Skip to main content

Full text of "L'Accademia dei Georgofili nei suoi più antichi ordinamenti; memoria letta in succinto nell'adunanza solenne del di 2 Dicembre 1906"

See other formats


Il 


00 


1ng(KAKKKd 


3 1761 


Bargagli, Piero 
L'Accademia dei Georgofili 


March. PIERO BARGAGLI 


CAGGADENIA DEI GEORGOFILI 


NEI SUOI 


PIU ANTICHI ORDINAMENTI 


letta in succinto nell” Adunanza solenne del dì 2 Dicembre 1906 


Estratto dagli Atti della R. Accademia dei Georgofili 
+ TT Quinta Serie, Vol. III, Anno 1906. 


se 


FIRENZE 


TIPOGRAFIA M. RICCI Pn 


n e è er < 
Via San Gallo, 31 bi me ) 
a: a À 
if i E e 
| Ri LATE 
na Hi il 
Pi 


1907 


March. PIERO BARGAGLI 


L'ACCADEMIA DEI GEORGOFILI 


NEI SUOI 


PIÙ ANTICHI ORDINAMENTI 


MEMORIA 


letta in succinto nell’ Adunanza solenne del dì 2 Dicembre 1906 


Estratto dagli Atti della R. Accademia dei Georgofili 
Quinta Serie, Vol. III, Anno 1906. 


Se 


FIRENZE 


TIPOGRAFIA M. RICCI 
Via San Gallo, 81 


1906 


mms ano Dm Ln 


teAea 070) 
CIhl, Aetademiz) ds i Ae 
: ; veritto do Mo A Ubali, i: 
rare oigretatia delete Vea 


liu liuific:Srcaza agiore) milloAttecento 


di > Gc su, st0 dA APefko gn vale gt 
3 ca ioni ctr TRAI Fx CAMAI 
lumini bg 
urna To. pp ao lip lo 
allo vò Arr VM 422) ron DI A dita mne 47, 
Badia di An PA MII infvitacifo ib mentore: 
ta) Aecdemia avendovi fasò è bi sing 
#4 See È Vee a OI AZZA, ibis ed A gica 


: 28% fn negero di dreto #9, bt DE 
corinzi) dn Seria SI CRI SRBISE 38 


L'ACCADEMIA DEI GEORGOFILI 
NEI SUOI PIÙ ANTICHI ORDINAMENTI 


Memoria letta in succinto nell’ adunanza solenne 
del 2 Dicembre 1906 


L'argomento sembrerà estraneo all’ ufficio di Tesoriere, 

. al quale la benevolenza dei colleghi volle chiamarmi pochi 

anni or sono. Ma il Tesoriere appunto fu indotto ad intra- 

prendere indagini intorno al Premio Leopoldino per cono- 

scere se al conferimento di questo fossero in origine state 

poste condizioni speciali, com’ è per i legati Alberti, Gar- 
«zoni e Cuppari. 

Il Motuproprio Granducale del 30 Luglio 1767, (1) che 
istituiva il sopraddetto premio, consistente in una meda- 
glia d’oro di 25 zecchini (L. 280), ne determinava il con- 
ferimento a seconda delle forme proposte nei capitoli; ma, 
per quanto si affermava da persone che hanno lungamente 
esercitato ufficì nella nostra Accademia, con certezza dive- 
nuta quasi tradizionale, si credevano smarriti quei capitoli, 
cioè il primo statuto ufficiale dell’associazione ; ed anco in 
questi ultimi anni si riteneva che dei capitoli approvati 
non esistesse in archivio che una minuta informe (2). 

Cercando nel R. Archivio di Stato venne a mano un 
regolamento firmato dal fondatore stesso dell’Accademia, 
l’Abate Ubaldo Montelatici ed a prima vista poteva sup- 
porsi che questo fosse il regolamento smarrito; ma la data 

(1) « Atti della R. Società Economica di Firenze, ossia de’ Georgofili » 


Vol. I. 1791, p. 30 ed in questo a pag. 75. È 
(2) Statuto e Regolamento 1899-900, pag. 28, nota 1. 


4 


che esso porta del 1756, anteriore cioè di ben 11 anni al 
Motuproprio, escluse tale supposizione. Nondimeno era pur 
necessario accertarsi se l'Accademia possedeva quest’altro 
importante documento, per poterne, in caso contrario, pro- 
curar copia; e, nel far queste indagini, avvenne che lo 
stesso Abate Montelatici offrì il filo di Arianna che con- 
dusse allo scopo desiderato. Infatti in un pacco di antiche 


carte nell'archivio dei Georgofili stava un inventario dei. 


primi documenti, dei libri e di quant'altro possedeva l’ Ac- 
cademia, compilato dal Montelatici stesso. 

In quegli opportunissimi fogli si legge che i libri di an- 
tiche memorie erano due; uno detto libro A, legato in car- 
tapecora ed uno B, legato in sommacco, macchiato di nero, 
con nastri verdi. Il libro A fino ad ora non si è rintrac- 
ciato ; il libro B fu recentemente trovato dal Commesso 
Signor Buonamici; ed in due cartellini attaccati al libro 
stesso, sta scritto: Storia dell’Accademia dall'epoca della 
sua istituzione (4 Giugno 1753) fino al 30 Giugno 1767, 
scritta in parte dal fondatore Padre Ubaldo Montelatici. 
Nell’ inventario .poi è detto che questo libro da carte 1 a 
21 riporta le memorie segnate nel libro A; ed a carte 27 
contiene « quello che successe nel di 30 Giugno 1767, 
giorno in cui l'Accademia ricevè una nuova forma ». E 
più oltre lo stesso inventario indica come nel libro B da 
pag. 31 a 39 sia contenuta Za copia dei nuovi regolamenti 
approvati con Motuproprio del 30 Giugno di deito anno. 

Così infatti stanno le cose. E questo libro manoscritto 
dal 4 Giugno 1753 al 30 Giugno 1767 è opera del Monte- 
latici; poi è continuato dal Segretario Conte Piero Pie- 
rucci fino a tutto il 1770, con titoli di letture e con 
‘elenchi di soci. In esso sono compresi il progetto di statuto 
ricercato, le modificazioni portatevi da una speciale commis- 
sione ed i resoconti sommari, ma importantissimi, delle più 
antiche adunanze, la prima delle quali costituisce il vero 
atto di fondazione dell’ Accademia. 

Sembra che il prezioso libro del Montelatici, sia sfuggito 
alle ricerche di coloro che, o prima o poi, si sono occupati 
della storia della nostra Accademia ; senza escludere peraltro 


E, 4 S/GPRRIONE 


5 


che possano averne avuto cognizione tanto l'anonimo esten- 
sore della prefazione al I Volume degli Atti, che il Ta- 
barrini attribuisce ai socio Marco Lastri, quanto al Com- 
mendatore Marco Tabarrini stesso; sebbene certi ricordi e 
varî brani delle memorie siano citati e riportati ‘in altre 
pubblicazioni della nostra società, ed anche dallo stesso 
Tabarrini, che i primi cento anni della nostra associazione 
magistralmente descrisse, insieme al Segretario Marchese 
Luigi Ridolfi, compilatore di quegli indici accuratissimo (1). 

E’ noto poi che la storia del terzo cinquantennario è do- 
vuta al Presidente Marchese Senatore Luigi Ridolfi, ed ai 
Segretari Prof. Augusto Franchetti e Prof. Prospero Fer- 
rari, insieme al Cav. Tito Marucelli che ne compilò gli in- 
dici (2). | ca 

Il Tabarrini inoltre riferisce, come nel libro di memorie 
del Montelatici è detto che il Canonico Guasco, Piemon- 
tese, nell'adunanza del 4 Giugno 1767, 14 anni dopo la 
fondazione dell’Accademia, propose nuove leggi; e, ripor- 
tando il proemio delle dette leggi, dice lo stesso Tabarrini 
che questo proemio, non essendo mai stato pubblicato, deve 
essere a notizia di pochi; e di più ne indica la citazione, 
Filza I, pag. 450 tergo, ma non cita le memorie scritte 
dal Montelatici. 

Siccome dunque tutti questi documenti; che tanto inte- 
ressano la storia dell’Accademia, non erano mai stati pub- 
blicati, il nostro venerando Presidente ed il Consiglio ac- 
cademico vollero che, a complemento delle notizie sulla isti- 
tuzione fin qui conosciute, fosse reso noto il contenuto di 
quei documenti in una pubblica adunanza e poi negli Atti 
i documenti stessi. 


(1) Degli studi e delle vicende della R. Accademia dei Georgofili nel primo 
secolo di sua esistenza. Cellini, 1856. 

(2) Degli studi e delle vicende della R. Acc. dei Georgofili nel terzo cinquan- 
tennario. Firenze, G. Ramella, 1904. 

Altri scrittori di storia dell’Accademia furono il LastrI, Prefaz. Storica 
agli Atti accad. « Atti » Vol. I, p. 5. — LasrrI, Storia dell’Accademia dal 
1785 al 1794; « Atti » Vol. II, p. 8. — De Nogiti, Sulle disposiz. governa- 
tive a favore dell’Accad. Cotinuaz. degli Atti, Vol. II, p. 15. — Giusi, Di- 
scorso int. alle varie fasi dell’ Ace. Continuaz. degli Atti, Vol. IX, p. 349. 


In aggiunta a tutte queste ricerche molte preziose indi- 
cazioni ed aiuti furono cortesemente contribuiti dai Si- 
gnori: 

Senatore Marchese Luigi Ridolfi, Padre Prof. Giuseppe 
Manni, Comm. Gustavo Pucci, Padre Prof. Ermenegildo Pi- 
stelli, Prof. Comm. Enrico Rostagno, Prof. Cav. Giovanni 
Arcangeli e Prof. Cav. Pasquale Baccarini, ai quali mi è 
grato porgere i più sentiti ringraziamenti. 

Tre obiettivi possono aversi nell’ indagare intorno alle 
origini della nostra Accademia : 

1. Le forme progressive di organica costituzione. 

2. Il lavoro scientifico. 

3. La vita economica della Accademia. 

Intorno alle forme di costituzione abbiamo ampia messe 
di notizie, non solo dal libro del Montelatici, ma anche da 
alcuni antichi statuti che, come abbiam detto, non furono 
mai pubblicati. 

Niente peraltro potrà in modo migliore e più efficace 
ricondurci alla presenza dei nostri antichi predecessori, 
farci quasi partecipare alle discussioni e seguirne gli inten- 
dimenti loro che l’esaminare alcune delle più importanti 
pagine di quel libro di resoconti delle prime adunanze; le 
quali non, come ora, avevano luogo in quest’ aula, dove 
solo dal 1802 l'Accademia ha sede, ma talvolta nelle Bi- 
blioteche o Magliabechiana o Marucelliana, nei locali di 
Piazza S. Marco dov'era stata la fabbrica degli arazzi, 
nella foresteria della SS. Annunziata, od in quella della 
Badia di Firenze; e talvolta pure le riunioni si tennero 
in una stanza del Capitolo dei Padri Teatini, nel Seminario 
Arcivescovile, nelle stanze del Padre Abate di S. Trinita 
od anche in palazzi ed abitazioni private. 

Instabilità che fa supporre i primi Georgofili o non troppo 
facili a contentarsi, od anche ospiti a quel tempo non troppo 
graditi. Ma ciò ebbe termine quando nel 1791 Pietro Leo- 
poldo accordò all'Accademia la prima sede stabile in Pa- 
 lazzo Vecchio in una sala del Quartiere di Leone X (1). Il 


(1) « Atti della R. Accad. Economica dei Georgofili », Vol. I, p. 28, e TA- 
BARRINI, Degli studî e delle vicende della R. Accad. dei Georgofili, 1856, p. 15. 


7 


Governo francese poi, che ebbe in gran conto l'Accademia, 
concesse nel 1802 le sale dove anche oggi si tengono le 
adunanze (1). 

Nel libro adunque del Montelatici, col resoconto della 
prima riunione, sì narra come avvenne la fondazione del- 
l'Accademia, il 4 di Giugno nell’anno 1753, (2) per opera 
del Montelatici stesso, che aveva adunate 18 persone da 
lui scelte, in una casa sulla Piazza de’ Pitti concessa dal 
Sig. Lodovico Antonio Fantoni (3). Furono designati i si- 
gnori Dott. Giovanni Lami, Dott. Giovanni Targioni-Toz- 
zetti, Dott. Saverio Manetti e l'Abate Ubaldo Montelatici 
per formare un disegno di regolamento, che veniva appro- 
vato due giorni dopo; per il quale l'Accademia si intito- 
lava de’ Georgofili ed in essa era esclusa ogni distinzione 
di grado tra i soci; quattro erano le adunanze generali e 
quattro gli Accademici deputati a proporre le materie vil. 
lereccie sulle quali dovevano farsi studi ed esperienze che 
il Segretario poi aveva da registrare nel libro di memorie ; 
a tutti i soci ed anche agli estranei era pur data facoltà 
di fare simili proposte da registrarsi come le altre. 

Il fondatore dell’Accademia ne era dichiarato Segretario; 
e tra i soci doveva essere ascritto un Canonico Regolare 
Lateranense (4) della Badia di S. Bartolommeo di Fiesole, 
acciò per mezzo di esso si spargessero nella Congregazione 
Lateranense le notizie vantaggiose alla agricoltura. 

Infine ciascun Accademico doveva nel giorno della com- 
memorazione dei defunti inalzare preghiere al benignissimo 
Iddio, secondo l’intenzione del fondatore, come può vedersi 
indicato nel Libro di memorie del Montelatici, che si ri- 
porta per intiero in appresso (5). 

(1) TABARRINI, loc. cit. p. 37. 

(2) MonreLATICI, Libro di Memorie, pag. 1. 

(8) Il Tabarrini, loc. cit., pag. 11, afferma che la casa apparteneva al 
Montelatici. 

(4) I Canonici Lateranensi erano dediti agli studî in genere. Dopo la 
soppressione di quel Monastero nel 1778 il loro archivio passò in quello di 
S. Maria degli Innocenti di Firenze, e molti dei loro codici nel 1783 furono 
consegnati alla Biblioteca Laurenziana. 


(5) Anche nell’appendice dello Statuto e Regolamento 1899-900 sono ri- 
portati parzialmente alcuni capitoli sopra indicati. 


fee It 


8 


I soci che nel 30 Luglio 1753, cioè nella seconda adu- 
nanza; dettero approvazione a quelle norme fondamentali 
furono i seguenti : 


1. Abate E. ANDREA BUONAPARTE. 

2. Sig. RoBERTO GHERARDI. 

3. Sig. Domenico MARIA MANNI, scrittore di storia toscana 
ed editore. 

. Conte Grovan MicHELE PreRUCCI. 

. Dott. Grovanni TARGIONI-TOZZETTI, medico, naturalista, 
Direttore dell’Orto de’ Semplici, Prefetto della Bi- 
blioteca Magliabechiana. 

. Conte Giovan BamrmtIstA FELICI. 

7. Dott. AnceLo MARIA Ricci. 

8. L’ARcipIAcoNo DEGLI ALBIZI, scrittore d’Economia e di 
Silvicultura. 

9. Giovan BaTTISTA NELL. 

10. Dott. Saverio MANETTI, scrittore d’ Igiene, Botanico e 
Prefetto dell'Orto de’ Semplici. 

11. Canonico Giorgio ALBERTI. 

12. Prior GiuLIio ORLANDINI. 

13. SterANo Forzoni AccoLti. 

14. Dott. Lopovico CoLTELLINI. 

15. Cav. Binpo PeruzzI, letterato, agronomo ed economista. 

16. Marchese UsALDO FERONI, agronomo, propugnatore del 

prosciugamento del Lago di Bientina. 

17. Abate Don UsaLpo MontELATTOT. 


SI a 


D 


La giovane istituzione era la prima di indole agraria che 
sì costituiva in Europa; giacchè a quel tempo, al dire an- 
che del Tabarrini (1), esisteva solamente a Dublino un’Ac- 
cademia agraria, ma piuttosto quale istituzione privata e 
non pubblica come stava per divenire la nostra. 

La Toscana era retta allora da un Consiglio di Reggenza 
istituito da Francesco II, quando questi lasciò Firenze per 
succedere al padre nell'Impero di Austria; ed il Capo del 
Consiglio di Reggenza, Conte Emanuele di KRichecourt, lo- 


(1) Tasarrini, Degli studi e delle vicende della R. Accademia dei Georgo- 
fili, nel suo primo secolo di esistenza, pag. 8, nota 1. 


i i ent n rat date n, einen 


9 


renese, apprezzando la grande importanza che la nuova 
Accademia avrebbe preso, volle personalmente darle e in- 
dirizzo e protezione, come si legge nel seguente resoconto 
di adunanza nel libro di memorie già ricordato : 

«Il di 3 Ottobre 1753 si adunò l’Accademia nella Li- 
breria Marucelliana, dove comparve improvvisamente Sua 
Eccellenza il Sig. Conte di Richecourt, accompagnato dal 
Sig. Maggiore Dumesnil (1); e dopo essersi il detto Signor 
Conte ivi trattenuto alquanto tempo in piedi nella gran 
stanza della Libreria discorrendo ora con uno ora con 
l’altro degli Accademici circa il Regolamento della stessa 
Accademia, si ritirò meco in una stanza a parte, ove si 
degnò d’espormi i suoi sentimenti; e chiamati nella stanza 
a parte diciotto accademici ci fece tutti sedere, (sembra 
quasi di vederli quei Georgofili nei loro caratteristici co- 
stumi del secolo XVIII accolti intorno al Richecourt ed al 
loro fondatore onorato) ed in presenza di tutti spiegò quei 
sensi medesimi, che si era degnato di conferire meco, ed a 
chiara intelligibile voce disse : 

< 1°. Che il numero degli Accademici sembravali troppo 
copioso, e che con tanta moltiplicità si sarebbe conchiuso 
poco. 

< 2°. Che le dissertazioni, e simili cose come storie, ecc. 
non erano di vantaggio all'Agricoltura. 

«3°. Averebbe stimato bene fare una deputazione di do- 
dici Accademici, che si dividessero in quattro classi, vale 
a dire tre per classe presso a poco, come in appresso : 

< Prima classe, alla quale appartenesse fare sperienze 
ed osservazioni su quella parte di Agricoltura, che risguarda 
la coltivazione del Grano, delle Biade, e de’ Legumi, e 
simili cose, le quali con rusticali strumenti assolcanti, e 
fendenti si vanno seminando. 

< All’altra classe appartenesse le Osservazioni, ed espe- 
rienze intorno alla coltivazione delle viti. 

« Alla terza classe degli alberi, come sarebbe ulivi, 
mori, ecc. 


(1) Anche il Maggior Alessandro  Dumesnil è compreso negli elenchi 
degli Accademici, con la data di elezione del 19 Aprile 1754. 


k n i" È See 2 a ii" #4 ACE bg pi é 

ei ieri Lia at iii a N e Vene e ri zi ra iaia eri 
n x » Covent \ pro 
bo | 


10 

« Alla quarta de’ giardini, orti, agrumi, fiori, ecc, 

« Terminato che ebbe il detto Sig. Conte di Richecourt 
un tal discorso, conchiuse con dire, che venendo dalla 
nostra Società stabilito un tal Regolamento, e conchiuso 
qualche cosa di buono, Egli si sarebbe intromesso presso 
Sua Maestà, acciò si degnasse onorare la nostra Accademia 
della Sua imperial protezione, e poi in compagnia del sud- 
detto Maggiore Domesnil se ne parti » (1). 

Per ragione di ordine cronologico, e più ancora per se- 
guire da presso lo svolgersi del progressivo ordinamento 
che si dava alla nascente società, dobbiamo qui lasciare .il 
libro del Montelatici e le sue narrazioni, per riprenderlo 
in seguito. Giacchè dello stesso Abate Montelatici, come è 
già stato accennato in principio, esiste un altro statuto nel 
R. Archivio di Stato. 

Di tal documento è stata procurata una copia autentica 
per l'Accademia, ed è qui appresso riprodotto, a pag. 78. 
Questo statuto in data del 24 Marzo 1756, firmato dal 
Montelatici, riassume con maggiore larghezza le poche 
norme rudimentali che avevano regolato le prime adunanze. 
Nei 12 articoli che lo compongono è confermata la divi- 
sione dei soci, che da prima era in quattro classi, poi cre- 
sciute infino a otto, avuto riguardo alla vastità della ma- 
teria, per desiderio degli Accademici e col consenso dello 
stesso Conte «di Richecourt. 


Vi sono prescritte quattro adunanze l’anno, le indicazioni 
P) 


per la elezione dei soci a voti segreti, e si afferma il do- 
vere dei soci stessi di procurare corrispondenze e notizie 
riguardanti l’agricoltura toscana; di che il segretario era 
obbligato a tenere nota in buon ordine. Anche la isti- 
tuzione degli uffici di Depositario e di Istoriografo (2) 
comparisce per la prima volta in questo statuto; benchè 
nella prefazione il Montelatici insista anche maggiormente 


(1) Di quanto vien riportato qui ed altrove dello scritto del Montelatici 
sarà letteralmente conservata la genuina forma ed anche l’ortografia, che 
talvolta sono un po’ singolari. 

(2) L’ufficio di Istoriografo fu assegnato per qualche tempo allo scrittore 
Domenico Maria Manni, Accademico della Crusca. 


il 


sulla necessità di una perfetta eguaglianza tra i soci, 
senza distinzione di gradi; e, ordinando democratico e po- 
polare il reggimento dell’Accademia, giunge pure alla af- 
fermazione (nella forma almeno un po’ strana) che possa 
dirsi una perfetta anarchia. 

Infatti fu tanto osservato questo precetto di eguaglianza 
tra i soci, che la nascente Accademia, incominciata con 
sole 18 persone, procedò senza nemmen presidente fino al 
10 Marzo 1757, quando già contava 96 Accademici. 

Il primo che occupò tale ufficio fu poi indicato dallo 
stesso Montelatici nella persona del sig. Abate Giovan 
Gualberto Franceschi, che a viva voce venne eletto Prin- 
cipe dell’Accademia per un anno, nell’ adunanza sopra in- 
dicata. 

A questo documento sono annessi alcuni pregevolissimi 
resoconti dei primi lavori e letture accademiche; e dopo 
ciò il Montelatici termina dicendo: 

< E questi sono i saggi d’un’Accademia nascente, e per 
così dire bambina, dalla quale non si può attendere che 
faccia passi da gigante; ché tutte le più lodevoli imprese 
hanno avuto (se ben si guarda) incominciamento da pic- 
coli principi. Ai quali si può aggiungere un catalogo ra- 
gionato di più manoscritti, che si trovano nella città e 
contorni di Firenze, che trattano di materie botaniche e 
medicamenti, che ha per le mani e va tessendo un acca- 
demico georgofilo, che or ora l’ha condotto a fine. 

« Così è. Don Ubaldo Antonio Montelatici segretario della 
Accademia. A dì 24 Marzo 1756 ». 

Un'altra fonte deve pure esser presa in esame, a cui sem- 
bra che siano state più particolarmente attinte le notizie 
sulle prime vicende accademiche da coloro che si sono occu- 
pati di tal soggetto. 

La Filza I, Sez. I, Classe I dell’archivio sociale contiene, 
tra molti documenti, una minuta di leggi distesa dal Dot- 
tore Giovanni Targioni Tozzetti, nell’anno 1756, per ordine 
del signor Abate Giov. Gualberto Franceschi, Principe del- 
l'Accademia; e poi il manoscritto di un altro regolamento 
compilato dal Proposto Marco Lastri e dal Dott. Luigi Tra- 


12 


montani; ma di questo ultimo non terremo parola perchè 
già fu pubblicato nel I Vol. degli Atti nel 1791, da pa- 
gine 56 a 68. 

Giovanni Targioni Tozzetti formulava il suo progetto di 
statuto con indirizzo più vasto, più determinato e partico- 
lareggiato; nel quale alla Società od Accademia dei Geor- 
gofili è assegnato lo scopo di correggere, ampliare e per- 
fezionare le teorie e la pratica dell'Agricoltura toscana. 

In esso forse si supponeva uno sviluppo dell’istituzione 
anche maggiore; giacchè i soci potevano giungere fino a 
cento, dimoranti la maggior parte in Firenze. 

Questo statuto, come i precedenti, è basato sulla divi- 
sione in otto- classi determinate, coll’ aggiunta di nume- 
rosì uffici, come i Segretari delle otto Deputazioni, i Sin- 
daci, il Provveditore, i Censori, i Consiglieri, i Coadiutori 
del Segretario ed altri ancora, che tutti insieme danno 48 
ufficiali. 3 

Che ne avrà mai pensato l’odiatore delle distinzioni ge- 
rarchiche ? 

Per la prima volta sono date alcune norme per l’asse- 
gnazione di premi, consistenti in medaglie ed anche in 
anelli, da distribuirsi a sorte tra i soci, e per concorsi tra 
gli estranei: all'oggetto di provvedere alle spese erano già 
state in addietro stabilite tasse che dovevano esser pagate 
dai soci. Qui dunque è imposto l’obbligo ad ogni Accade. 
mico di corrispondere 10 Paoli (L. 5,60) per tassa d’entra- 
tura ed altri 10 per quota annua. 

Il Targioni mantiene ancora, in memoria del Padre Mon- 
telatici, istitutore dell’Arcademia, la disposizione relativa 
al conferimento della qualità di Accademico ad uno dei Ca- 
nonici Lateranensi della Badia Fiesolana, affinchè, come 
fu detto, per mezzo di questo siano resi noti nella Con- 
gregazione Lateranense i progressi e gli studi dell’Agri- 
coltura. 

Nulla è indicato nè qui, nè in seguito riguardo alle pre- 
ghiere che il Montelatici chiedeva agli Accademici nel 
giorno della commemorazione dei defunti per ogni anno. 

L’estesissimo statuto proposto dal Dott. Giovarini Tar- 


13 


gioni Tozzetti, che è menzionato anche dal Tabarrini (1), 
contiene molte altre disposizioni, alcune delle quali potreb- 
bero dirsi concernenti solo un regolamento anzichè dispo- 
sizioni fondamentali. 

Questo progetto di statuto, che consta di 33 paragrafi, non 
figura in nessun resoconto di adunanze, nè sappiamo per 
qual ragione non venne mai discusso e nemmeno ricordato. 

Esso porta la stessa data di quello del Montelatici, cioè 
dell’anno 1756. 

Tornando adesso a riaprire le pagine scritte dal Monte- 
latici leggiamo che il 23 Gennaio 1767 l'Accademia nomi- 
nava per acclamazione a Socio, Principe, Capo e Protet- 
tore perpetuo de’ Georgofili Sua Eccellenza il Signor Conte 
Orsini di Rosenberg, primo Ministro del Granduca Pietro 
Leopoldo, recentemente venuto a regger le sorti della To- 
scana. 

Molto è dovuto al Conte di Rosenberg del favore che il 
provvido monarca spiegò verso l'Accademia; ed il nuovo 
ed attivissimo Presidente, nell'adunanza successiva del 10 
Aprile ordinava ad una Commissione composta del cano- 
nico Conte di Guasco, del Conte Pierucci e dell'abate Mon- 
telatici un altro disegno di leggi. E non erano ancora de- 
corsi due mesi, che il canonico Guasco, nell’ adunanza 
del 4 Giugno, presentava le nuove costituzioni, all'esame 
delle quali il medesimo Presidente delegava il dottor Gio- 
vanni Targioni-Tozzetti, il Signor Pietro Lapi ed il cano- 
nico Montelatici. 

Questa Commissione con le proprie osservazioni dava 
parere favorevole allo statuto del canonico Guasco nelle 
sedute del 20 e del 30 Giugno. E nel resoconto dell’adu- 
nanza tenuta il 5 Agosto, registrato dal nuovo Segretario 
Conte Pietro Pierucci, è riportato per esteso questo statuto 
importantissimo, che con vari altri documenti accessori, 
quali le osservazioni della Commissione, quelle dell’Acca- 
demia ed il Mutuproprio del Granduca Pietro Leopoldo, è 
compreso nel libro di Memorie del Montelatici (2). 


(1) TABARRINI, Degli studi e delle vicende, ecc. pag. 13. 
(2) Vedi pag. 75. 


14 


Lo statuto del quale era stato autore il canonico Guasco, 
è quello rimasto per lunghi anni smarrito, e molto migliore 
di quelli che lo avevano preceduto. 

Nei tre capitoli, che comprendono tredici paragrafi, sono 
ben definite, sebbene talvolta in modo assai prolisso, l’or- 
ganica struttura dell’Accademia, il modo col quale questa 
istituzione ha da procedere ne’ suoi esercizi interni ed 
esterni, i fini ai quali essa deve tendere e che deve aver 
cura di propugnare. 

Minore importanza è data alla divisione delle materie, 
che pur si mantiene con bene ordinate categorie ; delle 
quali è detto che potranno formarsi diverse classi d’occu- 
pazioni accademiche relative a diversi oggetti che saranno 
repartiti tra i soci. 

Seguono alcune disposizioni che sono in vigore anche ai 
nostri giorni, dopo un secolo e mezzo, non ostante nume- 
rose modificazioni successive. Così è della distinzione in 
Soci Onorari, Ordinari e Corrispondenti; lo stesso è del 
numero limitato allora a 20 per i primi e 30 per i se- 
condi; del dovere spettante a questi di fare letture an- 
nuali, delle norme per le adunanze e di altre disposizioni 
ancora. 

Per i Soci Onorari, ai quali non incombeva l'obbligo di 
far letture, veniva stabilita la tassa di uno zecchino (L. 11,20) 
per l’entratura e di uno scudo (L. 5,88) all'anno, con pena 
della radiazione dall'albo dei soci a quegli Accademici che 
resultassero renitenti al pagamento. Ed è curioso il vedere 
ali Soci Onorari ed Ordinari assegnato un gettone di pre- 
senza della valuta di due paoli (L. 1,12), per promuovere 
il loro intervento alle adunanze. 

L'obbligo voluto dal Montelatici e conservato dal Tar- 
gioni, che un Canonico Lateranense dovesse esser Accade- 
mico, non è continuato dal canonico Guasco. 

Ma ciò che più specialmente vi ha di notevole in questo 
statuto è la maggiore estensione data al fine dell’Accademia 
coll’articolo concernente gli studi politici ed economici ac- 
cessori all'agricoltura; dal che venne al nostro sodalizio il 


15 


carattere di istituzione agraria ed economica, che serba 
ancora (1). 

Fra i vari soggetti di studio entro questo nuovo campo 
lo statuto Guasco indica i seguenti: 

Della popolazione combinata con la cultura. 

De’ mezzi per accrescere reciprocamente l’una per l’altra. 

Della maniera d’impiegare i mendichi e vagabondi nelle 
campagne. 

Dell’accrescimento de’ prodotti naturali collocati in ra- 
gione composta col progresso dell’ industria e delle mani. 
fatture. 

Dell’influenza che la vigilanza, presenza ed esempio dei 
possessori sono a’ contadini e braccianti e de’ danni che 
reca la loro alienazione delle cose rusticali, ecc. (Vedi 


pag. 72). 


* 
* * 


Ma la vita dell’Accademia, assai più che nelle forme, 
andava esplicandosi nel lavoro scientifico: una serie di 
- accurate indagini intorno agli studi dei primi georgofili e 
sopra a tutto una raccolta dei loro scritti, sparsi in diversi 
periodici, sarebbe senza dubbio della maggiore importanza. 
È certo che di alcune delle prime memorie vennero fatte 
pubblicazioni separate, che forse non sarebbe impossibile 
rintracciare seguendo specialmente le notizie date a pag. 10 
e da pag. 36 a 55 nel I vol. degli Atti. Ma in ogni modo 
è fuor di dubbio che la completa enunciazione dei soggetti 
trattati, anche non trovando più larghi particolari, potrebbe 
stabilir punti di riferimento assai importanti per la storia 
della Agricoltura. 

