LA LIBERTÀ DEL PENSIERO E DELLA COSCIENZA
DI MONSIGNOR GIAN-FRANCESCO MAGNANI
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RECITATA
NELLA CATTEDRALE BASILICA LAURETANA
IL DÌ DEL SANTO NATALE
DEL 18SO
3tt iTorctn
Per le Stampe di Pacifico Rossi
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io vi annuncio una grande allegrezza cui risentirà
ogni terra , ed ogni popolo , ecce evangelico vobis
gaudium magnimi quod erit ornili populo ( Lue. 2 ).
Oggi nella città di David è nato il Salvatore, che
ò Cristo Signore; natus est vobis hodie Salvator ,
gui est Christus Dominus , in Civitate David (ibi).
Così grida la Chiesa a’ suoi Figli , tutta lieta e fe-
stosa in questo giorno solennissimo: e venite, lor
soggiunge, a vederlo e a contemplarlo co’ vostri
occhi. Egli è un bambino avvolto in poveri panni ,
e giacente in misera greppia, ma è il vostro Sal-
vatore aspettato da tanti secoli , e predetto da tanti
Profeti: invenietis in] antem pannis involatimi ^ po-
situm in praesepio ( ibi ). Su via adunque sciogliete
la lingua , levale inno di gloria e di ringraziamento
a Dio nei Cieli e insiem cogli Àngioli cantale: Glo-
ria in Altissimis Deo (ibi ). Ah! egli porla in que-
— 4 — -
sto giorno la paco agli uomini di buon volere., e
però allargate il cuore ai più dolci affetti : in terra
pax hominibus borine voluntatis ( ibi ). Intanto io
Madre vostra , e Sposa a lui , io pure vi annunzio
pace, e per ogni guisa mi adopero a procacciarvi
pace. Mirate quali siano oggi le mie vesti , vedete
i miei riti, sentile le mie preci come tutte spirino
pace. Pace adunque, pace: in terra pax! Pace...?
Ma dove? Ohimè! non sono scene di pace quelle
che ci presenta il mondo , non sono speranze di
pace quelle che ei desta nei nostri petti. Sì,, con-
template, o Figli, in quale stato si trovi la terra,
e come insiem si guardino e popoli e nazioni.
Tutto è discordia all’ intorno , tumulto , ansia e sbi-
gottimento per T avvenire ! Appena incominciavansi
a rimarginare le nostre piaghe, e nel balenar di
qualche luce confortavansi gli animi a speranza,,
quand’ ecco oscurarsi il cielo , sopravvenir nuova
burrasca, e questa lasciar tuttavia segni di nembo
ancor più procelloso. Che è mai ciò , o Figli di-
lettissimi ? La Chiesa ci mette innanzi obbietti di
una pace purissima., s’ adopera per ogni modo,
perchè abbiam pace, e sì veramente che la dona
agli uomini di buona volontà: pace grida ancora il
mondo, e pace promette, ma in quella vece esso
involge le genti nella guerra, nel pianto^ nella mi-
seria! D’ onde adunque tanta diversità di successo.,
mentre uguali sono da ciascun lato i voti e i desi-
deri? Eh! la Chiesa sola^ o Figli, poteva e sola
può dare la pace, e poiché il mondo si rifiuta di
ascoltarla, anzi le fa guerra, non potrà mai procac-
ciarne che disordine e rovina.
Eccovi la funesta origine de’ presenti guai, del
nostro piangere, e del nostro disperare. Li più
de’ Cristiani d’ oggidì, se non si fanno apertamente
beffe del Vangelo, ne hanno però messi in dimen-
ticanza li precetti ed i consigli , e ai principi di
esso hanno sostituiti altri principi suggeriti dall’ li-
mano orgoglio e dalla assoluta fidanza in se stessi.
