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Full text of "La liberta del pensiero e della coscienza : omelia / di monsignor Gian-Francesco Magnani, vescovo di Recanati e Loreto, recitata nella Cattedrale Basilica Lauretana il dì del santo natale del 1859"

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LA  LIBERTÀ  DEL  PENSIERO  E DELLA  COSCIENZA 


DI  MONSIGNOR  GIAN-FRANCESCO  MAGNANI 

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RECITATA 

NELLA  CATTEDRALE  BASILICA  LAURETANA 
IL  DÌ  DEL  SANTO  NATALE 

DEL  18SO 


3tt  iTorctn 

Per  le  Stampe  di  Pacifico  Rossi 


Digitized  by  thè  Internet  Archive 
in  2016 


https://archive.org/details/lalibertadelpensOOmagn 


io  vi  annuncio  una  grande  allegrezza  cui  risentirà 
ogni  terra , ed  ogni  popolo , ecce  evangelico  vobis 
gaudium  magnimi quod  erit  ornili  populo  ( Lue.  2 ). 
Oggi  nella  città  di  David  è nato  il  Salvatore,  che 
ò Cristo  Signore;  natus  est  vobis  hodie  Salvator , 
gui  est  Christus  Dominus , in  Civitate  David  (ibi). 
Così  grida  la  Chiesa  a’  suoi  Figli , tutta  lieta  e fe- 
stosa in  questo  giorno  solennissimo:  e venite,  lor 
soggiunge,  a vederlo  e a contemplarlo  co’  vostri 
occhi.  Egli  è un  bambino  avvolto  in  poveri  panni , 
e giacente  in  misera  greppia,  ma  è il  vostro  Sal- 
vatore aspettato  da  tanti  secoli , e predetto  da  tanti 
Profeti:  invenietis  in] antem  pannis  involatimi ^ po- 
situm  in  praesepio  ( ibi  ).  Su  via  adunque  sciogliete 
la  lingua , levale  inno  di  gloria  e di  ringraziamento 
a Dio  nei  Cieli  e insiem  cogli  Àngioli  cantale:  Glo- 
ria in  Altissimis  Deo  (ibi  ).  Ah!  egli  porla  in  que- 


— 4 — - 

sto  giorno  la  paco  agli  uomini  di  buon  volere.,  e 
però  allargate  il  cuore  ai  più  dolci  affetti  : in  terra 
pax  hominibus  borine  voluntatis  ( ibi  ).  Intanto  io 
Madre  vostra , e Sposa  a lui , io  pure  vi  annunzio 
pace,  e per  ogni  guisa  mi  adopero  a procacciarvi 
pace.  Mirate  quali  siano  oggi  le  mie  vesti , vedete 
i miei  riti,  sentile  le  mie  preci  come  tutte  spirino 
pace.  Pace  adunque,  pace:  in  terra  pax!  Pace...? 
Ma  dove?  Ohimè!  non  sono  scene  di  pace  quelle 
che  ci  presenta  il  mondo , non  sono  speranze  di 
pace  quelle  che  ei  desta  nei  nostri  petti.  Sì,,  con- 
template, o Figli,  in  quale  stato  si  trovi  la  terra, 
e come  insiem  si  guardino  e popoli  e nazioni. 
Tutto  è discordia  all’  intorno , tumulto , ansia  e sbi- 
gottimento per  T avvenire  ! Appena  incominciavansi 
a rimarginare  le  nostre  piaghe,  e nel  balenar  di 
qualche  luce  confortavansi  gli  animi  a speranza,, 
quand’  ecco  oscurarsi  il  cielo , sopravvenir  nuova 
burrasca,  e questa  lasciar  tuttavia  segni  di  nembo 
ancor  più  procelloso.  Che  è mai  ciò , o Figli  di- 
lettissimi ? La  Chiesa  ci  mette  innanzi  obbietti  di 
una  pace  purissima.,  s’  adopera  per  ogni  modo, 
perchè  abbiam  pace,  e sì  veramente  che  la  dona 
agli  uomini  di  buona  volontà:  pace  grida  ancora  il 
mondo,  e pace  promette,  ma  in  quella  vece  esso 
involge  le  genti  nella  guerra,  nel  pianto^  nella  mi- 
seria! D’  onde  adunque  tanta  diversità  di  successo., 
mentre  uguali  sono  da  ciascun  lato  i voti  e i desi- 
deri? Eh!  la  Chiesa  sola^  o Figli,  poteva  e sola 
può  dare  la  pace,  e poiché  il  mondo  si  rifiuta  di 
ascoltarla,  anzi  le  fa  guerra,  non  potrà  mai  procac- 
ciarne che  disordine  e rovina. 


