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DIVINA COMMEDIA
D I
""dante alighieri'
COL C0]\IE:?fTO
DEL P. POMPEO VENTURI
EDIZIONE
Ct)KF08ME AI. TESTO C0J^^'IA^O DEL I?^?
TOMO III.
E A S S A N O
BEMONDINI TIPOGRAFO ED EDITORE
1826
B2h
DEL PARADISO
CANTO /.
A P. G O M E N T O
Tratta, il nostro Poetai in questo primo canto , co??ìe cg'ì
ascese verso il primo Ciclo ,■ ed essendogli nati al-
cuni dubki -, essi gli furono dx Beatrice dichiarati .
JLj 1 gloria di colui , che tutto imiove ,
Per ì' universo penetra > e risplende
In una parte più > e meno altrove .
Nel (i) Ciel, che pii!i della sua luce prende ,
Fu' io , e vidi cose , che ridire
Ne (2) sa , ne può cjual di lassù discende :
Perchè appressando se (3) al suo disire ,
Nostro intelletto si profonda tanto»
(i) Neil' Er'pireo y dove "Dio eh' ì- luce ^ si comunica
incomparabilmente più che altrove ^ dandosi a vedere
a faccia, a faccia a i Beati cinprensori .
(2) Intende di S. Paolo che sceso dal terze cielo dis-
se di sé stesso: quoniam raptus est in pcracisuin ei
audivit arcana verba , qui non licet houiini Irqui . 2.
Cor. 12.
(3; Al suo oggetto il più desiderabile) alta irima
icritày ai aio fine y a Dio .
4 DELjPARADISO (8>
Che (4) retro la meinon'a non può ire .
Veramente qnanl'io del regno santo
Nella mia mente potei far tesoro.
Sarà ora materia del mio canto .
O J)uono Apollo ) all' ultimo lavoro
Fammi del tuo valor sì fatto vaso»
Cerne (5) dimanda dar l'amato arlloro.
(4) Tal che poi la persona nonpuò rammemorarsene i
forse parchi elevato da Dìo i intelletto ad un' altissi-
ma contemplazione f non può la memoria di sua natu-
ra e senza nuova grazia speciale ritenere quelle im-
magini soprannaturali . Certo è che S. Paolo parlando
del com\egli era stato rapito disse: sive in corpore ,
sive extra corpus nescia : e ciò si legge ancora di al-
tri contemplativi che riscossi da quella astrazione non
potevano esprimere quelle estatiche affezioni ^ e ciò per
difetto di specie memorative idonee. Per altro, quan-
to il conoscere è piì* chiaro e più vivace , tanto piìt i-
àoneo , ceteris paribus , a far sì che la memoria ri-
manga meglio stampata delle specie conoscitive , mas-
sime se quel conoscere non è soprannaturale : bensì è
cosa connaturale che per la moltipticità e ammirabili-
tà degli oggetti 'veduti dall' intelletto quasi in un ba-
leno se ne faccia come una confusione di specie nella
memoria , da non potersene poi ricordare altro che co-
sì in generale : O le gran cose che ho -veduto ! Questo
piU tosto pare il senso di Dante che pensa e parla al-
la poetica , quasi immaginandosi /' intelletto e la me-
moria come due nuotatori d' inegual valore , talché get-
tatisi in un pelago sott' acqua , il più debole non possa
tener dietro al piìi valente che via via già va acco-
standosi al fondo .
(5^ Quanto richiede l'alloro da me amato ^ a come
vuole l' alloro da te amati , che tu mi dia per ornar-
CiS) Canto I.
Insino a cjni l' un giogo di Parnaso
Assai ini fu : ma or con (6) ainentlae
M' è uopo entrar nell' (7) aringo rimase •
Entra nel petto nrio , (8) e spira tue 5
Sì come quando Marsia traesti
Della vagina delle membra sue .
O olivina virtù, sì mi ti presti
Tanto , che l'ombra dei beato regno
Segnata nel mio capo io manifesti .
Venir vedrami al (g) tuo diletto legno ,
E coronarmi allor di quelle foglie ,
Clìe h matera e tu mi farai degno •
Sì rade volte , Padre , se ne cogli* >
Per trionfare <io) 0 Cesare, o Poeta,
lae/ie la. fronte : tocca qni la not<t fa-jola di Dafne nUt'
fa amata da. Apollo trasformata in alloro . Ovidio Hi.
I. Tra! far.
(6) Forse il Poeta per i due gioghi intende la filoso'
fia e teologia .
(7) Aringo spiegano pulpito da aringarc , teme quan-
do si fa pubblica diceria in ringhiera : qui vale divelle
impresa , e la metafora è presa dal significato che ha
tal voce di giostra y 0 campo da giostrare.
(8) E spira tu stesso dentro di me , e per mezzo dee
mici organi tal suono , quale formasti quando venisti
in contesa con Marsia suonatore presontuoso , e vintola
lo scorticasti vivo e lo traesti fuori del fodero delle
membra, cioè della pelle. Ovid. lib.£. Trasf.
(9) Alla pianta dell' alloro a te sì caro .
(io) O Capitano vittorioso, o Poeta insigne : onde il
Petrarca arbor vittoriosa 1 e tvioRfale « onoj d* Impe-
e DEL PARADISO (23)
( Colpa e vergogna dell' umane voglie )
Che partorir letizia in su la lieta
Delfica (11) Deità dovria (12) la fronda
Peneia , quando alcun (i3) di se asseta.
Poca favilla gran fiamma seconda :
Forse di retro a me con miglior voci
Si (i4) pregherà, perchè (i5) Cirra risponda.
5iirge (16) a' iportali per (17) diverse foci
Tadori , e di Poeti : e Stazio cui gemìnx floret va-
tuinque, ducumque rsrtatim laurus .
(11) Apollo che in Delfo città famosissima della Boe-
■zia per un tempio , dove rendeva i suoi oracoli , età
•venerato .
(12) // lauro , in tui fu trasmutata Dafne figliuo-
la di Peneo fiume in Tessaglia .
(i3) Fa di se desideroso , per onesta brama di coro-
tiarsene .
Ci4'> Da, ditti Voeti mossi dal mio esempio e iti-ua-
ghiti della nobiltà di tal soggetto .
(i5' S' invocherà Apollo in modo che si muova a in-
fonder loro maggior estro . Cirra eittà alle radici di
Parnasso divota d'Apollo e però celebrata da i Fceti.
(i6> F«o/ dire il Poeta, che in buona stagione, e
in punto di tempo assai propiz.:o si partì dalla cima
del monte del Vurgatorio , e si levi verso il cielo , di-
cendo ciò essere accaduto , mentre si levava il sole ^
che allora trovavasi circa il principio dclT ariete, e
però di primavera ,
(ì-]) Diverse, perchè il sole nasce bensì sempre dal-
la parte di levante , ma sempre da diverso punto o
grado della sua lalitt'dine ortiva , secondo che lo stes-
so sole si trovava in di'.erso grado dell'eclittica e del
■trdiaco
('7) C A N T 0 I. 1
La (i8) lucerna del mondo : (19) ma da quella ,"
Che (20) cfiiattro cerchi giugne con tre croci j
Con miglior corso, e~^on migliore (21) stella
Esce (22) congiunta , e la (28) inoifidana cer*
Più a suo modo tempera e suggella •
Fatto avea (24) di Ik mane , e di qua sera
Tal foce (2 5) quasi , e tutto era (26) la bianco
(18) Il so/e : nec spuvcx moriens lucerna Ledx,/*'
aggrinzare il naso sì forte a Marziale , come questa
di Dante fece aggrinzarlo a Belisario Bulgarini : reg-
gasi però il Mazzoni che -ji fece attorno tanti suffu-
migi da poterci reggere anche il naso de i più schiz-
zinosi aderisti. Ma queste critiche e saporite conside-
razioni non toccano a me, che mi san preso l' incom-
benza d' un -arido comento .
(igi Ma da quella foce , e sito di cielo.
(20) Do-ve si congiungono e si tagliano quattro cif
coli celesti-, cioè r orizzonte ., il zodiaco, l'equatore e
il coli'.ro equinoziale , nel qual p:.nto si ta^t:.-»o e sé
incrocicchiano i tre ultimi in modo che jo,.:..:r'> ire
croci , come si vede nella sfera armillare .
(21) La costellazione dell ariete , o la stella di Ve-,
nere , come altri intendono , perchè il Poeta nel e. i.
della 2. cant. la pose in tal sito .
(22) Il sole nasce in congiunzione tale da produrre
co i suoi influssi più benigni effetti.
(23 > La terra che per gr influssi più propizi si riiC'
ste a primaiera .
(2'j') Di lÀ deve io era allora, mattina-, di qua dove
ora scritto , sera . Era Dante nella detta cima del mon-
te del Purgatorio che siaia agli antipodi .
(25 ■ Cioè il sole che trovaiasi in tal parte, non per
l' appunto ■ ma quasi perchè il sole ern nel primo gra-
do dell' ariete , quando Dante sali ti colle : v. il e. i,
Inf. , onde essendo scorsi già 7. dì doveva adesso tro-
iiarsi ncir ottavo Mvan7:.ar.dosi il sole quaìi un grado
per dì .
(26; Bianco di là per l'alia: qt<a nero per le tene-
«- DEL PARADISO «4)
Quello emlsperioj e P altra parte nera )
Quando Beatrice in sul (27) sinistro fianco
Vidi rivolta , e riguardar nel Sole :
Aquila sì non gli s'affisse iinqunnco.
E sì come (28) secondo raggio suole
Uscir del (29) primo j e risalire insiiso j
Puf come Peregria , che tornar vuole ,
Così dell' atto suo per gli (3o) occhi iulrrso
Nell'(3i) immagine mia (32) "il mio si fece,
E fissi gli occhi al Sole, ohrc a nostr'uio.
Molto è licito (33) là , clie f[iu non lece
Alle nostre virtù , mercè del loco
Fatto (34) per proprio dell'umana spece.
Io noi soffersi molto , ne sì poco ,
eh' io noi vedessi sfavillar dintorno j
Qiial ferro , die Jjollente esce dal fwoco .
bre della notte c'hc essendo ser.i sì accostavano : in"
somma era di primavera e la prima ora del dì .
(27) Perchè per essere nelT cmisferio opposto al no-
stro , // sole mentre Beatrice stava colla faccia a le-
vante f doveva nascerle a sinistra ^ come a noi a destra.
(28) Raggio di rifesso .
(29) Del diretto .
(30) Occhi di me che mirava in lei.
(di) Nella mia immaginativa .
(02) Il mio atto di riguardar nel sole , si fece e na-
cque come di riflesso dall^ atto di Beatrice.
(33) Nel Paradiso terrestre , dove per ancora era Dan-
te con Beatrice .
^3'|) Fatto apposta da Dio per abitazione propria del-
la specie umana, e però assai piìi conferente al buen
temperamento e vigore del nostro corpo e delle nojtre
potenze.
(6o) C A N T 0 I. -3
E (lisnbito parve giorno a giorno
Essere aggiunto, (35) come quel, che puote ,
Avesse 'I Ciel il' nn altro sole adorno.
Beatrice tutta (36) nell'eterne ruote
Fissa con gli occhi stava , ed io in lei
he luci fisse , tli lassù remote ,
Nel suo (37) aspetto tal dentro mi fei ,
Qual si fé' Glauco nel gustar dell' erLa,
Che 'I fé' consorto in mar degli altri Dei
Trasumanar (38) significar per verba
Non si poria : però 1' esemplo basti
A cui esperienza grazia serba .
S'(39) io era sol di me ;f nel , che creasti
(Zò) Come se iddìo che aticvshnente il pua^ orlasse un
altro sole creato: questo che aliante sembrava un nuo-
■V9 sole , era la, luna veduta da vicino .
(36) Yssa nel cielo ^ ed /» neqli occhi suoi ^ avendoli
rimèssi e ritirati d.tl guardare il sole ^ come ^ceva. pri-
ma ^ perchè la vista non mi reggeva. '-i-
(d7) e nel guardar lei tal diventai dentro di me f
qual diventò Glauco nel gustar di quell'ere,! che di
paro uomo lo fece Dio Marino : Dii maris exceptum
socio dignantur hoiiore . Ov. i3. Trasf.
(38 ' Questo divenir piìt che uomo e trascendete la
eondizitne della propria natura non si può a bastanza
esprimere con parole , e peri per intenderlo in qualche
modo , basti V esempio di (flauto a chi la grazia di
Dio concedere di averlo a sapere per esperienza .
(Zo,) Se io era di me non già ptK quel eh' era prim/i
con tutte le umane miserie addosso , m.i solamente
quello,, in che di nuovo per tua virtìt era trasformata
e / rasumana'to con inestimabil vantaggia .
ìfo DEL PAT^ADISO (7?)
No%^eIlarnente , (4o) Amor , che '1 Ciel governi,
Tu '1 sni , clie col tuo lume mi levasti .
Quando la (4i) ruota , che tu sempiterni
Desiderato , a se mi fece atteso
. Con (42) l'armonia, che temperi e discerni,
Parvemi (43) tanto allor del Cielo acceso
Dalla fiamma del Sol j clie pioggia o fiume
Lago non fece mai tanto disteso.
La novità del suono , e 'I grande lume
Di lor cagion m' accesero un disio
Mai non sentito di cotanto (44) acume .
..Ond'ella, che (45) vedea me, sì com' io ,
'• Ad acquetarmi l'animo commosso,
Pria ch'io a dimandar, la bocca aprio?
E cominciò : Tu stesso ti fai grosso
Col falso immaginar , sì che non vedi
(4o) O amore Divino , o Spirito Santo regolatore de^
Cicli che trasumanatomi mi sollevasti in quell' istante
dal Paradiso terrestre verso il cielo .
(■'fi) Quando il giro de' cieli , che tu, 0 Spirito som»
mamente amabile e desiderabile , fai sempre durare in
volta , e rendi sempiterno .
(42) Muto non è, coni' altri crede, il Cielo: Sordi
siam noi, a cui l'orecchio serra lo strepito insolente
della terra, secondo l' opiìiione capricciosa de' Pittaga-
rici qui abbracciata dal Poeta .
(43) Questa er'a la luna veduta di lì molto da vici-
fio , discernendVsi molto bene che la luce veniva in lei
dal sole .
(4'»'! Stimolo ed impazienza di esser soddisfatto .
(45) Vedeva me t il mio desiderio ^ come lo vedexn
io medesime .
ì:«9) c a ivr t o I. ir
Ciò che vedreid , se l'avessi (46) scosso.
Tu non se' in terra , sì come tu credi :
Ma folgore, fuggendo'! (4;) proprio sito,
Non corse come tu , eh' ad esso (48) riedi .
(46) Scosso da te questo falso immaginare .
{'.^l) Il ciclo dove fu generato ■) e di dove il fulmine
si p.trte e precipita. .
(48) Adesso ciclo. Così ancora il Petrar. dell' anima
di Laura già morta dice. L'alma mia fiamma citrale
l'elle bella, ch'ebbe qui il ciel si amico e sì cortese,
anzi tempo per me nel suo paese è ritornata ed alla
par sua stella : essendo poi piaciuto a molti Poeti di
rjalersi di questa fantasia , che forse ì nata da quell'
errore di Origene troppo Platonico , che le anime umane
create tutte dal principio del mondo abitassero in eie-
io e nelle stelle , di deve per lor demerito scacciate in
terra e costrette in corpi migliori o peggiori secando il
loro minore o maggior reato , al morire del corpo le se
ne ritornassero in ciclo , onde già s' eran partite . Il Pa-
rafraste latino piglia qui r occasione nelT osserv. 2. di
questa Cant. di notare P infelicità del passaggio , o
trasporto del monte .^ in cui era Dante conVirg. sul fi-
ne del e. 1. della prima Cant. alle porte dell' Inferno ,
dove si trova .al principio del e. 5. per non sapersene ,
die' egli., ne il fine., per cui lo facesse, ni guai forza
divina l' avvalorasse : ma se bene osservisi , la forza
divina s' intende somministratagli nel comando che «*
ebbe di farlo ., e in quelle parole dettegli daVirg. per-
chè ardire e franchezza non hai , posciachè tai tre
donne Ijenedette curan di te nella corte del cielo : Il
fine poi t manifesto, perche non vi era altra via di
scampare da quelle fiere ^ come nel Zo. e. della 2. Cant.
attesta Beat. Tanto giii cadde che tutti argomenti al-
la salute sue eran già corti , fuorché mostrarli le per-
dute genti . Io per me stimo che l' impegno grande che
mostra in tante occasioni per questo impareggiabil Poe-
ta l'ingegnoso scrittore, sia quello che non lo fa riu-
scire con felicità neW impugnarlo , accennando al tem-
»2 DEL PARADISO (92)
S* i' fui del primo tliilibio disvestito,
Per le sorrise pnrolette (49) brevi ,
Dentro a un nuovo più fui irretito.'
E dissi : Già contento (5o) requie vi
Dì grande aminirazion : ma ora ammiro
Com' io trascenda questi (5i) corpi lievi.
Ond'elLi j' appresso d'un pio sospiro j
Gli ocelli drizzò ver me con quel sembiante >
Che madre fa sojJra lìgliuol deliro :
E cominciò : le cose tutte quante
Hann' ordine tra loro: e questo è (52) forma 3
Che l' imiverso a (53) Dio fa simìgliante .
Qui (54) vcggion l'(55) alte crcafcure l'orma
Jdw medesime quali fotrchhono essere le pia forti difese I
al colpo imbelle .
(49') Brevi , ma che pure bastarono a. capacitarmi ,
che per esser io salito già tanto -vicino al cielo ^ dove- I
1-a tra mai sentire /' armonia delle sfere e vedere Lz |
luna assai piìi graade che non m' era mai apparita dal- i
la terra .
(5o) 31' acquietai sen~a piìt maravigliarmi .
(5i) Cioè P aria e il fuoco elementi pili leggieri in \
fpecie di me, che son composto di corpo grave e terre-
no: già dunque sin qui era salito alla sfera del fuoco
sotto il concavo del cielo lunare , seguendo Dante il si- \
sterna antico e antiquato di Tolomeo. \
(52) E questo ordine è la forma .
^53) A Dio ordinati ssimo e formosissimo dì una ma'-
mera ineffabile .
(5/j) Cioè in questo bellissimo ordine delP universo .
(55) Creature ragionevoli dotate d'alto, anzi ancor
di mediocre intelletto veggono i vestigi, per cui rin--
tfjtfciare, conoscete e lodare ce.
CioS) C A N T 0 I. i5
Dell'eterno valore, iì quale è fine»
Al quale è fatta la (56) toccata norma .
Nell'ordine j ch'io dico, sono (57) accline
Tutte nature per diverse sorti ,
Piìt al principio loro , e men vicine :
Onde si muovono a (58) diversi porti
Per Io gran mar dell'essere, e ciascuna
Con instinto a lei dato , clie la porti .
Questi (59) ne porta 'I fuoco invcr la Luna s
Questi ne' (60) cuor mortali è promotore ; J
Questi la (61) terra in se stringe e aduna.
Ne (62) pur le creature j che son fuore
D'intelligenzia , quest' (63) arco saetta.
Ma quelle, e' hanno intelletto e (64) amore.
(56) U ordine era detto delV universo ^ essendo fAt
to tutto a gloria e meinifesta-::.ionc di Dio e' delie sue
grandezze: universa propter semelipsum operatus est
Doniinus .
(67) Inclinate e propense a questo tal ordine tutte le
creature, le quali sono secondo cìie hanno sortito di-
tiersa condizione a Dio lor principio più o meno •vici-
ne , cioè' pili e meno partecipi delle di lui perfezioni ,
(58; A diversi fini.
{hi)) Questo istinto porta il fuoco alla sua sfera sot-
to il concavo del cielo Umare .
(60) Cuori, cioè anime mortali, quali sono quelle de'
erutti, i quali dall' istinto sono mossi , e ancor promos-
si al bene loro confacevole ,
(61) Ddiisioi- his tellus, elementaque grandia tra-
xit, et pressa est gravitate sui. i. Met.
(62) NI solamente le creature irrazionali *
■ifiZ) Istinto stimola.
(6i) Vohnt.'i liber.-*.
4 DEL PARADISI? (i20>
La provvideniia , che (65) cotanto. assetta ,
Del suo lume la '1 (66) Ciel sempre cinieto ,
Nel (67) (/ual si volge cfiiel, c'iia iiwggior fretta J
EfI (68) ora lì , com' a sito decreto >
Cen' porta la virtù di quella corda ,
Che (69) ciò che scocca, drizza in segno lieto.
Ver' è che come forma non s' accorda.
Molte fiate alla 'ntenzion dell* arte ,
Perdi' a risponder la materia è (70) sorda;
Così (71) da questo corso si diparte
Talor la creatura , e' Jia podere
Di piegar , così pinta , in altra parte .
(C5) Ordina e dispone sì mirabilmente .
(GC) L'empireo immobile, quieto e contento del suo
immenso splendore .
(67) Nel quale, e sotto al quale siccome pik alto e
i'iù ampio'di tutti gli altri cieli , si "volge e si ruota,
cjuell' altro cielo il pili, prossimo air empireo , cioè il
primo mobile , che però si ruota con maggior fretta di
tutti gli altri cieli inferiori da levante a ponente ,
per far egli il giro massimo , essendo il più rimoto dal-
l' asse del mondo .
(68) E ora a quel cielo empireo ci spinge e porta la
virtù di quell' ordine e istinto: dice corda per continua-
re la metafora dell' arco ,
(G9) Che tutto ciò che muove , l' indrizza al suo fine
conveniente, in cui goda la. sua quiete .
(70) Mal disposta , qual sarebbe per esempio il cri~
stallo a rispondere e acconsentire all' intenzione dello
statuario ,
(71) Così da questo corso verso il ciclo empireo si ar-
resta, e da questa strada si dipatte la creatura che
ha libertà piena di piegarsi altrove , se bene da natii"
rale istinto spinta così verso il cielo.
(iD2) CANTO I. x5
E (72) sì come veder si può cadere
Fuoco di nube j se l' impeto primo
A terra è torto da falso piacere :
Non dei più (73) aimnirar , se hene stimo-
Lo tno salir, se non come d'un rivo»
Se d' alto monte scende giuso ad imo •
Maraviglia sarebbe in te se (74) privo
D'impedimento giù ti fossi assiso»
Com' a terra quieto fuoco vivo .
Quinci rivolse in ver lo Cielo il viso.
(72) Questa congiunzione mi pare una particellx e^
spletiv.i importuna : a toglierla rimane meno difficile la,
sintassi ,y continuando benissimo il senso della terzina
precedente y se si unisca con se 1' impeto primo, cioè se
queW istinto naturale inserito dalla natura, verso il cie-
lo vien deviato e torto da un piacere che con inganne-
voli sembianze lo pie(^a e l' affeziona alla terra acca-
dendo ciò., siccome accade., che fuoco di nube , il quale
naturalmente andrebbe air in su , tuttavia egli i con-
tro la sua natura costretto a cadere evenire all' in^iù^
{.'3) Essendo questo un salire poetico e fantastico po-
trà, deporsene ogni ammirazione : per altro fuor di poe-
sia sarebbe vano lo sperare che i nostri corpi saliran-
no air empireo per virtù di guest' istinto , dovendosi
ciò sperare per quel che dice S. Paolo i. Cor. i5. se-
minatur in infirmitate , surg&t in virtute , dot con
quella soprannaturale agilità, di cui saranno dotati i
corpi degli eletti nella risurrezione y come s'insegna
nella dottrina Cristian* .
{Y^^ Privo d' impedimento., perchè purgato dei terreni
affetti, ti fossi in terra fermato , non altrimenti che
sarebbe maraviglia-, se la fiamma giacesse e stagnas-
se in terra senza muoversi all' insn .
I
e ^ N T O IL \
1
ARGOrilENTO !
Sale il nostro Toeta nel corpo della Luna; deve come
fu giunto 1 mticic a Beatrice un dubbio: e questo è
intorno aliti cagione delle ombre che dtilla terra in
essa si ve£^ono : il qual dubbio ella {^li risolve pie' ^
7iaruente , ;
vJ (]) Voi, che (2) siete in piccioletta Larca >
Desiderosi ti' .iscoIJar j seguiti !
Dietro al mio legno, die cantamlo varca.
Tornate (3) a riveder Ji vostri liti : '
Non vi mettete in pelago, che forse J
Ptrdendo me, rimarreste smarriti. \
L''acqna, ch'io prendo, giammai non si corse: :
Minerva spira; e condiicemi Apollo,
(j) Avia Pieridum peragro lor:. nullius ante trita so-
lo j iuvat integros £.ccei!eie fontC-s atque haurire , ju-
vatque novos dereipere floroSj in'itnen que meo ca-
piti petere incie roronam '-lule prius i ulii velaiint tem-
pora musi. Cos^ Lucr. ;.el It. facendc plauso a se stes-
so, e così Patite in onesto luogo in riguardo alla novi-
tà, e sublimità dell ari" ìi.ento .
(2) Side seguiti.^ siete nnuti .
\'i'i internate a i vostri basii studi, più proporzio-
nati alla piccolezza del vostro indegno e del vostro
rr.pcrc ;
(3) CANTO II. 13
E (4) nuove muse mi dimoitran I'(5) Orse,
Voi (6) altri pochi , che drizzaste 'I collo
. Per tempo >il pan degli Angeli , del quale
Vivesi qui, ma non sen' vien satollo:
Metter potete ben per 1' (7) alto sale
Vostro navigìo , (8) servando mio solco
Dinanzi all'acqua, che ritorna eguale.
Que' gloriosi , che passare a Coleo ,
2\on (9) s'ammiraron, come voi farete,
Quando Jasoa vitkr fatto (io) bifolco.
(i) Muse non già le solite e ordinarie ^ ma d'' un al-
tro coro jiìh sublime mi dirigono in questa, navigazio-
ne ^ m' ispirano a poetare di quest^ argomento.
(5) L' orsa maggiore e minore che sono le due stelle
regolatrici della navigazione di qua dall' equinoziale .
(.6) Voi altri pochi di alto intelletto che a buon' or>i
alzaste la. mente alla contemplazione del sommo Bene ,
c'te è il cibo , di cui_ si pascono le menti degli Angeli ^
ma non se he saziano mai) essendone pure tutto insie-
me mirabilmente sazie e fameliche : o pure di cui qtti
in terra qualche poco si gusta, tanto che basti a so-
stentarci , ma non pienamente , come il cielo .
(7) Vasto Marc dal salum latino : spumai salis «re
ruebant . Virg.
(8) Seguendo da presso il solco, che fa nelT acqua it
mio naviglio , e continuandolo col vostro , prima che /'
acqua ritornando a unirsi si agguagli.
(9) Non tanto stupirono quei gloriosi Argonauti .
(io) Che veniva arando con quei tori furiosi che get-
tavano fiamme dalle narici e seminando i denti del dra-
go ned so già da Cadmo in Beozia, essendo una par-
te di quelli di detto drago, come dicono Einsio , td il
P. Ihvency dati da Pallade ad Eita Re di Coleo , dal-
la quale sementa vidfro ittbitv nnifcrc ktmini armati •
Ovid. 7. Trasf,
A 3
i8 DEL PARADISO (i8)
La (il) concreata e perpetua sete
Del (12) deiforme regno cen' portava
"Veloci (i3) quasi, come '1 Ciel vedete.
Beatrice in suso, ed io in lei guardava:
E forse in tanto, in (juanlo (i4) un (juadrel posa>
(11) Per questa sete concreata e perpetua koìi inten-
do col Land, e Dan. il desiderio connaturale che sem-
pre da che f urtino creati abbiamo della celeste beatitu-
dine ; ma intendo col Vellutello quella virtù e imiJto
connaturale alle sfere celesti di muoversi ■ come si muo-
vono , perch'i il Poeta vuol dire- come dalla sfera del
fuoco passò pili in su al ciclo della luna ; e ciò dice
essersi fatto non per via di salire da se, come aveva
fatto fin lì , WK per via d' esser portato e rapito dal
moto del primo mobile, e rapito in giro di modo da tro-
varsi a piombo sotto la luna , dove ora con questo rat-
to passano Dante e Beatrice . Per tanto a spiegare que-
sto moto e rapi;/ ento locale in giro , non era al caso il
nostro desiderio d^ esser beati- ma sì bene la virtìt che
muove i cieli -, i quali, se si muovono ab intrinseco , ben
■può essa virtù chiamarsi per metafora sete concreata e
perpetua : quantunque per verità il Poeta stima che si
muovino ab extrinseco .
(12) Del cielo, di cui poco avanti ha detto: Nel Ciel
che più della sua luce prende, essendo la luce forma
di Tjìo in quel senso che Dio è Sole : 0 in quei senso
che si dice. Deus lux est.
(,i3) Quasi, cioè poco mena veloci di quel che appa-
risce il cielo dal moto éiurno del sole ^ dovendosi Dan-
te muover n-eno velocemente , perchè muovevasi in gi-
ro colla sfera del fuoco tanto più b.issa , e peri di mi-
nor cerchio delle sfere celesti . Così nella trottola di
quei solchetti . de'' quali è rigata, il più vicino al fer-
ro si muove meno velocemente de i più lontani .
(iV) Uno strale si posa caricandosi , e poi scarican-
dosi la balestra vola via liberato dalla noce che è quel-
la parte della balestra , dove si appicca la corda) quan-
do si czrica e da quella si scocca .
(2?) C A N T O Tf . fy
E vola j e dalla noce hi discliiavaj
Giunto ini vidi, ove mirabil coàa
Mi torse 'I vibO a se : e però ^iS) quella»
Cui non ,[)otea ini' ovra essere ascoba j
Volta ver me si lieta j come bella j
Drizza (i6) la mente in Dio grata, mi disse j
Che n'ha congiunti con la primi stella.
Pareva (,17) a me, che nnhe ne coprisse
Lucida spessa solida e pulita,
Quasi adamante (iS) clie Io Sol terisse .
Per entro se l'eterna (kjJ marglierita
Ne ricevette , com' ac'jna Fecepe
Piaggio di luce, perm.tnendo unita.
S'io (20) era cor^ o j e qui non si concepe e
{i5^ Beatrice, cut era manifesta ogni tuia segreta
intenzione., non che ogni azione esterna e -visibile.
(16 Cioè grazie a lui rendi che ci ha f^tti arrivare
all'astro pik alla terra vicino che ì la luna, della,
quale dicono che in quelP ora e punto era intorno iz
gradi 19. m. \S di capricorno , epoca di i^ran rilevan-
za per la cronologìa .
(17' Entrato cn io fui con Beatrice nella luna, me
pareva d' essere come dentro una nuvola .
(18) Che fosse ferito e investilo dal sole»
(if)) La li.na simile a una grn.ndtssima perla riceve
noi, coìife V acqua in se riceve il ragy,io del sole ^ sen-
za eh' essa si disunisca e divida .
(2tì) Or essendo che io Dante era pur corpo e trina,
dimensione j e nondimeno entrai dentro il corpo dell»
luna j ccmpenetrandosi però t nostri corpi , e qui in
terra dal corto intelletto dejj,lt uomini non s' arriva a
tapirc questa comi^enctrazione di due corpi cosi unite
?6 ' DEL PARADISO (*-)
Coin' (21) iin;i dimensione altra palio j
eli' èsser convien se corpo in corpo repe ,
Accender ne dovria più il disio
Di veder quella essenzia , in die si yede , -^
Come nostra natura e Dio s' unio .
Lì (22) si vedrà ciò che teném per fede
Non (23) dimostr.ito , ma iìa per se aoto,
A guisa del (2^) ver primo, die l' iiom crede .
Io risposi : Madonna , sì devoto j
Qiiant' esser posso più , ringrazio Ini ,
Lo qnal dal mortai Mondo m' lia riinoto.
Ma ditemi, die son (25) li segni bui
Di tpiest-o corpo, die laggiuso in terra
Fan (26) di Gain favoleggiare altrui ?
Ella sorrise alquanto J e poi: S'egli erra
ehc otcupirio uno sfesse luogo; dovtthbe motto piìt ac-
cendersi in noi il desio di capire e -vedere , come in
Cristo due nature di-vin» e umana si uniscono in un»
medesima persona .
(t>i) Come il corpo della luna per entro a sericcvet-
'te il mio corpo compcnetrandosi ambedue insieme: ciò
the pure tonviene che accada, se un corpo repe, cioè
sottilmente penetra e s' insinua intÌT»amente in un al-
tro corpo .
(22) Hic credimus , ibi yidebimus. August.
(23) Non già per via di raziocinio .
(2») Delle prime evidentissime verità , e degli as-
siomi noti ex terminis: Quas sunt aequalia uni tertio,
sunt iqnalia inter se: quodlibet est , vel non est etc.
(25) Le macchie della luna .
(26) Danno occasione al volgo di dire favolosamente,
esservi C^no con una ferc^ìtii dt pruni .
(52) CANTO It. 21
L'opi'aion, mi disse , tlje' mortali.
Dove cliiave «li senso non disserra j
Certo non ti dovrien punger li strali
D'ammirazione ornai: (27) poi dietro a' sessi
Vedi, elle la ragione ha corte l'ali.
ÀVIa dimmi tpiel , clie tu da te ne pensi .
Ed io: Ciò clie n' appar (28) cjuassù diverso»
Credo clie '1 fanno i corpi rari e densi .
Ed eila : Certo assai vedrai sommerso
Nel falso il creder tuo , se bene ascolti
L* argomentar , eh' io li farò (29) avverso .
La spera ottava vi dimostra molti
Lumi, (3o) li qTi»Ii nel quale, e nel quan'O
Notar si posson di diversi volti .
Se (3i) raro e denso ciò facesser tanto.
Una (32) sola vir^ù sarebbe in tutti
(27) Poiché, giacche.
(28) Nella luna di apparenza diiersa, essendo doxs
chiara e dove scura,
(29) In contrario con impugnare questa tua opinione .
(30) Le stelle fisse 1 le quali sì nella, qualità della
luce, sì nella quantità della mtle ee.
(ói) Se ciò facessero y se questa diversità la cagio-
nassero tacito , cioè sblamente la rarità e densità de i
corpi delle stelle fisse .
(32) Ne seguirebbe che in tutte le stelle fisse sarebbe
una sola medesima virtù , col solo divano d' essere in
loro più 0 meno, 0 ugualmente distribuita , seconda
che le stelle avessero un corpo di maggiore o minore >
o uguale densità e rarità : in quel modo che la virtù
combustiva del fuoco , fatto per esempio di leccio e di
:(il(io i clU è una meAsiimn '»ìrti* ipefifisd) l^entht
28 DEL PARADISO <m
Pìli e men distributa ,, eil altreltanto ..
Virtù ('ò'ò) diverse esser convcijnon frutti
Di priacipii l'orinali, e (piei, (34) fuor ch'uno»
Segiiiterieno a tua ragion distrutti .
Ancor (35) se raro l'osse di (jiitl bruno
di attività maggiore e minore.) non -potendo la divers-A-
dens:^.: dt q::et Une legni indurre lir.ìi di specie di-
•,.'ersa, ma ioLnueuie ptù o meno iaceiisa ,
(33) A ben coniiecicrt il ducano biioa^na aggiunge-
ve i ina non l una sola v/rrìt in tutte ia stelle fisse ^
essendo certo che s'^no dousic dt vir.ìt diverse nell.i pro-
pria specie; dunque b'-o^iìa iTovta.: dt'^ersi principii ,
da cui nascono qun.e dtvciti- xicih, i non ttttriùi irle a
fin scio medesimo principio della r^riià e denstti . Per.
tanto la tua ragione e mode dt filiscjurc e dtrdurre
tante diterse iirtìt a questo sol principio detta -ùrti^
e densità maggiore ^ e minore ^ toglierebbe e distrug-
gerebbe tutti gli altri principii formali e intrinseci y
eccettuatone questo solo della rarità e densità: ma
questa distruzione non si piò ammettere ; dunque non
si può ammettere, che i ccrpi rari e densi facciano' le,
macchie della luna .
(54) Questo ìuDv eh.' uno han di no lo satta; Daniello
spiega fuor eh' un effetto; l' hnolese ed altri spiegano
fuor che Uto , imbro^^liando miseramente il roziocinia
di Beatrice : il qua! raziocinio affine hi' riesca all' in-
tento , deve supporre per vera questa falsa opinione
ehe le stelle fii^e non abbiano li:ce propria^ ma la ri~
f evano dal sole come la luna e t,l: altri pianeti., al-
trimenti a supporre che abbiano la specifica luce pro-
j>ria ì perchè non potrcbbono avere \irtn diverse in i~
specie con avere insieme la medesima rarità, o densi-
tà ? ma se in tutte le stelle st finge la medesima luce
ricevuta dal sole ^ allora sì che proierrà la diversità
solamente da diversa rarità e densità , la qr-al diver-
sità non l specifica ed essenz,iale j ma cohùste nel pik
e nel meno, '
(35; Beatrice soggiungi w altro dissurso. per prey/j-
(Ó7> C A N" T 0 II. 2»
Cagicn, clie tu diinaiuli , od (36) oltre in parte,
Fora ili sua materia sì (ligi uno
Esto Pianeta , o sì come cemparte
Lo grasso e *1 magro un (87) corpo , cosi questo j
Nel suo volume cangerebbe (38) carte.
Se (3t)) '1 primo t'osse , fora inaiiit'esto
Neil' eclissi del Sol , per trasparere
Lo lume , come in altro raro ingesto .
Questo non è : però è da vedere
Dal!'(.(o) altro: e s'egli avviene eh' io l'altro cassi.
Falsificato fia lo tuo parere .
S'egli è, che questo raro non (4i) trapassi,
Esser conviene un termine , da onde
Lo suo (42) contrario più passar non lassi :
re che le ìn/icchie dcll.z luna non prcn'ea^ono daW es-
sere il corpo lunare piti raro in quella parte do-.e è /j
macchia . Ancor, cioì , di più, in oltre.
(36) Ulteriormente jin all'altra parte, da parte a
■parte , da banda a banda, questo pianeta della luna
sarebbe raro e foracchiato , e però digiuno e scarso di
sua materia .
(37) Per esempio di maiale che per quattro dita sarà
grasso, cominciando poi il ma;;ro .
(38) A tempo di Dante i libri erano di carte pecore y
le quali hanno una facciata piìi bianca e / al ira piì*
bruna, e però la metafora s' adatt.i bene a sip:tfcare
la luna y in caso che fosse di corpo fin a un (i.:to se-
gno di testura rara e poi densa .
(39) Se il corpo della luna fosse raro ■ foracchiato e
permeabile da banda a banda .
(jO) Bell'altro membro della premessa disiuntiia ,
(.'-I I ) Da banda a banda .
(42) La luce^
n DEL PARADISO (87)
E indi r .iltnii raggio si (43) riioiule
Così , come color torna p^r vetro ,
Lo f[ual diretro a se piombo rtasconde .
Or dirai tu , eh* el si dimostra (44) tetro
Quivi Io raggio più clie in altre parti ,
Per (45) esser li rifratto più a retra.
Da questa instanzia può deliberarti
Esperienza , se giammai la priiovi ,
Gli' (46) esser suol fonte a' rivi di vostre arti ►
Tre specclii prenderai, e diie rimuovi
Da te d'(47) un modo, e l'altro più rimosso i
Tr' ambo li primi gli occhi tuoi ritrriovi ;
Rivolto ad essi fa, che (48) dopo '1 dosso
Ti stea un lume , che i tre specchi accenda j
E torni a te da lutti ripercosso :
Bencliè nel (4^) quanto tanto non si stenda
(43) S: riflette e risparge indietro .
(4A) Meno accesa, o piìt slavata la lue*.
I (4S) Ver esser la luce rimandata di più indietro , tii
più in fondo che la luce-, la quale sia riflessa indietro
dal denso incentrato nella prima esterior superficie dt
tal corpo .
(46) Experientia magistra rerum .
(4?) J» ugual distanza .
(48) Di dietro alla tua persona, ma più alio del tuo
capo , acciò il lume possa liberamente stendersi agli
specchi che avrai disposti davanti a te .
(49) Nella quantità la luce che rimanda a i tuoi oc-
elli lo specchio più tentano , non si stenda tanto , quan-
to si stende e ti comparisce grande la luce riflettuta
da i due specchi vicini ^ benché nello specchio di mci-
zo più lontano il ittme apparisca più piccino.
Cio5) CANTO II. 35
La \ ista più lontana , (5o) li vedrai
Come convien , eh' egiialmeiite risplenda .
Or come a i colpi degli caldi rai
Della neve riman nudo 'I «uggetto ,
E (5i) dal colore, e dal freddo primai , '
Co^'i (52) riinaso , te nello 'ntelletto
Voglio (53) informar di luce sì vivace ,
Glie ti tremolerà nel suo aspetto .
Deiiiro (54) dal (55) Ciel della divina pace
Si gira un (56) corpo , nella cui virtute
(So) Lì pure in quello spccc'iio pìk lontano vedrai ,
come di necessità Ij luce no» < meno luce, benché sia
minor luce , come un nano non è meno uomo, benché sia
ìninor nomo di un i^iqante . Così dunque nvverrebhe , ri'
flettendosi la luce d.il corpo della luna in quella par-
te , dove j' incontrasse nel raro fin a una certa profon-
dità trovando poi il denso , ciac si rifletterebbe la lu-
<(? indietro in minor quantità , ma non per queste sa-
rebbe meno vivaee , onde non si farebbe la macchia .
Sia ringraziata Betttricc di questo lepido raziocinio ,
(5i; ual colera, cioè bianchezza e freddo primieri»
che avea addosso prima che si liquefacesse la «exf ,
di cui era ricoperte ,
(42) Così essendo tu rimasto dal mio discsrso ceW in-
telletto disimpressionato dalla tua falsa opinione,
(53) Voglio informarlo di luce di '^'crità tanto vivace
the scintillerà ncll' appresentartisi a-.-antr .
(5i) li sistema di Dame e , che sieno dieci ciel* : i
sette de' Pianeti , Luna , Mercurio , Venere , Sole ,
Marte , Giove , Saturno , /' ottava sfera ove sono le
stelle fisse , primo Mobile e l' Empireo, In oggi ncssuit
erudito tiene questa sistema .
(55) Cielo empireo immobile, dove si go^e in "Di t pa-
ce e riposo .
(56) ìt primo mobile forto ietto l'empirec.
£6 BEL PARADISO (ii3)
L'esser tli (57) tutto suo conlento (58) gijce >
Lo (5(i) Citi segnente j e' ha tante vedute j
Qiiell' esser parte , per diverse essenze
Da lui distinte , e da lui contenute ,
Gli (Go) altri giron per varie diflerenze
Le di.sliniion , che dentro da se hanno j
Dispongono a lor fini j e lor semenze .
Questi (Gì) or^^ani del Mondo coai vanno.
Come tu vedi omni , di grado in grado.
Che di su prendono} e di sotto fanno.
Riguarda bene a me sì coin' io vado,
Per questo loco al ver , che tu disiW ,
Si che poi sappi (62) sol tener Io guado ^
(57) Df tutte te altre sfere celesti ed eziandio gli e-
tementi e corpi misti , da esso primo mobile contenuti ,
(58) essendo a lui sou,gettc . s soggette in modo déZ.
ricevere i suoi movimenti e infuen^.'.
(ógì // ctel che segue che è l ottava sfera^ la quale
ila tante stelle JJsse tisibili, scompartisce quasi dira-
mando queir cs:e,-: e -virtìt che ha dal primo mobile ,
ia larie sostanze- --he sono le sue stalle distinte, e di
un esser dsmcrsu da esso, ma da esso però contenute .^
(60) Gli altri sette cieli che sono quei de'' pianeti ^
dispongono le Icro distinzioni : cioè le stelle distinte
che hanno dentro di se, a i loro f ni ed effetti , edal-
ie loro cauzioni e semenze per l'ari tra loro differenti ,
e talora opposti infussi .
\,6i 1 Questi cieli dunque che sono come gli organi e
le principali rncmbra del mondo .
162) T)a te salo senza maestro che t^ abbia a spiega-
re ogni particoLir fenomeno : giacché capito il sistema
generale i si rende facile il dedurre le conseguenze >.
(i26) e A N' T O ir. 2?
Lo (63) moto e la virici de* santi giri»
Come da! fabbro l'arte del luartello ,
Da' beati motor convien che spiri .
E '1 (64) Giel, cui tanfi lumi fanno bello,
Dalla (65) mente profonda, che lui volve j
Prende (66) P image , e (67) fassene suggello.
E come ì' atina dentro a (68) vostra polve >
Per dtfierent! (6(j) membra, e conformate
A diverse potenzie , (90) si risolve i
Così '51) l'intelligenzia sua bontate
ìVliiItiplicata per le stelle, spiega,
Girando (72} se, sovra sua unitale.
(63) Il moto e la. -virlk di questi cicli convien che
preceda dagli Angeli a intelligenze motrici , nen muo-
vendosi essi cieli ab intrinseco , come dal fabbro pro~
viene tutto ciò che di artificioso fa il martello ,
(64^ Il cielo delle stelle fisse .
(65) Dall'Angelo suo motore .
(66) Rimane improntato dell' immagine : finzione poe-
tica , se no» piU tosto grossa fantasia di questa tea-
ivgliessa .
(67) Rimane improntato in modo da poter impronta-
re gli altri corpi celesti, con imprimer loro a ciascun
no la lirtì* conveniente .
(C8) Corpo mortale .
(Gg) Per esempio occhi, orecchi, naso, cerebro , ec,
(70) A un certo modo si dispiega e si distende, pt-
tendosi alla grossa concepire l' anima , prima che //,•'
formi queste di'oerse potenze, e parti del corpo , quasi
una sostanza in un gruppo .
(71) Cosi r intelligenza motrice spiega e ripartisce
comunicando e infondendo alle stelle la sua vivace e-
Itergta che così diramandosi viene cotne a moltiplicarsi ^
(72) mantenendo per altro sì sfessa nella tua uniti
£6 DEL PARADISO (i35)
Virtù (73) diversa fa diversa lega
Col prezioso corpo , che 1' avviva ,
Nel (^4) (Jital > sì come vita in voi sì lega.
Ter (yS) la natura lieta, onde deriva >
La virtù mista , (76) per Io corpo , luce ,
Come letizia, per pupilla viva.
Da (77) e»sa vien ciò, che C78) da luce a luce
quanto alla costanza ^ benché^ come pur f anima no-
stra ^ sì moltiplichi , quanto alla virtìi : Così Daniel.
Vellut. intende unitate /' unico cielo che d^tl' Antigelo
si gira .
(73) Virtù diversamente distribuita e impastatasi
con il prezioso corpo di ciascun astro da essa avviva-
to fa lega e mistura diversa, da produrre diversi effet-
ti : così la virtù vegetativa d'un albero, in cui sieno
innestate due marsc , o vermene di diversa sorta , di-
stribuendosi e comuìiicandosi ad esse, fa con loro di^
•versa lega da produrre diversi pomi : però lega diversa
non vuol dire dìvers.i operazione, come spieca Vel.
(74) ^are che Beatrice aderisca all' errore de' Plato-
itici , che le stelle sieno animate : così Virg. disse da
Flatoìtipo : Principio Carlum , ac tevras camrosgue li-
quentes, Jucememque glahum Lunje, Titoniaque astra
spiritus intus alit , totanique infusa per artus mens a-
gitat mo-lem , et magno se corpore niiscet. Lib. 6.
(7.S) Per la natura lieta della stessa intelligenza
motrice ed imprimente la sua energìa .
(76) Fer lo corpo di ciascuna stella .
(77) Da essa virtìt , perchè derivante da natura lie-
ta ì ma diversamente derivante .
(78) Da stella a stella dice Vellut, , ma meglio sa-
rà il prender da luce a luce in generale , accio si pos-
iti applicare ad una medesima stella 0 pianeta , che
in diverse parti del suo corpo apparisce più o meno lu-
cida e quasi macchiata , come la luna , le cui macchie
s^no il sHbbiette della preicnte questione ristiutA meit9
(i4S) CANTO II. SS
Par differente , non da denso e raro :
Essa è formai principio, die produce.)
Conforme (79) a sua bontà , (80) lo turbo j e '1 chiaro.
improbabilmente dallo scolare che dalla maestra , De-
pò trovato il cannocchiale ■, scopertosi che la luna, è
come /j3 terra, vedendosi nel suo globo monti y valli,
pianure, Lt^hi , fiumi, mari, isole ec. che maravi-
glia, se mentre il sede co' suoi raggi batte nella lu-
na . non riflette la luce da ogni sua parte allo stesso
modo., anzi abbia tante ombre o macchie? Lo stesso
succede della terra illuminata dal sole : onde se fossi-
mo nella luna , la terra ci apparirebbe macchiata e
ombrata, come ci apparisce la luna. Questa ì la sen-
tenza comune degli eruditi.
(-9) Conforme il ripartimento e l' impre^sioKe della
sua ■energia .
iBo) li fosco .
C A N T O III.
ARGOMENTO
I« questo terzo Canto pene Dante, che nel cerchio del-
la Luna si trovano le anime di quelle , eh' hanno fat-
to voto di professione di verginità e religione : ma
che 'uiolentemente n'erano state tratte fuori . Delle
quali gli vien dato contezza da Ficcarda sorella di
Forese .
V/uel fi) Sol } clie pria d'amor mi scaldò'! petloj
Di bella verità m'avea scoverto,
Provando, (2) e riprovando, il dolce, aspetto:
Ed io , Cà) per confessar corretto e certo
Me stesso tanto, (4) quanto si convenne
Levai lo capo a profferer più erto.
Ma visione apparve , che ritenne
A se me tanto (5) stretto , per vedersi )
Che di mia coniession non mi sovvenne •
(i) Quel sole di bellezza, cioè Beatrice.
(2) Confcrmatido con prove la vera sentenza e disco-
rrendomene l' amabil vista -^ e riprovando la falsa e
coìifutandola con sode ragioni.
(31 Ter dire a Beatrice, e confessarle d'essere stat»
■da lei disingannato del falso e certificato del vero.
(4. Guanto richiedeva la creanza e la gratitudine .
(51 Baccolto e attuato p^-r esser quella cosa tale che
realmente vedcvasi , e non giÀ fantasticando immajii'
n-avasi ,
?9) CANTO III. òt
tonali (6) per vetri (7) trasparenti e tersi,
O ver per acque nitide e tranquille
Non sì -(8) profonde , che i fondi sien (9) persi,
Tornan de' nostri visi le (io) postille
Debili si j che (11) perla ìh bianca fronte
Non vien men tosto alle nostre pupille :
Talr vid' io più facce a parlar pronte :
Perch'io dentro all' (12) error contrario corsi
A quel 5 eh' accese amor tra 1' nomo e '1 fonte .
(G) Dice qual fu la visione, che qui gli si prcsaKtè y
dei di alcune persone d' effigie o immagine assai te-
nue: e per dichiarare la tenuit.ì di queste immagini
si vale di tre similitudini .
(7) Trasparenti da banda a èanda ■, e così non spec-
chi, perchè gli specchi rifiettono r immagiue ben es-
■pressK , e non con quella tenuità che Dante qui vuol
esprimere .
(8) Perchè se l'acqua è molto profonda, già fa spcc-
thìo 5 e vi si vede l' immagine molto ben esprcsi.i , e
non debole ed cvanida , come vuole che s' intenda il
Poeta. VellntcUo e Daniello coment ano al rovescio ^
dicendo che la prifondttà deW acqua impedisce la ri-
jìessione dell' immagine .
(9) l'er la profondità perduti di vista , e pero scuri
e opachi in modo , onde /' acqua facci» specchio . For-
se quel persi può anche prendersi in significato di ne-
ri j come l' espone Landino .
Uo) / delineamenti e le immAgini leggermente ad-
ombrate .
(Il) Perla in una fronte non d' un moro, dove fa spic-
co la bianchezza della perla, ma in una fronte bian-
ca ,• dove fa poco spicco ; con tutto ciò la perla non vi
si vede e discerné meno che le portille del nostro viso y
quando si riflettono st svanite, come si è detto.
<i2; All' errare contrario a quello che incanno Nar-
32 DEL PARADISO (i8>
Snjjito , sì coni' io di Jor m' viccorsi ,
Quelle stimando speccìii^iti sembianti ,
Per veder di cai f'osser , gli ocelli torsi ,
E nulla vidi , e ritorsili avanti
Dritti nel lume della dolce guida ,
Che sorridendo ardea negli occhi santi .
Non ti maravigliar, perch'io sorrida,
Mi disse, appresso'! tuo (i3) pueriì quoto.
Poi (i4) sopra '1 vero ancor Io pie non fida,
Ma te rivolve , come suole , a voto ;
Vere sustanzie son , ciò che tu vedi ,
Qui rilegate (i5) per manco di voto.
Però pària con esse , e odi a credi ,
Che la (i6) verace luce, che le appaga.
Da se non lascia lor torcer li piedi.
Ed io all'ombra, che parca più vaga
pi ragionar, drizzami, e cominciai,
ctso , fcrche Niirciso credeva essere -vera faccia di gie~
linetto quella che n' era una sewplice immagine ; ed
te credeva semplici immagini quelle che erano vere f ac-
cie di beati spiriti. Narciso innamorato di se stesso
fiei/o specchiarsi a un fonte , è favola notissima .
(i5) Puerile qualità .f leggerezza d^a fanciullo : e ve-
j-o , pensiero e giudizio imperfetto , e però soggetto a.
simili abbagli .
(i4) Poiché, giacché.
U5) Per aver mancato di adempire perfettamente eia
che avcvan con voto premesso n Dio .
(,i6) Che la prima verità, che loro si svela, non la-
scia mai di deviarle da sé , uè deluderle dm. falsità .
t35) CANTO III. 33
Quasi com'noin, cui troppa voglia (17) smaga;
O ben creato spirito, che a' rai
Di vita eterna la liolcezza senti ,
Glie non gustata non s' intende mai 3
Grazioso mi fia , se mi contenti
Del nome tuo , e della vostra sorte ;
Oiid'ella pronta e con occhi ridenti ;
La nostra carità non serra porte
A giusta voglia, se non (18) come quella j
Che vuol simile a s-e tutta sua Corte .
io fui nel Mondo vergine (19) sorella:
E se la mente tua ben mi riguarda.
Non mi ti celerà l'esser più bella, 1
Ma riconoscerai, ch'io son (20) Piccarda,
Che posta qui con questi altri beati ,
Beata son nella (21) spera più tarda-
jLi nostri affetti , che solo infiammati
Son nel piacer delio Spirito Santo ,
(17) Fa smarrire sì che non sa trovar parole da cO'
minciare .
(18) Cioè, rome la carità di Dio y la quale non è
capace di simil durezza e inesorabilità ^ la qual cari"
tà vuole ec,
(19} Monaca di S. Chiara.
(20) Sorella di Forese v. f. 24. Purgatorio .
(21; Nel del della luna il pih tento nel muoversi di
tutti gli altri cieli, perchè di tutti più vicino ^It' asse
comune del mondo ., o vogliam dire ti più piccolo, e che
fa il giro minore nel gixn,r: da Inante a ponente .
Tom. Ili. B
?4 DEL PARADISO (53)
Lctizinn j del su' ordine (22) iorrnnti ;
E questa sorte j c)ie (23) par giù cotantOj
Però n' è data, perchè far negletti
Li nostri voti, e (24) vóti in alcun canto.
Ond'io a lei: Ne' iniraJjili aspetti
Vostri risplende non so che divino ,
Glie vi irasiniita da' (2-5) primi concetti , j
Però non fui a riineinlirar (2G) lestino 3
Ma or m'aiuta ciò, che tu mi dici,
Sì clie raffigurar m' è plìi (27) latino.
T/!a dimmi : voi , che siete qui l'elici j
Desiderate voi più alto loco ,
Per pili vedere, o per più farvi amici?
Con quell' altr' ombre pria sorrise un poco:
Da indi mi rispose tanto lieta ,
eli' arder parca d' amor nel primo foco :
Frate , la nostra volontà quieta
Virtù di carità , che fa volerne
Sol quel, ch'avemo, e d'altro non ci asseta.
^22) Formati, e come professi, e non già noyizi del-
l'ordine dello Spirito Santo ^ che è ordine di c.vitàf
ende non siamo piìi in via ■ ma fermi e stabili in que-
sto grado , benché basso di gloria . *
(23) Vare essere tanto giU , tanto bassa •
(2^f) Non adempiti in ogni parte.
(25) Dall' antica conoscenza-, talchi non 'vale a far-
vi ravvisare in questo nuovo sembiante .
(2H) Pronto .
(27"! Non greco e difficile , ma latino , italiano e ta-
cile a intendersi .
(72) e A N T 0 in. SS
Se disiassimo esser più s'iperne )
For^m discordi gli nostri disiri
Dal voler di Colui, che fjiii (28) ne cerne;
Che (20) vedrai non capere in tjuesti giri 5
^'essere in caritate è qui (3o) necesse ,
E se la sua (3i) natura ben rimiri»
Anzi è (32) l'ormale ad esso beato esse,
Tenersi dentro alla divina voglia,
Perch'una fansi nostre voglie slesse .
Sì che come noi sem di soglia in soglia
Per questo regno , a tutto il regno piace ,
Com'alio Re, eh' a suo voler ne 'nvoglia :
JE la sua volontaJe è nostra pace :
Ella è quel mare, al qual tutto si muove
Ciò , eh' ella cria , e che Natura face .
Chiaro mi fu allor , com'ogni (33) dove
(28) Ne distìngue e separa in varie stanze , e in que-
sto stato e grado noi vuole , solo di questo giudican-
doci degne ,
(29) La qual discordanza, e contrarietà di de siri al
l'oler di Dio , tu vedrai non poter aver luogo in ciclo.
Landino spiega poco a proposito che vedrai non capire
in questi giri y cioè Dio siccome immenso non esser ca-
pito e contenuto da questi giri celesti .
(5o) Non libero, ma necessario per una dolcissima^
necessità .
{ùi) La natura e l'indole della carità che in ciclo
rende perfettamente conforme al voler di Dio .
(02) Secondo la sentenza Statistica, che nel l' amore
beatifico piìc tosto che nella visione ripone l' essenift
della formai beatitudine .
(35) Ogni posto , ogni mansione .
ss DEL PARADISO (88j
In Cielo (' Paradiso , (34) etsi la grazia
Del sommo Ben d'un modo non vi piove.
Ma sì com'egli avvien, s'iin cilio sazia»
E d' un altro rimane ajicor la gola ,
Che quel si (35) chiare , e di quel si ringrazia.
Cosi f'ec'io con atto e con parola,
Per apprender da lei (36) qual fu là tela ,
Onde (Sj) non trasse inslno al co la spola.
Perfetta vita ed alto merto (38) inciela
Donna (3y) più su , mi disse , alla cui norma
Nel vostro mondo giù si veste, e vela;
Perchè (4o) 'nfino al morir si vegghi , e dorma
Con quello (4i) sposo , ch'ogni voto accetta,
Che caritate , a suo piacer , conforma .
Dal Mondo, per seguirla, giovinetta,
Fuggimmi , e nel su' aLito mi chiusi,
E promisi la via della sua setta .
Uom.ini poi a mal, più eh' a bene usi,
Fuor mi rapiron della dolce chiostra t
(34) BcKchè non tutti sono ugualmente beati.
(35) Chiede.
(36) Qual istituto dt vita religiosa che Piccarda co'
minciò e non finì .
(37) Di cui essa non tirò la spola (voce giù pih lei^
te dichiarata) in sino al saj^o dell'ordito.
(38) Alluoga in cielo,
(39) Santa Chiara .
(4b) Affinchè.
(40 Cristo .
(107) CANTO III. 57
Dio Io si sa, qual poi mia vita (42) fusi.
E quest'altro splendor, che ti si mostra
Dalla mia destra parte , e che s' accende
Di tutto '1 lume (43) della spera nostra, -
Ciò eli' io dico di me, di se intende:
Sorella (44) f» j e così le fu tolta
Di capo 1' ouiJjra delle sacre bende .
IVIa poi che pur al Mondo fu rivolta
Centra suo grado , e centra Jjuona usanza»
Noji 111 dal vel del cuor giammai disciolta.
Quest'è la luce della gran (45) Gostanza,
Che (46) del secondo vento di Soave
Generò '1 terzo, e l'ultima possanza .
Cosi parlommi .- e poi cominciò AV"E ,
(42) La si fu , cioè studiosa dì nu>itc/iere illibata
almeyio la. castità matrimoniale j o con qual dispiace-
re e affiizione vissi contro mia voglia fuori del mona-
stero .
(j5) Di questo cielo della luna^ dove noi per la fio-
stra incostanza stiamo.
(Vt) Fu monaca gnch' essa, ed anche ad essa fu tratto
a forza di capo il sacro velo .
(45) Figliuola di Ruggieri Re di Sicilia , la quale
tirata a forza fuori del monastero , dove aveva pro-
fessato in Palermo , fu data in moglie ad Arrigo V.
Imperatore pgliuolo di Federigo Barbarossa , e di quel'
lo generò federigo secondo .
(46) La quale della seconda gloria, e superbia della
casa di Svevi.i , cioè d'Arrigo V. figliuolo del Barbaros-
sa che ne fu il primo Vento , generò il terzo e /' ulti-
mo Imperatore di quella famiglia , che fu Federigo li,
V. il 3. cunt. della cantica precedente .
3» DEL PARADISO CANTO IIL (i2i>
MARIA, cantando: e cantando (4?; vanio »
Come per acqua ciipa cosa grave .
La vista rniaj che tanta la segnio j
Quanto possiJjil fitj poi che la perse,
Volsesi al segno di maggior disio,
Ed a Beatrice tutta si converse :
Ma quella folgorò nello mio sguardo
Sì, che da prima il viso noi sofferse:.
E ciò mi fece a dimandar più tardo •
A-
(47) Svanì e disparve t.
e A A T O IT'.
ARGOMENTO
StéiHuO Dante nel medesimo Ciclo y da Beatrice due '.■{■
ritù gli si manifestano . L'una del luogo de' Ee^ti ,
l'altra della volontà mista e della assoluta . Ei pro-
pone una terza questione , Li quale e del loto^ te
per quello si può satisfare.
Xntra (Lio cibi distanti, e moventi
D'un iiiodoj prima si morria di fame j
CJie (i) IiI)er'iioin l'im recasse a' denti.
Si si stareJjbe un agno intra ddo hraine
Di fieri liipij ignalmente temendo:
Sì si starebbe \\n (2> cane intra duo (3) damp.
Percliè (4) s'io mi iacea, me non riprendo,
Dalli miei dubbi d'un modo sospinto,
Poich' (5) era necessario , ne commendo .
Io mi tacea : ma '1 mio disir dipinto
(l'i Qui rare che sta da preferirsi il testo d\4ldo ^
die dice Lilìer'uom 1' un' si ec.
(2) È preso da Ovid. lib. 5. Mei. Tigvis ut, auditis
diversa valle duorum exstimulata lame mugitihus ar-
mentovum, nascit utro potius vuat : et ruere ardet u-
troque : sic dubius Perseus i dextrà levane l'eratur . '
(o) Daini .
(li) Per la qual cosa.
(5j Ne riprendo , ?ic lodo , perchè era cesa necesstnìir
%o DEL PARADISO (lO^
M'era nel viso, e 'ì cltmaiiiar con elio
Più caldo assai, die per parlar distinto:
Fessi (6) Beatrice , <jiial fé' Daniello ,
Nabnccodonosor levando d' ira ,
Clie 1' avea fatto (7) ingiustamente fello.
E disse : Io veggio ben come ti tira
Uno ed altro disio , si che tua cura ^
Se stessa lega si c)ie (8) luor non spira .
Tu (9) argomenti, Se '1 b'.ion voler (io) dura»
La violenza altrui per qual ragione
Di meritar mi scema la misura?
Ancor di dubitar ti dà cagione j
e uoK libera: similitudine di molta vaghezza poetica y
ma di poca sods~za di filosofo ,
(6) Fessi Beatrice co» esso me indovinando i miei pen-
sieri e i miei dubbi , qtuii fessi il sante Profeta Da-
tiiello con ìiahuccodonosom t a cui egli . r.vuianc da Dio
la rivelazione , manifestò il sogno, dt cui lo stesso Ke
non si ricordava ; e soddisfattelo con tal manifesta-
SLÌone levi d'ira lo stesso Ke , onde non si eseguì la
di lui sentenza crudele già fulminata che fossero ucci-
si tutti gP indovini caldei , perchè non avevano potuto
indovinare quel sogno che Nabuccodonosorre aveva a~
futo della famosa statua, Dan. e. 2.
(7) Fi:llo e violento ingiustamente contro, quei mise-
ri caldei che egli sentenzio a morte , non per altra cau-
sa che per non aver saputo indoviìiare il suo segno .
(8) Non si palesa per la becca con dimandarmi la
soluzione de i dubbi che ti premono.
(9) Teca stesso la discorri così.
(io) Come pare che durasse nelle due suddette mona-
the ^tnona;ate per pJtrai violenza ,
(22) C A X T 0 IV. 41
Parer (11) tornarsi I' anime alle stelle.
Secondo (12) la sentenza di Platone.
Queste son le quistion j clic nel tuo (i3) velie
Pontano ,i4) igualeinente r e però pria
Tratterò quella, che più ha (i5) di felle.
Pt' (iG) Serafin colui, die più s'(i7) india,
(ri) Da che queste due mo?iache smonacate , e però
incostanti nella professione intrapresa le troviamo nel-
la luna , pianeta muìabile e incostante , do\e però par
•verisimile che abitassero prima che scendessero in ter-
ra a congiungersi co' suoi corpi.
(12) Secondo quella sentenza da noi brevemente ac-
cennata e. I. Par. n. 48.
(io) Animo .
(l'i) Pi'jgono e muovono una forte curiosità.
(ló) Di acrimonia .f e acrimonia tale da nuocerti ■j se
tu non fossi prestamente liberato , ciol dal seconde
dubbio pik pernicioso .
(16) Dunque per toglierti da tal dubbio devi consi-
derare , che quegli Spiriti che tu, hai veduto qui nella
luna , non vi sono di stanza , anzi stanziano nell' em-
pireo , perocché ivi è l' abitazione comune a tutti i
Beati : bensì affinchè ti si renda sensibile guai grado
di gloria si goda da ciascun di loro, ( perocché tutti
i Beati godono ugual gloria ) ti si danno a vedere in
diverse sfere celesti , non per altro che per dinotare la
disparità della lor gloria, la qual disparità tu altri-
menti non potresti comprendere . Venendo al testo, ne
l'a preso il verso così : non gli Angeli piìi sublimi, non
i piìi gran Santi, anzi ni pur Maria V'ergine hanno
i lor troni in altro cielo , ne saranno di età minore o
maggiore di quegli Spiriti ora a te appariti. Mal pe-
rò Land, e Vellut. interpretano quelle parole io dico ,
non Maria, cioè eccettuata Maria , essendo manifesto
che quanto alla stanza nell' empireo , e quanto air età
fiOK va eccettuata .
^17) A Dio pik si unisce, e in Dio si trasforma e si
r,ì DEL PARADISO (82>
Moi'.sé, Samuello, e quel Giovanni,
Qi'.al (i8) prender vuoigli, io dico, non Maria »
Non hanno in alti'o Cielo i loro scanni ,
Che quegli spirti, che rno t'apparire,
Né (ifj) Iianno all'esser lor più o meno anni.
Ma tutti i'.Hino Jjello il (20) primo giro ,
E (21) differentemente han dolce vita,
Per sentir più e men 1' eterno spiro .
Qui (22) si mostraron, non perchè sortita
Sia questa spera lor , ma per l'ar st'gna
Della celestial , e' Iia men salita .
Così parlar conviensi al vostro ingegno,
Peroccliè so!o da (28) sensato apprende
deifica, : Nos revelata facie gloiiam Domini speculan-
tes , in eandein imaginem transformamur. 2. Cor. 3^
(18) O sia il Bp.itista ^ o sia l' Evangelista .
(13) Pero e die tutti i Beati saranno della medesima
età, dopo che sieno risorti in virum perfectum m men-
suram astatis plenUudinis Chvisti. Ephes. li.
(20) L' empireo ..
(21) La dijferenza della loro beatittidine non consi-
ste nella diversità del luogo e dell' età , ma nel par-
tecipare, ptù. o meno /' eterna gloria spirata in loro e
loro comunicata a misura del merito .
(22) Si fero a te vedere in quest' infimo cielo , non
perchè sia loro qui a sorte toccata l' abita'&ione , ma
per dare a te un sensibile indizio di quella gloria die
hanno bensì nel cielo empireo , ma di molti gradi in-
feriore a quella degli altri .
(20) Apprende le cose intelligibili dalle cose prima
conosciute per via di senso e di cognizione sensibile y
conforme i dogmi Peripatetici : Nihil est in intellectu,
quin piius fu^,M-it in sensu : Oportet intcUigentein Si)e-.
culaj.-i phantasmata.
(ii> e A ISr T O IV. 43
Ciò, che fa (2^) poscia d'intelletto degno.
Per questo la Scrittura conclescenrle
A (25) vostra facilitate, e piedi e mano
Attriljiiisce a Dio, ed altro intende:
E santa Chiesa con -aspetto. uinnno
Gabrieli' e Michel vi rappresenti,
E 1' (26) altro, che Tobbia rifece sano.
Quel, (27) che Timeo dell'anime argomenta»
Non è simile a ciò, che qui si vede,
Peroccliè, come dice, par che- senta.
Dice , che 1' alma alla sua stella riede , .
Credendo ({nella (28) quindi esser decisa »
Quando Natura per forma la diede ^
E l'orse sua sentenzia è d'altra guisa,
Che (29) la voce non snona, ed esser pìiote
Con intenzion da uon esser derisa ^
(:>',) Col farsi Jtna specie intelligibile e spirituale
della, specie grossa e materiale della fantasia .
(25) Alta lostra material percettiva.
(26) L'Arcangelo S. Raffaelle .
(27) Quanto poi a quel che discorre Fiatone nel sua'
Timeo intorno Alle anime (, Tim^o filosofo nato in La-
tri : da esso intitolo Vlatone un dialogo^ in cui tratta
della creazione del mondo ") non va per questa strada
allcgoricti e simbolica^ perocché pare che l' intenda con-
forme esprimono nel senso e significato lor naturale quel"
le parole che adopra .
(28) Tìa quella stella discesa in ttrra^ quando la na-
tura la diede per forma al corpo .
(29) Da quel che sia la forma J oda quel che sutnU
739 le parole da lui usate .
4V DEL PARADISO (5t)
S'egli intende tornare (3o) a qtiesle mote
L'onor della 'afluenza e '1 ])ia£ino, forse
In alcii» vero suo arco percuote .
Questo (3i) principio male inteso (32) torse.
Già tutto '1 Mondo quasi, si che Giove,
Mercurio , e Marte a nominar trascorse .
L'altra dubitazion , che ti commuove,
Ha (33> meo vclen , perocché sua malizia
Non ti potria menar (34) da me altrove.
Parere ingiusta la (35) iwstra giustizia
Negli occhi de' mortali, (5G) è argomenta
(do) a questi pianeti V o-nore non già delle azioni
umane ^ ma solo delle infittente buone e il bi.isimo delle
ree ; forse coglie nel punto e dice qualche cosa di vero .
(5i) Questo dogma. Flatonico ,
(32) Air idolatria .
(33) È meno pericolosa .
(34) Da me che sono in figura la sacra teologia in
fede fondata , a qualche dogma perverso .
(35) ha giustizia di noi altri quassì* in cielo.
(36) È argomento, ma assai difficile ^ pero Vellutcllo
E Tìaniello saltano il fosso ; il povero Land, ci casca
dentro con dire questo sproposito , cioè che tal dubbio
in Dante non era -velenose , e non er.i tale da rimuo-
roerlo dalla fede, perche dubitandosi che non sia giu-
sta cosa quello che tiene la nostra fede essere giusta
cosa , s' afferma la fede essere . Dico dunque per miti-
gare l' asprezza di questa terzina : S. Agostino insegna
potersi senza peccare contro la fede , anzi per affetto
lodevole derivato da questa virtù- , potersi dico esami-
nare , mettere in dubbio e in questione le cose della fe-
de , purché si faccia ad piam delectationein , retenta
jam fide, CU supposto, daremo un senso ragionevole
al testo cfn dir così : il parere ingiusta la giustizia
(3-2) CANTO IV. 45
Di fede) e non d'eretica nef[uizia .
JVIa perchè piiote vostro accorgimento
Ben penetrare a questa ventate ,
Coire disiri , ti t'arò contento .
Se violenza è quando (37) quel, che paté j
Neente conferisce a quel j clie sforza } •
Non far quest' (38) ahne \>ev essa scusate :
Che (89) volontà, se non vuolj non s'ammorza.
]Ma fa come Natura face in (4o) foco,
Se iiiille volte violenza il (40 terza :
Perchè s'ella si piega assai o poco,
Ji Dìo per parere che egli rimeriti meno chi non per
difetto di sKti -volontù, ma per altrui tiolcnza lascia
di far bene , come le due monache suddette per forza,
smonacate ) e per tal parere muoversi , retenta jam fi-
de , ^ cercare, come si accoppino queste due vcrit-'t >
tenute come rivelate, e che Dio i giusto., e che non st
perde il merito senza difetto di propria volontà , que^
sto è argomento di fede . Questo pare che possa esse-
re il senso : altrimenti essendo di fede la giustizia àt
Dio non essere ingiusta , a chi paresse in contrario e
aderisse a tal parere , non potrebbe difendersi da ere-
tica nequizia .
i,Z-;) Per esempio il sasso scagliato all'insti, 0 l'a-
cqua che bolle , non contribuendo niente né il sasso al
tuo salire , né l'acqua al suo bollire, ma ricevendo e
patendo questi movimenti da un agente estrinseco .
(58) Ptccarda e Costanza smonacate da altri , ma
non affatto per violenza .
{l^) Essendo quasi assioma, che voluntas non potest
cogi .
\,Uo) Fiamma.
(4i> Horca e pieghi in ^ìh*
W DEL PARADISO (79)
Segue (42) la forza: e così queste fero»
Potendo ritornare (43) al santo, loco.
Se fosse stato il lor volere (^Z^) intero j
Come tenne (45) Lorenzo in su la grada >
E fece (46) Mnzio alla sua man severo.
Così l'avria ripinte (4?) per la strada,
Ond'eran tratte, (48) come furo sciolte:
Ma così salda voglia è troppo rada.
E per queste parole , se ricolte
L'hai come dei, è l'argomento casso,
Che t' avria fatto noia ancor piìi volte .
Ma or ti s'attraversa nn altro passo
Dinanzi agli ocelli tal, che per te stesso
Non n'usciresti, pria saresti lasso.
Io t'ho per certo nella mente messo.
Ch'alma heata non porla mentire,
Perocché sempre al Primo Vero è presso : '
E poi potesti da Piccarda udire ,
Che l'affezion del (49) vel Gostanza tenne.
Sì ch'ella par qui meco contraddire.
(',2) Seconda dì propria elezione .
(43) Al montstcro .
CVf) Fermo e costante senza ■vacillare e cedere in qual-
che parte e mescolarsi col non •volere,
Ciò) S. Lorenzo nella graticola.
(46) Urere quain potuit, contempto Miitius igne ,
hanc spectare manum Porsena non potuit . Mart.
(47) Per la iiita religiosa nel monistero .
(48) Tantosto che furono ritorna-te In lor» libertà,
t4a) ^' esser nivnaca .
(93) C A N' T 0 IV. 47
IVIolle fiate già, frate, adivenne'
Che per fuggir periglio, (5'.) contro a grato
Si le' di quel , che far non si convenne :
Come (50 Almeone , che di ciò pregato
Dal padre sno, la propria madre spense j
Per non perder pietà, si fé' spietato .
A {jiiesto punto voglio, clie tu pense,
Cile la l'orza al voler si mischia , e fanno
Sì, clie scusar non si posson 1' (02) offense .
Voglia assoluta non consente al danno:
Ma consentevi intanto, in quanto teine
Se si ritrae, cadere in più affanno .
Però quando Piccarda qtiello (5o) spreme ,
Della voglia assoluta intende, ed io
Dell'altra, si die ver diciamo insieme.
(5o) Contro il proprio gusto , co» ripugnanza .
(òi) Come Aimeone che pregato da, suo padre mori-
bondo AnfiiLrao uccise la madre Erifite , per essere sta-
ta cagione della di lui morte : ultusque parente pa-
xentem , natus firit facto pius , et sceleratus eodeni .
9. Metam.
(02) Le azioni d' offesa di I)io , quantunque sieno fat-
te con grandissima ripugnanza., come sarebbe il rinne-
gare Lì fede per paura della morte .
t5.>) Esprime e asserisce di Costanza che ritenne nel
<uore i^ affetto al sacro velo ( spiega il Daniello quel-
Jo , cioè danno e male : non poteia spiegar pcgcio )
parla della volontà assoluta ^ e prescindendo dalie cir-
costanze , in cui trovassi y ed io quando dico la sua
volontà cedi e secondò la fona, parlo della respcttiva
( condizionata , sicc/u- aniòeduc diciamo il vero senza
discordare l' uno dall' altro ,
48 DBlrTARADISO (ii4)
Cotal fu l'ondeggi.ir del (54) santo rio,
Cli'iisci (55) del fonte , ond'ogni ver derivar
Tal pose in pace uno ed altro disio •
O (56) amanza del primo amante, o diva,
Diss' io appresso, il ctii parlar m'innonda
E scalda si, clie più e più m' avviva:
Non è Pafl'ezion mia tanto profonda,
Glie hasti a render voi grazia per grazia:
Ma quei , che vede , e puote , a ciò risponda .
lo veggio ben , die giammai non si sazia
Nostr' intelletto, (5;) se 'J ver non lo illustra ,
Di fuor dal qual nessun vero si spazia .
Posasi in esso come fera in (58) lustra ,
Tosto che giunto l'ha: e giugner puollo ,
Se non , ciascun disio sareLbe (Sg) frustra :
Nasce (6o) per quello a guisa di rampollo
.Appiè dei vero il dubbio : ed è :fii) natura,
(5',) Beatrice .
(55) Dio .
(5G) O Beatrice donna amata da Dio primo amante ì
o Santa e quasi divina .
(5;) Se non l' illustra Iddio , fuor del quale nessuno
iicro si troTa : lo dice nel senso di quell' omnis auteai
hoiro mendax .
(58) Tana ^ covala.
(Sg) Frustraneo , se fosse impossibile P arrivare a e O'
nascere la verità che naturalmente si desidera conoscere ,
(fjo; Da quel desio e curiosità di sapere.
(6i) Ed t- effetto della pro-uida natura che spinge noi
da unvero conosciuto all' ^Itro incognito, fnehi si giun-
ga alla somma verità, come di colie tn etile salendo y
si giunge alla cima del mente.
(i30 C ANTO IV. 4,,
eli'. ni sommo pinge noi di collo in collo.
Qiies'o (62) m'invita, questo m'assicura
Con riverenza, Donna, a dimandarvi
D'un' altra verità, che m' è oscura.
Io vo' saper se P nom può sotldisfarvi
A' (05) voti manchi sì con altri beni ,
Oi'alla (64) vostra stadera non sien parvi.
Beatrice mi guardò con gli occhi pieni
•Di faville d'amor, con si divini,
Clie , (65) vinta mia virtù, diedi le reni,
E cjuasi mi perdei con gli occhi chini .
(62) Questo y ciò} il s.ij'Cre che ti desiderio d'impa-
rare t- naturale in noi , e feri non frustraneo ed im-
■possibile ad appagarsi .
((13) In caso di mancare a i voti fatti .
(6i) m -voi altri del cielo .
^65) La mia visiva virtù, voltai le spalle e fn^S'^
rincontro degli oc.hi suoi .
B 2
CANTO V.
ARGOMENTO
Solve il dubbio d' intorno a" voti mosso nel Canto di
sopra , Poi sale al secondo Cielo eh' è quel di Mer-
curio , dove trova infinite anime; una delle quali se
gli offerisce a soddisfare ad ogni sua dimanda .
i5' io (i) ti fiammeggio nel caldo d'amore
Di là dal mondo , die 'n terra si vede ,
Sì che degli occhi tuoi vinco '1 valore j
Non ti maravigliar ; clie ciò procede
Da perfetto veder , che come apprende ,
Così nel bene appreso muove 'I piede .
Io veggio hen si come già risplende
Nello 'ntelletto tuo l'eterna luce y
Glie vista sola sempre amore accende :
E s' altra cosa vostro amor seduce.
Non è se non di i|uella alcun vestigio
(i) Io ti apparisco fiammeggiante nel divino amore t
i Commentatori spiegano, se scaldo, e infiammo te :
ma se si rifletta l'esser qui ora Da/ite rimasto abbar-
bagliato , ben nasce dall' app.'.rirc Beatrice fiammeg-
giante-) non dall' infiammarsi esso JJante, come altresì
a lei , e non a lui cofiviene il perfetto vedere causa
del fiammeggiare .
(li) e A N" T O V. Si
Mal conosciuto , clie quivi traliice .
Tu vuoi saper se con altro servigio,
Per (2) manco volo si può render tanto ,
Che l'anima (3) sicuri ili litigio.
Si cominciò Beatrice questo canto,
E sì corn' iiom } che suo parlar non spezza.
Continuò cosi '1 (4) processo santo.
Lo maggior don , che Dio per sua larghezza
Fesse creando, e alla sua Jjoutate
F.ù conl'orinato , e quei cli'ei più apprezza,
Fu della volontà di liberiate ,
Di che le creature intelligenti,
E tutte e sole furo e son dotate .
Or ti parrà , se tu quinci argomenti ,
L'alto valor del voto, s'è si l'atto.
Che Dio consenta , quando tu consenti :
Che nel fermar tra Dio e 1' uomo il patto,
Vittima fassi di questo tesoro,
Tal , qual io dico , e fassi col sn' atto .
Dunque , clie render puossi per ristoro ?
Se (5) credi Lene usar quel, e' hai offerto,
(2) r« caso che si manchi di adcmjire mi roto : Man-
co nome che vale lo stesso che m,2Kcanza .
(d) Assicuri da. rimorso , sì che sta sicura in coscien-
za . Daniele segue un' altra lez,ione , cioè si curi , e s f le-
ga si cavi , si liberi da contrasto: ma ì una scorrezio-
ne di stampa ,
(i) 1/ progresso del suo santo discorso .
(5; Se credi acne usare in altra opera santa, la li-
53 DEL PARADISO (52>
Di mal toilette vuoi far buon lavoro .
