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Full text of "La divina commedia"

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\a 


DIVINA  COMMEDIA 


D    I 

""dante    alighieri' 


COL    C0]\IE:?fTO 

DEL  P.  POMPEO  VENTURI 

EDIZIONE 

Ct)KF08ME   AI.  TESTO  C0J^^'IA^O  DEL    I?^? 


TOMO  III. 


E  A  S  S  A  N  O 

BEMONDINI  TIPOGRAFO  ED  EDITORE 
1826 


B2h 


DEL     PARADISO 

CANTO  /. 

A  P.  G  O  M  E  N  T  O 

Tratta,  il  nostro  Poetai  in  questo  primo  canto  ,  co??ìe  cg'ì 
ascese  verso  il  primo  Ciclo  ,■  ed  essendogli  nati  al- 
cuni dubki -,  essi  gli  furono  dx  Beatrice  dichiarati . 

JLj  1  gloria  di  colui  ,  che  tutto  imiove  , 

Per  ì'  universo  penetra  >  e  risplende 

In  una  parte  più  >  e  meno  altrove  . 
Nel  (i)  Ciel,  che  pii!i  della  sua  luce  prende  , 

Fu'  io  ,  e  vidi  cose  ,  che  ridire 

Ne  (2)  sa ,  ne  può  cjual  di  lassù  discende  : 
Perchè  appressando  se  (3)  al  suo  disire  , 

Nostro  intelletto  si  profonda  tanto» 


(i)  Neil'  Er'pireo  y  dove  "Dio  eh'  ì-  luce  ^  si  comunica 
incomparabilmente  più  che  altrove ^  dandosi  a  vedere 
a  faccia,  a  faccia  a  i  Beati  cinprensori . 

(2)  Intende  di  S.  Paolo  che  sceso  dal  terze  cielo  dis- 
se di  sé  stesso:  quoniam  raptus  est  in  pcracisuin  ei 
audivit  arcana  verba  ,  qui  non  licet  houiini  Irqui  .  2. 
Cor.  12. 

(3;  Al  suo  oggetto  il  più  desiderabile)  alta  irima 
icritày  ai  aio  fine y  a  Dio  . 


4  DELjPARADISO  (8> 

Che  (4)  retro  la  meinon'a  non  può  ire . 
Veramente  qnanl'io  del  regno  santo 

Nella  mia  mente  potei  far  tesoro. 

Sarà  ora  materia  del  mio  canto  . 
O  J)uono  Apollo  )  all'  ultimo  lavoro 

Fammi  del  tuo  valor  sì  fatto  vaso» 

Cerne   (5)  dimanda  dar  l'amato  arlloro. 


(4)  Tal  che  poi  la  persona  nonpuò  rammemorarsene i 
forse  parchi  elevato  da  Dìo  i  intelletto  ad  un' altissi- 
ma contemplazione  f  non  può  la  memoria  di  sua  natu- 
ra e  senza  nuova  grazia  speciale  ritenere  quelle  im- 
magini soprannaturali .  Certo  è  che  S.  Paolo  parlando 
del  com\egli  era  stato  rapito  disse:  sive  in  corpore  , 
sive  extra  corpus  nescia  :  e  ciò  si  legge  ancora  di  al- 
tri contemplativi  che  riscossi  da  quella  astrazione  non 
potevano  esprimere  quelle  estatiche  affezioni ^  e  ciò  per 
difetto  di  specie  memorative  idonee.  Per  altro,  quan- 
to il  conoscere  è  piì*  chiaro  e  più  vivace ,  tanto  piìt  i- 
àoneo ,  ceteris  paribus  ,  a  far  sì  che  la  memoria  ri- 
manga meglio  stampata  delle  specie  conoscitive ,  mas- 
sime se  quel  conoscere  non  è  soprannaturale  :  bensì  è 
cosa  connaturale  che  per  la  moltipticità  e  ammirabili- 
tà  degli  oggetti  'veduti  dall'  intelletto  quasi  in  un  ba- 
leno se  ne  faccia  come  una  confusione  di  specie  nella 
memoria ,  da  non  potersene  poi  ricordare  altro  che  co- 
sì in  generale  :  O  le  gran  cose  che  ho  -veduto  !  Questo 
piU  tosto  pare  il  senso  di  Dante  che  pensa  e  parla  al- 
la poetica ,  quasi  immaginandosi  /'  intelletto  e  la  me- 
moria come  due  nuotatori  d' inegual  valore  ,  talché  get- 
tatisi in  un  pelago  sott'  acqua  ,  il  più  debole  non  possa 
tener  dietro  al  piìi  valente  che  via  via  già  va  acco- 
standosi al  fondo  . 

(5^  Quanto  richiede  l'alloro  da  me  amato  ^  a  come 
vuole  l' alloro  da  te  amati  ,  che  tu  mi  dia  per  ornar- 


CiS)  Canto    I. 

Insino  a  cjni  l' un  giogo  di  Parnaso 
Assai  ini  fu  :   ma  or  con  (6)  ainentlae 
M'  è  uopo  entrar  nell'  (7)  aringo  rimase  • 

Entra  nel  petto  nrio  ,  (8)  e  spira  tue  5 
Sì  come  quando  Marsia  traesti 
Della  vagina  delle  membra  sue  . 

O  olivina  virtù,  sì  mi  ti  presti 

Tanto  ,  che  l'ombra  dei  beato  regno 
Segnata  nel  mio  capo  io  manifesti  . 

Venir  vedrami  al  (g)   tuo  diletto  legno  , 
E  coronarmi  allor  di  quelle  foglie  , 
Clìe  h  matera  e  tu  mi  farai  degno  • 

Sì  rade  volte  ,  Padre  ,  se  ne  cogli*  > 
Per  trionfare  <io)  0  Cesare,  o  Poeta, 


lae/ie  la.  fronte  :  tocca  qni  la  not<t  fa-jola  di  Dafne  nUt' 
fa  amata  da.  Apollo  trasformata  in  alloro  .  Ovidio  Hi. 
I.  Tra! far. 

(6)  Forse  il  Poeta  per  i  due  gioghi  intende  la  filoso' 
fia  e  teologia  . 

(7)  Aringo  spiegano  pulpito  da  aringarc  ,  teme  quan- 
do si  fa  pubblica  diceria  in  ringhiera  :  qui  vale  divelle 
impresa  ,  e  la  metafora  è  presa  dal  significato  che  ha 
tal  voce  di  giostra  y  0  campo  da  giostrare. 

(8)  E  spira  tu  stesso  dentro  di  me  ,  e  per  mezzo  dee 
mici  organi  tal  suono ,  quale  formasti  quando  venisti 
in  contesa  con  Marsia  suonatore  presontuoso ,  e  vintola 
lo  scorticasti  vivo  e  lo  traesti  fuori  del  fodero  delle 
membra,  cioè  della  pelle.  Ovid.  lib.£.  Trasf. 

(9)  Alla  pianta  dell'  alloro  a  te  sì  caro  . 

(io)  O  Capitano  vittorioso,  o  Poeta  insigne  :  onde  il 
Petrarca  arbor  vittoriosa  1  e  tvioRfale  «  onoj  d*  Impe- 


e  DEL  PARADISO  (23) 

(  Colpa  e  vergogna  dell'  umane  voglie  ) 

Che  partorir  letizia  in  su  la  lieta 

Delfica  (11)  Deità  dovria  (12)  la  fronda 
Peneia ,  quando  alcun  (i3)  di  se  asseta. 

Poca  favilla  gran  fiamma  seconda  : 
Forse  di  retro  a  me  con  miglior  voci 
Si  (i4)  pregherà,  perchè  (i5)  Cirra  risponda. 

5iirge   (16)   a' iportali  per  (17)  diverse  foci 


Tadori ,   e  di  Poeti  :    e  Stazio    cui  gemìnx  floret  va- 
tuinque,  ducumque  rsrtatim  laurus  . 

(11)  Apollo  che  in  Delfo  città  famosissima  della  Boe- 
■zia  per  un  tempio ,  dove  rendeva  i  suoi  oracoli ,  età 
•venerato  . 

(12)  //  lauro  ,  in  tui  fu  trasmutata  Dafne  figliuo- 
la di  Peneo  fiume  in  Tessaglia . 

(i3)  Fa  di  se  desideroso ,  per  onesta  brama  di  coro- 
tiarsene . 

Ci4'>  Da,  ditti  Voeti  mossi  dal  mio  esempio  e  iti-ua- 
ghiti  della  nobiltà  di  tal  soggetto  . 

(i5'  S' invocherà  Apollo  in  modo  che  si  muova  a  in- 
fonder loro  maggior  estro  .  Cirra  eittà  alle  radici  di 
Parnasso  divota  d'Apollo  e  però  celebrata  da  i  Fceti. 

(i6>  F«o/  dire  il  Poeta,  che  in  buona  stagione,  e 
in  punto  di  tempo  assai  propiz.:o  si  partì  dalla  cima 
del  monte  del  Vurgatorio ,  e  si  levi  verso  il  cielo ,  di- 
cendo ciò  essere  accaduto ,  mentre  si  levava  il  sole  ^ 
che  allora  trovavasi  circa  il  principio  dclT  ariete,  e 
però  di  primavera , 

(ì-])  Diverse,  perchè  il  sole  nasce  bensì  sempre  dal- 
la parte  di  levante ,  ma  sempre  da  diverso  punto  o 
grado  della  sua  lalitt'dine  ortiva  ,  secondo  che  lo  stes- 
so sole  si  trovava  in  di'.erso  grado  dell'eclittica  e  del 
■trdiaco 


('7)  C  A  N  T  0     I.  1 

La  (i8)  lucerna  del  mondo  :  (19)  ma  da  quella ," 
Che  (20)  cfiiattro  cerchi  giugne  con  tre  croci  j 

Con  miglior  corso,  e~^on  migliore   (21)  stella 
Esce  (22)  congiunta  ,  e  la  (28)   inoifidana  cer* 
Più  a  suo  modo  tempera  e  suggella  • 

Fatto  avea   (24)   di  Ik  mane ,  e  di  qua  sera 
Tal  foce  (2  5)  quasi ,  e  tutto  era  (26)  la  bianco 

(18)  Il  so/e  :  nec  spuvcx  moriens  lucerna  Ledx,/*' 
aggrinzare  il  naso  sì  forte  a  Marziale  ,  come  questa 
di  Dante  fece  aggrinzarlo  a  Belisario  Bulgarini  :  reg- 
gasi però  il  Mazzoni  che  -ji  fece  attorno  tanti  suffu- 
migi da  poterci  reggere  anche  il  naso  de  i  più  schiz- 
zinosi aderisti.  Ma  queste  critiche  e  saporite  conside- 
razioni non  toccano  a  me,  che  mi  san  preso  l'  incom- 
benza d'  un  -arido  comento  . 

(igi  Ma  da  quella  foce ,  e  sito  di  cielo. 

(20)  Do-ve  si  congiungono  e  si  tagliano  quattro  cif 
coli  celesti-,  cioè  r orizzonte .,  il  zodiaco,  l'equatore  e 
il  coli'.ro  equinoziale ,  nel  qual  p:.nto  si  ta^t:.-»o  e  sé 
incrocicchiano  i  tre  ultimi  in  modo  che  jo,.:..:r'>  ire 
croci  ,  come  si  vede  nella  sfera  armillare . 

(21)  La  costellazione  dell  ariete  ,  o  la  stella  di  Ve-, 
nere  ,  come  altri  intendono  ,  perchè  il  Poeta  nel  e.  i. 
della  2.  cant.  la  pose  in  tal  sito  . 

(22)  Il  sole  nasce  in  congiunzione  tale  da  produrre 
co  i  suoi  influssi  più  benigni  effetti. 

(23  >  La  terra  che  per  gr  influssi  più  propizi  si  riiC' 
ste  a  primaiera  . 

(2'j')  Di  lÀ  deve  io  era  allora,  mattina-,  di  qua  dove 
ora  scritto  ,  sera  .  Era  Dante  nella  detta  cima  del  mon- 
te del  Purgatorio  che  siaia  agli  antipodi  . 

(25  ■  Cioè  il  sole  che  trovaiasi  in  tal  parte,  non  per 
l' appunto  ■  ma  quasi  perchè  il  sole  ern  nel  primo  gra- 
do dell'  ariete  ,  quando  Dante  sali  ti  colle  :  v.  il  e.  i, 
Inf.  ,  onde  essendo  scorsi  già  7.  dì  doveva  adesso  tro- 
iiarsi  ncir  ottavo  Mvan7:.ar.dosi  il  sole  quaìi  un  grado 
per  dì . 

(26;  Bianco  di  là  per  l'alia:  qt<a  nero  per  le  tene- 


«-  DEL  PARADISO  «4) 

Quello  emlsperioj  e  P  altra  parte  nera  ) 

Quando  Beatrice  in  sul  (27)  sinistro  fianco 
Vidi  rivolta  ,  e  riguardar  nel  Sole  : 
Aquila  sì  non  gli  s'affisse  iinqunnco. 

E  sì  come   (28)  secondo  raggio  suole 

Uscir  del  (29)  primo  j  e  risalire  insiiso  j 
Puf  come  Peregria  ,  che  tornar  vuole  , 

Così  dell'  atto  suo  per  gli  (3o)   occhi  iulrrso 
Nell'(3i)  immagine  mia  (32)  "il  mio  si  fece, 
E  fissi  gli  occhi  al  Sole,  ohrc  a  nostr'uio. 

Molto  è  licito  (33)   là  ,  clie  f[iu  non  lece 
Alle  nostre  virtù  ,  mercè  del  loco 
Fatto   (34)   per  proprio  dell'umana  spece. 

Io  noi  soffersi  molto ,  ne  sì  poco  , 
eh'  io  noi  vedessi  sfavillar  dintorno  j 
Qiial  ferro ,  die  Jjollente  esce  dal  fwoco . 

bre  della  notte  c'hc  essendo  ser.i    sì  accostavano  :    in" 
somma  era  di  primavera  e  la  prima  ora  del  dì  . 

(27)  Perchè  per  essere  nelT  cmisferio  opposto  al  no- 
stro ,  //  sole  mentre  Beatrice  stava  colla  faccia  a  le- 
vante f  doveva  nascerle  a  sinistra  ^  come  a  noi  a  destra. 

(28)  Raggio  di  rifesso  . 

(29)  Del  diretto  . 

(30)  Occhi  di  me  che  mirava  in  lei. 
(di)  Nella  mia  immaginativa  . 

(02)  Il  mio  atto  di  riguardar  nel  sole  ,  si  fece  e  na- 
cque come  di  riflesso  dall^ atto  di  Beatrice. 

(33)  Nel  Paradiso  terrestre ,  dove  per  ancora  era  Dan- 
te con  Beatrice  . 

^3'|)  Fatto  apposta  da  Dio  per  abitazione  propria  del- 
la specie  umana,  e  però  assai  piìi  conferente  al  buen 
temperamento  e  vigore  del  nostro  corpo  e  delle  nojtre 
potenze. 


(6o)  C  A  N  T  0      I.  -3 

E  (lisnbito  parve  giorno  a  giorno 

Essere  aggiunto,   (35)  come  quel,  che  puote  , 

Avesse  'I  Ciel  il' nn  altro  sole  adorno. 
Beatrice  tutta  (36)   nell'eterne  ruote 

Fissa  con  gli  occhi  stava  ,  ed  io  in  lei 

he  luci  fisse  ,  tli  lassù  remote  , 
Nel  suo  (37)   aspetto  tal  dentro  mi  fei  , 

Qual  si  fé' Glauco  nel  gustar  dell' erLa, 

Che  'I  fé'  consorto  in  mar  degli  altri  Dei 
Trasumanar  (38)  significar  per  verba 

Non  si  poria  :  però  1'  esemplo  basti 

A  cui  esperienza  grazia  serba  . 
S'(39)  io  era  sol  di  me  ;f nel ,  che  creasti 


(Zò)  Come  se  iddìo  che  aticvshnente  il pua^  orlasse  un 
altro  sole  creato:  questo  che  aliante  sembrava  un  nuo- 
■V9  sole ,  era  la,  luna  veduta  da  vicino  . 

(36)  Yssa  nel  cielo  ^  ed  /»  neqli  occhi  suoi  ^  avendoli 
rimèssi  e  ritirati  d.tl guardare  il  sole  ^  come ^ceva.  pri- 
ma ^  perchè  la  vista  non  mi  reggeva.  '-i- 

(d7)  e  nel  guardar  lei  tal  diventai  dentro  di  me  f 
qual  diventò  Glauco  nel  gustar  di  quell'ere,!  che  di 
paro  uomo  lo  fece  Dio  Marino  :  Dii  maris  exceptum 
socio  dignantur  hoiiore  .  Ov.   i3.  Trasf. 

(38  '  Questo  divenir  piìt  che  uomo  e  trascendete  la 
eondizitne  della  propria  natura  non  si  può  a  bastanza 
esprimere  con  parole  ,  e  peri  per  intenderlo  in  qualche 
modo  ,  basti  V  esempio  di  (flauto  a  chi  la  grazia  di 
Dio  concedere  di  averlo  a  sapere  per  esperienza . 

(Zo,)  Se  io  era  di  me  non  già  ptK  quel  eh'  era  prim/i 
con  tutte  le  umane  miserie  addosso  ,  m.i  solamente 
quello,,  in  che  di  nuovo  per  tua  virtìt  era  trasformata 
e  /  rasumana'to  con  inestimabil  vantaggia . 


ìfo  DEL  PAT^ADISO  (7?) 

No%^eIlarnente  ,  (4o)  Amor  ,  che  '1  Ciel  governi, 
Tu  '1  sni ,  clie  col  tuo  lume  mi  levasti  . 
Quando  la  (4i)  ruota  ,  che  tu  sempiterni 

Desiderato  ,  a  se  mi  fece  atteso 
.     Con  (42)  l'armonia,  che  temperi  e  discerni, 
Parvemi  (43)  tanto  allor  del  Cielo  acceso 
Dalla  fiamma  del  Sol  j  clie  pioggia  o  fiume 
Lago  non  fece  mai  tanto  disteso. 
La  novità  del  suono ,  e  'I  grande  lume 
Di  lor  cagion  m'  accesero  un  disio 
Mai  non  sentito  di  cotanto  (44)  acume  . 
..Ond'ella,  che  (45)  vedea  me,  sì  com' io , 
'•     Ad  acquetarmi  l'animo  commosso, 

Pria  ch'io  a  dimandar,  la  bocca  aprio? 
E  cominciò  :   Tu  stesso  ti  fai  grosso 
Col  falso  immaginar  ,  sì  che  non  vedi 

(4o)  O  amore  Divino ,  o  Spirito  Santo  regolatore  de^ 
Cicli  che  trasumanatomi  mi  sollevasti  in  quell'  istante 
dal  Paradiso  terrestre  verso  il  cielo  . 

(■'fi)  Quando  il  giro  de'  cieli  ,  che  tu,  0  Spirito  som» 
mamente  amabile  e  desiderabile  ,  fai  sempre  durare  in 
volta  ,  e  rendi  sempiterno  . 

(42)  Muto  non  è,  coni' altri  crede,  il  Cielo:  Sordi 
siam  noi,  a  cui  l'orecchio  serra  lo  strepito  insolente 
della  terra,  secondo  l'  opiìiione  capricciosa  de' Pittaga- 
rici  qui  abbracciata  dal  Poeta  . 

(43)  Questa  er'a  la  luna  veduta  di  lì  molto  da  vici- 
fio  ,  discernendVsi  molto  bene  che  la  luce  veniva  in  lei 
dal  sole . 

(4'»'!  Stimolo  ed  impazienza  di  esser  soddisfatto  . 
(45)  Vedeva  me  t  il  mio  desiderio  ^    come  lo  vedexn 
io  medesime  . 


ì:«9)  c  a  ivr  t  o    I.  ir 

Ciò  che  vedreid  ,  se  l'avessi   (46)  scosso. 
Tu  non  se'  in  terra  ,  sì  come  tu  credi  : 
Ma  folgore,  fuggendo'!  (4;)   proprio  sito, 
Non  corse  come  tu  ,  eh'  ad  esso  (48)   riedi . 

(46)  Scosso  da  te  questo  falso  immaginare . 

{'.^l)  Il  ciclo  dove  fu  generato  ■)  e  di  dove  il  fulmine 
si  p.trte  e  precipita. . 

(48)  Adesso  ciclo.  Così  ancora  il  Petrar.  dell'  anima 
di  Laura  già  morta  dice.  L'alma  mia  fiamma  citrale 
l'elle  bella,  ch'ebbe  qui  il  ciel  si  amico  e  sì  cortese, 
anzi  tempo  per  me  nel  suo  paese  è  ritornata  ed  alla 
par  sua  stella  :  essendo  poi  piaciuto  a  molti  Poeti  di 
rjalersi  di  questa  fantasia  ,  che  forse  ì  nata  da  quell' 
errore  di  Origene  troppo  Platonico  ,  che  le  anime  umane 
create  tutte  dal  principio  del  mondo  abitassero  in  eie- 
io  e  nelle  stelle ,  di  deve  per  lor  demerito  scacciate  in 
terra  e  costrette  in  corpi  migliori  o  peggiori  secando  il 
loro  minore  o  maggior  reato ,  al  morire  del  corpo  le  se 
ne  ritornassero  in  ciclo  ,  onde  già  s'  eran  partite  .  Il  Pa- 
rafraste latino  piglia  qui  r  occasione  nelT  osserv.  2.  di 
questa  Cant.  di  notare  P  infelicità  del  passaggio  ,  o 
trasporto  del  monte  .^  in  cui  era  Dante  conVirg.  sul  fi- 
ne del  e.  1.  della  prima  Cant.  alle  porte  dell'  Inferno  , 
dove  si  trova  .al  principio  del  e.  5.  per  non  sapersene  , 
die'  egli.,  ne  il  fine.,  per  cui  lo  facesse,  ni  guai  forza 
divina  l' avvalorasse  :  ma  se  bene  osservisi  ,  la  forza 
divina  s'  intende  somministratagli  nel  comando  che  «* 
ebbe  di  farlo .,  e  in  quelle  parole  dettegli  daVirg.  per- 
chè ardire  e  franchezza  non  hai ,  posciachè  tai  tre 
donne  Ijenedette  curan  di  te  nella  corte  del  cielo  :  Il 
fine  poi  t  manifesto,  perche  non  vi  era  altra  via  di 
scampare  da  quelle  fiere  ^  come  nel  Zo.  e.  della  2.  Cant. 
attesta  Beat.  Tanto  giii  cadde  che  tutti  argomenti  al- 
la salute  sue  eran  già  corti ,  fuorché  mostrarli  le  per- 
dute genti .  Io  per  me  stimo  che  l'  impegno  grande  che 
mostra  in  tante  occasioni  per  questo  impareggiabil  Poe- 
ta l'ingegnoso  scrittore,  sia  quello  che  non  lo  fa  riu- 
scire con  felicità  neW  impugnarlo ,  accennando  al  tem- 


»2  DEL  PARADISO  (92) 

S*  i'  fui  del  primo  tliilibio  disvestito, 
Per  le  sorrise  pnrolette  (49)   brevi  , 
Dentro  a  un  nuovo  più  fui  irretito.' 

E  dissi  :  Già  contento  (5o)  requie  vi 

Dì  grande  aminirazion  :  ma  ora  ammiro 
Com' io  trascenda  questi  (5i)   corpi  lievi. 

Ond'elLi  j' appresso  d'un  pio  sospiro  j 

Gli  ocelli  drizzò  ver  me  con  quel  sembiante  > 
Che  madre  fa  sojJra  lìgliuol  deliro  : 

E  cominciò  :  le  cose  tutte  quante 

Hann' ordine  tra  loro:  e  questo  è  (52)  forma  3 
Che  l' imiverso  a   (53)   Dio  fa  simìgliante  . 

Qui   (54)  vcggion  l'(55)  alte  crcafcure  l'orma 


Jdw  medesime  quali  fotrchhono  essere  le  pia  forti  difese  I 
al  colpo  imbelle  . 

(49')  Brevi ,    ma   che  pure  bastarono  a.  capacitarmi , 
che  per  esser  io  salito  già  tanto  -vicino  al  cielo  ^  dove-   I 
1-a  tra    mai   sentire   /'  armonia  delle   sfere  e  vedere  Lz  | 
luna  assai  piìi  graade  che  non  m'  era  mai  apparita  dal-  i 
la  terra  . 

(5o)  31'  acquietai  sen~a  piìt  maravigliarmi . 

(5i)  Cioè  P  aria  e  il  fuoco    elementi  pili   leggieri  in  \ 
fpecie  di  me,  che  son  composto  di  corpo  grave  e  terre- 
no: già  dunque  sin  qui  era  salito  alla  sfera  del  fuoco 
sotto  il  concavo  del  cielo  lunare ,  seguendo  Dante  il  si-  \ 
sterna  antico  e  antiquato  di  Tolomeo.  \ 

(52)  E  questo  ordine  è  la  forma . 

^53)  A  Dio  ordinati ssimo  e  formosissimo  dì  una  ma'- 
mera  ineffabile . 

(5/j)  Cioè  in  questo  bellissimo  ordine  delP  universo . 

(55)  Creature  ragionevoli  dotate  d'alto,  anzi  ancor 
di  mediocre  intelletto  veggono  i  vestigi,  per  cui  rin-- 
tfjtfciare,  conoscete  e  lodare  ce. 


CioS)  C  A  N  T  0     I.  i5 

Dell'eterno  valore,  iì  quale  è  fine» 

Al  quale  è  fatta  la  (56)   toccata  norma  . 

Nell'ordine  j  ch'io  dico,  sono  (57)   accline 
Tutte  nature  per  diverse  sorti , 
Piìt  al  principio  loro  ,  e  men  vicine  : 

Onde  si  muovono  a  (58)  diversi  porti 
Per  Io  gran  mar  dell'essere,  e  ciascuna 
Con  instinto  a  lei  dato ,  clie  la  porti . 

Questi   (59)  ne  porta  'I  fuoco  invcr  la  Luna  s 
Questi  ne'  (60)  cuor  mortali  è  promotore  ;  J 
Questi  la   (61)  terra  in  se  stringe  e  aduna. 

Ne   (62)  pur  le  creature  j  che  son  fuore 
D'intelligenzia  ,  quest' (63)  arco  saetta. 
Ma  quelle,  e' hanno  intelletto  e   (64)   amore. 

(56)  U  ordine  era  detto  delV  universo  ^    essendo  fAt 
to  tutto  a  gloria  e  meinifesta-::.ionc  di  Dio  e' delie  sue 
grandezze:  universa  propter  semelipsum  operatus  est 
Doniinus . 

(67)  Inclinate  e  propense  a  questo  tal  ordine  tutte  le 
creature,  le  quali  sono  secondo  cìie  hanno  sortito  di- 
tiersa  condizione  a  Dio  lor  principio  più  o  meno  •vici- 
ne ,  cioè'  pili  e  meno  partecipi  delle  di  lui  perfezioni , 

(58;  A  diversi  fini. 

{hi))  Questo  istinto  porta  il  fuoco  alla  sua  sfera  sot- 
to il  concavo  del  cielo  Umare . 

(60)  Cuori,  cioè  anime  mortali,  quali  sono  quelle  de' 
erutti,  i  quali  dall'  istinto  sono  mossi ,  e  ancor  promos- 
si al  bene  loro  confacevole , 

(61)  Ddiisioi-  his  tellus,  elementaque  grandia  tra- 
xit,  et  pressa  est  gravitate  sui.  i.  Met. 

(62)  NI  solamente  le  creature  irrazionali  * 
■ifiZ)  Istinto  stimola. 

(6i)  Vohnt.'i  liber.-*. 


4  DEL  PARADISI?  (i20> 

La  provvideniia ,  che  (65)  cotanto. assetta  , 
Del  suo  lume  la  '1  (66)  Ciel  sempre  cinieto , 
Nel  (67)  (/ual  si  volge  cfiiel,  c'iia  iiwggior  fretta  J 

EfI  (68)  ora  lì  ,  com'  a  sito  decreto  > 
Cen'  porta  la  virtù  di  quella  corda  , 
Che  (69)  ciò  che  scocca,  drizza  in  segno  lieto. 

Ver'  è  che  come  forma  non  s' accorda. 
Molte  fiate  alla  'ntenzion  dell*  arte  , 
Perdi' a  risponder  la  materia  è  (70)  sorda; 

Così  (71)  da  questo  corso  si  diparte 
Talor  la  creatura  ,  e'  Jia  podere 
Di  piegar ,  così  pinta ,  in  altra  parte  . 

(C5)  Ordina  e  dispone  sì  mirabilmente . 
(GC)  L'empireo  immobile,    quieto  e  contento  del  suo 
immenso  splendore  . 

(67)  Nel  quale,  e  sotto  al  quale  siccome  pik  alto  e 
i'iù  ampio'di  tutti  gli  altri  cieli  ,  si  "volge  e  si  ruota, 
cjuell'  altro  cielo  il  pili,  prossimo  air  empireo  ,  cioè  il 
primo  mobile ,  che  però  si  ruota  con  maggior  fretta  di 
tutti  gli  altri  cieli  inferiori  da  levante  a  ponente , 
per  far  egli  il  giro  massimo ,  essendo  il  più  rimoto  dal- 
l' asse  del  mondo  . 

(68)  E  ora  a  quel  cielo  empireo  ci  spinge  e  porta  la 
virtù  di  quell' ordine  e  istinto:  dice  corda  per  continua- 
re  la  metafora  dell'  arco , 

(G9)  Che  tutto  ciò  che  muove ,  l'  indrizza  al  suo  fine 
conveniente,  in  cui  goda  la.  sua  quiete  . 

(70)  Mal  disposta  ,  qual  sarebbe  per  esempio  il  cri~ 
stallo  a  rispondere  e  acconsentire  all'  intenzione  dello 
statuario  , 

(71)  Così  da  questo  corso  verso  il  ciclo  empireo  si  ar- 
resta, e  da  questa  strada  si  dipatte  la  creatura  che 
ha  libertà  piena  di  piegarsi  altrove ,  se  bene  da  natii" 
rale  istinto  spinta  così  verso  il  cielo. 


(iD2)  CANTO     I.  x5 

E  (72)  sì  come  veder  si  può  cadere 

Fuoco  di  nube  j  se  l' impeto  primo 

A  terra  è  torto  da  falso  piacere  : 
Non  dei  più  (73)  aimnirar ,  se  hene  stimo- 

Lo  tno  salir,  se  non  come  d'un  rivo» 

Se  d'  alto  monte  scende  giuso  ad  imo  • 
Maraviglia  sarebbe  in  te  se  (74)  privo 

D'impedimento  giù  ti  fossi  assiso» 

Com'  a  terra  quieto  fuoco  vivo  . 
Quinci  rivolse  in  ver  lo  Cielo  il  viso. 

(72)  Questa  congiunzione  mi  pare  una  particellx  e^ 
spletiv.i  importuna  :  a  toglierla  rimane  meno  difficile  la, 
sintassi  ,y  continuando  benissimo  il  senso  della  terzina 
precedente  y  se  si  unisca  con  se  1' impeto  primo,  cioè  se 
queW  istinto  naturale  inserito  dalla  natura,  verso  il  cie- 
lo vien  deviato  e  torto  da  un  piacere  che  con  inganne- 
voli sembianze  lo  pie(^a  e  l'  affeziona  alla  terra  acca- 
dendo ciò.,  siccome  accade.,  che  fuoco  di  nube  ,  il  quale 
naturalmente  andrebbe  air  in  su  ,  tuttavia  egli  i  con- 
tro la  sua  natura  costretto  a  cadere  evenire  all'  in^iù^ 

{.'3)  Essendo  questo  un  salire  poetico  e  fantastico  po- 
trà, deporsene  ogni  ammirazione  :  per  altro  fuor  di  poe- 
sia sarebbe  vano  lo  sperare  che  i  nostri  corpi  saliran- 
no air  empireo  per  virtù  di  guest'  istinto  ,  dovendosi 
ciò  sperare  per  quel  che  dice  S.  Paolo  i.  Cor.  i5.  se- 
minatur  in  infirmitate ,  surg&t  in  virtute ,  dot  con 
quella  soprannaturale  agilità,  di  cui  saranno  dotati  i 
corpi  degli  eletti  nella  risurrezione  y  come  s'insegna 
nella  dottrina  Cristian*  . 

{Y^^  Privo  d'  impedimento.,  perchè  purgato  dei  terreni 
affetti,  ti  fossi  in  terra  fermato  ,  non  altrimenti  che 
sarebbe  maraviglia-,  se  la  fiamma  giacesse  e  stagnas- 
se in  terra  senza  muoversi  all'  insn . 


I 

e   ^    N    T   O  IL  \ 

1 

ARGOrilENTO  ! 

Sale  il  nostro  Toeta  nel  corpo  della  Luna;  deve  come 
fu  giunto  1  mticic  a  Beatrice  un  dubbio:    e  questo  è 
intorno  aliti  cagione  delle  ombre  che  dtilla   terra  in 
essa  si  ve£^ono  :    il  qual  dubbio  ella  {^li  risolve  pie'    ^ 
7iaruente ,  ; 

vJ   (])  Voi,  che  (2)  siete  in  piccioletta  Larca  > 
Desiderosi  ti' .iscoIJar  j  seguiti  ! 

Dietro  al  mio  legno,  die  cantamlo  varca. 

Tornate  (3)  a  riveder  Ji  vostri  liti  :  ' 

Non  vi  mettete  in  pelago,  che  forse  J 

Ptrdendo  me,  rimarreste  smarriti.  \ 

L''acqna,  ch'io  prendo,  giammai  non  si  corse:  : 

Minerva  spira;  e  condiicemi  Apollo, 


(j)  Avia  Pieridum  peragro  lor:.  nullius  ante  trita  so- 
lo j  iuvat  integros  £.ccei!eie  fontC-s  atque  haurire ,  ju- 
vatque  novos  dereipere  floroSj  in'itnen  que  meo  ca- 
piti petere  incie  roronam  '-lule  prius  i  ulii  velaiint  tem- 
pora musi.  Cos^  Lucr.  ;.el  It.  facendc  plauso  a  se  stes- 
so,  e  così  Patite  in  onesto  luogo  in  riguardo  alla  novi- 
tà, e  sublimità  dell  ari" ìi.ento . 

(2)  Side  seguiti.^  siete  nnuti . 

\'i'i  internate  a  i  vostri  basii  studi,  più  proporzio- 
nati alla  piccolezza  del  vostro  indegno  e  del  vostro 
rr.pcrc  ; 


(3)  CANTO     II.  13 

E  (4)   nuove  muse  mi  dimoitran  I'(5)  Orse, 
Voi   (6)  altri  pochi ,  che  drizzaste  'I  collo 
.  Per  tempo  >il  pan  degli  Angeli ,  del  quale 
Vivesi  qui,  ma  non  sen'  vien  satollo: 
Metter  potete  ben  per  1'  (7)  alto  sale 
Vostro  navigìo ,  (8)  servando  mio  solco 
Dinanzi  all'acqua,   che  ritorna  eguale. 
Que'  gloriosi ,  che  passare  a  Coleo , 

2\on  (9)  s'ammiraron,  come  voi  farete, 
Quando  Jasoa  vitkr  fatto  (io)  bifolco. 

(i)  Muse  non  già  le  solite  e  ordinarie  ^  ma  d''  un  al- 
tro coro  jiìh  sublime  mi  dirigono  in  questa,  navigazio- 
ne ^  m'  ispirano  a  poetare  di  quest^  argomento. 

(5)  L'  orsa  maggiore  e  minore  che  sono  le  due  stelle 
regolatrici  della  navigazione  di  qua  dall'  equinoziale . 

(.6)  Voi  altri  pochi  di  alto  intelletto  che  a  buon'  or>i 
alzaste  la.  mente  alla  contemplazione  del  sommo  Bene  , 
c'te  è  il  cibo  ,  di  cui_  si  pascono  le  menti  degli  Angeli ^ 
ma  non  se  he  saziano  mai)  essendone  pure  tutto  insie- 
me mirabilmente  sazie  e  fameliche  :  o  pure  di  cui  qtti 
in  terra  qualche  poco  si  gusta,  tanto  che  basti  a  so- 
stentarci ,  ma  non  pienamente  ,  come  il  cielo . 

(7)  Vasto  Marc  dal  salum  latino  :  spumai  salis  «re 
ruebant .  Virg. 

(8)  Seguendo  da  presso  il  solco,  che  fa  nelT  acqua  it 
mio  naviglio ,  e  continuandolo  col  vostro ,  prima  che  /' 
acqua  ritornando  a  unirsi  si  agguagli. 

(9)  Non  tanto  stupirono  quei  gloriosi  Argonauti . 

(io)  Che  veniva  arando  con  quei  tori  furiosi  che  get- 
tavano fiamme  dalle  narici  e  seminando  i  denti  del  dra- 
go ned  so  già  da  Cadmo  in  Beozia,  essendo  una  par- 
te di  quelli  di  detto  drago,  come  dicono  Einsio  ,  td  il 
P.  Ihvency  dati  da  Pallade  ad  Eita  Re  di  Coleo  ,  dal- 
la quale  sementa  vidfro  ittbitv  nnifcrc  ktmini  armati  • 
Ovid.  7.  Trasf, 

A    3 


i8  DEL  PARADISO  (i8) 

La  (il)  concreata  e  perpetua  sete 
Del  (12)  deiforme  regno  cen'  portava 
"Veloci  (i3)  quasi,  come '1  Ciel  vedete. 

Beatrice  in  suso,  ed  io  in  lei  guardava: 

E  forse  in  tanto,  in  (juanlo  (i4)  un  (juadrel  posa> 

(11)  Per  questa  sete  concreata  e  perpetua  koìi  inten- 
do col  Land,  e  Dan.  il  desiderio  connaturale  che  sem- 
pre da  che  f urtino  creati  abbiamo  della  celeste  beatitu- 
dine ;  ma  intendo  col  Vellutello  quella  virtù  e  imiJto 
connaturale  alle  sfere  celesti  di  muoversi  ■  come  si  muo- 
vono ,  perch'i  il  Poeta  vuol  dire-  come  dalla  sfera  del 
fuoco  passò  pili  in  su  al  ciclo  della  luna  ;  e  ciò  dice 
essersi  fatto  non  per  via  di  salire  da  se,  come  aveva 
fatto  fin  lì ,  WK  per  via  d'  esser  portato  e  rapito  dal 
moto  del  primo  mobile,  e  rapito  in  giro  di  modo  da  tro- 
varsi  a  piombo  sotto  la  luna  ,  dove  ora  con  questo  rat- 
to passano  Dante  e  Beatrice .  Per  tanto  a  spiegare  que- 
sto moto  e  rapi;/  ento  locale  in  giro  ,  non  era  al  caso  il 
nostro  desiderio  d^  esser  beati-  ma  sì  bene  la  virtìt  che 
muove  i  cieli -,  i  quali,  se  si  muovono  ab  intrinseco  ,  ben 
■può  essa  virtù  chiamarsi  per  metafora  sete  concreata  e 
perpetua  :  quantunque  per  verità  il  Poeta  stima  che  si 
muovino  ab  extrinseco  . 

(12)  Del  cielo,  di  cui  poco  avanti  ha  detto:  Nel  Ciel 
che  più  della  sua  luce  prende,  essendo  la  luce  forma 
di  Tjìo  in  quel  senso  che  Dio  è  Sole  :  0  in  quei  senso 
che  si  dice.  Deus  lux  est. 

(,i3)  Quasi,  cioè  poco  mena  veloci  di  quel  che  appa- 
risce il  cielo  dal  moto  éiurno  del  sole  ^  dovendosi  Dan- 
te muover  n-eno  velocemente ,  perchè  muovevasi  in  gi- 
ro colla  sfera  del  fuoco  tanto  più  b.issa  ,  e  peri  di  mi- 
nor cerchio  delle  sfere  celesti  .  Così  nella  trottola  di 
quei  solchetti .  de''  quali  è  rigata,  il  più  vicino  al  fer- 
ro si  muove  meno  velocemente  de  i  più  lontani  . 

(iV)  Uno  strale  si  posa  caricandosi ,  e  poi  scarican- 
dosi la  balestra  vola  via  liberato  dalla  noce  che  è  quel- 
la parte  della  balestra  ,  dove  si  appicca  la  corda)  quan- 
do si  czrica  e  da  quella  si  scocca . 


(2?)  C  A  N  T  O     Tf .  fy 

E  vola  j  e  dalla  noce  hi  discliiavaj 

Giunto  ini  vidi,  ove  mirabil  coàa 

Mi   torse  'I  vibO  a  se  :   e  però  ^iS)  quella» 
Cui   non  ,[)otea  ini'  ovra  essere   ascoba  j 

Volta  ver  me  si  lieta  j  come  bella  j 

Drizza  (i6)  la  mente  in  Dio  grata,  mi  disse j 
Che  n'ha  congiunti  con  la  primi  stella. 

Pareva   (,17)  a  me,  che  nnhe  ne  coprisse 
Lucida  spessa  solida  e  pulita, 
Quasi  adamante  (iS)  clie  Io  Sol  terisse  . 

Per  entro  se  l'eterna  (kjJ  marglierita 
Ne  ricevette  ,  com'  ac'jna  Fecepe 
Piaggio  di  luce,  perm.tnendo  unita. 

S'io  (20)  era  cor^ o  j  e  qui  non  si  concepe  e 


{i5^  Beatrice,  cut  era  manifesta  ogni  tuia  segreta 
intenzione.,  non  che  ogni  azione  esterna  e  -visibile. 

(16  Cioè  grazie  a  lui  rendi  che  ci  ha  f^tti  arrivare 
all'astro  pik  alla  terra  vicino  che  ì  la  luna,  della, 
quale  dicono  che  in  quelP  ora  e  punto  era  intorno  iz 
gradi  19.  m.  \S  di  capricorno ,  epoca  di  i^ran  rilevan- 
za per  la  cronologìa  . 

(17'  Entrato  cn  io  fui  con  Beatrice  nella  luna,  me 
pareva  d'  essere  come  dentro  una  nuvola  . 

(18)  Che  fosse  ferito  e  investilo  dal  sole» 

(if))  La  li.na  simile  a  una  grn.ndtssima  perla  riceve 
noi,  coìife  V  acqua  in  se  riceve  il  ragy,io  del  sole  ^  sen- 
za eh'  essa  si  disunisca  e  divida  . 

(2tì)  Or  essendo  che  io  Dante  era  pur  corpo  e  trina, 
dimensione  j  e  nondimeno  entrai  dentro  il  corpo  dell» 
luna  j  ccmpenetrandosi  però  t  nostri  corpi  ,  e  qui  in 
terra  dal  corto  intelletto  dejj,lt  uomini  non  s'  arriva  a 
tapirc  questa  comi^enctrazione  di  due  corpi   cosi  unite 


?6  '      DEL  PARADISO  (*-) 

Coin'  (21)  iin;i  dimensione  altra  palio  j 
eli'  èsser  convien  se  corpo  in  corpo  repe  , 

Accender  ne  dovria  più  il  disio 

Di  veder  quella  essenzia ,  in  die  si  yede  ,    -^ 
Come  nostra  natura  e  Dio  s'  unio  . 

Lì  (22)   si  vedrà  ciò  che  teném  per  fede 
Non  (23)  dimostr.ito  ,  ma  iìa  per  se  aoto, 
A  guisa  del  (2^)  ver  primo,  die  l' iiom  crede  . 

Io  risposi  :  Madonna  ,  sì  devoto  j 

Qiiant'  esser  posso  più  ,  ringrazio  Ini , 
Lo  qnal  dal  mortai  Mondo  m'  lia  riinoto. 

Ma  ditemi,  die  son  (25)  li  segni  bui 
Di  tpiest-o  corpo,  die  laggiuso  in  terra 
Fan  (26)  di  Gain  favoleggiare  altrui  ? 

Ella  sorrise  alquanto J  e  poi:  S'egli  erra 

ehc  otcupirio  uno  sfesse  luogo;  dovtthbe  motto  piìt  ac- 
cendersi in  noi  il  desio  di  capire  e  -vedere ,  come  in 
Cristo  due  nature  di-vin»  e  umana  si  uniscono  in  un» 
medesima  persona . 

(t>i)  Come  il  corpo  della  luna  per  entro  a  sericcvet- 
'te  il  mio  corpo  compcnetrandosi  ambedue  insieme:  ciò 
the  pure  tonviene  che  accada,  se  un  corpo  repe,  cioè 
sottilmente  penetra  e  s'  insinua  intÌT»amente  in  un  al- 
tro corpo . 

(22)  Hic  credimus  ,  ibi  yidebimus.  August. 

(23)  Non  già  per  via  di  raziocinio  . 

(2»)  Delle  prime  evidentissime  verità ,  e  degli  as- 
siomi noti  ex  terminis:  Quas  sunt  aequalia  uni  tertio, 
sunt  iqnalia  inter  se:  quodlibet  est ,  vel  non  est  etc. 

(25)  Le  macchie  della  luna  . 

(26)  Danno  occasione  al  volgo  di  dire  favolosamente, 
esservi  C^no  con  una  ferc^ìtii  dt  pruni . 


(52)  CANTO     It.  21 

L'opi'aion,  mi  disse  ,  tlje'  mortali. 
Dove  cliiave  «li  senso  non  disserra  j 

Certo  non  ti  dovrien  punger  li  strali 

D'ammirazione  ornai:   (27)  poi  dietro  a'  sessi 
Vedi,  elle  la  ragione  ha  corte  l'ali. 

ÀVIa  dimmi  tpiel ,  clie  tu  da  te  ne  pensi . 

Ed  io:  Ciò  clie  n' appar  (28)  cjuassù  diverso» 
Credo  clie  '1  fanno  i  corpi  rari  e  densi . 

Ed  eila  :   Certo  assai  vedrai  sommerso 
Nel  falso  il  creder  tuo  ,  se  bene  ascolti 
L*  argomentar  ,  eh'  io  li  farò  (29)  avverso  . 

La  spera  ottava  vi  dimostra  molti 

Lumi,  (3o)  li  qTi»Ii  nel  quale,  e  nel  quan'O 
Notar  si  posson  di  diversi  volti  . 

Se  (3i)  raro  e  denso  ciò  facesser  tanto. 
Una  (32)   sola  vir^ù  sarebbe  in  tutti 

(27)  Poiché,  giacche. 

(28)  Nella  luna  di  apparenza  diiersa,  essendo  doxs 
chiara  e  dove  scura, 

(29)  In  contrario  con  impugnare  questa  tua  opinione . 

(30)  Le  stelle  fisse  1  le  quali  sì  nella,  qualità  della 
luce,  sì  nella  quantità  della  mtle  ee. 

(ói)  Se  ciò  facessero  y  se  questa  diversità  la  cagio- 
nassero tacito  ,  cioè  sblamente  la  rarità  e  densità  de  i 
corpi  delle  stelle  fisse  . 

(32)  Ne  seguirebbe  che  in  tutte  le  stelle  fisse  sarebbe 
una  sola  medesima  virtù ,  col  solo  divano  d'  essere  in 
loro  più  0  meno,  0  ugualmente  distribuita ,  seconda 
che  le  stelle  avessero  un  corpo  di  maggiore  o  minore  > 
o  uguale  densità  e  rarità  :  in  quel  modo  che  la  virtù 
combustiva  del  fuoco ,  fatto  per  esempio  di  leccio  e  di 
:(il(io  i   clU   è  una  meAsiimn '»ìrti*  ipefifisd)  l^entht 


28  DEL  PARADISO  <m 

Pìli  e  men  distributa  ,,  eil  altreltanto .. 
Virtù  ('ò'ò)   diverse  esser  convcijnon  frutti 

Di  priacipii  l'orinali,  e  (piei,  (34)  fuor  ch'uno» 

Segiiiterieno  a  tua  ragion  distrutti . 
Ancor  (35)  se  raro  l'osse  di  (jiitl  bruno 

di  attività  maggiore  e  minore.)  non  -potendo  la  divers-A- 
dens:^.:  dt  q::et  Une  legni  indurre  lir.ìi  di  specie  di- 
•,.'ersa,  ma  ioLnueuie  ptù  o  meno  iaceiisa  , 

(33)  A  ben  coniiecicrt  il  ducano  biioa^na  aggiunge- 
ve  i  ina  non  l  una  sola  v/rrìt  in  tutte  ia  stelle  fisse ^ 
essendo  certo  che  s'^no  dousic  dt  vir.ìt  diverse  nell.i  pro- 
pria specie;  dunque  b'-o^iìa  iTovta.:  dt'^ersi  principii , 
da  cui  nascono  qun.e  dtvciti-  xicih,  i  non  ttttriùi  irle  a 
fin  scio  medesimo  principio  della  r^riià  e  denstti .  Per. 
tanto  la  tua  ragione  e  mode  dt  filiscjurc  e  dtrdurre 
tante  diterse  iirtìt  a  questo  sol  principio  detta  -ùrti^ 
e  densità  maggiore  ^  e  minore  ^  toglierebbe  e  distrug- 
gerebbe tutti  gli  altri  principii  formali  e  intrinseci  y 
eccettuatone  questo  solo  della  rarità  e  densità:  ma 
questa  distruzione  non  si  piò  ammettere  ;  dunque  non 
si  può  ammettere,  che  i  ccrpi  rari  e  densi  facciano'  le, 
macchie  della  luna  . 

(54)  Questo  ìuDv  eh.' uno  han  di  no  lo  satta;  Daniello 
spiega  fuor  eh' un  effetto;  l' hnolese  ed  altri  spiegano 
fuor  che  Uto  ,  imbro^^liando  miseramente  il  roziocinia 
di  Beatrice  :  il  qua!  raziocinio  affine  hi'  riesca  all'  in- 
tento ,  deve  supporre  per  vera  questa  falsa  opinione 
ehe  le  stelle  fii^e  non  abbiano  li:ce  propria^  ma  la  ri~ 
f evano  dal  sole  come  la  luna  e  t,l:  altri  pianeti.,  al- 
trimenti a  supporre  che  abbiano  la  specifica  luce  pro- 
j>ria  ì  perchè  non  potrcbbono  avere  \irtn  diverse  in  i~ 
specie  con  avere  insieme  la  medesima  rarità,  o  densi- 
tà ?  ma  se  in  tutte  le  stelle  st  finge  la  medesima  luce 
ricevuta  dal  sole  ^  allora  sì  che  proierrà  la  diversità 
solamente  da  diversa  rarità  e  densità  ,  la  qr-al  diver- 
sità non  l  specifica  ed  essenz,iale  j  ma  cohùste  nel  pik 
e  nel  meno,  ' 
(35;  Beatrice  soggiungi  w  altro  dissurso.  per  prey/j- 


(Ó7>  C  A  N"  T  0      II.  2» 

Cagicn,  clie  tu  diinaiuli  ,  od  (36)  oltre  in  parte, 

Fora  ili  sua  materia  sì  (ligi uno 
Esto  Pianeta ,  o  sì  come  cemparte 

Lo  grasso  e  *1  magro  un  (87)  corpo ,  cosi  questo  j 

Nel  suo  volume  cangerebbe  (38)  carte. 
Se  (3t))  '1  primo  t'osse  ,  fora  inaiiit'esto 

Neil'  eclissi  del  Sol ,  per  trasparere 

Lo  lume  ,  come  in  altro  raro  ingesto . 
Questo  non  è  :  però  è  da  vedere 

Dal!'(.(o)  altro:  e  s'egli  avviene  eh'  io  l'altro  cassi. 

Falsificato  fia  lo  tuo  parere  . 
S'egli  è,  che  questo  raro  non  (4i)  trapassi, 

Esser  conviene  un  termine ,  da  onde 

Lo  suo  (42)  contrario  più  passar  non  lassi  : 

re  che  le  ìn/icchie  dcll.z  luna  non  prcn'ea^ono  daW  es- 
sere il  corpo  lunare  piti  raro  in  quella  parte  do-.e  è  /j 
macchia .  Ancor,  cioì  ,  di  più,  in  oltre. 

(36)  Ulteriormente  jin  all'altra  parte,  da  parte  a 
■parte ,  da  banda  a  banda,  questo  pianeta  della  luna 
sarebbe  raro  e  foracchiato ,  e  però  digiuno  e  scarso  di 
sua  materia . 

(37)  Per  esempio  di  maiale  che  per  quattro  dita  sarà 
grasso,  cominciando  poi  il  ma;;ro  . 

(38)  A  tempo  di  Dante  i  libri  erano  di  carte  pecore  y 
le  quali  hanno  una  facciata  piìi  bianca  e  /  al  ira  piì* 
bruna,  e  però  la  metafora  s'  adatt.i  bene  a  sip:tfcare 
la  luna  y  in  caso  che  fosse  di  corpo  fin  a  un  (i.:to  se- 
gno di  testura  rara  e  poi  densa  . 

(39)  Se  il  corpo  della  luna  fosse  raro  ■  foracchiato  e 
permeabile  da  banda  a  banda . 

(jO)   Bell'altro  membro  della  premessa  disiuntiia , 
(.'-I I  )  Da  banda  a  banda  . 
(42)  La  luce^ 


n  DEL  PARADISO  (87) 

E  indi  r  .iltnii  raggio  si  (43)  riioiule 
Così  ,  come  color  torna  p^r  vetro  , 
Lo  f[ual  diretro  a  se  piombo  rtasconde . 

Or  dirai  tu  ,  eh*  el  si  dimostra  (44)  tetro 
Quivi  Io  raggio  più  clie  in  altre  parti  , 
Per  (45)  esser  li  rifratto  più  a  retra. 

Da  questa  instanzia  può  deliberarti 
Esperienza  ,  se  giammai  la  priiovi , 
Gli'  (46)  esser  suol  fonte  a'  rivi  di  vostre  arti  ► 

Tre  specclii  prenderai,  e  diie  rimuovi 

Da  te  d'(47)  un  modo,  e  l'altro  più  rimosso i 
Tr'  ambo  li  primi  gli  occhi  tuoi  ritrriovi  ; 

Rivolto  ad  essi  fa,  che  (48)  dopo  '1  dosso 

Ti  stea  un  lume  ,  che  i  tre  specchi  accenda  j 
E  torni  a  te  da  lutti  ripercosso  : 

Bencliè  nel  (4^)  quanto  tanto  non  si  stenda 

(43)  S:  riflette  e  risparge  indietro  . 

(4A)  Meno  accesa,  o  piìt  slavata  la  lue*. 
I  (4S)  Ver  esser  la  luce  rimandata  di  più  indietro  ,  tii 
più  in  fondo  che  la  luce-,  la  quale  sia  riflessa  indietro 
dal  denso  incentrato  nella  prima  esterior  superficie  dt 
tal  corpo . 

(46)  Experientia  magistra  rerum  . 

(4?)  J»  ugual  distanza  . 

(48)  Di  dietro  alla  tua  persona,  ma  più  alio  del  tuo 
capo ,  acciò  il  lume  possa  liberamente  stendersi  agli 
specchi  che  avrai  disposti  davanti  a  te . 

(49)  Nella  quantità  la  luce  che  rimanda  a  i  tuoi  oc- 
elli lo  specchio  più  tentano  ,  non  si  stenda  tanto  ,  quan- 
to si  stende  e  ti  comparisce  grande  la  luce  riflettuta 
da  i  due  specchi  vicini ^  benché  nello  specchio  di  mci- 
zo  più  lontano  il  ittme  apparisca  più  piccino. 


Cio5)  CANTO      II.  35 

La  \  ista  più  lontana  ,  (5o)   li  vedrai 

Come  convien  ,  eh'  egiialmeiite  risplenda  . 
Or  come  a  i  colpi  degli  caldi  rai 

Della  neve  riman  nudo  'I  «uggetto , 

E  (5i)  dal  colore,  e  dal  freddo  primai ,  ' 

Co^'i  (52)  riinaso ,  te  nello 'ntelletto 

Voglio  (53)  informar  di  luce  sì  vivace  , 

Glie  ti  tremolerà  nel  suo  aspetto  . 
Deiiiro  (54)  dal  (55)  Ciel  della  divina  pace 

Si  gira  un  (56)  corpo ,  nella  cui  virtute 

(So)  Lì  pure  in  quello  spccc'iio  pìk  lontano  vedrai  , 
come  di  necessità  Ij  luce  no»  <  meno  luce,  benché  sia 
minor  luce ,  come  un  nano  non  è  meno  uomo,  benché  sia 
ìninor  nomo  di  un  i^iqante  .  Così  dunque  nvverrebhe ,  ri' 
flettendosi  la  luce  d.il  corpo  della  luna  in  quella  par- 
te ,  dove  j'  incontrasse  nel  raro  fin  a  una  certa  profon- 
dità trovando  poi  il  denso ,  ciac  si  rifletterebbe  la  lu- 
<(?  indietro  in  minor  quantità ,  ma  non  per  queste  sa- 
rebbe meno  vivaee  ,  onde  non  si  farebbe  la  macchia . 
Sia  ringraziata  Betttricc  di  questo  lepido  raziocinio  , 

(5i;  ual  colera,  cioè  bianchezza  e  freddo  primieri» 
che  avea  addosso  prima  che  si  liquefacesse  la  «exf , 
di  cui  era  ricoperte  , 

(42)  Così  essendo  tu  rimasto  dal  mio  discsrso  ceW  in- 
telletto disimpressionato  dalla  tua  falsa  opinione, 

(53)  Voglio  informarlo  di  luce  di  '^'crità  tanto  vivace 
the  scintillerà  ncll'  appresentartisi  a-.-antr  . 

(5i)  li  sistema  di  Dame  e  ,  che  sieno  dieci  ciel*  :  i 
sette  de'  Pianeti ,  Luna  ,  Mercurio  ,  Venere  ,  Sole  , 
Marte ,  Giove ,  Saturno ,  /'  ottava  sfera  ove  sono  le 
stelle  fisse ,  primo  Mobile  e  l'  Empireo,  In  oggi  ncssuit 
erudito  tiene  questa  sistema . 

(55)  Cielo  empireo  immobile,  dove  si  go^e  in  "Di t  pa- 
ce e  riposo . 

(56)  ìt  primo  mobile  forto  ietto  l'empirec. 


£6  BEL  PARADISO  (ii3) 

L'esser  tli  (57)  tutto  suo  conlento  (58)  gijce  > 

Lo  (5(i)  Citi  segnente  j  e' ha  tante  vedute  j 
Qiiell'  esser  parte  ,  per  diverse  essenze 
Da  lui  distinte ,  e  da  lui  contenute  , 

Gli  (Go)  altri  giron  per  varie  diflerenze 
Le  di.sliniion  ,  che  dentro  da  se  hanno  j 
Dispongono  a  lor  fini  j  e  lor  semenze  . 

Questi  (Gì)  or^^ani  del  Mondo  coai  vanno. 
Come  tu  vedi  omni  ,  di  grado  in  grado. 
Che  di  su  prendono}  e  di  sotto  fanno. 

Riguarda  bene   a  me  sì   coin' io  vado, 
Per  questo  loco  al  ver ,  che  tu  disiW  , 
Si  che  poi  sappi  (62)  sol  tener  Io  guado  ^ 


(57)  Df  tutte  te  altre  sfere  celesti  ed  eziandio  gli  e- 
tementi  e  corpi  misti ,  da  esso  primo  mobile  contenuti , 

(58)  essendo  a  lui  sou,gettc  .  s  soggette  in  modo  déZ. 
ricevere  i  suoi  movimenti  e  infuen^.'. 

(ógì  //  ctel  che  segue  che  è  l  ottava  sfera^  la  quale 
ila  tante  stelle  JJsse  tisibili,  scompartisce  quasi  dira- 
mando queir  cs:e,-:  e  -virtìt  che  ha  dal  primo  mobile  , 
ia  larie  sostanze-  --he  sono  le  sue  stalle  distinte,  e  di 
un  esser  dsmcrsu  da  esso,    ma  da  esso  però  contenute  .^ 

(60)  Gli  altri  sette  cieli  che  sono  quei  de''  pianeti  ^ 
dispongono  le  Icro  distinzioni  :  cioè  le  stelle  distinte 
che  hanno  dentro  di  se,  a  i  loro  f ni  ed  effetti ,  edal- 
ie loro  cauzioni  e  semenze  per  l'ari  tra  loro  differenti , 
e  talora  opposti  infussi . 

\,6i  1  Questi  cieli  dunque  che  sono  come  gli  organi  e 
le  principali  rncmbra  del  mondo  . 

162)  T)a  te  salo  senza  maestro  che  t^  abbia  a  spiega- 
re  ogni  particoLir  fenomeno  :  giacché  capito  il  sistema 
generale  i  si  rende  facile  il  dedurre  le  conseguenze  >. 


(i26)  e  A  N'  T  O     ir.  2? 

Lo  (63)  moto  e  la  virici  de*  santi  giri» 
Come  da!  fabbro  l'arte  del  luartello  , 
Da'  beati  motor  convien  che  spiri . 

E  '1  (64)  Giel,  cui  tanfi  lumi  fanno  bello, 
Dalla  (65)  mente  profonda,  che  lui  volve  j 
Prende   (66)  P  image  ,  e   (67)  fassene  suggello. 

E  come  ì'  atina  dentro  a  (68)  vostra  polve  > 
Per  dtfierent!  (6(j)  membra,  e  conformate 
A  diverse  potenzie  ,  (90)  si  risolve  i 

Così  '51)  l'intelligenzia  sua  bontate 
ìVliiItiplicata  per  le  stelle,  spiega, 
Girando  (72}  se,  sovra  sua  unitale. 

(63)  Il  moto  e  la.  -virlk  di  questi  cicli  convien  che 
preceda  dagli  Angeli  a  intelligenze  motrici ,  nen  muo- 
vendosi essi  cieli  ab  intrinseco  ,  come  dal  fabbro  pro~ 
viene  tutto  ciò  che  di  artificioso  fa  il  martello  , 

(64^   Il  cielo  delle  stelle  fisse  . 

(65)  Dall'Angelo  suo  motore  . 

(66)  Rimane  improntato  dell'  immagine  :  finzione  poe- 
tica ,  se  no»  piU  tosto  grossa  fantasia  di  questa  tea- 
ivgliessa . 

(67)  Rimane  improntato  in  modo  da  poter  impronta- 
re  gli  altri  corpi  celesti,  con  imprimer  loro  a  ciascun 
no  la  lirtì*  conveniente  . 

(C8)  Corpo  mortale  . 

(Gg)  Per  esempio  occhi,  orecchi,    naso,  cerebro  ,  ec, 

(70)  A  un  certo  modo  si  dispiega  e  si  distende,  pt- 
tendosi  alla  grossa  concepire  l'  anima  ,  prima  che  //,•' 
formi  queste  di'oerse  potenze,  e  parti  del  corpo ,  quasi 
una  sostanza  in  un  gruppo  . 

(71)  Cosi  r  intelligenza  motrice  spiega  e  ripartisce 
comunicando  e  infondendo  alle  stelle  la  sua  vivace  e- 
Itergta  che  così  diramandosi  viene  cotne  a  moltiplicarsi  ^ 

(72)  mantenendo  per  altro  sì  sfessa  nella  tua  uniti 


£6  DEL  PARADISO  (i35) 

Virtù  (73)  diversa  fa  diversa  lega 

Col  prezioso  corpo  ,  che  1'  avviva  , 

Nel  (^4)  (Jital  >  sì  come  vita  in  voi  sì  lega. 
Ter  (yS)  la  natura  lieta,  onde  deriva  > 

La  virtù  mista ,  (76)  per  Io  corpo  ,  luce  , 

Come  letizia,  per  pupilla  viva. 
Da  (77)  e»sa  vien  ciò,  che   C78)  da  luce  a  luce 


quanto  alla  costanza  ^  benché^  come  pur  f  anima  no- 
stra ^  sì  moltiplichi ,  quanto  alla  virtìi  :  Così  Daniel. 
Vellut.  intende  unitate  /'  unico  cielo  che  d^tl' Antigelo 
si  gira  . 

(73)  Virtù  diversamente  distribuita  e  impastatasi 
con  il  prezioso  corpo  di  ciascun  astro  da  essa  avviva- 
to fa  lega  e  mistura  diversa,  da  produrre  diversi  effet- 
ti :  così  la  virtù  vegetativa  d'un  albero,  in  cui  sieno 
innestate  due  marsc  ,  o  vermene  di  diversa  sorta  ,  di- 
stribuendosi e  comuìiicandosi  ad  esse,  fa  con  loro  di^ 
•versa  lega  da  produrre  diversi  pomi  :  però  lega  diversa 
non  vuol  dire  dìvers.i  operazione,  come  spieca  Vel. 

(74)  ^are  che  Beatrice  aderisca  all'  errore  de'  Plato- 
itici  ,  che  le  stelle  sieno  animate  :  così  Virg.  disse  da 
Flatoìtipo  :  Principio  Carlum  ,  ac  tevras  camrosgue  li- 
quentes,  Jucememque  glahum  Lunje,  Titoniaque  astra 
spiritus  intus  alit ,  totanique  infusa  per  artus  mens  a- 
gitat  mo-lem  ,  et  magno  se  corpore  niiscet.  Lib.  6. 

(7.S)  Per  la  natura  lieta  della  stessa  intelligenza 
motrice  ed  imprimente  la  sua  energìa . 

(76)  Fer  lo  corpo  di  ciascuna  stella  . 

(77)  Da  essa  virtìt ,  perchè  derivante  da  natura  lie- 
ta ì  ma  diversamente  derivante . 

(78)  Da  stella  a  stella  dice  Vellut, ,  ma  meglio  sa- 
rà il  prender  da  luce  a  luce  in  generale  ,  accio  si  pos- 
iti applicare  ad  una  medesima  stella  0  pianeta  ,  che 
in  diverse  parti  del  suo  corpo  apparisce  più  o  meno  lu- 
cida e  quasi  macchiata ,  come  la  luna ,  le  cui  macchie 
s^no  il  sHbbiette  della  preicnte  questione  ristiutA  meit9 


(i4S)  CANTO     II.  SS 

Par  differente  ,  non  da  denso  e  raro  : 
Essa  è  formai  principio,  die  produce.) 
Conforme  (79)  a  sua  bontà ,  (80)  lo  turbo  j  e  '1  chiaro. 

improbabilmente  dallo  scolare  che  dalla  maestra ,  De- 
pò  trovato  il  cannocchiale  ■,  scopertosi  che  la  luna,  è 
come  /j3  terra,  vedendosi  nel  suo  globo  monti y  valli, 
pianure,  Lt^hi ,  fiumi,  mari,  isole  ec.  che  maravi- 
glia, se  mentre  il  sede  co'  suoi  raggi  batte  nella  lu- 
na .  non  riflette  la  luce  da  ogni  sua  parte  allo  stesso 
modo.,  anzi  abbia  tante  ombre  o  macchie?  Lo  stesso 
succede  della  terra  illuminata  dal  sole  :  onde  se  fossi- 
mo nella  luna ,  la  terra  ci  apparirebbe  macchiata  e 
ombrata,  come  ci  apparisce  la  luna.  Questa  ì  la  sen- 
tenza comune  degli  eruditi. 

(-9)  Conforme  il  ripartimento  e  l'  impre^sioKe  della 
sua  ■energia  . 

iBo)  li  fosco  . 


C    A    N    T    O        III. 

ARGOMENTO 

I«  questo  terzo  Canto  pene  Dante,  che  nel  cerchio  del- 
la Luna  si  trovano  le  anime  di  quelle  ,  eh'  hanno  fat- 
to  voto  di  professione  di  verginità  e  religione  :  ma 
che  'uiolentemente  n'erano  state  tratte  fuori .  Delle 
quali  gli  vien  dato  contezza  da  Ficcarda  sorella  di 
Forese  . 

V/uel  fi)  Sol }  clie  pria  d'amor  mi  scaldò'!  petloj 
Di  bella  verità  m'avea  scoverto, 
Provando,  (2)  e  riprovando,  il  dolce,  aspetto: 

Ed  io ,  Cà)  per  confessar  corretto  e  certo 
Me  stesso  tanto,  (4)  quanto  si  convenne 
Levai  lo  capo  a  profferer  più  erto. 

Ma  visione  apparve  ,  che  ritenne 

A  se  me  tanto  (5)   stretto  ,  per  vedersi  ) 
Che  di  mia  coniession  non  mi  sovvenne  • 

(i)  Quel  sole  di  bellezza,  cioè  Beatrice. 

(2)  Confcrmatido  con  prove  la  vera  sentenza  e  disco- 
rrendomene l' amabil  vista  -^  e  riprovando  la  falsa  e 
coìifutandola  con  sode  ragioni. 

(31  Ter  dire  a  Beatrice,  e  confessarle  d'essere  stat» 
■da  lei  disingannato  del  falso  e  certificato  del  vero. 

(4.  Guanto  richiedeva  la  creanza  e  la  gratitudine . 

(51  Baccolto  e  attuato  p^-r  esser  quella  cosa  tale  che 
realmente  vedcvasi ,  e  non  giÀ  fantasticando  immajii' 
n-avasi , 


?9)  CANTO     III.  òt 

tonali  (6)  per  vetri  (7)  trasparenti  e  tersi, 
O  ver  per  acque  nitide  e  tranquille 
Non  sì  -(8)  profonde  ,  che  i  fondi  sien  (9)  persi, 

Tornan  de' nostri  visi  le  (io)  postille 

Debili  si  j  che   (11)  perla  ìh  bianca  fronte 
Non  vien  men  tosto  alle  nostre  pupille  : 

Talr  vid'  io  più  facce  a  parlar  pronte  : 

Perch'io  dentro  all' (12)   error  contrario  corsi 
A  quel  5  eh'  accese  amor  tra  1'  nomo  e  '1  fonte  . 

(G)  Dice  qual  fu  la  visione,  che  qui  gli  si  prcsaKtè  y 
dei  di  alcune  persone  d'  effigie  o  immagine  assai  te- 
nue: e  per  dichiarare  la  tenuit.ì  di  queste  immagini 
si  vale  di  tre  similitudini  . 

(7)  Trasparenti  da  banda  a  èanda  ■,  e  così  non  spec- 
chi, perchè  gli  specchi  rifiettono  r  immagiue  ben  es- 
■pressK  ,  e  non  con  quella  tenuità  che  Dante  qui  vuol 
esprimere . 

(8)  Perchè  se  l'acqua  è  molto  profonda,  già  fa  spcc- 
thìo  5  e  vi  si  vede  l'  immagine  molto  ben  esprcsi.i ,  e 
non  debole  ed  cvanida  ,  come  vuole  che  s'  intenda  il 
Poeta.  VellntcUo  e  Daniello  coment  ano  al  rovescio  ^ 
dicendo  che  la  prifondttà  deW acqua  impedisce  la  ri- 
jìessione  dell'  immagine . 

(9)  l'er  la  profondità  perduti  di  vista  ,  e  pero  scuri 
e  opachi  in  modo ,  onde  /'  acqua  facci»  specchio  .  For- 
se quel  persi  può  anche  prendersi  in  significato  di  ne- 
ri j  come  l'  espone  Landino . 

Uo)  /  delineamenti  e  le  immAgini  leggermente  ad- 
ombrate . 

(Il)  Perla  in  una  fronte  non  d'  un  moro,  dove  fa  spic- 
co la  bianchezza  della  perla,  ma  in  una  fronte  bian- 
ca ,•  dove  fa  poco  spicco  ;  con  tutto  ciò  la  perla  non  vi 
si  vede  e  discerné  meno  che  le  portille  del  nostro  viso y 
quando  si  riflettono  st  svanite,  come  si  è  detto. 

<i2;  All'  errare  contrario  a  quello   che  incanno  Nar- 


32  DEL  PARADISO  (i8> 

Snjjito  ,  sì  coni' io  di  Jor  m' viccorsi  , 
Quelle  stimando  speccìii^iti  sembianti , 
Per  veder  di  cai  f'osser  ,  gli  ocelli  torsi , 

E  nulla  vidi ,  e  ritorsili  avanti 
Dritti  nel  lume  della  dolce  guida  , 
Che  sorridendo  ardea  negli  occhi  santi . 

Non  ti  maravigliar,  perch'io  sorrida, 

Mi  disse,  appresso'!  tuo  (i3)  pueriì  quoto. 
Poi  (i4)  sopra  '1  vero  ancor  Io  pie  non  fida, 

Ma  te  rivolve ,  come  suole  ,  a  voto  ; 
Vere  sustanzie  son  ,  ciò  che  tu  vedi  , 
Qui  rilegate   (i5)  per  manco  di  voto. 

Però  pària  con  esse ,  e  odi  a  credi , 

Che  la  (i6)  verace  luce,  che  le  appaga. 
Da  se  non  lascia  lor  torcer  li  piedi. 

Ed  io  all'ombra,  che  parca  più  vaga 
pi  ragionar,  drizzami,  e  cominciai, 


ctso  ,  fcrche  Niirciso  credeva  essere  -vera  faccia  di  gie~ 
linetto  quella  che  n'  era  una  sewplice  immagine  ;  ed 
te  credeva  semplici  immagini  quelle  che  erano  vere  f ac- 
cie di  beati  spiriti.  Narciso  innamorato  di  se  stesso 
fiei/o  specchiarsi  a  un  fonte  ,  è  favola  notissima . 

(i5)  Puerile  qualità  .f  leggerezza  d^a  fanciullo  :  e  ve- 
j-o  ,  pensiero  e  giudizio  imperfetto  ,  e  però  soggetto  a. 
simili  abbagli . 

(i4)  Poiché,  giacché. 

U5)  Per  aver  mancato  di  adempire  perfettamente  eia 
che  avcvan  con  voto  premesso  n  Dio  . 

(,i6)  Che  la  prima  verità,  che  loro  si  svela,  non  la- 
scia mai  di  deviarle  da  sé ,   uè  deluderle  dm.  falsità  . 


t35)  CANTO     III.  33 

Quasi  com'noin,  cui  troppa  voglia  (17)  smaga; 

O  ben  creato  spirito,  che  a' rai 
Di  vita  eterna  la  liolcezza  senti , 
Glie  non  gustata  non  s' intende  mai  3 

Grazioso  mi  fia  ,  se  mi  contenti 

Del  nome  tuo ,  e  della  vostra  sorte  ; 
Oiid'ella  pronta  e  con  occhi  ridenti  ; 

La  nostra  carità  non  serra  porte 

A  giusta  voglia,  se  non   (18)  come  quella  j 
Che  vuol  simile  a  s-e  tutta  sua  Corte  . 

io  fui  nel  Mondo  vergine  (19)  sorella: 
E  se  la  mente  tua  ben  mi  riguarda. 
Non  mi  ti  celerà  l'esser  più  bella,         1 

Ma  riconoscerai,  ch'io  son   (20)  Piccarda, 
Che  posta  qui  con  questi  altri  beati , 
Beata  son  nella  (21)  spera  più  tarda- 
jLi  nostri  affetti ,  che  solo  infiammati 
Son  nel  piacer  delio  Spirito  Santo , 


(17)  Fa  smarrire  sì  che  non  sa  trovar  parole  da  cO' 
minciare . 

(18)  Cioè,  rome  la  carità  di  Dio y  la  quale  non  è 
capace  di  simil  durezza  e  inesorabilità  ^  la  qual  cari" 
tà  vuole  ec, 

(19}  Monaca  di  S.  Chiara. 

(20)  Sorella  di  Forese  v.  f.  24.  Purgatorio  . 

(21;  Nel  del  della  luna  il  pih  tento  nel  muoversi  di 
tutti  gli  altri  cieli,  perchè  di  tutti  più  vicino  ^It'  asse 
comune  del  mondo .,  o  vogliam  dire  ti  più  piccolo,  e  che 
fa  il  giro  minore  nel  gixn,r:  da  Inante  a  ponente . 
Tom.  Ili.  B 


?4  DEL  PARADISO  (53) 

Lctizinn  j  del  su' ordine  (22)   iorrnnti  ; 

E  questa  sorte  j  c)ie  (23)  par  giù  cotantOj 
Però  n' è  data,  perchè  far  negletti 
Li  nostri  voti,  e  (24)  vóti  in  alcun  canto. 

Ond'io  a  lei:   Ne' iniraJjili  aspetti 
Vostri   risplende  non   so  che  divino  , 
Glie  vi  irasiniita  da'  (2-5)  primi  concetti  ,  j 

Però  non  fui  a  riineinlirar  (2G)  lestino  3 
Ma  or  m'aiuta  ciò,  che  tu  mi  dici, 
Sì  clie  raffigurar  m' è  plìi  (27)  latino. 

T/!a  dimmi  :  voi  ,  che  siete  qui  l'elici  j 
Desiderate  voi  più  alto  loco  , 
Per  pili  vedere,  o  per  più  farvi  amici? 

Con  quell' altr' ombre  pria  sorrise  un  poco: 
Da    indi  mi  rispose  tanto  lieta  , 
eli'  arder  parca  d'  amor  nel  primo  foco  : 

Frate  ,  la  nostra  volontà  quieta 
Virtù  di  carità  ,  che  fa  volerne 
Sol  quel,  ch'avemo,  e  d'altro  non  ci  asseta. 

^22)  Formati,  e  come  professi,  e  non  già  noyizi  del- 
l'ordine  dello  Spirito  Santo  ^  che  è  ordine  di  c.vitàf 
ende  non  siamo  piìi  in  via  ■  ma  fermi  e  stabili  in  que- 
sto grado  ,  benché  basso  di  gloria  .  * 

(23)  Vare  essere  tanto  giU  ,  tanto  bassa  • 

(2^f)  Non  adempiti  in  ogni  parte. 

(25)  Dall'  antica  conoscenza-,  talchi  non  'vale  a  far- 
vi ravvisare  in  questo  nuovo  sembiante . 

(2H)   Pronto  . 

(27"!  Non  greco  e  difficile  ,  ma  latino  ,  italiano  e  ta- 
cile a  intendersi . 


(72)  e  A  N  T  0     in.  SS 

Se  disiassimo  esser  più  s'iperne  ) 
For^m  discordi  gli  nostri  disiri 
Dal  voler  di  Colui,  che  fjiii  (28)  ne  cerne; 

Che  (20)  vedrai  non  capere  in  tjuesti  giri 5 
^'essere  in  caritate  è  qui  (3o)  necesse  , 
E  se  la  sua  (3i)  natura  ben  rimiri» 

Anzi  è  (32)  l'ormale  ad  esso  beato  esse, 
Tenersi  dentro  alla  divina  voglia, 
Perch'una  fansi  nostre  voglie  slesse . 

Sì  che  come  noi  sem  di  soglia  in  soglia 
Per  questo  regno ,  a  tutto  il  regno  piace , 
Com'alio  Re,  eh' a  suo  voler  ne  'nvoglia  : 

JE  la  sua  volontaJe  è  nostra  pace  : 

Ella  è  quel  mare,  al  qual  tutto  si  muove 
Ciò  ,  eh'  ella  cria  ,  e  che  Natura  face  . 

Chiaro  mi  fu  allor  ,  com'ogni  (33)  dove 

(28)  Ne  distìngue  e  separa  in  varie  stanze ,  e  in  que- 
sto stato  e  grado  noi  vuole  ,  solo  di  questo  giudican- 
doci degne  , 

(29)  La  qual  discordanza,  e  contrarietà  di  de  siri  al 
l'oler  di  Dio  ,  tu  vedrai  non  poter  aver  luogo  in  ciclo. 
Landino  spiega  poco  a  proposito  che  vedrai  non  capire 
in  questi  giri y  cioè  Dio  siccome  immenso  non  esser  ca- 
pito e  contenuto  da  questi  giri  celesti  . 

(5o)  Non  libero,  ma  necessario  per  una  dolcissima^ 
necessità  . 

{ùi)  La  natura  e  l'indole  della  carità  che  in  ciclo 
rende  perfettamente  conforme  al  voler  di  Dio  . 

(02)  Secondo  la  sentenza  Statistica,  che  nel  l'  amore 
beatifico  piìc  tosto  che  nella  visione  ripone  l' essenift 
della  formai  beatitudine . 

(35)  Ogni  posto ,  ogni  mansione . 


ss  DEL  PARADISO  (88j 

In  Cielo  ('  Paradiso ,  (34)  etsi  la  grazia 
Del  sommo  Ben  d'un  modo  non  vi  piove. 

Ma  sì  com'egli  avvien,  s'iin  cilio  sazia» 
E  d'  un  altro  rimane  ajicor  la  gola  , 
Che  quel  si  (35)  chiare  ,  e  di  quel  si  ringrazia. 

Cosi  f'ec'io  con  atto  e  con  parola, 

Per  apprender  da  lei  (36)  qual  fu  là  tela  , 
Onde  (Sj)  non  trasse  inslno  al  co  la  spola. 

Perfetta  vita  ed  alto  merto  (38)  inciela 

Donna  (3y)  più  su  ,  mi  disse  ,  alla  cui  norma 
Nel  vostro  mondo  giù  si  veste,  e  vela; 

Perchè  (4o)  'nfino  al  morir  si  vegghi ,  e  dorma 
Con  quello  (4i)  sposo  ,  ch'ogni  voto  accetta, 
Che  caritate  ,  a  suo  piacer  ,  conforma  . 

Dal  Mondo,  per  seguirla,  giovinetta, 
Fuggimmi  ,  e  nel  su'  aLito  mi  chiusi, 
E  promisi  la  via  della  sua  setta  . 

Uom.ini  poi  a  mal,  più  eh' a  bene  usi, 
Fuor  mi  rapiron  della  dolce  chiostra  t 


(34)  BcKchè  non  tutti  sono  ugualmente  beati. 

(35)  Chiede. 

(36)  Qual  istituto  dt  vita  religiosa  che  Piccarda  co' 
minciò  e  non  finì . 

(37)  Di  cui  essa  non  tirò  la  spola  (voce  giù  pih  lei^ 
te  dichiarata)  in  sino  al  saj^o  dell'ordito. 

(38)  Alluoga  in  cielo, 

(39)  Santa  Chiara . 
(4b)  Affinchè. 

(40  Cristo . 


(107)  CANTO      III.  57 

Dio  Io  si  sa,  qual  poi  mia  vita  (42)   fusi. 

E  quest'altro  splendor,  che  ti  si  mostra 
Dalla  mia  destra  parte  ,  e  che  s'  accende 
Di  tutto '1  lume  (43)  della  spera  nostra,     - 

Ciò  eli' io  dico  di  me,  di  se  intende: 
Sorella  (44)  f»  j  e  così  le  fu  tolta 
Di  capo  1'  ouiJjra  delle  sacre  bende . 

IVIa  poi  che  pur  al  Mondo  fu  rivolta 

Centra  suo  grado  ,  e  centra  Jjuona  usanza» 
Noji  111  dal  vel  del  cuor  giammai  disciolta. 

Quest'è  la  luce  della  gran  (45)  Gostanza, 
Che  (46)  del  secondo  vento  di  Soave 
Generò '1  terzo,  e  l'ultima  possanza . 

Cosi  parlommi  .-  e  poi  cominciò  AV"E  , 


(42)  La  si  fu  ,  cioè  studiosa  dì  nu>itc/iere  illibata 
almeyio  la.  castità  matrimoniale  j  o  con  qual  dispiace- 
re e  affiizione  vissi  contro  mia  voglia  fuori  del  mona- 
stero . 

(j5)  Di  questo  cielo  della  luna^  dove  noi  per  la  fio- 
stra  incostanza  stiamo. 

(Vt)  Fu  monaca  gnch'  essa,  ed  anche  ad  essa  fu  tratto 
a  forza  di  capo  il  sacro  velo  . 

(45)  Figliuola  di  Ruggieri  Re  di  Sicilia  ,  la  quale 
tirata  a  forza  fuori  del  monastero ,  dove  aveva  pro- 
fessato in  Palermo  ,  fu  data  in  moglie  ad  Arrigo  V. 
Imperatore  pgliuolo  di  Federigo  Barbarossa  ,  e  di  quel' 
lo  generò  federigo  secondo  . 

(46)  La  quale  della  seconda  gloria,  e  superbia  della 
casa  di  Svevi.i ,  cioè  d'Arrigo  V.  figliuolo  del  Barbaros- 
sa che  ne  fu  il  primo  Vento  ,  generò  il  terzo  e  /'  ulti- 
mo Imperatore  di  quella  famiglia  ,  che  fu  Federigo  li, 
V.  il  3.  cunt.  della  cantica  precedente . 


3»  DEL  PARADISO  CANTO  IIL  (i2i> 

MARIA,  cantando:  e  cantando  (4?;  vanio  » 

Come  per  acqua  ciipa  cosa  grave . 
La  vista  rniaj  che  tanta  la  segnio  j 

Quanto  possiJjil  fitj  poi  che  la  perse, 

Volsesi  al  segno  di  maggior  disio, 
Ed  a  Beatrice  tutta  si  converse  : 

Ma  quella  folgorò  nello  mio  sguardo 

Sì,  che  da  prima  il  viso  noi  sofferse:. 
E  ciò  mi  fece  a  dimandar  più  tardo  • 

A- 

(47)  Svanì  e  disparve  t. 


e    A    A     T    O        IT'. 

ARGOMENTO 

StéiHuO  Dante  nel  medesimo  Ciclo  y  da  Beatrice  due  '.■{■ 
ritù  gli  si  manifestano  .  L'una  del  luogo  de'  Ee^ti  , 
l'altra  della  volontà  mista  e  della  assoluta  .  Ei  pro- 
pone una  terza  questione ,  Li  quale  e  del  loto^  te 
per  quello  si  può  satisfare. 

Xntra  (Lio  cibi  distanti,  e  moventi 

D'un  iiiodoj  prima   si  morria  di   fame  j 
CJie  (i)  IiI)er'iioin  l'im  recasse  a'  denti. 

Si  si  stareJjbe  un  agno  intra  ddo  hraine 
Di  fieri  liipij  ignalmente  temendo: 
Sì  si  starebbe  \\n  (2>  cane  intra  duo  (3)  damp. 

Percliè  (4)   s'io  mi  iacea,  me  non  riprendo, 
Dalli  miei  dubbi  d'un  modo  sospinto, 
Poich'  (5)  era  necessario  ,  ne  commendo  . 

Io  mi  tacea  :  ma  '1  mio  disir  dipinto 

(l'i  Qui  rare  che  sta  da  preferirsi  il  testo  d\4ldo  ^ 
die  dice  Lilìer'uom  1' un'  si  ec. 

(2)  È  preso  da  Ovid.  lib.  5.  Mei.  Tigvis  ut,  auditis 
diversa  valle  duorum  exstimulata  lame  mugitihus  ar- 
mentovum,  nascit  utro  potius  vuat  :  et  ruere  ardet  u- 
troque  :  sic  dubius  Perseus  i  dextrà  levane  l'eratur .    ' 

(o)  Daini . 

(li)  Per  la  qual  cosa. 

(5j  Ne  riprendo ,  ?ic  lodo  ,  perchè  era  cesa  necesstnìir 


%o  DEL  PARADISO  (lO^ 

M'era  nel  viso,  e  'ì  cltmaiiiar  con  elio 
Più  caldo  assai,  die   per  parlar   distinto: 

Fessi  (6)  Beatrice  ,  <jiial  fé'  Daniello  , 
Nabnccodonosor  levando  d' ira  , 
Clie  1' avea  fatto  (7)  ingiustamente  fello. 

E  disse  :  Io  veggio  ben  come  ti  tira 

Uno  ed  altro  disio ,  si  che  tua  cura  ^ 

Se  stessa  lega  si  c)ie  (8)   luor  non  spira  . 

Tu  (9)  argomenti,  Se '1  b'.ion  voler  (io)  dura» 
La  violenza  altrui  per  qual  ragione 
Di  meritar  mi  scema  la  misura? 

Ancor  di  dubitar  ti  dà  cagione  j 


e  uoK  libera:  similitudine  di  molta  vaghezza  poetica  y 
ma  di  poca  sods~za  di  filosofo  , 

(6)  Fessi  Beatrice  co»  esso  me  indovinando  i  miei  pen- 
sieri e  i  miei  dubbi  ,  qtuii  fessi  il  sante  Profeta  Da- 
tiiello  con  ìiahuccodonosom t  a  cui  egli  .  r.vuianc  da  Dio 
la  rivelazione ,  manifestò  il  sogno,  dt  cui  lo  stesso  Ke 
non  si  ricordava  ;  e  soddisfattelo  con  tal  manifesta- 
SLÌone  levi  d'ira  lo  stesso  Ke  ,  onde  non  si  eseguì  la 
di  lui  sentenza  crudele  già  fulminata  che  fossero  ucci- 
si tutti  gP indovini  caldei ,  perchè  non  avevano  potuto 
indovinare  quel  sogno  che  Nabuccodonosorre  aveva  a~ 
futo  della  famosa  statua,  Dan.  e.  2. 

(7)  Fi:llo  e  violento  ingiustamente  contro,  quei  mise- 
ri caldei  che  egli  sentenzio  a  morte  ,  non  per  altra  cau- 
sa che  per  non  aver  saputo  indoviìiare  il  suo  segno  . 

(8)  Non  si  palesa  per  la  becca  con  dimandarmi  la 
soluzione  de  i  dubbi  che  ti  premono. 

(9)  Teca  stesso  la  discorri  così. 

(io)  Come  pare  che  durasse  nelle  due  suddette  mona- 
the  ^tnona;ate  per  pJtrai  violenza  , 


(22)  C  A  X  T  0      IV.  41 

Parer  (11)  tornarsi   I' anime    alle  stelle. 
Secondo  (12)  la  sentenza  di  Platone. 

Queste  son  le  quistion  j  clic  nel  tuo  (i3)  velie 
Pontano   ,i4)   igualeinente  r  e  però  pria 
Tratterò  quella,  che  più  ha  (i5)  di  felle. 

Pt' (iG)  Serafin  colui,  die  più  s'(i7)  india, 

(ri)  Da  che  queste  due  mo?iache  smonacate ,  e  però 
incostanti  nella  professione  intrapresa  le  troviamo  nel- 
la luna  ,  pianeta  muìabile  e  incostante  ,  do\e  però  par 
•verisimile  che  abitassero  prima  che  scendessero  in  ter- 
ra a  congiungersi  co'  suoi  corpi. 

(12)  Secondo  quella  sentenza  da  noi  brevemente  ac- 
cennata e.  I.  Par.  n.  48. 

(io)  Animo  . 

(l'i)  Pi'jgono  e  muovono  una  forte  curiosità. 

(ló)  Di  acrimonia  .f  e  acrimonia  tale  da  nuocerti  ■j  se 
tu  non  fossi  prestamente  liberato  ,  ciol  dal  seconde 
dubbio  pik  pernicioso . 

(16)  Dunque  per  toglierti  da  tal  dubbio  devi  consi- 
derare ,  che  quegli  Spiriti  che  tu,  hai  veduto  qui  nella 
luna ,  non  vi  sono  di  stanza  ,  anzi  stanziano  nell'  em- 
pireo ,  perocché  ivi  è  l'  abitazione  comune  a  tutti  i 
Beati  :  bensì  affinchè  ti  si  renda  sensibile  guai  grado 
di  gloria  si  goda  da  ciascun  di  loro,  (  perocché  tutti 
i  Beati  godono  ugual  gloria  )  ti  si  danno  a  vedere  in 
diverse  sfere  celesti ,  non  per  altro  che  per  dinotare  la 
disparità  della  lor  gloria,  la  qual  disparità  tu  altri- 
menti non  potresti  comprendere  .  Venendo  al  testo,  ne 
l'a  preso  il  verso  così  :  non  gli  Angeli  piìi  sublimi,  non 
i  piìi  gran  Santi,  anzi  ni  pur  Maria  V'ergine  hanno 
i  lor  troni  in  altro  cielo  ,  ne  saranno  di  età  minore  o 
maggiore  di  quegli  Spiriti  ora  a  te  appariti.  Mal  pe- 
rò Land,  e  Vellut.  interpretano  quelle  parole  io  dico  , 
non  Maria,  cioè  eccettuata  Maria  ,  essendo  manifesto 
che  quanto  alla  stanza  nell'  empireo  ,  e  quanto  air  età 
fiOK  va  eccettuata  . 

^17)  A  Dio  pik  si  unisce,  e  in  Dio  si  trasforma  e  si 


r,ì  DEL  PARADISO  (82> 

Moi'.sé,  Samuello,  e  quel  Giovanni, 

Qi'.al  (i8)  prender  vuoigli,  io  dico,  non  Maria  » 

Non  hanno  in  alti'o  Cielo  i  loro  scanni , 
Che  quegli  spirti,  che  rno  t'apparire, 
Né  (ifj)  Iianno  all'esser  lor  più  o  meno  anni. 

Ma  tutti  i'.Hino  Jjello  il  (20)  primo  giro  , 
E  (21)  differentemente  han  dolce  vita, 
Per  sentir  più  e  men  1'  eterno  spiro  . 

Qui  (22)  si  mostraron,  non  perchè  sortita 
Sia  questa  spera  lor ,  ma  per  l'ar  st'gna 
Della  celestial ,  e'  Iia  men  salita . 

Così  parlar  conviensi  al  vostro  ingegno, 
Peroccliè  so!o  da  (28)  sensato  apprende 

deifica,  :  Nos  revelata  facie  gloiiam  Domini  speculan- 
tes  ,  in  eandein  imaginem  transformamur.  2.  Cor.  3^ 

(18)  O  sia  il  Bp.itista  ^  o  sia  l'  Evangelista  . 

(13)  Pero  e  die  tutti  i  Beati  saranno  della  medesima 
età,  dopo  che  sieno  risorti  in  virum  perfectum  m  men- 
suram  astatis  plenUudinis  Chvisti.  Ephes.  li. 

(20)  L'  empireo  .. 

(21)  La  dijferenza  della  loro  beatittidine  non  consi- 
ste nella  diversità  del  luogo  e  dell'  età  ,  ma  nel  par- 
tecipare, ptù.  o  meno  /'  eterna  gloria  spirata  in  loro  e 
loro  comunicata  a  misura  del  merito  . 

(22)  Si  fero  a  te  vedere  in  quest'  infimo  cielo  ,  non 
perchè  sia  loro  qui  a  sorte  toccata  l'  abita'&ione  ,  ma 
per  dare  a  te  un  sensibile  indizio  di  quella  gloria  die 
hanno  bensì  nel  cielo  empireo  ,  ma  di  molti  gradi  in- 
feriore a  quella  degli  altri  . 

(20)  Apprende  le  cose  intelligibili  dalle  cose  prima 
conosciute  per  via  di  senso  e  di  cognizione  sensibile  y 
conforme  i  dogmi  Peripatetici  :  Nihil  est  in  intellectu, 
quin  piius  fu^,M-it  in  sensu  :  Oportet  intcUigentein  Si)e-. 
culaj.-i  phantasmata. 


(ii>  e  A  ISr  T  O     IV.  43 

Ciò,  che  fa  (2^)  poscia  d'intelletto  degno. 

Per  questo  la  Scrittura  conclescenrle 

A  (25)  vostra  facilitate,  e  piedi  e  mano 
Attriljiiisce  a  Dio,  ed  altro  intende: 

E  santa  Chiesa  con  -aspetto. uinnno 
Gabrieli' e  Michel  vi  rappresenti, 
E  1' (26)  altro,  che  Tobbia  rifece  sano. 

Quel,  (27)  che  Timeo  dell'anime  argomenta» 
Non  è  simile  a  ciò,  che  qui  si  vede, 
Peroccliè,  come  dice,  par  che-  senta. 

Dice  ,  che  1'  alma  alla  sua  stella  riede  ,     . 
Credendo  ({nella  (28)  quindi  esser  decisa  » 
Quando  Natura  per  forma  la  diede  ^ 

E  l'orse  sua  sentenzia  è  d'altra  guisa, 
Che  (29)  la  voce  non  snona,  ed  esser  pìiote 
Con  intenzion  da  uon  esser  derisa  ^ 


(:>',)  Col  farsi  Jtna  specie  intelligibile  e  spirituale 
della,  specie  grossa  e  materiale  della  fantasia . 

(25)  Alta  lostra  material  percettiva. 

(26)  L'Arcangelo  S.  Raffaelle  . 

(27)  Quanto  poi  a  quel  che  discorre  Fiatone  nel  sua' 
Timeo  intorno  Alle  anime  (,  Tim^o  filosofo  nato  in  La- 
tri :  da  esso  intitolo  Vlatone  un  dialogo^  in  cui  tratta 
della  creazione  del  mondo  ")  non  va  per  questa  strada 
allcgoricti  e  simbolica^  perocché  pare  che  l'  intenda  con- 
forme esprimono  nel  senso  e  significato  lor  naturale  quel" 
le  parole  che  adopra  . 

(28)  Tìa  quella  stella  discesa  in  ttrra^  quando  la  na- 
tura la  diede  per  forma  al  corpo . 

(29)  Da  quel  che  sia  la  forma J  oda  quel  che  sutnU 
739  le  parole  da  lui  usate  . 


4V  DEL  PARADISO  (5t) 

S'egli  intende  tornare  (3o)  a  qtiesle  mote 
L'onor  della 'afluenza  e  '1  ])ia£ino,  forse 
In  alcii»  vero  suo  arco  percuote  . 

Questo  (3i)  principio  male  inteso  (32)  torse. 
Già  tutto '1  Mondo  quasi,  si  che  Giove, 
Mercurio ,  e  Marte  a  nominar  trascorse  . 

L'altra  dubitazion  ,  che  ti  commuove, 
Ha  (33>  meo  vclen ,  perocché  sua  malizia 
Non  ti  potria  menar  (34)  da  me  altrove. 

Parere  ingiusta  la  (35)  iwstra  giustizia 
Negli  occhi  de' mortali,  (5G)   è  argomenta 


(do)  a  questi  pianeti  V  o-nore  non  già  delle  azioni 
umane  ^  ma  solo  delle  infittente  buone  e  il  bi.isimo  delle 
ree  ;  forse  coglie  nel  punto  e  dice  qualche  cosa  di  vero  . 

(5i)  Questo  dogma.  Flatonico  , 

(32)  Air  idolatria  . 

(33)  È  meno  pericolosa . 

(34)  Da  me  che  sono  in  figura  la  sacra  teologia  in 
fede  fondata  ,  a  qualche  dogma  perverso  . 

(35)  ha  giustizia  di  noi  altri  quassì*  in  cielo. 

(36)  È  argomento,  ma  assai  difficile ^  pero  Vellutcllo 
E  Tìaniello  saltano  il  fosso  ;  il  povero  Land,  ci  casca 
dentro  con  dire  questo  sproposito  ,  cioè  che  tal  dubbio 
in  Dante  non  era  -velenose  ,  e  non  er.i  tale  da  rimuo- 
roerlo  dalla  fede,  perche  dubitandosi  che  non  sia  giu- 
sta cosa  quello  che  tiene  la  nostra  fede  essere  giusta 
cosa  ,  s'  afferma  la  fede  essere  .  Dico  dunque  per  miti- 
gare l' asprezza  di  questa  terzina  :  S.  Agostino  insegna 
potersi  senza  peccare  contro  la  fede ,  anzi  per  affetto 
lodevole  derivato  da  questa  virtù- ,  potersi  dico  esami- 
nare ,  mettere  in  dubbio  e  in  questione  le  cose  della  fe- 
de ,  purché  si  faccia  ad  piam  delectationein ,  retenta 
jam  fide,  CU  supposto,  daremo  un  senso  ragionevole 
al  testo  cfn  dir  così  :   il  parere  ingiusta  la   giustizia 


(3-2)  CANTO      IV.  45 

Di  fede)  e  non  d'eretica  nef[uizia  . 
JVIa  perchè  piiote  vostro  accorgimento 

Ben  penetrare  a  questa  ventate , 

Coire  disiri  ,  ti  t'arò  contento . 
Se  violenza  è  quando  (37)  quel,  che  paté  j 

Neente  conferisce  a  quel  j  clie  sforza  }    • 

Non  far  quest'  (38)  ahne  \>ev  essa  scusate  : 
Che  (89)  volontà,  se  non  vuolj  non  s'ammorza. 

]Ma  fa  come  Natura  face  in   (4o)  foco, 

Se  iiiille  volte  violenza  il  (40  terza  : 
Perchè  s'ella  si  piega  assai  o  poco, 


Ji  Dìo  per  parere  che  egli  rimeriti  meno  chi  non  per 
difetto  di  sKti  -volontù,  ma  per  altrui  tiolcnza  lascia 
di  far  bene ,  come  le  due  monache  suddette  per  forza, 
smonacate  )  e  per  tal  parere  muoversi ,  retenta  jam  fi- 
de ,  ^  cercare,  come  si  accoppino  queste  due  vcrit-'t  > 
tenute  come  rivelate,  e  che  Dio  i  giusto.,  e  che  non  st 
perde  il  merito  senza  difetto  di  propria  volontà ,  que^ 
sto  è  argomento  di  fede  .  Questo  pare  che  possa  esse- 
re il  senso  :  altrimenti  essendo  di  fede  la  giustizia  àt 
Dio  non  essere  ingiusta ,  a  chi  paresse  in  contrario  e 
aderisse  a  tal  parere ,  non  potrebbe  difendersi  da  ere- 
tica nequizia  . 

i,Z-;)  Per  esempio  il  sasso  scagliato  all'insti,  0  l'a- 
cqua che  bolle  ,  non  contribuendo  niente  né  il  sasso  al 
tuo  salire  ,  né  l'acqua  al  suo  bollire,  ma  ricevendo  e 
patendo  questi  movimenti  da  un  agente  estrinseco  . 

(58)  Ptccarda  e  Costanza  smonacate  da  altri ,  ma 
non  affatto  per  violenza  . 

{l^)  Essendo  quasi  assioma,  che  voluntas  non  potest 
cogi . 

\,Uo)  Fiamma. 

(4i>  Horca  e  pieghi  in  ^ìh* 


W  DEL  PARADISO  (79) 

Segue  (42)  la  forza:  e  così  queste  fero» 
Potendo  ritornare  (43)  al  santo, loco. 

Se  fosse  stato  il  lor  volere  (^Z^)  intero  j 
Come  tenne  (45)   Lorenzo  in  su  la  grada  > 
E  fece  (46)  Mnzio  alla  sua  man  severo. 

Così  l'avria  ripinte  (4?)  per  la  strada, 
Ond'eran  tratte,  (48)  come  furo  sciolte: 
Ma  così  salda  voglia  è  troppo  rada. 

E  per  queste  parole  ,  se  ricolte 

L'hai  come  dei,  è  l'argomento  casso, 
Che  t' avria  fatto  noia  ancor  piìi  volte . 

Ma  or  ti  s'attraversa  nn  altro  passo 

Dinanzi  agli  ocelli  tal,  che  per  te  stesso 
Non  n'usciresti,  pria  saresti  lasso. 

Io  t'ho  per  certo  nella  mente  messo. 
Ch'alma  heata  non  porla  mentire, 
Perocché  sempre  al  Primo  Vero  è  presso  :    ' 

E  poi  potesti  da  Piccarda  udire  , 

Che  l'affezion  del  (49)  vel  Gostanza  tenne. 
Sì  ch'ella  par  qui  meco  contraddire. 

(',2)  Seconda  dì  propria  elezione . 
(43)  Al  montstcro  . 

CVf)  Fermo  e  costante  senza  ■vacillare  e  cedere  in  qual- 
che parte  e  mescolarsi  col  non  •volere, 
Ciò)  S.  Lorenzo  nella  graticola. 

(46)  Urere  quain    potuit,    contempto  Miitius    igne  , 
hanc  spectare  manum  Porsena  non  potuit .  Mart. 

(47)  Per  la  iiita  religiosa  nel  monistero  . 

(48)  Tantosto  che  furono  ritorna-te  In  lor»  libertà, 
t4a)  ^'  esser  nivnaca  . 


(93)  C  A  N'  T  0      IV.  47 

IVIolle  fiate  già,  frate,  adivenne' 

Che  per  fuggir  periglio,  (5'.)  contro  a  grato 
Si   le'  di  quel ,  che  far  non  si  convenne  : 

Come  (50  Almeone  ,  che  di  ciò  pregato 
Dal  padre  sno,  la  propria  madre  spense  j 
Per  non  perder  pietà,  si  fé' spietato  . 

A  {jiiesto  punto  voglio,  clie  tu  pense, 

Cile  la  l'orza  al  voler  si  mischia  ,  e  fanno 
Sì,  clie  scusar  non  si  posson  1'  (02)  offense . 

Voglia  assoluta  non  consente  al  danno: 
Ma  consentevi  intanto,  in  quanto  teine 
Se  si  ritrae,  cadere  in  più  affanno . 

Però  quando  Piccarda   qtiello  (5o)  spreme  , 
Della  voglia  assoluta  intende,  ed  io 
Dell'altra,  si  die  ver  diciamo  insieme. 

(5o)  Contro  il  proprio  gusto  ,  co»  ripugnanza . 

(òi)  Come  Aimeone  che  pregato  da,  suo  padre  mori- 
bondo AnfiiLrao  uccise  la  madre  Erifite ,  per  essere  sta- 
ta cagione  della  di  lui  morte  :  ultusque  parente  pa- 
xentem ,  natus  firit  facto  pius  ,  et  sceleratus  eodeni  . 
9.  Metam. 

(02)  Le  azioni  d' offesa  di  I)io ,  quantunque  sieno  fat- 
te con  grandissima  ripugnanza.,  come  sarebbe  il  rinne- 
gare Lì  fede  per  paura  della  morte . 

t5.>)  Esprime  e  asserisce  di  Costanza  che  ritenne  nel 
<uore  i^ affetto  al  sacro  velo  (  spiega  il  Daniello  quel- 
Jo  ,  cioè  danno  e  male  :  non  poteia  spiegar  pcgcio  ) 
parla  della  volontà  assoluta  ^  e  prescindendo  dalie  cir- 
costanze ,  in  cui  trovassi  y  ed  io  quando  dico  la  sua 
volontà  cedi  e  secondò  la  fona,  parlo  della  respcttiva 
(  condizionata  ,  sicc/u-  aniòeduc  diciamo  il  vero  senza 
discordare  l'  uno  dall'  altro  , 


48  DBlrTARADISO  (ii4) 

Cotal  fu  l'ondeggi.ir  del  (54)  santo  rio, 

Cli'iisci  (55)  del  fonte  ,  ond'ogni  ver  derivar 
Tal  pose  in  pace  uno  ed   altro  disio  • 

O  (56)  amanza  del  primo  amante,  o  diva, 
Diss' io  appresso,  il  ctii  parlar  m'innonda 
E  scalda  si,  clie  più  e  più  m'  avviva: 

Non  è  Pafl'ezion  mia  tanto  profonda, 

Glie  hasti  a  render  voi  grazia  per  grazia: 
Ma  quei ,  che  vede  ,  e  puote ,  a  ciò  risponda  . 

lo  veggio  ben  ,  die  giammai  non  si  sazia 
Nostr' intelletto,  (5;)  se  'J  ver  non  lo  illustra  , 
Di  fuor  dal  qual  nessun  vero  si  spazia . 
Posasi  in  esso  come  fera  in  (58)  lustra , 
Tosto  che  giunto  l'ha:  e  giugner  puollo , 
Se  non  ,  ciascun  disio  sareLbe  (Sg)  frustra  : 
Nasce  (6o)  per  quello  a  guisa  di  rampollo 
.Appiè  dei  vero  il  dubbio  :  ed  è   :fii)  natura, 

(5',)  Beatrice  . 

(55)  Dio  . 

(5G)  O  Beatrice  donna  amata  da  Dio  primo  amante  ì 
o  Santa  e  quasi  divina  . 

(5;)  Se  non  l' illustra  Iddio ,  fuor  del  quale  nessuno 
iicro  si  troTa  :  lo  dice  nel  senso  di  quell'  omnis  auteai 
hoiro  mendax  . 

(58)   Tana  ^  covala. 

(Sg)  Frustraneo  ,  se  fosse  impossibile  P  arrivare  a  e O' 
nascere  la  verità  che  naturalmente  si  desidera  conoscere , 

(fjo;  Da  quel  desio  e  curiosità  di  sapere. 

(6i)  Ed  t-  effetto  della  pro-uida  natura  che  spinge  noi 
da  unvero  conosciuto  all' ^Itro  incognito,  fnehi  si  giun- 
ga alla  somma  verità,  come  di  colie  tn  etile  salendo y 
si  giunge  alla  cima  del  mente. 


(i30  C  ANTO      IV.  4,, 

eli'. ni  sommo  pinge  noi  di  collo  in  collo. 

Qiies'o  (62)  m'invita,  questo  m'assicura 
Con  riverenza,  Donna,  a  dimandarvi 
D'un' altra  verità,  che  m' è  oscura. 

Io  vo'  saper  se  P  nom  può  sotldisfarvi 
A'  (05)  voti  manchi  sì  con  altri  beni  , 
Oi'alla  (64)  vostra  stadera  non  sien  parvi. 

Beatrice  mi  guardò  con  gli  occhi  pieni 
•Di  faville  d'amor,  con  si  divini, 
Clie ,  (65)  vinta  mia  virtù,  diedi  le  reni, 

E  cjuasi  mi  perdei  con  gli  occhi  chini . 


(62)  Questo  y  ciò}  il  s.ij'Cre  che  ti  desiderio  d'impa- 
rare t-  naturale  in  noi  ,  e  feri  non  frustraneo  ed  im- 
■possibile  ad  appagarsi  . 

((13)  In  caso  di  mancare  a  i  voti  fatti . 

(6i)  m  -voi  altri  del  cielo  . 

^65)  La  mia  visiva  virtù,  voltai  le  spalle  e  fn^S'^ 
rincontro  degli  oc.hi  suoi . 


B    2 


CANTO        V. 

ARGOMENTO 

Solve  il  dubbio  d'  intorno  a"  voti  mosso  nel  Canto  di 
sopra ,  Poi  sale  al  secondo  Cielo  eh'  è  quel  di  Mer- 
curio ,  dove  trova  infinite  anime;  una  delle  quali  se 
gli  offerisce  a  soddisfare  ad  ogni  sua  dimanda . 

i5'  io  (i)  ti  fiammeggio  nel  caldo  d'amore 
Di  là  dal  mondo ,  die  'n  terra  si  vede , 
Sì  che  degli  occhi  tuoi  vinco  '1  valore  j 

Non  ti  maravigliar  ;  clie  ciò  procede 
Da  perfetto  veder ,  che  come  apprende  , 
Così  nel  bene  appreso  muove  'I  piede . 

Io  veggio  hen  si  come  già  risplende 
Nello  'ntelletto  tuo  l'eterna  luce  y 
Glie  vista  sola  sempre  amore  accende  : 

E  s' altra  cosa  vostro  amor  seduce. 
Non   è  se  non  di  i|uella  alcun  vestigio 


(i)  Io  ti  apparisco  fiammeggiante  nel  divino  amore  t 
i  Commentatori  spiegano,  se  scaldo,  e  infiammo  te  : 
ma  se  si  rifletta  l'esser  qui  ora  Da/ite  rimasto  abbar- 
bagliato ,  ben  nasce  dall'  app.'.rirc  Beatrice  fiammeg- 
giante-) non  dall'  infiammarsi  esso  JJante,  come  altresì 
a  lei ,  e  non  a  lui  cofiviene  il  perfetto  vedere  causa 
del  fiammeggiare  . 


(li)  e  A  N"  T  O      V.  Si 

Mal  conosciuto  ,  clie  quivi  traliice  . 
Tu  vuoi  saper  se  con  altro  servigio, 

Per  (2)  manco  volo  si  può  render  tanto  , 

Che  l'anima  (3)  sicuri  ili  litigio. 
Si  cominciò  Beatrice  questo  canto, 

E  sì  corn' iiom  }  che  suo  parlar  non  spezza. 

Continuò  cosi  '1  (4)  processo  santo. 
Lo  maggior  don ,  che  Dio  per  sua  larghezza 

Fesse  creando,  e  alla  sua  Jjoutate 

F.ù  conl'orinato  ,  e  quei  cli'ei  più  apprezza, 
Fu  della  volontà  di  liberiate  , 

Di  che  le  creature  intelligenti, 

E   tutte  e  sole  furo  e  son  dotate  . 
Or  ti   parrà  ,  se  tu  quinci  argomenti  , 

L'alto  valor  del  voto,  s'è  si  l'atto. 

Che  Dio  consenta  ,  quando  tu  consenti  : 
Che  nel  fermar  tra  Dio  e  1'  uomo  il  patto, 

Vittima  fassi  di  questo  tesoro, 

Tal ,  qual  io  dico  ,  e  fassi  col  sn'  atto . 
Dunque  ,  clie  render  puossi  per  ristoro  ? 

Se  (5)  credi  Lene  usar  quel,  e' hai  offerto, 

(2)  r«  caso  che  si  manchi  di  adcmjire  mi  roto  :  Man- 
co nome  che  vale  lo  stesso  che  m,2Kcanza . 

(d)  Assicuri  da.  rimorso ,  sì  che  sta  sicura  in  coscien- 
za .  Daniele  segue  un'  altra  lez,ione  ,  cioè  si  curi ,  e  s f  le- 
ga si  cavi ,  si  liberi  da  contrasto:  ma  ì  una  scorrezio- 
ne di  stampa  , 

(i)  1/  progresso  del  suo  santo  discorso . 

(5;  Se  credi  acne   usare  in  altra  opera  santa,   la  li- 


53  DEL  PARADISO  (52> 

Di  mal  toilette  vuoi  far  buon  lavoro  . 
Tn  se'  ornai  del  maggior  (6)  punto  certo  . 

