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Full text of "La caduta della repubblica aristocratica di Ragusa dopo quasi tredici secoli di esistenza e la ..."

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F. KIRGHMAVER 



iella RepubbJiea ,^. 

V e la lotta dei soldati di Napoleone ^ 
colla flotta russa, i Montenegrini e Crivosciani 

pel possesso delle 

BOCCHE DI CATTARO 





Der Kampf dea Soldaten Napoleons 

mit dep ruasischen Flotte, der Montenegrinern 

und Crivoscianern 

um don Besitz dor 

A, BOCCHE DI CAHARO ,„% 

^^^ apistokratiseben ^ 



ZARA 
l'JOO 



La Caduta della iJ^epubbliea arisfoepatiea 

di 

J{,agusa 

dopo quasi tFedici secoli di esistenza 

e 

La lotta dei soldati di Napoleone I, colla flotta russa 

i Montenegrini e Crivosciani pel possesso deUe 

J3oeehe di Caftaro 

STUDIO STORICO 

(Testo originale italiano e traduzione tedesca) 



EE5+^ 



Das Znde dcs arìstofcFatisehen jFcistaatcs 

J^agusa 

Rach seÌRem fast dFeizeknkundeFtjàhFÌgem JSestande 

und 

Der Eampf der Soldaten Napoleons I mit der rnssisclieii 
Flotte don Montenegrinern nnd Ciivoscianem nm den 

Besitz der 

J3oeehc di Cattare 

(Jeschichtliche Studie 

(Italiànischer Originaltext und deutsche Ùberselzung) 

^^ 

PREM. Tipografia vitaliani & fìgli-zara 
1900 



V- 



— Ili - 



Opere più importanti, che Figuardano la }^epubbliea di }^agusa, 
la Dalmazia, e la storia dalmata al principio del secolo decimonono. 

Wicktigerc Werke. weleke siek mit der Qeschichte der }^epublik 
J^agusa, so wie mit der Qeschichte Dalmatiens zu jCnfang des 
neunzehnten Jahrhundertes befassen. 



Bassi. Storia di Ragusa. Lucca 1595. Karissìma. Un* esemplare attiovasi nella biblioteca 

dell'i, r. Luogotenenza dalmata. Sehr seltea. Ein Exemplar ist in der Bibliothek der 

k. k. dalinatinìsohe Statthalterei vorhaoden. 
Lneearl. Annali di Ragusa. Tenezia 1605. 

Cerraril Tnberonis. Oommentaria suorum temporam. Ragusii 1784. 
Dolci. Fasti Literarii Ragusini. Venetiìs 1767. 
Engel. Geschichte des Freistaates Ragusa. Wien 1807. 
Appendini. Notizie storiche-critìcli(t suir autichità, storia e letteratura dei Ragusei. 

Ragusa 1802. 
Petter. Daimatien iu seinen versehiedenen Beziehungen. Gotha 1857. 
Dttrlnggfeld Ida von. Aus Daimatien. Prag 1857. 
CattallBleh. Degli avvenimenti successi a Spalato dopo la caduta della Repubblica. 

Spalato 1840. 
Salrerte. De la Givìlisation. Venise-Ragasa. Paris 1835. 

Sorgo Antonio de. Frammenti neir istoria politica e letteraria di Ragusa. Parigi 1839. 
Mllakorle Demetrio. Storia del Mcntenero. Traduzione italiana di Eaznaoic. Rag. 1877. 
Stolli Biagio. Diario di Ragusa 1806—1842. Manoscritto nella Biblioteca delPi. r. 

Luogotenenza dalmata. (Manuscrìpt in der Bibliothek der k. k. dalm. Statthalterei). 
Erber. Storia della Dalmazia dai 1797 al 1814. Zara (Programmi ginnasiali, Gymnasial- 

programmo) 1886—1890). 
Plganl Abbè P. La Dalmatie de 1797 a 1815. Paris 1893. 
Pisani Abbè P. Num Ragusiui »b omni jore veneto immunes fuerint. Lutetiae Pari- 

siorum 1893. 
Skiirlii. Cenni storici di Ragusa. Zagabria 1876. 
Qelelelr Prof. Giuseppe. Dello^ sviluppo civile di Ragusa. Ragusa 1884. 
deleleh Jozsef. Ragusa es Magyaroszag Òsszekdtteteseiuek Okleveltara. Budapest 1887. 
Casnaeloh Dr. Giovanni (1784—1874). ^Quadro storico dei mici tempi." Ragusa. 

Epidanritano 1897-8-9. 
Lago. Memorie suUa Dalmazia. Venezia 1871. 
Marmont. Denkwurdigkeiten des Herzogs von Ragusa. Ubersetzt nach dem franzòsische 

Orìginalmanuskript. Halle 1857. 
Bandolo. La Dalmazia ai 31 Decembre 1806. Opera economico-politica umiliata a Sua 

Maestà Y Imperatore e Re Napoleone I. Idem ai 31 Decembre 1807—1808—1809. 

Quattro volumi manoscritti esistenti nella Biblioteca dell* i. r. Luogotenenza dalmata. 

Manuakript (vier Biinde) in der Bibliothek der dalm. Statthalterei. 



^^^^^^^^^^^^^^^H ^^^^^^^^^^1 


^^^^9B^^i INDICE ^^^^ 


^^^H AlesRftiidro 1 Cxar. Pagìtm 18. | 


rattoliclsmo del Gov. rep. di Rag. 204ì. 


^^^H AriBtfxrruzJA mj^usea To^he e }>!imit;ohe 


Commercio marittimo di Rag 40, 51 


^^^^1 iy Ciiìmn nelle ctisfui^^joiii 26. Saiumau- 


Privilegio di commerciare cogli infedeli 


^^^H diesi e .Sorbonest 21. D i ehìiira rìstalùl i in 


44, Monopolio del oommereio peir Utroo 


^^^H In IW\K 1%. SolU^va i[ popolo e ussedìa 


di 8ncK 40 In Spj4gna 48. 


^^^^M Hiv^usA 1%. Diti ma ani monizione :^02. 


Congresso di Vienua/rracovia oRag. 198. 


^^H Cohìnmì e uieritì 2^1 20S, :i)6. Par»- 


Consoli Simpatia dei Rag. pel C. francese 


^^^H lello eoir aristoeraziA veneta allM line 


32 li C. russo tormenta il Senato 24. 


^^^H. delle due Hepubblìelie 204. 


Il C. francese I»avid a Travniir im. 


^^H Assedi! di Ragusa 80-94. 197. 


Nola L II C. atìstnaeo Timoni 82. 


^^^H Atene sliir» | (t^j^Misa) lU;^. loHueDza di^lU 


Criroscìnni alleati dei Montenegrini 68, 


^^^^B ììììsufi latina etì ilalìana m\h letteratura 


82 Sollevazione durante il dominio 


^^H slriva del Rng. 204. 


rminese alle Bocche 170. 


^^^H Austria Ragusei alla Corte ausi. 13. In 


Ciirxola. Assedio e resa 142, Statuti 140. 


^^^^B Dalmazia e Eioenm ^lf>. 


Nota l- 


^^^H Auto no Iti Iti d(ilta Dalmazia 192. 


Czar. Il falso C. Stfcfan Mali nel Monte- 


^^^H BalllAn (Penìsola bali-anìeaK Commercio 


iietrro 08. Nota 1, 


^^^^H dì Ba;?nsa 50. Progetluta divisione tra 


Ilahna/Ja. Speciale interesgamento dt 


^^^H Napoleone ed Ateì^sandro 152. 


Napoleone jMdla D, 50. Importanza 


^^^H Bandiera della Rep. ru^ 52. Alle navi 


strategica e marittima 50, ll^O. Annes- 


^^^H r»ji. 6Ì ordina di non battere t& baiìd. 


aione ali' lllirio n»2. 


^^^H della Rep. 


Bandolo Viocen/-o, Provvedilo re gen. 


^^^H Bandnrl Ans^obio nnmìBiratieo e pabli- 


della Dalmazia 50. Lettere e rapporti 


^^^^H cifit^ r^^ *2iS, 


a Napoleone 58, Conflitti con Marmont 


^^^1 Beanharnais Vieerè d^ Italia. Lettere a 


02, 


^^^H Napoleone contro la nomina ili Dan- 


Belgorgue generale ft^ncese decapitalo 


^^H 


fini Mof>ten egrilli 80. 


^^^^1 Be^B. Sollevazione dei B. contro i Pascu\ 


Ilìplotna^.ìa. Arte dipi dei Rag. 8. 


^^H di Trebinje DÌO. 


ìlolgomkjr Principe, inviato daOa Corte 


^^^H Bell ei; ardo Generale ansi ri ai* o 170. 


rue«!a al Montenegro, per far rilievi 


^^^H Bergatto aitaeeo dì 8fi 


sul <onto del falso Czar 72. Nota I. 


^^^H Bocche di ( nttaro* Flotlu runea alle B. 


Elapliitl Isole presso liag. 98, 


^^^^B 18, 74. In |<o^?psHo dei Francesi 170, 
^^^^H Egemonia dot Montenegro 17'2. Ocen- 


Ferrata. Vegg. Bosnia. 


Flotta mercantile mg* Ai tempi dello 


^^^^1 pnzione an.^triHi^H 172. 


Croeiale 42 Ai tempi della lega di 


^^^H Bona France^eo ed il Prineìpe Etii;enio 


Cambrai 44. Ai tempi dei Filippi di 


^^^H di ì^avoja 14. Il cSVnatore ni^. F, Bona 


Spagna 48. Numero dei navigli e rendite 


^^^^B tenia dì sollevare il popolo 200. 


alla fine del eecolo deci molta vo 50, 


^^H Borierò FI Uè mi 


Flotta russa. Alle Rocche 18, 00, 82 


^^^B Boscorìcli astronomo rag 20 


Attacca Lacrnma SO. Dinanzi RagaB;^ 


^^^H Bosnia Commercio eon Rag. 50. Miniere 


durante V assedio 90—108, A rimordilo 


^^^B 50. Paseià h. im Ferrate per Rag. 2U. 


del Vladika 132. 


^^^H AmminisiOajtione austriaca 210. 


Francia. Relwiioni con Rag. 28. Solle- 


^^^H Brand j Generale auRtriaco 04. 


vjvzìoue dei Dalmati contro il Gov 


^^^H Brankovtc Gjuraj. Principe di Serbia, 


ffiineese 102. 


^^^^B (uira a Raguea 22. 


Cìaragntn G D. nobile traurino. Posto 


^^H 84 


a capo dell' j^mministrazione del terri- 


^^H Cabofra fam. nob. rag. 22, 28. 1^6. 


torio di Rag. e Cattare 180. 


^^H (^alamotia Isola presso Rag. m. Nota L 


|jliet:ildl Marino matematieo rag. lOo, 


^^^H Canali Rivolta «nn IO. 82. Descnzione 


Nota 2. 


^^H d^dla vallata B2. ^'ola 1. 


Gluppana, isole 98, Nola L 


^^^H rurarane per Ragusa 50. Valore delle 


Gliislerl Consigliere aulico austriaco 04. 


^^^H merci 


Con.'^rgna senra autorizzazione le Boc- 


^^H tarlo Y e le liolle rng. 4S, 52. 


che ai Russi 72, 


^^H Castelnnovo Baltf«glia 140. 


Ciondola Francesco 12. ^^ 


^^■. lastriotta Giorgio (.SkenderBeg) 22. 


Oravo su porto di Rag. d8, ^^H 



^ V - 



I N D p: X 



krlMokriille mg. TaUre mui Perrtickor» 
7. Objectiv il) den j :!-':■ 'r^TS-^n 
l>eb»tten *27, SoìÌmur ; >- 

ehi^wr 23, Erklfirt rtiG l,.j ., .,oii*r 

hcf^e-itell! 197 Sìtìm un»! Intolhiscnx 
ti07. Vergi e'h'h zvviaolieti der m^us, aod 
éf^v venetianiBL'hon A, j^ur Zeìt dea 
Kiidiis der Kejmbliken 20.r 

d<tr liitoìni»chon tntd ilftluinischon 8pni- 
oliMi «uf die ìflavischi^ I^ìtin'ittur in Itag. 

m> 

'AutoTioiiiir^ Dnluialiens 103. 
Balktuiltitlbiii^ol. Jljindel Un}r. mìt den 
Laridfin der B. 51. Projóktirte Tlieiluii^ 
Awi?*?h^n Ntì}>oleon tirid Alexander 153. 
lAtidtiri V'^^i^' 1 piiiluntér rwg. l'uldicÌBt 
tirid Ni: r :t'X 

ioaiihaniar . tn Viopkiinig von Itn- 
lieiì. Unett' »n Nspoleoti gegen die 
Eniéiiuunir Dandolo^? ziuu iìouverneur 
Dal ma li Oli 9 fjR 
Ì^W^m Krhfibung dor fì. ^egeu den Vn- 

gfhiti von Trebiiije 16L 
ilelaireniiìfreii von Rag, B7— 9^, 197. 
1tf»l1i^$rArdc o>storr Uenerat 171. 
Sc»ricn1tti ALstiiriu onf die VerHcbnn* 

rlie dfl C'atiaro. ttn»iRÌ(»cbo Flotte 
ftf^elbi^l^ l'J, :5. Im J3esjl7.e d<»r Fruii- 
Jtos'^n 171. Ilomfnionio Moiifenegro*. 173, 
Bona Frjin*>*»*.co immì Priu^ Eugen voa 
SàYOven 15. Sonntor Ii* vtM-aocbt dds 
Volk j^ii ©rhebeu 201. 
lorero IMI le 97 

lóncovfcli IfujL'gioro, Rttsf Aslronom. 29: 
iBo^nleii, lidndel iiill J{. ól. Bo^ntHclie 
PaFchiiif. ìVi\. Eineijbfthnvi?rbìnd«ng mit 
Uhi: 21'). (iriirrr -unir. VerwaUung 219. 
Irandj ij81©it. Genernl Gó, 

ikorfr Funsi voa Scrbitn. flikditet 
di U'A'^ 23. 

/liiHl boi Kag. 85. 
1 rn^' Patrieierf^mìlì** 23, 2S). 107. 
IHa. lti.«el bei iiug. m. Note 1. 
banali* Aubiand von U, 83. Hosehrei- 
bunc dp> Thales 5K 
U'arl V nml die rajr Flotlen 4K 5$, 

I<'A»tTlotta Georg <8kondpr-Ilcir) 23 
M:nii^rKK Ui<>r>cr. Knjjus» und Kraknu 199. 
iCansiilti, Belieblbitit des fiunz. C. in Rag, 
83, I>pr ni^fiis* be (', und «cìn Awflreti?n 
S5. Dcr ostorr. C. Timoni 83, Frunz*!- 
»if>cher C, David in Travnik l*)K>'ote L 



de>« falschen 
JSot«^ 1. 
Rag. «»*9. 
ÌUs init Bo- 



Crivoscirtiier Veibitiidete dcr mal 
griner UU, 83. Aufsirmde der C. witbrend 
dor FrarizosenfieiTseiifttt in Catfaro 173. 

Ciirzolft. Einnabtnediiioli dieRtissen 143. 
Statnten von C, 147 Nate 1. 

Cxar der faische in Montenegro (Stefan 
Mali) tU). Note 1. 

IlAlttìAth^n. Besonderes Interenae Kapo- 
leoij8 hir D 57. Strateeipcbe, mariti me 
uttd cnlturcUe Wicbliglieit 57, 193. 
Àniiexion in daa Ulvnnm 193. 

Uaudolo Vincent Gouverneur von Dal- 
matien ó7. Briefe und Berichte an Na- 
poleon .')!). (>;i Couflikt© mit Marmont t).^, 

Darlelien der Uep. Rag ari Frankreicb \h 

Del^or^^ue franzof^ischer General fou den 
MonteneL^rìnem entbauptet 87. 

IMcliter rfig. 105. 

IHplomutlo. Dipi. Kunst der Rag. R 

Dol^orukjr Fùrst. Voni russi schem Ca- 
binet nacb Montenegro eniseudel uui 
Eihebunì^en beziigliidi 
C7ar€n vorztinebmen 73 

Elapliitigcrhe Insttlti bei 

Ei&eiiUalin* Yerbindun^ 
nnion 215. >!r>glìi"bkeir der AViederauf- 
nihme dc^ cinstigen regen HandeUver* 
k<fbrt*s 217. 

Flotte. (Handeljifìotte t^ag.) Vegg. 8ee- 
bandel 

Fiditi» (nisslsohe). Im Canal von Cat^ 
Cattaro llK (>7. 73. Bei Lacroma 87 
Vor Bagnila uitlirend der Betagerunf; 
yi"10t). Jn's Selileppuu de» Vladìka 
133. 

Fallile dcr Ben. Rag fi3, 177. 

Frati kreteli* Bezieliungen mit Rag, 2*.V 
Grunde der Cn^ufried^-nlieit der Dal- 
matiner mit der Fnin/.oscnben'ìsebaiL 
nnd AnfsUn*! der Pidjiea D>:i, Itil*. 

(«aragtiiu O. D Chef der Verwaltung dee 
Torriiorieii von Ragusa nnd Cattaro Ì87, 

(iastfroiiiidselittft itet Rep. Rag. 21. 

<ilietaldi Marinn^.. Rag. 5Uthematik(r 
107. Note % 

UhHìeTÌ tisterr, Hofratb 
obne Ermàchtìgung die 
Ruasen 73, 

(ilupptuia Ini^el IHX Nota 1 

iioiidola Franz» «»sterr 
leutcnant 13. 

(Irarosa llafen von Rajf. 99. 
iSuiiduHe Ivan. *laviscl»er Dieliter 10^ 
llbrinni 187. 8tratf:rJsober Zweak 18' 

ScbwicTigkeit der VenvaJlang 191. 
Kavavf aneti nacb Rag. 51. 



G5 Cbergitit 
fìoeolie den 



Feldmarsidial- 



- VI - 



(ìlandalic Ivan Poeta slavo 104. 

Illirio Regno 186. Scopo strategico 188. 
Difficoltà di amministrarlo 188. 

Lacroma. Ricordi storici 8b. 

Lanii^toii Generale francese. Occupa 
Rag. 34. Proclama ai Rag. 36. Come si 
ebbe a provvedere di polvere e denaro 
76. Non vuol capitolare 114. Partenza 
da Rag. 17d. 

Lesina. Bombardamento russo 162. 

Lissa. Sbarco russo 100. 

Lloyd austriaco. Interessamento per 
Rag. 214. Nota 1. 

Lowen Commandante di una squadra 
inglese. Eccita i Rag. di combattere 
per riacquistare la libertà 194. 

Luccari famiglia rag. Bani croati 10. 
Influenza di Matteo L. sugli avvenimenti 
in Ungheria e rapporti con Giovanni 
Uùniadi 12. 

Madonna delle Grazie. Santuario 
presso Rag. 98. 

Malfl, vallata presso Rag. 98. 

Marmont Generale francese. Comandante 
milit. della Dalm. 60. Costruisce strade 
in Daln). 122. Progetta un porto di 
guerra tra Ragusa e Stagno 168. In 
Rag. 172, 180, 184. Nominato Duca di 
Rag. 186. Viceré dell'lllirio 192. 

Massimiliano Imp. del Messico sog- 
giorno a Lacroma 88. 

Meleda 100. Nota 1. 

Mezzo isola 48, 90. Nota 1. 

MilutinoTié Generale austriaco 196, 200. 

Molitor Generale francese 64, 78, 86, 
124, 126, 142. 

Montenegrini 18. Il Senato rag. sul 
conto dei M. 80. Panico tra soldati 
francesi pel modo di combattere dei 
M. 84. I m. durante V assedio di Rag. 
108. Proposte di Marmont per rendere 
innocui i M. 170. Nota 1. 

Montenegro. Napoleone ordina di oc- 
cupare il M. Veg'Z. Vladika. 

Marat Gioachino 30. 

Napoleone I. Vegg. Dalmazia, Monte- 
negro. Come intendeva T indipendenza 
di Rag. 148. Ordina severe misure 
contro i Rag. 188. 



Nazionalità (principio di) 192. 

Nizza anstro-nngr. (Ragusa) 214. 

Ombla 102. 

OhmaocTic Iveglia. Ammiraglio 48. 

Ospitalità della Rep. rag. 20. 

Pastroriciani. Sollevazione durante il 
possesso francese delle Bocche 170. 

Petktt. Promontorio presso Rag. 98. 

Pirati narentanì. Battaglia di Puntamica- 
presso Zara 42. 

Pio VII e Napoleone 154. Marmont fa 
carico all'Imperatore d'aver maltrat- 
tato P. 154. Nota 1. 

Poeti rag. 104. 

Prestito della Rep. di Rag. alla Francia & 

Poljica Insurrezione 162. 

Baffosa (città) 36. Assediata da Russi e 
Mont. 90. Assediata da Patrizii e po- 
polani 196. 

Bagngarecchia 82. 

Bepnbblica ragusea. Costituzione 24. 
(Giuoco diplomatico 80. Ultimo giorno 
182. Paralello tra la caduta di Rag. ^ 
quella di Venezia 204 

Bnssia. Rapporti con Rag. 28. 

Siniaivin Ammiraglio russo 66, 112, 128^ 
132, 138. 

Slari del Sud. 188-192. 

Sorgo Antonio. Rapp. della Rep. rag. a 
Parigi 178. 

Strade. Costruzione in Dalmazia 122^ 
Rapporto di Marmont a Napoleone 124. 

Statati delle città dalmate. Vegg.Carzola. 

Tommassic Generale austriaco 194. 

Turchia. 11 Senato rag. chiede protei 
sione 152. 

Ungheria. Relazioni colla Rep. Rag. 10. 

Venezia. Aristocrazia 204. Caduta della 
Rep. 206. 

Vladika Petar I Petrovic, Principe del 
Montenegro 66. 218. Relazioni collf 
Russia 69. Ecoita l'ammiraglio russo di 
occupare le Bocche 70. Combatte eroi- 
camente a Breno 84 Comportamento 
durante V assedio di Rag. 128. Intriga, 
affinchè le Bocche non siano restituita 
come aveva ordinato lo Czar 138. 



VJI 



Katholieismag der rag Kep. 209. 

Lacroma. Geschiohtliche Erinnerungen 
89. 

Laniiston. Franzosischer General. L. in 
Rag. 35. ProoIamatìoD an die Rag. 37. 
Wie er woh mit Palver un Geld ver- 
sorgte 77 Will nioht capitolieren 115. 
Abreise von Rag. 177. 

Legina. Rassen in L. 163. 

Xissa idem 161. 

Llojrd osterr. Verdi enste nm die Hebun<; 
dee Fremdenverkehres in Rag. 215. 
Nota 1. 

liOwen englìsoher Commodore. Fordert 
die Rag. aof Ku kampfen um ihre Frei- 
heit wieder zn erlaogen 195. 

Laccali rag. Familie. Bannse von Croa- 
tien 11. Einfloss von Matteo L. auf die 
Ereignisse in Ungam. und Deziehangen 
zn Wladislaw Jagello und Johannes 
Honnyades 13. 

Madonna delle Grazie. Votivkirche der 
Seefahrer bei Rag. 99. 

Malli bei Rag. 99. 

Marmont franzosischer General. Zum Mi- 
Ittàrcommandanten Dalmatiens ernamt 
60. Wie er die Strassenbanten in Dal- 
inatien ausftihren Hess 123. Projectiert 
einen grossen Eriegshafen zwisohen 
Rag. und Stagno 169. M. in Rag. 173, 
181. Herzog von Rag. ernannt 187. M. 
ale Vieekonig des lllyriums 193 Tadelt 
Napoleon wegen der Behandlung des 
Pabates 155. Note 1. 

Maxlmilian Kaiser ron Mexico. Aaf- 
entbalt in Lacroma 89. 

Meleda Jnsel 101. Note 1. 

Meno Insel 49, 91. Note 1. 

MIlntinoTlé osterr. General 197, 201. 

MoUtor franzos. General 65, 79, 87, 127. 

Monienegnriner 19. Der rag. Senat iiber 
.dleM.81.DieM.wàhrendderBelagerang 
▼00 Rag. 109. Vorsohlàge Marmonts um 
die M. unschàdllch zu machen 171. 
Note 1. 

MoBteneirro. Napoleon ordnet an M. zu 
bcMtzen 141, 171. Slehe Vladika. 

Murai Joaobim 31. 

Hapoleon L Wie er die Unabhànbifrkeit 
Big. veretand 49. Befeble wegen Mass- 
re^QDg der rag. Seoatoren. 189. Siehe 
Dalmatien, Montenegro. 

Hatfonalitataprincip 193 



Nizza Osterreiclis-Ungarns 215. 

Ombla 103. 

OhmnceTic Iveglia. Rag. Ad mirai 49. 

dsterreich* Ragusaer ani òsterr. Hofe 
13. 0. in Dalmatien 217. 

Osterreich-Ungarn in Bosnien 219. 

Petka Vorgebirge bei Rag. 99. 

Piraten narent^nische. Seescliiacht von 
Puntamioa bei Zara 43. 

Plus VII und Napoleon 155 

Poljica. Insurrektion 163. 

Bagnsa Stadt. Von den Rnssen und Mon- 
tenegrinern belagert 91 Von den Ade- 
ligen und dem Landvolke 197. 

Bagnsarecchia 83. 

Ragusa Repnblik. Verfassung 25. Diplo- 
matiscbes Spiel 81. Letzter Tag 183. 
Vergleioh zwiscben dem Ende der Rep. 
Rag. und V»'nedig 205. 

Bnssland und Ragusaer 29. Siehe Flotte, 
Vladika. 

Seeliandel Bagnsas. Zur Zeit der Kreuz- 
zùge 45. Pàbste uud Concilìen gestatten 
den Rag. mit den Osmanen Handei zu 
treiben 45. Monopolisierung des Han- 
dels duroh Àgypten uud den Isthmus 
von Suez 47. Handei in Spanien 49. 
Zalil der rag. Handelsscbine uud Er- 
tnignisse aus dem Seehandel zu Ende 
des achtzehnten Jahrlinudertes 51. 

Siniawin russisoher Admiral 67, 113, 129, 
133, 139. 

Sorgo Anton. Repnisentant der ra?. Rep. 
bei dem franz. Hofe 179. 

Statnten der dalm. Stadte. Siehe Curzola. 

Strassenban in Dalmatien. Siehe Mar- 
mont 

TommasBic òsterr. General 195. 

Tilrkei. Der rag. Senat wendet sioh an 
die Tùrkei um Schutz gegen Napoleon 
153. 

Ungam und die Pop. rag. 11. 

Venedig. Aristokratie 205. Das Ende der 
Rep. 207. 

Vladika Peter I Petrorié; Fiirst von 
Montenegro 67, 219. Beziehungen zu 
Russland 69. Der nissische Admiral 
Siniawin bemachti,£:ct sich auf sein 
Anstiften der Bocche 71. Krimpft hel- 
denmiithig bei Breno 85. Verhalten 
wàhrend der Belagerung von Rag. 12^. 
Intriguiert auf dass die niesische Flotte 
die Bocche nicht verlasse 135. 



- viti - 

Hai in|iloiii!i1iirio ìMU* rehv/Àmn di41a RepobbUc» di Rairiisii col R^^na 
<li l'nslu^ria. (Veiiiz. GelcicU pn^. 111). 

Aiis der Siiiniiiliini; diploiiiiitlsiìier Akteii, betreffeTid ùm VerhEltiiIss derj 
R^lKiUlik Ka^usii zìi deiii Kiiingreiclie rimirii. uSieln- Gt^oicli Seiic HI). 

Dell'anno (¥om Jalire) 13<ia Vegc. i-ag. IO (Sielie Seité 11) 

Nuy Nicola de Sor^'o rotor do Ragusa eiini lo nostro pìzolo «.^onseio riiomtftemo ^ 
ti Mi Ice de Po?erejico. eiUiliii tiofitro liiklo, che al nome di Dio tu debi andar cum 
iitiestA barella armadii al più tosto che tu puoi a Zara, non atihostando ad alctina terr* 
Et sìando tu zouto a Zara debbi 1^pia^ et sentir sei noslro signor mkvt Io r*^ (Lodovico 1 1 
ir (V Vngheìia} e zonto a Zara, b spI fo?Fe zouto a Zara debi tornar a Hiignsa al più ] 
tOBto eb<? tu punì. Et debi spiar e ì«entir se lo signor e per dimorar in Znra, o »elo Hcte | 
andar ad alcuna parte, et ^o et quanto deve dimor^ir in Zara. 

Wir Nieola de Sor^o Kektor ron Ha;:raf^a niit unserem Ktcineni Rathe beauftmgeu 
dieli Milee de Pavereseo, der du niiser lieber Mitbiirger bi^t, in Manien Gott(^s iuit 
dìeeera bovvaffiietem Se luffe ^ù bald u.U inoglieli nacb Zara alizureisen. Und da dti in 
Zara ftngekouiujofi Fein vvirst, BollBt dii auskundsehafteu und liorchen ob nnser Gelueter 
der llerr [\*mv^ (Lufbviff I Kimig voti Vn<jani> in Zara an^iekomuieu i^t. Und wenu er ] 
in Zara aiigjt-komnieu wìire, wirst dn xnrtickkebretv j^o Hcbnell als dn kannst. Cnd solbt 
du aucli ansknnd^itdiafteti und horchen ol> der Herr in Zara «ieh aufhalten wird, ob er ' 
jrgend vvo sieh la^^eben eoli, und ob uud wk lange er si eh ìu Zara aufhalten wird. 



i4»3 

Reetor de Ragusa... alli nobili et «avii Ber Franeho Gio di Sorgo, ser 8tephauo de 1 
Zamagno et Fer Zolmnnd de Go7,ze, electi per andar ambassadori al 9erenìsHtnu> Signor] 
«ostro Ladislavo, glorìosisimo re di Hnngaria. Boemia etc ... Kt j^iuuti ch« sareii dova 
farà \h m^ maestà... fneta la dcdiila veuenizioue... preseutaretì fa lettera di credenza, 
bai^andola, et fregandovela alla fwzrt, seeundo ci confiueto.,. Tutti quel h prelati e baroni 
the seriinuo appres?!0 la Regia Mae^'là, o\er lì quali Bchonlrareli in lo andar o in lo 
tornar, lassemo in disìrrezione vostra a visitar e eortiztir quelli che parerà a voi, cUitt * 
quelle otTerte e d^tlce paroU\ ehe a voi parerà esser eouveuiente, secondo la i?ondi*>Ìoiie 
de cadauno de li detti prelati e baroni. Simtliter non postpon ereti lo illustrissimo «ignor 
duce Zohanue Corvino, ffylìo naturak del re Mattia Corvhttt} al quale fareti oomeino- 
raeioiie de la fede et devoeione nottra verso la felice meinona del serenissimo quondam 
genitore, et dr lo amor ehe sua maestà portava alla città uosira. Et direti che volerai 
esser sempre sei amici, it esser presti et parati allì soì pinceri et eom mandi. Stmililer ìi%. 
regina vecchia visitaretì^ se cognoscereti che la vi^itacioue nostra non babbi a ad esser | 
molesta alla maestà regìa, et se no» la sera ultra mezza zoruata lontana da la corte. 

Der Rektor von Rsigusa den adeligeu and klngen Herrn Franeho Gio di Sorgo. 
Stefano di Zaningua wnì Zohanne de Goz^e, gcwahlt damit sie nh Bothsi^hafter za nii- 
eereu durchlantig-^teu llcrrn Wladistavv Kòuig von Cngaru, Bolimeti etc. sieh begeben . . , 
Uiid da ibr angebommeii ^mi werdef. wo *.icb die Majestat beiìnd-t... naeh vollz«*gener 1 
ehrfurchtsvoller Begru.*:8ung , . . werdet ihr dai» tìeglaubignng^doknmeul vorlegen, so wio 
dass -dbekiissen und an dnti lìesicht rciben, vvie es tiblieh ist. Deu Prùlaten uud Baronen die 
gjcb bei seiuer Majestit belìndcn werden, oder denen ihr begegnen werdet in dem Hin- 
gelieu oder Zuriickkehreu ìiherl;is«en vvir uauh eurein Ermessen liesuohe abzustatteQ und 
den llof zu macheu. mit jetien Anerbiethungen tmd housgvollen Worlen, die ibr ala ' 
entsprecheud eraclitei werdet, niit Kùeksiehi auf die Stelluug eìn^s jeden der erwtihuteti 
Pnilute und B»roDe; de.ssgleieheu vverdet ihr iiieht unierlasseu den hot'bberiibmteit 
Herrn Heerfiihrer Johannes Corvi nus zu besuehen. (nnturikhrr Sohn des KiJnitfs Mal- 
(hias Coninm} dem ihr onsere Treue und Ergebouheit zu BCifieiu verstorbenein Valer 
in Erinneruui: britigeu werdet, so \vie die Liebe, welehe Euere Majestìir fiir unsero 
Stadt batte. Und ihr werdet Kageu dass uir immer seinc Fretinde seìu wollcn uiid dass 
wir ihn als nnscren besoudcren Fretind und Be^chiit/er verehreu iinraer bereìt seiiieii I 
VViinscben und Befeblen zu enteprecbeu. EbcMo werdet ihr die alte Konigio besuobeo^ 
wenn ibr verstehen werdet dass uuser Besueh, der konigliLdien Majestiit nicht ungelegeiì | 
wiire, und wetin aie nieht iiber einen halbeu Tsg von deui Hofe entfernl weilen solite, 1 



diece F«l8en«Udt am Mecre ist Ragusa. 

Rsguia und Dubrovnik die Sudt su gleicher Zeit griechiscli, rouilsch und sUvisch, die Freundin des 
Ilalbmondes und do< Krcuzes, von alien Màchten abbiiobig und unabbanbìg, debnbar wie Gold und 
fest wie Subì ; Itaguiia mit der Kunst dea ^Ja" und dem Muthe den n^^sin**! °icbt erobcrnd aber 
erwerbend, nicht kriegerUch aber wiedurstcbend, daa illiriscbe Atben, das dalmatixcbe Venedig, die 
tUmdt d«r Diplonatle, der Matbomatik, dea Epigramnies, und JeUt der romantbichen Melancbonie. 

Ida Baronln DUrinutfdid Reintbarg. 



qacata città cbc sorge sopra scogli al mare ò Ragusa. 

Uagnsa e Dubrovnik, la città greca, romana e alava a un tempo, smica della Mezzaluna e della Croce 
dipendente ed indipendente da tutta le Potenze, duttile come 1' oro e forte come 1* acciajo, Ragusa 
coir Arto del „si" e col coraggio del nnò"» Ragusa non conquistatrice ma acquistatrice, non belligera 
ma resistente, r illirica Atene, la dalmata Venezia, la città della diplomazia, della matematica, dell' epl- 
gnmmtk ed ora della romantica mestizia. 

Ida Baronotta DarlnBsfdld-Ralntberg. 



'^ 



Napoleone a Murmojit, — Fello phiz/o di Hiìii^usa al fintici pio del sDook deciaioiiono, 

— Si coiiiìiioìa a tumere }»cll esi«tei]/,u dimisi Ri'pnlililje», — Le (Mio \einjte e le armi 
ransflulniMiio, — L' wto diplomatica dei Uìign&ui. — \'n [uestito che non ritonii*. — 11 
vuoto nelle cusso dello Stato, — La conversione del solo in niouetu. — lìi volta canal e^jo, 

— I 14ag«8GÌ ulle Corti del Uiì d' Uuglieriik — Tre membri di mia fjuui^Usi ragusea 
Baili di Croazia, — Come il raguseo Matteo Liicoarì uld>iji infinito pdT elezione di 
Vladislao Jaj^ellone in l£ù d' Ungheria. — Inlime rA-.i/Aom tra il Lufeari e Giovanni 
Unniuili. — Il l(è Mattia rurvino o Jìagusa — I Patriitìi ra^^nsoi alla Corto d Anstrìa> — 
Franeeseo Dona ed if principe Ku^cnio dì Savoja. — Lo ì^tato ansUiaoo porge ajnto 
alla RopubVilìcu. — Il gencple auetrineo Brandy o la repressione della rivolta eanalese. 



,xVpi>rfivo hillrj (iiidli* fili' avrti^ fallo rigiinrflo a! Seniito dì Ragusji; 
,niii il ine|.'lto riuni c\w inviale solLo servigi iiin /ai a W'iu^zia, oppure a 
^Miliino, dicci Ira ì principiali a^'ilalorì, allìnc di lo^'lìor T ucrasioiìe a 
.,qu<'i disgraziati dì HnjirrnLli^r rosa, rlie jiolnbbc condurli al pa(il)olo.* 

dosi scrìveva nell' anno IHOS al j^'eneraU* Marniont in Drllniazia 
r noun> in allora il più polentt» sulla liTra: ffut'l Napoleone, rlie avendo 
stipidato r atnio p^rirna la |>a('e tìi Tìlsil vuìUt llussia t^ la I^'ussia, in 
segnilo alla (juah^ (iii^rK-lniu 111 dovelle rrilire la unda di i suoi Siali, 
orinai sognava la rluniinaziuiie dv\ nioudiK 

^1 disgniziali** di ctii si parla nella lellera sono ì Snialori ja^^iisei, 
i (piali iu>n sì poh'vano dar pace rlir la llefaibhlica avesse ressrdu ili 
esistere, ed agitavano sott'acqua a tutta possa conlro Napoleone e 
la Francia die diede alla slessa il colpo (alale; inipresa questa avventata 




I 

NapoleoM an General Marmont. — Auf ilen Strassou Ragusas zu Anfang des 
iictuizehnten Jahrliundertes. — Man bcginnt uni dcn lìestand der licpublik besorgt mi 
scio. — Die venetianischen Flotten und die tUrkischen Waffon. — Die diplomatische 
Kunst der JJagusaer. — Kino Anleiho dio niclit riickgestellt wird -— Die Leere in den 
Staatskassen. — Wie man Salz in Gold umwandelte. — Der Aufstind in Canali. — 
Dio Kagusiier ara Hbfo der Kònigo vou Ungarn. — Drei Mitglicder einer ragusaischen 
Faniilio Bannse von Croaticn. — Wie Matteo Luccari di IJerufung des Wladislaw Jagello 
ZI1U1 Kònig von Ungarn beiutlQsste. — Intime Bcziehangou zwisehen Johann Hunyades 
nnd Luccari. — Matthias Corvinas und Ragusa. — Ragusiiische Patrioier am osterreichi- 
schem llofe. — Francesco Bona und Prinz Eugen von Savoyen. — Òsterroich kommt 
der Rupublik zu Hulfe — Die Unterdriickung dcB Aufstandes durcli Generai Brandy. 



„Ich billigc was eie unternomnien liaben bezùglich dcs ragusaischen 
^Senutes; das Beste wird abor wohl soin, weiiìi sie utwa zehn Hauptaur- 
^wieglcr iiach Vonedig odor Mailand zur Beaufsichligung sendon, uni 
«diesel! Unglùcklicheii die Mòglichkeit zu benehnien, Etwas anzuzetlehi, 
„\vas sie zum Schafott fùhreii kóunte". 

So schrieb iin Jabre 1808 an General Marmont in Dalniatien, ein 
Flerrscher, damals der nuìchtigste auf Erden, jener Napoleon I, welcher, 
nachdem er das Jahr zuvor llussland und Preussen den Frieden von 
Tilsit diktirt batte, deuizul'olge ibni Wilbehn IH die HaUle seiner 
Staaten abtrelen musste, nunniebr seinen Pian eine Weltherr.schall zu 
begnìnden verwirklicbon wollte. 

„I)ie Unglficklichen/ von denen in deni Scbreiben die Uedo ist, sind 
die ragusiudien Senatoren, die sich keine Rulie gonnlen seitdom ihre 
Republik zu bestehen aufgeliOrt balle, und insgebeiin gegen Napoleon 
agitierte», der deni Freistaate den Todesstoss versetzt batte; jedenfalls 



LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



e quasi pazza, oltreché polla potenza di Napoleone, pella circostanza 
che la rivoluzione francese aveva reso ormai impossibile Y esistenza di 
Repubbliche con principii cosi strettamente aristocratici, come quelle di 
Venezia e Ragusa; ma impresa che si spiega facilmente, se si pensa 
al grande affetto che l' Aristocrazia ragusea portava alla Repubblica, 
colla quale erano intimamente collegati i di lei fasti ed il suo dominio. 



I principali storici di Ragusa non parlano della caduta della Repubblica. 
Questa pagina di storia, interessante e commovente, vogliamo tentare 
di riprodurre alla meglio ; e quando ci si offrirà il destro ricorderemmo 
anche i meriti e le glorie di quello Statercllo repubblicano, miracoloso 
invero pella lunga sua durata di quasi tredici secoli, ad onta dello 
continue insidie dei suoi nemici, pel grande sviluppo che seppe dare 
ai suoi commerci, ad onta della sua piccolezza, e pel grande numero 
di poeti, scienziati ed altri uomini illustri che ebbe ad educare, ad 
onta che i tempi, specialmente nei paesi contermini alla Repubblica, 
fossero i meno propizii alle muse ed alle scienze. 



Lo storico Engel che visitò Ragusa nel 1805, nella sua storia di 
quella Repubblica, mollo breve ma succosa e ben ordinata invero, ci 
racconta le sue impressioni nel porre pella prima volta il piede entro 
le mura di S. Biagio. ') E un quadretto di genere, sono poche pen- 
nellate che ritraggono al vivo Ragusa di un secolo addietro, colle sue 
istituzioni repubblicane, col suo regime aristocratico, e crediamo di far 
cosa grata ai nostri lettori, qui traduccndo questo brano che faciliterà 
la loro immaginazione neir idearsi 1* aspetto di Ragusa di quel tempo, 
tanto dissimile da quella d'oggi. 



«Nulla di più strano (racconta V Engel) che l'aspetto della città nei 
«giorni di lavoro, dalla mattina al mezzogiorno. Tutte le persone ri- 
nvestite di qualche carica, segretari, scrittori, impiegati inferiori vestono 
«un lungo mantello nero con una fascia; un soprabito copre il loro 

>) S. Biagio patrono di Ragusa. 



Das ende dér ragusaischen republik 



ein sehr gowagtes und fast Ihórichtes Unternehmen, sovvohl wegen der 
Macht Napoleons, sowio des Umstandes, dass die franzósische Revo- 
lution dcn Fortbestand von Ropubliken in Europa mit rein aristo- 
kratischer Vorfassung, wie Venedig und Ragusa solche waren, unmóglieli 
goniacht batte, ein Unternehmen aber, das man begreiflich findet, wenn 
man bodenkt, wie die patricischen Gesohlechter Ragusas innigst mit 
eleni F'reistaate verwaohsen waren, von dessen Besland ihre Macht und 
ihr Glanz abhieng. 

Die Historiker der Republik, konnten sich mit ihrem Ende nicht 
befassen, da sie Alle wahrend ihres Bestandes lebten. Wir woUen es 
versuchen, dieses interessante und rùhrende Blatt der Geschichte Ra- 
jrusas auszufùllen, und werdon dabei, so oft sich uns die Gelegenheit 
biothen wird, auch der Verdienste und der glanzvollen Tage der 
ragusiiischen Republik gedenken, welchc wahrlich Bewunderung ver- 
dient, wegen ihres langen fast dreizehnhundertjàhrigen Bestandes, trotz 
dov fortwfdirenden Nachstellungen ihrer Feinde, w^egen der grossen 
Entwicklung die sie ihrer Handeisflotte und ihren commerciellen Be- 
ziehungon, zu geben verstand, trotz der winzigen Ausdehnung ihres 
Territoriums, endlicli wegen der vielen hervorragenden Mànner, insbe- 
sonden? Dichtcr und Gelehrte die sie erzog, zu Zeiten welche den Musen 
und der Gelehrsamkeit, besonders in den an Ragusa angrenzenden 
Liìndern, ganz abhold waren. 

Der deutsche Historiker Engels woloher Ragusa im Jahre 1805 
besuchte, erzahlt uns in seiner kurzen aber gut geordneten und inhalts- 
vollen Geschichte der Republik scine Eindrucke als er zum erstenmal 
die Stadt des Heiligen Blasius betrat. ') Es ist ein kleines Genrebild, 
in wxlchem mit wenigen Pinselstrichen Ragusa, wie diese Stadt noch 
zu Anfang des neunzehnten Jahrhundertes, mit ihrem allem republi- 
kanischen Formenwesen, und ihrer aristokratischen Steiflieit aussah, 
naturgetreu wiedergegeben ist ; wir glauben unseren Lesem diese kurze 
Beschreibung nicht vorenlhalten zu mussen, w^elche ihnen erleichtem 
dùrfle sich von dem alten republikanischen Ragusa cine Vorstellung 
zu machen, so grundvei-schieden von dem heutigen Aussehen der Stadt. 

«Nichts ist sonderbarer, schreibt Engel, als der Anblick der Stadt 
,an Werktagen von Morgen bis Mittag. Obrigkeitliche Personen, 
„Sekrtlars, Schreiber und Unterbeamte, alle sind bekleidel mit einem 
, langen schwarzen Rock, der durch einen Giìrtel zusammengehalten 

^} St. Biagio Sohntzpatron von Ragusa. 



LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



«petto, e sulla testa portano una parrucca „a la Despreaux"" dietro la 
„ quale non mancano di inlìlzare una o più penne d' oca, simbolo dèlia 
«loro autorità burocratica. Nelle mani tengono una specie di berretto 
„o cuffione con entro il moccichino e la tabacchiera. Questo costume 
„ò di dovere; nessuna persona rivestita di autorità può farne a meno. 
^Si vedono dei giovani patrizi di 15 o 10 anni, la cui testa sparisce 
«quasi enlro la parrucca, per modo che si stenta a riconoscere le loro 
«fattezze. Vi sono i2(X) sino a ^]()0 persone così vestite, che si aggirano 
«pelle piazze, e si può immaginare (pianto in una piccola città ad un 
.forestiero debba ciò. apparire strano e curioso." 



Siamo però in dovere di aggiungere che l' Appendini nella sua 
„/S/on*a" ci racconta clie, se i- giovani patrizi di mattina vestono quelle 
toghe dig:iitose, che la Repubblica da secoli prescrive a coloro che 
ricoprono cariche pubbliche al pomeriggio, dopo che hanno terminate 
le loro funzioni pubbliche, si vestono alla moda francese, anzi con 
speciale eleganza. Meno male; convien ritenere che al meriggio ci sia 
stato nell* case patrizie grande appiccamento di talari e parrucche, 
con obbligata dej)osizione di penne. 



Allorché negli anni 1700 e 1797 Napoleone* si impossessò delle 
isole Jonie, i Ragusei cominciarono a trepidare pella loro Repubblica. 
Non era invero questa la prima volta, .poiché essa esisteva da oltre 
mille duecento anni e parecchie fiate, durante questo lungo volger di 
secoli, gli eventi erano tali che sembrava prossima la sua fine. La 
potente rivale sulla laguna, non meno che gli agguerriti Ottomani, 
ripetutamente avevano tentato di impadronirsi della piccola città, che, 
assisa tranquillamente sulle sue rupi ai piedi del monte Sergio, si 
specchiava nell'Adriatico: città invisa a San Marco, poiché le flotte 
mercp.ntili colla bandiera di San Riagio facevano concorrenza nelle più 
lontane spiaggie a quelle -del leone alato ; città ambita dai conquista- 
tori turcheschi, poiché quando la mezza luna avesse potuto luccicare 
sulle torri delle mura ragusee, sarebbe stata una salvaguardia pei 
paesi già conquistati a tergo, .ed una continua minaccia pella penisola 
'ni di là dell' Adriatico anzi peli' intera Cristianità occidentale. Ma nei 
supremi momenti, quando già le galere venete si attrovavano. nei pa- 



DAS ENDE bER RAGlTSillSCHEN REPUBIJK 



,\vird. Ein grósser UberwuiT, fast ^^estaltet Wic eìxi Frauenhalstuch 
•bedeckl ilire Brusi, auf deni Kopfe tragen sic eiile Pemìcke a la 
y,Dcspreanx\ì\ìì[ev weicliòr sionicht ermangdn, einigc F'cdern zu stocken, 
„iiin sich das -AUsschen der Dieiier des Gesetzes zu geben. In dei* Hand 
,liallen sio' cine Ali Mùtze odor Kappe in wekher sic Sebnupfluch 
,^und Dose liegon habcii. Dieses Cosluni ist goselzlieh; kcinc obrig- 
^keitlicho Persou darf von deinsoiben abwcidien. Man sioht jungo 
,Adolige von 15-10. Jahren so oingemummt, und ist ilir Gesicht untcr 
,.der krauscn Perrùcke kanm kennbar; die Zalil der so bekleideteh 
'•,PersQi,xen iiiag':20()-300 Letragen; und man kann sich leieht denken, 
^wic sehr dies in einer kleinen Stadt dem Freniden anffallon und 
• drollig erscheincn inuss.* 

Man nuiss jedocli gercchligkeitshalber dieser Schilderung nodi boi- 
ITigen, dass dor ragusjìiscbo.llisloriker Appendini, der fast gleichzeitig 
niit Engel cine Geseliiehte der ragusaiohen Republik veròftentlichte, in 
dei-selben erzillilt: „\Vcun a^udi unsere jungen Patricier Vonuittags je- 
•„nen wurdcvolleii Anzug lrag(Mì, weldie die Republik Jenen vorsdireibt, 
^die ein ónentlidi'es Anit bekleiden, so sielit man sic dennoch Nacli- 
^mittags nadi Deendigung ihrer amllidien Funklionen sehr elegant nach 
„franzosisdier Art bekleidet." Man muss demnadi annehmen, dass in den 
aristc^kratisdien llàiìsern seilens der Patricier zu Mitlag ein allgemeìner 
Kleiderwechsel mil Absteckung von Kielfedern und Ablegung von 
Permck'en stattCand. 



* 
* * 



In dcn Jahren 17% :und 1707 als Napoleon der jonischen Inscln 
sidi bemaditij^le, begannen die llagusaer Tur den Fortbestand ihrer 
Republik Besorgungen zu hegen. Es war lìbrigens nicht das erste Mal 
dass man im Freistaate soldie Sorgen batte, dcnn vvrdu-end seincs fast 
droizehnliùnderljrdirigcn Ik\standes hj;itt(ni sich die Verhrdlnisse mdirere 
Male derail geslaltet, dass man s(*in Ende bevorslehcnd wfdmcn konnte. 
Die machtige Rivalin- auf den Lagunen, so wic die kriegstuchtigen 
OUoinanen hattoii wiederhohll versuchl, der kleinen Stadt sich zu be- 
maditigen, die zu Fussen des Monte Sergio ruhend, sich in der Adria 
spicgelte; denn èie war den Venetianern verhasst, weil die SchifTe mil 
der Blasiusfahne, denen.mit dem Banner des geflùgelten Lowen in- d(m 
entlegensten Meeren Conkurrenz machten; die Stadt Ragusa war an- 
derseits zu gewissen Zeiten fOrdie tùrkischen Erobenn* ein sehnlichsl 
gewunschtes Objekt, denn \yenn der Ihdbmond auf den Bollwerken 
Ragusas bàtte fltxttern konnen, wfire die Stadt ein Stfitzpunkt der 
Muselmancn und cine Solini zwaclic fur das in ihrer Macht sich schon 



LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



raggi di Ragusa, oppure quando le orde turchesche irrompevano dai 
monti deir Erzegovina, 1' arte diplomatica dei Ragusei era la salvezza 
della Repubblica; arte questa mirabile invero di altalena politica, di 
senno pratico, di abilità nel trarre costrutto da ogni inaspett;!to evento, 
di fino tallo nel allacciarsi potenti amici, e di più fino nello sfruttare 
la loro {amicizia pella propria salvezza, senza troppo incomodarli; 
arte mirabile nel giuocare tra di loro quelli di cui più si aveva a te- 
mere, nel (arsi strada ed esser l)en accetti ovunque, nelle grandi Corti 
dei Filippi di Spagna e dei Luigi di Francia, come in quelle di Cor- 
vino di Ungheria e di Duéan di Serbia, sin nelle piccole residenze dei 
Paschià della Bosnia; e quindi nel risapere tutto, nel fiutare ogni pe- 
ricolo, nel prevedere ogni evento, nel consigliare, pregare, imporsi e 
tacere a tempo. 






Inaspettatamente nell'anno 1707 due navi da guerra francesi get- 
tarono r ancora presso Lacroma ed i comandanti delle stesse, posto 
piede a Ragusa, fecero intimazione al Senato di consegnare loro im- 
mediatamente ottocento mile lire francesi, però a titolo di prestito 
soltanto. Il contegno burbanzoso, ed il parlare risoluto dei Francesi 
intimorirono i Senatori, che, facendo buon viso alla mala parata, vuo- 
tarono le Casse dello Stato, per consegnare le ottocento mille lire ri- 
chieste agli ospiti poco graditi. Insaccato il denaro e rilasciata formale 
ricevuta, i Francesi presero commiato con nn'glior garbo di quello col 
quale si erano presentati, e se ne andarono. Però, come già era a 
prevedersi, quella ricevuta non ebbe che il valore della carta su cui era 
scritta; poiché i giorni si succedevano ai giorni, i mesi ai mesi, ma 
le ottocento mille lire non ritornavano, nò ritornarono più mai. 



11 gran vuoto nelle Casse fu ben presto cagione di dissesti fi- 
nanziari neir azienda pubblica, ed il Senato, per procurarsi al più 



DAS ENDE BER RAGUSÀISGHEN REPUBTJK 



befìiidliche Ilinlerland ^xnvorden, so wie eino sletige Uroliung Tur dio 
ilalisclio Halbinsol jcnseits dei* x\diia, und lìberliaiipt ffii* dio ^'anz(^ 
wostlicho riliristonhoit. Znr Zoit dor gròssten Gofalir jodoch, als dio 
vonotianisohon Galooron sohon in Sicht Ra^uisas sioh bolandori, odor 
die Ifirkischon Hordon aus don Bergoli dor llerzegowina oiiizubroebon 
ìiiid dio Stadt zu belageni droliton, da rettole di diploinatische Knnsl 
dor Ragusiìor don Froistaat ; eine diploniatisobe Kinist welolie Dow un- 
dorung verdiont, wogen der grosson Ferligkcit in dor liandbabung dor 
polilisobon Sebaukol, wegon dos stots sicb bewrdirendcn praktisohon 
Sinnes, dor Haschheit in dor Ausniìtzung nnorwarteter Ereignisso, 
dos feinon Takbs, in der Anworbung niaohliger Gonncr, un dos noeb 
foinoron, in der Goschirkliohkeit iliro Gnnst aus'/nnulzon ohno Union 
all'/usobr làslig zu worden; eino Kunst, wolobe Bowunderung verdiont 
wogen dor Art und Weiso, wie man sicli liberali cinen Weg zu babnon 
vorstand, und gnadig odor wolìlgcfallig aufgenoninion wurde, sowobl 
an don Prunkliófen dor Philippe von Spanien und dor Lud\vig(» von 
Frankreicb, wie in jonen dcs Clorvinus von Ungarn, und dos Dusan von 
Sorbien, bis in don hólzornon Residonzon dor Pasebas von Rosnion, 
und folglioh in der Lago war, in j(»dor Riehtung biri gut unterriobtel 
zu soin, jedo Gefahr zu ontdookc^n, jedes Eroigniss vorborzusoli(^n und 
strts znr nTbIen Zoit (Muen Ralb zu ertboilon, einc^ Bitte vorzubringon, 
gol)ietheriscb auCzutreten, o<ler tic^f sicli zu vor])ougon und zu sobweigen. 

* 

Ini Jaliro 1707 orscbionon einos Tagos zwei franzósisobo Kriog.sobiffo 
ver Ragusa, und verankeiton sicb boi dcT bisol liarroina. Dio (loinan- 
<hnire dorsolben kamen in die Stadt, und liiossen doni Senato iluieii 
sofort SIHUMK) livrcs auszul'olgen, jedoeli in Gestalt eines an Erankn»iob 
goinaobten ruokzaldbaron DarleluMis. Ras barsrbe Autlroten unii die 
resolute Spraolie der FVanzosen scbficbterte die Senatoren derart ein, 
dass sie zuni br;son Sjiic^le gute Miene niacbend, die Stalskas-en loorlon, 
uni don unangonebmen Gasten die gotbrdorte bolu^ Suinine einzubàn- 
digen. Nachdcm Letztore das Gold in Einprang genonimon, nalnnon sie 
Absehied niit einer Artigkoit die in grellem Wiedersprucbe siob befand 
rnit don Manieren, die sie bei direni Aullreten gobrauclit battoli. Jone 
(Juittung solito aber, vrie dies vorauszuseben war, nur don Wertli des 
Papieres baben, auf welebeni sie gesclirieben wurde, donn Tage und 
Monatbe vergiongen, ab(»r die 8t)0.(W)0 livres kanicMi niolit nicbr zuni 
Vorscbeine und wurdon aucb nie melir zunìokgestollt. 

Die absolute Leen^ in don Staatskassen konnto nionientan niobt 
behcibi.n worden, wesshalb die Rogierung in Geldverlegenlioiten geriebt. 



10 La caduta pella repubblica RAGUSEA '' 

presto la somma necessaria per corrispondere ai bisogni più urgenti, 
ordinò che ogni. famiglia dovesse comperare una certa quantità di sale 
nei magazzini erariali : trovato abbastanza originate per convertire il * 
sale, che ci era in abbondanza, in monete d' oro e d! argento. Si prestò 
obbedienza agli ordini del Senato ovunque, ad eccezione del territorio 
dei Canali, ove vi fu un deciso rifiuto di ottemperare agli stessi; sia 
che quei terrazzani fossero sobillati da estere influenze, oppure, (e ciò 
presentasi più probabile) che un certo spirito di rivolta, contro la 
dominazione aristocratica, da lungo tempo latente negli animi di quella 
popolazione, si sia sprigionato' ad un. tratto'. 



Abortite le pratiche fatte dai Reggitori della Repubblica per ridurre 
con mezzi persuasivi a miglior consiglio i Canalesi, il Senato tenue 
duro; ma il rifiuto fu più recrsò ancora, ed. in tutti i villaggi della 
vallata si diede di piglio alle armi per respingere eventualmente la 
forza colla forza. Era una formale rivolta insomma^ tanto più seria in 
quanto la Repubblica non disponeva di mezzi per reprimerla a mano 
artnata. Questo succedeva nell'anno 1798, ed è facile immaginarsi il 
.rancore misto a sbigottimento che destò questo contegno insolito ed 
inaudito dei Canalasi negli animi dei Patrizii ragusei, di quei Patrizii 
che tenevano tutte le cariche pubbliche, e che da secoli erano avvezzi 
ad una cieca obbetjienza da parte delle classi inferiori. ' 



Il Senato pensò allora di rivolgersi per soccorso all' Austria. Il 
governo della Repubblica si atlrovava ed era stato- sempre in ottimi 
rapporti colla Corte austriaca come lo era stato a suo tempo ' colla 
Corte ungherese. Interessantissimi sono i trattati stipulaiti tra la Re- 
pubblica ed i Rè d* Ungheria, nonché le istruzioni segrete che jl Senato 
dava a propri ambasciatori i quali si recavano a Buda, i primi estesi 
in latino, i secondi scritti in un'italiano che talvolta §i accosta al 
dialetto veneziano. Risulta da questi atti che le relazioni di Ragusa 
colla Corte ungherese, specialmente ai tempi di Sigismondo e Mattia. 
Corvino erano intime non solo, ma che la Repubblica riguardava i 
Rè d' Ungheria come massimi protettori e quasi Sovrani, sicché chie- 
deva ed otteneva persino che le navi ragusee potessero in caso di bi- 
sogno batter bandiera ungarica. Vi furono innoUre molti Ragusei che 
godettero grande estimazione alla Corte suddetta e basti il di.Ec che 
tre membri della famiglia Luccari per meriti acquistati in Ungheria, 



Gas endb ber ragusatscheK republik ' ii 

Um die iiothwendigen Surnmen zur Bestreituug der dringendsten Be- 
dnrljii.sso sicli:zu verscliaffen, (and der Soiiat die Auordnung. zu Ireffen, 
dass jede Fjimilio cine gewisse Menge Salz aus den rirarischen Magazincn 
sofoii kaufon miìsse; jedent'alls ein originelles Auskunftshiiltel- uin Salz, 
das die Regioiung in Oberfluss halle, in kùrzesler Zeit in Gold- und 
Silbermunzen zu ven\Tindeln, deren sie diingend bedurfte. Diese Anor- 
dnung wurde liberali befolgt, mit Ausnahme des Territoriums von 
(lanali, \vo man ihr eine entschiedene AVeigerung entgegon slellte, was 
enjweder von auswarligen Einflùssen, oder; was wahrsdieinlicher sein 
durile, davon abhieng, dass eine seil langerer Zeit lalente Aufregung- 
jen(T, zumeist Ackerbau Ireibenden Bevólkemng, gegen ihre arislokrati- 
sclien rierrn und Gebieter auf cjnmal sich enlfesselte. 

Nachdem die von den Leilern der Republik gemaclilen Versuche, 
die Canalesen in gùtlicliem Wege zu lìberreden, der Anordnung des 
Senates zu gehorchen, geseheitert waren, wollle man mit ^Irenge 
vorgelien, allein die AVeigerung wurde eine enlschiedenere, und in 
sanilliolien Dorrschaften des Thales griflf man zu den AVaflfen, um 
eventuell Gewalt *^(i^cn Gewalt zu gebrauehen. Aus der Auflehnung 
war ein fórmlicher Aul'sland gevvorden, und die Sache vvar uni so ernster 
als der Freistaat ùber eine geniigende Truppenmacht nicht verfùgle, 
um die Revolie zu unterdrùcken. Dies ereignele sich ini Jahn^ 179hJ, 
und man kann sich leicht vorstellen, wie die ragusAischen Patricier ob 
eines Aufstandes, wie cinen solchen die Annalen der Republik bisher 
nicht verzeichnet hatlen, erzùrnt aber auch erschreckt waren, jene 
Patricier, welche sammlliche Offenllichen Amter bekleideten und die seit 
Jahrhunderlen an blinden Gehorsam seilens der anderen socialen CFassen 
gewohnl waren. 

In solchen Nólhen beschloss der Sonai an Òslerreich ilm Hilfe sich 
zu wenden. Die Regierung der Republik befand sich in sehr gulen 
Beziehungen zu dem òslerreichischen Ilofe, wie sie Jahrlmndcrte hin- 
durch auch mit Ungarn in engstem Anschlusse sich befand. Grosses 
goschichlliches Interesse haben auch heulgutage die zwischen der Re- 
publik uod den Kónigen von Ungarn abgeschlossenen Traclale, und 
die geheimen Inslruclionen welche der Senal an die Abgesandten x\er 
Republik in Ofen richtele, die Traclale, abgefasst in lateinischer Sprache, 
die Inslructionen in einein ilalienischejn Idiome, das dem venetianischen 
Dialekle zuweilen sich nfdierl. Aus diesen Dokumenlen ergibl sich, dass 
der Freistaal mit dem ungarischem Ilofe, insbesondere zuZeiten der 
Kónige Siegmund und Corvinu?, nicht blos in den inlimsten Beziehungen 
sich befand, sondern dass die ungarischen Kònige als die machtigslen 
Bes(:hùlzer-der Republik galten und sie seitens do^ Senates in gewisser 
Richtuflg und zu gewissen Zeilen als Oberherrn der Republik anerkannt 



12 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



otionnoro il titolo di Baili di Croazia, ed uno di essi Matteo avrebbe 
esercitato all' epoca di Vladislao III e Mattia Corvino un' influenza 
decisiva su^li avvenimenti in Ungheria. Riteniamo tanto importante 
ed interessante il n^lativo brano della biografia di Matteo Luccari 
scritta dallo storico raguseo Appendini, che non possiamo a meno di 
riportarlo integralmente : 



„Era morto nel li38 il Re Alberto, e aveva lasciata gravida la 
„sua consorte; perciò priina di venire all'elezione del nuovo Rè la 
„ maggior parte dei Magnati voleva che si aspettasse il parlo della 
«Regina. Matteo lattosi capo di coloro, che aderivano a Vladislao 
^Jagellone di Polonia, diceva publicamenle, che era necessario all'Un- 
^ghcria non un Rè ancora nel ventre di sua madre, ma sì bene 
,un Eroe, che alla testa delle ungariche squadre respingesse lungi il 
«Turco già padrone della Tracia. Tentò più volte la Regina di cspu- 
«gnarne l' animo e prese perfino 1' espediente di mandar a Ragusa 
«due Inviati ai di lui parenti ed al Senato, che ricusò di mischiarsi 
«in tale aliare. Quindi fu eletto Vladislao, come voleva Matteo, che 
«fu capo di quegli, che andarono in Polonia per accompagnarlo in Un- 
«gheria, dove la sua autorità seguitò sempre ad accrescersi, siccome 
„r afferma il Bonfinio con tutti i patrii scrittori. La felice riuscita di 
«Giovanni Unniade dichiarato poscia Vicario del Regno è interamente 
«dovuta air impegno ed alle cure dei Luccari. Desso tu, che sorj)reso 
«dalla di lui bella indolcì ed ingegno, lo educò ancor giovane e lo 
«produsse innanzi alla Corte ed alla Dieta. E da (|ui derivò il grande? 
,,amore che il Rè Mattia Corvino fi*^lio dell' Unniade mostrò sempre 
«ai Ragusei in memoria di dovere ad uno di essi l' esaltamento della 
«sua famiglia." 



• Alla Corte austriaca si distinsero specialmente Franc(»sco e Matteo 
Gondola, Tomaso Rasegli, Matteo Pozza e Francesco Bona, tutti quanti 
valorosi ufficiali negli eserciti austriaci. Francesco Gondola emerse 
quale generale durante il lungo regno di Leopoldo ed arrivò al grado 



DAS ENDE DER RAGUSAISGHEN REPUBLIK 13 

wnrden, demzufolge auch die Ragusaer die Bitle stellen konnten bei 
gewissen Anlàssen die ungarische Fahne aut* iliren Schilleii liissen zu 
kOnnen, was ihnen auch zugesagt wurde. Viele Uagusaer genossen 
grosses Anselien in Ungarn, und in dieser Beziehung durile gemìgen 
zu erwalinen, dass drei Mitglieder der Fainilie Luccari wegen ihrer 
Verdienste niit dem Titel eines Banus von Croalien ausgezeichnet 
wurden, und dass eincr von ihnen Matteo, unter Wladislaw III und 
Clorvinus einen entscheidenden Einfluss auf die danialigen Ereignìsse 
in Ungarn ausgeùbt haben soli. AVir kònnen nicht unihin hier wortlich 
wiederzugeben, was der ragusàische Historiker Appendini in der Bio- 
grafie der Matthias Luccari in dieser Beziehung erzahit: 

^Im Jahre 1438 war Konig Albert gestorben, seine Gattin in ge- 
^segneten Unistanden hinterlassend; der gròsstc» Theil der Magnatici 
„\volite daher dass vor der neuen Kónìgswa'.ii die Ni.*derkun[l der 
„kòniglichen Witwee abgewartet werde. Luccari stellte sich an der 
• Spitze jener Partei, die Wladislaw Jagello von Polen zuni Kònige von 
^Ungarn erheben woUte, indem er uberai! vorbrachte, dass Ungarn mit 
„einem Kónige, der noch nicht das Licht der Welt erblickt batte, Nichts 
.,anfangen kOnne, wohl aber einen Held benolhige, der den Ungarn zum 
«Siege gegen die Turken verhelle, und letztere nòlhige, di(* schon ero- 
«berten Lànder aufzugeben. Die Kònigin versuclite zu wiederholten 
^Malen den Luccari zu ihren Gunsten umzustininien, und als dies ihr 
, nicht gelingen wollte, fasste sie sogar den Entschluss zwei Verlrauens- 
„manner nach Ragusa zu entsenden, daniit sie den Senat und die 
„Ver\vandten des Luccari um Verwendung ersuchen. Die Republik 
, wollte sich aber in die Angelegenheit nicht eìmnengen. Es wurde sohin 
, Wladislaw gewfihlt, wie Luccari wollte, welch' letzterer auch nach 
;,PoIen sich begab, uni den neuen Konig nach Ungarn zu begleiten. 
, Unter Wladislaw war Luccari einer der einflussreichsten PersOnlich- 
«keiten in Ungarn, wie Bonfinw und andere vaterlandische Hi-^toriker 
pdies einslimmig bekunden. Auch Johann Ilunyades, der nach seinen 
^kriegerischen Erfolgen zum Ileichsverweser ernannt wurde, ist dem 
„Kagusàer Luccari zu grossen Dank verpflichtet, denn er war es, der 
„den edelherzigen und begabten jungen Mann erziehen liess, und sohin 
,,dem Hofe sowie dem Reichstage vorstellte. Der Sohn des Huiiyades 
,.Kónig Matthias Corvinus, hat tur die Ragusaer inuncr die grùsste 
„Zuneigung an den Tag gelegl, weil er wussle, dass er t'ineni von ihnen 
„die Erhebung seiner Familie schulde." 

Ani Osterreichischen llof'e haben sich insbesoiidere Fran<*esco und 
Matteo Gondola, Tomaso Bassegli, Matteo Pozza, und Francesco Bona 
als tapfere Offlciere in den osterreichischen Heeren hervorgeUian. 
Francesco Gondola hat sich wahrend der langen Regicrung Kaisci 



14 • LA CADUTA DELLA REBUBBLICA RAGUSEA 

di Teiienle-Maresciallo. Per un'interessante servizio assai gradito alla 
Corte, ebbe in isposa Margarita Strozzi che era la prima Dama* di 
Corte deir imperatrice Leonora, e cessò di vivere nel 1700. Il Principe 
Eugenio, T Eroe* di Savoja, aveva una tale deferenza per Francesco 
Bona, causa i suoi talenti militari ed il sup valore, che lo volle sempre 
al suo fianco in Italia, nel Belgio qd Ungheria e gli diede il commando 
del proprio reggimento di cavalleria. Oltre a molte altre onorificenze 
che ottenne dall'Imperatore, fu creato Marchese. Nell'anno 1717 all'as- 
sedio di Belgrado facendo prodigii di valore, cadde colpito da una 
palla e indi a poco morì sotto le tende, compianto fra i lieti avveni- 
menti di quella guerra dal Principe Eugenio il quale volle che fosse 
sepellito con grandissuni onori. Luca Bona di lui nipote, essendo 
ambasciatore della Hepubblica a Vienna, ebbe il piacere di sentire dalla 
stessa Imperatrice Maria Teresa conunendarsi ìì valore del suo zio 
Francesco. 



Gli ambasciatori ragusei furono graziosissimamente accolti alla Corte 
austriaca, ed il chiesto ajuto per resprimere la rivolta canalese fu subito 
concesso. Il generale austriaco Brandy con 1:200 uomini occupò dopo 
qualche tempo Canali, e soffermatovisi qualche giorno vi ripristinò 
r ordine. L* insurrezione fu repressa colla forza, ma un certo spirito 
rivoluzionario si era orjniai imposessato di quei terrazzani e continuò 
a manifestarsi sino alla fine della Repubblica. 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN.REPUBLIK .15 

Leopold I als General ausgezeìchnet und wurde zuletzt zuni Feldmar- 
schalleutriant erhoben. Wegen eines deni Mote geleisleten veiiraulicheu 
Dienstes, welcher sehr geschatzt wurde, erhielt er aus der Harid der 
Kaiserin ihre erste Hofdame Margarita Strozzi zifr Lebensgelalirtin, 
uud starb ini Jahre 1700. Der ósterreìchische Held Prhiz Eugen von 
Saviiven, war deni Francesco Bona wegen seiner niilitarischen Talento 
und* seiner Tapferkeit so zugethan, dass er ilm stets, sowohl in Italien 
àls firn Belgien und Ungarn au seiner Seite haben wollte und ihn sorgar 
zum Coniniandegr des Cavallerie-Regimentcs, dessen Inhaber er war, 
•emannte. Er wurde seitens des ósterreichisclien Hofes niit Ehreii ùber- 
liafrfl, un zuni Marquis erhoben. Bei der Belagerung von Belgrad. im 
Jalire 1717, wurde er bei einem Anstunne von einer i'eindlichen Kugel 
tòdllieh gelroffen, und starb bald darauf als Held unter dem Zelte. Der 
Verlust dieses seines Getreùen hat Prinz Eugen .tief betrauert trotz 
des in jenen Tagen erkampllen grossen Sieges ùber das tùrkische Ent- 
satzheer, und Francesco Bona wurde niit den gróssten niilitarischen 
Elireri bestattet. Als sein Neffe Luca Bona als Abgesandter der Re- 
publik nach Wien kam, erlebte er aus deni Munde der Kaiserin Maria 
Theresa die Tapferkeit seines Onkels Francesco riìhmen zu hòren. 

Die ragusàischen Abgesandten wurd(^n in Wien gnadig aufgenoinmen 
und ihr-er Bitte uni ni.ilitarisclie- HfiHe zur Unterdriìckung des' Aul- 
standes in Canali sogleicJi willlahrt. Der òsterreicliisclie General Brandy 
besel2te denn aucli nach einiger Zeit das Canali-Tlial mit 1200 Mann, 
und stellte daselbst nach einem inehrlàgigen. Aufenthalte die Ordnung 
wieder her. Der iVufstand wurde niit den Waffen bewilltiget, aber ein 
revolutionàrer Geist balte der meisten Canalesen sich bemàchtiget, der 
fort gliininerte bis zuin Enije der Uepublik. 



II 

Napoleone riBolve 4Ì ocenpare Itiiguaa — Il blocco coìitiii(^iH:tle — 1 pureiiM 
Niipolooin! — I lio ìli esilio — Si ;ivvi«ii}:iiio i Kcjssi — Le lìocclio di OsAll-iro — J 
AJuiiffitit^^rìjji p lu navi russe — Alest?uiuÌro I, Nstpoleoite tì Plutareo — L op(jil:tlitn 
ilolhi liepiibUli*.*» ra^usua — ,^8kùii(Jar Uep;'' — L iiltìiuo priiKMj'Q dì St*H>iii — Sigismondo 
d llnjLflion.i n Utx^nm dupo la ì^iitU'^ljji di Nicopoli — 1! k*rriMiioto — Sorbonogi o f?a- 
lam;iiK:bo8Ì — 1 8i'ti:il«in BÌ uv\];nj<t iil ]>ììhuio ihwnìiì 



Neir anno ISOi:) Napoleone risolse di occnpaiv llatziisa. Lo State- 
(iliu rr-j>nbb Urano \iV\ era di oslarnlo alla (^jngiunzione con Caltaro 
lidia l)atrna/ja nonlira, ressa ij^l i l' anni/ innan/J dall' Austria, iti sef,miLo 
alla jKiee <li l'rc>lfiirg<»; inolile la llepnhliea ra|>^nsea, quale pmito neu- 
Irale, ^'1Ì inceppava la ri[j:ida eseciizioue di quel Idueco eoiitineniale 
rlie tlerreló addi tM novijidjre di (|iM'iranno da lierlino, quando, dopo 
la bàllatj^lia di Jena, orniai quasi Dittalore anelje della Prussia, Jiel 
Uirbinio delle passioni che gli si scatenarono nelf animo in seguito alla 
rìporlala villoriu enei parossismo dell* orgoglio, otlrag^iava vìllana- 
nienle cpjella I lesina Luisa di Prussia, che Tu una delle più nubili 
dorme che rieordi la storia, distrujrgeva a Rosdnieh il monunienlo che 
la Prussia aveva fatto erigere ad onore dei sutiì prodi, e scopercliiava 
a Folsdam la ioniba dì Fedrrieo IL p* r cingersi fa spada che trova- 
vasi a lìaneo dello s{iento lu'oe. 

Napoleone aveva at1un<|Ur deciso di farla lìnita colla Rei)nbblÌea 
ragusea, cinue già bì aveva fatto ron Vi*nezia, (aMcbù cosi lo rsigeva 
il suo smisurato piano jaìliticu, e per essu in quel lein|)0, juù ehe per 
altri al rjiondo, vob-re era ]i<dere. Ma chi potrei ihe negare reeisaineide 



II 

*»po1eoii fasst den Beiohliiai Ragusa za beiet^eii. — Die ContiiioiiUftlftperre, — 
i% VerwAnritoti Napoloons, — Die Kònìge iin Ex il* — Die KiiBsen niiliorn &Ìoh. — 
iex3ktì<ìev I, Napole>ri uiid Plutareh, — Dio Boccilo di Cattaro, — Die Moutenegrìuer 
nd die ru8SÌ9àhou KricgsBGhiffe. — Die Gastfreandaohaft der raguBaiBohen RepubHk. — 
kender Beg, — Der loUle Kònig von Serbien. — Sigtiraund Kònig von Ungarn la 

li naoh der Schlaeht voa Nikopolia. — DaB Erdbelietì. — SorboiiMen und Sala^ 
— Die Seiiatorea begeben sieh zur SiUuog* 



Ini Jahre 1806 beschloss Napoleon Ragusa zu besetzen. Der kleine 
reistaal vvar ihin huideriich in der Verbindtinp Norddahiìatiens mit 
L'in TiTriloriùni von Cattaro, da durch den Fricden von Press- 
irg ilun Beides abgetreten wurden vvar; ùberdiess konnto ilini die 
jusìUsche Kepublik Verlegcnhciten bereiten in der slrickten Dureh- 
ibning jener Kontinentals[)erre, die er ani 21 November jeiies Jahres 
)n Berlin aus dekretiertet als er nach der Scblacht von Jena Preussen 
klion vernichtet vvàhnte und in der Leidenschatl, so wìe ìm Paroxysmus 
PS Horliniullies tw rolien Schniì\liungen gegen jene Kónigin Louise 
)ri Preussen sich hinreissen Hess, welehe eine der edelsten Fraoen- 
^sUlten der Geschichte ist, lìberdiess in Rossbach das SL-hlaclìldenkaial 
^i^lórte und in Potsdam vom Grabe Friedrichs II dessen Degen sich 
leigiiele. 



Napoleoti halle also beschlossen dem ragusàischen Freìstaate, ein 
bde zu bereiten wie er dies schon niil der venetianisehen Republik 
^Ihan halle, weil es so sein unennesKlicher Ehrgeiz und seine auf 
ie Wellbenrsehafl abzielenden Plfuie erheisehlen; WoUen ist Kòrnien 



I 



cìhe quel Dittatore d'Europa il. quale in queir anno stesso creava un 
Iratello Rè di Napoli ed un'altro liv di Olaìida, the ad ognuna delle 
sorelle Elisa e Paolina fat-eva dono di un brano d'Italia, the nonferiva 
a suo cognato tJìoafhino Murat un Granduculo in Germania, non ce- 
lasse il recondito pensiero di cingere, in dii'etlo di una corona^ il 
manto ducale di Ragusa, a qualche altro dei laidi suoi parenti?,..* 
come ai giorni nostri la fervida immaginazione di un celelire roman- 
ziere francese vn^ò un Principe di Ragusa, per farlo protagonista di'i 
suoi „Hè in esilio''}^ Il piccolo „to" dt'gli unmìnì poteiili lia lalvolla 
tlei (indori che il loro grande ,,10" non li st*uk'. 



L' occupazione di Ragusa però, oltre a Napoleone, premeva anche 
ai Russi, che si erano insediati a (lorlu, e di li eolle loro navi facevano 
delle frequenli escursioni lungo le coste albanesi, addentrandosi tal- 
volta aufthe nelle Bncche di (lai laro, lion certo per aimnirare le ro- 
matdiche bellezze di cui è ju-odiga natura in quelle insenature, quaido 
per tenere desti gli aninn di ipicl popolo forte ed agguerrito, elie 
aldlava al di là dei gioghi nereggiatrli lunghesso il canale: popolo 
sulla cui cooperazione i Russi iu caso dì bisogno avevano ogrn ragione 
di fare assegnamento, e che alla sua volta, in vedetta sulla cium dei 
monti, rivolgeva con coiìipiacenza gli occhi giù negli abissi, quando 
in fondo ad essi, su! luccicante specchio delle acque, biancheggiava una 
vela colla bandiera moscovita, perceltibile soltanto ai loro occhi da 
falco. 



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Era a quel tempo, eonte già i nostri lettori lo sanno. Czar di ttdte 
le Russie Alessandro 1., utimo di raratlere melanconico e di una certa 
tendenza al misticismo, ma di svi*glÌato ingegno, di vaste vedute, e di 
smisurato orgoglio. Questo Autocrata, che già era padrone di uno 
sterminato impero, e che al principio del suo regno istilui con un trailo 
di penna due mila scuole, cento gimiasii e cint|uanta seniinarii, mentre 
con un altro attraucù nnlioni <ÌÌ sudtlìti che erario servi della glel»a, si 
sente attratto dal genio di Xapoleone col (juale vorreht)e divìdere il 
dominio del nuuido. Essi diìv uonuni sono infatti i grandi astri che 
solcano r infuocato orizzonte polii ieo al iuincì[>io del secolo deciriionono. 
Uno ad occidente e T altro ad orieutc, or si atlraggono vi\ <n' sì respin- 
gono e, quando camminano di concerto, la luce che irradiano, fasta 



gali denn aucli dazuiiial fiir den IVanzosichen Iinperalor melir als 

tur jeden undert'ii Meiiseheii auf dem Erdciirand. Wer kónntc lìbri^^ens 

apodjktiscli verueinon, dass jrner IHkltilor Europas, welclier im sl^Hk/ii 

[Jahre einera Bruder die Kruuu Neapels uod eiiieni andcrtn jerie voii 

llollaiid VLTlielu/ri liulte, der jeder seiner zwei Sdì western Klisu iind 

Paulìiie einStùck Italitiis sdicnkte, urid seinen Scliwagrr Joachim Murat 

niil eineiii Grossherzugthiim ìii DeuLsclUand bedaclde, sii'h nichl ìris* 

^gtdieim Hill der Absirlit trug, eiiit'ii seiner vieien Vrnvaiidteii, in Eruian- 

1 giHung einor veriùgbaron Krone, zuui Fùrsteu von Ragusa za <Thpbc?i,.*. 

wif in onseren Tagen oiii berCdiuiter fraiizòsìclier Roiiiaii^clirifelelltn' 

I euien RcpTcnten von Ra^'usa ersanih uni ihii zum Prota-jjoiiislfii scjirt 

Ì^Kùniffe im Exil^ 7M nmcht'n? Das kleirie ^Ich"* dej- Macbtì^^eti lial zii- 

weileii Anstaiid^-^^effdile welehe ihr grusses ^Iclr iiit-ht keiiiil. 



Uie Okkiipalion Ragusiiì^ lag ilbrigens aucb iUn Rusi^en ani lliTzeii, 

[die iti (lurfù fusten Fuss gelassi lialten, yrid deien Krieg.sscldfl'e von 

[dori uus larigs der albaiiesieheri laid siiddalrualisrheii lvUi?le kreuzlen, 

ixQweilen ru den Burditeii von ('aKaru auf kui'ze ZeiL eintlringend, 

Ijedenfalli5 nit-liU uni die runianlisriii'n Scbutibetteij rnil wclelieu die 

[Natur die Bocche ausgesiallet liat, zn bcwundern, aber, uni die 

Gemùther jenes urwiìchsigen urid kriegslùehtigen Valkes wach zu 

erhalten, das hinter den duiiklen Bergriesen, welche den Canal yin- 

[siiiìinen, scine Wohnsitze hai; ein Vulk anf dessen Anhanglichkeit und 

Mitwirknng die Russen hestimint rerlnien knnnb^n. Es war dies Vulk 

jt'ues der MoiiteiiegiiiicT die auf den Anliohen Waclie hielleii, und nnl 

ÌUefallen in die Abgrùnde hinuiiter luglen, wenn sie auf dem leuehten- 

detii Meeresspiegel ein weisses Segei nilL der luoskuwilisebon Falme 

gewabr wurden, das nur ihre Mabiehlaugen in erkennen veniiochten. 

Zu jener Zeil war, wie es unseren Lesern bekaniit ist, Kaiser und 

ì Selbsiherrscher aller Russen Alexander I, ein Mann von etwas mysti- 

LscUer Frónunigkeit, und niit einein Ilange zur Melanrholte, aber von 

regem Geisle, liefein Vcrstande und unersaLllicbein Ebrgeize, Dieser 

AuiDkral der nber ein scliier unerniessliches Reich geboth, und gleieb 

fzu Anfang seuier Regii^rung ndt eìneni i^Iaehtworte iX^M) Elenientar- 

Uduileii, lui» tJyninasien und 58 Frli'sierst^iiinare creierle, wrdn^'nd er rnil 

linnem andereni Ukas das harle l^ous voti Millionen seiner Unthertham'ii, 

welche Li'il)*'igene wari'U. nnldertt\ fnlillr sit/li v<>in Genius Najjohjons 

angezogtii. niit welcliem ergerne die WelLlierrseball gelbeill brille, liiese 

zwei Herrscher siiid dinn aneli die grossen GestìiTie, welche zu Antang 

I des neimzehnten Jalirhutulerles den glubenden politisclien Horizont 



CA CADl'TA DhlLUK BEPUDOLlCA t:r\GUSBA 



nefasta che sia, è tale, che offusca lo splendore alle gemme d' ogin 
corona, mentre quando cozzano Ira di loro, 1* Orìt-iile sia armato contro 
r Occidente, e, da Mosca a Waterloo, ecatombe di uomini segnano le 
strade percorse dagli esèrciti in ritirala rotti ed assidemti, e T estesa 
dei cruenti campi di battaglia. Se un novello Plutarco dove^jse scrivere 
vìU? parallele dei gi'andi uomini del secolo decinionono, i)rimo e 
massimo argomento sarebbe quello di ralTroiitare Napolegue con 
Alessandro K 



Neir anno IHOG, pur cercando di rìavvicinarsi, i due Aulocraii d*Eu* 
ropa, si guerreggiavano ancora, ed i Ragusei di allora ne dovettero 
risentire le terribili conseguenze, come vedremmo nella prosecuzione del 
racconto. 

Quanti danni inenarrabili, quanti affanni, quante lagrime sarebbero 
stali rispaiTniati anclie ad essi, se il grande a\^enimentu del 1808 
fosse accaduto due aimi prima; quando cioè Napoleone ed Alessandro 
si abbracciarono sotto un padiglione cosLruUo sopra una zallera in 
niezzd al fìpnie Niemen, ed assicurandosi vicendevobiiente della massima 
ammirazione, decisero di voler quind' innanzi dirigere di accordo e 
seoondo il loro volere gli allarì d' Europa, 



Siccome al principio dell' anno ls«n; lauto ai Francesi che ai Bussi 
non garbava V alteggiamenlo della Hepubblica ragusea, quantunque li 
assicurasse della sua neutralità, cosi Francesi e Russi cliiesero contem- 
poraneamente, che la Repubblica aprisse loro le porte di città, e desse 
ricetto ai loro soldati, (lià lo sapevano quanto ospitale fosse. sbita in 
ogni tempo Ragusa, e quindi con tono alquanto iiuperalivo cbi(^ 
devano che tale fosse anche al presente vèrso militi di potenza ui^l- 
cissima del Senato raguseo» 

E dìlfatti la Repubblica godeva in ogni tempo grande faina di ospi- 
.talità. Essa era specialmente nelf epoca di mezzo Ìl sicuro rifugio di 
Regnanti colpiti da sventura e delle lorr» famiglie. Dopo la caduta di 
Costantinopoli un* intera falange di principi e principesse si raccolse 
a Ragusa, e vi si trattenne dal 1453 al 1401, formando un'eletta 
società di profughi^ nella quale vi erano vedove di Rè bosnesi e di 



DAS EiSDE DEH RAGUSAISCHEN REPUBLIK 



21 



Curopas durchfurchen. Das eine im Westen, das andere im Oskni, 

Eoigen sie zu Zeiten das Bostreberi sich zu nàhern, zuweilen isl ilire 

ìahii eine entgegengesetze, und wonn sic in gleiehor Richtung sich 

sewe^en so isl das LirJit welches sìe ausstrahlen, mag dasselbe glfick- 

gspendt'nd oder iiiìlieìlvoU geiiarint werdeiì, so blendeiid, dass der Glaiiz 

^ìtv tncisteri Kroueo Europa^ dariiber orblasst, WiUirerid weim sie .sieli 

lislossen • der Wesloii watTenstrotsiend gegen den Osten sich crh«.*bl, 

"iind voti Moskan bis Waterloo utizìlhlige ruenseblichc Hekalonibtiì die 

j_|frossuii Schlaclitelder, und dieRuekzùgL- der geschlagenen und erstanien 

lecre bezeicliiien. Wenn ein nciier Piutarch Paralellbiographien berOlrm- 

|er Mànncr dei? neiinzehnten Jahrhiindertes zu scbreiben sich ansehickeri 

5olUe, wQrde iluu gewiss der VtTgleich zwiscben Napoleon und Ale- 

landcr den entsprechendston und dankbarsten StofT abgeben. 

Im Jalire 1806 warcn die z\xd Autokraten Europas noch inimer im 
Criege, vviewohl nouerdings die gegenseitige Anziebungskraft sich zu 
i»gen begann, und dio Hag^sfiLT luussten in^?besonde^s, wie wier sehen 
rcrden, die unheilvolleii Folgen der andauernderi Fobde ertragen. 

Wekh* grosses Unghìck, welch' riesige okonoinische Verlustc und 
ft'ie viele Tlu-rmen vvùrderi erspart worderi sein, wenn das . grosse 
Jreiguiss des Jabres 1S08, welclies in Tilsit das Schicksal der Well 
Hdscdiied, zwei Jabre frùlier stattgefunden hrdte, als nmniieh Napoleon 
lud AlcxandL^r in einem auf zwei Flossen in der Mitle des Nienien 
Irbaulen Pavillon sich zusanunenfanden, und nach gegenseitiger Versi- 
bhrning der grùssten Bewunderung, bescblossen, kun(ìigbin einverstùnd- 
lich uiid nach iln*cin VVilIen die Scbieksale Curnfias zu lenken. 



Da sowold den Franzosen als aueb den Russen die Art vvje Ragusa 
in Anfang des Jahres |H(»0 ilnvn gegenuber neiilral sicli vcrbieU, 
iicht bebagb», (vvas vvir spaterhin ausfurlicher besprecben werden), 
rolllen Beidc dass ibnen der Freistaal die Stadltbore òflrie und ibre 
Soldaten aufnehmc. Auf die altberùhmte Gaslfreundschafl der RepubUk 
^irh slulzend» ersuehlen gleichzeìlig Russen und Fraiìzoscn wenn aucb 

tflwas iniperaliveju Tone, als gute Freunde des Freistaales^ die sie 
[liner vvaren, bebandelt zu werden. 