Tn se' ornai del maggior (6) punto certo .
Ma perchè santa Chiesa in ciò (7) dispensa >
Che par contra lo ver, ch'i' t'ho scoverto J
Convienti ancor sedere un poco a mensa ,
Perocché '1 ciho rigido, e' hai preso j
Richiede ancora (8) aiuto a tua dispensa .
Apri la mente a quel, oli' io ti paleso,
E fermalvi entro : che non fa scienza ,
Senza lo ritenere, avere inteso.
Duo cose si convegnono all' essenza
Di questo sacrificio: l'una è (g) quella.
Di che si faj l'altra è la convenenza .
<^uest' ultima giammai non si cancella,
Se non servata , ed intorno di lei ,
l'erta a Dìo offerta^ questo t tanto quaftto ■, se tu va-
lessi far buon impiego della roba ingiustamente tolta
altrui, non essendo lecito rubare per far limosina ed
ergere altari e fondare spedali da starci bene quell'i-^
scrizione: Fondò questo spedai persona pia, ma i po-
veri da starci fece pria.
(G) Del maggior punte, cioè non potersi compensare
fon cosa di egual 'valore.
(7) Cioè esercita giurisdizione ne i voti , 0 irritan'-
àcli o commutandoli o dispensandoli .
(8) Ricìiiede qualche aiuto che ne faciliti la dige-
stione : 0 richiede qualche cosa di più , pere/, è ti sia di'
stribuita la tua giusta dose : traslazione continuata
dal cibo del corpo a quello della mente .
(9) Cioè la materia del voto , e l'altra il patto eia
(otivenzione , che è tome quasi la forma .
(47) C A N T 0 V. 55
Si (io) preciso di «opra, si favella:
Perù necessitato fu agli Ebrei
Pur 1' oflerere 3 (ii) ancor che alcuna oflerta
Si permutasse , come saper cìei .
L' (7 2) altra , clie per materia t' è aperta j
Puote bene esser tal , clie non si falla j
Se con altra materia si converta . '
Ma non trasmuti carco alla sua spalla
Per suo arbitrio alcun, (l3) senza la volta
E della cliiave bianca, e della gialla:
Ed ogni (i4) perrautanza credi stolta,
Se la coia dimessa in la (i5) sorpresa
Come '1 f|uattro nel sei, (iG) non è raccolta.
(io) Con termini sì stretti e risoluti di sopra , dove
concludo non potersi con altro equivalente ristorare,
(li) Ancorché invece di una cosa potessero offerirne
un' altra , per esempio due tortore o due colombe inve-
ie di un Agnello , come però faceva la povera gente,
(i2) L'altra parte del voto che aviam di sopra chia-
ramente detto esser la materia di esso , come per esem-
pio , / digiuni j / pellegrinaggi , le limosine promessa
a Dio , può senza peccate mutarsi in altra .
(i5) Senza che vi s' interponga l' autorità o imme-'
diala del Pontefice , o di altro cui si comunichi o l' or-
dinaria .y 0 la delegata potestà da voltare le chiavi de
argento e d' oro , delle quali vedi il e. g. Purgatorie ,
(li) Commutazione di voto.
(i5) Nella cosa sostituita .
(i6) Non ì- contenuta, se la cosa sorpresa e sostituì»
ta non i di sua natura molto più eccellente e grata a
Dio della cosa dimessa ; per esempio farsi religioso i»
cambio di dare in limosina a i poveri la metà delle
tue entrate. Ch( (klizia ! Dante rigorista .
St DEL PARADISO (60)
Però ffiiaumque cosa tanto pesa
Per silo (1-7) valor j die tragga ogni bilancia»
Soddisfar non si può con altra spesa .
IS'on prendano i inoriali il voto a ciancia :
Siate (18) i'edeli ; ed a ciò far (19) non Lieci ,
Come (20) fu lepte alla sua prima mancia :
Cui più si convenia dicer : Mal feci,
Che servando far peggio, e cosi stolto
Ritrovar puoi lo (21) gran Duca de' Greci J
Onde pianse Ifigenia il suo bel volto ,
E fé' pianger di' se e i folli e i savi ,
Ch'udir parlar di (22) co^i fatto colto.
(17Ì Qli^'^l sarebbe stato a cagton d'esempio il voto
ccccllcniissimo fatto da. S. Teresa di far sempre P ot-
timo .
(18) Vovete , et veddite.
(13) Non ioschi e inconsiderati : pensateci moltohene,
\io') Com? fuiitco e inconsiderMo Icftencl loto^ che ^
se avesse vinto {'Ji Ammoniti fece a Dio di sacrificargli
la prima persona che ritornar.do egli vittorioso gli fosse
tvenuta incontro di casa sua: Tud, 11. e fu la sua unica
figliuola che tutta festosa incontratolo fu da lui se-
condo il voto fatto veramente sacrificata secondo la,
sentenza, più- probabile e piìt comune. Mancia dicono cs^
sere quell' incontro festoso di gente che con timpani ed
altri musicali istromeìiti dà il mi rallegro d' un felice
successo j ed augura nuove felicita .^ solendosi poi a co-
loro dare in contraccambio qualche regalo : e così spie-
gano quel dell'asta di Achille nel e. ài. ìnf. che solea
essjr cagione prima di trijta , e poi di buona mancia.
(21) Agamennone che in Aulide secondo il voto fatto
sacrificò' a Diana la sua figlia Ifigenia. Tantum Relli-
gio ( f/of r empietà) potuit suadere malovuni. Luci»
(22) Dì così fatto eulto e sacrilego sacrificio.
(7g) CANTO V. 35
Siate, C-ristiani, a muovervi più gravi;
Non siate come penna ad ogni vento ,
E non ctediate j ch'ogni acqua vi lavi.
Avete *1 vecchio e '1 nuovo Testamento,
E 'l Pastor della Chiesa , che vi guida :
Questo vi basti a vostro salvamento •
■Se mala cupidigia altro vi grida:
Uomini siate , e non pecore matte ,
Si che '1 Giudeo tra voi di voi non rida.
Kon fate come agnel , che lascia il latte
Della sua madre , e semplice e lascivo
Seco medesmo a suo piacer combatte •
Così Beatrice a me cora' io scrivo :
Poi si rivolse tutta disiante
A quella parte, (23) ove '1 Mondo è più vivo»
Lo suo piacer e '1 tramutar sembiante
Poser silenzio al mio cupido 'ngegno ,
Che già. nuove quistioni avea davante .
E sì come saetta, che nel segno
Percuote pria , che sia la corda (fueta ,
Cosi (24) corremmo nel secondo regno.
Quivi la donna mia vid' io si lieta
Come (2 5) nel lume di quel Ciel si mlse>
(23) Cioè alla parte orientale piìi lucida, e per mot-
ti rispetti migliore di egni altra parte del mondo.
(24') Cosi noi '■jelfcissiri'atncnte ir.uotcndoci i^iiwg^-
mo al seconda ciclo che è quei di Mtrcurio ,
(25) Tosto che.
56 DEL PARADISO (9!;)
Che più lucente se ne fé' il Pianeta .
E se la stella si camhiò e rise j
Qual mi fec' io , che pur di mia natura
Trasmutabile son per tutte guise !
Come in peschiera, eli' è tranquilla e pura>
Traggono i pesci a ciò , che vien di fuori
Per modo , che lo stimin lor pastura :
Sì vid' io ben più di mille splendori
Trarsi ver noi , ed in ciascun s' udia j
Ecco chi crescerà li nostri amori :
E si come ciascuno a noi venia ;
Vedeasi l'ombra piena di letiiia
Nel folgor cliiaro > che di lei uscìa .
Pensa, Lettor, (26) se quel, che qui s'inizia,
■Non procedesse, come tu avresti
Di più savere angosciosa carizia :
E per te vedrai , come da questi
M' era 'n disio d'udir lor condizioni,
Sì (27) come agli occhi mi l'ur manifesti.
O (28) bene nato, a cui veder li troni
Del trionfo eternai concede grazia
(2G) Se io troncassi il principiato racconto y come a-
<vrcsti affannosa brama d' intendere ciò cìte seguisse :
cavizia per carestia y ma qui per metonimia si prende
per appetito ,
(27) Tosto che .
(28) O felice., a cui si fa la grazia divedere i tro^
ni della Chiesa trionfante , prima di aver finito di
combattere nella militante contro il demonio y mondo e
carne .
Cri6) C A y T O V. 57
Prima che la milizia s* abbandoni j
Del (29) lume , che per tutto 'l Ciel sì spazia ,
Noi semo accesi : e però se disii
Da noi chiarirti , a tuo piacer ti sazia .
Così da im di quelli spirti pii
Detto mi fu ; e da Beatrice : Dì dì
Sicuramente , e credi come a Dii •
Io veggio ben sì come tu t' (3o) annidi
Nel proprio lume , e che da gli occhi il traggi ,
Perdi' (3 1) ei corrusca? sì come tu ridi:
Ma non so chi tu se', ne perchè aggi,
Anima degna, il grado (32) della spera,
Che si vela a' mortai con gli altrui raggia
Questo diss'io (33) diritlo alla Ininiera,
Che pria m' avea parlato: ond' ella fessi
Lucente più assai di quel, eh' eli' era .
Sì (34) come 'I Sol , che si cela egli stessi
(29) Dello splendore e dell' ardore della divina carità .
(■óo) Ti fermi e posi dentro il proprio lume: il Vel~
lutello legge dentro il primo lume , cioè Dio .
(di) Per lo che tanto piU risplende y quanto piii ti al-
legri e giubili .
(02) Vi mercurio , che per esser tanto vicino al so-
le, vien piìi da i raggi di quello velato ^ che ogni al-
tra stella .
(Z~>) Voltato a quello spirito.
(3^) Come il sole, egli stesso ci si lascia vedere più
la mattina , che quando col suo calore ha consumati i
vapori che frapposti tra lui e noi ne temperavano l' ec-
cessiva luce y e pira a nicz/zo giorno nel troppo lume sua
•viene a celarsi.
53 DEL PARADISO CANTO V. 033)
» Per troppa luce , quando '1 caldo lia rose
Le temperanze de' vapori spessi :
Per più letizia, sì mi si nascose
Dentro al suo raggio la figura santa j
E così chiusa cliiusa ini rispose
Nel modo > che '1 seguente canto canta •
^^AtA;/^!.y,:i:i:.^:.y..v.f;4!^^>^V!•;^>:.^:.■;.:.v..v.^•.i;.yA•
CANTO VL
ARGOMENTO
JL* anima, ojfertAsì a DAUte dì soddisfare alle sue do-
mande , dimostra essere Giustiniano Imperadore , e
raccontagli le sue azioni , e come egli corresse ■, e ri-
formò le leggi-.
Josciacliè (i) Gostanlin l'aquila (2) volse
Contro '1 corso del Ciel , che la seguio ,
Dietro all' antico j clie Lavina tolse;
Cento e cent' anni e piia '1 (3) iiccel di Dio
Nello (4) stremo d'Europa si ritenne
(i) Il Poeta da buon Ghibellino celebra le glorie deì-
V aquila imperiale per bocca di Giustiniano , piccando
insieme la fazione Guelfa e suoi fautori .
(2) Col trasportare la sede dell' Imperio da Roma a
Costantinopoli , e così da ponente 'a levante, e conciò
facendo andare C aquila contro il corso del cielo che si
muove da levante a ponente : e vuoie intendere di piìi
contro il volere e piacere del cielo y e peri fatta la
traslazione, l'Imperio andò declinando .: all' opposto di
quel che avvenne quando il corso del cielo da levante
a ponente sequi e accompagnò amichevolmente la stes-
s' aquila 0 insegna imperiale dietro ad Enea che ven-
ne da Troia paese orientale ^ in Italia paese occidenta-
le ■, dove tilt a per moglie Lavinia infanta reale vi fou'
dò felicemente il nuovo regno , da cui nucque l' Impe-
rio romano .
(3) L'aquila ministra di Giove.
(,U) Fu dominante in Costantinopoli situata in unK
6o DEL PARADISO (5>
Vicino a' monti , de' qn.n prima uscio :
E sotto l'ombra delie (5) sacre penne,
Governò '1 Mondo li , (6) di mano in mano >
E si cangiando > in su la mia pervenne .
Cesare (7) lui j e san Giustiniano,
Che per (8) voler del primo amor , di' io sento >
D'entro alle leggi trassi il troppo e '1 vano:
E prima eli' io all' (y) opra fossi attento ,
Una natura in Cristo esser, (io) non piùe , ;
estremità di Europa e ne i confini deW Asia •vicino <a
quei monti di Troia , donde ella prima per venir in l~ '
talia si partì .
(5) Penne deW aquila consacrate a Giove .
(6) Successivamente di uno in un altro Imperatore
passando , pervenne finalmente nelle mie mani dopo
197. anni dalla traslazione dell' Imperio fatta da Co-
stantino , imperciocché prendendosi questa dalla dedi-
cazione di Costantinopoli seguita nell'anno 3óo. tanti:
anni corrono dalla medesima al 2S-. in cui cominciò a
regnar Giustiniano ; onde sbaglia Dante , benché di po-
co , dicendo: cento e cento anni e piii. _ _ '
(7; Fui nel mondo Imperatore , qui cessando quei ti-
toli , son GiustinLtno persona privata .
(8) E per voler di Dio trassi fuori dal corpo delle
leggi ciò che vi era stato inserito di superfluo 0 poco
sussistente ^ compilandole , correggendole e riduccndóle >
a metodo nelle Pandette , nel Codice ec, deve leggersi •
D' entro coW apostrofo , non dentro tutto unito -, comt
in molti esemplari 1 che fa senso opposto.
(9) Di riformare e raccorrò le leggi.
(io) Cioè non due, la divina e l'umana unite nella
persona del Verbo, e così aderiva all'eresia Euticìiia-
na : il vero si è che egli secondo l' empia passione di
Teodora tua moglie parziale di quella Setta , favori ^
per imprudenza alcuni Eutichiani , e specialmente An-
timo nella di lui esaltazione al Patriarcato di Costati'
Ci;) C a ?r T 0 VI. €r
Creileva , e di tal fede era contento .
Mi il benedetto Agabito , che lue
Sommo Pastore , alla tede sincera
Mi dirizzò con le parole sue.
Io gli credetti: (ii) e ciò die suo dir' era»
Veggio ora cliiaro , sì come tu vedi
Ogni contraddizione e falsa e vera .
Tosto (12) che con la Chiesa mossi i piedi,
A Dio j per grazia piacf{ue di spirarmi
L'(i3) alto lavoro, e tutto in lui mi diedi .
E al mio Bellisar commendai i' armi ,
Cui la destra del Ciel fu sì congiunta,
Che segno fu, ch'io dovessi (i/j) posarmi.
Or (i5) qui alla tjuistion prima s'appimta
tlnopoli : per altro quando Giustiniano tratto ccn S.
Agapito tion. era caduto neW eresia , nella quale poi
cadde-, morto già di un pezzo quel glorioso Pontefice.
Baron. t. 7. an. 564.
(11) E ciò che egli allor mi diceva delle due nature
in Cristo, ed era articolo di fede-^ lo veggo adesso tan-
to chiaramente , come tu vedi ^ che una delle due co?:-
traddizieni E, G. è, non è, deve esser necessariamen~
te vera-, e l' altra falsa.
(12) Tosto che incominciai a camminare per la buo-
na strada dietro la guida della Santa Chiesa , la qua-
le è Columna, & firmauientuni veritatis .
(là) Del compendiare e ordinare le leggi.
(14.') E non divertirmi dall' alto laverò, e distrarmi
in cose di guerra. »
(i5) Qui fo punto alla mia risposta per soddisfare
alla tua prima domanda che fu l' interrogarmi chi io
mi sia ; ma la qualità e condizione della risposta die
ha toccata per incidenza qualche cosa dell'aquila iai-
62 DEL PARADISO (28>
La ima risposta » ma la condizione
Mi stringe a seguitare alcuna giunta :
Percliè Ci 6) tu veggi con (17) quanta ragione
Si move (18) centra '1 sacrosanto segno»
E (19) chi '1 s' appropria j e chi a lui s' oppone .
feriale , mi obbliga a tirare innanzi il discorso , e sog-^
iiiunf^cre qualche altra cosa che serva come di giun-
ta ltbe)rale. Il traduttore alla nota 2. di questo Capi-
to contro la comune degli Espositori pretende conchÌH~
^dere cliiaxamcnte , che qui non si parla de W aquila. ■^
ma che il testo debba esporsi così ( tanto bastimi d' a-
ler detto per adempimento della tua prima richiesta :
quanto alla seconda , ove dicesti non sapere Lì condi-
zione e sorta della mia -vita, fa mestieri che prima di
soddisfarti faccia una ragionevole digressione ) non sa-
rei lontano dall' abbracciare una tale spiegazione, se
tutta questa digressione lunghissima in lode della fa-
mosa insegna facesse piìi di mestieri , e fosse pin ap-
partenente e opportuna a dar lume alla risposta che
poi dù Giustiniano , cioè questa piccola Stella si cor-
reda de' buoni Spiriti, che sono stati attivi, che a
dar lume a quel che ha detto sopra sotto l'ombra del-
le sacre penne governò il mondo . Ter la qual cosa
tanto riesce connaturale , che la parola condizione si
riferisca alla prima risposta , quanto sarebbe innatu-
rale e stiricchiato il riferirla alla seconda richiesta :
ciò che ancora confermasi dalla lezione d' un altro te-
sto che dice ma sua condizione, cioè la condizione di
questa mia risposta .
(16) Affinchè.
(17) Con quanto poca ragione, con quanto torto.
(18) Contro l'aquila imperiale.
(19) T^nto che se l'appropria, come fanno i Ghibel-
lini, che appropriatasi questa bandiera se n' abusano
a favore della sua ambizione e avarizia ; quanto chi
si oppone al partito Imperiale , come fanno i Guelfi ^
ved. e. G. ?urg. Ahi serva Italia ec.
(35) C A N" T O VI. 65
Vedi quanta virtù l'ha fatto degno
Di reverenza , e cominciò dall' ora ,
Che (20) Fallante mori per darli regno.
Tu sai eh' (21) e' fece in Alba sua dimora
Per trecent' anai , ed oltre infino al fine
Che (22) tre a tre pugnar per lui a'ncora .
Sai (23) quel , che fé' dal mal delle Sabine
AI dolor di Lucrezia in sette regi j
Vincendo 'ntorno le genti vicine .
•Sai quel, che le', (24) portato dagli egregi
Romani incontro a Brenne > incontro a Pirro j
Incontro (20) agli altri Principi e collegi :
Onde Tonpiato , e (Juintio , (26) che dal cirro
Negletto fu nomato , e Deci , e Fabi
{20) Che da. Turno fu ucciso Vallante venuto in soc-
corso di Enea , che vittorioso di quella guerra fondò
in Italia il Regno , onde ebbe origine Roma e ti suo
Imperio .
(21) L'aquila imperiale .
(22) Che i tre Orazi combatterono' contro ì tre Cu-
riazi per aver la caloria di questo segno dell* aquila .
(23) Sai che ■_ e quanto fece di glorioso nelle vittorie
sopra i confi/ianti riportate al tempo de i sette Re dal
ratto delle Sabine jino al violato talamo di Lucrezia .
(2^.; Spiegato nelle bandiere.) e portato centra i ne-
mici da i consoli ^ e apitani ronia>/i contro Br"nno du-
ca de'' Galli Sennoni e co.itro Vino Re de^li Epircti .
(25) £ contro gli altri principi assolati, e contro le
emule Repubbliche , e contro le nazioni insieme colle-
gate ed unite.
(26) Quintìo Cincinnato , così detto dall' incuba e
mal composta chioma: cirro voce latina riccio di ca-
pelli crespi . Pers. Trfn' cirratorum centum dictata fuis-
se prò nihilo pendas ?
64 DEL PARADISO (4?)
Ebber la fama, (27) che vclentier mirro.
Esso ^atterrò l'orgoglio degli (28) Arabi»
Glie diretro ad Annibale passaro
L' alpestre rocce , Po , di che tu labi .
Sott'(29) Ciso giovanetti trionfaro
Scipione e Potnpeo , ed a quel colle ,
Sotto '1 cjnal tu nascesti , (3o) parve amaro»
Poi presso ai ttmpio , che tutto '1 Ciel (3i) volle
Ridnr lo Mondo , a suo modo , sereno ,
Cesare, (32) per il voler di Roma il tolle;
E (|uel , che fc' da (33) Varo insino al (34) Reno j
(27) La qual fama -volentieri mi studio di rendere
iimhortale con un<jc:!a quasi di mirra che ha -virtù di
preservare dalla corruzione : altri spiegano tnirro, cioè
miro e ammiro y aggiungendosi dal Poeta un r per ser-
vire alla rima : nel che e/^li non è punto scrupoloso .
(28) Arabi e altri africani ^ che sotto la condotta di
Annibale passarono per le montagne delle Alpi , dalle
quali tu nascendo^ 0 fiume P», scendi traversando la
'Lombardia.
(29) Sotto esso sepjio .
(ao) E questo segno seppe disgustoso a quel colle,
dov'' era Fiesole, sotto del quale tu nascesti ^ 0 Dante,
in Firenze alle falde di esso situata : e sippc disgusto-
so , perchè dall' esercito romano fu arso e distrutto per
aver dato ricovero a Catilina, ed agli altri congiurati .
(3i) Ridurre il riondo tutto in pace, e a quella tran-
quillità, di cui esso cielo gode, preparandolo allai/e-
iiuta del Salvatore .
(So) Giulio Cesare per ordine , e decreto del Senati
e Popolo Romano ,
(33) Varo fiume che divideva l' antica Gallia Cisal-
pina dalla Transalpina , edera la Francia dalT Italia .
(54) Fi-i^me celeberrimo : Isara , ed Erafiu./ii che met~
te no nel Rodano fii<me di Proiensa ■ Senna f.itrne di P/t-
(38) C A N T O VI. 55
Isara vide ed Era , e vide Senna )
Ed ogni valle , onde '1 Rodano è pieno .
Quel, che fé' poi eh' (35) egli usci di Ravenna >
E saltò '1 (36) Rubicon j fu di tal volo j
Che noi seguiteria lingua ne penna .
In ver la Spagna rivolse lo st,uoIo :
Poi ver Durazzoj e Farsaglia percosse
Sì , eh' (87) al Nil caldo si sentì del duolo?
Antandro e Simoenta j onde sì mosse ,
Rivide (38), e là, dov' Ettore si cuba,
E (3g) mal per Tolommeo poi si riscosse ,
Pa onde venne folgorando (4°) a Giuba:
Poi si rivolse (40 nel vostro Occidente,
Dove sentia la (42) Pompeiana tuba.
(35) Cesare , che in quel grantP istante disse quella,
larda fatale alla Kepubbltca Romana >
(36) Fiume tra Rimini , e Ravenna panato da Cesa-
re coli' esercito contro la protbizione della Rei'ubbltca ^
jacta est alea .
(37) Al 'Nilo molto meridionale si sentì il duolo e per
la morte di Pompeo, e per le perdite di Tolommeo .
(38) Rivide questo segno dell' aquila da Cesare inal-
berato , Antandro città vicina a Troia , e Stmoenic fiu-
me di Troia , donde con Enea per -ventre a Roma sé
era. già partito f e là dove giace sepolto il Jorie Et-
tore.
(Sg) Vi lì si riscosse y quando perseguitando Pompeo t
andò in Egitto, ove poi gutrteggtò centro ti Re Tolom'
meo per te. insidie da lui tesegli.
(4o) Giuba ncll' Affrica .
(4j) Verso gli ultimi confini delle Spagne : dice vo-
stro.- perchè egl: Giusti:,iano fu Imperatore di oriente.
(I2) La tromba guerriera de' due figlinoli di Vempeo
Tom. III. C
eS DEL PARADISO (jt)
Di (43) qnel , die fé' col baiiilo seguente,
Bruto con Cassio nello 'nlerno latra >
E Modena e Perugia (44) f" dolente .
Piangene ancor la trista (45) Cleopatra ,
Che , fuggendogli innaneJ , dal colubro
La morte (46) pr£se subitanea ed atra .
Con (47) costui corse insino (48) al lito rubroj
Con costui pose '1 Mondo in tanta pace ,
C'ie fu serrato a (49) Giano il suo delubro .
Ma ciò, che 'l segno, che parlar mi face.
Fatto avea prima, (5o) e poi era fatturo
Per lo regno mortai , eh* a lui soggiace ,
che lo ifidAvano a battagtia ^ raccolte le reliquie digli
aderenti al loro partito . .
(43) Tu quel che fé' poi questo segno dell' aquila eoa
chi lo portò dopo Giulio Cesare, cioi con Augusto . (B^i-
julo dal latino bajulus , che qui i/uol dire s-emplicemei>~
te portatore ) ne parlano ancora con dispetto e rabbia
'Bruto e Cassio gtk nell'Inferno ridotti da Augusto ne'
Campi Filijypici in Macedonia a termini di disperata
morte ,
t.4i) Per le stragi fatte da Augusto contro Marc' An-
tonio presso la prima , e contro il fratello di dui Lu~
ciò Antonio y assediato e preso nella seconda.
(45) Regino di Egitto amata da Marc' Antonio .
(.[,£) Valla Battaglia di mare essendo fuggita, in E~-
gitto f ivi sopraggiunta da Augusto si uccise con farci
Addentare al petto da un aspide per non V'tnit -vìva
nelle mani dei nemico,
(47) Con Augusto .
(48) Fin all' Eritreo.
(49) il tempio di Giano che si apriva nel cominciare
delle guerre , e chiudevasi quando erano tutte finite .
(5o} Ed ita ger f*r Aogo .
(84) e A N T O VI. 67
Diventa in apparenza poco e scuro ,
Se in man al terzo (5i) Cesare si mira
Con occhio chiaro , e con affetto puro :
CJie (52) la viva giustizia, che mi spira.
Gli concedette in mano a quel, ch'io dico j
Gloria di far vendetta alla sua ira .
Or (53) qui t'ammira in ciò, ch'io ti replico.
(5i) Che fu Tiberio , sotto il cui imi ero /« ''•* ' C'«°
dei crocifìsso il F^gliuol di Dio .
(02) Perchè quclìaDivina. giustizia, che m'ispira al
cuore ciò che io nurro , diede in mano a costui , dt cui
parta y l' occasione di poter far gloriosa vendetta, saprai^
gli empi Giudei , vendicando l' tra conceputa contro di
essi dal Padre Eterno y se eao Tiberio a-^esse voluto
aspirare a tal gloria. Qui il traduttore' alla nota se-
sta vuole, che per questa vendetta alla sua ira s' '>i-
tenda la soddisfazione offerta da Cristo ali'eier/.o :uo
Padre , per la quale piaci la giusta sua i,a per lo pec
cato d'Adamo: confesso di non vedere , come mai ven-
ga a proposito questa interpretazione , essendo per al-
tro sì jacile e naturale e ben connesso il se/.soy che noi
con altri espositori gli abbiarno dato, mentre il Poeta
dice di parlare in questa ter-zina di quel mede>imo Ce-
'sare , di cui ha fatto menzione nella terzina rrrcedtn-
te , come si esprime nel verso gli c<Miredctte in niano
a quel ch'io dico; e il contrp.distmguerst questa ven-
detta dalla vendetta, che degli Ebrei fece Ti.o , >ioa
costrìnge a intenderla per la venduta ai Dio scariia-
t a sopra Cristo ( !a quale con bunr.a grazia •< . '„'£i-
be poetica, ed enfatica arditezza il chiamar- '.e, det-
ta dell'ira Divina) ma per x-nuicta chf d(j,- Ebrei
patella e doveva farsi da Titeric • -'cn si t-.. •■ .
(53) yia CIÒ che trascuri di far Tiieio, •■ fece poi
Tito sotto Vespasiano ; e però rinnuova l' arr.mi ■ .iziof.e ^
e tenti ciò the torno a dirti de i prei^t ai questo agno ,
68 DEL PARADISO (91)
Poscia con Tito a (54) far vendetta corse
Della (55) vendetta del peccato antico.
E (filando 'I dente Longobardo morse
La Santa Chiesa , (56) sotto alle sue ali *
Carlo Magno, vincendo , la soccorse.
Oniai puoi giudicar di (57) qne' colali ,
eh' io accusai di sopra , e de' lor falli >
Che son cagion di latti i, vostri mali.
L'uno al (58) pubblico segno i gigli gialli
Oppone } e 1' (69) altro appropria quello a parte y
Si (60) eh' è forte a veder qual più si falli .
Faccian (Gì) gli Ghibellin , faccian lor' arte
(S'j) Colla distruzione di GciusAÌemme .
(55) Della crocifissione di Cristo, la quale fu lave»-
detta , che Dio si prese tiel peccato d'Adamo.
(56) Qui Dante confot.de i tempi , perchè , quando
Carlo Magno nel '-/!f. estmse il rci^no de' Loni^obardi ^
tra già di presso a tre secoli mancata in occidente la
dignità imperiale , risorta poi ne II' anno 800. nella sua
persona .
(57) De' Guelfi e Ghibellini .
(58) AlC aquila imperiale i gìgli d' oro di Francia j
t questi sono i Guelfi .
(ag) Gli altri si appropriano ^ e fanno del suo parti-
to quel segno dell' aquila che pubblico e di tutti .esser
dovrebbe .
(60) Si che è cosa difficile a decidersi quale di que-
ste due fazioni faccia peggio j Dante che parla qui si
bene per la giustizia , fu prima Guelfo ^ e poi si buttò
al partito de' Ghibellini .
(Gì) Seguitino per via f azionaria a premuovere i loro
particolari interessi , e sostenere i suoi impegni sotto
la bandiera di qualche altre principe ; che mal segui-
ta questa deli' aqttila chi la diparte dalia giustizia ^
. (io') canto vi. 69
Sott' altro segno: die mal segue quello
Sempre , chi la giiistiiia e lui diparte :
E non l'abbatta esto (62) Carlo novello
Co' Guelfi suoi , ma (63) tema degli artigli j
eh' a più allo leon trasser lo vello.
Molte (64) fiate già pianser li figli
Per la colpa del padre : e non si creda j
Che Dio trasmuti l'armi, per suoi gigli»
(Questa picciola stella (65) si correda
De' buoni spirti, '66) che son stati attivi j
Perchè onore e t'ama "li succeda:
tirandola a farsi parte di qualunque causa , ompcte»-
do a lei più tosto i! jurlj. Ha s^iudtce :o- r.>.-:o , ce.
(62) intende dt Carlo IL Re di Puglia , f.;' ino lo del
primo di questo nome della r'a' ta^a di Francia ,
(63) E tema degli artigli dell' aquila clv trassero il
pelo, e spellicciarono leoni piìt g.^gliardi e generosi.
(64) Non sarebbe la prima volta clic i figli kan por-
tato la pena de' peccati de' genitori; onde non sareb-
be maraviglia , se in lui si punissero le ingiuste rapi-
ne del padre : e non si lusinghi che Dio in grazia de''
suoi gigli voglia che si atterri il sep,no dell' aq-iila y
e rimanga per segno sovrano quello di Fra,:cia ; 0 pu-
re che Dio vaglia mutar armi e dimenticare della giu-
stizia ^ con cui punisce chi usurpa gli stati altrui , co-
me esso faceva , tenendo la Puglia , che secondo Dante
st spettava all' Imperio .
(65) Si fornisce e adorna : passa a rispondere alla
seconda interrogazione di Dante, cke fu, perchè abi-
tasse in quella spera: corredo i tutto quei fornimento
di roba che per uso di sua persona .la sposa porta in
casa del marito.^ oltre la pattuita dote,
(66) Che hanno operato azioni Icdevvlii per lasciare
7» DEL PARADISO (nS)
E (jiKin'Io li (lesiri (G7) jTOggian quivi >
Si (r;8) disviando, pur convien , che i raggi
Del (G9) vero amore in su poggin inen vivi.
Ma nel conimensur,.- de' (70) nostri gaggi
Col merto , è parte di nostra letizia,
Perchè non li vedén minor , né (71) maggi .
Quinci (72) addolcisce la viva giustizia
In noi l'affetto si, che non si puote
Torcer giammai ad alcuna nequizia.
Diverse voci fanno dolci note :
Così diversi (78) scanni in nostra vita
Rendon dolce armonia tra queste ruote .
E dentro alla (74) presente margherita
Luce la (75) luce di Romeo, di cui
àopo di se onore e fama ; le quali se avesser fatte pu-
ramente per piacere a Dio , tarebbero in più sublime
grado di gloria .
(67) Tendono a questo segno .
(68) Declinando colf intenzione a fine meno retto.
{69) Della carità verso Dio ,
(70) Le nostre ricompense , e nostri premi (voce fran-
cese ) col merito nostro godiamo una parte di nostra
beatitudine accidentale .
(71) Maggiori.
(72) Quinci dal vedere con tanta equità pareggiata
ia ricompensa al merito ^ nasce che la giustizia di Dio
tempre in aito di premiarci con sì bella prof^orzione y
tira a se tanto soavemente tutto il nostro affette che
non può torcersi a desiderare cosa ingiusta , c«me s;»^
rebhe al nostro scarso merito un grado di gloria fin
alto . Ved. e. 3. Par. vers. 7D.
(73) Gradi di gloria.
(7i) A questa stella di Mercttrio .
(75) La luminosa anima di Romeo : di questo pelìe'
f«8) CANTO VI.
Fn l'opra gramle e bella (7G) mal gradita.
Ma (77) i Provenzali, die fer coatra lui,
Non hanno riso': e però mal cammina,
Qiial (78) si fa danno del ben tare altrui .
Quattro figlie .ebbe , e ciascuna (79) teina ,
Ramondo Berlinghieri., e ciò (80) gli fece
Roméa persona umile o peregrina;
E poi il mosser le parole (81) ])iece
A (82) dimandar ragione a questo giusto ,
Che gli assegnò sette e cinque per diece .
Indi partissi povero e vetusto :
grìfto che aecomodatosi hi casa dì Kaimando Berlinghie-
ri conte di Provenza maneggiò sì bene i di lui interes-
si . Ved. il Villa», lih. (,. t, 92.
(76) Perchè l'ingrato Raimondo messo su da i suoi
"Baroni , gli fece render conto .
(77) Ma i Provenzali che per malignità e invidia lo
peserò in disgrazia del conte , non risero molto tempo ^
perchf dalla casa reale di Francia fu occupata la me~
tà della Provenza a conto di dote .
(78) Chi per invidia fa proprio danno dell'altrui ben
fare f riputando a suo discapito l'altrui vantaggio .
(79) La prima data a S. Lodovico Re di Francia ,
la seconda ad Arrigo Re d' Inghilterra ^ la terza «
Riccardo Re de' romani , fratello del predetto Arrigo y
la quarta a Carlo d'Angiò Re di Puglia j fratello de
S. Lodovico .
(80) E li trattò e fece riuscire parentadi sì splendidi
e vantaggiosi l' incognito Romeo , che non volendo mai
manifestar chi fosse e di qual patria , dal suo pelle-
grinare Romeo fu appellato .
(81) Maligne de' suoi cortigiani.
(82) A chiedergli conto della sua amministrazione
che puntualmente rese , facendogli vedere di avtrgli
72 DBL PARADISO CANTO VI. (i56>
E se '1 Mondo sapesse '1 (83) cuor, ch'egli ebbe j
Mendicanclo siia vita, a frusto a frusto >
Assai lo loda , e più lo loderebbe .
Mumentate le entrate d'un quinto ^ rendendoli dodici ^
quAndo aveva ricevuto dieci.
(85) // cuor magnanimo ch^eèèe, mendicando il so-
stentamento delta sua vita a bocconi j se tra lo /od»
assai i io loderebbe molto piìt >
CANTO VII.
ARGOMENTO
Sparite Giustiniano con le altre anime, a "Dante no»
equero alcuni dubbi quanto alla redenzione umana ,
ed al modo di essa redenzione . I qualt gli sono n-
salti da Beatrice ^ e da lei provatagli appresso l'im-
mortalità dell' anima % # la resurrczion de' corpi ,
\_jMnna (i) SanUiis Deus (2) Sabaoth t
Super illustrans j claritate tua ,
Felices ignes hornm (3) malahoth :
Così volgendosi alla (4) nota siia
Fu viso a me cantare (5) essa sustanza j
Sopra (6) la qual doppio lume s' addua :
(i) Voce Ebrea che significa deh salvaci .
(2) Uno dei dieci nomi che gli ebrei attribuivano A
Dio , e vale Signore degli eserciti e delle virtù .
(3) Parola pure ebraica , e significa dc^ Regni . Il co-
strutto dunque di questi tre non dolcissimi versi è que-
sto : Salva ti prego , 0 Santo Dio degli eserciti , che
tolta tua luce oltremodo rischiari i felici fuochi di que-
sti celesti regni , cioè i beati spiriti accesi d' amore .
(4) /]/ suo primo canto se si legge nota , al suo mo-
vimento circolare se si legge ruota,
(5) L'anima di Giustiniano .
(6) ideila quale m quell' istante appariva adduarsi
t raddoppiarsi un lume duplicato , accoppiandosi alla.
»téa carità verso Dio la tariti verso il prossime j ds
7Ì DEL PARADISO <6) i
Ed ess.T , e l'altre mossero a sua danza % j
E (piasi velocissime faville ,
Mi (7) si velar di subita distanza.
Io dubitava e dicea , Dille dille ,
Fra me , dille diceva , (9) alla mia donna j j
Che mi disetta (9) con le dolci stille :
Ma quella reverenza, (io) che s'indonna i
Di tutto iiie } pur per B e per ICE,
Mi richinava, come l' iiom ch'assonna. |
Poco sofferse me cotal Beatrice » ;
E cominciò, raggiandomi d'un riso,
Tal che nel fuoco farla l'uom felice : % '
Secondo (11) mio Infallibile avviso, i
Coinè giusta, vendetta giustamente
Punita fosse, t'hai in pensier miso : '
Ma io ti solverò tosto la mente : ;
E tu ascolta, che le mie parole j
!
I
Giustiniano dimostrata -verso Dante coli' istruirlo: on-
de nel C. preced. quando cominciò a parlargli y fessi ;
lucoite fin assai dì quel eh' ella era . \
(7) Mi di sparvero,
(8) A Beatrice . _ _ !
(9) Colle sue graziose ed eloquenti parole . ^ ,
(io) Che s' insignorisce di tutto me per rispetto di ]
"Bice , sincope e abbreviatura di Beatrice ( poca felici- \
tà di espressione ) mi faceva timido a domandare y e «- j
mile in chinare la testa , come fa chi è combattuto e {
•vinto dal sonno non istando a letto. _ |
(11) Secondo che io giudico ^ ed è infallibile che mi
appongo , tu vai col pensier ruminando , come si possa ,
f^stnir con giuftizia una gii^sta vendetta ,- avendoti det" '
f25) «ANTO VII. 75
Di gran sentenzia ti fnran (12) presente .
Per non soffrire (i3) alla virtù, che vuole
Freno; 1 4) suo prode, (i5)q(ieiruom,clienon natqitp
Dannando se , dannò tutta sua prole j
Onde l' umana specie inferma giacque
Giù per secoli molti in grande errore»
Fin eli' al verbo di Dio di scender piacr]iiP .
U' (16) la natura, che dal suo Fattore
S'era (17) allungata, uiTio a se in persona.
Con (18) l'atto sol del suo eterno amore. ^
Or (ig) drizza '1 viso a quel che si ragiona.
Questa natura al suo Fattore unita ,
Qual fu creata , fu sincera e buona :
Ma (ao) per se stessa pur fa ella sbandita
Di Paradiso, perocclie si torse
Da via di verità, e da sua vita.
to Giustiniano a far vendetta corse della vendetta del
peccato antico.
(12) Dono , regalo ,
(i3) Alla l'ropria volontà.
{i\) Che soffrendo sarebbe staio di suo prò e van'
faggio .
(i5) Adamo .
{ì(>) Bove i cioè nell'utero sagrosanto di Maria il
Verbo unì a se tn -persona la natura ec.
(17) S'era separata per it'peccato •
(18) Fer virtù solo ed opera dello Spirito Santo nel
purissimo seno di Maria senza cooperazione d'uomo.
(19) Rinnuovami l' attenzione .
(20) So/o per se stessa per suo proprio difetto , per-
chè si ribellò a Dio e dn-ià da lui , che è sua via , v»«
rità e vita .
■}S DEL PARADISO (59?'
La pena dunque, che la croce porse,
■S'alia natura asstmta si misura,
Nulla giammai si giustamente morse :
E cosi nulla fu di tanta i'ngiura ,
Guardando alla persona , che soflerse ,
In che era contratta tal natura .
Però d'un (21) atto uscir cose diverse:
eh' a DÌ03 e a' Giudei piacqtie una (22) morte r
Per lei tremò la terra , e '1 Giel s' aperse .
Noa ti dee oramai parer più (23) forte ,
Quando si dice, che giusta vendetta
Poscia (24) vengiata fu da giusta Corte •
Ma i' veggi' or la tua mente ristretta
Di pensiero in. pensier dentro ad im nodo ,
Del qual con gran disio solver s'aspetta.
Tu dici, Ben discerno ciò, eh' i' odo:
Ma perchè Dio volesse, m' è occulto,
A nostra redeniion pur questo modo •
Questo decreto, frate, sta sepulto
Agii occhi di ciascuno , il cui ingegno
(21) Ve/la passione e morte del Hedentere.
(22) f2ui questa parola è assai equivoca , perchè ri-
spetto a i Giudei va presa nel senso proprio e usua-
le ; ma rispetto a Dio -va presa per l' accettazione del-
la morte , onde Cristo factus est prò nobis obedienS usque
ad inorti;ni .
(23) Difficile a capirsi .
(24) Punita e vendicata negl'ingiusti Ebrei dal giù-
ito e pio Tito,
(59) CANTO VII. 77
Nella fiamma d'amor non è (25) adulto.
Veramente j però eh' a questo segno
Molto si mira , e poco si discerne , ] '^ \ Ij
Dirò perchè tal modo fu più degno . ' ^ ^/ "1
La divina bontà , che (26) da se speme
Ogni livore , ardendo in se sfavilla ,
Sì che (27) dispiega le Irellezze eterne. '
Ciò (28) che da lei senza mezzo distilla j
Non ha poi fine 3 (29) perchè non si muove
La sua imprenta , quand'ella sigilla.
Ciò clie da essa (3o) sanza mezzo piove j
Libero (3i) è tutto, perchè non soggiace
Alla (02) viriate delle cose 'nuove.
(25) Nutrito e cresciuto tielT ardore della, caritè
t eccessi coi
haritatem , qua
che ne conosca, la sua forza ■, e a quali eccessi conduca
l' amante : allude al profter nimiam ci
dilexit ncs etc.
(26) Da se rimuove , voce latina.
(27) Comunicando alle sue creature le sue eterne bel'
/ezze, le manifesta e spiega ,
(28) Ciocchi- da es:a Bontà immediatamente ftotede ^
dura immortale .^ come Inanima nostra da Dio prodotta
serj~a influsso di cause seconde .
(29) Perchè la sua immag,ine improntata che sia f ri-
mati sempre indelebile , quando la Bontà di Dio ve la,
sigilla e li' irtiprime la simigtianza di se stessa.
(30) Senza intervento e cooperazione di cause seconde.
(3i) È libero dalla, subordinazione alle altre caute
seconde,
(02) Ali' attività , all' influenza di nuove combinazio-
ni di stelle , onde nasce la perpetua vtcende-iolezzA
delle generazioni e corruzioni delle altre cose.
7^ DEL PARADISO (72)
Più (33) Tè conforme, e però più le piace:
Che (34) l'ardor santo > ch'ogni cosa raggia;
•^. -Nella più simigliante è più vivace.
• Di ('35) tutte queste cose s'avvantaggia
|i , L'umana creatura, (30) e s'una manca,
•k ^— — "pWDi sua nobilita convien che cangia .
• Aaolò il peccato è quel,' che (87) la distranca >
E falla dissimile al Sommo Bene ,
Perchè del lume suo poco s'imhianca:
Ed in sua dignità mai non riviene 5
Se (33) non riempie dove colpa vota ,
Contra mal dilettar con giuste pene .
Vostra natura (89) Quando pecoò tota
(35) lìwltre L^ anima umana ì piìt simile a "Dio , e
perà pili gii piace .
(.34) L' ardor santo della sua divina caritX che illu-
stra ogni cosa , nella cosa a lui ptU simile riluce con
piìi attività e vivezza,
(35) Per tanto l'uomo secondo l'anima supera tutte
le altre'creature irrazionali in queste prerogative , ciov
fieli' immortalità , nella libertà ed esenzione dalla sub-
ordinazione alle cause seconde , nella special somi-
gliunza coti Dio , e neW esser però più grazioso agli
occhi suoi .
(56) E se una di queste prerogative gli manca , de-'
cade dalla sua nobiltà .
(37) Di franca e libera che era { avendo sopra detto
lif>ero c' tutto) la fa serva e schiava .
(38) Se non riempie la privazione di quel pregio che
le toglie la colpa.) compensando con giuste penalità al
mal preso diletto^ e per quello soddisfacendo .
(óg) Quando tutta rrevartcò ntilla prev,ìrÌ!azionc del
prima progenitore ,
(86) CANTO VII. «
Nel seme sno j (4°) da ({iieste digaitadij
Come di Paradiso fu remota :
Uè ricovrar poteasi , se tu badi
Ben eottilmente , per alcuna via.
Sema passar per un di questi guadi :
O che Dio solo per sua cortesia
Dimesso (40 avesse , o cl>e 1' uom per se iss«
Avesse soddisfatto a sua follia .
Ficca mo r occliio perentro l'abisso
Dell' eterao consiglio , quanto puoi
Al mio parlar distrettamente tìsso .
Non potea l'(42) uomo ne' termini suoi
Mai soddisfar , per non potere ir giuso
Con iimiltate , «bbediendo poi j
Quando disubbidendo (43) intese ir suso :
E questa è la (44) ragion , perchè 1' uom fn«
(4o) Fu privata delle disunita, mentovate di soprji
( intendi delle dignità , e pi erogativi ioprannatur^-li
e gratuite^ come per esempio la giustizia originale ,
la grazia santificante , l' immortalità del corpo) co-
me dello stare nel Paradiso terrestre , da cut fu di-
scacciato.
(il) Dimesso per via di pura liberal condona2.ione .
(.^2) IJ uomo rimanendo nel suo essere ^ ne' suoi cen-
ci , nelC essere di puro uomo , rimanendo in persona
propria .
(43) Quasi pretendendo uguagliarsi a Dio , o prcfe-
rirglisi , giacché non volse stargli soggetto. Superbia
eorum, qui te oderunt > ascendit semper. Ps. 79.
(44) Ragione appunto da teologastraj i* uomo non po-
tea soddisfare a Dio , perchè nell' estimazione dello
itetto Dia li pecfdio mortale in ragione di offesa è et-
la DEL PARADISO (loi)
Da poter sotUlisl'ar , (45) per se, disclii'iiso .
Dun((ue a Dio convenia (46) con le vie sue
Riparar l'uomo a sua (4?) intera vita,
Dico con (48) l'una , o ver con (49) ainbodue^
Ma perchè 1' ovra tanto è più gradita
Dell'operante, quanto più appresenta
Della bontà del cuore , end' è uscita i
sa di gravissimo peso , e ogni ossequio che si esibisca
a lui da. pura creatura in ragione di soddisfazione f
cosa di nessun peso , e ciò perche l' ojfeso è persona d^
infinita dignità ^ e l' offetisore al confronto è persona di
estrema' viltà y per ti che ogni soddisfazione di questa ^
moltiplicala quanto vuoi , non potrà mai compensare
la gravezza dell' offesa. Se un birro desse uno schiaffo
al Re , qual umiliazione del birro fatta poi al Re y sa-
rebbe degna soddisfazione .f Quanto meno dunque nel
caso Giostro.' Dal che inferiscono i Teologi ad 3. p. T),
Tho. q. 1. a 2. che ni meno da una pura creatura in-
Tincente e santa potrebbe a "Dio esibirsi condegna sod-
disfazione per il peccato d' un' altra creatura , massi-
me se si parli del peccato mortale .
(45) Impedito , insufficiente e incapace di poter sod-
disfare in persona propria : e rimanendo nel pure suo
essere .
(46) Le quali sono la via della misericordia , e la
tiia della giustizia : Universa yix Domini , miseri-
cordia, & veritas .
(47) Vita di grazia y sefiza la quale l' anima è in
peccato y che è la sua morte.
(48) Cioì per via di pura misericordia e condonazio-
ne del peccato .
(49) Cioè unitamente per via di misericordia e di
giustizia ì come in effetto procede il Signore y ordi-
nando il misterio della Redenzione , per cui justitia»
«S: pax osculat* sunt .
(io8) CANTO VII. Si
La divina bontà, che '1 Mondo (5o) iraprenta>
Di proceder per tutte le sue vie
A (5i) rilevarvi suso fu contenta:
Ne (52) tra l'ultima notte, e 'I primo die
Sì alto e sì magnifico processo ,
O per l'uno, o per l'altro fue , o fie .
Clie più largo fu Dio a dar se stesso ,
In far l' nom sufficiente a rilevarsi :
Che s'egli avesse (53) sol da se dimesso»
E tutti gli altri modi erano scarsi
Alla giustizia , se '1 Figliuol di Dio
Non fosse umiliato ad incarnarsi .
Or per empierti bene ogni disio, *
Ritorno (54) a dichiarare in alcun loco,
Perchè tu veggi li così , com' io .
(3o) Impronta e imprime la sua immagine nel mondo
e nelle sue creature .
(5i) Elesse per redimervi .
(52) E dal primo dì della creazione del mondo fino
all' ultima notte della sua distruzione ^ ni fu ne sarà
mai un procedere sì sublime^ sì magnifico e glorioso ^
tanto per l' uomo redento , quanto per Dio Redentore :
qualche esemplare dice, o per 1' una , o per l'altra, e
allora intendi, tanto per la giustizia y quanto per la
misericordia , essendo l'umana Redenzione la cosay in
cui risplende la maggior gloria dell' una e dell' altra
di queste divine perfezioni .
(53) Di sua potenza assoluta condonato tema esige-
te soddisfazione .
(54) Ritorno un passo indietro a dichiararti mepl'O
una cosa che già ti ho detto , acciocchì tu /' fnte>.,ìa
tanto chiaramente % cerne l' intendo io.
8« DEL PARAtlISO fi23J
Tu dici , Io veggio r aere , è veggio '1 foco ,
L'acqua, e la terra, e (55) tuUe Jor misture
Venire a corruzione , e durar poco :
E queste cose pur (56) fur creature :
Perchè se ciò e' ho detto, è stato vero,
Esser dovrian da corruzion sicure .
Gli (57) Angeli, frate, e '1 paese sincero ,
Nel ((ual tu se' , dir si posson (58) cre,T.ti ,
Sì come sono in loro essere intero :
Ma gli elementi , che tn liai nomati ,
E quelle cose, che dir lor si fanno >
t^r>) E t corpi di quei quattro elementi composti,
(5G) Fur creature che pioverono immediatamoitc da
Dio, essendo state create e non generate di materia
preesistente : e sec»>ido la data dottrina dovrebbero pe-
to essere incorruttibili .'
(57) Gli Angeli t e le anime umane e i cieli, che è
il luogo , dove tu sci , luogo libero e purgato da qua-
lità tra se contrarie, solamente possono dirsi creati ^
e da Dio solo prodotti immediatamente .
(58) Cioè gli Angeli e le anime , non già rispetto a.
tutte le parti , delle quali sia composto il loro essere :
perocché essendo sostanze spirituali non possono esser
composte di parti , ma rispetto a tutto il lor» essere y
siccome semplice e incompaio , e però incapace d' es-
tere prodetto, salvo che per via di creazione , ma ri-
spetto a i cieli deve intendersi essere stati creati , per-
chè da Dio i/nmediatamenie prodotti, e quanto alla
materia e quanto alla forma . Pone Dante i Cieli in-
corruttibili secondo l' opinione comune di quei tempi
sprovisti di cannocchiale , e inferisce che sono incor-
ruttibili dall' esser creati) la quale è un' illazione ac-
ial lepida .
(i5i) C A N" T 0 VIL «5
Da (5*3) creata virtù sono infarniat; .
Creata (6o) fu la materia j ch'egli hanno:
Creata fu la virtù ini'onnante
In queste stelle, ch'intorno a lor vanno.
L'(6i) anima d'ogni hrnto j e delle piante
Di complession potenziata tira
Lo raggio e 'I moto delle luci sante .
Ma (62) nostra vita <63) senza mezzo spira
La somma beninanza , e la 'nnamora
Di se , (64) sì che poi sempre la disira .
(59) RUevono da TJio la. loro forma $oitanziale ( ri-
cordiamci che Dante è Aristotelico ) ma cooperat.dvci
quella creata virtìt cffettrice che ripose Dio nelle stelle .
(60) La. materia fi che fu immediatamente creata da
Vio , siccome ancora la detta virtìi delle stelle , che
girando influiscono e gcncano ogni jorma nella massa
de^li clementi e de^ misti non viventi ; e pfrò queste
due cose sono incorruttibili , mutandosi solarne/ite la
forma , non la materia de i corpi sullunari , quando
SI /generano e si corrompono ,
{Sì) Il rai^gto e il moto delie stelle colla sua ener-
f,ica fecondità tira, e tirando genera di materia ele-
mentare , la quale nella sua complessione è quasi pu-
ra potenza fisica , tira dico , ed educe ( eccoci qui quel
misterio Peripatetico ) le anime sensitive e vegetatize .
Tutto questo sistema non è poi tanto di^.cile a conce-
pirsi quanto lo rendono col loro cemento alcuni espofi-
tori , specialmente il Land. Vedilo se ti piace,
(€2) Ma la nostra anima ragionevole .
(G3) Senza coopcrazione di alcuna seconda caclone ,
e materiale , o ejjiciente la somma benignità di U io la
spira creandola . Spira qui è verbo attiro , non neutro .
Land, spiega^ Jf""^ j '^'"^ i^ anima vive senza mezzo:
miracoloso !
(64) Fecisti nos Doitiine ad te, et inquietum est cor
nostrum, doncc roq.uiescat in te. August.
84 DEL PARADISO CANTO VII. (144)
E quinci puoi (65) argomentare ancora
Vostra risurrezion , se tu ripensi
Come (66) l'umana carne fessi allora j
Che li primi parenti intramho fensi .
(65) Argomentando dedurre la resurrezione de' corpi I
umani , siccome propagati da due corpi non generati S
per via naturale , ma da Dio immediatamente jormati , \
(66) Cotne fu fatta immediatamente da Dio , aliar- i
chi furon creati Adamo ed Eva. Poveri noi ^ se non a- j
vessino altri argomenti da provaria! .,
CANTO Vili.
ARGOMENTO
Ascende il Poeta dal Cielo di Mercurio a quel dì Ve-
nere, nel quale trova Carlo Blartello Re d' Unghe-
ria: dal cui parlare essendogli nate un dubbio , co-
me di buono , e virtuoso padre possa nascer reo e
vizioso jigliuoloy quello da esso Martello gli è ri-
solto.
Oolea creder (i)'lo Mondo in suo perìclo,
Che (2) la Lelia Ciprigna il lolle amore
Raggiasse , (3) volta nel terzo epiciclo j
Percliè non pure a lei faceano onore
Di sagrilìci > e di votivo grido
(0 "Delirante con tanto suo perìcolo di dannazione
eterna dietro a una turba di Vetta b-i^iardi e lorde.
(2) Che Venere adorata specialmente nel molle cli-
ma dt Cipro. E devono qui distinguersi due Veneri se-
condo Platone f l' una impudica e ferreria , e t' altrx
pura e celeste ; ni importa f]ut il far rnenz:«ne di ifual-
(he altra Venere j di cui st faccia Vienz'-sne nella, mi-
tolof^ia .
(5) Co i rags^i suoi influisse e imprimtsse net^U no-'
mini /' amor lascivo dal suo cri.-i.io che t nel t?rzo
ciclo ^ in cui ella si lol^e . Nel si.'tert,a di Tf/emeo
cìiiamasi epiciclo quel pictolo lerchio^ in cui si tengo-
no i piar.eti , girando di moto prorrio, a differenza
del circolo maggiore che descrivono girando rapiti dal
moto comune ,
86 DEL PARADISO (5)
Le genti auticlie nell' antico errore :
IWa Dione onoravano , e Ciipiilo ,
Questa per madre sua , questo per figlio >
E diceaa , cJi' (4) el sedette in grembo a Dido :
E (5) da costei, ond' io princi[)io piglio.
Pigliavano '1 vocabol della stella ,
Glie '1 Sol vagheggia or da coppa , or da ciglio.
Io non m' accorsi del salire in ella :
Ma d' esserv' entro mi. fece assai lede
La donna mia , eh' io vidi far più bella .
E come in fiamma favilla si vede
E come in voce voce si discerne >
Quando ima è (fi) feriiaa > e 1' altra va e riede
Vid'io in essa luoe altre lucerne
Muoversi in giro (;) più e men correnti,
((,) V. Virgilio l. I. JEn.
{J>) E da questa Venere terrena e impudtca-pigliavà'
Ko il nome dclUi sitila chiumandula yùr Venere , ben-
ché questa sia pura e celeste , da cai ora piglio i! prin-
cipio di questo mio canto , e la quale vagheggia ti so-
ie ora dalla parte di dietro^ e come d^lla nuca, ora
dalla parte dinatizi^) così portando il girare di questa
pianeta intorno al sole.y die perà si vede ora avanti at
iUo nascere y ora dopo il suo tramontare .
(6) Cioè continuata di un medesimo tenore .
(■;) Con maggiore o minor velocità secondo^ credo ia^
che pili 0 meno partiapavano della visione di Vio cke
è la vista eterna che ti fa beati .• o pure , come janno
le stelle, chiamate dal Poeta e. 2. Paradiso , vedute:
io cielo ottavo, che han tante vedute., giacché tra
queste le piU vicine a/ polo sono più tarde -nel corso i
onde dine nel e. i. Purg. siccome ruota ijìù i;>re$so al-
(20) CANTO Vili. a-}
Al modo j credo , di lor viste eterne .
Di fredda nube non disceser venti ,
O (8) visibili , o no , tanto (q) festini ,
Che non paressero impediti e lenti *
A chi avesse cfuei buni divini
Veduto a- noi venir , lasciando '1 (ro) giro
Pria comincialo in gli alti Serafini :
E dietro à quei, che più 'nnanzì apparirò j
Ri-
sonava Osanna , sì cbe unqiie poi
Di riudir non fui sanza disiro .
Indi si fece 1' un più presso a noi >
E solo incominciò : Tutti sera presti
Al tuo piacer, perchè di noi ti (ii) gioì»
Noi ci volgiani co' (12) Principi celesti
D'un giro, d'un girare, e d'una (i3) sete»
A' quali tu , nel Mondo già , dicesti :
lo stelo , e dljfusamexte nel suo Convivio y così di quei
spiriti quelli andavan più lenti che erano più vicini
al centro di quella stella .
(8) Visibili ne* suoi effetti^ per esempio nel moto del-
le nuvole .
(9) Veloci .
(io) 7/ moto circolare cominciato da* Serafini in piU
alto cielo y giacché da quest^ ordine più vicino a Dia
prendono tutti gli altri il circolare lor moto intorno a
Dio fermo e stabile lor motore, come vedremo e. 2J.
(11) Gioisca ,
(12) Con il terzo ordine angelico de' Principati , di-
ce Land, movendo gli Anf^'iolt il del della Lu/iaj m
gli Arcangioli il del di Mercurio : il Vel. dice i Tro-
ni : la lite non par che meriti sì accurata diicmstonet
(i3) Ardore di tanto affetto >
88 DEL PARADISO (36>
Voli (i4) che intendendo il terzo del mo.'etei
E serh sì pien ci' amor , die per piacerti j
Non fìa men dolce un poco di ijiiiete .
Poscia che gli occhi miei si furo (i5) offerti
Alla mia donna .reverenti , ed essa
Fatti gli avea di se X'G) contenti e. certi»
Rivolgersi alla luce, che (17) promessa
Tanto s'avea, e (18) Di, chi siete, fue
La voce mia di grande afletto impressa.
E (19) quanta, e eguale vid* io lei far piùe
(i4) VftKcìpto della, sopraddetta sua canzone ^ che è
ia pr-ma del suo Convivio amoroso , 0 sia Commento
tilt uveva determinato comporre sopra i4' delle 20. in
■circa canzoni morali e d'' amore già da lui composte ,
muprevc Milito dalla marte non poti passare oltre la
terza ì come dice il Vili, lib, 8. e. i35. // sema di quel
■verso è: voi , che rimira'ido tn Dio, intendete qual de-
ve es ere il moto del terzo cielo ^ e intesolo in quel mo-
do a/'p-jnto io movete,
. (j5) Quasi dimandandole licenza d' interrogare e fa'
ctniioU rivereix,a .
■' {i6) Cóntcn'.i -per il suo corner so e certi di averlo ot'
tenuto i cr il non dubbioso cenno con cui corrispose .
(I'7) Eii'ie»dcii e preferendosi cefi quelle cortesi pa-
role : Tutti Sem presti al tuo piacer, perchè di noi
•ti gioi .
(18) Dimmi chi tiele voi: il Daniello conosce un et"
ror ti' ^ramaiica in quel dì dal numero del meno y e
siete del numero del più. ; ma io >.on ce lo vedo , po-
tendosi uno interrogare dilla condizione di molti ^ tra
i quali ancor '■sso sia ^ per esempio uno d'una proces-
sione che ne U^ anno santo vada a Roma.
(19) E di m^ggror copta di luce, e di qualità piìt
itila ^cr la nuova allegrezza a^^iunta all'antica»
(4>) CANTO Vlir. 83
Per allegrezza nuova , clie s' accreLl)e >
Quand'io parlai, all'allegrezze sue :
Cosi (20) fatta ini disse , il Mondo in' ebbe
Giù (21) poco tempo .- e se (22) più fosse stalo»
Molto sarà di mal , clie non sarebbe .
La jnia letizia mi ti tien celato ,
Che mi raggia dintorno j e mi (28) nasconde,
Quasi animai di sua seta fasciato .
Assai m* amasti j ed avesti bene onde :
Che s' io fossi giù stato , io ti mostrava
Di mio amor più oltre , che le fronde .
Quella (24) sinistra riva , clie si lava
Di Rodano , poich* è misto con Sorga ,
Per suo signore a tempo m' ^spettava ;
(20-) E poiché apparve così fatta più lucente e vag4
a vedersi .
(21) Perche visse poco.
(22; Vcrclit se eg/i fosse vissuto pik , avrebbe ben
governati quegli stati che Ruberto suo fratello che in
quelli succedette i per la sua mala condotta aveva ro-
linati : era questa buon' anima Carlo Martello Re d'
Ungheria primogenito di Carlo il zopjo Re di PuL,lia ,
principe virtuoso e grande amico del nostro Poeta ; l
infelicità delle imprese di Ruberto suo fratello minore
cedila nel Villani lib. 9.
(23) Forse allude a queW intra in gaudium Domini
tui.
(2i) La Provenza , la quale di verso ponente ^iace
alla riva sinistra del Rodano., dopo arer ricevute le
acque del fiume Sorga che nasce in Vatchiwa tanto il-
lustre , perche fu il -nido , in cui nacque Quella fenice
dell' aurate piume . Petrar.
90 DEL PARADISO (6i
E (2 5) quel corno d'Ausonia, che 6'iinborga
Di Bari , di Gaeta , e dì Crotona ,
Da ove Tronto e Verde in (26) mare sgorga.
Futgeanii già in fronte la corona
Di (2;) quella terra, che '1 Danubio riga,
Pqi elle le ripe Tedesche abbandona :
E la bella (28) Trinacria , che (29) caliga
Tra Pachino e Peloro (3o) sopra *1 golfo.
Che riceve da Euro maggior briga,
Noa per (3i) Tif'éo , (32) ma per nascente solfoj
(25) E quella punta d'Italia, che si riempie di que- \
ite terre murate e òorght , Bari y Gaeta, CroiouH , le |
quali sono città del Regno di Napoli. j
(26) Nvl mare Adriatico , dove ai confini dello Stato
'E.cclesiastico , e del regno sbocca il Trento e il Verde ]
poche miglia prima entralo nel Tronto .
(27) Veli' Ungheria per cagione della madre Maria 1
figliuola del Re Stefano V. d'Ungheria , e sorella del '
jRV Ladislao IV. morto senza figli . \
(28) Sicilia detta così da i tre promontori Vachino j 4
Ve loro e Litibeo . !
(29) Si ricopre di caligine, shoccando fumo dal Mon-
gibello . j
(30) Sopra il golfo di Catania , il quale più che da 1
altro vento ì- dominato da Euro che spesso lo gonfia '•
e vi fa tempesta . '
(3i) Così Vindaro seguitato da Ovid. 5. Metam. dice
sepolte il gigante Tifco sotto il monte Etna ,■ Omero se-
.guiiato da Virg.%. Eneid. lo mette sotto l'Isola d' l-
schia s e Virg. 3, Eneid. pone sotto l'Etna il. gigante ì
Encelado fratello di Tifco , fulminati ambedue , e così |
sotterrati da Giove nella guerra de' giganti . (
(02) Dunque la Sicilia che in qtieila parte fumica non
per il sospirare di quel gigante che ttia ansando tottt ;
{',b) CANTO viir. 5«
Attesi (33) avreìilje li suoi regi ancora
Nati per me di Carlo, e di Ridollb ,
Se (34) mala signoria, che sempre acciiora
Li popoli snggetti , non avesse
Mosso Palermo a gridar (35) Mora, mora.
E (36) se mio Irate ynesto antivedesse,
L' (37) avara povertà di Catalogna
Già fuggirla, (38) perchè noa gli offendesse;
quel monte, ma per ti solfo e bitume che generandosi
nelle sue vìscere e infi^mmandusi , vien empiendo quel
iOì.lnrno di fumo e di catii^i'tc .
(35) ha Sicilia non si sarebbe .ribellata alta nostra
casa dandosi a Pietro Ke di Aragona , ma alerebbe at-
tesi e as!-ettati , come luvi legittimi Ef , /' discendenti
di Cartai, mio aiuolo, nati di lui per mio mezzo e di
"Ridolfo I. imperadore , mediante l,i figliuola, di esso
Ctemtnza mia consorte.
(.l\) Se la rapacità e la sciurataggine de' nostri gO'
"vernatori e ministri in Palermo che sempre accuor-i^
cioè dà coraggio , dice il Land. ( e forse in questo luo~
go accuorare sarà b<:n preso in questo senso ) dà e met-
te coraggio di sotleiarst e scuotere ti giogo al popolo
angariato ,■ ovvero affligge sì che sollevasi per dispe-
razione a scuotere il giogo .
(35) Mora, mora trucidandosi Ma i ribelli lutti i
francesi che erano nel Regno fiel celebre Vespero Sici"
liana .
(36) Se Ruberto mio fratello prevedesse questo , cioi
che l'avarizia de' ministri, e de' Principi partorisce
simili sconcerti .
(37) Non SI prevarrebbe per il governo di ministri
Catalani^ gente avara e affamata, y ma si diifar^ebbe
di loro .
(38) Perchè i suoi iiffiztali non ismungesjcr^ tanta <
irritassero 1 popvU con le gravci.x.e.
92 DEL PARADISO (^i)
Qhe (Scj) veramente provveder bisogna
Per lui, o per altrui, sì eli' a sua barca
Carica più di carco non si pogna :
La (4o) sua natura > che di larga Parca
Discese, avria mestier di (40 tal miliiia ,
Che non curasse di mettere in arca .
Peroccli' (42) io credo, che l'alta letizia,
Che '1 tuo parlar m'infonde, signor mio,
Ov'ogni ben si termina, e s'inizia,
Per (43) te si veggia, come la vegg'ioj
(09) Che veramente son ridotti a tal misero stato i
suoi sudditi che conviene ■, o che egli per se medesima ^
o per mezzo de' suoi governatori provveda, che non s' :m-
ponga altro dazio o gabella a t suoi popoli aggrava-
fissimi ; se non vuote che gli facciano , come fecero i
Siciliani a Carlo primo : questo vuol dire con allegorìa
della barca , che per il troppo peso si affonda ,
(40) La natura di mio fratello che dalLi, larga e li~
beral natura de' suoi antenati degenerando discese e
nacque parca inclinata all' avarizia . Vellutetlo fa no-
me sostantivo e appellativo quel parca ^ interpretando
larga parsimonia degli antenati di costui ^ che non fa
senso a proposito . Land, salta. Il padre d Aquino tra-
duce: Arctavit semiier pavitans custodia regni sponte
sua prolixuni aiiimnin , che non tocca il senso del/' auto-
re che qui si Ja via alla questione che poi propone ,
tioè , come m.ìi di burini antenati i discendenti sieno
tristi. Quel Parca colla lettera maiuscola forse potreb-
be intendersi per retaggio, da che le Parche sono le fi-
latrici e propagatrici fin dal princìpio della vita uma-
na ; e così larga Parca potrebbe fune intendersi gene-
toso retaggio .
(Ìt) D' tali ministri e uffiziali che non fossero avari.
(!f2) Qui ripiglia Dante ringraziando Carlo della
cortese risposta , e pregandolo a risolvergli un dubbio .
<(45) Tu la vegga in Dio primo principio ed ultimi
(?8) CANTO Vili. 95
Grata m' è più) (44) ^ anche questo ho caro,
PercJiè '1 di scemi , rimirando in Dio .
Fatto (45) m'hai lieto 3 e così mi fa chiaro.
Poiché parlando a dubitar m'hai mosso,
Come uscir può (46) di dolce seme amaro .
Questo io a lui: ed egli a me: S'io posso
Mostrarti (4;) un vero, a quel, che tu dimandi j
Terrai '1 viso, come tieni '1 dosso.
Lo (48) ben, (49) che tutto '1 regno, che tu scandi,
fine di ogni bene, come la vedo io che la provo , e piì*
chiaramente ancora , tal che mi riesce di riflesso piìt
gradita e gioconda.
(4i) Ed anco questa cosa, mi ì cara , che vedi rimi-
rando tn Vioj come in ispecchio ciò , di che parlt .
(45) Come mi hai tutto rallegrato ■f così ancora chia-
riscimi di questo dubbio.
(46) dot: di padre liberate e buono , figliuolo avaro
e malvagio ,
(+7) Dimostrarli una verità , rima,rrai illuminato ad
intendere ciò che ora non intendi , sicché l' a-jrai da-
vanti agli occhi y e non ptk dietro atte spalle ,
(48) Del seguente lungo raziocinio la somma t que-
sta : Essendo che Iddio ha ordinato tutto questo visi-
bile universo al ben essere dell' umana comunanza , e
richiedendosi a tal fine che gli uomini non nascessero
tutti d'una medesima costituzione , genio e abilità :
però diede alle stelle virtù, da influire nelt.t genera-
zione degli uomini, e quindi t"^ , che quantunque il fi-
gliuolo nascerebbe sempre similissimo al padre , se e-
gli solo influisse net generarlo , nondimeno perchè v'
influiscono ancora le stelle con influssi diversi , per
questo accade che un figliuolo sia disumile al padre ^
e così si risponde al dubbio ^ come uscir può di dolce
seme amaro .
(49) Iddìo che governa e felicita questo regno cele-
4tc y per il quale tu venghi salendo.
^•V DEL PARADISO (97)
Volge e contenta , (5o) fa esser vlrtute
Sua provedenza in questi corpi grandi :
E (5i) non pur le nature provvedute
Son nella mente, eli' è da se perfetta.
Ma esse insieme , con la lor salute .
Perchè (52) quantunque questo arco saetta.
Disposto cade a provveduto fine ,
Sì come cocca in suo segno diretta .
Se ciò non fosse, il Ciel, che tu cammine,
Producereblie sì li suoi effetti ,
Glie non sarebbero (53) arti, ma mine:
E ciò e??;T non può, (54) se gl'intelletti.
Che muovcn queste stelle j non son manchi.
(óo) Fa ^ che la v'rtK d'' in finir e infusa in questi gran
corpi celesti sia op.^'ratr.'ce secondo i fini e i disegni
dci.'a sua provvidtì.za .
(5i) E n. ■! solamente nella mente in se stessa per-
fettissima (u Dio le nature di ciascuna cosa in par-
ticctare sono provvedute ^ cioè ordinate e destinate al
fopric suo fife ^ ma esse prese tutte insieme colla loro
doverosa ccnservai.ionc sa o provi edute e ordinate se-
condo aj punto che :i richiede a ben conservarsi ^ l' u-
niversità delle cose .
(52) Perchè qualunque- cosa mette al moì.do la Divi-
na Frovvidenz.ì , tal cosa tende come già disposta al
proveduto e destinato fine , siccome saetta drizzata ai
suo bersaglio ^ quando vunc a scoccarsi dall' arco .
(53) Cnse fatte a disegno , ma a caso e però da r.cn
potersi lungamente conservare nel suo essere ,
(54) Se gli angelici intelletti non sono imperfetti e
manchevcli , e manchevole ed imperfetto ancor il pri-
mo intelletto , cioè Dio., che o non gli ha voluti , 0 ncn
£!i ha saputi produrre nel suo essere perfezionati .
(no) CANTO Vili. «^
E manco 'I primo, che non gli ha perfetti?
Viio' tu che questo ver (55) più ti s'imbianchi?
Ed io ; Non già ; perchè impossibil veggio,
Glie la Natura , in quel eh' è uopo , (56) st.mchi j
Ond'egli ancora: Or dì, sarebbe il peggio
Ter l'uomo in terra, (57) se non losse cive?
Sì, rispos' io , e qui ragion non cheggio.
E (58) può egli esser, se giù non si vive
Diversamente , per diversi tifici ?
Xo : se 'i (Sg) maestro vostro ben vi scrive .
Si venne deducendo insino a quici ;
Poscia conchiuse : Dunque esser diverse
Convien , de' vostri efletti , (6o) ìe radici :
Perchè un nasce Solone , ed altro Serse ,
Altro Melchisedech , ed altro (6i) quello, .
(5j) Ti si dimostri piìi chiaro,
(56) Manchi tn cto , che r necessario al ben essere.^
f conservazione dell^ uni-versale .
(07) Se non vivesse in società , ma ogni uomo vives-
se da se solo .
(58) E può egli essere che l' uomo sia cive , e viva
vita civile e sociale , se giù- in terra glt uomini non
si applicassero a diverse maniere di vita , e di occu-
pai,toni.y uno di contadino y l^ altro di soldato y uno di
medico , l' altro di legista , ec
(53) Aristot. che nella politica mostra la necessità
per il viver civile di questi diversi genit ed abilità .
(60) Le attitudini e i genii alle Jacccnàe umane , sì
che non tutti sieno portati dalla natura alla stessa
professione y non tutti sacerdoti, non tutti medici y lu^n
tutti vetturini , non tutti sbirri , ec.
(61) Dedalo, favola nota .
96 DEL PARADISO (laS)
Che volando per 1' aere, il figlio perse»
La (62) clrcular Natura , eli' è suggello
Alla cera mortai , fa ben su' arte j
Ma non distingue 1' un dall' altro ostello .
Quinci adivienj (63) eli' Esaù (64) si diparte»
Per seme , da Jacob i e vien (65) Quirino
(G2) Ma scoperto a che fine ^ o vero la causa finale ^ ,
ofid' è che uno nasce Solane e /' altro Melchisedech , qual
sarà poi la causa efficiente? forse il padre di Solane e ■
di Melchisedech ? Non già , ma la natura e la forza
de' cieli che si muovono circolarmente j e che così mo-
vendosi e variando aspetti e influssi^ stampano e si~ ■•
gi liana diversamente la cera umana, ciac la materia ^
di cui nel ventre della madre si ferma l' embrione , nel
che fare la medesima circolar natura fa esattamente \
e quasi artificiosamente il suo lavoro , ma non sì j che I
a lei appartenga il distinguere famiglia da famig'lia , |
e casa da casa , di modo che costantemente in ogni ca- \
sa reale per esempia influisca nella nuova prole genio \
e animo da re, e in ogni casa contadinesca genio e a- '■
iiimo da contadino.
(63) Poteva bene il Poeta servirsi d* un altro esem-
pio , essendo questo appunto idoneo a provare il contra-
rio al suo intento , valendosi però S. Agostino di que-
sti due gemelli d' indole tanto contraria a confutare gli \
astrologi genetliaci y mentre pure essendo gemelli pare <
che avrebbero dovuto avere il medesimo ascendente , e \
con ciò una costituzione e indole conforme , e pur l' eb'
bero il contraria, non procede dunque la diversità dell' •
indole dalla diversità degl' influssi .
(64) Riesce un uomo d' indole tanto diversa dal fra-
tello , e ciò per seme , e fin dall' utero della madre Re-
becca, onde la misera portandoli li sentiva quasi tra
di se contrastare .
(G5) E Romolo sì generoso nacque di sì vii padre ,
che è restato per sua riputazione incognito, e fu rico-
(i3i) CANTO VIIT. 97
Da si vii padre , che si rende a Marte.
Natura (G6) generata il suo cammino
Simil farebbe sempre a' generanti.
Se non vincesse il provveder divino .
Or (67) qnel , che t'era dietro j t' è davanti.
Ma perchè sappi, (68) che di te mi giova;
Un (69; corollario voglio che t'ammanti.
Sempre (70) Natura se fortuna triova
Discorde a se , come ogni altra semente ,
Fuor di sua region , fa mala pruova .
E se '1 Mondo laggiù ponesse mente
Al fondamento , che natura pone ,
Seguendo lui , avria buona la gente .
Ma voi torcete alla religione
tiosciuto figliuolo di Ularte per le influenze nuerrierc di
quella, stella nel di lui concefimento e natività.
(66) La natura generata de' figliuoli sarebbe sempre
ne' costumi e tnclinwzioni simile alla natura generan-
te de' padri j se non ii s' interponesse ti provvedere
"Divino , che per opera delle influenze celesti vincesse
la simiglianza della natura.
(67) Adesso intenderai ciò che non intendevi , quan-
do cercavi, coinè uscir può di dolce seme amaro: cor-
risponde a quel terrai il viso dove tieni '1 dosso.
(68) Che godo di pia//amcnte soddisfarti .
(69) Voglio che ne parti ornalo fornito d' un' altra
notizia pregevole, che al detto di sopra si aggiunga y
come SI fa del manto sopra gli abiti,
(70) Sempre l' inciti! azt-oic , ed abilità naturale , se
incontrasi in fortuna avversa, o in mala elezione di-
scordante da t SUO! talenti , fa tris'.z riuscita come suo-
le avvenire ad ogni altro seme , che fuytk del proprie
e connaturai terreno traligna.
Tomo II}, D
98 DEL PARADISO CANATO Vili. (i43)
Tal, che fu nifo a cingersi Ja spada,
E fate Pie di tal, (71) cìi' è da sennone-i
Onde la traccia vostra è fuor di strada .
(71) Che sarebbe buono a fare il predicatore 0 V av»
vogadore .
CANTO IX.
ARGOMENTO
InÌToàuce D.inte in questo Canto a parlar Cunizza ^ se
rella cC Azzoìino da, Homano , id a predirgli ^Icttrie
calamità della Marca Trivigiana : e poi Folco da
Marsilia , /'/ quale ju Vescoro di essa j quantunque
alcuni intendano di Genova .
J_/.4ioicIiè Carlo tuo j bella (i) Clemenza ,
M'ebbe (2) chiarito, mi narrò gl'inganni,
Cile ricever dovea la sua semenza .
Ma disse : Taci , e lascia volger gli anni :
Sì (3) eli' io non posso dir, se non che pianto
(i) Questa Clemenza , a cui Dante rivolta il discor-
so , era figliuola di Carlo Mariella e moglie di Lodo-
vico X. Re at Franila : ad essa dunque parla il Poe-
ta come già tornato dalla sua peregrinazione , dando-
le nuove d'.ii' abboccamento ai'Uto con suo padre nella
sfera d. Venere .
(2) Chiarito del mio dubbio di sopra esposto y mi pre-
disse i tradimenti che dovevano esser fatti ai suoi Ui-
scendenti .■ allude ali' Uiwparsi che fece Ruberto fra-
tello di Carlo y il reame di Puijlta ., che si aspettava
di ragione a Carlo U'crto detto anche piit comunemen-
te C ut obcrto figliuolo di esso Carlo . Villani lib. 9. e. i-jh.
(3) Sì che IO Dante non posso dirvi altro., se i.en che
dopo tanti vostri aggravi vedi eie il giusto pianto de-
gli usurpatori dalla divina Giustizia in vendetta della
voitxfi real cas^ cmtigati , Profettz,^a ti pastaio y (k/Ì-
• JOd DEL PARADISO (5)
Giusto verrÀ din'etro a' vostri (Ianni .
E già la vita di quel (4) lume santo
Rivolta s'era (5) al Sol, die la riempie,
Come a quel hen , eh' a ogni cosa è (G) tanto.
Aliì anime ingannate , e fatture 'rnpie ,
Che da si fatto ben torcete i cuori ,
Drizzando in vanità le vostre tempie ?
Ed ecco un altro di (jnegli splendori
Ver ine si lece , (7) e '1 sno voler piacermi
Significava nel chiarir di fuori .
Gli ocelli di Beatrice , eli' eran fermi
Sovra me 5 (8) come pria , di caro assenso j
AI mio disio certificato fermi r
Deh inetti al mio voler tosto compenso.
Beato spirto , dissi , (9) e fammi pniova ,
ie sciagure venute addosso a Roberto , come conta il Vil-
lani al lib. cit.
(4) Vi Carlo Martello : mi piace piìi leggere con al-
tri buoni esemplari la vista , e non la vita .
(5) A Dio,
(6) Di pari sufficiente a riempiere ogni cosa secondo
la di lei capacità , essendo che Dio si comunica alte
creature non già scarsamente , ma empie fino all' orlo
la misura della loro capacità , onde egli è tanto ri-
spetto all' infimo , quanto rispetto al supremo Angelo,
perchè ambedue da lui sono riempiti ^ cteì- pienamente
beatificati .
(7) E l'interna brama che aveva di compiacermi ^
me la dimostrava collo sfavillare d' una straordinaria
chiarezza .
(8) Come pria , quando a lei mi rivoltai per chieder-
le licenza di parlare con Cario Martello .
(9) £ fammi vedere per prova che il mio pensiero rA
(2G) CANTO IX. lOl
eli' io possa in te refletter quel , eli' io penso .