Ma  perchè  santa  Chiesa  in  ciò  (7)  dispensa  > 

Che  par  contra  lo  ver,  ch'i'  t'ho  scoverto  J 
Convienti  ancor  sedere  un  poco  a  mensa  , 

Perocché  '1  ciho  rigido,  e' hai  preso  j 

Richiede  ancora  (8)  aiuto  a  tua  dispensa . 
Apri  la  mente  a  quel,  oli' io  ti  paleso, 

E  fermalvi  entro  :   che  non  fa  scienza , 

Senza  lo  ritenere,  avere  inteso. 
Duo  cose  si  convegnono  all'  essenza 

Di  questo  sacrificio:  l'una  è  (g)  quella. 

Di  che  si  faj  l'altra  è  la  convenenza  . 
<^uest' ultima  giammai  non  si  cancella, 

Se  non  servata ,  ed  intorno  di  lei , 


l'erta  a  Dìo  offerta^  questo  t  tanto  quaftto  ■,  se  tu  va- 
lessi far  buon  impiego  della  roba  ingiustamente  tolta 
altrui,  non  essendo  lecito  rubare  per  far  limosina  ed 
ergere  altari  e  fondare  spedali  da  starci  bene  quell'i-^ 
scrizione:  Fondò  questo  spedai  persona  pia,  ma  i  po- 
veri da  starci  fece  pria. 

(G)  Del  maggior  punte,  cioè  non  potersi  compensare 
fon  cosa  di  egual  'valore. 

(7)  Cioè  esercita  giurisdizione  ne  i  voti ,  0  irritan'- 
àcli  o  commutandoli  o  dispensandoli . 

(8)  Ricìiiede  qualche  aiuto  che  ne  faciliti  la  dige- 
stione :  0  richiede  qualche  cosa  di  più  ,  pere/,  è  ti  sia  di' 
stribuita  la  tua  giusta  dose  :  traslazione  continuata 
dal  cibo  del  corpo  a  quello  della  mente . 

(9)  Cioè  la  materia  del  voto  ,  e  l'altra  il  patto  eia 
(otivenzione ,  che  è  tome  quasi  la  forma . 


(47)  C  A  N  T  0      V.  55 

Si  (io)  preciso  di  «opra,  si  favella: 
Perù  necessitato  fu  agli  Ebrei 

Pur  1' oflerere  3  (ii)  ancor  che  alcuna  oflerta 

Si  permutasse ,  come  saper  cìei . 
L'  (7  2)  altra  ,  clie  per  materia  t'  è  aperta  j 

Puote  bene  esser  tal ,  clie  non  si  falla  j 

Se  con  altra  materia  si  converta .  ' 
Ma  non  trasmuti  carco  alla  sua  spalla 

Per  suo  arbitrio  alcun,  (l3)  senza  la  volta 

E  della  cliiave  bianca,  e  della  gialla: 
Ed  ogni  (i4)  perrautanza  credi  stolta, 

Se  la  coia  dimessa  in  la  (i5)  sorpresa 

Come  '1  f|uattro  nel  sei,  (iG)  non  è  raccolta. 

(io)  Con  termini  sì  stretti  e  risoluti  di  sopra ,  dove 
concludo  non  potersi  con  altro  equivalente  ristorare, 

(li)  Ancorché  invece  di  una  cosa  potessero  offerirne 
un'  altra  ,  per  esempio  due  tortore  o  due  colombe  inve- 
ie  di  un  Agnello  ,  come  però  faceva  la  povera  gente, 

(i2)  L'altra  parte  del  voto  che  aviam  di  sopra  chia- 
ramente detto  esser  la  materia  di  esso  ,  come  per  esem- 
pio ,  /  digiuni  j  /  pellegrinaggi ,  le  limosine  promessa 
a  Dio  ,  può  senza  peccate  mutarsi  in  altra  . 

(i5)  Senza  che  vi  s' interponga  l' autorità  o  imme-' 
diala  del  Pontefice ,  o  di  altro  cui  si  comunichi  o  l' or- 
dinaria .y  0  la  delegata  potestà  da  voltare  le  chiavi  de 
argento  e  d' oro  ,  delle  quali  vedi  il  e.  g.  Purgatorie  , 

(li)  Commutazione  di  voto. 

(i5)  Nella  cosa  sostituita . 

(i6)  Non  ì-  contenuta,  se  la  cosa  sorpresa  e  sostituì» 
ta  non  i  di  sua  natura  molto  più  eccellente  e  grata  a 
Dio  della  cosa  dimessa  ;  per  esempio  farsi  religioso  i» 
cambio  di  dare  in  limosina  a  i  poveri  la  metà  delle 
tue  entrate.    Ch(  (klizia  !   Dante  rigorista . 


St  DEL  PARADISO  (60) 

Però  ffiiaumque  cosa  tanto  pesa 

Per  silo  (1-7)  valor  j  die  tragga  ogni  bilancia» 
Soddisfar  non  si  può  con  altra  spesa . 

IS'on  prendano  i  inoriali  il  voto  a  ciancia  : 

Siate  (18)  i'edeli  ;  ed  a  ciò  far  (19)  non  Lieci , 
Come  (20)  fu  lepte  alla  sua  prima  mancia  : 

Cui  più  si  convenia  dicer  :  Mal  feci, 
Che  servando  far  peggio,  e  cosi  stolto 
Ritrovar  puoi  lo  (21)  gran  Duca  de'  Greci  J 

Onde  pianse  Ifigenia  il  suo  bel  volto , 
E  fé'  pianger  di'  se  e  i  folli  e  i  savi  , 
Ch'udir  parlar  di  (22)  co^i  fatto  colto. 

(17Ì  Qli^'^l  sarebbe  stato  a  cagton  d'esempio  il  voto 
ccccllcniissimo  fatto  da.  S.  Teresa  di  far  sempre  P  ot- 
timo . 

(18)  Vovete ,  et  veddite. 

(13)  Non  ioschi  e  inconsiderati  :  pensateci  moltohene, 

\io')  Com?  fuiitco  e  inconsiderMo  Icftencl  loto^  che  ^ 
se  avesse  vinto  {'Ji  Ammoniti  fece  a  Dio  di  sacrificargli 
la  prima  persona  che  ritornar.do  egli  vittorioso  gli  fosse 
tvenuta  incontro  di  casa  sua:  Tud,  11.  e  fu  la  sua  unica 
figliuola  che  tutta  festosa  incontratolo  fu  da  lui  se- 
condo il  voto  fatto  veramente  sacrificata  secondo  la, 
sentenza,  più-  probabile  e piìt  comune.  Mancia  dicono  cs^ 
sere  quell' incontro  festoso  di  gente  che  con  timpani  ed 
altri  musicali  istromeìiti  dà  il  mi  rallegro  d'  un  felice 
successo  j  ed  augura  nuove  felicita  .^  solendosi  poi  a  co- 
loro dare  in  contraccambio  qualche  regalo  :  e  così  spie- 
gano quel  dell'asta  di  Achille  nel  e.  ài.  ìnf.  che  solea 
essjr  cagione  prima  di  trijta  ,  e  poi  di  buona  mancia. 

(21)  Agamennone  che  in  Aulide  secondo  il  voto  fatto 
sacrificò' a  Diana  la  sua  figlia  Ifigenia.  Tantum  Relli- 
gio  (  f/of  r empietà)  potuit  suadere  malovuni.  Luci» 

(22)  Dì  così  fatto  eulto  e  sacrilego  sacrificio. 


(7g)  CANTO     V.  35 

Siate,  C-ristiani,  a  muovervi  più  gravi; 
Non  siate  come  penna  ad  ogni  vento  , 
E  non  ctediate  j  ch'ogni  acqua  vi  lavi. 

Avete  *1  vecchio  e  '1  nuovo  Testamento, 
E  'l  Pastor  della  Chiesa  ,  che  vi  guida  : 
Questo  vi  basti  a  vostro  salvamento  • 

■Se  mala  cupidigia  altro  vi  grida: 
Uomini  siate ,  e  non  pecore  matte  , 
Si  che  '1  Giudeo  tra  voi  di  voi  non  rida. 

Kon  fate  come  agnel ,  che  lascia  il  latte 
Della  sua  madre  ,  e  semplice  e  lascivo 
Seco  medesmo  a  suo  piacer  combatte  • 

Così  Beatrice  a  me  cora'  io  scrivo  : 
Poi  si  rivolse  tutta  disiante 
A  quella  parte,  (23)  ove  '1  Mondo  è  più  vivo» 

Lo  suo  piacer  e  '1  tramutar  sembiante 
Poser  silenzio  al  mio  cupido  'ngegno , 
Che  già.  nuove  quistioni  avea  davante . 

E  sì  come  saetta,  che  nel  segno 

Percuote  pria ,  che  sia  la  corda  (fueta , 
Cosi  (24)  corremmo  nel  secondo  regno. 

Quivi  la  donna  mia  vid'  io  si  lieta 

Come  (2  5)  nel  lume  di  quel  Ciel  si  mlse> 

(23)  Cioè  alla  parte  orientale  piìi  lucida,  e  per  mot- 
ti rispetti  migliore  di  egni  altra  parte  del  mondo. 

(24')  Cosi  noi  '■jelfcissiri'atncnte  ir.uotcndoci  i^iiwg^- 
mo  al  seconda  ciclo  che  è  quei  di  Mtrcurio , 

(25)  Tosto  che. 


56  DEL  PARADISO  (9!;) 

Che  più  lucente  se  ne  fé'  il  Pianeta  . 
E  se  la  stella  si  camhiò  e  rise  j 

Qual  mi  fec'  io  ,  che  pur  di  mia  natura 

Trasmutabile  son  per  tutte  guise  ! 
Come  in  peschiera,  eli' è  tranquilla  e  pura> 

Traggono  i  pesci  a  ciò ,  che  vien  di  fuori 

Per  modo  ,  che  lo  stimin  lor  pastura  : 
Sì  vid'  io  ben  più  di  mille  splendori 

Trarsi  ver  noi ,  ed  in  ciascun  s'  udia  j 

Ecco  chi  crescerà  li  nostri  amori  : 
E  si  come  ciascuno  a  noi  venia  ; 

Vedeasi  l'ombra  piena  di  letiiia 

Nel  folgor  cliiaro  >  che  di  lei  uscìa . 
Pensa,  Lettor,   (26)  se  quel,  che  qui  s'inizia, 

■Non  procedesse,  come  tu  avresti 

Di  più  savere  angosciosa  carizia  : 
E  per  te  vedrai  ,  come  da  questi 

M' era 'n  disio  d'udir  lor  condizioni, 

Sì  (27)  come  agli  occhi  mi  l'ur  manifesti. 
O  (28)  bene  nato,  a  cui  veder  li  troni 
Del  trionfo  eternai  concede  grazia 

(2G)  Se  io  troncassi  il  principiato  racconto  y  come  a- 
<vrcsti  affannosa  brama  d'  intendere  ciò  cìte  seguisse  : 
cavizia  per  carestia  y  ma  qui  per  metonimia  si  prende 
per  appetito  , 

(27)  Tosto  che  . 

(28)  O  felice.,  a  cui  si  fa  la  grazia  divedere  i  tro^ 
ni  della  Chiesa  trionfante ,  prima  di  aver  finito  di 
combattere  nella  militante  contro  il  demonio  y  mondo  e 

carne . 


Cri6)  C  A  y  T  O      V.  57 

Prima  che  la  milizia  s*  abbandoni  j 

Del  (29)  lume  ,  che  per  tutto  'l  Ciel  sì  spazia , 
Noi  semo  accesi  :  e  però  se  disii 
Da  noi  chiarirti ,  a  tuo  piacer  ti  sazia  . 

Così  da  im  di  quelli  spirti  pii 

Detto  mi  fu  ;  e  da  Beatrice  :  Dì  dì 
Sicuramente  ,  e  credi  come  a  Dii  • 

Io  veggio  ben  sì  come  tu  t'  (3o)  annidi 
Nel  proprio  lume  ,  e  che  da  gli  occhi  il  traggi , 
Perdi' (3 1)  ei  corrusca?  sì  come  tu  ridi: 

Ma  non  so  chi  tu  se',  ne  perchè  aggi, 
Anima  degna,  il  grado  (32)  della  spera, 
Che  si  vela  a' mortai  con  gli  altrui  raggia 

Questo  diss'io  (33)  diritlo  alla  Ininiera, 
Che  pria  m' avea  parlato:  ond' ella  fessi 
Lucente  più  assai  di  quel,  eh' eli' era  . 

Sì   (34)   come  'I  Sol ,  che  si  cela  egli  stessi 


(29)  Dello  splendore  e  dell'  ardore  della  divina  carità . 

(■óo)  Ti  fermi  e  posi  dentro  il  proprio  lume:  il  Vel~ 
lutello  legge  dentro  il  primo  lume  ,  cioè  Dio  . 

(di)  Per  lo  che  tanto  piU  risplende y  quanto  piii  ti  al- 
legri e  giubili . 

(02)  Vi  mercurio  ,  che  per  esser  tanto  vicino  al  so- 
le,  vien  piìi  da  i  raggi  di  quello  velato ^  che  ogni  al- 
tra stella  . 

(Z~>)  Voltato  a  quello  spirito. 

(3^)  Come  il  sole,  egli  stesso  ci  si  lascia  vedere  più 
la  mattina  ,  che  quando  col  suo  calore  ha  consumati  i 
vapori  che  frapposti  tra  lui  e  noi  ne  temperavano  l'  ec- 
cessiva luce  y  e  pira  a  nicz/zo  giorno  nel  troppo  lume  sua 
•viene  a  celarsi. 


53  DEL  PARADISO  CANTO  V.  033) 

»  Per  troppa  luce ,  quando  '1  caldo  lia  rose 

Le  temperanze  de'  vapori  spessi  : 
Per  più  letizia,  sì  mi  si  nascose 

Dentro  al  suo  raggio  la  figura  santa  j 

E  così  chiusa  cliiusa  ini  rispose 
Nel  modo  >  che  '1  seguente  canto  canta  • 


^^AtA;/^!.y,:i:i:.^:.y..v.f;4!^^>^V!•;^>:.^:.■;.:.v..v.^•.i;.yA• 

CANTO       VL 

ARGOMENTO 

JL*  anima,  ojfertAsì  a  DAUte  dì  soddisfare  alle  sue  do- 
mande ,  dimostra  essere  Giustiniano  Imperadore ,  e 
raccontagli  le  sue  azioni ,  e  come  egli  corresse  ■,  e  ri- 
formò le  leggi-. 

Josciacliè  (i)  Gostanlin  l'aquila  (2)  volse 
Contro  '1  corso  del  Ciel ,  che  la  seguio  , 
Dietro  all' antico  j  clie  Lavina  tolse; 

Cento  e  cent'  anni  e  piia  '1  (3)  iiccel  di  Dio 
Nello  (4)  stremo  d'Europa  si  ritenne 


(i)  Il  Poeta  da  buon  Ghibellino  celebra  le  glorie  deì- 
V  aquila  imperiale  per  bocca  di  Giustiniano  ,  piccando 
insieme  la  fazione  Guelfa  e  suoi  fautori . 

(2)  Col  trasportare  la  sede  dell'  Imperio  da  Roma  a 
Costantinopoli ,  e  così  da  ponente 'a  levante,  e  conciò 
facendo  andare  C aquila  contro  il  corso  del  cielo  che  si 
muove  da  levante  a  ponente  :  e  vuoie  intendere  di  piìi 
contro  il  volere  e  piacere  del  cielo  y  e  peri  fatta  la 
traslazione,  l'Imperio  andò  declinando .:  all'  opposto  di 
quel  che  avvenne  quando  il  corso  del  cielo  da  levante 
a  ponente  sequi  e  accompagnò  amichevolmente  la  stes- 
s'  aquila  0  insegna  imperiale  dietro  ad  Enea  che  ven- 
ne da  Troia  paese  orientale  ^  in  Italia  paese  occidenta- 
le ■,  dove  tilt  a  per  moglie  Lavinia  infanta  reale  vi  fou' 
dò  felicemente  il  nuovo  regno  ,  da  cui  nucque  l' Impe- 
rio romano  . 

(3)  L'aquila  ministra  di  Giove. 

(,U)  Fu  dominante   in  Costantinopoli   situata  in  unK 


6o  DEL  PARADISO  (5> 

Vicino  a'  monti  ,  de'  qn.n  prima  uscio  : 
E  sotto  l'ombra  delie   (5)  sacre  penne, 

Governò  '1  Mondo  li  ,  (6)  di  mano  in  mano  > 
E  si  cangiando  >  in  su  la  mia  pervenne  . 
Cesare  (7)  lui  j  e  san  Giustiniano, 

Che  per  (8)  voler  del  primo  amor ,  di'  io  sento  > 
D'entro  alle  leggi  trassi  il  troppo  e  '1  vano: 
E  prima  eli'  io  all'  (y)  opra  fossi  attento , 

Una  natura  in  Cristo  esser,  (io)  non  piùe  ,  ; 

estremità  di  Europa    e  ne  i  confini  deW Asia    •vicino  <a 
quei  monti  di  Troia ,  donde  ella  prima  per  venir  in  l~  ' 
talia  si  partì . 

(5)  Penne  deW  aquila  consacrate  a  Giove . 

(6)  Successivamente  di  uno  in  un  altro  Imperatore 
passando  ,  pervenne  finalmente  nelle  mie  mani  dopo 
197.  anni  dalla  traslazione  dell'  Imperio  fatta  da  Co- 
stantino ,  imperciocché  prendendosi  questa  dalla  dedi- 
cazione di  Costantinopoli  seguita  nell'anno  3óo.  tanti: 
anni  corrono  dalla  medesima  al  2S-.  in  cui  cominciò  a 
regnar  Giustiniano  ;  onde  sbaglia  Dante  ,  benché  di  po- 
co ,  dicendo:  cento  e  cento  anni  e  piii.  _     _    ' 

(7;   Fui  nel  mondo  Imperatore  ,  qui  cessando  quei  ti- 
toli ,  son  GiustinLtno  persona  privata . 

(8)  E  per  voler  di  Dio    trassi  fuori    dal  corpo    delle 
leggi   ciò  che  vi  era  stato  inserito  di  superfluo    0  poco 
sussistente  ^  compilandole ,  correggendole  e  riduccndóle  > 
a  metodo  nelle  Pandette ,  nel  Codice  ec,  deve  leggersi  • 
D'  entro  coW  apostrofo  ,  non  dentro  tutto  unito  -,   comt 
in  molti  esemplari  1  che  fa  senso  opposto. 

(9)  Di  riformare  e  raccorrò  le  leggi. 

(io)  Cioè  non  due,  la  divina  e  l'umana  unite  nella 
persona  del  Verbo,  e  così  aderiva  all'eresia  Euticìiia- 
na  :  il  vero  si  è  che  egli  secondo  l'  empia  passione  di 
Teodora  tua  moglie  parziale  di  quella  Setta  ,  favori  ^ 
per  imprudenza  alcuni  Eutichiani ,  e  specialmente  An- 
timo nella  di  lui  esaltazione  al  Patriarcato  di  Costati' 


Ci;)  C  a  ?r  T  0      VI.  €r 

Creileva  ,  e  di   tal  fede  era  contento  . 
Mi  il  benedetto  Agabito  ,  che  lue 

Sommo  Pastore ,  alla  tede  sincera 

Mi  dirizzò  con  le  parole  sue. 
Io  gli  credetti:  (ii)  e  ciò  die  suo  dir' era» 

Veggio  ora  cliiaro  ,  sì  come  tu  vedi 

Ogni  contraddizione  e  falsa  e  vera  . 
Tosto  (12)  che  con  la  Chiesa  mossi  i  piedi, 

A  Dio  j  per  grazia  piacf{ue  di  spirarmi 

L'(i3)  alto  lavoro,  e  tutto  in  lui  mi  diedi  . 
E  al  mio  Bellisar  commendai  i'  armi  , 

Cui  la  destra  del  Ciel  fu  sì  congiunta, 

Che  segno  fu,  ch'io  dovessi  (i/j)  posarmi. 
Or  (i5)  qui  alla  tjuistion  prima  s'appimta 

tlnopoli  :  per  altro  quando  Giustiniano  tratto  ccn  S. 
Agapito  tion.  era  caduto  neW  eresia  ,  nella  quale  poi 
cadde-,  morto  già  di  un  pezzo  quel  glorioso  Pontefice. 
Baron.  t.  7.  an.  564. 

(11)  E  ciò  che  egli  allor  mi  diceva  delle  due  nature 
in  Cristo,  ed  era  articolo  di  fede-^  lo  veggo  adesso  tan- 
to chiaramente  ,  come  tu  vedi  ^  che  una  delle  due  co?:- 
traddizieni  E,  G.  è,  non  è,  deve  esser  necessariamen~ 
te  vera-,  e  l' altra  falsa. 

(12)  Tosto  che  incominciai  a  camminare  per  la  buo- 
na strada  dietro  la  guida  della  Santa  Chiesa ,  la  qua- 
le è  Columna,  &  firmauientuni  veritatis  . 

(là)  Del  compendiare  e  ordinare  le  leggi. 

(14.')  E  non  divertirmi  dall'  alto  laverò,  e  distrarmi 
in  cose  di  guerra.  » 

(i5)  Qui  fo  punto  alla  mia  risposta  per  soddisfare 
alla  tua  prima  domanda  che  fu  l'  interrogarmi  chi  io 
mi  sia  ;  ma  la  qualità  e  condizione  della  risposta  die 
ha  toccata  per  incidenza  qualche  cosa  dell'aquila  iai- 


62  DEL  PARADISO  (28> 

La  ima  risposta  »  ma  la  condizione 
Mi  stringe  a  seguitare  alcuna  giunta  : 
Percliè  Ci 6)  tu  veggi  con  (17)  quanta  ragione 
Si  move  (18)  centra '1  sacrosanto  segno» 
E  (19)  chi  '1  s'  appropria  j  e  chi  a  lui  s' oppone  . 


feriale ,  mi  obbliga  a  tirare  innanzi  il  discorso ,  e  sog-^ 
iiiunf^cre  qualche  altra  cosa  che  serva  come  di  giun- 
ta ltbe)rale.  Il  traduttore  alla  nota  2.  di  questo  Capi- 
to contro  la  comune  degli  Espositori  pretende  conchÌH~ 
^dere  cliiaxamcnte ,  che  qui  non  si  parla  de W  aquila.  ■^ 
ma  che  il  testo  debba  esporsi  così  (  tanto  bastimi  d' a- 
ler  detto  per  adempimento  della  tua  prima  richiesta  : 
quanto  alla  seconda ,  ove  dicesti  non  sapere  Lì  condi- 
zione e  sorta  della  mia -vita,  fa  mestieri  che  prima  di 
soddisfarti  faccia  una  ragionevole  digressione  )  non  sa- 
rei lontano  dall'  abbracciare  una  tale  spiegazione,  se 
tutta  questa  digressione  lunghissima  in  lode  della  fa- 
mosa insegna  facesse  piìi  di  mestieri ,  e  fosse  pin  ap- 
partenente e  opportuna  a  dar  lume  alla  risposta  che 
poi  dù  Giustiniano ,  cioè  questa  piccola  Stella  si  cor- 
reda de'  buoni  Spiriti,  che  sono  stati  attivi,  che  a 
dar  lume  a  quel  che  ha  detto  sopra  sotto  l'ombra  del- 
le sacre  penne  governò  il  mondo  .  Ter  la  qual  cosa 
tanto  riesce  connaturale ,  che  la  parola  condizione  si 
riferisca  alla  prima  risposta  ,  quanto  sarebbe  innatu- 
rale e  stiricchiato  il  riferirla  alla  seconda  richiesta  : 
ciò  che  ancora  confermasi  dalla  lezione  d'  un  altro  te- 
sto che  dice  ma  sua  condizione,  cioè  la  condizione  di 
questa  mia  risposta  . 

(16)  Affinchè. 

(17)  Con  quanto  poca  ragione,  con  quanto  torto. 

(18)  Contro  l'aquila  imperiale. 

(19)  T^nto  che  se  l'appropria,  come  fanno  i  Ghibel- 
lini, che  appropriatasi  questa  bandiera  se  n'  abusano 
a  favore  della  sua  ambizione  e  avarizia  ;  quanto  chi 
si  oppone  al  partito  Imperiale ,  come  fanno  i  Guelfi  ^ 
ved.  e.  G.  ?urg.   Ahi  serva  Italia  ec. 


(35)  C  A  N"  T  O      VI.  65 

Vedi  quanta  virtù  l'ha  fatto  degno 
Di  reverenza  ,  e  cominciò  dall'  ora  , 
Che  (20)  Fallante  mori  per  darli  regno. 

Tu  sai  eh' (21)  e' fece  in  Alba  sua  dimora 
Per  trecent' anai  ,  ed  oltre  infino  al  fine 
Che  (22)  tre  a  tre  pugnar  per  lui  a'ncora . 

Sai  (23)  quel ,  che  fé'  dal  mal  delle  Sabine 
AI  dolor  di  Lucrezia  in  sette  regi  j 
Vincendo  'ntorno  le  genti  vicine  . 
•Sai  quel,  che  le',  (24)   portato  dagli  egregi 
Romani  incontro  a  Brenne  >  incontro  a  Pirro  j 
Incontro  (20)  agli  altri  Principi  e  collegi  : 

Onde  Tonpiato ,  e  (Juintio  ,  (26)  che  dal  cirro 

Negletto  fu  nomato ,  e  Deci ,  e  Fabi 

{20)  Che  da.  Turno  fu  ucciso  Vallante  venuto  in  soc- 
corso di  Enea  ,  che  vittorioso  di  quella  guerra  fondò 
in  Italia  il  Regno ,  onde  ebbe  origine  Roma  e  ti  suo 
Imperio . 

(21)  L'aquila  imperiale . 

(22)  Che  i  tre  Orazi  combatterono'  contro  ì  tre  Cu- 
riazi  per  aver  la  caloria  di  questo  segno  dell*  aquila  . 

(23)  Sai  che  ■_  e  quanto  fece  di  glorioso  nelle  vittorie 
sopra  i  confi/ianti  riportate  al  tempo  de  i  sette  Re  dal 
ratto  delle  Sabine  jino  al  violato  talamo  di  Lucrezia  . 

(2^.;  Spiegato  nelle  bandiere.)  e  portato  centra  i  ne- 
mici da  i  consoli  ^  e  apitani  ronia>/i  contro  Br"nno  du- 
ca de''  Galli  Sennoni     e  co.itro  Vino  Re  de^li  Epircti . 

(25)  £  contro  gli  altri  principi  assolati,  e  contro  le 
emule  Repubbliche ,  e  contro  le  nazioni  insieme  colle- 
gate ed  unite. 

(26)  Quintìo  Cincinnato ,  così  detto  dall'  incuba  e 
mal  composta  chioma:  cirro  voce  latina  riccio  di  ca- 
pelli crespi .  Pers.  Trfn'  cirratorum  centum  dictata  fuis- 
se  prò  nihilo  pendas  ? 


64  DEL  PARADISO  (4?) 

Ebber  la  fama,  (27)  che  vclentier  mirro. 

Esso  ^atterrò  l'orgoglio  degli  (28)  Arabi» 
Glie  diretro  ad  Annibale  passaro 
L'  alpestre  rocce  ,  Po  ,  di  che  tu  labi  . 

Sott'(29)  Ciso  giovanetti  trionfaro 
Scipione  e  Potnpeo  ,  ed  a  quel  colle  , 
Sotto  '1  cjnal  tu  nascesti  ,  (3o)  parve  amaro» 

Poi  presso  ai  ttmpio  ,  che  tutto '1  Ciel  (3i)  volle 
Ridnr  lo  Mondo  ,  a  suo  modo  ,  sereno  , 
Cesare,  (32)  per  il  voler  di  Roma  il  tolle; 

E  (|uel ,  che  fc' da  (33)  Varo  insino  al  (34)  Reno  j 

(27)  La  qual  fama  -volentieri  mi  studio  di  rendere 
iimhortale  con  un<jc:!a  quasi  di  mirra  che  ha  -virtù  di 
preservare  dalla  corruzione  :  altri  spiegano  tnirro,  cioè 
miro  e  ammiro y  aggiungendosi  dal  Poeta  un  r  per  ser- 
vire alla  rima  :  nel  che  e/^li  non  è  punto  scrupoloso . 

(28)  Arabi  e  altri  africani ^  che  sotto  la  condotta  di 
Annibale  passarono  per  le  montagne  delle  Alpi ,  dalle 
quali  tu  nascendo^  0  fiume  P»,  scendi  traversando  la 
'Lombardia. 

(29)  Sotto  esso  sepjio  . 

(ao)  E  questo  segno  seppe  disgustoso  a  quel  colle, 
dov''  era  Fiesole,  sotto  del  quale  tu  nascesti ^  0  Dante, 
in  Firenze  alle  falde  di  esso  situata  :  e  sippc  disgusto- 
so ,  perchè  dall'  esercito  romano  fu  arso  e  distrutto  per 
aver  dato  ricovero  a  Catilina,  ed  agli  altri  congiurati . 

(3i)  Ridurre  il  riondo  tutto  in  pace,  e  a  quella  tran- 
quillità, di  cui  esso  cielo  gode,  preparandolo  allai/e- 
iiuta  del  Salvatore  . 

(So)  Giulio  Cesare  per  ordine ,  e  decreto  del  Senati 
e  Popolo  Romano  , 

(33)  Varo  fiume  che  divideva  l'  antica  Gallia  Cisal- 
pina dalla  Transalpina  ,  edera  la  Francia  dalT  Italia  . 

(54)  Fi-i^me  celeberrimo  :  Isara  ,  ed  Erafiu./ii  che  met~ 
te  no  nel  Rodano  fii<me  di  Proiensa  ■  Senna  f.itrne  di  P/t- 


(38)  C  A  N  T  O     VI.  55 

Isara  vide  ed  Era ,  e  vide  Senna  ) 

Ed  ogni  valle ,  onde  '1  Rodano  è  pieno  . 

Quel,  che  fé' poi  eh' (35)  egli  usci  di  Ravenna  > 
E  saltò  '1  (36)  Rubicon  j  fu  di  tal  volo  j 
Che  noi  seguiteria  lingua  ne  penna  . 

In  ver  la  Spagna  rivolse  lo  st,uoIo  : 
Poi  ver  Durazzoj  e  Farsaglia  percosse 
Sì  ,  eh'  (87)  al  Nil  caldo  si  sentì  del  duolo? 

Antandro  e  Simoenta  j  onde  sì   mosse  , 
Rivide   (38),  e  là,  dov' Ettore  si  cuba, 
E  (3g)  mal  per  Tolommeo  poi  si  riscosse , 

Pa  onde  venne  folgorando  (4°)  a  Giuba: 
Poi  si  rivolse  (40  nel  vostro  Occidente, 
Dove  sentia  la  (42)  Pompeiana  tuba. 

(35)  Cesare  ,  che  in  quel  grantP  istante  disse  quella, 
larda  fatale  alla  Kepubbltca  Romana  > 

(36)  Fiume  tra  Rimini  ,  e  Ravenna  panato  da  Cesa- 
re coli'  esercito  contro  la  protbizione  della  Rei'ubbltca  ^ 
jacta  est  alea  . 

(37)  Al 'Nilo  molto  meridionale  si  sentì  il  duolo  e  per 
la  morte  di  Pompeo,  e  per  le  perdite  di  Tolommeo  . 

(38)  Rivide  questo  segno  dell'  aquila  da  Cesare  inal- 
berato ,  Antandro  città  vicina  a  Troia  ,  e  Stmoenic  fiu- 
me di  Troia  ,  donde  con  Enea  per  -ventre  a  Roma  sé 
era. già  partito  f  e  là  dove  giace  sepolto  il  Jorie  Et- 
tore. 

(Sg)  Vi  lì  si  riscosse  y  quando  perseguitando  Pompeo  t 
andò  in  Egitto,  ove  poi  gutrteggtò  centro  ti  Re  Tolom' 
meo  per  te.  insidie  da  lui  tesegli. 

(4o)  Giuba  ncll' Affrica  . 

(4j)  Verso  gli  ultimi  confini  delle  Spagne  :  dice  vo- 
stro.-  perchè  egl:  Giusti:,iano  fu  Imperatore  di  oriente. 

(I2)  La  tromba  guerriera  de'  due  figlinoli  di  Vempeo 
Tom.  III.  C 


eS  DEL  PARADISO  (jt) 

Di   (43)   qnel ,  die  fé'  col  baiiilo  seguente, 
Bruto  con  Cassio  nello  'nlerno  latra  > 
E  Modena  e  Perugia  (44)  f"  dolente  . 

Piangene  ancor  la  trista  (45)  Cleopatra  , 
Che  ,  fuggendogli  innaneJ  ,  dal  colubro 
La  morte  (46)  pr£se  subitanea  ed  atra  . 

Con  (47)  costui  corse  insino  (48)  al  lito  rubroj 
Con  costui  pose  '1  Mondo  in  tanta  pace , 
C'ie  fu  serrato  a  (49)  Giano  il  suo  delubro . 

Ma  ciò,  che  'l  segno,  che  parlar  mi  face. 
Fatto  avea  prima,  (5o)  e  poi  era  fatturo 
Per  lo  regno  mortai ,  eh*  a  lui  soggiace  , 

che  lo  ifidAvano  a  battagtia  ^  raccolte  le  reliquie  digli 
aderenti  al  loro  partito  .  . 

(43)  Tu  quel  che  fé'  poi  questo  segno  dell'  aquila  eoa 
chi  lo  portò  dopo  Giulio  Cesare,  cioi  con  Augusto  .  (B^i- 
julo  dal  latino  bajulus  ,  che  qui  i/uol  dire  s-emplicemei>~ 
te  portatore  )  ne  parlano  ancora  con  dispetto  e  rabbia 
'Bruto  e  Cassio  gtk  nell'Inferno  ridotti  da  Augusto  ne' 
Campi  Filijypici  in  Macedonia  a  termini  di  disperata 
morte  , 

t.4i)  Per  le  stragi  fatte  da  Augusto  contro  Marc' An- 
tonio presso  la  prima  ,  e  contro  il  fratello  di  dui  Lu~ 
ciò  Antonio y  assediato  e  preso  nella  seconda. 

(45)  Regino  di  Egitto  amata  da  Marc' Antonio  . 

(.[,£)  Valla  Battaglia  di  mare  essendo  fuggita,  in  E~- 
gitto  f  ivi  sopraggiunta  da  Augusto  si  uccise  con  farci 
Addentare  al  petto  da  un  aspide  per  non  V'tnit  -vìva 
nelle  mani  dei  nemico, 

(47)  Con  Augusto  . 

(48)  Fin  all'  Eritreo. 

(49)  il  tempio  di  Giano  che  si  apriva  nel  cominciare 
delle  guerre ,  e  chiudevasi  quando  erano  tutte  finite  . 

(5o}  Ed  ita  ger  f*r  Aogo  . 


(84)  e  A  N  T  O     VI.  67 

Diventa  in  apparenza  poco  e  scuro  , 

Se  in  man  al  terzo  (5i)  Cesare  si  mira 
Con  occhio  chiaro  ,  e  con  affetto  puro  : 

CJie  (52)  la  viva  giustizia,  che  mi  spira. 
Gli  concedette  in  mano  a  quel,  ch'io  dico  j 
Gloria  di  far  vendetta  alla  sua  ira  . 

Or  (53)  qui  t'ammira  in  ciò,  ch'io  ti  replico. 


(5i)  Che  fu  Tiberio  ,  sotto  il  cui  imi  ero  /«  ''•*  '  C'«° 
dei  crocifìsso  il  F^gliuol  di  Dio . 

(02)  Perchè  quclìaDivina.  giustizia,  che  m'ispira  al 
cuore  ciò  che  io  nurro  ,  diede  in  mano  a  costui  ,  dt  cui 
parta  y  l'  occasione  di  poter  far  gloriosa  vendetta,  saprai^ 
gli  empi  Giudei  ,  vendicando  l' tra  conceputa  contro  di 
essi  dal  Padre  Eterno y  se  eao  Tiberio  a-^esse  voluto 
aspirare  a  tal  gloria.  Qui  il  traduttore'  alla  nota  se- 
sta vuole,  che  per  questa  vendetta  alla  sua  ira  s'  '>i- 
tenda  la  soddisfazione  offerta  da  Cristo  ali'eier/.o  :uo 
Padre  ,  per  la  quale  piaci  la  giusta  sua  i,a  per  lo  pec 
cato  d'Adamo:  confesso  di  non  vedere  ,  come  mai  ven- 
ga a  proposito  questa  interpretazione ,  essendo  per  al- 
tro sì  jacile  e  naturale  e  ben  connesso  il  se/.soy  che  noi 
con  altri  espositori  gli  abbiarno  dato,  mentre  il  Poeta 
dice  di  parlare  in  questa  ter-zina  di  quel  mede>imo  Ce- 
'sare  ,  di  cui  ha  fatto  menzione  nella  terzina  rrrcedtn- 
te  ,  come  si  esprime  nel  verso  gli  c<Miredctte  in  niano 
a  quel  ch'io  dico;  e  il  contrp.distmguerst  questa  ven- 
detta dalla  vendetta,  che  degli  Ebrei  fece  Ti.o  ,  >ioa 
costrìnge  a  intenderla  per  la  venduta  ai  Dio  scariia- 
t a  sopra  Cristo  (  !a  quale  con  bunr.a  grazia  •<  .  '„'£i- 
be  poetica,  ed  enfatica  arditezza  il  chiamar-  '.e, det- 
ta dell'ira  Divina)  ma  per  x-nuicta  chf  d(j,-  Ebrei 
patella   e  doveva  farsi  da  Titeric  •    -'cn  si   t-..  •■  . 

(53)  yia  CIÒ  che  trascuri  di  far  Tiieio,  •■  fece  poi 
Tito  sotto  Vespasiano  ;  e  però  rinnuova  l' arr.mi  ■  .iziof.e  ^ 
e  tenti  ciò  the  torno  a  dirti  de  i  prei^t  ai  questo  agno  , 


68  DEL  PARADISO  (91) 

Poscia  con  Tito  a  (54)  far  vendetta  corse 
Della  (55)  vendetta  del  peccato  antico. 

E  (filando  'I  dente  Longobardo  morse 

La  Santa  Chiesa  ,  (56)  sotto  alle  sue  ali     * 
Carlo  Magno,  vincendo  ,  la  soccorse. 

Oniai  puoi  giudicar  di  (57)  qne'  colali , 
eh'  io  accusai  di  sopra  ,  e  de'  lor  falli  > 
Che  son  cagion  di  latti  i,  vostri  mali. 

L'uno  al  (58)   pubblico  segno  i  gigli  gialli 

Oppone  }  e  1'  (69)  altro  appropria  quello  a  parte  y 
Si  (60)  eh'  è  forte  a  veder  qual  più  si  falli . 

Faccian  (Gì)  gli  Ghibellin  ,  faccian  lor'  arte 


(S'j)  Colla  distruzione  di  GciusAÌemme  . 

(55)  Della  crocifissione  di  Cristo,  la  quale  fu  lave»- 
detta  ,  che  Dio  si  prese  tiel  peccato  d'Adamo. 

(56)  Qui  Dante  confot.de  i  tempi ,  perchè ,  quando 
Carlo  Magno  nel '-/!f.  estmse  il  rci^no  de'  Loni^obardi  ^ 
tra  già  di  presso  a  tre  secoli  mancata  in  occidente  la 
dignità  imperiale  ,  risorta  poi  ne  II'  anno  800.  nella  sua 
persona  . 

(57)  De'  Guelfi  e  Ghibellini . 

(58)  AlC  aquila  imperiale  i  gìgli  d'  oro  di  Francia  j 
t  questi  sono  i  Guelfi  . 

(ag)  Gli  altri  si  appropriano  ^  e  fanno  del  suo  parti- 
to quel  segno  dell'  aquila  che  pubblico  e  di  tutti  .esser 
dovrebbe . 

(60)  Si  che  è  cosa  difficile  a  decidersi  quale  di  que- 
ste due  fazioni  faccia  peggio  j  Dante  che  parla  qui  si 
bene  per  la  giustizia ,  fu  prima  Guelfo  ^  e  poi  si  buttò 
al  partito  de'  Ghibellini . 

(Gì)  Seguitino  per  via  f azionaria  a  premuovere  i  loro 
particolari  interessi  ,  e  sostenere  i  suoi  impegni  sotto 
la  bandiera  di  qualche  altre  principe  ;  che  mal  segui- 
ta questa  deli' aqttila  chi  la  diparte  dalia  giustizia  ^ 


.  (io')  canto      vi.  69 

Sott' altro  segno:  die  mal  segue  quello 
Sempre  ,  chi  la  giiistiiia  e  lui  diparte  : 

E  non  l'abbatta  esto  (62)  Carlo  novello 

Co'  Guelfi  suoi ,  ma  (63)  tema  degli  artigli  j 
eh'  a  più  allo  leon  trasser  lo  vello. 

Molte  (64)  fiate  già  pianser  li  figli 

Per  la  colpa  del  padre  :  e  non  si  creda  j 
Che  Dio  trasmuti  l'armi,  per  suoi  gigli» 

(Questa  picciola  stella  (65)  si  correda 

De'  buoni  spirti,   '66)   che  son  stati  attivi  j 
Perchè  onore  e  t'ama  "li  succeda: 


tirandola  a  farsi  parte  di  qualunque  causa  ,  ompcte»- 
do  a   lei  più  tosto  i!  jurlj.  Ha  s^iudtce  :o-  r.>.-:o  ,  ce. 

(62)  intende  dt  Carlo  IL  Re  di  Puglia  ,  f.;' ino  lo  del 
primo  di  questo  nome  della  r'a'  ta^a  di  Francia  , 

(63)  E  tema  degli  artigli  dell'  aquila  clv  trassero  il 
pelo,  e  spellicciarono  leoni  piìt  g.^gliardi  e  generosi. 

(64)  Non  sarebbe  la  prima  volta  clic  i  figli  kan  por- 
tato la  pena  de'  peccati  de'  genitori;  onde  non  sareb- 
be maraviglia  ,  se  in  lui  si  punissero  le  ingiuste  rapi- 
ne del  padre  :  e  non  si  lusinghi  che  Dio  in  grazia  de'' 
suoi  gigli  voglia  che  si  atterri  il  sep,no  dell'  aq-iila  y 
e  rimanga  per  segno  sovrano  quello  di  Fra,:cia  ;  0  pu- 
re che  Dio  vaglia  mutar  armi  e  dimenticare  della  giu- 
stizia ^  con  cui  punisce  chi  usurpa  gli  stati  altrui ,  co- 
me esso  faceva  ,  tenendo  la  Puglia ,  che  secondo  Dante 
st  spettava  all'  Imperio . 

(65)  Si  fornisce  e  adorna  :  passa  a  rispondere  alla 
seconda  interrogazione  di  Dante,  cke  fu,  perchè  abi- 
tasse in  quella  spera:  corredo  i  tutto  quei  fornimento 
di  roba  che  per  uso  di  sua  persona  .la  sposa  porta  in 
casa  del  marito.^  oltre  la  pattuita  dote, 

(66)  Che  hanno  operato  azioni  Icdevvlii  per  lasciare 


7»  DEL  PARADISO  (nS) 

E  (jiKin'Io  li  (lesiri  (G7)  jTOggian  quivi  > 

Si  (r;8)  disviando,  pur  convien  ,  che  i  raggi 
Del  (G9)  vero  amore  in  su  poggin  inen  vivi. 

Ma  nel  conimensur,.-  de'  (70)  nostri  gaggi 
Col  merto  ,  è  parte  di  nostra  letizia, 
Perchè  non  li  vedén  minor  ,  né  (71)  maggi  . 

Quinci  (72)  addolcisce  la  viva  giustizia 
In  noi  l'affetto  si,  che  non  si  puote 
Torcer  giammai  ad  alcuna  nequizia. 

Diverse  voci  fanno  dolci  note  : 

Così  diversi  (78)  scanni  in  nostra  vita 
Rendon  dolce  armonia  tra  queste  ruote . 

E  dentro  alla  (74)  presente  margherita 
Luce  la  (75)  luce  di  Romeo,  di  cui 

àopo  di  se  onore  e  fama  ;  le  quali  se  avesser  fatte  pu- 
ramente per  piacere  a  Dio ,  tarebbero  in  più  sublime 
grado  di  gloria  . 

(67)  Tendono  a  questo  segno  . 

(68)  Declinando  colf  intenzione  a  fine  meno  retto. 
{69)  Della  carità  verso  Dio  , 

(70)  Le  nostre  ricompense  ,  e  nostri  premi  (voce  fran- 
cese )  col  merito  nostro  godiamo  una  parte  di  nostra 
beatitudine  accidentale . 

(71)  Maggiori. 

(72)  Quinci  dal  vedere  con  tanta  equità  pareggiata 
ia  ricompensa  al  merito  ^  nasce  che  la  giustizia  di  Dio 
tempre  in  aito  di  premiarci  con  sì  bella  prof^orzione  y 
tira  a  se  tanto  soavemente  tutto  il  nostro  affette  che 
non  può  torcersi  a  desiderare  cosa  ingiusta  ,  c«me  s;»^ 
rebhe  al  nostro  scarso  merito  un  grado  di  gloria  fin 
alto  .  Ved.  e.  3.   Par.  vers.  7D. 

(73)  Gradi  di  gloria. 

(7i)  A  questa  stella  di  Mercttrio  . 

(75)  La  luminosa  anima  di  Romeo  :  di  questo  pelìe' 


f«8)  CANTO     VI. 

Fn  l'opra  gramle  e  bella  (7G)  mal  gradita. 

Ma  (77)  i  Provenzali,  die  fer  coatra  lui, 
Non  hanno  riso':  e  però  mal  cammina, 
Qiial  (78)  si  fa  danno  del  ben  tare  altrui . 

Quattro  figlie  .ebbe  ,  e  ciascuna  (79)  teina  , 
Ramondo  Berlinghieri.,  e  ciò  (80)   gli  fece 
Roméa  persona  umile  o  peregrina; 

E  poi  il  mosser  le  parole  (81)  ])iece 

A  (82)  dimandar  ragione  a  questo  giusto  , 
Che  gli  assegnò  sette  e  cinque  per  diece . 

Indi  partissi  povero  e  vetusto  : 


grìfto  che  aecomodatosi  hi  casa  dì  Kaimando  Berlinghie- 
ri conte  di  Provenza  maneggiò  sì  bene  i  di  lui  interes- 
si .  Ved.  il  Villa»,  lih.  (,.  t,  92. 

(76)  Perchè  l'ingrato  Raimondo  messo  su  da  i  suoi 
"Baroni  ,  gli  fece  render  conto  . 

(77)  Ma  i  Provenzali  che  per  malignità  e  invidia  lo 
peserò  in  disgrazia  del  conte ,  non  risero  molto  tempo  ^ 
perchf  dalla  casa  reale  di  Francia  fu  occupata  la  me~ 
tà  della  Provenza  a  conto  di  dote . 

(78)  Chi  per  invidia  fa  proprio  danno  dell'altrui  ben 
fare  f  riputando  a  suo  discapito  l'altrui  vantaggio  . 

(79)  La  prima  data  a  S.  Lodovico  Re  di  Francia  , 
la  seconda  ad  Arrigo  Re  d' Inghilterra  ^  la  terza  « 
Riccardo  Re  de'  romani ,  fratello  del  predetto  Arrigo  y 
la  quarta  a  Carlo  d'Angiò  Re  di  Puglia  j  fratello  de 
S.  Lodovico . 

(80)  E  li  trattò  e  fece  riuscire  parentadi  sì  splendidi 
e  vantaggiosi  l' incognito  Romeo ,  che  non  volendo  mai 
manifestar  chi  fosse  e  di  qual  patria  ,  dal  suo  pelle- 
grinare Romeo  fu  appellato . 

(81)  Maligne  de'  suoi  cortigiani. 

(82)  A  chiedergli  conto  della  sua  amministrazione 
che  puntualmente  rese  ,  facendogli  vedere  di  avtrgli 


72  DBL  PARADISO  CANTO  VI.  (i56> 

E  se  '1  Mondo  sapesse  '1  (83)  cuor,  ch'egli  ebbe  j 
Mendicanclo  siia  vita,  a  frusto  a  frusto > 
Assai  lo  loda ,  e  più  lo  loderebbe . 


Mumentate  le  entrate  d'un  quinto  ^    rendendoli  dodici ^ 
quAndo  aveva  ricevuto  dieci. 

(85)  //  cuor  magnanimo  ch^eèèe,  mendicando  il  so- 
stentamento delta  sua  vita  a  bocconi  j  se  tra  lo  /od» 
assai i  io  loderebbe  molto  piìt  > 


CANTO        VII. 

ARGOMENTO 

Sparite  Giustiniano  con  le  altre  anime,  a  "Dante  no» 
equero  alcuni  dubbi  quanto  alla  redenzione  umana  , 
ed  al  modo  di  essa  redenzione  .  I  qualt  gli  sono  n- 
salti  da  Beatrice  ^  e  da  lei  provatagli  appresso  l'im- 
mortalità dell'  anima  %  #  la  resurrczion  de'  corpi , 

\_jMnna  (i)  SanUiis  Deus  (2)  Sabaoth  t 

Super illustrans  j  claritate  tua  , 

Felices  ignes  hornm  (3)  malahoth  : 
Così  volgendosi  alla  (4)  nota  siia 

Fu  viso  a  me  cantare  (5)  essa  sustanza  j 

Sopra  (6)  la  qual  doppio  lume  s'  addua  : 

(i)  Voce  Ebrea  che  significa  deh  salvaci  . 

(2)  Uno  dei  dieci  nomi  che  gli  ebrei  attribuivano  A 
Dio  ,  e  vale  Signore  degli  eserciti  e  delle  virtù  . 

(3)  Parola  pure  ebraica  ,  e  significa  dc^  Regni .  Il  co- 
strutto dunque  di  questi  tre  non  dolcissimi  versi  è  que- 
sto :  Salva  ti  prego  ,  0  Santo  Dio  degli  eserciti  ,  che 
tolta  tua  luce  oltremodo  rischiari  i  felici  fuochi  di  que- 
sti celesti  regni  ,  cioè  i  beati  spiriti  accesi  d'  amore . 

(4)  /]/  suo  primo  canto  se  si  legge  nota  ,  al  suo  mo- 
vimento circolare  se  si  legge  ruota, 

(5)  L'anima  di  Giustiniano . 

(6)  ideila  quale  m  quell'  istante  appariva  adduarsi 
t  raddoppiarsi  un  lume  duplicato ,  accoppiandosi  alla. 
»téa  carità  verso  Dio  la  tariti  verso  il  prossime  j  ds 


7Ì                        DEL  PARADISO                        <6)  i 

Ed  ess.T  ,  e  l'altre  mossero  a  sua  danza  %  j 

E  (piasi  velocissime  faville  , 

Mi  (7)  si  velar  di  subita  distanza. 
Io  dubitava  e  dicea ,  Dille  dille  , 

Fra  me  ,  dille  diceva  ,  (9)  alla  mia  donna  j  j 

Che  mi  disetta  (9)  con  le  dolci  stille  : 

Ma  quella  reverenza,  (io)  che  s'indonna  i 

Di  tutto  iiie }  pur  per  B  e  per  ICE, 

Mi  richinava,  come  l' iiom  ch'assonna.  | 

Poco  sofferse  me  cotal  Beatrice  »  ; 

E  cominciò,  raggiandomi  d'un  riso, 

Tal  che  nel  fuoco  farla  l'uom  felice  :           %  ' 

Secondo  (11)  mio  Infallibile  avviso,  i 

Coinè  giusta,  vendetta  giustamente 

Punita  fosse,  t'hai  in  pensier  miso  :  ' 

Ma  io  ti  solverò  tosto  la  mente  :  ; 

E  tu  ascolta,  che  le  mie  parole  j 

! 

I 
Giustiniano  dimostrata  -verso  Dante  coli' istruirlo:  on- 
de nel  C.  preced.  quando    cominciò   a   parlargli  y  fessi  ; 
lucoite  fin  assai  dì  quel  eh'  ella  era  .  \ 

(7)  Mi  di  sparvero, 

(8)  A  Beatrice  .      _                             _  ! 

(9)  Colle  sue  graziose  ed  eloquenti  parole .                  ^  , 
(io)  Che  s' insignorisce  di  tutto    me   per    rispetto  di  ] 

"Bice  ,  sincope  e  abbreviatura  di  Beatrice  (  poca  felici-  \ 

tà  di  espressione  )  mi  faceva  timido  a  domandare y  e  «-  j 

mile  in  chinare  la  testa ,   come  fa  chi   è  combattuto  e  { 

•vinto  dal  sonno  non  istando  a  letto.                                   _  | 

(11)  Secondo  che  io  giudico  ^  ed  è  infallibile  che  mi 

appongo ,  tu  vai  col  pensier  ruminando ,  come  si  possa  , 

f^stnir  con  giuftizia  una  gii^sta  vendetta  ,-  avendoti  det"  ' 


f25)  «ANTO      VII.  75 

Di  gran  sentenzia  ti  fnran  (12)  presente  . 

Per  non  soffrire  (i3)  alla  virtù,  che  vuole 

Freno; 1 4)  suo  prode,  (i5)q(ieiruom,clienon  natqitp 
Dannando  se  ,  dannò  tutta  sua  prole  j 

Onde  l' umana  specie  inferma  giacque 
Giù  per  secoli  molti  in  grande  errore» 
Fin  eli' al  verbo  di  Dio  di  scender  piacr]iiP . 

U'  (16)  la  natura,  che  dal  suo  Fattore 

S'era  (17)  allungata,  uiTio  a  se  in  persona. 
Con  (18)  l'atto  sol  del  suo  eterno  amore.       ^ 

Or  (ig)  drizza  '1  viso  a  quel  che  si  ragiona. 
Questa  natura  al  suo  Fattore  unita  , 
Qual  fu  creata ,  fu  sincera  e  buona  : 

Ma  (ao)  per  se  stessa  pur  fa  ella  sbandita 
Di  Paradiso,  perocclie  si  torse 
Da  via  di  verità,  e  da  sua  vita. 

to  Giustiniano  a  far  vendetta  corse  della  vendetta  del 
peccato  antico. 

(12)  Dono  ,  regalo  , 

(i3)  Alla  l'ropria  volontà. 

{i\)  Che  soffrendo  sarebbe  staio  di  suo  prò  e  van' 
faggio . 

(i5)  Adamo  . 

{ì(>)  Bove  i  cioè  nell'utero  sagrosanto  di  Maria  il 
Verbo  unì  a  se  tn  -persona  la  natura  ec. 

(17)  S'era  separata  per  it'peccato  • 

(18)  Fer  virtù  solo  ed  opera  dello  Spirito  Santo  nel 
purissimo  seno  di  Maria  senza  cooperazione  d'uomo. 

(19)  Rinnuovami  l'  attenzione  . 

(20)  So/o  per  se  stessa  per  suo  proprio  difetto  ,  per- 
chè  si  ribellò  a  Dio  e  dn-ià  da  lui ,  che  è  sua  via ,  v»« 
rità  e  vita  . 


■}S  DEL  PARADISO  (59?' 

La  pena  dunque,  che  la  croce  porse, 
■S'alia  natura  asstmta  si  misura, 
Nulla  giammai  si  giustamente  morse  : 

E  cosi  nulla  fu  di  tanta  i'ngiura , 

Guardando  alla  persona ,  che  soflerse  , 
In  che  era  contratta  tal  natura  . 

Però  d'un  (21)  atto  uscir  cose  diverse: 

eh'  a  DÌ03  e  a'  Giudei  piacqtie  una  (22)  morte  r 
Per  lei  tremò  la  terra ,  e  '1  Giel  s'  aperse . 

Noa  ti  dee  oramai  parer  più  (23)  forte  , 
Quando  si  dice,  che  giusta  vendetta 
Poscia  (24)  vengiata  fu  da  giusta  Corte  • 

Ma  i'  veggi'  or  la  tua  mente  ristretta 

Di  pensiero  in.  pensier  dentro  ad  im  nodo , 
Del  qual  con  gran  disio  solver  s'aspetta. 

Tu  dici,  Ben  discerno  ciò,  eh'  i'  odo: 
Ma  perchè  Dio  volesse,  m' è  occulto, 
A  nostra  redeniion  pur  questo  modo  • 

Questo  decreto,  frate,  sta  sepulto 
Agii  occhi  di  ciascuno ,  il  cui  ingegno 


(21)  Ve/la  passione  e  morte  del  Hedentere. 

(22)  f2ui  questa  parola  è  assai  equivoca ,  perchè  ri- 
spetto a  i  Giudei  va  presa  nel  senso  proprio  e  usua- 
le  ;  ma  rispetto  a  Dio  -va  presa  per  l'  accettazione  del- 
la morte ,  onde  Cristo  factus  est  prò  nobis  obedienS  usque 
ad  inorti;ni . 

(23)  Difficile  a  capirsi . 

(24)  Punita  e  vendicata  negl'ingiusti  Ebrei  dal  giù- 
ito  e  pio  Tito, 


(59)  CANTO      VII.  77 

Nella  fiamma  d'amor  non  è  (25)  adulto. 
Veramente  j  però  eh'  a  questo  segno 

Molto  si  mira  ,  e  poco  si  discerne  ,  ]  '^    \  Ij 

Dirò  perchè  tal  modo  fu  più  degno  .  '  ^    ^/         "1 

La  divina  bontà  ,  che  (26)  da  se  speme 

Ogni  livore  ,  ardendo  in  se  sfavilla  , 

Sì  che  (27)  dispiega  le  Irellezze  eterne.  ' 

Ciò  (28)  che  da  lei  senza  mezzo  distilla  j 

Non  ha  poi  fine  3  (29)  perchè  non  si  muove 

La  sua  imprenta  ,  quand'ella  sigilla. 
Ciò  clie  da  essa  (3o)  sanza  mezzo  piove  j 

Libero  (3i)  è  tutto,  perchè  non  soggiace 

Alla  (02)  viriate  delle  cose 'nuove. 


(25)  Nutrito  e  cresciuto  tielT  ardore  della,  caritè 

t  eccessi  coi 
haritatem  ,  qua 


che  ne  conosca,  la  sua  forza  ■,  e  a  quali  eccessi  conduca 
l' amante  :  allude  al  profter  nimiam  ci 


dilexit  ncs  etc. 

(26)  Da  se  rimuove  ,  voce  latina. 

(27)  Comunicando  alle  sue  creature  le  sue  eterne  bel' 
/ezze,  le  manifesta  e  spiega , 

(28)  Ciocchi-  da  es:a  Bontà  immediatamente  ftotede  ^ 
dura  immortale  .^  come  Inanima  nostra  da  Dio  prodotta 
serj~a  influsso  di  cause  seconde . 

(29)  Perchè  la  sua  immag,ine  improntata  che  sia  f  ri- 
mati sempre  indelebile  ,  quando  la  Bontà  di  Dio  ve  la, 
sigilla  e  li' irtiprime  la  simigtianza  di  se  stessa. 

(30)  Senza  intervento  e  cooperazione  di  cause  seconde. 
(3i)  È  libero  dalla,   subordinazione   alle   altre  caute 

seconde, 

(02)  Ali'  attività  ,  all'  influenza  di  nuove  combinazio- 
ni di  stelle  ,  onde  nasce  la  perpetua  vtcende-iolezzA 
delle  generazioni  e  corruzioni  delle  altre  cose. 


7^  DEL  PARADISO  (72) 

Più  (33)  Tè  conforme,  e  però  più  le  piace: 
Che  (34)  l'ardor  santo  >  ch'ogni  cosa  raggia; 
•^.     -Nella  più  simigliante  è  più  vivace. 

•  Di  ('35)  tutte  queste  cose  s'avvantaggia 

|i     ,     L'umana  creatura,  (30)  e  s'una  manca, 
•k  ^— — "pWDi  sua  nobilita  convien  che  cangia  . 

•  Aaolò  il  peccato  è  quel,'  che  (87)  la  distranca  > 

E  falla  dissimile  al  Sommo  Bene , 
Perchè  del  lume  suo  poco  s'imhianca: 

Ed  in  sua  dignità  mai  non  riviene  5 
Se  (33)  non  riempie  dove  colpa  vota , 
Contra  mal  dilettar  con  giuste  pene  . 

Vostra  natura  (89)  Quando  pecoò  tota 


(35)  lìwltre  L^  anima  umana  ì  piìt  simile  a  "Dio  ,  e 
perà  pili  gii  piace  . 

(.34)  L'  ardor  santo  della  sua  divina  caritX  che  illu- 
stra  ogni  cosa ,  nella  cosa  a  lui  ptU  simile  riluce  con 
piìi  attività  e  vivezza, 

(35)  Per  tanto  l'uomo  secondo  l'anima  supera  tutte 
le  altre'creature  irrazionali  in  queste  prerogative ,  ciov 
fieli'  immortalità  ,  nella  libertà  ed  esenzione  dalla  sub- 
ordinazione alle  cause  seconde  ,  nella  special  somi- 
gliunza  coti  Dio  ,  e  neW  esser  però  più  grazioso  agli 
occhi  suoi  . 

(56)  E  se  una  di  queste  prerogative  gli  manca  ,  de-' 
cade  dalla  sua  nobiltà . 

(37)  Di  franca  e  libera  che  era  {  avendo  sopra  detto 
lif>ero  c'  tutto)  la  fa  serva  e  schiava  . 

(38)  Se  non  riempie  la  privazione  di  quel  pregio  che 
le  toglie  la  colpa.)  compensando  con  giuste  penalità  al 
mal  preso  diletto^  e  per  quello  soddisfacendo  . 

(óg)  Quando  tutta  rrevartcò  ntilla prev,ìrÌ!azionc  del 
prima  progenitore , 


(86)  CANTO      VII.  « 

Nel  seme  sno  j  (4°)  da  ({iieste  digaitadij 

Come  di  Paradiso  fu  remota  : 
Uè  ricovrar  poteasi ,  se  tu  badi 

Ben  eottilmente  ,  per  alcuna  via. 

Sema  passar  per  un  di  questi  guadi  : 
O  che  Dio  solo  per  sua  cortesia 

Dimesso  (40  avesse  ,  o  cl>e  1'  uom  per  se  iss« 

Avesse  soddisfatto  a  sua  follia . 
Ficca  mo  r  occliio  perentro  l'abisso 

Dell'  eterao  consiglio  ,  quanto  puoi 

Al  mio  parlar  distrettamente  tìsso . 
Non  potea  l'(42)  uomo  ne'  termini  suoi 

Mai  soddisfar ,  per  non  potere  ir  giuso 

Con  iimiltate  ,  «bbediendo  poi  j 
Quando  disubbidendo  (43)  intese  ir  suso  : 

E  questa  è  la  (44)  ragion  ,  perchè  1'  uom  fn« 

(4o)  Fu  privata  delle  disunita,  mentovate  di  soprji 
(  intendi  delle  dignità  ,  e  pi  erogativi  ioprannatur^-li 
e  gratuite^  come  per  esempio  la  giustizia  originale  , 
la  grazia  santificante  ,  l' immortalità  del  corpo)  co- 
me dello  stare  nel  Paradiso  terrestre  ,  da  cut  fu  di- 
scacciato. 

(il)  Dimesso  per  via  di  pura  liberal  condona2.ione . 

(.^2)  IJ  uomo  rimanendo  nel  suo  essere  ^  ne'  suoi  cen- 
ci ,  nelC  essere  di  puro  uomo  ,  rimanendo  in  persona 
propria . 

(43)  Quasi  pretendendo  uguagliarsi  a  Dio  ,  o  prcfe- 
rirglisi ,  giacché  non  volse  stargli  soggetto.  Superbia 
eorum,  qui  te  oderunt  >  ascendit  semper.  Ps.  79. 

(44)  Ragione  appunto  da  teologastraj  i*  uomo  non  po- 
tea soddisfare  a  Dio ,  perchè  nell'  estimazione  dello 
itetto  Dia  li  pecfdio  mortale  in  ragione  di  offesa  è  et- 


la  DEL  PARADISO  (loi) 

Da  poter  sotUlisl'ar ,  (45)  per  se,  disclii'iiso . 

Dun((ue  a  Dio  convenia  (46)  con  le  vie  sue 
Riparar  l'uomo  a  sua  (4?)  intera  vita, 
Dico  con  (48)  l'una  ,  o  ver  con  (49)  ainbodue^ 

Ma  perchè  1'  ovra  tanto  è  più  gradita 
Dell'operante,  quanto  più  appresenta 
Della  bontà  del  cuore  ,  end'  è  uscita  i 


sa  di  gravissimo  peso ,  e  ogni  ossequio  che  si  esibisca 
a  lui  da.  pura  creatura  in  ragione  di  soddisfazione  f 
cosa  di  nessun  peso  ,  e  ciò  perche  l'  ojfeso  è  persona  d^ 
infinita  dignità  ^  e  l'  offetisore  al  confronto  è  persona  di 
estrema' viltà  y  per  ti  che  ogni  soddisfazione  di  questa  ^ 
moltiplicala  quanto  vuoi  ,  non  potrà  mai  compensare 
la  gravezza  dell'  offesa.  Se  un  birro  desse  uno  schiaffo 
al  Re  ,  qual  umiliazione  del  birro  fatta  poi  al  Re  y  sa- 
rebbe degna  soddisfazione  .f  Quanto  meno  dunque  nel 
caso  Giostro.'  Dal  che  inferiscono  i  Teologi  ad  3.  p.  T), 
Tho.  q.  1.  a  2.  che  ni  meno  da  una  pura  creatura  in- 
Tincente  e  santa  potrebbe  a  "Dio  esibirsi  condegna  sod- 
disfazione per  il  peccato  d'  un'  altra  creatura  ,  massi- 
me se  si  parli  del  peccato  mortale  . 

(45)  Impedito  ,  insufficiente  e  incapace  di  poter  sod- 
disfare in  persona  propria  :  e  rimanendo  nel  pure  suo 
essere  . 

(46)  Le  quali  sono  la  via  della  misericordia  ,  e  la 
tiia  della  giustizia  :  Universa  yix  Domini  ,  miseri- 
cordia, &  veritas . 

(47)  Vita  di  grazia  y  sefiza  la  quale  l' anima  è  in 
peccato  y  che  è  la  sua  morte. 

(48)  Cioì  per  via  di  pura  misericordia  e  condonazio- 
ne del  peccato . 

(49)  Cioè  unitamente  per  via  di  misericordia  e  di 
giustizia  ì  come  in  effetto  procede  il  Signore  y  ordi- 
nando il  misterio  della  Redenzione  ,  per  cui  justitia» 
«S:  pax  osculat*  sunt . 


(io8)  CANTO     VII.  Si 

La  divina  bontà,  che  '1  Mondo  (5o)  iraprenta> 

Di  proceder  per  tutte  le  sue  vie 

A  (5i)  rilevarvi  suso  fu  contenta: 
Ne  (52)  tra  l'ultima  notte,  e  'I  primo  die 

Sì  alto  e  sì  magnifico  processo , 

O  per  l'uno,  o  per  l'altro  fue  ,  o  fie  . 
Clie  più  largo  fu  Dio  a  dar  se  stesso  , 

In  far  l' nom  sufficiente  a  rilevarsi  : 

Che  s'egli  avesse  (53)  sol  da  se  dimesso» 
E  tutti  gli  altri  modi  erano  scarsi 

Alla  giustizia  ,  se  '1  Figliuol  di  Dio 

Non  fosse  umiliato  ad  incarnarsi . 
Or  per  empierti  bene  ogni  disio,  * 

Ritorno  (54)  a  dichiarare  in  alcun  loco, 

Perchè  tu  veggi  li  così ,  com'  io . 


(3o)  Impronta  e  imprime  la  sua  immagine  nel  mondo 
e  nelle  sue  creature . 

(5i)  Elesse  per  redimervi . 

(52)  E  dal  primo  dì  della  creazione  del  mondo  fino 
all'  ultima  notte  della  sua  distruzione  ^  ni  fu  ne  sarà 
mai  un  procedere  sì  sublime^  sì  magnifico  e  glorioso  ^ 
tanto  per  l'  uomo  redento  ,  quanto  per  Dio  Redentore  : 
qualche  esemplare  dice,  o  per  1' una ,  o  per  l'altra,  e 
allora  intendi,  tanto  per  la  giustizia  y  quanto  per  la 
misericordia ,  essendo  l'umana  Redenzione  la  cosay  in 
cui  risplende  la  maggior  gloria  dell'  una  e  dell'  altra 
di  queste  divine  perfezioni . 

(53)  Di  sua  potenza  assoluta  condonato  tema  esige- 
te soddisfazione . 

(54)  Ritorno  un  passo  indietro  a  dichiararti  mepl'O 
una  cosa  che  già  ti  ho  detto  ,  acciocchì  tu  /'  fnte>.,ìa 
tanto  chiaramente  %  cerne  l'  intendo  io. 


8«  DEL  PARAtlISO  fi23J 

Tu  dici ,  Io  veggio  r  aere ,  è  veggio  '1  foco , 
L'acqua,  e  la  terra,  e  (55)  tuUe  Jor  misture 
Venire  a  corruzione  ,  e  durar  poco  : 

E  queste  cose  pur  (56)  fur  creature  : 
Perchè  se  ciò  e' ho  detto,  è  stato  vero, 
Esser  dovrian  da  corruzion  sicure  . 

Gli  (57)  Angeli,  frate,  e '1  paese  sincero , 
Nel  ((ual  tu  se' ,  dir  si  posson  (58)  cre,T.ti  , 
Sì  come  sono  in  loro  essere  intero  : 

Ma  gli  elementi ,  che   tn  liai  nomati  , 
E  quelle  cose,  che  dir  lor  si  fanno > 


t^r>)  E  t  corpi  di  quei  quattro  elementi  composti, 
(5G)  Fur  creature  che   pioverono    immediatamoitc   da 
Dio,  essendo  state  create    e  non    generate   di  materia 
preesistente  :  e  sec»>ido  la  data  dottrina  dovrebbero  pe- 
to essere  incorruttibili .' 

(57)  Gli  Angeli t  e  le  anime  umane  e  i  cieli,  che  è 
il  luogo  ,  dove  tu  sci  ,  luogo  libero  e  purgato  da  qua- 
lità tra  se  contrarie,  solamente  possono  dirsi  creati ^ 
e  da  Dio  solo  prodotti  immediatamente . 

(58)  Cioè  gli  Angeli  e  le  anime  ,  non  già  rispetto  a. 
tutte  le  parti  ,  delle  quali  sia  composto  il  loro  essere  : 
perocché  essendo  sostanze  spirituali  non  possono  esser 
composte  di  parti ,  ma  rispetto  a  tutto  il  lor»  essere  y 
siccome  semplice  e  incompaio  ,  e  però  incapace  d'  es- 
tere prodetto,  salvo  che  per  via  di  creazione ,  ma  ri- 
spetto a  i  cieli  deve  intendersi  essere  stati  creati ,  per- 
chè da  Dio  i/nmediatamenie  prodotti,  e  quanto  alla 
materia  e  quanto  alla  forma  .  Pone  Dante  i  Cieli  in- 
corruttibili secondo  l' opinione  comune  di  quei  tempi 
sprovisti  di  cannocchiale  ,  e  inferisce  che  sono  incor- 
ruttibili dall'  esser  creati)  la  quale  è  un' illazione  ac- 
ial  lepida . 


(i5i)  C  A  N"  T  0    VIL  «5 

Da   (5*3)  creata  virtù  sono  infarniat;  . 

Creata  (6o)  fu  la  materia  j  ch'egli  hanno: 
Creata  fu  la  virtù  ini'onnante 
In  queste  stelle,  ch'intorno  a  lor  vanno. 

L'(6i)   anima  d'ogni  hrnto  j  e  delle  piante 
Di  complession  potenziata  tira 
Lo  raggio  e  'I  moto  delle  luci  sante . 

Ma  (62)  nostra  vita  <63)  senza  mezzo  spira 
La  somma  beninanza  ,  e  la  'nnamora 
Di  se ,  (64)  sì   che  poi  sempre  la  disira  . 

(59)  RUevono  da  TJio  la.  loro  forma  $oitanziale  (  ri- 
cordiamci  che  Dante  è  Aristotelico  )  ma  cooperat.dvci 
quella  creata  virtìt  cffettrice  che  ripose  Dio  nelle  stelle  . 

(60)  La.  materia  fi  che  fu  immediatamente  creata  da 
Vio  ,  siccome  ancora  la  detta  virtìi  delle  stelle  ,  che 
girando  influiscono  e  gcncano  ogni  jorma  nella  massa 
de^li  clementi  e  de^  misti  non  viventi  ;  e  pfrò  queste 
due  cose  sono  incorruttibili ,  mutandosi  solarne/ite  la 
forma  ,  non  la  materia  de  i  corpi  sullunari  ,  quando 
SI  /generano  e  si  corrompono , 

{Sì)  Il  rai^gto  e  il  moto  delie  stelle  colla  sua  ener- 
f,ica  fecondità  tira,  e  tirando  genera  di  materia  ele- 
mentare ,  la  quale  nella  sua  complessione  è  quasi  pu- 
ra potenza  fisica  ,  tira  dico  ,  ed  educe  (  eccoci  qui  quel 
misterio  Peripatetico  )  le  anime  sensitive  e  vegetatize . 
Tutto  questo  sistema  non  è  poi  tanto  di^.cile  a  conce- 
pirsi quanto  lo  rendono  col  loro  cemento  alcuni  espofi- 
tori ,  specialmente  il  Land.  Vedilo  se  ti  piace, 

(€2)  Ma  la  nostra  anima  ragionevole . 

(G3)  Senza  coopcrazione  di  alcuna  seconda  caclone , 
e  materiale  ,  o  ejjiciente  la  somma  benignità  di  U io  la 
spira  creandola  .  Spira  qui  è  verbo  attiro  ,  non  neutro  . 
Land,  spiega^  Jf""^  j  '^'"^  i^  anima  vive  senza  mezzo: 
miracoloso  ! 

(64)  Fecisti  nos  Doitiine  ad  te,  et  inquietum  est  cor 
nostrum,  doncc  roq.uiescat  in  te.  August. 


84  DEL  PARADISO  CANTO  VII.  (144) 

E  quinci  puoi  (65)  argomentare  ancora 
Vostra  risurrezion  ,  se  tu  ripensi 
Come  (66)  l'umana  carne  fessi  allora  j 

Che  li  primi  parenti  intramho  fensi  . 


(65)  Argomentando  dedurre  la  resurrezione  de'  corpi  I 
umani  ,  siccome  propagati  da  due  corpi  non  generati  S 
per  via  naturale  ,  ma  da  Dio  immediatamente  jormati  ,  \ 

(66)  Cotne  fu  fatta  immediatamente  da  Dio  ,  aliar-  i 
chi  furon  creati  Adamo  ed  Eva.  Poveri  noi ^  se  non  a-  j 
vessino  altri  argomenti  da  provaria!  ., 


CANTO         Vili. 

ARGOMENTO 

Ascende  il  Poeta  dal  Cielo  di  Mercurio  a  quel  dì  Ve- 
nere,  nel  quale  trova  Carlo  Blartello  Re  d'  Unghe- 
ria: dal  cui  parlare  essendogli  nate  un  dubbio  ,  co- 
me di  buono  ,  e  virtuoso  padre  possa  nascer  reo  e 
vizioso  jigliuoloy  quello  da  esso  Martello  gli  è  ri- 
solto. 

Oolea  creder  (i)'lo  Mondo  in  suo  perìclo, 
Che  (2)  la  Lelia  Ciprigna  il  lolle  amore 
Raggiasse  ,  (3)  volta  nel  terzo  epiciclo  j 

Percliè  non  pure  a  lei  faceano  onore 
Di  sagrilìci  >  e  di  votivo  grido 


(0  "Delirante  con  tanto  suo  perìcolo  di  dannazione 
eterna  dietro  a  una  turba  di  Vetta  b-i^iardi  e  lorde. 

(2)  Che  Venere  adorata  specialmente  nel  molle  cli- 
ma dt  Cipro.  E  devono  qui  distinguersi  due  Veneri  se- 
condo Platone  f  l' una  impudica  e  ferreria  ,  e  t'  altrx 
pura  e  celeste  ;  ni  importa  f]ut  il  far  rnenz:«ne  di  ifual- 
(he  altra  Venere  j  di  cui  st  faccia  Vienz'-sne  nella,  mi- 
tolof^ia  . 

(5)  Co  i  rags^i  suoi  influisse  e  imprimtsse  net^U  no-' 
mini  /'  amor  lascivo  dal  suo  cri.-i.io  che  t  nel  t?rzo 
ciclo  ^  in  cui  ella  si  lol^e  .  Nel  si.'tert,a  di  Tf/emeo 
cìiiamasi  epiciclo  quel  pictolo  lerchio^  in  cui  si  tengo- 
no i  piar.eti  ,  girando  di  moto  prorrio,  a  differenza 
del  circolo  maggiore  che  descrivono  girando  rapiti  dal 
moto  comune , 


86  DEL  PARADISO  (5) 

Le  genti  auticlie  nell'  antico  errore  : 

IWa  Dione  onoravano  ,  e  Ciipiilo  , 

Questa  per  madre  sua ,  questo  per  figlio  > 
E  diceaa  ,  cJi'  (4)  el  sedette  in  grembo  a  Dido  : 

E  (5)  da  costei,  ond' io  princi[)io  piglio. 
Pigliavano  '1  vocabol  della  stella , 
Glie  '1  Sol  vagheggia  or  da  coppa  ,  or  da  ciglio. 

Io  non  m'  accorsi  del  salire  in  ella  : 
Ma  d' esserv' entro  mi.  fece  assai  lede 
La  donna  mia  ,  eh'  io  vidi  far  più  bella  . 

E   come  in  fiamma  favilla  si  vede 
E  come  in  voce  voce  si  discerne  > 
Quando  ima  è  (fi)  feriiaa  >  e  1'  altra  va  e  riede 

Vid'io  in  essa  luoe  altre  lucerne 

Muoversi  in  giro  (;)  più  e  men  correnti, 


((,)  V.  Virgilio  l.  I.  JEn. 

{J>)  E  da  questa  Venere  terrena  e  impudtca-pigliavà' 
Ko  il  nome  dclUi  sitila  chiumandula  yùr  Venere  ,  ben- 
ché questa  sia  pura  e  celeste  ,  da  cai  ora  piglio  i!  prin- 
cipio di  questo  mio  canto  ,  e  la  quale  vagheggia  ti  so- 
ie ora  dalla  parte  di  dietro^  e  come  d^lla  nuca,  ora 
dalla  parte  dinatizi^)  così  portando  il  girare  di  questa 
pianeta  intorno  al  sole.y  die  perà  si  vede  ora  avanti  at 
iUo  nascere  y  ora  dopo  il  suo  tramontare  . 

(6)  Cioè  continuata  di  un  medesimo  tenore . 

(■;)  Con  maggiore  o  minor  velocità  secondo^  credo  ia^ 
che  pili  0  meno  partiapavano  della  visione  di  Vio  cke 
è  la  vista  eterna  che  ti  fa  beati  .•  o  pure  ,  come  janno 
le  stelle,  chiamate  dal  Poeta  e.  2.  Paradiso  ,  vedute: 
io  cielo  ottavo,  che  han  tante  vedute.,  giacché  tra 
queste  le  piU  vicine  a/  polo  sono  più  tarde  -nel  corso  i 
onde  dine  nel  e.  i.  Purg.  siccome  ruota  ijìù  i;>re$so  al- 


(20)  CANTO     Vili.  a-} 

Al  modo  j  credo ,  di  lor  viste  eterne  . 

Di  fredda  nube  non  disceser  venti  , 
O  (8)  visibili ,  o  no ,  tanto  (q)  festini , 
Che  non  paressero  impediti  e  lenti  * 

A  chi  avesse  cfuei  buni  divini 

Veduto  a- noi  venir  ,  lasciando  '1  (ro)  giro 

Pria  comincialo  in  gli  alti  Serafini  : 

E  dietro  à  quei,  che  più 'nnanzì  apparirò j 

Ri- 
sonava Osanna  ,  sì  cbe  unqiie  poi 

Di  riudir  non  fui  sanza  disiro . 

Indi  si  fece  1'  un  più  presso  a  noi  > 
E  solo  incominciò  :   Tutti  sera  presti 
Al  tuo  piacer,  perchè  di  noi  ti  (ii)  gioì» 

Noi  ci  volgiani  co'  (12)  Principi  celesti 

D'un  giro,  d'un  girare,  e  d'una  (i3)  sete» 
A'  quali  tu ,  nel  Mondo  già  ,  dicesti  : 

lo  stelo  ,  e  dljfusamexte  nel  suo  Convivio  y  così  di  quei 
spiriti  quelli  andavan  più  lenti  che  erano  più  vicini 
al  centro  di  quella  stella  . 

(8)  Visibili  ne*  suoi  effetti^  per  esempio  nel  moto  del- 
le nuvole . 

(9)  Veloci . 

(io)  7/  moto  circolare  cominciato  da*  Serafini  in  piU 
alto  cielo  y  giacché  da  quest^  ordine  più  vicino  a  Dia 
prendono  tutti  gli  altri  il  circolare  lor  moto  intorno  a 
Dio  fermo  e  stabile  lor  motore,  come  vedremo  e.  2J. 

(11)  Gioisca  , 

(12)  Con  il  terzo  ordine  angelico  de'  Principati ,  di- 
ce Land,  movendo  gli  Anf^'iolt  il  del  della  Lu/iaj  m 
gli  Arcangioli  il  del  di  Mercurio  :  il  Vel.  dice  i  Tro- 
ni :  la  lite  non  par  che  meriti  sì  accurata  diicmstonet 

(i3)  Ardore  di  tanto  affetto  > 


88  DEL  PARADISO  (36> 

Voli  (i4)  che  intendendo  il  terzo  del  mo.'etei 
E  serh  sì  pien  ci'  amor ,  die  per  piacerti  j 
Non  fìa  men  dolce  un  poco  di  ijiiiete  . 

Poscia  che  gli  occhi  miei  si  furo  (i5)  offerti 
Alla  mia  donna  .reverenti ,  ed  essa 
Fatti  gli  avea  di  se  X'G)  contenti  e. certi» 

Rivolgersi  alla  luce,  che  (17)  promessa 
Tanto  s'avea,  e  (18)  Di,  chi  siete,  fue 
La  voce  mia  di  grande  afletto  impressa. 

E  (19)  quanta,  e  eguale  vid*  io  lei  far  piùe 


(i4)  VftKcìpto  della,  sopraddetta  sua  canzone  ^  che  è 
ia  pr-ma  del  suo  Convivio  amoroso  ,  0  sia  Commento 
tilt  uveva  determinato  comporre  sopra  i4'  delle  20.  in 
■circa  canzoni  morali  e  d''  amore  già  da  lui  composte  , 
muprevc Milito  dalla  marte  non  poti  passare  oltre  la 
terza  ì  come  dice  il  Vili,  lib,  8.  e.  i35.  //  sema  di  quel 
■verso  è:  voi  ,  che  rimira'ido  tn  Dio,  intendete  qual  de- 
ve es  ere  il  moto  del  terzo  cielo  ^  e  intesolo  in  quel  mo- 
do a/'p-jnto  io  movete, 

.    (j5)  Quasi  dimandandole  licenza  d' interrogare  e  fa' 
ctniioU  rivereix,a  . 

■'   {i6)  Cóntcn'.i  -per  il  suo  corner  so  e  certi  di  averlo  ot' 
tenuto  i  cr  il  non  dubbioso  cenno  con  cui  corrispose  . 

(I'7)  Eii'ie»dcii  e  preferendosi  cefi  quelle  cortesi  pa- 
role :  Tutti  Sem  presti  al  tuo  piacer,  perchè  di  noi 
•ti  gioi . 

(18)  Dimmi  chi  tiele  voi:  il  Daniello  conosce  un  et" 
ror  ti'  ^ramaiica  in  quel  dì  dal  numero  del  meno  y  e 
siete  del  numero  del  più.  ;  ma  io  >.on  ce  lo  vedo  ,  po- 
tendosi uno  interrogare  dilla  condizione  di  molti  ^  tra 
i  quali  ancor  '■sso  sia  ^  per  esempio  uno  d'una  proces- 
sione che  ne U^ anno  santo  vada  a  Roma. 

(19)  E  di  m^ggror  copta  di  luce,  e  di  qualità  piìt 
itila  ^cr  la  nuova  allegrezza  a^^iunta  all'antica» 


(4>)  CANTO      Vlir.  83 

Per  allegrezza  nuova  ,  clie  s'  accreLl)e  > 
Quand'io  parlai,  all'allegrezze  sue  : 

Cosi   (20)  fatta  ini  disse ,  il  Mondo  in'  ebbe 
Giù  (21)  poco  tempo  .-  e  se  (22)  più  fosse  stalo» 
Molto  sarà  di  mal ,  clie  non  sarebbe  . 

La  jnia  letizia  mi  ti  tien  celato , 

Che  mi  raggia  dintorno j  e  mi  (28)  nasconde, 
Quasi  animai  di  sua  seta  fasciato . 

Assai  m*  amasti  j  ed  avesti  bene  onde  : 
Che  s' io  fossi  giù  stato ,  io  ti  mostrava 
Di  mio  amor  più  oltre  ,  che  le  fronde  . 

Quella  (24)  sinistra  riva  ,  clie  si  lava 
Di  Rodano  ,  poich*  è  misto  con  Sorga  , 
Per  suo  signore  a  tempo  m' ^spettava  ; 

(20-)  E  poiché  apparve  così  fatta  più  lucente  e  vag4 
a  vedersi . 

(21)  Perche  visse  poco. 

(22;  Vcrclit  se  eg/i  fosse  vissuto  pik  ,  avrebbe  ben 
governati  quegli  stati  che  Ruberto  suo  fratello  che  in 
quelli  succedette  i  per  la  sua  mala  condotta  aveva  ro- 
linati  :  era  questa  buon'  anima  Carlo  Martello  Re  d' 
Ungheria  primogenito  di  Carlo  il  zopjo  Re  di  PuL,lia  , 
principe  virtuoso  e  grande  amico  del  nostro  Poeta  ;  l 
infelicità  delle  imprese  di  Ruberto  suo  fratello  minore 
cedila  nel  Villani  lib.  9. 

(23)  Forse  allude  a  queW  intra  in  gaudium  Domini 
tui. 

(2i)  La  Provenza  ,  la  quale  di  verso  ponente  ^iace 
alla  riva  sinistra  del  Rodano.,  dopo  arer  ricevute  le 
acque  del  fiume  Sorga  che  nasce  in  Vatchiwa  tanto  il- 
lustre ,  perche  fu  il -nido  ,  in  cui  nacque  Quella  fenice 
dell'  aurate  piume .  Petrar. 


90  DEL  PARADISO  (6i 

E  (2  5)   quel  corno  d'Ausonia,  che  6'iinborga 
Di  Bari ,  di  Gaeta  ,  e  dì  Crotona  , 
Da  ove  Tronto  e  Verde  in  (26)  mare  sgorga. 

Futgeanii  già  in  fronte  la  corona 

Di  (2;)  quella  terra,  che '1  Danubio  riga, 
Pqi  elle  le  ripe  Tedesche  abbandona  : 

E  la  bella  (28)  Trinacria ,  che  (29)  caliga 
Tra  Pachino  e  Peloro  (3o)  sopra  *1  golfo. 
Che  riceve  da  Euro  maggior  briga, 

Noa  per  (3i)  Tif'éo ,  (32)  ma  per  nascente  solfoj 


(25)  E  quella  punta  d'Italia,  che  si  riempie  di  que-  \ 
ite  terre  murate  e  òorght  ,  Bari  y  Gaeta,  CroiouH ,  le  | 
quali  sono  città  del  Regno  di  Napoli.  j 

(26)  Nvl  mare  Adriatico  ,  dove  ai  confini  dello  Stato 
'E.cclesiastico ,   e    del  regno  sbocca  il  Trento  e  il  Verde  ] 
poche  miglia  prima  entralo  nel  Tronto  . 

(27)  Veli'  Ungheria  per  cagione  della  madre  Maria  1 
figliuola  del  Re  Stefano  V.  d'Ungheria  ,  e  sorella  del  ' 
jRV  Ladislao  IV.  morto  senza  figli .  \ 

(28)  Sicilia  detta  così  da  i  tre  promontori  Vachino  j  4 
Ve  loro  e  Litibeo  .  ! 

(29)  Si  ricopre  di  caligine,  shoccando  fumo  dal  Mon- 

gibello  .  j 

(30)  Sopra  il  golfo  di  Catania  ,  il  quale  più  che  da  1 
altro  vento  ì-  dominato  da  Euro  che  spesso  lo  gonfia  '• 
e  vi  fa  tempesta  .  ' 

(3i)  Così  Vindaro  seguitato  da  Ovid.  5.  Metam.  dice 
sepolte  il  gigante  Tifco  sotto  il  monte  Etna  ,■  Omero  se- 
.guiiato  da  Virg.%.  Eneid.  lo    mette  sotto  l'Isola    d' l- 
schia  s    e  Virg.  3,  Eneid.  pone  sotto  l'Etna  il.  gigante  ì 
Encelado  fratello  di  Tifco  ,  fulminati  ambedue ,  e  così  | 
sotterrati  da  Giove  nella  guerra  de'  giganti .  ( 

(02)  Dunque  la  Sicilia  che  in  qtieila  parte  fumica  non 
per  il  sospirare  di  quel  gigante  che  ttia  ansando  tottt   ; 


{',b)  CANTO    viir.  5« 

Attesi  (33)  avreìilje  li  suoi  regi  ancora 
Nati  per  me  di  Carlo,  e  di  Ridollb  , 

Se  (34)  mala  signoria,  che  sempre  acciiora 
Li  popoli  snggetti  ,  non  avesse 
Mosso  Palermo  a  gridar  (35)  Mora,  mora. 

E   (36)  se  mio  Irate  ynesto  antivedesse, 
L' (37)  avara  povertà  di  Catalogna 
Già  fuggirla,  (38)  perchè  noa  gli  offendesse; 


quel  monte,  ma  per  ti  solfo  e  bitume  che  generandosi 
nelle  sue  vìscere  e  infi^mmandusi  ,  vien  empiendo  quel 
iOì.lnrno  di  fumo  e  di  catii^i'tc  . 

(35)  ha  Sicilia  non  si  sarebbe  .ribellata  alta  nostra 
casa  dandosi  a  Pietro  Ke  di  Aragona  ,  ma  alerebbe  at- 
tesi e  as!-ettati ,  come  luvi  legittimi  Ef ,  /'  discendenti 
di  Cartai,  mio  aiuolo,  nati  di  lui  per  mio  mezzo  e  di 
"Ridolfo  I.  imperadore  ,  mediante  l,i  figliuola,  di  esso 
Ctemtnza  mia  consorte. 

(.l\)  Se  la  rapacità  e  la  sciurataggine  de'  nostri  gO' 
"vernatori  e  ministri  in  Palermo  che  sempre  accuor-i^ 
cioè  dà  coraggio  ,  dice  il  Land.  (  e  forse  in  questo  luo~ 
go  accuorare  sarà  b<:n  preso  in  questo  senso  )  dà  e  met- 
te coraggio  di  sotleiarst  e  scuotere  ti  giogo  al  popolo 
angariato  ,■  ovvero  affligge  sì  che  sollevasi  per  dispe- 
razione a  scuotere  il  giogo  . 

(35)  Mora,  mora  trucidandosi  Ma  i  ribelli  lutti  i 
francesi  che  erano  nel  Regno  fiel  celebre  Vespero  Sici" 
liana  . 

(36)  Se  Ruberto  mio  fratello  prevedesse  questo  ,  cioi 
che  l'avarizia  de'  ministri,  e  de'  Principi  partorisce 
simili  sconcerti  . 

(37)  Non  SI  prevarrebbe  per  il  governo  di  ministri 
Catalani^  gente  avara  e  affamata,  y  ma  si  diifar^ebbe 
di  loro . 

(38)  Perchè  i  suoi  iiffiztali  non  ismungesjcr^  tanta  < 
irritassero  1  popvU  con  le  gravci.x.e. 


92  DEL  PARADISO  (^i) 

Qhe  (Scj)  veramente  provveder  bisogna 
Per  lui,  o  per  altrui,  sì  eli' a  sua  barca 
Carica  più  di  carco  non  si  pogna  : 

La  (4o)  sua  natura  >  che  di  larga  Parca 
Discese,  avria  mestier  di  (40  tal  miliiia , 
Che  non  curasse  di  mettere  in  arca . 

Peroccli' (42)  io  credo,  che  l'alta  letizia, 
Che '1  tuo  parlar  m'infonde,  signor  mio, 
Ov'ogni  ben  si  termina,  e  s'inizia, 

Per  (43)  te  si  veggia,  come  la  vegg'ioj 

(09)  Che  veramente  son  ridotti  a  tal  misero  stato  i 
suoi  sudditi  che  conviene  ■,  o  che  egli  per  se  medesima  ^ 
o  per  mezzo  de'  suoi  governatori  provveda,  che  non  s'  :m- 
ponga  altro  dazio  o  gabella  a  t  suoi  popoli  aggrava- 
fissimi  ;  se  non  vuote  che  gli  facciano  ,  come  fecero  i 
Siciliani  a  Carlo  primo  :  questo  vuol  dire  con  allegorìa 
della  barca  ,  che  per  il  troppo  peso  si  affonda  , 

(40)  La  natura  di  mio  fratello  che  dalLi,  larga  e  li~ 
beral  natura  de'  suoi  antenati  degenerando  discese  e 
nacque  parca  inclinata  all'  avarizia  .  Vellutetlo  fa  no- 
me sostantivo  e  appellativo  quel  parca  ^  interpretando 
larga  parsimonia  degli  antenati  di  costui  ^  che  non  fa 
senso  a  proposito .  Land,  salta.  Il  padre  d  Aquino  tra- 
duce:  Arctavit  semiier  pavitans  custodia  regni  sponte 
sua  prolixuni  aiiimnin  ,  che  non  tocca  il  senso  del/'  auto- 
re che  qui  si  Ja  via  alla  questione  che  poi  propone  , 
tioè  ,  come  m.ìi  di  burini  antenati  i  discendenti  sieno 
tristi.  Quel  Parca  colla  lettera  maiuscola  forse  potreb- 
be intendersi  per  retaggio,  da  che  le  Parche  sono  le  fi- 
latrici  e  propagatrici  fin  dal  princìpio  della  vita  uma- 
na ;  e  così  larga  Parca  potrebbe  fune  intendersi  gene- 
toso  retaggio . 

(Ìt)  D'  tali  ministri  e  uffiziali  che  non  fossero  avari. 

(!f2)  Qui  ripiglia  Dante  ringraziando  Carlo  della 
cortese  risposta  ,  e  pregandolo  a  risolvergli  un  dubbio  . 

<(45)  Tu  la  vegga  in  Dio  primo  principio  ed  ultimi 


(?8)  CANTO      Vili.  95 

Grata  m' è  più)  (44)  ^  anche  questo  ho  caro, 
PercJiè  '1  di  scemi ,  rimirando  in  Dio  . 

Fatto  (45)  m'hai  lieto  3  e  così  mi  fa  chiaro. 
Poiché  parlando  a  dubitar  m'hai  mosso, 
Come  uscir  può  (46)  di  dolce  seme  amaro  . 

Questo  io  a  lui:  ed  egli  a  me:  S'io  posso 

Mostrarti  (4;)  un  vero,  a  quel,  che  tu  dimandi j 
Terrai '1  viso,  come  tieni '1  dosso. 

Lo  (48)  ben,  (49)  che  tutto  '1  regno,  che  tu  scandi, 

fine  di  ogni  bene,  come  la  vedo  io  che  la  provo ,  e  piì* 
chiaramente  ancora  ,  tal  che  mi  riesce  di  riflesso  piìt 
gradita  e  gioconda. 

(4i)  Ed  anco  questa  cosa,  mi  ì  cara ,  che  vedi  rimi- 
rando tn  Vioj  come  in  ispecchio  ciò  ,  di  che  parlt . 

(45)  Come  mi  hai  tutto  rallegrato  ■f  così  ancora  chia- 
riscimi di  questo  dubbio. 

(46)  dot:  di  padre  liberate  e  buono  ,  figliuolo  avaro 
e  malvagio  , 

(+7)  Dimostrarli  una  verità  ,  rima,rrai  illuminato  ad 
intendere  ciò  che  ora  non  intendi  ,  sicché  l'  a-jrai  da- 
vanti agli  occhi  y  e  non  ptk  dietro  atte  spalle  , 

(48)  Del  seguente  lungo  raziocinio  la  somma  t  que- 
sta :  Essendo  che  Iddio  ha  ordinato  tutto  questo  visi- 
bile universo  al  ben  essere  dell'  umana  comunanza  ,  e 
richiedendosi  a  tal  fine  che  gli  uomini  non  nascessero 
tutti  d'una  medesima  costituzione  ,  genio  e  abilità  : 
però  diede  alle  stelle  virtù,  da  influire  nelt.t  genera- 
zione degli  uomini,  e  quindi  t"^ ,  che  quantunque  il  fi- 
gliuolo nascerebbe  sempre  similissimo  al  padre  ,  se  e- 
gli  solo  influisse  net  generarlo  ,  nondimeno  perchè  v' 
influiscono  ancora  le  stelle  con  influssi  diversi  ,  per 
questo  accade  che  un  figliuolo  sia  disumile  al  padre  ^ 
e  così  si  risponde  al  dubbio  ^  come  uscir  può  di  dolce 
seme  amaro  . 

(49)  Iddìo  che  governa  e  felicita  questo  regno  cele- 
4tc  y  per  il  quale  tu  venghi  salendo. 


^•V  DEL  PARADISO  (97) 

Volge  e  contenta  ,  (5o)  fa  esser  vlrtute 
Sua  provedenza  in  questi  corpi  grandi  : 
E  (5i)   non  pur  le  nature  provvedute 
Son  nella  mente,  eli' è  da  se  perfetta. 
Ma  esse  insieme  ,  con  la  lor  salute  . 
Perchè  (52)  quantunque  questo  arco  saetta. 
Disposto  cade  a  provveduto  fine  , 
Sì  come  cocca  in  suo  segno  diretta . 
Se  ciò  non  fosse,  il  Ciel,  che  tu  cammine, 
Producereblie  sì  li  suoi  effetti , 
Glie  non  sarebbero  (53)  arti,  ma  mine: 
E  ciò  e??;T  non  può,  (54)  se  gl'intelletti. 
Che  muovcn  queste  stelle  j  non  son  manchi. 


(óo)  Fa  ^  che  la  v'rtK  d''  in  finir  e  infusa  in  questi  gran 
corpi  celesti  sia  op.^'ratr.'ce  secondo  i  fini  e  i  disegni 
dci.'a  sua  provvidtì.za  . 

(5i)  E  n.  ■!  solamente  nella  mente  in  se  stessa  per- 
fettissima (u  Dio  le  nature  di  ciascuna  cosa  in  par- 
ticctare  sono  provvedute  ^  cioè  ordinate  e  destinate  al 
fopric  suo  fife  ^  ma  esse  prese  tutte  insieme  colla  loro 
doverosa  ccnservai.ionc  sa  o  provi  edute  e  ordinate  se- 
condo aj  punto  che  :i  richiede  a  ben  conservarsi  ^  l'  u- 
niversità  delle  cose  . 

(52)  Perchè  qualunque-  cosa  mette  al  moì.do  la  Divi- 
na Frovvidenz.ì  ,  tal  cosa  tende  come  già  disposta  al 
proveduto  e  destinato  fine ,  siccome  saetta  drizzata  ai 
suo  bersaglio  ^  quando  vunc  a  scoccarsi  dall'  arco  . 

(53)  Cnse  fatte  a  disegno  ,  ma  a  caso  e  però  da  r.cn 
potersi  lungamente  conservare  nel  suo  essere , 

(54)  Se  gli  angelici  intelletti  non  sono  imperfetti  e 
manchevcli  ,  e  manchevole  ed  imperfetto  ancor  il  pri- 
mo intelletto  ,  cioè  Dio.,  che  o  non  gli  ha  voluti ,  0  ncn 
£!i  ha  saputi  produrre  nel  suo  essere  perfezionati  . 


(no)  CANTO      Vili.  «^ 

E  manco  'I  primo,  che  non  gli  ha  perfetti? 
Viio'  tu  che  questo  ver  (55)  più  ti  s'imbianchi? 

Ed  io  ;  Non  già  ;  perchè  impossibil  veggio, 

Glie  la  Natura  ,  in  quel  eh'  è  uopo  ,  (56)  st.mchi  j 
Ond'egli  ancora:  Or  dì,  sarebbe  il  peggio 

Ter  l'uomo  in  terra,  (57)  se  non  losse  cive? 

Sì,  rispos' io ,  e  qui  ragion  non  cheggio. 
E  (58)  può  egli  esser,  se  giù  non  si  vive 

Diversamente  ,  per  diversi  tifici  ? 

Xo  :  se  'i  (Sg)  maestro  vostro  ben  vi  scrive . 
Si  venne  deducendo  insino  a  quici  ; 

Poscia  conchiuse  :   Dunque  esser  diverse 

Convien  ,  de'  vostri  efletti ,  (6o)  ìe  radici  : 
Perchè  un  nasce  Solone  ,  ed  altro  Serse , 

Altro  Melchisedech  ,  ed  altro  (6i)  quello,   . 


(5j)  Ti  si  dimostri  piìi  chiaro, 

(56)  Manchi  tn  cto  ,  che  r  necessario  al  ben  essere.^ 
f  conservazione  dell^  uni-versale  . 

(07)  Se  non  vivesse  in  società  ,  ma  ogni  uomo  vives- 
se da  se  solo . 

(58)  E  può  egli  essere  che  l'  uomo  sia  cive  ,  e  viva 
vita  civile  e  sociale  ,  se  giù-  in  terra  glt  uomini  non 
si  applicassero  a  diverse  maniere  di  vita  ,  e  di  occu- 
pai,toni.y  uno  di  contadino  y  l^  altro  di  soldato  y  uno  di 
medico  ,  l'  altro  di  legista  ,  ec 

(53)  Aristot.  che  nella  politica  mostra  la  necessità 
per  il  viver  civile  di  questi  diversi  genit  ed  abilità  . 

(60)  Le  attitudini  e  i  genii  alle  Jacccnàe  umane  ,  sì 
che  non  tutti  sieno  portati  dalla  natura  alla  stessa 
professione  y  non  tutti  sacerdoti,  non  tutti  medici  y  lu^n 
tutti  vetturini  ,  non  tutti  sbirri  ,  ec. 

(61)  Dedalo,  favola  nota  . 


96  DEL  PARADISO  (laS) 

Che  volando  per  1'  aere,  il  figlio  perse» 
La  (62)  clrcular  Natura ,  eli'  è  suggello 

Alla  cera  mortai  ,  fa  ben  su'  arte  j 

Ma  non  distingue  1'  un  dall'  altro  ostello . 
Quinci  adivienj  (63)  eli' Esaù  (64)  si  diparte» 

Per  seme ,  da  Jacob  i  e  vien  (65)  Quirino 


(G2)  Ma  scoperto  a  che  fine  ^  o  vero  la  causa  finale  ^   , 
ofid'  è  che  uno  nasce  Solane  e  /'  altro  Melchisedech ,  qual 
sarà  poi  la  causa  efficiente?  forse  il  padre  di  Solane  e    ■ 
di  Melchisedech  ?    Non  già ,   ma  la  natura  e  la  forza 
de'  cieli  che  si  muovono  circolarmente  j   e  che  così  mo- 
vendosi e  variando  aspetti  e  influssi^   stampano  e  si~    ■• 
gi liana  diversamente  la  cera  umana,  ciac  la  materia ^ 
di  cui  nel  ventre  della  madre  si  ferma  l'  embrione ,  nel 
che  fare  la  medesima  circolar  natura   fa  esattamente    \ 
e  quasi  artificiosamente  il  suo  lavoro ,  ma  non  sì  j  che    I 
a  lei  appartenga  il  distinguere  famiglia  da  famig'lia  ,    | 
e  casa  da  casa  ,  di  modo  che  costantemente  in  ogni  ca-    \ 
sa  reale  per  esempia  influisca  nella  nuova  prole  genio    \ 
e  animo  da  re,  e  in  ogni  casa  contadinesca  genio  e  a-    '■ 
iiimo  da  contadino. 

(63)  Poteva  bene  il  Poeta  servirsi  d*  un  altro   esem- 
pio ,  essendo  questo  appunto  idoneo  a  provare  il  contra- 
rio al  suo  intento  ,    valendosi  però  S.  Agostino  di  que- 
sti due  gemelli  d' indole  tanto  contraria  a  confutare  gli    \ 
astrologi  genetliaci  y  mentre  pure  essendo  gemelli  pare    < 
che  avrebbero  dovuto  avere  il  medesimo  ascendente  ,   e    \ 
con  ciò  una  costituzione  e  indole  conforme  ,  e  pur  l'  eb' 
bero  il  contraria,  non  procede  dunque  la  diversità  dell'    • 
indole  dalla  diversità  degl'  influssi  . 

(64)  Riesce  un  uomo  d'  indole  tanto  diversa  dal  fra- 
tello  ,  e  ciò  per  seme ,  e  fin  dall'  utero  della  madre  Re- 
becca, onde  la  misera  portandoli  li  sentiva  quasi  tra 
di  se  contrastare . 

(G5)  E  Romolo  sì  generoso  nacque  di  sì  vii  padre , 
che  è  restato  per  sua  riputazione  incognito,  e  fu  rico- 


(i3i)  CANTO     VIIT.  97 

Da  si  vii  padre  ,  che  si  rende  a  Marte. 
Natura  (G6)  generata  il  suo  cammino 

Simil  farebbe  sempre  a'  generanti. 

Se  non  vincesse  il  provveder  divino . 
Or  (67)  qnel ,  che  t'era  dietro  j  t' è  davanti. 

Ma  perchè  sappi,   (68)  che  di   te  mi  giova; 

Un  (69;  corollario  voglio  che  t'ammanti. 
Sempre  (70)  Natura  se  fortuna  triova 

Discorde  a  se  ,  come  ogni  altra  semente  , 

Fuor  di  sua  region  ,  fa  mala  pruova  . 
E  se  '1  Mondo  laggiù  ponesse  mente 

Al  fondamento  ,  che  natura  pone  , 
Seguendo  lui ,  avria  buona  la  gente  . 
Ma  voi  torcete  alla  religione 


tiosciuto  figliuolo  di  Ularte  per  le  influenze  nuerrierc  di 
quella,  stella  nel  di  lui  concefimento  e  natività. 

(66)  La  natura  generata  de'  figliuoli  sarebbe  sempre 
ne'  costumi  e  tnclinwzioni  simile  alla  natura  generan- 
te de'  padri  j  se  non  ii  s' interponesse  ti  provvedere 
"Divino ,  che  per  opera  delle  influenze  celesti  vincesse 
la   simiglianza  della  natura. 

(67)  Adesso  intenderai  ciò  che  non  intendevi  ,  quan- 
do cercavi,  coinè  uscir  può  di  dolce  seme  amaro:  cor- 
risponde a  quel  terrai  il  viso  dove  tieni  '1  dosso. 

(68)  Che  godo  di  pia//amcnte  soddisfarti . 

(69)  Voglio  che  ne  parti  ornalo  fornito  d' un'  altra 
notizia  pregevole,  che  al  detto  di  sopra  si  aggiunga  y 
come  SI  fa  del  manto  sopra  gli  abiti, 

(70)  Sempre  l' inciti! azt-oic  ,  ed  abilità  naturale  ,  se 
incontrasi  in  fortuna  avversa,  o  in  mala  elezione  di- 
scordante da  t  SUO!  talenti ,  fa  tris'.z  riuscita  come  suo- 
le avvenire  ad  ogni  altro  seme ,  che  fuytk  del  proprie 
e  connaturai  terreno  traligna. 

Tomo  II},  D 


98  DEL  PARADISO  CANATO  Vili.  (i43) 

Tal,  che  fu  nifo  a  cingersi  Ja  spada, 
E  fate  Pie  di  tal,  (71)  cìi' è  da  sennone-i 
Onde  la  traccia  vostra  è  fuor  di  strada . 


(71)  Che  sarebbe  buono  a  fare  il  predicatore  0  V av» 
vogadore . 


CANTO        IX. 

ARGOMENTO 

InÌToàuce  D.inte  in  questo  Canto  a  parlar  Cunizza  ^  se 
rella  cC Azzoìino  da,  Homano  ,  id  a  predirgli  ^Icttrie 
calamità  della  Marca  Trivigiana  :  e  poi  Folco  da 
Marsilia  ,  /'/  quale  ju  Vescoro  di  essa  j  quantunque 
alcuni  intendano  di  Genova . 

J_/.4ioicIiè   Carlo  tuo  j  bella  (i)  Clemenza  , 
M'ebbe   (2)   chiarito,  mi  narrò  gl'inganni, 
Cile  ricever  dovea  la  sua  semenza  . 

Ma  disse  :   Taci  ,  e  lascia  volger  gli  anni  : 
Sì  (3)  eli' io  non  posso  dir,  se  non  che  pianto 

(i)  Questa  Clemenza ,  a  cui  Dante  rivolta  il  discor- 
so ,  era  figliuola  di  Carlo  Mariella  e  moglie  di  Lodo- 
vico X.  Re  at  Franila  :  ad  essa  dunque  parla  il  Poe- 
ta come  già  tornato  dalla  sua  peregrinazione  ,  dando- 
le  nuove  d'.ii'  abboccamento  ai'Uto  con  suo  padre  nella 
sfera  d.   Venere  . 

(2)  Chiarito  del  mio  dubbio  di  sopra  esposto  y  mi  pre- 
disse i  tradimenti  che  dovevano  esser  fatti  ai  suoi  Ui- 
scendenti  .■  allude  ali' Uiwparsi  che  fece  Ruberto  fra- 
tello di  Carlo  y  il  reame  di  Puijlta  .,  che  si  aspettava 
di  ragione  a  Carlo  U'crto  detto  anche  piit  comunemen- 
te C ut obcrto  figliuolo  di  esso  Carlo  .  Villani  lib.  9.  e.  i-jh. 

(3)  Sì  che  IO  Dante  non  posso  dirvi  altro.,  se  i.en  che 
dopo  tanti  vostri  aggravi  vedi  eie  il  giusto  pianto  de- 
gli usurpatori  dalla  divina  Giustizia  in  vendetta  della 
voitxfi  real  cas^  cmtigati ,  Profettz,^a  ti  pastaio  y  (k/Ì- 


•   JOd  DEL  PARADISO  (5) 

Giusto  verrÀ  din'etro  a'  vostri  (Ianni . 
E  già  la  vita  di  quel  (4)  lume  santo 

Rivolta  s'era  (5)  al  Sol,  die  la  riempie, 

Come  a  quel  hen  ,  eh'  a  ogni  cosa  è  (G)  tanto. 
Aliì  anime  ingannate  ,  e  fatture  'rnpie  , 

Che  da  si  fatto  ben  torcete  i  cuori  , 

Drizzando  in  vanità  le  vostre  tempie  ? 
Ed  ecco  un  altro  di  (jnegli  splendori 

Ver  ine  si  lece  ,  (7)  e  '1  sno  voler  piacermi 

Significava  nel  chiarir  di  fuori  . 
Gli  ocelli  di  Beatrice ,  eli'  eran  fermi 

Sovra  me  5  (8)  come  pria  ,  di  caro  assenso  j 

AI  mio  disio  certificato  fermi  r 
Deh  inetti  al  mio  voler  tosto  compenso. 

Beato  spirto  ,  dissi ,  (9)  e  fammi  pniova  , 

ie  sciagure  venute  addosso  a  Roberto  ,  come  conta  il  Vil- 
lani al  lib.  cit. 

(4)  Vi  Carlo  Martello  :  mi  piace  piìi  leggere  con  al- 
tri buoni  esemplari  la  vista  ,  e  non  la  vita  . 

(5)  A  Dio, 

(6)  Di  pari  sufficiente  a  riempiere  ogni  cosa  secondo 
la  di  lei  capacità ,  essendo  che  Dio  si  comunica  alte 
creature  non  già  scarsamente  ,  ma  empie  fino  all'  orlo 
la  misura  della  loro  capacità  ,  onde  egli  è  tanto  ri- 
spetto all'  infimo  ,  quanto  rispetto  al  supremo  Angelo, 
perchè  ambedue  da  lui  sono  riempiti  ^  cteì-  pienamente 
beatificati  . 

(7)  E  l'interna  brama  che  aveva  di  compiacermi ^ 
me  la  dimostrava  collo  sfavillare  d' una  straordinaria 
chiarezza  . 

(8)  Come  pria  ,  quando  a  lei  mi  rivoltai  per  chieder- 
le licenza  di  parlare  con  Cario  Martello  . 

(9)  £  fammi  vedere  per  prova  che  il  mio  pensiero  rA 


(2G)  CANTO      IX.  lOl 

eli'  io  possa  in  te  refletter  quel  ,  eli'  io  penso  . 