Nel libro del Montelatici sono poco più che indicati i ti- 
toli delle memorie, delle comunicazioni e de’ quesiti che 
si trattavano in ciascuna adunanza; compendî più parti- 
colareggiati si hanno nell’appendice allo statuto del Mon- 
telatici del 1756. = 


(1) L'Accademia aggiunse all’antica denominazione quella di Società Eco- 
nomica Fiorentina nel 1783. 


16 


Intanto un primo saggio per formare l'elenco degli an- 
tichi lavori letti nelle adunanze accademiche ci è dato col 
riunire due elenchi separati, e fin qui inediti, compilati 
dal segretario Conte Piero Pierucci nella sua continuazione 
delle Memorie del Montelatici. Questo elenco comprende le 
letture dal 30 Giugno 1753, data della fondazione, al 12 De- 
cembre 1770 e viene inserito nelle ultime pagine di questa 
Memoria insieme a poche indicazioni analoghe altrove rac- 
colte. (Vedi pag. 107). 

Esso si trova pure in connessione, benchè non certo 
in modo che possa dirsi definitivo, con le Memorie pubbli- 
cate nei primi volumi degli Atti; giacchè alcune di quelle 
letture sono comprese nel I e II vol. degli Atti, sebbene 
siano di data anteriore a quella del principio della pubbli- 
cazione degli Atti stessi. 

Qui a titolo di semplice notizia è opportuno l’ indicare 
alcuni dei temi in allora trattati: 

Della causa delle frane e dei modi di ripararvi. Di una 
inchiesta per conoscere le diverse condizioni e gli usi re- 
lativi alla coltura toscana. Di un vaglio alla francese, di un 
ventilatore e di una stufa per pulire il grano e per libe- 
rarlo dagli insetti e dalla umidità. 

Anche allora si agitava la questione del diboscamento 
degli Appennini e di altri monti; e si discuteva sulla col- 
tivazione delle Maremme, sull’ uso dell’aratro Locatelliano 
e di quello Virgiliano, sui bestiami, sulle malattie delle 
piante coltivate e sugli insetti nocivi. 

Un altro argomento di opportunità per quel tempo era 
l'introduzione del Cedro del Libano, una: vera primizia; 
perchè le prime piante di questa specie furono, come è 
neto, introdotte in Inghilterra; poi in Francia da Ber- 
nardo de Jussieux nel 1734; e il bell’albero di Cedrus Li- 
bani che vegeta grandioso e robusto, giovanetto ancora 
dopo 119 anni, nell'orto botanico di Pisa, provenne più 
tardi dall'Inghilterra nel 1787 e fu piantato da Gaetano 
Savi. Primizia poteva pur dirsi una memoria intorno alla 
utilità di propagare la coltivazione delle patate in Toscana; 
della Solanacea americana che sul finire del secolo XVIII 


oe Sire 


17 
e nel successivo divenne il pane di tante popolazioni 
europee. 

Una Memoria poi intorno « ad una pianta detta Sulla » (1) 
letta il 12 Ottobre 1766, ebbe tal successo, che l’autore Mar- 
chese Domenico Grimaldi genovese, fu nella stessa adunanza 
nominato Accademico. 

Ma se troppo lungo sarebbe enumerare tutti i soggetti 
intorno a cui lavoravano i nostri predecessori di quell’età, 
non può tuttavia tralasciarsi la notizia sull’ uso di certi 
guanti di grossa pelle, ricoperti all’interno con maglia di 
ferro, stati consigliati, a quanto è detto, anche da Bernardo 
Davanzati e da Gian Vittorio Soderini, letterati del se- 
colo XVI che scrissero anche di viticultura. Quei guanti 
servivano a stropicciare il gambo delle viti per toglierne 
il seccume e distruggere le uova ivi annidate dei bruchi 
danneggiatori. Il georgofilo relatore aggiungeva inoltre che 
tale operazione doveva tarsi in inverno. 

Chi avrebbe mai supposto allora che quel guanto mo- 
dificato, perfezionato e fatto tutto con maglia di ferro, 
oggi conosciuto col nome di guanto Sabatè, dovesse poi 


_ aver parte nelle questioni filosseriche, quando, non sono 


molti anni, si diede grande importanza alla distruzione del- 
l’uovo d’inverno di quel perniciosissimo insetto che è la 
filossera ? E chi avrebbe pur pensato che anche oggi sa- 
rebbe, a quanto dicono, consigliabile l’uso di quel guanto 
per la distruzione delle uova di Cochylis ambiguella e di 


‘ altri Lepidotteri ampelofagi ? 


La nostra Accademia era dunque anche allora coi primi 
nelle innovazioni agrarie, nelle utilità sociali e nel pro- 
gresso; e la sua opera scientifica molta e feconda. 


* 
* * 
Altrettanto però non potrebbe affermarsi riguardo alle 
condizioni economiche, delle quali avremo presto detto. 
Nel secondo anno da che si congregavano gli Accade- 
mici venne a manifestarsi la necessità di supplire a qualche 


(1) Hedysarum coronarium L. oggi comunemente usata per foraggio. 


2 


18 


spesa; e fu deliberato un contributo di due lire (L. 1,68) 
che ogni Accademico doveva pagare annualmente entro il 
mese di Giugno al depositario Senatore Vincenzo Antinori. 
Con ciò si provvedeva specialmente a dare qualche remune- 
razione al Bidello; e quel primo nostro stipendiato, si sa 
che aveva nome Gaetano Cambiagi. 

Ma le condizioni economiche della associazione erano 
tanto poco floride che di una deliberazione per l’acquisto di 
un bossolo, necessario alle votazioni segrete nelle nomine 
dei soci, non si fece nulla per allora, dovendo necessaria- 
mente. mantenersi il pareggio tra la entrata e le uscite. 

Ulteriormente la tassa sociale venne portata a 10 Paoli 
(L. 5,60); ed altrettanto fu stabilita la tassa delle prime 
nomine. Ma siccome, a quanto pare, le riscossioni non pro- 
cedevano con molta regolarità, fu più tardi determinato, 
come di sopra accennammo, che i Soci Onorari, ai quali 
non incombeva obbligo alcuno di far letture, pagassero uno 
zecchino, (L. 11,20) per la prima nomina, ed uno scudo 
(L. 5,88) all'anno; sotto pena di essere radiati dall’ albo 
degli Accademici, per chi fosse renitente a quel contributo. 

Allo scopo sempre di aumentare le rendite si faceva an- 
che assegnamento e sulla vendita delle Memorie, quando 
fossero stampate, e su qualche sperata provvisione governa- 
tiva. La quale ebbe effetto col Motuproprio nel 9 Giu- 
gno 1783 (1); che, come è noto, fissò per dote annua del- 
l'Accademia la rendita di Scudi 400, cioè L. 2352, oltre al 
premio precedentemente stabilito di 25 Zecchini (L. 280). 

Questi dunque, erano gli ordinamenti, i lavori e le con- 
dizioni economiche della istituzione in che vivevano di vita 
scientificamente assai rigogliosa i primi Georgofili di oltre 
un secolo e mezzo fa. 


* 
* * 
Ed ora, necessariamente torna a chiedere una soluzione 


il quesito dal quale movemmo, se cioè fossero state poste 
condizioni speciali pel conferimento del Premio Leopol- 


(1) « Atti della R. Soc. Econ. Fior. dei Georg. ». Vol. I, p. 32. 


19 


dino (1), intorno a che abbiamo intanto raccolto ormai suf- 
ficienti dati nell'esame comparativo che abbiamo fatto dei 
diversi statuti nelle loro linee generali. 

Nello statuto Targioni-Tozzetti è trattato per la prima 
volta, l'argomento dei premi. E, come ne venivano propo- 
sti alcuni consistenti in medaglie od anche in anelli, da 
distribuirsi a sorte tra coloro che avevano occupato cariche 
accademiche, così erano stabiliti altri premi straordinari 
che potevano esser conseguiti dai soci, dai corrispondenti 
o dagli estranei che avessero date migliori soluzioni di 
qualche quesito proposto dall'Accademia. 

Il Motuproprio di Pietro Leopoldo prescrive che la me- 
daglia d’oro del valore di 25 zecchini deve conferirsi nelle 
forme proposte nei capitoli ; e questi a tal proposito sono 
così formulati nello statuto Guasco : 

< Ove poi la paterna munificenza del Principe, o la li- 
beralità di qualche cittadino zelante per animare lo studio 
dell’agricoltura venisse a stabilire qualche premio su qualche 
soggetto proposto dall'Accademia, gli scritti che saranno 
mandati per essere ammessi al concorso del premio passe- 
ranno per l’istesso canale (diretti cioè al primo ministro 
perchè potessero essere esonerati dalle spese postali) senza 
che sia permesso ad alcun socio onorario od ordinario giu- 
dicare del merito de’ componenti (?) di concorrere a questo 
premio ma da’ soli corrispondenti provinciali ed esteri o ad 
ogni altra persona eziandio ai contadini che avessero dato 
saggio di una rilevante scoperta e di un notevole miglio- 
ramento a qualcheduno degli oggetti annunziati nel primo 
paragrafo di questo capitolo. » 

Oltre a ciò nella relazione dei commissari che approva- 
rono lo statuto si trova ancora più esplicitamente indicato 
quanto appresso : 


(1) Il Premio Leopoldino, del valore di 25 zecchini, corrisponde a lire 
italiane 280; e fu portato a L. 300 con Decreto del Governo Provvisorio 
della Toscana del 27 Dicembre 1859, che aumentava anche la dote fino a 
L. 4000. Dopo la soppressione della dote e del premio avvenuta nel 1867, 
questi vennero ripristinati per opera di S. E. il Ministro di Agr. e Comm, 
Conte Francesco Guicciardini, nostro consocio, con R. Decreto del 29 Ago- 
sto 1897. 


20 


« La commissione suggeriva che si desse ogni anno un 
premio da conferirsi a sorte a qualcuno dei soci che aves- 
sero comunicato all'Accademia una dissertazione, osserva- 
zione, macchina od altro; ma l'Accademia persistè nel sen- 
timento che, dandosi il caso che sia dato il desiderato 
premio, sî conferisca al solo merito dei concorrenti forestieri 
e non a sorte, escludendo gli stessi soci. » 

Successivamente la esclusione dal Premio Leopoldino dei 
soci onorari ed ordinari è in più chiari termini espressa 
nello statuto del 1783, pubblicato nel I volume degli Atti; 
ma dopo quest'epoca nè nelle Costituzioni del 1817, nè in 
altre, si fa più alcuna distinzione tra i concorrenti al detto 
premio. 

Da tutto ciò risulta in modo manifesto come la fonda- 
zione leopoldina avesse lo scopo originario di premiare i 
concorsi che l'Accademia bandiva tra gli estranei; e que- 
sto scopo d’altronde era in perfetta corrispondenza col fine 
dell’Accademia stessa, che è ancora quello di diffondere e 
promuovere i miglioramenti agrari ed economici. 


* 
* * 

Per rendere meno incompleto questo esame delle più re- 
mote vicende della nostra associazione non sarà fuor di 
luogo, io credo, qualche cenno intorno ai rapporti degli 
antichi accademici tra loro, non del tutto liberi da inevita- 
bili contrasti; nei quali però l’interesse del sodalizio pre- 
valse sempre alle ragioni personali. Ne abbiamo un esempio 
nel fatto che il merito di aver concepito lo statuto, per primo 
divenuto officiale con l'approvazione sovrana che dette alla 
società il carattere di istituzione distato, non spettò all’Abate 
Ubaldo Montelatici fondatore dell’Accademia, ma bensì al 
Canonico Conte Guasco Torinese, stato eletto Accademico 
solamente pochi mesi prima, cioè il 12 Dicembre 1767. Una non 
remota cagione di ciò apparisce nel resoconto del 10 Aprile 
1767, quando il Presidente Conte Orsini di Rosenberg ag- 
gregò, come vedemmo, l'Abate Montelatici al Can. Guasco ed 
al Conte Pierucci nella commissione che doveva fare un nuovo 


21 


statuto. Il segretario Montelatici allora si limitava a di- 
chiarare semplicemente che avrebbe informato il Conte 
Guasco di tutti i fatti fino dal principio della istituzione. 
Questa evidente renitenza nel consueto zelo e nell'attività 
del Montelatici riguardo alle cose accademiche, può trovar 
relazione in quanto era avvenuto qualche anno indietro, 
cioè nell'adunanza del 16 Settembre 1758, quando ebbe 
luogo la elezione del Presidente Marchese Roberto Pucci; 
che, seduta stante, si scelse cinque consiglieri tra i quali 


non figura il nome del Montelatici; e questi chiude il 


resoconto con le seguenti parole di lamento per tale im- 


meritata esclusione : 


« Io per verità (ebbi) qualche poco di dispiacere per es- 
sere rigettato dal Sig. Presidente, ed escluso dal numero 
dei Consultori. Non perch’io sia molto capace a dar consi- 
gli, ma per essere il Padre ed institutore dell’ Accademia 
e per sapere dove andavano a tendere questi consigli e 
queste leggi nuove; affine di poterle progettare al Corpo 
dell’Accademia, ed ottenerne l'approvazione, si erano fatti 
dare da essa Accademia la facoltà: le quali leggi nuove 
(per quanto ho potuto sapere da alcuni, e che poi distese 
da un solo del Seggio, mi furono lette per caso) andavano 
a distruggere le prime e fondamentali dell’Accademia e 
diminuirmi l’impiego di Segretario, e concedere una molto 
estesa facoltà al Presidente, e così introdurre la maggio- 
ranza fra gli Accademici, origine di qualche invidia, e alie- 
nazione dall’ intervento ad essa; come infatti, penetrata 
questa novità, da molti Accademici si videro i congressi 
assai meno numerosi, di quello erano in tempo, che le pri- 
miere semplicissime leggi dell’Accademia erano osservate. » 

Più tardi pure nell'adunanza del 20 Maggio 1762 avvenne 
che, avendo il presidente stesso parlato della necessità di 
istituire gradi accademici, gli fu risposto durante la seduta 
che queste distinzioni avrebbero generato dissensi; e poi 
continua lo stesso Montelatici con queste testuali parole: 

« Se non che restati alcuni Accademici a crocchio, il si- 


| gnor Presidente incominciò ad intuonare, che avrebbe bra- 


mato d’ottenere dall'Accademia la facoltà di eleggersi un 


22 


Segretario particolare e che fosse in piena facoltà di tutti 
i Presidenti una tale elezione; al che non fu data risposta 
da’ Signori Crocchianti; ed io non mi volli far sentire per 
allora del torto, che pareva a me fosse fatto, di escludermi 
dal servire e il Sig. Presidente e l'Accademia di Segretario 
nelle cose relative alla detta Accademia; essendone stato 
dichiarato Segretario fino dalla prima instituzione, in ri- 
guardo ad essere stato io l'origine; e non parendomi di 
aver mai nel tempo di molti anni, che servo di segretario, 
mancato alle mie obbligazioni, almeno con piena e delibe- 
rata volontà; o se ho mancato mi dicano dove, che io mi 
emenderò. Tacqui dunque allora per conformarmi al saggio 
silenzio degli altri signori accademici, che erano al croc- 
chio; aspettando il tempo opportuno, che ciò fosse proposto 
alla prima, o altre congregazioni dell’Accademia. » 

Così dunque scriveva l’abate Montelatici; al quale, se 
non furono risparmiate contrarietà ed amarezze, queste non 
diminuirono mai nell'animo suo l’affetto paterno per l’isti- 
tuzione che da lui solo era nata. Le benemerenze sue fu- 
rono pure degnamente apprezzate nella nobilissima lettera 
che il Granduca Pietro Leopoldo gli faceva indirizzare dal 
conte di Rosenberg, riprodotta nel I volume degli Atti Ae- 
cademici a pag. 28, e dal Tabarrini nella Storia dei primi 
cento anni di esistenza dell’Accademia a pag. 15 in nota; 
con la quale lettera era data alla società nostra la sovrana 
approvazione. 

L’elogio inoltre che il segretario Manetti pubblicò (1) del 
Montelatici, morto il 3 di Agosto del 1770, enumera le 
molte e pregevoli pubblicazioni dovute ad esso. 


* 
* * 

Tutte queste peregrinazioni in tempi men conosciuti nella 
vita della nostra accademia potranno ormai io spero, render 
modesto contributo al culto che ognuno professa per la 
storia e per le tradizioni del proprio sodalizio. Ed oggi 
che abbiamo rintracciato i primi passi dei nostri predeces- 


(1) « Atti della R. Soc. Econ. Fior. de’ Georgofili » vol. I, pag. 11. 


23 
sori, possiamo compiacerci ammirando quanto grande e non 
interrotto lavoro nelle scienze agrarie, nelle economiche e 
nelle altre affini a queste abbia recato meritata fama alla 
R. Accademia dei Georgofili. 

E, dai pregi del lavoro salendo al merito dei lavoratori, 
non potremmo senza gravemente mancare alla debita rico- 
noscenza, non estendere il nostro omaggio, oltrechè ai fon- 
datori dell’Accademia, anche agli altri benemeriti ed illu- 
stri Georgofili dei tempi di poi; tra i quali, con animo 
lieto, ci è dato annoverare il nostro Presidente Mar- 
chese Senatore Luigi Ridolfi ed il Vice-Presidente Conte 
Senatore Guglielmo De Cambray Digny (1); degni, opero- 
sissimi ed onorandi superstiti di quelle generazioni che, 
dopo aver resi segnalati servigi all'Accademia, ascesero dai 
concetti delle libere discipline dei campi e dagli studi delle 
libertà economiche, a quell’ardente desiderio di libertà po- 
litica, onde venne la emancipazione della Toscana dal do- 
minio e dalla influenza dello straniero e il conseguimento 
della patria libera ed una. 

E così, o Signori, mentre alla preistoria dell’ Accademia 
va unito il nome di un Granduca di Toscana, promotore di 
progressi scientifici e civili, oggi è iscritto primo nell’albo 
di quest’Accademia il nome del Re d’Italia, che ne conva- 
lida le elezioni dei soci ordinari; il nome del Re che, chia- 
mando gli agricoltori di tutto il mondo a nuova forma di 
fratellanza negli interessi agrari ed economici, ha fondato, 
altro decoro d’Italia, l’ Istituto Internazionale di Agricol- 
tura in Roma; il nome di Vittorio Emanuele III di Savoia, 
nel quale, chiusi i lavori accademici dell’anno che sta per 
finire, inaugureremo i nuovi. 

P. BARGAGLI. 


(1) Guglielmo De Cambray Digny cessava di vivere il 10 Decembre 1906, 
lasciando sommo rimpianto in patria, nella Accademia, nella famiglia e tra 
gli amici. 


Q0% 


». 
BARILI 
Va 


di 


È, 
DE 


27 


ki 


MEMORIE DELL'ACCADEMIA DE' GEORGOFILI 
scritte da me D. Ubaldo Montelatici Institutore e Segretario della detta Accademia 


Archivio della R. Accademia dei Georgofili. 


Nell'anno della salutifera Incarnazione mille settecento 
cinquantatre, il di quarto del mese di Giugno, col consenso 
del Imperial Reggenza di questa Città di Firenze, nella Casa 
che mi fu graziosam. conceduta dall’ animo liberale del 
Sig. Conte Lodovico Antonio Fantoni, posta sulla Piazza 
de’ Pitti, alle ore sette della sera, fu da me D. Ubaldo 
Montelatici della Badia di San Bartolomeo di Fiesoli in- 
stituita la mentovata Accademia, avendovi fatta l’aper- 
tura Io stesso in persona con un discorso per incoraggire 
i Soci da me eletti, ed ivi presenti in numero di diciotto, 


- a voler porre ogni studio in fare continue e ben regolate 


sperienze,ed osservazioni, per condurre a perfezione l’Arte 
tanto giovevole della Toscana Coltivazione. 

Da questo primo congresso furono vocal. e concordem. de- 
putati quattro Accademici ivi presenti, cioè i Signori dot- 
tor Gio. Lami, Gio. Targioni Tozzetti, Xaverio Manetti, ed Io 
per tormare un piano di regolamento della mentovata società. 
In vigore di che, il dì sei del sopraddetto mese di Giugno 
essendoci Noi detti Deputati uniti e congregati nella li- 
breria del Sig. Marchese Riccardi ci siamo trovati d’ac- 
cordo in formare e proporre il Piano del prefato Relatore 
nella forma che segue, cioè: 

Pmo: che l'Accademia sia nominata de’ Georgofili. 

2. Che i membri di Essa si considerino tutti come 
uguali, senza che vi sia maggioranza alcuna. 

3. Che si facciano almeno quattro adunanze generali 
ogni anno nei tempi da determinarsi in una Congrega- 
zione per l’ altra. 


28 


4. Che da’detti quattro Deputati si proponghino le ma- 
terie villereccie da farsi sopra di esse le sperienze e le 
osservazioni, descrivendo tali materie in una tavoletta, che 
stia affissa nelle stanze dell’Accademia, dalla quale i Si- 
gnori Accademici dovranno scegliere a loro piacimento un 
Articolo de’ proposti per farvi sopra delle diligentissime 
sperienze, ed osservazioni: e fatte che l’averanno restano in- 
caricati di presentarle al Segretario della società in chiara e 
minutam. circostanziata forma descritte, affine che restino 
registrate nel Libro delle Memorie dell’Accademia. 

5. Che sia in arbitrio di ciascheduno accademico il 
proporre in scritto altre materie appartenenti all’ utilità 
della villa da scegliersi, e sperimentarsi, come sopra. 

6. Che si ricevino ed accettino con segni di gratitudine 
simili sperienze, ed osservazioni, che da qualunque, benchè 
non socio ci verranno presentate, e si registrino come le 
altre. - 

7. Che l’institutore dell’Accademia ne sia il segretario, 
e debba formare un libro intitolato: Memorie dell’Accade- 
mia de’ Georgofili, nel quale sia tenuto registrare tutto ciò 
che in vantaggio delle coltivazioni gli sarà presentato. 

8. Che nel numero degli accademici georgofili vi debba 
sempre essere ascritto (l'uno, in mancanza dell’ altro, sino 
a che questa accademia sussisterà) un Canonico Regolare 
Lateranense dimorante nella Badia di S. Bartolommeo di 
Fiesole, acciò per mezzo di esso si possano spargere facil- 
mente nella Congregazione Lateranense i frutti, e le notizie 
vantaggiose alla coltivazione, che si sperano da questa Acca- 
demia, che ha avuto l’origine da un membro, benchè l’in- 
fimo, di detta congregazione. 

9. Che nel giorno di tutti i fedeli defunti, ogn’anno si 
preghi da ciascheduno il benignissimo Iddio contorme l’in- 
tenzione dell’ institutore, sicchè la forma della preghiera, o 
sia del suffragio sia in arbitrio de’ soci di quest’accademia. 

Il di 30 Luglio 1753. 

Congregatasi l’ accademia nella libreria Magliabechiana, 
ove convennero diciassette accademici, con precedente in- 
vito di tutti, e lettosi da me segretario il prefato regola- 


mr Mud i ad 
an 3 
pre F 


29 


mento a chiara intelligenza di tutti, fu a viva voce da 
tutti in tutte le suddette sue parti approvato; e fu fer- 
mato il prossimo futuro Congresso in un giorno della prima 
prossima settimana di Settembre nel luogo che si troverà 
più libero ed opportuno. 

Ma per dar più peso a questo prefato semplicissimo re- 
golamento, ho creduto opportuno portarmi alle respettive 
case di alcuni accademici, i quali benchè invitati, non po- 
terono al mentovato congresso intervenire, ed avendo letto 
a ciascheduno di essi il suddetto regolamento, fu questo da 
essi in tutte le sue parti senza contradizione, anzi con pia- 
cere approvato. 

I nomi de’ signori accademici che intervennero al di con- 
tro congresso sono i seguenti : 

Sig. Abate Andrea Buonaparte, Sig. Ruberto Gherardì, 
Sig. Dom. Maria Manni, Sig. Conte Michele Pierucci, Si- 
gnor Dott. Giov. Targioni-Tozzetti, Sig. Conte Dr. Giovan 
Battista Felici, Sig. Dr. Angelo Maria Ricci, Sig. Cano- 
nico Albizi, Sig. Giov. Battista Nelli, Sig. Dr. Saverio 
Manetti. 

Gli accademici, che approvarono separatamente il rego- 
lamento sono i seguenti : 

Sig. Can. Giorgio Alberti, Sig. Prior Giulio Orlandini, 
Sig. Stefano Forzoni Accolti, Sig. Lodovico Cultellini, Si- 
gnor Cav. Bindo Peruzzi, Sig. March. Francesco Ferroni, 
Don Ubaldo Montelatici. 

Il 3 vettembre 1753. 

In conformità di ciò che fu stabilito nella prossima pas- 
sata adunanza si è congregata l’Accademia nella libreria 
Maruscelliana, ove si trovarono presenti quattordici acca- 
demici: e a tenore del mentovato regolamento, il Sig. 
Dr. Giovanni Lami uno de’ deputati, come sopra, fece la 
proposizione de’ seguenti problemi. 

1. Se i magliuoli delle viti non succise in capo a tre 
anni, o in altro tempo vengono bene, e durabilmente come 
i succisi. 

2. Se la vite non potata faccia più vino, e duri quanto 


| se fosse potata. 


30 

3. Se la vite non potata faccia uva buona quanto la 
potata. 

4. Se sia bene piantar vitigni forestieri, o sia più utile 
piantar quei del paese. 

5. Se sia utile per la perfezione, e maturità dell’uve 
sfrondare e levare i pampani a’ tralci delle viti quando le. 
uve cominciano a invaiare. 

6. ‘e sia bene far sì che in una vigna o podere le viti 
siano tutte rinnovate ogni 100 anni. 

7. Se sia meglio rinnovarle, far propaggini o piantar 
magliuoli. | 

8. Se il concimare almeno ogni tre anni il pedale della 
vite possa conferire alla maggior quantità, e bontà dell’uve. 
Quali pioppi siano i migliori per fare appoggiare le viti, e 
far maturar bene le uve. 

9. Se nelle pianure si possino far vigne, che si potino 
all’ uso delle colline, lasciando loro un occhio, o due soli 
sopratterra, e qual miglioramento di vino ne verrà. 

Da me poi, che scrivo queste memorie in qualità di uno 
de’ deputati furono proposti vari problemi, de’ quali per 
ischivare la lunghezza, e per altri giusti motivi, ne riferirò 
solamente alcuni che mi sembrano i più adattati allo scopo 
dell’Accademia. 

1. Se in qualche parte del territorio della Toscana sia 
praticabile e vantaggioso l’ aratolo Locatelliano, del quale 
si fa menzione dal celebre Sig. Duhamel nel suo libro scritto 
in francese intitolato Traité, ecc., cioè Trattato della cul. 
tura della Terra, ecc., Parigi, 1750, il quale strumento ivi 
si dice esser stato provato alla presenza dell'Imperatore e 
del Re di Spagna felicemente, e con molto vantaggio della 
raccolta del grano sperimentale. Ho detto aratolo anzi se- 
minatore. i 

2. Poichè il celebre Giov. Vittorio Soderini ci ha la- 
sciato scritto nel suo Trattato della coltivazione delle viti, 
Firenze, per il Manni, 1734, pag. 7, che l’esperienza ha 
dimostrato, che il lasciarsi i magliuoli per parecchi dì star 
colti in lato asciutto, faccia poi piantandoli maggior prova, 
e più agevolmente afferrargli, e per contrario il Sig. Cosimo 


s1 


Trinci nel suo Agricoltore sperimentato, (Rovereto, 1734. 
pag. 9), dice: Ho veduto molte volte con l’ esperienza, che 
subito tagliati, e piantati i magliuoli mi hanno fatte prove 
maggiori di quelli che sono stati anche conservati nelle 
migliori forme. Si propone di fare sopra di ciò dell’esatte 
sperienze, ed osservazioni per vedere chi ha ragione. 

3. Se l’erpice di pietra delineato e descritto dal men- 
tovato Mr. Duhamel, possa esser utile, e praticabile nel 
territorio della Toscana. 

4. Se il ventilatore descritto dal Sig. abate Nollet, 
Lez. Fis. Sper., Tom. 3, Venezia, 1748, in 8° sia utile in 
Toscana per mondare e conservare il grano. 

5. In che consista quella maniera di far profittare le 
piante detta da’ latini « Ablaqueare », e se questa possa 
esser di giovamento alle piante della Toscana. 

6. Se alla custodia degli armenti in Toscana sia pra- 
ticabile e vantaggioso il ricettacolo proposto e descritto 
dal nostro celebre Leone Batta Alberti nella sua opera 
intitolata: Libri de re aedificatoria decem. Par. Opera Mag. 
Bert. 1512, in 4°, lib. 5, cap. 16. 

7. Se il metodo di potare i mori dato in luce da Fer- 
dinando Donnini come si vede in un cartello che sta pen- 
dente nella stanza superiore dell’Accademia, sia vantag- 
gioso come egli asserisce per conservargli lungo tempo, e 
perchè facciano sempre più foglie. 

8. Se la maniera composta di moltiplicare le viti per via 
di magliuoli barbati, e piantati a forma di semplici magliuoli, 
propostaci da un certo scrittore di agricoltura, sicchè fac- 
ciano prove mirabili, sia da riuscire di vantaggio in Toscana. 

In questo stesso congresso il Sig. Domenico Maria Manni 
propose quanto in appresso: 

Che si faccia una piccola ma eletta istoria di quei fio- 
rentini, che a benefizio dell’ agricoltura negli scorsi tempi 
con tanta lor gloria si sono adoperati, uomini per nascita, 
per dignità, per sapere eccellenti; e ciò non tanto per in- 
fiammare altri all’ amore di così utile studio, quanto per 
vedere sotto l’occhio i mezzi ei modi che hanno tenuto in 
| iscoprire le meravigliose cose, che hanno trovato. 


Mec, 


32 


La storia proposta dal Sig. Domenico Maria Manni l’in- 
traprese a fare il detto Sig. Manni. 

In questo congresso fu proposto e stabilito, che in av- 
venire si facciano stampare i biglietti d’ invito per i con- 
gressi dell’Accademia in numero di mille, simili a quelli 
della Società Botanica, da ripartirsi la spesa sopra de’ soci. 

Inoltre fu determinata l’ altra sessione per il di 24 del 
corrente mese di Settembre affinchè in essa si tornassero 
a proporre i problemi villerecci. 

Il Sig. Giov. Michele Pierucci ha proposto all’Accade- 
mia l’aratolo Virgiliano col prendersi l’assunto di far for- 
mare il modello di questo aratolo per poi donarlo all’istessa 
Accademia. Fu inoltre proposto e conchiuso di eleggere 
una seconda classe di persone intendenti, e che hanno in- 
gerenze nell’opere di campagna, giardini, orti, ecc., e che 
siano denominati non accademici, ma aggregati, o con al- 
tro titolo, che più piaccia; e per uno di questi vi fu eletto 
Giuseppe Lumachi giardiniere de’ signori Conti della Ghe- 
rardesca (1). 

Il 3 Ottobre 1753. 