Eccovi  la  funesta  origine  de’  presenti  guai,  del 
nostro  piangere,  e del  nostro  disperare.  Li  più 
de’  Cristiani  d’  oggidì,  se  non  si  fanno  apertamente 
beffe  del  Vangelo,  ne  hanno  però  messi  in  dimen- 
ticanza li  precetti  ed  i consigli , e ai  principi  di 
esso  hanno  sostituiti  altri  principi  suggeriti  dall’  li- 
mano orgoglio  e dalla  assoluta  fidanza  in  se  stessi. 
Quanto  più  questi  mettono  radice  e si  propagano, 
tanto  più  la  società  tumultua,  vacilla  e minaccia 
di  dissolversi.  0 Figli  dilettissimi,  che  ciò  mai  non 
avvenga  di  voi!  Face  vi  grida  la  Chiesa,  e pace 
noi  vi  auguriamo,  e pace  ci  studieremo  sempre  di 
mantenere  fra  di  voi.  Lasciate  adunque  che  di  que- 
sti principi  vi  favelliamo  su  cui  fondar  si  vorrebbe 
la  moderna  società , affinchè  mettendoli  a confronto 
con  quei  della  Chiesa  ravvisar  possiate  quali  di  essi 
apprestar  vi  possano  pace  vera  e durevole.  II  co- 
mando che  fa  il  Fondator  della  Chiesa  ai  Pastori 
di  essa  si  è che  parlino,  che  facciano  conoscere 
alle  pecorelle  loro  affidate  la  vera  dottrina,  e che 
dileguino  senza  tema  le  tenebre  dell’  errore  : lutee 
loquere  et  exhortare et  argue  curri  omni  impe- 
rio diceva  Paolo  al  suo  Tito  ( cap.  2 ).  Dunque 
noi  mancheremmo  al  nostro  dovere,  o Figli,  se  non 
vi  facessimo  accorti  delle  false  dottrine,  che  oggidì 
si  vanno  spargendo  come  verità  le  più  certe,  e che 
quindi  si  vorrebbero  stabilite  come  fondamento  si- 
curo del  viver  civile:  e tanto  più  noi  mancheremmo 
al  dover  nostro  in  quantochè  da  esse  la  felicità 
dipende,  o la  miseria  vostra,  sia  temporale,  che 
eterna. 

L1  uomo  è ad  ogni  passo  pigliato  all’  errore, 


— 6 — 

e tirato  da  prepotenti  passioni.  Questa  verità  voi 
ben  vel  sapete.,  o Figli  dilettissimi,  se  sia  confer- 
mata da  una  luttuosa  esperienza;  voi  stessi  ne  po- 
tete far  testimonianza.  Di  qui  è che  mentre  1*  uomo 
tende  per  natura  e per  bisogno  al  vivere  socievole, 
ha  nella  natura  sua  stessa  i germi,  che  i vincoli 
snervano,  e dissolvono  della  società.  E che  altro 
fanno  le  passioni  e 1’  errore  se  non  render  1’  uomo 
nemico  all’  uomo,  e procacciare  mali  e guai  alla 
terra  ? Che  vuole  il  superbo  se  non  opprimere  l’ e- 
molo?  Che  vuole  il  vendicativo  se  non  togliere  di 
mezzo  f avversario?  Che  fa  X errore  se  non  allon- 
tanare i popoli  dal  sentiero  di  onestà  e giustizia  ? 
Ora  in  mezzo  a tante  cause  di  miserie  e di  dissolu- 
zione per  la  società , qual  sarà  il  modo  onde  si 
possa  ella  tenere  unita , ordinala  e tranquilla  ? Udi- 
telo, o Figli,  dalla  bocca  stessa  dei  Filosofi,  e dei 
Politici  del  mondo:  libertà  di  pensiero , essi  ci  ri- 
spondono. È questo  il  gran  principio , che  ci  asse- 
gnano qual  primo  fondamento  di  quella  società,  che 
van  dicendo  di  voler  stabilire.  Libertà  di  pensiero!... 
Ma  come?  Dunque  la  libertà  del  pensare  varrà  a 
rintuzzare  l’impeto  delle  passioni?  Dunque  essa 
avrà  tanto  di  efficacia  da  illuminare  menti  rozze  e 
correggere  cuori  depravati?  Dunque,  potendo  X in- 
telletto nostro  cadere  in  errore,  anzi  cadendovi 
troppo  spesso,  sarà  indifferente  per  lui  la  verità  e 
P errore?  Dunque  dovreui  lasciar  libero  l’uomo 
ignorante  e il  dissoluto  di  pensare  come  gli  talen- 
ta ? Ma  perchè , o Politici , non  concedereste  ugual 
libertà  a chi  insegna  dalle  vostre  cattedre  la  scienza 
de’  numeri , la  meccanica  , la  geometria  , 1’  idraulica  , 


o qual’  altra  scienza  rilevi  al  vostro  interesse?  Per- 
chè non  permettereste  che  venissero  capovolti , u 
niegali,  o conceduti  a beneplacito  di  chicchessìa  que- 
gli assiomi , in  cui  esse  hanno  fondamento  ? Eh  ! ben 
cel  sappiamo:  perchè  insinuatosi  nelle  medesime 
P errore,  tornerebbero  vani  e falsi  tutti  i calcoli  e 
le  teorie , da  cui  dipende  il  materiale  perfeziona- 
mento, che  tanto  vi  sta  a cuore;  perchè  tale  s’in- 
genererebbe una  confusione  tra  le  scienze,  da  più 
non  intendersi  uomo  con  uomo;  perchè  in  somma, 
( confessatelo  pure  ) perchè  1’  obbietlo  essenziale 
della  scienza,  e perciò  stesso  anche  dell’  umano  in- 
telletto si  è la  verità,  non  1’  errore.  Dunque  se  voi 
non  lascereste  in  balìa  degli  inetti  ^ e dei  dissennali 
la  trattazione  di  cosiffatte  materie,  vorrete  poi  la- 
sciare alla  libertà  di  tutti  il  disputar  di  Politica,  di 
Morale  e di  Religione?  Forsechè  queste  scienze  sono 
meno  necessarie  alla  consevazione  e al  prosperamen- 
to del  civile  consorzio?  E che  dunque?  Vi  dovran- 
no essere  dottrine  inalterabili  per  calcolare  le  quan- 
tità, e non  ve  ne  saranno  per  fissare  i rapporti 
che  legano  1’  uomo  a Dio  ? Vi  dovranno  essere  re- 
gole costanti  per  fabbricare  argani  e leve,,  e non  ve 
ne  saranno  per  istabilire  i diritti  e i doveri  degli 
uomini?  Vi  dovranno  essere  teorie  sicure  per  gittar 
ponti  e condur  fiumi,  e non  ve  ne  saranno  per  in- 
formare gli  animi  a virtù  e infrenare  i vizi  ? E voi 