Quanto più questi mettono radice e si propagano,
tanto più la società tumultua, vacilla e minaccia
di dissolversi. 0 Figli dilettissimi, che ciò mai non
avvenga di voi! Face vi grida la Chiesa, e pace
noi vi auguriamo, e pace ci studieremo sempre di
mantenere fra di voi. Lasciate adunque che di que-
sti principi vi favelliamo su cui fondar si vorrebbe
la moderna società , affinchè mettendoli a confronto
con quei della Chiesa ravvisar possiate quali di essi
apprestar vi possano pace vera e durevole. II co-
mando che fa il Fondator della Chiesa ai Pastori
di essa si è che parlino, che facciano conoscere
alle pecorelle loro affidate la vera dottrina, e che
dileguino senza tema le tenebre dell’ errore : lutee
loquere et exhortare et argue curri omni impe-
rio diceva Paolo al suo Tito ( cap. 2 ). Dunque
noi mancheremmo al nostro dovere, o Figli, se non
vi facessimo accorti delle false dottrine, che oggidì
si vanno spargendo come verità le più certe, e che
quindi si vorrebbero stabilite come fondamento si-
curo del viver civile: e tanto più noi mancheremmo
al dover nostro in quantochè da esse la felicità
dipende, o la miseria vostra, sia temporale, che
eterna.
L1 uomo è ad ogni passo pigliato all’ errore,
— 6 —
e tirato da prepotenti passioni. Questa verità voi
ben vel sapete., o Figli dilettissimi, se sia confer-
mata da una luttuosa esperienza; voi stessi ne po-
tete far testimonianza. Di qui è che mentre 1* uomo
tende per natura e per bisogno al vivere socievole,
ha nella natura sua stessa i germi, che i vincoli
snervano, e dissolvono della società. E che altro
fanno le passioni e 1’ errore se non render 1’ uomo
nemico all’ uomo, e procacciare mali e guai alla
terra ? Che vuole il superbo se non opprimere l’ e-
molo? Che vuole il vendicativo se non togliere di
mezzo f avversario? Che fa X errore se non allon-
tanare i popoli dal sentiero di onestà e giustizia ?
Ora in mezzo a tante cause di miserie e di dissolu-
zione per la società , qual sarà il modo onde si
possa ella tenere unita , ordinala e tranquilla ? Udi-
telo, o Figli, dalla bocca stessa dei Filosofi, e dei
Politici del mondo: libertà di pensiero , essi ci ri-
spondono. È questo il gran principio , che ci asse-
gnano qual primo fondamento di quella società, che
van dicendo di voler stabilire. Libertà di pensiero!...
Ma come? Dunque la libertà del pensare varrà a
rintuzzare l’impeto delle passioni? Dunque essa
avrà tanto di efficacia da illuminare menti rozze e
correggere cuori depravati? Dunque, potendo X in-
telletto nostro cadere in errore, anzi cadendovi
troppo spesso, sarà indifferente per lui la verità e
P errore? Dunque dovreui lasciar libero l’uomo
ignorante e il dissoluto di pensare come gli talen-
ta ? Ma perchè , o Politici , non concedereste ugual
libertà a chi insegna dalle vostre cattedre la scienza
de’ numeri , la meccanica , la geometria , 1’ idraulica ,
o qual’ altra scienza rilevi al vostro interesse? Per-
chè non permettereste che venissero capovolti , u
niegali, o conceduti a beneplacito di chicchessìa que-
gli assiomi , in cui esse hanno fondamento ? Eh ! ben
cel sappiamo: perchè insinuatosi nelle medesime
P errore, tornerebbero vani e falsi tutti i calcoli e
le teorie , da cui dipende il materiale perfeziona-
mento, che tanto vi sta a cuore; perchè tale s’in-
genererebbe una confusione tra le scienze, da più
non intendersi uomo con uomo; perchè in somma,
( confessatelo pure ) perchè 1’ obbietlo essenziale
della scienza, e perciò stesso anche dell’ umano in-
telletto si è la verità, non 1’ errore. Dunque se voi
non lascereste in balìa degli inetti ^ e dei dissennali
la trattazione di cosiffatte materie, vorrete poi la-
sciare alla libertà di tutti il disputar di Politica, di
Morale e di Religione? Forsechè queste scienze sono
meno necessarie alla consevazione e al prosperamen-
to del civile consorzio? E che dunque? Vi dovran-
no essere dottrine inalterabili per calcolare le quan-
tità, e non ve ne saranno per fissare i rapporti
che legano 1’ uomo a Dio ? Vi dovranno essere re-
gole costanti per fabbricare argani e leve,, e non ve
ne saranno per istabilire i diritti e i doveri degli
uomini? Vi dovranno essere teorie sicure per gittar
ponti e condur fiumi, e non ve ne saranno per in-
formare gli animi a virtù e infrenare i vizi ? E voi
10 sosterrete da senno? La verità non può esse-
re, e non è che una., dappoiché essa esprimer dee
la realtà delle cose, che in sè è sempre una. Quindi
11 pensiero non può esser libero se si riguardi al
fine per cui venne dato, che è di esprimere la reai-
— 8 —
tà, o 1’ esser delle cose. Libero che si lasci o se-
guita la verità , o dassi in braccio all’ erro-
re: 1’ errore è disordine, anzi morte allo stesso in-
telletto , dunque è forza che 1’ uomo si attenga alla
yenta, se conseguir vuole il suo fine, che è la fe-
licità, sia in questa, come nella vita futura.