Si adunò l'Accademia nella Libreria Maruscelliana, dove 
comparve improvvisamente Sua Eccellenza il Sig. Con. di 
Richecourt, accompagnato dal Sig. Maggiore Dumenisl, e 
dopo essersi il detto Sig. Conte ivi trattenuto alquanto 
in piedi nella gran stanza della libreria discorrendo ora 
con uno ora con l’altro degli accademici circa il regola- 
mento della stessa Accademia, si ritirò meco in una stanza 
a parte, ove si degnò d’espormi i suoi sentimenti: e chia- 
mati nella detta stanza a parte diciotto accademici, ci fece 
tutti sedere, e in presenza di tutti spiegò quei sensi me- 
desimi, che si era degnato di conferire meco, e a chiara e 
intelligibile voce disse : 

1. Che il numero degli accademici sembravagli troppo 
copioso, e che con tanta moltiplicità si sarebbe conchiuso poco. 


(1) Si omettono qui ed in seguito le nomine dei nuovi Accademici, essendo 
l'elenco di questi, con le relative date, al completo nella pubblicazione De- 
gli studi e delle vicende della R. Accademia deiì Georgofili nel suo primo se- 
colo di esistenza, pag. 55 e seg. 


33 


2. Che le dissertazioni, e simili cose, come storie, ecc. 
non erano di vantaggio all’agricoltura. 

3. Che averebbe stimato bene fare una Deputazione di 
dodici accademici che si dividessero in quattro classi vale 
a dire tre per classe presso a poco come in appresso: 

Prima classe, alla quale appartenesse fare sperienze ed 
osservazioni sù quella parte d’ agricoltura, che risguarda 
la coltivazione del grano, delle biade, de’ legumi, e simili 
cose, le quali con rusticali strumenti assolcanti e fendenti 
si vanno seminando. 

All’ altra classe appartenesse le osservazioni intorno alla 
coltivazione delle viti. 

Alla terza, degli alberi, come sarebbe ulivi, Di ecc. 

Alla quarta de’ giardini, orti, agrumi, fiori, ecc. 

Terminato che ebbe il Sig. Con. di Richecourt un tal 
discorso conchiuse col dire, che venendo dalla nostra So- 
cietà stabilito un tal regolamento, e conchiuso qualche cosa 
di buono, egli si sarebbe intromesso presso Sua Maestà, 
acciò si degnasse onorare la nòstra Accademia della Sua 
imperial protezione, e poi in compagnia del suddetto si- 
-gnor Maggior Domenisl se ne partì. 

In questo stesso Congresso il Sig. dr. Saverio Manetti 
in qualità di deputato propose i suoi problemi. 

In conformità del saggio regolamento della prefata Ec- 
cellenza Sig. Con. di Richecourt, di dividere l’incombenze 
dell’Accademia in quattro classi di sopra nominate con tre 
deputati per classe, fu da alcuni accademici pensata la ma- 
niera di farne il disteso; e capitatomi nelle mani un foglio 
d’anonimo, nel quale si conteneva una minuta della distri- 
buzione di dette classi, mi posi a metterla in pulito, la 
quale conteneva in sostanza il numero, e la materia delle 
classi proposte dal prefato Sig. Con. di Richecourt. 

Il dì 13 Dicembre 1753. 

Ragunata l'Accademia nella libreria Magliabechiana fu- 
rono in essa eletti i dodici deputati alle quattro mentovate 
classi cioè; 

Il Sig. Cav. Commissario Maggi, il Sig. March. Ippolito 
Bagnesi, il Sig. Ab. Michele Ciani, il Sig. Con. Michele 


3 


34 


Pierucci, il Sig. Senatore e Prior Vincenzo Ginori anzi An- 
tinori, il Sig. Stefano Forzoni Accolti, il Sig. Con. dot- 
tor Giovan Battista Felici, il Sig. dr. Saverio Manetti, il 
Sig. Abate Giov. Gualberto Franceschi, il Sig. Luigi Ger- 
vais; il Sig. dr. Giov. Lami, ed io che scrivo D. Ubaldo 
Montelatici. 

Eletti che furono questi deputati, alcuni de’ signori Ac- 
cademici fecero prudente riflessione, che il numero delle 
quattro classi proposte dal Sig. Con. di Richecourt; come 
sopra, non erano sufficienti per comprendere tutte le cose 
appartenenti e connesse coll’ agricoltura; e che dodici de- 
putati non avrebbero potuto sperimentare tutte queste cose 
e farvi sopra le necessarie osservazioni; e però fui da que- 
sto congresso incaricato di ricorrere alla prefata Eccellenza 
del Sig. Con. di Richecourt,. ed esporgli, se si fosse con- 
tentato di accrescere i deputati fino al numero di 24 e di- 
minuire le loro incombenze, con farne otto classi di materie 
appartenenti all’ utilità della Villa, ed in specie aggiun- 
gervi quella dei boschi, pascoli e bestiami ecc. ed asse- 
gnare a ciascheduna classe tre deputati. E finalmente fu 
fermato il prossimo congresso dopo la prossima Epifania 
del 1754 in giorno non impedito da Lettere a ore 12 in 
punto di mattina. 

Il di 24 Gennaio 1754. 

Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabechiana, ove 
fu eletto per bidello dell’Accademia Gaetano Cambiagi, da 
assegnarli ne’ futuri congressi la provvisione ; e fu fermato 
di stendere, e fare dodici copie delle otto classi di sopra 
accennate, e portarne una al prefato Sig. Con. di Riche- 
court per sentire il suo parere, e riceverne l'approvazione. 
Adunque in conformità di questo decreto, posi in ordine 
le dette classi, e ne portai una copia al mentovato Signor 
Con. di Richecourt, la quale è del tenore che segue: 

1° classe. Del clima della Toscana: proprietà de’ terreni 
e loro esposizione: della cultura de grani, biade e legumi. 

2° classe. Della coltivazione delle viti, vendemmia, fat- 
tura e conservazione de’ vini. i 

8° classe. Della coltivazione degli alberi fruttiferi, e 
non fruttiferi, eccettuati gli ulivi e mori. 


35 


4° classe. Della coltivazione degli ulivi, mori: della 
maniera di far l'olio e conservarlo; e della educazione dei 
vermini o siano bachi da seta. 

5° classe. De’ boschi, praterie, animali terrestri, vola- 
tili ed acquatici. 

6° classe. Del modo di liberare le nostre campagne 
da’ succiameli, da’ vermini nocivi e particolarmente dagli 
animaletti sotterranei, e se fosse possibile dalla ruggine e 
dalla volpe, e di render più fertili le nostre Maremme. 

7° classe. De’ giardini, ortaggi e fiori. 

8° classe. Della conservazione de’ grani, de’ sughi; delle 
fabbriche ed instrumenti rurali. 

Domandai udienza particolare dal detto Sig. Con. di 
Richecourt, ed ottenutola gli esposi qualmente l'Accademia 
era di parere, che il distribuire a dodici deputati le quat- 
tro sole classi da S. E. progettate, incontrava difficoltà, e 
nel tempo stesso gli feci vedere sotto gli occhi il conte- 
nuto delle otto classi qui notate, le quali da lui lette, e 
| meco esaminate, conchiuse che ne era contento, e che ap- 
provava, conforme vocalmente approvò l’averle (attesa la 
— vastità della materia) moltiplicate al doppio; e che si di- 
stribuissero pure l’incombenze delle medesime tre per classe 
a ventiquattro deputati. 

Il di 19 Aprile 1754. : 

Si adunò l’Accademia nella Libreria Marucelliana, alla 
quale rappresentai il resultato dell’udienza qui sopra accen- 
nata, lessi le classi approvate come sopra, e vi furono eletti 
i rispettivi deputati, cioè: 

Deputati della prima classe. 

Il P. Leonardo Ximenes della Compagnia di Gesù. 

Sig. Ab. Michele Ciani. 

Sig. Con. dr. Felici. I quali accettarono. 

Deputati alla seconda classe. 

Il Sig. Cav. Commissario Francesco Maggi. 

Il Sig. Dr. Gio. Lami. 

Il Sig. Ab. Gio. Gualberto Franceschi. I quali accettarono. 

Deputati alla terza classe. 

Il Sig. Senatore e Priore Vincenzo Antinori. 


36 

Il Sig. Stefano Forzoni Accolti. 

Il Sig. Saverio Manetti. I quali accettarono. 

Deputati alla quarta classe. | 

Il Sig. Ab. Giuseppe da Verrazzano. 

Il Sig. Giovan Battista Nelli. 

Padre Ab. Don Giov. Montelatici, I primi freddamente ac- 
cettarono : ed infatti a riserva dell’ultimo, non hanno sti- 
mato bene d’impegnarsi nelle loro incumbenze. 

Deputati alla quinta classe. 

Il Signor Senator Leonardo del Riccio. 

Sig. Ab. Giov. Nieri. 

Sig. Segretario Giov. Fran. Pagnini. I dui accettarono. 

Deputati della sesta classe. 

Il Sig. Marchese Ippolito Bagnesi. 

Sig. Dr. Niccola Branchi. 

Il terzo deputato restò in bianco : e degli altri due il signor 
Dr. Niccola Branchi accettò, dell'altro perchè abitante per lo 
più in campagna. non ebbi riscontro. 

Deputati alla settima classe. 

Il Sig. Maggiore Alessandro Dumenisl. 

Il Sig. Dr. Angiolo Bandini. 

Il terzo restò in bianco. 

Deputati alla ottava classe. 

Il Sig. Cav. Paolo Vettori. 

Il Sig. Dr. Carlo Guadagni. 

P. Ab. Don Ubaldo Montelatici. I quali accettarono. 

Il Sig. Dr. Carlo Guadagni si è distinto col comporre un 
disegno di tre macchine rurali in una: opera molto utile 
per la conservazione e nettezza de’ grani: ed io segretario 
che scrivo, ebbi una qualche parte in questo disegno uni- 
tamente al Sig. Dr. Carlo Guadagni, ed a mie spese ne 
feci fare il modello, la maggior parte in legno, ed una parte 
in piombo e lama di ferro; per il qual motivo, dopo averne 
fatta ostensione sla vogdeniki lo conservo presso di me, 
unitamente alla descrizione. 

Dopo queste otto classi con di contro i detti tre depu- 
tati per ciascheduna, parte da me in persona, e parte per 
mezzo del mio servitore Francesco Squarcini, ne furono 


37 


distribuite una copia per ciascheduno ai detti 24 deputati 
alle respettive loro abitazioni, principiando la distribuzione 
il di 2 Maggio inclusive, sino al 21 detto inclusive del- 
l’anno 1754 e tutte colla mia firma. 

Il di 25 Maggio 1754. 

Congregatasi l'Accademia nella Libreria Maruscelliana fu 
in primo luogo letto un discorso molto giudizioso dell’ ac- 
cademico Sig. Abate Ciani intorno al metodo da tenersi 
dall'Accademia ad effetto di principiare a fare delle osser- 
vazioni sopra gli usi di coltivare nella Toscana. 

Indi si passò a fissare il fondo che occorre per dare 
qualche ricognizione al bidello, e supplire ad alcune spese 
per l'Accademia: fu dunque deliberato, che per formare 
questo fondo ciascuno degli accademici dovesse contribuire 
annualmente per ora lire due, che debba questa somma pa- 
gare ogni anno dentro il mese di Giugno, principiando 
quello dell’anno corrente. E per depositario di queste somme 
fu eletto il Sig. Senatore Priore Vincenzo Antinori. 

Finalmente fu deliberato che in avvenire si proceda al- 
l’elezione degli accademici, ed all’altre deliberazioni per via 
di voti: e a tale effetto fu ordinato provvedersi un bossolo 
il quale per mancanza di denaro non fu provveduto: e fu 
approvata la distribuzione delle copie delle mentovate classi 
a’ detti signori deputati. 

Il di 19 Settembre 1754. 

Si adunò l'Accademia nella libreria Maruscelliana coll’in- 
tervento di quattordici accademici, ove il nostro accade- 
mico P. Leonardo Ximenes lesse un discorso sopra le Fra- 
ne, ecc., e fu universalmente applaudito, e si conserva nelle 
memorie dell’Accademia, dopo di essere stato un gran pezzo 
nelle mani del Sig. Abate Giov. Gualberto Franceschi. 

Il nostro accademico P. Ab. Don Giov. Montelatici (1) lesse 
alcune osservazioni intorno alla seccagione, taglio, e dira- 
mazione degli ulivi, da me distesa, e datagli da leggere. 

In questo congresso furono da me segretario distribuite 
ad alcuni accademici alcune copie fatte fare dal Sig. Abate 
| Ciani circa del discorso, del quale si è parlato nella. me- 


(1) Fratello del Padre Ubaldo, fondatore dell’Accademia. 


38 


moria del congresso sotto il di 25 Maggio 1754 per eccitare 
gli animi di detti signori accademici a dare esecuzione al 
mentovato utilissimo Disteso. 

Il di 28 Giugno 1755. 

Congregatasi l'Accademia nella libreria Magliabechiana 
coll’ intervento di 18 accademici, nel quale il nostro acca- 
demico Sig. Stefano Forzoni Accolti fece palese il suo zelo 
per gli avanzamenti della toscana agricoltura, avendo fatto 
formare un modello in legno d’un cilindro, da altri è vero 
rammentato, ma da esso adattato al nostro uso in Toscana, 
come consta dalla descrizione di esso modello, esistente que- 
sta negli atti dell’Accademia, e quello appeso al muro delle 
stanze della medesima. 

In tale adunanza il Sig. Abate Giovan Gualberto Fran- 
ceschi mi fece richiesta d’aver un certo libretto venuto di 
Francia col titolo: Trazté de la culture des vignes, ecc. col 
disegno d’ un novello strettoio da uve in fine del libretto 
accennato; e fu mandato all'Accademia, ed io glielo con- 
segnai unitamente ad un avviso al pubblico del detto si- 
gnor Bidel. 

Il di 4 Dicembre 1755. 

Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabeckiana, ove 
il Sig. Dr. Giovanni Lami fece relazione, che la Corte ed 
Accademia di Madrid desiderava un ragguaglio dell’Istituto 
ed operato fino al presente della nostra Accademia da con- 
segnarsi al Sig. Abate Vernacci, acciò l’indirizzasse al suo 


destino a Madrid; onde l'Accademia mi ordinò di disten- 


dere detta relazione per poi leggerla in altro congresso 
di essa. 

In questo congresso feci leggere all’Ab. Don Giov. mio 
fratello una memoria unita ad un paio di guanti di pelle 
armati di maglia ad effetto di spegnere i bruchi, che rodono 
le viti, il che fu approvato dall'Accademia, ed il tutto 
conservo presso di me avendo io fatta la spesa di una pia- 
stra per il detto paio di guanti. 

Una copia del progetto sopraccennato del Sig. Ab. Ciani 
fu da me consegnata al Sig. Dr. Giovanni Targioni-Tozzetti. 

Il di 5 Febbraio 1756. 


È 
i 
Da 


39 

Adunatasi l'Accademia nella libreria Magliabechiana fu 
determinato, che le adunanze generali si facessero negli 
appresso tempi, cioè : nei primi di Febbraio, di Maggio, di 
Luglio e Ottobre. 

In questo congresso composto di nove accademici lessi la 
relazione da mandarsi a Madrid da me stesso conforme 
l'ordine avuto dall'Accademia nel prossime passato con- 
gresso e fu pienamente approvata; la qual relazione dopo 
averla messa al pulito il di 80 Aprile 1756 fu rilasciata 
alla propria abitazione del Sig. Giov. Lami per mezzo del 
mio servitore, acciò la mandasse al suo destino. 

Il di 11 Maggio 1756. 

Congregatasi l'Accademia nella libreria Magliabechiana 
ove fu letta una relazione del nostro aggregato Giuseppe 
Lumachi, intorno alla cura d’alcune piante di limoni da 
lui fatta, e fn consegnata al Sig. Dr. Niccola Branchi per 
essere esaminata. Vi fu letta altresì un’osservazione d’ al- 
cani meli danneggiati da un insetto detto dormiglione (1), 
e della maniera di guarire dette piante. Una copia di che 
ne tengo io in particolare. 

In oltre il Sig. Zaccaria Betti veronese nostro accademico 
fece un dono all'Accademia, ed a me di una sua opera, che 
porta il titolo: Del baco da seta, Canti IV, con annotazioni, 
Verona 1756, che conservo presso di me a disposizione del- 
l'Accademia. 

Il di 16 Luglio 1756. 

Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabechiana, ove 
il Sig. Dr. Niccola Branchi lesse la sua risposta alla rela- 
zione fatta dal nostro aggregato Giuseppe Lumachi della 
quale si è presa memoria in questo libro sotto il di 11 
Maggio 1756. Ed io segretario che conservo negli Atti del- 
l'Accademia la mentovata relazione e risposta lessi la re- 
sponsiva del primo Ministro della Corte di Madrid alla re- 
lazione fatta a quella Corte dell’instituzione, regolamento, 
e progressi della nostra Accademia, la quale essendo molto 


(1) Nome volgarmente attribuito a varie specie di larve d’ insetti e che 
qui può riferirsi al Cossus Cossus L. od alla Zeuzera Aesculi L. 


ee te > 


EI RR ora 


40 


vantaggiosa alla medesima, la conservo presso di me nel 
suo originale, che la felice memoria del Sig. Ab. Ranieri 
Vernaccini mi fece grazia di rilasciare nelle mie mani per 
la stretta amicizia che aveva meco, e che io gli richiesi per 
giustificare che la Corte di Madrid avea richiesto l’accen- 
nato ragguaglio. 

In seguito lessi in questo congresso la versione latina 
d’un Mr. Francese contenente la maniera d’estirpare l’erbe 
nocive a’ vegetabili: la qual versione si conserva negli Atti 
dell’Accademia. 

Mi fu mandata di Francia dal nostro accademico signor 
Capella di Castelnodari. 

Il di 30 Settembre 1756. 

Si adunò l'Accademia nella libreria Magliabechiana, e vi 
lessi un parere del nostro aggregato Cosimo Trinci circa 
la malattia e cura di alcuni ulivi. Vi feci ancora l’osten- 
sione del filo del pappo dell’Apocino (1): il detto filo è stato 
mandato a me in particolare; e la suddetta lettera, o sia 
parere accennato si conserva negli Atti dell’Accademia. 

Il di 10 Marzo 1757. 

Nelle stanze, dove prima si fabbricavano gli arazzi poste 
sulla Piazza di S. Marco in Firenze, le quali per i miei 
memoriali e replicate istanze per lo spazio di tre anni da 
me fatte a nome dell’Accademia per ottenerle, furono final- 
mente all’ istessa Accademia concedute in quanto all’ uso 
dalla clemenza della Maestà Sua Imperiale, come per re- 
scritto del 20 Gennaio 1757 al quale si abbia relazione e 
che nel suo originale si conserva nello scrittoio delle fab- 
briche e fontane di S. M. I. In queste stanze dico si con 
gregò nel suddetto giorno l'Accademia da me particolar- 
mente ed instantemente invitata per il fine, come in ap- 
presso v’intervennero : 

Il Sig. Cav. Commissario Maggi, Sig. Ab. Giov. Gual- 
berto Franceschi, Sig. Senatore Leonardo del Riccio, Si- 
gnor Guglielmo Friggeri, Sig. Dr. Niccola Branchi, Sig. Gio- 
van Battista Nelli, Sig. Priore Luigi Viviani, Sig. Conte 


(1) Può riferirsi a qualche Apocynum, Asclepias o C'ynanchum. 


41 


Pietro Pierucci, Sig. March. Andrea Gerini, Sig. Ab. Giov. 
Neri, Sig. Ab. Giuseppe da Verrazzano, Sig. Stefano For- 
zoni Accolti. 

E per avere ancora un estraneo autorevole testimonio, 
invitai spezialmente il Sig. Senator Soprassindaco Venturi, 
il quale in questo congresso fu eletto per nostro accademico. 

Il fine pertanto dell’ invito da me fatto in questo con- 
gresso è il seguente: 

Rappresentai all'Accademia che mi pareva necessario che 
sì eleggesse un capo, quantunque l'Accademia istessa nel 
secondo articolo avesse risoluto, che non voleva in essa 
capi o maggioranza alcuna: e questo acciò seguissero sem- 


. pre maggiori progressi, e si togliesse ancora qualche diceria 


intorno alla lentezza di questa Società nuova affatto nel 
mondo, e nascente: benchè mai sia stata neghittosa, come 
apparisce negli atti della medesima. Avendo avuta la bontà 
i sopranominati accademici di esaudire la mia petizione, e 
accumulando in me grazia sopra grazia mi obbligarono di 
nominare un capo per detta Accademia. Sapendo adunque 
che il Sig. Ab. Giov. Gualberto Franceschi, oltre alle altre 


qualità stimabili, era inclinato a far delle esperienze a 


proprie spese, nominai Esso per Capo dell’Accademia e fu 
eletto a viva voce col titolo di Principe dell’Accademia per 
un anno, ed egli accettò. 

In questo congresso feci l’ostensione d’un istrumento in 
disegno colla sua descrizione, atto a tenere le botti di vino 
ripiene, senza opera d’uomo, ma solo per qualche tempo. 
E il disegno e descrizione di questa macchinetta mi fu dato 
tempo fa dal Sig. Co. P. P. che non bramò d’ esser nomi- 
nato; egli è però nostro accademico. 

In oltre il nostro accademico Sig. Dr. Niccolò Branchi 
mi furono consegnati alcuni involti in carta coi seguenti 
titoli al di fuori: 1 Galestruccio che ha sofferto due ore di 
fuoco di riverbero. 2. Galestruccio nello stato naturale. 
3. Galestruccio analizzato. 4. Alberese nello stato naturale. 
5. Alberese che ha sofferto due ore di tuoco di riverbero. 
6. Alberese analizzato. 

Di più fu proposto un foglio, nel quale si debbano sot- 


42 


toscrivere quei signori accademici, che s’obbligano di con- 
tribuire una discreta determinata somma all'anno per le 
spese necessarie per l'Accademia, e la somma è di lire due 
all'anno per ogni accademico, come fu deliberato nel con- 
gresso tenuto il di 25 Maggio 1754. 

Nota che il di 31 Marzo consegnai a Gaetano Cambiagi 
nostro bidello per dare al Sig. Abate Franceschi Principe 
dell’Accademia quanto in appresso, cioè: 

Il Catalogo degli accademici in n. di 96.. 

La nota degli accademici, i quali dal 1754-55 e 56 hanno 
contribuito la tassa annuale di lire due, in tutto 78. 

Una copia del catalogo delle: classi e de’ deputati dell’Ac- 
cademia. 

Una copia del progetto del Sig. Ab. Michele Ciani letto 
nel congresso dell’Accademia il di 25 Maggio 1754. 

La carta nella quale si devono sottoscrivere quelli che 
si obbligano a pagare la tassa in avvenire. 

Numero 1000 biglietti d’invito stampati, della spesa dei 
quali fui puntualmente rimborsato dal Principe dell’Acca- 
demia nella somma di L. 6. 

E finalmente il di 6 Aprile 1757 consegnai al nostro bi- 
dello suddetto, la memoria dell’instituzione e regolamento 
della nostra Accademia, come sì è detto nel principio di 
questo libro di memorie, acciò la rilasciasse nelle mani del 
Principe dell’Accademia di sopra mentovato. 

Il di 1° Giugno 1757. 

Si congregò l'Accademia nelle stanze poste sulla Piazza 
di S. Marco, ove intervennero 18 accademici; ed il signor 
Giov. Targioni-Tozzetti vi recitò un ragionamento sulla 
agricoltura toscana, e restò appresso l’autore. 

Il di 26 Maggio 1758. 

Si adunò l'accademia nelle stanze di essa, ed io vi lessi 
il prospetto di un dizionario villereccio: italiano, latino, 
francese. che avevo per le mani, e feci vedere il primo 
tomo di esso in foglio contenente la lettera A, e feci istanza 
che mi fossero deputati alcuni accademici per esaminarlo 
e mi furono eletti per questo fine con voti segreti : 

Il Sig. Co. Pietro Pierucci. 


mailri »- ad 


nei mit gr 


Ue 
Ù 


Sig. Saverio Manetti. | 

Sig. Giov. Battista Nelli. 

Dei quali il Sig. Co. Pietro Pierucci ha rivista parte dela 
lettera A. ed il Sig. Dr. Manetti va rivedendo il resto. 

Il di 14 Luglio 1758. 

Si congregò l'Accademia, ove da me, a nome del signor 
Dr. Bartolommeo Mesny, fu letta la sua Istoria sovra il 
verme dormiglione, che rimase presso di se, e fece vedere 
il disegno di esso insetto, e le di lui uova in natura, che 
tutto egli stesso conserva in sua abitazione. 

In questo stesso congresso Mr. Lorenzo Joannes de Saint 
Laurent francese e nostro accademico fece l’ostensione del 
verme d’onde procede la caprificazione (1). 

Il di 22 luglio 1758. 

Si congregò l'Accademia, ove il Sig. Dr. Giov. Targioni- 
Tozzetti recitò un secondo ragionamento. sull’ agricoltura 
toscana e lo rilasciò nelle mani del Sig. Principe dell’Ac- 
cademia. 

Invitato da me il Sig. Cav. Conte Vincenzo Alberti, mi 
favorì d’ intervenire, ed io lo proposi per nostro accademico 
e fu a viva voce acclamato per tale da 14 accademici ivi 
presenti. 

In appresso mostrai all'Accademia un Trattato di agri- 


(1) La caprificazione del fico conosciuta fino da remotissimi tempi si pra- 
tica in Cabilia, in Levante, nell’Arcipelago, in Grecia ed altrove. 

Non deve confondersi con altra analoga operazione detta pure caprifi- 
cazione, che consiste nell’appendere infiorescenze maschili di palme alle 
piante con fiori femminili per facilitarne la fecondazione e la produzione 
dei datteri. Anche la caprificazione del fico consiste nel trasportare frutti 
dal fico selvatico su piante di fico coltivate. Dai fichi selvatici si sviluppano 
Imenotteri della specie Blastophaga phenes L.i quali, col trasferirsi nei fichi 
domestici, ne stimolano la produzione di sostanze zuccherine, rendendoli 
più succulenti e più grossi. Alcuni autori attribuiscono pure all’intervento 
dell'insetto una azione fecondatrice in quei frutti. Adolfo Targioni-Tozzetti 
parla di insetti ritenuti ausiliari della fecondazione nei siconî di Ficus in- 
fectoria, F. mysorensis, F. glomerata e di F. religiosa dell’isola di Ceylan. 

Vedasi TournEFoRT, « Mem. Accad. de Sciences », 1705; Wesrwoon, « En- 
tomological Soc. of London », 1887-40: pag. 214, 224; GasPARINI, Ricerche 
sula natura del Caprifico, Napoli, 1845; Martin, « Bull. Soc. Acclimat. >, 
1869, I. 622; A. TarGronI-TozzertI, « Ann. Minist. Agr. e Comm. », 1879, 
N. 9, p. 18; KirBy and SPENCE, ely 1867; GirarD, Traité d'Entom., 
Vol. III, 1885, pag. 40 ece. 


44 


coltura composto da un fattore del Sig. Duca Salviati, e 
fu commesso al Sig. Pietro Pierucci d’esaminarlo, come 
fece, e ne diede a me e all'Accademia buona e favorevole 
relazione. Io conservo detto trattato manoscritto presso di 
me, perchè fu fatto a mia istanza, e mandatomi dall’autore 
e proposi detto autore per nostro corrispondente, il cui nome 
è Giuseppe Del Moro fattore del Sig. Duca Salviati a Ca- 
stagnolo. 

Il di 11 Agosto 1758. 

Si congregò l'Accademia, ed il Sig. Dr. Giov. Targioni- 
Tozzetti vi lesse il terzo ragionamento sull’agricoltura to- 
scana, il quale restò nelle mani dell’autore. Il Sig. Principe 
ordinò che si facesse il foglio o libretto, del quale si è fatta 
menzione in questo libro sotto il 10 Marzo 1757 ove siano 
sottoscritti quegli accademici, che si obbligano di pagare 
l’annua più volte detta sottoscrizione. 

Il di 25 Agosto 1758. | 

Si congregò l’ Accademia, ed il Sig. Dr. Gio. Targioni- 
Tozzetti lesse il quarto ragionamento sull’ agricoltura. to- 
scana, che restò presso l’autore. 

Il di 4 Settembre 1758. 

Si congregò l'Accademia, ove il Sig. Gio. Targioni-Toz 
zetti vi recitò il quinto ragionamento sull’ agricoltura To- 
scana, benchè non tutto. 

Il di 16 Settembre 1758. 

. Si congregò l'Accademia e v’ intervennero : 

Il Sig. March. Roberto Pucci, Sig. Stefano Forzoni Ac- 
colti, Sig. Bartolommeo Mesny, Sig. Dr. Giov. Targioni- 
Tozzetti, Sig. Cav. Settimanni, Sig. Co. Pietro e Sig. Con. 
Lorenzo Pierucci, Sig. Abate Giuseppe da Verrazzano, 
Sig. Co. Orlando del Benino, Sig. Matteo Tolomei, Signor 
March. Lorenzo Ginori, Sig. Ab. Giov. Gualberto France- 
schi, Sig. Dr. Carlo Guadagni ed Io. 

‘Tutti concordemente per schedole elessero per Presidente 
dell’Accademia il suddetto Sig. March. Roberto Pucci, il 
quale accettò colla condizione, che gli fossero assegnati per 
consiglieri : 

Il Sig. Abate Giov. Gualberto Franceschi. 


45 


Sig. Ab. Giov. Neri. 

Il March. Lorenzo Ginori. 

Sig. March. Commissario Maggi. 

Sig. Dr. Giov. Targioni-Tozzetti. 

I quali dall'Accademia gli furono accordati a voti pieni: 
provando io per verità qualche poco di dispiacere per es- 
ser rigettato da detto Sig. Presidente, ed escluso dal nu- 
mero de’ consultori. Non perchè io sia molto capace a dar 
consiglio, ma per esser il Padre ed Institutore dell’Acca- 
demia, e per sapere dove andavano a tendere questi consi- 
gli e queste leggi nuove: affine di poterle progettare al 
Corpo dell’Accademia, ed ottenerne l'approvazione si erano 
fatti dare da essa Accademia, la facoltà; le quali leggi 
nuove (per quanto ho potuto sapere da alcuni, e che poi 
distese da un solo del detto seggio, mi furono lette per 
caso) andavano a distruggere le prime e fondamentali del- 
l'Accademia, e a diminuirmi l’impiego di Segretario, con- 
cedere una molto estesa facoltà al solo Presidente, e così 
introdurre la maggioranza tra gli accademici, origine di 
qualche invidia, e alienazione dall’intervento ad essa; come 
- infatti, penetrata questa novità, da molti accademici si vi- 
dero i congressi assai meno numerosi di quello lo erano in 
tempo, che le primiere, semplicissime leggi dell’Accademia 
erano osservate. 

Nota, che îl di 28 Febbraio 1760 consegnò al bidello 
dell’Accademia una copia in foglio aperto del primiero re- 
golamento dell’Accademia da consegnarsi al Presidente della 
medesima. E sotto il di. 18 Marzo consegnò al detto bi- 
dello il Catalogo di poco meno, che tutti gli accademici da 
consegnarsi come sopra. 

Il di 2 Ottobre 1760. 