Onde  la  luce,  che  m'era  ancor  nttova  , 

Del  (io)  suo  profondo  ,  end' ella  pria  cantava, 
Seguette ,  come  a  cui  di  ben  far  giova  . 

In  quella  parte  della  Terra  prava 
Italica,  (n)  che  siede  intra  Rialto, 
E  le  fontane  di  Brenta  e  di   Piava, 

Si    (12)  leva  nn  colle,  e  non  surge  inolt' alto  , 
Là  onde  scese  già  ima  f'acella , 
Che  fece  alla  contrada  grande  assalto  j 

D'  (i3)  mia  radice  nacqui,  ed  fe  ed  ella: 
Cuniaza  (i4)  fui  chiamata  ,  e  (i5)  qui  refulgo 


jìette  in  te ^  cioè  che  tu  ben  vedi  ciò  che  io  penso  sea- 
xa  che  abbia  biscgno  che  con  parole  te  lo  manijeiti  .- 
dice  riflettere  ,  pérchi  in  Dio  come  specchio  era  ùiret- 
lùmente  ti  suo  pensiero ,  e  da  T)io  si  rifletteva  per  mez- 
zo  de  i  Troni  in  quel  beato  Spirilo  ,  come  ^^oco  di  setta 
si  dirà  ptH  chiaramente  . 

(io)  Val  mezzo  di  quella  sfera  di  Venere  . 

(li)  Che  è  posta  tra  Venezia  (,  Riatto  nome  di  una 
contrada  principale  di  quella  città  )  e  le  sorgenti  del- 
la Brenta  che  nasce  dalle  A/pi  che  dividono  i'  ìialta  dal' 
la  Gerfnania ,  e  corre  pel  Padovano  ,  e  Piava  ,  che  na.~ 
ice  ancora  dalle  Alpi,  e  corre  pel  Trivigia,,o . 

()2)  Si  alza  un  colle  ,  dov'  è  situato  un  castello  det' 
to  Romano  ,  donde  scese  nelle  campagne  circonvicine 
una  face  funesta ,  che  mise  a  fuoco  e  fiamma  lutto 
ifucl  paese  :  intende  di  Fzzelino  da  quella  terra  dove 
nacque  cognominato  da  Romano  ,  di  cui  v.  e.  i2.  Inf. 

(i3)  Di  un  medesimo  padre  nacqui  io  e  quella  face, 

(?',  )  Era  questa  Cunizza  sorella  dt  Ezzelino  tiranno 
dì  Padova  ,  donna  inclinata  alle  follie  amorose  , 

i5)  Risplendo  in  quesiti  spera  di  Venere,  perchè  ni 


IG2  DEL  PARADISO  (52;) 

Perclié   mi   vinse  il  hiiiie   d'  està  stella  . 

Ma  Jietajiitnte  a  me  medesma  (i6)  indulgo 
La  cagioii  di  mia  sorte,  e  non  mi  noia  : 
<-"he  Ibrse  parria  forte  al  v^ostro  vnlgo- 

Di    (17)   questa  Inculenta  e   chiara  gioia 
Y)eì   nostro  cielo  ,  che  più   m'  è  propinf[na  , 
Grande  fama  (18)  rimase,  (19)  e  pria  che  muoia  > 

Questo  centesim' anno  ancor  s'incinqua; 
Vedi   (20)  se  far  si  dee  l'uomo  eccellente. 


i'!>/s.e  il  molle  t',ifusso  di  lei  :  ma  non  vuole  tntendet- 
it  gi^  ,  che  il  Poeta  ,  siccome  fio'i  molto  casto  ^  per  lustn~ 
gare  la  sua  passione  ,  ponga  per  merito  di  beatii udine 
ie  lascii'ie^  come  /'/;»!  inteso  qualchcduno  di  ottimo  ta- 
glio a  comciitare  le  poesie  Fescenninc  :  il  senso  è  :  io 
iono  in  questo  basse  grado  di  beatitudine  ^  perche  mi  è 
stato  d' impedimento  a  poggiare  ad  un  grado  più.  su- 
blime i'  essere  stata  dedita  a  folli  amori, 

(16)  Mi  do  pace  de  i  mici  passati  trascorsi  giovcni- 
ii  ,  che  seno  stati  cagióne^  che  non  abbia  sortito  un 
Juogo  pi»  alto  ,  il  che  non  mi  dà  pena  ,  ne  rimorso,  la 
qual  cosa  alla  gente  -vilgare  forse  sembrerà  difficile  a. 
tapirsi  ,  essendo  pur  questa  una  proprietà  maraviglio- 
sa  del  Paradiso  ,  che  ni  inferior  grado  di  beatitudine  , 
uè  ricordanza  ,  o  dispiacere  degli  antichi  peccati  tur' 
hi  la  nostra  pace  , 

(17)  Di  guest'  anima  gioiosa  e  piena  di  luce. 
<i8)    Nel  vostro  basso  mondo. 

(•9^  Questa  fama  prima  che  finisca,  passeranno  an- 
tera delle  centinaia  di  anni:  s' incinqua  ,  cioè  si  mol- 
tiplica fino  a  divenire  ctnqttecentesimo  :  e  perchè  si  fi- 
gura farsi  questa  profezìa  nell'anno  lóoo.  vuol  dire 
la  fama  di  Folco  durerà  fino  al  i5oo.  numero  determi- 
fiato  per  l'  indeterminato  . 

(20)  Et  dubitamus  adhuc  virtutem  extendere  factis  ? 
Virgilio  , 


(41)  CANTO    IX.  to5 

Sì  (2;)  ch'altra  vita  la  prima  relinqixa  : 

E  ciò  non  pensa  la  (22)  turba  presente  > 
Che  Tagliamemo ,  e  Adice  richiude  , 
Ne  per  esser  (28)  battuta  ancor  si  pente  . 

Ma  tosto  fia ,  (24)  che  Padova  al  palude 
Cangerà  l'acqua,  che  Vincenza  bagna. 
Per  essere  al  dover   (23)  le  genti  crude. 

E  (26)  dove  Sile,  e  Cagnan  s'accompagna, 
Tal  signoreggia ,  e  va  con  la  testa  alta  i 
Che  già  per  lui  carpir  si  fa  la  ragna  . 

Piangerà  (2;)  Feltro  ancora  la  diftalta 

(21)  Sì  che  la  prima  vita  mortale  del  corpo  lasci  do» 
pu  di  se  la  vita  quasi  immortale  della  fama  . 

(22)  Il  popolo  che  IT.  e  nel  mio  paese  posto  in  mezzo 
dal  Tagtiamefito  fiume  del  Friuli  da  oriente ,  e  dall' 
Adige  fiume  che  passa  per  Verona  da  occidente  ,  essen- 
do  questi  due  fiumi  quasi  i  confini  della  Marca  Trivi- 
giana . 

(2d)  Affi  iti  a  da  calamità. 

(2^)  Che  i  Padovani  nella  rotta  che  da  Can  grande 
della  Scala  avrà  Jacopo  da  Carrara  signor  di  Pado- 
va j  cangeranno  ,  spargendovi  il  suo  sangue  ,  l' acqua 
del  fiume  Eacchigltone  ,  dove  fa  palude  presso  Vicea- 
za.  Vellutello  riferisce  tal  rotta  essere  acctduta  nel- 
l* anno  lói',.  onde  si  raccoglie  che  Dante  scrisse  queste 
cose  dopo  tal  tempo. 

(20)  I  Padovani  col  detto  Jacopo  lor  signore  che  con- 
tro  il  dovere  voleva  usurparsi  Vicenza  . 

(26)  E  in  Trevi  gi ,  dove  si  con  giungono  insieme  que- 
sti due  fiumi  Sile  e  Cagnano  ,  l'i  è  un  tal  signore  y  che 
domina  (  intende  di  Riccardo  da  Cammino  )  e  va  altic~ 
ro ,  per  cui  già  si  forma  la  rete  che  dovrà  prenderlo ) 
come  un  merlotto.  Costui  da  i  congiurati  fu  ucciso  y 
mentre  giuocava  a  scacchi. 

127)  FeltrCf  città  a  i  confini  delU  marca  Jrivigi^na 


Jet  DEL  PARADISO  ^5:) 

Dell'  empio  suo  pastor  ,  clie  sarà  sconcia 
Sì  ,  che  per  sitnil  non  s'entrò  ia  (28)  Malta. 

Troppo  sarebbe  larga  la  bigoncia , 
Che  ricevesse  '1  sangue  Ferrarese  , 
E  stanco  chi  '1  pesasse  ad  oncia  ad  oncia  j 

Glie  donerà  q.iesto  prete   (29)   cortese, 
Per  mostrarsi  di  parte  :   e  (3o)  cotai  donj 
Conformi  iìeno  al  viver  del  paese  . 

Su  (3i)  sono  specchi,  voi  direte   Troni, 

piafigcrà  lo  sconci»  e  disonorato  manca'''  di  parola  che 
Jcce  Ales!a>ì4ro  suo  vescovo^  principe  ancora  net  tem- 
porale ,  clic  dopo  aver  assicurati  sotto  ia  parola  mvlii 
signori  Ferraresi  ribelli  del  Papa,  furono  da  lui  tutti 
dati  in  mano  del  governatore  di  Ferrara  ^  dove  Jurono 
decapitati , 

(28;  Malta  ,  una  torre  di  Cittadella  ,  castello  del  pa- 
dovano edificata  da  Ezzelino  fratello  di  Cunizza  che 
parla  ,  nel  fjndo  della  (juai  torre  col.-ii  faceva  marci- 
re molti  miseri  ,  secondo  che  stavano  su  le  corna  della 
sua  tirannia  .  Il  senso  ì  ,  essere  stata  sì  sconcia  e  cru- 
dele la  detta  azione  di  quel  vescovo  che  stmtte  non  la 
eommise  mai  F.zzillu-i  nel  fare  incarcerare  tant'  inno- 
centi in  quel  fondo  di  torre .  Ali  ri  dicono  Malta  esse- 
re una  torre  alla  sborratura  di  un  fiumiciattolo  di  tal 
Tiome  che  mette  nel  L  'go  di  T.olsena  {questo  è  certo  f 
ihe  in  quella  riiia  v'  1  un  ca>.cllo  che  ora  si  chiama 
Malta  )  dove  il  Papa  ritener/a  in  perpr'uo  cari-ere  quei 
chierici,  i  pecca- i  de' quali  erano  i-rcnis^ihili  :  e  il 
senso  allora  sarà  :  non  entri  mai  chierico  in  qur/lji 
torre  per  scelhraggi'ie  tanto  enorme,  quanto  è  questa 
commessa  dal  vescovo  Feltrino. 

(29)  Cortese  (  per  ironia  )  per  mostrarsi  partigiano 
d/ii_^PaPa. 

(do)  Questi  doni  sanguinosi  al  barbaro  costume  del 
paese . 

{Zf)  E  affinchè  tu  abbia   in  cogito  di  profezia    questo 


(bi)  C  A  N  T  O      IX,  loÀ 

Onde  rifulge  a  noi  Dio  giudicante  , 
Si   che  (fuesti  parlar  ne  paion  buoni . 

<i}<ii  si  tacette  ,  e  l'eceini  sembiante, 
•Che  fosse  ad  altro  volta  ,  per  la  ruota  , 
In  che  si  mise,  com' er.»  davante  . 

L'altra  (32)  letizia,  che  m'era  già  nota, 
Preclara  cosa  mi  si  fece  in  vista, 
Qiial  iìn  (33)  baiaselo  ,  in  che  lo  Sol  percuota  . 

Per  (34)  letiziar  lassù  fulgor  s'acfpiista  , 
Sì   come  riso  qui:   ma  (35)  giù  s'abbuia 
L'ombra  di  fuor,  come  la  mente  è  trista  . 

Dio  (36)  vede  tutto,  e  tuo  veder  s' illuia  , 


mio  parlare,  s^pp!  che  su  ncll' empireo  ^li  A/.'gicli  che 
•VOI  gtk  tn  terra  chiamate  Troni  ^  sono  come  tanti  sper- 
chi  ,  ne  i  quali  a  noi  ,  che  siamo  di  questa  sfera  ,  ri- 
spUnde  e  ci  si  fa  -vedere  Dio  ,  talchi'  questo  mio  par- 
lare non  devi  dubitare  che  non  sia  vendico. 

(Sa)  Cioè  Folco  da  Marsilta  noto  per  quel  che  me  ne 
aveva  detto  in  confuso  Cunizzay  non  però  che  sapessi 
chi  era  . 

(35)  Sorta  di  pietra  preziosa,  di  color  bruschino. 

(34)  Effetto  del  rallegrarsi  in  cielo  è  un  nuovo  mag' 
giore  splenderei  come  in  terra  un  dolce  riso  è  brio  di 
tutta  la  faccia  . 

(35)  Giìi  nelt'  Inferno  si  fa  più  tetra  a  vedersi  qua- 
lunque ombra,  secondo  che  l'anima  di  lei  prova  nuo-t 
va  maggior  tristczz.t . 

(36)  La  tua  vista  o  Spirito  beato,  penetra  sì  fatta- 
mente in  Dio  che  tutto  vede,  che  nessuna  volontà,  la 
quale  sia  in  lui  (  come  vi  è  adisso  la  mìa  di  saper  di 
tua  condizione  )  puote  essere  a  te  celata  e  oscura:  fu- 
ja  per  anima  ladra,  e  assassina  l'  usò  nel  e.  i2.  //;/. 
non  è  ladron  ,  né  io  anima  fuia  .?  furo  Ialino  ^  ma  qui 
par  piK  testo  da  furvus . 


loS  DEL  PARADISO  (73) 

Di'ss'  io  ,  Ijealo  spirto  )  si  clie  nulla 
Voglia  di  se  a  te  pnote  esser  fuia  . 

Diinffiie  la  voce  tua,  che '1  ciel   (.37)   tristirlla 
Sempre  col  canto  di   (38)   cjue'  fuochi  pii  j     • 
Glie  di  sei  ale   (Sg)   fanaosi  cuculia  , 

Perchè  non  soddisface  a' miei  disii? 
Già  non  attendere*  to  tua  dimanda  , 
S'io  (,40)   111' iatuassi  ,  come  tu  t' imiaii . 

La  (40  maggior  (4 2)  valle,  in  che  I'ac(fua  si  spanda, 
Incominciaro  aller  le  sue  parole  y 
P'uor  di  quel  (43)  mar,  che  la  terra  ingliirlanda, 

Tra  (44)   discordanti  liti   (45)   coiilra  '1  Sole 
Tanto  sen'  va  ,  che   (46)    fa  meridiano 
Là  dove  r  oriizonte  pria  far  suole. 


(3;)  "Rallegra^ 

(38)  De  i  Serafini  . 

(39)  Si  velano  e  f annosi  adorni  ,  come  i  monaci  del- 
ia cocolla  . 

(40)  Se  io  entrassi  in  te  ,  come  tu  entri  in  me  ,  se 
io  vedessi  i  tuoi  interni  desiderii  ,  come  tu  vedi  i  miei  , 

(4i)  Vuol  dire  nelle  seguenti  quattro  tergine  to  na- 
cqui in  Genova  • 

(42)  Il  mare  mediterraneo,  essendo  vero  che  ogni  r<?- 
cipie?ite  di  qualunque  mare  è  una  valle  e  de  i  mari 
particolari  il  maggiore,  Dante  vuole  che  sia  il  medi- 
terraneo , 

(43)  Frtor  dall'  Oceano,  di  cui  è  circondata  la  terra, 

(44)  Tra  l'Europa  e  l'Ajfrua  . 

(45)  Verso  levante  sboccando  il  mare  Atlantico  dallo 
stretto  di  Gibilterra  ,  e  distendendosi  fino  alla  Sorta. 

(46)  Questa  valle  stendendosi  alle  costiere  delia  So- 
rla viene  a  fare  a  se  medesima  in  tal  stto  il  meridiif 


(87)  C  A  N^  T  O      IX.  io; 

DJ  f/iiella  vatle  j'ti' io  (.j;)   littorano 

Tra  (43)  Ebro  e  Macra  ,  che  pei'  caininin-  corto 
Lo  Genovese  parte  dal   Toscano . 

Ad  tin  occaso  cpiasi  e  ad  un  orto 

Biiggea  (49)   siede  ,  e  la  Terra ,  ond'  io  fui , 
Clie  f'e' del  sangue  (jo)  suo  gii)  caldo  il  porto. 

Folco  (5i)  ini  disse  quella  gente  ,  a  cai 
Fu  noto  il  nome  mio  ;   e  questo  cielo 
Di   (52)   me  s'imprenta  ,  coir' io  le'  di  lui  r 


fiOf  dove  far  suole  l' orizzonte  rispetto  a  se  stessa  fre- 
sa dat  suo  prttìcifio  allo  stretto  di  Gibilterra  . 

(?»7)    Nativo  e  uàti.itorc  del  Udo  di  quel  mare. 

(48)  Due  fiumi  che  tra  di  se  cvmjrctidono  la  rivifra 
di  Ge>!ova  ,  l' Ebro  a.  ponente,  la  Marca,  .i  levante  . 

Ciy)  Cttuì  nelle  coste  di  Aff.ica  posta  quasi  dirim- 
petto a  Genova  ,  onde  hanno  quasi  il  medestmo  ponen- 
te e  levante  . 

(50)  Del  sangue  genovese  nella,  strage  che  i  Suraci- 
ni  fecero  tn  Genova  C  ann.  g^G.  come  riferisce  dall'  l- 
storia  genovese  di  monsignor  Giustiniani  il  Vellut.  il 
quale  rigetta  motto  bene  t' of^inione  del  La?jd.  e  di  al- 
iri  Cementatori  che  applicano  infeticemenrc  questa  de- 
scrizione non  a  Geno'^/a  ,  ma  a  Marsilta  . 

(51)  Costui  nacque  in  Genova  ,  una  poi  andato  a  sta' 
re  a  Tolosa.,  quivi  tolse  moglie^  e  in  appresso  s'inna- 
moro di  Adalagta  moglie  del  Earai  :  (  tale  era  ti  titolo 
del  signore  di  quella  città  )  per  amore  di  quella  com- 
pose  molle  belle  canzcu'i ,  e  tanto  della  di  lei  morte  si 
addolorò  ,  che  essendo  già  vedovo  si  fece  monaco  e  di 
monaco  fu  poi  fatto  vescovo  di  Tolosa  :  di  lui  il  Pe- 
trarca nel  c.lf.  del  Trionfo  d'Amore:  Folchetto  ,  che  a 
Waisilia  il  nome  ha  dato  ,  ed  a  Genova  t«lto  ;  cioè 
per  il  lungo  suo  domicilio  in   Tolosa  . 

(52)  S' impronta  di  me  e  della  mia  luce  ^  come  io  tu 
terra  m' improntai  delle  sue  amorose  influenze  . 


io8  DEL  PARADISO!  (96) 

Che  (53)  più  non  arse  la  figlia  di  Belo, 
Noiando  (54)  ed  a  Sicheo  e  a  Creusa  , 
Di  me  5   (55)   infìn  che  si  convenne  al  pelo:. 

Ne   (56)  quella  Rodopea  ,  che  delii^a 
Fu  da  Demofoonte  ,  (57)   né  Alcide  , 
Quando  Iole  nel  cuore  ebbe  rinchiusa  . 

Non  però  qui   si  pente,  ina  si  ride, 

Non   della  colpa  ,  eh'  a  mente  non  torna , 
Ma  del    (58)  valor,  ch'ordinò  e  provvide.. 

Qui   (59)  si  rimira  nell'arte,  ch'adorna 


(53)  E  tanto  me  «'  improntai  ,  che  Bidone  figfia  di 
"Belo  non  si  innamorò  tanto  di  Enea  :  uritur  infelix 
Dido. 

(5'|)  Facendo  torto  col  maritarsi  centro  la  fede  data 
a  Sichco  primo  marito  di  lei ^  e  a  Creusa  prima  moglie 
di   Enea  . 

(So)  ìn^ìichi-  non  disdisse  al  pelo  ancor  non  canuto.^ 
all'età  mia  giovenile  :  essendo  pur  vere  ^  che  'n  giove- 
nil  fallire  è  nioii  vergogna  .  Vetr. 

(56).  Ni'  di  me  piU  arse  di  amore  Filli  signora  del 
paese  attor, 10  alla  montagna  di  Rodoj'e. 

(5;)  Favole  note. 

(58)  Un  testo  legge  ma  del  voler ,  la  qual  legione  ini 
piace  pili ,  per.  ìiè  coiì  ti  senso  i  facile  e  buono  ,  in- 
tendendosi subito  qual  sta  il  volere,  di  cui  è  propria 
la  prerogativa  dt  cdinare  e  pruvedere  a  sì  gran  co- 
se .  Se  si  l"gge  valore  i  interpretano  la  virtù  ed  ener- 
gia d'influire  infusa  nelle  stelle  da  Dio  che  ciò  ordi- 
nò e  provide . 

i'»"))  S«'  in  questa  sfera  di  Venere  da  noi  altri  bea- 
ti Spiriti ,  si  rimira  l' artifìcio  usato  dal  sommo  Arte- 
fice che  adorna  (  se  sì  legge  cotanto  efletto,  vorrà  di- 
re la  stessa  sfera  bellissima  e  attivissima  fatta  da 
Dio  )  e  fornisce  questa  sfera  di  sì  tenere  e  dolci  in- 
fluenze con  tanto  affetto  e  amore ,  perchè   ciò  fece  per 


tioG)  C  A  N  T  O      IX.  ìO^ 

Con  tanto  affetto ,  e  discernesi  il  bene  > 
Perchè  al  Mondo  di  su  quel  di  giù  torna. 

Ma  perchè  le  tue   (60)   voglie  tutte  piene 
Ten'  porti  ,  clie  son  nate  in  qTiesta  spera  ) 
Procedere  ancor  oltre  ini  conviene  • 

Tu  vuoi  saper  chi   è  'n  questa  lumiera , 
Che  qui  appresso  me  così  scintilla , 
Come  raggio  di  Sole  in  acqua   (Ói)  mera  . 

Or  sappi,  che  là  entro  si  (62)    tranquilla 
Raab  j  ed  a  nostr' ordine  congiunta, 
Di  lui   (63)  nel  sommo  grado  (64)  si  sigilla . 

inostro  grafi  vantaggio  ;  e  qui  da  noi  pure  si  discerné 
tt  bene  ^  a  cui  Vio  intese  nel  fornire  q/csta  stella  di 
sì  amorosa  attività  ^  dal  che  nasce  die  i^  amore  da  lei 
influito  ,  se  da  noi  si  piega  all'  ingiù  a  oggetti  terre- 
ni ^  ritorna  poi  alt'  insù  verso  gli  oggetti  celesti .  Egli 
è  certo  che  una  complessione ,  per  così  dire,  venerea 
da  Dio  st  dà  ad  agonem  a  fine  che  in  tal  persona  la 
castità  siccome  combattuta  sia  dì  maggior  mento  :  on- 
de chi  disse  datus  est  niihi  stimulus  <;arnis  mese,  ri- 
mase confortato  da  quella  infallibile  risposta  :  sufficit 
tibi  fjvatia  mea,  nain  virtus  in  infirmitate  perficitur  . 
J  comcntatori  tn  questo  passo  sono  tra  di  se  molto  di- 
scordi e  più.  intrigati.  La  data  interpretazione  mi  p0- 
re  in  se  stessa  coerente  f  e  conforme  alla  mente  del  Poe- 
ta y  se  non  è  ,  pazienza  . 

(Oo)  Ritorni  con  le  voglie  pienamente  soddisfatte . 

(Gì)  Limpida  e  pura. 

(62)  Si  rallegra  e  gioisce  "Raab  donna  in  Gierieo  di 
mal  affare  (  benché  ciò  si  neghi  da  molti  sacri  dottis- 
simi interpreti  )    la   quale  salvò  alcuni  esploratori   di 

Giosuè  .   f  OS.    e.  2. 

(63)  Raab  vien  lodata  da  S.  Paolo  Heb.  il.  però  for- 
se il  Poeta  la  colloca  in  sì  alto  grado  di  gloria  . 

(6^)  Vtdi  poco  di  sopra  «.  S2. 


no  DEL  l'AP.ADISO  (ir;) 

Da  cfuesto  Cielo,  in  cui  l'-ombra  s' appuntai 
Glie '1  \ostro  Mondo  face,  jjria  eli' altr' alma 
Del  trionfo  di  Cristo   i.65)   fu  assunta  . 

Ben  si  convenne  lei  lasciar    (G6)  per  palina 
In  alcun  cielo  dell'  alta  vittoria  , 
Che  s'  acquistò  con  1'  una  e  1'  altra  palma  : 

Perdi' (67)   ella  lavorò  la  prima  gloria 
Di  Josuè  in  su  la  terra  santa  , 
Che   (63)   i>oco  tocca  al  Papa  la  memoria . 

La   (69)   tua  città  ,  che  di  colui   è  pianta  , 
Che  pria  volse  le  spalle  al  suo  fattore , 


(SS)  Fu  assunta  prima  dì  ogni  altr'  anima  del  lrion° 
fo  di  Cristo  (  quando  ritornò  vittorioso  dal  Limlo  con 
le  anime  liberate  )  e  accolta  du  questo  cielo  ,  dove  ar- 
riva e  termina  la  punta  ,  o  il  cono  dell'  ombra  che  fa 
la  terra  ,  fio?i  salindo  piit  su  . 

(6C)  Per  trofeo  e  contrassegno  delia  gloriosa  vittoria 
che  riportò  esso  Cristo  colf  una  e  f  altra  mano  cohfic- 
cata  al  duro  legno  dilla  Croce. 

(67)  E  la  ragione  y  per  cui  dovea  lasciarsi  in  quai- 
chi  cielo  fu  ,  perchè  favorì  la  prima  impresa  di  Gio- 
suè su  la  Terra  Santa  y  e  promessa  di  Palestina  :  Gte- 
rtco  fu  la  prima  città  che  Giosuè  espugnò  ^  passato  ii 
Giordano  . 

(68)  La  memoria  della  qual  Terra  Santa  tien  poco 
sollecito  il  Papa  ,  non  curandosi  egli  che  sia  in  mano 
de'  Saracint  :  così  il  Petrarca:  ite  superbi,  e  miseri 
Cvistiani  consumando  J' un  l'altro,  e  ncn  vi  caglia, 
che  il  Sc|X)icro  di  Cristo  è  in   man  de' cani. 

(69)  O  Dante  j  la  tua  città  di  Firenze  che  può  dir- 
si nata  da  Lucifero.  Cristo  disse  di  tutti  i  peccatori ^ 
masiune  nandulosi  :  Vos  ex  fatre  Diabolo  est^s. 


-<i28)  CANTO     IX.  Ili 

E  di  cui  è  la  (70)  'nvidia  tanto  pianta, 
Produce  e  spande  il  {71)  maladetto  fiore, 

C  lia   (72)  disviate  le  pecore  e  gli  agni  , 

Peroccliè  fatto  lia  lupo  del  pastore  . 
Per  questo  1'  Evangelio  e  i  Dottor  magni 

Son  (78)  derelitti  ,  e  solo  (74)   a  i  Decretali 

Si  studia  si ,  che  pare  a'  lor  vivagni . 
A  questo  intende  '1  Papa  e  i  Cardinali  : 

iVon  vanno  i  lor  pensieri  a  (7$)   Nazzarette  , 

Là  dove  GaJìriello  aperse  l'  ali . 
Ma    (76)  Vaticano,  e  l'altre  parti  elette 

Di  Roma  ,  che  son  state  ciuiitero 


(70)  Giacchi  dall'  invìdia  del  Diavolo  nacque  il  pec- 
cato ,  la  morte  e  ogni  male  degno  d'esser  piafito  . 

{71)  Il  fiorino  d'oro  moneta  0011"  impronta  del  giglio 
the  coniavasi  nella  zecca  di  Firenze ,  come  a  dì  nostri 
i  gigli  etti . 

(72)  Prevaricando  per  l' avarizia  gli  ecclesiastici  e  i 
laici . 

(75)  Siccome  studi  più.  degni  sì  ,  ma  meno  lucrosi. 
(7^)  Alla  legge  canonica  si  applica  ,  perchè  è  studio 

da  arricchire  ,    siccome    apparisce  ne  i    loro  sfarzi  ,   e 
comparse  pompose  .  Wvdigno  orlo  di  panno  fino  :  Quipcr 
drappi  f  stoffe,  velluti  ec.    Morde  qui  tacitamente  Bo- 
iiijazioVUl.  autore  del  sesto  delle  Decretati . 
(70)  Alla  ricuperazione  di  Terra  Santa  . 

(76)  Ma  il  tempio  di  S.  Pietro  e  gli  altri  luoghi  sa- 
cri di  Homa  stati  cimiteri  de'  martiri  si  purgheranno 
dalla  profanazione  di  questo  avaro  adultero:  par  che 
predica,  dice  il  Veltutitlo ,  la  morte  di  Bonifazio  ,  di 
cui  per  essere  sposo  della  Chiesa  ,  chiama  aUultcrio  l' 
amore  e  l' attacco  aI  denaro  ì    e  già  altrove  Dante  luì 


Ì12  DEL  PARADISO  CANTO  IX.  (j4o) 

A?Ia  milizia  ,  clie  Pietro  segiieUe  > 
Tosto  libere  lìen  dell'adultero. 


mostrato  ,  oltre  la  maldiceiìza  in  c,enere  contro  de'  Pa- 
pi,  un  mal  talento  speciale  contro  Bonifazio  )  die  tn 
gualche  modo  contribuì  al  di  lui  esilio. 


CANTO        X. 

ARGOMENTO 

Tratta  dell'ordine ^  the  poseDio  in  crear  tutte  le  eoss 
Bell'Universo.  Sale  poi  al  quarto  Cielo  ^  che  è  qutl' 
Lo  del  Sole  j  dove  trova  S..  Tommaso  d'Aquino  » 

VTiiardando  nel  suo  (i)  Figlio  cou  V  (2)  Amore  j 
Che  l'uno  e  l'altro  eternalmente  spira. 
Lo  (3)  primo  ed  ineffabile  valore  , 

Quanto  (4)  per  mente ,  o  per  occhio  si  gira  , 
Con  tanto  ordine  fé' ,  eh'  esser  non  puote  > 
Senza  gustar  di  lui,  chi  ciò  rimira. 

Leva  dunque  ,  Lettore  ,  all'  alte  ruote 
Meco  la  vista  dritto  a  (5)  quella  parte  > 

(1)  Che  si  chiama  speculum  sine  macula,  a  ai,  iw 
come  ab  seterno  generato  per  via  d'  intelletto  y  attri- 
buendosi la  Sapienza  ,  però  si  dice  :  omnia  in  Jt-pien- 
tia  fecisti,  et  omnia  per  ipsura  facta  sunt. 

(2)  Lo  Spirito  Santo. 

(3)  Il  Vivin  Padre  ,  a  cui  s' attribuisce  l'onnipi  tenza  . 

(4)  Quanto  di  visibile  e  d'  invisìbile ^  e  però  jgetto 
della  sola  mente,  si  gira,  cioè  si  conosce  ,  badando 
per  ogni  verso  a  tutto  il  creato ,  fece  la  Santissima 
Trinità  con  tant* ordine . 

(5)  A  quella  parte  di  cielo,  in  cui  s' incrociane  in- 
sieme il  circolo  equinoziale  e  il  zodiac  ,  dove  più  for- 
temente il  moto  comune  de'  del-  da  L  unte  a  ponente 
a  un  certo  modo  si  ripercuote  ed  foto  proprio  de'  pia- 
neti :  e  questa  quasi  rii  ercuaiofu  lì  è  pik  forte  j  pet' 

D    2 


si4  DEL  PAr.A"DISO  m 

Dove  l'im  ìYioto  all'altro  si  iiercuote  ; 
E  lì  comincia  a  vaglieggiar  nell'arie 

J)i  quel  maestro ,  die  dentro  a  se  1'  ama 

Tanto,  che  mai  da  lei  l'oceliio  non  parte. 
Vedi  come  da  indi  si  dirama 

L' (6)  obblico  cercìiio,  che  i  Pianeti  porta 

Per  soddisl'are  al  Mondo,  che  (7)   gli  cliiain.'ì  j 
E  se  la  strada  lor  non  l'osse  torta. 

Molta  virtù  nel  ciel  sarebbe  invano, 

E  quasi  ogni  potenzia  quaggiù  morta  . 
E   (8)  se  dal  dritto  più  o  men  lontano 

l'osse  '1  partire  ,  assai  sarebbe  manco 

E  giìl  e  su  dell'  ordine  mondano . 
Or  ti  riman ,   Lettor,  sovra 'i  tuo  (9)   baijco , 

Dietro  pensando  a  ciò,  che  si  preliba. 


eTìt  lì  i*  uno  e  C  altro  per  f. ir  si  nella  maggior  tonta- 
nan-m  da  i  poli  ì  pik  veloce  .  Si  parla  non  secondo  la 
verità,  ma  secando  il  sistema  tenuto  da  Dante  . 

(6)  //  Z"diaco  . 

(7)  A  fare  le  stagioni  e  tanti  mirabili  effetti  ,  che 
provengef/o  dall' obhltquitÀ  dtl  ■zodiaco  rispetto  a  tutte 
le  regioni  del  mondo  con  opportunissimo  ripartimento 
di  caldo  ^  di  freddo  f  di  temperato  ,  er. 

(8)  £  se  la  strada  torta  de'  pianeti  si  slsntanasse 
flit  o  mino  di  quel  clic  fa  dal  cerch:o  dritto,  che  e  l' 
equinoziale  ,  e  si  distendesse  piìt  là  de'  tropici  di  can- 
cro verso  settentrione ,  e  di  capricorno  verso  mezzo  dì  j 
e  non  vi  arrivasse ,  sareLhe  assai  difettoso  e  su  in  eie- 
io  ,  e  giù.  in  terra  l'ordine  da  Dio  pesto  nel  mondo  . 

(9)  iiel  tuo  banco  di  studio  ruminando  ben  col  pen- 
siero quelli  che  ho  detto  jf«  qui  in  questa  breve  di- 
gressione , 


(23)  y  A  N  T  O      X,  ll5 

S'  efser  vuoi  lieto  assai  prima  ,  clie  stanco  • 

IMesso  t'iio  innariii  :  ornai  per  te  ti  ciba: 
Che  a  se  ritorce  tutta  la  mia  cura 
Quella  materia  ,  onci'  io  son  fatto  scriba  • 

Lo  (io)  ministro  maggior  della  Natura, 

Che  del  valor  del  cielo  il  Mondo  imprenta  j 
E  col  suo  lume  il  tempo  ne  misura  , 

Con  quella  parte,   (ii)    che  su  si  rammenta. 
Congiunto  (12)   si  girava  per  le  spire  , 
In  che  più  tosto  ogni  ora  s' appresenta  5 

Ed  (i3)  io  era  con  lui  :  ma  del  salire 

(10)  1!  Sole. 

(ji)  Ne//' tucTodcchiamefìto  dianzi  detto  del  zodi.t- 
co  ,  e  dell'  equatore  ,  cioi'  oltre  dt  lì  ,  da  che  il  sole 
secondo  il  calcolo  che  ie  ne  fa  ,  si  trovava  allora  al 
tal  grado  deW  ariete:  non  duo  per  t'appunto  quale  ^ 
e  matte  meno  i  minuti  primi  0  secondi  ,  perchè  tal  e- 
saiitzza  non  serve  più  d'aiuto  alla  correzione  del  ci' 
tendano  che  già  t   fatta  , 

(12)  Il  sole  già  girava  sì  che  ogni  giorno  veniva  n 
nascer  piìi  presto  :  la  qual  cosa  accade  da  1  21.  di  mar- 
Z.0  incirca  a  i  21.  di  giugno'.  Spira  f  per  intendere  c/ie 
cosa  sia  ,  avvolgiti  uno  spago  su  per  un  dito  ,  e  la  fi- 
gura che  ti  fa  lo  spago  y  ì  di  più.  spire  l' una  sopra  /' 
altra  .  Or  il  sole  ,  perchè  di  moto  proprio  movendosi  , 
o  vien  sempre  in  su  verso  tr.:montana  y  o  va  in  giìt 
verso  mezzogiorno  ,  ed  è  insieme  capito  in  giro  dal  mo- 
to comune  y  però  vten  sempre  descrivendo  queste  spire  y 
e  rivoluzioni  da  un  Tropico  all'  altro  :  e  dopo  il  21.  dt 
marzo  vien  descrivendo  queste  spire  d  f-ne  y  in  modo 
che  ogni  giorno  di  prim.ivera  nasce  più  presto  e  s' ap- 
presenta  più  tosto  y  rispetto  a  quelli  che  hanno  la  sjt- 
ra  obbli<  uà. 

(i3)  E(Ì  io  era  già  col  sole,  ed  entrato  nella  su,t 
tpera  . 


ììS  DEL  PARADISO  (3i) 

Non  m'  accors'  io,  (i4)  se  non  coni'  iiom  s' accorge 
Anzi  '1  primo  pensier  ,  del  suo  venire  : 

Oli,   (i5)   Beatrice)  quella,  (i6)   che  si  scorge 
Di  bene  in  meglio  sì  subitamente, 
Che  l'atto  sno  per  tempo  non  si  sporge  , 

(pliant' esser  convenia  da  se  lucente  ! 

Quel,  ch'era  dentro  al  Sol,  dov'io  entrArni  , 
Non    (17)   per  color,  ma  per  lume  parvente, 

Perch'io  lo 'hgegno  ,  e  l'arte,  e  l'uso  cliiami  j 
Si  noi  direi,  che  mai  s'immaginasse: 
Ma  creder  pnossi ,  e  di  veder  si  br.imi , 

E  se  le  fantasie  nostre  son  Lasse 
A  tanta  altezza  ,  non  è  maraviglia  : 
Che  sovra  '1  Sol  non  fu  occliio  ,  eh'  andasse . 

Tal  era  quivi  la  quarta  famiglia 

Dell'alto  padre,  che  sempre  la  saiia , 

di)  Espressione  assai  ingegnosa  ^  per  significare  clte 
ìa  velocita  ,  colla  quale  fu  rapito  alla  sfera  del  sole  , 
fu  impercettibile  y  e  da  non  potersene  awedere  ,  come 
non  possiamo  avvedersi  del  primo  pensiero  quando  in 
noi  si  eccita  potendosi  pur  avvederc  del  secondo  e  del 
terzo  ,  come  intenderà  esser  vero  chi  ci  rifietla  . 

(i5)  O/i,  particella  fortemente  espressiva  della  sor- 
fresa  di  maraviglia  che  in  quell'  istante  strinse  l' a- 
iiimo  del  Poeta:  altri  leggono  et,  ma  non  ha  quello 
spirito . 

(16)  Che  si  vede  sempre  piìi  lucente  j  quanto  più  sa- 
le,  e  tanto  istantaneamente  ,  che  l'atto  del  suo  abbel- 
lirsi e  mostrarsi  piìi  vaga  non  si  fa  in  processo  alcu- 
no di  tempo . 

(17)  Non  per  colore ,  come  per  esempio  una  lista  di 
%crdc  dentro  una  sfera  di  cristalle  illuminate. 


(So)  CANTO     X.  lir 

Mostrando  come   (i8)   spira,  e  come  figlia. 

E  Beatrice  cominciò  :  Ringraiia  , 

Ringrazia  il  Sol  degli  Angeli  ,  eli' a  (19)  questo 
SensibiI  t'iia  levato  per  sua  grazia. 

Cuor  di  mortai  non  tu  mai  si   (20)   digesto 
A  divozione  ,  e  a  rendersi  a  Dio  , 
Con  tutto  'I  suo  gradir  cotanto  presto. 

Coni'  a  quelle  parole  mi  f'ec'  io  : 

E  si  tutto  '1  mio  amore  in  lui  si  mise  « 
Glie  Beatrice   (21)   eclissò  nell'obblio. 

Non  le  dispiacque  :  ma   (22)   sì  se  ne  rise  j 
Clie  lo  splendor  degli  ocelli  suoi   ridenti 
Mia  mente  (23)  unita  (24)  in  più  cose  divise  • 

Io  vidi  più  fulgor  vivi  e  vincenti 

Far  di  noi  centro  j   (25)   e  di  se  far  coronai 
Più  dolci  in  voce,  che  'n  vista  lucenti: 

Così  cinger  Ja  (2G)  figlia  di   Latona 

Vedem  tal  volta  ,  quando  l' aere  è  pregno , 


(18)  Spira  la  terza  ^  e  generx  la  seconda  Divina  P^r- 
soja , 

(i9)  So  le. 

(20)  DlS/'OstO  . 

(21)  Me  la  fece  sparire,  come  fa  il  Sol  delle  minoii 
stelle  . 

(22')  Si  ,  vezzo  di  lini^ua  :  qui  vale  bensì  , 
(2d;  U'>ita  e  tutta  raccolta  in  Dia. 
(2^.)  In  più   Spirili  Beati  . 

(25)  Tu/i/ìè  Dante  e  Beatrice   rimasero  in  mezzo  * 
qucc^lì  Spiriti . 
(2G)  La  luna  . 


tjS  DEL  PARADISO  (63) 

Sì  che  ritenga   (27)   il  iìl ,  clie  fa  ]a  zona. 

Nella   (28)  corte  del  Ciel  ,  domi' io  rivegno, 
Si  tniovan  molte  gioie  care  e  belle 
Tanto,  che  non  si  posson  trar  del  regno  j 

E  '1  canto  di  qne'  lumi  era  di  ((nelle  : 
Chi  non  s' impenna  si  ,  che  lassù  voli  ) 
Dal  imito  aspetti  quindi   le  novelle  . 

Poi  (29)   sì  cantando  ({negli  ardenti  Soli 
Si  far  girati  intorno  a  noi  tre  volte , 
Come  stelle  vicine  a'  fermi  poli  : 

Donne  mi  jiarver  (3o)  non  da  ballo  sciolte  , 
Ma  che  s'  (3i)   arrestia  tacite,  ascoltando» 
Fin  ch-e  le  nuove  note  hanno  ricolte  : 

E  dentro  all'  im  senti  cominciar  ,  Quando 
Lo  raggio  della  grazia,  onde  s'accende 
Verace  amore,  e  che  poi. cresce ^  (02)  amando. 


^27)  Quel  filo  e  nastro  di  luce  riflessa  cV essendo  C 
arili  così  nuvol.i  forma  l'alone  ^  0  sia  la  corona  della 
luna  . 

(28)  Il  senso  è  :  come  quagc^iù.  sotto  gravissime  pene 
?ìon  si  posson  da  un  regno  estrarre  in  un  altro  le  cose 
ptù  preziose  di  quello  ,  così  nel  cielo  vi  sono  delle  co- 
se di  bellezza  sorprendente  che  non  si  può  altrove  dar 
c-en  parole  ad  intendere  quali  e  quante  sieno  . 

(29)  Voichi- . 

(30)  Non  ancora  licenziate  dal  ballo . 

(Zi)  lìcpo  qualche  cadenza  ,  0  altra  pausa  propria  de 
tal  ballo.  Di  que'  tempi  si  accordava  il  ballo  calcane 
to  ,  e  tali  canzoni  chiamavansi  ballate  ,  come  vediam» 
nel  Petr.  e  nel  Bocc, 

(33)  Coli'  esercizio  dclC  amare . 


(3',)  CANTO     X.  ii(» 

Mnltipìicato  in  le  tanto  rispIenJe , 
Glie  ti  conduce  su  per  quella  scala  j 
U'   (33)  sanza  risalir  nessun  discende  : 

Qiial  (34)  ti  negasse  vin  della  sua   (35)   fiala 
Per  la  tua  sete ,  in  liberta  non  fora  , 
Se  non  com' accjua  ,  ch'ai  mar  non  si  calao 

Tu  vuoi  sajier  di  quai  piante   s'infiora 
Questa  gliirlanda,  che  'ntorno  vagheggia 
La  bella  donna ,  eh'  al  Ciel  t'  avvalora  i 

io  fui  degli  agni  della  santa  greggia, 
Che  Domenico  mena  per  cammino  > 
Du'  ben  s' impingua  ,  se  non  si  vaneggia . 

Questi  ,  che  m'  è  a  destra  più  vicino , 

Frate ,  e  maestro  fummi  ;  ed  esso  Alberto 
E'  di  Cologna  ,  ed  io  Thomas  d'Aquino . 

Se  tu  di  tutti  gli  altri  esser  vuoi  certo  , 
Diretro  al  mio  parlar  ten'  vien  col  viso  > 
Girando  su  per  lo  beato  serto  . 

Quell'altro  fiammeggiare  esce  dal  riso 

Di  (36)  Grazianj  che  l'uno  e  l'altro  foro 


(53)  Dove  chi  è  salito  una  volta  )  non  ne  discende  pi» 
senza  piena  certezza  di  dovervi  ritornare  . 

(Z\)  Chi  negare  li  volesse  quello  che  tu  desideri  in» 
tendere  deli'  esser  nostro  ,  non  sarebbe  tn  libertà  dà 
farlo  ,  come  in  libertà  non  è  l'  acqua  di  trattenere  il 
suo  corso  . 

(35)  Fiala  ,  caraffa  ,  ampolla  :  metafora  ben  fatta  , 

(36)  Graziano  da  Chiusi  y  di  professione  monaco  i  effU. 
iQptpilò  il  decreto  per  uso  de  i  eanoniiti  » 


150  DEL  PARADISO  (i»;) 

Aiutò  sij  che  piace  in  Paradiso. 
L' altro  j  ch'appresso  atlorna  il  nostro  coro, 

Quel  (87)  Pietro  fu,  che  ,  (38)  con  la  poverella^ 

Offerse  a  santa  Cliiesa  il  suo  Tesoro . 
La  (89)  quinta  luce',  eh*  è  tra  noi  più  hella , 

Spira  di  tale  amor ,  che  (4o)  tutto  '1  Mondo 

Laggiù  n'ha  gola  di  saper  novella. 
Entro  (4i)  v'è  l'altra  luce,  u'  si  profondo 

Saver  fu  messo ,  che  se  '1  vero  è  vero , 

A  veder  tanto  non  surse  '1  (42)  secondo .  j 

Appresso  vedi  '1  (43)  lume  di  quel  cero , 

Che  giuso  in  carne,  più  addentro  (44)  vide 

(07)  Pietro  Lombardo ,  il  maestro  delle  sentenze  per 
ì  quattro  famosi  hlri  di  teologìa  che  hanno  servito  di 
testo  in  tacite  università. , 

(38)  Allude  al  y  ncmio  dello  stesso  Pietro  che  offerì" 
tee  la  sua  opera  aU'<.  Q-  iesa  con  tal  modestia,  di  for- 
male :  cupientPS  aliqaul  àe  teni:'tate  nostra  cutn  pau- 
Tiercula  in  Gazzophildciuin  Domini  niittere,  la  qual  fa- 
vera  donna  ,  secondo  S.  Luca  ai  e.  21.  cfferi  al  tempio 
due  piccoli:  minuta  duo. 

(39)  Questo  è  ti  sapientissimo  Salomone . 

(40)  Ha  desiderio  di  sapere  certa  nuova  di  lui  se  sia. 
salvo  0  dannato^  avendo  di  ciò  lasciato  il  mondo  mol- 
to dubbioso , 

(40  Dentro  allo  stesso  quinto  splendore  vi  è  f  illu~ 
minatissima  mente  di  questo  mio  Kc . 

(',2)  Cast  il  Petrarca  in  lode  della  Madonna  :  Vergi- 
ne sola  al  mondo  senza  esempio  ,  cui  né  prima  fu  si- 
mil  t  né  seconda  . 

(43)  Il  sesto  lume  di  quella  candida  cera  è  S.  Dio- 
fi  i  sia  Areop agita , 

(44)  Come  appare  nt'  misteriosi  suoi  libri  de  Cslesti 
SI'teraichia . 


rii6>  e  A  X  T  O      X.  X2t 

L'  angelica  natura  ,  e  '1  ministero  . 
Nell'altra  piccioletta  luce  ride 

QuelP  (45)   avvocato  de'  templi  Cristiani , 

Del  cui  latino  Agostin  si  provvide  . 
Or  se  tu  l'occhio  della  mente   (46)   trani 

Di  luce  in  luce  )  dietro  alle  mie  lode  , 

Già  dell'ottava  con  sete  rimani: 
Per  (4?)  vedere  ogni  ben  dentro  vi  gode 

L'  (48)  anima  santa  ,  che  '1  Mondo  fallace 

Fa  manifesto  a  chi  di  lei  ben  ode  : 
Lo  corpo  j  ond'ella  fu  (49)   cacciata,  (5o)  giace 

Giuso  in  Cieldauro,  ed  essa  da  martire  > 

E  da  esilio ,  venne  a  questa  pace . 

(45)  Pao.'o  Orosio  scrittore  di  minor  rango  ,  e  però 
dice  piccioletta .  Scrisse  egli  sette  libri  a  d  fesa,  della 
religione  cristiana  ,  mostrando  imputarsi  f;il>amcnte  le 
calamità  di  quei  tempi  alla  medesima  religioii  cristi»- 
na,  il  quale  argomento  fu  poi  pik  eccelltntcmente  trat- 
tato ne'  libri  della  città  di  Dio  da  S.  Agostino  che  scri- 
vendo a  S.  Girolamo  fa  onorata  menzione  dello  stess» 
Orosio.  Vellut.  con  poco  buon  discernimento  r intende 
di  S.  Ambrogio  :  di  un  dottore  j  iìi  degno  di  alcuni  pre- 
dominati non  ne  parlerebbe  con  quel  diminutivo  pic- 
cioletta . 

(46)  Venghi  panando  :  latinismo  , 

(47)  Ver  veder  Dio ,  die  è  ogni  bene. 

(48)  Boezio:  allude  alt' aureo  suo  libretto  de  oonsol. 
Piiilos.  dove  si  stende  a  lungo  sulla  falsa  mondana, 
e  sulla  vera  ceiestial  beatitudine . 

(49)  Perchè  fu  fatto  strangolare  in  prigione  dal  Re 
Teodorico  . 

(50)  È  sepolto  in  Pavia  in  un  monistero  così  chiama- 
to dice  il  Volpi  y  aggiungendo  i  che  v' è  un  altare  eret- 
to a  Boezio  come  santo . 


122  DEL  PARADISO  (192) 

Vedi  oltre  fi  nnme^giar  l'ardente  spiro 

D'(ji)  Isidoro,  di  (52)  Beda,  e  di  (53)  Riccardo, 
Che  a  considerar  fu  più  che  (54)  viro  . 

Questi,  (55)  onde  a  me  ritorna  il  tuo  riguardo, 
E'  il  lume  d'uno  spirito,  (56)  che  'n  pensieri 
Gravi  a  inerire  gli  parve  esser  tardo. 

Essa  è  (57)  la  luce  eterna  di  Sigieri , 

Che  :  leggendo  nel  (58)  vico  degli  strami  . 
Sillogizzò  (Sq)   invidiosi  veri  . 

Indi  come  orologio  ,  che  ne   (60)  chiamf 
Nell'ora,  che  la  sposa  di  Dio  sarge 
A  mattinar  lo  sjioso  ,  perqjiè  1' ami  .- 


(Si)  S.  Isidoro  vescovo  Ispalense  scrittore  ecclesiastico  « 
(52)  Beda  il  venerabile  ^  scrittore  di  Omilìe  . 
(55)  Canoiico  regolare  di  San  Vittore  presso  Parigi) 
scrittore  assai  sublime . 

(54)  ITomo. 

(55)  Questi)  dal  quale  ritorna  a  me  il  tuo  sguardo  ^ 
che  da  me  si  era  dipartito  ,  avendo  tu  coli'  occhio  con- 
siderato tutti  gli  spiriti  che  formano  questa  corona  )  cO' 
miriciando  da  Alberto  il  più-  vicino  alla  mia  destra  fi' 
no  a  costui  i  che  mi  e  il  più  prossimo  alla  sinistra. 

(56)  Il  quale  applicatosi  a  pensieri  e  meditazioni  da. 
diventargli  odiosissima  Li  vita  presente  . 

•  (57)  È  lo  spirito- de  II'  immortai  Sigieri  :  fu  questi  pro- 
fessore di  logica  in  Parigi . 

(58)  Così  era  chiamata  una  contrada  in  Parigi. 

{59)  Mostra  argomentando  verità  da  tirarsi  contro  /' 
■•invidia  . 

(60)  Che  ne  chiami  nell'ora,  che  la  sposa,  cioè  la 
chiesa  sorge  a  cantar  mattutino  al  suo  sposo  ,  accicc-' 
cìhè  t' ami  e  la  tenga  cara  :  allude  alle  serenale  che 
fanno  gì'  innamorati ,  piegandole  a  buon  senso . 


0',«)  CANTO      X.  125 

Che  (6i)  l'uJia  parte  e  l'altra  tira  ed  urge, 
Tintin  sonando  con  sì  dolce  nota  : 
Che '1  ben  disposto  spirto  d'amor  (Ó2)   tiirge; 

Così  vid'  io  la  gloriosa  ruota 
Muoversi;  e  render  voce  a  voce  in  tempra  , 
Ed  in  dolcezza ,  eh'  e.s3er  non  può  nota , 

Se  non  colà  ,  dove  '1  gioir  (63)   s' insempra  . 

(6i)  C,he  una  p/trte  dì  quelle  rote  deW orolnj^'to  tira, 
quelle  che  te  vengono  dietro  ,  e  spinge  quelle  che  le  vet' 
no  avanti  , 

(Cz)  Go'fia  e  si  risente, 

^63}  É  sempiterno , 


CANTO        XI. 

.     ARGOMENTO 

In  questo  Canio  racconta  S.  Tommaso  'in  g/erta  di  Die 
tutta  la  vita  di  S.  Francesco  :  dicendo  prima  aver 
veduto  in  esso  Dio  due  dubbi  j  che  in  Dante  eran» 
fiati . 

\J  insensata  (i)  cura  de' mortali  j 
Quanto  son  (2)  difettivi  siHogismI 
Quei ,  che  ti  fanno  in  basso  batter  1'  ali  ! 

Clii  (3)  dietro  a  jura  ^  e  chi  ad  aforismi 
Sen'  giva ,  e  chi  seguendo  Sacerdozio  , 
E  chi  regnar  per  forza,  e  per  (4)  sofismi; 

E  clii  rubare,  e  clii  civil  negozio, 
Clii  nel  diletto  della  carne  involto  , 
S'affaticava,  e  chi  si  dava  all'ozio: 

Quando  da  tutte  queste  cose  sciolto» 
Con   Beatrice  m' era  suso  in  cielo , 

(1)  Buona  scappata  contro  la  stoltezza  degli  uomi- 
ni •,  che  invano  si  affaticano  a  procacciarsi  per  diver- 
se vie  la  felicità  :  luogo  topico  trattato  da  m' Iti  Poe- 
ti :  Dante  pare  che  si  approfittasse  di  Lucrezio  al  2. 
Suave  mari  magno  etc.  che  infine  conclude  la  sua  am- 
plificazione escLimando  :  0  miseras  hominum  mentes, 
et  pectora  casca,  Qualibus  in  t«nebris  vitse  etc. 

(2)  Difettosi  e  fallaci  i  discorsi. 

•  (3)  Chi  alla  professione  di  legista  y  e  chi  di  medico. 
(4)  Fndi,  cabale. 


(Il)  e  A  N  T  0      XI.  J23 

Cotanto  gloriosamente  accolto. 

Poiché  ciascun  fu  tornato  ne  lo 

Plinto  del  cercliio  )  in  che  avanti  s' era  j 
Fennossi ,  come  a  canclellier  canclelo  . 

Eli  io  senti  dentro  a  quella  (5)  lumiera  , 
Che  pria  m'avea  parlato,  sorridendo, 
Incominciar  ,  facendosi  più  (6)  mera  : 

Cosi  coin' io  del  suo  raggio  m'accendo. 
Si  riguardando  nella  luce  eterna 
Li  tuo' pensìer,  onde  cagioni,  (7)  apprendo J 

Tu  (8)  dubbi  ,  ed  hai  voler  ,  che  si  ricerna 
In  si  aperta  ,  e  si  distesa  lingua 
Lo  dicer  mio,  ch'(g)  al  tuo  sentir  si  sterna: 

Ove  dinanzi  (io)  dissi:   U'  ben  s'impingua, 
E  ià  ,  li'  dissi:   Non  surse  il  (11)   secondo: 
E  qui  è  uopo  che  ben  si  distingua. 

La  provvidenia,   che  governa  '1  Mondo 

Con  quel  consiglio  ,  nel  quale  (12)  ogni  aspetto 

(5)  S.  Tommaso  tT Aquino. 

(6)  P;«  pura  e  piU  lucida  , 

(7)  Apprendo  onde  steno  cagionati  :  e  per  qual  moti- 
vo tu  stesso  cagioni  y  quei  pensieri  che  ora  per  la  men- 
te ti  raggiri. 

(8)  Dubiti  ed  hai  desiderio  che  di  nuovo  da  me  si 
triti  e  si  sminuzzi  più. 

(9)  Al  tuo  intendimento  si  renda  piano  e  agevole. 

(10)  Parlando  della  religione  di  S.  Domenico  . 

(11)  Il  secondo  nella  sapienza  rispetto  a  Salomone . 

(12)  Ogni  vista  e  perspicacia  d'intelletto  creato; 
Quis  onim  cognovit  sensum  Domini  ,  aut  quis  consilia- 
rius  ejus  fuit  ?  hom.  11. 


126  DEL  PARADISO  (20,) 

Creato  è  vinto  ,  pria  che  vada  al  fondo  : 
Perocché  (i3)  andasse  ver  Io  suo  (i4)  diletto 

La  (i5)   sposa  di  cohii,  eh' ad  alte  (16)   grida 

Disposò  lei  col  sangue  benedetto, 
In  se  sicura  (jj)  e  anche  a  lui  più  (18)  fidaj 

Duo  principi  ordinò  in  suo  favore  , 

Che  (i:;^   (j'inci  e  cpiindi  le  fosser  per  guida» 
L'nn  (20)  fu  tutto  Serafico  in  ardore, 

L'altro  (21)  per  sapienza  in  terra  lue 

Di  CheriiJìica  luce  uno  splendore. 
Dell'(22)  un  dirò,  perocché  d' amendue 

Sì  dice  Pun  pregiando,  (28)  t{nal  ch'iiom  prende3 

Perchè  ad  un  fine  fur  l'opere  sue. 
Intra  (z/j;  lupino  e  1' actpia  ,  che  discende 

Del  (2  5)  co!le  eletto  dal  tealo  Ubaldo, 

(j3)  Affiichì . 
(l'i)  Cristo. 
(i3)  ì.^  S.  Chiesa. 

(i6)  Gr-.d^nUo  altamente  dalla  Croce  ^  talamo  di  (fue- 
tto divtìio  syos^Lzio  , 

(17)  Vii  quella  bcUisiima  sicurezza  che  nasce  da  per- 
fetta caìfià,  la  i;u..le  Ja  dire  aìiimosameiitc  :  Certus 
5um  ,  quk  npque  jiiors  ,  neque  vita  etc.  Rem.  8. 

(18)  Ln  jede  uiuiata  dulia  sapief,%a, 

(19)  Nella  carità  e  nella  sapienza. 
(20')  S,  Francesce . 

(21)  iV.  Domn.iro  , 

(22)  Di  S.  Francesco  f  acciò  non  paia  ch^  etsende  i» 
T)oìììenicano  y  m' induca  per  parzialità  a  lodare  S.  Do~ 
ìTienico . 

(23)  Qualunque  de''  due  l' uomo  prende  a  celebrare . 
(2'»;  F'.umciatlolo  vicino  ad  Assisi. 

i25)  È  ti  fiumicelio  Chiascio   che   nasce  da  un  mon'.t 


(;;}  CANTO     XI.  jaj 

Fertile  costa  d'alto  monte  pende, 

Onde  Penig.ia  sente  (26)  freddo  e  caldo 
Da  Porta  Sole,  e  dirietro  le  piange 
Per  (27)  greve  giogo  Nocera  con  Gualdo. 

Di  quella  coita  là,  dov' ella  frange 

Più  sua  ratteiza  ,  nacque  al  Mondo  un  Sole  , 
Come  fa  questo,  tal  volta,  (28)  di  Gau^e . 

Però  chi  d'esso  loco  fa  parole. 
Non  dica  Ascesi,  che  d;re]}l>e  corto j 
Ma  Oriente,  se  proprio  dir  vuole. 

Non  era  ancor  molto  lontan   (29)  dall'orto, 
eh'  e'  cominciò  a  far  sentir  la  Terra 
Della  sua  gran  virtude  alcun  conforto. 

Che  per  tal  donna  giovinetto  (,3o)  in  guerra 
Del  padre  corf.e  ,  (ai)  a  cui  ,  com'alla  mone. 
La  porta  del  piacer  nessun  disserra  : 

E  (32)   dinanii  alla  sua  spiritai  Corte  , 

che   S,  Ubaldo   etesse  per   suo    ritiro   nel    territorio   di 
Gubbio  . 

(26)  Freddo  per  le  nevi  ^  caldo  per  il  rifiesso  del  sole. 

(27)  Ptr  le  gravi  imposizioni  ,  colle  quali  eran  pre- 
muti questi  luoghi  al/era   soggetti  a  Perugia  . 

(28)  Gange  fiume  noiissiìno  deli''  lijdta  in  oriente  , 
the  pende  verso  mezzodì  y  come  nel  verno  il  nascer  del 
sole . 

(23)  Val  suo  nascimento  y  era  ancora  di  tenera  età. 

{5o)  Contrastò  colla  contraria  voglia  di  suo  padre 
a  conto  di  'colere  spo;arsi  colla  povertà  evangelica  . 

(3i)  Alla  qual  fumeria  y  come  appunto  si  fa  alla  viur- 
te  ,  nessuno  apre  le  porte  del  piacere  ,  cioè  la  quale 
tutti  fuggono  y  come  la  morte. 

\Z2)  Alanti  al  trtù/t'iale  ecclesiastico  ^  e  del  me  -.  - 


128  DEL  PARADISO  (6j> 

Et  coram  patre  le  si  fece  unito  , 
Poscia  di  (li  in  dì  1'  .imo  più  forte . 

Questa,  privata  del  (33)  prijno  marito, 
iVlille  e  cent'  anni ,  e  (34)  più  dispetta  e  scura. 
Fino  a  costui  si  stette  senza  invito  : 

Né  valse  udir,  (35)  che  la  trovò  sicura 
Con  Amiclate,  al  suon  della  sua  voce. 
Colui,  eli' a  tutto*'l  Mondo  fé'  paura:  ; 

I^'é  (3G)  valse  esser  costante,  ne  feroce;. 
Sì  elle  dove  Maria  rimase  ginso  , 
Ella  con  Cristo  salse  in  su  la  Croce  . 

Ma  perch'io  non  proceda  (37)  troj^po  chiuso  i 
Francesco  e  Povertà  per  (juesti  amanti 
Prendi  oramai  nel  mio  parlar  difl'uso . 

La  lor  concordia,  e  i  lor  lieti  sembianti 

scovo  padre  suo  spirituale  si  congiunse  con  iìidissolu-- 
bil  nodo  alla  povertà  ,  come  sposo  con  sposa  ,  facendo- 
ne voto  solenne  e  rinunziando  quanto  poteva  sperare 
deir  eredità  paterna . 

(53)  Cristo. 

(3V)  E  pili ,  perchè  S.  Francesco  fiorì  nel  1200.  e  tanti. 

(35)  Che  Cesare  trovò  in  mèzzo  a  i  tumulti  della 
guerra  questa  povertà  viver  lieta  ,  ed  in  pace  con  A- 
miclate  quel  povero  pescatore  ,  quando  egli  volle  da 
Vurazzo  passare  su  la  di  lui  barca  in  Italia  :  v.  Lue. 
lib.  5.  ove  però  Cesare  esclama  in  lode  della  povertà  : 
ò  vita:  tuta  facultas  pauperis  angustique  lares ,  ò  mu- 
nera  nonduin  inteJlecta  Deum  etc. 

(36)  Né  valse  a  questa  povertà  sì  che  da  altri  fosse 
poi  in  isposa  richiesta  ,  l' esser  ella  stata  costante  e 
generosa  a  tal  segno  che  ella  salì  in  Croce  con  Cristo 
?iudj> ,  quando  Maria  sua  madre  restò  a  piì  della  Croci  . 

io/)  Troppo  oscuro , 


(*6)  CANTO    XI.  m 

Amore  e  maraviglia  ,  e  dolce  sguardo 
Faceano  (38)  esser  cagion  de' pensier  santi; 

Tanto  che  '1  venerabile   (Sy)   Bernardo 
Si  scalzò  prima ,  e  dietro  a  tanta  pace 
Corse  j  e  correndo  gli  parv' esser  tardo. 

O  ignota  riccliezza  ,  o  bea  verace  ! 
Scalzasi  Egidio,  e  scalzasi  Silvestro 
Dietro  allo  sposo,  sì  la  sposa  piace. 

Indi  sen'  va  quel  padre  ,  e  quel  inaestro 
Con  la  sua  donna  ,  e  con  quella  famiglia  j 
Glie  già  legava  l'umile   (4°)   capestro  : 

Né  gli  gravò  viltà  di  cuor  le  ciglia  , 

Per  esser  (4i)  fi'  di  Pietro  (.^2)  Bernardone  , 
Né   1,43)  per  parer  dispetto,  a  maraviglia. 

Ma  (44)   regalmente  sua  ^4^^   *^"''^  intenzione 
Ad  Innocenzio  aperse  ,  e  da  Ini  ebbe 
Primo  (.4^)  sigillo  a  sua  religione  . 

(58)  Pensieri  santi  cagionavano  in  filtri  che  vedeva- 
no questo  amore  scamùieTolc  y  e  que si' allegrezza  nm»' 
ravtgliosa  i"  tanta  mthUutiù . 

(09)  Uno  de'  primi  compagni  dt  S.  Francesco  . 

(4o)   Sacro  cordone. 

(40  Figliuolo . 

(!^z)  Persona  dt  bassa  nascita. 

(43)  W  per  campar  re  dtsptegevole  al  svmmo  n«lP 
esterna  sembianza  da  far  maravigliare  le  genti  ^  sé 
perde  d'  animo  . 

(44)  OJ"  et  generosità  e  animo  da  He . 

<45)  Aspra  ed  austera  regola  che  ai  osservare  vole^ 
va  proporre  aliti  rtltgiotn  che  fundavtt. 

(46)  La  prima  approvaztone  e  confermazione  ApostO' 
iica . 

Temo  m.    '  6 


l5a  DEL  PARADISO  495) 

Poi  clie  la  gente  poverella  crebbe 
Dietro  a  costili ,  la  cui  mirabil  vita 
Meglio    4?)  'i^  gloria_del  ciel  si  cantereLllB  j 

Di  seconda  corona  redimita 

Fu  j   .4^)  ps''  Onorio,  dall'eterno  Spiro 
La  santa  voglia  d'  esto  (49)   arclùinandrita  ; 

E  poi  che  per  la  sete  del  inartiro , 

Nella  presenza  del  (5o)   Soldan  superba 
Predicò  Cristo,  (5i)  e  gli  altri ,  che  '1  seguirò  : 

E  per  trovare  a  conversione   (52)   a«rba 
Troppo  la  gente  ,  e  per  non  stare  indarno , 
Raddissi   (53)  al  frutto  dell'Italica  erba. 

Nel  (54)  crudo  sasso  intra  Tevere  ,ed  Arno 
Da  Cristo  prese  l'iiltiino  (55)  sigillo, 

{'n'j)  Meglio  in  :\'-<  dagli  Angioli  ,  perchè  /ingua  w 
maiiii  non  basta  ,  ìu   vale  a  tanto. 

;48)  ¥•■<■  dallo  Spirito  Santo  per  mezzo  di  Papa  Ono- 
rio ornata  di  seconda  corona  ^  cioì  di  poter  aver  i  suoi 
frati  l'I  dignità  sacerdotale  ,  ordinandosi  a  titolo  di 
povertà  senza  patrimonio ,  per  poter  amministrare  i 
Santissimi  Sacramenti , 

(Ig)  Patriarca  . 

(5o)  Titolo  di  quel  principe  che  signoreggiava  in  Ea» 
bilonia  , 

(5i)  E  gli  Apostoli  che  seguitarono  Cristo^  0  pure  e- 
gli  e  i  frati  suoi  che  là  C  accompagnarono , 

(52)  Immatura  e  mal  disposta . 

(53)  Hitornò  a  coltivare  t^  Italia  e  a  santificarla  . 

(54)  Nf/  monte  d'Alvcrnia.  piìi  glorioso  tra  gli  Ap- 
pennini di  Toscana^  anzi  di  tutta  l"" Italia. 

(55)  Le  Sacre  Stimmate  ^  che  fur  l' ultima  conferma 
dopo  quella  d'Innocenzo  e  di  Onorio  della  sua  sanata 
e  rcligiont:   0  pure  quel  che  vi  mAncuva  per  asso/ni~ 


(107)  CANTO      XI.  i5t 

Che  le  sue  membra  dii*  anni  portarno . 

Quando  a  Colui,  eh* a  tanto  ben  bortillo, 
Piacfjue  di  trarlo  suso  alla  mercede  , 
Ch'egli  acquistò  nel  suo  farsi  e  56)  pusillo  j 

A  i   frati  suoi  5  sì  com' a  giuste  erede, 
Raccomandò  la  sua  (.Sy)  donna  più  cara» 
E  comandò  che  l'amassero  l58)   a  fede: 

E  del  suo  grembo  l'anima  preclara 

Mtiover  si  volle,  tornando  al  suo  regno; 
E  al  suo  corpo  non  volle   (Sy)   altra  bara. 

ren>a  oramai  qual  in  cohii ,  che  degno 
Collega  (6o)   fu  a  mantener  la   (6i;   barca 
Di  Pietro  in  alto  mar  per  dritto  segno: 

E  questi  fu  il  nostro  Patriarca  : 

Perchè  qual  segue  lui ,  com'  ei  comanda  , 
Discerner  puoi,  che  (62)  buona  merce  carca. 


gltarst  del  tutto  a  Cristo  ^  e  portarne  in  se  ricopiata 
una  viva  immagine  , 

(56)  Ficcclo  e  umile ^  secondo  il  senso  del  \\y>\\t*iX\mt' 
re  pusillus  gr-'X  . 

(.17)    Ija  yuxertà  evangelica , 

(58)  A  fede  :  modo  di  favellare  proprio  di  quel  seco- 
lo ,  cioè  con  tutta  la  fedeltà  y  e  in  lei  avessero  tutta, 
la  fi d Ai,  za  . 

(Sg)  Altra  pompa  di  esequie  che  la  povertà. 

(60)  Collega  a  S.  Francesco ,  cioì  S.  Dcincnico . 

(61)  La  barca  della  Chiesa  Cattolica  :  allude  forse 
alla  celebre  visione  di  Papa  Innocenzo  ,  quaiiùo  parve- 
gti  vedere  m  sogno  S.  Francesco  ^  e  S.  Tfuminico  soste- 
nere la  Chiesa  di  S.  Gio.  Laterano  ,  Mdter,  et  caput 
Ecrlesiarum  ,  che  minacciava  rovina. 

(62)  Enona  merce  per  U  vitA  eterna . 


i3iS  DEL  PARADISO  CANTO  XI.  (123) 

Ma  il  stio  (63)  peculio  di  (64)  nuova  vivanda 
E'  tatto  gliiotto  sì  ,  ch'esser  non  piiote  , 
Che  per  diversi   v65)  salti  non  si  spanda  i 

E  quanto  le  sue  pecore  riinote  , 
E  vagabonde  più  da  esso  vanno  , 
Più  tornano  all'  ovil  di   (65)   latte  vote  . 

Ben  son  di  quelle  ,  che  temono  'I  danno , 
E   stringonsi  al  pastor  :  ma  son  sì  poche , 
Glie  le  cajipe  fornisce  poco  panno  .  * 

Or  se  le  mie  parole  non  son  (67)  fioche  j 
Se  ìa  tua  andienza  è  stata  attenta , 
Se  ciò  j  e' ho  detto,  alla  mente  rivoche  , 

In  (68)  parte  fia  la  tua  voglia  contenta  : 

Perchè  vedrai   (6ij)  la  pianta  onde  si  scheggia 
E   (70)  vedrà' il  corregger,  ch'argomenta 

Du'  ben.  s' impingua  ,  se  eoo  si  vaneggia  . 

(63)  Il  suo  gregge, 

(64)  Ctoè  di  onori  t  prelature. 

(65)  Dal  Saìtxis  latino^  per  diverse  pasture  ;  cioì  fuoi 
del  claustro  religioso  per  i  palazzi  ^  per  le  corti  ce, 

(66^1  Dt  spirilo  dt  osservanza  regolare. 

(€71  Oscure  . 

(68)  l'I  parte  ,  perchi  ti  accorgerai  esser. già  risolu- 
te uno  dei  due  proposti  dubbi. 

(69)1  Qual  i  la  pianta^  da  cui  si  Icvan  le  schegge y 
eioì  la  religione  domenicana ,  da  cui  i  più  valenit  mO' 
Tnini  si  distaccano  per  promuoverli  a  cariche  e  prela- 
ture . 

(70)  E  intenderai  la  riprensione  nascosta  e  inclusa 
^n  quel  raziocinio  fatto  di  sopra ^  o'  ben  s'impingua 
Jiiunquc  non  dassi  a  vanità.,  sicché^  fuor  della  rcli- 
gfjene  vagando t  vada  da  un*  dignttÀ  in  un'altra. 


e    A    IS    T    O        XII. 

ARGOMENTO 

I»  questo  Canto  S.  Bofiaventura  racconta  a  Dante  ta 
vita  di  S.  Domenico  i  e  gli  dì  contezza  delle  anime  f 
che  in  Cielo  si  trovano . 

Oì  tosto  come  1'  ultima  parola 

La  (i)  benedetta  fiamma  ,  per  dir  ,  tolse y 
A   (2)  rotar  cominciò  la  santa  mola  : 

E  nel  suo  giro  tutta  non  si  volse 

Prima  eh'  (3)  un'  altra  d'un  cerchio  la  chiuse  5 
E  moto  a  mofo ,  e  canto  a  canto  (4)   colse  t- 

Canio ,  che  tanto  vince  nostre  Muse  » 
Nostre  Sirene  in  quelle  dolci  tube  , 
Quanto  primo  splendor  cpiel  ,  che  (5)   rifuse  • 

Come  si  volgon  per  tenera  nube 

Du'  (6)   archi  paralleli  e  concolori  » 


(1)  S.  Tommaso  chiamò  alle  labbra  per  Tpronun-;^iare , 

(2)  La  ruota  0    coro  dove  esse  Santo  era  j    cominciò 
a  girare,  come  festosamente  danzando  . 

(3)  Un'altra  ruota  di  pia.  ampia  circonferenza   ta 
ehiute  tri  mezzo  , 

(4'>  Unì  ed  accordò  , 

(5)  Rifletti,  essendo  il  primo  raggio ^  cioè  il  diretto 
fiìc  acceso  del  riflesso. 
<6)  Due  archi  baleni  tra  Ai  te  equi^iitanti  , 


lS4  DEL  PARADISO  di) 

Quando  Giunone  a  sua   (7)   ancella  (8)  iube  j 

Nascendo  di  quel  d'  entro  quel  di  fuori , 
A  guisa  del  parlar  di  (g)  quella  vaga, 
eli' (io)  Amor  consunse  j  come  Sol  vapori; 

E  (11)   fanno  qui  la  gente  esser  presaga 
Per  lo  (12)  patto,  che  Dio  con  Noè  pose 
Del  Mondo ,  che  giammai  più  non  s*  allaga  : 

Cosi  di  quelle  sempiterne  rose 

Volgénsi  circa  noi  le  duo  ghirlande  , 
E  (i3)   sj  l'estrema  all'intima  rispose. 

Poiché  '\  tripudio  e  l'altra  festa  grande. 
Sì  del  cantare  ,  e  sì  del  fiammeggiarsi , 
Luce  con  luce  gaudiose  e  hlande  , 

Insieme  appunto  ,  e  a  voler  quietarsi  , 

Pur  come  gli  occhi,  ch'(i4)  al  piacer  che  i  muove, 
Coavien  insieme  chiiideie  e  levarsi  5 


(7)  Iride  :  favola  nota  , 

(8)  Cum.jnda  . 

(9)  L,7  ùinfa  Eco  traiformata  in  vOce  riflessa  ,  Ov, 
3.  Mrt. 

(io)  -.a  smania  amorosa  per  la  ritraìa  di  NarciiO 
ia  ridusse  di  corico  a  mera  -voce  . 

(11)  E  gli  stessi  archi  b.ìteni  f.ifino  . 

(laì  Arruin  nieuin  ponaiu  in  ni;l)il)u^ ,  et  erit  sit;num 
foe  1'  ti«;  intor  me,  et  iiiter  terran».  Gen,  9.  lai  fu  ti 
fatta  del/li  demenza  dt   Iho  . 

(i3)  E  così  quella  Ghirlanda  cìCera  pi»  in  fuori,  ri- 
mase corrispondente  a  quella  eh'  frw  più.  in  dentro ^ 
quasi  da  *i<.»  nel  moto  e  nel  canto  ùii  cr.dendo  » 

(iV)  Ad  mbitrie  dell'uomo  che  ti  mun-^e- 


(27)  CANTO     XII.  ili 

Del  (i5)  cuor  dell'una  delle  luci  niiéve 
Si  mosse  voce,  clie  (i6)  l'ago  alla  stella 
Parer  mi  fece   (17)   in  volgermi  al  suo  dove: 

E  (18)  cominciò:  L'amor,  che  mi  fa  bella, 
Mi  tragge  a  ragionar  dell' (.ig)  altro  duca, 
Per  cui  del   (20)  mio  si  ben  ci  si  favella . 

Degno  è,  che  dov'  è  l'un,  l'altro  s'induca 
Si,  clic  com'elli   (21)  ad  una  militato. 
Cosi  la  gloria  loro  insieme   luca . 

L*  (22)  esercito  di  Cristo,  che  sì  caro 
Costò  a  riamar,  dietro  alla  'nsegna 
Si  movea   (23)   tardo,  sospeccioso  e  raroj 

Quando  Io  'iuperador ,  die  sempre  regna  j 

(i5)  Dal  mezzo  dilla  luce  fìie  an)montava  una  di 
quelle  anime  del  secondo  rer.hio  novellamente  apparite  . 

(16)  Ago  calamitato  ^  che  bilicata  nella  bussola  y  si 
drizza  -verso  la  stella  polare. 

(17)  Nel  farmi  voltare  con  prestezza  e  ansietà  a 
quella  parte  ,  di  dove  essa  voce  veniva  s  e  non  la  vo- 
ce si  drizzi  a  Dante  y  come  l'  ago  a.'la  stella  ^  clf^  tu- 
ie spiegazione  del  Vellut,  è  o/ /Osta  al  teste, 

(18)  Questi  che  commctè ,  è  S.  Bonaventura . 

(19)  San  Domenico  .  « 

(20)  Del  mio,  cicc  S.Francesco  ,  conforme  al  concet~ 
to  di  sopra  e -presso  àc^W  un  d'ito  ■,  perocchì-  d'ambedue 
si  dice  l'un  pregiando,  qual  (h'uoiu  preyde. 

(21)  Unitamente  e  a'  accordo  . 

(22)  Il  popolo  cristrano  :  chea  riamarlo  contro  ilDe- 
Tfionio  della  grazia  perduta,  co'tò  a  Crts.o  sì  caro. 

(2S)  Si  muoveva  dietro  alla  propria  insegna  y  che  è 
la  Santa  Croce  ,  tardo  per  l»  pigrizia  y  raro  pir  il 
vumcro  y  sospettosa  per  tanti  dubbt  men^  da  tanti  e- 
retici  . 


I36  DEL  PARADISO  (4o> 

Provvide  alla  rniliiia  ,  di' era  in  forse  j 
Per  sola  grazia ,  non  per  esser  degna  : 

E  com'  è  detto  ,  a  sua  sposa  soccorse 

Con  duo  campioni  ,  al  cui  fare ,  al  cui  dire 
Lo  popol  disviato  si    (24)    raccorse  • 

Li  (25)  quella  parte,  ove  snrge  ad  aprirà 
Zeflìvo  dolce  le  novelle  fronde , 
Di  che  si  vede  Eivropa  rivestire  j 

Non  molto  I  ingi  al  percuoter   (2(>)  dell'onde» 
Dietro  allo   (filali    (27)    per  la  lunga  foga 
Lo  Sol  v28)  tal  volta  (29)  ad  ogni  uom  si  nasconde^ 

Siede  la  fortiinita  Callaroga  , 

Sotto  (3o)   la  proteiion  del  granile  scudo» 

(2?f)  Si  raccvlse. 

(25,  Descrìve  la  situazione  dì  Calaorra  patria  di  S. 
Dctiìeo  co ^  coiistder.tndnta  come  occidentale  rispetto  al' 
fltaltA  ,  da  cut  però  viene  ,t  zefiro,  vento  fecondo  ,  s«- 
condì  1/ ,lir  di' Poeti .  Et  reserata  viget  genitabilis 
aura  Fvnni.  Lucr. 

(2o)  Del/'  ocia'io  . 

(2  7>  Pw-  la  lu'iga  carriera  che  fa  il  sole  quando  ab- 
biamo t  giorni  ptìt  Iti  ili;  hi  y  perchè  in  tale  ta-gione  del- 
l' anno  il  sole  viene  a  tr.tmontarci  sopra  il  m.rc  ,  alla 
di  cui  drittura  sta  Calaoira  ,  t/j-  pvt  via  r.:a  abbas- 
sandosi ttanianta  assai  i  lii  in  g-.ù.  verso  mezzogiorno  . 

(28)  Non  sempre  ,  ma  in  quei  mesi  dell'  anno  ,  ne  i 
quali  il  sole  ci  apparisce  calcarsi  dietro  al  territorio 
dt  detta  città. 

(23)  Perche  non  essendo  allora  scoperta  l'America  ^  si 
tredeva   c/ic  quel  mond'i  di  là  fosse  disabitato , 

(ao)  Appari en.'/ido  tal  città  al  reg.io  di  Castiglia  ^ 
nella  di  cui  arme  i»  «  v  quarto  v' è  un  l  onc  ^  che  ha 
sotta  di  se  u>ui  rocca  o  castello  ^  e  i-i  ti;i  altro  quarto 
ha  un  castello  i  che  ha  sotto  di  te  un  leone  . 


(33)  CANTO      XII.  i57 

In  che  soggioice  il  Leone,  e  soggioga. 

Dentro  vi  nacque  l'amoroso  (3i)  drudo 
Della  fede  Cristiana,  il  santo  atleta, 
Benigno  a'  suoi ,  ed  a'  nimici   (32)  crudo  r 

E  come  fu  creata  ,  fu  repleta 

Sì  la  stia  mente  di  viva  virtiite  , 

Che  nella  (33)   madre  lei  fece  profeta. 

Poiché  le  sponsalizie  fiir  compiute 
Al  sacro  fonte  intra  lui  e  la  fede  , 
U'  si  dotar  di  mutua  salute  ; 

La  (34)  donna  ,  che  per  lui  l'(35)  assenso  diede  , 
Vide   (36)   nel  sonno  il  mirabile  frutto, 
Ch*uscir  dovea  di  lui,  e  delle   (37)  rede  : 

E  perche  fosse  quale  era  (38)  in  costrutto; 


(3i)  Cictibeo  :  ma  qui  si  usa  in  miglior  senso  y  cioè 
da  ttmAtore  appassionato  delta  santa  fede.  La  crusca 
porta  piti  e:emjii ,  ne  i  quali  questo  vocabolo  si  usa  a 
sig>iificfire    UH  amor  buono  ,  e  santo  . 

(32)  Santamente  implacabile  con  gli  eretici  . 

(33)  Ch'  essendo  egli  a>iC3ra  nell'utero  della  madre  ^ 
feceta  profetessa  della  futura  sua  santità  :  allude  ai 
segno  dì' e/la  ebbe  mentre  dt  lui  era  gravida,  essen- 
do/e parso  che  partorirebbe  un  cane  bsan^o  e  nero  con 
una  fiaccola  accesa  in  bocca  ^  simbolo  dell'  abito  deli' 
ordine.,  e  dell'  ardente  zelo  del  S.  Patriarca  . 

{:,!f,)  La  comare . 

(35)  Secondo  che  porta  il  rito  del  santo  Battesimo  , 
(3fi)  Costei  sognò    che  S.  Domenico  avesse  una  stella 
in  fronte  ed  una  nella  nuca  ,  onde  rimaneva  illumina- 
to l'oriente  e  l'  occidente  . 

(3;)  Ve  t  frati  ciedi  dello  spirito  del  S.  Patriarca , 

(38)  In  costrutto    spiegano    in  effetto  :    forse  meglio 

si  direbbe  i  nella  costruztene  ancora  del  nome ,  qual  era 


rt«  DEL  PARADISO  (67) 

Quinci  si  mosse  spirito  a  nomarlo 
Del  (39)  possessivo,  di  cui  era  tutto: 

Domenico  l'u  detto  :  ed  io  ne  parlo  j 
Sì  come  dell'agricola  5  die  CRISTO 
Elesse  all'orto  suo,  per  aintarlo. 

Ben  parve  messo  e  famigliar  di  CRISTO» 
Che  '1  primo  amor,  che  'n  lui  fu  manifesto» 

,  Fu  al  (4o)  primo  consiglio,  che  die  CRISTO  » 

Spesse  fiale  fu,  tacilo  e  desto, 

Trovato  in  terra  dalla  sua  nutrice  , 

Come  dicesse:  (4i)  io  son  venuto  a  questo» 

O  padre  suo  veramente  (4?)  Felice  ! 
O  madre  sua  veramente  Giovanna  , 
Se  ,  (43)  'nterpretala  vai ,  coinè  si  dice  ! 

Non  per  lo  Mondo ,  per  cui  mo  s'  affanna 


in  fAtti:  prendendosi  costrutto  in  simil  significato  nel 
(.  8.  def  Purg,  ran  riso  udito  avean  1'  ultimo  costrutto. 

(óg)  Poj.'  avi  si  chtumano  da  i  grammatici  quei  ?io- 
mi  che  significano  fos'esstoiie  ;  per  esempio  da  padre 
pater. le  ,  Uu  re  reale  y  e  dal  Doininus  latino  Domini- 
cus  j  e  così  questo  hamb  no  f:t  nominato  ,  perchè  era  e 
tarcb-e  sta  o  tutto  del  Signore. 

{l^o)  C:iè  della  povertà  evangelica  da  Cristo  consi- 
gliata ^  deve  disse  :  si  vis  poifeftus  <^sse  ,  vade  ,  et 
Vende  oii:nia,  quae  habes,  &  da  pauperiJJus,  &  seque- 
le me  . 

(40  C  ve  per  fare  orazione  e  mortificarmi  , 

(4?    Felice  in  reali i  ,  com'  era  nel  nome . 

(',3)  Cerche  Giovanna  interpretasi  grazia  t  odono  dei 
Signore . 


(82)  CANTO      XII.  i59 

Diretro  ad  (44)  Oàtiense  e  a  (45t"TadJeo  j 
Ma  (46)  per  amor  della  verace  manna , 

In  picciol  tempo  gran  dottor  si  leo , 

Tal  che  si  mise  a  circuir  la   (4?)  vigna  , 
Che  tosto  imbianca,  se  '1  vignaio  è  reo  : 

Ed  alla  (48)  sedia  j  che  fu  già  benigna 
Più  a'  poveri  giusti ,  non  per  lei  , 
Ma  per  colui  che  siede  ,  e  che  traligna  > 

Non  (49)  dispensare  o  due  o  tre  per  sei , 
Non  (5o)  la  fortuna  di  primo  vacante  , 
Non  (di)  declinasi  (/u^e  siint  paupermn  Dei  i 

Addimandò  ,  ma  contra  '1  Mondo  errante 
Licenzia  di  combatter  (52)  per  Io  semcj 

(4i)   Coment atorc  r'e'  decretali. 

(ì^h)  Gran  iegiita,  o  gran  medico  fiorentino , 

(46)  Ma,  -per  amore  della  verità  evangelica  e  teolo- 
gica ,  che  è  la  verace  manna  deh''  anima  . 

(Ì7)  La  vigna  della  Chiesa  ,  che  perde  presto  il  ver' 
de  e  si  secca  ,  se  il  vignaiuolo  è  un  birbone  . 

(48)  Ai/a  sede  apostolica  ^  la  quale  verso  i  poveri  di 
iodati  costumi  fu  in  altri  tempi  pik  benigna  che  non  è 
era,  non  mica  per  colpa  di  lei  ,  la  guai  è  sempre  la 
stessa  ne'  suoi  dogmi,  ma  ben  per  colpa  di  colui  ,  che 
vi  siede  ,  il  qual  degenera  da  i  suoi  santi  antecessori , 

(49)  ]V«»  chiese  ,  dico  ,  di  potersi  comporre  con  di- 
spensare in  uso  pio  per  il  mal  acquistato ,  o  posseduto 
solamente  la  terza  parte  n  la  metà  . 

(5ù)  'Ni-  il  primo  benefizio ,  che  vacasse  ,  quale  glie 
f  offerisse  la  sorte  a  pingue  o  scarso  , 

(5i)  Uè  le  pensioni  o  decime ,  che  son  dovute  a  i  pò* 
veri  di  Dio  ;  ina  dimandò  solo  licenza  di  poter  com- 
battere  contro  ti  mondo  depravato  dalle  eresie. 

(52)  Seme  ^  cioè  la  fede  ^  che  è  seme  di  grazia  e  dì 
gloria , 


I4©  DEL  PARADISO  (gj^ 

Del  qiial  t!  fascian  (53)  ventiquattro  piante 

Poi  con  dottrina  ,  e  con  volere  insieme  , 
Con  (54)  l' nficio  apostolico  si  mosse, 
Quasi  torrente  j  eh'  alta  vena  preme  ;  < 

E  negli  sterpi  eretici  percosse 

L'impeto  suo  più  vivamente  (55)  quivi  j 
Dove  le  resistenze  eran  più  grosse  . 

Di  lui  si  f'ecer  poi  diversi  rivi  ,, 
Onde  Porto  cattolico  si  riga  , 
Si   die  i  suoi  arbuscelli  stan  più  vivi  j. 

Se  tal  fu  1' una  ruota,  della  (56),  biga. 
In-  che  la  santa  Chiesa  si  difese  > 
E  vinse  in.  campo  la  sua  (5^)  civil  Ij^.iga^x 

Ben  ti  dovrebbe  assai  esser  palese 


(53)  Per  queste  24.  piante  chi  intende  j  24.  lil>ri  del'' 
la  Bibbia^  e  chi  una  cosa  e  chi  un'' altra  ,  leggendo 
quasi  tulli  /  Com'ntatort  sì  e  «&«  ti  fascian  ;  noi  segui' 
laudo  le  note  degli  Accademici  della  Crusca  ,  intende- 
temi' quelle  due  corone  di  anime  gloriose  ,  dodici  per 
coro-ia  che  .i-ieano  messo  in  mezzo  Beatrice  e  il  Poeta  ^ 
tanto  più  che  poco  di  sopra  le  ha  nominate  piante  : 
tu  vuoi  siper  di  guai  piante  s'  infiora  questa  ghirlan- 
da,  e  sono  veramente  piante  di  tal  seme. 

(54.)  Coli'  ufizÀo  apostolico  di  sacro  inquisitore  ^  e  de 
autorità  pontificia  munito  » 

(55)  \n  Tolosa  y  dove  imperversava  i^  eresia  degli  Al- 
bige,i . 

<56)  Qui  carro  di  due  ruote  . 

(J)j)  Guerra  civile  tra'  cristiani  ^  ma  cattolici  glC 
uni,  eretici  gli  altri. 


(109)  CANTO      XII.  i4i 

L'eccellenza  dell' (58)  altra,  di  cui  (dq)  Toimna 
DÌBanz,i  (60)    al  mio  venir  lii  si  cortese  . 

Ma  (61)   l'orbita,  che  fé'  la  parte  somma 
Di  sua  circonferenza  ,  è  derelitta  , 
Si  eh' è  (62)  la  mufla,  dov'era  la  gromma» 

La  sua  famiglia,  che  si  mosse  dritta 
Co' piedi  alle  su' orme,  è  tanto  volta, 
Che  quel  (63)  dinanzi  a  quel  dirietro  gitta  : 

E  tosto  s'avvedrà  della   ricelta 

Della  mala  coltura  ,  quando  '1   (64)   loglio 
Si  lagnerà,  che  V  i,65)   arca  gli  sia  tolta. 

(58)  Bell'  a/tia  ruota  ,  cioì  di  S.  Francesco  ,  come  per 
io,  f>rima  ruotai  intese  di  S.  Domenico  . 

(d9)  Verso  di  cui  S.  Tommaso  si  mostrò  .^  lodandola  , 
sì  cortese . 

(60)  Poco  prima  che  io  qui  -venissi. 

(61)  31  a  ormai  la  regola  di  S.  Francesco  >K»/  si  os~ 
ier-va  pììi  ,  e  non  si  seguon  piìi  i  suoi  esempi  :  ma  l.t 
carreggiata  ,  o  il  solco  ài  questa  benedetta  ruota  ec. 

(62)  Formula  proverbiale  che  significa.)  è  il  male  , 
dove  prima  era  ti  bene ^  presa  dalle~iottt  ^  che  ben  cu- 
itodite  col  suo  vino  fanno  la  i^ruma  /che  le  conserva  g 
e  trasandate  fanno  la.  muffa:  llDantUto  l' intende  di- 
versamente ,  e  stima  che  qui  grouiina 'm/iS  dal  latino 
gruma  ,  che  appresso  Ennio  e  Nonio  è  una'^tcrta  misu- 
ra che  fissa  in  terra  fa  che  le  strade  si  drizzino  a 
dritta  .linea:  ed  ì  istremento  de^  misuratori  de' cam- 
pi,  e  spiega:  il  segno,  su  cut  per  dritta  linea  si  an- 
dava per  non  esser  frequentato ,  è  ricoperto  e  guastjt' 
to  .  Oh  che  muffa  ! 

(63)  Fone  le  dita  de'  piedi  dove  prima  poneva  il  cai' 
cagno:  cammina  a  rovescio. 

(64)  //  loro  vivere  tralignante  e  indisciplinato  . 

(65)  U arca  ,  cioè  il  luogo  nell'arca  e  nel  granaio 
di  quel  padre  4$  famiglia    che  non  ci  vuol  altro  che 


Itti  BEL  PARADISO  (120)      , 

Ben  dico  j  chi  cercasse  (60)  a  foglio  a  foglio, 
Nostro  volume  ,  ancor  troveria  carta  , 
Du'  leggerebbe  ,  1'  mi  soa  quel  ,  eh'  io  soglio  . 

IVIa  non  fia  da  Casal,  ne  d'AcqiTasparl.i , 
Là  onde  vegnon  (67)  lali  alla  Scrittura  , 
eli'  uno  la  fugge  ,  e  altro  la  coarta . 

Io  son  la  vita  di  Buonaventura 

Da  (68)  Bagnoregio  ,  clie  ne'  (O9)  grandi  ufici 
Sempre  posposi  la  (70)  sinistra  cura  . 

Illuminato  (71),  e  Agosti'n  son  qiu'ci  , 
Che  fur  de'  primi  scalzi  poverelli  , 
Che  nel  (72)  capestro  a  Dio  si  fero  amici. 

grano  eletto:  allude  alla  parabola  della.  7.izzania  ^ 
dove  si  dice:  Colligite  rriuiuni  zizania,  tnticum  au- 
teni  congregate  in  horreum  iiieuin  . 

(66)  La  nostra,  religione  ,  frate  per  frate  ne  trove- 
rebbe qualcheduno  ,  tri  cut  fiorisce  i'  antica  osservan- 
za  ,  e  li  si  legge  la  santità  dell'  istituto  :  ma  tion  sa- 
rebbe  già  questo  da  Casale -,  di  dove  fu  fra  Uberto  mi- 
nistro generale  dell'  Ordine  che  allarga  la  regola  ^  ne 
da  Acquasparta.  del  contado  di  Todi  ,  di  dove  fu  fra 
Matteo  ministro  pure  generale  che  trof'po  la  ristrinse  . 

(67)  Il  Daniello  intende  ciò  di  due  frati ,  che  non  la. 
regola  y  ma  la  Sacra  Scrittura  interpretando  ^  uno  li- 
bertino ne  ricavava  sentenze  troppo  larghe  per  il  co- 
stume,  e  f  altro  rigorista,  troppo  strette  .  Ma  questa  è 
un'  interpretazione  troppo  larga  y  cioè  troppo  generale. 

(68)  Volgarmente  Bagnarea ,  piccola  città  tra  Orvie- 
to e  Viterbo,  patria  di  S.Bonaventura , 

(69)  D/'  ministro  generale  ,  di  cardinale  e  di  vescovo  . 

(70)  he  sinistre  cure  delle  caduche  e  terrene  cose  al- 
ie  destre  delle  eterne  e  celesti . 

(61)  Due  de  i  primi  compagni  di  S.  Francesco , 
(72)  Cordone}  cioè  tibito  religioso  j  sinecdoclie , 


(j32)  canto      XII.  145 

Ugo  (70)  da  Sanvittore  è  qui  con  elli , 

E  Pietro  (74)  MangiaJore  j  e  Pietro  (70)  Ispano, 

Lo  (jiial  giù  luce   in  dotlici  libelli  : 
Natan   (76)  Profeta  ,  e  'l  (77)  Metropolitano 

Crisostomo  j  etl  C78)  Anselmo,  e  quel  (79)  Donato, 

Ch'alia   (80)  prim'arle  degnò  poner  manoj 
Raban  (81)  è  quivi,  e  lucemi  dallato 

Il  Calavrese  (82)  abate  Giovacchino 

Di  spirito  proietico  dotato. 
Ad  (83)  inveggiar  cotanto  (84)   paladino 

Mi  mosse  la  infiammata  cortesia 


("3)  Ugo  di  nazione  Sassone  ,  canonico  rcgotare  dei 
monastero  di  S.  Vittore  pressoTarigi  j  tra  i  sacri  scrit- 
tori molto  illustre, 

{%)  Pietro  Comestore  scrittore  dell'  istoria  scolastica  » 

(-5)  Che  compose  12.  li/>ri  di  Dialettica  . 

(76)  Natan  Profeta  (  buon  salto  )  che  riprese  David 
del  doj'pio  peccato  di  adulterio  ^  e  di  omicidio  . 

(-7)  S.  Gio.  Crisostomo  Patriarca. 

(78)  S.  Anselmo , 

(79)  Donato  maestro  di  S.  Girolamo  che  compose  una 
grammatica  . 

(80)  Air  infima  delle  arti  liberali  che  è  la  gramma' 
fica  . 

(81)  Rabano  Mauro  tedesco  abbate  di  Fulda  e  poi  ar- 
civescovo di  Magonza  . 

(82)  Del  monastero  detto  Florense. 

(83  Inveggiare  propriamente  invidiare  ,  da  cui  in- 
veggia  nel  e. 6.  del  Purgatorio  per  astio,  o  per  inveg- 
gia  ;  ma  qui  in  buona  parte  y  0  per  emulare  e  imitare  , 
o  per  commendare  e  lodare. 

(84)  S.  Domenico  krai/o  campione  della  Chiesa. 


i!,4  DEL  PARADISO  CANTO  XII.  045) 

Di  fra  (85)  Tommaso,  e  '1  discreto  Ialino, 
•E  (36)  mosse  meco  questa  compagnia. 

(85)  Che  lodò  e  fé'  panegirico  di  S.  Trancesco  ;  e  il 
pruderne  suo  e  discreto  fariare  ;  pretcìide  forse  il  Poe- 
ta d' insinuare  ti  lodiiiol  costume  di  quei  :cmpi  y  che 
Ufi  frate  di  S.  Francesco  faceva  ti  panegirico  di  S.  Do- 
menico ^^  €  un  frate  di  S.  Domenico  quello  di  S.  Fran- 
cesco . 

(86)  E  meco  mosse  a  iedtzrlo  tutti  questi  miei  com- 
vagiti , 


CANTO       XUL 

ARGOMENTO 

In  questo  Canto  induce  il  Poeta  S,  Tommaso  a  solver' 
gli  il  secondo  de'  dubbi  mossigli  dt  sopra  nel  decimo 
Canto . 

Immagini  (i)  chi  Lene  intender  (2)  cupe 
Quel,  ch'io  or  vidi,  e  (3)  ritegna  l'image. 
Mentre  ch'io  d'co,  come  ferma  rupe,^ 

Quindici  stelle,  clis  in  diverse    /^)  plaga 

Lo  Cielo  awiv.m  di   tanto  sereno,  . 

Che   (5)   sovercìiii  dell'aere  ogni  compage  . 

Immagini  (6)   quel  Carro,  (,7)   a  cui  il  seno 

(i)  T),inte  e  Beatrice  si  ritro'oavano  nel  mezzo  ap" 
punto  della  sfera  de!  iole  ,  ed  erano  attorniati  da  i 
già  delti  2'f.  beati  ,  che  ripartiti  tn  due  circoli  ,  uno 
circoKdunie  l' altro  ,  e  l'uno  Uanzante  contro  l' altro  ^ 
facevano  giusto  un  sì  bello  spettacolo  ^  come  se  fossero 
state  "2.^.  stelle  y  che  ripartite  in  due  corone  l'  ui^a  den- 
tro dell'  altra  /'  una  -venisse  girando  contro  dell'  altra  . 

(2)  Tìesidera ,  dal  cupio  latino, 

(3)  Ctoè  fissamente  s' immagini  ^  talché  i'  immagine 
non  gli  svanisca  ,  come  una  gallozzola  o  bolla  d'acqua, 

(4)  Contrade  e  regioni  del  cielo  s iellato. 

(5)  Suyera  trapassando  in  giù-  co  i  raggi  ogni  am- 
massamento  e  regione  d'aria,  sicché  et  appariscono 
molto  lucide  ,  quali  sono  massimamente  .'e  stelle  di 
prima  grandezza . 

(b)  In  oltre  immagini  le  sette  stelle  dell'orsa    ma^,' 
giare  che  formano  un  carro  col  timone, 
{■})  A  guai  carro  sì   fattamente    basta    il   teno>  cioè 
E    2 


j46  del  paradiso  (7) 

Basta  del  nostro  Cielo,  e  notte  e  giorno, 

Sì  ch'ai  volger  del  terno  non  vien  meno. 
Immagini   \,8)  la  Locca  di  quel  corno, 

Clie  si  comincia  in  pimta  dello  (g>  stelo  , 

A  cui  la   (io)  prima  ruota  va  dintorno, 
Aver  (il)  fatto  di  se  duo  segni  in  Cielo  j 

Qual  fece  la   (12)   figlinola  di  Mino! 

Allora  (i3)  che  sentì  di  morte  il  gielo  f 
E  (i4)   l'nn  nell'altro  aver  gli  raggi  suoi  ^ 

E  (i5)  amenduo  girarsi  per  maniera  , 

f  angusto  spazio  attorno  al   nostro  polo    che    mai  non 
tramonta  al  voltar  del    timone  ■,    come  fanno   le    altre- 
stelle  piìi  lontane  del  polo. 

(8)  Immagini  ancora  due  stelle  delC  orsa  minore ,  le 
quali  al  Poeta  facevan  figura  di  bocca  .  Corno  cioè  e- 
stremità  ,  e  vuol  dire  il  codino ,  con  cui  la  stessa  orsa 
più  s'accosta  al  polo,  cioè  ne'  dì  noitri  a  i  due  gradi  ^ 
e  circa  quattro  a  i  tempi  di  Dante  . 

(9)  Punta  dello  stile  o  asse  del  mondo  ,  cioè  il  polo  . 
(io)  La  ruota  interiore  del  suddetto  carro  pi ìi  vicina 

/il  polo . 

(11)  Immagini  dunque  quelle  quindici,  quelle  sette  e 
queste  due  stelle,  cioè  2^.  tali  stelle  aver  formato  di 
se  stesse  due  costellazioni  così  configurate ,  com'è  la 
corona  di  Ariadna , 

(12)  Ariadna  figliuola  di  Minos  Re  di  Candia  ,  la 
di  cui  corona  ju  trasformata  da  Bacco  in  tale  costel- 
lazione. Ovidio  8.  Met.- 

(i3)  Perchè  Bacco  al  di  Ut  morire  volse  onorarla  con 
tal  trasformazione. 


(i4)  E  s' immagini  l' un  segno,  0  costellazione  a  fog» 
£ia  di  corona  l' una  dentro  l'  altra,  talché  l'unairra- 
diasse  l' altra . 

(i5)  Cioè  i' un  segno  o  circolo  di  stelle  girarsi  conttQ 
f  altro  :  al  primo  e  al  poi ,  dot  e  al  secondo  , 


(17)  CANTO      XIII.  147 

Che  l' uno  andasse  al  primo  ,  e  l' altro  al  poi  t 

Ed  avrà  quasi  l' ombra  della  vera 

Costellazione,  (16)  e  della  doppia  danza) 
Che  (17)  circulava  il  punto  dov'io  era  ? 

Poi  eh*  è  (18)  tanto  di  là  da  nostra  usanza, 
(guanto  di  là  dal  muover  della  (19)  Chiana, 
Si  mixove  '1  (20)  Ciel ,  che  tutti  gli  altri  avanza  ' 

Là  si  cantò  non  Bacco,  non  (21)  Peana, 
Ma  tre  Persone  in  divina  natura , 
Ed  in  (22}  una  sustanzia  essa,  e  P umana» 

Compiè  '1  cantare  ,  e  '1  volger  sua  (28)  misura  , 
E  (24)  attesersi  a  noi  quei  santi  lumi , 
Felicitando  C25)  se  di  cura  in  cura. 

Ruppe  '1  silenzio  ne'  concordi  numi 


(iG)  Ciac  di  quei  2^.  Beati > 

(17)  Danzava  intorno  a  quel  punto  in  mezzo  alla  sfe» 
ra  del  sole,  dove  in'anto  io  era  con  Beatrice. 

(j8)  Quello  che  io  qui  vidi  ^  eccede  tanto  quel  chi 
siamo  soliti  di  vede  ■  e  in  terra  . 

(19)  Fiume  pig^o  t.  in  più-  luoghi  stagnante  tra  ti 
territorio  d''Arezz.o  e  di  Siena  , 

(20)  //  cielo  piti,  alto ,  e  però  pi»  veloce  nei  muoversi 
di  funi  gli  altri. 

(21)  l/ino  in  lode  di  Apollo, 

(22)  In  una  sussistenza  ,  0  persona  del  Verbo  essa  na* 
tura  divina  i  e  l"  iman  a  unite  sustanziatmente  , 

(25)  Il  ìUQ  temp'>y  tutta  l' aria  del  ballo  y  ritornand» 
in  fine  ciascuno,  al  punto  d^  onde  s'era  partito  . 

(ai)  E  si  fermarono  colle  facce  rivolte  verso  di  me  e 
dì  Beatrice. 

(25)  Avvantaggiandosi  sempre  di  uno  in  un  altro  pik 
perfetto  amere. 


Ii8  DEL  PARADISO  (50 

Poscia  la  (26)    luce ,  in  che  rnirabil  vita 
Del  povere!  di  Dio  narrata  Itiini  : 

E  disse:  (27)  Quando  l'ima  paglia  è  trita. 
Quando  la  sua  seinenza  è  già  riposta  , 
A  batter   1'  altra  liolce  ninor  in'  invita  . 

Tu  C28)  credi,  che  nel  (29)  petto^  onde  (3o)  la  costa 
Si  trasse,  per  (ormar  la  (5i)   bella  guancia» 
11   cui  palato  a  tutto  'I  Mondo  costa  , 

Ed  (32)   in  quel,  che  l'orato  dalla  lajicia  , 


(26)  Tra  quel/e  anime  beate  quella  che  mi  narrò  ìa 
•vita  di  S.Vrancesco  y  cioè  San   Tommaso  d'Aquino  , 

(27)  Forche  sono  tribbiate  le  prime  figlie  e  riposta 
nel  graiiaio  ii'  sema;  cioi  poiché  ho  gi.ì  risposto  at  tuo 
prt»iu  dubbio  ,  e  tu  hai  ben  capita  la  mia  risposta  > 
dolce  amore  di  carità  m'invita  a  batter  le  altre  ,  cioè 
a  dichiararti  il  secondo  dubbio  circa  Salomone  ^  cioìt 
come  s' intende  ,  che  a  veder  tanto  non  surse  il  se- 
condo . 

(2H)  Tu,  0  Dante  ,  tra  te  stesso  -vai  dubitando  delia, 
■venia  del  mio  detto  y  cioè  che  Salomone  è  il  più  sa- 
vio di  tutti  perchè  tu  dici ,  che  Adamo  e  Cristo  furo- 
110  più.  savi  di  lui  :  io  ti  rispondo  che  questo  è  vero  y 
e  che  non  può  essere  altrimenti  y  da  che  tutte  le  cose 
fatte  immediatamente  da  Dio  ,  qual  fu  Adamo  e  l'u- 
manità di  Cristo  ,  vincono  di  pcrfe:cione  le  cose  fatte 
per  niezT.o  ,  e  per  cooperazione  delle  cause  seconde ,  co~ 
me  fu  fatto  Salomone  :  ma  questa  verità  non  impedi- 
sce che  sia  vero  quel  mio  detto  ,  perchè  non  dice  che 
Salomone  fu  piò.  savio  di  tutti  gli  uomini,  ma  di  tut- 
ti i  Re  temporali.  Questo  è  il  sunto  del  seguente  ra- 
ziocinio , 

(29)  Vi  Adatto. 

(?o)  Colla  quale  fu  da  Dio  formata.  V.va^ 

(3i)  L/i  persona  d'Eva.  Sinecdoche . 

^32)  £  nel  petto  di  Cristo  . 


(io)  CANTO    xnr.  t'^% 

E   (33)   poscia  e  (34)  prima  tanto    soddisfece  ) 
Che  d'ogni  colpa  vince  Li   (35)  bilancia, 

Quantttntpie  alla  natura  umana  (36)   lece 
Aver  di  lume  ,  tutto  Fosse  infuso 
Da  (37)  quel  valor,  che  (38'  1' uno  e  l'altro  fece; 

E  però  araiuiri  ciò,  ch'io  dissi  suso, 
Quando  narrai ,  die  non  ebJje  secondo 
Lo  (3g)  hen ,  che  nella  tpiinta  luce  è  chiuso» 

(33)  Sati'fece  poscia  :  forse  Dante  ciò  intende  in  ri- 
guardo al  saqrificiO  i'icrticnto  senza  dubbio  satisfate- 
torto.  Land,  spiega  male  prima  e  poscia,  elei  i.i  tut- 
ta la  passione ,  come  se  dopo  la  lanciata  si  fosse  an- 
cor-a  continuata  la  passione  del  S:g:ore  :  il  quale  pu- 
re era  già  spirato  quando  Longino  gli  aperse  ti  costa- 
to j  e  spirato  cli-e  et  fu  ,  ebbe  finito  di  soddi  fare.  Da- 
nielto  lo  dice  piìi  fondo ,  spiegando  soddisfece  poscia  ^ 
civt  poichi  fu  morto,  benché  soggiunge  un^  altra  veri- 
tày  che  Cristo  soddisfece  per  t  peccati  e  fatti  prima  e 
fatti  dopila  sua  passione.  Vetlut.  anch^  esso  inciampa 
spiegando  ti  poscia  soddisfice  ,  perchè  scese  al  Lime» 
a  liberare  quelle  anime. 

(34)  Soddisfece  prima  ancora  della  ferita  fatta  dal- 
la lancia  ,  cioè  prima  ancora  di  morire  ,  perchè  sod- 
disfece in  tutto  il  corso  delle  rene  precedenti  alla  mor- 
te ,  anzi  soddisfece  ancora  colle  azioni  e  patimenti  dì 
tutto  ti  suo  -vivere . 

(55)  Il  peso  preponderando  la  soddisfazione  esibita  d<i 
Cristo  ad  ogni  cumulo  di  peccati  .  Forse  il  Poeta  allu- 
se ,  o  certamente  poteva  alludere  a  ciò  che  dice  Giob 
in  persona  di  Cristo:  Utinam  appendantur  peccata  inea  t 
et  caiainitas ,  quam  patior ,  in  staterà;  quasi  arena 
maris  hxc  gravior  aiipareret  - 

(36)  È  possibile  avere  di  lume  di  sapienza  . 

(37)  Da  Dio. 

(38)  Adamo  e  la  sagrosanta  umanità  di  Cristo. 
(,39)  Salomone  che  per  ordine    è  il  quinto  nella  suir 

detta  lit;Vììa  0 


iSo  DEL  PARADISO  (48) 

Ora  apri  gli  occhi  a  quel ,  eli'  io  ti  rispondo  ) 
E  vedrai  il  tuo  credere  >  e  '1  mio  dire 
Nel  (4o)  vero  farsi ,  (4i)  come  centro  in  tondo» 

Ciò  (42)  che  non  muore  )  e  ciò  che  può  morire  ) 
Non  è  (43)  se  non  splendor  di  quella  idea  « 
Che  (44)  partorisce  >  amando  ,  il  nostro  Sire  i 

Che  quella  viva  (45)   luce,  che  (46)  si  mea 
Dal  suo  (4?)   lucente  ,  che  non  (48)  si  disuna 
Da  lui ,  ne  dall'  (49)  amor,  che  'n  lor  s' intrea  j 

(4o)  Accordarsi  e  convenire  nella  l'Crità, 
(4i)  Htpal/age  come  per  esempio  l' assiduus  jìCtet  nec 
Bahylona  labori  dovendosi  prendere  a  rovescio,  cioè  cO' 
me  tondo  il  centro  ,  convenendo  tiel  centro  tutte  le  li- 
nee del  tundo  come  nel  vero  convenivano  i  sentimenti 
di  S,  Tommaso  ,  e  di  Dante. 