Nè vi sorprendesse j o Figli, quel sì decantalo
argomento^ con cui i moderni riformatori delta so-
cietà avvisano d’ aver dimostrato il loro principio,
che cioè sarebbe un menomare la li berlà dell’ uomo
Y infrenarne il pensiero, e che primario diritto di na-
tura per T intelletto nostro si è di pensare liberamente.
Conciossiachè qual cosa hanno essi dimostrato con
questa gran prova? Che l’uomo è padrone assoluto,
ossia in pieno diritto del suo pensiero, sia esso ve-
ro o falso, nulla monta. Dunque han dimostrato che
egli ha uguale diritto alia verità e all’ errore. Di
fatto non potendosi,, nè dovendosi mai restringere
la libertà del pensare per essere un diritto prima-
rio di natura., ne conseguita che un tale diritto ca-
der debba su quanto vien compreso e creduto dall’
umano intelletto, sia pur falso quanto si voglia,
senza che alcuno possa mai costringere chichessia
a lasciarlo: altrimenti dove sarebbe più il diritto di
pensare liberamente? Dunque qualora una nazione
fosse guasta e corrotta nel costume ^ qualora venis-
se fuorviata ne’ principi di politica, di morale, di re-
ligione, avrebbe nulladimeno assoluto diritto di se-
guitare 1’ errore : dunque 1’ errore potrebbe per que-
sto diritto divenir base della società , che è quanto
dire dell’unità, dell’ordine, della pace., giacché
senza di ciò non può sussistere società perfetta.
— 9 —
Quale assurdo ò mai questo, o Figli dilettissimi ,
quale stravaganza, che mette gli uomini al disotto
de’ bruti, i quali ubbidiscono ad una legge inva-
riabile, la legge dell’ istinto! L’ errore base
delta società!...
Ma proclamate pure ^ o Politici del secolo, che
è inalienabile diritto dell’ uomo il pensare a sua po-
sta , pubblicale e ripetete questo vostro principio o-
gni dì e in ogni pagina a fine di persuaderne i po-
poli: che ne avverrà? Spinti eglino da un lato più
dal senso che dalla ragione, e persuasi dall’ altro,,
anzi inebriati di questo diritto novello, agli eterni
principi del giusto e dell’ onesto faran succedere i
principi dettati dalle lor passioni, onde insinuandosi
1’ errore diverrà esso la base delle civili comunanze,
e quindi la politica riuscirà un giuoco, la morale
un nome, e la religione una ciancia. Mentiamo noi
forse, o Figli, o non piuttosto vi mettiamo dinan-
zi ciò che avviene sotto i nostri occhi medesimi?