10  sosterrete  da  senno?  La  verità  non  può  esse- 
re, e non  è che  una.,  dappoiché  essa  esprimer  dee 
la  realtà  delle  cose,  che  in  sè  è sempre  una.  Quindi 

11  pensiero  non  può  esser  libero  se  si  riguardi  al 
fine  per  cui  venne  dato,  che  è di  esprimere  la  reai- 


— 8 — 

tà,  o 1’  esser  delle  cose.  Libero  che  si  lasci  o se- 
guita la  verità , o dassi  in  braccio  all’  erro- 
re: 1’  errore  è disordine,  anzi  morte  allo  stesso  in- 
telletto , dunque  è forza  che  1’  uomo  si  attenga  alla 
yenta,  se  conseguir  vuole  il  suo  fine,  che  è la  fe- 
licità, sia  in  questa,  come  nella  vita  futura. 

Nè  vi  sorprendesse j o Figli,  quel  sì  decantalo 
argomento^  con  cui  i moderni  riformatori  delta  so- 
cietà avvisano  d’  aver  dimostrato  il  loro  principio, 
che  cioè  sarebbe  un  menomare  la  li  berlà  dell’  uomo 
Y infrenarne  il  pensiero,  e che  primario  diritto  di  na- 
tura per  T intelletto  nostro  si  è di  pensare  liberamente. 
Conciossiachè  qual  cosa  hanno  essi  dimostrato  con 
questa  gran  prova?  Che  l’uomo  è padrone  assoluto, 
ossia  in  pieno  diritto  del  suo  pensiero,  sia  esso  ve- 
ro o falso,  nulla  monta.  Dunque  han  dimostrato  che 
egli  ha  uguale  diritto  alia  verità  e all’  errore.  Di 
fatto  non  potendosi,,  nè  dovendosi  mai  restringere 
la  libertà  del  pensare  per  essere  un  diritto  prima- 
rio di  natura.,  ne  conseguita  che  un  tale  diritto  ca- 
der debba  su  quanto  vien  compreso  e creduto  dall’ 
umano  intelletto,  sia  pur  falso  quanto  si  voglia, 
senza  che  alcuno  possa  mai  costringere  chichessia 
a lasciarlo:  altrimenti  dove  sarebbe  più  il  diritto  di 
pensare  liberamente?  Dunque  qualora  una  nazione 
fosse  guasta  e corrotta  nel  costume ^ qualora  venis- 
se fuorviata  ne’ principi  di  politica,  di  morale,  di  re- 
ligione, avrebbe  nulladimeno  assoluto  diritto  di  se- 
guitare 1’  errore  : dunque  1’  errore  potrebbe  per  que- 
sto diritto  divenir  base  della  società , che  è quanto 
dire  dell’unità,  dell’ordine,  della  pace.,  giacché 
senza  di  ciò  non  può  sussistere  società  perfetta. 


— 9 — 

Quale  assurdo  ò mai  questo,  o Figli  dilettissimi , 
quale  stravaganza,  che  mette  gli  uomini  al  disotto 
de’  bruti,  i quali  ubbidiscono  ad  una  legge  inva- 
riabile, la  legge  dell’ istinto! L’  errore  base 

delta  società!... 

Ma  proclamate  pure ^ o Politici  del  secolo,  che 
è inalienabile  diritto  dell’  uomo  il  pensare  a sua  po- 
sta , pubblicale  e ripetete  questo  vostro  principio  o- 
gni  dì  e in  ogni  pagina  a fine  di  persuaderne  i po- 
poli: che  ne  avverrà?  Spinti  eglino  da  un  lato  più 
dal  senso  che  dalla  ragione,  e persuasi  dall’  altro,, 
anzi  inebriati  di  questo  diritto  novello,  agli  eterni 
principi  del  giusto  e dell’  onesto  faran  succedere  i 
principi  dettati  dalle  lor  passioni,  onde  insinuandosi 
1’  errore  diverrà  esso  la  base  delle  civili  comunanze, 
e quindi  la  politica  riuscirà  un  giuoco,  la  morale 
un  nome,  e la  religione  una  ciancia.  Mentiamo  noi 
forse,  o Figli,  o non  piuttosto  vi  mettiamo  dinan- 
zi ciò  che  avviene  sotto  i nostri  occhi  medesimi? 
Le  nazioni  sono  elle  quiete,  e riposano  tranquille 
all’  ombra  del  pacifico  olivo?  Lasciamo  il  giudicar- 
ne a voi , chè  noi  crederemmo  opera  vana  1’  esporvi 
in  qual  condizione  si  trovino  esse  oggidì  : voi  stes- 
si lo  vedete.  Or  di  che  è segno  questo  loro  conti- 
nuo agitarsi,  tumultuare,  cangiar  forma  di  civile 
reggimento,  ribellarsi,  nè  mai  essere  soddisfatte  e 
tramar  di  nuovo,  calpestando  ogni  autorità,  ogni 
diritto  ed  ogni  fede?  Egli  è argomento  che  la  base 
della  società  vacilla,  appunto  perchè,  non  nella  ve- 
rità, ma  poggia  nell’  errore.  Compiacetevene  pur  dun- 
que, o Politici  del  secolo;  voi  proclamaste  la  liber- 
tà del  pensiero , eccovi  1’  errore  fondamento  del  vi- 