(42)  Le  immortali  e  incorruttibili ^  e  le  mortali  e  coy 
rHttibili  f  cioè  tutte  le  cose  creale. 

(43)  Se  non  splendore ,  0  più  tosto  scintilla  schizza- 
ta fuori  da  quella  lucidissima  universale  idea. 

(44)  La  qiuile  ti  nostro  Signore  Iddio  amando  parto- 
risce ^  il  che  non  deve  intendersi  dell'idea  increata  ^ 
cioè  dell'  Eterno  Verbo  (  a  cui  s'  appropria  l'  essere  I- 
dea  )  che  il  padre  ad  intra  partorisce  .^  ma  per  via  di 
cognizione  e  non  d' amore  :  deve  però  intendersi  per  me- 
tonimia delle  cose  create  ,  tn  quanto  Uio  per  amore  e 
bontà  sua  le  partorisce  ad  extra  secondo  queW  idea  ) 
ia  quale  però  è  veramente  calatone  di  loro. 

(45)  Il  Verbo  Eterno  chiamato  luce  piU  volte  nella. 
SaJita  Scrittura  . 

(46)  Cesi  ,  e  talmente  procede  dal  meo  meas  latino» 

(47)  Dal  dtvin  Padre. 

(48)  Che  non  lascia  di  essere  una  medesima  cosa  con 
lui  f  benché  da  lui  personalmente  diverso  :  Ego,  &  fa* 
ter  unum  sumus. 

(45)  Ni^  dallo  Spirito  Santo ,  il  quale  a  lare  due  s' uni» 
t(€  nella  medesima  natura  aU  essere  ctiì  tre  Persone. 


(57)  CANTO     Xlir.  x5f 

Per  (5o)  sua  bontate  il  suo  raggiare  (5i)  aduna  > 
Quasi  specchiato  in  (52)  nuove  sussistenze  j 
Eternahnente  rimanendosi  una  . 

Quindi    (53;   discende  all'ultime  potenze 
Giù  d'atto  in  atto  tanto  divenendo, 
Che  più  non  fa  ,  che  brevi  contingenze  : 

E  queste  contingenze  essere  intendo 
Le  cose  generate  ,  che  produce 
Con  seme  e  senza  seme  il  (54)  Ciel  movendo. 


(So)  Non  per  necessità  ,  essendo  Dìo  perfettamente 
Itbeio  a  cre.ire  e  non  creare  ,  ma  per  mera  sua  bontà. 
Qiieui  non  t-xternx  pepulerunt  fìngere  causx  material 
fiuitantis  opus,  veruni  insita  summi  forma  boni .  Boet» 

(5i)  Cr.muntca  in  maggior  co^ia. 

(52)  r)etlc  cose  de  tor  natura  immortali  e  incorrutti- 
bili ,  quali  sorio  gli  Angeli ,  le  anime  umane  ,  e  secoida 
la  ccmiine  oyi  itone  d"  allora  le  sfere  celesti  ,  le  quali 
creature  siccome  piti  perfette  prendono  più  ,  quasi  spec- 
chi della  luce  ^  di  quella  cerna  luce  esemplare .  l  Co— 
tnentatori  leggono  non  nuo^'e ,  ma  nove  ^  e  intendono  è 
tiove  cori  degli  Angioli,  ma  sbagliano  ,  cow  I-ere  s'  in^^ 
segna  nella  postilla  da  i  sigg.  iccaaemiei  dilla  Crusca. 

(53)  E  da  queste  sussistenze  dtsceidc  ,  comunicandosi 
alle  ultime  potenze  y  e  oè  agli  elementi ,  ■?d  a  tutte  le  al- 
tre cose  injeriori  eh-  mcrio  posso  io  di  lei  partecipare  ^ 
scendendo  tanto  g  ìi  d'  rielo  in  cielo  ,  che  ptn  n'.t- fa  ^ 
the  cose  corrutilhli  o  di  foca  d.ira:a,  V.  il  e.  g.  aì 
verso  questi  or::;  ni  dt-l  ftlonJo  C'isì  vanno  ec. 

(54)  Il  Ci  lo  c>i  iuo  mulo  ir  fluendo  produce  o  col  se- 
in7  y  co  ne  gli  animi'.!,  le  erbe,  le  pian:;:,  o  se:iza  se- 
me  ,  come  quegli  tn^ett'  che  uascono  ex  putrì,  essendo 
a  luei  temrt  comuiissima  tal  op"i<it>ie  :  in  oggi  non  it 
te  a,  bastanza  mostrata  univertalmente  /alt*» 


|52  DEL  PARADISO  (Gff) 

La  (55)  cera  (li  costoro,  e  (5Gj  chi  la  «luce, 
Non  (57)  sta  d'un  modo,  e  però  (58)  sotto  '1  segno 
Ideale  poi  (Sg)  più  e  men  traUice.- 

Ond'es^li  avvien  ,  di' (60)  un  medesimo  legno. 
Secondo  spezie  ,  meglio  e  peggio  frutta  , 
E   (61)  voi  nascete  con  diverso  ingegno. 

Se   (G2)   l'osse  appunto  la  cera  dedutta  , 
E  fosse  '1  Cielo  in  sua  virtù  suprema , 
La  ìlice  de4  suggel  parrebbe  tutta. 


(55)  La  materia ,  4i  cu:  si  formano  queste  sostanze 
generabi/t  e  cortuttihiti  , 

(56)  E  la  l'articolare  immediata  cagione  effettrice 
che  tira  e  farina  tal  cera.    Duce  latinisrrto  . 

(57)  N'<«  iita  d^  un  modo  ^  essendo  materia  assai  di~ 
•versanieiac  contemi  erata,  in  puntv  di  doversene  forma.- 
re  diversi  individui ^  ed  essendo  altresì  la  virtìi  agen- 
te di  diversa  abilità. 

(58)  Sotto  r impressione  dei  sigillo  di  ciascuna  far- 
ti  colar  idea  . 

(Sg)  Apparisce  quella  cera  ptx  o  meno  hen  formata  j 
td  esyre.nva  d-t'a  bellezza  dell'  idea  . 

(60)  Un  .ilbc"o  ,  pc  -  esempio  un  pero  e  un  pero  ,  un 
susino  e  un  susino  ,  un  pesco  e  un  pesco  ,  quantunque 
sieno  d^llamcdesima  specie^  produce  frutti  più  0  meno 
buoni . 

(60  Voi  altri  uomini. 

(62)  Se  s.'-mpre  la  materia  fosse  formata  ed  attuata 
di  tutto  punto  dalla  particolar  cagione  immediata  ;  e 
il  cielo  col  colmo  delta  sua  virtìi  disposto  a  influire  , 
tuttocio  che  nasce,  sarebbe  in  suo  genere  perfetto  ^  evi 
comparir'  bbe  tutta,  la  bellezza  delf  idea  ^  come  viene 
perfettamente  scolpita  l' impronta ,  quando  la  cera  e  il 
ìigtllo  sono  egHulm^/ite  6en  ciisfoitti 


(75)  CANTO      Xlir.  jS5 

Ma  (^'3)  la  Natura  la  da.  sempre  e  cerna  j 
Similemente  operando  all'  artista  , 
ella  l'abito  dell'arte,  e  man,  clie  trema,» 

Però  (64)  se  '1  caldo  Amor  la  chiara  vista 
Della  prima  virtù  dispone  e  segna , 
Tutta  la  perfezion  (65)  quivi  s'acquista. 

Cosi  fu  fatta  già  la  (66)  terra  degna 
Di  ,(6j)  tutta  r  animai  perfezione  -• 

(63)  Ma  la  natura  delle  carne  inferiori  particolari  ^ 
che  sta  di  m^zzo  tra  i  cieli  che  so'io  il  sigillo  ,  e  gli 
elementr  che  sono  la  cera  ,  rende  sempre  questa  formai 
SCI  ma  e  imyerjetia  a  similitudine  dell'  artefice  ,  //  qua- 
le avveg  lacht-  sappia  perfettawfnte  l'arte,  ed  abbile 
f  abito  di  aritficiosameiite  operare  f  nondimeno  ,  perche 
gli  trem.i  la  mano  ,  non  sempre  forma  con  tutta  fa  per- 
fezione r  ideato  lavoro;  ed  è  quel  di  Orazio  :  N^ain  ne* 
qup  chor  ia  sonum  reduit ,  queiii  vult  manus,  &  niens, 
poscentique  grjvein  persaspe  reiuittit  aCutuiu.  Lo  sen- 
tiamo ne'  violinisti  ^  che  ne  i  sopracuti  il  piìt  delle  vol- 
te semituonano  . 

(64)  Ma  le  poi  non  la  natura  ,  ma  Iddio  stesso  mos- 
so dall'  ardente  suo  amore  speciale  ,  talora  prende  a 
disporre  La  cera  di  sua  propria  maao  ,  e  a  sig'lturci 
la  chiara  luce  e  i<erfcz'onc  dell  z  prima  ideale  virtù  , 
o  vogliamo  dire  deli'  iterila  idea  da  lui  chiaramente 
vista  nella  sua  mente  ingegnerà  . 

(65)  Qut-yi  in  ijuesla  cera  e  materia  s' acquista  tut" 
ta  la  perfcz'bfic  :  allude  a  quel  Dei  iierfecta  sunt  o- 
pera  }  inte>,dendvlo  in  senso  com/  arativo  tra  le  opere 
fatte  da  TJio  immediate ,  e  le  fatte  per  mezzo  delle 
cauie  naturali  ,  quelle  però  in  suo  genere  perjette  ,  e 
queste  imperfctie  . 

(66)  La  terra,  o  loto ^  di  cui  da  Dio  fu  formato  A- 
damo . 

C67)  Di  tutta  la  perfezione  comunicabile  ad  una,  so* 
ttanx,a  viva  e  sensibile  ,  qual  fu  Adétmo  , 


lS!t  DEL  PARADISO  (8J) 

Così  fu  (68)  fatta  la  Vergine  pregna  . 

Si  eli'  io  commendo  tua  opinione  : 
Che  1*  umana  natura  mai  non  fue  > 
Ne  fia  ,  qual  fu  in  qtielle  duo  persone  . 

Or  s'io  non  procedessi  avanti  piùe  , 
Dunque  come  (69)   costui  fu  senza  pare  ? 
Comincerebber  le  parole  tue  . 

Ma  perchè  paia  ])en  (70)  quel  che  non  pare  > 
Pensa  chi  era  ,  e  la  cagion  ,  clie  '1  mosse  ) 
Quando  (71)  fu  detto,  Chiedi,  a  dimandare. 

Non  ho  parlato  sì ,  che  tu  non  posse 

Ben  veder  ,  eli'  ei  fu  Re',  che  chiese  senno  , 
Acciocché  Re  (72)  sufficiente  fosse  : 

Non  (70)  per  saper  lo  numero,  in  che  enno 
Li  motor  di  quassù  ,  (7/1)  o  se  necesse 
Con  contingente  mai  necesse  fenno  s 

JVon   (75)    si  est  dare  primiim  motaru  esse  t 


(68)  Formandosi  du  Dio  senza  opera  d'  uomo  ti  carpa 
del  Verbo  hicurnato  . 

(69)  Salomone  . 

(70)  Quel  che  ancora  fion  ti  apparisce . 

(71)  Quando  d^  Dio  fu  detto  a  Salomone  chiedi  :  pO* 
StuJa  quoti  vis  etc-   Heg.  ó,  5. 

(72)  Capace  e  idoneo  a  ben  governare , 

(73)  E  non  elude  senno  e  lume  da  sapere  quante  so- 
tto le  tntelligorze  motrici  de'  cieli  . 

(74)  O  se  da  due  premesse  f  una  in  materia  necessa- 
ria,  l'  altra  in  malteria  contingente  ,  dedur  si  possa  con' 
clusioie^  che  ratione  forma  sta  necessaria  , 

(7Ó;  E  non  chiese  di  s.i,'ere  ^  se  deve  darsi  ^  e  am- 
mettersi il  prime  movimento  deità  fttitura  i  0  pure  non 


(loo)  CANTO     XIIT.  i5S 

O  (76)  se  del  mezzo  cerchio  far  si  puote 
Triangol ,  si  eh'  un  retto  non  avesse  . 
Onde  (77)  se  ciò,  eh'  io  dissi,  e  questo  note, 

possa  darsi  il  primo ,  perchè  sia  stato  ab  eterno  1  M/- 
chè  ad  ogni  movimento  assegnato  ve  ne  sia  sempre  da 
assegnarsene  uno  precedente  . 

(76)  Enon  chiese  a  Dio  lume  da  intendere  ,  se  del  mez' 
Zo  cerchio  si  possa  fare  un  triangolo  dì  modo  che  non 
avesse  un  angolo  retto  ^  la  qual  cosa  certamente  si  può 
fare  per  quella  vìa  che  additò  Archimede  Itb,  i.  de  dì- 
mens.  ciré,  potendosi  del  mezzo  cerchio  fare  ogni  sorta 
di  triangolo.  Ma  pure  non  può  farsi  ^  salvo  che  postu- 
lando che  una  retta  sia  uguale  ad  una  curva  ,  ciò  die 
non  può  dimostrarsi  j  ed  ha  però  tormentato  /'  ingegno  de 
i  mattematici  già  da  un  pezzo  disperali  di  trovare  la 
quadratura  del  cìrcolo -^  che  tanto  è  quanto  del  mezzo 
cerchio.  E  di  questo  gran  problema  da  sciogliersi  solo 
da  DiOf  intende  forse  Dante  che  Salomone  ^  siccome  non 
curante  di  notìzie  inutili,  benché  curiosissime ,  non  ne 
richiese  Dìo  .  Ma  non  doveva  imbarazzarci  quell'ango- 
lo retto  f  cesa  disparata  alta  quadratura  del  mezzo 
cerchio.  Se  poi  inte-e  ,  come  l' intendono  Landino  e 
Vellutello  ,  che  Salomone  non  cercò  di  sapere  ^  se  del 
mezzo  cerchio  (  meglio  sarà  dire  nel  mezzo  cerchio  ) 
far  si  puote  triangolo  ,  .<  che  un  retto  non  avesse  ,  es- 
sendo evidente  che  non  sì  può  fare  ;  non  pare  che  una 
cosa  sì  ovvia  e  dozzinale  d-ot  esse  mettersi  per  esem- 
pio di  un  gran  problema ,  e  da  interrogarne  Dio  :  onde 
perchè  Salomone  non  curò  di  saperlo  ,  fosse  degno  di 
molta  lode  ^  come  non  curante  di  notizie  per  altro  pel- 
legrine ,  ma  non  utili  a  governare  .  Ma  costui  fa  in 
tutto  questo  passo  e  altrove,  come  quello  spagnuo/o  che 
per  parere  d'  avere  i  guanti  avendone  un  sol  dito ,  se 
n'andava  inferratolato ,  tenendo  fuori  dell'  orto  affac- 
ciato solo  quel  dito.  Per  parere  astronomo  ,  dialettico  ^ 
geometra  ,  teologo  ,  ne  mette  fuori  il  suo  pezzettino  y 
che  talora  di  più  è  un  po'  sdrucito  . 

(77)  Onde  se  noti  bene  ci»  che  io  dissi  allora  che  con- 
fermai l'  umanità  assunta  da  Cristo  ,    ed  Adamo  tuer 


rS6  DEL  PARADISO"  (los) 

Regal  prudenza  e  cjtiel  Vedere  impari  , 
In  che  lo  stral  di  mia  'meniion  percuote  . 

E  se  (78)  al  Surse  drizii  gli  occhi  chiari  y 
Vedrai  aver  bolarnenie  rispetto 
A  i  regi ,  che  son  molti  ,  e  i  Luon  son  rari . 

Con  questa  distinzion  prendi  '1  mio  detto  : 
E  così  puote  star  con  quel ,  che  credi 
Del  (79)  primo  padre, €  (80)  del  nostro  diletto. 

E  questo  ti  tìa  sempre  pioujjo  a'  piedi , 
Per  farti  muover  lento,  com' «lom  lasso j 
E  al  ài ,  e  al  no ,  che  tu  non  vedi  : 

Che  quegli  è  tra  gli  stolti  bene  abbasso» 
€ihe  sanza  distinzione  afftnna,  o  niega» 
Cosi  nelI'uB,  come  nell'altro  (81)  passo: 

Perch' egl' (82)  incontra  ,  che  più  volte  piega 
L'opin'on  (83)  corrente  in  falsa  parte» 
£  poi  i'  afletto  lo  'ntelletto  lega  . 


te  creature  più  perfette  ;  e  ftoti  questo  che  io  dico  «- 
desso  ,  che  Salomone  fu  un  pirfctttsiimo  Re  ,  viene  a. 
comprendere  di  qual  vedere  io  intesi  di  d:re  y  quando 
dissi  a  veder  tanto  non  surse  il  secondo,  ctoì  dei  vc^ 
dere  y  in  cui  consiste  la  prudenza  del  Re  . 

(78)  Alla  forza  di  questa  paiola  surse  da  me  usata 
mol:o  avvertitamente  , 

(79')  d'Adamo. 

(fo)  Vi  Cristo  . 

(81)  Dove  s^  abbia  i)  a  negare  0  affermare. 

(82)  Accade  . 
i95)  Comune. 


<i2o)  CANTO     XIII.  iSì 

Vie  (84)  più  che  'ndarno  da  riva  sì  parte  j 
Perchè  non  torna  tal,  qnal  ei  si  muove, 
Clii  pesca  per  lo  vero,  e  non  ha  l'(35)  arte: 

E  di  ciò  sono  al  Mondo  aperte  pniove 

Parmenide,  (86)  Melisso,  Brisso ,  e  molti, 

I  ({u*li  andavano,  e  non  sapèn  dove. 

Si  fé' (87)  Sabello,  ed  Arrio,  e  quegli  stolti. 
Che  l'uron  come  spade  alle  scritture , 
In  render  torti  li  diritti  volti . 

Non  sien  ìe  genti  ancor  troppo  sicure 
A  giudicar ,  si  come  quei  |  che  stima 
Le  biade  in  campo  pria ,  che  sien  mature  : 
Ch*  io  ho  veduto  tutto  il  verno  prima 

II  prnn  mostrarsi  rigido  e  feroce , 
Poscia  portar  la  rosa  in  sa  la  cima  : 

E  legno  vidi  già  dritto  e  veloce 

Correr  lo  mar  per  tutto  suo  cammino , 
Perire  al  line  all'entrar  della  (83)  foce. 

Non  creda  donna  (S9)  Berta  ,  e  ser  Martino , 


(8i)  Più  che  indartio  .^  percìiì  con  suo  nocumento  ^  cioè 
con  errore  positivo   t.iìora  molto  dannoio  . 

(85)  La  logie:! ,  0  altrui  facoltà  opportuna  a  pescare 
il  vero  i/1  <jualsti!.i  <iucìt:o>ie  . 

(86)  Filosofi  celebri  ,  massime  perchè  impugnati  e  coi:- 
'jìntt  da  Artitot-le  di  mol:i  errori. 

(87)  Eresi^rch:  in}.zmi  ^  messi  per  esempio  d^  uni  urne' 
rabilt  altri  che  ave;.dj  errato  nctt'  intelligenza  deil.l 
S.  Scrittura  y   >' ostinaro/io  ne' toro  errori, 

(88)  Boc.a  del  porto  . 

(83)  Homi  die  servono  dì   exenipli   gratia  di  persone 


i58         DEL  PARADISO  CANTO  XIII.         (idj) 

Per  vedere  (90)  un  furare ,  altro  off'erere  3 
Vedergli  dentro  al  consiglio  divino  : 
Che  quel  può  surgere  j  e  quel  può  cadere . 


idiote  e  sciocche  y   come  son  le  donnacchere  e  gli  arti-' 
gianelii 

(90)  Per  vedere  uno  rubare  ^  e  C  altro  offerir  sacrifi- 
cio e  dar  limosine  ,  non  si  pensi  di  veder  quello  che  la 
Divina  Sapienza  ha  di  lor  provveduto ,  e  qual  sia 
predestinato  ^  quale  prescito  ,  potendo  il  ladro  conver- 
tirsi e  salvarsi^  e  potendo  il  timosiniero  ed  il  pio  pur- 
vertirsi  e  dannarsi  ,  Fa  questa  digressione  per  P  opi- 
fiione  ^  che  corre  di  Salomone  che  sia  dannato  ^  pnde 
Aveva  detto  nel  e,  x.  che  tutto  ti  mondo  aveva  gol» 
fii  saper  novella y  se  tra  dannato  $  salvo. 


lO-^O^^O-O-^-^  OOOI 


CANTO        XIV. 

ARGOMENTO 

Jn  questo  Canto  Beatrice  muove  un  dubbio  ,  il  quale  le 
vien  risoluto;  poi  ascendono  al  quarto  Cielo  ,  che  è 
quello  di  Marte  j  nel  quale  vede  le  anime  di  quelli^ 
the  avevano  militato  per  la  vera  Fede  . 

jlJ xl  centro  al  cerchio)  e  sì  dal  cercliio  al  centro 
Mnovesi  1'  acqua  in  un  ritondo  vaso , 
Secondo  eh'  è  percossa  fuori  o  dentro . 

Nella  mia  mente  (i)  fé'  subito  caso 

Questo  ,  eh'  io  dico  j  si  come  si  tacque 
La  gloriosa  (2)  vita  di  Tommaso  > 

Per  la  similitudine  j  che  nacque 

Del  (3)  suo  parlare  e  di  quel  di  Beatrice, 
A  cui  sì  cominciar  ,  dopo  lui  ,  piacque . 

A  costui  fa  mestieri ,  e  noi  vi  dice  , 
Ne  colla  voce  j  né  pensando  ancora  , 
D'  un  altro  vero  andare  alla  radice  . 

(1)  Questo  ch'io  dico,  cioè  tal  muoversi  dell'  acqua 
mt  cadde  in  pensiero  tosto  che  ec. 

(2)  Anima . 

(3)  Del  parlare  di  S.  Tommaso ,  e  di  quel  di  Bea- 
trice,  giacchi  le  parole  di  lui  venivano  dal  cerchio  al 
centro  ,  e  quelle  di  lei  dal  centro  al  cerchio  ,  stando 
essa  con  Dante  in  mezzo  a  quella  corona  di  Bcatt ,  uno 
4e'  quali  era  Tommaso  . 


i€»  DEL  PARADISO  (12: 

Diteli  (4)  se  la  luce,  onde  s'infiora 
Vostra  sostanzia  ,  rimarrà  con  ver 
Eternamente,  si  coin' ella  è  ora: 

E  se  (5)  rimane  :  dite  come  poi , 
Che  sarete  visibili  (6)  rifatti , 
Esser  potrà  eh*  al  veder  non  vi  (7)  coi  ; 

Come  (8)  da  più  letizia  pinti  e  tratti 
Alla  fiata  quei ,  che  vanno  a  ruota , 
Levan  la  voce,  e  rallegrano  gli  atti: 

Cosi  all'orazion  pronta  e  devota 

Li  santi  cercJii  mostrar  nuova  gioia  , 
Nel  torneare ,  e  nella  (cj)  mira  nota  . 

Qnal  si  lamenta,  perchè  (10)  qui  si  muoia  ^ 
Per  viver  colassù  ,  non  vide  quive 
Lo  refrigerio  dell'eterna  (11)  ploia» 


(4)  Se  quella  luce^  della  quale  si  'vette  e  adorna  l" 
anima  vostra . 

(5)  In  quella  guisa  che  ì-  adesso  . 

(6)  Per  aver  riassunto  il  vostro  corpo  dopo  l' univer- 
sal  risurre2.ione  . 

(7)  No.'/  vi  noi  ed  abbagli  la  vista  da  impedirvi  p e- 
rò  il  vedervi  scambievolmente , 

(8)  Come  suole  alcuna  volta  avvenire,  che  quelli  che 
danza'^u  e  cantano  in  0,1x0  ,  e  primendo  col  canto  cosa 
eh' allegrezza  accresca,  rinforzan  la  danza,  e  spin- 
gendo quei  davanti  ,  e  tirando  quei  di  dietro  ,  che  ten- 
go» per  mano  ,  alz-tno  piU  la  voce  y  0  si  fanno  negli 
atti  e  ne'  gesti  più  gai. 

(9)  Canto  maraviglioso . 

(10)  !2«i  in  terra  si  muoia  {parla  il  Poeta  in  per- 
sona sua  )  per  vivere  colassù  in  cielo  . 

(il)  Pioggia,  mct.ifora  facile. 


(2?) 


CANTO     XIV. 


j6i 


Quell*  imo  €  due  e  tre  j  che  sempre  vìve  , 
E  regna  sempre  in  tre  e  due  e  uno. 
Non  circonscritto ,  e  tutto  circonscrive  > 

Tre  volte  era  cantato  da  ciascuno 
Di  quelli  spirti  con  tal  melodia  , 
eli' ad  ogni  inerto  saria  giusto  (i2)  mnno  r 

Ed  io  udì  nella  luce  più  (r3)  dia 

Del  (i4)  minor  cerchio  una  voce  modesta  » 
Forse  qual  fu  dell'Angelo  a  Maria, 

Risponder,  (i5)  Quanto  fia  lunga  la  festa 
Di  Paradiso ,  tanto  il  nostro  amore 
Si  raggerà  dintorno  cotal  (i6)  vesta. 

La  sua  (17)  chiarezza  seguita  1'  ardore  , 
L'ardor  la  visione,  e  (18)  quella  è  tanta» 


(12)  "Remunerazione  , 

(i3)  Piìc  risplendente  t  e  che  più  alla  divina  ti  ac- 
costa. 

(i4)  liei  cerchio  piìt  vicino  ai  centro  e  a  me  e  a  Bea- 
trice y  avverano  i  più  eccellenti  Dottori . 

(i5)  Il  Lundino  stima  ,  che  r:s/ ondesse  il  Maestro 
delU  Sentenze;  perchè  questi  nel  4-  It'jro  scioglie  que- 
sto dubbio  y  come  appunto  il  Poeta;  mu  Unendo  il  Poe- 
ta ,  che  rispose  la  luce  più  dia  ,  ea  averùo  detto  so- 
pra dt  Salomone  Ja  quinta  luce  ,  eh' è  tra  noi  più  bel- 
la )  convten  dire  ,  che  Salomone  sta  quel  che  rtspondcm 

(16)  Vesta  dt  luce. 

(17)  La  chiarezza  della  luce  è  a  misura  della  cari- 
tà y  e  la  carità  a  misura  dilla  vistone  lea.tfica^  sic- 
ché quanto  pi»,  conosctumo  ^  tanto  p.ù  amamo  ^  e  quan- 
to  più  amiamo  y  tanto  più  ruplcndiamo  . 

(18)  £  quella  visione  t  tanta  quanto  è  il  lume  di  g/t> 
tìa  aggiunto  al  valor  naturale  della  potenza  intellet- 
itva  ,    tsiendo  esso  lume  la  misura  della  ".isttne  j  ed 

Tarn.  III.  F 


iS2  DEL  PARADISO  (4j) 

(Quanta  ha.  di  grazia  sovra  suo  valore^ 

Come  là  carne  gloriosa  e  santa 
Fia  rivestita  j  la  nostra  persona 
Più  grata  fia ,  per  esser  tiittaquanla  r 

Perchè  s'Cig)  accrescerà  ciò  che  ne  dona 
Di  gratiuto  lume  il  Sommo  Bene  3 
Lume,  (20)  eli' a  lui  veder  uè  condiziona f 

Onde  le  vision  crescer  conviene  , 

Crescer  I'  ardor ,  che  di  <jiiella  5'  accende  , 
Crescer  lo  raggio ,  che  da  esso  viene  . 

Ma  sì   come  carhon  ,  che  fiamma  rende , 
E  per  vivo  candor  qiitlla  soverchia , 
Si  (21)  die  la  sua  parvenza  si  difende. 

Cosi  questo  fulgor  ,  che  già  ne  cerchia , 
Fia  vinto  in  apparenza  (22)  dalla  carne  , 
Che  tutto  di  la  terra  ricoperchia: 

Kè  potrà  tanta  luce  affaticarne  , 

Che  gli  organi  d«I  corpo  saran  (zS)  forti 


essendo  altresì  quel  lume  grai.ia  soprannaturale  in  quel 
senso  y  che  PAf  ostalo  dice:  Gratia  Dei  vita  sterna. 

(19'  Si  accrescerà  il  lume  dell^  gloria  y  che  a.  noi 
gratuit.tme'ìte  e  per  sua  mera  liberalità  è  do/iato  da 
Dio.  Gratia  Dei  vita  sterna.  Rom.G.  eziandio  rispet- 
to .igti  adulti  ,  ne  t  quali  est  gratia  ex  gratia. 

(20 )  Lume  ,  che  ne  fa  capaci  e  abili  a  vedere. 

(21)  Sicché  da  quella  circondato  ■f  nulladimeno  si  fa 
•vedere . 

(22)  T)al  nostro  corpo  glorioso  e  risplendente  y  che  ora 
ì  dalla  terra  ricoperto  e  seppellito. 

U5)  G»fr»b»rAft  per    la  kote   dell'  impassibilità  per 


(Sa)  e  A  >f  T  O      XIV.  i65 

A  tutto  ciò,  die  potrà  dilettarne  - 

Tanto  mi  parver  subiti  ed  accorti 

E  l'uno  e  l'altro  coro  a  dicere  (24)  AinniCj 
Cile  ben  mostrar  disio  de' corpi  morti: 

forse  (2  5)  non  pur  per  lor,  ma  per  le  mamme  , 
i'er  li  padri  ,  e  per  gli  altri  ,  clie  tur  cari 
Anzi  ciie  Ibsser  sempiterne  fiamme  . 

Ed  ecco  intorno  di  cliiarezza  pari 

Nascere  im  (2Ó)  lustro  sopra  q'iel,  clie  v' era  > 
A  guisa  d'orizzonte,  clie  riscliiari . 

E  sì  come  al  salir  di  prima  sera 


reggere  senza,  aicuna  molestia  a  tutto  ciò  che  può  re» 
carila    diletto  . 

(2i)  Così  si^  . 

(25)  Non  .olamente  per  /oro,  m^i  per  i  loro  genitori 
e  amici  y  che  .■.ttt„i.,o..c  prima,  ai  salite  in  c:e'.o  i:^  quel 
celeste  eterno  ip!ei.di,re  ■^  in  cui  fi.tmiTn'gp,iu)io  ,  perchè 
m/Io 'a  finirà  ri  l'ur^.itcno  ,  lioie  multe  ù:  que/tt  a.i4t~ 
me  fin^  allora  si  tfoxcrunne  a  purgarsi.  Alcwt  Lt,men- 
tator;  y  temtnaf)  vi^'.avtenie  dt  coniraùdir  qui  a.  ciò  cht 
alirove  ha  detto  P  ccardu  ^  che  ciascuno  era  contento 
della  beatitudine  i.h^  iji^ev^t  ,  e  >.o>,  la  desiderava  'n^g- 
g.ore  y  sj  legano  quei  non  pur  ptr  loro,  non  turno  per 
loro  :  ma  l'iccarda  dice  che  -lO'-  lu  dt^iùerano  maugio-' 
re  del  loro  merito  y  e  questa  dt' co^'p:  non  è  tute. 

(26;  Uno  splendore  ni,ci.o  oltre  quello  che  vi  era 
delle  due  corone  y  e  magi^ior  di  quelcOy  g^aCihè  l"  ab~ 
iagliò  y  stcchi  il  di  paii  chijrez/a  >.0!,  si  nj  risca  a- 
gtt  altri  due  ceuhi  ,  ma  a  lIks.i-,i'  a.  im^  the  ccn.po- 
neva  questo  nuoto  ccichio  in  n.r^.o  clic  au  luiie  le  par- 
ti  lo  splendere  fosse  uguale  y  „i  con.c  ni.git  altri  due  ^ 
ove  erano  anime  ,  quale  con  maagit^rf  ^  e  quait  con  mi- 
nor chiarezza . 


j64  del  paradiso  (70) 

Cominciali  per  Io  dei  nuove  (27)  parvenze. 
Si  che  la  cosa  pare  e  non  par  vera  i 

Parvemi  li  (28)  novelle  sussistenze 
Cominciare  a  vedere,  e  fare  un  giro 
Di  i\ior  dall'altre  due  circonterenie  • 

O  vero  sfavillar  del  santo  (29)  spiro  > 
CoTne  si  fece  subito,  e  candente 
Agli  occhi   miei ,  che  vinti  noi  soffrire  i 

Ma  Beatrice  si  bella  e  ridente 
Mi  si  mostrò ,  che  tra  1'  altre  vedute 
Si  vuol  lasciar,  (3o)  che  non  seguir  la  mente. 

Quindi  ripreser  gli  occhi  miei  viriate 
A  rilevarsi ,  e  vidimi  translato 
Sol  con  mia  donna  (3i)  a  più  alta  salute. 

Ben  in'accors'io,  ch'i' era  (82)  più  levato  , 
Per  1'  affocato  riso  della  stella  , 
Che  mi  parea  più  (33)  roggio ,  che  1'  usato  • 


(27)  Stelle. 

(2S)  'Nuove  e  non  piìi  vedute  ,  perchè  tion  erano  ani- 
me beate ,  ma  Angioli  del  coro  delle  dominazioni  . 

(29)  Spirito  . 

(30)  Che  la  mia  mente  non  potè  ritenere  :  allude  a 
ciò  che  disse  nel  e,  pr.  di  questa  Cant,  Che  retro  la 
memoria  non  può  ire  . 

(di)  a  piti-  alto  cielo y  ove  per  essere  pili-  sublime  e  a 
"Die ,  che  è  vera  salute  ,  pik  vicino ,  gode  si  maggior  bea- 
titudine, 

(32)  Ptìi  in  alto  asceso  per  l'  infuocato  splendore  di 
Marte,  dove  allor  mi  trovava  essendo  propria  tk  Slar- 
ie  si  Jatta  luce . 

i35)  Rosso  a  modo  di  r$vente . 


(8;)  C  A  N-  T  O     XIV.  iG5 

Con  tutto  '1  cuore  ,  e  eoa  (34)  quella  favella  , 
eli' è  una  in  tutti  ,  a  Dio  i'eci  (35)  olocausto, 
Qua!  conveniasi   alla  grazia  novella  : 

E  non  er'  anco  del  mio  petto  esausto 
L'  arder  dei  sacrificio  »  eli'  io  conobbi 
Esso  (36)  litare  stato  accetto  e  fausto: 

Che  con  tanto  (07)  lucore,  e   tanto  (38)  rebbi 
M'  apparveiro  splendor  dentro  a' duo  (Sg)  raggi, 
Cli'io dissi:  (4o)OE]iòs,  che  si  gli  (40  addobbi  ! 

Come  distinta  da  minori  in  maggi 

Lumi  bancheggia  tra  i  poli  del  Mondo 
Galassia  (>42)  sì,  che  la  dubbiar  ben  saggi. 


(34)  E  con  queW  interno  sentimento  dell'  animo  ^  e 
parlar  della,  mente  che  non  saot  variare  ^  come  quei 
della  lingua  . 

(35)  Sacrifizio  i  net  quale  tutta  la  vittima  si  ardeva 
in  ojferta  a  Dio;  qui  vuol  dire  m'attuai  in  ardentis" 
sima  divozione . 

(d€)  Questo  mio  sacrificare  (  dal  litare  latino  )  essti- 
re  stato  accetto  a  Dio  e  fausto  per  me  :  ti  Land,  qui 
i  ben  rtdicoloso  spiegando  esso  litare  stato  per  lo  stato 
solitario  ,  qual  fu  quello  di  Paolo  e  Antonio  eremiti  . 

(37)  Lucidezza . 

(58)  Rossi. 

(Sg)  Tra  due  lucidissimi  raggi  y  o  liste  di  luce  che 
formando  una  croce  ,  distinguevano  il  corpo  del  piane" 
ta  in  quatro  quadri  . 

(4o)  Altissimo  ,  ed  è  uno  de  i  nomi  di  Dio  nella  Un» 
gua  ebrea  . 

(40  Adorni  e  fai  belli. 

(42)  Galassia  in  greco ,  via  lactea  in  latino  ;  ed  è  quel- 
ta  fascia  in  cerchio^  che  si  vede  biancheggiare  la  noi» 
te  in  cielo  quando  è  sereno  :  come  dunque  comparisce 
distinta  e  ornata  e  quasi  tempestata  di  maggiori  e  mi- 


iG6  DEL  PAKADISO  (90) 

Si   (43)  costellati  facén  nel  iirolonJo 
Marte  (juei   raggi  il   venerabil  segno, 
Che  l'an  giunture  di  quadranti  in  tondo . 

Qn'i   vince  la  memoria  mia  lo'ngegno: 

Che 'n  (|iiella  Croce  lampeggiava  CRISTO; 
Sì  ch'io  non  so  trovare  (44)  esemplo  degno. 

Ma  chi  prende  sua  Croce,  e  segue  CRISTO, 
Ancor  mi  scuserà  di  quel ,  eh'  io  lasso  , 
Vedendo  (45)  in  quell'  alhor  balenar  CRISTO. 

Di  (46)  corno  in  corno,  e  tra  la  cima  e '1  Jiassoi 


fiori  stelle  del  polo  artico  ,  dove  comincia ,  fino  al  po- 
lo  antartico^  do~je  arriva,  la  Galassia  che  fa  duhitare 
nomini  dortissimi  y  non  avendo  ancora  ben  determinato 
da  che  provenga  in  ciclo  quel  biancheggiare  ^  che  Dan- 
te seguendo  l'opinione  comune  stimò  essere  una  quasi 
infinita  tneliitudtne  di  minutissime  stelle  fisse ^  come 
dice  nel  mo  Convivio . 

(^3)  Cosi  quei  raggi  ^  atizi  liste  spaziose  dì  luce^  es- 
sendo costellate  ,  cioè  ornate  dt  molte  stelle  che  erano 
anime  beate  e  però  lucidissime  ,  formavano  dentro  al 
frofondo  del  globo  di  Marie  il  segno  venerabile  delléi 
*roce ,  le  quali  liste  però  lengono  a  fare  te  congiuntu- 
re di  quattro  quadranti  in  tondo,,  perchè  ponendosi  una 
eroce  in  un  tondo  rimane  come  quadripartito  ,  Fone  il 
Foeta  la  croce  di  Marte  ,  perchè  qui  vuol  mostrare  la 
gloria  di  quei  che  combatterono  nelle  guerre  sacre  ,  9 
"vogltam  dire  nelle  crociate,  contrassegnandosi  i  solda- 
ti con  questo  venerabil  segno . 

('^'^)  Shnìlitudme  degnamente  espressiva  . 

(45)  Quand- egli  ancora  dopo  aver  fedelmente  colla 
aua  croce  seguito  Cristo  verrà  in  cielo  a  vederlo  e  go- 
derlo . 

(46)  Da  un' estremità  all'altra  delle  braccia,  e  da 
(apo  a  piedi  della  croce . 


Cro9)  CANTO      XIV.  ig? 

Si  movèn  (47)  lumi ,  scintillando  forte 
Nel  conginngersi  iftsieme  ,  e  nel  trapasso: 

Così  9Ì  veggion  (48)  qii*  diritte  e  torte  , 
V'eloci  e  tarde,  rinovando  vista j 
Le  (49)  inintizie  de' corpi  lunghe  e  corte  j 

Muoversi  per  lo  raggio,  onde  (5o)  si  lista 
Tal  volta  l'ombra,  clic  per  sua  (5i)  difesa 
La  gente  con  ingegno  ed  arte  (52)  acquista. 

E  come  (53)  giga  ed  aq>a  in  (54)  tempra  tesa 
Di  molte  corde,  fan  dolce  tintinno 
A  tal,  da  (55)  cui  la  nota  non' è  intesaj. 

Così  da'  lumi  ,  che  li  m'  appariuno  y 
S'  accogliea  per  la  Croce  una  melode  , 
Xlihe  mi  capiva  sanza  intender  l'inno. 

Ben  m'  accors'  io  eh'  ella  era  d'  alte  lode  , 

Perocché  a  me  (56)  venia,  Pvisargi ,  e  vinci», 


(•'»7)  Quelie  anime  lucidissime  che  formavano  tal  danza. 

(48)  Q.UÌ  i/1,  terra  quando  un  raggio  di  sole  passa, 
per  esempio  ,  per  la  finestra  in  una  camera  ,  e  molto  pili 
mentre  pur  allora  si  stia  sf  azzando  o  spolverando . 

(49)  Volgarmente  atemi . 

(50)  Si  striscia ,  si  fregia . 

(5i)  Difesa  contro  il  ba.^lior  della'  luce   e  del  caldo. 

(02)  Con  socchiudere  diligentemente  le  finestre  y  o  con 
usar  tende  ^  stuore  ^  ec. 

(55)  Giga  qui  per  istruniento  musicale  di  corde ^  non 
per  la  nota  sonata  di  questo  nome. 

(Si)  Accordatura  fatta  di  ec.  • 

(55)  Non  sa  di  note,  non  sa  di  musica  . 

(56)  Mi  arrivavano  alle  orecchie  queste  due  parole  f 
risorgi  evinci;  ma  non  ne  intendeva  il  significato,  co. 
me  chi  da  loHt.zno  sente  di  una  i»mposizicne  «,v,?f  ;?r<j- 


SG8  DEL  PARAWSO  (laS,) 

Com'a  colui  5  che  non  intende,  e  ode. 

Io  m'innamorava  tanto  tjuin'ci  , 
Cile  'n  fino  a  li  non  fa  alcuna  cosa  , 
Che  mi  legasse  con  (S;)  sì  dolci  vinci. 

Forse  la  mia  parola  par  tropp'osa  , 

Posponendo  '1  piacer  degli  (.58)  ocelli  belli  , 
Ne'qiiai  mirando,  mio  disio  ha  posa. 

Ma  chi  s*  avvede  ,  che  (5(j)  i  vivi  suggelli 
D'ogni  bellezza  (6o)  piiii  fanno  più  suso, 
E  oh'  io  non  m'  era  lì  rivolto  a  quelli  i 

E  scusar  puomihi  di  ijael ,  ch'io  (6i>  m*  accuso 
Per  isciisarrai ,  e  (62)  vedermi  dir  vero  : 


/<»  /'«  qua  e  una  in  /i,  senza  poterne  raccapezzare  il 
costrutto.  U inno  era  tn  lode  di  Cristo  nel  trtdu(y  del- 
ia sua  mitte. 

(57)  Con  iì  cari  e  dolci  vincoli. 

(58)  Gli  occhi  belli  di  Bea'ricc  . 

{S'j)  Quegli  occhi  vere  forme  y  e  vive  immagini  di  0- 
jgf^i  t'cl/ezz.i . 

(60)  Piò.  eccellentemente  operano  per  apparir  più  bea- 
li,  quanto  prìi  su  vanno  di  cielo  in  cielo  ^  e  che  io  al-' 
iera  lì  in  quel  piareta  di  Ulartc  non  li  riguardava  . 

(61)  Cicè  del  non  essermi  rivolto  a  quelli  lì  ,  dove 
già  apparendo  piìi  belli  ,  se  io  mi  fossi  rivolto  a  lora 
sarei  stato  da  loro  Iellato  con  vinci  ^  non  meno  dolci 
di  quella  melùUe  . 

(62)  E  può  vedermi  dire  il  vero  ^  e  non  contrariare 
a  me  stesso  con  preferire  ora  la  dolctzza  di  quella  me- 
iode  ad  ogn^  altra  dolcezza  ,  e  però  a  quella  ancora 
che  pur  somma  io  dico  dì  gustare  negli  occhi  dt  Bea» 
iri:e  :  guarda  che  io  le  facessi  questo  torto  ,  ma  in  quel 
punto  lo'non  la  guardai  ,  onde  la  comparazione  io  non 
i^ Ilo  fatta  con  lei;  ma  (on  nitri  piaceri  gustati  nel  sa- 


(55:)  CANTO     XIV.  1% 

Che  (65) '1  piacer  santo  non  è  qid  dischiuso, 
Perchè  si  i"a,  montando  j  più  sincero. 

lire  per  i  cieli:  che  se  io  a'ves  si  guardata  lei,  siccome 
col  sa/ir  pi»  su  sigillava  piti  forte ^  così  avrei' gusta- 
to in  lei  maggior  dolcezza  . 

(6d)  Perocché  qui  in  questo  mio  dire,  che  nessun  al- 
tro piacere  m'era  piaciuto  tanto,  guanto  la  suddetta 
melode  ,  non  si  ì  da  me  spiegato  quel  santo  piacere  dc' 
ri^.ante  da  Beatrice  ,  perché  per  altro  tal  piacere  ,  se- 
condo che  si  vie»  salendo  al  cielo  più.  alto  ,  si  fa  pili 
sincero  e  più  perfetto  ;  onde  senza  dubbio  s'io  l'  aves- 
si diichiuso  e  spiegato,  l'  avrei  preferito  al  piacere  del- 
la melode.  Il  P.  d'Aquino  mette  un'  altra  interpretaziC' 
ne  :  cioè  non  è  qui  dischiuso  e  spiegato  ,  perché  mon- 
tando si  fa  più  sincera,  più  perfetto,  è  tale  però  da, 
non  potersi  spiegare  :  non  mi  dispiace  ,  ma  pure  mi  pa- 
re  un  senso  meno  connesso,  ed  un  concetto  generico  e 
freddo  ,  cioè  non  lo  dico  ,  perché  è  ineffabile  :  la  ragion 
ne  precisa  del  non  avere  qui  in  questa  comparaziotrt 
disi.hiuio  il  santo  piacere  già  l' hn  espressii  :  s  ch'i* 
Qon  m' eia  li  rivolto  a  quelli . 


e   A   N    T    O        XV, 

ARGOMENTO 

In  questo  Canto  M.  Cacciaguida  tritavo  dei  Poeta  ra* 
giona  della,  gauealo^ia  delia-caia  Uro  ^  e  dello  sta- 
to e  costumi  di  Fiorenza  .^  mostrando  come  fu  mort» 
eombatttendo  per  la  7èdc  di  Cristo  . 

Jjenigna  volòntade ,  in  cui  (t)   si  liqua 
Sempre  r  (2)  amor  ,  che  drittatneate  jpira  j. 
Come  cupidità  fa  nell'  iniqua  , 

Silenzio  pose  a  (jnella  (3)  dolce  lira  > 
E  fece  quietar  le  (4)  sante  corde  , 
die  la  (5)  destra  del  Cielo  allenta  e  tira. 

Come  saranno  a' giusti  prieglii  sorde 
Quelle  sustanzie  ,  che  per  darmi  voglia 
eh'  io  le  pregassi  j  a  tacer  fur  concorde  ^ 


(1)  Si  manifesta  e  scuopre  :  da  liquidare  ^  non  dai 
tiquefare,  come  lo  -vuol  dedurre  taluno.  .    .    .     ' 

(2)  La  verace  e  perfetta  cariti;  come  la  cupidigi/t  ' 
e  sregolato  amore  si  manifesta  nell'  iniqua  volontà  ^ 
cioè  nell'  atto  di  volere  iniquamente  .  ] 

(3)  A  quel  soave  suono  che  udtvasi  nella  croce  poco  k 
avanti  descritta  . 

(i)  Quelle  beate  anime  ehe  erano  nella  croce  j  come  , 
corde  nella  lira  .  j 

(5)  Grazia  dello  Spirito  Santo ,  che  come  suonatore  le 
Accorda  tirandole  e  allentandole  :   graziosa  metafora  <^ 


Bill'  (6)  è  die  senza  terininp   si  tingila 
(Jhi  per  amor  di  cosa  ,  che  jion  duri 
Eternilmente  ,  quell'  amor  si  spoglia  . 

Quale  per  li  seren  tranquilli  e  puri 
Discorre  ad  ora  ad  or  subito  fuoco  , 
Movendo' gli  occhi,  che  stavan  sicuri,. 

E  pare  stella  ,  che   tramuti  loco , 

Se  non  che  dalla  parte  ,  onde  s'  accende  ^ 
Nulla  (7)  sen'  pertle  ,  ed  esso  dura  poccj 

Tale  d'air  (8)  corno ,  che  'n  destro  si  stende  y 
Al  pie  di  ({uella  Croce  corie  uh-  (9)   astro 
Della  co.>tellazion  ,  clie  li  risplende  : 

Né  (io)  si  spartì  la  gemma  dal  suo  nastro': 
Ma  per  la  lista  radiai  trascorse , 
Che  parve  (11)  fuoco  dietro  ad  alabastro  t 

Si  (12;  pia  1'  ombra  d'  Ancliise  si  porse  ,. 


(6)  Sta  dunque  bene  . 

(7)  Ver  quanto  paia,  partirsi  una  stella  da  tal  parte 
di  cieli)  f  tuttavia  dopa  sparita  quella  striscia  si  vede 
non  essersi  perduta  -verHna  stella  ,  rimanendo  ivi  acce'' 
se  tutte  quelle  di  dia/jzi .  Qu2  si  non  cecidit  j  potuit 
cecidisse  videri.  Ovid. 

(8)  Dall'  estremità  del  oracelo  destro  di  essa  trace ^ 
destro  rispetto  a  Cristo  che  ne  stava  in  mezzo, 

(g)   Un'anima  risplendente  . 

(10)  Ni  quell'  anima  luminosa  uscì  fuori  da  quel/a 
parte  di  croce. 

(11)  Lume  chiuso  dentro  un  vaso  di  alabastro  lucido 
e  trasparente  . 

(12)  Cosi  ,  come  ora  in  quest' incontro  si  mostrò  ccn 
esso  me  Cacciaguida  mio  tritavo  carissimo  . 


t]t  DEL  PARADISO  (2S) 

(  Se  fede  merla  nostra  (i3)  maggior  Musa  ) 

Quando  in  Elisio  del  (i4)  figlinol  s'accorse. 
O  (i5)   sanguis  inens  y  o  super  infusa 

Gratia  Dei  :  sicut  tibi  j  cut 

Bis  unquam  cali  janua  reclusa  ? 
Così  quel  lame  j  end'  io  m'  attesi  a  Ini  f 

Poscia  rivolsi  alla  mi»  donna  il  viso, 

E  quinci  e  quindi  stupei'atto  fui  : 
Glie  dentro  agii  occhi  suoi  ardeva  un  riso 

Tal,  di'  io  pensai  co'  miei  toccar  lo  fondo 

Delia  mia  grazia  e  del  mio  Paradiso. 
Indi  a  udire  e  a  ve<ler  giocondo 

Giunse  lo  (16)  spirto  al  suo  principio  cose» 

Ch'  io  non  intesi ,  sì  parlò  profondo  : 
Né  per  eleiion  mti  si  nascose, 

Ma  per  necessità  :  clie  'I  suo  concetto 
Al  segno  de'  mortai  si  soprappose  . 


(i5)  Virgilio . 

(14)  Ne  i  campi  Elìsi  del  suo  figlio  Enea  sceso  giìt 
a  vedere  ti  l'.iare  e  la.  sua  dticehdeu-z.a  . 

(i5)  O  sangue  mio  ^  o  Dante  mio  discendente  ^  o  se^ 
jitabbondante  gr.-.zia  dt  Vie  ,  e  a  chi  fu  mai  due  volte 
4tpcrìa  la.  porta  del  cielo  ,  come  lo  sarà  a  te  >  due  vol- 
te perchè  ora  vt  ascendi  e  vi  entri  certamente  in  cor- 
fo  e  anima  ,  non  cime  S.  Paolo  ,  che  disse  di  se  :  sive 
in  corpore  ,  sive  extta  corpus  noscio,  ed  entrandovi  a^ 
desjo  col  corpo  è  tnfalltbile  che  vi  entrerai  ancor  do- 
po morte , 

(i6j  ho  spirito  di  Cacciaguida  dilettevole  a  vedersi  f 
«  ad  udirsi  soggiunse  alle  sopraccitate  parole  ,  altre  di 
si  pro/onà/i  dottrina  ,  che  io  nen  le  capii , 


(42)  CANTO      XV.  175 

E  quando  l'arco  dell'ardente  atletto 
Fu  sì  sfocato ,  che  '1  parlar  discese 
Inver  lo  segno  del  nostro  'ntelletto  ; 

La  prima  cosa,  che  per  me  s'intese  i 
Benedetto  sie  tu,  fu,  trino  ed  nno> 
Che  nel  mio  (17)  seme  se' tanto  cortese: 

E  seguitò  :  (18)  Grato  e  lontan  iligiuno 
Tratto  j  leggendo  nel  maggior  volume  , 
Du' non  si  muta  mai  bianco  j  ne  bruno» 

Soluto  hai  ,  figlio,  dentro  a  questo  lume  j 
In  eh'  io  ti  parlo ,  mercè  di  colei  , 
eh*  all'  alto  volo  ti  vesti  le  piume  . 

(17)  ideila  mia  stirpe,  avendomi  conceduto  di  poter 
vedere  quassù  Dafite  mio  discendente . 

(18)  O  figlio  mio  caro,  tu  con  venir  finalmente  qaas- 
sit-  ,  m'  hai  soluto  ,  cioè  saziato  quel  desiderio  eh'  io  w 
"veva  di  vederti  j  desiderio  grato  sì  per  la  '.sicurezza 
che  aveva  dt  doverne  essere  appagato  ,  ma  pure  lun- 
go ,  parendomi  ogni  ora  mille  anni  che  tu  venissi  :  tuy 
dico,  col  venire  finalmente  mi  hai  saziato  il  desiderio 
da  me  tratto  e  concepito  in  leggendo  di  te  e  delle  tue 
onorate  az,ioni  in  quel  massimo  volume  ,  che  è  Dio  dx 
me  veduto  ,  nel  qual  volume  tutte  te  facciate  sono  sem- 
pre di  un  medesimo  colore,  non  come  i  vostri  volumi 
di  carta  pecora  che  hanno  una  facciata  bianca  e  l'  al~ 
tra  bruna  :  ma  in  questo  infinito  volume  il  bianco  non 
si  ca.'igia  in  bruno:  con  che  vuol  dire  che  i  decreti  di 
Dio  sono  immutabili ,  intendendo  più  particolarmente 
de  i  decreti  della  divina  predestinazione  e  reprobazio- 
ne ,  non  mutandosi  però  mai  il  bianco  ,  cioè  il  prede- 
stinato in  bruno,  cioè  nel  prescito  ,  Jiozza  copia  di 
quel  bellissimo  originale.  Venisti  tandem,  tuaque  ex- 
spectata  parenti  vicit  iter  durum  pietas  etc.  sic  equi- 
deoi  ducebam  animo  etc.  6.  ^n. 


174  'DEL  PARADISO  (54) 

Tu  (19)   credi  ,  ciie  a  me  tuo  pensier  mti 
Da  (juel  eli'  è  primo  ,  co;ì   come   raia 
Dell'  un  j  se  si  conosce  >  il  clrupie  e  '1  -st;  • 

E  però  eli'  io  mi  sia  ,  e  perdi'  io  paia 
Più  gaudioso  a  te  ,  non  mi  dimandi  -, 
Che  akun  altro  in  questa  turba  gaia- 

Tu  credi  '1  vero  j  clie  (20)  i  minori  e  i  grandi 
Di  questa  vita  miran  nello  (21)   speglio  > 
In  che  prima  che  pensi,  il  pensier  (22)  pandi  . 

Ma  perchè  'i  sacro  amore  ,  in  clie  io  (20)  veglio 
Con  perpetua  vista  ,  e  che  in'  asseta 
Di  dolce  disiar,  s'adempia  meglio  i 


(ig)  Tu  credi  ,   che  il  tuo   pensiero  e  ciò  che  vai  ru-    \ 
muiMido  colla    mefite  mei  ,    cioì-  perveniva    a  mia  noti- 
zia per  mez7.o  di  J)io  ,    dove  io  lo  vegli, a  ,    che  essendo    ■ 
egli  la  prima  origine  ^    e  il  principio  di    tutte    le  cose    \ 
nato  precede,   come  l'  unità  precede  tutti  i  numeri  ,    e    1 
da  quella    conosciuta  ne    riluce    ogni   altro    numero  che 
Ji  quella  mvltif licata  i  composto:    per  esempio  il  cin- 
que di  cinque  unità  ,   il  sei  di  sei  :    in  somma  credendo  , 
tu  che  io  scorga  i  tuoi  pensieri  e  i  tuoi  voleri  in  Dio, 
stimi  superfluo  /'  espormi    con  parole   il  desiderio  ,     cl)e  ' 
lai  di  sapere  chi  io  mi  sta,    né  mi  domandi  perche  io  , 
rni  mostri  verso  di  te  piti  allegro  e  giubbilante  dt  tut-  j 
ti  questi  altri  lieti  e  giocondi  spinti  .  , 

(20)  Gli  spiriti  tanto   di  maggiore  ,    quanto  di  minor  : 
gr.ido  di  gloria  in  questa  beuta  vita  ,  | 

(21)  Nello  specchio,  cioè  in  Dio  ,    in  cut  però  si  rap' 
presenta  il  tuo  pensiero  prima  ancor  che  tu  pensi  ,  ve- i 
dendosi  in  esso  presentemente  ciò  che  in  te  ancora  non  \ 
f  presente .  : 

(22)  Pandi  voce  latina  ,  apri  ,  manifesti  ,  \ 
•-^ì)  Vivo  sempre  dcstt  e  attuato. 


{66i   .  C   i.  N  T  O      XV,  175 

La  voce  tua  sicura  baltla  e  lieta 

Suoni  la  volontà}  suoni  '1  desio, 

A  che  la  mia  risposta  (24)  è  già  decreta  . 
l'ini  volsi  a  Beatrice  :  e  quella  (25)  udìo 

Pria  ch'io  parlassi,  e  (26)  arrisemi  un  cenno  j 

Che  fece  crescer  1'  ale  al  voler  mio  : 
E  cominciai  cosi  :   L'  affetto  e  il  senno 

Come  (2j)  la  prima  egualità  v'apparse, 

D'un  peso  per  ciascun  di  voi  si  l'enno  : 
Perocché  al  (28)  Sol  ,  che  v'  allumò  e  arse 

Col  caldo  e  con  la  luce ,  (29)  en  sì  ignali ,~ 

Che  tutte  simigliarne  sono  scarse  . 
Ma  voglia  e  (3o)  argomento  ne' mortali, 

Per  la  cagion  ,  eli'  (3i)  a  voi  è  manifesta. 

Diversamente  (32)  son  pennuti   in  ali . 

(a'j)  Sta  giù  pronta  e  prepar.ita . 

(25)  Comprese  . 

(26)  Sorridendo  tri' accennò  che  io  parlassi  pure  , 

(27)  Tosto  che  Dio  che  è  Li  prima  egualità  (  coiì  lo 
chiama,  in  riguardo  alla  sua  infinita  giustizia  fonti 
d^  ogni  giustizia ,  la  qual  virtU  ha  di  mira  l"  uguali- 
tà )  '■/  si  mo'.trò  svelatamtnte  ,  divennero  in  voi  b'  a~ 
ti  di  una  stessa  misura  la  conoscenza  e  C  amore  ,  ti 
senno  dclC intelletto  e  C  af]'clto  della  volontà  ,  avendo 
detto  poco  di  sopra  che  amano  a  misura  che  conoscono  • 
la  sua  chiarezza  seguita  l' ardore ,  e  l'ardor  Ja  visione. 

(28)  Dio  . 

(29)  Sono  sì  uguali  il  senno  e  l'affetto^  il  vedere  e 
r  amare . 

(do)  L'affetto  e  il  senno  ,  il  volere  e  il  sapere  . 
X3i)  Vi  <■  manifesta  ,  e  per  l'  esperienza  che  già  ui  t  orf* 
stessi  ne  aveste  ,  e  mollo  piti  perchè  la  vedete  in  Dio  . 
(3ì;  Nfr«  tono    uguali i ,    e  perchè   ie  ali  del  destdcrié 


«76  DEL  PARADISO  (8i) 

•Onci'  io ,  che  son  mortai ,  ini  sento  (33)  in  cjnesta 
Disagguaglianza,  e  però  non  ringrazio  > 
Se  non  col  cuore  ,  alla  paterna  Festa  . 

■Ben  supplico  io  a  te  j  vivo  topazio, 

Che  (fuesta  (34)   gioia  preziosa  ingemmi  , 
PercJiè  mi  facci  dei  tuo  nome  sazio. 

O  (35)  fronda  mia,  in  che  io  compiacemmi  » 
Pure  aspettando,  io  fui  la  tua  radice: 
Cotal  principio,  rispondendo,  ftinmi  . 

Poscia  mi  disse  :  Quel ,  (36)  da  cui  si  dice    ' 
Tua  cognazione  ,  e  cent'  anni  e  piùe 
Girato  ha '1  Tnonte  in  la  (3^)  prima  cornice» 

Mio  figlio  fu  ,  e  tuo  bisavo  tue  : 

Ben  si  convien  ,  che  la  lunga  fatica 

sono  grandi  e  quelle  dell' intendhr.oito  sono  piccole; 
o  Tpcrchì  alcuni  sanno  e  non  vog/tono  ,  e  alcuni  ali  op- 
posi to  vorrebbero-j  ma  non  sanno  , 

(30)  In  questa  disuguaglianza  di  pik  desiderare  che 
saper  renderli  le  dovute  grazie ,  e  però  alla  paterna, 
feita  f  e  accoglienza  amorevole  che  tu  mi  hai  fatto  ^ 
come  mi  fossi  padre  ec.  e  non  già  alla  festa  del  Para- 
diso ordinata  dal  Vadre  Etimo  y  come  dice  il  Vvltutello  .^ 

(54)  Gioiello  ,  cioì  quella  lucidissima  croce,  in  cui 
erano  come  gemme  quelle  tante  anime  beate  ,  una  del- 
ie quali  era  Cacciaguida. 

(35)  O  f rorida  mia  ■,  e  ornamento  di  quel l' albero  ^  di 
cut  io  sono  lo  stipite^  della  quale  ho  avuto  tanta  com- 
piacenza nel  solo  aspettare  questa  tua  venuta  prcve- 
du'a  da  me  tarilo  prima  in  Dio  . 

*    (56)  Dal  cui  nome  prese  ti  suo  cognome  di  Alighieri 
la  famiglia  di  Dante. 

(37)  La  prima  cornite  del  F:irgat$rio ,  v,  il  e>  io» 


(95)  CANTO     XV.  j«7 

Tu  gli  raccorci  con  1'  (38)  opere  tue . 
Fiorenza  (89)  dentro  dalla  cerchia  antica  j 

Ond'ella  (4o)   toglie  ancordt  e  Terza  e  Nona» 

Si  stava  in  pace  sobria  e  pudica . 
Non  (40  avea  (42)  catenella,  non  corona, 

Non  donne  (43)  contigiate ,  (44)  non  cintura  j 

Che  tosse  a  veder  più  che  la  persona. 
Non  faceva  nascendo  ancor  paura 

La  figlia  al  padre  ,  che  '1  »empo  e  la  dote 

Non  fuggian  quinci  e  qiu'ndi  la  misura  . 
Non  avea  case  di  famiglia  (45)  vote  j 

Non  V*  era  giunto  ancor  (46)  Sardanapalo 

(58)  Opere  tue  satisfatterie  per  C  anima  di  lui, 

(rJg)  Dentro  l* antico  ptk  angusto  recinto  di  rnura>  V, 
il  Vtllafit  che  diffusamente  parla  nelle  sue  Cronache 
dell'  a  'tica  situazione  dt  Firenze. 

do)  Perchè  in  >juella  parte  della  città  v'era  anche 
l'  oriuolo  pubblico  . 

(40   Non  usava  gli  sfoggi  d' oggidì.. 

(42)  Collane  e  ghirlande  dt  preziosa  materia  e  ài 
gentil  lavorio, 

(4>)  Ornate  di  contigie ,  le  qxali  erano  calze  solate 
e  ricoperte  dt  cuoio  traforato  che  si  stampavano  intor- 
no al  pie  e  alla  gamba  ,  ct.s  così  appariva  ben  attil- 
la'a . 

(44>  Hon  cintura  con  gioie:  insomma  non  era  allo^ 
ta  ti  vestir  delle  donne  di  tanta  gala  e  leggiadria  , 
talchi  allettasse  a  guardare  più  ancora  che  i:on  allet- 
tava ta  stessa  persona  .  Auferireur  cultu  ,  gemniis  au- 
Toque  teguntur  omnia  ;  pars  minima  est  ipsa  put-lla  sui. 
Ov.  de  Rem. 

(45)  Per  le  crudeli  fazioni  e  guerre  civili  tra  i  Guelfi 
e  Ghibellini , 

(46)  Sardanapalo  Re  degli  Assiri   celebre  per  le  site 
F    a 


5?8  DEL  PARADISO  (107) 

A  mostrar  ciò  che  'd  camera  (47)  si  pnote  . 

Non  (48)  era  vinto  ancora  (49)  Montemalo 
Dsì  vostro (5 o)  Uccelhitoio  j  (5i)che  com'è  vinto 
Nel  montar  su,  così  sarà  nel  calo. 

iJellincion  (52)  Berti  vfd'  io  andar  cinto 

Di  (53)  cuoio  e  d'osso,  e  venir  dallo  speccliio 
La  donna  sua,  sanz,a  'I  viso  dipinto: 

E  vidi  (juet  de'  (54)  Nerli ,  e  ijnel  del  Vecchio 
Esser  (55)  contenti  alla  pelle  scoverta  j 


crapule  e  iucoht'i.ue,ìz,c  :  s  qui  per  ogni  uomo  di  sìmUc 
sfrenatezza  . 

(47)  Si  puote  commettere  f  m.issimc  in  genere  di  ini' 
fuiinizie  le  pilt  moaruase . 

(4^)  Al  tempo  mio  le  fa'^brichc  d'  Fircriz''  non,  erano 
fame  son  ora.  pi^  iKiirnificìie  di  quelle  di  Ruma  . 

(45))  Luogo  elevato  tt.i  Viterbo  e  J\o!?i.i ,  dt  dove  si 
3cuoprono  t  pih  sontuosi  edifici  dclLi  gran  città.  Il  P, 
dr Aquino  vuole  che  sia  Montemario  ,  dove  si  vede  la, 
'^'iU.i  signorile  di  casa  Mellini  . 

(So)  Luogo  una  posta  lontano  da  Firenze,  di  dove 
fili  vien  da  Bologna  ved:  tutte  le  pik  superbe  fabbri- 
the  di  quella  città  . 

(5i)  Il  guai  Montemalo  siccome  è  vinto  dall'  uccella- 
telo  in  quel  eh' è  sollevarsi  in  fabbriche  magnificile ^ 
cosi  sarà  •vinto  nel  decadimento  e  calo  ■,  perchù  mag- 
gior disastri  e  rovine  io  ti  so  dire  che  sovrastano  a 
Firenze  che  a  Koma  :  così  avverrà  per  le  lunghe  e  san- 
guinose discordie  che  in  fine  distruggeranno  la  nostra 
patria  , 

(52)  "Ricchissimo  cavalier  fiorentino  delT  illustre  fa- 
miglia de'  Ravignaniy  v.  e.  16.  Inferno  . 

(52)  D'una  casacca  di  cuoio  co'  bottoni  d'osso  . 

(54  )  Due  de'  piìi  ricchi  e  nobili  cittadini  . 

(55)  Co'itenti  di  vestire  sernplici  pelli  conce  seiiXiì 
licHoprirle  di  pan'! i  fini y  0  di  drappi. 


(US)  e  A  >-  T  0      XV.  179 

E  le  sue  donne  aJ  l'ìiso  >  ed  al  pennecchio  : 

O  fortunate  i  e  ciascuna  era  (56)  certa 
Della  sua  sepoltur.i  j  ed  (Sy)  ancor  nulla 
Era  per  Francia  nel  letto  deserta. 

L'  una  (58)  veggliiava  a  studio  della  culla , 
E  consolando  usava  P  (5g)  idioma , 
Che  pria  li  padri  e  le  madri  trastulla  ; 

L'  altra  traendo  alla  rocca  la  chioma  , 
Favoleggiava  con  la  sua  famiglia 
De'  Troiani ,  e  di   Fiesole  ,  e  di  Roma  . 

Saria  temuta  allor  tal  maraviglia 

IJnà  (6o)  Cianghella  j  un  (6 1)  Lapo  Salterello  j 
Qual  or  sAria  (62)  Cincinnato}  e  Coruiglia  . 

A  cosi  riposato  ?  a  cosi  l>ella 


(56)  Certa  dì  morire ,  e  di  esser  sepolta  nella  sua. 
patria  senza  timore  devili  esig/r  che  erano  a  t  tempi 
di  Dante  così  frequenti  ,  cacciando  la  parte  prepotente 
ie  famiglie  intiere  del!'  altra  . 

(Sy)  E  a  tempo  mio  nessuna  donna  era  abbandonata 
dal  marito  che  andasse  a  mercantare  in  Francia  . 

(58)  Attendeva  ad  allevare  il  bambolo  . 

io'})  Il  parlar }  balbettando  per  vezzo  col  sue  bambo^^ 
lino  . 

(60)  Fiorentina  della  nobìl  famiglia  di  quei  della  To- 
sa  y  maritata  in  Imola  a  Lito  degli  Alidosi ,  la  quale 
rimasta  vedova  fu  un  esempio  di  dissolutezza  . 

(61  )  Giurisconsulto  fiorentino  cavilloso  e  maUdico ,  con 
cui  Dante  prese  briga  e  trovò  pane  pe'  suoi  denti. 

(62)  Romani  di  specchiatissimi  costumi  .■  Corni  gita  in 
vece  di  Cornelia  per  la  rima:  dice  dunque  alT  età  mia 
rarissimi  erano  i  discoli  ,  come  ai  dì  d'  oggi  rarissimi 
so"o  gli  accostumati .  Imi  l'obitas  ilio  fuit  ailniiiajjilis 
«vo  .  Juven,  13. 


]8o  DEL  PARADISO  (iSo) 

ViVeT  di  cittadini  j  a  così  fida 
Cittadinanza,  a  così  dolce  ostello, 

Maria  (63)  mi  die,  chiamata  in  alte  grida; 
E  nell'  antico  vostro  Batisteo 
Insieme  fui  Cristiano  e  Cacciaguida  . 

IVIorpnto  fa  mio  Irate,  ed  Eliseo: 

Mia  donna  venne  a  me  (64)  di  Val  di  Padoj 
E  (juindi  '1  soprannome  tuo  si  feo  . 

Poi  seguitai  Io  'mperador  (65)  Currado , 
Ed  ei  mi  (66)  cinse  della  sua  milizia  , 
Tanto  per  bene  oprar  gli  venni  in  grado» 

Dietro  gli  andai  incontro  alla  QC({iiÌ£Ìa 

Di  quella   (67)  legge  ,  il  cui  popolo  usurpa 
Per  (68)  colpa  del  pastor  vostra  (69)  giustizia  . 

Quivi  111'  io  da  quella  (70)  gente  turpa 


(G5)  La  Vergine  Maria  invocata  da  mia  madre  tic 
de/ori  dei  parlo  . 

(64)  Ciei  da  Ferrara  y  dove  passa  il  Fa  ^  e  da  quest^ 
che  era  delta  famiglia  defili  Alighieri  ,  prese  ti  mio 
figliuolo  le  arme  e  il  nome  ,  e  poi  ti  cognome  tutta  la 
f,tmi{^lia,  nominandosi  Alighieri  ^  che  prima  chiama- 
vasi  Eltsei . 

(65)  Corrado  lìl.  Imperadore  che  guerreggiè  contro  i 
Turchi . 

^P6)  Mi  adornò  del  titolo  di  cavalleria.  Ammirato 
Istor.  Fior.  iib.  i. 

(C7)  \^es,ge  Maomettana. 

(68)  Coìya  del  poco  zelo  e  dappocaggine  del  Papa. 

(69)  I  luoghi  di  Terra  Santa,  e  di  giustizia  sono  vo* 
itri  ,  c'oè  de  i  cristiani  . 

(70)  Da  quella  gente  sozza  maomettana . 


(i4G)  CANTO     XV.  tZt 

Disviinppato  (71)  dal  Mondo  fallace» 
Il  cui  amor  molte  anime  (72)  deturpa  » 
E  venni  dal  (78)  martirio  a  questa  pace. 


(71)  Sciolto  dal  corpo  a  forza  dt  ferite  da  i  maomeU 
tH/it  ricevute  in  battaglia  . 

(72)  Contamina,  con  indurle  a  peccare, 

(73)  Così  lo  canonizza  per  eccesso  di  pietÀ  :  per  al- 
tro non  è  martire  chi  colle  armi  all-a  mano  si  d  fende 
d^lla  morte  y  anzi  ì  ucciso,  mentre  pur  egli  fa  ogni 
sforzo  di  prevenire  t  hcctiore  :  E  in  oltre  non  è  marti- 
re chi  rimale  ucciso  nell'  asjahrc  ,  benché  giustamente 
un  ingiusto  possessore  ,  il  quale  non  per  altro  che  per 
difendere  il  suo,  quantunque  ingiusto  pos>essn,  uccide 
r  assalitore  :  perchè  ,  confurme  y  asùomaì  maxtyiem 
Roa  faeit  poena  >  sed  causa. 


e    A    N  T    O         XVL 

ARGOMENTO 

Racconta  Caccia^uida.  quai  fossero  i  suti  antichi  pro- 
genitori j  in  che  tempo  egli  nacque ,  e  quanto  ftisse 
«e'  suoi  tempi  popolata  la  Città  di  Fiorenza  ;  e  det- 
le  pÌH  nobili  famiglie  di  essa. 


O 


(i)  poca  nostra  nobiltk  di  sangue, 
Se  gloriar  di  te  la  gente  fai 
Quaggiù,  dove  l'affetto  nostro  (2)  languì, 

JMirabil  cosa  non  mi  sarà  mai  : 

Che  là ,  dove  appetito  non  si  (3)  torce  , 
Dico  nel  Cielo ,  io  me  ne  gloriai  . 

Ben  se' tu  manto  j  che  tosto  raccorce  , 
Si  che  j  se  (4)  non  s' appon  di  die  in  die , 
Lo  tempo  va  dintorno  (5}   con  le  force  . 


(i)  G  nostra,  nobiltà  di  sangue  poca  veramente  e  da 
fregiarsi  poco,  ma  pure  tale  che  non  mi  sarà  mai  mi' 
rabil  cosa  ,  se  pjoriar  ce. 

(2)  È  mal  sano  y  irragionevole ,  errante. 

(3)  Y)al  dritto  della  ragicjie . 

(4.)  Se  da  i  discendenti  di  tempo  in  tempo  con  nuove 
eizioni  onorate  non  si  viene  aggiungendo  nuovo  luttroo 
(5}  Colle  forbici . 


<9)  CANTO      XVI.  i85 

Dal  (6)  voi  ,  c]ie  prima  Roma  (7)  sofferie  , 
In  (8)   che  la  sua  t'amiglia  men  pcrsevra, , 
Ricominci aron  le  parole  mie  : 

Onde  Beatrice  ,  eh'  era  un  poco  (9)   scevra  , 
Ridendo,  (io)  parve  quella,  clie  tossio 
Ai  primo  tallo  scritto  di  Ginevra  . 


<6)  Dante  che  di  sopra  parlAnde  a  Cacciaguida  je«r 
S.z  conoscerlo  come  lo  stipite  dell.i  sua  casa  gli  aveia, 
(lato  del  tu  j  ora  che  già  aveva  da  lui  saputo ,  chi  t'- 
glt  Jossc  y  muta  ciritno/jtale ,  dandogli  del  -joi  y  e  fit 
avvertito  ti  lettore  della  ragionevolezza  di  questa  niw. 
fazione  ,  benché  poi  nel  canto  seguente  ritorna  ad  usare 
ia  formoLa  meno  cerimoniosa  ^  o  pth  domestica  del  tu» 

(7)  Allorch'i'  Roma  giù  soggiogata  da  Giulio  Cesare  ^^ 
che  colla  dittatura  perpetua  avcvn  assunti  altri  ufizB 
principali  f  cominciò  non  sciita  pena  a  trattarlo  non 
pili  del  tu  ,  secondo  che  voleva  la  buona  grammatica  ^ 
ma  dei  voi  per  adularlo,  e  quasi  riconoscere  in  lui  pik- 
persone  per  quella  multiplice  potestà  .  Per  altro  l'  usa 
del  voi  ad  una  persona  sola  ,  con  buona  grazia  de^  Co-' 
mentatori ,  fu  introdotto  un  pezzo  dopo  Giulio  Cesare  , 
quando  la  lingua  latina  cominciò  a  deteriorare  ^ 

(8)  il  qual  modo  di  dire  non  è  in  oggi  molto  usato  djp 
i  Romani  che  hanno  dismesso  l'abuso  di  quel  pronome 
voi  nel  parlare  ad  una  sola  persona  .  Farse  in  quei  tem- 
pi erano  ritornati  aW  antico  tu  :  ma  qualche  lezione  di" 
ce  me,  cioè  meglio  persevra,  forse  piacendo  a  Dante  f 
come  pili,  civile ,  l'  uso  del  voi  che  del  tu  t  supposi^  L' 
introduzione  . 

(9)  D.i  noi  separata  e  quasi  in  disparte. 

(io)  Sorridendo  mi  fece  animo  a  proseguire  con  sicu- 
rezza j  come  quella  cameriera  di  Ginevra  che  quando 
questa  si  lasciò  baciare  da  Lancillotto  mostrò  con  un 
tal  tossire  di  essersene  bensì  accorta  ,  ma  insieme  di? 
segno  di  approvazione ,  con  che  te  tolse  affatto  il  ros- 
sore per  quel  peggio  che  seguì   dopo  ,    quando    in  quei 

giorno  non  si  lesse  avaute  r.  5.  ifif. 


t84  DEL  PARAmSO  <i5) 

Io  cominciai  >  Voi  siete  'I  padre  mio  •• 
Voi  mi  date  a  parlar  tutta  Caldezza  : 
Voi  mi  levate  si ,  eh'  i'  son  più  eh'  ios 

Per  tanti  rivi  s'empie  d'allegrezza 

La  mente  mia,  che  (n)  di  se  la  letizia: 
Perchè  può  sostener,  che  non  si  spezzai 

Ditemi  dunque,   (la)  cara  mia  primizia, 

Qiiai  son(i3)gli  vostri  antichi,  e(i4)'l'iai  l'ar  gli  aani 
Che  si  segnerò  in  vostra  puerizia? 

Ditemi  dell' (i 5)  ovil  di  san  Giovanni, 
Qiiant'  era  allora ,  e  chi  eran  le  genti 
Tra  esso  degn^'  di  più  alti   (i6)  scanni? 

Come  s'  avviva  allo  spirar  de'  v*nti 
Carbon?  in   fi.imma  ,  così  vidi  quella 
liiice  risplendcre  a' miei  (17)  blandimenti; 


(11)  Che  diventa  fonte  ^  e  non  puro  ricettacolo  di  al- 
legrezza, non  ritene/ìdotii  dentro  sì  rinchiusa  ■,  ma  fuo- 
ri mandandola  e  mostrandola  in  tutti  gli  atti,  e  però 
]pttò  tanta  sostenerne  e  capirne  senza  spezzarsi ,  come 
de  avverrebbe  y  se  tutta  dentro  di  se  ritenerla  volesse, 

(12)  Primo  stipite  detta  nostra  casa  , 
(io)  l  vostri  antenati. 

04)  ^'''^  anno  di  Cristo  correva ^  quando  voi  nasce- 
Sìe  y  e  su  i  pubblici  istromenii  e  scritture  private  si  se' 
gnava  j  0  ehe  fu  degno  di  esser  notato  per  esservi  oc- 
corsa la  vostra  nascita?  dal  latino  dies  albo  signanda 
lapillo . 

(i5)  Di  Tirenze  che  ha  per  suo  principal  protettore 
S.  Giovanni . 

(i€)  Seggi y  tribunati. 

il^)  Furole  pineevpli  4t  rispetta  e  di  lode* 


(So)  CANTO      XVI.  t85 

E  come  agli  occhi  miei  si  te'  più  bt!!a  , 
Cosi ,  con  voce  più  dolce  e  soave  , 
Ma  (i8)  non  con  questa  moderna  favella, 

Dissemi  :  (19)  Da  quel  di  ,  clie  fu  detto  AVE 
Al  parto  j  in  che  mia  madre ,  eh'  è  or  santa  ; 
S'  alleviò  di  me  ,  ond'  era  grave  , 

Al  suo  Leon  cinquecento  cinquanta 
E  tre  fiate  venne  questo  fuoco 
A  rinfiammarsi  sotto  la  sua  pianta  • 

Gli  aatichi  miei  ed  io  nacqui  nel  loco» 


(18)  Spiega  Vellutello  non  con  favella  mortale  e  «- 
maria  ,  ma  con  angelica  e  divina  .  U'ie^lio  il  Dan.  non 
■con  questo  parlar  fiorentino  d"  ogi;i  ,  ma  in  lingna  la- 
lina  y  come  usavasi  p.  que'  tempi  di  Cacciaguida  tra. 
le  persone  meno  rozz,e  in  cose  di  moment»,  che  coti  si 
raccoglie  da  quelle  parole  ,  o  sani^uis  meus  etc. 

(19)  ìDal  dì  delC  incarna-zione  fin  alla  mia  nasci t^t 
questa  stella  infuocata  di  Marte  ,  dove  nvi  stame  ,  erx 
tornata  sotto  ti  segno  di  Leone  (  suo  ,  quasi  suo  confe^- 
derato  nell' influire  di  un  modo  assai  conferme)  553. 
lolte^  e  mettendo  Marte  quasi  due  anni  a  far  questo 
ritorno  y  -veniva  Cacciaguida  a  esser  nato  intorno  al 
I106.  come  si  fa  verisimile  ,  essendo  morto  intorno  al 
I1II7.  Si  osservi  A-ver  qui  preso  sbaglio  tutti  i  Cemen- 
tatori ,  come  avvertirono  i  signori  Accademici  nella  po- 
stilla ,  per  un  errore  trascorso  nelle  stampe.,  e  ne'  te- 
sti .a  penna  fin  ai  tempi  di  Pietro  figliuol  di  Dante f 
che  di  queste  luogo  scrive  così  :  Licet  reperiatur  scri- 
ptum corrupte  triginta  virihus  ,  dehet  dicere  trihtis 
vicihus  :  e  per  verità  quel  trenta  non  solo  fa  che  il 
verso  ne  patisca  ,  facendosi  fiate  di  due  sillabe  sole  , 
ma  contraddice  alla  storta  ,  pefchè  essendo  morto  Cac- 
ciaguida nel  1147.  se  leggati  trenta  ^  sarebbe  prifUtt 
morto  the  nato , 


i«6  DEL  i'ARADlSO  (',o) 

Dove  si  tniova  pria  1'  ultimo  (20)  sesto 

Da  f{uel ,  clie  corre  il  vostro  animai  (21)  giuoco  . 

Basti  de'  miei  maggiori  udirne  questo  : 
Chi  ei  si  furo  ,  onde  venner  quivi , 
Più  (22)  è  tacer,  che  ragionare  ,  onesto  . 

Tutti  color,  ch'a  quel  tempo  eran' ivi 
Da  potere  arme   (23)  tra  Marte  e  '1  Batista» 


{"lo)  La  città  di  Tìrenze  di  quel  tempo  si  spartiva 
hi  sesci  f  come  al  presente  in  quartieri  :  net  modo  clic 
Roma  per  eiempio  si  spartisce  in  noni  .  Queito  dunque 
era.  a  quei  tempi  il  sesto  ,  o  sestiere  di  porta  S.  Pie- 
tro ,  al  di  cui  canto  ,  dove  prima  vi  s'  entra  da  mer- 
cato vecchio,  era  la  casa  di  Cacciagiiida  ^  dice  Lic- 
nardo    Aretino. 

(21)  //  palio  che  annualmente  si  corre  per  5,  Giovan- 
>ù  ,  nella  qual  corsa  i  barbari  trovavano  la  casa  di 
Cacciaf^uida  al  principio  di  tal  sesto  . 

(2'2)  Così  tronca  la  cosa,  0  perche  Dante  ,  dice  Lan- 
dino ,  non  sapea  più-  l'  antica  origine  de'  suoi  ,  0  perchè 
era  ignobile  e  filei  ma  ali'  incontro  Vellutello  inten- 
de esser  più-  onesto  il  tacere  che  il  ragionare  de'  suoi 
maggiori  no/1  per  incorrere  nel  brutto  viz-io  di  vantare 
l'antichità  della  sua  stirpe  ,  parendo  a  raccoglier. i dal 
e,  IJ.  Inf.v.  73.  che  Dante  stimava  i  suoi  antenati  es- 
icr  discesi  da  quei  romani  che  fondarono  Firenze  e  vi 
rimasero  ad  abitarla  .  Il  Salvini  net  discorso  84.  della 
prima  Centuria  lo  fa  dell'  antichissima  famiglia  roma- 
na  dei  Frangipani . 

(23)  Firenze  prima  che  sì  convertisse  dall'  idolatria 
alla  S.  Fede  era  specialmente  divota  di  Ul^rte,  e  dopo 
la  conversione  jti ,  ed  è  specialmente  divota  di  S.  Gio- 
vanni ,  cui  però  consei.ro  il  tempio  medesimo  di  quell' 
ìdolo.  Dice  dunque  Cafciaguida  ,  che  in  tutto  quel  de- 
corso di  tempo,  sì  quando  Firenze  era  stata  pagana  y 
et  quando  era  stata  cristiana  fine  alla  ttta  età  avett 


ai)  CANTO      XVI.  187 

Erano '1  quinto  di  quei,  olie  son  vivi: 
Mx  la  cittadinania  ,  eh'  è  or  (24)  mista 

Di  (25)  Campi,  e  di  Certaldo,  e  di  Figgliine, 
Pura  vedessi  (26)  nell'  ultimo  artista  . 
O  (/uanto  fora  meglio  esser  (27)  vicine 

Quelle  genti  ,  eh'  io  dico  >  ed  al  Galluzio , 
E  a  Trespiano  aver  vostro  contine  , 
Che  averle  dentro,  e  sostener  lo  puzzo 

Del  (28)  villan  d' AgugHon  ,  di  cpiel  da  Sig«a  f 
Che  già  per  Ix^rattare  ha  l'ocoltioCag)  aguzzo  I 


fatto  un  quinte  di  popolo  r!  petto  9  queth  che  facev» 
a  tempo  di  Dante,  Vclluteilo  spiega  ciò  in  modo  ■,  co- 
me se  fin  al  tempo  di  Cacaaguida  de'  fiorentini  yarte 
fossero  pagani  e  parte  cristiani  :  sciocc/iczza  .  Il  P.  d' 
Aquino  spiega  tra  Marte  e  ii  Battista ,  cioè  tra  il  luo' 
go  ,  dov'  era  la  statua  di  Marte  situata  a  Ponte  Vec- 
chio e  il  Battiiterio  ;  ma  pare  che  questo  spazio  com- 
preso tra  questi  ter/ijiii  non  sia  da  poter  capire  tanto 
popolo  . 

(24)  f^o»  più  pura  da  che  si  sono  aggregate  tanti 
nuove  famiglie  venute  del  contado. 

(20)  Luoghi  del  contado  di  Firenze  . 

(26)  Fin  all'infimo  artigianello .^  non  che  nelle  fami- 
glie principali . 

(27)  Cìie  le  genti  de'  sopraddetti  castelli  fossero  no- 
stre confinanti  ,  e  non  di  dentro  al  nostro  dominio  ,  ma, 
terminasse  il  noitro  contado  a  Galluzzo  e  Trespiano  lun- 
ghi assai  pi  il-  vicini  alla  città  ,   e  presso  che  su  te  porte . 

(28)  Intende  di  mcsscr  Baldo  di  Aguglione  e  messer 
Bonifacio  da   Signa  . 

(29)  Motto  attento  a  far  baratterìa  e  mercato  su,  le 
Srazit  e  gli  uffizi  . 


i88  DEL  PARADISO  (5?) 

Se  (3o)  la  gente  j  ch'ai  Monda  più  (3i)  traligna  ) 
Non  fosse  stata  a  Cesare  (32)  noverca  j 
Ma  come  madre  a  suo  tìgliuol  benigna  , 

Tal  fatto  è  Fiorentino,  e  cambia,  e  merca  j 
die  si  sarebbe  volto  a  (33j  Simifonti  , 
Là  ,  dove  andava  1'  (34)  avolo  alla  cerea  . 

Sariesi  Montemnrlo  ancor  (35)  de' Conti: 
Sariensi  i  Cerclii  nel  (36)  pivier  d'Acone, 
E  forse  in  (07)  Valdigrieve  i  Biiondelmontì . 

(3o)  Dice  a  seconda  del  suo  genio  Ghibellino  che  la 
cotp*  di  essersi  empita  la  città  di  estranei  ,  deve  ;'« 
somma  imputarsi  al  Papa  e  alta  Chiesa  y  per  avere  a- 
"vuta  origine  da  toro  la  soilevazione  de'  popoli ,  e  spe~ 
cialmiKte  dt  Fire/ize  contro  l' Imperadore  y  onde  accese 
le  fazioni  de'  Guelfi  e  Ghibellini  ,  di  qui  era  venuto 
il  desolarsi  le  città  y  e  la  necessità,  di  riempirle  dt  /<?• 
ihiglie  di  contado . 

(5i)  degenera  dalla  santità,  de'  suoi  prtdtces sari  . 

(32)  Matrigna. 

(33)  Piccolo  y  ma  forte  fastello  disfatto  da  i  fiorenti-' 
ni  l'  anno  1202. 

(34)  Tanto  povero  che  campava  dì  limosine  :  di  chi 
intenda  qui  non  lo  trovo  da  alcun  notato . 

(35)  De'  Conti  Guidi,  che  ne  erano  stati  signori, 

(36)  Q_uel  tratto  di  paese  ,  e  quasi  diocesi  soggetta 
alla  giurisdizione  della  Pieve  che  suol  avere  altre  chie- 
se figliane  e  a  se  subordinate  .  Neil' edizione  fatta  in 
"Napoli  dal  Laino  ,  che  nel  frontespizio  promette  de  i 
locaboli  oscuri  la  spiega  (  di  quetto  tgscanisrrio  si  rì- 
dono t  signori  Giornalisti  )  piviere  s' interpreta  sem- 
plicemente giurisdizione  ,  interpretazione  assai  insuffi- 
ciente, della  quale  insufficienza  abbonda  generalmente 
la  detta  spiega, 

(.37)  Luogo  nel  fiorentino  ,  donde  venne  questa  famir 
Sita  che  vi  possedeva  terrei  e  castelli. 


(SG)  C  A  ;«■  T  O      XVI.  1% 

Sempre  la  confasion  delle  persone 
Principio  fu  (lei  mal  della  cittade  f 
Come  del  (38)  corpo  il  cibo,  che  s'appone. 

E  cieco  toro-  più  (Sg)  avaceio  cade  , 
Che  cieco-  agnello  :  e  molte  volte  taglia 
Più  e  meglio  (/jo)  ima  ,  che  le  cinque  spade  . 

Se  tu  riguardi  (4i)  Luni ,  ed  (42)  Urbisaglia , 
Come  son  ite  ,  e  come  se  ne  (43)  vanno 
Diretro  ad  esse  (44)  Chiusi ,  e  (45)  Sioigaglia  : 

Udir,  come  le  schiatte  si  disfanno  , 


(38)  Secondo  quel  savio  detto  t  Plures  occidit  gula> 
quam  gladius. 

(09)  Pik  tosto  ,  ptH  in  fretta  ,  perchè  più  furioso  ,  non 
sa  star  fermo  ,  che  il  cieco  agnello  mansueto  e  pacifi- 
co :  vuol  dire  che  la  grandezza  del  corpo  e  la  miig^ioT 
robustezza  delle  forze  di  una  città  e  stata  non  giova  f 
anzi  nuoce  alla  conservazione  ^  se  in  quello  fton  vivesi 
in  pace  y  e  senza  l'  accie  e  amento  delle  passioni ,  e  che 
Firenze  pia  povera  è  umile ,  ma  più  pacifica  si  sareb- 
be mante/iuta  in  fiere  più  lungame'ite , 

(4o)  U'ia  spada  sbrigata  da  ogn""  impaccio  y  che  cin- 
que incrociate  insieme  tra  dt  loro:  e  cosi  risponde  al- 
la tacita  obbiezione  che  coli'  aggregare  tante  famiglie 
crebbe  in  potenza  . 

(40  Città  già  capo  della  LunigiMia  decaduta  a  quei 
tempi  e  in  oi^gi  distrutta  . 

(42)  Casteiluccio  in  eggi  della  Diocesi  di  Macerata , 
A  quei  tempi  città  grande,  ma  già  disastrata  . 

(43)  Declinando  e  mancando  . 

(44)  ^"  "ggi  piccola  città  dello  Stato  di  Siena ,  ma 
anticamente  assai  nobile  e  potente  . 

([,S)  Piccola  città  marittima  nella  spiaggia  dell'A- 
driatico della  legazione  d'Urbino  che  in  oggi  non  i  co- 
sì in  declinazione  ^  com'era  a  quei  tempi. 


BEL  PARADISO  (7*) 

Non  ti  parrà  nnova  cosa  j  ne  (46>  forte  j 

l'oscia  che  le  eittadi  termine  Iianna. 
Le  vostre  cose  tutte  hanno  lor  morte  , 

Si  come  voi  3  ina  (47)  celasi  alcuna  , 

Che  dura  molto,  e  le  vite  son  corte. 
E  come  'I  volger  del  Ciel  della  luna 

Ci!0[>rc  (48)  ed  iscuopre  i  liti  senza  posa  > 

Così   fa  di  Fiorenza  Ja  Fortuna  : 
Perchè  non  dee  parer  mirabil  cosa 

Ciò,  clr' io  dirò  degli  (49)  alti  Fiorentini. 

Onde  la  f  an>a  nel  tempo  è  nascosa . 
Io  vidi  .gli  Ughi ,  e  vidi  i  Catellini  y 

Filippi,  Greci,  Ormanni  ,  e  Alberichi , 

Già  (5o)  nel  calare ,  illustri  cittadini  : 
E  vidi  (5i)  così  grandi,  come  antichi  , 


^6)  "Difficile  a  credersi. 

147)  Celasi  la  lor  morte  a  noi  f  perchè  durando  esse 
mollo ,  noi  stante  la  nostra  corta  vita  non  le  possiamo 
veder  morire  ,  e  però  ci  sembrano  eterne. 

C48)  Cagionando  il  fiusso  e  riflusso  del  mare, 

(49)  De  i  più  antichi  ,  che  fiorirono  ne'  ternpi  pik  da 
i  nostri  remoti,  e  de' quali  appena  in  qualche  lacero 
Avanzo  dì  carta  ne  rimane  la  memoria:  o  spieaa  alti. 
per  egregi,  ma  la  fama  loro  è  nascosa  nel  tempo ,  per- 
chè la  lunghezza  di  questo  l'  ha  fatta  dimenticare  :  il 
senso  f  :  non  deve  parere  strano  ciò  che  dirò  ,  cioè  es- 
ser  queste  private  famiglie  soggiaciute  alla  disgrazia 
di  mancare  ed  estinguersi ■,  alla  quale  son  sottoposte 
ancor  le  città ,  come  si  vede  cadenti  0  cadute . 

(5o)  Quando  ancora  stavano  in  declinazione  e  deca- 
denza,  lUusiri . 

^5j)  Egualmente  antichi  e  potenti. 


(gì)  CANTO      XVI.  191 

•  Con  (ftiel  delia  Snnnella  ({nel  dell'Arca-, 
E   Solclanieri ,  e  Ardinglii  ,  e  Bostichi . 

Sovra  la  (52)  porta,  che  ai  presente  è  carca 
Di  (53)  nuova  fellonia  di  tanto  peso, 
Che  tosto  fia  jattura  della  barca  , 

Erano  i  Ravignani  ,  ond'  è  disceso 

11  Conte  Guido,  e  qiialiincjiie  del  nome 
Dell'  (54)  alto  IJellincione  (55)  ha  poscia  preso, 

Q'.ifcl  della  (56)  Pressa  sapeva  (57)  già  come 
Regger  si  vuole,  ed  avea  (5S)  Caligaio 
Dorata  in  casa  sua  già  1'  (Sg)  elsa  e  '1  pome  . 

Grande  era  gii»  la  (60)  Colonna  del   Vaio, 
Sacchetti,  Giuochi,  Sii'anti,  e  Barucci , 

(Sa)  h'  edizione  A!dìnA  ,  e  molte  dietro  a  lei  hanno 
poppa,  e  tutti  i  ComeniatoTÌ  s/'iegano  al  timone,  al 
governo  della  città,  rico/.osce/idola  i>er  allegorìa  ,  che 
poi  continua:  ma  Pietro  Dante  legge  porta,  e  confron" 
ta  colla  Cronica  del  Villani  che  dice  aver  quelli  di 
questa  famiglia  le  lor  case  sopra  porta  S.  Pietro. 

(.53)  t)i  cittadini  felloni  e  traditori  del  bene  pubbli- 
co ,  percht  f azionari  ,  e  pere  alla,  Repubblica  di  esor- 
bitante aggravio  . 

(54)  DeW  illustre  Bcllincione  Berti  della  famiglia 
de''  Ravignani ,  di  cui  nel  canto  antecedente . 

(55)  Ha  poscia  preso  il  cognome  per  te  e  per  i  suoi. 

(56)  Famiglia  nobile  fiorentina  . 

(57)  Già  fin  da  quei  tempi  risedeva, 

(58)  Altra  famit^lia  nobile, 

(5i))  L' impugnatura  e  guardia  della  spada:  e  qui 
vuol  dire  l' insegna  ,  0  divisa  di  cavaliere  , 

(60)  La  Colonna  di  Vaio  ,  ctoi  dipinta  a  pelle  di  Va- 
io in  campo  rosso  ,  i  /'  arme  de^  Billi  :  Vaio  è  un  ani- 
male simile  allo  scoiattolo  cui  dorso  di  color  ùi^io  e  il 
ventre  bianco. 


192  BEL  PARADISO  (lo^J 

E  Galli ,  e  (6 1)  quei ,  ch'(62)^rossan  per  lo  staio  » 
JL©  (63)   ceppo  j  di  che  nacquero  i  CalfuccJ  j 
Era  già  grande  ,  e  già  erano  tratti 
Alle  (64)  ciirule  Sizii ,  eil  Arrigiicci . 
O  quali  vidi  (65)  quei,  che  son  disfatti 
Per  lor  superbia  !  (66)  e  le  palle  dell'  oro 
Fiorian  Fiorenza  in  tutti  suoi  gran  fatti.. 
€osì  facèn  li  (6j)  padri  di  coloro. 


(6i)  Chi  dice  esser  costoro  i  Tosinghi  e  chi  i  Chiar»^     \ 
fno/itest  y    uno    de' qaalt  essendo  staiu  frofosto  sopra  te      1 
biade  o  grano  del  comune ^    dtcen  aver  lotta,  vm    una      j 
doga  dello  staio  »  e  cosi  ristretta  la  misura,  ^  aver  gua.' 
bagnato  mollo  ^  ma  scopertasi  la  frode  fu  decapi,  ato  ^ 
e  lo  staio  si  fece  di  ferro.   Vedi  ciò  che  con  qualche  di- 
•vcrsità.    sopra    ciò  si  ì  detto  nel  e.  I2.  P«r/j.  al  tj.  eh. 
era  sicuro  il  quaiierno,  e  la  doga.  | 

(62)  Vtvengon  roisi  per  la.  vergogna  che  alla  fami-      ! 
{Ha  loro  aveva  fatto  colui  , 

(65)  Questi  sono  t  Donati.  : 

(64)  A   i  primi  seggi  4e  i  piìt  ragguardevoli  magi-     \ 
strati. 

(65)  Per  i  disfatti  per  la  lor  superbia  intende  la  fa- 
miglia  degli  Abbati. 

(66)  Falle  dell'oro  Insegna  forse  di  famiglia  nobile     j 
fiorentina:  i  Comentatori  pa  laao  ques'o  luogo  sotiO  si-      1 
lenzto  j  dice  il  Volpi  y  quasi  che  egh  i' tllumane  assai 
con  quel  suo  forse,   behcnì  per  ver^tÀ   non  l' i  da  dire     I 
nulla  di  ceno  y  e  la  cosa  non  è  di  tal  pregio  ,  0  da  cer- 
carsi y  come  la  dramma,  col  metter  sos. opra  l' ari.  hivi9     1 
di  quel  pubblico:  pure  n   è  chi  dice  esser  questa    l' ar- 
nie della  famiglia  nobile  degli  A!ibati ,  a  di  altra  che     ' 
fioriva   per    azioni   gloriose  :    altri    Ugge  le  palle  de' 
lorOj  e  spiega:  i  vii-  de'  loro  aderen.i  y  e  dt  quei  del~     ! 
la  medesima  consorteria  contavan  più  di  quelli  di  ogni    ( 
altra  nelle  cose  di  maggior  rilte''JO,  ^      1 

(67)  Cioè  de'  Viidomini  i  de  t  Tosinghi  y  e  de' Certi-  - 


(!24)  CANTO    xvr.  195 

Che  )  sempre  che  la  vostra  chiesa  vaca  > 
Si  fanno  grassi  >  stando  a  (68)  consisterò. 

L'  oltracotata  (69)  schiatta  ,  che  s' imlraca 
Dietro  a  chi  i'ugge  >  e  a  chi  mostra  '1  dente  } 
O  (70)  ver  la  borsa»  com' agnel  si  placa > 

Cik  venia  su,  raa  (71)  di  piccola  gente» 
Sì  che  non  piacque  ad  Ubertin  Donato  » 
Glie  (72)'!  suocero  il  facesse  lor  parente. 

Già  era  '1  (73)  Caponsacco  nel  mercato 
Disceso  (74)  giù  da  Fiesole ,  e  già  era 


giéiìii  nati  di  un  medesimo  ceppo  »  »  quali  per  essere 
stati  i  fondatori  dei  Vescovado  di  Firenze  »  quando  mo- 
riva il  Veicolo  y  fino  che  ti  nuovo  pigliasse  possesso  ^^ 
entravano  curatori  all'  economìa  delibi  mensa  ^  e  tutti 
insieme  mangiavano  e  dormivano  in  vescovado , 

(68)  Consiitoro  significa  consesso  di  soggetti  che  sono 
in  qualche  grado  di  molta  onorevolczza  e  autorità. 

(69)  Schiatta  4'  una  tracotanza  bestiale  i  intende  di 
casa  Adtmari  che  perseguita  come  drago  con  furia,  e 
veleno  chi  fugge . 

(70)  O  a  chi  mostra  la  borsa  regalando  profusamen- 
te .  Il  Poeta  con  questa  famiglia  ce  /'  aveva  fortemen- 
te ,  perchè  Boccaccio  Adimari  ,  quando  Dante  fu  man- 
dato in  esilio  y  gli  occupò  tutti  i  beni  ,  e  per  non  esser 
costretto  a  restituirglieli  si  attraversò  sempre  più  di 
ogni  altro  al  suo  ritorno  in  Patria . 

(71)  Di  gentarella  vile  e  di  bassa  lega. 

{-,1)  Che  il  suocero  M.  Bellincionc  dopo  aver  marita- 
ta una  sua  figliuola  a  esso  Ubertino  Donati y  casa  no- 
bilissima ,  desse  poi  la  seconda  figliuola  a  uno  degli 
Adimari  y  e  così  glie  lo  facesse  suo  cognato  »  vergognan- 
dosi Ubertino  di  tal  parentela  . 

(75)  Famiglia  nobile  fiesolana  . 

(74)  Sceso  da  Fiesole  ad  abitare  in  Firenze  a  Merc4- 
I0  Vecchio  . 

Jom.  in,  G 


J94  DEL  PARADISO  (122) 

Buon  cittadino  (75)  Giada,  ed  Infangato. 

lo  dirò  {76)  cosa  incredibile  e  vera  : 

Nel  picciol  cercliio  s'  entrava  per  porta  > 
Che  si  nomava  da  quei  della  Pera .  * 

Ciaactiu }  (77)  che  della  bella  insegna  porta 

Dei  gran  (78)  Barone  ,  il  cui  nome  ,  e  'l  cui  pregio 
La  lesta  di  Tommaso  (79)  riconforta. 

Da  esso  (80)   ebbe  milizia  e  privilegio  j 
Avvegna  die  col  popol  si  ranni 


("/S)  Giuda  Guidi  ^  e  la  famiglia  infangati . 

(76)  E  la  dito  in  riprova  della  bontà  di  quei  tempi 
lontani  da  ogni  astio  ed  cmu/azione  contro  qua/che  fa- 
miglia ;  e  la  cosa  che  dirà  ^  sembrerà  incredibile  ^  per- 
chè tn  questi  nostri  tempi  /azionari  no>i  si  comportereb- 
be che  una  porta  pubblica  della  città  prendesse  il  no- 
me da  una  particolar  famiglia  :  e  pure  a  quei  tempi 
che  Firenze  era  di  minor  circuito,  una  sua  porta  si 
chiamava  Torta  Peruzza  da  casa  della  Pera. 

(77)  Ciascun.,  dot  quelle  fa.mtg(ie  fiorentine  che  in- 
quartano nella  sua  arme  /'  arme  del  celebre  Ugo  mar- 
chese di   Toscana  . 

(78)  Questo  Barone  da  Ottone  lU.  Imperadore  fatto 
Vicario  Imperiale  in  Italia  donò  a  molte  famiglie  fio- 
rentine /'  arme  sua ,  che  era  composta  e  divisata  a  li- 
ite  rosse  e  bianche  con  molti  altri  privilegi  ;  le  fiimi- 
glie  furono  Pulci,  Nerli  ,  Gangalandi  ,  Giandonati  e 
quei  della  Bella  . 

(79)  Perchè  essendo  morto  nel  giorno  di  S.  Tomma- 
so ,  e  seppellito  nella  Badìa  di  Firenze ,  da  Willa  sua 
madre  fondata  ,  e  da  lui  di  molti  beni  dotata  ,  quei 
monaci  ogni  anno  con  pompa  in  tal  giorno  ne  celcbra- 
•vano  i'  anniversario  f  e  rtnnovcllavano  di  tanto  benefat- 
tore la  memoria  . 

(ito)  Fu  ornato  dell'ordine  di  cavalleria  e  di  privi^ 
legi. 


ti3i)  CANTO    XVI.  125 

Oggi  (8i)  colui,  che  la  t'ascia  col  fregio. 
Già   eran  Giialterotti  ed   importiini  : 

E  ancor  saria  (82)  Borgo  più  ((iileto  > 

Se  di  nuovi  (83)  vicin  foiser  diiiiiini  . 
La  {S^)  casa  ,  di   che  nacque  il  vostro  fleto  , 

Ver  lo  gluato  disdegno  ,  che  v'  ha  moni , 

E  posto  fine  al  vostro  viver  lieto, 
Era  onorata  essa  ,  e  suoi  conforti . 

O  Biiondelinonte  ,  quanto  mal  fuggisti 

Le  (85)  nozze  sue  per  gli  altrui  (8G)  conforti  1 
Molti  sareLber  lieti,  che  son  tristi. 


(81)  Cio-è  Jafio  della  Bella  ^  che  avendo  rinufizìato  a 
i  gra>:dt  e  Juttosi  del  l'O}  olo  ,  riteneva  ì' atmc  del  mar- 
chese Ugo  ,  ma  aberatu.^  avendola  cinta  d'  un  Jrcgio 
d'  oro  . 

(82)  Borgo  S.  Apostolo  ,  dove  abitavano  queste  due 
famiglie  Guelfe  . 

(83)  /  nuo-vt  vicini^  e  le  due  famiglie  ora  nominate  -, 
o  i  Euondeimont:  gente  di  quei  tempi  ti.quuia  e  pre- 
pcti  iite . 

(84)  La  casa  degli  Amidei ,  dalla  quale  nacque  il 
pianti  di  F.rcnze  per  lo  :dei:no  dtgk  Amide.  e  loro 
co)ìgtu)ìii  che  uccisero  Buondtlniunte  Buondelmoutt ,  per 
aver  ripudiata  la  sposa  della  famiglia  dcglt  Amidei , 
Ver  questo  fatto  si  accelero  gran  i,imictzic  ,  e  ne  ven- 
ne lo  sconcerto  della  Keptibbltca  ,  con  introdursi  in  es- 
sa le  pestifere  fazioni  de'  Guelfi  e  Ghibellini  .  V.  e, 
28.  l'.f 

(XS)  Le  nozze  già  pattuite  colla  detta  casa    'n-.idei. 

(86)  Per  l' iìisiigazione  di  quella  gentilaonna  de  Do- 
jiati  che  facendoti  vedete  la  sua  figliuola  bt!iis>ma  y 
l' indussi  a  sposarla  con  mai, care  la  data  fedj  alla 
tua  prima  sposa  degli  Amidet. 


196        DEL  PARADISO  CANTO  XVI.  (142) 

Se  (87)  Dio  t'avesse  conceduto  ad  Enia 
La  prima  volta,  eh' a  città  venisti. 

Ma  conveniasi  a  quella  (88)  pietra  scema  j 
Che  guarda  '1  ponte ,  che  Fiorenza  (89)  fesse 
Vittima  nella  sua  pace  (go)  postrema  . 

Con  ({iieste  genti  )  e  con  altre  con  esse , 
Vid'  io  Fiorenza  in  sì  fatto  ripeso , 
Che  non  avea  cagione  j  onde  piangesse  . 

Con  queste  genti  vid'  io  glorioso , 
•E  giusto  '1  popol  suo  tanto j  che  '1  gigh'o 
Noa  (gì)  era  ad  asta  mai  posto  a  ritroso, 

Né  (92)  per  division  fatto  vermiglio  . 

(S7)  Ciac-  se  tu ,  o  i  tuoi  antenati  vi  foste  annegati 
nel  fiumtcello  Ema  ,  quando  da  Monte  Buono  la  -vostra 
famiglia  passò  la  prima  volta  a  Firenze  a  porvi  casa  . 

(88)  Li*  base  e  pie  di  ponte  vecchio  rimasta  senza  la 
sua  statua  di  Marte  caduta  in  Arno  ,  dove  fu  trucida- 
to Buondelmcnte ^  quasi  in  altare  assai  proprio. 

(89)  Facesse  con  uccidere  questo  disgraziato  . 
(go)  Perchè  poi  non  godi  ptu  pace. 

(gì)  Cioì'  fu  sempre  in  guerra  vittorioso  ^  ticchi  i  suoi 
tiemtci  non  posero  mai  il  giglio  che  era  la  loro  inse- 
gna a  rovescio  y  e  sottosopra  nell'  a^ta  ^  come  solevano 
fare  i  vittoriosi  delle  bandiere  acquistate , 

(92)  Ni  per  le  divisioni  civili  mutato  in  rosso  ,  per~ 
chi  l'  arme  del  comune  nello  stendardo  del  popolo  era 
un  giglio  bianco  in  campo  rosso  ;  ma  prevalendo  la  par- 
te Guelfa  ,  abbassata  la  Ghibellina  ,  e  fattasi  signora 
della  città  y  mutò  l^  arme  ^  facendo  il  giglio  rosso  tu 
tampo  biante. 


CANTO        XVIL 

ARGOMENTO 

€^cci.3guìd/t  in  questo  Cìnto  predice  a  Dante  il  suo 
esilio  ,  e  la  calamità  eh'  egli  aveva  a  patire  :  ulti~ 
mamente  lo  esorta  a  scriver  la  presente  Commedia. 

\^/ual  (i)  venne  a  Climenè  per  accertarsi 
Di  ciò  ,  eli'  aveva  incontro  a  se  udito  j 
Quei,  (e)  eh' ancor  fa  li  padri  a'  figli  scarsi» 

Tale  era  io,  (3)  e  tale  era  sentito, 
E  da  Beatrice  ,  e   (.4)  tifila  santa  lampa , 


(i)  Fetoìite  secondo  le  favole  rinfacciato  di  Epafo^ 
perchè  falsamente  si  vantasse  d'  esser  figliuolo  del  Su~ 
le  ,  corse  affannoso  alla  sua  madre  Olimene  per  acccr~ 
tarsi  d'  una  cosa  di  tanta  sua  importanza  ,  pregando- 
la a  dargli  contrassegni  e  riprove  certe  di  tal  sua  ori: 
gine  ,  Qua/  era  dunque  Fetonte  in  quel  caso  ,  tal  era  io 
nel  presente  ^  dot  ansiosissimo  di  essere  accertato  da. 
CacciaguidA  di  cose   di    mia  grandissima  importanza  . 