Si adunò l'Accademia, ed il Sig. Presidente propose due 
premi (e disse non doversi manifestare il nome della per- 
sona che gli aveva dati) che uno di 15 Gigliati, l’altro di 
5 a chi avesse meglio sciolti due problemi, il contenuto e 
le condizioni de’ quali sottoscritto di mano del Sig. Presi- 
| dente si conserva originale, disteso in cartone, perchè pie- 
gato correva rischio di lacerarsi, e perchè ancora si potesse 


46 

leggere facilmente così aperto da ciascheduno, negli atti 
dell’Accademia. Indi si lesse dal Sig. Presidente il ristretto 
d’una relazione del nostro accademico Sig. Giacomo Bian- 
coni (o Biancani) bolognese, concernente la descrizione, usi, 
ed utilità d’un novello seminatore sperimentato in Bologna 
il tutto fatto dal Sig. Bianconi a mia istanza e replicate 
preghiere che consegnai a detto Sig. basi che ritiene 
nelle mani. 

Lo stesso Sig. Presidente fece noto all'Acohidonia l’espe- 
rimento fatto in Toscana del detto seminatore rettificato 0 
vogliamo dire rinnovato da N. N. nostro accademico, disse, 
che fatto conto de’ diversi luoghi dove era stato sperimen- 
tato in Toscana, o vogliamo dire in Massa, riusciva di 
qualche utilità. 

Nota, che in appresso da persona degna di fede nostro 
accademico, e informato di questo fatto, mi fu fatta rela- 
zione che il mentovato supposto vantaggio del detto semi- 
natore, fatti meglio i calcoli non si era verificato, e che lo 
sbaglio stava nel calcolo. 

Finalmente da detto Sig. Presidente mi fu tdi di 
ringraziare, come feci, il mentovato Sig. Bianconi e pre- 
garlo a voler continùare il risultato del detto seminatore 
in Bologna. A questo congresso intervennero 11 accademici 
non compreso il Presidente ed io. 

Il di 12 Gennaio 1761. 

Si congregò l'Accademia, e dal Sig. Bartolomeo Mesny 
fu recitata una relazione d’alcune esperienze da lui fatte 
intorno alla coltivazione de’ grani: impresa molto utile, e 
delle più necessarie al rifiorimento della toscana coltiva- 
zione. Questa relazione restò nelle mani dell’autore. 

‘Nota, che il di 26 Marzo. 1761 essendomi poco innanzi 
stato mandato dal Sig. Presidente l’originale de’ due men- 
tovati problemi (come si è parlato il di 2 Ottobre 1760), 
io lo consegnai da me manoscritto al nostro bidello, acciò 
lo portasse in giro a’ nostri accademici, secondo l'intenzione 
spiegatami a voce dal suddetto Sig. Presidente ; ed io fatta 
la copia di detti problemi gli ho mandati adalcuni nostri 
accademici forestieri, come al Sig. Zaccaria Betti veronese, 
e al Sig. Dor. de Sanctis Abruzzese de’ Boschi. 


47 


Il di 20 Maggio 1761. 

Si congregò l'Accademia. in numero di 10 in tutto, ed il 
Sig. Dr. Saverio Manetti recitò un discorso sopra le piante 
che si usano in cibo dell’uomo e in nutrimento delle bestie 
in diverse parti del mondo; ma non terminò di recitare 
questo erudito e grazioso discorso, e portò seco l’originale 
senza lasciarne copia, conforme altri, con mio dispiacere, 
hanno fatto, ed il Sig. Presidente consigliò di lasciarne in 
avvenire almeno le copie. Il Sig. Presidente lesse una lunga 
lettera del Sig. Marchese di Mirapoux, in ringraziamento 
d’essere stato ascritto alla nostra Società e la rifiori esso 
Sig. Mirapoux d’alcune utili, economiche e politiche osser- 
vazioni intorno alla nostra Accademia, la qual lettera se 
la portò a casa il Sig. Presidente, la quale però tornerebbe 
bene per quanto mi pare che si ponesse, almeno in copia 
autentica, negli Atti o sia memorie dell’Accademia, giac- 
chè contiene le accennate riflessioni intorno alla medesima. 

E giacchè il detto Sig. Marchese Mirapoux mostrò genio 
(per quanto disse il Sig. Presidente) di avere una patente 
d’aggregazione alla nostra Società, il Sig. Presidente portò 
_seco il tenore o sia la minuta di detta patente; ed aven- 
dola letta a chiara voce, gli fu a viva voce dagli accade- 
mici approvata; e di questa ancora non ne resta memoria, 
e copia negli atti dell’Accademia. 

Ma siccome la minuta di questa patente riguardava par- 
ticolarmente il personaggio del detto Sig. March. Mirapoux, 
così il Sig. Senatore Adami rilevò con somma prudenza, 
che avrebbe stimato bene di fare in avvenire le patenti 
comuni a tutti, che fossero eletti per accademici; e fu ap- 
provato da tutti i presenti accademici questa saggia pro- 
posizione. 

Di poi il Sig. Presidente propose la divisa, che si poteva 
unire alle dette comuni patenti, e fu detto che ciò si ponesse 
in carta, unitamente alla minuta della patente comune a 
tutti; ed il Sig. Presidente disse, che avrebbe fatta una tal 
carta e l’avrebbe a me consegnata per mandarla in giro 
a’ signori accademici per sentire il loro parere; ma io sino 
al presente: giorno, che metto a pulito questo libretto di 


48 


memorie ricavate dalle bozze, che siamo al di 11 Aprile 
1762 non ho veduto detta carta. 

Finalmente il Sig. Presidente tornò a replicare la De- 
putazione de’ suoi consiglieri, e altri gradi distintivi d’ac- 
cademici, contro la semplicità ed eguaglianza del primo 
Istituto e regolamento dell’Accademia; al quale fu rispo- 
sto da taluno degli accademici, che questa distinzione di 
gradi avrebbe generata dissensione; e così parlò chiaro 
l’abile ed ingegnoso Sig. Ab. Michele Ciani, e qui terminò 
il formale congresso. 

Se non che restati alcuni accademici a crocchio, il si- 
gnor Presidente incominciò a intuonare che avrebbe bra- 
mato d’ottenere dall'Accademia la facoltà di eleggersi un 
segretario particolare e che fosse in libertà di tutti i pre. 
sidenti una tale elezione: al che non fu data risposta dai 
Signori Crocchianti; ed io non mi volli far sentire per al- 
lora del torto, che pareva a me fosse fatto, di escludermi 
dal servire, e il Sig. Presidente e l'Accademia di segreta. 
rio, nelle cose relative alla detta Accademia; essendone 
stato dichiarato segretario fino dalla prima istituzione, in 
riguardo ad essere io stato l’ origine; e non parendomi 
d'aver mai nel tempo di molti anni, che servo di segreta- 
rio, mancato alle mie obbligazioni: almeno con piena e 
deliberata volontà; e se ho mancato mi dicano dove, che 
io mi emenderò. Tacqui dunque allora per conformarmi al 
saggio silenzio degli altri signori accademici, che erano al 
crocchio : ed aspettando il tempo opportuno, che ciò fosse 
proposto alla prima o altra congregazione dell’Accademia. 

Il di 27 Agosto 1761. 

Si congregò l'Accademia, ed io vi recitai il mio piano, 
o prospetto degli elementi dell'Agricoltura fino alla metà, 
cioè fino a dove tratto della notomia delle piante, riser- 
bandomi a terminarlo in altra propria adunanza dell’acca- 
demia. 

Il Sig. Presidente fece vedere ad alcuni accademici due 
disegni, uno per la divisa dell’ accademia col suo diritto, 
e l’altro d’una medaglia per il premio. Ma essendo l’ora 
tarda io non ebbi tempo di veder cosa alcuna: se non che 


49 


veddi che il Sig. Presidente lesse una carta contenente un 
certo problema che non fu da me letto, perchè come ho 
detto era l’ora tarda; ma osservai che lo consegnò o al 
Sig. Priore Orlandini o al Sig. Tolomei, e per quanto po- 
tei sapere, era un progetto sopra gli acquidotti. 

Il di 17 Marzo 1762. 

Si congregò l'Accademia e dal Sig. Presidente fu letto 
uno scritto del Sig. Dom. Maria Manni. 

Fu conchiusa l'adunanza intorno al pagare la fissata tassa 
per tutto questo mese in. mano del bidello. 

Il di 22 Marzo 1762. 

Si adunò l'Accademia coll’ intervento di pochissimi ac- 
cademici; e dopo aver aspettato un pezzo il sig. Presidente, 
avendoci egli mandato a dire per il bidello che era impe- 
dito, e non poteva venire, il congresso fu sciolto nel quale 
doveva recitare il Sig. Dr. Mesny il progresso d’una sua 
memoria sopra il Verme dormiglione. 

Nota che di Aprile sottoscrissi la patente dell’ Accade- 
mia per mandarsi in Francia all’ accademico Sig. Mar- 
chese Mirapoux, e restò detta patente in mano del Sig. 
Presidente, il quale si prese l’ assunto di mandarla al suo 
destino. 

Il di 29 Maggio 1762. 

Si adunò l'Accademia con l'intervento degli appresso 
accademici : 

Sig. Conte Pietro Pierucci, Sig. Conte Orlando del Be- 
nino, Sig. Marchese Andrea Gerini, Sig. Andrea Ginori, 
Sig. Dr. Saverio Manetti, Sig. Dr. Bartolomeo Mesny, 
Sig. Ab. Michele Ciani, Sig. Conte Felici, Sig. Cav. Bindo 
Peruzzi ed il segretario, il quale recitò un progetto nuovo 
| per fare che gli ulivi resistino al freddo, alle nevi e alle bu- 
fere, e fece l’ostensione di due figure di ulivi incise in rame, 
relative al prefato progetto. 

In questo congresso, che fu intimato con suo consenso, 
non intervenne il Sig. Presidente, e non mandò, conforme 
fece altre volte, alcun avviso all'Accademia dell’impedimento 
di non intervenire, benchè i signori accademici avessero la 
sofferenza di averlo aspettato per lungo tempo. 


50 


Il di 6 Agosto 1762. 

Nella solita stanza si congregò l'Accademia, alla quale 
intervennero il Sig. Presidente, il Sig. Ab. Ciani, il Si- 
gnor Dr. Mesny, ed io segretario e poi il Dr. Saverio Ma- 
netti e dovendosi recitare dal suddetto Sig. Dr. Mesny il 
seguito della memoria sopra l’insetto chiamato dormiglione, 
fu pregato dal Sig. Presidente a differire la lettura in una 
più piena adunanza : e frattanto il detto Sig. Presidente 
consegnò al Sig. Ab. Ciani un progetto o sua carta, della 
quale io non ne so il contenuto: ma con ordine che il 
suddetto Ab. Ciani dopo averla esaminata la faccia pas- 
sare nelle mie mani per mandarla in giro a signori acca- 
demici. 

Io poi presentai al Sig. Presidente una lettera venuta di 
Francia degli autori dell’ Agronomie, che conservo presso di 
me, unitamente a due stampe, cioè : Corps complet d'agri- 
culture et d’agronomie, nella qual lettera i suddetti signori 
autori pregano la nostra Accademia a voler dir loro se 
vorranno favorirgli di rispondere alle loro questioni. Ed i 
signori accademici m’incaricarono di rispondere in francese 
affermativamente con prima comunicar loro la minuta. In 
oltre il detto Sig. Presidente, che essendo più di due anni 
che godeva la presidenza di detta Accademia, gli pareva 
tempo di dar luogo all’’elezione di un altro: ma in questo 
particolare non fu conchiuso nulla. 

Il di 7 Marzo 1763. 

Si congregò l'Accademia con l'intervento degli appresso 
accademici, cioè : 

Del Sig. Presidente, Sig. Senatore Ginori, Sig. Dr. Sa- 
verio Manetti, Sig. Andrea Ginori, Sig. Conte Pietro Pie- 
rucci, Sig. Giovan Battista Nelli, Sig. Conte Cav. Orlando 
del Benino, Sig. Bartolomeo Mesny, Sig. Ab. Michele Ciani 
Sig. Ab. Franceschi, Sig. Forzoni Accolti e di me segre- 
tario; ove si trovarono presenti alcuni accademici, tra i 
quali il Sig. Dottor Alessandro Bicchierai recitò una me- 
moria intorno agli alveari, la quale portò via seco. 

In questo congresso il mentovato Sig. Presidente propose 
di formare una patente in stampa da presentare a chi sarà 


51 


eletto per accademico, e fu detto, che esso Sig. Presidente 
ed altri portassero le minute secondo il loro parere e che 
poi si eleggesse quella che fosse di universale gradimento. 
E finalmente si rammemorò di pagare il solito testone al 
bidello. 

Il di 24 Marzo 1763. 

. Si congregò l'Accademia dove intervenne : 

Il Sig. Senator Adami, Sig. Giovan Battista Nelli, Sig. 
Dr. Saverio Manetti, Sig. Conte del Benino, e io, ma per 
non esser venuto il Sig. Presidente ed essendo scarso il 
numero, non si recitò cosa alcuna. 

V’ intervenne ancora il Sig. Cav. Rimbotti. 

Il di 26 Maggio 1763. 

Si congregò l'Accademia senza l'intervento del Sig. Pre- 
sidente e v’ intervennero: 

Il Sig. Conte Felici, Sig. Nelli, Sig. Dr. Mesny, Sig. Ab. 
Ciani, Sig. Dr. Manetti, Sig. Conte del Benino, ed io segre- 
tario : ove si lesse un discorso di N. N. intorno all’ Anatomia 
de’ semi delle piante, che conservo appresso di me. 

Il Sig. Dr. Mesny presentò all'Accademia il prodotto dei 
| vari grani seminati in terre differenti a tenere delle mesco- 
lanze delle terre come nelle dissertazioni si spiega. Questa 
tavola la conservo appresso di me: ma le dissertazioni sono 
nelle mani dell'autore. Io segretario proposi un donativo 
di libri d’agricoltura da farsi all'Accademia. 

Il di 15 Giugno 1763. 

Si congregò l'Accademia coll’intervento : 

Del Sig. Presidente, Sig. Dr. Mesny, Sig. Cav. Rimbotti. 
Signore Abate Ciani ed io Segretario. Il Signore Abate 
Ciani vi lesse un discorso intorno alla coltivazione delle 
Maremme. 

Il di 22 Giugno 1763. 

Si congregò l'Accademia coll’ intervento : 

Del Sig. Presidente, Sig. Cav. Rimbotti, Sig. Matteo 
Tolomei, Sig. Abate Ciani, Sig. Arcidiacono Albizi, Sig. 
Dr. Mannaioni, Sig. Dr. Bicchierai, e di me segretario. Il 
Sig. Abate Ciani proseguì a recitare il discorso intorno 
‘ alla coltivazione delle Maremme. 


52 


Il di 15 Settembre 1763. 

Si congregò l'Accademia coll’ intervento : 

Del Sig. Presidente, Sig. March. Gerini, Sig. Ab. Fran- 
ceschi, Sig. Dr. Manetti, Sig. Donato Archi, Sig. Dr. Bic- 
chierai, Sig. Ab. Ciani e di me segretario. Il Sig. Ab. Ciani 
seguitò il suo discorso intorno alla coltivazione delle nostre 
Maremme, ed io lessi una lettera a me diretta dal Signor 
Marchese Abate Niccolini in ringraziamento di essere stato 
eletto tempo fa nostro Accademico. E finalm. il Sig. Pre- 
sidente esortò questi Signori Accademici a. comunicar no- 
tizie agli autori del Dizionario di Bottanica e Agricoltura, 
che siamo noi cioè il Sig. Dr. Manetti, ed Io. 

Il dì 28 detto 1763 si adunò l'Accademia coll’intervento 
del Sig. Presidente, del Sig. March. Antonio Niccolini, Sig. 
Co. Pietro Pierucci, Sig. Co. del Benino, il Sig. Ab. Ciani, 
ed io. Il sudd. Sig. Ab. Ciani seguitò a recitare il suo di- 
scorso sulla coltivazione delle Maremme. 

Il dì 18 Luglio 1766 (1). 

Nella Foresteria dell S.S. Nonziata si congregò l’Acca- 
demia coll’intervento del Sig. Presidente. 

Sig. Dr. Carlo Guadagni, Sig. Co. Pietro Pierucci, Sig. 
Dr. Mesny, Sig. Dr. Xaverio Manetti, Sig. Cav. Feriglii 
Sig. Ab. Don Gio: Montelatici, ed io Segretario che lessi 
parte di un discorso ‘intorno alla perfezione, che si può 
dare alla coltivazione di quei mori, i quali per ordine del- 
l'Imperatrice Regina Apostolica si allevano ne’ sobborghi 
di Vienna. In appo il Sig. March. Presidente lesse una 
lettera del Sig. Fabio Asquino Segretario della Società di 
Agricoltura d’ Udine nella quale detta Società richiedeva 
corrispondenza con la nostra Accademia de Georgofili: 
alla quale m’ ordinò rispondere, che ci faremo gloria di 
corrispondere. Inoltre la detta Accademia ha mandato 


(1) Non saprebbe dirsi se questa lacuna di quasi tre anni, ed anche altre 
minori, trovino ragione nelle interruzioni delle adunanze, o nella mancata 
registrazione di esse. Certo è però che, secondo il Tabarrini (Delle vicende 
e degli studi, ecc.) nel 1763 il Montelatici si recò a Vienna per ottenere 
dal Granduca Ferdinando il patrocinio in favore dell’Accademia ; e non ne 
ritornò che nel 1764. 


53 
un quesito del quale è qui annessa la copia: ma essendo 
passato il tempo della soluzione, devo dar per ragione 
di non aver risposto al dubbio, la tardanza. Nel sud. 
Congresso da me invitato v’intervenne il Sig. Ant. Giu- 
seppe Romani di Fossombrone dilettante di Agricoltura, il 
quale ha promesso di fare una relazione de’ difetti osser- 
vati nella coltivazione de’ mori in Toscana, e ne addurrà 
la maniera di correggerli. 

Il dì 27 Agosto 1766. 

Si è congregata la nostra Accademia nella Foresteria 
della Badia di Firenze coll’intervento del Sig. Presidente, 
Sig. Co. Pietro Pierucci, Sig. Cav. Peruzzi, Sig. Senator 
del Riccio, Sig. Dr. Carlo Guadagni, Sig. Stefano Forzoni 
Accolti, Sig. Cav. Menatoni, Sig. Dr. Xaverio Manetti 
ed io Segretario. E più, non accademici, Sig. Guiducci ed 
altri. In questo Congresso il Segretario ha seguitato a 
leggere un discorso intorno alla coltivazione de’ mori in 
Austria ed ha fatto istanza che fossero assegnati i Cen- 
sori terminato che sia il medesimo, e furono assegnati il 
Sig. Co. Pietro Pierucci, ed il Sig. Dr. Xaverio Manetti 
“non solo per censurare detto discorso: ma ancora molti 
altri inviati all'Accademia de’ Georgofili. 

Il Sig. March. Presidente difese il mio discorso suddetto 
e dimostrativo, all’eccezione del pizzicamento, o sia. pota- 
zione de’ morettini, come meglio apparisce nel detto di- 
scorso, al quale si abbia relazione. 

Il dì 11 Settembre 1766. 

Si congregò l'Accademia nella stanza del Capitolo de’ 
P.P. Teatini, e v'intervenne il solo Sig. Bindo Peruzzi 
Accademico e il Sig. Co. Can. Guasco, e due Ecclesia- 
stici: ed il suddetto Sig. Bindo Peruzzi lesse in detto Con- 
gresso una memoria sopra una pianta detta Sulla, mandata 
da Genova dal March. Domenico Grimaldi. 

Il dì 12 Dicembre 1766. 

Si è congregata l'Accademia nel Seminario Arcivescovile 
di Firenze, e vi fu letta di nuovo la memoria del Sig. 
March. Domenico Grimaldi genovese sopra la pianta Sulla, 
della quale si è fatta menzione nel prossimo passato Con- 


54 


gresso; e fu letta detta memoria con piacere sommo, e 
gradimento tale, che immediatamente fu aggregato al ca- 
talogo dei soci; e fu stimato bene il ringraziarlo della 
cortese esibizione fatta al corpo dell’Accademia de’ semi, 
e figura di detta Sulla, che il Sig. Dr. Xaverio Manetti 
disse esserli nota sotto il nome di Hedisarum flore rubente 
del Tournefort (Hedysarum coronarium Linn.) Vi fu anche 
letto il saggio del Sig. Avv. Gio Batta Bevilaqua Udinese 
sopra il quesito proposto dalla Società d’Agricoltura pra- 
tica dell'accademia d’Udine per l’anno 1766, cioè a quali, 
e quante ragioni deesi attribuire la penuria de’ foraggi 
occorrenti al bestiame nella massima parte nella provin- 
cia del Frioli. Il Sig. Avv. ne ha riportato il premio. In 
questo Congresso ho distribuito agli accademici, e non 
accademici l’altro quesito della detta società d’ Udine per 
l’anno 1767. i 

Il dì 23 Gennaio 1767. 

Nelle camere presentemente abitate dal Rev.mo Abate 
di S. Trinita si congregò l'Accademia de’ Georgofili nella 
quale abitazione intervennero : 

Il Sig. Cav. Settimanni, P. Ab. Don Gio: Montelatici, 
Sig. Cav. Comm. Maggi, Sig. Dr. Bicchierai, Sig. Matteo 
Tolomei, Sig. Antonio Guiducci, Sig. Dr. Mesny, Sig. Dr. 
Manetti, Sig. Ab. Muzzi, Sig. Co. Can. Guasco. 

Il Sig. March. Presidente, ed il Segretario: ed ivi per 
acclamazione fu eletto per socio Principe, Capo, e protet- 
tore perpetuo dell’Accademia de’ Georgofili S. Eccellenza 
il Sig. Conte Orsini di Rosembergh, e perchè i soci inter- 
venuti nel solo scarso numero per cagione della gran neve, 
che fioccava in quell'ora 3 della sera del suddetto giorno, 
fui incaricato dall'Accademia di parlarne ad alcuni altri 
soci se concorrevano nella suddetta elezione co’suddetti: e 

Il Sig. Senator Alessandro Pucci, Sig. Cav. Rimbotti, 
Sig. Forzoni Accolti. 

Il Sig. Fabbrini, e tutti questi ebbero un sommo piacere, 
e concorsero ad approvare l’onore di una tale elezione. 

Il Sig. Co. Can. Guasco alla mia presenza, e di altri 
soci disse che stimava bene di fare quattro deputati per 


55 


dar notizia alla detta Eccellenza del Sig. Conte di Ro- 
sembergh, e furono proposti, deputati 

Il Sig. Matteo Tolomei. 

Il Sig. Co. Can. Guasco. 

Il Sig. M.se Roberto Pucci ed Io segretario Institutore 
della Società Ubaldo Montelatici: onde il giorno immedia- 
tamente seguente alle ore 4 della sera ci siamo portati se- 
paratamente al palazzo di S. Ecc. ed unitamente gli ab- 
biamo rappresentato una tale elezione, e compitamente ci 
ha fatti i suoi ringraziamenti, e si è espresso con tutti noi 
Deputati di pregare S. A. R. di cui Egli è Primo Mini- 
stro di dar luogo per le Congregazioni, e di dare agli Ac- 
cademici alcuni premi: e scoperse il principal nemico, che 
fece tutto il male all'Accademia: il quale poi dopo ha par- 
lato e stampato bene dell’Accademia. 

Il di 10 Aprile 1767 si adunò l'Accademia nel Palazzo 
di S. E. il Sig. Co. Orsini di Rosembergh con numeroso 
concorso di Accademici, colla di lui presenza, ove il Si- 
gnor Dr. Targioni Tozzetti recitò un discorso sopra i Pa- 
scoli. Dipoi il d. Sig. Co. Presidente dell’Accademia ordinò 
che il Sig. Co. Can. Guasco, il Sig. Piero Pierucci, ed Io 
ci congregassimo, e facessimo un piano del regolamento di 
detta Accademia, ed Io Segretario ho preso l’assunto di 
rendere informato il d. Sig. Co. Guasco di tutte le cose, 
che furono fatte dal principio dell’ Instituzione fino al pre- 
sente giorno, come farò. In questo Congresso fu letto ad 
alta voce il quesito della Società dell'Agricoltura pratica 


.d’ Udine. 


Il di 4 Maggio 1767 si congregò una piccola parte del- 
l’Accademia Fiorentina per discorrere del Memoriale del 
Maggior numero de’ Proprietari del Mugello, che supplica- 
vano S. A. R. a dar provvisione al danno de’ Succiameli, 
che regnano in quel paese, e fanno un gran male: il qual 
memoriale fu rimesso da S. A. R. per informazione all’Ac- 
cademia, e si discorse di fare una Deputazione di accade- 
mici, che dicessero sopra di ciò la loro opinione. Il dì poi 
5 Maggio fu indicato il luogo dell’Accademia, e per ca- 
gione del tempo piovoso intervennero dodici soli accade» 


56 


mici: e furono scelti gli accademici per dire la. loro opi- 
nione sopra di questo, e fu il Sig. Co. Pietro Pierucci, il 
Sig. Dr. Mesny, il Sig. Ab. Pelli, e il Sig. Dr. Saverio 
Manetti, e tutti e quattro accettarono, e passarono per voti. 
A. mia requisizione fu eletto per mio consegretario il Si- 
gnor Co. Pietro Pierucci, e il mio servitore Francesco Squar- 
cini per bidello dell’ Accademia. 

Il di 4 Giugno 1767 si congregò l’Accademia nel palazzo di 
S. E. il Sig. Co. Orsini di Rosembergh, ed ivi il Signor Co. 
Can. Guasco lesse un piano da lui disteso delle leggi dell’ Ac- 
cademia, il quale terminato, furono dall'Accademia eletti quat. 
tro Commissari ad esaminare il detto piano, e dire la loro 
opinione, e poi farne relazione al corpo dell’Accademia. I 
commissari furono il Sig. Dr. Targioni Tozzetti, il Sig. Pietro 
Lapi Bottanico, il Sig. M.se Roberto Pucci, ed Io che scrivo. 
Il Sig. Presidente Co. di Rosembergh disse che S. A. R. no- 
minava per Socio Georgofilo il Sig. Angiolo Fabbroni Priore 
di San Lorenzo, e restò per acclamazione eletto. Il detto Sig. 
Presidente in mancanza sua nominò col titolo di Direttore il 
M.se Roberto Pucci. Poi il Sig. Senator Leonardo Del Ric- 
cio lesse un discorso riguardante la maniera di perfezio- 
nare la toscana agricoltura, e mi promesse di darne una 
copia, da conservarsi nell’archivio dell’Accademia. 

Il di 20 Giugno 1767 in casa del Signor M.se Roberto 
Pucci Direttore dell’Accademia si congregarono i suddetti 
commissari, ed il Sig. Dr. Targioni disse la sua opinione 
sopra il suddetto piano delle Leggi, e così fece il Sig. Lapi 
ed Io: ed il Sig. Direttore fece distendere dal suo maestro 
di casa i detti pareri: e finalmente fu concluso, che si met- 
tessero al pulito le dette opinioni per sottoscriverle noi al- 
tri commissari il di 80 del corrente. 

Il di 80 Giugno 1767 Sua Eccellenza il Sig. Co. Orsini 
di Rosembergh ha in questo giorno fatta adunare 1’ Acca- 
demia de’ Georgofili nel proprio palazzo di sua abitazione, 
dove è intervenuto in qualità di Presidente, e con la so- 
lita sua gentilezza si è degnato d’approvare le seguenti de- 
terminazioni de’ Soci Congregati. Il Sig. M.se Roberto Pucci 
relatore, e direttore annuo dell’Accademia ha pubblicamente 


57 


letta la sua approvazione al prospetto del Regolamento da 
farsi per l'Accademia de’ Georgofili stato disteso dal Ca- 
nonico Co. Guasco nella passata sessione. Gli accademici 
sentito il suddetto piano fecero alcune difficoltà e general- 
mente però approvarono l’osservazioni della Commissione: 
ma per evitare ogni ombra di litigio, il Segretario non si 
è fidato della propria opinione: e perciò prima di regi- 
strare quest’atto, ha procurato di far consultare l’oracolo 
di S. Ecc. come infatti fecero il Sig. Co. Can. Guasco 
il Sig. Senatore Anton Filippo Adami, il Sig. Co. Pietro 
Pierucci, i quali tutti concordemente riferirono che l’Ac- 
cademia intorno al piano divisato giudicò nella seguente 
maniera: Avendo la commissione generalmente approvato il 
progetto del Regolamento proposto dal Canonico Conte di 
Guasco, e considerandolo pieno di dignità di metodo, e di 
vedute, insinuava per un utile aumento dell’agricoltura che 
fossero venuti a leggere per turno una dissertazione, i pro- 
fessori dell’ Università, ed altri pagati in materie molto 
simili, siccome ancora gli aspiranti a dette cattedre; ma 
fu risoluto dall'Accademia, che fosse libero a’ professori di 


mandar quello che più piacerà. 


La Commissione stimava convenevole, che i segretari fos- 
sero obbligati a registrare gli esercizi letterari di cadauna 
adunanza; che saranno due i segretari suddetti, e. questi 
perpetui, e che a questi si dessero due coadiutori annuali, e 
l'Accademia l’approvò. 

Oltre alla cura de’ semenzai, che l'Accademia insinuava 
sotto il patrocinio del Governo, la commissione giudicava 
utile che i particolari possessori s'ingegnassero ancora essi 
di fare alcune facili prove, ed osservazioni ne’ loro re- 
spettivi fondi, pregandoli in tali casi di comunicarle al- 


‘ PAccademia; e questo pensiero dei Commissari venne com- 


mendato. 

La Commissione ha ridotte a dodici le sessioni ordinarie, 
lasciando in libertà il Presidente di adunare a suo arbitrio 
le straordinarie, e l'Accademia l’ha approvato. 

La Commissione suggeriva, che si desse ogni anno un 


. premio da conferirsi a sorte a qualcheduno dei Soci, che 


58 


avessero comunicato all’ Accademia una Dissertazione, Os- 
servazione, macchina ed altro; ma l'Accademia persistè nel 
sentimento, che dandosi il caso, che sia dato il desiderato 
premiu si conferisca al solo merito de’ concorrenti fore- 
stieri, e non a sorte, escludendo gli stessi soci. 

La Commissione giudicava di porre in considerazione al 
Seggio di pensare a proporre qualche compenso facile per 
conseguire il pagamento delle tasse per un fondo neces- 
sario; ma l'Accademia determinò, che i renitenti a pagare, 
sarebbero sollecitati a pagare da uno, o due Censori, sotto 
pena d’esser levati dall’albo degli Accademici dopo aver 
comunicata la renitenza in un’adunanza, ed al Presidente, 

La Commissione riserbava al Seggio l'autorità di deci- 
dere le questioni che potessero insorgere, per la dichiara- 
zione delle leggi; ma il fare alle leggi una qualche aggiunta 
o deroga, tal facoltà conferirà a tutto il corpo dell’Accade- 
mia, come pure il diritto di eleggere dei Commissari per 
riferire; e l'Accademia si è iso na al parere della 
Bovinisie 

Concludeva la Commissione che si rendesse distinte gra- 
zie, anzi all’ Eccellenza del Primo Ministro Presidente, e 
che fossero eletti tre soggetti per rendere umilissime gra- 
zie all’A. S. R., e supplicarla della sua sovrana approva 
zione al presente regolamento, e l'Accademia approvò a 
pieni voti questo pensiero, ed elesse per suoi deputati il 
Can. Conte di Guasco, il Senatore Antonio Filippo Adami, 
ed il Marchese Ruberto Pucci. 