— 10  — 

vere  sociale,  stendetegli  amica  la  mano,  voi  ne  a- 
vete  tutto  il  diritto!  Guai  però  a voi.,  se  la  Reli- 
gione colla  divina  sua  efficacia.,  se  la  natura  col- 
la sua  voce  prepotente,  se  la  vista  medesima  de’ 
mali  in  cui  troverassi  involta  la  società,  non  le  fa- 
ranno ritrarre  il  piede  dal  sentiero  in  cui  1’  avete 
messa!  Ella  è perduta. 

Ma  lasciamo,  o Figli,  al  mondo  i suoi  assur- 
di e le  sue  follie,  e veggiam  piuttosto  qual  princi- 
pio sostituisca  la  Chiesa  alla  libertà  del  pensiero  , 
onde  f umano  consorzio  si  rimanga  fermo  e tran- 
quillo. È pigliato  1’  uomo  troppo  spesso  all’  errore, 
o per  debolezza  di  sua  mente,  o per  la  forza  di  sue 
passioni?  Ebbene 3 abbia,,  risponde  la  Chiesa,,  abbia 
1’  intelletto  di  lui  verità  non  fallibili , da  cui  non  osi 
mai  discostarsi , abbia  norme  inalterabili  la  sua  vo- 
lontà, cui  non  possa  giammai  metter  in  dubbio.  Li 
verità  intanto  eh’  ei  deve  credere,  e le  norme  che 
deve  tener  ferme,  eccole  nel  mio  Codice,  nel  mio 
Vangelo:  per  esse  non  è data  libertà  di  pensiero, 
ma  in  esse  si  avrà  il  fondamento  incrollabile , nel 
quale  s’  innalzi  e poggi  fermo  e tranquillo  l’ umano 
consorzio.  E Dio  che  ha  gittalo  un  tal  fondamento, 
è Dio  che  1’  ha  sanzionato,  nissun  lo  tocchi.  Unus 
DommuSj  una  Fides  ^ unum  Baptisma:  (Ephes!  4.): 
eccovi  ciò  che  la  Chiesa  sostituisce  alla  libertà  del 
pensiero.  0 sublimi  parole!  0 concetto  divino.,  dinanzi 
a cui  è forza  che  taccia  ogni  umana  ragione!  INo^  non 
uscì  esso  dalle  vostre  scuole,  o Filosofi,  non  usci 
dai  vostri  gabinetti,  o Politici,  ma  uscì  dalla  mente 
sapientissima  di  un  Dio,  che  abbraccia  con  un  sol 
guardo  tutto  1’  universo , e conosce  1’  uomo , e ne 


— li  — 

vede  le  tendenze  e i bisogni,  giacché  ogni  cosa  e- 
gli  concepì  e creò:  unus  Deus  et  Pater  omnium  qui 
est  super  omnes  3 et  per  omnia , et  in  omnibus  no- 
bis  ( ibi  ).  Unus  DominuSj  ecco  un  solo  Signore  in 
cima  a tutte  le  cose  che  parla  e comanda:  Una 
Fides , ecco  una  sola  credenza,  una  sola  dottrina 
che  dichiara  le  verità  fondamentali  necessarie  all’ 
uomo  : Unum  Baptisma  ^ ecco  V unica  porta , per 
cui  entrasi  e si  rimane  in  quella  società  che  esser 
dee  una  per  essenza.  Oh!  adempite,  o Figli,  adem- 
pite a quanto  v’  impone  questo  Codice,  in  cui  stan- 
no scritte  a caratteri  indelebili  le  verità , e le  nor- 
me che  sono  fondamento  alla  Religione  e alla  Mora- 
le, posciachè  esso  vi  dimostra  di  che  siate  tenuti  a 
Dio,  ai  vostri  simili  e a voi  medesimi.  - In  ogni 
altra  maniera  di  speculazioni  spazi  pur  libera  la  vo- 
stra mente  allontanando  però  da  sé.,  per  quanto  le 
e dato,  1’  errore , che  è disordine  deli’  intelletto;  ma 
in  queste  verità,  che  sono  di  Dio,  non  entri  ruma- 
no orgoglio , nè  osi  V umana  ragione  di  spiegarle  a 
sua  voglia.  La  Chiesa  custoditrice  di  esse  le  guarda 
gelosa,  e grida  anatema  a chiunque  le  alteri,  e a 
chiunque  evangelizzi  altramente  da  quello  che  essa 
evangelizza  : si  quis  evangelizaverit  praeter  id  quod 
accepistis j anathema  sit  ( ad  Galat.  d.  9 ).  E ben 
a ragione:  perocché  come  protesta  il  principe  degli 
Apostoli,  la  parola  di  Dio  è eterna  ed  immutabile 
al  pari  di  lui,  e il  Vangelo  della  Chiesa  è la  sua 
parola  : verbum  Domini  manet  in  aeternum  : hoc 
est  autem  verbum  quod  evangelizutum  est  in  vos 
( d.  Feti*.  25  ):  dunque  guai  a chi  se  ne  allontana 
d’  un  solo  apice!  vi  è pena  V errore,  e quindi  il 