(2)  Fetonte  ,  il  di  cui  funesto  esempio  proceduto  dal- 
la soverchia  condiscendenza  del  Sole  padre  di  lui ,  fa^ 
e  deve  fare  i  padri  più  ritenuti  e  scarsi  verso  t  figli  . 
Fetonte^  ottenuto  dal  Sole  di  guidare  per  un  giorno  il 
di  lui  carro ,  fu  Uà  Giove  fulminato .  2.  IMcl. 

(3)  E  per  taf  e  riconosciuto . 

(i)  \)a  Cacciaguida  ,  che  era  la  santa  luce ,  che  per 
potere  aT)ante  parlare  pikda  vicino  ,  avea  mutato  lue- 
go  in  quella  croce  luminosa  y  scendendo  dal  destro  drac' 
ciò  al  piede  della  medesima  . 


igS  DEL  PAT^ADISO  (5> 

Che   pria  per  ine   avea  mutato  >  to  . 
Perdiè  mia  donna:  (5)  Mania  fuor  la  vampa 

Del  tuo  disio ,  ini  disse  ,  si  eli'  eli*  esca 

Segnata  hene  ilella  'nterna  stampa  : 
Non  percliè  nostra  conoscenxa  cresca 

Per  tuo  parlare  ,  ma  perdi  è  t'  (6)  ausi 

A  dir  1,1  sete  ,  sì  che  1'  uom  (7)  ti  mesca  . 
O  (.8)  cara  pianta  mia  $  clie  (9)  si  t'instisi, 

Che  ,  come  veggion  le  terrene  menti 

Non  capere  in  trrangolo  (io)  du' ottusi , 
Così   vedi  le   cose  contingenti 

Anzi  cli^  sieno  in  se  mirando '1  (11)  punto» 

A  cui  tutti  li  tempi  son  presenti . 
Mentre  eh'  i'  era  (12)  a  Virgilio  congiunto 

Sa  (i3)  per  lo  monte,  che  1'  anime  cura» 

(5)  Esponi  l' ardente  tuo  desiderio  ,  ed  esponi  to  con 
■parole  hcne  espressive  e  stamine  de  IP  interno  concetto 
della  mente  \  ni'  vi  ha  qui  che  fare  la  cariti  deilo  Spi- 
nto Santo  ,  che  v'  intrude  il  Landino  . 

(6)  T'  avvezzi . 

(7)  S'induca  a  mescerti,  e  dissetarti  . 

(8)  O  Cacciaguida ,  da  citi  io  nasco ,  poiché  sei  lo 
stipite  delta  nostra  famiglia  . 

(9)  Che  t''  innalzi  tanto  in  su  da  vedere  Dio  chiara- 
mente e  in  Dio  ogni  cosa  . 

(io)  Due  angoli  ottusi  . 

(11)  Dio  j  che  eziandio  rispetto  a  i  tempi  preterito  ^ 
■presente  e  futuro  egli  ì-  quello  ,  cujus  centruin  est  u- 
ijique  ,  circumferentia  nusquam  . 

(12)  in  compagnia  di  Virgilio  die  mi  faceva  la  guida, 
(id)  Per  il  monte  del  Purgatorio  che  da  ogni  contrat- 

t(f  macchia  te  anime  purga  e  imbianca:  7net afora  dal- 
le tele  di  line  e  canape  che  uscite  dal  telaio  si  curii- 
no  ec. 


(io)  e  A  !^  T  O      XVII.  139 

E  fliscenJencIo  (i4)  nel  Mondo  defunto  > 

Det'e  mi  far  di  mia  vita  {'utura 

Parole  (i5)  gravi}  avvegna  ch'io  mi  senta 
Ben  (iG)  tetragono  a  i  colpi  di  ventura» 

Perchè  (17)  la  voglia  mia  sa^-ia  contenta 
D'  intender  qual  fortuna  mi  s'  appressa  j 
Che  (18)  saetta  previsa  vien  pi-ù  lenta  • 

Cosi  diss'^io  a  (19)  quella  luce  stessa, 
Che  pria  m'  avea  parlato ,  e  come  volle 
Beatrice  ,  fu  la  mia  voglia  (20)  confessa  . 

Né  (21)  per  ambage,  in  che  la  gente  folle 


(t4)  Croi  l' inferno  y  detto  dal  Poeta  altrove  il  regìTo 
della  tnorta  gente  . 

(i5)  Gravi ,  cioì'  prcntmziatrici  di  calamità  ,  le  qita^ 
li  gli  erano  state  prenunziat-e  da  Farinata  e  Ser  Bru- 
netto netl'  inferno  :  e  da  Currado  Malaspina  e  da  O- 
dcrisi  nel  Purgatorio  . 

(16)  Va/limo  ben  fermo  e  ben  quadrato  che  come  da' 
do  in  qual  faccia  cada  y  vi  si  posa  ugualmente  bene, 
Lia  similitudine  ì  presa  da  Aristotele  che  nel  primo 
dell'Etica  dice:  Virtuta  praeditus  fortunas  prosperas , 
et  adversas  fert  ubique  oninino  prudenter  ,  ut  bonus 
tetragonus  sine  vituperio  existens. 

(n)  Per  la  qual  cosa. 

(18)  È  quel  che  disse  Ovidio  y  eara  prasvisa  miniis  Ix- 
dere  tela  solent,  e  poi  il  Petrarca  ,  che  piaga  antive- 
duta assai  men  duole,  ma  non  Salom.  ,  a  cui  da  Da^ 
nicl.  s'  affibbia  ti  detto  di  S.Grcg.  con  un  poco  d'alte,' 
razione  cosi  :  Jaculum  pra:visum  minus  laedit. 

(19)  A  Cacciaguida  . 

(20)  Da  me  a  lui . 

(21)  Non  per  via  di  parole  ambigue  ed  enigmaticJie 
qiialt  erano  gli  antichi  oracoli,  co  i  quali  il  demonio 
illudeva  e  intrigava  i  miseri  idoìaiyi  •    Allude   a  quei 


200  DEL  PARADISO  (5i) 

Già  s'  invescava  pria  che  l'osse  ancÌ50 
L'Agnel  di  Dio,  che  le  peccata  tolle  : 

IVIa  per  chiare  parole  ,  e  con  (22)  precibo 
Latin  rispose  (23)  quell'  amor  paterno  ) 
Chiuso  ,  e  parvente  del  £uo  proprio  riso  : 

La  (24)  contingenza,  (25)  che  fuor  del  «quaderno 
Della  vostra  materia  non  si  stende  , 


*iì  Virg.  Cumflea  sibylìa  horrendas  canit  ambage*,  au- 
troque  reniugit,  obscuris  vera  involvens. 

(i2)  Vrecne  e  pyoi'fio  parUrei  I.itme  loqui  -vuol  di- 
re parlare  in  maniera  piana.  >  scmpuce  e  Uiuate  . 

(23)  Cacciaguida  chimo  i"  q'^eHa  lampa  ,  ma  sì  fat- 
tamente che  traspirava  L.  ui..  g'oialità  -verso  di  me. 

(2J)  l  futuri  contiiigehii  che  voi  altri  uomini  non  li 
sapete  ,  //  sa  Jdf-o  e  chi  lede  D.o  • 

(25)  Qu.id<  :>,o  della  lestra  matteria  vuol  dire  C  in- 
iellctio  nel  corpo  umano  ,  e  }>erà  in  tal  quaderno  non 
si  stende  fuo'ì ,  non  appamct  tcriita  questa  contin- 
genza, COI  i  antiìigeì'ti  Jutuì'i  f  ùenchì-  vi  possano  ap- 
parire se-itti  t  contingenti  presenti  e  preteriti  .  Non 
può  negarsi  la  compassione  a  i  Co'noitatori  ,  se  qui  o 
fascano  0  t'hc tamp.ìro  0  ..xìta'io:  questo  ì  un  parlare 
assai  :/uo>npario  ;  fior  del  t  iddeviif  della  vostra  Rla- 
teria  .  Forse  Dan. e  pre<c  /..  metafora  da  quelt'  \nti'\\s- 
ctu.«  noster  tanquam  ta!;i  la  rasa  ,  in  qua  nihil  Jepi- 
ctum  est.  Ancnc  il  P.  (t'Aqui/.o  ha  lasciato  di  tradur- 
re queste  parole  di  piìt  astruso  significato  ,  t  solamen- 
te ha  voltato  con  elegante  perifrasi  la  parola  contin- 
genza così  ;  Xativu  pendere  qui  rentura  fluunt  j  ma 
questa  espressio  /e  no  •  vuol  dire  le  cose  continsfcnti  fu- 
ture, ma  p  H  tosto  le  pieseiiti  ,  delle  quali  Va^.tc  non 
chiedeva  la  no  izia  a  Cuccittgutda  ,  ma  la  chiedeva 
di  quelle  cose  contingf..'  t.;  Caccaguida  vedeva  an- 
zi che  sieno  in  sp  ,  mirando '1  punto,  a  «ui  tutti  li 
temi'i  son  piesenti. 


(3f?)  C  A  Tvr  T  O     XVII.  iaoc 

Tutta  e  dipinta  nel  cospetto  eterno  t 
Necessità  però  (26)  quimli  non  prende 

Se  non  come  dal  viso  ,  in  che  si  specchia 
Nave  ,  che  per  corrente  giù  discende . 
Da  (27)  indi  ,  si  come  viene  ad  orecchia 
Dolce  armonia  da  organo  j  mi  viene 
A  vista  '1  tempo  ,  che  ti  s'  apparecchia. 
Celiai  (28)  si  paFtì  Ippolito  d'Atene 


(26)  Da//'  essere  i  futuri  contingenti  ab  atern»  di" 
f>t'2tt  nella  mente  di  Dio  non  ne  segue  die  accadala 
di  necessita  ■)  iC  non  come  d.ìlla  vista  y  o  dall'  occhio 
^leggente  ,  ni  cut  si  speccha  e  rapj'rescnta  (  /'  occhia 
r  SI  ecc/ìio  vivo  delia  cosa  veduta  )  una  nave  die  cor- 
re giìi  per  un  fiume ^  ne  segue  die  corra  gin  di  neces- 
sità :  e  vuol  dire  tal  necessità  non  essere  assoluta  e 
Antecedente  y  ma  per  supposizione  e  conscguente  ^  per- 
chè la  nave  non  corre  ,  perchè  /'  occhio  la  vede  corre- 
re ^  ma  l'  occhio  la  vede  cg^rere  ^  perchè  essa  corre  :  e 
cosi  sonai  futuri  contingenti  rispelio  a  D/<? ,  la  cui  prc' 
scienza  per-B  quantunque  eterna  non  pregiudica  alla  con- 
tingenza  delie  coe^  ni  alla  libertà  dell'  arbtirto  ^  che 
secondo  che  ifi  tempo  si  determina  o  al  no  0  al  sì  ,  id- 
dio ah  aeterno  ha  preveduto  0  ti  no  o  il  sì.  Daniel,  in- 
tende  questa  similitudine  al  rovescio  ,  e  però  la  disap- 
prova ,  risco'itrando  nella  nave  che  corre  ,  lo  stesso  Dio 
che  prevede  ab  aeterno  ,  devendo  in  quella  riscontrarsi 
il  juturo  contingente . 

(37)  Da  indi  ,  da  questo  eterno  cospetto  dov'  è  dipin- 
ta la  contingenza  ,  mt  viene  alla  vista  il  tempo  tra- 
fagtioso  che  ti  si  apparecchia  ,  come  viene  alla  orec- 
chia In  dolce  armonia  d'  un  organo  che  ì  sonato:  prò» 
feiizza  il  già  passato. 

(28)  Come  partì  Ippolit»  da  Atene  forzatamente  per 
non  voler  piegarsi  al  furioso  amore  della  matrigna  Fe- 
dra :  così  partirai  lu  costretto  a  et»  fare  per  nonvolct 


202  DEL  PARADISa  (4,6) 

Per  la  spietata  e  perfida  noverca  > 
Tal  di  Fiorenza  partir  ti  convfene. 

Questo  si  vuole  ,  (29)  e  (jiiesto  già  si  cerca  5 
E  tosto  verrà  fatto  a  chi  ciò  pensa 
Là  (3o;  dove  Cristo  tntto  di  si  inerca . 

La  (3i)  colpa  seguirà  la  parte  offensa 

In  grido  j  come  suol:  (02)  ma  la  vendetta 


tu  consentire  alle  inique  Toglie  de' cittadini  perversi  e 
della  patria  divenuta  tua  matrigna  . 

(29)  E  queìto  gi.ì  si  tratta  e  trama  scgretainenle  : 
allude  al  segreto  trattato  della  parte  Nera  e  Guelfa 
con  Papa  Bonifacio  di  far  passare  a  Firenze  Carlo 
Scnzj-T  Terra  fratello  del  Re  di  Francia  ,  col  pretest» 
di  riformarla  e  rimetterla  a  sesto,  ma  tn  "jcrità  per 
cacciarne  la  parte  Bianca  o  Ghibellina  ,  del  quale  par- 
tito era  Dante  ■,  che  poi  con  altri  partigiani  fu  manda- 
to in  esigilo  l'anno  idoi. 

(30)  Là  )  cioè  a  Roma  j  dove  tutto  dì  si  commettono 
simonie^  e  si  fa  mercato  delle  cose  spirituali  :  solito 
sgorgo  di  questa  non  vena  poetica  ,  ma  postema. 

(di)  La  colpa  secondo  che  ne  dirà  la  fama  e  il  grì^ 
do  conformemente  al  suo  solito  di  dare  addosso  agU 
oppressi,  si  darà  tutta  a  i  miseri  Ghibellini  oppressi 
ed  esiliati  ,  sicchv  di  te  a>tcora  ,  nipote  mio  care  ,  si 
dirà  che  ti  sei  meritata  la  tua  disgrazia . 

(Sa)  Ma  poi  la  vendetta  di  Dio  col  punire  i  veri  col- 
pevoli renderà  testimonio  alla  verità  ,  la  qual  verità 
è  dispensatrice  ed  esecutrice  della  vendetta  :  parla 
Cacciaguida  secondo  quella  opinione  che  i  duelli  sona 
una  prova  della  verità  e  della  ragione,  stimandosi 
stoltamente  al  tempo  de'  duelli  che  in  quel  paragone 
rimanesse  infallibilmente  supcriore  chi  dalla  sua  aves- 
se la  verità  e  la  ragione  per  una  confusa  apprensione  ^ 
che  Dio  per  quel  mezzo  la  difendesse  e  ma'nfestasse  . 
Daniello  salta  ,  Vcllutello  spiega  male  queste  parole 
che  ^a  dispensa  ,    eie}  la  vendetta  dispensa  la,  colpa  ^ 


(53)  CANTO       XVII,  205., 

Pia  testimonio  al  ver  ,  rhe  lei  dispensa  . 

Tu  lascerai  ogni  cosa  dfktia 

Più  caramente  :  e  questo  è  quello  stride  , 
Glie  l'arco  dell'esilio  pria  saetta. 

Tir  proverai  si  come  (33)  sa  di  sale 

Lo  pane  altrui  ,  (84)  e  com'  è  duro  calle 
Lo  scendere  »  e  '1  salir  per  1'  altrui  scale  • 

E  (juel  ,  che  più  ti  graverà  le  spalle , 

Sai\i  la  compagnia  malvagia  e  (05)  scempia  » 
Con  la  qual  tu  cadrai  in  (36)  questa  valle  : 

Clie  tutta  ingrata  ,  tutta  m^tta  ed  empia 
Si  (87)  farà  contra  te  :  ma  poco  appresso 
Ella,  non  tu,  (38)  n'avrà  rossa  la  tempia. 

o'iìò  r  La/id.fa  bene  la  costruz,ione  ^  ma  non  penetra.  /.? 
mente  dell'  Autore  .  Delle  sciagure  dt  Firenze  dopo  que~ 
Uà  cacciata  de'  Ghibellini  vedi  e.  26.  Infer. 

(33)  Ha  cattivo  e  amaro  sapore . 

(34)  E  co»  quanto  disagio  si  sale  la  scala  altrui  da 
un.  galantuomo  riccvrato  per  merci-  in  casa  di  altri  , 
per  quanto  vi  sia  ben  accolto  . 

(35)  Disunita  ,  dissipata,  perocché  i  Ghibellini  e 
Bt^tnchi  fuorusciti  si  disunirono  ,  e  allora  Dante  si  ri- 
fugiò a  Verona . 

(36)  In  questa  bassa  e  misera  fortuna  ;  in  questo  do- 
lci oso  esilio  , 

(3;)  Avendo  alcuni  Ghibellini  contrariato  a  Dante y 
dopo  esser  riuscito  infelicemente  il  tciit.ttivo  intrapreso 
per  consiglio  di  lui ,  di  rimettersi  per  forza  in  Firen- 
ze ,  donde  dopo  essersi  per  assalto  impadroniti  d""  una 
p»ria,  furono  risptnti  e  fugati. 

(38)  Intende  de'  principati  fuorussiti  ,  ma  speciat- 
ìnente  di  Vieri  de'  Cerchi  uno  de' pi»-  potenti  e  impe- 
gnuti  della  fazione  Ghibellina  ,  i  quali  usarono  per  so' 
stentni  un*  condotta  da  vergognane':e . 


5o4  DEL  PARADISO  (65) 

Di  (Sg)  sua  bestìalitate  il  suo  processo 
Farà  la  priiova,  si  eli'  a  te  fia  (4o)  bello 
Averti  fatta  parte  per  le  stesso  . 

Lo  primo  tuo  ritiigio  ,  e  '1  primo  ostello 
Sarà  la  cortesia  del  (4i)  gran  Lombardo» 
Che  *n  STI  la  Scala  porta  il  santo  uccello  : 

Ch'avrà  in  te  si  benigno  riguardo. 

Che  del  l'are  e  del  clueder,  tra  voi  due, 

Fia  (43)  prima  quel,  che  tra  gli  altri  è  più  tardo. 

Con  lui  vedrai  (43)  colui ,  che  impresso  lue 
Nascendo  ,  sì  da  (44)  «{uesta  stella  forte  } 
Che  notaljili  fìen  1'  opere  sue  , 

ì^on  se  ne  sono  ancor  le  genti  accorte. 

Per  la  novella  età  ,  clie  (45)  pur  nove  anni 

(Sg)  1/  proseqiiiwento  e  la  condotta  della  loro  beitìa- 
iiià  che  undru  a.  finire  malustmo ^  farà  prova  e  dima- 
sfrci-À  qual  ella,  si  era  fi»  d.i  princip  o. 

(4o)  Fa  cosa  o/.o,  evo/e  l'esserti  da  loro  distaccato 
e  atsirìipeg-juio  da  ogm  partito  con  ritirarti  a  \ivcre 
a  te  stesso ,  abhando'  andò  anche  ti  loro  paese  et. 

(^j)  Alboino  della  Scala  Signore  allor  di  Vero/ia  ,  la 
quat  famiglia  faceva  per  a.rme  una  scala  d' oro  in  cai»' 
pò  rosso  ,  e  di  sopra  l  aquila  nera  che  chiama  l' uccello 
santo  y  per  essere  l'aquila  l'insegna  imperiale  . 

(Ì2J  Ciò}  prima  il  suo  far  btnefizi  j  che  il  tuo  chie- 
derli ^  essendo  una  beneficenza  ben  rara  ti  prevenire  le 
prcgh-.ere  . 

(43)  Cafì  grande  della  Scala  fratello  minore  del  pre- 
nominato Alboino  . 

(4;)  Bagl' influssi  di  Marte. 

(45)  Landino  e  Vellutello.  spiegano  che  Can  grande 
aveva  i8.  anni  in  tempo  di  questa  finzione  di  Dante  ^ 
ctoi  net  i3oo.  per  esser  girate  9.  volte  sopra  di  lui  le 


(So)  CANTO      XVII.  toS 

Soù  queste  mote  intorno  di  lui  torte  . 

Ma.  (46)  pria  che  '1  Guasco  1'  alto  Arrigo  inganni  j 
Parran  faville  della  sua  virtute  j 
In  non  curar  d'  argento,  ne  d'affanni. 

Le  sue  magnificenze  conosciute 

Saranno  ancora  j  si  die  i  suoi  nirnici 
Non  ne  potran  tener  le  lingue  mute  . 

A  Ini  t'  aspetta  >  ed  a  suoi  henefici  : 

Per  (47)  hii  lìa  trasmutata  molta  gente  , 
Cambiando  condizion  ,  ricchi  e  mandici  : 

E  (4B)  porterane  scritto  nella  mente 
Di  lui ,  ma  noi  dirai  :  e  disse  cose 
Incredibili  (49)  a  quei  y  che  lìa  presente  > 


ruote  di  questo  pianeta  ^  dot  di  Marte,  che  mette  cìr- 
(a  due  anni  solari  a  fare  u/ia  sua  girata  ;  ma  dalla 
Cronica  Vero»,  stampata  in  Milano  ,  Tom.  8.  degli 
Scritt.  delle  cose  d'Ital.  di  autor  coniemporanto  ed  e- 
satio  intorno  agli  Scaligeri  y  abbiamo  che  egli  nacque 
nel  1291.  e  però  non  aveva  che  c).  anni,  onde  il  Poct.i 
avrà  inteso  di  anni  solari ^  potendosi  misurare  col  mo- 
vimento proprio  del  sole  ti  movimento  di  Marte  e  di 
qualunque  pianeta  , 

(46)  Prima  che  Papa  Clemente  V.  di  Guascogna  in- 
ganni l' Imperatore  Arrigo  VII.  perchè  dopo  averlo  per 
i  SUOI  fini  promosso  all'  Imperio  ,  si  oppose  poi  sotto  ma~ 
no  alla  sua  addata  in  Italia  ^  e  favorì  li  suvt  nirnici. 

(47)  Costui  morto  il  suo  fratello  e  succedutogli  nella 
signoria  di  Verona,  sostenne  la  faz,ione  de  i  Ghibelii- 
ni  nella  Lombardia ,  dove  i  Guelfi  piìi  volte  ebbero  da 
lui  gran  percosse , 

(48)  E  tu  ne  porterai. 

(49)  Incrjcdtbili  non  tolo  a  i  posteri  che  le  leggeran' 


3o6  l'LL  I-ARADISO  (^S) 

Poi  giunse:   Figlio,  cpieste  (5o)  son  le  chiose 
Di  f{uel,'che  ti  fu  detto:  ecco  le 'nsidie , 
Glie  (5i)  dietro  a  pochi  giri  son  nascose. 

Non  vo'  pero,  eh' a'  tuo'  (52)  vicini  invidie, 
Poscia  die  (53)  s'  infutura  la  tua  vita, 
Via  più  là  ,  che  '1  punir  di  lor  perfidie  . 

Poiché  tacendo  si  mostrò  spedita 
L'  anima  santa  di  metter  la  trama 
In  quella  tela  ,  eli'  io  le  porsi  ordita  j 

Io  cominciai  ,  come  colui ,  che  hrauia  , 
DuJjitando,  consiglio  da  persona, 
Che  vede  ,  e  vuol  dirittamente ,  ed  ama  : 

Ben  veggio,  padre  in.io,  sì  come  sprona 
Lo  tempo  verso  me  per  colpo  darmi 
Tal ,  eh' è  più  grave  a  (54)  chi  più  s'  abbandona: 


f.o  0  udiranno  ^  ma  fino  a  i  prcsoiti  che  ceti  cji  orchi 
propri  le  •vedranno  :  ottimo  artificio  detl^  avveduto  Tue- 
ta  che  ben  si  accorgeva  di  poter  dir  troppo  pocodt  quC' 
ito  giovinetto  y  che  per  ancora^  mentre  egli  scriveva  .^ 
non  aveva  mostrate  se  non  che  poche  faville  della  sua 
indole  generosa, 

(So)  Sono  le  spiegazioni  e  i  cementi  di  quel  che  e  nell* 
'inferno  e  nel  Purgatone  ti  fu  prenun'^tato  de'  tuoi  fu- 
turi accidenti  , 

(ói)  Da  qui  a  poche  rivoluzioni  solari,  da  qui  a  po' 
e  hi  anni  ti  saranno  palesi  ,  ed  ora  sono  nelle  tenebre 
del  tempo  futuro  involte  e  nascoste. 

(Sa)  Concittadini . 

(53)  E  per  durare  ,  durerà  tanto  che  tu  vegga  puni- 
ta ta  lor  prefidta . 

(54)  A  chi  più  si  abbandona  alla  disperazione  «  d»" 
lorcy  e  non  vi  provede  alla  meglio  che  può. 


(io8)  CANTO      XVII.  207 

Perchè  di  provedenza  è  buon  ,  eh'  io  in'  armi  y 
Sì  che  se  hiogo  in'  è  tolto  (55)  più  caro  , 
Io  non  perdessi  (56)  gli  altri  per  miei  carini- 

Giù  per  lo  (37)  IVIondo  senza  fine  amaro  , 
E  per  lo  (58)  monte  ,  del  cui  hel  cacume 
Gli  occhi  della  mia(59)  donna  mi  levaro  , 

E  poscia  per  Io  Ciel  di  lume  in  lume  , 
Ho  io  appreso  quel ,  che  s' io  ridico , 
A  molti  iìa  (60)  savor  di  i'orte  agrume  : 

E  s*  io  al  vero  son  (61)  timido  amico. 
Temo  (62)  di  perder  vita  tra  coloro  , 
Che  tfuesto  tempo  cliiameranno  antico  : 

La  (63)  luce  ,  in  che  ridava  il  mio  tesoro  , 
eh'  io  trovai  lì,  si  f'e*  prima  (64)  corrusca» 
Quale  a  raggio  di  Sole  speccliio  d'  oro  : 

ìndi  rispose:  (65)  Coscienza  fusca  , 

"(55)  La  patria . 

(56)  Gii  altri  mici  ricettatori  disgustati  della  iiker- 
t.ì  del  mio  scrivere. 

(57)  lìiferno. 
(■•8)  Purgatorio  . 
(Sg)  Beatrice. 

(60)  Salsa  troppo  piccante  e  disgusrtosa^ 
{èi)  Sicchì  nori  osi  dirlo   tutto  com'  i  . 

(62)  Temo  che  perderò  l' immortalici  della  fama  {che 
è  la  vita  che  in  terra  rimale  a  godersi  dopo  la  /aorte  ) 
appresso  i  mici  posteri,  t  quali  naturalmente  chiamc- 
mnno  tempo  antico  questo  tempo  a  net  presente  . 

(63)  I.o  spirito  di  Cacci^guida  . 

(64)  Fiammeggiante . 

(65)  Quei  clic  non  sono  di  retta  coscienza  ,  ma  /'  ì.an- 
fio  macchiata  di  malvagità  ,  0 proprie,  o  de  i  loro  con- 


£oS  DEL  PARADISO  O2;) 

O  della  propria,  o  dell' alimi  vergogna > 
Pur  sentirà  la  tua  parola  brusca. 

Ma  nondirnen  ,  rimossa  ogni  tneuiogna  , 
Tulta  tua  vision  ia  inanifesta  , 
E  (66>  lascia  pur  grattar  dov'  è  la  rogna  t 

Clie  se  la  voce  tua  sarà  molesta 
Nel  primo  gusto  ,  vita!  nutrimento 
Lascerà  poi  j  (piando  sarà  digesta  . 

Questo  tuo  grido  farà  come  vento. 
Che  le  più  alte  cime  più  percuote  : 
E  ciò  non  (67).  fa  d' onor  poco  argomento. 

Però  ti  son  mostrate  in  queste  ruote  , 
Nel  monte,  e  nella  valle  dolorosa 
Pur  (68)  1'  anime  ,  clie  son  di  fama  note . 

Clie  1'  animo  di  quel ,  oh'  ode  ,  (O9)  non  posa  j 


giunti,  proveranno  disguitoso  ed  aspro  il  lue  ridire  e 
nottficéire  quei  che  hai  veduto  puniti  netl'  Injerno  0  nel 
Purgatorie . 

(66)  Modo  proverbiale  plebeo  :  vale  :  laida  che  si  dot' 
ga  chi  avrà  cagion  dt  dolersi  senza  pigliarti  ài  ciò 
pensiero . 

(67)  Non  ì-  piccolo  argomento  di  animo  onorato  e  gran- 
de {,  dot  insolente  e  temerario ^  ateo  io)  il  pigltanela 
con  gli  uomini  pili  potenti ,  e  per  grado  di  dignità  pi» 
sublimi , 

(68)  Solamente  quelle  anime  che  net  mondo  furono  piìi. 
i II u siri  e  famose  , 

(69)  Non  SI  acquieta  e  modera  l''  appetito  sfrenato  ,  ne 
crede  per  esempio  che  gli  si  adduca  ,  quando  sia  avve- 
nuto in  persona  di  bassa  lega  e  ignoàil  condizione  y  co- 
me fa,  quando  ode  esempU  dt  persone  alte  e  cospicue 


(139)  CANTO      XVII.  503 

Né  ferina  fede  per  esemplo  >  eli'  haia 
La  sua  radice  incognita  e  nascosa , 
Né  per  altro  argomento }  che  non  paia  » 

per  i  suoi  delitti  punite  ;  né  si  raffrena  e  disin^Mnna 
per  via  di  altri  argomenti ,  che  non  ak^inno  Hfit  IrtUa 
«  illustre  comparta  al  di  fuori. 


t* 


Gr      2 


*y:):•:^X•?■;•:*•M■^;•:<^•;-y■::^c•:•!■•::■;•;  ;:.?:•;••  A:-/:B* 

C  A  A  T  O     XVIIL 

ARGOMENTO 

Descrìve  ti  Poeta  cerne  egli  ascese  al  sesto  Cielo ,  che 
è  quel  di  Giove;  nel  quale  trova  colare  ^  che  diritta- 
mente  avevano  amministralo  giustizia  al  Mondo, 

VTià  si  godeva  (i)  solo  del  suo  verbo 
Quello  (2)  spirto  beato,  ed  io  gustava 
Lo  mioj  temprando '1  dolce  (3)  con  P  acerbo? 

E  (Quella  (4)  donna,  eh'  a  Dio  mi  men-.va  , 
Disse:  (5)  Muta  pensier  ,  pensa  ch'io  sono 
Presso  (6)  a  colui,  ch'ogni  torto  disgrava. 

Io  mi  rivolsi  all'amoroso  suono 

Del  (7)  mio  conforto  :  e  quale  io  allor  vidi 

(0  Godeva  nel  pensare  fra  se  stesto  tacendo  e  ntn 
comunicando  col  parlare  ad  altri  di  quelle  cose  da  lui 
mio  tritavo  fin  qui  predettemi  ■y  perocché  infine  era  per 
riuscirne  onore  e  gloria  alla  nostra  casa  ,  e  confusione 
e  cordoglio  a  i  nostri  nimici  ^  cioè  a'  fiorentini  Guelfi, 

(2)  Cacciaguida  . 

(3)  Giacchi  la  predizione  era  stata  di  cose  ,  parte 
avverse  e  parte  prospere. 

iX)  Beatrice. 

(5)  Non  pensar  pik  a  i  torti  che  riceverai . 

(G)  Vicina  a  Dio  che  disgrava  ogni  torto  ed  aggra- 
vio ■  vendicandolo  nell^ offensore  e  premiandolo  ncll' of- 
fesa  ,  se  lo  soffre  come  si  deve:  allude  al  mihi  vitidi- 
Ctani,  et  ego  retnbuam. 

(7)  Beatrice,  mio  conforto. 


(«)  CANTO      XVm.  2H 

Negli  occhi  santi  amor,  cjni  1' (8)  abbandono  : 
Non  perch'  io  (9)  pur  del  mio  parlar  dii£di  , 
Ma  per  la  mente,  che  non  può  redire 
Sovra  se  tanto,  s'altri  non  la  gnidi. 
Tanto  (io)  poss'io  di   quel  punto  ridire, 
Cile  ,  rimirando  lei  ,  lo  mio  afletto 
Libero  fu  da  ogni  altro  disire  . 

Fin  che  'ì  (ii)  piacere  eterno,  che  diretto 
Piaggiava  in  Beatrice  ,  dal  bel  viso 
Mi  contentava  col  (12)  secon'^o  aspetto. 

Vincendo  (i3)  me  col  lume  d'un  sorriso. 
Ella  mi  disse  :  Volgiti  ,  ed  ascolta  , 
Cile  (i4j  non  pur  ne' mie' occhi  è  Paradiso. 

Come  si  vede  (i5)  qui  alcuna  volta 
L'  aftetto  nella  vista,  s'  elio  è  tanto. 
Che  da  lui  sia  tutta  1'  anima  tolta  ; 

Cosi  nel  fiammeggiar  del  (16)  t';ilgor  santo, 
A  cui  mi  volsi ,  conobbi  la  voglia 

(8)  L^  abbai:dono  al  silenz-o  e  io  taccio  j  disperando 
di  l'Oterto  Cji'rimere  con  p^rle. 

(9)  Sotumente  :  ed  i  lo  it  no  concetto  più  tolte  re- 
plicato in  qttes.a.  Cantica  .  Che  retro  la  memoria  non 
può  ire  ec. 

(io)  Solamente . 

(11)  Iddio  veduto  faccia  a  faccia. 
(12,  Di  rtfiesso  ve/ie<>dumt  lo  splendor  di  Via  dal  bel 
'VÌ>o  di  lei,  che  >/' ■  ^a  a  dirittura  raggiata  . 
(l3"l  Abbagltatidomi  , 
(14)  'Son  solamente  . 
(i5)  hi  terra. 
(l6)  Caccia^iiida. 


oiz  D£L  PARADISO  (26) 

In  luì  di  ragionarmi  ancora  alquanto  • 

E  cominciò  :   In  questa  (17)  quinta  soglia 
Dell' (18^  albero,  che  vive  della -{19)  cima, 
E  frutta  sempre  ,  e  mai  non  perde  foglia  , 

Spiriti  son  beati,  che  giù  prima 

Che  venissero  al  Ciel,  f'ur  di  (20)  gran  voce  j 
Si  eli' ogni  Musa  ne  sarebbe  (21)  opima  . 

Però  mira  ne'  (22)  corni  della  Croce  : 

Quel,  ch'io  or  nomerò,  li  farà  V {2.3)  alto. 
Che  fa  ìli  nube  il  suo  fuoco  veloce  . 

Io  vidi  per  la  Croce  un  lume  (24)  tratto, 
Dal  nomar  Josuè  :  (25)  com' ei  si  feo. 
Ne  mi  fa  noto  il  dir,  prima  che '1  fatto. 


(17')  Quinto  cielc  di  Marre  dove  confabulavMne , 

(18)  Landino  ^  intende  per  la  croce  ,  che  come  si  è 
nieduto,  stava  incastrata  dentro  il  i;/oto  di  Marte .  Mc- 
gl.o  a  trio  parere  gli  altri  Cementatori  l'  intendono  di 
tutto  il  Paradiso  figurato  in  un  albero  di  piìi  palchi  9 
solai  di  rami ,  Cosi  Virgilio  2.  Georg,  concepì  e  descris- 
se gli  alberi  da  viti  fatti  quasi  a  palchi ,  per  i  quali 
le  viti  crescendo  possono  come  ranipicarsi  :  summasque 
sequi  tabulata  per  ulmos  . 

(19)  Al  contrario  degli  altri  che  vivono  della  radice. 
Cima  ,  cioè  Dio  beatijicatore . 

(20)  D/  gran  nome  e  fama  sopra  la  terra,  . 

(21)  Ricca  di  un  amplissimo  ed  eccellentissimo  sog- 
fietto  per  un  poema  eroico  . 

(22)  Nelle  due  braccia  della  croce  . 

(25)  Quel  trascorrere  risplendendo  e  fiammeggiando , 

<2/f)  Fatte  risplendere  e  trascorrere . 

(25)  In  quel  medesimo  istante  y  in  cui  s' accese  e  lam- 
peggiò quel  lume,  nel  qual  era  lo  spirito  dello  stessa 
GiesKÌ  y  tanta  e  gloriose  capitano  d^  Israele  , 


(29)  CANTO      XVIII.  21 5 

Ed  al  nome  dell'  alto  (26)  Maccabeo 
Vidi  muoversi  nn  altro  roteando  : 
E  letizia  era  ferza  del  (27)  palèo. 

Così  per  Carlo  Magno  ,  e  per  Orlando 

Duo  (28)  ne  segui  lo  mio  attento  sguardo  j 
Com'  occhio  segue  suo  falcon  volando  . 

Poscia  trasse  (29)  Guiglielmo ,  e  (3o)  Rinoardo» 
E  '1  duca  Gottifredi  la  mia  vista  , 
Per  quella  Croce,  e  (3i)  Roberto  Guiscardo. 

Indi  tra  1'  altre  luci  (32)  mota  e  mist* 


(26)  Giuda  Maccabeo  di  tanta  gloria  per  la  dtfes/t 
in  guerra  della  santa  legge . 

(27)  Specie  di  trottola  o  sfrombolo  che  suol  essere  in 
più  luoghi  d' Italia  il  giuoco  de'  giovanetti  in  tempo 
di  Quaresima  ,  ma  con  qualche  divario  ,  perchè  il  palèo 
si  fa  girare  sferzandolo  ,  onde  di  esso  ,  0  altro  simit 
balocco  Virg.  nel  7.  Eneid.  disse  colla  sua  solta  va~ 
ghissima  maestà  stupet  insria  turba  impubesque  manus 
mirata  volubile  liuxuni  :  dant  aninios  plagi  etc. 

(28)  Due  fiamme  lampe ggianti  . 

(29)  Conte  di  Oringa  ,  come  dice  il  Landino  ^  ma  for- 
se meglio  di  Ovuet gne  ,  come  pare  che  loglia  dire  il 
Velluiello  ,  che  ha  Orvenga  (  perchè  Uringa  non  pare 
the  sia  nome  di  alcuna  Provincia  y  0  città  della  Frafi" 
eia  j  come  sono  Narbona ,  e  Ovuergne  ). 

(30)  Parente  di  Guglielmo  anch'  esso  valoroso  guerrie- 
to  contro  gì'  infedeli  , 

(3i)  Valoroso  Normanno:  Buca  di  Puglia  ^  e  dì  Ca- 
labria ,  che  in  gran  parte  tolte  a  t  Greci  ,  ed  aiutò  il 
fratello  Huggitri  a  cacciare  ti  Saracini  di  Sicilia  ,  e 
liberò  il  Pontefice  S.  Gregorio  VII.  dall'  assedio  di  Ca- 
stel S.  Angelo  ,  in  cut  lo  teneva  l' Imperaiore  Ai  ::ì;o  Uì. 
the  messe  in  fuga  . 

(32)  Datasi  a  danzare  ^  e  roteare  • 


ììi  DEL  PARADISO  (4<j) 

Mostromrni  1'  (33)  aliiu  ,  <he  in' avea  parlalo, 
Qual  (34)  fra  tra  i  cantor  del  Cielo  crtista . 

Io  ini  rivolsi  dal  mio  destro  lato  j 

Per  vedere  in  Beatrice  il  mio  dovere  , 
O  per  parole  ,  o  per  atto  segnato  : 

E  vidi  le  sue  luci  (o5)  tanto  mere, 
Tanto  gioconde  ,  che  la  sua.  sembianza 
'N'incera  gli  altri  ,  e  1'  ultimo  solere. 

E  come  ,  per  sentir  più  dilettanza  , 

Bf-ne  operando  1'  tiom  ,  di  giorno  in  giorno 
S'  accorge ,  che  la  sua  virtute  avanza  i 

Sì  m'  accors'  io  j  che  '1  mio  girare  intorno 

Col  Cielo  'nsieme  ,  avea  cresciuto  1'  (36)   arco  j 
Veggendo  quel  (37)  miracolo  più  adorno. 

(jj)  Cacciaffin'Ja  . 

(ó'f)  Canta/ìdo  anch'  e^j^li  Inni  di  lode  a  Dio  mi  fece 
conoscere  qual  artista  egli  era  tra  i  cantori  dei  ciclo  f 
cioè  comincio  anch'  esso  a  cantare  una  musica  veramen- 
te celeste . 

(35)  Brillanti  di  sì  puro  giubbilo  che  vincevano  la  cem- 
parsa  che  solca  farmi  negli  altri  cieli  ,  e  quella  p:ìc 
•vaga  che  solca  farmi  nel  cielo  stesso  di  Marte  che  e~ 
va  l'  ultimo  ,  dove  fin  allora  erano  saliti  :  ti  Daniel. 
spiega  soleri  per  spere  celesli  che  sogliono  essere  lu- 
cidissime :  non  si  sa  con  che  fondamento  ^  forse  lo  ti- 
rerà da  solari. 

(36)  Perchè  in  tal  punto  era  salito  al  cielo  più.  alto 
di  Giove  . 

(37)  Beatrice  pili,  ornata  di  splendore  dì  quel  che  pri- 
ma mi  fosse  comparsa  ,  secondo  quello  che  già  avverti 
generalmente  j,  che  il  salire  di  cielo  in  cielo  gli  si  ren- 
deva sensibile  dal  comparire  in  Beatrice  nuova  giunta 
di  luce  e  di  bellezztì . 


f6S)  CANTO      XVIir.  Zì^ 

E  quale   è  il  trasmutare  in  picclol  varco 
Di  teinpo  in  hianca  donna  ,  quando  '1  volto 
Sua  si  discarchi  di  vergogna  il  carco  ; 

Tal  (38)  fu  negli  ocdii  miei ,  quando  fu  (Sg)  voltt 
Per  Io  candor  della  temprata  stella 
Setta,  che  dentro  a  se  m'  avea  ricolto  • 

io  vidi  in  quella  Giovial  facelja 

Lo  (4^)  sfavillar  deli'  amor  ,  che  lì  era, 
Segnare  (40  agli  occhi  miei  nostra  favella. 

E  come  augelli  surti  di  riviera  , 
Quasi  congratulando  a  ior  pasture  , 
Fanno  di  se  or  tonda ,  or  lunga  schiera  > 

-Sì  (42)  dentro  a'  lumi  sante  creature  j 


(38)  Tal  fu  ,  e  apparve  nel  suo  repentino  cangiarsi  di" 
tian%i  agli  occhi  miei  il  suddetto  miratolo  y  cioè  Bea^ 
:rice  . 

(39)  Mosso  in  giro  nel  salire  dal  quinto  cielo  di  Mar' 
te  stella  fuocosa  al  sesto  cielo  di  Giove  stella  candida 
e  temperata  ^  perchè  in  mezzo  a  Saturno  troppo  fredda 
e  Marte  troppo  caldo,  e  così  partecipante  della  natu- 
ra deli'  uno  e  dell'  altro  pianeta:  e  notano  per  chi  ve- 
desse farne  uso  per  regolamento  delle  efemeridi  che  Già-' 
ve  in  quel  punto  si  trovava  ne' gradi  2.  m.  o.  di  Toro, 

(4.0)  Cioi  lo  splendere  de'  Beati  Spiriti  infiammati  di 
carità  che  erano  in  quella  stella  . 

(^2)  Bappresentar  con  figure  di  lettere  ,  che  essi  va- 
riamente disponendosi  formavano  il  parlar  nostro  che 
risulta  di  lettere  articolate  colla  vece.  U/i  altro  testo 
legge  nuova  favella  ,  e  verrebbe  a  dire  nuovo  modo  di 
favellare  ;  cioì-  non  per  via  di  esprimere  colta  voce  , 
ma  di  figurare  le  lettere  ,  come  si  dice  che  fanno  le 
grue  volando . 

(42)  Cesi  quelle  sante  anime  dentro  a  i  loro  splendi-. 


ilS  DEI  PARADISO  (-jif 

Volitando  cantavano,  e  l'acènsi 
Or  D.  or  I.  or  L.  in  sue  figure . 

Prima  cantando  a  sua  nota  inoviensi  ; 
Poi  j  diventando  1' un  di  (juesti  segni  j 
Un  poco  s'  arrestavano}  e  tacènsi . 

O  (43)  diva  Pegasea ,  che  gì'  ingegni 
Fai  gloriosi,  e  rendigli  longevi, 
Ed  essi  teco  le  cittadi  e  i   (44)  regni , 

Illustrami  di  te  ,  sì  eh'  io  rilevi 

Le  lor  figure  ,  com'  io  1'  ho  concette  : 
Paia  tua  possa  in  questi  versi  hrevl . 

JWostrarsi  dunque  in  (45)  cinque  volte  sette 
Vocali  e  consonanti  :  ed  io  notai 
Le  parti  sì  ,  come  mi  parver  (46)  dette  • 

Piligite  (4?)  Jnstitiaìiii  primai 

Fur  verbo  e  nome  di  tutto  'I  dipinto  : 
^ui  judicatis  Terram ,  fur  (.48)  sezzai  » 

?oscia  nell'  M.  del  vocabol  quinto 


y«  volando  cantavano  e  combinandosi  formahì ano  di  se 
iitesse  or  Ia  lettera  D,  or  l' l ,  or  l' L ,  e  son  lettere 
nii.tali  di  diligite  justitiam  leguin  ,  come  molti  le  in- 
terpretano. 

(45)  O  Calliope^  la  principale  tra  le  muse  che  abi- 
tano in  Parnaso ,  ove  è  ti  fonte  del  cavai  Pegaso  fatto 
scaturire  con  una  zampata  . 

(44)  Celebrati  ne'  loro  poemi . 

(45)  Cioè  in  35.  tra  vocali  e  consonanti  . 

(46)  Cioè  figurate . 

(47)  Oracolo  di  Salomone» 

(48)  Vltsmi, 


f^)  CANTO     XVIir.  211 

Rimasero  (49)  ordinate,  sì  die  Giove 

Pareva  argento  li  d*  oro  distinto . 
E  vidi  scendere  altre  luci ,  dove 

Era  (5o)  'i  colmo  dell'Ai.  ,  e  lì  qnetarsl 

Cantando,  (5i)  credo,  il  ben,  eh' a  se  le  muove» 
Poi  come  nel  percuoter  de'  (52)  ciocchi  arsi 

Surgono  innumerabili  faville  } 

Onde  gli  stolti  sogliono  agurarsi  , 
Risurger  parver  qiu'ndi  più  di  mille 

Luci,  (53)  e  salir  cjuali  assai,  e  qua'  poco, 

Sì  come  (54)  '1  Sol  ,  che  1'  accende  ,  (55)  sortille. 
E  quietata  ciascuna  in  suo  loco  , 

La  testa  e  '1  collo  d'un' (56)  Aquila  vidi 

(49)  Q_ueUe  anime  accese  di  carità^  e  con  età  d'app.u 
renza  simile  af/'  oro  ,  ds  cui  però  appariv.z  in  quella, 
parte  guarnito  quel  pianeta  candido  come  argento  , 

(óo)  Questa  lettera  M.  ,  avverte  Land,  vuol  dire  la 
terra  abitata  dagli  uomini  ^  e  le  anime  ,  che  formano 
detta  lettera  ,  sono  co/oro  y  che  senza  signorìa  furono 
in  offiito ,  e  posto  da  amministrare  giustizia  ;  e  quel- 
le y  che  si  fermano  sopra  '/  colmo  dclT  M.  ,  come  facen- 
doli corona  y  sono  quelli^  che  signoreggiarono  ,,  Princi- 
pi t  e  Feudatari  dell^  ]mi>erio  y  con  rettitudine  ;  e  quel- 
le ^  che  pia  ,  e  meno  salendo  formano  la  testa  ^  e  V  col- 
lo dell'aquila  y  sono  gì' Imperatori  ^  l'insegna  de'  qua- 
li (■   l'  aquila  . 

(Si)  Cantando,  come  suppongo,  il  sommo  bene  Iddio 
the  tu'to  muove  e  lira  a  te  quelle  anime. 

(Sz)   Tizzoni  accesi, 

(55>  Gl'Imrer-iHùri, 

(5'»)  Iddio  sol'  di  giustizia. 

(55)  Secondo  che  le  elesse  a  suo  beneplacito, 

(56)  Cioè  dell'  insegna  imperiale  ,  a  cui  s'accolgono 
$  Principi  dell'  Imperio  • 


2i8  DEL  PARADISO  (107) 

Rappresentare  a  qnel  distinto  foco. 

Quei,    (5;)  che  -dipinge  lì,  non  ha  chi  '1  gnidi; 
Ma  esso  guida  ,  e  da  hii  si  rammenta 
Quella  virtù ,  eli'  è  forma  per  li  nidi . 

L'  altra  (58)  beatitudo ,  c-lie  contenta 
Pareva  iii  prima  d'ingigliarsi  all'emme 
Con  poco  moto  ,  seguitò  la  'mprenta  . 

O  dolce  stella  ,  quali  e  quante  gemme 
Mi  dimostraron  ,  clie  nostra  giustizia 
Effetto  (Sg)  sia  del  Ciel ,  che  tu  ingemme! 


(37)  ìd^io  che  muove  quei  beati  Spiriti  a  formare 
quelle  figure  ,  non  è  diretto  da  alcuno ,  ma  anzi  egli 
ogni  cosa  dirige  ,  e  da  lui  tutta  si  rammenta  ,  cioè  si 
riconosce  derivare  quella  ijirtìi  che  è  forma  ^  e  dà  l'vi~ 
seve  e  il  giusto  sito  e  ripartimento  in  questa  sfera  per 
i  nidi  da  riposarvi  quegli  spiriti  che  di  sopra  gli  ha 
dissomigliati  agli  uccelli .  Ma  tutta  questa  simbolica 
fantasia  è  parto  della  passione  predominante  del  Poe~ 
la  ,  che  siccome  di  genio  Imperiale  o  Ghibellino  figura 
^raz.{osamente  ne  II'  aquila  l' Imperatore  ^  e  in  uccelli 
minori  altri  potentati ^  cerne  subordinati  all'Imperio  € 
membri  d' uno  stesso  corpo  politico  o  ìnilitare  , 

(58)  L'  altra  schiera  di  Beati  Spiriti  che  non  eompo- 
tnevano  l'  M,  ma  pareva  contenta  di  fare  di  se  all'  M. 

come  una  corona  di  gigli  ^  poiché  era  discesa  ,  e  si  em 
quietata  ,  dov'  era  il  colmo  dell'  M.  con  muoversi  che 
fece  un  poco  ^  seguitò  l'  impronta  e  forma  dell'  aquila 
che  restava  a  compirsi  ;  sicché  aggiuntasi  tale  schiera 
a  quella  testa  e  collo,  le  tre  gambe  dell' M,  ingiglia- 
to avranno  oltre  il  resto,  cioì  petto  e  ale,  rappresene 
tato  le  due  gambe  e  la  coda  dell'  aquila  . 

(59)  Cioè  dcgl' influssi  del  cielo  di  Giove,  Già  Dan- 
te piti  volte  si  mostra  un  pò  troppo  astrologo  ,  benchì 
fion  giudici  arto . 


(117)  CANTO      XVIIT.-  219 

Percli'  io  pTego  la  (60)  meste  ,  in  che  s' iiniia 
Tuo  moto  e  tua  virtiite,  che  rimiri 
Ond'  ,61)  esce'li'iimino  ,  che'l  tuo  raggio  vizia. 

Sì  (62)  eh'  un*  altra  fiata  cinai  s'  adiri 

Del  comperare  e  vender  dentro  al  tempio  > 
Cìie  si  imirò  (G3)  di  segni  ,  e  di  martiri . 

O  C64)  milizia  del  Ciel ,  cu'  io  contemplo  , 
Adora  per  color  ,  che  sono  in  terra 
Tutti  sviati  dietro  al  malo  esemplo. 

Già  si  solea  con  le  fpade  far  guerra  : 

Ma  or  si  fa  (65)  togliendo  or  «fui,  or  quivi 
Lo  pan,  elle  '1  pio  padre  a  nessun  serra. 


(60)  L.j  divina  mente,  la  quale  è  erigine,  e  pnms 
j>rinciyio  ilei  tuo  moto  ed  infinenza  . 

(61)  Donde  lime  il  difetto  che  vizia  ed  oscura  il  tuo 
raggio  ed  iiifluao. 

(62)  Acciocché  Un^  altra  volta  Cristo  prenda  i  flagel- 
li,  e  mostri  ti  suo  sdegne  di  veder  vendere  -c  comprare 
simoiìiacafìier'.te  nella  chiesa  ,  die  i  suo  tempio  . 

(63)  Miracoli ,  essendosi  la  chiesa  fondata  per  -^■irtU 
di  miracoli  fatti  da  i  SS.  A;  ostali ,  per  virtù  del  san- 
gue de'  Martiri  secondo  quel  gran  detto:  Sanguis  Mar- 
tyrum  spmen  est  christianoium  . 

(64^)  O  Etati  Spiriti  che  io  qui  contemplo  ,  adorate 
Dio,  e  pregatelo  per  quelli  che  si  sviano  dietro  al  eat- 
■tivo  esempio  de'  Prelati. 

(65)  Cioè  con  interdetti  e  scomuniche,  che  impedisco' 
no  e  vietano  r  uso  de'  Sacramenti  ,  particolarmente  dell' 
Eucaristia  ,  a  cui  il  Signore  tutti  invita  ,  non  lo  negan- 
do a  nessuno  :  della  ragionevolezza  delle  censure  eccle- 
siastiche ,  vedi  tra  i  Polemici  il  Bellarmino  e  non  d^r 
retta  a  ciii  era  di  queste  cos^  ignorante  - 


tio       DEL  PARADISO  CANTO  XVIIT.        (126) 

Ma  (66)  tu  ,  die  sol  j  per  cancellare,  (67)  scrivi , 
Pensa  che  Pietro  e  Paolo  >  clie  morirò 
Per  la  vigna  >  clie  guasti  ,  ancor  son  vivi. 

Ben  puoi  tu  dire  j   (68)  Io  ho  ferino  '1  disiro 
Sì  a  colui  }  che  volle  viver  solo , 
E  die  per  salti  fu  tratto  a  rnartiro  ) 

eh*  io  non  conosco  il  Pescator ,  ne  Polo . 


(€6)  Ma  tu,  o  Papa  Bonifazio  VIIT.  il  povero  Ghi' 
beHino  non  lascia  occasione  ,  anzi  la  cerca  di  vendi- 
carsi . 

(67)  Che  scrivi  le  censure  non  per  correggere  e  easti' 
gare,  ma  per  venderne  poi  la  rivocazione  e  la  riconci- 
iiaziene  colta  chiesa  cassandole  . 

(68)  la  ho  la  mia  divozione  sì  ferma  e  sposata  verso 
S.  Gio.  Battista ,  che  volte  xivere  solo  nel  deserto  ,  e 
che  fu  fatto  morire  in  premio  d^ una  sattatrice  y  cioè 
della  figliuola  di  Erodiadc  ,  che  non  conosco  più  n}  S. 
Pietro  stato  pescatore  ,  né  San  Paolo  ;  cioè  ho  tutto  l* 
unimo  rivolto  ad  accumulare  i  fiorini  che  in  Firenze  si 
batttvafw  coW  impronta  di  S.  Giovanni  . 


CANTO      XIX. 

ARGOMENTO 

Introduce  il  Poeta  in  questo  Ctfito  a  parlar  l* Aquila . 
Fot  muove  un  dubito  ,  se  alcuno  senza  la  Fede  Cri- 
stiana si  possa  salvare, 

Xarea  dinanzi  a  me,  con  l'ale  aperte. 
La  (i)  bella  image,  che,  nel  dolce  frul.> 
LIele  faceva  1'  anime  (2)   conserte  . 

Parea  ciascuna  rubinetto}  in  cui 
Raggio  di  Sole  ardesse  si  acceso, 
Che  ne*  miei  occhi  (3)  rifrangesse  lui . 

E  quel  che  mi  convien  rilrar  (4)  testeso , 
Non  portò  voce  mai ,  né  scrisse  inclu'ostro , 
Ne  fu  per  fantasia  giammai  compreso  j 

eh'  io  vidi ,  e  anche  udì  parlar  Io  rostro , 
E  (5)  sonar  n«l!a  voce  ed  Io  ,  e  Mio  , 

(1)  L'  immagine  de/i'  aquila  suddetta. 

(2)  Collet^ale  ben  insieme  e  congiunte  ,  come  in  un 
corpo  )  e  quivi  unite  nel  dolcemente  godere  vedendo  Dio  , 

(3)  Rif.cttesse  agli  occhi  del  Poeta  quel  raggia  . 

(4)  Pur' ora ,  slungamcnto  per  la  rima  d.ì  testi-  che 
propriamente  vuol  dire  poco  fa  ,  nel  modo  che  del  m  , 
gii*  f  unqua  ,  si  fa  suso  ,  giuso  ,  unqiianco  ec,  Vellutel- 
lo  lepidamente  ne  fa  due  parole:  testeso  ,  cioè  teste  10 
so  :  nel  modo  che  signorso  si  scioglie  in  due  parole  , 
noè  signor  suo  . 

ij))  E  dire  i    e  proferire  io  e  mio    in  singolare  quasi 


^  522  l^EL  PARADISO  (ij) 

Quand'era  nel  concetto  Noi  è  Nostro.  i 

E  cominciò  :  Per  esser  giusto  e  pio  ,  1 

Son'  io  (j!ii  esaltato  a  quella  gloria  ,  ; 

Che  non  si  lascia  (6)  vincere  a  disio  :  ' 

Ed  in  terra  lasciai  la  mia  memoria  i 

Sì  fatta  ,  che  le  genti  lì  malvage 

Commendan  (7)  lei,  ma  non  segiion  la  storia» 
Cosi  nn  sol  calor  di  molte  hrage  1 

Si  fa  sentir  ,  come  di  molti  amori  j 

Usciva  solo  un  siion  di  quella  imago.  j 

Ond'  io  appresso  :  O  perpetui  fiori 

Dell'  eterna  letizia,  che  pur  uno 

Sentir  mi  fate  tutti  i  vostri  odori, 

fosse  una  sola  persona  ;   mentre  ,  pure  il  concetto  t  il 
•vero  sensu  era  in  plurale  noi   e  nostro;   peri  iti'    quelle        \ 
pn: ole  erano  concordemente  mosse  e  articolate  da  tutti        j 
quegh  Spiriti  .     Pertanto  conviene  intendere  che  iju-in-         ; 
tunque  fosse  questo  un  corpo  composto   di   più  persone  ^        , 
onde  gli  conncntva  parlare  per  via  di  noi  e  nostro,  e        \ 
foae  tuie  il  suo  interno  concetto  ,    tuttavia    il  parlare 
non  j' incordava  al  concetto    dicendosi   dal    becco   io    e 
mio  .    Ma  perchi  figura  il  Poeta   sì  strano  geroglifico  /         ■ 
Forse  a  meglio  esprimere   la  perfetta   unione  di  carità         1 
in  questi  Spiriti  ,   onde  benché  moltissimi ,    erano  pure         j 
un  scio  ,   cor  unum  ,   et  anima  una  ?    O  jorsc   il  Votta 
finge  così,  perchè  altrimenti  gli  sarebbe  poi  tornato  in- 
naturale l'esporre  tutto  il  lungo  seguente  ragionamen- 
to  per  via  di  numero  plurale  ,    introducendo    a    parlar         | 
da  maestro  una  comunità  ;    o  forse  fa    un  emblema  si 
fatto,  non  per  altro  ,  se  non  perchè  egli  appunto  è  un 
tal  Poeta  qui  variare  cupit  rem  prcUgaliter  unani  ? 

(6)  Pcrccctu  satiahor,  cam  apparuent  gloria  tua.  j 

(7)  Lodano  la  Jama  da  ì.oi  lasciata  •,  ma  non  ne  im-        j 
miiano  la  virtù  e  le  a-z.tvni  sante.  !, 


(2.V)  CANTO      XIX.  2S 

Solvetemi  j  spirnntlo  ,  il  gran  digiuno  j 
Che  lungamente  m' lia  tentito  in  fame  j 
Non  trovandoli  in  terra  cibo  alcuno . 

Ben  so  io  che  ,  (8)  se  in  Cielo  altro  reame 
La  divina  giustizia  fa  suo  speccliio  , 
Clie  '1  vostro  non  1'  apprende  con  velame  . 

Sapete  j  come  attento  io  m'  apparecoliio 
Ad  ascoltar  ;  sapete  quale  è  quello 
Dubbio  j  che  m'  è  diginn  (9)  cotanto  vecchio. 

■Quasi  falcone,  ch'esce  di   (io)  cappello, 
Muove  la  testa  ,  e  con  1'  ale  s'  applaude  , 
Voglia  mostrando ,  e  facendosi  bello  , 

Vid'  i'  farsi  (ii)  quel  segno,  che  di  laude 


(8)  Se  in  questo  luogo  ì  affermativa ,  dicono  gli  Ac- 
cademici ,  e  vale  avvegna  che  ,  quantunque  :  il  senso 
t,  seguendo  la  lezione  della  crusca ,  e  leggendo  ^]tTO  ^ 
non  alto  ,  so  mollo  bene  che  quantunque  un  altro  gra- 
do di  beatitudine  nel  cielo  fa  a  se  uno  spccdiio  della 
Divina  Giustizia  ,  vedendo  chiaramente  esser  perfettis- 
sima in  se  stessa  e  in  tutte  le  sue  opere  ;  pure  ti  'ca- 
stro grado  non  rimira  già  in  tale  specchio  le  cose  con 
svantagi'io  per  qua/che  impedimento  e  offuscamento  :  o 
pure  lasciando  ti  se  nel  suo  naturale  sig'ificato  :  !e  in 
altro  più  basso  cielo  si  vede  tutto  chiaramente  in  D.o, 
net  vostro  piU  allo  cerio  che  noti  si  vedrà  con  minor 
chiarizza . 

(9)  I)t  cui  da  tanto  tempo  desidero  intendere  la  so- 
luzione :  il  dubbio  era  se  senza  la  Santa  F  de  il  vivc' 
re  esattamente  conforme  alla  legge  di  natura  può  con- 
durre all'eterna  jelicità  del  Paradiso. 

(loV  1/  cappelletto  che  gli  si  tiene  avanti  agli  occhi  ■, 
perchì-  non  si  sbatta  troppo, 
(li)  L'  aquila  . 


22i  DEL  PARADISO-  (57) 

Della  divina  grazia  era  (12)  contesto» 
Con  canti,  yuai  si  sa,  clri  lassù  gaiide. 

Poi  cominciò;  (i3)  Colui,  che  volse  (i4)  il  sesto 
Allo  (i 5)  stremo  del  Mondo,  e  dentro  ad  esso 
Distinse  tanto  occulto ,  e  manifesto  , 

Non  (16)  potèo  suo  valor  sì  fare  impresso 
In  tutto  1'  universo  ,  che  (17)  '1  suo  Verho 
Non  rimanesse  in  iniìnito  eccesso . 

E  (  j  8}  ciò  fa  certo  j  che  '1  primo  superbo  j 


(12)  Era  tutto  come  intessuto  di  Santi  Spiriti  che  cofr 
ia  lor  voce  canora  davano  lodi  a  Dio. 

(i3)  Iddto. 

04)  //  sesto  male  alcuni  lo  spiegano  per  il  sesto  cie- 
lo: qui  è  chiaro  che  significa  cempasso  ^  che  in  Tosca' 
na  diciamo  le  seste s  e  cos'i  si  dice,  perchè  queW aper- 
tura che  descrive  la  circonferenza  del  circolo  ,  contie- 
ne una  lima  eh'  è  la  sesta  parte  della  stessa  circonfe- 
renza ,  parlando  volgarmente  j  e  non  in  rigor  mattc- 
matico, 

(i5)  All'  estremo  del  mondo  formandovi  una  sì  vasta 
circonferenza  ,  e  dentro  vi  creò  con  distinto  ordine  tan- 
te cose ^  parte  ignote  all'umana  intelligenza  e  parte 
manifeste , 

(16)  Vuol  dire  che  quantunque  nella  grandezza ,  or- 
dine j  bellezza  ,  varietà  e  costanza  delle  cose  create  si 
possa  chiaramente  conoscere  Dio  ,  nondimeno  tal  cogni- 
zione ^  per  evidente  che  sia  ,  sarà  sempre  imperfetta  e 
inadeguata y  anzi  sarà  enigmatiof  :  sicché  Iddio  e  le 
sue  infinite  perfezioni  vincono  con  infinito  ecsesso  la  ca- 
pacità  e  l'intelligenza  naturate  d' ogni  mente  creata» 

(17)  la  sua  sapienza. 

(18)  Il  che  chiaramente  si  mostra  in  Lucifero  ^  H  qua- 
le per  quanto  fosse  la  più  eccellente  creatura ,  per  non 
aspettare  il  lume  da  Dio ,  invanendosi  cadde  non  per- 


(4€)  CANTO     XIX.  eaS 

Che  fu  la  somma  d'ogni  creatura  > 
Per  non  a.^pettar  luine  j  cadde  acerbo . 

E  quinci  appar  ,  eli'  ogni  minor  natura 
E'  cario  recettacolo  a  qnel  J^ene  , 
Che  non  ha  fine,   (19)  e  se  in  se  misurai 

Dunque  nostra  veduta  ,  che  conviene 
Essere  alcun  de'  raggi  della  mente , 
Di  (20)  che  tutte  le  cose  son  ripiene  , 

Non  può  di  sua  natura  esser  possente 

Tanto  )   (21)  c!ie  suo  principio  non  discerna 

fezioìiato  dalla  gloria  che  fu  la  maturità  ,  alla  quale 
pervennero  gli  Angeli  fedeli  a  Dto  . 

(19)  Ferchì'  un'  infinita  sapiet^za  ci  vuole  a  misurare 
ttu'  infinita  bontà  ■,  e  ogni  altra  misura  limii^iu  ì  Juo- 
ri  di  proporzione . 

<2o)  Secondai'  Oracolo:  Nunquid  non  Goelum  ,  etter- 
rani  ego  impleo  ?  Sentimento  ab'jozza.  0  ancora  da  i  Poe~ 
ti  gentili  :  Jovis  omnia  piena  :  Deum  naaique  ire  per 
omnes  terrasque  tractusque  Maris  ,  Csluuique  profun- 
dum  etc. 

(21)  Che  suo  principio  y  cioè  Dio  non  discerna  la  no- 
stra mente  nel  contem^  tarlo  essère  parvente  a  se  ,  cio^ 
apparirle  molto  di  là  e  motto  diversamente  da  quel  che^ 
egli  è  in  se  stesso -,  ondf  ogni  contemplativo  in  atto  di 
contemplare  debba  eulamare  col  S.  Gioù  :  Ecce  Deus 
nugnus  ,  vincens  scientiam  nostram.  E  questo  è  que 
modo  di  conoscere  Dto  per  "jia  di  rimozione  ,  insegnato 
da  S.  Dionigi  ,•  cioè  negando  Dio  essere  qualunque  per- 
fezione che  a  noi  ci  paia  ,  e  cv'cependo  in  cenfuso  es' 
ter  egli  un'altra  cosa  tnfiniturr/  :nte  migliore,  l  puli- 
tissimi postillatori  quanto  atta  sostanza  del  senso  di' 
tono  benissimo  ;  ma  non  pare  ihc  pigline  tutto  il  drit- 
to della  sintassi.  Veltutello  l^  icvesciu  aj:,aito  pren- 
dendo per  nominativo  quel  suo  principio  ,  che  e  accusa- 
tivo: ne  cava  pere  un  senso  facile  e  anuaate  ,  cioè  Dio 
Tomo  m.  H 


426  JDEL  PARADISO  (56) 

Molto  di  Va,  da  quel  eli'  egli  è  ,  ^larvente  . 

Però   (22)   nella  giustizia  sempiterna    . 
La  vista,  che  riceve  il  vostro  Mondo, 
Com' occhio  per  Io  mare  entro  ,  s'  interna  : 

Che   (23)  benché  dalla  proda  veggia  il  fondo j 
In  (24)  pelago  noi  vede  ,  e  nondimeno 
Egli  (25)  è,  ma  cela  lui  l'esser  profondo. 

Lume  (26)  non  è  ,  se  non  vieij  dal  sereno , 
Che  non  si  turba  mai,  anxi  è  ^27)  tenèbra. 
Od  ombra  delia  carne ,  o  suo  (28)  veneno . 


discerné  moit»    pììi    in  là  deli'  uepio  :   bella    scoperta  ! 

Landino  spiega  la  nostra  veduta  discerne  Dio  suo  prin- 
cipio essere  molto  di  là  da  quello  che  gli  pare  ,  e  oltre 
quel  termine  eh'  essa,  -vede  ,  nella  quale  interpretazione 
questo  ancora  zoppica  ,  che  il  pronome  gli  n  fa  femmi- 
nino :  Daniello  segue  il  Landino. 

(22)  Peri  la  vista  di  voi  mortali  penetra  ed  entra 
dentro  alta  sempiterna  giustizia  di  Dio  ^  come  fa  l' oe- 
chio  dentro  il  mare  . 

(23)  Il  qual  occhio  . 
(2i)  In  alto  mare, 

(23)  Vi  i'  il  fondo  ,  ma  la  stessa  profondità  (  più  ■ve- 
ramente direbbe  i'  imperfetta  trasparenza  dell'  acqua  ) 
io  nasconde  alla  debolezza  della  nostra  vista  .  _ 

(2G)  Non  vi  è  lume  d'  intendimento ,  se  non  viene  il- 
lustrato dal  sereno  raggio  della  sapienza  diJ)ie ,  apud 
quem  non  est  transmutatio,  nec  vi,ci$situdinjs  oLum- 
Lraiio . 

(27)  Specie  enigmatica  e  derivata  dal  fantasma  cor- 
poree . 

(28)  Suo  veneno  i  cioè  del  lume  dell'  intelletto  ^  per- 
sile la  sapienza  della  carne  impedisce  la  cognizione  di 
Dio:  forse  allude  a  quello  dell'  Eclesiastico  ;  in  male- 
volam  animam  non  introitit  sapientia  . 


tm  e  A  X  T  O      XIX.  417 

Assai  t' è  mo  aperta  la   (29)  latebra, 
Che  t'  ascondeva  la  giiistiiia  (3o)   viva  ) 
Di  che  i'acei  qnistion  cotanto  (3i)  crebra  { 

Clie  tu  dicevi,  Un  uom  nasce  alla  riva 
Dell'Indo,  e  quivi  non  è  clii  ragioni 
Di  Cristo,  né  chi  leg^a  ,  né  chi  scriva: 

E  tutti  siToi  voleri  e  atti  buoni 

Sono,  (32)  quanto  ragione  umana  ve(fe  j 
Senza  peccato  in  vita ,  od  in  sermoni  : 

?-Iuore  non  battezzato  e  senza  lede  ; 

Ov'  (33)  è  questa  giustizia,  che '1  condanna? 
Ov'  è  la  colpa  sua ,  sed  ei  non  crede  ? 

Or  tu  chi  se' ,  che  vuoi  sedere  a  (34)  scranna  j 


(29)  Nascondiglio  :  vece  latina  . 

(30)  Sempre  in  atto  ,  nou  mai  languida,  « 
(di)  Frequente  :  voce  latina  • 

(32)  Per  quanto  può  intendere  /'  umana  ragione  non 
illustrata  dal  lume  della  Fi.de  ^  senza  peccato  alcuno 
in  opere  o  in  parole  . 

(33)  Giacché  il  Poeta  muove  sì  grave  questione ,  mx 
in  fine  la  fa  questione  de  sabiecto  non  supponente  ^  e 
non  la  risolve  ,  stimo  bene  di  non  lasciarla  così  adat- 
to irresoluta  ,  Per  tanto  se  loi^lia  fingersi  questo  caso f 
dico,  che  quest'  uomo  sarà  condannato  con  quella  trre- 
prensibil  giustizia  ,  colla  quale  vengono  condaiinali  è 
bambini  che  muoiono  senza  battesimo  :  e  dico  ,  che  In 
colpa  sua  i  quella  che  fa  rei  i  bambini  non  battezza- 
ti ^  cioè  la  colpa  originale ,  per  cui  siamo  natura  fiJii 
irae .  F.  S.  Tommaso  quxst,  de  ver.  a.  11.  ad  1.  ma  « 
dico  ancor' IO  che  il  caso  praticamente  non  è  possibile , 
Facienti  quod  est  in  se  Deus  non  denegai  gratiam; 
Tanto  si  avvererebbe  in  costui, 

(34)  In  cattedra  ,  e  prò  triinnali  per  farla  da  giudi- 


aaS  DEL  PARADISO  (73) 

Per  gindicar  da  lungi  mille  miglia  , 

Con  la  veduta  corta  d'  una  (35)   spanna  ? 

Certo  a  colui  ,  che  meco  s'  i,36)  assottiglia  j 
Se  la  scrittura  sovra  (87)  voi  non  fosse, 
Da  dubitar  sarebbe  a  maraviglia  • 

O  terreni  animali  ,  o  menti  grosse  , 
La  prima  Volontà  eh'  è  per  se  buona  , 
Da  se  ,  eh'  è  sommo  ben ,  mai  noa  si  mosse . 

Cotanto  è  giusto  ,  quanto  a  lei  consuona  ; 
Nullo  creato  bene  a  se  la  tira  , 
Ma  essa  j  radiando  ,  lui  cagiona  . 

Quale  sovr*  esso '1  nido  sì  rigira. 

Poi  che  ha  pasciuto  la  cicogna  i  figli  , 
E  come  quei  j  eh'  è  pasto  )  la  rimira  , 

Cotal  si  lece  ,  e  sì  levai  li  cigli . 
hi  benedetta  immagine  ,  che  1'  «ili 
Movea  sospinta  da  (38)  tanti  consigli. 

Roteando  cantava,  e  diceas  Quali 


ce  e  da  maestro  :  pare  che  aììudx  a  quel  di  S.  Vaolo  i 
O  homo  ,  ta  quis  es  ,  qui  respomleas  Deo  ? 

(35)  Sfumid  l-  la  luitj^hezz.^  della  muno  aperta  dal 
dito  misnolo  al  grosso  . 

(56)  S'assottiglia  acutamente  argomentando  coli'  ar- 
gomento  da  me  dinanzi  proposto:  Un  'uoni  nasce  alia 
riva  ec.  argomento  da  far  girare  ti  capo . 

(37)  Sopra  tutti  gli  argomenti  dclvustro  ingegno,  il 
quale  l'erò  deve  chinarsi  e  cattivarsi  all'  autorità  del' 
la  Scrittura  in  obseqiiiuin  fidei  . 

(,ZH)  Du  tanii  coriiiiiii  ,  quanti  erano  i  beati  Spiriti  che 
componevano  queW  immagine  ^  cioè  l'aquila. 


(9?^  C  A  1^  T  0      XIX.  2i9 

Son  (Sg)  le  inìe  note  a  te,  che  non  le  'nienJi  j 
Tal   è  il  grudiclo  eterno  a  voi  mortali  » 

Poi  seguitaron  (4°)  quei  lucenti  incendi 
Dello  Spirito  Santo  ancor  nel  segno , 
Glie  fé'  i  Romani  al  inondo  reverendi . 

Esso  ricoìninciò  ;  A  questo  regno 

Non  salì  mai  ,  chi  non  credette  in  CRISTO 
Ne  (4 1  )  pria  j  ne  poi  die  '1  si  chiavasse  al  legna  > 

Ma  vedi,  molti  (42)  gridan  CRISTO  CRISTO, 
Glie  sarauno  in  giudizio  assai  uien  (43)  prope 
A  Ini  ,  che  tal ,  che  non  conoblw  CRISTO  s 

E  (44)   t'ii  Cristian  dannerà  I'  Etiope  » 

(òg)  Le  mie  nste  ,  cioè  quei  caratteri  D.  L  L.  che 
tomparivano  l'itorno  all'  aquila  ,  come  st  dice  nel  canto 
precedente  ,  e  che  il  Poeta  col  suo  ingegno  non  poteva 
Arrivare  a  intendere  ^  benché  ci  arrivò  mercè  del  lume 
allora  rifusogli  , 

do)  Quegli  Spiriti  ardenti  di  carità  seguitarono  a, 
cantare  ^  come  se  facessero  il  coro  nel  corpo  delf  a^i- 
quila  ,  che  fé  i  romani  per  le  vittorie  riportate  sotto 
tale  insegna  degni  di  riverenza . 

(Vi)  Né  prima  ,  nt  dopo  la  crscifissìani  del  Tledenio- 
re  ,  essendosi  salvati  quelli  del  vecchio  testamento  per 
la  fede  in  Cristo  venturo,  e  quelli  del  nuovo  per  la  fc' 
de  in  lui  venuto  .■  s'  intende  della  fede  0  esplicita  y  o 
implicita:  che  questa,  seconda  bastava  prima  dell' E" 
vangelio . 

{I^y)  Allude  il  Poeta  a  quello  t  non  omnis  ,  qui  dicit 
mihi  Domine,  Domine,  intrabit  in  Regnum  Coelorum  ■• 

(43)  Cioè  più  lontani  ,  di  pcggior  condizione , 

(')4)  Tai  cristiani  di  nome,  non  di  oj-ere  sara>;no  pro- 
cessati e  condannati  f  intendi  rimproverati  e  svergo~ 
gnati  al  confronto  coli' Etiope  infedele:  allude  a  quei 
passi  dell' Evangelio;  Viri  Ninivit»  surgent  in  judiciQ 


25o  DEL  PARADISO  (tcs) 

Quanilo  si  partiranno  i  duo  collegi  > 

L'uno  in  eterno  ricco,  e  l'altro  (45)  inope. 

CJie  (46)  polran  dir  li  Persi  a  i  vostri  regi  j 
Com' e' vedranno  (47)  (/nel  volmne  aperto» 
Nel  (jiial  si  scrivon  tatti  suoi  dispregi  ? 

Ili  (48)  si  vedrà  tra  V  opere  (49)  d'  Alberto 
Quella  (5o)  che  tosto  moverà  la  penna  , 
Perchè  (5i) '1  regno  di  Praga  fia  deserto» 

Lì   si  vedrà  (52)  il  diiol  ,  che  sopra  Senna 
Induce  ,  falseggiando  la  moneta  , 
Quei  (53),  che  morrà  di  colpo  di  cotenna. 

«um  generatione  ista  ,  et  condemnabunt  eam.  Mal.  I2> 
(45)  aie.H-t.ino. 

(46)  Quali  improperi  potranno  con  tutta  ragione  di- 
ic  a  i  vostri  Re  cattolici  i  Kc  persiani  che  non  furono 
iUtiminaii  d.ìlta  fede  ,    tosto  che  eglino  vedran>io  ec. 

(47)  //  volume  aperto  delle  cc:cìe>ize  ,  ove  si  legger 
1tani:o  i  loro  delitti  e  vituperi  da  esserne  in  eterno  di~ 
spregiati.    Allude  al  libri  aperti  sunt    dell'  Apocalisse 

0,  20. 

(43)  1/2  quel  volume  . 

(49)  Alberto  d'  Austria  falio  di  "Ridolfo  Imperatore  t 
di  cui  si  disse*nel  a.  del  Purgatorio  . 

(50)  Tra  le  opere  inique  di  lui  quella  ìniquissima  ^ 
ìa  quale  però  principalmente  muoverà  la  penna  del 
4ommo  giudice  a  scriverlo  in  quel  libro  dei  rep.robi  . 

(5i)  Per  la  qual  opera  rimarrai  rovin^ito  il  regno  di 
Boemia  da  Alberto:  devastato  col  fuoco^  vivente  il 'Re 
Ve.'ictJiìo  )  e  morto  questo,  di  hcl  nuovo  fu  dal  mede- 
timo  invaso^  che  tentò  indarno  di  occuparloti  . 

(52)  //  dolore  che  cagiona  in  Parigi ,  per  dove  passa 
il  fiume  Senna  ,  Filippo  il  Bello  ,  cól  far  battere  mone- 
ta falsa  e  pagare  con  quella  l^  esercito  assoldato  con- 
fro  'Fiamminghi  dopo  la  morte  di  Cortré .   ■ 

<,55j  Chi  marirà  per  ma  (Adutii  da  eavaiio  nella  cac 


(i2o)  CANTO    XIX.  ìli 

Lì  si  %'e(Irk  la  stiperjMa  (54))  eh' asseta  j 
Che  fti  Io  Scotto  j  e  1' In^hilese  folle, 
Si  che  non  può  soffrir  dentro  a  sua  meta. 

Vedrassi  la  (55)  lussuria,  e '1  viver  molle 
Di  quel  di  Spagna  ,  e  di  (56)  quel  di  Buerame  j 
Che  mai  valor  non  conobbe  ,  né  volle  i 

Vedrassi  (5;)  al  Ciotto  di  Gerusalemme 
Segnata  con  un  I.  la  sua  bontate  , 
Quando  '1  contrario  segnerà  un'  emme  • 

Vedrassi  i'  avarizia ,  e  la  viltate 
Di  (58)  quel,  che  guarda  l' isola  (59)  del  fuocoi 


eia,  accaduta  per  essersi  attraversato  alle  gambe  del 
(avallo  un  cignale:  cotenna  propriamettte  t  la  pelle 
del  porco  . 

(54)  Che  fa  f  uomo  cupido  di  dominare ,  la  qual  su~ 
ferbia  e  cupidigia  fa  il  Re  Scozzese  e  ti  Re  Inglese 
•vano  e  stolto  ,  sicché  non  si  contenti  di  stare  dentro  i 
suoi  confini,  ma  tenti  colle  armi  di  dilatarli. 

(55)  //  delicato  ed  effeminato  vivere  di  Alfonso  Re 
di  Spagna  f  che  assunto  all'  imperio  lasciò  per  viltà  i' 
impresa  . 

(56)  Intende  di  Vincislao  Re  di  Boemia  ,  di  cui  peri 
vedi  la  nota  ój.  e.  7.  Vurg. 

(57)  Al  Ciotto,  cioè  zoppo,  Carlo  U.  Re  di  Puglia  ^ 
t  di  Gerusalemme  si  vedrà  la  sua  bontà  segnata  in 
quel  Vi/lume  con  un  I.  cioè  colla  cifra  dclf  unità  che  si- 
gnifica un  solo,  perchè  fu  liberale  ;  là  dove  i  suoi  vi- 
zi  alla  bontà  contrari  saranno  segnati  con  un  M  ,  che 
è  la  afra  del  mille,  perchè  di  quasi  lutti  i  vizi  ri" 
pieno:  di  questo  ved.  al  e.  20.  P.vg. 

(58)  Di  Federigo  Re  di  Sicilia  figliuolo  di  Pietro  Re 
di  Aragona  ,  ved,  il  e.  7.  Purg. 

(ag)  Chiama  la  Sicilia  Isola  d«l  fuoco  ptr  le  fammi 
the 'uomitn  il  monte  Etnn, 


aSa  DEL  PARADISO  (ifi) 

Dove  (60)  AncTiise  lini  la  lunga  etate  r 

E  a  dare  ad  intender  (61)  quanto  è  poco; 
La  sita  scrittura  fien  lettere  {62)  mozze  > 
Che  noteranno  molto  in  parvo  loco. 

E  parranno  a  ciascun  1'  opere  sozze 

Del  (63)  Barba  ,  e  del  Fratel ,  che  tanto  egregia 
Nazione  (64)  >  e  (65)  duo  corone  han  fatte  bozze  . 

E  (66)  quel  di  Portogallo}  e  di  Norvegia 
Li  si  conosceranno)  e  quel  (67)  di  Rascia» 
Che  male  aggiustò  '1  conio  di  Vinegia . 

O  beata  Ungheria  ,  se  non  si  lascia 
Più  (68j  mahnenare  !  e  beata  Navarra  , 
Se  (69)  s'  armasse  del  monte ,  che  la  fascia  ! 


(60)  Ove  morì  il  vecchio  Anchrse  padre  di  Enea. 

(61)  Quanto  costui  ì  misero  ,  gretto  e  da  poco  . 

(62)  Abbreviate ,  che  per  abbreviatura  noteranno  mot' 
ti  delitti  tn  poco  spazio  di  carta  • 

(63)  Di  suo  zio  D.  Jacopo  Re  di  Maiorca  ,  e  del  fra' 
fello  per  nome  pure  D.  Jacopo  che  regnò  tn  Aragona 
dopo  'l  suo  fratel  maggiore  D.  Alfonso  IH. 

(64)  Q«'  nazione  vale  famiglia  .•  la  tanto  illustre 
famiglia  di  Aragona  . 

(65)  T>ue  corone  quella  di  Aragona  e-  quelle  delle  !•« 
sole  Baleari  :  Bozze  y  cioè  vituperate  ^  svergognate, 
'Bozzo  vuol  dire  il  marito  dell'  adultera  . 

(66)  Inoltre  i  He  perversi  di  questi  due  notissim>i 
regni  , 

(67)  Farte  della  Schiavonìa  ,,  il  di  cui  Re  a  quel  tcm- 
fo  falsava  i  ducati  veneziani  . 

(68)  Come  fin  a  que'  tempi  era  accaduto  per  colpa  di 
pessimi  Re. 

(69)  Se  coatro  i  francesi  confinanti  s' armasse  de'  MoH' 
fi  Firfnei  3  a  gii  de'  quali  ì  situato  quetto  regno  t-he  ti 


CU)  e  A  !Vf  T  O      XI?^.  £55 

E  creder  dee  ciascun,  che  già  (70)  per  aria 
Di  questo-,  (71)  Nicosìr,  e  Painagosta, 
Per  la  lor  bestia  si  lamenti  e  (72)  garra, 

Che  (yS)  dal  fianco  deli'  altre  non  si  scosta. 

??<■  Vilippo  il  Bello  in  quel  tempo  possedeva  (  mal  me~ 
na^ja  secondo  Dante  )  ptr  ragione  dilla  teina  Giovan- 
na, sua  moqlie  ,  erede  del  medesimo  ;  ave/idclo  a/iche 
prima  conquistato  culle  armi  Filippo  ìli.  suo  padre  mes- 
se da  luì  contro  i  ribelli  della  reina  aliar  pupilla  ,  e 
d£ila  madre  di  lei  y  nella  quale  occasione  fu  pres.y  e 
saccheggiata  crudelmente  la  capitale  Pamplona  ,  ùen- 
chf  contro  il  volere  de'  comandanti  , 

(70)  Per  arra  di  questo,  ciò»  per  annunzio  di  dover» 
si  armare,  spiega  il  Volpi  seguendo  il-  Vcllutello  . 

(71)  Due  città  principati  dclC  Isola  e  regno  di  Cipri, 
(721  Garrisca  e  tumultui  a  conto  della  bestia  di  quel 

toro  Re.  Questo  apparisce  essere  il  senso  del  Ceca; 
per  altro  il  Re  Arrigo  li.  che  in  quel  tempo  dotntnavet 
in  quell'  isola ,  non  merita  i'  idea  che  egli  qui  ne  dà  , 
ma  totalmente  diversa  .  Vedi  l'  Istor.  de'  Re  Lusigna- 
ni  di  Cipro  pubblicate  da  Hcnrico  Giblet . 

(75)  Che  per  sua  pazza  condotta  non  si  scosta  dalle 
altre  città  mifiori  ;  onde  temendo  (  dopo  avere  il  Sal- 
dano di  Egitto  nel  1291.  preso  Tolemaide  e  cacciato  in- 
tieramente i  cristiani  della  Sorta  )  di  qualche  hi-vasio- 
ne  nell'  Isola  ,  quelle  due  principali  città  dovevano  non 
solo  armarsi,  ma  accorrere  colla  sua  gente  a  difendere 
il  Re  ,  mentre  avrebbcno  più  testo  voluto  difenderlo  in 
casa  propria  ,  o  ne'  propri  territori  .  Si  lamentavano 
però  del  proprio  Re  perchì  facesse  loro  questo  torto  e 
pregiudizio  .  Questa  pare  che  sia  la  mente  del  Poet^g 
io.  questi  ultimi  quattro  versi  assai  oscuri  di  questo  Can- 
to ,  Daniello  l' intende  diversamente  ,  cioè  la  qttal  be- 
stia  non  si  scosta  dal  fi-anco  delle  altre  bestie  ,  essendo 
il  Re  di  Cipri  similisiimo  nella  bestialità  a  i  Re  pre- 
nominati: non  mj piace.  Land,  p^zrte  salta  ,  parte  spia- 
ga diversamente  ,■  cioè  per  arra  di  questo  intende  arra 
di  futuri  vizi  :  mi  piace  anche  meno  . 


-■■—■—•  -■- 


CANTO        XX. 

ARGOMENTO 

In  questo  Canto  loda  P Aquila  alcuni  degli  antìchìHe^ 
i  quali,  oltre  a  tutti  gii  altri,  furono  gìusliisimi  , 
ed  eccellentissimi  in  ogni  virtU.  Poui/i  selve  un  dub- 
bio a  Dante,  come  potessero  essere  in  Cielo  alcuni^ 
che  secondo  il  creder  suo  ^  non  avevano  avuto  Fede 
Cristiana  . 

V/iiando  COÌVA  ,  che  tutto  'I  Mondo  alluma  > 
Uell' emisperio  nostro  si  discende} 
E  '1  giorno  d'  ogni  parìe  si  consuma  ) 

Lo  Ciel  ,  che  sol  di  lui  prima  s'  accende  / 
Su]);tamente  (i)  si  rilà  pn.rvente 
Per  molte  hici ,  in  che  una  risplende . 

E  questo  atto  de}  Ciel  mi  venne  a  mente  , 

Come  (2)'l  segno  del  Mondo,  e  de' suoi  da«i  j  " 
Nel  benedetto  rostro  fu  tacente  : 

Però  che  tutte  (3)  quelle  vive  luci  j 

(i)  Tramontato  il  sole,  il  cielo  si  dimostra  e  lasci»' 
il  di  bel  nuovo  vedere  per  le  molte  stelle  ,  nelle  quali 
viipicnde  una  suìa  luce  che.'è  quella  riflessa  del  sole 
secondo  l'  oi'!/;!one  di  alruni  pochi  che  non  riconoscono 
iuce  propria  uè  meno  nelle  stelle  fìsse  . 

(2)  Tosto  che  r  aquila  che  per  esser  l'insegna  impe- 
riale r  padrona  del  mondo,  e  fu  spiegata  nelle  bandie» 
re  da  i  jiK  yrodi  capitani  ,  si  tacque, 

&  Quei  IfCtìtt  Spirili  viepth  e  oltre  l' usato  rilucendo* 


(jo)  CANTO     XX.  :^S 

Vie  più  lucenrlo  ,  cominciaron-  canti 
Da  mia  memoria  labili  e  cadiici  . 

O  dolce  Amor,  che  di  risa  t'ammanti, 
Qiunto  parevi  ardente  (4)  in  (jne'  favilli  | 
Che  aveano  spirto  sol  di  pensier  santi  l 

Feccia  che  i  cari  (5)  e  lucidi  lapilli  , 
Ond'  io  vidi  ingemmato  il  sesto  l;ime  > 
Pojer  sileniio  agli  angelici  (6)  s([iiilli , 

Udir  mi  parve  un  mormorar  di  tìume  , 

Che  scende  chiaro  giù  di  pietra  in  pietra  | 
Mostrando  P  (7)  libertà  del  suo  cacume  • 

E  come  snono  al  (8)  collo  della  cetra 

Prende  sua  l'orma  ,  e  si  co*ne  al  pertugio  . 
Della  sampogna  ventoj  clie  penetra  j 

Così  rimosso  d'  aspettare  indugio 
Quel  mormorar  dell'  Aquila  salissi  j 
Su  per  lo  collo  j  come  fosse  (9)  bugio . 

Fecesi  voce  (io)  (£uivi  ,  e  quindi  uscissi 


(4)  T»  <l>icì  luminosi  ipiriti  .- 

(5)  Beati  spiriti  che  a.  guisa  di  ta»te  pietre  preziose 
ingemmavano  e  adornavai-o  ti  sesto  pianeta  ,  che  l  quel 
di  G^ove  , 

(6)  Soavi  trilli  e  canti  dclcemente  penetranti  .  Squillai 
propriamente  vvce  di  campana  non  grande. 

Ci)  La  copia  che  ha  di  acque  nella  cima  ,  dov'  è  il 
tuo  fonte  . 

(.8)  Ove  sono  i  tasti  per  ijjuaji  tasteggiandosi  si  for^ 
ma  questa  e  quella  consonan^ia  e  ionuta  • 

(9)  Bucato  e  forato. 

(io)  Quivi  nel  collo  . 


2-«  DEL  PARAB-ISO  (28) 

Per  Io  suo  becco  j  in  forma  di  parol» , 
Quali  aspettava  '1  onore  j  ov'  io  le  scrissi . 

La  parte  in  me,  che  vede,  e  paté  il  sole 
Neil' agiiglie  mortali  (ir),  incoininciommf  ^ 
Or  fisamente  riguardar  si  vuole  : 

Perchè  de'  (12)  fiioclii  ,  end'  io-  figura  fomrni , 
Quelli  ,  ond8  l'occhio  in  testa  mi  scintilla  j^ 
E  (i3)  di  tutti  lor  gradi  son  li  sommi: 

Colui ,  clie  luce  in  mezzo  per  pupilla , 
Fu  il  (i4)  cantor  dello  Spirito  Santo  y 
Che  1'  arca  traslatò  di  villa  in  villa  r 

Ora  conosce  '1  merto  del  suo  canto  , 

In  (i5)  quanto  afletto  fu  del  suo  consiglio  j 


(11)  incomincio  a  dirmi:  devi.  Dante ^  riguardar fis^ 
samentc  in  me  gli  occhi,  che  è  la  parte'che  nelle  aqui- 
le moftAli  vede  e  riceve  la  luce  del  sole  senza  abb.i~ 
gli  arsi . 

(12)  Ve  gli  splendidi  spiriti,  de  i  quali  si  compone  la 
mia  figura  . 

(i3)  L'edizione  Aldina  legge  di  tutti  ì  loro  gradii 
ma  gli  Accademici  per  difesa  della  sua-  lezione  dicono 
nella  postilla,  che  la  copula  e  a  loro  pt^rere  chiarisce 
il  luogo:  a  me  pare  che  r  oscuri  , 

{l!^)  Il  Salmista  reale  David  che  trasporta  l^ Arca  del 
Testamento  e,  io.  Purgatorio . 

(i5)  In  quanto  non  ju  già  un  cantare  per  genio  di 
musica  ,  ma  in  quanto  fu  un  cantare  tutto  animato 
dall'  affetto  derivato  dalla  sua  santa  determinationa 
di  fare  quella  religiosisjima  tratlazione  dell'  Arca  .  Va* 
niello  legge  da  un  codice  antico,  non  affetto,  ma  effèt- 
to  ,  e  interpctra  ,  canto  effetto  del  suo  consiglio  ,  cioè 
Ifkllo  S}>iriio  Santo  ;  gli  dono  il  tus  codice , 


(4J)  CANTO     XX.  257 

Per  (i6)  Io  remunerar  ,  eh'  è  altrettanto  . 

De'  cin<^ne  ,  die  mi  fan  cerchio  per  cigh'o  ) 
Cohii  j  (17)  che  più  al  becco  mi  s'  accosta» 
La  (18)  vedovella  consolò  del  figlio  : 

Ora  conosce  yuanto  caro  costa 

Non  (ig)  seguir  Cristo,  per  l'esperienza 
Di  tfiiesta  dolce  vita  j  <2o)  e  dell'  opposta. 

E  (21)  quel,  che  segue  in  la  circonferenza, 
Di  «lie  ragiono  ,  per  1'  (22)  arco  superno  , 
Morte  (23)  indugiò  per  vera  penitenza  : 

Ora  conosce  che  'l  giivdicio  eterao 

Non  si  trasmnta ,  (24)  perchè  degno  preco 


(i6)  Lo  conosce  nellA  rimunerazione  che  ora  gode  pa- 
ri al  suo  inerito  . 

(17)  Traiano  imperatore . 

(18)  Come  consolasse  la.  vedovella  v.  e.  io.  Turg. 

(19)  Non  credere  in  lui. 

(2u)  E  della  opposta  già  nell'  Inferno  che  egli  ha  pa- 
rimente eipertmentato  f  giacché  Dame  fu  anche  egli 
in  questo  sì  semplice  ,  die  credette  ,  come  si  disse  al 
e.  IO.  Purg.  quella  favotctta  da  vccchterellc  che  Tra- 
iano dopo  5oo.  anni  d'  Inferno  ne  fosse  staio  liberato 
per  le  operazioni  di  S.  Gregorio  intenerito  delle  morali 
virtit  di  questo  Imperadore  . 

(21)  //  Re  Ezecchia  che  seguita  dopo  Traiano  su  per 
L%  circonferenza  del  mio  occhio. 

(22)  Ciglio  . 

(20)  Differì  i5.  anni  la  morte  a  lui  già  imminente 
per  essersi  rivolto  a  Dio  con  senso  di  vera  peniten'XMt 
Rig.  4-  e  20. 

(24)  Perchè  ■,  cioè  benché  degno  priego  di  essere  esau- 
dito fa  a  nut  talvolta  quaggiù  in  terra  futuro  del  gta. 
presente  (  come  fu  della  morie  di  Ezecehta  )  perocch* 


S-58  •  DEL  PARADISO  {S\y 

L'(2j)  ijltro>  che  segue  ,  (26)  con  le  leggi,  e  meco» 
Sotlo  buona 'ntenzion  ,  che  le' mal  frutto. 
Per  (27)  cedere  al  paslor  .si  fece  Greco  : 

Ora  conosce  come 'J  mal  dedutio 

Dal  suo  Lene  operar  non  gli  è  nocivo, 
Avvegna  clie  sia 'I  JVJomlo  indi  distrutte. 

E  quel  ,  che  vedi  nell'(28)  arco  declivo, 

Guiglielmo(29)  fu,  cui  quella  (3o)  terra  plora> 
Che, piange  Carlo  e  Federigo  vivo: 

Ora  conosce  come  s'  innamora 

Lo  Ciel  del  giusto  rege  ,  ed  al  sembiante 
Del  suo  fulgore  il  fa  vedere  ancora. 
Chi  crederebbe  giù  nel  Mondo  (30  errante, 

«0»  per  questo  Dio  si  muta  e  rimuove  dal  primo  propc" 
sito  0  decreto:  rna  avendo  nb  (Steino  preveduti  quei  prie" 
£hi,  aveva  ab  eterno  così  ordinato  come  avvenne. 

(25)  Costantino  Imperadore ,  che  seguita  dopo  Ezec- 
ch'.a  quanto  alla  siiuazionc  nel  crg,'io  . 

(26)  Con  te  leggi  romane  ^  e  con  esse  meco,  cioì'  lame- 
destma  aquila  trasporata  daìloma  a  Costantinopoli . 

(27)  Ver  cedere  ai  Papa  Roma  per  sede  del  pentifica^ 
io:  CIÒ  che  euli  fece  con  buona  e  pia  intenzione  ^  e  par- 
torì cattivo  frutto  t  cioè  l' esilio  di  Dante,  Vedi  quel 
che  ne  abbtam  detto  e.  ic^.  Inferno  e  altrove  ,  avverten- 
do il  lettore  dilla  passione  predominante  del  Poeta. 

(28)  Nel  pendio  del  mio  ciglio. 

(29)  Guglielmo  IL  detto  il  Buono  re  di  Sicilia  giustis' 
::imo  e  virtuosissimo . 

(do)  Quel  Regno  di  Sicilia  che  piange  lui  morto ,  per- 
.(he  perde  un  ottima  principe ,  e  piange  livo  Carlo  Jì. 
per  la  crudel  guerra  che  gli  fa  di  fuori  y  e  Federigo 
di  Arragona  per  le  esorbitanti  angherie  che  vi  eserci- 
'a  dentro  . 

(5j)  Buon  per  noti  se  i nostri  errert  fonerò  tutti  così , 


<€;)  CANTO     XX.  255 

Clie  (3c)  Rifèo  Troiano  in  f[uesto  (33)  tondo 
Fosse  la  quinta  delle  luci  sante  ? 

Ora  conosce  assai  di  quel ,  cJie  'i  Mondo 
Veder  non  può  della  divina  grazia  j 
Benché  sua  (34)  vista  non  discerna  il  fondo  » 

<^ual  lodoletta  j  che  'n  aere  si  spazia 
Prima  cantando  j  e  poi  tace  contenta 
Dell'  tiltirna  dolcezza  j  clie  la  sazia  y 

JTal  (35)  mi  sejnbiò  l'imago  della 'mprenta 
Dell'  eterno  piacere  ,  al  cui  disio 
Ciascuna  cosa,  quale  eli'  è,  diventa  . 

E  avvegna  eh'  io  (36)  fossi  al  du]3])iar  mio 
Li ,  quasi  vetro  allo  color  ,  che  '1  veste  3 
Tempo  aspettar  tacendo  non  patio  : 

Ma  della  bocca  »  Che  cose  son  queste  ? 


.  (02)  Rifeo  Troiano  i  il  quale  animoiamcntc  yer  difen- 
der La  yaiiia  morì  ,  ed  a.  cui  Virg.  net  2.  Eu.  fa  que- 
sto elogio  :  Cadit  8t  Kipheus  justissiinus  unus,  qui  tuit 
in  Teucris  ,  observantissiinus  aqtii. 

(35)  Del  mio  occhio. 

(à4)  J^^  viltà  ancor  ài  Rifce  benché  beato ,  essend» 
la  misericordia  di  Dio  tucomyeiisibil.e  anche  a  i  Beati , 

(35)  Così  contenta  mi  sembrò  l' aquila  dell'  impro/iia 
in  lei  impresa  del  piacere  eterno  .,  cioè  dt  Ihu  stesso  ^ 
conforme  al  ài  cut  desìo  e  vclont,ì  efficace  ciascuna  co- 
sa diventa  tale  guai  ella  è  tn  se  stessa  ^  essendo  oc^ni 
creatura  tale  nel  l'esser  suo  quale  Iddio  la  vuole. 

(56)  Cioè  manifestassi  e  facessi  apparire  dt  fuori  il 
mio  dubbio.)  come  il  vetro  scuopre  ti  colore  ec.  nondtme- 
tio  l'acceso  deuderio  dt  saperne  la  iolH7il»ne  y  non  soj' 
fri  indugio . 


2^0  DEL  PAKAmSO  (,«^) 

Mi  (37)  piiise  con  la  f'oria  (U:l  suo  peso: 

Perdi'  io  di  (38)  corrtibcar  vidi  gran  teste  •  '< 

Poi  appresso  con  l'occhio  piii  acceso  i 

Lo  (3g)  benedetto  segno  tni  rispose  ,  I 

Per  non  tenermi  in  ammirar  sospeso  :  | 

Io  veggio,  che  tu  credi  queste  cose,  | 

Perdi' io  le  dico  ,  ma  non  vedi  (4o)  come  ? 

Si  clie  se  son  credute  ,  sono  ascose  . 
Fai  comB  «^uei  ,  che  la  cosa  ptr  nome 

Apprende  ben  :  ma  la  sua  (4i)  «juiditate 

Veder  non  puote ,  s'altri  non  la  {/^2)  proine.         ' 
lies^num  Cxloriim  (43)  violenila  paté 

Da  caldo  amore  ,  e   da  viva  speranza  ,  \ 

Che  (44)  vince  la  divina  volcntate  , 
Non  a  guisa  che  1'  ucnno  all'  uom  sovranza  : 

Ma  vince  lei,  perchè  vuole  esser  vinta:  ] 

(37)  Quel  mìo  dubitare  mi  stimolo  a  manifestarlo  an-   ^ 
cor  colla  lingua:  il  dubbiar  lo  fece  proromper  in  quel- 
la interrogazione  :  che  cose  son  queste  che  odo  e  vedvf 
se  uon  si  salva  chi  non  crede  in  Casto  ^  siccome  ni'  a-   \ 
•ijete  detto ,    come  dunque  -vedo  qui  salvo  Fiifeo   nai»    é    1 
allevato  nel  paganesimo  ,  j 

(38)  Risplendere.,  fiammeggiare  .  i 
(33)  h'  aquila . 

\4o)  Come  possano  essere, 
Vi)  Essenza  . 

(i'^2)  Espone^  manifesta  :  latinism», 

(43)  Sentenza  nota  dell'E-uangelio  :  vim  patitur .  Va-  ; 
•jc  Vellut,  ^  e  Dan.  ajfihbiano  al l^  Apostolo  quest'étltro  \ 
ietto  :  Raptores  Coeli  suiniis  . 

(/ii)  Inclina  e  muove  a   conceder   reterna   salute  a 
chiunque  sia  Animalo  di  sì  eccelle/iti  difetti  verso  Die .  \ 


(98)  C  A  X  T  0     XX.  a.;r 

E  vinta  (45)  vince  con  sua  (4^)  beninanza  . 

La  (4?)  prima  vita  del  ciglio  e  la  quinta 
Ti  fa  maravigliar  )  percliè  ne  vedi 
La  (48)  regioa  degli  Angeli  dipinta  . 

De'  corpi  snoi  non  uscir  ,  come'  credi 
Gentili  j  ina  Cristiajii  in  ferma  fede  , 
Quel  (4<>)  de'  passuri ,  e  quei  de'  passi  piedi  : 

Che  P  una  dello  'nferno,  (5o)  u'  non  si  riede 
Giammai  a  buon  voler,  (iJi;  tornò  all' ossa  j 
E  ciò  di  viva  speme  fu  (52)  mercede  : 

Di  viva  speme  ,  che  mise  sua  possa 
Ne'  prieghi  fatti  a  Dio  per  suscitarla  y 
Sì  che  potesse  sua  (53)  voglia  esser  mossa  • 


iiovc  bisogna  rìcordarii  di  quei  sentimenti  sì  certi  di 
S,  Agostino  :  per  esempio  :  Dei)etur  merces  Lonis  epe- 
ribus  si  fiant,  sed  gratia ,  quse  non  debetur  ,  prxce- 
djt  ut  fiant. 

(,45)  Ridondando  in  sita  gloria  ,  che  sia  così  vìnta  la. 
sua  misericordia  j  di  cui  è  trofeo  ogni  peccatore  che  si 
salva. 

(4b;  Benignità . 

(L'i)  ì, a  prima  anima  dì  quelle  che  mi  fortìiano  il  .i- 
gl,o  ,  che  i   Traiano^  e  la  quinta  che  è  Rifto. 

(48)  Ornata  quella  parte  del  cielo  che  abiian  gli  A» 
gioii . 

(49)  Hifeo  credendo  in  Cristo  che  doveva  patire  ^  Tra' 
inno  in  Cristo  che  aveva  patito. 

(50)  Dove  tutti  sono  ostinati  nel  male. 
(5i)  Risusciti , 

(52)  Premio  della  viva  speranza  eh'  ebbe  S.  Gregorio 
di  poterla  aiutare , 

(53)  La  volontà  di  Dio  che  già  l'  aveva  co>  d.innato 
alClnfcrt.o  ,  mossa  e  viegaia  a  rtvocar  la  condannai,! one 

H    2 


a4«  DEL  PARADISO  (inj 

U  ani'mil  gloriosa  ,  onde  si  parla  ; 

Tornata  nella  carne,  (54)  in  che  fti  poco» 
Credette  in  (S5)  lui,  che  poteva  aiutarla. 

E  credendo  s'accese  in  tanto  fuoco 
Di  vero  amor  ,  cl>'  alla  morte  seconda 
Fu  degna  di  venire  a  (56)  questo  giuoco. 

h' (j-j)  altra,  per  grazia  che  <la  sì  profonda 
Fontana  stilla,  che  mai  creatura 
Non  pinse  P  occhio  insino  alla  prim'  onda  j 

Tutto  suo  amor  laggiù  pose  (58i)   a  frittura  j 
Perchè  di  grazia  in  grazia  Dio  gli  aperse 
L'occhio  alla  nostra  redenzion  futura: 

Onde  credette  in  quella  ,  e  non  sofferse 
Da  indi  '1  puzzo  più  del  paganesmo, 
E  riprendeane  le  genti  perverse  . 

Quelle  (59)  tre  donne  gli  fur  per  (6o>  battesmp, 
Che  tu  vedesti  dalla  destra  ruota  j 


(54)  Nel  qual  corpo  sopravvìsse  poi  pec»  spazio  di 
tempo . 

(55)  In  Cristo  che  potea  salvarla  , 
(bd)  A  questa  gloriosa  festa  del  cielo  . 
(S-)  L'altra  di  Rifeo. 

(58)  Al  viver  retto  e  conforme  a  i  dettami  della  ret- 
ta cnscicnza . 

(39)  Le  tre  virtù-  teologali  ^  Fede  ^  Speranza  y  e  Ca- 
rità ,  V.  e.  29.  Vurg. 

•  (Go)  Gli  valsero  per  essere  mondato  dal  peccato  ori- 
ginate,  e  ogni  altro  personale  ^  se  pure  questo  santo  di 
Dante  e  di  Virgilio  dopo  /'  hìo  dtlla  ragione  ne  fece 
MtUìto  * 


(nS)  CANTO     XX.  445 

Dinanzi  (61)  al  battezzar  più  d'un  miUesmo. 

O  predestinazion  j  quanto  rimota 

E*  (62)  la  radice  tua  da  quegli  aspetti , 
Che  la  prima  cagion  non  veggion  tota . 

E  voi  mortali  tenetevi  stretti 

A  (63)  giudicar  :  che  noi  >  die  Dio  vedeino  j 
N«n  (64)  conosciamo  ancor  tutti  gli  eletti  ; 

Ed  (65)  enne  dolce  così  fatto  scemo  : 

Perchè  '1  ben  nostro  in  questo  ben  (66)  s'affina  j 
Che  quel  j  che  vuole  Dio ,  e  noi  voleino . 

Cosi  da  (67)  quella  immagine  divina , 
Per  farmi  chiara  la  mia  corta  vista  » 
Data  mi  fu  soave  medicina  . 

E  come  a  buon  cantor  buon  citarista 
Fa  seguitar  lo  guizzo  delia  corda  > 
In  che  più  di  piacer  lo  canto  acquista  } 

Sì  mentre  che  (68)  parlò ,  mi  si  ricorda 


(61)  P/à  di  mille  anni  avanti  l' instituzion  del  Hat' 
testmo . 

(62)  Il  tuo  principio  dalle  viste  di  coloro  che  non 
totnprendono  tutta  la  prima  cagione  che  è  Dio. 

(63)  Quis  enim  cognovit  sensum  Domini  ? 

(64)  Conforme  a  quella  colletta  della  Chiesa  :  Deus 
cui  soli  cognitus  est  nunierus  electorum  in  superna  fe- 
licitate locandus . 

(G5)  h.  ci  è  dolce  così  fatto  mancamento  di  cognizione. 

(66)  Diventa  migliore ,  e  piU  perjetto  in  queita  fon- 
formila  al  voler  Divino. 

(67)  Da  quell' aquila  . 

(68)  Che  parlò  l' aquila  • 


a44         I>EL  PARADISO  CANTO  XX.  (i\5) 

eh'  io  vidi  le  (69)  due  luci  henedette  j 

Pur  come  batter  d'  occhi  si  concorda  , 

Con  {70)  le  parole  muover  k  fiamjnette  . 


(69)  Traiano  e  Eifeo. 

(70)  Accompagnare  le  parate  cen  t^n  nuovo  ht4Ìlar  di 
iute  fatto  aito  stesso  tempo. 


*>f^'*:W;C-X-!r>;V.vitX->''X-'À->:-:>)5-!v  "gitivi?-* 

CANTO       XXI. 

ARGOMENTO 

Ascende  Dante  dal  Cielo  di  Giove  a  quUlo  di  Saturnoy 
nel  quale  trova  i  Coutemplafiti  della  vita  soliiariUf 
t  vede  in  quello  una  scala  altissima .  Fai  da  S.  Fiei^ 
Damiano  gii  vie»  risposto  ad  alcune  4imande. 

\jrid  eran  gli  occhi  miei  rifissi  al  volto 
Della  (i)  mia  donna,  e  l'animo  con  essi, 
E  da  ogni  altro  intento  s'era  tolto: 

Ed  ella  non  ridea  :  ma  ,  S'  io  ridessi  , 
Mi  (2)  cominciò  ,  tu  ti  faresti  quale 
Semele  fu  ,  quando  di  cener  fessi  : 

Che  la  bellezza  mia  ,  che   (3)  per  le  scale 
Dell'eterno  palazzo  più  s'accende, 
Com'  hai  veduto  ,  quanto  più  si  sale  j 

Se  ncn  si  temperasse,  tanto  splende, 

(i)  "Beatrice  , 

(2)  Mi  cominciò  a  dire  :  j?  te  ridessi ,  e  con  ciò  mi 
facessi  a  le  vedere ,  quanto  più  bella  e  più.  lucida  son 
divenuta  coli' innalzarmi  al  settimo  cielo  di  Saturno  f 
misero  te  ,  perchè  tal  ti  faresti  al  folgorare  del  mio 
splendore,  quale  diventò  Semele,  quando  a  tei  discese 
Giove  di  folgore  armato  così,  com' esser  soleva  nel  pra- 
ticar con  Giunone  f  sicché  ne  restò  consunta  e  ridetta 
in  cenere  ,  3.  Met^ 

<3>  Di  (itlfi  in  fitte  ntl'  empireo . 