In seguito fu detto, che ogni primo meivoledì di ciascun 
mese nel giorno dopo pranzo due ore incirca prima, che 
tramonti il sole di ciascuna stagione, si adunerà l’Accade- 
mia nella sua propria residenza assegnata benignamente 
in Palazzo Vecchio. Il primo mercoledì del venturo agosto 
si darà principio in detto luogo alla prima adunanza, senza 
precedente invito : mentre sarà specificato nella « Gazzetta 
Toscana » il presente articolo: acciò sia noto a tutti i Soci, 
e si prevalgano della notizia per intervenire ogni mese 
alle stabilite assemblee. 

‘Il dott. Saverio Manetti promise di comunicare all’Ae- 


59 
cademia qualche sua osservazione nella ventura adunanza 
di agosto. 

Il sig. Antonio Fabbrini ha preso l’incarico di pensare 
al sigillo dell’Accademia. 

A tenore delle leggi furono eletti i seguenti Accademici, 
chi per occupare il posto di Uffiziale, e chi il posto di 
Accademici onorari. 

Offiziali di seggio: 

Presidente perpetuo : Sua Ecc. il sig. Conte del Sacro 
Romano Impero, Francesco Orsini di Rosembergh. 

Direttore annuale: Marchese Cav. Bali Roberto Pucci. 

Consiglieri: 

Il Direttore annuale: Abate Giovanni Neri. 

Censori: Matteo Biffi già Tolomei, Dott. Gio. Targioni 
Tozzetti. | 

Tesoriere: Antonio Fabbrini. 

Segretario perpetuo per il carteggio con gli Esteri Pa- 
dre Ab. Ubaldo Montelatici. 

Coadiutore: Dottor Nati Poltri. | 

Segretario perpetuo per registrare gli atti dell’Accade- 
mia: Conte Pietro Pierucci. 

Coadiutore: Dr. Saverio Manetti. 

Accademici onorarii : 

S. Ecc. il Sig. Conte degli Alberti. 

S. Ecc. il Sig. M.se Gio. Corsi. 

Sig. Senator Cav. Paolo Vettori Guerrini. 

Sig. Senatore Cav. Antonfilippo Adami. » 

Sig. Senatore Alessandro Orazio Pucci. 

Sig. Senatore Giulio Orlandini. 

Sig. Senatore M.se Conte Cav. Balì Lorenzo Ginni. 

Sig. M.se Priore Luigi Viviani. 

Sig. M.se Ab. Antonio Niccolini. 

Sig. Co. Francesco Guicciardini. 

Sig. Co. Cav. Orlando Malevolti del Benino. 

Sig. Cav. Bindo Simone Peruzzi. 

Sig. Cav. Alberto Rimbotti. 

Sig. Can. Angiolo Fabbroni. 

Sig. Ab. Andrea Bonaparte. 


Sia Ab. Giuseppe da Verrazzano.. 
sie Giacomo de Sauboin. 
ig. Ab. e Avvoe. Antonio Uguccioni. spia 


Piet Pierucci come ; Begotti in gestnt por 
gi atti Vara Accademia e per validità de' suddett 


61 


Continovazione delle Memorie dell’Accademia de’ Georgofili 
registrate dal Conte Pietro Pierucci, Segretario delli 
Atti a’ 5 Agosto 1767. 


Sua Eccellenza il Sig. Conte Orsini di Rosemberg Pre- 
sidente della nostra Accademia ha dato ai Soci il comodo 
di congregarsi nelle stanze del suo palazzo, e con l’attuale 
sua presenza gli ha pienamente consolati. In questa adu- 
nanza composta di passa 25 accademici è stato pubblicato 
dal Sig. Marchese Roberto Pucci il rescritto di S. Altezza 
Reale, nostro clementissimo Sovrano, nel quale si chiama 
protettore della nostra Accademia e speciale promotore dei 
nostri esercizi, mentre accorda un annuo premio di 25 
Gigliati, come si legge in detto Rescritto, stato consegnato 
a me Segretario delli Atti. 

Il Sig. Dottore Saverio Manetti ha recitata una sua bene 
intesa memoria o sia piano per megliorare la cultura dello 
Osmannoro, che per commissione dell’Accademia si dee at- 
tentamente esaminare dai nostri Censori. Il Sig. Canonico 
Conte di Guasco ha fatto vedere il disegno della mone- 
tina d’argento che S. A. R. si compiace di distribuire a 
tutti 1 Soci che interverranno alle nostre sessioni, ed ha 
mostrato parimenti l’altra della medaglia d’oro, che con- 
seguirà chi farà la migliore lezione tra i soci esteri, ec- 
cettuati gli onorari, ed ordinari nel concorrere allo scio- 
glimento del problema, che ogni anno sarà proposto dalla 
nostra Accademia. 

Il P. Abate D. Ubaldo Montelatici ha letta una memo- 
ria del Fattore Lorenzo Carniani intorno alla maniera da 
esso praticata nel fare ottimo vino con le uve fradice, e 
corrispondente al saggio di vino mandato a S. E. il Signor 


Conte di Rosemberg, ed al detto Sig. Canonico Guasco. 


62 


Per mantenere sempre mai viva la memoria della So- 
vrana beneficenza nella mente de’ presenti, e futuri nostri 
Accademici, a ciò s'impegnino a sostenere il decoro della 
nostra Accademia, e a renderla utile al pubblico bene, si 
riportano a tale effetto le seguenti copie delle leggi. 


Progetto del Regolamento 
da stabilirsi per l'Accademia de’ Georgofili. 


Adesso che sotto i fortunati auspici d’un Sovrano aman- 
tissimo del pubblico bene l'Accademia de’ Georgofili sin’ora 
senza protettore, e senza ricovero, non più abbandonata, 
errante (1) ed esposta al comune dileggio, gode la sorte 
d’avere un presidente sì proprio ad animare il zelo dei 
Soci, veramente amatori de’ progressi dell'agricoltura, e a 
secondare le paterne intenzioni del Principe, giova sperare, 
che in avvenire questa utilissima Società abbia da procu- 
rare alla patria quei vantaggi, quali ha avuto in mira il 
suo zelantissimo promotore (2). 

Ma invano si spererebbe ottenere questi vantaggi se dopo 
la scelta del saggio, e provvido capo, sotto la cui dire- 
zione l'Accademia si è posta, non si pensasse a corrobo- 
rarla con un valido, e fisso regolamento che abbia forza 
di legge e le serva di norma. 

A. questo fine si propone un piano, il quale dopo di es- 
ser letto in una generale adunanza dovrà essere più ma- 
turamente esaminato da quattro Commissari nominati per 
pluralità di voti, e prescelti fra gli Accademici de’ più 
versati nelle materie che formano l’oggetto di questo utile 
instituto. 

Tre sono i capi sopra de’ quali mi pare si debba rag- 
girare questo regolamento. Il primo si è l’organica  strut- 
tura dell’Accademia. Il secondo le maniere con cui deve 


(1) Fu allora assegnata all'Accademia la sede in Palazzo Vecchio nel 
quartiere di Leone X. 
(2) TasarRrInI. Degli studi e delle vicende, ecc. p. 14. 


| 
| 


63 


procedere, ne’ suoi esercizi interni, ed esterni. Il terzo com- 
prenda gli oggetti a’ quali essa deve tendere, e che deve 
procurare di promuovere. 


CapitoLO I. 


Della struttura organica dell’Accademia. 


Articolo 1. — DEL PRESIDENTE E DEGLI UFIZIALI. 


$ 1. — Del Presidente. 


Siccome le gravi, ed interrotte occupazioni dell’attual 
presidente danno giusto motivo di temere, che le giuste 
adunanze, che si terranno non possono godere la sorte di 
averlo ogni volta presente, perciò sarà duopo di eleggere 
chi faccia in tal caso le sue veci sotto il titolo di annuale 
direttore. 


$ 2. —— Del paragrafo delli Ufiziali. 


Gli Ufiziali saranno il Segretario, che per ragione del 
deposito degli atti, e scritti Accademici, dovrà esser per- 
petuo, e vi si aggiungerà un consegnatario per i casi di 
assenza del primo, e per le funzioni, che gli verranno as- 
segnate qui appresso. Il secondo sarà il Tesoriere che si 
lascia all’arbitrio della Società di mutare, e confermare 
ogn’anno dopo la resa dei conti, e questo potrà essere e- 
gualmente scelto, o nel ceto degli onorari o degli ordinari 
de’ quali si parlerà in appresso. Terzo si eleggeranno due 
Consiglieri, presi il primo fra gli onorari, il secondo tra 
gli ordinari, co’ quali il Presidente possa conferire intorno 
agli oggetti, e progetti da proporsi all’ Accademia, ed il 
primo di questi Consiglieri, potrebbe essere il Direttore 
annuale. Quarto si eleggeranno due Censori a pluralità di 
voti designati a vegliare all'osservanza esatta delle leggi 


| stabilite, e ad impedire, che nessuno Socio faccia stampare 


64 


verun Opera col titolo di Accademico Georgofilo, senza 
essere stata prima esaminata da Loro, quali ove l’approvino 
spediranno licenza in scritto stampata appiò dell'Opera. 

Quinto tutti questi Ufiziali saranno annuali, eccettuato 
il Presidente, ed il Segretario che saranno perpetui. 


Art. 2. — DEI MEMBRI DELL'ACCADEMIA. 


Questi saranno divisi in tre Classi, in Onorari, Ordinari 
ed in Corrispondenti. 


$ 1. — Degli onorari. 


Il numero degli Onorari potrà esser composto di venti, 
e questi saranno scelti tra Cavalieri, e persone costituite 
in dignità, ed impieghi ragguardevoli le cui funzioni li 
distinguono dallo studio teorico appartenente alle cose na- 
turali o rurali, (giacchè l'oggetto di tale studio tende più 
alla pratica che alla teorica) ma potranno nulladimeno, col 
consiglio, con la mano e coll’esempio nella cura delle loro 
possessioni coadiuvare, a promuovere gli studi, le opere e 
le persone tendenti al progresso dell’ Istituto per mezzo 
ancora de’ saggi che si faranno da loro contadini. A questi 
non correrà obbligo del carico annuale d’un componimento, 
sebbene ove qualcheduno di loro il facesse, sarebbe bene 
ricevuto dall’ Accademia. 


$ 2. — De’ Membri Ordinari. 


Per dare una maggior consistenza, o solidità a questo 
corpo, primo pare che convenga di fissare anche il numero 
dei Soci Ordinari, che lo compongono, quale si crede, che 
col decorso del tempo potesse essere ridotto a trenta Ac- 
cademici Ordinari. Titoli e requisiti per dimandare l’ ag- 
gregazione saranno una cognita pratica applicazione, pro- 
vata con qualche operato in favore del progresso della 
Cultura delle terre, piante, o d’altri oggetti relativi a 


65 


questa, ovvero qualche opera, o scritto fatto per l’ istessa 
mira, da presentarsi all’ Accademia per esser giudicato. 

Secondo. — Conoscendosi qualche soggetto di cogni- 
zioni distinte, o che ne abbia dato saggio per mezzo di 
qualche opera, o per via di una pratica particolare alle 
cose rurali, sarà libero ad ogni membro di proporlo al- 
l'adunanza; e coll’ assenso dell’ Accademia passato per bal- 
lottazione segreta farli offerire l’ aggregazione. Terzo. — 
Ognuna di queste classi sederà nell’ adunanze sì private 
che pubbliche al suo luogo, che si fisserà come segue. Il 
Presidente nel mezzo, ed a canto a destra, ed a sinistra i 
due Consiglieri, seguiti da ambe le parti dagli Onorari, 
che si trovano presenti; alla diritta di questi verranno i 
primi due Uffiziali, ‘cioè il Segretario perpetuo, ed il Te- 
soriere, e al luogo del Segretario sarà sempre in pronto 
carta e calamaro per tener registrato ciò che occorrerà. 
Alla sinistra staranno i due Censori, dopo de’ quali da una 
parte, e dall’altra sederanno i Soci Ordinari, siccome i 
corrispondenti, a’ quali si dovrà accordare d’ intervenire 
alle sessioni ogni qual volta si troveranno nella capitale. 


$ 3. — De’ Corrispondenti dell’ Accademia. 


Sotto il nome di corrispondenti saranno compresi tanto 
gli Amatori toscani, non dimoranti nella Capitale ma nelle 
sue provincie, quanto gli esteri i quali domanderanno la 
Aggregazione. 

La corrispondenza da mantenersi nelle diverse provincie 
della Toscana, essendo una delle parti essenziali dell’ In- 
stituto, questi corrispondenti dovranno essere persone, sta- 
bilite nelle varie Città, o Distretti dello Stato a fine di 
avere comunicazioni delle osservazioni che essi faranno, 
relative al clima, e alle produzioni delle campagne piane, 
o montuose, secche, e maremmane, nelle quali faranno 
esperimenti ed osservazioni fisiche, o rurali, o volontarie 
o prescritte loro dall’ Accademia. 


66 


CaprroLo II. 


Degli Esercizi dell’ Accademia. 


Gli Esercizi dell’ Accademia sono interni, ed esterni, 
cioè o riguardano le operazioni, o le adunanze dei Soci, o 
le incumbense de’ corrispondenti provinciali, ed esteri. Di 
quest'ultimi si parlerà nel Cap. 3°, e nel presente si trat- 
terà solo degli Esercizi accademici interni. 


Art. 1. — DEGLI ESERCIZI INTERNI DELL'ACCADEMIA. 


Sotto il titolo di operazioni interne dell’Accademia ven- 


gono : 

1°. — La scelta dei suaccennati membri. 

2°. — Il metodo, e tempo da prescriversi per le loro 
adunanze. 

3°. — La maniera con cui si procederà nelle medesime. 


4°. — Le incumbense delli Ufiziali, e dei Membri della 
Società. 


$ 1 — Della scelta dei Membri. 


Ogni qualvolta verrà a vacare un luogo nell'Accademia, 
sì fra gli Onorari, che fra gli Ordinari, e corrispondenti 
chi desidera di riempirlo dovrà farsi proporre in una delle 
adunanze private, o dal Segretario, o da qualche membro, 
con fare esporre i titoli, che lo rendono meritevole di que- 
sta aggregazione, giusta il prescritto nel Cap. I., 2. Ove 
il Candidato producesse per titolo qualche scritto, ed opera 
relativa all’instituto, esame ne sarà commesso ai due Cen- 
sori, ed a due altri Commissari, nominati per questo ef- 
fetto, i quali dopo aver letta separatamente conferiranno 
assieme le loro osservazioni acciocchè uno di essi faccia il 
rapporto all'Accademia del giudizio, che vi hanno formato, 
e se l’opera è approvata, se ne potrà far lettura, o in in- 
tero, o in ristretto in una delle adunanze private. Dopo il 


i dt e o calar 
(9 dfn) 19 t Tx ua “i ; 


67 
suddetto rapporto si procederà per via di scrutinio per bi- 
glietti, o per ballottazione segreta per ammettere, oppure 
escludere il postulante. Ma la pubblicazione della di lui 
aggregazione sarà riserbata alla prima pubblica adunanza 
di cui si parlerà. 

8. — Il titolo di Accademico non dovendo essere un 
semplice titolo senza dovere, sarà obbligo di ogni Accade- 
mico di portare ogn’anno per iscritto qualche memoria, 
dissertazione, osservazione, o esperienza ragionata sulle 
materie intorno alle quali versa l’Accademia, e ne sarà 
fatta lettura in una delle adunanze private. 4. — La pri- 
ma lettura ne sarà fatta senza potere essere interrotta, e 
quella finita s'indicherà una seconda lettura della mede- 
sima composizione, la quale sarà soggetta a una discus- 
sione pacifica, e a una critica onesta, e senza animosità, 
fatta unicamente per istruzione degli ascoltatori, e per 
render la composizione degna di far parte delle memorie, 
dell’Accademia di cui si parlerà in appresso o d’esser letta 
nella prossima generale adunanza. 5. — Occorrendo, che 
una materia, o progetto proposto, o agitato in una adu- 
nanza privata meritasse d’essere esaminato più a lungo, 


si nomineranno oltre i due Censori due altri Commissari 


per fare più maturamente cotale esame per poi riferire 
all'Accademia il loro parere intorno alle cose proposte. 


$ 2. — Dell’adunanze dell’ Accademia. 


1. Queste saranno, e private, e pubbliche. 2. Le adunanze 
private saranno fissate a una ogni quindici giorni, e dovrà 
convenirsi del giorno inalterabile per la sicurezza dei con- 
correnti potendone dar notizia, col farlo indicare o nell’Al. 
manacco, o nella « Gazzetta Toscana, » ovvero in un elenco 
stampato, che si distribuirà ad ogni Socio, e s’affiggerà 
alla porta della sala dell’ adunanza. 3. Il tempo della du- 
rata di queste private adunanze sarà d’un’ora, onde se 
fatta la suddetta lettura senza il prescritto tempo fusse 
riempito, il rimanente s’ impiegherà nella seconda lettura 


d’un componimento già letto in una precedente adunanza 


68 


a tenore del $ precedente, ovvero nel leggere gli scritti, 
notizie trasmesse da corrispondenti. 4. Sì gli uni, che gli 
altri di questi scritti saranno ritirati dal Segretario, come 
appartenenti al deposito dell’Accademia. 5. In queste adu- 
nanze private si parlerà altresì degl’interessi, o Civili, o 
Economici della Società, e vi si proporranno tutte quelle 
vedute, che potranno esser giovevoli al progresso della 
medesima. 


$S 3. — Delle pubbliche adunanze: 


Due volte l’anno, cioè il primo di dicembre, e il primo 
di giugno si faranno adunanze pubbliche, alle quali inter- 
verranno, non solamente tutti i membri delle due classi, 
ed Effetti (sic) se vi sono, ma sarà l’accesso libero a qua- 
lunque persona civile che vorrà intervenirvi, dovendosi 
procurare in questa occasione il comodo di panche, e sedie 
per gli ascoltatori. 

2. Queste pubbliche adunanze saranno anch’esse d’un’ora, 
e mezzo, e dove tra l’una e l’altra adunanza fosse acca- 
duta la morte di qualche membro, si comincierà la sessione 
con la lettura di un corto elogio istorico del defunto Socio, 
fatto o dal Segretario o da un altro membro, a cui il Pre- 
sidente appoggierà a tempo una tale incumbenza. 8. Suc- 
cederà la lettura di tre memorie, o dissertazioni, che sa- 
ranno state prescelte nelle private letture, come più proprie, 
ed adatte per una somigliante occasione. 4. Se fosse da 
pubblicarsi qualche nuovo membro eletto precedentemente, 
sarà dichiarato prima di cominciare la lettura. 5. Quando 
mai la provvidenza per via di liberalità o pubblica, o pri- 
vata avesse messo l'Accademia in situazione di dar qualche 
premio, la dichiarazione del soggetto, che lo ha meritato, 
ed il titolo della sua opera saranno quivi pubblicamente 
annunziati, 


$ 4. — Dell’incumbenze degli Ufiziali dell’ Accademia. 


Se il Presidente, o il Direttore avesse qualche ordine, 
progetto, o risoluzione del Principe da comunicare all’Ac- 
cademia, ne farà in un’adunanza privata la comunicazione, 


69 


prima che si cominci al:una lettura, e sarà libero ad ogni 
socio di fare osservare le difficoltà, che ne potrebbero ri- 
dondare. Secondo. — Sarà incumbenza del Segretario più 
anziano di registrare in un libro, intitolato Diario dell’Ac- 
cademia, la proposizione, o ordine suddetto. 3. Egli dovrà 


“quindi comunicare all’ adunanza le notizie ricevute dai 


membri esteri, e dei libri che saprà esser venuti alla luce 
sopra le materie relative all’Instituto. 4. Sarà sua cura di 
ritirare, e custodire nel deposito dell’Accademia tutti gli 
scritti, osservazioni, ed esperimenti comunicati alla mede- 
sima sì da soci ordinari, che dagli esteri, e perciò se gli 
dovrà fornire un luogo fisso, ed un armadio a chiave per 
la sicurezza di questo deposito. 5. Non sarà lecito a ve- 
runo dei membri; di estrarre alcuno di detti scritti senza 
previo ordine del Presidente in scritto, quale si lascerà in 
mano del Segretario anziano, finchè si restituisca il mede- 
simo scritto. 6. Quando l'Accademia giudicherà di poter 
comunicare al pubblico per via delle stampe un Tomo delle 
sue memorie, e atti accademici, incomberà al Segretario 
di concerto con l’anziano, e coll’assistenza de’ due Censori 
di ridurre in ordine le opere che saranno state prescelte 


dall'Accademia per formare il Tomo suddetto; un esem- 


plare di cui sarà gratuitamente distribuito a ciascheduno 
degli accademici d’ogni classe. 7. E siccome tutte queste 
operazioni, ed incombenze esigono qualche spesa in carta, 
penne, inchiostro, etc. sarà incombenza del Tesoriere di 
somministrare il necessario. 8. Per formare un fondo nelle 
mani del Tesoriere, caduno de’ venti membri Onorari so- 
praccennati nel Capitolo I., ai quali non incombe il carico 
di fornire veruna composizione, pagherà nelle mani del 
Tesoriere il giorno del suo ricevimento un zecchino all’Ac- 
cademia, e successivamente uno scudo per anno, il giorno 
della pubblica adunanza di dicembre, e gliene sarà spedita 
quietanza dal medesimo Tesoriere. Inoltre il profitto, che 
col seguito del tempo si ricaverà dalla vendita delle me- 
morie accademiche, servirà parimente a formare il suddetto 
fondo, e supplire fra tanto ai bisogni emergenti. Si potrà 
supplicare S. A. R. di qualche piccolo assegnamento su 


70 

quel fondo, che giudicherà più proprio, e più sicuro per 
questo fine. 9. Il Tesoriere dovrà poi nell’ adunanza pri- 
vata dell’anno accademico, che si riputerà cominciare il di 
primo di Giugno, render conto agli accademici adunati 
qual sia lo stato de’ suoi fondi, e delle spese fatte nel 
decorso dell’anno. 


$ 5. — De’ doveri dei Soci Ordinari. 


Il dovere de’ Soci Ordinari sarà: 1. Intervenire rego- 
larmente alle adunanze sì private, che pubbliche, ed in 
ciascheduna delle prime, uno di essi dovrà annualmente 
portare qualche sua composizione, osservazione, o esperi- 
mento per esserne fatta lettura nella sessione privata. 2. 
E acciocchè veruna adunanza non vada mai a voto si in- 
dicherà dall'una all'altra, chi leggerà nelle due ‘prossime 
sessioni. 3. Questa prima lettura fatta, come si è detto, 
senza poter essere interrotta dagli ascoltanti, si ripeterà 
poi in altra sessione. 4. Per animare il concorso de’ Soci, 
e la loro assiduità a queste adunanze, si potrà con il tempo 
far coniare un gettone di argento della valuta di due Paoli 
con l’impronta della testa del Sovrano da una parte, e 
colla divisa, che sceglierassi dall'Accademia dall’altra, per 
esser distribuito, come un diritto di presenza ad ogni in- 
terveniente, sì Onorario, che Ordinario. 5. A questo fine 
si terrà ad ogni adunanza privata sul tavolino aperto il 
Diario delle sessioni, dove sotto la data del giorno, ogni 
socio arrivando scriverà il suo nome, finchè non sia pas- 
sata l’ora prefissa per dar principio alla lettura, la quale 
cominciata, il Segretario tirerà una Linea sotto il nome 
del l’ultimo arrivato, e quei che verranno di poi non 
‘averanno più diritto alla distribuzione dei sovranominati 
Gettoni, che si farà dal Tesoriere sul fine della sessione 
ad nno per uno. 


71 


CapiroLo III. 


Degli Oggetti ne’ quali si Occuperà 1° Accademia. 


Gli oggetti intorno a quali si dee versare non saranno 
solamente l'Agricoltura rurale presa in tutte Le sue parti, 
ma ancora quelle materie Le quali hanno correlazione colla 
medesima; intorno adunque a questi Oggetti si svolgeranno 
Le occupazioni esterne degli Accademici delle tre Classi. 


Articolo Primo. — Dell’ Agricoltura in generale. 


Siccome non tutti i Soci possono avere ugualmente i me- 
desimi Lumi intorno a vari oggetti dell'Agricoltura, e che 
varie sono le propensioni per una parte piuttosto, che per 
un’altra di essa, pare che convenga che si lasci la libertà 
ad ognuno dei medesimi Soci di scegliere gli oggetti per i 
quali si sentono più portati, o intorno a quali hanno mag- 
gior cognizione. A quest’effetto si potrà tessere una serie 
d’oggetti intorno a quali ognuno s’obbligherà di applicare, 
- tentare esperimenti, fare osservazioni particolari, e fornire 
memorie all'Accademia; dal che potranno formarsi diverse 
Classi d’occupazioni Accademiche, relative a diversi Og- 
getti, che saranno ripartiti tra i Soci. i 


81 


I titoli di queste serie saranno 1.° della Cultura del grano, 
biade, ed altri semi propri a supplir al difetto del 1.°; 
2.° La Coltivazione delle viti, della Vendemmia, della fat- 
tura de Vini, e de mezzi per conservarli più lungamente; 
3.° della piantazione, moltiplicazione, e miglioramento de 
Mori, dell'educazione dei Vermi da seta, della moltiplica- 
zione delle Case per questi e della struttura, ed esposizione 
Loro più favorevole; 4.° Della coltivazione degl’ ulivi, ed 
altri frutti per supplire ai casi della Loro mancanza. Della 
maniera di fare il miglior Olio, e di conservarlo; 5.° Del- 


72 


l'accrescimento, e cultura degli Agrumi, della Coltivazione 
degli Alberi fruttiferi sì nelle Vigne, che ne Giardini, e de 
mezzi da praticarsi per conservare i frutti freschi si su- 
gli Alberi, che dopo la raccolta; 7.° della coltura degli Al- 
beri di Castagna, e de Luoghi da moltiplicarvisi; 8.° De 
terreni propri alle Canape, e al Lino, del maggior impiego 
di questi prodotti, tanto per l’uso comune interno, quanto 
per Le Vele, e Corde per la marina; 9.° De Boschi, Rive, 
ed Alberi tanto per La Costruzione, che per il fuoco, affine 
di accrescere La quantità, e La bontà; 10.° Delle Praterie 
sì naturali, che artificiali, e dell’Erbe, e piante, che possono 
servire di pascolo; 11.° Del modo di garantire il territorio 
della Toscana dalla Ruggine, dall’Erbe nocive, da Vermi, 
Topi, ed altri Animali voraci, ed infesti alle Piante, e 
a’frutti; 12.° Degli Orti, e Giardini sì fruttiferi che di De- 
lizie, e degl’Alberi per procurare un ombra deliziosa, e sa- 
lubre; 13.° De Bestiami propri alla Cultura, e all’ingrasso 
delle terre, delle loro malattie, de’vari profitti che se ne 
possono ricavare, e de loro ricoveri; 14.° De Letami, con- 
cimi, e sughi propri a supplire al difetto di questi per fe- 
condare e perfezionare le terre, ed in qual modo si pos- 
sino render migliori, e più efficaci; 15.° Delle Api, e del 
modo di accrescere nel paese la cera e il miele; 16.° della 
manna, ed altre resine provenienti dagl’ alberi per via 
d’incisione da moltiplicarsi dove crescono alberi propri a 
queste produzioni; 17.° Delle Fabbriche, strumenti, e vasi 
rurali; 18.° Finalmente de fossi convenienti alla natura de 
Campi, Prati, e Vigne, secondo la loro situazione di scoli 
delle Acque, della maniera di renderli proficui alle terre, 
e della condotta, e distribuzione dell’Acque correnti per 
innaffiare ed accrescere i pascoli. 


$ 2. — Degli oggetti politici, ed economici 
accessori dell’ Agricoltura. 
Sarà cosa opportuna, e molto profittevole al progresso di 


tutte le sopraccennate parti della cultura: 1° Che qual- 
che socio si volga .ad osservare le varie situazioni delle 


CERTOSA 


73 


Provincie della Toscana, considerando particolarmente per 
via d’esperienze la proprietà dei loro terreni d’esposizione 
in esposizione, e la convenienza delle piante e semi co’ vari 
terreni, e vari climi. 2° Quali siano i vizi, sì fisici che 
morali nocivi alla prosperità ed accrescimento di vari ge- 
neri, del modo di vincerli e di facilitarne lo smercio 
economico, o politico, cioè interno ed esterno. 8° Della po- 
polazione combinata con la cultura, dei mezzi di accrescere 
reciprocamente l’una per l’altra. 4° Della maniera di im- 
piegare i mendichi e vagabondi nelle campagne spopolate. 
5° Dell'accrescimento dei prodotti naturali calcolati in ra- 
gione composta, col progresso dell’ industria e delle mani- 
fatture. 6° Dell’utilità e vantaggio de’ pascoli comuni, ed 
inculti, e d’ una più utile distribuzione di essi. 7° Dell’in- 
fluenza, che la vigilanza, presenza, ed esempio dei posses- 
sori sono a’ contadini e braccianti e de danni, che reca la 
loro alienazione dalle cose ‘rurali. 8° Del mantenimento 
delle strade, sì vicinali che pubbliche per la maggior eco- 
nomia e facilità de trasporti, circolazione e smercio de 
prodotti. 


88. 


A questo fine saranno specialmente deputati Corrispon- 
denti Locali, i quali dovranno poi comunicare i Loro espe- 
rimenti e Le Loro osservazioni ben maturate all'Accademia 
per via del suo Segretario. 2° E perchè queste corrispon- 
denze non siano trattenute per ragione di spesa, anzi per 
mantenerle più facilmente, ed animarle si prega S. E. il 
primo Ministro di permettere, che tanto i plichi contenenti 
Le istituzioni, e questioni fatte per parte dell’Accademia 
a corrispondenti, che Le Loro risposte, esperimenti, ed os- 
servazioni siano dirette al suo Uffizio per farle passare 
nelle mani del Segretario dell’Accademia, e La medesima 
strada si prescriverà a’ corrispondenti esteri, qualora man- 
deranno notizie, che vorranno comunicare alla medesima. 
3° Ove poi la paterna munificenza del Principe, o la Libe- 
ralità di qualche Cittadino Zelante per animare lo studio 


74 


dell'Agricoltura, venisse a stabilire qualche premio su qual- 
che soggetto proposto dall'Accademia, gli scritti che sa- 
ranno mandati per essere ammessi al concorso del premio 
passeranno per l’istesso Canale, senza che sia permesso 
ad alcun Socio Onorario, o Ordinario, giudicare del merito 
de componenti di concorrere a questo premio, ma a soli 
corrispondenti Provinciali, ed esteri, o ad ogni altra per- 
sona, etiam Dio ai Contadini, che avessero dato saggio di 
una rilevante scoperta, e di un notabile miglioramento, in- 
torno a qualcheduno degl’oggetti enunziati nel primo $ di 
questo Capitolo. 4° Non sarà oggetto straniero al nostro 
instituto che qualcheduno de Soci, sì ordinario, che corri- 
spondente prenda il carico di fare delle osservazioni bene 
esatte intorno alle efemeridi del Paese, in cui fa dimora 
affine di conoscere i gradi di freddo, e di Caldo, i venti 
dominanti più o meno contrari alle produzioni, la quantità 
d’Acqua, che in un dato tempo suol cadere nelle varie sta- 
gioni della Toscana, e per fine L’intemperie infeste agli ani- 
mali, a cui sono dette regioni soggette. 5° Ma siccome non 
tutti i curiosi saranno in grado di poter fare esperimenti 
in fondi propri, converrebbe che si assegnasse Loro nelle 
regioni da fissarsi qualche pezzo di terreno pubblico per 
ivi esercitare la Loro utile curiosità a vantaggio del pub- 
blico bene. 6° E finalmente essendò per esperienza da altri 
paesi provato quanto sia utile di stabilire in vari distretti 
de’ seminari o pepiniere delle piante, che si crederà a pro- 
posito di moltiplicare, giusta l'esigenza delle regioni si po- 
trà prescrivere a corrispondenti intelligenti in questa parte 
d’Agricoltura, di deriger quelli a cui nella Comunità dove 
si faranno questi seminari. Il governo potrebbe raccoman- 
dare l'esecuzione di questo oggetto, con vegliare diligen- 
temente al mantenimento ed alla prosperità di un tale 
stabilimento, affinchè dette piante vengano distribuite ai 
Contadini nel grado di maturità necessaria per essere tra- 
spiantate ne Loro fondi. 