— 12  — 

disordine  e la  dissoluzione  della  società.  E co* 
me  osereste  di  esporre  a mutamento  la  parola  clic 
parte  da  una  sapienza  infallibile,  ed  è 1*  espressione 
giustissima  della  realtà  delle  cose?  Piegate  anzi  la 
fronte  in  faccia  alla  Chiesa,  e ringraziatela,  che 
così  ella  assicura  i diritti  della  vostra  ragione.  Con- 
ciossiachè  se  il  Vangelo  è pura  verità,  e se  P uomo 
ha  non  pur  diritto  a questa , ma  ancor  bisogno  di 
essa  sola,  e non  dell’  errore,  ne  conseguita  che  la 
Chiesa  impedendo  all’  ignoranza,  e alle  passioni 
di  cangiare  la  parola  del  Vangelo,  guarentisce  i di- 
ritti , e soddisfa  insieme  al  bisogno  della  ragione 
umana. 

Che  se  è così,  come  non  ammirerete  la  divi- 
na Sapienza,  che  dar  volle  un  fondamento  fermissimo 
ed  immutabile  all’  assodamento  di  quegli  esseri,  che 
essa  creò  a sua  immagine?  Deh!  confrontate  una 
società  che  lasciasi  guidare  dai  principi  della  Chiesa , 
con  altra , che  pretenda  alla  libertà  del  pensiero. 
Da  un  lato  Dio  infallibile  che  parla , dall’  altra  V 
uomo  soggetto  ad  errore;  qui  verità  eterne  soste- 
nute nella  loro  interezza  dalla  divina  autorità  della 
Chiesa  ; là  massime  poste  al  capriccio  del  libero 
pensiero  di  chichessia:  da  una  parte  profonda  ve- 
nerazione a quanto  ne  viene  insegnato  ^ dall’  altra 
ol tracotanza  dell’  intelletto  a credere  ciò  che  vuole: 
quinci  sanzione  di  Dio,  quindi  guarentigia  dell’  uo- 
mo. E quale  di  queste  due  società  dovrassi  prefe- 
rire? Dove  Noverassi  unione  più  forte  tra  i mem- 
bri ? dove  ordine  maggiore  e pace  più  tranquilla  ? 
dove  meglio  allignerà  e crescerà  rigogliosa  la  virtù  ? 
È di  voi  il  decidere,  che  una  ben  lunga  esperien- 


— 13  — 

za  vi  dee  aver  latti  accorti  qual  delle  due  sia  più 
ordinata  e felice. 

Del  resto  la  libertà  del  pensiero  non  basta  ai 
moderni  rigeneratori  de’  popoli:  essi  osano  di  più, 
ed  altro  principio  van  proclamando  qual  fondamen- 
to della  società  che  vogliono  rinovellare,  il  quale 
non  è che  r ultima  conseguenza  dell  istesso  libero 
pensiero.  Altri  popoli , essi  ci  dicono , sono  saliti  all’ 
apice  della  gloria,,  acquistando  libertà  di  coscienza: 
dunque  a voi  sta  adoperarvi  con  ostinata  perseve- 
ranza per  conquistarla , che  allora  solo  sarete  indi- 
pendenti,  e formerete  nazione.  E a buon  diritto  cosi 
la  discorrono,  o Figli:  perocché  se  è libero  il  pen- 
siero, perchè  non  lo  dovrà  essere  del  pari  anche  la 
coscienza,,  che  è come  parte  di  esso?  Ma  deh!  a 
quale  estremo  di  cecità  siamo  giunti  noi  mai!  Fin- 
ché era  libero  il  solo  pensiero,  non  aveasi  che  fa- 
coltà di  tener  per  vero  questo  o quel  principio,  fos- 
se pure  erroneo:  ma  data  la  libertà  anche  alla  co- 
scienza è messo  alla  balìa  dell’  uomo  T ubbidire , o 
il  non  ubbidire  a quei  principi  medesimi  che  egli 
ammette,  senza  che  veruno  glie  ne  possa  fare  rim- 
provero. E vi  può  essere  assurdo  più  grossolano, 
e più  fatale  di  questo?  La  coscienza  non  è forse  la 
radice  principale  delle  umane  azioni,  che  le  deter- 
mina, che  le  approva,  o le  condanna?  E la  coscien- 
za universale  fatta  libera , cioè  affrancata  da  ogni 
legame,  potrà  esser  fondamento  del  viver  civile?  Ma 
diteci  in  fede  vostra,  o liberi  pensatori,  in  chi,  e 
verso  di  chi  volete  voi  che  regni  questo  diritto  del- 
la libera  coscienza?  Forse  nei  poveri  verso  i ricchi? 
Dunque  gittatevi  pure,  o poveri,  al  sacco  ed  alla 