Die Repuhlik Ragusa genoss denn auch zu jeder Zeit den besten 
Jlur wegen ibrer riaslfreundschafl. Im Mitlelaller besonderei^s war die 
berestigte Stadi mn Fusse des Monte Sergio ein sicherer Zutluchlsort 
fùr Regenten welcbo vom Ungblcke ereìlt worden Wari^n und fùr ihre 
^anìili<m. Nach de» Einmdnnr von Constantinopel batte ein ganzer 
Sehwarni von Furslen und Fiìrslinen in Ragusa sich cingefunden und 



Principi serbi, membri delle ^]i\ polenti faniiglie greche, Laskari, Fa- 
hóìogi e!r., e l" eroe Giorgio (!aslriotta (Skeìider Bcg) ohe ricordano i 
euiili popolari bocrhesi e muiitenegrini. Questi veramente pt^r ire anni 
successivi (1S53-Wj) trovò rifu^-no tra le mura di Haj^isa, ed il Senalu, 
jiiuttosto (ile tradire T osjiìlalila, lasciava che i Turclii aunientasseru 
Oi^ni alino il Irilailo r-lie tojTi pa^^ava la Republira, sicché esso sali 
da 15(X) a r>(MM) ducali. Quando nell'anno IMI Gjuraj lìraììlcoìné^ 
V ultimo principe di Serbia, si ril'n^nò a Ragusa colla sna fanii^^dia e 
coi tesori, il Senato, alle insistenti doiuaiule dì Muraci II, perrhè 
1,'li fosse consegnalo, oppose un deciso rillnto, [fuanlumpir il Snlkuio 
})roincltosse dapprima di liberare Ragusa dal pagamenlo del trilmto 
e di ingrandire il teiritorio della Repbublìcat e i*oi minacciasse di 
dislruggne la città. Tra b* teste rororiale che si rihigiarono a Ragusa 
nel secolo di rimo (juarlo, Iroviaino anche Sigismondo rè di Ui^gheria 
elle, vinto nulla baftaglia di Xieopnli <lal Sultano Bajazrt ed inseguito, 
sali coir.^rrivesr'ovo {\\ (Iran sn[u\i mia galera ehe si allrovava sul 
Danubio, v prlla via del Mar Niro venne a Ragusa, 



Però in oggi non si tratta di dar rieutto a Rè spodestati, a ve»ii)^ 
prinrìjieselir inl'elìci, ad eroi poiiolaii inseguiti ; in iiggi convÌ(*n deci- 
dersi di aprire li* porte della città alle armi <ìi uno u diil* altro dei 
Monarihi che si rlìspulaiio il dominio d* Knropa. E [liu grave era 
il risolversi a ijuesto, die non sitiu:» slati nel volgere dei secoli 
decorsi le i>in imporlanli ristikiziuni a cui doveva dcvenire la Repuldilìca; 
eome ipiella [ler esempio dupu il graiub* terremoto, se la città, per 
jnelà dislrnlta, dovesse riedìdcarsi, ojipure se conveniva meglio Ira- 
sportare i penati ragusei a Gravosa, e iiueH' altra, ehi' a suo tempo 
eagionava già tia mesi una specie di anarchia nella Republica, se la 
nobiltà cosi detta sorhon€st\ creata dopo il lerremoto, sia da et|nipa- 
rarsi in «juanto alle cariche ali* antica nobiltà di puro sangue detbi 
salamanchese ; questione questa |>er cui, tra gli altri fatti, i giovani di 
ambe le nobiltà, ju'endendo parte per un Cnhoga di antica Itiiaiglia 
patrizia che, voleva sposare una giovane di rmbittà surlionese, locchr 
non gli sì ]H'r}uet!eva, trcero una rivolta fontro i vecchi Salainanchesi 
cÌH* nuli vulevaiM) sjiimuih' dì «'qui|Kir;i/Joiie, e t|nÌrHli «Milrandn a mami 
armala nei palazzo li costrJnst'n> a jueeipile ritirala. 



BAS ENDÉ DER RAGUSilSCHEN HEPUBLIK 23 



vom Jahre 1453 bis 1461 aufgehalten, daselbst eine auserlesene Ge- 
sollschafl voli Flùchtlìngen bildend, zu welchcr Wiltwcn bosnisoher 
Konigc und serbisrher Fursten, Mitglieder der bis dahin màchtig 
^"^ewoseiion griocliischon Faniilien I^esìcaris und Paleologi^ so wie der 
Ilold Gf'org Casiriotta (Skender-Bcg), welcher in dcn serbischon Volks- 
liedern besungen wird, gehorten. Letzterer batte sich eigentlich drei Mal 
in drei aufeimander folgenden Jahren (1853, 1854 und 1855) in Ragusa 
von den Naehstellungen der Tùrkeri geflùchtet, und da der Senat den- 
selben nicht ausliefern wollte, wie es die Osmanen forderten, ràchten 
sich Letzlere dadurch das sie das Schutzgeld welches der Freislaat 
ihnen zahlle allmalig von 1500 auf 5000 Dukaten erhóhten. Auch als 
ini Jahre 1441 Gjurai Brankovic^ der letzte Fùrst von Serbien mit 
seiner Familie und seinen Schiìtzen in Ragusa Schutz suehte, und sich 
Sultan Murad II wiederhohlt an die RepubUk wendete, damit, der Fùrst 
ihm ausgeHefert werde, Aveigerten sich die Ragusaer entschieden und 
beharriich dies zu Ihun, wievvohl der Sultan zuerst versprach, er werde 
dem Freistaate die .Zahlung des Schutzgeldes nachsehen, so wie das 
Territorium Ragusas vergróssern und zuletzt mit der Zerstórung der 
Stadi drohte. Untér den gekrunten Haùptern die sic^i zu Ende des vier- 
zehnten Jahrundertes nach Ragusa flùchteten, finden wir auch Siegmund 
von Litxemhurg Kónig von Ungam, der nach der Schlacht von Nikopolis 
(1396) von Sultan Bajazet verfolgt, aufderDonau mit dem Erzbischof 
von Gran in einer Galeere sich rettete und nach einer langen Seefahrt 
lì ber das schwarze Meer in Ragusa landete. 

Es handelt sich aber jetzt nicht darum, entthronten Kónigen, un- 
ghìcklichen fùrstlichen Wittwen und verfolgten Volkshelden ein Asyl 
zu sichem, wohl handelt es sich darum zu entscheiden, ob man die 
Stadthore den Soldaten des einen oder des anderen der Monarchen 
òffnen solle, die sich wegen der Diktatur Europas bekriegten ; eine 
Enlscheidung wegen ihrer Folgen so schwerwiegend, wie es die wich- 
tigsten Beschlùsse nicht warcn, welche die Republik ini Laufe der 
Jalirhunderte zu fassen batto wie z. B. jener nach dem grossen Erd- 
beben, ob die halb zerstórte Stadi wieder aufgebaut oder aufgelassen 
und die Penalen nach Gravosa verlegt werden sollten, oder der Beschluss 
ob der sogenannte sorhonesische Adel, welcher nach dem Erdbeben 
creiert wurde bezùglich der Bekleidung, der Aniter und Wùrden, dem alien 
sogennantem salamancìiesischem Adel gleichzustellen sei, wegen welcher 
Fehde unter den Arislokraten einige Zeit Anarchie in der Republik 
herrschte, und unler anderem sich ereignele, dass die jungen Palricier, 
sowohl des alien, als des neuen Adels, sich uni einen dem alien Adel ange- 
hórenden Ca6o(/a schaarton, welcher cine Sorboneserin heirathen wollte, 
was die salamanchesichen Seiiatoren nicht zulassen wolllen, weil sie 



à4 . fiA CADUCA DEtLA REPUBBLICA RAÒÙSÉA 



Però, al punto in cui noi siamo colla nostra storia, già suona la 
campana che chiama i Patrizii al Gran Consiglio '). Incamuflfati nelle 
loro ricciute parrucche, avvolti ideile nere toghe, cupi e silenziosi più 
che mai, come uomini che tonnenta un grave pensiero o fiutano una 
irreparabile disgrazia, si avviano, con passi lenti e dignitosi, come 
sempre, al palazzo ducale. Ivi si decideranno o per la Francia o p|?r 
la Russia, per Napoleone o per Alessandro. 



^) n governo della Repubblica ra^sea a somiglianzà di quello di Veneiia aveva 
per organi principali : il Orati CormaHo, il Senato ed il Minor Consiglio. 11 Gnn Con- 
siglio si componeva di totti i nobili che avevano compiuto 18 anni. Esso faceva le leggi, 
era il Tribunale supremo ed ogni anno addi 15 novembre nominava i nuovi funzionarli 
che entravano in carica col 1. Gennaro. 11 Senato nPregadi** corrispondente al nRogati** 
latino, era composto di 45 membri che dovevano aVer sorpassato 40 anni di età. Era il 
Tribunale di Appello, ed aveva la trattazione di totti gli affari esteri; era diviso in due sezioni 
^Ponente e Levante". Gli affari più importanti dovevano venir rettificati dal Gran Con- 
sigUo. 11 Minor Consiglio composto di sette membri esercitava il potere esecutivo. li 
Capo dello Stato (Rettore) veniva eletto per un mese soltanto. Presiedeva esso i Consigli, 
ed aveva la Rappresentanz» dello Stato. . 



bAS ENDE DÈR RÀGUSÀÌSGHEN REPÙBLIE 



den.Bund von ihreni altadeligem Standpunkte aus, als eine Missheirath 
betrachteten uhd der ganze aristokratische Nachwuchs sich empórend, 
bewafiòiet im Regierungspalais eindrang, und die erwàhnten Senàtóren 
zur schleunigsten Flucht zwang. 

Es ertónt schon die Glocke, welche die Patricièr zum Grossen 
Ralhe einberuftJ) Eingehiillt in ihren • schwarzcn Gewàndern, einge- 
mummt in ihren krausen Perucken, emster und schweigsanier als 
gowóhnlich, begeben sic sich wie Manner die eine grosse Sorge druckt,' 
oder ein unabwendbares Unglùck befùrchten, langsameh und wùrde- 
roUen Schrittes, wie Lmmer, zur Sitzung. In derselben werden sie sicH 
entscheiden, entweder fùr Frankreich oder fur Russland, far Napoleon 
oder fùr Alexander. 



^) Die Regierung der rasusaischòn Ropublìk, batte nacli dem Vorbilde VenedìgR 
folgende Hftuptorjrane : Den GiosseD Rath, den Senat, und den Kleineii Rath. Der Grosse 
Rath (Gran ConsiglÌQ) war zQsainmongesetzt aus don Patriciern Velcbe das IS.te 
LebenKJahr ùberschritten hatten. In demselben warden die G^setze verbandelt ond 
beaohlnssen, er fangirte als oberster Gerichtsbof. nnd ernannte jedes Jahr am 15 November 
dire Fanktioii&re der Rppubtik welcbe aìn 1. Janner ilir Amt iibernabaien. t)er Senat 
(Fregadi doni lateinischen Rogati entsprechend) war ans 45 Patrioifìr, welche das 40te 
Jahr iibersohritten haben ransslen, grebildet (Senatoren) Der Senat funktionirte als G^- 
rictshof zweiter Instanz .und befasste sioh |nit don auswàrtigen Angelegenhoiten', fìir 
welche zwei Sektionen (Ponente und Levante) bestanden Die wìchtigsten Angelegenheiten 
mussten jedoch von dem Qrossen Rathe ratificirt werden. Der Kic^ine Rath (Minor Con- 
siglio) der aus sieben Mitglieder bestand batte die Executive. Das' Staatsoberhaupt 
(Rettore) wurde blos auf einen Monath ^ewàhlt. Es fiihrte den Vorsitz in den Verhand- 
Inngen nnd batte di Reprasentanz des Freistaates. 



Ili 

La sediifìi — Htirruca o calmu nelle discussioni. — Proposin di omigrarc. — 1 
Rdguaei in Kruuota. — B»udui-i e lioseo violi. — Vettovaglie eJ armi ehicssto il» Mnrnt 
— Due consoli elio non si aBi»oiiiì^li:ino. — Funiìgli ih\ eonsule russa. — Il suo aUo£;^;E^o 
e ìli oup|)rjU:i ortOflosBii. — Arrtvo a Hh^ush dr [^auri^ton, — l.«j seolto fr^tiiìasi e In 
mura di iiji^ufla. — JVof^lamn di Lfturi^lon, ^ tjome tm piarti lo il consolo ruAao* 



Se ri liniilassirnt) a rliri^ rlif l:i seduta fu burrascosa, e che vi fu 
grande nìapfgiorariza pella Francia e minoranza pella Russia, taluno 
dei nostri Ictlori pohvbbi* rilerjorL» die nel corso delle diverpt'uti 
opinioni ri ^ieno stati baltibecehi, reeriminazionì, aporilroH jnUipnrla- 
nìcnlari e srenate Ira i Senatori. La rosa non passò in questo modo, 
[miclir r aristocrazia ra^ai^ea. avvezza dalla jjiovenlù alla perlrnltazioue 
pubblica de^di altari di Stato, ed in eonUnuo esercizio, saj)evji inanlenere 
nelle discussioni la e^jlma ed ojj^gettivita occorrente, pinitellando lej 
o|iiniorn* con sodi arpomenli e condendo non di rado i discorsi con 
sali aitici e sorlile epigraninialiehe. che, (|ua)i (ìiocbi fatui, esilarando, 
riscbiaravano la situazione, senza oilendere alcuno. In quest'arte eccel- j 
levano in opfni tempo i lla^fusei, che generalmente si dedicavano a 
serii studii letterarii ed avevano T animo inclinato alla poesia. Il man-! 
tenere inHilti la ogt^eltività e la calma nelle discussioni parlamenlari 
ù questione meno di ìndole che dì educazione. Se burrasca vi fu nella | 
si'dulu, qursla dipendeva dal fallo che 1*11 animi dei Senatoj'i erano 
Irrribilnirnle nppre?^si, e che nei loro seriuoiii roiicitali ^^Iraripava 
rinlciiio affììmnj. 




Ili 



Die Sitzung. — OV>jektivitiit in don Dobatten. — Aiiswanderungsvorsohlag. — 
Kngnsiier in Frankreich. .— Bauiiuri und Boseovieli. — Joaeliim Murat verlangt Wafifen 
und Lobensmittel — Zwei Vertroter frcmder Miiclite die eich oiclit iihnlicli selicn. — 
Die Cliikanen dos russischeu Consuls. — Scino Wolinuiig und die Ortodoxo Kapelle. — 
Ankuft des Gcnorais Lauriston. — Die fran/.osischen Soldaton und die Bollwerke 
Kagusas. — Proelamatiou Lauristons. — Dor Absehied des russisehon Cousuls. 



Wurde man sicli darauf bcsclirankon zu sagcn, dass die Silzung 
slumiisfh vorliof, und dass die Majoritat die sich zu Gunslen Frank- 
reichs aussprach, einer Minoritat ' gegenùberstand die sich Russland 
gewogcn zeigte, so kònnte vielleicht niancher unserer Lcser sich denkcn, 
llass Wiìhrend der I)el)aiten, unlor don Senatoren Ilader und Gczanke 
niit gegenseitigen Anschuldigungen. unparlanientarischen Ausdnìcken, 
und aufgeregtcn Scenen sich einstellte. Deni war aber nielli so, da 
die ragusàisclie Aristokralie wckhe von Jugend an gewohnt war die 
Staatsgeschtìfle òftentlicli zu veihandehi und diesbezfighch in fortwàh- 
render Ubuug sich befand, die nòlliige Ruhe und Objektivitàl wàhrend 
der Verhandhingen unler iillen Unistanden zu wahren wussle, ilu-e 
Ansichlen auf slichhàUige Grùnde slùtzend, und nicht selten ilire 
lieden niit atlischen Sprùchen und epigramniatisclien Einiallen wurzend, 
wcldie spruliende Geistesfunken die Situation plOtzUch grell beleuch- 
lelen, oder erheiternd wirklen, oline Jeinandeni nalie zu Irelen. In 
dieser Kunst haben sich die Ragusaer seit jelier ausgezeichnet, vielleicht 
auch aus deni Grunde, weil sie sich allgeniein ernsten litcrarischen Slu- 
dien widmeton und zumeist von Hans aus geborene Epigranimatiker 
waren. Die Einhaltung der Ruhe und der Objektivitàl in <len parla- 
inentarischen Debalten ist deiin auch nicht so sehr von deni Charakter 



LA CADUTA DI 



^PUBBLICA KAC 



, Xè abbiunio la miglior prova nella uiozione latta dal patrioticp 
conte Claboga, contenente una risttluzione radiraic? ed estrema» che 
piSrò sembra non sia stata sufìVa^rala dat^^li altri Palrizii. Esso voleva 
che si emigrasse in massa* portando seco gli oggetti più preziosi, e 
che ottenuta dalla magnanimità del Sultano, quale asilo, una i^ola del 
Mar Egeo, ivi si piantassero le tende, per erigere una nuova Ragusa. 
Cibi non ricorda la lìimosa Ode di Orazio, nella quale si eccitano i Quiriti 
ad abbandonare 1' rngralo <uolo di Roma dilanialo dalle guerre civni ? 



(ibe la grande maggioranza dei Patrizii si sia dichiarata a favore? 
dei Franresi ci sembra co^a naturale. La Repubblica ragusea sì Irovava 
in ottime relazioni colla Francia per secoli interi, e molli illustri uomini 
ragusei godettero grande estimazione alla Corte dei Borboni, Qui ri- 
corderemmo» per esempio qtwìV Anselmo Banduri^ tanioso numismalico 
V publicisla, ludatu da Leibuitz, al quale il consigliere di Stato Fonvanlt, 
a nome del Re, scrisse una lettera, per comunicargli che Sua Maestà 
atumirava i suoi lavori e voleva ciré fosse nominato membro onorario 
della sua Accademia delle iscrizioni, e ricorderenimo [incora il famoso 
astronomo Buggero Boscovick, al quale a Parigi fu conferita la carica di 
r^Dìrcttore ottico della marina francese^ per favorire i suoi studii nell'ot- 
tica ed astroìiomia* — 1 Francesi erano di indole generosa ed in allora, 
più che in altri tempi, dimostravano che una delle grandi prerogative 
della loro nazione si era quella di esser chiamala 'ad incedere sempre 
alla lesta sia della civilizzazione che delle barbarie..... come recente- 
mente i* divinamente ebbe ad esprimersi Leone XIIL Era meglio affi- 
darsi ad una simile nazione, che a quello sterminato Oriente gelalo, 
che rra la Russia, la quale però, sebbene lontana, aveva dei terribili 
alleati in pros'^ima vicinanza della Repubblica, e giaimnai aveva dì- 
fuoslralo speciali simpatie per Ragusa. Inoltre i Russi erano scismatici, 
mentre la Repubblica, come ima volta i Rè di Franerà, ci teneva ad 
essere od almeno a farsi ritenere catlolicissima, sicché per massima, 
non accordava nemmeno entro a suoi confìni quartiere a coloro di^ 
appartenevano ad altra confessione. 



h TOH iler Erzielmrig abhanpip/ Wenn Wilhrend der Silzungf die Auf- 
rgung cine groì&se vvar, so hiuiìg dies davun uIj, diysri ani dcn GriiiuHiem 
|er Sctiuloreii ehi Alp drucktc im<l in don llrdun und Vorlallen der 
kiininier zniii DunJibriK'li kaiii, der an ilircn llerzeii iiagtc, 

Don beslen Beweià hìel'iìr lieCerl uns der Vursclilaj^' des patriotischen 
Seimlorà Caboffu, cine rudikale und cxlnìrne Losuuj,' enlhaUend, vvel- 
lier Vui-sclilug jedorli voti den (lollegcn nicht nnlerstrdzl wordeu zìi 
L4II sclieiiil. Er vvolUc doss man instre^aniinl ausvvandère, das Wertli- 
lollsie tiiilnebine, vdu der Grossbcrzigkeit dcs SuUtins cine Iijsel des 
Igfiischen MeiTcs uls ZuflucblsslilUo erbille, uiid man daselbst die Zelte 
pifsclilage, nni ein ncues Hagtisa zu gnìnden. Wer eriniert sich da nìvhl 

die berùlinile Ode des Horaz, in weleber der Dichtpr die (Juiriten 
kufforderl, das undatikbare von den Biu'gcrkriegcn hcinigesuehte Ter- 
rìloriuin Ronis zu verlasscn? 

IEs rr.Ncbi'inl rialniJitli nnd (icn Unistanden niij^euiessrn, dass sich 
ie njeisten Senutoren dalun aui>praehen, man mogi' sirh lieber Frank- 
neh als Kusslund auverU^auen. lire llagusaer betanden slch seit Jahr- 
iinnderlen in den besUii lìeziehimgen zu Fraukreicli nnd einige be- 
tnhinle llunner der He[»ublik genossen grosses Ansehen am Unfe der 
tourbonen. Hier sei z. B. jcnes aueh von Loibnitz gelobten Atiselmo 
ìanduri Erwìlhn nug gemacht, hervorragender Nnniistnatiker und PubU- 
isU dem Slaatsrath FoucmiU, im Auflrage des Konìgs Ludwig XIV 
ilUheilte, daws Letztorcr seme wissenschaOliohen Werke bewundere, 
und anbelbhlen habe, dass er zuni Mitgllede seincr Acadcmie royal 
es hisrt'iptioìis eniannl werde; und erwrdnil <v] anch der berCdmile 
Lslronom lit((jgkro Bo^comch Tur den in l*aris die Sleik» eines optischen 
Hreklors der rranzòsischen Marine emert wurde, um scine phisikalisehf n 
^ludien zu lòrdern. Die Eitelkeil der Franzo^en isl zuweilen aucli iiiil 
jrossmulb gepaad, und gerade damals bevviesen sie, inebr als zu jeder 
ideren Zeil. dass cine der grosscn Vorrerhte ibrer Nafion darin besland» 
^enifen zu s_'in, inimer an die Spitze der Civiiisalion nder der Barbarci 
^chreiten, wie dies PabsL Leo XHI bei einer Gilegenlieit Irefllieh 
^emeikte. Besser also aiiC FrankreicU, als auTRussIantl sich stnlzen, den 
flUegeneji, endlosen und erslarrlen Orient, welcher ffir Ragusa besondera 
^ynipatien nie bekundet, nml uberdiess in der Nrdie der Uepnblik 
inen Verbundeten balle, dem niebt zn Irauen war; es waren ùbenlies 
jie riusscn Srhismaliker, Avrdirend Ragusa naeb dem Vorbilde Frank- 
ticlis bestrebl war aln slreng kaiholiseber Sbiai zti gelLen, und den 
digiósen Exclusivìsnnis so weit trieb, [H'ìneìpiell Angeborige amliTer 
^ooTessioneh im eigenen Verband nicbt aufzunebmep. 



MHl 



E bull vero che i Frahcesu ad onta di mollr praliehe latte dal 
Senato, non avevano restituita iuiconi alla Iti'puldjlii'a la somina 
cldèsta ed ottenuta dui riagusei a titolo di presUto nel 17ÌI7, di cui 
si parto n^'l primo capitolo di questo lavoro; ma ci era maggior spe- 
nni/a di riaverla un j^iornu rirjuiJirntlo in buoni rapporti con t.*sbl, 
rìie allriinenti, tanto più clie corte protestazioni di amicizia, falli* dai 
n^i'^iu-^ei ai Francesi nell'anno 1801, avevano jmr giovato alla Repubblica, 
In ijueir anno infatli Mund, uno dri i>in prodi ^^'Ucrali di Bonapaiie 
e clie in epici tempo era liovernatore della Hepiibìjlica Cisalpina, spedi 
da Bari mi ntlicialr a Hagu^a [>er provvedersi di viveri e muni/jonì, 
1 Ragusei cbe naturalmeide non volevano più saperne di prestili alla 
arancia, risposero per iscritto, ed ecco la lettera redatta in conCormità 
al concliiuso del Minor Consiglio, inleressaido amidgaiiia di umili pro- 
teste e dì bugie ammantate in randida vesti% scnito die perù consegui 
il desiderato etletto. 



«Noi siamo felicissimi di riconoscere nel genonde francese il noslro 
.più glorioso l*enefaUore ed il noslro [»iù ]iossenle appoggio: noi 
^respiriamo sullardo pel desiderio di nitnilarci la sua luiievolenza. 
^Giammai fmnmo più felici, die quando gli (jidìni della Itepulddica 
I, francese e dei suoi rappresenlanli ei olTei*sero occasione di dimostrare 
„alla stessa il nostro rispetto e la noslra riconoscenza (!!) xMa la do- 
-manda che ci fate, di spedirvi due navi cariche di munizioni e prov- 
„ viste da bocca, ci è lìsì<*amente impossibile (!1), Voi amate la verità, 
^generale, e permettete che ve la diciamo, tjaanlmHpie con nos/ra 
«estrema confusione. In questo paese noi non possediamo ne daghe, 
^nè fucili, ne uìunizioni di sorla. Son cose queste die appena si co- 
^noscono in una Kepubblica la cui esiguità dispensa dal ricorrere a 
^simili mezzi [I!}. Per quanto risguarda le provviste da bocca, il nostio 
,^paese nulla allatto produce e, per convincersene, basta guardarlo 
,,come è formato da una catena ili inaccessibili dirupi (II). Noi pro- 
. duciamo nn poco di vino, ma la maggior parte lo esportiamo tb»po 
„il raccolto". 



Importa qui di esporre ((ualiuenlc nel ISIMI pivvalessero grande- 
meide a Ragusa le siuìpatie pella Frauda, tra le altre raginni, anche 
j»el fallo che il rappresentante della stessa [nesso la Hc^piibblii'a era 
generahuente iiiolln ben imudo, mentre quello della tiussia era in 



DAS ENDE DER KAGUSiUSCHEN REPUBLIK 31 



Zwar hatlen die Franzoscn, oder riehtigcr gesagt, Napoleoii, den 
Kagusàcrn die ini Jalire 1797 von ihnen erhalteiie Siimiiie nodi nielli 
zurùckerstattet, trolzdeni der Senat os an zartlielien Malinungon niclit 
I ratte felilen lassen, allein es bestand gròssere lloirnung sie einst zuruck- 
zubekomnien wenn man mit deni inaclitigem Napoleon auf guteni 
Fusse verblieb, als ini gegentheiligeni Falle umsoniehr, als ini Jahre 1801 
die Ilepublik das Glfick balte, durcli blosse Freandsoliaflsversicberungeii 
einer neuerlichen franzosiscben Hequisition glùeklieb zu entgehen. in 
jein^ni Jabre sendete nànilich einer der tapfersten Generale Napoleons, 
Joachim Murata der dazunial Gouverneur der cisalpiniscben Republik 
war, einen seiner Offiziere von Bari nacb Ragusa, uni daselbst Lebens- 
niitleln und Kriegsbcdarf leiliweise zu holilen. Den Ragusaern war die 
Ankunfl und das Postulai des Ofliziers nichts weniger als angenehni, 
und der kleine Rath bescbloss ihn niit einen an Murai gerichteten 
Brief vorhìufig abzufertigen. Dieses interessante Schreiben, ein Gemiseli 
deniùthiger Betheuerungen, und etlicber in wcisseni Unseliuldsgewande 
meisterhaft eingehùllter Lùgen, welclies jedoeli, wie selion erwàbnt, den 
erwunschten Erfolg balte, lautete wie tolgi : 

„Wir sind aùsserst gliìeklich in dem rranzòsiselien General unseren 
„ rubili vollsten Wobltbfiter und unsere maclitigste Stfitze anzuerkennen ; 
,wir athmen nur in der HolTnung dass sieb unser Wunscb werde 
„erlnllen kónnen seine Gewogenbeit zu verdienen. Wir waren nie 
,gluekHclier als zur Zeit da die Bet'eble der franzosiscben Republik 
„oder ibrer Vertreter uns Gelegenbeit botben, derselben unsere Ebr- 
„furcbt und Dankbarkeit zu bezeugen (!). Aber dem geslellten Verlangen 
„dass wir Ibnen, General, zwei Scbifìe mit Lebensmitteln und Kriegs- 
, material versenden, ist es uns pbisiseb unmóglicb zu entsprecben. 
^Sie lieben die Wabrbeit, General, und es sei uns erlaubl wabr zu 
„sprechen, wenn aucb mit gròsster Zerknirsebung. In diesem Lande 
,besitzen wir weder Gewebre und blanke WalTen, noeb anderen Kriegs- 
abedarf irgend einer Gattung. Es sind dies Gegenstànde die man in 
„einer Republik, deren Kleinigkeit es niobi notbwendig maclit zu sol- 
„cben Milteln zu greifen, kaum dem Nanien nacb kennt(!I). Was die 
•Lebensmitteln anbelangt, mùssen wir der Wabrbeit gemass sagen, dass 
• unser Land gar Niclils produciert und um sicb zu ùberzeugen geniìgl 
,es dasselbe zu beseben, wie es gebildet ist aus unzugiìnglicben x\b- 
„.strirzen (!!). Es wird bei uns zwar etwas Wein gewonnen aber das 
„nieiste nacb der Kelterung ausgetubrl." 

Es muss bier benierkl weden, dass ini Jabre ISOO die Sympalbien 
fùr Frankreicb in Zunabme begrilTen waren aucb wegen des Unistandes, 
dass der bei der Repubbk accreditierle Reprasentant Frankreicbs all- 
gemein sebr beliebt war, wiìbrend der russisebe Vertreter niil der 



uggia a tutto il mondo. Il primo si chiamava Brmrc: era venuto a 
Ragusa nel 1770, dapprima come semplice agente comiuereiale, mentre' 
più tardi fu elevato alle funzioni di agente politico. Come tale non 
mancava di attività, e le sue cose sapeva farle coti tatto e discre- 
zione. Era, uomo di spinto e di talento, nonché elefante parlatore, 
sicché la gioventù patrizia gli era affezionatissima. Avendo sposato una 
ragusea, le famiglie [latrizie lo consideravano come di rasa, non avevano 
segreti per lui, ed esso ne approfiìttava naturalmente per favorire le 
simpatie francesi, ed anche per inoculare nelle nienti dei suoi giovani 
amici certe idee che erano ormai viete in Francia, ma nuove ed avanza- 
tissime nella vecchia ed aristocratica Ragusa. 



1 



Il console russo di nome Fanion era F opposto. Se aveva avuto 
r incarico dal suo Governo di tormentare il Senato e di attaccare brighe 
coi Patrizii ragusei, eseguiva splendidamente la sua consegna. Nelle 
relazioni sociali era poi (juello che per metafora diciamo un' orso, ma 
dì quegli orsi che grugniscono a chi loro si avvicina, e mostrano le zanne 
quando le cose non si facciano secondo lor vo;^lia. 



Appena venuto a Ragusa, pretende che il Senato gli fornisca T al- 
loggio. Gli si risponde che questo non era costume, e che nessuno dei 
suoi predecessori aveva sollevato una simile pretesa; comincia a stre- 
pitare, e tanto per aver pace gli trovano un' alloggio. iVon si e ben 
accasato e già si lagna fortemente che l'alloggio è indecente. „5* vuole 
rijmiare al rappresentante della Russia — esso scrive al Senato — uti al- 
loijgio che eorrùìjìomla al suo rango ed al suo taratiere,^ Gli si cerca 
un'altra dimora e hi sì trova decentissima e comodissima; ma dopo 
esser slato tranquillo qualche giorno nella stessa, vlen fuori che è troppo 
discosta, e scrive e strepila *'rAe si vuol esifiare il rappresentante della 
lìussia, e toglierli ofjni reazione eoi suoi simili.* Più tardi, quando lo 
accasarono in modo che non era possibile sollevasse alcun lagno, gli 
saltò il ticchio di voler avere a sua disposizione una cappella ortodossa. 
Gli rispondono che da buon cattolico, quale esso era, non abbisognava 
di una tal cappella, e che d'altronde a Ragusa non ci era nemmeno un 
sacerdote di rito greco orientate che potesse fonzionare nella stessa. 
Ma esso non si acquieta a (piesto; dice di aver diritto alla capjiella per 
un certo trattato di lavorno, e vuole avitrla, perchè T uso da farsi della 
^ stessa è aliar suo, ne i Senatori in questo ci entrano per nulla. 



J 



DAS ENDE DEH RAGUSÀISCHEN KEPUBLIK 33 

ganzcn Welt auf gespanntestcm Fusse stand. Der erste hie^s Bruerc; 
or war im Jahre 1776 nach Ragusa gokonimen, als eiulacher Iraiizòsischcr 
Handclsagent, luid wurde spiìtcr mit don Fiinktioncn eiues politischcn 
Vortrotcrs Frankreichs betraiit. Als solcher gebrach es ilim weder an 
Eiter, nodi an Takt und Vcrschwicgenlieit. Goistreieli, gebildet und 
uberdies oin guter und unennùdlicher Redner, verstand cr insbeson- 
derc die aristokratische Jugend an seine Person zu lesseln. Uà er cine 
Ragusàeria gebeirathet batte, bebandelten ihn die patricischen Faniilien, 
als ob er einer der Ihrigen gewesen wàre, und balten fùr ihn keinc 
Gebeinmisse, was er natùrlicb dazu benùtzte uni den frauzósiscben 
Synipatbie.i einen inimer grOsseren Hall zu versehaffen, so wie uni in 
den Geinùtbern seiner jungen Freunde gewisse liberale Begriffe und 
xVnscbaungon einzuinipfen, die in Frankreich langst eingeburgert waren, 
die aber als ganz neu und selir vorgerùckl gelten niussten in deni 
alteii und arislokratischen Ragusa. 

Der russiscbe Gonsul Fonton war das Gegentheil. Falls er von seiner 
Regiernng den Auftrag erhalten habc^n solite, den Senat zu chikaniren 
und niit den Patriciern in Gonflikt zu gerathen, so bai er deniselben 
bestens eritsproclien. In den gesellscbafllicheii Beziebungen balte er sicb 
bald die nietapboriscbe Benennung eiiies Baren verdient; er war aber 
ein Bar jener Sorte, die anbruramen, wenn man sicb nabert und init 
den Pratzen drolicn, wenn man etwas unternirnnit, was ibren Wùnscben 
nielli entspricbt, 

Kauni in Ragusa angekommen, stellte er das Verlangen, dass der 
Senat ihm eine freie Wobnung anweise. Man antwortet ibm, dass dies 
ntcbt ùblich sei, und dass keiniT seiner Vorganger mit einer solcben 
Pratension auftrat. Er wird ungeb^Tdig und nur uni Rulie zu liaben, 
wird fùr ilin eine freie Wobnung auslìndig gemaeht. Naebdem er in 
derselben eingezogen war, klagt er in vebenienten Ausdrucken, dass die 
Wobnung nicbl genug confortabel sei. „Man will^, scbreibt er deni 
Sonate, „dein Vcrlrcicr Itusslands cine Wohnun(j vorcnthallen^ die scineni 
liuti f^e timi Charakier entspricht/ Man suclit und lìndet Tur ibn eine 
andere, sehr bequenie und geraiìmige Wobnung, allein naebdem er 
einige Tage in derselben rubig verbracbt batte, làrnit er von neuem, 
woil sie zu entlegen ist. Diesmal scbreibt er unter anderem doni Senato: 
„Man tv ili dcti russischen Vertreter vcrbannen und ihm jeden Umgang 
mit Menschenverleidcn.'' Spater, als man den russiscben Gonsul in einer 
Weisc unlergebracbt batte, dass er absolut weder einen Grund nodi 
einen Vorwand fìnden konnte, uni sicb ùber die Woluiung zu bescbwe- 
ren, ITdIt es ibm ein, eine ortodoxe Kapelle baben zu wollen. Der Senat 
antwortet ibm, dass er als guter Katholik (denn or war ein solcber) 
cine ortodoxe Kapelle niclit braucbe, die ùbrigens unniìtz wàre, weìl 



34 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA KAGUSEA 



Adattata allo scopo una cappella cattolica che era abbandonata, vuole 
ed ottiene, dopo lunga resistenza del Senato, che un sicerdote russo 
funzioni nella stessa, e cosi di seguito per anni interi. 11 Senato, stanco 
ed atterrito dalle violenze di Fonton, incaricò segretaiiiente nel 1803 
l'agente pontificio a Pietroburgo di adoperarsi affinchè fosse richiamato, 
ma i passi fatti non ebbero alcun successo; anzi Fonton, risaputa da 
Pietroburgo la trama orditagli, disse che quanto faceva corrispondeva 
agli incarichi avuti. Quest* incubo di u^nio era nel ISJG ancora sempre 
a Ragusa, e per certo se vi fossero, stati dei Senatori Indecisi a qual 
partito appigliarsi, avrebbero votato pella Francia, pur di liberarsene. 



La sera del :27 maggio il generale francese Lauriston, con 8iX) uoniini, 
proveniente da Macarsca, arrivò a Ragusa. Due Senatori lo attendevano 
presso le porte di città, che erano chiuse, complimentandolo del suo 
arrivo. Lauriston chiese che si desse soltanto da bere ai suoi soldati 
estenuati, e mentre, aperte le porte, si avviava coi Senatori a palazzo, 
il colonnello Testa faceva entrare a tamburo battente le truppe francesi 
in città ed occupare militarmente, lo porte, le mura,, ed. il forte San 
Lorenzo. 



E così nella notte di cpiel giorno memorabile le torri e le mura di 
Ragusa, che si mantennero vergini per tanti secoli da ogni passo' di uomo 
armato che non fosse al soldo della Repubblica, udirono echeggiare le 
grida d'allarme delle scolte francesi ; quelle mura e torri fatte costruire 



DAS ENDE DER RAGDSÀISCHKN REPUBLIK 35 

sich in Ragusa nicht ein einziger griechisch-orientallschcr Geisllicher 
autliiclt, welcher in derselben funktioniercn kónnle. Consiil Fonton 
will aber Irotzdein die Kapelle haben, und erwldert ungelialtcìi, dass 
er berechtiget ist, auf Grand einer gewissen in Livorno zwischen Russ- 
land und Ragusa abgcschlossenen Convention, die Kapelle zu fordern, 
von welchem Rechte er nicht abstehen wolle; uberdips sei es seine 
Sache zu bestimmen wie die Kapelle zu gebrauchen sei, in was 
die Senatoren nichts darein zu reden hàtten. Nachdem eìne alte ver- 
lassene Kapelle, welche sich in dòr Vorstadt Plocce befand, zu deni 
Zwecke entsprechend hergerichtet wurde, will Foiiton dass ein mon- 
tenegriniscjier Priester in derselben funktioniere, was ihm nach langer 
Gegenwehr des Senates zuletzt ebenfalls zugestanden wurde. So pei- 
nigte dieser russische Consul Jahre hindurch die ragusàische Regierung. 
Der Senat, dòs rùcksichtslosen und gewaltsamen Auflretens Fontons 
niude, beauflragLe heunlich im Jahre 1803 den pàpstlichen Agenten in 
Petersburg, sich»zu verwenden, daniit cr zurùckberufen werde, allein die 
unternoninicnen Schritte hatten keinen Erfolg, und da Fonton von 
Petersburg aus, ùber die gegen ihn gesponnene Intrigue Kenntniss 
erhielt, ruhmte er sich, seinen Instruktìonen gemass benommen zu haben. 
Dieser Funktionar befand sich ini Jahre 1806 noch imnier in Ragusa 
und man kann annehmen, dass wenn es Sehaloren gegeben halle, die 
unschlussig gewesen wiiren fùr welchen Staat sie optieren sollten^ sie 
sich zu Giunsten Frankreichs erklàrl hàtten, nur uni des russischen 
Vertreters los zu werden. 

Arn Abende des 27 Mai 1800 ist der iVanzósische General Laiiriston 
mit einem Truppenkòrper von 800 Mann aus Macarsca koiiiinend, in 
Ragusa angelaìigt. Zwei Senatoren erwart«ten ihn bei dem g'.)schlosse- 
nem. Stadthore um ihn zu begrussen. Der General ersuchte sie, man 
mòge seine durstenden* und erschòpilen Soldaten mit Wasser versor- 
gen, und denselben in der Stadi auszuruhen gestatten. Das Stadthor 
wurde sohin geuflfnet, und wàhrend der General mit den Senatoren 
dem Regierungspalaste zuschritt,. liess Oberst Testa die franzósischen 
Truppen unter Trommelschlag in die Stadi einmarschieren, und sohin 
durch dieselben die Stadthore, die Stadtbastionen und das Fort Set. 
Lorenzo riiilitarisch besetzen. 

Seit dem fast dreihundertjahrigen Beslaride der Republik, halle 
Ragusa nur Bewaffnete gesehen die im Solde des Freislaates sich 
bcfanden, und es mùssen demzufolge gewiss trùbe Ahnungen die Ra- 
gusàeFbeschliechen haben, als sie in der {stille der, diesem denkwùr- 



SG LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



con gran dispendio dalla Repubblica, ed al cui compimento cooperò il 
genio d'uomini celeberrimi in Italia per costruzioni di opere militari di 
difesa, come un Sigismondo Malatesta ed un Soporoso Matteucci, il quale 
ultimo venuto a Ragusa col permesso del Pontefice Pio V, vi dimorò 
tre anni per dirigere le fabbriche, ed ottenne quindi dal Senato una 
gratificazione di dodici milla zecchini; quelle torri e mura, che nel loro 
complesso sono un' insigne monumento di forza e poesia medioevale, 
ammirabile involucro tutt' ora sussistente di un più ammirabile regime, 
ormai sparito. 



Il giorno dopo i Ragusei non furono certamente letificati nel leggere 
sulle cantonate un proclama del generale Laurislon, stampato in fran- 
cese, italiano e slavo. 

Ecco il proclama: 

^Molteplici concessioni fatte ai nemici della Francia, posero la Re- 
„ pubblica ragusea in uno stato d' ostilità tanto più pericoloso, in quanto 
„si mascherava sotto forme di amicizia e di neutralità. L'ingresso delle 
^truppe francesi in Dalmazia, lungi dall' impedire una tale condotta, non 
„fu che un'occasione per i nostri nemici di esercitare una maggior 
«influenza sullo Stato di Ragusa, e qualunque sia il motivo dell' ac- 
„ condiscendenza di questo Stato, l'Imperatore doveva accorgersene ed 
„a Sua Maestà importava di porre fine ad un cotale procedere, cosi 
«contrario alle leggi della neutralità.** 



„Di conseguenza, io, in nome e per ordine di Sua Maestà l'Imperatore 
„e Rè d' Itaha, prendo possesso della città e del territorio di Ragusa.* 

„Io dichiaro nullameno che l' intenzione di Sua Maestà l' Imperatore 
„è Rè, si è di riconoscere l'indipendenza e la neutralità di questo Slato 
„appenachè i Russi avranno sgombrato l'Albania già veneta, l'isola di 
„Corfù e le altre isole che prima si trovavano in possesso di Venezia, 
„e che la squadra russa si sarà allontanata dalle coste dalmate.** 

«Io prometto soccorso e protezione a tutti i Ragusei; io farò ri- 
aspettare i costumi attuali e le proprietà ; infine, a seconda della con- 



DAS EtJDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLllt 37 

digem Tage darauffolgenden Nacht, von den Stadtbastionen aus, die 
Allamirufc der fremden Schildwachcn zn Gehór bekamen; von jcnen 
Stadtbastionen und Bollwerken welclie die Ropublik zu verschiedenen 
Zeiten, mit grossem Geldaufwande orrichten Hess, unter Zuziehung von 
Mànnem die in Italien im Festungsbau grosse Benìhnitheit erlangt hatten, 
wie ein Sigismondo Malaiesta und ein Soporoso Matfeucci, welcli* lotz- 
lerer mit Erlaubniss des Pabstes Pius V nach Ragusa kam, daselbst 
drei Jahrc verblieb uni die Ausfùhrung der Bauten naeh seinen Planen 
zu ùberwachen, und vor der Abreise von dem Senate ein Geschenk von 
12.000 Dukaten erhielt; dieso Bastionen und Bollwerke bilden noch 
heutzutage in ihrer Gesammtheit ein erhebendes Monument mittelal- 
terlicher Kraft und Poesie, und sind eine bewunderungswurdige noch 
bestehende steineme Hulle, eines auf immer verschwundenen aristokra- 
tiscìien Freistaates, welcher noch gròssere Bevvunderung verdient. 

Die Ragusàcr dùrften gevviss niclit sonderlich erbaut gewesen sein, 
als sie am folgenden Tage an den Strassenecken eine Proclamation in 
itah'anischer, franzosischer und slavisclier Sprache affichiert fanden, 
welche folgenden Inhaltes war: 

„Mehrere Zugestandnisse welche den Feinden Frankreichs gemacht 
„wurden, haben die ragusàische Republik in einen uiìi so gefahrlicheren 
^Zustand der Gognerschaft gebracht, als derselbe sich unter der Maske 
„der Freundschaft und Neulralitfit verbarg. Das Einrucken der franzósi- 
„schen Truppen in Dalmatien hat das Fortbestehen solcher Verhàltnisse 
„nicht verhindert, ini Gegentheile unseren Feinden Anlass gegeben auf 
„die ragusfiische Republik einen noch grósseren Einfluss auszuùben; was 
„ immer der Grund der WilKahrigkeit dieser Regierung sein mòge, hat 
„der Kaiser hievon gewahr werden mùssen, und es war S. Majestàt 
„nunmehr darum zu thun, einem solchem den Gesetzen der Neutralitat 
«nicht entsprechenden Vorgehen, ein Ende zu bereiten." 

«Demzufolge nehme ich im Namen und im Auftrage Seiner Majestàt 
„des Kaisers und Kónigs von Italien die Stadt und das Territorium von 
^Ragusa in Besitz." 

,lch erklare dass es dessenungeachtet Absicht S. Majestàt des Kai- 
,sers und Kónigs ist, die Unabhànhigkeit und Neutralitat dieses Staates 
„9nzuerkennen, sobald die Rus«en das venetianische Albanien, die Insel 
,(Iorfù, so wie die anderen Inseln, welche frùher Venedig besesscn hat, 
«geràumt haben werden, und die russische Flotte die dalmatinischen 
^Gewàsser verlassen haben wird.'* 

„lch verspreche Beisland und Schutz alien Ragusàern; ich werde 
,die jetzigen Gebraùche und die bestehenden Besitzverhàltnisse aufrecht 



3» LA CADUTA DELLA RKBUBBLICA RAGUSEA 



„ dotta che terranno gli abitanti, io procurerò che essi abbiano a lodarsi 
, soltanto del soggiorno dell'annata francese nel loro paese" 

«Il Governo esistente resta in piedi, esso funzionerà come prima ed 
«avrà le stesse attribuzioni; le sue relazioni cogli Stati amici della Francia 
„e neutrali non subiranno modificazioni. *'• 

„M. Bruere, Commissario delle relazioni commerciali *), fungerà quale 
„ Commissario imperiale presso il fenato/- 

Ragusa, 28 Maggio 1806, 

Alex. Lanriston. 

Il buon generale, che la sera innanzi aveva pregato i Senatori che 
gli aprissero, le porte, tanto da dissetare i suoi militi, in questo proclama 
cangia maledettamente di registro, dicendo in sostanza, che i Francesi 
sono a Ragusa perchè cosi volle Napoleone, e che anzi ci sono perchè 
i Signori di Ragusa talvolta si permettevano di amoreggiare con altre 
potenze — allude preferentemente alla Russia — e che ci sono perchè si 
intendeva impedire che i Signori di Ragusa un tal giuoco rinnovassero. 
La seconda parte è un empiastro che il buon generale applica sulla 
grave ferita morale che recava ai Ragusei la prima parte del proclama. 



Si può ben immaginare la costernazione dei Ragusei quando lessero 
il proclama ed inoltre riseppero che alcuno navi russe si trovavano già 
fuor di Gravosa, che anzi due di esse il giorno innanzi volevano sbarrare 
il passaggio presso Malfi alle truppe di Lauriston, motivo per cuT queste 
dovettero deviare dalla costa. 

Una cosa però fece Lauriston in quel giorno, che andò a genio alla 
grande maggioranza dèi Ragusei. Ordinò, cioè, al console russo dì far 
fagotto e di andarsene immediatamente. Facendo, le sue ^reverenjsc" dj 
dovere ai Senatori, Fonlon grugnì peli' ultima volta entro le mura di 
Ragusa; ma poi, ricordandosi del tiro fattogli a Pietroburgo, uscendo 
di città, avrà certamente detto nel cuor suo „Birhi, me la pat/hereie!'^ 



*) Tale era il titolo nnìcialò del Consolo fianoeso a Ragusa. 



DAS EKDE DER RAGUSÀISÓHEK REPÙBLTIt nò 



^(ThaltGn, iind cndlich darnach trachten, dass je nacli Auffùhrung dcr 
^Bewohner, diose, des AufenthaUes der franzósischen Tinippen in ihrem 
^Landc nur lol)end gedenken." 

^Die bostehonde Rcgierung bleibt aufrecht, sie wlrd welter funklio- 
«nieren, iind zwar mìt dcrsellien Machtsphare; ihre Beziehnngen niit 
,den Slaaten, welche enlweder Frankreìch freundlich gesinnt sind, odor 
,die Noutralltat einhalten, bleiben aufrecht." 

y^Mons. Brucre, Gommissar der Handelsbeziehungen *), wird als kai- 
^serlicher Gommissar bei dcm Sonate seines Amtes walten. 

Ragusa, 38 Mai 1806. 

Alexander Lanriston/^ 

Der gote Gonoral wolcher don Abond zuvor die Sonatoren gobol on 
batto, das Stadi llior zìi òffnon, damit soine ormiìdeton Soldaton ausru- 
hen kónnten, schhlgt in dioser Proclamation piótzlich einon gobielerio- 
schon Ton an, dirr auf dio Ragiisàer geradozu verblùffend wirkon nunsto, 
da or im Grunde gonommon sagt, dass die Franzosen in Ragusa s'oii 
bofinden, woil Napoloon os so woltte, dass sio da sind, weil die Gobio- 
ther Ragusas ziiwoilon koinon Anstand nahmen, mit anderon Frankroicli 
feindlich gesinnion Maehten zu liobaùgoln (vvar bosondores auf Russiand 
gomunzt), endlich das5 sie da sind, um zu verhindern dass dor Froi- 
slaat ein solcho? Spiol fortsetzo. Der zweite Theii ist eine Salbe die 
der General auf die tiefe moralische Wunde auflegte, die er don Ragu- 
sacrn mit doni orston Thcile seiner Proclamation beibrachte. 

Mann kann sicli loicht die Bostùrzung Ragusas denken, umsomohr 
ala man am sell)en Vormittage vornahm, dass oinigo russischo Schiflo 
aussorhalb Gravosas kreuzlon, und dass am Tage zuvor zwoi dioser 
Schifte don Truppen des Generals Lauriston don Durclizug liings dor 
Knsto. boi Malti verhindern . wollton, so zwar dass dor General gorio- 
thigot war don Marsch nach Ragusa mehr landoinwarts zu vollondon. 

Nur Eines hat an jonem Tage Lauriston untornommon, was der 
grossen Majoiitat der Ragusaer gofiol. Er intimiorto dem russischen 
Consul seine Sachon einzupackon und sofort abzureison. Als Fonton 
soine Abschiodsvisitc dem Sonato abstalteto, wio os dio Etiquette vor- 
schrieb, mag er zum letztonmal innorhalb dor Mauern Ragusas seiner 
Nalur Zwang angethan haben, aber boim Vorlasson der Sladt, der gegen 
ihn heimlich in Polersburg untornommonon Schritto godonkend, mag 
er sich gesagt haben: Wart's verschmilzto Sonatoren, ieh worde mit 
eueh noch abrechnen. 



*) Officiellor Titel des franzósischen Consnls in Ragnsa. 



IV 



Commercio tHiiritlimo. — Pirati narenUni. — Battagli» di I'm»t;i Mica. — J Kor- 
manoì. — Le CrooiAlo. — Il Concilio ili lUsilrai, — Patti coi Siilrnni, — L* islnio 4Ì 
^m% ed i Kagnsei. — 1 priucìjù muinnuflncchì, — he tlotlc ru«:usoij tu Vipagim. — I 
Mori. ^ Curio V, — Gli nuimirtigii, — Docaiiiiiteiito. — 8pctlì/.iouo ili Tunisi, — Uob 
di Messo. — Tro<Htnto veilovc. — Il grande i«rrcm»>lo. — Nuova florificjtjtn. — Rott» 
DODI mereiai è »1 f»rinc!Ìf»io «lei secolo. — lte«MÌli niarìtlimi, — Lo fiitionc. — Mimt'rf 
noUft pomsolii baUnwiifa. — (*jinii:atti^ — CiiiiÉMi<»fcio colla Itosmji, - La lianilicn 4rtU 
Re|>ul»b(ìcsi. 



D.il jriomo susseiifiietile all' Dreupastione di najrtisa ila \m\v\v <|i>Ue 
anni franresi, incoiiilnria il cllsaslro tTutiotuico citila Ili*imbhUc*a e dia 
5SUOÌ ahitaiìlL 

Por poter pfTÒ ben valnlaniu lu pravità v \ eslensione, ìnipoila 
lenirsi presènlt» tpiale sia sLalo in quel tempo lu sialo lìuanrjarìo di Ila 
Repuhbliea, ipianhi nuitterosa la sua flotla niriTaiilÌli.% i* ipialt i reddiU 
elle rifraeva dalla navi^'aziutie e dal romnieiTio. Leggeiidn |)erò ^cni- 
plieeiueìde i dali -iullu siati» del naviglio mjyuseo nei primi sei anni del 
secolo dectmonono, e sulle rii^orse rlie IlajìiLsa traeva dal niair, spiixa 
conoseere almeno per sonani rapi la sloria drl ^n^^e.>sivo ainpliaTh ' ' 
e delle victssihulini ibi lomaierrin inarillirrK» raguseo, alla iiH*r.r 
potrebbe tentar dietro ti dubbio, elio le ciffre dit^no errorale, oppure 
ebe i ilati *itoi*iri peeeliiim in i|Ueslo pmdo dì iziiUie; rìbiuatt 

per {piesto t}[i|iortuno di ipii aprin* una pah i i ^ lun^a, per ria 

aum^re in un breve quadro i Talli di*gin ili inai^^iur nota flit* itfuar* 



JÈk- 



IV 



SccUttndttl, — Naroiibnisolio S<Teranbor. — Seesohlacht vou Piuita Mìcii. — Die 
JoTBJinnon, — Die Kreuzziige niid dio nigijsìiiaehoii Schi/fe. — Das Coiicilium ron 
asft. — SuhifTiilirtBvnrtHigo mit deti SuUjHicn, — Der IbÌIhhus voii Suez und dio R»- 
niìiin — Pio mjitno]uki9c»lion Fiiistotu — Dio ragiisiiisclicii Flotteti in Spanien, — Di« 
l«>h*fin. — Cari V, — Dio Admiralc — Verfiill — Ex|"Rdìtion voii Tanìg* — Insci 
f«/io, — Dreiliiinilert Witwon, -- Dìis irnisso Krd^clien. — Neuos Aufbliihoii. — 
jlMileUllAtto zu llc«;;tiiij d('s uoium^hiitoii JitluUiittdortes. — Muritìtno Kiiikuiifte. — l>i^ 
faaldBfuktoroiGii, — Dor^wérko uni der iJalkaulmlbìiisel — KurATàudiu — Hikudel mtt 
lo&ìien ' Dìo Ftihne der Itepnbltk. 



Nari» ilcr n»*^<'[znn;: ria;4iisu> k\\\vv\\ «lio lTanzo>ÌsclK'n WnlTen l)i'j£innl 
l'^r AkoTìoiiiifflit' liuin dor rir[>iililik limi ìliror Sla:ll^anlrefl^Jriu^^^ 



Utu jciloili ilio TiJififWuilc iler>oll)iMì i'nls[)re<lnMi(l wurdi^^m iw kùiìiioti, 

1^1 (M« notliwonriìg rìrilat'lil /n iirliim'ri aiif tliu (l;unali'r(t* fmanziHI<» Lagi* 
?r ncpiiblik, \\vw Wt'rlh Www llamlel.^iloih*, niid àw KinkfinfD* wr^lclie 

Irin kininen) Staati* an>i dor StTlalirt nnd dcm llandcl zuflosson, Wcnii 

fian jt^docli ohilarh dio Dalen [io?;U fibcr ilon HIand dor Ilandrl-snutD' 

T llngusiìn- 7.U Anlanj: do.^ nc.nin7jdiriirn Jalirlnindrrlos, iirid \\\wx die 

Juinnieii welclic ihnon dìo Soeralirl iiiid der Seelian<lr'l jarlirli eiidirarh- 
i!ri, idino irjrofnl cincn l'bcrhlirk zìi hal)t»ii, boln-'ITs iler Kidvvirkiung 

^riil der AtNdi'hnun;^' dcs Si'tlumdfls Ra^yusas in d(?Ji ver.srliirdóiioii gc- 
^-liirhUirlii^n Kpnrlii»n, so kuiiidi' der Verwiindirnni^ der Zw^ifel narh- 
^Igi'tit K\\\ dio Zaiilon lurlil violleiolil ìrrìg odor ùberi rit'ln'ii angecrehen 
PI* Es isl dosybalb uolbwendijj eino Klaiiimoi' niil laiigerom liihalle 



42 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGOSEA 

dano il conimorcio raguseo, ed in ispecialilà quelli che nel corso dei 
secoli ne favorirono lo sviluppo e la floridezza. 



Il magnifico maro che o lambisce mollemente le fondamenta di 
Ragusa, oppure se irato, investendo con fragore roecie e muraglie, 
rinversa talvolta i salsi flutti sin nell* interno della città^ quasi fosse la 
tolda di Un naviglio in burrasca; l'ampio e sicuro porto poco discosto 
dalla stessa, la deficienza di terreni coltivabili ed il bisogno di prov-. 
vedere ali* esistenza, erano ragioni che dovevano ben determinare sin 
dai primordi i profughi di Epidauro, accasatisi in sulla metà del secolo 
sesto ai piedi del Monte Sergio, ad esercitare la navigazione ed il 
commercio. Nei secoli anteriori al mille, T Adriatico era infestato da 
pirati saraceni e narentani, e chi intendeva di trarre qualche lucro 
dal mare, doveva, o devenire a patti con essi, oppure, navigando, 
correre rischio ad ogni ora di perdere sostanze e vita. I Ragusei si 
si attennero al partito più sicuro e senza farsi, pirati essi stessi, si 
fecero loro buonissimi amici, specialmente dei Narentimi» Ricorderemmo 
qui un solo fatto storico perchè avvenuto mille e pochi anni or sono 
(888) nel paraggi di Zara, cioè la battaglia di Cavo Minilo (Punta 
Mica) nella quale i Narentani distrussero la flotta veneta, che perdette 
in queir incontro T infelice doge Pietro Candiano, e ricordiamo questo 
fatto perchè le navi narentane erano capitanate dair ammiraglio raguseo 
Vito Bohali, Dopo il mille, avendo Venezia sbaragliato per sempre i 
Narentani, e crescendo smisuratamente la sua potenza, i Ragusei, pdr 
sviluppare alla lor volta i loro commerci marittimi, senza temere che 
i Veneti per gelosie di mestiere dieno loro troppi fastidii, pensarono 
di far lega coi Normanni (1080) in allora signori della Sicilia, Calabrie 
e Puglie. Air epoca delle Crociate, Ragusa già possedeva una flotta 
così numerosa, che i Principi cristiani, ogni qualvolta si trattava di 
spedizioni per mare, si rivolgevano ad essa, perchè ponesse a loro 
disposizione un buon numero di navi da trasporto ed anche qualche 
legno armato. 



DAS EKDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 43 



einzuschieben^ um eine gedrdngte Zusammenstellung dcr wichtigeren 
geschichtlìchL-n FakUi Raum zu geben, welche die ra'gusaische Schififahrt 
betroffen, und jene tfmstande hervorzuhebcn, welche zeitvveise ein 
niaohliges Emporbluben des Seebandels von Ragusa ziir Folgc liatlen. 

:|: 



Das henliche Meer, welches entweder die Grundfeste von Ragusa 
sanfl bespult, oder, wenn erzùrnt, gegen Felsen und Gemaùer init 
Gelóse anprallend, seine salzigen Fluthen schàumend in das Innere 
der Sladt einwirft, wie auf das Verdeck eines vom Sturm gepeitschten 
Schifles; dcr in der Nabe der Sladt gelegene geraùmige und sichere 
Ilafen, der Mangel an bebaubarem Boden, und der Trieb die Existenz 
zu erhallen, waren Grùnde genug, weldie die Fluchtlinge des alien 
Epidaurus, dio sìeh in der Mille des siebenten Jahrbunderles zu Fùssen 
des Monle Sergio eine neue Heinialh grùndelen, gleich von Anfang an 
beslinimen mussten, sicb der Seefalirt und dem Handel zu widmen. 
In dem neunlen und zehnlen Jahrhundert niaclilen saracenische und 
narejitanische Seeraùber das adrialische Meer unsieher, und wer aus der 
See einen Gewinn ziehen wollte, niussle enlweder niil ihnen paklieren, 
oder sich der Gcfahr aussetzen durch die Piraten unversehens Habe.iind 
Leben zu verlieren. Die Ragusàer enUchlossen sich fQr ersleres, da es 
gróssere Sieherheil boi, und ohne selbsl Seeraùber zu werden, wurden 
sie gule Freunde derselben, insbesondere der Narenlaner. In dieser 
Rezichung sei ein hislorisches Faktuni erwiìhnl, welches vor tausend 
und etlichen Jahren (888) in nrichster Nfdie der dalrnalinischen Ilaupl- 
sladt sich ereignele, namlich die Seeschlachl von Cavo Mietilo (Punta 
Mica bei Zara), in welcher die Narenlaner die venelianische FloUe zu 
Grundc richlelen, lind der ungluckliche Doge Pietro Candiano das Leben 
verlor, nachdem in dieser Seeschlachl ein Ragusàer Naniens Vito Bohalo 
die narenlanischen Schiffe, befehligle. Da die Venetianer nach dem 
eilflen Jahihunderle die See von den Narenlanern auf immer gesaiìbert 
liatlen, und die Machl der Lagunenstadl sich selir emporschwang, ver- 
bundeten sich die Ragusjìer mit den Norniannen, welche damals ùber 
Sicilien, Calabrien und Apulien herrschlen, um von don Venetianern in 
der Enlfallung ihres Seebandels aus Brolneid nicht behinderl zu werden. 
Zur Zeit der Kreuzzùge besass Ragusa sclion eine so zahlreiche Flolle, 
dass die Furslen der Ghrislenheil, so ofl sie eine Expedition zur See 
nach den Orienl unlemehmen wolllen, sich an die kleine Republik 
wendeten, damil sie ihnen eine gróssere Anzahl Transporlschiffe, und 
auch eìnige bewaffnele Fahrzeuge zu Diensten slelle. 



44 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

Dopo le C4rociate il commercio raguseo progredì sempre, sia pei 
trattati speciali che la Repubblica stipulò coi Rè d' Egitto, di Soria, di 
Iconio, di Bitinia e con altri principi asiatici, sia pella protezione che 
le accordavano i Rè d* Ungheria e specicilmente Lodovico il Grande, 
sia peli' alleanza dapprima stipulata coi Veneziani e quindi coi Geno- 
vesi, per modo che al principio del decimo quinto secolo esso com- 
mercio si presentava già quasi imponente. Uno scrittore di quei tempi 
assicura che mercatanti ragusei si attrovavano ovunque in Europa per 
quanto il luogo sia remoto e di difficile accesso — „Hinc est, quod 
mdla Europae pars adeo abdiia est ita advenis infesta, idi in ea BJia- 
gtisanos non invenias negotiatores.*^ Questo al giorno d' oggi non potrebbp 
dirsi nemmeno degli Israehti, notoriamente il popolo più sparpagliato 
e dedito alla mercantura che esista al mondo, però ammesso pure che 
ci sia della tara da levare dal passo suddetto, esso rimane una irre- 
fragabile testimonianza della grande estensione che già a quel tempo 
avevano preso i traffici ragusei. 



Verso la fine del decimo quinto secolo, i Ragusei ottennero dal 
Concilio di Basilea (149G) il privilegio che era stato loro soltanto 
provvisoriamente conferito da Urbano V (1378) di commerciare cogli 
infedeli, concessione questa grande per un Pontefice ed addiritura 
sorprendente per un Concilio, se si riflette specialmente a quel!' epoca, 
in cui la bandiera del Profeta piantata di recente da Maometto II sulla 
cupola di S. Sofia, e le tante conquiste fatte dai Turchi, tenevano in 
continua e massima apprensione V Occidente. E non solo questo, ma 
là Repubblica ragusea ancora neir anno 1 340 aveva spedito messi al 
sultano Urchan nella neoconquistata forte e popolata Brussa, ed aveva 
ottenuto dallo stesso, verso un annuo tributo 'di 000 zecchini il per- 
messo, che le navi ragusee 'possano liberamente navigare lungo le coste 
dei suoi dominii senza molestia di dazi e gabelle. 



Appena conquistata Costantinopoli, Ragusa ricordò agli Osmani gli 
aiìtichi patti, e chiese ed ottenne di rinnovarli. Per tal modo vediamo 
le flotte ragusee commerciare liberamente in tutto V Oriente, ed anche 
ai tempi in cui le navi delle altre potenze cristiane e specialmente 
(|uelle di V^enezia e di Genova, erano costrette a ritirarsi, come p. e. 
durante la formidabile guerra mossa dal Sultano lìajazid II alla Re- 
pubblica della laguna, e quando sussisteva la famosa lega di Cambrai, 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 45 

Nach dcn Kreuzzùgen nahm dcr ragusàische Seehandcl einen solchen 
Aufschwung, dass er zu Anfang des fùnfzehnlen Jahrhundertes imposant 
genannt werden kann, und dies sowohl zufolgo der Handelsvertràge 
welche die Republik mit den Kónigen von Agypten, Soria, Bitinien und 
mit anderen asiatischcn Fùrsten abschloss, als auch wegen des beson- 
dcres Schiitzcs, den, der Republik an der Adria, die ungarischen Kònige, 
und insbesondere Ludwig der Grosse angedeihen liessen, endlich wegen 
der zuerst mit Venedig und sohin mit Genua abgeschlossenen Schutz- 
und Trutzbùndnisse. Ein Sehriftsteller der damaligen Zeit versichert, 
dass ragusàische Kaufleute ùberall in Europa anzutreffen sind, so sehr 

der Ort entlegen, und schwer zugànglich sei „Hinc est, quod nulla 

^Europae pars adeo obdita est, ita advenis infesta, uti in ea Rhagusaìws 
^non invenias negotiatores," Es kónnte dies beute selbst von den Israe- 
lilen nicht gesagt werden, die doeh das am meisten zerstreute zumeist 
llandel Ireibende Volk Europas sind; solite ùbrigens der Passus auch 
etwas ùbertrieben sein, so liefert er immerhin einen unwiederleglichen 
Beweis dass der Handel Ragusas dazumal ein sehr ausgedehnter und 
entwickelter war. 

Uni die Mitte des fùnfzehnten Jahrhundertes bestatigte das Concilium 
von Basel (1490) den Ragusàern ein Privilegium, welches ihnen Pabst 
Urban V (1378) provisorisch verliehen balte, nàmlich jenes, mit den 
Unglaùbigen Handel treiben zu kónnen ; ein weittragendes Zugestànd- 
niss, dessen Gewàhrung uni so niehr auffallen rnuss, als ganz Europa 
zu jener Zeit in fortwàhrender Unruhe und grósster Besorgniss sich 
wegen der Eroberungszùge der Osmanen befand, und im Jahre 1453 
Mohammed II auf der Kuppel der Sophienkirche die Fahne des 
Propheten aufgehisst batte, Konstantinopcl zur Hauptstadt des Tùrken- 
reiches erhebend. Nicht genug daran, batte die Republik nodi ini 
Jahre 1340 durch cine eigens bestelle Gesandtschaft den Sultan Urchan 
in seiner neu eroberten, stark befestigten und bevólkerten Stadt Brussa 
aufsuchen lassen, und mit demselben ein Ùbereinkommen abgeschlossen, 
demzulolge gegen Entrichtung eincs jarlichen Tributes von 800 Dukaten, 
ragusàische Schiffe unbelàstiget, und frei von jeder Zoll oder anderen 
Abgabe làngs der Kùste seiner Staaten verkehren und Handel treiben 
konnlen. 

Kaum war Konstantinopcl erobcrt, so errinncrle die Republik den 
màchtigen Sultan an den mit seinen Vorfahren abgcschlossenem Ver- 
trag und erhielt auch die erbetene Erneuerung dessclben zugestanden. 
So sehen wir die ragusàische Ilandelsflotte im ganzcn Orient Irei 
verkehren und mit grósster Regsamkeit Handelsgeschàfle betreiben, 
selbst zu Zeiten da andere Staaten, namentlich Venedig und Genua, 
genóthigt waren die eigenen Schiffe in ihren Hàfen zurùckzuziehen, wo 



46 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



ibrido connubio di Imperatori, Rè e Pontefici per rintuzzare il prepo- 
tente orgoglio deir odiata Venezia. 



Però lo scaltro e previdente Governo raguseo nc^ir anno 1510, ottenne 
un successo che fu pella Repubblica Tonto di guadagni favolosi. Il più 
grande manufatto, l'opera più grandiosa del secolo declmonono si è 
certamente il canale di Suez, dovuto al genio, all'intraprendenza ed 
alla tenacità* di un* uomo, che morendo conobbe esser il Campidoglio 
anche in Francia! non troppo discosto dalla Rupe Taqjea, ed è noto 
quali immensi valori commerciali transitino quotidianamente il suddetto 
canale. Venne al principio del secolo decimo sesto ai Ragusei la felice 
idea di aprirsi attraverso l' istmo se non un canale, almeno una via 
ad esclusivo uso e beneficio. 



Da vario tempo era quasi impossibile di trasportare i ricchi pro- 
dotti delle Indie pel Mar Rosso, poiché il passaggio da un mare al- 
l' altro, sia attraverso l'Egitto che pello stretto, era oltremodo niulsi- 
curo,'ed i mercatanti eolle loro merci si tiovavanò esposti alle bizzarie 
vessazioni e crudeltà, di quei Principi mammelucchi in allora padroni 
dell'Egitto, la cui storia è una sequela continua di eccidii, sollevazioni 
e nefandità di ogni genere. Alla diplomazia ragusea però a forza di 
insistenza, di belle parole, e più bei donativi, riusci di ammansare e 
rendere ben disposto pei giaurri ragusei uno di quei terribili, principi, 
di nome Ahunasscr Causer Gauro, e di stipulare con esso nell'anno 
1510 un trattato, nel quale eccezionalmente accordava ai mercatanti di 
Ragusa l'esclusivo diritto di commerciare in Egitto, e di far transitare 
le loro- merci peli* istmo di Suez. Si doveva quindi rivolgersi ai Ragusei 
per potersi servirò della strada più corta ed ormai più sicilra dalle 
Indie in Europa, e questo apportò a Ragusa una pioggia d'oro addi- 
ritura, specialmente * nei primi otto anni, durante i quali si mantennero 
ancora sul trono d' Egitto i principi mannnelucchi. 



DA8 ENDti mU HÀGfJSÀISCHI^N RKPl'BUK 



4< 



ilire BrancliharkoiI oinbusslen, wie z. B. wahrt^nd dos furrliUKiron 
ii'lijes, ilt'ii SiiltuM Bujazìd JJ gugeii dìo Luguneiistadl rulirlu, so wie 
lireiid dcr xwischcn dcni Pabsle, deiii deutsf^hem Kaiser und drri 
^nijj^<*ii vou Frankrpìcli und Aragonion abgeselilussenen Liga voi» 
^inl>rai» wdchc dio Vornirhlunj? dcr lìborinùllug und aggrcssiv ge- 
^rdcnen Hopublik Vcuodig bozwecklo. 

Die scldauo und vorliodachte ragusAische Rogicrung orrang lìbiTdies 

Jabro 151(1 eineii Erlblg, dcr don Flagu^riorn labolhalìo Rovonhon 

Gl'arido. Uio gros.^artigsie locfuiìsclie Loistung dfs nounzeludon Jabr- 

idertes hi jcdenfalls der Suezk:uial, dessen Zustandpkoninion doni 

fiie iirid Untoniehuuingsgeiste so wie der Ausdauer oìnos Mannos zn 

rdankou ìst, d*-'r vor doni Todo orkennon luusste, dass aueh in Krauk- 

Idi'der larpejiscbo Fcls uìcid. weit vom Campidoliuru golegon h\\ 

|il OS ìBÌ bokannt w^olclto niigehoueren inerkantilen Woriho don Kanal 

leii Tag ilberselzon. Zu Ant'ang des seoliszclniten Jabrliundortos ballon 

HagusAcr don ghjckljilien Einfaìl duroh don IsUuiRis von Suez, wenn 
iiirbt einon Canal anszngmben, so duoh eìnon Weg tu ihrer ausschMess- 
lion Ronfdzung sioli zn oróffhon, 

Soit lOngeror Zoil war os fasi untnOglicb gemacht, die reiclion I*ro- 
|kte [ndfeiis ani* doni Wego dvs roilien Moeros cinzufubron» da dor 

Tgtiiig voni rolbon zuru fniltollandisoliorn Meore, soi V6 durcli Agyplon 
l^v durc'b don Islhnnif, raktiscli aiis dein tìrundo als abgospurrt zu 

ichlen war, weil sich die Kautleutc furchtotcn, mil ibrou Waaron 
^'o Beule dor Ilinlorballo joner grausanien Manielukenfùri^ton zu werdon, 

daniuls Agyptori bohorrschten, und deren Gcschicbte eino uounlor- 
)cbcno Kolle von Moulorcion, Bkitbadorn und Grauollhaton isL Wab- 
|il min Vonoliarior und Genueser don langon und gefahrvolteu Weg 

das Kap der gulon IlolTining anlroton niusslen uin nach Indìon zu 
Iren, golang ots der lagusaìsrlion l>iplonialio durcli BebarrlioliktMl, 
kotie Wortbe utid splendido Gescbenkc einen jenor gefurchteten Horr- 
|lvr, woltthor Al/Huassir Causer Gmiro bios?, zn zabnion, und ibn Tur 

rugnsàiscben Giattrs (nii^Ì;niliÌgon} gfuistig zu sliniinon, so zwar 
fiiit ihm iuì .labre 1510 ein Vertrag abgesehlossen werden konnlo, 
"doni er don ragijs^ìiscbon Kanilimloii ausnabruswi^ise das ausoliHos^- 
ae Rocbl eìnranmte, in Agypton llandi-l zu troibon, und Tur don Trans- 
K der Waaren von eineni Meere zuni anderen don Karavanenweg des 
binms unbebindort bonfdzen zu kunnon. Die ouropàischen Kaulloulo 
IdiQ die Waaron ans liidìon auf diosoni bodeutond kurzoreni Woge. 
jlclier nnnniolir aueb grussere SicJierbeit bot, beziohcn wolllon, niiiss- 

$irh deinzulblge an ciio Ragusfier werden, und dies balle Tur diese 
Pn wabren (lolilregen zur Fulge, besondors in don erslen aebl Jabren 
lirend weUber dio Heri-scbutl der Maiiieluekenbìrslon noeb wldirle. 



48 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



Dopoché Genovesi e Veneziani ripresero i loro interrotti commerci 
in Oriente, la repubblica ragusea rivolse la maggior parte della sua 
marina verso V Occidente, specialmente verso la Spagna. In altri tempi 
navi ragusee avevano già fatto pingui guadagni trasportando i Mori 
ricacciati dalla Spagna nell' Africa loro madrepatria. Ma i Ragusei non 
si limitarono a mercanteggiare sulle coste della penisola iberica, che 
anzi posero a disposizione di Carlo V e dei Filippi suoi successori 
llotle intere di vascelli armati, a rinforzo delle molte, e pella maggior 
parte poco felici spedizioni marittime, intraprese da quei potenti Mo- 
narchi contro Tunisi, V Algeria e Tripoli, nonché successivamente contfo 
i Francesi, Olandesi ed Inglesi. Erano ammiragli di queste flotte ragusee 
i PalmoUi, i Dolistiy i Balocchi, di cui uno salvò la vita a Filippo li, 
Iraspordandolo a nuoto da una nave che sonnnergeva alla riva, e quel 
famoso Pietro Ivcglia Ohninccoió (che come tutta la sua famiglia merita 
un posto onorifico nella storia di Spagna) sotto ai cui. ordini ai tetiipi 
di Filippo li e III si attrovava per ventisei anni una flot/a di dodici 
vascelli da guerra, proprietà sua e della sua famiglia, flotta di cui sta 
scritto che contava 3:2(X) soldati: „In squadra Vetri Iveylia de natiatw 
Uagusina fuit ter mille et bis centum milites," Però le perdite sofferte 
dalla Repubblica di S. Bingio in quelle spedizioni marittime di navi, 
valori ed uomini, furono sì grandi che causarono un rilevante decadi- 
mento economico e marittimo, non solo, ma ne fu assottigliata la po- 
polazione dello Slaterello. ') 



Basti dire che nel coi-so di 70 anni Ragusa perdette a quel tempo 
178 navi, e che tanti marini ragusei perirono nella sola spedizione di 
Tunisi, che neir isola di Mezzo si diceva in islavo, ^Trista Vica udovica*" 
trecento Vincenze rimaste vedove nello stesso giorno; detto che può 
apparire, e che forse sarà stato esagerato se si riflette anche che V isola 
di Mezzo conta in oggi meno di mille abitanti, ma che dimostra ad 
ogni modo quanto densa sia stata a quel tempo la popolazione di 
queir isola, la quale in allora era proprietaria di cinquantacinque 
grosse navi d' alto mare, chiamate caracche o galeoni, di cui il padre 
Anselmo Batiduri^ ci ti-amandò 1' elenco coir indicazione del nome, della 
proprietà e della stazzatura. 



I) li territorio della Repubblica (cioè T attualo distretto di lUgusa, eolU peaisoU 
di Sabbioiieelio ora appartenente al d. stretto di Curzola) aveva una i»uper(ieie di Km. q. 
103<:02. QuL-sio territorio ha ora incirca 45.000 abituiti. La città di Ragusa eouta ora 
ipcirca S.OoO abitauti. 



DAS ENDE DEH RAGOSAISCHEN REPUBIJK 4i) 

Nachdem die Venctiancr und Gcnueser den im Orient aufj^elasscnen 
Handel wieder aufnahmen, war dio.Republik beslrebt ihre Schiffalirt 
inclir nach deni Westen zu verlegeii, uiid insbesondere in Spanicn zu 
entfallen. Schon in frdlicren Zoiten hatten ragusilischo Schiffo an doni 
Transporto dcr aus Spanien verjaglen, und nach Al'rika rùckkehrenden 
Araber sicli belhoiligt, was ihen grosse Vortheile einbrachtc. Die Ragu- 
sjìer beschnìnktcn sich aber jetzt nicht blos darauf, langs der Kùste 
der hiberischen Halbinsel Handel zu treiben, sondern sie stellten Cari V 
und seinen Nachfolgern ganze Flotten bewaflfheter Schiffe zur Verfù- 
gung, zur Verstarkung der vielen aber zumeist unglùcklichen Seezùge, 
welche diese milchtigen Herrscher gegen Tunis, Algerien und Tripolis, 
so wle spàter gegen Frankreich, Holland und England unlernahraen. 
Es waren Admirale dieser ragusàischen Flotten die Dolisii, Palmotta 
und Balocchi (von welch* letzterer Familie einer dem Kónige Philipp II 
das Leben rettete, indem er ihn von einem Schiffe, das untersank 
schvvirnmend an's Ufer brachte), so wie jener berùhmte Ivcglia Ohmu- 
cevic, welcher eine rùhniende Anerkennung in der damaligen Geschichte 
Spaniens verdient, da er zu Zeiten Philipps II und III durch 2G Jahre 
cin Geschwader von zwólf grossen zu Kriegszwecken ausgerùsteten 
Schiffen befehligte, die ihm und seiner Familie angehórten und von 
welchem Geschwader erzahlt wird, dass es mit 3.200 Soldaten beniannt 
war: „/n squadra Vetri Iveglia de natione Ragusina fuit ter mille et 
„bis centum milites'*. Die Verluste welche jedoch die Republik in diesen 
maritimen Expeditionen an Seeleuten, Schiffen und Werthen erlitt, waren 
so gross, dass ein erheblicher und stets zunehmender ókonomischer 
Verfall sich einstellte, und auch die Bevólkerung des kleinen Freistaates 
sich verringerte. *) 

Es durfte genugen zu erwàhnen, dass Ragusa in einem Zeitraumc 
von siebzig Jahren, 178 Hochseeschifte verlor, und dass einzig in der 
Expedition von Tunis, so viele ragusaische Seeloute erlranken, dass 
man auf der Insel Mezzo in slavischer Mundart klagte : „ Trista Vica 
udovica"^ nàhmlich dreihundert Frauen die alle den Taufnamen Vin- 
centia hatten sind Wittwen geworden; eine Klage welche vielleicht der 
Wahrheit nicht voUkonmien entsprochen baben mag, uinsomehr als die 
erwahnte Insel beute nicht mehr als lauscnd Einwohner zfdill, aber 
immerhin den Beweis liefert, wie dicht dazumal die Bevólkerung auf 
jeneni kleinem Eilande war, welches ùbrigens funfzig der gròsslen 
Hochseeschiffe besass, die caracche odor galeoni genannl wurden, von 



>) D»8 Territorliiin der Republik (uulimlich der derzoitige Bozirk lùbgiisa mit der 
dem Bezirko Curzola jetzt angehòrenden Halbìu8el SHbbioneello) butte einea Fliicbenraum 
VOI! 1037 :4'i 0. Kllom. Dieses Territoriuin bat derzeit eiue Bevolkeruug voii circ^ 
45.000 Seelen. Die Stadt Kagosa zablt ìq der Ge^enwart bei 8.000 EiDwohDer. 



Questo decadimento, tfi il grandu Irrrcinolo dell* anno Ifib? rhe 
costrins*' i Rii^'usei a vcnderi? molle navi |»L*r rit'diliral^e le loro case 
diìiLruite, ridusse la Uotla lìierrantile ragusea ngli estremi, |»ern da 
i|aeir epoca il numero dei baslinierdi crebbe di nuovo, siceln'* aJla fine 
del secolo derimottavo si attrovava in isialo di grande tloride^y.a, spe- 
cialmente pei moìtj yruadaf^ni fatti da Ra^ni^a nella guerra tra rin^dni- 
ierra e la Spagna. E cosi nel 1797 la flotta mercantile di Ragnsa si 
componeva di irceenh settanta navi di alto bordo, del valore di sedici 
milioni di piastre d' arffcnta (la |nastra moneta rrinndiale di tpjel tempo, 
delta in Ii?pui3^na anche Pcsos, corrisponde al dolaro americano d'aggi 
giorno), (juesla flotta rendeva agli arnmtori 2A0(K000 piastre all' cmnù^ 
ed essa pagava allo Stato 15!2.CKM) piastre per diritti di naviga/ione 
tutto questo senxa far calcolo dei navigli di piccol»» riìmhj-^jìu M;t 
questo non basta. 



I Ragusei avevano un commercio' terrestre da secoli ^viiuppatjssttuo. 

Possedevano essi già nel dedmoquinto secolo in tulle !<* principali città 
della Serliia, Bosnia, Moldavia e Valacchia fall urie comnierciali vi» 
avevano pei^ino proprie chiese ed ospilah*. La più importante silfio- 
stcva a Sofia, ove fungeva una specie di Giudizio mercantile, che 
doveva decidere su tutte le questioni che insorgevano tra mercatanti 
ragusei. Consimili stabilimenti furono fondati più tai'di anche in Egitto. 
Siria ed Italia, 

Prima della iiìvasione ottomana Li uiaggior parie delle miniere sulla 
petiisola bìdeanìca, ed in ispecialjtà <iuelle della Rosnia erano nelle inani 
ilei Ragusei, ed ancln* dopo 1" invasione turca i prodotti di maggior 
valore della penisola si trasportavano a liagusa con carovane che con- 
tavano sino a mille cavalli, e rappresentavano un valore lalvolta di 
oltre 3<KiXJlK) talleri. Nel J7117 il commercio per terra pella Bosnia ed 
Albania ascendeva a l,r)(M».<J<Hl piastre e ne rendeva Ircci-nto nula. 



Lo ^lato ed i privali riiraevnno annualmente dal commercio (escliu 
l^ rendite degli annatorì della (lotta) incirca un milione o settecento 
mila piastre* E forse che non abbiamo dello con ragione al prindpio 
di questo capitolo che leggendo (}iieste cifìre sen?:a e»onoscere la storia 
del conuncrcio marittimo ragusei! sic tentati a rìb""»" 'h" w^.r,,. --•- 
gerate oppure che vi sieuo incorsi degli errori? 



DAS KNOE DER RAGUSÀiSCilEJS fiEPUBIJK 



51 



wdc-lion iti don Aiinalon da^ Pater Bandnri, dér Nanie, die Rhcder iiiid 
die Trafj^lTdii^'keit aurgczeichiiet ist. 

niesor V^Tfall utid das grosse ErdbC'beri l()^i7, wolches die Ka|(usaiT 
zvvarig viele ScinlTe zu verkiiufen um die eingeslfirzten Hauser wieder 
aulziibaueii, liattè die Ilatidelsllotte auf ein Miuìnmni reducirl ; nach 
dein Erbeben na!ini jedoeb die Zabl der Srldtìe alhnfddi^' zu, so zwar 
dass zu Ende des ac-blzelinten Jabrbundertes die nigusfusche Fìolb' 
wieder selir bedeuleTid war oiid in eineoi stetig aufblùlnMi(biii Zu- 
slaiide sicii befaiid, insbesondere wegen der ^q-o.ssen ùkonornischen 
VoH beile, welrhe die Ragusucr aus ihren Snlufìen wahreiid des Krie- 
ges zwiseben Spaìiien und Eri;„'laiìd zogen. Ini .lalire 171>7 zahUe die 
nigusfiisehe IlamieL^fU)Ue drcUninderi und siebzitj Hochsecs€hi(fe, welelie 
einun Wortb von ±M\SM\ Silberpia:^ter repnuseidirtoii (die Piaster, in 
Spanien aiifli Pcsm «^«niamiU war daziimal eine iui Weltliatidet allge- 
inetn gebraùeliliilie Miìuze* die dem heutigen amenkaniscbeo Dollar 
entspracfib Di(^ lihcder bczogcn aus dcr FìoUe Kuììmhmen im JJctraffc 
jdhrìiehcr 2.400 JHÌO Flaster, imd sie zaldlen deiii Staale jarlich ÌMAM) 
Pìasler fiìr SeL^fahrlsioclite, la diorìen Zaiileii sìnd die Kuslenfabrer iiirbt 
" einbezogeiu 

Die Hagusaer batteii aber aurli niil den L^ndern der Balkaiihalbinsel 
FLindeUbeziebuTigen, die ^eit .hduiiunderten in steigenider Ivnll'altiing 
i?icb befauden. Sie besassun s^bon ini f'uidxelmteii Jalirhunderte in den 
wichligsteii Stadteii Serbiens, Bosniens der Moldau und Wallaehei 
^ Handelsfaktoreien, wovon eìnige sogar eigene Kirehon und Kranken- 
hauser halten. Die wichtigste bestand in Soiia, wo eine Art llandels- 
sebiedsgerietjt funktionierle, das alle nierkanlilen Streitlalle unter den 
liagiisAern zu entsebeiden batte, 

. VVjr der ottoinaniscben Inva^^ìoiì befanden sieh die Bergworke der 
BalkanhalbinseK und tnsbesondere jene Bosniens in dei» llrnideri der 
Ragusàer, und aucfi naehdeni die Turken die Lànder der Halbinsel 
uiiterjocbl liallen, wurden die wertìivollsten Produkle derselbeii naeb 
Ragusa ruit Karawanen verfùlut, die zuueilen tauseiid Pferde zàhlten, 
wahrend der Wertb der Waaren bis auf ^iM),fMX) Thaler sieh beliet 
Im Jahre 17^*7 war der Waàrenwrrlh des Handels mil Bosnleii und 

KAlbanien mit 1.5»XMMM> Piaster bezirtert, der eineii Heingewinn von 
>.(MM> Piìisler abwarn 
Der Staat und die Privalen bezogon aus ihren Handelsoperaiionen 
ìt Aussehinss der Eiiuiahineii der Itbeder au^? der Vertraelityng der 
llaiidc.sselulTe) IJ(M)JHjO Piaster. Diese volikonuuen posiiiven Daten, 
B^lchc von einer lur jem> Zeit bewunderungwerlhe Entwiekhiiig der 
jiarine und des Handels in deni so kleinem Freistaale beredles Zeugniss 
ablegen, dnrflen wohl die zu Anlarig des Kapitels geniaclde Bemerkung 




52 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA KAGUSEA 



Il periodo dal 1800 al 1805 fu uno dei più floridi del commercio 
marittimo raguseo. Il commercio di Venezia era sparito; Genova, An- 
cona, Livorno, tutti i porli delle due Sicilie erano occupali ora dall' una 
ora dair altra potenza belligerante, le navi inglesi inseguivano quelle 
francesi e spagnuole, i Russi si aggiravano pel Mediterraneo con in- 
tenzioni ostili, ed i Mussulmani, quando si offriva V occasione, davano 
r arambaggio a quante navi incontravano. La sola Ragusa era in pace 
con tutti, ed il vessillo della Repubblica, ovunque ben accolto e con im- 
pazienza atteso, surse negli anni che precedettero la sua caduta, 
di bel nuovo ad un* apice di floridezza come ai tempi di Carlo V., 
rendendo all' Europa in guerra servizii che venivano largamente ri- 
compensati. 



E così come sintesi dell' esposto può esclamarsi : 

„ Salve bianca bandiera coli' effigie del Santo che protegge Ragusa, 
„salve vessillo già noto da oltre un millenio alle turbe nei porti più 
^lontani, protetto da pirati e Monarchi, da infedeli e Concilii, da Pon- 
«tefici e Sultani. Sulla tolda delle navi che tu proteggevi, vedesti nel 
^volger dei tempi e baldi cavalieri impazienti di premer il sacro suolo 
„di Palestina, e caterve di mori captivi cui straziava il ricordo della 
«perduta Alhambra, e stuoli di principi erranti, che la spada di Mao- 
ometto aveva snidato dalle splendide magioni dell' opulenta Bisanzio. 



;,Su te si fissavano con compiacenza gli occhi di quel Monarca, nel- 
„r estesa deUe cui terre non tramontava il sole, e colle sue flotte po- 
nderose e con quelle dei suoi successori tu dividesti gli allori^ e più 
„di frequente le procelle ed i disastri. Salve o vessiflo che non di rado 
«procedesti tranquillo e rispettato tra squadre che atlendevan battaglia, 
«che timte volte e tante ritornasti con ricca messe d' oro in patria, e 
«tante volte nei naufragi delle tue navi fosti ultimo a sparire nei ma- 
«rosi dell' Oceano. Godi del rispetto che ancor oggi nei paraggi più 
«lontani ti portano i vascelli di Russia ed Inghilterra, dacché soldati 
«francesi, i quali te insciente, jeri occuparono la tua città, già ti tol- 
«sero ogni forza e valore, e tra breve, colla caduta del regime che 
«rappresenti, anche di te non rimarrà che una memoria ed un drappo!* 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 53 



rechtfertigen, dass dieselben, ohne nàhere Kenntniss der Sachlage, ùber- 
trieben oder Irrig angegeben erscheinen kònnton. 

Die Periodo vom Jahre 1800 bis 1805, war dio denkbar gùnsligsle 
fur den ragusaischen Seehandel. Der Haiidel Venedigs batte ganz 
aufgehórt; Genua, Ancona, Livorno so wie sàmnitliche Hafenstùdte 
beìder Sicilien waren zumeist von einer der kriegfùhrcnden Miìchte 
blockiert, die englischen Kriegschiffe stellten den franzòsisclien und rus- 
sischen Kandel schififen nach, die Russen kreuzten im Mittelmeerc mit 
feindliehen Absichten, und die Tùrken kaperten so viele Kauffahrer 
als sie nur konnten. Die Republik Ragusa allein, vollkommen neutral, 
und in Frieden mit alien Machten, both alien ihre Dienste an, so 
zwar dass die ragusaische Fahno, welche ùberall gern gesehen, und in 
manehen Handclsstadten mit Ungeduld orwartet wurde, in den Jahren 
vor dem Ende der Republik, wie zu don Zeiten Cari V, auf dem Gipfel 
des Ansehens und der Wohlfahrt sich bofand, indem sie ganz Europa 
Dienste leistete die man mit der gróssten Freigebigkeit vergalt. 