Le nazioni sono elle quiete, e riposano tranquille
all’ ombra del pacifico olivo? Lasciamo il giudicar-
ne a voi , chè noi crederemmo opera vana 1’ esporvi
in qual condizione si trovino esse oggidì : voi stes-
si lo vedete. Or di che è segno questo loro conti-
nuo agitarsi, tumultuare, cangiar forma di civile
reggimento, ribellarsi, nè mai essere soddisfatte e
tramar di nuovo, calpestando ogni autorità, ogni
diritto ed ogni fede? Egli è argomento che la base
della società vacilla, appunto perchè, non nella ve-
rità, ma poggia nell’ errore. Compiacetevene pur dun-
que, o Politici del secolo; voi proclamaste la liber-
tà del pensiero , eccovi 1’ errore fondamento del vi-
— 10 —
vere sociale, stendetegli amica la mano, voi ne a-
vete tutto il diritto! Guai però a voi., se la Reli-
gione colla divina sua efficacia., se la natura col-
la sua voce prepotente, se la vista medesima de’
mali in cui troverassi involta la società, non le fa-
ranno ritrarre il piede dal sentiero in cui 1’ avete
messa! Ella è perduta.
Ma lasciamo, o Figli, al mondo i suoi assur-
di e le sue follie, e veggiam piuttosto qual princi-
pio sostituisca la Chiesa alla libertà del pensiero ,
onde f umano consorzio si rimanga fermo e tran-
quillo. È pigliato 1’ uomo troppo spesso all’ errore,
o per debolezza di sua mente, o per la forza di sue
passioni? Ebbene 3 abbia,, risponde la Chiesa,, abbia
1’ intelletto di lui verità non fallibili , da cui non osi
mai discostarsi , abbia norme inalterabili la sua vo-
lontà, cui non possa giammai metter in dubbio. Li
verità intanto eh’ ei deve credere, e le norme che
deve tener ferme, eccole nel mio Codice, nel mio
Vangelo: per esse non è data libertà di pensiero,
ma in esse si avrà il fondamento incrollabile , nel
quale s’ innalzi e poggi fermo e tranquillo l’ umano
consorzio. E Dio che ha gittalo un tal fondamento,
è Dio che 1’ ha sanzionato, nissun lo tocchi. Unus
DommuSj una Fides ^ unum Baptisma: (Ephes! 4.):
eccovi ciò che la Chiesa sostituisce alla libertà del
pensiero. 0 sublimi parole! 0 concetto divino., dinanzi
a cui è forza che taccia ogni umana ragione! INo^ non
uscì esso dalle vostre scuole, o Filosofi, non usci
dai vostri gabinetti, o Politici, ma uscì dalla mente
sapientissima di un Dio, che abbraccia con un sol
guardo tutto 1’ universo , e conosce 1’ uomo , e ne
— li —
vede le tendenze e i bisogni, giacché ogni cosa e-
gli concepì e creò: unus Deus et Pater omnium qui
est super omnes 3 et per omnia , et in omnibus no-
bis ( ibi ). Unus DominuSj ecco un solo Signore in
cima a tutte le cose che parla e comanda: Una
Fides , ecco una sola credenza, una sola dottrina
che dichiara le verità fondamentali necessarie all’
uomo : Unum Baptisma ^ ecco V unica porta , per
cui entrasi e si rimane in quella società che esser
dee una per essenza. Oh! adempite, o Figli, adem-
pite a quanto v’ impone questo Codice, in cui stan-
no scritte a caratteri indelebili le verità , e le nor-
me che sono fondamento alla Religione e alla Mora-
le, posciachè esso vi dimostra di che siate tenuti a
Dio, ai vostri simili e a voi medesimi. - In ogni
altra maniera di speculazioni spazi pur libera la vo-
stra mente allontanando però da sé., per quanto le
e dato, 1’ errore , che è disordine deli’ intelletto; ma
in queste verità, che sono di Dio, non entri ruma-
no orgoglio , nè osi V umana ragione di spiegarle a
sua voglia. La Chiesa custoditrice di esse le guarda
gelosa, e grida anatema a chiunque le alteri, e a
chiunque evangelizzi altramente da quello che essa
evangelizza : si quis evangelizaverit praeter id quod
accepistis j anathema sit ( ad Galat. d. 9 ). E ben
a ragione: perocché come protesta il principe degli
Apostoli, la parola di Dio è eterna ed immutabile
al pari di lui, e il Vangelo della Chiesa è la sua
parola : verbum Domini manet in aeternum : hoc
est autem verbum quod evangelizutum est in vos
( d. Feti*. 25 ): dunque guai a chi se ne allontana
d’ un solo apice! vi è pena V errore, e quindi il
— 12 —
disordine e la dissoluzione della società. E co*
me osereste di esporre a mutamento la parola clic
parte da una sapienza infallibile, ed è 1* espressione
giustissima della realtà delle cose? Piegate anzi la
fronte in faccia alla Chiesa, e ringraziatela, che
così ella assicura i diritti della vostra ragione. Con-
ciossiachè se il Vangelo è pura verità, e se P uomo
ha non pur diritto a questa , ma ancor bisogno di
essa sola, e non dell’ errore, ne conseguita che la
Chiesa impedendo all’ ignoranza, e alle passioni
di cangiare la parola del Vangelo, guarentisce i di-
ritti , e soddisfa insieme al bisogno della ragione
umana.