2;6  DEL  PARADISO  <ia) 

Glie  '1  tuo  mortai  ^wùere  al  suo  fulgore 
Parrebbe  (4)  fronda  ,  cbe  trono  scoscende  « 

N«i  sem  levati  al  (5)  settimo  splendore  } 
Clie  sotto  '1  petto  del  Lione  ardente 
Raggia  me  misto  giù  del  suo  valore  • 

Ficca  dirietro  agli  occhi  tuoi  la  mente . 
E  fa  di  (jnegli  specchio  alla  figura  > 
Che 'n  cjiiesto  (6)  specchio  ti  sarà  parvente  • 

Qiial  (7)  savesse  qnal'  era  la  pastura 
Del  viso  mio  nell'  aspetto  beato  > 
Quand'  (8)  io  mi  trasmutai  ad  altra  cura  f 

Conoscerebbe  quanto  m'  era  a  grato 
Ubbidire  alla  mia  celeste  scorta  j 
Clontrappesando  (9)  1'  uu  con  1'  altro  lato . 


(4)  Fronde  dì  albero  toccata  dal  fulmine  che  l' alber» 
spaccò  e  squarciò.  Clic  ti  squarti  un  trono ^  è  una  dell* 
imprecazioni  che  si  manda,  assai  spesso  in  qualche  po- 
polazione d'Italia , 

<5)  Settimo  pianeta  di  Saturno  che  ora  iiibra  giù  a 
i  corpi  inferiori  le  sue  influenze  più  temperate  .^  perchè 
il  suo  eccessivo  freddo  vieti  meschtiìto  coli'  eccessivo  cal- 
do del  segno  del  'Leone  celeste  .  Almanaccano  ■,  che  in 
quest' istante  della  salita  del  Poeta  Saturno  erane' gr, 
8.  m.  46.  di  Itone. 

(G)  In  questo  pianeta,  essendo  ogni  pianeta  specchio 
iel  sole  . 

_    (7)  Chiunque  potesse  comprendere  qual  era  il  piacere  ^ 
fi  CUI  mi  pcsceva  nel  vedere  la  faccia  di  Beatrice. 

(8)  Quando  mi  rivolsi  ad  altr'  oggetto  ,  distogliendo' 
mi  dal  vagheggiarla  per  eseguire  i  suoi  ordini, 

(9)  Contrappesando  e  compensando  il  piatere  4i  va' 

gì'.e^giarla  C9l  pi.ìcere  di  HbbidirU* 


(24)  CANTO     XXr.  t4j 

Dentro  (lo^  al  cristallo,  che  '1  vocabol  porta; 
Cerali iando  '1  Mondo  del  suo  caro  di;ce  ) 
Sotto  cui  giacque  ogni  nialÌ2Ìa  morta» 

Di  color  d'  oro  ,  in  che  raggio  traluce  , 
Vid'  io  uno  (il)  scalèo  eretto  in  sr^o  t 
Tanto  (i2)  che  noi  seguiva  la  mia  luce. 

Vidi   anche  per  li  gradi  scender  giuso 

Tanti  splendor  ,  eh'  io  pensai ,  eli'  (i3)  ogni  loiBei 
Clie  par  nel  Ciel ,  quindi  fosse  diflaso . 

E  come  per  lo  naturai  costume 

Le  (i4)  pole  insieme  ,  al  cominciar  del  giorno» 
Si  muovono  a  scaldar  (i5)  le  fredde  piume  j 

Poi  altre  vanno  via  senza  ritorno  , 
Altre  rivolgoa  se  j  onde  son  mosse  > 
E  altre  roteando  fan  soggiorno  y 

Tal  modo  parve  a  me  che  qilivi  fosse 
In  quello  (i6)  sfavillar,  che 'nsieme  venjie  , 


(io)  "Dentro  al  pÌAnetx  lucido  come  cristallo  che  gr- 
rands  intorno  al  moi.do  furS-i  il  r,in^Q  di  quel  dolce  Re 
e  governante  del  monJn  y  seno  il  dt  cui  governo  fu  dal 
Biondo  sbandita  og.à  malizia,  cioè  ti  rome  di  So-tumQ 
(he  regnò  n'-l  secolo  d'oro  e.  lìf.  ttfeivo, 

(li)  Scala. 

(i2)  Ch^  il  mio  occhio  non  potea  tanto  stendersi  che 
ne  scorgesse  la  sommità  . 

(iS)  Cioi  ognt  beate  spirito  che  regna  incielo:  e  non 
come  alcuni  spiegano  ogni  stella  che  luce  in  titln  < 

(t',>  te  corfiacclite  , 

OS)  Ter  il  freddo  della  notte, 

(i6)  In  qucllt  ifavill^r  4i  quegli  spiriti» 


258  DEL  PARADlSa  (l,i) 

Sì  (17)  come  in  certo  grado  si  percosse: 

E  (|uel  3  che  (18)  t^resso  più  ci  si  ritenne, 
Si  fé' sì  .chiaro ,  ch'io  dtcea  (rg)  pensando, 
Io  veggio  ben  1'  amor  j  che  tu  in'  accenne . 

Ma  (20)  quella ,  ond'  io  asjTetto  il  cerne  ,  e  '1  quando 
Del  dire»  e  del  tacer  j  si  sta  j  oad' io 
Centra  'I  disio  lo  ben  >  eh'  io  non  dimando . 

Perch'ella,  che  vedeva  il  tacer  mio 

Nel  (21)  veder  di  colui,  che  ttUto  vede  j 
Mi  disse:  (22)    Solvi  il  tiio  caldo  disio. 

Ed  io  incominciai  :   La  (28)  mia  mercede 
Non  ini  fa  degno  della  tua  risposta , 
Ma  per  colei ,  che  '1  chieder  mi  concede  : 

Vita  (24)  .beata ,  che  ti  stai  nascosta 
Dentro  alla  tua  letizia,  fammi  nota 
La  casion ,  che  sì  presso  mi  t'  accosta  : 


(17)  Finché  ,  0  tosto  che  giunsero  a  un  certo  de  termi' 
nato  gradino  della  scala . 

(18)  Fermassi  più  presso  »  noi . 

^13)  Pensando  a  ciò  che  in  altre  simiglianti  occasio- 
ni aveva  avvertito  in  quei  beati  Spiriti ^  che  ti  nuovo 
più  folgorante  splendore  era  ardore  dì  carità  che  li 
muoveva  a  benignamente  comunicarsi . 

(20)  Beatrice. 

(21)  Nf/  mirare  in  Dio  che  vede  il  tutto.  Quid  non 
VJdent ,  qui  videntem  omnia  viiient? 

<22)  Parla  pure  e  soddisfa  ai  tuo  desiderio  cC  inter- 
rogare . 

(23)  Il  mìo  poco  merito, 

(zi)  O  bealo  Spirito  che  stai  ric-operto  dtlC  ardenti 
lume  delta,  tua  carità  . 


ai)  e  A  ?f  T  0      XXI.  2i3 

E  fli  perchè  si  tace  in  ({iiesta  mota 
La  dolce  sinfonia  di  Paradiso, 
Che  giù  per  V  altre  suona  si  devota  . 

Tu  hai  r  udir  mortai  sì  come  (25)  '1  viso. 
Rispose  a  ine:  però  qui  non  si  canta 
Per  (26)  quel,  che  Beatrice  noa  ha  riso. 

Giù  per  li  gradi  della  scala  santa 
J3iscesi  tanto  so!  per  farti  festa 
Col  dire  e  con  la  luce ,  clie  in'  ammanta  : 

Kè  (27)  più  amor  mi  fece  esser  (aS)  più  presta  t 
Che  (29)  più  e  tanto  amor  quinci  su  ferve , 
Sì  come  '1  fiammeggiar  ti  manifesta  . 

Ma  1'  (3o)  alta  carità  ,  che  ci  fa  serve 

Pronte  (3i)  al  consiglio,  che'lMondo  governa. 
Sorteggia  (32)  qui,  sì  come  tu  osserve- 


■     (aSO  Ta  vista  . 

(2G)  Per  quella  stessa  ragione  ^  eioP  perchè  ti  luoseft' 
so  umano  non  potrebbe  reggere  al  soavissimo  nostro  can' 
to  ,  come  non  reggerebbe  al  suo  luminosissimo  splendore  ^ 

(2."j)   VtU  amere  che  in  me  sia. 

(28)  Ad  accoglierti  pik  presta  dì  queste  altre  anime 
qui  beate, 

(29)  Che  uguale  e  maggior  amore  del  mio  è  acceso 
Un  loro  ,  come  il  risplendere  eguale  e  maggiore  ti  di- 
mostra f  tanto  splendefido  ogni  spirito-  (pianto  ama  , 
come  ha  detto  altrove  . 

(30)  Cioè  Dio . 

(3i)  Alla  sua  divina  provvidenza ^  la  qual  governa, 
l'  universo . 

(32)  Assortisce  ed  elegge  qui  ciascunv  a  quel  mini- 
siero ch'ella  vuole  i  come  osservi  ne' diversi  voli  di 
voi  altri. 


ila  DEL  PARADISO  (74) 

io  vesgfo  Len  ,  Jiss' io  ,  (53)   sacra  lucerna  j 
Ceuie  (34)   libero  amore  ,  in  questa  Corte , 
Basta  a  seguir  la  providenza  eterna . 

Ma  qiiest'  è  quel,  eh' (35)  a  cerner  mi  par  forte  J 
Perchè  (36)   predestinata  fosti  sola 
A  questo  tilficio  tra  le  tire  consorte-. 

Non  venra  prima  all'  ultima  parola , 

Che  «lei  sno  mezzo  fece  il  (37)  lume  centro» 
Giran'Io  se  come  veloce   (38)  mola  . 

Poi  rispose  1'  (Sg)  amor,  che  v'era  dentro  j 
Luce  divina  sovra  me  s'  appimta  , 
Penetrando  (4o)  per  epiesta  ,  end'  io  m' inventro; 

La  cui  virtù  col  mio  %'eder  congiunta 
Mi  leva  sovra  me  tanto ,  eh'  io  veggio 
La  somma  essenzia,  della  quale  è  (40  munta. 

'Quinci  vien  P  allegrezza,  ond' io  fiaTnmeggio  j 
Perchè  alla  vista  mia  ,  quant'  ella  è  chiara  j 


(33)  O  anima  rìsplendetite . 

(54)  Come  un  Ubero  amore  baita  n  es'eguhe  ne»  set" 
•vilmente  gli  ordini  delia  provvidenza  • 
(SSì  T)  ffcìle  a  discernerc . 

(36)  Tre  celia. 

(37)  Quel  lume ^  di  cui  era  vestito  lo  spirito, 

(òS"»  M.i  i'U2  d.i  molino,  qui  ruota  ,  come  nel  e,  IJ» 
a  rotei"  cominciò  la  santa  mola. 

(Sg;  1.'  u/iima  amante  che  era  der.tro  a  quel  liimey 
per     un  a  allegrezza  oltre  l'' usato  fammeggiante  . 

(io)  Per  questa  luce  ,  nel  di  cii  ventre  io  sto  . 

(^ii)  "Derivata  :  metrifora  fritta  dal  mungere,  come  se 
la  Divina  essenza  fosse  una  mammella  inesausta  di 
(■uce  doUisiima  (emumoibilc  agli  Spiriti  beati . 


(Sj)  €  A  X  T  O     XXI.  «5r 

La  (42)  chiarità  della  fiainina  pareggio . 
Ma.  qneir  alma  nel  Ciel ,  che  jjìù  si   schiara  j 

Quel  Serafin  ,  che  'n  Dio  più  l'occhio  ha  fisso  j 

Alla  dimanda  tua  (43)  non  soddiófara  ; 
Perocché  sì  s'  innoltra  nell'  ahisso 

Dell'  eterno  statuto  quel ,  che  chiedi  j 

Che  da  ogui  creata  vista  è  (44)  scisso. 
E  al  Mondo  mortai  quando  tu  riedi  , 

Questo  rapporta  j  si  clie  non  presumma 

A  tanto  sogno  più  muover  li  piedi  . 
La  (45)  mente,  che  qui  luce,  in  terra  fumma? 

Oiide  riguarda  come  può  laggiùe 

Quel  j  che nonpnote,  (4^)  perd\è'l Ciel  l' assumEia» 
Sì  mi  prescrisser  le  parole  sue  , 

eli'  (47)  io  lasciai  la  qnistione  ,  e  mi  ritrassi 

A  dimandarla  umilmente  chi  fue  . 


C42)  J  postsl!aii>ri  spiegane  :  all-a  chiarità  della  mia 
iuce  e  del  mio  splendore  p^ireggio  la  chiarezza  del  mio 
•vedere  e  della  mia  coiioscenz.t  :  tutto  ul  eontrario  ^  do- 
■xtndosi  intendere  che  dal  vedere  nascere  ti  risplende" 
re,  e  non  dal  risplcndcre  il  vedere. 

(^3)  Non  potr.ì  soddisfare  ^  essendo  occulti  anche  a 
i  beati  i  giudizi  di  Dio  ,  e  i  suol  fini  particolari ,  qua' 
lora  égli  non  voglia  pc-r  sua  speculi  de^gnazione  loro 
manifestarli . 

iW  Separato^  rimosso.  _    • 

(^5)  La  mente  urrtana  che  qui  in  cielo  *  lucente  y  in 
terra  è  fumicante  :  in  ciclo  il  suo  conoscere  è  motto  chia- 
ro ,  in  terra  è  molto  escuro. 

CiG)  Quantunque  il  cielo  r  assuma.,  e  con  ciò  ella  ri- 
manga sollevata  a  Qrado  pik  sublime  4" tritelli gcnZAm 


ìBì  bel  paradiso  (io5) 

Tra  (4S)  duo  liti  d'Italia  stirgon  (49)  sassi  , 
E  non  molto  distanti  alla  (5o)  tua  patria  , 
Tanto  (5  r)  che  i  tuoni  assai  suonan  (52)  più  Lassi  j 

E  fanno  un  (53)  gibbo,  che  si  chiama  Catria, 
Disotto  al  quale  è  consecrato  (54)  un  ermo» 
Che  suol'  esser  disposto  a  sola  (55)  latria  . 

Cosi  ricominciommi  ^1  terzo  (56)  sermo: 
E  poi  continuando  disse  :    (5 7)  Quivi 
Al  servigio  di  Dio  mi  tei  sì  fermo  j 

Che  (58)  pur  con  cibi  di  liquor  d'ulivi 
Lievemente  passava  caldi  e  geli , 
Contento  ne' pensier  contemplativi^ 

Render  (Scj)  solea  quel  chiostro  a  questi  Cieli 
Fertilemente  :  ed  ora  è  fatto  (60)  vano  ) 


(48)  Cioè  tra  ì  lidi  del  mare  Tirreno  e  i  lidi  del  ma.' 
ite  Adriatico . 

(45)  Gioì'  gii  Appennini  ,  perchè  dividono  C  Italia  ptr 
U  lungo . 

(So)  Firenzt, 

(.Si)  Surgon  tanto.^ 

(52)  Conforme  a  quello:  nubes  excedit  Olympus. 

(53)  U/i  rialto.^  una  gobba  . 

(54)  In  oggi  detta  la  Badia  di  S.  Crece  lontana  da 
Qubbto  i!f.  miglia  verso  levante. 

(55)  Culto  supremo  e  adorazione  dovuta  unicamente 
a  Dio  :  nome  greco  . 

(56)  A  parlare  per  la  terza  volta, 

(57)  Mi  feci  monaco  Benedettine  . 

(58)  Che  solamente  con  cibi  conditi  d^  olio , 

(Sg)  Fruttar  al  c'teio  molte  persone  che  dopo  una  -vm- 

tz  contemplativa  ed  austera  morivano  in  osculo  Domini* 

-^0)  Sp  voiOi  e  tcarso  di  monastica  osservanza t  odi 


(ng)  CANTO      XXI.  aó3 

Sì  che  tosto  convien,   (61)  che  si  riveli. 

In  quel  loco  fu'  io  Pier  Damiano  : 

E  Pietro  (62)  peccator  (63)  fui  nella  ca=a 
Di  Nostra  Donna  in  sul  Ufo  (64)  Adriano. 

Poca  vita  mortai  m' era  rimasa  , 

Quanti' io  fu' chiesto ,  e  tratto  a  quel  (65)  cappello  > 
Che  pur  di  male  in  peggio  si  travasa . 

Venne  (66)  Cepluas  ,  e  venne  il  (67)  gran  vasello 
Dello  Spirito  Santo  ,  magri  e  scalzi  j 
Prendendo  '1  ci])0  di  qualunque  (68)  ostello  : 

Or  (69)  voglion  quinci  »  e  quindi  chi  rincalzi 


monaci  osservanti  ^  e  non  incotto  e  veto  di  abitatori» 
come  altri  spiegano. 

(61)  Che  si  manifesti  dalla,  Divina  vendetta  al  mon- 
do,  che  quel  santo  luogo  è  profanato  ,  e  non  i-  più  quel- 
lo che  era  prima . 

(G2)  Mal  inclinato  a  i  vizi  di  quel  corrottissimo  se- 
colo. 

(63)  Essendo  ancor  secolare  poco  prima  d' andare  a 
farmi  monaco  ,  stetti  ritirata  per  lo  spazio  di  4.0.  gior- 
ni in  un  monistero  situato  alla,  spiaggia  di  Ravenna 
colla  sua  chiesa  dedicata^  come  pare,  alla  Madonna  . 
V,  Botlan.  al  23.  di  Fcbbr.  nella  vita  di  questo  Santo  , 
che  fu  monaco,  abate,  vescovo  e  cardinale  d'  eccellen- 
tissimo merito  colla  chiesa.  Non  vuol  dir  dunque  ^  che 
fu  canonico  di  S.  Maria  di  Ravenna, 

(£!,)  Adriatico . 

(65)  Cardinalizio  . 

(66)  S.  Pietro  Apostolo .  Cephas  pietra  e  non  capo  y 
come  dice  Landino  e  Vellutcllo . 

(67)  S.  Paolo  vas  electionis . 

(68)  Albergo ,  ospizio  :  e  vuol  dire  che  i  due  Santi 
Aposteli  andavano  mendicando  di  porta  in  porta. 

(69)  Deride  amaramente  l' affettata   gravità  e  deli- 


$54         DEL  PARADISO  CANTQ  XXT.         (la») 

Gli  moderni  pastori,  e  chi  gli  meai  > 

Tanto  son  gravi ,  e  chi  dirietr»  gli  alzi  » 
Cnopron  de'  manti  lor  gli  palafreni , 

Si  (70)  ch'e  duo  bestie  van  sott' una  pelle» 

O  pazienzia  j  che  tanto  sostieni  ? 
A  questa  voce  vid' io  (71)  più  fiammelle 

Di  grado  in  grado  (72)  scendere  e  girarsi» 

Ed  ogni  giro  le  Iacea  piìi  belle. 
Dintorno  a  (78)  questa  vennero  j  e  fermarsi > 

E  fero  un  grido  di  sì  alto  suono , 

Che  non  potrebbe  qui  assomigliarsi  t 
Ne  (74)  io  lo  'ntesi  j  sì  mi  vinse  il  tuona» 


eatezza  de' prelati  romani  uelT use  delle  bussole ^  tt-^ 
die  portatili  .^  carrozze  ^  ùraccieri  ^  caudatari  y  c'trimo" 
?iieri ,  palafreni  ec. 

(70)  Ditterio  plebeo  e  da  mercati  vecthio , 

(71)  Fiti  Spinti  lumtttosi. 

(72)  Scendere  i  gradini  di  quella  scala. 

(73)  A  questa  di  S.  Pier  Damiano . 

(74)  Nt  io  intesi  ciò  che  si  dicessero ,  tanto  mi  stor- 
dì e  -vinse  quel  rimbombo  :  fecero  queste  dimostrazioni 
straordinarie  per  la  vendetta  y  che  in  Dio  vedevano 
dover  presto  seguirti  teme  Btatrite  dirà  ntl  seguente 
canto  , 


CANTO       XXIL 

ARGOMENTO 

F-i  il  Poela  et  San  Benedetto  un^   dimanda  :    poi   sa/c 
<xU' ottava  spera,   e  di  quella  nel  segno  di  Gemini» 

V/j>presso  di  stupore  alla  (i)  mia  gnida 
Ali  volsi  come  (2)  parvol  j  che  ricorre 
Sempre  colà  j  dove  più  si  confida  . 

E  quella  come  madre ,  che  soccorre 
Subito  al  figlio  pallido  ed  (3)  anelo  j 
Con  la  sua  voce  ,  che  '1  suol  (4)  ben  disporre  j 

Mi  disse:  non  sa' tu  ,  che  tu  se 'n  Cielo, 
E  non  sa'  tu  »  che  'I  Cielo  è  tutto  (5)  santo  > 
E  ciò  che  ci  si  fa,  vien  da  buon  zelo? 

Come  (6)  t*  avrebbe  trasmutato  il  canto  5 

(0  Beatrice . 

(0)  Come  fantolino  impaurite  dal  babau. 

(5)  Ansante  per  la  paura. 

(4)  Rincuorare  . 

(5)  Santo  sì  che  non  v'  è  da  temere  alcun  male  , 

(6)  O  pensa  y  come  ti  avrebbe  sopraffatto  il  canto  di 
questi  Beati  in  questo  pianeta  e  il  mio  riso  :  allude 
alta  risposta  di  S.  Pier  Damiano  :  tu  hai  l'udir  mor- 
tai sicrome  il  viso  ,  però  qui  non  si  canta  per  quelclie 
Beatrice  non  ha  riso  ,  e  Beatrice  non  rise  ,  perc/it  se 
rideay  Dante  si  sarebbe  fritto ,  quale  Seme/c  fuy  quan- 
do di  cc'ier  fessi  :  Landino  ,  e  Daniello  questo  verso  ed 


a5S  DEL  PARADISO  (z») 

(  Ed  io  ridendo  :  mo  pensar  lo  puoi .  ) 
Poscia  che  '1  grido  t'  ha  mosso  cotanto? 

Nel  qtial  se 'nteso  avessi  i  (7)  prieghi  suoi, 
Già  ti  sarebbe  nota  la  (8)  vendetta  , 
La  qiial  Vedrai  innanai  che  tu  muoi . 

La  (9)  jpada  di  quassù  non  taglia  in  fretta  J 
Ne  tardo  3  (10)  mache  al  parer  di  colui. 
Che  desiando,  o  temeniìo  l'aspetta. 

Ria  (11)  rivolgiti  ornai  inverso  altrui  : 
Ch'assai  illustri  spiriti  vedrai. 
Se  coin'  io  dico  la  vista  (12)  ridui  . 

Coin'  a  lei  piacque  ,  gli  ocelli  tlirizzai , 
E  vidi  cento   (i3)  sperule ,  che  'nsieme 


io  ridendo  mo  penSar  lo  puoi  le  credono  parole  inter- 
jioi'.c  di  Dante  in  yenona.  sua  e  che  poi  ripigli  Bea- 
trice :  lo  stimo  diversamente  ^  e  però  tegiieret  la  pa- 
reuftsi . 

{,•))  l  prh'ghi  di  quei  Spìriti  beati . 

(8)  La  ve /detta  che  piglteràDio  soprti  questi  perver- 
si prtUi'i:  forse  vuol  predire  la  cattura  di  Bonifazio 
in  Anagni  ,  v,  e.  20.  furg. 

(9)  La  giustiz,ia  divina  non  punisce  pih  presto^  ȏ 
pik  tard-  dt  quul  elee  conviene,  fuori  che  al  parere  di 
{hi  la  desicU ra  per  vendetta  sopra  degli  altri  ,  cui  pe- 
ro pure  tarda  ,  0  la  teme  sopra  dt  se  ^  cui  però  pare 
troppo  presta. 

(io)  ì'c'-.aola  disusata.,  di  cui  altrove  ahbiam  detto y 
e  signipra,  fuo  che  ,  o  se  non. 

(11)  Sttìccati  dal  mirar  me  e  riguarda  altrove  ^  che 
vedrai  spi'-ii  molto  illustri,  td  eccellenti  . 

(12)  Bitiui  per  riduci ,  per  lacrima,  come  fei  per  feci  .> 
(i3)  Pt.cole  spere  e  gltboletii  risplendenti , 


C;S}  e  A  ^"  T  0    xxir.  257 

Più  s' abbellivr.n  (i4)  con  mutui  rai . 

Io  stn\a  come  quei  ,  elie  'n  se  ripreme 
La  punta  del  disio j  e  non  s'  attenta 
Del  dimandar  j  sì  del  troppo  si  teme  : 

E  la  inaggiorcj  e  la   (iS)   più  Inculenta 
Di  quelle 'margherite  innanzi  lessi» 
Per  far  <li  se  la  mia  voglia  contenta  » 

Poi  dentro  a  lei  ndì  :  se  tu  vedessi , 
Com'io,  la  carità,  clie  tra  noi  arde. 
Li   (16)   tuoi  concetti  sarebbero  espressi  j 

JVla  perchè  tn  aspettando  mn  tarde 
A!l'  (17)   alto  fine  ,  io  ti   farò  risposta 
Pure   (18)   al  pensi.er  j  di  die  si   ti  riguarda. 

Quel  monte  ,  a  cui   (19)   Cassino  è  nella  costa, 
Fu  frequentato  già  in  su  la  cima 
Dalla  (20)   gente  ingannata  ,  e  nial  dis{X)sta  • 

Ed  (21)   io  son  quel  ,  che  su  vi  portai  prima 
Lo  (22)  nome  di  colui ,  che  'n  terri  addusse 

(j'f)  Haggiandosi  P  una  f  altra  reciproca'>nente  , 
(i5)  La  citi  rilucente  di  quelle  celesti  e  vive  gioie, 
(j6)  Gh  avresti  già  esposti  se/jza  temere   di   esserci 
molesto  e  importuno . 

(17)  Vi  giungere  all^  alto  termine  e  ci  tuo  viaggio, 
che  è  vedere  l'essenza  di  Di»  ^  ch'i  tt  fine  di  ogni  de- 
siderio. 

(18)  Al  pensiero  che  ti  riguardi  tanto  di  esprimere 
per  rispetto  di  non  notarci  con  tante  inierruga'zioni . 

(19)  Castello  nel  Regno  nella  Terra  di  Lavoro. 

(20)  Da  gente  idolatra  e  perversa. 

(21)  Ed  IO  son  quel  Benedetto . 
(i2)  Il  nome  di  Cristo  . 

lODiO  III.  1 


238  DEL  PARADISO  (4i) 

La  verità  ,  clie  tanto  (28)  ci  sublima  : 

E   tanta   grazia  sovra  me  rihisse  , 
eh'  io  ritrassi  le  ville  circonstanti 
Dall'  (24)  empio  colto,  che  '1  Mondo  sedasse* 

Questi   (25)  altri  fuochi,  lutti  contemplanti, 
Uomini  furo  ,  accesi  di   (26)   ([uel  caldo  , 
Che  fa  nascere  i  fiori ,  e  i  frutti  santi . 

Qui  è  Maccario  :  qui  è  Romualdo  : 

Qui  son  li  frati  miei ,  che  dentro  a'  chiostri 
Fermar  li  piedi ,  e  tennero  '1  cuor  saldo  • 

Ed  io  a  liii  :   l'affetto,  che  dimestri 
Meco  parlando  ,  e  la  buona  sembianza  , 
eh'  io  veggio,  e  noto  in  tutti  gli  arder  vostri , 

Così  m'ha  dilatata  mia  fidanza, 

Come  '1  Sol  fa  la  rosa  ,  quando  aperta 
Tanto  divien  ,  quant' ell'ha  di  possanza. 

Però  ti  prego ,  e  tu  ,  padre  ,  m*  accerta  , 
S*  io  posso  prender  tanta  grazia,  ch'io 
Ti  veggia  (27)   con  immagine  scoverta  . 

Ond'  egli  :   Frate  ,  il  tuo  alto  disio 

S'  adejnpierà  in  (28)  su  1'  ultima  spera  , 

(?3)  Va  terra  fino  ai  cielo  . 

(24)  Vali'  empio  culto  de'  falsi  Vei  che  si  propago 
per  tutto  ti  mondo  dietro  a  tali  deità  delirante  . 

(25}  Questi  altri  spiriti  accesi  di  carità . 

(2G)  Di'  queir  ardore  dello  Spirito  Santo  che  fa  na- 
scere bitom  pensieri  e  propositi  e  sante  operazioni , 

(27)  No»  velata  di  tanta  Ines  che  mi  fi  cela. 

(28)  Nel  liei 9  empirsQ  . 


(62)  e  A  V  T  O     XXn.  i33 

Ove  s'  adempion  tutti  gli  altri ,  e  '1  mio  . 

Ivi  è  pe  rfetta  matura  ed  intera 
Ciascuna  disianza  :  in  quella  sola 
E'  (29)  ogni  parte  la ,  dove  sempr'  era  : 

Perchè  non  è  in  luogo ,  (3o)  e  non  s'  impola  ? 
E  (3i)  nostra  scala  infino  ad  essa  varca: 
Onde  (32)  così  dal  viso  ti  s'  invola  . 

Iniìn  lassù  la  vide  il  Patriarca 

Jacob  (33)  isporger  la  superna  parte  , 
Quando  gli  apparve  d'  Angeli  si  carca  . 

Ma  per  salirla  mo  nessun  diparte 
Da  terra  i  piedi  :  e  la  regola  mia 
Rimasa  è  giù  per  danno  delle  carte  • 

Le  mura  ,  che  solcano  esser  badia  > 
Fatte  sono  spelonclie  ,  e  le  cocolle 
Sacca  son  piene  di  farina  ria  . 

Ma  grave  usura  (34)  tanto  non  sì  tolle 

Centra  '1  piacer  di  Dio  (35)  quanto  quel  frutto  » 

(29)  È  ogni  parte  y  dove  sempre  è  stata  y  perchè  è 
immobile  ,  ed  e  tale  ,  perchè  non  soggiace  a  luogo  ,  non 
essendo  da  luogo  contenuta  ^  ma  contenendo  ogni  luogo , 

(30)  N"/?  si  posa,  né  si  gira  sopra  i  poli  y  come  fan' 
no  le  altre  sfere  ,  e  però  non  soggiace  ne  pure  a  tempo» 

(3i)  E  la  scala  che  vedi  in  questo  cielo  y  trascenden- 
do tutti  gli  altri  y  giunge  fin  a  lassù  . 

(32)  E  però  la  tua  vista  non  può  arrivare  a  vederne 
la  sommità  . 

(33)  Istoria  nota  v.  e,  28.  Gen. 

(34)  Cioè  non  dispiace  tanto  a  Dìo  i'  usura, 

(35)  Quanto  quelle  rendite  che  i  monaci  approprian» 

a  te  j  e  con  le  quali  sfoggiano  da  iìgaori . 


S6&  DEL  PARADISO  (So) 

Clie  fa  il  (36)   ciaor  de'  monaci  sì  l'olle  . 

Che    (87)   qiiantiin([Tie  la  Chiesa  guarda,  tutto 
E'  della  gente,  che  per  Dio  dimanda, 
Non  di  parente,  ne  d'altro  (38)   più  brutto. 

La  carne  de' mortali  è  (89)  tanto  blanda, 

Che  giù   (/(o)  iion  basta  buoncominciamento  j 
Dal  n.TScer  della  quercia  al  far  la  ghianda  . 

Pier  (41)   cominciò  sanz' oro  e  sanxa  argento^ 
FA  io  (42)  con  otazione  e  con  digiuno  , 
E  Francesco  timilinente  il  suo  convento. 

E  se  guardi  al  principio  di  ciascuno  , 
Poscia  rignaidi  là,  dov'è  trascorso, 
Tn  vedei'fti  del  bianco  tatto  bruno . 


(36)  Stolto  il  cuore  de'  monaci  che  si  dazino  lutei  al' 
le  cose  temporali  che  uvevaiio  abbundofttiie  ^  e  abbando- 
nano le  spirituali  .y  alle  quali  st  erano  cuìisacrati  . 

(J7)  Tutto  ciò  Clic  la  cliiesa  riscrba  delie  sue  entra- 
f:  ,  a.\yan:jato  ali'  oicsto  sosieutamc/jio  de'  suut  ministri  , 
e  alia  deccHziT!  dei  suoi  ministeri  ,  lutto  è  de'  poveri  j 
ì/on  de'  yarcnti  che  dì  quello  s'  ifit^rassino  . 

(38)  Cfime  di  meretrici  ed  altri:  persone  vituperose . 

(3;))  Tanto  dedita  alle  nnrbidczx^e . 

{\0j  Voli  dura  ,  non  sì  matitiene  un  buono  e  santo  i- 
stiimo  3  ii"  non  per  un  breve  spazio  di  alquanti  anni  ; 
tanto  a  poco  a  poco  l' umana  delicatezza  vicn  allen- 
tando drtla  primitiva  osservanza  . 

<\\)  Chi  intende  S.  Ficuro  Ap-ostolo  ,  chi  S.  Pier  Da- 
rnéa/'O  li  presente  ,  fondatore  anch'  egli  non  già  di  ntto~ 
-f  ordine  ,  come  altri  falsamente  dice  ^  ma  sì  bene  di 
alcuni  ministeri  netl'  Umbria  ;  lo  i'  intenderei  ptìt  to- 
sto dell'  Apostolo  y  il  di  cui  cominciare  fu  morah/to'iie 
da  q:iel  suo  dire:  arg^ncuni  et  auruiu  non  est  aiilii. 

('.2)  le  Zciiidstto  , 


(9')  C  A  N  T  O      XXII.  2t» 

Veramente   (43)  Gioraan  volto  è  retrorso  : 

Più  (44)  1»  il  naar  l'uggir,  quando  Dio  volse» 
iVlirabile  a  veder  ,  che  qui  il  soccorro. 

Così  ini  disse  :  e  indi  (45)  si  ricolse 

Al  suo  collegio  >  e  'I  collegio  si  strinse  ; 
Poi  come  turijo  in  su  tutto  s'  accolse  ^ 

La  (ìolce  donna  dietro  a  lor  mi  piase 
Con  un.  sol  cenno  su  per  quella  scala , 
Si  sua  virtù  la  mia  natura  vinse  : 

Né  mai  quaggiù  ,  dove  si  monta  e  cala  , 
Naturalmente  fu  &ì  ratto  moto, 
Ch'agguagliar  si  potesse  (4G)   alia  mia  ala  > 


(io)  Tulle  le  cose  vanno  al  contrario  di  quella  che 
andar  do'^rebbono  ,  pone  qui  ti  Giordano  /'er  ti  Ycyolo 
cristiano  ,  o  per  ti  clero  e  Stato  ecclesiastico  ,  e  per 
gli  ordini  regolari  :  Allude  a  quel  del  Salmo:  Quid  est 
tibi  nlare  quod  fugisti,  et  tu  Jordaiiis ,  quia  conver- 
sus es  retrorsum. 

(4i)  Ma  ti  so  dire  ,  che  fu  casa  più  mirai/ile  a  rc- 
dersi  il  ritirarsi  che  fece  il  mar  rosso,  lasciando  il  suo 
fondo  asciutto  ,  per  cui  passasse  il  popolo  d' I-racle  , 
quando  Dio  volse  liberarlo  dalla  schiavìtìi  dclT  Egit- 
to  f  quel  fatto,  dico,  fu  piìt  mirabile  che  non  è  il  soc- 
corso e  il  rimedio  opportuno  a  questo  andare- disordina^ 
to ,  della  disciplina  degli  ecclesiastici  e  de'  regolari  , 
onde  se  Dio  fece  quel  maggiore ,  non  dubitare  no,  che 
farà^  ancora  questo  minore  :  aspetta  un  poco  e  vedrai 
castigati  gì'  indisciplinati ,    come  già  gli  Egiz,iani    ec, 

(45)  Si  miri/  e  unì  all'altro  numero  de'  contemplan- 
ti ,  che  si  ristrinse  insieme  ,  e  poi  roteando  come  fa  ti 
lento  turbinoso,  si  sollevi  lutto  insjis», 

f46j  Al  mio  vola . 


262  ^EL  PARADISO  (io5) 

S' (4?^  io  torni  mai,  Lettore,  a  quel  dovuto 
Trionfo  ,  per  Io  quale  io  piango  spesso 
Le  mie  peccata  ,  e  "ì  petto  mi  percuoto , 

Tu  (^8)  non  avresti  in  (49)  tanto  tratto  e  messo 
Nel  fuoco  il  dito,  in  quanto  io  vidi  '1  (5o)  segnoj 
Che  segue  '1  Tauro  ,  e  fui  dentro  da  esso . 

O  gloriose  stelle ,  o  lume  pregno 

Di  gran  virtù,  dal  quale  (5i)  io  riconosco 
Tutto  (52)    (  o  qnal  che  si  sia  )  il  mio  ingegno; 

Con  voi  nasceva ,  e  s'  ascondeva  vosco 

^Quegli  ,  eh'  è  (53)  padre  d'ogni  mortai  vita, 
Qnand'(54)io  senti  da  prima  1' aer  Tosco: 

E  poi  quando  mi  fu  (55)   graiia  largita 
D'entrar  nell'alta  ruota,  che  vi  gira, 
La  vostra  region  mi  fu  sortita . 


(47)  Così  mi  sia  concessa  la  grazia  di  ritornate . 

<48)  Com^  ì  vero,  che  tu, 

<49)  Jn  tanto  poco  tempo  messo  e  ritirato. 

tSo)  La  coste/fazione  di  gemini  che  nel  zodiacc  vitti 
élopo  il  toro . 

(5i)  Tìa-ite  si  -vede  eh'  era  della  setta  sciocchissima 
de^  Genetli.zci  :  meglio  quel  Poeta  gentile  :  Geminos  ho- 
jfoscope  varo  diducis  genio  ^  benché  dica  poi  incoeren- 
tememe  :  Nescio  quod  ,  certe  est,  quod  te  mihi  tem- 
perat  astruai. 

(5.5)  O  poco  0  molto  0  buono  o  cattivo, 

(53)  Sol,  et  homo  generant  hominem. 

(■Si)  Quando  io  nacqui  .'n  F:re>ize . 

(55)  Conceduta  la  grazia  di  entrar  nei'.' ottava  sfe- 
ra ,  0  sia  cielo  stellato  che  vi  gira ,  mi  fu  dato  in  sor- 
te il  panar  appunto  pft  il  luogo j  devt  state  postate 


(120)  C  A  X  T  0     XXII.  264 

A  voi  div'otamente  ora  sospira 

L'  anima  mia  ,  per  acquistar  virtiile 
Al  (56)  passo  forte  ,  che  a  su  la  tira. 

Tu  se' sì  presso  {57)  all'ultima  salute, 
Cominciò  Beatrice  ,  die  tu  dei 
Aver   (58)  le  luci  tue  chiare  e  acute. 

E  perù  prima  che  tu  più  (Sg)  t' inlei  > 
Rimira  in  giuso  j  e  vedi  quanto  Mondo 
Sotto  li  piedi  già  esser  ti  lei  : 

Si   che  '1  tuo  cuor  quantunque  può  giocondo  > 
S'  appresemi  alla  turba  trionfante , 
Che  lieta  vien  (60)  per  questo  etera  tondo. 

Col  viso  ritornai  per  tutte  quante 

Le  sette  spere  ,  e  vidi  (61)  questo  globo 
Tal,  ch'io  (62)  sorrisi  del  suo  vii  sembiante: 

E  quel  consiglio  per  migliore  appróbo , 

Che  (G3)  l'ila  per  meno:  e  clii  ad  altro  pensa, 

(56)  O  al  passo  difficile  delta  morte  ,  alla  quale  mi 
vo  accostando  a  gran  passim  o  pure  per  acquistare  vi- 
gore all'alta  e  diffìcile  impresa  di  passare  dal  mondo 
sensibile  all' invisibile  che  tira  tutto  me  f  e  richiede 
tutta  l'applicazione;  e  a  q'uesta  spiegazione  del  Da- 
niel, meglio  s'accorda  il  contesto,  che  alla  prima  del 
Vellut. 

(5;)  Alla  vision  di  Dio  . 

(58)  Cioè  purità  di  animo  e  perspicacia  di  mente. 

(59)  Tintemi  in  esso  lei,  entri,  e  t'immerga  nell' 
ultima  salute, 

(60)  Per  questo  tondo  cielo . 
(Gì)  Questo  fjo&o  terracqueo . 

(62)  Comparendomi  tanto  minima  cosa . 

(65)  Che  pi  fi  Ia  4isprex,x,aj   f  applica  Iti  tntnte  i  il 


2^4  DEL  PARADISO  (rZn) 

Cliinmir  si  piiote  veramente  (64)  probo. 
Vidi  ]a  (65)  figlia  di  Latona  incensa- 

Senza  qneW  ombra  ,  che  mi  fu  cagione  j 

Perchè  già  la  credetti  rara  e  densa. 
L'aspetto  del  ^66)  tuo  nato,  Iperione  , 

Quivi  sostenni ,  e  vidi  com'  si  muove 

Circa,  e  vicino  a  lui  (67)  Maia  e  (68)  Dione. 
Quindi  m'apparve  (6g)  il  temperar  di  Giove 

Tra  '1  padre  e  '1  tìglio  :  e  quindi  (70)  ini  fu  chiaro 

]I  variar,  che  fanno  di  lor  dove: 
E   tutti  e  sette  mi  si  dimostraro 

Quanto  son  grandi ,  e  quanto  son  veloci  » 

E  come  sono  in  distante  riparo. 


cuore  alle  cose  del  cielo  :  questa  riflessione  la  prese  il 
Poeta  da  Cicerone  ,  che  nel  sogno  di  Scipione  dice  :  jain 
vero  ipsa  Terra  ita  mihi  parva  visa  est  ut  me  imperii 
nostri,  quo  quasi  ejus  punctum  attingimus  ,  pc?nite- 
Tet  :  da  cui  pure  la  prese  Seneca,  Lucano  e  molti  de' 
destri  Poeti  . 
(6',)  Uomo  di  probità  , 

(65)  Vidi  la  luna  dalla  parte  superiore^  dov'è  illm- 
minata  senza  quelf  ombra  ,  sh  la  quale  ha.  disputato 
"^el  e.  2.  di  questa  Cant.  attribuendo  queW  ombra  alla 
densità  e  rarità  . 

(66)  Del  sole  tuo  fip^liuolo  ^  0  iperione  , 

(67)  //  pianeta  di  Mercurio  figliuolo  di  Wlaia  . 

(68)  //  pianeta  di  Venere  di  Dione . 

(69)  //  temperar  che  fa  la  sua  virtìi  il  pianeta  di 
Giove  tra  il  freddo  Saturno  suo  padre  e  il  fuocoso  Mar- 
te suo  figliuolo  . 

(70)  Mi  si  dimostrò  la  cagione  de  i  loro  variameiUi 
e  mutazioni  di  luogo  ,  ora  essendo  dinanzi  ,  ora  dietro 

al  soie  j    or,ì  pili  ed  ora  metto  da  Ini   distanti  ,    e  ^n 


05j)  canto     XXII.  aeS' 

L'Cji)  aiuola^  (72)  che  ci  fa  tanto  feroci  j 
Volgericlom'  io  con  gli  ecarni  Gemelli  , 
Twtta  m' (78)  apparve  da' colli  alle  foci: 

Poscia  rivolsi  gli  occhi  agli  (74)  occhi  belli. 


cii  diversamente  da  luì  riparati y  intendilo  col  suo  do- 
vitto  rispetto  . 

(71)  L'  aiolà  spiega  il  Landino  anima  ,  ma^  tara  «r- 
rorc  di  stampti:  piccola  aia  dal  latino  àrea  :  cosi  chia- 
ma con  termine  dì  disprezzo  tutto  il  salolo  della  terra. 

(72)  Che  fa  tanto  insuperbire  eziandio  chi  ne  possie- 
de piccola  parte  . 

(73)  /  postillatori  rimettono  che  ora  Dante  aveva  la 
•vista  miracolosamente  confortata  ■,  e  però  non  essere 
strampalatag/iine  c/i' egli  tirasse  a  vedere  sì  bene  di 
tanto  lontano  ^  cioì-  dall'  ottava  sfera  vedesse  da  i  col- 
li alle  foci ,  e  sì  disttntamente  la  terra  .  Biìa  chi  fin 
qui  abbia  tenuto  dietro  alle  fantasie  del  Poeta  ^  sarei'- 
he  ben  pustllo  y  se  ancora  senza  C  aiuto  di  questo  mi^ 
racolo  se  ne  scandalizzasse , 

(74.)  Di  Beatrice , 


i^^oo^oo.»  <»ooi 


CANTO      XXIII. 

ARGOMENTO 

In  questo  Canto  descrive  Dante,  come  vide  il  Trisnfo 
di  Cristo ,  seguitato  da  infinito  numero  di  Beati  :  e 
specialmente  la  Beatissima  Vergine  . 

vuoine  1*  augello  intra  P  amate  fronde  , 
Posato  al  nido  de'  suoi  dolci  nati , 
La  notte  j  che  le  cose  ci  nasconde  j 

Che  per  veder  gli  aspetti  desiati  , 

E  per  trovar  lo  cibo  j  onde  gli  pasca , 
In  che  i  gravi  labor  gli  sono  aggrati , 

Previene  '1  tempo;  in  su  l'aperta  frasca, 
E  con  ardente  afletto  il  Sole  aspetta  , 
Fiso  guardando ,  pur  che  1'  alba  nasca  j 

Così  la  donna  mia  si  stava  eretta  , 
E  attenta  rivolta   (i)  inver  la  plaga  , 
Sotto  la  quale  il  Sol  mostra  men  fretta  : 

Sì  che  veggendola  io  (2)  sospesa  e  vaga , 
Fecirai  quale  è  quei ,  che  disiando 


(1)  Verso  la  parte  di  mezzogiorno  ,  dove  il  sole  park  ' 
che  vada  pi»,  adagio  che  quando  è  alla  parte  d*  or  tin- 
te o  d'  occidente  . 

(2)  Sospesa  aspettando  e  girando  eoa  gli  occhi  e  mo*: 
ttrandcsi  in  vista  vogliosa , 


(i4)  CANTO    XXIII.  267 

Altro  vorria ,  e  sperando  s'  appaga . 

Ma  poco  fu  (3)  tra  uno  ed  altro  quando  j 
Del  mio  attender  dico  j  e  del  vedere 
Lo  Ciel  venir  più  e  più  rischiarando  • 

E  Beatrice  disse  :  Ecco  le  schiere 

Del  trionfo  di  Cristo,  e  tutto '1  frutto 
Ricollo  del  girar  di  queste  spere  . 

Pareami  ,  che  '1  suo  viso  ardesse  tutto  : 
E  gli  ocelli  avea  di  letizia  si  pieni, 
Che  passar  mi  convien   (4)  senza  costrutto» 

Quale  ne'  pleniluni!  sereni 

Trivia  (5)  ride  tra  le  Ninfe  eterne, 
Che  dipingono  '1  Giel  per  tutti  i  seni  , 

Vid'  io  sopra  migliaia  (6)  di  lucerne , 
Un  Sol,  che  tutte  qiiante  l'accendea, 
Come  (7)  fa  *1  nostro  le  viste  superne  ; 

E  per  la  viva  luce  traspare» 


(3ì  Ma  foco  spazio  di  mezzo  vi  eorst  tra  un  temp* 
e  l'altro  dot'  dal  mio  aspettare  di  vedere  qualche  «o- 
vità^  al  veder  il  cielo  di  punto  in  punto  sempre  più, 
schiarirsi  . 

(4)  Senza  quel  prò  ed  utilità  che  se  ne  ricaverebbe 
spiegandolo  ^  per  non  poterlo  io  esprimere  . 

(5)  La  luna  risplcnde  tra  te  altre  stelle  che  ornano 
il  cielo  per  tutte  le  sue  parti  :  si  dice  Trivia  perchè  si 
figurava  con  tre  facce ,  rispetto  a  tre  vie  ,  a  capo  alle 
quali  ella  presedeva  . 

(6)  Di  Spiriti  luminosi .•  un  sole  ,  cioè  Cristo. 

(7)  Come  il  nostro  sole  le  stelle  del  cielo  materiale  , 
secondo  quell'  opinione  poco  probabile  che  l€  ttelle  fisa 
mendichino  la  luce  dal  sole . 


s6i?  DSL  PARAErlSO  (5i) 

La  (8)  lucente  sustanz,ia  tanto  clilara  i 
Nei  viso  mio  ,  che  non  !a  sostenfia . 

O   (g)   Beatrice  dolce  guida  e  cara  ! 

Ella  mi  disse  :  Quel ,  che  ti  sobranza  ,= 
E'  virtù}  da  cui  nulla  si   (io)   ripara. 

Quivi   (il)   è  la  sapienza  ,  e  Lv  possanza  r 
eh'  apri   le  strada  tra'  il  Cielo  e  la  Terra  ,.. 
Onde   (i2l  fu  già  sì  lunga  disianza. 

Come  fuoco  di   nube  si  disserra. 
Per.  dilatarsi ,  si  che  non  vi  cape  j 
E  fuor  di  sua  natura  in  giù  s'  atterra  ,, 

Così  la  mente  mia  (i3)  tra  quelle  dape 
Fatta  più  grande  ,  di  se  stessa  uscio , 
E  (i/f)   che  si  fesse  rimembrar  non  sape. 

Apri   (i5>  gli  occhi  ,  e  riguarda  c{ual  son  io  t 
Tu  hai  vedute  cose  ,  che  possente 
Se'  fatto  a  sostener  (i6)  lo  riso  mio  , 


(8)  L^  luce»ts  ssilaiìz^  che  era.  i'  umanità  SmiIìssì- 
jna  di  Cristo  . 

(9)  Questo  non  i  chiamare ,  ma  esclamare  per  subi- 
ta sorpresa  di  maraviglia  e  di  giubilo  . 

(10)  Ma  ne  rimane  felicemente  sopraffatto  e  abba- 
gliato . 

(11)  In  Cristo» 

(12)  Del  quale  aprimento  .• 

(i3)  Tra  quei  cibi  di  celeste  sapore  . 

(1';)  E  che  cosa  allora  diventasse  ,  essendomi ^ur  cer- 
in  di:    USCÌ  di  se  stessa  e  si  trasumanò . 

(i5)  Vice  lieatrice . 

(16)  il  mio  r-isplendere  giubilando  ,  a.  csii  poc"  fa  rez- 
ger  non  potevi . 


(ig)  CANTO      XXIII.  26j 

Io  era  come  quei  5  cìie  si  risente 

Pi   (17)  visione  ob]>Iita  j  e  che  s'ingegna 
indarno  di  Tiducerlasi  a  mente  , 

Quando  io  udì  questa  profferta  tiegna 
Di  tanto  grado ,  cìie  mai  non  si  stingile 
Del  (iS)   libro,  che  '1  preterito  rassegna . 

Se  ino  sonassar  tutte  quelle  lingue  , 
Che  (19)   Polinnia  con  le  stiore  l'ero 
Del  latte  lor  dolcissimo  più  (20)  pingue  > 

Fcr  aiutarmi ,  al  millesmo  del  vero 

Non  si  verria  cantando '1  santo  (21)   riso  j 
E   (22)   quanto  'l  santo  aspetto  Iacea  mero  •. 

E  i,2o)   cosi  figurando  '1  Paradiso 

Convien   (24)   saltar  le  sagrato  poema  , 
Come  chi  truova  suo  caramin  reciso  . 


(17)  Va  un^  estasi  0  sogno  dimenticate  . 

(18)  memoria. 

(19)  Con  te  uttre  Muse  sorelle. 
(Z'j)  l'inatti,  ben  nutrite. 

(21)  Dt  Beatrice  . 

C22)  Q_uanto  quel  riso  rendeva  l'  aspetto  di  Beatrice 
un  aspetto  di  pura  gioia  ,  u>t'  aria  di  mero  giubilo  .  L  «' 
altra  lezio>ic  meitj:  aspetto  'J  faceva,  e  vorrebbe  inten- 
der ii  che  il  safito  aspetto  di  Cristo  rroerbiravajn  lima- 
trice quel  riiO  ,  facendolo  mero  merissimo  riso  ,  1  postiì- 
tatari  approvano  il  senso  ,  ma  per  modestia  non  hanno 
mutato  la  lecitone  ptìi  autentica  . 

(23)  E  così  avendo  io  preso  a  parlare  del  Paradiso  y 
so£7etto  ineffabile  . 

(24)  Lasciare  di  tratto  in  tratta  di  descrivere  ciò 
che  richiedenùbe  la  materia  occorrente  di  questui  tacro 

,£ovma  . 


570  DEL  PARADISO  (65) 

IVIa  chi  pensasse  il  ponderoso  tema  ) 
E  1'  ornerò  mortai ,  che  se  ne  carca  ) 
Noi  biasmerehbe  ,  se  sott'  esso  trema  . 

Non  è  (2  5)  poleggio  ila  picciola  barca 
Quel ,  che  fendendo  va  1'  ardita  prora  > 
Ne  da  nocchier  ,  (26)  eh' a  se  medesmo  parc^. 

Percliè  la  faccia  mia  sì  t'  innamora  , 
Che  tu  non  ti  rivolgi  al  bel  giardino, 
Che  sotto  i  raggi  di  Cristo  s'infiora? 

Quivi  è  la  rosa ,  in  che  '1  Verbo  Divino 
Carne  si  fece:  quivi  son   (27)  li  gigli  ) 
Al  cui  odor  si  prese  '1  buon  cammino  . 

Così  Beatrice  :  ed  io  ,  eh'  a'  suoi  consigli 
Tutto  era  pronto  ,  ancora  mi  rendei 
Alla  battaglia  (28)  de' debili  cigli. 

Come  a  raggio  di  Sol ,  che  puro  (29)  mei 
Per  fratta  nube ,  già  prato  di  fiori 
Vider  (3o)  coperti  d'ombra  gli  occhi  miei, 


(25)  O  puleggia  secondo  P  uso ,  e  vale  cammino  0  pas* 

saggio:    così  gli  accademici  :    "Daniello  spiega  pelago. 

(26)  Che  si  risparmi  y   e  no?!  voglia  la  fatica  di  10^ 
gare  e  arrancare . 

(27)  Gli  Apostoli  :   dice  gigli  j  perchè  ha  detto  giar-. 
dino  ,  e  infiora  . 

(28)  Della  debole  mia  vista  rimasta  poc*  anzi  abbai» 
tagliata . 

(29)  Trapassi. 

(do)  Gli  occhi  miei  coperti  d'' ombra  ^   stando  i«  all' 
ombra  senza  peri  vedere  il  sole  . 


(8i)  CAN.TO     XXIII.  271. 

Vili'  io  così  più  turbe  di  splendori 
Fulgurati   (3i)   di  su,  di  raggi  ardenti, 
Sanza  veder  principio  di  fulgori . 

O   (32)  benigna  virtù,  die  sì  5I' iniprenti , 
Su  t'  esaltasti  per  largirmi  loco 
Agli  occhi  lì  ,  che  non  eran  possenti . 

Il  nome   (33)   del  bel  fior  ,  eh'  io  sempre  invoco 
E  mane  e  sera  ,  tutto  mi  ristrinse 
L'animo  ad  avvisar   (34)   lo  maggior  foco» 

E  com'  ambo  le  luci  mi  dipinse 

Il  quale  ,  e  '1  quanto  della  viva  stella  , 
Glie  lassù  vince  ,  come  quaggiù  vinse  , 

Perentro  *ì  Cielo  scese  (35)  una  facella  , 
Formata  in  cercliio  a  guisa  di  corona  , 
E  cinsela  ,  e  girossi  intorno  ad  ella  • 

Qualunque  melodia  piìi  dolce  suona 
Quaggiù,  e  più  a  se  l'anima  tira, 

(3i)  llìustratl  da'  rac^gt  ardenti  dalla  parte  di  st- 
fra  ,  dov'  era  salito  Cristo.  _  ^ 

(32)  O  cortese  virtù  defili  splendori  di  Cristo  che  st 
divinamente  impronti  della  tua  luce  quei  Beati  ■,  tu  tt 
sollevasti  più  in  alto  per  far  dono  di  poter  vedere  quet 
gloriosi  Spiriti  a  i  miei  occhi  eh*  non  erano  lì  vale- 
voli a  rimirarli  per  la  vicinanza  dell'  immensa  tua  Iu- 
te che  mi  abbagliava  . 

(33)  Bella  suddetta  Uosa  mistica. 

(34)  Il  maggiore  splendore  ,  cioi  la  medesima  Beata 
Ver  v;  in  e . 

(35)  Uno  spirito  luminoso  ,  che  i  Cementatori  dicono 
esser  l'  Arcangelo  Gabriello  ,  che  te  a/i/iiinzia  la  Divi- 
na maternità . 


i 

^n                      DEL  PARADISO  (9S) 

Parrebbe  nube  ,  che  squarciata  tuona»  ! 

Comparata  al  sonar  di  quelJa  lira  ,  - 

Onde  si  coronava   (36)   il  bel  zaffiro ,  J 

Del  (£iiak  il  Ciel  più  cbiaro  s'  inza/fira .  ] 

io  sono  amore  angelico,  die  giro 

f  .                   ^  I 

L'  (87)   alta  letizia  j  clie  spira  del  ventre,  ] 

Che  fu  albergo  del  nostro  disiro  :  j 

E  girerommi ,  Donna  del  Ciel ,  (38)  mentre  ] 

Che  -seguirai  tue  Figlio  >  e  farai   (òcj)   dia 

Più  la  (4o)  spera  suprema  ,  (40  perchè  li  entre. 

Cosi  (42)  la  circulata  melodia 

Si  sigillava,  e  tutti  gli  altri  lumi  ' 

Facén  sonar  Io  nome  di  MARIA.  1 


(36)  D<  cui  si  coronava  il  bel  zaffiro  dì  Maria  .  del 
qual  prezioso  zaffiro  piit  adorno  e  piìi  chiaro  si  fa  l 
empireo. 

(37)  U  alta  letizia  che  spira  da  Maria  ,  che  die  nel  ; 
suo  purissimo  seno  albergo  a  Cristo  ,  chiamato  rispetto 
A  pji  Angioli  dosiderium  collium  sternorum. 

(38)  Cioè  in  eterno. 

(09)  P'«  rf/i»  ,  pih  divina y  pik  beata. 

(/,o)  L.'  empireo . 

(4i)  Per  questa  ragione  ,  perchè  tu  ivi  fai  il  tuo  al- 
bergo  ,  aggiungendosi  molto  di  di-ino  all'  empireo  per  ^ 
In  tua  presenza  .  L'  Aldina  mette  ,  perchè  egli  entre  ; 
scmo  pili  forte  c^nìe  bene  spiega  Daniello  ,  cioè  benché 
C'i:to  entri  e  soggiorni  nelf  empireo  e  lo  faccia  bellis- 
simo ,  nondimeno  tu  anche  al  suo  cospetto  fai  un'  ag- 
giunta notabile  di  bellezza  . 

(^2)  Così  la  soa-s  melodia  delf  Arcangelo  che  cantan- 
do gir.jv^i  interno  alla  Vergine ,  si  compiva  e  termina!' 
va:  questo  era  il  suo  f  ne. 


Cm)  CANTO      XXIIT.  275 

Lo  (43)  rea!  1^44)  n^nnto  di  tntti  i  voliitni 
Del  MorKio,  che  (45)  più  ferve,  e  più  s'avviva 
Neil'  alito  di  Dio  e  ne'  costumi , 

Avea  sovra  di  noi   (46)  l'interna  riva 
Tanto  distante  ,  che  la  sua  parvenza  j 
Là  dov'  i'  era,  ancor  non  m'  appariva  : 

Però  non  ehber  gli  occhi  miei  potenza 
Di  seguitar  (47)  la  coronata  fiamma, 
Che  (48)   si  levò  appresso  sxia  semenza  . 

E  come  f'antolia ,  die  'aver  la  mamma 


(43)  Sepue  a  dire  cTie  dì  /ì  ,  cioè  dall'ottava  sfera^ 
dov'  egli  era  y  Maria  se  ne  volò  ali'  aitissim.ì  nona  sje- 
ra  ,  o  vcglt.im  dive  primo  mobile  secondo  il  sistema  To- 
lemaico ,  che  cerne  .■/'  a^'ccnì  D^nte  seguiva  ^  ed  era 
ricevutissimo  in  quei  tempi  ,- 

(44)  Cielo  che  circonda  e  ricuopre  gli  altri  cieli  in- 
feriori detti  lolumi  dal  volgersi  che  fanno  :  assidua  ra- 
pitur  vertigine  Coelum;  sio.t'raque  alta  trahit,  celeri- 
que  volumine  torquct .  Oztd.  2.  Met. 

(45)  Che  più  st  accende  f  e  si  ariiva  per  esser  piìt 
•vicino  e  così  meglio  ricevere  il  suo  alito  onnipotenic  , 
e  C  imprei'.iene  de'  iuoi  divini  costumi  e  perfezioni  ,  dal 
che  questa  sfera  è  di  maggior  tffcacia  e  bcncficer.za  a' 
influssi.  Queir  alito  fa  un  senso  consimile  a  quello: 
Spiritus  Dcirini  ferebatur  super  aquas . 

(46)  Cioè  l'I  suo  concavo:  la  p;:rte  interiore  e  più  las- 
sa chianiclla  riva  ,  avendo  jcrse  riguardo  al  del  cri- 
stallino ^  notano  gli  Accademici  ^  ed  io  penso  che  qui 
riva  interna  voglia  dire  cctfine  di  divisione  rispetto 
al  cielo  inferiore  . 

(4/)  Lo  splendore  di  nostraTìonna  dall' Arcangelo  co- 
ronata con  i  suoi  giri, 

(48)  Che  si  alzh  e  volò  altissimo  dietro  al  suo  Divi- 
no Fii'lii'.olo . 

I      2 


275.-  BEL  PURGATORIO  (i2i) 

Tende  le  braccia ,  poi  che  '1  latte  prese  j 
Per  (49)  l' animo,  che  'n  fin  di  fuor  s' infiamma } 

Ciascun  di  quei   (5o)  candori  in  su  si  stese 
Con  la  sna  (5i)   cima,  sì   che  l'alto  affetto  j 
Che  egli  aveano  a  Maria  ,  mi  fn  palese . 

3mli  rimaser  li  nel  mio  cospetto. 
Regina  Cali  cantando  sì  dolce  , 
Che  mai  da  me  non  si  parti  '1  diletto. 

Oh  quanta  è  1'  (52)  ubertk  ,  che  si  soflblce 
In  qu«ll'  arche  ricchissime  ,  che  l'oro^ 
A  seminar  quaggiù  buone  bobolce  ! 

Quivi  3Ì  vive ,  e  gode  del  tesoro , 
Che  s'  acquistò  piangendo  nell'  esilio 
Di  (53)   Babillonia  ,  (54)   ove  si  lasciò  l'oro. 

Quivi  trionfa  sotto  1'  alto  Filio 

Di  Dio  e  di  Maria ,  di  sua  vittoria , 


(49)  P^r  queìi'  affetto  e  avidità  di  latte  che  infin  di 
fuori  in  quegli  atti  esterni  festosi  si  manifesta  . 

(50)  Anime  vestite  di  candida  luce. 

(5i)  L'Aldina  Icgi^e  fiamma:  e  il  senso  r  pin  facile^ 
ma  cima  fa  senso  piU  esatto  ^  come  avvertono  gli  acca' 
demici. 

(52)  La  copia  della  beatitudine  che  si  regge  riposta 
e  colmata  nel  seno  di  quegli  spiriti  pienissimi  d'ogni 
bene  ^  che  furono  in  terra  buoni  seminatori  di  opere  pie 
e  meritorie.  Soffolce,  arche,  bobolce,  latinismi  assai 
noti . 

(53)  in  questo  mondo , 

(5i)  Conforme  all'Evang,  Nolite  thesaurizare  etc. 
thesauiiwte  vobis  etc. 


(i37)  Canto    xxiil  sjS 

E  con  P  antico  e  col  nuovo  concilio 
Colui  }  (55)  che  tien  le  cliiavi  di  tal  gloria* 

(55)  San  Pietro  co  i  Santi  del  -vecchio  ^  e  co  ì  Santi^ 
del  nuovo  Testamento  .  Vellutello  ed  altri  Cementatori 
e*  infrascano  Azaria ,  Anania  ^  Misaelle  e  Danielle  che 
«ella  cattività  di  Babilonia  furono  da  Nabucco  spoglia- 
ti delle  toro  ricchezze ,  Leve  intenitrsi  generalmente . 


CANTO      XXIV, 

ARGOMENTO 

S,  TietTO  in  qtcsio  XXIV'  Canto  esamina  Dante  delta 
¥tdc .  Al  quale  avendo  egli  risposto  quanto  diretta." 
mente  credeva  ^  lo  slesso  approva  la  sua  Fede  » 

kJ   Sodalizio  (0   eletto  alla  gran  cen^ 
Del  Benedetto  Agnello,  il  yual  vi  ciLa 
Sì  j  che  la  vostra  voglia  è  sempre  piena  : 

Se  per  grazia  di  Dio   (2)  questi  preliba 

Di  quel,   (3)   che  cade  della  vostra  mensa  j 
Ami  che  morte   (4)  tempo  gli  prescriba  j 

Ponete  mente  alla  sua  voglia  immensa  , 
E  (5)  roratelo  alquanto  :  voi  bevete 
Sempre  del  (.6)  fonte,  (7)  onde  vien  quel,  ch'ei  pensa. 


(i)  Dal  latino  sodalitium  ,  che  vale  consorzio  di  con- 
vivanti  :  Cic.  de  ìnven.  venit  in  jedes  qiiasdam  ,  in  qui- 
tus  sodalitium  evat  futurum  eodein  ùis  . 

(2)  Cioè  Dante  in  carne  ancor  mortale  assaggia  in- 
7ia>ìzi  tempo  . 

(5)  Mctaforetta  ben  rubata  all' Emoroissa  :  Catelli  e« 
dunt  de  miris,  qui  cadunt  de  mensa  etc. 

(4)  Prescriva  il  termine  delia  vita  . 

(5)  Spruzzatelo  in  scn:o  spirituale . 

(6)  Dio. 

(7)  D^  cui  deriva  età  che  pur  egli  vicn  pensando  e 
sospirando  ,  cioè  l'  eterna  gloria. 


('ò)  CANTO      XXIV.  577 

C'OSI  Beatrice  :  (8)  e  quelle  annuo  liete 

Si  fero  sclere  sopra  fissi  poli  j 

Fiammando  forte,  a  guisa  di   (g)   comete  . 
E   (io)   come  cerclii  in  tempra  d' oriueli 

Si  giran  j  sì  die  '1  primo,  a  chi  pon  mente, 

Quieto  pare  ,  e  l^iiltituo  clie  voli, 
Così  quelk  (ii)  carole   (12)  diflerente- 

mente  danzando,  (i3)   della  sua  riccliezi» 

Mi  si  facean  stimar  veloci  e  lente  . 
DI   (i4)  quella,  ch'io  notai  di  più.  ])elleiza> 

Aid'  io  uscire  un  fuoco  sì  felice, 

Glie  nullo  vi  lasciò  di  più  chiarezza  : 
E  tpe  fiate  ,  intorno  di  Beatrice 

Si  volse  eoa  nn  canto  tanto  (i5)  divo., 

(8)  PercJù  cominciarono  a  roteare  ,  e  a  girarsi  per 
se^rio  di  allegrezza  attorno  a  nei  che  stavamo  Jermi^ 
come  i  poli  fissi  al  girar  delle  sfere  celesti:  un  altra 
testo  legge  non  forte  ma  volte,  cioè  verso  Dante  e  Bea- 
tri  ce . 

(9)  Che  fiammeggiano  con  ispleudcr  pi»  acceso . 

(io)  £  come  ruote  nel  congegnamento  e  macchina  ec» 

(11)  Carola  è  prcpriamentc  ballo  in  tondo  che  per  lo 
liù  si  accompagna  con  canto  , 

(12)  Differentemente  tutto  una  parola  (spezzatura 
usata  ancor  da  i  Latini  )  qual  pili  quai  meno  veloce- 
mente . 

(i3)  Della  sua  maggiore  0  minor  beatitudine  me  ne 
fascvano  formar  giudizio,  secondo  che  erano  veloci  e 
lente,  partecipandone  a  misura  del  m$to. 

(i4)  Di  quella  carola  di  anime  c/ic  ùallavan  giran- 
do :  di  più  bellezza  ,  perchè  le  formavano  le  atnme  de 
i  Santi  Apostoli  , 

(i5)  Divino. 


478  DEL  PARADISO  («5) 

Che  la  mìa  fantasia  noi  mi  ridice  : 

Però  salta  la  penna  y  e  non  Io  scrivo  .• 
Che  l'immaginar  nostro  (i6)  a  coiai  pieghe» 
Non  che  '1  parlare ,  è  troppo  color  vivo  . 

O  santa  (17)  suora  mia,  che  sì  ne  preghe. 
Devota,  (18)  per  Io  tuo  ardente  afletto» 
Da  quella  bella  spera  (19)  mi  disleghe. 

Fascia  (20)  fermato  il  fuoco  benedetto. 
Alla  mia  donna  diriizò  lo  (21)  spiro, 
Che  favellò  cosi  com'  io  ho  detto  . 

Ed  ella?  O  luce  eterna  (22)  del  gran  viro, 
A  cui  Nostro  Signor  lasciò  le  chiavi, 
eh'  ei  portò  giù  (23)  di  questo  gaudio  miro  , 

Tenta  (24)  costui  de'  punti  lievi  e  gravi , 

(16)  Traslazione  della  pittura  a  cui  nel  dipingere  un 
^panneggiamento  per  esprimere  la  distinzione  delle  pie' 
ghe  è  necessario  usar  al  suo  luogo  i  colori  delicati ,  non 
troppo  sf aeriate  e  "vivi:    e  tal  uso  fatto  acconciamente 

è  una  delle  cose  piìi  difficili  di  quett'  arte .  Qui  dun- 
que '  'ol  dire y  la  nostra  fantasia  i  disadatta  a  imnta' 
ginare  oggetti  sì  ic^cllenti . 

(17)  Sorella  nella  gloria  :  è  San  Pietro  che  parla  a 
beatrice . 

{18)  Per  il  suo  desiderio  di  compiacere  e  soddisfare 
a  Dante. 

(19)  Mi  dislcghi  e  scielghi  dalla  sfera,  dove  sto  CZ' 
telando  con  gli  altri  Apostoli . 

(20)  Posciachè . 

(21)  //  suo  favellare  che  si  fa  spirando. 

(22)  Viro  alla  latina  ,  di  quel  grand^  uomo  . 

(23)  Di  questo  celeste  regno  ripieno  di  maravigliosa 
allegrezza  . 

(24)  Esamina  Dante  su  punti  facili  0  difficili ,  C9mt 
ti  è  piU  in  grado , 


(5?)  CANTO     XXIV.  ay 

Come  ti  piace ,  intorno  della  Fede  j 

Per   (25)   la  qual  tu  su  per  lo  mare  andavi. 

S'  egli  ama  Lene  ,  e  bene  spera  ,  e  crede , 
Non  t'  è  occulto  ,  (26)  perchè  '1  viso  hai  (juivì.» 
Ov'ogni  cosa  dipinta  si  vede. 

Mi  perchè  questo  regno   (27)   ha  fatto  civi  i 
Per  la  verace    fede   (28)   a  gloriarla  , 
Di  (29)  lei  parlare  è  buon  eh'  a  lui  arrivi  . 

Sì   (3oj   come  il  baccellier  s'arma,  e  non  parla» 
Fin  che  '1  maestro  la  quistion  propone  > 
Per  approvarla,  non  per  terminarla. 

Così  m'armava  io  d'ogni  ragione, 

Mentre  ch'ella  dicea,  (3i)  per  esser  presto 
A  tal  querente  ,  €  a  tal  professione  . 

Dì ,  buon  Cristiano  :  fatti  manifesto  : 
Fede  clie  è  ?  end'  io  levai  la  fronte 


(25)  Per  virili  della  qua l  fede  camminavi  sicuro  su  le 
acque  del  mare  di  Tiberiade .    Miracolo  noto. 

(26)  Perchè  hai  qui  la  vista  rivolta  in  Vio ,  in  cuè 
ogni  cosa  si  vede  espressa . 

(27)  Ma  accolto  per  suoi  cittadini  in  riguardo  allil 
rera  fede  che  professarono  . 

(28)  A  gloria  della  stessa  fede. 

(29)  Sta  bene  che  arrivi  a  Dante  e  a  lui  si  faccia 
sentire  il  tuo  parlare  di  essa  fede. 

(30)  Si  arma  pensando  tacitamente  agli  A'gomenti ^ 
e  alle  prove  per  difenderla  y  no»  per  definirla  ,  che  qtit' 
sta  tocca  al  maestro  che  la  propone. 

(3i)  Per  esser  pronto  a  rispondere  a  tale  esaminato- 
re: ,  quale  era  S.  Pietro  j  e  a  tal  profesitQne  ,  qual  è 
quella  della  fede. 


«So  BEL  PARADISO  {S7i 

In  quella  luce,  onde  spirava  questo. 

Poi  mi  volsi  a  Beatrice ,  e  quella  pronte 
Sembianze  femmi  ,  jierchè  io  spandessi 
L'  acqua  di  fuor  del  mio  interno  fonte  . 

La  grazia,  che  mi  da,   (32)  ch'io  mi  confessi , 
Comincia' io  dall'alto  primipilo, 
Faccia.  li  miei  concetti  essere  espressi  r 

E  seguitai  :  come  '1  verace  stilo 

Ne  scrisse  ,  padre  ,   (,33)  del  tuo  caro  frate  j 
(lite  mise  Roma  teco  nel  buon  filo  , 

Fede  (34)  è  snstanzia  di  cose  sperate, 


(32)  C'ti  io  faccia  Li  professione  della,  fede  nelle  ma- 
ni del  Yrincipe  degli  Apostoli  primo  (apitano  della  mi- 
tizia  cri stiana  .  Pniiiii'ilo  nclia  milÌ2.ia  romana,  era  it 
comandante  della  prima  Coorte  che  si  componeva  ordt- 
fiariamente  di  li.2x>.  soldati.  Velutello  legi^cndo  non 
alto  ^  ma  altro  prtmipilo ,  ne  fa  questa  stracca  inter- 
pretazione y  cioè  S.  Pietro  dirsi  l'altro  rispetto  aquell' 
A.'!;]ele  anch'esso  primipilo  ,  in  quanto  stava  alla  por- 
ta del  'Purgatorio  ralie  ch'avi  daiegli  da  S.  Pietro  ,  at 
qual  Angelo  Dante  fece  l'altra  confessione ,  cioè  de' 
suoi  peccati  .  //  P.  d'Aquino  preferendo  in  questo  luogo 
ia  lezione  dell'  Aldina  a  quella  della  Crusca,  cioè  ap- 
^^ro-uando  die  si  legga  non  atto,  ma  jltro  primipilo  , 
interpreta  con  molto  ingegno  cosi:  La  grazia,  che  mi 
dà,  ch'io  mi  confessi  da  S.  Pietro,  faccia  che  i  miei 
concetti  sieno  glt  espressi  e  insegnati  dall'  altro  pri- 
mipilo,  cioè  S,  Paolo, 

(33)  Di  S.  Paolo. 

(34)  Le  parole  di  S.  Paolo  riebr.  ii.  sono  queste  :  est 
autem  files  siicranJarum  ..ibstantia  rerum,  argumeiì- 
tum  non  apparentium  r  (toè  la  fede  è  sostegno,  e  fon- 
damento dello  sperare  .e  cose  che  devono  sp-rarsi,  ed 
t  un  armamento ,  per  vinìi  ài  cui  rimaniamo  arstfea^ 


(e;)  e  A  ■?!■  T  0      XXIY.  afte 

E  argomento  delle  non  p.irventi  : 

E   (35)   questa  pare  a  me  stia  qnitlitate- 

JMlora  ndi  :  Dirittamente  senti  j 
Se  l)ene  intendi,  perchè  la  rij-iose 
Tra  le  snstanEC  ,  e  poi  tra  gli  argomenti? 

Ed  io  appresso  :    (36)   Le  profonde  cose  , 
Che  mi  largiscon  (3;)   qui  la  lor  parvenza  j 
Agli  occhi  di  laggiù  son  sì  nascose  , 

Che  ,r  esser  loro  v'  è  in  sola  credenza  , 
Sovra  la  qnal  si  fonda  F  alta  spene  : 
E  però     di  siistaniia  prende  (38)  intenza  : 

E  da  questa  credenza  ci  conviene 


fi  delle  cose  invisibiU )  e  non  apparenti  al  lume  della 
ragione  naturale . 

(35)  E  questa  mi  pare  la  sua  dcfi/iizio/ie  ^  che  spie- 
ghi l'  essenza  y  e  quidità.  della  cosa:  bcnchì'  per  veri- 
tà quella  non  t  l^  adequata  definizione  delta  Fcde^ 
(  E/la  i  t:o>i  rnc.jo  fondamento  da  temere  le  cose  tre- 
mende del  menda  di  h'i ,  ed  inoltre  siamo  da  lei  certi- 
fcati  di  alcune  cose  evidenti  ancora  per  dimostrazione 
naturale  ^  corno  per  esempio  ^  che  r  anima  nostra  i  im' 
mortale  )  non  intendendo  lì  f  Apostolo  di  definir  la 
Tede  y  ma  di  povderarne  alcune  eccellenti  proprietà  che 
facevano  al  suo  proposito . 

(3G)  /  misteri  eh-:  qui  in  cielo  mi  si  danno  a  vedere  ^ 
(37)  Hic  ci-eJiir.us,  ibi  videbimus  .  August. 
(58)  Il  luogo  e  r  mcumbenza  ,  e  però  anche  il  nome  ^ 
tenendo  la  jede  rispetto  alla  speranza  e  alle  altre  Tir- 
ti  cristiane  il  luogo,  e  l' tncumbenza' che  tiene  la  so- 
sianza  rtspetto  agli  accidenti  ^  eie:  di  reggerli  e  so- 
stentarli^ 


282  DEL  PARADISO  (76) 

Sillogiriar  (3g)  senza   (4o)   avere  altra  vista  ; 
Però  (4-1)   intenia  d'argomento  tiene. 
Allora  udì  :  Se  quantunque  s'  acquista 
Giìi  per  dottrina  ,  (^2)  fosse  così  'nteso , 
Non  v'  avria  luogo  ingegno  di  (4?)  sofista  .• 


(óg)  Convincere  e  persuadere  noi  stessi  tome  per  via 
di  sillogismo  ,  giacchi'  la  Fede  ,  o  propriamente  ^  0  equi' 
valentemente  è  discorsiva .  Il  Poeta  pare  che  inclini 
alla  seconda  sentenza  ,  che  e  di  S,  Tommaso  sicché  vo- 
glia che  l'atto  della  Fede  non  sia  altrimenti  che  di 
questo  andare:  Credo ,  per  esempio  l' Eucaristia y  per- 
chè Dio  l'  ha  rivelata  :  il  guai  atto  facilmente  si  ri- 
duce a  forma  di  sillogismo  . 

(^o)  O  senza  badare  alla  connessione  logica  delle 
premesse  colla  conclusione ,  se  Dante  esclude  il  discor- 
so formale  dall'atto  dilla  Fede  ^  ovvero  piti  semplice- 
mente senza  aver  altro  lume  da  conoscere  la  verità  ri- 
tielata ,  che  il  lume  della  Fede ,  secondo  i  detti  celebri 
de'  Santi  Padri  y  per  esempio:  Christianus  sum  ,  nescio 
QuoJ  credo.    August. 

(J^\)  Equivalenza  ,  e  però  anche  il  nome  d'  argomcnm 
to  ,  giacchi'  la  Fede  ha  forza  di  stabilire  i'  intelletto 
nella  verità  rivelata  ^  e  stabiltrvelo  niente  meno  ^  che 
un  argomento  dimostrativo  nella  verità  dimostrata  ; 
anzi  avendo  tal  forza  anche  magniore  ,  secondo  che 
da  i  PP,  s' insegna  ,  per  esempio  S.  Grisost,  21.  hom.  in 
Epist.  ad  Hehr.  Neque  fides  dici  potest ,  nisi  cum  cir- 
ca ea,  qu3E  non  videntur,  amplius  quam  circa  ea  ,  quae 
videntiir,  certitudinem  habuerit . 

(42)  Fosse  così  ben  inteso  e  compreso  ^  come  hai  com- 
preso tu  che  cosa  sia  la  Fede. 

(45)  Di  sofista  filosofo  cavilloso  ,  che  si  vale  di  ar- 
gomenti fallaci  per  far  comparire  il  falso  vero  ed  il 
•vero  falso  :  non  v'  avrebbe  luogo,  perchè  nessuno  fila' 
ssix^bbi  da  quello  ingannare  e  (on fondere. 


(80  CANTO     XXIV.  485 

Cosi  spirò  da  qiiell'  (44)   amore  acceso  : 
Jndi  soggiunse  :  Assai  bene  è  trascorsa 
D'  està  moneta  già  la  lega  e  '1  peso  : 

Ma  (45)  dimmi  se  tu  l'hai  nella  tua  borsa. 
Ed  io  :  Sì  ho  sì  lucida  ,  e  si  tonda , 
Che  (46)  nel  suo  conio  nulla-  mi  s' inforsa  • 

Appresso  (4?)  uscì  della  luce  profonda, 
Che  lì  splendeva  ,  Questa  cara  gioia  , 
Sovra  la  quale  ogni  virtù  si  fonda  , 

Onde  (4^)  •■'  venne  ?  ed  io  :  (49)  La  larga  ploia 
Dello  Spirito  Santo  j  eh' è  diffusa 
la  su  le  vecchie ,  e  'n  su  le  nuove  cuoia , 

E*   (5o)   sillogismo}  ch«  la  mi  ha  conchiusa 
Acutamente  j  sì  che  *n  verso  d'  ella 

(W)  S.  Pietro. 

(45)  Ma  questa  moneta  traboccante  /'  hai  tu  *iell^ 
borsa  ,  cioè  hai  tu  nella  tua  mente  ,  e  nel  tuo  cuore  la 
Wede  >  credi  i  come  dici  ^  ed  intendi? 

(46)  Che  in  essa  muna  cosa  mi  si  fa  dubbia  ,  ne  mi 
fa   stare  in  forse  ;  seaue  la  metafora  della  moneta  . 

(47)  Soggiunge  S,  Pietro  che  era  come  in  un  abisso 
di  luce  .  .        „   , 

(48)  Come  /'  hai  tu  avuta  questa  preziosissima  Fede  ? 
(',9)  La  larga  pioggia  della  Dottrina    sacra    sparsa 

dallo  Spinto  Santo  sulle  carte  del  Nuovo  e  Vecchio 
Testamento  :  cuoia  ,  perchè  in  quei  tempi  erano  scritte 
in  carta  pecora  . 

(5o)  Tal  pioggia  ,  tal  grazia  dello  Spirito  Santo  el- 
la è  quando  un  convincenttsstmo  argomento  in  ordine 
a  concludermi  ,  e  capacitarmi  della  verità  della  Vede  j 
dimodoché  al  suo  confronto  ogni  altra  dimostrazione 
mi  comparisce  oscura ,  cioè  meno  idonea  a  farmi  adi' 
tire  alla  verità  scientificamente  dimostrata . 


2{1^  I5EL  PARADISO  C^SIy 

Ogni  diinoòtrazion  ini  pare  ottusa  . 

Io  (5i)  udì  poi:  (32)    L'antica  e  la  novella 
Proposizione  >  che  sì   (53)  ti  Goncliiiicle  j 
Perchè  l'hai  tu  per  divina  favella? 

Ed  io:   La  prova,  che '1  (54)  ver  mi  discliiude , 
Son  I' (55)  opere  seguite,  a  che  natura 
Non  scaldò  ferro  mai,  ne  Latte  ancude  . 

Risposto  fammi:  Dì,  chi  t'assicura 

Glie   (56)  quell'opere  fosser  quel  niedesmo , 
Che  vuol  provarsi?  57)  non  altri  il  ti  giura. 

Se  '1  Mondo  si  rivolse  al  Cristianesmo , 
Diss' io  senza  miracoli,   (58)   quest'uno 
E'  tal^  che  gli  altri  non  sono  '1  centesmor 


Cól)  Tlcplicò  S.  Pietro  . 

(52)  La  sacra  Scrittura  del  vecchio  e  nuovo  Testa' 
mexto . 

(53)  Ti  convince  e  persu.ide  , 

(54)  Mi  rende  aperta  questa  verità^  che  Dio  è  l'  aU" 
tare  dcllj^  sacra  Scrittura  e  delta  nostra  Fede  , 

(55)  I  miracoli  secondo  quello  dcll'Evang.  prsEdicave- 
lunt  ubique  j  Domino  cooperante,  et  sermonem  con- 
fìrmante  sequentibiis  signis. 

(5S)  Che  quelle  opere  y  le  quali  si  dicono  e  si  trovano 
scritte.)  succedessero  veramente  miracolose  ^  e  chiara- 
mente Jatte  da  Dio  in  confermazione  della  Fede  ;  tu 
una  parola  ,  se  fossero  quel  medesimo  che  deve  prima 
provarsi  ,  e  non  presupponi  alla  balorda  . 

(07)  F' i'  farse,  chi  te  lo  giuri.'  certo  che  no. 

(58)  Questo  solo  è  un  ìniracolo  tale ,  e  tanto  ,  che 
tutti  gli  altri  che  si  narrano  ^  non  vagliano  per  la  cen- 
tesima parte  di  questo.  È  il  famoso  dilemma  di  S,  A- 
gostino  lib.  2i.  de  Civ,  e.  5.  O  il  mondo  si  è  convertito 
.alta  Fede  a /orza  di  miracoli  i  0  senza  miraceli  et. 


()38)  e  A  N  T  0      XXIV.  285 

Che   (Sg)   tu  entrasti  povero  e  digiuno 
In  campo  a  seminar  la  buona  pianta  , 
Che  h\  già  vite  ,  ed  ora  è  fatta  pruno  • 

Finito  questo,  l'alta  Corte  santa 

Piisonò  (60)   per  le  spere  ,  un  Dio  lodiairo 
Nella  in«lóde  ,  c]\e  lassù  si  canta  . 

E  ({liei  (61)   baron  j,  che  sì  di  ramo  ia  r.mo 
Esaminando,  già  tratto  m' avea  , 
Che   (62)  all'  ultime  fronde  appressavamo  , 

Ricoioiaciò;   (63)   La  grazia  j  che  donnea 


(Sg)  Perocché  . 

(60)  Per  i  cerchi  che  danzando  forma'Jiino  questi  Spi- 
riti celesti. 

(6f)  Barone  titolo  di  Sig>:ore  con  giuri idizior.e  i  qui 
per  l'illustre  personaggio  di  S.  P/etro . 

(C2)  Agli  ultimi  quesiti  intorno  alla.  Fede. 

(63)  La  grazia  ,  che  a.  an  certo  rtwdo  fa  all' a?,.ore 
colla  tua  mente  y  e  in  lei  si  compiace .  Donneare  inse^ 
gnano  i  signori  Accademici  nel  Vocabolario  ,  che  -vuct 
dir  fare  all'amore  con  donne  ■y  e  conversar  genialmente 
con  esse:  lo  pror.ìno  con  piti  esempi,  e  con  uno  ancorai 
di  Dante  presb  da  questa  (^antica.  La  mente  innamo- 
rata ,  che  donnea  con  la  niia  Donna  .  Ma  i?i  questa 
luoa,o  che  ora  sp ieghiamo  ,  vogliono  che  abbia  altro  si- 
gnificato  cioè  di  signoreggiare  e  dominare  ,  e  così  -ve- 
glia dire:  la  grazia  che  donnea  ,  cioè  domina  e  signo- 
reggia colla,  cioè,  nella  tua  mente:  e  così  ancora  spie- 
gano gli  altri  Cementatori .  Ma  nsn  è  necessario  tira- 
re questo  vocabolo  fuori  del  suo  significato  ,  quasi  che 
altrimenti  fosse  un  parlar  troppo  duro  :  ma  che  gran 
durezza  s:  sarebbe  se  un  Poeta  dicesse  che  la  grazia 
era  innamorata ,  e  conversava  di  tutto  genio  coli'  ani- 
ma ,  per  esempio  di  S.  Caterina  ancor  fanciulletta  ? 
ÌHun  disse  fi.  Dionigi  di  Dio  ,'  che  aversos,  et  resilien- 


ft86  DEL  PARADISO  (118) 

CoH  la  tua  mente ,  la  bocca  t'  apetse 
Jnsino  a  qui  ,  com'  aprir  si  dovea  j 

Sì  eli'  io  appruovo  ciò ,  (64)  che  fuori  emerse  : 
Ma  or  conviene  esprimer  quel ,  che  credi  j 
E  onde  alla  credenza  tua  s'  offerse  . 

O  santo  padre,  e  spirilo,  che  (65)  vedi 
Ciò  che  credesti ,  sì  che  (66)  tu  vincesti  > 
Ver  lo  sepolcro  >  più  giovani  piedi  , 

Comincia'  io  :  tu  vuoi  eh'  io  manifesti 


tes  a  se  amatorie  sequitur?  Non  abbiamo  nella  Scrit» 
tura  quella  dolce  espressione  dell'  infinita  degnazione 
del  nostro  Dio  verso  di  noi  :  delicia  meae  esse  cum  fi- 
liis  hominum? 

(6^)  Tutto  ciò  che  della  Fede  parlando  uttì  fuori  del- 
la tua  bocca. 

(65)  Vedi  in  Dio . 

(G6)  L'Evang.  Jo.  20.  ci  narra  che  Pietro  e  Giovanni 
avendo  udito  dalla  inconsolabile  Maddalena ,  che  era 
stato  tolto  -via  dal  sepolcro  il  cadavere  del  Redentore  , 
e  non  sapersi  dove  fosse  stato  messo  ,  uscirono  subito 
di  Gerusalemme  amendue  insieme  y  correndo  al  sepolcro 
in  modo  che  Giovanni  il  più  giovane  arrivò  prima  , 
Qui  dunque  i  Cementatori  s' ingegnano  per  sostenere 
che  Dante  non  ha  preso  granchio  come  pare  a  prima 
•vista.  Vellutello  la  stiracchia  con  dire  che  Vietro  vinse 
ver  lo  sepolcro  li  più  giovani  piedi,  perchè  quantun- 
que arrivasse  il  secondo,  entrò  il  primo  nel  sepolcro, 
Landino  dice ,  che  Pietro  udito  dalla  Maddalena  che 
il  Signore  era  riserto,  lo  credette  prima  che  Giovanni 
ttrrtvasse  al  sepolcro;  ma  il  contesto  dell'Istoria  evaw 
setica  ripugna  a  questa  interpretazione ,  perchè  ni 
Maddalena  fin  allora  aveva  annunziata  la  risurreziO' 
ne,  hi  Pietro  fin  allora  l' avea  creduta:  Stimo  inge- 
nuità il  dire:  Dante  qui  ha  preso  sbaglio. 


(t27)  CANTO     XXIV.  285 

La  (67)   forma  qui  del  pronto  creder  mio  > 
Ed  anche  la  cagion  di  lui  chiedesti . 

Ed  io  rispondo  ;  Io  credo  in  uno  Dio 
Solo  ed  eterno  ,  che  tutto  '1  Ciel  muove 
Non   (68)  moto ,  con  amore  e  con  disio  : 

Ed  a  tal  creder   (6g)  non  ho  io  pur  pruove 
Fisica,  e  metafisice,  ma  (70)  dalmi 
Anche  là\*eTlra',  ch^  qitiircr  piove  , 

Per  Moisè ,  per  profeti  ,  e  per  salmi , 

Per  l'evangelio  ,  e  (71)  per  voi,  che  scriveste. 
Poiché  i'  ardènte  spirto  vi  fece  almi . 

E  credo  in  tre  persone  eterne  j  e  queste 
Credo  una  essenza  sì  una ,  e  sì  trina  j 
Che   (72)  soflera  congiunto  sono  et  este . 


(67)  La  forme/a  delle  cose  che  io  credo,  è  la  cagio- 
ne e  il  motivo  ,  per  cui  le  credo, 

(68;  'Essendo  esso  immobile  con  amore,  e  con  deside- 
rio del  maggior  bene  delle  creature  secondo  la  loro  ca- 
pacità, drizzando  i  movimenti  d'ogni  una  quanto  i'  in 
se  ,  a  ottimo  fine . 

{69)  No«  solamente . 

(70)  Ma  molto  piò.  me  le  somministra  la  prima  veri- 
tà che  dal  cielo  piove  su  i  libri  della  Sacra  Scrittura  : 
quasi  dica  ,  e  di  ciò  sono  persuaso  motto  più  perchè  l' 
ha  rivelato  Dio  prima  verità,  che  ni  può  esser  ingaU' 
nata,  né  può  ingannare . 

(71)  E  per  VOI  Apostoli ,  che  predicaste  e  scriveste  e- 
pistole  ,  poiché  lo  Spirito  Santo  nella  Pentecoste  vi  rese 
Santi  e  deificati . 

(72)  Così  che  si  dica  a  tutto  rigore  di  verità.  Dio  ^ 
tre  Tersone  ,  tre  Persone  sono  Dio,  onde  parlandosi  d' 
una  sempltcìssirpa  cosa  sia  veto  unitamente ,  sono , 
td  è.  ;/ 


288        DEL  PARADISO  CANTO  XXIV,        (i4i> 

Della  profonda  (jS)  condizion  divina  j 
Ch'  io  tocco  ino ,  la  mente  mi  sigilla 
Più  volle  l' evangelica  dottrina  . 

Qiirst' è 'I  principio:  qucst'  è  la  favilla, 
Che  sì  dikta  (74)   in  fiamma  poi  vivace  y 
E  ,  come  stella  in  Cielo  ,  in  me  scintilla  ^ 

Come  'I  signor  j  eh'  ascolta  quel  ,  che  piace  3, 
Da  indi  aMjraccia  'I  servo  ,  gratulando  j 
Per  la  novella ,  tosto  di'  e'  si  tace  j 

Coii  benedicendomi  cantando. 

Tre  volte  cinse  me  ,  sì  com'  Io  tacqui  ^ 
L'  apo.'toiico  lume  ,  al  cui  comando 

lo  avea  detto 3  sì  nel  dir  gli  piacqui . 

(7Ì)  Natura )  essere. 

(7;)  Per  esseria  Fede  radice  di  santissimi  ed  arden- 
ti sì  imi  effetti. 


C   A    N    T    O       XXV. 

ARGOMENTO 

introduce  il  Poeta  in  questo  Canto  S.  Jacopv  ad  esami- 
narlo della  Speranza  j  propc/iendoglt  tre  dubbi  :  de' 
qii^li  Beatrice  solve  il  secondo  ,  ed  esso  gli  aliri  , 
Ultim.ìTiienie  introduce  S.  Giovanni  T,vang:liita  a 
r/ianifcst.irgli  y  che  il  suo  corpo  morendo  era  rirnaso 
in  terra  . 

i^e   (i)   mai  continga  che  '1  poema  sacro, 
Al  quale  li.i  posto  mano  e  Cieìo  e  Terra  , 
Si  che  m'ha  fatto  per  più  anni  (2)   inaerò? 

Vinca  la  crudeltà  ,  che  fuor  mi   serra 
Del  (3)  bello  ovile  ,  ov'  io  dormi  .agnello 
Nimico  a'  lupi  ,  che  gli  danno  guerra  j 

Con  (4)   altra   voce  ornai ,  con  altro  vello 
Ritornerò  poeta  ,  ed  in  (,5;   sul  tonte 

(i)  Se  egli  avverrà  mai. 

(2)  Alluac  al  1  ersn  di  Giovenale  Ut  dignus  venias 
hederis  et  iinagine  macra  ,  essendo  che  lo  studio  non 
aiuta  puir.o  ad  ingrassare . 

(3)  Di  Fire/^ze  . 

(4.)  Con  maggior  fama  ,  con  pik  elega. uf  favellti  , 
eon  piU  armrnioio  metro  ,  e  con  altro  vello  ,  ciol  con 
j'iù  onorivoUzza  ,  o  pure  con  pelo  >:on  piit  biondo  ,  ma 
canuto  ,  o  pur?  non  con  icllo  di  at^uello  semplice  ,  ma 
con  quello  di  più   robusto  animale. 

(5)  Nel  lemptv^cd  S.  Giovanni  sui  fonte  y  dove  fui 
t.itiezzuio  >  /' 

Tom.  In.  .  K 


ago  DEL  PARADISO  (8J 

Del  mio  liattesmo  prenderò  '1   (G)   cappello  : 
Perocché  nella  ieJe  ,  (7)   che  fa  conte 

L'  anime  a  Dio  ,   (8)   qiiiv'  entra'  io  ,  (g)   e  poi 

Pietro  per  lei   si  tni  girò  la  fronte  . 
Indi  si  mosse  un  lume  verso  noi 

Di  quella  (io)   schiera,  onci' uscì  la  primizia  j 

Glie  lasciò  Cristo  ne'  Vicari  suoi  . 
E  la  mia  donna  piena  di  letizia  , 

Mi  disse:  Mira,  mira  ,  ecco '1   (11)  La  rose , 

Per  cui  laggiù  si  visita  Galizia. 
Sì  come  quando  '1  colombo  si  pone 


(6)  Cioì-  la  corona  di  alloro .  Sopra  questo  passo  è  da 
iiederst  t'  epistola  di  Marsilio  Fici/io  registrata  dopo  le 
prefazioni  del  Land.  QuelC  insigne  platonico  applau- 
dendo al  lavoro  del  Land.  ,  e  interpretando  per  avve- 
rata nella  i^loriosa  pubblicazione  dt  quel  Comento  que- 
sta predizione  ,  che  qui  fa  Dante  del  suo  ritorno  e  co- 
ronazione in  Firenze  y  da  poi  in  ispropositi  ^  mentre  per 
ti  felice  successo  fa  cantare  il  Gloria  in  excelsis  ai;li 
Arcangeli  dal  globo  di  Mercurio  ,  e  alte  Dominazioni 
da  quello  di  Febo  . 

(7)  La  quale  r»nde  le  anime  cospicue  nel  cospetto  di 
Dio  ,  e  da  esser  da  lui  considerate  e  tenute  in  conto  . 

(8)  Per  questo  fonte  battesimale  di  S.  Giovanni  , 

(9)  E  poi  Pietro  in  riguardo  di  essa  Fede,  trovando^ 
la.  in  me  perfetta  ,  mi  accarezzò  ,  girandomi  nel  modo 
che  he  detto  la  fronte  ec. 

(10)  Della  schiera  degli  Apostoli,  donde  era  a  me 
fioco  fa  venuto  S,  Pietro ,  che  fu  il  primo  vicario  che 
Cristo  salendo  al  cielo  lasciò  in  terra  a  sostenere  le 
sue  veci. 

(11)  Il  Baron  S.  Jacopo,  per  divozione  al  quale  sì 
fistia  da  i  Pellegrini  Galizia,  ove  in  CempoHellti  si 
iienera  il  suo  sacro  corpo . 


(19)  CANTO     XXV,  251 

Presso  al  compngno  ,  1'  uno  e  I'  altro  pande  , 
Girando  e  mormorando  ,  1'  affezione  j 

Cosi  vid'  io  1'  im  dall'  altro  grande 
Principe  glorioao  essere  accolto  j 
Laudando  il  cibo,  che  lassù  si  prande  . 

Ma  poi  che '1  gratular  si  fu  (la)  assolto. 
Tacito  ,  coram  me  ,  ciascun  s'  affisse  , 
Ignito  sì  j  che  vinceva  '1  mio  volto  . 

Rideiìdo  allora  Beatrice  disse: 

inclita  (i3)   vita,  per  cui  l'(i4)  allegrezza 
Della  nostra  basilica  (i5)  si  scrisse, 

Fa  (iG)  risuonar  la  speme  in  quest'altezza: 
Tu  sai  clie  tante  volte  la  (i;)  figuri. 
Quanto  Jesi'i  a' (18)  tre   fé' più  chiarezza. 

Leva  (19)  la  testa,  e  fa  che  t'assicuri: 

(12)  Fu  terminato  il  lieto  scambìevot  ricevimento . 

(id)  Anima  q.'ortosa  , 

(li)  La  beatitudine  di  questa  nostra  reggia  celeste. 

Ci5)  Hi  scrtsie ,  e  st  celebrò  neti'  epistola  canonica 
che  abbiamo;  ma  guest'  epistola  ^  secondo  il  sentimento 
assai  piH  comune  uegli  Scrittori  ecclesiastici  ^  non  è  de 
S,  Giacomo  di  Galizia  ,  0  vogliam  dire  del  Maggiore  , 
ma  dt  S,  Giacomo  Minore  ,  Ma  lo  scambio  è  condonn- 
bile . 

(16)  Parla  quassù  in  cielo  della  speranza  y  benché 
ella  non  v^  abbia  luogo  . 

(17)  Nella  tua  epistola  ,  deve  animi  alla  speranza 
con  più  figure  e  similnudini , 

(18)  A  tre  ,  cioè  a  te  y  a  Pietro  ,  e  Giovanni  manife- 
st^'cose  agli  altri  Aposiùlt  occulte  y  carne  fu  nella  tra" 
sfigurazione  nel  monte  Tabor  ,  ove  Pietro  figurava  Iti 
Vede,  Gte'v^nKi'  la  Carità  y  e  Giacomo  la  Speranr.a  • 

(19)  Son  i  Jtole  di  S,  Giacomo  a  Dante  . 


iSZ  DEL  PARADISO  (ó» 

Che  ciò}  che  vien  e/ti.issù  dal  mortai  "londo, 
Convien  eh' a' nostri  l'aggi  si  (20)  inaturi . 

Questo  conforto  del  fuoco  (21)  secondo 

Mi  venne:  end' io  levai  gli  occhi  a'  (22)  monti. 
Che  (28)  gì' incuTvaron  pria  col  troppo  pondo. 

Poiché  per  grazia  vuol  5  che  tu  t'(24)  affronti 
Lo  nostro  hnperadore  ,  anzi  la  morte  , 
Neil' (25)   aula  più  segreta  j  co' suoi  Conti, 

Si   che  veduto  '1  ver  di  questa  Corte  , 

La  s.perne  ,  che  laggiù  (i6)  bene  innamora, 
In  te  ed  in  altrui  di  ciò  contòrte  : 

Dì  quel  j  che  eli'  è  ,  e  come  se  ne  'nfiora 
La  mente  tua  ,  e  di  onde  a  te  venne  : 
Così  «egaio  '1  secondo  lume  ancora  . 

E  qtiella  (27)  pia,  che  guidò  le  penne 
Delle  mie  ali  a  co-i  alto  volo, 
Allx  risposta  cosi  mi  prevenne  . 


(20)  Ciot  si  perf"zie>ii  a  i  nostri  rag^i^  tioè  r*" 
mezzo  deiJe  tre  vtriìi  Tco/og.ìli ,  Fede,  Spera/jz>i,  cCa- 
ì-it .{ . 

<2i)  Sa»  Giacomo  -uenuto  dopo  S.  Pietro. 

{2r.)  Per  i  mnnif  intende  gli  Apustul: ,  come  spesso  nel- 
le Scritture  i  S-mti  primarr  si  appellano  :  Fundamen- 
ta  ejus  ir.  tnoiitibus  sanctis  . 

('zi)  1  qu.tli  monti  ini  avevan  fatto  prima  abbass^rs 
gli  r::cht  col!.'  eccesss  della  lor  luce  . 

(2V)   "'"J  M.  j-n-ne  r igionando. 

(2i)  ìiiella  corte  pui  siu^tetai  ne'  gixbinettt  della\>-»A 
regg'a  .  _  ■ 

(26)  Non  in-jano ,  cerni  l.i  speranza  n^^nd  ^"^  - 
.  (27)  Beatrice . 


(5i)  C  A  :\'  T  O      XXV.  23^ 

La  Chiesa  militante  alcun  figlinolo 

?>ion  ha,  con  (28)  più  speranza,  com'è  scritto 
Nel  Sol ,  che  raggia  tutto  nostro  stuolo  : 

Perù  gli  è  conceduto  »  che  (29)  d'  Egitto 
Vegna  iu  Gerusalemme  per  vedere  j 
Ami  che  '1  militar  gli  sia  prescritto. 

Gli  altri  duo  punti  ,  (3o)  che  non  per  sapere , 
Son  dimandati  ,  ma  perdi' ei  rapporti  j 
Quanto  questa  virtù  t'  è  in  piacere  j 

A  (3i)  lui  lasc'io:   che  (32)  non  gli  saran  forti} 
Ne  di  iattanzia  :   ed  ellL  a  ciò  risponda  j 
E  la  grazia  ^i  Dio  ciò  gli  comporti . 

Come  (33)  discente,  eh' a  dottor  seconda 

Tronto  e  libente  in  quel,  ch'egli  è  esperto, 

(28)  Di  quella  che  abbia.  Dante  ,  come  si  può  vedere 
in  Dio  ,  che  tutti  noi  altri  'Beati  illunr.i  :  questa  lode 
che  male  sarebbe  stata  in  bocca  sua  ^  saviamente  il 
Poeta  la  mette  in  bocca  di  Beatrice, 

(29)  Dal  basso  mondo  i?2  cielo  per  veder  quello  che 
spera  ,  prima  die  sia  terminata  la  sua  vita  mortale , 
f /i'  è  una  continua  milizia  . 

(30)  De'  quali  l'  hai  interrogalo ,  ne»  per  saperne  il 
suo  sentimento  che  ben  lo  sai  rimirandolo  in  Dio,  ma 
pcrchi  egli  racconti  e  faccia  fede  a  i  mortali  quan- 
to ec. 

(3i)  Li  lascerò  a  lui y  acciocché  gli  sciolga,  e  vi  ri' 
sponda  da  se. 

(Ó2)  Che  né  gli  saranno  diffìcili  ,  né  saranno  di  sua 
a^-yria  e  vanto,  come  quello,  al  quale  io  per  lui  ho  già 
/risposto,  come  di  speme  s'infiori. 

f      (33)  Come  di^-pp-^lo  ,  che  con  alacrità  e  prontezza  ai 
J   suo  macs.^^r.  risponde  in  quello,  che  gin  sa  per  far  »o^ 
to  il  suo    apere  e  il  suo  ingegno. 


094  DEL  PARADISO  (95) 

Perchè  la  sua  bontà  si  disasconda  : 
Speme  ,  diss'  io  >  è  uno  attender  certo 

Della  gloria  futura ,  (34)  il  qual  produce 

Grazia  divina  e  precedente  merto  : 
Da  (35)  molte  stelle  mi  vien  questa  luce  : 

Ma  quei  la  distillò  nel  mio  cor  p»ia , 

Che  fu  sommo  (36)  can*or  del  sommo  duce  « 
Sperino  (87)  in  te,  nella  sua  Teodìa, 

Dice  }  color,  che  sanno '1  nome  tuo; 

E  (38)  clii  noi  sa,  s'egli  ha  la  fede  mia? 
QTu  (39)  ini  stillasti  ,  con  lo  stillar  suo, 

Nella  pistola  poi,  (4o)  si  eh'  io  4on  pitno. 


<34)  Penduto  su  la  grazia  divina  ,  e  su  la  nostra 
iuona  eorrispoiidcnza  ulla  grazia,  eh'  ì'  il  nostro  me- 
rito precedente  a/  prtmio  :  così  ti  Maestro  de/le  sen- 
tenze: spes  e'.t  certa  exppctatio  futuvse  beatitudinis 
Veniens  ex  Dei  gratis,  nieritis  pnceilentibus  . 

(33)  Vu  molti  santi  Profeti ,  e  Dottori  ,  ma  quello  pri- 
ina  l^  infuse  nel  mio  cuore. 

(36)  Cicì  il  santo  David. 

(3;)  Spereiit  in  te,  qui  noverunt  nonnen  tuum ,  dice 
J)avid  'ul  suo  Salterio:  Teodia  canto  tn  lode  di  Dio  y 
e  non  Deità  ,  come  spiega  il  Zaclori  ,  anzi  infin  la  Cru- 
sca ,  lea,gendo  però  non  su.i  ,  ma  tua  i<odia. 

(38)  i.  chi  non  lo  sa  il  num  ■  del  Sigtiore ,  cioè  la  sua 
tnisericordia  e  fedeltà.,  se  ha  delle  sue  promesse  la  Fe- 
de di  cristiano  che  io  /  rnfesso  .' 

(09)  Tu  poi)  o  S.  Apo:toloy  me  la  infondesti  di  nuo- 
10  con  quel  che  ne  dici  'iella  tua  epistola  quasi  coì,-<'£ 
ferole  medesime  di  Dav'd. 

(40)  E  di  questa  speruy  za  da  "uo't  uii.ri,jsac)-i  Scrìtto- 
ti stillatami  sono  lalmente ^  e  con  tanta  io^tabiindan- 
g»i  ripiene  3  (kt  la  rifondo  negli  altri  . 


(77)  CANTO    XXV.  «95 

Eli  in  altrui  vostra  pioggia  replùo . 

IVIentr' io  diceva,  dentro  al  vivo  seno 
Di  quello 'ncendio  tremolava  rm  lampo 
Subito,  e  spesso,  a  guisa  di  balano: 

Indi  (40  spirò:  L'amore,  end' io  avvampo 
Ancor ,  ver  la  (42)  virtù  ,  che  mi  segnette 
Infin  la  (43)  palma  ,  ed  all'  uscir  del  campo  , 

Vuol  eh'  io  (44)  respiri  a  te,  che  ti  dilette 
Di  lei ,  ed  emmi  a  grato ,  che  tu  diche 
Quello ,  clie  la  speranza  ti  promette  . 

Ed  io:  ('(5)  Le  nuove  e  le  scritture  antiche 
Pongono  '1  segno ,  ed  esso  lo  m'  addita  > 
Dell'  anime  ,  die  Dio  s'  ha  fatte  amiche . 

Dice  Isaia  ,  che  ciascuna  vestirà 

Nella  (46)  sua  terra  tìa  di  doppia  vesta  ; 
E  (47)  la  sua  terra  è  questa  dolce  vita  . 

(4i)  Spirando  )   dhse  lo  stesso  S.  Giacomo  dopo   quel 
giubilare  . 
(42)  Sper.inza  teologica  . 
(45)  La  palma  del  martirio. 

(44)  Vuol  che  io  pam  a  te  di  le' ,  a  te  che  di  hi  ti 
diletti. 

(45)  il  nuovo  e  il  vecchio  Testamento  prefiggono  il 
segno,  dove  deve  mirare  la  sprr,i)iza  delle  amme  giu- 
ste ,  che  è  la  gloria  del  Paradiso  ,  ed  esso  segno  ,  cioè 
questo  Paradiso  ,  dove  ora  mi  trovo,  da  se  medesimo 
me  lo  dimostra  ,  jacendomi  in  vm  -vedere  la  gloria  . 

(46)  In  terra  sua  duplicia  possidebunt ,  Ixtitia  sem- 
■pitprna  erit  eis  :    coiì  dice  Is.  e.  6i.    doppia    -vesta    in- 

Ttndi  una  beatitudine  soprabbondante  di  ogni  bene,   o 
/vero  la   ''eatitu/ii'-"  dell'  anima  ,  e  del  corpo. 

(47)  E  '•;  '.erra,  ctoi  la  patria  delle  antme  %  f  ^UgsttC 
dolce  vita  ■  che  in  Varadiio  ti  gode. 


296  DEL  PARADISO  (f^Z) 

E  (48)  'I  tuo  fratello  assai  vie  più  digesta  , 

Là  j  dove  tratta  dèlie  bianclie  stole  , 

Questa  rivelazion  ci  manifesta . 
E  prima ,  e  presso  'I  fin  d'  este  parole  , 

Sperent  in  te ,  (49)  disopra  noi  s'  udì  ) 

A  che  risposeF  tutte  le  (5o)  carole  .- 
Poscia  (5i)  tra  esse  un  lume  si  schiari  y 

Sì  che  ,  se  '1  Cancro  avesse  un  tal  cristallo  » 

Il  Verno  avrebbe  im  mese  d'  un  sol  di . 
E  come  siirge  ,  e  va  j  ed  entra  in  ballo 

Vergine  lieta,  (52)  sol  per  fare  cuore 

Alla  novizia  ,  non  per  alcun  fallo , 

(48)  E  il  tuo  fratello  S.  Giovanni  neW  Apoeal.  e.  7. 
assai  meglio  digerita  e  schiarita  ce  ta  prepone  dicen- 
do così  :  Stantes  ante  thronum  in  conspectu  Agni  ami- 
cti  stolis  albis . 

(49)  Sopra  di  noi  dagli  Angioli. 

^5o)  Le  anime  gloriose  di  quei  santi  che  danzavano 
girando. 

(5i)  Poscia  tra  esse  schiere  di  Ideati  si  fece  in  fuori 
e  si  schiarì  un  tal  di  loro  ,  cioè  S,  Giovanni  ed  appar- 
've  di  sì  eccessivo  splendore ^  che  se  poniam  caso  che 
fosse  una  stella  d'uguale  splendore  nella  costellazione 
di  cancro ,  il  quale  dal  solstizio  di  dicembre  dura  a 
nascere  per  un  me s  fi  al  tramontar  del  sole  che  allora 
ì  nel  segno  opposto  di  capricorno  ^  a  finger  dice  questa 
caso ,  tramontato  il  sole  ,  non  si  farebbe  già  notte ,  ■ 
7?ja  continuerebbe  il  giorno  per  virtù,  di  sì  eccessivo 
splendore ,  e  così  il  verna  avrebbe  un  mese  d'  un  sol 
dì  :  il  lume  dunque  che  si  schiarì  ,  era  lucido  quanto  il 
sole'.  'k 

(52)  Nfl«  per  vaghezza  di  comparire  e  di  isset  -va  ■ 
gheggiata  ,  non  per  vanità  0  fasto '^  ih^  soh  per  fan 
onore  alla  novella  sposa)  per  cui  si  fa  il  festina. 