Als Sintheso des Ausgefùhrten kann man domnach wohl ausrufen: 

^Heil dir weisse Fahne mit dem Bildnisse des Ileiligen welcher Ragusa 
^beschùtzt; heil dir, o Banner, das du seit einer Reihe von Jahrhunderten 
„bekannt warst in den entlegensten Gestaden, und bescliiitzt von Piraten 
„und Monarchea, von Unglaùbìgen und Concilien, von Pabsten und Sul- 
,tanen. Auf dem Verdecke deiner Schilfe sahest du im Verlaufe der Zeiten 
„kùhne Ritter der Kreuzzùge, die kaum erwarten konnten den heiligen 
»Boden Palàstinas zu betreten, du sahest traùmerische Saracenen, deren 
„nerz noch blutete wegen der verlorncn Alhambra, so wie Fùrsten und 
«Edeldamen, welche das Schvvert Mohammeds aus ihrcn prachtvollen 
,\Vohnstatten an den Gestaden der Dardanellon vertrieben batte. 

„Auf dich hefteten sich mit Wohlgefallen die Augen Jones Monarchon, 
„\n desson Machtgobiet dio Sonno nio untorgieng, und mit soinon zahl- 
„reichen Flotten, und mit jonon soinor Nachfolgor, hast du dio Lorbooron, 
„und nur zu oft dio Stùrmo und don Untorgang gothoilt. Iloil dir, o 
, Banner, das du nieht selten ruhig und goachtot zwischon Geschwadorn 
«hindurch sogeltest, die zum Kampfo sich rùstcton, das du so oft von 
„weiter Forno reich boladen dahoim ruckgokohrt bist, und das du boi 
,dom Untersinken deiner Schiffo das Lotzto warst, was in doni Fluton 
„verschwand. Erfreue dich der Achtung dio du noch beute in den 
„ entlegensten Meoron don Kriogsschiflfon Englands und Russlands go- 
„biotest, da die franzòsisclien Soldaton, welche olmo doin Vorwisson 
«doine Stadt bosotzten, dir jodo Goltung und jodos Ansohon bonahmon 
„und in kurzem, mit dem Ende des Froistaatos, don du auf don Meoron, 
„vorstelltest, in don Augen dor Miìchto und Nationon horabsinkon wirst 
-zu dem Werthe einer Erinnorunff und oinos Gowobos/ 



^ 



^- 



La DAlma/j)i nordica. — Prima ciomiua/.ioiie atiNtrìaua. — . Ccik^toné alla Finn ci a, ^ 
Speciale interofisatnento dì Napoleone polla Dalmazia. — lU^loni. — 11 Provveditori» 
(Governatore) Damìolo — 8plcn<lide doti « di folli'. — St'rexli tra H fio vernato re e 
iVAmmiriisha^tioiio nììlitiirc. — Il gencnilo .l/rtrMinw/ — Napoleoac rinjprovora d*i S^'lwa- 
briinn Dandolo perigliò nan feve visita a Marmont, — Dandolo conso*rna ni Podestà ilf 
Zara i hoóì rapporti a Nftpoloou<?. — Il ^oneralo MnìiUn\ - La t'an.-^ogna ai Fran«»e«ì 
delle Boeolie di Cattare ritarilata. — Il VUdika del Monteufì^ro Pkh'o /. Petrovùi — 
T^a fiotta nntj»a e T ammiraglio »SmimmL — Il Vladika eeoìta l'ammiraglio ad om^npare 
le Oocidje, — Mónieni^gro e Unnsiia, — L'avven tu ritiro Stv/an Mali il fal»ó Csear. — 
1 torti del Vladika. — Non gloria ni' vantagfii. — tU'onKÌjrllero anlim (thUìni viìtmc^m^ 
le HoCL'he at Kunsì sùiìah antorizzaziónc». - 1 Boe«dit^«i — La bonedizlnrie delle lian* 
diere ru^^te ed il dÌ8t*r>rM0 d<^l \ ladika. 



Dopo 1' osposi^ioiir» (alla nel |»roi-t'dL*iitr ciiiiìluln, «li-Ilo slato di flori- 
dezza economica in cui sì trovava la Repubblica fli S. Biagio ancora 
Ufi giorno Ti niaggrio IBOG, in cui le arno francesi oecnparuno la rilh\ 
di Kagusa, imporla ora di eunos^cere (pi'jK' fosse in «luel leijipo lu 
sialo delle cose n«^lla Dalnta/ia già veneta, dappoiché (]uanio siircode 
da quel giorno a Ragusa e nel suo lerrilorio, Irovaisì in eonne.*«ione 
intima cogli avveuinirTili nt-lla Dalintizia ?fMr(Ìica e ned!»- Riìrrl*.' dì 
Gattaro. 

È noto che aven<ìu cet^sato di esistere atidi I::! inaij^jj^io 17**7 lu ÌW- 
pubblica veneta, i possedimenti dalmati della slessa, e quimli anrJjc il 
lerrilorio di Catlaro, polla pace di Campoforndo passarono in potere 
deir Austria; Questa pritìiu dominazione austriaca in Dalmazia diirù 
poco meno di nove anni, dappoicliè la vittoria di Au.stfrlit/, pose riin- 
peralore Francesco di Ahsl>argo a discrezione di Napnk-one, sicclié 
pella piici- ri) l'rtsburgo (20 decembre iHOfi) il vinto dovette cederò al 



J^ 



-a: 



"^ 



Nói'<l«Ì»!inatìnii. — Krate osteneìcljiscljo Merrschaft. — lìosoiiden* Fiìreorge NapolDon** 
;tn Bctrcff I»h1 mali CUP. - CtHinde. — PtmTedltori' (Q onsemmi) Dandolo. — Chamkter- 
rorzìij^o nnd Eigetilicìtnu, Heiiiungen zwischorv ilom Gouvorueur iiijd der MìliliirwuUult^^ 
''— Genomi Mannnnt, - Napolenn Hi-rt vod Schotil>i'tn)H aiis dea Provveditore wcil er 
3l!^ritioiU kcincti lU'sncft machie. — Dandolo lìhorgibt A1>selirifteii seincr Berìclile aii 
*Jivjioloon dem Uiit^ermcister voti Zura. — Gonornl MoUtor. Die Ultorgnbo der Roceho 
»n di«» Fniu/zoscii Utili nichl stalUìndeti. — Dor Vlttdika Montoiicgrog I^ctir I Pdnwìr 
Dio ras»i «eliti Flotte uiid Viccadmiral Siniatviii. — Der Vludika forderi deii Vice 
wirairalon auf dre iJot'uho ko bosotieon» — Mouleoe^ro und Husalmid. — Strfan Mali der 
^altclitì CfM' in dor L'«erimor(»ra. — Wus dar Vladiksi vcrscluildote. — FCeiti Ruhm und 
kéine VorlKoiio, — Itofralh Gìmlcj'ì tili*rhisBl oline KruuiclUi^'uii?; dm Ttussen die Bol*cIj<' 
Ihe UhccIioscu. - Dio russìolio Pàhiioiiweiìie tiiid dio Rude des \ kidika iu Ctksleluuovo. 



Narlidi'iii ila vorungrpan^^fiirn KapiUl dir blùlirntLn ukonoini- 
Bcheri VcTluìltiiÌ!»si* gi'sìcdiililt ri wtudrii, io \vidclu»n sirh dio Repulilik 
rnu S. nia^jii) norh arri ó Mai 1N0<; ^[eli bt'fiind, nriJittilieh tmi Tagu 
llle.s Kin3tu|£e<i dt-r Fraiizo^un ttt Ragusa, niriss(_*n wìr uns jetzt luit dcn 
laoialij^on Zusliiinli'u iit dciii ivnhw vvnvìhinisvìivn Dalmatieii befassoii, 
da <li»^ Kr«*t|niis>(' in Ra*/iisa und !ni Tciniturìuui dor H<*publik siili 
sruij ilìi»ii»/nj Taj?L' au iu innrrsUr Vurkrllung tuìt tlen Heiri'beidieilrMi iu 
iorddahnatitfn und in dem Gt^bielbe von CJattaro befmdcn. 

Ks hi bt'kannt, dass, als aiu li3 ^bii 171>7 die vrnrlianispbe llepublik 

EU bosUfhen aufliùrti\ dio dalnialinibrhen Ik'sitzungen dursdbt'U, und 

iTolglif^b auch das Torritnriunt vun (ìaitaro, zuful^^e dos Frieduiis von 

jCamiìoformio, dem ùslern'irbisclii'n Slaate Kuliiden, Uic^o erste òstcr- 

roiidiischo Hèrrs<-balì in Daliuation liat bei nrun Jabre grdauiTi, da dor 

i\v^ d«.»r fran^usi^^cbrn WalTt-n boi AusterliU den Kaiser Franz 1 von 

lubshurg zwan^r, sirli Napoleon auf Unade nnd Ungnudu xu urgebtn. 



56 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



vincitore anche la Dalmazia. Questa cessione fu fatta veramente a quel 
regno di Italia, che Napoleone, poco tempo prima, quando si proclamò 
imperatore, aveva istituito, regno di cui esso stesso volle essere il Rè 
mentre nominò quale sostituto e Viceré suo figliastro Eugenio Beau- 
harnais. La Dalmazia ed anche l'Istria seguivano così i destini di Ve- 
nezia, cui una volta appartenevano. 



Appena cessa la Dalmazia, il vincitore di Austerlitz, l' Imperatore 
e Rè, che un anno prima si era fatto incoronare dal Pontefice Pio 
VII, ma che all' ultimo momento gli strappava di mano la corona per 
porsela da solo sul capo, dimostra por questa Provincia un tale inte- 
ressamento ed ha tante cure per essa, che addirittura sorprende. 

Certamente Napoleone non era uomo da rivolgere, per semf)lice 
impulso del cuore o per bizzarria, la speciale attenzione della sua vasta 
mente ad una striscia di terra, che in quanto ad estensione e ricchezza 
poteva presentarsi quale una quantità trascurabile, rimpetto ai vasti 
possedimenti della Francia. 

Le sue sode e forti ragioni le avrà avute; e forse esso, quale dit- 
tatore d' Europa, meglio di altri avrà apprezzato il grande valore della 
più importante costa di un mare, che si addentra sin nel cuore d* Eu- 
ropa, d' una spiaggia che conta maggior numero di anipii e sicuri porli 
di grandi reami, e che polla sua postura può esser in ogni tempo 
anello di congiunzione tra Y Oriento e Y Occidente di Europa, nonché, 
come air epoca romana, base di qualsiasi operazione militare sulla pen- 
isola balcanica, sin all' Egeo, al Mar nero ed ai Dardanelli. E poi la 
floridezza di Ragusa non gli dimostrava forse sufficientemente il va- 
lore della costa dalmata? 



Napoleone fece passare anzitutto in rassegna nella sua memoria 
tutti gli uomini di coltura e di talento che gli si avvicinarono, per sce- 
gliere tra di essi la persona più adatta a governare la Dalmazia, ed 
al momento che gli si presentò il ricordo di Vincenzo Dandolo, che 
conobbe nel 1797 a Venezia, la sua risoluzione è presa. Comunica la 
scelta che intende fare al Viceré, ma questi si dimostra poco persuaso, 
osservando che „Dandolo é una testa bizzarra ed un intrigante'*. Segue 
a questo un lungo carteggio tra Y Imperatore ed il principe figliastro, 
nel quale il primo si dà ogni premura per dimostrare che Dandolo ha 



DAS ENDE DER RAGDSÀISCHEN REPUBLIK 57 



(iemzufolge nach dem Abschlusse des Friedens von Pressburg (2G 
Deceniber 1805) der Besiegte dcm Sieger auch Dalmatien abtreten 
musste. Diese Cession hat elgentlich zu Gunslon jencs Kónigreiches 
Italien stattgefunden, das Napoleon kurze Zeit zuvor, als er sich zuni 
Kaiser ausrufen liess, grùndete, und von wolchom er selbsl Kònig sein 
woUte, wahrend er zum Vertretcr und Vieekonig seinen Stiefsolin Eugen 
Beauhanmis ernannte. Das Loos der Lagunenstadt war demzufolge 
auch Dalmatien so wie Istrien beschieden, welche Provinzen kurze 
Zeit zuvor ihr angehórten. 

Nach der Abtretung Dalmatiens, bekundet der Sieger von Austeriitz, 
der Kaiser und Kònig, welcher sich ein Jahr zuvor vom Pabste Pius 
VII krónen Hess, aber diesem die Krone aus den Handen eutrissen 
baben soli, um sich dieselbe selbst aufzusetzen, ein solch' warmes Inte- 
resse fùr Dalmatien, dass es geradezu auffallen muss. 

Kaiser Napoleon war gewiss nicht der Mann aus blosser Liebhaberei 
oder aus irgend einem Herzensdrange scine besondere Fùrsorge einem 
Streifen Landes zuzuwenden, welcher, vvas Flache und Produklivitiìt an 
betrifift, gegenuber den ausgedehnlen und reichen Besitzungen Frank- 
reichs, als ein zu vernachlàssigendes Quantum gelten konnte. 

Scine ernsten und gewichtigen Grùnde wird Napoleon gewiss gchabt 
haben; vielleicht hat er als Diktator Europas, in seinem scharfblickenden 
Geiste den grossen Werth des wichtigeren Theiles der Kùste eines 
Binnenmeeres voli aufgefasst, welches bis zum Herzen Europas dringt; 
einer Kùste welche cine gròssere Zahl geraùmiger und sicherer Hafen 
zahlt, als mancher Staat am Meere, und die wegen ihrer Lage von 
der Natur dazu berufen zu sein scheint, die Verbindungen zwischen dem 
Occidente und dem Oriente zu erleichtern, und als Basis einer jeden 
militiìrischen Unternehmung auf der Balkanhalbinsel bis zum agaischen 
Meere, den Dardanellen und dem schwarzen Meere dienen kònnte, wie dies 
insbesonders unter den Rómem der Fall war. Wurde ùbrigens Napo- 
leon nicht schon durch die Biute und die Ausdehnung des Scehandols 
Ragusas auf die Wichtigkeit der dalmatinischen Kùste aufmerksam ge- 
macht ? 

Erste Sorge des Kaisers bezùglich Dalmatiens war Rundschau zu 
halten ùber die Manner von Bildung und Begabung seinor Bekannt- 
schaft, um cine Person ausfindig zu machen, welche die nóthigen Kennt- 
nissc und Eigenschaften gehabt batte um Dalmatien gut zu verwalten, 
und als er sich eines Vincenzo Dandolo orinnerte, den er im Jahre 
1797 in Venedig kennen gelernt batte, war sein Entschluss gefasst. Er 
tlieilt denselben dem Vieekonig mit, aber diesor ist niit der Wahl nicht 
einverstanden, und bemerkt dom Kaiser dass Dandolo ein wunder- 
licher Kopf und ein Intriguant sein soli. Es folgt sohin ein Brief- 



B8 



LA CADL1T.V DELLA REPUBBLICA lìAGOsEA 



la rupaeitù o qualità oceorreiili pt-r iilfidarglì il govc^rno della Dalma^^ia, 
niiiilre il secondo persislc ad issere dct parere cuulrarìo, riimhuefit^ 
r Imperatore coinaiida, ed il Viceré ubbidisce. 



Il primo vuole quindi, che la persona posta a cupo dell* aintnin!^ 
fitrazioiie di'lla DrdnKV/ia, abbia un tìtolo speciale, s«*mbrandogli troppe 
vol'j^are, e non corrispoiubmle ali* irnporlanza del paese, tpiello di l*re« 
fello» come si eliiamavano le persone preposte alle singole Provine!^ 
de! regno d'ilalia; ci rifleUe sopra, e quindi ordina che riviva la de 
iioiiiina//ione veneta e che il Governatore ddla Dalmazia si chiami Prov^ 
veditore generale. Dandolo arrivò a Zara poco tempo dopo che i Fran^ 
cesi nrmparontj Ra^nisa (11 bifrlio Isori), l'unio di austere virtù, coltissinir 
specialmente in materia ecoiioniica ed agricola, incorrulLibile, giusto^ 
dì grande attività e dì molle risoi^se, esso ha alla sua volta grand 
difetti, poiché è ambizioso olire ogni dire, despota, irritabile e nervos 
Siccome questi suoi dìfelli diedero mollo da fare a Napoleone^ i» vo-^ 
giianio (pii diinoslrai-e nnicamente il grande interessamento che qnest| 
aveva iiella Dalmazia, cosi rendesi necessario di soffermarsi alquante 
su di qmsl' ar*romento. Leggendo i rapporti e te lettere di nandolo^ 
fa stupore an/ilutbi che un nomo dì quelle austere virtù, allo seoptj 
evidente di darsi maggior merito, ribadisca continuamente il tema del 
nessun valore dei Governi precedenti in Dalmazia, e specialmente d| 
quello di \*ene/Ja, predichi, persino nel proclama eoi quale annunxil 
ai Dalmati il suo arrivo, della corruzione e dell' ignoranza dei regimi 
passati, dicendo anche cose che non corrispondono al vero; fa maggior 
stupore ancora, il continuo (estollere che fa la propria pei-sona, Es5 
bersaglia con lettere T Imperatore tnl il Viceré, nelle quali parla eon| 
enfasi ,del gran lavoro da farsi per distruggen;^ quanto fece un sistema 
di governo coiisacmlo da* secoli, e basalo sopra principil contrarii at 
bene nazìoiiale**; per poi aggiungere in uno serrilo: ^Per fare questo cij 
vuole (ed io oso dirlo) tulla quella intelligenza e quelle forze tkidit'l 
dì cui la natura mi ha dolalo*. Dopo T arrivo a Zara ess(j scrive al{ 
V^icere una lettiera che cosi incomincia: nOggi è il nomi giorno che io] 
^Tuì atiro vo a Zara; V^oslra Altezza stenterà ad immaginarsi come] 
^un' uomo jiossa cotanto aver fatto in sì poco tempo, venti ore di] 
, lavoro al giorno, nn'atlivilii che moltiplica le risorse ecc.'' ed il giorno] 
stesso dirige una lettera all' Imperatore, nella quale, tra le altro rofieJ 
dice: „L' eidusiasnio è generale, il pojiolo mi riguarda co!ne un mes- 
„sagg<'rn inviato dal (lielo, che deve dare esecuzione ai Kupenn benevoli, 
„inlendimenli." tli sembra che questo l)asti, a provare I' and>izioneJ 
talviilta puerile, del Provv<;diture. 



DAS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN REPUBLIK • 59. 



wechsol zvvisohen deni Kaiser und dcm Sliofsohne^ in welchem Ersterer 
sich alle erdenkliche Mùhe gibt, um don Beweis zìi erbringen, dass 
Dandolo der geeignete Mann ist um ihm die Regierung Dalinatiens an- 
zuverlrauen, wàhrend' Beauhamais in soincr gegentheiligen Ansicht 
verharrt. Zuletzt befiehlt der Kaisei- und der Vicekònig gehorcht. 

Napoleon wollte sohin, dass der an der Spilzc der Regierung in 
Dalmatien gcstelUe Funktionàr, elnen der Wichtigkeit des Postens 
entsprechenden Titel fùhre, da ihm die Bezeiehnung Prafekt, wie die 
Funktionare hiessen, welche im Kónigreiche Italien den einzelnen Pro- 
vinzen vorstanden, nicht entsprechend erschien, Er besinnt sich, und 
ordnet an, dass fùr den dalniatinisohen Gouverneur die venetianischc 
Benennung wieder auflebe, und er Provveditore generale beliteli werde. 
Dandolo ist in Zara kurze Zeit nachdem die Franzosen Ragusa besetzt 
haltcn, angekommen. Er war ein Mann von Bildung, strenger Sitte, 
vielen Fachkenntnlssen in der Nationalòkonomie und Landvvirthschafl, 
gerecht, unbestechlich, arbeitsfreudig und versland in kritischen Si- 
tualionen stets einen Ausweg zu finden; dabei batte er aber grosse 
Fohler an sich, da er ùber alle Massen hochmùthig, ehrgeizig, de- 
spotisch und reizbar war. Diese schlechlen Seiten seines Charakters 
liaben Napoleon vici zu schaffen gegeben, und da es hier uns darum 
zu Ihun ist, darzulegen in weleher eingeliender Weise der Kaiser sich mil 
Dalmatien beschaPtigte, mussen wir uns im Gegenstande elwas naher 
einlassen. Wenn man die Briefe und Berichle Dandolos an Napoleon 
liesl, kann man sich nicht genug darùbor wundern, dass ein Mann von 
soleher Charakterstrenge, die fnìheren Reglerungen Dàlmatiens und ins- 
besondere jene der venelianischen Republik fori und fori der herbsten 
Krilik unterzog, womit er den Zweck verband scine Verdienste besser 
hervorleuchlen zu lassen; selbst in der Proclamation in weleher er 
den Dahnatinern seine Ankuft milthdlt, ninnnt er keinen Ansland von 
der Unwissenheit und Verderblheil der frùheren Verwaltungen zu spre- 
chen, und auch bezùglich der òsterreichischen Regierung Dinge vorzn- 
bringen die der Wahrheit nicht entsprechen ; noch mehr muss. man 
sich ùber die Art und Weise wundern, wie er sein eigenes Ich bei jeder 
Gelegenheit in Vordergrund stelli, und wo es nur thunlich ist auf 
holien Sockel hebl. Er bestùrmt mil Briefen den Kaiser und den Vice- 
kònig in welchen er mil Emphase spricht „von der grossen Arbeit die 
,zu vollbringen ist, um Dasjenige wieder gut zu machen, was Jahrhun- 
„derte hindurch ein Regierungssystem verschuidete, welches auf Prin- 
„cipien fusste, die jede òkonomische und nationale Wohfahrt behinder- 
„len,** um dann in cinem anderem Sehreiben auszufùliren: „Um dies zu 
^unternehmen sìnd (und ich wage es zu sagen) jene phisischen Kràfle 
,und Jone Intelligeiiz nothwendig, mil welchen die Natur mieli ausge- 



m 



LA CADUTA DKLLA KEPUBBLICA RAGUSEA 



Il Viceré era rìslueco tk-llo lei loro o dcllr profuse di Daìulolo, e 
vok»v:i tagliar corta, ma questi si higna ali* Iniperaloro, e Napoleone 
.«L'rive rarromandaiìdo al prinripp jì-^liaslro ,di sostrncro raiilorila dt4 
Provvcdiloro, uomo sulla cui [iroliit."i e devozione poteva farsi asse- 
gnanienin'*. 

L'ambizione ed il despotisrno del Provveditore si estrins^eearoiio 
sperialinente nella (*onlìnua lotta eoi frenerai! frannsi, e speeialnnMjli' 
eon Marmont, lorelie fu ransa di ronliriiie reerìmiiiaxioni e di?5piaei'ri 
Ira l'autorità civile e militare. Il Governalore Ira le altre cose si In* 
^riava alF liiifieratore, che il Comando militare si era rifiutato di 
ì^reslargli mi lnird)uro che si rendeva necessario per un'incanto, e che 
ulficiali Traueesi una sera avevano occupato il suo palco senza ehic- 
dur^'ìi lirenzn. Al jienenile Marmont, beli' noint», di forme atletiche, 
brillautr nflìcialc, snlficienleniente collo» dotato dalla natura di talenti 
disploninlici e prode sul campo di hatta^dia — avendo conibatlulo a 
lalo dr Napoleone, in Italia, nell" K^^itto ed iii ('Jerniania — fu affidale» 
dall' Iniperatoir il comando dell' armala friMìcese in Dalmazia. Marmont, 
nomo del resto aml>jzìosissiino anch'esso, e di quelli che sanno nvvan- 
ta^^^giare sé stessi coi snccessi degli altri, e far ricadere sui sulialternt 
la colpa dei propri passi fafsi, arrivò a Zara dieciollo giorni più lanli 
di fhindolo, cioè il "di luglio. Il Provvedilore rilenne che non istava 
nel srro decoro di andare incontro ad un generale. Alla sua volta 
Marinoni, vernilo a prda/zo lìA (loverno ove doveva pernollare, per 
proseguire il giorno dopo il suo viaggio in Provincia, non iiuiové un 
passo per eornplimenlarr* Dandolo, che allrovasi sotto Io stesso tetto, 
bensì abbandona momentaneamente il palazsco per recarsi al Municipio 
e lagnarci detta lentezza eolla (piale si procedeva agli acquartierajueuti 
militari. Il Provvedilore. informato tosto di rpu^sto, si irrita, e %enZA 
|yerder tempo dirige uno scritto a Mannont, in cui gli nega il diritto 
di rivnigei'si direllamente ali** autorità civili. 11 generide gli risponde 
tosto, br*'vemenle, ad uso militare v con d«'l pepe in aggiunta. Allora 




ut hat.* Nudi »dner Arikulì in ilrr I.innlashaii(iLsLadl br^rimit ur 
jlgtMideniiiissuii ciiioii lui den Viifkòiii^ ^n/richti^fu Hriol': Jleiilc Ut 
tder neuuto Tag lueines Aureiithaltcs in Zara. Euro H(»luul wtTdai 
%Mrilir liabt'ii sirli vor/uslcll«'n, vviu tiri Sliuin in »o kurzer Zeit su 
,Vi<*lus t?^'il»an Imbrn kònuts i(*h arbeilc zvvanzig Stundt'ii des Tuges, 
^iind entvvif'kl*' einu Tlirdij^ki'il dii? hi jt'dur lliclitung erspricsi^Ueh 
pAvirkl,* uiid an dumselbuii Ttii^e bericlilel er duin Kaiser: ^Allgeuieiiifr 
,Krdhusiaì;niris; dus Volk betrucbtcl inieh al^ eiiien lIìinmelsbcithtMi, 
^wrlchcr biTuit-n isl die holierrii wohlvvullendon IriLunlioueu zur Thul 
iWt*rdeii zu lasson/ VVir glauben dass dics genuine imi dcii zuwcilen 
klìndisidicfi Ebrgeiz drs Provvediiore zu beweisen. 

»er Vieekunig war sawald ilrr Briefe als der AnfordennigL'n lian- 
dulus bald fiberdrùssig, und versuehte iUn kurx anzuhindcii, allein 
^f*t/JenT beschwej-L sich hiernber bei Napulcon, welchcr dom Stìel- 
bidirie au's Heri: legl, ^das x\rischen des Provveditore zu sliUzen da er 
,ein ehrlìeher und loyaler Marui ist, aur den man sich verlossen k^^nne.** 

Iiisbosondei-s kani dieser HurhmuUi Dandulu^ in dem GuzAnke mìt 
ivU franzosicheii (Jeneraien, zunfiehst nùt Marmont, grell zuni Vorsi-beirie, 
ra^ zur Folge bulle, dass zwisehen der Civilverwalluni^ und dem MiliUir 
Bnausgesetzl Heeriminalionen, Ueibertnen und Unatnieinlicbkeiten staU- 
iridcn. Der StalUialter br.^cbvverle sieb z. li, unior undereiu bei dt'in 
jKaiser, dìisii ihni das Miliifircuiucnaudo eineu Tanibour vvelcber fOr euie 
JcìiaUon notbwendig war, nicht beistellen wolUe, uiid dass vvabremi 
Biner Vorsleilung ira Theater Ufficiere seine Loge obne Erlanbniss besetzl 
itlen. iVapoleon batte dem Generaien Munnont das Commando des Iraii- 
fcdsischen Arnioecorps in Dalaiatien anverti'aut. Der General war ein schó- 
jli.T Mann mil einer llimengestall» dabei ein schneidiger und beleseiier 
Xlìcier, der durt-h Taiderkeii sicb ausgezeichnet batte — er fucht an 
^cr Seite Napoleone in Italien, Agypten un Deulscbland — und tur tlie 
>iplumatie eine iiatùrliebe Anlage lialte. Dabei vvur er bucbniutbig, und 
ferslaud die Erfolgu Aiiderer tur seine Person auszunùtzen, so wie die 
Sebuld der eigenen Feliltritte aufdie Unlergebenen zu wfd/en. Marmont 
isi in Zara ani !21 Juli angekommen, aehtzebn Tage naeh der Ankull 
de:* Statthalters. Letzterer nieinte die Wiìrde eines Proviediiore zu com- 
prùndlliereri, wenn er einen ankomniendem Generaien bei der Landungs- 
brùckci crwurtet liàtte, u«d Marmont seinerseits, machie, nachdem er im 
Ut»j?iernugspalaste angekornmen war, wo w zu ubernaebten liatte uni 
am fulgi»ndeiu Tage seine Reise in die i^rovinz f'ortzusctzen^ keine zwei 
Schrìifce mn dem Provveditore seine Aufwarhmg zu machen, wold aber 
verliess vv auf kurzr Zeli das Palais uni zur G(^nieinde si<'b zu begebetu 
und das(4bst fdjer die Langsamkeìt der Militureinc|uarlieruiìg Bescbwerde 
zu rohren, Der .Staltludter liievon sogleich benachricliligel wird ncrvOs» 



62 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

Dandolo dà sfogo al suo risentiuienlo in una lettera all' Imperatore, in 
cui vuol dimostrare che il generale gli tiene il broncio, perchè invidioso 
della grande affezione che gli portano i Dalmati, soggiungendo.: ^Mar- 
„mont non sa che V. Maestà ha scelto Tuomo che ci voleva per questo 
«popolo, non solamente peli' integrità del suo carattere, ma ben anche 
>„peir estesa delle sue cognizioni** e cosi di seguito con santa modestia.. 
L' Imperatore si sarà certamente irritato alquanto nel iQggel-e le que- 
rimonie di Dandolo, poiché scrisse tosto da Schònbrunn al Viceré: 
„ Dandolo ha avuto torto di non far visita a Marmont, non so quali 
«pretese essa abbia" ; ma poi si pente anche di questo leggero biasimo 
ed aggiunge: «Dite a Mannont che le doglianze di Dandolo scaturiscono 
«da un buon fondo, ditegH di aver dei riguardi* pel Provveditore, e 
«di sostenere la sua autorità**. Questo fu il principio della lotta impe^ 
guatasi tra V autorità civile e militare durante il governo di Dandolo, 
òhe sempre più rincrudendosi perdurò sino al giorno 29 gennaio 1809 
in cui Dandolo, irritato all' eccesso poi nuovo ordine di cose 'che Na- 
poleone voleva creare in Dalmazia coli' organizzazione dell' Ulirio e 
pella preferenza data a Marmont, parti da Zara, consegnando solenne- 
mente il giorno innanzi al Podestà della capitale quattro fascicoli, con 
entro i suoi rapporti all' Imperatore, prezioso ricordo che oggi si con- 
serva nella biblioteca comunale Paravia. L* Imperatore, avendo costan- 
temente r occhio rivolto alla Dahnazia, si occupò di queste lotte nei 
suoi minimi e talvolta disgustosi dettagli, facendo da paciere tra il 
Prov\'editore, di cui legge con attenzione e loda i lunghi rapporti, con- 
tenenti i suoi progetti per iniziare il miglioramento economico della 
Dalmazia, ed il brillante e valoroso ufficiale, che ricopre di allori il 
vessillo francese in Provincia e che più tardi nominerà Duca di Ragusa, 
^laresciallo e Governatore delle Provincie illiriche. 



DAS ENDE DEE RAGUSÀISCHEN REPUBLIK ' 63 

uud obne Zeit zu verlieren, adressiorl er in gordtzter Sliiiiniung eincn 
Briel" an den Gencralen, in welchem er ilun das Ugcht abspricht sicli 
an die (iivilbehòrden direkt zu wenden. Dei* General lasst seinerseits 
den Stattlialter auf die Antwort nicht langc warten, die nach Soldalenart 
kurz ùnd.bùndig aber aneli etwas salzig auslìel. Da kann sieh Dandolo 
nicht nielir fassen, greift zar Fcder und schreibt deni Kaiser einen 
Hrief in welchem er ausi'ùhrt, Marmont woUe ihm Verlegenheiten be- 
rciten, weil er neidisch sei der grossen Anhànglichkeit welehe die 
Dalmatiner ihrem Statlhalter bezeugen, und unter anderem sagt: 
,Dem Gcrneralen scheint noch nieht klar zu sein, dass Euere Majestàt 
„fur dieser Volk den richtigen Mann ausfmdig gemacht haben, und 
«zvvar nicht blos wegen seiner Kechlschaffenheit yber auch wegciv 
^seiner weitreichenden Kenntnisse" u. s. w., mit liinuiilischer Beschei- 
denheit. Der Kaiser durfle in Sclionbrunn wo er sich damals betand, 
bei der LektQre dieser naiven Ilerzensergiessungcn Dandolos wohl 
etwas ungeduldig geworden soin, denn er schreibt soglcich dem Vice- 
kùnig: «Dandolo hat schlecht gethan dem Marmont keine Visite ab- 
«zustatten, ich verstche uberhaupt nicht was der Mann f'ùr Pnìtensionen 
khat;** spater jedoch, als ob er sich des leichten Tadels gereut batte 
fiìgt er hinzu: «Sagen sie dem Generalen Marmont, dass die Beschwer- 
«dcn des Statthalters einem redlichem Willen entspringen, sagen sie 
,ihm, dass er fùr Dandolo RQcksichten habe, und sein Ansehen fórdere' . 
In dieser Wclse hat die Fehdc begonnen, welehe wahrend der Statt- 
haltericliaft Dandolos zwischen der Civil- und Militàrverwaltung statt- 
fand, sich iminer mehr zuspitzte und bis zum i9 Janner 181)9 widirte^ 
an welchem Tage der Provveditore aufs hòchste erziìrnt wegen der 
neuen GestalLung welehe die Dinge in Dalmatien, durch die von Napo- 
leon beabsichtigte Organisation des Ulyriums nehmen mussten, und 
wegen der besonderen Sympathien die er Marmont bezeugte, von Zara 
abreiste, nachdein er den Tag zuvor dem Biìrgermeister der Haupt- 
sladt feìerlich vier Hefte, enthaltend Abschritten seiner an den Kaiser 
gerichteten Berichte lìbergab, werlhvolle Erinnerung welehe heulzu- 
tage in der Gemeindebibliothek Paravia autbewahrl wird. Napolcon, 
welcher Dalmatien nie aus den Augen liess, belasste sich luit dieser 
Felide in ihren geringfùgigsten und zuweilen degoutirenden Einzeln- 
heiten, indem er fortwiìhrend als Friedensstilter sich in's Mittel legte, 
zwischen dem Statthalter deren langen und interessanten, wenn auch 
zuweilen schwulstigen Berichte, enthaltend scine Vorschlage uni den 
wirlhschafdichen Aufschwung Dahuatiens anzubalmen, er aufmerksam 
liest, mit dem verdienten Lobe nicht kargend, und dem genialen und 
tapferen Offìcier, welcher die franzó.sische Fahne in Dalmatien mil 
frischeni Lorbeere schmùckt, und den er spaler zum Marschall und 



Appena roìirìuiisa la pare di Pivslnirgo, Na|m!i/oiic avè^a incari- 



cato il t?ont'rala MuUhr di c.oiiiaiuhare lu Inipjje d' ocL-upaz/mno in Dui- 
ma/^a u di irovrrnaru piovisoriainenlif il parsj, u (|uindi qnrslt, diiranlo 
i primi si'i mesi dell' anuu ISlMl (ducrlu* a!)l)iamo V(*dnlo che Dandulu 
e Manaunl arrivarono a Zara appena in higlio). rimiiva nella sua per- 
dona i poteri rivili e JiiiMtari. Gii era jjusto a lato il generale Lauristoiu I 
(rhe già conosciamo, menlred'allra parte l' Imperatore d' Auslria aveva! 
incaricato il generale Brandi/ ed il laarchese Ghislcri di fare la con*! 
segna nttiefale della Provincia. Nel trattato di l^resbnrgo era stabilito 1 
dir ìli Dalmazia nordica doveva essere ronsegiiata ai Francesi sirjoj 
adttt \} e le liocche sino al ^\ì Febbraio, Il genej-ale Molìtor arrivò però I 
col ciirpu di occupazione di ÌJ<M> nomini attraverso la (Iroa^ia appena 
nel gìurno [i\ febbraio a Kntfi, di dove diramo le truppe per prendere 
possesso di tulle le piazze e fortezze del paese. 



QuìUidiJ adunque j Francesi nel giorno 5 luaj^gio occuparono 1 la- 
gosa, Dandolo era già iioininato l*ruvvedilure e iMarmont generale iti 
capo dell* armala francese, ma essi non erano arrivali ancora a Zara, 
fungendo provvisoriamente nelle loro veci il generale ilolitor, lu cui 
Irofipe di occupazione avevano già preso possesso di tutta la Dalmazia 
nordica. 

All'incontro i Francesi non avevano a rpiel lenipo ancora preso 
possesso delle Hoci^be di (-atiaro. Il marchese (Ibisleri, consigliere aulico 
alla sezione ilaliana della Cancelleria im]ierjale, uno dei commissari 
austriaci incaricati della consegna della Provìncia, era arrivato alla 
tine di febbraio a Catlaro, da]*iioie!H\ come esponeanno» la consegna 
delle Doccile doveva tarsi alla più lunga sino alla tine di quel rnest?» 
Da Oaltaro osso sollecitava il generale Molitor dì venire a prendere in- 
possesso delle Bocche, raccomandandogli però dì |jresenlarsi con forze 
suflirienli, di ben guardarsi delle imboscate niontenegrine, couìe pure 
di non esporre le sue truppe, durante la marcia lungo la costa, alle 
palle delle navi russe, e Molitor di già ben informato sullo stato delle 
cose alle Bocche, indugiava sempre, perclu' i richiesti rinforzi tarda- 
vano di venire, ed era sprovveduto dì quanto occorreva [jer una spe- 
dizione, che, intrapresa senza un nerbo suffìcenle di trup[)e e le cau- 
tele occorrenti, poteva andar incontro ad una disfalla da parie russa, 
oppure ad un' eccidio nioiileoegrino. 



I 




DA8 ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 65 



Ilcrzog voli Ragusa, so wie zum Generalgouvcnieur der illyrischcn 
Provinzen erncnnen wird. 

Gleich nach Abschluss des Fricdcns von Pressbiirg hatte Napoleon 
dem General Molitor das Commando der Occupationstruppcn in Dal- 
niatien iibertragen, und gleichzeitig beauftragt, das Land provisorisch 
zu verwallen, wesshalb Molitor wàhrend dercrsten sechs Monate des 
Jahres 180G, in seiner Person die Civil- und Militàrgewalten vereinigte, 
da wie schon gesagl wurde, Dandolo und Marmont erst ini Juli jenes 
Jahres in Zara angekommen sind. Ihm zur Seite wurde General Lauriston 
gestellt, den wir schon kennen, wahrend anderseits Kaiser Franz von 
Ilabsburg den ósterreichischen Generale Brandy und den Marquis Ghisleri 
beauflragt hatte, die officielle Cbergabe der Provinz zu vollziehen. In 
den Friedensartikein von Pressburg war festgestellt worden, dass Nord- 
dalniatien bis zum 9 Februar und die Bocche bis zum 29 den Fran- 
zosen ùbergeben werden musse. General Molitor istjedoch mit seinem 
Occupationscorps von 6.000 Mann erst am 16 Februar ùber Kroatien 
in die Provinz ])ei Knin einmarschiert, wo er scine Truppen vertheilte 
uni von sàmmtlichen Stadten undFestungen des Landes Besitz zu nehmen. 

Als die Franzosen am 5 Mai 1806 Ragusa besetzten, waren also Dan- 
dolo schon zum Provveditore, und Marmont zum Oberbefehlshaber der 
franzósichen Truppen in Dalmatien ernannt, sie waren in Zara jedoch 
noch nicht angekommen, und stalt ihrer funktionierte provisorisch 
General Molitor, dessen Occupationstruppcn schon ganz Norddalmatien 
in Besitz genommen hatten. 

Dagegen hatten zu jener Zeit die Franzosen die Bocche von den 
Osterreichern noch nicht ùbernommen. Marquis Ghisleri, Hofmth an 
der italianischen Section der Ilofkanzlei in Wien, ciner der zwei Com- 
missare welche, wie erwàhnt, die Cbergabe der Provinz zu vollziehen 
hatten, war im Monate Februar in Gattaro angekommen, da die Cession 
der Bocche làngstens bis Ende jenes Monathcs stattfmden musste. Von 
Cattare aus schrieb er wiederhohlt dem General Molitor scine Ankufl 
zu beschleunigen um die Bocche zu ùbernehmen, und empfahl ihm 
gleichzeitig mit einer genùgenden Truppenmacht zu erscheinen, von 
Hinterhalten der Montenegriner auf der Ilut zu sein, und scine Soldaten 
wàhrend des Marsches làngs der Kùste den Kugeln der russischen Schiffe 
nicht auszusetzen. Molitor, welcher Qber die Zustànde im Tcrritorium 
von Cattar© schon gut unterrichtet war, zOgerte immer weil die Trup- 
penverstarkungen welche er angesprochcn hatte, in Dalmatien noch nicht 
angekommen waren, und es ihm an dem Nothwendigsten mangelte um 
eine miUtàrische Expedition zu unternehn?en, die wenii richt mit ge- 
nùgenden Truppen und mit angemessener Vorsicht durchgefùhrt, leicht 



Abbiamo giù esposto nel secondo capitolo ili questo lavoro, che i 
Russi si eryno insediati a Corfù, di dove le loro navi fiic'bvano lal- 
voUa delle bi*ovi escursioni nelle Bocche di Clattaro. Dopo la battaglia 
di Austerlìtz, nella rimile la Hussia combattendo accanto all' Austria 
perdette ^ii!,<J<X> uomini, la prima, anziché stipulare come l'Austria la 
pace colla Francia, rinnovò V alleanza colla Prussia, per continuare la 
lotta con Napoleone, e quindi al tempo in cui doveva seguire la con- 
segna delle Bocche, Francia e Russia erano tra di loro in ìstato di 
guerra. Sembra che i Russi occUiiando Corfii e le isole vicine con 
li2,(XM) uomini e concentrando in quei paraggi una flotta dì dodici 
vascelli e di molte navi minori, nbbiano avuto T intenzione di occupare 
il reame di Napoli; comunque sia. i Russi dopo la battaglia di Austerlitis 
abbandonarono assolutamente questo progetto, come ogni idea di im- 
possessarsi eolla flotta di un territorio sul «inalo la Francia aveva dei 
diritti, e Y ammiraglio Shnawìn se ne stava inerte a Conlu, non sapendo 
che fare delle sue navi e delle sue truppe, quamìo ricevette V invito di 
occupare le Bocche di Cattaro. 



Questo invito partiva dal Vladika Ficlro I PeirovkU che dal 1785 
reggeva il Monlenegro, uomo che durante l'epoca di pace si cm ac^ 
quistato molti meriti, avendo ftdto cessare le lotte intestine da cuì era 
travagliata la Czernagora, tentato di codificare le consueludini colà 
esistenti, e procurato di assicurare ai tribunali una pilli estesa sfera 
d' azione. Sacerdote d" asjietto venerando in pace, esso si tmsibnnat 
quando il Montenegro e impegnato in un' impresa guerresca, in valomso 
soldato, che dalla cima di quasi inaccessibili dirupi, incoraggiando i 
suoi prodi, si precipita pel primo col handjaro sguainato, corpo a corpo 
sul nemico, cui non perdona. Facile e bel parlatore nella stm madre- 
lingua, esso arringa volentieri il suo po|)olo, e si infìanuua soltanto, quando 
quale sacerdote, paria di Dio, (piale principe e soldato, della Kussìa* 
Di fpiest' ullinia cosa non gli si può far gran torlo, poiché sono com- 
prensìlrili e naturali sino ad un certo punto, tutte le manifestazioni di 
attaccamento e di devozione che si basano sopra affinila di ruzza ctl 
eguaglianxa di religione, specialmonte se .sono fatte da un prutelto, eh** 



DAS ENDE DER RAGUSAISOHEN REPUBLIK 67 

zu einer Deroute durch die Russen, oder mit eincm Blulbade durcli 
die Montcnegriner hatte fùhren kónnen. 

In dcm zweiten Capitel haben wir schon ausgcfùhrt wie die Russen 
zu jener Zeit in Corfù feslcn Fuss gcfasst hatten, von wo aus ihre Kricgs- 
schiffe óflors kurze Ausflùge nach der Kùste Sùddahnatiens machten, 
zuweilen in den Buchten vòn Catlaro eindringend uni mit don Czerna- 
gorcen Fiìhlung zu nehmen. Russland hat bekanntlich nach der Sehaeht 
von Auslerlitz, in welcher es an der Seite Osterreichs kàmpfend 22:000 
Mann verloren hatte, statt wie.Òsterreich mit Napoleon Frieden zu 
schliessen, den Freundschaftsbund mit Preussen erneuert, uni den Krieg 
niil Frankreich fortzusetzen. Zur Zeit also da das Territorium von Cat- 
taro den Franzosen bàtte ùbergeben werden sollen, befanden si eh Frank- 
reich und Russland noch nnmer ini Kriege. Es scheint dass die Russen 
durch die mit 12.000 Mann bewerkstelligte Okkupation Corfùs und der 
nàchstgelegenen Inseln, und durch die Concentrierung in jenen Gewàs- 
sern von zwólf Linienschiffen und vielen kleineren Kriegsfahrzeugen die 
Absiclit verbanden, das Kónigreich Neapel zu bcsetzen; jedenfalls hatten 
aber die Russen nach der Schlacht von Austerlitz dieses Projekt ganzlich 
aufgegeben, und es entsprach dazumal gevviss nicht den IntenUonen des 
Czaren den Corsen zu reizen und mit seiner Flotte einer Kustc sich zu 
beniàchtigen die dep Franzoson angehòrte. So stand Viceadmiral Siniaivin 
nius3ig in Corfù, unschlùssig was er mit scinen Schiffen und Truppen 
beginnen solite, als er die AufTorderung erhielt die Bocche di Cattaro 
zu. besetzen. 

* 

Diesc Auflforderung war seitens des Vladika Peter J Petrovic ihin 
zugekommen, welcher seit dem Jaln-e 1785 in Montenegro regierte, ein 
Mann der wàhrend der vorangegangenen Friedensjahre sich uni sein 
Land sehr verdient gemacht hatte, da er Friede zwischen den Stàmmen 
der Czemagorcen stittete, in einem Staatsgesetzbuche alle in Montenegro 
hcrgebrachten Gesetze und Gewohnheiten zusammenstellte, und die 
Befugnisse der Gerichtshófe erweiterte. Ini Frieden ein Priester von 
ehrwùrdigem Aussehen, umgestaltet er sich, wenn Montenegro zu den 
Waffen greift, in einem tapferen Kricger, welcher nicht scheut, scine 
Getreùen ' ermuthigend, mit dem blanken Handjar in der Rechten auf 
scine Feinde. loszustùrzen, denen, wenn sic dem Anpralle nicht Stand 
halten kònnen, er keine Guade ertheilt. Ein guter Redner in seiner 
Muttersprache prediget er geme seinem Volke und begeistert sich, wenn 
er dls Priester. von der Guade Gottes, als Fùrst von jener Russlands 
spricht. Das Letztere kann man ihm nicht verargen denn Kundgebun- 
gèn dar Anhànglichkeit und Ergebenheit welche auf Verwandschaft der 



ha tiiinime risorse o grandi bisogni, alT indirizzo dì iiu proteUort» i t*ui 
possedinicuti si estendono ii mezza Asia vd Europa. (!ome ciuarant* anni 
prima un* avvciiluriero dulia Croaz!5l, chiainaLo Sicfan MaU, fiagt-*ndcisi 
r inrelico marito di Caterina ti, ((luelln Czar Pielro 111. che coslrello I 
ad abdicare al trono, fu strozzato dall' Orlov) aveva raccollo tularnu 
alla sua persona tulle h^ Nahic o triluì del Monlene^M'o, ed erasi messo' 
alla loro lesta in una lotla gloriosa jiella Czernagora contro i Pascià di 
Bosnia e di Rumelia '), così il Vladika Pietro, approlìiilando della 
circoslanza che nelle Bocche gli Austrìaci erano prossimi alla partenza 1 
ed i Francesi non ancora venuti, mentre i Boccliesi callolici, cio«'^ laj 
parte iiiù colta ed agiata della populazioue dedita al coniinercìo ed alla 
navigazione, già affezionatìssiina alla liepubljlica veneta, era dispiacenlu ^ 
di passare dai dominio austriaco a quello tmicese, intendeva di con*H 
durre le Nakie stesse, colla cooperazione delle navi russe, e c(»ir aiuto 
dei montanari clic abilano il Crivoscie e le altre contrade pro$.^ime 
alla Czernagora, e che coi Montenegrini hanno coniane lingua, religione, 
indole e costume, alla conquista delle Bocche- 
Gravissimo torto ebbe il Vladika ad accingersi a qnest* impresa, e 
più grave ancora dì non recedere dalla stessa, quando giunse la notizia, 
elle, come vedremmo, lo Czar della liussia lo voleva; si è perciò che ! 
sul Vladika ricade pella massima parie la colpa di tutti gli inennrrahili 
disastiì che colpirono ì territori di Ragusa e Caltaro dal maggio IHlMi 
alla pace dì Tilsit, di tutti quei fatlì d* armi che in quel tempo insan* 
guinarono il suolo dalmalo da Malli a Budua. Ma quali vantaggi e quale 
gloria riportò il Montenegro nel persistere a voler realizzare uà sogno» 
che se anche per un momento poteva prendere 1* apparenza di realtà, 
doveva ìien presto dileguarsi quale una fantasmagorìa, appena le Po- 
tenze occidentali avessero Tatto valere quanto richiedeva la loro .sicu- 
rezza ed i loro interessi? Vantaggio nessuno; gloria?.,, la triste gloria ^ 
di aver aggiunto una pagina non bella alla storia di un popolo^ sfaio < 
a quel tempo unicamente anmiìrato da tutta Europa pelki prodezza' 

^) Nel 1766 StofAQ Muli era comparso im|travvìsAiiiente nel vÌUhi^^ìo di Mutui al 
coiifìiie del Moutene^ro. Si trovjivn in eaUivi^simo anieso, e dicotii df eseroilaré l'arte 
salutare. Accettato tiolta casa di oerto V*ueo M^ircov gli guari Jii ux^^lio^ coiiiìikmÒ iid 
ftcìjuist&re clienti nel!» C^oriiigorA, e sì fece umico dei Cnhi^eri M vìciuo t50uvoiila 
inoQtoii<*j^rìno. Vista U nomi^lìauza «'litì Stofan M^ili aveva callo C/ar Pietro ^ di cui i»tl 



coQvento esisteva uii ritratto, ì Crtliigeri iJei*<sefo fli ii}>[^rof(ìttfinio collo spnrirero in gran 
aegreteiza la voce, ctio il forestiero era es*o Cxar, fiiirgito cblUi Russia alf * lei 

uoi nemici. Stefaii Mali doveva tenerci molto riservato o uii^tenof«o por di 
> questa voce. I Cjtitjgeri peiiwarono, che i consigli t>ìi& e^yt ìu soL'^ni^'. 
iontoiiegrini, vcrreliboro ft^*colti da tutte le stirpi in lotta, rumlora si t 
Ite partivano del misterioso i»ei-ì?oo aggio, e co*tl fu diff^Uli. Sic fan k 
rovat» dei Calufrorij una liomia intorno al vìmo, p<ir«']ii' (dìccvaMijl voleva 



itrt 

< ai 

.'ilira I 

trovata dei Calufrorij una lionda intorno al vìmo, p<ir«']ii' (dìccvaMijl voleva » il 

noo «'Ile lo (>.ar Pietro aveva 4ulla fa^'ci» Addì IO Febbraio 1707 il Provvedi r^U 

Kenier scrive da Zara al Sonato veneto: „ L' ignoto (Stefan Mali) ^ì e Liii»tiuriU) m\ 

ifMoQteuegro e eomiooia ad acipii§tare credito con la dispontfa di (^onKigU di |»aoe Ira 



DAS EÌHm DER lìAGUSAISCHEN REPUBLIK 



KaliuiialiUìt nini (Jlt^iHiheit der Religion sich gifiiidun, siiul bis za elnein 
jfgcwissem Puiikle nalfirlicli iind vcrslaudlich, insbosomiere wenn sic von 
» fiuem ScIhìIzIìii*/ ^**mat*lil werdt^ii, diT vlele Bediìrnisse hai, und lìber aiìs- 
scrsl gerii 1 tre Urdrs((uulleu vcrfugl» eineni Gunner ji^cgeniìber der die HaIRe 
fcwcior Wi^Utheilc sein uennen kann, VVie vìerzig Jalire ziivor, ein phauta- 
fievoli, r Frenider, der Sic fan Mali liiess, den Czernagorcen als der iin- 
[jlueklifhe Geinuhl der G/.ariii Katliarina II sieh vorstellte (jener (Izar 
;Peler III der voti den Orlovs erwflrgt wurde, nachdeni er gczwuiigeii 
worden war auf dea Tliron zu vcrzichlori), soliin silmmtlìchc Nahie 
nder Sirimme Monlenogros uni scine Person versammelte, und aii 
ihrer Spilze sich slelleiid, eineii tiìr tìas Land riilunvollen Feldzug 
Dgen die Pasrhias Bosniens und Runiàlicns untcrnalim "), so woUte 
Vladìfca r*eler 1 Petrovit^ init seineni Volko die Rocche erobern iniler 
Milwirkunp ilcr russischcii Kriegsschiffe, und der verbùndelen Gebirgs- 
vOlker der Crivnscie so wie der anderen an Montenegro angreuzemien 
(lebiclhe des Territoriunis von Oattaro, Vòlker welche mit den Clzer- 
nagorceii Spractie, Rdiglon, {'harakter uud Sitlen gemeinsan hatleii. 

Doni Vladika niùgen nieht mit Unreeht die V'erhrdtnisse, wie nie 
zuvor, zu eineni solchen Unlernelmien gunstig erscbienen sein, da irn 
(Sebiete von Mrdtaro die Osterreieher sehon reisetertig und die Frau- 
zosen noch nirlit aiigekonuneii wareu^ iiberdiess die russiscbi^ Flotte 
in Sichl sieh bt^-fand, und die Katboliken der Bocche, nahndich der 
g«*bildelere und vvohìhnbendere Tlieil der Bev(3lkeruiig, welclier rnìi 
der Seefalirt nnd dem Mandel zuineist sìcli befai^ste, und seuierzeit der 
venelìaniselieu Republik sehr anhiìnglich war, die franzòsische stati der 
i.stprreiehiseheu Ilerrsciiafl ungcrn vertauschle. Jedenfalls hai der Vladika 
[die Oecupatiun der Boccile durch die Knsseii und Moiitenegriner or- 
ipanisiert, tuid er war es, der dieses Untcrnehmen selbst dann nichl 
lufgeben vvolllè, a!i5, wie wir dies seinerzeil ausfuhren werden, von dem 
ruKsisclieii Ilofe die Wcisung ardaiigte das Terrilorium von C'allaro den, 
UBlerreichern rùckzuslelleii, retìpektìve den Frauzosen zu ùberlasseu, 



i> Stofjin Mali war ini Jaliro tTOt^ ì(i Maini, eifior aii dér moiiUnogrinìscIicri Gicnzo 

polcfcoucii OrNcliiift «ler UruTi^ho ijJòt/Jioli anfj^'ebuieht, Kr war «ohr diii fti'j bekleidet mici 

pnJ» )i(i. ii*i^« or niil dor Hcilkutido Kteh hoscliafiigo. In dom Hauso eiiiea gewJBaen Viico 

"tart'ov rtufgonrniJine», heilto or despoii knkt»ko Frau. erwarb siel» Jiaoli «nd nach eine 

.Uient<'! in d r C7<?riKigor», ond wiirdo ein Frennd der gr. or Monche de** ntilie gele^enon 

■moii' iién Klofctcrs. D<i Slefan Muli einigo Àhiilichkcjt mit dom Czar Peter, 

rdi^si ' ^ im KloHter mìcIi Wfiiiid, balte, iiiit^ton die Mondio dieì^cn UmBbmd VkU^^ 

lindcu» si^ uiH^'oheim da« Goriiclit vcrbreiloton, dor Fromdo %tn dor Czar Peter, weloher 

Ru^ I{ii«»livnd, wogcti dor Nac'hstcllnngeii sciner Feìnde cnltìolion wjir. Vm dicseni i\^' 

|iiji»!itf» Mttlt /.ri v<»rscliafìrwi, imiPRto Stefun Midi eiiiO sdir reservjrtc* und mistcrioiJe H^- 

Ittnii: etunidnuctt. Ihè M'indio daclitoii t^ì^'li, dan^ ìkr Uatli voii é^w in Fetide lebeiiden 

' - ^» iitono^ritior kiinftishin cinmiiiliifr hcfolj^t werden wurde, wenn man 

• l hiitlft, d:i*i3 d*ìf lìatli ani Aiistiftcìi des anj^cJdiclieii Cwireii eriheìU 

.v.i ..,- .utcli xntraf Stofan Mah tritio (tLiilAnnithen der Muiiolie) eiiie Gesichti^- 

l^inde, und es witrde geàas^t 9Ìe vi^rdet^ke das iiokannte MuUormal dea Monarchen. we(che«i 



rolla c|ijalc sulle patri*: balze difese la sua liberta e la sua fede, pagina 
il cui riassurjlo voglianio togliere dalla storia del Montenegro, scrilla 
da un libilo della Czernagora e che suona: ,QuesUi guerra dì distni- 
^zione, che pur usano anche oggidì nazioni incivilite in paesi nemici, 
^riniarrà sempre quale nienroria di biasinuj per i Montenegrini, die non 
«può essere giuslificala ne da cosluinan/.e nazionali, uè da tlinUi di 
^guerra**» 



Addi lo gennaio ISOG il barone (lavalralH), capilimo ciirohue ilF 
nailuro, ft'ce noto ai IJocchesi rlie era inuninente la consegna di tutte 
le piazze forti alla Francia, ti Vtadika tosto ìnfornia di questo P am* 
miraglio russo Siniawìn, i* lo invita di prender {tossisso delle Hocclic, 
assicurandolo che dalla popolazione verrebbe accollo a braccia aperte. 
Per persuaderlo a questo gli osserva, che la sua fluita abbisognava dì 
un ricovero sicuro ove attendere gli avveninienli, mentre a Corfù da 
un giorno all' altro si potev'a trovare a mal jjartiio. Nel giorno 37 Feb- 



^ciueltc popolazioni iiiolìti;Ue ugrlt odii M al Htinguo. l^^j^lì mi inerisse iiji vigli 4ìUa per 
„ Vostra Seroiii'à in illirìiio liOHiiese con In snUo^irrizìonn Fjitie Snidiamirt, elio' non vu«»l 
„dir nullrt, nella «pialo oori frani toc^losiàyticho \\ì%rh di una rinposta data d* Dio alla 
,fBeattb Verdine, o tsliu pc»r<*iò rÌ<»liÌod6va elio miro duo iìionì bì nuuiUn^^di'o due nnvigli 
jì ricevere to splemloro doli Imiicrdtoro, c\\q i navigli fossoro adi»nii con (lori vìvi a 
,, morti, e con tre liandioro indo ratti, i/ho si ferini Bnerf» sotto Oattaro per dodici fiorai» 
„mm a che arrivasnoro atlri da VioJtna (voleva diro da Trieste» t* ohe eou ossi si ap- 
„porlaj»sero novo ve*<ti menta aii uso di rcli*xÌo,'<i.'' Si cnpisoG t^iie la lettera p»*l Pruwoditore 
deMaiio averla destata ì Cjdiii^aTÌ, i «piiili t^i f^aratmo iiiiniaorìnati che Ì navigli oolf<^ l»aiv 
diero doralo non H.ireldu'ro arrivati, ma lienwì <di0 j>otreldiero fat-ilinoute vmiìr spediti i 
voltiti ni'lnewli. IVi altra volta t^i-rivo il IVovvcditore al Senato: „ Pare iiMp'>MKÌlul»i t'ha 
,,tpieIlo l'ho non jH^ln mai *;ortir« il rolri^ioHn piedmuinio «lei V'ei*iiovi, cioì» la <\o(n<ordia 
„tm le i<ttrpi monl<sn<^i''nn«f atdna potalo uìonientiueaiuonte i<oiiMi«^alrè un miRniTiluk 
„ forestiero,'' Hinfm M^U éMe da laro aitcdifi il Gabìuetto ruf^Ho, e tu Mpr>dito hi Monte- 



DAS END E DBR RAGDSAlSCHEi^ REPUBLIK 



L« unsAglirlif Urjt(Iùrk, wdches im Moliate Mai jenes Jahres Obcr 
Iddalmation liorpìnbrarh nwì bis zum Frioden von Tilsit wabrle^ das 
r*lo niut, welrhes dainals von MaKì bis (lattaro grt'flosson ìst, das allcs 
ii der Vladika xmneist vèrscbuldet. Was lur Vortheile uiid welebon 
|libni Bhìd aber dadnrrb der nzornagorcen erwaehseii, dass siti sich 

<nn Unb'mt-'hnien slùrzten, \vebnic\< der Kealisirung einer HoUijiing 

kll, die wenn aiinb momenlaii don Ajischein balte, ah ob sie sich 

kwirklirben kuime, ìli oin Trannigfliilde sieb aiiflosen miisste, sobald 

le oeridi iitab'ii Macble, joiies zur Gdtiiiig gebraeht hatton was ihre 

leberbint iind ibre Interessen crbeisnbtim. Vortbcile gar koinè; Rubm ?... 

tv traurìgt' Rubm ehi nirbt scliones Blatt in der Gescliiebto eines 

)lke.s cMngefrigl zìi baberi, weleliès bis daliin von ganz Europa be- 

uidert wurdr, wt,»gen der Tapferkeit mit weirlier es auf den beijmiUi- 

^on Kelsen seiiie Freib«*it ntid Relìgìoti vertheidigte; ein Blalt dessen 

hall wfr kurz zusaniiriengor*tsst, aiis einern Gosctiicbtswe»-ke, wHebes 

)n eifiein Sedine der (I^.eniiigora gesebrieben wurde, eiilnebnien 

3llen and weleber laiUet ; .Diescr Verwùstimgskriog, don lìbrigens 

Ah^ì ervili??ierle Vnlker aiieb tu^iltziilage un FVindeslaiidt' sieb zìi 

Jebulden komnien hisseii, wird sh>ts tur die Monleiiegriner einen TadoI 

[jgeben, da iT wcder durcli nationale GehraiìeliL' rioeb dureb die 
lecbte des Kricges sieli eiibscbuldigeii bìsst,** 



Aiti 10 Jrmner iJ^Ofi bai. drr damabge KrtMsbauptiiìann in Catlaro 
iron Clavjib^abò den Hor-rbesi ii iviifgclheill, dass die Ubergabe sani* 
llichor befeìifigter IMalze ini Territoriiini von Cattaro an die Fran- 
son nnmitlelbar bevoi-stebe. Der Vladika liess liievon deni rusiàiseben 
readmirairn Siniawin eìne MilHieilnng zukoniinen niit der AnlTor- 
^rimg dii* Hoerbe in Besilz zu nehmen, Kr versicberte dass die Ilussen 
Il der [ievulkernng niit oHenen Ainien «*niprangen werden wnrden, 
kd gcwann den Viceadniiralen fur seine Plilne indeni er ibiii vorliielt, 



i fAgleieh erkomitloli ffomtvelit liìitte. Dor vi^notianiaoho (fonvornenr Reum in Zar» 

rifrb 4111) 10 Febnijvr 17G7 naoli Vcnoilìg lìèm Senato: „Dor UniiokAiuite (Stefau Mali) 

li BJrli nai'ìi Montojiegro boi:«^*ici». iind er hejiinnt Hiisclb'jt 9Ìch Aii!*ehen tu vcrnch.ilT*^n, 

bdcin «r Frio^liMi nini Kiiiir.i(*ht joner Unvòlkonniji; prprii^rot, ilio dcm Parteiiuider mui 

itr Ulutrachc fnilint Er s^Oirioh mir onioii Brief liir feuere Holieit ih l"0«<uÌHi?lv-illvrÌ8olier 

lprnf*lto, mit Hit Uiitor-elirift Paue Sttulìnmia, wjia gar nielits bcd«uU>t, in weleliem 

mit lìtur*;Ì84'liofi Ans(Ìriii!kQit, voti ohior der lioil Jtni^frsiti seitoua iÌììr Allmaeliti^oii 

bencii Aniwmt spriohr, «lom/aifol;:e er dn« Verlim^ou «tellto, dam iiiiicrliiiHi y.wei 

làìti »woi St'hilTfì vorseiidct wcrd*»n, nin dcri (tlunz dns Kiiii(Tà atifxiiiielimmi, dass 

BÌtiflfu mit iisitrirliehen iittd kìiuf<t]it*hcji) IU(iiiiL*ti. nini drot vèr^oldt^tcn Pahtieii 

illfonrt Kel<^fi, luid zvvolf 'Vuìzo boi eutlsirA aidialtón. bis aiidi^ré S*dit(fe ana Wicn, or 

IttMt e J«;ìgPi) nu!ì Trìt>«t, niikommon wcrdcn Dio VGi^ctidoten SchìfTe s?olÌen tK^tiii ^dsiliohe 

p mit Mieh Urin^«Mi *' Di^u Urìcf aii dei) (joiiverm^ur dtìrrteii Rohr WitlirscliiMiilioh 

pelle verfiWRt h»l>ciì, die sìeh gedachl habeii \v*»rden, dass die Sebi Afe mit deii 



braio il Vkidika lieno a Risano una spocic rli asscmblf^a cnlT inlerveiilo 
di ifuei Bocchesi dì r(^ligiono gret*o-orioiìlale cdie tenovano pel Mcitjk- 
negro, in mi comunir'ava la venula della tkilla russa, sog^'iungrridu 
fife esso era pronto a combultore i Franeesi non solo, ma prima dio 
essi veni^Mun di aìloiilanare gli Austriaci. Gli avveuiiueult ora preeipi- 
lano, (Jià il giorun sigueule (dx K<l>lKraÌu) arriva iiua divisione tlella 
flotta russa <'lìe gialla Tiuieore a Porlo rose; addi 5 Marzo una srcomla 
divisione che si aueuia jirofjrìo rini[!eitn alfa fortr'/.za di Casielnnovu, 
e nello stesso giorno i MoiiLeiiegriiii in masse (^uinpalle si pr(M-i|)ilann 
dai nionti nel I erri torio bocclioso, ed ori'eui>ano tulle le juirz/.e InHt, 
già prive di gnarniginne anslriaea. (/ ainnuraglio i-usso ìnìt>analo sopra 
tina nave elie lia italo fondo rini]ieUo a (lastelrniovo, intima al roni- 
missario (ibisleri, elie attrovasi nella tortezza, di ct*dergli tosto riltà e 
fortezza, e gli lascia un solo tpim-to tV ora a pensarri, Questi si reca 
a bordo della nave anuiii raglia, e, dojio f|ualclie tctJì[>o. spedisre un 
messo eoli' online al eomandante militare di a[>riro la polla ai Russi, 
aggiungendo (he r^^y^n veniva eondotto sopra una nave a liagiisa, e 
elle le tru[»jj(' anslriarln* vrrranm^ tradotte a Trieste del pai'i so|)ra 
navigli ru>4. Onrsto ronipot tamenlo ili (diisirri fu mollo rrilicato dai 
Franeesi <'d aiielK- in parir dagli Auslriaii, s|>eeialmejjte nei einoli 
mflitari, da<^f'!iè il reggimeido Tlinrn <li stazione a (lastt'lnuovo deside- 
rava éonibattere prima di arrendersi. A noi sembra elie dovreblie ces- 
sare ogni biasimo, se si rifletta sollanto allo gi*avissime eonseguenzc 
rbo potevano iterivare all'Austria, (piando a f-asb'Imiovo gli nlleali <li 
poelii iriési prima, tinelli ctie aneora sanguinavano pella slessa tenia 
ri[Hirlata ad Austerlilz, fossero verniti tra di loro alle mani. Abbiamo 
già detto a suo tenijio, elio Alessandro dì Hiissia aveva grande am- 
mirazione per Naiioleone, e che procurò rìpetutamonte dì lar.si con 
esso arbitro d' t^nropa, come già consta, chi^ dopo Auslertitz, 1' Austria 
fece pace con Napoleone non cosi la rinsslu, t'^ non avri Itbr- pollilo 
Alessandro [rrendei occasione da una lotta, senza sua saputa già ini- 



I 

I 



I 



nc^o il principe Dolf^oruky eoli' inoarìpo di ^muf!<!bor;ire l'impostore »o avesse voiiuto 
cIj*» onfc ]>L>rsona tiieoTu^huteiilo o di iio^tsima infliion/.a, iti '*.ìko f^ntitniria poi di eonser- 
VAflo iielf opiiiìono o in*! pasio <lio oenip^vj. Di^li:: jrnl%y ilo|«o attuine tÌti]laii/,o riteniio 
di dovoi-ffi :U(encro !ilf ultimo piirtitfj. SU>f;iii Midi pori imìV suino 177:1 fucilo inaili tnv 
ditriei di un «orvo ^y&qù «he essit uvova Ifoni libato o i'ìm ih pro/,znliitn d.il Past-tà di 
Sciitnri per '^000 pìfu«U'e. Ulì firroim fiiUo o*ti»tpiie snJmìiii, do]K» avor LS<>rLMtjit<» jn^- stjtie 
anni iin;^ speo^c di dittatura netta Czerniigoiìi. 




DAS ENDE BER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 73 

dass scino Schiffe einer sicheren Zufluchlsstàte bedurfteii uni die Ereig- 
nlsse obzuwarten, Wiìlirend in Corfù von cinem Tage zum anderen 
ihre Lage einc sehr kritiscbe werdon konnto. Am 27 Februar bielt der 
Vladika in Risano cine Vorsammlung von Nolabeln ab, an welcher 
aucb Jone Boccbesen griocbisch orientalischor Confession theilnahmen 
dio zu Montonogro biolton, vorkiìndoto in dorsolbcn dio Ankunft dor 
rnssisclion Flotto in don Ruchton von Cattano, boifùgond dass or boroit sei 
nicht blos dio Franzoson zunìckznscblagon, sondern vor Ihror Ankunft dio 
Ostorroichor aus don Boccho zu verjagon.Nunmobrdrfingon sich dioEroig- 
nisso. Schon am folgondon Tage (28 Februar) orsclioint in don Gowassorn 
von Cattaro oino Division dor russischon Flotte wolehe boi Portorose 
sirli vorankort. Ani 5.ton Màrz segolt oino zwoite Division in dio Bucbt 
von Castolnuovo ein, und stollt sicli gogenùber dor Stadt und Foslung 
auf. Ani solben Tage stùrzen sich die Montenogrinor in dichten Schwar- 
mon von ihron Bergen in dio Bocche hinab, und bosotzon allo jono 
Fostungswerko, wolcho die Ostorroichor schon verlasson hatton. Dor 
russischo Viceadmiral, der sich auf oinem Schiflfo befand das boi C'a- 
slolnuovo sich vorankorte, lasst doni in dor Fostung sich aufhaltonden 
Coniinissar Ghisleri die Intimation zukommen, ihni sogleich Stadt 
und Fostung zu ùbergobon, und raùnit ihm oino Viortolstundo Zoil oin 
zur Oborlogung. Diosor bogibt sich an Bord dos Adniiralschiflfes, und 
nach einigor Zoit sondot or cinon Bothon an don Mililarcommandanton 
ab, niit der Weisung don Russon Stadt- und Fostungsthoro zu óffnon, 
boifiìgond, dass or auf oinem russischen Schiflfo nach Ragusa sich bo- 
gibt, und dass die òsterroichìschon Truppen obonfalls auf russischen 
Schiften nach Triost werdon uborfuhrt werdon. Dieso Auflfiihrung Ghis- 
loris ist von don Franzoson einor scharfen Kritik untorzogon wordon, 
un(t thoilvvoise auch in óstorroichisclion militàrischon Kroisen, da die 
aus dem Rogimonto Thurn bestohendo Garnison von Castolnuovo, vor- 
gozogon batto sich mit don Russen zu schlagen, als ihnen ohnowoi- 
tors die Fostung zu ùbergobon. Wir sind dor Ansicht dass jodor Tadol 

<!oIdGnon Fabnon ansbloibon diirften, dagosron die Sondnng der geistlicbon Anzugo Icioht 
stattfìndon kònntc Ein andcros Mal scbreibt der Gonvcrncnr dem Sonate: ^Es ist un- 
„s:Iaiiblich dasd oiii olendcr Fremde in kiirzostev Zeit jenes zìi tlinn vcrmoclite, was den 
^Bi8cbòfen init ihrer religioson ITerrscbaft nielit ;;elingen wolUe, nahnilieh den Frìoden 
„zwìiolien den montenegriniscbon Stiimmen herzastcllon." Mit Stofan Mali bat sieb aucii 
das rus3icbe Kabinet bescbaftiget, nnd ed wurde ein FuP8t DoUoruky naeb Montenegro 
entsendot, welcber beauftragt worden zu sein sobcint, den falscben Czar zu demaskieren, 
ini Falle er orkonnen solito dass dor Mann nicbt von Belang und Ton bosonderem 
Kinflnsso war, ìin gegontbeiligcn Falle ibn in seinom Ansehon nnd Glorienscbeine zu 
erlialtcn. Naib einigem Zandcrn cntscbloss sieb Dolgoruky fiir letzteros. Stefan Mali 
wnrdo ini Jabre 1773 von eineni giiecbiscben Leibdioner ermordet, dem cr Woblthaten 
crwiesen batto, und welcber biozn von dem Pasobà von Scntari mit einer filntlobnung von 
2000 Piaster bodungen worden war. Stefan Mali wiirde feierlicb in Montenegro Iteerdigt, 
nacbdem er iin Lande durcb siebon Jabre oine Art Diktatur ausgeiibt batte. 



n LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAOTSEA 



pegnatasi tra Austria e Russia, per stendere la mano a Napoleone, 
come pochi anni più tardi lo farà a Tilsit, ed allearsi con esso per 
combaltere assieme Austria e Prussia già rotte e snervate? 



Quando Napoleone riseppe la nuova della cessione delle Bocche 
andò in escandescenza e minacciò V Austria di farne un cctst^s belli, se 
non gli fosse data immediata soddisfazione. Per questo motivo la Corte 
di Vienna fu costretta di spedire più tardi un corpo di truppe dinanzi, 
a Cattaro, e Ghisleri venuto a Vienna sarebbe stato arrestato ed in-r 
ternato per qualche tempo in una fortezza di Transilvania. Secondo lo 
storico Botta, però la cosa non è accertata. 

Il giorno dopo la capitolazione di Gastelnuovo, il Vladika fece visita 
air ammiraglio Siniawin e ritornò con una compagnia di soldati che 
occupò la città e le fortezze di Gastelnuovo, mentre altre piccole divi- 
sioni di truppe russe furono sbarcate a Gattaro, Budua ed in tutte 
le altre località più importanti. I Bocchesi che abitavano lunghesso il 
canale, si asseragliavano intanto nelle loro case e ponevano in assetto 
le armi, tremanti pelle famiglie pegli averi e pelle navi, poiché per 
essi r irruzione dei Montenegrini nelle Bocche, per tradizione antica, 
era la calata dei falchi dalie montagne avidi di preda e di sangue. 



Mentre i Bocchesi erano così occupati, il Vladika celebrava a 
Gastelnuovo una solennità religiosa, e benediva al tuonare delie arti- 
glierie moscovite, le bandiere russe, destinate ad inastarsi sulle fortezze, 
poi tenne una concione in cui parlò con sacra unzione della Bontà 
Divina e con enfasi della Russia e del potentissimo Monarca disposto 
ad accogliere i Bocchesi nel numero dei suoi figli. Deposta 1* aurea 
liturgica corona, e ripresa la carabina o V liandjaro, il Vladika ritornò 
quindi ai suoi monti. 



DAS ENDE DER RAGUSAlSCHEN REPDBLIK 75 

verstumnien mfissle, wenn man bedenken wiirdo wclche aùsserst schweren 
Folgeii fùr Óstcrreich sich liàtten einstellen kónnen, wenn vor Castel- 
nuovo Òsterreicher und Russen, welchc vor wenigen Monaten Ver- 
biìndele warcn, und nodi an derselben Wunde von Austerlitz bluteten, 
handgeinein gevvorden wtìren. Wir haben schon ervvàhnt dass A- 
Icixander von Russland ini Grunde fiìr Napoleon Bevvunderung hegle, 
und wiederholilt darnach strebte niit ihm die Diktatur Europas zu 
theilen. Hàtte nicht Alexander den obne sein Vorwissen erfolgten Aus- 
l)rueb der Feindseligkeiten zwischen Òsterreichern un Russen benùlzen 
kònnen, uin Napoleon die Hand zu reichen, wie er dies eìnige Jahre 
spàter ini Tilsiter Friede that, und sich niit ihm gegen Osterreich und 
Preussen, welche Machie ohnehin schon darniederlagen, zu verbùnden ? 

Als Napoleon die erfolgte Ubergabe der Bocche an die Russen eriuhr, 
gerìeth er ausser sich vor Zorn, und drohte Osterreich niit einem casus belli, 
wenn ihm niclit sogleich Satisfaktion gegeben werden solite. Der ósterrei- 
chische Hof war demzufolge genòthigel, spiìter ein Truppencorps nach 
Cattalo abzusenden, und Ghisleri in Wien angekommen, soli verhaftet 
und in eincr siebenbùrgischen Festung inlernirt worden sein; es ist dies 
jedoch nach dem italianischem Historiker Botta nicht sicher. 

Am Tage nach der Ubergabe von Castelnuovo stattete der Vla- 
dika dem russischen Viceadmiralen oinen Besuch an Bord scines Schiflfes 
ab, und kehrte sonach mit einer Compagnie Soldaten in die Stadt 
und Festung zurùck, welche von den russischen Truppen besetzt wurde, 
wfihrend kleinerc Det«tchements Cattaro, Budua und alle andere wich- 
tigeren Orte der Bocche occupierten. Die katholischen Bocchesen, 
welche langs des Canals wohnten, verbarikadierten und befestigten 
sich Wcìhrend diescr Zeit in ihren Wohnhaùsern, zitternd fùr ihre 
Faniilien ihre Gùter und ihre Schiffe die Waffen bereitstelltend, uni 
sich bis zuni Ausscrsten zu vertheidigen, denn nach alter Uberlieferung 
entsprach der Einfall der Montenegriner dem Anstunne beutegieriger 
und blutdùrstiger Habichte aus den Bergen. 

Wàhrend die katholischen Bocchesen ihre Hauser verschanzten, hielt 
der Vladika in Castelnuovo cine religióse Feierlichkeit ab, und segnete 
unter dem Donner moskowitischer Kanonen, die russischen Fahnen, 
welche bestinimt waren, auf die Festungen gehisst zu werden. Er 
richtete sohin an die Versammelten cine Anrede in welcher er mit 
frommem Accente von der gòtllichen Vorsehung und mit Begeisterung 
von Russland und dem machtigen Kaiser sprach, welcher bereit war 
die Bocchesen unter seinen Kindern anfzunehmen.... Nachdem der 
Vladika die kirchlichen Cewànder und die goldeiie liturgische Bischofs- 
krone abgelegt balte, grifi er wieder zu seinem Han<ljar und kehrte 
auf seine Berge zurùck. 






M^ 



VI 

iurìsUtn forti li o;i ItjigUHft, — Como Mta A |imvve(ler-*i tli pjlvorò i» iluii;tru. — 
La rìfiposU lii Motjlor. — Stivulì ifiv<?co dì FolilutL — iìinoeo diplomatico \\l\\.% kcpubl>lica. 

— I BCJiatori ZìttUivlc V lianHiglì. — Ci»Ka scrivosgo fi Senato sul coatj ilei Mouteiio* 
l»nn'L — Sa«'<iljog;?ir» di Canali. — Uno atorii-o montonegriim. — Il eór»« do austriftco 
Tnmmì ed i suoi raftporll. — DrsfaUft di Brena. — TI panioo dei soldati fniiiewil* — 
lifturiiton si lajsnA al gotioralo niflso polla mntìlasioue doi feriti da parte doÌ M<i;doncpriiiì, 

— Attifno ritiratw di lìcrgatto. — Il pnooralo Dthfot'ffur dor;ipÌtato. — Licrom:i, — 
Riccardo Cuor di Loorio — 1/ ìmpcnitore Massimiliano del Mossìeo, — A^fiodìo dì 
Rd^uaa, — S^evi//ie di»i l(ii«8Ì — l'kino ed aer|na. — lìombardaujenlo. — l pariuitMili 
degli asgpdialt. 



Quando Uussi r Morilene^ri"!» occupalo in Marzo 1800» coitid ab- 
l)Jairìo velluto nel nipilolo prcerMUiile. li* Hocrlirs intesero due mesi 
più huili rhe ì Fraiifosi st erano insediali a Ilagusa, decìsero di ir- 
ronipen* nello Stato ra^'usco per aggredirli. Il generale Laurision oni 
arrivato a Ragusa co' suoi ottocento uomini, senza bagagli né muni- 
zioni di guerra, sperando di rinvenire tulio in eiltà, e dopo ptibblìralii 
il [iroclnnra di cui a suo tempo aldiiamo i»arlalo, prima sua cura si 
IVi di ricercare lutto per requisi/,i<ait*, nonché di (iir rijiiontan' le vecchie 
artiglierie della Hepubblica, da tempo inunemorabile non adoperate, 
per porre lahpialnienle la tilla in istalo di difesa. Vuoisi che per far 
gu«H'ra la co.sa più necessaria sia il dtqiaro; ma esso mancava di quetilo 
e di una cosa eertamenle più norijssana ancora..., cioè di polvere. I 
Hapusei jecero provvisoriamente sparire il vuoto assohilo nella Hix^^ii 
mililare, ma impossibile era di provvedersi, prima di inT eventuale 
attacco dei nemici, di polvere. In qneslo oli remodo serio fratigetìte In 



VI 



l>L'leì-ij;:l lvu;:usji, — VVie cr »icji tint iìM uinl Tuivcr voisorjyfto. — 
Ilio Atit^viìrt dvs Ootionils Mulìlor. — Sulitilie sUlt 8ij]<bteii. — Ifii^loruutbclies *S|»iel 
litT Rcfublik — Dio HoiiHluroii Zìntnrk utid llascjH. — Dor Houut nini dio Monleiic- 
grmiif. — riiiiHioruijg voti (.'anali . — Kìii moiitcìicgrìnÌBelicr Historikcr, — Dcr oator- 
mdusolifs Ctiiisiil Timoni nnd scino Boriclite, — Mouleucjjnncr^ Crivoscliincr muì Va- 
iialtfscti. — >iiedorliigo von Hrono. — INmik untor dcu frany-ìisisclicn SoWutcu — Lau- 
ristoti UoUìigt BJoli boi dcm rusaisdien GcnciHl wegoii dcr Voràtiiiinnolnng dcr Soldiitoti 
ioitetis dor Muiitcuo^rincr — Angriff nnd liiitdv/jj;^^ voit ItergnUo. — General Dclj^orgno 
cnthauptuL — Insel J<ucrouiii. — Koiiig Uiuhard howciilicrz. — Kuisur Miuìmiiiun von 
ikxieo, — Belagoniiig von Kagns:*, — Wassor «nd BroL — Dio russi schcn Geschowc. 
— Dio (Jualcn dcr Belagortou. 



Al;^ die Rirssen un Monlenegriner, wclche, wie ini voratigegangt'iicni 
llapilrl ausgefrilift wurde, ini Motiullìu MàvA 18UG dì Boccihe busetzlinu 
vi*rruiliint»n, dass die Fninzosen iti Ragusa finnmrschicrl waivn, bc- 
ij_ tschlusseTi sie in den rab''^5aischen Slaal tunzubrerheii uni sie au/ail'allen* 
BCcniTiiI Laurislon war in Hugusa mit seiner HtHJ Mann slarkcn Di- 
^wìsiot) ulinc ticpat'k und Munitioii angckoninu^n, in dcr HotTnung sich 
^^H Ragusa niit deni NùUiìgen versuhen zu kònnen, Nacli VLruflonliirhung 
der ProclaiiKiUon war es soìnv ctòIc Surge sicb ìm Retjuisilionswege 
iJusjerdgc zu versehaRoru was er fiìr seine Soldalen bcdurfle. so wie 
f\w^v alle Gesfhùlze dcr Hppuhiik, dio seìL lan^cr Zt*il nicht gebrautiit 
k'ordcn vvareii» in Stand xu sel/en nnd aulzualt'lliii. nm di** Studi so 
it es ipóglieli war hi VerLheictignngszustand zn sclzen. Man sagl 
Celd ??ei da.< rnenlbebrlich^lc uni rinen Krieg zu beginnen. LauiT-^ton 
balte kein Geld, nnd es niangrlh* ìlnn nueh an etwas andereni was 
zuin KriegfQliren nodi uneririsslicher seiii durile..», nahndicU an Fulvcr. 



78 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSBA 

fortuna volle venir incontro a Laurìston, che proprio in quei giorni 
arrivò a Gravosa un naviglio ottomano carico di polvere, destinata 
pella Bosnia. Il generale ordinò ai suoi, soldati di impossessarsi del 
naviglio, e di tradurre la polvere in città; scrisse poi al Pascià di 
Bosnia, pel quale era destinato il carico, che gli spedirebbe dai depo- 
siti della Dalmazia polvere altrettanta e di migliore qualità di quella 
appropriatasi. Ordinò quindi che una parte delle truppe francesi si 
spingesse sino a Ragusavecchia, lasciando un presidio a Breno ed a 
Bergatto, tanto da occupare i punti strategici di maggior importanza. 
Attendeva poi ogni giorno con somma impazienza i rinforzi e 1* arti- 
glieria dalla Dalmazia: sicché addì iO maggio scrisse a Molitori „Per 
«amor del Cielo, dove sono le mie truppe, i miei artiglieri, i miei can- 
,noni, i miei zappatori, i miei bagagli?, Molitor gli risponde che i 
generali Lcdcc e Dcl^rgnc verranno prossimamente a Ragusa: non gli 
spedisce denari, pel semplice motivo che non ne ha, e quindi lo con- 
siglia di spillare le somme oiTorrenti dal Governo della Repubblica ; gli 
comunica in tempo la buona nuova, aver il Governo austriaco ricono- 
sciuto che Ghisleri, consegnando le Bocche ai Russi, agì contrariamente 
ai trattati di Presburgo, e che esso Governo aveva già disposto, affinchè 
il maresciallo Bellegxirde, con 3.1XH) nomimi di truppe austriache, si 
recasse alle Bocche per riprendere ai Russi, occorrwido colla forza, il 
territorio di Cattaro e consegnario ai Francesi. In fine quasi canzona . 
il collega pelle sue paure di una invasione russo-montenegrina: ,Dap- 
,poichè un generale, il quale s' intenda soltanto un pochino di politica, 
,deve t)en comprendere che per Ragusa non sussiste alcun pericolo, 
,e che i Russi avranno un bel da faiv per sostenersi alle Bocche dì 
^C^tlaro.* Li somma promesse, notizie che dovevano esser rassicu- 
ranti e canzonature: di concreto nulla, se si e^rcettuino realmente ed 
in tutta fretta spediti due nulla paja di stiv;Ui: poca cosa invero per 
un generale che mancava di truppe, di denari, ed a momenti anche di 
un bricciolo di polvere. E poca cosa, sotto tali circostanze, sarebbe 
apparsa anche a quel Granduca russo, che durante una rivista miUtare, 
ad un principe forestiero suo ospite ebbe a dire: ,Voì qui vedete mar- 
ciare una gran quantità di stiv;Ui in cui vi sono degli uomini*. 



DAS ENDE DEB RAGUSAISCHEN REPUBLIK 79 



Die absolute Leere in dcr Kriegskasse wurde vorlaiifig durch den ra- 
guscìischen Staatsschatz behobcn, allein cs war unniòglich nodi vor 
eincni cvcntueUbm Angrifle dor Russell sieli Pulvcr. zu veischaffen. 
In dieser aùsserst krilischcn Lagc kam das Gliìck Lauriston enlgegen, 
da gerade in jenen Tagcn, in dom Hafen dcr Stadi ein tiìrkisches 
Schiff anlandete, welche^ mit fiìr Bosnien bcstimniloiii Pulver beladon 
war. Der General liiess seinen Soldatcn sich des Schiffes zu beniach- 
tigen, und das Pulver sogleich in die Stadi zu Irngen, gleiehzeitig 
schrieb er dem Paschià von Bosnien, welcher das Pulver bestellt batte, 
er werde ihni cine gleiehe Menge Pulver besserer Qualilat aus den 
dalniatinisclien Depots ehestens versenden lassen. Er befabl ùberdiess 
dass ein Thcil der franzósischen Truppen bis Ragusa vecchia vorrùcke, 
so wic Bergatto und Breno besetze, um so weit es nióglich war die 
strategisch wichtigslen Puiiktc an der Kùste gegen (Uiltaro in eigencr 
Gewalt.zii haben. Mit gròsster Ungeduld crwartete er ùbrigens aus 
Dalniatien die Truppen und Batterìen welche er angesprochen botte. 
Da die làngste Zeit hindurch iiichts ankonint, sclireibt er am 29 Mai 
dem General Molitor: „Uin des Hiinmelswillen wo ist niein Gepàck, 
»wo sind nieine Truppen, Ineine Artillcure meine Kanonen und meine 
«Sapeure?* Molitor antwortet ihm dass die Generale Lcdèe und Ddgorgue 
demnàchst in Ragusa ankomnien werden, dass er ihni kein Geld 
schicken kann, aus dem einfachem Grunde weil er solbst keincs hat, dem- 
zufolge die Regierung der Republik ihm die nòthigen Summen wird 
weiter vorstrecken mùssen; dagegen kónne er ihm cine gute Nachrichl 
raittheilen, nàhmlich die, die ósterreichische Regierung habe anerkannt, 
dass Ghisleri mit der tJberlassung der Bocche an die Russen dem 
Traktate von Pressburg zuwieder bandelle, wesshalb erwàhnte Re- 
gierung sich veranlnsst sah, eine 3.000 Mann starke Division ósterreichi- 
scher Truppen nach Sùddalmatien zu entsenden um den Russen nòthi- 
genfalls mit Gewalt das Territorium von Cattaro abzunehmen und es 
den Franzosen zu ùberantworten. Zuletzt bespòttelt er den Collegen 
wegen seiner Befurehtung einer russisch montenegrinischen Invasion; 
.Denn ein General, schreibt er, der in der Politik einigermassen be- 
awandert ist, solite doch einsehen, dass fùr Ragusa gar keine Gefahr 
,besteht, da die Russen genug daran zu thun haben um sich in Cattaro, 
,zu erhalten.* Kurzum Nachrichten welche beruhigend wirken sollten 
und spóttische Bemerkungen, aber sonst vveder Truppen, noch Kanonen, 
Munitionen und Gepàck, mit Ausnahme von 12.000 Paar Schuhe welche 
Ihatsachlich und in grósster Elle von Spalato nach Ragusa verscndet 
wurden ; wohl zu wenig fùr einen General dem es an Mannschaft und Geld 
fehlte imd der nahe daran war nicht ùber ein llandvoU Pulver ver- 
fùgen zu kònnen; es wàre dies unter solchen Umstànden jedenfalls 



8) LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



La nuova elio, eoli' assenso di Gliislcri, i Russi avevano occupate 
le Bocche, e che i Montenegrini si erano calati al mare aveva prodotto 
ancor prima dell' occupazione francese, grandissima sensazione a Ra- 
gusa. Il Senato raguseo, prevedendo che i nuvoloni addensatisi nel ter- 
ritorio di Gattaro, avrebbero potuto scaricarsi con una tempesta sullo 
Stato raguseo, volle dimostrarsi neutrale, protestandosi amico a Russi 
e Francesi ed offrendo ad amendue i proprii servigi!: giuoco questo di 
coltello a doppio taglio, che però air abilità della diplomazia ragusea 
in varii incontri era riuscito a meraviglia. 