Che se è così, come non ammirerete la divi-
na Sapienza, che dar volle un fondamento fermissimo
ed immutabile all’ assodamento di quegli esseri, che
essa creò a sua immagine? Deh! confrontate una
società che lasciasi guidare dai principi della Chiesa ,
con altra , che pretenda alla libertà del pensiero.
Da un lato Dio infallibile che parla , dall’ altra V
uomo soggetto ad errore; qui verità eterne soste-
nute nella loro interezza dalla divina autorità della
Chiesa ; là massime poste al capriccio del libero
pensiero di chichessia: da una parte profonda ve-
nerazione a quanto ne viene insegnato ^ dall’ altra
ol tracotanza dell’ intelletto a credere ciò che vuole:
quinci sanzione di Dio, quindi guarentigia dell’ uo-
mo. E quale di queste due società dovrassi prefe-
rire? Dove Noverassi unione più forte tra i mem-
bri ? dove ordine maggiore e pace più tranquilla ?
dove meglio allignerà e crescerà rigogliosa la virtù ?
È di voi il decidere, che una ben lunga esperien-
— 13 —
za vi dee aver latti accorti qual delle due sia più
ordinata e felice.
Del resto la libertà del pensiero non basta ai
moderni rigeneratori de’ popoli: essi osano di più,
ed altro principio van proclamando qual fondamen-
to della società che vogliono rinovellare, il quale
non è che r ultima conseguenza dell istesso libero
pensiero. Altri popoli , essi ci dicono , sono saliti all’
apice della gloria,, acquistando libertà di coscienza:
dunque a voi sta adoperarvi con ostinata perseve-
ranza per conquistarla , che allora solo sarete indi-
pendenti, e formerete nazione. E a buon diritto cosi
la discorrono, o Figli: perocché se è libero il pen-
siero, perchè non lo dovrà essere del pari anche la
coscienza,, che è come parte di esso? Ma deh! a
quale estremo di cecità siamo giunti noi mai! Fin-
ché era libero il solo pensiero, non aveasi che fa-
coltà di tener per vero questo o quel principio, fos-
se pure erroneo: ma data la libertà anche alla co-
scienza è messo alla balìa dell’ uomo T ubbidire , o
il non ubbidire a quei principi medesimi che egli
ammette, senza che veruno glie ne possa fare rim-
provero. E vi può essere assurdo più grossolano,
e più fatale di questo? La coscienza non è forse la
radice principale delle umane azioni, che le deter-
mina, che le approva, o le condanna? E la coscien-
za universale fatta libera , cioè affrancata da ogni
legame, potrà esser fondamento del viver civile? Ma
diteci in fede vostra, o liberi pensatori, in chi, e
verso di chi volete voi che regni questo diritto del-
la libera coscienza? Forse nei poveri verso i ricchi?
Dunque gittatevi pure, o poveri, al sacco ed alla
— 14 —
ruba di quelle dovizie che credete vostre : la vostra
coscienza ò libera. Forse nei servi verso i padroni?
Dunque impadronitevi pure, o servi, degli averi dei
padroni a compenso delle vostre fatiche: la vostra
coscienza è libera. Forse nei mariti verso le mogli?