— 14  — 

ruba  di  quelle  dovizie  che  credete  vostre  : la  vostra 
coscienza  ò libera.  Forse  nei  servi  verso  i padroni? 
Dunque  impadronitevi  pure,  o servi,  degli  averi  dei 
padroni  a compenso  delle  vostre  fatiche:  la  vostra 
coscienza  è libera.  Forse  nei  mariti  verso  le  mogli? 
Dunque  sciogliete,  o uomini,  i vincoli  del  vostro 
connubio,  stanchi  delle  vostre  spose , e i. figli  riman- 
gano orbi  o di  padre,  o di  madre:  la  vostra  co- 
scienza è libera.  Forse  nei  figliuoli  verso  dei  paren- 
ti? 0 padri  ^ o madri,  no,  non  possiamo  qui  farea 
meno  di  spargere  una  lagrima  sopra  di  voi!  Quanti 
figli  voi  miraste,  non  ha  molto,  sciogliersi  dalle  brac- 
cia dei  genitori , insultando  al  loro  pianto , e calpe- 
stando i diritti  di  paternità,  lasciarli  in  abbandono!.!. 
Eccovi  il  frutto  della  libera  coscienza:  ne  siete 
contenti  ? 

Se  non  che  ben  sappiamo  che  i nostri  Rige- 
neratori mirano  più  alto , e che  libertà  di  coscienza 
essi  vogliono  in  fatto  di  Religione  specialmente , o- 
gni  giogo  scuotendo  di  nostra  Fede.  Ma  può  egli 
concepirsi ^ o Figli,  empietà  più  sfrontata,  o più 
matta  follia?  Ah!  ne  geme  profondamente  il  nostro 
cuore  nel  dirlo ma  pur  siamo  costretti  a dirlo  : 
dunque  Dio  non  è più  1’  autor  della  natura,  il  Re 
dei  Re,  il  Signor  de’ Signori,  non  è più  il  Le- 
gislator  nostro  sapientissimo,,  non  è più  il  nostro 
Redentore,  che  per  noi  diede  e sangue  e vi- 
ta, non  è più  il  Giudice  nostro...  No,  noi  sie- 
te più , o gran  Dio  ! perocché  P uomo  è li- 
bero della  coscienza  anche  verso  di  Voi,  e di  nulla 
vi  è tenuto;  egli  basta  a sè,,  egli  senza  di  \oi  si 
forma  e sanziona  le  sue  leggi  ^ egli  può  non  pen- 


— 15  — 

sare  a Voi,  egli  non  sa  che  lare  del  vostro  amore, 
egli  se  vi  adora,  vi  adora  come  e quando  più  gli 
piaccia  e quasi  per  insulto,  egli...  0 Politici  del 
mondo,  ed  è questo  il  fondamento  che  volete  dare 
alla  società,  cui  andate  predicando  di  voler  felici- 
tare? Gran  Dio!  e dove  andrena  noi  a finire?  Tol- 
ti, o fatti  liberi  i doveri  dell’  uomo  verso  Dio,  qual 
guarentigia  darete  voi  all’  ordine  e alla  pace  delle 
nazioni?  Che  più?  Non  vedete,  che  quand’anche 
voi  diveniste  padroni  della  terra , pure  se  la  coscien- 
za de’ popoli,  da  voi  proclamata  libera,  insorgesse 
contro  di  voi  e del  vostro  potere  avrebbe  per  voi 
stessi  il  diritto  di  forvi  mordere  quella  polvere  da 
cui  usciste?  Dunque  che  farete?  Qual  guarentigia 
( ve  lo  domandiamo  di  nuovo  ) qual  guarentigia 
darete  per  l’ordine  e la  pace  della  vostra  società? 
Forse  la  forza  ? Ma  gli  uomini  non  sono  bruti  od 
esseri  puramente  materiali.  Forse  1’  interesse?  Ma 
con  ciò  voi  farete  di  essi  tanti  egoisti  sempre  in 
guerra  fra  di  loro.  Forse  il  piacere?  Ma  questo  cor- 
rompe e dissolve  la  società.  Dunque?...  Eh!  voi  ci 
rispondete,  che  da  voi  pure  si  conosce,  e si  venera 
Dio,  e che  il  nome  suo  augusto  sta  sempre  scritto 
in  cima  delle  vostre  leggi  e de’  vostri  decretò.  In 
buon  punto:  ma  qual’ è codesto  vostro  Dio?  È un 
Dio  che  dee  lasciarvi  libero  il  pensiero , e quindi 
permettervi  di  scapestrar  nell’  errore:  è un  Dio  che 
dee  lasciarvi  libera  la  coscienza  e perciò  non  cu- 
rarsi del  vizio  e della  virtù,  e perfin  degl’  insulti 
stessi  che  voi  gli  fate.  Ed  è questi  un  Dio  ? 