Esso Senato procurò quindi di annodare più strette relazioni coi 
Russi, facendo loro ogni sorta di esibizioni; e vuoisi persino che, per 
vendicarsi del mal' animo che dimostravano i (lanalesi al Governo della 
Repubblica, abbia accondisceso ad una eventuale provvisoria occupa- 
zione della contrada di Canali da parte delle forze russo-montenegrine. 
Di tutte queste trattative coi Russi venivano posti al corrente i senatori 
Zlatarìé e Bassegli, che si trovavano in missione speciale presso il ge- 
nerale Molitor a Spalato, loro raccomandando di dimostrare al generale 
e persuaderlo, che una spedizione contro i Russi attraverso lo Stato di 
Ragusa, sarebbe stata impresa oltre ogni dire temeraria; poiché essi 
disponevano di una flotta numerosa nelle acque dell'Adriatico, e loro 
alleati erano i Montenegrini, „una moltitudine — come letteralmente 
^suonava il rescritto ai Senatori — barbara, feroce, indisciplinata, che 
«attende con impazienza la minima occasione ed il minimo pretesto 
«per rinversarsi sul territorio raguseo, saccheggiare, distruggere e nias- 
jjsacrare**. Questo giuoco diplomatico non durò a lungo; poiché Russi 
e Francesi si accorsero dello stesso, e divennero si imperativi verso la 
Repubblica, che essa dovette dichiarare di ospitare o gli uni o gli altri 
ed optò, nella famosa seduta di cui già abbiamo parlato, pclla Francia. 



Nella seconda metà del mese di Maggio si erano radunati per 
ordine del Vladika a Castelnuovo tutti i Montenegrini atti alle armi, e 



DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLTK 81 



zu wenig auch jeneni russischen Grossfùrsten erscliicnon, der wahrend 
einer Revue cinom fremden Prinzen der bei ihni zu Gast war, be- 
rnerkle: „Sie sehen hier eine grosse Zahl Stiefeln marschieren, in welcher 
Menschen darin stecken**. 

Die Nachricht, dass niil Zustinimung Ghi«leris die Russen das 
Gebieth von Caltaro besetzt hatten, und dass die Monlenegriner zur 
Kuste herabgestiegeri waren, batte seinerzeit, also noch vor der Occu- 
pation Ragusas seitens der Franzosen, daselbst den grossten Eindruek 
gemacht. Der ragusàische Senat, in der Voraussicht dass das Gewitter 
welches sich ini Territorium von Cattare zusamniengezogen batte, sicb 
in jenem der RepubHk entladen kónnte, wollte neutral sich zeigen, 
und war bestrebt sowohl den Russen als den Franzosen Freundscbafl 
und LoyalittU zu betheuern und Beiden zu gleieher Zeit seine ebrlicben 
Màklerdienste anzubiethen; jedenfalls ein Spiel niit einer Klinge welche 
eine zweifache Schneide batte, und demzufolgc gewagt und gefabrlicb 
war, das jedocb bei anderen Anlàssen der Tùcbtigkeit der ragusàiscben 
Diplomane trefflicb gelungen war. 

Zunàchst versucbte der Senat mit allerlei Dienstesancrbiethungen 
in intimeren Beziehungen zu den Russen zu treten, und man bebauptet 
sogar dass die republikanische Regierung, um sich an den Canalesen 
wegen ibrer Wiederspenstigkeit zu racben, einer eventuellen provisori- 
schen Oceupation des Tbales von Canali seitens der Russen und Mon- 
tenegriner damais zugcstimmt babe. Uber diese mit den Russen gefùhr- 
len Verhandlungcn wurden anderseits die Senatoren Zlatarió und Basegli 
die sich in Spalato in specieller Mission bei deni General Molitor 
befandcn, genau unterrichtet, und es wurde ibnen anempfohlen dem 
franzósischen General die Cberzeugung beizubringen, dass eine miUtà- 
rische Expedition gegen die Russen, mit Durchquerung des Staates 
Ragusa, ein ùberaus gewagtes Unternehmen wfire, da sie eine zahlreiche 
Flotte im adriatischem Meere zur Verfùgung hatten, und die Montene- 
griner ibre Verbùndeten sind „eine barbarische, zùgellose wilde Rotte** 
— wie es wórtlich in dem Schreiben an die Senatoren heisst — „ welche 
,niit Ungeduld die erste sich darbielhende Gelegenheit erwartet, um im 
«Staate Ragusa cinzufallen und daselbst zu plQndern, rauben und mor- 
,den.** Diescs diplomatische Spiel hat nicht lange gedauerl, da sowohl 
Russen als Franzosen dasselbe bald aufdeckten, und gegen die Re- 
publik nunmehr so gebieterisch auftraten, dass si(^ sich entweder fùr 
die Einen oder fùr die Anderen erklàren musste, demzufolge der Senat 
sich auch in der berùhmten schon besprochenen Sitzung (ur die Fran- 
zosen erklarte. 

Jn der zweitcn Halfte des Monathes Mai 180G hatten sich lìber 
Anordnung des Vladika von Montenegro, sànnntlicbe Montenegriner in 



6 



con ossi buon numero di Crìvosnrani, cioè monlanuri bocche^i di rito 
greco orientalf, nonché una hanila di Ciinalesi, irriUdì contro i jiraprlj^ 
jiadroni, e iironti sempre a [irendere contro di essi le unni. Si Irallavaj 
di intrupn^ndcre assìeuìe ai Uiisbi la spedizione contro i Fraiicem nello] 
Stalo lii HagUéa. Sacclie^gìandu nelli contrada di Canali *| le case dil 
quasi tulle le famiglie rtniaslc fedeli alla Hepubblica, i Montenegrinil 
si scontrarono ideila priina volta, addì :!l maggio, cogli avamposti fran-tj 
cesi, i (junli dopo un vivo cumljaltimento si ritirarono a Hagusaveccliia.')| 
Nella storia del Montenegro di Demetrio Mdakovic (Iradolla in ilaliiuic 
da Augusto Kaznaì'ic), lefigiarnu che \\\ questo scontro sarebbero ri- 
masti morti U Montenegrini e ^50 tra [♦'ranccsi e Hagusei. Questo sto- 
fico, per dar maggior risalto al vjilore dei suoi patrioti della tizernagoraj 
non si fa riguardo alcuno di «piadrupliciu'e il numero dei nemici, e di 
raccontare che ne furono uccisi un numero decuplo in confronto a! 
vei-o; cosi espone per esempio che i nennci conlavano 3(KM) uomini 
di truppe regolari francesi e \K^}^^ Ragusei, meulre é accerljUo chefl 
Lauriston disponeva di soli 800 soldati francesi, e di forse allreltante" 
guardie nazionali ragusee. La juiglior fonte e la più imparziale per la 
storia di questa spedizione nisso-montenegrina e del susseguerde a.ssetlic 
di Ragusa ^ono certamente i rapporti die il Console austriaco in' al- 
lora colà residente, Giovanni Timoni, dirigeva al suo Governo, e special-] 
mente quelli di data \) luglio e 27 settembre dell* anno stesso. Era Ti- 
moni un' uomo serio e coscienzioso, niente affatto intrigante come i suoi] 
colleglli di Francia e di Russia, generahiiente ben voluto a RagusaJ 
ed intento unicamente ad informale appuntino Ìl suo Governo di quanto} 
succedeva nello Stato raguseo. 



4 Catutìl (sK Kwiav\}€) iniib vallo molto itbertoji» <ii iiniv liiu^^tif/.z.^ lii viri v tei 
© iJdk laruliezza di mi* orii, <-']io si cEtoiido chi J{;<^us»vecchij* ^xi\ qiinsi Ciisti^huiavo, e«lj 
ébhe il nomo d;b lat ai;[|uedotto delF aiitir-o Hpì<biiro. I^u vallo %* chiu«A iJia aaibe 1«] 
parti dtt dirupi (tildi o Im^^tìkgliati, su i di l'iil pendii ^ì altrovimo isistikrì o viM»;;^:!.} 
Molto ohiaro jierjiio i^orroiiti, che foniiauo il iliiiiiieoUo IJutii, diimto nlimouto allià vjiIIìsI 
All'epooa delle \AoyL^\^ oj^sj» si trasforma in un l.%^o, aitudiit f uf(jua «pnriscc per meati j 
80ttorranoi. C^tioeto doHtisso di^llacMiua fu ricadi ultimi tempi noli iutirc^ao dulT agrìcol- 
Inra fibcilitato e rcj^olato a Npeno del Governo o dtdiM Proviiiuìsi dteiio un prodotto del- 
I" injji'gnortì TAmiao. Sullo faldi orienhdi del monto Sujvtjnka (Mona Ciidmueua) (»ìta aI 
Hettetanorie dolb vullo ed alto 1234 metri si altro vii utin' inivcrna molto viista, o<iti uni 
lubirinto di ps^j^Ha^gt* Dagli scritti dì Krodoto. Htriibone ed altri antjeln Bcrìttorì viinKìJ 
dodinre *-dio questa sìa la grott.^. ove Cadmo ti Principo di Tcl»o o della l5eo/Ja obk 
a rifugiarsi «olla sua consorte Harrnvnia, quando caiM-Jato da suoi dominii ceroò rifutìlol 
iirei^au gli Kui'heli. che Harchtioro lutati a «luot tempo ^^li ab. tanti della vallo dì CaritltJ 
Vuoisi che in questa irrotta si ^ia trattenuto anrhe E^rulajMo. nii-eai che la Hìklila dell 
tnonto Snjegtiic» i«ia molto riuiuu(!iratrìe0 pella m:ii:nìlii';* vì^ta rho ai godo dall* &(i< 
cime Bul mare, e sui monti dell Er:Aegovina, Bosnia o Montenegro, 

*) lia^itnaiH'cchia (al, CavttU) pìccola cilUV ad oriente di Riitrusa, al [»oàto dell' mi* 
tìco P^tulawo, di cui nono vi.sìhìli ancora soltanto ì ruderi di un iiL'catcdoito rd il ^iv 
polcro dello etorìoo Dolabellji. 



HAS ENDB DER KAGUSilSCEEN REPUBLIK 



83 



Citetfltiuovo vorsaninielt, und iiìil ilinen viele Crivoscìaner, nàhmlich 
bocclh'-sisi'lj*:' LkT^'bevyoliner gi*ieehisc}i-ork"nliilisch*jr.(Iuiife$sion, so vvie^ 
tàn Triipj» (lanalesen, die mit ihrt*n ragusaisehen Gutslierren sich gàtizlich 
vt'r.^rhlagen liatliTi, and iinnun' bereil waivii dio WafTun g<"gi'rr tlieselbuii 
y.n tTi^rcift-n. Es handolte sìl-Ii darmu ini Vuruiiie mit dcTì Kusson die 
Expcdiliun gegun die Fran/.oscn ini Slaato Ragusa 7M unlernelimen. 
Nachdcni die Czernagoreen mit ìIitl'H VValTcngenosseri ili dem Tliale 
voti llariali ) die Wirlschaftsliói'e fasi samnitlicher Colonen die zu ihren 
KiiUherreii nodi treu hiellen, geplniideit liatlen, liaben sic am i Mai 
Ttum erslennial dio fratizósischen Vorposten angegrillVn, die iiach eineni 
heigseu] (ieieehlL' in Hajhiij^aveccliia ^) sich /m-ùt'k/.ogen. In der slaviscli 
gesclirioherien GL^srliiclile der C.zeniagora d(\s Moiilcnegrijieis lienietrius 
Milakavié^ weiclie voii Aiigust Kiunaéiè in itulifinist'lier Spraclie fiber- 
sel/-l wni'de^ isl gesagl^ dass iti diersern GelcThle blos 9 MonLencgriiier 
lodi ani IMulze biiebeii, dagegen "ì'oiì Franzusen und Uagusaer. Uin die 
Tapferkeil seiner Czernagoreen in ein besseres Relief zu stellen, niacht 
sirh Milakovi(^ kein Bctlonken die Zabl ilirer Fì^inde vierfacli anzugeben, 
und jene der dureb die Montenegriner wahrend der Aflaìre todt geblic- 
benen eìnfaeli zu verzehnlacben. Er behauplet auch dass dia leindlif.'lien 
Kraile aus 3.CKK> Mann regnlàrer traiizusischer Troppen» und aus 4XMK) 
bowalTneter Ragn^saer lM_*standen, wiìhrend es als feststeltend betraclitet 
werden kaiui, dass L;*uiislon nnr ùber 8<J0 franzósiche Soldaten uud 
beìlaufig einef gleiclieu Auzahl ragusàischer Nationalgardisten verfùgie. 
Fnr die Ueschichie dieser russischen ExpediUon, und der nachfolgenden 
Belagemng von Ragusa, dCirtlcu jedenfaJls die Berichte dus dauialigen 
òsterrcichìsclten Consuls in Ragusa, Johann Timoni die zuverlasslichste 



') ('minti (si Kontivfje) ci» sehr fnichtbaros S"fl2:en aeohs Standoti laiigos uticl eiiio 
Htuiutc) hreilcH Thal, weli.'hes lit'h von lÌH;ruaibve<M5liiu fiint hh C^Ntcliiuovo ìiitiKiolii unii 
«eiucfi Nftuioii voti cnier VV usseri ei hi ti^ iles ulten lO^ttcììiiinis orhiolt Zerruitetp, knhh 
F^l«emnft*»sijn un dcrcii Ahliiùi^^eii die Ihitiscr und Dorl'ur lici^eu, schlicsion dsw* TIìjéI . 
m botdtm Sviten ein, und n;ìliien ^m durcli vjelo tvtiire Urjwiìiiiier, welehe dia Ljnm 
luldcu Znr liegc^n/A'U verwundelt sii-h du,"^ pmio Tliul in einem Seo, Ina *\ìììs W^issor 
durigli nntonrdiEx^lio Abiriin^io wiodor abliio^gt, hn IntereKiìG der Laitdwirlhscti»f( wiirdo 
in Jillerk'tzler Zoit dei AUllni<i* doa VVHHScr^ nudi cuicm l'rojektc? de>^ InpMiienra Tn- 
mnió t'fUfU'btort nnd s^ere^elt Au der òstlieheii SeìiQ des ti<inllti;h dos Tlialet^ gele^cuen 
\t^\ Mfìtor linliini Snjtuinka (Si'hnecljerf^. Mone CiidmacuBl ist eìno iehr |:oniiriuigo ll^dile 
imi IttlivrintLNcIimi (i.\n;:eij voiluindoii Ans don t?clirifton Herodots, ^triibos, und »nd*?rof 
nitrii h\*liriflBlclk»r will man folgcrn, duss eie die Molile ifst, die Citdtntis, dea Hcirschor von 
Thotion «nd Bootion, mit soiner Gatti n Hanmmia bcuolmt liat, alsi dereel^o v<in den 
Archtvvru verlrielìon bei dea Encìudoern (dcni daniiiligon HewalintTU vun Cuna! il /#n- 
flwidil faiid. J)icfielbo (irotto woU aneli Aoskulup Ucwobnl huben Die Uosloifiiin^' dug 
Hnj**gnì«!i soli schr lobncnd sein. wegeu der \vuudorvoll«n Aussi^dit iiuf die Hocbgebjrge 
llo»aii»ni, dtìr Jlereegowina nnd Moutenegrow, so wio nuf das Meer. 

^) Miìifìi/KiiH^rhia (si CavM) kleine Stitdt, £uddsilreh voti liugusn gelogen, un 
drc Stello ìie* alten Epidiinrus von welchoin nnr eiue allo Wiwjaerleilung und die Gmb- 
t\AÌ%& dett HÌBiorikiTS Diabella notili zu soheu ist 



1 duecento soldali francrsi che sì erano rifuggiali a Ra^usavecchia, 
riioiiobburo ben presto che la loro posizione era insusleuibile, od ab- 
bandonuruno quindi In riltijddia d!rig(*ndu.sì verino Ita^aisa, Il 5 giugno, 
di buon* ora, il cuniandante di una dìvii^ione navale russa Stmksareff' con 
cinque bastirncnti si ancorò rlntpetto a Breno,^) le cui allure venivano in 
pari tempo occujiale dall' aruìala russo-niontenegrìiia. Le lrupf>e francesi, 
latte bersaglio della nioselielltTÌa neniira (^ delle artiglierie delle navi 
itisso, si difesero dapprinja con animirabìle valore, rna la niauiera di 
battersi dei Montenegrini, preceduta dalla sinistra fama che godevano 
di tagliare le teste ai morti e iejiti, cagionò più tardi un tuie iianico 
Ira i Francesi, che abbandunarono la posizione dei inolini dì Breno, 
ripiegando verso Bergatto, inseguiti dai Bussi e Muidenegrini» Il Mila- 
kovic racconta nella sua storia, che il Vladika fu l eroe della giornata, 
coniballendo sulT orlo di un burrone contro forxe proporuleranti che da 
ogni [larte lo incalzavano, e slanciandosi di li a con>o fierdalo su ne- 
nuci, che ebbe a disjjcrdcre. Il generale L;nuMston, che aveva pi*eso 
parte u questi atlacclii, scrisse il giorno seguente al generale russo, 
che la maniera di far guerra dando fuoco alle case, come ebbero a 
fare i Russi a Breno, e mutilando feriti e cadaveri, come fecero i 
Montenegrini, era inumana: ma ricevette una risposta evasiva, Laurislon 
concentrò f[uiudi la maggior parte delle sue truppe a Bergatto, sotto 
il comando del generale Delgorgue, nel trattempo arrivato dalla Dalmam, 
mentre il rimanente occupava ancora Gravosa e Lacroma, nonché pre- 
sidiava la città. Ouale generale in capo, l^auriston rimase a Uagusa, 
centro delle operazioni militari. Arrivala nel fratteiiipo nelle acque di 
Ragusa anche la squadra del viceammiraglio Siniawin, consistente di 
quattro vascelli di linea, due fregate, una goletta e tre cannoniere, e 
rinforzate le truppe russe con uno sbarco di marinai, si intraprese li 
17 giugno un'attacco generale su tutta la linea oc(*upala dai Francesi 
a Bergatto, attacco assecondato dalle artiglierie della llotta, die veni* 



I 



') HrenQ (ni %itpa) uu» fprtìlo rivieni» «tic ftinuavii lum Coiileu, o di 4111 il nomv 
*'!a?o. ProflpMti ti mare ìt» forum «li KOiijh*«rchio, ul h alloniijita ii.i ftlU e ihrupall 
u\oììi\ al L'tti \y\e*ìii gì aUtoviitio Ì)ua<'1iì iti olivi e vt^ntoti «uiit •ii^'i^ di t^umpiiguji. Ila la 
Iuii^U0j£2* dt cil'ur» hi>j rtiìloniclrì e. ne) ititìz/.o in frav tirali tin fin rttL< irli ii 



DAS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN REPUBLIK 85 

Quelle abgeben, insbesondere jene voin 9 Juli und 27 September 1806. 
Clonsul Timoni war ein ernster und gcwissenhaftcr Mann, welcher niclit 
im gcringslen intriguierte, wie scine, unseren Lcscrn schon bekanntcn 
Oollegen, die Reprasentanten Russlands und Frankrcichs. In Ragusa 
allgeniein geachtet und beliebl, war es seinc grGsste Sorge, die óster- 
reiehische Regierung, uber die Vorgànge im ragusàischem Staate gewis- 
senhad und ausfùhrlich zu unlerrichten. 

Die zweihundert franzósichen Soldaten welche sich in Ragusavecchia 
gefluchtet hatten, erkannten bald, dass sie sieh daselbst nicht halten 
konnten, und verliessen demzufolge das Stadtchen sich gegen Ragusa 
zunìckziehend. Am 5 Mai erschien der Commandeur einer russischen 
Flollendìvision Suaksareff \ or Breno '), wàhrend zu glciehcr ZeitRussen 
und Montenegriner die hóher gelegenen Positionen des Thales besetzten. 
Die in Dreno sich befmdlichen franzosischen Truppen, wiewohi den 
Geschossen der Schiffe von der Seeseite, und dcm feindlichem Musket- 
feuer von den Anhùhen ausgesotzt, vertheidigtcn sioh anfiinglich mit 
walirem Heldenmuthe, allein die Kampfesart der Montenegriner, und 
das abschreckende Genìcht welches vorangegangen war, dass sie dio 
Todten und Verwundeten enthaupteten, wirkte so deprimirend auf die 
Franzosen, dass sich cine Panik ihrer bemachtigle, demzufolge sie 
die innegehabton Positionen bei den Miìhlen von Breno verliessen, und 
fluchtartig, von den Russen und Montenegriner verfolgt, gegen Bergalto 
sich wendeten. Milakovié erzfdilt in seiner Geschichte, dass der Vladika 
der Held des Tages war, da er auf einer Anhóhe den franzòsisclien 
Soldaten, die ihn von alien Seiten umringt liaiten, Sland hielt, und' 
zulelzt ihre Reihen durchbrechend, an der Spitze seiner Montenegri- 
ner sich stellend, die Feinde zur schleunigsten Flucht zwang. General 
Lauriston welcher an diesem Gefechte Theil genonimen batte, schrieb 
den Tag darauf dem russischen Commandeur, dass die Kriegfiìhrung 
der Russen, welche in Breno sammtliche Hauser und Gehofte in Brand 
stecklen, und der Montenegriner, welche die Todten und Verwundeten 
verstummelten, cine barbarische war, erhielt abor cine ausweichende Ant- 
wort. Nunmehr concentrierte Lauriston den gròssten Tiieil seiner Truppen 
in Bergatlo, unter dem Gommando des Generals Delgorgue der in der 
Zwischenzeit aus Dalmatien angekommen war, wfdirend der Rest der 
Truppen Gravosa so wie Lacroma nodi besetzte, und die Stadt pràsi- 
dirte. Da Ragusa den Mittelpunkt der militàrischen Operationen bildete, 

^) Breno (si. jiupa) oin sehr fruelilharcs Thal, welohos seiner Ansdebnnn^ nacli 
oine Contea bildete, un davon den slavisehcn Nanicn /npa orlialton iiat. Ein kleiner 
Fiass dnrchstromt das Thal, welches von Laudhaiisorn Wcin- und Ohlgiirten nmsaumt 
\fìy die uninittelhar am V\\9% hohcr Bci^iro in Form eines ITalhkreises an^esiehts des 
Meeres eineit fast sechs Kiiometer langcn Landstrich bed^eckeu. 



86 LA CADUTA DELXA REPUBBLICA RAQUSBA * 

vano dirette anche contro una batteria eretta dai Francesi suH' isola 
di Lacroma. Avendo i Francesi sino alle tre ore respinto colla mitraglia 
gli assalitori, il generale Delgorgue ordinò a quell'ora a suoi soldati- 
di sortire dalle trincee e di investire T inimico ad arma bianca. L'at- 
tacco fu eseguito mirabilmente, sotto un sole cocente; e già Russi e 
Montenegrini si eraro ripiegati, quando ad un tratto i Francesi furono 
investiti alle spalle da una forte. divisione russa, che tutto il' giórno si 
era tenuta nascosta dietro ad un burrone, sicché ai Francesi non rima- 
neva altro che cercare salvezza nella fuga, precipitandosi, inseguiti dai 
nemici, verso la città, ove furono accolti. 



I Montenegrini, Tirivosciani, Canalesi e Russi, occuparono la swa 
stéssa di quel giorno nefasto pelle armi francesi, le cime delle montagne 
che dominano Ragusa, stendendosi sino a Gravosa, che il distaccamento 
francese abbandonò loro coir artiglieria che vi aveva trasportato dalla 
città. In questa ritirata il generale Delgorgue fu colpito da una palla, 
ma non volle che i suoi soldati lo trasportassero via, per non esporli 
al pericolo di cadere nelle mani di un nemico che non perdonava; ri- 
mase adunque sul campo di battaglia, ed i Francesi ritirandosi viddero 
il loro comandante raggiunto da Montenegrini, che, così mortalmente 
ferito, decapitarono. Quanto nobile eroismo, rimpetto a quanta fiera 
crudeltà ! 



La squadra russa cannoneggiò tutta la notte dal 17 al 18 la città 
e r isolotto dì Lacroma, che, posto a levante di Ragusa, dista mono 
di due chilometri dalla stessa. Quanti ricordi vanno congiunti con quel- 
r oasi verdeggiante nel vasto piano del ceruleo mare, come ben disse 
di Lacroma una jmetessa tedesca! In queir isolotto Riccardo Cuor di 
Leone assalito da burrasche, mentre ritornava da Palestina, fece voto 
di erigere un tempio alla B. V., invece del quale fece costruire la Cat- 



DAS RND£ hm RAQUSAISCHBN REPUBLIE 



8» 



Terblu'b l^nrisloii daselbsL Iir/wischen war in deii GewrisKerii von 
Rairti.'^a die Fluite des Vìreadiiiirals Siniawiii angjokonnnen, besiehend 
awi* lìnn Linicn^ichiffen zwd Fregalti'fi einer Golelte mi drei Kaiioncn- 
booten, iind niiehdcin die mssischen Truppcn diircli einc Luiidung 
Malrosfn veislarkl wìirden, unleriiahm man ani 17 Junì einon allgo- 
MM*inon Ansliinn aul" die ganze Verschanzungsiinio der Franzosen in 
Borgatlo, welcho Altaque dureh die AHilIerìe der ScliilTe unkTsliitzt 
winnb% die ^leirhzeilig aneli eine von den Franzosen auf der Insei 
Lacroina c^iTirblele Batterie lieschoss. Den Soldaten Napoieons gelang 
es inil einem Kartàlsrbenliagel, bis drei Uhr Naehmittags, das Vordringen 
drr An^rreifer 7A\ verliindern, ntn welclie Slunde General Delgorj^'uo seinen 
Trnppen den Belehl ernieiUe. ansj den Versclianznn^'en ben^orzulreien 
und den Ffind niit blanker WalTo anzugreifen. Die Ordre wmdc nnter 
einer sentrenden Sonne inlt der jifròssten Bravour ansgetTdirl, iind srlinn 
waren Bn-s^on und Monlenegriner (UnTh die JieldeniìnlUii^'o Attaque 
^uruekj^èdrangl worden. als die Franzosen nìeklings von einer slarken 
issiselieiì Division rd»erfallen wnrden, welcbe sirb den g^^^nzen Tag 
ìndnrch hinler cinrm lelsigeni Ilngel verborgen gehallen balte, so dass 
_den Franzo«^en nielits andiivs enìbriple, ah in dor Fbielit fit^llung zu 
icb(^n* Sie wnrden von den Fcinden bis in nachster Nfdn* der Stadi 
rfolgU vvo sie selilennig^t anfgenornnien wnnb*n. 
Ani Abeiide jenes fnr die franzosiselien Walìen nnlieilvollen Tages, 
selzlen die Huftsen, Montenegriner, Canolesen mici Crivoseianer die 
[nhùhr'n web*hi* Bagnsa behensclren, bis Gravosa vordringend, welcben 
ifenort ein fninzosisebes l)etachnìent das sieh dasell^st befand, allso- 
L'ich raumle, einige Gesebiìtze welcbe aus der Stadi dori fìbertragen 
onlen waren, zurtM^klassend. In detn fliu/litarligenì Ilùrkzuge ans 
^rgallu wnrde General Delgorgne von einer feindlielien Kngel getroHen; 
ligi* soiner Soldaten wulHen don Gelallenen niilsrìileppen^ er Jiess es 
bt^r nirbt zu, nrn sie nirht der Gefahr ausznselzen in die I binde eines 
Niulcii zn geralben der kein Pardon ertlieille, Der Indlieli Verwnndete 
èrblieb also dori wo er gefallen war, iind die llurldenilen Fruii zosen 
Ihen noch von der Fenie wie Monlenegiiner den Gerallenen umzin- 
ellen, nnd ibni den Knpf abliiebrn» WelclT edler nelttenmutb von 
iier Seìte und welclie (ìransanikeil von der anderen! 
Die nissiscbe Flotte besehoss in der folgenden Naclit von 17 zuni 
Juni die Stadi nnd das Eiland Laeronia, welelies sudlirh von Ragusa 
plegen, nnd nirld ganz zwei KiIoin<*ler von der Staili enlt'ernl isl. Viele 
tglorii»<*Iio Erinnerungen baflen an dieser gnìnen Oase in der weilen 
lilehe der seliìniinernden See. wie eine deuLselie Dìclilerin Lacroma 
(*niìch bezeiebnele. Bei diesem Ei lande fiat Hiebard Ltìwenberz, aus 
étina zurfu'kkehrend» ScbilTbrnch gelillen, und legle das Gelùbde 



te<ìralo di Hagusti, disi rutta dal terrèrnolo del H>07. Presso a quelita 
isola ìì ilelhirr della nr[>nhl*lir"i nigusca, Uainiuiio (Jiiida, rlie tendeva 
a farsi autocrata delta svia i»:itria, ruartorialo da ntnorsi pel Iradiniento 
eoiiiiiìesso da suo genero, si fracassò il cranio siili' altiero di'lle sua 
nave; a Laeroina approdò nelT anno HilMi Sigismondo re d'Ungheria, 
dopo la Ijallajzlia di Nicopolì; ivi infine in tempi recenti una delle 
piti fnl^ridi' apparizioni della tlasa d'AUsbun^fo, un nomo la cui meinori;n 
cinla dall' aureola di una tragica ed eioica One, la storia registrò per 
sempre nelle etermj sue [la^nue, come la legj?enda la imj>resse fiel cuore 
dei popoli, rAreìtìuca Massiinìlìano d'Austria Iniperalore del Messico, 
ridotta l' isola in un fjrande iiarco di Ila più i-allef?raute vej^efazione, 
sogl^^iornava soletto a var«4^ riprese, lutandosi del suo sidendido oriz- 
zoide, di I suo ni;ire i* d»'i suoi litiri. 



Air alba del IS i Russi tentarono uno sbarco per impiuirouirsi di 
Lacroma, ma l'urono r(*spiuli. Ha (|ueslo rrìomo eoniiucia l'assedio di 
Kapisa. circondata da neniìei p( r lena e per mare. Il i^iorno innanzi 
quasi lutti f^li abitauli dei sohJKu.^lii e ([uelli dì (Iravosa, si riin*riarono 
lìrlta eilià, t 11*' nei }j:Ìorui autee<"dejrli aveva ^da accollo un gran numero 
di lamiglie da Raj^'Usavecrliia, Dreno e Mauiilì, (^>uei dis^TU/Jati venivano 
tutti in preda alla massima cosb"ruazÌctrn\ (jortando seco i^^li o^'^etli 
Iraspurtalììli jhi'i earì e di maj^'^nea' valore. La uu<iva delle case sacclu^'- 
giale ed incendiale (ìai Mouleuegrini nella vallida di (banali, a Hreno 
e llej'^adlo, sin presso alla citta, si era s[>arsa iu un' attiim) per tutto 
il rimanente territorio e le isole della Repubblica. Si raccontava tre- 
ma mio, e si U(1iva labbri videndo di'lle sevizie eoimnesse dai Russi, 
eiie tormentavano indistirdameide tutti quelli clie loro cadevano Ira le 
inani, i>er fiir confessare lesori cbe essi non avevano; si raccontava 
che agli uni erano slate forate sìngole parti del corpo con bacchette da 
fucile arroverdale, laenlre allri legali per i piedi erano stati immersi 
nel mare o in cisterne; che erano stati (hssollerrati cadaveri di recente 
se]i(*lti, e non trcivntì oggetti di vnlore, si erano pm'tati via i lenzuoli 
inoHuarì; si raccunlava irdine tlì detestalult eccessi di furore di cui 
hu'ono vittime le donne, orrori questi che (air trop|)o erano veri, e di 
cui Irai la tlithisanreule il rapporto clic il Console Ttmuni diresse in 
data R» luglio di ipieli'anni* :il suo (loverno. Non troviuido i jirofugbi 
pin ricettn nelle ease fìrivale, Laurislon assegnò loro per rihigio i 
molli e vasti conveulì, 1/ actfuHoHo era stato tagliato dai nemici, for- 
tunatamente però vi era fieli' acqua nelle cisterne, ma non sapendosi 



i 




DAS KNDE der raqusatschen republik 



ab, auf demsclben einen Tempel zu Ehreii der HeiJigen Jungfrau zu 
erbauen, statt dessen er dio Kathedrale von Ragusa auflùhren liess, 
welche das grosse Erdbeben des Jahres 1G67 zerstòrte. Bei diesem 
Inselchen liat ein Rektor der ragusàischon Republik Damianiis Giuda, 
von Gowissonsbissen gepeiniget, sich die Himschale an den Mastbaum 
seines Schiflfes zerschlagon, da er darnach strcbtc Autokrat seinos 
Valerlandes zu werden, und sein Schwiogersohn auf sein Anstiften durch \ 

Verralh Ragusa an die Vcnetianer auslicferte; in Lacroma ist Sigisniund 
Kónig von Ungarn im Jahre 139G nach der Schlaclit von Nikopolis 
gelandct; dieses Eiland ondlich war in neuerer Zcit der Lieblingsaufent- 
liall einer der glanzendsten Erscheinungen des Habsburgischen Ilauses, 
einos Mannes, dessen Erinnerung, von der Glorie eines tragischen und 
heldcnmùlhigen Todes umschimmerl, in der Geschichte auf ewig fortleben 
wird, namlich des Kaisers Maxiniilian von Mexico, welcher als Erzherzog 
von Òsterreich auf deni Eilande einen prachtvollen Park niit einer fast 
tropischen Pflanzenwelt anlegen liess, wo er in der Einsamkeit sich an 
dem Anblicke der See, der Palmen und Blunien erfreute. 

Bei Tagesanbuch des IS.ten, versuchten die Russen cine Landung 
in Lacroma um sich des Eilandes zu benifichtigen, wurden jedocli 
zurfickgeschlagen. An diesem Tage beginnt die Belagerung Ragusas, von 
der Land- und Seeseile von Feinden umringt. Den Tag zuvor fliìchteten 
fast sanimtliche Bewohner der Vorstadte und jene Gravosas in die Stadt, 
welche in den vorangegangenen Tagen schon cine grosse Zahl Eamilien 
aus Canali und Breno aufgenonimen halte. Diose Unglucklichen kamen 
alle in einem Irostloseni Zustande, das Nothwendigste und Werlhvollste 
mit sich schleppend. Die Nachricht der von don Montenegrinern im 
Canalilhale, Breno und Bergatto bis in der Nahe der Stadt geplunderten 
und in Brand gesteckten Hauser, batte sich blitzschnell auf den lìbrigen 
Theil des Festlandcs der Republik und selbst anf den Inseln verbreitet. 
Bebend erzahlte man, und entsetzt vernahm man, dass die Russen alle 
diejenigen die in ihre Rande fielen, oline irgend einein Unlerschied 
marlerien um ihnen die Angabe des Ortes zu erpressen wo sie ihre 
Werihsachen verborgen halten; man erzahlte dass mehreren Personen 
einzelno Kórperlheile mit ghìhend gcmachten Ladestùcken durchlOchert 
wurden, wfdirend andere an den Ffissen gebunden in die See oder in 
die Cistemen versenkt wurden; dass man in den Friedhùfen frische 
Graber durchwiìhlt batte, und dass, da man keine Schalze vorfand, 
die Leìnlùcher in welchen die Leichnahme eingehuilt waren, weggetragen 
liatte; man erzfdilte von horrenden Au.sschweifungen welche an Frauen 
vcinibt worden waren, und auch in dem Berichto, den der ùsterrei- 
chische Consul Timoni ani 1^ Juli jenes Jahres an scine Regierung 
richlele, ausfùhrlich besprochen sind. Da die Fluchtlinge in den Privat- 



90 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

quanto tempo potrebbe durare Y assedio, le razioni di acqua erano 
scarse, ed andavano diminuendo di giorno in giorno; il grano avrebbe 
bastato per tre mesi, ma si era costretti di macinarlo a mano, e quindi 
il pane era scarso ed appena mangiabile. Addi 18 Giugno i Russi co- 
struirono delle batterie sul Monte Sergio a 400 metri d* altezza dal li- 
vello del mare, ed ivi piantarono, trasportate con gran fatica a mano, 
dapprima quattro poi sette bocche da fuoco, fra mortai e cannoni. Il 
bombardamento cominciò la mattina del 19 Giugno, e vuoisi che da 
quel giorno sieno caduti in città od in prossima vicinanza 3374 pro- 
iettili. Fu grande il danno che soffersero gli edifìzì public! e privati, ma 
il numero delle vittime fu fortunatamente piccolo, rimpetto a cotanta 
pioggia di ferro, mentre, senza confare i feriti, i morti non arrivarono 
a 6(ì, dei quali alcuni per temerità. 



Si rispondeva al nemico con vecchi cannoni dai forti di Ragusa, 
ma esso non ne soffriva gran fatto, trinceralo come era sulla vetta del 
Sergio, motivo per cui il cannonegìamento degli assediati diveniva di 
giorno in giorno più debole, anche peiThè vi era penuria di polvere, 
e per risparmiare la città non irritando gli assedianti. Non si può stabilire 
con certezza il numeix) di questi ultimi, dappoiché anche la nostra 
miglior fonte, il console Timoni, non ci offre dati positivi. Le truppe 
russe potevano ascendere da ir>00 a 3(KÌ0 uonìini, i Montenegrini, Cri- 
vosciani e Canalesì da 8000 a lo.OOtì. Il giorno ìi Giugno furono so- 
spese per un giorno le ostilità, e fatta solenne esequie al generale 
Delgorgue. Nel giorno stesso il generale Lauriston chiamò a sé i de- 
putati del Minor Consiglio conte Caboga e Pietro Sorgo, ed esaudì la 
donìanda già falla di innalzare lo stendardo raguseo in mezzo della 
piazza, nella speranza che i Russi rispamiierebbero la cillà, tirando 
piuttosto sulle opere fortificatorie; espeilienle questo che però non 
servì a nulla. E qui dobbianìo aggiungere, che nei giorni ddY occupa- 
zione francese precetlenli l'asstHlio, sulla stendanlo, al di sopra della 
bandiera francese, si innalzava la bandiera della Repubblica, mentre, 
incominciato V assedio, quest* ultima era stata ritirata. 



haiisem der Stadt keine Unterkiinit mdir fìiiden konnlr-n, liosa General 

^^atiriston sic in dvn vìoleri iiud geniuniì^t'ii Klùstern «'inzìelit'n* Die 

^■'eindr' hallen die WassL'rk'itung abgesfhnitleii, t?iru'kl(rju*r WiM^e war 

Hwiloeli Was5or in don (iiMiToen vorliantlen; da man judocli iiicld wupste, 

^wìc langL* die Belagerurii^ daiieni wnrde, wartii die Wassernilionon knafjp 

ausgeni<*ssen» iind verrìngerten sirh in^lirh. Der (ìetreidevorratli lifillr 

atifdrei Monallie genùgt, aber man war geiiùtlùgrl init Ilandjinlhlen tiio 

[ùrner zìi Mi*!d zn v^Tarbeiten, inid so war das l?rot inizalan^Alieb nini 

feaiini ossbar. An? IHien Jnni etricliteten die HussL'n L'ÌMÌ|Tft' BaUerirn 

auf dem Monte Sergio, (4(KJ Meter Meeroahulie), wo aniTinglìeb vin\ 

^fcpfiterlnii sieben Feuci-srblfnHlc (Kiunnìeii nnd MArser) dtM" rn.s.sisfben 

"Flotto anlge>te!lt wui'den, wel*dre die Soldaten irnt gros^er Mufie bergauf 

schlrppen mnssteii. Die Besehit'ssung der Stadt nahin aiu Vorrnitlage 

Hies 1*J Jnni ihren Anfaiig, nnd nìan beluniptet, dass von jenein Tage 

^■ngefiiiigen, in der Stadt nnd in ìbrer naclisten Nalie XÌ7Ì nesfbosse 

^fcef\illen seien, Dureh das Uombin'dnnnl bal»en sowuld ùlTeullirhe Ge- 

^Kaiide als Privalhanser viel geliften, aber bei einem 8(»!rlh'in Iviigelregen 

war die Zald tier in der Sladl Veninglurklen, glfu-klielier Weìse eine 

^fferinge, da nnr GO F\*rson<*n gelùdlet win'den, wovon einige aus Ver- 

Hiregenheit. 

^m Man erwiedorte dem Ki-incìr mit alten Kanonen ans deii Bollwerken 

^^er Stadi, aber er halle biiNÌnrcli in .^einen Vcrscliaiunngen anf dem 

Gìpfel de.> Sergio niebl viri vai leiden, so zwar dai^s die Kanonade 

der Belagerlen von Tag zu Tag schwaelier wyrde, aneli weil die ver- 

^Jùgbare Pulvennonge eine geringf* war, nnd man die Belagerer nielli 

^Beizen wolllr, mn die Stadi tlnmlirlist zn schonen. Die Zald der Bi'Ia- 

^■erungstrnppt^n kaim inil Destimmlbeil nirbt angegeben werden» da 

^Kiieli nnsere bes(e nnelli% nrdnnlirb die Berirble de^; Consnis Tinmni in 

HBioser Beziebnng keine positive Daien enllinlhnì. Es konnleri Ì7M) bis 

3rMM) M;nm russìseher Trnpptii vorbanden gewe.sen Mm, nnd KJMK» bis 

loJHM) Monlenegriner, nrivosriancr nnd Tanali'sen. Filr den m .Inni 

nirde ein einlfigiger WallVnslitlstand vereinliarl, an welehem seilens 

IcT Belagerer der Leielniarn des Generais Delgorgne an-sgofolgl, nnd 

Jemselben seilens der Belagerlen das lelyJe GeleiTe gegelien wtn*de. An 

ieni Tage, nu welchem die Belagernng begann» liess Generrd Lanris(on 

iif dem Kleiiu'n lialbe zngi'lbeìlteri Senatoren (Ionie (uhofia nnd Pieiro 

hrtfti zn sìeb mfen, nm ibrirn nnlznlhrilen, dass er, der seilens rlir ni- 

lìsàisehen Begiernng vurgi^lJiaelilen Bitte willfabrend, angeordnet halle, 

[ d ass die ragnsaiselh^ Fai me anf dm grossen Masi in {\rr IVI il te di*s 

^Vlat^es gebtssl werde. Man bnlTle, dass die Bnssen sieb iladnreb ver- 

^^lilasst selien wnrdeii. das Inmie der Sladt zn srlionen nnd ihre lie- 

sefaùtze mehr gegen die aùsseren Boliwerke zu ricblen; man erzielte 



02 LA CADITTA DELLA REPUBBLICA RAGOSRA 



Si può ben immaginarsi i patimenti e le angoscie delle famiglie 
rinserrate eniro le mura, in quei giorni d'assedio. Goslretli tutti a sa- 
tollarsi con poco pane, ed a dissetarsi, nei calori di Giugno, con scarse 
razioni di acqua, si àttrovavano ogni istante esposte al pericolo che 
un proiettile colpisse qualcheduno dei propri, oppure rovinando Y edi- 
ficio nel quale si trovavano, seppellisse tutti sotto le macerie. Ed a 
questi patimenti fisici, a questa continua trepidazione per una catastrofe, 
che poteva avverarsi nel prossimo istante, si aggiungeva il corruccio 
pei gravissimi danni da molte famiglie già sofferti, pei tetri colori coi 
quali si pri^entava Y avvenire peli' arenamento del commercio, la per- 
dita dei biistimenti e dei carichi, il deprezzamento dei valori, e la cat- 
tura degli equipaggi. Nelle acque di Gravosa già i Russi si erano im- 
possessati di alcune navi ragusee e dei loro carichi, e si prevedeva che 
anche gli Inglesi più non rispetterebbero la bandiera della Repubblica 
e darebbei-o la caccia ai legni ragusei ovunque li incontrassero. Tor- 
turava però tutti gli assediati una tema ed un'angoscia, che quando 
si affacciava alla mente dilaniava Y animo per modo, che tutti gli altri 
pericoli eil affanni perdevano in confronto la loro gravezza ed acerbità, 
e questo si era il pensiero che la città potesse essere costretta ad ar- 
rendersi. Per quanto la Repubblica già fosse in agonia, Ragusa era in 
allora pel fatto Y ultimo Governo aristocratico esistente in Europa: ma 
è probabile che in nessun altra città vi sia stalo maggior affratellamento 
fra aristocratici e pU^bei, tra ricchi e poveri, quanto in quei giorni di 
assedio in quella Ragusa, ove per tanti secoli n^nò quasi despota il 
sentimento di casta, e che, se aveva veduto sommosse ad anarchie, le 
aveva vellute soltanto perchè una parte dell' aristocrazia riteneva di 
aver leiritlim3 ed esclu-ivo diritto al potere rimpetto ali* altra no- 
biltà, siccome di sangue che aveva attravers*ito un maggior numero di 
crogiuoli blasonati. Tant* è vero che ogni grave eil imminente perìcolo, 
che (|uale spada di Damocle pende egualmente su tutti, avvicina gli 
uomini, sbiadisce te differenze tra le classi sociali, e ne attutisce i ran- 
cori. Rimpetto agli affanni che a tutti causava il pensiero, potere Russi. 
Montenegrini, Crivosciani e CUuialesi ribelli, irrompere in città, e con 
passione bruta da conquistatosi distruggere e martoriare, abbruciare ed 
uccidere, ripetendo su vasta scala e con più agio tutte le sevizie già 
commesse nel contado, doveva sparire Y abisso prima sussistente tra il 
ricco senatore ed il povero plebeo, tra la dama aristocratica e la ragazza 



DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 93 



jedoch dadurch koineswegs don crliofllen Erfolg. Es muss liier bcmerkt 
werden, dass in den Tagen der franzòsischon Occupalion welcho der 
Belagcrung vorangiengen, auf dem erwahntein Maste oberhalb dcr (rau- 
zòsischen Fahnc jeno der Rcpublik gohisst wurdo, die man jcdoch 
einzog, als die feindlichen Truppen in Sicbt der Sladt gekoinnien waren. 

Die Qualen und Leiden der innerhalb der Sladtniauern eingescblos- 
senen BevOlkerung, kann man sich leicht vorstellen. Man war insgesammt 
auf kleine Rationen schlechten Brotes angewiesen, und bekam in der 
sengenden Flitze des Juni Wasser nlcht in genùgcnder Menge um den 
Durst zu stillen; ùberdiess war man fortwahrend der Gefahr ausgesetzt 
von einem Geschosse getroffen zu werden, oder unter den Trùmmern 
eincs cinstQrzenden Gebaùdes zu gerathen. Und diesen phisischen Leiden, 
die:>er continuierlichen Angst, dass ini naclisten Moment irgend eine 
Katastrophe sich ereigne, gesellte sich bei Vielen der Kummer wegen 
dcr sehon erlittenen grossen òkonomischen Verluste und Schaden; die 
Bangigkeit wegen der Zukunft die ungemein duster aussah, wegen der 
ganzlichen Stockung des Hundels, des Verlustes der Schifife und der 
Ladungen, der Entwerthung der Papiere und der Internierung der 
SchifTsmannschatlen. Die Kussen hatten sich schon in den Gewàssern 
von Gravosa einiger ragusàischen Schifle und ihrer Ladungen bemàch- 
liget, und man sah voraus, dass auch die Englander die Fahne der 
Kepubhk als neuiral nicht mehr anerkennen, und die ragusàische 
Schiffe kapcm wùrden, wo immer sic dieselbcn begegnen sollten. Ein 
Gedankc verursachte ùberdiess den Belagerten eine solche intensive 
seelisclie Qual, dass im Vergleiche zu derselben jede andere Gefahr 
und jeder Kummer an Schwere und Bitlerkeit verlor, und dies war 
die Befùrchtung dass die Stadt zur Ubergabe gezwungen werden 
iiónnte. Wenn auch die Uepublik in Agonie sich bvfand, so war sie 
iioch ìminer am Leben, und nunmehr der letzte noch bestehende ari- 
stokralische Freislaat Europas. 

In jenem Ragusa, wo seit Jalirhundcrten der Kaslengeist despolisch 
waltete, wo einst Aufstande und anarchische Zustande nur dadurcli 
veranhisst wurden, dass ein Theil des Adels ein exckisives Recht auf die 
òffentlichcn Amter geltend machte, weil die Familien die ihm angeliòrlen, 
cine solche Ahnenprobc nachweisen konnlen, wie cs dcr jùngere Adel 
uicht zu thun vermochte, durfte dennoch wahrend der Belagcrung 
zwischen Aristokraten und Plebejern, zwischcn Grundherren und Coloncn 
Paritàl und Verbrùderung geherrscht haben. Jede grosse Gefahr, wclche 
Nvie ein Damoklesschwert in den Liìflcn schwcbt, und die Ilaùpter Allcr 
glcichmasslg bedroht, lasst die socialen Unterschiede vcrblassen und den 
Kaslcngroll nicht aufkonnnen. Bei dcr Pein, die allgemein dcr Gcdanke 
verursachte, dass Russen, Montencgriner, Grivosciancr und aufrùhrische 



94 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



del popolo; clic imperioso si sarà fatto sentire il bisogno di stringersi 
la mano e di confortarsi a vicenda. 



Ma a giorni di affanno inennarrabile, successero ben presto notti 
insonni e di martirio. In esse il cielo sereno e stellato all' orizzonte, 
si abbujava verso la costa, e dense colonne di fumo si innalzavano 
ovunijuc, ad occidente della città. Di tratto in tratto delle lingue di 
fuoco guizzavano, illuminando con sinistro bagliore la nera cortina del 
firmamento, mentre nel silenzio della notte estiva si sentiva pra un 
frastuono prolungato, che poteva sombrare V urlo lontano di una gran 
folla, od il crepitar di incendi, o lo scroscio di case che rovinano. 
(Ihc ora? Alle Pillo, agli Acquedotti, a Lapad a Gravosa Ombla, Malfi 
e Canosa, tutto si incendiava: palazzi e capello, ville e tugurii. 



Se questo, pei Ragusei rinserrati in città, non era la tanto pa- 
ventata catastrofe, era poco meno: e lo vedremmo. 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK . 95 

Caiialesen iibcr Naeht in die Stadi eindringen kónnten, um als Eroberer 
ijiit brutaler Gewalt ihr Zerstórungswerk zu beginnen, zu sengcn, wiar- 
lern und morden, die ani flachem Lande venìblcn Graùelthaten in 
gròi-serem Masslabe, so wie niit nielir Musse erneuernd, niusste der 
grosse Unterschied, weleher friìher zwisclien deni reichen Senator und 
dem arnien Pletàer, zwischen der aristokratischen Dame und dem 
Madchen aus dem Volke bestand, verschwinden, denn in den Herzen 
Aller, wird ein gebietlierisclicr Drang sicli fiìhlbar gemacht habcn, sich 
gegensl»ilig die Hànde zu reiclien und zu tróslen. 

Dicsen Tagen von unsilglicheni Kummer, folglen schlatlose und niar- 
lervoUe Nàehle. In denselben verfinsterte sich làngs der Kùste das Fir- 
mament, welehes oberbalb der See sternenbesaet slrahltc, und ini Siìden 
der Stadi erlioben sich dunkle llauchwolken. Von Zeit zu Zeit llani- 
nierten Feuerzungen, welche unheimiich die schwarze Himmeisdecke 
beschienen, wahrend in der Stille der Sonnnernacht von Zeit zu Zeit 
ein Gelóse vemehmbar wurde, welehes sich uusnahm bald wie entfernte 
Freude- oder Zornausbrùche einer tausendkòpfigen Menge, bald wie das 
Knistern einer grosscn Feuersbrunsl, oder das Einsturzen von Gebaiìden. 
Was war geschehen ? In der Vorstadt Pille in Lapad, Gravosa, Ombla, 
Malfi und Canosa wurde alles eingeàschert: Palaste und Kapellen, Villen 
und Bauernhàuser. 

Wenn dies fiìr die in der Stadt eingeschlossenen Uagusacr nicht die 
so sehr befurchtete Katastrophe bedeutete, so war es nur um ein 
Geringes weniger; und wir werden es sehen. 



VII 

Bor^o Piltf. — Lfi[iiiiL — I pronrnntorii Petlia. — L aildìo ilei navìjrantu 
M;n1<jniT;n1il]c Gra/JC, — tSfeUa maris. — (jmvosa — Malti. — VaMìiiore, — Lo Ì80l4 
i^hi['ljirL — Idillio trameniti sullo ondo. — Uiulda e Tonieolo di Delfi. — Le rie«"liez7.c 
fit'lk' abita/rioni n*:;ttsco. — Il s.n'<'ln'|;irio e irli irìrendìi \tet opcr.i dei Montencf^rlrir o 
loro allciiti. — I marinai didb gxjuadra nit^sa. — Jl vìecamiiiirn/udjo ru^so minaofìà dì 
lasciare Ru^usa a disirc^iono 4m Muntonc^rini se non ìkì lirremle. — Il Minor ( 'unsi •ri io 
prega Lauriston di u^pitolasc, — Il generale Molitorarrivii. — Ln gioia «AelU Hb^jruzìtuitì 



J proinoiilorii del Monle Sergio tra Ragusa e Gravosa, si presentano 
con tali atlrative di natura» ed offrono un panorama si bello e mite, 
da rìeordare le più viinhd»' riviere della eot^ta \^vcvi\ ed italica. Le brevi 
eanipa}:[ne intorno allo selieleiro pietroso del monte, pre.^so alle eìiiie, 
si liasfurrnano più in j^^ìù iti eolli fìoriiì, incornieiali da fitte boscaglie 
di ulivi, con biancbei^ìiriatUi casolari e villiid, i>er meta nascosti dal vivido 
verde delle percolate, da Ijosehetli di lauro, e da aU>eri di oleandro 
rosset^^naidi. Alle volte una palazzina, di sempliee ma si^'iiorile arelii- 
tetlura, si presenta intera allo sguardo, quasi beltà altera delle sue 
forme, mentre dai>presso una ca|tijelki si nasconde tra iiere^'gìauti 
cipressi. Le vili' ed ì giardiin gradatameute alimentano, i muri divisorii» 
le percolate, le terrazze si addensano, più elie il iianco del monte si 
approssima al mare, e formano così il sobborgo Pitie; sobborgo per 
modo di dire, ma in realtà mi caos di ville e t'iardini, un Eden di 
alberi d'aranci e limoni olezzanti, di rosai rigogliosi, di viti rampicanti, 
di aiuob' lìurite; ed ovuncine ancora gruppi di piante esotiche, magnifici 
esemplari di rintus e di aloe, con qniikbe palma solitaria e pensosa. 
Ma non e uè jpiesla lussureggiante vegetazione, né la serenità del cielo, 
né la dolcezza del clinta, la maggior attrattiva di questo picciolo ma 




mm^mm'- 



'^v^^i^^ 



\ 11 

Borgo Pili©. - Lapad — iHs Vorgeliirge Ptìtkii, — Der Abstìhìod der Soofikliror 
Miidonua delle Gni/J©. — Stella luiiris. — Oruvos», — Miilii. — Vuldiuooo, — Die 
ICtApliilJFoUuii liiìieliK — Ideilo tiiid Tras:[JdrG iinf deu Wolleii. — thiibla iiiìd das del- 
|ibi>^litì Omlvd, — l>it^ SHiìUzo in den t-a^iisiii^iclìoa Villou, Die Pliiiidoruugeu ami 
Inmdleguugcfi diircli dio Moiitoiion;TÌJiur uud VorliiJndeto, - l^ie Alatroae» dei lussj.sclieii 
HoMc, — I»er Vi-5C;\flmjrjil drolit dìo Stadt don Mofiteiiogriner j>rcJp/,iigoboii. — Dor 
[leino Htttli htttót l«:ttirìstoti /.u kupituUoreu. — Dio Auktifi Moliton«. — Der EiiUatz 
mid dor FrendoUfimcl der Holagartou. 



Die Aljiiàngi? tles Moulc Sergio zwUdien Ragusa urid Gravosa 

iiUilen i2Ìn so anziehendos Panoraaia^ dass man ari jenc Kuslcnstreckeii 

llalieiis un 1 Urierlicnlaiids geinahut vvird» dio wogeu ihror lìmdsdianii- 

Jk4i Hvm* btTuluut siud. Das slciiicriu' Ucrgg^crippt» Irill nur ^i^aru 

t>bcii bei di'U Sjùlzeii hrrvor, walin-iid die Abliàugt- liublicho ìlùp^ 

Miìviu ein^'L*rahnil voii dichtf n Ulivcuhaiiu'ii^ uiid besiìct uìit wuiss schiin- 

ftienulen Villeru wdcln* tìich Ificihveise biidur salVjrunoii Weiiilaub*_*n, 

Jiilìeinlvu LorbtH'rbaùtuerK uud rolldjluhrjHli'ri Oleaudoru vurbcrijoru 

Zuweilen Iretcti cinzcbic palaslarlige BauU^n vun eiidacher aber vor- 

tjrhfUtT Architi'ktnr gfbizlleh hervor, vvic des Adt'ls ihrer Foniicn be- 

l'iissl, wahreiid in dcr NaJic kleìnc Kapdlen in deni riiyslisulifm 

Miallun dunklur CyiirL^sscn sich zurùfk/Jfhen. Je niulir die Burgesleliiic 

flcr Sce sicb nahcrl, desio zablrtnchcr wcrdon dio Villeii nud eingi?- 

kni,'ÌcT die (ìfirb'n, wahrcnd iiiii dea (Jobauden sicli dìo Gilti'riiiaiUTn, 

*;uib^iinjf<-' inid Tcrrasscn vuriiic!n*on. Die Urlliebkeit wird T'ille gonannt, 

ìeiu Nanien naidi «jrnc VorstadL Hagtisas, in Wìrkliflikeìl eia V'iUen- 

pbaoB inid cin Pllan>:enedon, voli dulìt-ndor Orango- niid lAMir-nrnliafi- 

hien, rajikcndor Wiinndjen, uppigi-r IloscnstrMfifbcs farbiger HUnni n- 

It'ppicbe, nlIfTk'i Arlen fleischig-saftigcr KakUxyi iind anderer tropisrbor 



98 LA CADUTA DELLA RKPUBIiLlCA RAGUSKA 



interessante lembo di terra. Consiste dcssa nella grandiosa cornice del 
paesaggio, nella vista di un mare che da una parte si addentra nella 
costa, mentre dall' altra sembra non aver confini, poiché air orizzonto 
si dilegua in un* abbraccio col firmamento ; del gran niarg che forse 
perchè sorregge il pensiero nell'accostarsi al concetto inafferrabile dell' c- 
temo, immutabile ed infinito, esercita sulla natura umana un fascino 
potente. Ed anche nella remota valle di Lapad, che dominata dai 
promontorii Vienac, grande e piccolo Pelka, scende verso Gravosa, al 
piede di colli coperti da fitte boscaglie e tra secolari alberi di olivo, 
ville solitarie o piuttosto idillici romitaggi ovunque. AH' epoca della 
Repubblica salivano i promontorii suddetti le spose ed i figli dei navi- 
ganti, per rivolgere 1' ultimo saluto alla nave che partiva con chi per 
amor loro andava a sfidare la furia degli Oceani; addii che tante volte 
dovevano essere gli ultimi, e cui Dante dedicò una delle sue più com- 
moventi terzine. In quella regione vi è, in mezzo ad una piccola valle 
triste e silenziosa, una chiesa che chiamasi Madonna delle Grazie, piena 
di quadri rappresentanti burrasche, appesi per voto fatto da naviganti. 
A quanti di essi, nei grandi pericoli, allo straziante ricordo degli ultimi 
saluti loro diretti dal promontorio patrio, avrà tenuto dietro, quale 
ultimo conforto, la visione del Santuario della Stella maris, cui tanti, 
impetrando grazia, ebbero a ricorrere! E Tusculi di ricchi patrizi, con 
vasti giardini, vi erano pure intorno a Gravosa, magnifico e sicuro 
porto di Ragusa, tra collinette ombreggiate da cipressi e gli spaziosi 
cantieri, ove si costruivano le flotte raguseo ; vi erano noli' idilliche 
insenature di Malfi e Valdinoce, tra boschi lussureggianti d' olivo, a 
Canosa presso platani secolari, con rimpetto il magnifico piccolo 
arcipelago che Plinio chiama delle isole Elaphiti, ') ricche di folte 
pinete, di verdi valli e di villaggi biancheggianti. Nulla di più romantico 
ed idillico del mite canale tra quest'arcipelago e la riviera occidentale 
di Ragusa ; ed ivi la leggenda ricorda una storia d' amore non meno 
patetica di quella di Giulietta e Romeo, e che magnificamente si attaglia 
al contomo dell' aristocratica Ragusa. 



^) Plinio chiama le isolo Giiippana, Mozzo e Csilainolta, le Klatiti, forse perche 
rafiìgurauo un cervo, di cui Ginppana sarebbe la testa, Mezzo e Calamoita il torso, lo 



DAS ENDE DER RAOUSÀISCHKN REPUBLFK 99 

Gewàchse, und liie und da cine Palme vereinsamt und traùnicnd. Es 
ist aber wcder die uppige Pflanzenwelt, noch die intensive biaue Fàr- 
bung des Himmels, und das herrliche Klima, das dies.er Kustenstrecke 
dcn grósston Reiz verleiht, sondern dìeser haftet vornehmlich an der 
grossarligo^ Umraliniung der Landschaft, an der entzùckenden Aussicht 
auf die Seo, die sich von einer Seite zwischen Eilandcn und bcwaldeten 
Vorgebirgen lieblich in das Land einschmiegt, wiìhrend sie von der 
anderen, dem im weiter Ferne spàhendem Auge, in einer Umarmung 
niit dem Firrnaniente sich entruckt ; der gewaltigen See, welehe auf das 
Geinùth einen unwiderstehlichen Zauber vornehmlich vielleicht dadurch 
ausùbt, dass 9ie deraselben behùflich ist, den ùbermenschlichen Begriflfen, 
des Ewigen, IJnwaldelbaren und Unendlichen sich zu nàhem. Auch in 
dem abseitsgelcgencn Thale von Lapad, welches von den Vorgebirgen 
Vienac und Polka eingeschlossen wird, und gegen Gravosa sich hinzieht, 
sind .ùberall aip Pusse dicht bewaldeter Hùgel, und in der Stille grùn- 
grauer Olivenhfiino vereinzelle Villcn, oder richtiger gesagt idyllische 
Faniiliencinsiedelein zu sehen. Zur Zeit der Republik bestiegen die 
erwahnten Vorgebirge die Frauen und Kinder der Seefahrer, um auf 
dem absegelndeq SchiflFe Jenen noch einen Gruss zu scnden, die ihret- 
halbor sich ansqhicklen, den Stùrmen des Oceans zu trotzen; jener 
Abschiedsgruss ci|cssen Erinnerung, wie Dante sagt, allabendlich das 
Herz des Seefahrers beXlemmt, und der so leicht der letzte auf immer 
werden kann. In der Gegend von Lapad ist ' mitten in einem slillem 
Thale eine einsame Kircl\e gelegen, die Madonna delle Grazie genannt 
wird, deren Wànde im Inn^ren mit kleinen Schiffsmodellen geschmùckt, 
und mit Votivtafeln, Seesti^rme darstellend, behilngt sind. Wie vielen 
ragusaischcn Schiffern, mag, da sie auf der See in grósster Gefahr 
scliwebten, mit der Qual der Erinnerung an das letzte Lebewohl, das 
ihnen ihre Lieben vqn dem heimathlichcn Vorgebirge aus winkten, als 
tróstende Vision die Stella maris in Lapad vorgeschwebt haben, an die 
so viele, welehe in glpicher Gefahr sich befanden, mit religiòscr Zuver- 
sich wendeten, und erhórt wurden! Prachtvolle Landhàuser reicher 
Patricier, mit ausgedchnten Gàrten befanden sich rund um Gravosa, 
dem sicheren und geràumigen Hafen Ragusas, dessen Anhóhen von 
Cypressenhainen bcschaltet wurden, und wo ani Meersufer die ausge- 
dchnten Werflen sich befanden, wo die ragusaischcn HandelsschiCfe gebaut 
wurden ; luxurióso Villen waren noch weiterhin zu sehen, auf den sanften 
Abhangen der Buchten von Malfi und Vaklinoce, mitten im breiten Giirtel 
inmiergrùner Oliven, und in Canosa bei dcn berùhniten Riesenplatanen, 
gegenùber dem kleinen Archipel der Elaphitisch(»n Inseln '), reich an 

*) PUnius iieunt dio Iiisela (rluppana. Mezzo und CalumoUa dio Hirschiuseln, 
mògUoher Woise von der hirsohiilinlit-licn Fijrur derselben, indein Giuppana den Kopf, 



A Verona, ù base del ihlto T fiiiioir ixintraslatu Ini ligli di dtic 
rainiglie jiatrizM-, Im di loro in lollu [xt wvrhi ram-ori, a liagusa 
tinello del figlio di mi patrizio per una popolana. A Verona il Imgico 
avveiiimeuio e preceduto da un idillio su di un haleone fiorilo, a Uagiisa 
da un idillio sul mare: 1' orfanella ehe nelle placide noUi d'estate tra- 
versa a nuoto il (ratto tra T isola di M<»zeo e lo scoglio di S. Andrea 
(da questo latto detto anehe La Bouivìla) per recarsi dnlln persona 
amata. A V^eronn In tragedia si compie nelle tombe di fami;/!!;» n 



acoglia Daxa ed i cogi Helti ,, Pettini" U c-oda I Ragui^tìi ebbero in dono queste isoìc 
da Mji'liole 7/f^j«/fHM IOIjO) il viii radro Stofiitio Boi«Uw ristoratore o liberatore dell» 
Serbia del dominio 1»iz»RtÌtio« jìvoyh <iÌfiiostrikto molta deferenza pel Sonato rngtiseo, 
regulaudogli l« torre di OnibU, Itreno. Gravon.i, MuUi e Vjildinot*e. tìluppitnu (in slavo 
Sipait) ì* la [}\ii ^nitido hn le Eiatìli. Hiteri^ono alcuni storici elie ^ia la anCicia 'fam-i», 
imiti cai vici unii »a fn eombattwtu b* famosa battaglia navale, tra Vatinio, Legato di Ce- 
sare, e Ottavio, Legato di Ponineo. Altri invoco ritengono che Tatiris aia «tuta 1' odierna 
isola dì Tortola tra Lcsiua e Cartola. L' i&ola di Mewo (in slavo Lopud} piaee Ira 
Crtlaniotta o (ìiitppaiiu, od è [lìi'i j:randt' di Culaniotta (in slavo Kohèrp) ma r»** plooola 
di (iinpf^jina. Oriundo da Me7./.o era im caj>Ìtano mercantile di nome Vraizaìi, tdie 
luori ai tempi di Filippo II quale uomo rìceo nel Messico, e ebo legò alla citta di Ita- 
gnsa 20U,(KJ0 ducati, a quel temi>o una grande ftoinma Levitato dall imperatore Carlo V 
a dìcbiarare quale rJcom]>ciiga gli «sarebbe gradita, pei meriti acquistatisi durante una 
.oarestia in 8pagna ooll importa/Jone di gnmo. es^o avrebbo obietto soltanto utrasein* 
gamano di oni n fosso servito 8. Maestà, e questo asoìugamano viene conservato anoor' oggi 
nella Cliìewa panoccbiale di Mozzo, e mostrato «juato grande rarità. Nel palttxzo M 
Oovorjio a liii«fUHi t^i attrova la busta di bronzeo dol Pranzati, ohe il Senato riconosconte 
gli fece fare. L' isola più grande della HofKibblica era Mtìnht (in slavo MijH) *'lic 
iriace ad oriente di Curzolu, ba 40 cliib di luugbe7,7.a, 4 sino a 6 olnb dì largliGZ^a, o 
ubo ora oonta IGOO abitiinli. Kid decimo ottavo secolo furono scritti da storici occlc* 
siastit'-i, volumi ^opra volumi, sulla questiono non JUicora dofìnitivamcjiic ricolta, nnide 
ìsoia i Homani cliiAumsjicro McHtn, eo ciò*- t^nest" isrda Melcdii, oppure risola di Malta, 
ed in quale dt que^^lo due isolo abbia quindi nonfragato e sia stato bene act'oUo ^ìk'^i 
abitanti i>. Paolo qnuido fu condotto prigioniero a Itouia, Nel porto più bottcutrio- 
nale deli' isola (Porto Palazzo) etiìslono le rovino del palazzo di A'jrsìluo Ann:arlHt, 
un ricco e dotto nonio dalla Ctlicia. esiliata a Meloda dalT imperatole Htìttimìo Sevuro, 
perebìi ritornando questi dalla vittoriosa ^'pedi/lonc contro ì Parti, non gli aveva pr«t- 
stalo omaggio. Il tiglio di quesito c*iule, tlio divideva 1 esilio col f»adre> era il imeta 
greco Appiano Annzafbo, i cui j>oemi sulla «\*n?cia» pesca ed necci luxiono, avrebbero 
latmcnlc j-iaotuto ali" imperatore ('jirjicalla, che prosciolse il padre del poeta «lalP e>^Ìlio. 
ed a questi accordò una rilevante ricompensa. Melcda attrov.isi sopra un 8uolo vulcanico^ 
Oli ha rìnomaiìza pelle forli d «do nazioni sotterranee tdic ripetutameli te ivi si fecero sen- 
tirò» Ancora un' ÌpoIh possedeva la Itepubblica. cìoc Latjamta (in slavo LaHuva) i^»« 
oout^ ora 1500 abìtaiaì, sita u levante di Tà^sa. 



DAS ENDE DEU RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 101 

schónen Pinienwaldungen, idyllischcn Mceresbucliten und reizend ^'ele- 
genon weissen Orlschaften am Meeresrande. Romantisch ùnd licblich 
ist der Mcerescanal zwischcn diesem Arcliipel und deiri Fdsllando, und 
liat sich an den Gcstadon desselben angeblich oine Liebostragòdio oroig- 
net, die nicht weniger pathetisch klingt, als jeno von Jùliòtte und 
Romeo, lìberdiess in dem Rahmen des aristokralischen mit der See 
in innìgstem Verbande sich befindliehen Ragusa, tret'flich sich oinfiìgt. 

Die herrschende Fehde zwischcn zwci aristokralischen Familien ist 
in Verona der Anlass dass die Idylle zweier Liebonden zur Tragedie 
sich geslaltet, in Ragusa der Kastenstolz eines Palriciers. In Verona 
beginnt die Idylle in der Stille der Naclit, bei dem Dufte der Blumen 
und dem Gesange der Nachligall, in Ragusa zur selben Zeit bei dem 
Funkeln der Sec» und dem Rauschen der Wellen: eino reizende Fischers- 
weise durchscliwinunt in den stillen Sonun( nifichlon die Meen^ige 
zwischcn der Insci Mezzo und dein Filande S. Andrea (wegen dieser 



Mozzo nnd Calamotta don Loib, der Svoglio J)axa nini dio Felsonriffe / Pettini Aon 
Scliwoif vorstellon Die Rapriisjier hatten dieso Insoln von Michael Boislav (1050) als 
Sohonknn^ orhalten. dessen Vator Stefan lioislar, Sorbiens HorstoUor nn<l IJofreier von 
der byznntinisclìoii Oberherrscliaft sicli ^otron don Sonut von Ra.i:u8a solir wohlwollend 
bewiefien und deiiipclben dio Lan<lstricho Ombla, BretiOy (h'avosuy Malfi und Valdinoce 
jresehenkt batte. G nppana I8lavig<;b Sipan) ist dio ^rossto nntor don llirscbinsoln. Einl*ro 
Historiker halten die Insol fiir das alto Tanris, in «iosson Niilio dio boriibjnto Soi^- 
Hcblaebt zwigchen Votinius, dom Lojraton Casars, und Odaviits, «Ioni Loiraton <los 
Pompejns Rtattfand. Andere bebaupten jodoob dass Tauris «Us boutiiro Toreola zwiscbon 
Lesina nnd Curzola sol. D»e Insol Mozzo (slavipob Lopiid) lioirt zwiscbon Calamotta un«l 
Ginpp&na, und ist jirosser als Ortlauiotta (slaviscb KoìoCrp) abor kloinor als Giupi»ana. 
Ans Ble/.zo war ein ScbiflFseapitàn, mit Nainon Prazzatì^ ^^obiirti^, wolcjhor za Zoiton 
Pbilinp II in Mexioo als reicber Mann starb, und «lor Sta«lt i{a.u:usa 200.000. Dukaton, 
(latnals eine grosBO Geldsummo, vonna<;bto. Von <loin KaJFor Karl V aufp'foniort, sicb 
fiir die den Spaniorn boi Gologonbo.t oinor Hun^'orsnotb «lurcb Gotroi<lozutiibr jroloistoton 
Dienste eine Belobnunjr anszubitton, soli or nicbts woitor vorlan^ babon, als oin Hamltucb 
do8!»en sioh Sr. Majostitt bodiont babo. und diosos Han<ltucb wird nocb boato in «lor 
Pfarrkirche von Mozzo als ^osso Raritjit aufbowabrt und jrozoi'rt. Im RojLnorunirspalasto 
in Iti^Qsa, befindct sicb dio JJiisto aus Bronzo wokbo dor Sonat doni prazzati zuni 
Danke fiir die gemaehto Sebonkun^ niacbon lioss Dio ^ròssto Insol ibT Ki'publik war 
Mrletla (sUviscb Mljet) siidiicb von Onrzola froloiron (dorzoit boi KJOO Kin\vobn<»r) 40 
Kilometer lang, 4 bis G Kilomotor broit). lin a<ditzobnt(Mi JabrbunMort wunion H;in«lo 
iiber Blinde gesebriobon ùbor dio nocb iinnior unontycbiodone St rei t fra irò, ob dio Insol, 
welche die Rònior Melita nannton dioso Insol Moloda, odor jono von Malta sei, und 
folglicb anf welcher diosor zwei hisoln dor Hoil. Paulus, als or als Gofanironcr nacb 
Kom gebraobt wurdo, Sohiflbrucb orlitt und von don Kinwobnorn irastfnMnuilicb aufiro- 
nommen wurde. In dem nòrdlicbston Haf<'n dor Insol (Porto Palazzo) sind dio l{uin<'n 
eines Palastes, den A^esilaus Anazarboft, oin roiobor, jrolebrtor Mann aus C'iliriiMi.orbauto. 
nacbdem er vom Kaiser Septimiu; Scvorus aus doni Grundo nacb Moloda vorbnnnt 
wurde, weil er dem vom Siegoszuj^o ìk^^^ow dio Partbor beinikebrondon Imperator, koinè 
Huldignng darbraobto. Der 8obn diesos vorwiesonon Airesilaus, wclcber das Kxil uiit 
soinom Valer auf Melcda tbeilte, war dor iiriocliisebo Dicbtor ApjnaHit.s Aunzarhofi, dosson 
Godicbte iiber Jagd, Fiscbfan'r und Vo^^olfanir den Kaiser Cdracalla so eiitzii<^kt b.iben 
■ollen, dass er ihm die Befreiunj: scinos Vators aus doni Kxil und eine anselinlicbo Be- 
lobunng znerkannto. Moleda bat oinen vulkanist-lie Boilon, und ist boniluut wol'ou dor 
starken nnterirdiscben Detonationen dio wiodorboblt dascHist stattfandon. Nocb oine 
Insel besass dio Republik, nabnili«di Laf/osta (slavis«-b 7>//.s/oro) dorzoit ir)00 p^inwobner, 
sOdlicli Ton Lissa gelegen. 



102 U CADUTA DELLA REPdBBLFCA ftAGÙSÉA 

Ragusa, in notte che minaccia burrasca, tra le onde incalzanti, di cui 
diviene vittima la fanciulla, ingannata dal chiarore di un lume a bella 
posta appeso all' albero di una navicella che sempre più si allontana 
da terra, nella quale si attrovano i di lei fratelli inlenti sollanto a 
vendicare l'onore di loro famiglia, rimpetto a quella superba del patrizio ; 
lume su cui essa, già prossima a soccombere, fissa gli occhi, ritenendolo 
anche quosla volta il segnale accesole dallo sposo, affinchè le serva di 
guida nella traversala. Alla fine essa diviene preda delle onde; l'onta 
è vendicata, ma anche la navicella naufraga, avendo incalzato il mal 
tempo, e quindi anche il misfatto è vendicato. 11 figlio del Patrizio 
durante la catastrofe si attrova sulla spiaggia, esso vuol o salvare la 
sua Maria, oppure morire come essa. Il Priore del Convento che si 
altrove suir isolotto lo trattiene con forza dall' eseguire il suo divisa- 
mento. Un anno più tardi il giovane veste la tonaca nel convento. 



Infine ville eleganti, con vasti giardini, e talvolta anche palazzi 
d' architettura severa con superbe scalinate e vestiboli, sono disseminati 
lungo le poetiche sponde del fiume Ombla, 1' antico Orioti decantato 
anche da poeti' romani, che riversa chetamente le sue onde nell'Adriatico 
presso air imboccatura di Gravosa, e che, nel breve corso di soli cinque 
chilometri, schiude all' attonito sguardo di chi lo percorre, scene sempre 
più deliziose di paesaggi. Molli, ed a ragione, sono entusiasti delfe pa- 
tetiche bellezze della vallala d' Ombla. Al molto che fu scritto in pro- 
posito, per nostro conto aggiungeremmo, che se il fiume Ombla fosse 
in Grecia, sarebbe certamente famoso sin dai tempi più remoti, per 
qualche gran tempio dinanzi a cui si prostrava il mondo antico, o per 
qualche celebre oracolo ove interrogava !l fato ed impetrava i superni 
consigli. E difatti tale è la rcligio loci in quella vallata, specialmente 
nei giorni d' estate dopo il tramonto, e nel vasto seno in cui si espan- 
de il fiume, ove arriva per tortuose vie di palustri canneti dallo 
scosceso burrone, a piedi del quale spumeggia la sua sorgente ; tale è 
il sentimento mistico che ispira quella natura, ad un tempo patetica 
e grandiosa, quel sacro silenzio, quegli effetti di luce fantastici sulle 
acque limpide e fosforescenti, quelle ombre che si fanno sempre più 
misteriose sulle sponde, che conquisi dal sentimento suddetto, nello 
scorgere un filare di cipressi dalle tetre ombre alla sponda, si pensa 
al sacro bosco che nascondeva il gran tempio d' Apollo sul fiume 
Plisto, ed un leggero fumo che si innalza in fondo ai canneti presso 



DAS ENDE DER RAGUSArSCHEN RBPUBLlIf lOà 



Begebenheil auch La Donzella „Das Madchen* genannt), uni sìch zu 
doni liebendcn und geliebten Patriciersohnc zu begeben, welcher wegen 
diesor Liebe, wie Hamlet, halb wahnsinnig in seiner Familio sich gobcrdet. 
In Wrona spielt sich die Tragòdie in der dunklen Familiengruft ab, 
in Ragusa in cìner finsteren Nacht, da ein Stunn im Anzugc isl, auf 
don schaùmenden Wellen, dcren Opfer das Madelien wird, von deni 
Schoine eines Lichlcs irre gemaclit, welches ihrc Brudcr, dio nur darauf 
bodaeht sind die Schmach ihrcr Faniilie zu rachen, auf die Mastspitze 
oines Schiflfchons hissten, in dem sie sich befindcn, und mit welchem 
sic sich immer mehr vom Strande entfernen. Das Madchen heftet, als 
sio die Krafte schon verlassen, noch immer die Augen auf das inìge- 
rischo Licht, das sic jenes wfdint, welchos der Patriciersohn in don 
dunklen Nachlon aufstellt, damit es ihr als Loitslern diene. Endlich 
sinkt sie; die Schmach ist genìcht, abcr auch die Barke scheitert un- 
miltelbar darauf bei einem neuen Aufbrauson des Sturmes; auch der 
Mord ist geracht. Der Patriciorsohn ist wfihrend diesor Katastrophe 
am Strande, or will seiner Maria nach, sie retlon odor mit ihr sterben. 
Der Abt des auf dem Eilande befindlichen Klosters hàlt ihn mil Gewalt 
zunìok. Ein Jahr spater legt or im Kloster das Gelùbde ab. 

Reizende Villen, mit schattigen Gfirten, palastartige Bauten mit 
grossen Terrassen, Ruinen und Kirchen, beschattet von krummastigen 
Pinien, hochragenden Pappeln odor dunklen (lypressen, kleben auch 
an dem grunen Gelànder der Bergeszùge, welche die Bucht von Ombla 
einschliessen. Dieso Buchi nimmt don gloichnamigon Fluss auf, don 
noch von rómischon Dichtern gopriesonon 0/i'ow, welcher scine stillen 
Gewasser, bei der Eimmùndung der Bucht von Gravosa, der Adria 
zufliessen lAsst, und in seinom nur fiìnf Kilometer langon Laufe, dem 
Auge immer none reizende landschaftliche Schònhoiten biethet. Violo 
sind, und mit Recht, Enthusiasten der pathotischen Reize des Onibla- 
thales. Zu dem Violon, was hionìber goschriebon wurdo, sei uns gostaltet 
noch beizufilgen, dass wenn dieses Thal in Griechenland gelogen wàro, 
es vom grauon Altorthunie hor, berùhmt sein wùrde, wegen irgend 
eines grossen Tempels einer Gottheil, zu der die alle Welt pilgerle, 
odor wegen oines bernhmten Orakels, wo sie das Fatum erfragte, und 
sich gòttliche Weisungen erbalh. Es ist denn auch die relùjio loci in 
dem Thale eino solchc, insbesondore wahrend der Abonddammorung 
und in der weiten Bucht, die der Fhiss bihlet, nachdeni or eine làngere 
Strecke zwischen hohem SchlHo sich gewunden, von der steilcn Felsen- 
niauor ab, wo der unterirdische Trsprung seiner (iewasser sich belìndet; 
OS ist solch' ein Zauber in jcMier grossangeleglen und dabei pathotischen 
Landschaft, in der weìht*volhMi Stilh' der Naiur, in den phaniaslischen 
Roflcxen des klaron, durchsicliligen und ungewOlinlich stark phospho- 



al burrone, ricorda i vapori scatenìi ddla caverna, i*he avvoIgi?vaiM» tir 
Pvthia. a^i:u dinanzi al gran Iripode, qnando nelle sarre ostasi dava 
i rcirponsi. 



Lo slorieo Appondini non a torlo osserva, c)\v il grande ninnerò di 
vaironi) podi ^) elio fiorirono a Ha'^nsa, o di scÌMiziaH ■) dio con successo 
si uct'upiiroNo di Mstronoiriia i* ili scionr*o nalm-aru dc^vosi alla sploiididn 



•) Moltissimi RufruRtói poetarono, oUre^^ltò in iìngivì ìialmm e slavii. aneli© in lin^tta 
latina. 11 Isitino era in orij^ine Itti^'U}» del po[>olo » iiii^nHjt, dappoiohtr fftì Aliorì^iit 
©rauo iVì fttirp romana» <'iò<- fuggiascln <1ji Epi<(anro e J^Alona, Porrirog<»nito c.\ lia tm- 
iiifind:^to il nomo dì nlmirie fami^Hie RiiloititTiiie i^he proserò i^edc a Rajsrus.v La lìn^tia 
l;»tin]i, eoino puro l'iUlianA «lorivaUi da iiacHU. jioro ;i poeo furono h-' ' * i!?ili'e* 
stender»! di'llii linena slnvji 11 Senato foce tutto il pOM?<il)(lo, nlfiiM^hn lo lin^no 

rim.vjo^sera in uso e fos.«(>ro ciUivule. Neiranno Mli U\ ììnpì^ Utìrìne risaci »..aiojitc IVr- 
t*ili«in:t, fu liìi'lirnrAtn lin;;ii% d'afT^tri, e tirofhito net Concessi 1' u^o della lint;ni «ttivsi. 
Si fcoero vanirò vatonti Utitn&ti diill Italia, il primo Filippo de Divcr-^in (srtHi"' r»i«'tof 
Aximin*) nell'anno I43i, 1 ultimo Cjimillo i'.iuiilli ridi anno 1(J15. Fu favu; no 

della lincila latina dalta leirisla/Jone rar:n»oii Hcrilta in qucmU lingua, dali in- 

dino ili estcmlore in lìnifua tatiua lo «lenreuzo noi proi^c^xt, e dall' usAn/.a, i'Iio in oirea* 
Kìone di funerali di Patrizi, pnronti ed umici tenovftno iu chieda doi «sermoni latini in 
onoro del defunto. Per tul mo^lo vi furono in ogni tempo a IUi*uwa persone eh© poe- 
tavano in latino, di cui alrutite acquistarono famn, in ispeeialiu't quali epiirramuiatid, 
co**i ji» Klio t'erva, ke^ti CnnioU, liUea Sorj^o. Il Tomnui^too [(arlaudo nei finoi Stndii 
eritiri del fanìcli. dice die e:rli eguaglio e forse superò gli antichi i^alnit-i romani. Vii (te- 
Milita Demanio Zaniais^na inidusse l'tldissoa di (ornerò in e!e;^uti versi hUiui. 

Si poetò molto a Hj»t'Ui*a aneho in lingua italiuna. («iovanni Ìtt^/Mirro p. O- fu Ìl 
Pntrana dì Ifugusa. avendo iu un volume intero di poesie rimpiafito U troppo prcsio 
della morte rapitagli Mnria Tiiruia, elie viddo peila prima volta a Vei»e/,ia in nn Veneidl 
Santo, «'onio Petrarca la 8«a Inaura. 

lì poeta j-lavo raguseo di maggior fama si h Gioi'anni Gondola (Ivan Gnndnlié) 
iri88'Itì:j8. Nelle sue ereazioni poetiche in euì si fi\ sentito la eoi tura elasHÌt«a, cibft hi 
aUora risorgeva, e*«o «ì o« *Mipa di «olito della gran lotta Ira il ('liatianewimo e l Islam ipniOw 
La gua opera f>rincipale ò „L 0»manide" poema eroico «die tratta dei irlorioai falti rf nvmf 
del Principe l«:idit<lao, un tfp;lio di SigiDinondo Ut He di Polonia, contro i Tu 
della tragica tìne del 8ulUuo Oijiman, pella riforma *d»o intendeva faro doì Otaii 
Vuoisi da alcuni che il Senato abbia «oppiesso il 13 e 14 Canto per rignnrdo at Tarcia, 
ahrì wostengnnd (die l' auton^ ntet^só bi abbia fatto prima della morte, pcrebè troppo 
eratieL Al poeta anni addietro fri eretto un monumento a fìagn^a. 

Ci erano molti lìsigusei rlio eoUa stefiea frietlilA poetarano in latino, itilinno e slavo, 
cosi p. e Igna/Jo luotgi. Priore del l'ouvonto di 8. Qia^^omo in toa^'ioma, persona 
tempro disposti^ a buffonerie. Kidier/J ed epigrammi, ma idie oon tutto il «^no buon a- 
more compose un poema lalitio intitolato ^Magd^ileua ìlltrir^^a*' in ouì fa lameutare n pian* 
gere senza Une una ponìtonte. 

>) Con Apeoiale «tura e eon molto nucceaso si eoltivarano a Ragusa lo ^eionxe mi- 
tematiche. Hiwilta da una lettera diretta dal Vescovo e poeta unghero?»e Jutìitéw Pnno- 
nini* a (iaz/.oli, ntt matemalÌL'o raguseo, «'he t:\n nel decimoquitito secolo ai LiYoraiam» 

a RajyUMà ÌH(rnmentÌ mateiuuliei ai n*.|rononH«*i. dappoifbe il Vef<<v.*- i^ ^^ -i^ tfrÀ 

un' ordinazi»iiie di itarerolii iatrumenlì, i/uonium, rome ò detto noli i f» 

ìlilìWf] ritti' srìhiH ftanint ìt^nim 'trfìfirfH itìiìffH ìt*ihrmn^. \ phì • N 



DAS KNDE DEH RAGUSÀJSGHEN REPtHJUK 



105 



i"rriun*ndì?ri Wussor;^, in deii t?eheimnissvoll sich senkcnrteii Srlialk^ii, 
(la^is nmti von iriy^Alischen GefOhlen be'/,vvuiigi?ti, liinlcr dcin dunklim 
LtK»j'lK'rhuin aii dcivi FlnssiiftT, dcn bòrrdiniten Tcrnpcl doia Apnllo. 
woldicr sirh titi den tìestadcii dr*s Plistos eriiob, gelegcn wAhnl, und 
eiiir li.'H'lik' Raurhwolki-% die «irli liiriliT dvm Sehilfo boi dt?r steil-ab- 
(furis^stMieii IVKswaiid dv^ Flussnrspniiiges xulTillig erbebl, an tlen anf- 
n*gt'nd«in Diiusl criiiiictrU dcr aiK^ den Erdscbiund enipor^lic^, wn die 
Pylbìen des dei|diisi'li«vri Orakels, aul' dcni loorberj^cscbmficklen IJreifuss, 
ilirc* Sprnrbe verkundub'n. 