Dunque sciogliete, o uomini, i vincoli del vostro
connubio, stanchi delle vostre spose , e i. figli riman-
gano orbi o di padre, o di madre: la vostra co-
scienza è libera. Forse nei figliuoli verso dei paren-
ti? 0 padri ^ o madri, no, non possiamo qui farea
meno di spargere una lagrima sopra di voi! Quanti
figli voi miraste, non ha molto, sciogliersi dalle brac-
cia dei genitori , insultando al loro pianto , e calpe-
stando i diritti di paternità, lasciarli in abbandono!.!.
Eccovi il frutto della libera coscienza: ne siete
contenti ?
Se non che ben sappiamo che i nostri Rige-
neratori mirano più alto , e che libertà di coscienza
essi vogliono in fatto di Religione specialmente , o-
gni giogo scuotendo di nostra Fede. Ma può egli
concepirsi ^ o Figli, empietà più sfrontata, o più
matta follia? Ah! ne geme profondamente il nostro
cuore nel dirlo ma pur siamo costretti a dirlo :
dunque Dio non è più 1’ autor della natura, il Re
dei Re, il Signor de’ Signori, non è più il Le-
gislator nostro sapientissimo,, non è più il nostro
Redentore, che per noi diede e sangue e vi-
ta, non è più il Giudice nostro... No, noi sie-
te più , o gran Dio ! perocché P uomo è li-
bero della coscienza anche verso di Voi, e di nulla
vi è tenuto; egli basta a sè,, egli senza di \oi si
forma e sanziona le sue leggi ^ egli può non pen-
— 15 —
sare a Voi, egli non sa che lare del vostro amore,
egli se vi adora, vi adora come e quando più gli
piaccia e quasi per insulto, egli... 0 Politici del
mondo, ed è questo il fondamento che volete dare
alla società, cui andate predicando di voler felici-
tare? Gran Dio! e dove andrena noi a finire? Tol-
ti, o fatti liberi i doveri dell’ uomo verso Dio, qual
guarentigia darete voi all’ ordine e alla pace delle
nazioni? Che più? Non vedete, che quand’anche
voi diveniste padroni della terra , pure se la coscien-
za de’ popoli, da voi proclamata libera, insorgesse
contro di voi e del vostro potere avrebbe per voi
stessi il diritto di forvi mordere quella polvere da
cui usciste? Dunque che farete? Qual guarentigia
( ve lo domandiamo di nuovo ) qual guarentigia
darete per l’ordine e la pace della vostra società?
Forse la forza ? Ma gli uomini non sono bruti od
esseri puramente materiali. Forse 1’ interesse? Ma
con ciò voi farete di essi tanti egoisti sempre in
guerra fra di loro. Forse il piacere? Ma questo cor-
rompe e dissolve la società. Dunque?... Eh! voi ci
rispondete, che da voi pure si conosce, e si venera
Dio, e che il nome suo augusto sta sempre scritto
in cima delle vostre leggi e de’ vostri decretò. In
buon punto: ma qual’ è codesto vostro Dio? È un
Dio che dee lasciarvi libero il pensiero , e quindi
permettervi di scapestrar nell’ errore: è un Dio che
dee lasciarvi libera la coscienza e perciò non cu-
rarsi del vizio e della virtù, e perfin degl’ insulti
stessi che voi gli fate. Ed è questi un Dio ?