0 Fede,  o Religion  nostra  santissima,  tu  piut- 
tosto ci  addila  il  principio  che  opponi  alla  libertà 


— io- 
di coscienza,  onde  rendere  ordinala  e felice  V uma- 
na famiglia.  Sì,  ascolta,  o Uomo,  la  voce  di  Dio 
che  ti  parla:  Ego  Deus  omnipotens : ambula  corarn 
me  ; et  esto  perfectus  ( Gen.  47.  4 ).  Io  sono  Iddio 
onnipotente,  che  ti  trassi  dal  nulla,  impressi  in  te 
la  mia  immagine,  volendoti  poi  un  giorno  presso 
di  me:  dunque  cammina  sempre  alla  mia  presenza, 
non  solo  credendo  a quanto  t’  insegno,  ma  adem- 
piendo a quanto  ti  comando,  cosicché  tu  riesca  di- 
nanzi a’  miei  occhi  perfetto  e puro  sin  nei  pensie- 
ri. Però  temerai  il  Signore  Dio  tuo,  e a lui  solo 
servirai,  Dominimi  Derni  tuum  timebis  et  illi  soli 
servies  ( Deut.  6.  43  ).  Già  ti  ho  fatti  manifesti  i 
miei  precetti,  e i miei  giudizi:  questi  t’  impongo 
di  osservare  con  tutto  il  cuore  e con  tutta  1’  anima 
tua:  Dominus  Deus  praecipit  libi , ut  facias  manda- 
ta haec  atque  judicia  ex  toto  corde  tuo , et  ex  tota 
anima  tua  (Deut.  26.  46).  No,  non  è libera  la 
tua  coscienza  nella  loro  osservanza , giacche  fon- 
dandosi essi  nella  mia  e tua  natura,  sono  f espres- 
sione de’  rapporti , che  a me  ti  legano,  ed  essendo 
perciò  invariabili  non  possono,  nè  debbono  essere 
tocchi  giammai.  Intanto  tu  di  questi  miei  precetti 
mi  renderai  un  dì  ragione:  quisque  prò  se  rationem 
reddit  Deo  ( Rom.  44.  40  ).  Te  bealo,  se  gli  avrai 
adempiuti  1 una  gloria  interminabile  ti  aspetta*,  guai 
a te , guai , se  da  te  saranno  violati  ! un  supplizio 
eterno  sarà  il  tuo  gastigo:  ibunt  impii  in  suppli- 
cami aeternum , fusti  autem  in  vitam  aeternam 
( Matlh.  25.  46  ).  Questa  è la  mia  volontà,  questa 
è la  mia  sanzione.  Ego  Dominus , scrutans  cor , et 
probans  renes  ( Jer.  47.  10  ). 


— 17  — 

Eccovi,  o Figli,  il  modo  con  cui  la  Chiesa 
forma  e regola  le  coscienze.  Da  un  lato  precetti  di- 
vini ed  immutabili , dair  altro  ubbidienza  cieca  e 
rigorosa;  qui  timore  e spavento  pei  malvagi  c per 
gl’  indurati,  là  amore  e speranza  pei  buoni  e pei 
ravveduti.  Ah!  questo  è un  conoscere  la  natura  ed 
i bisogni  del  cuore  umano.  Di  fatto  voi  vedrete  nei 
veri  figli  della  Chiesa  un  affaticarsi  continuo  per 
combattere  e vincere  le  passioni,  vedrete  un  fare 
sforzi  quasi  incredibili  per  acquistare  e crescere  in 
sè  la  virtù,  vedrete  un  non  perdonare  a sacrifizi 
per  la  carità  che  sentono  verso  de’  loro  prossimi,, 
vedrete  un  rinunziare  ai  più  seducenti  diletti  per 

piacere  a Dio , vedrete E potrete  mai  vedere  e 

incontrar  ciò  in  chi  altamente  si  protesta  di  aver 
libera  la  coscienza  ? Ma  quando  mai  una  co- 
scienza sciolta  da  ogni  freno  vorrà  rinunciare  al 
diletto  che  ne  spera  dal  soddisfacimento  delle  pas- 
sioni? Quando  mai  potrà  mettere  un  argine  alle 
scelleraggini , se  non  riconosce,,  nè  vuole  alcun  ri- 
tegno? Egli  sarebbe  un  contraddire  ai  propri  principi. 

Se  non  che  è un  gittar  l’opera,  o Figli,  il  fer- 
marsi sopra  di  ciò.  Voi  piuttosto  giudicate  chi  me- 
glio provegga  al  bene  dell’  umana  famiglia , se  i 
Politici  della  terra  colle  loro  libertà , o la  Chiesa 
col  suo  Vangelo.  La  libertà  del  pensiero  mette  in 
dubbio  ogni  verità , e apre  la  porta  a ogni  errore, 
onde  la  società  stessa  ne’  suoi  fondamenti  vacilla  e 
minaccia  rovina  : la  Chiesa  colla  sua  Fede  custodisce 
invariabili  le  verità  necessarie  al  ben  essere  dell’ 
uomo,  onde  ferme  si  stanno  le  basi  del  viver  so- 
ciale. La  libertà  della  coscienza  sfrena  le  passioni, 


— 18  — 

rovescia  diritti  e doveri,  e distrugge  ogni  ordine: 
la  Chiesa  colla  sua  morale  assoggetta  la  carne  allo 
spirito , e lo  spirito  a Dio , e quasi  impadronendosi 
degli  affetti  dell’  uomo  lega  con  essi  la  coscienza 
di  lui  al  dovere , e al  bene.  Chi  dunque  meglio 
provvede  ai  bisogni,  e alla  felicità  del  civile  con- 
sorzio? Chi  appresta  più  acconcio  fondamento  alla 
stabilità  delle  nazioni  ? Se  1’  uniformità  del  pensare, 
e la  concordia  del  volere  sono  il  fondamento  primo 
dell’  ordine  e della  pace  nella  società  umana , ella 
è senza  dubbio  la  sola  Chiesa  che  lo  può  apprestare 
colla  immutabilità  di  sue  dottrine , e colla  inviolabi- 
lità di  sua  morale. 