Der Hislorikcr Appendiin Ijenierkt mit Rochl, das^ wonn os in 
Ragtiàa so vieb» DicbbT gab *(* und so violo ^'olehrb:? Manner die sicli 
bcsatidurì» "lii \<[mrjoiuÌe und init cxacleu Wisseindiallen ■) belasslen, 



*) Dup Lutoniiv ho war anfrttìj^H Volknjtmeho in RAyrusa, da <Iie Aboris^ìnos-Einwolifior 
nimifi«li«n [Tr^pnitiift*» vvAroi»^ tuihinlii^li Flii<-'htlin;.'e von Epid'iiiius und Salone. Porfiro* 
jTcìi ■ '1i>Mi(aiier Familieti itameiìtliilt uuf, welrho «ioli in lUgusu uicdc^r- 

gt'l <MfiÌ8<'lie Sfiniclio wiirde nacb und naL'li, tdien so wio dan Iruli;itiÌstdiG 

cinr.ii II- t iii-i. ii-MJÌen der ,slavÌS4'hen Sprache ganxlii'li verdninji^t. Der 8enat that da« 
Mr»'4liv||.vt«5 urn dnK Ausslor!>ou diostìr Sj>m«dien /n voiliindern. So wurde im .lahre 1472 
iltt^ Ljitoitilsi'hf» /,Mr GeH<'h:ktt?pnieh^* erJtoi^on, und die AnwGndnn;^: dor siaviHr.hon Sj»nii-lio 
tri d«n Ilorht3vf*rsiitnnilmmcn iu^c«et/liidi verboUteii. Man riof fjnlo Latinìeten aus Italien, 
«]i»r rr*te Fiti|^>po d« IHvtT!*!.* (ArUtun n«»*^tur o.\itnh)?) ini Jalii'o 1484, der U*txtc Camillo 
Cìinulh im Jahre Pìiri. Das Siudinm der lateiiustìhoii Spraehc, war^lo gofordoil tlurdi die 
hl(^inU*d\r Gc*H/.j*elinTi;r, dio tSitta die Urtheilo in don Procef-scii latelnisi^h a^►7Jlfa^H0fl, 
iind dio <fO\YidinlH'it, Hasa l»ci ftrirriibnissen von Patriciern in dea Kindif» von Vi^rwandteii 
und Krcnrjd(»i1 Iatoint^i*dio Uodou abaolialton wurdci». 8o ^ab os /,u jeder Z«if in Ittijra^a 
Utolt»ÌHr'bt' Dii'hr^r, wovon oliMjro iusbesond^^re als EmL'rarnmntilcer Itoriibmthoit cHatiirton, 
%Q K, h Elio Orvji, ìitsiì. C'nniidi, Ltu?a Sorj;o. Von Cnnioli sììkì Tonimn^co cr Imbe 
Holbttt die nltroniiRi^heu Satirtki-r iTrc^icUt, vvunn iiiolit iibertroATon. Eni Jcsutt Uenibard 
Zaiimgfia hai HouiPt-K Odyssao in y.i^rrnlio bìtoiuìsrbe Vorso ubc^rHet/,!, 

Auftl» in italiimljaciher Spratdio» >vurde viel godiehtol. Gìoviinni Briiarm vordieni 
kjt|;u«fts Potrjirk iri'imnnt z»i wc^rdcn. 801 non Stdnnpr* ìiber dcn Tod eoinor Maria Tamia 
di A cr /nin irMcninale in V onoih;; nn otiicui Cliarfroit^iro mh^ wio pGtrarcA soiiìo Laura, 
liat cr i" PiH.tì,.M rmu r !i;ii,..|jt^ die eiuoii lìund lullon. 

Ih' 1 in slaV(N«'hcr S|>ratdie war (tiovauni Gondola <lvan Giinduli;') 

1588—!' rerisrben 8rhój4nn^^on, in welehcn die daxtimal aufkomnuMide 

kla«sii»)Sflin bibhuig sioli kundafìbt, \vird stumeìnt der W'eltkainnf de« Ciiristtìnlburii!* mit 
dem [slan». /Air Dai-sUdlnu^' pebraobl. 8ein bodeuteiidHtcs Werlc tst da^ Epos „DÌ<J Dsma- 
nidi'*' npi?on«t;ind dii>s^otfl Ileldontrodit'hteH sind die ^lorroji'hoti \Va^>r)tliaCcn dcn Pririzon 
Laditlans c\nos Snhnns Siicmtuid Ìlf Kònì^s von Polon gciron dìo Tiirken, nnd dai* tni- 
kttKidn» Eudc dos Snilun U^nian \vc;:en dor beabKktliij^ton Ùefonn der dauit^'liaren, Der 
S*3nnt «^«>ll don 14. nnd 15. Gcsan>r auM Sobonuug jioiren dio Tiirken iinterdruokt babcMj. 
Atid<»rfi brhan|dtMì der Vcrfasscr sflbst habo cs vor deni T"d<5 irelhan woil sic zìi oroliflch 
wai-en. poin nichli'r wnrdo vor tdiii^ron dstbron m\i Monuniont in Itrt^nsa erricdiM. 

'' ' vii'lo It^i:u#fiter dio init dorsi^lbou ì^eiobti^keit in latoJniHolier, ìtalionisKvlior 
Ad< i r 8pnh'ho diclilcton, so /.. ]i, d(?r m droliitrcti Eìnfiiìlen, ScbcrAcn nnd 

E(' -i'*<^ inT uJh it.> Puior i^'iur dcs Klostors S, GniL'omo iti Laf*roma« Ti:na/ja 

Gli lin nii-bt hindorto ein latoinìsrhos Poem H^-'^g^lwl^aa illirica" 

jom er mn*» Btissmn oiidlos «(Mifzon lio*;?*. 

*) Mit besoiidero Vorliobo nnd Erfol?? wnrden in Ka^fiRa die rrmtbouiatiKrbftn Wi»*- 
dinften i:ofdlo«it Aiip einein Briefò dos nnj^ariHoben IJistd)óf« nnd Diehters JuniuR 
onrtis an tfa^di. mtwiì MiThoniahkr^r in Ha^^n'ia. i»t 7M enhX'bmiMi, da^s stdion ini 
Br^obnlcn dabriiundnrt matlicmatisclte und astronomis^dje Inslnnntìuto in luni:ui^a fjoar- 
'bftitcit i^tirdcn, diMiti dtM' HisidMif beatoli t in Ragusa vi^r^t liiodou{« liiHlruuicntc ,,i]uoniam'^ 
v^Ìp i'H iti don» tlriòfo bolp-t ,Jtir in Rrt/tm [f ((tafanar mìht's ìifjrum rcntm artìfues 



lOC LA CADUTA DKLLA REPUIiBLICA UAGUSÉA 



natura in mezzo alla quale vivevano i Ragusei, la quale in essi svegliava 
r estro poetico e li eccitava a studiarla per addentrarsi nei grandi suoi 
segreti. I palazzi e le ville di cui abbiamo discorso, che incominciando 
dalle Pille si estendevano a tutta la riviera occidentale del territorio 
della Repubblica, erano dilìatti il soggiorno preferito delle famiglie 
tigiate, molte delle quali non avevano nenmieno abitazioni entro le 
mura ; e siccome anche le famiglie patrizie possedevano so ituose ville 
e palazzi fuori di città, ove ben volentieri dimoravano ogni qual volta 
le circostanze lo permettevano, così può ben dirsi che i Penati di Ragusa 
si trovavano in rilevante maggioranza fuori delle mura. Uno dei maggiori 
diletti dei Ragusei si era di coltivare essi stessi gli arbusti ed i fiori 
nelle aiuole dei giardini, ed una delle maggiori loro cure era quella di 
rendere comode per se, ed appariscenti pel forestiero, le proprie 
dimore, adornandole con suppellettili e mobili di valore, ritratti di 
famiglia, lavori d* arte, biblioteche e collezioni di cose interessanti e 
rare. Si può ben immaginare quanto ben fornite sieno state le di- 
more delle vecchie famiglie patrizie, le (luali da secoli erano intente 
a questo, e possedevano ricordi dell' infinito numero di persone cospicue, 
colle quali i singoli membri di esse ebbero relazioni amichevoli, e tal- 
volta vantavano anche doni di principi ed imperatori. I ricchi armatori 
potevano abbellire V interno delle loro ville, con oggetti interessanti e 
di valore, raccolti in tutte le parti del mondo ove veleggiavano le loro 
navi ; e lo stesso dicasi delle famiglie dei capitani mercantili e di tutte 
quelle altre, la cui principale risorsa era la navigazione ed il commercio. 
Ed ora si può farsi un'idea, quale immenso cumulo di oggetti d'arte, 
di raccolte preziose, di ricordi storici si attrovavano sotto i tetti degli 
edifici siti alle Pille, a Lapad, a Gravosa, sulle sponde dell' Ombla e 
lungo la Riviera occidentale del territorio di Ragusa: oggetti che prima 
dell' assedio non potevano venir posti al sicuro in città, o pel loro 
volume, o per mancanza di mezzi di trasporto, o pella fretta colla 
quale, intente soltanto a trovar rifugio entro le mura cittadine, le 
famiglie abbandonarono i loro possessi. 



Ka^usa erano Boscovìch, di cui si foco menziono nel tcrxo Capitolo, o Marino Ghetahìi. 
Questi nato nel 1550 studiò matematiche a I{oma. e quindi per parecchi ^nni viaggiò 
in quasi tutta Europa, ovunque destando ammirazione poi suoi talenti matematici, e 
stringendo amicizia con molti dotti di quel touìpo, tra gli altri col celebro Paolo 
Sarpi a V^enozia, che di lui ebbe a dire: Un angelo pel suo cuore, un demonio pella 
matematica.'* Nella così detta Spilla Bettina (Grotta di Hete, così chiamavaiii il Gbe- 
taldi dal popolino) sita fuori della l^orta IMocco di Ragusa, presso alla «piaggia del 
mare, esso studiava e faceva esperimenti, tra le altre cose incendiando con lenti ustorio 
delle barchette ohe a bella posta faceva collocare tra Lacroma e la costa. L* opera ma- 
tematica sua più importante si intitola: ^Apollonius redivivus" Venezia 1G07. 



ÙAS ENDE DER RAGUSAISCHEN Rfil^ÙBLlK lOÌ' 



dies vornàmiich von der schónen Natur abhieng, in dcren Mille die 
Ragusaer leblen, welche sic poelisch slimmle, und in ihnen dcn Wunsch 
aufkommen liess, in ihre grossen Goheininisse sich einzuweìhen. Dio 
GehOfte und Landhaùsor von welchen gosproclien wiirdo, und die von 
der Vorsladl Pille aus, enllang der ganzen nòrdlichen Riviera des 
Terriloriums der Republik sich zogen, waren der gewólinlicho Aufen- 
thalt der wohlhabendéreri Bùrgerfamilien, von welchen vieie in der Stadi 
kein Hcim hallen; da ùberdiess auch die Palricier in Lapad, Gravosa, 
Onibla, Canosa u. s. w. prunkvolle Pahìsle und Villen besassen, wo sie 
sich sehr geme aufhielten, so oft ihre Obliegenheilen es ihnen gestal- 
letcn, so kann wohl gesagl werden, dass die ragusaischen Penaten sicli 
zunieisl ausserhalb der Sladlmauem befanden. Eines der gròssten Vor- 
gnùgungen der Ragusaer war die eigenhandige Kullur der Gewuchse 
und Blumen in ihren Gilrten, und eine besondere Sorge ihr Heim so 
bequem als mógliph fùr sich, und dabei gefallìg fur den Fremden zu 
gestallen, so wie es mil werthvollen Mobein und Gerathen, Familien- 
porlnlts, Kunstgegenstànden, Bibliotheken und Sammlungon interessanler 
und sellener Objekle auszufuiien und zu schmucken. Man kann sich 
denken, wie reich ausgestaltel in dieser Beziehung die Wohnraùnie der 
alien aristokralischen Familion waren, die Jahrhunderto hindurch dieser 
Sorge oblagen, und die Erinnerungen und Geschenke der grossen Zahl 
machliger und berùhmler Persònlichkeiten besassen, niil welchen die 
einzelnen Familienmilglieder in engeren Verhàllnissen sich befanden, 
Fanìilien die nicht sellen Andenken gekrOnler Haiipler vorzeigen konn- 
len. Die reichen Rheder konnlen ihre Landhaiìser mit Werlhgegenstànde 
und Raritfilen fùllen, gesammell in alien Weltgegenden, wo ihre Schiffe 
segelten, und dasselbe konnlen in beschrànklerem Maasse die Schiffs- 
capitane Ihun, und alle anderen Personen welche der Schiffahrl und 
dem Kandel obla.gen. Man kann sich jetzl einen BegrifT machen, welch* 
eine riesig^ Quautilàt vjn Werth machen, Kanstobjeklen, hislorischen An- 
denken u. s. w. unler den Diìchern der Gebaùde sich befand, die in 
der Vorsladl Pille, in Lapad, Gravosa, langs des Oinblaflusses,^ und der 
nòrdlichen Riviera gelegen waren, welche Gegenslande bei dein Anzuge 
der Feinde in die Stadi nichl in Sicherheil gebrachl werden konnlen. 



nulloa habemus." Die benihmtesten Mathcmatiker Ragnsas waren Boseovich dessen in 
dcm dritten Capìtel Erwàhniing gcuiacht wurde, und Marino Ghetaldi. Dicsor, 1556 gè- 
boren Rtudicrte Mathematik in Hom, und d*.irclizog sohin Jalire lang fast gauz Europa, 
iiberaU wegen seiner inatheinatischcn Kenntnìsse und Begabung, Bowunderung erregend 
nnd sich zaiilreichoFreunde crwerbcnd, unter ihnen den beriiliniten Paolo Sarpi in Vencdig 
der von ihm sagte: „Ein Engel im Herzon ein Teufel in der Mathematik''. hi der aus- 
serhalb de» Plocee-Thorcs am Mcercsstrando gelegenen aogenannten Spilla Bottina, Grotte 
des Bete, so hiess Ghetaldi ini Volksmnndo, studierte und expcrimentierte dcrselbo, und 
xùndete absìchtlioli mit Brcnnspicgeln klcine Schiffe an, die er zwìschen Lacroma und der 
Kuste aufstellon liess. Sein beteutendstes VVerk ist: „Àpollonìus rcdivivus" Venedig 1007. 



106 



U CADUTA DELLA REPUBBLICA UAQOSBA 



Se all' epoca dolle irruzioni doi popoli barbari, (lotì^ Unni e Vandnli, 
nnifi assieine, si Fos^soru riversali su dì un paese, <|uale torronlo 
limano die passa t» dislrugge, non avrebbero forse coniniesso tante 
atrnciti\, nò convertilo in s*t breve tempo una ridenle e rirca contrada 
in rinirehio di fnnianti rovine, come fecero i Montenegrini e le popo- 
lazioni ad essi associatesi, quando il ^ luglio cominciarono a saccheg- 
giare il borgo Pille, e di lì, avidi di bottino ed invasi da quello spirito 
di distmzione che, inferocendo le masse, cancella in esso quanto vi e 
di Imono ed umano, per render loro solinolo gli istinti del bruto ed 
il più ilelle volle peggiori ancora, si sparpagliarono col piccone del 
saccheggio e colla face dell* incendio per ogin ]>arié, sino in fondo :dla 
Tliviera occidenlale. 

In (pianto ai Rossi, sì legge nel rapporto del rionsolc ansfriaco 
Timoni, citato ne! precedente capitolo: ^Le crudellà commesse nellr) 
„ SI alo dì quesla Reiiublilìra, s|jecinl inerite dalle trupjie *' dai marinai 
«della srpiadra del viceammiraglio Siniawìu, c'.ie non mafif^herajuio di 
«comiiarire nello ga^^xotte, hanno troppo eccitalo V indignazione pubblica 
«p«MTliè io possa dispensarmi dal farne a \'. E. uno schi/xo: egli e dopo 
„la levala dell* assedio che noi r'.leviamo fino a quale punto giunge la 
„loro ìmuiiana barbarie; i Montenegrini hanno a dir vero saccheggiato 
nUia i Russi hanno connnesso degli orrori, tormentando tutti quelli che 
„loro cadevano Ira mani'' etc, ed in allro luogo si legge che ^per ordine 
,dt'gli urtlciali russi, mobili artislici, specchi, quailri, staine, vetrnnii, 
, veni vano Irasporlati con ju*[»cauzione sulle barche, por venir caricali 
su navìgli russi, ed il rirnanento veniva 1 isciato a Montenegrini**, Onesti 
in compagnia dei (!rivoscianÌ e (lanalesi, nonché di alcune torme di 
Rnsnesif che fintando bollino erano calali dalle prossimi* provuicie 
otioniane, asporlavano dagli «Mlìnciì (compiuki che avevano gli ufTiciali 
e niariiiai russi T alTar lom) quanto era asportabile, e pn*cisann*nl«N 
come racconla il Timoni, «vetri» porUs cavicchi, chiavi di muri, mobili* 
^elc, rompenrlu e dislruggeridt» quanto ancor rimaneva, come pergolati, 
„vasi, balaustro e persino i qnatirelli di pieira dei pavimenti, sicché 
«alcune poctie case di Gravosa, |jer caso non bruciale, rimasero col 
Jcllo I* colle quattro mura.** Dopo il saccheggio e la dislruzioiie si 
incinidiavano gli edìfi/i, e per dar maggior nulrinienlo alle fiamme, à 
tagliavano persino gli alberi ed arbusti dei giardini per gellarli nt^l fuuci>. 



DAS ENDE DEU KAGUSAISCHKN KEPUBLIK 109 



sei es wegen ihres Umfunges, odcr des Mangels an Transportiuittcln 
und der Eile mit welcher die Familien ihrc Wohnstulte vcriicssen, nur 
darauf bedacht in die Stadt so bald als móglich zu flùchtcn. 

* 
* * 

Wenn zur Zeit der Vòlkerwanderung Gothcn, Huniieii und Vandalen 
sich vercint hàtten uni in ein Landstrich cinzustùnncn, wic cine Mcn- 
schenlawine die einbricht nnd vernichtet, so hiìUen sie sich nicht un- 
menscldicher benommen, noch in kùrzerer Zeit cine gesegnete und 
reizende Kiìslenstrecke in cine Stàtte der Verheerung und rauchendcr 
Ruinen umgewandelt, als es die Montenegriner und ihre Verbùndete 
Ihatcn, da sie am 3 Juli in der Vorstadt Pille die Zerstòrung bcgannen. 
und von dort mit der Haue der Plùnderung, und der Fackcl der Brand- 
legung allerorten, bis zum aùssersten Ende der nOrdlichen Riviera ein- 
lìelen, von jenem Vemichtungsdrang befalien, welcher die Massen ver- 
wildemd, denselben jede menschlich gute Regung benimmt, und ihnen 
Raubthierinstinkte verleiht. 

Was zunachst die Russen betriflft lesen wir in dem, im vorangcgan- 
geneni Capitel cilirtem Berichte des Consuls Timoni: «Die in dem Slaale 
«dieser Republik, insbesondere von den Truppen und den Matroson der 
, Flotte des Viceadmirals Siniawin begangcnen Grausamkeiten, wovon 
Jedenfalls auch in den Zeitungon die Rede sein wird, haben den óffen- 
atlichen Unwillen derart erregt, dass ich niich nicht entbindcn kann E. 
,Excellenz hievon eine Skizze zu machen; erst jetzt nach Becndigung 
,der Belagerung, kónnen wir wahrnehmen bis zu welchem Grad der 
,Unmenschlichkeit die Russen angelangt waren; die Montenegriner 
«haben zwar geplùndert, aber die Russen haben Graiìellhalen begangen, 
«indeni sie alle mai-terten die ihnen in die Hànde fielen.** An anderer 
Stelle des Berichtes ist zu lesen: „Auf Befehl der russischen Officiere 
,wurden artistische Móbeln, Gemàlde, Statuen, Spiegcln und andere 
«Werthobjekte mit Vorsicht auf die Schaluppen gebrachl, um auf die 
.russischen Schiflfe geladen zu werden; was noch erùbrigte ùberliess 
,man der Montenegrinern." Letztere, in Gemeinschafl mit den Crivo- 
scìancrn und Canalesen, so wie einigen Trupp Bosniuken, welche gule 
Beute witternd, aus den angrenzcnden oUomanischen Proviiizen lierab 
gekomraen waren, haben, nachdem die russischen Mutrosen ihre 
Arbeit voUendeten, dasjenige weggelragen, was noch weggebracht 
werden konnte, nahmlich, wie Timoni erzàhlt, Fenster, Thuren, MObeln, 
eìserne Gelànder u. s. w., und was nicht weggerissen werden konnle 
wurde zerschlagen und zerstòrt, wie z. B. Sauien, Vasen, Balaustraden 
und segar die Pflasterung der FussbOden, so zwar dass einige wenige 



110 LA CADUTA DELLA KKBUBBLICA KAOIUSEA 



Divorata ogni cosa dall' incendio, si rimestavano i mucchi di cenere 
collo bragie ancora ardenti, in cerca di monete e di pezzi di metallo. 
Per tiìl modo furono distrutti interamente in pochi giorni 308 fabbri- 
cati, e della magnificenza e ricchezza delle Pille, di Lapad, Gravosa, 
della valle di Ombhi, e della riviera di ponente altro non rimase che 
muri anneriti, macerie fumanti, colture rovinate, boscaglie recise e 
giardini distrutti. 



Dicesi che terminata la mala opera sulla terraferma i Montenegrini 
volessero farsi tragittare con palischermi russi sulle isole Elaphiti per 
compiere anche colà l' opera stessa, ma che il viceammiraglio Siniawìn 
si oppose a questo. Di ciò non fa cenno il console Timoni, ma è 
possibile; tanto più che, come or ora vedremo, il viceammiraglio 
minacciò a Ragusa il flagello dei Montenegrini se non si arrendesse, e 
quindi gli importava che essi non si sparpagliassero pelle isole, ma 
che le loro file fossero compatte e sempre a mano per dare eventual- 
mente esecuzione alla minaccia. 



* 
* 



Si può ben immaginarsi che, risaputo per intero quanto era accaduto, 
i Ragusei si dovessero trovare in uno stato prossimo alla disperazione. 
Aggiungasi a questo che il giorno prima che incominciasse T assedio, 
era giunto a Ragusa il segretario dell' ambasciata francese a Vienna 
Lagrange, colla notizia aver la corte imperiale russa promesso di eva- 
cuare le Bocche di Cattaro, notizia che avrebbe dovuto servire di 
conforto alla popolazione, ma che invece peggiorò la situazione. 

11 console austriaco Tunoni approftìttò del giorno di tregua, nel 
(piale come abbiamo detto furono fatte le esequie al generale i)e7a(/or^Me, 
per recarsi dal viceammiraglio russo, a bordo della sua nave, e doman- 
dargli se non avesse ricevuto una comunicazione dal suo Governo 
circa air evacuazione suddetta. Il viceanmiiraglio disse di non saperne 
nulla, e tagliò corto su (piesf argomento. Noi siamo d' opinione che 
Siniawin non dicesse il vero, riservandoci di esporre le ragioni che ci 



DAS ENDK DER RAGUSAISCHKN REPUBMK 111 



Hauser in Gravosa die zufiilliger Weise niclit ein Raub der Flamnien 
wurden, nur mit den iiackten Maiiern und dein Dachc verbliebeii. 
Naeh der Pluuderung und Zerstórung, steckte man die Gebaiìde in 
Brand, und uni dcin Feucr mehr Nahrung zu verscliaffen, wurden in 
den Gàrten die Baùnie, und Geslraiìclie abgehackt und in's Feuer ge- 
worren. Nachdeni sànnnlliche brennbare Bestandlheile des Gebaùdes 
von dem Feuer ganzlich verzehrt worden waren, wurde der Schutt 
und die Ascile mit den noch glinnnernden Kohlen aufgeschùrl und 
untersucht, um Mùnzen und Metallstùcke ausflndig zu machen. In dieser 
Weise sind in wenigen Tagen 363 Gebaùde ganzlich zerstórt worden, 
und von der Pracht und dem Reichthume der Pille, des Omblathales, 
von Gravosa, Lapad und der nórdlichen Ri\iera, verblieben nur ge- 
schvvartzte Mauern, rauchende Trùmmerhaufen, verwùstele Landereien, 
abgehackte Oliven- und Loorberhaine, so wie zerslórte Giìrten. 

Man erzàhlt dass, nachdem die Montenegriner solche Unlhalen auf 
dem Festlande vollbracht hatten, sie auf russisclien Schaluppen nach 
den Elapbilischen Inseln ùbersetzt werden wollten, uni daselbst ihr 
Zerslórungswerk forlzuselzen, dass aber Viceadmiral Siniawin dies nicht 
zuliess. Consul Timoni niaclit hievon keine Erwiìhnung, allein es ist 
móglich, umsomehr als Siniawin, wie wir selien werden, der Stadi 
Ragusa, wenn sie nicht ehestens kapitulieren solile, mit der Geissel 
der Montenegriner drohte, und es ihm folglich daran gelegen sein 
iimsste, dass dieselben auf den Inseln sich nicht zerstreuen, um sie in 
kompakten Reihen an der Hand zu haben, im Falle er scine Drohung 
ausfùhren wollte. 






Man kann sich leicht denken, dass nachdem die Ragusiìer erfuhren, 
was alles gcschehen war, sie in einem der Verzweiflung nahem Zustande 
geralhen mussten. Dem ist noch hinzuzuftigen, dass ein Tag vor Beginn 
der Belagerung der Sekrelar der franzòsischen Gesandschaft in Wien 
Lagravge, mit der Nachricht in Ragusa ankam, der kaiserliche russische 
Hof liabe versprochen die Bocche zu raùmen, welche Nachricht statt 
die Bevóllkerung zu trósten, die Situation noch verschlechterte. 

Der ósterreichische Consul benulzte den Tag des Waffenstillstandes, 
an welchem, wie erzfdilt wurde, die Bestattung des Generals Delagorgue 
stattfand, um sich zum russisclien Viceadmiral an Bord seines SchilTes 
zu begeben, und ihn zu befragen, ob ihm von seiiier Regierung irgend 
cine Weisung, beziìglich der erwiìhnlen Raumung schon zugekommen 
war. Siniawin antwortete gar iiichts von der Sachc» zu wisson, und gab 
dem Gespràche cine andere Wendung. Wir sind der Meinung dass der 



112 LA CADUTA DKLLA IMOPUBIUJCA RAGUSKA 



inducono a ritener questo, come pure il motivo di tale suo comporta- 
mento. Il viceammiraglio assicurò quindi il Timoni, esser esso molto 
dispiacente pelle devastazioni commesse dai Montenegrini a danno dei 
poveri Ragusei (assicurazione questa che fa dire al Console nel suo 
rapporto, sembrargli che il viceammiraglio avesse il cuore al suo posto) 
e poi lo interessò di dire al generale Lauriston, che esso era disposto 
ad accordargli la capitolazione, ma se questa non si accettasse e presto, 
che esso partirebbe e lascierebbe la città a discrezione dei Monte- 
negrini. 

La minaccia del viceammiraglio era pei Ragusei la più terribile che 
potesse immaginarsi. Posta ad esecuzione, sarebbe slato 1' esterminio 
di Ragusa; i Montenegrini sarebbero entrati in una città viva, ed avente 
ancora vitalità ma quando avessero perpetrato quello che fecero fuori 
delle mura, del che non era a dubitarsi, sarebbero usciti lasciando 
dietro di sé una gran pietra sepolcrale del perimetro della città, sulla 
tomba di Ragusa e dei Ragusei. 

Risaputa la cosa, il Minor Consiglio si raduna per discutere sui 
passi da farsi per persuadere Lauriston a capitolare, poiché o questo 
o r esterminio ; e non ci era tempo da perdere, dacché Siniawirj poteva 
da un ora all' altra ordinare 1' assalto, e porre quindi ad esecuzione la 
sua minaccia. Per deliberazione del Consiglio, il Rettore e Senatori 
dirigono a Lauriston la seguente lettera interessantissima, anche pella 
ragione che lo scritto del Senato, assomiglia questa volta ad una 
requisitoria di tribuni del popolo, e perchè quello a cui si tende, non 
si ha il coraggio di dire apertamente al generale francese: 



«Pressati da reiterate istanze di tutte le classi del nostro popolo, 
«non possiamo far a meno, Eccellenza, di presentarvi rispeltostimenle 
«la sua preghiera e di supplicane di accoglierla con umanità. 1 Umori 
„e la costernazione di questo popolo. Eccellenza, sono estremi, Dopo 
«aver perduto da un istante all' altro la navigazione, dopo aver visto 
«sotto i suoi occhi bruciate le sue case, saccheggiate le sue sostanze e 
«devastate le sue campagne; ultima risorsa di questa infelice esistenza, 
,,egli sinora si consolava di aver almeno sicura la vita; sicurezza che 
«gli era garantita peli' asilo della sua patria. Ma un gran numero di 
«circostanze le più allarmanti, gli fanno comprendere che la sua vita 
«stessa è in pericolo. Non osando di apprezzare da solo le ragioni dei 
«suoi timori, esso si fa dovere di sottometterle alla considerazione di 
«V. E. La posizione straordinaria di questa città, dominata da ogni 



DAS ENDE DER RAGUSxUSCHEN REFUliLlK 118 

Viceadmirul nicht wahr gesprochen habe, und behalten uns vor, unsero 
Ansicht zu begrùaden, sowie auszufùhren, wesshalb Siniawin so handelle. 
Letzterer sagte sohin dem Consul, or sei sehr betriìbl, wegen der armen 
Ragusaer und der Verwùstungen welche die Montenegrincr ihnen an- 
gerichtet liatten (zufolge welcher Aùsserung Timoni in seincm Berichte 
bemerken zu kònnen glaubt, der Viceadmiral habe das Hcrz ani rcehlen 
Fleck), und ersuchte ihn sohin dem General Lauriston milzutheilen, 
dass er bereit sei ihm die Capitulation zu gewàhren, dass jedoch, im 
Falle man darauf nicht ehestens eìngehen solite, er die Stadt den Mon- 
tenegrinem preisgeben wùrde. 

Die Drohung des Viceadmirals war fùr die Ragusaer die sehreck- 
lichste die man sich denken konnte. Wenn sie zur Ausfùhrung gelangt 
wàre, wùrde sie die Verniehtung Ragusas zur Folge gehabt haben ; die 
Montenegriner wàren in eine Stadt eingefallen die noch lebte und 
lebensfahig war, hàtten aber eine Todtenstadt, einen rauchenden Trùm- 
merhaufen, als grossen Grabstein Ragusas und der Ragusaer, naeh dem 
Abgange liinterlassen, wenn sie dasselbe vollbraeht hàtten, was sie 
ausserhalb der Mauem thaten, worùber nicht zu zweifeln war. 

Sobald man von dieser Drohung Kenntniss erhielt, versammelte sich 
der Kleine Rath um sich ùber die Schritte zu berathen welche zu un- 
temehmeu wàren, um auf Lauriston einzuwirken dass er capituliere; 
denn entwcder die Capitulation oder das Schrecklichste ; es war auch 
keine Zeit zu verlieren, denn Siniawin konnte von einer Stunde zur 
anderen die Bestùrmung der Stadt anordnen, und sohin seine Drohung 
zur That werden lassen. Es wurde beschlossen, dass der Rektor und 
die Senatoren folgendes Schreiben an Lauriston richtcn, welches auch 
desshalb von besonderem Interesse ist, weil diesmal die Patricier als 
Volkstribunen sich geberden, und sie den Muth nicht haben, dem Ge- 
neral offen zu sagen, worauf eigentlich ihr Schreiben abzielt: 

„Gedràngt von alien Classen unseres Volkes, kònnen wir nicht umhin, 
«Excollenz, die Bitte desselben ehrfurchtsvoU vorzubringen, und Sie zu 
flCrsuchen dieselbe mit Humanitàt aufzunehmen. Die Furcht und die 
,Drangsale haben dieses Volk auf das Ausserste gebracht ; nachdem es, 
«Excellenz, von einem Tage zum anderen die Schiffahrt verlor, nach- 
,dem es mit eigenen Augen sehen musste wie seine Hauser verbrannt, 
, seine Habe geplundert, seine Làndereien verwùstet wurden, tròstete es 
,sich bisher mit dem Gedanken, dass es als letztes Gut seiner unglùck- 
»lichen Existenz, wenigstens das Leben sicher habe ; Sicherheit welche 
aihm durch das Asyl seines Vaterlandes verbùrgt war; zufolge einor 
, grossen Zahl aùsserst allarmirender Unistande musste es jedoch zu der 
aErkenntniss gelangen, dass nunmehr auch sein Leben in Gefahr schwebt. 
,Da es nicht wagt von selbst die Grùnde seiner Befùrchtungen zu 



114 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

, parte da un monte che si trova in potere del nemico, le batterie che 
«ogni giorno vanno aumentandosi sulla sommità del monte, di dove ad 
„ogni istante danneggiano la città, i movimenti del^nemico, che ogni 
„ giorno ci minaccia per terra e per mare, senza che ci siano visibili i 
„mezzi per difenderci, 1' assedio che ci .opprime, il gran numero e la 
«povertà dei rifugiati che ci inquieta, i bisogni dell* intemo che inco- 
«minciano a farsi sentire, con tutti i mali, il di cui numero e pesantezza 
„si aumenta in ragione della durata dell' assedio, ecco i veri motivi che 
«obbligano il nostro popolo a ricorrere alla magnanimità paterna di 
«V. E. per implorare al più presto qualche rimedio e qualche sollievo. 
«Noi uniamo le nostre preghiere e le nostre lagrime a quelle del nostro 
«popolo. Affranti da disgrazie, attorniati da nuovi pericoli decisivi, noi 
«Eccellenza non sappiamo più dar coraggio, né ad esso, né a noi stessi. 
«Convinti non pertanto della grandezza dei Vostri sentimenti, noi osiamo 
«supplicarvi di voler per giustizia e generosità, salvare questa Repubblica 
«innocente, che ha la gloria di essere protetta da S. M. V Imperatore e 
«Rè, a nome del quale V. E. ebbe la bontà di promettere soccorso alla 
«nostra vita ed alle nostre sostanze, come fa fede un proclama pubblico 
«e la Vostra sacra parola. Noi ci riterremo ben felici se V. E. vorrà 
«onorarci di una risposta consolante. Noi abbiamo V onore di essere col 
«più distinto rispetto etc. Il Rettore ed i Consiglieri della Repubblica 
«di Ragusa.** 



Il generale Lauristoii rispose che i Senatori esageravano i pericoli, 
e che a coloro che avessero paura potrebbe dar ricovero in alcune 
casematte; non aveva quindi intenzione di capitolare. I Senatori dispe- 
ratissimi, li 5 luglio tornarono alla carica; poiché ormai, se i nemici 
davano V assalto, non si aveva nemmeno polvere sufficiente per difen- 
dersi. 

Ottenuta la stessa risposta, i Ragusei nulla sperando, attendevano 
in istato di completa prostrazione d' animo, di ora in ora, V assalto e 
r eccidio, quando nel giorno susseguente (0 luglio) un villico enlrò in 
città colla notizia che truppe francesi erano arrivate a Bergatto. La 
notizia si diffuse in un baleno, e molti la accettarono subito per vera, 
altri invece non ci credevano affatto, osservando anche, che le truppe 
francesi dovevano venire dalla Dalmazia, e quindi non sboccare a Ber- 



DA8 ENDE DEK RAGUSAISCHKN liEPUBLIK 115 



«erwàgen, crlaubt es sich, sie E. Excellenz za unterstellen. Die besondere 
,Lage dieser Stadt, welche von alien Seiten von eineiii Berge beherrscht 
„wird, welcher in Gewalt des Feindes sich befindct, die Bulterien auf 
„deni Gipfel desselben, welche jeden Tag sich vermehren, und forl- 
flWàhrend in der Stadt Schaden anrichten, die Bewegungen des Feindes, 
, welcher iins Tag fiìr Tag von der Land- und Seeseite bedroht, ohne 
,dass die Mittel zur Verlheidigung uns sichtbar seien, die Behigerung 
«welche uns nìederdruckt, die grosse Zahl und die Arniulh der Flucht- 
,linge welche uns beunruhigel, die Noth im Inneren welche begonnen hat 
«sich fùhlen zu lassen, mit alien anderen Ubeln, deren Zahl und Schwere 
,ini Verhàltniss zur Dauer der Belagerung zunimnit, diese sind die wahren 
«Grùnde welche unser Volk nóthigct, sich an die valerliche Grossmulh 
„E. Excellenz zu wenden, um ehestens irgend eine Abluìlfe oder Linderung 
„zu erflehen. Wir vereinigen unsere Bitten und unsere Thranen niit 
«jenen unsjres Volkes. Von Unglùcksfàllen erdrùckt, von neuen entschei- 
«denden Gcfahren bedroht, sind wir, Excellenz, nicht mehr im Slande 
;,weder ihm, noch uns Muth einzuflossen. Da wir nichtsdesloweniger 
«der Iloheit der Gesinnungen E. Excellenz ùberzeugl sind, wagen wir 
«ergebenst zu bitlen, gerechligkeitshalber und aus Grossniuth diesen 
«unglùcklichen Freislaat retlen zu woUen, welcher den Ruhm hat unter 
«der Prolection S. Majestàt des Kaisers und Kònigs sich zu befinden, 
«in dessen Nanien, E. Excellenz die Gùte hatten zu versprechen, unserem 
«Leben und unserer Habe Schutz angedeihen zu lassen, wie dies eine 
«òflfentliche Proclamation, und Ihr heiliges Wort bekundet. Wir werden 
«uns wohl glùcklìch schàtzen, wenn E. Excellenz uns mit einer trost- 
«rcichen Antwort beehren wùrden. Wir haben die Ehre, mit ausge- 
«zeichneter Hochachtungzu sein u. s. nv." Der Rektor und die Ràthe 
der Republik Ragusa. 

General Lauriston antwortete den Senatoren, dass sie die Getahr 
ùbertricben, und dass er jenen die etwa Furcht hatten, einige C:!asematten 
zum Aulenthalte an>veisen kònne. Am 5 Juli haben die Senatoren in 
einem Zustandc der Verzweiflung neuerdings an Lauriston mit demselben 
Anliegen sich gewendet; denn es war nunmehr, wenn die Feinde die 
Stadt gesturmt hatten, auch kein genùgender Pulvervorrath vorhanden, 
uni sich zu vertheidigen. 

Da die Senatoren dieselbe Antwort erhielten, erwarteten die Ragu- 
sàer hof&iungslos, und in einem Zustande ganzlicher Muthlosigkeit von 
Stunde zu Stunde den Ansturm und das (Jemetzel, als ani daraufl'ol- 
gendem Tage (C Juli) ein Bauer, welcher in die Stadt Einlasi erhielt, 
die Nachricht Oberbrachte, dass Iranzosische Truppen in Bergatto an- 
gekommen waren. Dieselbe verbreitete sich wìv ein LaufTeuer, und wenn 
sic vielen ohne weiters glaubwurdig erschien, so gab es einige die der 



116 LA CADUTA DKLLA REPUBBLICA RAGUSEA 

gatto. Ma alle cinque della sera si vidde sulla cima del Sergio un 
drapello di Russi, inseguiti da soldati francesi, che loro avevano 
tagliato la ritirata per Bergatto alle navi russe, dopo di che, racconta 
il console Timoni, testimonio oculare, „ essendo un ufficiale venuto a 
«vedere se la piazza era ancora occupata, il trasporto di gioia scoppiò 
„ senza ritegno alcuno, e le contrade rienipite di gente echeggiavano di 
«grida d'allegrezza, assordanti." 



E dififatti pegli assediati quel messo del generale Molitor era la vita, 
la liberazione da una morie forse prossima ed ignominosa. 



DAS ENDE DER RAGQSÀTSCHEN REPDBLIK U^ 

Meinung waren, sie verdiane nicht ernst genommen zu werden, indem 
sie bemerkten, dass die franzòsischen Entsatztruppcn aus Dalmalien 
koinmend, nicht zuerst in Bergatto sichtbar werden konnten. Gegen 
fùnf Uhr Nachmìttags sah man jedoch einen Trupp Russen von Fran- 
zosen verfolgt, denen diese den Ruckzug Qber Bergatto zu den russi- 
schen Schiffen abgeschnitten hatten. ^Einige Zeit spater (erzàhlt Consul 
^Timoni welcher Augenzeuge war) kam ein franzósische Offlcier uni 
,sich zu crkundigen ob die Stadt von den Franzosen noch besetzt sci, 
„und da bemàchtigte sich ohne weiters soldi' ein Freudentauniel der 
«Bevólkerung, die sich auf Plàtze und Gassen ergoss, dass man von 
„dem allseitigen Geschrei nicht hòrte was man sprach." 

Das Erscheinen jenes Boten des Generals MoHtor bodeulete donn 
auch fur die Bilagerten, die Rettung, die Befrciung von dem sie bcdro- 
lienden baldigen und schmahlichen Ende. 




vili 

La prilla decade del secolo. — Le navi di guerra di quel tempo. — Senza vento 
non 8Ì parte. — La marcia forzata di Molitor per Kagnsa. — Gli Austriaci e Kranecsì 
quali costruttori di strado in Dalmazia. — Marmont rapporta a Napoleone come faccia 
costruire strado. — L" ordine dello Czar di riconsegnare le IJoccho agli Austriaci. — 
11 Vladika ed il Viceammiraglio vanno d* ac<.M>rdo por non porlo in esecuzione. — La 
Repubblica sussiste. 



Scrivendo negli ultimi anni del secolo decinionono di avvenimenti 
che ebbero luogo nella prima decade di es.so, e rafl'ronlando il presente 
con quel non lontano passalo, si erge, di tratto in tratto, quale colosso 
il progresso che l' umanità ebbe a lare in questo relativamente breve 
periodo di tempo, specie col rendere docile istrumenlo dei propri 
bisogni due energie latenti in natura. AH' epoca dell* assedio di Ragusa 
già si conosceva e si tentava di trarre costrutto dalla forza espansiva 
del vapore, ma la prima nave praticamente ben riuscita cui dava im- 
pulso la forza suddetta, Fulton la costruì, ed essa solcò pella prima 
volta le onde del Hudson appena nel 1807, e quindi un' anno più 
tardi. Galvani e Volta, all' epoca della nostra storia, già avevano dimo- 
strato r esi.stenza della corrente elettrica, ma il primo apparato tele- 
grafico, che sfruttando la grande scoperta, corrispondesse in pratica, 
Morse lo ideò appena trent' anni più tardi. Nella prima decade del 
secolo non vi erano adunque, per tacer di altro, né telegrafi e telefuni, 
nò piroscafi e ferrate, che in oggi accorciano, ed in certi riguardi fanno 
sparire le distanze. Si pensi soltanto quanto ali* epoca suddetta ci 
avrebbe voluto s(% per es(?mpio, il Viceammiraglio Siniawin, prima di 
risolversi a qualche pa.sso imporlaiite, avesse inleso di interpellare dalle 



viir 

r>i6 cì'ittv Ui^kiuìù iles neuHAeUiileii .UhrhuiidoHes. — Dìo KrìegaPt^liìfiFo jcficr Zeit 
— Kdu WhhI koHio Faliri, — Forcitter Mart^elt Molitore zuui Knsatiie Ragu^aK, — 
ÓrtenrKiober nnd KratixOHon als StrassfnDrhaiiPr in Dalm«t cn. — Marmont h4*rìi'htc*l ari 
K5<|»o)©oii \\h er Stcrtjif^pn l»auon l;lsa. — her nofchl <les ('?si»roii dio BotM^Iiu aia ÌMùt- 
nwvh wìo<lfìr abzulroteii. — Der Vl»dik]\ L'oinpioticrt uiìt dom Viceaflniìi'Aleu iim dea 
Mehì n»obt auaiifijìiren. — Forlbpstami «ler Hopiiblik, 



Wearj niaii sirh mil goschiditlichen Em^niìs?i<vn befassi» welche in 
lini erslt»r» I)c'ff»nnu*n dcs neunzi>linlr*n .laJiilnujdedtrs statlfri^fiinden 
huhon, iirnl die Gi^genwart niit jener niclit Miv rtilnìckleri Vergangon- 
hcil vi*r^'lrii'lil, wir»] nian der Rìi^^JonrorlsrliriLtr si» nnlil govvahr, wi^lchu 
die Meiisclilu'it in (ìov Z\visclienz»'ìl |,'eiiiarlil liaU ìnsbcsoiìdere dadurrli 
duKS i*É ilir polang zwi^i KnlfLe sieh dìeiistbar za marhen, die in dem 
Schosso dor Nrdur snbbininiorten, Zur Zeli der Belagerunjr Ragusas 
uar die Spannkrafl dés UauipTes zwar bekannl, und man slellte aiudi 
Versucbe an, urn aus dci*selbon Nutzen zu ziehen, aber erst ini Jabru 
1S(I7» also ein .lahr spritor, ;>eiang es deoi Amerikaner Fulton, ein 
vollkomnièn gebingciies DaiHpCboot herzusteilen, das ini selben Jalire 
den liuiLscHj befubr, nrid niii welrbeia die Daiiipfschiflalirl eìgunllicli 
ert>fTnet wurde. Zur Zeit unserer Gesrliicbte hatten Galvani und Volta 
die Thi*orie der Elektrieilat begrrmdet, allein ein wirklicli prakUsehes 
Hejfinllal der gn>i4.sen Errungeiisrlian ergali sieh erst niit dem telegm- 
plii^clien A|i|)araU', dea Morst> volle dreissig Jalire sputer ersann* In 
dem eisleni DeeeriuiMm des neunzebnten .lalH'liinnleHes gab es dernzu- 
l'ulge ueder Teli'gni[ibi'ri ncii li Trlcphone, wefb r Danìpfbuote noch Eisen- 
iKilinoii, wefehe die VerbiiMbnigm heut/ulage so wesenllieli erleidifern- 



120 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSÉA 

Bocche r oracolo imperiale di Pietroburgo. Sarebbe stata questione di 
molte settimane, senza far calcolo dei mille accidenti cui erano soggetti 
i messi nel lunghissimo viaggio. Qualora in oggi nei paraggi dell'Adria- 
tico vi fosse una squadra moscovita volante, il chiedere e ricevere 
istruzioni dalle rive della Neva sarebbe per essa questione di ore. 
Liberata Ragusa, le navi russe che bloccavano la città avranno dovuto, 
per andarsene, probabilmente attendere il pomeriggio che incalzi il 
maistro, ijoichè colla bonaccia quei colossi non si muovevano a verun 
patto, nò con un leggiero levante si sarebbero di buon grado adattati 
a far rotta pelle Bocche o Corfù; colossi questi certamente magnifici 
a vedersi, colla loro in^ponente alberatura, coi loro due o tre ponti, 
ma che d* altronde avevano il ventre d* argilla, sempre pronto cioè a 
lasciai-si bucare da proiettili nemici di qualunque forma, sorte e gran- 
dezza, e di dar loro disastroso ricetto nelU interno, senza il minimo 
atto di riinilsa. Son cose queste che in oggi all' epoca delle corrazzate 
e delle torpedini fanno quasi ridere, ma di cui bisogna tener conto, 
quando si tratta di imprese e lotte navali che non sieno della seconda 
metà del secolo decimonono. 



Con riguardo alla marcia fatta da Molìtor colle sue truppe da Spalato, 
e rispettivamente da Macarsca, per venire in soccorso di Ragusa, dob- 
biamo dire alcunché anche sullo stato delle strade in Dalmazia, all' c- 
poca della nostra storia. 

È opinione generale in Dalmazia che i Francesi sieno stati i primi 
a costruire strade regie in questa provincia, e che in ispecialità la strada 
mediterranea, quella cioè, che attraversando la provincia per tutta la 
sua lunghezza, allaccia le estremità della stessa, vada ascritta unicamente 
a merito della Francia. Questo assolutamente non è esatto. Sotto la 
dominazione veneta quasi nulla fu fatto in Dalmazia per strade, sicché 
quando gli Austriaci pella prima volta la occuparono, di strade tal- 
qualmente carrozzabili non esistevano che, una la quale conduceva da 
Spalato a Traiì, una seconda da Spalato a Sinj, ed una terza da Zara 
a Zemonico. Questo era tutto, e quindi persino dalla capitale non si 
poteva fare che una brevissima gita in carrozza (15 chilomelri). La 



t)AS ENDE DÉR RAGUSATSCHEN REPUBLTK 121 

Man denke nur wie lange es gebraucht batte, weiin Viceadmiral Siniawin, 
bevor er in die Bocche einlief, die Zustimmung seìnes kaiserlichen Herrn 
in Petcrsburg, von Corfù aus, batte einlioblen woUen. Es waren biezu 
mchrere Wochen, ja vielleicht ein Paar Monathe nothwendig gowesen, 
und dies im Falle als die Gouriere auf der sebr langen Reisc von 
jenen Unfallen verschont geblieben waren, denen die Eilbotben auf 
fronidem odcr feindlicheni Gebiethe ausgesetzt waren. Von der Adria aus, 
kònnte heutzutago ein russischer Admiral in wenigen Stiinden an der 
Newa cine Anfrage stellen und Antwort erbalten. Naeh dem Entsatze 
Ragusas wcrden die russiscbcn Kriegsscbiffe, welcbe die Sladt blockir- 
ten, um sicb zu enlfernen, wabrscbeinlicb auf die Nacbmittagsstundon 
gewartet baben mùssen, zu welcber Zeit im Sonnncr der Maistralwind 
gewòbnlicb an Starke etwas zunimmt; bei Windslille nabmlicb rùbrten 
sicb die bòlzernen Kolosse nicbt vom Platze, und aucli niit eincni 
leicbtern Sùdwinde batten sie sicb sebr wiederspentig gezeigt den Bug- 
spricl gegen Corfù zu ricbtcn; diese Scbiffe waren gewiss pracbtvolle 
Kolosse, nìit ibren zwei und drei Batterien ùber einander, niit ibrem 
iniponirendcn Takelwerk, allein die feindlicben Gescbosse durcblò- 
cberlen, obne irgend einen Abprallversucb seitens der Scbiffswande, 
ibren bolzemen Leib, und drangen verbeerend in's Scbiflfsinnere ein. 
Es klingt dies scbon beulzutage recbt sonderbar, da man an die mo- 
dernen Kriegsungetbùme zur See aus Eisen und Stabi gewóbnt ist, 
welcbe mit Mascbinen verseben sind, die tausende von Pferdeknìften 
entwickeln, allein man muss auf solcbe Zustànde Bedacbt nebmen, 
wenn von kriegeriscben Begebenbeiten auf der See die Rede ist, aucb 
dann, wenn sie in der ersten Hrdfte des neunzebnten Jabrliundertes 
stattgefunden baben. 

Mit Rùcksicbt auf den forcirten Marscb, den General Molitor mit 
seiner Division von Spalato, beziebentlicb Macarsca aus, nacb Ragusa 
unternabm, dràngt sicb die Frage auf, wie der Zustand der Slrassen 
dazumal in Dalmatien war. 

Es wird nicbt selten in Dalmatien bebauptct, die Franzosen seiea 
die ersten gewesen welcbe fabrbare Strassen in der Provinz erbaulen, 
und dass insbesondere die sogenannte Strada Mediterranea, namUcb 
die Reicbsstrasse, welcbe ganz Dalmatien der Lange nacb durcbziebend, 
den nórdlicbsten Tbeil der Kùste mit dem sùdlicbsten verbindet, nur 
den Franzosen zu verdanken sei'. Diese Bebauptung ist aber eine 
volikommen irrige. Unter der venetianiscben Herrscbaft, welcbe Jabr- 
hundcrte andauerte, ist fùr Comunikalionen in Dalmatien fast gar nicbts 
geschehcn, so zwar dass als Óstcrreicb die Provinz zum erstenmal 
besetzte, nur eine zur Notb fabrbare Strasse bestand, die von Spalato 
uach Traù fùbrte, eine zweite von Spalato nacb Sinj, und eine dritte 



l22 tA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAÒUSEi 

strada regia da Zenionico pcrBenkovac e Lissane a Knin, ed innanzi 
per Stermica al confine bosnese, quella da Knin per Dernis a Sebenico 
e quella da Sebenico per Boraja a Traii, furono costruite dal 1797 al 
1801 a spese del Governo austriaco, sicché quando i Francesi occu- 
parono la Dalmazia, trovarono belli e fatti questi lunghi ed importanti 
tronchi di strada. Inoltre esso Governo aveva fatto elaborare da certo 
ingegnere Zagoreo i progetti peli' intera strada mediterranea sino a 
(lastelnuovo, ed aveva anche ordinato i rilievi preliminari pella com- 
pilazione di un progetto peli' esecuzione di una strada attraverso il 
Velebit in Croazia. 



Il Dandolo, che nei suoi rapporti a Napoleone tanto si duole di 
non aver mezzi disponibili per imprendere grandi opere di pubblica 
utilità, ed in ispecialità di non poter regolare il Kerka ed il Narenta ') 
e prosciugare gran tratti paludosi di terreno, non parla che inciden- 
talmente di strade, e nota più il difetto di strade sulle isole che in 
terraferma. La ragione si è, che la costruzione delle strade regie si 
riguardava come afifi\re militare, desse non si facevano per iscopi di 
economia nazionale, che era il forte di Dandolo, ma si costruivano per 
comodo dell* esercito e per viste strategiche, che era il foi-te di Marmont ; 
e siccome tra Dandolo e Mannont, come giti abbiamo raccontato, vi 
era gran ruggine e gran gelosia, cosi Dfindolo in quanto a strade che 
pur sono tanto necessarie pel progresso di un popolo, taceva, poiché 
altrimenti avrebbe dato risalto ai meriti del generale, il quale diffatti 
le faceva costruire ponendo in esecuzione i progetti dell' ingegnere 
Zagoreo di cui abbiamo fatto menzione. Vogliamo poi che Marmont 
stesso racconti ai nostri lettori come queste strade si facessero, tradu- 
cendo dal francese un brano di un suo rapporto diretto in giugno 1807 
a Napoleone: 



„Sire, privo del piacere (<1u honheur) di jìoter far la guerra durante 
„la primavera, io procuro di rendere utile il mio soggiorno in Dalmazia. 
^L'impossibilità di poter comunicare per mare, dopoché il nemico in- 
cesta i canali interiori, la natura delh^ conuniicazioni che rende la 
^difesa della Dalmazia quasi impossibile, mi determinarono di dar mano 



^) La regolazione del Narenta o del Kerka come pure la bonifica delle paludi di 
Vrana furono in tempi più recenti CKeguito dal Governo austriaco. 



bkS ENDE DER RAGUSÀISGEEN RÉPUBLIK l23 

von Zara nach Zemonico. Dles war alles, und folglich konnte man 
auch von der Haupstadt aus, nur eine kurze Strecke (15 Kilometer) 
im Wagon zurucklegen. Die Reichsslrasse von Zemonico ùbep Benkovac 
nnd Lissane nach Knin. und weiter ùber Stennica zur bosnischen Grenze, 
jene von Knin ùber Dernis nach Sebenico, so wie jene von Sebenìco 
ùber Boraja nach Traù, wurden innerhalb der Jahre 1797 bis 1801 
auf Kosten der òsterreichischen Regierung gebaut, und als die Franzosen 
Dalmatien in Besitz nahmen, haben sie diese wichtigen und langen 
Strassenslrecken fertig vorgefundem. Die ósterreichische Regierung batte 
ùberdiess einen Ingenieur Zagoreo mit der Ausarbeitung der Projekte 
fùr den Bau der noch nicht ausgefùhrten Strecken der Strada mediter- 
ranea bis Castelnuovo beauftragt, und man befasste sich auch mit den 
technischen Erhebungen fùr die Anlegung einer Kunststrasse von Zara 
uber den Velebit nach Kroatien. 

Statthalter Dandolo, welcher in seinen Berichten an Napoleon, 
forlwàhrend darùber klagt, dass ihm die nòtliigen Geldmittel fehlen 
um gróssere gemeinnùtzige Arbeiten in der Provinz zu unternehmen, 
so z. B. die Regulirung der Kerka und der Narenta ^), und die Boni- 
ficirung ausgedehnter versumpfter Flachen, spricht nur nebenbei von 
den Comunikationen auf dem Fesllande, und notiert melir den Mangel 
an Verbindungswegen auf den Inseln als an der Kùste. Der Grund war 
der, dass der Strassenbau als mililarische Angelegenheit betrachtet wurde, 
da die Strassen nicht aus Rùcksichten der Nationalòkonomie, welche Dan- 
dolo verfocht, gebaut wurden, sondern zunàchst zu strategischen Zwecken 
angelegt wurden, was zum Ressort Marmonts gehórte ; da aber zwischen 
Dandolo und Marmont, Neid und Eifersucht bestand, desshalb schwieg 
Dandolo in Betreflf der Strassen, die doch so nothwendig sind, fùr die 
niaterielle Wohlflfahrt eines Volkes, demi sonst bàtte er die Verdienste 
des commandierenden Generals hervorgehoben, welcher die neuen Wege 
nach den vorgefundeneu Projekten des Ingenieurs Zagoreo bauen lioss. 
Damit unsere Leser durch Marmont sclbst erfahren, in welcher Woise 
dieser Strassenbau stattfand, werden wir hier einen Bericht, den der Ge- 
neral diesbezùglich an Napoleon im Monathe Juni des Jahres 1807 
orstattete, ùbersetzen: 

„Majestàt! Da mir wtìhrend dieses Frùhlings die Fronde (honheur) 
„benommen sein wird, Krieg zu fùhren, so trachte ich dass mein 
^Aufenthalt in Dalmatien von Nutzen sei. Dìo Unmòglichkeit auf dem 
,Seewege zu verkohron, nachdom dor Foind dio innoren Canàio unsi- 
„chcr macht, und die Qualitàt dor r4omunicalionon, wolclio dio Vor- 



*) Dio Regalirnng beider Fliisse, so wie die Bonificirun^ der Siimpfe von \Vi*ana, 
hat die ósterreichische Regierung in neuerer Zeit durehgefuhrt. 



124 tiA CADCJTA DELLA REPUBBLICA RAGOSEA 

„alla costruzione di tutte le strade che V. M. ha ordinato. Le truppe 
^di V. M. sono animate dal miglior spirito, pronte ad intraprendere 
,,tulto quello che è utile, e nella speranza di piacere a V. M., esse accol- 
„sero con gioia il progetto; per rendere l'esecuzione dello stesso più 
„sollecilo vi ho aggiunto un certo numero di paesani; fatta astrazione 
„ dalla circostanza che questa stagione morta pella campagna li rendeva 
^disponibili, l'impiegarli dando loro del pane e degli spiccioli in aggiunta, 
«era sotto queste circostanze atto d' umanità. I Morlacchi sono, come 
„tatti i barbari (!), senza previdenza; dopo d'aver mangiato e bevuto 
„ senza misura per sei mesi dell' anno, si trovano dalla fine dell' inverno 
„sino al raccolto, in tali ristrettezze e bisogni, di cui non è possibile 
«formarsi un' idea senza averli visti, ed è una cosa vera a rigore il 
«dire, che una metà della popolazione vive per quattro o cinque mesi 
«di erbe e di latte di capra. Cosi stando le cose, una razione di pane 
«è di gran valore per essi. Ed è questo che io loro accordo con cinque 
«soldi di moneta in aggiimta; ai soldati poi faccio corrispondere un 
«soprasoldo di dieci soldi, affinchè se la passino un po' meglio.** 



Marmont costrusse in questo modo in pochi mesi nel 1807 il tronco 
della strada mediterranea da Knin per Verlicca, Sinj, Vergoraz, Fortopus 
sino a Neum (chilometri 200 incirca). Importante pella nostra storia è 
la chiusa di questa lettera che suona: «Io ho scritto al generale Lau- 
«riston che ordini al Senato di Ragusa, di costruire una strada da 
«quella città sino al confine dalmate; per tal modo non sarebbe im- 
«possibile che prima di tre mesi sia condotta a termine una congiun- 
«zione carrozzabile tra Zara e Ragusa; in allora farò costruire un ponte 
«di barche sul Narenta.** Questo ordine il Senato raguseo non lo eseguì, 
poiché esso nel 1807 aveva ben altri pensieri, che quelli di far strade, 
e, se fosse stato possibile, avrebbe trasportato Ragusa in cima ad un 
monte, per isolarsi dalle truppe di qualsiasi bandiera e mantenere la 
propria indipendenza. 



* 



DAS KNDE DER HAGUSAISCHEN REPUBLIK 12o 

,lheidigung Dalmaliens ungemein crschweren, haben niich veranlasst 
,init dem Bau sàmmtlicher von E. M. angeordneten Strassen zu begin- 
«iien. Die Truppen E. M. sind von dem bcsten Geisle beseelt, imnier 
,bereit an jeder nùtzlichen Unlernehnung sich i^u betheiligen; sie 
, haben mein Vorhaben mit Freude begrùsst, in der Hoffnung E. M. 
„zu gefallen; uni die Ausfuhrung desselben zu beschleunigen, habe ich 
«eine gewisse Zahl Landbewohner zu den Bauten hinzugezogen. Ab- 
«gesehen von dem Umstande dass die jetzige Jahreszeit, in welcher die 
,FeIdarbeiten ruhen, sie enlbehrlich machie, war ihre Vervvendung ein 
, Akt der Menschlichkeit, sobald man sie mit Brod und einigem Kleingelde 
^betheilen konnte. Die Morlaken, sind wie alle Barbaren (!) ohne Vor- 
«aussicht ; nachdem sie durch sechs Monathe des Jahres masslos geges- 
,sen und getrunken haben, befinden sie sich, von dem Ende des Winters 
jbis zur neuen Emte, in einer solchen Bedràngniss und Noth, dass 
»wenn man sie nicht sah, es schwer ist sich eine Vorstellung zu machen, 
,und es enlspricht vollkommen der Wahrheit, wenn man sagt, dass 
„einc Hàlfte der Bcvólkerung, vier oder lùnf Monathe hindurch von 
^Kraùter und Ziegenmilch lebt. Unter solchen Verhàltnissen ist eine 
«Brotportion fùr sie sehr werthvoU. Und dies bekommen sie, mit fùnf 
„Kreuzer in Barem. Den Soldaten lasse ich eine Zulage von 10 Kreuzer 
«auszahjen, damit es ihnen etwas besser gehe.** 

Marmont hat in solcher Weise und in wenigen Monaten die wich- 
tige und lange Strassenstrecke Knin — Veilicca — Sinj— Vergoraz— Forto- 
pus— Neum (bei 200 Kilometer) von Grund aus neu erbaut. Von beson- 
dercm Interesse fùr uns ist auch der Schluss des oben ervvalmten 
Briefes, den Marmont an Napoleon in Angelegenheit des Strasscnbaues 
richtete: „Ich habe dem General Lauriston geschrleben, er soli dem 
„ragusàischen Senat anordnen einen fahrbaren Weg von der Stadt 
^Ragusa bis zur dalmatinischen Grenze zu erbaucn.** (Es ware dies 
bis Neum gewesen, denn das nórdlichc Territoriuiii der Republik, zu 
welchem auch Stagno und die Halbiasil Sabbioncello gehòrte, er- 
streckle sich bis dahin). aln dieser Weise wiìre es nicht unmóglich, 
adass vor drei Monaten eine FahrsLrasse zwischen Zara und Ragusa 
aVollendet werde: ich wùrde sohin eine Schiffsbrucke Tur die Cberfuhr 
,der Narenla zimmern lassen." Dieser Aufìbrderung iiat der ragusiìische 
Senat nicht entsprochen, denn, wie niir sehen werden, batte er ini 
Jahre 1807 wohl andere Sorgen; statt Verbindungsstrassen auzulegen, 
hàttc er, wenn es móglich gewesen ware, Ragusa auf eine Bergspitzo 
trunspoiliert, wohin die Truppen was imnier tur einer Macht nicht liàtten 
gelangen kónnen, uni die Unhabhànhigkeit des Freistaates zu erhalten. 



126 LA CADUTA DKLLA REPUBBLICA UAGUSEA 

La marcia forzata di Molitor da Spalato per Ragusa e la liberazione 
della città dall' assedio, fu una brillante operazione militare, specialmente 
pella celerità colla quale venne eseguita. Abbiamo veduto che gli as- 
sediati, quando Molitor giunse in cospetto della cittii, si trovavano agli 
estremi, e che ì Senatori consigliavano e pregavano Lauriston di capi- 
tolare. Se Molitor ritardava di un pajo di giorni, Lauriston era costretto 
di farlo, e se il primo ebbe il merito di far presto, il secondo ebbe 
quello di non aiTendersi ad onta dei suddetti consigli e delle minacele 
dell' ammiraglio russo. L' auriston aveva avuto la previdenza di spedire 
nel giorno della disfatta di Bergatto (17 giugno) un corriere a Molitor, 
comunicandogli che la sua situazione era oltremodo critica. Tra la 
partenza del messo e 1' arrivo di Molitor a Ragusa (G luglio), passarono 
quindi diecinove giorni soltanto, tempo brevissimo se si riflette che il 
messo avrà impiegato qualche giorno per recorsi da Ragusa a Spalato, 
e che le truppe, nella marcia da quest' ultima stazione e da Macarsca 
pella città assediata, dovevano battere vie a mala pena cavalcabili, 
dappoiché, come abbiamo veduto, strade carreggiabili tra le città sud- 
dette a quel tempo non esistevano. Oggi giorno, certamente, non può 
sembrare un miracolo, che in meno di venti giorni un generale venga 
in soccorso da una all'altra città della Dalmazia, perchè come già 
abbiamo posto in rilievo al principio di questo capitolo, ora dispo- 
niamo di rapidi e potenti mezzi di comunicazione che allora non si 
conoscevano. 



L' assedio di Ragusa aveva fatto gran chiasso in Europa, ove non 
si poteva credere, che le truppe del vincitore di Austerlitz fossero 
state battute e rinchiuse in una città per opera di Russi e Monte- 
nerini. Si attendevano ovunque con impazienza notizie da Ragusa, 
che arrivavano molto più incerte e tarde di quanto ai giorni nostri si 
possa immaginare. Quando poi si avverò la notizia dellarapida marcia 
di Molitor e della liberazione di Ragusa, esso per alcun tempo, spe- 
cialmente in Francia, fu 1' eroe del giorno. Non si può negare difatti, 
che oltre al merito della sollecitudine ebbe anche quello, di impaurire 
talmente con stratagemmi Russi e Mdntenerini, che essi si ritirarono 
da Ragusa, ed in parte fuggirono, senza troppo spargimento di sangue. 
Così, per esempio, fece sembianza di spedire una lettera a Lauriston 
in cui gli comunicava di venire alla testa di 10.000 uomini (mentre 
pel fatto non ne aveva che 2000), lettera che, come intendeva, capitò 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 127 

Der forcirte Marscli den Molitor von Spalato nach Ragusa zurùck- 
legte, und der Entsatz der belagerten Stadi, war eine glànzende niili- 
làrische That, insbesondere wegen der Raschheit mil welcher sie vollzogen 
wurde. Es wurde schon gesagt, dass, als Molitor slch der Stadt nahertc, 
die Belagerten in aùsserster Noth sich befanden, und dass die Senatoren 
dem General Lauriston fast flehend den Rath ertheilten, zu kapitulieren. 
Ilatte sich Molitor blos um zwei Tage verspàtet, so waro Lauriston 
genóthiget gewesen dies zu thun; wenn desshalb Molitor grosses Lob 
verdient, weil er energisch und rasch handelte, hat sich Lauriston einen 
nicht geringeren Verdienst dadurch erworben, dass er nicht kapitulierte, 
trotzt des Zuredens der Reprasentanten der Republik, und der Dro- 
hungen des russischen Viceadmirals. Lauriston batte die Voraussicht 
gohabt, am Tage der Niederlage von Bergatto (17 Juni 180G), einen 
Eilbotcn nach Spalato zu senden, uni doni Collegen mitzutheilen dass 
scine Lage eine aùsserst kritische war. Von dem Tage der Abreise des 
Boten, bis zu jenem der Ankuft Molitors, sind blos neunzehn Tage 
verstrichcn, eine sehr kurze Zeit, wenn man bedenkt, dass der Rote 
einige Tage brauchte um von Ragusa nach Spalato sich zu begeben, und 
die Truppen von dieser Sladt, beziehentlich Macarsca nach Ragusa 
auf holperigen kauni reitbaren Slegen marscliieren mussten, da, wie wir 
schon gesehen haben, zwischen den erwtìhnten Stàdlen keine fahrbarc 
Strassen bestanden. Wenn man dieso Urnstànde nicht in Belracht ziehen 
wurde, mùsste man sich heutzutage darùber nur wundern, dass volle 
neunzehn Tage nothwendig waren, damit von einer dalmatinischen 
Stadt, der anderen Hùlfe gebracht werden kónne, nachdem in der Ge- 
genwart, da Telegraphen uud Dampfboote zur Vorfùgutig stehon, eine 
solchc militàrische Operation in ebcn so vici Slundon sich durchfiìhron 
liesse. 

Die Belagerung Ragusas batte in Europa das grósste Aufsehcn 
erregt, auch weil cs fast unglaublich klang, dass die Soldaten des 
Siegers von Austerlitz, soitons der Russen und Montonegriner geschlagon, 
und in einer Stadt eingeschlossen worden soien. Man erwartete daher 
ùberall mit der gróssten Ungeduld Nachrichten aus Ragusa, welche 
sehr lange auf sich warten liessen. Als dio Nachricht des forcirton 
Marsches Molitors sich bestàtigto, ward or plòtzlich der Held des Tages, 
besonders in Frankreich. Mann kann denn auch nichl laiìgnen, dass 
Molitor nicht blos rasch handelte, sondern auch dass er es vorsland 
Russen und Montonegriner durch Knogslist derart oinzuschuchtern, dass 
sie ohne viel Blulvorgiossen Ragusa aurgaboii. So z. B. fingiorto or 
einen Brief an Lauriston zu sondon, in wolcheni or ihm mitlhoilto mit 
10.000 Mann nach Ragusa zu murschioron (wiìlirond dor Entsatzcorps 
nur aus 2000 Mann bestand), welchor Brief, wie os scino Absicht war. 



128 LA CADUTA DELLA UKBUBBLICA RAGUSKA 

in mano dei Russi; presso Ombla poi fece ripassare più volte dagli 
stessi battaglioni, tratti di via scoperti e quindi visibili dalle posizioni 
russe, facendoli ritornare per posizioni nascoste, per far credere al 
nemico che il contenuto della lettera intercettata corrispondeva al vero. 
Però questo generale, che da un giorno all' altro, si era acquistato 
tanta gloria, da saturare la più sfrenata ambizione, commise un grave 
torto. Volle che il merito fosse tutto suo, e che non un bricciolo ri- 
cadesse sul suo collega Lauriston, che, come risulta dalla nostra storia, 
si comportò da previdente e valoroso soldato ; ricordiamo in ispecialità, 
come Molitor canzonasse Lauriston, quando gli chiedeva con insistenza 
soccorso, temendo questi a ragione un' attacco di Ragusa da parte dei 
Russi e Montenerini. Per riuscire in questo intento Molitor non disdegnò 
di porre più tardi in massimo rilievo i suoi meriti ed in istudiato 
risalto i tanti sbagli tattici, che, secondo esso, prima e dopo V assedio 
aveva commesso Lauriston. La sete di gloria il più delle volte diviene 
più ardente, quando si comincia a libare alla sua tazza. 



Diremo ora brevemente del comportamento del Vladika e del vice- 
ammiraglio russo Siniawin durante e dopo Y assedio, e per far questo 
ci serviremo, come già altra volta di una fonte montenerina, cioè della 
storia del Milakovié. Relativamente agli ultimi giorni dell' assedio si 
legge nella stessa: «Frattanto mentre la vittoria prometteva la resa di 
«Ragusa, giunse 1' ordine dell' imperatore Alessandro, con cui, avuto 
«riguardo alle sue buone relazioni coli' Austria, ingiungeva che fossero 
«riconsegnate le Bocche agli Austriaci, perchè potessero cederle ai 
«Francesi. Fino a che tale deliberazione fu mantenuta segreta, i Bocchesi ^) 
«ajutavano con tutto impegno i Russi, ma quando essa trapelò, Boc- 
«chesi e Montenegrini cominciarono a ritornare '^). Non rimaneva quindi 
«altro partito che di continuare neh* assedio della città, attendendo che 
«si arrendesse per fame o per sete. L' assedio durò sino al 24 giugno '*), 
«In quel giorno arrivò la notizia dal campo russo *) che da Stagno si 



') liOggasi Crivosoiani. 

^) Sarauuo ritornati piuttosto quelli elio avevano fatto del ^raii bottino e che avevano 
freUa di porlo in 8alvo. 

^) Secondo il vecchio calendario, al quale si altongoLO i jireci ortodossi, il 24 Giugno 
corrisponde al 6 Luglio del Calendario gregoriano. 

*) Probabil mente in seguito allo stratagemma della lettera. 



D.VS ENDK DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK T^O 



in die Hàiìdo dor Russcn gerieth; ùberdiess liess er in Oinbla dicsclben 
Balaillone Ifings einer oflfencn und von den russichen Positionen sicht- 
baren Strassenstreckc mehrmals passicren, uni den Feind in deiii Glauben 
an den Inhalt seincs Briefes zu bestarken. Ein grosses Unrecht hat 
lìbrigcns dieser General bcgangen, der in wenigen Tagen cinen Ruhni 
sich crvvarb, welcher seinen Ehrgeiz vollkonimen sattigen konnle; er 
wollte nàniHch dass der ganze Verdienst an dein fiir die Franzosen 
gltickliehen Ausgange der Belagerung, nur ihm allein angereehnet werde, 
und dass nicht der geringste Theil hievon seineni Collegen Lauriston 
zu Gute fulle, welcher jedenfalls als ein tapferer und kluger Soldat sich 
bewahrt batte. Wir brauchen nur daran zu erinnern, wie Molitor seinen 
Collegen bespóttelte, als er ihn wiederholt und dringend ersuchle, ihm 
Verslàrkungen zu schicken, da er niit voUkommen begrundiler Voraus- 
sicht einen Anfall Ragusas seitens der Russen und Mohtenegriner be- 
fùrchtete. Uni zu dem erstrebtem Ziele zu gelangen, hat Molitor nicht 
verschnijiht, in seinen Berichten dasjenige was er gethan, init besonderem 
Nachdrucke hervorzuheben, und in gùnsligsle Beleuchlung zu selzen, 
wfihrend erdie vielen taktischen Fehler, die nach seiner Aiisiclil, vor und 
wah'rend der Belagerung, Lauriston begangen hatte, ausfiìhrlich und niit 
herber Kritik besprach. An dem Kclche des Ruhuies nippend, wurde 
aucli Molitor von einer unersàttlichen Gierde nach deuiselben bel'allen. 

Wir werdcn nun das Verhalten des Vladika und des Viceadmiraien 
Sinìawin, wahrcnd und nach der Belageruug, kurz besprechen, und zwar 
zunachst auf Grund einer montenegrinischen Quelle, nahmtich der 
mehrmals erwàhnten Geschichte der tlzcrnogora des Milakovic. Beziìg- 
lich der letzlen Tage der Belagerung wirJ in derselben erzfihlt: „Un- 
,tcrdessen, wahrend der Sieg die Cbergabe Ragusas in sicherer Aussicht 
„slei[te, ist eine Ordre des Kaisers Alexander zugekoninien, niil welcher, 
«in Anbelracht der guten Beziehungen Russlunds zu Òsterreicli; anbe- 
^Tohlen wurde, dass die Bocche den Osterreichern wieder ùberlassen 
„werden, daniit ihrerseits die Abtretung derselben an Frankreich er- 
nfolgen kónne. Solange dieser Enlscliluss des Czaren geheim gehalten 
„wurdo, haben di Bocchesen ') niit gròssler xinloplerung den Russen 
«Beisland geleislet, als man abcr von demselben zu munkeln anfìng, 
«begannen Bocchesen und Montenegriner nach Ilause riìckzukehren '^). 
„Es blieb also nichls anderes lìbrig, als die Belagerung forlzusetzen 
„und abzuwarten dass die Sladt sich ùbergebe, wegen Mangels an Le- 



*) Man lese Crìvosoiauer. 

') Es wenlen ìnBbesoiiderc Jeiio ziinii-kgekehrt scin, die bei don Pluudcningen 
gnte fieute g^eioftclit hatten, und >^ie in Sichcrbeit bringen wollten. 



130 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSBA 

«avvicinava un rinforzo. Il Vladika spedì i Montenegrini verso il fiume 
„Ombla. Tre mille francesi ') si mostrarono verso il territorio turco. 
«Dopo un breve ma assai accanito combattimento i Montenegrini bat- 
„terono in ritirata verso Ragusavecchia, donde se ne andarono a 
„Castelnuovo, i Russi col Vladika fuggirono a Gravosa, e quindi fecero 
„vela pure per Castelnuovo." 



Lo storico del Montenegro in questo brano ci racconta ingenua- 
mente tre cose interessantissime, che esso naturalmente avrà attinte 
ad eccellente fonte montenegrina, e forse dallo stesso Vladika o dal suo 
successore ; cioè che durante V assedio era giunto V ordine perentorio 
dell' imperatore Alessandro, che fossero riconsegnale le Bocche agli 
Austriaci, perchè potessero cederle ai Francesi; che questo ordine 
aveva prodotto grave malcontento tra Montenerini, il che vuol dire in 
altri termini che aveva dispiaciuto moltissimo al Vladika, facendogli 
una striscia attraverso il conto, e che si procurava di tenerlo segreto, 
il che significa che si aveva intenzione di dilazionarne, per quanto 
possibile, l'esecuzione. Nel capitolo antecedente abbiamo esposto, come 
il console austriaco Timoni si fosse recato durante V assedio dal vice- 
ammiraglio Siniawin, a domandargli se tosse vero che da Pietroburgo 
era venuto 1' ordine dell' evacuazione delle Bocche di Cattaro. Se il 
vice-ammiraglio confermava la notizia, tutta la situazione era radical- 
mente cangiata, la flotta e le truppe russe dovevano abbandonare il 
canale di Cattaro, ed implicitamente anche Ragusa, ed ai Montenegrini 
altro non rimaneva che di ritornare ai loro, monti. Il vice-ammiraglio 
a questa domanda rispose evasivamente, dicendo invece a Timoni, che 
se Lauriston tra brevissimo tempo non capitolasse, farebbe dare 1* as- 
salto alla citta e la lascierebbe a discrezione dei Montenegrini. Ora lo 
storico montenegrino raccontandoci che questo ordine a quel tempo 
era realmente venuto, e che veniva tenuto segreto, ci dice implicita- 
mente che r ammiraglio russo, persino rimpetto al rappresentante 
austriaco, sconfessava Y ordine del suo Czar ; ci dice che le due persone 
le quali dirigevano da parte degli assedianti ogni cosa, cioè il Vladika 
ed il vice-ammiraglio, avevano ordito un complotto, per non cedere 
le Bocche agli Austriaci, come si voleva a Pietroburgo, e per conti- 
nuare coir assedio di Ragusa, di cui sulle rive della Neva non si 
poteva sapere ancor nulla. Lo Czar della Russia infatti, col suo ordine 



^) Molitor non oonduoeva ohe in tatto dae mila uomini. 



DAS BNDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 131 

„beiismitteln oder Wasser. Die Belagerung dauorte bis zurn 24 Juni *). 
„x\n jenem Tage erhielt man im russischen Lager die Nacliricht dass 
„iìber Stagno (franzòsiche) Truppen herankamcn '^). Der Vladika liess 
„die Montenegriner in der Richtung des Flusses Onibla voirùcken. 
^DreiTausend Franzosen^) wurden plòtzlich auf tQrkiseheui Territoriurn 
„sichlbar. Nach einem kurzen aber blutigen Gcfechle, wurden die 
„ Montenegriner gegen Ragusavecchia zuruckgeschlagen, von wo sie 
„sich nach Castelnuovo reiirierten. Die Russen mit deni Vladika flùch- 
„teten sich nach Gravosa, und segelten sohin ebenfalls nach Caslel- 
„ nuovo ab." 

Der Historiker Montenegros erzàhlt uns hier ganz Ireuherzig drei 
Dinge die von gròsstem Interesse sind, und die er gewiss aus gut uni- 
terrichteter niontenegrinischer Quelle erfahren haben wird, niòglicher 
Weise, aus dem Munde des Vladika oder seines Nachfolgers, nàmlich, 
dass wàhrend der Belagerung der perenitorische Befehl des Kaisers 
Alexander anlangte, die Bocche seien den Ósterreichern wieder zu 
ùbergeben, daniil sie dieselbcn sohin den Frahzosen abtrcten ; sohin 
dass die Montenegriner mit diesem Befehle des russischen Kaisers un- 
zulrieden waren, was in dem Sinne zu verstehen ist, dass dem Vladika 
die Weisung des Czaren sehr ungelegen kam, weil sie ihm seine 
Zukunftsplàne durchkreuzte ; endlich dasa man sich Mùhe gab diesen 
Befehl gehcim zu halten, was wohl darauf schlìessen lasst, dass man 
die Ausfùhrung desselben móglichst zu verschieben gedachte. Es wurde 
schon erzàhlt, dass, wahrend der Belagerung Ragusas, der óslerreichische 
Consul zum Viceadmiral Siniawin sich begeben batte, um ihn zu befragen, 
ob es wahr sei, dass von Petersburg aus die Weisung anlangte, die 
Bocche zu raùmen. Hatte Siniawin dies bejaht, so wàre mit einem 
Schlage eine radikale Anderung in der ganzen Situation eingetreten, 
denn die moskovilische Flotte und die russischen Truppen luìtten den 
Canal von Cattaro, und folglich auch Ragusa, verlassen mùssen, wàhrend 
den Czernagorcen nichls anderes erùbrigt wàre, als ih re Berge wieder 
aufzusuchen. Der Viceadmiral antwortete der Anfrage ausweichend, mit 
einer Redewendung dem Consul mittheilend, dass wenn Lauriston in 
kiìrzester Zeit nicht kapituliert bàtte, or die Stadt erstùrmen lassen 
wùrde, ura sie sohin den Montenegrineni preiszugcben. Da uns nun der 
montenegrinische Historiker in vollkommen glaubwiu-diger Weise er- 
zàhlt, dass zu jencr Zeit der Belohl der Raùmung der Bocche von Seite 
des Czaren wirklich angelangt war, und dass man ihn geheim hielt, so 



1) Nach dem altoii Kalender, dcsscii sich dio Àiiliunger dergr. or. Coiifcssion bedieiioii 
entsprjcht der 24 Juni dem G Jiili des Gregorianisclion. 
2j WahrsoboiDlieh zufolgo dos fingirlcn'Hriefes Molitors. 
3) Molitor liatto nur 2000 Mann unter seinem Befelile. 



132 LA CADUTA DKLLA RKPUBnUCA UAGUSEA 

aveva distrutto con un tratto di penna tutta Y opera artificiosamente 
arcliitettiita dal Vladika, tutti i suoi progetti e le sue speranze, poiché 
questi già riguardava le Bocche quale un possesso provvisorio della 
Russia, che lo Czar più tardi avrebbe niagnanimaiuente cesso al xMon- 
tenegro. Ad istigazione del Vladika e ad insaputa della Clorle russa, 
la flotta moscovita si era impossessata delle Bocche, offendendo con 
questo ad un tempo Austria e Francia, e per consiglio del principe 
del Montenegro e ad insaputa dello Clzar, Russi e Montenegrini avevano 
intrapreso la spedizione contro i Francesi nel territorio della Repub- 
blica e r assedio di Ragusa. 



11 Vladika tirava a rimorchio la flotta russa con tutte le truppe che 
vi erano entro, ed il viceammiraglio gli dava mano, perchè si lasciava 
infatuare dai discorsi del principe sacerdote, arrendendosi ai suoi desi- 
deri, e poi temendo sempre di aver agito contrariamente alle intenzioni 
dello Czar, avrebbe desiderato di compiere qualche impresa gloriosa, 
come p. e. 1' espugnazione di Ragusa, per poter placare il potente suo 
Imperatore, se questi lo avesse rimproverato di aver agito senza atten- 
dere i suoi ordini e con imprudenza. Affinchè V ordine dello Czar non 
si eseguisse, e non si consegnassero agli Austriaci le Bocche, il Vladika, 
con semi)re a fianco il viceanmiiraglio, intrigò di poi a tutta possa 
durante le trattative diplomatiche pella cessione, per modo che queste 
(cosa incredibile a dirsi, poiché avevano il compito più semplice di 
(piesto mondo) non approdarono a nulla, e la conseguenza si fu la 
sanguinosa lotta Ira Francesi Russi e Montenegrini, che infestò sino 
alla pac^e di Tilsit di bel nuovo la costa tra Ragusa e Cattaro. Però 
lo storico montenegrino st(»sso ci racconta ancora, che se invece della 
pacifica consegna d(4 territorio di Cattaro, come aveva ordinato Ales- 
sandro, continuò la lotta, ciò fu opera politica del Vladika, ed ecco il re- 
lativo brano ella sua storia: „SuIla resa delle Bocche incominciarono 
^lunghe trattative diplomatiche, tra il luogotenente n;aresciallo austriaco 
^conle de Bellegarde, il colonnello l' Kj)ine ed il generale Laurislon, ma 
„non si devenne ad alcuna conclusione. L'avveduta condotta del viceani- 
„miraglio Siniawin, e la nota esperienza i)olilica dr] Vladika Pietro, non 
^permettevano che si lasciasse al nemico una provincia di tanta ini- 



DAS ENDE DER RAGLISÀTSCHEN REPUBLIK 133 

ergibt siclì daraus, dass der russische Viceadmiral sogar dem Reprason- 
lanten Osterroichs gegeniìber, die Weisung soines Czaron vcrlaùgiieto ; 
dass die zwei MAniior welche aii dor Spitze dcT Bi»lag(Tor sich befandon, 
und summtliche Faden in ihron Handen hatton, nahnilicli Vladika uiid 
Viceadmiral, ziisaminen complot ierten um die Bocche den Osterreicliern 
nielli rùckzustellen, wie man dies in Petersburg wollte, und uni die 
Belagerung Ragusas nichl aufzugeben, von welclier man an der N(ìwa 
noch keine Ahnung haben konnte. Kaiser Alexander batte denn auch 
mit einen Federzuge, sammlliche Projekte und Hoffnungen des Vladika 
vernichtel, denn der Gebieter Montenegros betrachtete schon die Bocche 
als einen provisorischen Besilz Russlands, den der Czar spaterhin gross- 
mùlhig der (Izernagora abgeireten batte. Die moskovitische Flotte halle 
sich der Bocche auf Zureden des Vladika, und oline Vorwissen des 
russischen Hofes, benirichtiget, dadurch Òsterreich und Frankreich gleich- 
zeitig verletzend, und auf Ansliftung des llerrschers der C!zernagora, 
hatten, oline die Zustimmuug des Czares abzuwarlen, Russen und 
Montenegriner den Feldzug gegen die Franzosen iin Gebiete der 
Republik und die BMagerung Hagusas unternommen. 

Der Vladika zog die russiseli^ Flotte in's Schlepptau mit den Lnn- 
dungstruppen und :illes was daran hieng, nachdem es ihm gelnngen 
war mit seiner Beredsanikeil bestimmend auf die Enlschlùsse des 
russichen Admirals einzuwirken. Siniawin scinerseits, in steter Besorgniss 
gegen die Intenlionen des Czaren gehandelt zu haben, batte gewunscht 
cine glorreiche That zu vollbringen, z. B. die Einnahme Ragusas, um 
durch dieselbe sein<Mi machtigcMi (iebieter zu beschwichtigen, ini Fallo 
er ihm vorgeworfen batte, unbedacht und ohnc^ staine Befehle abzu- 
warlen, gehandelt zu haben. Damit die Ordre des Czaren nichl zur 
Ausfuhrung gelange, und den Osterreichern die Bocche nichl wirclor 
nberg(*ben werden, intriguierlt^ ohn(» l'nterlass der Vladika, der Sinia- 
win slels an seiner Selle batic», auch spàli'ibiii wahrend der dijilo- 
iiialischen Verhaudiungen, welcho slaltfanden um die Modalilàten der 
Tbergabe feslzuslellen, so zwar dass dieselben zu keinem Resultale 
Wlirten, wiewohi die Aufgabe dir denkbar leichleste und einfachste war. 
Dies batte die Forlsetzung der blutigen Fehde der Franzosen mit den 
Russen und Montenegrinern zur P'olge, die bis zum Friedenschiusse von 
Tilsil wahrle, und fur welcho Fehde die Kiìsle zwischeu Ragusa und 
Caltaro neuerdings den Kriegsscliau})latz abgelxMi musste. Cbri^'(Mìs 
b(»lont auch der Ilistoriki^* der Czeniagora, dass, W(»nn stali der IV'umI- 
lichen Cession der Bocche, dir Alexander angeordnct halle, der Kampf 
fortgesetzt wurde, dies ein politisches Werk des Vladika gewesen isl, 
und zwar mit folgt^ndeu WoHen: .In BetrelT der l^lx^-gnlx* der Bocche 
ffbegannen langandauernde diplomai ische Verhaudiungen zwischeu dem 



154 LA CADCTA DELLA RKPTBBUCA RAGCSEA 

.portanza. I Francesi in sogivto offersero al Vladika persino la digita 
,di Pairìarca di tutta la Dalmazia, ma tsso rìliutó.* Ben naturale: il 
prìncipe del Montenegro non voleva che per un problematico potere 
spirìtuale. gii sfuggis:?e di niano il potere temporale sulle Bocche, che 
pel fatto in parte aveva afferrato. Del rimanente abbiamo asserito in 
altro luogo del nostro racconto, che la colpa di tutti i disastri avvenuti 
nei territori di Ragusa e ^laltaro. dal IN») sino alla pace di TilsiU ri- 
cade in massima parte sul Vladika. ed ora rìtenianìo di a%'erlo provato. 



La gioia della libenizione fu breve pc-r i Ragusei, poiché posto il 
piede fuori di ciltà. di quanto formava la delizia della loro esistenza, 
altro non rinvennero che cenere e rovine. Ma anche di quello che era 
la loro mxssima ricchezza, la quasi uni*^a ma grandissima risorsa, cioè 
della flotta mercantile, le notìzie erano raccaprìcciantL L.a flotta lUssa 
si era impadronita di moUi navigli ragusei, ed a Gravosa alcuni erano 
stati bruciati con tutto il carico. Anche gli Inglesi, sempre in guerra 
coi Francesi, da quando questi avevano occupato Ragusa, più non 
rispettavano la bandiera di San Biagio. Insomma il commercio era 
completamente arenato, e la flotta mercantile ragusea correva perìcolo 
di venire per inti-ro distrutta: un cataclisma economico, una frana di 
disgrazie che aveva distnitto ed incenerito quanto si attrovava in terra, 
ed ingtiiottiva quanto ci era per mare. Da questa frana terrìbile una 
cosa sob non era stata travolta ancora: la Repubblica. 



DAS ENDE DER BAGUSilSCflEN REPUBLIK IHo 

,òsterreichischen Feldmarschalleutnant Graf Bellegarde, dem Obersten 
flEpinè und doni General Lauriston, aber man konnte nicht schlùssig 
,werden. Das kluge Verhalten des Viceadmiralen Siniawln, und die 
,bokannte politische Erfahrung des Vladika Peter, gestattelen nicht 
,dass man dcm Fcinde eine Kùste von solcher Wichtigkeit ùberlasse, 
^Die Franzosen haben sogar insgeheim dem Vladika die Wùrde eines 
,Patrìarchen Dalmatiens angebothen, aber er verzichtete darauf/ Ganz 
nalurlich: der Herrscher Montenegros, wollto nicht fùr eine problema- 
tische geistliche, die erhoffle weltliche Macht ùber die Bocche aufgeben. 
An anderer Stelle haben wir schon gesagl, dass der Vladika Schuld 
Iràgt an dem vielen Blut, welches vom Jahro 1806 bis zum Frieden von 
Tilsit in den Territorien von Ragusa und Cattaro vergossen wurde, an 
der òkonomischen Ruin und an dem unsaglichen Elend, das zu jener 
Zeit ùber die Bevòlkerung Sùddalmatiens hcreinbrach; wir erachten 
(len Beweis hiefur nunmehr erbracht zu haben. 

Die Freude der Befreiung war von kurzer Dauer fùr die Ragusaer, 
denn sobald sie den Fuss ausscrhalb der Stadtmauern setzten, sahen 
sie ùberall nur Schult und Ruinen; ihre Palaste und Villen, waren 
verbrannt, ihre Gàrten und Terrassen zerstórt, Alles was ihr Dasein 
verschónerte und crfreute, war vernichtet. Aber auch die Nachrichten 
waren niederschmeltemd, die ihrcn gróssten Reichthum, ihre einzige aber 
ungemeìn ergiebige Einnahmsquelle betrafen,nahmlich die Merkantilflotte. 
Die russìsche Kriegsflotte batte sich vieler ragusàischer Schiflfe bemàch- 
tiget, und in Gravosa batte man einige Fahrzeuge sammt der Ladung 
verbrannt. Auch die Engliìnder, die mit Napoleon auf Kriegsfuss sich 
bcfanden, respectierten nicht mehr die Fahne des Heil. Blasius seitdeni 
die Franzosen Ragusa besetzt liatten. Kurzum, Kandel und Schiffahrt 
waren eingestellt, und die ragusfiische Flotte nahe daran ganzlich ver- 
nichtet zu werden ; eine ókonomische Katastrophe, ein Einslùrmen von 
Unglùckslallen, das fast Alles zerstórt odcr eingeàschert batte, was im 
Gebiete des Freistaates sich befand, und nunmehr Alles verschlang, 
was man auf der See besass. Nur Eines batto dieso Unglùckslawine 
noch nicht erfasst und vornichlol: die Republik. 