0 Fede, o Religion nostra santissima, tu piut-
tosto ci addila il principio che opponi alla libertà
— io-
di coscienza, onde rendere ordinala e felice V uma-
na famiglia. Sì, ascolta, o Uomo, la voce di Dio
che ti parla: Ego Deus omnipotens : ambula corarn
me ; et esto perfectus ( Gen. 47. 4 ). Io sono Iddio
onnipotente, che ti trassi dal nulla, impressi in te
la mia immagine, volendoti poi un giorno presso
di me: dunque cammina sempre alla mia presenza,
non solo credendo a quanto t’ insegno, ma adem-
piendo a quanto ti comando, cosicché tu riesca di-
nanzi a’ miei occhi perfetto e puro sin nei pensie-
ri. Però temerai il Signore Dio tuo, e a lui solo
servirai, Dominimi Derni tuum timebis et illi soli
servies ( Deut. 6. 43 ). Già ti ho fatti manifesti i
miei precetti, e i miei giudizi: questi t’ impongo
di osservare con tutto il cuore e con tutta 1’ anima
tua: Dominus Deus praecipit libi , ut facias manda-
ta haec atque judicia ex toto corde tuo , et ex tota
anima tua (Deut. 26. 46). No, non è libera la
tua coscienza nella loro osservanza , giacche fon-
dandosi essi nella mia e tua natura, sono f espres-
sione de’ rapporti , che a me ti legano, ed essendo
perciò invariabili non possono, nè debbono essere
tocchi giammai. Intanto tu di questi miei precetti
mi renderai un dì ragione: quisque prò se rationem
reddit Deo ( Rom. 44. 40 ). Te bealo, se gli avrai
adempiuti 1 una gloria interminabile ti aspetta*, guai
a te , guai , se da te saranno violati ! un supplizio
eterno sarà il tuo gastigo: ibunt impii in suppli-
cami aeternum , fusti autem in vitam aeternam
( Matlh. 25. 46 ). Questa è la mia volontà, questa
è la mia sanzione. Ego Dominus , scrutans cor , et
probans renes ( Jer. 47. 10 ).
— 17 —
Eccovi, o Figli, il modo con cui la Chiesa
forma e regola le coscienze. Da un lato precetti di-
vini ed immutabili , dair altro ubbidienza cieca e
rigorosa; qui timore e spavento pei malvagi c per
gl’ indurati, là amore e speranza pei buoni e pei
ravveduti. Ah! questo è un conoscere la natura ed
i bisogni del cuore umano. Di fatto voi vedrete nei
veri figli della Chiesa un affaticarsi continuo per
combattere e vincere le passioni, vedrete un fare
sforzi quasi incredibili per acquistare e crescere in
sè la virtù, vedrete un non perdonare a sacrifizi
per la carità che sentono verso de’ loro prossimi,,
vedrete un rinunziare ai più seducenti diletti per
piacere a Dio , vedrete E potrete mai vedere e
incontrar ciò in chi altamente si protesta di aver
libera la coscienza ? Ma quando mai una co-
scienza sciolta da ogni freno vorrà rinunciare al
diletto che ne spera dal soddisfacimento delle pas-
sioni? Quando mai potrà mettere un argine alle
scelleraggini , se non riconosce,, nè vuole alcun ri-
tegno? Egli sarebbe un contraddire ai propri principi.
Se non che è un gittar l’opera, o Figli, il fer-
marsi sopra di ciò. Voi piuttosto giudicate chi me-
glio provegga al bene dell’ umana famiglia , se i
Politici della terra colle loro libertà , o la Chiesa
col suo Vangelo. La libertà del pensiero mette in
dubbio ogni verità , e apre la porta a ogni errore,
onde la società stessa ne’ suoi fondamenti vacilla e
minaccia rovina : la Chiesa colla sua Fede custodisce
invariabili le verità necessarie al ben essere dell’
uomo, onde ferme si stanno le basi del viver so-
ciale. La libertà della coscienza sfrena le passioni,
— 18 —
rovescia diritti e doveri, e distrugge ogni ordine:
la Chiesa colla sua morale assoggetta la carne allo
spirito , e lo spirito a Dio , e quasi impadronendosi
degli affetti dell’ uomo lega con essi la coscienza
di lui al dovere , e al bene. Chi dunque meglio
provvede ai bisogni, e alla felicità del civile con-
sorzio? Chi appresta più acconcio fondamento alla
stabilità delle nazioni ? Se 1’ uniformità del pensare,
e la concordia del volere sono il fondamento primo
dell’ ordine e della pace nella società umana , ella
è senza dubbio la sola Chiesa che lo può apprestare
colla immutabilità di sue dottrine , e colla inviolabi-
lità di sua morale.
Deh! cessi pertanto quella guerra odiosa che
ora le si fa, e si riconosca una volta, e si confessi
che dessa sola è Maestra di verità e fonte di or-
dine, e di pace. Oh! Se vedeste, o uomini, quai de-
sideri la infiammino, a che miri, a che agogni!