Queste sono le idee su le quali mi pare si possa formare 
un regolamento fisso per la solidità dell’Accademia, e per 
il progresso dell’Agricoltura al quale si potrà aggiungere 


SP 
ata - 


NRE O RAPE PRERE, GOT EI PT det i 
ra @ ia dei $ ti Mito v 


75 


secondo l’emergenze, e le nuove vedute, che nasceranno. 
Quindi avverrà, che la nostra Accademia così costituita 
dopo aver avuta la gloria, forse fin’ora sterile per la To- 
scana, di far noto a molti altri simili istituti stranieri, che 
ottenga finalmente quella di produrre de vantaggi reali al 
suolo dove ebbe i suoi primi natali. 

Che ne sia per succedere io sottometto quanto ho detto 
al giudizio sagace dell’ Eccellentissimo Presidente, ed a 
maggiori lumi dell’Accademia qui radunati, affinchè dopo 
un ponderato esame si deliberi se convenga d’aver ricorso 
a piedi del Trono per avvalorare colla sovrana autorità 
l'esecuzione del fissato regolamento protestando io qui non 
avere avuta altra mira, che d’ubbidire al comando fattomi 
da questo dottissimo Ceto nell’ultima adunanza, e di poter 
essere di qualche utilità ad un suolo, che merita d’essere 
altrettanto felice, quanto egli è delizioso e salubre (1). 


MOTUPROPRIO DI APPROVAZIONE (2). 


Volendo noi dare all'Accademia de’ Georgofili, stabilita 
nella città di Firenze nuovi contrassegni del Nostro So- 


— vrano favore, e della paterna premura con la quale ri- 


guardiamo il suo utile instituto, approviamo, e convali- 
diamo con la suprema nostra Autorità il piano dei Capi- 
toli di detta Accademia stato modernamente compilato, e 
a noi presentato a tale effetto dai soci della medesima or- 
dinando, che questi siano la Regola, con cui debbano i 
detti soci condursi nell'esercizio di tutte le Loro funzioni, 
ed incumbenze, e per animare viepiù la Loro attività, e 
applicazione, oltre la protezione da noi accordata all’ in- 
tero corpo di detta Accademia, e lo stabilimento d’ un 
annuo premio d’una medaglia d’oro del valore di Zecchini 


(1) Segue la relazione della Commissione che approvò lo statuto, già ri- 
portata a pag. 57. 

(2) Questa importantissimo documento venne pubblicato nel I Vol. p. 30 
degli « Atti della R. Soc. Econ. dei Georgofili » e nell’Appendice dello Sta- 
tuto del 1900 a pag. 27. 


76 


venticinque da conferirsi nella forma proposta in detti Ca- 
pitoli, assicuriamo ancora della nostra speciale protezione 
tutti quelli fra gli Accademici, che con i Loro Scritti, Os- 
servazioni ed esperienze daranno utili saggi del Loro stu- 
dio, per il progresso e perfezione dell’Agricoltura. 


Dato li trentuno Luglio Mille Settecento Sessantasette. 


Pietro LEOPOLDO 
V. RosEMBERGH 
F. SIMINETTI. 


Nota dei viventi Accademici Onorari del presente anno 1770. 


e MS 


0 


10. 
11. 
12. 
13. 
14. 
15. 


16. 
17. 
13. 
19. 
20. 


S. E. Sig. Conte Vincenzo degli Alberti. 

. S. E. Sig. Marchese Giovanni Corsi. 

Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore Leonardo del Riccio. 

. Illmo e Cla.mo Sig. Senatore Cav. Paolo Vettori Guer- 
rini. 

Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore Alessandro Orazio Pucci. 
Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore e Cav. Giulio Orlandini. 
Illmo e Cla.mo Sig. Senatore Marchese e Bali Lorenzo 
Ginori. 

Ill.mo Sig. Marchese e Balì Ruberto Orazio Pucci. 
Ill.mo Sig. Conte e Cav. Orlando Malevolti del Benino. 
Ill.mo Sig. Conte Francesco Guicciardini. 

Ill.mo Sig. Marchese Priore Luigi Viviani. 

Ill.mo Sig. Matteo Biffi già Tolomei. 

Ill.mo e Cla.mo Sig. Senatore e Bali Ottaviano Medici. 
Ill.mo Sig. Abate Andrea Buonaparte. 

Ill.mo Sig. Giacomo de Sauboin Segretario intimo di 
S. A. R. 

Ill.mo Sig. Abate ed Avvocato Antonio Uguccioni. 
Illmo Sig. Autonio Fabbrini. 

Ill.mo e R.mo Sig. Canonico Angelo Fabbroni. 

Ill.mo Sig. Cav. Alberto Rimbotti. 

Ill.mo Sig. Segretario Pagnini. 


77 


Nota delli Accademici Ordinari 


La 
_ 


. Ill.mo Sig. Abate Gio: Gualberto Franceschi. 

. Illmo Sig. Cav. Ricev.re di Malta de’ Conti della Ghe- 
rardesca. 

3. Ill.mo e R.mo Sig. Canonico Giorgio de’ Conti Alberti. 

4. Ill.mo Sig. Giovan Lorenzo Nobili. 

5. Illmo Sig. Stefano Forzoni Accolti. 

6. Ill mo Sig. Cav. Bindo di Simone Peruzzi. 

7 

8 

9 


DO 


. Sig. Domenico Maria Manni. 

. Illmo e R.mo Sig. Arciprete Gius. Albizi. 

. Il.mo Sig. Segretario Giuseppe Pelli. 

. Illmo Sig. Bali Lorenzo del Rosso. 

. Sig. Abate Giovanni Lapi. 

. Ill.mo Sig. Cav. Menabuoni. 

. Ece.mo Sig. Dott. Bicchierai. 

. Ilmo Sig. Ferdinando Morozzi. 

. Ill.mo Sig. Andrea Ginori. 

. Ecc.mo Sig. Dott. Raimondo Cocchi. 

. Sig. Antonio Guiducci. 

. Ill,mo Sig. Abate Commissario G. Neri. 

. Ecc.mo Sig. Dott. Gio. Targioni-Tozzetti. 

. Ill.mo Sig. Segretario Pagnini, anzi Ecc.mo Sig. Dott. 
Alfonso Guadagni. 

. Ecc.mo Sig. Dott. Saverio Manetti. 

2. Ill.mo Sig. Conte Piero Pierucci. 

23. Ecc.mo Sig. Dott. Pio Franco Molinelli. 

. Ecc.mo Sig. Dott. Luigi Tramontani. 

. Ill.mo Sig. Nato Nati Poltri. 

. Ill.mo Sig. Abate Felice Fontana. 

. Ecc.mo Sig. Dott. Bartolommeo Mesny. 

. Ecc.mo Sig. Dott. Antonio Durazzini. 

. Rev.mo P. Abate D. Arcangelo Baldoriotti. 

. Rev.ndo Sig. Pievano Ferd. Paoletti. 


liti et ai E iter ari dee rie ea ve i 
À all 


78 


II. 
STATUTO DELL'ABATE UBALDO MONTELATICI 


R. Archivio dî Stato. Arch. della Reggenza, Busta 170, N.° interno 8. Ar- 
chivio della R. Accademia dei Georgofili, Filza I. 


Ragguaglio dell’ Istituzione, Reggimento e Progressi 
dell’Accademia de’Georgofili. 


Nell’anno 1753 il quarto giorno del mese di Giugno, dal 
Padre Abate D. Ubaldo Montelatici Canonico Regolare La- 
teranense fu istituita in Firenze un’ Accademia intitolata 
dei Georgofili, il cui Reggimento è democratico o popolare, 
di tal maniera che si può dire una perfetta anarchia, col. 
l'ispezione di perfezionare l'Agricoltura della Toscana. Le 
leggi di questa novella Società hanno variato per qualche 
tempo, ma in diverse congregazioni furono fissate come 
appresso: 

< 1. Che si facciano almeno quattro Adunanze gene- 
rali ogni anno, cioè una nei primi di Febbraio, l’altra nei 
primi di Maggio, l’altra nei primi di Luglio, e l’altra 
nei primi di Ottobre, rimanendo però in arbitrio di qua- 
lunque Accademico il potere accrescere questo numero, con 
adunare la società quando a lui piace. 

« 2. Che l'elezione degli Accademici si deva fare per 
voti segreti, e che i due terzi di essi favorevoli bastino 
per una legittima elezione. 

<« 3. Che sia cura degli Accademici il procacciare delle 
corrispondenze con persone intelligenti d’ Agricoltura, e 
massime della Toscana e delle notizie che ne ricaveranno, 
darne parte alla società per farne quell’ uso, che da essa 
sarà giudicato opportuno ; al qual fine il segretario dell’Ac- 
cademia sarà tenuto registrare con buon ordine, e custo- 


sit Sii dif x 
deli ver i a tn e nin dr 


79 


dire tali notizie, unitamente al giudizio che ne sarà fatto 
dalla medesima Società. 

« 4. Che il Segretario sia tenuto in oltre a ricevere 
qualunque discorso, sperimento, osservazione, disegno, mo- 
dello, o altro, alle villerecce utilità appartenente, tenendone 
il tutto in buon ordine a disposizione dell’Accademia. 

« 5. Che senza un’espressa licenza della maggior parte 
de’membri dell’Accademia generalmente congregati, non sia 
lecito estrarre una o più delle predette cose fuori del luogo 
che sarà fissato per la conservazione di tali disegni, mo- 
delli, osservazioni, ecc. 

« 6. Che le incumbenze dell’ Accademia sieno distri- 
buite in otto Classi con assegnare a ciascheduna tre Acca- 
demici col titolo di Deputati, le quali classi furono poi sta- 
bilite, delle quali daremo qui sotto la relazione. 

« 7. Che sia cura de’Deputati a queste otto Classi 
l’usare ogni diligenza, acciò le osservazioni, sperienze, di- 
segni, o altre simili cose alle faccende della Villa apparte- 
nenti, che verranno presentate all'Accademia, e quelle spe- 
cialmente di non Toscani, siano provate e riprovate in vari 
terreni, ed esposizioni della Toscana, con darne poi notizia 
in scritto del resultato al Segretario, acciò ne tenga conto, 
“e l’inserisca nelle memorie dell’Accademia. 

« 8. Che nel numero de’Georgofili vi debba esser sem- 
pre aggregato un Canonico Regolare Lateranense Toscano 
ed un altro Forestiere Italiano. 

« 9. Che l’Istitutore della presente società sia segreta- 
rio perpetuo della medesima. 

« 10. Che ciascheduno dei soci ritenga il proprio nome. 

« 11. Che si elegga un socio capace, coll’ incarico di 
Depositario, ed un altro col titolo di storiografo. 

< 12. Che nel giorno della commemorazione di tutti i 
Fedeli Defunti, ciascheduno degli Accademici si compiac- 
cia di pregare Iddio conforme l’intenzione dell’Istitutore, e 
ciò ogni anno, sino a tanto che durerà la presente Società. 

« Fissate che furono le Leggi, si passò a distribuire le 
incumbenze dell’Accademia in otto Classi, che sono le se- 
guenti: 


80 
« CLasse I. 


« Del Clima della Toscana, Proprietà de’Terreni, e loro 
esposizione, della Cultura de’Grani, Biade e Legumi. 


« CLasse II 


« Della Coltivazione delle Viti, Vendemmia; Fattura e 
Conservazione de’ Vini. 


« CLasse III 


« Della Coltivazione degli Alberi fruttiferi, e non frutti- 
feri, eccettuando gli Ulivi e i Gelsi. 


« CLasse IV. 


« Della Coltivazione degli Ulivi e dei Gelsi, e dell’edu- 
cazione de’Vermini da seta. 


« CLasse V. 


« De’Boschi, Praterie, Animali aquatici, volatili, e ter- 
restri. 


« CLasse VI. 


« Del modo di liberare le nostre Campagne dalla Rug- 
gine, Volpe, Acque, Vermini, ed erbe nocevoli, e massime 
da’succiameli, e render fertili le nostre Maremme. 


« CLasse VII. 
« De’'Giardini, Ortaggi e Fiori. 


« CLasse VIII. 


« Della conservazione de’Grani, de’ Sughi, delle Fabbri- 
che, e Istruzioni rurali ». 

A queste otto Classi furono poi assegnati come Deputati 
tre Accademici per Classe. 

Il Padre Leonardo Ximenes della Compagnia di Gesù, 
uno dei deputati alla prima classe si è distinto, con aver 
letto, e lasciato nelle memorie dell’Accademia un suo giu- 
dizioso Discorso intorno alla cagione e rimedi delle Frane, 
ossia smottamento delle Terre cotanto pregiudiciale alle 
possessioni. 

Dice insomma il Padre Ximenes in questo Discorso, che 


cities, 


81 


l'origine delle frane è riposta nell’ insinuazione, e penetra- 
zione delle acque piovane, che inteneriscono il suol d’ar- 
gilla, che però la gravezza del terreno, soprapposto, è por- 
tato dalla sua azione a sdrucciolare, e a cadere sopra dei 
piani inclinati, ne’ quali non trova la resistenza dell’argilla 
già intenerita per la penetrazione delle stesse acque. Di- 
scoperta la cagione del male, passa con avvedutezza a pro- 
porre i rimedi, e distinguendo frane da frane, dice, che 
quando le frane sono quasi superficiali, e di piccola. pro- 
fondità, e che il terreno ha una base assai ferma, allora è 
ottimo il rimedio di fabbricare delle muraglie per tenere 
a freno la terra che non isfrani, come nel Senese è in 
uso; ma quando si vede che le frane sono profonde, e la 
base del terreno è assai mobile, come nel Lucardese, allora 
bisogna andare in traccia di altro rimedio, che è impedire 
al possibile la penetrazione dell’acqua, o far sì, che essendo 
penetrate in qualche parte, trovino presto uno scolo, che 
li porti al piano, senza danno delle parti contigue. La pe- 
netrazione dell’acque s’ impedisce in varie maniere, e lo 
scolo in varie fogge sì dall’acque già penetrate, come in- 
segna ivi il P. Ximenes, che quì lunga cosa sarebbe il 
riferire. 

Il Sig. Abate Michele Ciani, altro Deputato alla prima 
classe accennata, propose all'Accademia un utile, e ben in- 
teso Progetto per venire facilmente in cognizione delle di- 
verse terre, esposizioni, usi di coltivare etc. del territorio 
della Toscana, dalla qual cognizione dipende il massiccio 
per ridurre una tal cultura a perfezione. Il sunto di un 
tal progetto consiste in formare alcuni chiari, e minuta- 
mente distinti interrogatori, con ricercarne le precise ri- 
sposte da persone intelligenti, e pratiche di tali materie 
della campagna Toscana; e benchè si sappia che verranzio 
delle risposte confuse, sarà cura dell’Accademia di porle 
in chiaro, con delle replicate istanze ecc. e farne poi un 
buon uso nel dar compimento alla toscana coltivazione, e 
già si è principiato a dar esecuzione ad un tale Progetto, 
che è stato giudicato utilissimo. 

Il Sig. Dottore Giovanni Lami uno de’Deputati alla se- 


6 


82 


conda delle classi poco fà imentovate, fece spiccare il suo 
buon gusto intorno alla cultura delle Viti, con avere pro- 
posti sopra di essa coltivazione dieci problemi, de’quali non 
essendone stati sciolti sino al presente che quattro. soli, 
se ne darà contezza dopo la totale di loro risoluzione. 

Il Signor Dottore Xaverio Manetti uno dei Deputati alla 
terza delle sopraddette classi (estendendosi come tra noi è 
permesso ancora ad altre classi) presentò all'Accademia se- 
dici osservazioni da farsi e da ripetersi, tutte utili al mi- 
glioramento di vari capi d’Agricoltura, ed alcune di esse 
riguardano quella classe a cui è deputato; ma per non es- 
sere queste osservazioni (a riserva di cinque) ancora ben 
maturate, per ciò si sta attendendo il compimento di esse, 
affine di dare poi fuora una compiuta relazione delle me- 
desime. 

Il Signor Stefano Forzoni Accolti deputato ancor esso 
alla Terza delle sopra enumerate Classi (oltrepassando, come 
tra noi è lecito i limiti della medesima) presentò all’Acca- 
demia un modello colla sua descrizione, e uso di un cilin- 
dro di Pietra, il quale serve per stritolare le Zolle della 
Terra, le quali non cedano al consueto Erpice, che si usa 
in Toscana dalla quale circostanza si comprende. subito 
quanto giovamento esso possa apportare alla coltivazione 
della Toscana; tanto più che questo zelante Accademico 
ha insinuato il modo che si deve tenere per far sì che 
questo Istrumento possa esser tirato, non altrimenti da 
Cavalli (come si suppone dal Signor Duhamel di Monceau, 
nel celebre suo trattato della cultura delle Terre) ma dai 
Manzi, che quà sono in uso per il lavoro delle Terre. Que- 
sto Cilindro deve pesare mille delle nostre libbre in circa, 
peso che, nel caso nostro, non eccede la forza de’ nostri 
buoi; poichè il Cilindro che scorre superficialmente sulle 
zolle della terra, non incontra quella gran resistenza, che 
si fa dalla terra al Vomere appuntato, che penetra nelle 
viscere della medesima. 

Il Padre Abate D. Giovanni Montelatici uno de’deputati 
alla quarta delle sopramentovate Classi presentò  all’Acca- 
demia alcune Osservazioni fatte in diversi tempi nel Ter- 


nt ati Jin 


È 


83 


ritorio della Toscana, spettanti alla seccagione, taglio e 
diramazione degli Ulivi. Dice in somma il P. Abate, non 
essere lodevole il far impresa d’innestare gli Ulivi selva- 
tici, perchè se per disgrazia seccassero per tutto il dome- 
stico, dovendogli tagliare, rimetterebbero salvatici: aggiunge, 
che dovendosi tagliare gli Ulivi seccati, si faccia ciò nella 
parte più sana, più fresca, e verdeggiante che sia possibile, 
e tra le due terre, e adduce la sperienza in quelle Piante 
di Ulivi, che seccarono per il gran gelo nell’anno 1709 
poichè quelle che furono tra le due terre tagliati, mandarono 
fuori talli verdeggianti, che crebbero, e sempre più rigogliosi 
sì conservarono; nel mentre che altri Ulivi che furono più 
in alto tagliati, nel breve giro di pochi anni per la mag- 
gior parte perirono; finalmente il detto P. Abate fa un’uti- 
lissima osservazione intorno al grave danno, che soffersero 
varie Piante e specialmente gli Ulivi nell’anno 1753, a ca- 
gione della strabocchevole quantità di Neve caduta sui rami 
e sulle frondi degli Ulivi, e del soffio impetuoso dei più 
venti. Dice adunque, che a prevenire questi danni, cioè a 
dire alla diramazione e atterramento degli Ulivi, fa di me- 
stieri tenergli colle branche Madre raccolte, gagliarde e 
basse, perchè così resistono più facilmente al soprapposto 
peso delle Nevi, e al furioso soffiare de’venti ecc. e per ren- 
dere più chiaro il proposto rimedio, presentò all’ Accademia 
due disegni d’Ulivi uno dei quali rappresenta un Ulivo fa- 
cile ad essere daneggiato dalle disgrazie accennate, e l’altro 
un Ulivo talmente allevato, e coi rami così ben disposti, 
che resiste più facilmente all’infortunio delle stagioni. 

Da due Anonimi deputati all’ottava Classe, fu presentato 
all'Accademia un modello in legno di tre Macchine unite 
insieme per la perfetta conservazione e nettezza de’ Grani, 
con risparmio di tempo. Questo modello è composto d’ un 
vaglio inclinato da noi detto alla franzese: del Ventilatore 
del Sig. Hales: e della stufa, in parte variata, del Sig. Bar- 
tolomeo Intieri. Il vaglio serve a nettare il grano di tutte 
quelle immondezze, che ordinariamente vi si trovano fra- 
mischiate, di terra, grani forestieri, ecc. che lo deturpano. 
Il Ventilatore è ordinato a purgare il Grano dalla polvere 


84 
più minuta, e da alcune leggierissime spoglie, e granelli 
vani di esso Grano. 

La stufa del Sig. Intieri è adattata a liberare il grano 
da due gran nemici atti a corromperlo, cioè a dire dal. 
l'umidità e dal Gorgoglione. Il vaglio inclinato, o sia alla 
francese, siccome il ventilatore del Sig. Hales non si de- 
scrivono, perchè sono abbastanza conosciuti. Della stufa 
del Signor Bartolomeo Intieri ne ha data compita contezza 
il celebre Inventore in un suo libro intitolato: Della per- 
fetta conservazione de’ Grani; impresso non ha gran tempo 
in Napoli in foglio ove è annesso il disegno di detta 
stufa. Laonde restringendo la relazione all'ordine con cui 
si sono unite le dette tre Macchine, e al cangiamento fatto 
nella stufa del Sig. Intieri, dico che al dirimpetto del 
Vaglio alla Franzese, per il quale discende il grano, vi 
è il ventilatore del Signor Hales racchiuso in una sca- 
tola, in cui essendo agitato per via d’un Istrumento al di 
fuori, tramanda l’aria commossa per mezzo di un canale, 
inverso al Grano discendente per esso vaglio, purgandolo 
in questa guisa dalla polvere, e dalle vane leggerissime 
spoglie, che vi sono framischiate; nella parte inferiore del 
Vaglio accennato vi ha la stufa di sopra mentovata, la 
quale è dissimile da quella del Sig. Intieri, per esser que- 
sta formata di vari piani inclinati, ne’quali discende e ri- 
posa il grano, per essere riscaldato dal fuoco inferiore, lad- 
dove i due Anonimi, fanno discendere il Grano per uno 
spirale, che si aggira intorno ad un Cilindro riscaldato al 
di dentro da un caldano di fuoco, che è nella base di un 
cilindro; e siccome la detta spirale ha in principio l’em- 
missario del Grano, che discende dal vaglio. mantovano, 
così ha in fine un emissario per cui esce il detto Grano. 
riscaldato, e riseccato, e va a terminare in una fossa, o 
altrove ove ha da essere conservato. 

Uno degli stessi Deputati all’ ultima delle accennate 
Classi, unito ad altro Deputato alla quarta di esse, cioè al 
sopradetto Abate D. Giov. Montelatici, presentarono all’Ac- i 
cademia un Istrumento in tutte le sue parti compito; per 
mezzo del quale si spengono facilmente i bruchi, che arre- 


85 


cano si gran danno alle viti; e vi fecero delle particolari 
osservazioni assai necessarie a sapersi e trascurate dagl’An- 
tichi, che ci hanno consigliato un tale Istrumento. Consi- 
ste questo Istrumento in un guanto di grossa pelle il quale 
nella parte inferiore della mano è tutto ricoperto di una 
gentil maglia di ferro. Ora il contadino armata la mano 
con esso guanto, dee stropicciare ben bene il seccume, che 
si vede intorno al gambo della vite, guastando in questa 
forma il luogo, ove covano i bruchi. Ed acciocchè un tale 
stropicciamento con maglia di ferro, non offenda il gambo 
della vite è necessario fare una tale operazione con dili- 
genza, premendo leggermente la mano, ed in tempo, in 
cui la Vite è soda, e susistente, che suol essere nell’ In- 
verno; cautela che il Davanzati e il Soderini, (che ci con- 
sigliano questo. guanto) non ci hanno additata. 

Un altro triviale, ma però utile, e da buona parte di 
Lavoratori non conosciuto e trascurato Istrumento, fu da 
uno de’ Deputati della nostra Accademia presentato alla 
medesima con cui si guariscono i Frutti del Tarlo, che gli 
divora. Consiste questo in un semplice filo di ferro per via 
del fuoco reso flessibile, che insinuato nel luogo ove il 
Tarlo divoratore si conosce essere entrato, tanto si cerca 
sinchè trovato s’infilza e si tira fuori. 

I Meli particolarmente sono soggetti a questo Tarlo, ed 
è in più luoghi avvenuto della Toscana, che una gran parte 
di essi Meli sono periti, per avere i Contadini attribuita 
la cagione del male a tutt'altro, che ad esso maligno in- 
setto, non avendo avuta cognizione dei veri e sicuri segni 
che lo discoprono. 

I segni adunque per riconoscere che questo Insetto sta 
nascosto nel Melo, e lo divora, sono questi (che il Sig. N. 
N. Deputato ha ricavato dagli antichi, ed ha trovati in 
pratica essere veritieri). Dove (dice) è Za malattia si fà la 
buccia nera, e secchericcia, e casca qualche poco della pol 
vere di quella, segue che il Tarlo rode. Ed acciocchè (sog- 
giunge il signor Deputato) nella ferita fatta nel tronco del- 
l’Albero, non vi possa entrare altro Animale, che arrechi 
nocumenti maggiori del primo, si turi il buco con terra 


86 


molle, perchè maggior danno - vi farebbero le formiche le 
quali piglierebbero subito l'alloggiamento. Egli è già lungo 
tem po trascorso che il nostro celebre Bernardo Davanzati 
nella sua Toscana Coltivazione ecc. ci ha lasciato descritto 
questo male cui suoi rimedi. 

Questo è quanto hanno operato sino al presente alcuni 
de’ Deputati alle otto Classi di questa nascente Accademia. 
Altri poi non deputati, ma però soci dell’Accademia mede- 
sima, hanno dato segni non ordinari del loro zelo intorno 
al rifiorimento della Toscana Coltivazione, tra quali si sono 
distinti. 

Il Sig. Giuseppe Lumachi abilissimo Giardiniere, avendo 
presentato all'Accademia un Discorso ragionato intorno alla 
malattia d’alcune piante di Limoni, ed alla cura delle me- 
desime, del quale non se ne da il sunto per non essere 
stato sino al presente dall'Accademia esaminato, si come 
delle cose che seguono. 

Dal Sig. Conte Commissario Giov. Michele Pierucci fu 
presentato all'Accademia il Disegno dell’Aratolo Virgigliano, 
siccome in corpo così distinto in tutte le sue parti, col- 
l'esatta descrizione delle medesime ; come ancora d’un Er- 
pice singolare, con avere descritta l’utilità che da tali stru- 
menti ne può risultare alle semenze della Toscana, e quanto 
prima ne farà in questo nostro Clima, la prova, e allora 
se ne darà più distinta relazione. 

N. N. uno de’ Deputati alle Otto accennate Classi ha co- 
municato all'Accademia: 

Una sua lettera scritta ad un suo Amico intorno a gravi 


danni che cagionarono alla Toscana i diboscamenti degli 


Appennini, e di altri Monti di essa. 

Il Sig. Conte Rezzonico della Torre socio Georgofilo ha 
indirizzato all'Accademia: 

Un ragguaglio delle Coltivazioni fatte fare ne’propri po- 
deri, colla riuscita, che alcune di quelle hanno avuto; ed 
inoltre la notizia di un sugo particolare col quale si fecon- 
dano alcuni Campi nel Territorio di Como, distinguendo 
giudiziosamente quelle Terre, e quelle. semenze, che sono 
amiche di questo sugo, da quelle che non l’amano. 


PT e PSI 


WINE RATE TORE E PIE N SI LI 
3 il Ò à Lal: 


87 


Il Sig. Capella di Castelnodari in Linguadoca nostro 
Socio ha mandato all'Accademia la versione latina di un 
Ms. Francese intorno al modo d’Estirpare l’Erbe nocive per 
mezzo del Maiis. 

Il Padre Don Claudio Frenond, Monaco Camaldolese, Pub- 
blico Professore nell'Università di Pisa, Accademico Geor- 
gofilo ha presentato all'Accademia: 

Una descrizione della Maniera colla quale si coltivano le 
viti nel Territorio Pisano col farvi sopra una buona rifles- 
sione. 

Il Sig. Biagio Carore di Polignano, nostro socio, si è di- 
stinto con un suo Discorso intorno a succiameli che è un 
Erba inimicissima delle biade baccelline, e delle Fave mas- 
simamente ; raggirando il suo Discorso (per saper ben di- 
stinguere quale sia veramente una tale maligna Erba) sul 
vero significato della parola Orobanche, e intorno la forma 
di distruggere una tal Erba. 

Ed in oltre vi ha aggiunte delle sperienze, e teorie, in 
ordine alla coltivazione de’ Mandorli de’quali abbondano le 
di lui possessioni. | 

N. N. Aggregato dell’Accademia ha fatta pervenire alla 
medesima una Macchina semplicissima, colla quale si tra- 


_sportano facilmente Alberi grossi, e pesanti da un Campo 


per piantarli in altri campi più opportuni. 

N. N. nostro Accademico ha fatto distribuire in vari luo- 
ghi della Toscana i semi del prezioso Cedro del Libano, 
unitamente all’Istruzione intorno alla maniera di coltivare 
una tale specie di Larice, e per il suo legno e per la sua 
ragia pregiabilissimo. De’quali semi se ne è veduto già 
nascere felicemente alcune preziose in Toscana. 

N. N. nostro socio, ha presentato al Segretario dell’Ac- 
cademia un breve discorso, in cui fa vedere quanto possa 
essere migliorato l’istrumento, che è stato di sopra descritto 
per guarire i Meli dal Tarlo ecc. 

Avvi altro Accademico il quale sta tessendo un’utilissima 
storia intorno alle Persone, ed i mezzi che hanno contri- 
buito a perfezionare l'Agricoltura della Toscana. 

Il Sig. N. N. nostro socio si ha fatto pervenire all’Ac- 


88 


cademia una sua opera molto utile per la cultura. delle 
Viti, e fatture dei Vini. 

Ed altro non socio; ha comunicato alla società un Pro- 
getto per la moltiplicazione di alcuni Alberi ecc. 

E finalmente N. N. abilissimo Agricolo, e Accademico ha 
discoperto molti errori, ne’quali cadono inavvertentemente i 
Contadini nella Toscana e ne addita modestamente e con 
buone ragioni le correzioni. 

E questi sono i saggi d’un Accademia nascente, e. per 
così dire Bambina, dalla quale non si può attendere che 
faccia passi da Gigante: che tutte le più lodevoli im- 
prese, hanno avuto (se ben si guarda) incominciamento di 
piccoli principi. 

Ai quali si può aggiungere un Catalogo ragionato di più 
Manoscritti inediti, che si trovano nella città e contorni 
di Firenze, che trattano di Materie Botaniche, Rustiche, e 
Medicamenti tratti da vegetabili che ha per le mani e va 
tessendo un Accademico Georgofilo, che or ora l’ha con- 
dotto a fine. 

Così è. D. Ubaldo Antonio Montelatici Segretario della 
suddetta Accademia, a di 24 Marzo 1756. 

Concorda la presente copia col suo originale esistente al 
num. interno 3 della Busta 170 dell'Archivio della. Reg- 
genza che qui si conserva. 

Firenze, dal R. Archivio di Stato, li 23 Marzo 1906. 