IX 

Maniioia a Raj^iisa, — Trattiito di Ouhrjl pdU ae^sìono dolio Hooctio alb Kntitc;;i. 

— Il vttteammiri)£rlio Siitr.ivvm viiolo o1iÌc<lcr(^ ixlrnzlonì a Ptotrolior^fo |vriiim<li (v^o^iirb. 

— Nmovc srorrerie doi Moiitpn(*jfrin> nel iMritorio dollrv Jlci|»iilililjc.v — rUiib^^lifi di 
Ca«tehmovo. — \*h lloihi nissa «- iiu|, ossessa (leU ijsohi «lì Cìir/.<ilji, — Il riìiiuirubnl*» 
fruneeso iMìiiJjinnnto per i'0<1jirfiia — Li» Hicmorio dì Munnont sai |»rr*i:clto \\\ frt»Mlnr<> 
mi porlo (1» L'iioiTt'i tra Stiij^no e Ornvosa. — Salufi [ìripubUntf Huprnìin h'jt mio — 
I Consìgli rr^pii 1/1)1 ìifAni pel (ulto ORairtorati. — Un iifllfùilo fniik^^sQ (|u.ile (-iiuimìsMtvrìo 
ìmporìuto al Scnnto. ^ I kii^M«ot si rivolgono ni Stillano |»cr ajuto. — 8<*1tm 111 nìv\ 
»pi»iaii/<' liniorì. — Divif^iono Holb poniKula ltMl<^fltiÌi*a. — I kagus*»'! ItìiiUrirt ili inif- 
restart' la ìfiiM^in a His^or^ ilclla Hp|iiil»l>tiiN'>. -~ Il Poh^f^llor <« U Rc^piilililìiKi tiellc Mcssd 
condUioui rìuipctto a Niipolootx*. 



AUorrlip NdiMilronr* rict^vrlh* iinli/j;i ili'll' uss(*<lit» ili ISagusa^ fw-F" 
pervenire* toslo rordiiK» a Maniiuril tli paHirr prlla Ualinu/Jaf di aa- 
sumere tvì il comandi* tl»»U' annata fraiut'se, od anziiutio di libirure 
Lanriston V). Jlannnnl snllrrih» (|uinfìi la sua paiiniza, (*d arrivò ad<lì 
21 I^ukììo 181)0 a Zara, coim* ^ria fu esporto. Dalla rapitali* dalinala .4 
reco direllanionlo a llagiisa, noi IVall* inpn lil>orala da Molilor. ove ap- 
presi» rho Russi e Muntono^rìni si orano t rincorati tra Ra(irn.^avceclua v 



M 11 PriiioipA Kn^oiiio scri\e a Mirinoti! ila VjireRO iii «lat;v 2 Lii^fln: ^L.i mtù 
„nnrtani(»utc noto, f*hfì egsriMh slato hpshIìIo il gcucriilo l^umgtoa i!ii fnr/c ir ^ iti 
,jiciu>ehe. EÌ riiiL-fiiiiisu tariti o hi lortv//:i di Kii^^nna. 11 ircnprule Molitor -^i ; »>r 

^.i;r^rc<lir'f' il nemico ./' Lo stc^^f^o poi friivo a M:muoiit ìVa Mihi/,;i iti dat:i m 

,Jn mi ìirìrctto *li rim«l(orìi» ooii uno sfrato «li S. Mncsl/i, li *»opi:i d« un A 

..rjuiile KlLi i> tiumitiuto (ìi'fK'niIft ÌM cnpo dell ;inn»t;i di hiilinoxin. 8. Mrirs .; , .;ni 
,,<diO Klla (»Rrla ti4 orn dopo rì<'cvuta la sua loltcni, e «dio a«i:£i tutto ltlt<i«ri U i^Aiittmlfl 

«linurifiton Pieudji seco una eoiiijdpfa conipasuia di ranonicrr, 6 ai>Ì oiI oUo imv;{ 

„i|i art»j:liur»a da crini pò, IVr r|iijm(o «* faltiltik', orjni soMato dovrsk Tornirni iton t 
„di stivali, fhipfioirlic* in ])alm)i/Ja ninnm pollo e IùIik Treiulfrà con ho uiH'liia un 
^numero di infrrmìcrL i* t :tnMiiiniKlni/ion(» di 1 tiU/}iri*lto. S, Mncìda di^xìdfm olio \LiU 
^nlTrcMì per «iiiatilo po^sitùh' la mw niiirida/' 



IX 

Sainnont fn R:«pnH;i, — Triiktjiten von OiilrH wo^oii l'Wiliissnni: (li*r Bn^'i-ht* mi 
Fmiikrei*;!». — Vìo^ti«linìrnl Siiiìjivviri ivjll vnr IiiiiMimni! 4or lEof^^ho [uj^tiuklioiipn in 
rct^iT^hurs omtiolcn — Neil© Kuifalle <ler Monff'n<>iiTÌtiGr tu ihxa Tenitoruiin tlor Kei>uMjk, 
— Viiii ttcfc^'M von Caslohmovo — Dio ruNsisch© Vìùtio ìmminibùiii^t si**li dir IiihoI 
riirzol:!. — per rra'1/.oaisrho Oniniiiaiulcur wepn Fùìglioil vorurtlieilr. — Die Menioìroii 
Maniioiits iìhcv dio Krrìtìlitiiiier oine8 KrìogHluirotia /.vvisolicn Slu^rno inid nravo.«a. — 
SnlttH Ifripuhìicnf ftttpmnt Ifx t'Mto, — DÌO HfiBidil»isj«e dcr reptìlilikf^uiui'hcn Rcj^ìcning 
fnklt»«'li u'irkiiiip^los goninrlif. — Kiii fiMii/oàisr-hcr Offinìor nh kiikcrìichcv (\»mmis8ar 
im Sciialc- — IVii* Ibpisjicr weiidcii sìtdi nii don Sidliin nni Hiilfo, — 8<?lijn llf jioinc 
HMfìrtiitr»^^tìfi nrid Bfjliinlilniiìjpn. — Tlieilnn-; dor Biilkiiiili:illMiiKH. - Drci Ragitsiior ver- 
gtirìliftfi EfiiHNjand fiir don Freintuìd zìi iijk*rc\ssii*ren, — Dor Fiibst uiid dio IJopuldik in 
densoHien Verlijilt^iisson m Naprdndn. 



Als Napoloon Naclirirlif von drr Rolagomng Rn^msas r^rliirdt» liess 
or soj?lt*Ìcli an Marinoni dir VW'isnn^' er^jilinu stdort naidi Dalinanrìi 
abzuruiscn. das <!urnntiMitlu drr Iratixnsisrlien Arinin* zn ilhin'ntdirnrn, 
imd vor alleili dvì\ Gmwvaì Laii risto n zu luTroien *). Marinnnl hf^srbltMj- 
nigle di'ntznrol^rc soiiir Ahrei.srv niid hì ani iì .Inli iSfNl in Zara an- 
^n^koionifii. wio tVws an andi'r«vr Strdlr schon irzalitt wurdc» Von il^r 
Ilaiijjtstadt l>alriudi('n:!i hcgal> t-r sirh dirt-ri narh lia^iisn, das in dcr 



*) Vrnìt Kiijjen an Jhirmont. V'iirn'io *i Julì 1S()G: ,,Ks wìrd Unum tdme ZwoÌN 
„liek;inril Roìn dsiMK Genond LsiurÌBlon, vvoil i*r von ìil»4?iio;reiiou StnMlkrsiftr'n iin^jogriffoii 
„\v«rdo, uitdi iu dio l*'oj*tiiiiir Usi^^n»;» oiriiroM-ldositori hut. fionorid Molitor jst anftcetiro- 

„<dinii niii don Foiiid /n ni»ij:c;hcti *' Pnnx Ivii; n mi Marnirnit, Mon/.ii 12 Jidi 

IHiM»: „l<di Kooìie mirti llaien niìt oinom Sidiróibei» S. Mstiiiw^iit ilio Topìo oiiies 
„l>ekrettfi 7Jì lihf r>icridoiK dm^ sio inm (Tonnral «n tlicf der Ariiioo in r*iiini;ilfen «>nioiMit. 
^S, Mnjes;liit wun?s* lit tl;iK« ai(* vÌi.t nnd /\v.in/-i^ Slundmi ikicIi Kjiipraii:: «imiCH llricfi^w 

^finfliiCH-lieM, nnd vf»r /illoin don HeiM^ruI LnurifJton l^ofroion Mehmoii sic oìnò voli- 

„ftAndÌiro C!niii|>ni:iiio Kittroiiioro und sochs Wa* fli-ld FoldHÌìtfko iiiit sìdi. \V*inn trjroiid 
♦.iiiii^li'dh nni«^ .l«nt(>r ibrcr SoJd.ilou dit'i r.irir Si liiilio t»rhnltnii, do.im i*» fidili in D.dina- 
^lieri nri FiCdri iind L<^iii\vand. Sio \v«'rdori aneli vivi krankfnwaiiiT iind *\w Lnz:irt'Miver- 
,\v;«hiias milnohmen. 8. Maje*ii:it uiìiindit dass Sii> jIiumi Miirni li njoirrudist hcKchleatiigfen.*' 



138 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

Castelniiovo, coir intenzione di impedire il passaggio alle truppe francesi 
verso le Bocche. Marmont aveva già risolto di attaccare queste posizioni, 
quando a mezzo di un messo gli pervenne la notizia, essere stato 
stipulalo presso Parigi il trattato, detto di OubriI, tra rappresen- 
tanti diplomatici di Russia e Francia, pel quale V evacuazione delle 
Bocche da parte dei Russi doveva seguire pacificamente. Si rivolge 
quindi Marmont al viceammiraglio Siniawin, per chiedergli se gli sia 
pervemita analoga partecipazione. Questi risponde dapprima di non 
saperne nulla, ma dopo alcuni giorni gli partecipa, che essendogli stato 
ufficialmente comunicato il trattato, le truppe russe abbandoneranno 
per intanto la contrada di Canali. Quando però Lauriston, per incarico 
di Marmont, si recò a Castelnuovo per accordarsi col viceammiraglio 
circa alle modalità dell' evacuazione delle Bocche, questi si rifiuta ad 
un tratto di entrare in qualsiasi trattativa, osservando che giusta una 
comunicazione fattagli tempo addietro, doveva consegnare il terri- 
torio di Cattaro agli Austriaci (alludeva all'ordine come già sappiamo 
pervenutogli dallo Czar), mentre secondo le recenti stipulazioni di Parigi 
esso doveva cedere le Bocche ai Francesi, motivo per <;ui si era 
rivolto a Pietroburgo per istruzioni, e prima che queste non fossero 
pervenute non poteva prendere alcuna disposizione. Questo comporta- 
mento del viceammiraglio si spiega col brano citato nel capitolo ante- 
cedente dalla storia della Czernagora del Milakovic^, in cui è detto, che 
r avvedutezza dell' ammiraglio e 1' esperienza politica del Vladika non 
permettevano che si lasciasse al nemico una costa di tanta importanza. 
Siniawin si sarà certamente rivolto a Pietroburgo, non tanto por istru- 
zioni, quanto per proporre che il (xo verno russo ritiri l'ordine emosso 
di consegnare il territorio di Cattaro agli Austriaci, e così pure che 
non ratifichi il trattato di OubriI, presentandosi opportuno, che le 
Bocche, almeno per qualche tempo ancora, rimangano in potere dei 
Russi, anche per facilitare alla flotta inglese 1' occupazione di quella 
importante posizione strategica qualora le navi russe 1' avessero «abban- 
donata. Anche il Vladika si sarà certamente rivolto a Pietroburgo, 
affinchè la flotta russa rimanga nelle acque di Cattaro, e probabilmente 
avrà fervidamente pregato lo Czar di non abbandonare il piccolo ma fido 
alleato della Russia, e di non lasciarlo in preda alle vendette della 
Francia. Questi timori non erano del rimanente senza fondamento, 
dappoiché Marmont pochi giorni dopo il suo arrivo in Dalmazia, aveva 
ricevuto da Napoleone 1' ordine di intraprendere una spedizione contro 
il Montenegro ^). 



1) in nna lettera diretta in data 2 Agosto dal Principe Eui^enio a Marmont, sono 
trascritti gli ordini pervenuti al primo da Napoleone, e si legì^e nella stessa* tra le 
altre cose: «Terminato che sarà il gran caldo, e quando Marmont avrà raccolto tutte 



DAS ENDE DER RAGUSATSCHEN REPUBLIK 139 

Zwischenzeit durch Molitor befreit worden war. Daselbsl crfuhr cr, dass 
Russcn und Montenegriner zwischon Rogusaveccliia iind Castelnuovo 
niit dcr Absicht sich verschanzt liatton, dio franzosischon Tnippon boi 
dem Durchzuge nach dern Gobicthe von Catlaro zu uborrallon. Marmont 
halle schon don Beschluss gefasst sie in ihron Posilionen anzugroifon, 
als durch einen Eilboten ihm dio Miltheilung zukam, dass bei Paris, 
zwischon don diploinatischen Verlretern Rus^lands und Frankroiclis 
cine Veroinbarung zu Stando kam (sogonannto Traklatc von Onhril), 
dcrzufolge die Raumung der Bocche soitons der Russcn friodlioh slalt- 
zufinden liattc. Es wendet sich nun Marmont an Vìcoadmiral Siniawin 
mit der Anfrage, ob ihm in der Angologcnhoit eino Miltheilung zuge- 
kommen sci. Siniawin antwortot anfangs, dass or gar nichts von dor 
Sachc wisse, nach einigon Tagon benachrichtigol or jodoch Marmont, 
dass die russischen Truppen vorlaùfig das Territorium von ClanaH 
raumen werden. Lauriston beglbt sich nun, im Aufirage Marmont^^, nach 
Castelnuovo, uni mit doni Vicoadrairalon dio Modalitiìten dor Raumung 
zn vereinbaren, aber da weigert sich Siniawin ontscliiodon in Vorliand- 
lungon zu trelen, vorschùtzond, dass nach.einor ihm vor einigor Zoit 
zugokonimenen Weisung, die Bocche don Osterreìchern zu iibcrgobon 
waron (so batte nahmlich, wio wir sclion wissen, dor Czar anbefohlon), 
wiìlirend nach don soebon gotroffonon diplomatischon Vor«-'inbarungen, 
orwrdinter Landstrich don Franzoson zu uborlasson sei, wosshalb or 
sich nach Petorsburg um diesbozuglicho Inslruktionon wondon nmsslo, 
und vor dem Einlangen dorselbon or koinè Anordnung Irofibn kònno. 
Dieses Verhalten des Vicoadmiralon orinnorl an jenen im vorangogangonon 
Capitel cirrlon S.alz aus dor Coschichlc der Czornagora des Milakovic'*, 
wo gesagl isl dass die Klugheit des Vicoadmiralon, und die politische Er- 
fahrung des Vladika nicht gestatteton den Feindon dio Bocche zu fibor- 
lassen. Siniawin wird sich jedonfalls nach Potersburg gewendot haben, 
nicht so sehr um Inslruktionon oinzuhohlen, als um den Ani rag zu 
stellen, die russischo Regiorung mógo dio ihm zugokommeni^ Weisung, 
die Bocche zu raumen und den Òslerreicliorn zu uborgebon, zunìck- 
ziehen, so wie die Traklate von Oubril nicht gonehmigen, da es vor- 
theilhafler ware, wenn der Kùstenstrich von Catlaro, wonigslons einigo 
Zeit hindurch, noch untor russischor Ilerrschaft verblolbon wùrde, auch 
um eventuell dor englischen Flotte dio Besitznahmo Jones strategisch 
wichtigen Punktes zu orloichtern, wenn die russischen Sdiiffe sich 
zuruckziehen sollten. Auch der Vladika wird zweifelsohno sich in Po- 
tersburg verwendet haben, damit die russischo Flotte in don (lowassorn 
von Cattaro verbloibo, und wahrscheinlich den Czaren llohonllichst 
ersucht haben, den kleinon aber trouen Bundesgenossen nichl zu 
verlassen, und ihn nichl der Radio Frankreichs pi'oiszugebon. Dieso 



140 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAOUSEA 



Lo Czar diffalti, accondiscondondo alle proposte probabilmente fat- 
togli, dichiarò di non ratificare il trattato di Oubril. ed in Settembre 
le ostilità rincominciarono. Napoleone, ritirando gli ordini poco tempo 
prima emessi in quanto all' occupazione del Montenegro, ingiunse a 
Marmont di tenersi possibilmente sulle difensive, e di non oltrepassare 
(Jastelnuovo nella sua marcia in avanti, per non compromettere le 
trattative diplomatiche, che nullameno continuavano. Vedendo i Mon- 
negrini e Crivosciani clie i Francesi non si avanzavano, ritennero che 
non lo osassero, e divenuti arditi, facevano delle frequenti scorrerie nel 
territorio di Canali, avanzandosi sino a Dreno. Per farla finita, Marmont 
si spinse ad un tratto sino a (lastelnuovo ^), ove attaccò gli alleati, 
sbaragliando gli stessi in una sanguinosa battaglia, nella quale i Russi 
perdettero 350 combattenti, mentre 7(X) rimasero feriti e :2(X) furono 
fatti prigionieri. Anche i Montenegrini e Tlrivosciani soffersero gravi 
perdite. Marmont pretende di non aver avuto che 25 morti e 180 feriti, 
mentre lo storico montenegrino Milakovic esagera quest;i volta non 
soltanto le perdite francesi, ma anche le russe, e racconta che le truppe 
moscovite sarebbero state del tutto sbaragliate se i Montenegrini non 
le avessero salvate, tocche sembra corrispondere al vero. Nelle Memorie 



„le sue forze, aggredirà con 12.000 uomini i Montenegrini, per chiamarli a dar conto 
ideilo barbarie commesse. Procurerà di far prigioniero il Vla<lika, però sino a fatto 
„compiuto Ri infìngerà. So non si castigano questi malandrini, saranno sempre pronti di 
„prenderfi contro di noi le armi." Nella stessa lettera si le^r^e un' altro ordino di Napo- 
leone in argomento, che forse sani pervenuto in un'altro giorno al Principe Eugenio: 
„To ritengo che il generale Marmont stalulirà il suo qnarticr generale a Spalato, che 
„occupcni la penisola di Sabbionc.^Iio, e che prenderà possesso di tutti i luoghi fortificati 
„delle l^occho. Kgli uon deve far trasparire nulla al Vescovo del Montenegro e tra i 15 
,,e 20 Settembre, quando avrà un poco rinfrescato, ciI esso avrà preso tutto Io occorrenti 
„roÌ8uro di precauzione, mentre i nemici si troveranno in uno stato d' assopimento, rac- 
„coglicni un' armata che conti dai 12 a 15.000 uomini di truppe adatte pella guerra di 
„montagnn, ed inoltre si provvedere di alcune bocche da fuoco, da collocarsi sopra slitte, 
„e qiiin<li con un colpo distruggerà i Montenegrini." 

') Castelnuovo (in lat. Ncocastnini, in slavo Xod od Hcrceg-Novi) eiltadella di 
incirca 1300 abitanti, in una delle più amone plaghe di Dalmazia, rimpetto all' imboc- 
catura del canale di Cattare, è circondata da mura e torri, ed e luogo storicamente 
importante. Fu fondata nel 187U da Stefano Tvcrtko primo \\h di Bosnia e dal Duc4i (in islavo 
llerzetj da cui il nome) Stefano, dichiarata Capitale del Hercegovina. però già sotto il 
di lui" figlio Vlatko cadde in potere dei Turchi (1483). Addì 27 Ottobre 1538 si presentò 
sotto Castelnuovo una poderosa tlotta veneto-ispana. sotto il comando del principe di 
Melfi, dell" ammiraglio veneto Vincenzo Capello e del Gran Capitano spagnuolo Ferdi- 
nan<lo Gonznga, e shArcatc le truppe fu presa la città d' assalto. I<a occuparono quituli 
i Spagnuoli al comando di Francesco Sarmiante. Da essi fu eretto il tuttora sussistente 
forte spagnuolo. Però già nell' anno lóSl), cadde di bel nuovo in mano dei Turchi, dopo 
un lungo assedio, nel quale essi avrebbero perduto 8.000 combattenti, e trucidati quindi 
tutti gli abiunti ad eccezione dei fanciulli. Dal 1530 al 1(>87 Castelnuovo rimase in 
mano dei Turchi, mentre in quest' ultimo anno riuscì ai Veneziani di impossessarsi di 
Castelnuovo coli' ajuto dei Cavalieri di Malta. 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK Ul 

BefQrchtung war ùbrigons nicht unbegnìndet, denn Marmont halle von 
Napoleon, wenige Tage nach seiiier AnkufL in Dalmatien, den Aullrag 
erlialten, einen Feldzug nach Montenegro zu unternehmen '). 

Der Czar hat denn auch, die ihm wahrschcinlieh geniachten Vor- 
stellungen in Berùcksichtigung gezogon, und die Trattate von Oubril 
nielli ratificiert, demzufolge ini Scptember die Feindseiigkeiten neuer- 
dings begannen. Napoleon ertheille den Befehl, dass man sieh mòglichst 
an die Defensive halle, und in einem evenluollen Vorstosse Castelnuovo 
nicht ùberschreite, um die diplomatischen Verhandlungen nicht zu 
conipromittieren, die nichtsdestovvenigor fortgesetzt wurden. Auch zog 
er, die kurze Zeit vorher an Marmont ertheille Ordrc, einen Feldzug 
gegen Montenegro zu unternehmen, zurQck. Da die Franzosen nicht 
vorrùckten, glaubten die Montenegriner und Clrivoscianer dass sie es nicht 
wagten, und mlt grosser Vervvegenheit, unteniahmen sie wiederhohll 
Streifereien in das Territorium von Canali, bis Breno vordringend. Um 
der Sache ein Ende zu bcreilen, rQckte Marmont auf einmal bis Castel- 
nuovo vor^), wo er die Alliirten in einem blutigen Treffen schlug, in 
welchem die Russen 350 Mann verlorcn, wàhrend 700 verwundel wurden 
und 200 in Gefangenschafl geriethen. Montenegriner und Crivoscianer 

*) In einem Briefe, welcher Prinz Eugen am 2 August an Marmont richtoto, sìnd 
die Befeiile Napoleons abschriftiieh onthalten, und ist in demselben unter andorcui zu 
lc8on: „Wenn dio grosso Hitzo voriiber ist nnd Generai Marmont alle seine Miitel bei- 
„sammeii haben wird, wird er mlt 12.000 Mann ùber die Montenegriner herfallcn, um 
^sie wcgeu ihrer veriibten Burbareicn zur Rochensehaft zn zielieu. Er wird den Bischof 
ngefaiigen za nehmen suchon, sieh aber inzwischen mòglichst verstellen. Wenu dicse 
„Uaùber keìne Ziichtignng erbalten, werden sie iwmer bereit sein, sieh gegen uns zu 
„erklaren." in demselben Briofe ist iu derselben Angelegenhoit nodi ein andere Weisung 
Napoleons, enthalten, die wahrschcinlieh dem Prìnzen Engen an einem audorcn Tage 
zugekommen ist: „Ieh glaube General Marmont wird seni Hauptquartier in Spalato 
^aufsehlagen, die Halbinscl Sabbioucello besetzcn lasson, und von alien Forts an dòn 
„Bocehe von Oattaro Besitz crgrcìfen. Er darf gegen den BiHchof von Montenegro nichts 
„merken lasson, und um den 15 bis 20 Scptember, weiin das Wettcr kiihler goworden 
„ist, er scino Vorsiohtsmassregoln getroffen, nnd scino Feinde eiugesehliifert hat, wird 
„er 12 bis 16 tausond Maun die sieh fiir den (iebirgskrieg eigncn, mit oinigen Gesehit- 
^tzen anf Schlittenlaffetten, sammeln, nnd die Montenegriner niedersehmetteru." 

*) Castelnuovo (lat. Ncocastrum, si. Novi oder Hcrccgnovi) kloine Stadt von eirea 
1300 Eiiiwohner, in ciner der schòusten Kùnstonstreoken Dalniatiens, gegenùbor der 
Etnfabrt in die Bocche prachtvoU gelegtn. ist mit Maucrn und Thiirmen umgeben, 
und historisoh merkwiirdig. Sie wunle 1879 von Stefan Tvcrtko 1 Kunig von Bosnicn 
gegrfindet, und von dem llerzog (si. Hercog dalier der Name) Stefan, zur ifauptstadt der 
Hercegowina ernannt, aber schon unter seinem Sohn Vlatko tiel sie (1483) iu dio lliinde 
der Tiirken. Aui 37 Oktober 1538 ankerto vor Castelnuovo die vereinigte Flotte der 
Spanier und Vcnetianer, unter dem Commaudo des Fiirston von Molti, des venetianisehen 
Admirais Vincenzo Capello und des spanischon (jeneraliapitaus Vincenz Gonzaga und 
nabm dio Festun^ mit Sturm. Dio Spanier besctzlcu soliin Castelnuovo unter Francesco 
Sariniante's Befenl. Von ihnen wurde das nodi bc&tehende Forte Spagnuolo erbaut. 
Jedoch schon oìn Jahr darnach fiel Castelnuovo neuerdin^^s in die Hiinde der Tiirken, 
nach einer laugen Belji<?erung, wiihrend welcher die Tiirken O.OUO Mann verlorcn haben 
sollen. Nach der Einnahme wurde die ganze Bevolkerung mit Ausuahme der Kinder ein 
Opfer ihrer Wutb. Vom .labro 153U bis zuui Juhre 1()87 verblieb Castelnuovo unter 
osmanisoher Herrscbaft, <la es in diescm Jahro den Venetianern mit lliilfe der Malthe- 
Hrritter gelang dio, Stadt wieder zu nehmen. 



ni LA CAPOTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

di Marmont poi si legge: ,Ho ordinato che si abbruceiassero tutti i 
^sobborghi e parecchi villaggi intorno a Caslelnuovo ; questo significava 
«casligare la ribellione proprio lì, ove si altrovava il suo focolare. 
„ll giorno dopo, il mio comando era già eseguito. Soltanto feci rispar- 
«miare la casa di un* unico abitante, perchè alcuni mesi prima aveva 
^salvato la vita ad un Francese. Dinanzi la casa poi feci assicurare una 
,,tabella, sulla quale era scritto il motivo per cui ciò avevo disposto.* 
Curiosa idea questa, di dare tanto risalto ad un granello di grazia, nel 
bel mezzo ad un turbinìo di vendetta! Dopo la battaglia di Castelnuovo 
cessarono le scorrerie dei Montenegrini e Crivosciani entro i confini 
della Repubblica. 



Durante l'inverno 1806-1807 non avvennero fatti d'armi in terraferma, 
e Marmont, si ritirò a Spalato, di dove era partito il generale Molitor, 
nomimato Gran Officiale della Legion d' onore, per altra destinazione 
in Francia. Però addi 9 Decembre 180G, il viceammiraglio Siniawin 
apparve dinanzi alla cittadella di Curzola con tre vascelli, tre fregate 
e due brik, e dopo aver fatto uno sbarco di truppe sull' isola, stipulò 
dopo tredici soli giorni di resistenza col commandante francese Orfengo 
la resa del capoluogo ). Quando Marmont riseppe la notizia, non po- 
teva darsi pace, poiché aveva provveduto Curzola di un sufficiente nerbo 
di truppe, ed approvigionato la città in modo, che nel caso di un* as- 
sedio, non mancasse di vettovaglie per sci settimane. Orfengo poi, par- 
tecipandogli qualche giorno prima la probabilità di un'attacco dell'isola 
da parte dei Russi, lo assicurava, che esso li attendeva a più fermo, 



^) La città di Curzola (si. KorciiUi) capoluogo dell'isola e distretto onouimo, ha 
invece rinomanza per un' assedio clic ebbe a sostenere nel 1571 contro l' auiminiglio 
tu: co (Jlychiali, (in origino frate capuccino. suicciato dal convento per cattivo compor- 
tamento) durai.to il quale le ragazze e le modi ih abiti maschili avrebbero co raggi osamente 
combattuto sulle mura, mentre un Canonico (Arcidiacono Rosario) dirigeva la difesi. 
Kiusci diffatti di liberarsi da questo corsiro turco, che aveva terrorizzato tutto le cesie 
dell Adriatico. Nel medio evo Genovesi, Veneziani e Rugusei erano di frequente iu lotta 
pel possesso di questa isola, e parecchie battnglio navali furono quindi combattute nelle 
acque di Curzola. In una di esse i Genovesi fecero prigioniero ai Veneti il famoso Marco 
l'oio (1298), il quale, durante la sua prigionia a Genova dettò le relazioni sui famosi 
suoi viaggi noli Asia. Vuoisi che Antenore (come è noto da Omero, il più sasgio 
tra i saggi di Troja, quello che una volta propose si facesse pace cogli Aokei, Toro 
ritornando Klena, il pomo della discordia) da Troja sia approdato a Corsola, ed abbia 
foudato la città. Cn vecchio scrittore creteuse ne fa menzione colle parole : „IU ooaotas 



DAS ENDE DER RAGUSÀÌSCHEN REPUBLIK 143 

eililten ebenfalls grosse Verlusle. Marmont behauptel dass die Fraiizoseii 
nur 25 Mann verloren, und 130 Verwundete hattcn, widirend der nion- 
lenegrinische Hisloriker Milakovié diesmal nicht blos die franzòsischen 
sondern auch die russischen Verluste ùbertreibt, und erzàhlt dass die 
nioskovitischen Truppen aufgerieben worden warcn, wenn die Monle- 
negriner ihnen nicht eiligst HQlfe gebracht hatten, was ùbrigens wahr 
scin durfte. In den Memoiren Marmonts ist bezùglich dieser Affaire 
noch zu lesen: „Ich ertheilte Befehl mehrere Dòrfer und sàmmllichc 
aVorstàdte um Castelnuovo in Brand zu stecken, dies hiess die Rebellion 
„\n ihrem eigencn Heerde strafen, und schon am nachsten Tage war mein 
«Befehl ausgefùhrt. Nur das Hans eines einzigen Einwohners, der einige 
«Monate zuvor einem Franzosen das Leben geretlet batte, liess ich 
«schonen. Man braclite an dasselbe cine Tafel an, um den Grund dieser 
«Ausnahnie zur Kenntniss zu bringen." Sonderbare Idee diese, einen 
Gnadenakt, mitten in der Auslùhrung einer vandalischen Strale, so 
hcrvortreten zu lassen. Nach dem Treffen von Castehiuovo haben die 
Slreifereien und Plùnderungen der Montenegriner und Crivoscianer 
innerhalb des Territoriums der Republik aufgeKórt. 

Wàhrend des Winters 1806—1807 war es auf dem Festlande ganz 
ruhig, und Marmont zog sieh nach Spalato zuruck, von wo General 
Molitor, der zum Grossolìicier der Ehrenlegion ernannt worden war, nach 
Frankreich abgereist war. Am 9 December erschien jedoch Viceadmiral 
Siniawin vor Curzola init drei Linienschiffen, drei Fregatten und zwei 
Briggs, und vereinbarte, nach einem Wiederstande von nur dreizehn 
Tage, mit dem franzòsischen Commandanten der Belagerten, Orfengo, 
die Ùbergabe der Stadt und Festung '). Als Marmont hievon Kunde 
erhielt gerieth er ausser sich, denn er batte Curzola mit einer genù- 
genden Garnison versehen, und mit Lebensmitteln auf sechs Wochen 
versorgt. Orfengo batte ùbcrdiess, einige Tage zuvor, als er Marmont 
von der Wahrscheinlichkeit benachrichtigte, dass Siniawin von Curzola 
sich zu bemachtigen versuchen werde, belheuert, dass er die Russen 

*) Die Stadt Curzola (si. Koraila) Hauptort der gleiohnainigen Insel iiud Bezirkes, 
Ì9t historiseh beriikiut, wegen eiucr Belagernng do sio im Jahro 1571 seiteus des liirki- 
soheii Admirals uiid Corsarenhaùptliiigs Ulychiali (ein ehenialigcr Capuzinermoiieh, aus 
dciii Ordeu wcgen sohlechter Auffiilining eutlassen) zu crlrageii batte, wiilireiid welelitr 
dio Frauon und Miideheu muthig auf don Stadtmaueni in MJin:ierkleider kiiuipftMi und 
ciu Domberr (Aroidiacon Rosario) die Vi-rlheidigung Icitote. Es gelang denn auch den 
Curzolanorn, diesen Corsaren, welcher dio Kiisten des adriatisclien Meeres terrorisiert 
batte, zu verlreibeu. In Mittolalter slritteu sicii Venetiancr, Ginucsen und Uagusiier uin 
deu Besitz dor Insel, und baben deinzufolge in den Gewussorn von Curzola mehrere 
Seescblachten stattgefundcn. In jonor veni Jahro 120» zwischen don Venetianern und 
Genuesen, wurde der beriibmte Marco Polo von den Gonueson zum gefangenen gemaoht, 
welcher wàhrend seincr Gefangensuhaft in Gonna die liolationen iiber seinc Keisen in 
Asien diktierte. Antenor soli aus Troja auf Curzola golandct scin (nach Uomor bekanntliuh 
der besonnenste unter den Àltesten dieser Stadt, welcher segar bei einer Gelegenheit 



144 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSKA 

che avrebbe resistilo sino agli estremi, e che „quel giorno sarebbe 
„ stato il più bello di sua vita, perchè gH offriva la possibilità di giu- 
„stificare la confidenza in lui riposta**. Si parlò anche di tradimento 
da parte di Orlengo; certo è che venne tradotto a Zara, dinanzi un 
consiglio di guerra, dai quale fu condannato per codardia a quattro 
anni di reclusione in fortezza, ma a Trieste scappò di mano ai gen- 
darmi, e poi passò in servizio della Russia. 

Durante quell'inverno Marmont fece costruire sulla cima del 
monte Sergio il Forte Imperiale, nella posizione stessa ove i Russi du- 
rante r assedio di Ragusa avevano collocato le loro batterie per bom- 
bardare la città. Si occupava poi con predilezione del bacino di mare 
interno tra Stagno e Ragusa, ed in proposito racconta nelle sue Me- 
morie: ^Presso a Ragusa, e paralellamente alla costa, vi è una fila di 
, isolotti (Isole Elatiti) tra di loro molto vicini, che colla terraferma 
«formano un canale di otto miglia di lunghezza, e di mille a mille- 
„ cinquecento tese di larghezza. In questo bacino interno tutte le flotte 
„innnaginabili, potrebbero trovar rifugio contro le burrasche ed il ne- 
„mico, e manovrare a talento. Con qualsiasi vento si potrebbe entrare 
«pei varii passaggi tra le isole suddette, che per esser poco larghi 
«facilmente potrebbero difendersi; la valle di Ombla e una rada 
«interna nella quale alcuna forza marittima non potrebbe penetrare a 
«viva forza, ed infine il porto di Gravosa, in fondo al canale, è una 
«meraviglia della natura, nel quale, come nella miglior darsena, si può 
«armare e disarmare una flotta intera.** A difesa dei passaggi tra le 
Isole Elafiti fece pertanto costruire quattro batterie, cioè a Rudda (tra 
Giuppana e Mezzo), a Calamotta, a Mezzo, ed infine sullo scoglio Daxa 
in vicinanza del porto di Gravosa. Tutto questo si attrovava in corre- 
lazione coi grandi progetti che Napoleone aveva in riguardo a Ragusa, 
poiché Marmont stesso, in altro luogo delle sue Memorie, in questo ri- 
guardo si esprime nei termini seguenti : «La fantasia non può immaginarsi 
«luoghi al mare più completamente belli (della costa ragusea). L' Im- 



„Atitcnor cum oinni patrimonio a Troj^i navigai, devenitqae ad mare adriatioain, abicum 
„hi(5 qui secum navigaverant, oivitatein condidit, appellatam Corcyram Malaonaiu.** I 
Green chiamavano Curzola in questo modo, mentre i Romani la designavano eoi nome 
di Corcyra nigra. L' isola sì presenta anche in oggi in lontananza più nereggiante delie 
altre, poi molti boschi di pino ancora sussistenti. Curzola possedeva il più auttoo statuto 
municipale tra le città dalmate, in cui, riassunto in un brevissimo Codice, trovasi tutto il 
diritto civile e penale che vigeva pegli abitanti della città. Esso data dall* anno 1214, 
ed e Scritto in fatino. Intcressiftntissimo è questo Statuto pelle studio della storia del 
diritto, quanto il Sachsenspiegel dei Germani. Merita speciale menzione, che esso proi- 
biva agli abitanti il traffico di schiavi colla Turchia, mentre a quel tempo persino i 
Veneziani, che procedevano alla testa della civilizzazione, non avevano leggi restrittivo 
in questo riguardo. 



DAS ENDK DKK RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 145 

standhafl orvvarte, sich bis zum Àusserstem vertheidigen werde, und 
dass Jcner Tag der schònste seines Lebens sein werde, da er ihni Ge- 
,,legenheit gebothen bàtte, das auf ihn geselzte Vertrauen zu recbtfer- 
„tigen.** Man sprach aucb von Verratb; gewiss ist cs, dass Orfengo in Zara 
vor ein Kricgsgcricht gestellt wurdo, welches ihn wegen Feigheit zu 
vier Jahren Haft veurtheilte, aber in Tricst entwich er der Gendarmerie- 

Eskorte, und trat in russische Dienste. 

Wàhrend jenes Winters liess Marmont auf dem Gipfel des Monte 
Sergio das Fort Imperiale erbauen, auf derselben Stelle wo die Russen 
wfdirend der Belagcrung von Ragusa ìhre Batterien aufgestellt hatten, 
uni die Stadt zu beschiessen. Mit Vorliebe beschàftigte er sich mit dem 
Meerescanal, der zwischen Stagno und Ragusa gelegen ist, in welcher 
Beziehung in seinen Memoiren zu lesen ist: „Nahe bei Ragusa und 
„paralell mit der Kùste beginnt eine Reihe sehr nahe an einander 
„gelegencr Insehi (Elaphitische Inseln), die mit dem Festlande einen 
, Canal von acht Meilen Lànge und von tausend bis fQnfzehnhundert 
«Toisen Breite bilden. In diesem Binnensee kònnten alle erdenklichen 
„Flotten gegen stùrmisches Wetter, wie gegen den Feind, in Sieherheit 
„sein, und ungenicrt manòvriren. Mittelst verschiedener Durchfahrten 
«zwischen den Inseln, die leicht zu beschiffen, und wegen ihrer gerin- 
,gen Breite bequem zu vertheidigen wàren, kOnnte man bei jeder 
«bcliebigen Windstrómung aus- und einfahren. Das Thal von Ombla 
,bildet eine sichcre Rhede, in die keine Seemacht der Welt mit Gewalt 
»eindringen kónnte, und der Hafen Gravosa, ani Ende des Canals, ist 
„ein Naturwunder, woselbst, wie in dem geraùmigstem Dock, eine ganze 
«Flotte aus- und abgerùstet werden kònnte." Zur Vertheidigung der 
Durchfahrten zwischen den Elaphitischen Inseln, liess Marmont denn 
auch vier Batterien errichten, nàhmlich auf Rudda (zwischen Giuppana 
und Mezzo), Calamotta, Mezzo, so wie auf dem Inselchen Daxa in der 
Nahe des Hafens von Gravosa. Dies Alles stand jedenfalls in Zusam- 
menhang mit den Zukunftsplànen Napoleons in BetrefY Ragusas, da in 



den Vorschlag maohto durch Kìickgabe der Ilclona Frieden zu macheii) Ein alter kreton- 
sischer Schrirtsteller maoht von Autenora Ankuft auf der hisel mit den Worten Erwiih- 
nung: „lta coactus Anteuor cum omni patrimonio a Troja unvigat. dovenitque ad mare 
„adrì.-itìcum, ubioum hio qui secum navigavcrant, civitatem coudidit, nppellatam Coroyram 
„Melaeuam". So nannten die alten Grieehcn Curzola, wahrcnd si e den Lateinern unter 
dem Namen Corcyra nigra bekannt war, wahrscheinlich weil, wie es zum Theil nodi 
heutzutag^ der fiill ist, dio vielen Nadelholz-Waldun^en die Ber,^ketteu der hisel 
sehwarzlioh bekleiden. Curzola batte das iiltcste Munioipalstatut unter den dalniatinisclien 
Stàdten, in welchem daa ganze Civil- und Strafrecht fiir dio Bewohuer der Stadt in 
cincra sehr kurzen Cedex zusamraengedningt ist. Es datirt vom Jahre 1214 und ist 
lateinisoh geschrieben. Es ist dieses Statut hochintoressaitt fiir das Studium der Keelits- 
geschichte, wie der Sachsenspiegel der (Termaneii, uiid auch desshalb bemerkeiiswerth, 
weil 68 den Einwohnem den Sklavenhandel mit der Tiirkei uiitersagte, wiihrend dazumal 
selbst dio Venetianer welche an der Spitze des kulturellen Fortschrittes sich befauden, 
mit Menschen Handel trieben. 



10 



146 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA HAGUSEA 

operatore aveva anche i più vasti disegni per Ragusa. Questa città 
^doveva divenire la nostra grande stazione navale pei mari dell* Oriente, 
,c venir fornita dì tali stabilimenti ed istituti, da poter corrispondere 
„a tutti i bisogni di una numerosa flotta, che qui di regola doveva 
^stazionare/ Risulta da questo, che Napoleone intendeva di creare 
presso Ragusa un grande porto di guerra, e sembra esser stata inoltre 
sua intenzione di aprire al grande bacino che si intendeva di adattare 
allo scopo, un passaggio attraverso V istmo di Stagno, anche dalla parte 
del canale sito tra la penisola di Sabbioncello e la costa, risultando 
dalle lettere dirette dal Principe Eugenio a Marmont, che Napoleone 
riguardava la posizione di Stagno molto importante dal lato strategico, 
siccome quella che divideva due mari interni, e raccomandava calda- 
mente di tenerla d' occhio. Scrisse anzi 1* Imperatore una volta al 
Principe Eugenio, che Stagno voleva assolutamente tenere per se, anche 
se dovesse abbandonare gli altri possessi della Repubblica. 



Incirca due mesi dopo V assedio si divulgò a Ragusa la voce, che 
tra Russia e Francia era stata conchiusa la pace, notizia infondata, 
poiché trattavasi in realtà soltanto del trattato di Oubril, che risguar- 
dava la cessione pacifica delle Bocche. Questa voce, per quanto vaga, 
fu accolta con sommo giubilo dai Patrizii ragusei, che ritenevano di 
jioter fare assegnamento su di quanto Lauriston, occupando Ragusa, 
aveva detto a nome di Napoleone, in ispecialità, che colla partenza 
dei Russi sarebbe cessato il protettorato francese della RepubbHca; era 
poi tanto più vivo il loro desiderio che ciò finalmente si avverrasse, 
inquantochè questo protettorato diveniva di giorno in giorno un' incubo 
più insopportabile per essi. L' aquila francese, che si era insediata a 
Ragusa con sembianza di voler stendere le sue ali protettrici sullo 
Staterello repubblicano, dopo 1' assedio cominciò a graflìare co* suoi 
artigli il Senato di Ragusa, in modo, che V aristocrazia ragusea la quale 
con imperturbato stoicismo si aggirava fuor di città tra le rovine dei 
proprii possessi, ed accoglieva rassegnata quasi quotidianamente deso- 
lanti notizie sulla cattura e perdita di navigli mercantili, per questo 
nuovo atteggiamento dei Francesi era così impensierita e addolorata, 
che il cercar mezzo di liberarsi da cfuesti ospiti armati, era continua, 
massima, e (juasi unica sua preoccupazione. La salute della Repubblica 
era infatti in allora pel Patriziato raguseo, per quanto rovinato nelle 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 147 

don erwàhnten Menioiren an anderer Stelle zu lesen ist: „Die Phantasie 
„kann sich keine schónere ani Meere gelegene Landschaft dcnken (nàhm- 
„lich die Seckùste von Ragusa). Auch hatte der Kaiser die ausgedehn- 
^lesten Projekte mit Ragusa ; diese Stadi solite unser grosser Seeplatz 
«in den óstlichen Meeren werdcn, und solche Einrichtungen erhalten, 
«uni den Bedùrfnissen eines zahlreichen Geschwaders, das hicr regel- 
«màssig stationieren solite, zu genùgen.'* Napoleon beabsichtigte also bei 
Gravosa einen grossen Kriegshafen zu grùnden, und dùrfte auch im 
Sinne gehabt haben, das hiezu in Aussicht genommene grosse See- 
bassin zwischen den Elaphitischen Inseln uud der Kùste, mit einer 
Einfahrt von dem Canale aus, der zwischen der Halbinsel Sabbioncello 
und der Kùste gelegen ist, mittelst Durchstechung des Isthmus von 
Stagno zu versehen, da aus den Briefen des Prinzen Eugen an Marmont 
sich ergibt, dass Napoleon die Position von Stagno, welchc zwci Binnen- 
seen theilte, strategisch als cine schr wichtige betrachtete, und angcle- 
gentlichst empfahl, auf dieselbe das Augenmerk zu richten. Er schrieb 
auch bei einer Gelegenheit an Prinz Eugen, dass wenn er auch das 
Gebieth von Ragusa aufgebcn solite, Stagno absolut fùr sich behaltcn 
woUe. 

* 

Ungefàhr zwei Monate nach der Belagerung, hatte sich In Ragusa das 
Gerùcht verbreitet, dass Russland und Frankreich Frieden abgeschlossen 
hàtten, aber in der That handelte es sich nur um die Traktate von 
Oubril, welche auf eine friedliche Ùbergabe der Bocche abzielten. Dieses 
Gerùcht, so sehr es auch unbestimrat klang, wurde dennoch mit dem 
gròssten Jubel seitens der ragustlischen Patricier aufgenommen, welche 
auf dasjenige bauen zu kónnen glaubten, was Lauriston, als er die Stadt 
besetzte, im Namen Napoleons gesagt hatte, nàmlich dass sobald die 
Russen sich zurùckgezogen hàtten, das franzósische Protectprat Ragusas 
ein Ende nehmen wùrde. Der Wunsch dass dies endlich stattfinde, wuchs 
an Intensitat in demselben Verhàltnisse, als dieses Protectorat fùr sie 
unertràglicher wurde. Der franzósische Aar, welcher sich in Ragusa 
eingenistet hatte, dem Anscheine nach um ùber den kleinen Freistaat 
scine schùtzenden Fittige auszubreiten, begann nach der Belagerung, 
in einer Weise scine Krallen zu slrecken, dass es der ragusàischen 
Arlstocratie ganz bange wurde. Mit stoischem Gleichmuthe betrachtete 
sie, ausserhalb der Stadt ihre ruinirten Besitzungen, und empfìeng mit 
Gelassenheit die betrùbendsten Nachrichten ùber den Verlust der Han- 
delschiffe, aber hóchst bekùmmert wie ganz verzweitelt war sie, wegen 
der Art wie sich die Franzosen in letzterer Zeit geberdeten, und sann 
einzig und allein auf Mittel und Wege, um sich dieser bewafifneten 



148 LA CADUTA DKM.A UKPrnnUOA KAGIJSIOA 

proprio sostanze, ed affranto da sciagure domestiche, più che mai la 
legge ed il compito supremo; il Cavcant consules, esso lo traduceva in 
atto, con una abnegazione, risolutezza e persistenza tanto più anmii- 
rabili, in quanto era la lotta di un pigmeo senza armi ed armati, 
contro un gigante che creando eserciti, aveva affranto Austria, Prussia 
e Russia, e che da un giorno air altro poteva schiacciare impunemente 
Ragusa, come lo aveva già fatto colla polente rivale sulle laguna. Però 
a proposilo del proclama di Lauriston, i Ragusei non sapevano, che 
Napoleone pochi giorni dopo l'assedio scrisse al Principe Eugenio: 
„Voi farete osservare al generale Lauriston che se io ho detto di voler 
«riconoscere l' indipendenza di Ragusa, non intendo di aver detto con 
„ questo che io devo evacuarla. Al contrario, quando i Montenegrini si 
«saranno ritirati, io voglio organizzare il paese, lasciandogli però libero 
„il coumiercio. Così io intendo il riconoscimento della sua indipendenza. 
„Se poi sarà assolutamente necessario lo abbandonerò, tenendo sempre 
„per me Stagno." Cosa intende di riorganizzare il Corso, avrebbero 
esclamato i Senatori, se questo contenuto della lettera fosse pervenuto 
a loro conoscenza, quale organizzazione migliore di quella della nostra 
Repubbhca, che corrisponde egregiamente da tanti secoli! Però i 
Francesi ben presto dimostrarono col fallo, che ormai più non inten- 
devano rispettare questa organizzazione repubblicana, poiché cerio 
Eaymond, che aveva soslituito il console Bruere nelle funzioni di com- 
missario imperiale, introdusse tali novità neh' andamento degli aflari, 
che i Senatori dovevano sentirsi punti sul vivo, nella parte più suscet- 
tibile, che era quella delle loro autorità e decoro. Presentatosi Raymond 
nelle funzioni suddette a palazzo, fece loro sapere, che egli doveva 
venir prima informato di tutti gli affari che essi intendevano di trattare 
tanto nel Minor Consiglio, quanto nel Senato, per poter strisciare 
dall' ordine del giorno, quanto riteneva non opportuno si discutesse, 
e che nessun conchiuso poteva eseguirsi senza il suo assenso. Esso si 
riservava di assistere alle sedute quando gli sarebbe piaciuto, e sic- 
come i signori Senatori assicuravano che le finanze della Repubblica 
erano in sconquasso (locchè non era il caso poiché forti somme erano 
collocate presso banchieri esteri, che potevano prelevarsi all' occor- 
renza), così per assestarle esso disponeva che nessun pagamento si 
facesse senza un suo ordine espresso. Questo non era più un tutelare 
il Governo della Repubblica, ma bensì un' esautorarlo addirittura^ E 
dire, che si attrovava ancora sempre a Ragusa quel Lauriston che nel 
suo proclama aveva detto: „ll Governo resta in piedi, esso funzionerà 
come prima, ed avrà le stesse sue attribuzioni", ed ora esso generale 
permetteva che il Connnissario imperiale violasse in tal modo le pro- 
messe fatte a nome di Napoleone e della Francia! Raymond funse per 



DAS 1^:NDE DKR RAGUSÀrSCHKN UKPGRLIK 149 



gastfreundiich aufgenoinrncncu Frenidcn zu entledigen. Trotz der òko- 
noniischen Zerriìttung und der htìuslichon Ungliìcksfallo, verursachte die 
Golahr, in wolchcr die Republik schwebte, dom Adelstando die grosste 
Sorge und den tiefsten Kummer. Das Caveant eonsules bethatigtér 
niil einer Selbslverleugnung, Entschiossonheit und Boharrliclikeit, wolche 
uni so gròssere Bewunderung verdiont, ais es galt den Kampf eines 
Zwerges ohnc Wafìen und MannschaR gegen einen Riesen zu unter- 
nehnien, welcher Kiiegsheere aus der Erde stanipfle, Oslerreich, Russ- 
land und Preussen gedemiitliiget batte, und von einem Tag zum 
anderen dem ragusàisebeu Siaate unbeslrall ein Ende bereiten konnte, 
Was die in der Proclamation Lauristons entlialtenen Versprechungen 
betriflfl, war es ùbrigens dazumai den Ragusàern nicht bekannt, dass Na- 
poleon, wenige Tage nach der Entsalze der Sladt, dem Prinzen Eugen 
schrieb: „Sie werden dem General I^auriston mittheilen, dass wenn ich 
sgesagt habc, ich werde die Unabhanhigkeit von Ragusa anerkennen, ich 
«nicht gesagt habe, dass ich die Stadt raumen werde. hn Gegentheile wann 
„sich die Montenegriner zuriickgezogen haben werden, will ich jenes 
^Land organisieren, seinen Handel Irei hissend. In diesem Sinne verstehe 
„ich dio Anerkennung seiner Unabhanhigkeit." Was will denn der Coi-se 
organisieren, hiitten die Senatoren ausgerufen, wenn der Inhalt dieses 
Briefes zu ihrer Kenntniss gelangt wiire; welche Organisation kònnte 
besser sein als jene unserer Republik, welche seit Jahrhunderten trefflich 
sich bewrdirte ! Die Franzosen bewiesen jedoch bald mit der That, dass 
sic nicht mehr gesonnen waren die republikanischen Einrichtungen zu 
achten. Eia sicherer M. llaymoml, der aii die Stelle des Clonsuls Bruere 
in die Funktionen eines kaiserlichen (lomissiìrs getreten war, hat solche 
Neuerungen in dem Geschtìllsgange diktiert, dass die Senatoren sich 
in dem empfilnglichsten Punkte getroffen fuhlen mussten, namlich in 
jenem ihrer Auloritiìt und ihrer Wfirde. Als Baymond als kaiserlicher 
(lommissar dem Senate ini Regierungspalaste sich vorstellte, bedeutete 
er, man unisse ihn zuvor inlbrniieren fìber alle Geschafle die man so- 
wohl ini Kleinem Rathe als ini Senate in Verhandlung zu ziehen 
beabsichtige, daniit er aus der Tagesordnung jenes streichen konne, 
was er in Beralhung ziehen zu lassen nicht fùr opportun erachten 
solito, und dass kein Beschluss der republikanischen Vertretungen ohne 
scino Genehmigung zur Ausfuhrnng wird gelangen kOnnen. Er behielt 
sich ubrigons vor, den Silzuiìgc^n nach seinem Belieben beizuwohnen, 
und da die Herrn voni Senato vorsicherlen, dass dio Finanzon der 
Republik in einoni trostloson Znstarido sich bolTindon (es ontspracli 
dios nich der Wahrhoit, dvwvx dio Uogiorung batto orhoblicho Sumiììon 
boi auslàiMÌischon Bankliaiisorii d(»|)<)niort, wolcho zu jodcr Zoit b(»hobon 
werden konnlon), so orachtoto or tur nolhw(Midigdio Anordnung zu IrofTon, 



150 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

poco tempo quale Cloiiimissario imperiale, poiché dal 5 Settembre in 
poi, questo incarico fu assunto dal Capo dello Stato maggiore di 
Lauriston. Così un* ufficiale, colla spada allato, era ormai il moderatore 
del Senato, cosa poco confortante per qualunque assemblea, e che molto 
meno poteva esserlo pel Senato di Ragusa. Non può dirsi che già in 
sul principio dell' occupazione francese, 1* aristocrazia ragusea sia stata 
pessimista sulle sorti che attendevano la Repubblica, mentre riteneva 
che una volta partiti i Russi da Cattaro, le truppe francesi si sarebbero 
ritirate da Ragusa e la Repubblica, terminato il triste episodio, avrebbe 
continuato la longeva sua esistenza. Le suddette misure, così draconiche 
come erano, atterirono però i Senatori, che ormai compresero non poter 
essi far assegnamento sulle promesse di Napoleone, tanto più che 
essendo esso padrone della Dahnazia nordica e di Cattaro, poteva 
facilmente essergli sorta V idea, di tenersi per se anche il cuneo raguseo 
che ci era di mezzo. Anche Marmont ci racconta, che il Patriziato di 
Ragusa si era accorto delle intenzioni poco favorevoli dell* Imperatore, 
e precisamente nel seguente molto interessante brano delle sue Me- 
morie: „A questa popolazione che era così felice, noi togliemmo ad 
„un tratto la pace e la fortuna. Era essa però di carattere cosi mite, 
„che essendo trattata dagli organi di una Potenza che T opprimeva 
„con equità e disinteresse, giammai se la prese coi singoli, i quali 
„senza volerlo, erano gli strunìenti delle sue disgrazie, al più era mal 
^disposta peli* autore dei suoi mali. Io parlo naturalmente della massa 
„della popolazione, poiché, per quanto risguarda la classe aristocratica, 
„se anche non mostravasi irritata coi Generali, essa ben s|ipeva quali 
^sentimenti doveva nutrire verso 1* Imperatore^. Però se Napoleone 
infendeva di annettere lo Stato raguseo a suoi dominii, i Patrizii inten- 
devano di opporsi a questo ad ogni costo, e con ogni mezzo. Non lo 
possono fare colle armi, ebbene lo faranno colla penna, colle arti di- 
plomatiche, secondo il loro costume. Anzitutto si rivolgono al loro 
vecchio amico, il Sultano, e facendogli una sfogata contro i Francesi 
e Napoleone, che paragonano cogli Unni e con Attila, lo scongiurano 
di protestare contro 1* occupazione del territorio della Repubblica ra- 
gusea, antica vassalla della Sublime Porta. Un messo speciale viene 
incaricato di portare segretamente la lettera a Costantinopoli, ma 
sembra che Lauriston ne abbia avuto qualche sentore, ed il messo 
già in viaggio, termina tra gli amplessi della forza armata francese, 
sicché la lettera finì probabilmente nelle mani chi in essa appellavasi 
r Attila redivivo. Tanto questo passo, quanti parecchi altri impresi 
allo scopo di salvare la Repubblica, dimostrano che i Senatori pelle 
traversìe sofferte e pegli avvenimenti che minacciavano, si attrovavano 
in uno stato di inquietudine e di eccitazione, che loro non permetteva 



DAS ENDE DER RAGUSÀrSCHEN REPUBLIK 151 

dass keine Zahlung oline seiner Zustimmung statlfmde, dainit die Fi- 
nanzen wieder in Ordnung gcbracht werden. Es war dies jedenfalls 
keine blosse Vornmndschafl der republikanischen Regierung mehr, sondern 
diese wiirde faktiscli voUkonimen gewaltlos gemacht. Dabei war jener 
Lauriston nodi immer in Ragusa, der in seiner Proclamation verkùndet 
batte: „Die bestebende Regierung bleibt aufrecht, sie wird weiter 
«runktionicren, und zwar mit derselben Machtsphare"; und dieser Ge- 
neral gestattete, dass der kaiserliclie Comniissar in solcher Weise das 
im Namen Frankreichs und Napoleons geniachie Versprechen verletze! 
Raymond versali nur kurze Zeit dieses Anit, da am 5 September das- 
solbe von dem Commandanten des Generalstabes Lauristons ùbernoni- 
men wurde. Nunmelir war ein Offlcier, mit dem Sàbel an der Seite, 
der Gewalthaber des Senates, was keiner staallichen Versammlung zu 
Trost gereichen kònnte, und am wenigsten einer aristokratisch-repu- 
blikanischen. Man kann nicht behauptcn, die ragusaische Aristokratie 
habe, gleich zu Anfang der franzòsisclien Occupation, sicb von pes- 
simistischen Anschaungen lìber die Schieksale der Republik leiten 
lassen, da sie zumeist der Uberzeugung war, dass sobald die Russen 
von Cattaro abgezogen wtìren, die franzòsischen Truppen Ragusa 
genìumt hàtten, und die Republik, nacb Beendigung der traurigen 
Episode, ihre langlebiebige Existenz Ibrtfùhren wùrde. Die erwabnten 
Massregeln waren jcdoch so willkùhrlieh und drakonisch, dass die Sena- 
toren in Bestiirzung gerathen, und einsehen mussten, auf die Ver- 
sprechungen Napoleons kónne man sich niclit verlassen, umsomehr 
als in dem Kaiser der nunniebr Herrscher Norddalmatiens und der 
Bocche di Ciattaro war, leicht der Wunsch sich rege gemacht haben 
konnte, das keilfórmig dazwischen befìndliche Territorium der Re- 
publik fùr sich zu behalten. Auch Marmont erzalilt, dass die ra- 
gusilischen Patricier, der fur den Fortbesland des Freistaates nicht 
gùnstigen Absichten des Kaisers gevvahr werden mussten, und zwar 
in folgender sehr interessanten Stelle seiner Memoiren: «Dieser 
„glùcklichen BevOllkerung nahmcn wir jetzt plòtzlich den Frieden und 
„das Glùck. Ihre Sanftheit war so. gross, dass sie, nachdem sie von 
„den Abgeordneten einer untcrdriìckenden Macht mit Billigkeit und 
„Uneigennutz behandelt worden war, doch niemals ungehalten auf die 
„Einzelnen wurde, welche ohne Willon die Werkzeuge ihres Unglùckes 
, waren. Sie war es hòclistens ijo^on den Schopfer ihrer Leiden. Icli 
„sprcche von der Masse der Hevolkerung, denn was die Adelsklasse 
«anbelangt, so wusste sie wohi, wenn sie auch nicht den GenerahMi 
„zurnte, was fùr Gesinnungen sie gegen den Kaiser liegen solile." Die 
Patricier beschlossen nunniehr, dem Eutschhisse Napoleons den ragu- 
sdischon Freistaat zu annektieren, sich uni jeden Preis und mit alien 



152 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

di cribrare con pacatezza diplomatica, se i passi ai quali si risolvevano 
erano adatti ed opportuni, e se non fosse maggiore il pericolo di com- 
promettersi, che la probabilità di conseguire un qualche successo. La 
Turchia in quel tempo più che mai si attrovava in istato di sfacello 
economico, ed il Sultano Selim III aveva ben altra voglia che di far 
proteste a Napoleone per causa di Ragusa, dappoiché già la Russia 
gli dichiarava guerm, col pretesto di aver violalo la pace di Jassy, ed 
i Giannizzeri, potenti e prepotenti, non permettevano che creosse una 
nuova armata, come voleva. Constava al Sultano del grande progetto 
di Napoleone, di recarsi pella strada stessa battuta da Alessandro il 
Grande, con una grande armata nelle Indie, per dare colà il colpo di 
grazia agli interessi del commercio mondiale inglese. In questo caso. 
Napoleone doveva assicurarsi 1* alleanza del mondo ottomano, ed il 
Sultano più che volentieri si sarebbe prestato a questo, poiché ciò 
sarebbe stato la salvezza della Turchia. Guai per essa, al contrario, se 
Napoleone ed Alessandro facevano pace, e si accordavano sul da 
farsi in quanto allo Stato ottomano. Vuoisi dififattì, che dopo la pace di 
Tilsit i due potenti Imperatori di questo ripetutamente si occupassero, 
e che Napoleone abbia proposto ad Alessandro di dividere per metà 
i Balcani, sicché alla Francia toccasse, a dar maggior consistenza alla 
costa dalmata ed a ricostituire nella sua integrità Y antico Illirio, la 
Bosnia e V Albania, ed innoltre V Epiro nonché una parte della Grecia, 
mentre gli altri paesi della penisola balcanica fossero pella Russia. 
Quello che deve destar meraviglia si è, che i Ragusei si rivolsero per- 
sino alla Russia per interessarla a far valere i suoi buoni ufficii in 
favore della Repubblica, quella Russia la cui flotta, poco prima aveva 
devastato assieme ai Montenegrini il loro paese. Fu infatti incaricato 
dal Senato il console di Ragusa a Trieste a recarsi di nascosto a 
Pietroburgo, per essere latore di una lunga sua lettera al principe 
Kourakin, e per interassarlo anche a voce di prestarsi affinché la Russia 
intervenga a favore dell' indipendenza dello Stato raguseo. 11 Console 
doveva far viaggio per Vienna, ed esporre lo stato in cui si attrovava 
la Repubblica, a quel Gabinetto, con preghiera di proteggere anche 
questa volta, V antica vassalla dei Ré d' Ungheria. Il Console fu ovun- 
que cortesemente ricevuto, specialmente a Vienna, ma dovette accon- 
tentarsi di frasi che non involvevano alcun impegno. Il Senato si rivolse 
con lettere e doni persino ad nleuni Piìscià della Bosnia, perché si 
dichiarassero a favore di Ragusa, ed organizzassero possibilmente 
qualche impresa in suo ajuto. Soltanto al più antico e grande protet- 
tore di Ragusa, cioè al Pontefice, i Patrizii non si rivolsero. Avranno 
probabilmente compreso i Ragus(*i, ad onta della loro depressione 
d'animo che Pio VII col miglior volere non avrebbe potuto pio- 



DAS ENDE DER RAGUSATSCHEN RKPUBLIK 158 

zu Gebothe stehenden Mitteln zu vvidersetzen. Da sie es mit den 
Waffen nichl zu thun vermogen, greifen sie nach alter Gevvohnheit 
zur Feder, um mit diplomalischen Schaehzugen zu arbeiten. Zuerst 
wenden sie sich aii den Sultan, ihreii alten Gònner, und indem sie 
iluìi ihr Herz aussehiìtten bezuglich dor Franzosen und Napoloons, die 
sie mit den Hunnen und Attila vérgleichen, bitten sie ihn instandigst 
gegen die Oceupation des ragusaichen Freistaates, des treuen Vasallen 
des ottomanischen Reiches, Protest einzulegen. Ein Bote war eigens 
bestellt worden, uni das Schriflstiìek insgeheim naeh Constantinopel 
zu ùberbringen, allein es seheint dass Lauriston hievon Wind bekam, 
und der Bote, welcher die Reise kaum angetreten batte, gerietb in 
die Hiìnde der bewaffneten franzósischen Macht, so zwar dass die 
diplomatische Note wahrscheinlich zuletzt demjenigen zukam, der in 
derselben neugeborner Attila benannt wurde. Sowolil dieser als an- 
dere Schritte welehe unternommen wurden, uni den Freistaat zu 
erhalten, beweisen ubrigens, dass die Senatoren durch die Un- 
glncksfàlle welehe den Staat getroften hatten, und die obseliwebende 
Gefahr, in einem Zustande der Bekùmmerniss und Anfregung sich 
befanden, der ihnen nicht gestattete mit diplomatiseher Ruhe zu 
erwagen, ob dasjenige was sie unternahmen, wirklich zweckentsprechend 
und opportun war, so wie, ob nicht etwa, die Gefahr eine gròssore 
sich bloszustellen, als die Wahrscheinlichkeit irgend einen Erfolg 
zu erzielen. Die Tùrkei befand sich dazumal, wie nie zuvor, in zerrùt- 
tenen òkonomischen Zustànden, und Sultan Selim III batte wohl andere 
Sorgen als wegen der ragusaischen Republik sich bei Napoleon zu 
beschweren, denn schon erklàrte Russland der Plorte den Krieg wegen 
Verletzung des Friedens von Jassy, und die niaehtige Janitscharen hetzlen 
das Volk gegen den Sultan auf, weil er die Errichtung eines neuen Heeres 
versuchte, velcher sie ersetzen solite. Dem tùrkischen Ilerrscher war 
auch das grosse Projekt Napoleons bekannt, einen Alexanderzug nach 
Indien zu unternehmen, um daselbst dem britischen Reiche und seinem 
Welthandel den Todesstoss zu versetzen. Um dies auszufùhren, musste 
sich Napoleon die Bundesgenossenschaft der ottomanischen Welt sichern 
und Selim III wùrdesich sehr geme in dieser Richtungverwendet haben, 
(la dies die Rettung des tùrkischen Reiches sein konnte. Es bestand 
aber auch die grosse Gefahr, dass Napoleon und Alexander Frieden 
schliessen, und darùber schlùssig werden, was mit dem erwtìhntem 
Reiche zu geschehen habe. Man will denn anch, dass nach dem Friedt^n 
von Tilsit, die zwei machtigen Ilerrscher, lìber di(se x\ngelegenheit 
wiederhohlt in Verhandlungen sich eingelassen, und dass Napoleon 
dem Czaren den Vorschlag gemaclit batte, die Halkanhalbinscl zur 
Halfìe zu theiien, in der Weise dass Fraukreich, Bosnicn, Albanien und 



154 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAQUSEA 

leggerli poiché V Imperatore lo trattava già a quel tempo quasi con 
brulalità, per quanto al Vaticano si procurasse di corrispondere ad 
ogni volere dell' autocrata, ed il Pontefice fosse di animo mite. Come 
era volere di Napoleone, che cessasse di esistere la Repubblica ragusea, 
cosi era suo intendimento di por fine al potere temporale del Pontefice, 
ed è noto come in Novembre dell'anno 1807 truppe francesi occu- 
passero di nuovo le Romagne, ed addì 7 Maggio 1800 Napoleone pro- 
clamasse da Vienna che il F*ontefice aveva cessato di regnare quale 
Sovrano temporale. Pio VII e la Repubblica si atlrovavano quindi rim- 
pelto all'Imperatore in consimili condizioni,') ne potevano ajutarsi a 
vicenda. 



t) K noto romo il brutale tnittaiiiento del Pontefice, sia Rtato i-riticito ovunque 
ar^rban.ente econie nemmeno col npristino della censura (ó Fel»l»nijo 18lO> Ria riu"eitn 
H Napoleone d, far tacere eco dellopinione pnbMìoa in ar^on.en.o. Interessante inJ^Zel 
brano ne le M.mor.e d. Marmont m cui questi pure, quantunque colmato di 0^1-^0 So 
nessun altro jrencrale. ed .lìt.mo d. Napoleone, ^^li fa j:ravìssimo carico pelli suaio^^oUa 
verso P,o MI: .Durante 1 estate Napoleone si lasciò andare agli «ltim^ aUi ?i yM^T^ 



DAS ENDE DEli RAGUSAT8CHEM REPUftLIK 158 

einen Theil Griecheiilands ocoupiere, (uni die dalmatinische Kùste mit 
eincm Hinterlande zu versehen, so wie das alte Illyrium in seiner Inlc- 
gritiìt herzustelien) und Russland der anderen Liìnder sich bemachlige. 
Es niuss wirklich Wunder nohnien dass die Ragusaer sioli sogar nacli 
Russland mit der Bitte vvendeten, Ragusa zu besehùtzen, jenes Russ- 
land, desscn Flotte kurze Zeit zuvor mit den Montenegrinern all' das 
Unheil in ihrem Lande angerichtet batte. Die Patricier beauflragten 
namlich den ragusriischen Consul in Triest, sicb lieimlicb nacb Petcrs- 
burg zu begeben, um dem Fùrsten Kourakin ein langes Sclireiben des 
Senates zu ùberbringen, und gleichzeitig den Furstón aucli mùndlich 
vviìnnstens zu ersuchen, sich um die Intervention Russlands zu Gunsten 
der Unabbanhigkeit ihrer Republik verwenden zu wollen. Der Consul 
batte sich auf der Durchreise in Wien aufzuhalten, um dem óster- 
reichischem Cabinet das Bedrangnis des Freistaates zu schildern, 
und dasselbe zu ersuchen den alten Vasallen der Kònige von Ungarn 
b(»schinnen zu wollen. Dem Consul wurden auf seiner Reise, besonders 
in Wien, Hóflichkeitbezeugungen zu Theil, er musste sich aber mit 
Redensarten begnùgen, die keine Verbindlichkeiten enthielten. Der Senat 
wendete sich sogar an einige Paschas von Bosnien, und beschenkte 
sie reichlich, um sie anzueilcrn, fùr die Republik Partei zu er- 
greifen, und wo mòglich irgend etwas zu ihren Gunsien zu unterneh- 
men. Nur an den altestem und machtigsten Beschùtzer Ragusas hat 
sick der Senat nicht gewendet. Die Ragusaer werden wahrscheinlich 
auch bei ihrer moralischcn Niedergeschlagenheit eingesehen haben, dass 
Pius VII mit dem besten Willen, nichts fùr sie batte thun kónnen, da 
der Kaiser ihn schon zu jener Zeit, in geradezu brutaler Weisc behan- 
delte, trotzdem man in Vatican sich alle MQhe gal), den Wunschen 
Napoleons thunlichst zu entsprechen, und der Pabst ihm gegenùber 
grósste Milde bethàtigte. Wie es Wille Napoleons war, dass die ragu- 
saische Republik zu bestehen aut'hore, so batte er sich vorgenommen der 
weltlichen Macht des Pabstes ein Ende zu bereiten, und es ist bekannt 
wie im November 1807 franzósische Truppen den Kirchenstaat neuer- 
dings occupierten, und ani 7 Mai ISOO Napoloon docretierte, dass der 
Pabst als weltlicher Souvrain zu bestehen auf'gehnrt habe. Die ragu- 
saische Republik und Pius VII befanden sich demzufolge dem Kaiser 
gegenùber in denselben Verludtnisscn. ') 



*) Es Ì8t bekan»it wie die brutale BehaiKUung des Pabstea iibenill dio .ernisslc Miss- 
billigung fand^ nnd wie es Napoleoii nicht ?;elanir solbst diin^h Wiedorherstellmij^ der 
Censar (5 Febnmr 1810) in dieser Bezielinng das Kdio der ofTciiiIicben M^iniin^ zu untor- 
drucken. [ntorensant ist folgende Stollo in den Memoiren Marmonts, in woldier dioner 
General, dor die langste Zeit hindun.'li in intiincn Be/.iehungen /u Na))oleon sich befand, 
Qod vou ihm mit Ebreo uberhaùft wurde, die erwahnto Behaiuilung obenfalls der herb- 



150 LA CADUTA DKLLA IJKPrilRLlCA KWGCSKA 



„\ergo il Santo Padre, questo rispettabile Sacerdote che lo aveva unto, e la cai coopc- 
^razionc in quella cerimonia, tanto contribuì a farlo apparire grande agli occhi del 
^.popolo. Nella notte dal 5 al Loglio il Pontefice era stato futto prigioniero Nelle ore 
^«tteftse in cai si combatteva la famosa battaglia di Wagrara. nella quale Napoleone spiegò 
,.lc innumerevoli forze che aveva radunate, i suoi agenti per suo online facevano guerra 
..ad un vecchio asseni/irliatosi nel suo palazzo, ad un vecchio cadente, di cai tutto il 
^potere e*! i mezzi di difesa eran riposti soltanto nei suoi diritti e nell' opinione dei 
..popoli, (^nab erande contrasto, ma anche quale grave argomento a serie riflessioni! 
„Non sono trascorsi ancora cinqne anni, ed il Sovrano carico di allori, che non si 
.lasciava più dirìggere dalia ragione e d;il sentimento di giustizia, cadde, mentre il 
^.vecchio Sacerdote risali il suo trono." 



DAS ENDE DEH RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 157 



sten KritJk unterzìeht: ^Wahrend des eben vergangonou Somiuors batto sicb ^apoloon 
„dcn letzteu Anfìillcii leidenschaftlicber (jewablttbiiligkeit gegcn «leu lleìligeii Valer 
„uberlas8en, diesen ehnvurdigen Priester der ihu gcsalbt, iiud deesen Beibiilfo bei diesor 
^feJiTlieheii Gel'gengeit so machtig zu seiner Gròsse in den Augen des Volkes beige- 
„tragen batte. Mitten in der JSacht voin 5 zum 6 Jiili war der Pabst zum Gofangenon 
„gemaebt worden. In denselben Stunden jeiier denkwùnlìgen Scblacht von Wagram, in 
„der er die unermesslieben von ihm angehaiiften Streitknifte entfalltete, fiihrten auf 
^stMnen Befebl scine Agenten Krieg i!:^{;eìì einen in seinem Palasi verschanzten Greis, 
„«!e88en ganze Gewalt, dessen ganze Wiederstandsmittei in seinen JRechten und in der 
^Meinang der Vòiker, lageii. Weich' grosser Ooutrast, aber aucb welch' gewicbtiger 
^Gegenstand zu Betrachtungen. Noch niebt iiinf Jabre verflossen, und der rubmgekrònio 
„Souvrain, den die Veruunft und die Oerecbtigkeitslicbe niebt mebr beherrschte, war 
„gefailen, wabrend der greiso Priester wiedn- auf seinen Thron gestiegen war. 




X 

I Pascià «li Travnik, Trebinje o Janjiiia — I Bog ed i Cristiaai bosnesi. — I Russi 
a Lesina. — L'insurrezione della Poljica. — I Dalmati desiderano il ritorno dell'Austria. 

— La Kussia li eccita alla ribellione contro i Francesi. — Cause del malcontento contro 
il Governo fi*ancese. — Grande influenza del Clero. — L'Anticristo. — I fatti d'arme 
di Strosanac, Almissa e Macarsca. -- I Capi dei congiurati Zovic, Beros e Daoeso. — 
Trecento Dalmati condannati dalla Corte marziale. — L'epopea napoleonica in Dalmazia. 

— La pace di Tilsit. — Lo fucilazioni sulle isole di Brazza o Solta. — Le rivolte dei 
Crivosciani e Pastrovieiani contro il dominio francese. — Napoleone ordina ripetu- 
tamente di occupare il Montenegro. — L' ordine non può eseguirsi per motivi strategici. 

— L'egemonia del Montenegro alle Bocche. — I Bocchesi danno mano all'Austria 
ncir occupare le Bocche. — 11 conto Viskovic da Perasto e Dabovic da Perzaguo. — 
Il proclama del generalo Tommasic che rende noto appartenere le Bocche di nuovo 
air Austria e l'entusiasmo dei Bocchesi alle marine. — Cosa vuol significare: „Vouz allri 
etre de ìwtre.'' — il console Natali a Costantinopoli. — Lauriston parte. — La tricolore 
italiana a Ka^^usa. — Il conte Caboga. -- Il conte Sorgo a Parigi. — Ultimo bagliore 
della Uepubblica. 



Uurante l' inverno 1800-1807 i Ru.ssi, che già si atlrovavano in 
gucira colla Turchia, progettavano di far passare una loro armata 
dalla Vallachia già occupata, attraverso la Serbia e la Bosnia in Dal- 
mazia, affinchè coadiuvata dalla flotta di Siniawin, che si attrovava 
neir Adriatico, aggredisse i Francesi. Marmont, accortosi di questo 
progetto, fece di tutto per amicarsi il potente Pascià della Bosnia, re- 
sidente a Travnik, di nome Kosrew-Mehemet, e non fu tranquillo, se 
non (piando da questi ebbe 1' assicurazione, che se una armata russa 




Dio Pasebas von Travili k, Trebinjo iind Janjina. — Dio Begs uiid die bosnischon 
Cliristen. — Die Russell in Lesina. — Der Aufstand dei* PoljiiNi. — Die Dalmatinor 
wunscliea dio Kuckkehr Osterreichs. — Die Kusscn erinutliigen sie zur Aurtelinuu^^ 
jrejren Frankreich. — Griindo der Unzufriedenlieit mit der fninzosischen Itegieruiig. — 
Grosser Eiiifluss des Clerus. — Der Autichrist. — Die Cfffeclite voii Stmsanae, Aliniss» 
und Macarsoa. — Die Anliihrer der Verseli woreiieu Zovié, BeroS und Danese. — Drei- 
liuudcrt Dalmatiner kriogsgerichtlicli venirtlieilt. — Dio napolconische Kpopoe in Dal- 
matien. — DerFrieden von Tilsit — Die Hinrichtungen mit Piilver und Bici auf don Inseln 
IJrazza und Soltn. — Der Anfstand der Crivoscianer und Pasiroviéjiner gegen die franzòsische 
Herrschaft. — Napoleou betìulilt wiederhoU Montenegro zu besetzen — Der Befelil kann 
ans strategischen Griinden nicht ausgofiibrt werden. — Die Ailcinherrsrliaft Montenegros 
iu Territorium von Catturo. — Die Boc(thesen slnd den Òsterreichern behiitìiuh in <ler 
Besetzung der Kùste von Cattaro. — Conto Viskovic aus Perasto und Dabovié aus 
Perzagno. — General Tuininasic proclami ert die iieuerliclie Einverleilmng der Boct^-he 
aii Òsterrcicli. — Enthusiasinus der Boe«'lieson dor Kùste — Was soli bedcuteii: „Voiiz 
allez vtre de notre'\ — Consul >Jatali in Konstaiitiiiopel. — Alire.se J^auristons. — Die 
italianisuhe Trikolore in Jiagusa. — Conte Caboga. — Conto Sorgo in Paris. — Letztes 
Aufleucliten der Bepublik. 



Wàhrend des Winlers 1800—1807 beabsichtigteii die lUisseii, wcdclie 
dell Krleg mit der Tiirkei be^^onneii hatlen, eiiie nissisclie Anuee 
aus der schou besetzten W^alachei, uber Serbien und Bosnicii nacli 
Dalniatien zu dirigieren, damit sie daselbst die Fraazo.sen angreile, 
von der Flotte Siniawins untorstutzt, welclie auf der Adria .sieh 
befand. Sobald Marmont hievon Keniitniss erliiell, beeilte er sich die 
Freundscliafl des nuìchtigen in Travnik residierenden Paschas vonBosnien 
KosreW'Mehemetj den Franzosen zu sichern, und gOnnte sich er.st lluhe, 



hìO L\ CADUTA DKLLA KIOl'UBBIJC.V RAUl'SKA 



volesse altravcrsare la Bosnia, per recarsi in Dalmazia, si sarebbe 
opposto eolle armi'). Anche il Pascià di Trebinje era fido amico dei 
F'rancesi, anzitutto perchè aveva bisogno della Francia, per tenere 
in Treno non solo i dipendenti Beg turchi, che ogni tratto gli rifiuta- 
vano nl)l)idienza, ma anche la popolazione cristiana di rito ortodosso 
del suo Pascialato, che segretamente si attrovava in ottime relazioni 
eoi MonlcMiegrini e Clrivosciani, e che si faceva talvolta persino loro 
alleala, specialmente ((uando vi era speranza di far del bottino, come 
fu il (!aso durante V assedio di Ragusa. Nel 1807 Marmont spedì a 
Trebinje, ad islanza di esso Pascià, una divisione comandata dal ge- 
ìuM'ale Laimuy per resprimere colà una sollevazione di Beg, alla quale 
aveva preso parie anche una parte della popolazione cristiana. Il 
Pascià di Janjina (Ah Pascià) era tal uomo su cui non potevano far 
sicuro calcolo ne Francesi nò Russi, poiché la sua politica era quella 
di assicurare la sua fede a chi prometteva maggior copia di armi e 
denari. I Russi non eseguirono il loro progetto di far marciare una 
armata attraverso la Bosnia in Dalmazia, che anzi poco tempo dopo 
la pn.'sa di (lurzola, Siniawin si recò colla maggior parte della sua 
fiotta neir Arcipelago, lasciando una forte guarnigione russa soltanto 
a (lurzola. dosi nei primi mesi dell' anno 1807 non vi furono fatti 
d' armi in Dalmazia, e tutti mantennero le loro posizioni. 



Nella primavera del 1807, Siniawin comparve di bel nuovo con tutta 
la (lotta russa nelle ac((ue dalmate, ed i Francesi appena avvisato 
r arrivo della stessa, ritirarono le loro guarnigioni da tutte le isole 
dalmate ad eccezione di Lesina, ove si fortificarono. 1 Russi fecero 
d' api)nma uno sbarco sull' isola di Lissa, ed asportarono alcuni canoni 
rinvenuti sulle batterie abbandonate, poi se ne andarono senza lasciar 
guarnigione. Li :21) Aprile un vascello russo (Asia) si ancorò dinanzi 
a Lesina, e bombardando senza misericordia la città, arrecò gravi danni 



^) Questo Pascià si dimostrò sempre ^'ande amico della Francia a merito speciale 
del console francese residente a Travnik di nome David, il quale seppe affezionarsi il 
Pascià in modo, dio esso si atteneva ad ogni suo consiglio. Di questo Kosrew-Pascìà, 
Marmont racconta, che alla fine dell'anno 1807 i Ragusei avendogli spedito degli amba- 
sciatori, con regali di valore, interessandolo a proteggere la Repubblica contro i Francesi, 
esso accettò i regali, canzonò gli ambasciatori, e comunicò tosto a Marmont lo scopo 
della loro missione. 



DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPDBLIK IGl 

als dieser ihm betheucrth alle, dass im Falle die Russcn ùbcr Bosnien 
nach Dalmatien liutlen durchmarschiercn wollen, er sich dem mit dcn 
WaflFen wicdersctzt halle '). Auch der Paschià von Trebinje war ein 
treuer Freund der Franzosen, schon aus dem Grunde, weil er der Uri- 
tei-slùtzung Frankreichs bedurfle uni nicht blos die lùrkischen Begs' 
seines Gebieles, die ihm wiederholl Gehorsam vervveigert halten, in 
Zaum zu halten, sondern auch die chrislliche Bevólkerung orlodoxcr 
Gonfession se'.nes Paschialales, vvelche insgeheim mit den Monte- - 
negrinern und Grivoscianern pactierte, und sich zuweilen ihnen auch 
anschloss, insbesondere wenn gute Beute in Aussicht stand, wie dies 
anlasslich der Belagerung von Ragusa der Fall war. Im Jahre 1807 
hai denn auch Marmont uber Ersuchen des Paschias eine franzósische 
Division, unter Gommando des Generals Laimay nach Trebinje beordnet, 
damit sie dem Paschià behùflich sei in der Unterdrùckung eines Auf- 
slander der Begs, denen sich auch ein Theil der chrisllichen Bevólke- 
rung angeschlossen halle. Der Paschià von Janjina (Ali Paschià) war 
dagegen ein Mann, auf den weder Franzosen noch Russen mit Sicher- 
heit rechnen konnten, denn scine Polilik bestand darin, dass er scine 
Bundesgenossenschaft jenen in Aussicht stellte, die ihm zulelzt am 
meisten Geld und WafTen versprochen halten. Die Russen haben ihr- 
Projekt, eine Armee durch Bosnien nach Dalmatien zu werfen nicht 
durchgefùhrt, im Gegenlheil ist Siniawin, kurze Zeit nach der Einnahme 
von Curzola, mit dem gròssten Theil der Flotte nach dem Archipel 
abgesegelt, eine starke russische Garnison blos in Curzola hinterlassend. 
Es haben demzufolge in den ersten Monaten des Jahres 1807 keine 
Waffenthalen in Dalmatien stallgefunden, und ein Jeder behielt die 
Positionen welche er inne halle. 

Im Frùhjahre 1807 erschien Siniawin wieder mit der ganzen russi- 
schen Flotte in den dalmatinischen Gewàssern, und sobald die Franzosen ' 
von ihrer Ankuft avisiert wurden, zogcn sie ihre Garnisoneu aus sanunl- 
lichen dalmatinischen Inseln zuruck, mit Ausnahme von Lesina, wo sie . 
sich befesligten. Die Russen machlen ziiersl in Lissa eine Ausschiffung, 
wo sie einige Kanonen, welche sie auf den Batlerien vorfanden, weg- 
schleppten, und verliessen sohin die Insci, ohno eine Garnison zuruck- 
zulassen. Ara 29 Aprii verankerte sich ein russisches Linienschiff (Asia) vor 

1) Es war ein besonderer Verdionst des in Travnik residierenden franzosiselien Consuls 
Davida dass dieser Pascha stets den Franzosen ^rosHC Anliiingliehkeit bozeu^to, da der 
Consai es verstand sioh bei ihn so bcliebt zn niaclien, dass er allo seino Hatlisehìii^e 
blindlings befolgte. Ven diesem KoHren-Pasclia crziililt Marmont, dass, als getren Éndo 
des Jahres 1807, Agesaudte der ragusaischen Kepnblik ihn anfsuohten, uni ihm werthvolle 
Gesobeiike za ìiberreioben, und gieichzcitig zu ersuchen den Freistaat zu bcschùtzen, 
er die Gesohenke aonahm, die Abgcsandtcn zum Besten hielt, und Marmont sofort den 
Zweok ilirer Missiou mitthcilte. 



11 



162 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA SA0U8EA 

agli edifìcii specialmente alla Loggia, opera del famoso architetto San- 
micheli. Il comandante francese Guillet dovette abbandonare la batteria 
di S. Veneranda sita all' imboccatura del porto, e ritirarsi con tutta 
la guarnigione entro il forte spagnuolo, eretto in cima ad una collina 
che domina la città. I Russi, il giorno dopo, sbarcarono 800 uomini, 
per dare Y assalto al forte, ma i Francesi fecero una sortita quando i 
nemici erano ancora per istrada, ed attaccandoli colla bajonctta li 
costrinsero a fuga precipitosa. Si salvarono i Russi trascinando seco 
morti e feriti nelle imbarcazioni, e ritornati a bordo, il vascello si al- 
lontanò, avendo anche sofferto un* avaria per una palla che lo aveva 
colpito *). 



A queir epoca incominciò in Dalmazia la così detta insurrezione 
delle Poljica •). Era poco più di un anno dacché i Francesi avevano 
cominciato a governare questa provincia, ma già molto grave era il 
malcontento dei Dalmati pel loro regime. Dopo il lungo dominio di 
Venezia, ed il brevissimo ma mite e pacifico governo dell' Austria, la 
dominazione francese riusciva loro insopportabile, e nulla tanto deside- 
ravano quanto di poter ritornare sotto lo scettro degli Absburghi. Le 
ragioni di questo malcontento erano molte. Anzitutto i tempi stessi 
erano tristi, tempi di guerra, con blocchi di porti da parte di Inglesi 
e Russi, e quindi conscguente arenamento del commercio, difficoltà di 
provvedersi dell' occorrente peli' esistenza, incarimento dei viveri, ed in 
molti luoghi miseria e fame. Poi ad ogni tratto gravose requisizioni 



^) Il forte spagnuolo fu costruito da^U Spagna oli, ai tempi di Carlo V, allorché essi 
erano alleati dei Veneziani. Presso alle fondamenta di uu bastior.e del forte demolito 
all'epoca della nostra stona dai Francesi, furono rinvenute monete spagnnole dell' epoca 
di Carlo V. 

') Polfica^ antica Contea (Rne2ina) sita tra Spalato ed Almissa conta presentemente 
17 villaggi ed incirca 8500 abitanti. Interessante la seguente descrizione di questo paese 
fatta da Marmont: „La Contea di Poljica occupa una stupenda ma alta vallata, di dif- 
ficile accetto e facile a difendersi. La posizione isolata di questa contrada, e l'indole 
risoluta, e poco proclivo ali ubbidienza degli abitanti della stessa, deve esser stata 
senz'altro la ragione, pella quale i Veneti lo accordarono molti prìvilegii, sicché non 
pagava imposte, si governava da se, eleggendosi i proprii funzionari, e non forniva né 
soldati, né marinai. Si vollero togliere agli abitanti della Poljica questi privilesii, e con 
questo si destò gran malumore. Le condizioni in cui si attrovava questo piccolo paese, 
erano certamente tali da parlare a favore del suo sistema d amministrazione. In Poljica 
i villici si occupano con speeiah interessamento di ogni cosa che riguarda T agricoltura, 
e molto decenti sono i loro villaggi. Nella vallata si coltivano una gnin quantità di 
ciliegi, che danno piccole ciliege selvatiche, dette marasctie, colle quali si prepara il 
famoso liquore di Zara I Magistrati nella Poljica si eleggevano peli* epoca di uq anno. 
Vi sono dodici conti (Knezi) ed ognuno regge un villaggio. La popolazione intera scieglie 
il Granconte. Quando il Granconte è al termine del suo periodo di funzione, depone in 
una determinata posizione una cassetta di ferro, contenente la pergamena dei pnvilegìi. 
-Il più ambizioso e risoluto, la cerca sotto un mucchio di pietre ove fu nascosta, e se gli 
riesce di afferrarla, e di impossessarsene definitivamente, lo si riconosce novello Granoonte. 