Onde la luce, che m'era ancor nttova ,
Del (io) suo profondo , end' ella pria cantava,
Seguette , come a cui di ben far giova .
In quella parte della Terra prava
Italica, (n) che siede intra Rialto,
E le fontane di Brenta e di Piava,
Si (12) leva nn colle, e non surge inolt' alto ,
Là onde scese già ima f'acella ,
Che fece alla contrada grande assalto j
D' (i3) mia radice nacqui, ed fe ed ella:
Cuniaza (i4) fui chiamata , e (i5) qui refulgo
jìette in te ^ cioè che tu ben vedi ciò che io penso sea-
xa che abbia biscgno che con parole te lo manijeiti .-
dice riflettere , pérchi in Dio come specchio era ùiret-
lùmente ti suo pensiero , e da T)io si rifletteva per mez-
zo de i Troni in quel beato Spirilo , come ^^oco di setta
si dirà ptH chiaramente .
(io) Val mezzo di quella sfera di Venere .
(li) Che è posta tra Venezia (, Riatto nome di una
contrada principale di quella città ) e le sorgenti del-
la Brenta che nasce dalle A/pi che dividono i' ìialta dal'
la Gerfnania , e corre pel Padovano , e Piava , che na.~
ice ancora dalle Alpi, e corre pel Trivigia,,o .
()2) Si alza un colle , dov' è situato un castello det'
to Romano , donde scese nelle campagne circonvicine
una face funesta , che mise a fuoco e fiamma lutto
ifucl paese : intende di Fzzelino da quella terra dove
nacque cognominato da Romano , di cui v. e. i2. Inf.
(i3) Di un medesimo padre nacqui io e quella face,
(?', ) Era questa Cunizza sorella dt Ezzelino tiranno
dì Padova , donna inclinata alle follie amorose ,
i5) Risplendo in quesiti spera di Venere, perchè ni
IG2 DEL PARADISO (52;)
Perclié mi vinse il hiiiie d' està stella .
Ma Jietajiitnte a me medesma (i6) indulgo
La cagioii di mia sorte, e non mi noia :
<-"he Ibrse parria forte al v^ostro vnlgo-
Di (17) questa Inculenta e chiara gioia
Y)eì nostro cielo , che più m' è propinf[na ,
Grande fama (18) rimase, (19) e pria che muoia >
Questo centesim' anno ancor s'incinqua;
Vedi (20) se far si dee l'uomo eccellente.
i'!>/s.e il molle t',ifusso di lei : ma non vuole tntendet-
it gi^ , che il Poeta , siccome fio'i molto casto ^ per lustn~
gare la sua passione , ponga per merito di beatii udine
ie lascii'ie^ come /'/;»! inteso qualchcduno di ottimo ta-
glio a comciitare le poesie Fescenninc : il senso è : io
iono in questo basse grado di beatitudine ^ perche mi è
stato d' impedimento a poggiare ad un grado più. su-
blime i' essere stata dedita a folli amori,
(16) Mi do pace de i mici passati trascorsi giovcni-
ii , che seno stati cagióne^ che non abbia sortito un
Juogo pi» alto , il che non mi dà pena , ne rimorso, la
qual cosa alla gente -vilgare forse sembrerà difficile a.
tapirsi , essendo pur questa una proprietà maraviglio-
sa del Paradiso , che ni inferior grado di beatitudine ,
uè ricordanza , o dispiacere degli antichi peccati tur'
hi la nostra pace ,
(17) Di guest' anima gioiosa e piena di luce.
<i8) Nel vostro basso mondo.
(•9^ Questa fama prima che finisca, passeranno an-
tera delle centinaia di anni: s' incinqua , cioè si mol-
tiplica fino a divenire ctnqttecentesimo : e perchè si fi-
gura farsi questa profezìa nell'anno lóoo. vuol dire
la fama di Folco durerà fino al i5oo. numero determi-
fiato per l' indeterminato .
(20) Et dubitamus adhuc virtutem extendere factis ?
Virgilio ,
(41) CANTO IX. to5
Sì (2;) ch'altra vita la prima relinqixa :
E ciò non pensa la (22) turba presente >
Che Tagliamemo , e Adice richiude ,
Ne per esser (28) battuta ancor si pente .
Ma tosto fia , (24) che Padova al palude
Cangerà l'acqua, che Vincenza bagna.
Per essere al dover (23) le genti crude.
E (26) dove Sile, e Cagnan s'accompagna,
Tal signoreggia , e va con la testa alta i
Che già per lui carpir si fa la ragna .
Piangerà (2;) Feltro ancora la diftalta
(21) Sì che la prima vita mortale del corpo lasci do»
pu di se la vita quasi immortale della fama .
(22) Il popolo che IT. e nel mio paese posto in mezzo
dal Tagtiamefito fiume del Friuli da oriente , e dall'
Adige fiume che passa per Verona da occidente , essen-
do questi due fiumi quasi i confini della Marca Trivi-
giana .
(2d) Affi iti a da calamità.
(2^) Che i Padovani nella rotta che da Can grande
della Scala avrà Jacopo da Carrara signor di Pado-
va j cangeranno , spargendovi il suo sangue , l' acqua
del fiume Eacchigltone , dove fa palude presso Vicea-
za. Vellutello riferisce tal rotta essere acctduta nel-
l* anno lói',. onde si raccoglie che Dante scrisse queste
cose dopo tal tempo.
(20) I Padovani col detto Jacopo lor signore che con-
tro il dovere voleva usurparsi Vicenza .
(26) E in Trevi gi , dove si con giungono insieme que-
sti due fiumi Sile e Cagnano , l'i è un tal signore y che
domina ( intende di Riccardo da Cammino ) e va altic~
ro , per cui già si forma la rete che dovrà prenderlo )
come un merlotto. Costui da i congiurati fu ucciso y
mentre giuocava a scacchi.
127) FeltrCf città a i confini delU marca Jrivigi^na
Jet DEL PARADISO ^5:)
Dell' empio suo pastor , clie sarà sconcia
Sì , che per sitnil non s'entrò ia (28) Malta.
Troppo sarebbe larga la bigoncia ,
Che ricevesse '1 sangue Ferrarese ,
E stanco chi '1 pesasse ad oncia ad oncia j
Glie donerà q.iesto prete (29) cortese,
Per mostrarsi di parte : e (3o) cotai donj
Conformi iìeno al viver del paese .
Su (3i) sono specchi, voi direte Troni,
piafigcrà lo sconci» e disonorato manca''' di parola che
Jcce Ales!a>ì4ro suo vescovo^ principe ancora net tem-
porale , clic dopo aver assicurati sotto ia parola mvlii
signori Ferraresi ribelli del Papa, furono da lui tutti
dati in mano del governatore di Ferrara ^ dove Jurono
decapitati ,
(28; Malta , una torre di Cittadella , castello del pa-
dovano edificata da Ezzelino fratello di Cunizza che
parla , nel fjndo della (juai torre col.-ii faceva marci-
re molti miseri , secondo che stavano su le corna della
sua tirannia . Il senso ì , essere stata sì sconcia e cru-
dele la detta azione di quel vescovo che stmtte non la
eommise mai F.zzillu-i nel fare incarcerare tant' inno-
centi in quel fondo di torre . Ali ri dicono Malta esse-
re una torre alla sborratura di un fiumiciattolo di tal
Tiome che mette nel L 'go di T.olsena {questo è certo f
ihe in quella riiia v' 1 un ca>.cllo che ora si chiama
Malta ) dove il Papa ritener/a in perpr'uo cari-ere quei
chierici, i pecca- i de' quali erano i-rcnis^ihili : e il
senso allora sarà : non entri mai chierico in qur/lji
torre per scelhraggi'ie tanto enorme, quanto è questa
commessa dal vescovo Feltrino.
(29) Cortese ( per ironia ) per mostrarsi partigiano
d/ii_^PaPa.
(do) Questi doni sanguinosi al barbaro costume del
paese .
{Zf) E affinchè tu abbia in cogito di profezia questo
(bi) C A N T O IX, loÀ
Onde rifulge a noi Dio giudicante ,
Si che (fuesti parlar ne paion buoni .
<i}<ii si tacette , e l'eceini sembiante,
•Che fosse ad altro volta , per la ruota ,
In che si mise, com' er.» davante .
L'altra (32) letizia, che m'era già nota,
Preclara cosa mi si fece in vista,
Qiial iìn (33) baiaselo , in che lo Sol percuota .
Per (34) letiziar lassù fulgor s'acfpiista ,
Sì come riso qui: ma (35) giù s'abbuia
L'ombra di fuor, come la mente è trista .
Dio (36) vede tutto, e tuo veder s' illuia ,
mio parlare, s^pp! che su ncll' empireo ^li A/.'gicli che
•VOI gtk tn terra chiamate Troni ^ sono come tanti sper-
chi , ne i quali a noi , che siamo di questa sfera , ri-
spUnde e ci si fa -vedere Dio , talchi' questo mio par-
lare non devi dubitare che non sia vendico.
(Sa) Cioè Folco da Marsilta noto per quel che me ne
aveva detto in confuso Cunizzay non però che sapessi
chi era .
(35) Sorta di pietra preziosa, di color bruschino.
(34) Effetto del rallegrarsi in cielo è un nuovo mag'
giore splenderei come in terra un dolce riso è brio di
tutta la faccia .
(35) Giìi nelt' Inferno si fa più tetra a vedersi qua-
lunque ombra, secondo che l'anima di lei prova nuo-t
va maggior tristczz.t .
(36) La tua vista o Spirito beato, penetra sì fatta-
mente in Dio che tutto vede, che nessuna volontà, la
quale sia in lui ( come vi è adisso la mìa di saper di
tua condizione ) puote essere a te celata e oscura: fu-
ja per anima ladra, e assassina l' usò nel e. i2. //;/.
non è ladron , né io anima fuia .? furo Ialino ^ ma qui
par piK testo da furvus .
loS DEL PARADISO (73)
Di'ss' io , Ijealo spirto ) si clie nulla
Voglia di se a te pnote esser fuia .
Diinffiie la voce tua, che '1 ciel (.37) tristirlla
Sempre col canto di (38) cjue' fuochi pii j •
Glie di sei ale (Sg) fanaosi cuculia ,
Perchè non soddisface a' miei disii?
Già non attendere* to tua dimanda ,
S'io (,40) 111' iatuassi , come tu t' imiaii .
La (40 maggior (4 2) valle, in che I'ac(fua si spanda,
Incominciaro aller le sue parole y
P'uor di quel (43) mar, che la terra ingliirlanda,
Tra (44) discordanti liti (45) coiilra '1 Sole
Tanto sen' va , che (46) fa meridiano
Là dove r oriizonte pria far suole.
(3;) "Rallegra^
(38) De i Serafini .
(39) Si velano e f annosi adorni , come i monaci del-
ia cocolla .
(40) Se io entrassi in te , come tu entri in me , se
io vedessi i tuoi interni desiderii , come tu vedi i miei ,
(4i) Vuol dire nelle seguenti quattro tergine to na-
cqui in Genova •
(42) Il mare mediterraneo, essendo vero che ogni r<?-
cipie?ite di qualunque mare è una valle e de i mari
particolari il maggiore, Dante vuole che sia il medi-
terraneo ,
(43) Frtor dall' Oceano, di cui è circondata la terra,
(44) Tra l'Europa e l'Ajfrua .
(45) Verso levante sboccando il mare Atlantico dallo
stretto di Gibilterra , e distendendosi fino alla Sorta.
(46) Questa valle stendendosi alle costiere delia So-
rla viene a fare a se medesima in tal stto il meridiif
(87) C A N^ T O IX. io;
DJ f/iiella vatle j'ti' io (.j;) littorano
Tra (43) Ebro e Macra , che pei' caininin- corto
Lo Genovese parte dal Toscano .
Ad tin occaso cpiasi e ad un orto
Biiggea (49) siede , e la Terra , ond' io fui ,
Clie f'e' del sangue (jo) suo gii) caldo il porto.
Folco (5i) ini disse quella gente , a cai
Fu noto il nome mio ; e questo cielo
Di (52) me s'imprenta , coir' io le' di lui r
fiOf dove far suole l' orizzonte rispetto a se stessa fre-
sa dat suo prttìcifio allo stretto di Gibilterra .
(?»7) Nativo e uàti.itorc del Udo di quel mare.
(48) Due fiumi che tra di se cvmjrctidono la rivifra
di Ge>!ova , l' Ebro a. ponente, la Marca, .i levante .
Ciy) Cttuì nelle coste di Aff.ica posta quasi dirim-
petto a Genova , onde hanno quasi il medestmo ponen-
te e levante .
(50) Del sangue genovese nella, strage che i Suraci-
ni fecero tn Genova C ann. g^G. come riferisce dall' l-
storia genovese di monsignor Giustiniani il Vellut. il
quale rigetta motto bene t' of^inione del La?jd. e di al-
iri Cementatori che applicano infeticemenrc questa de-
scrizione non a Geno'^/a , ma a Marsilta .
(51) Costui nacque in Genova , una poi andato a sta'
re a Tolosa., quivi tolse moglie^ e in appresso s'inna-
moro di Adalagta moglie del Earai : ( tale era ti titolo
del signore di quella città ) per amore di quella com-
pose molle belle canzcu'i , e tanto della di lei morte si
addolorò , che essendo già vedovo si fece monaco e di
monaco fu poi fatto vescovo di Tolosa : di lui il Pe-
trarca nel c.lf. del Trionfo d'Amore: Folchetto , che a
Waisilia il nome ha dato , ed a Genova t«lto ; cioè
per il lungo suo domicilio in Tolosa .
(52) S' impronta di me e della mia luce ^ come io tu
terra m' improntai delle sue amorose influenze .
io8 DEL PARADISO! (96)
Che (53) più non arse la figlia di Belo,
Noiando (54) ed a Sicheo e a Creusa ,
Di me 5 (55) infìn che si convenne al pelo:.
Ne (56) quella Rodopea , che delii^a
Fu da Demofoonte , (57) né Alcide ,
Quando Iole nel cuore ebbe rinchiusa .
Non però qui si pente, ina si ride,
Non della colpa , eh' a mente non torna ,
Ma del (58) valor, ch'ordinò e provvide..
Qui (59) si rimira nell'arte, ch'adorna
(53) E tanto me «' improntai , che Bidone figfia di
"Belo non si innamorò tanto di Enea : uritur infelix
Dido.
(5'|) Facendo torto col maritarsi centro la fede data
a Sichco primo marito di lei ^ e a Creusa prima moglie
di Enea .
(So) ìn^ìichi- non disdisse al pelo ancor non canuto.^
all'età mia giovenile : essendo pur vere ^ che 'n giove-
nil fallire è nioii vergogna . Vetr.
(56). Ni' di me piU arse di amore Filli signora del
paese attor, 10 alla montagna di Rodoj'e.
(5;) Favole note.
(58) Un testo legge ma del voler , la qual legione ini
piace pili , per. ìiè coiì ti senso i facile e buono , in-
tendendosi subito qual sta il volere, di cui è propria
la prerogativa dt cdinare e pruvedere a sì gran co-
se . Se si l"gge valore i interpretano la virtù ed ener-
gia d'influire infusa nelle stelle da Dio che ciò ordi-
nò e provide .
i'»")) S«' in questa sfera di Venere da noi altri bea-
ti Spiriti , si rimira l' artifìcio usato dal sommo Arte-
fice che adorna ( se sì legge cotanto efletto, vorrà di-
re la stessa sfera bellissima e attivissima fatta da
Dio ) e fornisce questa sfera di sì tenere e dolci in-
fluenze con tanto affetto e amore , perchè ciò fece per
tioG) C A N T O IX. ìO^
Con tanto affetto , e discernesi il bene >
Perchè al Mondo di su quel di giù torna.
Ma perchè le tue (60) voglie tutte piene
Ten' porti , clie son nate in qTiesta spera )
Procedere ancor oltre ini conviene •
Tu vuoi saper chi è 'n questa lumiera ,
Che qui appresso me così scintilla ,
Come raggio di Sole in acqua (Ói) mera .
Or sappi, che là entro si (62) tranquilla
Raab j ed a nostr' ordine congiunta,
Di lui (63) nel sommo grado (64) si sigilla .
inostro grafi vantaggio ; e qui da noi pure si discerné
tt bene ^ a cui Vio intese nel fornire q/csta stella di
sì amorosa attività ^ dal che nasce die i^ amore da lei
influito , se da noi si piega all' ingiù a oggetti terre-
ni ^ ritorna poi alt' insù verso gli oggetti celesti . Egli
è certo che una complessione , per così dire, venerea
da Dio st dà ad agonem a fine che in tal persona la
castità siccome combattuta sia dì maggior mento : on-
de chi disse datus est niihi stimulus <;arnis mese, ri-
mase confortato da quella infallibile risposta : sufficit
tibi fjvatia mea, nain virtus in infirmitate perficitur .
J comcntatori tn questo passo sono tra di se molto di-
scordi e più. intrigati. La data interpretazione mi p0-
re in se stessa coerente f e conforme alla mente del Poe-
ta y se non è , pazienza .
(Oo) Ritorni con le voglie pienamente soddisfatte .
(Gì) Limpida e pura.
(62) Si rallegra e gioisce "Raab donna in Gierieo di
mal affare ( benché ciò si neghi da molti sacri dottis-
simi interpreti ) la quale salvò alcuni esploratori di
Giosuè . f OS. e. 2.
(63) Raab vien lodata da S. Paolo Heb. il. però for-
se il Poeta la colloca in sì alto grado di gloria .
(6^) Vtdi poco di sopra «. S2.
no DEL l'AP.ADISO (ir;)
Da cfuesto Cielo, in cui l'-ombra s' appuntai
Glie '1 \ostro Mondo face, jjria eli' altr' alma
Del trionfo di Cristo i.65) fu assunta .
Ben si convenne lei lasciar (G6) per palina
In alcun cielo dell' alta vittoria ,
Che s' acquistò con 1' una e 1' altra palma :
Perdi' (67) ella lavorò la prima gloria
Di Josuè in su la terra santa ,
Che (63) i>oco tocca al Papa la memoria .
La (69) tua città , che di colui è pianta ,
Che pria volse le spalle al suo fattore ,
(SS) Fu assunta prima dì ogni altr' anima del lrion°
fo di Cristo ( quando ritornò vittorioso dal Limlo con
le anime liberate ) e accolta du questo cielo , dove ar-
riva e termina la punta , o il cono dell' ombra che fa
la terra , fio?i salindo piit su .
(6C) Per trofeo e contrassegno delia gloriosa vittoria
che riportò esso Cristo colf una e f altra mano cohfic-
cata al duro legno dilla Croce.
(67) E la ragione y per cui dovea lasciarsi in quai-
chi cielo fu , perchè favorì la prima impresa di Gio-
suè su la Terra Santa y e promessa di Palestina : Gte-
rtco fu la prima città che Giosuè espugnò ^ passato ii
Giordano .
(68) La memoria della qual Terra Santa tien poco
sollecito il Papa , non curandosi egli che sia in mano
de' Saracint : così il Petrarca: ite superbi, e miseri
Cvistiani consumando J' un l'altro, e ncn vi caglia,
che il Sc|X)icro di Cristo è in man de' cani.
(69) O Dante j la tua città di Firenze che può dir-
si nata da Lucifero. Cristo disse di tutti i peccatori ^
masiune nandulosi : Vos ex fatre Diabolo est^s.
-<i28) CANTO IX. Ili
E di cui è la (70) 'nvidia tanto pianta,
Produce e spande il {71) maladetto fiore,
C lia (72) disviate le pecore e gli agni ,
Peroccliè fatto lia lupo del pastore .
Per questo 1' Evangelio e i Dottor magni
Son (78) derelitti , e solo (74) a i Decretali
Si studia si , che pare a' lor vivagni .
A questo intende '1 Papa e i Cardinali :
iVon vanno i lor pensieri a (7$) Nazzarette ,
Là dove GaJìriello aperse l' ali .
Ma (76) Vaticano, e l'altre parti elette
Di Roma , che son state ciuiitero
(70) Giacchi dall' invìdia del Diavolo nacque il pec-
cato , la morte e ogni male degno d'esser piafito .
{71) Il fiorino d'oro moneta 0011" impronta del giglio
the coniavasi nella zecca di Firenze , come a dì nostri
i gigli etti .
(72) Prevaricando per l' avarizia gli ecclesiastici e i
laici .
(75) Siccome studi più. degni sì , ma meno lucrosi.
(7^) Alla legge canonica si applica , perchè è studio
da arricchire , siccome apparisce ne i loro sfarzi , e
comparse pompose . Wvdigno orlo di panno fino : Quipcr
drappi f stoffe, velluti ec. Morde qui tacitamente Bo-
iiijazioVUl. autore del sesto delle Decretati .
(70) Alla ricuperazione di Terra Santa .
(76) Ma il tempio di S. Pietro e gli altri luoghi sa-
cri di Homa stati cimiteri de' martiri si purgheranno
dalla profanazione di questo avaro adultero: par che
predica, dice il Veltutitlo , la morte di Bonifazio , di
cui per essere sposo della Chiesa , chiama aUultcrio l'
amore e l' attacco aI denaro ì e già altrove Dante luì
Ì12 DEL PARADISO CANTO IX. (j4o)
A?Ia milizia , clie Pietro segiieUe >
Tosto libere lìen dell'adultero.
mostrato , oltre la maldiceiìza in c,enere contro de' Pa-
pi, un mal talento speciale contro Bonifazio ) die tn
gualche modo contribuì al di lui esilio.
CANTO X.
ARGOMENTO
Tratta dell'ordine ^ the poseDio in crear tutte le eoss
Bell'Universo. Sale poi al quarto Cielo ^ che è qutl'
Lo del Sole j dove trova S.. Tommaso d'Aquino »
VTiiardando nel suo (i) Figlio cou V (2) Amore j
Che l'uno e l'altro eternalmente spira.
Lo (3) primo ed ineffabile valore ,
Quanto (4) per mente , o per occhio si gira ,
Con tanto ordine fé' , eh' esser non puote >
Senza gustar di lui, chi ciò rimira.
Leva dunque , Lettore , all' alte ruote
Meco la vista dritto a (5) quella parte >
(1) Che si chiama speculum sine macula, a ai, iw
come ab seterno generato per via d' intelletto y attri-
buendosi la Sapienza , però si dice : omnia in Jt-pien-
tia fecisti, et omnia per ipsura facta sunt.
(2) Lo Spirito Santo.
(3) Il Vivin Padre , a cui s' attribuisce l'onnipi tenza .
(4) Quanto di visibile e d' invisìbile ^ e però jgetto
della sola mente, si gira, cioè si conosce , badando
per ogni verso a tutto il creato , fece la Santissima
Trinità con tant* ordine .
(5) A quella parte di cielo, in cui s' incrociane in-
sieme il circolo equinoziale e il zodiac , dove più for-
temente il moto comune de' del- da L unte a ponente
a un certo modo si ripercuote ed foto proprio de' pia-
neti : e questa quasi rii ercuaiofu lì è pik forte j pet'
D 2
si4 DEL PAr.A"DISO m
Dove l'im ìYioto all'altro si iiercuote ;
E lì comincia a vaglieggiar nell'arie
J)i quel maestro , die dentro a se 1' ama
Tanto, che mai da lei l'oceliio non parte.
Vedi come da indi si dirama
L' (6) obblico cercìiio, che i Pianeti porta
Per soddisl'are al Mondo, che (7) gli cliiain.'ì j
E se la strada lor non l'osse torta.
Molta virtù nel ciel sarebbe invano,
E quasi ogni potenzia quaggiù morta .
E (8) se dal dritto più o men lontano
l'osse '1 partire , assai sarebbe manco
E giìl e su dell' ordine mondano .
Or ti riman , Lettor, sovra 'i tuo (9) baijco ,
Dietro pensando a ciò, che si preliba.
eTìt lì i* uno e C altro per f. ir si nella maggior tonta-
nan-m da i poli ì pik veloce . Si parla non secondo la
verità, ma secando il sistema tenuto da Dante .
(6) // Z"diaco .
(7) A fare le stagioni e tanti mirabili effetti , che
provengef/o dall' obhltquitÀ dtl ■zodiaco rispetto a tutte
le regioni del mondo con opportunissimo ripartimento
di caldo ^ di freddo f di temperato , er.
(8) £ se la strada torta de' pianeti si slsntanasse
flit o mino di quel clic fa dal cerch:o dritto, che e l'
equinoziale , e si distendesse piìt là de' tropici di can-
cro verso settentrione , e di capricorno verso mezzo dì j
e non vi arrivasse , sareLhe assai difettoso e su in eie-
io , e giù. in terra l'ordine da Dio pesto nel mondo .
(9) iiel tuo banco di studio ruminando ben col pen-
siero quelli che ho detto jf« qui in questa breve di-
gressione ,
(23) y A N T O X, ll5
S' efser vuoi lieto assai prima , clie stanco •
IMesso t'iio innariii : ornai per te ti ciba:
Che a se ritorce tutta la mia cura
Quella materia , onci' io son fatto scriba •
Lo (io) ministro maggior della Natura,
Che del valor del cielo il Mondo imprenta j
E col suo lume il tempo ne misura ,
Con quella parte, (ii) che su si rammenta.
Congiunto (12) si girava per le spire ,
In che più tosto ogni ora s' appresenta 5
Ed (i3) io era con lui : ma del salire
(10) 1! Sole.
(ji) Ne//' tucTodcchiamefìto dianzi detto del zodi.t-
co , e dell' equatore , cioi' oltre dt lì , da che il sole
secondo il calcolo che ie ne fa , si trovava allora al
tal grado deW ariete: non duo per t'appunto quale ^
e matte meno i minuti primi 0 secondi , perchè tal e-
saiitzza non serve più d'aiuto alla correzione del ci'
tendano che già t fatta ,
(12) Il sole già girava sì che ogni giorno veniva n
nascer piìi presto : la qual cosa accade da 1 21. di mar-
Z.0 incirca a i 21. di giugno'. Spira f per intendere c/ie
cosa sia , avvolgiti uno spago su per un dito , e la fi-
gura che ti fa lo spago y ì di più. spire l' una sopra /'
altra . Or il sole , perchè di moto proprio movendosi ,
o vien sempre in su verso tr.:montana y o va in giìt
verso mezzogiorno , ed è insieme capito in giro dal mo-
to comune y però vten sempre descrivendo queste spire y
e rivoluzioni da un Tropico all' altro : e dopo il 21. dt
marzo vien descrivendo queste spire d f-ne y in modo
che ogni giorno di prim.ivera nasce più presto e s' ap-
presenta più tosto y rispetto a quelli che hanno la sjt-
ra obbli< uà.
(i3) E(Ì io era già col sole, ed entrato nella su,t
tpera .
ììS DEL PARADISO (3i)
Non m' accors' io, (i4) se non coni' iiom s' accorge
Anzi '1 primo pensier , del suo venire :
Oli, (i5) Beatrice) quella, (i6) che si scorge
Di bene in meglio sì subitamente,
Che l'atto sno per tempo non si sporge ,
(pliant' esser convenia da se lucente !
Quel, ch'era dentro al Sol, dov'io entrArni ,
Non (17) per color, ma per lume parvente,
Perch'io lo 'hgegno , e l'arte, e l'uso cliiami j
Si noi direi, che mai s'immaginasse:
Ma creder pnossi , e di veder si br.imi ,
E se le fantasie nostre son Lasse
A tanta altezza , non è maraviglia :
Che sovra '1 Sol non fu occliio , eh' andasse .
Tal era quivi la quarta famiglia
Dell'alto padre, che sempre la saiia ,
di) Espressione assai ingegnosa ^ per significare clte
ìa velocita , colla quale fu rapito alla sfera del sole ,
fu impercettibile y e da non potersene awedere , come
non possiamo avvedersi del primo pensiero quando in
noi si eccita potendosi pur avvederc del secondo e del
terzo , come intenderà esser vero chi ci rifietla .
(i5) O/i, particella fortemente espressiva della sor-
fresa di maraviglia che in quell' istante strinse l' a-
iiimo del Poeta: altri leggono et, ma non ha quello
spirito .
(16) Che si vede sempre piìi lucente j quanto più sa-
le, e tanto istantaneamente , che l'atto del suo abbel-
lirsi e mostrarsi piìi vaga non si fa in processo alcu-
no di tempo .
(17) Non per colore , come per esempio una lista di
%crdc dentro una sfera di cristalle illuminate.
(So) CANTO X. lir
Mostrando come (i8) spira, e come figlia.
E Beatrice cominciò : Ringraiia ,
Ringrazia il Sol degli Angeli , eli' a (19) questo
SensibiI t'iia levato per sua grazia.
Cuor di mortai non tu mai si (20) digesto
A divozione , e a rendersi a Dio ,
Con tutto 'I suo gradir cotanto presto.
Coni' a quelle parole mi f'ec' io :
E si tutto '1 mio amore in lui si mise «
Glie Beatrice (21) eclissò nell'obblio.
Non le dispiacque : ma (22) sì se ne rise j
Clie lo splendor degli ocelli suoi ridenti
Mia mente (23) unita (24) in più cose divise •
Io vidi più fulgor vivi e vincenti
Far di noi centro j (25) e di se far coronai
Più dolci in voce, che 'n vista lucenti:
Così cinger Ja (2G) figlia di Latona
Vedem tal volta , quando l' aere è pregno ,
(18) Spira la terza ^ e generx la seconda Divina P^r-
soja ,
(i9) So le.
(20) DlS/'OstO .
(21) Me la fece sparire, come fa il Sol delle minoii
stelle .
(22') Si , vezzo di lini^ua : qui vale bensì ,
(2d; U'>ita e tutta raccolta in Dia.
(2^.) In più Spirili Beati .
(25) Tu/i/ìè Dante e Beatrice rimasero in mezzo *
qucc^lì Spiriti .
(2G) La luna .
tjS DEL PARADISO (63)
Sì che ritenga (27) il iìl , clie fa ]a zona.
Nella (28) corte del Ciel , domi' io rivegno,
Si tniovan molte gioie care e belle
Tanto, che non si posson trar del regno j
E '1 canto di qne' lumi era di ((nelle :
Chi non s' impenna si , che lassù voli )
Dal imito aspetti quindi le novelle .
Poi (29) sì cantando ({negli ardenti Soli
Si far girati intorno a noi tre volte ,
Come stelle vicine a' fermi poli :
Donne mi jiarver (3o) non da ballo sciolte ,
Ma che s' (3i) arrestia tacite, ascoltando»
Fin ch-e le nuove note hanno ricolte :
E dentro all' im senti cominciar , Quando
Lo raggio della grazia, onde s'accende
Verace amore, e che poi. cresce ^ (02) amando.
^27) Quel filo e nastro di luce riflessa cV essendo C
arili così nuvol.i forma l'alone ^ 0 sia la corona della
luna .
(28) Il senso è : come quagc^iù. sotto gravissime pene
?ìon si posson da un regno estrarre in un altro le cose
ptù preziose di quello , così nel cielo vi sono delle co-
se di bellezza sorprendente che non si può altrove dar
c-en parole ad intendere quali e quante sieno .
(29) Voichi- .
(30) Non ancora licenziate dal ballo .
(Zi) lìcpo qualche cadenza , 0 altra pausa propria de
tal ballo. Di que' tempi si accordava il ballo calcane
to , e tali canzoni chiamavansi ballate , come vediam»
nel Petr. e nel Bocc,
(33) Coli' esercizio dclC amare .
(3',) CANTO X. ii(»
Mnltipìicato in le tanto rispIenJe ,
Glie ti conduce su per quella scala j
U' (33) sanza risalir nessun discende :
Qiial (34) ti negasse vin della sua (35) fiala
Per la tua sete , in liberta non fora ,
Se non com' accjua , ch'ai mar non si calao
Tu vuoi sajier di quai piante s'infiora
Questa gliirlanda, che 'ntorno vagheggia
La bella donna , eh' al Ciel t' avvalora i
io fui degli agni della santa greggia,
Che Domenico mena per cammino >
Du' ben s' impingua , se non si vaneggia .
Questi , che m' è a destra più vicino ,
Frate , e maestro fummi ; ed esso Alberto
E' di Cologna , ed io Thomas d'Aquino .
Se tu di tutti gli altri esser vuoi certo ,
Diretro al mio parlar ten' vien col viso >
Girando su per lo beato serto .
Quell'altro fiammeggiare esce dal riso
Di (36) Grazianj che l'uno e l'altro foro
(53) Dove chi è salito una volta ) non ne discende pi»
senza piena certezza di dovervi ritornare .
(Z\) Chi negare li volesse quello che tu desideri in»
tendere deli' esser nostro , non sarebbe tn libertà dà
farlo , come in libertà non è l' acqua di trattenere il
suo corso .
(35) Fiala , caraffa , ampolla : metafora ben fatta ,
(36) Graziano da Chiusi y di professione monaco i effU.
iQptpilò il decreto per uso de i eanoniiti »
150 DEL PARADISO (i»;)
Aiutò sij che piace in Paradiso.
L' altro j ch'appresso atlorna il nostro coro,
Quel (87) Pietro fu, che , (38) con la poverella^
Offerse a santa Cliiesa il suo Tesoro .
La (89) quinta luce', eh* è tra noi più hella ,
Spira di tale amor , che (4o) tutto '1 Mondo
Laggiù n'ha gola di saper novella.
Entro (4i) v'è l'altra luce, u' si profondo
Saver fu messo , che se '1 vero è vero ,
A veder tanto non surse '1 (42) secondo . j
Appresso vedi '1 (43) lume di quel cero ,
Che giuso in carne, più addentro (44) vide
(07) Pietro Lombardo , il maestro delle sentenze per
ì quattro famosi hlri di teologìa che hanno servito di
testo in tacite università. ,
(38) Allude al y ncmio dello stesso Pietro che offerì"
tee la sua opera aU'<. Q- iesa con tal modestia, di for-
male : cupientPS aliqaul àe teni:'tate nostra cutn pau-
Tiercula in Gazzophildciuin Domini niittere, la qual fa-
vera donna , secondo S. Luca ai e. 21. cfferi al tempio
due piccoli: minuta duo.
(39) Questo è ti sapientissimo Salomone .
(40) Ha desiderio di sapere certa nuova di lui se sia.
salvo 0 dannato^ avendo di ciò lasciato il mondo mol-
to dubbioso ,
(40 Dentro allo stesso quinto splendore vi è f illu~
minatissima mente di questo mio Kc .
(',2) Cast il Petrarca in lode della Madonna : Vergi-
ne sola al mondo senza esempio , cui né prima fu si-
mil t né seconda .
(43) Il sesto lume di quella candida cera è S. Dio-
fi i sia Areop agita ,
(44) Come appare nt' misteriosi suoi libri de Cslesti
SI'teraichia .
rii6> e A X T O X. X2t
L' angelica natura , e '1 ministero .
Nell'altra piccioletta luce ride
QuelP (45) avvocato de' templi Cristiani ,
Del cui latino Agostin si provvide .
Or se tu l'occhio della mente (46) trani
Di luce in luce ) dietro alle mie lode ,
Già dell'ottava con sete rimani:
Per (4?) vedere ogni ben dentro vi gode
L' (48) anima santa , che '1 Mondo fallace
Fa manifesto a chi di lei ben ode :
Lo corpo j ond'ella fu (49) cacciata, (5o) giace
Giuso in Cieldauro, ed essa da martire >
E da esilio , venne a questa pace .
(45) Pao.'o Orosio scrittore di minor rango , e però
dice piccioletta . Scrisse egli sette libri a d fesa, della
religione cristiana , mostrando imputarsi f;il>amcnte le
calamità di quei tempi alla medesima religioii cristi»-
na, il quale argomento fu poi pik eccelltntcmente trat-
tato ne' libri della città di Dio da S. Agostino che scri-
vendo a S. Girolamo fa onorata menzione dello stess»
Orosio. Vellut. con poco buon discernimento r intende
di S. Ambrogio : di un dottore j iìi degno di alcuni pre-
dominati non ne parlerebbe con quel diminutivo pic-
cioletta .
(46) Venghi panando : latinismo ,
(47) Ver veder Dio , die è ogni bene.
(48) Boezio: allude alt' aureo suo libretto de oonsol.
Piiilos. dove si stende a lungo sulla falsa mondana,
e sulla vera ceiestial beatitudine .
(49) Perchè fu fatto strangolare in prigione dal Re
Teodorico .
(50) È sepolto in Pavia in un monistero così chiama-
to dice il Volpi y aggiungendo i che v' è un altare eret-
to a Boezio come santo .
122 DEL PARADISO (192)
Vedi oltre fi nnme^giar l'ardente spiro
D'(ji) Isidoro, di (52) Beda, e di (53) Riccardo,
Che a considerar fu più che (54) viro .
Questi, (55) onde a me ritorna il tuo riguardo,
E' il lume d'uno spirito, (56) che 'n pensieri
Gravi a inerire gli parve esser tardo.
Essa è (57) la luce eterna di Sigieri ,
Che : leggendo nel (58) vico degli strami .
Sillogizzò (Sq) invidiosi veri .
Indi come orologio , che ne (60) chiamf
Nell'ora, che la sposa di Dio sarge
A mattinar lo sjioso , perqjiè 1' ami .-
(Si) S. Isidoro vescovo Ispalense scrittore ecclesiastico «
(52) Beda il venerabile ^ scrittore di Omilìe .
(55) Canoiico regolare di San Vittore presso Parigi)
scrittore assai sublime .
(54) ITomo.
(55) Questi) dal quale ritorna a me il tuo sguardo ^
che da me si era dipartito , avendo tu coli' occhio con-
siderato tutti gli spiriti che formano questa corona ) cO'
miriciando da Alberto il più- vicino alla mia destra fi'
no a costui i che mi e il più prossimo alla sinistra.
(56) Il quale applicatosi a pensieri e meditazioni da.
diventargli odiosissima Li vita presente .
• (57) È lo spirito- de II' immortai Sigieri : fu questi pro-
fessore di logica in Parigi .
(58) Così era chiamata una contrada in Parigi.
{59) Mostra argomentando verità da tirarsi contro /'
■•invidia .
(60) Che ne chiami nell'ora, che la sposa, cioè la
chiesa sorge a cantar mattutino al suo sposo , accicc-'
cìhè t' ami e la tenga cara : allude alle serenale che
fanno gì' innamorati , piegandole a buon senso .
0',«) CANTO X. 125
Che (6i) l'uJia parte e l'altra tira ed urge,
Tintin sonando con sì dolce nota :
Che '1 ben disposto spirto d'amor (Ó2) tiirge;
Così vid' io la gloriosa ruota
Muoversi; e render voce a voce in tempra ,
Ed in dolcezza , eh' e.s3er non può nota ,
Se non colà , dove '1 gioir (63) s' insempra .
(6i) C,he una p/trte dì quelle rote deW orolnj^'to tira,
quelle che te vengono dietro , e spinge quelle che le vet'
no avanti ,
(Cz) Go'fia e si risente,
^63} É sempiterno ,
CANTO XI.
. ARGOMENTO
In questo Canio racconta S. Tommaso 'in g/erta di Die
tutta la vita di S. Francesco : dicendo prima aver
veduto in esso Dio due dubbi j che in Dante eran»
fiati .
\J insensata (i) cura de' mortali j
Quanto son (2) difettivi siHogismI
Quei , che ti fanno in basso batter 1' ali !
Clii (3) dietro a jura ^ e chi ad aforismi
Sen' giva , e chi seguendo Sacerdozio ,
E chi regnar per forza, e per (4) sofismi;
E clii rubare, e clii civil negozio,
Clii nel diletto della carne involto ,
S'affaticava, e chi si dava all'ozio:
Quando da tutte queste cose sciolto»
Con Beatrice m' era suso in cielo ,
(1) Buona scappata contro la stoltezza degli uomi-
ni •, che invano si affaticano a procacciarsi per diver-
se vie la felicità : luogo topico trattato da m' Iti Poe-
ti : Dante pare che si approfittasse di Lucrezio al 2.
Suave mari magno etc. che infine conclude la sua am-
plificazione escLimando : 0 miseras hominum mentes,
et pectora casca, Qualibus in t«nebris vitse etc.
(2) Difettosi e fallaci i discorsi.
• (3) Chi alla professione di legista y e chi di medico.
(4) Fndi, cabale.
(Il) e A N T 0 XI. J23
Cotanto gloriosamente accolto.
Poiché ciascun fu tornato ne lo
Plinto del cercliio ) in che avanti s' era j
Fennossi , come a canclellier canclelo .
Eli io senti dentro a quella (5) lumiera ,
Che pria m'avea parlato, sorridendo,
Incominciar , facendosi più (6) mera :
Cosi coin' io del suo raggio m'accendo.
Si riguardando nella luce eterna
Li tuo' pensìer, onde cagioni, (7) apprendo J
Tu (8) dubbi , ed hai voler , che si ricerna
In si aperta , e si distesa lingua
Lo dicer mio, ch'(g) al tuo sentir si sterna:
Ove dinanzi (io) dissi: U' ben s'impingua,
E ià , li' dissi: Non surse il (11) secondo:
E qui è uopo che ben si distingua.
La provvidenia, che governa '1 Mondo
Con quel consiglio , nel quale (12) ogni aspetto
(5) S. Tommaso tT Aquino.
(6) P;« pura e piU lucida ,
(7) Apprendo onde steno cagionati : e per qual moti-
vo tu stesso cagioni y quei pensieri che ora per la men-
te ti raggiri.
(8) Dubiti ed hai desiderio che di nuovo da me si
triti e si sminuzzi più.
(9) Al tuo intendimento si renda piano e agevole.
(10) Parlando della religione di S. Domenico .
(11) Il secondo nella sapienza rispetto a Salomone .
(12) Ogni vista e perspicacia d'intelletto creato;
Quis onim cognovit sensum Domini , aut quis consilia-
rius ejus fuit ? hom. 11.
126 DEL PARADISO (20,)
Creato è vinto , pria che vada al fondo :
Perocché (i3) andasse ver Io suo (i4) diletto
La (i5) sposa di cohii, eh' ad alte (16) grida
Disposò lei col sangue benedetto,
In se sicura (jj) e anche a lui più (18) fidaj
Duo principi ordinò in suo favore ,
Che (i:;^ (j'inci e cpiindi le fosser per guida»
L'nn (20) fu tutto Serafico in ardore,
L'altro (21) per sapienza in terra lue
Di CheriiJìica luce uno splendore.
Dell'(22) un dirò, perocché d' amendue
Sì dice Pun pregiando, (28) t{nal ch'iiom prende3
Perchè ad un fine fur l'opere sue.
Intra (z/j; lupino e 1' actpia , che discende
Del (2 5) co!le eletto dal tealo Ubaldo,
(j3) Affiichì .
(l'i) Cristo.
(i3) ì.^ S. Chiesa.
(i6) Gr-.d^nUo altamente dalla Croce ^ talamo di (fue-
tto divtìio syos^Lzio ,
(17) Vii quella bcUisiima sicurezza che nasce da per-
fetta caìfià, la i;u..le Ja dire aìiimosameiitc : Certus
5um , quk npque jiiors , neque vita etc. Rem. 8.
(18) Ln jede uiuiata dulia sapief,%a,
(19) Nella carità e nella sapienza.
(20') S, Francesce .
(21) iV. Domn.iro ,
(22) Di S. Francesco f acciò non paia ch^ etsende i»
T)oìììenicano y m' induca per parzialità a lodare S. Do~
ìTienico .
(23) Qualunque de'' due l' uomo prende a celebrare .
(2'»; F'.umciatlolo vicino ad Assisi.
i25) È ti fiumicelio Chiascio che nasce da un mon'.t
(;;} CANTO XI. jaj
Fertile costa d'alto monte pende,
Onde Penig.ia sente (26) freddo e caldo
Da Porta Sole, e dirietro le piange
Per (27) greve giogo Nocera con Gualdo.
Di quella coita là, dov' ella frange
Più sua ratteiza , nacque al Mondo un Sole ,
Come fa questo, tal volta, (28) di Gau^e .
Però chi d'esso loco fa parole.
Non dica Ascesi, che d;re]}l>e corto j
Ma Oriente, se proprio dir vuole.
Non era ancor molto lontan (29) dall'orto,
eh' e' cominciò a far sentir la Terra
Della sua gran virtude alcun conforto.
Che per tal donna giovinetto (,3o) in guerra
Del padre corf.e , (ai) a cui , com'alla mone.
La porta del piacer nessun disserra :
E (32) dinanii alla sua spiritai Corte ,
che S, Ubaldo etesse per suo ritiro nel territorio di
Gubbio .
(26) Freddo per le nevi ^ caldo per il rifiesso del sole.
(27) Ptr le gravi imposizioni , colle quali eran pre-
muti questi luoghi al/era soggetti a Perugia .
(28) Gange fiume noiissiìno deli'' lijdta in oriente ,
the pende verso mezzodì y come nel verno il nascer del
sole .
(23) Val suo nascimento y era ancora di tenera età.
{5o) Contrastò colla contraria voglia di suo padre
a conto di 'colere spo;arsi colla povertà evangelica .
(3i) Alla qual fumeria y come appunto si fa alla viur-
te , nessuno apre le porte del piacere , cioè la quale
tutti fuggono y come la morte.
\Z2) Alanti al trtù/t'iale ecclesiastico ^ e del me -. -
128 DEL PARADISO (6j>
Et coram patre le si fece unito ,
Poscia di (li in dì 1' .imo più forte .
Questa, privata del (33) prijno marito,
iVlille e cent' anni , e (34) più dispetta e scura.
Fino a costui si stette senza invito :
Né valse udir, (35) che la trovò sicura
Con Amiclate, al suon della sua voce.
Colui, eli' a tutto*'l Mondo fé' paura: ;
I^'é (3G) valse esser costante, ne feroce;.
Sì elle dove Maria rimase ginso ,
Ella con Cristo salse in su la Croce .
Ma perch'io non proceda (37) troj^po chiuso i
Francesco e Povertà per (juesti amanti
Prendi oramai nel mio parlar difl'uso .
La lor concordia, e i lor lieti sembianti
scovo padre suo spirituale si congiunse con iìidissolu--
bil nodo alla povertà , come sposo con sposa , facendo-
ne voto solenne e rinunziando quanto poteva sperare
deir eredità paterna .
(53) Cristo.
(3V) E pili , perchè S. Francesco fiorì nel 1200. e tanti.
(35) Che Cesare trovò in mèzzo a i tumulti della
guerra questa povertà viver lieta , ed in pace con A-
miclate quel povero pescatore , quando egli volle da
Vurazzo passare su la di lui barca in Italia : v. Lue.
lib. 5. ove però Cesare esclama in lode della povertà :
ò vita: tuta facultas pauperis angustique lares , ò mu-
nera nonduin inteJlecta Deum etc.
(36) Né valse a questa povertà sì che da altri fosse
poi in isposa richiesta , l' esser ella stata costante e
generosa a tal segno che ella salì in Croce con Cristo
?iudj> , quando Maria sua madre restò a piì della Croci .
io/) Troppo oscuro ,
(*6) CANTO XI. m
Amore e maraviglia , e dolce sguardo
Faceano (38) esser cagion de' pensier santi;
Tanto che '1 venerabile (Sy) Bernardo
Si scalzò prima , e dietro a tanta pace
Corse j e correndo gli parv' esser tardo.
O ignota riccliezza , o bea verace !
Scalzasi Egidio, e scalzasi Silvestro
Dietro allo sposo, sì la sposa piace.
Indi sen' va quel padre , e quel inaestro
Con la sua donna , e con quella famiglia j
Glie già legava l'umile (4°) capestro :
Né gli gravò viltà di cuor le ciglia ,
Per esser (4i) fi' di Pietro (.^2) Bernardone ,
Né 1,43) per parer dispetto, a maraviglia.
Ma (44) regalmente sua ^4^^ *^"''^ intenzione
Ad Innocenzio aperse , e da Ini ebbe
Primo (.4^) sigillo a sua religione .
(58) Pensieri santi cagionavano in filtri che vedeva-
no questo amore scamùieTolc y e que si' allegrezza nm»'
ravtgliosa i" tanta mthUutiù .
(09) Uno de' primi compagni dt S. Francesco .
(4o) Sacro cordone.
(40 Figliuolo .
(!^z) Persona dt bassa nascita.
(43) W per campar re dtsptegevole al svmmo n«lP
esterna sembianza da far maravigliare le genti ^ sé
perde d' animo .
(44) OJ" et generosità e animo da He .
<45) Aspra ed austera regola che ai osservare vole^
va proporre aliti rtltgiotn che fundavtt.
(46) La prima approvaztone e confermazione ApostO'
iica .
Temo m. ' 6
l5a DEL PARADISO 495)
Poi clie la gente poverella crebbe
Dietro a costili , la cui mirabil vita
Meglio 4?) 'i^ gloria_del ciel si cantereLllB j
Di seconda corona redimita
Fu j .4^) ps'' Onorio, dall'eterno Spiro
La santa voglia d' esto (49) arclùinandrita ;
E poi che per la sete del inartiro ,
Nella presenza del (5o) Soldan superba
Predicò Cristo, (5i) e gli altri , che '1 seguirò :
E per trovare a conversione (52) a«rba
Troppo la gente , e per non stare indarno ,
Raddissi (53) al frutto dell'Italica erba.
Nel (54) crudo sasso intra Tevere ,ed Arno
Da Cristo prese l'iiltiino (55) sigillo,
{'n'j) Meglio in :\'-< dagli Angioli , perchè /ingua w
maiiii non basta , ìu vale a tanto.
;48) ¥•■<■ dallo Spirito Santo per mezzo di Papa Ono-
rio ornata di seconda corona ^ cioì di poter aver i suoi
frati l'I dignità sacerdotale , ordinandosi a titolo di
povertà senza patrimonio , per poter amministrare i
Santissimi Sacramenti ,
(Ig) Patriarca .
(5o) Titolo di quel principe che signoreggiava in Ea»
bilonia ,
(5i) E gli Apostoli che seguitarono Cristo^ 0 pure e-
gli e i frati suoi che là C accompagnarono ,
(52) Immatura e mal disposta .
(53) Hitornò a coltivare t^ Italia e a santificarla .
(54) Nf/ monte d'Alvcrnia. piìi glorioso tra gli Ap-
pennini di Toscana^ anzi di tutta l"" Italia.
(55) Le Sacre Stimmate ^ che fur l' ultima conferma
dopo quella d'Innocenzo e di Onorio della sua sanata
e rcligiont: 0 pure quel che vi mAncuva per asso/ni~
(107) CANTO XI. i5t
Che le sue membra dii* anni portarno .
Quando a Colui, eh* a tanto ben bortillo,
Piacfjue di trarlo suso alla mercede ,
Ch'egli acquistò nel suo farsi e 56) pusillo j
A i frati suoi 5 sì com' a giuste erede,
Raccomandò la sua (.Sy) donna più cara»
E comandò che l'amassero l58) a fede:
E del suo grembo l'anima preclara
Mtiover si volle, tornando al suo regno;
E al suo corpo non volle (Sy) altra bara.
ren>a oramai qual in cohii , che degno
Collega (6o) fu a mantener la (6i; barca
Di Pietro in alto mar per dritto segno:
E questi fu il nostro Patriarca :
Perchè qual segue lui , com' ei comanda ,
Discerner puoi, che (62) buona merce carca.
gltarst del tutto a Cristo ^ e portarne in se ricopiata
una viva immagine ,
(56) Ficcclo e umile ^ secondo il senso del \\y>\\t*iX\mt'
re pusillus gr-'X .
(.17) Ija yuxertà evangelica ,
(58) A fede : modo di favellare proprio di quel seco-
lo , cioè con tutta la fedeltà y e in lei avessero tutta,
la fi d Ai, za .
(Sg) Altra pompa di esequie che la povertà.
(60) Collega a S. Francesco , cioì S. Dcincnico .
(61) La barca della Chiesa Cattolica : allude forse
alla celebre visione di Papa Innocenzo , quaiiùo parve-
gti vedere m sogno S. Francesco ^ e S. Tfuminico soste-
nere la Chiesa di S. Gio. Laterano , Mdter, et caput
Ecrlesiarum , che minacciava rovina.
(62) Enona merce per U vitA eterna .
i3iS DEL PARADISO CANTO XI. (123)
Ma il stio (63) peculio di (64) nuova vivanda
E' tatto gliiotto sì , ch'esser non piiote ,
Che per diversi v65) salti non si spanda i
E quanto le sue pecore riinote ,
E vagabonde più da esso vanno ,
Più tornano all' ovil di (65) latte vote .
Ben son di quelle , che temono 'I danno ,
E stringonsi al pastor : ma son sì poche ,
Glie le cajipe fornisce poco panno . *
Or se le mie parole non son (67) fioche j
Se ìa tua andienza è stata attenta ,
Se ciò j e' ho detto, alla mente rivoche ,
In (68) parte fia la tua voglia contenta :
Perchè vedrai (6ij) la pianta onde si scheggia
E (70) vedrà' il corregger, ch'argomenta
Du' ben. s' impingua , se eoo si vaneggia .
(63) Il suo gregge,
(64) Ctoè di onori t prelature.
(65) Dal Saìtxis latino^ per diverse pasture ; cioì fuoi
del claustro religioso per i palazzi ^ per le corti ce,
(66^1 Dt spirilo dt osservanza regolare.
(€71 Oscure .
(68) l'I parte , perchi ti accorgerai esser. già risolu-
te uno dei due proposti dubbi.
(69)1 Qual i la pianta^ da cui si Icvan le schegge y
eioì la religione domenicana , da cui i più valenit mO'
Tnini si distaccano per promuoverli a cariche e prela-
ture .
(70) E intenderai la riprensione nascosta e inclusa
^n quel raziocinio fatto di sopra ^ o' ben s'impingua
Jiiunquc non dassi a vanità., sicché^ fuor della rcli-
gfjene vagando t vada da un* dignttÀ in un'altra.
e A IS T O XII.
ARGOMENTO
I» questo Canto S. Bofiaventura racconta a Dante ta
vita di S. Domenico i e gli dì contezza delle anime f
che in Cielo si trovano .
Oì tosto come 1' ultima parola
La (i) benedetta fiamma , per dir , tolse y
A (2) rotar cominciò la santa mola :
E nel suo giro tutta non si volse
Prima eh' (3) un' altra d'un cerchio la chiuse 5
E moto a mofo , e canto a canto (4) colse t-
Canio , che tanto vince nostre Muse »
Nostre Sirene in quelle dolci tube ,
Quanto primo splendor cpiel , che (5) rifuse •
Come si volgon per tenera nube
Du' (6) archi paralleli e concolori »
(1) S. Tommaso chiamò alle labbra per Tpronun-;^iare ,
(2) La ruota 0 coro dove esse Santo era j cominciò
a girare, come festosamente danzando .
(3) Un'altra ruota di pia. ampia circonferenza ta
ehiute tri mezzo ,
(4'> Unì ed accordò ,
(5) Rifletti, essendo il primo raggio ^ cioè il diretto
fiìc acceso del riflesso.
<6) Due archi baleni tra Ai te equi^iitanti ,
lS4 DEL PARADISO di)
Quando Giunone a sua (7) ancella (8) iube j
Nascendo di quel d' entro quel di fuori ,
A guisa del parlar di (g) quella vaga,
eli' (io) Amor consunse j come Sol vapori;
E (11) fanno qui la gente esser presaga
Per lo (12) patto, che Dio con Noè pose
Del Mondo , che giammai più non s* allaga :
Cosi di quelle sempiterne rose
Volgénsi circa noi le duo ghirlande ,
E (i3) sj l'estrema all'intima rispose.
Poiché '\ tripudio e l'altra festa grande.
Sì del cantare , e sì del fiammeggiarsi ,
Luce con luce gaudiose e hlande ,
Insieme appunto , e a voler quietarsi ,
Pur come gli occhi, ch'(i4) al piacer che i muove,
Coavien insieme chiiideie e levarsi 5
(7) Iride : favola nota ,
(8) Cum.jnda .
(9) L,7 ùinfa Eco traiformata in vOce riflessa , Ov,
3. Mrt.
(io) -.a smania amorosa per la ritraìa di NarciiO
ia ridusse di corico a mera -voce .
(11) E gli stessi archi b.ìteni f.ifino .
(laì Arruin nieuin ponaiu in ni;l)il)u^ , et erit sit;num
foe 1' ti«; intor me, et iiiter terran». Gen, 9. lai fu ti
fatta del/li demenza dt Iho .
(i3) E così quella Ghirlanda cìCera pi» in fuori, ri-
mase corrispondente a quella eh' frw più. in dentro ^
quasi da *i<.» nel moto e nel canto ùii cr.dendo »
(iV) Ad mbitrie dell'uomo che ti mun-^e-
(27) CANTO XII. ili
Del (i5) cuor dell'una delle luci niiéve
Si mosse voce, clie (i6) l'ago alla stella
Parer mi fece (17) in volgermi al suo dove:
E (18) cominciò: L'amor, che mi fa bella,
Mi tragge a ragionar dell' (.ig) altro duca,
Per cui del (20) mio si ben ci si favella .
Degno è, che dov' è l'un, l'altro s'induca
Si, clic com'elli (21) ad una militato.
Cosi la gloria loro insieme luca .
L* (22) esercito di Cristo, che sì caro
Costò a riamar, dietro alla 'nsegna
Si movea (23) tardo, sospeccioso e raroj
Quando Io 'iuperador , die sempre regna j
(i5) Dal mezzo dilla luce fìie an)montava una di
quelle anime del secondo rer.hio novellamente apparite .
(16) Ago calamitato ^ che bilicata nella bussola y si
drizza -verso la stella polare.
(17) Nel farmi voltare con prestezza e ansietà a
quella parte , di dove essa voce veniva s e non la vo-
ce si drizzi a Dante y come l' ago a.'la stella ^ clf^ tu-
ie spiegazione del Vellut, è o/ /Osta al teste,
(18) Questi che commctè , è S. Bonaventura .
(19) San Domenico . «
(20) Del mio, cicc S.Francesco , conforme al concet~
to di sopra e -presso àc^W un d'ito ■, perocchì- d'ambedue
si dice l'un pregiando, qual (h'uoiu preyde.
(21) Unitamente e a' accordo .
(22) Il popolo cristrano : chea riamarlo contro ilDe-
Tfionio della grazia perduta, co'tò a Crts.o sì caro.
(2S) Si muoveva dietro alla propria insegna y che è
la Santa Croce , tardo per l» pigrizia y raro pir il
vumcro y sospettosa per tanti dubbt men^ da tanti e-
retici .
I36 DEL PARADISO (4o>
Provvide alla rniliiia , di' era in forse j
Per sola grazia , non per esser degna :
E com' è detto , a sua sposa soccorse
Con duo campioni , al cui fare , al cui dire
Lo popol disviato si (24) raccorse •
Li (25) quella parte, ove snrge ad aprirà
Zeflìvo dolce le novelle fronde ,
Di che si vede Eivropa rivestire j
Non molto I ingi al percuoter (2(>) dell'onde»
Dietro allo (filali (27) per la lunga foga
Lo Sol v28) tal volta (29) ad ogni uom si nasconde^
Siede la fortiinita Callaroga ,
Sotto (3o) la proteiion del granile scudo»
(2?f) Si raccvlse.
(25, Descrìve la situazione dì Calaorra patria di S.
Dctiìeo co ^ coiistder.tndnta come occidentale rispetto al'
fltaltA , da cut però viene ,t zefiro, vento fecondo , s«-
condì 1/ ,lir di' Poeti . Et reserata viget genitabilis
aura Fvnni. Lucr.
(2o) Del/' ocia'io .
(2 7> Pw- la lu'iga carriera che fa il sole quando ab-
biamo t giorni ptìt Iti ili; hi y perchè in tale ta-gione del-
l' anno il sole viene a tr.tmontarci sopra il m.rc , alla
di cui drittura sta Calaoira , t/j- pvt via r.:a abbas-
sandosi ttanianta assai i lii in g-.ù. verso mezzogiorno .
(28) Non sempre , ma in quei mesi dell' anno , ne i
quali il sole ci apparisce calcarsi dietro al territorio
dt detta città.
(23) Perche non essendo allora scoperta l'America ^ si
tredeva c/ic quel mond'i di là fosse disabitato ,
(ao) Appari en.'/ido tal città al reg.io di Castiglia ^
nella di cui arme i» « v quarto v' è un l onc ^ che ha
sotta di se u>ui rocca o castello ^ e i-i ti;i altro quarto
ha un castello i che ha sotto di te un leone .
(33) CANTO XII. i57
In che soggioice il Leone, e soggioga.
Dentro vi nacque l'amoroso (3i) drudo
Della fede Cristiana, il santo atleta,
Benigno a' suoi , ed a' nimici (32) crudo r
E come fu creata , fu repleta
Sì la stia mente di viva virtiite ,
Che nella (33) madre lei fece profeta.
Poiché le sponsalizie fiir compiute
Al sacro fonte intra lui e la fede ,
U' si dotar di mutua salute ;
La (34) donna , che per lui l'(35) assenso diede ,
Vide (36) nel sonno il mirabile frutto,
Ch*uscir dovea di lui, e delle (37) rede :
E perche fosse quale era (38) in costrutto;
(3i) Cictibeo : ma qui si usa in miglior senso y cioè
da ttmAtore appassionato delta santa fede. La crusca
porta piti e:emjii , ne i quali questo vocabolo si usa a
sig>iificfire UH amor buono , e santo .
(32) Santamente implacabile con gli eretici .
(33) Ch' essendo egli a>iC3ra nell'utero della madre ^
feceta profetessa della futura sua santità : allude ai
segno dì' e/la ebbe mentre dt lui era gravida, essen-
do/e parso che partorirebbe un cane bsan^o e nero con
una fiaccola accesa in bocca ^ simbolo dell' abito deli'
ordine., e dell' ardente zelo del S. Patriarca .
{:,!f,) La comare .
(35) Secondo che porta il rito del santo Battesimo ,
(3fi) Costei sognò che S. Domenico avesse una stella
in fronte ed una nella nuca , onde rimaneva illumina-
to l'oriente e l' occidente .
(3;) Ve t frati ciedi dello spirito del S. Patriarca ,
(38) In costrutto spiegano in effetto : forse meglio
si direbbe i nella costruztene ancora del nome , qual era
rt« DEL PARADISO (67)
Quinci si mosse spirito a nomarlo
Del (39) possessivo, di cui era tutto:
Domenico l'u detto : ed io ne parlo j
Sì come dell'agricola 5 die CRISTO
Elesse all'orto suo, per aintarlo.
Ben parve messo e famigliar di CRISTO»
Che '1 primo amor, che 'n lui fu manifesto»
, Fu al (4o) primo consiglio, che die CRISTO »
Spesse fiale fu, tacilo e desto,
Trovato in terra dalla sua nutrice ,
Come dicesse: (4i) io son venuto a questo»
O padre suo veramente (4?) Felice !
O madre sua veramente Giovanna ,
Se , (43) 'nterpretala vai , coinè si dice !
Non per lo Mondo , per cui mo s' affanna
in fAtti: prendendosi costrutto in simil significato nel
(. 8. def Purg, ran riso udito avean 1' ultimo costrutto.
(óg) Poj.' avi si chtumano da i grammatici quei ?io-
mi che significano fos'esstoiie ; per esempio da padre
pater. le , Uu re reale y e dal Doininus latino Domini-
cus j e così questo hamb no f:t nominato , perchè era e
tarcb-e sta o tutto del Signore.
{l^o) C:iè della povertà evangelica da Cristo consi-
gliata ^ deve disse : si vis poifeftus <^sse , vade , et
Vende oii:nia, quae habes, & da pauperiJJus, & seque-
le me .
(40 C ve per fare orazione e mortificarmi ,
(4? Felice in reali i , com' era nel nome .
(',3) Cerche Giovanna interpretasi grazia t odono dei
Signore .
(82) CANTO XII. i59
Diretro ad (44) Oàtiense e a (45t"TadJeo j
Ma (46) per amor della verace manna ,
In picciol tempo gran dottor si leo ,
Tal che si mise a circuir la (4?) vigna ,
Che tosto imbianca, se '1 vignaio è reo :
Ed alla (48) sedia j che fu già benigna
Più a' poveri giusti , non per lei ,
Ma per colui che siede , e che traligna >
Non (49) dispensare o due o tre per sei ,
Non (5o) la fortuna di primo vacante ,
Non (di) declinasi (/u^e siint paupermn Dei i
Addimandò , ma contra '1 Mondo errante
Licenzia di combatter (52) per Io semcj
(4i) Coment atorc r'e' decretali.
(ì^h) Gran iegiita, o gran medico fiorentino ,
(46) Ma, -per amore della verità evangelica e teolo-
gica , che è la verace manna deh'' anima .
(Ì7) La vigna della Chiesa , che perde presto il ver'
de e si secca , se il vignaiuolo è un birbone .
(48) Ai/a sede apostolica ^ la quale verso i poveri di
iodati costumi fu in altri tempi pik benigna che non è
era, non mica per colpa di lei , la guai è sempre la
stessa ne' suoi dogmi, ma ben per colpa di colui , che
vi siede , il qual degenera da i suoi santi antecessori ,
(49) ]V«» chiese , dico , di potersi comporre con di-
spensare in uso pio per il mal acquistato , o posseduto
solamente la terza parte n la metà .
(5ù) 'Ni- il primo benefizio , che vacasse , quale glie
f offerisse la sorte a pingue o scarso ,
(5i) Uè le pensioni o decime , che son dovute a i pò*
veri di Dio ; ina dimandò solo licenza di poter com-
battere contro ti mondo depravato dalle eresie.
(52) Seme ^ cioè la fede ^ che è seme di grazia e dì
gloria ,
I4© DEL PARADISO (gj^
Del qiial t! fascian (53) ventiquattro piante
Poi con dottrina , e con volere insieme ,
Con (54) l' nficio apostolico si mosse,
Quasi torrente j eh' alta vena preme ; <
E negli sterpi eretici percosse
L'impeto suo più vivamente (55) quivi j
Dove le resistenze eran più grosse .
Di lui si f'ecer poi diversi rivi ,,
Onde Porto cattolico si riga ,
Si die i suoi arbuscelli stan più vivi j.
Se tal fu 1' una ruota, della (56), biga.
In- che la santa Chiesa si difese >
E vinse in. campo la sua (5^) civil Ij^.iga^x
Ben ti dovrebbe assai esser palese
(53) Per queste 24. piante chi intende j 24. lil>ri del''
la Bibbia^ e chi una cosa e chi un'' altra , leggendo
quasi tulli / Com'ntatort sì e «&« ti fascian ; noi segui'
laudo le note degli Accademici della Crusca , intende-
temi' quelle due corone di anime gloriose , dodici per
coro-ia che .i-ieano messo in mezzo Beatrice e il Poeta ^
tanto più che poco di sopra le ha nominate piante :
tu vuoi siper di guai piante s' infiora questa ghirlan-
da, e sono veramente piante di tal seme.
(54.) Coli' ufizÀo apostolico di sacro inquisitore ^ e de
autorità pontificia munito »
(55) \n Tolosa y dove imperversava i^ eresia degli Al-
bige,i .
<56) Qui carro di due ruote .
(J)j) Guerra civile tra' cristiani ^ ma cattolici glC
uni, eretici gli altri.
(109) CANTO XII. i4i
L'eccellenza dell' (58) altra, di cui (dq) Toimna
DÌBanz,i (60) al mio venir lii si cortese .
Ma (61) l'orbita, che fé' la parte somma
Di sua circonferenza , è derelitta ,
Si eh' è (62) la mufla, dov'era la gromma»
La sua famiglia, che si mosse dritta
Co' piedi alle su' orme, è tanto volta,
Che quel (63) dinanzi a quel dirietro gitta :
E tosto s'avvedrà della ricelta
Della mala coltura , quando '1 (64) loglio
Si lagnerà, che V i,65) arca gli sia tolta.
(58) Bell' a/tia ruota , cioì di S. Francesco , come per
io, f>rima ruotai intese di S. Domenico .
(d9) Verso di cui S. Tommaso si mostrò .^ lodandola ,
sì cortese .
(60) Poco prima che io qui -venissi.
(61) 31 a ormai la regola di S. Francesco >K»/ si os~
ier-va pììi , e non si seguon piìi i suoi esempi : ma l.t
carreggiata , o il solco ài questa benedetta ruota ec.
(62) Formula proverbiale che significa.) è il male ,
dove prima era ti bene ^ presa dalle~iottt ^ che ben cu-
itodite col suo vino fanno la i^ruma /che le conserva g
e trasandate fanno la. muffa: llDantUto l' intende di-
versamente , e stima che qui grouiina 'm/iS dal latino
gruma , che appresso Ennio e Nonio è una'^tcrta misu-
ra che fissa in terra fa che le strade si drizzino a
dritta .linea: ed ì istremento de^ misuratori de' cam-
pi, e spiega: il segno, su cut per dritta linea si an-
dava per non esser frequentato , è ricoperto e guastjt'
to . Oh che muffa !
(63) Fone le dita de' piedi dove prima poneva il cai'
cagno: cammina a rovescio.
(64) // loro vivere tralignante e indisciplinato .
(65) U arca , cioè il luogo nell'arca e nel granaio
di quel padre 4$ famiglia che non ci vuol altro che
Itti BEL PARADISO (120) ,
Ben dico j chi cercasse (60) a foglio a foglio,
Nostro volume , ancor troveria carta ,
Du' leggerebbe , 1' mi soa quel , eh' io soglio .
IVIa non fia da Casal, ne d'AcqiTasparl.i ,
Là onde vegnon (67) lali alla Scrittura ,
eli' uno la fugge , e altro la coarta .
Io son la vita di Buonaventura
Da (68) Bagnoregio , clie ne' (O9) grandi ufici
Sempre posposi la (70) sinistra cura .
Illuminato (71), e Agosti'n son qiu'ci ,
Che fur de' primi scalzi poverelli ,
Che nel (72) capestro a Dio si fero amici.
grano eletto: allude alla parabola della. 7.izzania ^
dove si dice: Colligite rriuiuni zizania, tnticum au-
teni congregate in horreum iiieuin .
(66) La nostra, religione , frate per frate ne trove-
rebbe qualcheduno , tri cut fiorisce i' antica osservan-
za , e li si legge la santità dell' istituto : ma tion sa-
rebbe già questo da Casale -, di dove fu fra Uberto mi-
nistro generale dell' Ordine che allarga la regola ^ ne
da Acquasparta. del contado di Todi , di dove fu fra
Matteo ministro pure generale che trof'po la ristrinse .
(67) Il Daniello intende ciò di due frati , che non la.
regola y ma la Sacra Scrittura interpretando ^ uno li-
bertino ne ricavava sentenze troppo larghe per il co-
stume, e f altro rigorista, troppo strette . Ma questa è
un' interpretazione troppo larga y cioè troppo generale.
(68) Volgarmente Bagnarea , piccola città tra Orvie-
to e Viterbo, patria di S.Bonaventura ,
(69) D/' ministro generale , di cardinale e di vescovo .
(70) he sinistre cure delle caduche e terrene cose al-
ie destre delle eterne e celesti .
(61) Due de i primi compagni di S. Francesco ,
(72) Cordone} cioè tibito religioso j sinecdoclie ,
(j32) canto XII. 145
Ugo (70) da Sanvittore è qui con elli ,
E Pietro (74) MangiaJore j e Pietro (70) Ispano,
Lo (jiial giù luce in dotlici libelli :
Natan (76) Profeta , e 'l (77) Metropolitano
Crisostomo j etl C78) Anselmo, e quel (79) Donato,
Ch'alia (80) prim'arle degnò poner manoj
Raban (81) è quivi, e lucemi dallato
Il Calavrese (82) abate Giovacchino
Di spirito proietico dotato.
Ad (83) inveggiar cotanto (84) paladino
Mi mosse la infiammata cortesia
("3) Ugo di nazione Sassone , canonico rcgotare dei
monastero di S. Vittore pressoTarigi j tra i sacri scrit-
tori molto illustre,
{%) Pietro Comestore scrittore dell' istoria scolastica »
(-5) Che compose 12. li/>ri di Dialettica .
(76) Natan Profeta ( buon salto ) che riprese David
del doj'pio peccato di adulterio ^ e di omicidio .
(-7) S. Gio. Crisostomo Patriarca.
(78) S. Anselmo ,
(79) Donato maestro di S. Girolamo che compose una
grammatica .
(80) Air infima delle arti liberali che è la gramma'
fica .
(81) Rabano Mauro tedesco abbate di Fulda e poi ar-
civescovo di Magonza .
(82) Del monastero detto Florense.
(83 Inveggiare propriamente invidiare , da cui in-
veggia nel e. 6. del Purgatorio per astio, o per inveg-
gia ; ma qui in buona parte y 0 per emulare e imitare ,
o per commendare e lodare.
(84) S. Domenico krai/o campione della Chiesa.
i!,4 DEL PARADISO CANTO XII. 045)
Di fra (85) Tommaso, e '1 discreto Ialino,
•E (36) mosse meco questa compagnia.
(85) Che lodò e fé' panegirico di S. Trancesco ; e il
pruderne suo e discreto fariare ; pretcìide forse il Poe-
ta d' insinuare ti lodiiiol costume di quei :cmpi y che
Ufi frate di S. Francesco faceva ti panegirico di S. Do-
menico ^^ € un frate di S. Domenico quello di S. Fran-
cesco .
(86) E meco mosse a iedtzrlo tutti questi miei com-
vagiti ,
CANTO XUL
ARGOMENTO
In questo Canto induce il Poeta S, Tommaso a solver'
gli il secondo de' dubbi mossigli dt sopra nel decimo
Canto .
Immagini (i) chi Lene intender (2) cupe
Quel, ch'io or vidi, e (3) ritegna l'image.
Mentre ch'io d'co, come ferma rupe,^
Quindici stelle, clis in diverse /^) plaga
Lo Cielo awiv.m di tanto sereno, .
Che (5) sovercìiii dell'aere ogni compage .
Immagini (6) quel Carro, (,7) a cui il seno
(i) T),inte e Beatrice si ritro'oavano nel mezzo ap"
punto della sfera de! iole , ed erano attorniati da i
già delti 2'f. beati , che ripartiti tn due circoli , uno
circoKdunie l' altro , e l'uno Uanzante contro l' altro ^
facevano giusto un sì bello spettacolo ^ come se fossero
state "2.^. stelle y che ripartite in due corone l' ui^a den-
tro dell' altra /' una -venisse girando contro dell' altra .
(2) Tìesidera , dal cupio latino,
(3) Ctoè fissamente s' immagini ^ talché i' immagine
non gli svanisca , come una gallozzola o bolla d'acqua,
(4) Contrade e regioni del cielo s iellato.
(5) Suyera trapassando in giù- co i raggi ogni am-
massamento e regione d'aria, sicché et appariscono
molto lucide , quali sono massimamente .'e stelle di
prima grandezza .
(b) In oltre immagini le sette stelle dell'orsa ma^,'
giare che formano un carro col timone,
{■}) A guai carro sì fattamente basta il teno> cioè
E 2
j46 del paradiso (7)
Basta del nostro Cielo, e notte e giorno,
Sì ch'ai volger del terno non vien meno.
Immagini \,8) la Locca di quel corno,
Clie si comincia in pimta dello (g> stelo ,
A cui la (io) prima ruota va dintorno,
Aver (il) fatto di se duo segni in Cielo j
Qual fece la (12) figlinola di Mino!
Allora (i3) che sentì di morte il gielo f
E (i4) l'nn nell'altro aver gli raggi suoi ^
E (i5) amenduo girarsi per maniera ,
f angusto spazio attorno al nostro polo che mai non
tramonta al voltar del timone ■, come fanno le altre-
stelle piìi lontane del polo.
(8) Immagini ancora due stelle delC orsa minore , le
quali al Poeta facevan figura di bocca . Corno cioè e-
stremità , e vuol dire il codino , con cui la stessa orsa
più s'accosta al polo, cioè ne' dì noitri a i due gradi ^
e circa quattro a i tempi di Dante .
(9) Punta dello stile o asse del mondo , cioè il polo .
(io) La ruota interiore del suddetto carro pi ìi vicina
/il polo .
(11) Immagini dunque quelle quindici, quelle sette e
queste due stelle, cioè 2^. tali stelle aver formato di
se stesse due costellazioni così configurate , com'è la
corona di Ariadna ,
(12) Ariadna figliuola di Minos Re di Candia , la
di cui corona ju trasformata da Bacco in tale costel-
lazione. Ovidio 8. Met.-
(i3) Perchè Bacco al di Ut morire volse onorarla con
tal trasformazione.
(i4) E s' immagini l' un segno, 0 costellazione a fog»
£ia di corona l' una dentro l' altra, talché l'unairra-
diasse l' altra .
(i5) Cioè i' un segno o circolo di stelle girarsi conttQ
f altro : al primo e al poi , dot e al secondo ,
(17) CANTO XIII. 147
Che l' uno andasse al primo , e l' altro al poi t
Ed avrà quasi l' ombra della vera
Costellazione, (16) e della doppia danza)
Che (17) circulava il punto dov'io era ?
Poi eh* è (18) tanto di là da nostra usanza,
(guanto di là dal muover della (19) Chiana,
Si mixove '1 (20) Ciel , che tutti gli altri avanza '
Là si cantò non Bacco, non (21) Peana,
Ma tre Persone in divina natura ,
Ed in (22} una sustanzia essa, e P umana»
Compiè '1 cantare , e '1 volger sua (28) misura ,
E (24) attesersi a noi quei santi lumi ,
Felicitando C25) se di cura in cura.
Ruppe '1 silenzio ne' concordi numi
(iG) Ciac di quei 2^. Beati >
(17) Danzava intorno a quel punto in mezzo alla sfe»
ra del sole, dove in'anto io era con Beatrice.
(j8) Quello che io qui vidi ^ eccede tanto quel chi
siamo soliti di vede ■ e in terra .
(19) Fiume pig^o t. in più- luoghi stagnante tra ti
territorio d''Arezz.o e di Siena ,
(20) // cielo piti, alto , e però pi» veloce nei muoversi
di funi gli altri.
(21) l/ino in lode di Apollo,
(22) In una sussistenza , 0 persona del Verbo essa na*
tura divina i e l" iman a unite sustanziatmente ,
(25) Il ìUQ temp'>y tutta l' aria del ballo y ritornand»
in fine ciascuno, al punto d^ onde s'era partito .
(ai) E si fermarono colle facce rivolte verso di me e
dì Beatrice.
(25) Avvantaggiandosi sempre di uno in un altro pik
perfetto amere.
Ii8 DEL PARADISO (50
Poscia la (26) luce , in che rnirabil vita
Del povere! di Dio narrata Itiini :
E disse: (27) Quando l'ima paglia è trita.
Quando la sua seinenza è già riposta ,
A batter 1' altra liolce ninor in' invita .
Tu C28) credi, che nel (29) petto^ onde (3o) la costa
Si trasse, per (ormar la (5i) bella guancia»
11 cui palato a tutto 'I Mondo costa ,
Ed (32) in quel, che l'orato dalla lajicia ,
(26) Tra quel/e anime beate quella che mi narrò ìa
•vita di S.Vrancesco y cioè San Tommaso d'Aquino ,
(27) Forche sono tribbiate le prime figlie e riposta
nel graiiaio ii' sema; cioi poiché ho gi.ì risposto at tuo
prt»iu dubbio , e tu hai ben capita la mia risposta >
dolce amore di carità m'invita a batter le altre , cioè
a dichiararti il secondo dubbio circa Salomone ^ cioìt
come s' intende , che a veder tanto non surse il se-
condo .
(2H) Tu, 0 Dante , tra te stesso -vai dubitando delia,
■venia del mio detto y cioè che Salomone è il più sa-
vio di tutti perchè tu dici , che Adamo e Cristo furo-
110 più. savi di lui : io ti rispondo che questo è vero y
e che non può essere altrimenti y da che tutte le cose
fatte immediatamente da Dio , qual fu Adamo e l'u-
manità di Cristo , vincono di pcrfe:cione le cose fatte
per niezT.o , e per cooperazione delle cause seconde , co~
me fu fatto Salomone : ma questa verità non impedi-
sce che sia vero quel mio detto , perchè non dice che
Salomone fu piò. savio di tutti gli uomini, ma di tut-
ti i Re temporali. Questo è il sunto del seguente ra-
ziocinio ,
(29) Vi Adatto.
(?o) Colla quale fu da Dio formata. V.va^
(3i) L/i persona d'Eva. Sinecdoche .
^32) £ nel petto di Cristo .
(io) CANTO xnr. t'^%
E (33) poscia e (34) prima tanto soddisfece )
Che d'ogni colpa vince Li (35) bilancia,
Quantttntpie alla natura umana (36) lece
Aver di lume , tutto Fosse infuso
Da (37) quel valor, che (38' 1' uno e l'altro fece;
E però araiuiri ciò, ch'io dissi suso,
Quando narrai , die non ebJje secondo
Lo (3g) hen , che nella tpiinta luce è chiuso»
(33) Sati'fece poscia : forse Dante ciò intende in ri-
guardo al saqrificiO i'icrticnto senza dubbio satisfate-
torto. Land, spiega male prima e poscia, elei i.i tut-
ta la passione , come se dopo la lanciata si fosse an-
cor-a continuata la passione del S:g:ore : il quale pu-
re era già spirato quando Longino gli aperse ti costa-
to j e spirato cli-e et fu , ebbe finito di soddi fare. Da-
nielto lo dice piìi fondo , spiegando soddisfece poscia ^
civt poichi fu morto, benché soggiunge un^ altra veri-
tày che Cristo soddisfece per t peccati e fatti prima e
fatti dopila sua passione. Vetlut. anch^ esso inciampa
spiegando ti poscia soddisfice , perchè scese al Lime»
a liberare quelle anime.
(34) Soddisfece prima ancora della ferita fatta dal-
la lancia , cioè prima ancora di morire , perchè sod-
disfece in tutto il corso delle rene precedenti alla mor-
te , anzi soddisfece ancora colle azioni e patimenti dì
tutto ti suo -vivere .
(55) Il peso preponderando la soddisfazione esibita d<i
Cristo ad ogni cumulo di peccati . Forse il Poeta allu-
se , o certamente poteva alludere a ciò che dice Giob
in persona di Cristo: Utinam appendantur peccata inea t
et caiainitas , quam patior , in staterà; quasi arena
maris hxc gravior aiipareret -
(36) È possibile avere di lume di sapienza .
(37) Da Dio.
(38) Adamo e la sagrosanta umanità di Cristo.