Tutti ella vorrebbe stringervi al suo seno, e tutti
condurvi appiè di quel divino Agnello, che cadde
vittima e propiziazione de’ vostri delitti. Vi spiace
forse , o vi offende codesta sua brama ? Sì , anche
in mezzo ai tumulti che ora sconvolgono la terra ,
c quasi in onta agli odi ed alle bestemmie di cui
è fatta segno ^ essa leva in questo giorno medesimo
alta la voce in faccia al mondo intero e grida ,
annuntio vobis gaudium magnimi quod natus est
vobis ìtodie Salvator. 0 tigli ingrati! Voi v’ invola-
te dalle mie braccia, ella grida, voi mi coprile d’in-
sulti, voi mi ferite colle bestemmie, ed io in ricam-
bio vi presento quel Dio , che stretto in fasce prega
e soffre per le vostre scelleraggini , e per la vostra
— 19 —
stessa ingratitudine! Orsù contemplatelo una volta
e sgannatevi! ìNon ha egli ora la destra armata di
fulmini, ma giace pargoletto su dura paglia quasi
in alto di dirvi; vedete se io vi amo! E a sì te-
nera vista non si connnoverà il vostro cuore? Oh!
il caro e dolce spettacolo che sarebbe, o Figli di-
lettissimi , il vedere tutte quante le genti della terra
prostrarsi oggi devote dinanzi alla culla del Celeste
Bambino, e gridar ad una voce, mais Dominus ,
una Ficles ; mais Deus et Pater omnium. Allora sì
che esse si starebbero strettamente unite coi vin-
coli della più santa carità , allora sì che tutte in-
sieme concordi di mente e di cuore riposerebbero
tranquille all’ ombra del pacifico olivo !
Ma se non è dato di mirar tutte le genti pro-
strate dinanzi alla culla del divino Infante, almeno
il Pastor vostro vegga le sue pecorelle adempiere
un sì bell’ alio. 0 amate pecorelle , eccovi la pove-
ra casa, in cui albergò poco dopo nato il divin Sal-
vatore! La riconoscete voi? Fu là dove 1’ Augusta
Triade discese, dirò così, a compiere la grand’ opera
della Redenzione, fu là che il divino Spirito adom-
brò del suo spiro la Verginella di Nazaret, fu di là
che la vaga iride sorse di quella pace che consolò
tutta la terra. E a sì care e sublimi rimembranze,
quali pensieri vi si affacciano alla mente, quali affetti
vi sentite svegliarsi in cuore ? Ah! prostratevi dinan-
zi a quel sacro Ostello, e insiem cogli Angioli canta-
te Gloria in altissimis Deo , e ad un tempo pregate.
Pregate per voi,, e per la vostra famiglia, nò dimen-
ticatevi del Pastor vostro affinché tutti abbiam pace;
pregate per le genti della terra affinchè riconoscano
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questo amabilissimo Gesù, e f adorino, e l’ amino,,
e soprabiti pregate per Lui che siede al governo
della navicella di Piero. Oh! al vederla flagellata e
combattuta da suoi stessi figli, il tenero suo cuore
ne piange, ne geme, e le preghiere vostre implora,
affinchè si plachi f ira del cielo „ e la terra riposi
finalmente in tranquillissima pace. Noi farete voi per
un fine sì santo, che torna tutto a vostro vantag-
gio, e de’ vostri fratelli? Sì, pregate. Che se nel
pregare temete d’ incontrarvi nel volto di un Di-
sdegnato, rivolgetevi alla gran Vergine immacolata-
mente concetta , e la vostra preghiera a Lei sia così
forte e polente, che per intercessili sua abbiasi di
nuovo ad intuonar sull’ arpe d’ oro quel cantico lie-
tissimo, che già in questo giorno rallegrò il mondo:
sia gloria a Dio ne’ cieli, perchè in terra fu rido-
nata la pace agli uomini di buon volere; Gloria in
altissimis Deo j et in terra pax hominibus bonae
volontatis.