DAS ENDE DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 163 

Lesina, bombardicrteschonungsios die Stadt, grossen Schaden besonders 
an der sogcnannten Loggia anrichtend, cin Bauwerk des berùhmten Ar- 
chitekten Sanmicheli. Der franzòsische Commandant Guillet musste die 
Batterie S. Veneranda am Hafeneingange verlassen, und sich mit der 
ganzen Garnison in das Fort Spagnuolo, welches auf der Spitze eines 
die Stadt beherrschenden Hùgels gelegen ist, zurùckziehen. Am darauf- 
folgendem Tage haben die Russen 800 Mann ausgeschiffl, uin das Fort 
zu eriturmen, allein die Franzosen griflfen sie noch wàhrend des 
Marsches init blanker Waflfe an, und nóthigten sie zur schleunig- 
sten Fiucht. Die Russen retteten sich in den Schaluppen, Todte und 
Verwundete mitschleppend, und nachdem sie an Bord rùekgekehrt 
waren, lichtete das Linienschiff, welches inzwischen durch eine feindli- 
chc Kugel ùbel zugerichtet worden war, die Anker. ') 

Zu jener Zeit begann in Dalmatien die sogenannte Insurrection der 
Poljica ''). Es waren noch nicht anderthalb Jahre verflossen seitdem die 
Franzosen das Land in Besitz genommen hatten, aber schon waren die 
Dalmatiner sehr unzufrieden mit den neuen Gebietern, und bezeigten 
sich ihncn allgcmein nicht wohlwollend gesinnt. Nach der langen vcne- 
tianischen Unlcrlhanigkcit, und der sehr kurzen, aber friedlichen und 
milden.Regierung Òstcrreichs, war ihnen die Franzosenherrschaft un- 
erlraglich, und nichts wunschten sie so sehr, als unter das Scepter 
der Habsburgcr wieder zu kommen» Die GrQnde dieser Unzufriedenheit 
waren mehrcre. Vor allem, waren damals die Zeiten selbst schlecht, 
namlich Kricgszeiten, niil zeitweiliger Blokade der Hàfen làngs der 
Kuste durch russischc und englische Kriegsschiflfe, ganzhcher Stockung 



•) Das Fort Spagnuo\ wurden von do:i Spanìeni zu Zoitoii Cari V gebaut, aln 
sic Verbondete der Venetianor waroii. Zur Zeit uiiserer Gescliiohte wnrdon nudi unter 
den Grundinaueru oiiies domoHertou Bastions spanischo Mùnzon aus jener Zeit vorgc- 
funden. 

>j Poìfica^ alte Grafsohaft (Knel^i'ma) zwisohon Spalato uni Almissa gelegen, ziihlt 
derzeit 17 Dorfer und beilàufig 8500 Eìnwokner. Marmont maoht folgende interessante 
Besohreibang dea kleinen Jiandes: „Die Grafschaft Poljioa ist in einem pra<*htvoUen, aber 
tiefen Thale gelegen, ansser alien Goinnnio:itionen und sehr loicht zu vertheidigen. Die 
Isoliruiig dieses Ortes vorbunden mit den Mitteln, weicke die Natur seinen Bewohiìern 
gegeben hat^ sicb dem Grhorsam zu entziehen, ist ohne Zwejfel di Ursaohe wessbelb 
dio Ve letianer ihnen Privilegion ertheilt haben ; sie zahlten kcine Steuern, regicrtcn sich 
selbst, crnauiiten ihre Beamten, und stollten weder Soidaten nooh Matrosen. Man wollte 
ihnen diese Prìvilegien nehmen, und rief dadurch ihre Unzufriedenheit hervor. Sioher 
spraoh der Anbliok dieses kleinen Landes zu Gunstcn seines Verwaltnngssystems; nichts 
ist sorgfaitiger, als sein Aokerbau, nichts netter als s< ine Dòrfcr. Dies Thal eathielt eine 
ongeheiire Menge Kirschbaùme, welche kleine wiide Kirschcu tragen, Maraskeu genannt, 
aiis denen der beriihmte Liqueur von Zara, der sogenannte Maraschino, beroitet wird. 
Die Magistrate der Puljioa werden auf cin Jahr gcwiihlt. Es gibt zwòlf Grafcn, von 
donen, jeder ein Dorf regiert, und die Wahl des Gro?sgrafea erfol^t durch die ganzo 
Bevolkerang. Der Grossgraf, dessen Amt zu Ende goht, legt an einem bezeichneten Ort 
fin eiseroes Kàstohen nieder, welches die Karte der Privilegien entliiilt. Der Ehrgeizigste 
and Kfihuflte sacht es nun aus dem Verstecke, einem Steiuhugel, hervor, und kann er 
8ioh bieibend des Kàstohens bemiiehtigen, so wird er als Grossgraf anerkannt. 



164 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



pelle truppe, dispiacevoli conflitti colla soldatesca prepotente, e pelle 
tante guerre parzialmente abbruttita, continui attriti coir ufficialità di 
costumi leggieri, spavalda e poco disposta a rispettare gli usi del paese, 
i riguardi religiosi ed il santuario della famiglia. L* antagonismo tra 
Dandolo e Marmont, ed i continui attriti tra 1' Autorità civile e militare, 
non contribuivano certamente ad aumentare il prestigio dei Francesi. 
Cause principali del malumore e dell' irritazione erano però il recluta- 
mento eseguito con una asprezza e severità alla quale i Dalmati non 
erano avezzi, dappoiché le leve militari introdotte dall'Austria durante 
il suo primo dominio, erano state blandissime, e sotto il Governo veneto 
un reclutamento regolare non esisteva; V introduzione del Code Napo- 
leon, e di tutte le leggi francesi per se stessi eccellenti, ma che per 
nulla si attagliavano alle speciali condizioni della Dalmazia, alla primi- 
tiva coltura di una gran parte della sua popolazione, nonché agli usi 
e costumi della stessa, infine 1' antipatia che il Clero dalmato nutriva 
pei Francesi, la nazione che colla sua rivoluzione aveva commesso un 
grave attentato contro la religione, ed il cui Imperatore procurava in 
allora tanti dispiaceri al Capo della chiesa cattolica, e dimostrava 
r intenzione di spogliarlo del suo potere temporale. Pel Clero dalmato 
Napoleone era V Anticristo ed i suoi soldati gli esecutori della volontà 
di un* uomo nemico della religione, e quindi non benedetto da Dio. 
Il Clero ebbe sempre grande influenza in Dalmazia, specialmente sulla 
popolazione rustica, e si può ben immaginare che questo suo mal 
celato astio contro i nuovi dominatori, doveva produrre i suoi effetti 
presso una popolazione che era di sentimenti religiosi, di carattere 
aperto e risoluto, avvezza delle armi, e malcontenta dello stato delle 
cose. I Russi di questo generale malcontento in Dalmazia si avviddero, 
e vollero approffìttarne, per creare imbarazzi e compromettere la domi- 
nazione francese in Dalmazia. Emissarii russi si misero all' opera da 
Traù alla Narenta, istigando la popolazione a sollevarsi contro il nuovo 
regime, e trovarono ascolto specialmente nella contrada sita tra Spalato 
ed Almissa, detta la Poljica, la quale sotto il dominio veneto godeva 
speciali privilegii, che i Francesi non volevano riconoscere L' insur- 
rezione incominciò addì 4 Giugno 1807, nel qual giorno quattro basti- 
menti russi sbarcarono a Stohrez, presso Spalato, un migliajo di uomini, 
tra marinai russi, Montenegrini, Crivosciani e congiurati dalmati. Nel 
giorno stesso tutta la Poijica prese le armi per unirsi ad essi. HXì alleati 
furono però, già nei giorni seguenti, talmente battuti a Strosanac, che 
i drapelli sbarcatisi, dopo molle perdite fuggirono sulle navi. Non 
essendo ai Russi riuscito di sollevare la popolazione delle Castella di 
Spalato, un vascello russo addì 8 Giugno, minacciò di bombardare 
Almissa, se non si arrendeva. Essendosi quindi la guarnigione francese 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLÌK '165 

der Schiflfahrt und des Handels, Schwierigkeit in dera Bezìigé^^%itòftt- 
behrlicher Artikel, Verthcuorung der LebensmiUel, uhd an- tiè!en ^fertfen 
Elend und Nothsland. Sohin sehr haùfige Requisitionen fiir 'die'Tru{)pen, 
unangenéhrae Conflikte mit der rùcksichtlosen iinddurch die andàitern- 
den Feldzuge ùbermùthig gewordenen und zu Exeessen- geneigteri Marin- 
schaft, fortwahrende Reibungen mit dem Officiercorps,* zumeist von 
leiclìlferligen Silten, frech auftretend, und vveniggeneigt religióse Rùck- 
sichten, die Gebrauche des Landes, und das Heiligthum der Fàimlie 
in Ehren zu halten. Die Gegnerschaft zwischen Dandolo und Marmont, 
und der fortwahrende Hader zwischen der Givil- und Militarverwàltuhg 
konnten gewiss nicht dazu beitragen' das Ansehen der neuen Gebieter 
in den'Augen der Bevólkerung zu erhóhen. Der hauptsachtlichstc 
Grund der Unzufriedenheit und der Erbitterung war jedoch die 
Soldatenaushebung, welche mit einer Strenge und Hfirte durchgeluhrt 
wurde, die dcn Dalmatinern ganz neu war, da die von Osterreich 
unler der crsten Herrschaft eingefiìhrten Rekrutierungen, aùssert mild 
gewescn waren, und unter der venetianischen Regierung eine regel- 
massige Aushebung nicht stattfahd. Ungehalten waren die Dalmatiner 
auch wcgen der Einfuhrung des Code Napoleon, und sammtlicher fran- 
zòsischer Gesetze, an sich selbst vorzuglich, aber die den besonderen 
Verhàltnisscn der Provinz, der niedrigen Culturstufe cines guten Theiles 
ihrer Bevólkerung, und den Sitten und Gebraùchen derselben sich nicht 
anpassten. Gross war die Antipathie welche die dalmatinische Geistlich- 
keit gegen die Franzosen hegte, das Volk welches mit seiner Revolution 
ein grobes Attenlat gegen die Religion sich zu Schulden kommen liess, 
und dessen Herrscher dem Oberhaupte der katholischen Kirche feindlich 
gesinnt war, so wie die Absicht batte, ihn seiner weUlichen Macht zu 
berauben. Fùr den dalmatinischen Clerus war Napoleon der Antichrist, 
und scine Soldaten die Vollstrecker des Willens eines Mannes, welcher 
Feind der Religion war, und desshalb den Segen Gutles nicht batte. 
Die Geisllichkeit hat zu jeder Zeit einen grossen Einfluss in Dalmatien, 
besonders bei der Landbevólkerung, augeubt, und es ist begreiflich dass 
der schlecht verhehlle Groll des Clerus gegen die neuen Gebieter fol- 
genschwer einwirken musste auf ein Volk, welches religiòs gesinnt war, 
die Waffen zu handhaben versland, und in den neuen Zusland der 
Dinge sich nicht einfand. Die Russon haben diese allgemeine Unzu- 
friedenheit der Dalmatiner wahrgenommen, und beschlossen dies zu 
benùtzen, um der Herrschaft der Franzosen in Dalmatien Verlegen- 
heiten zu bereiten, und diesi'lbo zu compromittieren. Russische Emis- 
Siìre setzten sich an's Werk von Traù bis zum Ellisse Narenta, indem 
sie die Bevólkerung insgeheim aufhetzti'ii und derselben zuredeten sich 
gegen die Franzosen zu erheben ; sie tanden williges Gehór, besonders 



166 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

ritirata verso Macarsca, ed i Russi avendo fatto uno sbarco, la rivolti 
tosto scoppiò nei dintorni, e la popolazione armata si diresse verso 
Ahnissa, per unirsi ai Russi. Una divisione francese sbaragliò anche 
questa volta, dopo un lungo e sanguinoso combattimento, gli alleati. 
Nullamcno V insurrezione si estendeva sempre più, e già si era sollevato 
tutto il Primorje di Macarsca, come pure i territorii di Vergoras od 
ImoschL Addi IG Giugno il viceammiraglio Siniawin cominciò a bom- 
bardare con varie navi Macarsca, mentro altre sbarcarono 800 uomini 
a Podgora. I Francesi abbandonarono la città per andar incontro ai 
Russi; sulle falde del monte Strosac presso Podgora si incontrarono, 
ed i Russi, quantunque fiancheggiati da gran numero di rivoltosi, furono 
battuti completamente anche questa volta, sicché dovettero cercar 
salvezza sulle navi. Siniawin continuò a bombardare Macarsca per 
parecchi giorni ancora, ma il 20 Giugno levò le àncore, dopo aver 
imbarcato le persone più compromesse, che trasportò a Milnà suH* isola 
Brazza. Cosi ebbe termine la rivolta, e T edificio del lazzaretto di 
Spalato ricettò dopo alcuni giorni più di trecento Dalmati che avevano 
preso parte alla stessa, i quali da Marmont furono sottoposti alla corte 
marziale, e quindi o fucilali o condannati alle galere. L* epopea napo- 
leonica anche in Dalmazia doveva lasciar dietro a se larga traccia di 
rovine e di sangue. 



DAS EKDE DÉR RAGDSAISCHEN RtìPUBLlK 16? 

in dcr Poljica, einem Landstriche zwischen Spalalo und Almissa, deren 
Bewohner untcr der vcnelianischen Regierung im Genusse besonderer 
Privilogicn sich befandcn, wclche die Franzosen nicht anerkennen 
woUten. Die Insurrcction begann ani 4 Juni 1807, an welchera Tage 
vior russische Kriegsschiffe in Stohrez bei Spalato, etvva lausend Mann 
ansschifflen, zum Theil nissischo Matrosen, zum Theil Montenegriner, 
Crivoscianor und dalmalinische Verschwórer. Ani selben Tage grifiF die 
ganze Poljica zu don Waffen, und die Aufstàndischen vereinigten sich 
sogleich niit den Russen und Genossen. Die Verbùndeten wurden jedoch 
schon in den darauflfolgenden Tagen von den Franzosen bei Strosanac 
derart auf's Hanpt geschlagen, dass das ausgeschiffte Corps nach vielen 
Verlusten die Flucht ergriflf, und auf den Kriegsschiflfen das Weite suchte. 
Die Russen versuchten sohin die Bevólkerung der Castella von Spalato 
zu erheben, allein, da dies ihnen nicht gelingen vvollte, wendeten sie 
sich nach Aìmissa, wo ein Linienschiff am 8 Juni erschien, und der 
franzósischen Garnison inliniierte sich zu ùbergeben, widrigenfalls mit 
der Bcschiessung der Stadt begonnen werden wurde. Die franzósischen 
Truppen verlicssen die Stadt und retirierten sich gegen Macarsca, die 
Russen niachten cine Landung, und die Bevólkerung der Umgebung 
griff zu don Waffen und elite gegen Almissa, um sich den Angelan- 
deten anzuschhcsscn. Eine franzóslsche Division hat auch diesmal nach 
hartnackigem und blutigcni Kanipfe die Verbùndeten vollkommen ge- 
schlagen. Demungeachtet breitete sich der Aufstand inimer mehr aus, 
und es erhob sich die Bevólkerung des Primopje von Macarsca, so wie 
der Territorien von Vcrgoraz und Imoski. Ain 10 Juni begannen die 
Russen mit mehreren Schiffen die Stadt Macarsca zu beSchiessen, wah- 
rend 800 Mann bei Podgora ausgeschifft wurden. Die Franzosen verlies- 
sen die Stadt, um das gelandole feindliche Corps anzugreifen. Auf den 
Abhjìngen des Berges Slrosac bei Podgora, fand der Zusammcnstoss 
slatt, und die Russen, wiewohl von ciner grossen Anzahl Aufstandi- 
scher uiilorstutzt, wurden auch diesmal gesprengl, und flùchteten sich 
auf die Schiffe. Siniawin bombardiertc Macarsca noch einige Tage 
hindurch, aber am 20 Juni scgelte or ab, nachdem or die durch den 
Aufstand am mcistcn couìpromittierten Personen eingeschifft batte, die 
or in Milnà auf der Insci Brazza an's Land setzen lioss. So war der 
Aufstand beendet, und als Nacliklang desselben, wurden einige Tage 
spater in dem Lazarothgebaudo in Spalato mehr als dreihundert Dal- 
matiner eingekcrkert, wclche an der Insurrection Theil genommon hatten 
und die von Marmont don Kriogsgorichtcn uborgoben, ontweder erschos- 
sen, oder zur Galeoronstrafo vorurllieilt wurden. Die napoleonische 
Epopóe solite, wie an alien Orlon, so auch in Dalmatien eine weite 
Blut- und Ruinenfòhrte hinterlassen. 



168 LA CADUTA DELLA RKPUBBLTCA RAGUSEA 

Pochi giorni dopo il bombardamento di Macarsca, cioè li 8 Luglio 
. 1807, fu stipulala la famosa pace di Tilsit, Ira Francia e Russia, di cui 
ripetute volte ebbimo a far menzione. Il viceammiraglio Siniawin dopo 
alcuni indugii consegnò le Bocche a Marmont che le occupò con un 
intero corpo d' armata. La citlà di Curzola e le altre isole dalmate 
occupate dai Russi, furono da essi abbandonate, e la flotta moscovita 
prese il largo verso il Mediterraneo, ad eccezione di alcuni bastimenti 
che si recarono a Trieste, per sbarcare ivi un corpo di 5.000 uomini, 
che. per terra doveva ritornare in Russia. Prima di partire i Russi 
.raccomandarono alla clemenza di Marmont i Montenegrini, Crivosciani, 
nonché i Dalmati che avevano preso parte air insurrezione. In quanto 
a questi ultimi non sembra che la raccomandazione abbia avuto grande 
effetto, poiché in Agosto il generale Guillet fece fucilare sulle isole 
Brazza e SoUa parecchi Dalmati compromessi nella rivolLi. ') Dei tre 
£api dell' insurrezione Zovié, oriundo dalla Poljica, partì con Siniawin 
pella Russia, Danese, (da Zara) fuggì in Austria, e Beros (da Macarsca), 
rimasto in Dalmazia, fu condannato alla fucilazione, ma poi graziato, 
e condotto in Francia *). 



1) MHrmont si scolpa, o piuttosto vorrebbe scolparsi nelle sue ^Memorie" di queste 
fucilazioni raccontando : ^Quest* isola (Braz/.a) era stata dorante gli ultimi mesi di guerra, 
il quartier generale del nemico. Dalla stessa, e con sussidii da parte di parecchi suoi 
abitanti, erano sortiti gli intriganti, che aizzavano alla rivolta. Di più ancora, gli abi- 
tanti stessi, avevano armato do! navigli corsari, e predato delle navi. Dovevia darsi 
un'esempio. Ordinai al generale Guillet, di aprire un' inquisizione, di arrestare non i capo- 
rioni, e di attendere il mio ritorno (??). Il generale Guillet invece, foce arrestare non ì più 
compromessi ma i più ricchi, e per far loro capire, quali estosi poteri aveva, fece fucilare, 
senza giudizio e sentenza, alcuni accusati di aver armato un naviglio corsaro, e di poi 
lasciò gli altri liberi verso corrisponsioue di somme di denaro Quando arrivai, tutti 
osservavano un silenzio sepolcrale, ed erano esterrefatti dalla paura. Finalmente la cosa 
doveva pervenire a mia conoscenza, lo feci sapere quindi al generale Onillet, che sarebbe 
tosto tnidotto dinunzi ad un Giudizio di guerra, se immediatamente non restituisse il 
denaro. Dopo averlo fntto in mia presenza, io rinviai questo miserabile all'armata. 
L' imperatore lo degradò e più tardi servi nelle Dogane. 



-) Sembra che Dandolo non abbia avuto alcun sentoi*e che in Provincia si preparasse 
un' insurrezione: certo è che si attrovava in relazioni amichevoli con parecchi congiu> 
rati, ed anzi poco prima che scoppiasse l" insurrezione aveva proposto in buona fede 
delle decomzioni per Beros e Danese, che poi furono a capo Jella congiura, scrivendo 
in proposilo „che se queste non erano lo persone biù degne in Dalmazia di venir de- 
corate, in allora osso non conosceva gli uomini*'. Marmont, rej»ressà V iusurrezione, si 
scagliò più che mai contro Dandolo, di cui tra le altre cose troppo severamente ed 
aut-hc ingiustamente scrisse: „A forza di compiangere la Dalmazia e di dolersi della sua 
sorte, ha persuaso alcuni che era infelice, ad altri apparve ridicolo, a tutti sembrò senza 
energia e senza caratieru". 



Weiiige Tage naeh der Boschi<*ssung von Macar^Ta, narnltdi ani 8 
Juli 1807 wurde der berulirnlc Frìode von Tilsil zwischén Frunkretch 

I und Rnssland abg<?scbIossrn, dessen wiedcrboU Erwahnung gesdiah, 
Nach einigeiu Zaudern liut Viceadtniral Siuiawin i^oliiii dio Bocche an 
Manijoiii lìbcrgrt'bèii, vvi'lrlirr sic mit oineni t.^;inzen Anno( corps besdzte. 
Die Husscn zogen sich voii Gurzola und den anderen dabiiatiniscben 
Inseln, welche sie boselzt hatten, zurnrk, und die moskuwitiselie Flollc 

I sciolte narb deiii MiUobin'en> ab, inil AusiiafuiH* einìiiròr ScbìftV die 
narh Trìesl steiierteri, und tiaseibst hJMì iMann au^si-bilTlen, uelche 
ihre Riìekreìse iiaeb Russland zu Land aniraten. Vor dtT Abroise baben 
die Russen der Milde Marnionls die JVIontenerriiiKT nini nrivosrianer 
so wie die Dalinaliiier anenii»rulilen, welrhe an dei- fn.sniTektinii sicb 
betheibVel ballen» es srlieint aber daj^s diesé Enipfubbuig, wenijrstens 
waji die Dabnalìner iMjlritTl, weni^^ nntzio, da \\n Munate An^i^usl Generut 
Guilltit ani' den losubi Solla und lirazza niehrere LandesangeliOrige 
er^cliiest^en liess, vvelcbe wrduvtid des Aufetandes sich cuinpronvilliert 
liallcn. *| V^nn den tlreì Dalrnalineni welelie sicli an der Spilze der Auf- 
standischon geslelll ballen, reisle Zoviè, aus der Poljira t?<^*burlig, tjìiL 
Siniavvin nach linssland ab, Dave^Cf ein Zaratiner» llùchlele sìeh nach 

, Oslerreich^ und Jkros, aus Maeai'sca, weldier in RahnaUen verblieben 
war, wurde znn» Tutli> vernrlheill, soliir» begnadigel, und nach Frank- 
rtMch traiìsijorlieri ^)* 



') MaruHMjt will 8Ìo|i yi(v,n^lìch dmer HinNditungeti jsiin/.lich rein wasehen, 

inHem er in «oìnca Memoiren orzufiU: „DÌcs!0 Tnf^<4 (tlniKza) wap wuhrnrid «loi* let/.leu 

Moiintho df*i Krie^^o? der W'tiffonpliitz iìl»s FoìimI<».s ; voti hìer au.^ warcn iono fntri^uniit^ri 

nu8^é7.o^oii, dio vou niolireien Kaiwohn*^r u»)tt'r?«tiiut vvnrdeii waroii. Koch inelir, diesclbcii 

lMn\v(>lviier haiou Kors.nvnsL'hifTo be\v;i(Tnct, iinf! molinM'o t^'uhr/.ouitd Aiu^onommoii, Kb 

nni^sfc i*Ìii Kxrmpf»! sfuftiii'rl vvordon, li-li f*rtliritlr> ilein HmiohiI Guilìd Bofelil, ^of^J^t 

Kvio or bIi'Ii <l<^t' liistìi Ueai:iihtiiì«4 Imlien wiudi.'. oint* UiiterKiiulning oin/.uleiten, die 

lliiipt^i-ltutd iLTfii /.n verhafton, und tiioliic lì ti<'k kefir alpziiwrirtoii (?/). ShUt de^s*jn ìu^ìh 

ri^Ti.'i il it li: lift niùht dip SehuldigsUn saudura dio Keìfdiateu verliuaen und um doAì 

Kieti Heiiriff voti HCiiii^r Maolit zìi ^idM^rj, \mfi or. olino trerielìl und UrHieìi 

uiynf» dio ari2:i*kh(2rt wftreii eìii KorsimscliitT hcwaffiiot zìi liuìien, erseliteMsciK 

1 clnnti seUtt* c*r dio Andorcvti ^'«*t:en Ùuld in Kroilit^lL Tlei moiticr Aiikuuft war Allo» in 

I llcft*8 %Sdivveìi:Qn :;relnìllt und ^lurr vor Kidireek»iin ; fiuUiL'Ii ìimis*8Io eia sotdies L'nrecld 

iiiir znr Koniitiiisc L'«djn>goiL l<di erkltirlo ,:(»t/.t doni Gcnr^njl (tyillot, dass vr t*inom 

ì Kri*»tr^p'riidi(c ul»orp"liou wcrdon »oUo, vvonn i*r niidit n«i?tddioklÌLdi das Udd zurukì;el»eii 

|w«rde Nrt^didi^m du% <iold in i«t?iiicr Gpirr»nwrtrt ziinìi^korstartct worden war, 8fiiickte 

I inh diesel» Elcndi^n /,ur Annco znru<'k. Dor Kniser lics? ihti nti^ der Listo der Gfiiorule 

"treicbon, und ?j>titer di<Mito or ln'im Zullwoson*". 

^1 Kh 8< licìiit djiHs l)rtiìdolo niidits dnvon iiiorkto» da^s ohi Auf«tand in der Provine 

in VfrrbrreUiin^^ sidi bpf?vnd; pewÌRs ìst dii^ts or mìt otnigcrt VorfiHi\vor**r)OU anf frcund- 

1 Hhhuftln.hciM Ftj'^KO ^tjìnd, .i» ilasn cr knrzo Zoit sor deiii Anshnhdjo d<>s Aufj^tufide» 

npi".f>rahoijrn Un ftcroA iind D.inoso benntratìto, niid <Libei licmoikto „da8s wcnw «Iiguo 

IVnson^'ii iti Pulnuilien molit mn aunKteri \*'rdÌeTiton, dccoriert in wordeii, or uljerimnpt 

I dffi MiTiérlien nivlit kormoti \v\jrdo*'. Na«'li dor L'ntcrdriickniii: dt's Auf^tAndog luU Mur- 

I mont gr^on I>(iiM]fdo mclir donn jo lo^^e/ogoit, von w^Udioiii or uriter »ndeiom in einem 

&lhi] Mroii*;t'Ui und auidi un^'orti-ditein l^rlhoilo sebrid»: .Jhiduri'h àùnn cr Daleimtien 

fortwalirend bi'trauorto, hat cr i>ìii)go ril»er;coD^t or m uttglth^kliclit anderen er8vÌu0D «r 

1iicli(>r1idi, aIIou ohno E'^norgìo und Charakter', 



i-Jo tk cadu'Ta della repubblica ragusèa 

Abbiamo raccontato a suo tempo, come il generale Molitor scrivesse 
prima dell' assedio di Ragusa a Lauriston, essersi Y Auslria Impegnata 
di spedire un corpo di armata in Dalmazia, per riprendere le Bocche 
ai Russi, allo scopo di consegnarle ai Francesi. Al comando del gene- 
rale Bellegarde fu diffatli spedito un corpo di alcuni miglia ja di uomini 
in Dalmazia, ma esso nulla intraprese, e dopo dieci mesi di dimora, 
parte suir isola di Lagosta e parte su quella di Giuppana, ritornò in 
Austria. Gli Auslriaci per entrar in azione volevano che i Francesi 
prima si ritirassero da Ragusa, alla quale cosa questi ultimi non vole- 
vano acconsentire. 



I Francesi che possedettero le Bocche per sette anni, cioè sino 
air anno 1814, in cui passarono nuovamente sotto la dominazione 
austriaca, ebbero molto a fare con esse durante questo tempo. Conti- 
nue furono dapprima le rivolte dei Crivosciani e Pastroviciani, di 
nascosto aizzati e sussidiati dai Montenegrini. Il Vladika subito dopo 
la pace di Tilsit aveva fatto atto di sommissione alla Francia, ma 
Mannont non gli credeva, e proponeva a Napoleone di occupare la 
Czemagora, rendendo poi inocua la popolazione del Montenegro, con 
una leva militare della gioventù addatta alle armi, e con una emigra- 
zione forzosa *). L' Imperatore che prima della pace di Tilsit voleva 
questa occupazione, non accettò la proposta di Marmont, per riguardo 
forse air Imperatore Alessandro. Più tardi però, il Vladika cominciò 
ad agitare di bel nuovo apertamente contro la Francia, ed allora 
Napoleone due volte, cioè negli anni 1811 e 1812, ordinò di impren- 
dere una spedizione armata contjo Cettinje, ma 1' ordine non si eseguì, 



*) Molto interessante in questo riguardo e il seguente brano nelle Memorie di Mar- 
mont: „ Air Imperatore importava molto a quel tempo di tenere in soggezione i Mon- 
teno^rini. Noi ci attrovavamo con essi sul piede di pace, ma essi non avevano rinanziato 
alla loro indipendenza. Fatta astrazione dai rapporti religiosi, vi erano vecchie relazioni 
intrisiche tra il Vladika e la Russia, esso pensava ai benefìcii ricevuti, ed a qaelli che 
poteva sperare. ... Le trattative si protrassero per una parte delFanno 1808, e nella 
speranza di condurle a buon fine feci ricchi donativi al Vladika, e tra le altre cose ordinai 
per esso un ritratto di Napoleone, con bellissimi diamanti intorno. Però anche questo 
a nulla vabo. Io scrissi all'Imperatore per renderlo edotto di questo, e per dirgli cho 
se prevedeva una rottura colla Russia o coir Austria, egli approftìtasse della pace, ed 
occupa.sso il Montenegro colla forza delle armi. Per eseguire questo lo pregai di con- 
cedermi soli otto giorni (?!) e da sette ad otto milh uomini. Cettinje, che è il piò gran 
monastero di quella regione, avrei ridotto a fortezza, per poter dopo la conquista, do- 
minare tutto il paese. Per indebolire la popolazione, avrei reclutato dalla 8tess.k nn 
forte regimento, da destinarsi a Uw servizo in lontani paesi. Infine propssi, di far 
emigrare forzatamente una parto della popolazione, ad esempio dei Romani e di Carlo- 
magno, e por esempio di farle pren«ler possesso delle lande dell' accampamento di Zeyit 
intorno alle Piramidi per ridurle a cottura; ma nessuna di queste proposte accettò 
r Imperatore." 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLTK 171 

Wir haben seinerzeit Erwàhnung gemacht, dass General Molitor vor 
der Belagerung Ragusas seinem Collegen Lauriston mittheilte, Òsterreich 
habe sich verpflichtet ein Armeccorps nach Daluiaticn zu senden, um 
den Russcn die Bocche wieder wegzunehmen, und sie den Franzosen 
zu ùbergebcn. Eine Division bestehend aus ctliclien tausend Mann 
unter Commando des Generals Bellcgarde wurde denn auch nach 
Dalmatien dirigiert, sie hat abcr nichts untcrnommcn, und nach einem 
Aufenthaltc von zehn Monaten theils auf der Insel Giuppana und thcils 
auf jener von Lagosta, ist sie nach Òsterreich rùckgekehrt. Das Wiener 
Kabinet verlangte dass, bevor die Division in Action Irete, die Fran- 
zosen sich von Ragusa zurùckziehen, worauf dieso nicht eingehen 
wollten. 

Die Bocche verblieben durch sieben Jahre in Besitz der Franzosen, 
nàmlich bis zura Jahre 1814, in welchem sie neuerdings Òsterreich eìn- 
vcrleibt wurden. In der ersteren Zcit hatten die Franzosen fortwAhrend 
mìt Aufstanden der Crivoscianer und der Paslrovicianer zu thun, welchc 
von den Monlcnegrincrn heimlich aufgehetzt und unterstùtzt wurden. 
Der Vladika, batte gleich nach deni Frieden von Tilsit, die Erklarung 
abgegeben, niit den Franzosen kunft ighin in Frieden lebcn zu woUen, 
allein Marmont traute ihm nicht, und machie Napolcon den Vorschlag 
die Czernagora zu besetzen, um die montenegrinische Bevólkerung 
durch Militàraushebutìg und forcierte Ausvvanderung unschàdlich zu 
inachen. *) Der Kaiser, welcher vor dem Frieden auf die Occupation 
Montenegros drang, ging jetzt auf die Vorsclilùge Marmonts niclit ein, 
vielleicht aus Rucksicht fùr Kaiser Alexander. Als jedoch spiìter der 
Vladika neuerdings offen gegen Frankreich zu agitieren begarm, hat 
Napoleon zweimal ini Verlaufe der Jahre 1811 und 1812 anbefohlen. 



^) Von besonderem Interesse in dieser Beziohung siud folgende Ausfùhrungen Mar- 
mon's in seinen Memoiren: „Der Kaiser legte um dieso Zeit einen grossoti Werth die 
Montenegriner in Unterwerfong zu erhalten. Wir standen mit ihnen auf dem Fusse des 
Friedens, lUIein aie hatten uoch nicht auf ihre Unabhauhigkeit verzichtet. Abgeschon von 
der Gemeinsohaft der Religion, bestanden alte intime Bezieìiungen zwisehen dem Vladika 

uiid Rassland, er gedachte empfangener oder uoch zu erhoffender Wohlthaten Die 

Uuterhandiangen zogen sich ziemlich weit in' s Jahr 1808 hinaus, und in der Hofìfnung 
sie za einem gufen Ende zu fuliren, liess ich reiche Gcsohenko, unter and^rem ein mit 
sehr schonen Diamanten umgebenes Bild Napoleons fiir don Vladika vorboreitoii, aber 
auch diea fiihrte zu nichts. Ich schriob dem Kaiser um ihn davon iu.Kenntniss zu setzen 
end ihm za sagen, dass wenn or einen Bruch mit den Russon oder O^terroichorn voraus- 
sche, er yon dem Friedea Yortheil ziehe und Montenegro mit Waffengewalt besetzen 
moge. Toh bath ihn nur um acht Tage (?!) und um siebcu bis achtt«iuso:id Mann. Aus, 
Cettinje, dem grosseu Kloster diesar Cantone hiitte ioli eine Festung gemacht, um nach 
der Kroberang das ganze Ijand zu beherrsclien. Uni dio Bovolkcrung zu schwiii>hen 
wollte ioh ein starkes Rogimeut aus ìhr aushoben, mit ciner weit entfemten Bestimmunì?. 
Eodlich schlog ioh vor, nach Art dor RòmtM* und Karls des Grossen, einen Tlieil der 
Bevolkorang ausserhalb des Lande» zu schafì'en, und ziiui Hoispicl dio Keiden des 
Ijagers von Zeyat, rings um die Pyramide, in Besitz zu nehinen, und durch sie anbanen 
za iMien, aber keiner dieser Piane sagte dem Kaiser zu. 



172 l.A CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

perchè si riconobbe che per riuscire neir intento bisognava poter muo- 
vei*si liberamente in quella parte dell' Erzegovina che confinava al 
Montenegro, per poter addentrarsi in quel paese anche dalla parte 
di Trebinje, cosa che non si poteva, perchè in allora erano molto tese 
le relazioni della Francia colla Turchia. Nel Settembre 1813 il Vladika 
irruppe co* suoi Montenegrini nelle Bocche come lo aveva fatto sette 
anni prima. Quesla volta era in vista non già la flotta russa, ma la 
inglese, che nell' Adriatico aveva già cagionato molti disastri ai Fran- 
cesi. E diffatli, parte coli* ajuto di questa flotta, parte pel tradimento 
di alcuni regimenti francesi, composti pella massima parte da soldati 
di nazionalità croata ed italiana, ed in ispecie pella capitolazione di 
Cattaro, che gli Inglesi poi consegnarono ai Montenegrini, il Vladika 
divenne in Gennaio 1814 padrone di tutte le Bocche. Quesla egemonia 
dei Montenegrini sul territorio di C'attaro durò sei mesi. Però la po- 
polazione cattolica, con alla testa i conti Viskovìc da Peraslo e Dahovic 
da Perzagno, ed in parte anche la popolazione greca, dimostrò che 
sopportava a malincuore il nuovo regime, col facilitare ali* Austria di 
prender possesso delle Bocche, e di espellerne i Montenegrini, sicché 
quando il generale austriaco Tommasic addi 7 Luglio 1814 proclamò 
che tutto il territorio di Cattaro era annesso all' impero d* Austria, la 
popolazione ne fu oltremodo giuliva, e salutò V imperatore Francesco 
d* Absburgo quale liberatore. 



Recandosi Marmont a Cattaro, per prendere possesso in seguito 
alia pace di Tilsit delle Bocche di Cattaro, arrivò li 13 Agosto a 
Hagusa. 1 delegati del Senato venuti a complimentarlo furono ricevuti 
con grande cort(»sia. Durante la conversazione i BagusL^i fecero un' es- 
posizione dei grandi danni softVrti, dolendosi più di ogni altra cosa, 
che la flotta mercantile, principale loro risorsa, era slata quasi distrutta, 
e che le podn» navi che ancora rimanevano, erano condannate all' in- 
nazione. Marmont rispose che Sua Maestà il grandt* Imperatore, avrebbe 
ben tro\ato rimedio anche a <iuesto, aggiungendo con un'amichevole 
sorriso: ^Vohz allez (tre de noircs^ (Voi sarete dei nostri). Uno dei 
delegati chiese a Marmont, cosa intendesse dire con questo, ed esso 



DAS KNDK PER RAGUSATSCJIKN REPCBLHC 173 

einen Waffenzug nach Celtinjo zu unternehmen, allein die Ordre 
wurde nicht ausgefùliii, da man eikannlo, dass, uni doni Unternehiuen 
das Gelingen zu sichern, cs nothwendig war, in dem an Montenegro 
angrenzendem Theil der Herzegowina f'reie Hand zu haben, uni ini 
Inneren der Czernagora auch von der Gegend von Trebinje aus, 
einrùcken zu kònnen, was zu jener Zeit nicht staltfuiden konnte, 
weil zwischen Frankreich und der Tùrkei grosse Spannung herrschte. 
Ini Septeniber 1813 ist der Vladika niit seinen Montenegrinern in die 
Bocche eingefallen, wie er dies sieben Jahre zuvor gethan hatte. Es 
war diesnial nicht die russischo, wolU aber die englische Flotte in Sicht, 
welche auf der Adria die Franzosen schon bekriegt, und grossen Scha- 
den angerichtet hatte. Es gelang sohin dem Vladika ini Monate Jànner 
1814 Herr der ganzen Bocche zu werden, und zwar theils mit Unter- 
stiìtzung der erwahnten Flotte, thoils durch Verrath einiger franzósi- 
scher Regimenter, deren Mannscliall: zunieist aus Kroaten und Italià- 
nern bestand, vor alleni aber durch die Capitulation der Stadt Cattaro, 
welche die Englander den Montenegrinern ùbergaben. Diese Hegemonie 
Montenegros in Territoriuni von Catlaro hat sechs Monate gedauerl. 
Die katholische Bevólkerung, mit an der Spitze einen Conte Vislcovic 
aus Perasto, und einen Dabovic aus Perzagno, und zuui Theile auch 
die Anhànger des ortodoxen Ritus, bezeugton bald darauf, dass sie die 
neue Herrschaft wider Willen ertrugen, insbesondere dadurch dass sie 
Osterreich behilflich waren, den Besitz der Bocche wieder zu erlangen, 
so zwar, dass, als der òsterreichische General Tomniasic ani 7 Juli 1814 
daselbst proclamierte, das ganze Territoriuni von Cattaro sei neuer- 
dings dem Kaiserlhume Osterreich einverleibt worden, der grósste Theil 
der Bevólkerung in freudige Erregung gerieth, und den Kaiser Franz 
von. Ilabsburg als Befreier begriìsste. 



Als sich Marmont nach Cattaro begab, um zufolge des Friedens 
von Tilsil, die Bocche in Besitz zu nehmen, ist er ani 13 August in 
Ragusa angekommen. Die Delegierten, welche ilun die lluldigung des 
Senates ùberbrachlen, empfing er mit grosser IlOtlichkeit. Wahrend der 
Unterredung sprachen die Ragusaer von den grossen Verlusten die sie 
erlitten hatten, und gaben insbesondere danìber ihreiu Grani Ausdruck, 
dass die Handelsllotte, ihr wichtigster òkonomischor Factor, fast gfuiz- 
lich vernichtet wurde, und die wenigen Schiffe, welche noch voriiaiideii 
waren, aus den Hafen nicht ausfahren konnten. Marmont antworlete, 
dass Scine Majestat der grosse Kaiser, hier aneli (Miie Abhnlfe fmden 
wQrde, und fùgte, mit einem Ireundlichem Lachelii hinzu: ^Vouz allez 



174 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

rispose «che nelle circostanze attuali non potevano essere liberi*. Se la 
prima frase non escludeva varie interpretazioni, la seconda era troppo 
esplicita per non intenderla. 11 console Timoni ci racconta che i Patrizii 
ragusei si rivolsero più tardi al generale Lauriston, interessandolo di 
voler loro dire in quale senso era da intendersi il detto di Marmont 
yfVouz allez étre de ìiotres^ e che esso alquanto infastidito rispose: 
«Queste parole,... esso non le avrà tirate fuori dal suo berretto di 
notte**. Ad ogni modo, le frasi suddette causarono grave costernazione 
nei circoli aristocratici, poiché si capiva, che dando loro la interpre- 
tazione più naturale, annunziavano un* imminente catastrofe della Re- 
pubblica. Appena partito Marmont il Senato tenne una seduta segre- 
tissima, nella quale si discusse se era da darsi seria importanza alle 
parole di Marmont, e da imprendersi qualche passo. Quantunque alcuni 
Senatori fossero stati d* opinione che Marmont avesse parlato alla leg- 
giera, e che dovendo i Russi abbandonare le Bocche e la Dalmazia, 
Napoleone ormai non poteva a meno di riconoscere Y indipendenza 
dello Stato raguseo, e ritirare lo truppe francesi dallo stesso, come 
aveva promesso, nuilameno si deliberò di rivolgersi con un memoriale 
air Imperatore d' Austria, da inviarsi con un messo apposito. In città, 
ove la borghesia ed il popolo cominciavano a nulrire simpatia pei 
Francesi, ed a dimostrarsi ostili alla nobiltà, si ebbe sentore della 
deliberazione presa, sicché Marmont ne fu informato, e ritornando 
addi 29 Agosto da Cattaro, chiese sempre gentilissimo ai Senatori 
ossequiosissimi, a quale scopo avessero tenuto una seduta senza V in- 
tervento del Commissario imperiale, e quale sia stata la misteriosa 
ambasciata che avevano diretto air Estero. Marmont senza attendere 
risposta passò ad altro, e siccome non fece allusione alcuna che potesse 
dare da pensare ai Patrizii, essi questa volta furono alquanto più 
rassicurati. Ad ogni modo siccome certo Kiriko, che era console di 
Ragusa a Constantinopoli, trascurava gli interessi della Repubblica, ed 
anzi, probabilmente per influenza francese, aveva fatto togliere lo 
stemma della Repubblica dalla sua abitazione, invitando i capitani 
mercantili ragusei a non battere più la bandiera di S. Biagio, ma la 
tricolore italiana, il Senato deliberò, alcun tempo più tardi, di inviare 
quale console a Constantinopoli, il senatore Antonio Natali, afQnchè 
patrocinasse con ogni impegno presso la Sublime Porta Y indipendenza 
dello Stato raguseo. 



DAS ENDE DER RAGUSÀISCUEN REPUBLIK 175 

elre de notre^ (Ihr werdet von dcn unsrigen sein). Einer der Delegierten 
stellte an Marmont die Fragc, was er daniit gesagt haben wollte, und 
er antwortete, dass unter den jctzigen Verhàltnissen sie nicht unabhànhig 
sein konnten. Wenn die erste Phrase verschiedene Auslegungen nicht 
ausschloss, so war die zweite zu deutlich, uin ùber ihren Sinn noch 
Zweifel hegen zu kónnen. Consul Timoni erzahlt dass die Patricier, 
sich spàter an Lauriston mit dem Ersuchen wendeten, ihnen aufzuklàren, 
was Marmont gemeint habe, als er den Delegierten sagte y,Vouz aihz 
étre de notre", und dass der General etwas ùberdriìssig antvvortete: 
,Diese Worte... wird er gewiss nicht aus seiner Nachthaube heraus- 
gezogen haben.** Die erwàhnten Satze verursachten jedenfalls grosse 
Bestùrzung in den aristokratischen Kreisen, denn^man sah ein, dass 
sie, in der natùrlichsten Auslegung, cine bevorstbehendc Katastrophe 
der Republik ankùndigten. Kaum war Marmont abgereist, hielt der 
Senat ganz geheim eine Sitzung ab, in welcher berathen wurde, ob 
den Worten Marmonts ein ernster Sinn beizulegen war, cventuell was 
untemommcn werden solite. Wiewolil einige Senatoren der Ansicht wa- 
ren, dass Marmont leichtfertig gesprochen batte, und dass, da die Russen 
Daimatien und die Bocche verlassen mussten, Napoleon nunmehr nicht 
umhin konnte dieUnabhànhigkeit des ragusaischen Staates anzuerkennen, 
sowie die franzósische Truppen aus demselben zurùckzuziehen, beschloss 
man nichtsdestoweniger sich mit einer Denkschrift an den Kaiser von 
Òsterreich zu richten, und sie Seiner Majestàt mit einem eigens bestellten 
Gesandten zu ùberreichen. In der Stadt, wo die Burger und das Volk 
sich nach und nach in dem Maasse von dem Adel abwendeten, als die 
Sympathien fùr die Franzosen in Zunahme begriffen waren, wurde der 
Beschiuss, trotz seiner Geheimhaltung, bekannt, so zwar dass Marmont 
hievon benachrichtiget wurde, und ani 29 August von Cattaro zurùck- 
gekehrt, in der verbindlichsten Weise die ihm neuerdings huldigenden 
Senatoren befragte, zu welchem Zwecke sie eine Sitzung -ohne Inter- 
vention des kaiserlichen Gommissars abgehalten hàtten, und was fùr 
ein Bewandtniss die geheime Bolschuft batte, die sie nach dem Aus- 
lande richteten. Ohne eine Antwort abzuwarten, gab Marmont dem 
Gespràche sogleich eine andere Wendung, und da er diesmal gar nichts 
sagte, was man als eine unliebsame Anspielung batte aufliissen kònnen, 
fuhlten sich die Patricier etwas crmuthiget. Demungcachtet fasste der 
Senat einige Tage spàter den Beschiuss, den Senator Anton Natali als 
Repràsentant der Republik nach (lonstiintinopel zu delegieren, daniit 
er sich bei der Pforte angelegentlichst im Interesse der Erhaltung der 
Unabhànhigkeit Ragusas verwende, gleichzeitig beschloss man den dor- 
ligen ragusaischen Consul Kiriko zu entheben, da derselbe sich nachUìssig 
zeigte, ja sogar, wahrscheinlich zufolge franzòsischen Einflusses, das 



Vn IngWclìo di Lauriston pervenne addi 21 Deconibrr iiI Minor 
(lonsiglio, nel quale coninnicava al Governo della Hepuliblìca rhv 
tulli i baslinienli ragusei dovevano entro tre giorni prendere patente 
italiana, mentre altrijnenti verrebbero raltnrati sortendo dai porli» Per 
(piale nioUvo questo? (Ibe i navi'^^li appartenenti ai porti della Dalmazia 
già veneta dovessero battere bandiera italiana, sia pure, poiché essa 
appurlenina alla Francia, e eonu* possedimento francese Napoleone 
r aveva incorporala al Rejj^no d'Italia; ma che le navi dello Stato 
raguseo, dì una Repubblica che ancora sussìsteva, e che era ricono- 
sciuta da una serie di secoli da tutte le Potenze, di un paese iM quale 
i Francesi non si attrovavano che in via Iransilona, e che dovevano 
Ira breve abbandonare, che queste navi dovessere ammainare la loro 
gloriosa bandiera, per issare quella di un Regno col quale non avevano 
alcuna relazione, ciò era iniMìrnprcnsibìle, Cosi avranno pensato e par- 
lalo, trasecolati, i Senatori. Nun sapendo a chi appì^diai^si in (piesli 
frangenti, si appigliano anche questa volta al Turco, e rispondono a 
Lrturiston, che allravandusì la Repubblica da più secoli sotto la pro- 
lezioni? deiririqtero ottomano, non ritenevano di poter eseguire qiianio 
desiderava senza consultare la Porla. Lauriston non rispose — til 
abbandonò dopo due giorni per sempre Ragusa, ritornando in Francia* 
Si sarà accorto che era immincnle la catastrole, e non voleva l'orbe 
esser presente alla stessa; esso, che solennemente aveva garatdito 
r indipendenza di Ragusa, che aveva pronìcsso di ritirarsi colle truppe 
francesi dallo Stato raguseo, appenachù i Russi avrebbero abbandonato 
la costa orientale dell* Adriatico, ora che questo si era avverrato, non 
voleva forse, anziché evacuare Ragusa, venir costretto ad inferire esso 
stesso il colpo nìortale alla Re|)nbl»lira. Lauriston parli addi 23 Decembre 
1807, e dopo la sua partenza gh avvenimenti precipitarono. Nel giorm» 
52*1 Deeenibra un coIonelJo Godari, pubblicò un proclama nel quale 
era dello, che i capitani ragusei i quali non avrebbero issato sui loroj 
t.-avigli la bandiera italiana, verrebbero imprigionati. Il Governo della 
Repubblica non, potendo far altro, fece stracciare il proclama, „ed or 
mai (racconla Marmont) vi fu lotta aperla Ira di noi ed esso (Governo.*' 
Nel giorno G Gerniaio I8i>H fu alzala sullo stendardo in piazza la tri- 
colore, invece della bandiera di S, Biagio. Poi fu ordinato al Senato 
di fornire cento cinquanta marinai pella (lolla di Venezia. In questi 
eslremi il Senato delibera di inviare un conte Caboga ali* Imperatore 
Napoleone per scongiururlo di mantenere le promesse fatte, ed anzì- 
lullo di conservare la Repubblica, ma il generale Chttsel successoa» 
di Laurislon non gli f»ermeite di partire. Si spediscono messi a («oslan- 
tinopoli i»er racctjmandare al console Naluli di adopiTarsi a tuli* uomtf 
{iresiiu il Sultana alTmchè inifirenda qualche passo a favore dell* indi- 



DAS ENDE DER RAGUSATSCHEN REPUBLIK 177 

Wappen der Republik von seiner Wohnung batte ontferncn lassen, iiiid 
an die in Conslaiitinopel sich befindlielien ragusàìscbcn Mercanlilcapi- 
tanc die Aufforderung ergehen liess, slatt der Fabne des H. Blasius, 
die italiànische Trikolore auf ihre Schiffe zu hissen. 

Am 21 December ricbtete Lauriston ein Schreiben an den Kleinen 
Ralb, in vvelchem er ihm millheilte dass sànmiHicbc ragusàisclie Schiffe 
innerhalb dreier Tage, italiànisches Patent nehmen mussten, da sic sonst 
bei dem Auslaufen angehalten werden wùrden. Warum denn dies? 
Dass dio Schiffe welche den Hàfen des ex venetianischen Dahnatiens 
angehórten, mit itahanischer Fahne segeln mussten, war begreiflich, 
denn das Land war franzósischer Besitz, und als solcher batte es 
Napóleon dem Kònigreiche Italien einverleibt; aber dass die Schiffe 
des ragusaischen Slaates, einer Republik die nodi besland, und die 
seit einer Reihe von Jahrhunderte von alien Màchten anerkannt war, 
eines Landes, wo die Franzosen nur vorùbergehend sich befanden, 
und demoachsl verlassen mussten, dass diese Schiffe ihr glorreiches 
Banner streichen solllen, um dasjenige eines Kónigreiches zu hissen, 
mit welchem sie gar keine Beziehungen hatten, dies was unerklàrhcli. 
So werden bestiìrzt die Senatoren gedacht und gesprochen haben. In dtr 
Verlegenheit wie sie gcgen die Aufforderung Stellung nehmen sollten, 
greifen sie zu dem Tùrken, um mit ihm den Coup zu parieren. Der 
Kleine Rath antwortet namlich dem Generalen, dass, da die Republik 
seit mchreren Jahren unter dem Schutze des ottomanischen Reiches 
sich befindet, man der Ansicht sei, dem Wunsche nicht enlsprechen zu 
kónnen, bis man die Wohlmcinung der Pforte nicht eingehohlt haben 
werde. Lauriston gab keine Riickantwort da er bald darauf Ragusa 
auf immer verliess. Es wird ihm bekannt gewesen sein, dass die 
Kalastrophe bevorstehend war, und cr durile wahrscheinlich gewimscht 
haben, noch vor dem Eintreten derselben, sich enlfernen zu kónnen. 
Die Erhaltung der Unabhimhigkeit der Republik, und die Raùmung 
des Landes seilens der Franzosen, sobald die Russen die Oslkusle 
der Adria verlassen haben wùrden, batte er (eierlich versprochen und 
da dies nun eingelreten war, wollte er nicht, statt sein Vcrsprechen 
auszuluhren, genòthiget werden, personlich der Repubblik den Todes- 
stoss zu versetzen. Lauriston ist am 1^3 December 1807 abgereist, und 
nach seiner Abreise dràngen sich die Ereignesse. Am ::20 December 
verOffentlichte ein Oberst Godart eine Proclamation, in welcher zur 
Kenntniss gebracht wurde, dass die ragusaischen Capitane, welche 
auf ihre Schiffe die ilaliànische Fahne nicht gehisst hàlten, verhatlet 
werden wùrden. Die Regierung der Republik war nicht in der Lage 
dagegeu clwas zu unlernehmen, nnd in ihrem Unwillen, liess sie die 
Proclamationen zerreissen. Nuumehr, erzalilt Marmont, war der Kampf 



12 



178 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

pendenza di Ragusa; si interessa vivamente ed ogni giorno il console 
Timoni di prestarsi pello stesso effetto presso il suo Governo a Vienna, 
e persino non si tralascia di raccomandarsi nuovamente e di far nuovi 
regali ai Pascià della Bosnia. Negli ultimi giorni di Gennaio il Senato 
aveva ricevuto rassicuranti notizie da Costantinopoli, dalla Bosnia 
e specialmente dal rappresentante della Repubblica a Parigi, il conte- 
duca Antonio Sorgo, il quale scriveva esser stato colà assicurato che 
r indipendenza di Ragusa non correva alcun pericolo. Si poteva quindi 
sperare, ma questa speranza fu breve e 1' ultimo bagliore col quale la 
Repubblica allietò per un momento ancora V animo dei Patrizii, prima 
di spegnersi per sempre. 



DAS ENDB DER RAGUSÀISCHEN REPUBLIK 179 

zwischen uns und den Regenten des Freistaates ein offener. Ani. 6 Jànner 
wurde ani Sladtplatz auf den Fahnenmast die ilaliànische Trikofore 
stati des Banners des Heil. Blasius aufgezogcn, soliin wurde deni Senat 
angeordnct, hundert und fùnzig Matrosen fùr die venctianische Flotte 
zu stellen. In solchen Bedràngnissen fasste der Sehat den Beschluss, 
einen Cuiìie Cdboga als ausserordent lichen Gesandten zum Kaiser Na- 
poleon xu entsenden, um ihn zu beschwòren, die Republik zu erhalten 
wic er dies versprochen balte, allein General Clausel^ Nachfolger Lau- 
ristons, verbielel dem Conte Caboga abzureisen. Man sendet Bolen 
nach Cjnsluntinopel, um dem Consul Natali wàrmstens anzuempfehlen, 
das Móglichste zu Ihun, damit der Sullan sich enlsehliesse irgend einen 
Schritt zu Gunslen der Republik zu unternehmen, man interessiert Tag 
fùr Tag den Consul Timoni dass er sich zu dcmselben Zvvecke bei seiner 
Regierung in Wien verwende, und man unteriàsst sogar nicht die 
Republik dem Schulze der bosnischen Paschas nouerdings anzuem- 
pfehlen, und sie neuerdings reich zu beschenken. Gegen Ende Jànner 
batte man beruhigende Nachrichten aus Constantinopel, aus Bosnien 
und insbesondere von dem Verlreter der ragusàischen Republik in 
Paris Herzog Anton Sorgo erhalten, welcher mìttheilte dass er dori 
versicherl worden war, fùr den Fortbesland de Republik sei gar keine 
Gefahr vorhanden. Man konnte also hoffen, allein diese Hoffnung war 
von kurzer Dauer, sie blendete nur fùr einen Moment mit einem Trug- 
bilde der Zukunft die Seele der Patricier, denn es war der letzte Licht- 
schein den die Republik ausstrahlte, bevor sie auf immer erlosch. 



L'ultimo giorno della Repubblica - Lettere di Nnpolcono a BI&rmont« In o«i 
ordina severe mìnure conlro i Senatori. — Nuova Amministrazione di rinjETiisa, — Marmont 
nominato Duca dì Ragusa e quindi Mnre.S(;ÌuUo e Governatore ;;onenilc dell JUirio. — 
Le Provincia «lavo rapridionuli riunite in uno Stato npooiale dipendente dnlla Fniucia 

— Dif(5oolii\ di organizzare V lllirio, — Jt principio di nazìonalrhV — I Jugoslavi, - 
L* autonomia della Dalmazia. Il generato austrìaco Tommassic occupa hi Uiiimnr.ia 
Qoir ajuto dei Diilmati ed Inglesi. — 11 capitano inglese Lowen eoi^ita j Ragusei a com- 
battere por ricuperare ta libertà — 1 Mobili sollevano il popolo o bloccano Uasrns^ 
con entro le truppe franoesr. — Arrivo del generale austriaco Milutinovio — I Pulrizìi 
dichiarano ristabilito il Goferiio delta Repubblica — Agitazioni della nobiltà. — Il 
GoDgresio dì Vienna. — Cracovia e Ragusa — La riunione nella clitesa di S. Otnf^io. 

— L'omaggio all'Imperatore d'Austria. — L* ultima ammonìràooe ai Patrizìi. 



Dieciotto giorni dopoché i Francesi avevano ordinalo che sutlo 
stendardo della Piazza sia alzala la Iricolurc italiana, anziché la 
bandiera di S. Biagio* cioè addi 24 Gennaio iH08, Mormoni lu niio- 
mente di passaggio per Ragusa, diretla anche questa volla per 
Callaro, Appena risaputo il suo arrivo, che questa volla Tu .senza 
cerimonie, quasi viaggiasse iuco52:niio, alcuni Senatori si affrellai'onn di 
recorsi da lui, foreu nella speranza di sentire dalla mia bocca la grata 
novella, che essendo ormai i Bussi parliti da Catlaro, anche la Francia 
ritirava le sue truppe del territorio della Repubblica, nja Marnionl^ con 
somma loro stupore, non voli* riceverli. Si presentò dipoi unn depa- 
lazione del Governo repubblicano, e piti lardi ima seconda, ma .indie 
es^e, ad onta della loro veste ufOciosa, non furono più fortunate; a 
queste ultime fece però dire, che era affaticato del viaggio e che le 



X[ 



D^r le2te T^g der Hepublik — Briefe Napoleone aii Marmont vvegdn Massregehmg 
(ier Senatorei). — Neue Verwallung: voti Ragusa. — M^irmont /.uni Henog von Ragusa 
«nd tohhi /um Miirsehall und Oeueralgouverneur vou niyrìeii ertianiit — Dia sùd.slavi- 
*ch(?a Provine©» /,u eiriem bcsomloron von Frsknkreich iibbanijigeni Staato vereiniget, — 
Schwierigkeitou «ter Orj^a-iisierung de'ì IUvrìuma, — Das Natiotialitjitsprincìp. — Diu 
Jttgoslaven. — Die Atilonomie Dalmatjods. — Der oaterreichisehe General Toiiimaiìu 
tteeopiert Dulmatien unter Mitvvirkun^' der Bevulk-^rung and der Engliinder. — Der en- 
gliiscbe Commodoro Lowen fonlert die Hagusjìer anf zu kiimpfea um ihre Freihoit wie- 
dttr su 6r1aDg«>n. — l>er A<tel erheUt dìo Landbovòlkerung und blokiert die Sladt in 
weltìber die Pranzoncn sieb lietìnden. — Ankuft des onterreishÌBobon General» Milutiuovic, 
— Die Patricier ^rkbiren die \Vfederberst»*lliing der Repnblik babe statfgefundeo. — 
AflUitionen dea Adda, - Wiener CongresH, — Krakau «nd Raguea. — Die Versamm- 
luug in der Kircbc des Heìi. Biasiuìj. — Die Huidìgting dem Kaiser von Ósterreiob. — 
Dio Patricier zum letitenmal verwarnt 



Achlzrhn Tuge naclidorn tlie Franzosen angeordnet hatten, dass auf 
den Falinemimsl am Plalze siati des Banners des Heil. Blasius die 
ilaliilnisrlio Trikolore gehisst werdo, numlich am ^H JiVnner 1808, ist 
Marmoiil neuerdirigs auffincr Reisc nach Caltaro begriffeii, in Ragusa 
angekoinineii, Sobald man von seiner Ankufl Kennlnis erhiell, welclio 
dii'smal olmo Ceremonien, gcvvissermassen incognito slattfand, heeillen 
sielì einige Senaloren ilim ihre Aufwartung zu maclien, vielbiclil hoffend 
aus spiiiem Munde z\x vernchnien. dass endlieh ilir lieiss ers;ehnter Wunscli 
zur Tlial werdcn solite, namlieh, dass, da die Uussen das Terrilorium 
von riallaro verlassen hallen, aurli Frankreirli seine Truppen vori 
Ragusa zurnckzielie, allein zu ilirer grussten Cberrasehung wurde 
ìlinen mitgetlieiit dasi» der General sie nichl emplangen kOnne. Eine 
DepuUiUou von Arislokraten» die sich einen offlciellen Charakter bei- 



ié2 La caduta della Rt:t>OBnLtcA raGusEa 

avrebbe ricevuto con miglior agio al suo ritomo da Cattaro. Marmont 
ritornò u Ragusa dopo sei giorni, cioè li 30 Gennaio, che doveva essere 
il gran giorno fatale peli' aristocrazia ragusea, cioè V ultimo giorno 
della Repubblica. Qui riteniamo il meglio di riportare per estejo. 
quanto il console Timoni lasciò scritto sulla seduta solenne e menic- 
randa che ebbe luogo in quel giorno. «Appena arrivato di mattina a 
«Ragusa, Marmont invitò i Senatori di radunarsi in seduta nella sala 
«del Gran Consiglio, dovendosi far loro delle comunicazioni. In meno 
«di un' ora il Senato si radunò, e si recò al palazzo del Governo il 
«colonnello Delort seguito dal console Bruere, dal commissario di guerra 
«dal commandante di piazza, dall' interprete Vernazza^ e da due altri 
«officiali. Il colonello prese posto accanto al Rettore, e cominciò quindi 
«a leggere ad alta voce uno scritto, nel quale si incolpava il Governo 
„della Repubblica di poco lealtà, di aver aizzato il Pascià della Bosnia 
«contro i Francesi (questo era vero, come sappiamo) e di aver tentato 
«di sollevare il popolo; siccome adunque le raccomandazioni fatte al 
«Governo della Repubblica di astenersi da ogni intrigo contro i Fran- 
«cesi, non avevan avuto alcun effetto, così era necessario di' impedire 
«il ripetersi di consimili macchinazioni. Il colonello quindi tacque, 
«spiegò la carta dalla quale aveva letto, e la mise in una tasca. Da 
«un'altra estrasse quindi un'altro foglio, dal quale prelesse : Il generale 
«e commandante militare supremo della Dalmazia ordina quanto segue: 
«La Repubblica di Ragusa ha cessato di esistere; U Governo, il Senato 
«e tutti 1 Tribunali sono disciolti, il console Bruere viene 'nominato 
«Amministratore provvisorio dello Slato di Ragusa. I Senatori per- 
«plessi tacquero. Il solo Conte Caboga dopo un lungo generale silenzio 
«domandò la parola, e disse al colonello, che le circostanze in quel 
«momento non permettevano di giustificare completamente l'agire del 
«Governo delln Repubblica, ma che esso aveva la coscienza tranquilla, 
«e che poteva garantire pclla lealtà di tutti i suoi colleghi. II Sonato 
«esser del rimanente pronto ad assoggettarsi alla volontà divina hia- 
«nifestatasi per 1' organo di S. M. Napoleone il Grande". Fin qui Timoni. 
Vuoisi che alcuni Senatori abbiano voluto protestare, ma che il colo- 
nello Delort abbia loro intimato di sciogliersi colle parole: «La loro 
assemblea non è più necessaria, essi possono andarsene per accudire 
ai loro affali come gli allri cittadini." Avrebbe quindi tentato ancora 
di parlare il Conte Sorgo, ma il colonello glielo impedi, interrompen- 
dolo col gridare ad alta voce: «La Repubblica più non esiste, ella non 
è più Senaloro, o quindi non ha diritto di parlare". 



DAS ÈKdB DÉR RAGUSATSCHEN REPUBLTK 183 

1< gte ersuchte sohin um Audienz, aber ihr wurde ein gleicher Bescheid 
zu Theil, und nicht besser erging es einer dritten Deputalion. Lelzte- 
ren liess der General jedoch noch mittheilen das er von der Reiso 
etwas emiùdet sei, und sie mit mehr Musse bei Gelegenheit seiner 
Rfickreise werde empfangen kónnen. Marmont ist nach seclis Tage 
von Caltaro rùckgekehrt, namlich ani 30 Jànner, ein verliàngnissvoller 
Tag fùr die Aristokratie Ragusas, da er der letzle Tag der Republik 
werden solite. Wir glauben hier ani bo^ten zu thun, dasjenige was 
Consul Timoni bezùglich der feierlichen und denkwùrdigen Sitzung die 
an dem erwàhnten Tage stattfand, erzàhlt, wórtlich wieder zu geben: 
ffKaum war Marmont rporgens frùh in Ragusa angekonimen, liess er 
ydie Senatoren ersuehen sieh zu einer Sitzung im Saale des Grossen 
^Ralhes zu versammeln, da er ihnen einige Mittheilungen zu machen 
„hàtte. Keine Stunde war verflossen, als der Senat schon beisammen 
„war, und es begaben sich in's Regierungspalais Oberst Delort, und in 
,seinem Gefolge Consul Bruere, der Kriegscommissar, der Platzcom- 
,mandant, der Dolmotsch Vernazza, und zwei «ndere Officiere. Der 
«Oberst stellte sich neben den Rektor auf, und begann aus eineni 
«Schriflstùcke laut vorzulesen, in welchem die Regierung der Republik 
«geringer Treue beschuldiget wurde, insbesondere dass sie den Paschià 
,Bosniens gegen die Franzoson aufgereizt habe (dies entsprach der 
„Wahrheit, wie es uns schon bekannt ist), und den Versuch niachte, 
,das Volk zu erheben ; da sohin die der Regierung der Republik ge- 
„machten Anempfehlungen sich von jeder Intrigue gegen die F'ranzosen 
„zu enthalten, ohne Wirkung verblieben, so ergebe sich die Nothwen- 
„digkeit das Wiederholen derartiger Unitriebe zu verhindern. Er fal- 
„lete sohin das Schriftstiìck aus welchoni er gelesen batte, und steckte 
„es in eine Tasche; aus einer anderen zog er sohin ein anderes Blatt, 
,aus welchem er Folgendes vorlas: Der General und obersie Militàr- 
«conìmandant Dalmatiens ordnet an: Die Republik Ragusa hat zu be- 
«stehen aufgehòrt; die Regierung, der Senat und sàmmtliche Gerichlo 
„sind aufgelGsl; Consul Bruere wird zum provvisorischen Verwoser dos 
„Staates Ragusa ernannt. Die Senatoren liessen in ihrer Bestùrzung 
flkeinen Laut vernehmen. Nach langein und allgenieinem Stillschweigen 
,raffle sich endlich Senator Conte Cahoga auf, bath uni's Wort, und 
„sagte dem Obersten dass die Verhaltnisse in jenem Moment nicht 
,gestatteten die Wirksamkeit der Regierung gànzlich zu rechtfertigen, 
„dass er jedoch ein reines Gewissen habe, und dass er fiìr die Ehren- 
„haftigkeit sUnitlicher CoUegen einstehen koinie. Der Senat sei lìbrigens 
«bereit dem Góttlichen Willen, welcher durch den Vertreler S. Ma- 
Jestàt Napoleons des Grossen verkundet wurde, sich zu fugen". So 
weil Timoni. Man erzahlt dass uinige Senatoren Prolest einleg(Mi 



184 LA CADUTA DKLLA REPUBBLICA RAGUSÉA 



Moiìtro i Senatori allibiti e tremanti pella commozione ritornavano 
alle loro case, un distaccamento di truppa francese prese possesso del 
palazzo, della tesoreria e della dogana. Alla sera Y officialita francese 
diede un ballo per festeggiare la cessazione del Governo iiristocratico, 
al quale avrebbero preso parte alcune famiglie cittadine, ed il giorno 
dopo Marmont parti per Spalato. *) I Patrizii rinserratisi nelle loro 
case, avranno avuto tutti un convincimento ed un conforto, quello 
cioè che la Repubblica, cui i Francesi credevano di aver inferito il 
colpo mortale, continuava pel fatto ad aver vita anche al tramonto di 
quella giornata, come esisteva alla mattina. Dopo quasi tredici secoli 
di esistenza, uno Stato rispettato da tutte le Potenze, e sempre pro- 
tetto dai Pontefici e dai Sultani, dagli Absburgo e dai Borboni non 
muore [così di leggieri, perchè un' ufficiale francese prelegge da uno 
straccio di carta una specie di sentenza di morte. Sia pure che Na- 
poleone voglia questo, ma il Corso è una meteora, che come ina- 
spettata apparì, così ad un tratto sparirà, ed in allora tutto quello 
che esso volle distrutto, risorgerà a novella vita dalle cenere e dal 
sangue. Sotto Y usbergo di questa convinzione, 1' aristocrazia ragusea, 
anziché sottomettersi alhi volontà divina manifestatasi per mezzo di 
S. M. Napoh^one il dirandc». come a nome del Senato aveva dichiaralo 
il (Ionie Claboga, cominciò a gridar sì forte, e ad intrigare così aper- 
tamente, che Napoleone, avvertito di questo da Marmont, gli ordinò 



^) Marmont racconta nello sue Memorie molto in succinto, colle scgaenti poche 
ri^he, la tino della Repubblica, affastellando ^li avvenimenti per parlare più che d altro 
della SII» operosità, e per ricordar..* da vero Francese, lo dame di Ragusa ed i festini 
clic dava in loro onore: Un ordine dell' Imperatore trasmessomi dal Viceré, ingiungeva 
ai navigli ra«:i]sci di battere la bandiera del Regno. Questa misura che in Constantinopoli 
era stata posta in esecn/jonc por ordine dell'Ambasciata di Francia (ed a mezzo del 
consolo raguseo Kiriko che frentilmente si prestò, come abbiamo raccontato) fu pub- 
blicato a Ragusa a mezzo di nn proclama. 11 Governo repubblicano fece stracciare i 
placati. Ormai vi fu lotta aperta tra di noi ed il Governo, ed era necessario di decidersi 
polla sua caduta: per questo bastava una risoluzione. Io vietai ai Senatori di radunarsi, 
e creai ruovc Magistrature. Scelsi un' uomo atto ad amministrare il paese (Garagnin), 
istituii un Tribunale, giudici di pace, tutti' gli indispensabili UftìoiI, ed organizzai 
l'amministrazione nella maniera meno dispendiosa cho era possibile, lo mi occupava 
molto con cose utili, e specialmente colle scuole. Infine presi possesso degli archivii e 
del palazzo del Governo. Alle Dame di Ragusa diedi frequenti festini, e si cominciò 
ad avvezzarsi a questo nuovo ordine di cose, come si finisce ad avvezzarsi a tutto". 



1)AS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN REPUBLIK 185 

wollten, dass Oberst Delort jedocli die Versammlung mit den Worlen 
auflóste: Ihre Gegenwart ist nicht mehr nothwendig, sic kònnen sich 
onlfernen, uiu iliren Gcschàften obzuliegen, wle die andcren Bùrger. 
Sohin bàtte nocb Senator Conte Sorgo zu sprecben versucbt, dor 
Oberst bàtte ihn aber daran verbindert, indem er aufscbrie: Die Re- 
publik besteht nicbt mebr, folglich siiid sie auch kein Senator mebr, 
und baben nicht das Recht zu sprecben. 

Wàbrend die Senatoren in grósster inneren Erregung sicb entfernten, 
besetzte ein Detacbenient franzósiscber Soldaten das Regierungpalais, 
das Scbatznieisteramt und die Donane. Am Abend veranstalteten die 
franzósiscben Officiere einen Ball, uni das Ende der aristokratischen 
Regierung zu feiern, an welchem auch einige Burgerfamilien Theil 
genommen baben sollen, und am folgende Tage ist Marmont nach 
Spalato abgereist. ') Die Patricier welche sich in ihren Ilfiusern zunìck- 
gezogen balten, werden gcwiss alle eine Cberzeugung und einen Trost 
gehabt baben, nàmlich den, dass die Republik, der die Franzosen den 
Todesstoss versetzt zu baben glaubten, zu Ende jenes Tages faktisch 
nocb so am Leben war, wie am Morgen. Einem Staate von fast drei- 
zohnbunderljàhrigem Beslande, von alien Màchten anerkannt und geach- 
tet, welcher des Schutzes des Pabstes so wie des Sultans, der Habsburger 
so wie der Bourbonen sich stels orfreule, wird das Lobon nicht bcnommen 
weil ein franzósiscber Officier aus einem Wisch Papier etwas vorliest, wo 
gesagt ist dass dieser Slaat soine Tage beondet habe. Wenn auch dies 
der Wille Napoleons sein solite, so àndert es nichts un der Sache, denn 
dor Corse ist ein Meteor, welclior ebon so plòtzlich v^ysf'hwinden wird, 
wie er unerwartet aufleiichtete, und dann wird alles, was er vernichlet 
wissen wollte, aus der Asche und dem Biute neu aufloben. Dnrch diese 
Oberzeugung geslàhlt, bczeugte die ragusiìische Aristokratie nicht im 
geringsten die Absicht sicht dem GOttlichen Willen, welcher durch den 



^) Marmont erzàhit in folgcnden wenigen Zeileu das Ende der Republik, die Ereignisse 
uberstiirzend, nm vornehmlich von seiner Thiitigkeit zu spreciieii, und um zuletzt, als 
echter Franzose, der Damcn von Ragusa zu gedenken, u id der Feste zu erwiihnen die 
er ihnen za Ebren veranstaltote: „Eine durcb den Vieckònig mir iibersendete Ordre des 
K<-iÌ8er8 8ohrieb den ragusàischcn Scbiffon ver die Flagge des Konìgreiobes anzuucYìinon. 
Diese Ma«9re^el in Constantinopel auf BefebI der Gesandsobafk von F'rankreieb ansge- 
fùbrt (durch don ragusiiiscben Consul Kiriko der sicb biezu, wio erziiblt wurde, vorwendon 
lie«s), wnrde in Ragusa durcb eino angcscblagene Proclamation ans:oorinet. Die Re^rierun*; 
Iies.s die Zettel beranterreissen. Nuninobr fand ein offcner Kainpf zwiseben uiis und der 
Hegiernn<i: siatt, nnd man mus4e sicb fùr ibren Sturz entscbeiden. Ein Bosohhiss <;cn(igre 
biezn. Ich verbot, den Senatoren sicb zu vcrsainineln, und setzte neue BtHiurde'i ein. 
I(!b wahlto einen zur Leitung der Tjandosverwaltung goeigneton Mann, setzte ein Tribunal, 
Fricdonsricbter, allo unerHissìiebon Gewalten ein, und organisierte gleicbzcitig d is Hii- 
derwerk der Verw.iltung. in einer mòglicbst wenig kostspieligen Weise. Icb l)0scb:ifti^le 
inich viel mit niitzUoben Dingeu und vor/nn^swcise mit den Scbulen. Endlieb nabrìi icb 
Besitz vou den Archi von und von dem Regierungspalais. Don Damen von Ragusa gab 
icb hafifig Feste, zuletzt gewòbnte man sicb an diese neue Ordnung der Dingo, wie 
man sich an Alles gewòbnt. 



l8è LA CADU-TA della repubblica RAGD8ÉA 



addì 18 febbraio di inviare a Milano od a Venezia i principali agita- 
tori, e due soli giorni più tardi gli sciive di nuovo: „Fate arrestare 
^tre dei malcontenti, fate sequestrare i registri del Senato, fate loro 
^conoscere, clic il primo il quale terrà corrispondenza coli' Estero sarà 
^ritenuto traditore e condannato a morte". L' astro di Napoleone era 
in allora all' apice del suo corso e perchè al rumoreggiar del tuono, 
non tenesse dietro lo scoppio del fulmine, i Patrizii fecero sembianza 
di piegar il collo, e tacquero, attendendo gli avvenimenti. 



A capo dell'amministrazione del territorio di Ragusa ed anche di 
quello di Cattaro, fu posta una persona molto affezionata alla Francia, 
cioè il nobile traurino G. D. Garagnin, uomo di carattere calmo, molto 
colto, e di talenti che Marmont reputava superiori a quelli di Dandolo. 
La sua posizione era quella di una specie di Governatore, del tutto 
indipendente del Provveditore di Zara. Pelle città di Ragusa Marmont 
nominò una Rappresentanza comunale, composta da un Podestà 
(Conte Sorgo) quattro Assessori e diciotlo Consiglieri comunali. Due 
Assessori e sei Consiglieri appartenevano all' aristocrazia. Quello che 
fa stupore si è, che, ad onta delle grandi somme spillate dai Francesi 
alla Repubblica, ed ai gravissimi danni economici sofferti dalla stessa, 
le finanze pubbliche si attrovassero all' epoca della sua caduta ancor 
sempre con un forte attivo, dappoiché il Governo repubblicano aveva 
ancora in deposito rilevanti somme presso case bancarie d* Austria e 
d' Italia. Già si intende che i Francesi si affrettarono a prelevarle,, im- 
piegandole poi a sostenere le spese della lotta impegnatasi in Dalmazia 
tra Francia ed Inghilterra. Il Conte Sorgo racconta in una sua lettera 
pubblicata nell* anno 1836 nel Temps di Parigi, che sussistendo ancora 
la Repubblica e trovandosi esso quale ambasciatore della stessa a Pa- 
rigi. Napoleone in una udienza privata gli aveva promesso di risarcire 
Ragusa dei danni sofferti peli* occupazione francese. Certo è che ancora 
in Agosto dell'anno 1806 fu intrapreso per ordine dell'Imperatore 
un' estimo generale di questi danni, che ascese a nove milioni di piastre, 
od a sedici millioni di franchi. Sembra che Napoleone abbia obbligato 
r Austria a risarcire questa somma, sostenendo che se il consigliere 
aulico austriaco Ghisleri non avesse cesso contro i trattati le Bocche 
ai Russi, r assedio di Ragusa non avrebbe avuto luogo. Se l' Austria si 
piegò anche a questa esigenza di Napoleone (locchè è probabile), esso 



DAS Et^DE DEft fiAGUSAISCHEtl REttJBLlfe ÌSl 



Verlreter S. Majestàt Napoleons des Grossen kundgemacht wurde, sich 
zu fùgen, wie namens des Senates, Conte Gaboga erklàrl batte, sondern 
begann so stark zìi làrmen, iind derart ohne Reserve zu inlriguieren, 
dass Napoleon welcber durch Marmont hievon Kunde orhielt, diesem 
am 18 Februar anordnete, die vornehniliehsten Agitaloren nach Mailand 
oder Venedig zu senden, und nach zwei Tage ihm wieder schrieb: 
^Lassen sie drei Unzufriedcne verhaften, lassen sie die Aklen des Se- 
^nales mit Beschlag belegen, lassen sie ihnen miltheilen, dass wer inimer 
«in Correspondenz mit dem Auslande betrelen werden solite, als Ver- 
„ràther betraehtct, und zum Tode vemrlheill werden wird'*. Das Ce- 
stini Napoleons befand sich dazumal am Zenith seiner Bahn, und 
damit dem Tosen des Donners das Einschlagen des Blitzes nicht nach- 
folge, machten die Patricier Miene sich dem Unvermeidlichen zu fùgen, 
und vvarteten die Ereignisse ab. 

An der Spitze der Verwaltung des Gebiethes von Callaro so wie 
jenes von Ragusa, wurde der den Franzosen sehr anhàngliche O, D, 
Garagnin aué Traù,*ein dem Adelslande angehórender Mann, von be- 
dàchtigem Charakter, sehr gebildet und von natiirlichen Anlagen welche 
Marmont jenen von Dandolo vorzog, geslellt. Seine Slellung war beilàufig 
jene eines Gouverneurs, ganz unabhanhig von dem Provveditore in 
Zara. Fur die Stadi Ragusa ernannte Marmont eine Gemeindevertre- 
tung bestehend aus einem Bùrgemeister (Conte Sorgo), vier Beisitzern 
und achtzehn Gemeinderalhen. Zwei Beisitzer und sechs Ràthe ge- 
hOrten dem Adelstande an. Auflfallend ist es, dass trotz der bedeutenden 
Summen, welche die Franzosen von der Republik sich ausborgten, 
und der grossen òkonomischen Verluslc welche der Freistaat zu er- 
Iragen batte, seine Finanzen, nach seineni Ende, ein betrachlliches 
Activvermógen ergaben, da erhebliche Summen bei Bankluìusern Oster- 
reichs und Italiens seitens der Regierung der Republik deponiert und 
noch nioht behoben worden waien. Die Franzosen hatten natùrlich 
nicht eiligeres zu Ihun als diese Summen zu behoben, die ihnen 
spàterhin, zurDeckung der Kriegsauslagen welche durch das Erscheinen 
der englischen Flotte auf der Adria nothwendig wurdcn, vorzugliche 
Dienste leisteten. Conte Sorgo erzahlt in eiiiem Auftaize ùbcr Ragusa, 
den er im Jahre 18H0 in dem Pariser Journal Temps veróHenilichte, 
dass zur Zeit als die Repubhk noch bestand, und er als Vertreter der- 
selben in Paris sich aufhielt, Napoleon ihm in einer privaten Audienz 
versprochen batte, den Ragusàern den durch die franzOsische Occu- 
pation erlittenen Schaden zu ersetzen. Gewiss ist es, dass nodi im 
August 180G, auf Befehl des Kaisers, eine allgemeine Schatzung dieses 
Schadens slattfand, und er mit neun Milionen Piaster (sechzehn Mil- 
ionen Francs) beziflfert wurde. Es scheint dass Napoleon Ósterreich 



188 LA CADÙ'TA della REPUBBLICA RAGUSEI 

avni impiegato la somma corrispostagli, probabilmente per iseopi bellici, 
e non per certo ad indennizzare i Ragusei dei danni sofferti. Gessata 
la Repubblica, ed avendo Y Imperatore stabilito di non formare del suo 
territorio un Principato indipendente, come forse ideava in origine, esso 
volle conferire a Marmont una speciale onorificenza, col nominarlo 
Duca di Ragusa. *) 



Nell'anno 1809 Napoleone ideò di formare uno Stato speciale indi- 
pendente della Francia, di tutti i paesi recentemente incorporati alla 
stessa, il cui territorio anticamente era compreso neWIlIyricum romano, 
notoriamente da Augusto in poi la denominazione di una Provincia 
amministrativa che si estendeva lungo la costa orientale dell* Adriatico, 
e si allargava sino alla Sava ed alla Drina. Questo nuovo Regno 
doveva chiamarsi Illirio e compn^ndere oltre alla Contea di Gorizia ed 
al territorio di Monfalcone, la Carinzia, una parte della Garniola, Trieste, 
Fiume, il Litorale ungherese, la Dalmazia con Cattaro, il territorio della 
Repubblica di Ragusa, nonché la maggior parte della Groazia, sicché 
la Sava, ne diveniva il principale confine verso V Austria. In questo 
Stato, estendentesi quindi dal Tirolo sino al Pascialicato di Scutari, 
r elemento slavo ora numericamente di gran lunga preponderante, però 
la nazionalità tedesca ovunque prevaleva al Nord in quanto a censo 
ed intelligenza, in alcuni punti anche numericamente, mentre lo stesso 
era il caso dell' italiana nei paesi intorno ali* Adriatico. Però lo scopo 
di Napoleone non era per nulla affatto quello di unificare in uno Stato 
(in quanto poteva farlo) la grande famiglia degli Slavi del Sud, annet- 
tendo allo stesso, per arrotondarlo, anche paesi con elementi tedeschi 
od italiani predominanti. Questo Regno altro non doveva essere se- 
condo gli intendimenti dell' Imperatore, se non una gran frontiera militare, 
che (juale sentinella avanzata protegesse Italia e Francia, contro ogni 
attacco da parto d'Austria e Prussia; un vasto Margraviato, costituito 
polla massima parte da popoli slavi, che quale cuneo si addentrasse 
tra paesi di origine latina e germanica dividendoli, e come Garloniagno 
investiva i Margravii o Comites limitim con vasti possedimenti affinchè 
(rifondessero i confini, così Napoleone allo stesso scopo più grandiosa- 
monto riuniva Provincie, e creava un Regno. Con riguardo allo scopo 
per cur fu idealo 1* Illirio, la città di Lubiana fu prescielta a capitale, 

») Il nomo conferitomi (lasciò Marmont scritto nelle sue memorie) ohe rioordava i 
servizii da me prestati, aumentava il valore di questa ricompensa. 