(,39) Salomone che per ordine è il quinto nella suir
detta lit;Vììa 0
iSo DEL PARADISO (48)
Ora apri gli occhi a quel , eli' io ti rispondo )
E vedrai il tuo credere > e '1 mio dire
Nel (4o) vero farsi , (4i) come centro in tondo»
Ciò (42) che non muore ) e ciò che può morire )
Non è (43) se non splendor di quella idea «
Che (44) partorisce > amando , il nostro Sire i
Che quella viva (45) luce, che (46) si mea
Dal suo (4?) lucente , che non (48) si disuna
Da lui , ne dall' (49) amor, che 'n lor s' intrea j
(4o) Accordarsi e convenire nella l'Crità,
(4i) Htpal/age come per esempio l' assiduus jìCtet nec
Bahylona labori dovendosi prendere a rovescio, cioè cO'
me tondo il centro , convenendo tiel centro tutte le li-
nee del tundo come nel vero convenivano i sentimenti
di S, Tommaso , e di Dante.
(42) Le immortali e incorruttibili ^ e le mortali e coy
rHttibili f cioè tutte le cose creale.
(43) Se non splendore , 0 più tosto scintilla schizza-
ta fuori da quella lucidissima universale idea.
(44) La qiuile ti nostro Signore Iddio amando parto-
risce ^ il che non deve intendersi dell'idea increata ^
cioè dell' Eterno Verbo ( a cui s' appropria l' essere I-
dea ) che il padre ad intra partorisce .^ ma per via di
cognizione e non d' amore : deve però intendersi per me-
tonimia delle cose create , tn quanto Uio per amore e
bontà sua le partorisce ad extra secondo queW idea )
ia quale però è veramente calatone di loro.
(45) Il Verbo Eterno chiamato luce piU volte nella.
SaJita Scrittura .
(46) Cesi , e talmente procede dal meo meas latino»
(47) Dal dtvin Padre.
(48) Che non lascia di essere una medesima cosa con
lui f benché da lui personalmente diverso : Ego, & fa*
ter unum sumus.
(45) Ni^ dallo Spirito Santo , il quale a lare due s' uni»
t(€ nella medesima natura aU essere ctiì tre Persone.
(57) CANTO Xlir. x5f
Per (5o) sua bontate il suo raggiare (5i) aduna >
Quasi specchiato in (52) nuove sussistenze j
Eternahnente rimanendosi una .
Quindi (53; discende all'ultime potenze
Giù d'atto in atto tanto divenendo,
Che più non fa , che brevi contingenze :
E queste contingenze essere intendo
Le cose generate , che produce
Con seme e senza seme il (54) Ciel movendo.
(So) Non per necessità , essendo Dìo perfettamente
Itbeio a cre.ire e non creare , ma per mera sua bontà.
Qiieui non t-xternx pepulerunt fìngere causx material
fiuitantis opus, veruni insita summi forma boni . Boet»
(5i) Cr.muntca in maggior co^ia.
(52) r)etlc cose de tor natura immortali e incorrutti-
bili , quali sorio gli Angeli , le anime umane , e secoida
la ccmiine oyi itone d" allora le sfere celesti , le quali
creature siccome piti perfette prendono più , quasi spec-
chi della luce ^ di quella cerna luce esemplare . l Co—
tnentatori leggono non nuo^'e , ma nove ^ e intendono è
tiove cori degli Angioli, ma sbagliano , cow I-ere s' in^^
segna nella postilla da i sigg. iccaaemiei dilla Crusca.
(53) E da queste sussistenze dtsceidc , comunicandosi
alle ultime potenze y e oè agli elementi , ■?d a tutte le al-
tre cose injeriori eh- mcrio posso io di lei partecipare ^
scendendo tanto g ìi d' rielo in cielo , che ptn n'.t- fa ^
the cose corrutilhli o di foca d.ira:a, V. il e. g. aì
verso questi or::; ni dt-l ftlonJo C'isì vanno ec.
(54) Il Ci lo c>i iuo mulo ir fluendo produce o col se-
in7 y co ne gli animi'.!, le erbe, le pian:;:, o se:iza se-
me , come quegli tn^ett' che uascono ex putrì, essendo
a luei temrt comuiissima tal op"i<it>ie : in oggi non it
te a, bastanza mostrata univertalmente /alt*»
|52 DEL PARADISO (Gff)
La (55) cera (li costoro, e (5Gj chi la «luce,
Non (57) sta d'un modo, e però (58) sotto '1 segno
Ideale poi (Sg) più e men traUice.-
Ond'es^li avvien , di' (60) un medesimo legno.
Secondo spezie , meglio e peggio frutta ,
E (61) voi nascete con diverso ingegno.
Se (G2) l'osse appunto la cera dedutta ,
E fosse '1 Cielo in sua virtù suprema ,
La ìlice de4 suggel parrebbe tutta.
(55) La materia , 4i cu: si formano queste sostanze
generabi/t e cortuttihiti ,
(56) E la l'articolare immediata cagione effettrice
che tira e farina tal cera. Duce latinisrrto .
(57) N'<« iita d^ un modo ^ essendo materia assai di~
•versanieiac contemi erata, in puntv di doversene forma.-
re diversi individui ^ ed essendo altresì la virtìi agen-
te di diversa abilità.
(58) Sotto r impressione dei sigillo di ciascuna far-
ti colar idea .
(Sg) Apparisce quella cera ptx o meno hen formata j
td esyre.nva d-t'a bellezza dell' idea .
(60) Un .ilbc"o , pc - esempio un pero e un pero , un
susino e un susino , un pesco e un pesco , quantunque
sieno d^llamcdesima specie^ produce frutti più 0 meno
buoni .
(60 Voi altri uomini.
(62) Se s.'-mpre la materia fosse formata ed attuata
di tutto punto dalla particolar cagione immediata ; e
il cielo col colmo delta sua virtìi disposto a influire ,
tuttocio che nasce, sarebbe in suo genere perfetto ^ evi
comparir' bbe tutta, la bellezza delf idea ^ come viene
perfettamente scolpita l' impronta , quando la cera e il
ìigtllo sono egHulm^/ite 6en ciisfoitti
(75) CANTO Xlir. jS5
Ma (^'3) la Natura la da. sempre e cerna j
Similemente operando all' artista ,
ella l'abito dell'arte, e man, clie trema,»
Però (64) se '1 caldo Amor la chiara vista
Della prima virtù dispone e segna ,
Tutta la perfezion (65) quivi s'acquista.
Cosi fu fatta già la (66) terra degna
Di ,(6j) tutta r animai perfezione -•
(63) Ma la natura delle carne inferiori particolari ^
che sta di m^zzo tra i cieli che so'io il sigillo , e gli
elementr che sono la cera , rende sempre questa formai
SCI ma e imyerjetia a similitudine dell' artefice , // qua-
le avveg lacht- sappia perfettawfnte l'arte, ed abbile
f abito di aritficiosameiite operare f nondimeno , perche
gli trem.i la mano , non sempre forma con tutta fa per-
fezione r ideato lavoro; ed è quel di Orazio : N^ain ne*
qup chor ia sonum reduit , queiii vult manus, & niens,
poscentique grjvein persaspe reiuittit aCutuiu. Lo sen-
tiamo ne' violinisti ^ che ne i sopracuti il piìt delle vol-
te semituonano .
(64) Ma le poi non la natura , ma Iddio stesso mos-
so dall' ardente suo amore speciale , talora prende a
disporre La cera di sua propria maao , e a sig'lturci
la chiara luce e i<erfcz'onc dell z prima ideale virtù ,
o vogliamo dire deli' iterila idea da lui chiaramente
vista nella sua mente ingegnerà .
(65) Qut-yi in ijuesla cera e materia s' acquista tut"
ta la perfcz'bfic : allude a quel Dei iierfecta sunt o-
pera } inte>,dendvlo in senso com/ arativo tra le opere
fatte da TJio immediate , e le fatte per mezzo delle
cauie naturali , quelle però in suo genere perjette , e
queste imperfctie .
(66) La terra, o loto ^ di cui da Dio fu formato A-
damo .
C67) Di tutta la perfezione comunicabile ad una, so*
ttanx,a viva e sensibile , qual fu Adétmo ,
lS!t DEL PARADISO (8J)
Così fu (68) fatta la Vergine pregna .
Si eli' io commendo tua opinione :
Che 1* umana natura mai non fue >
Ne fia , qual fu in qtielle duo persone .
Or s'io non procedessi avanti piùe ,
Dunque come (69) costui fu senza pare ?
Comincerebber le parole tue .
Ma perchè paia ])en (70) quel che non pare >
Pensa chi era , e la cagion , clie '1 mosse )
Quando (71) fu detto, Chiedi, a dimandare.
Non ho parlato sì , che tu non posse
Ben veder , eli' ei fu Re', che chiese senno ,
Acciocché Re (72) sufficiente fosse :
Non (70) per saper lo numero, in che enno
Li motor di quassù , (7/1) o se necesse
Con contingente mai necesse fenno s
JVon (75) si est dare primiim motaru esse t
(68) Formandosi du Dio senza opera d' uomo ti carpa
del Verbo hicurnato .
(69) Salomone .
(70) Quel che ancora fion ti apparisce .
(71) Quando d^ Dio fu detto a Salomone chiedi : pO*
StuJa quoti vis etc- Heg. ó, 5.
(72) Capace e idoneo a ben governare ,
(73) E non elude senno e lume da sapere quante so-
tto le tntelligorze motrici de' cieli .
(74) O se da due premesse f una in materia necessa-
ria, l' altra in malteria contingente , dedur si possa con'
clusioie^ che ratione forma sta necessaria ,
(7Ó; E non chiese di s.i,'ere ^ se deve darsi ^ e am-
mettersi il prime movimento deità fttitura i 0 pure non
(loo) CANTO XIIT. i5S
O (76) se del mezzo cerchio far si puote
Triangol , si eh' un retto non avesse .
Onde (77) se ciò, eh' io dissi, e questo note,
possa darsi il primo , perchè sia stato ab eterno 1 M/-
chè ad ogni movimento assegnato ve ne sia sempre da
assegnarsene uno precedente .
(76) Enon chiese a Dio lume da intendere , se del mez'
Zo cerchio si possa fare un triangolo dì modo che non
avesse un angolo retto ^ la qual cosa certamente si può
fare per quella vìa che additò Archimede Itb, i. de dì-
mens. ciré, potendosi del mezzo cerchio fare ogni sorta
di triangolo. Ma pure non può farsi ^ salvo che postu-
lando che una retta sia uguale ad una curva , ciò die
non può dimostrarsi j ed ha però tormentato /' ingegno de
i mattematici già da un pezzo disperali di trovare la
quadratura del cìrcolo -^ che tanto è quanto del mezzo
cerchio. E di questo gran problema da sciogliersi solo
da DiOf intende forse Dante che Salomone ^ siccome non
curante di notìzie inutili, benché curiosissime , non ne
richiese Dìo . Ma non doveva imbarazzarci quell'ango-
lo retto f cesa disparata alta quadratura del mezzo
cerchio. Se poi inte-e , come l' intendono Landino e
Vellutello , che Salomone non cercò di sapere ^ se del
mezzo cerchio ( meglio sarà dire nel mezzo cerchio )
far si puote triangolo , .< che un retto non avesse , es-
sendo evidente che non sì può fare ; non pare che una
cosa sì ovvia e dozzinale d-ot esse mettersi per esem-
pio di un gran problema , e da interrogarne Dio : onde
perchè Salomone non curò di saperlo , fosse degno di
molta lode ^ come non curante di notizie per altro pel-
legrine , ma non utili a governare . Ma costui fa in
tutto questo passo e altrove, come quello spagnuo/o che
per parere d' avere i guanti avendone un sol dito , se
n'andava inferratolato , tenendo fuori dell' orto affac-
ciato solo quel dito. Per parere astronomo , dialettico ^
geometra , teologo , ne mette fuori il suo pezzettino y
che talora di più è un po' sdrucito .
(77) Onde se noti bene ci» che io dissi allora che con-
fermai l' umanità assunta da Cristo , ed Adamo tuer
rS6 DEL PARADISO" (los)
Regal prudenza e cjtiel Vedere impari ,
In che lo stral di mia 'meniion percuote .
E se (78) al Surse drizii gli occhi chiari y
Vedrai aver bolarnenie rispetto
A i regi , che son molti , e i Luon son rari .
Con questa distinzion prendi '1 mio detto :
E così puote star con quel , che credi
Del (79) primo padre, € (80) del nostro diletto.
E questo ti tìa sempre pioujjo a' piedi ,
Per farti muover lento, com' «lom lasso j
E al ài , e al no , che tu non vedi :
Che quegli è tra gli stolti bene abbasso»
€ihe sanza distinzione afftnna, o niega»
Cosi nelI'uB, come nell'altro (81) passo:
Perch' egl' (82) incontra , che più volte piega
L'opin'on (83) corrente in falsa parte»
£ poi i' afletto lo 'ntelletto lega .
te creature più perfette ; e ftoti questo che io dico «-
desso , che Salomone fu un pirfctttsiimo Re , viene a.
comprendere di qual vedere io intesi di d:re y quando
dissi a veder tanto non surse il secondo, ctoì dei vc^
dere y in cui consiste la prudenza del Re .
(78) Alla forza di questa paiola surse da me usata
mol:o avvertitamente ,
(79') d'Adamo.
(fo) Vi Cristo .
(81) Dove s^ abbia i) a negare 0 affermare.
(82) Accade .
i95) Comune.
<i2o) CANTO XIII. iSì
Vie (84) più che 'ndarno da riva sì parte j
Perchè non torna tal, qnal ei si muove,
Clii pesca per lo vero, e non ha l'(35) arte:
E di ciò sono al Mondo aperte pniove
Parmenide, (86) Melisso, Brisso , e molti,
I ({u*li andavano, e non sapèn dove.
Si fé' (87) Sabello, ed Arrio, e quegli stolti.
Che l'uron come spade alle scritture ,
In render torti li diritti volti .
Non sien ìe genti ancor troppo sicure
A giudicar , si come quei | che stima
Le biade in campo pria , che sien mature :
Ch* io ho veduto tutto il verno prima
II prnn mostrarsi rigido e feroce ,
Poscia portar la rosa in sa la cima :
E legno vidi già dritto e veloce
Correr lo mar per tutto suo cammino ,
Perire al line all'entrar della (83) foce.
Non creda donna (S9) Berta , e ser Martino ,
(8i) Più che indartio .^ percìiì con suo nocumento ^ cioè
con errore positivo t.iìora molto dannoio .
(85) La logie:! , 0 altrui facoltà opportuna a pescare
il vero i/1 <jualsti!.i <iucìt:o>ie .
(86) Filosofi celebri , massime perchè impugnati e coi:-
'jìntt da Artitot-le di mol:i errori.
(87) Eresi^rch: in}.zmi ^ messi per esempio d^ uni urne'
rabilt altri che ave;.dj errato nctt' intelligenza deil.l
S. Scrittura y >' ostinaro/io ne' toro errori,
(88) Boc.a del porto .
(83) Homi die servono dì exenipli gratia di persone
i58 DEL PARADISO CANTO XIII. (idj)
Per vedere (90) un furare , altro off'erere 3
Vedergli dentro al consiglio divino :
Che quel può surgere j e quel può cadere .
idiote e sciocche y come son le donnacchere e gli arti-'
gianelii
(90) Per vedere uno rubare ^ e C altro offerir sacrifi-
cio e dar limosine , non si pensi di veder quello che la
Divina Sapienza ha di lor provveduto , e qual sia
predestinato ^ quale prescito , potendo il ladro conver-
tirsi e salvarsi^ e potendo il timosiniero ed il pio pur-
vertirsi e dannarsi , Fa questa digressione per P opi-
fiione ^ che corre di Salomone che sia dannato ^ pnde
Aveva detto nel e, x. che tutto ti mondo aveva gol»
fii saper novella y se tra dannato $ salvo.
lO-^O^^O-O-^-^ OOOI
CANTO XIV.
ARGOMENTO
Jn questo Canto Beatrice muove un dubbio , il quale le
vien risoluto; poi ascendono al quarto Cielo , che è
quello di Marte j nel quale vede le anime di quelli^
the avevano militato per la vera Fede .
jlJ xl centro al cerchio) e sì dal cercliio al centro
Mnovesi 1' acqua in un ritondo vaso ,
Secondo eh' è percossa fuori o dentro .
Nella mia mente (i) fé' subito caso
Questo , eh' io dico j si come si tacque
La gloriosa (2) vita di Tommaso >
Per la similitudine j che nacque
Del (3) suo parlare e di quel di Beatrice,
A cui sì cominciar , dopo lui , piacque .
A costui fa mestieri , e noi vi dice ,
Ne colla voce j né pensando ancora ,
D' un altro vero andare alla radice .
(1) Questo ch'io dico, cioè tal muoversi dell' acqua
mt cadde in pensiero tosto che ec.
(2) Anima .
(3) Del parlare di S. Tommaso , e di quel di Bea-
trice, giacchi le parole di lui venivano dal cerchio al
centro , e quelle di lei dal centro al cerchio , stando
essa con Dante in mezzo a quella corona di Bcatt , uno
4e' quali era Tommaso .
i€» DEL PARADISO (12:
Diteli (4) se la luce, onde s'infiora
Vostra sostanzia , rimarrà con ver
Eternamente, si coin' ella è ora:
E se (5) rimane : dite come poi ,
Che sarete visibili (6) rifatti ,
Esser potrà eh* al veder non vi (7) coi ;
Come (8) da più letizia pinti e tratti
Alla fiata quei , che vanno a ruota ,
Levan la voce, e rallegrano gli atti:
Cosi all'orazion pronta e devota
Li santi cercJii mostrar nuova gioia ,
Nel torneare , e nella (cj) mira nota .
Qnal si lamenta, perchè (10) qui si muoia ^
Per viver colassù , non vide quive
Lo refrigerio dell'eterna (11) ploia»
(4) Se quella luce^ della quale si 'vette e adorna l"
anima vostra .
(5) In quella guisa che ì- adesso .
(6) Per aver riassunto il vostro corpo dopo l' univer-
sal risurre2.ione .
(7) No.'/ vi noi ed abbagli la vista da impedirvi p e-
rò il vedervi scambievolmente ,
(8) Come suole alcuna volta avvenire, che quelli che
danza'^u e cantano in 0,1x0 , e primendo col canto cosa
eh' allegrezza accresca, rinforzan la danza, e spin-
gendo quei davanti , e tirando quei di dietro , che ten-
go» per mano , alz-tno piU la voce y 0 si fanno negli
atti e ne' gesti più gai.
(9) Canto maraviglioso .
(10) !2«i in terra si muoia {parla il Poeta in per-
sona sua ) per vivere colassù in cielo .
(il) Pioggia, mct.ifora facile.
(2?)
CANTO XIV.
j6i
Quell* imo € due e tre j che sempre vìve ,
E regna sempre in tre e due e uno.
Non circonscritto , e tutto circonscrive >
Tre volte era cantato da ciascuno
Di quelli spirti con tal melodia ,
eli' ad ogni inerto saria giusto (i2) mnno r
Ed io udì nella luce più (r3) dia
Del (i4) minor cerchio una voce modesta »
Forse qual fu dell'Angelo a Maria,
Risponder, (i5) Quanto fia lunga la festa
Di Paradiso , tanto il nostro amore
Si raggerà dintorno cotal (i6) vesta.
La sua (17) chiarezza seguita 1' ardore ,
L'ardor la visione, e (18) quella è tanta»
(12) "Remunerazione ,
(i3) Piìc risplendente t e che più alla divina ti ac-
costa.
(i4) liei cerchio piìt vicino ai centro e a me e a Bea-
trice y avverano i più eccellenti Dottori .
(i5) Il Lundino stima , che r:s/ ondesse il Maestro
delU Sentenze; perchè questi nel 4- It'jro scioglie que-
sto dubbio y come appunto il Poeta; mu Unendo il Poe-
ta , che rispose la luce più dia , ea averùo detto so-
pra dt Salomone Ja quinta luce , eh' è tra noi più bel-
la ) convten dire , che Salomone sta quel che rtspondcm
(16) Vesta dt luce.
(17) La chiarezza della luce è a misura della cari-
tà y e la carità a misura dilla vistone lea.tfica^ sic-
ché quanto pi», conosctumo ^ tanto p.ù amamo ^ e quan-
to più amiamo y tanto più ruplcndiamo .
(18) £ quella visione t tanta quanto è il lume di g/t>
tìa aggiunto al valor naturale della potenza intellet-
itva , tsiendo esso lume la misura della ".isttne j ed
Tarn. III. F
iS2 DEL PARADISO (4j)
(Quanta ha. di grazia sovra suo valore^
Come là carne gloriosa e santa
Fia rivestita j la nostra persona
Più grata fia , per esser tiittaquanla r
Perchè s'Cig) accrescerà ciò che ne dona
Di gratiuto lume il Sommo Bene 3
Lume, (20) eli' a lui veder uè condiziona f
Onde le vision crescer conviene ,
Crescer I' ardor , che di <jiiella 5' accende ,
Crescer lo raggio , che da esso viene .
Ma sì come carhon , che fiamma rende ,
E per vivo candor qiitlla soverchia ,
Si (21) die la sua parvenza si difende.
Cosi questo fulgor , che già ne cerchia ,
Fia vinto in apparenza (22) dalla carne ,
Che tutto di la terra ricoperchia:
Kè potrà tanta luce affaticarne ,
Che gli organi d«I corpo saran (zS) forti
essendo altresì quel lume grai.ia soprannaturale in quel
senso y che PAf ostalo dice: Gratia Dei vita sterna.
(19' Si accrescerà il lume dell^ gloria y che a. noi
gratuit.tme'ìte e per sua mera liberalità è do/iato da
Dio. Gratia Dei vita sterna. Rom.G. eziandio rispet-
to .igti adulti , ne t quali est gratia ex gratia.
(20 ) Lume , che ne fa capaci e abili a vedere.
(21) Sicché da quella circondato ■f nulladimeno si fa
•vedere .
(22) T)al nostro corpo glorioso e risplendente y che ora
ì dalla terra ricoperto e seppellito.
U5) G»fr»b»rAft per la kote dell' impassibilità per
(Sa) e A >f T O XIV. i65
A tutto ciò, die potrà dilettarne -
Tanto mi parver subiti ed accorti
E l'uno e l'altro coro a dicere (24) AinniCj
Cile ben mostrar disio de' corpi morti:
forse (2 5) non pur per lor, ma per le mamme ,
i'er li padri , e per gli altri , clie tur cari
Anzi ciie Ibsser sempiterne fiamme .
Ed ecco intorno di cliiarezza pari
Nascere im (2Ó) lustro sopra q'iel, clie v' era >
A guisa d'orizzonte, clie riscliiari .
E sì come al salir di prima sera
reggere senza, aicuna molestia a tutto ciò che può re»
carila diletto .
(2i) Così si^ .
(25) Non .olamente per /oro, m^i per i loro genitori
e amici y che .■.ttt„i.,o..c prima, ai salite in c:e'.o i:^ quel
celeste eterno ip!ei.di,re ■^ in cui fi.tmiTn'gp,iu)io , perchè
m/Io 'a finirà ri l'ur^.itcno , lioie multe ù: que/tt a.i4t~
me fin^ allora si tfoxcrunne a purgarsi. Alcwt Lt,men-
tator; y temtnaf) vi^'.avtenie dt coniraùdir qui a. ciò cht
alirove ha detto P ccardu ^ che ciascuno era contento
della beatitudine i.h^ iji^ev^t , e >.o>, la desiderava 'n^g-
g.ore y sj legano quei non pur ptr loro, non turno per
loro : ma l'iccarda dice che -lO'- lu dt^iùerano maugio-'
re del loro merito y e questa dt' co^'p: non è tute.
(26; Uno splendore ni,ci.o oltre quello che vi era
delle due corone y e magi^ior di quelcOy g^aCihè l" ab~
iagliò y stcchi il di paii chijrez/a >.0!, si nj risca a-
gtt altri due ceuhi , ma a lIks.i-,i' a. im^ the ccn.po-
neva questo nuoto ccichio in n.r^.o clic au luiie le par-
ti lo splendere fosse uguale y „i con.c ni.git altri due ^
ove erano anime , quale con maagit^rf ^ e quait con mi-
nor chiarezza .
j64 del paradiso (70)
Cominciali per Io dei nuove (27) parvenze.
Si che la cosa pare e non par vera i
Parvemi li (28) novelle sussistenze
Cominciare a vedere, e fare un giro
Di i\ior dall'altre due circonterenie •
O vero sfavillar del santo (29) spiro >
CoTne si fece subito, e candente
Agli occhi miei , che vinti noi soffrire i
Ma Beatrice si bella e ridente
Mi si mostrò , che tra 1' altre vedute
Si vuol lasciar, (3o) che non seguir la mente.
Quindi ripreser gli occhi miei viriate
A rilevarsi , e vidimi translato
Sol con mia donna (3i) a più alta salute.
Ben in'accors'io, ch'i' era (82) più levato ,
Per 1' affocato riso della stella ,
Che mi parea più (33) roggio , che 1' usato •
(27) Stelle.
(2S) 'Nuove e non piìi vedute , perchè tion erano ani-
me beate , ma Angioli del coro delle dominazioni .
(29) Spirito .
(30) Che la mia mente non potè ritenere : allude a
ciò che disse nel e, pr. di questa Cant, Che retro la
memoria non può ire .
(di) a piti- alto cielo y ove per essere pili- sublime e a
"Die , che è vera salute , pik vicino , gode si maggior bea-
titudine,
(32) Ptìi in alto asceso per l' infuocato splendore di
Marte, dove allor mi trovava essendo propria tk Slar-
ie si Jatta luce .
i35) Rosso a modo di r$vente .
(8;) C A N- T O XIV. iG5
Con tutto '1 cuore , e eoa (34) quella favella ,
eli' è una in tutti , a Dio i'eci (35) olocausto,
Qua! conveniasi alla grazia novella :
E non er' anco del mio petto esausto
L' arder dei sacrificio » eli' io conobbi
Esso (36) litare stato accetto e fausto:
Che con tanto (07) lucore, e tanto (38) rebbi
M' apparveiro splendor dentro a' duo (Sg) raggi,
Cli'io dissi: (4o)OE]iòs, che si gli (40 addobbi !
Come distinta da minori in maggi
Lumi bancheggia tra i poli del Mondo
Galassia (>42) sì, che la dubbiar ben saggi.
(34) E con queW interno sentimento dell' animo ^ e
parlar della, mente che non saot variare ^ come quei
della lingua .
(35) Sacrifizio i net quale tutta la vittima si ardeva
in ojferta a Dio; qui vuol dire m'attuai in ardentis"
sima divozione .
(d€) Questo mio sacrificare ( dal litare latino ) essti-
re stato accetto a Dio e fausto per me : ti Land, qui
i ben rtdicoloso spiegando esso litare stato per lo stato
solitario , qual fu quello di Paolo e Antonio eremiti .
(37) Lucidezza .
(58) Rossi.
(Sg) Tra due lucidissimi raggi y o liste di luce che
formando una croce , distinguevano il corpo del piane"
ta in quatro quadri .
(4o) Altissimo , ed è uno de i nomi di Dio nella Un»
gua ebrea .
(40 Adorni e fai belli.
(42) Galassia in greco , via lactea in latino ; ed è quel-
ta fascia in cerchio^ che si vede biancheggiare la noi»
te in cielo quando è sereno : come dunque comparisce
distinta e ornata e quasi tempestata di maggiori e mi-
iG6 DEL PAKADISO (90)
Si (43) costellati facén nel iirolonJo
Marte (juei raggi il venerabil segno,
Che l'an giunture di quadranti in tondo .
Qn'i vince la memoria mia lo'ngegno:
Che 'n (|iiella Croce lampeggiava CRISTO;
Sì ch'io non so trovare (44) esemplo degno.
Ma chi prende sua Croce, e segue CRISTO,
Ancor mi scuserà di quel , eh' io lasso ,
Vedendo (45) in quell' alhor balenar CRISTO.
Di (46) corno in corno, e tra la cima e '1 Jiassoi
fiori stelle del polo artico , dove comincia , fino al po-
lo antartico^ do~je arriva, la Galassia che fa duhitare
nomini dortissimi y non avendo ancora ben determinato
da che provenga in ciclo quel biancheggiare ^ che Dan-
te seguendo l'opinione comune stimò essere una quasi
infinita tneliitudtne di minutissime stelle fisse ^ come
dice nel mo Convivio .
(^3) Cosi quei raggi ^ atizi liste spaziose dì luce^ es-
sendo costellate , cioè ornate dt molte stelle che erano
anime beate e però lucidissime , formavano dentro al
frofondo del globo di Marie il segno venerabile delléi
*roce , le quali liste però lengono a fare te congiuntu-
re di quattro quadranti in tondo,, perchè ponendosi una
eroce in un tondo rimane come quadripartito , Fone il
Foeta la croce di Marte , perchè qui vuol mostrare la
gloria di quei che combatterono nelle guerre sacre , 9
"vogltam dire nelle crociate, contrassegnandosi i solda-
ti con questo venerabil segno .
('^'^) Shnìlitudme degnamente espressiva .
(45) Quand- egli ancora dopo aver fedelmente colla
aua croce seguito Cristo verrà in cielo a vederlo e go-
derlo .
(46) Da un' estremità all'altra delle braccia, e da
(apo a piedi della croce .
Cro9) CANTO XIV. ig?
Si movèn (47) lumi , scintillando forte
Nel conginngersi iftsieme , e nel trapasso:
Così 9Ì veggion (48) qii* diritte e torte ,
V'eloci e tarde, rinovando vista j
Le (49) inintizie de' corpi lunghe e corte j
Muoversi per lo raggio, onde (5o) si lista
Tal volta l'ombra, clic per sua (5i) difesa
La gente con ingegno ed arte (52) acquista.
E come (53) giga ed aq>a in (54) tempra tesa
Di molte corde, fan dolce tintinno
A tal, da (55) cui la nota non' è intesaj.
Così da' lumi , che li m' appariuno y
S' accogliea per la Croce una melode ,
Xlihe mi capiva sanza intender l'inno.
Ben m' accors' io eh' ella era d' alte lode ,
Perocché a me (56) venia, Pvisargi , e vinci»,
(•'»7) Quelie anime lucidissime che formavano tal danza.
(48) Q.UÌ i/1, terra quando un raggio di sole passa,
per esempio , per la finestra in una camera , e molto pili
mentre pur allora si stia sf azzando o spolverando .
(49) Volgarmente atemi .
(50) Si striscia , si fregia .
(5i) Difesa contro il ba.^lior della' luce e del caldo.
(02) Con socchiudere diligentemente le finestre y o con
usar tende ^ stuore ^ ec.
(55) Giga qui per istruniento musicale di corde ^ non
per la nota sonata di questo nome.
(Si) Accordatura fatta di ec. •
(55) Non sa di note, non sa di musica .
(56) Mi arrivavano alle orecchie queste due parole f
risorgi evinci; ma non ne intendeva il significato, co.
me chi da loHt.zno sente di una i»mposizicne «,v,?f ;?r<j-
SG8 DEL PARAWSO (laS,)
Com'a colui 5 che non intende, e ode.
Io m'innamorava tanto tjuin'ci ,
Cile 'n fino a li non fa alcuna cosa ,
Che mi legasse con (S;) sì dolci vinci.
Forse la mia parola par tropp'osa ,
Posponendo '1 piacer degli (.58) ocelli belli ,
Ne'qiiai mirando, mio disio ha posa.
Ma chi s* avvede , che (5(j) i vivi suggelli
D'ogni bellezza (6o) piiii fanno più suso,
E oh' io non m' era lì rivolto a quelli i
E scusar puomihi di ijael , ch'io (6i> m* accuso
Per isciisarrai , e (62) vedermi dir vero :
/<» /'« qua e una in /i, senza poterne raccapezzare il
costrutto. U inno era tn lode di Cristo nel trtdu(y del-
ia sua mitte.
(57) Con iì cari e dolci vincoli.
(58) Gli occhi belli di Bea'ricc .
{S'j) Quegli occhi vere forme y e vive immagini di 0-
jgf^i t'cl/ezz.i .
(60) Piò. eccellentemente operano per apparir più bea-
li, quanto prìi su vanno di cielo in cielo ^ e che io al-'
iera lì in quel piareta di Ulartc non li riguardava .
(61) Cicè del non essermi rivolto a quelli lì , dove
già apparendo piìi belli , se io mi fossi rivolto a lora
sarei stato da loro Iellato con vinci ^ non meno dolci
di quella melùUe .
(62) E può vedermi dire il vero ^ e non contrariare
a me stesso con preferire ora la dolctzza di quella me-
iode ad ogn^ altra dolcezza , e però a quella ancora
che pur somma io dico dì gustare negli occhi dt Bea»
iri:e : guarda che io le facessi questo torto , ma in quel
punto lo'non la guardai , onde la comparazione io non
i^ Ilo fatta con lei; ma (on nitri piaceri gustati nel sa-
(55:) CANTO XIV. 1%
Che (65) '1 piacer santo non è qid dischiuso,
Perchè si i"a, montando j più sincero.
lire per i cieli: che se io a'ves si guardata lei, siccome
col sa/ir pi» su sigillava piti forte ^ così avrei' gusta-
to in lei maggior dolcezza .
(6d) Perocché qui in questo mio dire, che nessun al-
tro piacere m'era piaciuto tanto, guanto la suddetta
melode , non si ì da me spiegato quel santo piacere dc'
ri^.ante da Beatrice , perché per altro tal piacere , se-
condo che si vie» salendo al cielo più. alto , si fa pili
sincero e più perfetto ; onde senza dubbio s'io l' aves-
si diichiuso e spiegato, l' avrei preferito al piacere del-
la melode. Il P. d'Aquino mette un' altra interpretaziC'
ne : cioè non è qui dischiuso e spiegato , perché mon-
tando si fa più sincera, più perfetto, è tale però da,
non potersi spiegare : non mi dispiace , ma pure mi pa-
re un senso meno connesso, ed un concetto generico e
freddo , cioè non lo dico , perché è ineffabile : la ragion
ne precisa del non avere qui in questa comparaziotrt
disi.hiuio il santo piacere già l' hn espressii : s ch'i*
Qon m' eia li rivolto a quelli .
e A N T O XV,
ARGOMENTO
In questo Canto M. Cacciaguida tritavo dei Poeta ra*
giona della, gauealo^ia delia-caia Uro ^ e dello sta-
to e costumi di Fiorenza .^ mostrando come fu mort»
eombatttendo per la 7èdc di Cristo .
Jjenigna volòntade , in cui (t) si liqua
Sempre r (2) amor , che drittatneate jpira j.
Come cupidità fa nell' iniqua ,
Silenzio pose a (jnella (3) dolce lira >
E fece quietar le (4) sante corde ,
die la (5) destra del Cielo allenta e tira.
Come saranno a' giusti prieglii sorde
Quelle sustanzie , che per darmi voglia
eh' io le pregassi j a tacer fur concorde ^
(1) Si manifesta e scuopre : da liquidare ^ non dai
tiquefare, come lo -vuol dedurre taluno. . . . '
(2) La verace e perfetta cariti; come la cupidigi/t '
e sregolato amore si manifesta nell' iniqua volontà ^
cioè nell' atto di volere iniquamente . ]
(3) A quel soave suono che udtvasi nella croce poco k
avanti descritta .
(i) Quelle beate anime ehe erano nella croce j come ,
corde nella lira . j
(5) Grazia dello Spirito Santo , che come suonatore le
Accorda tirandole e allentandole : graziosa metafora <^
Bill' (6) è die senza terininp si tingila
(Jhi per amor di cosa , che jion duri
Eternilmente , quell' amor si spoglia .
Quale per li seren tranquilli e puri
Discorre ad ora ad or subito fuoco ,
Movendo' gli occhi, che stavan sicuri,.
E pare stella , che tramuti loco ,
Se non che dalla parte , onde s' accende ^
Nulla (7) sen' pertle , ed esso dura poccj
Tale d'air (8) corno , che 'n destro si stende y
Al pie di ({uella Croce corie uh- (9) astro
Della co.>tellazion , clie li risplende :
Né (io) si spartì la gemma dal suo nastro':
Ma per la lista radiai trascorse ,
Che parve (11) fuoco dietro ad alabastro t
Si (12; pia 1' ombra d' Ancliise si porse ,.
(6) Sta dunque bene .
(7) Ver quanto paia, partirsi una stella da tal parte
di cieli) f tuttavia dopa sparita quella striscia si vede
non essersi perduta -verHna stella , rimanendo ivi acce''
se tutte quelle di dia/jzi . Qu2 si non cecidit j potuit
cecidisse videri. Ovid.
(8) Dall' estremità del oracelo destro di essa trace ^
destro rispetto a Cristo che ne stava in mezzo,
(g) Un'anima risplendente .
(10) Ni quell' anima luminosa uscì fuori da quel/a
parte di croce.
(11) Lume chiuso dentro un vaso di alabastro lucido
e trasparente .
(12) Cosi , come ora in quest' incontro si mostrò ccn
esso me Cacciaguida mio tritavo carissimo .
t]t DEL PARADISO (2S)
( Se fede merla nostra (i3) maggior Musa )
Quando in Elisio del (i4) figlinol s'accorse.
O (i5) sanguis inens y o super infusa
Gratia Dei : sicut tibi j cut
Bis unquam cali janua reclusa ?
Così quel lame j end' io m' attesi a Ini f
Poscia rivolsi alla mi» donna il viso,
E quinci e quindi stupei'atto fui :
Glie dentro agii occhi suoi ardeva un riso
Tal, di' io pensai co' miei toccar lo fondo
Delia mia grazia e del mio Paradiso.
Indi a udire e a ve<ler giocondo
Giunse lo (16) spirto al suo principio cose»
Ch' io non intesi , sì parlò profondo :
Né per eleiion mti si nascose,
Ma per necessità : clie 'I suo concetto
Al segno de' mortai si soprappose .
(i5) Virgilio .
(14) Ne i campi Elìsi del suo figlio Enea sceso giìt
a vedere ti l'.iare e la. sua dticehdeu-z.a .
(i5) O sangue mio ^ o Dante mio discendente ^ o se^
jitabbondante gr.-.zia dt Vie , e a chi fu mai due volte
4tpcrìa la. porta del cielo , come lo sarà a te > due vol-
te perchè ora vt ascendi e vi entri certamente in cor-
fo e anima , non cime S. Paolo , che disse di se : sive
in corpore , sive extta corpus noscio, ed entrandovi a^
desjo col corpo è tnfalltbile che vi entrerai ancor do-
po morte ,
(i6j ho spirito di Cacciaguida dilettevole a vedersi f
« ad udirsi soggiunse alle sopraccitate parole , altre di
si pro/onà/i dottrina , che io nen le capii ,
(42) CANTO XV. 175
E quando l'arco dell'ardente atletto
Fu sì sfocato , che '1 parlar discese
Inver lo segno del nostro 'ntelletto ;
La prima cosa, che per me s'intese i
Benedetto sie tu, fu, trino ed nno>
Che nel mio (17) seme se' tanto cortese:
E seguitò : (18) Grato e lontan iligiuno
Tratto j leggendo nel maggior volume ,
Du' non si muta mai bianco j ne bruno»
Soluto hai , figlio, dentro a questo lume j
In eh' io ti parlo , mercè di colei ,
eh* all' alto volo ti vesti le piume .
(17) ideila mia stirpe, avendomi conceduto di poter
vedere quassù Dafite mio discendente .
(18) O figlio mio caro, tu con venir finalmente qaas-
sit- , m' hai soluto , cioè saziato quel desiderio eh' io w
"veva di vederti j desiderio grato sì per la '.sicurezza
che aveva dt doverne essere appagato , ma pure lun-
go , parendomi ogni ora mille anni che tu venissi : tuy
dico, col venire finalmente mi hai saziato il desiderio
da me tratto e concepito in leggendo di te e delle tue
onorate az,ioni in quel massimo volume , che è Dio dx
me veduto , nel qual volume tutte te facciate sono sem-
pre di un medesimo colore, non come i vostri volumi
di carta pecora che hanno una facciata bianca e l' al~
tra bruna : ma in questo infinito volume il bianco non
si ca.'igia in bruno: con che vuol dire che i decreti di
Dio sono immutabili , intendendo più particolarmente
de i decreti della divina predestinazione e reprobazio-
ne , non mutandosi però mai il bianco , cioè il prede-
stinato in bruno, cioè nel prescito , Jiozza copia di
quel bellissimo originale. Venisti tandem, tuaque ex-
spectata parenti vicit iter durum pietas etc. sic equi-
deoi ducebam animo etc. 6. ^n.
174 'DEL PARADISO (54)
Tu (19) credi , ciie a me tuo pensier mti
Da (juel eli' è primo , co;ì come raia
Dell' un j se si conosce > il clrupie e '1 -st; •
E però eli' io mi sia , e perdi' io paia
Più gaudioso a te , non mi dimandi -,
Che akun altro in questa turba gaia-
Tu credi '1 vero j clie (20) i minori e i grandi
Di questa vita miran nello (21) speglio >
In che prima che pensi, il pensier (22) pandi .
Ma perchè 'i sacro amore , in clie io (20) veglio
Con perpetua vista , e che in' asseta
Di dolce disiar, s'adempia meglio i
(ig) Tu credi , che il tuo pensiero e ciò che vai ru- \
muiMido colla mefite mei , cioì- perveniva a mia noti-
zia per mez7.o di J)io , dove io lo vegli, a , che essendo ■
egli la prima origine ^ e il principio di tutte le cose \
nato precede, come l' unità precede tutti i numeri , e 1
da quella conosciuta ne riluce ogni altro numero che
Ji quella mvltif licata i composto: per esempio il cin-
que di cinque unità , il sei di sei : in somma credendo ,
tu che io scorga i tuoi pensieri e i tuoi voleri in Dio,
stimi superfluo /' espormi con parole il desiderio , cl)e '
lai di sapere chi io mi sta, né mi domandi perche io ,
rni mostri verso di te piti allegro e giubbilante dt tut- j
ti questi altri lieti e giocondi spinti . ,
(20) Gli spiriti tanto di maggiore , quanto di minor :
gr.ido di gloria in questa beuta vita , |
(21) Nello specchio, cioè in Dio , in cut però si rap'
presenta il tuo pensiero prima ancor che tu pensi , ve- i
dendosi in esso presentemente ciò che in te ancora non \
f presente . :
(22) Pandi voce latina , apri , manifesti , \
•-^ì) Vivo sempre dcstt e attuato.
{66i . C i. N T O XV, 175
La voce tua sicura baltla e lieta
Suoni la volontà} suoni '1 desio,
A che la mia risposta (24) è già decreta .
l'ini volsi a Beatrice : e quella (25) udìo
Pria ch'io parlassi, e (26) arrisemi un cenno j
Che fece crescer 1' ale al voler mio :
E cominciai cosi : L' affetto e il senno
Come (2j) la prima egualità v'apparse,
D'un peso per ciascun di voi si l'enno :
Perocché al (28) Sol , che v' allumò e arse
Col caldo e con la luce , (29) en sì ignali ,~
Che tutte simigliarne sono scarse .
Ma voglia e (3o) argomento ne' mortali,
Per la cagion , eli' (3i) a voi è manifesta.
Diversamente (32) son pennuti in ali .
(a'j) Sta giù pronta e prepar.ita .
(25) Comprese .
(26) Sorridendo tri' accennò che io parlassi pure ,
(27) Tosto che Dio che è Li prima egualità ( coiì lo
chiama, in riguardo alla sua infinita giustizia fonti
d^ ogni giustizia , la qual virtU ha di mira l" uguali-
tà ) '■/ si mo'.trò svelatamtnte , divennero in voi b' a~
ti di una stessa misura la conoscenza e C amore , ti
senno dclC intelletto e C af]'clto della volontà , avendo
detto poco di sopra che amano a misura che conoscono •
la sua chiarezza seguita l' ardore , e l'ardor Ja visione.
(28) Dio .
(29) Sono sì uguali il senno e l'affetto^ il vedere e
r amare .
(do) L'affetto e il senno , il volere e il sapere .
X3i) Vi <■ manifesta , e per l' esperienza che già ui t orf*
stessi ne aveste , e mollo piti perchè la vedete in Dio .
(3ì; Nfr« tono uguali i , e perchè ie ali del destdcrié
«76 DEL PARADISO (8i)
•Onci' io , che son mortai , ini sento (33) in cjnesta
Disagguaglianza, e però non ringrazio >
Se non col cuore , alla paterna Festa .
■Ben supplico io a te j vivo topazio,
Che (fuesta (34) gioia preziosa ingemmi ,
PercJiè mi facci dei tuo nome sazio.
O (35) fronda mia, in che io compiacemmi »
Pure aspettando, io fui la tua radice:
Cotal principio, rispondendo, ftinmi .
Poscia mi disse : Quel , (36) da cui si dice '
Tua cognazione , e cent' anni e piùe
Girato ha '1 Tnonte in la (3^) prima cornice»
Mio figlio fu , e tuo bisavo tue :
Ben si convien , che la lunga fatica
sono grandi e quelle dell' intendhr.oito sono piccole;
o Tpcrchì alcuni sanno e non vog/tono , e alcuni ali op-
posi to vorrebbero-j ma non sanno ,
(30) In questa disuguaglianza di pik desiderare che
saper renderli le dovute grazie , e però alla paterna,
feita f e accoglienza amorevole che tu mi hai fatto ^
come mi fossi padre ec. e non già alla festa del Para-
diso ordinata dal Vadre Etimo y come dice il Vvltutello .^
(54) Gioiello , cioì quella lucidissima croce, in cui
erano come gemme quelle tante anime beate , una del-
ie quali era Cacciaguida.
(35) O f rorida mia ■, e ornamento di quel l' albero ^ di
cut io sono lo stipite^ della quale ho avuto tanta com-
piacenza nel solo aspettare questa tua venuta prcve-
du'a da me tarilo prima in Dio .
* (56) Dal cui nome prese ti suo cognome di Alighieri
la famiglia di Dante.
(37) La prima cornite del F:irgat$rio , v, il e> io»
(95) CANTO XV. j«7
Tu gli raccorci con 1' (38) opere tue .
Fiorenza (89) dentro dalla cerchia antica j
Ond'ella (4o) toglie ancordt e Terza e Nona»
Si stava in pace sobria e pudica .
Non (40 avea (42) catenella, non corona,
Non donne (43) contigiate , (44) non cintura j
Che tosse a veder più che la persona.
Non faceva nascendo ancor paura
La figlia al padre , che '1 »empo e la dote
Non fuggian quinci e qiu'ndi la misura .
Non avea case di famiglia (45) vote j
Non V* era giunto ancor (46) Sardanapalo
(58) Opere tue satisfatterie per C anima di lui,
(rJg) Dentro l* antico ptk angusto recinto di rnura> V,
il Vtllafit che diffusamente parla nelle sue Cronache
dell' a 'tica situazione dt Firenze.
do) Perchè in >juella parte della città v'era anche
l' oriuolo pubblico .
(40 Non usava gli sfoggi d' oggidì..
(42) Collane e ghirlande dt preziosa materia e ài
gentil lavorio,
(4>) Ornate di contigie , le qxali erano calze solate
e ricoperte dt cuoio traforato che si stampavano intor-
no al pie e alla gamba , ct.s così appariva ben attil-
la'a .
(44> Hon cintura con gioie: insomma non era allo^
ta ti vestir delle donne di tanta gala e leggiadria ,
talchi allettasse a guardare più ancora che i:on allet-
tava ta stessa persona . Auferireur cultu , gemniis au-
Toque teguntur omnia ; pars minima est ipsa put-lla sui.
Ov. de Rem.
(45) Per le crudeli fazioni e guerre civili tra i Guelfi
e Ghibellini ,
(46) Sardanapalo Re degli Assiri celebre per le site
F a
5?8 DEL PARADISO (107)
A mostrar ciò che 'd camera (47) si pnote .
Non (48) era vinto ancora (49) Montemalo
Dsì vostro (5 o) Uccelhitoio j (5i)che com'è vinto
Nel montar su, così sarà nel calo.
iJellincion (52) Berti vfd' io andar cinto
Di (53) cuoio e d'osso, e venir dallo speccliio
La donna sua, sanz,a 'I viso dipinto:
E vidi (juet de' (54) Nerli , e ijnel del Vecchio
Esser (55) contenti alla pelle scoverta j
crapule e iucoht'i.ue,ìz,c : s qui per ogni uomo di sìmUc
sfrenatezza .
(47) Si puote commettere f m.issimc in genere di ini'
fuiinizie le pilt moaruase .
(4^) Al tempo mio le fa'^brichc d' Fircriz'' non, erano
fame son ora. pi^ iKiirnificìie di quelle di Ruma .
(45)) Luogo elevato tt.i Viterbo e J\o!?i.i , dt dove si
3cuoprono t pih sontuosi edifici dclLi gran città. Il P,
dr Aquino vuole che sia Montemario , dove si vede la,
'^'iU.i signorile di casa Mellini .
(So) Luogo una posta lontano da Firenze, di dove
fili vien da Bologna ved: tutte le pik superbe fabbri-
the di quella città .
(5i) Il guai Montemalo siccome è vinto dall' uccella-
telo in quel eh' è sollevarsi in fabbriche magnificile ^
cosi sarà •vinto nel decadimento e calo ■, perchù mag-
gior disastri e rovine io ti so dire che sovrastano a
Firenze che a Koma : così avverrà per le lunghe e san-
guinose discordie che in fine distruggeranno la nostra
patria ,
(52) "Ricchissimo cavalier fiorentino delT illustre fa-
miglia de' Ravignaniy v. e. 16. Inferno .
(52) D'una casacca di cuoio co' bottoni d'osso .
(54 ) Due de' piìi ricchi e nobili cittadini .
(55) Co'itenti di vestire sernplici pelli conce seiiXiì
licHoprirle di pan'! i fini y 0 di drappi.
(US) e A >- T 0 XV. 179
E le sue donne aJ l'ìiso > ed al pennecchio :
O fortunate i e ciascuna era (56) certa
Della sua sepoltur.i j ed (Sy) ancor nulla
Era per Francia nel letto deserta.
L' una (58) veggliiava a studio della culla ,
E consolando usava P (5g) idioma ,
Che pria li padri e le madri trastulla ;
L' altra traendo alla rocca la chioma ,
Favoleggiava con la sua famiglia
De' Troiani , e di Fiesole , e di Roma .
Saria temuta allor tal maraviglia
IJnà (6o) Cianghella j un (6 1) Lapo Salterello j
Qual or sAria (62) Cincinnato} e Coruiglia .
A cosi riposato ? a cosi l>ella
(56) Certa dì morire , e di esser sepolta nella sua.
patria senza timore devili esig/r che erano a t tempi
di Dante così frequenti , cacciando la parte prepotente
ie famiglie intiere del!' altra .
(Sy) E a tempo mio nessuna donna era abbandonata
dal marito che andasse a mercantare in Francia .
(58) Attendeva ad allevare il bambolo .
io'}) Il parlar } balbettando per vezzo col sue bambo^^
lino .
(60) Fiorentina della nobìl famiglia di quei della To-
sa y maritata in Imola a Lito degli Alidosi , la quale
rimasta vedova fu un esempio di dissolutezza .
(61 ) Giurisconsulto fiorentino cavilloso e maUdico , con
cui Dante prese briga e trovò pane pe' suoi denti.
(62) Romani di specchiatissimi costumi .■ Corni gita in
vece di Cornelia per la rima: dice dunque alT età mia
rarissimi erano i discoli , come ai dì d' oggi rarissimi
so"o gli accostumati . Imi l'obitas ilio fuit ailniiiajjilis
«vo . Juven, 13.
]8o DEL PARADISO (iSo)
ViVeT di cittadini j a così fida
Cittadinanza, a così dolce ostello,
Maria (63) mi die, chiamata in alte grida;
E nell' antico vostro Batisteo
Insieme fui Cristiano e Cacciaguida .
IVIorpnto fa mio Irate, ed Eliseo:
Mia donna venne a me (64) di Val di Padoj
E (juindi '1 soprannome tuo si feo .
Poi seguitai Io 'mperador (65) Currado ,
Ed ei mi (66) cinse della sua milizia ,
Tanto per bene oprar gli venni in grado»
Dietro gli andai incontro alla QC({iiÌ£Ìa
Di quella (67) legge , il cui popolo usurpa
Per (68) colpa del pastor vostra (69) giustizia .
Quivi 111' io da quella (70) gente turpa
(G5) La Vergine Maria invocata da mia madre tic
de/ori dei parlo .
(64) Ciei da Ferrara y dove passa il Fa ^ e da quest^
che era delta famiglia defili Alighieri , prese ti mio
figliuolo le arme e il nome , e poi ti cognome tutta la
f,tmi{^lia, nominandosi Alighieri ^ che prima chiama-
vasi Eltsei .
(65) Corrado lìl. Imperadore che guerreggiè contro i
Turchi .
^P6) Mi adornò del titolo di cavalleria. Ammirato
Istor. Fior. iib. i.
(C7) \^es,ge Maomettana.
(68) Coìya del poco zelo e dappocaggine del Papa.
(69) I luoghi di Terra Santa, e di giustizia sono vo*
itri , c'oè de i cristiani .
(70) Da quella gente sozza maomettana .
(i4G) CANTO XV. tZt
Disviinppato (71) dal Mondo fallace»
Il cui amor molte anime (72) deturpa »
E venni dal (78) martirio a questa pace.
(71) Sciolto dal corpo a forza dt ferite da i maomeU
tH/it ricevute in battaglia .
(72) Contamina, con indurle a peccare,
(73) Così lo canonizza per eccesso di pietÀ : per al-
tro non è martire chi colle armi all-a mano si d fende
d^lla morte y anzi ì ucciso, mentre pur egli fa ogni
sforzo di prevenire t hcctiore : E in oltre non è marti-
re chi rimale ucciso nell' asjahrc , benché giustamente
un ingiusto possessore , il quale non per altro che per
difendere il suo, quantunque ingiusto pos>essn, uccide
r assalitore : perchè , confurme y asùomaì maxtyiem
Roa faeit poena > sed causa.
e A N T O XVL
ARGOMENTO
Racconta Caccia^uida. quai fossero i suti antichi pro-
genitori j in che tempo egli nacque , e quanto ftisse
«e' suoi tempi popolata la Città di Fiorenza ; e det-
le pÌH nobili famiglie di essa.
O
(i) poca nostra nobiltk di sangue,
Se gloriar di te la gente fai
Quaggiù, dove l'affetto nostro (2) languì,
JMirabil cosa non mi sarà mai :
Che là , dove appetito non si (3) torce ,
Dico nel Cielo , io me ne gloriai .
Ben se' tu manto j che tosto raccorce ,
Si che j se (4) non s' appon di die in die ,
Lo tempo va dintorno (5} con le force .
(i) G nostra, nobiltà di sangue poca veramente e da
fregiarsi poco, ma pure tale che non mi sarà mai mi'
rabil cosa , se pjoriar ce.
(2) È mal sano y irragionevole , errante.
(3) Y)al dritto della ragicjie .
(4.) Se da i discendenti di tempo in tempo con nuove
eizioni onorate non si viene aggiungendo nuovo luttroo
(5} Colle forbici .
<9) CANTO XVI. i85
Dal (6) voi , c]ie prima Roma (7) sofferie ,
In (8) che la sua t'amiglia men pcrsevra, ,
Ricominci aron le parole mie :
Onde Beatrice , eh' era un poco (9) scevra ,
Ridendo, (io) parve quella, clie tossio
Ai primo tallo scritto di Ginevra .
<6) Dante che di sopra parlAnde a Cacciaguida je«r
S.z conoscerlo come lo stipite dell.i sua casa gli aveia,
(lato del tu j ora che già aveva da lui saputo , chi t'-
glt Jossc y muta ciritno/jtale , dandogli del -joi y e fit
avvertito ti lettore della ragionevolezza di questa niw.
fazione , benché poi nel canto seguente ritorna ad usare
ia formoLa meno cerimoniosa ^ o pth domestica del tu»
(7) Allorch'i' Roma giù soggiogata da Giulio Cesare ^^
che colla dittatura perpetua avcvn assunti altri ufizB
principali f cominciò non sciita pena a trattarlo non
pili del tu , secondo che voleva la buona grammatica ^
ma dei voi per adularlo, e quasi riconoscere in lui pik-
persone per quella multiplice potestà . Per altro l' usa
del voi ad una persona sola , con buona grazia de^ Co-'
mentatori , fu introdotto un pezzo dopo Giulio Cesare ,
quando la lingua latina cominciò a deteriorare ^
(8) il qual modo di dire non è in oggi molto usato djp
i Romani che hanno dismesso l'abuso di quel pronome
voi nel parlare ad una sola persona . Farse in quei tem-
pi erano ritornati aW antico tu : ma qualche lezione di"
ce me, cioè meglio persevra, forse piacendo a Dante f
come pili, civile , l' uso del voi che del tu t supposi^ L'
introduzione .
(9) D.i noi separata e quasi in disparte.
(io) Sorridendo mi fece animo a proseguire con sicu-
rezza j come quella cameriera di Ginevra che quando
questa si lasciò baciare da Lancillotto mostrò con un
tal tossire di essersene bensì accorta , ma insieme di?
segno di approvazione , con che te tolse affatto il ros-
sore per quel peggio che seguì dopo , quando in quei
giorno non si lesse avaute r. 5. ifif.
t84 DEL PARAmSO <i5)
Io cominciai > Voi siete 'I padre mio ••
Voi mi date a parlar tutta Caldezza :
Voi mi levate si , eh' i' son più eh' ios
Per tanti rivi s'empie d'allegrezza
La mente mia, che (n) di se la letizia:
Perchè può sostener, che non si spezzai
Ditemi dunque, (la) cara mia primizia,
Qiiai son(i3)gli vostri antichi, e(i4)'l'iai l'ar gli aani
Che si segnerò in vostra puerizia?
Ditemi dell' (i 5) ovil di san Giovanni,
Qiiant' era allora , e chi eran le genti
Tra esso degn^' di più alti (i6) scanni?
Come s' avviva allo spirar de' v*nti
Carbon? in fi.imma , così vidi quella
liiice risplendcre a' miei (17) blandimenti;
(11) Che diventa fonte ^ e non puro ricettacolo di al-
legrezza, non ritene/ìdotii dentro sì rinchiusa ■, ma fuo-
ri mandandola e mostrandola in tutti gli atti, e però
]pttò tanta sostenerne e capirne senza spezzarsi , come
de avverrebbe y se tutta dentro di se ritenerla volesse,
(12) Primo stipite detta nostra casa ,
(io) l vostri antenati.
04) ^'''^ anno di Cristo correva ^ quando voi nasce-
Sìe y e su i pubblici istromenii e scritture private si se'
gnava j 0 ehe fu degno di esser notato per esservi oc-
corsa la vostra nascita? dal latino dies albo signanda
lapillo .
(i5) Di Tirenze che ha per suo principal protettore
S. Giovanni .
(i€) Seggi y tribunati.
il^) Furole pineevpli 4t rispetta e di lode*
(So) CANTO XVI. t85
E come agli occhi miei si te' più bt!!a ,
Cosi , con voce più dolce e soave ,
Ma (i8) non con questa moderna favella,
Dissemi : (19) Da quel di , clie fu detto AVE
Al parto j in che mia madre , eh' è or santa ;
S' alleviò di me , ond' era grave ,
Al suo Leon cinquecento cinquanta
E tre fiate venne questo fuoco
A rinfiammarsi sotto la sua pianta •
Gli aatichi miei ed io nacqui nel loco»
(18) Spiega Vellutello non con favella mortale e «-
maria , ma con angelica e divina . U'ie^lio il Dan. non
■con questo parlar fiorentino d" ogi;i , ma in lingna la-
lina y come usavasi p. que' tempi di Cacciaguida tra.
le persone meno rozz,e in cose di moment», che coti si
raccoglie da quelle parole , o sani^uis meus etc.
(19) ìDal dì delC incarna-zione fin alla mia nasci t^t
questa stella infuocata di Marte , dove nvi stame , erx
tornata sotto ti segno di Leone ( suo , quasi suo confe^-
derato nell' influire di un modo assai conferme) 553.
lolte^ e mettendo Marte quasi due anni a far questo
ritorno y -veniva Cacciaguida a esser nato intorno al
I106. come si fa verisimile , essendo morto intorno al
I1II7. Si osservi A-ver qui preso sbaglio tutti i Cemen-
tatori , come avvertirono i signori Accademici nella po-
stilla , per un errore trascorso nelle stampe., e ne' te-
sti .a penna fin ai tempi di Pietro figliuol di Dante f
che di queste luogo scrive così : Licet reperiatur scri-
ptum corrupte triginta virihus , dehet dicere trihtis
vicihus : e per verità quel trenta non solo fa che il
verso ne patisca , facendosi fiate di due sillabe sole ,
ma contraddice alla storta , pefchè essendo morto Cac-
ciaguida nel 1147. se leggati trenta ^ sarebbe prifUtt
morto the nato ,
i«6 DEL i'ARADlSO (',o)
Dove si tniova pria 1' ultimo (20) sesto
Da f{uel , clie corre il vostro animai (21) giuoco .
Basti de' miei maggiori udirne questo :
Chi ei si furo , onde venner quivi ,
Più (22) è tacer, che ragionare , onesto .
Tutti color, ch'a quel tempo eran' ivi
Da potere arme (23) tra Marte e '1 Batista»
{"lo) La città di Tìrenze di quel tempo si spartiva
hi sesci f come al presente in quartieri : net modo clic
Roma per eiempio si spartisce in noni . Queito dunque
era. a quei tempi il sesto , o sestiere di porta S. Pie-
tro , al di cui canto , dove prima vi s' entra da mer-
cato vecchio, era la casa di Cacciagiiida ^ dice Lic-
nardo Aretino.
(21) // palio che annualmente si corre per 5, Giovan-
>ù , nella qual corsa i barbari trovavano la casa di
Cacciaf^uida al principio di tal sesto .
(2'2) Così tronca la cosa, 0 perche Dante , dice Lan-
dino , non sapea più- l' antica origine de' suoi , 0 perchè
era ignobile e filei ma ali' incontro Vellutello inten-
de esser più- onesto il tacere che il ragionare de' suoi
maggiori no/1 per incorrere nel brutto viz-io di vantare
l'antichità della sua stirpe , parendo a raccoglier. i dal
e, IJ. Inf.v. 73. che Dante stimava i suoi antenati es-
icr discesi da quei romani che fondarono Firenze e vi
rimasero ad abitarla . Il Salvini net discorso 84. della
prima Centuria lo fa dell' antichissima famiglia roma-
na dei Frangipani .
(23) Firenze prima che sì convertisse dall' idolatria
alla S. Fede era specialmente divota di Ul^rte, e dopo
la conversione jti , ed è specialmente divota di S. Gio-
vanni , cui però consei.ro il tempio medesimo di quell'
ìdolo. Dice dunque Cafciaguida , che in tutto quel de-
corso di tempo, sì quando Firenze era stata pagana y
et quando era stata cristiana fine alla ttta età avett
ai) CANTO XVI. 187
Erano '1 quinto di quei, olie son vivi:
Mx la cittadinania , eh' è or (24) mista
Di (25) Campi, e di Certaldo, e di Figgliine,
Pura vedessi (26) nell' ultimo artista .
O (/uanto fora meglio esser (27) vicine
Quelle genti , eh' io dico > ed al Galluzio ,
E a Trespiano aver vostro contine ,
Che averle dentro, e sostener lo puzzo
Del (28) villan d' AgugHon , di cpiel da Sig«a f
Che già per Ix^rattare ha l'ocoltioCag) aguzzo I
fatto un quinte di popolo r! petto 9 queth che facev»
a tempo di Dante, Vclluteilo spiega ciò in modo ■, co-
me se fin al tempo di Cacaaguida de' fiorentini yarte
fossero pagani e parte cristiani : sciocc/iczza . Il P. d'
Aquino spiega tra Marte e ii Battista , cioè tra il luo'
go , dov' era la statua di Marte situata a Ponte Vec-
chio e il Battiiterio ; ma pare che questo spazio com-
preso tra questi ter/ijiii non sia da poter capire tanto
popolo .
(24) f^o» più pura da che si sono aggregate tanti
nuove famiglie venute del contado.
(20) Luoghi del contado di Firenze .
(26) Fin all'infimo artigianello .^ non che nelle fami-
glie principali .
(27) Cìie le genti de' sopraddetti castelli fossero no-
stre confinanti , e non di dentro al nostro dominio , ma,
terminasse il noitro contado a Galluzzo e Trespiano lun-
ghi assai pi il- vicini alla città , e presso che su te porte .
(28) Intende di mcsscr Baldo di Aguglione e messer
Bonifacio da Signa .
(29) Motto attento a far baratterìa e mercato su, le
Srazit e gli uffizi .
i88 DEL PARADISO (5?)
Se (3o) la gente j ch'ai Monda più (3i) traligna )
Non fosse stata a Cesare (32) noverca j
Ma come madre a suo tìgliuol benigna ,
Tal fatto è Fiorentino, e cambia, e merca j
die si sarebbe volto a (33j Simifonti ,
Là , dove andava 1' (34) avolo alla cerea .
Sariesi Montemnrlo ancor (35) de' Conti:
Sariensi i Cerclii nel (36) pivier d'Acone,
E forse in (07) Valdigrieve i Biiondelmontì .
(3o) Dice a seconda del suo genio Ghibellino che la
cotp* di essersi empita la città di estranei , deve ;'«
somma imputarsi al Papa e alta Chiesa y per avere a-
"vuta origine da toro la soilevazione de' popoli , e spe~
cialmiKte dt Fire/ize contro l' Imperadore y onde accese
le fazioni de' Guelfi e Ghibellini , di qui era venuto
il desolarsi le città y e la necessità, di riempirle dt /<?•
ihiglie di contado .
(5i) degenera dalla santità, de' suoi prtdtces sari .
(32) Matrigna.
(33) Piccolo y ma forte fastello disfatto da i fiorenti-'
ni l' anno 1202.
(34) Tanto povero che campava dì limosine : di chi
intenda qui non lo trovo da alcun notato .
(35) De' Conti Guidi, che ne erano stati signori,
(36) Q_uel tratto di paese , e quasi diocesi soggetta
alla giurisdizione della Pieve che suol avere altre chie-
se figliane e a se subordinate . Neil' edizione fatta in
"Napoli dal Laino , che nel frontespizio promette de i
locaboli oscuri la spiega ( di quetto tgscanisrrio si rì-
dono t signori Giornalisti ) piviere s' interpreta sem-
plicemente giurisdizione , interpretazione assai insuffi-
ciente, della quale insufficienza abbonda generalmente
la detta spiega,
(.37) Luogo nel fiorentino , donde venne questa famir
Sita che vi possedeva terrei e castelli.
(SG) C A ;«■ T O XVI. 1%
Sempre la confasion delle persone
Principio fu (lei mal della cittade f
Come del (38) corpo il cibo, che s'appone.
E cieco toro- più (Sg) avaceio cade ,
Che cieco- agnello : e molte volte taglia
Più e meglio (/jo) ima , che le cinque spade .
Se tu riguardi (4i) Luni , ed (42) Urbisaglia ,
Come son ite , e come se ne (43) vanno
Diretro ad esse (44) Chiusi , e (45) Sioigaglia :
Udir, come le schiatte si disfanno ,
(38) Secondo quel savio detto t Plures occidit gula>
quam gladius.
(09) Pik tosto , ptH in fretta , perchè più furioso , non
sa star fermo , che il cieco agnello mansueto e pacifi-
co : vuol dire che la grandezza del corpo e la miig^ioT
robustezza delle forze di una città e stata non giova f
anzi nuoce alla conservazione ^ se in quello fton vivesi
in pace y e senza l' accie e amento delle passioni , e che
Firenze pia povera è umile , ma più pacifica si sareb-
be mante/iuta in fiere più lungame'ite ,
(4o) U'ia spada sbrigata da ogn"" impaccio y che cin-
que incrociate insieme tra dt loro: e cosi risponde al-
la tacita obbiezione che coli' aggregare tante famiglie
crebbe in potenza .
(40 Città già capo della LunigiMia decaduta a quei
tempi e in oi^gi distrutta .
(42) Casteiluccio in eggi della Diocesi di Macerata ,
A quei tempi città grande, ma già disastrata .
(43) Declinando e mancando .
(44) ^" "ggi piccola città dello Stato di Siena , ma
anticamente assai nobile e potente .
([,S) Piccola città marittima nella spiaggia dell'A-
driatico della legazione d'Urbino che in oggi non i co-
sì in declinazione ^ com'era a quei tempi.
BEL PARADISO (7*)
Non ti parrà nnova cosa j ne (46> forte j
l'oscia che le eittadi termine Iianna.
Le vostre cose tutte hanno lor morte ,
Si come voi 3 ina (47) celasi alcuna ,
Che dura molto, e le vite son corte.
E come 'I volger del Ciel della luna
Ci!0[>rc (48) ed iscuopre i liti senza posa >
Così fa di Fiorenza Ja Fortuna :
Perchè non dee parer mirabil cosa
Ciò, clr' io dirò degli (49) alti Fiorentini.
Onde la f an>a nel tempo è nascosa .
Io vidi .gli Ughi , e vidi i Catellini y
Filippi, Greci, Ormanni , e Alberichi ,
Già (5o) nel calare , illustri cittadini :
E vidi (5i) così grandi, come antichi ,
^6) "Difficile a credersi.
147) Celasi la lor morte a noi f perchè durando esse
mollo , noi stante la nostra corta vita non le possiamo
veder morire , e però ci sembrano eterne.
C48) Cagionando il fiusso e riflusso del mare,
(49) De i più antichi , che fiorirono ne' ternpi pik da
i nostri remoti, e de' quali appena in qualche lacero
Avanzo dì carta ne rimane la memoria: o spieaa alti.
per egregi, ma la fama loro è nascosa nel tempo , per-
chè la lunghezza di questo l' ha fatta dimenticare : il
senso f : non deve parere strano ciò che dirò , cioè es-
ser queste private famiglie soggiaciute alla disgrazia
di mancare ed estinguersi ■, alla quale son sottoposte
ancor le città , come si vede cadenti 0 cadute .
(5o) Quando ancora stavano in declinazione e deca-
denza, lUusiri .
^5j) Egualmente antichi e potenti.
(gì) CANTO XVI. 191
• Con (ftiel delia Snnnella ({nel dell'Arca-,
E Solclanieri , e Ardinglii , e Bostichi .
Sovra la (52) porta, che ai presente è carca
Di (53) nuova fellonia di tanto peso,
Che tosto fia jattura della barca ,
Erano i Ravignani , ond' è disceso
11 Conte Guido, e qiialiincjiie del nome
Dell' (54) alto IJellincione (55) ha poscia preso,
Q'.ifcl della (56) Pressa sapeva (57) già come
Regger si vuole, ed avea (5S) Caligaio
Dorata in casa sua già 1' (Sg) elsa e '1 pome .
Grande era gii» la (60) Colonna del Vaio,
Sacchetti, Giuochi, Sii'anti, e Barucci ,
(Sa) h' edizione A!dìnA , e molte dietro a lei hanno
poppa, e tutti i ComeniatoTÌ s/'iegano al timone, al
governo della città, rico/.osce/idola i>er allegorìa , che
poi continua: ma Pietro Dante legge porta, e confron"
ta colla Cronica del Villani che dice aver quelli di
questa famiglia le lor case sopra porta S. Pietro.
(.53) t)i cittadini felloni e traditori del bene pubbli-
co , percht f azionari , e pere alla, Repubblica di esor-
bitante aggravio .
(54) DeW illustre Bcllincione Berti della famiglia
de'' Ravignani , di cui nel canto antecedente .
(55) Ha poscia preso il cognome per te e per i suoi.
(56) Famiglia nobile fiorentina .
(57) Già fin da quei tempi risedeva,
(58) Altra famit^lia nobile,
(5i)) L' impugnatura e guardia della spada: e qui
vuol dire l' insegna , 0 divisa di cavaliere ,
(60) La Colonna di Vaio , ctoi dipinta a pelle di Va-
io in campo rosso , i /' arme de^ Billi : Vaio è un ani-
male simile allo scoiattolo cui dorso di color ùi^io e il
ventre bianco.
192 BEL PARADISO (lo^J
E Galli , e (6 1) quei , ch'(62)^rossan per lo staio »
JL© (63) ceppo j di che nacquero i CalfuccJ j
Era già grande , e già erano tratti
Alle (64) ciirule Sizii , eil Arrigiicci .
O quali vidi (65) quei, che son disfatti
Per lor superbia ! (66) e le palle dell' oro
Fiorian Fiorenza in tutti suoi gran fatti..
€osì facèn li (6j) padri di coloro.
(6i) Chi dice esser costoro i Tosinghi e chi i Chiar»^ \
fno/itest y uno de' qaalt essendo staiu frofosto sopra te 1
biade o grano del comune ^ dtcen aver lotta, vm una j
doga dello staio » e cosi ristretta la misura, ^ aver gua.'
bagnato mollo ^ ma scopertasi la frode fu decapi, ato ^
e lo staio si fece di ferro. Vedi ciò che con qualche di-
•vcrsità. sopra ciò si ì detto nel e. I2. P«r/j. al tj. eh.
era sicuro il quaiierno, e la doga. |
(62) Vtvengon roisi per la. vergogna che alla fami- !
{Ha loro aveva fatto colui ,
(65) Questi sono t Donati. :
(64) A i primi seggi 4e i piìt ragguardevoli magi- \
strati.
(65) Per i disfatti per la lor superbia intende la fa-
miglia degli Abbati.
(66) Falle dell'oro Insegna forse di famiglia nobile j
fiorentina: i Comentatori pa laao ques'o luogo sotiO si- 1
lenzto j dice il Volpi y quasi che egh i' tllumane assai
con quel suo forse, behcnì per ver^tÀ non l' i da dire I
nulla di ceno y e la cosa non è di tal pregio , 0 da cer-
carsi y come la dramma, col metter sos. opra l' ari. hivi9 1
di quel pubblico: pure n è chi dice esser questa l' ar-
nie della famiglia nobile degli A!ibati , a di altra che '
fioriva per azioni gloriose : altri Ugge le palle de'
lorOj e spiega: i vii- de' loro aderen.i y e dt quei del~ !
la medesima consorteria contavan più di quelli di ogni (
altra nelle cose di maggior rilte''JO, ^ 1
(67) Cioè de' Viidomini i de t Tosinghi y e de' Certi- -
(!24) CANTO xvr. 195
Che ) sempre che la vostra chiesa vaca >
Si fanno grassi > stando a (68) consisterò.
L' oltracotata (69) schiatta , che s' imlraca
Dietro a chi i'ugge > e a chi mostra '1 dente }
O (70) ver la borsa» com' agnel si placa >
Cik venia su, raa (71) di piccola gente»
Sì che non piacque ad Ubertin Donato »
Glie (72)'! suocero il facesse lor parente.
Già era '1 (73) Caponsacco nel mercato
Disceso (74) giù da Fiesole , e già era
giéiìii nati di un medesimo ceppo » » quali per essere
stati i fondatori dei Vescovado di Firenze » quando mo-
riva il Veicolo y fino che ti nuovo pigliasse possesso ^^
entravano curatori all' economìa delibi mensa ^ e tutti
insieme mangiavano e dormivano in vescovado ,
(68) Consiitoro significa consesso di soggetti che sono
in qualche grado di molta onorevolczza e autorità.
(69) Schiatta 4' una tracotanza bestiale i intende di
casa Adtmari che perseguita come drago con furia, e
veleno chi fugge .
(70) O a chi mostra la borsa regalando profusamen-
te . Il Poeta con questa famiglia ce /' aveva fortemen-
te , perchè Boccaccio Adimari , quando Dante fu man-
dato in esilio y gli occupò tutti i beni , e per non esser
costretto a restituirglieli si attraversò sempre più di
ogni altro al suo ritorno in Patria .
(71) Di gentarella vile e di bassa lega.
{-,1) Che il suocero M. Bellincionc dopo aver marita-
ta una sua figliuola a esso Ubertino Donati y casa no-
bilissima , desse poi la seconda figliuola a uno degli
Adimari y e così glie lo facesse suo cognato » vergognan-
dosi Ubertino di tal parentela .
(75) Famiglia nobile fiesolana .
(74) Sceso da Fiesole ad abitare in Firenze a Merc4-
I0 Vecchio .
Jom. in, G
J94 DEL PARADISO (122)
Buon cittadino (75) Giada, ed Infangato.
lo dirò {76) cosa incredibile e vera :
Nel picciol cercliio s' entrava per porta >
Che si nomava da quei della Pera . *
Ciaactiu } (77) che della bella insegna porta
Dei gran (78) Barone , il cui nome , e 'l cui pregio
La lesta di Tommaso (79) riconforta.
Da esso (80) ebbe milizia e privilegio j
Avvegna die col popol si ranni
("/S) Giuda Guidi ^ e la famiglia infangati .
(76) E la dito in riprova della bontà di quei tempi
lontani da ogni astio ed cmu/azione contro qua/che fa-
miglia ; e la cosa che dirà ^ sembrerà incredibile ^ per-
chè tn questi nostri tempi /azionari no>i si comportereb-
be che una porta pubblica della città prendesse il no-
me da una particolar famiglia : e pure a quei tempi
che Firenze era di minor circuito, una sua porta si
chiamava Torta Peruzza da casa della Pera.
(77) Ciascun., dot quelle fa.mtg(ie fiorentine che in-
quartano nella sua arme /' arme del celebre Ugo mar-
chese di Toscana .
(78) Questo Barone da Ottone lU. Imperadore fatto
Vicario Imperiale in Italia donò a molte famiglie fio-
rentine /' arme sua , che era composta e divisata a li-
ite rosse e bianche con molti altri privilegi ; le fiimi-
glie furono Pulci, Nerli , Gangalandi , Giandonati e
quei della Bella .
(79) Perchè essendo morto nel giorno di S. Tomma-
so , e seppellito nella Badìa di Firenze , da Willa sua
madre fondata , e da lui di molti beni dotata , quei
monaci ogni anno con pompa in tal giorno ne celcbra-
•vano i' anniversario f e rtnnovcllavano di tanto benefat-
tore la memoria .
(ito) Fu ornato dell'ordine di cavalleria e di privi^
legi.
ti3i) CANTO XVI. 125
Oggi (8i) colui, che la t'ascia col fregio.
Già eran Giialterotti ed importiini :
E ancor saria (82) Borgo più ((iileto >
Se di nuovi (83) vicin foiser diiiiiini .
La {S^) casa , di che nacque il vostro fleto ,
Ver lo gluato disdegno , che v' ha moni ,
E posto fine al vostro viver lieto,
Era onorata essa , e suoi conforti .
O Biiondelinonte , quanto mal fuggisti
Le (85) nozze sue per gli altrui (8G) conforti 1
Molti sareLber lieti, che son tristi.
(81) Cio-è Jafio della Bella ^ che avendo rinufizìato a
i gra>:dt e Juttosi del l'O} olo , riteneva ì' atmc del mar-
chese Ugo , ma aberatu.^ avendola cinta d' un Jrcgio
d' oro .
(82) Borgo S. Apostolo , dove abitavano queste due
famiglie Guelfe .
(83) / nuo-vt vicini^ e le due famiglie ora nominate -,
o i Euondeimont: gente di quei tempi ti.quuia e pre-
pcti iite .
(84) La casa degli Amidei , dalla quale nacque il
pianti di F.rcnze per lo :dei:no dtgk Amide. e loro
co)ìgtu)ìii che uccisero Buondtlniunte Buondelmoutt , per
aver ripudiata la sposa della famiglia dcglt Amidei ,
Ver questo fatto si accelero gran i,imictzic , e ne ven-
ne lo sconcerto della Keptibbltca , con introdursi in es-
sa le pestifere fazioni de' Guelfi e Ghibellini . V. e,
28. l'.f
(XS) Le nozze già pattuite colla detta casa 'n-.idei.
(86) Per l' iìisiigazione di quella gentilaonna de Do-
jiati che facendoti vedete la sua figliuola bt!iis>ma y
l' indussi a sposarla con mai, care la data fedj alla
tua prima sposa degli Amidet.
196 DEL PARADISO CANTO XVI. (142)
Se (87) Dio t'avesse conceduto ad Enia
La prima volta, eh' a città venisti.
Ma conveniasi a quella (88) pietra scema j
Che guarda '1 ponte , che Fiorenza (89) fesse
Vittima nella sua pace (go) postrema .
Con ({iieste genti ) e con altre con esse ,
Vid' io Fiorenza in sì fatto ripeso ,
Che non avea cagione j onde piangesse .
Con queste genti vid' io glorioso ,
•E giusto '1 popol suo tanto j che '1 gigh'o
Noa (gì) era ad asta mai posto a ritroso,
Né (92) per division fatto vermiglio .
(S7) Ciac- se tu , o i tuoi antenati vi foste annegati
nel fiumtcello Ema , quando da Monte Buono la -vostra
famiglia passò la prima volta a Firenze a porvi casa .
(88) Li* base e pie di ponte vecchio rimasta senza la
sua statua di Marte caduta in Arno , dove fu trucida-
to Buondelmcnte ^ quasi in altare assai proprio.
(89) Facesse con uccidere questo disgraziato .
(go) Perchè poi non godi ptu pace.
(gì) Cioì' fu sempre in guerra vittorioso ^ ticchi i suoi
tiemtci non posero mai il giglio che era la loro inse-
gna a rovescio y e sottosopra nell' a^ta ^ come solevano
fare i vittoriosi delle bandiere acquistate ,
(92) Ni per le divisioni civili mutato in rosso , per~
chi l' arme del comune nello stendardo del popolo era
un giglio bianco in campo rosso ; ma prevalendo la par-
te Guelfa , abbassata la Ghibellina , e fattasi signora
della città y mutò l^ arme ^ facendo il giglio rosso tu
tampo biante.
CANTO XVIL
ARGOMENTO
€^cci.3guìd/t in questo Cìnto predice a Dante il suo
esilio , e la calamità eh' egli aveva a patire : ulti~
mamente lo esorta a scriver la presente Commedia.
\^/ual (i) venne a Climenè per accertarsi
Di ciò , eli' aveva incontro a se udito j
Quei, (e) eh' ancor fa li padri a' figli scarsi»
Tale era io, (3) e tale era sentito,
E da Beatrice , e (.4) tifila santa lampa ,
(i) Fetoìite secondo le favole rinfacciato di Epafo^
perchè falsamente si vantasse d' esser figliuolo del Su~
le , corse affannoso alla sua madre Olimene per acccr~
tarsi d' una cosa di tanta sua importanza , pregando-
la a dargli contrassegni e riprove certe di tal sua ori:
gine , Qua/ era dunque Fetonte in quel caso , tal era io
nel presente ^ dot ansiosissimo di essere accertato da.