(foS)  CANTO      XXV.  297 

CaA  vid' io  lo  scliiarato  splendore 

Venire  (53)  a' due  ,  che  si  volgeano  a  mota  > 
Qiial  conveniasi  al  loro  ardente  amore . 

Miscsi  (54)  li  nel  canto  e  nella  nota  : 

E  la  mia  (55)  donna  in  lor  tenne  I' aspetto» 
Pur  come  sposa  tacita  ed  immota  ► 

Questi  è  colui,  che  giacque  sopra '1  petto 
Del  nostro  (56)  Pellicano:  e  questi  tue 
Dì  su  la  croce  (57)  al  grande  nficio  eletto  : 

La  (58)  donna  mia  cosi  :  né  però  piùe 
Mosse  la  vista  sua  di  stare  attenta, 
Poscia  *che  prima  ,  alle  parole  sue  . 

Quale  è  colui ,  eh'  adocchia  ,  e  s'  argomenta 
Di  vedere  eclissar  lo  Sole  un  poco  , 
Che  per  veder  non  vedente  diventa  , 
Tal  (Sg)  mi  l'ec'io  a  quell'ultimo  fuoco. 


(55)  A  i  due  Apostoli  Fictro  e  Giacomo  che  ballava.'- 
fio  in  giro  . 

(54)  Entri  accordandosi  con  loro  ^  e  nelle  parole  dcff 
Inno  e  nell'aria  del  canto. 

(55)  Beatrice  . 

(56)  Cristo  svenato  dall'  infinito  amor  suo  per  la  no- 
stra salute  f  come  si  dice  dt  tal  uccello  che  si  sveni 
per  nutrire  i  suoi  figli  del  prcyrio  sangue  . 

(5;)  Di  aver  Maria  in  conto  di  sua  madre  . 

(58)  Così  Beatrice  disse  a  me ,  ma  non  però  il  cpsl 
dirmi  mosse  punto  i  suoi  occhi  dallo  stare  sì  fissi  ne- 
Hi'  Apostoli  j  come  gli  aveva  prima  di  così  dirmi. 
:  (59)  Cioè  rimasi  abbagliato  per  l'  aguzzare  che  trop- 
po facev..  gli  r"-:\i  y  -pensarido  falsamente  di  chiarirmi 
se  S.  Gtovaì.nt  fosse  in  cielo  in  corpo  ed  anima  ,  giac- 
ché ne  stf-.a  in  qualche  dubbio  per  quel  che  aveva  let" 


«98  DEL  PARADISO  (121) 

MentrecJìè  detto  fa  ,  Perchè  l'  abbagli 

Per  veder  (60)  cosa  ,  che  qui  non  ha.  loco? 

In  terra  è  terra  il  mio  corpo  >  e  saragli 

Tanto  (61)  come  gli  altri ,  che '1(62)  numero  nostro 
Con  (63)  1'  eterno  proposito  s'  augnagli  • 

Con  (C)4)-le  duo  stole  nel  beato  chiostro 
Son  le  duo  (,65)  luci  sole,  clie  salire: 
E  qnesto  apporterai  nel  Mondo  vostro  • 

A  questa  voce  (60)  lo  'ntìammato  giro 
Sì  quietò ,  con  esso  '1  dolce  mischio  y 
Che  si  facea  del  snon  nel  trino  spiro  j; 

Si   ''57)  come  j  (68)  per  cessar  fatica  o  nschio , 
Gli  remi  pria  nL-lP  acqua  ripercossi  , 
Tutti  si  posano  al  sonar  d' un  fischio . 


t&  nel  di  lui  Ev.inge/io  :  Exiit  ergo  serir.o  inter  fra- 
tres .  quoJ  (iisnpulus  ille  non  nioritur  . 

(60    e  tot  corpo  tomaio  . 

(*',?)  CrgO  ultìi  corpi  umani  . 

(»2)  Numro  di  noi  altri  eleiti  che  sarà  compito  all' 
lihfcet ìul  risurrtziunc  . 

(Sa)  Col  decrei"  i  tcdestinativo  di  Dio. 

(6'f)  io  i  SUOI  carpi  rtasiuiiti  dopo  morte . 

(Cj)  Cristo  e  Ularia  ,  t  quali  sono  le  due  luci  che pe^ 
co  lu  s -olirono  lu»gt  dalla  tua  l'ista  . 

{.(tìi'^  J  j  spera  e  taìola  dei  ire  Apostoli 'si  quietò  dal 
gitafi-  ;  e  qm/'tossi  iincora  col  mote  il  dolce  accordo  e 
concerto  ^V  r.i.ito  e  ballo  che  risultava  d'alia  xace^ii 
qufi  tre  A'  usinli . 

(C7)  S'.  quietò  ,  siccome  .  '      ~    -        /• 

(Jjs)  O  per  d^ti-  riposo  alla  ciurmai  e  per  il  rischio 
di  Tempere  a  qualche  scoglio . 


(j3ó)  canto      XXV.  299 

Ahi  (69)  quanto  nella  rneute  mi  commossi  , 
Quando  mi  volsi  per  veder  Beatrice  , 
Per  (70)  non  poter  vederla,  ben  eh'  io  fossi 

Presso  di  lei  ,  e  (71)  nel  Mondo  felice  ! 


(69)  Quanto  mi  rattristai . 

(70)  Essendoi^lisi  abbarbagliata  la  vista   per   averla, 
filata  trirpo  nello  Spirilo  lucidissimo  di  S.  Giovanni ^ 

(71}  In  Paradiso  . 


S* 


CANTO     XXVL 

j 

ARGOMENTO  | 

In  questo  Canto  S.  Giovanni  'Evangelista  h  esamina  ' 
éellii  Carità .  Dipoi  Adamo  racconta  a  Dante  il  lem-' 
pò  della  sua  felicita,  ed  infelicità  . 


Me 


Lentr' io  (i)  <Iu])l)Iava  ,  per  Io  viso  spenta  i 

Della  (2)  fulgida  fiamma  j  che  lo  spense  ,  j 

Uscì  un  (3)  spiro  j  clie  mi  fece  attento  >  j 

Dicendo  :  (4)  In  tanto  che  tu  ti  risente  * 

Della  vista ,  che  hai  in  me  consimta  ,  i 

Ben' è  che  ragionando  Ih  compense.  J 
Comincia  dnnc^ue  ,  e  di,  (5)  ove  s'  appunta 

L'  anima  tua  ,  e  fa  ragion  che  sia 

La  vista  in  te  smarrita  e  (6)  non  defunta  r  ! 
Perchè  la  (7)  donna  j  che  per  yuesta  (8)  dia 

(0  Mentre  io  stava  così ,  come  ho  detto  ,  fortemcnti 
commosso  e  sgomentato  per  essermi  rimasto  cogli  occhi 
sì  malamente  abbagliati  . 

(2)  San  Giovanni . 

(3)  XJn  parlare  . 

(\)  Intanto  che  tu  ripigli  0  rimpcri  il  senso  perduti 
della  vista  che  hai  consumata  in  guardar  me . 

(5)  A  che  tende y  come  a  bersaglio^  come  a  su'»  pun- 
to e  anima  tua .     . 

(6)  Non  affatto  perduta  ^  cortie  dubiti, 
{■})  Beatrice  . 

'8)  Divina  regione  de'  cieli ,  1 


(10)  CANTO      XXVI.  óoi 

Kegion  ti  conduce  ,  Jia  nello  sguardo 

La  ((j)  virtù,  ch'ebbe  la  man  d'Anania. 

Io  dii.si  :  Al  suo  piacere  e  tosto  e  tardo 

Veglia  rimedio  agli  occhi  ,  (io)  die  iur  porte, 
Qnand'ella  entrò  col  fuoco  j  ond'  io  seiivpr'ardo. 

Lo  (il)  ben,  (12)  che  fa  contenta  questa  Corte, 
Alta  (i3)  ed  Omega  è  di  quanta  scrittura 
Mi  legge  amore  o  lievemente  ,  .0  forte . 

Quella  (ì4)  medesma  voce  ,  clie  paura 
Tolta  ni'  avea  del  subito  abbarbaglio  , 
Di  (i5)  ragionare  ancor  mi  mise  in  cura* 

E  disse  :  Certo  (16)  a  più  angusto  vaglio 
Ti  conviene  schiarar  :  dicer  convienti  j 


(^')  Cioè  la  virtìt  di  restituire  la  perduta  -jist.i.  A- 
nuiii.t  coir  impoiizioìie  delle  sue  mani  rete  la  luce  de- 
gli vccht  a  S.  P.20/0  .  Act.  9. 

(io)  Che  servirono  a.  lei  di  porta  ,  per  cui  entra  ec. 
\lì)  Htsfoiide  alla  dima/ida  ,  ove  si  appunta.. 
•<12)  Iddio  che  beatifi.a  qucsJa   certe  . 

(i3)  Egli  è  'l  principio  ed  il  fine  di  quanto  mi  dctìo. 
amore  dt  facik  e  difficile  a  praticarsi  :  in  sostanza, 
amo  Dio  sapra  tutte  le  cose,  Alja  ed  Ornerà  prima  ed 
ultima  lettera  deli' alfal/eto  greco ,  e  nome  attribuito  a 
Dio  da  S.  Già.  I.  Apoc. 

(i'()  Quella  voce  medesima  di  S.  Giovanni . 

(ib)  Mi  mise  in  cura  e  sollecitudine  di  rispondere  piìt 
precisamente  ,  jacendomi  nuove  istanze. 

(■j6)  Cioè  convien  che  tu  dichiari  più-  minutamente  , 
piit  esattamente  :  vaglio  istromento  noto  da  purgare  le 
biade  ,  altrimenti  detto  crivello  ,  ma  qui  piìi  tosto  è  pre- 
,0  per  lo  staccio  che  (\uanto  i-  yiìt  fitto  ^  tanto  piìi  pur~ 
ga ,  al  contrario  del  vaglio  (he  purga  tanto  meno  /«■)' 
sner  men  fitto  oi  anguUg, 


?o2  DEL  PARADISO  (23) 

Clìi  drizzò  1'  arco  tuo  a  tal  I)erzagIio 

Ed  io,  (17)  Per  filosofici  argomenti, 

E  (18)  per  autorità,  che  quinci  scende, 
Cotale  (  1 9)  amor  convien  ,  che  'n  me  s' Imprenti  : 

Che '1  bene  ,  in  quanto  ben,  (20)  come  s'intende, 
Così  accende  amore,  e  tanto  (21)  maggio. 
Quanto  più  di  bontate  in  se  comprende  . 

Dunque  all'  essenzia  ,  ov'  è  tanto  avvantaggio  , 
Glie  ciascun  ben  ,  clie  fuor  di  lei  si  truova , 
Altro  non  è  che  di  suo  lume  un   raggio  j 

Più  che  in  altro  convien  ,  che  si  muova 

La  mente  ,  amando,  di  ciascun,  che  (22)  cerne 
Lo  vero ,  in  clie  si  fonda  questa  pruova . 

Tal  (23)  vero  allo  'ntelletto  mio  sterne 

Colui ,  (24)  che  mi  dimostra '1  (25)  primo  amore 

(17)  Ter  considerazioni  naturali ,  delle  quali  si  val- 
sero i  filosofi  ancor  c,entii:  ,  giacche  invisil'ilia  Dei  a 
creatura  mundi  per  ea  quae  facta  sunt ,  inteljecta  con- 
S|  iriuntur  ,  sempiterna  quoque  e;us  virtus  ,  et  divini- 
tas  .  Kom.  I- 

(18)  Autorità  della  Sacra  Scrittura  che  viene  di  qui 
dal  cielo  . 

(19)  Cotale  amore  verso  Dio. 

(20)  Tosto  che  si  conosce  . 

(21)  Maggiore  . 

(22)  Conosce  chiaramente . 

(23)  Spiana  e  dimostra  tal  verità  al  mio  intelletto  . 
(2Ì)  O  Aristotele  y    o   S.  Dionisio  Areopagita  dicono  i 

Cumentatori  :  forse  è  meglio  intenderlo  del  primo  che 
filosofà  altamente  di  tal  subbietto  :  che  così  citando  pri- 
ma  un  autore  gentile  ^  e  seguitando  poi  colT  autorità 
sacra  ,  Dante  viene  insistendo  nelTa  proposta  partizione , 
{zSjVio  prime  amore  degli  Angioli  t  delle  Anime  umane. 


foS)  CANTO      XXVI.  3o3 

Di   tutte  le  snstanzie  sempiterne . 

Stemel  la  voce  del  (26)  verace  autore  ,        4 
Che  (lice  a  Moisè  ,  di  se  parlando , 
lo  (27)  ti  t'arò  vedere  ogni  valore. 

Sterni  Imi  tu  ancora  j  incominciando 

L'  (28)  alto  preconio ,  che  grida  1'  arcano 

Di  qui  laggiù,   (.29)  «ovra  ad  ogni  alio  bando. 

Ed  (00)  io  udì  :  (3i)  Per  intelletto  umano, 
E  per  autorltade  ,  a  lui  concorde , 
De'  tuoi   amori  a  Dio  ,  guarda  '1  sovrano. 

Ma  di  ancor  se  tu  senti  altre  corde 

Tirarti  verso  lui  ,  si  che  (32)  tu  iuone  , 
Con  (33)  cjuaati  denti  questo  amor  ti  morde  . 

Non  (34)  ili  latente  la  santa  intenzione 


(26)  Vi  Vìa  eli  r  la  verità  medesima . 

(27)  lo  li  moitrerl  oa^ni  bene  .^  e  nel  dir  così  gli  wo- 
strò  se  stesso.  Exod.  35.  Ostcndam  libi  o.mne  honum. 

(20)  L'  Eva'igc/w  dello  stesso  S.  Gtuvan.ii  the  bandi- 
sce e  notifica  ti  misterio  dt  qui  del  cielo  UggiU  in  ter- 
ra ^^  cioè  l'  eterna  genera-zionc  del  Verbo. 

(29)  £  lo  grida,  e  lo  bandisce  m  forma  piti,  sublime  d' 
ogni  .litro  Evangelio  j  avendo  S.  Giovanni  parlato  del' 
la  Divinità  di  Cristo  più  altamente  degli  éiltrt  tre  E- 
vangclistt  . 

("o)  Udii  replicar/ni  da  S.  Giovanni  . 

(lì)  Secondo  che  ti  detta  il  lume  della  ragione  e  il 
lume  della  Fede ,  mantieni  a  Dio  l'  amore  di  preferen- 
za ^  ama  Dio  sopra  tutte  le  cose. 

(52)  Tu  mi  dichiari  . 

(35)  Quanti  motivi  e  stimoli  tu  senti  a  questo  A'more  ; 
aspja  metafora  per  un  .soggetto  di  tanta  so.ivit,ì . 

(34)  Non  fu  a,  me  oscura  . 


3o4  DEL  PARADISO  (5a) 

Dell' (35)  agiiglia  di  Cristo,  anzi  ni'  accorsi  j 
Ove  ^36)  menar  volea  mia  professione  : 

Però  ricominciai  :   Tutti  quei  morsi  , 
Che  posson  i'ar  Io  cuor  volgere  a  Dìo  j 
Alla  mia  caritate  son  concorsi  ; 

Che  1'  essere  del  iVIondo  ,  e  1'  esser  mio  , 
La  morte  ,  eh'  el  sostenne  ,  perdi'  io  viva  j 
E  quel,  che  spera  ogni  fedel ,   com'  io. 

Con  la  predetta  conoscenza  viva  , 

Tratto  m'  hanno  del  mar  dell'  amor  torto  j 
E  del  diritto  m'han  posto  alla  riva  . 

Le  (3^)  fronde,  onde  s'infronda  tutto  l'(38)  orto 
Dell'ortolano  eterno,  am' io  cotanto, 
Quanto  (Sg)  da  lui  a  lor  di  Lene  è  porto . 

-Sì  com'  io  tacqui ,  un  dolcissimo  canto 
Risonò  per  lo  Cielo  ,  e  la  mia  donna 
Dicea  con  gli  altri  ,  Santo,  Santo,  Santo. 

E  cojne  al  lume  acuto  (4©)  si  disonna, 
Per  (4i)  lo  spirito  visivo,  che  ricorre 


(55)  Vi  Giovanni  f  l'  aquila  tra  gii  Ervafisei  -ti.  'i 
\Z€)  Fino  ,ì  dove  voltv.z  condurre  ii  mio    dire  .^    e    ia'\ 

cpnfcsiiom  del  tuia  aviore ,    Francesco  Butt    spic^}.'pff\ 

le  geììcr.'h  protossione  ,  cioè  del  mio  intelletto  .  ', 

(.37)  Le  creature  .  ! 

(:-8)  Il  mondi).  ^  ,      -^ 

(39)  Pi'U  0  meno  a  misura  dell.z  bofitù  loro   comtinicoA 

ta  da  T>io .  I 

(io)  Si  finisce  il  sonno.  '< 

(40  ¥er  il  moto  j  ir.  clic  ?.'  TTrettc  lo  spirito  che  serve' 

.ti  V Ci! ire.  ; 


{}i)  CANTO      XXVI.  -o5 

Allo  splenilor  ,  (42)  clie  va  di  gonna  in  gonna, 
E  ]o  svegliato  ciò  ,  che  vede  abborre  , 

Sì  (43)  nescia  è  la  sua  snJ>)ta  vigilia  j 

Fin  che  la  stiinativa  noi  soccorre  j 
Così  degli  occhi  miei  (44)  ogni  quisquilia 

Fugò  Beatrice  col  raggio  de'  suoi  , 

Che  (45)  rifulgeva  più  di  mille  inilia  : 
Onde  me',  che  dinanzi,  vidi  poi, 

E  quasi  stupefatto  dimandai 

D'un  quarto  lume,  eh'  io  vidi  con  (4G)  noi. 
E  la  mia  donna  :  Dietro  da  quei  rai 

Vagheggia  il  suo  fattor  l'anima  (47)  prima, 

Che  la  prima  virtù  creasse  mai  . 
Come  la  fronda  ,  che    (48)  flette  la  cima 

'Sei  transito  del  vento  >  n  poi  si  leva 

Per  la  propria  virtù  ,  clie  la  sublima  , 
Fec'  (49)  io  in  tanto,  in  quanto  fella  diceva, 

Stupendo ,  e  poi  mi  rifece  sicuro 


(^2)  Che  penetra  nelP  occhio  di  tunica  in  tunica  fn 
alla  renna  . 

(4?!)   Turbala. 

('fi)  Ogni  brusccla  che  fin  qui  mi  teneva  £li  cechi 
offuscati:  vece  latina  die  iigntf.ca  minutau^lta  e  tritu- 
me che  casca  dagli  alberi  ,  dalle  erbe  ec. 

(4-1)  'Risplenucva  . 

(46)  Con  noi ,  cioè  con  Beatrice  ^  e  con  mej  e  dire  un 
quarto  lume  aggiunto  a  t  tre  de'  tre  Apostoli  ■^  (he  ■"» 
erano  prima  . 

(47)  Vi  Adamo.  .    .    ^ 

(48)  Piega. 

(4jj)  Feci  IO  chinandomi  ri^rreniemente , 
K    J. 


5o6  BEL  PARADISO  (89)  : 

Uti  disio  di  parlare  ond'io  ardeva  : 

E  cominciai:  O  porno^  che  (5o)  maturo  ! 

Solo  prodotto  fosti ,  o  padre  antico  ,  ' 

A  cui  ciascuna  sposa  è  figlia,  e  (5i)  miro, 

Devoto  j  quanto  posso ,  a  te  supplico  ,  j 

Perchè  ini  parli  :  tu  vedi  mia  voglia  ;  1 

E  ,  per  udirti  tosto,  non   la  dico.  I 

Tal  volta  un  (52)   animai  coverto  hroglia  ,  ' 

Sì  che  1*  afletto  convien  ,  clie  (53)  si  paia  ,  | 

Per  (54)  Io  seguir  ,  che  face  a  lui  la  'nvoglia  : 

E  similmente  1'  anijna  (55)  primaia 

Mi  facea  trasparer  (56)  per  la  coverta  ,  .: 

Quant'  ella  a  compiacermi  venia  (5;)  gaia  . 

(So)  No»  bambino  ,  ma  uomo  fatto  . 

(5i)  Nuora  ,  perchè  il  manto  d^  ogni  donna  ì  figlio  di\ 
Adamo  . 

(Sa)  Un  animale^  per  esempio  un  cane ^  broglia ^  cioì\ 
si  muove  festosamente  accarezz,a>ido  il  padrone  :  e  bro-\ 
i^lia  coverto^  cioè  quantunque  lo  faccia  covertamente  y\ 
non  potendo^  come  un  uomo  nel  jar  broglio  ^  esprimere , 
chiaramente  il  suo  affetto  ,  1 

(53)  Apparisca  e  si  palesi, 

(54)  Per  lo  secondare ,  che  l^ invoglia  fa  a  lui,  cioè  i 
a  que/l^  affetto  festoso  f  essoido  pure  quei  movimenti  y 
bencììì  mutoli  ,  adattate  a  significarlo  .  Chiama  invo-' 
glia  il  corpo  de ìC  animale  ,  rispetto  alla  di  lui  anima  ,  j 
come  si  dice  del  corpo  umano  vesta  ,  velo  ,  gonna  ec,  \ 
Invoglia  propriamente  tela  grossa  da  involgere  e  far  \ 
balle  e  ballucce .  L'Aldina  legge  per  lo  set^uir  che  ta- 
ce a  lui  la  voglia  ,  cioè  seguendo  a  quell'  affetto  la  vo- f 
glia  di  apparire  e  farsi  manifesto  al  padrone  ,  \ 

(55)  Adamo. 

<56)  Ter  quella  luce  ,  di  cui  era  vestita . 

(Si)  Qui  velonterosa  e  pronta  .  ' 


(102)  CANTO      XXVL  c«: 

Incli  (58)  spirò  :  Sanz'  essermi  profferta 
Da  te  la  voglia  tua  j  discerno  meglio  » 
Che  tu  ,  qualunque  cosa  t'  è  piii  certa  : 

Perch'io  la  veggio  nel  verace  (Sg)  speglio > 
Che  (60)  fa  di  se  pareglio  all'  altre  cose } 
E  (61)  nulla  face  lui  di  se  pareglio. 

Tu  (62)  vuoi  udir  quant'  è  che  Dio  mi  po3C 
Neil'  eccelso  giardino  >  ove  costei 
A  cosi  lunga  scala  ti  dispose  : 

E  (63)  quanto  fu  diletto  agli  occhi  miei  > 

E  la  propria  cagion  del  gran  f64)  disdegno  j 

E  (65)  l' idioma  j  ch'usai  ,  e  (66)  eh'  io  fei . 

(58)  P^riò. 

(Sg)  Specchio  ,  cioè  Dio, 

(60)  Cioè  ,  che  ìtlumtìia  e  comprende  il  tutto  ^  ed  egli 
da  nulla  i  compreso  f  ni  tlluminato  :  co>ì  st  avvisano  y 
che  voglia  dite  i  pulitissimi  poiiillatcri  :  Farel'o  è  un 
certo  imperfetto  ritratto  del  sole  dalla  di  lui  luce  ri- 
flessa formato  :  ed  opnt  creatura  l  tale  rtipitto  aVio  , 
e  Dio  non  «  tale  ri  petto  a  veruna  creatura  :  e  questft 
seconda   interpretazione  è  la  vera  . 

(61)  Nessuna  creatura  fa  lui  pareglio  di  se  ,  civè  dà 
essa  creatura  ,  perchè  non  può  a  lui  comunicarsi  verun 
bene  dalla  creatura:  Deus  ineus  es  tu  ,  quoniam  ho- 
norum nieorum  non  eges  . 

(62)  Tu  vuoi  sapire  da  me  quanto  tempo  è,  che  Dio 
creommi  e  posemi  nel  Paradiso  terrestre ,  ove  trovasti 
Beatme  che  ti  fece  abile  a  salire  quassìi  per  la  lunga 
scala  de  i  cieli . 

(.63)  E  per  quanto  tempo  io  continuassi  a  godere  di 
quelle  delizie  nelle  stato  deli"  innocenza  . 

(61)  Disdegno  di  Dio  contro  di  me  e  della  mia  po- 
sterità. ' 

(65)  \l  linguaggio . 

(66)  £  di  cui  to  stesi»  ne  fui  C  inventore . 


^o8  DEL  PARADISO  (jii) 

Or,  figlliiol  mio,  (67)  non  il  gustar  del  legno 
Fu  per  se  la  cagion  di  tanto  esilio, 
Ma  solamente  il  (68)  trapassar  del  segno . 

Quindi  (69),  onde  mosse  tua  (70)  donna  Virgilio, 
Qaattro:nila  trecento  e  duo  (71)  volumi 
iJi   Sol   desiderai  questo  concilio  : 

E  vidi  lui  (72)  tornare  a  tutti  (78)  i  lumi 
Della  sua  strada  novecento  trenta 
Fiate  ,  mentre  eh'  io  in   Terra  (74)  fumi  . 

La  lingua  ,  eh'  io  parlai ,  fu  tutta  spenta  , 
Innanzi  che  all'  (7  5)  ovra  inconsumabile 
Fosse  la  gente  di  Nemhrotte  attenta  : 

Che  (76)  nullo  alletto  mai  razionabile  ,, 


(G7)  Noa  il  gustar  il  perno  delT  atbere  della  scienza  y] 
essendo  per  se  slessa  cosa  in>ioce>ire  ,  e  sol  mata  perchè  ' 
proibita  ,  e  non  proibita  ,  perctit    mala  . 

(68)  Il  disubbidire  e  togliermi  di  sotto  a  Dio  con  un  I 
estremo  di  superbia,  i 

(Gg)  Dal  Limbo  .  \ 

(70)  Beatrice  canto  i.  Inferno.  I 

(71)  Rivoluzioni  di  sole  ,  anni  .  j 

(72)  il  sole.  ■] 
(75j  Segni  del  xodtaco  .  I 

(74)  Mi  futi  l'issi.  \ 

(75)  Fin  alla  fabbrica  da  non  potersi  finir  mai  del-  ' 
la  torre  di  Babctle  ^  dove  si  fece  la  confusione  delle  i 
lingue  .  I 

(76)  E  che  quel  primo  linguaggio  si  spegnesse  y  e  se  ' 
ne  introducessero  altri  nuovi  ^  la  ragione  i  questa  ,  per-  i 
chi'  nessuna  affezione  o  genio  razionale  .^  cioè  dipendente  . 

)  arbitrio  de/i'  uomo  ,  a  differenza  Uegl^  istinti  i 


dal  libero    _   _    ,  .. 

naturali  )  che  non  sono  liberi  ec. 


0^7)  CANTO      XXVI.  309 

Per  (77)  lo  piacere  uin.in  ,  che  rinnoveìla  , 
Seguendo  '1  Cielo,  (78)  sempre  tu  durabile  j 

Opera  naturale  è  ,  eh'  tiom  tavella  : 
Ma  cosi  o  cosi  j  natirra  lascia 
Poi  tare  a  voi  ,  secondo  clie  v*  (79)  al) Leila  . 

Pria  -oh' io  scendessi  alla  (80) 'nt'ernale  ambascia, 
UN  s'  appellava  in  Terra  il  sommo  Bene  , 
Onde  vien  la  letizia  ,  (81)  che  mi  fascia  ; 

ELI  si  chiamò  poi  :  e  ciò  (82)  conviene: 
Che  1'  uso  de'  mortali  è  come  fronda 
In  ramo ,  che  sen'  va  ,  ed  altra  viene  . 

Jft4  (83)  monte  j  clie  si  leva  più  dall'  onda  , 
Fu'  (84)  io  con  vita  pura  e  disonesta 

(•7)  Sta?! te  il  beneplacito  ^cW  uomo  -,  che  si  muta  e 
st  ri>i>2ozella  per  lo  seguire  che  fa  gT  influssi  del  cielo 
che  si  variano . 

(78)  Durò  per  luf7chiss:mo  tempo. 

<79)  f'  piace. 

(80)  Al  Limbo  j  dove  i  Santi  Padri  sospiravano  la  lì' 
•aerazione . 

(8 1  )  Che  mi  circonda  •  * 

(82)  Cioì-  questa  mutazione  di  nomi  ^  percht  l^ uso  del 
parlare  def^tì  uomini  è  simile  alla  fronda  del  ramo  f 
che  ogni  anno  si  rinnuova  :  similitudine  celebre  d' Ora' 
zio  nell'Arte  :  Ut  sylvs  foliis  pvonos  mutantur  in  au- 
nos  ,  prima  cadunt ,  ita  verforum  vetus  interit  stasetc. 

(83)  Nel  Paradiso  terrestre,  dove  poco  tempo  fa  tic 
sei  stato  ,  saliti  i  sette  gironi  nella  cima  di  quel  mon- 
te .,  la  quale  si  solleva  pik  sopra  limare,  dove  sta  si' 
tuata  la  stessa  montagna  . 

(84)  A  computare  tutto  il  tempo  che  io  vi  dimorai  ,  e 
prima  e  dopo  il  peccata  ,  con  vita  innocente  e  con  queU 
la  di  mia  vergogna  nel  riflettere  alla  mia  nudità  »  C 
nuova  disencstà  di  rimaner  nudo. 


3/0        DEL  PARADISO  CANTO  XXVI.       (i^o) 

Dalla  (85)  prim'ora,  a  quella,  ci»' è  seconda, 
Come  '1  Sol  muta  quadra  j  all'ora  sesta. 


(85)  Ci  dimorai  dico  sei  ore  :  dal/a  prima  ora  del 
giorno  alla  settima^  eh' è  seconda  all'ora  sesta,  allo- 
ra che  il  sole  muta  la  quadra  orientale  varcando  all' 
occidentale  .  Quadra  qui  i  termine  astrologico  ^  e  vale 
ia  quarta  parte  del  cielo  . 


CANTO        XXVIL 

ARGOx\IENTO 

In  questo  Canto  San  Pietro  riprentìe  i  coattivi  Pasteri , 
Poi  sale  il  Poeta  con  Beatrice  alla  nona  spera  dov' 
ella  gli  dimostra  pienamente  la  natura  ,  e  lirtk  di 

quella  . 


A. 


I  PaJre  ,  al  Figlio  ,  allo  Spirito  Santo 

Cominciò  gloria  tutto 'I  Paradiso, 

Si  che  in'  innebbriava  il  dolce  canto  . 
Ciò,  di'  io  vedeva,  mi  sembrava  un  riso 

Dell'  Universo  :   perdio  mia  ebl^rezza 

Entrava  per,  l'udire  e  per  Io  viso. 
O  gioia  !  o  ineffabile  allegrezza  ! 

O  vita  intera  d'amore  e  di  pace! 

O ,  sanza  brama  ,  sieura  ricchezza  ! 
Dinanzi   agli  ocdii  miei  le  quattro  (i)  face 

Stavano  accese  ,  e  (2)  quella  ,  che  pria  venne  , 

Incominciò  a  farsi  più  vivace  , 
E    tal  nella  sembianza  STia  divenne  , 

Qual  (3)  diverrebbe  Giove ,  s'  egli  e  Marte 

(i)  I  tre  Apostoli y  e  Adamo:   fdce  in  cambio  di  faci 
per  la  rima  . 
(2)   S.  Piftro. 
{ò)  Ciò  dice  perchè  S.  Pietro  t  che  fin  qui  riluceva  di 


5i2  DEL  PARADISO  (4) 

Fossero  augelli ,  e  camijidsserii  penne  . 
La  proved-enza  ,  ohe  quivi  comparte 

\'ice  (4)  e  utìcio ,  nel  bealo  coro , 

bileniio  posto  avea  da  ogni  parte  , 
Quand'  io  udì  :   Se  io  mi  trascoloro  > 

Non  ti  inaravigHar  :  tlie ,  dicend'io, 

Vedrai  trascolorar  tutti  costoro . 
Quegli,  (5)  eli' usurpa  in  terra  il  luogo  mio  j 

11  luoiio  inio  ;  il  luogo  mioj  clic  (6)  vaca 

u>ìA  luce  chiara  e  piacevole  j  come  la  stella  di  Giove ^ 
t/ra  per  il  conccputo  ìdcgno  divenac  del  color  ài  Marte 
tesso  e  infuocato  . 

(4)  Officio  a  -vicenda., 

(5)  intende  di  Bcntf.i~io  Vili. 

(G)  Non  novi  eos  ,  nescio  vos  ,  projiciam  a  conspectu 
jVieo  secondo  questo  parlare  tanto  frequente  nella  Sacra. 
Scrittura  a  dinotare  quanto  Dio  abomini  gì'  iniqui  ^  si 
■verifica  quanto  èastu,  che  allora  negli  ^cchi  di  Dio  la 
Santa  Sede  vacava  per  essere  occupata  ,  beKctit  let^it- 
t imamente  da  un  Papa  da  Dia  abominato  ,  come  Dan- 
te si  fingeva,  non  clic  egli  stimasse  nulla  la  di  lui  e- 
lezione  .f  perchè  fosse  ancor  vivcrite  S.  Celestino  .,  o  fot- 
ie  stata  nulla  la  sua  r^nunz,ta  ,  perchè  non  fatta  in 
mano  di  supcriore  ^  come  dice  la  semplicità  di  Daniel-^ 
lo  :  e  j>rima  S.  Celestine  era  morto  piti  anni  ievanti 
de IP  anno  i3oo.  del  qual  anno  parla  Dante  come  piti 
volte  si  è  dello  conforme  ii  sentimento  comunissimo  e 
certissimo  di  tutti:  Secondo.,  se  Celestino  era  vivo  j 
ed  era  nulla  la  sua  rinunzia  ,  egli  dunque  seguitava  ad 
esser  Vecpa  ,  e  però  la  Sede  non  vacava  ,  e  Bonifazio 
sarebbe  stato  Antipapa  ,  Terzo,  qual  teologo  ,  o  canoni' 
ita  ha  insegnato  al  Daniello  quella  ragione  miracoU- 
sa  :  la  rinunzia  di  Celcsti'io  fu  nulla,  perchè  per  esser 
valida  doveva  farsi  nelle  mani  d' un  superiore  ?  Adun- 
que Dante  intese  che  la  Sede  vacava  solamente  nel 
(ietto  senso  enfatico  e  non  letterale ^ 


(2a)  CANTO      XX  VII.  3i5 

Nella  presenza  del  figliiiol  di  Dio  , 

Fatto  ha  del  citniterio  (7)  mio  cloaca 

Del  sangue,  e  della  puzza,  onde '1(8)  perverso j 
Che  cadde  di  quassù  ,  laggiù  si  (9)  placa  . 

Di  ifiiel  (io)  color,  die,  per  Io  Soie  avverso^  . 
Nube  dipinge  da  sera  e  da  mane  , 
Vid'  io  allora  tutto  '1  Ciel  cosperso. 

E   come  donna  onesta  ,  che  permane 
Di  se  sicura,  e,  per  l'altrui  t'allanza  , 
Pure  ascoltando  (11)  timida  si  fané  , 

Cosi  Beatrice  trasmutò  sembianza  : 

E  tale  eclissi  credo  ,  clie  'n  Ciel  fue  , 
Quando  patì  la  suprema  (12)  Possania  ; 

Poi  procedetter  le  parole  sue  , 

Con  voce  tanto  da  se  (i3)  trasmutata 
Che  la  semljianza  non  si  mutò  piùe  : 

rson  fu  la  Spesa  di  Cristo  allevata 

Del  sangue  mio,  di  Lin  ,  di  quel  di  Cleto, 
Per  essere  ad  acquisto  d'  oro  usata  : 

(7)  Di  Romj.  . 

(8)  Lucifero  . 

(g)  Si  tonsvla  in  vedere  tante  corruttele  ec. 
(io)  Cioc  di  colore  rosso  infiammato  . 

(11)  Cioè  SI  fa  timida',  arrossisce  per  la  sua  mode" 
itia  e  onestà  in  udire  qualche  brutte  fallo  d' un' impu'' 
dicA  e  si-ergog>iata  . 

(12)  Cristo  . 

{i3)  Mutata,  dalla,  sua  solita  dolce  e  soave ,  che  non 
fu  maii^iorc  la  mutazione  della  scìchianza  di  candida, 
in  fuocosa  ,  dt  quel  che  fosse  delU  -voce  tutta  amabili 
in  una  voce  tutta  iertibile . 


3ii  DEL  PARADISO  (4*) 

Ma  per  aa{wisto  tl'esto  viver  lieto 
E  Sisto  e  Pio ,  Calisto  ,  e  Urbano 
Sparser  Io  sangue  dopo  molto  (i4)  fleto. 

Non  fu  nostra  'ntenzion,  (i5)  eh' a  destra  mano 
De'  nostri  successor  parte  sedesse  > 
Parte  dall'altra  del  popol  Cristiano: 

Ne  che  le  diiavi ,  che  mi  fur  concesse  , 
Divenisser  segnacolo  in  vessillo. 
Che   centra  i  battezzati  combattesse  '. 

Ne  eh'  io  fossi  figura  (iG)  di  sigillo 
A'  privilegi  venduti  e  mendaci  , 
Ond'  io  sovente  arrosso  e  disfavillo . 

In  vesta  di  pastor  hipi  rapaci 

Si  vegglon  di  quassù  (17)  per  tutti  i  paschi. 
O  (18)  difesa  di  Dio,  perchè  pur  giaci! 

Del  sangue  (ig)  nostro  (20)  Caorsini  e  Guaschi 

(14)  P' tinto . 

(i5)  Che  parte  del  popolo  cristiano  sedesse  alÌA  de- 
stra e  fosse  favorito  e  fomentato  da  i  nostri  successori  ^ 
come  avviene  de'  Guelfi  ,  e  parte  alla  sinistra  perse- 
guitato ed  oppresso  ,  come  accade  de'  Ghibellini  ^  doveri' 
do  esser  padri  universali ,  non  fautori  di  faz,ione . 

(16)  Intende  del  bollarsi  che  si  fa  delle  costituzioni 
pontificie  coli'  impronta  di  S.  Pietro;  sub  annulo  disca- 
tori s  . 

(17)  Per  tutte  le  chiese  particolari . 

(18)  O  divina  Giustizia  ,  perchè  fai  l' addormenta- 
ta ,  e  non  ti  riscuoti  a  punir  quelli,  e  a  protegger  quC' 
sti  altri  f 

(19)  De  i  tesori  della  chiesa  a  lei  da  noi  guadagna- 
ti col  nostro  sangue  . 

(20)  Intende  di  Giovanni  XXU.  di  Caorsa  città  in 
Quersi  t  e  di  Clemente  V,  di  Guascogna . 


(58)  CANTO      XXVIL  3i5 

S' apparecchia  n  di  bere:  o  buon  principio  i 
A  elle  vii  fine  convien  die  tu  caselli  ! 

Ma  1*  alta  previdenza  ,  che  con  Scipio 
Difese  a  Roma  la  (21)  gloria  del  Mondo, 
Soccorrerà  (22)  tosto,  si  com' io  concipio  : 

E  tu  figliuol ,  che  (23)  per  Io  mortai  pondo 
Ancor. giù  tornerai  ,  apri  la  bocca, 
E  non  nasconder  quel ,  eh'  io  non  nascondo  • 

Sì  come  di  vapor  gelati   fiocca 

In  giuso  1'  aer  nostro ,  (24)  quando  '1  corno 
Della  Capra  del  Giel  col  Sol  sì  tocca  j 

In  su  (2  5)  vidi  io  così  1'  etere  adorno 
Farsi ,  e  fioccar  di  vapor  trionfanti , 
Che  fatto  avèn  con  noi  (26)  quivi' soggiorno. 

Lo  (27)  viso  mio  seguiva  i  suo'  sembianti, 
E  seguì,  fin  che'l  (28)  mezzo,  per  lo  molto, 

(21)  La  gloria  e  C  imperio  del  mondo  ^  distrutta  Caf 
tagine  dal  valore  di  Scipione. 

(22)  Soccorrerà  alla  sua  chiesa  ,  come  già  migrar  di 
•vedere  mediante  la  virtù  di  Arrigo  VII.  v.  e.  lo.  Pur^ 
gatorio  . 

(23)  Per  esser  ancora  in  corpo  morta/e, 

(24.)  Quando  il  sole  è  in  capricorno ,  cioù  nel  fitto  in- 
verno . 

(25)  Vidi  io  un  quasi  fioccare  al  contrario  ,  ritornane 
dosene  via  in  su  quegli  spiriti  trionfanti  . 

(26)  Quivi  y  cioè  in  quell'  ottava  sfera  dove  pur  era 
Dante  con  Beatrice  ,  ovvero  quivi  in  terra  al  tempo 
che  essi  ancora  erano  stati  viatori  . 

(57)  La  vista  mia. 

(28)  L'intervallo  di  mezzo  tra  me  e  loro  per  etstf 
utio  spazio  troppo  sterminata  . 


3i6  DLL  FAIIADISO  (7?») 

Gli  tolse  'I  (2.j)  trapassar  .del  più  avanti  : 
Onde  la  donna,  che  mi  vide  (3o)  asciolto 
Dell'attendere  in  su,  mi  disse:  (3i)  Adima 
Il  viso,  e  guarda  come  tu  se'  volto. 
Dall'  (32)  ora,  ch'io  avea  guardato  prima  , 
r  vidi  mosso  me  per  tutto  l'arco. 
Che  (33)  fa  dal  mezzo  al  fine  il  primo  clim:i, 


(29)  Trapassare  piìi  oltre ^  e  seguitarli  colla  vista. 

(30)  Assoluto.^  Ubero,  disimpei^nato . 

(3i)  Abbassa  gii  occhi  e  guarda  come  nei  girare  dell" 
ottava  sfera  ,  tu  ancora  insieme  con  essa  hai  voltato  e 
girato . 

(32)  Dante  per  consiglio  di  Beatrice  un'  altra  volt-a 
l'Oco  tempo  fa  salito  ^lù  .:iF  ottava  sfera  s'era  messo 
a  guardare  le  sette  sfere  inferiori^  e  la  terra  ^  e,  22. 
ai  questa  Cantica  y  e  quando  guardò  ,  allora  si  trova- 
la nel  meridiano  ,  0  a  perpendicolo  di  Gerusalemme . 
Dice  adesso,  che  da  qucJP  ora  fino  alla  presente,  gi- 
rando egli  insieme  colla  stessa  sfera  ottava,  evadi  t4k 
da  quel  colmo  calato  gtU  all'  orizzonte  occidentale  re- 
spettivamentc  alla  stessa  Gerusalemme  ,  dove  <'  da  con- 
iiderare  ,  che  il  l'octa  finge  d'  aver  in  24-  ore  girato  in 
questo  suo  viaggio  celeste  tutto  ti  giro  del  cielo,  par~ 
icndùsi  dal  ìncridiano  del  monte  del  Purgatorio  anti~ 
lodo  a  Gerusalemme ,  e  terminando  il  viaggio  dove  l* 
aveva  cominciato  :  e  dividendo  in  quattro  parli  tutt-o 
questo  giro,  la  prima  quarta  era  dal  suddetto  meridia- 
no all'  orizzonte  orientale  di  Gerusalemme  ,  la  seconda 
quarta  di  li  al  meridiano  della  stessa  città,  e  later- 
'x.a  in  giù.  fin  all'  orizzonte  occidentale  parimente  di 
Gerusalemme  :  (  questa  è  quella  che  qui  descrive  )  e  l' 
ultima  quarta  sarà  al  meridiano  medesimo ,  donde  da 
principio  si  partì  , 

(33)  Che  il  primo  clima  celesti- anch' egli  girando  de- 
scrive dal  detto  meridiano  in  fino  al  detto  orizzonte  oc- 

lidsufale,   Trova/itfoii  ora  Dante  j  come  si  f  4et(9  nei 


(80  CANTO      XXIVIL  3ij 

Sì   eli'  IO  C34)  veJea  di  là  da  Gade  il  varco 
Folle  d'  Ulisse  j  e  di  qn.i  presso  il  lito  , 
Nel  qaal  si  fece  Euro^Ja  dolce  carco  :  : 

E  (3^5)  più  rm  fora  discoverto  il  sito 

Di  funesta  aiuola  ;  (36)  ma  '1  Sol  procedi' t  > 
Sotto  i  miei  piedi  uà  segno  e  più  partito  - 


e.  citato  ,  fie/  sito  de''  Gemifii  era  pero  nel  sito  del  pri- 
mo clima  ,  Clima  è  quello  spazio  di  terra  ,  o  di  cielo 
coiitcnuto  tra  due  circoli  paralclU  ^  anche  rispetto  ali' 
«.quatore  tra  di  se  tanto  lontani  ,  cit-'  il  m.ic,c;ior  dì  dell' 
uno  avanzi  il  mag^t^ior  dì  dclC  altro  d'una  mezz'ora  : 
il  primo  clima  è  di  qua  dall'  equtniz'ale  verso  ti  no- 
stro tropico, 

(à'^)  Dal  sito  ,  dove  io  era  nel  primo  clima  a  occi- 
dente ,  mi  stava  a  vista  ,  e  quasi  a  cavaliere  di  là  da 
Cadice  lo  stretto  di  Gibilterra  (  cos'i  fit^ura  Dante  )  che 
follemente  ardì  di  varcare  Ulisse  v.  e.  vG.  Inferno  ^  e 
di  ijita  mi  stava  a  vista  la  coitiera  della  Fenicia .^  do- 
ve Europa  donzella  si  mise  a  cavallo  di  quel  fatto  to- 
ro j  cioè  di  Giove  . 

(35)  E  piìt  avrei  di  ìassìi  scoperto  di  questa  piccola, 
aia  della  terra  ,  dot  verso  le  regioni  a  no'  orientali . 

(36)  Ma  non  potei  scoprire  di  più,  perchè  il  sole  era 
partito  ,  diviso  e  lontano  da  me  più  di  tutto  lo  spazio 
d'un  segno  del  zodiaco  y  perchè  tra  me  eh'  era  in  ge- 
mini ^  e  ti  sole  ch'era  tn  ariete ,  c'era  di  mezzo  il  toro 
e  ti  sole  ,  ed  io  non  era  nell'  ultimo  grado  del  nostro 
segno  f  sicché  tra  lui  e  me  c'era  lo  spazioso  interval- 
lo di  più  d  un  segno  :  onde  essendo  il  sole  incamminato 
verso  l' America  ,  le  parti  della  terra  a  noi  orientale 
non  rimanevano  y  rispetto  a  Dante  ch'era  sopra  Cadi- 
ce ^  illuminate  y  e  però  non  le  poteva  scoprire,  come  ;:!i 
riuscì  per  la  ragione  contraria  al  r.  2:>.  nel  /ine  ,  es- 
sendo allora  il  sole  sci  ore  ptk  indietro  del  suo  ci'rn- 
mino  :  dice  procedea  scio  i  miei  piedi  ,  perchè  Dant^ 
era  su  nell'  ottava  sfera  ed  il  sole  ;ih  nella  quarta. 


3i8  DEL  PARADISO  (87) 

La  mente  innamorata,  che  (87)  donnea 
Con  la  mia  donna  sempre  ,  di  ridure 
Ad  essa  gli  occhi  (38)  più  che  mai  ardea . 

E  se  natura  ,  o  arte  le'  (3g)  pasture 

Da  pigliare  occhi  (4o)  per  aver  la  mente  % 
In  carne  umana ,  o  nelle  sue  pinture  , 

Tutte  adunate  parrebber  niente  , 

Ver  lo  piacer  divin,  che  mi  rifulse» 
Quando  mi  volsi  al  suo  viso  ridente  . 

E  la  virtù,  che  lo  sguardo  m' (40  indulse ^ 
Del  (42)  bel  nido  di  Leda  mi  divelse, 
E  nel  Ciel  (43)  velocissimo  m'  impulse» 


(37)  Donneare  ,  cerne  si  disse  ,  significa  conversare 
genialmente  cotte  donne,  come  ctcisbcure  .  • 

(38)  Ardea  più  che  mai  di  guardar  Beatrice ,  perchè 
spariti  i  Beali  ,  e  non  potendo  -veder  ta  terra  per  man' 
canza  di  tuce  ,  Dante  si  trovava  m  secco  ,  oltre  t'  es- 
sere in  questo  mentre  Beatrice  comparsa  d'una  beltez- 
za  biH  sfavillante  y  come  soggiunge  > 

(ìg)  bellezze  che  sono  rispetto  a  i  nostri  occhi  quel 
eh'  è  l'esca  e  ta  pastura  ^  dt  cui  si  vale  l' ucceitatere 
rispetto  agli  uccelli. 

(4o)  Ber  aver  la  mente  i  perchè  presi  gli  occhi  t  pre- 
sa la  mente . 

(40  Graziosamente  mi  comunicò. 

(Ì2)  Mi  staccò  dall' oiia-va  sfera  dove  io  era  nella 
costellazione  dt  gemini  y  che  sono  secondo  le  favole  Ca- 
store e  Polluce  figliuoli  gemelli  di  Leda  da  Giove  y  che 
venuto  da.  lei  tu  figura  di  cigno,  la  ftcc  tor  madre» 
Dice  mt  divelse  a  dinotare,  che  esso  Dante  stava  di 
tutto  gemo  in  gemmi  per  isser  egli  nato  sotto  l' ascew 
dente  di  tal  astro,  v.  <■.  22.    O  gloriose  stelle  ec. 

(43)  Mi  sospinse  netta  nona  sjera  al  primo  mobile 
di- alt  altri  tif  li  inferiori  ptìt  veloce ,  siccome  piU  alt» 


(99)  C  A  \  T  O      XXVII.  5 19 

Le  p.irt!  sue  (44)  vivissime  ed  eccelse 
Si  iinifonni  son  ,  ch'io  non  so  (45)  dire 
Qiial  Beatrice,  per  luogo  j  mi  scelse. 

Ma  ella  ,  che  vedeva  il  mio  disiré  , 
Incominciò,  ridendo,  tanto  lieta, 
Glie  Dio  parca  nel  suo  volto  gioire  : 

La  natura  del  ^4*^)  moto  ,  che  quieta 

Il  mezzo ,  e  tutto  V  altro  intorno  muove  , 
Quinci  (47)  comincia,  come  da  sua  meta. 

E  (48)  questo  cielo  non  ha  altro  dove  , 
Che  la  mente  divina,  in  che  s'accende 
L'(49)'ii»o'"3  che'lvolge,  eIa(5o)  virtù,  ch'ei piove. 


e  più  lontano  dall^  asse ,  attorno  a  cui  girano  insieme 
tutti  i  neve  secondo  il  sistema  che  Dante  segue, 

(4>)  he  parti  di  questa  nona  sfera  lucidissime  e  vC' 
ìocissime  net  muoversi , 

{'^'j)  Come  fin  ora  ho  detto ,  per  esempio  tiellii  sfera. 
ottava  fui  in  gemini  ,  nella  settima  dentro  l'  astro  di 
Saturno  ,  nella  sesta  dentro  quello  di  Giove  ec.  ma  nel- 
la sfera  del  primo  mobile  per  esser  tutta  uniforme  non 
e'  era  nome  particolare  da  distinguere  un  site  dall' 
altro. 

(46)  Del  movimento  circolare  ^  qual  è  quello  delle  sfe- 
re celesti  y  il  qual  movimento  porta  di  sua  natura  ,  che 
l'asse  di  mezzo  comune  a  quelle  sfere  circolanti  y  sia 
quieto  ed  immobile . 

(Jt'i)  Da  questa  nona  sfera  chiamata  però  il  primo 
mobile . 

(48)  Quest' ultimo  cielo  a  differenza  degli  otto  a  lui 
inferiori  ,  che  hanno  ciascuno  il  suo  cielo  superiore , 
in  cui  come  in  suo  proprio  luot^o  stan  girando  y  non  h.t 
luogo  realmente  che  lo  circondi  e  contenga  . 

(49)  Angelo  motore  di  esso  primo  mobile  y  il  qual  An- 
gelo arde  d'  amore  di  Dio  in  Dio  . 

(50)  La  virtU  d'i'fuire  derivala    da  Dio   in   questo 


S20  t)EL  PARADISO  (in) 

Lnce  (5i)  ed  amortt'un  cerchio-lui  (Sa)  compremle, 
Sì  come  questo  (53)  gli  altri ,  e  (54)  quel  precinto 
Colai  (55)  clie'l  cinge,  (56)  solamente  intende  . 

Non  è  suo  (07)  moto  per  altro  distinto j 
Ma  gli  altri  son  misurati  da  «jnesto , 
Sì  (58)  come  diece  da  mezzo  e  da  quinto. 

E  come  '1  tempo  (5(j)  tenga  in  cotal  (Go)  testo 
Le  sue  radici  ,  e  negli  altri  le  fronde  , 
Ornai  a  te  (61)  p'iot' esser  manifesto. 

tic/o  j    che  come  canale  la  diffonde    e  piove   gru-  ne  i 
cicli  e  7iee,li  elementi , 

(5i)  L'  emiireo ,  che  non  ì-  altro  che  una  sfera  tutta 
luce  e  tutt'  amore  :  pare  che  lo  consideri  ptìi  tosto  tn 
sema  spirituale  (  i , tendendo  degli  Siiritt  beati  abi- 
tanti sopra  il  primo  mobile  )  che  in  senso  puramente 
materiale  y  e  come  cosa  atta  a  contenere  ^  e  cingere  cor- 
poralmente la  nona  sfera . 

(52)  Comprende  a' un  cerchio  ^  e  circonda  lui  y  cioè 
questo  .nono  cielo. 

(53)  Gli  altri  otto  cieli  inferiori. 

(54)  T'  empireo  y  ed  >■  caso  accusativo  . 

(55)  Iddio  che  nella  sua  immensità  lo  contiene. 
(56Ì  Cioè  ).■  <ì  altri  che  Dio  l'intende. 

(57)  //  moto  dfl  primo  mobile  non  <•  distinto  e  misu- 
rato dal  movimento  di  qualunque  altro  corp^o  . 

(58)  Cerne  il  dieci  si  misura  dal  cinque  che  è  la  me- 
tà  ,  e  dal  1.  che  è  il  quinto  dello  stesso  dieci  . 

(59)  E  come  il  printb  mobile  egli  sia  la  prima  misu- 
ra dt  l  tempo  ^  non  il  sole  ,  non  la  luna  od  altro  pianeta 
te.  benché  an^or  essi  ,   come  misure  secondarie  servano 
a  misurare  le  ore,  i  giorni  y  i  mesi  y    le  stagioni  j   gli  . 
afu'i  e  e. 

(60)  Testo,  vaso  noto  da  piante  di  fori  ^  rose  ^  vio- 
le.) aranci  y  timoni  ec,  Zaclori  mette  nella  sua  anno- 
tazione: testo,  cìoì  principio  :  bacio  le  mani. 

(Ci)  Ma  non  così  a  S.  Agostino,  che  come  si  sa,  con- 
fessava ingenuamente  :    (^uid  sit  tempus ,  si   neaio  ex 


(i2o)  CANTO      XXVII.  3 

O  (62)  cupidigia,  che  i  mortali  aflbnJe 
Sì  sotto  te,  clie  nessuno  ha  podere 
Di  ritrar  gli  occhi  i'uor  delle  tu' (63)  onde! 

Ben  fiorisce  negli  nomini  '1  (64)  volere  : 
Ma  la  (65)  pioggia  continua  converte 
In  (66)  bozzacchioni  le  stisine  vere  . 

Fede  ed  innocenzia  son  (67)  reperte 
Solo  ne'  pargoletti  :  poi  ciascuna 
Pria  fugge ,  che  le  guancie  sien  coperte . 

Tale  ,  balbuziendo  ancor  ,  digiuna  , 
Che  poi  divora  con  la  lingua  sciolta 
Qualunque  cibo,  (68)  per  «fualunque  limar 

E  tal  balbuziendo  ama  ,  ed  ascolta 
La  madre  sua  3  che  con  loquela  intera 


me  quserat ,    scio  ;    si  quatrenti  esplicare  velim ,   ne- 
icio . 

(62)  O  cupidigia  de'  beni  terreni , 

(63)  E  alzarli  a  questa  bella  regione  del  cielo  . 

(64)  Qualche  senso  di  generosa  volontà  verso  le  cose 
celeni . 

(65)  Gì' incentivi  sì  frequenti  al  peccare^  e  lo  stesso 
peccare  y  che  dì  qui  viene  ,  muta  finalmente  un'  anima, 
buona  in  cattiva:  fascinatio  enim  nugacitatis  obscurat 
bona  ,  et  inconstantia  concupiscientise  transvertit  sen» 
sum    sine  malitia  .  Sap.  4. 

(66)  Bozzacchione  aborto,  0  frutto  imperfetto  del  su- 
sino quando  mW  avviare  a  formarsi  intristisce  ,  rima- 
nendo talora  piH  grosso  della  susina  ,  ma  senza  la  giu- 
sta forma ,  senza  ti  sapore  ,  e  senza  il  nocciolo  . 

(67)  Si  trovano  . 

(68)  In  tutti  i  tempi,  in  tutte  le  oc(asÌ9ni , 
Tom.  IH.  L 


"522  DEL  PARADISO  (i34>   , 

Dista  (Gq)  poi   (li  vederla  sepolta  .  ] 

Così    (;o)  si  fa  1^  pelle  bianca,  e  nera  j  l 

Nel  primo  aspetto  ,  della  bella  figlia  j 
Di  qnei  5  eli' apporta  mane,  e  lascia  sera» 
Tu,  perchè  non  li  facci  (71)  maraviglia, 

Pensa   clie  'n  terra  non  è  (72)  clii  governi  :  ^ 

Onde   si  svia  l'umana  famiglia.  ; 

Ma  (78)  prima  che  (74)  Gennaio  tutto  sverni,  l 

(63)  Filius  ante  diem  patrios  inguirit  in  annos  .  Ov. 

(70)  //  se/no  ì  :  così  si  c-imbia  l'  Ai-.mo  negli  uomini  , 
dt  buono  in  reo  ,  come  il  colore  di  biunco  in  nero  ,  /ler-  \ 
che  da  bambini  son  bianchi  e  buoni  ,  da  grandi  bruni  ; 
e  siiauratt  :  i'ordtne  t  questo:  cosi  parimente  nel 'col-  \ 
to  della  natura  umana  ,  bella  figliuola  del  sole  (  pcr~  j 
ehè  sol ,  et  homo  generant  hominem  ,  che  col  -venire  ' 
lorta  il  aior'io,  col  partire  lascia  la  notte)  la  bianca  | 
carnagione  de''  teneri  fanciulli  si  muta  in  bruna  neg-lt  ^ 
uomini  fatti .  | 

(70  Vi  queste  sciagurate  mutazioni .  r       j.     ^ 

(72)  Chi  ben  governi ,  perchè  t  pastori  la  fan  da.  , 
/■«/)/.  .  j 

(75)  In  somma  -ouol  dire  ^  ma  non  passeranno  moltt  \ 
anni  che  le  coie  d  Italia  si  aggiusteranno  e  si  rime'  .^ 
dicrù  a  tanti  disordini .  Altuae  alU  sospirata  venuta  ^ 
in  Italia  d'  Arrigo  VII.  Imperatore  ,  per  opera  di  cui  spe-  j 
vuva  D.zr.tc  ,  che  t  Ghibellini ,  e  così  ancor  egli  sarej-  , 
bona  stati  rimessi  nella  patria,  e  si  sarebhono  vendi-  ^ 
cati  degli  aggravi  ricevuti  da  t  Guelfi  :  ma  l' auguno  : 
l^li  andò   fallito . 

(-4)  //  Vellutello  ed  il  Volpi  spiegano  così  questo  pas-  j 
so  :  Prima  che  g'nnaio  tutto  sverni  ,  cioè  ,  che  il  '^"^  i 
di  gt, inaio  non  appartenga  più  all'  inverno  ,  ma  cada   j 
in  primavera  y    ti  che  in  decorso  di  tempo  era  per    se- 
guire a  cagioni  della  centesima  parte  di  un  dì  ,    eh  e 
Jaggii'i  negletta,  come  dice  qui  Dante ,    il  quale  ,    con- 
forme mH'  opinione  no»  esatiK  dt  alcuni  ì   credeva  the 


(i52)  CANTO     XXVIL  323 

Per  la  centesina  ,  cJi' è  l.Tggiù  negletta» 
Ruggeran  (ySj  sì  questi  cerchi  sii^Jerni , 


io  svario  fra  l'anno  civile  e  '/  so/are  fosse  la  centesi' 
ma  }  arte  ai  un  dì  :  impcrocchi  /,eila  rijorma  uel  ca- 
lendario fatta  da  Giulio  Celare  ,  ^ìffinchè  l'  ariho  civi- 
le corrispondesse  al  solare  f  fu  ordinalo  che  il  l'rimo 
iosse  di  3G5.  giorni  j  e  perdw  ti  secorido  i  di  dG5.  !\tor- 
nt  e  6.  ore  meno  {  confoime  l'  opinione  non  esatta  aetta 
di  sopra  )  la  centesima  parte  di  un  dì,  per  quelle  6. 
ore  di  pih  che  ha  r  anno  solare  <f  ju  ancora  ordinato 
the  ogni  quart'  anno  civile,  ne  Josic  uno  di  r>66.  gior- 
iìi  ,  Uandosegliene  uno  di  più  per  que/l''  6.  ore  ,  che  in 
quattro  anni  fanno  un  giorno,  ed  e  l'anno  bisesto  ; 
?sa  non  si  attese  a  quella  minuzia  ,  che  manca  alle  6. 
ore  ,  onde  per  quella  negletta  nacque  il  disordine  che 
gennaio  (  e  cosi  gli  altri  mesi  )  uscisse  dal  suo  luogo  y 
al  che  finalmente  »el  i583,  rimediò  pel  prese/ite,  e  pel 
futuro  Gregorio  XUl.  La  sopraddetta  spiegazione  f 
conforme  e  connaturate  alle  parole  del  testo  ,  e  hencli"^ 
per  avverarsi  che  gennaio  tutto  uscisse  d^  inverno  vi 
abbisognassero  molti  secoli,  ed  ti  Poeta  predica  cose  da 
succedere  fra  non  molti  anni  :  si  ha  da  intendere  che 
anzi  egli  non  vuole  che  si  aspetti  quel  tempo  ,  perchè  , 
come  avverte  il  Vellut.  usa  di  quel  medesimo  colore  re- 
torico ,  che  usò  ti  Tetrarca  nel  Trionfo  d'Amore  e.  i.  ove 
gli  vien  predetto  che  presto  dovea  innamorarsi  con  que- 
ste parole:  ftIansuei;o  fanciullo,  e  fiero  veglio:  ben  sa 
ch'il  prova,  e  fiati  cosa  piana  anzi  mill' anni  :  E  noi 
finalmente  quando  vogliamo  dimostrare  ad  alcuno  la, 
cosa  aspettata  dover  tosto  avvenire ,  molte  volti  dicia- 
mo :  ma  prima  che  passio  cento,  e  mille  anni  tu  love, 
drai . 

(75)  Gireranno  sì  forte  ,  e  girando  manderanno  sì 
forti  influssi  queste  sjere,  queste  ruote  celesti  .  Ru{;, 
gire  voce  propria  del  leone  :  le  ruote  grandissime  mo- 
vendosi fanno  tal  suono  da  potersi  esprtmere  per  me^ 
tafora  con  tal  voce . 


Zzi       DEL  PARADISO  CANTO  XXVII,       (j;4)j 

Glie  la  fortuna  ,  clie  (7G)  tanto  s'  aspetta , 
Le  poppe  volgerà  ,  u'  son  le  prore  , 
Sì  che  la  classe  correrà  diretta  ; 

E   vero  frutto  verrà  dopo  '1  fiore  • 

(•36)  Allude  air  aspettar  che  i  Glitbelliiii  facevano  la 
■venuta  in  Italia  de  IT  Imperadore  ,  come  loro  difensore 
contro  la  i<re[,atcn:;a  de  i  Guelfi  .  , 


CANTO     xxnii. 

ARGOMENTO 

Dimostra  il  Poeta  in  questo  Canio,  nella  guisa,  che 
gli  fu  conceduto  di  poter  vedere  la  Essenza  Divina  ^ 
e  che  ella  di  grado  in  grado  si  appresento  a  lui  in 
tre  Gerarchie  di  noie  Cori  d'  Angeli ,  che  le  stanno 
d'  intorno:  ed  in  ultimo  pone  alcuni  dubbi  dichiara' 
tigli  da  Beatrice. 

I05cia  (0  che 'nconiro  alla  vita  presente 
De'  miseri  mortali  (a)  aperse  '1  vero 
Quella  ,  die  'mparatiisa  la  mia  mente  ; 

Come  in  ispecchio  fiamma  di  (3)  doppiero 
Vede  colui ,  che  se  n'  alluma  (4)  dietro , 
Prima  che  1'  ahhia  in  vista  od  in  pensiero , 

E  se   rivolve ,  per  veder  se  '1  vetro 
Li  dice  '1  vero  3  e  vede,  eh' el  s'accordo. 


(i)  Posciachc  Beatrice,    la  quale  pone  la  mente   mia- 
In  Paradiso  ,  e  per  quello  la  guida. 

(2)  Mi  disse  la  verit.ì  contro  il  vivere  che  oggidì    è 
'■n  uso  tra  i  mtstri  depravati  mortali, 

(3)  Torcia  di  cera  così  detta  da  i  raddoppiati   stop- 
pili ,  de  i  quali  e  composta  , 

(4)  Dietro  alle  spalle,  sicché  perì  ntn  sicno  di  ripa- 
ro tra  lo  specchio  •,  e  il  doppiero  . 


526  DEL  PARADISO  jf) 

Con  (5)  esso  j  (6)  come  nota  con  suo  metro  j 

Così  la  mia  memoria  si  ricorda  , 

Ch'io  feci,  riguardando  ne' begli  (7)  occhi  j 
Onde  a  pigliarmi  lece  Amor  (8)  la  corda  ; 

E  com'  io  mi  (9)  rivolsi ,  e  furon  tocchi 

Li  miei  da  ciò  ,  che  (io)  pare  in  quel  vohnnc  y 
Quandunque  (11)  nel  suo  giro  ben  s'  adocchi  j 

Un  (12)  punto  vidi,   che  raggiava  lume 

Acuto  sì,  che  '1  (i3)  viso,  ch'egli  affuoca) 
Chiuder  oonviensi ,  per  lo  forte  acume  » 


(5)  Con  esso  doppiere  dal  vetro  fedelmente  rapprese33^\ 
tato  .  1 

(6)  Come  canto  col  tempo  della   sonata  ,    ovvero  coli 
metro  portico  delle  parole  .  ! 

(7)  Occhi  vivo  specchio  deli'  Essenza  Divina  « 

(8)  Da  legarmi  e  rendermi  suo  prigioniero  . 

(9)  Mi   rivolsi   a    vedere  direttamente   quell' oggettJt^ 
eìie  di  riflesso    m^  era  apparso  negli  occhi  di  Beatrice  ^  , 

(10)  Apparisce  ,  e  si  vede  in  quel  volume ,  dot  negli 
cechi  della  stessa  Beatrice^  ne  i  quali  aveva  veduto-, 
di  riflesso  quel  plinto^  che  or  mi  rivolsi  a  guardare] 
direttamente  :  per  esser  proprio  dell'  occhio  il  girare  &'ì 
•volgersi  e  il  rappresentarsi ,  e  quasi  descriversi  in  es~^ 
so  gli  oggetti  che  si  vedono ^  non  è  improprio  il  dirsi!, 
njolume  ^  come  bene  avverte  il  P.  d'  Aquino  che  giusta- \ 
m^ntc  disapprova  l'  altrui  interpretazioni  ;  di  Landino 
the  per  volume  intende  la  Viv:niià  ,  di  Vellutetlo  e\ 
Dan.  che  intendono  il  nono  cielo  :  obbietti  assai  lonia-'j 
ni ,  e  nulla  conferenti  al  presente  intendimento  dei. 
Poeta  .  j 

(11)  Ogni  volta  che  . 

(12)  Un  punto  ,  che  qui  era  centro  ,   cioè  Dio  ,    CUJnS 

Centruin  est  ul)ique ,  cucamferentia  nusquam  . 
Ci 5)  L.i  viltà.  (5 


(i8)  CANTO      XXVIIL  Ò27 

E  quale  stella  (,l/^)  p.ir  quinci  pii!i  poca  > 
Parrebbe  (i5)   Luna  locata  (lO)  con  esso  j 
Come  stella  con  stella  si  colloca . 

Forse  (17)  cotanto,  (18)  quanto  pare  appresso.^ 
Allo  cigner  la  luce  ,  che  '1  clipigne  , 
Quando '1  vapor,  che '1  porta,  più  è  spesso, 

Distante  intorno  al  punto  un  cerchio  ci'  igne 
Si  girava  (19)  sì  ratto,  eh' avria  vinto 
Quel  moto,  che  più  tosto  il  Mondo  cigne  : 

E  (20)  questo  era  d'un  altro  circuncinto , 
E  quel  dal  terzo,  e  '1  terzo  poi  dal  quarto. 
Dal  quinto '1  quarto,  e  poi  dai  sesto  il  quinio. 


(i^)  Vi  qui  dalla  terra  appariste  più  piccoia. 

l^ii)  Parrebbe  graficissima  , 

vi6)  Coti  esso  lume,  eli' era  minimo  sì,  ma  tairto  a- 
ciito  ,  che  nel  guardarlo  subito  affuocava,  Ei.zg^er^ 
studiatamente  lauta  miìiimezza  a  significare  la  som- 
ma spiritualità  ,  semplicità  e  indivisibilità  di  Dio . 

(17)  Descrive  la  disposizione  locale  dello  spettacelo 
che  aveva  davanti  agli  occhi,  cioè  Dio  con  attorno  $ 
nove  con  degli  Angeli  ,  che  giubilavano  e  tripudiava- 
no in  giro  con  diversa  e  incredtbil  velocità  . 

(18)  Un  cerchio  d' igne  ,  o  fuoco  si  girava  intorno  a 
quel  lucidissimo  punto  da  lui  però  distante  jorsc  cotan- 
to, quanto  apparisce  accosto  al  cerchio  ^  di  cut  si  c<?- 
rona  talvolta  ti  sole  o  la  luna  che  dipinge  co  i  suoi 
raggi  lo  stesso  cerchia,  quando  ti  vapore  die  come  te- 
la riceve  e  regge  tal  pittura  ,  i  ptìi  denso  ,  essendo  l.t 
densità  opportuna  a  tal  riflessione  di  luce. 

(19)  E  girava  sì  ratto  che  avrebbe  vinto  nella  velo- 
cità il  ciclo  più  veloce,  che  circonda  p?r  tsier».  il  mai- 
Simo  tutto  il  mondo  materiale  , 

(.20)  £  questo  ardito  d' igne  , 


55,8  D-EL  PARADISO  (3o) 

Sovra  seguiva  '1  settimo  sì  sparto 

Già  di  larghezza,  che  '1  (21)  messo  di  Jiine 
Intero,  a  contenerlo,  sarebbe  (22)  arto: 

Così  P  ottavo ,  e  '1  nono  :  e  ciascliediino 
Più  tardo  si  movea  ,  secondo  eh'  era 
In  mxraero  distante  più  dall'  uno  r 

E  quello  avea  la  fiamma  più  sincera  , 
Cui  men  distava  la  (28)  favilla  pura  > 
Credo  perocché  più  di  lei  (24)  s'invera. 

La  donna  mia,  che  mi  vedeva  in  (25)  cura 
Forte  sospeso  ,  disse  :  Da  quel  punto 
Depende  il  Cielo ,  e  tutta  la  Natura  . 

Mira  quel  cerchio ,  che  (26)  più  gli  è  congiunto , 
E  sappi,  che '1  suo  muovere  è  (27)  sì  tosto. 
Per  1'  affocato  amore ,  ond'  egli  è  punto  . 

Ed  io  a  lei  ;  Se  'I  (28)  Mondo  iòsse  posto 


(21)  L^ arco  balena)  l' Iride  :  Irim  de  calo  misit  Sa- 
turnia Juno  . 

(22)  Angusto  . 

<23)  Quel  lume  che  era  il  centro ,  cioy  Dio  stesso-» 

(24)  Partecipa  e  s' imbeve  y  così  del  ferro  nella  fuci- 
na a  differenza  d'un  sasso,  acconciamente  si  direbbe  t 
che  piU  s'  invera  del  fuoco  :  è  parola  fatta  con  in- 
gegno . 

(25)  Tra  la  maraviglia  del  nuovo  spettacolo  e  il  de- 
siderio ansioso  d'  intenderlo . 

(26)  PtU  vicino  ds  luogo . 

(27)  Sì  veloce. 

(28)  Mondo  visibile  e  corporale ,  0  pOt  tosto  il  cielo 
e  le  sfere  celesti. 


(;&)  Canto    xxviir.  52^ 

Con  I'(29)  órdine,  di' io  veggio  in  quelle  (3o)  ruote. 
Sazio (3 1)  m'avrebbe  (3 2)  ciò,  clie  m^  è  proposto  • 

Ma  (33)  nel  Mondo  sensibile  si  puote 

Veder  le  (34)  volte  tanto  più  (35)  divine  r 
Qiiant'  elle  son  dal  centro  più  remote  . 

Onde  se  '1  (36)  mio  disio  dee  aver  fine 
In  qniesto  (37)  miro  ed  angelico  tempio, 
Clie  (38)  solo  amore  e  lu-ce  ha  per  contine  i^ 

Udir  conviemmi   ancor,  come  l'esemplo 
E  I'  esemplare  non  vanno  d'  un  modo  : 


(29)  Ordine  quanto  al  muoversi  pili  0  meno  v«!o:C' 
mente  . 

(30)  Aggeli  disposti  in  giro  . 
(3i)  Capacitato  pienamente  . 

>■    (32)  Questo  spettacolo  che  qui  mi  si  presenta. 

(33)  Ma  nel  mondo  sensibile  ,  nelle  sjere  celati  la 
tosa  va  al  rovescio  di  qui  :  qui  la  sfera  Angelica  pia 
•vicina  al  centro  i  la  più  veloce  ,  e  via  quella  die  pik 
se  ne  scosta  si  muove  meno  velocemente  :  al  contrario 
le  sfere  del  ciclo  materiale  son  fin  veloci  secondo  che 
sono  pili-  lontane  dal  centro  .  Mi  fa  dunque  nodo  que- 
sto muoversi  con  tal  diversità  ti  mondo  intclligiòile  3 
e  il  inondo  iensibile  ,  essendo  per  altro  quello  ^  siccome 
fiìt  nobile  ,  /'  originale  ,  e  questo  la  copia  . 

(Z'^)  Le  ruote  y  le  sfere, 

(.30)  Veloci  :  un  teste  legge  festine,  ma  gli  accade- 
mici saviamente  coli'  autorità  di  più  di  cento  testi  a 
penna  hanno  ritenuto  divine  . 

(óG)  La  mia  curiosità  ha  da  rimanere  appagata  . 

(57)  Maraviglioso  . 

(58)  Ciac  che  i  il  nono  ed  ultims  de''  cieli  corporei  , 
sicché  per  confine  all'  insù,  non  ha  altro  che  l'  empireo ., 
ciclo  di  tutt'  altra  sorta,  e  consistente  in  amore  e  luce 
dt  conoscimento i  iiaonii  sede  pro-^ri^  de  i  Beati» 


J5»  DEL  l'ARADISO  (56) 

Che  io  per  me  indarno  a  ciò  contemplo» 

Se  li  tuoi  (liti  non  sono  a  tal  nodo 
Sufficienti,  non  è  maraviglia, 
Tanto  (3cj)  per  non  tentare   è  fatto  sodo; 

Così  la  donna  mia  :  poi  disse  :  Piglia 

Quel,  cl^'  io  ti  dicerò,  se  vuoi  (4o)  saiiarLÌ  > 
Ed  intorno  da  esso  l'  assottiglia  . 

Li  (41)  cerclii  corj'orai  sono  ampi  ed  arti  j 
Secondo  'I  piìi  e  '1  men  della  viriate  , 
Glie  si  distende  per  tutte  lor  parti  . 

Maggior  (42)  Ijonta  vuol  far  maggior  salute  . 
Maggior  salute  maggior  corpo  cape , 
S'egli  ha  le  parti  ugualmente  compiute. 

Diin(|tie  (43)  costui  ,  che  tutto  c^uanto  rape 


(09)  Per  non  esser  stato   mai  consider.tto  e   trattato 
queito  piintn  ,  é  divenuto  difficile  a,  capirsi  . 

(4o)  C.-ijK^ciiéirti , 

(!^ì)  I  cerchi  ed  i  cieli  del  mondo  sensibile  sono   l,ir- 
ghi  e  stretti  ,    gracidi    e  piccoli    a  proporzione  ,    e   con 
misura  alla  loro  virtù  ed  efficacia    ne  II'  influir  f  ^    sic~ 
cìtè  quelli  che  hanno  manco  di  quantità  ^  hanno  altre-  j 
li  mC'-o  di  virili  1  ,  .     J 

(42)  Cioè  quella  cosa  che  è  più-  buona  ^  eli' è  comuni- 
cativa di  ma!;n!or  bene  :    inoltre  un  corpo  tnagc^iore  è 
capace  di  maggior  bene  ,  posto  che  in  tutte  le  sue  par-  ,j 
ti  sia  comr''amehte  perfetto  :  capisce  piti  luce  un  gran  \ 
cristallo  che  un  pi  colo  .  ì 

(|5)  Qii  :!o  none  ciclo  y  e  primo  mobile  del  mondai  t. 
sensibile  che  sfco  rapisce  in  f^iro  tutti  gli  altri  cieli  ^  \ 
corrisponde  a  quel  cerchio  pin  piccolo  del  mondo  intel-  ; 
Ugibde  y  che  per  esser  de'  Serafini  ptk  arde  di  amori 
di  Dio  i  e  pth  chiaramente  l'intende.  ■> 


t7o)  CANTO      XXVIII.  ZZt 

L'alto  tmiverso  seco,  corri.s[>on(Ie 

AI  cercliio  ,  che  più  ama  ,  e  che  [h'ù  sape  „ 

Perchè  (^^)  se  tn  alla  virtù  circonde 
La  tua  misura  x  non  alla  parvenza 
Delle  snstanzie  ,  che  t'  appaion  tonde». 

Tu  (45)  vederai  mirabil  convenenza 

Pi  maggio  a  più ,  e  di  minore  a  meno  ^ 
In  ciascun  Cielo,  a  sua  intelligenza. 

Come  rimane  splendido  e  sereno 

L'emisperio  dell'aere,  quando  soffia. 

(Vi)  P^r  i.z  qu.tl  cosa  se  tu  co>isiderando  misurerai  la 
'virfù,  l'efficacia,  l'  ecccllenz,a  ,  e  uun  l'  uffarctiza,  e 
locale  ampicz-z,a  di  queste  angeliche  sostanze  che  t'  ai'- 
p.iriscoiio  disi'oste  in  tondo  . 

(45)  Tu  vedrai  ciascun  de'  nove  cieli  colla  sua  intel- 
ligenza motrice  mirabilmente  convenire  e  corrisponder- 
si j  giacche  ai  cielo  di  maggior  ampiezza  e  velocità 
corrisponde  l'  intelligenza  di  più  virtù,  al  cielo  di  mi- 
nore l'  iììtelligeirza  di  minore  ,  sicché  puoi  cappottarti 
che  l'esempio  e  l' esemplare  ,  cioè  i  cieli  corporei  e  i 
cieli  intelligibili  vanno  d'  un  modn  ,  e  con  bellissima 
proporzione ,  non  ostante  che  la  parvenza  è  in  contra- 
rio j  perchè  quei  cieli  intelligibili  che  qui  figurano  il 
giro  più  piccolo  e  più  vicino  al  centro  ,  cioè  Dio  ,  cor- 
rispondono alla  nona  sfera  eh' è  ri  cielo  corporeo  mas- 
simo più  lontano  dal  centro  ,  cioè  dalla  terra  ,  e  quel- 
li che  qui  figurano  il  giro  più  grande  e  più  lo'itano 
dal  suo  centro  ,  corrispondono  alta  sfera  celeste  più  pic- 
cola ,  cioè  al  cielo  della  luna  ,  e  così  dt  tutti  gli  al- 
tri ,  i  Serafini  alla  nona,  i  Cherubini  all'  ottava  ,  i 
Troni  alla  settima  sfera  ce.  proporzionandosi  sempre 
cieli  e  Angeli  motori  non  secondo  la  parvenza  di  que- 
sti ,  come  qui  ti  paiono  ,  ma  secondo  la  virtù  e  perfe- 
xione  che  hanno  più  ,  e  meno  secondo  che  sono  più  y  e 
piena  vicini  al  JUo  centro  ^  cioè  a  Dio  . 


a32  DEL  PARADISO  (8y) 

Borea  (40)  da  f[iie!Ia  guancia  ,  ond'  è  più  ìeno  , 

Percliè  si  purga  ,  e  risolve  la  (47)  roffia  , 
Che  pria  turbava ,  sì  che  '1  Ciel  ne  ride  , 
Con  le  bellezze  (48)  d'ogni  sna  parroffia  j. 

Così  f'ec'  io  poi  elle  mi  provvide 

La  donna  mia  del  suo  risponder  chiaro  > 
E  come  stella  in  Cielo  il  ver  si  vide  . 

E  poi  che  le  parole  sue  restaro  > 
Non  altrimenti  ferro  dist'aviJla  , 
Che  bolle ,  come  i   (4g)  cerchi  sfavillaro  . 

Lo  (5o)  'ncendio  lor  seguiva  ogni  scintilla  : 


(i6)  La  tran:o'f!taìia  non  da  quella  guancia  ,  dallA 
quale  i  torba  e  burrascosa  ,  e  sarebbe  il  vento  greco  ^ 
ina  da  queW  altra  ^  dalla  quale  nun  ì-  punto  torba,  ma, 
tfira  il  maestrale  vento  Une  per  il  suo  buon  ejf'etto  ; 
Tìaniello  orni' è  più  leno  ,  spiega  onde  ha  piìi  lena  e 
forza  di  cacciare  le  nuvole:  Saporito:  Volpi  lene  ,  de- 
bole ^  fiacco  ,  mite  :  la  debolezza  del  vento  non  i  ittolo' 
da  fare  che  il  tempo  si  rassereni  . 

(47)  L'  ingombro  nell'aria  di  vapori  f  di  caligine  y 
di  nuvole  ;  vocabolo  vieto  , 

(48)  \l  cielo  ride  sereno  d'  ogni  sua  parte  :  voce  disti' 
saia  variamente  interpretata:  parroffia  cioè  abbondan- 
z,a  j  dice  /'  Imolese  ,  coadunazione  di  che  che  sia  il  Bu- 
si •^  parrocchia  La,nd.  e  Vellut.^  fretta-  0  turma  in  un. 
pataffio  di  Ser  Bruf:etto . 

(+9)  Qm^ì  cerchi  e  cori  Angelici  disposti  in  nove  giri 
sfavillarono  giubbilando  in  approvazione  dell'  alto  ra- 
gionare di  essi  fatto  da  Beatrice  e  per  piacere  del  mio 
profitto  spirituale . 

(5o)  L'  incendio  di  quei  cerchi  Angelici  era  seguito- 
da  ogni  scintilla  che  si  mosse  e  sfavillò  in  quello  i- 
stante  ,  cioi  ogni  Angelo  giiibhilo  sì  ,  ma  non  per  que^ 
sia  uscì  dal  suo  ordine -^  dal  suo  incendio.^ 


(31)  CANTO      XXVIII,  Ó>Ò 

Ed  eran  tanle)  che  'I  iminero  loro  5 

Più  cli^'l(5i)  doppiar  degli  scacchi  ,  s'immilla. 

Io  sentiva  (52)  osannar  di  coro  in  coro 
AI  (53)  punto  fisso  ,  che  li  tiene  all'  ubi , 
E  terrà  sempre,  (54)  nel  (piai  sempre  foro; 

E  quella  ,  che  vedeva  i  pensier  (55)  diibi 
Nella  mia  mente ,  disse  :  1  cerclii  primi 
T'  hanno  mostrato  i  Serali  e  i  Cheridjì  . 

Cosi  veloci  seguono  i  suoi  (56)  vimi , 

Per  (St)  simigliarsi  al  (58)  punto  j  quanto  ponno  3 

(Si)  Il  Daniello  legge  il  doppiar  degli  sciocchi ,  qua- 
si il  Poeta  alludesse  a  quello  stultorum  infinitus  est 
numerus  .■  inerendo  al  nostro  testo  migliore  vuol  dire  : 
queste  scintUte  erano  tante  ,  che  il  loro  numero  va  a  pia 
migliata ,  che  non  risultano  dal  fare  sopra  la  se  acche- 
ria  un  raddoppio  con  tal  progressione ^  che  nello  scacco 
seguente  si  inetta  sempre  il  doppio  del  precedente  :  nel 
primo  un  lupino  per  esempio  ,  nel  secondo  due  ,  nel  ter- 
zo quattro  ,  nel  quarto  otto  j  n^l  quinto  sedect  ,  e  così 
fino  all'  ultimo  ,  cioi'  fin  al  sessagesimo  quarto  clic  dà 
ttn  numero  di  20.  cijrc  . 

(52)  Sentiva  cantare  Osanna  . 

(53)  A  Dio  immobile,  che  li  tiene  e  terrà  al  proprio 
luogo  fermi  ,  essendo  confermati  in  grazia  e  in  gloria  j 
e  già  felici  invarial/ili  comprensori  . 

(54)  Nel  qua!  furono  sempre  ,  intendi  da  poiché  com- 
pi'-ono  di  esser  viatori  . 

(53)  Dubbiosi  intorno  a  chi  fossero  quelli  che  forma- 
van  quei  cerchi  , 

(56)  Legami ,  che  sono  o  gli  affetti  loro  ,  che  li  lc~ 
ganc  a  Dio ,  0  i  propri  cerchi  in  cui  ognuno  al  luogo 
conveniente  sta  girando  .  ' 

(57)  Cuni  apparuerit ,  similes  ei  erimus  :  quoniam  vi- 
•  debimus  euin  sicuti  est  . 

(58)  in  Dio  . 


BS4  DEL  PARADISO  (loi)    | 

E  posson  )  quanto  a  (Stj)  veder  son  siihllmi .        ì 

■Quegli  altri  amor  ,  clie  dintorno  gli  (60)  venne  >      ; 
Sì  cliiainan  Troni  del  divino  aspetto , 
Perchè  (61) 'I  primo  ternaro  terminonno  »  1 

E  dei  saver  j  clie  tutti  lianno  diletto, 
Quanto  la  sua  veduta  si  profonda 
Nel  (62)  vero,  in  che  si  quetaogn' intelletto  •       [ 

Qiu'nci  sì  può  veder  ,  (03)  come  si   fonda 

L' esser  beato  nell'  atto  j  che  vede  j  I 

Non  in  quel  eli'  ama ,  che  poscia  seconda  :  \ 

E  del  vedere  è  misura  (64)  mercede  ,  ì 

Che  (65)   grazia  partorisce,  e  buona  voglia  j         ( 
Così  di  grado  in  gfado  sì  procede  .  ^ 

L'  (66)   altro  ternaro ,  clie  così  germoglia  : 

In  questa  Primavera  sempiterna  , 
Che  (67)  notturno  Ariete  non  dispoglia  ^ 

(59)  A  vedere  lo  stesso  Dìo. 

(60)  Vanfio  ,  vanno  per  la  rima ,  j 

(61)  Perchè  terminano  la  prima  delle  tre  gerarchie^  ' 
essendo  ogni  gerarchia  composta  di  tre  cori , 

(62I  In  Dio  .  i 

(63)  Segue  il  Poeta  la  sentenza  di  S.  Tommaso  ,  c?ie  ; 
ripone  l'essenza  della  beatitudine  formate  nella  visiO'  > 
ne  di  Dio  ,  e  non  ne tC  amore  che  da  essa  germoglia  }  : 
coìne  air  incontro  insegna  Scoto. 

(64)  Il  merito }  perche  tanto  veggono  quanto  hanno  me-  1 
ritato, 

(65)  Il  guai  merito  lo  j^artorisce  la  Grazia  Divina  ^  e  , 
la  volontà  che  prevenuta  ben  corrisponda  e  cooperi .        , 

(66)  La  seconda  gcrarchijz  .  , 

(67)  Che  l' autunno  non  sfronda  ,  come  succede  ali*  , 
fJestra  povera  primavera  di   quaggiù  :    Al  cominciar  ] 


tu  7)  CANTO      XXVIIl.  B55 

PeriieliKiIemente  Gianna  (68)  sverna 
Con  tre  intlóde  ,  che   suonano  in  tree 
Ordini  (69)  di  letizia,  onde  £'(70)  interna. 

In  €.«sa  gerarchia  son  le  tre  Dee  , 
Prima  Dominazioni ,  e  poi  Virtudi  : 
L'  ordine  terzo  di  Podestadi    ee  . 

Poscia,  ne'duo  pennltimi  tripudi 
Principati  ed  Arcangeli  si  girano  r 
L'(;i)  ultimo  è  tutto  d'Angelici  (72)  ludi. 

Questi  ordini  di  su  tutti  (78)  rimirano  , 
E  (74)  di  giù  vincon  sì  3  che  verso  Dio 
Tutti  (76)  tirati  sono,  e  tutti  tirano. 

E  (76)  Dionisio,  con  tanto  disio, 
A  contemplar  questi  ordini  si  mise  , 

Je/P  autunno  il  segno  deW  ariete  »,tsce  al  tramontar 
del  ivle  , 

(68)  Canta  comò  gli  uccelli  ,  passato  il  verno  ,  che 
al  principiar  della  primavera  vanno  tn  amore. 

(6:))  Cori  . 

(70)  Si  distingue  in   tre, 

(71)  L'  ultimo  più  lontano  del  centro. 

<7  2)  Angeli  dell'  infimo  coro  che  anch'  essi  gioiscono  e 
tripudiano  . 

(73)  Rimirane  di  su ,  cioè  Dio ,  eh'  è  il  sommo  su  di 
tutte  le  cose . 

(;',)  TDi  giti  cioc  gli  Angeli  respettivamente  inferio- 
ri ed  eziandio  gli  uomini  ,  vincono  cioè  illuminano  e 
infiammano  ,  e  con  ciò  tirano  . 

(•jS)  lutti  tirati^  perchè  i  Ser Afini  da  Dio  y  i  Cheru- 
bini da  i  Serafini  ec.  tutti  tirano  ,  senza  eccettuare 
quei  dell'  infimo  coro  ^  a  i  quali  tocca  a  tirare  glt  u<i- 
piini  ,  di  cui   sono  custodi  , 

(7C)  Areopagita  HI/,  de  exlesti  Hierar. 


B;8     del  paradiso  canto  XX vili.       (j3i) 

Che  li  nomò  ,  e  distinse  ,  coni'  io  . 

Ma  (77)  Gregorio  da  lui  poi  si  divise: 
Onde  sì  tosto,  come  gli  occhi  aperse 
In  questo  Ciel»  (78;  di  se  medesino  rise. 

E  (79)  se  tanto  segreto  ver  profterse 

Mortale  in  terra  ,  non  voglio  eli'  ammiri  : 
Che  (80)  chi  '1  vide  quassù,  gliel  discoverse, 

Con  (81)  altro  assai  del  ver  di  questi  giri  . 


(77)  S.  Gregorio  RLigno.  ' 

(78)  liiie  del  suo  sb^g/io  :  Sciocchino  ^  f^SS'  ^-  Tom- { 
muso  /'.  p.  q.  ic8.  tt.  5.  imparerai  ,  come  non  ishagUh  nel  \ 
disporre  questi  medesimi  nove  ordini  di  Angeli  dt\er~^, 
semente  da  S.  Dionigi^  avendo  S.  Gregorio  tenuto  di\ 
?}iira.  altre  savie  congruenze .  La  medesima  gente  ec-\ 
flesiastica  si  disporrebbe  diversamente  in  una  proces-* 
sione  ,  in  un  Sinodo  ce. 

(79)  E  se  un  puro  uomo  mortale  y  com'  era  S,  Vioni-  ; 
sto ,  potè  in  terra  manifestare  certamente  una  sì  se-  , 
i^reta  verità .  j 

(80)  Cioè  S.  Paelo  che  fu  rapilo  al  terzo  cielo  ,  e  la,  \ 
'^■ide  con  gli  occhi  propri  ,  essendo  stato  Dionisio  disce-  \ 
polo  di  S.  Paolo .  j 

(81)  Con  altre  molte  verità  intorno  ,%  questo  cielo  i»" 
tclligtbiU . 


CANTO      XXIX. 

ARGOMENTO 

in  questo  Canto  dimostra  il  Poeta  ,  che  Beatrice  nelÌA 
Divifia  Maestà  vide  alcuni  dubbi  di  lui  y  i  quali  ri' 
solve:  indi  riprende  la  ignoranza  d'alcuni  Teologi 
de'  suoi  tempi,  e  l'  avarizia  di  alcuni  Predicatori  ^ 
che  lasciando  l' Evangelio ,  predicavano  ciance  e  Ja~ 
vole . 

l  /  laado  (i)  amboJuo  li  (2)  tìgli  di  Latona 
Coverti  (3)  del  Montone  ,  e  della  Libra  , 
Fanno  (4)  dell' oriiionte  insieme  zona, 

Qiianl'  (5)  h  dal  pimio  che  '1  zenit  inlibra  , 


(i)  Vuol  dire  f'e  Beatrice  dette  ch'ebbe  le  cose  dì 
sopra,  si  quietò  un  poco  rimirando  intanto  in  Dio,  ma 
la  pausa  fu  brevissima  ,  e  a  dichiarare  tal  brevità  si 
serve  d'una  similitudine  astronomica  . 

(2)  Ctoì  il  sole  e  la  luna  v.  e.  20.  Purg, 

(3)  L'uno  sotto  il  segno  deli'  ariete  ,  l'  altra  sotto  il 
segno  delia  libra,  che  sono  segni  posti  i'  uno  dirimpet- 
to ali'  altro  . 

Cf)  Si  fasciano,  0  cingono  insieme  dell'orizzonte  /' 
uno  nascendo  e  l'altro  tramontando . 

(5)  Quanto  dura  quel  momento  ,  nel  quale  il  zenit 
facendo  come  l' uficio  di  mano  nei  tenere  sospesi  e  bi- 
lanciati quei  due  pianeti  distanti  allora  ugualmente 
da  lui,  tnfinchv  un  de  t  due  dà  il  tracollo  e  tramon- 
ta, l'altro  si  aiza  dati'  orizzonte  ,  e  cosi  togliesi  l'  e- 
qttilibno  ;  per  tanto  spazio  dì  tempo  Beatrice  riguar- 
L     2 


^558  DEL  PARADISO  (4) 

Jnfin  che  I'  uno  e  1'  altro  da  (fuel  cinto  ; 

Cambiando  l'emisperio  si  dilibra j 
Tanto  j  col.  volto  di  ri.so  dipinto  j 

Si  tacque  Beatrice  ,  riguardando 

Fisso  nel  (6)  punto.-   che  m'aveva  vinto: 
Poi  cominciò:   (7)   lo  dico,  non  dimando 

Quel,  che  tu  vuoi  udir,  perch'io  l'ho  visto, 

Ove  (8)  s'appunta  ogni  iiLi  e  ogni  quando. 
Non  per  avere  a  se  di  bene  acquisto , 

Ch'esser  non  può,  ma  (9)  perchè  suo  splendore 


do  in  Dio.  Zenit  voce  arabica  y  ed  è  il  punto  vertica^ 
le  0  perpendtcoLìre  sopra  il  cajo  di  ciascheduno  :  qui 
per  ti  punto  di  mez,z,o  dclT  enusferio  ,  ti  senso  i  ■,  tan- 
to qu.tnto  sta  il  sole  e  la  luna  a  cambiare  cmisferio  ^ 
quando  si  stanno  dirimpetto  uno  appunto  a  levante  e  l' 
altro  a  ponente  ch'i'  brevissimo  tempo. 

(6)  In  Dio  incomprensibile  dal  mio  y  e  da  o^ni  altro 
ereato  intelletto  . 

(7)  Ti  d'co  prima  di  domandartelo ^ 

<,8)  In  Dio  ,  in  cui  per  esser  eterno  e  immenso  va  a, 
terminare  come  a  centro  ogni  luogo  e  ogni  tempo  ;  0  pu- 
re ,  ove  t  come  in  un  punto  incomprensibilmente  imprcs' 
so  e  segnato  ogni  luogo  e  ogni  tempo  ,  che  da  lui ,  co- 
me da  prima  cagione  procede  ;  o  pure  in  Dioy  il  juaIs 
benché  indivisibile  come  un  punto,  consiste,  ed  è  pre- 
sente ad  ogni  estensione  di  luogo  e  di  tempo  ,  che  in 
altre  in  esso  lui  s'  appunta  e  si  sostenta  .  Questo  ver- 
so di  Dante  basta  a  qualificarlo  per  una  brava  mente  . 

(9)  Affine /lè  la  sua  Divinità  sole  in  se  stessa  di  infi- 
tiiia  luce  risplendendo  ■,  cioè  diffondendosi  e  comunican- 
do za  extra  le  sue  perfezioni ,  potesse  con  ciò  dire  sus- 
sisto ,  che  vuol  dire  ,  qui  termino  di  comunicarmi ,  da 
che  comunicandomi  ad  intra  mi  prodursi  dalla  Prima 
Divina  Persona  la  Seconda  ,  e  dalla  Prima  e  Seconda 
ta  Terza,  rimaneva  solo  il  comunicarmt  ad  extra  net- 


(ji)  CANTO      XXIX.  Z53 

Potesse  rispIenJenJo  dir  ,  Sussisto  : 
In  siui  eteruità  di  tempo  (io)  fiiore  , 

Fuor(i  i)d'ogni  altro  comprender,  com'è! piacq;nej 
S'{i2)  aperse  in  nrtovi  amor  l'eterno  amore. 

le  creature  :  Forse  tale  interpretazione  non  è  improba^ 
bile .  Il  Volpi  inclina  ad  un'  altra  ,  che  mt  par  buona  : 
suo  splendore  intende  la  creatura ,  che  è  come  un  rag- 
gio derivante  da  quel  sole  infinito  j  e  se  splendore  ijuol 
dire  la  creatura  ^  il  Poeta  in  sostanza  avrà  -voluto  dire  : 
Iddio-volse  creare  per  comunicare  il  suo  bene  alte  creature 
che  create  sussistono  ,  sostintandole  e  conservandole  lo 
stesso  Dio.  Altri  prenda/do  splendore  ^  per  il  medesimo 
Dio  ,  e  risplendendo  per  creando  ,  spiegano  subsisto  , 
cioi  sostento  e  sottogiaccio  ,  come  fondamento  e  soste~ 
gtio  di  tutte  le  cose  create  .  Altri  riferiscono  il  subsi- 
sto al  misterio  dell''  incarnazione  ^  in  cui  l'Eterno  Ver- 
bo splendor  del  Padre  si  fece  sussistente  neW  uman*  na- 
tura con  assumerla  ,  come  propria  alla  sua  persona  , 
licchè  dovrebbe  intendersi  ,  die  questo  misterio  fu  ti  fi- 
ne ancora  della  creazione  secondo  la  sentenza  Scoti- 
stica.  Questa  quarta  interpretazione  mi  par  troppo  ri- 
cercata, e  assai  lontana  dalla  mente  del  Posta  . 

(io)  Prima  del  tempo,  giacché  Dio  non  creò  ti  mond» 
nel  tempo  secondo  il  dire  d'  S,  Agostino,  ma  tn  un  col 
tempo:  Nec  utique  tempus  cxpit  esse  in  tempore,  quia 
non  erat  tenspus  antequam  incii^eret  tempus  :  onde  se 
s'  interroghi  quando  Dio  creo  il  tempo ^  La  risposta  non 
fuè  essere  nel  tal  tempo  perchè  non  e' era.  tempo  ,  sic- 
ché creollo  in  sua  eternità  fuort  di  tempo  .  Allo  stesso 
modo  va  filosofato  del  luogo .  Iddio  dove  creò  il  mon-_ 
do  >  L'  interrogazione  suppone  ti  falso  ,  perocché  tem- 
po e  luogo  furoìio  concreati  al  mondo  ,  e  pure  la  crea- 
tone dive  intendersi  fatta  corrispondentemente  a  uno 
spazio  incomprensibile  della  Divina  Eternità  e  immen- 
sità ,  dove  s'  appunta  ot;ni  ubi  ,  ed  ogni  quando . 

(li)  incomprensibilmente ,  a  pure  non  avendo  altra  i- 
dea  e  causa  :^crr^lare  che  se  stesso. 

(12)  Iddio  stcondo  l' i. tinto  della   su.t   bontà  ^    e  ptf 


Ho  DEL  PARADISO  (i8> 

Né  prima  (^iiasi  (i3)  torpente  si  giacque: 
Che  (14)  ne  prima  né  poscia  procedette 
Lo  discorrer  di  Dio  sovra  quest'  accnte  . 

Forma  j  e  materia  (i5;  congiunte  e  piiretts 
Uscirò  (16)  ad  atto,  ciie  non  avea  fallo  > 
Coinè  d'arco  tricorde   (17)  tre  saette  : 

E  come  in  vetro  ,  in  ambra  ,  od  in  cristallo 
Raggio  risplende  ,  si  che  dal  venire 
All'esser  tutto  non  è  intervallo, 

Così  'I  triforme  effetto  dal  suo  sire  , 
Neir  esser  suo,  raggiò  insieme  tutto, 


esser  egli  ptr  se  stcsio  sommamente  amati-vo  -,  si  aper- 
se e  manijesti  dn  par  suo  col  mettere  all'  esser  ,  s»l(f 
perchè  così  gli  piacque  ^  nuovi  amori  ^  cioè  gli  Angeli 
ereature  di  tutto  spirilo  da  amare  e  perà  ielle  copia 
di  tale  originale . 

(i3)  Pigro  ed  ozioso. 

(i/J.)  Perchè  non  e'  era  né  prima,  né  poi  avanti  la 
creazione  del  mondo  :  lo  discorrer  di  Dio  sovra  queste 
acque  non  procedette  ne  prima ,  né  poscia  ,  perchè  fu 
fuori  d'ogni  tempo:  allude  al  testo  :  Spiritus  Domini 
ferehatur  super  aquas . 

(iS)  Tanto  le  congiunte  .,  quanto  le  separate  ,  le  for- 
me separate  e  purette  sono  gli  Angeli ^  le  congiunte  so~ 
no  quelle  che  unite  colla  materia  fanno  i  cieli  ,  e  Ia 
materia  anch'  essa  separata  e  puretta  ,  0  è  la  materia 
prima  nuda  ,  o  pili  tosto  la  materia  elementare  . 

(iG)  All'  essere  ,  ed  esser  tale  che  mente  C  approva- 
zione del  sapientissimo  artefice  sicché  nella  sua  aperti 
non  ci  fu  imperfezione  . 

(17)  Daniello  conta  por  le  tre  cose  da  Dio  create  , 
materia  y  forma  e  atto;  ma  sbaglia,  e  perchè  l'  atto 
non  va  messo  per  co  sa  distinta  ,  e  perchè  Dante  distin- 
gue poi  queite  tre  cose  nel  mido  che  ti  è  sia  notato  . 


(n)  e  A  y  T  0      XXIX»  54l 

Sanz<i  dislinzion  nell' esorclife  . 

Concreato  (i8)  fu  ordine,  e  costrutto 

Alle  snstanrie  ,  e  (ig)  quelle  Inron  cima 
Nel  Mondo  j  in  che  puro  atto  lu  produtto. 

Pura  (-so)   potenzia  tenne  Ja  parte  ima  : 

Nei  (21)  mezzo  (22)  strinse  potenzia  con  alto 
Tal  vime  ,  che  giammai  non  si  divima. 

Jeronimo  (23)  vi  scrisse  lungo  tratto 
De'  secoli ,  degli  Angeli  ,  creati 
Anzi  che  l'altro  Mondo  fosse  fatto. 


C18)  insieme  co»  queste  creature  fu  creato  e  costruito 
d' ordt/ie  iato , 

(19)  Le  sostjiìize  angeliche  ,  che  nella  loro  condizione 
riceverono  l' esser  pure  ^  e  semplici  forme ,  furono  col- 
locate sopra  l'orbe  celeste  e  terracqueo . 

(2u)  La  materia  spogliata  d'ognt  forma  di  queste 
(he  ora  esistono  ^  cioè  la  materia  colla  scia  forma  dt' 
gli  elementi  puri  da  farsene  poi  i  corpi  misti  ,  che  po- 
sta neW  infimo  luogo  tutta  in  una  massa  fu  da  i  poeti 
appellata  caos . 

(si)  Nel  mezzo  rispetto  agli  Angeli  e  al  caos  . 

(22)  1  corpi  celesti  y  la  materia  e  forma  de'  quali  uni 
insieme  si  iortc  vincolo  ,    che  non  vi  ì  potenza   creata 


:ati  un  lungo  tratto  di  tempo  prima  che  fosse  fatta 
nitro  mondo ,  cioi  questo  nostro  corporeo  a  differenza 
gli  stessi  Angeli  che  sono  il  mondo  intelligihite  ,  tal 


r 

degli  ^... „ ^ ,  ..„ 

tentcnza  di  S.  Girolamo  ,  che  fu  a'icora  di  più  Padri 
Greci  Orig.  Bas,  Uamasc.  ce.  vien  riferita  con  rispet- 
to^ e  rigettata  con  efficacia  da  S.  Tommaso  i.p.q.Slt 
a.  5. 


?i2  DEL  PARADISO  <■%> 

Ma  cfiiestò  (-24)  vero  è  scriito  in  molti  Liti 
Dagli  scrittor  dello  Spirito  Santo  : 
E  tu  lo  vederai,  (25)  se  hen  ne  guati  t 

B  anche  la  ragion  Io  vede  alquanto  , 

Che  non  concederehbe  ,  che  (26)  i  motori 
Sanza  sua  perfezion  f'osser  cotanto. 

Or  sai  tu  dove  ,  e  quando  questi  amori 
Furon  creati,  e  cornea  sì  che  spenti 
Nel  tuo  disio  già  son  (27)  tre  ardori. 

?Jè  (28)  giugueriesi  j  numerando  j  al  venti 


{2+)  Questo  vcroy  clic  io  ti  atserìsco,  ciot  essere  sta- 
le l'uno  e  /'altro  mondo  creato  tinieme  . 

(25)  Rulìicdcndost  speciale  atte>iz,ione  per  vedere  tal 
'Verità  in  questi  lati  e  testi  della  Scrittura,  psr  non  es~ 
ser  patenti  e  litterali . 

(26)  I  medesimi  Angeli  abili  a  muovere  e  regolare  i 
cieli  y  e  a  ciò  destinati .,  fossero  poi  stati  colatilo  tem- 
po avanti  che  fossero  i  medesimi  cicli  ^  e  però  gli  An- 
geli fossero  per  allora  stati  quasi  oziosi  e  mutiti  ,  che 
vale  a  dire  senza  il  compimento  della   lor  perfezione , 

(2^)   Tre  curiosità  . 

(28)  P/«  tempo  si  metterebbe  a  cantare  da  uno  fino  a, 
venti  y  di  quel  che  corse  e  passò  di  mezzo  dalla  crea- 
zione degli  A'jgeli  alla  ribellione  di  Lucifero  cotn  una 
gran  parte  de'  suoi  seguaci  ^  che  dal  cielo  cacciati  ven- 
nero ad  infestare  la  terra  ,  che  gli  Accademici  v  oglio- 
fio  f  che  più  acconciamente  si  dica  soggetto  de'  nostri 
alimenti  ,  che  soggetto  de'  nostri  elementi  ^  come  legge 
l'Aldina,  se  bene  essendo  P  elemento  più  basso  può  be- 
nissimo dirsi  agli  altri  elementi  sottoposto  :  e  la  turbò 
e  violò  ,  perche  fendendo  la  penetrò  col  suo  fatai  pre- 
cipizio fino  alle  sue  riìt  interne  viscere  ^  e  non  s'  inten- 
de qui  con  le  tentazioni ,  che  i  maligni  qualche  tempo 
dopo  miseri  in  pratica  contro  il  genere  umane . 


(l3)  CANTO      XXIX.  343 

Si   tosto  ,  come  degli  Angeli  parte 
Turbò 'I  siiggetto  de' vostri  alimenti- 

L'  (2y)  altra  rimase  ,  e  cominciò  quest'  arte  j 
Che  tu  discerni  ,  con  tanto  diletto, 
Glie  mai  da  circuir  non  si  diparte. 

Principio  dui  cader  fu  il  maladetto 
Siiperljir  di  colui ,  che  tu  (3o)  vedesti 
Da  tutti  i  pesi  del  Mondo  costretto  . 

Quelli  ,  che  vedi  (3i)  qui,  l'uron  (32)  modesti 
A  riconoscer  se  della  hontate  , 
Che  gli  avea  fatti  a  tanto  intender  presti  : 

Perchè   (33)  le  viste  lor  furo  esfiltate 
Con  (34)  grazia  illumiuaute  ,  e  con  lor  raertOj 


(2j)  L''  altra  parte  degli  Angeli  a  Dio  fedeli  rimase 
in  :ielo  ,  e  comincth  con  tanto  diletto  questa  incumhen' 
Zi  di  girare  i  cieii , 

(3o)  Stare  in  quella  parte  d'Inferno  ,  che  t  il  centro 
della  terra)  ove  si  traggon  da  ogni  parte  i  \)esì  disse 
iltrove , 

(di)  Vedi  qui  festeggiare  e  girare  intorno  a  Dio  . 

(32)  Furono  modcat  ed  umili  a  riconoscer  se  ,  V  esser 
suo  con  ogni  prerogativa  non  dal  proprio  mento  ^  mx 
ialla  bontà  di  Dio  . 

(53)  Laonde  per  questa  loro  modestia  . 

(34)  Col  lume  della  gloria  ,  che  ti  sublimasse  alla  vi- 
itone  di  Dio  e  con  loro  merito  furono  così  sutitimati  ^ 
jerchè  la  grazia  illuminante  ^  cioè  la  gloria  fu  corri- 
spondente al  loto  meritarsela  coli'  aiuto  della  grazia  j 
oide  per  quella  visione  {beatifica  son  confermati  in 
grazia  ,  e  ritengono  non  per  tanto  la  sua  piena  e  per- 
■f;tta    volontà  ,    perche    e    perfezione    della    volontà    ti 

J9n  fofcr  rc((;iirf,  ((fichi  ti  non  p^iiMS  tn  ino  egti 


?ii  DEL  PARADISO  (62) 

Si  eli'  lianno  piena  e  é'erina  voloiUate  . 
E  non  voglio  che  dubbi  ,  ma  sie  certo  , 

Che  ricever   (35)  la  grazia  è  meritord> 

Secondo  clie  l' afletto  gli  è  aperto. 
Ornai  dintorno  (36)  a  questo  consistoro 

Puoi  contemplare  assai  ,  se  le  parole 

Mie  son  ricolte  ,  senz'  altro  aiutoro  • 
Ma  perchè  'a.  terra  ,  per  le  vostre  scuole 

tion  ì-  già  /libero ,  ma  pure  pienissimamente  volontaviì 
benché  non  libero  . 

(35)  Intendo  qui  della  medesima  grazia  illuminantt  ■y 
che  ha  detto  di  sopra  ,  cioì-  del  lume  della  gloria  ,  ii- 
ccndo  S.  Paolo  Gratis  Dei  vita  «tt-rna  ,  e  il  ricever  tal 
grazia  è  meritorio ,  cioè  dipenderne  dal  proprio  m'ri- 
to  .  Gli  accademici  legi^ono  il  verso  seu,uente  ^  come  voi 
r  edete  nel  testo  ,  cioè  '^\\  è  aperto  ,  l'  Aldina  te^gt  l'  è 
aperto  ,  e  mi  piace  ,  riferendo  l'  articolo  le  alla  ^ra~ 
■zia:  die  si  dice  gli  /  medesimi  accademici  interpreta- 
no che  voglia  dire  a  loro,  e  così  rimane  un  senso  piìi 
oscuro:  conforme  l'  Aldina  spiego  ^  che  il  ricevere  in 
premio  la  grazia  illuminante  ,  cioè-  il  lume  della  giu- 
ria i  mentono  ,  e  dipendente  dai  proprio  merito  secor,- 
do  che  l'  affetto  e  la  buona  volontà  l  a  lei  aperto  ,  ? 
ben  disposto  per  l'  esercizio  precedente  di  credere,  spe* 
rare  e  amare,  ut  expedit  ad  salutem.  3Ia  se  vogHarr. 
dire  che  il  Poeta  non  parla  della  grazia  ,  che  ha  no- 
minato nella  terzina  precedente ,  ma  parla  della  gror 
■zia  eccitante  ,  che  non  è  premio  ,  ma  aiutv  gratuito  di 
potere  ,  sua  merci  ,  conseguire  l'  eterno  premio  .  il  sen- 
so è  jacile  5  essendo  che  il  ricevere  tal  grazia  ,  cioè  L 
accettarla  e  C  acconsentirle  liberamente  ì  meritorio^ 
secondo,  che  f  affetto  l'è  aperto  e  non  chiuso  ,  esseneo 
che  Dio  per  mezzo  di  tal  grazia  stat  ad  ostiuin  et  pu^» 
sat  ,  lasciando  a  noi  libero  l'  aprirgli y  0  no  , 

(36)  Intorno  a  queste  gerarchie  angeliche  :  consistO.O 
(cusessc  di  persene  di  KiolSa  dignità. 