DAS ENDE DER RAGUSirSCHEN REPUBL^K 189 

zwang, diesen Ersatz zu leisten, indein er vorbrachte dass die Belage- 
rung Yon Ragusa nur eine Folgc davon war, dass Ghisleri die Bocche 
cntgegen den Friedenslipulationen, den Russen uberliess. Wenn Oslcr- 
reìch dieser Forderung Napoleons sich fùgte (was wahrscheinlich ist), so 
hat er die ausbezahlten Sumrnen vielleichl zu Kriegzwecken bestimmt, 
jedenfalls aber nicht zur Sehadloshallung der Ragusàer verwendet. 
Nachdem die Repulilik zu bestehen aufgehórt balte, und der Kaiser 
•die Absicht fallen liess, die er anfangs wahrschoinlich batte, aus ihrem 
Gebiete ein ur.abhànhiges Herzogthum zu bilden, bezeugte er Mar- 
mont seinen Dank fur die in letzterer Zeit geleisteten Dienste indem 
er ihm den Tilel eines Herzogs von Ragusa verlieh. *) 

Im Jahre 1809 verfiel Napoleon auf den Gedanken, einen beson- 
deren von Frankreich abhànhigen Slaat zu bilden aus alien ihm abge- 
tretenen Provinzen, deren Gebiete sich im Alterthum innerhalb der 
Grenzen des Illyriums befanden, bekanntlich seit Augustus cine so 
benannte rOmische Verwaltungsprovinz die von dem Kùslenlande am 
Adrialischem Mcere im Inneren bis an die Save und die Drina sich 
erstreckle. Dieser neue Slaat solito lllyrien genannl werden, und ausscr 
der Grafschaft Górz und dem Gebiete von Monfalcone, Kàrnlhen ein 
Theil Krains, Triest, Fiume, Dalmalicn mit dem Terrilorium der ehe- 
maligen Republik Ragusa und dem Gebiete von Caltaro, das ungari- 
schc Liloral, so wie den grósslen Theil von Kroaticn nmfasscn, und 
die Save zur Hauptgrenze gegen Osterreich haben. In diesem Staate, 
welcher demzufolge von Tirol bis zum Paschalikat von Sculari sich 
erstreckle, befand sich das slavische Element in grosser Majorilàt, im 
Norden waren jedoch die Deulschen ùberall an Bildung und Wohlha- 
benheit weit ùberlegen, und in einzelnen Gebiellheilen und Slàdlen 
ùbertrafen sie die Slaven auch an Zahl. Dasselbe war mit den Italia- 
nem in den Làndern bei dem adrialischem Meere der Fall. Es war 
aber keineswegs der Zweck Napoleons die grosse Familic der Sfid- 
slaven, in soweit er es thun konnte, in einem Rciche zu veroinigen, 
und um diesem eine entsprechende Rundung zu geben, demselben auch 
Gebiethe zu annekticren wo das deutsche oder italiànische Element 
ùberlegen war. Dieses Reich, solile nach den Inlenlionen Napoleons 
ein grosses militarisches Groiizland, ein eusgedehnles Vorpostengebiet 
werden, wo man fiìr Ilalien und Frankreich Wacht zu halten, und 
eventuell jeden Anprall Òslerreichs und Preussens zurùckzuschlagen 
halle; es solile eine weit ausgedehnle, zumeisl von Slaven hevolkerle 
Markgrafschaft sein, welche keilfurmig zwischou V'olkern lateinischer 
und germanischcr Abkunll einzudringen balte, um sie zu Ireimen, und 



{} Der mir verliehene Titei (selirieb Marmont in soìncn Mcmoiren) welclier an dio 
geleisteten Dienste erinnerte erhòhte die Bedoutung dieser Auszeiclinung 



lS>n 



Là CADUTA DELLA RKPCBBLÌCA RAGUSEA 



jitTchc atlrovanlesi in eccellenle posizione quale [ioslo d* os>crtaziuneJ| 
Il Duca di Ragusa, ambizioso come era, aecellò di gralo antmu hi 
proposta fallagli dall' Imperatore di essere il suo Gran Margravio, sicché 
nel Dee ombre 1809, in vestito di pieni poteri, riunì le Provincie ed i 
lerrìlarii, che dovevano Tonnare il nuovo Stato, iu cui aveva auloriUi 
sovrana, e si mise alacremente air opera per creare un' anuiiinislraziiiiuj 
adaUa e ben governarlo. Tali e tante dinìcollà trovò però Munnunl 
nell' unificare questo Illiriu» nel fondere in un tutto ì varii paesi chi* 
ad es-so appartenevano, cosi dissimili per lingua, grado di coltura, 
usi e coslumi, e nelF altivaix* un* organizzazione amministrativa che non 
naufragasse in quel complesso caotico di tanti interessi e tendente 
non assimìliabili, di lauti aslii e gelosie ovunque scatenìi, che, come 
ben trasparisce da quanto lascio scritto^), i tanti studii e progetti falli 
(ai quali prese parte anche un nobile Garagnin di Traù, fratello dì 
quello che era stato nominalo lìovernatore di Ragusa e Catlaro) lo 
persuasero, che V organizzazione ed amminislrazioue di questa effimera 
creazione di Napoleone, era il compito più arduo che si potesse im- 
maginare. E notisi, che a quel tempo Ìl principio di nazionalità non si 
era peranco desiato, principio in massima ragionevole ed equo, ma 
che difficoltà ollremodo T anìmìnislrazione di F^rovincie eon nazionalità 
miste, e sotto V egida del quale talvolta tanti forti si fanno e tanti 
inceppamenti ne derivano al progresso inlelluale e maleriak* dei paesi, 
specialmente quando si sguinzagliano maggioranze quasi inalfabele, 
contro minoranze che erano e sono i maggiori fattori di coltura ed 
ordine. Anche la grande famiglia dei Jugoslavi non era scissa come in 
oggi» né già si accapigliavano Serbi e Croati per diatribe di origine e 
di lingua. Forse anche per essa insorgerà col tempo un genio potente, 
che come Dante in Italia farà cessare i rancori e le gelosie di stirpe, 



*) „L» città di LuKincA (raòcCDta Màrmontj e in quanto a popoliizif»ne, n 
ìOiportADza molto inferiore a Trieste; fa però presoieltìi a resiaenia M Gov* 
Bum mioama ai eotifini ileli Austria, e pei Tantaggi che la fua posizione < 
|M^to di oiierraiion©. Io, del resto abiravo nell iutenio » Trieste, cK • Ita un 
dolce, ed o\e U soggiorno e più piacevole. Durante questo tempo io mi ocei.,... 
eipuamente eogli intere&si dì que.'^ta eiul** 

J) K*?lli« Bue roemorie 81 legge in propofiito: „Le jrovìn/ifN illlni-ìifi 

Fie«K di cai una parte sì altrorava prima sotto la 
ao«trit<^. nono molto disstmUi tra di lo 



imi kijini 



^or»o molto disstmUi tra di loro per cIìbj:* 

-T tatto queUo che 4iTer8Ìni:a le Daxiòni» Couipwàie dai diJ^tivUi di 
./.ioij*> tu eompl«990 aao^nde a '•fr<*fi duf^ mili*>rii «»d *' f*nmpf>st.t 



da 



n 

a 



>(.vi<n.i ,31 > uiuini, A) tfiurìuali 



dalmaU, ai ii«so£iaoU lit Triwte, at poviideati del Craaio ed ai minatori di Jdrta,^ 



wie Cari iler Grosse die Markgrafen, oder Comiies limitum, niit aus^e- 

dehiiten Besitzungen belehrile, daniit sìe die Grenzeu verlheidìgeii, 

li;o beaUsichti^e Napoleon zu demselben Zwecke, mìt gevvalligereni 

F!nÌ:^<*hIusso, I*ander zu vereinigeii und eiiieii Slaat /ai bilden. Mil 

Jiùcksichl ui»r diese Hauj^taulgabe lllyriens, wurde die Stadt Laibacli, 

[wegen ilirer vor^figlìcheTl Lage als Obsen'ationsposien, zur Hatiptstadt 

dcs iieueii Reiches besliniinl '). Der Herzog von Ragusa, ruhmsùchtig 

wie lt wai\ erkliìrle sieh mìt innig?5tem Danke bereil, des Kaisers 

grosser Markgraf zu werden, und ini DeceinbtT 18(KI init der nòlhigen 

Machlvollkominenheit ausgerustel, vereinigte er die Provinzen und die 

I Gebielhe welche den neuen Staat bilden solUeii, und setzte sich muriter 

lans Werk um eioe entsprechende Verwallung einzusetzen, und das 

IReich, in dem er souvrane Gewall halle, giil zu regieren. Es fand aber 

^Marmont solche Schwierigkeilcn in der Einignng dieses Illyriums, in 

|der Zuisanimenfugung der Lander die es bilden solllen, unter sich so 

gruudverschìoden nach Sprache» Cullur Gevvohnheiten und Gebrauchen, 

so wie in der Aklivierung eines Verwaltungsorganismus der nicht Schiff- 

[bruch lille in dem chaoiischcni Durcheinander von Interessen die eut^c- 

genge.^etzl varen, von Bestrebungon die sicb nichi verlrugen, von Eifer- 

IsQclileleien die Oberali zuni Vorschein kamen, und gegenlheilige An- 

I sichten die man zur Gellung bringen wollle, dass, wie auch aus seinen 

Me»noiren hindurchscfiinuiterl, die vorgenommenen Sludien, und die 

rny.uljìngliclikeit der uusgearbeitclen Projekle (an deren Verfassung 

auch ein Bruder jenes Garagnin sich bethciligle, der nach dem Ende 

der Republik zum Gouverneur von Ragusa und Clallaro ernannt worden 

war), ihm nur die Ùberzeugung beibrachten, die Organtsierung und Ver- 

wallung dieser epherneren Scbupfung Napoleone sei cines der scliwierig- 

sten Problenie welche man sich aussinnen kònne'^l. Und hiezu isf nnch zìi 



1) „Die Stadt Laìbaoh (erziihU B'hrttiont) stelit un Bovolkerung, Reiobthuin und 

' Wichtìglceit weìt nnter Tri*^8t; eie wurde jedodi »l8 Hosidenz def Gouvernement wegen 

ihrer mihcn b»^e un der Grenzo Ostentìichs, und wegeii dea Vohheils gcwalilt. don 

dÌGtit5 Posi ti an iltr ale ObservationspoFten TòHeiht. Ich b<iwolintQ fur mei ne Perso u nur 

un WjnJor Triest, deescn Clima sanfìer mid woselbst dir Aufenthalt an^enehmer isL 

VViihrend dicger Zoit bpfluhiifrigte icìi mieli vor/.ugsweise mit dea Interessen dieser Stadi**, 

^) In den Memoìren MttrmonU ist in dii^ser 0t*/jehun^ Folgeudes zu lesena „Dìd 

ijlyriachen JVovinzpn» C'in A^i>;^at von Provinzen, von denen die einenffiuUcr venettiinisoh, 

I die anderen òpterreidiiscti waron, «ìnd nnter einandor \m China, in der Sprrtche, in der 

Art d«>r Beviilkernnj;, endiìeh in iillen die Manni^T^ltigkeit dor Vòiker aU8maehend«Hi 

l'msliKjdf verschieden. Znminengc&ct?t ans den Ik*zìrken_... botragt ihre Buvòlkorong 

nahp ^y\ an zwci Milliotien Seeicn. und b«>«telit ans Dentaohen lllyriern, Italmnern, Al- 

Kane^son, und onditeli un» Indtviduen ullcr Lìiudcr die iti Tries^t ^uaammeustruman. Es 

\ giebt daher hier «itienso vei«cbiiMkne 8(Uen nU Provinzen, cbenso verschiedene [^rod-ikte 

I alti Ortliehkeiten uml nuniontlich linben dio verRchtedt-nen LobensweiseQ keìce Àfmiiehkeit 

m»t f»inan<l*'r KiieiiHO k^ntjen die Oesetzr und Or!^.inii^ationen nioht gleiohfòrmig sein, 

und dtt(*8olbe Regime kann n;nht don Kroaten uelebe die Qrenze bevvacben, den Matroson 

von Dalni8ticn. deu Grosahandlorn der Stadt Tne«t, den Grundherren vou Krftln, und 

den Berglenten von Idria zu&agea. 



192 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

rendendo una la lingua, quantunque ostacolo massimo alla completa 
unificazione ed assimiliazione degli Slavi del Sud, sarà sempre il dua- 
lismo religioso. La Dalmazia coli' annessione a questo Illirio non poteva 
che risentire gravi svantaggi. L' unione della Dalmazia al Regno d* Italia, 
non corrispondeva certamente né ai riguardi dovuti alla maggioranza 
della sua popolazione di origine slava, né alla posizione geografica 
della Provincia, e nemmeno agli interessi speciali del paese. Quest' ap- 
partenenza non era però che fittizia, poiché, come fu esposto, Napo 
leone trattava la Dalmazia quale un Regno a parte, quale un paese 
autonomo, che pella sua importanza strategica e marittima si meritava 
riguardi e cure speciali. Annessa all' Illirio la Dalmazia perdeva colla 
sua autonomia la sua storia ed in parte la sua importanza, divenendo 
una dipendenza dei paesi più grandi ed in parte anche più ricchi che 
le erano a tergo. La natura stessa assegnò alla striscia di terra dalmata 
che si distende lungo T Adriatico una posizione speciale e distinta, quasi 
a facilitarle il compito di esser anello di congiunzione tra V Occidente 
e r Oriente, Nessun paese in Europa, fatto calcolo della piccola estesa 
della Dalmazia, atlrovasi come ossa in intimo connubio col mare, ed ò 
così ricco di canali navigabili, di vaste insenature e di porti sicuri. Fu 
per questo possibile e facile ai lidi dalmati di trattenere già nell* anti- 
chità e nel medio evo, ogni alito di coltura, ogni soffio di civiltà che 
si dipartiva dall' Occidente, ripercosso il più delle volte dalle alte catene 
di monti che dividono la Dalmazia dagli altri paeài dei Balcani. Essa 
lieta accolse in ogni epoca i germi della coltura latina così pervenuteli, 
e con affetto li educò, ponendoli nel medio evo al sicuro tra i baluardi 
delle sue cita, affinchè irradiassero di *;iviltà il paese, ed acclimatizzati 
si espandessero sulla penisola balcanica, avvantaggiando specialmente i 
paesi al di là del Velebit, del Dinara, dell' Ivan e dell' Orien. E qui ci 
cade in acconcio di ricordare le leggi quasi draconiche e gli altri sa vii 
provvedimenti (vegg. pag. 105 Nota •!.) presi dal Senato di Ragusa, 
affinché le lingue latina ed italiana non venissero sofi'ocate dall' irruenza 
della biava. Se Ragusa si meritò il nome di Atene slava, questo si fu 
soltanto perchè i molti Ragusei che scrissero e poetarono in questa 
lingua con Ivan Gundulic alla testa, furono al caso di attingere a larghe 
mani estro, concetto, idee ed in certo riguardo anche stile e forma dal 
Classicismo latino e dal Rinascimento italiano, di cui erano profondi 
conoscitori, e questo non sarebbe stato possibile se i vecchi Ragusei, 
uomini molto pratici e di grande accortezza non avessero preso a tempo 
i provvedimenti suddetti. 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 193 

beinerken, dass dazumal das Nalionalitatsprincip nicht init jenor Schàrfe 
zur Geltung gebracht wurde, wie es heulzutage der Fall ist, ein Princip an 
sich solbst vernùnftig und billig, das aber die Venvallung von Gebiothea 
mil gemischten Nationaliliìten ungemein erschweii, und unter desson 
Devise nicht sellen vici Uiirecht geschieht, mit Henimung des intelek- 
luellen und ókonomischen Fortschrittes der betreffenden Lander, insbc- 
sondere wenn in der Gultur nicht weit fortgeschrittene MajoriUìten 
gegen Minderheiten in's Treflfen gefùhrt wcrden, in deren Mitte sich 
zumeisl die Faktoren der Bildung und der gesellschaftlichen Ordnung 
befìnden. Auch die grosse Familie der Jugoslaven war nicht so entzweit 
wie es heutzutage der Fall ist, da sich Serben und Kroaten wegen 
Abslammung und Sprache, wenn auch nur mit Worten, fort und fort 
bekriegen. Vielljicht wird mit der Zcit auch aus der Mitte der Sud- 
slaven ein grosscs Genie anfleuchten, welches wie Dante in Italien, 
mit der Macht seines Wortes die Riìnke unter den Brùdern verdani- 
niend, die Einheit der Sprache herslellen wird, wiewohl auch in diesem 
Falle noch das grósste llinderniss zur Unifìcierung und Assimilierung 
der Sudslaven zu beheben verbliebe, namlich der religióse Dualismus. 
Mil der Annexion an diesen neuen Staatskórper konnte Dalmatien nur 
za Schaden konnnen. Die von Napuleon dekrelierte Vereinigung Dal- 
maliens mit dem Kònigreiche Italien entsprach gewiss nicht weder den 
Rùcksichten auf die in Majoritàt sich befindliche slavische Bevòlkerung 
der Provinz, noch def geographischen Lage des Landes und den spe- 
cicllen Interessen desselben. Diese Vereinigung war aber blos eine 
formelle, denn Napoleon hat Dalmatien ganz fùr sich behandelt, als ein 
autonomes Land, welches wegen seiner slrategischen und marilimen 
Wichtigkeit specielle Rùcksichten und eine besondere Obsorge verdienle. 
Mit der Annexion an das Illyrium verlor Dalmatien mit seiner Autonomie 
scine selbslandige Gcschichle, und zum Theil auch scine Wichtigkeit, 
denn es wurde ein Anhangsel der gròsseren und in productiver liezie- 
liung reicheren Provinzen des Binnenlandes. Die Natur selbst hat diesem 
làngs der Adria siluiertem Landstriche eine eigenthumliche Lage und 
ein specielles Gepnìge gegebcn, damit es ein wichtiges Verbindungsglied 
zwischen dem Occident und dem Orlerit werde. Wenn man das relativ 
kleine Areal der Provinz in Belracht zieht, so befìndet sich kein Land 
in Europa in so langge.lehnter inniger Verbindung mit der See, keine 
Kùste ist so reich an schiffbaren Ganalen, sicheren Buchten und llrUen. 
Desshalb war diese Kiìste noch im grauem Alterthume so wie ini 
Mittelalter von den Gulturstrónmngen des Occidentes bespult, und 
jeder Flauch der Gesittung jeder Windstoss des Fortschrittes den die 
hohen Berge welche Dalmatien von dem llinlerlanle trennen r.lck- 
prallten, legte sich auf die Provinz stili darnieder. Und Dalmatien hat 



13 



194 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 



Questo Illirio, al quale, come già fu dello, venne annesso anche il 
terrilorio della preesistila Repubblica di Ragusa, durò sino alla line 
dell'anno 1813. In Agosto di quell'anno, l'Austria, rotte a Praga le 
trattative con Napoleone, perchè non volle accettare le favorevoli pro- 
poste di accordo fatlegU da Melternich, si unì alla grande coalizione 
di Prussia, Russia, Inghilterra e Svezia contro la Francia, ed un' e- 
sercito austriaco comandato dal generale Tominasié occupò in quel 
mese stesso la Croazia, dalla quale Provincia esso generale pella via 
di Gospié, e di accordo colla flotta inglese che si attrovava nell' Adria- 
tico, nel mese di Ottobre entrò in Dalmazia. I Dalmati, appena arrivale 
le truppe auslriache, si sollevarono ovunque ciò era possibile contro 
il Governo francese, sicché in seguito alla capitolazione di Zara (5 De- 
cembre 1813) nonché a quelle di Ragusa e Glissa (18 e 28 Genmiio 
1814) l'Austria in meno di tre mesi potè occupare tutta la Dalmazia, 
ad eccezione delle Bocche di Cattaro. Mentre nell* Ottobre le truppe 
austriache entravano in Dalmazia, il capitano inglese Loweti^ coman- 
dante di una divisione navale inglese, Axceva pervenire un proclama 
agli abitanti del territorio di Ragusa in cui loro comunicava che le 
forze riunite austriache ed inglesi li aiuterebbero a riacquistare la libertà 
e l'indipendenza ed aggiungeva: „ Ricordatavi che portate un nome 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLrK 195 

dio ihm so zugekoiiìmenen Keime der Cultur des lateinischos Occidentes 
zwìschen den Klippen seiner See und den Felscn sciner Borge mit Liebe 
gepflegt, sic von jedem feindlichein Anfall schùtzend, daniit sie Wurzel 
fassend, nicht blos im Lande intelektuoll befruchtend cinwirken, sondern 
auch nach ihrer AcclimaUsierung an der Sehwellc des Orients, sicli 
daselbst welter verbreiten, und zunaclist den Landern jenseits dos 
Velebit, des Dinara, des Ivan und des Orien zum Vortheil gereichen. 
Wir kómen nicht umhin an dieser Stelle der fast drakonischen Gesetzc 
und der anderen klugen Massregeln zu gedenken (S. Seite 105 Note 1.) 
zu welche der ragusàlsche Senat griff, uni zu verhindern dass im 
Mitteltatcr die lateinische und italianisehe Sprache durch das Umsich- 
greifen des slavischen Idioms gànzlieh verdrangt werde. Wenn der Sladt 
Ragusa das Epitethon „Slavisches Alhen" niit Recht beigelegt wird, 
so ist dies zunaclist dem Umstande zu verdanken, dass die vieleii 
Ragusàer welche auch in slavischer Sprache schrieben uud dichteten, 
mit Ivan Gundulié an der Spitze, aus dem lateinischen Classicismus und 
dem italianischen Rinascimento, in welchen sie als Sprachkemer voil- 
kommen bewandert waren, dichterische Begeislerung, Ideengang und in 
niancher Beziehung Slil und Form sich hohlen konnten, was nichl der 
Fall gewesen ware, wenn die alien Ragustìer rechtzeitig die oben er- 
wàhnten Massregeln nicht ergriffen hatten, die sie in ihrem praktisclu^n 
Sinne, und klugen Berechnung fur nólhig hiellen. 

Diescs lUiriuni velchem auch das Gebieth der vorbestandenen Re- 
publik Ragusa, wie schon gesagt, annectiert wurde, bestand bis zu 
Ende 1813. Im Monate August jenes Jahres, hat namlich Osterreich, da 
Napoleon auf die ihm von Meltcrnich gemachlen Vorschlàge wogen 
eines Einvcrstfmdnisses niclit cingehen wollle, der grossen Coalition 
Preussens, Russlands, Englands und Sehwedens gegen Frankreich sich 
angeschlossen, und ein òsterreichischcs Kriegsheer unter dem Cum- 
mando des Generals Tummasic hat in demselbcn Monate Croatien 
besetzt, von wo dasselbe im Oktober, in Fuhlung mit der englisehen 
Eskadre die sich aul dem adriatischem Meere bofand, in Dalmatien 
eindrang. Kaum halten die ósterreichischen Truppeh in dieser Provinz 
sich sehen lassen, als sich die Bevòlkerung fast uberai! wo dies gesche- 
hen konnte, gegen das franzòsisehe Regime erhob, so zwar dass zufolge 
der Kapitulation von Zara (5 Decuunber 1813) so wie jener von Glissa 
und Ragusa, Osterreich in drei Monate, ganz Dalmatien mit Ausnahme 
der Bocche di Cattaro besetzen konnte. Wiìhrend die ósterreichischen 
Truppen im Oktober in Dalmatien einmarschierten Hess Commodore 
Lotvcn, welcher die englische Eskadre bjfehligte, den Bewohnern des 
Gebietes von Ragusa cine Proclamation zukommen, in welcher er 
ihnen mittheilte, dass die verbundeten Streitkrafle Englands und Oster- 



196 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

^glorioso, e eoiiihatlete come hanno fatto Spagiiuoli e Russi, per ri- 
bavere la vostra indipendenza." Facile ad immaginarsi quanto questo 
proclama potesse sull' animo dei Patrizii ragusei. Il momento tanto 
sospirato di liberarsi dai Francesi e di ristabilire il Governo repubbli- 
cano era venuto. Si posero tosto air opera con a capo il conte Biagio- 
Bernardo Caboga, ed il Marchese Francesco Bona. Sollevata ed armala 
una parte della popolazione del territorio, marciarono contro la città 
occupata dai Francesi. Non potendola prendere a viva forza ad onta 
deir ajuto prestato dalla flottiglia inglese, la bloccarono. Mentre questo 
curioso esercito, di cui contadini erano 1 gregarii e Patrizii i capitani, 
già da mesi attorniava la città arrivò addì 3 Gennaio 1814 dinanzi a 
Ragusa il generale austriaco Milutinovic, con una divisione di truppe 
e con lettere del generale Tommassic, nelle quali esso invitava i C^api 
delle forze nazionali che bloccavano Ragusa, di porsi agli ordini di 
esso Milutinovié. Il conte Caboga rispose a questi, che la sua venuta 
non cangiava per nulla la situazione, che se i Ragusei da tre mesi 
bloccavano Ragusa, potevano continuare a bloccarla anche senza il 
suo ajuto, e che se un ajuto voleva prestarlo, doveva riconoscere gli 
insorgenti quali belligeranti indipendenti. Più tardi però il conte Caboga 
cominciò a trattare ed a porsi d* accordo col Milutinovic, locchè fece 
insospettire gli altri nobili, i quali nella notte dal 17 al 18 Gennaio si 
radunarono a Ombla nella villa del conte Giorgi, ed ivi decisero che 
il Governo della Repubblica doveva ritenersi ristabilito nelle sue forme 
antiche, e di notificare questo pronunziamento alla Turchia ed all'Au- 
stria. Finalmente li 28 Gennaio Ragusa capitolò e la guarnigione 
fu imbarcala alla volta di Ancona. Il piccolo esercito i:azionale che 
aveva bloccato la città poco per i)oco si disfece, poiché i villici pen- 
sarono che il meglio si era di ritornare alle proprie case, tanto più 
che i soldati austriaci loro non permettevano di entrare nella citlà che 
per tanto tempo avevano assediato. 1 nobili soltanto rimasero compatti, 
sostenendo a parole non potendo colle armi rimpetto al generale 
austriaco, che la Repubblica era in vita e doveva ripristinarsi il suo 
funzionamento. Ma ormai gli Austriaci avevano da parte loro il clero, 
la borghesia, ed anche gran parte dei paesani. In patria adunque i 
Patrizii quasi nulla ormai potevano imprendere, e d'altra parte pel 
modo in cui furono ricevuti a Vienna e Costantinopoli i loro inviati, 
incaricati di partecipare all' Imperatore ed al Sultano il ristabilimento 
della Repubblica, essi dovettero comprendere che dall' Austria e dalla 
Turchia non potevano attendere alcun appoggio. Ma il Patriziato raguseo 
per questo non si sgomenta nò si arrende, ma strepita più che mai e 
grida: 1 soldati francesi sono partiti, la stella di Napoleone è tramontala 
nessuna Potenza si è annessa, ne può annettersi uno Stato che prima 



t)AS ENDE DER RAGUSÀTSCHEN liEPUBLTK lO*^ 

reichs sich anschicklon ihncn Hulfc zu leislen und lrinziifi^p,'lo. „Erinnerl 
ouch curos glorreichon Naincns, und ktìmpfcl wio os die Russen und 
Spanier thaton, uni cuore Unablulnhigkeit wieder zu erlangon." Diose 
Proclamalion konnte nalùrlich bei den ragusaischen Patricicrn nicht 
oline Wirkmig verbleiben. Sie kùndigte donsolben an, dass ihnen G(j1o- 
genlieit gebothon war, den so lang und tiof gefiìlilten Wunsch verwirkli- 
chcn zu kònnen, sich von den Franzosen zu befreien, und den Freistaat 
wieder aufzurichten. Der ^'^anze Adelstand selzte sich denn auch sogleich 
an's Werk, mit an der Spitze einen C4onte Biagio-Bernardo Gaboga und 
einen Marquis Francesco Bona. Sie erhoben und bewaflfneten einen 
Theil der LandbevOlkerung, mil welcher sie gegen die von den Fran- 
zosen besetzten Stadt zogen. Da, trozt der Mitwirkung einer englischen 
Flotille ihre Einnahme nicht erfolgen konnte, blokierten sie Ragusa. 
Wiìhrend dieses sonderbare Belagerungshoer, in dem zumeisl Bauern 
die Soldaten, und Aristokraten die Anfiìhrer waren schon seit Monale 
die Stadt umschloss, ist am 3 Janner 1813 der osteireichische General 
Mìlutinovic mit einer Truppendivision und mit Briefen des Generals Tom- 
masfic vor Ragusa angekommen, in welchen dieser die Commandanten 
der nationalen Streilkialte welclie die Stadt bìokierten ersuchte, sich den 
Befehlen des Milutinovic unterstellen zu woUen. Diesem General wurde 
hierauf durch Gonte Gaboga geantwortet, dass scine Ankuft die Situation 
nicht ini geringslen iindere, da?s die Ragusfier, welche die Stadt seit 
drei Monate blokierten, die Belagerung auch ohne seiner Mitwirkung 
Fortsetzen konnlen, und dass wenn er ubrigens wunschen solite* den 
Belagerern sich anzuschliessen, er die Aufstandischen als unabhfmhige 
Kriegfuhrer anerkcmnen musste. Sptìterhin hat jedoch Gonte Gaboga 
mit Milutinovic zu verhandeln begonnen, und pllog mit ihm ein gewisses 
Einvernehmen, was bei den anderen Adeligen Verdacht erregte; diese 
versammelten sich denn auch in der Nacht vom 17 auf den 18 Janner in 
Ombla in der Villa des Gonte Giorgi, woseibst sie lìbereinkamen, ihrer- 
scits die Republik in ihrer alten Verfassung als wiederhergestellt zu 
betrachten, und hievon die Turkei und Ósterreich zu verstandigen. An\ 
:28 Janner capitulierte endlich Ragusa, und die franzosiche Garnison 
wurde nach Ancona verschifft. Das kleine nationale Ileer, welches die 
Stadt belagerte hat sich nach und nach aufgelòst, da die Bauern bald 
einsahen, das beste sei zu ihren Gehòften rùckzukehren, umsomehr 
als die osterreichischen Soldaten ihnen nicht gestatteten in die Stadt, 
welche sie so lang belagert hatlen, einzuzielien. Nur die Aristokraten 
blieben compact beisanmien, und da sie mit den Watìen nichls mehr 
zu unternehmen vermochten, Hessen sie sich in einem Wortkample mit 
General Mihitinovic ein, behauptend die Republik sei am Leben, und 
ihre Funktionirung miìsse hergestellt w^erden. Es batte jedoch schon der 



198 LA CADUTA D ELLA REPUBBLICA RAGUStlA 

della invasione del Corso in Europa era indipendente e quindi la 
Repubblica di Ragusa, da sola in forza agli avvenimenti è risorta, 
(loininciaroiio cpiindi i Palrizii anche una crociata contro i mngisti-ati 
di Ragusa che non appartenevano alla nobiltà, ed ottennero in questo 
riguardo presso gli Austriaci qualche successo. Però questo non erano 
ch(» piccole scaranniccie in casa. 



Nell'anno 1814, Napoleone in seguito a ripetute disfatte rinunziò al 
trono, come consta, e dovette ritirarsi sull'isola di Elba. L'anno 1815 
fu (|uello del Congn^sso dì Vienna, nel quale i rappresentanti di tutti 
gli Stati che avevano i)reso parto alla lotta contro Napoleone, dovevano 
regolare le cose d' Europa. Il Patriziato raguseo molto sperava da 
questo Congn^sso, specialmente quando intese che da esso Cracovia 
era stala dichiarata Repubblica indipendente sotto il protettorato 
d' Austria, Russia e Prussia. Se il Congresso aveva creato una nuova 
Repubblica, e con essa un nido all' indipendenza polacca, tanto più 
avrebbe fatto rivivere un* antichissima Repubblica, che Napoleone 
intendeva di far sparire. Così ragionavano i nobili a Ragusa, curando 
una vivissima corrispondenza coli' Estero, specialmente colla Turchia, che 
scongiuravano patrocinasse al Congresso la causa della loro indipen- 
denza. Stando in questi termini le cose, si può ben immaginare quanta 
po(!a simpatia il Patriziato dovesse avere pel generale Milutinovic, il 
quahi ad una deputazione di nobili che in un giorno dell'anno 1815 
gli si era presentata affinchè attivasse a Ragusa certe riforme ammi- 
nistrative più consenlanee al Govctuo repubblicano, con ruvidezza 
soldatesca rispose, che era ormai stanco di tanti intrighi, e che farebbe 
imprigionare tutte lo j)ersone appartenenti all' aristocrazia, che pren- 
dessero in seguito parte a conciliabili segreti. Furono zitti e quieti 
i Patrizii per qualche giorno, ma essendo partito Milutinovic per 
Cattaro, ricominciarono nuovamente a brigare a tutta possa, mentre 
le loro corrispondenze erano dirette questa volta specialmente ali* In- 



DAS ENDE DER RAGUSÀTSCIIEN REPUBLfK 190 

Clorus, die Bùrgorschaft und cin gro?ser Theil der Landbevólkerung 
sich zur Scile der Òsterreicher gestclll, wesshalb die Patricicr hiedurch 
in ihrem Vaterlande lahm gelegt waren. Ùbordiessr wurden ihre Gesand- 
len, welrhe dem Sultan und dem Kaiser von Òsterreich die Botschafl 
der Wiederherstellung der Republik zu ùbcrbringen hatten, in einer Weise 
empfangen, die ihnen keincn Zweifel darùber lies^, dass sie von der 
Tiìrkei und Òsterreich keine Hùlfe erhoffen konnten. Die ragusaisclicn 
Patricier lassen aber desshalb weder den Muth sinken, noch sind sie 
gewillt den Verhtìltnissen Rechnung zu tragen, sondern larmen wie nie 
zuvor und schreiben sich wund an der These : Die Soldaten Napoleons 
slnd fortgezogen, sein Stern ist untergegangen, keine Macht hat sich 
Ragusa annektiert, ein Staat der vor der franzósischen Invasion un- 
abhDnhig war, und ist demzufolge die ragusàischc Republik nur zufolge 
der Ereignisse von selbst wieder aufgelebt. Gleichzeitig begannen sie 
daheim einen Kreuzzug gegen die nicht dem Adelstandc angehórige Per- 
sonen welche óflfentliche Àniter bekleideten, und es gelang ihnen auch 
bei Milutinovic durchzusetzen, dass manche Stelle durch Patricier wieder 
besetzt werde. 

Im Jahre 1814 hat Napoleon zufolge der erlittenen Niederlagen, wie 
bekannt, auf den Thron verzichtet und musste sich auf Elba zuruck- 
ziehen. Das Jahr 1815 war dem Wiener Congresse gewidmet, in wel- 
chem die Veilreter sammllicher Machte die an dem Kampfe gegen 
Napoleon Theil genonmien hatten, die Dinge in Europa zu regeln 
liattcn. Der Adelstand in Ragusa setzte nun scine gróssten Hoffnungen 
auf den Congress, insbesondere nachdem es ihm bekannt wurde dass 
derselbe cine ganz neue unabhànhige Republik, unter dem Protectorate 
Frankreichs, Russlands und Preussens gebildet batte, namlich jenc von 
Krakau. Wenn der C4ongress, dachten sich die Patricier, einer ganz 
neuen Republik das Leben gab, und mit ihr der polnischen Unabhàn- 
higkeit cine Zufluchlstàtte sicherte, umsomehr wird er einen altehrwùr- 
digen Freistaat wieder aufleben hissen, dem Napoleon den Untergang 
bereìten wollte. Ihre C4orrespondenz mit dem Auslande wurde dabei cine 
aùsserst lebhafte, insbesondere mit der Tùrkei, damit ihre Vertreter die 
Anwaltschaft der ragusaischen Republik im Congresse ùbernehmen. Mann 
kann sich leicht denken wie wenig Sympathien die Aristokraten Ragusas, 
bei dieser Lage der Dinge, dem General Milutinovic entgegen brachten, 
der unter anderem einer Deputation aus der Adelsklasse die sich ihm 
vorstellte, damit er einige Anderungen in der Verwallung, welche durch 
Rùcksichten auf die bestehende RepubHk gebothen waren, durchfiìhre, 
mit soldatischer Hfirte antwortete, er sei ùberdriìssig ihrer Iiitriguen 
die kein Ende nchmen woUten, und er werde kunRighin alle Aristo- 
kraten einsperren lassen, die an geheimen Conventikeln Theil nehmen 



àOO LA CADUTA DELLA RKPUBBLTCA RAGUSEA 

ghiltorra, siccome quello Slato del quale più die dagli altri, speravano 
appoggio a Vienna. 



Le cose al Congresso presero però un altra piega, e Milutinovic 
ritornato nel giorno l:] Luglio da Catlaro, pubblicava un proclama col 
quale rendeva noto, che i paesi i quali durante la dominazione di 
Napoleone formavano V Illirio (quindi anche il territorio di Ragusa 
nonché le Bocche di Cattaro) erano stati definitivamente aggiudicati 
air Austria. Il contenuto di questo proclama diede il colpo di grazia 
alle speranze della nobiltà ragusea, però nessuno fiatò ad eccezione 
del nobile Francesco Bona, che tentò di sollevare la popolazione, ma 
che fu tosto incarcerato. L' ultimo Patrizio che apertamente ed in pieno 
consesso osò parlare come se la Repubblica ancora esistesse, si fu il 
conte Pozza-Sorgo. Nel giorno 29 Agosto 18 IG si era fatto radunare 
il Consiglio comunale affinchè nominasse una deputazione che recasse 
gli omaggi dei nuovi suoi sudditi all' Imperatore Francesco d' Austria. 
Il suddelto Conte disse non sembrargli questo necessario, dovendosi 
altrimenti inviare una deputazione anche alla Corte d' Inghilterra, la 
quale aveva contribuito colla sua fiotta, pello meno quanto l'Austria, 
alla liberazione di Ragusa dalle armi francesi. La proposta di inviare 
la deputazione a Vienna fu accolta da dieci contro otto voti. Cionul- 
lameno fu convocata un' altra seduta pel 1. Settembre. Si trattava 
appunto di scegliere le persone che dovevano formare la deputazione, 
quando pervenne al Podestà che presiedeva un piego suggellato. Con- 
teneva esso piego una solenne protesta di quaranta nobili (quelli stessi 
che nella notte dal 17 al 18 Gennaio si erano radunati nella villa del 
conte Giorgi a Ombla) in cui dicevano, che essi erano quelli che 
costituivano il Consiglio sovrano, che quindi essi soli potevano parlare 
a nome del paese. II giorno dopo furono prese serie misure contro i 
nobili suddetti, di cui una buona parte si rifugiò sull' isola di Mezzo, 
ove ancora si attrovavano gli Inglesi, mentre Milutinovic fece affiggere 
un proclama, in cui parlando della protesta dei nobili, diceva esser stata 
fatta „in un'accesso di frenesia." Fu invitala in pari tempo la popola- 
zione intera, siccome quella che intendevano di rappresentare i Patrizii, 
a firmare una controprotesta. Interessatosi il Podestà Bosdari presso 
Milutinovic affinchè perdonasse ai nobili fuggiti, accondiscese a questo 
il generale a patto che ritornassero entro otto giorni, e che firmassero 
un' atto di fedeltà all' Imperatore, mentre in caso diverso verrebbero 
posti al bando, ed i loro beni confiscati. Nel giorno 15 Settembre tutti 
i nobili firmarono l' atto da loro richiesto, e l' intiera popolazione 



DAS ende cer ragusàtschen republìk 



wiìrdiyi. Einige Tagc hindureh warcn dio Palricier ruliig und siili, 
. alleili da Milutinovic nach (lattare abreisto, fìngen sic nouerdings an, 
init aller Hast zu arbeiten, und ihrc Correspondenzen waren diesnial 
vornehmiich nach England gorichtel, weil sie nunmchr von diosem Staato 
melir als vom jodom anderom, cine Stùtzo ini Congresso orwartoton. 

Die Dingo daselbst nalinien jedoch oinen ganz anderon Vcrlauf, iind 
als Milutinovic ani 13 Juli von Catlaro zuriickkehrte, publicierlo or oino 
Proda niation, in welchor or bokannt rnachto dass die Liìndor wolclio 
wahrcnd dor Horrscliaft Napoleons das Illyriuni bildoten (und iblglicli 
auch das Gobiet von [Ragusa und die Bocche von Cattaro), Òsterreich 
dofinitiv zuerkannt wordon waron. Dor Inhalt diosor Proclanialion vor- 
nichtoto jodo lloffnung dor ragusaischon Patricier, alloin nieniand wagto 
eino Einsprache zu orheben, niit Ausnahnie dos Senators Francesco 
Hona, wclcher oinen Volksaufstand zu insconiron versuchlc, aber ver- 
haflct wurde. Dor letzle Patricier, welcher in einer offentlichen Sitzung 
in einer Weise zu sprcchen wagto, als ob die Republik noch ani Lcbon 
gewesen wàre, war dor Conte Pozza-Sorgo. Am 20 August 1810 halle 
man nànilich den Gerneinderath zu doni Zwecke einberufen, dass or 
eine Doputalion wfdilo, welche doni Kaiser von Òsterreich die Iluldigung 
seincr nouon Unterthaneu uberbringo. Conte Pozza-Sorgo boinerkle 
dass ihni dies nichl nothwondig dùnke, da man ja sonsl oino Gesandt- 
schait auch nach London senden nu'isste, nachdom England mit seiner 
Escadre wcnigstens in domsolben Masse wie Òsterreich zur Befreiung 
Ragusas von den franzOsischon Waffen beitrug. Der Antrag eine Depu- 
tation nach Wien zu senden, wurde mit zehn gogen acht Stimmen 
angonommon. Deniungeachti^t wiu'de eino andere Sitzung fur den 1. 
Sept(.»niber einberufen. In derselbon war man ebon daran die Personen 
zu wfdilen welche die Doputalion zu bilden hatten, als dem l^firger- 
meisler welcher den Vorsitz lùhrle eìn versiegeltes Couvert ùbergeben 
wurde. Dasselbe enthielt oinen t'ormlichen Protost von vierzig Aristo- 
kraton (dieselbon welche in der Nacht vom 17 zum 18 Janner 1814 in der 
Villa dos Conte Giorgi in Ombla sich versammelt hatten) in welch(Mn 
sie ausffdirlon, dass sie alloin namons des Landes zu spn'chon berechtiget 
waroii. Am darauffolgenden Tag wurdon gogen die erwjìhnten Arislo- 
kraten ernsto Massrogoln getrotìen, und die meislen lliìchtoten sich 
nach dor Insel Mcv.zo, wo englische KriegsschitTe sich noch immor 
bofanden, wahrend Milutinovic eine Proclamation anichieren lioss, in 
welchor von doni Protest der Aristokraton gesagt wurde, or sei ,in 
oineni Anfall von Tobsucht verfassl wordcn," und gleichzeitig die ganze» 
Bevòlkorung, down Heprast^nUuiz die Patricier iuv sich vindicieren 
wollton, oingeladen wurde oinen Gegen])r()test zu imterschreiben. Der 
Biìrgormoisler Bosdari vorwi^idole sich sohin bei Milutinovic daniit or 



202 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSÉA 

radunata nella chiosa di S. Biagio, elesse una deputazione composta 
da sei membri, aflìnchè si recasse a Vienna a rendere omaggio a nome 
di Ragusa all' Imperatore. Dopo la riunione Milutinovic radunò in 
disparte i nobili e loro fece una severa ammonizione. Colla slessa dopo 
lunga serie di secoli, termina la cronaca storica del Patriziato raguseo. 



t)AS ENDE DER RAGUSATSCHEN REPÙBLIK 203 

den geflùchleten Aristokraten verzcihe, und der General erklàrte sich 
liiezu bereit, unter der Bedingung dass sie innerhalb aclit Tage rùck- 
kehrcn, so wie eine Ergebenheitsadrcsse Seiner Majeslàt unlerbreiten, 
im gegcntheiligcm Falle wùrden sic verbannt und ilire Giìter confiscierl 
wcrden. Am 15 September haben sànimtliche Aristokraten die Adrosse 
unterschrieben, wie man von ihnen verlangle, und die ganze Bevól- 
kerung, wilhlte in einer in der Kirche des Heil. Blasius abgehaltenen 
Versamnilung sechs Abgeordnete, damit dieselben als Deputation nach 
Wien sich begeben, und dem Kaiser die Huldigung der Ragusaer 
ùberbringen. Nachdem die Volksversanimlung zu Ende war, berief 
Milutinovic apart die Aristokraten und ertheilte dcnselben eine strenge 
Ver^varnung. Mit derselben, hat die ragusàische Aristokratie ihre histo- 
rische Bolle, nach einer langen Reihe von Jahrhunderte, beendet. 




xir. 

Confronto tra la caduta della Repubblica di Venezia, e di quella di Rji^usa. — 
Patriziato e democrazia a Venezia. — Rigidezza dei costumi e coltura della nobiltà 
ragusea. — Ragioni pelle quali a Ragusa il Governo arislocratieo non degenerò in Oli- 
garchia. — Confronto tra 1 tribunali di Venezia e quelli di Ragusa. — Jl Cattolìcismo 
del Governo repubblicano a Ragusa. — J^a città di Ragusa al presente. — La naviga- 
zione ed i forestieri. — La futura Nizza dell' Auslro-lJngheria. — La ferrata pella 
Bosnia. — Ricordi storici. — La Repubblica di Platone. — L' Austria e la Dalmazia — 
Il Vladika e le Bocche 



Venezia e Ragusa, lo due longevi Repubbliche deirAdriatico, tutte 
due arisi ocraticlie, tutte due col maro quale gran campo della loro 
attività, e massima fonte delle loro risorse, cessarono di esistere a 
poco tempo di distanza, cioè Venezia polla pace di Campo-Formio 
che fu firmata nella notte dal 17 al 18 Ottobre 1797 e Ragusa addì 
30 Gennaio 1808. La fine di Venezia è però molto dissimile da quella 
di Ragusa. Il decadimento morale ed intelettuale -del Patriziato di- 
struggeva nella città della laguna già alla fino del secolo decimo ottavo 
(juunto di sano vi ora ancora nelle istituzioni repubblicane. L'aristo- 
crazia veneta dimostrava a quel tempo massima indifferenza pegli 
affari di Slato, le cariche le erano di peso, l'intervento ai Consigli di 
fastidio, sicché riusciva difficile di coprire le prime, mentre i secondi 
oran poco frequentati, e conveniva talvolta dilazionare le più importanti 
ed urg(Miti deliberazioni per difetto di votanti. La nobiltà ancor 
sempre, almeno in parto, ricca e potente, conservava il fasto e la 
magnificenza di una volta, anzi le sue feste (u-ano più che mai splendido, 
i convegni di piacere frequenti, raffinati e lubrici, ma il tarlo della 
spensieratezza, apatia e dissolutezza, aveva già talmente corroso la 




XII. 

Vergloich zwìschou dem Elide der Freistaatcu Veuedig nud Ragusa. — Patricier 
niid Deniokrateii in Venedig. — Strenge Sitten iind Bildung des ragusiiisclieu Adels. — 
VVarum die aristokratìselie Kegierung in Kagusa in Oligiischic niciit ausartctc. — Vergloich 
zwisohcn der Justizpfflege in Ragusa \uu\ V^enedig. — Stronges Festlialten an dem Ka- 
tholiciamus der rcpuMikanischcu Regierung in Ragusa. — Das moderne Ragusa. — Sec- 
falirk nnd Frendenzufluss. — Das zukiinftige Nizze (isterreicIi-Ungarns. — Die Bahn 
naeli Rosnien. — Gescliichtliche Krinnerung. — Die Republik des Plato. — Osterreich 
uiid Dalmatien. — Der Vladika und die Bocche. 



Venedig und Ragusa, die zwei Freislaaten an der Adria, beide seit 
cincr langcn Reihe von Jalirhunderte besteliend, beide von Adelsge- 
schlechtern regiert, wahrend fùr beide die See das grosse Feld der 
Thaligkeit, und den wichligslen Okonomischen Faktor abgab, haben in 
geringem ZiMtabslande von einander geendet, nàlimlicli Venedig zufolge 
des Friedens von Canipoibrniio, der in der Nacht vom 17 zuni 18 
OkLober 17U7 unterschrieben wurde, und Ragusa ani 30 Janner 1808. 
Das Ende Venedigs war jedoch vom jenem Ragusas sehr verschieden. 
Der moralische und intelectuelle Verfall der adeligen Geschleehler in 
Venedig, war schon in don letzten Decennien des achtzehnlen Jalir- 
hundertes so vorgescluUten, dass er zu Grunde richtete was noeh 
Gesundes an den republikanischen Einrichtungen bestand. Die Aristo- 
kratie in der Lagunenstadl l)ezeugle schon daniais die grosste Gleicli- 
gùltigkeit fùr die Staatsgeschafte, das Bekleiden offentlicher Aniter war 
ihre eine Last die sie von sich abzuwalzen Irachtete un i die Neuwahlen 
schwierig machie, wahrend die Theihiahme an den Sitzungen eine so 
geringe war, dass man zuweilen die wicliligslen und dringendsten 
Entscheidungen verschieben niusste, weil die Versanunlungen nicht be- 



206 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

gran colonna oligarchica su cui poggiava da secoli tranquillo e sicuro 
il tanto ammirato e temuto leone di S. Marco, che alla prima buflera 
politica, essa doveva spezzarsi. E così fu diffatti, anzi fu più di questo, 
dappoiché non già che al Governo aristocratico di Venezia sieno state 
strappate dalla Francijji o da altra Potenza europea le redini dalle 
mani, ma esso stesso con atto pubblico le gettò da se, lasciando con 
cuor leggiero, senza dolore e rimorso, che fossero raccolte da una 
democrazia, che dopo secoli di oppressione, divenuta ad un tratto 
libera e padrona, doveva agire in quelle critiche congiunture più per 
ispirito di vendetta, che per tatto ed avvedutezza politica. Fatto ra- 
dunare addì li2 Maggio 1797 il Gran Consiglio di Venezia dal generale 
francese Baraguay d'Hilliers, i Patrizi veneti votarono essi stessi in 
quel giorno pella cessazione dei loro poteri, che passarono in mano 
di una Municipalità di GO persone, conche la Repubblica venne demo- 
cratizzata. Per cinque mesi ed alcuni giorni, cioè dall'abdicazione dei 
Patrizii alla pace di Campo-Formio la Repubblica veneta sussistette 
quale Governo democratico, e poiché a quel tempo ci erano a Venezia 
le bajonette francesi, il popolo nel dar sfogo all'astio represso che da 
secoli nutriva contro la Signoria, si limitò a distruggere il Bucintoro, 
il famoso e splendido naviglio su cui il Doge nel giorno dell'Ascen- 
sione solennizzava la cerimonia delle nozze coli* Adriatico, ad abbruciare 
sotto allo stendardo della libertà il libro d'oro della nobiltà veneta, 
e ad acclamazioni entusiastiche pel nuovo ordine di core. L* aristocrazia 
ragusea all'incontro si mantenne al potere sino all'ultima ora della 
Repubblica non solo, ma caduta la stessa, arrabbattossi in ogni modo 
ed imprese quanto umanamente era possibile per farla rivivere, come 
si vidtle. L'attività ed energia che dimostrò il Patriziato raguseo sino 
alla line del suo regime, ed il desiderio intenso di mantenersi al potere, 
l)rocurando di sorreggere la Repubblica quando era vacillante, e di 
ripristinarla quando era caduta, dipendeva in gran parte della circo- 
stanza che l'aristocrazia ragusea, la quale contava stirpi non meno 
antiche di quelle di Waiezia, alla caduta della Repubblica era intelet- 
tualinente così vegeta, e di una moralità cosi severa, come nei primordii 
del suo governo. A questa castigatezza di costumi per cui la popo- 
lazione ragusea in genere, e s])ecialmente il Patriziato ebbe a distinguj^rsi 
in ogni epoca, ') andava congiunta una sentita religiosità, ed un sincero 



M Attcstano questo i più reputati scrittori che parlino di Ragusa. 

L' educazione per tutte le classi sociali a Kagusa in molti riguardi sembrava model- 
lata sui principi che regnavano a Spart». L' uomo avanzato in etii godeva di un* autorità 
che nessuno avrebbe osato ignorare, ed il rispetto dei tigli vei-so i genitori ora la baso 
della patria podestà. La costante iuquietitudiue polla conservazione della propria libertà, 



DAS ENDE DER KAGUSÀlSCnEN REPQBLIK 207 



schlusslTihig warcn. Dio Adelsgeschlcchler noch immcr, wenigstens zuni 
Tlieil, reich iind iiiachtig, waren prunksiìehlig wio ehedein, und ihre Feste 
niehr demi jo praclilvoll, ihre Vergnugungen zahlreich verfeinerl und 
schlùplrig, allein die herrlielie oligarchisclie Saule auf welcher seit 
Jahrhundeiie ruhig und sicher der so sehr bewundeile und gefùrchtete 
Mareuslòwe sieh streckte, war durch Apathie und ZQgellosigkeit derart 
schadliall geworden, dass sie einem polilisehem Sturine niclit niehr 
Wiederstand leisten, und entzwei breclien niusste. Und so ereigncte es 
sieh aucli, ja es geschah noch niehr, denn es wurde den Palriciern 
Venedigs nicht elwa von Frankrcich oder einer anderen europàischcn 
Macht die Ziigel aus den lianden gerissen, aber sie selbst warfen 
dicseibcn mit leichteni Herzen, ohne Gram und Reue von sieh, zulassend 
dass sie von einer Deniokralie aufgefìingen werden, die nach jahrhun- 
dertjàhriger Unterdrùckung auf einmal vollkoninien irei und Herrin der 
Situation sieh fuhlend, in jenen kritischen Zeiten mehr voin Triebe 
der Rachc, als von pohtischer Klugheit und Bedachtsamkeit sieh leilen 
hissen musste. In der Silzung des Grossen Rathes welcher der franzò- 
sische General Baragnay d* Ililliers am 12 Mai 1797 einberief, haben die 
Palricier selbst ihren erblichen Rechtcn entsagt und die Souveranitàt 
niedergelegt, die ein Verein von CO Burger ùbernahni, womit die aristo- 
kratische Regierung in einer deniokratischen unigewandelt wurde. Fùnf 
Monate und einigc Tage hindurch, nanilich von der Abdication der 
Patricier bis zuni Friede von Campo-Formio, bestand also die Lagunen- 
rcpublik als demokratiseher Freistaat, und da zu jener Zeit franzósische 
Soldaten in Venedig eingerùckt waren, hai das Volk dem jahrhundertelang 
gegen die Aristokraten genàhrten Hass Luft machend, sieh darauf be- 
sclmìnkt den Bucintoro, das prachtige Staatsschiff in welchem der 
Doge alljahrlich am Himmefahrstag zur Cerimonie der Vermahlung 
init dem Adriatischen Meer fuhr, zu zerstòren, am Fusse des errich- 
tetcn Freiheitsbaumes das Goldene Buch des venetianischen Adels zu 
verbrennen, und der neuen Ordnung der Dinge unausgesetzt enthu- 
siaslisehe Orationen darzubringen. Die ragusàische Aristokratie hat sieh 
dagcgen nicht blos bis zur letzten Stunde des Bestandes des Freistaates 
ani Staatsruder erhalten, sondem sie hat aucli nach seinem Ende was 
menschenmoglich war unternommen uni ihn wieder aufzurichten. Die 
Thatkraft und Energie welche das ragusàische Patriciat bis znni Ende 
seiner Regierung an den Tag h?gte, der innige Wunsch sieh am Staats- 
ruder zu erhalten, und die Unernuìdliclikeit in dem Bestreben den 
Freistaat zu stfirken als er wankte, und ihn wieder aufleben zu lasseii 
nuchdem er geendet batte, hing zumeist davon ab, dass die ragusàische 
Aristokratie, welche Geschleichter Ziìlilte die nicht weniger alter Ab- 
stammung Avaren als jene von Venedig, zur Zeit des Unterganges der 



\m 



LA CADUTA DKLLA RKriFBBrJCA RAGUSKA 



alliicruiiit'iilij al Caltolicìsnio. I Ragusei» rlio cnii riitTiiviglicsa Itii^icHà 
con.stTvavaiKi ^ìì uriliehi cosluini, dovevamo nuluralineiitc atlenti-^i 
stMlatJK^nin alla ivll^^iunc dui loro padri. Si spiega cosi rosdusivìsino 
religioso lii.'lla Hrpuhl»lica» che oniro i suoi confini non dava riedito 
a prrsone ili allra nlii^ionu o rito, v specialinenlu agli a[»[>arloni*iili 
alla t*liii*sa ^rvcii orientale che miiiiorosi altoruiavano il suo lerriLorio, 
allenendosi irrevoeahilmenle alla nias-ilina „nè una ehiesa pei viveitli, 
ne nna sepoltura pei defunli.'* "') Oltreché ri^juardu ai rostnnii dt il;i 
nol>iHà un' ullro grande divario esisteva Ira Venezia e Ragusa. A 
V^Mji'icìa il Governo ati^lòcralico ben proslo deij'enerò in Oligarchia, in 
altre parole il Palriziato che teneva le redini dello Stato, ehhe di 
mira preeipuanietite di mantenersi despolicamenle al potere e di su- 
t>ordinare e far servire ogiìi cosa agli interessi della |irupria casla. ì^i 
apri di conseguenza nna voragine Ira la nobiltà e gli altri celi delhi 
popolazione, che coli' andare dei secoli divenne sempre più profonda, 
e spaventevole, sicché allorquando dopo la rivoluzione francese, la pò- 



non impedì dio ì oostninì diveniss^ero ool volger del fiocoli più miti, ma la severità dui 
prìniMpiì eontiiiuij sino ulhh lino d^dlsi Repul^Mion. Palhtdio Fosco et racconta: „ Molto 
dovrei esteDdoriiii se tutto duves'HÌ lacroniare, ma tion posso ifitralaBeiaro una cosiv, af- 
(ìiicliè 8i abbia uii'ide» quale fiì?^ la sovorit» di eoj*tumi dei Itagusui. e rpmutu «Hiriiio 
l'odueazioue dei fi^li. In cjuellj» ciUiV non sono permesse nUre nerea/juiii che lèttenirk*. 
8e arrivano ^uocolierì o fiiiltiinbanehì subito vengono (juceiati, AffinohiN 1» gioventC) oli() 
dove dedicarsi allo lèttere o alla mercatura, nuli sia corrotta delle loro arti/' Tomaso 
ÌVatkins parlando dei costumi dei Kagujsei dice: „Io non possa scrivere abbastanza la- 
vo re voi in ente dei Ragusei, massime dei Nobili, e dell ordine supcriore dei cìttotluii, olio 
^'eneralmente parlando, hanno tutte quelle buone qualità, le quali conferir possono un 
virtuoso esempio ed una raffinata educazione, ftenzu le le^a dei vizii, i quali prevalgono! 
nfi paesi aperti all' osterò oommercio. Per quanto la mia esperionxa sugli aUri popoUJ 
me 10 permetto non esito di dioliiar^ire lUguna il piii saggio, il migliore ed il più {&^ 
lieo dt*;rli Stati." Giusto JJptno scrisse ad un ami'jo sul conto dei tlu^usei: „8i rcLtcntelj 
vcrba nobilis Kepublica, et quuo notiis barbariom dividil logibua optime iustrucU", 4i 
Marc' Antonio SabcUìnt uno dei primi obe fece rifiorire gli studii olassioi in Italiani 
chiama Ragusa ..civilas libera, nioribus et legibus optime ìnslrucl^". Bembra non vero,' 
che lo storico di Ragusa Appcndinì abbia pubblicato la nna operA al prtnciplo del se- 
colo decimonono, pochi anni prima della caduta della Republdica, quando in <^<%ii 5t 
legge: ,,La ittat^isima propria cfella naitione tntto ali antica, nitcrclude la strada ' > 

fomite della vanità e ^orgeuYe infallibiiu della ignoranza e disfìolntos^za (?). i 
osservabile che tn Raguf^a le zitelle dopo i dodici anni non escono più in pi 
nella Glossa toru casa non m mostrano che ai .soli parenti stretti ed agli Ei 
Se di giorno oecnno loro iti andar ilai parenti, scelgono le oro di minor cm »[.- 
quello di qualità vi vanno in portantina, frequentando pclla Mostra t^oltanto quollo t'hi(»«i 
che re[>utansi private Un tale co^' ""^' "■siringe mollo la convcrsa/.ion" '"' I" ' '< 
limitiindosi per lo più tra i soli i chi ha figliuole, C'hiunquo 1. 

ritiire, deve egli cercare loro lo ^| ., ^ jjtic pei giovani sarebbe giiid] 
cente il farlo i^opratult j »«e avessero una repulsa, h' educa/June letteiaria dei giovani 
ha un'effetto il j»iii fclivc. oAsondo i^osi ben fiancheggiata daU» domestica e privata** 

*j Vero ♦• ubo grandi vjintaggi derivarono alla iiopubblica dalla protejsiouc dolla Saiit 
Sode, in ispeclalità pQtràtctorì/7:tzione ottenuta da rontefiei i\ Concìlii di commerciiirÉl 
ool mortale nemico del ' mo. quando tutta Europa era in armi contro ti Mn*J 

sulmano, perù non può • iite amim^ter^i quanto da taluno fu ditttn, «die cio*N ili 

glande attàr«jammit<i che iii ogni tempo dimosttò il Governo di Rsigutoi m Pontefici fÌA 
stato cansato ptii da calcolo politico che da >^eatlmento religioso. 



DAS ENDE DER RAGUSAFSCHEN RKPUBLIK 209 

Republik intclektuell so rege und moralisch so uiiverdorben vvar, wie 
zu Anfang ihrer Regierung. Dieser geistigen Frische und Sittenreinheit 
welche den Adelstand wie ùberhaupt die ganze Bevòlkerung von Ragusa 
zu jeder Zeit auszeichncte, ') gesellte sich eine grosse Anhànglichkeit 
an den Katholicisnius. Die Ragusàer welche mit bewunderungswQrdiger 
Zahigkeit an ihre alten Gebraùche und Sitten festhielten, niussten 
nàtùrlich die Religion ihrer Vater in hòchsten Ehren halten. Die Re- 
gierung der Republik ging denn auch in religiòsen Dingen so exclusiv 
vor, dass sie Angehòrigen anderer Religionen und Glaubensbekennt- 
nisse und insbesondere jenen der griechisch-orientalischen C'onfession, 
welche in den an das Gebiet der Republik angrenzenden Liìndcrn sehr 
zahlreich waren, innerhalb der Gemarkung des Freistaates sich bleibend 



^) Es wird dios von don geachtestcn fromden Schriftstellem, dio in den vorschiedeuon 
Epocheu von Ragus«i sprecheo, bestatiget. 

Die Erziehung sehien in Ragusa bei alien Stiindeu auf jene Qrundsàtze zu fusscn, 
welche soìnerzeit in Sparta zur Goltuog karaen. Die in Jahren vorgeruckten Miinncr 
erfreuten sicli eines Ansehens, .den nioinand zu verkennen gewagt hiitte, nnd die Ehi*- 
furolit dor Kinder gc^en die Àlteru war die Grundlage der viiterlichen Gewalt. Die 
stetige Sorge fur die EriialUing der eigenen IJnabhiinhigkeit verhinderte nicht dass dio 
Sitten im Verlaufe dor Jalirhanderte milder wurden, aber die Higorositiit der sittlichen 
Maximen erhielt sich bis zum Endo der Republik. Paladio Fosco sohreibt: „lch miisste 
noch lange schreiben, wenn ich alles erzàhlen wolite, aber eines kann ich nirht umliin 
auszufiihren, damit man eine Vorstellung habe, wie streng die Sitten der Ragusàer sind, 
und wie sie die Erziehung der Kinder iiborwaoben. Wenn in die Stadt Bànkelsànger 
oder Tàscbenspieler ankommen, werden sie sogleioh eutfernt, auf dass die Ju^end welche 
dem Kandel oder den litorarischen Studien obzaliegen hat, duroh ihre Kiinste nicht 
verdorben werde." Beziiglich der Sitten der Ragusàer erzàhlt Thomas Watkins: „lch 
kann inich nicht genug gtinstig aussprechen iiber die Ragusàer, insbesondere iiber die 
Adeligeu und die reioheren Biirger, welche allgemein alle jene guten Kigenschat- 
ten haben, die abhiinhig sind von tugendhaften Beispielen, und einer sorgsaoien Erzie- 
hung, ohno dem (xeleite jener Gebrechen und Lastcr, die an den Orten welche dem aus- 
làndischen Handel offen sind, vorrherrsohen. In so weit es moine Vòlkerkenntnisse mir 
gestatten, nehme ich keinen Anstaud Ragusa als den weisesten, beston und gliickiichsten 
8taat zu bozeichnen. Justrn Lipsitis schrieb eiuom Freunde iiber die Ragusàer: „8i 
recenter vorba oapio, Ragusinum te habet oivem aut inoolam nobilis Respubiica, et quae 
nobis barbariem dividit legibus optime instructa,*' und Marcus Antonius Sahdhcus, 
einer der Begriinder der klassischen Studien in italien nennt Ragusa: „civitas libera, 
moribus et legibus optime instructa." Man mòchte nicht glauben dass Appendini sein 
^eschichtliches Werk iiber Ragusa zu Anfang des iieunzehnten Jahrhuudertes, und kurzo 
Zeit vor dem Endo der Republik veroffentlichet hat, wenn man in demselben liest: 
„Dor Grundsatz der Ragusàer „Alles nach dem Alton" liisst die Mode nicht aufkommen, 
Antrieb zur Eitelkeit und Ursuruug der Unwissenheit und Ausgelassenheit (Vj. Es verdient 
bemerkt zu werdon dass in Ragusa die Màdchon nach dem zwòlften Juhre òfìfeutlicho 
Orto nicht besuchen, und selbst in ihrem Hause nur fiir nahe Verwandte und Pcrsouon 
welche dem geistlicben Stando angehòren siclitbar sind. Wenn sie wàhrend des Tages 
nahe Verwandte besuchen, wàhlen sie die Stunden an welcheu auf den Gassen koin 
Gedrànge ist; jene wolcho angesehencn Familion angehòren lassen sich in Sànftc tragen, 
und am der hoil. Messo beizuwohnen, besuchen sie nur Privatkapellen. Eine soicho Sitte 
hemmt sehr don gosollschafcliclien Umgang der Ragusàer, welcher fiir diojenigen die 
erwachsene Tochter haben, auf jenen mit don nàchsten Verwandten sich beschrànkt. 
Wer immer heiratsfàhigo Tòchtor hat, muss ihncn don Braiitigani aussuchon, da man als 
unzoziemond betrachten wùrdo, wenn dio jungen Mànner sich bewerbon wiirden, umso- 
mehrals sie einen Korb erhalton kònnten. Dio litorarischo Erziehung der Jugeud golingt 
Yortrèfflioh, nachdem sie von der hàuslicheu so gut untersliitzt wird." 



14 



210 



LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAOUSEA 



sizìoiie della nobiUà divenne vacillante, ne furono alit-'rriU i Pulriy/ii 
stessi, che infine, perdurando l:i liepublilìca, abbandonarono il paluzzo 
dei Dogi e si rilirarono nella vita privata, fors' anclie in parie per 
timore di venir ingliiottili in seguito ad una somossa del popolo, dalla 
voragine suddeLLa, Non può diraiì in vere che sia slato oli^^carchicù 
anche il Governo repubblicano di llagusa, mentre ira la nobillà e gli 
aUri celi esisteva nn surticicnie buon accordo, che impediva T attec- 
chire di rancori ed inimicizie di casta. Quanluntiue i Tribunali anche 
a Ragusa come a Venezia fossero esclusivamente nelle mani, dei 
Patrizi!, tuUavulia nella prima città la {giustizia era meglio ammìid* 
strata, poichc i pochi Giudici erano d'ordinario pei-sone di elevala 
coltura, e ben versati in giurisprudenza, sicché lasciavano agire anche 
sulla propria casta il freno dì (pielle li'ggi, che applicavano alle ali re 
classi. Per questo i loro pott-ri apparivano ai ciltadini ed al popolo 
più modesti che a Venezia, ed t loro verdetti più giusti e coscienziosi, 
e cosi a Ragusa il Governo aristocratico Tu risparmialo da qut>lle 
violenti scosse, cui audava soggetta di tratto in tratto la cìUà della 
laguna, causando da una parte riiTetjUÌelo sospetto, la misteriosa 
repressione ed il truce verdetto, e dall'altra il sordo nuicore e la con- 
tinua paura. A Ragusa i Govt*rrianli procurarono in ogni tempo di 
niiglioiare le sorli e di favorire gli inleiessi degli altri ceti sociali, e 
specialmente i mercalanli erano ccrli di trovare ogni appoggio nel 
Governo della Repubblica, quando i>er avvenlura ne avessero di bisogno 
nel far valere i loro diritti e credili all' Estero. Il popolo della cani- 
paglia si teneva bensì in rispetto, ma ei*a trattato dall* aristo(?razìa con 
affabilità, ed essa nelle ville e tenute di campagna pone vasi in contìnuo 
conlatto collo slesso, al che devesi la ntdlezza e pulitezza di forme 
che anche in oggi distingue la popolazione rustica del territorio che 
apparteneva alla Repubblica. Ci erano infine certi parlicolari costumi, 
che tendevano di atTczionare le seiTitù alla casa del padrone, p, e. col 
dotare le ragazze del contado che da una serie dì anni si attrovavaau 
in servizio, a mezzo dì una festa famigliare, alla quale contribuivano 
tutti i parenti e conoscenti della casa, È ben vero che anche a Ragusa 
ci Cu a Canali ririsurrezione dei coloni coulro la Repubblica* e che 
durante 1' occupazione francese nella citta divenne numeroso un parlilo^ 
che si dimostrava avversu alla Re[iubblica ed al Patriziato, ma questo 
non dipendeva lauto da niaicontenlu pel Governo ed astio contro la 
nobiltà, quanto da sobillazioni estere e specialmente francesi, dal desi- 
derio di novità, dai pnucipìi liberali e di ind(|M^ndenza di casta che 
colla rivoluzione franciose ovunqut- si erano fatto strada, ed infine dalla 
speranza che cessando il Governo repubblicano Napoleone sarebbe shito 
più dlaposlo di indenizzare i Ragusei delle gravi calamità economiche 



nied^r/ulassen nirhi zulìt^ss, bozuglicli drr Aiìdersglafibip^on iinwieder- 
rvillìnli un dcn (ìrmuisalz fi/slliaUend: «Keiae Kirclie Tur die Lubendon, 

I kfin Grab fur die Todlcii/ ') Es bestaJid noch cin grosser L-nterscliìcd 
zwii^chen dor ari.slokrahsrheii r(eg:trnjnj^ von V^enedig nnd jonrr U:i{2;nsas, 
In VeiUHiig ist (He Regienm^ des rreisLauLcs srhr bald in Oligarchie 
ausgoarlot, in anriereii Worton die Adelìgen vvt^lehe das Staatsriider in 
Hànden batU-n, vvaren besLrebi durcli Despotisnius sieh die Souvere- 
niird ini Slaate Tur tiììc Znknnlì zu sìcbeiii, und baben den Interessen 
iles eigenen Standes nlles ubrige aiifgeo]ìfert* Es óflhete sicb demzufolge 

\mì Abgi'und zwischen den Patriciem und den anderen Classen der 
Ri'Vólkiniing, wclclier ini Verìanfe der Jahrluindorte ìninier tìefer nnd 
grauf'neriTgender vvni'de, so /.war dass als nacb der franzùsiebeji Hevo- 
lulion dio Slellung der Adeligen zu wanken anfing, sie selbsl von ik*r 
gAbnenden Tiele enlsetzl waren. nnd f>lùl/Jicb den Dogenpalast nneb 
wiibrend des liestandes der Rejmbbk rafnnlen, um in's PHvatleben sirli 

lnurQckzuzièhen, viellcicbt aneb ans ReftircbtMng anìassliuh eines Volks- 
aiifslanjles in den ent*?ctzliehen Scblnnd zn verscbwinden. Man kann 
dag<*gen nicht sagen die arislokratisrbe Begioning sei aucb in Hngnsa 
in (Jligareliie ansgearleL, da daselb.st zwiscben di ni Adelsstande und den 
underen VVdk^ciassen cin zienilirh gntes gegenseitiges Einvernehnn>n be- 
«tand. welrbi's Kasb-ngroll nnd rriìidsrball nieb anfkonimen liess, Wie- 
Wbbl in itagnsa die Redilspnege auss* bliesslifh iìi den llanden der 
PaLricier sicb befand, wie dit»s aueb in Venedig der Fati war, so war sie 
dennoctì in ersbivr Stadi eiiie viel bessere, da die vv*'nigen Personen 
weirbe das Uirliteianil ausiìlilen, gewùbnlicb Miìnner von bervorragen- 
dcr jurisUscber Bildinig, waren die schon dcssbalb beslrebl waren den 
geiìelzlieben Zwang anf die Angeburigen sammlbeber Slande in gleirber 
Wt'ise anzuwf'iiden, nnd eine tieugung des Hecldes zu (Junsten einer 
Parlel sicli nicbt za Sebuklen kornmen zu lassen. Aus dieseni Grunde 
b(>stand in lUigusa bei den Bnrgeni und dein Volke weniger Misstrauen 
iìh in Venedig in der Unpadeilirbkeit der adeligen Hifhler, nnd die 
Stadi des III. niasius bbeb von jenen belligen Erscbnllernngen versebonl, 
deuen zeilweibg die Lagnnenstadl ausgeselzt war, eine Folge des unauf- 
hArlieben Verdacbles, der gebeinmissvolten Massregeinngen und grausa- 
nieri Slrafen, su wie der beslandigen Furcbt und verbebllen Grolles» In 
Ragusa waren die Palricier zu je<ìer Zeit beslrebt die Zuslfmde der 

i underen Classen zu bessern nnd ibre Interesson zu besehutzen. insbe- 



*| Wnhr isl e.*, »lrisa die ProtoL»lÌo« dei Ueii Stiiìilps *1or IfépuMik aehr 7M fitittcn 
kiiixit ìiiBtii'sondbro durcii ilio xon Piìbstoti nud i\m*u\m\ erlialtenc tCrmiii^litiifUii^ mit 
tifilo TòiÌfom*lo (Jpp Clirintcfillnmi» /m ertièr Zeit Ilìkinkl ireiUcn zn kotnieti, il» eaiu 
Kuropn /a 'Imi W:i(Ton i^ritT inn 4idosm»nÌJ^(^h<^ Invaf^ion abziiwehren, allein mufi kanii sich 
altiioltit nì*'lil einveistiuiden «rkliìruu weiin belrnuptet wird^ der 9treii;.'e Katliolicismu» der 
aliali Kagn>^iior sui inolir anf polilisulie CsiliMibtioii, aU aiirrcUgHisén Sion zuriiokscufuhréfi 



èl2 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGÙSElA 

sofferte peli* occupazione francese. Che anche dopo la caduta della 
Repubblica V aristocrazia ragusea esercitasse molta influenza sopra 
gran parte della popolazione, lo dimostra ad evidenza queir esercito 
di popolani, che nell'anno 1814 capitanato dai nobili, marciò contro 
Ragusa, ed ivi rinserrò per mesi interi le truppe francesi. A Venezia 
invece la gioia pella caduta del Governo aristocratico fu grandissima 
in tutti i ceti della popolazione prima soggetta, ed i Patrizii devono 
essere grati alle armi francesi, che li preservò dalle vendette terribili 
di un popolo da secoli oppresso da servaggio. 



t)AS EKDE DER RAGUSÀTSCHEN RElPUBLIK 21 à 

sondere waren die Bùrger welche Kandel trieben jeder nur móglichen 
Unterstlìtzung seitens der republikanischen Regierung gewiss, wenn sie 
im Aijslande Rechte und Forderungen zur Geltung bringen wollten. Der 
Bauernsland warde zwar in Respect gehalten, aber dennoch behandelten 
die Patricier ihre Colonen mit Herablassung, und verschmàhten nicht 
wàhrend ihres Aufenthaltes am Lande mit ihnen in Verkehr zu trclen, 
sie mit Wohhvollen belehrend, worauf zumeist die noch beute beste- 
hende auffallende Reinlichkeit und Artigkeit der Landbevólkerung in 
den Landstrichen welche einst der Republik angehórten, zuruckzufùhren 
ist- Es beslanden auch besondere Gebraùche welche den Zweck hatten 
die Anhanglichkeit der Diener an ihre Herrschaft zu erhóhen, indem z. B. 
den weiblichen Dienstboten vom Lande, nach einer Reihe von Dienst- 
jahren, durch ein Familienfest, an welchem sich die Verwandten und 
Bekannten des Hauses betheiliglen, zu einer Aussteuer verholfen wurde. 
Es hat wohl auch im Freistaate Ragusa mit der Insurrection von Canali 
cine Auflehnung der Colonen gegen die Regierung und die Aristokraten 
stattgefunden, und auch in der Stadt Ragusa hat wahrend der franzò- 
sischen Occupation eine zahlreiche Partei sich gebildet, die dem Frei- 
staate und den Patriciern nicht freundlich gesinnt war, allein es war da 
nicht so sehr wirklicher Hass gegen die Aristokraten im Spiel, als aus- 
wartige, insbesondere franzósische Einflòsse, ùberdiess der Wunsch mit 
dem Althergebrachten endlich zu brechen. Weiters dùrften eingewirkt 
haben der Einfluss der liberalen Principien, welche seit der franzòsischen 
Revolution Oberali zur Geltung kamen, das natùrliche Streben der nie- 
deren Bevólkcrungsclassen sich von den hòheren zu emancipieren, end- 
lich die Hoffnung dass, wenn die republikanische Regierung gestùrzt 
wtìre, Napoleon eher geneigt sein wùrde, die Ragusàer der, wahrend 
der franzòsischen Occupation, erlittenen grossen òkonomischen Verlusle 
zu entschcìdigen. Dass die ragusaische Aristokratie ùbrigens, auch nach 
dem Ende des Freistaates, auf einen grossen Theil der Bevólkerung einen 
grossen Einfluss ausùbte, wird wohl einleuchtend bewiesen, durch das 
kleine Kricgshcer, welches im Jahre 1814 von den Adeligen gefùhrt 
gegen Ragusa marschierte, und einige Monate hindurch die franzòsi- 
schen Truppen in die Stadt einschloss. In Venedig dagegen konnten die 
Bùrger und das Volk ihre Freude lìber das Ende der aristokratischen 
Regierung kaum bemeistern, und die Patricier mùsscn den franzòsischen 
Waffen zu Dank verpflichtet sein, die sie von den furchteriichen Rache- 
akten der seit Jahrhunderte geknecliteten Volksclassen bewahrten. 

* 

4: 4c 



La traccia ilojrli inrondii r ddle dt-vaslazioni Hrll' invasione ru?so- 
inuiìleriogrinu iUAV amiu lS(Hi i;onn in o^^'i s|)arilL' qnjtsi dd tutto noi 
dintorni di Ragusa, però ri vollero parecchi dccrnniì pt4' ritare con 
gi-avi riire o molto dis>p*'ndÌo (pu^llo chi} in pochi ^^iorni tu ahl)ruciatii 
e itisi rutto. (Srave oltre ogni dire fu eertanienle la scia;,'ura di Ragusa, 
die oltre allo sconquasso in casa, perdette la sua flotta tanto nnn!e- 
rosa prima delP occupazione francese, e per certo nei primi decennii 
dopo la raduta della Repubblica molti Patrizii e eittadini ragusei, 
geltando tristi sguardi ora sulle ville bruciate e possessioni rovinate, 
ora su quel mare, che più non era, come prima, Y imnienso campo 
della loro messe, avranno sentito nell* intimo del cuore, non esservi 
pHia^gior dolore che ricordarsi del tempo felice nella nuserìa**. FVrù ormui 
colali rim{»iantì non sarebbero giusii(icali, dappoiché la citta di San 
Bia^'io va ridestandosi a vita novella, Tuentre da una part<» approffit- 
lanilo della sua posizione e della valentia dei suoi marinai, ritetda i*d 
a ragione la fortuna sul mare, mentre dall' altra le più facili e celeri 
comrmicazioni accrescono di giorno in giorno il ntnnrro dei forestieri 
elie vengono a godere il clima suo dolcissiiiio e saloljerrimo, ncucUè 
le deliziose e romantictic sue spìaggie, sicebò vi e a sperare che tra 
breve Ragusa possa divenire la Nizza dell* Austria-llngheria, ') (Juesto 
risorgimenlo farà certamente un passo gigante colla costruzione della 
ferrovia che congiungerà Ragusa coli' Erzegovina e la Bosnia, Abbianm 
parlato delle relazioni di Ragusa colla Bosnia e raccontato ili quale 
importanza, specialmente nel medio evo, fosse il suo commercio con 
questo |)aese ed in generale con tutta la penisola l>alcanica, e come 
di frequenlc caravane composte di migliaja di cavalli scendevano a 
Ragusa, con ricco carico di merci, l^e carovane sono cessale, ma la 
ferrovia suddetta renderà iKjssibile ai Ragusei, di ripreudtTc il conimer- 
cic» di terra tanto florido tlì una volta. '^) La cillù di Ragusa eserciterà 
però sempre un grande fascino pel ricordo della sua Repubblica. Come 



') Quando questo dovosso avverài'HÌ, ne avrebli« *,^ran morilo it l^loyd austriaco. (t|i« 
roao poftKìKilo 1a ri^struzimie a Kagima del prinio Motel dì gnii^io 8tik\ ed a rue/./.o dn 
propri! piros^*a(ì, attivò tati coiig;iunxioni tra Trieste, l*ol» e Hagufi^a, che por «.rolerìUi o 
L'OMJodt nulla lasciano a desid^'ard. 

2) Il t'Olite tSorffo, che era Mi nitrirò di Ragusa in Knmuia, quello «tossii eh© ptPc»o 
prima dolla <>aduta della H(»pulddiea era gtato a^gìcurato a Parij^ji i?lio efesa non óormira 
alcun pericolo, puhhlien udranno 183t» nel Ihnps dì l*ani:ì uua lotterà, in i«'« ••'♦r- 



cun perir 
u«1o (iella 



lamio della sua [Kilria, raivonta corno Sapotooue in una udlc^niiu particola^ 
promoj*e«» di rìsan-ire Hajruiia dei danuì sotterti peli ocoupa/iouo frauies**. di , r- 

vando: „Che so {^uet irr.iud* uomo, tratto dal torrente do^li avvouìmeuti, non eù»e i a^io 
di arlempìore allo 9ue proriioRse, crm.« non possono «ossero dimoutìeatc, ìw lo .«aranno mai 
da una popohiiottf. stnnfiurntfi ridotta a ììnfrita ritma e ptr fttmprr ad tmta firilif 
pntrnif ture del (tovemu ohr ora ta mjtjr.^' Se il duca Sorgo fonge vivo tu ojc>?Ì, do- 
vrebtjo ainmottore di e^^eero ^tato troppo' petBtmiBta in riguardo air avvoiiire delta «uà 
patrìii. 



DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLTK 215 

Es sind in der Umgebung von Ragusa nur nodi wenigo Spuren 
vorhanden der Biànde und Verheerungen, welche der russisch-monte- 
negrinische Einfall des Jahres 1806 zur Folge batte; mehrere Decennien 
waren jedoch notwendig uni dasjenige mit grosser Miìlic und peku- 
niàren Opfern wieder aufzubauen und in Stand zu setzen, vvas in 
wenigen Tagen eingeàsehert und verwùstet wurde. Ein massloses 
Unglùck traf jedenfalls dazumal die Ragusaer, denn nicht blos dabeini 
war ihnen Hab und Gut zumeist vernichtet worden, sondern sie hat- 
ten aucb den fast gànzlichen Verlust ihrer stolzen und zahlreiclien 
Handelsflotte zu beklagen. Nach diesem hartem Schicksalsschlage mag 
niancher Patrlcier und Bùrger, vvenn er traurige Blicke schvveifen liess, 
einerseits anf die dachlosen rauchgeschwàrzten Villen, anderseits aul' 
die stets in gleicher Pracht scbinirnernde See, welche jedoch nicht mehr 
das unermessHche Feld war, auf welchem die Ragusaer Wohlstand und 
Reichthuni ernteten, in seineni Innersten gefùhlt haben, wie war Dantes 
Spruch sei: „Kein grosseres Leid als ini Elend der gluckhchen Tage 
zu gedenken/ Die Zeiten jedoch da man den Ragusdern solch* Trùb- 
sinn nicht verargen konnte sind vorùber, da die Stadt des Heil. Blasius 
zu neuem Leben aufwacht, einerseits indeni sie ihre vorzùgliche Lage 
und die angeborne Seetùchtigkeit ihrer Sòhne zu Nutze ziehend, ihr 
Gluck neuerdings und mit Recht auf deni Meere versucht, wàhrend 
anderseits die leichteren und schnelleren Comunicationsmittel der 
Gegenwart die Zahl der Fremden Tag fùr Tag vermehrt, welche nach 
Ragusa sich begeben um das aùsserst milde und gesunde Klima zu 
geniessen, so wie anjenen romantischen und reizenden Gestaden sich 
zu ergótzen, demzufolge die Hoflfnung berechtiget ist, Ragusa werde 
in einer nahen Zukunft zu einem Nizza Òsterreich-Ungarns sich ge- 
slalten. *) Auf dicser Bahn des Fortschrittes dùrfte man demnàchst iiu 
Gebiete des ehemaligen Freistaates einen Riesenschritt verzeichnen 
durch den Ausbau der Bahn, welche Ragusa mit Bosnien und der 
Herzegowina verbinden wird. Von den commerziellen Beziehungen 
Ragusas mit dem Hinterlande wurde seinerzeit Erwàhnung gemacht 
und ausgefùhrt von welchem grossem Belange der Handel der Republik 
mit der ganzen Balkanhalbinsel, vornehmlich aber mit Bosnien, war, 
und wie Karawanen, welche Tausende von Pferde zàhllen, mit den 
Produkten des Binnenlandes beladen nach Ragusa dirigiert wurden. 
Die in Bau begriffene Bahn dùrfte der Stadt des Heil. Blasius ermOg- 



*) Wenn diea eiiitreffeii solite, so hjitte ìq dieser Riohtiing in orster Linio dor òstor- 
reichisehe Lloyd verdieiistlìch gewirkt, welcher zur Emclitung in Ragusa des ersteu 
Hotels in grossem Stile den Anstoss gab, und dafiir sorgto, dass die durch die eigcnen 
Schiffe uoterhaltcneu Voi bindungen zwischen Triest, Fola und Ragusa, was Sclinelligkeit 
and Comfort anbetrìfift, den weitgeheudsten Auforderungcn entsprechen. 



216 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

i grandiosi avanzi del palazzo romaiio in Spalalo impongono un rive- 
rente ricordo alla memoria di queir Imperatore che è una delle più 
salienti apparizioni del paganesimo moriente, così le mura e le torri 
medioevali di Ragusa evocheranno in ogni tempo il romantico ricordo 
di uno Staterello repubblicano, la cui esistenza può dirsi la lotta 
miracolosa di un David che colle sole armi del suo ingegno per quasi 
tredici secoli respinge gli assalti dei Goliat che lo attorniano, evoche- 
ranno il ricordo di un Patriziato che governò sempre con moderazione, 
saggezza e giustizia, da cui scaturì nei varii tempi una plejade di 
letterati, poeti, scienziati ed uomini di Stato, un Patriziato che si 
mantenne sino alla fine della Repubblica all' altezza del suo compito, 
giammai si infiaccò nò degenerò e serbò sempre cogli usi e col for- 
malismo antico tale severità di principi! e morigeratezza di costumi, 
da ricordare l' ideale umanamente irrealizzabile Repubblica di Platone, 
in quanto il sommo filosofo intendeva che la virtù e la giustizia costi- 
tuissero i cardini della stessa. 



Aggiungeremmo ancora alcune parole in riguardo alla Dalmazia 
nordica ed alle Bocche di Cattaro. Un pubblicista francese a ragione 
osservò, non poter che sorprendere il grande attaccamento che i Dal- 
mati durante V occupazione francese dimostravano alla Dinastia degli 
Absburgo, mentre V Austria possedeva la Dalmazia appena da otto 
anni e mezzo, quando pel trattato di Presburgo fu costretta di cederla 
a Napoleone. La ragione si era per certo che il Governo austriaco si 
comportò in Dalmazia ben diversamente dei Francesi, non trattò cioè 
la Provincia quale paese conquistato, ebbe riguardo agli usi e costumi 
del popolo, non introdusse ad un tratto in un fascio codici e leggi 
clic non si adattavano al paese, e che pella difficoltà della loro appli- 
cazione fallivano il loro scopo, dimostrò di rispettare la religione, 
non mancò di favorire moralmente ed economicamente la posizione del 
(llero, finalmente procurò di governare con mitezza, non applicando il 
rigorismo che ove era assolulamente necessario, in una parola esso 
Governo durante la prima dominazione austriaca aveva osservato in 
Dalmazia quello stesso comportamento ripieno di riserva e di tatto, 
cui in epoca recente sotto condizioni più difficili si attenne il Governo 



DAS ExNDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 217 

lichen den einst so blùhenden Kandel mit dem Hinterlande bequemer 
und erspriesslicher wieder aufzunehmen als es mit den Karawanen der 
Fall war. ') Die Stadt des heil. Blasius wird ùbrigens auch in der 
Zukunft auf jeden Gebildeten einen besonderen Zauber durch die 
Erinncrung an den bestandenen Freistaat ausùben : Wie die grossartigen 
Cberreste des diokletianischen Palastes in Spalato auf jeden Besucher 
Dalmatiens ùberwàltigend einwirken, und ihm von der Machl jenes 
iinperators beredtes Zeugniss abgeben, welcher wohl die gròsste 
historische Gestalt des ersterbenden rómischen Heidenthumes war, so 
kann man bei Besichtigung dor millelalterlichen Stadtmauem und 
Bollwerke Ragusas, einer romantischen Erinnerung an den kleìnen 
Freistaat sich nicht ervvehren, der fast dreizehn Jahrhunderte hindurch, 
nur mit den Waflfen des Geistcs wunderbar ringend, die Angrlfife der 
anstùrmenden Goliathe, die nach soinem Leben trachteten, zurùckschlug, 
welcher Erinnerung sich jene an einen Patricierstand gesellt, der 
stets mit Klugheit, Milde und Gerechtigkeit die Zùgeln der Regierung 
handhabte, und aus dem in verschiedenen Epochen eine ganze Schaar 
von Literaten, Dichter, Gelehrte und Slaatsmanner hervorging, einer Ari- 
stokratie welche bis zum Ende der Republik auf gleich geistiger Hóhe 
sich zu erhalten verstand, und mit den altvaterischen Gebraùchen und 
dem Icsselndem Formenwesen, eine solche Sittenreinheit bewahrtc, dass 
man an die Republik des Plato gemahnt wird, in so weit der griechi- 
sche Philosoph sein im Leben nicht durchfùhrbares Staatsideal auf 
Gerechtigkeit und Tugend fussen liess. 

Nur noch Einiges, ùber das einst venetianische Dalmatien und die 
Bocche. Ein franzòsischer Publicist bemerkte mit Recht, die Anhànglich- 
keit an die Habsburg'sche Dinastie, welche die Dalmatiner wàhrend der 
franzòsischen Herrschaft bekundeten, sei affallend, da doch Òsterreich 
Dalmatien nur scit acht Jahren und sechs Monate besass, als es durch 
den Pressburger Frieden gezwungen wurde die Provinz an Napoleon 
abzulreten. Der Grund war jedenfalls zumìcht der, dass Òsterreicli in 
ganz anderer Weise in Dalmatien auftrat und regierte, als es spater die 
Franzosen thaten; es behandelte nfmilich die Provinz nicht als erobertes 



•) Conte Sorgo, welcher Gesandter der Republik am franzòsischen Hofe war, und kurz 
vor dem Ende dersell)en in Paris vensichert wordon war, dass gar keine Gefahr fiir den 
Fortbestand des Freistaates bestche, veròffentlichte im Jahre 1836 im Pariser Journal Tvmps 
einen Brief, in welchem er, mit seinem Vaterlande sich befassend, erzuhit, wie Napoleun 
in einer Privataudicii?. ihui versproehen hatte, Ragusa volkommeu schadlos zu haltcn, 
der durch die franzosische Occupation erlittenen okonomischen Verlusto, wobei Sorgo 
bemerkt: Wenn jeuer grosso Mann durch das Eiustiirmon der Ereignisse niciit mehr 
in der Lago war sein Ver.^prechen zu erfiillen, so kann dasselbe dennoch nicht in Ver- 
^essenheit gorath'Mi. und wird dios auch nie stattfìnden, seitens einer „ungiucklichen 
BeTòikeruiig die auf immer total ruinìrt ist. trotz der vjiterlichen Kiirsorge der Regierung 
welcher sic jetzt nnterstoht." Wenn Conte Sorgo heutzutago noch ani Lelien wiire miissie 
cr wohl zugeben, dass er allzu pessimistisch iiber die Zukunft ssines Vaterlandes dachte. 



218 LA CADUTA DELLA REPUBBLICA RAGUSEA 

austro-ungarico nelle Provincie occupate a tergo della Dalmazia, cioè 
nella Bosnia ed Erzegovina, e questo col miglior successo, specialmente 
per quanto riguarda il progresso economico. 



Perciò che concerne le Bocche, ricorderemo ancora una volta un 
personaggio che ebbe una parte importante nella nostra storia, cioè 
quel Vladika del Montenegro Pietro I. sacerdote e principe, guerriero 
e diplomatico, che tanto fece affinchè le Bocche divenissero un -pos- 
sesso russo-montenegrino. Non coli* ajuto della flotta russa, ma con 
quello deir Inghilterra gli riuscì di realizzare il suo sogno, e di inse- 
diarsi a Cattaro, quale padrone delle Bocche. Costretto però dopo 
alcuni mesi di poco tranquillo possesso di ritornare ai suoi monti, 
air udire echeggiare di lontano le acclamazioni entusiastiche, colle quali 
si accoglieva il proclama, che annunziava essere Y Imperatore d' Austria 
di bel nuovo il Sovrano nelle Bocche, avni il Signore della Czernagora 
certamente pensato, quanto fallaci sieno state le sue speranze, e quanto 
breve ed effimera e la realizzazione di un sogi\p, per cui la Dalmazia 
meridionale fu afflitta da tante sciagure, e fu sparso tanto sangue. 






DAS ENDE DER RAGUSAISCHEN REPUBLIK 219 

Land, nahm Rùcksicht auf die Gewohiiheiten und Gebraùche der Be- 
vólkerung, fùhrte nicht im Reiche schon geltende Gesetze ein, welclie 
auf die besonderen Verhàltnisse des Landes nicht passten, und wegen 
der Schvvierigkeit ihrer Anwendung ihre Wirkung verfehlen mussten. 
Ósterreich trai ùberdies der Religion nicht nahe, trachtete den Clerus 
moralisch und materiell£zu unterstùtzen, und war ùberhaupt beslrebt 
mit Milde zu regieren, und Strenge nur dort anzuwenden wo sie uner- 
làssHch war; in einem Worte die ósterreichische Regierung benahm 
sich wahrend der ersten Herrschafl in Dalmatien nach denselben Maxi- 
men, welche jùngst die ósterreichisch-ungarische unter schwierigeren 
Verhàltnissen, und mit noch besserem Erfolge, zunàchst auf òkononii- 
schem Gebiete, in Bosnien-Herzegowina, dein Hinterlande Dalmatiens, 
in Anwendung brachte. 

Zuin Schlusse werden wir einer Persònlichkeit noch gedenken, 
welche in unserer Erzàhlung eine wichtige Rolle spielte, namlich 
jenes Vladika von Montenegro Peter I. Petrowitsch, welcher als weltH- 
cher Herrscher und Kirchenfùrst, als Krieger und Diplomat, so vieles 
unternahm um auf die Bocche seine Herrschaft auszudehnen. Nicht 
mit Hùlfe Russlands, sondern mit jener Englands gelang cs ihm endlich 
sein Vorhaben durchzufùhren und sich in Cattaro als Gebieter der 
Bocche niederzulassen. Nach einigen Monaten eines wenig friedlichen 
Besitzes, sah sich jedoch der Herrscher Montenegros genòthiget mit 
seinen Getreuen auf die heimatlichen Hochebenen rùckzukehren, wah- 
rend langs des Canals die enthusiastischen Ausrufe wiederhallten, 
mit welchen die Bocchesen die Proclamation begrùssten, die ihnen 
verkùndetc der Kaiser von Ósterreich sei neuerdings der Gebieter von 
Cattaro. Es dùrfte da der energische, ruhrige und tapfere Vladika mit 
Wehmuth nachgedacht haben, wie trùgerisch seine Hoflfnungen sich 
er\viesen und wie ephemer die Realisirung eines Traumes war, welcher 
in Sùddalmatien unsagliches Elend heraufbeschwor und mehrjilriges 
Blutvergiessen verursachte. 






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