CacciaguidA di cose di mia grandissima importanza .
(2) Fetonte , il di cui funesto esempio proceduto dal-
la soverchia condiscendenza del Sole padre di lui , fa^
e deve fare i padri più ritenuti e scarsi verso t figli .
Fetonte^ ottenuto dal Sole di guidare per un giorno il
di lui carro , fu Uà Giove fulminato . 2. IMcl.
(3) E per taf e riconosciuto .
(i) \)a Cacciaguida , che era la santa luce , che per
potere aT)ante parlare pikda vicino , avea mutato lue-
go in quella croce luminosa y scendendo dal destro drac'
ciò al piede della medesima .
igS DEL PAT^ADISO (5>
Che pria per ine avea mutato > to .
Perdiè mia donna: (5) Mania fuor la vampa
Del tuo disio , ini disse , si eli' eli* esca
Segnata hene ilella 'nterna stampa :
Non percliè nostra conoscenxa cresca
Per tuo parlare , ma perdi è t' (6) ausi
A dir 1,1 sete , sì che 1' uom (7) ti mesca .
O (.8) cara pianta mia $ clie (9) si t'instisi,
Che , come veggion le terrene menti
Non capere in trrangolo (io) du' ottusi ,
Così vedi le cose contingenti
Anzi cli^ sieno in se mirando '1 (11) punto»
A cui tutti li tempi son presenti .
Mentre eh' i' era (12) a Virgilio congiunto
Sa (i3) per lo monte, che 1' anime cura»
(5) Esponi l' ardente tuo desiderio , ed esponi to con
■parole hcne espressive e stamine de IP interno concetto
della mente \ ni' vi ha qui che fare la cariti deilo Spi-
nto Santo , che v' intrude il Landino .
(6) T' avvezzi .
(7) S'induca a mescerti, e dissetarti .
(8) O Cacciaguida , da citi io nasco , poiché sei lo
stipite delta nostra famiglia .
(9) Che t'' innalzi tanto in su da vedere Dio chiara-
mente e in Dio ogni cosa .
(io) Due angoli ottusi .
(11) Dio j che eziandio rispetto a i tempi preterito ^
■presente e futuro egli ì- quello , cujus centruin est u-
ijique , circumferentia nusquam .
(12) in compagnia di Virgilio die mi faceva la guida,
(id) Per il monte del Purgatorio che da ogni contrat-
t(f macchia te anime purga e imbianca: 7net afora dal-
le tele di line e canape che uscite dal telaio si curii-
no ec.
(io) e A !^ T O XVII. 139
E fliscenJencIo (i4) nel Mondo defunto >
Det'e mi far di mia vita {'utura
Parole (i5) gravi} avvegna ch'io mi senta
Ben (iG) tetragono a i colpi di ventura»
Perchè (17) la voglia mia sa^-ia contenta
D' intender qual fortuna mi s' appressa j
Che (18) saetta previsa vien pi-ù lenta •
Cosi diss'^io a (19) quella luce stessa,
Che pria m' avea parlato , e come volle
Beatrice , fu la mia voglia (20) confessa .
Né (21) per ambage, in che la gente folle
(t4) Croi l' inferno y detto dal Poeta altrove il regìTo
della tnorta gente .
(i5) Gravi , cioì' prcntmziatrici di calamità , le qita^
li gli erano state prenunziat-e da Farinata e Ser Bru-
netto netl' inferno : e da Currado Malaspina e da O-
dcrisi nel Purgatorio .
(16) Va/limo ben fermo e ben quadrato che come da'
do in qual faccia cada y vi si posa ugualmente bene,
Lia similitudine ì presa da Aristotele che nel primo
dell'Etica dice: Virtuta praeditus fortunas prosperas ,
et adversas fert ubique oninino prudenter , ut bonus
tetragonus sine vituperio existens.
(n) Per la qual cosa.
(18) È quel che disse Ovidio y eara prasvisa miniis Ix-
dere tela solent, e poi il Petrarca , che piaga antive-
duta assai men duole, ma non Salom. , a cui da Da^
nicl. s' affibbia ti detto di S.Grcg. con un poco d'alte,'
razione cosi : Jaculum pra:visum minus laedit.
(19) A Cacciaguida .
(20) Da me a lui .
(21) Non per via di parole ambigue ed enigmaticJie
qiialt erano gli antichi oracoli, co i quali il demonio
illudeva e intrigava i miseri idoìaiyi • Allude a quei
200 DEL PARADISO (5i)
Già s' invescava pria che l'osse ancÌ50
L'Agnel di Dio, che le peccata tolle :
IVIa per chiare parole , e con (22) precibo
Latin rispose (23) quell' amor paterno )
Chiuso , e parvente del £uo proprio riso :
La (24) contingenza, (25) che fuor del «quaderno
Della vostra materia non si stende ,
*iì Virg. Cumflea sibylìa horrendas canit ambage*, au-
troque reniugit, obscuris vera involvens.
(i2) Vrecne e pyoi'fio parUrei I.itme loqui -vuol di-
re parlare in maniera piana. > scmpuce e Uiuate .
(23) Cacciaguida chimo i" q'^eHa lampa , ma sì fat-
tamente che traspirava L. ui.. g'oialità -verso di me.
(2J) l futuri contiiigehii che voi altri uomini non li
sapete , // sa Jdf-o e chi lede D.o •
(25) Qu.id< :>,o della lestra matteria vuol dire C in-
iellctio nel corpo umano , e }>erà in tal quaderno non
si stende fuo'ì , non appamct tcriita questa contin-
genza, COI i antiìigeì'ti Jutuì'i f ùenchì- vi possano ap-
parire se-itti t contingenti presenti e preteriti . Non
può negarsi la compassione a i Co'noitatori , se qui o
fascano 0 t'hc tamp.ìro 0 ..xìta'io: questo ì un parlare
assai :/uo>npario ; fior del t iddeviif della vostra Rla-
teria . Forse Dan. e pre<c /.. metafora da quelt' \nti'\\s-
ctu.« noster tanquam ta!;i la rasa , in qua nihil Jepi-
ctum est. Ancnc il P. (t'Aqui/.o ha lasciato di tradur-
re queste parole di piìt astruso significato , t solamen-
te ha voltato con elegante perifrasi la parola contin-
genza così ; Xativu pendere qui rentura fluunt j ma
questa espressio /e no • vuol dire le cose continsfcnti fu-
ture, ma p H tosto le pieseiiti , delle quali Va^.tc non
chiedeva la no izia a Cuccittgutda , ma la chiedeva
di quelle cose contingf..' t.; Caccaguida vedeva an-
zi che sieno in sp , mirando '1 punto, a «ui tutti li
temi'i son piesenti.
(3f?) C A Tvr T O XVII. iaoc
Tutta e dipinta nel cospetto eterno t
Necessità però (26) quimli non prende
Se non come dal viso , in che si specchia
Nave , che per corrente giù discende .
Da (27) indi , si come viene ad orecchia
Dolce armonia da organo j mi viene
A vista '1 tempo , che ti s' apparecchia.
Celiai (28) si paFtì Ippolito d'Atene
(26) Da//' essere i futuri contingenti ab atern» di"
f>t'2tt nella mente di Dio non ne segue die accadala
di necessita ■) iC non come d.ìlla vista y o dall' occhio
^leggente , ni cut si speccha e rapj'rescnta ( /' occhia
r SI ecc/ìio vivo delia cosa veduta ) una nave die cor-
re giìi per un fiume ^ ne segue die corra gin di neces-
sità : e vuol dire tal necessità non essere assoluta e
Antecedente y ma per supposizione e conscguente ^ per-
chè la nave non corre , perchè /' occhio la vede corre-
re ^ ma l' occhio la vede cg^rere ^ perchè essa corre : e
cosi sonai futuri contingenti rispelio a D/<? , la cui prc'
scienza per-B quantunque eterna non pregiudica alla con-
tingenza delie coe^ ni alla libertà dell' arbtirto ^ che
secondo che ifi tempo si determina o al no 0 al sì , id-
dio ah aeterno ha preveduto 0 ti no o il sì. Daniel, in-
tende questa similitudine al rovescio , e però la disap-
prova , risco'itrando nella nave che corre , lo stesso Dio
che prevede ab aeterno , devendo in quella riscontrarsi
il juturo contingente .
(37) Da indi , da questo eterno cospetto dov' è dipin-
ta la contingenza , mt viene alla vista il tempo tra-
fagtioso che ti si apparecchia , come viene alla orec-
chia In dolce armonia d' un organo che ì sonato: prò»
feiizza il già passato.
(28) Come partì Ippolit» da Atene forzatamente per
non voler piegarsi al furioso amore della matrigna Fe-
dra : così partirai lu costretto a et» fare per nonvolct
202 DEL PARADISa (4,6)
Per la spietata e perfida noverca >
Tal di Fiorenza partir ti convfene.
Questo si vuole , (29) e (jiiesto già si cerca 5
E tosto verrà fatto a chi ciò pensa
Là (3o; dove Cristo tntto di si inerca .
La (3i) colpa seguirà la parte offensa
In grido j come suol: (02) ma la vendetta
tu consentire alle inique Toglie de' cittadini perversi e
della patria divenuta tua matrigna .
(29) E queìto gi.ì si tratta e trama scgretainenle :
allude al segreto trattato della parte Nera e Guelfa
con Papa Bonifacio di far passare a Firenze Carlo
Scnzj-T Terra fratello del Re di Francia , col pretest»
di riformarla e rimetterla a sesto, ma tn "jcrità per
cacciarne la parte Bianca o Ghibellina , del quale par-
tito era Dante ■, che poi con altri partigiani fu manda-
to in esigilo l'anno idoi.
(30) Là ) cioè a Roma j dove tutto dì si commettono
simonie^ e si fa mercato delle cose spirituali : solito
sgorgo di questa non vena poetica , ma postema.
(di) La colpa secondo che ne dirà la fama e il grì^
do conformemente al suo solito di dare addosso agU
oppressi, si darà tutta a i miseri Ghibellini oppressi
ed esiliati , sicchv di te a>tcora , nipote mio care , si
dirà che ti sei meritata la tua disgrazia .
(Sa) Ma poi la vendetta di Dio col punire i veri col-
pevoli renderà testimonio alla verità , la qual verità
è dispensatrice ed esecutrice della vendetta : parla
Cacciaguida secondo quella opinione che i duelli sona
una prova della verità e della ragione, stimandosi
stoltamente al tempo de' duelli che in quel paragone
rimanesse infallibilmente supcriore chi dalla sua aves-
se la verità e la ragione per una confusa apprensione ^
che Dio per quel mezzo la difendesse e ma'nfestasse .
Daniello salta , Vcllutello spiega male queste parole
che ^a dispensa , eie} la vendetta dispensa la, colpa ^
(53) CANTO XVII, 205.,
Pia testimonio al ver , rhe lei dispensa .
Tu lascerai ogni cosa dfktia
Più caramente : e questo è quello stride ,
Glie l'arco dell'esilio pria saetta.
Tir proverai si come (33) sa di sale
Lo pane altrui , (84) e com' è duro calle
Lo scendere » e '1 salir per 1' altrui scale •
E (juel , che più ti graverà le spalle ,
Sai\i la compagnia malvagia e (05) scempia »
Con la qual tu cadrai in (36) questa valle :
Clie tutta ingrata , tutta m^tta ed empia
Si (87) farà contra te : ma poco appresso
Ella, non tu, (38) n'avrà rossa la tempia.
o'iìò r La/id.fa bene la costruz,ione ^ ma non penetra. /.?
mente dell' Autore . Delle sciagure dt Firenze dopo que~
Uà cacciata de' Ghibellini vedi e. 26. Infer.
(33) Ha cattivo e amaro sapore .
(34) E co» quanto disagio si sale la scala altrui da
un. galantuomo riccvrato per merci- in casa di altri ,
per quanto vi sia ben accolto .
(35) Disunita , dissipata, perocché i Ghibellini e
Bt^tnchi fuorusciti si disunirono , e allora Dante si ri-
fugiò a Verona .
(36) In questa bassa e misera fortuna ; in questo do-
lci oso esilio ,
(3;) Avendo alcuni Ghibellini contrariato a Dante y
dopo esser riuscito infelicemente il tciit.ttivo intrapreso
per consiglio di lui , di rimettersi per forza in Firen-
ze , donde dopo essersi per assalto impadroniti d"" una
p»ria, furono risptnti e fugati.
(38) Intende de' principati fuorussiti , ma speciat-
ìnente di Vieri de' Cerchi uno de' pi»- potenti e impe-
gnuti della fazione Ghibellina , i quali usarono per so'
stentni un* condotta da vergognane':e .
5o4 DEL PARADISO (65)
Di (Sg) sua bestìalitate il suo processo
Farà la priiova, si eli' a te fia (4o) bello
Averti fatta parte per le stesso .
Lo primo tuo ritiigio , e '1 primo ostello
Sarà la cortesia del (4i) gran Lombardo»
Che *n STI la Scala porta il santo uccello :
Ch'avrà in te si benigno riguardo.
Che del l'are e del clueder, tra voi due,
Fia (43) prima quel, che tra gli altri è più tardo.
Con lui vedrai (43) colui , che impresso lue
Nascendo , sì da (44) «{uesta stella forte }
Che notaljili fìen 1' opere sue ,
ì^on se ne sono ancor le genti accorte.
Per la novella età , clie (45) pur nove anni
(Sg) 1/ proseqiiiwento e la condotta della loro beitìa-
iiià che undru a. finire malustmo ^ farà prova e dima-
sfrci-À qual ella, si era fi» d.i princip o.
(4o) Fa cosa o/.o, evo/e l'esserti da loro distaccato
e atsirìipeg-juio da ogm partito con ritirarti a \ivcre
a te stesso , abhando' andò anche ti loro paese et.
(^j) Alboino della Scala Signore allor di Vero/ia , la
quat famiglia faceva per a.rme una scala d' oro in cai»'
pò rosso , e di sopra l aquila nera che chiama l' uccello
santo y per essere l'aquila l'insegna imperiale .
(Ì2J Ciò} prima il suo far btnefizi j che il tuo chie-
derli ^ essendo una beneficenza ben rara ti prevenire le
prcgh-.ere .
(43) Cafì grande della Scala fratello minore del pre-
nominato Alboino .
(4;) Bagl' influssi di Marte.
(45) Landino e Vellutello. spiegano che Can grande
aveva i8. anni in tempo di questa finzione di Dante ^
ctoi net i3oo. per esser girate 9. volte sopra di lui le
(So) CANTO XVII. toS
Soù queste mote intorno di lui torte .
Ma. (46) pria che '1 Guasco 1' alto Arrigo inganni j
Parran faville della sua virtute j
In non curar d' argento, ne d'affanni.
Le sue magnificenze conosciute
Saranno ancora j si die i suoi nirnici
Non ne potran tener le lingue mute .
A Ini t' aspetta > ed a suoi henefici :
Per (47) hii lìa trasmutata molta gente ,
Cambiando condizion , ricchi e mandici :
E (4B) porterane scritto nella mente
Di lui , ma noi dirai : e disse cose
Incredibili (49) a quei y che lìa presente >
ruote di questo pianeta ^ dot di Marte, che mette cìr-
(a due anni solari a fare u/ia sua girata ; ma dalla
Cronica Vero», stampata in Milano , Tom. 8. degli
Scritt. delle cose d'Ital. di autor coniemporanto ed e-
satio intorno agli Scaligeri y abbiamo che egli nacque
nel 1291. e però non aveva che c). anni, onde il Poct.i
avrà inteso di anni solari ^ potendosi misurare col mo-
vimento proprio del sole ti movimento di Marte e di
qualunque pianeta ,
(46) Prima che Papa Clemente V. di Guascogna in-
ganni l' Imperatore Arrigo VII. perchè dopo averlo per
i SUOI fini promosso all' Imperio , si oppose poi sotto ma~
no alla sua addata in Italia ^ e favorì li suvt nirnici.
(47) Costui morto il suo fratello e succedutogli nella
signoria di Verona, sostenne la faz,ione de i Ghibelii-
ni nella Lombardia , dove i Guelfi piìi volte ebbero da
lui gran percosse ,
(48) E tu ne porterai.
(49) Incrjcdtbili non tolo a i posteri che le leggeran'
3o6 l'LL I-ARADISO (^S)
Poi giunse: Figlio, cpieste (5o) son le chiose
Di f{uel,'che ti fu detto: ecco le 'nsidie ,
Glie (5i) dietro a pochi giri son nascose.
Non vo' pero, eh' a' tuo' (52) vicini invidie,
Poscia die (53) s' infutura la tua vita,
Via più là , che '1 punir di lor perfidie .
Poiché tacendo si mostrò spedita
L' anima santa di metter la trama
In quella tela , eli' io le porsi ordita j
Io cominciai , come colui , che hrauia ,
DuJjitando, consiglio da persona,
Che vede , e vuol dirittamente , ed ama :
Ben veggio, padre in.io, sì come sprona
Lo tempo verso me per colpo darmi
Tal , eh' è più grave a (54) chi più s' abbandona:
f.o 0 udiranno ^ ma fino a i prcsoiti che ceti cji orchi
propri le •vedranno : ottimo artificio detl^ avveduto Tue-
ta che ben si accorgeva di poter dir troppo pocodt quC'
ito giovinetto y che per ancora^ mentre egli scriveva .^
non aveva mostrate se non che poche faville della sua
indole generosa,
(So) Sono le spiegazioni e i cementi di quel che e nell*
'inferno e nel Purgatone ti fu prenun'^tato de' tuoi fu-
turi accidenti ,
(ói) Da qui a poche rivoluzioni solari, da qui a po'
e hi anni ti saranno palesi , ed ora sono nelle tenebre
del tempo futuro involte e nascoste.
(Sa) Concittadini .
(53) E per durare , durerà tanto che tu vegga puni-
ta ta lor prefidta .
(54) A chi più si abbandona alla disperazione « d»"
lorcy e non vi provede alla meglio che può.
(io8) CANTO XVII. 207
Perchè di provedenza è buon , eh' io in' armi y
Sì che se hiogo in' è tolto (55) più caro ,
Io non perdessi (56) gli altri per miei carini-
Giù per lo (37) IVIondo senza fine amaro ,
E per lo (58) monte , del cui hel cacume
Gli occhi della mia(59) donna mi levaro ,
E poscia per Io Ciel di lume in lume ,
Ho io appreso quel , che s' io ridico ,
A molti iìa (60) savor di i'orte agrume :
E s* io al vero son (61) timido amico.
Temo (62) di perder vita tra coloro ,
Che tfuesto tempo cliiameranno antico :
La (63) luce , in che ridava il mio tesoro ,
eh' io trovai lì, si f'e* prima (64) corrusca»
Quale a raggio di Sole speccliio d' oro :
ìndi rispose: (65) Coscienza fusca ,
"(55) La patria .
(56) Gii altri mici ricettatori disgustati della iiker-
t.ì del mio scrivere.
(57) lìiferno.
(■•8) Purgatorio .
(Sg) Beatrice.
(60) Salsa troppo piccante e disgusrtosa^
{èi) Sicchì nori osi dirlo tutto com' i .
(62) Temo che perderò l' immortalici della fama {che
è la vita che in terra rimale a godersi dopo la /aorte )
appresso i mici posteri, t quali naturalmente chiamc-
mnno tempo antico questo tempo a net presente .
(63) I.o spirito di Cacci^guida .
(64) Fiammeggiante .
(65) Quei clic non sono di retta coscienza , ma /' ì.an-
fio macchiata di malvagità , 0 proprie, o de i loro con-
£oS DEL PARADISO O2;)
O della propria, o dell' alimi vergogna >
Pur sentirà la tua parola brusca.
Ma nondirnen , rimossa ogni tneuiogna ,
Tulta tua vision ia inanifesta ,
E (66> lascia pur grattar dov' è la rogna t
Clie se la voce tua sarà molesta
Nel primo gusto , vita! nutrimento
Lascerà poi j (piando sarà digesta .
Questo tuo grido farà come vento.
Che le più alte cime più percuote :
E ciò non (67). fa d' onor poco argomento.
Però ti son mostrate in queste ruote ,
Nel monte, e nella valle dolorosa
Pur (68) 1' anime , clie son di fama note .
Clie 1' animo di quel , oh' ode , (O9) non posa j
giunti, proveranno disguitoso ed aspro il lue ridire e
nottficéire quei che hai veduto puniti netl' Injerno 0 nel
Purgatorie .
(66) Modo proverbiale plebeo : vale : laida che si dot'
ga chi avrà cagion dt dolersi senza pigliarti ài ciò
pensiero .
(67) Non ì- piccolo argomento di animo onorato e gran-
de {, dot insolente e temerario ^ ateo io) il pigltanela
con gli uomini pili potenti , e per grado di dignità pi»
sublimi ,
(68) Solamente quelle anime che net mondo furono piìi.
i II u siri e famose ,
(69) Non SI acquieta e modera l'' appetito sfrenato , ne
crede per esempio che gli si adduca , quando sia avve-
nuto in persona di bassa lega e ignoàil condizione y co-
me fa, quando ode esempU dt persone alte e cospicue
(139) CANTO XVII. 503
Né ferina fede per esemplo > eli' haia
La sua radice incognita e nascosa ,
Né per altro argomento } che non paia »
per i suoi delitti punite ; né si raffrena e disin^Mnna
per via di altri argomenti , che non ak^inno Hfit IrtUa
« illustre comparta al di fuori.
t*
Gr 2
*y:):•:^X•?■;•:*•M■^;•:<^•;-y■::^c•:•!■•::■;•; ;:.?:•;•• A:-/:B*
C A A T O XVIIL
ARGOMENTO
Descrìve ti Poeta cerne egli ascese al sesto Cielo , che
è quel di Giove; nel quale trova colare ^ che diritta-
mente avevano amministralo giustizia al Mondo,
VTià si godeva (i) solo del suo verbo
Quello (2) spirto beato, ed io gustava
Lo mioj temprando '1 dolce (3) con P acerbo?
E (Quella (4) donna, eh' a Dio mi men-.va ,
Disse: (5) Muta pensier , pensa ch'io sono
Presso (6) a colui, ch'ogni torto disgrava.
Io mi rivolsi all'amoroso suono
Del (7) mio conforto : e quale io allor vidi
(0 Godeva nel pensare fra se stesto tacendo e ntn
comunicando col parlare ad altri di quelle cose da lui
mio tritavo fin qui predettemi ■y perocché infine era per
riuscirne onore e gloria alla nostra casa , e confusione
e cordoglio a i nostri nimici ^ cioè a' fiorentini Guelfi,
(2) Cacciaguida .
(3) Giacchi la predizione era stata di cose , parte
avverse e parte prospere.
iX) Beatrice.
(5) Non pensar pik a i torti che riceverai .
(G) Vicina a Dio che disgrava ogni torto ed aggra-
vio ■ vendicandolo nell^ offensore e premiandolo ncll' of-
fesa , se lo soffre come si deve: allude al mihi vitidi-
Ctani, et ego retnbuam.
(7) Beatrice, mio conforto.
(«) CANTO XVm. 2H
Negli occhi santi amor, cjni 1' (8) abbandono :
Non perch' io (9) pur del mio parlar dii£di ,
Ma per la mente, che non può redire
Sovra se tanto, s'altri non la gnidi.
Tanto (io) poss'io di quel punto ridire,
Cile , rimirando lei , lo mio afletto
Libero fu da ogni altro disire .
Fin che 'ì (ii) piacere eterno, che diretto
Piaggiava in Beatrice , dal bel viso
Mi contentava col (12) secon'^o aspetto.
Vincendo (i3) me col lume d'un sorriso.
Ella mi disse : Volgiti , ed ascolta ,
Cile (i4j non pur ne' mie' occhi è Paradiso.
Come si vede (i5) qui alcuna volta
L' aftetto nella vista, s' elio è tanto.
Che da lui sia tutta 1' anima tolta ;
Cosi nel fiammeggiar del (16) t';ilgor santo,
A cui mi volsi , conobbi la voglia
(8) L^ abbai:dono al silenz-o e io taccio j disperando
di l'Oterto Cji'rimere con p^rle.
(9) Sotumente : ed i lo it no concetto più tolte re-
plicato in qttes.a. Cantica . Che retro la memoria non
può ire ec.
(io) Solamente .
(11) Iddio veduto faccia a faccia.
(12, Di rtfiesso ve/ie<>dumt lo splendor di Via dal bel
'VÌ>o di lei, che >/' ■ ^a a dirittura raggiata .
(l3"l Abbagltatidomi ,
(14) 'Son solamente .
(i5) hi terra.
(l6) Caccia^iiida.
oiz D£L PARADISO (26)
In luì di ragionarmi ancora alquanto •
E cominciò : In questa (17) quinta soglia
Dell' (18^ albero, che vive della -{19) cima,
E frutta sempre , e mai non perde foglia ,
Spiriti son beati, che giù prima
Che venissero al Ciel, f'ur di (20) gran voce j
Si eli' ogni Musa ne sarebbe (21) opima .
Però mira ne' (22) corni della Croce :
Quel, ch'io or nomerò, li farà V {2.3) alto.
Che fa ìli nube il suo fuoco veloce .
Io vidi per la Croce un lume (24) tratto,
Dal nomar Josuè : (25) com' ei si feo.
Ne mi fa noto il dir, prima che '1 fatto.
(17') Quinto cielc di Marre dove confabulavMne ,
(18) Landino ^ intende per la croce , che come si è
nieduto, stava incastrata dentro il i;/oto di Marte . Mc-
gl.o a trio parere gli altri Cementatori l' intendono di
tutto il Paradiso figurato in un albero di piìi palchi 9
solai di rami , Cosi Virgilio 2. Georg, concepì e descris-
se gli alberi da viti fatti quasi a palchi , per i quali
le viti crescendo possono come ranipicarsi : summasque
sequi tabulata per ulmos .
(19) Al contrario degli altri che vivono della radice.
Cima , cioè Dio beatijicatore .
(20) D/ gran nome e fama sopra la terra, .
(21) Ricca di un amplissimo ed eccellentissimo sog-
fietto per un poema eroico .
(22) Nelle due braccia della croce .
(25) Quel trascorrere risplendendo e fiammeggiando ,
<2/f) Fatte risplendere e trascorrere .
(25) In quel medesimo istante y in cui s' accese e lam-
peggiò quel lume, nel qual era lo spirito dello stessa
GiesKÌ y tanta e gloriose capitano d^ Israele ,
(29) CANTO XVIII. 21 5
Ed al nome dell' alto (26) Maccabeo
Vidi muoversi nn altro roteando :
E letizia era ferza del (27) palèo.
Così per Carlo Magno , e per Orlando
Duo (28) ne segui lo mio attento sguardo j
Com' occhio segue suo falcon volando .
Poscia trasse (29) Guiglielmo , e (3o) Rinoardo»
E '1 duca Gottifredi la mia vista ,
Per quella Croce, e (3i) Roberto Guiscardo.
Indi tra 1' altre luci (32) mota e mist*
(26) Giuda Maccabeo di tanta gloria per la dtfes/t
in guerra della santa legge .
(27) Specie di trottola o sfrombolo che suol essere in
più luoghi d' Italia il giuoco de' giovanetti in tempo
di Quaresima , ma con qualche divario , perchè il palèo
si fa girare sferzandolo , onde di esso , 0 altro simit
balocco Virg. nel 7. Eneid. disse colla sua solta va~
ghissima maestà stupet insria turba impubesque manus
mirata volubile liuxuni : dant aninios plagi etc.
(28) Due fiamme lampe ggianti .
(29) Conte di Oringa , come dice il Landino ^ ma for-
se meglio di Ovuet gne , come pare che loglia dire il
Velluiello , che ha Orvenga ( perchè Uringa non pare
the sia nome di alcuna Provincia y 0 città della Frafi"
eia j come sono Narbona , e Ovuergne ).
(30) Parente di Guglielmo anch' esso valoroso guerrie-
to contro gì' infedeli ,
(3i) Valoroso Normanno: Buca di Puglia ^ e dì Ca-
labria , che in gran parte tolte a t Greci , ed aiutò il
fratello Huggitri a cacciare ti Saracini di Sicilia , e
liberò il Pontefice S. Gregorio VII. dall' assedio di Ca-
stel S. Angelo , in cut lo teneva l' Imperaiore Ai ::ì;o Uì.
the messe in fuga .
(32) Datasi a danzare ^ e roteare •
ììi DEL PARADISO (4<j)
Mostromrni 1' (33) aliiu , <he in' avea parlalo,
Qual (34) fra tra i cantor del Cielo crtista .
Io ini rivolsi dal mio destro lato j
Per vedere in Beatrice il mio dovere ,
O per parole , o per atto segnato :
E vidi le sue luci (o5) tanto mere,
Tanto gioconde , che la sua. sembianza
'N'incera gli altri , e 1' ultimo solere.
E come , per sentir più dilettanza ,
Bf-ne operando 1' tiom , di giorno in giorno
S' accorge , che la sua virtute avanza i
Sì m' accors' io j che '1 mio girare intorno
Col Cielo 'nsieme , avea cresciuto 1' (36) arco j
Veggendo quel (37) miracolo più adorno.
(jj) Cacciaffin'Ja .
(ó'f) Canta/ìdo anch' e^j^li Inni di lode a Dio mi fece
conoscere qual artista egli era tra i cantori dei ciclo f
cioè comincio anch' esso a cantare una musica veramen-
te celeste .
(35) Brillanti di sì puro giubbilo che vincevano la cem-
parsa che solca farmi negli altri cieli , e quella p:ìc
•vaga che solca farmi nel cielo stesso di Marte che e~
va l' ultimo , dove fin allora erano saliti : ti Daniel.
spiega soleri per spere celesli che sogliono essere lu-
cidissime : non si sa con che fondamento ^ forse lo ti-
rerà da solari.
(36) Perchè in tal punto era salito al cielo più. alto
di Giove .
(37) Beatrice pili, ornata di splendore dì quel che pri-
ma mi fosse comparsa , secondo quello che già avverti
generalmente j, che il salire di cielo in cielo gli si ren-
deva sensibile dal comparire in Beatrice nuova giunta
di luce e di bellezztì .
f6S) CANTO XVIir. Zì^
E quale è il trasmutare in picclol varco
Di teinpo in hianca donna , quando '1 volto
Sua si discarchi di vergogna il carco ;
Tal (38) fu negli ocdii miei , quando fu (Sg) voltt
Per Io candor della temprata stella
Setta, che dentro a se m' avea ricolto •
io vidi in quella Giovial facelja
Lo (4^) sfavillar deli' amor , che lì era,
Segnare (40 agli occhi miei nostra favella.
E come augelli surti di riviera ,
Quasi congratulando a ior pasture ,
Fanno di se or tonda , or lunga schiera >
-Sì (42) dentro a' lumi sante creature j
(38) Tal fu , e apparve nel suo repentino cangiarsi di"
tian%i agli occhi miei il suddetto miratolo y cioè Bea^
:rice .
(39) Mosso in giro nel salire dal quinto cielo di Mar'
te stella fuocosa al sesto cielo di Giove stella candida
e temperata ^ perchè in mezzo a Saturno troppo fredda
e Marte troppo caldo, e così partecipante della natu-
ra deli' uno e dell' altro pianeta: e notano per chi ve-
desse farne uso per regolamento delle efemeridi che Già-'
ve in quel punto si trovava ne' gradi 2. m. o. di Toro,
(4.0) Cioi lo splendere de' Beati Spiriti infiammati di
carità che erano in quella stella .
(^2) Bappresentar con figure di lettere , che essi va-
riamente disponendosi formavano il parlar nostro che
risulta di lettere articolate colla vece. U/i altro testo
legge nuova favella , e verrebbe a dire nuovo modo di
favellare ; cioì- non per via di esprimere colta voce ,
ma di figurare le lettere , come si dice che fanno le
grue volando .
(42) Cesi quelle sante anime dentro a i loro splendi-.
ilS DEI PARADISO (-jif
Volitando cantavano, e l'acènsi
Or D. or I. or L. in sue figure .
Prima cantando a sua nota inoviensi ;
Poi j diventando 1' un di (juesti segni j
Un poco s' arrestavano} e tacènsi .
O (43) diva Pegasea , che gì' ingegni
Fai gloriosi, e rendigli longevi,
Ed essi teco le cittadi e i (44) regni ,
Illustrami di te , sì eh' io rilevi
Le lor figure , com' io 1' ho concette :
Paia tua possa in questi versi hrevl .
JWostrarsi dunque in (45) cinque volte sette
Vocali e consonanti : ed io notai
Le parti sì , come mi parver (46) dette •
Piligite (4?) Jnstitiaìiii primai
Fur verbo e nome di tutto 'I dipinto :
^ui judicatis Terram , fur (.48) sezzai »
?oscia nell' M. del vocabol quinto
y« volando cantavano e combinandosi formahì ano di se
iitesse or Ia lettera D, or l' l , or l' L , e son lettere
nii.tali di diligite justitiam leguin , come molti le in-
terpretano.
(45) O Calliope^ la principale tra le muse che abi-
tano in Parnaso , ove è ti fonte del cavai Pegaso fatto
scaturire con una zampata .
(44) Celebrati ne' loro poemi .
(45) Cioè in 35. tra vocali e consonanti .
(46) Cioè figurate .
(47) Oracolo di Salomone»
(48) Vltsmi,
f^) CANTO XVIir. 211
Rimasero (49) ordinate, sì die Giove
Pareva argento li d* oro distinto .
E vidi scendere altre luci , dove
Era (5o) 'i colmo dell'Ai. , e lì qnetarsl
Cantando, (5i) credo, il ben, eh' a se le muove»
Poi come nel percuoter de' (52) ciocchi arsi
Surgono innumerabili faville }
Onde gli stolti sogliono agurarsi ,
Risurger parver qiu'ndi più di mille
Luci, (53) e salir cjuali assai, e qua' poco,
Sì come (54) '1 Sol , che 1' accende , (55) sortille.
E quietata ciascuna in suo loco ,
La testa e '1 collo d'un' (56) Aquila vidi
(49) Q_ueUe anime accese di carità^ e con età d'app.u
renza simile af/' oro , ds cui però appariv.z in quella,
parte guarnito quel pianeta candido come argento ,
(óo) Questa lettera M. , avverte Land, vuol dire la
terra abitata dagli uomini ^ e le anime , che formano
detta lettera , sono co/oro y che senza signorìa furono
in offiito , e posto da amministrare giustizia ; e quel-
le y che si fermano sopra '/ colmo dclT M. , come facen-
doli corona y sono quelli^ che signoreggiarono ,, Princi-
pi t e Feudatari dell^ ]mi>erio y con rettitudine ; e quel-
le ^ che pia , e meno salendo formano la testa ^ e V col-
lo dell'aquila y sono gì' Imperatori ^ l'insegna de' qua-
li (■ l' aquila .
(Si) Cantando, come suppongo, il sommo bene Iddio
the tu'to muove e lira a te quelle anime.
(Sz) Tizzoni accesi,
(55> Gl'Imrer-iHùri,
(5'») Iddio sol' di giustizia.
(55) Secondo che le elesse a suo beneplacito,
(56) Cioè dell' insegna imperiale , a cui s'accolgono
$ Principi dell' Imperio •
2i8 DEL PARADISO (107)
Rappresentare a qnel distinto foco.
Quei, (5;) che -dipinge lì, non ha chi '1 gnidi;
Ma esso guida , e da hii si rammenta
Quella virtù , eli' è forma per li nidi .
L' altra (58) beatitudo , c-lie contenta
Pareva iii prima d'ingigliarsi all'emme
Con poco moto , seguitò la 'mprenta .
O dolce stella , quali e quante gemme
Mi dimostraron , clie nostra giustizia
Effetto (Sg) sia del Ciel , che tu ingemme!
(37) ìd^io che muove quei beati Spiriti a formare
quelle figure , non è diretto da alcuno , ma anzi egli
ogni cosa dirige , e da lui tutta si rammenta , cioè si
riconosce derivare quella ijirtìi che è forma ^ e dà l'vi~
seve e il giusto sito e ripartimento in questa sfera per
i nidi da riposarvi quegli spiriti che di sopra gli ha
dissomigliati agli uccelli . Ma tutta questa simbolica
fantasia è parto della passione predominante del Poe~
la , che siccome di genio Imperiale o Ghibellino figura
^raz.{osamente ne II' aquila l' Imperatore ^ e in uccelli
minori altri potentati ^ cerne subordinati all'Imperio €
membri d' uno stesso corpo politico o ìnilitare ,
(58) L' altra schiera di Beati Spiriti che non eompo-
tnevano l' M, ma pareva contenta di fare di se all' M.
come una corona di gigli ^ poiché era discesa , e si em
quietata , dov' era il colmo dell' M. con muoversi che
fece un poco ^ seguitò l' impronta e forma dell' aquila
che restava a compirsi ; sicché aggiuntasi tale schiera
a quella testa e collo, le tre gambe dell' M, ingiglia-
to avranno oltre il resto, cioì petto e ale, rappresene
tato le due gambe e la coda dell' aquila .
(59) Cioè dcgl' influssi del cielo di Giove, Già Dan-
te piti volte si mostra un pò troppo astrologo , benchì
fion giudici arto .
(117) CANTO XVIIT.- 219
Percli' io pTego la (60) meste , in che s' iiniia
Tuo moto e tua virtiite, che rimiri
Ond' ,61) esce'li'iimino , che'l tuo raggio vizia.
Sì (62) eh' un* altra fiata cinai s' adiri
Del comperare e vender dentro al tempio >
Cìie si imirò (G3) di segni , e di martiri .
O C64) milizia del Ciel , cu' io contemplo ,
Adora per color , che sono in terra
Tutti sviati dietro al malo esemplo.
Già si solea con le fpade far guerra :
Ma or si fa (65) togliendo or «fui, or quivi
Lo pan, elle '1 pio padre a nessun serra.
(60) L.j divina mente, la quale è erigine, e pnms
j>rinciyio ilei tuo moto ed infinenza .
(61) Donde lime il difetto che vizia ed oscura il tuo
raggio ed iiifluao.
(62) Acciocché Un^ altra volta Cristo prenda i flagel-
li, e mostri ti suo sdegne di veder vendere -c comprare
simoiìiacafìier'.te nella chiesa , die i suo tempio .
(63) Miracoli , essendosi la chiesa fondata per -^■irtU
di miracoli fatti da i SS. A; ostali , per virtù del san-
gue de' Martiri secondo quel gran detto: Sanguis Mar-
tyrum spmen est christianoium .
(64^) O Etati Spiriti che io qui contemplo , adorate
Dio, e pregatelo per quelli che si sviano dietro al eat-
■tivo esempio de' Prelati.
(65) Cioè con interdetti e scomuniche, che impedisco'
no e vietano r uso de' Sacramenti , particolarmente dell'
Eucaristia , a cui il Signore tutti invita , non lo negan-
do a nessuno : della ragionevolezza delle censure eccle-
siastiche , vedi tra i Polemici il Bellarmino e non d^r
retta a ciii era di queste cos^ ignorante -
tio DEL PARADISO CANTO XVIIT. (126)
Ma (66) tu , die sol j per cancellare, (67) scrivi ,
Pensa che Pietro e Paolo > clie morirò
Per la vigna > clie guasti , ancor son vivi.
Ben puoi tu dire j (68) Io ho ferino '1 disiro
Sì a colui } che volle viver solo ,
E die per salti fu tratto a rnartiro )
eh* io non conosco il Pescator , ne Polo .
(€6) Ma tu, o Papa Bonifazio VIIT. il povero Ghi'
beHino non lascia occasione , anzi la cerca di vendi-
carsi .
(67) Che scrivi le censure non per correggere e easti'
gare, ma per venderne poi la rivocazione e la riconci-
iiaziene colta chiesa cassandole .
(68) la ho la mia divozione sì ferma e sposata verso
S. Gio. Battista , che volte xivere solo nel deserto , e
che fu fatto morire in premio d^ una sattatrice y cioè
della figliuola di Erodiadc , che non conosco più n} S.
Pietro stato pescatore , né San Paolo ; cioè ho tutto l*
unimo rivolto ad accumulare i fiorini che in Firenze si
batttvafw coW impronta di S. Giovanni .
CANTO XIX.
ARGOMENTO
Introduce il Poeta in questo Ctfito a parlar l* Aquila .
Fot muove un dubito , se alcuno senza la Fede Cri-
stiana si possa salvare,
Xarea dinanzi a me, con l'ale aperte.
La (i) bella image, che, nel dolce frul.>
LIele faceva 1' anime (2) conserte .
Parea ciascuna rubinetto} in cui
Raggio di Sole ardesse si acceso,
Che ne* miei occhi (3) rifrangesse lui .
E quel che mi convien rilrar (4) testeso ,
Non portò voce mai , né scrisse inclu'ostro ,
Ne fu per fantasia giammai compreso j
eh' io vidi , e anche udì parlar Io rostro ,
E (5) sonar n«l!a voce ed Io , e Mio ,
(1) L' immagine de/i' aquila suddetta.
(2) Collet^ale ben insieme e congiunte , come in un
corpo ) e quivi unite nel dolcemente godere vedendo Dio ,
(3) Rif.cttesse agli occhi del Poeta quel raggia .
(4) Pur' ora , slungamcnto per la rima d.ì testi- che
propriamente vuol dire poco fa , nel modo che del m ,
gii* f unqua , si fa suso , giuso , unqiianco ec, Vellutel-
lo lepidamente ne fa due parole: testeso , cioè teste 10
so : nel modo che signorso si scioglie in due parole ,
noè signor suo .
ij)) E dire i e proferire io e mio in singolare quasi
^ 522 l^EL PARADISO (ij)
Quand'era nel concetto Noi è Nostro. i
E cominciò : Per esser giusto e pio , 1
Son' io (j!ii esaltato a quella gloria , ;
Che non si lascia (6) vincere a disio : '
Ed in terra lasciai la mia memoria i
Sì fatta , che le genti lì malvage
Commendan (7) lei, ma non segiion la storia»
Cosi nn sol calor di molte hrage 1
Si fa sentir , come di molti amori j
Usciva solo un siion di quella imago. j
Ond' io appresso : O perpetui fiori
Dell' eterna letizia, che pur uno
Sentir mi fate tutti i vostri odori,
fosse una sola persona ; mentre , pure il concetto t il
•vero sensu era in plurale noi e nostro; peri iti' quelle \
pn: ole erano concordemente mosse e articolate da tutti j
quegh Spiriti . Pertanto conviene intendere che iju-in- ;
tunque fosse questo un corpo composto di più persone ^ ,
onde gli conncntva parlare per via di noi e nostro, e \
foae tuie il suo interno concetto , tuttavia il parlare
non j' incordava al concetto dicendosi dal becco io e
mio . Ma perchi figura il Poeta sì strano geroglifico / ■
Forse a meglio esprimere la perfetta unione di carità 1
in questi Spiriti , onde benché moltissimi , erano pure j
un scio , cor unum , et anima una ? O jorsc il Votta
finge così, perchè altrimenti gli sarebbe poi tornato in-
naturale l'esporre tutto il lungo seguente ragionamen-
to per via di numero plurale , introducendo a parlar |
da maestro una comunità ; o forse fa un emblema si
fatto, non per altro , se non perchè egli appunto è un
tal Poeta qui variare cupit rem prcUgaliter unani ?
(6) Pcrccctu satiahor, cam apparuent gloria tua. j
(7) Lodano la Jama da ì.oi lasciata •, ma non ne im- j
miiano la virtù e le a-z.tvni sante. !,
(2.V) CANTO XIX. 2S
Solvetemi j spirnntlo , il gran digiuno j
Che lungamente m' lia tentito in fame j
Non trovandoli in terra cibo alcuno .
Ben so io che , (8) se in Cielo altro reame
La divina giustizia fa suo speccliio ,
Clie '1 vostro non 1' apprende con velame .
Sapete j come attento io m' apparecoliio
Ad ascoltar ; sapete quale è quello
Dubbio j che m' è diginn (9) cotanto vecchio.
■Quasi falcone, ch'esce di (io) cappello,
Muove la testa , e con 1' ale s' applaude ,
Voglia mostrando , e facendosi bello ,
Vid' i' farsi (ii) quel segno, che di laude
(8) Se in questo luogo ì affermativa , dicono gli Ac-
cademici , e vale avvegna che , quantunque : il senso
t, seguendo la lezione della crusca , e leggendo ^]tTO ^
non alto , so mollo bene che quantunque un altro gra-
do di beatitudine nel cielo fa a se uno spccdiio della
Divina Giustizia , vedendo chiaramente esser perfettis-
sima in se stessa e in tutte le sue opere ; pure ti 'ca-
stro grado non rimira già in tale specchio le cose con
svantagi'io per qua/che impedimento e offuscamento : o
pure lasciando ti se nel suo naturale sig'ificato : !e in
altro più basso cielo si vede tutto chiaramente in D.o,
net vostro piU allo cerio che noti si vedrà con minor
chiarizza .
(9) I)t cui da tanto tempo desidero intendere la so-
luzione : il dubbio era se senza la Santa F de il vivc'
re esattamente conforme alla legge di natura può con-
durre all'eterna jelicità del Paradiso.
(loV 1/ cappelletto che gli si tiene avanti agli occhi ■,
perchì- non si sbatta troppo,
(li) L' aquila .
22i DEL PARADISO- (57)
Della divina grazia era (12) contesto»
Con canti, yuai si sa, clri lassù gaiide.
Poi cominciò; (i3) Colui, che volse (i4) il sesto
Allo (i 5) stremo del Mondo, e dentro ad esso
Distinse tanto occulto , e manifesto ,
Non (16) potèo suo valor sì fare impresso
In tutto 1' universo , che (17) '1 suo Verho
Non rimanesse in iniìnito eccesso .
E ( j 8} ciò fa certo j che '1 primo superbo j
(12) Era tutto come intessuto di Santi Spiriti che cofr
ia lor voce canora davano lodi a Dio.
(i3) Iddto.
04) // sesto male alcuni lo spiegano per il sesto cie-
lo: qui è chiaro che significa cempasso ^ che in Tosca'
na diciamo le seste s e cos'i si dice, perchè queW aper-
tura che descrive la circonferenza del circolo , contie-
ne una lima eh' è la sesta parte della stessa circonfe-
renza , parlando volgarmente j e non in rigor mattc-
matico,
(i5) All' estremo del mondo formandovi una sì vasta
circonferenza , e dentro vi creò con distinto ordine tan-
te cose ^ parte ignote all'umana intelligenza e parte
manifeste ,
(16) Vuol dire che quantunque nella grandezza , or-
dine j bellezza , varietà e costanza delle cose create si
possa chiaramente conoscere Dio , nondimeno tal cogni-
zione ^ per evidente che sia , sarà sempre imperfetta e
inadeguata y anzi sarà enigmatiof : sicché Iddio e le
sue infinite perfezioni vincono con infinito ecsesso la ca-
pacità e l'intelligenza naturate d' ogni mente creata»
(17) la sua sapienza.
(18) Il che chiaramente si mostra in Lucifero ^ H qua-
le per quanto fosse la più eccellente creatura , per non
aspettare il lume da Dio , invanendosi cadde non per-
(4€) CANTO XIX. eaS
Che fu la somma d'ogni creatura >
Per non a.^pettar luine j cadde acerbo .
E quinci appar , eli' ogni minor natura
E' cario recettacolo a qnel J^ene ,
Che non ha fine, (19) e se in se misurai
Dunque nostra veduta , che conviene
Essere alcun de' raggi della mente ,
Di (20) che tutte le cose son ripiene ,
Non può di sua natura esser possente
Tanto ) (21) c!ie suo principio non discerna
fezioìiato dalla gloria che fu la maturità , alla quale
pervennero gli Angeli fedeli a Dto .
(19) Ferchì' un' infinita sapiet^za ci vuole a misurare
ttu' infinita bontà ■, e ogni altra misura limii^iu ì Juo-
ri di proporzione .
<2o) Secondai' Oracolo: Nunquid non Goelum , etter-
rani ego impleo ? Sentimento ab'jozza. 0 ancora da i Poe~
ti gentili : Jovis omnia piena : Deum naaique ire per
omnes terrasque tractusque Maris , Csluuique profun-
dum etc.
(21) Che suo principio y cioè Dio non discerna la no-
stra mente nel contem^ tarlo essère parvente a se , cio^
apparirle molto di là e motto diversamente da quel che^
egli è in se stesso -, ondf ogni contemplativo in atto di
contemplare debba eulamare col S. Gioù : Ecce Deus
nugnus , vincens scientiam nostram. E questo è que
modo di conoscere Dto per "jia di rimozione , insegnato
da S. Dionigi ,• cioè negando Dio essere qualunque per-
fezione che a noi ci paia , e cv'cependo in cenfuso es'
ter egli un'altra cosa tnfiniturr/ :nte migliore, l puli-
tissimi postillatori quanto atta sostanza del senso di'
tono benissimo ; ma non pare ihc pigline tutto il drit-
to della sintassi. Veltutello l^ icvesciu aj:,aito pren-
dendo per nominativo quel suo principio , che e accusa-
tivo: ne cava pere un senso facile e anuaate , cioè Dio
Tomo m. H
426 JDEL PARADISO (56)
Molto di Va, da quel eli' egli è , ^larvente .
Però (22) nella giustizia sempiterna .
La vista, che riceve il vostro Mondo,
Com' occhio per Io mare entro , s' interna :
Che (23) benché dalla proda veggia il fondo j
In (24) pelago noi vede , e nondimeno
Egli (25) è, ma cela lui l'esser profondo.
Lume (26) non è , se non vieij dal sereno ,
Che non si turba mai, anxi è ^27) tenèbra.
Od ombra delia carne , o suo (28) veneno .
discerné moit» pììi in là deli' uepio : bella scoperta !
Landino spiega la nostra veduta discerne Dio suo prin-
cipio essere molto di là da quello che gli pare , e oltre
quel termine eh' essa, -vede , nella quale interpretazione
questo ancora zoppica , che il pronome gli n fa femmi-
nino : Daniello segue il Landino.
(22) Peri la vista di voi mortali penetra ed entra
dentro alta sempiterna giustizia di Dio ^ come fa l' oe-
chio dentro il mare .
(23) Il qual occhio .
(2i) In alto mare,
(23) Vi i' il fondo , ma la stessa profondità ( più ■ve-
ramente direbbe i' imperfetta trasparenza dell' acqua )
io nasconde alla debolezza della nostra vista . _
(2G) Non vi è lume d' intendimento , se non viene il-
lustrato dal sereno raggio della sapienza diJ)ie , apud
quem non est transmutatio, nec vi,ci$situdinjs oLum-
Lraiio .
(27) Specie enigmatica e derivata dal fantasma cor-
poree .
(28) Suo veneno i cioè del lume dell' intelletto ^ per-
sile la sapienza della carne impedisce la cognizione di
Dio: forse allude a quello dell' Eclesiastico ; in male-
volam animam non introitit sapientia .
tm e A X T O XIX. 417
Assai t' è mo aperta la (29) latebra,
Che t' ascondeva la giiistiiia (3o) viva )
Di che i'acei qnistion cotanto (3i) crebra {
Clie tu dicevi, Un uom nasce alla riva
Dell'Indo, e quivi non è clii ragioni
Di Cristo, né chi leg^a , né chi scriva:
E tutti siToi voleri e atti buoni
Sono, (32) quanto ragione umana ve(fe j
Senza peccato in vita , od in sermoni :
?-Iuore non battezzato e senza lede ;
Ov' (33) è questa giustizia, che '1 condanna?
Ov' è la colpa sua , sed ei non crede ?
Or tu chi se' , che vuoi sedere a (34) scranna j
(29) Nascondiglio : vece latina .
(30) Sempre in atto , nou mai languida, «
(di) Frequente : voce latina •
(32) Per quanto può intendere /' umana ragione non
illustrata dal lume della Fi.de ^ senza peccato alcuno
in opere o in parole .
(33) Giacché il Poeta muove sì grave questione , mx
in fine la fa questione de sabiecto non supponente ^ e
non la risolve , stimo bene di non lasciarla così adat-
to irresoluta , Per tanto se loi^lia fingersi questo caso f
dico, che quest' uomo sarà condannato con quella trre-
prensibil giustizia , colla quale vengono condaiinali è
bambini che muoiono senza battesimo : e dico , che In
colpa sua i quella che fa rei i bambini non battezza-
ti ^ cioè la colpa originale , per cui siamo natura fiJii
irae . F. S. Tommaso quxst, de ver. a. 11. ad 1. ma «
dico ancor' IO che il caso praticamente non è possibile ,
Facienti quod est in se Deus non denegai gratiam;
Tanto si avvererebbe in costui,
(34) In cattedra , e prò triinnali per farla da giudi-
aaS DEL PARADISO (73)
Per gindicar da lungi mille miglia ,
Con la veduta corta d' una (35) spanna ?
Certo a colui , che meco s' i,36) assottiglia j
Se la scrittura sovra (87) voi non fosse,
Da dubitar sarebbe a maraviglia •
O terreni animali , o menti grosse ,
La prima Volontà eh' è per se buona ,
Da se , eh' è sommo ben , mai noa si mosse .
Cotanto è giusto , quanto a lei consuona ;
Nullo creato bene a se la tira ,
Ma essa j radiando , lui cagiona .
Quale sovr* esso '1 nido sì rigira.
Poi che ha pasciuto la cicogna i figli ,
E come quei j eh' è pasto ) la rimira ,
Cotal si lece , e sì levai li cigli .
hi benedetta immagine , che 1' «ili
Movea sospinta da (38) tanti consigli.
Roteando cantava, e diceas Quali
ce e da maestro : pare che aììudx a quel di S. Vaolo i
O homo , ta quis es , qui respomleas Deo ?
(35) Sfumid l- la luitj^hezz.^ della muno aperta dal
dito misnolo al grosso .
(56) S'assottiglia acutamente argomentando coli' ar-
gomento da me dinanzi proposto: Un 'uoni nasce alia
riva ec. argomento da far girare ti capo .
(37) Sopra tutti gli argomenti dclvustro ingegno, il
quale l'erò deve chinarsi e cattivarsi all' autorità del'
la Scrittura in obseqiiiuin fidei .
(,ZH) Du tanii coriiiiiii , quanti erano i beati Spiriti che
componevano queW immagine ^ cioè l'aquila.
(9?^ C A 1^ T 0 XIX. 2i9
Son (Sg) le inìe note a te, che non le 'nienJi j
Tal è il grudiclo eterno a voi mortali »
Poi seguitaron (4°) quei lucenti incendi
Dello Spirito Santo ancor nel segno ,
Glie fé' i Romani al inondo reverendi .
Esso ricoìninciò ; A questo regno
Non salì mai , chi non credette in CRISTO
Ne (4 1 ) pria j ne poi die '1 si chiavasse al legna >
Ma vedi, molti (42) gridan CRISTO CRISTO,
Glie sarauno in giudizio assai uien (43) prope
A Ini , che tal , che non conoblw CRISTO s
E (44) t'ii Cristian dannerà I' Etiope »
(òg) Le mie nste , cioè quei caratteri D. L L. che
tomparivano l'itorno all' aquila , come st dice nel canto
precedente , e che il Poeta col suo ingegno non poteva
Arrivare a intendere ^ benché ci arrivò mercè del lume
allora rifusogli ,
do) Quegli Spiriti ardenti di carità seguitarono a,
cantare ^ come se facessero il coro nel corpo delf a^i-
quila , che fé i romani per le vittorie riportate sotto
tale insegna degni di riverenza .
(Vi) Né prima , nt dopo la crscifissìani del Tledenio-
re , essendosi salvati quelli del vecchio testamento per
la fede in Cristo venturo, e quelli del nuovo per la fc'
de in lui venuto .■ s' intende della fede 0 esplicita y o
implicita: che questa, seconda bastava prima dell' E"
vangelio .
{I^y) Allude il Poeta a quello t non omnis , qui dicit
mihi Domine, Domine, intrabit in Regnum Coelorum ■•
(43) Cioè più lontani , di pcggior condizione ,
(')4) Tai cristiani di nome, non di oj-ere sara>;no pro-
cessati e condannati f intendi rimproverati e svergo~
gnati al confronto coli' Etiope infedele: allude a quei
passi dell' Evangelio; Viri Ninivit» surgent in judiciQ
25o DEL PARADISO (tcs)
Quanilo si partiranno i duo collegi >
L'uno in eterno ricco, e l'altro (45) inope.
CJie (46) polran dir li Persi a i vostri regi j
Com' e' vedranno (47) (/nel volmne aperto»
Nel (jiial si scrivon tatti suoi dispregi ?
Ili (48) si vedrà tra V opere (49) d' Alberto
Quella (5o) che tosto moverà la penna ,
Perchè (5i) '1 regno di Praga fia deserto»
Lì si vedrà (52) il diiol , che sopra Senna
Induce , falseggiando la moneta ,
Quei (53), che morrà di colpo di cotenna.
«um generatione ista , et condemnabunt eam. Mal. I2>
(45) aie.H-t.ino.
(46) Quali improperi potranno con tutta ragione di-
ic a i vostri Re cattolici i Kc persiani che non furono
iUtiminaii d.ìlta fede , tosto che eglino vedran>io ec.
(47) // volume aperto delle cc:cìe>ize , ove si legger
1tani:o i loro delitti e vituperi da esserne in eterno di~
spregiati. Allude al libri aperti sunt dell' Apocalisse
0, 20.
(43) 1/2 quel volume .
(49) Alberto d' Austria falio di "Ridolfo Imperatore t
di cui si disse*nel a. del Purgatorio .
(50) Tra le opere inique di lui quella ìniquissima ^
ìa quale però principalmente muoverà la penna del
4ommo giudice a scriverlo in quel libro dei rep.robi .
(5i) Per la qual opera rimarrai rovin^ito il regno di
Boemia da Alberto: devastato col fuoco^ vivente il 'Re
Ve.'ictJiìo ) e morto questo, di hcl nuovo fu dal mede-
timo invaso^ che tentò indarno di occuparloti .
(52) // dolore che cagiona in Parigi , per dove passa
il fiume Senna , Filippo il Bello , cól far battere mone-
ta falsa e pagare con quella l^ esercito assoldato con-
fro 'Fiamminghi dopo la morte di Cortré . ■
<,55j Chi marirà per ma (Adutii da eavaiio nella cac
(i2o) CANTO XIX. ìli
Lì si %'e(Irk la stiperjMa (54)) eh' asseta j
Che fti Io Scotto j e 1' In^hilese folle,
Si che non può soffrir dentro a sua meta.
Vedrassi la (55) lussuria, e '1 viver molle
Di quel di Spagna , e di (56) quel di Buerame j
Che mai valor non conobbe , né volle i
Vedrassi (5;) al Ciotto di Gerusalemme
Segnata con un I. la sua bontate ,
Quando '1 contrario segnerà un' emme •
Vedrassi i' avarizia , e la viltate
Di (58) quel, che guarda l' isola (59) del fuocoi
eia, accaduta per essersi attraversato alle gambe del
(avallo un cignale: cotenna propriamettte t la pelle
del porco .
(54) Che fa f uomo cupido di dominare , la qual su~
ferbia e cupidigia fa il Re Scozzese e ti Re Inglese
•vano e stolto , sicché non si contenti di stare dentro i
suoi confini, ma tenti colle armi di dilatarli.
(55) // delicato ed effeminato vivere di Alfonso Re
di Spagna f che assunto all' imperio lasciò per viltà i'
impresa .
(56) Intende di Vincislao Re di Boemia , di cui peri
vedi la nota ój. e. 7. Vurg.
(57) Al Ciotto, cioè zoppo, Carlo U. Re di Puglia ^
t di Gerusalemme si vedrà la sua bontà segnata in
quel Vi/lume con un I. cioè colla cifra dclf unità che si-
gnifica un solo, perchè fu liberale ; là dove i suoi vi-
zi alla bontà contrari saranno segnati con un M , che
è la afra del mille, perchè di quasi lutti i vizi ri"
pieno: di questo ved. al e. 20. P.vg.
(58) Di Federigo Re di Sicilia figliuolo di Pietro Re
di Aragona , ved, il e. 7. Purg.
(ag) Chiama la Sicilia Isola d«l fuoco ptr le fammi
the 'uomitn il monte Etnn,
aSa DEL PARADISO (ifi)
Dove (60) AncTiise lini la lunga etate r
E a dare ad intender (61) quanto è poco;
La sita scrittura fien lettere {62) mozze >
Che noteranno molto in parvo loco.
E parranno a ciascun 1' opere sozze
Del (63) Barba , e del Fratel , che tanto egregia
Nazione (64) > e (65) duo corone han fatte bozze .
E (66) quel di Portogallo} e di Norvegia
Li si conosceranno) e quel (67) di Rascia»
Che male aggiustò '1 conio di Vinegia .
O beata Ungheria , se non si lascia
Più (68j mahnenare ! e beata Navarra ,
Se (69) s' armasse del monte , che la fascia !
(60) Ove morì il vecchio Anchrse padre di Enea.
(61) Quanto costui ì misero , gretto e da poco .
(62) Abbreviate , che per abbreviatura noteranno mot'
ti delitti tn poco spazio di carta •
(63) Di suo zio D. Jacopo Re di Maiorca , e del fra'
fello per nome pure D. Jacopo che regnò tn Aragona
dopo 'l suo fratel maggiore D. Alfonso IH.
(64) Q«' nazione vale famiglia .• la tanto illustre
famiglia di Aragona .
(65) T>ue corone quella di Aragona e- quelle delle !•«
sole Baleari : Bozze y cioè vituperate ^ svergognate,
'Bozzo vuol dire il marito dell' adultera .
(66) Inoltre i He perversi di questi due notissim>i
regni ,
(67) Farte della Schiavonìa ,, il di cui Re a quel tcm-
fo falsava i ducati veneziani .
(68) Come fin a que' tempi era accaduto per colpa di
pessimi Re.
(69) Se coatro i francesi confinanti s' armasse de' MoH'
fi Firfnei 3 a gii de' quali ì situato quetto regno t-he ti
CU) e A !Vf T O XI?^. £55
E creder dee ciascun, che già (70) per aria
Di questo-, (71) Nicosìr, e Painagosta,
Per la lor bestia si lamenti e (72) garra,
Che (yS) dal fianco deli' altre non si scosta.
??<■ Vilippo il Bello in quel tempo possedeva ( mal me~
na^ja secondo Dante ) ptr ragione dilla teina Giovan-
na, sua moqlie , erede del medesimo ; ave/idclo a/iche
prima conquistato culle armi Filippo ìli. suo padre mes-
se da luì contro i ribelli della reina aliar pupilla , e
d£ila madre di lei y nella quale occasione fu pres.y e
saccheggiata crudelmente la capitale Pamplona , ùen-
chf contro il volere de' comandanti ,
(70) Per arra di questo, ciò» per annunzio di dover»
si armare, spiega il Volpi seguendo il- Vcllutello .
(71) Due città principati dclC Isola e regno di Cipri,
(721 Garrisca e tumultui a conto della bestia di quel
toro Re. Questo apparisce essere il senso del Ceca;
per altro il Re Arrigo li. che in quel tempo dotntnavet
in quell' isola , non merita i' idea che egli qui ne dà ,
ma totalmente diversa . Vedi l' Istor. de' Re Lusigna-
ni di Cipro pubblicate da Hcnrico Giblet .
(75) Che per sua pazza condotta non si scosta dalle
altre città mifiori ; onde temendo ( dopo avere il Sal-
dano di Egitto nel 1291. preso Tolemaide e cacciato in-
tieramente i cristiani della Sorta ) di qualche hi-vasio-
ne nell' Isola , quelle due principali città dovevano non
solo armarsi, ma accorrere colla sua gente a difendere
il Re , mentre avrebbcno più testo voluto difenderlo in
casa propria , o ne' propri territori . Si lamentavano
però del proprio Re perchì facesse loro questo torto e
pregiudizio . Questa pare che sia la mente del Poet^g
io. questi ultimi quattro versi assai oscuri di questo Can-
to , Daniello l' intende diversamente , cioè la qttal be-
stia non si scosta dal fi-anco delle altre bestie , essendo
il Re di Cipri similisiimo nella bestialità a i Re pre-
nominati: non mj piace. Land, p^zrte salta , parte spia-
ga diversamente ,■ cioè per arra di questo intende arra
di futuri vizi : mi piace anche meno .
-■■—■—• -■-
CANTO XX.
ARGOMENTO
In questo Canto loda P Aquila alcuni degli antìchìHe^
i quali, oltre a tutti gii altri, furono gìusliisimi ,
ed eccellentissimi in ogni virtU. Poui/i selve un dub-
bio a Dante, come potessero essere in Cielo alcuni^
che secondo il creder suo ^ non avevano avuto Fede
Cristiana .
V/iiando COÌVA , che tutto 'I Mondo alluma >
Uell' emisperio nostro si discende}
E '1 giorno d' ogni parìe si consuma )
Lo Ciel , che sol di lui prima s' accende /
Su]);tamente (i) si rilà pn.rvente
Per molte hici , in che una risplende .
E questo atto de} Ciel mi venne a mente ,
Come (2)'l segno del Mondo, e de' suoi da«i j "
Nel benedetto rostro fu tacente :
Però che tutte (3) quelle vive luci j
(i) Tramontato il sole, il cielo si dimostra e lasci»'
il di bel nuovo vedere per le molte stelle , nelle quali
viipicnde una suìa luce che.'è quella riflessa del sole
secondo l' oi'!/;!one di alruni pochi che non riconoscono
iuce propria uè meno nelle stelle fìsse .
(2) Tosto che r aquila che per esser l'insegna impe-
riale r padrona del mondo, e fu spiegata nelle bandie»
re da i jiK yrodi capitani , si tacque,
& Quei IfCtìtt Spirili viepth e oltre l' usato rilucendo*
(jo) CANTO XX. :^S
Vie più lucenrlo , cominciaron- canti
Da mia memoria labili e cadiici .
O dolce Amor, che di risa t'ammanti,
Qiunto parevi ardente (4) in (jne' favilli |
Che aveano spirto sol di pensier santi l
Feccia che i cari (5) e lucidi lapilli ,
Ond' io vidi ingemmato il sesto l;ime >
Pojer sileniio agli angelici (6) s([iiilli ,
Udir mi parve un mormorar di tìume ,
Che scende chiaro giù di pietra in pietra |
Mostrando P (7) libertà del suo cacume •
E come snono al (8) collo della cetra
Prende sua l'orma , e si co*ne al pertugio .
Della sampogna ventoj clie penetra j
Così rimosso d' aspettare indugio
Quel mormorar dell' Aquila salissi j
Su per lo collo j come fosse (9) bugio .
Fecesi voce (io) (£uivi , e quindi uscissi
(4) T» <l>icì luminosi ipiriti .-
(5) Beati spiriti che a. guisa di ta»te pietre preziose
ingemmavano e adornavai-o ti sesto pianeta , che l quel
di G^ove ,
(6) Soavi trilli e canti dclcemente penetranti . Squillai
propriamente vvce di campana non grande.
Ci) La copia che ha di acque nella cima , dov' è il
tuo fonte .
(.8) Ove sono i tasti per ijjuaji tasteggiandosi si for^
ma questa e quella consonan^ia e ionuta •
(9) Bucato e forato.
(io) Quivi nel collo .
2-« DEL PARAB-ISO (28)
Per Io suo becco j in forma di parol» ,
Quali aspettava '1 onore j ov' io le scrissi .
La parte in me, che vede, e paté il sole
Neil' agiiglie mortali (ir), incoininciommf ^
Or fisamente riguardar si vuole :
Perchè de' (12) fiioclii , end' io- figura fomrni ,
Quelli , ond8 l'occhio in testa mi scintilla j^
E (i3) di tutti lor gradi son li sommi:
Colui , clie luce in mezzo per pupilla ,
Fu il (i4) cantor dello Spirito Santo y
Che 1' arca traslatò di villa in villa r
Ora conosce '1 merto del suo canto ,
In (i5) quanto afletto fu del suo consiglio j
(11) incomincio a dirmi: devi. Dante ^ riguardar fis^
samentc in me gli occhi, che è la parte'che nelle aqui-
le moftAli vede e riceve la luce del sole senza abb.i~
gli arsi .
(12) Ve gli splendidi spiriti, de i quali si compone la
mia figura .
(i3) L'edizione Aldina legge di tutti ì loro gradii
ma gli Accademici per difesa della sua- lezione dicono
nella postilla, che la copula e a loro pt^rere chiarisce
il luogo: a me pare che r oscuri ,
{l!^) Il Salmista reale David che trasporta l^ Arca del
Testamento e, io. Purgatorio .
(i5) In quanto non ju già un cantare per genio di
musica , ma in quanto fu un cantare tutto animato
dall' affetto derivato dalla sua santa determinationa
di fare quella religiosisjima tratlazione dell' Arca . Va*
niello legge da un codice antico, non affetto, ma effèt-
to , e interpctra , canto effetto del suo consiglio , cioè
Ifkllo S}>iriio Santo ; gli dono il tus codice ,
(4J) CANTO XX. 257
Per (i6) Io remunerar , eh' è altrettanto .
De' cin<^ne , die mi fan cerchio per cigh'o )
Cohii j (17) che più al becco mi s' accosta»
La (18) vedovella consolò del figlio :
Ora conosce yuanto caro costa
Non (ig) seguir Cristo, per l'esperienza
Di tfiiesta dolce vita j <2o) e dell' opposta.
E (21) quel, che segue in la circonferenza,
Di «lie ragiono , per 1' (22) arco superno ,
Morte (23) indugiò per vera penitenza :
Ora conosce che 'l giivdicio eterao
Non si trasmnta , (24) perchè degno preco
(i6) Lo conosce nellA rimunerazione che ora gode pa-
ri al suo inerito .
(17) Traiano imperatore .
(18) Come consolasse la. vedovella v. e. io. Turg.
(19) Non credere in lui.
(2u) E della opposta già nell' Inferno che egli ha pa-
rimente eipertmentato f giacché Dame fu anche egli
in questo sì semplice , die credette , come si disse al
e. IO. Purg. quella favotctta da vccchterellc che Tra-
iano dopo 5oo. anni d' Inferno ne fosse staio liberato
per le operazioni di S. Gregorio intenerito delle morali
virtit di questo Imperadore .
(21) // Re Ezecchia che seguita dopo Traiano su per
L% circonferenza del mio occhio.
(22) Ciglio .
(20) Differì i5. anni la morte a lui già imminente
per essersi rivolto a Dio con senso di vera peniten'XMt
Rig. 4- e 20.
(24) Perchè ■, cioè benché degno priego di essere esau-
dito fa a nut talvolta quaggiù in terra futuro del gta.
presente ( come fu della morie di Ezecehta ) perocch*
S-58 • DEL PARADISO {S\y
L'(2j) ijltro> che segue , (26) con le leggi, e meco»
Sotlo buona 'ntenzion , che le' mal frutto.
Per (27) cedere al paslor .si fece Greco :
Ora conosce come 'J mal dedutio
Dal suo Lene operar non gli è nocivo,
Avvegna clie sia 'I JVJomlo indi distrutte.
E quel , che vedi nell'(28) arco declivo,
Guiglielmo(29) fu, cui quella (3o) terra plora>
Che, piange Carlo e Federigo vivo:
Ora conosce come s' innamora
Lo Ciel del giusto rege , ed al sembiante
Del suo fulgore il fa vedere ancora.
Chi crederebbe giù nel Mondo (30 errante,
«0» per questo Dio si muta e rimuove dal primo propc"
sito 0 decreto: rna avendo nb (Steino preveduti quei prie"
£hi, aveva ab eterno così ordinato come avvenne.
(25) Costantino Imperadore , che seguita dopo Ezec-
ch'.a quanto alla siiuazionc nel crg,'io .
(26) Con te leggi romane ^ e con esse meco, cioì' lame-
destma aquila trasporata daìloma a Costantinopoli .
(27) Ver cedere ai Papa Roma per sede del pentifica^
io: CIÒ che euli fece con buona e pia intenzione ^ e par-
torì cattivo frutto t cioè l' esilio di Dante, Vedi quel
che ne abbtam detto e. ic^. Inferno e altrove , avverten-
do il lettore dilla passione predominante del Poeta.
(28) Nel pendio del mio ciglio.
(29) Guglielmo IL detto il Buono re di Sicilia giustis'
::imo e virtuosissimo .
(do) Quel Regno di Sicilia che piange lui morto , per-
.(he perde un ottima principe , e piange livo Carlo Jì.
per la crudel guerra che gli fa di fuori y e Federigo
di Arragona per le esorbitanti angherie che vi eserci-
'a dentro .
(5j) Buon per noti se i nostri errert fonerò tutti così ,
<€;) CANTO XX. 255
Clie (3c) Rifèo Troiano in f[uesto (33) tondo
Fosse la quinta delle luci sante ?
Ora conosce assai di quel , cJie 'i Mondo
Veder non può della divina grazia j
Benché sua (34) vista non discerna il fondo »
<^ual lodoletta j che 'n aere si spazia
Prima cantando j e poi tace contenta
Dell' tiltirna dolcezza j clie la sazia y
JTal (35) mi sejnbiò l'imago della 'mprenta
Dell' eterno piacere , al cui disio
Ciascuna cosa, quale eli' è, diventa .
E avvegna eh' io (36) fossi al du]3])iar mio
Li , quasi vetro allo color , che '1 veste 3
Tempo aspettar tacendo non patio :
Ma della bocca » Che cose son queste ?
. (02) Rifeo Troiano i il quale animoiamcntc yer difen-
der La yaiiia morì , ed a. cui Virg. net 2. Eu. fa que-
sto elogio : Cadit 8t Kipheus justissiinus unus, qui tuit
in Teucris , observantissiinus aqtii.
(35) Del mio occhio.
(à4) J^^ viltà ancor ài Rifce benché beato , essend»
la misericordia di Dio tucomyeiisibil.e anche a i Beati ,
(35) Così contenta mi sembrò l' aquila dell' impro/iia
in lei impresa del piacere eterno ., cioè dt Ihu stesso ^
conforme al ài cut desìo e vclont,ì efficace ciascuna co-
sa diventa tale guai ella è tn se stessa ^ essendo oc^ni
creatura tale nel l'esser suo quale Iddio la vuole.
(56) Cioè manifestassi e facessi apparire dt fuori il
mio dubbio.) come il vetro scuopre ti colore ec. nondtme-
tio l'acceso deuderio dt saperne la iolH7il»ne y non soj'
fri indugio .
2^0 DEL PAKAmSO (,«^)
Mi (37) piiise con la f'oria (U:l suo peso:
Perdi' io di (38) corrtibcar vidi gran teste • '<
Poi appresso con l'occhio piii acceso i
Lo (3g) benedetto segno tni rispose , I
Per non tenermi in ammirar sospeso : |
Io veggio, che tu credi queste cose, |
Perdi' io le dico , ma non vedi (4o) come ?
Si clie se son credute , sono ascose .
Fai comB «^uei , che la cosa ptr nome
Apprende ben : ma la sua (4i) «juiditate
Veder non puote , s'altri non la {/^2) proine. '
lies^num Cxloriim (43) violenila paté
Da caldo amore , e da viva speranza , \
Che (44) vince la divina volcntate ,
Non a guisa che 1' ucnno all' uom sovranza :
Ma vince lei, perchè vuole esser vinta: ]
(37) Quel mìo dubitare mi stimolo a manifestarlo an- ^
cor colla lingua: il dubbiar lo fece proromper in quel-
la interrogazione : che cose son queste che odo e vedvf
se uon si salva chi non crede in Casto ^ siccome ni' a- \
•ijete detto , come dunque -vedo qui salvo Fiifeo nai» é 1
allevato nel paganesimo , j
(38) Risplendere., fiammeggiare . i
(33) h' aquila .
\4o) Come possano essere,
Vi) Essenza .
(i'^2) Espone^ manifesta : latinism»,
(43) Sentenza nota dell'E-uangelio : vim patitur . Va- ;
•jc Vellut, ^ e Dan. ajfihbiano al l^ Apostolo quest'étltro \
ietto : Raptores Coeli suiniis .
(/ii) Inclina e muove a conceder reterna salute a
chiunque sia Animalo di sì eccelle/iti difetti verso Die . \
(98) C A X T 0 XX. a.;r
E vinta (45) vince con sua (4^) beninanza .
La (4?) prima vita del ciglio e la quinta
Ti fa maravigliar ) percliè ne vedi
La (48) regioa degli Angeli dipinta .
De' corpi snoi non uscir , come' credi
Gentili j ina Cristiajii in ferma fede ,
Quel (4<>) de' passuri , e quei de' passi piedi :
Che P una dello 'nferno, (5o) u' non si riede
Giammai a buon voler, (iJi; tornò all' ossa j
E ciò di viva speme fu (52) mercede :
Di viva speme , che mise sua possa
Ne' prieghi fatti a Dio per suscitarla y
Sì che potesse sua (53) voglia esser mossa •
iiovc bisogna rìcordarii di quei sentimenti sì certi di
S, Agostino : per esempio : Dei)etur merces Lonis epe-
ribus si fiant, sed gratia , quse non debetur , prxce-
djt ut fiant.
(,45) Ridondando in sita gloria , che sia così vìnta la.
sua misericordia j di cui è trofeo ogni peccatore che si
salva.
(4b; Benignità .
(L'i) ì, a prima anima dì quelle che mi fortìiano il .i-
gl,o , che i Traiano^ e la quinta che è Rifto.
(48) Ornata quella parte del cielo che abiian gli A»
gioii .
(49) Hifeo credendo in Cristo che doveva patire ^ Tra'
inno in Cristo che aveva patito.
(50) Dove tutti sono ostinati nel male.
(5i) Risusciti ,
(52) Premio della viva speranza eh' ebbe S. Gregorio
di poterla aiutare ,
(53) La volontà di Dio che già l' aveva co> d.innato
alClnfcrt.o , mossa e viegaia a rtvocar la condannai,! one
H 2
a4« DEL PARADISO (inj
U ani'mil gloriosa , onde si parla ;
Tornata nella carne, (54) in che fti poco»
Credette in (S5) lui, che poteva aiutarla.
E credendo s'accese in tanto fuoco
Di vero amor , cl>' alla morte seconda
Fu degna di venire a (56) questo giuoco.
h' (j-j) altra, per grazia che <la sì profonda
Fontana stilla, che mai creatura
Non pinse P occhio insino alla prim' onda j
Tutto suo amor laggiù pose (58i) a frittura j
Perchè di grazia in grazia Dio gli aperse
L'occhio alla nostra redenzion futura:
Onde credette in quella , e non sofferse
Da indi '1 puzzo più del paganesmo,
E riprendeane le genti perverse .
Quelle (59) tre donne gli fur per (6o> battesmp,
Che tu vedesti dalla destra ruota j
(54) Nel qual corpo sopravvìsse poi pec» spazio di
tempo .
(55) In Cristo che potea salvarla ,
(bd) A questa gloriosa festa del cielo .
(S-) L'altra di Rifeo.
(58) Al viver retto e conforme a i dettami della ret-
ta cnscicnza .
(39) Le tre virtù- teologali ^ Fede ^ Speranza y e Ca-
rità , V. e. 29. Vurg.
• (Go) Gli valsero per essere mondato dal peccato ori-
ginate, e ogni altro personale ^ se pure questo santo di
Dante e di Virgilio dopo /' hìo dtlla ragione ne fece
MtUìto *
(nS) CANTO XX. 445
Dinanzi (61) al battezzar più d'un miUesmo.
O predestinazion j quanto rimota
E* (62) la radice tua da quegli aspetti ,
Che la prima cagion non veggion tota .
E voi mortali tenetevi stretti
A (63) giudicar : che noi > die Dio vedeino j
N«n (64) conosciamo ancor tutti gli eletti ;
Ed (65) enne dolce così fatto scemo :
Perchè '1 ben nostro in questo ben (66) s'affina j
Che quel j che vuole Dio , e noi voleino .
Cosi da (67) quella immagine divina ,
Per farmi chiara la mia corta vista »
Data mi fu soave medicina .
E come a buon cantor buon citarista
Fa seguitar lo guizzo delia corda >
In che più di piacer lo canto acquista }
Sì mentre che (68) parlò , mi si ricorda
(61) P/à di mille anni avanti l' instituzion del Hat'
testmo .
(62) Il tuo principio dalle viste di coloro che non
totnprendono tutta la prima cagione che è Dio.
(63) Quis enim cognovit sensum Domini ?
(64) Conforme a quella colletta della Chiesa : Deus
cui soli cognitus est nunierus electorum in superna fe-
licitate locandus .
(G5) h. ci è dolce così fatto mancamento di cognizione.
(66) Diventa migliore , e piU perjetto in queita fon-
formila al voler Divino.
(67) Da quell' aquila .
(68) Che parlò l' aquila •
a44 I>EL PARADISO CANTO XX. (i\5)
eh' io vidi le (69) due luci henedette j
Pur come batter d' occhi si concorda ,
Con {70) le parole muover k fiamjnette .
(69) Traiano e Eifeo.
(70) Accompagnare le parate cen t^n nuovo ht4Ìlar di
iute fatto aito stesso tempo.
*>f^'*:W;C-X-!r>;V.vitX->''X-'À->:-:>)5-!v "gitivi?-*
CANTO XXI.
ARGOMENTO
Ascende Dante dal Cielo di Giove a quUlo di Saturnoy
nel quale trova i Coutemplafiti della vita soliiariUf
t vede in quello una scala altissima . Fai da S. Fiei^
Damiano gii vie» risposto ad alcune 4imande.
\jrid eran gli occhi miei rifissi al volto
Della (i) mia donna, e l'animo con essi,
E da ogni altro intento s'era tolto:
Ed ella non ridea : ma , S' io ridessi ,
Mi (2) cominciò , tu ti faresti quale
Semele fu , quando di cener fessi :
Che la bellezza mia , che (3) per le scale
Dell'eterno palazzo più s'accende,
Com' hai veduto , quanto più si sale j
Se ncn si temperasse, tanto splende,
(i) "Beatrice ,
(2) Mi cominciò a dire : j? te ridessi , e con ciò mi
facessi a le vedere , quanto più bella e più. lucida son
divenuta coli' innalzarmi al settimo cielo di Saturno f
misero te , perchè tal ti faresti al folgorare del mio
splendore, quale diventò Semele, quando a tei discese
Giove di folgore armato così, com' esser soleva nel pra-
ticar con Giunone f sicché ne restò consunta e ridetta
in cenere , 3. Met^
<3> Di (itlfi in fitte ntl' empireo .