Deh!  cessi  pertanto  quella  guerra  odiosa  che 
ora  le  si  fa,  e si  riconosca  una  volta,  e si  confessi 
che  dessa  sola  è Maestra  di  verità  e fonte  di  or- 
dine, e di  pace.  Oh!  Se  vedeste,  o uomini,  quai  de- 
sideri la  infiammino,  a che  miri,  a che  agogni! 
Tutti  ella  vorrebbe  stringervi  al  suo  seno,  e tutti 
condurvi  appiè  di  quel  divino  Agnello,  che  cadde 
vittima  e propiziazione  de’  vostri  delitti.  Vi  spiace 
forse , o vi  offende  codesta  sua  brama  ? Sì , anche 
in  mezzo  ai  tumulti  che  ora  sconvolgono  la  terra , 
c quasi  in  onta  agli  odi  ed  alle  bestemmie  di  cui 
è fatta  segno  ^ essa  leva  in  questo  giorno  medesimo 
alta  la  voce  in  faccia  al  mondo  intero  e grida , 
annuntio  vobis  gaudium  magnimi  quod  natus  est 
vobis  ìtodie  Salvator.  0 tigli  ingrati!  Voi  v’  invola- 
te dalle  mie  braccia,  ella  grida,  voi  mi  coprile  d’in- 
sulti, voi  mi  ferite  colle  bestemmie,  ed  io  in  ricam- 
bio vi  presento  quel  Dio , che  stretto  in  fasce  prega 
e soffre  per  le  vostre  scelleraggini , e per  la  vostra 


— 19  — 

stessa  ingratitudine!  Orsù  contemplatelo  una  volta 
e sgannatevi!  ìNon  ha  egli  ora  la  destra  armata  di 
fulmini,  ma  giace  pargoletto  su  dura  paglia  quasi 
in  alto  di  dirvi;  vedete  se  io  vi  amo!  E a sì  te- 
nera vista  non  si  connnoverà  il  vostro  cuore?  Oh! 
il  caro  e dolce  spettacolo  che  sarebbe,  o Figli  di- 
lettissimi , il  vedere  tutte  quante  le  genti  della  terra 
prostrarsi  oggi  devote  dinanzi  alla  culla  del  Celeste 
Bambino,  e gridar  ad  una  voce,  mais  Dominus , 
una  Ficles ; mais  Deus  et  Pater  omnium.  Allora  sì 
che  esse  si  starebbero  strettamente  unite  coi  vin- 
coli della  più  santa  carità , allora  sì  che  tutte  in- 
sieme concordi  di  mente  e di  cuore  riposerebbero 
tranquille  all’  ombra  del  pacifico  olivo  ! 

Ma  se  non  è dato  di  mirar  tutte  le  genti  pro- 
strate dinanzi  alla  culla  del  divino  Infante,  almeno 
il  Pastor  vostro  vegga  le  sue  pecorelle  adempiere 
un  sì  bell’ alio.  0 amate  pecorelle , eccovi  la  pove- 
ra casa,  in  cui  albergò  poco  dopo  nato  il  divin  Sal- 
vatore! La  riconoscete  voi?  Fu  là  dove  1’  Augusta 
Triade  discese,  dirò  così,  a compiere  la  grand’  opera 
della  Redenzione,  fu  là  che  il  divino  Spirito  adom- 
brò del  suo  spiro  la  Verginella  di  Nazaret,  fu  di  là 
che  la  vaga  iride  sorse  di  quella  pace  che  consolò 
tutta  la  terra.  E a sì  care  e sublimi  rimembranze, 
quali  pensieri  vi  si  affacciano  alla  mente,  quali  affetti 
vi  sentite  svegliarsi  in  cuore  ? Ah!  prostratevi  dinan- 
zi a quel  sacro  Ostello,  e insiem  cogli  Angioli  canta- 
te Gloria  in  altissimis  Deo , e ad  un  tempo  pregate. 
Pregate  per  voi,,  e per  la  vostra  famiglia,  nò  dimen- 
ticatevi del  Pastor  vostro  affinché  tutti  abbiam  pace; 
pregate  per  le  genti  della  terra  affinchè  riconoscano 


— 20  — 

questo  amabilissimo  Gesù,  e f adorino,  e l’  amino,, 
e soprabiti  pregate  per  Lui  che  siede  al  governo 
della  navicella  di  Piero.  Oh!  al  vederla  flagellata  e 
combattuta  da  suoi  stessi  figli,  il  tenero  suo  cuore 
ne  piange,  ne  geme,  e le  preghiere  vostre  implora, 
affinchè  si  plachi  f ira  del  cielo  „ e la  terra  riposi 
finalmente  in  tranquillissima  pace.  Noi  farete  voi  per 
un  fine  sì  santo,  che  torna  tutto  a vostro  vantag- 
gio, e de’  vostri  fratelli?  Sì,  pregate.  Che  se  nel 
pregare  temete  d’  incontrarvi  nel  volto  di  un  Di- 
sdegnato, rivolgetevi  alla  gran  Vergine  immacolata- 
mente concetta , e la  vostra  preghiera  a Lei  sia  così 
forte  e polente,  che  per  intercessili  sua  abbiasi  di 
nuovo  ad  intuonar  sull’  arpe  d’  oro  quel  cantico  lie- 
tissimo, che  già  in  questo  giorno  rallegrò  il  mondo: 
sia  gloria  a Dio  ne’  cieli,  perchè  in  terra  fu  rido- 
nata la  pace  agli  uomini  di  buon  volere;  Gloria  in 
altissimis  Deo  j et  in  terra  pax  hominibus  bonae 
volontatis.