(70)  CANTO      XXIX.  3^5 

Si  legge,  clie   l'angelica  naiura 

E'  tal ,  che  'mende  ,  e  si  ricorda  ,  f  vuole  j 
Ancor  dirò,  percliè  tu  veggi  pura 

La  veriUi  j  clte  laggiù  si  confonde. 

Equivocando  in  sì  l'alta  lettura  . 
innesta  sustanrie  jioichè  far  gioconde 

DeHa  faccia  <li  Dio ,  non  volser  viso 

Da  essa  ,  da  cui  nulla  si  nasconde  : 
Però  non  lianno  vedere  interciso 

Da  nuovo  obbietto  j  e  però  non  Ijlsogna 

Rimemorar  ,  per  concetto  diviso  • 
Si  die  (07)  laggiù  non  dormendo  si  sogr:i  5 

Credendo  e  non  credendo  dicer  vero  : 
•  Ma  nell'uno  è  più  colpa  e  più  vergogna. 
Voi  non  andate  giù  per  «n  sentiero  , 

Filosofando  5  (38)  tanto  vi  trasporta 

L'amor  dell'  apparenza,  e  '1  suo  pensiero. 
Ed  ancor  (juesto  (09)   quassù  si  comporta 


(07)  Laf;giù  dj.  i  vostri  maestri  di  tcclogia  e  fi/om- 
fa  si  sogna  ancora  quando  son  ii:s'.i,  mentre  attrilui- 
$:ono  asti  Angioli  il  nome  stesso  delle  potenze  dc/Lf 
nostra  .mina  ,  essendo  in  loro  beni)  ,  ma  molto  diierse 
con  pericolo  pere  di  equivocare  ,  o  credendo  di  dire  il 
■vero  y  e  cosi  essendo  ignoranti  y  o  non  credendo  di  dire 
il  vero,  e  così  essendo  maliziosi  coli'  incannare  ,  nel 
che  è  pik  colpa  y  e  conseguentemente  ptk  vergogna , 

(38)  L'amore  e  la  vanità  di  apparire  sapienti  y  e  la 
falsa  opinione  che  per  comparire  tali,  bisogni  di:cor* 
dare  da  tutti  gli  altri  . 

(5s)  Qu^ssh  in  cielo. 


■S4S  DEL  PARADISO  (8è) 

Con  men  disdegno  ,  clie  quando  è  posposta 
La  divina  Scrittura,  e  qii.uido  è  torta. 

Non  vi  si  pensa  quanto  sangue  costa 
Seminarla  nel  Mondo  ,  è  quanto  piace 
Clii  umilmente  (4o)  con  essa  s'  accosta . 

Per  (4i)  apparar  ciascun  s'ingegna,  e  face 
Sue  invenzioni  ,  e   (42)  quelle  son  trascorse 
Da'  predicanti  ,  e  '1  Vangelio  si  tace  . 

Un  (43)  dice  ,  clie  la  Luna  si  ritorse 
Nella  passion  di  Cristo,  e  s'  interpose. 
Perchè  '1  lume  del  Sol  giù  non  si  porse: 

Ed  (44)  '■^l'ri  ,  clie  la  luce  si  nascose 

C4o)  A  lei  aderisce  ,  e  csn  lei  si  conforma  appunii>i0 
ne'  suoi  sentimenti , 

<4i)  Per  apparir  dotto  e  di  sublime  e  peregrino  in- 
geirno  . 

(42)  Trascorrere  nel  suo  proprio  significato  vuol  dire 
dare  una  breve  scorsa  ■i  come  di  volo  e  alla  sfuggita  ^ 
ma  qui  ti  Poeta  lo  piglia  in  tutto  altro  senso ,  volendo 
dire  ,  ciò  che  appena  dovrebbe  toccarsi  ,  come  per  in- 
cidi nza  si  passeggia  a  lungo  ^  e  si  corre  e  ricorre  dili' 
gcntemente  da  i  predicatori  seniLa  far  poi  parola  delle 
massime  evangeliche  che  potrebbero  far  frutto  nelle  a- 
il  ini  e  . 

(43)  Uno  dice,  per  far  pompa  di  esser  valente  astro- 
nomo ,  che  la  luna  essendo  in  opposizione  al  sole  ritor- 
nò in  dietro  sei  segni  ,  quanti  si  era  dal  sole  dilunga- 
ta ,  e  s' interpose  tra  il  sole  e  la  terra  ,  onde  proven- 
ne che  il  sole  non  illuminò  la  terra  con  i  tuoi  soliti 
raggi . 

(44)  Contraddicendo  al  primo  y  asserisce  che  no»  si  0- 
scurò  il  sole  per  ritornare  che  indietro  facesse  la  lu- 
na^  ma  perchè  esso  ritirò  in  se  la  sua  luce,  e  così  si 
oscuri,  e  pere  tal  scliai  cvrtispose ,  v  fu  comune  e  as^e 


vjoo)  €  A  X  T  0     XXIX.  34) 

Da  se  :  però  agi'  Ispani  ,  e  agi'  Indi , 
Com'  a'  Giudei ,  tale  eclissi  rispose  . 

Non  ha  Firenze  tanti  (45)  Lapi  e  Bifidi, 
Quante  si  fatte  favole  per  anno  , 
In  pergamo  si  gridan  quinci  e  quindi-» 

Sì  che  le  pecorelle  ,  clie  non  sanno, 
Tornan  dal  pasco  pasciute  di  vento, 
E  non  le  scusa  non  (46)  veder  lor  danno  » 

Non  disse  Cristo  al  suo'  primo  (47)  convento> 
Andate  ,  e  predicate  al  (4-S)  Mondo  ciance  , 
Ma  diede  lor  verace  fondamento  : 

ìndi  ehe  pone  qui  per  tutti  gli  orientali,  e  agli  rpg- 
^fìuoti  che  pone  qui  per  gli  occidentali ^  ed  in  egual 
grado  ,  come  a  i  giudei  ,  non  potendo  la  luna  col  suo 
tnterporst  celare  a  tutte  generalmente  le  provincte  dei 
nor.do  il  sole  maggiore  di  lei  . 

(45)  Tanti  dt  questo  cognome  y  o  casato  ,  esfendovent 
in  Firenze  moltissimi  :  altri  spiegano  :  di  questo  nome  : 
ed  è  la  spiegazione  più  accetta- a  :  Lapo  i  il  corrotto 
da  Jacopo  ,  tome  Cencio  di  Lorenzo  ,  Meo  di  Bartolom- 
meo ,  Tista  di  Gio.  Battista ,  Hindo  nessuno  sa  rin-jCr 
iìire  da  che  nome  si  deduca ,  onde  io  stimo  ,  che  sia  in- 
tero ,  e  molto  usato  in  Firenze  a  i  tempi  del  Poeta  ,  tan- 
to piH  ,  che  anche  a  i  tempi  nostri  il  primog'-'nito  dei 
signor  Barone  Ricaseli  per  nome  proprio  senza  peggio- 
rativo j  0  vezzegg-.ativo  si  chiama  Eindaccio  , 

CtG)  Perche  è  in  loro  igfioranza  colpevole  il  no»  ac- 
corgersi che  con  far  plauso  a  quegli  ambiziosi  ,  che  in- 
vece di  predicar  Gesù  Criito,  predicano  se  stessi  y  si 
•vengono  a  pregiudicare  ne  i  vantaggi  y  che  alle  loro 
anime  apporterebbe  la  parola  di  Dio  pura  e  schietta  , 
non  guasta  e  adulterata  , 

(^7)  A!  suo  primo  collegio   Apostolico  . 

(48)  Euntes  in  mundum  universum  pridicate  Evan» 
gelmni  omiii  Greaturas . 


l\^  DEL  PARADISO  (tu) 

E  fjuel  t:inlo  sonò  nelle  sue  gimnce  r 
Si  r]i'  a  pngnar  ,  per  accender  la  i'ede  j 
Dell'  Evangelio  fero  scudi  e  lance  . 

Ora  si  va  con  (qg)  motti ,  e  con  isccJe 
A  predicare  ,  e  pur  che  i>en  si  rida  , 
Gonfia  (5o)  '1  cappnccfoj  e  più  non  si  ricliiede  . 

Ma  (5i)  tale  uccel  nel  Lecclietto  s'annida, 
Cìie  se  '1  vulgo  il  vedesse ,  vedereLbe 
La  perdonanza  ,  di  die  si  confida  : 

Per  (52)  cni. tanta  stoltezza  in  terra  crebbe  j 
Che  sanza  prnova  d'  alcun  testimonio 
Ad  ogni  proinession  si  converrelibe  . 

Di  (53)  questo 'ngrassa 'I  porco  santo  Antonio, 


(.',9)  r.fi-ole  giocose  i  ar^uzre  ridicolose ,  buffonerie  ^ 

(So)  Invanendosi  e  godendo  d'  aver  fatto  ridere  l'  u- 
dienza  j  uè  altro  pia  st  ricerca  che  it  piacere  e  il  plau- 
so del  popolo  ,  non  curandosi  della  salute . 

(5i)  Ma  tal  malizioso  Diavolo  si  annida  nel  cappuc' 
'rio  di  chi  predica,  die  se  la  semplice  genterella  lo  ve- 
desse^ vedrebbe  ancora  ,  che  fondamento  ha  la  perdo- 
fianza  che  si  spaccia  dal  pulpito ,  nella  quale  ella  tati' 
tv  si  confida  ,  cioè  non  altro  fondamento  che  la  teme- 
rità e  franchezza  ,  con  cui  la  finge  a  piacere  :  Jiec- 
cbetto  spiegano  fascia  di  cappuccio  :  ma  perchè  7ion 
più  tosto  la  punta  e  il  beccuccio  del  cappuccio  ,  giac- 
ché ha  da  immaginarsi  come  un  nido, 

(Sa)  Delle  quali  perdofianze  va  La  genterella  sì  mat- 
ta 5  e  tanto  è  cresciuta  la  pazzia  di  pigliarne  piìt  che 
possono  ,  che  vi  si  accorderebbe  a  qualunque  costo  ,  e 
darebbe  alla  balorda  piena  fede  a  ogni  promessa  ^  che 
glie  ne  fosse  fatta.,  senza  esigerne  prova  di  qualche 
privilegio  ^  o  bolla  speciale  del  Papa. 

ilZ)  ÌJi  questa  folle  credulità  del  volgo,  e  di  questa 


(i2i)  C  A  X  T  0      XXIX.  5',3 

Ed  altri  assai ,  clie  son  peggio  clie  porci  >       * 
Pagando  (54)  di  moneta  sanza  conio. 

Ma  percliè  sein  digressi  assai  ;  (55)  ritorci 

Gli  ocelli  oramai ,  verso  la  dritta  strada  ,        ** 
Sì  clie  la  via  col  tempo  (56)  si  raccorci . 

Questa  Natura  si  oltre  (37)   s' ingrada 
In  numero  j   che  mai  non  tu  loquela  , 
Ne  concetto  mortai,  che  tanto  vada. 

E  se  tu  guardi  (/nel ,  che  si  rivela 

Per  (58)  Daniel ,  vedrai ,  che  'n  sue  migliaia 
Determinato  numero  si  cela . 

La  prima  luce  ,  (Sg)  che  tutta  la  raia  , 
Per  (60)  tanti  modi  in  essa  si  ricepe  , 


sorta.  d'Indulgenze  aj>ocrife  i  frali  di  tal  convento  in- 
grassano il  suo  porco  :  sinecdoche  j  cioè  vivono  lauta- 
mente . 

(54)  Allettando  i  benefattori  creduli  con  false  Indul- 
genze ^  e  divozioni  che  non  sono  di  alcun  valore  y  come 
te  monete  s  enza  conio  . 

(55)  Ritorna  all'  interrotto  ragionamento  dell'  angeli- 
che sostanze  , 

(56)  Si  raccorci  la  via  affrettando  il  cammino  col  ri- 
mettere il  tempo  che  nel  divertire  abbiam  perduto, 

(57)  Si  moltiplica  di  grado  in  grado  e  di  coro  in  coro , 
VH)  ftlillia  inilhum  ministrabant  ei ,  et  decies  tniilies 

centeaa  niiliia  assistebant  ei .  Dan.  7.  in  tal  testo  ve- 
drai, che  non  si  pretende  di  dire  il  preciso  e  determi' 
nato  numero  .^  che  anzi  questo  si  cela  ,  sicché  quel  par- 
lare  vuol  dire  un  numero  innumerabile  . 

(59)  Che  irradia,  tutta  l'Angelica  Natura. 

(60)  Si  comunica  agli  Angeli  in  tanti  diversi  modi  , 
quanti  appunto  sono  gli  stessi  Angeli,  ai  quali  si  co- 
munica j  non  comunicandosi  Dio  agli  Angeli ,  come  fi- 


53o       DEL  PARADISO  CANTO  XXIX".        (i;7> 

Quanti  son  gli  splendori,  a  clie  s'appaia». 

OnJe  j  perocché  all'(6i)  atto  3  clic  concepe 
Segue  (62)  r  affetto ,  ci'  amor  la  dolcezia 
Diversamente  in  essa  ferve  j  e  tepe .. 

Vedi  1'  eccelso  ornai ,  e  la:  larghezza 
Dell''  eterno  valor ,  poscia  che  tanti 
Speculi  tatti  s' lia  j  in  clie  si  spezia» 

Uno  manendo  in  se  3  come  davanti  ». 


ìA  a  i  bambini  morti  dopo  il  battesimo  :  segue  i'opt- 
mone  di  S.  Tommaso ,  e  che  tutti  gli  Angeli  sono  pet^ 
futura  tra  di  se  di  diversa  specie  ,  e  che  però  avesse-^ 
ro  in  -via  diversa  grazia  ,  e  nel  termine  diversa  gloria  „. 

(61)  Air  atto  della  vistone  procedente  dalla  detta  ir' 
radiazione  f  eh' è  diversa  in  ognuno  di  loro. 

(^6a)  Corrisponde  e  si  commensura  l'amore. 


CANTO       XXX. 

ARGOMENTO 

^aU  Dante  coi  Be^ttrìce  nei  Cielo  Empireo  :  ève  rìgu.iT- 
dando  in  h>ì  lucidissimo  fiume  ,  che  gli  apparve  ,  pre- 
se  da  quello  tal  virtU  ,  che  con  l'aiuto  di  Beatrice 
potè  vedere  il  Trionfo  degli  Angeli  e  quello  delle  A" 
nime  beate . 

Jf  orse  (i)  seinila  (2)  miglia  di  lontano 
Ci  ferve  V  ora  sesta  ,  (3)  e  questo  JVIontlo 
Cliina  già  1'  ombra  ,  quasi  al  letto  piano  , 

(Quando  '1  mezzo  del  Cielo  j   (4)  a  noi  profondo  , 


(i)  Dice  y  che  siccome  air  albeggiar  del  giorno  ■,  callo 
schiarirsi  via  via  l'aurora,  vendono  a  sparirci  a  poco 
a  poco  le  stelle  j  cesi  accadde  ^  che  lì  dove  era  ii  Poe- 
ta ,  vennero  a  sparirgli  quelle  lucidissime  sostanze  tcioe 
gli  Angeli  disposti  ne'  laro  ordini  ^  come  fin  ora  h.i  de- 
scritto . 

(2)  Secondo  le  misure  di  Dante  ^  quando  a  noi  qui  in 
Toscana  è  già  l'alba  ,  ne'  paesi  a  noi  orientali  e  lon- 
tani circa  sei  mila  miglia  bolle  il  inezzo  giorno  signi- 
ficato acconciamente  per  l'ora  sata. 

(^)  E  mentre  tomai. 0  da  noi  le  miglia  dette  -oeno  o- 
riente  si  fa  lì  mezzo  ^orr,o  ^  questo  fiosiro  mondo  ed 
emisf  r'io  Toscano  ,  cala  gik  oramai  il  velo  j  e  quasi 
coperta  dilla  notte  y  stendendola  e  spianandola  su  la 
terra  . 

(\)  Che  apnariscs  rispetto  al  sito  ,  dove  noi  siamo  , 
I  altissimo  per  qucsio,  perchè  è  il  mezzo  e  il  colmo. 


552  DEL  PARADISO  (4) 

Comincia  a  farsi  tal  ,  che  (5)  alcuna  stella 
Perde  '1  (6)  parere ,  infino  a  questo  f'cado  : 

E  come  vien  la  (7)  chlarissiina  ancella 

Del  Sol  più  oltre  ,  cosi  '1  Ciel  si  (8)  chiude 
Di  (9)  vista  in  vista  in  fino  alla  piìi  bella: 

Non  altrimenti  '1  (io)  trionfo,  che  lude 
Sempre  dintorno  al  punto ,  che  mi  vinse , 
Parendo  (11)  inchiuso  da  quel,  eli' egl' inchiude  j 

A  poco  a  poco  al  mio  veder  (12)  si  stinse: 
Perchè  tornar  con  gli  occhi  a  Beatrice 
Nulla  vedere  ed  amor  mi  costrinse  • 

Se  quanto  infino  a  qui  di  lei  si  dice  , 
Fosse  conchiuso  tutto  in  una  loda  , 
Poco  (io)  sarebbe  a  fornir  questa  vice. 

La  bellezza  ,  eli' io  vidi,  si  trasmoda. 
Non  pur  là  da  noi ,  ma  certo  io  credo  > 


(5)  Alcuna  delle  più  piccole .  i 

(6)  L' apparire  fin  alta  terra  ^  non  vedendosi  di  ter- 
ra  oramai  ptìt , 

(7)  L' aurora .  •  j 

(8)  Così  parendo.^  perchì  le  stelle  rimangono  coperte ,    , 

(9)  Di  stella  in  stella  fino  alla  bellissima  Venere.        i 
(io)  Il  trionfo  degli  Angelici  cori  che  festeggiano  in-    \ 

torno  a  Dio  ,  che  mi  abbagliò  con  la  sua  luce.  \ 

(11)  Parendo  racchiuso  in  mezzo   da    quei  cori  angc-    ' 

liei  ,  che  egli  infiìiiio  e  immenso  in  se  contiene  e  rac» 

chi.tde  con  quel l' eminenza  che  intendono  le  scuole  . 
(i2)  Disparve  .f  si  scolorì^   dal  -verbo  stignere  :    stin-    I 

se  ■)  cioè  distinse  e  separò  dalla  mia  vista,   meno  feli- 

icmcnte  spicga'io  altri. 

(i3)  Sarebbe  poco,  ni-  basterebbe  ad  esprimere  cièche  ;J 

della  sita  kelle7.za  dir  dovrei  quei: a  volia.  '1 


'Cic)  CANTO      XXX.  555 

Che  solo  il  suo  l'attor  tutta  la  goda . 
Da  questo  passo  vinto  mi  concedo , 

Più  che  giammai  da  punto  di  suo  tema 

Soprato  fosse  comico ,  o  tragedo . 
Clie  come  Sole  il  viso ,  che  più  trema  > 

Così  lo  rimembrar  del  dolce  riso 

La  mente  mia  da  se  medesraa  scema  • 
Dal  (i4)  primo  giorno  ,  eli'  io  vidi  'I  suo  viso 

in  questa  vita  j  insino  a  questa  vista  j 

Non  è  'I  seguire  al  mio  cantar  preciso  : 
Ma  or  convien  ,  clie  '1  mio  seguir  desista 

Più  dietro  a  sua  bellezza  ,  poetando , 

Come  ,  all'ultimo  suo,  ciascuno  artista. 
Cotal ,  qual'  io  la  lascio  a  maggior  bando, 

Cile  quel  della  mia  tuba  ,  (i5)  che  deduce 

L'ardua  sua  materia  terminando, 
Con  atto  e  voce  di  spedito  duce 

Ricominciò  :  Noi  semo  usciti  fuore 

Del  (16}  maggior  corpo  al  Ciel  >  eh'  è  pnra  luce  : 
Luce  (17)  intellettual  piena  d'amore 

(i4)  Val/a  -prima  'volta  che  la  ■vidi  in  terra  fino  a 
quest'ulttma  "volta  che  l'ho  neW emfireo  ■veduta  ,  non 
mi  si  è  reso  impossiòile  r  adequare  in  qualche  manie- 
ra col  mio  canto  le  sue  bellez,ze . 

(i5)  La  quale  conduce  al  suo  fine  ^  e  tira  aranti  l' 
ardua  sua  materia  avvicinandosi    già  al  suo  termine . 

fi6ì  Dalla  nona  sfera,  che  è  il  più  grande  di  tutti 
i  celesti  corpi  air  empireo  che  è  pura  luce . 

(17)  Bellissima  sra4azione  ed  espreaione  dell'eter- 
na felicità  . 

Tom.  111.  01 


S54  DEL  PARADISO  (\éì 

Amor  (li  vero  ben  pien  di  letizia  , 
Letizia  ,  che  trascende  ogni  dolzore  . 

Qui  vedrai  1'  (i8)  una  e  1'  altra  milizia 

Di  Paradiso,  e  1' (19)  una  in  quegli  aspetti. 
Glie  tu  vedrai  all'  ultima  giustizia  . 

Come  subito  lampo,  (20)  che  discetti 
Gli  spiriti  visivi  ,  si  che  priva 
Dell'  atto  1'  occliio  di  più  forti  obbietti  j 

Così  mi  circonfulse  luce  viva  i 
E  lasciommi  fasciato  di  tal  velo 
Del  suo  fulgor ,  che  nulla  m' appariva  . 

Sempre  (21)  l'amor,  (22)  che  queta  questo  Cielo , 
Accoglie  (23)  in  se  così  fatta  salute, 

(18)  Cioè  quella  degli  Atigeti  buoni  e  quella  delle  <?- 
nime  beate . 

(19)  L' ufia ,  cioè  quella  delle  anime  beate  in  quegli 
aspetti  medesimi  ,  in  cui  dopo  aver  esso  riassunto  il 
suo  corpo  ,  ti  si  dimostreranno  il  giorno  dell'  universal 
giudizio  ,  nel  quale  si  darà  /'  ultima  giustissima  e  de- 
pnitiva  sentenza  , 

(20  )  Che  dissipi  ,  disunisca  e  scompigli  di  modo  ta- 
le che  priva  i  occhio  dell'  atto  di  vedere  gli  oggetti 
eziandio  pili  visibili. 

(21)  Parole  di  Beatrice  al  Poeta. 

(22)  Che  appaga  e  tiene  in  dolcissimo  riposo ,  0  pu- 
re Iddio  che  vuole  questo  cielo  immobile  ^  a  differenzi! 
degli  altri  cieli  che  girano , 

\iZ)  Accoglie  in  se  così  fatta  virtù,  di  straordinario 
fulgore  per  far  disposto  il  cand'rlo  alla  sua  fiamma  j 
ciòi  per  disporre  e  abilitare  V  urnano  intelletto  a  con- 
cepire  lo  splendore  della  sua  infinita  gloria  :  così  leg- 
gono gli  accademici  :  ma  il  Daniello  ci  attesta  che 
negli  antichi  testi  si  trova  con  sì  fatta  :  e  il  senso  sa- 
rà con  tanto  utile  e  salntifcm  cota  ,   quftnto  i  questo 


im  CANTO     XXX. 

Per  far  disposto  a  sua  fiamma  il  candclo 

Non  Inr  più  tosto  dentro  a  me  venute 
Queste  parole  l)rievi  ,  eli'  io  compresi 
Me  sormontar  di  sopra  a  mia  virtute  : 

E  di  novella  vista  mi  raccesi 

Tale  ,  che  (z^)  nulla  luce  è  tanto  mera  > 
Che  gli  occhi  miei  non  si  fosser  difesi  : 

E  vidi  lume  in  forma  di  riviera 

Fiilvido  (25)  di  fulgóre  ,  intra  duo  rive  , 
Dipinte  di  mirabil  Primavera  . 

Di  tal  fiumana  uscian   (26)  faville  vive  j 
E  d'  ogni  parte  si  mettèn  ne'  fiori  , 
Quasi  Tubin  ,  che  oro  circonscrive . 

Poi  j  come  inebriate  dagli  odori , 

Riprofondavan  se  nel  (27)  miro  gnrge  , 
E  s'una  entrava  5  un'altra  n' escia  fuori. 

L'alto  disio,  che  mo  t'infiamma  ed  urge 
D'  aver  notizia  di   ciò ,  che  tu  (28)  vei  > 


ahbagliamcKt»  ,  accadendo  alV  umano  intelletto  ,  come 
alle  candele^  che  accese  si  spengono  per  riattarle ^  af- 
fnchì  riaccese  roidano  più  tìio  splendore  • 
{2t^^  Che  nulla  luce  è  tanto  luce. 

(25)  Splendido  di  splendori  in  forma  di  un  fiume  : 
allude  a  quel  dell' Apocal.  Ostendit  mihi  fluvium  aquae 
vivae  splendidum  tanquam  cristallum  procedentem  de 
sede  Dei,  et  Agni.    Gap.  22. 

(26)  Ter  le  vive  faville  intende  gli  Angeli s  per  i  fio- 
ri i'  anime  beate  . 

(27)  Fiume  maravigtioso  j 

(28)  Vei  per  vedi  in  grazia  della  rima» 


5S6  t)EL  FARADISO  (7^ 

Tanto  mi  piace  più  ,  quanto  più  turge . 
Ma  (li  quest'  acqua  convien ,  die  tu  bei 

Prima  che  tanta  sete  in  te  si  sazii  : 

Così  mi  disse  '1  Sol  degli  occhi  miei  : 
Anche  soggiunse:  Il  fiume  e  li  (29)  topazii, 

eli' entrano  ed  escono  3  (3o)  e'i  ridir  dell'erbe 

Son  (3i)  di  lor  vero  ombriferi   (32)  prefazii  : 
Non  clie  da  se  sien  queste  cose  acer])e  : 

Ma  è  difetto  dalla  parte  tua  , 

Che  non  hai  (33)  viste  ancor  tanto  superbe. 
Non  è   (34)  fantin,  che  sì  subito  (35)  rna 

Col  volto  verso  il  latte,  se  si  svegli 

Molto  tardato  dall'  usanza  sua , 
Come  fec'  io  >  per  far  migliori  (36)  spegli 

Ancor  degli  occhi:  chinandomi  all'onda. 

Che  (3;)  si  deriva,  perchè  vi  s' immegli . 
E  si  come  di  (38)  lei  bevve  la  (Sg)  gronda 

Delle  palpebre  mie,  così  mi  parve 

(29)  Cioè  le  faville  del  fiume y  degli  Angeli. 

(30)  U  allegrezza  delle  anime  beate  che  sono  i  fiori . 

(3i)  Sono  adombrate  dimostrazioni  ,  e  come  puri  cen- 
ni alla  lontana  del  -veto  loro  contento  ;  altri  leggono 
del  lor  Vere ,  della  lor  primavera ,  cioì  beatitudine  . 

(32)  PrefaziO)  qui  saggio  preludio. 

(33)  Occhi  di  vista  tanto  eccellente . 

(34)  Fantolino . 

(35)  Corra. 

(36)  Specchi  . 

(37)  Che  si  spande,  perchè  vi  si  diventi  migliore 4 

(38)  Di  essa  onda. 

(39)  L' estrema  parte  delie  palpebre . 


(89)  CANTO      XXX.  ZS-i 

Di  (4o)  sua  lunghezza  divenuta  tonda . 

Poi  come  gente  stata  (4i)  sotto  larve, 

Che  pare  altro,  che  prima,  che  (42)  se  si  sveste 
La  sembianza  non  sua  ,  in  che  disparve  j 

Cosi  mi  si  cambiare  in  maggior  feste 
Li  (43)  fiori  e  le  faville,  sì  ch'io  vidi 
Ambo  le  Corti  del  Ciel  manifeste  . 

O  i splendor  di  Dio,  per  cu' io  vidi 
L'  alto  trionfo  del  regno  verace  , 
Dammi  virtù  a  dir  ,  coin'io  lo  vidi. 

Lume  è  lassù  ,  che  visibile  face 
Lo  Creatore,  a  quella  creatura, 
Che  (44)  solo  in  lui  vedere  ha  la  sua  p.Tce  ; 

E  si  distende  in  circular  figura 
in  tanto  ,  che  la  sua  circonferenza 
Sarebbe  al  Sol  troppo  larga  cintura  j 

Fassi  di  raggio  tutta  sua  parvenza , 

(4o)  Che  di  lunga  che  era  ,  tonda  divenisse  :  ncllA 
lunghezza  era  figurato  il  diffondersi  di  Dio  nelle  crea-- 
ture,  nella  rotondità,  il  ritornare  che  fa  quella  diffu- 
sione in  Dio,  come  a  suo  primo  j^rincipio  e  ultimo  fine, 

(il)   Travestita  e  mascherata. 

(42)  Se  si  spoglia  della  finta  e  non  sua  sembianza  j 
sotto  la  quale  era  sparita ,  e  non  si  vedeva  la  sembian- 
za sua  propria  e  naturale . 

(43)  /  fiori  e  le  faville  mi  si  eambiarono  in  piìt  fe- 
stosi e  rilucenti  aspetti,  sicchì  vidi  chiaramente  ,  e 
nel  suo  esser  proprio  e  naturale  P  una  e  l' altra  corto 
del  cielo,  cioè  ne  i  fiori  le  anime  beate  y  e  nelle  favil- 
le gli  Angeli. 

(44)  Allude  a  quel  di  S.  Agostino  :  fecisti  nos  ad  te, 
et  inquietum  est  cox  nostiam  donec  lequiescat  in  te . 


3S8  BEL  PAPxADISO  (to^^ 

Reftesso  al  (45)  sommo  del  mobile  primo  i 
Che  (46)  prende  quindi  vivere  ,  e  potenza . 

E  come  (47)  clivo  in  acqua  di  suo  imo 
Si  specchia  quasi  per  vedersi  adorno  > 
Quanto  è  nel  verde  >  e  ne'  fioretti  (48)  opimo  j. 

Si  (49)  soprastando  al  lume  intorno  intorno  I 

Vidi  speccliiarsi  in  più  di  mille  soglie  ,  ' 

Quanto  di  noi  lassù  fatto  lia  ritorno  . 

E  se  1'  infimo  (5o)  grado  in  se  raccoglie  ! 

Si  grande  lume  :  quant'  è  la  larghez.ia  ; 

Di  questa  rosa  nel!'  estreme  foglie  ,  ] 

"La  vista  mia  nell'ampio  e  nelP  altezza  ; 

Non  si  smarriva  ,  ma  tutto  prendeva  i 

(45)  Ai/a  parte  superiore  convessa  della  nona  sfera ,  ! 

(46)  Che  da  questo  raggio  rifesso  prende  spirito  e  vir-  '. 
tìi  da  muoversi  e  influire  e  partecipare  la  sua  energia^  : 
itile  otto  sfere  inferiori . 

(4?)  £  come  una  riva  di  fiume  posta  a  pendio  dall'  \ 
ìnfima  fino  alla  più  alta  sua  parte . 

(.48)  Ricco  e  fecondo  .  ' 

(49)  Così,  vidi  tutte  quelle  anime  che  da  Dio  venute 
per  crea'z.ione ,  a  Dio  erano  per  grafia  in  tal  beatitu- 
dine ritornate  dopo  il  suo  pellegrinaggio  in  questa  ter- 
ra ,  stando  sopra  quel  lume  a  specchiarsi  intorno  in  piìt 
di  mille  gradi  e  sedie  diverse  di  gloria  .  Questo  ri- 
torno può  ancora  interpretarsi  alla  Platonica  ,  secondo 
the  altrove  abbiam  notato  ,  che  a  Dante  ed  altri  Poeti 
t  parsa  acconcia  per  la  poesia  quella  folle  opinione 
dell'  anime  create  e  poste  da  Dio  ciascuna  nella  sua 
stella  prima  che  fossero  condannate  ad  abitare  «e'  cor- 
pi terreni  ,  di  dove  uscendo  ritornavano  alle  stelle  . 

(5o)  L'infimo,  e  pero  pili  piccolo  grado  contiene  in  se 
tanto  lume  che  sarebbe  al  mie  troppo  larga  cintura , 


(119)  CANTO      XXX.  353 

II  quanto  e  *1  quale  di  quella  allegrezza  » 

Presso  e  lontano  li  >  ne  pon  j  né  leva  : 
Che  dove  Dio  (5i)  sanza  mezzo  governa  j 
La  (52)  legge  naturai  nulla  rilieva . 

Nel  giallo  della  rosa  sempiterna  > 

Glie  si  dilata,  (53)  rigrada,  e  (54)  ridole 
Odor  di  lode  (55)  al  Sol,  clie  sempre  verna j 

Qiial'  è  colui ,  che  tace  e  ilicer  vuole  , 
Mi  trasse  Beatrice ,  e  (56)  disse  :  Mira 
Quanto  è  '1  convento  delle  bianche   (57)  stole  ' 

Vedi  nostra  città  ,  quanto  ella  gira  ! 
Vedi  li  nostri   (58)  scanni  sì  ripieni, 
Che  poca  gente  o  mai  {5g)  ci  si  disira  . 

(5i)  Senza  il  mezzo  di  creature  e  di  seconde  ca^iO" 
tit ,  ma  immediatamente  da  se  . 

(52)  La  iegge  natura/e  che  porta  che  piì*  partecipi 
chi  è  piti,  vicino  ,  qui  nulla  fa ,  ne  ti  scapita  ,  7ic  si 
guadai^na  a  solo  titolo  di  vicinanza  e  lontananza  /«- 
cale . 

(.13)  Distingue  in  piìi  gradi  e  spartimenti . 

(54)  Spira  odore. 

(55)  A  Dio,  che  fa  ivi  perpetua  primavera  :  nel  vo- 
cabolario della  Crusca  vi  è  vernare  in  senso  di  sver- 
nare ,  ed  esser  di  verno ,  o  patir  gran  freddo ,  che  è  ii 
senso,  in  cui  altrove  l  ha  usato  il  Poetai  ^^  "*  9«c- 
ito  presente  significato  vi  manca  . 

(56)  Disse  prevenendomi  ,  e  con  ciò  mi  trasse  e  obli' 
gè  ad  attendere  alla  sua  proposta . 

(5-)  Di  questa  gente  vestita  di  gloriosa  stola  :  allu- 
de alla  visione  di  S.  Giovanni  ,  Apoc. ,  a  cui  si  diedera 
a  vedere  i  Beati  amictis  stolis  alLis.  Stela  presso  i 
Romani  antichi  sorta  di  gonnella  usata  dalle  matrone  . 

(5S)  Sedili. 

(Sg)  A  riempirti ,  restandone  pochi  voti  ;  allude  «i//* 


tèo  DEL  PARADISO  (i5e)  i 

In  quel  gran  seggio ,  (60)  a  che  tu  gli  occki  tieni  j     , 
Per  la  corona ,  che  già  v'  è  su  posta  , 
Primachè  tu  a  queste  nozze  ceni  ) 

Sederà  l'alma,  che  fia  giù  (61)   Agostcì 
Dell'alto  Arrigo  :"-eh' a  drizzare  Italia 
Verrà  inprima  eh'  (62)  ella  sia  disposta..  ' 

La  cieca  cupidigia ,  che  v'  (63)  ammalia  j  i 

Simili  fatti  v'  lia  al  fantolino  , 
Che  (64)  muor  di  fame  e  caccia  via  la  balia  |      | 

"Vicinanza  del  Giudizio  universale  secondo  V  antica  co:t-  '. 
gettura  di  alcuni  Santi ,  Gregorio ,  Leone  ec. 

(tìo)  Nel  qual  tu  guardi  fisso  per   la  singolarità,    di 
quella  corona  . 

(61)  Allude  air  avere  Arrigo  VII.    ricevuto    da  Papa  ^ 
Clemente  V,  il.  trattamento  colle  marche  proprie  e  ono- 
revolczze  d^ Augusto  ,  ciò  che  seguì  in  Roma,  dov' egli  | 
fu  coronato  della  corona  d"  oro  da''  Cardinali,  dal  det-  ; 
to  Papa  ,  dimorante  in  Francia  ,  a  ciò  destinati . 

(62)  Prima  che  sia  disposta  di  ridursi  a  sesto  la  stes-  ì 
sa  sconcertatissima  Italia  ,  dove  /'  Imperadore  primis:  . 
di  venir  egli  in  persona,  secondo  /'  accordo  col  Papa,  \ 
aveva  mandato  suoi  ambasciatori  a  i  popoli  e  Principi  ' 
Italiani ,  ma  con  poco  frutto  ,  sì  che  venuto  in  perso.-  { 
«a,  procedi'  con  vigore,  e  coli' armi  alla  mano  all'in,-  ' 
tento  di  ricomporre  i  calamitosi  sconcerti  che  si  cagio-  ' 
fiavanv  dalle  fazioni  dei  Guelfi  e  Ghibellini .  Altri  ri-  - 
feriscono  ella  sia  disposta  all'  anima  d'Arrigo ,  cioè  eoa  j 
tutte  le  disposizioni  di  partirsene  dalla  terra  e  venire 
aI  cielo  , 

(63)  Vi  affattura  . 

(6V)  Allude  a  i  Guelfi  di  pih  città  d'Italia  ad  Arri-  , 

go  contrarie  e  specialmente  ai  fiorentini ,    le  quali  de-  | 

sideravan  la  pace  ,    e    ne  vedevano  la.  gran  necessità  ,  \ 

e  si  misero  poi  in  armi  per  opporsi  ad  Arrigo  che  solo  li 
volevii  e  poteva  darla  > 


(i;r)  CANTO      XXX.  'Gt 

E  fìa  (05)  Prefetto  nel  foro  divino 
.Allora  taf,  che  (66)  palese  e  coverto 
ÌNon  anelerà  con  lui  per  un  caìnmino . 

Ma  poco  poi  sarà  da  Dio  softesto 

Nel  (57)  santo  nficio  :  eh'  el  sarà  detruso 
Là  dove  Simon  mago  è  per  suo  merlo  j 

E  (68)  farà  quel  d'  Alagna  esser  più  giuso. 

(65)  Sarà  sommo  Vontefice  :  intende  di  Clemente  V. 

(GG)  Con  frodi  coperte  ,  e  con  aperte  dimostra'^ioni 
(  dice  il  Gìiibellino  )  darà  a  l'edere  di  tener  dirersa 
strad.id.i  quella  di  Arrigo-,  ed  aver  sentimenti  e  massime 
a  quelle  di  Arrigo  contrarie  ,  essendo  che  Arrigo  mira- 
va a  reprimere  i  Guelfi,  e  Clemente  a  sostenerli . 

(67)  Bel  Pontificato  . 

(68)  Bonifazio  Vili,  vedi  al  e.  19.  Inferno  alla  tcrzì^ 
na ,  che  comincia  :  Che  dopo  lui  verrà  di  più  laid' opra 
ec.  dove  Niccolò  IH,  cementa  questo  passo  cc> 


CANTO      XXXI.  ! 

ARGOMENTO  ] 

Tratta.  Dante  nel  presente  Canto  della  Gloria  del  Va-  ' 

radìso  :  poi  come  Beatrice  torno  al  suo  seggio .     Nei  ^ 

fine  ,    che  S.  Bernardo  gli  dimostra   la  felicità  de/l^  [ 
Kegina  de'  Cieli .. 

I 

JLn  forma  dunque  di  candida  rosa  ■ 
Mi  si  mostrava  la  (i)  milizia  santa  , 
CJie  nei  suo  sangue  Cristo  fece  sposa  - 

Ma  1'  (2)  altra  j  che  volando  vede  e  canta  | 

La  gloria  di  colui  ,  che  la  'nnamora ,  ' 

E  la  bontà,  che  la  fece  (5)  cotanta  j  ^ 

Si  come  schiera  d'  api  ,  che  s'  infiora.  ; 

Una  fiata  ,  ed  una  si  ritorna  ] 

Lìi  ,  (4)  dove  suo  lavoro  s' insapora  ,  ■ 

Nel  (5)  gran  fior  discendeva  ,  clie  s'  adorna 

Di  (6)   tante  foglie  ,  e  quindi  risaliva.  j 

Là,  (7)  dove  il  suo  amor  sempre  soggiorna.  ', 


(i)  Le  anime  degli  uomini  vissuti  e  morti  santamente, 

(2)  Cioè  quella  degli  Angeli, 

(3)  Ta?ito  nobile  ed  eccelsa . 

(4)  Air  arnia,  alveare. 

(5)  In  quella  rosa  formata  dalle  sedie  de''  Beati» 
(G)  Di  tante  foglie  i  quante  seno  anime  beate. 
(7)  Cioè  a  Dio . 


(i2)  CANTO     XXXL  363: 

Le  facce  tutte  avèn  di  fiamma  viva  , 

E  ì'  ale  d'  oro,  e  1'  (8)  altro  tanto  bianco, 
Che  nulla  neve  a  quel  termine  arriva  : 
Quaailo  scendean  nel  fior ,  di  Lanco  in  banco  ,, 
Porgevan  della  pace  e  dell'  ardore  , 
Cb'  egli  acyuistavan  ,  ventilando  '1  fianco  . 
Né  (g)  lo  'nterporsi  tra  '1  disopra  e '1  fiore. 
Di  tanta  plejwtudine  volante 
Impediva  la  (io)  vista,  e  Io  splendore: 
Che  la  luce  divina  è  penetrante 

Per  I'  universo  ,  secondo  eh'  è  degno  , 
■6i  clie  nidla  le  puot€  esser   ostante  =. 
Questo  sicuro  e  gaudioso  regno 

Frequente  (ii)  in  gente  antica  ed  in  novella,^ 
Viso  ed  amore  avea.  tutto  ad  im  segno  • 
O  (i2)  trina  luce,  clie  in  imica  stella 
Scintillando  a  lor  vista  si  gli  appaga, 
Guarda  quaggiuso  alla  nostra  procella  * 


iS)  Il  restante  del  corpo., 

(9)  £  r  interponi  si  gran  numero  d'Angeli  tra  Die 
che  era  di  sopra  e  P  anime  beate  che  restavano  di  sot~- 
tQ  )  non  impediva  ec. 

(io)  La  vista  e  lo  splendore  di  Dio. 

(Il)  Numeroso  di  Santi  del  vecchio  e  del  nuovo  te- 
stamento :  Cosi  gli  altri  Spositori  :  meglio  il  P.  d'Aqui- 
no l'intende  pia  ampiamente  ,  cioè  per  tutta  la  corte 
tehstc  compresi  insieme  gli  Angeli  antichi  abitatori  del 
cielo  e  le  anime  beate . 

(i2)  O  Triniti,  che  fiammeggiando  in  una  sola  mt-^ 
desimi  luce  ^er  l'  unità  dell'  essenza , 


5G4  DEL  PARADISO  (5<i 

Se  i  (!3)  Barbari,  venendo  ila  tal  plaga  j 
Che  ciascun  giorno  d'  Elice  (i4)  si  cuopra  j 
Rotente  (i5)  col  sno  figlio,  end' ella  è  vaga> 

Veggendo  Roraa  e  1'  (i6)  ardua  su' opra 
Stupef'acènsi  ,  quando  (17)  Laterano 
Alle  cose  mortali  andò  di  sopra  j 

Io  j  che  al  divina  dall'  umano  , 
All'eterno  dal  tempo  era  venuta, 
E  (18)  di  Fiorenia  in  popol  giusto  e  sanoj 

Di  che  stupor  doveva  esser  compiuto  .' 
Certo  tra  es5o ,  e '1  gaiulio  (19)  mi  facea 
Libito  non  iwlire ,  e  starmi  muto. 

E  quasi  peregrin  ,  che  si  ricrea 


(i3)  Se  i  rozzi  popoli  njenendo  da,  tal  paese ,  che  sat. 
sotto  il  settentrione . 

(i4)  La  costellazione  dell'Orsa  mag£,iore  v.  Ovid.  3,, 
Metani.  i 

(ij)  Che  gira  presso  ali'  altra  costellazione  ■t  cioè  i*  \ 
Orsa  minore  :  secondo  le  favole  la  maggiore  è  la  Nin~  1 
fa  Calisto  ,  la  minore  Arcade  suo  Jigltitolo  ,  e  però  di-^\ 
ce  ,  che  r  una  va  dietro  all'  altra  secondo  l' istinto  dell'" ì 
antico  amore .  < 

(16)  Le  superbe  e  magnifiche  sue  fabbriche  ^  , 

(17)  Roma  :  la  parte  per  il  tutto.  1 

(18)  Buona  auxesi  :  e  di  Firenze  popolo  ingiusto  e  i>ti- \ 
sano  a  questo  sì  giusto  e  sano  .  Land,  per  gran  tene-  \ 
rezza  d'  amore  verso  la  sua  patria  scansa  il  più  bello  ; 
del  contrapposto  e  dell' auxesiy  prendendo  Firenze  per '1 
tuii.i  la  gente  ingiusta  e  insana  di  questa  terra  ,  in  \ 
confronto  delLz  gente  giustissima  e  sanissima  del  cielo»  i 

(i<))  Mi  facea  piacere  di  non  attendere  ad  altro,  ni  \ 
di  altro  interrogare ,  e  starmi  cosi  in  gioia  cheto  e  stUi  1 
t efatto . 


(43)  CANTO      XXXI.  56j   " 

Nel  tempio  (20)  del  suo  voto  riguardando  > 

E  spera  già  (21)  ridir  com' elio  stea, 
Sì  per  la  viva  luce  passeggiando  , 

Menava  io  gli  occhi  per  li  gradi 

Mo  su  ,  mo  giù  )  e  ino  ricirculando  . 
Vedeva  vici  a  carità  (22)  suadi 

D'  altrui  (23)  lume  fregiati  ,  e  del  suo  ris9j 

Ed  atti  ornati  di  tutte  (24)  onestadi  . 
La  forma  general  di  Paradiso 

Già  tutta  il  mio  sguardo  avea  compresa  j 

In  nulla  parte  ancor  fermato  fiso  : 
E  volgeami  con  voglia  riaccesa 

Per  dimandiir  la  mia  donna  di  cose» 

Di  che  la  -mente  mia  era  sospesa  . 
Uno  <25)   intendeva,  ed  altro  mi  rispose  3 

Credea  veder  Beatrice  ,  e  vidi  (26)  uà  sene 

Vestilo  con  le  genti  gloriose  . 
Difl'uso  era  per  gli  occhi  e  per  le  gene 

Di  Jjenigna  letizia,  in  atto  pio, 

Quale  a  tenero  padre  si  conviene. 

(20)  Dove  aveva  fatto  -voto  di  andare  e  visitarlo. 

(21)  Kitornato  al  patrio  tetto  y  come  sia  fatto  ^  e  tut^ 
lo  il  suo  mirabile  ornamento . 

(2'.'.)  Che  ne  persuadevano  e  invitavano  a  carità  . 

(.23)  Cioè  di  quel  di  Dio,  e  delia  loro  propria  forma- 
le beatitudine , 

(24 j  Di  tutto  il  bello  di  ciascuna  virtù. 

C25)  Cioè  una  cosa  pensava  )  e  tm'  altra  diversa  da 
quella  mi  avvenne . 

(2t;)  Un  vecchio . 


^66  DEL  PARADISO  X^y^ 

Ed,  (27)  Ella  ov'è?  (li  subito  diss' io  .  i 

Ond'  egli  ,  A   terminar  lo  tuo  disino  ■ 

Mosse  Beatrice  me  del  luogo  mio  :  ^ 

E  se  riguardi  su  nel    (28)  terzo  giro 
Del  sommo  "rado ,  tu  la  rivedrai 
ISel  trono,  che  i  suoi  merti  le  sortire.  i 

Sanra  risponder  gli  occhi  su  levai , 

E  vidi  lei,  che  si  facea  (29)  corona  j  1 

Riflettendo  da  se  gli  eterni  rai  .  i 

Da  (3o)  quella  region  che  più  su  tuona  >  i 

Occliio  mortale  alcfin  tanto  non  dista  ,  .'■ 

Qualunque  in  mare  pii!t  giù  s' abbandona  j 

Quanto  lì  da  Beatrice  la  mia  vista  ; 

Ma  (3i)  nulla  mi  Iacea  j  che  sua  effige  ( 

Non  discendeva  a  me,  per  luezio  ,  (32)  mista»       \ 

O  donna  ,  in  cui  la  mia  speranza  vige  , 
E  che  soffristi  per  la  mia  salute  , 


(27)  Ella,  cioè  Beatrice y  dov'è  sparita?  t 

(28)  Nel  terzo  cominci-indosi  a  contare  dal  punto  di 
luce  ,    e    qual  fosse    questo  giro  lo  dirà  nel  canto   se-   . 
fluente . 

(291  Si  faceva  corona  de  i  raggi    delta  "Divina    luce  ^ 
ricevendoli  nel  capo  e  riflettendoli  al  d' intorno  per  ogni 
parte.  \ 

(,3o)  Occhio  alcuno  nel  piò  cupo  fondo  del  mare  tan-   ; 
to  non  dista  dall'  ultima  regione  dclf  aria  y  quanto  qui- 
vi  la  mia  vista  distava  da  Beatrice.  1 

'di)  Non  mi  nuoceva  ^  non  tn"  impediva  così  immensa 
distanza .  '- 

(32;  Imbarazzata ,  impedita  .  j 


(88)  CANTO      XXXL  Z67 

In  (33)  Inferno  lasciar  le  tue  vestige  ; 
Di  tante  cose,  quante  io  ho  vedute. 

Dal  tuo  podere  e  dalla  tua  hontate 

Riconosco  la  grazia  e  la  virtute . 
Tu  m'hai  di  (34)  servo  tratto  a  liberiate 

Per  (35)  tutte  quelle  vie,  per  tutt' i  modi} 

Che  di  ciò  fare  avean  la  potestate  . 
La  tua  (36)  magnificenza  in  me  custodi , 

Si  clie  r  anima  mia  ,  che  tatt'  Jiai  sana  t 

Piacente  a  te  dal  corpo  si  disnodi  : 
Così  orai  :  e  quella  si  lontana  , 

Co*ne  parca  ,  sorrise  ,  e  riguardommi  ; 

Poi  si  tornò  all'  eterna  fontana  . 
E  '1  santo  Sene;   Acciocché  tu   (87)  assommi 

Perfettamente  ,  disse  ,  il  tuo  cammino  , 

A  die  (38)  jirego  ed  amor  santo  mandommi , 


(53)  Quando  laggììf  scendesti   a    cercar  di  Virgilio  , 
perchè  si  movesse  in  mio  soccorso  e.  2.  Inferno. 
'\)  Di  servo  di  tanti  't-'izi , 

(55)  Cioè  spaventandomi  con  le  pene  fattemi  vedere 
netr Inferno  e  nel  Purgatorio  ,  e  allettandomi  con  la 
glori.z  del  Paradiso  . 

(d6i  Magnine en/.a.  leggono  gli  Accademici)  munificen- 
ta  /'/  Daniello  coli'  autorità  di  testi  antichissimi ■,  e  fa 
buon  senso  y  cioè  custodisci  e  mantieni  in  me  il  frutto 
ie'  tuoi  benefizi ,  che  dalla  tua  semma  liberalità  rico- 
nosco . 

(07)  Riduca  a  compito  termine .,  e  conduca  al  suo  per- 
fetto fine . 

(.38;  Il  prego  di  Beatrice ^  (he  mi  del  loco  mio  mosse 


16%  KEL  PARADISO  (96)  J 

Vola  con  gli  occhi  per  questo  giardino  :  j 

Che  (89)  veder  lui  t'  accenderà  lo  sguardo  | 

Più  al  montar  per  lo  raggio  divino . 

E  la  Regina  del  Cielo  ,  ond'  i'  ardo 

Tutto  iV  amor ,  ne  farà  ogni  grazia  j  ( 

Perocch'  io  sono  il  suo  ledei  (4o)  Bernardo . 

<^uale  è  colui  j  che  forse  di  (40  Croazia 

Viene  a  veder  la  Veronica  (42)  nostra  t  ] 

Che  per  1' antica  fama  (43)   non  si  sazia  j  1 

Ma  dice  nel  pensier  ,  fin  -che  si  mostra  , 

Signor  mio  GESÙ'  CRISTO  Dio  verace  ,  ■ 

Or  fu  sì  fatta  la  sembianza  vostra  ? 

Tale  era  io  mirando  la  vivace  ■ 

Carità  di  colui  j  che  'ji  questo  Mondo ,  ^ 

Contemplando  (44)  'gustò  <li  «jnella  face. 


a  terminare  il  tuo  disiro,  e  il  mio  santo  amore  di  ca- 
ritù . 

log'  Perche  il  guardarlo  ti  rendere  la  lista  piU  acu-' 
ta  e  disposta  a  pater  montar  piìt  su  per  lo  r.iggio  di- 
iiino  1  e  contemplare  lo  splendore  della  divina  Essenz^.^' 

(,/(0)  Il  celebre  santo  Abate  y  e  dottore  mellifuo. 

C4i  )  Provincia  confinante  cJIla  Schiavonia  e  con  la 
Dalmazia .  ' 

(42)  Che  noi  aviamo  e  teniamo  con  venerazione  in- 
Roma  capo  della  nostra  Italia  :  pone  qui  Santa  Vero- 
nica per  ti  Santo  Sudario  che  ella  tiene  in  mano  ^  do-' 
iic  è  impressa  l'  immagine  del  Redentore  :  vi  è  chi  vuo-^ 
le  che  a  dirittura  Veronica  significhi  ti  Santo  Sudario  f^ 
quasi  lai  parola  venga  dal  vera  icon. 

(45;   No,:  si  jazia  di  rimirarla.  : 

(44)  Assaporò  in;  poco  nelle  sue  sante  conternplaz,iorS* 
di  quella  beatitudine  di  cui  ora  pienamente  gode. 


(ut)  e  A*N  T  O      XXXI.  36^ 

Figliiiol  (45)  (li  grafia  ,  questo  esser  giocondo. 
Cominciò  egli  j  non  ti  sarà  noto 
Tenendo  gli  occhi  pur  (46)  'jnaggiiiso  al  fondo  : 

Ala  guarda  i  cerclii  rino  al  più  remoto , 
Tanto  che  veggi  seder  (4?)  la  Regina  , 
Cui  questo  regno  è  suddito  e  devoto  • 

lo  levai  gli  occhi  :  e  come  da  mattina 
La  parte  orientai  deli'  orizzonte 
Sovercliia  quella  ,  dove  '1  sol  declina  j 

Cosi  (48)  quasi  di  valle  andando  a  monte  y 
Con  gli  occhi  vidi  parte  nello  stremo 
Vincer  di  lume  tutta  i'  altra  fronte . 

E  come  (/{g)  quivi,  ove  s'aspetta  il  temo. 

Che  mal  guidò  Fetonte  ,  (  Jc)  più  s' infiainma.,- 


(45)  Così  S,  Bernardo  chiama  Dante,  perchè  privile- 
giato tra  tutti  v,li  altri  di  poter  ancor  vivo  salire  in 
cielo  alla  visione  di  Dio  . 

(46)  Bassi  e  diniessi  gt'.ard.tndo  per  modestia  in  gin . 

(47)  ha  Regina  del  cielo  Bìaria  . 

(48)  Alzando  {^li  occhi  ,  come  fa  chi  da  una  valle  ri- 
stuarda  la  cima  di  un  monte ,  vidi  un  seggio  nel  su- 
premo giro  ^  e  al  punto  più  vicino  vincer  di  luce  tutto 
il  rimanente  di  esso  supremo  grado  ^  o  giro  ^  e  tutti  gli 
altri  seggi  che  lo  componevano  . 

,49  Quaggiù  in  terra  alla  parte  d'  oriente ,  dove  si 
aspetta  il  carro  del  sole.,  che  mal  non  seppe  carreg- 
giar Fetonte,  come  disse  altrove. 

(ìo)  Risplende  con  più  vivo  chiarore  ^    e    dalle  altre 
parti  più  tosto  lo  splendore  si  scema  ,    ascondendosi  le 
stelle  che  l'  allumavano  ^    o   pure  ì  mancante  e  minore 
rispetto  alla  parte  ,  deve  il  sole  vicino  si  aspetta . 
M     2 


4» 


1f70  DEL  PARADISO  (i25) 

E  quinci  e  quindi  il  lume  è  fatto  scema  ^ 

Cosi  quella  pacifica  (5i)  Orifiainma 

Nel  (52)  mezzo  s'avviva,  e  d'ogni  parte 
Per  igual  modo  allentava  la  fiamma  . 

Ed  a  quel  mezzo,   con  le  penne  sparte 
Vidi  più  di  mille  Angeli  testanti  , 
Ciascun  distinto  e  di  l'ulgòre  e  d'  arte 

Vidi  quivi  a' lor  giuochi  ed  a' lor  canti 
Ridere  una  (53)  bellezza  ,  che  letizia 
Era  negli  occhi  a  tutti  gli  altri  santi  . 

E  s'  io  avessi  in  dir  tanta  divizia  , 
Quanto  ad  immaginar ,  non  ardirei 
Lo  minimo  tentar  di  sua  delizia  . 

Bernardo  j  come  vide  gli  ocelli  miei  j 


J 
(5i)  Fiamma  d'  oro  ,  così  chiama  la  Ss.  Vergine ^  for» 
se  perchè  è  il  piìt  fulgido  e  glorioso  splendore  del  eie- 
io  ,  come  l'  oro  è  il  pi»  fiammeggiante  e  il  più  fino  fra  j 
i  metalli f  e  forse  allude  ad  Orofiamma ,  bandiera,  che\ 
7ie'  Reali  di  Francia  si  dice  essere  stata  portata  dall'  ! 
Angelo  per  darsi  al  figliuolo  di  Costantino ,  sotto  la\ 
qual  bandiera  chi  guerreggiava  non  poteva  esser  vinto  \ 
in  battaglia ,  e  così  chi  in  questo  inondo  guerreggi»\ 
contro  il  comun  nimico  sotto  la  bandiera  ,  cioè  protc-^ 
x,ione  della  Vergine ,  non  potrà  giammai  da  lui  esser  ' 
vinto .  I 

(52)  Nel  mezzo,  dove  essa,  era,  più  si  accendeva  e' 
mandava  copiosissimo  lume ,  e  da  ogni  parte  andava 
egualmente  scemando . 

(53)  Quella  di  Maria  bella  oltre  tutte  le  altre  bel-»^ 
te,  che  recava  allegrezza  e  influiva  beatitudine  a  tut'-^ 
ti  che  la  rimiravano  . 

1 
\ 


CjSs)  canto     XXXI.  Ó71 

Nel  (54)  cal<fo  suo  calor  fissi  ed  attenti  3 
Gli  suoi  con  tanto  affetto  volse  a  lei  j 
Che  i  miei  di  rimirar  le' più.  ardenti. 


(5i)  Nel  volto   di  Maria ,   che   tanto  <ird(»temente 
ira  da  S.  Bernardo  amata . 


e  A  N  T  O       XXXII, 

ARGOMENTO  { 

Dimostra  S.  Bern.irdo  al  Poeta  i  seggi  de'  Santi  sì 
del  ■vecchio  y  come  del  >2ttovo  Testamento  ■,  i  quali  al- 
la voce  dell'Angelo  Gabriello  lodavano  la  Beatissima>' 
Vergine  ;  essendo  risolto  d'  un  dubbio  j  che  de'  pat"-'' 
voli  gli  era  venuto .  \ 

J\,ffetì:o  al  suo  piacer  (i)  (piel  contemplante  | 

Libero  (2)  uficio  di  dottore  assunse,  j 

E  cominciò  queste  parole  sante  .  i 

La  (3)  piaga  j  che   (4)  Maria  richiuse  ed  unse  ,  j 

Quella  5  eh'  è  tanto  bella  (5)  da'  suoi  piedi,  1 

E'  (6)  colei ,  che  1'  aperse  ,  e  che  la  punse  .  j 

Neil'  ordine  ,  che  fanno  i  terzi  sedi ,  j 

Siede  Rachel ,  (7)  di  sotto  d"a  costei ,  j 

(i)  San  Bernardo . 

(2)  Spontaneamente  senza  esserne  da  me  -pregato  >      j 

(ó)  Il  peccato  originale  ^  e  ogni  altro  peccato  e  mi" 
seria  umana  . 

(!,)  Maria  Vergine  siccome  Madre  di  Cristo  unica' 
medico  di  questa  piaga  .  _  ' 

(5)  Assisa  nel  secondo  giro  della  Basa  nel  seggio  pò-* 
sto  a  i  piedi  di  Maria .  \ 

(6)  E-vii ,  che  col  sedurre  Adamo  fece  la  gran  piaga. 
nel  genere  umano  . 

(7;  £  di  sotto  a  costei  y   cioè  Eva   in  quel  terzo  or-, 


il)  CANTO      XXXir.  575 

Con  Beatrice)  sì  come  tu  vetli . 
Sarra,  Rebecca,  Judit,  e  (8)  colei, 

Che  fu  bis.i%'a  al  Cantor  ,  die  per  doglia 

Del  tallo  disse  ,  Miserare  mei , 
Puoi  (9)  tu  veder  così  di  soglia  in  soglia 

Giù  digradar  ,  ccm'  io ,  eh'  a  proprio  nome 

Vo  per  la  rosa  giù  ,  di  foglia  in  foglia . 
E  (io)  dal  settimo  grado  in  giù  ,  sì  come 

Insino  ad  esso  ,  succedono  Ebree 

Dirimendo  del  fior  tutte  le  chiome  : 
Percliè  ,  (11)  secondo  lo  sguardo,  che  fèe 

dine,  che  formano  in  giro  i  terzi  seg^i ,  siede  Hache-' 
le  con  Beatrice ,  e  yerà  disse  nel  e.  2.  Inf.  Io  mi  sedea 
coli'  antica  Rachele  . 

(8)  Hutìi  moglie  di  Booz  bisava  di  David  che  pen- 
tito e  addolorato  compose  e  cantò  il  Salmo  M.iserere  , 

(9)  Le  quali  famose  donne  ,  ed  eroine  del  vecchio 
Testamento  puoi  tu  -.edere  di  ordine  in  ordine  ir  gii» 
degradando  ed  essere  una  a'  piedi  e  sotto  dell'  altra  y 
cioè  Sara  succedere  a  Rachele,  Keùecca  a  Sara,  Judit 
a  Rebecca  ,  Kuth  a  Judit ,  come  appunto  fo  io  ,  che  suc- 
cessivamente,  cuna  dopo  V altra  le  nomino  col  proprio 
nome  ,  come  scendendo  di  foglia  in  foglia  per  questa 
rosa. 

(io)  e  dal  settimo  grado  ,  dov'è  Ruth  ,  in  gii*  se- 
guono parimente  ad  esservi  donne  ebree ,  come  lo  sona 
dal  primo  grado  ,  ov'  è  Maria  fino  al  settimo  ,  dov'  è 
Pi-utìi ,  dividendo  cosi  tutte  le  chiome  e  foglie  del  fiore. 

(Il)  Perchè  queste  donne  ebree  più  eccelse  e  gloriose 
sono  come  il  muro  di  divisione  ,  che  spartendo  in  mer.- 
■z,o  questa  divina  gradinata  ,  fanno  che  ciascuno  stii$ 
flalla  sua  parte  secondo  lo  sguardo  ,  che  fece  la  lor  Fe- 
de in  Cristo,  stando  tutti  da  una  parte  a  man  sinistra 
a  Maria  Vergine  quelli  del  veee/Uo  legamento  che  frc» 


07'»  DEL  PARADISO  (19) 

La  fede  iu  Cristo,  queste  sono  il  muro, 

A  che  si  parton  le  saere  scalèe  . 
Da  questa  parte,  onde '1  fiore  (12)  è  maturo 

Di  tutte  le  sue  foglie  ,  sono  assisi 

Quei,  che  credettero  in  Cristo  venturo. 
Dall'altra  parte,  onde  sono  (l'ò)  intercisi 

Di  volo  i  sernicircoli  ,  si  stanno 

Quei  ,  eh' a  Cristo  venuto  (i4)  ehber  li  visi  . 
E  come  quinci  il  glorioso  scanno 

Della  (i  5) Donna  del  Cielo,  (16)  e  gli  altri  scanni 

Di  sotto  lui  cotanta  cerna  fanno , 
Cosi  (17)  di  centra  quel  del  gran  Giovanni, 

Che  sempre  (18)  santo  il  diserto  e  '1  martiro 


dettero  in  Cristo  venturo  ,  e  occupando  così  la  metà  del- 
la rosa,  e  dall'  altra  a  man  destra  quelli  del  nuovo 
Testamento  che  credettero  in  Cristo  venuto  ,  occupando 
/'  altra  metà  della  rosa  . 

(12)  E  con  tutte  le  sue  foglie  intero,  ed  ha  tutti  £ 
seggi  ripieni  di  Beati. 

(.10)  Interrotti  di  luogo  voto,  e  non  ancora  occupato 
ì  semicircoli ,  /'  seggi  ,  gli  stalli . 

(li)  Rivolto  l'occhio  della  Fede. 

(i5)  Di  Maria  Signora  del  Cielo. 

(,16)  E  gli  altri  scanni  di  Eva  ,  di  Rachele  ,  Sara  , 
Kebecca  ec.  che  stanno  sotto  di  quel  di  Maria ,  guai 
pili ,  qual  meno  da  essa  discosto  fanno  tanto  sparti- 
mento  ,  separando  quei  del  nuovo  da  quei  del  vecchio 
Testamento  . 

(17)  Così  lo  scanno  di  S.  Gio.  Battista  che  viene  ad 
essere  in  faccia  a  quel  di  Maria  . 

(18)  Sempre  Santo  ,  perchè  nato  Santo  e  santificato 
pn  dal  seno  della  madre  . 


(d2)  canto     XXXII.  37S 

Sofferse  3  e  poi  1'  Inferno  (19)   da  due  anni: 

E  sotto  lui  così  cerner  (20)  sortirò 
Francesco  ,  Benedetto  »  e  Agostino  , 
E  (21)  gli  altri  fin  quaggiù  di  giro  in  giro. 

Or  mira  l'alto  provveder  divino: 

Che  P  uno  e  1'  altro  aspetto  della  fede 
Iguahnente  (22)  empierà  questo  giardino. 

E  sappi,  che  dal  grado  in  giù,  che  (23)   fiede 
A  (24)  mezzo '1  tratto  le  duo  (2  5)  discrezioni, 


(13)  Perchè  fu  due  anni  nel  Limbo  de^  Padri ,  essen- 
do morto  due  anni  prima  della  Risurrezione  di  Cristo. 

(20)  "Ebbero  in  sorte  di  cernere  allo  stesso  modo  cioè 
di  spartire  seguitando  giù  in  mezzo  per  la  rosa,  come 
il  muro  di  divisione  :  ne  potrebbcsi  qui  intendere  il  cer- 
nere ,  per  discernere ,  e  vedere,  come  nel  e.  16.  Farad, 
conforme  dice  il  Volpi ,  se  si  mira  alla  forza  di  quei 
così  ,  che  vuole  la  corrispondenza  al  come  di  sopra  ,  ed 
eziandio  a  tutto  il  congegnamento  0  sistema  architet- 
tato dal  Poeta  . 

(21)  E  gli  altri  Patriarchi  e  fondatori  di  Religioni . 

(22)  Cioè  che  tanti  saranno  i  felici  comprensori  del 
iìuovo  Testamento  ,  quanti  già  lo  sono  del  vecchio  ,  con- 
cetto poco  giusto  del  vantaggio  della  legge  di  grazia , 
sopra  le  altre  antiche  . 

(23)  Spartisce  andando  in  giro  . 

(2'f)  Cominciando  dai  sommo  e  più  largo  della  rosa 
e  venendo  verso  il  suo  giallo  fin  a  mezzo  . 

(25)  L'  uno  e  l'altro  spartimento  metà,  l' una  tutta 
occupata  da  i  Santi  del  nuovo  ,  l'  altra  da  quei  del  vcc~ 
chio  Testamento  :  Ma  così  che  questa  beata  rosa  dat 
mezzo  in  giù  verso  il  centro  aveva  i  suoi  giri  pieni  at- 
torno attorno  di  parvuli  ,  ma  altresì  da  una  mano  ri- 
spetto a  i  due  principali  personaggi  aveva  quelli  dct 
vecchio  j  dall'  altra  quelli  del  fiuovo  Testamento  • 


5^6  DEL  PARADISO  (4i) 

Per  (26)  nullo  proprio  merito  bi  sede, 

Ma  per  P  altrui,  (27)  con  certe  condizioni; 
Che  tutti  questi  sono  spirti  (28)  as.'olti 
Priìna  eli'  avesser  (29)  vere  elezioni . 

Ben  te  ne  puoi  accorger,  per  li  volti. 
Ed  anche  per  le  voci  puerili , 
Se  tu  gli  guardi  bene  ,  e  se  gli  ascolti . 

Or  dubbi  tu,  e  dubitando  (3o)   sili; 
M^  io  ti  solverò  forte  legame  , 
In  che  ti  stringon  li  pensier  sottili  . 

Dentro  all'ampiezza  di  questo  reame 
Casual  (3i)  punto  non  puote  aver  sito, 
Se  non  come  tristizia  ,  o  sete ,  o  fame  : 


(2G)  Cioè  vi  seggono  i  parvuli  e  morti  bambini,  che 
sì  sono  salvati  non  per  i  meriti  propri ,  ma  de  i  loro 
genitori  ,  avendo  in  quelli  la  sufficienza  della  grazia  , 
e  r  influsso  della  redenzione  secondo  la  sc/itenza  di  S. 
Prospero  abbracciata  da  gravissimi  Teologi . 

(27)  Con  certe  condizioni  '1  perche  ì  legata  la  loro 
■prcdestinAzione  a  determinate  opere  de  i  genitori. 

(28)  Separati  e  sciolti  da  i  legami  corporei)  e  non 
assoluti  dal  peccato  originale  ,  che  ciò  accade  a  tutti 
quelli  che  se  ben  divengono  adulti  ,  sono  stati  battez,- 
^ati  bambini . 

(24)  Prima,  che  arrivassero  aW  uso  di  ragione  ed  a- 
l'essero  libertà  d'  indifferenza  per  eleggere. 

{~iO)  E  il  dubbio  non  ti  arrischi  di  proporlo  :  il  dub- 
ito del  l'oeta  era  :  se  questi  parvuli  non  hanno  proprio 
merito  ,  e  solo  sono  del  peccato  originale  mondati  per 
i  meriti  altrui  ^  come  hanno  gradi  differenti  di  gloria? 
Si  danno  loro  forse  a  caso  ? 

(3j)  Non  può  aver  luogo  un  posto  dato  a  caso,  come 
'fion  ve  lo  può  avere  r.r  fame,  ne  sete. 


<^^)  CANTO    xxxri.  577 

"CJie  per  etema  legge  (32)  è  staI»ilito 
Qiiaotiimjue  vedi ,  si  che  giustamente 
Ci   (33)  si  risponde  dall'anello  al  dito. 

E  però  questa  (34)  festinata  gente 
A  vera  (35)  vita  non  è  sine  causa  : 
Entrasi  (36)  qui  più  e  meno  eccellente  . 

Lo  Rege  per  citi  questo  regno  (87)  pausa 
Jn  tanfo  amore  ed  in  tanto  diletto, 
Clie  nulla  volontade  è  di  pii!i  (38)  ausa  t 

Le  menti  tutte  nel  suo  lieto  aspetto  , 

Creando  ,  a  suo  piacer  ,  (89)  di  grazia  dota 
Diversamente:  e  (4o)  qui  basti  l' efletto. 

(Ó2)  E  decreta-to  da  sapienza  e  pro'uvidenzii  inpnit-z 
tutto  ciò  che  -uedi . 

(33)  FormoLi  proverbiale  che  vuol  significare  la  cosa 
locala  corrispondere  a  puntino  al  suo  conveniente  luo- 
go ,  co/ne  si  adatta  l'  anello  al  dito,  siichi  ni  sia  più 
stretto,  ni  sia  più  largo  . 

(3^)  Questi  bambini  i  a  cui  essendo  stjita  affrettata 
la  morte,  furono  presti  a  svilire  in  cielo. 

(35)  Quassù  in  cielo  a  godere  la  lita  beata. 
'    (3G~ì  Entrasi  qui  con  differente  eccellenza,    e  chi  ne 
ha  più ,  chi  ne  ha  meno  . 

(Ò7)  Posa  tranquillo  . 

(38)  E  ardita  di  più  desiderare . 

(33!  "Dota  esse  menti  dii  ersamente  di  grazia  ,  come  a 
lai  piace  dandone  a  chi  più  ,  a  chi  meno  nell'  atto  stes- 
so di  crearle.  Qui  Dante  mette  in  bocca  a  S.  Bcrnar~ 
do  una  dottrina  falsa  e  perversa  e  però  lontanissima 
da  i  retti  sentimenti  di  tanto  Dottore . 

(4o)  Ci  basti  il  sapere  die  la  cosa  passa  così,  senza 
presumere  d'  entrare  ne'  suoi  altissimi  giudizi  e  inve- 
stigare la  cagione  ,  perchi  più  a  questa,  che  a  qucll' 
ci'iini.t  ha  voluto  essere  de'  suoi  beni  e  del'e  sue  grazie 
fortcsc  e  liberale . 


37»  '  DEL  PARADISO  (G^)     1 

E  C4i)  ciò  espresso  e  chiaro  vi  si  nota  >  ' 

Nella  Scrittura  santa  in  qiie'  (^2)  gemelli , 
Ciie  nella  Madre  ebber  P  ira  commota  .  ' 

Però  )  (43)  secondo  il  color  ile'  capelli 
Di  cotal  grazia  ,  1'  altissimo  lume 
Degnamente  coiivien  ,  che  s'  incappelli .  < 

Dunque  ,  sanza  (44)  mercè  di  lor  costume  ,  ; 

tii")  E  che   la  cosa  passa  così ,    apparisce    chiaro  ed 
espressamente  ci  si  mostra  nella  Sacra  Scrittura . 

{.i'i2)  Cioì  in  Giacobbe  ed  Es/iu  ,  die  contrastarono 
iteli'  utero  della  madre  ,  perchè  ciascuno  sforzavasi  di 
uscire  il  primo  alla  luce.  Ge/i.  r.  20.  Il  Poeta  intende 
di  valersi  del  testo  .•  Jacob  dilexi ,  Esaù  autem  odio 
habui  :  detto  da  Malach.  al  1.  ,  e  citato  da  S.  Paolo 
e.  9.  Kow.  dove  V  Apostolo  -ja  altamente  ragionando  di 
quella  gran  sentenza  :  Cujiis  vuJt  TDeus  miseretur  ,  et 
guem  vult  indurat  ,  e  la  dimostra  ancora  con  questo  e- 
sempio  ponderandolo  cosi  :  Cum  enini  nondum  nati  fuis- 
sent ,  aut  aliquid  l)oni  egissent,.  aut  mah  etc.  Iddio  y 
perchè  così  gli  piacque,  preferì  Giacobbe  ad  Esaù.  Il 
Poeta  miseramente  s' e  ingannato ,  deducendo  da  questi', 
sacri  testi  un  sentimento  mal  conforme  al  dogma  e  mi', 
sterio  del  peccato  originate . 

{(^ò)  A  misura  di  cotal  grazia,  essendo  metafora  fat- 
ta acconciamente  ,  e  perchè  /?/ capelli  corrisponde  V  aU 
tra  metafora  incappelli ,  e  perchè  i  capelli  nella  sa- 
cra Cantica  pi'k  "volte  significano  i  doni  e  le  grazie 
dello  Spirito  Santo  :  Dice  dunque  che  l'  altissimo  lume 
conviene  che  s'  incappelli  0  incoroni,  irradiando  secon- 
do il  colore  de'  capellidi  tal  grazia  :  cioè  secondo  che 
tal  grazia  piìi  e  meno  adorna  e  abbellisce  questa  e  quel- 
/'  anima  ,  vien  loro  da  Dio  comunicata  maggiore  o  mi-  . 
ffor  gloria  :  Così  se  in  cambio  di  dire  s'  incappelli ,  fi-  ' 
guriamo  che  avesse  detto  s'  incastri  ,  avrebbe  potuto  di- 
re ,  secondo  il  prezzo  dell'  anello  di  cotal  grazia  con- 
viene che  il  lume  qual  gioia  s'  incastri  . 

^l^'^)  Senza  riguardo  a  merito  di  loro  operazioni , 


:à)  CANTO      XXXTI.  079 

Locati  son  ,  per  gradi  differenti , 

Sol  differendo  nel  (45)  primiero  acume  > 

Bastava  (46)  si  ne'  secoli  (47)  recenti 
Con  l' innocenza  j  per  aver  salute, 
Solamente  la  (48)  tede  de'  parenti  .* 

Poiché  le  prime  (49)  etadi  fur  compiute  j 
Convenne  a'  maschi  all'  innocenti  penne  , 
Per  circoncidere  j  (5o)  acquistar  virtute . 

Ma  poiché 'I  (5i)   tempo  della  Grazia  venne. 


_  Oia)  'Nella  prima  grazia  da  "Dio  toro  comunicata  e 
'nfusa  :  ripete  la  non  sana  dottrina . 

Ci6)  Bastava  si  col  si  staccato  vogliono  che  si  legga 

postillatori  :  non  è  particola  riempitiva  j  come  hanno 
reduto  alcuni,  ma  e  operativa  ed  espressiva  di  maf^- 
',ior  forza  ,  volendo  dire  bastava  bene,  bensì  bastava, 

(4  7;  Viti  freschi ,  piìt  vicini  alla  creazione  ,  quando 
d  era  la  sola  legge  naturale . 

(48)  La  fede  de'  genitori  che  offerissero  .a.  Dio  la  nuo- 
ra prole  con  senso  di  pietà  . 

(49/  L^  vt  adi  prime  della  legge  naturale,  che  furono 
'<?  prima  da  Adamo  fino  a  Noè,  la  seconda  da  Noi fi- 
to  ad  Abramo  ,  a  cui  fu  ordinata  la  Circoncisione . 
'^cn.  17. 

(óo)  Acquistare  -virtude  all'  innocenti  penne  per  mez- 
lo  della  Circoncisione ,  perchè  senza  la  Circoncisione 
ìon  sarcbbono  potuti  volare  a  quest'  altezza  :  va  inteso 
ie' bambini  Ebrei  ,  tion  di  quelli  d'  altre  nazioni .  Que- 
ste penne  so  che  da  altri  si  spiegano  e  intendono  altri- 
Ttenti  :  a  me  piace  la  data  interpretazione ,  ne  mette 
'■l  conto  trattcnersici  piìi  . 

(Si)  Cioè  il  tempo  della  Redenzione ,  l'innocenza  de* 
bambini  morti  se>iza  battesimo  ,  e  così  liberi  da  ogni 
leccato  attuale  -,  ma  non  dall'  originale  si  ritenne  lag* 
j/«  nel  Limbo,  ne  le  si  permise  salire  in  cielo  . 


38»  DEL  PAEADISO  (SìJ 

Scìiiza  battesmo  peri'etto  di  CPiISTO  > 

Tale  innocenza  laggiù  si  ritenne  . 
Higuarda  ornai  nella  (52)  faccia ,  di'  a  CRISTO 

Più  s'assomiglia  ,  ciré  la  sua  cliiareznza 

Sola  ti  può  disporre  a  veder  CRISTO. 
Jo  vidi  sovra  lei  tanta  allegrezza 

Piover-,  portata  nelle  (5/>)  menti  sante, 

Creale  a  trasvolar  per  t{iiella  altezza, 
■Che  quantunque  io  avea  visto  davante  , 

Di  tanta  ammirazion  non  mi  sospese  , 

Ne  mi  anostrò  di  Dio  tanto  sembiante  . 
E  qnelP  (54)  amor,  die  primo  li  discese, 

Cantando  ^ce  ,  Maria,  gratin  piena  ^ 

Dinanzi  a  lei  le  sue  ale  distese  . 
Rispose  alla  divina  cantilena  , 

Da  tutte  parti ,  la  Beata  Corte  , 

"Si  di' ogni  vista  sen'  f'e'  più  serena  . 
O  (55)  santo  Padre,  che  per  me  comporte 

L'esser  quaggiù,  lasciando '1  dolce  loco, 

Nei  qual  tu  siede  ,  per  eterna  sorte  : 
QnaP  è  quelP  Angel ,  che  (56)  con  tanto  giuoco 

Guarda  negli  occhi  la  nostra  Regina, 

Innamoralo  si ,  die  par  di  fuoco  ? 

(52)  Cioè  in  quella  dell.x  Vergine  sua  Madre. 

(53)  Delle  Sante  unenti  degli  Angeli. 
(Si)  li' Are  angelo  Gabrielle  . 

(551  O  Bernardo .,  clic  per  favorir  me  ed  istruirmi . 
(56)  Con  ialina  festa  e  giubbilo ^ 


àoS)  CANTO      XXXII.  58?! 

Cosi  ricorsi  ancora  alla  dottrina 

Di  (57)  colui)  che  ablielliva  di  Maria  j 
Come  del  Sol  la  stella  mattutina  . 

Ed  egli  a  me  :   Baldezza  e  leggiadria  , 

Quanta  esser  piiote  in  Angelo  ed  in  alma  3. 
Tutta  è  in  lui  ,  e  si   volera  che  sia  : 

Perch' egli  è  quegli,  che  portò  la  (58)  palma 
Giiiso  a  Maria  ,  quando  'I  Figlinol  di  Dio 
Carcar  si  volse  della  nostra  salma  . 

Ma  Vienne  ornai  con  gli  occhi,  si  com' io 
Andrò  parlando,  e  nota  i  gran  (Sq)  patfici 
Di  questo  imperio  giustissimo  e  pio. 

Quei  duo  ,  che  seggon  lassù  più  felici  , 
Per  esser  propinquissimi  ad  Augusta  j 
Son  d'està  rosa  quasi  due  (60)  radici . 

Colui,  che  da  sinistra  le  s'aggiusta, 
E*  '1  Padre,  per  lo  cui  ardito  gusto, 
L'  umana  specie  tanto  amaro  gusta  . 

Dal  destro  vedi  quel  Padre  vetusto 

Di  Santa  Chiesa,  a  cui  Cristo  le  (61)  chiavi 

(57)  Vi  Berti.-irdo  che  sì  abbelliva  delle  bellezze  dì 
Maria ,  come  la  stella  Venere  ce. 

(58)  La  palma  in  segno  di  vincere  in  virtì*  e  grazia 
tutte  le  altre  donne  in  quel  •trionfale  annunzio. 

(59)  Principali  cittadini  e  senatori. 

(60)  Due  radici ■,  perchè  dalla  sinistra  vi  sedeva  A- 
damo  capo  del  vecchio  Testamento  ^  e  dalla  destra  S. 
Pietro  capo  del  nuovo . 

(61)  Le  chiavi  del  Paradiso  eh'  è  il  giardino  di  que- 
sto fiore , 


58*  DEL  PARADISO  (i25>  ] 

Raccomandò  di  questo  fior  venusto  .  1 
E  (62)  qne' ,  che  vide  tiitt' i  tempi  gravi  >, 

Pria  che  morisse  3  della  bella  sposa  ,  ; 

Che  s'  acquistò  con  la  lancia  e  co'  chiavi  j  , 
Siede  hmgh'esso:  e  (63)  lungo  l'altro  posa 

Quel  Duca  ,  sotto  cui  visse  di  manna  ' 

La  gente  ingrata  mobile  e  ritrosa  . 

Dì  contro  (64)  a  Pietro  vedi  sedere  Anna  j  * 

Tanto  contenta  di  mirar  sua  figlia  ,  ì 

Che  non  muove  occhio,  (65)per  cantare  Osanna^  | 

E  contro  (66)  al  maggior  Padre  di  famiglia  | 

Siede  Lucia,  che  mosse  la  tua  donna,  5 

Quando  (67)  chinavi  a  ruinar  le  ciglia. 

Ma  (68)  perchè  '1  tempo  fugge  ,  che  t' assonna  •,  \ 


(62)  E  accanto-  aS.  Pietro  siede  S.  Già.  Evangelista,  \ 
che  come  nella  sua  Apoc.  ci  ha  lasciato  scritto  -,  previ-  \ 
de  prima  della  sua  morte  tutti  i  tempi  più.  calamito-  ■ 
si,  ne'  quali  doveva  trovarsi  la  chiesa,  che  è  la  bella 
sposa ,  la  quale  si  acquistò  da  Cristo  per  mezzo  della  : 
sua  Passione  - 

(63)  E  vicino  ad  Adamo  si  asside  Mosì. 

(6'f  ;  Dirimpetto  a  Pietro  a  lato  del  Battista  siede  S,     j 
Anna  Madre  delta  Madonna. 

((J5)  Cioè  ancorché   in  tanto   canti  Osanna,  lodando     j 
Dio,  come  fanno  tutte  le  altre  beate  anime . 

(66)  In  faccia  d  Adamo  ^IT  altra  mano  del  Battista 
siede  Lucia ,  ghe  mosse  e  persuase  Beatrice  a  soccor- 
rerti. 

(G7)  Quando  tu  chiudevi  gli  occhi  sull'  orlo  del  pre- 
cipizio e.  I.  Inferno. 

(68)  Cioè,  ma  perchè  il  tempo  del  tuo  lungo  sonno. 
0  visione  e  già  finito ,  così  il  Volpi ,  ma  falsamente  vi 


(i59)  CANTO      XXXII.  385 

Qui  farern   (69)  punto  j  come  hiion  sartore  , 
Che  (70)  com'egli  ha  del  panno,  fa  la  gonna: 

E  drizzeremo  gli  occhi  al  primo  (71)   Amore, 
Si  che  guardando  verso  lui  penetri , 
Qiiant'  è  possibil ,  per  lo  suo  fulgore  . 

Veramente ,  ne  forse  ,  tu  t'  arretri  , 
Movendo  l'ale  tue,  credendo  oltrarti  : 
Orando,  grazia  convien  ,  che  s' impetri  j 

Grazia  da  quella  ,  che  puote  aiutarti  : 
E  tu  mi  seguirai  ,  con  1'  affezione , 
Si  che  dal  dicer  mio  Io  cuor  non  parli  : 

E  cominciò  questa  santa  (72)  orazione. 

aggiunge  questo  luogo  non  essere  stato  inteso  dagli  e- 
sponitori ,  perchè  se  bene  è  -vero  degli  altri,  no?i  e  l'ero 
del  Daniello  ,  il  quale  spiega  :  ma  per  eh  è  il  tempo  del- 
la tua  -uisione  fugge  ed  al  suo  fine  si  avvicina . 

(69)  Farem  punto  fermo  senza  stenderci  piU  in  tale 
osservazione . 

(70)  Che  ricava  la  veste  meglio  che  può  secondo  il 
panno  che  ha  da  tagliare ^  ristringendosi  a  quello ,  e  re- 
golandosi nelle  misure . 

(71;  A  Dio . 

(72)  Come  segue  subito  :  Vergine  Madre . 


»•'    ■'  ■  ■!       — 


CANTO      XXXIII, 

! 

ARGOMENTO 

1 

T«  questo  Ca?!to  trentesimo  terzo  ed  ultimo  ^  S.  Bernardi 
do  prega  Marini  che  lo  conduca  a  contemplar  l' Es-\ 
senza  Divina,  alla  quale  egli  pervenne.  E  dopo  la 
aver  Dante  predato  Dio^,  che  gli  conceda  di  potere^; 
scrivendo  y  dimostrare  alcuna  parte  della  sua  Glo~^. 
ria,  segue,  come  vide  congiunta  la  Umanità  con  la.^ 
Divinità .  ; 


V 


ergine  (i)  Madre,  figlia  del  tuo  Figlio, 
Umile  ed  alta  più  che  creatura , 
Termine   (2)  fisso  d'eterno  consiglio j 
Tu  se' colei,  che  l'umana  natura 
Nobilitasti  sì ,  che  '1  suo  Fattore 


(i)  Di  qui  prese  il  Petrarca  del  tuo  parto  gentil  fi-- 
gliuola,  e  Madre,  che  per  vera,  ed  altissima  umilta- 
de  salisti  al  cielo  ec. 

(2)  Tenuta  di  mira  dall'  eterno  consiglio  di  Dio  ,  e' 
come  la  pili,  degna  da  lui  disegnata ,  e  prescelta  per] 
IM.idre  del  suo  medesimo  Figliuolo  ,  e  ciò  avanti  la  co-\ 
stituzione  del  Mondo  :  pare  che  alluda  a  quei  sacri  Te-i 
sii  della  chiesa  accomodati  a  Maria  :  ah  sterno  ordi- 
nata sum:   Dominus  jxìssedit  me  in  initio  viarum  sua- 


(5)  CANTO     XXXIII.  385 

Non  sì  sdegnò  di  farsi  sua  (3)  fattura  . 
Nel  (4)  ventre  tao  si  raccese  1'  amore  j 

Per  (5)  Io  cui  calilo,  nell'eterna  pace, 

Così  è  germinato  questo  fiore. 
Qui  se'  a  noi  meridiana  face 

Di  caritate  ,  e  giuso  intra  i  mortali  , 

Se^  di  speranza  fontana  vivace  . 
Donna  ,  se  tanto  grande  j  e  tanto  rali  » 

Che  qual  vuol  grazia»  e  a  te  non  ricorre, 

Sua  disianza  vuol  volar  senz'  ali . 
La  tua  benignità  non  pur  soccorre 

A  chi  dimanda  ,  ma  molte  fiate 

Liberamente  al  dimandar  precorre . 
In  te  misericordia  ,  in  te  pietate  , 

In  te  magnificenza,  in  te  s'aduna 

Quantunque  in  creatura  è  di  bontate . 
Or  (6)  questi,  che  dall'infima  (7)  lacuna 

(a)  Cioè  di  essa  umana  Natura.  :  Tu  ad  liberandun'. 
suscepturus  hominem  non  horruisti  Vivginis  uterum . 

(4)  Per  /'  I/icarnazione  del  Verbo  si  riacccese  V  amore 
di  Dio  verso  r  umana  generazione ,  che  per  il  peccate 
del  primo  nostro  Padre  Adamo  era  spento. 

(5)  Per  il  caldo  del  quale  amore  è  poi  germogliata 
tn  questa  pace  del  Paradiso  questa  rosa  composta  di 
tutte  le  anime  beate  ,  che  tutto  il  suo  merito  per  tan- 
ta gloria  lo  riconoscono  e  fondano  ne  i  meriti  di  Gesìi 
Cristi . 

(6)  Dante . 

(7)  Dal  basso  centro  della  valle  infernale,  e  non  co- 
me  spiega  il  Vellutello  dal  mondo  che  abitano  gli  «e- 
mifii . 

Tom.  III.  N 


S8G  DEL  PARADISA  <j,2) 

Deli'  uaiverso  (8)  insin  -qui  lia  vedute 
Le  vite   (9)   spintali  ad  una  ad  una, 

Supplica  a  te ,   (io)  per  grazia  di  virtate  , 
Tanto  che  possa  con  gli  occhi  levarsi 
Più  alto,  verso  l'ultima  salute  . 

Ed  ioj  che  mai  per  mio  veder  non  arsi 

Più  eh'  i'  lo  per  lo  suo ,  tutti  i  miei  prieghi 
Ti  porgo,  e  prego,  che  non  5Ìeno  (11;  scarsi 3 

Perdi»  tu  ogni  Hu])e  gli  disleghi 
Di  sua  mortalità,  co' prieghi  tuoi. 
Sì  che  '1  sommo  piacer  gli  si  dispi«ghi . 

Ancor  ti  prego  ,  Regina  ,  che  puoi 

Ciò  che  tu  vuoi,  che  tu  conservi  sani, 
Dopo  tanto  veder  ,  gli  affetti  suoi  • 

Vinca  tua   (12)   guardia  i  muovimenti  unaif!  : 
Vedi  Beatrice ,  con  quanti  Jwati  j 


(8)  Insin  qui,  eh'  è  ta  suprema  parte  deli' empireo, 

(9)  Le  vite  degli  Spiriti  i  cioè  le  tre  diverse  condizio' 
ni  degli  Spiriti  sì  degli  Angeli ,  come  dell'  anime  da! 
corpo  separate,  ad  una  aduna,  come  si  puniscono  neW 
Inferno  ,  e  come  si  purgano  nel  Purgatorio,  e  come  si 
premiano  nel  Paradiso , 

(10)  Cioè  che  tu  gli  conceda  per  grazia  tanto  di  vir- 
tìi  e  vigore  ,  che  possa  sollevarsi  con  gli  occhi  della 
mente  pili  alto  nella  sublimissima  cognizione  di  -i^to  , 
da  cui  ogni  nostra  salute  ha  origine. 

(il)  Di  grazia,  cioè  senza  impetrazione  , 
(12)  La  tua  protezione  i  movimenti  dell'  umana  na- 
ìuTA  eprrosta  ,  che  al  male  e  all'  instubilitÀ  ne  inclina. 


.j5»)  C  A  N  T  a     XXXni.  587 

Per  li  miei  priegLi }  ti   (i3)  chinilnn  le  mani» 

Gli  (i4)  ocelli  da  Dio  diletti  e  venerati  , 
Fissi  negli  orator  ne  dimostrare  j 
Quanto  i  devoti  prieglii  le  son  grati . 

Indi  all'  eterno  lume  si  drizzare  j 

Nel  qual  non  si  de'  creder  j  che  s'  invìi  >, 
Per  creatura  >  1'  occhio  tanto  chiaro  j 

Ed  io  eh'  al  fine  di  tutti  i  disii 

Al'  appropinquava  ,  sì  com'  io  doveva  j 
L'  arder  del  desiderio  in  me  finii . 

Bernardo  m' accennava  j  e  sorrideva  > 
Perth'  io  guardassi  in  suso  :  ma  io  era 
Già  (i5)  per  me  stessa  tal,  qual'ei  voleva  i 

Che  (i6)  la  mia  vista  venendo  sincera, 
E  più  e  più  entrava  per  lo  raggio 
Dell'  alta  luce ,  che  da  se  è  vera  » 


(i!0  Ti  pregano  eolle  mani  giunte  che  esaudisca  i 
mìei  prieghi  :  parla  conforme  al  pio  costume  di  tenere 
tu  ir  orare  le  mani  insieme  congiunte  davanti  al  petto  ^ 
o  intende  di  altri  gesti  pietosi  in  atto  di  accompagno' 
re  i  prieghi  altrui. 

(i4j  Gli  occhi  della  Vergine  diletti  da  Dio  ^  come  di 
Sposa  e  Figliuola  ,  e  venerati  ,  tome  di  Madre . 

(i5)  Cioè  giÀ  contemplava  la  Divina  Essenza. 

(i6)  Perocché  la  ìnia  rista  e  intellettiva  virtù  dive- 
nendo sempre  piì* ,  e  pik  limpida  e  sincera ,  sempre 
•vieppiù  entrava  per  lo  raggio  ,  e  più  addentro  penetra- 
va nell'alta  Divina  Luce,  che  da  se  è  vera,  ne  da  al' 
tra  luce  ha  il  suo  essere ,  ni  risplende  per  partifipttr 
zÌMìiC)  come  ogni  altra  luce  fuori  di  lei,. 


388  BEL  PARADISO  ($4) 

Da  quinci  ianAnzi  il  mio  veder  la  (17)  maggio 
Che  'J  parlar  nostro  j  eh'  a  tal  vista  cede  , 
E  cede  la  memoria  a  tanto  (18)  oltraggio. 

Quale  è  cohuj  (19)  che  sognando  vede, 
E  dopo  '1  sogno  la  passione  impressa 
Rimane  j  e  1'  altro  alla  mente  non  riede , 

Cotal  son  io  j  che  quasi  tutta  cessa 
Mia  visione  ,  e  ancor  mi  distilla 
Nel  cuor  lo  dolce  ,  che  nacque  da  essa  : 

Così  la  neve  al  Sol  si  disigilla  : 
Cosi  al  vento  nelle  foglie  lievi 
Si  perdea  la  sentenzia  (20)  di  Sibilla  . 

O  somma  luce  ,  che  tanto  ti  lievi 
Da' concetti  mortali,  alla  mia  mente 
E-ipresta  un  poco  di  quel  ,  che  parevi  ; 

(17)  Fu- maggiore  che  il  nostro  p.zrlare,  conctossiaco- 
sachè  per  quanto  si.%  uno  nel  f.zvelLzre  espressivo  .,  non 
potrà  mai,  qual  fosse  allora  la  mi^i  visione ,  esplicare, 

(18)  Oltraggio  gi.ì  qui  non  significa  ingiuria,  ma  ec- 
cesso fuori  di  ogni  misura  nella  cogniz,ione  di  Dio  ,  e 
tanto  soperchio  di  luce  ,  ncll'  intelletto  che  la  memoria 
non  aveva  attitudine  da  ritenerlo  ed  imprimerselo  . 

(13)  Vede  qualche  cos^i  grande    e  ammirabile  che  gli 
abbia  recata  stupore  e  allegrezza ,   che  dipoi  destatosi  ] 
gli  rimane  la  passione  e  impressione    di  quella  straor- 
dinaria allegrezza  e  ammirazione  ■,  ma  non  gli  ritorn.i 
alla  meritoria  ,  qual  sia  la  cosa  veduta  in  sogno .  -^ 

(20)  Della  Sibilla  Cumea  che,  come  ci  dice  Virg,  nei  ' 
6. ,  notava  i  suoi  Oracoli  nelle  foglie  degli  alberi  )  oidi  j 
era,no  dispersi  dtìl  vento  ^  riè  poteva?:o  pOt  raccozzarsi^  ] 
e  leggersi.  i; 


Ce9>  CANTO     XXXIir.  58a 

E,  fa  la  lingua  mia  tanto  possente, 

eJv'  una  favilla  sol  della  tua  gloria 

Possa  lasciare  alla  futura  gente  : 
Cl>e  per  tornare  alquanta  a  mia  memoria  ^ 

E.  per  sonare  un  poco  in  questi  versi  , 

Più  si  conceperk  di  (21)  tua  vittoria. 
Io  credo,  (22)  per  1'  acume  eh'  io  soffersi 

Del  vivo  raggio  ,  eh'  io  sarei  smarrito  , 

Se  gli  occhi  miei  da  lui  fossero  aversi . 
E  mi  ricorda,  (28)  ch'i' fu' più  ardito 

Per  questo  a  sostener  tanta  eh'  io  giunsi 

(21)  Cioè  di  quanto  la  tua  somma  luce  suoni  eeni 
creato  e  creabile  intelletto.  ^  "  '^^^* 

^1^13'"  ^r^  '^' •'  ''"'^  '^'  f''''  P^^'  «  Ttlma  vi- 
X'auaLT  ""^^^  ''""■«''■  ''''"'  ^'^^»t^  acutezza, 
che  quando  ancora  avesse  avuto  verso  il  raggio  lolta- 

dL  rnZ  ì"  "'  '''"  '.'"'''''io  '  confuso  s  ma  vuol 
dire,  come  chiaramente  st  raccoglie  da  ciò,  che  di  .ot- 

te'oLTaT,  '^'''''  •^"'?''  '^^  ^f  ".'"  '^S&io  :  Io  credo  stai 
LZll  t-  '.""P'^'^'o^'y  che  to  ricevei  acutissima  ma 
insieme  attissima  a  confortarmi,  che  la  mia  visiva 
oirtK  st  sarebbe  smarrita  e  abbagliata ,  se  i  miei  occhi 
SI  Jossero  ad  altra  parte  voltati,  perchl  tutto  aW  ov~ 
Tosito  di  quel  che  succede  nel  sole,  che  quanto  uno /iJ* 
fisso  lo  guarda,  tanto  riH  si  abbaglia  :  chi  pi!*  fissa- 
mente in  Dio  rwiirà,  r;«  distintamente  e  dolcemente 
IO  veae,  e  l  occhio  si  sente  piìt  confortare. 

(23)  h  per  questo  timore  di  non  abbagliarmi  la  vista 
e  smarrirmi ,  mi  feci  più  animo  e  coraggio  a  reggere  e 
a  soffrir  tanto  V  acume  del  raggio  Divino,  sicc hi'  fi- 
nalmente congiunsi  ed  unii  la  mia  virtn  visiva  coir  in- 
finita eccellenza  di  queir  egretta 
N    2  "^ 


390  DEL  PARADISO  (8cv) 

L'  aspetto  mio  col  valore  infinito  .. 

O  abbondante  grazia  ,  (24)  ond'  io  presunsi 
Ficcar  lo  viso  per  la  luce  eterna 
Tanto  j  che  la  veduta  vi  consnnsi  ! 

Nel  suo  prolondo  vidi  ,  (25)  che  s'  interna  5 
Legato  con   amore  in  un  vohnne 
Ciò  j  che  per  P  universo  si  squaderna  : 

Sustanzia  ed  accidente  ,  e  lor  costume  , 
Tutti  conflati  insieme  per  tal  modo , 
Che  ciò  ,  eh'  io  dico  >  è  xin  semplice  lume  ■• 

La  (26)  forma  iiniversni  di  (ptesto  nodo 

Credo i  ch'io  vidi,  (aj)  perchè  più  di  largo,, 


(24)  Dalla  quale  Avvalorato  presumisi  issare  gli  otr 
cìiif  e  spingerli  dentro  per  mezzo  d^ eterna  luce  tanta, 
the  vi  applicai  fino  all'  ultimo  sforzo  tutta  la  potenza 
del  mio  'vedere  in  modo  che  tanto  della  Divina  essenzji 
conobbe ,  quanta  era  per  tal  atto  tutta  quanta  /'  ener- 
gia,  e  tutta  quanta  la  capacita  del  suo  intelletto  . 

(25')  Dichiara  felicemente  )  come  in  Dio  ,  essendo  pu- 
re egli  un  atto  semplicissimo  ,  si  contengono  con  emi- 
nenza tutte  te  perfezioni  delle  creature  :  la  spiegazio^ 
ne  grammaticale  mi  par  facile ,  la  teologale  non  ì  dif- 
ficile-, ma  pure  riesc irebbe  assai  funga, 

(26)  Mi  par  di  ricordarmi  di  aver  veduta  la  prima 
e  generale  idea  di  questa  macchina  mondiale:  àlee  no- 
ao,  perchè  sopra  ha  detto  :  legato  con  amor  in  un  vo- 
ìume  ciò,  che  iiei'  l'universo  si  squaderna. 

(27)  E  credo  che  sia  vero  che  io  la  vedessi  ,  perchè 
dicendo  questo,  sento  che  io  godo  pi?»  di  largo,  e  qua- 
si slargarmi  il  cuore  di  giubbilo,  che  è  la  compiacen- 
za ,  che  lascia  un  gran  vero  veduto  :  altri  spiega , 
lashi  diando  piì*  di  '.argo ,  e   tenendomi  su  le  genc^ 


(92)  CANTO      XXXIII.  531 

Dicendo  questo  j  mi  sento  di'  io  godo . 

Un  (28)  pinto  solo  in*  è  maggior  letargo  , 
Glie  venticinque  secoli  alla  'mpresa  , 
Che  fé'  Nettunno  ammirar  1'  ombra  d'Argo. 

Così  la  mente  mia  tutta  sospesa  j 
Mirava  fissa  immobile  e  attenta  , 
E  sempre  nel  mirar  faceasi  accesa  . 

A  quella  luce  cotal  si  diventa  , 

Che  volgersi  da  lei  ,  per  altro  aspetto  ) 
E*  impossibil  j  che  mai  si  consenta  : 

Perocché  '1  ben,  eh' è  del  volere  obbietto  , 
Tutto  s*  accoglie  in  lei  j  e  fuor  di  quella 
E*  difettivo  ciò,  di' è  lì  perfetto. 

Ornai  sarà  più  corta  mia  favella  , 

Pure  a  quel,  ch'io  ricordo,  che  d'infante, 
Glie  bagni  ancor  la  lingua  alla  mammella  : 

Non  perchè  più  eh'  un  semplice  sembiante 


rali  corro  men  rischio  di  prendere  abbaglio  ,  che  se  ne 
parlassi  pi»  individualmente ,  ma  non  mi  piace . 

(28)  Un  punto  solo  di  tempo  più.  m'  annighittisce  ^  e 
m' apporta  maggior  dimenticanza  e  affanno  che  non 
avrebbero  fatto  25.  secoli  a.  quei  gloriosi  che  passaro  a 
Coleo  in  ritardargli ,  "vietando  loro  l'  affrettata  e  bra- 
mata impresa  j  la  quale  fece  st ,  che  navigando  egli  lo 
la  prima  volta  per  il  Mar  Egeo,  Nettunno  si  marazi' 
gliasse  in  vedendo  nelle  sue  acque  V  ombra  delia  né%ve 
Argo  ,  essendo  il  primo  naviglio  da  lui  veduto  .  Così 
saggiamente  gli  Accademici  ,  onde  non  mette  il  conto' 
di  riferire  le  ccst  mirabili  ^  che  ci  dicono  altri  Cemen- 
tatori. 


59i  DEL  PARADISO^  (103); 

Fosse  nel  vivo  lume  ,  eli'  io  mirava , 
Che  tal  è  sempre,  qiial  s'era  davante  j. 

Ma  per  la  vista  che  s'  avvalorava 

In  me  ,  guardando  ,  una  sola  parvenza  , 
Mutandom'  (29)   io  ,  a  me  si  travagliava  . 

Nella  (3q)  profonda  e  chiara<  sussistenza 
Dell'  alto  lume  parvemi  tre  giri 
Di  tr€  colori,  e  d'una  (3i)  continenza: 

E  r  (32)  un.  dall'altro,  come  Iri  da  Iri  , 
Parca  reflesso:  e  '1  (33)  terzo  parca  fuoco, 
Che  quinci  e  quindi  igualmente  si  spiri .. 

G'  quanto  è  corto  '1  dire  ,  e  come  fioco. 

Al  (34)n1io  concetto  !  e  questo  a  quel ,  ch'io  vidi  >. 
E.'  tanto  X  che  non  basta  a  dicer  pece 


(29)  Mutandomi  io,  quella  rispetto  a  me  si  cangiava' 
e  alterava ,  comparendomi  via  via  sempre  più  beila , 
e  di  miglior  chiarezza  se  bene  in  se  restava  sempre  la 
stessa  parvenza^  cioè  abbietto. 

(30)  Neil'  infinita  essenza  di  Dio  mi  comparvero  tre 
giri  di  tre  diversi  colori  ,  cioè  le  tre  Persone  colle  loro 
proprietà  nazionali . 

(di)  Di  una  continenza,  perchè  a  tutte  e  tre  le  Ter- 
sone eran  comuni  gli  attributi  della  Natura  Divina  . 

(02)  Cioè  il  Figliuolo  dal  Padre  :  Lumen  de  lumine  . 

<53)  Lo  Spirito  Santo ,  qui  ex  Patre  Filioque  proce- 
dit .  Forse  il  Poeta  ebbe  /'  occhio  a  quel  celebre  detto 
attribuito  a  Trismegisto  ;  Monas  genuit  Monadem ,  et 
in  se  suum  reflexit  ardorem . 

(34)  Rispetto  al  concetto  die  ne  ho  nella  mente,  e  que- 
sto mio  concetto  medesimo  rispetto  a  quello  che  io  vidi 
è  tanto  minima  cosa,  che  non  b.-ista  dire  i-poco,  f> 
sendo  ancora  molto  meno  che  poco  , 


(123)  CANTO      XXXIII.  395 

O  luce  eterna  ,  (35)  che  sola  in  te  siili) 
Sola  t' irueiuli  ,  e  da  te  intellfetta 
Ed  intendente  (36)  te  a  me  arridi  : 

Qii€lla  (87)  circiilazion,  che  sì  concetta  j- 
Pareva  in  te  ,  come  lume   riflesso) 
Dagli  occhi  miei  alquanto  circonspetta  j 

Dentro  da  se  del  suo  colore  stesso 
Mi  parve  pinta  della  nostra  effige  : 
Perchè  '1  mio  viso  in  lei  tutto  era  messo. 

Qual'  è  il  geometra ,  che  tutto  s'  afSge 

Per  misurar  lo  cerchio  3  (38)  e  non  ritraeva  y 


(35)  O  eterna  luce  che  solo  in  te  posi  -,  cioè  cìie  con- 
tenendo il  tutto  )  non  esci  fuori  di  te  y  ni  da.  altri  sci 
cofitenuta  . 

(36)  Gioialtnentc  mi  ti  mostri  e  dai  a  godere. 

(37)  Q.iiel  secondo  giro  o  cerchio,  cioì  ti  Fii^liuclo'f 
che  ih  te  0  luce  eterna,  del  \ adre  -,  mi  appAriv/i  concet- 
to e  da  te  generato,  come  da  lume  diretto  lume  riflei- 
so;  egli  dico  risgu^rdato  dagli  occhi  miei  mi  apparve 
dipinto  dentro  di  se  della  nostra  u>nana  sembianza.^ 
mentre  pur  mi  apparve  del  suo  stesso  colore,  essendo 
che  id  quod  fuit  permansit ,  et  quod  non  erat,  assurn- 
psit  :  per  la  qual  cosa  il  mio  occhio  era  tutto  intento 
a  contemplare  per  qual  modo  alla  Di'vinità  fune  unita 
r  umanità  :  l'impegno  di  tirare  innanzi  l'  allegoria  d&i 
colori y  che  il  Poeta  usa  O'  dinotare  le  Divine  Persone  y 
non  gli  Ila  lasciato  esprimere  se  non  così,  cioì'  poco  fe- 
licemente y  l' ineffabil  misterio  delT  Incarnazione  . 

(38)  £  per  quanto  ci  pensi,  ci  studi  e  ci  speculi,  noi 
trova  quel  principio,  quel  mezzo  termine,  quella  notì- 
zia, cioè  la  notiziit  dell'  esatta  proporzione  tra  il  dia- 
metro e  la  circonferenza ,  eia  che  si  trovasse y  avrel/àe 
LtUo  e  misurato  il  archio . 


Sai  DEL  PARADISO  (i34> 

Pensando  ,  quel  principio ,  (Bg)  end'  egli  indige  j 
Tale  era  io  a  quella  vista  nuova  : 

Veder  voleva  come  si  convenne 

L'imago (4o)  al  cerchio,  e  (40  come  vis'  indova  i 
Ma  non  eran  da  ciò  le  t>roprie  penne  : 

Se  non  clie  la  mia  mente  fu  percossa 

Da  (42)  un  fulgóre,  in-  che  sua  voglia  venne. 
All' (43)  alta  fantasia  qui  mancò  possa: 

Ma  (44)  S'^  volgeva  il  mio  disiro  ,  e 'I  velie,; 


(09)  Di  cui  ha  di  bisogno  per  riuscire  alT  intenA  di 
quadrare  il  circolo ,  problema  geometrico  invano  tenta- 
to  da  i  professori  di  quella  facoltà. 

(4o)  Ij' umana  natura  alla  persona  del  Verbo. 

(!ji)  E  come  vi  s'  inferisca,  e  in  lui  si  alluoghi,  e  si 
adatti,  cioè  come  sostanzialmente  si  unisca  la  natura 
umana  alla  Persona  del  Verbo  :  il  Veliut.  prende  s' in- 
dova, per  s' indoga  j  da  doga  da  botte,  e  da  tino,  non 
riflettendo  ,  che  la  similitudine  delle  doghe  che  compon- 
gono la  botte  ,  sarebbe  un'  insigne  bassezza  e  sciapitag- 
gine  in  soggetto  così  sublime, 

(^2)  Da  uno  splendore  della  Divina  grazia  ,  merce 
del  quale  venne  adempiuto  il  suo  desiderio,  e  intese  il 
gran  Mistero  .. 

(.43)  E  qui  mancò  il  potere  all'  alta  fantasia  che  vo- 
leva trasmettere  un'  immagine  alla  memoria  per  lasciar- 
ne a  i  futuri  secoli  qualche  notizia ,  scrivendone  su- 
blimi versi . 

(44)  Ma  l'amore,  cioè  Iddio,  che  muove  il  tutto  ,  e 
ie  stelle ,  e  il  sole ,  già  volgeva  secondo  il  suo  piace- 
re ,  e  santissima  volontà  il  desiderio ,  e  voler  mio  nel 
modo  che  una  ruota  è  regolatamente  mossa  secondo  il 
"joler  del  suo  artefice  ;  cioè,  ma  mi  conformai  al  voler 
Ai  Dio  che  non  -polexa  che  di  tal  immagine  si  arrtcfhii^ 


(1*3)  CANTO      XXXIIL  SgS 

Sì  come  mota  >  che  igualinente  è  mossa  > 
L'  amor ,  che  muove  *1  Sole  e  V  altre  stelle . 


se  Ia  mia  fa/itasta ,  e  ne  tramandassi  qualche  mem»- 
ria  a  i  posteri  y  deponendone  peri  o^ni  pernierò  e  desi' 
■derio  . 


Pfhe  del  III.  ed  ultimo  Tom», 


^iéó* 


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