@ 
# 
SG 
| 
% 
A “ 
i 
È 
È 
si 
Ji 
i 
< bo 
È 


89 


III 


MINUTA DI LEGGI DELL'ACCADEMIA DE’ GEORGOFILI 


Distesa dal Dott. GIOVANNI TARGIONI TOZZETTI nel 1756 
D’ordine dell’Ill.mo Sig. Abate Gio. GUALBERTO FRANCESCHI 
ape Principe di essa 


—__— 


Archivio della R. Accademia dei Georgofili. Filza I. 


SI — Nome, ed oggetto dell’ Accademia. 


Si chiami Società, o Accademia de’ Georgofili ed abbia 
per unico ed invariabile scopo il correggere, ampliare, e 
perfezionare le teorie, e le pratiche dell'Agricoltura Toscana. 


$.II. — Dell’Impresa e del Sigillo. 


Non abbia veruna Impresa o Arme, e solamente nel suo 


Sigillo sia inciso... 


$ III. — Degli Accademici. 


Sieno non più di cento, tutti dimoranti la maggior parte 
dell’anno in Firenze, e paganti la tassa, e fra questi in 
memoria del P. Ab. Ubaldo Montelatici Istitutore dell’Ac- 
cademia debba esser sempre almeno un Canonico Regolare 
Lateranense dimorante nella Badia di Fiesole, a cui deb- 
bano esser comunicate tutte le esperienze, osservazioni, 
dissertazioni, modelli, disegni ecc. e tutto ciò che possa 
conferire agli avanzamenti dell’Agricoltura, affinchè per 
mezzo di essa vengano a spargersi nella Congregazione 
Lateranense tutti quei frutti che si sperano da quest’Ac- 
cademia. Quei soggetti che già sono stati ammessi dal di 
8 Giugno 1753 fino al di... e che vogliono continuare a 


90 


pagare la tassa restino nel numero degli Accademici, senza 
bisogno di nuovo partito. Gli altri nomininsi prima dal 
Presidente, e vincansi per i due terzi di voti dagli ufiziali 
del seggio, dipoi propongansi in corpo d’Accademia nelle 
sessioni generali di Febbraio e di Luglio, e vincansi per 
i due terzi almeno dei voti. Non prendano alcun nome ac- 
cademico ; non sia fra loro altra precedenza, che dell’an- 
zianità dell'ammissione, e siano invitati tutti alle sessioni 
pubbliche con invito stampato, e vi abbiano il diritto di 
votare. 


$ IV. — Dei Corrispondenti o Aggregati. 


Senza limitazione di numero sieno o esteri e dimoranti 
fuori di Firenze, o fiorentini non paganti tassa. Seguitino 
ad essere corrispondenti quelli che già lo sono dal di 4 
Giugno 1753 fino al... e lo sieno senza bisogno di nuovo 
partito quegli Accademici che non vorranno pagar tassa: 
gli altri si eleggano nella stessa maniera che gli Accade- 
mici. Sieno ammessi nelle sessioni generali dell’Accademia 
senza invito particolare, ed ivi cedano la mano agli Ac- 
cademici, ma precedano fra loro secondo l’ordine dell’an- 
zianità, e non vi abbiano voto nè attivo nè passivo. 


$ V. — Del Protettore. 


Sia un personaggio ragguardevole per nascita per di- 
gnità, e per amore verso le scienze e le belle arti. Duri 
la sua autorità un anno principiando dal primo di Gen- 
naio. Abbia libera facoltà di proporre all'Accademia tutto 
ciò che crederà utile per gli avanzamenti di essa, e sia 
supplicato secondo le occorrenze di patrocinare nei biso- 
gni di lei presso l’Augustissimo Sovrano, e suo Ministero, 
e di procurarle notizie, e corrispondenze in lontani paesi. 
Intervenendo alle sessioni abbia il primo luogo; il suo ri- 
tratto (se gli piacerà donarlo) stia sempre esposto nelle 
stanze dell’Accademia, e se favorirà di regalare medaglia 


ROOT VEE TT E TE PL 


MRO BI TOI E TL N 


_91 


o anello, o altra simil cosa, si dispensi in nome suo per 
premio a chi ne sarà giudicato meritevole per la soluzione 
di qualche problema stato proposto in quell’anno. 

In una sessione degli Ufiziali tra il Luglio e l’Ottobre 
si scelga e si accordi il Protettore per l’anno venturo, quale 
poi si acclami a viva voce nella sessione generale di Ot- 
tobre, e con lettera sottoscritta dal Presidente e dal Se- 
gretario si preghi ad accettare questa elezione, e favorire 
l'Accademia. 


$ VI. — Degli Ufiziali. 


. Stiano al governo dell’Accademia 43 Ufiziali per lo meno 
eletti dal numero degli accademici, cioò un Presidente e 
suoi Consiglieri di numero indeterminato, cioè tutti quelli 
che saranno già stati Presidenti, un Segretario, due suoi 
Coadiutori, 24 Deputati agli studi, otto loro Segretari, un 
Provveditore, un Depositario, un Archivista, un Bibliote- 
cario, un Custode del Museo, un Custode del giardino, ed 
un Istorico. Tutti questi durante il loro impiego precedano 
agli altri accademici, formino il seggio e partito stretto 
dell’Accademia, e precedano fra di loro secondo il sopran- 


_ notato ordine delle cariche, ed in queste secondo l’anzia- 


nità dell'ammissione nell'Accademia. Adunati che sieno an- 
che straordinariamente per ordine del Presidente e con 
speciale invito, abbiano autorità di ordinare provvisional- 
mente tuttociò che possa bisognare all'Accademia, con ob- 
bligo di proporlo nelle successive adunanze generali a tutto 
il corpo dell’Accademia per l'approvazione e validità. Ab- 
biano anche autorità di scegliere e destinare le cose e le 
persone da proporsi in corpo d’Accademia, dove nulla si 


| possa proporre dal Presidente o da altri con sua licenza, 


che non sia stato prima discusso e vinto fra gli Ufiziali 
per due terzi almeno di voti favorevoli. Ciascheduno di 
questi Ufiziali a riserva dei Consiglieri, del Segretario du- 
rante la vita del P. Ab. D. Ubaldo Montelatici Istitutore 
dell’Accademia, ed a riserva dei 24 Deputati, e dell’Isto- 
rico, duri nel suo impiego per un anno principiando dal 


92 


primo di Gennaio, ma non abbia divieto, e possa esser raf- 
fermato -per partito del corpo dell’Accademia; ed uno possa 
avere nello stesso tempo più ufizi. 


$ VII — Dell’elezione degli Ufiiali. 


Ogni anno nella sessione generale di Ottobre si faccia 
la muta degli Ufiziali che devono mutarsi, cioè del Presi- 
dente, del Segretario (quando verrà l’occasione) dei due 
suoi Coadiutori, degli otto Segretari dei Deputati, del 
Provveditore, del. Depositario, del Custode del Museo, e 
del Custode del giardino. Ufizio, per ufizio, principiando 
dal Presidente, ogni Accademico scriva sur una polizza il 
nome di quell’Accademico ch'egli crederà più idoneo ad 
esercitare lodevolmente quell’ Ufizio, quando anche fosse 
quello medesimo che attualmente lo esercita. Le nomine 
si pubblichino in corpo dell’Accademia, e chi ne avrà con- 
seguito maggior numero, resti eletto per tale Ufizio; ed 
in caso di parità di nomine, si mandino i nominati a par- 
tito, e vincansi per pluralità di voti. 


$ VIII. — Del prendere e deporre gli Ufizi. 


Ogni anno nei primi giorni di Gennaio il Presidente 
che dovrà uscir di carica faccia invitare gli Ufiziali del 
seggio vecchio e nuovo, fra i quali si faccia la consegna 
e rendimento di conti dei respettivi ufizi, e si concerti quello 
che a pro dell’Accademia dovrà proseguirsi, o variarsi nel- 
l’anno venturo. 


$ IX. — Del Presidente. 


Si scelga dal rango dei gentiluomini accademici più stu- 
diosi e più affezionati all'Accademia. Sieda in primo luogo, 
abbia autorità di ordinare le adunanze, sì quelle private 
del seggio, che quelle generali. del corpo dell’Accademia, 
ed ivi proporre tutto ciò che meglio crederà. Sessione per 
sessione sottoseriva il giornaletto dei decreti, e firmi le let- 


i ii a det a 


93 


tere ed i programmi da mandarsi in nome dell’Accademia. 
Il sno ritratto (qualora lo voglia donare) stia esposto nelle 
stanze dell’Accademia, ed il suo nome ed anno della Pre- 
sidenza sia espresso nelle medaglie da darsi per premio col 
peculio dell’Accademia. 


$ X. — Det Consiglieri. 


Ciascheduno accademico che sarà stato per un anno al- 
meno Presidente resti per sempre nel numero dei Consi- 
glieri e Coadiutori del Presidente pro tempore, in man- 
canza del quale, il Consigliere più anziano faccia le sue 
veci. Loro incumbenza sia di consigliare il Presidente ed 
il seggio a determinare tutte quelle cose che colla pratica 


‘ ed osservazione avranno conosciuto essere più proficue al- 


l'Accademia. 


$ XI. — Del Segretario e suoi Coadiutori. 


Faccia per mezzo del bidello invitare con invito stam- 
pato gli Ufiziali e gli Accademici, ogniqualvolta dal Pre- 
sidente sarà intimata una sessione o privata o pubblica. 


_ Abbia in custodia il sigillo dell’ Accademia e se ne serva 


per le lettere e patenti che scriverà o spedirà in nome di 
essa. Tenga un libro intitolato Giornale dei deèreti, nel 
quale registri tutto ciò che si proporrà e si determinerà 
nelle sessioni spettante alle Leggi ed al Regolamento del- 
l'Accademia, alla quale leggerà tutto ciò che le sarà co- 
municato dagli accademici e dai corrispondenti, prenden- 
done una succinta nota nel giornale, lasciando poi agli 
otto Segretari della deputazione l’ intera incombenza di re- 
gistrare e conservare le scritture riguardanti le loro respet- 
tive materie d’Agricoltura, e di scrivere per esse le lettere 
ai corrispondenti. Segretario dell’Accademia sia sua vita 
durante, e senza bisogno di partito per elezione o per raf- 
ferma il P. Abate D. Ubaldo Montelatici suo fondatore, 
venendo a mancare il quale (che Dio non voglia) torni la 
carica di Segretario ad essere annuale come le altre. Possa 


94 


a suo piacimento valersi dell’opera dei due suoi coadiutori, 
i quali suppliscano in sua assenza, e possano firmare e si- 
gillare gli atti e le lettere, e patenti. 


$ XII. — Det Deputati. 


Si mantenga la divisione delle materie villereccie in otto 
classi, stabilite d’ordine di S. Ecc. il Sig. Conte Emanuel 
de Richecourt nella sessione del di 3 Ottobre 1735, e per 
ciascheduna classe sieno destinati tre Deputati promotori 
dello studio di quelle respettive materie, i quali col. pro- 
prio studio e dopo di aver raccolto ed esaminato tutto ciò 
che verrà comunicato all'Accademia sopra le classi di loro 
ispezione, concertino e partecipino al Presidente quanto 
credano opportuno per lo schiarimento d’una tal materia, 
affinchè egli ne faccia la proposizione al seggio ed al corpo 
dell’Accademia. Essi pure nel dipartimento delle loro classi 
devono concertare e minutare i piani e le istruzioni delle 
esperienze ed osservazioni da farsi, ideare i problemi da 
proporsi al pubblico per la soluzione, e debbano ricevere 
ed unitamente coi Censori in scritto censurare le disserta- 
zioni che sul problema saranno trasmesse all'Accademia 
per concorrere al premio. Continuino ad esser Deputati 
della classe I, e duri il loro impiego a beneplacito loro 
fino a tanto che dimoreranno in Firenze, e vorranno con- 
tinuare tale incumbenza. I posti che sono vacanti, e che 
lo saranno in avvenire o per morte, o per dimissione, o per 
lunga assenza di alcun Deputato, si riempiano in questa 
maniera. I superstiti scelgano i soggetti che crederanno 
idonei per tal bisogna, e gli nominino al Presidente, quale 
gli proponga prima nel seggio degli Ufiziali, dipoi in corpo 
d’Accademia, e restino vinti per due terzi almeno di voti 
favorevoli, ed in caso di parità di voti, s° imborsino i loro 
nomi, ed il primo estratto resti vinto. 


$ XIII. — Det Segretari delle otto Deputazioni. 


Ciascheduna Deputazione abbia un Segretario, il quale 
debba in un giornale a parte registrare tutto ciò che sarà 


95 


trattato nell'Accademia, o ad essa comunicato, solamente 
risguardante le materie della classe sua, ed in una cartella 
apposta conservare, con buon ordine e con gli opportuni 
repertori gli originali delle dissertazioni ed. osservazioni 
sopra le medesime materie comunicate all'Accademia, e che 
gli saranno perciò consegnate dal Segretario di essa. Debba 
inoltre scrivere le lettere ed istruzioni ai corrispondenti 
della sua classe, colla previa partecipazione dei suoi De- 
putati, tenendo esatto registro delle lettere tanto missive 
che responsive. 


$ XIV. — Del Provveditore. 


_ Invigili al mantenimento del luogo e dei mobili dell’Ac- 


| cademia; esamini e proponga al seggio le spese e provvi- 


ste occorrenti; tenga gl’ inventari delle scritture ed altre 
suppellettili letterarie dell’Accademia; ed assista alle con- 
segne da farsi dai respettivi Ufiziali. Abbia in custodia le 
medaglie o altra sorte di premi, e con mandato del corpo 
dell’Accademia firmato dal Presidente e dal Segretario, gli 
consegni a quelli Accademici e Corrispondenti che gli 
avranno conseguiti; ed alla fine del suo Ufizio presenti al 


"seggio l’ inventario di tutto ciò che avrà avuto in con- 


segna. 


$ XV. — Del Deposttario. 


Abbia in consegna il denaro della Società, paghi le spese 
ordinarie e stanziate senza bisogno di mandato speziale; 
ma le straordinarie non le paghi sennonchè con mandato 
sottoscritto dal Presidente, dal Provveditore, e dal Segre- 
tario. Tenga un quaderno d’entrata e di uscita, ed una 
filza di mandati e ricevute, e nel rendere l’ Ufizio presenti 
al seggio il bilancio dell’entrata ed uscita. Continui per 
tutto l’anno 1757 ad essere Depositario il Sen. Prior Vin- 
cenzio Antinori, senza bisogno di nuovo partito. 


96 


$ XVI. — Dell Archivista. 


Riceva in consegna dai Segretari sì dell’Accademia, che 
delle deputazioni, dal Provveditore, e dal depositario le 
scritture riguardanti l'Accademia, e le custodisca con buon 
ordine, e con esatti repertori, lasciandole vedere secondo 
le occorrenze agli Ufiziali; ed alla fine dell’Ufizio presenti 
al seggio l'inventario di tutto ciò che abbia avuto in con- 
segna. 


$ XVII. — Del Bibliotecario. 


Abbia in custodia i libri stati donati all’ Accademia, 0 
da essa in qualche maniera acquistati, vi noti il nome del 
donatore, e gli registri tutti in un catalogo o inventario, 
che alla fine del suo Ufizio presenti al seggio. Permetta 
agli accademici l’uso di essi libri, e di portarsegli anche 
alle loro case con licenza a voce del Presidente, e per un 
tempo discreto, facendosi fare per suo discarico la ricevuta 
ed obbligazione, e dando nota al seggio nuovo alla fine 
dell’Ufizio di tutti i libri che fossero fuori delle stanze 
dell’Accademia, prestati agli Accademici. 


$ XVIII. — Del Custode del Museo. 


Tenga custoditi sotto chiave tutti i modelli di macchine 
ed istrumenti, e tutte le produzioni naturali, ed altre ra- 
rità che sieno state donate alla Società, o da essa acqui- 
state, lasciandole vedere agli Accademici e considerare ad 
ogni loro richiesta, e ai forestieri con previa licenza del 
Presidente. Le distribuisca con buon metodo e le registri 
col nome del donatore in un catalogo o inventario, quale 
presenti al seggio alla fine dell’Ufizio. 


$ XIX. — Del Custode del Giardino. 


Si elegga, non ostante che per ora l'Accademia non ab- 
bia Giardino, ma quando l’avrà, il Custode invigili alla di 
lui cultura, dia gli ordini opportuni agli operaj, dia con 


le 
MIE, 
» Pre 


97 


licenza del seggio il comodo agli Accademici di fare espe- 
rienze ed osservazioni sul terreno e sulle piante del giar- 
dino, e gli aiuti nelle loro intraprese, e noti esattamente 
in modo di giornale la riuscita dell’esperienze. Tenga di- 
ligente inventario delle piante e degli attrezzi del Giardino, 
e lo presenti al seggio alla fine del suo Ufizio. 


$ XX. — Dell’Istorico. 


Scriva gli atti della Società... continui ad essere Istorico 
Domenico Maria Manni a beneplacito dell’ Accademia, e 
mancando esso sì elegga il suo successore in una sessione 
pubblica per nomina in scritto da ciaschedun’Accademico 
interessente, e vinca quello che avrà maggior numero di 
nomine. 


$ XXI. — Dei Censori. 


Si eleggeranno straordinariamente ogniqualvolta vi sia 
bisogno non meno di tre mesi avanti al giorno destinato 
per conferire un premio a chi si sarà meglio portato nella 
soluzione d’un qualche Problema. L'elezione si faccia di 
Accademici intelligenti della materia questionata in una 
pubblica adunanza per nomina in scritto di ciascheduno 
Accademico interessente, ed i quattro soggetti che avran 
conseguito maggior numero di nomine, restino vinti per 
censori; ed in caso di parità di nomine, si proceda al 
partito di voti segreti, e vinca chi avrà più fave nere. 
L’incumbenza dei Censori sia temporaria, e termini il giorno 
che si distribuirà il premio, e non si competa loro premi- 
nenza alcuna di Ufiziale. I Censori unitamente con i tre Depu- 
tati di quella tal classe alla quale apparterrà il Problema 
sieno incaricati esaminare e censurare in scritto per la pura 
verità, e secondo il loro onore, e la loro perizia, ciasche- 
duna dissertazione stata trasmessa all'Accademia sopra tal 
Problema. Se convengano fra di loro nell’opinione, abbiano 
facoltà di fare una sola censura firmata da ciascheduno con 


7 


98 


una cifra concertata, ma senza esprimere i loro nomi; in 
caso poi che disconvengano nei sentimenti, sia permesso a 
ciascheduna delle parti dissenzienti fare la sua censura se- 
paratamente, e firmata altresì con una cifra, e queste cen- 
sure unite alla respettiva dissertazione e sigillate, devano 
per mezzo del Segretario della loro Deputazione farle per- 
venire in mano del Segretario dell’Accademia un giorno 
almeno avanti a quello destinato per l’esame pubblico di 
esse dissertazioni, e per l’aggiudicazione del premio. Nella 
medesima maniera, e colle medesime limitazioni si eleggano 
i censori ogniqualvolta si tratterà di stampare atti o me- 
morie dell’Accademia, ed allora altresì facciano corpo coi 
Deputati delle respettive Classi, alle quali appartengono le 
materie da stamparsi, e unitamente con loro esaminino le 
cose proposte per stamparsi, e ne facciano come sopra la 
relazione al corpo dell’Accademia. 


$ XXII. — Dei Sindaci. 


Quando nascano controversie nel rendimento dei conti 
di qualche Ufiziale nel giorno che si rendono gli Ufizi il 
Presidente ed i cinque più anziani Consiglieri nominino 
fra tutti sei Accademici uno per ciascheduno, e non vi es- 
sendo tanti Consiglieri, il Presidente supplisca alle loro 
voci, i quali sei si mandino a partito fra gli Ufiziali del 
seggio, ed i tre che avranno conseguito maggior numero 
di voti restino eletti Sindaci con autorità di determinare 
la controversia per la quale sono stati eletti arbitri, per 
fare la relazione al corpo dell’Accademia, dopo la sentenza 
del quale resti terminato il loro impiego. 


$ XXIII. — Det Partiti. 


Si facciano col bossolo a fave nere per voti affermativi, 
e bianche per negativi, e vincansi col numero fissato nei 
respettivi capitoli. In caso di parità di voti, si rimandi il 
partito, e continuando la parità s’imborsino le cedole colle 
diverse proposizioni, e la prima tratta vinca. 


99 


$ XXIV. — Det Decreti ed altri Atti dell’ Accademia. 


Il Giornaletto dei Decreti dell’Accademia sia tenuto e 
scritto dal Segretario di essa, o dai suoi coadiutori, ed in 
fine della sessione sia sottoscritto dal Presidente, ed in sua 
assenza dal Consigliere più anziano. Le patenti e lettere 
da scriversi in nome dell’Accademia sieno scritte dal Se- 
gretario o suoi coadiutori, sottoscritte. dal Presidente, o 
Consigliere più anziano, e Segretario, e sigillate col sigillo 
dell’Accademia. I mandati per spese straordinarie, e dei 
premi per discarico del depositario, e del Provveditore 
sieno scritti dal Segretario o suoi coadiutori, e sottoscritti 
dal Presidente, dal Primo Consigliere, e dal Segretario. 

I programmi per i problemi da sciogliersi si stampino 
in nome dell’Accademia, ed essi, e le patenti dei conseguiti 
premi per attestato pubblico sieno stampate colla specifi- 
cazione del problema, della qualità del premio, sottoscritte 
dal Presidente, dal più anziano Deputato della Classe alla 
quale appartenga il problema stato sciolto, o la materia 
stata illustrata, e dal Segretario, e sigillate col sigillo del. 
l'Accademia. Gli atti scelti, e le memorie dell’ Accademia 
si stampino in nome di essa, ma coll’indicazione dei nomi 
degli Accademici o Corrispondenti che vi avranno contri- 
buito coi loro studi, affinchè niun resti defraudato del me- 
rito acquistatosi col suo zelo e colle sue fatiche, ed essi 
non già l'Accademia sieno debitori al pubblico della verità 
dei fatti. I piani delle osservazioni, e le istruzioni per le 
esperienze, ed i quesiti georgici si pubblichino d’ordine e 
con approvazione del Corpo dell’Accademia, in nome dei 
Deputati di quella Classe, alla quale appartenga la materia 
da pubblicarsi. 


$ XXV. — Dei Registri di osservazioni. 


I segretari delle otto Classi tengano ciascheduno un re- 
gistro esatto in libri separati di tutto ciò che sarà parte- 
cipato all’ Accademia, concernente le materie della loro 


100 


Classe, affinchè si possa agevolmente vedere quali materie 
sieno state sufficientemente schiarite, e quali abbiano bi- 
sogno di ulteriore schiarimento, e perciò ogni accademico 
o corrispondente che nelle sessioni generali legga qualche 
scrittura, ne debba lasciare copia in mano del Segretario, 
alla classe del quale apparterrà la scrittura. 


$ XXVI. — Dei Ruoli. 


Abbia sempre l'Accademia un Ruolo degli Accademici vi- 
venti, e paganti la Tassa; uno dei corrispondenti viventi 
secondo l’ordine d’anzianità della loro ammissione; uno 
degli Uffiziali del Seggio presente; uno dei Protettori, ed 
uno dei Presidenti che saranno stati, uno degli Accade- 
mici morti, ed uno dei Corrispondenti morti. 


$ XXVII. — Delle Adunanze. 


Alcune sieno generali, alle quali s’invitino tutti gli Ufi- 
ziali e tutti gli Accademici dimoranti in Firenze, altre” 
private alle quali s’invitino i soli Ufiziali che compongono 
il Seggio. Le generali sieno per lo meno quattro l’anno, 
cioè nei primi giorni di Febbraio, di Maggio, di Luglio, 
e di Ottobre. Trattandovisi gli affari della Società, vi si 
leggano dal Segretario le scritture state comunicate di 
fuori, vi si mostrino i libri, i modelli e le produzioni na- 
turali state donate, ed ogni Accademico vi possa leggere 
tutto ciò che meglio gli sembrerà, purchè sia coerente allo 
scopo dell’Accademia. Il Presidente abbia autorità d’inti- 
mare altre sessioni generali fuori delle quattro, secondo 
le occorrenze e specialmente una nel mese di Marzo per 
esaminare le Dissertazioni trasmesse per concorrere al pre- 
mio, ed aggiudicare esso premio, ed un’altra nel mese di 
Aprile per conferire solennemente il premio. Nelle sessioni 
private gli Ufiziali facciano le mute degli Ufizi, decretino 
provvisionalmente secondo le urgenze degli affari, e scel. 
gano i soggetti e le materie da proporsi nelle Sessioni ge- 
nerali. Nelle Sessioni private non sono ammessi altri che 


101 
gli Ufiziali, i Protettori, e le persone da essi intimate, ma 
nelle Sessioni generali, fuori del tempo nel quale si faranno 
i partiti, si ammettano i Protettori sì presenti che passati, 
i Corrispondenti ed altre persone ancora a piacimento del 
Presidente. i 


$ XXVIII — Dell’Entrature e Tasse. 


Ogni Accademico, sì di quelli che già sono al Ruolo, sì 
di quelli che saranno descritti nell’avvenire paghi per una 
sola volta diecì paoli per sua entratura, e poi ciaschedun 
anno dieci paoli dentro a tutto il mese di Dicembre, sic- 
chè alla fine dell’anno sieno riscosse tutte l’entrature e 
tasse, e venute in mano del Depositario, affinchè l’Accade- 
mia a capo d’anno sappia qual capitale possa fare delle sue 
entrate. 


$ XXIX. — Delle Spese. 


Nella prima Sessione pubblica di ciaschedun’anno si de- 
terminino e si stanzino le spese necessarie ed occorrenti 
nel decorso dell’anno, si dia al Depositario la copia auten- 
tica di tale stanziamento scritta di mano del Segretario, 
o di uno dei suoi Coadiutori, e sottoscritta dal Presidente, 
dal Provveditore e dal Segretario, e secondo esso stanzia- 
mento il Depositario faccia i pagamenti a chi occorre, 
senza bisogno di altro mandato. Se accaderanno spese 
straordinarie, si determinino in una Sessione privata degli 
Ufiziali, di poi si progongano e vincano in corpo d’Acca- 
demia, e se ne dia al Depositario la copia del Decreto fir- 
mata come sopra. 


$ XXX. — Dei Premi ordinari. 


Ogni anno nella prima Sessione di Febbraio si distri- 
buiscano due Premi, il primo cioè un Anello di valuta 
di lire.......... per lo meno tra gli Ufiziali tutti del Seggio 
che avrà governato nell’anno antecedente (che però sieno 


102 


vivi in tal giorno) non ostante che sieno stati raffermati 
o promossi ad altre cariche nel nuovo Seggio governante. 
Si scrivano i nomi di ciascheduno di essi Ufiziali vecchi 
uno per polizza in polizze simili, le quali tutte piegate 
s'imborsino, ed il Presidente di governo ne tragga su una, 
e l’Ufiziale il di cui nome vi sarà scritto conseguisca il 
premio dell'Anello, che gli dovrà esser consegnato dal Depo- 
sitario col mandato firmato, come è stabilito nel Cap. XXIV, 
ed abbia in oltre la Patente stampata per attestato di esso 
Premio, come si dispone al medesimo Capitolo; e se uno 
avrà esercitato più cariche nel medesimo anno, abbia tante 
polizze a suo favore quante saranno state le cariche. Il se- 
condo Premio sia una medaglia d’argento di valuta almeno 
di z...... nella quale sia espresso da una parte...... E la si 
dia ad uno fra tutti gli Accademici e Corrispondenti che 
nel decorso dell’anno antecedente abbiano comunicato al- 
l'Accademia qualche scrittura di materie Georgiche, sia 
Dissertazione, sia Relazione di Osservazioni o di esperienze, 
o le abbia donato qualche modello o disegno d’istrumento, 
o di macchina riguardante i bisogni della campagna, delle 
quali cose tutte il Segretario ne abbia a mano una nota 
distinta, la quale prima si legga in Corpo di Accademia 
per comune soddisfazione. Secondo essa nota, tante sieno 
le polizze quanti saranno stati i capi di cose dei quali 
avrà arricchito l'Archivio ed il Museo dell’Accademia, sic- 
chè un medesimo accademico o corrispondente possa avere 
a suo favore più polizze a misura che si sarà più affati. 
cato a pro dell’Accademia. Tutte le polizze s'imborsino ed 
il soggetto di cui sarà scritto il nome nella prima estratta 
per mano del Presidente, conseguisce il premio della Me- 
daglia da consegnarglisi nella medesima maniera che è stato 
disposto sopra dell'Anello. 


$ XXXI. — De’ Premi straordinari. 


Qualora l'Accademia col favore della munificenza del- 
l’Augustissimo Sovrano, o per la generosità dei Protettori 
e soci benefici si troverà un sufficiente peculio, principî a 


103 


proporre una volta l’anno il premio d’una medaglia d’oro 
di valuta di z.......... almeno, in cui sia espresso........ e deva 
conseguirsi da quella persona non solamente del numero 
degli accademici e corrispondenti, ma fuori di essi ancora, 
che sia giudicata aver meglio riuscito nella soluzione di 
qualche problema proposto dall’Accademia. Il metodo da 
osservarsi sia questo. Ogni anno a principio di seggio, i 
Deputati delle otto Classi concertino fra loro le materie 
georgiche le quali avranno bisogno di essere schiarite, ne 
facciano una nota, secondo la quale il Seggio ne faccia la 
proposizione nella Sessione pubblica di Maggio; quivi sì 
esaminino i quesiti dati in nota, e se ne scelga per par- 
tito segreto uno, quale sia il Problema da proporsi al Pub- 
blico per la soluzione, con un Programma stampato in nome 
dell’Accademia, sottoscritto dal Presidente, dal Deputato più 
anziano della respettiva Classe, e dal Segretario. In esso 
Programma sia specificato chiaramente il Problema che si 
propone, la qualità del premio, ed il tempo dentro al quale 
dovranno essere trasmesse le Dissertazioni per schiarimento 
di esso, quale sia più o meno lungo secondo la difficoltà 
del Problema, e dei mezzi necessari per schiarirlo, e vi sia 
indicata la persona dell’Accademico Segretario al quale do- 
vranno essere consegnate, 0 fatte pervenire le Dissertazioni 
sigillate senza nome o sigillo dell'Autore, ma solamente 
con un Emblema o divisa, la quale sia anche scritta 
sopra d’ altro foglio, dentro al quale sieno copiati i primi 
tre versi almeno della Dissertazione, e sia notato il nome 
del suo autore, ed il suo indirizzo, ma sia chiuso e sigil- 
lato in maniera che non si possa mai sapere il detto nome 
fuori che nel caso di dover assegnare e consegnare il pre- 
mio. Il Segretario ricevute che avrà tutte le Dissertazioni 
dentro al tempo determinato, ritenga appresso di sè le ce- 
dole sigillate coi riscontri dei nomi degli autori, e conse- 
gni le Dissertazioni ai Deputati della respettiva Classe, ed 
ai Censori, i quali le esaminino, e ne facciano la relazione 
da presentarsi in corpo di Accademia, com'è stato disposto 
al Cap. XXI. In una Sessione pubblica dell’Accademia, o 
in più d’ una destinata per tal’esame, il Segretario della 


104 


Classe alla quale appartiene il Problema, legga in maniera 
intelligibile ad una per una le Dissertazioni, e le loro re- 
spettive censure. Finita che sia la lettura della prima, si 
dia comodo agli Accademici di farvi sopra le loro rifles- 
sioni, per uso delle quali sia tenuto il Segretario a ripe- 
tere quei passi che saranno richiesti; indi si mandi in giro 
il partito, e si (scriva) sulla dissertazione il numero dei 
voti favorevoli che avrà conseguito, e si metta a parte. 
In seguito si faccia il medesimo della seconda, poi della 
terza, e di tutte le altre fino all’ultima, e terminato tutto 
l'esame e scrutinio, si osservi quale Dissertazione abbia 
conseguito maggior numero di voti. Se questi passano i 
due terzi, ed uno più, s’ intenda aver guadagnato il Pre- 
mio, e se ve ne fossero più d’ una che avessero ugual nu- 
mero di voti, si rimandino a partito, ed in caso di nuova 
uguaglianza, si faccia l’ imborsazione delle divise o intito- 
lazioni, e la prima tratta abbia il merito. In caso che i 
voti non oltrepassino la metà, si proponga di nuovo il pro- 
blema, e si conservi la medaglia per chi la meriterà nel 
secondo o terzo concorso. 

