragione
osservò, non poter che sorprendere il grande attaccamento che i Dal-
mati durante V occupazione francese dimostravano alla Dinastia degli
Absburgo, mentre V Austria possedeva la Dalmazia appena da otto
anni e mezzo, quando pel trattato di Presburgo fu costretta di cederla
a Napoleone. La ragione si era per certo che il Governo austriaco si
comportò in Dalmazia ben diversamente dei Francesi, non trattò cioè
la Provincia quale paese conquistato, ebbe riguardo agli usi e costumi
del popolo, non introdusse ad un tratto in un fascio codici e leggi
clic non si adattavano al paese, e che pella difficoltà della loro appli-
cazione fallivano il loro scopo, dimostrò di rispettare la religione,
non mancò di favorire moralmente ed economicamente la posizione del
(llero, finalmente procurò di governare con mitezza, non applicando il
rigorismo che ove era assolulamente necessario, in una parola esso
Governo durante la prima dominazione austriaca aveva osservato in
Dalmazia quello stesso comportamento ripieno di riserva e di tatto,
cui in epoca recente sotto condizioni più difficili si attenne il Governo
DAS ExNDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 217
lichen den einst so blùhenden Kandel mit dem Hinterlande bequemer
und erspriesslicher wieder aufzunehmen als es mit den Karawanen der
Fall war. ') Die Stadt des heil. Blasius wird ùbrigens auch in der
Zukunft auf jeden Gebildeten einen besonderen Zauber durch die
Erinncrung an den bestandenen Freistaat ausùben : Wie die grossartigen
Cberreste des diokletianischen Palastes in Spalato auf jeden Besucher
Dalmatiens ùberwàltigend einwirken, und ihm von der Machl jenes
iinperators beredtes Zeugniss abgeben, welcher wohl die gròsste
historische Gestalt des ersterbenden rómischen Heidenthumes war, so
kann man bei Besichtigung dor millelalterlichen Stadtmauem und
Bollwerke Ragusas, einer romantischen Erinnerung an den kleìnen
Freistaat sich nicht ervvehren, der fast dreizehn Jahrhunderte hindurch,
nur mit den Waflfen des Geistcs wunderbar ringend, die Angrlfife der
anstùrmenden Goliathe, die nach soinem Leben trachteten, zurùckschlug,
welcher Erinnerung sich jene an einen Patricierstand gesellt, der
stets mit Klugheit, Milde und Gerechtigkeit die Zùgeln der Regierung
handhabte, und aus dem in verschiedenen Epochen eine ganze Schaar
von Literaten, Dichter, Gelehrte und Slaatsmanner hervorging, einer Ari-
stokratie welche bis zum Ende der Republik auf gleich geistiger Hóhe
sich zu erhalten verstand, und mit den altvaterischen Gebraùchen und
dem Icsselndem Formenwesen, eine solche Sittenreinheit bewahrtc, dass
man an die Republik des Plato gemahnt wird, in so weit der griechi-
sche Philosoph sein im Leben nicht durchfùhrbares Staatsideal auf
Gerechtigkeit und Tugend fussen liess.
Nur noch Einiges, ùber das einst venetianische Dalmatien und die
Bocche. Ein franzòsischer Publicist bemerkte mit Recht, die Anhànglich-
keit an die Habsburg'sche Dinastie, welche die Dalmatiner wàhrend der
franzòsischen Herrschaft bekundeten, sei affallend, da doch Òsterreich
Dalmatien nur scit acht Jahren und sechs Monate besass, als es durch
den Pressburger Frieden gezwungen wurde die Provinz an Napoleon
abzulreten. Der Grund war jedenfalls zumìcht der, dass Òsterreicli in
ganz anderer Weise in Dalmatien auftrat und regierte, als es spater die
Franzosen thaten; es behandelte nfmilich die Provinz nicht als erobertes
•) Conte Sorgo, welcher Gesandter der Republik am franzòsischen Hofe war, und kurz
vor dem Ende dersell)en in Paris vensichert wordon war, dass gar keine Gefahr fiir den
Fortbestand des Freistaates bestche, veròffentlichte im Jahre 1836 im Pariser Journal Tvmps
einen Brief, in welchem er, mit seinem Vaterlande sich befassend, erzuhit, wie Napoleun
in einer Privataudicii?. ihui versproehen hatte, Ragusa volkommeu schadlos zu haltcn,
der durch die franzosische Occupation erlittenen okonomischen Verlusto, wobei Sorgo
bemerkt: Wenn jeuer grosso Mann durch das Eiustiirmon der Ereignisse niciit mehr
in der Lago war sein Ver.^prechen zu erfiillen, so kann dasselbe dennoch nicht in Ver-
^essenheit gorath'Mi. und wird dios auch nie stattfìnden, seitens einer „ungiucklichen
BeTòikeruiig die auf immer total ruinìrt ist. trotz der vjiterlichen Kiirsorge der Regierung
welcher sic jetzt nnterstoht." Wenn Conte Sorgo heutzutago noch ani Lelien wiire miissie
cr wohl zugeben, dass er allzu pessimistisch iiber die Zukunft ssines Vaterlandes dachte.
218 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA
austro-ungarico nelle Provincie occupate a tergo della Dalmazia, cioè
nella Bosnia ed Erzegovina, e questo col miglior successo, specialmente
per quanto riguarda il progresso economico.
Perciò che concerne le Bocche, ricorderemo ancora una volta un
personaggio che ebbe una parte importante nella nostra storia, cioè
quel Vladika del Montenegro Pietro I. sacerdote e principe, guerriero
e diplomatico, che tanto fece affinchè le Bocche divenissero un -pos-
sesso russo-montenegrino. Non coli* ajuto della flotta russa, ma con
quello deir Inghilterra gli riuscì di realizzare il suo sogno, e di inse-
diarsi a Cattaro, quale padrone delle Bocche. Costretto però dopo
alcuni mesi di poco tranquillo possesso di ritornare ai suoi monti,
air udire echeggiare di lontano le acclamazioni entusiastiche, colle quali
si accoglieva il proclama, che annunziava essere Y Imperatore d' Austria
di bel nuovo il Sovrano nelle Bocche, avni il Signore della Czernagora
certamente pensato, quanto fallaci sieno state le sue speranze, e quanto
breve ed effimera e la realizzazione di un sogi\p, per cui la Dalmazia
meridionale fu afflitta da tante sciagure, e fu sparso tanto sangue.
DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 219
Land, nahm Rùcksicht auf die Gewohiiheiten und Gebraùche der Be-
vólkerung, fùhrte nicht im Reiche schon geltende Gesetze ein, welclie
auf die besonderen Verhàltnisse des Landes nicht passten, und wegen
der Schvvierigkeit ihrer Anwendung ihre Wirkung verfehlen mussten.
Ósterreich trai ùberdies der Religion nicht nahe, trachtete den Clerus
moralisch und materiell£zu unterstùtzen, und war ùberhaupt beslrebt
mit Milde zu regieren, und Strenge nur dort anzuwenden wo sie uner-
làssHch war; in einem Worte die ósterreichische Regierung benahm
sich wahrend der ersten Herrschafl in Dalmatien nach denselben Maxi-
men, welche jùngst die ósterreichisch-ungarische unter schwierigeren
Verhàltnissen, und mit noch besserem Erfolge, zunàchst auf òkononii-
schem Gebiete, in Bosnien-Herzegowina, dein Hinterlande Dalmatiens,
in Anwendung brachte.
Zuin Schlusse werden wir einer Persònlichkeit noch gedenken,
welche in unserer Erzàhlung eine wichtige Rolle spielte, namlich
jenes Vladika von Montenegro Peter I. Petrowitsch, welcher als weltH-
cher Herrscher und Kirchenfùrst, als Krieger und Diplomat, so vieles
unternahm um auf die Bocche seine Herrschaft auszudehnen. Nicht
mit Hùlfe Russlands, sondern mit jener Englands gelang cs ihm endlich
sein Vorhaben durchzufùhren und sich in Cattaro als Gebieter der
Bocche niederzulassen. Nach einigen Monaten eines wenig friedlichen
Besitzes, sah sich jedoch der Herrscher Montenegros genòthiget mit
seinen Getreuen auf die heimatlichen Hochebenen rùckzukehren, wah-
rend langs des Canals die enthusiastischen Ausrufe wiederhallten,
mit welchen die Bocchesen die Proclamation begrùssten, die ihnen
verkùndetc der Kaiser von Ósterreich sei neuerdings der Gebieter von
Cattaro. Es dùrfte da der energische, ruhrige und tapfere Vladika mit
Wehmuth nachgedacht haben, wie trùgerisch seine Hoflfnungen sich
er\viesen und wie ephemer die Realisirung eines Traumes war, welcher
in Sùddalmatien unsagliches Elend heraufbeschwor und mehrjilriges
Blutvergiessen verursachte.
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