2;6 DEL PARADISO <ia)
Glie '1 tuo mortai ^wùere al suo fulgore
Parrebbe (4) fronda , cbe trono scoscende «
N«i sem levati al (5) settimo splendore }
Clie sotto '1 petto del Lione ardente
Raggia me misto giù del suo valore •
Ficca dirietro agli occhi tuoi la mente .
E fa di (jnegli specchio alla figura >
Che 'n cjiiesto (6) specchio ti sarà parvente •
Qiial (7) savesse qnal' era la pastura
Del viso mio nell' aspetto beato >
Quand' (8) io mi trasmutai ad altra cura f
Conoscerebbe quanto m' era a grato
Ubbidire alla mia celeste scorta j
Clontrappesando (9) 1' uu con 1' altro lato .
(4) Fronde dì albero toccata dal fulmine che l' alber»
spaccò e squarciò. Clic ti squarti un trono ^ è una dell*
imprecazioni che si manda, assai spesso in qualche po-
polazione d'Italia ,
<5) Settimo pianeta di Saturno che ora iiibra giù a
i corpi inferiori le sue influenze più temperate .^ perchè
il suo eccessivo freddo vieti meschtiìto coli' eccessivo cal-
do del segno del 'Leone celeste . Almanaccano ■, che in
quest' istante della salita del Poeta Saturno erane' gr,
8. m. 46. di Itone.
(G) In questo pianeta, essendo ogni pianeta specchio
iel sole .
_ (7) Chiunque potesse comprendere qual era il piacere ^
fi CUI mi pcsceva nel vedere la faccia di Beatrice.
(8) Quando mi rivolsi ad altr' oggetto , distogliendo'
mi dal vagheggiarla per eseguire i suoi ordini,
(9) Contrappesando e compensando il piatere 4i va'
gì'.e^giarla C9l pi.ìcere di HbbidirU*
(24) CANTO XXr. t4j
Dentro (lo^ al cristallo, che '1 vocabol porta;
Cerali iando '1 Mondo del suo caro di;ce )
Sotto cui giacque ogni nialÌ2Ìa morta»
Di color d' oro , in che raggio traluce ,
Vid' io uno (il) scalèo eretto in sr^o t
Tanto (i2) che noi seguiva la mia luce.
Vidi anche per li gradi scender giuso
Tanti splendor , eh' io pensai , eli' (i3) ogni loiBei
Clie par nel Ciel , quindi fosse diflaso .
E come per lo naturai costume
Le (i4) pole insieme , al cominciar del giorno»
Si muovono a scaldar (i5) le fredde piume j
Poi altre vanno via senza ritorno ,
Altre rivolgoa se j onde son mosse >
E altre roteando fan soggiorno y
Tal modo parve a me che qilivi fosse
In quello (i6) sfavillar, che 'nsieme venjie ,
(io) "Dentro al pÌAnetx lucido come cristallo che gr-
rands intorno al moi.do furS-i il r,in^Q di quel dolce Re
e governante del monJn y seno il dt cui governo fu dal
Biondo sbandita og.à malizia, cioè ti rome di So-tumQ
(he regnò n'-l secolo d'oro e. lìf. ttfeivo,
(li) Scala.
(i2) Ch^ il mio occhio non potea tanto stendersi che
ne scorgesse la sommità .
(iS) Cioi ognt beate spirito che regna incielo: e non
come alcuni spiegano ogni stella che luce in titln <
(t',> te corfiacclite ,
OS) Ter il freddo della notte,
(i6) In qucllt ifavill^r 4i quegli spiriti»
258 DEL PARADlSa (l,i)
Sì (17) come in certo grado si percosse:
E (|uel 3 che (18) t^resso più ci si ritenne,
Si fé' sì .chiaro , ch'io dtcea (rg) pensando,
Io veggio ben 1' amor j che tu in' accenne .
Ma (20) quella , ond' io asjTetto il cerne , e '1 quando
Del dire» e del tacer j si sta j oad' io
Centra 'I disio lo ben > eh' io non dimando .
Perch'ella, che vedeva il tacer mio
Nel (21) veder di colui, che ttUto vede j
Mi disse: (22) Solvi il tiio caldo disio.
Ed io incominciai : La (28) mia mercede
Non ini fa degno della tua risposta ,
Ma per colei , che '1 chieder mi concede :
Vita (24) .beata , che ti stai nascosta
Dentro alla tua letizia, fammi nota
La casion , che sì presso mi t' accosta :
(17) Finché , 0 tosto che giunsero a un certo de termi'
nato gradino della scala .
(18) Fermassi più presso » noi .
^13) Pensando a ciò che in altre simiglianti occasio-
ni aveva avvertito in quei beati Spiriti ^ che ti nuovo
più folgorante splendore era ardore dì carità che li
muoveva a benignamente comunicarsi .
(20) Beatrice.
(21) Nf/ mirare in Dio che vede il tutto. Quid non
VJdent , qui videntem omnia viiient?
<22) Parla pure e soddisfa ai tuo desiderio cC inter-
rogare .
(23) Il mìo poco merito,
(zi) O bealo Spirito che stai ric-operto dtlC ardenti
lume delta, tua carità .
ai) e A ?f T 0 XXI. 2i3
E fli perchè si tace in ({iiesta mota
La dolce sinfonia di Paradiso,
Che giù per V altre suona si devota .
Tu hai r udir mortai sì come (25) '1 viso.
Rispose a ine: però qui non si canta
Per (26) quel, che Beatrice noa ha riso.
Giù per li gradi della scala santa
J3iscesi tanto so! per farti festa
Col dire e con la luce , clie in' ammanta :
Kè (27) più amor mi fece esser (aS) più presta t
Che (29) più e tanto amor quinci su ferve ,
Sì come '1 fiammeggiar ti manifesta .
Ma 1' (3o) alta carità , che ci fa serve
Pronte (3i) al consiglio, che'lMondo governa.
Sorteggia (32) qui, sì come tu osserve-
■ (aSO Ta vista .
(2G) Per quella stessa ragione ^ eioP perchè ti luoseft'
so umano non potrebbe reggere al soavissimo nostro can'
to , come non reggerebbe al suo luminosissimo splendore ^
(2."j) VtU amere che in me sia.
(28) Ad accoglierti pik presta dì queste altre anime
qui beate,
(29) Che uguale e maggior amore del mio è acceso
Un loro , come il risplendere eguale e maggiore ti di-
mostra f tanto splendefido ogni spirito- (pianto ama ,
come ha detto altrove .
(30) Cioè Dio .
(3i) Alla sua divina provvidenza ^ la qual governa,
l' universo .
(32) Assortisce ed elegge qui ciascunv a quel mini-
siero ch'ella vuole i come osservi ne' diversi voli di
voi altri.
ila DEL PARADISO (74)
io vesgfo Len , Jiss' io , (53) sacra lucerna j
Ceuie (34) libero amore , in questa Corte ,
Basta a seguir la providenza eterna .
Ma qiiest' è quel, eh' (35) a cerner mi par forte J
Perchè (36) predestinata fosti sola
A questo tilficio tra le tire consorte-.
Non venra prima all' ultima parola ,
Che «lei sno mezzo fece il (37) lume centro»
Giran'Io se come veloce (38) mola .
Poi rispose 1' (Sg) amor, che v'era dentro j
Luce divina sovra me s' appimta ,
Penetrando (4o) per epiesta , end' io m' inventro;
La cui virtù col mio %'eder congiunta
Mi leva sovra me tanto , eh' io veggio
La somma essenzia, della quale è (40 munta.
'Quinci vien P allegrezza, ond' io fiaTnmeggio j
Perchè alla vista mia , quant' ella è chiara j
(33) O anima rìsplendetite .
(54) Come un Ubero amore baita n es'eguhe ne» set"
•vilmente gli ordini delia provvidenza •
(SSì T) ffcìle a discernerc .
(36) Tre celia.
(37) Quel lume ^ di cui era vestito lo spirito,
(òS"» M.i i'U2 d.i molino, qui ruota , come nel e, IJ»
a rotei" cominciò la santa mola.
(Sg; 1.' u/iima amante che era der.tro a quel liimey
per un a allegrezza oltre l'' usato fammeggiante .
(io) Per questa luce , nel di cii ventre io sto .
(^ii) "Derivata : metrifora fritta dal mungere, come se
la Divina essenza fosse una mammella inesausta di
(■uce doUisiima (emumoibilc agli Spiriti beati .
(Sj) € A X T O XXI. «5r
La (42) chiarità della fiainina pareggio .
Ma. qneir alma nel Ciel , che jjìù si schiara j
Quel Serafin , che 'n Dio più l'occhio ha fisso j
Alla dimanda tua (43) non soddiófara ;
Perocché sì s' innoltra nell' ahisso
Dell' eterno statuto quel , che chiedi j
Che da ogui creata vista è (44) scisso.
E al Mondo mortai quando tu riedi ,
Questo rapporta j si clie non presumma
A tanto sogno più muover li piedi .
La (45) mente, che qui luce, in terra fumma?
Oiide riguarda come può laggiùe
Quel j che nonpnote, (4^) perd\è'l Ciel l' assumEia»
Sì mi prescrisser le parole sue ,
eli' (47) io lasciai la qnistione , e mi ritrassi
A dimandarla umilmente chi fue .
C42) J postsl!aii>ri spiegane : all-a chiarità della mia
iuce e del mio splendore p^ireggio la chiarezza del mio
•vedere e della mia coiioscenz.t : tutto ul eontrario ^ do-
■xtndosi intendere che dal vedere nascere ti risplende"
re, e non dal risplcndcre il vedere.
(^3) Non potr.ì soddisfare ^ essendo occulti anche a
i beati i giudizi di Dio , e i suol fini particolari , qua'
lora égli non voglia pc-r sua speculi de^gnazione loro
manifestarli .
iW Separato^ rimosso. _ •
(^5) La mente urrtana che qui in cielo * lucente y in
terra è fumicante : in ciclo il suo conoscere è motto chia-
ro , in terra è molto escuro.
CiG) Quantunque il cielo r assuma., e con ciò ella ri-
manga sollevata a Qrado pik sublime 4" tritelli gcnZAm
ìBì bel paradiso (io5)
Tra (4S) duo liti d'Italia stirgon (49) sassi ,
E non molto distanti alla (5o) tua patria ,
Tanto (5 r) che i tuoni assai suonan (52) più Lassi j
E fanno un (53) gibbo, che si chiama Catria,
Disotto al quale è consecrato (54) un ermo»
Che suol' esser disposto a sola (55) latria .
Cosi ricominciommi ^1 terzo (56) sermo:
E poi continuando disse : (5 7) Quivi
Al servigio di Dio mi tei sì fermo j
Che (58) pur con cibi di liquor d'ulivi
Lievemente passava caldi e geli ,
Contento ne' pensier contemplativi^
Render (Scj) solea quel chiostro a questi Cieli
Fertilemente : ed ora è fatto (60) vano )
(48) Cioè tra ì lidi del mare Tirreno e i lidi del ma.'
ite Adriatico .
(45) Gioì' gii Appennini , perchè dividono C Italia ptr
U lungo .
(So) Firenzt,
(.Si) Surgon tanto.^
(52) Conforme a quello: nubes excedit Olympus.
(53) U/i rialto.^ una gobba .
(54) In oggi detta la Badia di S. Crece lontana da
Qubbto i!f. miglia verso levante.
(55) Culto supremo e adorazione dovuta unicamente
a Dio : nome greco .
(56) A parlare per la terza volta,
(57) Mi feci monaco Benedettine .
(58) Che solamente con cibi conditi d^ olio ,
(Sg) Fruttar al c'teio molte persone che dopo una -vm-
tz contemplativa ed austera morivano in osculo Domini*
-^0) Sp voiOi e tcarso di monastica osservanza t odi
(ng) CANTO XXI. aó3
Sì che tosto convien, (61) che si riveli.
In quel loco fu' io Pier Damiano :
E Pietro (62) peccator (63) fui nella ca=a
Di Nostra Donna in sul Ufo (64) Adriano.
Poca vita mortai m' era rimasa ,
Quanti' io fu' chiesto , e tratto a quel (65) cappello >
Che pur di male in peggio si travasa .
Venne (66) Cepluas , e venne il (67) gran vasello
Dello Spirito Santo , magri e scalzi j
Prendendo '1 ci])0 di qualunque (68) ostello :
Or (69) voglion quinci » e quindi chi rincalzi
monaci osservanti ^ e non incotto e veto di abitatori»
come altri spiegano.
(61) Che si manifesti dalla, Divina vendetta al mon-
do, che quel santo luogo è profanato , e non i- più quel-
lo che era prima .
(G2) Mal inclinato a i vizi di quel corrottissimo se-
colo.
(63) Essendo ancor secolare poco prima d' andare a
farmi monaco , stetti ritirata per lo spazio di 4.0. gior-
ni in un monistero situato alla, spiaggia di Ravenna
colla sua chiesa dedicata^ come pare, alla Madonna .
V, Botlan. al 23. di Fcbbr. nella vita di questo Santo ,
che fu monaco, abate, vescovo e cardinale d' eccellen-
tissimo merito colla chiesa. Non vuol dir dunque ^ che
fu canonico di S. Maria di Ravenna,
(£!,) Adriatico .
(65) Cardinalizio .
(66) S. Pietro Apostolo . Cephas pietra e non capo y
come dice Landino e Vellutcllo .
(67) S. Paolo vas electionis .
(68) Albergo , ospizio : e vuol dire che i due Santi
Aposteli andavano mendicando di porta in porta.
(69) Deride amaramente l' affettata gravità e deli-
$54 DEL PARADISO CANTQ XXT. (la»)
Gli moderni pastori, e chi gli meai >
Tanto son gravi , e chi dirietr» gli alzi »
Cnopron de' manti lor gli palafreni ,
Si (70) ch'e duo bestie van sott' una pelle»
O pazienzia j che tanto sostieni ?
A questa voce vid' io (71) più fiammelle
Di grado in grado (72) scendere e girarsi»
Ed ogni giro le Iacea piìi belle.
Dintorno a (78) questa vennero j e fermarsi >
E fero un grido di sì alto suono ,
Che non potrebbe qui assomigliarsi t
Ne (74) io lo 'ntesi j sì mi vinse il tuona»
eatezza de' prelati romani uelT use delle bussole ^ tt-^
die portatili .^ carrozze ^ ùraccieri ^ caudatari y c'trimo"
?iieri , palafreni ec.
(70) Ditterio plebeo e da mercati vecthio ,
(71) Fiti Spinti lumtttosi.
(72) Scendere i gradini di quella scala.
(73) A questa di S. Pier Damiano .
(74) Nt io intesi ciò che si dicessero , tanto mi stor-
dì e -vinse quel rimbombo : fecero queste dimostrazioni
straordinarie per la vendetta y che in Dio vedevano
dover presto seguirti teme Btatrite dirà ntl seguente
canto ,
CANTO XXIL
ARGOMENTO
F-i il Poela et San Benedetto un^ dimanda : poi sa/c
<xU' ottava spera, e di quella nel segno di Gemini»
V/j>presso di stupore alla (i) mia gnida
Ali volsi come (2) parvol j che ricorre
Sempre colà j dove più si confida .
E quella come madre , che soccorre
Subito al figlio pallido ed (3) anelo j
Con la sua voce , che '1 suol (4) ben disporre j
Mi disse: non sa' tu , che tu se 'n Cielo,
E non sa' tu » che 'I Cielo è tutto (5) santo >
E ciò che ci si fa, vien da buon zelo?
Come (6) t* avrebbe trasmutato il canto 5
(0 Beatrice .
(0) Come fantolino impaurite dal babau.
(5) Ansante per la paura.
(4) Rincuorare .
(5) Santo sì che non v' è da temere alcun male ,
(6) O pensa y come ti avrebbe sopraffatto il canto di
questi Beati in questo pianeta e il mio riso : allude
alta risposta di S. Pier Damiano : tu hai l'udir mor-
tai sicrome il viso , però qui non si canta per quelclie
Beatrice non ha riso , e Beatrice non rise , perc/it se
rideay Dante si sarebbe fritto , quale Seme/c fuy quan-
do di cc'ier fessi : Landino , e Daniello questo verso ed
a5S DEL PARADISO (z»)
( Ed io ridendo : mo pensar lo puoi . )
Poscia che '1 grido t' ha mosso cotanto?
Nel qtial se 'nteso avessi i (7) prieghi suoi,
Già ti sarebbe nota la (8) vendetta ,
La qiial Vedrai innanai che tu muoi .
La (9) jpada di quassù non taglia in fretta J
Ne tardo 3 (10) mache al parer di colui.
Che desiando, o temeniìo l'aspetta.
Ria (11) rivolgiti ornai inverso altrui :
Ch'assai illustri spiriti vedrai.
Se coin' io dico la vista (12) ridui .
Coin' a lei piacque , gli ocelli tlirizzai ,
E vidi cento (i3) sperule , che 'nsieme
io ridendo mo penSar lo puoi le credono parole inter-
jioi'.c di Dante in yenona. sua e che poi ripigli Bea-
trice : lo stimo diversamente ^ e però tegiieret la pa-
reuftsi .
{,•)) l prh'ghi di quei Spìriti beati .
(8) La ve /detta che piglteràDio soprti questi perver-
si prtUi'i: forse vuol predire la cattura di Bonifazio
in Anagni , v, e. 20. furg.
(9) La giustiz,ia divina non punisce pih presto^ ȏ
pik tard- dt quul elee conviene, fuori che al parere di
{hi la desicU ra per vendetta sopra degli altri , cui pe-
ro pure tarda , 0 la teme sopra dt se ^ cui però pare
troppo presta.
(io) ì'c'-.aola disusata., di cui altrove ahbiam detto y
e signipra, fuo che , o se non.
(11) Sttìccati dal mirar me e riguarda altrove ^ che
vedrai spi'-ii molto illustri, td eccellenti .
(12) Bitiui per riduci , per lacrima, come fei per feci .>
(i3) Pt.cole spere e gltboletii risplendenti ,
C;S} e A ^" T 0 xxir. 257
Più s' abbellivr.n (i4) con mutui rai .
Io stn\a come quei , elie 'n se ripreme
La punta del disio j e non s' attenta
Del dimandar j sì del troppo si teme :
E la inaggiorcj e la (iS) più Inculenta
Di quelle 'margherite innanzi lessi»
Per far <li se la mia voglia contenta »
Poi dentro a lei ndì : se tu vedessi ,
Com'io, la carità, clie tra noi arde.
Li (16) tuoi concetti sarebbero espressi j
JVla perchè tn aspettando mn tarde
A!l' (17) alto fine , io ti farò risposta
Pure (18) al pensi.er j di die si ti riguarda.
Quel monte , a cui (19) Cassino è nella costa,
Fu frequentato già in su la cima
Dalla (20) gente ingannata , e nial dis{X)sta •
Ed (21) io son quel , che su vi portai prima
Lo (22) nome di colui , che 'n terri addusse
(j'f) Haggiandosi P una f altra reciproca'>nente ,
(i5) La citi rilucente di quelle celesti e vive gioie,
(j6) Gh avresti già esposti se/jza temere di esserci
molesto e importuno .
(17) Vi giungere all^ alto termine e ci tuo viaggio,
che è vedere l'essenza di Di» ^ ch'i tt fine di ogni de-
siderio.
(18) Al pensiero che ti riguardi tanto di esprimere
per rispetto di non notarci con tante inierruga'zioni .
(19) Castello nel Regno nella Terra di Lavoro.
(20) Da gente idolatra e perversa.
(21) Ed IO son quel Benedetto .
(i2) Il nome di Cristo .
lODiO III. 1
238 DEL PARADISO (4i)
La verità , clie tanto (28) ci sublima :
E tanta grazia sovra me rihisse ,
eh' io ritrassi le ville circonstanti
Dall' (24) empio colto, che '1 Mondo sedasse*
Questi (25) altri fuochi, lutti contemplanti,
Uomini furo , accesi di (26) ([uel caldo ,
Che fa nascere i fiori , e i frutti santi .
Qui è Maccario : qui è Romualdo :
Qui son li frati miei , che dentro a' chiostri
Fermar li piedi , e tennero '1 cuor saldo •
Ed io a liii : l'affetto, che dimestri
Meco parlando , e la buona sembianza ,
eh' io veggio, e noto in tutti gli arder vostri ,
Così m'ha dilatata mia fidanza,
Come '1 Sol fa la rosa , quando aperta
Tanto divien , quant' ell'ha di possanza.
Però ti prego , e tu , padre , m* accerta ,
S* io posso prender tanta grazia, ch'io
Ti veggia (27) con immagine scoverta .
Ond' egli : Frate , il tuo alto disio
S' adejnpierà in (28) su 1' ultima spera ,
(?3) Va terra fino ai cielo .
(24) Vali' empio culto de' falsi Vei che si propago
per tutto ti mondo dietro a tali deità delirante .
(25} Questi altri spiriti accesi di carità .
(2G) Di' queir ardore dello Spirito Santo che fa na-
scere bitom pensieri e propositi e sante operazioni ,
(27) No» velata di tanta Ines che mi fi cela.
(28) Nel liei 9 empirsQ .
(62) e A V T O XXn. i33
Ove s' adempion tutti gli altri , e '1 mio .
Ivi è pe rfetta matura ed intera
Ciascuna disianza : in quella sola
E' (29) ogni parte la , dove sempr' era :
Perchè non è in luogo , (3o) e non s' impola ?
E (3i) nostra scala infino ad essa varca:
Onde (32) così dal viso ti s' invola .
Iniìn lassù la vide il Patriarca
Jacob (33) isporger la superna parte ,
Quando gli apparve d' Angeli si carca .
Ma per salirla mo nessun diparte
Da terra i piedi : e la regola mia
Rimasa è giù per danno delle carte •
Le mura , che solcano esser badia >
Fatte sono spelonclie , e le cocolle
Sacca son piene di farina ria .
Ma grave usura (34) tanto non sì tolle
Centra '1 piacer di Dio (35) quanto quel frutto »
(29) È ogni parte y dove sempre è stata y perchè è
immobile , ed e tale , perchè non soggiace a luogo , non
essendo da luogo contenuta ^ ma contenendo ogni luogo ,
(30) N"/? si posa, né si gira sopra i poli y come fan'
no le altre sfere , e però non soggiace ne pure a tempo»
(3i) E la scala che vedi in questo cielo y trascenden-
do tutti gli altri y giunge fin a lassù .
(32) E però la tua vista non può arrivare a vederne
la sommità .
(33) Istoria nota v. e, 28. Gen.
(34) Cioè non dispiace tanto a Dìo i' usura,
(35) Quanto quelle rendite che i monaci approprian»
a te j e con le quali sfoggiano da iìgaori .
S6& DEL PARADISO (So)
Clie fa il (36) ciaor de' monaci sì l'olle .
Che (87) qiiantiin([Tie la Chiesa guarda, tutto
E' della gente, che per Dio dimanda,
Non di parente, ne d'altro (38) più brutto.
La carne de' mortali è (89) tanto blanda,
Che giù (/(o) iion basta buoncominciamento j
Dal n.TScer della quercia al far la ghianda .
Pier (41) cominciò sanz' oro e sanxa argento^
FA io (42) con otazione e con digiuno ,
E Francesco timilinente il suo convento.
E se guardi al principio di ciascuno ,
Poscia rignaidi là, dov'è trascorso,
Tn vedei'fti del bianco tatto bruno .
(36) Stolto il cuore de' monaci che si dazino lutei al'
le cose temporali che uvevaiio abbundofttiie ^ e abbando-
nano le spirituali .y alle quali st erano cuìisacrati .
(J7) Tutto ciò Clic la cliiesa riscrba delie sue entra-
f: , a.\yan:jato ali' oicsto sosieutamc/jio de' suut ministri ,
e alia deccHziT! dei suoi ministeri , lutto è de' poveri j
ì/on de' yarcnti che dì quello s' ifit^rassino .
(38) Cfime di meretrici ed altri: persone vituperose .
(3;)) Tanto dedita alle nnrbidczx^e .
{\0j Voli dura , non sì matitiene un buono e santo i-
stiimo 3 ii" non per un breve spazio di alquanti anni ;
tanto a poco a poco l' umana delicatezza vicn allen-
tando drtla primitiva osservanza .
<\\) Chi intende S. Ficuro Ap-ostolo , chi S. Pier Da-
rnéa/'O li presente , fondatore anch' egli non già di ntto~
-f ordine , come altri falsamente dice ^ ma sì bene di
alcuni ministeri netl' Umbria ; lo i' intenderei ptìt to-
sto dell' Apostolo y il di cui cominciare fu morah/to'iie
da q:iel suo dire: arg^ncuni et auruiu non est aiilii.
('.2) le Zciiidstto ,
(9') C A N T O XXII. 2t»
Veramente (43) Gioraan volto è retrorso :
Più (44) 1» il naar l'uggir, quando Dio volse»
iVlirabile a veder , che qui il soccorro.
Così ini disse : e indi (45) si ricolse
Al suo collegio > e 'I collegio si strinse ;
Poi come turijo in su tutto s' accolse ^
La (ìolce donna dietro a lor mi piase
Con un. sol cenno su per quella scala ,
Si sua virtù la mia natura vinse :
Né mai quaggiù , dove si monta e cala ,
Naturalmente fu &ì ratto moto,
Ch'agguagliar si potesse (4G) alia mia ala >
(io) Tulle le cose vanno al contrario di quella che
andar do'^rebbono , pone qui ti Giordano /'er ti Ycyolo
cristiano , o per ti clero e Stato ecclesiastico , e per
gli ordini regolari : Allude a quel del Salmo: Quid est
tibi nlare quod fugisti, et tu Jordaiiis , quia conver-
sus es retrorsum.
(4i) Ma ti so dire , che fu casa più mirai/ile a rc-
dersi il ritirarsi che fece il mar rosso, lasciando il suo
fondo asciutto , per cui passasse il popolo d' I-racle ,
quando Dio volse liberarlo dalla schiavìtìi dclT Egit-
to f quel fatto, dico, fu piìt mirabile che non è il soc-
corso e il rimedio opportuno a questo andare- disordina^
to , della disciplina degli ecclesiastici e de' regolari ,
onde se Dio fece quel maggiore , non dubitare no, che
farà^ ancora questo minore : aspetta un poco e vedrai
castigati gì' indisciplinati , come già gli Egiz,iani ec,
(45) Si miri/ e unì all'altro numero de' contemplan-
ti , che si ristrinse insieme , e poi roteando come fa ti
lento turbinoso, si sollevi lutto insjis»,
f46j Al mio vola .
262 ^EL PARADISO (io5)
S' (4?^ io torni mai, Lettore, a quel dovuto
Trionfo , per Io quale io piango spesso
Le mie peccata , e "ì petto mi percuoto ,
Tu (^8) non avresti in (49) tanto tratto e messo
Nel fuoco il dito, in quanto io vidi '1 (5o) segnoj
Che segue '1 Tauro , e fui dentro da esso .
O gloriose stelle , o lume pregno
Di gran virtù, dal quale (5i) io riconosco
Tutto (52) ( o qnal che si sia ) il mio ingegno;
Con voi nasceva , e s' ascondeva vosco
^Quegli , eh' è (53) padre d'ogni mortai vita,
Qnand'(54)io senti da prima 1' aer Tosco:
E poi quando mi fu (55) graiia largita
D'entrar nell'alta ruota, che vi gira,
La vostra region mi fu sortita .
(47) Così mi sia concessa la grazia di ritornate .
<48) Com^ ì vero, che tu,
<49) Jn tanto poco tempo messo e ritirato.
tSo) La coste/fazione di gemini che nel zodiacc vitti
élopo il toro .
(5i) Tìa-ite si -vede eh' era della setta sciocchissima
de^ Genetli.zci : meglio quel Poeta gentile : Geminos ho-
jfoscope varo diducis genio ^ benché dica poi incoeren-
tememe : Nescio quod , certe est, quod te mihi tem-
perat astruai.
(5.5) O poco 0 molto 0 buono o cattivo,
(53) Sol, et homo generant hominem.
(■Si) Quando io nacqui .'n F:re>ize .
(55) Conceduta la grazia di entrar nei'.' ottava sfe-
ra , 0 sia cielo stellato che vi gira , mi fu dato in sor-
te il panar appunto pft il luogo j devt state postate
(120) C A X T 0 XXII. 264
A voi div'otamente ora sospira
L' anima mia , per acquistar virtiile
Al (56) passo forte , che a su la tira.
Tu se' sì presso {57) all'ultima salute,
Cominciò Beatrice , die tu dei
Aver (58) le luci tue chiare e acute.
E perù prima che tu più (Sg) t' inlei >
Rimira in giuso j e vedi quanto Mondo
Sotto li piedi già esser ti lei :
Si che '1 tuo cuor quantunque può giocondo >
S' appresemi alla turba trionfante ,
Che lieta vien (60) per questo etera tondo.
Col viso ritornai per tutte quante
Le sette spere , e vidi (61) questo globo
Tal, ch'io (62) sorrisi del suo vii sembiante:
E quel consiglio per migliore appróbo ,
Che (G3) l'ila per meno: e clii ad altro pensa,
(56) O al passo difficile delta morte , alla quale mi
vo accostando a gran passim o pure per acquistare vi-
gore all'alta e diffìcile impresa di passare dal mondo
sensibile all' invisibile che tira tutto me f e richiede
tutta l'applicazione; e a q'uesta spiegazione del Da-
niel, meglio s'accorda il contesto, che alla prima del
Vellut.
(5;) Alla vision di Dio .
(58) Cioè purità di animo e perspicacia di mente.
(59) Tintemi in esso lei, entri, e t'immerga nell'
ultima salute,
(60) Per questo tondo cielo .
(Gì) Questo fjo&o terracqueo .
(62) Comparendomi tanto minima cosa .
(65) Che pi fi Ia 4isprex,x,aj f applica Iti tntnte i il
2^4 DEL PARADISO (rZn)
Cliinmir si piiote veramente (64) probo.
Vidi ]a (65) figlia di Latona incensa-
Senza qneW ombra , che mi fu cagione j
Perchè già la credetti rara e densa.
L'aspetto del ^66) tuo nato, Iperione ,
Quivi sostenni , e vidi com' si muove
Circa, e vicino a lui (67) Maia e (68) Dione.
Quindi m'apparve (6g) il temperar di Giove
Tra '1 padre e '1 tìglio : e quindi (70) ini fu chiaro
]I variar, che fanno di lor dove:
E tutti e sette mi si dimostraro
Quanto son grandi , e quanto son veloci »
E come sono in distante riparo.
cuore alle cose del cielo : questa riflessione la prese il
Poeta da Cicerone , che nel sogno di Scipione dice : jain
vero ipsa Terra ita mihi parva visa est ut me imperii
nostri, quo quasi ejus punctum attingimus , pc?nite-
Tet : da cui pure la prese Seneca, Lucano e molti de'
destri Poeti .
(6',) Uomo di probità ,
(65) Vidi la luna dalla parte superiore^ dov'è illm-
minata senza quelf ombra , sh la quale ha. disputato
"^el e. 2. di questa Cant. attribuendo queW ombra alla
densità e rarità .
(66) Del sole tuo fip^liuolo ^ 0 iperione ,
(67) // pianeta di Mercurio figliuolo di Wlaia .
(68) // pianeta di Venere di Dione .
(69) // temperar che fa la sua virtìi il pianeta di
Giove tra il freddo Saturno suo padre e il fuocoso Mar-
te suo figliuolo .
(70) Mi si dimostrò la cagione de i loro variameiUi
e mutazioni di luogo , ora essendo dinanzi , ora dietro
al soie j or,ì pili ed ora metto da Ini distanti , e ^n
05j) canto XXII. aeS'
L'Cji) aiuola^ (72) che ci fa tanto feroci j
Volgericlom' io con gli ecarni Gemelli ,
Twtta m' (78) apparve da' colli alle foci:
Poscia rivolsi gli occhi agli (74) occhi belli.
cii diversamente da luì riparati y intendilo col suo do-
vitto rispetto .
(71) L' aiolà spiega il Landino anima , ma^ tara «r-
rorc di stampti: piccola aia dal latino àrea : cosi chia-
ma con termine dì disprezzo tutto il salolo della terra.
(72) Che fa tanto insuperbire eziandio chi ne possie-
de piccola parte .
(73) / postillatori rimettono che ora Dante aveva la
•vista miracolosamente confortata ■, e però non essere
strampalatag/iine c/i' egli tirasse a vedere sì bene di
tanto lontano ^ cioì- dall' ottava sfera vedesse da i col-
li alle foci , e sì disttntamente la terra . Biìa chi fin
qui abbia tenuto dietro alle fantasie del Poeta ^ sarei'-
he ben pustllo y se ancora senza C aiuto di questo mi^
racolo se ne scandalizzasse ,
(74.) Di Beatrice ,
i^^oo^oo.» <»ooi
CANTO XXIII.
ARGOMENTO
In questo Canto descrive Dante, come vide il Trisnfo
di Cristo , seguitato da infinito numero di Beati : e
specialmente la Beatissima Vergine .
vuoine 1* augello intra P amate fronde ,
Posato al nido de' suoi dolci nati ,
La notte j che le cose ci nasconde j
Che per veder gli aspetti desiati ,
E per trovar lo cibo j onde gli pasca ,
In che i gravi labor gli sono aggrati ,
Previene '1 tempo; in su l'aperta frasca,
E con ardente afletto il Sole aspetta ,
Fiso guardando , pur che 1' alba nasca j
Così la donna mia si stava eretta ,
E attenta rivolta (i) inver la plaga ,
Sotto la quale il Sol mostra men fretta :
Sì che veggendola io (2) sospesa e vaga ,
Fecirai quale è quei , che disiando
(1) Verso la parte di mezzogiorno , dove il sole park '
che vada pi», adagio che quando è alla parte d* or tin-
te o d' occidente .
(2) Sospesa aspettando e girando eoa gli occhi e mo*:
ttrandcsi in vista vogliosa ,
(i4) CANTO XXIII. 267
Altro vorria , e sperando s' appaga .
Ma poco fu (3) tra uno ed altro quando j
Del mio attender dico j e del vedere
Lo Ciel venir più e più rischiarando •
E Beatrice disse : Ecco le schiere
Del trionfo di Cristo, e tutto '1 frutto
Ricollo del girar di queste spere .
Pareami , che '1 suo viso ardesse tutto :
E gli ocelli avea di letizia si pieni,
Che passar mi convien (4) senza costrutto»
Quale ne' pleniluni! sereni
Trivia (5) ride tra le Ninfe eterne,
Che dipingono '1 Giel per tutti i seni ,
Vid' io sopra migliaia (6) di lucerne ,
Un Sol, che tutte qiiante l'accendea,
Come (7) fa *1 nostro le viste superne ;
E per la viva luce traspare»
(3ì Ma foco spazio di mezzo vi eorst tra un temp*
e l'altro dot' dal mio aspettare di vedere qualche «o-
vità^ al veder il cielo di punto in punto sempre più,
schiarirsi .
(4) Senza quel prò ed utilità che se ne ricaverebbe
spiegandolo ^ per non poterlo io esprimere .
(5) La luna risplcnde tra te altre stelle che ornano
il cielo per tutte le sue parti : si dice Trivia perchè si
figurava con tre facce , rispetto a tre vie , a capo alle
quali ella presedeva .
(6) Di Spiriti luminosi .• un sole , cioè Cristo.
(7) Come il nostro sole le stelle del cielo materiale ,
secondo quell' opinione poco probabile che l€ ttelle fisa
mendichino la luce dal sole .
s6i? DSL PARAErlSO (5i)
La (8) lucente sustanz,ia tanto clilara i
Nei viso mio , che non !a sostenfia .
O (g) Beatrice dolce guida e cara !
Ella mi disse : Quel , che ti sobranza ,=
E' virtù} da cui nulla si (io) ripara.
Quivi (il) è la sapienza , e Lv possanza r
eh' apri le strada tra' il Cielo e la Terra ,..
Onde (i2l fu già sì lunga disianza.
Come fuoco di nube si disserra.
Per. dilatarsi , si che non vi cape j
E fuor di sua natura in giù s' atterra ,,
Così la mente mia (i3) tra quelle dape
Fatta più grande , di se stessa uscio ,
E (i/f) che si fesse rimembrar non sape.
Apri (i5> gli occhi , e riguarda c{ual son io t
Tu hai vedute cose , che possente
Se' fatto a sostener (i6) lo riso mio ,
(8) L^ luce»ts ssilaiìz^ che era. i' umanità SmiIìssì-
jna di Cristo .
(9) Questo non i chiamare , ma esclamare per subi-
ta sorpresa di maraviglia e di giubilo .
(10) Ma ne rimane felicemente sopraffatto e abba-
gliato .
(11) In Cristo»
(12) Del quale aprimento .•
(i3) Tra quei cibi di celeste sapore .
(1';) E che cosa allora diventasse , essendomi ^ur cer-
in di: USCÌ di se stessa e si trasumanò .
(i5) Vice lieatrice .
(16) il mio r-isplendere giubilando , a. csii poc" fa rez-
ger non potevi .
(ig) CANTO XXIII. 26j
Io era come quei 5 cìie si risente
Pi (17) visione ob]>Iita j e che s'ingegna
indarno di Tiducerlasi a mente ,
Quando io udì questa profferta tiegna
Di tanto grado , cìie mai non si stingile
Del (iS) libro, che '1 preterito rassegna .
Se ino sonassar tutte quelle lingue ,
Che (19) Polinnia con le stiore l'ero
Del latte lor dolcissimo più (20) pingue >
Fcr aiutarmi , al millesmo del vero
Non si verria cantando '1 santo (21) riso j
E (22) quanto 'l santo aspetto Iacea mero •.
E i,2o) cosi figurando '1 Paradiso
Convien (24) saltar le sagrato poema ,
Come chi truova suo caramin reciso .
(17) Va un^ estasi 0 sogno dimenticate .
(18) memoria.
(19) Con te uttre Muse sorelle.
(Z'j) l'inatti, ben nutrite.
(21) Dt Beatrice .
C22) Q_uanto quel riso rendeva l' aspetto di Beatrice
un aspetto di pura gioia , u>t' aria di mero giubilo . L «'
altra lezio>ic meitj: aspetto 'J faceva, e vorrebbe inten-
der ii che il safito aspetto di Cristo rroerbiravajn lima-
trice quel riiO , facendolo mero merissimo riso , 1 postiì-
tatari approvano il senso , ma per modestia non hanno
mutato la lecitone ptìi autentica .
(23) E così avendo io preso a parlare del Paradiso y
so£7etto ineffabile .
(24) Lasciare di tratto in tratta di descrivere ciò
che richiedenùbe la materia occorrente di questui tacro
,£ovma .
570 DEL PARADISO (65)
IVIa chi pensasse il ponderoso tema )
E 1' ornerò mortai , che se ne carca )
Noi biasmerehbe , se sott' esso trema .
Non è (2 5) poleggio ila picciola barca
Quel , che fendendo va 1' ardita prora >
Ne da nocchier , (26) eh' a se medesmo parc^.
Percliè la faccia mia sì t' innamora ,
Che tu non ti rivolgi al bel giardino,
Che sotto i raggi di Cristo s'infiora?
Quivi è la rosa , in che '1 Verbo Divino
Carne si fece: quivi son (27) li gigli )
Al cui odor si prese '1 buon cammino .
Così Beatrice : ed io , eh' a' suoi consigli
Tutto era pronto , ancora mi rendei
Alla battaglia (28) de' debili cigli.
Come a raggio di Sol , che puro (29) mei
Per fratta nube , già prato di fiori
Vider (3o) coperti d'ombra gli occhi miei,
(25) O puleggia secondo P uso , e vale cammino 0 pas*
saggio: così gli accademici : "Daniello spiega pelago.
(26) Che si risparmi y e no?! voglia la fatica di 10^
gare e arrancare .
(27) Gli Apostoli : dice gigli j perchè ha detto giar-.
dino , e infiora .
(28) Della debole mia vista rimasta poc* anzi abbai»
tagliata .
(29) Trapassi.
(do) Gli occhi miei coperti d'' ombra ^ stando i« all'
ombra senza peri vedere il sole .
(8i) CAN.TO XXIII. 271.
Vili' io così più turbe di splendori
Fulgurati (3i) di su, di raggi ardenti,
Sanza veder principio di fulgori .
O (32) benigna virtù, die sì 5I' iniprenti ,
Su t' esaltasti per largirmi loco
Agli occhi lì , che non eran possenti .
Il nome (33) del bel fior , eh' io sempre invoco
E mane e sera , tutto mi ristrinse
L'animo ad avvisar (34) lo maggior foco»
E com' ambo le luci mi dipinse
Il quale , e '1 quanto della viva stella ,
Glie lassù vince , come quaggiù vinse ,
Perentro *ì Cielo scese (35) una facella ,
Formata in cercliio a guisa di corona ,
E cinsela , e girossi intorno ad ella •
Qualunque melodia piìi dolce suona
Quaggiù, e più a se l'anima tira,
(3i) llìustratl da' rac^gt ardenti dalla parte di st-
fra , dov' era salito Cristo. _ ^
(32) O cortese virtù defili splendori di Cristo che st
divinamente impronti della tua luce quei Beati ■, tu tt
sollevasti più in alto per far dono di poter vedere quet
gloriosi Spiriti a i miei occhi eh* non erano lì vale-
voli a rimirarli per la vicinanza dell' immensa tua Iu-
te che mi abbagliava .
(33) Bella suddetta Uosa mistica.
(34) Il maggiore splendore , cioi la medesima Beata
Ver v; in e .
(35) Uno spirito luminoso , che i Cementatori dicono
esser l' Arcangelo Gabriello , che te a/i/iiinzia la Divi-
na maternità .
i
^n DEL PARADISO (9S)
Parrebbe nube , che squarciata tuona» !
Comparata al sonar di quelJa lira , -
Onde si coronava (36) il bel zaffiro , J
Del (£iiak il Ciel più cbiaro s' inza/fira . ]
io sono amore angelico, die giro
f . ^ I
L' (87) alta letizia j clie spira del ventre, ]
Che fu albergo del nostro disiro : j
E girerommi , Donna del Ciel , (38) mentre ]
Che -seguirai tue Figlio > e farai (òcj) dia
Più la (4o) spera suprema , (40 perchè li entre.
Cosi (42) la circulata melodia
Si sigillava, e tutti gli altri lumi '
Facén sonar Io nome di MARIA. 1
(36) D< cui si coronava il bel zaffiro dì Maria . del
qual prezioso zaffiro piit adorno e piìi chiaro si fa l
empireo.
(37) U alta letizia che spira da Maria , che die nel ;
suo purissimo seno albergo a Cristo , chiamato rispetto
A pji Angioli dosiderium collium sternorum.
(38) Cioè in eterno.
(09) P'« rf/i» , pih divina y pik beata.
(/,o) L.' empireo .
(4i) Per questa ragione , perchè tu ivi fai il tuo al-
bergo , aggiungendosi molto di di-ino all' empireo per ^
In tua presenza . L' Aldina mette , perchè egli entre ;
scmo pili forte c^nìe bene spiega Daniello , cioè benché
C'i:to entri e soggiorni nelf empireo e lo faccia bellis-
simo , nondimeno tu anche al suo cospetto fai un' ag-
giunta notabile di bellezza .
(^2) Così la soa-s melodia delf Arcangelo che cantan-
do gir.jv^i interno alla Vergine , si compiva e termina!'
va: questo era il suo f ne.
Cm) CANTO XXIIT. 275
Lo (43) rea! 1^44) n^nnto di tntti i voliitni
Del MorKio, che (45) più ferve, e più s'avviva
Neil' alito di Dio e ne' costumi ,
Avea sovra di noi (46) l'interna riva
Tanto distante , che la sua parvenza j
Là dov' i' era, ancor non m' appariva :
Però non ehber gli occhi miei potenza
Di seguitar (47) la coronata fiamma,
Che (48) si levò appresso sxia semenza .
E come f'antolia , die 'aver la mamma
(43) Sepue a dire cTie dì /ì , cioè dall'ottava sfera^
dov' egli era y Maria se ne volò ali' aitissim.ì nona sje-
ra , o vcglt.im dive primo mobile secondo il sistema To-
lemaico , che cerne .■/' a^'ccnì D^nte seguiva ^ ed era
ricevutissimo in quei tempi ,-
(44) Cielo che circonda e ricuopre gli altri cieli in-
feriori detti lolumi dal volgersi che fanno : assidua ra-
pitur vertigine Coelum; sio.t'raque alta trahit, celeri-
que volumine torquct . Oztd. 2. Met.
(45) Che più st accende f e si ariiva per esser piìt
•vicino e così meglio ricevere il suo alito onnipotenic ,
e C imprei'.iene de' iuoi divini costumi e perfezioni , dal
che questa sfera è di maggior tffcacia e bcncficer.za a'
influssi. Queir alito fa un senso consimile a quello:
Spiritus Dcirini ferebatur super aquas .
(46) Cioè l'I suo concavo: la p;:rte interiore e più las-
sa chianiclla riva , avendo jcrse riguardo al del cri-
stallino ^ notano gli Accademici ^ ed io penso che qui
riva interna voglia dire cctfine di divisione rispetto
al cielo inferiore .
(4/) Lo splendore di nostraTìonna dall' Arcangelo co-
ronata con i suoi giri,
(48) Che si alzh e volò altissimo dietro al suo Divi-
no Fii'lii'.olo .
I 2
275.- BEL PURGATORIO (i2i)
Tende le braccia , poi che '1 latte prese j
Per (49) l' animo, che 'n fin di fuor s' infiamma }
Ciascun di quei (5o) candori in su si stese
Con la sna (5i) cima, sì che l'alto affetto j
Che egli aveano a Maria , mi fn palese .
3mli rimaser li nel mio cospetto.
Regina Cali cantando sì dolce ,
Che mai da me non si parti '1 diletto.
Oh quanta è 1' (52) ubertk , che si soflblce
In qu«ll' arche ricchissime , che l'oro^
A seminar quaggiù buone bobolce !
Quivi 3Ì vive , e gode del tesoro ,
Che s' acquistò piangendo nell' esilio
Di (53) Babillonia , (54) ove si lasciò l'oro.
Quivi trionfa sotto 1' alto Filio
Di Dio e di Maria , di sua vittoria ,
(49) P^r queìi' affetto e avidità di latte che infin di
fuori in quegli atti esterni festosi si manifesta .
(50) Anime vestite di candida luce.
(5i) L'Aldina Icgi^e fiamma: e il senso r pin facile^
ma cima fa senso piU esatto ^ come avvertono gli acca'
demici.
(52) La copia della beatitudine che si regge riposta
e colmata nel seno di quegli spiriti pienissimi d'ogni
bene ^ che furono in terra buoni seminatori di opere pie
e meritorie. Soffolce, arche, bobolce, latinismi assai
noti .
(53) in questo mondo ,
(5i) Conforme all'Evang, Nolite thesaurizare etc.
thesauiiwte vobis etc.
(i37) Canto xxiil sjS
E con P antico e col nuovo concilio
Colui } (55) che tien le cliiavi di tal gloria*
(55) San Pietro co i Santi del -vecchio ^ e co ì Santi^
del nuovo Testamento . Vellutello ed altri Cementatori
e* infrascano Azaria , Anania ^ Misaelle e Danielle che
«ella cattività di Babilonia furono da Nabucco spoglia-
ti delle toro ricchezze , Leve intenitrsi generalmente .
CANTO XXIV,
ARGOMENTO
S, TietTO in qtcsio XXIV' Canto esamina Dante delta
¥tdc . Al quale avendo egli risposto quanto diretta."
mente credeva ^ lo slesso approva la sua Fede »
kJ Sodalizio (0 eletto alla gran cen^
Del Benedetto Agnello, il yual vi ciLa
Sì j che la vostra voglia è sempre piena :
Se per grazia di Dio (2) questi preliba
Di quel, (3) che cade della vostra mensa j
Ami che morte (4) tempo gli prescriba j
Ponete mente alla sua voglia immensa ,
E (5) roratelo alquanto : voi bevete
Sempre del (.6) fonte, (7) onde vien quel, ch'ei pensa.
(i) Dal latino sodalitium , che vale consorzio di con-
vivanti : Cic. de ìnven. venit in jedes qiiasdam , in qui-
tus sodalitium evat futurum eodein ùis .
(2) Cioè Dante in carne ancor mortale assaggia in-
7ia>ìzi tempo .
(5) Mctaforetta ben rubata all' Emoroissa : Catelli e«
dunt de miris, qui cadunt de mensa etc.
(4) Prescriva il termine delia vita .
(5) Spruzzatelo in scn:o spirituale .
(6) Dio.
(7) D^ cui deriva età che pur egli vicn pensando e
sospirando , cioè l' eterna gloria.
('ò) CANTO XXIV. 577
C'OSI Beatrice : (8) e quelle annuo liete
Si fero sclere sopra fissi poli j
Fiammando forte, a guisa di (g) comete .
E (io) come cerclii in tempra d' oriueli
Si giran j sì die '1 primo, a chi pon mente,
Quieto pare , e l^iiltituo clie voli,
Così quelk (ii) carole (12) diflerente-
mente danzando, (i3) della sua riccliezi»
Mi si facean stimar veloci e lente .
DI (i4) quella, ch'io notai di più. ])elleiza>
Aid' io uscire un fuoco sì felice,
Glie nullo vi lasciò di più chiarezza :
E tpe fiate , intorno di Beatrice
Si volse eoa nn canto tanto (i5) divo.,
(8) PercJù cominciarono a roteare , e a girarsi per
se^rio di allegrezza attorno a nei che stavamo Jermi^
come i poli fissi al girar delle sfere celesti: un altra
testo legge non forte ma volte, cioè verso Dante e Bea-
tri ce .
(9) Che fiammeggiano con ispleudcr pi» acceso .
(io) £ come ruote nel congegnamento e macchina ec»
(11) Carola è prcpriamentc ballo in tondo che per lo
liù si accompagna con canto ,
(12) Differentemente tutto una parola (spezzatura
usata ancor da i Latini ) qual pili quai meno veloce-
mente .
(i3) Della sua maggiore 0 minor beatitudine me ne
fascvano formar giudizio, secondo che erano veloci e
lente, partecipandone a misura del m$to.
(i4) Di quella carola di anime c/ic ùallavan giran-
do : di più bellezza , perchè le formavano le atnme de
i Santi Apostoli ,
(i5) Divino.
478 DEL PARADISO («5)
Che la mìa fantasia noi mi ridice :
Però salta la penna y e non Io scrivo .•
Che l'immaginar nostro (i6) a coiai pieghe»
Non che '1 parlare , è troppo color vivo .
O santa (17) suora mia, che sì ne preghe.
Devota, (18) per Io tuo ardente afletto»
Da quella bella spera (19) mi disleghe.
Fascia (20) fermato il fuoco benedetto.
Alla mia donna diriizò lo (21) spiro,
Che favellò cosi com' io ho detto .
Ed ella? O luce eterna (22) del gran viro,
A cui Nostro Signor lasciò le chiavi,
eh' ei portò giù (23) di questo gaudio miro ,
Tenta (24) costui de' punti lievi e gravi ,
(16) Traslazione della pittura a cui nel dipingere un
^panneggiamento per esprimere la distinzione delle pie'
ghe è necessario usar al suo luogo i colori delicati , non
troppo sf aeriate e "vivi: e tal uso fatto acconciamente
è una delle cose piìi difficili di quett' arte . Qui dun-
que ' 'ol dire y la nostra fantasia i disadatta a imnta'
ginare oggetti sì ic^cllenti .
(17) Sorella nella gloria : è San Pietro che parla a
beatrice .
{18) Per il suo desiderio di compiacere e soddisfare
a Dante.
(19) Mi dislcghi e scielghi dalla sfera, dove sto CZ'
telando con gli altri Apostoli .
(20) Posciachè .
(21) // suo favellare che si fa spirando.
(22) Viro alla latina , di quel grand^ uomo .
(23) Di questo celeste regno ripieno di maravigliosa
allegrezza .
(24) Esamina Dante su punti facili 0 difficili , C9mt
ti è piU in grado ,
(5?) CANTO XXIV. ay
Come ti piace , intorno della Fede j
Per (25) la qual tu su per lo mare andavi.
S' egli ama Lene , e bene spera , e crede ,
Non t' è occulto , (26) perchè '1 viso hai (juivì.»
Ov'ogni cosa dipinta si vede.
Mi perchè questo regno (27) ha fatto civi i
Per la verace fede (28) a gloriarla ,
Di (29) lei parlare è buon eh' a lui arrivi .
Sì (3oj come il baccellier s'arma, e non parla»
Fin che '1 maestro la quistion propone >
Per approvarla, non per terminarla.
Così m'armava io d'ogni ragione,
Mentre ch'ella dicea, (3i) per esser presto
A tal querente , € a tal professione .
Dì , buon Cristiano : fatti manifesto :
Fede clie è ? end' io levai la fronte
(25) Per virili della qua l fede camminavi sicuro su le
acque del mare di Tiberiade . Miracolo noto.
(26) Perchè hai qui la vista rivolta in Vio , in cuè
ogni cosa si vede espressa .
(27) Ma accolto per suoi cittadini in riguardo allil
rera fede che professarono .
(28) A gloria della stessa fede.
(29) Sta bene che arrivi a Dante e a lui si faccia
sentire il tuo parlare di essa fede.
(30) Si arma pensando tacitamente agli A'gomenti ^
e alle prove per difenderla y no» per definirla , che qtit'
sta tocca al maestro che la propone.
(3i) Per esser pronto a rispondere a tale esaminato-
re: , quale era S. Pietro j e a tal profesitQne , qual è
quella della fede.
«So BEL PARADISO {S7i
In quella luce, onde spirava questo.
Poi mi volsi a Beatrice , e quella pronte
Sembianze femmi , jierchè io spandessi
L' acqua di fuor del mio interno fonte .
La grazia, che mi da, (32) ch'io mi confessi ,
Comincia' io dall'alto primipilo,
Faccia. li miei concetti essere espressi r
E seguitai : come '1 verace stilo
Ne scrisse , padre , (,33) del tuo caro frate j
(lite mise Roma teco nel buon filo ,
Fede (34) è snstanzia di cose sperate,
(32) C'ti io faccia Li professione della, fede nelle ma-
ni del Yrincipe degli Apostoli primo (apitano della mi-
tizia cri stiana . Pniiiii'ilo nclia milÌ2.ia romana, era it
comandante della prima Coorte che si componeva ordt-
fiariamente di li.2x>. soldati. Velutello legi^cndo non
alto ^ ma altro prtmipilo , ne fa questa stracca inter-
pretazione y cioè S. Pietro dirsi l'altro rispetto aquell'
A.'!;]ele anch'esso primipilo , in quanto stava alla por-
ta del 'Purgatorio ralie ch'avi daiegli da S. Pietro , at
qual Angelo Dante fece l'altra confessione , cioè de'
suoi peccati . // P. d'Aquino preferendo in questo luogo
ia lezione dell' Aldina a quella della Crusca, cioè ap-
^^ro-uando die si legga non atto, ma jltro primipilo ,
interpreta con molto ingegno cosi: La grazia, che mi
dà, ch'io mi confessi da S. Pietro, faccia che i miei
concetti sieno glt espressi e insegnati dall' altro pri-
mipilo, cioè S, Paolo,
(33) Di S. Paolo.
(34) Le parole di S. Paolo riebr. ii. sono queste : est
autem files siicranJarum ..ibstantia rerum, argumeiì-
tum non apparentium r (toè la fede è sostegno, e fon-
damento dello sperare .e cose che devono sp-rarsi, ed
t un armamento , per vinìi ài cui rimaniamo arstfea^
(e;) e A ■?!■ T 0 XXIY. afte
E argomento delle non p.irventi :
E (35) questa pare a me stia qnitlitate-
JMlora ndi : Dirittamente senti j
Se l)ene intendi, perchè la rij-iose
Tra le snstanEC , e poi tra gli argomenti?
Ed io appresso : (36) Le profonde cose ,
Che mi largiscon (3;) qui la lor parvenza j
Agli occhi di laggiù son sì nascose ,
Che ,r esser loro v' è in sola credenza ,
Sovra la qnal si fonda F alta spene :
E però di siistaniia prende (38) intenza :
E da questa credenza ci conviene
fi delle cose invisibiU ) e non apparenti al lume della
ragione naturale .
(35) E questa mi pare la sua dcfi/iizio/ie ^ che spie-
ghi l' essenza y e quidità. della cosa: bcnchì' per veri-
tà quella non t l^ adequata definizione delta Fcde^
( E/la i t:o>i rnc.jo fondamento da temere le cose tre-
mende del menda di h'i , ed inoltre siamo da lei certi-
fcati di alcune cose evidenti ancora per dimostrazione
naturale ^ corno per esempio ^ che r anima nostra i im'
mortale ) non intendendo lì f Apostolo di definir la
Tede y ma di povderarne alcune eccellenti proprietà che
facevano al suo proposito .
(3G) / misteri eh-: qui in cielo mi si danno a vedere ^
(37) Hic ci-eJiir.us, ibi videbimus . August.
(58) Il luogo e r mcumbenza , e però anche il nome ^
tenendo la jede rispetto alla speranza e alle altre Tir-
ti cristiane il luogo, e l' tncumbenza' che tiene la so-
sianza rtspetto agli accidenti ^ eie: di reggerli e so-
stentarli^
282 DEL PARADISO (76)
Sillogiriar (3g) senza (4o) avere altra vista ;
Però (4-1) intenia d'argomento tiene.
Allora udì : Se quantunque s' acquista
Giìi per dottrina , (^2) fosse così 'nteso ,
Non v' avria luogo ingegno di (4?) sofista .•
(óg) Convincere e persuadere noi stessi tome per via
di sillogismo , giacchi' la Fede , o propriamente ^ 0 equi'
valentemente è discorsiva . Il Poeta pare che inclini
alla seconda sentenza , che e di S, Tommaso sicché vo-
glia che l'atto della Fede non sia altrimenti che di
questo andare: Credo , per esempio l' Eucaristia y per-
chè Dio l' ha rivelata : il guai atto facilmente si ri-
duce a forma di sillogismo .
(^o) O senza badare alla connessione logica delle
premesse colla conclusione , se Dante esclude il discor-
so formale dall'atto dilla Fede ^ ovvero piti semplice-
mente senza aver altro lume da conoscere la verità ri-
tielata , che il lume della Fede , secondo i detti celebri
de' Santi Padri y per esempio: Christianus sum , nescio
QuoJ credo. August.
(J^\) Equivalenza , e però anche il nome d' argomcnm
to , giacchi' la Fede ha forza di stabilire i' intelletto
nella verità rivelata ^ e stabiltrvelo niente meno ^ che
un argomento dimostrativo nella verità dimostrata ;
anzi avendo tal forza anche magniore , secondo che
da i PP, s' insegna , per esempio S. Grisost, 21. hom. in
Epist. ad Hehr. Neque fides dici potest , nisi cum cir-
ca ea, qu3E non videntur, amplius quam circa ea , quae
videntiir, certitudinem habuerit .
(42) Fosse così ben inteso e compreso ^ come hai com-
preso tu che cosa sia la Fede.
(45) Di sofista filosofo cavilloso , che si vale di ar-
gomenti fallaci per far comparire il falso vero ed il
•vero falso : non v' avrebbe luogo, perchè nessuno fila'
ssix^bbi da quello ingannare e (on fondere.
(80 CANTO XXIV. 485
Cosi spirò da qiiell' (44) amore acceso :
Jndi soggiunse : Assai bene è trascorsa
D' està moneta già la lega e '1 peso :
Ma (45) dimmi se tu l'hai nella tua borsa.
Ed io : Sì ho sì lucida , e si tonda ,
Che (46) nel suo conio nulla- mi s' inforsa •
Appresso (4?) uscì della luce profonda,
Che lì splendeva , Questa cara gioia ,
Sovra la quale ogni virtù si fonda ,
Onde (4^) •■' venne ? ed io : (49) La larga ploia
Dello Spirito Santo j eh' è diffusa
la su le vecchie , e 'n su le nuove cuoia ,
E* (5o) sillogismo} ch« la mi ha conchiusa
Acutamente j sì che *n verso d' ella
(W) S. Pietro.
(45) Ma questa moneta traboccante /' hai tu *iell^
borsa , cioè hai tu nella tua mente , e nel tuo cuore la
Wede > credi i come dici ^ ed intendi?
(46) Che in essa muna cosa mi si fa dubbia , ne mi
fa stare in forse ; seaue la metafora della moneta .
(47) Soggiunge S, Pietro che era come in un abisso
di luce . . „ ,
(48) Come /' hai tu avuta questa preziosissima Fede ?
(',9) La larga pioggia della Dottrina sacra sparsa
dallo Spinto Santo sulle carte del Nuovo e Vecchio
Testamento : cuoia , perchè in quei tempi erano scritte
in carta pecora .
(5o) Tal pioggia , tal grazia dello Spirito Santo el-
la è quando un convincenttsstmo argomento in ordine
a concludermi , e capacitarmi della verità della Vede j
dimodoché al suo confronto ogni altra dimostrazione
mi comparisce oscura , cioè meno idonea a farmi adi'
tire alla verità scientificamente dimostrata .
2{1^ I5EL PARADISO C^SIy
Ogni diinoòtrazion ini pare ottusa .
Io (5i) udì poi: (32) L'antica e la novella
Proposizione > che sì (53) ti Goncliiiicle j
Perchè l'hai tu per divina favella?
Ed io: La prova, che '1 (54) ver mi discliiude ,
Son I' (55) opere seguite, a che natura
Non scaldò ferro mai, ne Latte ancude .
Risposto fammi: Dì, chi t'assicura
Glie (56) quell'opere fosser quel niedesmo ,
Che vuol provarsi? 57) non altri il ti giura.
Se '1 Mondo si rivolse al Cristianesmo ,
Diss' io senza miracoli, (58) quest'uno
E' tal^ che gli altri non sono '1 centesmor
Cól) Tlcplicò S. Pietro .
(52) La sacra Scrittura del vecchio e nuovo Testa'
mexto .
(53) Ti convince e persu.ide ,
(54) Mi rende aperta questa verità^ che Dio è l' aU"
tare dcllj^ sacra Scrittura e delta nostra Fede ,
(55) I miracoli secondo quello dcll'Evang. prsEdicave-
lunt ubique j Domino cooperante, et sermonem con-
fìrmante sequentibiis signis.
(5S) Che quelle opere y le quali si dicono e si trovano
scritte.) succedessero veramente miracolose ^ e chiara-
mente Jatte da Dio in confermazione della Fede ; tu
una parola , se fossero quel medesimo che deve prima
provarsi , e non presupponi alla balorda .
(07) F' i' farse, chi te lo giuri.' certo che no.
(58) Questo solo è un ìniracolo tale , e tanto , che
tutti gli altri che si narrano ^ non vagliano per la cen-
tesima parte di questo. È il famoso dilemma di S, A-
gostino lib. 2i. de Civ, e. 5. O il mondo si è convertito
.alta Fede a /orza di miracoli i 0 senza miraceli et.
()38) e A N T 0 XXIV. 285
Che (Sg) tu entrasti povero e digiuno
In campo a seminar la buona pianta ,
Che h\ già vite , ed ora è fatta pruno •
Finito questo, l'alta Corte santa
Piisonò (60) per le spere , un Dio lodiairo
Nella in«lóde , c]\e lassù si canta .
E ({liei (61) baron j, che sì di ramo ia r.mo
Esaminando, già tratto m' avea ,
Che (62) all' ultime fronde appressavamo ,
Ricoioiaciò; (63) La grazia j che donnea
(Sg) Perocché .
(60) Per i cerchi che danzando forma'Jiino questi Spi-
riti celesti.
(6f) Barone titolo di Sig>:ore con giuri idizior.e i qui
per l'illustre personaggio di S. P/etro .
(C2) Agli ultimi quesiti intorno alla. Fede.
(63) La grazia , che a. an certo rtwdo fa all' a?,.ore
colla tua mente y e in lei si compiace . Donneare inse^
gnano i signori Accademici nel Vocabolario , che -vuct
dir fare all'amore con donne ■y e conversar genialmente
con esse: lo pror.ìno con piti esempi, e con uno ancorai
di Dante presb da questa (^antica. La mente innamo-
rata , che donnea con la niia Donna . Ma i?i questa
luoa,o che ora sp ieghiamo , vogliono che abbia altro si-
gnificato cioè di signoreggiare e dominare , e così -ve-
glia dire: la grazia che donnea , cioè domina e signo-
reggia colla, cioè, nella tua mente: e così ancora spie-
gano gli altri Cementatori . Ma nsn è necessario tira-
re questo vocabolo fuori del suo significato , quasi che
altrimenti fosse un parlar troppo duro : ma che gran
durezza s: sarebbe se un Poeta dicesse che la grazia
era innamorata , e conversava di tutto genio coli' ani-
ma , per esempio di S. Caterina ancor fanciulletta ?
ÌHun disse fi. Dionigi di Dio ,' che aversos, et resilien-
ft86 DEL PARADISO (118)
CoH la tua mente , la bocca t' apetse
Jnsino a qui , com' aprir si dovea j
Sì eli' io appruovo ciò , (64) che fuori emerse :
Ma or conviene esprimer quel , che credi j
E onde alla credenza tua s' offerse .
O santo padre, e spirilo, che (65) vedi
Ciò che credesti , sì che (66) tu vincesti >
Ver lo sepolcro > più giovani piedi ,
Comincia' io : tu vuoi eh' io manifesti
tes a se amatorie sequitur? Non abbiamo nella Scrit»
tura quella dolce espressione dell' infinita degnazione
del nostro Dio verso di noi : delicia meae esse cum fi-
liis hominum?
(6^) Tutto ciò che della Fede parlando uttì fuori del-
la tua bocca.
(65) Vedi in Dio .
(G6) L'Evang. Jo. 20. ci narra che Pietro e Giovanni
avendo udito dalla inconsolabile Maddalena , che era
stato tolto -via dal sepolcro il cadavere del Redentore ,
e non sapersi dove fosse stato messo , uscirono subito
di Gerusalemme amendue insieme y correndo al sepolcro
in modo che Giovanni il più giovane arrivò prima ,
Qui dunque i Cementatori s' ingegnano per sostenere
che Dante non ha preso granchio come pare a prima
•vista. Vellutello la stiracchia con dire che Vietro vinse
ver lo sepolcro li più giovani piedi, perchè quantun-
que arrivasse il secondo, entrò il primo nel sepolcro,
Landino dice , che Pietro udito dalla Maddalena che
il Signore era riserto, lo credette prima che Giovanni
ttrrtvasse al sepolcro; ma il contesto dell'Istoria evaw
setica ripugna a questa interpretazione , perchè ni
Maddalena fin allora aveva annunziata la risurreziO'
ne, hi Pietro fin allora l' avea creduta: Stimo inge-
nuità il dire: Dante qui ha preso sbaglio.
(t27) CANTO XXIV. 285
La (67) forma qui del pronto creder mio >
Ed anche la cagion di lui chiedesti .
Ed io rispondo ; Io credo in uno Dio
Solo ed eterno , che tutto '1 Ciel muove
Non (68) moto , con amore e con disio :
Ed a tal creder (6g) non ho io pur pruove
Fisica, e metafisice, ma (70) dalmi
Anche là\*eTlra', ch^ qitiircr piove ,
Per Moisè , per profeti , e per salmi ,
Per l'evangelio , e (71) per voi, che scriveste.
Poiché i' ardènte spirto vi fece almi .
E credo in tre persone eterne j e queste
Credo una essenza sì una , e sì trina j
Che (72) soflera congiunto sono et este .
(67) La forme/a delle cose che io credo, è la cagio-
ne e il motivo , per cui le credo,
(68; 'Essendo esso immobile con amore, e con deside-
rio del maggior bene delle creature secondo la loro ca-
pacità, drizzando i movimenti d'ogni una quanto i' in
se , a ottimo fine .
{69) No« solamente .
(70) Ma molto piò. me le somministra la prima veri-
tà che dal cielo piove su i libri della Sacra Scrittura :
quasi dica , e di ciò sono persuaso motto più perchè l'
ha rivelato Dio prima verità, che ni può esser ingaU'
nata, né può ingannare .
(71) E per VOI Apostoli , che predicaste e scriveste e-
pistole , poiché lo Spirito Santo nella Pentecoste vi rese
Santi e deificati .
(72) Così che si dica a tutto rigore di verità. Dio ^
tre Tersone , tre Persone sono Dio, onde parlandosi d'
una sempltcìssirpa cosa sia veto unitamente , sono ,
td è. ;/
288 DEL PARADISO CANTO XXIV, (i4i>
Della profonda (jS) condizion divina j
Ch' io tocco ino , la mente mi sigilla
Più volle l' evangelica dottrina .
Qiirst' è 'I principio: qucst' è la favilla,
Che sì dikta (74) in fiamma poi vivace y
E , come stella in Cielo , in me scintilla ^
Come 'I signor j eh' ascolta quel , che piace 3,
Da indi aMjraccia 'I servo , gratulando j
Per la novella , tosto di' e' si tace j
Coii benedicendomi cantando.
Tre volte cinse me , sì com' Io tacqui ^
L' apo.'toiico lume , al cui comando
lo avea detto 3 sì nel dir gli piacqui .
(7Ì) Natura ) essere.
(7;) Per esseria Fede radice di santissimi ed arden-
ti sì imi effetti.
C A N T O XXV.
ARGOMENTO
introduce il Poeta in questo Canto S. Jacopv ad esami-
narlo della Speranza j propc/iendoglt tre dubbi : de'
qii^li Beatrice solve il secondo , ed esso gli aliri ,
Ultim.ìTiienie introduce S. Giovanni T,vang:liita a
r/ianifcst.irgli y che il suo corpo morendo era rirnaso
in terra .
i^e (i) mai continga che '1 poema sacro,
Al quale li.i posto mano e Cieìo e Terra ,
Si che m'ha fatto per più anni (2) inaerò?
Vinca la crudeltà , che fuor mi serra
Del (3) bello ovile , ov' io dormi .agnello
Nimico a' lupi , che gli danno guerra j
Con (4) altra voce ornai , con altro vello
Ritornerò poeta , ed in (,5; sul tonte
(i) Se egli avverrà mai.
(2) Alluac al 1 ersn di Giovenale Ut dignus venias
hederis et iinagine macra , essendo che lo studio non
aiuta puir.o ad ingrassare .
(3) Di Fire/^ze .
(4.) Con maggior fama , con pik elega. uf favellti ,
eon piU armrnioio metro , e con altro vello , ciol con
j'iù onorivoUzza , o pure con pelo >:on piit biondo , ma
canuto , o pur? non con icllo di at^uello semplice , ma
con quello di più robusto animale.
(5) Nel lemptv^cd S. Giovanni sui fonte y dove fui
t.itiezzuio > /'
Tom. In. . K
ago DEL PARADISO (8J
Del mio liattesmo prenderò '1 (G) cappello :
Perocché nella ieJe , (7) che fa conte
L' anime a Dio , (8) qiiiv' entra' io , (g) e poi
Pietro per lei si tni girò la fronte .
Indi si mosse un lume verso noi
Di quella (io) schiera, onci' uscì la primizia j
Glie lasciò Cristo ne' Vicari suoi .
E la mia donna piena di letizia ,
Mi disse: Mira, mira , ecco '1 (11) La rose ,
Per cui laggiù si visita Galizia.
Sì come quando '1 colombo si pone
(6) Cioì- la corona di alloro . Sopra questo passo è da
iiederst t' epistola di Marsilio Fici/io registrata dopo le
prefazioni del Land. QuelC insigne platonico applau-
dendo al lavoro del Land. , e interpretando per avve-
rata nella i^loriosa pubblicazione dt quel Comento que-
sta predizione , che qui fa Dante del suo ritorno e co-
ronazione in Firenze y da poi in ispropositi ^ mentre per
ti felice successo fa cantare il Gloria in excelsis ai;li
Arcangeli dal globo di Mercurio , e alte Dominazioni
da quello di Febo .
(7) La quale r»nde le anime cospicue nel cospetto di
Dio , e da esser da lui considerate e tenute in conto .
(8) Per questo fonte battesimale di S. Giovanni ,
(9) E poi Pietro in riguardo di essa Fede, trovando^
la. in me perfetta , mi accarezzò , girandomi nel modo
che he detto la fronte ec.
(10) Della schiera degli Apostoli, donde era a me
fioco fa venuto S, Pietro , che fu il primo vicario che
Cristo salendo al cielo lasciò in terra a sostenere le
sue veci.
(11) Il Baron S. Jacopo, per divozione al quale sì
fistia da i Pellegrini Galizia, ove in CempoHellti si
iienera il suo sacro corpo .
(19) CANTO XXV, 251
Presso al compngno , 1' uno e I' altro pande ,
Girando e mormorando , 1' affezione j
Cosi vid' io 1' im dall' altro grande
Principe glorioao essere accolto j
Laudando il cibo, che lassù si prande .
Ma poi che '1 gratular si fu (la) assolto.
Tacito , coram me , ciascun s' affisse ,
Ignito sì j che vinceva '1 mio volto .
Rideiìdo allora Beatrice disse:
inclita (i3) vita, per cui l'(i4) allegrezza
Della nostra basilica (i5) si scrisse,
Fa (iG) risuonar la speme in quest'altezza:
Tu sai clie tante volte la (i;) figuri.
Quanto Jesi'i a' (18) tre fé' più chiarezza.
Leva (19) la testa, e fa che t'assicuri:
(12) Fu terminato il lieto scambìevot ricevimento .
(id) Anima q.'ortosa ,
(li) La beatitudine di questa nostra reggia celeste.
Ci5) Hi scrtsie , e st celebrò neti' epistola canonica
che abbiamo; ma guest' epistola ^ secondo il sentimento
assai piH comune uegli Scrittori ecclesiastici ^ non è de
S, Giacomo di Galizia , 0 vogliam dire del Maggiore ,
ma dt S, Giacomo Minore , Ma lo scambio è condonn-
bile .
(16) Parla quassù in cielo della speranza y benché
ella non v^ abbia luogo .
(17) Nella tua epistola , deve animi alla speranza
con più figure e similnudini ,
(18) A tre , cioè a te y a Pietro , e Giovanni manife-
st^'cose agli altri Aposiùlt occulte y carne fu nella tra"
sfigurazione nel monte Tabor , ove Pietro figurava Iti
Vede, Gte'v^nKi' la Carità y e Giacomo la Speranr.a •
(19) Son i Jtole di S, Giacomo a Dante .
iSZ DEL PARADISO (ó»
Che ciò} che vien e/ti.issù dal mortai "londo,
Convien eh' a' nostri l'aggi si (20) inaturi .
Questo conforto del fuoco (21) secondo
Mi venne: end' io levai gli occhi a' (22) monti.
Che (28) gì' incuTvaron pria col troppo pondo.
Poiché per grazia vuol 5 che tu t'(24) affronti
Lo nostro hnperadore , anzi la morte ,
Neil' (25) aula più segreta j co' suoi Conti,
Si che veduto '1 ver di questa Corte ,
La s.perne , che laggiù (i6) bene innamora,
In te ed in altrui di ciò contòrte :
Dì quel j che eli' è , e come se ne 'nfiora
La mente tua , e di onde a te venne :
Così «egaio '1 secondo lume ancora .
E qtiella (27) pia, che guidò le penne
Delle mie ali a co-i alto volo,
Allx risposta cosi mi prevenne .
(20) Ciot si perf"zie>ii a i nostri rag^i^ tioè r*"
mezzo deiJe tre vtriìi Tco/og.ìli , Fede, Spera/jz>i, cCa-
ì-it .{ .
<2i) Sa» Giacomo -uenuto dopo S. Pietro.
{2r.) Per i mnnif intende gli Apustul: , come spesso nel-
le Scritture i S-mti primarr si appellano : Fundamen-
ta ejus ir. tnoiitibus sanctis .
('zi) 1 qu.tli monti ini avevan fatto prima abbass^rs
gli r::cht col!.' eccesss della lor luce .
(2V) "'"J M. j-n-ne r igionando.
(2i) ìiiella corte pui siu^tetai ne' gixbinettt della\>-»A
regg'a . _ ■
(26) Non in-jano , cerni l.i speranza n^^nd ^"^ -
. (27) Beatrice .
(5i) C A :\' T O XXV. 23^
La Chiesa militante alcun figlinolo
?>ion ha, con (28) più speranza, com'è scritto
Nel Sol , che raggia tutto nostro stuolo :
Perù gli è conceduto » che (29) d' Egitto
Vegna iu Gerusalemme per vedere j
Ami che '1 militar gli sia prescritto.
Gli altri duo punti , (3o) che non per sapere ,
Son dimandati , ma perdi' ei rapporti j
Quanto questa virtù t' è in piacere j
A (3i) lui lasc'io: che (32) non gli saran forti}
Ne di iattanzia : ed ellL a ciò risponda j
E la grazia ^i Dio ciò gli comporti .
Come (33) discente, eh' a dottor seconda
Tronto e libente in quel, ch'egli è esperto,
(28) Di quella che abbia. Dante , come si può vedere
in Dio , che tutti noi altri 'Beati illunr.i : questa lode
che male sarebbe stata in bocca sua ^ saviamente il
Poeta la mette in bocca di Beatrice,
(29) Dal basso mondo i?2 cielo per veder quello che
spera , prima die sia terminata la sua vita mortale ,
f /i' è una continua milizia .
(30) De' quali l' hai interrogalo , ne» per saperne il
suo sentimento che ben lo sai rimirandolo in Dio, ma
pcrchi egli racconti e faccia fede a i mortali quan-
to ec.
(3i) Li lascerò a lui y acciocché gli sciolga, e vi ri'
sponda da se.
(Ó2) Che né gli saranno diffìcili , né saranno di sua
a^-yria e vanto, come quello, al quale io per lui ho già
/risposto, come di speme s'infiori.
f (33) Come di^-pp-^lo , che con alacrità e prontezza ai
J suo macs.^^r. risponde in quello, che gin sa per far »o^
to il suo apere e il suo ingegno.
094 DEL PARADISO (95)
Perchè la sua bontà si disasconda :
Speme , diss' io > è uno attender certo
Della gloria futura , (34) il qual produce
Grazia divina e precedente merto :
Da (35) molte stelle mi vien questa luce :
Ma quei la distillò nel mio cor p»ia ,
Che fu sommo (36) can*or del sommo duce «
Sperino (87) in te, nella sua Teodìa,
Dice } color, che sanno '1 nome tuo;
E (38) clii noi sa, s'egli ha la fede mia?
QTu (39) ini stillasti , con lo stillar suo,
Nella pistola poi, (4o) si eh' io 4on pitno.
<34) Penduto su la grazia divina , e su la nostra
iuona eorrispoiidcnza ulla grazia, eh' ì' il nostro me-
rito precedente a/ prtmio : così ti Maestro de/le sen-
tenze: spes e'.t certa exppctatio futuvse beatitudinis
Veniens ex Dei gratis, nieritis pnceilentibus .
(33) Vu molti santi Profeti , e Dottori , ma quello pri-
ina l^ infuse nel mio cuore.
(36) Cicì il santo David.
(3;) Spereiit in te, qui noverunt nonnen tuum , dice
J)avid 'ul suo Salterio: Teodia canto tn lode di Dio y
e non Deità , come spiega il Zaclori , anzi infin la Cru-
sca , lea,gendo però non su.i , ma tua i<odia.
(38) i. chi non lo sa il num ■ del Sigtiore , cioè la sua
tnisericordia e fedeltà., se ha delle sue promesse la Fe-
de di cristiano che io / rnfesso .'
(09) Tu poi) o S. Apo:toloy me la infondesti di nuo-
10 con quel che ne dici 'iella tua epistola quasi coì,-<'£
ferole medesime di Dav'd.
(40) E di questa speruy za da "uo't uii.ri,jsac)-i Scrìtto-
ti stillatami sono lalmente ^ e con tanta io^tabiindan-
g»i ripiene 3 (kt la rifondo negli altri .
(77) CANTO XXV. «95
Eli in altrui vostra pioggia replùo .
IVIentr' io diceva, dentro al vivo seno
Di quello 'ncendio tremolava rm lampo
Subito, e spesso, a guisa di balano:
Indi (40 spirò: L'amore, end' io avvampo
Ancor , ver la (42) virtù , che mi segnette
Infin la (43) palma , ed all' uscir del campo ,
Vuol eh' io (44) respiri a te, che ti dilette
Di lei , ed emmi a grato , che tu diche
Quello , clie la speranza ti promette .
Ed io: ('(5) Le nuove e le scritture antiche
Pongono '1 segno , ed esso lo m' addita >
Dell' anime , die Dio s' ha fatte amiche .
Dice Isaia , che ciascuna vestirà
Nella (46) sua terra tìa di doppia vesta ;
E (47) la sua terra è questa dolce vita .
(4i) Spirando ) dhse lo stesso S. Giacomo dopo quel
giubilare .
(42) Sper.inza teologica .
(45) La palma del martirio.
(44) Vuol che io pam a te di le' , a te che di hi ti
diletti.
(45) il nuovo e il vecchio Testamento prefiggono il
segno, dove deve mirare la sprr,i)iza delle amme giu-
ste , che è la gloria del Paradiso , ed esso segno , cioè
questo Paradiso , dove ora mi trovo, da se medesimo
me lo dimostra , jacendomi in vm -vedere la gloria .
(46) In terra sua duplicia possidebunt , Ixtitia sem-
■pitprna erit eis : coiì dice Is. e. 6i. doppia -vesta in-
Ttndi una beatitudine soprabbondante di ogni bene, o
/vero la ''eatitu/ii'-" dell' anima , e del corpo.
(47) E '•; '.erra, ctoi la patria delle antme % f ^UgsttC
dolce vita ■ che in Varadiio ti gode.
296 DEL PARADISO (f^Z)
E (48) 'I tuo fratello assai vie più digesta ,
Là j dove tratta dèlie bianclie stole ,
Questa rivelazion ci manifesta .
E prima , e presso 'I fin d' este parole ,
Sperent in te , (49) disopra noi s' udì )
A che risposeF tutte le (5o) carole .-
Poscia (5i) tra esse un lume si schiari y
Sì che , se '1 Cancro avesse un tal cristallo »
Il Verno avrebbe im mese d' un sol di .
E come siirge , e va j ed entra in ballo
Vergine lieta, (52) sol per fare cuore
Alla novizia , non per alcun fallo ,
(48) E il tuo fratello S. Giovanni neW Apoeal. e. 7.
assai meglio digerita e schiarita ce ta prepone dicen-
do così : Stantes ante thronum in conspectu Agni ami-
cti stolis albis .
(49) Sopra di noi dagli Angioli.
^5o) Le anime gloriose di quei santi che danzavano
girando.
(5i) Poscia tra esse schiere di Ideati si fece in fuori
e si schiarì un tal di loro , cioè S, Giovanni ed appar-
've di sì eccessivo splendore ^ che se poniam caso che
fosse una stella d'uguale splendore nella costellazione
di cancro , il quale dal solstizio di dicembre dura a
nascere per un me s fi al tramontar del sole che allora
ì nel segno opposto di capricorno ^ a finger dice questa
caso , tramontato il sole , non si farebbe già notte , ■
7?ja continuerebbe il giorno per virtù, di sì eccessivo
splendore , e così il verna avrebbe un mese d' un sol
dì : il lume dunque che si schiarì , era lucido quanto il
sole'. 'k
(52) Nfl« per vaghezza di comparire e di isset -va ■
gheggiata , non per vanità 0 fasto '^ ih^ soh per fan
onore alla novella sposa) per cui si fa il festina.
(foS) CANTO XXV. 297
CaA vid' io lo scliiarato splendore
Venire (53) a' due , che si volgeano a mota >
Qiial conveniasi al loro ardente amore .
Miscsi (54) li nel canto e nella nota :
E la mia (55) donna in lor tenne I' aspetto»
Pur come sposa tacita ed immota ►
Questi è colui, che giacque sopra '1 petto
Del nostro (56) Pellicano: e questi tue
Dì su la croce (57) al grande nficio eletto :
La (58) donna mia cosi : né però piùe
Mosse la vista sua di stare attenta,
Poscia *che prima , alle parole sue .
Quale è colui , eh' adocchia , e s' argomenta
Di vedere eclissar lo Sole un poco ,
Che per veder non vedente diventa ,
Tal (Sg) mi l'ec'io a quell'ultimo fuoco.
(55) A i due Apostoli Fictro e Giacomo che ballava.'-
fio in giro .
(54) Entri accordandosi con loro ^ e nelle parole dcff
Inno e nell'aria del canto.
(55) Beatrice .
(56) Cristo svenato dall' infinito amor suo per la no-
stra salute f come si dice dt tal uccello che si sveni
per nutrire i suoi figli del prcyrio sangue .
(5;) Di aver Maria in conto di sua madre .
(58) Così Beatrice disse a me , ma non però il cpsl
dirmi mosse punto i suoi occhi dallo stare sì fissi ne-
Hi' Apostoli j come gli aveva prima di così dirmi.
: (59) Cioè rimasi abbagliato per l' aguzzare che trop-
po facev.. gli r"-:\i y -pensarido falsamente di chiarirmi
se S. Gtovaì.nt fosse in cielo in corpo ed anima , giac-
ché ne stf-.a in qualche dubbio per quel che aveva let"
«98 DEL PARADISO (121)
MentrecJìè detto fa , Perchè l' abbagli
Per veder (60) cosa , che qui non ha. loco?
In terra è terra il mio corpo > e saragli
Tanto (61) come gli altri , che '1(62) numero nostro
Con (63) 1' eterno proposito s' augnagli •
Con (C)4)-le duo stole nel beato chiostro
Son le duo (,65) luci sole, clie salire:
E qnesto apporterai nel Mondo vostro •
A questa voce (60) lo 'ntìammato giro
Sì quietò , con esso '1 dolce mischio y
Che si facea del snon nel trino spiro j;
Si ''57) come j (68) per cessar fatica o nschio ,
Gli remi pria nL-lP acqua ripercossi ,
Tutti si posano al sonar d' un fischio .
t& nel di lui Ev.inge/io : Exiit ergo serir.o inter fra-
tres . quoJ (iisnpulus ille non nioritur .
(60 e tot corpo tomaio .
(*',?) CrgO ultìi corpi umani .
(»2) Numro di noi altri eleiti che sarà compito all'
lihfcet ìul risurrtziunc .
(Sa) Col decrei" i tcdestinativo di Dio.
(6'f) io i SUOI carpi rtasiuiiti dopo morte .
(Cj) Cristo e Ularia , t quali sono le due luci che pe^
co lu s -olirono lu»gt dalla tua l'ista .
{.(tìi'^ J j spera e taìola dei ire Apostoli 'si quietò dal
gitafi- ; e qm/'tossi iincora col mote il dolce accordo e
concerto ^V r.i.ito e ballo che risultava d'alia xace^ii
qufi tre A' usinli .
(C7) S'. quietò , siccome . ' ~ - /•
(Jjs) O per d^ti- riposo alla ciurmai e per il rischio
di Tempere a qualche scoglio .
(j3ó) canto XXV. 299
Ahi (69) quanto nella rneute mi commossi ,
Quando mi volsi per veder Beatrice ,
Per (70) non poter vederla, ben eh' io fossi
Presso di lei , e (71) nel Mondo felice !
(69) Quanto mi rattristai .
(70) Essendoi^lisi abbarbagliata la vista per averla,
filata trirpo nello Spirilo lucidissimo di S. Giovanni ^
(71} In Paradiso .
S*
CANTO XXVL
j
ARGOMENTO |
In questo Canto S. Giovanni 'Evangelista h esamina '
éellii Carità . Dipoi Adamo racconta a Dante il lem-'
pò della sua felicita, ed infelicità .
Me
Lentr' io (i) <Iu])l)Iava , per Io viso spenta i
Della (2) fulgida fiamma j che lo spense , j
Uscì un (3) spiro j clie mi fece attento > j
Dicendo : (4) In tanto che tu ti risente *
Della vista , che hai in me consimta , i
Ben' è che ragionando Ih compense. J
Comincia dnnc^ue , e di, (5) ove s' appunta
L' anima tua , e fa ragion che sia
La vista in te smarrita e (6) non defunta r !
Perchè la (7) donna j che per yuesta (8) dia
(0 Mentre io stava così , come ho detto , fortemcnti
commosso e sgomentato per essermi rimasto cogli occhi
sì malamente abbagliati .
(2) San Giovanni .
(3) XJn parlare .
(\) Intanto che tu ripigli 0 rimpcri il senso perduti
della vista che hai consumata in guardar me .
(5) A che tende y come a bersaglio^ come a su'» pun-
to e anima tua . .
(6) Non affatto perduta ^ cortie dubiti,
{■}) Beatrice .
'8) Divina regione de' cieli , 1
(10) CANTO XXVI. óoi
Kegion ti conduce , Jia nello sguardo
La ((j) virtù, ch'ebbe la man d'Anania.
Io dii.si : Al suo piacere e tosto e tardo
Veglia rimedio agli occhi , (io) die iur porte,
Qnand'ella entrò col fuoco j ond' io seiivpr'ardo.
Lo (il) ben, (12) che fa contenta questa Corte,
Alta (i3) ed Omega è di quanta scrittura
Mi legge amore o lievemente , .0 forte .
Quella (ì4) medesma voce , clie paura
Tolta ni' avea del subito abbarbaglio ,
Di (i5) ragionare ancor mi mise in cura*
E disse : Certo (16) a più angusto vaglio
Ti conviene schiarar : dicer convienti j
(^') Cioè la virtìt di restituire la perduta -jist.i. A-
nuiii.t coir impoiizioìie delle sue mani rete la luce de-
gli vccht a S. P.20/0 . Act. 9.
(io) Che servirono a. lei di porta , per cui entra ec.
\lì) Htsfoiide alla dima/ida , ove si appunta..
•<12) Iddio che beatifi.a qucsJa certe .
(i3) Egli è 'l principio ed il fine di quanto mi dctìo.
amore dt facik e difficile a praticarsi : in sostanza,
amo Dio sapra tutte le cose, Alja ed Ornerà prima ed
ultima lettera deli' alfal/eto greco , e nome attribuito a
Dio da S. Già. I. Apoc.
(i'() Quella voce medesima di S. Giovanni .
(ib) Mi mise in cura e sollecitudine di rispondere piìt
precisamente , jacendomi nuove istanze.
(■j6) Cioè convien che tu dichiari più- minutamente ,
piit esattamente : vaglio istromento noto da purgare le
biade , altrimenti detto crivello , ma qui piìi tosto è pre-
,0 per lo staccio che (\uanto i- yiìt fitto ^ tanto piìi pur~
ga , al contrario del vaglio (he purga tanto meno /«■)'
sner men fitto oi anguUg,
?o2 DEL PARADISO (23)
Clìi drizzò 1' arco tuo a tal I)erzagIio
Ed io, (17) Per filosofici argomenti,
E (18) per autorità, che quinci scende,
Cotale ( 1 9) amor convien , che 'n me s' Imprenti :
Che '1 bene , in quanto ben, (20) come s'intende,
Così accende amore, e tanto (21) maggio.
Quanto più di bontate in se comprende .
Dunque all' essenzia , ov' è tanto avvantaggio ,
Glie ciascun ben , clie fuor di lei si truova ,
Altro non è che di suo lume un raggio j
Più che in altro convien , che si muova
La mente , amando, di ciascun, che (22) cerne
Lo vero , in clie si fonda questa pruova .
Tal (23) vero allo 'ntelletto mio sterne
Colui , (24) che mi dimostra '1 (25) primo amore
(17) Ter considerazioni naturali , delle quali si val-
sero i filosofi ancor c,entii: , giacche invisil'ilia Dei a
creatura mundi per ea quae facta sunt , inteljecta con-
S| iriuntur , sempiterna quoque e;us virtus , et divini-
tas . Kom. I-
(18) Autorità della Sacra Scrittura che viene di qui
dal cielo .
(19) Cotale amore verso Dio.
(20) Tosto che si conosce .
(21) Maggiore .
(22) Conosce chiaramente .
(23) Spiana e dimostra tal verità al mio intelletto .
(2Ì) O Aristotele y o S. Dionisio Areopagita dicono i
Cumentatori : forse è meglio intenderlo del primo che
filosofà altamente di tal subbietto : che così citando pri-
ma un autore gentile ^ e seguitando poi colT autorità
sacra , Dante viene insistendo nelTa proposta partizione ,
{zSjVio prime amore degli Angioli t delle Anime umane.
foS) CANTO XXVI. 3o3
Di tutte le snstanzie sempiterne .
Stemel la voce del (26) verace autore , 4
Che (lice a Moisè , di se parlando ,
lo (27) ti t'arò vedere ogni valore.
Sterni Imi tu ancora j incominciando
L' (28) alto preconio , che grida 1' arcano
Di qui laggiù, (.29) «ovra ad ogni alio bando.
Ed (00) io udì : (3i) Per intelletto umano,
E per autorltade , a lui concorde ,
De' tuoi amori a Dio , guarda '1 sovrano.
Ma di ancor se tu senti altre corde
Tirarti verso lui , si che (32) tu iuone ,
Con (33) cjuaati denti questo amor ti morde .
Non (34) ili latente la santa intenzione
(26) Vi Vìa eli r la verità medesima .
(27) lo li moitrerl oa^ni bene .^ e nel dir così gli wo-
strò se stesso. Exod. 35. Ostcndam libi o.mne honum.
(20) L' Eva'igc/w dello stesso S. Gtuvan.ii the bandi-
sce e notifica ti misterio dt qui del cielo UggiU in ter-
ra ^^ cioè l' eterna genera-zionc del Verbo.
(29) £ lo grida, e lo bandisce m forma piti, sublime d'
ogni .litro Evangelio j avendo S. Giovanni parlato del'
la Divinità di Cristo più altamente degli éiltrt tre E-
vangclistt .
("o) Udii replicar/ni da S. Giovanni .
(lì) Secondo che ti detta il lume della ragione e il
lume della Fede , mantieni a Dio l' amore di preferen-
za ^ ama Dio sopra tutte le cose.
(52) Tu mi dichiari .
(35) Quanti motivi e stimoli tu senti a questo A'more ;
aspja metafora per un .soggetto di tanta so.ivit,ì .
(34) Non fu a, me oscura .
3o4 DEL PARADISO (5a)
Dell' (35) agiiglia di Cristo, anzi ni' accorsi j
Ove ^36) menar volea mia professione :
Però ricominciai : Tutti quei morsi ,
Che posson i'ar Io cuor volgere a Dìo j
Alla mia caritate son concorsi ;
Che 1' essere del iVIondo , e 1' esser mio ,
La morte , eh' el sostenne , perdi' io viva j
E quel, che spera ogni fedel , com' io.
Con la predetta conoscenza viva ,
Tratto m' hanno del mar dell' amor torto j
E del diritto m'han posto alla riva .
Le (3^) fronde, onde s'infronda tutto l'(38) orto
Dell'ortolano eterno, am' io cotanto,
Quanto (Sg) da lui a lor di Lene è porto .
-Sì com' io tacqui , un dolcissimo canto
Risonò per lo Cielo , e la mia donna
Dicea con gli altri , Santo, Santo, Santo.
E cojne al lume acuto (4©) si disonna,
Per (4i) lo spirito visivo, che ricorre
(55) Vi Giovanni f l' aquila tra gii Ervafisei -ti. 'i
\Z€) Fino ,ì dove voltv.z condurre ii mio dire .^ e ia'\
cpnfcsiiom del tuia aviore , Francesco Butt spic^}.'pff\
le geììcr.'h protossione , cioè del mio intelletto . ',
(.37) Le creature . !
(:-8) Il mondi). ^ , -^
(39) Pi'U 0 meno a misura dell.z bofitù loro comtinicoA
ta da T>io . I
(io) Si finisce il sonno. '<
(40 ¥er il moto j ir. clic ?.' TTrettc lo spirito che serve'
.ti V Ci! ire. ;
{}i) CANTO XXVI. -o5
Allo splenilor , (42) clie va di gonna in gonna,
E ]o svegliato ciò , che vede abborre ,
Sì (43) nescia è la sua snJ>)ta vigilia j
Fin che la stiinativa noi soccorre j
Così degli occhi miei (44) ogni quisquilia
Fugò Beatrice col raggio de' suoi ,
Che (45) rifulgeva più di mille inilia :
Onde me', che dinanzi, vidi poi,
E quasi stupefatto dimandai
D'un quarto lume, eh' io vidi con (4G) noi.
E la mia donna : Dietro da quei rai
Vagheggia il suo fattor l'anima (47) prima,
Che la prima virtù creasse mai .
Come la fronda , che (48) flette la cima
'Sei transito del vento > n poi si leva
Per la propria virtù , clie la sublima ,
Fec' (49) io in tanto, in quanto fella diceva,
Stupendo , e poi mi rifece sicuro
(^2) Che penetra nelP occhio di tunica in tunica fn
alla renna .
(4?!) Turbala.
('fi) Ogni brusccla che fin qui mi teneva £li cechi
offuscati: vece latina die iigntf.ca minutau^lta e tritu-
me che casca dagli alberi , dalle erbe ec.
(4-1) 'Risplenucva .
(46) Con noi , cioè con Beatrice ^ e con mej e dire un
quarto lume aggiunto a t tre de' tre Apostoli ■^ (he ■"»
erano prima .
(47) Vi Adamo. . . ^
(48) Piega.
(4jj) Feci IO chinandomi ri^rreniemente ,
K J.
5o6 BEL PARADISO (89) :
Uti disio di parlare ond'io ardeva :
E cominciai: O porno^ che (5o) maturo !
Solo prodotto fosti , o padre antico , '
A cui ciascuna sposa è figlia, e (5i) miro,
Devoto j quanto posso , a te supplico , j
Perchè ini parli : tu vedi mia voglia ; 1
E , per udirti tosto, non la dico. I
Tal volta un (52) animai coverto hroglia , '
Sì che 1* afletto convien , clie (53) si paia , |
Per (54) Io seguir , che face a lui la 'nvoglia :
E similmente 1' anijna (55) primaia
Mi facea trasparer (56) per la coverta , .:
Quant' ella a compiacermi venia (5;) gaia .
(So) No» bambino , ma uomo fatto .
(5i) Nuora , perchè il manto d^ ogni donna ì figlio di\
Adamo .
(Sa) Un animale^ per esempio un cane ^ broglia ^ cioì\
si muove festosamente accarezz,a>ido il padrone : e bro-\
i^lia coverto^ cioè quantunque lo faccia covertamente y\
non potendo^ come un uomo nel jar broglio ^ esprimere ,
chiaramente il suo affetto , 1
(53) Apparisca e si palesi,
(54) Per lo secondare , che l^ invoglia fa a lui, cioè i
a que/l^ affetto festoso f essoido pure quei movimenti y
bencììì mutoli , adattate a significarlo . Chiama invo-'
glia il corpo de ìC animale , rispetto alla di lui anima , j
come si dice del corpo umano vesta , velo , gonna ec, \
Invoglia propriamente tela grossa da involgere e far \
balle e ballucce . L'Aldina legge per lo set^uir che ta-
ce a lui la voglia , cioè seguendo a quell' affetto la vo- f
glia di apparire e farsi manifesto al padrone , \
(55) Adamo.
<56) Ter quella luce , di cui era vestita .
(Si) Qui velonterosa e pronta . '
(102) CANTO XXVL c«:
Incli (58) spirò : Sanz' essermi profferta
Da te la voglia tua j discerno meglio »
Che tu , qualunque cosa t' è piii certa :
Perch'io la veggio nel verace (Sg) speglio >
Che (60) fa di se pareglio all' altre cose }
E (61) nulla face lui di se pareglio.
Tu (62) vuoi udir quant' è che Dio mi po3C
Neil' eccelso giardino > ove costei
A cosi lunga scala ti dispose :
E (63) quanto fu diletto agli occhi miei >
E la propria cagion del gran f64) disdegno j
E (65) l' idioma j ch'usai , e (66) eh' io fei .
(58) P^riò.
(Sg) Specchio , cioè Dio,
(60) Cioè , che ìtlumtìia e comprende il tutto ^ ed egli
da nulla i compreso f ni tlluminato : co>ì st avvisano y
che voglia dite i pulitissimi poiiillatcri : Farel'o è un
certo imperfetto ritratto del sole dalla di lui luce ri-
flessa formato : ed opnt creatura l tale rtipitto aVio ,
e Dio non « tale ri petto a veruna creatura : e questft
seconda interpretazione è la vera .
(61) Nessuna creatura fa lui pareglio di se , civè dà
essa creatura , perchè non può a lui comunicarsi verun
bene dalla creatura: Deus ineus es tu , quoniam ho-
norum nieorum non eges .
(62) Tu vuoi sapire da me quanto tempo è, che Dio
creommi e posemi nel Paradiso terrestre , ove trovasti
Beatme che ti fece abile a salire quassìi per la lunga
scala de i cieli .
(.63) E per quanto tempo io continuassi a godere di
quelle delizie nelle stato deli" innocenza .
(61) Disdegno di Dio contro di me e della mia po-
sterità. '
(65) \l linguaggio .
(66) £ di cui to stesi» ne fui C inventore .
^o8 DEL PARADISO (jii)
Or, figlliiol mio, (67) non il gustar del legno
Fu per se la cagion di tanto esilio,
Ma solamente il (68) trapassar del segno .
Quindi (69), onde mosse tua (70) donna Virgilio,
Qaattro:nila trecento e duo (71) volumi
iJi Sol desiderai questo concilio :
E vidi lui (72) tornare a tutti (78) i lumi
Della sua strada novecento trenta
Fiate , mentre eh' io in Terra (74) fumi .
La lingua , eh' io parlai , fu tutta spenta ,
Innanzi che all' (7 5) ovra inconsumabile
Fosse la gente di Nemhrotte attenta :
Che (76) nullo alletto mai razionabile ,,
(G7) Noa il gustar il perno delT atbere della scienza y]
essendo per se slessa cosa in>ioce>ire , e sol mata perchè '
proibita , e non proibita , perctit mala .
(68) Il disubbidire e togliermi di sotto a Dio con un I
estremo di superbia, i
(Gg) Dal Limbo . \
(70) Beatrice canto i. Inferno. I
(71) Rivoluzioni di sole , anni . j
(72) il sole. ■]
(75j Segni del xodtaco . I
(74) Mi futi l'issi. \
(75) Fin alla fabbrica da non potersi finir mai del- '
la torre di Babctle ^ dove si fece la confusione delle i
lingue . I
(76) E che quel primo linguaggio si spegnesse y e se '
ne introducessero altri nuovi ^ la ragione i questa , per- i
chi' nessuna affezione o genio razionale .^ cioè dipendente .
) arbitrio de/i' uomo , a differenza Uegl^ istinti i
dal libero _ _ , ..
naturali ) che non sono liberi ec.
0^7) CANTO XXVI. 309
Per (77) lo piacere uin.in , che rinnoveìla ,
Seguendo '1 Cielo, (78) sempre tu durabile j
Opera naturale è , eh' tiom tavella :
Ma cosi o cosi j natirra lascia
Poi tare a voi , secondo clie v* (79) al) Leila .
Pria -oh' io scendessi alla (80) 'nt'ernale ambascia,
UN s' appellava in Terra il sommo Bene ,
Onde vien la letizia , (81) che mi fascia ;
ELI si chiamò poi : e ciò (82) conviene:
Che 1' uso de' mortali è come fronda
In ramo , che sen' va , ed altra viene .
Jft4 (83) monte j clie si leva più dall' onda ,
Fu' (84) io con vita pura e disonesta
(•7) Sta?! te il beneplacito ^cW uomo -, che si muta e
st ri>i>2ozella per lo seguire che fa gT influssi del cielo
che si variano .
(78) Durò per luf7chiss:mo tempo.
<79) f' piace.
(80) Al Limbo j dove i Santi Padri sospiravano la lì'
•aerazione .
(8 1 ) Che mi circonda • *
(82) Cioì- questa mutazione di nomi ^ percht l^ uso del
parlare def^tì uomini è simile alla fronda del ramo f
che ogni anno si rinnuova : similitudine celebre d' Ora'
zio nell'Arte : Ut sylvs foliis pvonos mutantur in au-
nos , prima cadunt , ita verforum vetus interit stasetc.
(83) Nel Paradiso terrestre, dove poco tempo fa tic
sei stato , saliti i sette gironi nella cima di quel mon-
te ., la quale si solleva pik sopra limare, dove sta si'
tuata la stessa montagna .
(84) A computare tutto il tempo che io vi dimorai , e
prima e dopo il peccata , con vita innocente e con queU
la di mia vergogna nel riflettere alla mia nudità » C
nuova disencstà di rimaner nudo.
3/0 DEL PARADISO CANTO XXVI. (i^o)
Dalla (85) prim'ora, a quella, ci»' è seconda,
Come '1 Sol muta quadra j all'ora sesta.
(85) Ci dimorai dico sei ore : dal/a prima ora del
giorno alla settima^ eh' è seconda all'ora sesta, allo-
ra che il sole muta la quadra orientale varcando all'
occidentale . Quadra qui i termine astrologico ^ e vale
ia quarta parte del cielo .
CANTO XXVIL
ARGOx\IENTO
In questo Canto San Pietro riprentìe i coattivi Pasteri ,
Poi sale il Poeta con Beatrice alla nona spera dov'
ella gli dimostra pienamente la natura , e lirtk di
quella .
A.
I PaJre , al Figlio , allo Spirito Santo
Cominciò gloria tutto 'I Paradiso,
Si che in' innebbriava il dolce canto .
Ciò, di' io vedeva, mi sembrava un riso
Dell' Universo : perdio mia ebl^rezza
Entrava per, l'udire e per Io viso.
O gioia ! o ineffabile allegrezza !
O vita intera d'amore e di pace!
O , sanza brama , sieura ricchezza !
Dinanzi agli ocdii miei le quattro (i) face
Stavano accese , e (2) quella , che pria venne ,
Incominciò a farsi più vivace ,
E tal nella sembianza STia divenne ,
Qual (3) diverrebbe Giove , s' egli e Marte
(i) I tre Apostoli y e Adamo: fdce in cambio di faci
per la rima .
(2) S. Piftro.
{ò) Ciò dice perchè S. Pietro t che fin qui riluceva di
5i2 DEL PARADISO (4)
Fossero augelli , e camijidsserii penne .
La proved-enza , ohe quivi comparte
\'ice (4) e utìcio , nel bealo coro ,
bileniio posto avea da ogni parte ,
Quand' io udì : Se io mi trascoloro >
Non ti inaravigHar : tlie , dicend'io,
Vedrai trascolorar tutti costoro .
Quegli, (5) eli' usurpa in terra il luogo mio j
11 luoiio inio ; il luogo mioj clic (6) vaca
u>ìA luce chiara e piacevole j come la stella di Giove ^
t/ra per il conccputo ìdcgno divenac del color ài Marte
tesso e infuocato .
(4) Officio a -vicenda.,
(5) intende di Bcntf.i~io Vili.
(G) Non novi eos , nescio vos , projiciam a conspectu
jVieo secondo questo parlare tanto frequente nella Sacra.
Scrittura a dinotare quanto Dio abomini gì' iniqui ^ si
■verifica quanto èastu, che allora negli ^cchi di Dio la
Santa Sede vacava per essere occupata , beKctit let^it-
t imamente da un Papa da Dia abominato , come Dan-
te si fingeva, non clic egli stimasse nulla la di lui e-
lezione .f perchè fosse ancor vivcrite S. Celestino ., o fot-
ie stata nulla la sua r^nunz,ta , perchè non fatta in
mano di supcriore ^ come dice la semplicità di Daniel-^
lo : e j>rima S. Celestine era morto piti anni ievanti
de IP anno i3oo. del qual anno parla Dante come piti
volte si è dello conforme ii sentimento comunissimo e
certissimo di tutti: Secondo., se Celestino era vivo j
ed era nulla la sua rinunzia , egli dunque seguitava ad
esser Vecpa , e però la Sede non vacava , e Bonifazio
sarebbe stato Antipapa , Terzo, qual teologo , o canoni'
ita ha insegnato al Daniello quella ragione miracoU-
sa : la rinunzia di Celcsti'io fu nulla, perchè per esser
valida doveva farsi nelle mani d' un superiore ? Adun-
que Dante intese che la Sede vacava solamente nel
(ietto senso enfatico e non letterale ^
(2a) CANTO XX VII. 3i5
Nella presenza del figliiiol di Dio ,
Fatto ha del citniterio (7) mio cloaca
Del sangue, e della puzza, onde '1(8) perverso j
Che cadde di quassù , laggiù si (9) placa .
Di ifiiel (io) color, die, per Io Soie avverso^ .
Nube dipinge da sera e da mane ,
Vid' io allora tutto '1 Ciel cosperso.
E come donna onesta , che permane
Di se sicura, e, per l'altrui t'allanza ,
Pure ascoltando (11) timida si fané ,
Cosi Beatrice trasmutò sembianza :
E tale eclissi credo , clie 'n Ciel fue ,
Quando patì la suprema (12) Possania ;
Poi procedetter le parole sue ,
Con voce tanto da se (i3) trasmutata
Che la semljianza non si mutò piùe :
rson fu la Spesa di Cristo allevata
Del sangue mio, di Lin , di quel di Cleto,
Per essere ad acquisto d' oro usata :
(7) Di Romj. .
(8) Lucifero .
(g) Si tonsvla in vedere tante corruttele ec.
(io) Cioc di colore rosso infiammato .
(11) Cioè SI fa timida', arrossisce per la sua mode"
itia e onestà in udire qualche brutte fallo d' un' impu''
dicA e si-ergog>iata .
(12) Cristo .
{i3) Mutata, dalla, sua solita dolce e soave , che non
fu maii^iorc la mutazione della scìchianza di candida,
in fuocosa , dt quel che fosse delU -voce tutta amabili
in una voce tutta iertibile .
3ii DEL PARADISO (4*)
Ma per aa{wisto tl'esto viver lieto
E Sisto e Pio , Calisto , e Urbano
Sparser Io sangue dopo molto (i4) fleto.
Non fu nostra 'ntenzion, (i5) eh' a destra mano
De' nostri successor parte sedesse >
Parte dall'altra del popol Cristiano:
Ne che le diiavi , che mi fur concesse ,
Divenisser segnacolo in vessillo.
Che centra i battezzati combattesse '.
Ne eh' io fossi figura (iG) di sigillo
A' privilegi venduti e mendaci ,
Ond' io sovente arrosso e disfavillo .
In vesta di pastor hipi rapaci
Si vegglon di quassù (17) per tutti i paschi.
O (18) difesa di Dio, perchè pur giaci!
Del sangue (ig) nostro (20) Caorsini e Guaschi
(14) P' tinto .
(i5) Che parte del popolo cristiano sedesse alÌA de-
stra e fosse favorito e fomentato da i nostri successori ^
come avviene de' Guelfi , e parte alla sinistra perse-
guitato ed oppresso , come accade de' Ghibellini ^ doveri'
do esser padri universali , non fautori di faz,ione .
(16) Intende del bollarsi che si fa delle costituzioni
pontificie coli' impronta di S. Pietro; sub annulo disca-
tori s .
(17) Per tutte le chiese particolari .
(18) O divina Giustizia , perchè fai l' addormenta-
ta , e non ti riscuoti a punir quelli, e a protegger quC'
sti altri f
(19) De i tesori della chiesa a lei da noi guadagna-
ti col nostro sangue .
(20) Intende di Giovanni XXU. di Caorsa città in
Quersi t e di Clemente V, di Guascogna .
(58) CANTO XXVIL 3i5
S' apparecchia n di bere: o buon principio i
A elle vii fine convien die tu caselli !
Ma 1* alta previdenza , che con Scipio
Difese a Roma la (21) gloria del Mondo,
Soccorrerà (22) tosto, si com' io concipio :
E tu figliuol , che (23) per Io mortai pondo
Ancor. giù tornerai , apri la bocca,
E non nasconder quel , eh' io non nascondo •
Sì come di vapor gelati fiocca
In giuso 1' aer nostro , (24) quando '1 corno
Della Capra del Giel col Sol sì tocca j
In su (2 5) vidi io così 1' etere adorno
Farsi , e fioccar di vapor trionfanti ,
Che fatto avèn con noi (26) quivi' soggiorno.
Lo (27) viso mio seguiva i suo' sembianti,
E seguì, fin che'l (28) mezzo, per lo molto,
(21) La gloria e C imperio del mondo ^ distrutta Caf
tagine dal valore di Scipione.
(22) Soccorrerà alla sua chiesa , come già migrar di
•vedere mediante la virtù di Arrigo VII. v. e. lo. Pur^
gatorio .
(23) Per esser ancora in corpo morta/e,
(24.) Quando il sole è in capricorno , cioù nel fitto in-
verno .
(25) Vidi io un quasi fioccare al contrario , ritornane
dosene via in su quegli spiriti trionfanti .
(26) Quivi y cioè in quell' ottava sfera dove pur era
Dante con Beatrice , ovvero quivi in terra al tempo
che essi ancora erano stati viatori .
(57) La vista mia.
(28) L'intervallo di mezzo tra me e loro per etstf
utio spazio troppo sterminata .
3i6 DLL FAIIADISO (7?»)
Gli tolse 'I (2.j) trapassar .del più avanti :
Onde la donna, che mi vide (3o) asciolto
Dell'attendere in su, mi disse: (3i) Adima
Il viso, e guarda come tu se' volto.
Dall' (32) ora, ch'io avea guardato prima ,
r vidi mosso me per tutto l'arco.
Che (33) fa dal mezzo al fine il primo clim:i,
(29) Trapassare piìi oltre ^ e seguitarli colla vista.
(30) Assoluto.^ Ubero, disimpei^nato .
(3i) Abbassa gii occhi e guarda come nei girare dell"
ottava sfera , tu ancora insieme con essa hai voltato e
girato .
(32) Dante per consiglio di Beatrice un' altra volt-a
l'Oco tempo fa salito ^lù .:iF ottava sfera s'era messo
a guardare le sette sfere inferiori^ e la terra ^ e, 22.
ai questa Cantica y e quando guardò , allora si trova-
la nel meridiano , 0 a perpendicolo di Gerusalemme .
Dice adesso, che da qucJP ora fino alla presente, gi-
rando egli insieme colla stessa sfera ottava, evadi t4k
da quel colmo calato gtU all' orizzonte occidentale re-
spettivamentc alla stessa Gerusalemme , dove <' da con-
iiderare , che il l'octa finge d' aver in 24- ore girato in
questo suo viaggio celeste tutto ti giro del cielo, par~
icndùsi dal ìncridiano del monte del Purgatorio anti~
lodo a Gerusalemme , e terminando il viaggio dove l*
aveva cominciato : e dividendo in quattro parli tutt-o
questo giro, la prima quarta era dal suddetto meridia-
no all' orizzonte orientale di Gerusalemme , la seconda
quarta di li al meridiano della stessa città, e later-
'x.a in giù. fin all' orizzonte occidentale parimente di
Gerusalemme : ( questa è quella che qui descrive ) e l'
ultima quarta sarà al meridiano medesimo , donde da
principio si partì ,
(33) Che il primo clima celesti- anch' egli girando de-
scrive dal detto meridiano in fino al detto orizzonte oc-
lidsufale, Trova/itfoii ora Dante j come si f 4et(9 nei
(80 CANTO XXIVIL 3ij
Sì eli' IO C34) veJea di là da Gade il varco
Folle d' Ulisse j e di qn.i presso il lito ,
Nel qaal si fece Euro^Ja dolce carco : :
E (3^5) più rm fora discoverto il sito
Di funesta aiuola ; (36) ma '1 Sol procedi' t >
Sotto i miei piedi uà segno e più partito -
e. citato , fie/ sito de'' Gemifii era pero nel sito del pri-
mo clima , Clima è quello spazio di terra , o di cielo
coiitcnuto tra due circoli paralclU ^ anche rispetto ali'
«.quatore tra di se tanto lontani , cit-' il m.ic,c;ior dì dell'
uno avanzi il mag^t^ior dì dclC altro d'una mezz'ora :
il primo clima è di qua dall' equtniz'ale verso ti no-
stro tropico,
(à'^) Dal sito , dove io era nel primo clima a occi-
dente , mi stava a vista , e quasi a cavaliere di là da
Cadice lo stretto di Gibilterra ( cos'i fit^ura Dante ) che
follemente ardì di varcare Ulisse v. e. vG. Inferno ^ e
di ijita mi stava a vista la coitiera della Fenicia .^ do-
ve Europa donzella si mise a cavallo di quel fatto to-
ro j cioè di Giove .
(35) E piìt avrei di ìassìi scoperto di questa piccola,
aia della terra , dot verso le regioni a no' orientali .
(36) Ma non potei scoprire di più, perchè il sole era
partito , diviso e lontano da me più di tutto lo spazio
d'un segno del zodiaco y perchè tra me eh' era in ge-
mini ^ e ti sole ch'era tn ariete , c'era di mezzo il toro
e ti sole , ed io non era nell' ultimo grado del nostro
segno f sicché tra lui e me c'era lo spazioso interval-
lo di più d un segno : onde essendo il sole incamminato
verso l' America , le parti della terra a noi orientale
non rimanevano y rispetto a Dante ch'era sopra Cadi-
ce ^ illuminate y e però non le poteva scoprire, come ;:!i
riuscì per la ragione contraria al r. 2:>. nel /ine , es-
sendo allora il sole sci ore ptk indietro del suo ci'rn-
mino : dice procedea scio i miei piedi , perchè Dant^
era su nell' ottava sfera ed il sole ;ih nella quarta.
3i8 DEL PARADISO (87)
La mente innamorata, che (87) donnea
Con la mia donna sempre , di ridure
Ad essa gli occhi (38) più che mai ardea .
E se natura , o arte le' (3g) pasture
Da pigliare occhi (4o) per aver la mente %
In carne umana , o nelle sue pinture ,
Tutte adunate parrebber niente ,
Ver lo piacer divin, che mi rifulse»
Quando mi volsi al suo viso ridente .
E la virtù, che lo sguardo m' (40 indulse ^
Del (42) bel nido di Leda mi divelse,
E nel Ciel (43) velocissimo m' impulse»
(37) Donneare , cerne si disse , significa conversare
genialmente cotte donne, come ctcisbcure . •
(38) Ardea più che mai di guardar Beatrice , perchè
spariti i Beali , e non potendo -veder ta terra per man'
canza di tuce , Dante si trovava m secco , oltre t' es-
sere in questo mentre Beatrice comparsa d'una beltez-
za biH sfavillante y come soggiunge >
(ìg) bellezze che sono rispetto a i nostri occhi quel
eh' è l'esca e ta pastura ^ dt cui si vale l' ucceitatere
rispetto agli uccelli.
(4o) Ber aver la mente i perchè presi gli occhi t pre-
sa la mente .
(40 Graziosamente mi comunicò.
(Ì2) Mi staccò dall' oiia-va sfera dove io era nella
costellazione dt gemini y che sono secondo le favole Ca-
store e Polluce figliuoli gemelli di Leda da Giove y che
venuto da. lei tu figura di cigno, la ftcc tor madre»
Dice mt divelse a dinotare, che esso Dante stava di
tutto gemo in gemmi per isser egli nato sotto l' ascew
dente di tal astro, v. <■. 22. O gloriose stelle ec.
(43) Mi sospinse netta nona sjera al primo mobile
di- alt altri tif li inferiori ptìt veloce , siccome piU alt»
(99) C A \ T O XXVII. 5 19
Le p.irt! sue (44) vivissime ed eccelse
Si iinifonni son , ch'io non so (45) dire
Qiial Beatrice, per luogo j mi scelse.
Ma ella , che vedeva il mio disiré ,
Incominciò, ridendo, tanto lieta,
Glie Dio parca nel suo volto gioire :
La natura del ^4*^) moto , che quieta
Il mezzo , e tutto V altro intorno muove ,
Quinci (47) comincia, come da sua meta.
E (48) questo cielo non ha altro dove ,
Che la mente divina, in che s'accende
L'(49)'ii»o'"3 che'lvolge, eIa(5o) virtù, ch'ei piove.
e più lontano dall^ asse , attorno a cui girano insieme
tutti i neve secondo il sistema che Dante segue,
(4>) he parti di questa nona sfera lucidissime e vC'
ìocissime net muoversi ,
{'^'j) Come fin ora ho detto , per esempio tiellii sfera.
ottava fui in gemini , nella settima dentro l' astro di
Saturno , nella sesta dentro quello di Giove ec. ma nel-
la sfera del primo mobile per esser tutta uniforme non
e' era nome particolare da distinguere un site dall'
altro.
(46) Del movimento circolare ^ qual è quello delle sfe-
re celesti y il qual movimento porta di sua natura , che
l'asse di mezzo comune a quelle sfere circolanti y sia
quieto ed immobile .
(Jt'i) Da questa nona sfera chiamata però il primo
mobile .
(48) Quest' ultimo cielo a differenza degli otto a lui
inferiori , che hanno ciascuno il suo cielo superiore ,
in cui come in suo proprio luot^o stan girando y non h.t
luogo realmente che lo circondi e contenga .
(49) Angelo motore di esso primo mobile y il qual An-
gelo arde d' amore di Dio in Dio .
(50) La virtU d'i'fuire derivala da Dio in questo
S20 t)EL PARADISO (in)
Lnce (5i) ed amortt'un cerchio-lui (Sa) compremle,
Sì come questo (53) gli altri , e (54) quel precinto
Colai (55) clie'l cinge, (56) solamente intende .
Non è suo (07) moto per altro distinto j
Ma gli altri son misurati da «jnesto ,
Sì (58) come diece da mezzo e da quinto.
E come '1 tempo (5(j) tenga in cotal (Go) testo
Le sue radici , e negli altri le fronde ,
Ornai a te (61) p'iot' esser manifesto.
tic/o j che come canale la diffonde e piove gru- ne i
cicli e 7iee,li elementi ,
(5i) L' emiireo , che non ì- altro che una sfera tutta
luce e tutt' amore : pare che lo consideri ptìi tosto tn
sema spirituale ( i , tendendo degli Siiritt beati abi-
tanti sopra il primo mobile ) che in senso puramente
materiale y e come cosa atta a contenere ^ e cingere cor-
poralmente la nona sfera .
(52) Comprende a' un cerchio ^ e circonda lui y cioè
questo .nono cielo.
(53) Gli altri otto cieli inferiori.
(54) T' empireo y ed >■ caso accusativo .
(55) Iddio che nella sua immensità lo contiene.
(56Ì Cioè ).■ <ì altri che Dio l'intende.
(57) // moto dfl primo mobile non <• distinto e misu-
rato dal movimento di qualunque altro corp^o .
(58) Cerne il dieci si misura dal cinque che è la me-
tà , e dal 1. che è il quinto dello stesso dieci .
(59) E come il printb mobile egli sia la prima misu-
ra dt l tempo ^ non il sole , non la luna od altro pianeta
te. benché an^or essi , come misure secondarie servano
a misurare le ore, i giorni y i mesi y le stagioni j gli .
afu'i e e.
(60) Testo, vaso noto da piante di fori ^ rose ^ vio-
le.) aranci y timoni ec, Zaclori mette nella sua anno-
tazione: testo, cìoì principio : bacio le mani.
(Ci) Ma non così a S. Agostino, che come si sa, con-
fessava ingenuamente : (^uid sit tempus , si neaio ex
(i2o) CANTO XXVII. 3
O (62) cupidigia, che i mortali aflbnJe
Sì sotto te, clie nessuno ha podere
Di ritrar gli occhi i'uor delle tu' (63) onde!
Ben fiorisce negli nomini '1 (64) volere :
Ma la (65) pioggia continua converte
In (66) bozzacchioni le stisine vere .
Fede ed innocenzia son (67) reperte
Solo ne' pargoletti : poi ciascuna
Pria fugge , che le guancie sien coperte .
Tale , balbuziendo ancor , digiuna ,
Che poi divora con la lingua sciolta
Qualunque cibo, (68) per «fualunque limar
E tal balbuziendo ama , ed ascolta
La madre sua 3 che con loquela intera
me quserat , scio ; si quatrenti esplicare velim , ne-
icio .
(62) O cupidigia de' beni terreni ,
(63) E alzarli a questa bella regione del cielo .
(64) Qualche senso di generosa volontà verso le cose
celeni .
(65) Gì' incentivi sì frequenti al peccare^ e lo stesso
peccare y che dì qui viene , muta finalmente un' anima,
buona in cattiva: fascinatio enim nugacitatis obscurat
bona , et inconstantia concupiscientise transvertit sen»
sum sine malitia . Sap. 4.
(66) Bozzacchione aborto, 0 frutto imperfetto del su-
sino quando mW avviare a formarsi intristisce , rima-
nendo talora piH grosso della susina , ma senza la giu-
sta forma , senza ti sapore , e senza il nocciolo .
(67) Si trovano .
(68) In tutti i tempi, in tutte le oc(asÌ9ni ,
Tom. IH. L
"522 DEL PARADISO (i34> ,
Dista (Gq) poi (li vederla sepolta . ]
Così (;o) si fa 1^ pelle bianca, e nera j l
Nel primo aspetto , della bella figlia j
Di qnei 5 eli' apporta mane, e lascia sera»
Tu, perchè non li facci (71) maraviglia,
Pensa clie 'n terra non è (72) clii governi : ^
Onde si svia l'umana famiglia. ;
Ma (78) prima che (74) Gennaio tutto sverni, l
(63) Filius ante diem patrios inguirit in annos . Ov.
(70) // se/no ì : così si c-imbia l' Ai-.mo negli uomini ,
dt buono in reo , come il colore di biunco in nero , /ler- \
che da bambini son bianchi e buoni , da grandi bruni ;
e siiauratt : i'ordtne t questo: cosi parimente nel 'col- \
to della natura umana , bella figliuola del sole ( pcr~ j
ehè sol , et homo generant hominem , che col -venire '
lorta il aior'io, col partire lascia la notte) la bianca |
carnagione de'' teneri fanciulli si muta in bruna neg-lt ^
uomini fatti . |
(70 Vi queste sciagurate mutazioni . r j. ^
(72) Chi ben governi , perchè t pastori la fan da. ,
/■«/)/. . j
(75) In somma -ouol dire ^ ma non passeranno moltt \
anni che le coie d Italia si aggiusteranno e si rime' .^
dicrù a tanti disordini . Altuae alU sospirata venuta ^
in Italia d' Arrigo VII. Imperatore , per opera di cui spe- j
vuva D.zr.tc , che t Ghibellini , e così ancor egli sarej- ,
bona stati rimessi nella patria, e si sarebhono vendi- ^
cati degli aggravi ricevuti da t Guelfi : ma l' auguno :
l^li andò fallito .
(-4) // Vellutello ed il Volpi spiegano così questo pas- j
so : Prima che g'nnaio tutto sverni , cioè , che il '^"^ i
di gt, inaio non appartenga più all' inverno , ma cada j
in primavera y ti che in decorso di tempo era per se-
guire a cagioni della centesima parte di un dì , eh e
Jaggii'i negletta, come dice qui Dante , il quale , con-
forme mH' opinione no» esatiK dt alcuni ì credeva the
(i52) CANTO XXVIL 323
Per la centesina , cJi' è l.Tggiù negletta»
Ruggeran (ySj sì questi cerchi sii^Jerni ,
io svario fra l'anno civile e '/ so/are fosse la centesi'
ma } arte ai un dì : impcrocchi /,eila rijorma uel ca-
lendario fatta da Giulio Celare , ^ìffinchè l' ariho civi-
le corrispondesse al solare f fu ordinalo che il l'rimo
iosse di 3G5. giorni j e perdw ti secorido i di dG5. !\tor-
nt e 6. ore meno { confoime l' opinione non esatta aetta
di sopra ) la centesima parte di un dì, per quelle 6.
ore di pih che ha r anno solare <f ju ancora ordinato
the ogni quart' anno civile, ne Josic uno di r>66. gior-
iìi , Uandosegliene uno di più per que/l'' 6. ore , che in
quattro anni fanno un giorno, ed e l'anno bisesto ;
?sa non si attese a quella minuzia , che manca alle 6.
ore , onde per quella negletta nacque il disordine che
gennaio ( e cosi gli altri mesi ) uscisse dal suo luogo y
al che finalmente »el i583, rimediò pel prese/ite, e pel
futuro Gregorio XUl. La sopraddetta spiegazione f
conforme e connaturate alle parole del testo , e hencli"^
per avverarsi che gennaio tutto uscisse d^ inverno vi
abbisognassero molti secoli, ed ti Poeta predica cose da
succedere fra non molti anni : si ha da intendere che
anzi egli non vuole che si aspetti quel tempo , perchè ,
come avverte il Vellut. usa di quel medesimo colore re-
torico , che usò ti Tetrarca nel Trionfo d'Amore e. i. ove
gli vien predetto che presto dovea innamorarsi con que-
ste parole: ftIansuei;o fanciullo, e fiero veglio: ben sa
ch'il prova, e fiati cosa piana anzi mill' anni : E noi
finalmente quando vogliamo dimostrare ad alcuno la,
cosa aspettata dover tosto avvenire , molte volti dicia-
mo : ma prima che passio cento, e mille anni tu love,
drai .
(75) Gireranno sì forte , e girando manderanno sì
forti influssi queste sjere, queste ruote celesti . Ru{;,
gire voce propria del leone : le ruote grandissime mo-
vendosi fanno tal suono da potersi esprtmere per me^
tafora con tal voce .
Zzi DEL PARADISO CANTO XXVII, (j;4)j
Glie la fortuna , clie (7G) tanto s' aspetta ,
Le poppe volgerà , u' son le prore ,
Sì che la classe correrà diretta ;
E vero frutto verrà dopo '1 fiore •
(•36) Allude air aspettar che i Glitbelliiii facevano la
■venuta in Italia de IT Imperadore , come loro difensore
contro la i<re[,atcn:;a de i Guelfi . ,
CANTO xxnii.
ARGOMENTO
Dimostra il Poeta in questo Canio, nella guisa, che
gli fu conceduto di poter vedere la Essenza Divina ^
e che ella di grado in grado si appresento a lui in
tre Gerarchie di noie Cori d' Angeli , che le stanno
d' intorno: ed in ultimo pone alcuni dubbi dichiara'
tigli da Beatrice.
I05cia (0 che 'nconiro alla vita presente
De' miseri mortali (a) aperse '1 vero
Quella , die 'mparatiisa la mia mente ;
Come in ispecchio fiamma di (3) doppiero
Vede colui , che se n' alluma (4) dietro ,
Prima che 1' ahhia in vista od in pensiero ,
E se rivolve , per veder se '1 vetro
Li dice '1 vero 3 e vede, eh' el s'accordo.
(i) Posciachc Beatrice, la quale pone la mente mia-
In Paradiso , e per quello la guida.
(2) Mi disse la verit.ì contro il vivere che oggidì è
'■n uso tra i mtstri depravati mortali,
(3) Torcia di cera così detta da i raddoppiati stop-
pili , de i quali e composta ,
(4) Dietro alle spalle, sicché perì ntn sicno di ripa-
ro tra lo specchio •, e il doppiero .
526 DEL PARADISO jf)
Con (5) esso j (6) come nota con suo metro j
Così la mia memoria si ricorda ,
Ch'io feci, riguardando ne' begli (7) occhi j
Onde a pigliarmi lece Amor (8) la corda ;
E com' io mi (9) rivolsi , e furon tocchi
Li miei da ciò , che (io) pare in quel vohnnc y
Quandunque (11) nel suo giro ben s' adocchi j
Un (12) punto vidi, che raggiava lume
Acuto sì, che '1 (i3) viso, ch'egli affuoca)
Chiuder oonviensi , per lo forte acume »
(5) Con esso doppiere dal vetro fedelmente rapprese33^\
tato . 1
(6) Come canto col tempo della sonata , ovvero coli
metro portico delle parole . !
(7) Occhi vivo specchio deli' Essenza Divina «
(8) Da legarmi e rendermi suo prigioniero .
(9) Mi rivolsi a vedere direttamente quell' oggettJt^
eìie di riflesso m^ era apparso negli occhi di Beatrice ^ ,
(10) Apparisce , e si vede in quel volume , dot negli
cechi della stessa Beatrice^ ne i quali aveva veduto-,
di riflesso quel plinto^ che or mi rivolsi a guardare]
direttamente : per esser proprio dell' occhio il girare &'ì
•volgersi e il rappresentarsi , e quasi descriversi in es~^
so gli oggetti che si vedono ^ non è improprio il dirsi!,
njolume ^ come bene avverte il P. d' Aquino che giusta- \
m^ntc disapprova l' altrui interpretazioni ; di Landino
the per volume intende la Viv:niià , di Vellutetlo e\
Dan. che intendono il nono cielo : obbietti assai lonia-'j
ni , e nulla conferenti al presente intendimento dei.
Poeta . j
(11) Ogni volta che .
(12) Un punto , che qui era centro , cioè Dio , CUJnS
Centruin est ul)ique , cucamferentia nusquam .
Ci 5) L.i viltà. (5
(i8) CANTO XXVIIL Ò27
E quale stella (,l/^) p.ir quinci pii!i poca >
Parrebbe (i5) Luna locata (lO) con esso j
Come stella con stella si colloca .
Forse (17) cotanto, (18) quanto pare appresso.^
Allo cigner la luce , che '1 clipigne ,
Quando '1 vapor, che '1 porta, più è spesso,
Distante intorno al punto un cerchio ci' igne
Si girava (19) sì ratto, eh' avria vinto
Quel moto, che più tosto il Mondo cigne :
E (20) questo era d'un altro circuncinto ,
E quel dal terzo, e '1 terzo poi dal quarto.
Dal quinto '1 quarto, e poi dai sesto il quinio.
(i^) Vi qui dalla terra appariste più piccoia.
l^ii) Parrebbe graficissima ,
vi6) Coti esso lume, eli' era minimo sì, ma tairto a-
ciito , che nel guardarlo subito affuocava, Ei.zg^er^
studiatamente lauta miìiimezza a significare la som-
ma spiritualità , semplicità e indivisibilità di Dio .
(17) Descrive la disposizione locale dello spettacelo
che aveva davanti agli occhi, cioè Dio con attorno $
nove con degli Angeli , che giubilavano e tripudiava-
no in giro con diversa e incredtbil velocità .
(18) Un cerchio d' igne , o fuoco si girava intorno a
quel lucidissimo punto da lui però distante jorsc cotan-
to, quanto apparisce accosto al cerchio ^ di cut si c<?-
rona talvolta ti sole o la luna che dipinge co i suoi
raggi lo stesso cerchia, quando ti vapore die come te-
la riceve e regge tal pittura , i ptìi denso , essendo l.t
densità opportuna a tal riflessione di luce.
(19) E girava sì ratto che avrebbe vinto nella velo-
cità il ciclo più veloce, che circonda p?r tsier». il mai-
Simo tutto il mondo materiale ,
(.20) £ questo ardito d' igne ,
55,8 D-EL PARADISO (3o)
Sovra seguiva '1 settimo sì sparto
Già di larghezza, che '1 (21) messo di Jiine
Intero, a contenerlo, sarebbe (22) arto:
Così P ottavo , e '1 nono : e ciascliediino
Più tardo si movea , secondo eh' era
In mxraero distante più dall' uno r
E quello avea la fiamma più sincera ,
Cui men distava la (28) favilla pura >
Credo perocché più di lei (24) s'invera.
La donna mia, che mi vedeva in (25) cura
Forte sospeso , disse : Da quel punto
Depende il Cielo , e tutta la Natura .
Mira quel cerchio , che (26) più gli è congiunto ,
E sappi, che '1 suo muovere è (27) sì tosto.
Per 1' affocato amore , ond' egli è punto .
Ed io a lei ; Se 'I (28) Mondo iòsse posto
(21) L^ arco balena) l' Iride : Irim de calo misit Sa-
turnia Juno .
(22) Angusto .
<23) Quel lume che era il centro , cioy Dio stesso-»
(24) Partecipa e s' imbeve y così del ferro nella fuci-
na a differenza d'un sasso, acconciamente si direbbe t
che piU s' invera del fuoco : è parola fatta con in-
gegno .
(25) Tra la maraviglia del nuovo spettacolo e il de-
siderio ansioso d' intenderlo .
(26) PtU vicino ds luogo .
(27) Sì veloce.
(28) Mondo visibile e corporale , 0 pOt tosto il cielo
e le sfere celesti.
(;&) Canto xxviir. 52^
Con I'(29) órdine, di' io veggio in quelle (3o) ruote.
Sazio (3 1) m'avrebbe (3 2) ciò, clie m^ è proposto •
Ma (33) nel Mondo sensibile si puote
Veder le (34) volte tanto più (35) divine r
Qiiant' elle son dal centro più remote .
Onde se '1 (36) mio disio dee aver fine
In qniesto (37) miro ed angelico tempio,
Clie (38) solo amore e lu-ce ha per contine i^
Udir conviemmi ancor, come l'esemplo
E I' esemplare non vanno d' un modo :
(29) Ordine quanto al muoversi pili 0 meno v«!o:C'
mente .
(30) Aggeli disposti in giro .
(3i) Capacitato pienamente .
>■ (32) Questo spettacolo che qui mi si presenta.
(33) Ma nel mondo sensibile , nelle sjere celati la
tosa va al rovescio di qui : qui la sfera Angelica pia
•vicina al centro i la più veloce , e via quella die pik
se ne scosta si muove meno velocemente : al contrario
le sfere del ciclo materiale son fin veloci secondo che
sono pili- lontane dal centro . Mi fa dunque nodo que-
sto muoversi con tal diversità ti mondo intclligiòile 3
e il inondo iensibile , essendo per altro quello ^ siccome
fiìt nobile , /' originale , e questo la copia .
(Z'^) Le ruote y le sfere,
(.30) Veloci : un teste legge festine, ma gli accade-
mici saviamente coli' autorità di più di cento testi a
penna hanno ritenuto divine .
(óG) La mia curiosità ha da rimanere appagata .
(57) Maraviglioso .
(58) Ciac che i il nono ed ultims de'' cieli corporei ,
sicché per confine all' insù, non ha altro che l' empireo .,
ciclo di tutt' altra sorta, e consistente in amore e luce
dt conoscimento i iiaonii sede pro-^ri^ de i Beati»
J5» DEL l'ARADISO (56)
Che io per me indarno a ciò contemplo»
Se li tuoi (liti non sono a tal nodo
Sufficienti, non è maraviglia,
Tanto (3cj) per non tentare è fatto sodo;
Così la donna mia : poi disse : Piglia
Quel, cl^' io ti dicerò, se vuoi (4o) saiiarLÌ >
Ed intorno da esso l' assottiglia .
Li (41) cerclii corj'orai sono ampi ed arti j
Secondo 'I piìi e '1 men della viriate ,
Glie si distende per tutte lor parti .
Maggior (42) Ijonta vuol far maggior salute .
Maggior salute maggior corpo cape ,
S'egli ha le parti ugualmente compiute.
Diin(|tie (43) costui , che tutto c^uanto rape
(09) Per non esser stato mai consider.tto e trattato
queito piintn , é divenuto difficile a, capirsi .
(4o) C.-ijK^ciiéirti ,
(!^ì) I cerchi ed i cieli del mondo sensibile sono l,ir-
ghi e stretti , gracidi e piccoli a proporzione , e con
misura alla loro virtù ed efficacia ne II' influir f ^ sic~
cìtè quelli che hanno manco di quantità ^ hanno altre- j
li mC'-o di virili 1 , . J
(42) Cioè quella cosa che è più- buona ^ eli' è comuni-
cativa di ma!;n!or bene : inoltre un corpo tnagc^iore è
capace di maggior bene , posto che in tutte le sue par- ,j
ti sia comr''amehte perfetto : capisce piti luce un gran \
cristallo che un pi colo . ì
(|5) Qii :!o none ciclo y e primo mobile del mondai t.
sensibile che sfco rapisce in f^iro tutti gli altri cieli ^ \
corrisponde a quel cerchio pin piccolo del mondo intel- ;
Ugibde y che per esser de' Serafini ptk arde di amori
di Dio i e pth chiaramente l'intende. ■>
t7o) CANTO XXVIII. ZZt
L'alto tmiverso seco, corri.s[>on(Ie
AI cercliio , che più ama , e che [h'ù sape „
Perchè (^^) se tn alla virtù circonde
La tua misura x non alla parvenza
Delle snstanzie , che t' appaion tonde».
Tu (45) vederai mirabil convenenza
Pi maggio a più , e di minore a meno ^
In ciascun Cielo, a sua intelligenza.
Come rimane splendido e sereno
L'emisperio dell'aere, quando soffia.
(Vi) P^r i.z qu.tl cosa se tu co>isiderando misurerai la
'virfù, l'efficacia, l' ecccllenz,a , e uun l' uffarctiza, e
locale ampicz-z,a di queste angeliche sostanze che t' ai'-
p.iriscoiio disi'oste in tondo .
(45) Tu vedrai ciascun de' nove cieli colla sua intel-
ligenza motrice mirabilmente convenire e corrisponder-
si j giacche ai cielo di maggior ampiezza e velocità
corrisponde l' intelligenza di più virtù, al cielo di mi-
nore l' iììtelligeirza di minore , sicché puoi cappottarti
che l'esempio e l' esemplare , cioè i cieli corporei e i
cieli intelligibili vanno d' un modn , e con bellissima
proporzione , non ostante che la parvenza è in contra-
rio j perchè quei cieli intelligibili che qui figurano il
giro più piccolo e più vicino al centro , cioè Dio , cor-
rispondono alla nona sfera eh' è ri cielo corporeo mas-
simo più lontano dal centro , cioè dalla terra , e quel-
li che qui figurano il giro più grande e più lo'itano
dal suo centro , corrispondono alta sfera celeste più pic-
cola , cioè al cielo della luna , e così dt tutti gli al-
tri , i Serafini alla nona, i Cherubini all' ottava , i
Troni alla settima sfera ce. proporzionandosi sempre
cieli e Angeli motori non secondo la parvenza di que-
sti , come qui ti paiono , ma secondo la virtù e perfe-
xione che hanno più , e meno secondo che sono più y e
piena vicini al JUo centro ^ cioè a Dio .
a32 DEL PARADISO (8y)
Borea (40) da f[iie!Ia guancia , ond' è più ìeno ,
Percliè si purga , e risolve la (47) roffia ,
Che pria turbava , sì che '1 Ciel ne ride ,
Con le bellezze (48) d'ogni sna parroffia j.
Così f'ec' io poi elle mi provvide
La donna mia del suo risponder chiaro >
E come stella in Cielo il ver si vide .
E poi che le parole sue restaro >
Non altrimenti ferro dist'aviJla ,
Che bolle , come i (4g) cerchi sfavillaro .
Lo (5o) 'ncendio lor seguiva ogni scintilla :
(i6) La tran:o'f!taìia non da quella guancia , dallA
quale i torba e burrascosa , e sarebbe il vento greco ^
ina da queW altra ^ dalla quale nun ì- punto torba, ma,
tfira il maestrale vento Une per il suo buon ejf'etto ;
Tìaniello orni' è più leno , spiega onde ha piìi lena e
forza di cacciare le nuvole: Saporito: Volpi lene , de-
bole ^ fiacco , mite : la debolezza del vento non i ittolo'
da fare che il tempo si rassereni .
(47) L' ingombro nell'aria di vapori f di caligine y
di nuvole ; vocabolo vieto ,
(48) \l cielo ride sereno d' ogni sua parte : voce disti'
saia variamente interpretata: parroffia cioè abbondan-
z,a j dice /' Imolese , coadunazione di che che sia il Bu-
si •^ parrocchia La,nd. e Vellut.^ fretta- 0 turma in un.
pataffio di Ser Bruf:etto .
(+9) Qm^ì cerchi e cori Angelici disposti in nove giri
sfavillarono giubbilando in approvazione dell' alto ra-
gionare di essi fatto da Beatrice e per piacere del mio
profitto spirituale .
(5o) L' incendio di quei cerchi Angelici era seguito-
da ogni scintilla che si mosse e sfavillò in quello i-
stante , cioi ogni Angelo giiibhilo sì , ma non per que^
sia uscì dal suo ordine -^ dal suo incendio.^
(31) CANTO XXVIII, Ó>Ò
Ed eran tanle) che 'I iminero loro 5
Più cli^'l(5i) doppiar degli scacchi , s'immilla.
Io sentiva (52) osannar di coro in coro
AI (53) punto fisso , che li tiene all' ubi ,
E terrà sempre, (54) nel (piai sempre foro;
E quella , che vedeva i pensier (55) diibi
Nella mia mente , disse : 1 cerclii primi
T' hanno mostrato i Serali e i Cheridjì .
Cosi veloci seguono i suoi (56) vimi ,
Per (St) simigliarsi al (58) punto j quanto ponno 3
(Si) Il Daniello legge il doppiar degli sciocchi , qua-
si il Poeta alludesse a quello stultorum infinitus est
numerus .■ inerendo al nostro testo migliore vuol dire :
queste scintUte erano tante , che il loro numero va a pia
migliata , che non risultano dal fare sopra la se acche-
ria un raddoppio con tal progressione ^ che nello scacco
seguente si inetta sempre il doppio del precedente : nel
primo un lupino per esempio , nel secondo due , nel ter-
zo quattro , nel quarto otto j n^l quinto sedect , e così
fino all' ultimo , cioi' fin al sessagesimo quarto clic dà
ttn numero di 20. cijrc .
(52) Sentiva cantare Osanna .
(53) A Dio immobile, che li tiene e terrà al proprio
luogo fermi , essendo confermati in grazia e in gloria j
e già felici invarial/ili comprensori .
(54) Nel qua! furono sempre , intendi da poiché com-
pi'-ono di esser viatori .
(53) Dubbiosi intorno a chi fossero quelli che forma-
van quei cerchi ,
(56) Legami , che sono o gli affetti loro , che li lc~
ganc a Dio , 0 i propri cerchi in cui ognuno al luogo
conveniente sta girando . '
(57) Cuni apparuerit , similes ei erimus : quoniam vi-
• debimus euin sicuti est .
(58) in Dio .
BS4 DEL PARADISO (loi) |
E posson ) quanto a (Stj) veder son siihllmi . ì
■Quegli altri amor , clie dintorno gli (60) venne > ;
Sì cliiainan Troni del divino aspetto ,
Perchè (61) 'I primo ternaro terminonno » 1
E dei saver j clie tutti lianno diletto,
Quanto la sua veduta si profonda
Nel (62) vero, in che si quetaogn' intelletto • [
Qiu'nci sì può veder , (03) come si fonda
L' esser beato nell' atto j che vede j I
Non in quel eli' ama , che poscia seconda : \
E del vedere è misura (64) mercede , ì
Che (65) grazia partorisce, e buona voglia j (
Così di grado in gfado sì procede . ^
L' (66) altro ternaro , clie così germoglia :
In questa Primavera sempiterna ,
Che (67) notturno Ariete non dispoglia ^
(59) A vedere lo stesso Dìo.
(60) Vanfio , vanno per la rima , j
(61) Perchè terminano la prima delle tre gerarchie^ '
essendo ogni gerarchia composta di tre cori ,
(62I In Dio . i
(63) Segue il Poeta la sentenza di S. Tommaso , c?ie ;
ripone l'essenza della beatitudine formate nella visiO' >
ne di Dio , e non ne tC amore che da essa germoglia } :
coìne air incontro insegna Scoto.
(64) Il merito } perche tanto veggono quanto hanno me- 1
ritato,
(65) Il guai merito lo j^artorisce la Grazia Divina ^ e ,
la volontà che prevenuta ben corrisponda e cooperi . ,
(66) La seconda gcrarchijz . ,
(67) Che l' autunno non sfronda , come succede ali* ,
fJestra povera primavera di quaggiù : Al cominciar ]
tu 7) CANTO XXVIIl. B55
PeriieliKiIemente Gianna (68) sverna
Con tre intlóde , che suonano in tree
Ordini (69) di letizia, onde £'(70) interna.
In €.«sa gerarchia son le tre Dee ,
Prima Dominazioni , e poi Virtudi :
L' ordine terzo di Podestadi ee .
Poscia, ne'duo pennltimi tripudi
Principati ed Arcangeli si girano r
L'(;i) ultimo è tutto d'Angelici (72) ludi.
Questi ordini di su tutti (78) rimirano ,
E (74) di giù vincon sì 3 che verso Dio
Tutti (76) tirati sono, e tutti tirano.
E (76) Dionisio, con tanto disio,
A contemplar questi ordini si mise ,
Je/P autunno il segno deW ariete »,tsce al tramontar
del ivle ,
(68) Canta comò gli uccelli , passato il verno , che
al principiar della primavera vanno tn amore.
(6:)) Cori .
(70) Si distingue in tre,
(71) L' ultimo più lontano del centro.
<7 2) Angeli dell' infimo coro che anch' essi gioiscono e
tripudiano .
(73) Rimirane di su , cioè Dio , eh' è il sommo su di
tutte le cose .
(;',) TDi giti cioc gli Angeli respettivamente inferio-
ri ed eziandio gli uomini , vincono cioè illuminano e
infiammano , e con ciò tirano .
(•jS) lutti tirati^ perchè i Ser Afini da Dio y i Cheru-
bini da i Serafini ec. tutti tirano , senza eccettuare
quei dell' infimo coro ^ a i quali tocca a tirare glt u<i-
piini , di cui sono custodi ,
(7C) Areopagita HI/, de exlesti Hierar.
B;8 del paradiso canto XX vili. (j3i)
Che li nomò , e distinse , coni' io .
Ma (77) Gregorio da lui poi si divise:
Onde sì tosto, come gli occhi aperse
In questo Ciel» (78; di se medesino rise.
E (79) se tanto segreto ver profterse
Mortale in terra , non voglio eli' ammiri :
Che (80) chi '1 vide quassù, gliel discoverse,
Con (81) altro assai del ver di questi giri .
(77) S. Gregorio RLigno. '
(78) liiie del suo sb^g/io : Sciocchino ^ f^SS' ^- Tom- {
muso /'. p. q. ic8. tt. 5. imparerai , come non ishagUh nel \
disporre questi medesimi nove ordini di Angeli dt\er~^,
semente da S. Dionigi^ avendo S. Gregorio tenuto di\
?}iira. altre savie congruenze . La medesima gente ec-\
flesiastica si disporrebbe diversamente in una proces-*
sione , in un Sinodo ce.
(79) E se un puro uomo mortale y com' era S, Vioni- ;
sto , potè in terra manifestare certamente una sì se- ,
i^reta verità . j
(80) Cioè S. Paelo che fu rapilo al terzo cielo , e la, \
'^■ide con gli occhi propri , essendo stato Dionisio disce- \
polo di S. Paolo . j
(81) Con altre molte verità intorno ,% questo cielo i»"
tclligtbiU .
CANTO XXIX.
ARGOMENTO
in questo Canto dimostra il Poeta , che Beatrice nelÌA
Divifia Maestà vide alcuni dubbi di lui y i quali ri'
solve: indi riprende la ignoranza d'alcuni Teologi
de' suoi tempi, e l' avarizia di alcuni Predicatori ^
che lasciando l' Evangelio , predicavano ciance e Ja~
vole .
l / laado (i) amboJuo li (2) tìgli di Latona
Coverti (3) del Montone , e della Libra ,
Fanno (4) dell' oriiionte insieme zona,
Qiianl' (5) h dal pimio che '1 zenit inlibra ,
(i) Vuol dire f'e Beatrice dette ch'ebbe le cose dì
sopra, si quietò un poco rimirando intanto in Dio, ma
la pausa fu brevissima , e a dichiarare tal brevità si
serve d'una similitudine astronomica .
(2) Ctoì il sole e la luna v. e. 20. Purg,
(3) L'uno sotto il segno deli' ariete , l' altra sotto il
segno delia libra, che sono segni posti i' uno dirimpet-
to ali' altro .
Cf) Si fasciano, 0 cingono insieme dell'orizzonte /'
uno nascendo e l'altro tramontando .
(5) Quanto dura quel momento , nel quale il zenit
facendo come l' uficio di mano nei tenere sospesi e bi-
lanciati quei due pianeti distanti allora ugualmente
da lui, tnfinchv un de t due dà il tracollo e tramon-
ta, l'altro si aiza dati' orizzonte , e cosi togliesi l' e-
qttilibno ; per tanto spazio dì tempo Beatrice riguar-
L 2
^558 DEL PARADISO (4)
Jnfin che I' uno e 1' altro da (fuel cinto ;
Cambiando l'emisperio si dilibra j
Tanto j col. volto di ri.so dipinto j
Si tacque Beatrice , riguardando
Fisso nel (6) punto.- che m'aveva vinto:
Poi cominciò: (7) lo dico, non dimando
Quel, che tu vuoi udir, perch'io l'ho visto,
Ove (8) s'appunta ogni iiLi e ogni quando.
Non per avere a se di bene acquisto ,
Ch'esser non può, ma (9) perchè suo splendore
do in Dio. Zenit voce arabica y ed è il punto vertica^
le 0 perpendtcoLìre sopra il cajo di ciascheduno : qui
per ti punto di mez,z,o dclT enusferio , ti senso i ■, tan-
to qu.tnto sta il sole e la luna a cambiare cmisferio ^
quando si stanno dirimpetto uno appunto a levante e l'
altro a ponente ch'i' brevissimo tempo.
(6) In Dio incomprensibile dal mio y e da o^ni altro
ereato intelletto .
(7) Ti d'co prima di domandartelo ^
<,8) In Dio , in cui per esser eterno e immenso va a,
terminare come a centro ogni luogo e ogni tempo ; 0 pu-
re , ove t come in un punto incomprensibilmente imprcs'
so e segnato ogni luogo e ogni tempo , che da lui , co-
me da prima cagione procede ; o pure in Dioy il juaIs
benché indivisibile come un punto, consiste, ed è pre-
sente ad ogni estensione di luogo e di tempo , che in
altre in esso lui s' appunta e si sostenta . Questo ver-
so di Dante basta a qualificarlo per una brava mente .
(9) Affine /lè la sua Divinità sole in se stessa di infi-
tiiia luce risplendendo ■, cioè diffondendosi e comunican-
do za extra le sue perfezioni , potesse con ciò dire sus-
sisto , che vuol dire , qui termino di comunicarmi , da
che comunicandomi ad intra mi prodursi dalla Prima
Divina Persona la Seconda , e dalla Prima e Seconda
ta Terza, rimaneva solo il comunicarmt ad extra net-
(ji) CANTO XXIX. Z53
Potesse rispIenJenJo dir , Sussisto :
In siui eteruità di tempo (io) fiiore ,
Fuor(i i)d'ogni altro comprender, com'è! piacq;nej
S'{i2) aperse in nrtovi amor l'eterno amore.
le creature : Forse tale interpretazione non è improba^
bile . Il Volpi inclina ad un' altra , che mt par buona :
suo splendore intende la creatura , che è come un rag-
gio derivante da quel sole infinito j e se splendore ijuol
dire la creatura ^ il Poeta in sostanza avrà -voluto dire :
Iddio-volse creare per comunicare il suo bene alte creature
che create sussistono , sostintandole e conservandole lo
stesso Dio. Altri prenda/do splendore ^ per il medesimo
Dio , e risplendendo per creando , spiegano subsisto ,
cioi sostento e sottogiaccio , come fondamento e soste~
gtio di tutte le cose create . Altri riferiscono il subsi-
sto al misterio dell'' incarnazione ^ in cui l'Eterno Ver-
bo splendor del Padre si fece sussistente neW uman* na-
tura con assumerla , come propria alla sua persona ,
licchè dovrebbe intendersi , die questo misterio fu ti fi-
ne ancora della creazione secondo la sentenza Scoti-
stica. Questa quarta interpretazione mi par troppo ri-
cercata, e assai lontana dalla mente del Posta .
(io) Prima del tempo, giacché Dio non creò ti mond»
nel tempo secondo il dire d' S, Agostino, ma tn un col
tempo: Nec utique tempus cxpit esse in tempore, quia
non erat tenspus antequam incii^eret tempus : onde se
s' interroghi quando Dio creo il tempo ^ La risposta non
fuè essere nel tal tempo perchè non e' era. tempo , sic-
ché creollo in sua eternità fuort di tempo . Allo stesso
modo va filosofato del luogo . Iddio dove creò il mon-_
do > L' interrogazione suppone ti falso , perocché tem-
po e luogo furoìio concreati al mondo , e pure la crea-
tone dive intendersi fatta corrispondentemente a uno
spazio incomprensibile della Divina Eternità e immen-
sità , dove s' appunta ot;ni ubi , ed ogni quando .
(li) incomprensibilmente , a pure non avendo altra i-
dea e causa :^crr^lare che se stesso.
(12) Iddio stcondo l' i. tinto della su.t bontà ^ e ptf
Ho DEL PARADISO (i8>
Né prima (^iiasi (i3) torpente si giacque:
Che (14) ne prima né poscia procedette
Lo discorrer di Dio sovra quest' accnte .
Forma j e materia (i5; congiunte e piiretts
Uscirò (16) ad atto, ciie non avea fallo >
Coinè d'arco tricorde (17) tre saette :
E come in vetro , in ambra , od in cristallo
Raggio risplende , si che dal venire
All'esser tutto non è intervallo,
Così 'I triforme effetto dal suo sire ,
Neir esser suo, raggiò insieme tutto,
esser egli ptr se stcsio sommamente amati-vo -, si aper-
se e manijesti dn par suo col mettere all' esser , s»l(f
perchè così gli piacque ^ nuovi amori ^ cioè gli Angeli
ereature di tutto spirilo da amare e perà ielle copia
di tale originale .
(i3) Pigro ed ozioso.
(i/J.) Perchè non e' era né prima, né poi avanti la
creazione del mondo : lo discorrer di Dio sovra queste
acque non procedette ne prima , né poscia , perchè fu
fuori d'ogni tempo: allude al testo : Spiritus Domini
ferehatur super aquas .
(iS) Tanto le congiunte ., quanto le separate , le for-
me separate e purette sono gli Angeli ^ le congiunte so~
no quelle che unite colla materia fanno i cieli , e Ia
materia anch' essa separata e puretta , 0 è la materia
prima nuda , o pili tosto la materia elementare .
(iG) All' essere , ed esser tale che mente C approva-
zione del sapientissimo artefice sicché nella sua aperti
non ci fu imperfezione .
(17) Daniello conta por le tre cose da Dio create ,
materia y forma e atto; ma sbaglia, e perchè l' atto
non va messo per co sa distinta , e perchè Dante distin-
gue poi queite tre cose nel mido che ti è sia notato .
(n) e A y T 0 XXIX» 54l
Sanz<i dislinzion nell' esorclife .
Concreato (i8) fu ordine, e costrutto
Alle snstanrie , e (ig) quelle Inron cima
Nel Mondo j in che puro atto lu produtto.
Pura (-so) potenzia tenne Ja parte ima :
Nei (21) mezzo (22) strinse potenzia con alto
Tal vime , che giammai non si divima.
Jeronimo (23) vi scrisse lungo tratto
De' secoli , degli Angeli , creati
Anzi che l'altro Mondo fosse fatto.
C18) insieme co» queste creature fu creato e costruito
d' ordt/ie iato ,
(19) Le sostjiìize angeliche , che nella loro condizione
riceverono l' esser pure ^ e semplici forme , furono col-
locate sopra l'orbe celeste e terracqueo .
(2u) La materia spogliata d'ognt forma di queste
(he ora esistono ^ cioè la materia colla scia forma dt'
gli elementi puri da farsene poi i corpi misti , che po-
sta neW infimo luogo tutta in una massa fu da i poeti
appellata caos .
(si) Nel mezzo rispetto agli Angeli e al caos .
(22) 1 corpi celesti y la materia e forma de' quali uni
insieme si iortc vincolo , che non vi ì potenza creata
:ati un lungo tratto di tempo prima che fosse fatta
nitro mondo , cioi questo nostro corporeo a differenza
gli stessi Angeli che sono il mondo intelligihite , tal
r
degli ^... „ ^ , ..„
tentcnza di S. Girolamo , che fu a'icora di più Padri
Greci Orig. Bas, Uamasc. ce. vien riferita con rispet-
to^ e rigettata con efficacia da S. Tommaso i.p.q.Slt
a. 5.
?i2 DEL PARADISO <■%>
Ma cfiiestò (-24) vero è scriito in molti Liti
Dagli scrittor dello Spirito Santo :
E tu lo vederai, (25) se hen ne guati t
B anche la ragion Io vede alquanto ,
Che non concederehbe , che (26) i motori
Sanza sua perfezion f'osser cotanto.
Or sai tu dove , e quando questi amori
Furon creati, e cornea sì che spenti
Nel tuo disio già son (27) tre ardori.
?Jè (28) giugueriesi j numerando j al venti
{2+) Questo vcroy clic io ti atserìsco, ciot essere sta-
le l'uno e /'altro mondo creato tinieme .
(25) Rulìicdcndost speciale atte>iz,ione per vedere tal
'Verità in questi lati e testi della Scrittura, psr non es~
ser patenti e litterali .
(26) I medesimi Angeli abili a muovere e regolare i
cieli y e a ciò destinati ., fossero poi stati colatilo tem-
po avanti che fossero i medesimi cicli ^ e però gli An-
geli fossero per allora stati quasi oziosi e mutiti , che
vale a dire senza il compimento della lor perfezione ,
(2^) Tre curiosità .
(28) P/« tempo si metterebbe a cantare da uno fino a,
venti y di quel che corse e passò di mezzo dalla crea-
zione degli A'jgeli alla ribellione di Lucifero cotn una
gran parte de' suoi seguaci ^ che dal cielo cacciati ven-
nero ad infestare la terra , che gli Accademici v oglio-
fio f che più acconciamente si dica soggetto de' nostri
alimenti , che soggetto de' nostri elementi ^ come legge
l'Aldina, se bene essendo P elemento più basso può be-
nissimo dirsi agli altri elementi sottoposto : e la turbò
e violò , perche fendendo la penetrò col suo fatai pre-
cipizio fino alle sue riìt interne viscere ^ e non s' inten-
de qui con le tentazioni , che i maligni qualche tempo
dopo miseri in pratica contro il genere umane .
(l3) CANTO XXIX. 343
Si tosto , come degli Angeli parte
Turbò 'I siiggetto de' vostri alimenti-
L' (2y) altra rimase , e cominciò quest' arte j
Che tu discerni , con tanto diletto,
Glie mai da circuir non si diparte.
Principio dui cader fu il maladetto
Siiperljir di colui , che tu (3o) vedesti
Da tutti i pesi del Mondo costretto .
Quelli , che vedi (3i) qui, l'uron (32) modesti
A riconoscer se della hontate ,
Che gli avea fatti a tanto intender presti :
Perchè (33) le viste lor furo esfiltate
Con (34) grazia illumiuaute , e con lor raertOj
(2j) L'' altra parte degli Angeli a Dio fedeli rimase
in :ielo , e comincth con tanto diletto questa incumhen'
Zi di girare i cieii ,
(3o) Stare in quella parte d'Inferno , che t il centro
della terra) ove si traggon da ogni parte i \)esì disse
iltrove ,
(di) Vedi qui festeggiare e girare intorno a Dio .
(32) Furono modcat ed umili a riconoscer se , V esser
suo con ogni prerogativa non dal proprio mento ^ mx
ialla bontà di Dio .
(53) Laonde per questa loro modestia .
(34) Col lume della gloria , che ti sublimasse alla vi-
itone di Dio e con loro merito furono così sutitimati ^
jerchè la grazia illuminante ^ cioè la gloria fu corri-
spondente al loto meritarsela coli' aiuto della grazia j
oide per quella visione {beatifica son confermati in
grazia , e ritengono non per tanto la sua piena e per-
■f;tta volontà , perche e perfezione della volontà ti
J9n fofcr rc((;iirf, ((fichi ti non p^iiMS tn ino egti
?ii DEL PARADISO (62)
Si eli' lianno piena e é'erina voloiUate .
E non voglio che dubbi , ma sie certo ,
Che ricever (35) la grazia è meritord>
Secondo clie l' afletto gli è aperto.
Ornai dintorno (36) a questo consistoro
Puoi contemplare assai , se le parole
Mie son ricolte , senz' altro aiutoro •
Ma perchè 'a. terra , per le vostre scuole
tion ì- già /libero , ma pure pienissimamente volontaviì
benché non libero .
(35) Intendo qui della medesima grazia illuminantt ■y
che ha detto di sopra , cioì- del lume della gloria , ii-
ccndo S. Paolo Gratis Dei vita «tt-rna , e il ricever tal
grazia è meritorio , cioè dipenderne dal proprio m'ri-
to . Gli accademici legi^ono il verso seu,uente ^ come voi
r edete nel testo , cioè '^\\ è aperto , l' Aldina te^gt l' è
aperto , e mi piace , riferendo l' articolo le alla ^ra~
■zia: die si dice gli / medesimi accademici interpreta-
no che voglia dire a loro, e così rimane un senso piìi
oscuro: conforme l' Aldina spiego ^ che il ricevere in
premio la grazia illuminante , cioè- il lume della giu-
ria i mentono , e dipendente dai proprio merito secor,-
do che l' affetto e la buona volontà l a lei aperto , ?
ben disposto per l' esercizio precedente di credere, spe*
rare e amare, ut expedit ad salutem. 3Ia se vogHarr.
dire che il Poeta non parla della grazia , che ha no-
minato nella terzina precedente , ma parla della gror
■zia eccitante , che non è premio , ma aiutv gratuito di
potere , sua merci , conseguire l' eterno premio . il sen-
so è jacile 5 essendo che il ricevere tal grazia , cioè L
accettarla e C acconsentirle liberamente ì meritorio^
secondo, che f affetto l'è aperto e non chiuso , esseneo
che Dio per mezzo di tal grazia stat ad ostiuin et pu^»
sat , lasciando a noi libero l' aprirgli y 0 no ,
(36) Intorno a queste gerarchie angeliche : consistO.O
(cusessc di persene di KiolSa dignità.
(70) CANTO XXIX. 3^5
Si legge, clie l'angelica naiura
E' tal , che 'mende , e si ricorda , f vuole j
Ancor dirò, percliè tu veggi pura
La veriUi j clte laggiù si confonde.
Equivocando in sì l'alta lettura .
innesta sustanrie jioichè far gioconde
DeHa faccia <li Dio , non volser viso
Da essa , da cui nulla si nasconde :
Però non lianno vedere interciso
Da nuovo obbietto j e però non Ijlsogna
Rimemorar , per concetto diviso •
Si die (07) laggiù non dormendo si sogr:i 5
Credendo e non credendo dicer vero :
• Ma nell'uno è più colpa e più vergogna.
Voi non andate giù per «n sentiero ,
Filosofando 5 (38) tanto vi trasporta
L'amor dell' apparenza, e '1 suo pensiero.
Ed ancor (juesto (09) quassù si comporta
(07) Laf;giù dj. i vostri maestri di tcclogia e fi/om-
fa si sogna ancora quando son ii:s'.i, mentre attrilui-
$:ono asti Angioli il nome stesso delle potenze dc/Lf
nostra .mina , essendo in loro beni) , ma molto diierse
con pericolo pere di equivocare , o credendo di dire il
■vero y e cosi essendo ignoranti y o non credendo di dire
il vero, e così essendo maliziosi coli' incannare , nel
che è pik colpa y e conseguentemente ptk vergogna ,
(38) L'amore e la vanità di apparire sapienti y e la
falsa opinione che per comparire tali, bisogni di:cor*
dare da tutti gli altri .
(5s) Qu^ssh in cielo.
■S4S DEL PARADISO (8è)
Con men disdegno , clie quando è posposta
La divina Scrittura, e qii.uido è torta.
Non vi si pensa quanto sangue costa
Seminarla nel Mondo , è quanto piace
Clii umilmente (4o) con essa s' accosta .
Per (4i) apparar ciascun s'ingegna, e face
Sue invenzioni , e (42) quelle son trascorse
Da' predicanti , e '1 Vangelio si tace .
Un (43) dice , clie la Luna si ritorse
Nella passion di Cristo, e s' interpose.
Perchè '1 lume del Sol giù non si porse:
Ed (44) '■^l'ri , clie la luce si nascose
C4o) A lei aderisce , e csn lei si conforma appunii>i0
ne' suoi sentimenti ,
<4i) Per apparir dotto e di sublime e peregrino in-
geirno .
(42) Trascorrere nel suo proprio significato vuol dire
dare una breve scorsa ■i come di volo e alla sfuggita ^
ma qui ti Poeta lo piglia in tutto altro senso , volendo
dire , ciò che appena dovrebbe toccarsi , come per in-
cidi nza si passeggia a lungo ^ e si corre e ricorre dili'
gcntemente da i predicatori seniLa far poi parola delle
massime evangeliche che potrebbero far frutto nelle a-
il ini e .
(43) Uno dice, per far pompa di esser valente astro-
nomo , che la luna essendo in opposizione al sole ritor-
nò in dietro sei segni , quanti si era dal sole dilunga-
ta , e s' interpose tra il sole e la terra , onde proven-
ne che il sole non illuminò la terra con i tuoi soliti
raggi .
(44) Contraddicendo al primo y asserisce che no» si 0-
scurò il sole per ritornare che indietro facesse la lu-
na^ ma perchè esso ritirò in se la sua luce, e così si
oscuri, e pere tal scliai cvrtispose , v fu comune e as^e
vjoo) € A X T 0 XXIX. 34)
Da se : però agi' Ispani , e agi' Indi ,
Com' a' Giudei , tale eclissi rispose .
Non ha Firenze tanti (45) Lapi e Bifidi,
Quante si fatte favole per anno ,
In pergamo si gridan quinci e quindi-»
Sì che le pecorelle , clie non sanno,
Tornan dal pasco pasciute di vento,
E non le scusa non (46) veder lor danno »
Non disse Cristo al suo' primo (47) convento>
Andate , e predicate al (4-S) Mondo ciance ,
Ma diede lor verace fondamento :
ìndi ehe pone qui per tutti gli orientali, e agli rpg-
^fìuoti che pone qui per gli occidentali ^ ed in egual
grado , come a i giudei , non potendo la luna col suo
tnterporst celare a tutte generalmente le provincte dei
nor.do il sole maggiore di lei .
(45) Tanti dt questo cognome y o casato , esfendovent
in Firenze moltissimi : altri spiegano : di questo nome :
ed è la spiegazione più accetta- a : Lapo i il corrotto
da Jacopo , tome Cencio di Lorenzo , Meo di Bartolom-
meo , Tista di Gio. Battista , Hindo nessuno sa rin-jCr
iìire da che nome si deduca , onde io stimo , che sia in-
tero , e molto usato in Firenze a i tempi del Poeta , tan-
to piH , che anche a i tempi nostri il primog'-'nito dei
signor Barone Ricaseli per nome proprio senza peggio-
rativo j 0 vezzegg-.ativo si chiama Eindaccio ,
CtG) Perche è in loro igfioranza colpevole il no» ac-
corgersi che con far plauso a quegli ambiziosi , che in-
vece di predicar Gesù Criito, predicano se stessi y si
•vengono a pregiudicare ne i vantaggi y che alle loro
anime apporterebbe la parola di Dio pura e schietta ,
non guasta e adulterata ,
(^7) A! suo primo collegio Apostolico .
(48) Euntes in mundum universum pridicate Evan»
gelmni omiii Greaturas .
l\^ DEL PARADISO (tu)
E fjuel t:inlo sonò nelle sue gimnce r
Si r]i' a pngnar , per accender la i'ede j
Dell' Evangelio fero scudi e lance .
Ora si va con (qg) motti , e con isccJe
A predicare , e pur che i>en si rida ,
Gonfia (5o) '1 cappnccfoj e più non si ricliiede .
Ma (5i) tale uccel nel Lecclietto s'annida,
Cìie se '1 vulgo il vedesse , vedereLbe
La perdonanza , di die si confida :
Per (52) cni. tanta stoltezza in terra crebbe j
Che sanza prnova d' alcun testimonio
Ad ogni proinession si converrelibe .
Di (53) questo 'ngrassa 'I porco santo Antonio,
(.',9) r.fi-ole giocose i ar^uzre ridicolose , buffonerie ^
(So) Invanendosi e godendo d' aver fatto ridere l' u-
dienza j uè altro pia st ricerca che it piacere e il plau-
so del popolo , non curandosi della salute .
(5i) Ma tal malizioso Diavolo si annida nel cappuc'
'rio di chi predica, die se la semplice genterella lo ve-
desse^ vedrebbe ancora , che fondamento ha la perdo-
fianza che si spaccia dal pulpito , nella quale ella tati'
tv si confida , cioè non altro fondamento che la teme-
rità e franchezza , con cui la finge a piacere : Jiec-
cbetto spiegano fascia di cappuccio : ma perchè 7ion
più tosto la punta e il beccuccio del cappuccio , giac-
ché ha da immaginarsi come un nido,
(Sa) Delle quali perdofianze va La genterella sì mat-
ta 5 e tanto è cresciuta la pazzia di pigliarne piìt che
possono , che vi si accorderebbe a qualunque costo , e
darebbe alla balorda piena fede a ogni promessa ^ che
glie ne fosse fatta., senza esigerne prova di qualche
privilegio ^ o bolla speciale del Papa.
ilZ) ÌJi questa folle credulità del volgo, e di questa
(i2i) C A X T 0 XXIX. 5',3
Ed altri assai , clie son peggio clie porci > *
Pagando (54) di moneta sanza conio.
Ma percliè sein digressi assai ; (55) ritorci
Gli ocelli oramai , verso la dritta strada , **
Sì clie la via col tempo (56) si raccorci .
Questa Natura si oltre (37) s' ingrada
In numero j che mai non tu loquela ,
Ne concetto mortai, che tanto vada.
E se tu guardi (/nel , che si rivela
Per (58) Daniel , vedrai , che 'n sue migliaia
Determinato numero si cela .
La prima luce , (Sg) che tutta la raia ,
Per (60) tanti modi in essa si ricepe ,
sorta. d'Indulgenze aj>ocrife i frali di tal convento in-
grassano il suo porco : sinecdoche j cioè vivono lauta-
mente .
(54) Allettando i benefattori creduli con false Indul-
genze ^ e divozioni che non sono di alcun valore y come
te monete s enza conio .
(55) Ritorna all' interrotto ragionamento dell' angeli-
che sostanze ,
(56) Si raccorci la via affrettando il cammino col ri-
mettere il tempo che nel divertire abbiam perduto,
(57) Si moltiplica di grado in grado e di coro in coro ,
VH) ftlillia inilhum ministrabant ei , et decies tniilies
centeaa niiliia assistebant ei . Dan. 7. in tal testo ve-
drai, che non si pretende di dire il preciso e determi'
nato numero .^ che anzi questo si cela , sicché quel par-
lare vuol dire un numero innumerabile .
(59) Che irradia, tutta l'Angelica Natura.
(60) Si comunica agli Angeli in tanti diversi modi ,
quanti appunto sono gli stessi Angeli, ai quali si co-
munica j non comunicandosi Dio agli Angeli , come fi-
53o DEL PARADISO CANTO XXIX". (i;7>
Quanti son gli splendori, a clie s'appaia».
OnJe j perocché all'(6i) atto 3 clic concepe
Segue (62) r affetto , ci' amor la dolcezia
Diversamente in essa ferve j e tepe ..
Vedi 1' eccelso ornai , e la: larghezza
Dell'' eterno valor , poscia che tanti
Speculi tatti s' lia j in clie si spezia»
Uno manendo in se 3 come davanti ».
ìA a i bambini morti dopo il battesimo : segue i'opt-
mone di S. Tommaso , e che tutti gli Angeli sono pet^
futura tra di se di diversa specie , e che però avesse-^
ro in -via diversa grazia , e nel termine diversa gloria „.
(61) Air atto della vistone procedente dalla detta ir'
radiazione f eh' è diversa in ognuno di loro.
(^6a) Corrisponde e si commensura l'amore.
CANTO XXX.
ARGOMENTO
^aU Dante coi Be^ttrìce nei Cielo Empireo : ève rìgu.iT-
dando in h>ì lucidissimo fiume , che gli apparve , pre-
se da quello tal virtU , che con l'aiuto di Beatrice
potè vedere il Trionfo degli Angeli e quello delle A"
nime beate .
Jf orse (i) seinila (2) miglia di lontano
Ci ferve V ora sesta , (3) e questo JVIontlo
Cliina già 1' ombra , quasi al letto piano ,
(Quando '1 mezzo del Cielo j (4) a noi profondo ,
(i) Dice y che siccome air albeggiar del giorno ■, callo
schiarirsi via via l'aurora, vendono a sparirci a poco
a poco le stelle j cesi accadde ^ che lì dove era ii Poe-
ta , vennero a sparirgli quelle lucidissime sostanze tcioe
gli Angeli disposti ne' laro ordini ^ come fin ora h.i de-
scritto .
(2) Secondo le misure di Dante ^ quando a noi qui in
Toscana è già l'alba , ne' paesi a noi orientali e lon-
tani circa sei mila miglia bolle il inezzo giorno signi-
ficato acconciamente per l'ora sata.
(^) E mentre tomai. 0 da noi le miglia dette -oeno o-
riente si fa lì mezzo ^orr,o ^ questo fiosiro mondo ed
emisf r'io Toscano , cala gik oramai il velo j e quasi
coperta dilla notte y stendendola e spianandola su la
terra .
(\) Che apnariscs rispetto al sito , dove noi siamo ,
I altissimo per qucsio, perchè è il mezzo e il colmo.
552 DEL PARADISO (4)
Comincia a farsi tal , che (5) alcuna stella
Perde '1 (6) parere , infino a questo f'cado :
E come vien la (7) chlarissiina ancella
Del Sol più oltre , cosi '1 Ciel si (8) chiude
Di (9) vista in vista in fino alla piìi bella:
Non altrimenti '1 (io) trionfo, che lude
Sempre dintorno al punto , che mi vinse ,
Parendo (11) inchiuso da quel, eli' egl' inchiude j
A poco a poco al mio veder (12) si stinse:
Perchè tornar con gli occhi a Beatrice
Nulla vedere ed amor mi costrinse •
Se quanto infino a qui di lei si dice ,
Fosse conchiuso tutto in una loda ,
Poco (io) sarebbe a fornir questa vice.
La bellezza , eli' io vidi, si trasmoda.
Non pur là da noi , ma certo io credo >
(5) Alcuna delle più piccole . i
(6) L' apparire fin alta terra ^ non vedendosi di ter-
ra oramai ptìt ,
(7) L' aurora . • j
(8) Così parendo.^ perchì le stelle rimangono coperte , ,
(9) Di stella in stella fino alla bellissima Venere. i
(io) Il trionfo degli Angelici cori che festeggiano in- \
torno a Dio , che mi abbagliò con la sua luce. \
(11) Parendo racchiuso in mezzo da quei cori angc- '
liei , che egli infiìiiio e immenso in se contiene e rac»
chi.tde con quel l' eminenza che intendono le scuole .
(i2) Disparve .f si scolorì^ dal -verbo stignere : stin- I
se ■) cioè distinse e separò dalla mia vista, meno feli-
icmcnte spicga'io altri.
(i3) Sarebbe poco, ni- basterebbe ad esprimere cièche ;J
della sita kelle7.za dir dovrei quei: a volia. '1
'Cic) CANTO XXX. 555
Che solo il suo l'attor tutta la goda .
Da questo passo vinto mi concedo ,
Più che giammai da punto di suo tema
Soprato fosse comico , o tragedo .
Clie come Sole il viso , che più trema >
Così lo rimembrar del dolce riso
La mente mia da se medesraa scema •
Dal (i4) primo giorno , eli' io vidi 'I suo viso
in questa vita j insino a questa vista j
Non è 'I seguire al mio cantar preciso :
Ma or convien , clie '1 mio seguir desista
Più dietro a sua bellezza , poetando ,
Come , all'ultimo suo, ciascuno artista.
Cotal , qual' io la lascio a maggior bando,
Cile quel della mia tuba , (i5) che deduce
L'ardua sua materia terminando,
Con atto e voce di spedito duce
Ricominciò : Noi semo usciti fuore
Del (16} maggior corpo al Ciel > eh' è pnra luce :
Luce (17) intellettual piena d'amore
(i4) Val/a -prima 'volta che la ■vidi in terra fino a
quest'ulttma "volta che l'ho neW emfireo ■veduta , non
mi si è reso impossiòile r adequare in qualche manie-
ra col mio canto le sue bellez,ze .
(i5) La quale conduce al suo fine ^ e tira aranti l'
ardua sua materia avvicinandosi già al suo termine .
fi6ì Dalla nona sfera, che è il più grande di tutti
i celesti corpi air empireo che è pura luce .
(17) Bellissima sra4azione ed espreaione dell'eter-
na felicità .
Tom. 111. 01
S54 DEL PARADISO (\éì
Amor (li vero ben pien di letizia ,
Letizia , che trascende ogni dolzore .
Qui vedrai 1' (i8) una e 1' altra milizia
Di Paradiso, e 1' (19) una in quegli aspetti.
Glie tu vedrai all' ultima giustizia .
Come subito lampo, (20) che discetti
Gli spiriti visivi , si che priva
Dell' atto 1' occliio di più forti obbietti j
Così mi circonfulse luce viva i
E lasciommi fasciato di tal velo
Del suo fulgor , che nulla m' appariva .
Sempre (21) l'amor, (22) che queta questo Cielo ,
Accoglie (23) in se così fatta salute,
(18) Cioè quella degli Atigeti buoni e quella delle <?-
nime beate .
(19) L' ufia , cioè quella delle anime beate in quegli
aspetti medesimi , in cui dopo aver esso riassunto il
suo corpo , ti si dimostreranno il giorno dell' universal
giudizio , nel quale si darà /' ultima giustissima e de-
pnitiva sentenza ,
(20 ) Che dissipi , disunisca e scompigli di modo ta-
le che priva i occhio dell' atto di vedere gli oggetti
eziandio pili visibili.
(21) Parole di Beatrice al Poeta.
(22) Che appaga e tiene in dolcissimo riposo , 0 pu-
re Iddio che vuole questo cielo immobile ^ a differenzi!
degli altri cieli che girano ,
\iZ) Accoglie in se così fatta virtù, di straordinario
fulgore per far disposto il cand'rlo alla sua fiamma j
ciòi per disporre e abilitare V urnano intelletto a con-
cepire lo splendore della sua infinita gloria : così leg-
gono gli accademici : ma il Daniello ci attesta che
negli antichi testi si trova con sì fatta : e il senso sa-
rà con tanto utile e salntifcm cota , quftnto i questo
im CANTO XXX.
Per far disposto a sua fiamma il candclo
Non Inr più tosto dentro a me venute
Queste parole l)rievi , eli' io compresi
Me sormontar di sopra a mia virtute :
E di novella vista mi raccesi
Tale , che (z^) nulla luce è tanto mera >
Che gli occhi miei non si fosser difesi :
E vidi lume in forma di riviera
Fiilvido (25) di fulgóre , intra duo rive ,
Dipinte di mirabil Primavera .
Di tal fiumana uscian (26) faville vive j
E d' ogni parte si mettèn ne' fiori ,
Quasi Tubin , che oro circonscrive .
Poi j come inebriate dagli odori ,
Riprofondavan se nel (27) miro gnrge ,
E s'una entrava 5 un'altra n' escia fuori.
L'alto disio, che mo t'infiamma ed urge
D' aver notizia di ciò , che tu (28) vei >
ahbagliamcKt» , accadendo alV umano intelletto , come
alle candele^ che accese si spengono per riattarle ^ af-
fnchì riaccese roidano più tìio splendore •
{2t^^ Che nulla luce è tanto luce.
(25) Splendido di splendori in forma di un fiume :
allude a quel dell' Apocal. Ostendit mihi fluvium aquae
vivae splendidum tanquam cristallum procedentem de
sede Dei, et Agni. Gap. 22.
(26) Ter le vive faville intende gli Angeli s per i fio-
ri i' anime beate .
(27) Fiume maravigtioso j
(28) Vei per vedi in grazia della rima»
5S6 t)EL FARADISO (7^
Tanto mi piace più , quanto più turge .
Ma (li quest' acqua convien , die tu bei
Prima che tanta sete in te si sazii :
Così mi disse '1 Sol degli occhi miei :
Anche soggiunse: Il fiume e li (29) topazii,
eli' entrano ed escono 3 (3o) e'i ridir dell'erbe
Son (3i) di lor vero ombriferi (32) prefazii :
Non clie da se sien queste cose acer])e :
Ma è difetto dalla parte tua ,
Che non hai (33) viste ancor tanto superbe.
Non è (34) fantin, che sì subito (35) rna
Col volto verso il latte, se si svegli
Molto tardato dall' usanza sua ,
Come fec' io > per far migliori (36) spegli
Ancor degli occhi: chinandomi all'onda.
Che (3;) si deriva, perchè vi s' immegli .
E si come di (38) lei bevve la (Sg) gronda
Delle palpebre mie, così mi parve
(29) Cioè le faville del fiume y degli Angeli.
(30) U allegrezza delle anime beate che sono i fiori .
(3i) Sono adombrate dimostrazioni , e come puri cen-
ni alla lontana del -veto loro contento ; altri leggono
del lor Vere , della lor primavera , cioì beatitudine .
(32) PrefaziO) qui saggio preludio.
(33) Occhi di vista tanto eccellente .
(34) Fantolino .
(35) Corra.
(36) Specchi .
(37) Che si spande, perchè vi si diventi migliore 4
(38) Di essa onda.
(39) L' estrema parte delie palpebre .
(89) CANTO XXX. ZS-i
Di (4o) sua lunghezza divenuta tonda .
Poi come gente stata (4i) sotto larve,
Che pare altro, che prima, che (42) se si sveste
La sembianza non sua , in che disparve j
Cosi mi si cambiare in maggior feste
Li (43) fiori e le faville, sì ch'io vidi
Ambo le Corti del Ciel manifeste .
O i splendor di Dio, per cu' io vidi
L' alto trionfo del regno verace ,
Dammi virtù a dir , coin'io lo vidi.
Lume è lassù , che visibile face
Lo Creatore, a quella creatura,
Che (44) solo in lui vedere ha la sua p.Tce ;
E si distende in circular figura
in tanto , che la sua circonferenza
Sarebbe al Sol troppo larga cintura j
Fassi di raggio tutta sua parvenza ,
(4o) Che di lunga che era , tonda divenisse : ncllA
lunghezza era figurato il diffondersi di Dio nelle crea--
ture, nella rotondità, il ritornare che fa quella diffu-
sione in Dio, come a suo primo j^rincipio e ultimo fine,
(il) Travestita e mascherata.
(42) Se si spoglia della finta e non sua sembianza j
sotto la quale era sparita , e non si vedeva la sembian-
za sua propria e naturale .
(43) / fiori e le faville mi si eambiarono in piìt fe-
stosi e rilucenti aspetti, sicchì vidi chiaramente , e
nel suo esser proprio e naturale P una e l' altra corto
del cielo, cioè ne i fiori le anime beate y e nelle favil-
le gli Angeli.
(44) Allude a quel di S. Agostino : fecisti nos ad te,
et inquietum est cox nostiam donec lequiescat in te .
3S8 BEL PAPxADISO (to^^
Reftesso al (45) sommo del mobile primo i
Che (46) prende quindi vivere , e potenza .
E come (47) clivo in acqua di suo imo
Si specchia quasi per vedersi adorno >
Quanto è nel verde > e ne' fioretti (48) opimo j.
Si (49) soprastando al lume intorno intorno I
Vidi speccliiarsi in più di mille soglie , '
Quanto di noi lassù fatto lia ritorno .
E se 1' infimo (5o) grado in se raccoglie !
Si grande lume : quant' è la larghez.ia ;
Di questa rosa nel!' estreme foglie , ]
"La vista mia nell'ampio e nelP altezza ;
Non si smarriva , ma tutto prendeva i
(45) Ai/a parte superiore convessa della nona sfera , !
(46) Che da questo raggio rifesso prende spirito e vir- '.
tìi da muoversi e influire e partecipare la sua energia^ :
itile otto sfere inferiori .
(4?) £ come una riva di fiume posta a pendio dall' \
ìnfima fino alla più alta sua parte .
(.48) Ricco e fecondo . '
(49) Così, vidi tutte quelle anime che da Dio venute
per crea'z.ione , a Dio erano per grafia in tal beatitu-
dine ritornate dopo il suo pellegrinaggio in questa ter-
ra , stando sopra quel lume a specchiarsi intorno in piìt
di mille gradi e sedie diverse di gloria . Questo ri-
torno può ancora interpretarsi alla Platonica , secondo
the altrove abbiam notato , che a Dante ed altri Poeti
t parsa acconcia per la poesia quella folle opinione
dell' anime create e poste da Dio ciascuna nella sua
stella prima che fossero condannate ad abitare «e' cor-
pi terreni , di dove uscendo ritornavano alle stelle .
(5o) L'infimo, e pero pili piccolo grado contiene in se
tanto lume che sarebbe al mie troppo larga cintura ,
(119) CANTO XXX. 353
II quanto e *1 quale di quella allegrezza »
Presso e lontano li > ne pon j né leva :
Che dove Dio (5i) sanza mezzo governa j
La (52) legge naturai nulla rilieva .
Nel giallo della rosa sempiterna >
Glie si dilata, (53) rigrada, e (54) ridole
Odor di lode (55) al Sol, clie sempre verna j
Qiial' è colui , che tace e ilicer vuole ,
Mi trasse Beatrice , e (56) disse : Mira
Quanto è '1 convento delle bianche (57) stole '
Vedi nostra città , quanto ella gira !
Vedi li nostri (58) scanni sì ripieni,
Che poca gente o mai {5g) ci si disira .
(5i) Senza il mezzo di creature e di seconde ca^iO"
tit , ma immediatamente da se .
(52) La iegge natura/e che porta che piì* partecipi
chi è piti, vicino , qui nulla fa , ne ti scapita , 7ic si
guadai^na a solo titolo di vicinanza e lontananza /«-
cale .
(.13) Distingue in piìi gradi e spartimenti .
(54) Spira odore.
(55) A Dio, che fa ivi perpetua primavera : nel vo-
cabolario della Crusca vi è vernare in senso di sver-
nare , ed esser di verno , o patir gran freddo , che è ii
senso, in cui altrove l ha usato il Poetai ^^ "* 9«c-
ito presente significato vi manca .
(56) Disse prevenendomi , e con ciò mi trasse e obli'
gè ad attendere alla sua proposta .
(5-) Di questa gente vestita di gloriosa stola : allu-
de alla visione di S. Giovanni , Apoc. , a cui si diedera
a vedere i Beati amictis stolis alLis. Stela presso i
Romani antichi sorta di gonnella usata dalle matrone .
(5S) Sedili.
(Sg) A riempirti , restandone pochi voti ; allude «i//*
tèo DEL PARADISO (i5e) i
In quel gran seggio , (60) a che tu gli occki tieni j ,
Per la corona , che già v' è su posta ,
Primachè tu a queste nozze ceni )
Sederà l'alma, che fia giù (61) Agostcì
Dell'alto Arrigo :"-eh' a drizzare Italia
Verrà inprima eh' (62) ella sia disposta.. '
La cieca cupidigia , che v' (63) ammalia j i
Simili fatti v' lia al fantolino ,
Che (64) muor di fame e caccia via la balia | |
"Vicinanza del Giudizio universale secondo V antica co:t- '.
gettura di alcuni Santi , Gregorio , Leone ec.
(tìo) Nel qual tu guardi fisso per la singolarità, di
quella corona .
(61) Allude air avere Arrigo VII. ricevuto da Papa ^
Clemente V, il. trattamento colle marche proprie e ono-
revolczze d^ Augusto , ciò che seguì in Roma, dov' egli |
fu coronato della corona d" oro da'' Cardinali, dal det- ;
to Papa , dimorante in Francia , a ciò destinati .
(62) Prima che sia disposta di ridursi a sesto la stes- ì
sa sconcertatissima Italia , dove /' Imperadore primis: .
di venir egli in persona, secondo /' accordo col Papa, \
aveva mandato suoi ambasciatori a i popoli e Principi '
Italiani , ma con poco frutto , sì che venuto in perso.- {
«a, procedi' con vigore, e coli' armi alla mano all'in,- '
tento di ricomporre i calamitosi sconcerti che si cagio- '
fiavanv dalle fazioni dei Guelfi e Ghibellini . Altri ri- -
feriscono ella sia disposta all' anima d'Arrigo , cioè eoa j
tutte le disposizioni di partirsene dalla terra e venire
aI cielo ,
(63) Vi affattura .
(6V) Allude a i Guelfi di pih città d'Italia ad Arri- ,
go contrarie e specialmente ai fiorentini , le quali de- |
sideravan la pace , e ne vedevano la. gran necessità , \
e si misero poi in armi per opporsi ad Arrigo che solo li
volevii e poteva darla >
(i;r) CANTO XXX. 'Gt
E fìa (05) Prefetto nel foro divino
.Allora taf, che (66) palese e coverto
ÌNon anelerà con lui per un caìnmino .
Ma poco poi sarà da Dio softesto
Nel (57) santo nficio : eh' el sarà detruso
Là dove Simon mago è per suo merlo j
E (68) farà quel d' Alagna esser più giuso.
(65) Sarà sommo Vontefice : intende di Clemente V.
(GG) Con frodi coperte , e con aperte dimostra'^ioni
( dice il Gìiibellino ) darà a l'edere di tener dirersa
strad.id.i quella di Arrigo-, ed aver sentimenti e massime
a quelle di Arrigo contrarie , essendo che Arrigo mira-
va a reprimere i Guelfi, e Clemente a sostenerli .
(67) Bel Pontificato .
(68) Bonifazio Vili, vedi al e. 19. Inferno alla tcrzì^
na , che comincia : Che dopo lui verrà di più laid' opra
ec. dove Niccolò IH, cementa questo passo cc>
CANTO XXXI. !
ARGOMENTO ]
Tratta. Dante nel presente Canto della Gloria del Va- '
radìso : poi come Beatrice torno al suo seggio . Nei ^
fine , che S. Bernardo gli dimostra la felicità de/l^ [
Kegina de' Cieli ..
I
JLn forma dunque di candida rosa ■
Mi si mostrava la (i) milizia santa ,
CJie nei suo sangue Cristo fece sposa -
Ma 1' (2) altra j che volando vede e canta |
La gloria di colui , che la 'nnamora , '
E la bontà, che la fece (5) cotanta j ^
Si come schiera d' api , che s' infiora. ;
Una fiata , ed una si ritorna ]
Lìi , (4) dove suo lavoro s' insapora , ■
Nel (5) gran fior discendeva , clie s' adorna
Di (6) tante foglie , e quindi risaliva. j
Là, (7) dove il suo amor sempre soggiorna. ',
(i) Le anime degli uomini vissuti e morti santamente,
(2) Cioè quella degli Angeli,
(3) Ta?ito nobile ed eccelsa .
(4) Air arnia, alveare.
(5) In quella rosa formata dalle sedie de'' Beati»
(G) Di tante foglie i quante seno anime beate.
(7) Cioè a Dio .
(i2) CANTO XXXL 363:
Le facce tutte avèn di fiamma viva ,
E ì' ale d' oro, e 1' (8) altro tanto bianco,
Che nulla neve a quel termine arriva :
Quaailo scendean nel fior , di Lanco in banco ,,
Porgevan della pace e dell' ardore ,
Cb' egli acyuistavan , ventilando '1 fianco .
Né (g) lo 'nterporsi tra '1 disopra e '1 fiore.
Di tanta plejwtudine volante
Impediva la (io) vista, e Io splendore:
Che la luce divina è penetrante
Per I' universo , secondo eh' è degno ,
■6i clie nidla le puot€ esser ostante =.
Questo sicuro e gaudioso regno
Frequente (ii) in gente antica ed in novella,^
Viso ed amore avea. tutto ad im segno •
O (i2) trina luce, clie in imica stella
Scintillando a lor vista si gli appaga,
Guarda quaggiuso alla nostra procella *
iS) Il restante del corpo.,
(9) £ r interponi si gran numero d'Angeli tra Die
che era di sopra e P anime beate che restavano di sot~-
tQ ) non impediva ec.
(io) La vista e lo splendore di Dio.
(Il) Numeroso di Santi del vecchio e del nuovo te-
stamento : Cosi gli altri Spositori : meglio il P. d'Aqui-
no l'intende pia ampiamente , cioè per tutta la corte
tehstc compresi insieme gli Angeli antichi abitatori del
cielo e le anime beate .
(i2) O Triniti, che fiammeggiando in una sola mt-^
desimi luce ^er l' unità dell' essenza ,
5G4 DEL PARADISO (5<i
Se i (!3) Barbari, venendo ila tal plaga j
Che ciascun giorno d' Elice (i4) si cuopra j
Rotente (i5) col sno figlio, end' ella è vaga>
Veggendo Roraa e 1' (i6) ardua su' opra
Stupef'acènsi , quando (17) Laterano
Alle cose mortali andò di sopra j
Io j che al divina dall' umano ,
All'eterno dal tempo era venuta,
E (18) di Fiorenia in popol giusto e sanoj
Di che stupor doveva esser compiuto .'
Certo tra es5o , e '1 gaiulio (19) mi facea
Libito non iwlire , e starmi muto.
E quasi peregrin , che si ricrea
(i3) Se i rozzi popoli njenendo da, tal paese , che sat.
sotto il settentrione .
(i4) La costellazione dell'Orsa mag£,iore v. Ovid. 3,,
Metani. i
(ij) Che gira presso ali' altra costellazione ■t cioè i* \
Orsa minore : secondo le favole la maggiore è la Nin~ 1
fa Calisto , la minore Arcade suo Jigltitolo , e però di-^\
ce , che r una va dietro all' altra secondo l' istinto dell'" ì
antico amore . <
(16) Le superbe e magnifiche sue fabbriche ^ ,
(17) Roma : la parte per il tutto. 1
(18) Buona auxesi : e di Firenze popolo ingiusto e i>ti- \
sano a questo sì giusto e sano . Land, per gran tene- \
rezza d' amore verso la sua patria scansa il più bello ;
del contrapposto e dell' auxesiy prendendo Firenze per '1
tuii.i la gente ingiusta e insana di questa terra , in \
confronto delLz gente giustissima e sanissima del cielo» i
(i<)) Mi facea piacere di non attendere ad altro, ni \
di altro interrogare , e starmi cosi in gioia cheto e stUi 1
t efatto .
(43) CANTO XXXI. 56j "
Nel tempio (20) del suo voto riguardando >
E spera già (21) ridir com' elio stea,
Sì per la viva luce passeggiando ,
Menava io gli occhi per li gradi
Mo su , mo giù ) e ino ricirculando .
Vedeva vici a carità (22) suadi
D' altrui (23) lume fregiati , e del suo ris9j
Ed atti ornati di tutte (24) onestadi .
La forma general di Paradiso
Già tutta il mio sguardo avea compresa j
In nulla parte ancor fermato fiso :
E volgeami con voglia riaccesa
Per dimandiir la mia donna di cose»
Di che la -mente mia era sospesa .
Uno <25) intendeva, ed altro mi rispose 3
Credea veder Beatrice , e vidi (26) uà sene
Vestilo con le genti gloriose .
Difl'uso era per gli occhi e per le gene
Di Jjenigna letizia, in atto pio,
Quale a tenero padre si conviene.
(20) Dove aveva fatto -voto di andare e visitarlo.
(21) Kitornato al patrio tetto y come sia fatto ^ e tut^
lo il suo mirabile ornamento .
(2'.'.) Che ne persuadevano e invitavano a carità .
(.23) Cioè di quel di Dio, e delia loro propria forma-
le beatitudine ,
(24 j Di tutto il bello di ciascuna virtù.
C25) Cioè una cosa pensava ) e tm' altra diversa da
quella mi avvenne .
(2t;) Un vecchio .
^66 DEL PARADISO X^y^
Ed, (27) Ella ov'è? (li subito diss' io . i
Ond' egli , A terminar lo tuo disino ■
Mosse Beatrice me del luogo mio : ^
E se riguardi su nel (28) terzo giro
Del sommo "rado , tu la rivedrai
ISel trono, che i suoi merti le sortire. i
Sanra risponder gli occhi su levai ,
E vidi lei, che si facea (29) corona j 1
Riflettendo da se gli eterni rai . i
Da (3o) quella region che più su tuona > i
Occliio mortale alcfin tanto non dista , .'■
Qualunque in mare pii!t giù s' abbandona j
Quanto lì da Beatrice la mia vista ;
Ma (3i) nulla mi Iacea j che sua effige (
Non discendeva a me, per luezio , (32) mista» \
O donna , in cui la mia speranza vige ,
E che soffristi per la mia salute ,
(27) Ella, cioè Beatrice y dov'è sparita? t
(28) Nel terzo cominci-indosi a contare dal punto di
luce , e qual fosse questo giro lo dirà nel canto se- .
fluente .
(291 Si faceva corona de i raggi delta "Divina luce ^
ricevendoli nel capo e riflettendoli al d' intorno per ogni
parte. \
(,3o) Occhio alcuno nel piò cupo fondo del mare tan- ;
to non dista dall' ultima regione dclf aria y quanto qui-
vi la mia vista distava da Beatrice. 1
'di) Non mi nuoceva ^ non tn" impediva così immensa
distanza . '-
(32; Imbarazzata , impedita . j
(88) CANTO XXXL Z67
In (33) Inferno lasciar le tue vestige ;
Di tante cose, quante io ho vedute.
Dal tuo podere e dalla tua hontate
Riconosco la grazia e la virtute .
Tu m'hai di (34) servo tratto a liberiate
Per (35) tutte quelle vie, per tutt' i modi}
Che di ciò fare avean la potestate .
La tua (36) magnificenza in me custodi ,
Si clie r anima mia , che tatt' Jiai sana t
Piacente a te dal corpo si disnodi :
Così orai : e quella si lontana ,
Co*ne parca , sorrise , e riguardommi ;
Poi si tornò all' eterna fontana .
E '1 santo Sene; Acciocché tu (87) assommi
Perfettamente , disse , il tuo cammino ,
A die (38) jirego ed amor santo mandommi ,
(53) Quando laggììf scendesti a cercar di Virgilio ,
perchè si movesse in mio soccorso e. 2. Inferno.
'\) Di servo di tanti 't-'izi ,
(55) Cioè spaventandomi con le pene fattemi vedere
netr Inferno e nel Purgatorio , e allettandomi con la
glori.z del Paradiso .
(d6i Magnine en/.a. leggono gli Accademici) munificen-
ta /'/ Daniello coli' autorità di testi antichissimi ■, e fa
buon senso y cioè custodisci e mantieni in me il frutto
ie' tuoi benefizi , che dalla tua semma liberalità rico-
nosco .
(07) Riduca a compito termine ., e conduca al suo per-
fetto fine .
(.38; Il prego di Beatrice ^ (he mi del loco mio mosse
16% KEL PARADISO (96) J
Vola con gli occhi per questo giardino : j
Che (89) veder lui t' accenderà lo sguardo |
Più al montar per lo raggio divino .
E la Regina del Cielo , ond' i' ardo
Tutto iV amor , ne farà ogni grazia j (
Perocch' io sono il suo ledei (4o) Bernardo .
<^uale è colui j che forse di (40 Croazia
Viene a veder la Veronica (42) nostra t ]
Che per 1' antica fama (43) non si sazia j 1
Ma dice nel pensier , fin -che si mostra ,
Signor mio GESÙ' CRISTO Dio verace , ■
Or fu sì fatta la sembianza vostra ?
Tale era io mirando la vivace ■
Carità di colui j che 'ji questo Mondo , ^
Contemplando (44) 'gustò <li «jnella face.
a terminare il tuo disiro, e il mio santo amore di ca-
ritù .
log' Perche il guardarlo ti rendere la lista piU acu-'
ta e disposta a pater montar piìt su per lo r.iggio di-
iiino 1 e contemplare lo splendore della divina Essenz^.^'
(,/(0) Il celebre santo Abate y e dottore mellifuo.
C4i ) Provincia confinante cJIla Schiavonia e con la
Dalmazia . '
(42) Che noi aviamo e teniamo con venerazione in-
Roma capo della nostra Italia : pone qui Santa Vero-
nica per ti Santo Sudario che ella tiene in mano ^ do-'
iic è impressa l' immagine del Redentore : vi è chi vuo-^
le che a dirittura Veronica significhi ti Santo Sudario f^
quasi lai parola venga dal vera icon.
(45; No,: si jazia di rimirarla. :
(44) Assaporò in; poco nelle sue sante conternplaz,iorS*
di quella beatitudine di cui ora pienamente gode.
(ut) e A*N T O XXXI. 36^
Figliiiol (45) (li grafia , questo esser giocondo.
Cominciò egli j non ti sarà noto
Tenendo gli occhi pur (46) 'jnaggiiiso al fondo :
Ala guarda i cerclii rino al più remoto ,
Tanto che veggi seder (4?) la Regina ,
Cui questo regno è suddito e devoto •
lo levai gli occhi : e come da mattina
La parte orientai deli' orizzonte
Sovercliia quella , dove '1 sol declina j
Cosi (48) quasi di valle andando a monte y
Con gli occhi vidi parte nello stremo
Vincer di lume tutta i' altra fronte .
E come (/{g) quivi, ove s'aspetta il temo.
Che mal guidò Fetonte , ( Jc) più s' infiainma.,-
(45) Così S, Bernardo chiama Dante, perchè privile-
giato tra tutti v,li altri di poter ancor vivo salire in
cielo alla visione di Dio .
(46) Bassi e diniessi gt'.ard.tndo per modestia in gin .
(47) ha Regina del cielo Bìaria .
(48) Alzando {^li occhi , come fa chi da una valle ri-
stuarda la cima di un monte , vidi un seggio nel su-
premo giro ^ e al punto più vicino vincer di luce tutto
il rimanente di esso supremo grado ^ o giro ^ e tutti gli
altri seggi che lo componevano .
,49 Quaggiù in terra alla parte d' oriente , dove si
aspetta il carro del sole., che mal non seppe carreg-
giar Fetonte, come disse altrove.
(ìo) Risplende con più vivo chiarore ^ e dalle altre
parti più tosto lo splendore si scema , ascondendosi le
stelle che l' allumavano ^ o pure ì mancante e minore
rispetto alla parte , deve il sole vicino si aspetta .
M 2
4»
1f70 DEL PARADISO (i25)
E quinci e quindi il lume è fatto scema ^
Cosi quella pacifica (5i) Orifiainma
Nel (52) mezzo s'avviva, e d'ogni parte
Per igual modo allentava la fiamma .
Ed a quel mezzo, con le penne sparte
Vidi più di mille Angeli testanti ,
Ciascun distinto e di l'ulgòre e d' arte
Vidi quivi a' lor giuochi ed a' lor canti
Ridere una (53) bellezza , che letizia
Era negli occhi a tutti gli altri santi .
E s' io avessi in dir tanta divizia ,
Quanto ad immaginar , non ardirei
Lo minimo tentar di sua delizia .
Bernardo j come vide gli ocelli miei j
J
(5i) Fiamma d' oro , così chiama la Ss. Vergine ^ for»
se perchè è il piìt fulgido e glorioso splendore del eie-
io , come l' oro è il pi» fiammeggiante e il più fino fra j
i metalli f e forse allude ad Orofiamma , bandiera, che\
7ie' Reali di Francia si dice essere stata portata dall' !
Angelo per darsi al figliuolo di Costantino , sotto la\
qual bandiera chi guerreggiava non poteva esser vinto \
in battaglia , e così chi in questo inondo guerreggi»\
contro il comun nimico sotto la bandiera , cioè protc-^
x,ione della Vergine , non potrà giammai da lui esser '
vinto . I
(52) Nel mezzo, dove essa, era, più si accendeva e'
mandava copiosissimo lume , e da ogni parte andava
egualmente scemando .
(53) Quella di Maria bella oltre tutte le altre bel-»^
te, che recava allegrezza e influiva beatitudine a tut'-^
ti che la rimiravano .
1
\
CjSs) canto XXXI. Ó71
Nel (54) cal<fo suo calor fissi ed attenti 3
Gli suoi con tanto affetto volse a lei j
Che i miei di rimirar le' più. ardenti.
(5i) Nel volto di Maria , che tanto <ird(»temente
ira da S. Bernardo amata .
e A N T O XXXII,
ARGOMENTO {
Dimostra S. Bern.irdo al Poeta i seggi de' Santi sì
del ■vecchio y come del >2ttovo Testamento ■, i quali al-
la voce dell'Angelo Gabriello lodavano la Beatissima>'
Vergine ; essendo risolto d' un dubbio j che de' pat"-''
voli gli era venuto . \
J\,ffetì:o al suo piacer (i) (piel contemplante |
Libero (2) uficio di dottore assunse, j
E cominciò queste parole sante . i
La (3) piaga j che (4) Maria richiuse ed unse , j
Quella 5 eh' è tanto bella (5) da' suoi piedi, 1
E' (6) colei , che 1' aperse , e che la punse . j
Neil' ordine , che fanno i terzi sedi , j
Siede Rachel , (7) di sotto d"a costei , j
(i) San Bernardo .
(2) Spontaneamente senza esserne da me -pregato > j
(ó) Il peccato originale ^ e ogni altro peccato e mi"
seria umana .
(!,) Maria Vergine siccome Madre di Cristo unica'
medico di questa piaga . _ '
(5) Assisa nel secondo giro della Basa nel seggio pò-*
sto a i piedi di Maria . \
(6) E-vii , che col sedurre Adamo fece la gran piaga.
nel genere umano .
(7; £ di sotto a costei y cioè Eva in quel terzo or-,
il) CANTO XXXir. 575
Con Beatrice) sì come tu vetli .
Sarra, Rebecca, Judit, e (8) colei,
Che fu bis.i%'a al Cantor , die per doglia
Del tallo disse , Miserare mei ,
Puoi (9) tu veder così di soglia in soglia
Giù digradar , ccm' io , eh' a proprio nome
Vo per la rosa giù , di foglia in foglia .
E (io) dal settimo grado in giù , sì come
Insino ad esso , succedono Ebree
Dirimendo del fior tutte le chiome :
Percliè , (11) secondo lo sguardo, che fèe
dine, che formano in giro i terzi seg^i , siede Hache-'
le con Beatrice , e yerà disse nel e. 2. Inf. Io mi sedea
coli' antica Rachele .
(8) Hutìi moglie di Booz bisava di David che pen-
tito e addolorato compose e cantò il Salmo M.iserere ,
(9) Le quali famose donne , ed eroine del vecchio
Testamento puoi tu -.edere di ordine in ordine ir gii»
degradando ed essere una a' piedi e sotto dell' altra y
cioè Sara succedere a Rachele, Keùecca a Sara, Judit
a Rebecca , Kuth a Judit , come appunto fo io , che suc-
cessivamente, cuna dopo V altra le nomino col proprio
nome , come scendendo di foglia in foglia per questa
rosa.
(io) e dal settimo grado , dov'è Ruth , in gii* se-
guono parimente ad esservi donne ebree , come lo sona
dal primo grado , ov' è Maria fino al settimo , dov' è
Pi-utìi , dividendo cosi tutte le chiome e foglie del fiore.
(Il) Perchè queste donne ebree più eccelse e gloriose
sono come il muro di divisione , che spartendo in mer.-
■z,o questa divina gradinata , fanno che ciascuno stii$
flalla sua parte secondo lo sguardo , che fece la lor Fe-
de in Cristo, stando tutti da una parte a man sinistra
a Maria Vergine quelli del veee/Uo legamento che frc»
07'» DEL PARADISO (19)
La fede iu Cristo, queste sono il muro,
A che si parton le saere scalèe .
Da questa parte, onde '1 fiore (12) è maturo
Di tutte le sue foglie , sono assisi
Quei, che credettero in Cristo venturo.
Dall'altra parte, onde sono (l'ò) intercisi
Di volo i sernicircoli , si stanno
Quei , eh' a Cristo venuto (i4) ehber li visi .
E come quinci il glorioso scanno
Della (i 5) Donna del Cielo, (16) e gli altri scanni
Di sotto lui cotanta cerna fanno ,
Cosi (17) di centra quel del gran Giovanni,
Che sempre (18) santo il diserto e '1 martiro
dettero in Cristo venturo , e occupando così la metà del-
la rosa, e dall' altra a man destra quelli del nuovo
Testamento che credettero in Cristo venuto , occupando
/' altra metà della rosa .
(12) E con tutte le sue foglie intero, ed ha tutti £
seggi ripieni di Beati.
(.10) Interrotti di luogo voto, e non ancora occupato
ì semicircoli , /' seggi , gli stalli .
(li) Rivolto l'occhio della Fede.
(i5) Di Maria Signora del Cielo.
(,16) E gli altri scanni di Eva , di Rachele , Sara ,
Kebecca ec. che stanno sotto di quel di Maria , guai
pili , qual meno da essa discosto fanno tanto sparti-
mento , separando quei del nuovo da quei del vecchio
Testamento .
(17) Così lo scanno di S. Gio. Battista che viene ad
essere in faccia a quel di Maria .
(18) Sempre Santo , perchè nato Santo e santificato
pn dal seno della madre .
(d2) canto XXXII. 37S
Sofferse 3 e poi 1' Inferno (19) da due anni:
E sotto lui così cerner (20) sortirò
Francesco , Benedetto » e Agostino ,
E (21) gli altri fin quaggiù di giro in giro.
Or mira l'alto provveder divino:
Che P uno e 1' altro aspetto della fede
Iguahnente (22) empierà questo giardino.
E sappi, che dal grado in giù, che (23) fiede
A (24) mezzo '1 tratto le duo (2 5) discrezioni,
(13) Perchè fu due anni nel Limbo de^ Padri , essen-
do morto due anni prima della Risurrezione di Cristo.
(20) "Ebbero in sorte di cernere allo stesso modo cioè
di spartire seguitando giù in mezzo per la rosa, come
il muro di divisione : ne potrebbcsi qui intendere il cer-
nere , per discernere , e vedere, come nel e. 16. Farad,
conforme dice il Volpi , se si mira alla forza di quei
così , che vuole la corrispondenza al come di sopra , ed
eziandio a tutto il congegnamento 0 sistema architet-
tato dal Poeta .
(21) E gli altri Patriarchi e fondatori di Religioni .
(22) Cioè che tanti saranno i felici comprensori del
iìuovo Testamento , quanti già lo sono del vecchio , con-
cetto poco giusto del vantaggio della legge di grazia ,
sopra le altre antiche .
(23) Spartisce andando in giro .
(2'f) Cominciando dai sommo e più largo della rosa
e venendo verso il suo giallo fin a mezzo .
(25) L' uno e l'altro spartimento metà, l' una tutta
occupata da i Santi del nuovo , l' altra da quei del vcc~
chio Testamento : Ma così che questa beata rosa dat
mezzo in giù verso il centro aveva i suoi giri pieni at-
torno attorno di parvuli , ma altresì da una mano ri-
spetto a i due principali personaggi aveva quelli dct
vecchio j dall' altra quelli del fiuovo Testamento •
5^6 DEL PARADISO (4i)
Per (26) nullo proprio merito bi sede,
Ma per P altrui, (27) con certe condizioni;
Che tutti questi sono spirti (28) as.'olti
Priìna eli' avesser (29) vere elezioni .
Ben te ne puoi accorger, per li volti.
Ed anche per le voci puerili ,
Se tu gli guardi bene , e se gli ascolti .
Or dubbi tu, e dubitando (3o) sili;
M^ io ti solverò forte legame ,
In che ti stringon li pensier sottili .
Dentro all'ampiezza di questo reame
Casual (3i) punto non puote aver sito,
Se non come tristizia , o sete , o fame :
(2G) Cioè vi seggono i parvuli e morti bambini, che
sì sono salvati non per i meriti propri , ma de i loro
genitori , avendo in quelli la sufficienza della grazia ,
e r influsso della redenzione secondo la sc/itenza di S.
Prospero abbracciata da gravissimi Teologi .
(27) Con certe condizioni '1 perche ì legata la loro
■prcdestinAzione a determinate opere de i genitori.
(28) Separati e sciolti da i legami corporei) e non
assoluti dal peccato originale , che ciò accade a tutti
quelli che se ben divengono adulti , sono stati battez,-
^ati bambini .
(24) Prima, che arrivassero aW uso di ragione ed a-
l'essero libertà d' indifferenza per eleggere.
{~iO) E il dubbio non ti arrischi di proporlo : il dub-
ito del l'oeta era : se questi parvuli non hanno proprio
merito , e solo sono del peccato originale mondati per
i meriti altrui ^ come hanno gradi differenti di gloria?
Si danno loro forse a caso ?
(3j) Non può aver luogo un posto dato a caso, come
'fion ve lo può avere r.r fame, ne sete.
<^^) CANTO xxxri. 577
"CJie per etema legge (32) è staI»ilito
Qiiaotiimjue vedi , si che giustamente
Ci (33) si risponde dall'anello al dito.
E però questa (34) festinata gente
A vera (35) vita non è sine causa :
Entrasi (36) qui più e meno eccellente .
Lo Rege per citi questo regno (87) pausa
Jn tanfo amore ed in tanto diletto,
Clie nulla volontade è di pii!i (38) ausa t
Le menti tutte nel suo lieto aspetto ,
Creando , a suo piacer , (89) di grazia dota
Diversamente: e (4o) qui basti l' efletto.
(Ó2) E decreta-to da sapienza e pro'uvidenzii inpnit-z
tutto ciò che -uedi .
(33) FormoLi proverbiale che vuol significare la cosa
locala corrispondere a puntino al suo conveniente luo-
go , co/ne si adatta l' anello al dito, siichi ni sia più
stretto, ni sia più largo .
(3^) Questi bambini i a cui essendo stjita affrettata
la morte, furono presti a svilire in cielo.
(35) Quassù in cielo a godere la lita beata.
' (3G~ì Entrasi qui con differente eccellenza, e chi ne
ha più , chi ne ha meno .
(Ò7) Posa tranquillo .
(38) E ardita di più desiderare .
(33! "Dota esse menti dii ersamente di grazia , come a
lai piace dandone a chi più , a chi meno nell' atto stes-
so di crearle. Qui Dante mette in bocca a S. Bcrnar~
do una dottrina falsa e perversa e però lontanissima
da i retti sentimenti di tanto Dottore .
(4o) Ci basti il sapere die la cosa passa così, senza
presumere d' entrare ne' suoi altissimi giudizi e inve-
stigare la cagione , perchi più a questa, che a qucll'
ci'iini.t ha voluto essere de' suoi beni e del'e sue grazie
fortcsc e liberale .
37» ' DEL PARADISO (G^) 1
E C4i) ciò espresso e chiaro vi si nota > '
Nella Scrittura santa in qiie' (^2) gemelli ,
Ciie nella Madre ebber P ira commota . '
Però ) (43) secondo il color ile' capelli
Di cotal grazia , 1' altissimo lume
Degnamente coiivien , che s' incappelli . <
Dunque , sanza (44) mercè di lor costume , ;
tii") E che la cosa passa così , apparisce chiaro ed
espressamente ci si mostra nella Sacra Scrittura .
{.i'i2) Cioì in Giacobbe ed Es/iu , die contrastarono
iteli' utero della madre , perchè ciascuno sforzavasi di
uscire il primo alla luce. Ge/i. r. 20. Il Poeta intende
di valersi del testo .• Jacob dilexi , Esaù autem odio
habui : detto da Malach. al 1. , e citato da S. Paolo
e. 9. Kow. dove V Apostolo -ja altamente ragionando di
quella gran sentenza : Cujiis vuJt TDeus miseretur , et
guem vult indurat , e la dimostra ancora con questo e-
sempio ponderandolo cosi : Cum enini nondum nati fuis-
sent , aut aliquid l)oni egissent,. aut mah etc. Iddio y
perchè così gli piacque, preferì Giacobbe ad Esaù. Il
Poeta miseramente s' e ingannato , deducendo da questi',
sacri testi un sentimento mal conforme al dogma e mi',
sterio del peccato originate .
{(^ò) A misura di cotal grazia, essendo metafora fat-
ta acconciamente , e perchè /?/ capelli corrisponde V aU
tra metafora incappelli , e perchè i capelli nella sa-
cra Cantica pi'k "volte significano i doni e le grazie
dello Spirito Santo : Dice dunque che l' altissimo lume
conviene che s' incappelli 0 incoroni, irradiando secon-
do il colore de' capellidi tal grazia : cioè secondo che
tal grazia piìi e meno adorna e abbellisce questa e quel-
/' anima , vien loro da Dio comunicata maggiore o mi- .
ffor gloria : Così se in cambio di dire s' incappelli , fi- '
guriamo che avesse detto s' incastri , avrebbe potuto di-
re , secondo il prezzo dell' anello di cotal grazia con-
viene che il lume qual gioia s' incastri .
^l^'^) Senza riguardo a merito di loro operazioni ,
:à) CANTO XXXTI. 079
Locati son , per gradi differenti ,
Sol differendo nel (45) primiero acume >
Bastava (46) si ne' secoli (47) recenti
Con l' innocenza j per aver salute,
Solamente la (48) tede de' parenti .*
Poiché le prime (49) etadi fur compiute j
Convenne a' maschi all' innocenti penne ,
Per circoncidere j (5o) acquistar virtute .
Ma poiché 'I (5i) tempo della Grazia venne.
_ Oia) 'Nella prima grazia da "Dio toro comunicata e
'nfusa : ripete la non sana dottrina .
Ci6) Bastava si col si staccato vogliono che si legga
postillatori : non è particola riempitiva j come hanno
reduto alcuni, ma e operativa ed espressiva di maf^-
',ior forza , volendo dire bastava bene, bensì bastava,
(4 7; Viti freschi , piìt vicini alla creazione , quando
d era la sola legge naturale .
(48) La fede de' genitori che offerissero .a. Dio la nuo-
ra prole con senso di pietà .
(49/ L^ vt adi prime della legge naturale, che furono
'<? prima da Adamo fino a Noè, la seconda da Noi fi-
to ad Abramo , a cui fu ordinata la Circoncisione .
'^cn. 17.
(óo) Acquistare -virtude all' innocenti penne per mez-
lo della Circoncisione , perchè senza la Circoncisione
ìon sarcbbono potuti volare a quest' altezza : va inteso
ie' bambini Ebrei , tion di quelli d' altre nazioni . Que-
ste penne so che da altri si spiegano e intendono altri-
Ttenti : a me piace la data interpretazione , ne mette
'■l conto trattcnersici piìi .
(Si) Cioè il tempo della Redenzione , l'innocenza de*
bambini morti se>iza battesimo , e così liberi da ogni
leccato attuale -, ma non dall' originale si ritenne lag*
j/« nel Limbo, ne le si permise salire in cielo .
38» DEL PAEADISO (SìJ
Scìiiza battesmo peri'etto di CPiISTO >
Tale innocenza laggiù si ritenne .
Higuarda ornai nella (52) faccia , di' a CRISTO
Più s'assomiglia , ciré la sua cliiareznza
Sola ti può disporre a veder CRISTO.
Jo vidi sovra lei tanta allegrezza
Piover-, portata nelle (5/>) menti sante,
Creale a trasvolar per t{iiella altezza,
■Che quantunque io avea visto davante ,
Di tanta ammirazion non mi sospese ,
Ne mi anostrò di Dio tanto sembiante .
E qnelP (54) amor, die primo li discese,
Cantando ^ce , Maria, gratin piena ^
Dinanzi a lei le sue ale distese .
Rispose alla divina cantilena ,
Da tutte parti , la Beata Corte ,
"Si di' ogni vista sen' f'e' più serena .
O (55) santo Padre, che per me comporte
L'esser quaggiù, lasciando '1 dolce loco,
Nei qual tu siede , per eterna sorte :
QnaP è quelP Angel , che (56) con tanto giuoco
Guarda negli occhi la nostra Regina,
Innamoralo si , die par di fuoco ?
(52) Cioè in quella dell.x Vergine sua Madre.
(53) Delle Sante unenti degli Angeli.
(Si) li' Are angelo Gabrielle .
(551 O Bernardo ., clic per favorir me ed istruirmi .
(56) Con ialina festa e giubbilo ^
àoS) CANTO XXXII. 58?!
Cosi ricorsi ancora alla dottrina
Di (57) colui) che ablielliva di Maria j
Come del Sol la stella mattutina .
Ed egli a me : Baldezza e leggiadria ,
Quanta esser piiote in Angelo ed in alma 3.
Tutta è in lui , e si volera che sia :
Perch' egli è quegli, che portò la (58) palma
Giiiso a Maria , quando 'I Figlinol di Dio
Carcar si volse della nostra salma .
Ma Vienne ornai con gli occhi, si com' io
Andrò parlando, e nota i gran (Sq) patfici
Di questo imperio giustissimo e pio.
Quei duo , che seggon lassù più felici ,
Per esser propinquissimi ad Augusta j
Son d'està rosa quasi due (60) radici .
Colui, che da sinistra le s'aggiusta,
E* '1 Padre, per lo cui ardito gusto,
L' umana specie tanto amaro gusta .
Dal destro vedi quel Padre vetusto
Di Santa Chiesa, a cui Cristo le (61) chiavi
(57) Vi Berti.-irdo che sì abbelliva delle bellezze dì
Maria , come la stella Venere ce.
(58) La palma in segno di vincere in virtì* e grazia
tutte le altre donne in quel •trionfale annunzio.
(59) Principali cittadini e senatori.
(60) Due radici ■, perchè dalla sinistra vi sedeva A-
damo capo del vecchio Testamento ^ e dalla destra S.
Pietro capo del nuovo .
(61) Le chiavi del Paradiso eh' è il giardino di que-
sto fiore ,
58* DEL PARADISO (i25> ]
Raccomandò di questo fior venusto . 1
E (62) qne' , che vide tiitt' i tempi gravi >,
Pria che morisse 3 della bella sposa , ;
Che s' acquistò con la lancia e co' chiavi j ,
Siede hmgh'esso: e (63) lungo l'altro posa
Quel Duca , sotto cui visse di manna '
La gente ingrata mobile e ritrosa .
Dì contro (64) a Pietro vedi sedere Anna j *
Tanto contenta di mirar sua figlia , ì
Che non muove occhio, (65)per cantare Osanna^ |
E contro (66) al maggior Padre di famiglia |
Siede Lucia, che mosse la tua donna, 5
Quando (67) chinavi a ruinar le ciglia.
Ma (68) perchè '1 tempo fugge , che t' assonna •, \
(62) E accanto- aS. Pietro siede S. Già. Evangelista, \
che come nella sua Apoc. ci ha lasciato scritto -, previ- \
de prima della sua morte tutti i tempi più. calamito- ■
si, ne' quali doveva trovarsi la chiesa, che è la bella
sposa , la quale si acquistò da Cristo per mezzo della :
sua Passione -
(63) E vicino ad Adamo si asside Mosì.
(6'f ; Dirimpetto a Pietro a lato del Battista siede S, j
Anna Madre delta Madonna.
((J5) Cioè ancorché in tanto canti Osanna, lodando j
Dio, come fanno tutte le altre beate anime .
(66) In faccia d Adamo ^IT altra mano del Battista
siede Lucia , ghe mosse e persuase Beatrice a soccor-
rerti.
(G7) Quando tu chiudevi gli occhi sull' orlo del pre-
cipizio e. I. Inferno.
(68) Cioè, ma perchè il tempo del tuo lungo sonno.
0 visione e già finito , così il Volpi , ma falsamente vi
(i59) CANTO XXXII. 385
Qui farern (69) punto j come hiion sartore ,
Che (70) com'egli ha del panno, fa la gonna:
E drizzeremo gli occhi al primo (71) Amore,
Si che guardando verso lui penetri ,
Qiiant' è possibil , per lo suo fulgore .
Veramente , ne forse , tu t' arretri ,
Movendo l'ale tue, credendo oltrarti :
Orando, grazia convien , che s' impetri j
Grazia da quella , che puote aiutarti :
E tu mi seguirai , con 1' affezione ,
Si che dal dicer mio Io cuor non parli :
E cominciò questa santa (72) orazione.
aggiunge questo luogo non essere stato inteso dagli e-
sponitori , perchè se bene è -vero degli altri, no?i e l'ero
del Daniello , il quale spiega : ma per eh è il tempo del-
la tua -uisione fugge ed al suo fine si avvicina .
(69) Farem punto fermo senza stenderci piU in tale
osservazione .
(70) Che ricava la veste meglio che può secondo il
panno che ha da tagliare ^ ristringendosi a quello , e re-
golandosi nelle misure .
(71; A Dio .
(72) Come segue subito : Vergine Madre .
»•' ■' ■ ■! —
CANTO XXXIII,
!
ARGOMENTO
1
T« questo Ca?!to trentesimo terzo ed ultimo ^ S. Bernardi
do prega Marini che lo conduca a contemplar l' Es-\
senza Divina, alla quale egli pervenne. E dopo la
aver Dante predato Dio^, che gli conceda di potere^;
scrivendo y dimostrare alcuna parte della sua Glo~^.
ria, segue, come vide congiunta la Umanità con la.^
Divinità . ;
V
ergine (i) Madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura ,
Termine (2) fisso d'eterno consiglio j
Tu se' colei, che l'umana natura
Nobilitasti sì , che '1 suo Fattore
(i) Di qui prese il Petrarca del tuo parto gentil fi--
gliuola, e Madre, che per vera, ed altissima umilta-
de salisti al cielo ec.
(2) Tenuta di mira dall' eterno consiglio di Dio , e'
come la pili, degna da lui disegnata , e prescelta per]
IM.idre del suo medesimo Figliuolo , e ciò avanti la co-\
stituzione del Mondo : pare che alluda a quei sacri Te-i
sii della chiesa accomodati a Maria : ah sterno ordi-
nata sum: Dominus jxìssedit me in initio viarum sua-
(5) CANTO XXXIII. 385
Non sì sdegnò di farsi sua (3) fattura .
Nel (4) ventre tao si raccese 1' amore j
Per (5) Io cui calilo, nell'eterna pace,
Così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridiana face
Di caritate , e giuso intra i mortali ,
Se^ di speranza fontana vivace .
Donna , se tanto grande j e tanto rali »
Che qual vuol grazia» e a te non ricorre,
Sua disianza vuol volar senz' ali .
La tua benignità non pur soccorre
A chi dimanda , ma molte fiate
Liberamente al dimandar precorre .
In te misericordia , in te pietate ,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate .
Or (6) questi, che dall'infima (7) lacuna
(a) Cioè di essa umana Natura. : Tu ad liberandun'.
suscepturus hominem non horruisti Vivginis uterum .
(4) Per /' I/icarnazione del Verbo si riacccese V amore
di Dio verso r umana generazione , che per il peccate
del primo nostro Padre Adamo era spento.
(5) Per il caldo del quale amore è poi germogliata
tn questa pace del Paradiso questa rosa composta di
tutte le anime beate , che tutto il suo merito per tan-
ta gloria lo riconoscono e fondano ne i meriti di Gesìi
Cristi .
(6) Dante .
(7) Dal basso centro della valle infernale, e non co-
me spiega il Vellutello dal mondo che abitano gli «e-
mifii .
Tom. III. N
S8G DEL PARADISA <j,2)
Deli' uaiverso (8) insin -qui lia vedute
Le vite (9) spintali ad una ad una,
Supplica a te , (io) per grazia di virtate ,
Tanto che possa con gli occhi levarsi
Più alto, verso l'ultima salute .
Ed ioj che mai per mio veder non arsi
Più eh' i' lo per lo suo , tutti i miei prieghi
Ti porgo, e prego, che non 5Ìeno (11; scarsi 3
Perdi» tu ogni Hu])e gli disleghi
Di sua mortalità, co' prieghi tuoi.
Sì che '1 sommo piacer gli si dispi«ghi .
Ancor ti prego , Regina , che puoi
Ciò che tu vuoi, che tu conservi sani,
Dopo tanto veder , gli affetti suoi •
Vinca tua (12) guardia i muovimenti unaif! :
Vedi Beatrice , con quanti Jwati j
(8) Insin qui, eh' è ta suprema parte deli' empireo,
(9) Le vite degli Spiriti i cioè le tre diverse condizio'
ni degli Spiriti sì degli Angeli , come dell' anime da!
corpo separate, ad una aduna, come si puniscono neW
Inferno , e come si purgano nel Purgatorio, e come si
premiano nel Paradiso ,
(10) Cioè che tu gli conceda per grazia tanto di vir-
tìi e vigore , che possa sollevarsi con gli occhi della
mente pili alto nella sublimissima cognizione di -i^to ,
da cui ogni nostra salute ha origine.
(il) Di grazia, cioè senza impetrazione ,
(12) La tua protezione i movimenti dell' umana na-
ìuTA eprrosta , che al male e all' instubilitÀ ne inclina.
.j5») C A N T a XXXni. 587
Per li miei priegLi } ti (i3) chinilnn le mani»
Gli (i4) ocelli da Dio diletti e venerati ,
Fissi negli orator ne dimostrare j
Quanto i devoti prieglii le son grati .
Indi all' eterno lume si drizzare j
Nel qual non si de' creder j che s' invìi >,
Per creatura > 1' occhio tanto chiaro j
Ed io eh' al fine di tutti i disii
Al' appropinquava , sì com' io doveva j
L' arder del desiderio in me finii .
Bernardo m' accennava j e sorrideva >
Perth' io guardassi in suso : ma io era
Già (i5) per me stessa tal, qual'ei voleva i
Che (i6) la mia vista venendo sincera,
E più e più entrava per lo raggio
Dell' alta luce , che da se è vera »
(i!0 Ti pregano eolle mani giunte che esaudisca i
mìei prieghi : parla conforme al pio costume di tenere
tu ir orare le mani insieme congiunte davanti al petto ^
o intende di altri gesti pietosi in atto di accompagno'
re i prieghi altrui.
(i4j Gli occhi della Vergine diletti da Dio ^ come di
Sposa e Figliuola , e venerati , tome di Madre .
(i5) Cioè giÀ contemplava la Divina Essenza.
(i6) Perocché la ìnia rista e intellettiva virtù dive-
nendo sempre piì* , e pik limpida e sincera , sempre
•vieppiù entrava per lo raggio , e più addentro penetra-
va nell'alta Divina Luce, che da se è vera, ne da al'
tra luce ha il suo essere , ni risplende per partifipttr
zÌMìiC) come ogni altra luce fuori di lei,.
388 BEL PARADISO ($4)
Da quinci ianAnzi il mio veder la (17) maggio
Che 'J parlar nostro j eh' a tal vista cede ,
E cede la memoria a tanto (18) oltraggio.
Quale è cohuj (19) che sognando vede,
E dopo '1 sogno la passione impressa
Rimane j e 1' altro alla mente non riede ,
Cotal son io j che quasi tutta cessa
Mia visione , e ancor mi distilla
Nel cuor lo dolce , che nacque da essa :
Così la neve al Sol si disigilla :
Cosi al vento nelle foglie lievi
Si perdea la sentenzia (20) di Sibilla .
O somma luce , che tanto ti lievi
Da' concetti mortali, alla mia mente
E-ipresta un poco di quel , che parevi ;
(17) Fu- maggiore che il nostro p.zrlare, conctossiaco-
sachè per quanto si.% uno nel f.zvelLzre espressivo ., non
potrà mai, qual fosse allora la mi^i visione , esplicare,
(18) Oltraggio gi.ì qui non significa ingiuria, ma ec-
cesso fuori di ogni misura nella cogniz,ione di Dio , e
tanto soperchio di luce , ncll' intelletto che la memoria
non aveva attitudine da ritenerlo ed imprimerselo .
(13) Vede qualche cos^i grande e ammirabile che gli
abbia recata stupore e allegrezza , che dipoi destatosi ]
gli rimane la passione e impressione di quella straor-
dinaria allegrezza e ammirazione ■, ma non gli ritorn.i
alla meritoria , qual sia la cosa veduta in sogno . -^
(20) Della Sibilla Cumea che, come ci dice Virg, nei '
6. , notava i suoi Oracoli nelle foglie degli alberi ) oidi j
era,no dispersi dtìl vento ^ riè poteva?:o pOt raccozzarsi^ ]
e leggersi. i;
Ce9> CANTO XXXIir. 58a
E, fa la lingua mia tanto possente,
eJv' una favilla sol della tua gloria
Possa lasciare alla futura gente :
Cl>e per tornare alquanta a mia memoria ^
E. per sonare un poco in questi versi ,
Più si conceperk di (21) tua vittoria.
Io credo, (22) per 1' acume eh' io soffersi
Del vivo raggio , eh' io sarei smarrito ,
Se gli occhi miei da lui fossero aversi .
E mi ricorda, (28) ch'i' fu' più ardito
Per questo a sostener tanta eh' io giunsi
(21) Cioè di quanto la tua somma luce suoni eeni
creato e creabile intelletto. ^ " '^^^*
^1^13'" ^r^ '^' •' ''"'^ '^' f'''' P^^' « Ttlma vi-
X'auaLT ""^^^ ''""■«''■ ''''"' ^'^^»t^ acutezza,
che quando ancora avesse avuto verso il raggio lolta-
dL rnZ ì" "' '''" '.'"'''''io ' confuso s ma vuol
dire, come chiaramente st raccoglie da ciò, che di .ot-
te'oLTaT, '^''''' •^"'?'' '^^ ^f ".'" '^S&io : Io credo stai
LZll t- '.""P'^'^'o^'y che to ricevei acutissima ma
insieme attissima a confortarmi, che la mia visiva
oirtK st sarebbe smarrita e abbagliata , se i miei occhi
SI Jossero ad altra parte voltati, perchl tutto aW ov~
Tosito di quel che succede nel sole, che quanto uno /iJ*
fisso lo guarda, tanto riH si abbaglia : chi pi!* fissa-
mente in Dio rwiirà, r;« distintamente e dolcemente
IO veae, e l occhio si sente piìt confortare.
(23) h per questo timore di non abbagliarmi la vista
e smarrirmi , mi feci più animo e coraggio a reggere e
a soffrir tanto V acume del raggio Divino, sicc hi' fi-
nalmente congiunsi ed unii la mia virtn visiva coir in-
finita eccellenza di queir egretta
N 2 "^
390 DEL PARADISO (8cv)
L' aspetto mio col valore infinito ..
O abbondante grazia , (24) ond' io presunsi
Ficcar lo viso per la luce eterna
Tanto j che la veduta vi consnnsi !
Nel suo prolondo vidi , (25) che s' interna 5
Legato con amore in un vohnne
Ciò j che per P universo si squaderna :
Sustanzia ed accidente , e lor costume ,
Tutti conflati insieme per tal modo ,
Che ciò , eh' io dico > è xin semplice lume ■•
La (26) forma iiniversni di (ptesto nodo
Credo i ch'io vidi, (aj) perchè più di largo,,
(24) Dalla quale Avvalorato presumisi issare gli otr
cìiif e spingerli dentro per mezzo d^ eterna luce tanta,
the vi applicai fino all' ultimo sforzo tutta la potenza
del mio 'vedere in modo che tanto della Divina essenzji
conobbe , quanta era per tal atto tutta quanta /' ener-
gia, e tutta quanta la capacita del suo intelletto .
(25') Dichiara felicemente ) come in Dio , essendo pu-
re egli un atto semplicissimo , si contengono con emi-
nenza tutte te perfezioni delle creature : la spiegazio^
ne grammaticale mi par facile , la teologale non ì dif-
ficile-, ma pure riesc irebbe assai funga,
(26) Mi par di ricordarmi di aver veduta la prima
e generale idea di questa macchina mondiale: àlee no-
ao, perchè sopra ha detto : legato con amor in un vo-
ìume ciò, che iiei' l'universo si squaderna.
(27) E credo che sia vero che io la vedessi , perchè
dicendo questo, sento che io godo pi?» di largo, e qua-
si slargarmi il cuore di giubbilo, che è la compiacen-
za , che lascia un gran vero veduto : altri spiega ,
lashi diando piì* di '.argo , e tenendomi su le genc^
(92) CANTO XXXIII. 531
Dicendo questo j mi sento di' io godo .
Un (28) pinto solo in* è maggior letargo ,
Glie venticinque secoli alla 'mpresa ,
Che fé' Nettunno ammirar 1' ombra d'Argo.
Così la mente mia tutta sospesa j
Mirava fissa immobile e attenta ,
E sempre nel mirar faceasi accesa .
A quella luce cotal si diventa ,
Che volgersi da lei , per altro aspetto )
E* impossibil j che mai si consenta :
Perocché '1 ben, eh' è del volere obbietto ,
Tutto s* accoglie in lei j e fuor di quella
E* difettivo ciò, di' è lì perfetto.
Ornai sarà più corta mia favella ,
Pure a quel, ch'io ricordo, che d'infante,
Glie bagni ancor la lingua alla mammella :
Non perchè più eh' un semplice sembiante
rali corro men rischio di prendere abbaglio , che se ne
parlassi pi» individualmente , ma non mi piace .
(28) Un punto solo di tempo più. m' annighittisce ^ e
m' apporta maggior dimenticanza e affanno che non
avrebbero fatto 25. secoli a. quei gloriosi che passaro a
Coleo in ritardargli , "vietando loro l' affrettata e bra-
mata impresa j la quale fece st , che navigando egli lo
la prima volta per il Mar Egeo, Nettunno si marazi'
gliasse in vedendo nelle sue acque V ombra delia né%ve
Argo , essendo il primo naviglio da lui veduto . Così
saggiamente gli Accademici , onde non mette il conto'
di riferire le ccst mirabili ^ che ci dicono altri Cemen-
tatori.
59i DEL PARADISO^ (103);
Fosse nel vivo lume , eli' io mirava ,
Che tal è sempre, qiial s'era davante j.
Ma per la vista che s' avvalorava
In me , guardando , una sola parvenza ,
Mutandom' (29) io , a me si travagliava .
Nella (3q) profonda e chiara< sussistenza
Dell' alto lume parvemi tre giri
Di tr€ colori, e d'una (3i) continenza:
E r (32) un. dall'altro, come Iri da Iri ,
Parca reflesso: e '1 (33) terzo parca fuoco,
Che quinci e quindi igualmente si spiri ..
G' quanto è corto '1 dire , e come fioco.
Al (34)n1io concetto ! e questo a quel , ch'io vidi >.
E.' tanto X che non basta a dicer pece
(29) Mutandomi io, quella rispetto a me si cangiava'
e alterava , comparendomi via via sempre più beila ,
e di miglior chiarezza se bene in se restava sempre la
stessa parvenza^ cioè abbietto.
(30) Neil' infinita essenza di Dio mi comparvero tre
giri di tre diversi colori , cioè le tre Persone colle loro
proprietà nazionali .
(di) Di una continenza, perchè a tutte e tre le Ter-
sone eran comuni gli attributi della Natura Divina .
(02) Cioè il Figliuolo dal Padre : Lumen de lumine .
<53) Lo Spirito Santo , qui ex Patre Filioque proce-
dit . Forse il Poeta ebbe /' occhio a quel celebre detto
attribuito a Trismegisto ; Monas genuit Monadem , et
in se suum reflexit ardorem .
(34) Rispetto al concetto die ne ho nella mente, e que-
sto mio concetto medesimo rispetto a quello che io vidi
è tanto minima cosa, che non b.-ista dire i-poco, f>
sendo ancora molto meno che poco ,
(123) CANTO XXXIII. 395
O luce eterna , (35) che sola in te siili)
Sola t' irueiuli , e da te intellfetta
Ed intendente (36) te a me arridi :
Qii€lla (87) circiilazion, che sì concetta j-
Pareva in te , come lume riflesso)
Dagli occhi miei alquanto circonspetta j
Dentro da se del suo colore stesso
Mi parve pinta della nostra effige :
Perchè '1 mio viso in lei tutto era messo.
Qual' è il geometra , che tutto s' afSge
Per misurar lo cerchio 3 (38) e non ritraeva y
(35) O eterna luce che solo in te posi -, cioè cìie con-
tenendo il tutto ) non esci fuori di te y ni da. altri sci
cofitenuta .
(36) Gioialtnentc mi ti mostri e dai a godere.
(37) Q.iiel secondo giro o cerchio, cioì ti Fii^liuclo'f
che ih te 0 luce eterna, del \ adre -, mi appAriv/i concet-
to e da te generato, come da lume diretto lume riflei-
so; egli dico risgu^rdato dagli occhi miei mi apparve
dipinto dentro di se della nostra u>nana sembianza.^
mentre pur mi apparve del suo stesso colore, essendo
che id quod fuit permansit , et quod non erat, assurn-
psit : per la qual cosa il mio occhio era tutto intento
a contemplare per qual modo alla Di'vinità fune unita
r umanità : l'impegno di tirare innanzi l' allegoria d&i
colori y che il Poeta usa O' dinotare le Divine Persone y
non gli Ila lasciato esprimere se non così, cioì' poco fe-
licemente y l' ineffabil misterio delT Incarnazione .
(38) £ per quanto ci pensi, ci studi e ci speculi, noi
trova quel principio, quel mezzo termine, quella notì-
zia, cioè la notiziit dell' esatta proporzione tra il dia-
metro e la circonferenza , eia che si trovasse y avrel/àe
LtUo e misurato il archio .
Sai DEL PARADISO (i34>
Pensando , quel principio , (Bg) end' egli indige j
Tale era io a quella vista nuova :
Veder voleva come si convenne
L'imago (4o) al cerchio, e (40 come vis' indova i
Ma non eran da ciò le t>roprie penne :
Se non clie la mia mente fu percossa
Da (42) un fulgóre, in- che sua voglia venne.
All' (43) alta fantasia qui mancò possa:
Ma (44) S'^ volgeva il mio disiro , e 'I velie,;
(09) Di cui ha di bisogno per riuscire alT intenA di
quadrare il circolo , problema geometrico invano tenta-
to da i professori di quella facoltà.
(4o) Ij' umana natura alla persona del Verbo.
(!ji) E come vi s' inferisca, e in lui si alluoghi, e si
adatti, cioè come sostanzialmente si unisca la natura
umana alla Persona del Verbo : il Veliut. prende s' in-
dova, per s' indoga j da doga da botte, e da tino, non
riflettendo , che la similitudine delle doghe che compon-
gono la botte , sarebbe un' insigne bassezza e sciapitag-
gine in soggetto così sublime,
(^2) Da uno splendore della Divina grazia , merce
del quale venne adempiuto il suo desiderio, e intese il
gran Mistero ..
(.43) E qui mancò il potere all' alta fantasia che vo-
leva trasmettere un' immagine alla memoria per lasciar-
ne a i futuri secoli qualche notizia , scrivendone su-
blimi versi .
(44) Ma l'amore, cioè Iddio, che muove il tutto , e
ie stelle , e il sole , già volgeva secondo il suo piace-
re , e santissima volontà il desiderio , e voler mio nel
modo che una ruota è regolatamente mossa secondo il
"joler del suo artefice ; cioè, ma mi conformai al voler
Ai Dio che non -polexa che di tal immagine si arrtcfhii^
(1*3) CANTO XXXIIL SgS
Sì come mota > che igualinente è mossa >
L' amor , che muove *1 Sole e V altre stelle .
se Ia mia fa/itasta , e ne tramandassi qualche mem»-
ria a i posteri y deponendone peri o^ni pernierò e desi'
■derio .
Pfhe del III. ed ultimo Tom»,
^iéó*
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