Oltrepassando i voti la metà, ma non vincendo perchè 
qualche parte della dissertazione sia difettosa, o abbia bi- 
sogno di ulteriore schiarimento, si tenga sospeso il Premio, 
e si avvisi il pubblico con un programma, che l'Accademia 
nelle tali e tali Dissertazioni che hanno la tal Divisa, de- 
sidera il tale e tale schiarimento e supplemento, e perciò 
prega gli autori a trasmetterlo dentro al tal tempo, col 
solito riscontro sigillato del nome dell'autore. Pervenuti 
che sieno i supplementi, se ne facciano gli esami, e le cri- 
tiche dai Deputati e dai Censori, e si proceda a nuovo par- 
tito di quelle sole dissertazioni coi supplementi, nella ma- 
niera che sopra è disposto, e quella di esse che vincerà per 
i due terzi dei voti, ed uno di più, abbia il premio, le 
altre tutte si consegnino al Segretario della Classe per 
conservarle fra le scritture, ed i loro biglietti sigillati coi 
nomi degli autori si brucino, affinchè non si possino mai 
sapere. Aggiudicato che sia il premio, si apra la schedola 
sigillata corrispondente alla Divisa, si veda se riscontri il 


PER SI PRI TEMI SOTA © VIS IL SE A SOI 


105 


principio della Dissertazione, ed in tal caso si pubblichi il 
nome dell’autore, gli se ne dia parte, e gli si faccia il man- 
dato ed attestato pubblico, affinchè in persona o per mezzo 
di Procuratore possa ricevere la medaglia; e la sua dis- 
sertazione si faccia stampare a spese dell’Accademia. Altre 
medaglie di argento, o di oro della valuta che sarà decre- 
tata, si distribniscano secondo l’occorrenza a quegli Acca 
demici che avranno più distintamente impiegato la loro 
fatica ed illoro studio in vantaggio notabile dell’Accademia, 
e tale distribuzione si faccia a proposizione del Presidente 
colla discussione del seggio e per partito del corpo dell’Ac- 
cademia vinto per due terzi ed uno più dei voti favorevoli. 


$ XXXII. — Del Bidello ed altri Ministri dell’ Accademia. 


Abbia per ora l'Accademia un Bidello, il quale deva cu- 
stodire le stanze di essa, portare gl’ inviti per le sessioni, 
riscuotere le entrature e tasse, e renderne conto al Depo- 
sitario. Abbia per sua provvisione scudi sei l’anno, e duri 
il suo impiego a beneplacito dell’Accademia, con che deva 
ogni anno nella sessione della muta degli Ufizi esser man- 
dato a partito per la rafferma, quale ottenga per i due 
terzi ed uno più dei voti favorevoli. In caso che non 
passi alla rafferma, o che in altra maniera manchi, e si 
debba venire all’elezione di un successore, si nominino 
due soggetti dal Presidente uno dal Consigliere più an- 
«ziano, uno dal Provveditore, ed uno dal Depositario, e si 
mandino a partito, e chi di loro cinque otterrà due terzi 
ed uno più di voti favorevoli resti vinto per Bidello. In 
caso che nessuno vinca al primo partito, si faccia nuova 
nomina, e si mandi il partito finattantochè uno vinca per 
i due terzi ed uno più dei voti. 


$ XXXIII. — Dell’Autorità delle presenti Leggi 
e delle loro ampliazioni e deroghe. 


Tutte e singole le presenti leggi dovranno prendere il 
loro vigore, e porsi in esatta osservanza dal giorno che 


106 


saranno lette ed approvate capitolo per capitolo dal corpo 
dell’Accademia legittimamente adunato (con precedente in- 
vito stampato mandato a tutti quanti gli Accademici di- 
moranti in Firenze) mediante il partito segreto con sette 
ottavi di fave nere, qual giorno e decreto dell’approvazione 
sarà notato in piè di questo Codice di mano del Segretario, 
e sottoscritto dal Presidente e da tutti gli Accademici che 
vi saranno presenti. Ogniqualvolta poi, secondo le varianti 
circostanze dei tempi, e secondo le occorrenti necessità 
faccia di mestieri qualche riforma con derogare ad alcuna 
di esse Leggi, ampliarne alcun’altra, o farne una nuova, si 
proponga prima la riforma occorrente nel partito stretto 
dal Presidente, e vincendosi per sette ottavi almeno dei 
voti, diventi legge, e come tale sì registri in questo Codice 
medesimo colla sottoscrizione del Presidente, e di tutti gli 
altri Soci che saranno intervenuti al partito dell’approva- 
zione di essa riforma, quale da tal giorno prenda vigore 
di legge, ed obblighi gli Accademici alla perpetua osser- 
vanza. 


107 


(0A 


ELENCO DELLE MEMORIE 


LETTE 
nelle adunanze dei Georgofili dal 4 giugno 1753 al 12 dicembre 1770 
dedotto dal sommario del Segretario Pierucei 
dall’appendice allo Statuto Montelatici e dal libro di memorie dell’Accademia 


Archivio della R. Accademia. Libro di Memorie dell’Ab. Montelatici 


4 Giugno 1753. Ragionamento del Padre Institutore della 
Accademia in occasione della apertura per la prima 
volta della medesima. (Libro di memorie Montelatici 
pag. 27). 

30 Luglio 1753. Piano del Regolamento per |’ Accademia 
del suddetto religioso. (Loc. cit. pag. 27). 

3 Settembre 1753. * Problemi proposti dal Sig. Dr. Gio : 
Lami e dall’Ab. Montelatici. (Loc. cit. pag. 29) (1). 

.* Proposta del Sig. Dom. Maria Manni per una 
storia di quei fiorentini che si adoperarono in van- 
taggio dell'agricoltura. (Loc. cit. pag. 31). 

*# Proposta del sig. Michele Pierucci per costruire 
l’aratro Virgilano. (Loc. cit. pag. 32. Append. Sta- 
tuto Montelatici pag. 86). 

3 Ottobre 1753. * Proposta del sig. Conte di Richecourt 
per il Regolamento dell’Accademia. (Libro mem. Mon. 
telatici pag. 32). 

13 Dicembre 1753. * Proposta per aumentare il numero 
delle Classi indicate dal Conte di Richecourt. (Loc. 
cit. pag. 34). 


| (1) I titoli segnati con * sono stati aggiunti in seguito ad accurate ri- 
cerche e nel libro di Memorie dell’Accademia e nell’Appendice allo Statuto 
del Montelatici. 


108 


24 gennaio 1754. * Indicazione delle classi suddette. (Loc. 
cit. pag. 84). 

19 Aprile 1754. * Reparto dei deputati nelle sud. Classi. 
(Loc. cit. pag. 35). 

* Descrizione di tre macchine per la conservazione 
dei grani. (Loc. cit. pag. 86. Append. Statuto Mon- 
telatici, pag. 84). 

25 Maggio 1754 (nec. 19 Aprile). Lezione dell’ Ill.mo sig. 
Abate Ciani intorno al metodo da tenersi dall’ Acca- 
demia ad effetto di principiare le necessarie osserva- 
zioni sopra gli usi di coltivare nella Toscana. (Loc. 
cit. pag. 37. Append. Statuto Montelatici pag. 81). 

19 settembre 1754. Memoria sopra le frane del Padre Leo- 
nardo Ximenes gesuita. (Loc. cit. pag. 37. SPERO 
Statuto Montelatici pag. 80). 

* Osservazioni intorno alla seccagione, taglio e di- 
ramazione degli ulivi. (Loc. cit. pag. 37. Append. 
Statuto Montelatici pag. 82). 

28 Giugno 1755. * Descrizione d’un Cilindro in pietra per 
stritolar le zolle, del quale il sig. Stefano Forzoni Ac- 
colti presentò il modello in legno. (Mem. Acc. Georg. 
pag. 38. App. Stat. Mont. pag. 82). 

4 Dicembre 1755. * Richiesta della Corte di Madrid di 
ragguagli intorno all'Accademia ed ai suoi lavori. (Li- 
bro Mem. Mont. pag. 38). 

# Memoria intorno alla maniera di spegnere i bruchi, 
che rodono le viti, del Padre Institutore. (Loc. cit. 
pag. 38. App. Stat. Mont. pag. 84). 

5 Febbraio 1756. Relazione della nostra Accademia per 
mandarsi a Madrid del sud. Padre Institutore (Lib. 

Mem. Mont. pag. 39). 

11 Maggio 1756. Memoria di Giuseppe Lumachi intorno 

alla malattia di alcune piante di limone curate dal 

medesimo. (Loc. cit. pag. 39. App. Statuto Monte- 

latici pag. 86). 

* Memoria intorno al Dormiglione che danneggia 

i meli, e maniera di guarirli da detto male. (Libro 

Mem. Mont. pag. 39. App. Stat. Mont. pag. 85). 


A 
è cia cas 
A Mi 
i Nifcaliro ee. 
à: i LE 2 be 

n io foi 
PRIA A ROSE iti 


PREIRE NPI DO, PI FIATO SIP E INTOROT RETRO TARE EI LITRO E TAGE VS CRORSIRA TE AEREA A ARI SIA 


109 


16 Luglio 1756. Risposta del Sig. Niccolò Branchi alla 
memoria del Sig. Lumachi (Loc. cit. pag. 39). 

# Risposta del Primo Ministro della Corte di Ma- 
drid. (Mem. Acc. Georg. pag. 39) 

*. Versione latina d’un manoscritto francese intorno 
alla maniera di estirpare l’ erbe ncecive. (Loc. cit. 
pag. 40. App. Stat. Mont. pag. 87). 

30 Settembre 1756. Parere di. Cosimo Trinci intorno alla 
cura di alcune malattie degli ulivi. (Lib. Mem. Mont. 
pag. 40). 

# Ostensione del tilo del pappo dell’ Apocino fatta 
dal P. Ab. Montelatici. (Loc. cit. pag. 40). 

10 Marzo 1757. Descrizione d’uno instromento per tenere 
ripiene le botti del vino senza continua opera d’uomo 
del P. Ab. Mont. (Loc. cit. pag. 41). 

1 Giugno 1757. * Ragionamento sopra l'Agricoltura toscana 
dell’Ecc.mo Dottore Giovanni Targioni Tozzetti. (Loc. 
cit. pag. 42). 

26 Maggio 1758. Prospetto d’ un Dislunatio Villereccio 
Italiano, Latino, Francese del Padre Istitutore. (Loc. 
cit. pag. 42). 

14 Luglio 1758. Istoria del Dormiglione dell’ Ecc.mo Sig. 
Dottore Mesny. (Loc. cit. pag. 43) 

* Osservazione del Verme donde nasce la Caprifica- 
zione di M. Lorenzo Jannon de Saint Laurent. (Loc. 
cit. pag. 48). 

22 Luglio 1758. Seconda parte del Ragionamento sopra 
l'Agricoltura toscana del Dottor Targioni Tozzetti. (Loc. 
cit. pag. 43). 

Trattato di Agricoltura di Giuseppe del Moro, fat- 
tore a Castagnolo di S. E. il Sig. Duca Salviati. (Loc.. 
cit. pag. 44). 

11 Agosto 1758. Terza parte del suddetto Ragionamento 
sopra l'Agricoltura toscana. (Loc. cit. pag. 44). 

25 Agosto 1758. Quarta parte del suddetto Ragionamento. 
(Loc. cit. pag. 44). 

4 Settembre 1758. * Quinta parte del Ragionamento sud- 

detto. (Loc. cit. pag. 44). 


110 


2 Ottobre 1760. Relazione d’ un novello Seminatore del 
Sig. Giacomo Biancani Bolognese (Loc. cit. pag. 46). 

*# Notizia dell’ esperienze fatte in Toscana con il 
detto Seminatore. (Loc. cit. pag. 46). 

12 Gennaio 1761. Relazione di alcune esperienze intorno 
alla coltivazione dei grani dell’Ecc.mo Sig. Dott. Bar- 
tolommeo Mesny. (Loc. cit. pag. 46). 

20 Maggio 1761. Discorso sopra le piante, che si usano in 
cibo dall’uomo, ed in nutrimento dalle bestie, dell’Ec- 
cellentissimo Sig. Dottore Saverio Manetti. (Loc. cit. 
pag. 47). 

27 Agosto 1761. Piano, e prospetto degli elementi di Agri- 
coltura del Padre Institutore. (Loc. cit. pag. 48). 

17 Marzo 1762. Lezione del Sig. Domenico Maria Manni. 
(Loc. cit. pag. 49). 

29 Maggio 1762. Progetto per fare che gli ulivi resistano 
al freddo, alle nevi ed alle bufere, del Padre Institu- 
tore. (Loc. cit. pag. 49). 

6 Agosto 1762. Seguito della memoria sopra l’insetto chia- 
mato Dormiglione, del Sig. Dr. Mesny, che venne ri- 
mandato ad un’altra adunanza. (Loc. cit. pag. 50). 

7 Marzo 1763. Memoria intorno agli Alveari delle Pecchie 
dell’Ecc.mo Sig. Dottore Alessandro Bicchierai. (Loc. 
cit. pag. 50). 

26 Maggio 1768. Memoria' intorno all’ anatomia dei semi 
delle piante. (Loc. cit. pag. 51). 

* Il Sig. Dr. Mesny presentò il prodotto di varj 
grani in terre differenti a tenore delle mescolanze 
delle terre. (Loc. cit. pag. 51). 

15 Giugno 1763. Discorso intorno alla coltivazione delle 
maremme, dell’ Ill.mo Sig. Abate Ciani. (Loc. cit. 
pag. 51). 

22 Giugno 1763. Seconda parte dell’ accennato Ragiona- 
mento. (Loc. cit. pag. 52). 

15 Settembre 1763. Terza parte del suddetto Ragionamento. 
(Loc. cit. pag. 52). 

28 Settembre 1763. Quarta parte del suddetto Ragiona- 
mento. (Loc. cit. pag. 52). 


N 


a * ; ) dî ii i » ; 
ci e i i ii ce aa 


Fe n 
to e Ve 
VE DI 


JA 
prese 


RO LA i ta A 

A £ O GERI ne ALTRI SL 
SO TANTO E at 
MARA a I TR TI gt 


111 


18 Luglio 1766. Lezione intorno alla cultura dei mori nei 
sobborghi di Vienna, del Padre Institutore. (Loc. cit. 


A pag. 52). 
È: La Società di Agricoltura di Udine richiede corri. 
E spondenza con la nostra Accademia. (Loc. citato 
pag. 52). 


27 Agosto 1766. Seconda parte della suddetta lezione. (Loc. 
cit. pag. 53). 
11 Settembre 1766. Memoria sopra d’una pianta detta 
Sulla mandata da Genova dall’ Ill.mo Sig. Marchese 
Grimaldi. (Loc. cit. pag. 53). 
12 Dicembre 1766. Nuova lettura della suddetta Memoria. 
(Loc. cit. pag. 54). 
10 Aprile 1767. Discorso ‘sopra dei pascoli dell’ Ecc.mo 
= Sig. Dottore Giovanni Targioni Tozzetti. (Loc. cit. 
È; pag. 55). 
Commissione per un nuovo piano di Regolamento 
dell’Accademia. (Loc. cit. pag. 55). 
4 Maggio 1767. * Memoriale dei proprietari del Mugello 
a S. A. R. sui danni de’ Succiameli (Loc. citato 
pag. 55). 

4 Giugno 1767. Discorso riguardante la maniera di per- 
È fezionare la Toscana Agricoltura del Clarissimo Sig. 
È Senatore Leonardo del Riccio. (Loc. cit. pag. 56). 

È Lettura del piano delle Leggi per l'Accademia del 
E Sig. Canonico Conte di Guasco (Loc. cit. pag. 56). 
20 Giugno 1767. * Esame delle dette Leggi (Loc. cit. p. 56). 
30 Giugno 1767. Approvazione al progetto del regolamento 
da farsi per l'Accademia dei Georgofili, stato disteso 
È dal Sig. Canonico Conte di Guasco (Loc. cit. pag. 56). 
-S 5 Agosto 1767. * Lezione dell’ Ecc.mo Sig. Dottore Saverio 
MI Manetti sopra la maniera di migliorare la cultura del- 
l’Osmannoro (1). 

Lezione del Fattore Lorenzo Carniani sopra la ma- 

niera di fare il vino di uve fradice. 


sibi: 


\ sa Pr v 


(1) Nome di una pianura paludosa dei dintorni di Firenze e di un tor- 
rente che la traversa. 


112 


intorno alla utilità della propagazione delle patate nella 
Toscana. 

Lezione dell’ Ill.mo Sig. Cav. Bindo di Simone Pe. 
ruzzi sopra vantaggi e svantaggi del lusso relativamente 
alle Arti, al Commercio ed all'Agricoltura. 

2 Ottobre 1767. Parere dell’ Ecc.mo Sig. Dottore G. Tar- 
gioni Tozzetti sopra il miglioramento. della cultura 
dell’Osmannoro progettato dal Sig. Dottore Manetti. 

Lezione del Sig. Segretario Pagnini sopra la maniera 
di far l'olio dalla bacca del Sanguine (Atti della R. 
Acc. Econom. di Firenze ossia dei Georgofili, Vol. I, 
1791, p. 69 dove è detto che questa memoria fa letta 
il 5 yihlo 1769). 

11 Novembre 1767. Memoria dell’ Ill.mo Sig. Stefano For- 
zoni Accolti sopra la prodigiosa moltiplicazione di una 
specie di granturco della America seminato in Toscana. 

Lezione dell’ Ill.mo e Ch.mo Sig. Senatore Antonio 
Adami sopra la necessità di migliorare, ed accrescere 
l'Agricoltura in Toscana. 

13 Gennaio 1768. Memoria dell’ Ill.mo e Ch. mo Sig. Sena- 

‘tore Priore Giulio Orlandini intorno alla differente 
maniera di far l’olio tanto con le ulive riscaldate, che 
senza essere tenute in caldo. 

Memoria dell’ Illmo Sig. Segretario Giuseppe Pelli 
nella quale loda l’uso di raccomandare, osservando 
certe regole, le viti all’ ulivo. 

3 Febbraio 1768. Lezione del Sig. Ferdinando Morozzi, in- 
torno alla maniera di sanare le terre frigide naturali, 
ed accidentali. 


Due memorie del Sig. Stefano Forzoni Accolti. Una > 


intorno alla maniera di lavorare varie sorte di terre. 
L’altra la sementa fatta in terre non spente. | 

2 Marzo 1768. Lezione del suddetto Sig. Morozzi sopra lo 
stesso, o sia seconda parte dell’accennata lezione. 

6 Aprile 1768. Osservazioni di Antonio Lazzeri del Ponte 
a Cappiano per facilitare la soluzione del. problema 
proposto dall'Accademia, intorno al bestiame. 


2 Settembre 1767. Memoria dell’ Ill.mo Sig. Conte di Guasco 


di over 


A ww 4 È ù ù i “ ù 
mA A e ici ie di ii teo) eil el di, 


eu" 
seni da nta 


LOLA 


a ene 


los, 


113 


10 Maggio 1768. Lettera di Antonio Lazzeri intorno alla 
ì capacità delle basse pianure, o siano basse valli della 
fi Toscana. 

e Memoria del Parroco della Piè Vecchia per impedire 

SE la Volpe del Grano (1). 

3 Memoria del Sig. Giuseppe Salvioni sopra i Cedrati 

Massesi. | 

ì 22 Giugno 1768. Lezione dell’Ecc.mo Sig. Dottore Franco 

E Molinelli per indurre gli Accademici a compilare le 

# leggi agrarie della Toscana. i 

Sa 3 Agosto 1768. Parere dell’ Ill.mo Sig. Marchese Ruberto 

Pucci intorno alla seccagione dei Gelsi, vicini ad altri 

Gelsi periti, e... nella stessa fila. 

Lettera tradotta dal tedesco del Sig. Senatore del 

l Riccio. È 

A Memoria del Sig. Dottore Manetti intorno alle piante 

ssa utili per i prati artificiali. 

È: s Memoria di Lorenzo Carniani intorno alla scarsezza 

SL delle moderne raccolte. 

È 5 Settembre 1768. Prima parte d’ un trattato architettonico 
del Sig. Ferdinando Morozzi, sopra la ‘costruzione delle 
case rurali di montagna, di collina e di piano. 

12 Ottobre 1768. Seconda parte del retroscritto trattato 

RIA architettonico. 

È 9 Novembre 1768. Memoria del Sig. Bartolommeo Mesny 

SÙ intorno alle sostanze alcaline, e specialmente alle... per 

A uso «del sapone. 

= Lettera del Sig. Canonico Boldrini di Grosseto in- 

È torno a certi assurdi praticati nella pianura di Grosseto. 

7 Dicembre 1768. Memoria del Padre Institutore, intorno 

alla cultura del Faggio. Lezione del Sig. Cav. Mena- 
buoni sopra la manna. 

_—1‘ Gennaio 1769. Lezione del Sig. Dottore Gio. Targioni 

- ee Tozzetti sopra la poca durata dei vini toscani, relati- 

E: vamente a quelli nominati dai più celebri scrittori 

(Atti R. Acc. Econ. di Firenze ossia de’ Georgofili, 


(1) Puccinia graminis, 


114 


vol. I 1791, p. 94, dove è detto che questa memoria fu 
letta nelle adunanze del 4 Genn. e 1 Marzo 1770). 

1 Febbraio 1769. Discorso del P. Ubaldo Montelatici sopra 
a diverse specie d’agrumi delle Isole Orientali, stima- 
bilissimi per odore dei loro fiori e per bontà dei loro 
frutti, che mancano nei nostri paesi, e che gioverebbe 
fossero introdotti. 

1 Marzo 1769. Seconda parte della lezione suddetta del Sig. 
Dottore Targioni Tozzetti. 

5 Aprile 1769. Lezione dell’ Ecc.mo Sig. Dottore Saverio 
Manetti sopra il Citiso (1) degli antichi, o sia il Citiso 
di Virgilio, alimento. fruttuoso per ogni sorta di be- 
stiame, siccome per le api e per i polli, pianta che si 
dovrebbe introdurre in Toscana, e vegeta naturalmente 
intorno a Napoli, nell’ Isola di Rodi, e nella maggior 
parte dell’Isole dell’Arcipelago. 

Memoria del Sig. Canonico Jacopo Boldrini intorno 
al sale delle salmastraie di Grosseto. (Atti della R. 
Acc. Econom. di Firenze ossia dei Georgofili, vol. I, 
1791, p. 76). 

17 Maggio 1769. Seconda parte della lezione del Sig. D.re 
Manetti, altra lezione del medesimo intorno al Lisi 
chiamato in Calabria, ossia Gramen avenaceum altis- 
simum glaber del Micheli (2). 

Lezione del Sig. Abate Rocco Bovi sull’aloe. 

23 Giugno 1769. 

5 Luglio 1769. Memoria del Sig. Gio. Lorenzo Nobili sopra 
una macina. calata da un’alta pendice. (Atti R. Acc. 
Econ. dei Georg., Vol. II. 1795, p. 20). Magazzino T'o- 
scano. Vol. II. p. 1. 


(1) Ottaviano Tarcioni-Tozzerti nelle « Istituzioni Botaniche » pag. 160, 
T. III, dice che il Citiso di Virgilio, di Varrone e di Columella, dai quali 
è reputato molto lattifero, deve riferirsi alla Medicago arborea L. Altri autori 
mettono in dubbio questa affermazione essendo questa pianta rara in Italia ; 
e credono che il Citisus di Teofrasto e di Virgitio possa essere il (ytisus 
Laburnum L., o la Coronilla Emerus L. ì 

(2) Sembra che possa riferirsi alla specie Ampelodesmus tenax L. o Sar- 
racchio, 


115 


Lezione del Sig. Ferdinando Morozzi sopra la ma- 
niera di stimare i beni stabili. 

5 Agosto 1769. L’Illmo Sig. Andrea Ginori comunicò agli 
Accademici diverse osservazioni fatte sopra alcuni po- 
deri d’una sua fattoria, megliorati con il mezzo di 
alcuni precipitosi torrrenti, che invece di apportare del 
danno, gli ha saputi regolare in modo che sono serviti 

di non piccolo vantaggio. 

Go 7 Settembre 1769. Il Sig. Abate Rocco Bovi di Scilla di 

Be Calabria fece sentire una sua lezione sopra le Palme 

che allignano in Calabria, e Sicilia, che nei luoghi 

marittimi s’ inalzano all’ altezza di passa cento e più 
palmi, e servono a vari usi economici. 

» Il Padre Antonio Minasi Domenicano diede esatta 

he contezza degl’ usi economici della Aloe fruticosa del- 

5 l’ Europa, che ha fibre capaci, a far tele, trine e carta, 
come ad evidenza ce lo persuadono alcune mostre man- 
date alla nostra Accademia. 

4 Ottobre 1769. Lezione del Sig. Dottore Bartolomeo Mesny 

i sopra la maniera più facile e più utile di stillare varie 

SE sorte di vini, ed in specie le fondate delle botti. 

È 6 Dicembre 1769. Relazione della montagna di Pistoia del 

| Sig. Carlo Ant. Zanari. 

È Memoria dell’ Ill.mo Sig. Segretario Gius. Pelli nella 

e quale si condanna l’uso di alcuni contadini che si ri 

D. ducono a potare le viti all'avvicinarsi della Primavera. 

@ 3 Gennaio 1770. Memoria di Lorenzo Carniani, nella quale 
si dimostra che comprando 50 pecore, in mesi diciotto 
si avanza sopra tutto il capitale una somma di lire 86. 

7 Febbraio 1770. Lezione dell’ Ill.mo Sig. Cristiano Miller 
intorno alla montagna alta di Pistoia, e bestiame del 

E suddetto luogo. 

«|_—4 Aprile 1770. Lezione dell’ Ill.mo e Ch.mo Sig. Senatore 

Priore Giulio Orlandini sopra la maniera di far l’olio 

A in Toscana. 

& 2 Maggio 1770. Seconda parte della suddetta lezione. 

d 6 Giugno 1770. Seconda parte del trattato intorno alle 

stime dei beni stabili del Sig. Ferd. Morozzi. 


È. 


14 


116 
Parere del R.mo Sig. Pievano Lastri sopra di un 
libro intitolato « Il Piantatore », opera del Sig. Ignazio 
Ronconi — Venezia 1770. 


18 Luglio 1770. Ragionamento intorno alle antiche misure . 


agrarie paragonate alle moderne. 

22 Agosto 1770. Lezione dell’ Illmo e Ch.mo Sig. Sen. 
Priore Orlandini del Beccuto intorno alla maniera di 
potare gli ulivi. Elogio del Rev.mo P. Abate D. Ubaldo 
Montelatici Institutore della nostra Accademia, passato 
da questa a miglior vita nel corr. mese, dell’ Ece.mo 
Sig. Dottore Saverio Manetti (Atti della R. Acc. Econom. 
di Firenze, ossia dei Georgofili, Vol. I, 1791, p. 11). 

5 Settembre 1770. Seguito dell’opera del Sig. Ferd. Morozzi 
intorno alle stime dei beni stabili. 

Lettera ideata dall’ Ill.mo Sig. Marchese Ruberto 
Pucci per iscriversi alli Accademici Corrispondenti. 

Ottobre 1770. Lezione del R.mo Sig. Pievano Paoletti in. 
torno alla manna. 

Lodi del defunto nostro Socio il celebre letterato 
Sig. Abate Gio. Lami, opera dell’ Illustrissimo Sig. 
Marchese Ruberto Pucci. 

7 Novembre 1770. Continuazione del trattato del Sig. Fer- 
dinando Morozzi sopra le stime dei beni stabili. 

12 Dicembre 1770. Ragionamento dell’ Ecc.mo Sig. Dottore 
G. Targioni Tozzetti intorno alla manna, e varie specie 
della medesima. 

N. N. Lettera scritta ad un amico intorno ai gravi danni 
che cagionarono alla Toscana i diboscamenti degli Ap- 
pennini e di altri monti di essa (Appendice allo Stat. 
Montelatici, pag. 86). 

Conte Rezzonico della Torre. Ragguaglio delle col- 
tivazioni fatte nei propri poderi; ed inoltre la notizia 
di un sugo particolare, col quale si fecondano alcuni 
campi nel territorio di Como (Loc. cit., pag. 86). 

Padre Don Claudio Fremond. Maniera colla quale si 
coltivano le viti nel territorio pisano (Loc. cit. pag. 87). 

Sig. Biagio Carore di Polignano. Discorso intorno 


Sia 
Per 
* 
3, 
SE 
dra 
. 


117 


ai succiameli e sul vero significato della parola Oro- 


banche ‘Loc. cit. pag. 87). 
id. id. Esperienze e teorie in ordine alla coltivazione 


dei mandorli (Loc. cit. pag. 87). 


N. N. Macchina per trasportare e trapiantare alberi grossi 


(Loc. cit. pag. 87). 


Ng Distribuzione di semi del cedro del Libano ed istru- 


zione intorno alla maniera di coltivare una tale specie 


(Loc. cit. pag. 87). 
N. N. Discorso per dimostrare quanto possa esser migliorato 
l’istrumento per guarire i meli dal tarlo, ecc. (Loc. 


cit. pag. 87). 


N. N. Presentazione di una opera del nostro Socio per la 


cultura della vite e fattura dei vini (Loc. cit. pag. 88). 
N. N. Progetto per la moltiplicazione di alcuni alberi (Loc. 
cit. pag. 88). 
N. N. Discorso sugli errori nei quali inavvertentemente ca- 
dono i contadini della Toscana ee cit. pag; 88). 


ADDENDA. — Alla nota 1 della pag. 19, nella riga quarta si 
sostituiscano le seguenti parole : 
Dopo la soppressione della dote e del Premio Leopoldino av- 
venuta nel 1867, fu nel 1884 per iniziativa del Socio Emerito 


Senatore Enrico Poggi dal Ministro Bernardino Grimaldi restituita . 


la dote stessa. Ma nel 1891-92 questa venne ridotta alla metà nel 
bilancio dello Stato e poi nuovamente soppressa nel 1894. Ulti- 
mamente, con R. Decreto del 29 Agosto 1897, per le cure del 
Vice-Presidente Senatore Conte Guglielmo De Cambray Digny e 
per opera del nostro consocio S. E. Conte Francesco Guicciardini, 
Ministro di Agricoltura e Commercio, venivano ripristinati e la 
dote di L. 4000 ed il Premio Leopoldino di L. 300. 


lea oi 
ISPIRA AS 


+ È 
ATA tek 


RARI DEA 


be 


[cap 


Bargagli, Piero 
L'Accademia dei Georgofili 


PLEASE DO NOT REMOVE 
CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET 


UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY