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Full text of "La nuova notarisia"

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N 


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W.  O.  PARLO W 


Digitized  by  thè  Internet  Archive 
in  2015 


https://archive.org/details/lanuovanotarisia2319toni 


Strie  XXIII  (Anno  XXVII  dalla  futeini  Mia 11  HOTflBISIfl,,)  Gennaio  1912 

LA  NUOVA 

[NOTARISIA 

RISE»  CONSACRATA  ALLO  STUDIO  DELLE  ALGHE 

J REDATTORE  E PROPRIETARIO 

G.  B.  Dott,  DE>TONI 

LAUREATO  DELL’  ISTITUTO  DI  FRANCIA 
MEMBRO  DEL  REGIO  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 
PROFESSORE  ORDINARIO  DI  BOTANICA  PRESSO  LA  R.  UNIVERSITÀ  DI  MODENA 

SOMMARIO 

; 

Mazza  A.:  Saggio  di  Algologia  Oceanica  jcontin.].  — De  Toni  G.  B.  : Edoardo 
Bornet  1828-1911).  — Litteratura  pii y cologica. 

B (Ir esser  tout  ce  qui  concerne  la: 

« NUOVA  NOTARISIA  » 

à M.  le  Prof.  G.  B.  DE  TONI  ^ 

R-  Orto  Botanico,  Modena  (Italie) 

Prix  d’abonnement  pour  la  sèrie  XXIII  (1912) 

Francs  15. 

|rÌX  d’ abounemént  pour  les  années  1886-89  du  Journal  d’algologie  «Notarisia» 

Francs  60. 


TIP.  SEMINARIO -PADOVA 


Collaboratori  della  NUOVA  NOTARISIA 


T.  Bentivoglio  — O.  Borge  — A.  Borzi  — F.  Castracane  (*}*)  — 
J.  Chalon  — R.  Chodat  — J.  Comère  — J.  Deby  (f)  — A. 
De  Toni  — A.  M.  Edwards  — D.  Filippi  — A.  Forti  — M. 
Foslie(-[*)  — A.  Garbini  — G.  Guglielmetti  — R.  Gutwinski  — 
A.  Hansgirg  — E.  M.  Holmes  — L.  Holtz  — T.  Johnson  — G. 
Lagerheim  — V.  Largaiolli  — A.  Mazza  — C.  Mereschkowski  — 
L.  Montemartini  — O.  Nordstedt  — P.  Pero  — P.  Petit  — S. 
Petkoff  — A.  Piccone  (*j*)  — T.  Reinbold  — P.  Richter  — 
J.  J.  Rodriguez  (•(*)  — W.  Rothert  — F.  Saccardo  (*f)  — W. 

SCHMIDLE  F.  SCHMITZ  (f)  — B.  ScHROEDER  C.  ScHROETER  — 

W.  A.  Setchell  — C.  Techet  — A.  Trotter  — A.  Weber  van 
Bosse  — W.  West  — G.  Zodda. 


GENNAIO  1912  - (Anno  XXVII  dalla  fondazione  della  “ NOTARISIA  „). 


LA  NUOVA  NOTARISIA 

PROPRIETARIO  E REDATTORE 

D OTT.  G.  B.  DE  TONI 

LAUREATO  DELL*  ISTITUTO  DI  FRANCIA 
MEMBRO  DEL  REGIO  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 
PROF.  ORDIN.  DI  BOTANICA  NELLA  R.  UNIVERSITÀ  DI  MODENA 

R.  Orto  Botanico  Modena  (Italia) 


Angelo  Mazza 


SAGGIO  DI  ALGOLOGIA  OCEANICA 


Gen.  CROUANIA  J.  Ag. 

Etym.  dedicata  ai  celebri  crittogamisti  francesi  fratelli  Crouan. 

= Bisporium  Naeg.,  Batracho spermi,  Mesogloiae,  Griffithsiae, 
Callithamnii  sp.  auct. 

Le  Crouania,  conosciute  già  in  numero  di  nove,  sono  ora  ri- 
dotte a sole  cinque,  in  seguito  alle  tre  assegnate  al  gen.  Muellerena 
ed  al  passaggio  di  C.  Schousboei  fra  le  Gloeosiphoniaceae  per  opera 
dello  Schmitz  che  la  elevò  al  nuovo  genere  Thuretella  ( T . Schou- 
sboei Schm.). 

Frondi  filiformi,  cilindriche,  gelatinose,  in  più  modi  e per  ogni 
verso  ramose,  costituite  press’  a poco  come  le  Dudresnaya  e le  Nac- 
carìa  e cioè  da  un  asse  articolato  monosifonio  nudo  o percorso  lon- 
gitudinalmente da  fibre  sottili  articolate  e munite  perifericamente, 
alle  giunture  delle  articolazioni,  di  due  o più  rametti  dicotomo-fasti- 
giati,  liberi,  subliberi  o coalescenti  nelle  parti  superiori  dei  rami, 


formanti  in  tal  modo  dei  verticilli  distanti  nelle  parti  inferiori  che 
perciò  appaiono  nodulose,  appressati  nelle  superiori  parti  le  quali  si 
fanno  talvolta  subcompresse  per  analogia  di  accrescimento  in  seguito 
alla  coalescenza  dei  ramoscelli.  Cistocarpi  solitari  od  appaiati  agli 
apici  di  rametti  più  lunghi,  circondati  dai  filamenti  dello  strato  pe- 
riferico. Tetraspore  sessili,  sferiche,  divise  a triangolo,  oppure  oblun- 
ghe, trasversalmente  bipartite  come  avviene  in  altri  generi  nei  quali 
la  divisione  triangolare  o crociata  si  compie  in  modo  cosi  irregolare, 
o imperfetto  (secondo  Ardissone)  da  simulare  una  semplice  bipar- 
zione. 

4i5.  Crouania  attenuata  (Bonn.)  J.  Ag. 

— Mesogloja  attenuata  Ag.  - M.  ? moniliformis  Griffi  in  Harv.  - 
Grìffitlisia  nodulosa  Ag.  - Callith.  nodulosum.  Kuetz.  - Callith.  Batra- 
chospermum  Kuetz.  - Callith.  condensatum  Kuetz.  - Crouania  Sotierii 
De  Not.  - C.  densa  Reinsch.  - C.  bispora  Crouan.  - C.  att.  f.  bispora 
Hauck.  - Ceramium  hìspidum  Schousb.  - Ceram.  annulatum  Schousb. 
sec.  Bornet. 

La  presenza  sua  nel  Mediterraneo  e nell’alto  Adriatico  può  di- 
spensarmi dal  qui  intrattenermi  particolareggiatamente  sulla  morfolo- 
gia di  questa  pianta  dopo  la  descrizione  lasciataci  dall’  Ardissone  nella 
Phycol.  medit. 

Il  nome  specifico  le  deriva  dall’estrema  sottigliezza  dei  rametti 
verticillari  la  cui  tenuità  è all’occhio  accresciuta  nei  frequenti  casi 
del  loro  acromatismo  ialino  e dalla  sostanza  teneramente  gelatinosa. 
Questi  rametti  o meglio  fascicoli  di  rametti  a ciascuna  delle  artico- 
lazioni assili  dall’ Ardissone  non  vengono  numericamente  indicati. 
L’  Hauck,  nella  sua  fig.  35,  ne  disegna  parecchi  sotto  la  lettera  a e 
due  soli,  uno  per  lato,  sotto  la  lett.  c.  Se  quest’  ultimo  è infatti  il 
caso  più  frequente  un  maggior  numero  non  è da  escludersi.  Questa 
specie  essendo  stata  studiata  per  la  prima  volta  da  C.  A.  Agardh  che 
le  impose  il  nome  di  Mesogloja  attenuata,  tramutato  in  Crouania  dal 
figlio  J.  Agardh,  vien  considerata  come  il  tipo  del  genere  ( 1 ). 


(1)  Non  conoscendo  la  Crouania  annulata  del  Berthold  nè  la  sua  descrizione, 
nulla  posso  dire  se  ed  in  quanto  questa  possa  corrispondere  a C.  attenuata , giac- 
ché il  carattere  assegnatole  dei  rametti  quaterni  ad  ogni  verticillo  non  le  sarebbe 
esclusivamente  proprio.  Il  Preda  la  riferisce  alle  specie  dubbie. 


La  configurazione  monotìpica  nei  primi  stadi  della  sua  evolu- 
zione va  soggetta  a delle  varianti  nel  portamento  per  ragioni  am- 
bienti di  stazione  e di  stagione.  Cosi  il  rameggio  allungato  ascen- 
dente e rado  può  essere  sostituito  da  un  altro  più  breve,  più  denso, 

ed  allora  l’assieme  ha  un  perimetro  subtondo  del  diam.  di  3-4  cm. 
A questa  forma  va  sempre  congiunta  una  sostanza  più  consistente 
dovuta,  pare,  ad  agenti  speciali,  oltre  quelli  indicati,  e cioè  a so- 
stanze eterogenee  che  la  rivestono,  non  esclusa  l’azione  di  talune 
Bacillariee.  Altra  conseguenza  di  questo  portamento  è l’ emissione 
più  frequente  di  alcune  rizine  aventi  origine  dalle  congiunzioni  delle 
articolazioni.  Queste  sono  una  volta  e mezzo  più  lunghe  del  diam. 
con  le  estremità  ora  piane,  ora  leggermente  arcuate  in  senso  oppo- 
sto e in  questo  caso  alle  ginocchia  delimitano  uno  spazio  a forma 
elittico-depressa.  I ramoscelli  sono  sciolti  nella  parte  inferiore  della 
fronda,  più  o meno  obliterati  o ridotti  a masse  di  sostanza  amorfa 
nello  stadio  senile,  e nella  parte  superiore  più  o meno  confluenti  o 
concrescenti  con  accompagnamento  di  appiattimenti  del  filo  assile 
che  in  tal  caso  assume  la  forma  di  una  membrana  subialina,  rosea 
o paglierina  parenchimatica,  oppure  lacunoso-retiforme.  Una  sezione 
trasversale,  esaminata  a luce  obliqua,  mostra  l’interno  del  filo  occu- 
pato da  membranelle  delle  quali  le  più  esterne  integre  e ben  defi- 
nite nella  loro  forma  tuboliforme,  le  più  interne  dilacerato-diafram- 
matiche. 

Distribuì  — Mediterraneo,  Adriatico,  lungo  le  coste  orientali 
dell’Atlantico  dall’Inghilterra  alla  Francia,  e quelle  dell’America  bo- 
reale, secondo  l’Harvey. 

416.  Crouania  vestita  Harv. 

Appartiene  alla  sezione  delle  spongiosae  pei  verticilli  a ramoscelli 
rigidetti  ripetutamente  di-tricotomi  a segmenti  divergenti,  gl’interni 
spesso  arcuato-reflessi  connati  coi  vicini,  liberi  gli  esterni,  formanti 
esteriormente  al  tubo  della  fronda  una  rete  intricata  di  carattere  quasi 
spongioso,  d’onde  il  nome  specifico. 

Fronda  articolata,  cilindrica,  crassa,  solitaria  0 cespugliosa,  alta 
da  2 ad  8 cm.  e dello  spessore  di  1-2  mill.,  le  cui  divisioni  di  primo, 
secondo  e terzo  grado,  assai  divaricate  ed  irregolarmente  subpennate, 
hanno  un  perimetro  piramidato,  e l’assieme,  ridotto  in  piano,  assume 
una  figura  flabellata  negl’individui  meglio  sviluppati. 


4 


Le  fruttificazioni  prendono  il  posto  di  un  rametto,  e precisamente 
quella  parte  che  dovrebbe  essere  1’  articolo  infimo  di  esso,  in  quan- 
tochè  la  restante  parte  si  trasforma  nel  pericarpo.  Cistocarpi  globosi 
a pericarpo  ialino  gelatinoso  con  carpospore  subtonde,  vivamente 
porporine,  ammassate  senz’ordine  apparente  nell’interno. 

Tetraspore  assai  grandi,  in  relazione  alle  parti  generanti,  di- 
vise per  tre,  oppure  pluricellulari  ma  sempre  involte  nel  perisporio, 
od  infine,  per  ragioni  locali,  libere  e sparse  in  una  membrana  il  cui 
tessuto  è dipendente  dalle  ragioni  stesse.  Infatti,  massime  nelle  parti 
superiori  della  pianta  dove  il  fenomeno  può  osservarsi  in  azione,  in 
conseguenza  degli  appiattimenti  ai  quali  esse  vanno  soggette,  le 
spore  figurano  sparse  in  una  membrana  costituita  da  piccole  cellule 
aggregate  di  un  porporino  vivacissimo  e di  natura  disseminativa 
collegate  da  filamenti  ifeformi,  e coi  margini  lacunoso-retiformi  (1). 

A seconda  delle  diverse  posizioni  dalle  quali  si  traggono,  le  se- 
zioni trasversali  presentano  qualche  divario  nei  particolari.  Se  ne 
sceglie  una  a perimetro  dittico  ma  che  sotto  un’azione  acidulata 
può  farsi  tondo.  Il  centro  del  tubo  è dato  da  un  nucleo  lineare  lon- 
gitudinale ricco  di  endocromi  roseo-porporini.  Questo  nucleo  è in- 
guaiato da  parecchie  membrane  tubolari,  esilissime,  ialine,  concen- 
triche. 

Parete  del  filo  crassa  rivestita  esternamente  da  un  verticillo  di 
rametti  ora  subsciolti,  ora  aggrovigliati,  a massa  unica  o più  o meno 
distinta  in  quattro,  ed  ora  appianato  in  una  membrana  lacunoso- 
reticolata. 

In  piano  il  filo  si  mostra  percorso  longitudinalmente  da  fibre 
robuste,  colorate,  parallele. 

Colore  densamente  rosso,  più  pallido  nelle  parti  cimali;  sostanza 
molle  spongiosa  o assai  gelatinosa. 


(*)  Queste  cellule  e questi  filamenti  si  rivelano  per  una  derivazione  della 
scomposizione  di  molte  delle  tetraspore,  le  prime  cioè  dalle  spore,  i secondi  dal 
perisporio.  Se  si  tratta  di  un  processo  meramente  architettonico  atto  ad  assicu- 
rare la  compagine  delle  parti  interessate,  o seppure  esso  si  collega  ad  un  fine 
bio-riproduttivo,  è questo  un  quesito  che  aspetta  sempre  una  dimostrazione.  In- 
tanto è bene  rilevare  che  già  si  conoscono  parecchie  analogie  al  riguardo.  Nel 
caso  speciale,  nè  il  testo  nè  1*  iconografia  dell’  Harvey  (tav.  140)  si  estendono  ad 
alcun  particolare  circa  la  connazione  e la  concrescenza  dei  rametti. 


Nuova  Olanda. 

a.  Crouania  vestita,  n.  sp.  Fremantle  et  King  Georg’ s Town. 
(Harvey),  leg.  Mont.  maggio  1867. 

Gen.  LASIOTHALIA  Harv. 

Etym.  lasios  velutino,  thalos  ramo;  o thaleo  fiorisco? 

= Callitharnnìì  et  Spongoclonìi  sp.  auct. 

Pare  che  questo  genere  non  possa  essere  considerato  come  de- 
finitivamente stabilito,  e ciò  per  le  stesse  ragioni  esposte  nel  trattare 
del  gen.  Spongoclonìum  col  quale  ha  pure  tante  attinenze.  Lo  stesso 
nome  è poco  felice  perchè  allude  ad  un  carattere  di  troppo  lata  ap- 
plicazione (1). 

Per  attenerci  ai  caratteri  più  significativi,  si  accenna  che  nelle 
Lasìothalia,  considerate  come  appartenenti  alle  Crouaniee,  si  hanno 
i fili  corticati,  mentre  sono  nudi  nelle  Spongocloniee ; che  l’asse 
centrale,  anziché  di  crassi  rizoidi  come  in  Spongoclonìum,  è rivestito 
di  semplici  ifì  ; che,  a differenza  di  questo,  avrebbe  i rametti  disposti 
in  modo  crociato,  ed  i cistocarpi  collocati  fra  i rametti  piliformi  su- 
perficiali [L.  ? plumigera ) anziché  da  questi  coperti.  Forma  e dispo- 
sizione dei  tetrasporangi  eguali  in  entrambi  i generi.  Solo  il  mate- 
riale naturale  potrebbe  far  luce  sulla  vera  ubicazione  che  nella  si- 
stematica potesse  spettare  alle  quattro  piante  di  cui  il  proposto  ge- 
nere si  compone,  genere  da  ritenersi  per  ora  basato  sulla  L.  hirsuta 
studiata  dal  Sonder  sotto  il  nome  di  Spongoclonìum  conspicuum, 
mentre  le  altre  tre  vi  si  annettono  dubitativamente,  come  finora 
consta  allo  scrivente.  Questo  desiderato  materiale  ci  offrirebbe  anche 


(A)  Secondo  la  migliore  regola,  il  nome  generico  dovrebbe  sempre  includere 
il  carattere  esclusivo  o quello  più  sagliente  che  contraddistingue  la  pianta  che  al 
genere  corrisponde.  Giudicata  con  questo  criterio  scientifico  è da  ritenersi  poi 
riprovevole  1’  uso  di  sacrificarla  al  nome  di  botanici  o di  chi  si  voglia,  per  quanto 
sommi.  Onoranze  di  tal  fatta  dovrebbero  appena  essere  tollerate  per  eccezione 
nella  designazione  di  qualche  specie  che  lo  richieda.  Prima  la  Natura,  poi  i na- 
turalisti ; questo  era  anche  l’avviso  dell’ Ardissone.  Seguendolo,  si  avrebbe  anche 
il  vantaggio  di  risparmiare  al  dolce  idioma  latino  ed  a ben  costrutti  orecchi  le 
più  orribili  cacofonie  che  tanto  disdicono  all’armonia  e delicatezza  delle  più  vaghe 
manifestazioni  naturali. 


il  mezzo  di  constatare  se  ed  in  quanto  la  struttura  intima  potesse 
prestarsi  all’ indicato  scopo.  Questa  opportunità  tanto  più  s’impone 
in  seguito  al  polisifonismo  (tale  s’interpreta)  chel’Harveyha  riscon- 
trato nel  suo  Callithamnion  ( Dasythamnion ) plumigerum , figurato  nella 
tav.  285  della  Phycol.  australica. 

417.  Lasiothalia  ? plumigera  (Harv.),  Spongoclonium  plumigerum 
Ag.  - Callithamnion  ( Dasythamnion ) plumigerum.  Harv. 

Apparato  radicale  coperto  da  fibre  lanose  e con  ciò  non  si  dice 
in  cosa  consiste  la  natura  della  radice  avente  carattere  di  appren- 
sione al  sostrato.  Queste  cosi  dette  fibre  non  possono  essere  che  i 
ramoscelli  infimi  come  altri  simili,  partenti  dalla  base  di  ogni  articola- 
zione e che  coprono  tutta  la  pianta  di  un  rivestimento  molle,  irto,  stop- 
poso o lanoso.  Frondi  3-4  volte  pennate  con  le  penne  di  vario  grado 
coperte  in  alto  di  peli  articolati  e di  piccoli  ramoscellini  orizzontali 
subsemplici  alternatamente  ramicellosi.  Cistocarpi  disposti  fra  i peli 
superficiali,  spesso  geminati,  quasi  involucrati  dai  peli  circostanti. 
Tetrasporangi  secondati  lungo  il  lato  interno  delle  divisioni  delle 
pennette.  Colore  rosso-porporino.  Sostanza  flaccida  aderibile  alla 
carta. 

Eccone  ora  l’assieme  secondo  la  citata  tav.  Harveyana. 

La  pianta  è alta  17  cm.  Si  compone  del  disco  che,  compreso 
il  rivestimento  ramicellare,  ha  lo  spessore  di  una  penna  anserina 
attenuato  alle  due  estremità.  Questo  disco  è munito  di  28  rami  pri- 
mari, disposti  disticamente  in  numero  di  14  per  ogni  lato,  orizzon- 
tali-ascendenti,  lunghi  da  mezzo  cent,  ad  un  cm.  nelle  parti  atte- 
nuate del  disco,  di  5-8  cm.  in  tutto  il  resto  del  suo  percorso.  Ogni 
ramo  primario  forma  dunque  una  penna  di  primo  grado,  che  si  com- 
pone di  io-i 8 penne  di  .secondo  grado  lunghe  da  mezzo  cm.  ad 
un  cm.  e mezzo,  le  quali,  alla  loro  volta,  si  decompongono  una  o 
due  volte  in  rametti  da  2 mill.  ad  una  frazione  di  mill.  di  lunghezza. 
Tutte  quante  queste  suddivisioni  sono  assai  aperte  e disposte  in 
modo  alternato. 

Delle  tre  analisi  che  completano  la  tavola,  è degna  di  essere 
segnalata  quella  raffigurante  la  sezione  trasversale  del  disco.  L’ am- 
bito ne  è tondo.  Il  centro  è occupato  da  un  grande  tubo  inguainato 
a distanza  da  una  membrana.  Seguono  i tubi  pericentrali  disposti  in 
tre  giri  concentrici,  in  apparenza  della  stessa  natura  di  quello  cen- 


7 


trale,  ma  di  un  diametro  5-6  volte  minore.  Il  giro  esterno  è assai 
regolare  ed  è composto  di  25  tubi;  piuttosto  irregolari  sono  i giri 
interni  composti  di  un  numero  sempre  più  limitato  pel  fatto  che 
tutti  quanti  questi  tubi  pericentrali  hanno  lo  stesso  diametro.  La  pe- 
riferia è finalmente  coronata  da  un  giro  di  ramoscelli-,  più  o meno 
suddivisi,  aventi  ciascuno  per  base  la  parete  di  ogni  singolo  tubo 
periferico.  Come  si  comprende,  solo  sul  vero  questa  struttura  po- 
trebbe essere  apprezzata  in  ragione  del  suo  significato. 

Si  può  soltanto  aggiungere  che  questa  pianta  lascia  sospettare 
il  riferimento  ad  una  forma  della  Lasiotlialia  hirsuta  Harv. 

Hab.  le  coste  della  N.  Olanda  australe. 


Gen.  GATTYA  Harv. 

Etym.  gen.  dedicato  al  nat.  Gatty. 

I primi  studi  fatti  sulla  struttura  interna  dell’unica  specie  che 
finora  costituisce  questo  genere,  diedero  un  risultato  contradditorio 
inquantochè  il  tessuto  poteva  ricordare  le  Gloiosifoniacee  ( Gioiosi - 
phonia  e Gloiopeltis ),  le  Dumontiacee  ( Pikea ),  le  Endocladiee  (En cio- 
cia dia)  e persino  le  Caulacantee  ( Caulacanthus ) e ciò  per  un’ erronea 
interpretazione  di  referenze  con  Gattya  le  cui  tetraspore  inoltre,  divise 
a triangolo,  sono  in  opposizione  con  le  divisioni  crociate  o zonate 
delle  indicate  sottofamiglie.  Questi  rilievi  comparati  sulle  dette  frut- 
tificazioni indussero  J.  Agardh  a ravvisare  nella  Gattya  P affinità  che 
la  collega  al  genere.  Ptilocladia , nel  che  convenne  poscia  anche  lo 
Schmitz.  Ignoro  se  questi  due  autori  siano  pure  entrati  in  merito  al 
significato  del  tessuto  di  Gattya  in  relazione  alle  Crouaniee  alle  quali 
appartiene. 

Fronda  grassetta  cilindrico-subcomplanata,  decomposta  in  modo 
distico  ed  alterno,  un  po’  gelatinosa,  tubolosa,  interamente  contesta 
di  filamenti  articolati,  e cioè  con  l’asse  monosifonio  grossamente  ar- 
ticolato con  sei  rami  verticillati,  da  esso  egredienti  ad  ogni  artico- 
lazione, di-policotomo  fastigiati  con  gli  articoli  terminali  contesti  in 
uno  strato  continuo  periferico.  Cistocarpi  in  rami  clavati  o rigonfi, 
cimali  (acrogeni),  spesso  singoli,  totalmente  inclusi  nel  cortice,  con 
gonimoblasto  diviso  in  più  lobi  in  seguito  ad  evoluzione  succedanea. 


s 

Tetrasporangi  divisi  a triangolo  svolti  in  anguste  prolificazioni  for- 
manti quasi  uno  strato  continuo  periferico,  evidentemente  prodotti 
dalle  estremità  dei  filamenti  provenienti  dall’asse.  Così  la  diagnosi. 

Ora,  in  relazione  alle  Crouaniee,  si  deve  por  mente  ad  una  ben 
curiosa  modificazione  che  qui  assumono  gli  elementi  organici  della 
fronda.  Non  è più  un  semplice  e vasto  tubo  articolato  che  percorre 
longitudinalmente  l’interno  della  parete  del  filo,  esternamente  alla 
quale  si  svolgono  alla  base  di  ogni  articolazione  i rametti  verticillari. 
Invece  in  Gattya,  come  Plilocladia,  il  processo  dei  rametti  stessi  si 
svolge  nell1  interno  della  parete  del  filo,  giacché  partono  direttamente 
dalla  base  di  ogni  articolazione  del  tubo  assile,  dando  cosi  luogo  al- 
l’illusione che  i rametti  stessi,  anziché  degli  organi  a sé  stanti,  co- 
stituiscano uno  strato  speciale  nello  spessore  del  filo,  donde  l’imba- 
razzo originario  nel  trovare  a Gattya  (anno  1864)  una  corrispondenza 
che  pure  esisteva  in  Ptìlocladia  già  conosciuta  fin  dal  1845. 

418  Gattya  pinnella  Harv. 

La  pianta,  salvo  l’ intenso  suo  colore  rosso-scuro,  ha  il  porta- 
mento musciforme  di  un  giovane  Rhyncostegium.  Ha  un  sorcolo  re- 
pente munito  di  piccoli  dischi  pei  quali  si  apprende  alle  Corallinacee 
e ad  altre  Alghe,  sorgendo  indi  libera  ed  eretta  per  un’altezza  da 
2 a 5 cm.  È distico-pennata,  quasi  pinnatifida  con  pinnule  lunghe 
circa  un  mill.,  lineari-cuneiformi  ottuse  in  punta.  Vista  in  piano  ap- 
pare quasi  costata  e penninervia.  Si  comprende  che  la  costa  centrale 
rappresenta  invece  il  tubo  assile,  e che  le  nervature  pennate  corri- 
spondono ai  filamenti  (rametti)  callitannioidei,  dapprima  semplici,  po- 
scia ramosi,  diretti  alla  periferia  dove  si  suddividono  in  modo  co- 
rimboso  o subfastigiato  e si  saldano  nello  strato  corticale,  che  la  tav. 
Harveyana  N.  93  raffigura  composto  di  un’  unica  serie  di  cellule  sub- 
tondo-elittiche  (Vegg.  la  trattazione  del  gen.). 

Sostanza  molle  aderibile  alla  carta. 

La  pianta  nella  figura  citata  ha  per  supporto  V Amphiroa  anceps. 

Hab.  la  Nuova  Olanda  occidentale  ed  inferiore. 


Gen.  PTILOCLADIA  Scnd. 


Etym.  ptilos  penna,  clados  ramo. 

Se  il  divario  dei  sessi  negli  stessi  animali  inferiori  va  non  di 
rado  congiunto  alle  più  disparate  forme  esteriori  a seconda  degli 
individui,  non  deve  recar  meraviglia  se  il  fenomeno  si  ripete  con 
maggior  abbondanza  di  esempi  nel  regno  vegetale,  e più  specialmente 
nelle  crittogame.  Nelle  tallofite  i raffronti  fra  individuo  ed  individuo, 
non  solo  dei  generi  e delle  specie  agìni,  ma  pure  della  stessa  specie, 
sono  talvolta  quanto  mai  stupefacenti,  a seconda  che  si  tratti  di  mo- 
nodioicità,  di  dioicità,  di  alternanze  di  generazione,  di  stati  di  sterilità 
temporanea  o semplicemente  apparente  od  assoluta  ecc.,  e sempre 
rimanendo  nei  limiti  di  condizioni  fisiologiche. 

Così  pel  genere  che  ora  ci  occupa,  se  non  ci  soccorressero  la 
struttura  intima  e le  fruttificazioni  simili  se  non  allo  intutto  identiche 
nei  particolari,  sarebbe  il  caso  di  stupirci  dei  portamenti  così  diversi 
offertici  da  Gattya  e da  Plìlocladia. 

Fronda  cilindrico-compressa,  disticamente  pennata  con  le  penne 
maggiori  composte,  commiste  a quelle  minori  che  sono  semplici,  a 
base  più  larga  attenuata,  roseo-sanguinea,  spongiosa,  nel  secco  fra- 
gilissima (i).  Filo  (tubo  interiore)  crasso,  articolato,  con  le  articola- 
zioni 3 volte  più  lunghe  del  diam.,  percorrenti  il  caule  ed  i rami, 
costituente  l’asse  della  fronda,  circondato  ad  ogni  ginocchio  da  fila- 
menti assai  tenui,  orizzontali,  articolati,  spesso  verticillati  e ripetuta- 
mente  forcuti,  dirigentisi  verso  1’  esterno  dove  costituiscono  lo  strato 
periferico  (non  corticale)  della  fronda.  I filamenti  più  interni  di  que- 
sto strato  sono  lungamente  articolati,  intricati,  policotomi,  congiunti 
per  anastomosi;  i più  esterni  brevemente  articolati,  dicotomi  e fasti- 
giati.  Cistocarpi  inclusi  negli  ultimi  rametti  ingrossati,  gemini,  late- 
ralmente agissi  all’asse  delle  parti  stesse,  affatto  privi  di  qualsiasi 
speciale  tegumento.  Tetrasporangi  immersi  nello  strato  periferico, 
sparsi,  agissi  ai  filamenti  verticali,  con  le  tetraspore  divise  a triangolo. 


(4)  Occorre  una  previa  umettazione  per  averne  buone  sezioni,  altrimenti  si 
ha  del  pulviscolo  effervescente,  ciò  che  rivela  la  presenza  di  calce  a stato  colloi- 
dale, che  determina  la  fragilità  della  pianta.  Questa  fragilità  è anche  dovuta  al 
T assenza  di  ogni  sostanza  mucosa. 


10 


4i9-  Ptilocladia  pulchra  Sond. 

E per  ora  l’ unica  specie  che  si  conosca.  Apparato  radicale  di 
doppia  natura:  il  superiore  costituito  da  una  espansione  scutata,  l’in- 
feriore da  fibre  radiciformi  conteste  articolate.  Nella  tav.  209  del- 
1’  Harvey  la  pianta  ha  l’altezza  di  i5  cm.  e la  larghezza  massima 
di  6 mill.,  con  le  estremità  attenuate,  tutta  compressa  salvo  che 
nello  stipite  che  è subcilindrico  o avente  sezione  trasversale  elittica 
colle  estremità  rotondate.  Rami  inferiori  o prettamente  orizzontali  o 
suborizzontali,  ma  sempre  tutti  assai  patenti,  lunghi  da  4 a 6 cm. 
Pennette  ultime  subolate,  subincurve,  lunghe  2 mill.  L’assieme  den- 
droideo  ha  un  ambito  fra  il  triangolare  ed  il  subrettangolare.  Il  co- 
lore rosso  sanguineo  si  muta  in  un  delicato  roseo  opaco  nel  secco, 
Sostanza  dapprima  gelatinosa,  indi  spongiosa  e finalmente  rigida. 

In  Gaitya  i rametti  costituenti  i verticilli  articolari  del  tubo  as- 
sile  sono  sei,  e le  cellule  estreme  di  questi  rametti  si  congiungono 
alla  periferia  così  da  tener  luogo  di  uno  strato  corticale  assai  più 
complesso,  mentre  esso  è composto  di  un  semplice  monile.  In  Pti- 
locladia invece  i verticilli  suddetti  sono  composti  di  otto  rametti  le 
cui  estremità  periferiche  sono  completamente  libere,  ma  sempre  e 
con  tanta  esattezza  cosi  obbedienti  alla  linea  di  demarcazione  peri- 
metrale delle  singole  parti  da  far  ritenere  che  ciò  sia  dovuto  alla 
presenza  di  uno  strato  corticale  che  in  effetto  non  esiste.  A questa 
circostanza,  la  quale  permette  all’acqua  ed  all’aria  di  venire  a con- 
tatto immediato  col  tubo  assile,  è dovuta  la  spongiosità  della  pianta  (1). 

La  sezione  trasversale  del  caule  e dei  rami  ha  forma  elittica. 
11  centro  è occupato  dal  tubo  assile  che  in  sezione  ha  forma  elittica 
assai  compressa,  talvolta  quasi  lineare,  a nucleo  sublineare  pallida- 
mente carnicino.  Se  1’  umettazione  viene  acidulata,  tutte  queste  forme 
più  o meno  schiacciate  si  fanno  perfettamente  tonde  con  un  turgore 
fisiologico,  e cioè  senza  collassi  di  sorta  (2). 


(1)  Ben  si  comprende  che  qui  come  in  tutti  i casi  cui  si  allude  nell’  Osser- 
vazione a Seirospora  Grif/ithsiana  (N.  382)  il  carattere  della  spongiosità  (toltone 
il  genere  Ceratodictyon)  va  inteso  nel  senso  di  una  semplice  impressione  tattile, 
e non  già  che  sia  dovuto  ad  un’  organizzazione  tale  da  potersi  paragonare  a quella 
delle  Spongia. 

(2)  Questo  fatto  non  è trascurabile  in  quanto  dinota  la  facoltà  di  un’  azione 
per  adattamenti  transitori  o più  o meno  stabili,  consigliata  da  ragioni  ambienti. 


11 


Lo  spazio  fra  il  nucleo  e la  parete  del  tubo  è occupato  da  pa- 
recchie membranelle  ialine  esilissime  concentriche.  Il  nucleo  ha  tutto 
il  carattere  di  un  tubo  interno  il  cui  invoglio  maggiore  è dato  dal 
tubo  esteriore  a parete  crassa,  ialina,  ecorticata,  dalle  cui  giunture 
si  staccano  gli  otto  filamenti  dei  quali  si  è già  parlato,  la  parte  sem- 
plice dei  quali,  o basilare,  è composta  unicamente  dalla  prima  arti- 
colazione  del  rametto,  ciò  che  pure  avviene  in  Gatlya. 

Rab.  rupi  e conchiglie  lungo  le  coste  occidentali  ed  australi 
della  Nuova  Olanda. 

a.  Ptìlocladia  pulchra  Sond.  Fremantle.  Harvey.  Legato  Mont. 
maggio  1867.  In  herb.  Fiorentino. 


Sub  farri.  XI.  SPYRIDIEAE  J.  Ag.  [i85i] 

= Spyridiaceae  Harv.  [ 1 853]. 

Gen.  SPYRIDIA  Harv. 

= Bindera  J.  Ag.  - Ceramii,  Fucì,  Hypneae,  Confervae,  Bory • 
nae,  Thamnophorae,  Alsidii,  Hypnothalìae  et  Hutchinsiae  sp.  auct. 

Etym.  spyros  sporta,  idios  simile,  allusiva  all’apparente  contesto 
dei  fili  della  Sp.  filamentosa,  il  quale  ricorda  quello  offertoci  dall’in- 
treccio di  calami,  di  sparto,  di  ampelodesmo  o di  vimini  foggiato  ad 
uso  di  sporta,  di  panieri,  di  corbe  ecc. 

Quantae  molìs  erat  Spyridianam  condere  gentem  sta  a provarlo 
la  congerie  di  sinonimie  della  citata  specie,  collocata  la  quale  de- 
v’  essere  riuscito  facile  l’ aggiungervi  tutte  le  altre,  data  la  grande 
identicità  dei  principali  caratteri  che  contraddistinguono  il  genere. 

Frondi  articolate  cespitose  sopra  un  apparato  radicale  calloso  o 
fibroso,  cilindriche,  subcilindriche  uni-pluricurve  (lobate),  talvolta  a 
perimetro  assai  regolare  in  sezione  trasversale,  oppure  compresse, 
lateralmente  per  ogni  verso  ramose  (4),  disticamente  subpennate,  ve- 
stite di  rametti  subeteromorfi  verticillati,  od  anche  vagamente  per 


(4)  Cioè  lateralmente  quando  l’asse  è compresso,  per  ogni  verso  quando  è 

subcilindrico. 


12 


ogni  verso  o sui  margini.  Ramettini  piliformi,  tenuissimi  o più  saldi, 
articolati,  monosifoni  e nudi  o finalmente  fasciati  alle  ginocchia  da 
uno  strato  di  cellule  corticali,  molti  decidui,  taluni  increscenti  e pro- 
liferi, coperti  di  un  cortice  più  crasso,  gradatamente  sviluppantisi  in 
rametti  e poscia  in  rami.  La  sommità  dei  ramettini  è acuminata  od 
ottusa,  oppure  è composta  di  mucroni  subialini  2-3  divaricati  o re- 
trorso-uncinati.  Gli  articoli  dei  rametti  ora  sono  tanto  lunghi  quanto 
larghi,  ora  la  lunghezza  è 2-6  volte  più  del  diametro.  L’asse  cen- 
trale della  fronda  è grossamente  articolato  con  l’ interno  lamellare- 
diaframmatico,  ialino,  ed  esternamente  è circondato  da  uno  strato 
pluristromatico  di  cellule  decrescenti  di  volume  dall’ interno  all’ e- 
sterno.  Il  filo,  visto  in  piano,  appare  pertanto  longitudinalmente  per- 
corso da  fibre  0 strie  subparallele.  I cistocarpi,  generati  alla  sommità 
dei  rametti,  sono  più  o meno  involucrati,  ed  hanno  il  pericarpo  ro- 
tondato 0 trasversalmente  oblungo  bi-multilobato,  formato  da  cellule 
angolate  subialine.  Generalmente  queste  lobature,  per  quanto  evi- 
denti, sono  molto  superficiali  e corrispondono  ad  altrettanti  gruppi 
in  cui  la  massa  interna  delle  carpospore  si  suddivide  intorno  alla 
placenta  centrale.  Tetrasporangi  parecchi  lungo  il  lato  interiore  dei 
rametti,  divisi  a triangolo.  Anteridi  formanti  una  crosta  all’estremità 
dei  rametti  che,  in  questo  caso,  appaiono  subtroncati. 

La  sottofamiglia  è finora  rappresentata  dal  solo  genere  Spyridia 
nel  quale  si  annoverano  18  specie  che  J.  Agardh  ha  divise  nelle 
seguenti  sei  tribù:  filamentosae,  spinellae,  opposilae,  plumosae,  cìava- 
tae,  squalidae. 

420.  Spyridia  filamentosa  (Wulf.)  Harv.  in  Hooker. 

Fucus  filamentosus  Wulf.  - Ceramium  filamentosum  Ag.  - Spy ri- 
dia attenuata  Zanard.  - Fucus  friabilis  Clem.  - Hyptiea  charoides  La- 
mour.  - Fucus  hirtus  Wulf.  - Conferva  paltescens  Bory.  - Conferva 
Griffithsiana  Engl.  B.  - Boryna  Griffithsiana  Bonnem.  — Ceramium  fu- 
siferum  Bonnem.  - Ceramium  friabile  Schousb.  - Cerarne  pilosum 
Schousb.  - Ceram.  piliferum  Schousb.  - Ceravi,  setosum  Schousb.  - 
Pclvchaete  sp.  Schousb.  - Spyridia  crassa  Kuetz.  - Spyrid.  crassiu- 
scula  Kuetz.  - Spyrid . setacea  Kuetz.  - Spyrid . Vidovichii  Menegh.  - 
Spyrid.  brachyarthra  Menegh.  - Spyrid.  nudiuscula  Kuetz.  - Spyrid. 
fruticulosa  Kuetz.  - Spyrid.  villosa  Kuetz.  - Spyrid.  divaricata  Kuetz.  - 
Spyrid.  cuspidata  Kuetz.  - Spyrid.  villosiuscula  Kuetz.  - Spyrid ’.  hir - 


13 


suta  Kuetz.  - Spyrid.  apiculaia  Kuetz.  - Spyrid.  arcuata  Kuelz.  - 
Spyrid.  occidentalis  Kuetz.  - Spyrid . villosissima  Zanard.  - Spyrid. 
confervoides  Zanard.  - Hutchinsia  filamentosa  Ag. 

Se  il  più  sottilizzatore  dei  citati  autori  avesse  esercitato  il  suo 
acume  sopra  non  poche  delle  peregrine  alghe  di  dubbia  collocazione 
sistematica,  molti  gli  sarebbero  stati  assai  più  grati.  Ogni  raccogli- 
tore e confrontatore  avveduto  fu  presto  convinto  che  in  questa  Spy- 
ridia,  come  in  altri  casi,  le  grandi  diversità  di  portamento,  di  con- 
sistenza, di  colore,  di  ramificazióne  accorciata  e densa  o viceversa, 
ecc.,,  costituirebbero  certamente  dei  caratteri  degni  di  essere  fermati 
con  un  aggettivo  rispecchiante  ciascuno  dei  caratteri  stessi  quando 
questi  si  manifestassero  esclusivamente  e separatamente  sopra  dati 
individui  e non  mai  sopra  altri.  Più  spesso  invece  succede  il  con- 
trario, e se  qualche  più  spiccata  differenza  può  riscontrarsi  come 
predominante,  non  è per  questo  costante,  essendo  dovuta  unicamente 
alle  condizioni  locali  ambienti  od  ai  vari  stadi  o condizioni  dei  sin- 
goli individui.  Secondo  J.  Agardh  si  dovrebbe  tener  conto  delle  se- 
guenti forme:  simplicipilum , a fronda  pallidamente  rosea,  rami  al- 
lungati più  parcamente  ramosi,  rametti  allungati  filiformi,  articoli  dei 
rametti  4-6  volte  più  lunghi  del  diametro  ; friabilis,  a fronda  roseo- 
grigia,  rami  più  brevi  decomposto-ramosi  subaculeato-irti,  rametti 
allungati  filiformi  acuti,  articoli  dei  rametti  2-3  volte  più  lunghi  del 
diam.;  Griffithsiana  a fronda  epatico-porporina,  rami  più  brevi  de- 
composto-ramosi, rametti  saldi  abbreviati  ottusi,  attenuati  alle  estre- 
mità, articoli  dei  rametti  una  volta  e mezzo  più  lunghi  del  diametro. 

Cistocarpi  bi-trilobi,  più  0 meno  o affatto  involucrati.  La  fig.  40 
dell’  Hauck  ce  ne  presenta  due  in  apparenza  gemini  senza  lobature, 
con  la  colonna  placentare  formata  di  4 articolazioni  da  ogni  lato 
delle  quali  parte  una  massa  di  carpospore  subtondo-obovoidali. 

Tetrasporangi  2-3  sopra  le  prime  articolazioni  dei  rametti,  quali 
divisi  a triangolo,  quali  indivisi. 

Sostanza  flaccida,  quasi  spugnosa,  piuttosto  friabile  nel  secco. 

La  pianta  è ben  nota  e comune  lungo  le  coste  rocciose  conti- 
nentali e delle  isole  e nei  porti  del  Mediterraneo  e dell’ Adriatico. 
Negli  Oceani  si  estende  dall’Inghilterra  a Tangeri  d1  Africa,  alle  Isole 
Fortunate,  alle  isole  dell’India  occidentale  donde  si  spinge  fino  nel 
Mare  Rosso,  alle  coste  dell’Indostan  ed  a quelle  dell’America  boreale. 


14 


Vista  in  superfìcie  la  fronda  ci  presenta  delle  cellule  oblunghe 
disposte  in  file  parallele  verticali,  quasi  fibre  grossolane  colorate  di 
roseo  o giallastro;  i rametti  nudi  appaiono  appena  screziati. 

La  sezione  trasversale  ha  forma  elittica  assai  regolare  e pre- 
senta un  anello  crasso  ialino  o paglierino  nel  cui  spessore  è disposto 
un  solo  giro  di  cellule  colorate,  tonde,  oblunghe,  subangolate,  verti- 
cali alle  pareti  dell’  anello  stesso  il  cui  interno  ora  è vacuo  ora  con 
diaframma  ialino,  sparso  di  esigue  cellule  tonde,  disordinate,  oppure 
a monile  in  file  longitudinali  parallele. 

421.  Syridia  opposita  Harv.  in  Hook. 

Per  il  portamento  ed  il  colore,  a prima  vista  può  ricordare  al- 
cune forme  del  Phacclocarpus  apodus.  Questo  si  dice  unicamente  per 
dare  un’idea  di  quanto  diversa  si  presenta  dalla  precedente.  Da  un 
callo  basilare  discoideo  la  fronda  s’innalza  ad  8-1 5 cm.  ed  è com- 
pressa quadrangolare  o subrettangolare  coi  lati  più  0 meno  concavi, 
dello  spessore  massimo  di  poco  più  di  un  milk,  densamente  corti- 
cata all1  infuori  che  nei  rametti  dove  lo  strato  corticale  è assai  lasso 
e limitato  alle  congiunzioni  degli  articoli.  Rameggio  subdistico,  talora 
a tratti  subunilaterale  o con  rami  vagamente  uscenti  per  ogni  verso, 
spesso  a sviluppo  aritmico  quanto  alla  lunghezza  loro  e,  nella  parte 
superiore  dell’asse  primario,  con  tendenza  corimboso-fastigiata.  Il  pe- 
rimetro riesce  pertanto  assai  vario  di  torma,  con  predominio  di 
quella  di  una  piramide  capovolta.  1 rami  di  secondo  grado  hanno  la 
stessa  variata  disposizione;  quelli  di  terzo  grado  costituiscono  i rachidi 
delle  pennette  sui  quali  i ramoscellini  sono  disposti  in  modo  oppo- 
sto, patenti,  incurvi  e convergenti  verso  gli  apici.  Di  questi  ramo- 
scellini  gl’  individui  senili  cistocarpiferi  rimangono  più  o meno  denu- 
dati, non  conservando  che  quelli  recanti  i cistocarpi  che  sono  acro- 
geni,  cioè  cimali  (1).  Cistocarpi  subglobosi  i cui  tre  lobi,  anziché  da 
parti  in  rilievo,  vengono  segnati  in  trasparenza  da  divisioni  triango- 
lari contenenti  ciascuna  una  massa  di  carpospore.  La  figura  1 58  del- 
l’Harvey  non  reca  esempio  di  tetrasporangi. 

Visti  in  superficie  i rami  presentano  due  tubi,  uno  dentro  l’al- 
tro: l’esterno  senz’ alcun  indizio  di  articolazioni,  l’interno  ha  il  dia- 


C)  I ramoscellini  sterili  sono  composti  di  25-30  articoli.  Nella  fi g.  dell’  Harv. 
il  peduncolo  del  cistocarpo  è formato  da  sole  3 articolazioni. 


15 


metro  3 volte  minore  di  quello  esterno  con  le  articolazioni  2 volte 
più  lunghe  del  diametro  o a questo  subeguali  e talvolta  anche  più 
brevi.  In  taluni  rami  la  parte  centrale  delle  articolazioni  reca  una 
figura  perfettamente  tonda  dell’ aspetto  di  una  grande  bolla  d’aria. 
Le  articolazioni  sono  longitudinalmente  percorse  da  robuste  fibre  sub- 
parallele  di  colore  acetino  o laterizio.  1 ramettini  hanno  le  articola- 
zioni inferiori  un  po’  più  lunghe  del  diametro,  un  po’  più  brevi  le 
superiori. 

La  sezione  trasversale  di  un  ramo  ha  un  perimetro  rettangolare 
od  dittico  coi  lati  incurvi,  per  cui  si  presenta  quadrilobata.  11  centro 
è occupato  da  un  tubo  dittico  a parete  ialina  il  cui  interno  è dia- 
frammatico ialino,  cioè  dato  da  una  membrana  a timpano  con  ripie- 
gature sinuose.  Questo  tubo  è circondato  da  altri  assai  più  piccoli 
aventi  un  nucleo  colorato.  Segue  uno  strato  assai  abbondante  di  cel- 
lule tonde,  subtonde,  subangolate,  oblunghe  disposte  in  modo  sub- 
radiato sempre  più  piccole  quanto  più  si  avvicinano  alla  periferia 
dove  sono  uniformemente  oblunghe  ed  a questa  verticali.  Cute  pe- 
riferica celluloso  mucosa.  Sostanza  rigida  assai  consistente. 

Hab.  spiagge  della  Nuova  Olanda  occid.  ed  australe,  Tasmania  e 
Nuova  Zelanda. 

a,  Spyridia  opposita.  Encouoter  bay,  Australia.  Mueller  racc.,  J.  Ag. 
determ.  Ex  herb.  Ardissone. 

422.  Spyridia  prolifera  Harv. 

Dallo  scrivente  conosciuta  per  le  sole  descrizioni  e per  la  tav. 
Harveyana  n.  274.  Strettamente  congiunta  alla  S.  opposita  ma  per  il 
solo  particolare  dei  ramoscellini  opposti  i quali  peraltro  sono  più 
corti  di  una  dozzina  circa  di  articolazioni.  Ne  differisce  inoltre  per 
gli  assi  cilindrici  e più  ancora  per  il  curioso  fenomeno  delle  pennet- 
tine,  raramente  isolate,  più  spesso  in  ciuffetti  sparsi  sul  caule,  aventi 
perciò  carattere  di  vere  prolificazioni,  mentre  tali  non  si  possono 
dire  quelle  che  concorrono  alla  formazione  delle  grandi  penne  sic- 
come coeve  del  grande  rachide  da  cui  provengono. 

La  citata  tav.  non  presenta  la  parte  basilare  della  pianta  la  quale 
è raffigurata  dell’altezza  di  22  cm.  e dello  spessore  di  poco  più  di 
2 mill.,  ma  queste  dimensioni  possono  essere  di  alcun  poco  mag- 
giori. Ramificazioni  principali  e secondarie  assai  scarse,  assai  distanti 
e piuttosto  brevi  in  relazione  alla  lunghezza  dell’asse  primario,  donde 


ir, 


l1  aspetto  quasi  vergato  che  offre  la  pianta.  Rami  lunghi  4-9  cm., 
semplici  o forcuti,  alterni  o secondati,  patenti,  ora  nudi,  ora  muniti 
di  rametti  lunghi  circa  un  cm.,  capillari,  orizzontali,  imperfettamente 
articolati  od  inarticolati,  semplici  o forcuti,  recanti  dei  ramoscellini 
minuti,  articolati,  opposti,  patenti,  subulati,  acuti,  contratti  legger- 
mente alle  ginocchia.  Di  rametti  che  completano  le  grandi  penne, 
altri  simili,  isolati,  o più  spesso  a ciuffetti  sparsi  o subunilaterali, 
sono  prodotti  direttamente  dal  caule  a guisa  di  prolificazioni.  Tetra- 
sporangi,  unici  o parecchi,  globosi,  sessili  sul  lato  interiore  dei  ra- 
moscellini. Cistocarpi  ? . . . . 

Colore  saturatamente  rosso  nelle  parti  adulte,  sanguigno  nei  ra- 
metti e ramettini.  Sostanza  assai  consistente,  quasi  lignea  negli  assi 
principali. 

Secondo  la  citata  figura,  la  sezione  trasversale  di  un  rametto  è 
perfettamente  tonda.  Il  centro  è occupato  da  un  vasto  tubo  circon- 
dato da  uno  spesso  strato  di  cellule  subtonde  decrescenti  dal  centro 
alla  periferia. 

Hab.  Spiaggia  della  Nuova  Olanda  occidentale,  Fremantle.  Rara. 

423.  Spyridia  piumosa  Schmitz. 

Pure  allo  scrivente  è ignota  la  descrizione  fattane  dall’  autore.  I 
due  esemplari  favoritimi  dal  benemerito  Dott.  Becker,  per  quanto 
privi  della  parte  basilare,  possono  però  servire  a dare  un  concetto 
abbastanza  esatto  della  pianta  in  due  diversi  suoi  portamenti.  Allo 
stato  delle  cognizioni  finora  acquisite,  questa  specie  rappresenterebbe 
da  sola  la  sezione  ia  della  tribù  delle  plumosae,  ciò  che  non  esclude 
talune  referenze  con  altre  tribù  e sezioni. 

La  fronda,  robustamente  caulescente  (diam.  massimo  quasi  2 
mill.)  è alta  io-i5  cm.  Rameggio  caulinare  inequilongo,  qua  e là 
sparso  0 emesso  per  ogni  lato.  Il  caule  ora  è forcuto  e ciascuna  delle 
parti  reca  dei  rami  subdistici  lunghi  1-4  cm.  con  rami  più  brevi  e 
fascicolati  all’estremità.  Inoltre  il  caule  reca  altri  rami  assai  corti  ap- 
pressati con  i rametti  conniventi  i quali  in  alto  sono  così  ravvicinati 
ed  incurvi  da  involgere  e quasi  nascondere  le  ultime  articolazioni 
della  rachide.  La  sommità  di  ciascuna  delle  parti  formate  dall’ accen- 
nata biforcazione  del  caule  riesce  corimbosa  per  altri  rami  di  lun- 
ghezza varia  (2-5  cm.)  i quali  alla  loro  volta  sono  divisi  in  fascicoli 
cimali.  Nel  secondo  degli  esemplari  il  caule  è semplice  con  rami 


17 


corti  densamente  appressati  disticamente,  ed  il  resto  del  rameggio, 
lungo  4-5  cm.,  si  condensa  alla  estremità  del  caule  mediante  una 
divisione  corimboso-composta  (flabellata  nella  preparazione)  formante 
cinque  flabelli  subequilongi  il  cui  assieme  delimita  un  perimetro  per- 
fettamente tondo  del  diametro  di  otto  centimetri.  Le  ultime  suddi- 
visioni di  tutto  questo  rameggio  si  comportano  in  modo  diverso  da 
quello  stato  osservato  nelle  precedenti  specie.  L’ultima  pennazione, 
in  luogo  di  essere  uniforme  e completa,  subisce  delle  varianti  assai 
caratteristiche.  I rami  di  ultimo  grado  sono  nudi  o subnudi  in  basso, 
e perfettamente  nudi  in  alto  di  ogni  rametto.  Non  si  tratta  di  cadu- 
cità, ma  di  una  parziale  mancata  produzione  di  rametti.  È da  no- 
tarsi che  i rametti,  composti  di  8—  1 5 articoli,  orizzontali  o semplice- 
mente  patenti  in  basso,  indi  incurvi  e convergenti  in  alto,  hanno  la 
prima  articolazione  non  solo  assai  ingrossata  ma  anche  compieta- 
mente  corticata  con  quella  stessa  robustezza  di  fibre  che  si  manifesta 
nel  disco  e nei  rami  primari.  Ora  avviene  che  in  talune  posizioni  i 
rametti  limitano  il  loro  sviluppo  alle  prime  od  alla  prima  articola- 
zione. In  quest’  ultimo  caso  al  posto  del  rametto  si  ha  un  semplice 
accumulo  di  cellule  senza  sporgenza,  oppure  si  produce  la  prima 
ed  unica  articolazione  sotto  la  forma  di  un  bitorzolo.  È a questo 
fenomeno  che  devesi  se  le  ultime  diramazioni  sono  nella  parte  loro 
inferiore  nude  di  rametti,  oppure  coi  rametti  in  apparenza  subtron- 
chi, opposti  incompletamente,  secondi  o subsecondi  o qua  e là  isolati, 
mentre  nelle  parti  superiori  le  ramificazioni  ultime  sono  egregia- 
mente cervicorni,  nude  e con  le  estremità  forcute  o subforcute  (l). 
Nei  rami  le  articolazioni  sono  più  larghe  che  lunghe  e così  nel  di- 
sco; nei  rametti  sono  tanto  larghe  quanto  lunghe,  o di  poco  più 
lunghe  del  diametro.  Caule  e rami  glaberrimi  densamente  intricati 
di  cellule  fibriformi  articolate,  longitudinali,  parallele  ma  non  in  linee 
perfettamente  rette.  Articolazioni  dei  rametti  nude  ma  con  una  larga 
fascia  densa  di  cellule  alle  giunture.  Rami  grossamente  ottusi,  quasi 
rotondati  all1  estremità;  rametti  ottuso-attenuati. 


(Ù  Nell’ estremità  di  un  ramo,  fattosi  per  alterazione  gialliccio-verdognolo, 
ho  notato  nell’  ultima  articolazione  un  ingrossamento  eccezionale  rotondato  nel 
quale  le  fibre  corticali  si  sono  cangiate  in  cellule  elittiche,  subtonde  e lineari,  di 
varie  dimensioni,  intensamente  porporine.  Mi  limito  a segnalare  il  fenomeno  ai 
futuri  studiosi. 

3 


18 


La  sezione  trasversale  del  caule  ha  una  figura  subtonda  assai 
irregolare  ed  irregolarmente  più  o meno  lobata,  talvolta  anche  reni- 
forme, e allora  l’asse  riesce  sentitamente  eccentrico  fino  a trovarsi 
a contatto  dello  strato  corticale.  Tubo  assile  assai  largo,  tondo  con 
diaframma  ialino  nell’ interno,  a grossa  parete  filamentoso-mucosa. 
Cellule  pericentrali  assai  grosse,  subtonde,  subelittiche  o variamente 
angolate,  ricche  di  cromatofori  atroviolacei,  in  4-6  serie  concentri- 
che, decrescenti  di  volume  dall’interno  all’ esterno.  Strato  corticale 
di  parecchie  serie  di  cellule  conformi  a quelle  ora  descritte,  ma  molto 
più  piccole  e sempre  più  minute  quanto  più  sì  avvicinano  alla  pe- 
riferia. L’eccentricità  dell’asse  si  ripete  in  ogni  parte  della  pianta 
con  manifestazioni  decrescenti  dal  basso  verso  l’ alto.  Tetraspore  pa- 
recchie nel  lato  interno  dei  rametti.  Cistocarpi ...  ? 

Nel  secco,  ad  occhio  nudo,  il  colore  è granato  scuro  risolventesi 
in  carmino-sanguigno  tendente  al  gialliccio  sotto  il  microscopio.  So- 
stanza assai  consistente  e tenace,  di  mediocre  adesione. 

a.  Spyridia  piumosa  Schmitz.  South  Africa,  The  Kowie  9 Giugno 
1894  e Febb.  1898.  Ex  herb.  Dott.  H.  Becker. 

424.  Spyridia  horridula  Schmitz. 

Anche  per  questa  il  chiar.  G.  B.  De  Toni  ebbe  a notare  in  Syll. 
Alg.  il  « nescio  quo  loco  descripta  ».  Qui  pertanto  se  ne  tratta  con 
la  scorta  di  tre  esemplari  rimessimi  dal  benem.  Dott.  Becker. 

Per  la  descrizione  del  portamento  mi  attengo  all’individuo  me- 
glio sviluppato.  Schematicamente,  le  linee  sarebbero  queste:  un  caule 
per  un  cm.  e mezzo,  mancando  la  parte  sua  inferiore,  spesso  un 
millim.  e mezzo,  recante  all’estremità  una  biforcazione  assai  aperta, 
quasi  orizzontale,  e per  conseguenza  due  ramificazioni  di  primo 
grado,  aventi  ciascuna  la  lunghezza  di  i5  cm.  Queste  prime  divi- 
sioni recano  un  rameggio  di  secondo  grado  qua  e là  subdistico,  uni- 
laterale o volto  per  ogni  verso,  a sviluppo  assai  aritmico  in  quan- 
tochè  in  esso  prevalgono  le  produzioni  assai  lunghe  (3-8  cm.)  uni- 
laterali introrse  in  numero  di  1 3,  mentre  dal  lato  estrorso  due  sole 
hanno  le  stesse  dimensioni  e tutte  le  altre  non  sono  più  lunghe  di 
1-2  cm.  Questi  particolari,  congiunti  alla  quasi  orizzontalità  della 
parte,  lasciano  supporre  un  po’  di  dorsiventralità  ed  un  costume  se- 
misdraiato. il  rameggio  dell’altra  primaria  divisione  è invece  abba- 
stanza regolare  ed  euritmico,  componendosi  di  produzioni  piramidate 


10 


di  eguali  dimensioni,  le  quali  in  modo  distico  trovano  le  corrispon- 
denti loro  nel  lato  opposto  dell’asse  comune. 

Queste  ramificazioni  di  secondo  grado  sono  divise  e suddivise 
in  ramificazioni  di  terzo,  quarto  e quinto  grado.  Quelle  di  terzo  grado 
sono  distiche,  assai  patenti,  ora  producenti  rami  di  quarto  grado, 
ora  semplici.  Finalmente  i rami  di  quest’ ultima  serie  producono  i 
ramoscellini  ad  articoli  lunghi  quasi  il  doppio  del  diametro  e con  le 
estremità  coronate  di  2-5  aculei  uncinato-reflessi.  9 

Oltre  queste  ramificazioni  normali,  nell’esemplare  in  esame  ne 
ebbi  a notare  altre  assai  scarse  affatto  anormali,  ma  che  abbiamo 
già  visto  ripetersi  in  altre  Ceramiacee  (4). 

Trattasi  di  produzioni  di  quarto  e quinto  grado  lunghe  1-2  cm., 
che,  pure  ad  occhio  nudo,  s’impongono  pel  colore  porporino  più 
intenso  e per  la  forma  loro  speciale,  cosi  da  simulare  una  vegeta- 
zione eterogenea.  In  luogo  cioè  di  una  piuma,  si  hanno  dei  rami 
subnudi  con  rametti  secondati  e cimali  lunghi  1-2  mill.  dattiliformi, 
ricordanti  i rametti  di  Polysiphonia  fruticulosa.  Queste  produzioni  al 
microscopio  si  risolvono  in  rametti  e ramettini  concrescenti  in  un 
unico  ramo  cilindrico,  più  o meno  complanato  nelle  estremità  dalle 
quali  sporgono  le  articolazioni  superiori  di  qualche  ramosceliino  a 
cima  bi-tricuspidata  piana  dovuta  alla  trasformazione  degli  aculei 
apicali.  Come  di  leggeri  si  può  supporre,  questi  rami,  anziché  mo- 
nosifoni, riescono  polisifoni,  in  dipendenza  dell’ avvenuta  coalescenza 
delle  suddivisioni.  Anche  qui  si  ripete  il  fenomeno  dell’abbondante 
fruttificazione  tetrasporica  nelle  parti  cosi  trasformate,  ciò  che  non 
deve  recar  meraviglia  dopo  quando  si  disse  nell’  Osservazione  fatta 
al  gen.  Platythamnion. 

Nel  caso  di  cui  ora  si  tratta,  e cioè  di  un  individuo  sanissimo 
ed  immune  da  qualsiasi  parassitismo,  l’attenzione  deve  piuttosto  fer- 
marsi sul  fatto  concomitante  dei  ramettini  normali  i quali  tutti  sono 
affatto  sterili. 

L’esemplare  è più  largo  che  lungo,  avendo  un  perimetro  della 
larghezza  di  21  cm.  e dell’altezza  di  i5  cm. 

In  un  altro  esemplare  il  caule,  privo  di  base,  è semplice,  lungo 


(1)  Vegg.  1’  osservaz.  che  fa  seguito  al  genere  Platythamnion. 


:o 

6 cm.,  e tutta  la  ramificazione  è raccolta  in  parecchi  corimbi  cimali. 
La  totale  altezza  è di  9 cm.;  il  diametro  del  perimetro  dittico,  oc- 
cupato dal  rameggio,  è pure  di  9 cm. 

La  sezione  trasversale  rivela  che  il  perimetro  caulinare  è suscet- 
tibile, a seconda  dei  punti  diversi,  di  varie  forme:  ora  è curvata 
sentitamente  a doccia  con  gli  orli  più  o meno  ravvicinati;  in  tale 
caso  la  parte  midollare  si  svolge  lungo  il  margine  concavo,  mentre 
la  parte  corticale,  enormemente  sviluppata,  si  localizza  nel  margine 
convesso;  ora  è elittica,  ora  subtonda  con  lobi  più  o meno  pronun- 
ciati, ora  reniforme.  Ne  consegue  che  -il  tubo  assile  ora  va  soggetto 
a collassi,  ora  riesce  più  o meno  sentitamente  eccentrico,  e in  sezione 
ha  forma  generalmente  elittica,  a parete  crassa,  sinuosa,  ialino-sporco 
o limpido  con  V interno  diafi-ammatico  ialino  liscio,  rugoloso  o sparso 
di  esigue  cellule  tonde  ialine  disposte  a striscie  o file  irregolari  o 
anche  di  cellule  mediocri  tonde.  Segue  un  giro  di  cellule  pericentrali 
ialine,  grandi,  tonde  con  nucleo  granuloso  colorato  di  viola  gialla- 
stro, in  3-4  serie  concentriche,  di  volume  decrescente  dall’interno 
all’ esterno.  Si  ha  poi  uno  strato  di  cellule  piccole,  lineari,  oblunghe, 
cenerine,  disposte  in  file  verticali  alla  periferia. 

Nella  parte  inferiore  del  caule  queste  file  sono  radiate  e com- 
poste di  i5-2o  cellule  ciascuna,  assai  più  piccole  negli  ultimi  giri 
componenti  lo  strato  corticale  che  è protetto  da  una  robusta  mem- 
brana pregna  di  muco  solidificato  bruniccio.  In  un  ramo  di  terzo 
grado  la  sezione  è elittica  con  un’estremità  ad  arco  tondo,  l’altra 
ad  arco  acuto.  Ivi  il  tubo  è vastissimo,  tale  da  lasciare  appena  un 
esiguo  spazio  per  -due  serie  di  cellule,  le  pericentrali  e le  corticali. 
Questo  tubo  ha  una  tenue  membrana  ialina  a guisa  di  un  cerchio 
sul  quale  sia  teso  un  timpano  formato  da  una  membrana  ialina 
con  qualche  ripiegatura  ondulata.  Segue  un  giro  di  cellule  piccole 
elittiche  di  un  ametistino  chiarissimo,  verticali  alla  periferia.  Le  cel- 
lule pericentrali  sono  areolate  in  uno  spazio  a ciascuna  delimitato 
da  un’esilissima  membrana  ialina,  quasi  una  continuazione  o deri- 
vazione di  quella  più  spessa  formante  la  parete  del  tubo  assile. 

La  sezione  trasversale  di  un  ramo  composto,  formato  cioè  dalla 
concrescenza  di  rametti  e ramoscellini,  ha  figura  elittica,  il  cui  in- 
terno rivela  l’origine  delle  varie  parti  che  lo  compongono.  Lo  spazio 
più  intimo  è dato  da  una  membrana  ialina  con  un  punto  centrale 


21 


'assai  piccolo  sulla  cui  natura  è diffìcile  pronunciarsi.  Questa  stessa 
membrana  nel  suo  perimetro  elittico  delimita  otto  areole  subtondo- 
elittiche  ciascuna  delle  quali  contiene  una  grande  cellula  farcita  di 
granulazioni  colorate.  Negli  spazi  triangolari  superiori,  interposti  fra 
l’una  e l’altra  di  dette  areole,  vi  sono  cellule  mediocri,  ed  in  fine 
si  ha  un  giro  semplice  di  cellule  periferiche  costituenti  lo  stato  cor- 
ticale chiuso  da  una  pellicola  semplice  intorno  alla  quale  possono 
sporgere  uno  o parecchi  ramoscellini  incipienti. 

Il  colore  nel  secco  è violetto-chiaro  gialliccio;  la  sostanza  carti- 
lagineo-membranacea  di  mediocre  adesione. 

a.  Spyridia  horriduìa  Schmitz.  South  Africa,  The  Kowie,  Otto- 
bre 22,  i8g5.  Ex  Herb.  Dott.  H.  Becker. 

425.  Spyridia  cupressina  (Harv.)  Kuetz. 

= Bindera  cupressina  Harv.  in  Kuetz. 

Come  S.  horriduìa,  anche  questa  appartiene  alla  sezione  II  della 
plumosae,  che  comprende  quattro  specie  aventi  l’estremità  dei  ra- 
mettini  munite  di  aculei.  Oltre  che  per  l’aspetto  differente  da  quello 
delle  tre  altre  specie,  la  cupressina  si  distingue  pei  ramettini  disposti 
in  modo  tri-quadrifario.  Non  ne  conosco  individui  cosi  robusti  il  cui 
spessore  nella  parte  inferiore  della  pianta  può  emulare  quello  di  una 
maggior  penna  anserina,  come  vide  l’ Harvey  in  un  esemplare  te- 
trasporifero,  nè  cosi  perfetti  per  dedurne  conclusioni  di  lata  applica- 
zione in  quanto  al  portamento.  Negli  esemplari  in  esame,  incom- 
pleti, lo  spessore  è quello  di  una  penna  passerina,  e l’altezza  è 
di  9 cm.,  con  l’ambito  il  cui  asse  orizzontale  è di  12  cm.  L’asse 
primario  (caule)  dà  origine  a tre  rami  di  primo  grado  lunghi  7-8 
cm.,  dei  quali  quello  centrale  è leggermente  inclinato,  i laterali  sub- 
orizzontali. I rami  di  secondo  grado,  lunghi  3-5  cm.,  e quelli  di 
terzo  grado,  lunghi  da  mezzo  cm.  a 2 cm.,  sono  distribuiti  senza 
euritmia  in  modo  distico  o subsecondato,  divaricati.  I rami  di  quarto 
grado  sono  costituiti  da  ramettini  poco  più  lunghi  di  un  milk,  pa- 
tenti, leggermente  incurvi,  subdecorrenti  alla  base  sul  loro  asse  dove 
sono  disposti  nel  modo  già  detto. 

Le  articolazioni  sono  più  brevi  del  loro  diametro.  Come  si  è 
visto  nella  S.  horriduìa,  cosi  pure  nella  S.  cupressina  si  ripete  il  fatto 
di  rametti  recenti  prolificati  dalle  parti  medie  adulte  della  pianta, 
senonchè  qui,  in  luogo  di  essere  tetrasporiferi,  sono  cistocarpiferi, 


dal  che  si  desume  che  in  entrambe  le  specie  le  fruttificazioni,  se- 
condo la  diversa  natura  loro,  si  producono  sopra  individui  separati. 

Questi  rametti  cistocarpiferi  sono  lunghi  da  mezzo  cent,  ad  un 
cent,  e mezzo,  scarsamente  ramosi,  e recano  i cistocarpi  nelle  estre- 
mità loro. 

Le  estremità  sterili  sono  bi-tri-quadri-pluri-cuspidate,  a seconda 
che  T apice  del  filo  è semplice  o la  massa  fascicolare  concrescente 
è composta  di  2 0 più  rametti  (1).  Cistocarpi  di  un  vivacissimo  splen- 
dore di  rubino,  a pericarpo  rotondato  ialino,  involucrati  da  parecchi 
ramettini  crassi,  incurvi.  In  queste  prolificazioni  il  cortice,  anziché 
di  fibre  come  avviene  nel  rameggio  normale,  è dato  da  cellule  sub- 
tonde porporine. 

La  sezione  trasversale  del  caule  è subtonda  a margine  legger- 
mente lobato.  Tubo  assile  tondo  con  diaframma  ialino  spesso  dila- 
cerantesi  e ritirantesi  contro  la  parete.  Cellule  pericentrali  grandi, 
ialine,  tonde  in  3-4  serie  concentriche,  susseguite  da  uno  strato  di 
cellule  piccole  oblungo-filamentose  lassamente  intrecciate,  libere  e 
verticali,  le  periferiche  immerse  in  muco  solidescente. 

Nella  parte  inferiore  dei  rami  prolificati  cistocarpiferi  la  sezione 
è tonda,  subtonda  o subeìittica  a linea  unicurva  0 più  0 meno  on- 
dulata o lobata.  Tiene  luogo  del  vasto  midollo  una  membrana  ialina 
longitudinalmente  striata  o liscia  il  cui  centro,  quando  trattasi  di 
giuntura  delle  articolazioni,  è occupato  da  un  corpo  membranaceo 
roseo-porporino  di  varia  configurazione. 

A volte  la  sezione  non  presenta  alcun  diaframma,  e allora  ha 
l’aspetto  di  un  anello  composto  dal  solo  strato  corticale.  Strato  cor- 
ticale formato  da  2-3  serie  disordinate  di  cellule  piccole,  tonde  ed 
oblunghe,  inclinate  o subparallele  alla  periferia  la  quale  è data  da 
un’  esile  membrana  ialina. 

Sostanza  assai  consistente,  quasi  coriacea;  colore  porporino  nel 


(£)  Anche  in  questo  caso  le  concrescenze  sono  talvolta  complicate  da  paras- 
sitismi vegetali  ed  animali  (Bacillariee  e Polipi  idrarì)  ai  quali  evidentemente  si 
debbono  alcuni  fenomeni  di  reazione  cui  la  Ceramiacea  va  soggetta.  Questi  feno- 
meni, come  di  solito,  sono  caratterizzati  da  speciali  tumescenze  e da  un’  abbon- 
dante produzione  di  cellule  anormali  che  per  la  natura  loro,  dimensione  e colore 
lasciano  supporre  un’  inerente  proprietà  germinativa. 


23 


recente,  giallastro-brunetto  nel  secco,  velato  da  un  bianco  strato 
pruinoso.  Nei  rametti  prolificati  anche  nel  secco  si  conserva  il  nativo 
colore  porporino. 

a . Spyridia  cupressina  Harv.  - South  Africa,  The  Kovie  4 Jul. 
1896  et  Bomvanaland  coast.  Mrs.  Filmer.  Ex  Herb.  Dr.  H.  Becker. 

Sottofam . XII.  CARPOBLEPHARIDEAE  Kuetz. 

Come  la  sottofam.  delle  Spyridieae  J.  A g.  è composta  del  solo 
gen.  Spyridia , così  la  sottofam.  delle  Carpoblepharideae  è finora  com- 
posta del  solo  gen.  Carpoblepharis  Kuetz.  Fra  l’una  e l’altra  di  que- 
ste sottofamiglie  vien  fatta  menzione  di  due  generi  d’incerta  sede: 
Bracebridgea  J.  A g.  ed  Haliacantha  J.  Ag.,  i quali,  per  un  verso  o 
per  l’altro,  presentano  afpnità  con  le  Wrangeliaceae,  entrambi  com- 
posti di  una  sola  specie  : B.  australis  J.  Ag.  ed  H.  incrustans  J.  Ag. 

Le  Carpoblepharideae,  dell’ordine  delle  Platynoblasteae  secondo  il 
Kuetzing,  vengono  dall’autore  così  caratterizzate:  Alghe  corticate, 
appiattite,  pinnatifide,  a parenchima  interno  composto  da  cellule  di- 
sposte in  serie  longitudinale;  tetracocarpi  quadrigeminati,  situati  in 
carpocloni  distinti,  in  forma  di  peli.  (Kuetz.  Phyc.  gen.,  442,448)  (1). 

Gen.  CARPOBLEPHARIS  Kuetz. 

Etym.  carpos  frutto,  blephar  ciglio. 

= Fuci  e Plilotae  sp.  auct. 

Fronda  eretta,  compressa,  pennato -decomposta,  asse  articolato 
corticato,  cortice  constante  di  due  strati  di  cellule,  il  più  interno  di 
cellule  grandi  rotondato-angolate,  le  superficiali  minute.  Cistocarpi 
sessili  nel  lato  interiore  delle  pennette,  involucrati  da  più  rametti 
conformi,  conterminati  da  un  periderma  ialino  contenente  le  carpo- 
spore  angolate.  Anteridì  (conosciuti  finora  nella  sola  C.  Warburgii ) 
svolti  nella  regione  piana  della  fronda,  prodotti  dalla  trasformazione 
delle  cellule  superficiali.  Tetrasporangi  immersi  in  pennettine  lan- 


(9  È da  ricordare  che  in  quesla  sottofamiglia  il  Kuetzing  comprendeva  anche 
il  gen.  Odonthalia . 


24 


ceolate,  trasversalmente  senati  in  modo  subregolare,  formati  dalle 
cellule  subcorticali,  sferici,  divisi  a triangolo. 

Questi  tratteggi  sono  piuttosto  schematici.  Il  loro  singolo'  svol- 
gimento andrebbe  fatto  con  la  scorta  di  esemplari  delle  quattro  spe- 
cie finora  conosciute,  ma  qui  è giocoforza  limitarlo  alla  sola  C.  flac- 
cida. Per  quanto  si  tratta  dell’intima  organizzazione,  questa  specie 
presenta,  ad  esempio,  una  grande  variabilità  nella  costituzione  del- 
l’asse che,  monosifonio  per  enunciazione,  in  realtà  va  soggetto  tal- 
volta a moltiplicazioni,  massime  nella  regione  caulinare.  Un  tal  fatto 
si  ebbe  già  occasione  di  notare  in  altri  generi  prossimi  o lontani, 
come  conseguenza  della  facile  adattabilità  delle  cellule  nel  prestarsi 
a funzioni  diverse,  modificando  in  conseguenza  la  loro  conforma- 
zione, come  consigliano  regionali  cause  biologiche  transitorie  o per- 
manenti. Ora  questo  particolare,  come  altri,  data  la  natura  sua  e il 
suo  scopo,  può  ripetersi  anche  in  altre  specie  e con  particolari  tali 
che  potrebbero  forse  costituire  un  tratto  caratteristico  per  ciascuna 
di  esse. 

Distribuzione.  Capo  di  Buona  Speranza,  isola  di  Formosa,  isola 
di  Ceylan. 


[continua] 


G.  B.  De  Toni 


EDOARDO  BORNET  (1828-1911) 


« Merci  de  vos  bons  souhaits.  Recevez  les  miens.  Pour  moi  le 
temps  est  venu  d’entrer  dans  le  repos  ».  In  questi  termini  malinco- 
nici rispondeva  il  27  dicembre  1909  Edoardo  Bornet  ai  miei  auguri 
con  l’ultima  lettera  che  io  conservo  di  lui.  In  questo  scorcio  d’anno, 
proprio  quando  io  mi  trovava  in  procinto  di  inviargli  le  consuete 
felicitazioni,  mi  pervenne  l’annuncio  che  l’insigne  algologo  era  morto 
in  Parigi,  dove  risiedeva  durante  l’inverno,  il  18  dicembre  corrente 
a ottantatrè  anni  d’ età,  essendo  egli  nato  a Guérigny  (Nièvre)  il 
2 settembre  1828. 

Da  tale  annuncio  rimasi  profondamente  addolorato,  poiché  da 
un  quarto  di  secolo  mi  trovavo  in  continuo  scambio  di  idee  col 
compianto  botanico,  dal  quale  ricevetti  incoraggiamento  a dedicarmi 
allo  studio  delle  ficee  e cospicui  materiali  in  esame  e in  dono;  fino 
dal  1 novembre  1 885  il  Bornet  mi  scriveva  da  Cosne  auspicando 
la  continuazione  di  un’opera  magistrale  di  Giovanni  Zanardini: 
« Puisque  vous  vous  occupez  d’algues,  laissez  moi  vous  dire  com- 
bien  il  est  regrettable  que  l’ Iconographia  de  Zanardini  reste  inache- 
vée.  Ne  serait  il  pas  possible  de  trouver  des  matériaux  et  un  éditeur 
pour  terminer  cette  intéressante  publication  que  la  mort  de  1’  auteur 
a interrompue  d’ une  facon  si  regrettable».  Rimasi  profondamente 
addolorato,  ripeto,  eziandio  per  il  fatto  che,  col  Bornet,  si  va  dira- 
dando il  numero  dei  miei  antichi  corrispondenti,  tra  i quali  purtroppo 


20 


vidi  scomparire  tanti:  J.  Agardh,  F.  Cohn,  Pringsheim,  Castracane, 
Schmitz,  Deby,  Gay,  Rodriguez,  Van  Heurck,  Zukal,  Foslie,  Hey- 
drich,  Wright,  Lanzi,  Piccone,  Askenasy,  Pfitzer,  Gomont,  Kjell- 

man,  Batters,  Brun,  Buffham,  Cramer,  Cleve,  Hauck , nomi 

tutti  che  suscitano  tanti  ricordi  nell’animo  mio! 

La  grande  stima  e la  inalterata  amicizia  da  me  nutrite  per 
Edoardo  Bornet  mi  inducono  oggi,  a brevissimi  giorni  dalla  scom- 
parsa di  lui,  a scrivere  qualche  cosa  sulle  benemerenze  dell’algologo 
e dell’amico,  a scrivere  quanto  mi  detta  la  conoscenza  delle  opere 
e quanto  mi  suggerisce  il  cuore,  sicuro  però  che  non  mi  riuscirà  di 
prospettare,  come  si  converrebbe,  le  benemerenze  di  un  cosi  insigne 
cultore  della  scienza  da  me  professata. 

La  educazione  scientifica  di  G.  B.  Edoardo  Bornet  si  formò  in 
un  periodo  di  tempo  durante  il  quale  la  Francia  si  risentiva  della 
influenza  esercitata  sulle  ricerche  algologiche  marine  da  Lamouroux, 
Gaillon,  Bonnemaison,  Duby,  Decaisne  e dai  primi  lavori  dei  fratelli 
Crouan  e del  Montagne;  fu  somma  ventura  per  il  Bornet  Tessersi 
incontrato  con  un  uomo  geniale,  Gustavo  Adolfo  Thuret,  il  quale 
a sua  volta  era  stato  iniziato  alle  sottili  osservazioni  fisiologiche  sui 
Fucus  da  un  maestro  eminente,  dal  Decaisne;  e,  per  vero  dire,  co- 
testa  catena,  il  cui  primo  solido  anello  è costituito  dall’autore  del 
noto  Essai  sur  une  classification  des  Algues  et  des  Polypiers  calciferes, 
non  si  termina  col  Bornet,  ma  da  questo  si  è continuata  in  coloro 
che  quest’ultimo  seppe  attrarre  e guidare  nell’orbita  degli  studi  al- 
gologia prediletti;  di  questa  scuola  furono  e sono  in  Francia  il  Go- 
mont, la  Vickers,  la  Karsakoff,  il  Flahault,  il  Sauvageau,  lo  Hariot.... 

Il  compianto  amico  fu  assiduo  collaboratore  di  G.  Thuret  dal 
1 852  al  1875  e,  quando  quest’  ultimo  venne  a morte  in  Nizza 
il  io  maggio  1875,  il  Bornet  ne  ebbe  tutte  le  collezioni  (tranne 
l’Erbario  delle  Alpi  marittime  che  pervenne  a E.  Burnat).  Quanto 
abbiano  giovato  al  Bornet  i consigli  e l’abituale  cautela  del  Thuret, 
uomo  di  larga  coltura  morfo-fisiologica  sulle  Alghe  e di  queste  abi- 
lissimo conoscitore,  fornito  di  cospicui  mezzi  di  studio,  traspare  fa- 
cilmente da  tutta  intiera  la  produzione  scientifica,  in  cui-  si  avvertono 


27 


sempre  un  razionale  metodo  di  indagine,  una  sobrietà  nel  conclu- 
dere, una  lucidità  nell’esporre.  A Cherbourg,  a Antibes,  a Parigi  è 
sempre  lo  stesso  ricercatore  diligente,  sempre  lo  stesso  conoscitore 
acuto  delle  ficee,  pronto  a comunicare  agli  amici  il  fruttò  della  lunga 
Esperienza;  le  lettere  del  Bornet  all’ Ardissone,  che  sono  in  mie 
mani,  dimostrano,  insieme  a quelle  a me  dirette,  quante  notizie  di 
floristica  e di  critica  egli  somministrava  ai  suoi  corrispondenti;  sulle 
piante  comunicava  con  prudenza  il  suo  avviso,  nelle  pubblicazioni 
colpiva  con  sicurezza  i punti  deboli,  come  elogiava  con  pareri  avve- 
duti le  parti  pregevoli;  in  così  fatti  giudizi!  egli  riusciva  acutissimo 
se  anco  severo,  i giovani  ne  traevano  spinta  a perseverare  o a mi- 
gliorare i loro  studii. 

Edoardo  Bornet  non  fu  uno  specialista  nello  stretto  senso  della 
parola,  sebbene  la  massima  parte  dei  suoi  lavori  riguardi  le  Alghe; 
egli  si  occupò  anche  di  altri  argomenti,  soprattutto  nei  primi  anni. 
In  una  Memoria,  che  rappresenta  la  sua  entrata  nella  carriera  scien- 
tifica, egli  trattò  della  struttura  del  genere  di  Funghi  Meliola  (i 85 1), 
illustrandone  parecchie  forme;  all’anno  seguente  appartengono  le  os- 
servazioni sulla  natura  dello  sclerozio  delle  Graminee,  con  la  descri- 
zione della  Sphacelia  Paspali  (Schweinitz)  Born.  ; sono  del  pari  conosciuti 
e apprezzati  gli  studii  intorno  alla  Ephebe  pubescens  Fr.  ( 1 85  2)  e alle 
due  congeneri,  nuove  per  la  scienza,  Eph.  solida  e Eph.  Lesquereuxìi, 
a tre  nuovi  Licheni  Omeomeri  ( 1 856)  raccolti  a Cannes  [Spilonema  pa- 
radoxum,  tipo  di  un  nuovo  genere;  Synalissa  conferla,  Synalissa  mi- 
crococca).  Egli  trattò  poi  (1873-1874),  portandovi  un  ragguardevole 
contributo,  la  questione  dei  gonidii  nei  Licheni,  che  appunto  in  quel 
torno  di  tempo  agitava  i botanici  e li  divideva  in  due  campi  opposti, 
alcuni  schierandosi  con  Tulasne  e Nylander  a considerare  i gonidii 
come  produzioni  proprie  dei  Licheni  e destinate  con  probabilità  alla 
funzione  riproduttiva,  altri  seguendo  le  vedute  di  Schwendener  (in 
esse  precorso  già  dal  De  Bary)  che  riguardava  i gonidi  come  Alghe 
sulle  quali  i funghi  vivessero  da  parassiti;  tra  noi  allora  divideva 
le  idee  del  primo  gruppo  1’ Arcangeli,  si  associava  alle  vedute  Schwen- 
deneriane  il  Borzì,  mentre  poco  prima  (maggio  1874)  Sl  era  avuta  una 
vivace  polemica  in  merito  al  problema  gonidico  al  Congresso  bota- 
nico internazionale  di  Firenze.  Lo  studio  del  Bornet  intorno  ai  go- 
nidii, accompagnato  da  bellissime  tavole,  ha  certamente  recato  un 


28 


valido  appoggio  alla  teoria  algolichenica  e in  generale  alla  morfolo- 
gia dei  Licheni;  giovò  senza  dubbio  alla  buona  riuscita  di  quello 
studio,  la  conoscenza,  posseduta  dall’autore,  delle  Cloroficee  e Mi- 
zoficee  che  entrano  a formar  parte  dei  Licheni,  di  cui  descrisse  qual- 
che nuova  specie  ( Lichenosphaeria  Lai  orni  andi , Arnoldia  mimi  Itila). 

Oltre  a queste  Memorie  riflettenti  funghi  e licheni,  deve  ricor- 
darsi il  contributo  apportato  dal  Bornet  alla  conoscenza  della  mor- 
fologia fiorale  nel  genere  Cymodocea,  avendo  egli  raccolta  ad  Antibes 
la  Cymodocea  aequorea  e confermatane  cosi  la  esistenza  per  la  Flora 
francese  (già  segnalata  dal  De  Candolle);  i ragguagli  da  lui  forniti 
vengono  a completare  i dati  del  Cavolini  (1792)  e giovarono  al  no- 
stro Delpino  che  riconobbe  nel  botanico  francese  un  osservatore  di 
primo  ordine  e ne  discusse  in  proposito  trattando  della  dicogamia 
nelle  piante  idrofile  (1870). 

Fu  alla  villa  Thuret  che  nel  1860  Edoardo  Bornet  incominciò 
le  sue  esperienze  sulla  ibridazione  nel  genere  Cìstus,  esperienze  con- 
tinuate fino  al  1875  e pubblicate  nel  1910  a cura  di  M.  Gard;  162 
incroci  binarii  di  prima' generazione,  dei  quali  96  riusciti;  59  di  se- 
conda generazione  con  43  positivi,  3 di  terza  generazione,  e con 
altri  incroci  in  totale  347  ibridazioni,  di  cui  234  hanno  fornito  semi, 
non  poche  volte  inembrionati  ; con  questo  grande  numero  di  prove 
il  compianto  botanico  ha  recato  un  contributo  considerevole  a una 
questione  interessante  di  biologia  vegetale. 


L’opera  scientifica  di  Edoardo  Bornet  vuole  piuttosto  essere 
analizzata  da  me  per  quanto  concerne  la  algologia,  poiché  il  com- 
pianto amico  in  questo  ramo  della  crittogamia  si  acquistò  maggiore 
fama;  tale  opera  cercherò  di  riassumere  nelle  sue  linee  generali. 

11  Bornet,  prescindendo  da  una  Memoria  ( 1 855)  destinata  a servir 
di  guida  per  la  raccolta,  lo  studio  e la  preparazione  delle  Alghe  e 
da  una  breve  Nota  ( 1 858)  intorno  la  presenza  di  Infusorii  zoospori- 
formi  entro  gli  otricoli  di  Vaìonia,  si  fece  conoscere  la  prima  volta 
agli  studiosi  della  flora  marina  con  una  pubblicazione  riguardante 
una  piccola  Alga  rossa,  di  aspetto  chantransioideo,  raccolta  nel  di- 


20 


cembre  1 858  ad  Antibes  sopra  le  frondi  di  Udotea  dragando  in  quel 
zostereto,  un’Alga  molto  importante  che  in  onore  di  Augusto  Le 
Jolis  venne  insignita  del  nome  Lejolisìa,  con  cistocarpi  simulanti  i 
ceramidii  delle  Rhodomelaceae  e con  tallo  e sporangi  di  Ceramiacea; 
la  Lejolisìa  mediterranea  Born.  segna  quasi  il  passaggio  tra  l’una  e 
T altra  famiglia  di  Fioridee  sopra  ricordate  ed  oggidì  trovasi  collocata 
dai  sistematici  accanto  al  genere  Ptiìothamnion  Thur.  tra  le  Sperino- 
thamnieae  a gonimoblasto  unico. 

Seguirono  parecchi  anni  di  raccoglimento,  cioè  di  soda  prepa- 
razione e d’intensa  analisi,  fino  a quando  comparvero  alla  luce  le 
classiche  osservazioni,  compiute  insieme  al  Thuret,  intorno  la  fe- 
condazione delle  Fioridee  (1867);  i due  collaboratori  furono  invogliati 
a indagare  la  natura  del  processo  fecondativo  nelle  Alghe  rosse  per 
controllo  alle  opinioni  espresse  dal  Naegeli  (1861)  il  quale  voleva 
riguardate  le  tetraspore  come  l’organo  femminile  fecondato  dai  pre- 
tesi spermatozoidi  degli  anteridi  e invece  considerava  i cistocarpi 
quali  mezzi  di  riproduzione  agamica  analoghi  ai  propagoli  delle  Epa- 
tiche, malgrado  che  il  Naegeei  avesse  descritto  un  apparato  che 
precede  lo  sviluppo  del  cistocarpio,  ossia  il  tricoforo,  senza  però  ri- 
conoscere l’importanza  fisiologica  di  tale  apparato;  essi  descrissero 
minutamente  la  formazione  del  cistocarpio  nelle  Nemalieae,  segnala- 
rono il  movimento  ameboide  delle  spore  di  Helminthora  divaricata 
(specie  di  cui  avevano  fatto  conoscere  l’adesione  dei  pollinidi  con 
la  parte  superiore  del  tricogino),  trattarono  in  simil  modo  la  questione 
per  le  Ceramieae,  Sperino  thamnieae , Wrangeliae,  Rhodometeae,  Spyri- 
dieae , Delesserieae  ecc.,  per  la  Lejolisìa , rilevando  le  singolarità  con 
le  quali  si  effettua  la  carpogenesi  nelle  Dudresnaya. 

In  pari  tempo  i due  amici  preparavano  quei  poderosi  lavori  sui 
quali  mi  riservo  a trattare  più  oltre,  rilevando  dapprima  i pregi  degli 
scritti  minori,  editi  dal  Bornet,  sia  da  solo  sia  in  collaborazione  con 
altri  botanici. 

Con  Alberto  Grunow,  suo  illustre  coetaneo,  ebbe  occasione  di 
studiare  una  Cianoficea,  raccolta  dal  Puiggari  nelle  acque  dolci  del 
Brasile  e reputata  tipo  di  un  nuovo  genere,  che  dai  due  autori  fu 
proposto  col  nome  di  Ma^aea;  non  si  può,  vista  la  scarsa  conoscenza 
che  in  quell’anno  (1881)  si  aveva  intorno  la  sistematica  delle  Alghe 
azzurre,  imputare  a grave  errore  ai  due  algologhi  di  non  avere  ri- 


30 

conosciuto  nell’Alga  Puiggariana  quella  specie  stessa  che  era  stata 
nel  1869  descritta  dal  Wood  col  nome  di  Noslochopsis  lobatus. 

In  collaborazione  con  C.  Flahault,  il  Bornet  compilò  un  Ca- 
talogo delle  Alghe  marine  raccolte  ad  Antibes  ( 1 883),  nel  quale  sono, 
tra  altro,  a segnalarsi  Espera  mediterranea,  Microdictyon  umbilicatum, 
Dilophus  repens,  Galaxaura  adriatica,  Crouania  Schousboei,  Lejolisia 
mediterranea,  fanc^ewskia  verrucaeformis,  Halodictyon  mirabile,  Con- 
stantinea  reniformis. 

Con  lo  stesso  botanico,  egli  si  occupò  delle  Rivularie  determi- 
nanti col  loro  straordinario  accumulo  i flos-aquae  (1884)  facendo  di 
questi  fenomeni  la  storia,  col  rammentare  una  Rivularia  natante  con- 
statata nel  1804  da  H.  Davies  in  un  lago  dell’isola  di  Anglesey  e 
poscia  le  osservazioni  fatte  su  altri  casi  da  Dickie,  Kuetzing,  Are- 
schoug,  Cohn,  Gobi,  Arthur,  Farlow:  parve  agli  autori  che  queste 
Rivulariee  dovessero  riferirsi  al  genere  Gtoeotrichia,  ora  incorporato 
nel  genere  Rivularia  come  semplice  sezione. 

Pure  col  Flahault,  venne  dal  Bornet  pubblicata  una  nota  ( 1 885) 
intorno  il  genere  Aulo  sira  istituito  dal  Kirohner  nel  1878  per  una 
Nostocacea  filamentosa,  le  cui  cellule  vegetative,  eterocisti  e spore 
sono  disposte  come  nelle  Anabaena  ma  il  tricoma  è avviluppato  da 
una  guaina  simile  a quelle  proprie  delle  Lyngbya  e delle  Tolypothrix ; 
descritte  e figurate  la  Aulosira  laxa  Kirchn.  e la  Aulosira  implexa  n. 
sp.  gli  autori  credettero  opportuno  procedere  all’esame  e alla  illu- 
strazione della  Anabaena  laxa  A.  Br.,  approfittando  di  materiali  au- 
tentici di  questa  dubbiosa  specie,  loro  comunicati  dall’  Eichler. 

Hyella  caespitosa  e Gomontia  polyrhi^a  costituiscono  il  soggetto 
di  una  breve  Nota  (1889)  che  precedette  un  lavoro  monografico, 
stampato  nello  stesso  anno,  da  Bornet  e Flahault,  intorno  ad  al- 
cune crittogame  viventi  nel  guscio  calcareo  di  molluschi,  crittogame 
appartenenti  alle  Alghe  e ai  Funghi;  a quest’ ultimi  pare  infatti  de- 
vansi  ascrivere  ì generi  Lithopythium  e Ostracoblable  (somiglianti  nel- 
l’aspetto del  loro  micelio  a quelle  Saprolegniaceae  che  già  il  Duncan 
nel  1877  segnalava  nelle  Madrepora ) seppure  uno  di  questi  generi 
non  rappresenti  piuttosto  le  ife  di  una  qualche  Verrucaria,  tanta  ne 
è la  somiglianza  che  lo  stesso  Bornet  (1891)  riconobbe,  quando  gli 
caddero  sott’  occhio  alcune  figure  delineate  dal  Bachmann  (1890)  per 
la  Verrucaria  calci  seda. 


31 


Riprese  poscia  il  Bornet  a lavorare  da  solo,  con  una  serie  di 
Note,  non  senza  trascurare  le  Alghe  esotiche,  come  ne  fanno  testi- 
monio i due  piccoli  elenchi  di  Alghe  del  Madagascar  ( 1 885)  e del 
Golfo  di  Tadjoura  (1888). 

Più  importanti  sono  i contributi  alla  ficologia  mediterranea  e del 
Marocco,  in  quanto  interessano  in  pari  tempo  la  morfologia  e la 
distribuzione  geografica  dei  talassofiti. 

È merito  del  Bornet  di  avere  tatto  conoscere  una  Lammarìa 
da  aggiungere  alle  poche  forme  di  Laminariaceae  viventi  nel  Medi- 
terraneo  (. Phyllaria  reniformis,  Phyllaria  purpurascens , S accorpila 
bulbosa , qualche  Laminaria  importata);  nel  1888  egli  descrisse  la  sua 
Laminaria  RodrigueTfi  raccolta  nel  giugno  1 885  dal  Rodriguez  a Port 
Mahon  (Minorca)  e ne  riconobbe  la  identità  con  la  pianta  già  dal 
Vicari  raccolta  a Siracusa  (Sicilia)  e spedita  all’ARDissoNE  e da  que- 
sto botanico  ritenuta  come  una  forma  della  Laminaria  saccharina\ 
la  esistenza  della  Laminaria  Rodrigue^ii  nelle  vicinanze  della  Sicilia 
fu  sedici  anni  dopo  confermata  da  A.  Mazza  che  ne  ebbe  esemplari 
dall’isola  di  Stromboli,  ivi  raccolti  nell’ inverno  e nell’estate  del  1899 
da  Attilio  Ferrari. 

Una  piccola  Alga  bruna,  rinvenuta  tra  le  collezioni  dello  Schou- 
sboe  (che  la  raccolse  ad  Agla  nel  Marocco  nel  dicembre  del  1828  e 
la  chiamò  nelle  sue  schede  inedite  Conferva  fulvescens)  costituì  l’ar- 
gomento di  una  breve  Nota  (1889)  del  compianto  algologo,  il  quale 
ebbe  a sua  disposizione  anche  esemplari  da  lui  e dal  Thuret  sco- 
perti a Biarritz  nel  1870;  l’alga,  munita  di  sporangi  uniloculari  se- 
nati, fu  denominata  Pylaiella  fulvescens  e descritta  insieme  a due 
forme  congeneri,  P.  Hooperi  (Crouan)  della  Guiana  francese  e P.  nana 
Kjellm.  della  Finmarchia. 

Nella  Note  sur  deux  Algues  de  la  Méditerranée  (1890)  il  Bornet 
riuscì  a differenziare,  in  base  ad  accurati  confronti  con  gli  esemplari 
di  Fauchea  repens  conservati  negli  Erbari  di  Thuret,  di  Montagne 
e del  Museo  di  Parigi,  una  pianta  raccolta  dal  Rodriguez  a Minorca 
(Baleari)  chiamandola  Fauchea  microspora  e per  rendere  più  facili  i 
confronti  illustrò  dell’ una  e dell’altra  specie  la  struttura  anatomica, 
mettendone  a paragone  le  descrizioni  particolareggiate  ; la  presenza 
di  peculiari  rigonfiamenti  cilindrico-allungati,  bruni,  con  contenuto 
omogeneo  (forse  tannino)  in  una  specie  di  Ectocarpus,  per  la  prima 


volta  descritta  dal  Meneghini  (1845)  col  nome  di  Ectocarpus  Oedo- 
gonium,  parve  carattere  sufficiente  per  istituire  un  nuovo  genere,  Zo- 
sterocarpus,  che  in  qualche  modo  si  avvicina  a Disco  spor  angium 
Falk.  per  l’origine  e disposizione  degli  sporangi  pluriloculari  formanti 
dei  groppi  (sori)  crostiformi  orbiculari  o annuliformi  sugli  articoli  dei 
rametti. 

Una  ampia  illustrazione  delle  Alghe  del  Marocco  e del  Mediter- 
raneo (1892)  è basata  sugli  esemplari  autentici,  sui  manoscritti  e sui 
disegni  (431  tavole  a colori)  di  Pietro  Schousboe  (1 766  f 1832);  con- 
sole nel  Marocco  dal  1821  fino  alla  morte;  il  lavoro  contiene  indi- 
cazioni interessanti,  comprendendo  ben  492  tra  specie  e varietà  (non 
senza  tipi  nuovi)  e viene  ad  accrescere  le  nostre  cognizioni  di  fico- 
geografia;  fino  dal  1 876  il  Bornet  stava  riordinando  questa  Memoria, 
che  doveva  vedere  la  luce  cinque  lustri  dopo  ; egli  si  scusava  con 
PArdissone  di  non  poter  inviargli  certi  esemplari  doppii  che  l’autore 
della  Phycologia  Mediterranea  gli  richiedeva,  scrivendogli  da  Parigi  il 
27  giugno  del  1876:  « Mon  temps  sera  pris  durant  bien  des  mois 
par  la  publication  des  travaux  laissés  inachevés  par  M.  Thuret.  Il 
faut  que  je  Tasse  le  texte  de  ses  « Etudes  phycologiques  »,  que  je 
rédige  une  Liste  annotée  des  Algues  récoltées  au  Maroc  par  Schou- 
sboe, que  je  prépare  les  planches  du  2e  fascicule  de  nos  « Notes 
algologiques  etc.  ».  Aggiunse  il  Bornet  agli  elementi  Schousboeani, 
già  per  sè  tanto  cospicui,  materiali  marocchini  a lui  comunicati  dal- 
PAskenasy;  Les  Algues  de  P.  K.  A.  Schousboe  costituiscono  un  bel 
monumento  all’infaticabile  raccoglitore,  del  cui  nome,  perpetuato 
dalla  magnifica  Schimmelmannia  Scliousboei  ( S . ornata ) di  Tangeri,  di 
Sicilia  e di  Guéthary,  si  trova  menzione  nelle  opere  dei  più  celebri 
algologi,  J.  Agardh  e Ivuetzing. 

Di  indirizzo  morfologico  e sistematico  sono  due  altre  Note,  l’una 
su  alcuni  Ectocarpus  (1892),  l’altra  (1904)  sulle  Chantransia.  Chiari- 
sce il  Bornet  nella  prima  le  difficoltà  inerenti  alla  nomenclatura  degli 
organi  di  riproduzione  degli  Ettocarpi  e dirada  molti  dubbi  sulla  au- 
tonomia e sui  sinonimi  di  parecchie  specie  ( Ectocarpus  secundus 
Kuetz.,  Ect.  pusiltus  Griff. , Ext.  crinitus  Carni.,  Plaptospora  Vidovìcliii 
Born.,  Pilopteris  Mertensii  Kuetz.).  La  creazione  del  tipo  generico 
Acinetospora  Born.,  sul  quale  hanno  più  tardi  recato  importanti 
dati  le  ricerche  del  Sauvageau  (1899),  ha  un  grande  valore  nella  si- 


33 


stematica  delle  Alghe  brune,  perchè  V Acìnetospora  a fronda  mono- 
sifonia  viene  a costituire  il  passaggio  dalle  Tilopterideae  genuine  a 
fronda  polisifonia  alle  Ectocarpeae  a fronda  monosifonia. 

Il  lavoro  sulle  Chantransia  è l’ultimo  studio  scientifico  del  Bor- 
net;  in  esso  il  vecchio  algologo  fa  la  storia  di  due  forme  raccolte 
dal  Thuret  a partire  dal  1 85 1 e determinate  col  nome  di  Chantran- 
sia corymbìfera  Thur.,  mantenendo  l’appellativo  originale  alla  forma 
che  vegeta  semiendofita  sulla  Helminthocladia  purpurea  e proponendo 
una  nuova  varietà  (var.  Thureti ) della  Chantransia  efflorescens  Kjellm. 
per  la  forma  epifita  sul  Ceramium  rubrum;  correda  la  differenzia- 
zione con  elementi  diagnostici  tratti  dalla  morfologia  degli  anteridi 
e dal  fatto  che  una  forma  è dioica,  l’altra  monoica.  Però  non  si  ar- 
resta a questo  l’autore,  ma  trae  partito  da  queste  sottili  distinzioni 
per  esaminare  l’autonomia  dei  due  generi  Acrochaelium  e Chantran- 
sia riferendovi  le  specie  finora  descritte  e rilevando  che  la  Cladophora 
Sagraeana  Mont.  è un  vero  e proprio  rappresentante  del  genere  A- 
crochaetium. 

Ai  lavori,  dei  quali  finora  ho  in  maniera  sommaria  riassunto  il 
contenuto,  per  quanto  pregevoli,  non  è legata  la  fama  di  Edoardo 
Bornet,  il  cui  nome  rimarrà  imperituro  nella  storia  della  algologia 
per  le  opere  maggiori,  costituenti  un  vero  caposaldo  per  i nostri 
studi  speciali  : gli  Ètudes  phycologiques,  le  Notes  algologiques,  la  Re- 
vision  des  Nostochacèes  hètèrocystèes. 

Non  io  sono  in  grado  di  far  conoscere  il  valore  intrinseco  della 
classica  opera,  che  sotto  il  modesto  titolo  di  Ètudes  phycologiques 
venne  data  alla  stampa  dal  Bornet  nel  1878,  tre  anni  dopo  l’imma- 
tura perdita  del  suo  collaboratore  ed  amico,  Gustavo  Thuret.  Cin- 
quantuna  tavole,  incise  sui  disegni  di  Alfredo  Riocreux,  accompa- 
gnano il  testo  di  questa  splendida  opera,  una  delle  più  cospicue  che 
siano  apparse  per  le  Alghe  nell’  ultimo  quarto  del  secolo  decorso. 

Basti  avvertire  gli  Ètudes  phycologiques  vennero  giudicati  degni 
del  premio  internazionale  Desmazières  e che  il  Van  Tieghem,  rife- 
rendone in  merito  alla  Acadèmie  des  Sciences  affermava  che  « ce 
grand  ouvrage  nous  apporte  enfin  le  développement  si  long  temps 

attendu  et  l’entier  achévement  de  deux  découvertes,  qui  comptent 

3 


34 

à coup  sùr  parmi  les  plus  brillantes  et  les  plus  fécondes  que  l*on 
ait  faites  en  botanique  depuis  un  demi-siècle,  et  qui  en  méme  temps 
intéressent  au  plus  haut  degré  la  science  générale  ....  la  féconda- 
tion  avec  formation  d’un  oeuf  dans  les  Algues  brunes  de  la  famille 
des  Fucacées,  et  la  fécondation  avec  formation  d’un  fruit  sporifère 
dans  les  Algues  rouges  de  la  famille  des  Floridées.  Il  y a vingt-cinq 
ans,  il  est  vrai,  que  la  première  de  ces  découvertes  a été  annoncée 
par  M.  Thuret  et  la  seconde  a été  faite  en  commun  et  publiée,  il 
y a douze  ans  déjà,  par  M.  M.  Bornet  et  Thuret.  Mais  c’  est  iciy  dans 
ces  cinquante  et  unes  magnifiques  planches  in  folio,  dessinées  d’ a- 
près  nature  par  M.  Riocreux  avec  un  talent  incomparable  et  vrai- 
ment  à la  hauteur  du  sujet,  que  Ton  en  trouvera,  aujourd1  hui  pour 
la  première  fois,  toutes  les  preuves  rassemblées  et  coordonnées  ». 

E il  Van  Tieghem,  dopo  aver  sintetizzato  le  interessanti  osser- 
vazioni dei  due  autori  raccolte  in  un’  opera  che  rappresentava  il  co- 
ronamento di  23  anni  di  vita  comune,  di  stretta  amicizia,  di  costante 
collaborazione  concludeva  dichiarando  che  la  bella  scoperta  della  fe- 
condazione delle  Fioridee  ha  unito  nella  scienza  i nomi  di  Edoardo 
Bornet  e di  Gustavo  Thuret. 

11  pregio  considerevole  degli  Études  phycologiques  venne  ricono- 
sciuto, oltre  che  dalla  Acadèmie  des  Sciences  di  Parigi,  dalla  Linnean 
Society  di  Londra  la  quale  nel  1891  volle  assegnata  al  dottor  Bornet 
la  medaglia  d’oro  Linneana  istituita  nel  1888  in  ricordo  del  cente- 
nario della  fondazione  di  quella  Società  e che  era  stata  conferita  fin 
allora  a J.  D.  Hooker  e R.  Owen  nel  1888,  a A.  De  Candolle  nel 
1889,  a T.  Huxley  nel  1890  e che  più  tardi  ricompensò  le  beneme- 
renze dei  botanici  D.  Oliver,  F.  Cohn,  J.  Agardh,  J.  G.  Baker,  G. 
King,  M.  C.  Cooke,  E.  Strasburger,  M.  Treub,  F.  O.  Bower,  H. 
Solms-Laubach.  A proposito  di  questa  alta  onorificenza  conferitagli, 
il  Bornet,  che  era  uomo  pieno  di  spirito,  mi  scriveva  il  27  giugno 
1891  da  Chàteau  de  Lévy:  « il  parait  que  les  études  phycologiques 
sont  actuellement  en  faveur  pour  que  la  Société  Linnéenne  ait  donné 
sa  médaille  à un  algologue  ». 

Non  posso  non  ricordare  che  il  De  Bary,  uomo  cauto  nelle  lodi, 
nella  Botanische  Zeitung  (1879)  riferendo  sugli  Études  phycologiques 
non  si  peritò  di  asserire  che  « Von  der  kunstlerischen  Ausfuhrung 
làsst  sich  nur  sagen,  dass  sie  an  Correctheit,  Feinheit  und  Eleganz 


35 

schwerlich  von  einem  anderen  wissenschaftlichen  Kupferwerk  er- 
reicht  wird  ». 

A un  primo  fascicolo  delle  Notes  algologìques  edito  nel  1876 
tenne  dietro  a quattro  anni  di  distanza  il  secondo.  Queste  Notes  non 
sono  inferiori  per  importanza  agli  Études , anzi  io  sarei  propenso  a 
ritenere  che  per  la  maggior  estensione  dei  temi  in  esse  trattati  ab- 
biano un  interesse  più  largo  che  non  gli  Ètudes,  i quali  soprattutto 
riflettono  i fenomeni  della  fecondazione,  specie  nelle  Fioridee,  dove, 
con  precise  osservazioni,  sono  tolti  gli  errori  di  autori  precedenti  i 
quali,  con  una  buona  dose  di  fantasia  avevano  creduto  di  vedere 
nelle  Alghe  rosse  i corpuscoli  maschili  provvisti  di  ciglia,  come  si 
rileva  anche  dagli  studi  di  Derbès  e Solier. 

Nelle  Notes  algologiques  che,  come  giustamente  scriveva  Gre- 
gorio Kraus  (1876),  formeranno  epoca  nella  storia  della  Crittogamia, 
Bornet  e Thuret  diedero  nozioni  generali  intorno  l1  anatomia  e i 
modi  di  riproduzione  in  tutta  la  serie  delle  Alghe,  a partir  dalle  più 
semplici  o Nostochinee  fino  alle  più  elevate  o Fioridee;  essi  distin- 
sero con  lucidità  nell’apparato  femminile  o procarpio  delle  Alghe 
rosse  una  porzione  che  produce  le  spore  (carpogonio  o sistema  car- 
pogeno)  e una  porzione  che  costituisce  l’apparato  di  impregnazione 
(app.  tricoforico)  del  quale  è parte  essenziale  il  tricogino. 

Sottili  osservazioni  morfologiche  e sistematiche  sono  date  ri- 
guardo alle  Alghe  inferiori,  segnatamente  Nostocacee  (genesi  delle 
spore,  ormogonii  ecc.),  alle  Derniocarpa , al  Monosiroma  Wittrockii, 
a parecchi  generi  di  Fioridee. 

Questi  due  poderosi  lavori,  Études  e Notes,  avviarono,  per  le 
Fioridee,  a mutare  l1  indirizzo  sistematico  Agardhiano  fino  allora  se- 
guito dalla  maggioranza  degli  algologhi  e prepararono,  insieme  agli 
studii  del  compianto  Fr.  Schmitz  ( 1 883),  il  nuovo  metodo  di  classi- 
ficazione delle  Alghe  rosse;  certo  una  disposizione  più  naturale  delle 
Fioridee  era  stata  meditata  dallo  stesso  Bornet  il  quale  ai  22  no- 
vembre 1901  scrivevane  in  proposito  a F.  Ardissone:  « pour  rémé- 
dier  à ces  inconvenients  [del  sistema  di  J.  Agardh],  j’avais,  long- 
temps  avant  Schmitz,  dressé  un  tableau  dans  lequel  les  groupes  ar- 
ticulés  étaient  placés  au  centre,  les  autres  familles  s’ en  écartaient 
dans  deux  directions.  Aussi  ai-je  salué  avec  satisfaction  la  réalisation 


de  T arrangement  que  j’ avais  en  vue  et  je  me  suis  empressé  de 
l’ adopter  ». 

Pochi  botanici  potevano  essere  adatti,  come  il  Bornet,  a intra- 
prendere una  monografia  delle  Alghe  azzurre  di  più  complessa  or- 
ganizzazione e a darci,  con  la  collaborazione  di  C.  Flahault,  la  ben 
nota  Revision  des  Nostocacées  hétérocystées,  stampata  dal  1886  al 
1888.  Infatti  egli  aveva  pubblicato,  con  note  esplicative,  V Essai  de 
classification  des  Nostochinées  lasciato  manoscritto  dal  Thuret,  aveva 
studiato  col  Flahault  la  questione  delle  Rìvularia  natanti  e le  Au- 
losira,  col  Grunow  la  Ma^aea,  col  Thuret  aveva  approfondita  la  co- 
noscenza morfo-biologica  di  molti  generi  di  Alghe  inferiori.  Ben  può 
dirsi,  per  usare  le  espressioni  di  Maurizio  Gomont,  allievo  del  Bor- 
net, che  questa  Revision,  la  quale  si  distingue  per  la  sua  chiarezza 
e per  la  precisione  delle  sue  divisioni,  permetterà  determinazioni 
serie  per  un  gruppo,  di  piante,  dove  esse  erano  impossibili  fino  al- 
lora e fornirà  un  quadro  eccellente  per  le  opere  ulteriori  da  intra- 
prendersi sullo  stesso  soggetto. 

A questa  opera,  che  può  riguardarsi  come  una  Monografia,  te- 
neva assai  il  Bornet  il  quale,  nell1  inviarmene  in  dono  un  esemplare 
il  6 dicembre  1888  francamente  mi  scriveva:  « Nous  souhaitons,  M. 
Flahault  et  moi,  que  la  « Revision  des  Nostocacées  hétérocystées  » 
a rendu  quelques  Services.  Nous  avons  cherché  à établir  des  cadres 
clairs  et  précis  ou  les  observations  nouvelles  puissent  prendre  place, 
à établir  une  langue  uniforme  au  lieu  de  la  confusion  qui  a régné 
jusque  dans  ces  dernières  années  ». 

Il  Bornet  stesso  deve  aver  provato  quanto  la  Revision  riuscisse 
di  valido  appoggio  a determinare  le  Alghe  azzurre  superiori,  quando 
se  ne  valse  per  rivedere  nel  1889  i materiali  autentici  di  Carlo 
Adolfo  Agardh,  inviatigli  in  esame  da  J.  G.  Agardh. 

Con  la  Revision  di  Bornet  e Flahault,  con  la  Monographie  des 
Oscillariées  di  M.  Gomont  si  è percorso  un  grande  cammino  nella 
conoscenza  delle  Alghe  azzurre  ed  è da  augurarsi  che  un  altro  pa- 
ziente algologo  completi  lo  studio  di  questi  organismi  inferiori  con 
una  revisione  monografica  delle  più  semplici  Mizoficee  ossia  dell’or- 
dine delle  Coccogoneae.  Certo  chiunque  vorrà  accingersi  a tale  re- 
visione, non  dimenticherà  di  tenere  come  esempio  imitabile  la  Re- 
vision des  Nostocacées  hétérocystées  ! 


37 


A tout  seigneur  tout  honneur ! Edoardo  Bornet  (dottore  come 
egli  semplicemente  si  chiamava;  era  dottore  in  medicina)  ebbe  la 
soddisfazione  di  vedere,  nella  sua  lunga  carriera  di  studioso,  ricom- 
pensata in  modo  condegno  l’opera  sua. 

Tra  i fondatori,  insieme  al  Thuret  (che  allora  dimorava  a Cher- 
bourg  sempre  intento  agli  studi  sulle  Alghe  marine)  della  Società 
Botanica  di  Francia  istituita  nella  primavera  del  1854,  di  essa  divenne 
nel  i863  membro  a vita,  nel  1882  Presidente,  poscia  archivista,  in- 
fine, tre  anni  or  sono,  Presidente  d’onore. 

L’ 1 1 agosto  1 885,  in  occasione  del  Congresso  delle  Società 
scientifiche,  venne  il  compianto  botanico  insignito  della  croce  di  ca- 
valiere della  Legion  d’ onore,  più  tardi  promosso  al  grado  di  ufpciale 
nello  stesso  ordine. 

L ' Ac  ad  èrnie  des  Sciences,  il  io  maggio  1886  lo  elesse  membro, 
nella  sezione  di  botanica,  al  posto  rimasto  vacante  per  la  morte  del 
Tulasne;  ed  il  nuovo  accademico  scriveva  due  mesi  dopo  (14  luglio) 
all1  Ardissone,  con  l’abituale  modestia:  «Le  souvenir  de  M.  Thuret, 
l’extréme  bienveillance  de  la  section  ont  produit  ce  résultat  bien 
plus  que  mes  mérites  personnels  ». 

Tra  i sodalizii  scientifici,  cui  il  nostro  appartenne,  ricordo  la  So- 
cietà crittogamologica  italiana  (1878),  il  Reale  Istituto  Lombardo  di 
scienze  e lettere  (18  maggio  1893)  e la  Società  botanica  tedesca 
(17  settembre  1884). 

Nel  1898,  compiendosi  il  settantesimo  genetliaco  del  maestro, 
un  comitato  di  colleghi  e amici  (Flahault,  Gomont,  Guignard,  Sau- 
vageau)  offerse  a Edoardo  Bornet,  per  sottoscrizione  di  ammiratori 
e amici  il  ritratto  di  lui,  opera  egregia  dell’artista  Duvivier,  conse- 
gnando ai  sottoscrittori  una  bellissima  riproduzione  litografica  della 
effìgie  del  maestro. 

Io  ricordo  tuttora  il  compianto  amico,  intervenuto  alle  riunioni 
con  le  quali  la  Società  botanica  di  Francia  nell’agosto  1904  solen- 
nizzò il  cinquantesimo  anno  dalla  istituzione;  ne  rammento  la  squi- 
sita gentilezza  con  cui  egli  mi  propose  a Vicepresidente  della  assem- 
blea insieme  a Bertrand,  Fliche  e Durand. 

Era  la  prima  volta,  dopo  vent’anni  di  continui  scambi  epistolari, 


38 

che  io  avevo  la  ventura  d’ incontrare  E.  Bornet  e rimasi  affascinato 
dalla  sua  conversazione  dotta  in  uno  e arguta,  elegante  e vivace. 
L’occhio  del  maestro  era  penetrante,  la  fìsonomia  sorridente,  lo  spi- 
rito inesauribile.  Egli  si  rammaricava  di  non  conoscere  la  lingua 
italiana,  che  forse  conosceva  più  di  quanto  credesse;  diceva  per 
ischerzo  a mia  moglie  ed  a me  di  sapere  bene  soltanto  i nomi  di 
alcuni  vini  italiani,  quasi  che  a lui  piacessero,  mentre  era  sobrio  o 
pressoché  astemio;  amabile  era  il  suo  discorso,  sempre  corretto,  come 
egli  fu,  per  quanto  critico  acuto,  sempre  corretto  nello  scrivere  e 
nell’ammonire. 

In  questi  ultimi  tempi  l’ inettitudine  al  lavoro  assiduo  lo  infasti- 
diva, per  meglio  dire  lo  avviliva,  lui  avvezzo  a non  trovar  riposo 
mai  e a dividere  il  suo  tempo  tra  la  famiglia  e il  prediletto  micro- 
scopio, tra  le  sedute  dell’  Académie  e le  letture  sul  seggiolone  del 
vecchio  Decaisne,  su  quel  seggiolone  che  egli  aveva  comperato  e sul 
quale  aveva  visto  assiso  tante  volte  il  suo  compianto  allievo  Gomont. 

« L’ étude  des  Algues  (scriveva  il  16  febbraio  1906  al  suo  cor- 
rispondente Ardissone)  devient  distile  pour  mes  yeux  et  mes  vieilles 
habitudes.  De  mon  temps  la  réduction  des  chromosomes  était  in- 
connue  et  l’on  ne  soupconnait  pas  que  les  oogones  et  les  anthéri- 
dies  des  Fucacées  fussent  homologues  des  tétraspores  des  Dictyota- 
cées.  Quelle  difference  entre  le  livre  de  M.  Oltmanns,  très  ìntéres- 
sant,  si  complet,  et  l’article  Phycologie  de  Montagne  que  je  lisais 
dans  mon  jeune  temps!  ». 

Nel  1907  era  ancora  soddisfatto  della  propria  salute,  però  mi  scri- 
veva con  la  solita  fine  arguzia  che  « les  vieux  sont  fragiles  ».  Co- 
minciavano nel  1909  a recargli  disturbo  i freddi  invernali  e atten- 
deva ansioso  la  buona  stagione  per  recarsi  a riposare  e riprender 
vigore  al  suo  Cosne. 

Edoardo  Bornet  sostenne  gli  acciacchi  inevitabili  della  vecchiaia 
con  animo  forte,  quale  era  proprio  dell’indole  sua;  egli  è ora  scom- 
parso, ma  permane  negli  scritti  di  lui  una  traccia  luminosa  che  gui- 
derà per  lungo  tempo  il  cammino  agli  studiosi  delle  Alghe  ! 


Modena,  28  Dicembre  1911. 


39 


Pubblicazioni  di  E.  BORNET 


Étude  sur  l’ organisation  des  espèces  qui  composent  le  gerire  Meliola, 
avec  2 pi.  [Ann.  Scienc.  Nat.,  sér.  3,  Bot.,  T.  XVI,  p.  257-270, 
pi.  21-22;  Paris  1 85 1 ). 

Recherches  sur  la  structure  de  l’Ephebe  pubescens  Fr.  suivies  de 
remarques  sur  la  synonymie  de  cette  piante  [Ann.  Scienc . Nat., 
sér.  3,  Bot.,  T.  XVI11,  pag.  1 55-171,  pi.  7;  Paris  1 852). 

De  la  nature  de  l’ergot  des  Graminées  [Mèm.  Soc . Se.  Nat.  de  Cher- 
bourg  T.  I,  pag.  337-342;  Cherbourg  1 852). 

Instructions  sur  la  récolte,  l’ étude  et  la  préparations  des  Algues 
{Mèm.  Soc.  Se.  Nat.  de  Cherbourg  T.  IV,  pp.  36;  Cherbourg 
1 855). 

Description  de  trois  Lichens  nouveaux.  — Cherbourg,  1 856,  Feuar- 
dent,  8°,  pp.  12,  4 pi. 

Observation  sur  le  développement  d’Infusoires  dans  le  Valonia  utri- 
cularis  [Mèm.  Soc.  Se.  Nat.  de  Cherbourg  T.  VI,  pp.  8,  pi.  I-II; 
Cherbourg  1 858). 

Description  d’ un  nouveau  genre  de  Floridées  des  cótes  de  France 
[Ann.  Scienc.  Nat.,  sér.  4,  Bot.,  T.  XI,  pag.  88-92,  pi.  I-II;  Paris 
1859). 

Note  sur  le  Phucagrostis  major  Cavol.  [Bull.  Soc.  Boian.  de  France 
T.  Vili,  pag.  456-460;  Paris  1861). 

Recherches  sur  le  Phucagrostis  major  [Ann.  Scienc.  Nat.,  sér.  5,  Bot. 
T.  I,  p.  5-5 1,  11  pi.;  Paris  1864). 

Sur  la  fécondations  de  Floridées  [in  collaborazione  con  G.  Thuret] 
[Compt.  rend.  Acad.  Se.  Paris  T.  LXIII,  pag.  444). 

Recherches  sur  la  fécondation  des  Floridées  [id.]  [Ann.  Scienc.  Nat., 
sér.  5,  Bot.,  T.  VII,  pag.  137-166,  pi.  ii-i3;  Paris  1867). 

Sur  les  gonidies  des  Lichens.  Note  presentée  par  M.  Decaisne  [Compt. 
rend.  Acad.  Se.  Paris  1872,  I sém.,  pag.  820-822;  Paris  1872). 

Recherches  sur  les  gonidies  des  Lichens  [Ann.  Scienc.  Nat.,  sér.  5, 
Bot.,  T.  XVII,  pag.  45,  no,  pi.  6-16;  Paris  1873). 


Recherches  sur  les  gonidies  des  Lichens  {Ann.  Scìenc . Nat.,  sér.  5, 
Bot.,  T.  XIX,  pag.  3i4-320;  Paris  1874). 

Gustave  Adolphe  Thuret.  Esquisse  biographique  (Ann.  Scìenc.  Nat., 
sér.  6,  Bot.,  T.  II,  pag.  3o8-36i;  Paris  1875). 

Études  phycologiques,  avec  5i  planches  [in  collaborazione  con  G. 
Thuret];  Paris  1878,  in  fol.°  gr. 

Notes  algologiques.  Recueil  d’observations  sur  les  Algues  Fase.  I-II 
avec  5o  pi.  [in  collaborazione  con  G.  Thuret];  Paris  1876-1880, 
in  fol.°  gr. 

Mazaea,  nouveau  genre  d’AIgue  de  l’ordre  des  Cryptophycées  [in 
collaborazione  con  A.  Grunow]  (Bull.  Soc.  Boian.  de  Franco 
T.  XXVIII,  pag.  287-288,  pi.  Vili;  Paris  1881). 

Liste  des  Algues  maritimes  récoltées  à Antibes  [in  collaborazione 
con  Ch.  Flahault]  (Bull.  Soc.  Botati . de  France  T.  XXX,  pag.  CCiV- 
CCXV  ; Paris  188  3). 

Sur  la  détermination  des  Rivulaires  qui  forment  des  Fleurs  d’eau 
[in  collaborazione  con  C.  Flahault]  (Bull.  Soc.  Botati,  de  France 
T.  XXXI,  pag.  76-81;  Paris  1884). 

Note  sur  le  genre  Aulosira  [in  collaborazione  con  C.  Flahault]  (Bull. 
Soc.  Botati,  de  France  T.  XXXII,  pag.  1 19-122,  pi.  IV;  Paris 
1 885). 

Tableau  synoptique  des  Nostochacées  filamenteuses  hétérocvstées  [in 
collaborazione  con  C.  Flahault]  ( Mèm . Soc.  Se.  Nat.  et  Matti,  de 
Cherbourg  T.  XXV,  pag.  137-1 52,  1 95-223;  Cherbourg  1 885). 

Algues  de  Madagascar  récoltées  par  M.  Ch..  Thiébaut  (Bull.  Soc.  Bot. 
de  France  T.  XXXII,  pag.  16-19,  Fig.  1-2;  Paris  1 885). 

Notice  sur  M.  L.  R.  Tulasne.  (Compt.  rend.  Acad.  Se.  Paris  T.  CHI, 
2 sér.,  pag.  957;  Paris  1886). 

Concordance  des  Algen  Sachsens  et  Europas  de  M.  L.  Rabenhorst 
avec  la  revision  des  Nostochacées  hétérocystées  de  MM.  Bornet 
et  Flahault  [in  collaborazione  con  C.  Flahault]  (Notarisia,  red.  De 
Toni  e Levi  T.  HI,  pag.  387-397;  Venezia  1888). 

Algues  du  Voyage  au  Golfe  de  Tadjoura  recueillies  par  M.  L.  Faurot 
(Journ.  de  Botan.  T.  II,  n.  2,  pag.  17;  Paris  1888). 

Note  sur  une  nouvelle  espèce  de  Laminaire  (Laminaria  Rodriguezii) 
de  la  Méditerranée  (Bull.  Soc.  Botan.  de  France  T.  XXXV, 
pag.  36 1-366,  pi.  V;  Paris  1888). 


41 


Note  sur  deux  nouveaux  genres  d’ Algues  perforantes  [in  collabora- 
zione con  C.  Flahault]  {Journ.  de  Botan.  T.  II,  pag.  i ó i - 1 65  ; 
Paris  1888). 

Revision  des  Nostocacées  hétérocystées  conlenues  dans  les  principaux 
herbiers  de  France  [in  collaborazione  con  C.  Flahault]  [Ann. 
Scienc.  Nat,,  sér.  7,  Bot.,  T.  Ili,  IV,  V,  VII;  Paris  1886-1888). 

Note  sur  PEctocarpus  (Pylaiella)  fulvescens  Thuret  ( Revue  gènèr.  de 
Botan.  T.  I,  pag.  5- io,  pi.  I;  Paris  1889). 

Les  Nostocacées  hétérocystées  du  Systema  Algarum  de  C.  A.  Agardh 
(1824)  et  leur  synonymie  actuelle  (1889)  {Bull.  Soe . Botan.  de 
France  T.  XXXVI,  pag.  141-157;  Paris  1889). 

Sur  quelques  plantes  vivant  dans  le  test  calcaire  de  Mollusques  [in 
collaborazione  con  C.  Flahault]  [Bull.  Soc.  Botan.  de  France 
T.  XXXVI,  pag.  CXL VII-CLXXVI,  pi.  VI-X1I;  Paris  1889). 

Note  sur  deux  Algues  de  la  Méditerranée.  Fauchea  et  Zosterocarpus 
[Bull.  Soc.  Botan . de  France  T.  XXXVII,  pag.  139-148,  pi.  I; 
Paris  1890). 

Note  sur  V Ostracoblable  implexa  Born.  et  Flah.  {Journ.  de  Botan. 
T.  V,  pag.  397-400;  Paris  1891). 

Algues  du  département  de  la  Haute-Vienne  contenues  dans  l’her- 
bier  d’ Edouard  Lamy  de  la  Chapelle  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France 
T.  XXXVIII,  pag.  247;  Paris  1891). 

Note  sur  quelques  Ectocarpus  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France  T.  XXXVIII, 
pag.  353-372,  pi.  VI— Vili  ; Paris  1891). 

Les  Algues  de  P.  K.  A.  Schousboe  récoltées  au  Maroc  & dans  la 
Méditerranée  de  1 8 1 5 à 1829  ( Mèm . Soc.  se.  nat.  et  mathèm.  de 
Cherbourg  T.  XXVIII,  pp.  216,  pi.  HII;  Cherbourg  1892). 

Le  verdissement  des  Huitres  {Bull.  Sèanc.  Soc.  nat.  d’ Agric.  de  France 
T.  LV,  séance  du  3o  octobre  1895;  Paris  1895). 

Sur  un  projet  de  Note,  relative  à une  Rose  prolifère,  trouvé  dans 
les  papiers  de  P.  Duchartre  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France  T.  XLIII, 
pag.  280-281,  pi.  8;  Paris  1896). 

Théodore  Caruel  {Bull.  Soc.  Botan . de  France  T.  XLV,  pag.  623- 
624;  Paris  1898). 

Francois  Gay.  Ferdinand  Cohn  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France  T.  XLV, 
pag.  325;  Paris  1898). 


42 

Hommage  à la  mémoire  de  M.  Monod  [Bull.  Soc.  Botati,  de  Brattee 
T.  XLV,  pag.  8-9;  Paris  1898). 

Notice  sur  Ad.  Chatin  {Bull.  Soc.  Botati,  de  Brattee  T.  XLVIII,  p.  26- 
37;  Paris  1901). 

Notice  sur  la  vie  et  les  travaux  de  M.  G.  A.  Chatin  {Bull.  Séattc.  Soc. 
Nat.  d’ Agric.  de  Brattee  T.  LV,  séance  du  23janvier  1901;  Pa- 
ris 1901). 

L’ oeuvre  scientifique  de  Maxime  Cornu  [Bull.  Soc.  Botati,  de  Brattee 
T.  XLVIII,  pag.  104-105,  Paris  1901). 

Notice  sur  M.  J.  Agardh  ( Compt . rend.  Acad.  Se.  Paris  T.  CXXXII, 
pag.  233-234;  Paris  1901). 

Millardet  (Pierre-Marie-Alexis).  Nécrologie  {Bull.  Soc.  Bot.  de  Brattee 
T.  XLIX,  pag.  3 1 8 ; Paris  1902). 

Notice  sur  M.  Sirodot  {Compt.  rend.  Acad . Se.  de  Paris  T.  CXXXVI, 
pag.  126-128;  Paris  1903). 

Nécrologie  de  M.  Auguste  Le  Jolis  {Bull.  Soc.  Botati,  de  France  T.  LI, 
pag.  428-429;  Paris  1904). 

Deux  Chantransia  corymbifera  Thuret.  Acrochaetium  et  Chantransia 
{Bull.  Soc.  Botan.  de  France  T.  LI,  pag.  XIV-XXIII,  pi.  I;  Paris 
1904). 

Notice  nécrologique  sur  J.  J.  Rodriguez  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France 
T.  L1I,  pag.  490;  Paris  1905). 

Rapport  sur  l’attribution  du  Prix  de  Coincy  en  1905  [Bull.  Soc.  Bot. 
de  France  T.  LII,  pag.  177-178;  Paris  1905). 

Rapport  sur  l’attribution  du  Prix  de  Coincy  en  1906  {Bull.  Soc.  Botan. 
de  France  T.  LUI,  pag.  XII-XIU;  Paris  1906). 

Maurice-Augustin  Gomont  [1839-1909]  {Bull.  Soc.  Botan.  de  France 
T.  LVI,  pag.  440-449,  portrait  sur  la  pi.  VII;  Paris  1909). 


LITTERATURA  PHYCOLOGICA 

Florae  et  Miscellanea  phycologica 


1.  Bachmann  H.  — Algologische  Mitteilungen  uber  Grònland.  — Ver ■ 

handl.  Schwei Naturf.  Gesellsch.  XCIII,  Jahresvers.  Basel,  1910, 
pag.  255-257. 

2.  Bernard  Ch.  — Algues  d’ eau  douce.  — Nova  Guinea  voi.  Vili, 

Botanique,  Livr.  2,  pag.  253-270,  Tab.  LXI-LXII. 

3.  Borge  0.  — Die  Susswasseralgenflora  Spitzbergens,  mit  1 Ta- 

fel.  — Vidensk.  Selsk.  Skrift.  I.  Math.-nat.  Kl.  191 1,  N.  1 1 , pp.  39. 

4.  Borge  0.  — Algologische  Notizen.  6-7  [ó.  Susswasseralgen  aus 

Queensland;  7.  Susswasseralgen  aus  Madeira].  — Botanìska  No- 
tiser  1911,  Hàftet  5,  pag.  197-207,  Tafel  2. 

5.  Casu  A.  — Lo  Stagno  di  Santa  Gilla  (Cagliari)  e la  sua  vegeta- 

zione. Parte  seconda.  Costituzione  ed  ecologia  della  Flora.  — 
Memorie  R.  Accad.  delle  Sciente  di  Torino  ser.  II,  voi.  LXII, 
1 9 1 1 , pag.  296-333,  con  una  Tavola. 

6.  Carrisso  L.  W.  — Materiaes  para  e estudo  do  plancton  na  costa 

portugueza.  Fase.  I,  no  pp.,  5 pi.  — Coimbra,  191 1,  Impr.  Uni- 
versidade. 

7.  Collins  F.  S.  — Notes  on  Algae.  — Rhodora  XIII,  1911,  p.  184-187. 

8.  Coupin  H.  — Album  général  des  Cryptogames  (Algues,  Champi- 

gnons,  Lichens).  — Paris,  1911,  Orlhac. 

9.  Hariot  P.  — Algues  de  Mauritanie  recueillies  par  M.  Chudeau.  — 

Bull,  Soc.  Botan.  de  Trance  T.  58,  1911,  pag.  438-445. 


44 


10.  Heltn  (H.)  von.  — Beitràge  zur  Kenntnis  der  Algenflora  der  Moore 
der  Provinz  Hannover.  — Jakresb.  d.  niedersàchs.  bot.  Ver.  Han- 
nover 1910,  pag.  47-69. 

11.  Herdmann  W.  A.  — The  « Vernai  Phytoplankton  Maximum  ». — 
Nature  LXXXVI,  1911,  pag.  517. 

12.  Ispolatoff  E.  — Recherches  sur  la  fiore  de  quelques  lacs  de  P Oli- 
rai. — Bull.  Soc.  Ouralienne  d’ amai.  se.  nat.  XXX,  1910,  p.  83-90. 

13.  Keissler  (von)  K.  — Untersuchungen  ùber  die  Periodizitàt  des 
Phytoplanktons  des  Leopoldsteiner-Sees  in  Steiermark,  in  Ver- 
bindung  mit  einer  eingehenderen  limnologischen  Erforschung 
dieses  Seebeckens  (Vorlàufige  Mitteilung).  — Archiv  fùr  Hy- 
drobiol.  und  Planktonkunde  Bd.  VI,  19 11,  pag.  480-485. 

14.  Kolkwitz  R.  — Ueber  schlammbildendes  Plankton.  — Deuts.  Fi- 
scherei  1911,  pag.  65-09,  1 Taf. 

15.  Kolkwitz  R.  — Die  Beziehungen  des  Kleinplanktons  zum  Che- 
mismus  der  Gewàsser.  — Miti.  K.  Priifunganst.  f.  Wasservers. 
und  Abwàsserbeseìligung  XIV,  1911,  pag.  145-21 5. 

16.  Lohmann  H.  — Das  Nanoplankton.  — Intern.  Revue  d.  ges.  Ily- 
drobiol . und  IPydrographie  IV,  1911,  pag.  1— 38. 

17.  Novikoff  A.  W.  — Sur  le  plankton  des  lacs  Transouraliens.  — 
Bull.  Soc.  Ouralienne  d*  amat.  se.  nat.  XXX,  1910,  pag.  166- 180. 

18.  Ostenfeld  C.  H.  & Paulsen  0. — General  Ramarks  on  thè  Micro- 
plankton. — Marine  Plankton  from  thè  East-Greenland  Sea  [W. 
of  6°  W.  long,  and  0/73°  30  N.  Lat.~\  collected  during  thè  a Dan- 
mark  Expedition  1906-1908;  Koebenhavn,  1911,  pag.  321-336. 

19.  Padovani  C.  — Il  Plancton  del  fiume  Po,  contributo  allo  studio 
del  plancton  fluviale.  — Zoolog.  An^eiger  Bd.  XXXVII,  N.  5, 
14.  Febr.  1911,  pag.  99-104. 

20.  Paulsen  0.  — The  Plankton  on  a submarine  bank.  — Biolog. 
Arbeìder  tilegnede  Eug.  Warming  den  3.  Nov.  19 11,  p.  231-239. 

21.  Petkoff  S.  — La  rive  danubienne  basse  et  marécageuse  de  Bul- 
garie, avec  7 planches  et  un  résumé  en  langue  francaise.  — 
Annales  de  la  Sociètè  liti.  Bulgare  1910,  1.  XI,  pag.  72-102. 

22.  Petkoff  S.  — Contribution  supplémentaire  à l’étude  des  Algues 
du  Sommet  Kom  et  ses  environs.  Avec  un  résumé  en  langue 
francaise  à la  fin.  — Annuaire  de  V università  de  Sofia,  1.  VI, 
191 1,  fase.  p.  1 -i3. 


45 


23.  PetkofF  S.  — Recherches  préliminaires  concernant  la  flore  des 
étangs  sur  la  rive  bulgare  du  Danube.  Avec  6 planches  et  un 
résumé  en  langue  francaise  à la  fin.  — Annuaire  de  V univer- 
sitè  de  Sofìa  1.  VI,  fase,  n,  1911,  pag.  1-45. 

24.  Pilger  R.  — Die  Meeresaigen  von  Kamerun.  Nach  der  Sammlung 
von  C.  Ledermann,  mit  26  Figuren  in  Text.  [Cladophoraceae 
bearbeitet  von  Dr.  F.  Brand],  — Fngler  s Botan.  Jahrbiicher, 
46.  Band,  III.  Heft,  1911,  pag.  294-323. 

25.  Steuer  G.  — Biologiche  Studien  an  Seen  der  Faulhornkette  im 
Berner  Oberlande.  lutei  ti.  Bevile  d.  ^ es . K\drobioI.  iind  Hy- 
drographie  IV,  1911,  Biol.  Suppl.  II.  Ser,  li  pp. 

26.  Swartz  Mary  Davies.  — Nutrition  Investigations  on  thè  Carbo- 
hydrates  of  Lichens,  Algae  and  Related  Substances.  — Trans, 
of  thè  Connecticut  Acad.  of  Aris  and  Sciences  voi.  io,  Aprii 
1911,  pag.  247-382. 

27.  Torka  V.  — Neue  Beitràge  zur  Algenflora  der  Provinz  Posen. 
I.  Florideae,  II.  Confervoideae,  III.  Protococcoideae,  IV.  Schizo- 
phyceae.  — Zeitschr.  d.  nalurw.  Abt.  d.  Deuts.  Ges . /.  Kunst 
u.  Wiss.  i.  Posen  XVII,  1910,  pag.  17-20. 

28.  Torka  V.  — Zur  Erforschung  Posener  Algen.  — Zeitschr.  f na- 
turw.  Abt.  Deutsch.  Ges.  Kunst  u.  Wiss.  i.  Posen  XVI,  1910, 
p.  178-187. 

29.  Viret  L.  — Le  plankton  du  Lac  Bleu  de  Kandersteg.  — An- 
nuaire fard.  bot.  Genève  XIII-XIV,  pag.  19-29,  1 pi. 

30.  West  G.  8.  — Algological  Notes.  — Journ.  of  Botany  1911, 
pag,  82-89. 

Biographica 

31.  Smith  Erwin  F.  — Anton  de  Bary.  — Phytopathology  I,  1911, 
pag.  1-2,  w.  Portr. 

Florideae 

32.  Connolly  C.  J.  — Beitràge  zur  Kenntnis  einiger  Florideen.  — 
Flora  io3,  1911,  pag,  125-170,  Taf.  I— II. 

33.  Kylin  H.  — Ueber  die  grunen  und  gelben  Farbstoffe  der  Flori- 
deen.— Zeitschriftfiirphysiol.  Cliemie  74.  Band,  1911,  p.  io5-I2  2. 


46 


34.  Petersen  H.  E.  — Ceramium  - Studies  I-II.  — Botan.  Tidsskrift 
XXXI,  2,  1 9 1 1 , pag.  97-120,  3 Fig.,  5 pi. 

35.  Rosenvinge  L.  K.  — Remarks  on  thè  hyaline  unicellular  hairs  of 
thè  Florideae.  — Biolog.  Arbeid.  tilegn . Eug.  Warming  den  y 
November  1911,  pag.  2o3-2i6,  Fig.  1-12. 

36.  Schiller  J.  — Beitràge  zur  Entwicklungsgeschichte  und  Physio- 
logie  des  pfianzlichen  Zellkerns.  I.  Kerne  von  Antithamnion  cru- 
ciatum  f.  tenuissima  Hanck  und  A.  Plumula  (Ellis)  Thur.  — 
Pringsheim’ s Jahrb.  f.  wiss.  Boi.  1 9 1 1 , 40  pp.,  2 Taf.  u.  i5  Fig. 

37.  Svedelius  N.  — Erythrocladia  irregularis  Rosenv.,  en  for  Sverige 
icke  fòrut  anmàrkt  floridé.  — Svensk  Botan.  Tidskrift  Bd.  5, 
1911,  H.  1-2,  pag.  217-218. 

38.  Svedelius  N.  — Rhodophyceae.  — Engler  u.  Prantl Die  Naturi. 
PPan^enfamilien,  Nachtràge  zu  I.  Teil,  Abteilung  2,  pag.  191- 
284,  Fig.  104-170,  Leipzig,  1911,  W.  Engelmann,  8°. 

39.  Svedelius  N.  — Ueber  den  Generationswechsel  bei  Delesseria 
sanguinea.  — Svensk  Botanisk  Tidskrift  1911,  Bd.  5,  H.  3, 
pag.  260-324,  Taf.  2-3. 

Fucoideae 

40.  Stevenson  J.  J.  — The  Sargasso  sea.  — Science  XXXII  (1910) 
pag.  841-843. 

41*  Wells  B.  M.  — A histological  study  of  thè  self-dividing  laminae 
of  certain  Kelps.  — Ohio  Natur.  XI,  1910,  pag.  217-231,  1 piate. 

42.  Yendo  K.  — The  development  of  Costaria,  Undaria  and  Lami- 
naria, w.  3 plates. — Annals  of  Botany  XXV,  191 1,  pag.  691-716. 


Chlorophyceae 

(excl.  Desmid.,  Zygnem .,  Charac.). 

43.  Boergesen  F.  — Some  Chlorophyceae  from  thè  Danish  West 
Indies.  — Botan.  Tidsskrift  XXXI,  2,  1911,  pag.  127-152,  illustr. 

44.  Dangeard  P.  A.  — Remarques  [sur  la  communication  de  F.  Mo- 
reau].  — Bull.  Soc.  Botan.  de  Franco  T.  58,  1911,  pag.  455*456. 

45.  Moreau  F.  — Sur  les  éléments  chromatiques  extranucléaires 


47 


chez  les  Vaucheria.  — Bull.  Soc.  Botati,  de  Franco  T.  58,  1911, 
pag.  452-455,  Fi g.  1. 

4Ó.  Moore  A.  R.  & Goodspeed  F.  H.  — Galvanotropic  Orientation  in 
Gonium  pectorale.  — Univers.  California  Public.  1911,  7 pp., 
5 Fig. 

47.  Pàque  E.  — Le  Vaucheria  terrestris  Lyngb.  rayé  de  la  liste  des 
espèces.  — Bull  Soc.  R.  Bot.  Belg.  XLVII  [1910],  1911,  pag. 
3óo-3ó3. 

48.  Peterson  Johs.  Boye.  — On  tufts  of  Bristles  in  Pediastrum  and 
Scenedesmus.  — Botanisti  Tidsskrift  3i.  Bind,  1911,  pag.  161- 
176,  Fig.  1 — 1 2. 

49.  Virieux  J.  — Note  sur  la  Dichotomosiphon  tuberosus  (A.  Br.)  E- 
rnst  et  le  Mischococcus  confervicola  Naeg.  — Bull.  Soc.  Hist.  Nat. 
Doubs  1910,  pag.  1-9,  1 pi. 

50.  West  G.  S.  & Hood  Olive  F.  — The  Structure  of  thè  Cell-wall 
and  thè  apical  Growth  in  thè  genus  Trentepohlia.  — The  New 
Phytologist  voi.  X,  n.  7-8,  July  & Oct.  1911,  pag.  241-249, 
Fig.  i-ó. 


Desmidiaceae,  Zygnemaceae 

51.  Andrews  F-  M.  — Conjugation  of  two  different  of  Spirogyra.  — 
Bull.  Torrey  Botan.  Club  XXXVIII,  1911,  pag.  299-300. 

52.  Lutman  B.  F.  — Celi  and  nuclear  division  in  Closterium.  — Bo- 
tanical  Gaiette  LI,  1911,  pag.  401-430,  2 plates,  1 Fig. 

53.  Miglila  W.  — Die  Desmidiaceen.  Ein  Hilfsbuch  fur  Anfànger  bei 
der  Bestimmung  der  am  hàufigsten  vorkommenden  Formen.  — 
ITandb.  f.  d.  prakt.  naturw.  Arbeit.V\\  Stuttgart,  Frankh.,  1911, 
pp.  65. 

54.  Muehlethaler  F.  — Die  Desmidiaceenflora  des  Burgàschimooses. 
— Miti.  Naturf.  Ges.  Bern  1910  [191 1 ] pag.  104-122,  illustr. 

55.  Troendle  A.  — Ueber  die  Reduktionsteilung  in  den  Zygoten  von 
Spirogyra  und  ùber  die  Bedeutung  der  Synapsis.  — Zeitschrìft 
fur  Botanik  III.  Jahrg.,  9.  Heft,  1911,  pag.  593-619. 


4S 


Myxophyceae 

56.  Chodat  R.  — Une  Cyanophycée  coccogène  : Ernstiella  rufa  Chod. 
— Bull.  Soc.  Botan.  de  Genève  2,  III,  1911,  pag,  125-126. 

57.  Gain  L.  — Deux  espèces  nouvelles  de  Nostoc  provenant  de  la 
région  antarctique  Sud-americaine.  — Compì,  rend.  Acad.  Se. 
T.  1 52,  1911,  pag.  1691-1694. 

Bacillarieae 

58.  Barrow  W.  H.  — Diatoms.  — Trans.  Leicester  Lit.  and phil.  Soc. 
XIV,  1,  1 9 1 1 , pag.  28-33. 

99.  Meinhold  T.  — Beitràge  zur  Physiologie  der  Diatomeen.  — CohiTs 
Beitr . %ur  Biol.  der  Pflan^en  X,  1911,  pag.  353-386. 

57.  Tempère  et  Peragallo.  — Diatomées  du  Monde  entier.  19®  Fa- 
scicule.  — Grez-sur  Loing,  1911. 

58.  Woloszynska  J.  — Ueber  die  Planktondiatomee  Attheya  Zacha- 
riasi  J.  Brun  im  Janowerteich  bei  Lemberg.  — Kosmos  XXXV, 
Lemberg  1910,  pag.  801-802. 

Peridinieae,  Flagellata,  Organ.  incertae  sedis 

59.  Dangeard  P.  A.  — Le  pyrenoide  chez  le  Cryptomonadinées.  — 
Bull.  Soc.  Botan.  de  France  T.  58,  1911,  pag.  449-452. 

60.  Kofoid  C.  A.  and  Michener  J.  R.  — New  genera  and  species  of 
Dinoflagellates.  — Bull.  Mus.  comp.  Zoòlogy  Harward  Coll.  LIV, 
7,  1911,  pag.  267-302. 

61.  Mangin  L.  — La  cuirasse  des  Peridiniens.  — Intern.  Revue  d. 
ges.  Hydrobiol.  und  Hydrographie  IV,  1911,  pag.  44-55. 

62.  Withmore  E.  R.  — Prowazekia  asiatica  (Syn.  Bodo  asiaticus  Ca- 
stellani und  Calmers).  — Arch.  fiir  Protistenkunde  XXII,  1911, 
pag.  370-378. 


49 


Casu  Angelo.  — Lo  Stagno  di  Santa  Gilla  (Cagliari)  e la  sua 
vegetazione.  Parte  seconda.  Costituzione  ed  ecologia  della  Flora.  — 
Memorie  della  Reale  Accademia  delle  Scienze  di  Torino,  serie  li, 
voi.  LX1I,  19 ii,  pag.  296-333,  con  una  Tavola. 

Questo  lavoro,  accolto  nelle  Memorie  della  R.  Accademia  delle 
Scienze  di  Torino  in  seguito  a relazione  favorevole  dei  proff.  C.  F. 
Parona  e O.  Mattirolo,  oltre  a conclusioni  d’ indole  generale  e im- 
portanti per  la  scienza  biologica  delle  piante,  contiene  notizie  che 
possono  interessare  i lettori  di  questa  Rivista. 

Nel  trattare  della  costituzione  generale  della  Flora  dello  Stagno 
di  Santa  Gilla  e delle  sue  zone  ecologiche  il  Dott.  Casu  fornisce  la 
indicazione  di  parecchie  Alghe  raccolte  nello  Stagno,  appartenenti 
ai  generi  Ulva , Enteromorpha,  Chaetomorpha,  Cladophora , Acetabula- 
ria,  Caulerpa,  Codium,  Dasycladus,  Cystoseira,  Bangia,  Ceramium, 
Polysiphonia  e Characeae  ( Chara , Lamprothamnus ).  Nel  discutere 
poi  intorno  ai  vegetali  della  zona  sommersa,  1’  autore  fa  alcune  con- 
siderazioni su  talune  specie  appartenenti  ai  generi  sopra  citati,  ad 
esempio  sulle  Egagropile  costituite  dalle  Chaetomorpha , sulle  diverse 
forme  di  Enteromorpha  ìntestinalis. 

Noi  auguriamo  che  il  Dott.  Casu  prosegua  in  quest’ordine  di 
ricerche  le  quali  mirano  ad  illustrare,  dal  punto  di  vista  biologico, 
la  flora  non  solo  fanerogamica  ma  anche  algologica  della  Sardegna. 

Svedelius  N.  — Erythrocladia  irregularis  Rosenv.,  en  fòr  Sverige 
icke  forut  anmàrkt  Floridé.  — Svensk  Botanisk  Tidskrift  1911,  Bd.  5, 
H.  1-2,  pag.  217-218. 

L’autore  segnala  la  presenza  di  una  Bangiacea,  Erythrocladia 
irregularis  Rosenv.  (1909),  sopra  la  Pur  cellaria  fastigiata  (Huds.)  La- 
mour.  raccolta  nei  lidi  della  Bahusia  (Lysekil  ecc.). 

Svedelius  N.  — Rhodophyceae.  — Engler  u.  Prantl,  Die  Natiir- 
lichen  Pflanzenfamilien.  Nachtràge  zu  I.  Teil,  Abteilung  2,  pag.  191- 
284,  Fig.  104-170.  Leipzig,  1911,  W.  Engelmann,  8°. 

In  questo  fascicolo  di  aggiunte  alla  trattazione  delle  Fioridee 
nella  monumentale  opera  di  Engler  e Prantl,  l’autore  ha  egregia- 
mente curato  con  giusto  equilibrio  tutte  le  parti  in  armonia  con 


50 


quanto  avevano  già  fatto  Schmitz  e Hauptleisch.  Soprattutto  è dili- 
gentissima la  bibliografia,  tenuta  al  corrente  di  recentissimi  lavori  o 
di  memorie  sfuggite  inevitabilmente  ad  altri  trattatisti,  diligentissima, 
ripeto,  perchè  è fatto  posto,  con  lodevole  imparzialità,  alle  pubblica- 
zioni, sia  pur  minuscole,  di  tutte  le  nazioni;  cosi  che  se  qualche 
contributo  l’autore  ha  dimenticato  di  menzionare,  non  è lecito  far- 
gliene colpa;  ma  convien  dire  che  l’opera  di  lui  è frutto  di  non 
comune  pazienza  e dottrina. 

Nella  parte  sistematica  non  pochi  prospetti  di  famiglie  sono  cor- 
retti o mutati  rispetto  a quelli  dati  nella  trattazione  di  Schmitz  e 
Hauptfleisch,  ad  esempio  per  le  Bangìaceae  nelle  quali,  oltre  a nuovi 
generi,  sono  intercalati  Goniotrìchum  Kuetz.  e Asterocytis  Gobi,  per 
le  Corallinaceae  nelle  quali  lo  Svedelius  ha  tenuto  conto  di  tutti  i 
lavori  di  Foslie,  Heydrich,  Weber  van  Bosse,  Lemoine,  Yendo,  Pilger. 

Bernard  Ch.  — Algues  d’eau  douce.  — Nova  Guinea,  Résultats 
de  l’expédition  scientifique  néerlandaise  à la  Nouvelle-Guinée,  v.  Vili, 
Botanique,  Livr.  2,  pag.  253-270,  Tab.  LXI-LXII. 

Il  Bernard  illustra  parecchie  Alghe  e due  Flagellati  riscontrati 
in  materiali  raccolti  dal  Dott.  Versteeg,  applicato  come  botanico  alla 
prima  spedizione  Lorentz  alla  Nuova  Guinea. 

Dopo  alcune  osservazioni  intorno  una  recensione  (4)  da  me  fatta 
su  un  suo  precedente  lavoro,  l’autore  fornisce  descrizioni  e notizie 
delle  seguenti  Alghe: 

Chroococcus  Detonii  n.  nom.  tab.  LXI,  fìg.  1 (=  Chroococcus  au- 
rantiacus  Bern.  1908,  non  Raben.).  — Sabang-Kamp. 

Chroococcus  turgidus  (Kuetz.)  Naeg.  var.  Pulleì  n.  var.  tab.  LXI, 
fìg.  2.  — Alkmaar. 

Merismopoedia  glauca  (Ehr.)  Naeg.  tab.  LXI,  fig.  3-4.  — Bivak- 
Eiland;  Sabang-Kamp. 

Spirulina  maxima  Bern.  (1909)  tab.  LXI,  fig.  5-7.  — Bivak-Ei- 
land;  Sabang-Kamp;  Alkmaar. 

Spirogyra  sp.  tab.  LXI,  fig.  8-10  (con  clorofori  formanti  2 o 3 
giri  di  spira).  — Sabang-Kamp. 


(4)  Cfr.  La  Nuova  Notarisia  XX,  1909,  pag.  52, 


51 


Closterium  acerosum  (Schr.)  Ehr.  tab.  LXI,  fi g.  n.  — Alkmaar. 

Closterium.  acerosum  (Schr.)  Ehr.  var.  Novae-Guineae  n.  var.  t.  LXI, 
fig.  (2-i  3.  — Alkmaar. 

Closterium  Alkmari  n.  sp.  tab.  LXI,  fig.  14  (specie  prossima  a 
CL  Delpontei  (Klebs)  De  Toni).  — Alkmaar. 

Closterium  Leibleinii  Kuetz.  tab.  LXI,  fig.  i5.  — Alkmaar. 

Closterium  Wenti  n.  sp.  tab.  LXI,  fig.  16.  — Alkmaar. 

Closterium  acutum  (Lyngb.)  Bréb.  tab.  LXI,  fig.  1 7.  — Alkmaar. 

Closterium  Versteegianum  Bern.  (1909)  tab.  LXI,  fig.  18.  — Alk- 
maar. 

Closterium  Novae-Guineae  Bern  (1909)  tab.  LXI,  fig.  19.  — Alk- 
maar. 

Closterium  Lorent^i  Bern.  (1909)  tab.  LXI,  fig.  20-22.  — Alkmaar. 

Cosmarium  didymochojidrum  Nordst.  var.  Novae-Guineae  Bern. 

(1909)  tab.  LXI,  fig.  23-24.  — Alkmaar. 

Cosmarium  Askenasyi  Schm.  tab.  LXII,  fig.  25.  — Alkmaar. 

Euastrum  dideltoides  (Racib.)  West  forma  Borgii  Gutw.  tab.  LXII, 
fig.  26-27.  — Alkmaar. 

Euastrum.  turgidum  Wall.  var.  Grunowii  Turn.  tab.  LXII,  fig.  28- 
39.  — Alkmaar. 

Micrasterìas  apìculata  (Ehr.)  Menegh.  var.  Nordstedtiì  Bern.  (1909) 
tab.  LXII,  fig.  3i.  — Alkmaar. 

Micrasterias  rotata  (Grev.)  Ralfs  var.  Treubìi  Bern.  (1909)  tab.  LXII, 
fig.  32.  — Alkmaar. 

Sphaerocystis  Schroeteri  (?)  Chod.  tab.  LXII,  fig.  33-35.  — Alkmaar. 

Le  due  specie  di  Flagellati  sono: 

Euglena  deses  (?)  Ehr.  tab.  LXII,  fig.  36-37.  — Alkmaar. 

Phacus  Pleuronectes  Nitzsch  tab.  LXII,  fig.  34-40.  — Sabang-Kamp , 
Alkmaar. 

G.  B.  De  Toni 


Hariot  P.  — Algues  de  Mauritanie  recueillies  par  M.  Chudeau. 
— Bull.  Soc.  bot.  Fr.,  t.  LVIII,  1911,  p.  438. 

M.  P.  Hariot  donne  dans  ce  travail  la  nomenclature  d’ un  cer- 
tain  nombre  d’ Algues  recueillies  par  M.  R.  Chudeau,  chargé  d’une 
mission  scientifique  en  Mauritanie,  auxquelles  il  a ajouté  quelques 


espèces  récoltées  dans  la  mème  région  par  M.  Caille,  chef  du  Jar- 
din  botanique  du  Museum  de  Paris. 

L’auteur  a ainsi  déterminé  43  espèces:  3 Chlorophycées,  io 
Algues  brunes,  3o  Floridées  avec  une  espèce  nouvelle,  étudiée  par 
M.  Sauvageau,  le  Cystoseira  ?nauritanica  et  dont  voici  la  diagnose: 
C.  mediocris  ambitu  circularis;  stipes  brevis  basi  disco  (prolifero?) 
suffultus;  rami  primarii  tophulosi  vel  non,  plus  minus  teretes,  irre- 
gulariter  et  distantissime  foliosi,  foliis  latius  insertis  et  uncinatim  re- 
curvatis;  rami  secundarii  similes;  aèrocystae  distinctae  pauciores; 
rami  in  receptacula  plur.  contim.  longa,  irregulariter  conceptaculorum 
sparsorum  glomeratorumve  ope  tuberculata,  mutati.  — Pianta  dioica. 

Ce  travail  est  termine  par  un  tableau  comparatif  de  la  distribu- 
tion  des  Algues  de  Mauritanie  énumerées  avec  celles  de  Canaries, 
du  Sénégal,  du  Cap  vert,  des  Acores,  d’Algérie  et  Tunisie  et  du 
Maroc. 

J.  Comère 

Dangeard  P.  A.  — Un  nouveau  genre  d’ Algues.  — Bull.  Soc. 
bot.  Fr.,  t.  LVIII,  1911,  p.  309. 

Sous  ce  titre,  l’auteur  décrit  une  forme  d’Algue  qu’il  a obser- 
vée  dans  un  flacon  de  culture  rempli  d’eau  de  mer  additionnée  de 
quelques  gouttes  d’un  bouillon  de  morue. 

Cette  espèce  ressemble  par  sa  forme  à une  Levure  et  se  mul- 
tiplie  par  bourgeonnement,  elle  presente  les  caractères  suivants : «la 
« cellule  a une  forme  ovale,  son  grand  diamètre  est  de  9 à io  *1, 
« sa  largeur  de  5 à 6 [i,  elle  contient  un  chromatophore  pariétal  muni 
« d’un  pyrénoi'de,  dans  le  cytoplasme  incolore  se  trouve  un  noyau 
« nucléolé  à structure  ordinaire  ». 

Ce  nouveau  type  est  probablement  voisins  des  Stichococcus  mais 
la  division  cellulare  égale  est  remplacée  par  une  division  par  bour- 
geonnement et,  de  plus,  la  présence  d’un  pyrénoi'de  le  caractérise 
aussi  particulièrement.  M.  Dangeard  propose  de  donner  à cette  Al- 
gue  le  nom  de  Heterogonium  salitiarum . 


J.  Comère 


Moreau  F.  — Sur  les  éléments  chromatiques  extra-nucléaires 
chez  les  Vaucheria.  — Bull.  Soc.  bot.  Fr.,  t.  LVIII,  1911,  p.  452. 

Dans  cette  étude  intéressante  se  trouve  signalée  chez  les  Vau- 
cheria l’existence  d’ éléments  chromatiques  extranucléaires,  dont  l’au- 
teur  ignore  encore  la  signification  et  qu' il  se  propose  d’étudier  plus 
tard  d’ une  manière  plus  complète.  Ces  corps  auraient  la  valeur 
d’organes  permanents  du  mème  titre  que  les  noyaux  et  les  chromo- 
leucites  et  leur  permanence  est  assurde  ftar  des  processus  de  di- 
vision. 

M.  Moreau  a retrouvé  des  éléments  comparables  à ceux  étudiés 
chez  les  Vaucheria  chez  des  plantes  très  diverses:  Viola  canina,  A- 
rum  maculatum,  Anemone  Sp .,  Equisetum  Sp.,  ect. 

Ces  corpuscules  punctiformes  sont  répartis  dans  le  protoplasme 
et  situés  fréquemment  à la  surface  des  chromoleucites,  en  dehors 
d'eux.  Ils  présentent  autant  d’afpnité  pour  les  colorants  nucléaires 
que  les  noyaux  eux-mèmes.  Leur  mode  de  division  rappelle  la  di- 
vision  amiotique  des  noyaux  par  étirement  et  les  deux  corpuscules 
divisés  restent  réunis  par  un  fin  trabécule  chromatique  qui  donne  à 
l’ensemble  l’aspect  d’ une  haltère. 

J.  Comère 


Pavillard  J.  — Observations  sur  les  Diatomées.  — Bull.  Soc. 
bot.  Fr.,  t.  LVIII,  1911,  p.  21. 

Ce  travail  présente  le  résultat  d’un  certain  nombre  d’ observations 
faites  sur  des  Diatomées  pélagiques  au  cours  d1  une  sèrie  ininterrom- 
pue  de  pèches  superficielles  effectuées  depuis.  1906  dans  les  parages 
maritimes  du  port  de  Cette,  en  vue  de  comparer  la  flore  planctonique 
de  l’Etang  de  Thau,  précèdemment  étudiée  par  M.  Pavillard,  avec 
celle  de  la  Méditerranée  occidentale. 

L’ auteur  établit  ainsi  d’ une  manière  très  précise  les  caractères 
spécifiques  du  Chaeioceros  decipiens  Clève  et  du  Ch.  Loren^ìanum 
Grun.,  ainsi  que  ceux  du  Rhi\osolenia  setigera  Brightw.  et  Eh.  semi- 
spina Hensen;  il  démontre  que  les  Chaeioceros  tortilisetus  et  Ch. 
Glandoli  de  Mangin  sont  des  formes  déjà  connues  et  respectivement 
synonymes  des  Ch.  gracile  Schutt  et  Ch.  rostraium  Lauder.  Il  donne 
aussi  les  diagnoses  de  deux  nouvelles  espèces:  Chaeioceros  pseudo - 


54 

brevi  et  Ch.  costatimi  et  constate  1*  existence  chez  les  Bemiaulus 
Chinensis  Grev.  et  H.  Iiauckiì  Grun.  d’une  structure  écailleuse  com- 
parable  à celle  des  Rhi^osolenia , Ditylium,  ect.  Cet  intéressant  mé- 
moire  signale  enfìn  des  cas  curieux  de  déformations  tératologiques, 
caractérisées  par  un  mode  anormal  de  division  et  observées  sur  le 
Rhi\osolenia  Calcar-avis  Schultze,  espèce  très  répandue  et  très  con- 
stante dans  la  Méditerranée. 

J.  Comère 


Collaboratori  della  NUOVA  NOTARISIA 


T.  Bentivoglio  — O.  Borge  — A.  Borzì  — F.  Castracane  (f)  — 
J.  Chalon  — R.  Chodat  — J.  Comère  — J.  Deby  (f)  — A. 
De  Toni  — A.  M.  Edwards  — D.  Filippi  — A.  Forti  — M. 
FosLiE(f)  — A.  Garbini  — G.  Guglielmetti  — R.  Gutwinski  — 
A.  Hansgirg  — E.  M.  Holmes  — L.  Holtz  — T.  Johnson  — G. 
Lagerheim  — V.  Largaiolli  — A.  Mazza  — C.  Mereschkowski  — 
L.  Montemartini  — O.  Nordstedt  - P.  Pero  — P.  Petit  — S. 
Petkoff  — A.  Piccone  (f)  — T.  Reinbold  — P.  Richtrr  — 
J.  J.  Rodriguez  (f)  — W.  Rothert  — F.  Saccardo  (f)  — W. 

ScHMIDLE  F.  SCHMITZ  (J*)  B.  ScHROEDER  C.  ScHROETER  — 

W.  A.  Setchell  — C.  Tbchet  — A.  Trotter  — A.  Weber  van 
Bosse  — W.  West  — G.  Zodda. 


APRILE  1912  - (Anno  XXVII  dalla  fondazione  della  “ NOTARISIA  „). 


LA  NUOVA  NOTARISIA 

PROPRIETARIO  E REDATTORE 

D ott.  G.  B.  DE  TONI 

LAUREATO  DELL’  ISTITUTO  DI  FRANCIA 
MEMBRO  DEL  REGIO  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 
PROF.  ORDIN.  DI  BOTANICA  NELLA  R.  UNIVERSITÀ  DT  MODENA 

R.  Orto  Botanico  Modena  (Italia) 


Angelo  Mazza 


SAGGIO  DI  ALGOLOGIA  OCEANICA 


426.  Carpoblepharis  flaccida  (Turn.)  Kuetz. 

— Fucus  flaccidus  Turn.  - Ptilota  flaccida  Ag.  - Carpoblepharis 
capensis  Kuetz.  - C.  densa  Kuetz. 

È la  prima  fra  le  conosciute  (dall’anno  1820  circa),  e ancora  la 
meglio  studiata,  per  quanto  è noto  allo  scrivente.  La  sua  estetica 
insigne  è docilmente  conservabile  nelle  preparazioni,  sia  per  la 
grande  cura  che  queste  richiedono  per  ottenere  lo  spiegamento  delle 
singole  parti  più  delicate,  sia  per  la  sostanza  non  aderibile  alla  prima 
impressione  e quindi  fragile  nel  secco  per  cui  si  determina  la  caduta 
di  molte  fra  le  più  piccole  suddivisioni,  sia  infine  per  l’alterazione 
del  colore  che,  da  lietamente  coccineo,  si  muta  in  bruno  od  in  gial- 
lastro scuro. 

Frondi  procedenti  da  un  disco  basilare,  cespitose,  tripennate, 
alte  da  5 a 3o  cm.,  larghe  da  1-2  m i 1 1 . , ora  a disco  indiviso,  ora 
ramoso  da  uno  a qualche  cent,  dalla  base,  a perimetro  oblungo  nel 
primo  caso,  subemisferico  nel  secondo,  ossia  circolare  nelle  prepa- 


58 


razioni.  Nelle  forme  a disco  indiviso,  e allora  largo  2 mill.,  questo 
è munito  più  o meno  abbondantemente  di  penne  suborizzontali  di- 
stiche lungo  i margini,  in  modo  sparso  o densissimo,  maggiori  e 
minori  commiste:  le  maggiori  pennettate  lunghe  i-3  cm.,  a perime- 
tro lineare,  da  ogni  lato  attenuate;  le  minori  lunghe  1-2  mill.,  indi- 
vise, lanceolate,  acute  od  ottuse,  talora  leggermente  subincurvo-fal- 
cate.  Nelle  forme  a disco  ramificato  il  rameggio  si  suddivide  in  modo 
subdicotomo  e subsecondato  con  la  maggior  parte  delle  penne  rac- 
colte in  corimbo  nelle  regioni  superiori.  Lungo  questo  rameggio  le 
penne  minori  sono  assai  rade  nella  parte  inferiore  dei  rami,  assai 
spesse  invece  ed  in  maggioranza  secondate  nelle  parti  superiori, 
lunghe  1-2  mill.  Cistocarpi  sessili  nei  margini  interni  superiori  delle 
pennette  ed  inclusi  in  un  involucro  di  rametti.  La  posizione  dei  ci- 
stocarpi riesce  cimale  in  conseguenza  dell’  aborto  e della  oblitera- 
zione dei  ramettini  superiori.  Tetrasporangi  plurimi  immersi  in  pen- 
nette semplici  lanceolate,  crassette,  somiglianti  a stichidì,  in  serie 
vicine  longitudinalmente  alterni. 

I seguenti  reperti  offrono  casi  pratici  di  quella  variabilità  di  in- 
tima organizzazione,  alla  quale  si  è accennato. 

In  superficie  la  pianta  non  presenta  che  uno  strato  uniforme  di 
piccolissime  cellule,  ma  non  tutte  della  stessa  dimensione,  di  colore 
roseo-vinoso-gialliccio  nel  secco,  a malapena  seriate  e più  spesse 
in  una  linea  centrale  longitudinale,  ma  senza  alcun  ben  manifesto 
indizio  della  presenza  dell’interno  asse  articolato. 

La  sezione  trasversale  della  parte  caulescente  tratta  da  uno  dei 
dischi  ramosi  (esempi,  a)  dà  una  figura  perfettamente  elittica.  Sul- 
l’asse maggiore  di  questa  sono  disposte  3 grandissime  cellule  sub- 
tonde distanziate  o aderenti  per  mezzo  della  guaina.  Queste  cellule 
(tubi)  sono  composte  di  un  corpo  centrale  membranaceo  colorato, 
inguainato  a distanza  da  una  parete  piuttosto  robusta  subialina.  Fra 
il  tubo  centrale  e questa  parete  esistono  alcune  membranelle  esilis- 
sime, limpidissime,  ialine,  costituenti  tanti  tubi  concentrici,  meglio 
visibili  a luce  obliqua,  quali  si  ripetono  in  parecchi  altri  generi.  La 
linea  orizzontale  in  rapporto  alla  sezione,  ma  effettivamente  longitu- 
dinale nei  rapporti  delle  articolazioni,  formata  dalle  menzionate  tre 
grandi  cellule  o tubi,  è circondata  da  altre  cellule  consimili  per  na- 
tura e dimensioni,  ma  talune  prive  di  nucleo  colorato,  formanti  per- 


50 


ciò  intorno  all’asse  un’elisse  composta  delle  cellule  ora  dette  in  nu- 
mero di  18-20.  Segue  lo  strato  corticale  formato  da  3-4  serie  di 
cellule  delle  quali  le  più  interne  grandette,  oblunghe,  parte  inclinate, 
parte  orizzontali;  le  intermedie  e le  periferiche  sempre  più  piccole, 
più  intensamente  colorate  e disposte  verticalmente  alla  periferia.  Nei 
rami  la  sezione  dà  un’elisse  più  o meno  compressa;  il  tubo  nucleato 
ora  è il  centrale,  ora  l’uno  0 l’altro  o entrambi  gli  estremi.  Pel  resto 
si  ripete  il  reperto  del  caule. 

La  sezione  trasversale  tratta  dal  caule  di  un  esemplare  a disco 
semplice  ha  forma  ancipite  0 clavata.  In  quest’ultimo  caso  una  delle 
estremità  è ingrassato-rotondata,  e l’estremità  opposta  troncato-den- 
tellata.  In  tale  esemplare  [b)  il  tubo  assile  è unico,  porporino,  elit- 
tico,  areolato  in  uno  spazio  in  apparenza  vuoto,  ma  in  effetti  occu- 
pato dalle  solite  membranelle  concentriche  ialine.  Il  vasto  midollo 
circostante  è formato  da  cellule  mediocri  filamentose,  ossia  da  cellule 
a corpo  subtondo  0 fusiforme  appendicolato  lungamente  alle  due 
estremità  mediante  un  filamento,  longitudinali,  subialine.  Strato  cor- 
ticale di  cellule  più  piccole,  oblunghe,  in  due  serie,  intensamente 
colorate,  verticali  alla  periferia. 

La  sezione  (sempre  trasversale)  di  un  ramo,  ossia  rachide  di 
una  penna,  ha  forma  elittica.  Midollo  di  grandissime  cellule  ialine 
delle  quali  tre  formano  la  linea  centrale  sul  diametro  maggiore,  le 
pericentrali  consimili  a giro  doppio,  tutte  nucleate.  Nella  parte  su- 
periore della  stessa  rachide  la  sezione  dà  un’  elisse  assai  compressa, 
quasi  encipite.  Ivi  l’asse  è ridotto  ad  uno  specchio  ialino  la  cui  cor- 
nice è data  dallo  strato  corticale  di  3 serie  di  cellule  porporine. 

Le  cellule  caudato-filamentose  del  caule  sono  in  relazione  allo 
; scopo  loro,  che  è quello  di  rendere  la  parte  più  resistente  ai  traumi. 
1 filamenti  costituiscono  l’elemento  per  la  formazione  della  grande 
membrana  ialina  che  nelle  regioni  superiori  involgerà  i nuclei  con 
la  produzione  intermedia  delle  solite  lamelle.  Si  osserva  anche  come 
il  carattere  dell’asse  a tubo  unico  è proprio  della  parte  caulinare  e 
ancora  degl’individui  aventi  la  parte  stessa  larga  2-3  mill. 

Distribuì  Su ÌY  Ecklonia  buccinalis  al  Capo  di  Buona  Speranza. 

a.  Carpobleph.  flaccida  Kg.  Cap.  B.  Sp.  Pfeffer. 

b.  Idem.  South  Africa.  Table  Bay.  Ex  Herb.  dott.  H.  Becker, 


60 


Sottofam.  XII.  CERAMIEAE  (Dumort.)  Schmitz. 

GENERI 

CERAMIUM  (Wi gg.)  A g.  — MICROCLADIA  Grev.  — REINBOLDIELLA  De 
Toni  ( Gloiothamnion  Reinb.)  — CAMPYLAEPHORA  J.  Ag.  — SYRINGO- 
COLAX  Reinsch. 


Gen.  CERAMIUM  Wiggers  (1780). 

Etym.  ceramnion  urceolo,  oppure  ceras  corno,  per  gli  apici  for- 
cuti delle  frondi. 

= Confervae,  Spyridiae , Futi,  Gaillonae  sp.  auct. 

Il  citato  anno  segna  una  data  che,  in  relazione  allo  studio  delle 
tallofite,  si  può  dire  antica,  epperò  si  spiega  come  il  Wiggers  sotto 
il  nome  di  Ceramium  vi  abbia  compreso  le  più  diverse  piante  che 
nulla  hanno  di  comune  con  le  caratteristiche  naturali  ben  definite 
inerenti  al  gen.  come  viene  ora  inteso.  In  questo  senso  venne  cir- 
coscritto dal  Roth  nel  1797  e ridotto  sempre  più  ne’  suoi  limiti  da 
C.  Agardh  nel  1817  e dal  Lyngbye  nel  1819.  Nel  1841  il  Kuetzing 
propose  lo  smembramento  dei  Ceramium  in  varii  generi  i quali  ven- 
nero presto  abbandonati  in  seguito  alle  revisioni  di  Meneghini,  Za- 
nardini,  J.  Agardh,  Ardissone,  G.  B.  De  Toni  e A.  Preda.  La  ra- 
gione di  questo  abbandono  si  spiega  con  la  vanità  di  un’opera  in- 
tesa ad  elevare  a stabilità  quei  caratteri  individuali  e transitori  che 
sono  dovuti  a speciali  ambienti,  a scopo  di  adattamenti,  od  a cellule 
corticali  prone  ad  evoluzioni  le  più  variabili.  Anche  in  tesi  generale 
il  De  Toni  ha  recentemente  rilevato  l’inopportuno  sminuzzamento 
di  entità  specifiche  fatto  in  modo  da  potersi  qualche  volta  dubitare 
che  non  la  specie  ma  alcuni  individui  siano  stati  da  qualche  mono- 
grafo differenziati  (4). 

Anche  da  un  esordiente  che  si  aflìda  all’occhio  nudo  possono 


(£)  Veggasi  la  Prefaz.  di  G.  B.  De  Toni  alle  Florideae  di  A.  Preda.  Rocca 
S.  Casciano,  Stabil.  Tip.  Cappelli,  io  febb.  1908. 

Vegg.  anche  quanto  si  dice  nella  trattazione  del  Cer.  rubrum , al  N.  437  del 
presente  Saggio , 


61 


con  tutta  facilità  essere  riconosciuti  i Ceramium  alle  articolazioni  più 
o meno  pellucide  ma  sempre  assai  bene  marcate,  che  imprimono 
ad  essi  un  suggello  infallibile.  E poiché  il  Mediterraneo  ne  possiede 
una  quindicina  circa  di  specie  i cui  caratteri,  esposti  dall’ Ardissone 
iu  Phycol.  Medi/,  voi.  I,  sono  poi  quelli  stessi  che  con  maggiori  par- 
ticolari furono  esposti  da  J.  Agardh  per  tutte  le  specie,  non  si  crede 
del  caso  di  qui  ripeterli.  Osserverò  col  De  Toni,  che  se  nelle  Cera - 
miacee  esiste  una  grande  variabilità  rispetto  alla  morfologia  degli 
sporangii,  potendosi  avere  rappresentate  tutte  le  forme  dalla  mono- 
sporica alla  polisporica,  nel  gen.  Ceramium  invece  presentansi  in  rari 
casi  sporangi  a divisione  crociata  come  avviene  in  Ceramium  pallens 
Zanarcl.  (C.  barbatum  Kuetz.),  essendo  la  divisione  triangolare  quella 
tipica  del  genere  (1). 

Inoltre  bisogna  por  mente  a certi  effetti  dovuti  alla  confluenza 
delle  zone  nelle  parti  inferiori  od  anche  medie  di  alcune  specie  più 
robuste,  massime  se  a caule  subproprio. 

Il  fenomeno,  visto  in  superficie,  si  direbbe  in  contraddizione  ad 
uno  dei  massimi  caratteri  generici  come  è quello  dell’articolazione, 
sopressa  localmente  la  quale,  ne  dovesse  risultare  una  conseguente 
semplificazione  della  struttura  intima.  In  effetti  succede  l’opposto. 

Al  monosifonismo  che  generalmente  si  presenta  in  ogni  parte 
della  pianta,  succede  il  polisifonismo  parziale,  che  si  limita  cioè  alle 
parti  inferiori  e medie;  all’articolazione  normale,  spiccatissima,  in 
contatto  coll’involucro  del  filo,  succede  l’articolazione  latente,  che  si 
esplica  nei  più  variati  modi  a seconda  delle  specie,  oppure  nella 
stessa  unica  specie  che  si  osserva,  a seconda  delle  varie  altezze  dalle 
quali  si  traggono  le  sezioni  che  si  sottopongono  al  microscopio. 

Sulla  confluenza  delle  articolazioni  e del  conseguente  polisifo- 
nismo si  fanno  le  seguenti  osservazioni. 

L’energia  iniziale  procedente  dalla  spora  germinante,  dopo  di 
aver  assicurata  la  fissità  del  futuro  individuo  mediante  gli  organi  di 
apprensione  al  sopporto,  è tosto  intesa  alla  produzione  del  centro 
assile  e contemporaneamente  all’elaborazione  di  cellule  speciali  che 


(1)  G.  B.  De  Toni,  Intorno  al  Ceramium  pallens  Zanard.  Modena,  antica  Tip. 
Soliani,  1907.  Il  C.  Boydenii  ha  pure  gli  sporangi  a divisione  crociata  normale, 
oppure  tetraedrica. 


62 


debbonsi  considerare  come  riserve  indispensabili  alla  progressiva 
evoluzione  della  pianta,  quale  che  debba  riescire  1’  ultima  configura- 
zione sua  nello  stato  adulto.  Queste  riserve  ora  sono  accumulate 
negli  stessi  organi  di  apprensione  sotto  forma  di  materia  protopla- 
smatica, ora  negli  stipiti  e nella  stessa  parte  inferiore  del  caule  sotto 
la  forma  delle  accennate  cellule,  quasi  assi  secondari  pericentrali  al- 
l’asse genuino  del  quale  talvolta  condividono  il  nucleo  articolare 
nonché  le  solite  membranelle  ialine  concentriche.  Fatti  simili  si  ri- 
petono spessissimo  nelle  Fioridee  in  genere.  Così,  ad  esempio,  noi 
vediamo  che  le  specie  monostromatiche  di  Nitophyllum  sono  sempre 
più  o meno  polistromatiche  nel  loro  stipite  per  la  presenza  delle 
cellule  destinate  al  successivo  svolgimento  della  configurazione  peri- 
metrale propria  a ciascuna  specie  mediante  la  produzione  del  caule 
e del  rameggio.  Se  poi  questi  organi  non  sono  evidenti  pel  solo 
fatto  di  non  essere  liberi  non  cessano  però  di  essere  rappresentati 
dalle  coste  e dalle  vene  che  diramansi  fra  le  membrane  delle  due 
pagine  che  rendono  integra  la  fronda  ad  onta  delle  sue  più  o meno 
profonde  lobature. 

Non  altrimenti  avviene  nei  Ceramium,  con  la  sola  differenza  che 
le  decomposizioni  loro  formano  parti  a sé  stanti,  libere  cioè  da  quel- 
T invoglio  che  nei  Nitophyllum  ed  in  moltissimi  altri  generi  costitui- 
scono un’espansione  piana,  unita,  membranacea  delle  più  svariate 
consistenze.  Del  resto  molti  degli  stessi  Ceramium  nelle  divisioni  loro 
estreme  si  appianano  in  modo  parziale  o totale  in  una  membrana, 
così  come  avviene  in  altre  piante  come  essi  assai  decomposte,  quali 
Muellerena , Crouanieae , ecc.  In  talune  specie  esotiche  gli  stessi  rami 
primari,  unitamente  ai  secondari,  si  anastomizzano  e formano  dei 
parziali  reticoli  nelle  parti  superiori  della  fronda. 

In  quanto  alle  cellule  di  riserva  destinate  alla  formazione  dello 
strato  corticale  e delle  ramificazioni,  dove  queste  ultime  non  si  pro- 
ducono con  l’abbondanza  propria  delle  parti  superiori,  ciò  avviene 
pel  fatto  che  lo  scopo  loro  pel  momento  non  è quello  delle  produ- 
zioni esterne  (rameggio,  fruttificazioni)  ma  bensì  del  consolidamento 
delle  parti  inferiori  d’onde  l’eliminazione  totale  o parziale  dei  sepi- 
menti  e dei  nodi  che  limitano  ciascun  articolo.  Le  cellule  più  grandi 
pericentrali  in  questo  caso  allungandosi  enormemente  nel  senso  lon- 
gitudinale e confluendo  nelle  estremità  loro  con  le  estremità  inferiori 


63 


delle  corrispondenti  cellule  superiori  vengono  cosi  a distruggere  un 
dato  numero  di  articolazioni  in  luogo  delle  quali  si  hanno  dei  veri 
sifoni  pericentrali  in  numero  da  4 a 20  e più,  secondo  le  specie, 
che,  unitamente  allo  strato  corticale  fattosi  localmente  più  spesso, 
contribuiscono  al  raggiungimento  di  quella  robustezza  richiesta  dalla 
specie  (i). 

Il  processo  che  in  questa  forma  è stato  or  ora  qui  presentato 
non  è che  uno  dei  tanti  stadi  di  esso.  Più  la  pianta  si  evolve  e più, 
cominciando  dal  basso,  le  cellule  pericentrali  vanno  crescendo  di 
quantità  e diminuendo  di  diametro,  mentre  più  si  progredisce  verso 
l’alto  più  si  accentua  il  fatto  opposto.  Ultimo  risultato  si  è la  con- 
fluenza delle  cellule  pericentrali,  il  che  determina  un  grande  spazio 
circolare  nel  quale  torna  gradatamente  ad  espandersi  il  diametro  del 
tubo  assile  per  entro  le  normali  articolazioni,  e con  ciò  viene  a ri- 
stabilirsi la  normale  struttura  intima  che  da  questo  punto  si  conser- 
verà in  tutto  il  resto  della  pianta. 

Invece  nelle  parti  superiori  delle  Ceramiacee  (non  escluso  il  ge- 
nere Ballìa ),  la  struttura  esteriore  è suscettibile,  alla  sua  volta,  non 
solo  di  confluenze,  ma  anche  di  concrescenze  e di  appianamenti  in 
membrane,  ciò  che  fu  rilevato  nei  casi  pratici. 

Ecco  l’origine  delle  cellule  0 tubi  pericentrali. 

Si  è ripetuto  a sazietà  che  l’interno  dei  tubi  assili  nella  fam. 
delle  Ceramiacee  (per  non  parlare  che  di  queste)  è occupata  da  un 
assieme  di  tubi  concentrici  ialini  in  numero  più  o meno  grande  a 
seconda  dei  generi,  delle  specie  e della  robustezza  degl’individui.  In 
molte  specie  di  Ceramium  la  presenza  di  grandi  cellule  pericentrali 
nella  regione  dei  nodi  è dovuta  alla  trasformazione  di  uno  o più  tubi 
pericentrali  esteriori  i quali  si  affrancano  dal  vincolo  del  centro  co- 
mune per  costituire  tanti  altri  tubi  indipendenti  in  numero  da  4 a 
20  circa,  che,  in  sezione,  assumono  l’apparenza  di  cellule  disposte 
in  modo  più  o meno  regolarmente  radiato  intorno  al  tubo  assile,  ora 
vacue,  ora  con  granulazioni  sparse  nel  contenuto  diaframmatico,  ora 


C1)  Vegg.  in  proposito  quanto  si  è rilevato  nel  trattare  del  Callithamnion 
Arbuscula  (N.  378).  Vegg.  anche  Antith.  cruciatum  (N.  408). 


64 


fornite  di  un  nucleo  colorato.  Fra  questi  tubi  pericentrali  altri  mi- 
nori tubi  possono  talora  interporsi  o fare  seguito  in  uno  o più  giri 
regolari  od  irregolari.  Anziché  tubi,  queste  produzioni  minori  si  deb- 
bono considerare  come  cellule  fusiformi,  donde  le  differenti  loro  di- 
mensioni viste  in  sezione.  In  tali  trasformazioni  è pure  notevole  il 
fatto  della  scomparsa  del  primitivo  tubo  centrale  la  cui  parete  ha 
certo  contribuito  alla  formazione  dei  tubi  pericentrali,  come  lo  pro- 
verebbe il  fatto  che  di  essa  parete  più  non  rimane  traccia  nello  spa- 
zio centrale  dell’asse  dove  o esiste  il  vuoto  o rimangono  soltanto 
uno  o più  tubi  ancora  concentrici,  oppure  ancor  essi  fattisi  indipen- 
denti, ma  sempre  muniti  della  parete  loro  propria,  cioè  di  una  grande 
esilità,  avente  nulla  di  comune  con  la  robustezza  di  quella  propria 
al  tubo  assile  scomparso. 

La  configurazione  e la  natura  dei  setti  delle  articolazioni  variano 
a seconda  delle  specie  e dei  periodi  di  sviluppo,  a seconda  delle 
varie  regioni  della  pianta  o delle  varie  cause  che  le  determinano. 
Variano  eziandio  sia  che  si  tratti  del  setto  superiore,  sia  che  si  tratti 
del  setto  inferiore  di  ciascun  articolo. 

I setti  possono  essere  semplici,  cioè  stanti  a sè  stessi  in  modo  affatto 
indipendente,  oppure  composti,  cioè  intersecantisi  più  o meno  inter- 
namente. Eccone  qualche  esempio. 

I setti  semplici  sono  quelli  che  costituiscono  il  fondo  dell’ articolo 
mediante  una  linea  retta  o più  o meno  curva.  In  quest’  ultimo  caso 
è inteso  che  le  parti  convesse  si  trovano  opposte  alle  parti  stesse 
delle  articolazioni  contigue. 

In  altri  casi  il  setto  superiore  di  un  articolo  ha  un’elevazione 
centrale  cuneato-  rotondata  alla  quale  corrisponde  un’  insenatura  nel 
setto  inferiore  dell’  articolo  soprastante,  e ciò  senza  adesioni  od  in- 
corporazioni della  natura  propria  al  genere  Ballici.  La  linea  retta  o 
curva,  tra  un  setto  e l’altro  può  essere  libera  od  occupata  da  cellule 
geniculari  colorate,  tonde  od  elittiche,  congiunte  da  una  membrana 
comune  ialina,  strozzata  fra  una  cellula  e l’altra  ( Cer . nitens). 

A volte  la  sommità  dell’articolo  è centralmente  scavata  a fos- 
setta, ed,  in  senso  opposto,  una  fossetta  eguale  è pure  scavata  nella 
parte  inferiore  dell’articolo  soprastante.  Lo  spazio  dittico  che  si  viene 
così  a determinare  nel  punto  centrale  fra  le  due  articolazioni  è oc- 
cupato da  una  grande  cellula  elittica  colorata  [Cer.  torulosum).  Que- 


65 


st’ ultimo  caso  segnerebbe  uno  dei  diversi  passaggi  fra  i setti  sem- 
plici e quelli  composti. 

Fra  i setti  composti  si  cita  quello  presentato  dal  Cer.  diaplianum. 
In  questa  specie  la  zona  corticata  è composta  di  ó serie  parallele  di 
cellule  di  varia  dimensione:  le  più  piccole  occupano  i due  estremi 
confini  della  zona;  sotto  le  cellule  del  confine  superiore,  e sopra  le 
cellule  del  confine  inferiore  esiste  una  serie  di  altre  cellule  più  grandi; 
il  centro  della  zona  è occupato  da  due  serie  di  cellule  assai  grandi 
subquadrate.  Ciò  premesso,  si  vede  che  un  primo  setto  è dato  da 
due  linee  rette  parallele  poste  l’nna  sopra  la  serie  superiore,  l’altra 
sotto  la  serie  inferiore  di  confine  della  zona  corticata,  mentre  un  se- 
condo setto  è formato  da  una  membrana  a forma  di  un’  enorme  cel- 
lula elittica  la  cui  estremità  superiore  s’ innalza  fino  alla  base  delle 
grandissime  cellule  intermedie  della  zona  corticata  superiore,  mentre 
l’estremità  inferiore  si  abbassa  fino  a raggiungere  il  confine  delle 
grandissime  cellule  superiori  intermedie  della  zona  corticata  inferiore. 
E con  ciò  è detto  che  le  due  curve  laterali  della  vasta  elisse,  per 
ricongiungersi  alle  due  sue  estremità,  attraversano  longitudinalmente 
tutta  quanta  la  zona  nuda  interposta  fra  le  due  zone  corticate.  Si  ha 
qui  pertanto  il  fenomeno  delle  articolazioni  intersecantisi,  e ciò  in 
analogia  a quanto  avviene  in  Ballìa  calliiricha . 

A proposito  però  del  gen.  Cerarli,  devesi  anche  notare  che  le 
intersecazioni  degli  articoli  il  più  delle  volte  non  sono  che  un  in- 
ganno ottico,  potendosi  invece  trattare  semplicemente  di  parziali  so- 
vrapposizioni, come  si  avrà  occasione  di  dimostrare  in  qualche  caso 
pratico.  L’indipendenza  degli  articoli  si  ottiene  cioè  mediante  una 
forte  pressione,  senza  per  questo  scomporre  gli  articoli  interessati, 
il  che  sarebbe  impossibile  nei  casi  di  vere  e proprie  intersecazioni. 

11  prof.  G.  E3.  De  Toni  in  SylI.  Alg.  descrive  83  specie  di  Cera- 
mium  ivi  compresi  i Centroceras  e qualche  specie  incerta.  Per  faci- 
litarne la  determinazione  J.  Agardh  le  divise  in  due  sottogeneri  : 

I.  Euceramium  suddiviso  in  iò  Tribù  suscettibili  certamente  di 
aumento  (vegg.  C.  Boydenii ),  comprendenti  65  specie; 

li.  Centroceras  (Kuetz.)  formato  da  4 specie.  Di  tutto  il  lavorio 
Kuetzingiano  J.  Agardh  ammette  dunque  soltanto  quest’  ultimo  sot- 
togenere, e 1’ Ardissone  ne  ammette  le  tre  sezioni  Hormoceras,  Phleo- 
ceras  ed  Echinoceras  comprendenti  gli  Euceramium  ed  i Centroceras. 


Cosi  liberato  da  tutti  gli  elementi  estranei,  cosi  ordinato  ultima- 
mente da  J.  A g.,  il  genere  si  presenta  ora  assai  netto  nelle  sue  linee 
fondamentali  e di  svolgimento  nelle  varie  specie,  conchè  peraltro 
non  sono  ancora  eliminate  alcune  dubbiezze  circa  alcune  specie  fa- 
cilmente confondibili  per  correlazioni  che  talvolta  si  riscontrano  in- 
dividui divisi  da  enormi  distanze  stazionali  e per  il  cui  colllocamento 
definitivo  si  richiedono  ulteriori  cognizioni  e disamine.  Ma  dubbiezze 
di  questa  fatta  s’incontrano  in  molte  altre  specie  di  generi  diversi, 
e ciò  è nella  natura  cosi  dello  svolgimento  scientifico  in  ordine  di 
tempo,  come  forsanco  dei  fenomeni  inerenti  all’  origine  delle  specie, 
tanto  più  frequenti  e caratteristici  quanto  più  alcune  delle  specie 
hanno  tendenze  migratrici  od  anfibie.  Negli  stessi  Ceramium  si  no- 
tano infatti  il  Ceram.  radiculosum  Grun.  come  suscettibile  di  passag- 
gio dal  vivo  mare  alle  acque  salmastre  e da  queste  a quelle  dolci, 
ed  il  Gongrcceras  ? radicans  che  abita  le  radici  ed  i tronchi  delle 
Rhi^ophora  ad  Elephant  Point  in  Asia  (S.  Kurz),  così  come  abbiamo 
visto  per  alcune  Boslrychia. 

427.  Ceramium  Boydenii  E.  S.  Gepp. 

Nel  Journal  of  Botany , voi.  42,  June,  1904,  pag.  164  si  legge: 
« Fronde  tota  corticata,  ad  5 cm.  alta’  vage  et  sparsim  dicho- 
tome  ramosa,  ramis  plus  minus  laxe  intricatis  et  inter  se  hic  illic 
radicellis  valde  adfixis,  ramulis  numerosis  et  ad  quemquem  nodum 
prò  majore  parte  egredientibus,  lateralibus,  solitariis  vel  oppositis  vel 
verticillatis,  circa  o, 25-1,25  mm.  longis,  simplicibus  aut  vage  divisis 
obsita;  articulis  quam  diametro  multo  brevioribus  vel  parum  longio- 
ribus.  Ramulorum  sporangiferorum  apicibus  capitatis,  sterilium  non 
forcipatis.  Tetrasporangiis  immersis  vel  in  ramulorum  capitibus  sine 
ordine  vel  secus  ramuli  curvuli  marginem  convexam  serie  singula, 
dispositis,  nunc  cruciatim,  nunc  triangule  divisis.  Cystocarpia  ignota 
(Fig.  i-3). 

Hab.  Wei-hai-wei,  Boydenl  Yenoshima,  Japan,  Petersen!  Yo- 
kohama, Japan,  Kjellman  ! Vega  Expedition. 

Questa  specie  fu  nominata  in  onore  dello  scopritore  Dott.  P. 
Hamilton  Boyden.  Egli  sfortunatamente  potè  solo  procurarsene  una 
piccola  quantità,  e nelle  visite  susseguenti  in  quella  località  non  ne 
potè  più  trovare.  Nella  raccolta  fatta  dal  defunto  prof.  F.  Schmitz  e 
conservata  nel  Museo  Britannico  ci  sono  due  preparazioni  di  que- 


st’ Alga  con  l’indicazione  di  Ceramìum  sp.  nova?  IPuna  è un  fram- 
mento di  una  pianta  raccolta  a Yokohama  da  Kjellman  durante  la 
spedizione  della  Vega,  e l’altra  è proveniente  da  Y'enoshima,  Giap- 
pone, e fu  raccolta  da  Petersen  nel  1881.  Una  di  queste  prepara- 
zioni mostra  buoni  esemplari  di  rametti  tetrasporici  e sterili. 

Le  piante  che  compongono  la  raccolta  di  Wei-hai-wei  sono  in- 
tricate lassamente  e strettamente  unite  da  rizoidi  che  crescono  ai 
punti  d’intersezione.  Questo  particolare  farebbe  sospettare  in  un  abito 
prostrato.  I rametti  sono  disposti  per  la  maggior  parte  in  verticilli 
di  3 0 più  intorno  al  tallo,  convergenti  generalmente  ad  ogni  nodo 
e sono  o semplici  0 irregolarmente  ramificati.  Nei  rametti  sterili  che 
si  vedono  nella  pianta  di  Yenoshima,  sebbene  leggermente  incurvati, 
non  sono  forcipati  come  la  maggior  parte  delle  specie  di  Ceramium. 

Le  tetraspore  sono  portate  dagli  apici  dei  rametti  o in  una  sola 
serie  lungo  un  margine  o in  corpi  globosi  senz’ordine  apparente,  o 
in  modo  intermedio  fra  questi  due  estremi.  Qualche  volta  un  piccolo 
capo  contenente  un  tetrasporangio  è portato  come  un  rampollo 
(< offshoot ) al  dissotto  dell’apice  di  un  rametto,  essendo  tale  apice  ste- 
rile. 11  Bornet  che  ha  esaminato  le  piante  le  considera  come  avvi- 
cinantisi  alla  fine  del  loro  periodo  vegetativo,  e suggerisce  l’ipotesi 
che  nel  periodo  del  loro  pieno  sviluppo  i rami  fertili  erano  termi- 
nati da  più  lunghi  stichidi  coi  tetrasporangi  che  si  protendono  un 
po’  lungo  il  margine  esterno.  Questa  disposizione  dei  tetrasporangi 
si  può  vedere  in  parecchi  campioni  insieme  con  gli  esemplari  fertili 
capitati,  come  sopra  descritti.  Le  tetraspore  sono  divise  qualche  volta 
in  forma  crociata,  qualche  volta  in  forma  tetraedrica.  L’ affinità  del 
C.  Boydeniì  è in  qualche  modo  diffìcile  da  determinare.  La  distribu- 
zione dei  suoi  sporangi  lo  farebbe  collocare  nella  Serie  I.  Ectoclinia 
di  J.  G.  Agardh,  ma  per  il  fatto  di  essere  interamente  corticato,  esso 
non  può  essere  compreso  in  alcuna  delle  quattro  tribù  nelle  quali 
J.  Agardh  ha  diviso  la  serie  Eetoclinia.  Perciò  richiede  una  nuova 
tribù  a sè  ». 

Come  il  testo  or  ora  riportato,  cosi  anche  la  citata  figura  non 
ci  fa  conoscere  la  struttura  intima  di  questa  nuova  specie.  Un  tal 
particolare  non  doveva  essere  trascurato  in  questo  caso,  trattandosi 
di  un  Ceramium  che  forse  si  collega  a specie  già  conosciute,  e ciò 
mediante  caratteri  di  organizzazione  interiore  la  cui  importanza  in 


genere  venne  già  rilevata.  Si  avrà  occasione  di  occuparsene  di  pro- 
posito in  alcune  delle  trattazioni  seguenti. 

428.  Ceramium  tenuissimum  (Lyngb.)  J.  Ag. 

= C.  diaplianum  var.  tenuissimum  Lyngb.  - C.  nodosum  Harv.  - 
C.  diaphanurn  rigidam  Griff.  et  Harv.  - Gougroceras  nodiferum  Kuetz.  - 
Hormoceras  nodosum  Kuetz.  - C.  Orsinianum  Menegh.  - Gongroce- 
ras  Orsinianum  Kuetz.  - C.  erumpens  Menegh.  - C.  gìbbosum  Me- 
negh.  - C.  arachnoideum  var.  patentissima  Crouan. 

Appartiene  alla  Tribù  111  delle  Gongylogonia  di  J.  Agardh  (1). 

La  specie  è abbastanza  estesa  nel  Mediterraneo  e Adriatico,  mas- 
sime nella  f.  tipica,  ma  di  sviluppo  non  cosi  grande  come  si  mostra 
nell’Atlantico  dove  può  raggiungere  i 10  cm.  di  altezza  e comporre 
dei  cespi  a perimetro  subsferico  del  diam.  di  circa  i5  cm.,  e ciò  ge- 
neralmente nelle  forme  sterili.  Il  carattere,  che  per  primo  si  presenta 
e che  assai  contribuisce  a identificarla,  è certo  quello  degli  articoli 
inferiori  che  sono  da  3 a 6 volte  più  lunghi  del  diametro,  con  zone 
pellucide  ialine  alternate  con  altre  corticate  formanti  delle  fascie  pro- 
minenti porporine  o rosso-laterizie,  mentre  più  si  progredisce  verso 
l’alto  si  fanno  sempre  più  corte  fino  a.  pareggiare  il  loro  diam.,  e 
così  ravvicinate  che  le  zone  pellucide  scompaiono. 

Circa  le  var.  aracnoideum  (Ag.)  J.  Ag.,  e pygmaeum  Hauck,  sa- 
rebbe opportuno  uno  studio  speciale  sopra  un  copioso  materiale  per 
rendersi  ragione  del  loro  valore. 

Da  un  esemplare  tra  vetri,  preparato  dal  prof.  Chalon  sotto  il 
nome  di  C.  nodosum  Harv.,  rilevo  il  seguente  fatto.  Le  forcipazioni 
dei  soli  rami  cistocarpiferi  si  presentano  disciolte  in  ciuffi  di  lunghi 
peli  ialini,  di  uno  spessore  micromillimetrico,  articolati,  mentre  si 
mantengono  normali  nei  rami  sterili.  11  fenomeno  della  decomposi- 
zione fibrilliforme  in  questi  casi  pare  debba  considerarsi  come  l’e- 
spressione ultima  di  un’  energia  vitale  già  esaurita  nel  massimo  suo 
compito  che  è quello  della  fruttificazione  (2). 

Non  altrimenti  si  comportano  la  Lophurella  periclados  (Sond.) 
Schmitz,  la  Polysiphonia  Blandì  Harv.  ecc. (*) 


(*)  roYyuXog,  arrotondato,  allusivo  alle  articolazioni  tumide,  subtonde. 

(2)  Nell’ indicato  esempi,  di  Ceram.  nodosum  Harv.,  i cistocarpi  sono  privi 
affatto  di  rametti  involucranti. 


no 

In  quanto  alla  struttura  intima  si  possono  ritenere  i seguenti 
dati.  La  sezione  trasversale  (tonda)  di  una  parte  corticata  offre  il  mi- 
dollo diaframmatico  dilacerato,  oppure  composto  di  membranelle  con- 
centriche ialine.  Periferia  di  cellule  piccole,  rosee  o porporine,  sub- 
tonde, oblunghe,  a perimetro  in  parte  unicurvo,  in  parte  variamente 
angolato,  disposte  in  una-tre  serie  disordinate.  Alcune  di  queste  cel- 
lule sono  assai  più  grandi  delle  altre,  sempre  tonde  e sempre  inco- 
lori, prone  cioè  ad  evoluzioni  varie  e spesso  sconfinanti  in  quanto 
si  estendono  anche  alle  parti  nude  delle  articolazioni.  Cuticola  peri- 
ferica un  po’  distanziata  dallo  strato  corticale,  il  quale  particolare  si 
spiega  col  doppio  tubo:  uno  interno  articolato  e corticato  quando 
trattasi  delle  ginocchia;  l’altro  esterno,  continuo,  sempre  nudo. 

a.  C.  tenuissimum  J.  A g.  Roscoff,  Aout  1902.  Coll.  J.  Chalon. 

b.  C.  nodosum  Harv.  Coll.  J.  Chalon. 

429.  Ceramium  puberulum  Sond. 

= C.  ( Echinoceras ) monile  H.  et  H.,  Gelee eras  monite  Kuetz. 

Di  questo  Ceramium  cosi  caratteristico  si  dice  che  ha  colore  e 
portamento  di  C.  rubrum,  di  una  specie,  cioè,  variabilissima  nel- 
V habitus  e di  tonalità  di  colore  non  meno  varia  e certo  mutevolis- 
sima  negli  erbari.  Il  vero  si  è che  la  prima  e migliore  divinazione 
sua  è quella  che  ci  viene  suggerita  dallo  stesso  nome  specifico  e 
dall’asperità  che  al  tatto  si  rivela,  l’uno  e l’altra  dovuti  ai  nume- 
; rosi  aculei  patentissimi  di  cui  la  pianta  abbonda.  Appartiene  infatti 
alle  specie  armate  ( Echinoceras ) fra  le  quali  si  distingue  per  gli  aculei 
rigidissimi,  articolati,  disposti  con  certe  regole. 

Da  un  piccolo  callo  sorge  la  fronda  con  un’altezza  di  6-12  cm. 
ed  oltre,  dello  spessore  di  una  setola.  Lo  stipite,  ossia  la  parte  sem- 
1 plice  tra  il  callo  e la  prima  divisione,  è lungo  4 cm.  nell’esemplare 
in  esame  il  quale  è alto  circa  ó cm.,  ed  ha  un  perimetro  obovato- 
flabellato-sublobato  del  diametro  massimo  di  7 cm. 

Ramificazione  alterna  coi  rami  laterali  più  brevi,  rametti  dico- 
tomi la  maggior  parte  ammassati  all’ estremità  dei  rami,  i terminali 
inegualmente  forcipati  con  una  serie  di  aculei  disposti  principalmente 
sul  lato  esterno.  Articolazioni  nella  parte  inferiore  corticate  o subcor- 
ticate, una  volta  e mezzo  a tre  volte  più  lunghe  del  diametro,  nodose 
alle  ginocchia  che  sono  muricolate  di  cellule  prominenti  ottuse,  con 
gl’ interstizii  superiori  subnudi  ialini.  Tetrasporangi  in  prominenze 


70 


cellulose  e minutamente  aculeate,  singoli  nel  lato  esteriore  delle  gi- 
nocchia, interrottamente  seriati,  immersi,  singoli  o pochi.  Cistocarpi... ? 
Sostanza  consistente,  inaderibile  in  modo  stabile;  colore  roseo  o por- 
porino pallescente  nel  secco,  talora  in  parte  giallorino  per  alterazione. 

Tutte  le  sezioni  trasversali  hanno  forma  tonda.  Quella  tratta 
dallo  stipite  mostra  il  tubo  con  l’ interno  diaframmatico  o vuoto.  Se 
il  diaframma  è integro  si  presenta  sotto  forma  dalle  solite  membra- 
nelle  concentriche  ialine.  È vuoto  o subvuoto  quando  in  tutto  od  in 
parte  le  membranelle,  per  dilatazioni  subite,  si  ritirano  contro  la 
parete  del  tubo  la  quale,  in  tal  caso,  appare  assai  crassa  ed  ispessita. 
Il  diametro  del  tubo  assile  è pari  allo  spessore  di  tutta  la  parte  cel- 
lulosa nella  quale  trovasi  immerso,  che  è quanto  dire  dello  strato 
pericentrale  e dello  strato  corticale  presi  insieme.  Lo  strato  pericen- 
trale più  interno  è composto  di  grandi  cellule  tonde,  rosee,  nucleate 

0 subnucleate,  pure  con  diaframma  fra  il  loro  nucleo  e la  parete, 
contigue  o inframmezzate  da  cellule  più  piccole,  rosee,  tonde,  sub- 
tonde, oblunghe,  unicurvi  od  angolate.  Cellule  simili  formano  anche 
lo  strato  susseguente  in  serie  irregolari.  Strato  corticale  di  cellule 
più  vivamente  colorate,  oblunghe,  disposte  verticalmente  alla  perife- 
ria la  quale  è data  da  una  cuticola  spessa,  ialina  o leggermente  am- 
brina,  nuda  od  irta  di  aculei  ialini,  brevissimi,  verticali,  conici,  acuti, 
composti  di  2-4  articoli. 

Questa  struttura  va  gradatamente  sempre  più  semplificandosi 
quanto  più  si  procede  verso  l’alto,  fino  a ridursi  al  tubo  assile  assai 
ampio  ed  allo  strato  corticale. 

a.  C.  puberulum  Sond.  Australia.  Ex  herb.  Ardissone. 

Hab.  Tasmania  e Nuova  Olanda. 

43o.  Ceramium  echionotum  J.  Ag. 

= Echìonoceras  oxyacanthum  Kuetz.  - Chaetoceras  echionotum 
Kuetz.  - Acanthoceras  echionotum  Kuetz.  - A.  distans  Kuetz.  - A. 
oxyacanthum  Kuetz.  - A.  transcurrens  Kuetz.  - Ceramium  dalmati- 
cum  Menegh.  - C.  echinophorum  Menegh.  - C.  aporie um  Menegh.  - 
A.  a\oricum  Kuetz.  - Cerarti,  hirsutum  Schousb.  - Ceram.  laterale 
Schousb. 

Specie  ben  nota  nel  Mediterraneo  ed  Adriatico,  dove  pare  ab- 
bondino, unitamente  ai  molti  sterili,  individui  tetrasporiferi,  mentre 

1 cistocarpiferi  raramente  vi  si  mostrano. 


71 

Ardissone  non  ebbe  occasione  di  vederne  in  tali  mari  come 
pure  lo  scrivente,  mentre  l’Atlantico  produce  in  abbondanza  piante 
con  favelle. 

Il  prof.  A.  Preda  nelle  sue  Florideae  ( Flora  Italica  Cryptogama ) 
riproduce  due  buone  figurine  di  entrambe  le  fruttificazioni. 

Frondi  setacee  o capillari,  alte  da  3 a io  cm.,  formanti  dei  ce- 
spugli emisferici  sopra  altre  Alghe,  rosei  o porporini  che,  nel  secco, 
quando  non  scolorano,  si  fanno  scuretti.  Rameggio  dicotomo-decom- 
posto  fastigiato,  a segmenti  patenti,  i terminali  forcipati  incurvi.  Ar- 
ticoli inferiori  3-q  volte  più  lunghi  del  diametro,  con  interstizi  pel- 
lucidi nudi.  Tutta  la  parte  corticata  della  pianta  è munita  di  aculei 
ialini,  inarticolati,  di  varia  lunghezza,  acuti.  Prolificazioni  rade,  nel- 
l’inizio davate  con  articolazioni  leggermente  rosee  ad  interstizi  quasi 
nulli,  la  terminale  assai  più  grande,  intensamente  colorata. 

Tetrasporangi  nel  lato  estèrno  delle  ginocchia,  poco  sotto  le  for- 
cipazioni,  singoli,  o raramente  due,  per  ogni  giuntura. 

Cistocarpi  (favelle)  singoli  o bini  nella  terz’  ultima  e penultima 
ascella  (talvolta  in  apparenza  cimali  quando  il  ramo  assile  di  accre- 
scimento si  arresta  nel  suo  sviluppo  all’altezza  dei  rametti  involu- 
cranti)  tondi,  sessili,  circondati  da  3-5  rametti  incurvi,  a pericarpio 
ialino.  Carpospore  numerose,  vivamente  colorate,  di  forme  assai  sva- 
riate, e cioè  tonde,  subtonde,  oblunghe,  subelittiche,  triangolari,  sub- 
rettangolari, coniche,  urceolate,  ecc. 

La  sezione  trasversale  ha  forma  tonda.  Tubo  assile  a crassa 
parete  ialina  con  interno  diaframmatico  o vuoto  secondo  le  circo- 
stanze accennate  nella  precedente  specie.  Strato  corticale  di  cellule 
angolate  irregolarmente  sparse. 

Abita  le  coste  Inglesi,  Francesi  ed  Iberiche,  le  isole  Azzorre  e 
Canarie. 

a.  Ceram . echionotum  J.  Ag.  Biarritz,  Juillet  1903.  j.  Chalon. 

b.  Idem.  Roscoff.  Sept.  1903,  sul  Coditim  tomentosum  con 
Cistocarpi.  Coll.  J.  Chalon. 

43i.  Ceramium  miniatum  Suhr  in  J.  Ag. 

Fa  parte  della  Serie  II  da  J.  Agardh  chiamata  delle  Dichoclinia, 
e della  Tribù  delle  Ilomoeocystideae  dallo  stesso  autore  creata  in  base 
ai  dati  fornitigli  dalla  specie  di  cui  si  tratta. 

Non  è escluso  che  altre  ve  ne  possono  entrare.  Come  dice  l’ap- 


pellazione  della  tribù,  tale  specie  dovrebbe  essere  più  specialmente 
caratterizzata  per  la  forma  eguale  delle  cellule  corticali  che  si  dicono 
« omnium  rotundatis  aut  parum  angulatis,  demum  invicem  paulisper 
distantibus,  in  formas  definitas  alias  vix  conjunctis  «.  11  carattere  poi 
che  si  vorrebbe  espresso  dalla  denominazione  della  serie  deve  inten- 
dersi per  doppio  strato,  alludendosi  alla  duplicità  delle  serie,  regolari 
od  irregolari,  delle  zone  corticate. 

Questa  specie  andrebbe  studiata  sopra  esemplari  provenienti  da 
altri  Oceani,  allo  scopo  di  stabilire  le  afpnità  sue  con  altre  specie 
mediante  alcuni  caratteri  comuni,  quali  la  disposizione  delle  fruttifi- 
cazioni, il  portamento  repente,  la  struttura,  la  sommità  dei  segmenti 
della  fronda  denti-deltiformi,  ecc. 

La  descrizione  riportata  dal  De  Toni  nella  Sylloge  Algarum  cor- 
risponde perfettamente  alle  figure  della  Tavola  Harveyana  N.  206, 
lett.  A;  ma  con  ciò  non  è detto  che  la  pianta  del  Suhr  corrisponda 
appuntino  a quella  di  Harvey.  J.  Agardh  ne  dubita.  (Vegg.  Ana- 
lecta  Alg.).  Si  ricorda  che  la  pianta  di  Harvey  è australiana,  e che 
quella  del  Suhr  è peruviana. 

432.  Ceramium  cancellatum  Ag. 

= Pteroceras  cancellaium  Kuetz.  - Ceramium  planum  Kuetz. 

Secondo  J.  Agardh  è specie  unica  della  tribù  delle  Helerocystideae. 

Non  è certo  il  primo  accenno  fattone  da  Carlo  Agardh  sopra 
esemplari  di  Desvaux  e di  Gaudiohaud,  d'origine  capense,  che  può 
condurci  all’ identificazione  di  questa  specie  facilmente  confondibile 
coi  C.  flexuosum  Kuetz.,  C.  apiculatum  J.  Ag.  e C.  stichidiosum  J. 
Ag.,  quando  di  ciascuno  di  cotesti  non  si  posseggono  esemplari 
autentici. 

Anziché  ripetere  quanto  ne  scrisse  J.  Agardh,  stimo  più  oppor- 
tuno descrivere  un  esemplare  esistente  nell’erbario  di  G.  B.  De 
Toni,  proveniente  dal  Capo  di  Buona  Speranza,  senza  più  precisata 
località. 

Pianta  interamente  corticata,  alta  7 cm.,  sorgente  da  un  piccolo 
callo,  attenuata  al  dissopra  di  questo,  indi  dello  spessore  di  una 
penna  passerina,  e gradatamente  assottigliantesi  nel  procedere  verso 
l’alto  dove  ha  il  diam.  di  una  setola.  Rameggio  distico.  Rami  pri- 
mari divaricati,  lunghi  3-4  cm.;  i secondari  da  2 cm.  a 5 mill. ; i 
terziari,  intercedenti  fra  i secondari,  di  1-2  mill.  Nell’assieme  offre 


un  portamento  svelto,  i cui  particolari  però,  ossia  le  pennazioni,  ve- 
dute al  microscopio,  sono  crasse,  obese,  accorciate,  subglomerulate. 
L’esemplare  non  presenta  traccie  di  ramis  quasi  cancellatis  (C.  A. 
Ag.).  Per  ogni  altro  riguardo  la  pianta  bene  risponde  alla  descrizione 
Detoniana  in  Sylloge  Algarum. 

La  sezione  di  un  ramo  principale  è subtonda  o leggermente 
elittica.  Presenta  un  vasto  tubo  centrale  ialino  con  l’interno  occu- 
pato dalle  solite  membranelle  concentriche.  Intorno  a questo  tubo  è 
disposto  un  cerchio  di  cellule  assai  lunghe,  lineari,  porporine,  le  cui 
estremità  superiori  si  scompongono  in  ramificazioni  irregolari  di  cel- 
lule piccole  glomerulate,  terminanti  a corimbo.  Ogni  estremità  dei 
rametti  di  questo  corimbo  finisce  con  una  cellula  più  grande  inten- 
samente porporina.  E appunto  l’assieme  di  queste  cellule  terminali 
che  costituiscono  lo  strato  corticale. 

a.  C.  cancdlatum  Ag.  Capo  di  B.  Speranza.  Ex  herb.  De  Toni. 

433.  Ceramium  species. 

Oltre  che  al  Capo  di  B.  Sp.  J.  Agardh  estende  la  presenza  del 
C.  cancellaium  anche  al  mare  australe,  ma  si  dubita  debba  trattarsi 
del  C.  apiculatum  che  il  Grunow  cita  come  di  Tauranga  (N.  Zelanda). 

Veramente  lo  stesso  Erb.  De  Toni  contiene  sotto  il  nome  di 
C.  cancdlatum.,  un  altro  esemplare  stato  raccolto  a Kangaroo  Point 
(Sud  Australia),  la  cui  struttura  intima  si  combina  molto  bene  con 
quella  del  C.  cancdlatum  (la  sezione  è però  sempre  decisamente  elit- 
tica), ne  diversifica  in  modo  assoluto  pel  suo  portamento  che  ricorda 
egregiamente  quello  del  Cystoclonium  purpurascens.  Scendendo  ai 
particolari,  mi  limito  ai  seguenti  pochi  cenni. 

Pianta  elata,  interamente  corticata,  intricato-cancellata  nel  cortice 
visto  in  superficie.  Le  ultime  divisioni  ora  sono  a punta  unica,  poi- 
ché l’altra  ora  è atrofica,  ora  è sostituita  da  un  ingrossamento  più 
0 meno  sviluppato.  Altre  volte  le  estremità,  pure  essendo  bine,  sono 
capitozzate  o semplicemente  subtonde.  In  altre  produzioni  sono  pure 
bine,  ma  assai  corte,  leggermente  incurve  od  erette.  Finalmente  al- 
cune punte  sono  uniche,  cioè  semplici,  coniche,  brevi  oppure  acu- 
minate. Come  avviene  in  molte  Ceramiacee,  i rami  minori  sono  a 
volte  concrescenti  per  un  certo  tratto,  oppure,  anche  rimanendo  se- 
parati, di  tratto  in  tratto  presentano  membrane  che,  quasi  ponti,  li 
riuniscono.  Tali  espansioni  membranacee  sono  costituite  da  peli  o 

5 


74 

filamenti  ragnatelosi  che,  alla  loro  volta,  sono  riuniti  da  una  mem- 
brana vera,  cioè  continua  ed  uniforme.  Tetrasporangi  nelle  ultime 
suddivisioni,  immersi  o subprominenti  lungo  i lati. 

Non  essendomi  note  le  specie  affini  al  C.  cancellatimi,  non  oso 
pronunciarmi  sopra  la  suddetta  pianta  di  Kangaroo  Point. 

434.  Ceramium  isogonum  Harv. 

Sopra  questa  unica  specie  J.  Agardh  ha  basato  la  tribù  delle 
Isogonia.  Delle  correlazioni  sue  con  altre  specie  può  leggersi  in  Anal. 
Algol.  La  minuziosa  sistematica  dei  Ceramium  coordinata  dal  celebre 
autore  rispecchia  lo  stato  delle  conoscenze  di  un  tempo  troppo  re- 
cente e per  conseguenza,  come  egli  stesso  ne  ebbe  coscienza,  biso- 
gnevole di  ulteriori  manipolazioni  riserbate  certo  ai  futuri  algologi, 
quando  cioè  sarà  nota  non  poca  parte  di  altre  manifestazioni  di  cui 
il  genere  è suscettibile,  come  lo  dimostrano  molti  caratteri  di  dubbia 
stabilità  e di  troppo  lata  applicazione. 

Nel  caso  attuale  il  nome  specifico  sembra  quello  che  meglio 
rispecchia  il  carattere  saliente  della  pianta  con  1*  uniformità  delle  sue 
articolazioni  le  cui  giunture  non  segnano  alcuna  sopraelevazione  nella 
forma  cilindrica  delle  varie  parti  della  pianta. 

La  descrizione  di  questa  in  Syll.  Alg.  corrisponde  assai  bene 
alla  tav.  206  B di  Harvey,  dove  l’altezza  vien  figurata  di  poco  più 
di  2 cm.,  mentre  J.  Agardh  scrisse  saltim  tripollicarìa  coram  ha- 
buì.  Nella  citata  tav.  le  tetraspore  sono  affatto  superficiali  ed  occu- 
pano le  articolazioni  superiori  in  2-4  file  longitudinali.  I cistocarpi 
sono  figurati  bini  alle  estremità  della  fronda,  accompagnati  alla  base 
da  3-4  rametfi  non  incurvati  sulla  fruttificazione. 

Epifitica  sopra  Alghe  maggiori  a Garden  Island  e a Port  Fairy. 

235.  Ceramium  circinnatum  (Kuetz.)  J.  A g. 

= Hormoceras  circinnatum  Kuetz.  - H.  lobatum  Kuetz.  - H. 
transfugum  Kuetz.  - Ceram.  transfugum  Ardiss.  - H.  svntrophum  Kuetz. 
- H.  duriusculum  Kuetz.  - H.  conUuens  Kuetz.  - H.  decurrens  Kuetz.  - 
Trichoceras  transcurrens  Kuetz.  - H.  Biasolettttanum  Kuetz.  - Ce- 
ram. Biasolettianum  Ardiss.  - Ceram.  divaricatum  Ardiss.  - Ceram. 
laetum  Menegh. 

È il  primo  delle  sei  specie  componenti  la  tribù  delle  Zygogonia. 
La  presenza  sua  nel  Mediterraneo  e Adriatico  è conosciuta  più  spe- 
cialmente nelle  regioni  superiori,  poco  nota  quella  del  mare  Jonio 


(coste  dell’  Algeria  secondo  Debray),  e affatto  ignota  per  tutto  il  resto. 
È specie  assai  variabile  ne’  suoi  aspetti,  nella  sua  statura  nella  sua 
consistenza  e nella  sua  struttura,  donde  l’abbondante  sinonimia.  Date 
queste  proprietà  che  si  riferiscono  agl’individui  tetrasporiferi,  sorge 
il  dubbio  che  gl’individui  favelliferi,  forse  per  il  differente  loro  porta- 
mento, siansi  riferiti  ad  altra  specie. 

Ad  ogni  modo  la  pianta  tetfasporifera,  così  viene  identificata  da 
J.  Agardh  in  Anal.  algol.:  «Quale  igitur  C.  circinnatum  interpretan- 
dum  mihi  videlur,  bene  distinctum  mihi  adparuit  geniculis  superiore 
margine  truncatis,  ab  inferiore  vero  margine  decurrentibus  in  ramo- 
rum  partibus  paulo  adultioribus.  Frons  ejusdem  est  dichotoma,  ramis 
quoquoversum  patentibus,  terminalibus saepe  forcipatis.  Adspectu  refert 
piantana,  quam  nomine  C.  diaphani  olim  intellexerunt.  Sphaerosporas 
vidi  in  ramulis  lateralibus  parum  diversis  inferne  subtorulosis,  nempe 
in  medio  geniculorum  annulo,  media  sua  parte  incrassatis,  intra  su- 
periorem  geniculi  marginem  subprominulas,  immersas  et  subverticil- 
latas;  in  nostris  ipsae  sphaerosporae  minores  non  admodum  con- 
spicuae  ». 

Può  occorrere  di  veder  citata  o di  riscontrare  negli  erbari  delle 
forme  (quale  f.  tennis  M.  N.  Blytt)  non  perpetuantisi,  date  le  cause 
ambienti  eccezionali  e transitorie  da  cui  ripetono  l’origine,  e perciò 
sarebbero  da  ritenersi  come  espressioni  fugaci  dell’  accennato  poli- 
formismo. 

L’ambito  delle  sezioni  trasversali  ora  è dittico,  ora  subtondo, 
ora  circolare,  talvolta  munito  nel  margine  di  peli  radi,  lunghetti,  ultra 
sottili,  ialini,  articolati.  Il  tubo  assile,  assai  largo,  ialino,  ora  è assai 
crasso,  ora  tenue,  vuoto  nel  suo  interno  o quasi  nelle  zone  translu- 
cide, nei  nodi  unitamente  diaframmatico,  oppure  crinato,  o formato 
da  tubi  ialini  concentrici,  integri  o dilacerati,  o variamente  trasfor- 
mati o generanti  delle  grandi  cellule  pericentrali  in  numero  da  7 a 
1 2 nei  miei  reperti.  Queste  cellule  possono  essere  grandi  quasi  quanto 
il  diana,  del  tubo  o più  piccole  come  di  consueto,  ialine,  elittiche, 
obovate,  coniche,  oblunghe,  vacue  0 con  nucleo  colorato  0 con  sem- 
plici granulazioni  o diaframmatiche  come  lo  stesso  tubo,  e sono  di- 
sposte in  modo  radiato,  talvolta  inframmezzate  0 seguite  da  cellule 
più  piccole,  colorate,  lineari  0 di  altra  forma  e di  varia  lunghezza. 
Strato  corticale  formato  da  una  a tre  serie  di  cellule  regolari  od  ir- 


regolari,  porporine,  di  forme  e dimensioni  le  più  svariate,  perpendi- 
colari alla  periferia  o variamente  inclinate. 

Hab.  Coste  della  Svezia,  Inghilterra,  Francia  e Spagna,  Mediterr. 

a.  Cerarti,  circinatum  (Kz.)  J.  A g.  f.  tennis.  Herb.  Hort.  bot.  Chri- 
stianiensis.  Mandai,  leg.  M.  N.  Blytt. 

b.  Idem.  Guéthary.  Juillet  1903.  Coll.  J.  Chalon. 

c.  Idem.  Roscoff,  Roche  du  Loup.  Sept.  1903  sur  Codium 

elongatum.  Coll.  J.  Chalon. 

436.  Ceramium  ciliatum  (Ellis)  Duci. 

Le  sue  sinonimie  oltrepassano  la  trentina.  In  quanto  al  genere, 
questa  specie  venne  alcune  volte  riferita  alle  Conferva,  quali  Conf. 
cilìaia  Ellis  e Conf.  pilosa  Roth;  una  sol  volta  al  gen.  Boryna  ( B . 
ciliaris  Gratel.),  mentre  il  Kuetzing  la  comprende  nel  suo  gen.  Echi - 
noceras  con  oltre  una  ventina  di  nomi  specifici.  Per  Zanardini  fu 
Ceramium  venetum,  Ceram.  ramulosunt,  C.  giganteum,  C.  uniforme, 
C.  tumidulum  e C.  cristatum  pel  Meneghini.  Dalle  forme  mediterra- 
nee J.  Agardh  ne  trasse  un  Ceram.  robustum. 

Il  tormento  Kuetzingiano  pare  abbia  assillato  anteriori  algologi, 
poiché  Carlo  Agardh  nel  1828  stampava  al  riguardo:  « Species  an 
varietas,  dubitant  auctores.  Ego  jam  iteratis  observationibus  potius 
speciem  esse  crediderim  ».  Oltre  di  che  lo  stesso  Agardh  padre  ri- 
leva: « In  aquis  borealibus  tenuius,  sed  in  mari  Atlantico  et  Medi- 
terraneo  plerumque  firmius  quam  C.  diaphanum  » conchè  ravvisava 
nella  pianta  di  cui  si  tratta  delle  semplici  forme,  non  riconoscendovi 
la  necessità  di  una  nuova  specie.  Il  prof.  De  Toni  in  SylI.  Alga- 
rum  esprime  lo  stesso  parere  con  queste  parole:  « Mihi  caracteres 
revera  intercedentes,  quibus  duae  species  distinguuntur,  haud  dare 
patent  ». 

Per  quanto  è dato  giudicare  dal  proprio  materiale  lo  scrivente 
sarebbe  indotto  a ritenere  due  essere  le  forme  mediterranee;  Vhu- 
milis,  a cespi  densi,  alti  3-6  cm.,  intensamente  granato-porporino- 
violacei,  coi  fili  attenuati  in  basso,  leggermente  ingrossati  in  alto, 
massime  nei  forcipi  cimali,  pure  comune  alle  coste  Atlantiche  della 
Francia;  Velata,  a cespi  più  diradati  espansi,  alti  da  4 a i5  cm.,  coi 
fili  gradatamente  assottigliantisi,  fino  ad  essere  ultra  capillari  nelle 
ultime  suddivisioni,  a zone  biancastre  o pellucide  assai  lunghe,  roseo, 
grigiastro,  biancastro-flavescente.  In  questa  forma  i maggiori  sviluppi 


mi  vennero  forniti  dai  porti  di  Messina,  Palermo,  Pesaro.  Di  que- 
st’ ultima  stazione  alcune  piante  recano  prolificazioni. 

Pel  nostro  assunto,  più  che  ogni  altra  considerazione,  importa 
constatare  la  grande  facilità  con  cui  può  essere  identificata  la  specie, 
in  grazia  de’  suoi  aculei  articolati  che  la  fanno  tosto  distinguere  dal 
Ceram.  echionotum.  Questi  aculei  o spine,  dopo  tutto,  altro  non  sono 
che  rami  arrestatisi  alla  terza  od  alla  quarta  articolazione,  come  lo 
prova  il  tubo  assile  colorato  del  robusto  primo  segmento.  La  deno- 
minazione specifica  ora  più  accettata  è pertanto  molto  impropria. 
Più  del  caso  sarebbero  gli  aggettivi  Kuetzingiani  di  spimilosum,  o, 
meglio  ancora,  quello  di  ramulosum,  per  la  detta  ragione  e per  l’ e- 
sempio  che  ora  si  reca. 

Nell’erbario  De  Toni  vi  è un  Echinoceras  Botteriì  n.  sp.  (Lesina, 
21-4-1845)  che  ho  ragione  di  ritenere  come  sinonimo  di  Ceramium 
Botterii  Zanard.,  pure  di  Lesina,  menzionato  al  N.  ig5  dell’Algarium 
Zanardini.  Trattasi  di  una  pianta  a grosso  cespo,  di  un  tenero  ro- 
seo-albescente,  alta  circa  ó cm.,  provvista  ad  ogni  ginocchio  di  ab- 
bondanti aculei  ialini,  ramiformi,  composti  di  io-i5  articolazioni, 
semplici  o ramosi,  a sommità  uniaculeata  o munita  di  un  ciuffo  di 
esili  prolificazioni.  Alcuni  dei  nodi  di  questi  rami  o pseudo-rami  ver- 
ticillari  recano  alla  loro  volta  dei  brevissimi  aculei  semplici,  ma  1-2 
soltanto  per  ogni  articolazione  e anchè  ciò  radamente.  Nè  qui  cessa 
la  metamorfosi  dei  presunti  aculei  trasformati  in  rami  perchè  una 
parte  di  essi,  senza  alcuna  causa  apparente,  si  fanno  coalescenti  o 
si  suddividono  in  fili  ragnatelosi,  originando  in  tal  modo  una  sorta  di 
reticolato  ialino,  donde  l’indicato  colore  dell’intera  pianta  nella  quale 
io  non  saprei  vederci  che  ua  forma  transitoria  del  Ceram . ciliatum. 

Sezione  trasversale  tonda,  subtonda  od  elissoide. 

1 tubi  concentrici  ialini,  occupanti  l’interno  del  tubo  assile,  nella 
regione  dei  nodi  si  scompongono  in  tubi  autonomi,  sempre  ialini, 
che,  in  sezione,  simulano  delle  cellule  pericentrali  in  numero  gene- 
ralmente di  nove,  mentre  i più  centrali  vengono  più  0 meno  a spo- 
starsi 0 a dilacerarsi.  Strato  corticale  composto  di  2-3  serie  di  cel- 
lule porporine,  piccole,  subtonde  o leggermente  oblunghe.  Gli  aculei 
che  sporgono  dalla  cute  periferica  sono  appunto  nove  e ciascuno 
col  proprio  asse  in  corrispondenza  delle  nove  cellule  o tubi  peri- 
centrali. 


78 


Hab.  Coste  europee  dell’Atlantico  fino  a Tangeri,  Canarie, 
Brasile. 

a.  Ceram.  ciliatum  Ducluz.  Arotcha,  Juillet  1903.  Coll.  J.  Chalon. 
437.  Ceramium  rubrum  (Huds.)  Ag. 

= Conferva  rubra  Huds.  -Ceramium  nodulo sum  Ducluz.  - Cer. 
axillare  DC.  - Boryna  variabilis  Bonnem.  - Conferva  nodulo  sa  Lighrf. 
- Conferva  tubulosa  Huds.  - Ceram.  torulosum  Schousb.  (non  J.  Ag.)  - 
Ceram . calyculatum  Schousb.  - Cer.  oblileratum  Schousb.  in  sched.  ( 1 ). 
Quale  sarebbe  la  forma  tipica  del  Ceramium  rubrum ? 

La  domanda  implica  una  questione  di  ben  più  lata  applicazione 
e tale  da  coinvolgere  ben  altre  questioni. 


(l)  Nelle  sinonimie  più  antiche  di  Raji.,  Dill. , Buxb.,  Linn.,  Ellis  Phil.,  Huds., 
Lightf.,  Roth,  De  Cand.,  ecc.,  il  C.  rubrum  vien  riferito  ai  generi  Conferva,  Co- 
rallina, Muscus,  Ulva. 


[continua] 


Primo  elenco  delle  Diatomee  fossili  contenute 


nei  calcari  marnosi  biancastri  di  Monte 
Qibbio  (Sassuolo=Emilia).  ^ oc 


Nessuno  studio  sistematico  venne  finora  compiuto  per  stabilire 
la  composizione  della  Flora  diatomacea  contenuta  nelle  marne  bian- 
castre di  Monte  Gibbio,  formazioni  che  i geologi  - ormai  senza  di- 
scussione - vogliono  attribuite  al  miocene  medio.  Alcuni  accenni  si 
trovano  per  vero  qua  e là  su  qualche  specie  e soltanto  nelle  opere 
d’indole  generale;  cosi  nelle  monografie  di  generi  ormai  classiche 
di  John  Rattray  che  a questo  proposito  riferisce  per  lo  più  su  ma- 
teriali della  collezione  Grove  e negli  opuscoli  dell’ ab.  Castracane. 
Ancora  più  di  rado  inoltre  ne  vien  tenuto  conto  nelle  iconografie  e 
ciò  sembra  ancora  più  strano  quando  si  consideri  che  certe  forme 
finora  - se  pure  non  si  dimostrano  del  tutto  caratteristiche  di  questo 
materiale  - vi  si  rinvengono  in  esemplari  assai  belli  ed  avrebbero 
saputo  porgere  modello  ad  illustrazioni  ottime  per  ogni  rispetto. 
Forse  lo  stato  di  corrosione  delle  valve  più  delicate  per  struttura  e 
la  difficoltà  rilevantissima  che  s’ incontra  nel  liberarle  dal  calcare  fe- 
cero abbandonare  dai  più  antichi  ricercatori  questo  materiale;  e fu 
per  certo  un  danno  sia  perchè  cosi  venne  trascurata  una  delle  flo- 
rule  diatomacee  mioceniche  più  ricche  di  specie  che  finora  si  cono- 
sca in  Italia,  sia  perchè  molte  specie  interessantissime  oggi  dell’  Eu- 
ropa meridionale  come  Isthmia  Squinaboli  Fti.,  Temperea  miocenica 
Fti.  (=  Coscinodiscus  Oruetae  Azp.),  Cocconeis  Lampi  Fti.  etc.  avreb- 
bero potuto  ricevere  una  prima  segnalazione,  fatto  che  peraltro  og- 


80 


gidi  si  permuta  in  una  conferma  palese  essendo  in  Italia  già  prece- 
duti gli  studi  sulle  omologhe  formazioni  di  Marmorito  (Alessandria, 
Piemonte)  e di  Bergonzano  (Reggio  d’  Emilia)  (1).  Con  questi  depositi 
poi  il  calcare  di  Monte  Gibbio  dimostra  comune  la  specie  predomi- 
nante, la  quale  per  la  sua  fragilità  non  si  rinviene  che  frammentizia  : 
questa  è l’enorme  Antelminellia  gigas  (Castrac.)  Schtt.  ( Coscinodiscus 
Gabella  e C.  Jan.  ? — Spongophyllium  Cribrum  Ehr.  = Spongia  Cri- 
brum  Ehr.)  trovata  pure  a Zante  dall’ Ehrenberg  e che  manca  invece 
nelle  rocce  di  Egina,  di  Sicilia  e di  Algeria.  Per  tal  maniera  non 
riuscirebbe  strana  una  affermazione  generica  sull’eventuale  diversità 
nella  natura  palecologica  delle  due  categorie  di  formazioni  fondate 
sull’abbondanza  o meno  di  questa  specie,  ma  sarebbe  però  sempre 
un  azzardo  il  cercar  di  approfondire  la  cagione  di  simile  diversità. 
Certo,  data  la  natura  pelagica  di  Antelminellia  gigas  (Castrac.)  Schtt., 
ove  essa  si  trovi  - come  nel  tripoli  di  Bergonzano  o in  quello  di 
Zante  - a prevalere  in  grande  eccesso  sulle  altre  forme  di  origine 
costiera,  ragion  vorrebbe  s’inducesse  ivi  esser  esistito  un  mare  pro- 
fondo più  di  400  m.,  la  roccia  essendosi  costituita  quasi  per  intero 
delle  spoglie  di  questa  specie  pelagica  d’alto  mare.  Ma  la  quantità 
di  essa,  quantunque  ancor  prevalente,  dimostrandosi  - sebben  di  poco  - 
diminuita  rispetto  alle  altre  specie  tanto  nella  roccia  di  Marmorito 
quanto  in  quella  di  Monte  Gibbio,  ricompare  il  dubbio  prima  espresso 
sulla  loro  assoluta  sedimentazione  bentonica. 

Il  seguente  elenco  non  si  può  certo  ritenere  definitivo  perchè 
talune  specie,  in  particolare  tra  i Coscinodisci,  dimostrando  un  po- 
limorfismo assai  spiccato  non  vi  saranno  ancora  riferite  in  ogni  loro 
variazione;  le  determinazioni  però  si  fecero  nella  forma  più  esatta 
possibile  compulsando  la  maggior  parte  delle  opere  micropaleontolo- 
giche riflettenti  la  diatomologia,  sicché  le  varietà  nuove  stabilite  si 
può  dire  offrano  diversità  abbastanza  notevoli  e - almeno  per  quanto 
si  conosce  adesso  - sono  quelle  che  stabiliscono  il  carattere  micro- 
paleontologico della  formazione  in  esame. 


(A)  Cfr.  Achille  Forti  : Contribuzioni  Diatomologiche  XI:  Elenchi  preven- 
tivi delle  specie  contenute  in  alcuni  depositi  terziari  italiani.  Atti  del  Rie.  Isti- 
tuto Veneto  di  S.  L.  ed  A.  - Tomo  LXIX,  pte.  II,  1910. 


Elenco  sistematico  delle  specie. 


Actinocyclus  Ehrenbergii  Ralfs  var.  intermedia  Grun. 

— Janischìi  Schuro4 
Actinoptycus  glabratus  Grun. 

— kymatodes  Pant.  var.  tetramera  n.  v. 

— minutus  Grev. 

— minutus  Grev.  fa.  major  n.  (=  A.  undulalus  abnorm.  : cfr. 

A.  Schm.  Atl.  t.  1 3 2,  f.  16!). 

— moronensis  (Grev.)  Grun. 

— spini fer  Grun. 

— undulatus  Ehr. 

— — fa.  maxima  A.  S. 

— vulgaris  Schum. 

— — var.  neogradensis  Pantocs. 

Antelmìnellia  gigas  (Castrac.)  Schuett.  (=  Coscin.  Ga^ellae  C.  Jan.). 
Arachnoidiscus  Ehrenbergii  H.  et  Bail. 

— Grevilleanus  Hardm. 

— indicus  Ehr.  fa.  minor  A.  S. 

— ornatus  Ehr.  var.  Montereyana  A.  S. 

Asterolampra  affinis  Grev.  var.  cellulosa  n. 

— marylandica  Ehr. 

— Rotula  Grev. 

Asteromphalus  Grevillei  Wall. 

Aulacodicus  amoenus  Grev.  var.  hungarica  Pant. 

— italicus  Fti. 

— margaritaceus  Ralfs. 

— Petersii  Ehr.  var.  trimera  n.  v. 

Auliscus  coelatus  Bail. 

— — fa.  (ad  A.  Rhipin  accedens). 

— — var.  strìgillata  A.  S. 

— pruinosus  Bail. 

— sculptus  (W.  Sm.)  Ralfs. 

Biddulphia  Fortiana  Temp.  n.  sp. 

— - pulchella  Gray  (=  biddulphiana  (E.  Sm.)  Boy.). 

— tabellariaeformis  n.  sp. 


82 


Biddulphìa  Tuomeyì  Bàil. 

— — fa.  (ad  var.  hungarìcatn  accedens). 

— — var.  contorta  n.? 

Campylodiscus  Kìdstonii  Pantocs. 

Cladogramma  conicum  Grev.  var.  campanulatum  n. 

Cocconeis  Lan^ii  n.  sp. 

— praecellens  Pant.  var.  paucistriata  n. 

— splendida  Greg. 

Coscinodiscus  asteroides  T.  et  W. 

— asteromphalus  Ehr. 

— — var.  biangulatus  (A.  S.)  Cl. 

— — var.  pulchra  Grun. 

— clivosus  Pantocs. 

— curvatulus  Ehr. 

— denarius  A.  S.  var.  subtilìssima  n.  v. 

— eutychus  (Ehr.)  Azp.  (=  Peristephania  Ehr.  = Coscinodiscus 

pseudolineatus  Pant.). 

— grandineus  Rattr.  ? 

— Grunowii  Pant.  var. 

— ( Cestod .)  Stokesianus  (Grev.)  Gr. 

— Lewisianus  Grev. 

— marginatus  Ehr. 

— Monicae  Ratti’. 

— moronensis  Rattr. 

- — nodulifer  A.  S. 

- — obscurus  A.  S. 

— perforatus  Ehr. 

— rhombicus  Grun.  (=  navìculoides  T.  et  W.). 

— — var.  lanceolata  n.  v. 

— — var.  crassipunctata  n.  v. 

— Rothii,  (Ehr.)  Grun. 

Craspedoporus  Pantocseckii  J.  Br. 

Endyctia  oceanica  Ehr. 

Gephyria  Rinnbòckii  (Pantocs.)  n.  nom.  ( Entopyla  olim). 

Gonio thecium  Odontella  Ehr. 

— — var.  danica  Grun. 

Grammatophora  robusta  Dipp.  var.  gracilis  Pantocs. 


Hyalodiscus  arctìcus  Grun. 

— stelliger  Bail. 

Isthmia  nervosa  Kuetz. 

— Squinaboli  Forti. 

— — var.  crassior  n. 

Leudugeria  epìthemioides  Temp.  var.  subarcuata  Temp. 

Lithodesmium  Ehrenbergii  (Grun.)  n.  comò. 

— — fa.  dicentrica  quadragona. 

Melosira  ornata  Grun.  var.  reducta  n. 

Palmeria  capillaris  (J.  Br.)  n.  comò. 

Paratia  sulcata  (Kuetz.)  Cleve. 

— — var.  sibirica  Grun. 

Navicala  Lyra  Ehr.  var.  intermedia  Perag.  (=  var.  producta  Pantocs.). 

— — — fa.  ambigua  Perag. 

Podosira  Argus  Grun. 

— ambigua  Grun. 

Pseudopyxilla  Tempereana  Fti. 

Rhabdonema  adriaticum  Kuetz. 

Stephanogonia  cincta  Pantocs. 

Stephanopyxis  aculeata  Ehr. 

— crassispina  Grun. 

— grossecellulata  Pant. 

— Grunowii  Gr.  et  St. 

— lineata  (Ehr.)  n.  comò.  (=  Peristephania  Ehr.  = Stepha- 

nopyxis ambigua  Grun.). 

— potar ìs  Grun. 

— — var. 

— — var.  antiqua  (Pantocs.)  n. 

— Turris  Ehr.  var.  cylindrus  Grun. 

Stictodiscus  parallelus  Grev.  var.  Kinkerianus  (T.  et  W.)  n.  c. 

— — — fa.  minor  n. 

— — var.  trìgona. 

— confusus  T.  et  W. 

Surirella  striatala  Turp.  var.  A^peitìae  n. 

— recedens  A.  S. 

Temperea  miocenica  Forti. 

Triceratium  antediluvianum  Ehr. 


84 


Triceratium  biquadratum  C.  Jan. 

— condecorum  (Ehr.)  Brightw. 

— cuculiatimi  Pant.  var.  latior  Pan:. 

— formosum  Brightw. 

— grande  Brightw.  fa.  quadrata  n. 

— Groveì  Pantocs. 

— nancoorense  Grun. 

— Pantocseckii  A.  S. 

— — var.  convexa  Pant. 

— — var.  rectangularis  n. 

— radiato-punctatum  A.  S. 

— radìans  T.  et  Brun  var.  italica  n. 

— subrotundatum  A.  S. 

— tridactylum  Brightw.  var.  saxolana  n. 

— trisulcum  Bail.  var.  valida  (Grun.)  n.  c.  fa.  italica  n. 

— Wittii  C.  Jan.  fa.  quadrata  n. 

Xanthiopyxis  panduraeformis  Pant. 

— globosa  Ehr. 

— acrolopha  n.  sp. 

28  Marzo  1912 


Dott.  ACHILLE  FORTI 


LITTERATURA  PHYCOLOGICA 

Florae  et  miscellanea  pliycologica 


63.  Arnoldi  W.  — Algologische  Mitleilungen.  I.  u.  II.  — Trav.  Soc . 
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91.  Marchlewski  L.  — Bemerkung  zu  der  Arbeit  von  H.  Kylin  : 
Ueber  die  grunen  und  gelben  Farbstoffe  der  Florideen.  — 
Zeitschr.  f.  physiol.  Chemie  LXXV,  1911,  3,  pag.  272. 

92.  Okamura  K.  — On  thè  Regeneration  of  Gelidium.  — The  Bota- 
nical  Magatine  voi.  XXV,  n.  297,  Tokyo  1911,  pag.  (373)-(378). 


Fucoidea© 

93.  Okamura  K.  — On  thè  Japanese  Names  of  Ecklonia  bicyclis 
Kjellm.  and  Ecklonia  cava  Kjellm.  — The  Bolanical  Magatine 
voi.  XXV,  N.  297,  Tokyo  1911,  pag.  (378)-(382). 

94.  Richard  J.  — Notes  d’excursions  au  Croisic,  observations  sur 
les  Fucus.  — Bullet.  Soc.  Se.  Nat.  Ouest  Trance  3,  I,  191 1, 
pag.  11 5- 11 8. 


8S 


95.  Richard  J.  — Sur  les  formes  stationelles  observées  chez  les  Fu- 
cus,  dans  trois  localités,  au  nord  et  près  de  Pembouchure  de 
la  Loire.  — Compì . rend.  Soc.  biol.  Paris  LXXl,  191  1,  p.  172-173. 

96.  Stomps  T.  J.  — Etudes  topographiques  sur  la  variabilité  des 
Fucus  vesiculosus  L.,  platycarpus  Thur.  et  ceranoides  L.  — 
Eecueil  Inst.  boi.  Leo  Errerà  Vili,  1911,  pag.  326-377,  16  pi. 


Chlorophyceae 

(excl.  Desinici .,  Zygnem Charac.). 

97.  Brand  F.  — Ueber  die  Siphoneengattung  Chlorodesmis,  mit  einer 
Abbildung  in  Text.  — Ber.  der  deutschen  botanischen  Gesell- 
schaft  Band  XXIX,  1911,  pag.  606-61 1. 

98.  Letts  E.  A.  & Richards  E.  H.  — On  green  Seaweeds  (and  espe* 
cially  Ulva  latissima)  in  relation  to  thè  pollution  of  thè  waters 
in  which  they  occurs.  — E.  Comm.  Sewage  Disposai  Eep.  7 
app.  Ili,  1911,  pag.  72-120,  5o  Tables. 


Zygnewaceae 

99.  Troendle  A.  — Ueber  die  Reduktionsteilung  in  den  Zygoten  von 
Spirogyra  und  ùber  die  Bedeutung  der  Synapsis.  — Zeitschr. 
fur  Botanik  III,  1911,  pag.  593-619,  Taf.  V. 

Characeae 

100.  Druce  C.  CI.  — Tolypella  intricata.  — Journal  of  Botany  XLIV, 
1911,  pag.  235-236. 


Myxophyceae 

101.  Esmarch  F.  — Beitrag  zur  Cyanophyceenflora  unserer  Kolo* 
nien.  — Jahrb.  der  Hamburg,  wiss.  Anstalten  XXVIII,  1910, 
3.  Beiheft  : Arb.  der  Bot.  Staatsinstitute  pag.  63-82. 


89 


Bacillarieae 

102.  Butcher  T.  W.  — The  Structural  Detail  of  Coscinodiscus  aste- 
romphalus.  — Journ.  R.  Microsc . Society  1911,  pag.  722-729, 
piate  XXV-XXVII. 

103.  Johnson  J.  W.  H.  — Amphiprora  paludosa  W.  Sm.  as  a West 
Riding  Diatom.  — Naturatisi  1911,  N.  657,  pag.  359-36o. 

104.  Okamura  K.  — Some  Littoral  Diatoms  of  Japan.  — Reports  of 
thè  Imperiai  Fischer ies  Institute  Tokyo  voi.  VII,  N.  IV,  1911, 
pp.  18,  Plates  VIII-XIII. 

105.  Peragallo  H.  & M.  — Diatomaceae  marinae.  — Botan.  u . Zool. 
Ergebn . einer  wiss.  Forschungsreise  nach  den  Samoa-Inseln  etc. 
\Denkschr.  matti,  nat.  Kl.  K.  Akad.  der  Wissensch . LXXXVIII. 
Band,  Wien  1911,  pp.  9,  Taf.  I-II]. 

106.  Schmidt  A.  — Atlas  der  Diatomaceenkunde.  2.  revid.  Auflage. 
Fortgesetzt  von  M.  Schmidt,  E.  Fricke  u.  F.  Hustedt.  Heft  68. 
— Leipzig,  1 9 1 1 , fol.,  4 photolithogr.  Tafeln  m.  4 Pag.  Text. 


Peridinieae  et  organ.  ine.  sedis 

107.  Herdman  W.  A.  — Dinoflagellates  and  Diatoms  on  thè  Beach. 
— Nature  LXXXVI,  1911,  pag.  554. 

108.  Mangin  L.  — Sur  le  Peridiniopsis  asymetrica  et  le  Peridinium 
Paulseni.  Note.  Avec  Fig.  — Compt.  rend.  Acad.  Se.  de  Paris 
T.  1 63,  19 11,  pag.  644. 

109.  Mangin  L.  — A propos  de  la  division  chez  certains  Peridiniens. 
— Voi.  publié  en  souvenir  de  Louis  Olivier , Paris  19 11,  pp.  5. 

110.  Naumann  E.  — Om  en  av  Trachelomonas  volvocina  Ehrenb. 
fòrorsakad  vegetationsfàrgning.  — Botaniska  Notiser  1911, 
pag.  245-261. 

111.  Pascher  A.  — Marine  Flagellaten  im  Susswasser.  — Ber.  der 
deutsclien  botan.  Gesellschaft  Band  XXIX,  Heft  8,  1911,  pag.  517- 
523,  Taf.  XIX,  fig.  1 - 1 3. 


6 


90 


Exsiccata 

n 2.  Tyson  W.  — South  African  Marine  Algae,  Fase.  I-II. — Leipzig 
1910. 


Boergesen  F.  — The  algal  vegetation  of  thè  lagoons  in  thè  Da- 
nish  West  Indies.  — Biologiske  Arbejder  tilegnede  Eug.  Warming  der 
3.  November  1911,  pag.  4 1 -56,  Fig.  1-9. 

È presa  in  esame  dal  Boergesen  la  vegetazione  nelle  lagune 
delle  Indie  occidentali  danesi,  per  le  Alghe  le  quali  vivono  in  quelle 
acque  sotto  condizioni  particolari,  cioè  in  parte  epifitiche  sulle  radici 
delle  Mangrove,  in  parte  sul  fondo  stesso  melmoso  0 sabbioso.  In 
queste  lagune,  comunicanti  col  mare  mediante  stretti  canali,  l’acqua 
è sujjìcientemente  salata  e pulita;  vi  si  mescola  facilmente  l’acqua 
dolce  dalla  terra  in  modo  che  nella  parte  più  interna  delle  lagune 
il  liquido  vi  è stagnante. 

Sono  Alghe  limnofile  0 psammofile  e Alghe  rizofile. 

Tra  le  specie  crescenti  sulle  radici  di  Mangrove  l’autore  ricorda 
Bostrychia  temila  (Vahl)  J.  Ag.  (sulla  Rhi^ophora  sono  state  notate 
altre  specie,  ad  es.  B.  Montagnei  Harv.,  B.  calliptera  Mont.),  Cate- 
nella Opuntia  (G.  et  W.)  Grev.  (noto  a questo  proposito  le  specie 
afpni,  pure  epifitiche,  Catenella  impudica  (Mont.)  J.  Ag.,  Catenella 
Nipae  Zanard). 

Intorno  alle  radici  di  Mangrove  crescono  pure  Caloglossa  Le- 
prieurii  (Mont.)  J.  Ag.,  Murrayella  perìclados  (Ag.)  Schmitz,  Carlerpa 
verticillata  (J.  Ag.)  nelle  varietà  typica  e charoides  (Harv.)  Web.  v. 
Bosse,  Polysiphonia  havanensis  Mont.,  Polysiphonia  variegata  (Ag.) 
Zanard.,  Bryopsis  piumosa  Ag.,  Bryopsis  hypnoides  Lamour.,  Cera- 
mium  nìtens  (Ag.)  J.  Ag.,  Ceramium  fastigiatum  Harv.,  Centroceras 
clavulalum  Mont.,  Dasya  ocellata  (Grat.)  Harv. 


01 


Unite  insieme  con  queste  Alghe,  il  Boergesen  osservò  Acanlho- 
phora  spicifera  (Vahl)  Boerges.  accompagnata  da  Falkenbergia  Hille- 
brandii  (Born.)  Falk.,  Enteromorpha  piumosa  Kuetz.,  Enteromorpha 
chaetomorphoides  Boerges.,  RhìTjoclonium  Kochianum  Kuetz.,  Lyngbya 
maìuscula  Harv.  e altre  specie. 

Pur  sulle  radici  di  Mangrove  1*  autore  riscontrò  la  presenza  di 
Spy ridia  filamentosa  (Wulf.)  Harv.,  Hypnea  musciformis  (Wulf.)  La- 
mour.,  Codium  tomentosum  Stackh.  e Caulerpa  crassifolia  (Ag.)  J.  A g. 
Nel  lagone  Bovoni  a S.  Tommaso  le  radici  di  Mangrove  erano 
spesso  coperte  di  chiazze  di  Lyngbya  lutea  Gom.  ecc. 

Infine  parecchie  piccole  Alghe  sono  state  rinvenute  epifitiche 
sopra  le  maggiori  in  precedenza  menzionate,  ad  esempio  Callitha- 
mnion  byssoides  Arn  , Chantransia  crassìpes  Boerg.,  Chantransia  Hy - 
pneae  Boerg.,  Goniotrichum  elegans  (Chauv.)  Le  Jol.,  Erythrotrichia 
sp.,  alcune  Cianofìcee,  Diatomee,  ecc..  Ectocarpus  Duchassaìngìanus 
Grun. 

Frammezzo  ai  pneumatofori  di  Avicennia  l’autore  notò  poche 
specie  : Enteromorpha  chaetomorphoides  Boerg.,  Cladophoropsis  menu 
branacaa  (Born.)  Boerg.,  Lyngbya  majuscula  Harv.,  Chaetomorpha 
brachygona  Harv.,  Caulerpa  verticillata  J.  Ag.,  Spyridia  filamentosa 
(Wulf.)  Harv. 

Sulle  radici  di  Rhi^ophora  e di  Avicennia  cresce  anche  gregaria 
la  Batophora  Oerstedi  J.  Ag.,  notata  nel  Krause’  s Lagoon,  la  stessa 
località  dove  la  specie  venne  la  prima  volta  trovata  da  Oersted. 

La  vegetazione  sul  fondo  melmoso  o sabbioso  è quella  che  è 
caratteristica  dei  mari  caldi.  L’ autore  osservò  Caulerpa  prolifera 
(Forsk.)  Lamour.,  Udo  tea  Desf ontaini  e Halimeda  Tuna  (Eli.  et  Sol.) 
Lamour.  ; possono  col  Boergesen  distinguersi  due  gruppi,  le  Alghe 
repenti  e quelle  fissate  allo  stesso  punto.  Alle  repenti  appartengono 
le  specie  di  Caulerpa  (C.  cupressoides  (Vahl)  Ag.  f.  typica  Web.  v. 
Bosse  e var.  plumarioides  Boerg.,  C.  crassifolia  (Ag.)  J.  Ag.,  C.  ser- 
tularioides  (Gmel)  Howe  specialmente  la  forma  longiseta  (J.  Ag.)  Web. 
v.  Bosse,  C.  taxifoìia  (Vahl)  Ag.,  C.  racemosa  (Forsk.)  Web.  v.  Bosse 
var.  laetevirens  Mont.,  C.  prolifera  (Forsk.)  Lamour.). 

Tra  le  Alghe  fisse  allo  stesso  punto  si  hanno  rappresentanti  nei 
generi  Penicillus  ( P . capitatus  Lam.,  P.  Lamourouxii  (Decne)  e P . 
pyriformis  Gepp),  Halimeda  (IL.  incrassata  (Eli.  et  Sol.)  Lamour.  con 


92 

parecchie  varietà:  typica,  sìmulans,  monili  s\  JJdotea  [XJ.  flabellata  La* 
mour.,  U.  conglutinata  (Eli.  et  Sol.)  Lamour.). 

Il  Boergesen  fa  poi  parola  di  Halimeda  Opuntia  (L.)  Lamour., 
Caulerpa  fastigiata  Mont.  (foggiata  ad  egagropila)  Vaucheria  dicho- 
toma  Ag.  ; egli  cita  poi  altre  Alghe  raccolte  affatto  libere  nei  lagoons 
o epifitiche  sulle  foglie  di  erbe  marine  ovvero  litofile  negli  stessi 
lagoons;  fra  queste  ultime  Acetabularia  Calyculus  Quoi  et  Gaimard 
Acetabularia  crenulata  Lamour.,  Acicularia  Schenckii  (Moeb.)  Solms, 
una  Hildebrandtia  (forse  H.  prototypus  Nardo). 

Condizioni  particolari  per  la  vita  delle  Alghe  presentano,  a mio 
vedere,  le  lagune  venete  e sarebbe  utile  istituire  dei  confronti  fra  le 
florule  di  regioni  anche  lontane  le  quali  abbiano  condizioni  abba- 
stanza somiglianti;  ricordo  ad  esempio  che  nelle  saline  venete  si 
trova  la  Hypnea  musciformis,  sui  muri  dei  canali  di  Venezia  la  Ca- 
tenella Opuntia , nei  fossi  marini  dei  dintorni  di  questa  città  parec- 
chie Poly siphonia , nelle  velme  verso  Mestre  l’ alga  nota  col  nome 
volgare  di  pelo  ( Vaucheria  Pilus  del  Martens)  ecc. 

G.  B.  De  Toni 

Boergesen  F.  — Some  Chlorophyceae  from  thè  Danish  West 
Indies.  — Botanisk  Tidsskrift  3i.  Bind,  1911,  pag.  127-152,  Fig.  i-3. 

Con  la  diligenza,  che  ne  caratterizza  i lavori,  il  Boergesen  for- 
nisce in  questa  Nota  nuovi  dati  sulle  Alghe  verdi  delle  Indie  occi- 
dentali danesi. 

Sono  figurate  Caulerpa  fastigiata  Mont.,  Caulerpa  Vickersii  n.  sp. 
[C.  ambigua  Vick.],  Halimeda  discoidea  Decne  var.  platyloba  n.  var., 
Hai.  incrassata  Lam.,  con  la  f.  gracilis  n.  f.  e le  f.  robusta  e f.  cy- 
lindrica  n.  f.  della  var.  monitis,  Hai.  gracilis  Harv.  var.  opuntioides 
n.  var.,  Enteromorpha  chaetomorphoides  n.  sp.  [ Ent . torta  Vickers  non 
Reinbold],  Btastophysa  rhi^opus  Rke. 

Sorge  0.  — Algologische  Notizen.  6-7.  — Botaniska  Notiser 
1 91 1 , pag.  197-207,  Taf.  2. 

6.  Sùsswasseralgen  aus  Queensland.  — Sono  indicate  Alghe 
raccolte  dal  Dott.  T.  L.  Bancroft  e comunicate  all’autore  da  F. 
Manson  Bailey;  non  vi  mancano  varietà  nuove  cioè: 


03 


Cosmarium  pseudoprotuberans  var.  lumidum,  Cosm.  sulcatum  var. 
glabrum,  Gymno\yga  moniliformis  var.  minima. 

7.  Sùsswasseralgen  aus  Madeira.  — Sono  indicate  9 forme  di 
Alghe  raccolte  a Madera  nel  1 885  dal  Dott.  C.  Lindmann: 

Cosmarium  Botrytis  f.  major,  Spiro gyra  sp.,  Oocystis  solitaria, 
S/ichococcus  flaccidus,  Oedogonium  sp.,  Gloeothece  tepidarìorum , Phor- 
midium  autumnale,  Nostoc  humifusum , Cylìndro spermum  majus. 

Borge  0.  — Die  Susswasseralgenflora  Spitzbergens.  — Videns- 
kapsselskapets  Skrifter.  I.  Mat.  naturv.  Klasse  1911,  N.  11,  pp.  39, 
Taf.  I. 

Con  questa  Memoria  1*  autore  viene  ad  aggiungere  alla  flora 
algologica  spetsbergense  molte  Alghe: 

Batracho spermum  sporulans  Sirod.,  Hydrurus  foetidus  (Vili.) 
Kirchn.,  Closterium  spetsbergense  n.  sp.,  Clost.  tumidum  Johns.,  Co- 
smarium biclavatum  n.  sp.,  Cosm.  Wittrockiì  Lund.  f.  major.  Cosm. 
Novae-Semlìae  Wille  e var.  granulatum  Schmidle,  Cosm . speciosum 
Lund.  var.  rectangulare  Borge,  Cosm.  Regnesi  Reinsch,  Cosm.  sinuo- 
sum  var.  decedens  (Reinsch)  Nordst.,  Cosm.  pyramidatum  Bréb.,  Cosm. 
pseudarctoum  Nordst.  e var.  irigonum  n.  var.,  Cosm.  hexalobum  Nordst. 
var,  rossicum  Borge,  Cosm.  subcostatum  Nordst.  var.  spetsbergense 
n.  var.,  Staurastrum  sìbiricum  Borge  f.  major,  S/aur.  Dickìei  Ralfs, 
Staur.  punctulatum  Bréb.  var.  Kj dimani  Wille,  S/aur.  pygmaeum  Bréb. 
var.  obtusum  Wille  f.  Larsen.,  Staur.  cyrtocerum  Bréb.,  Staur.  trape- 
Tfcum  Boldt,  Staur.  spongiosum  Bréb.  var.  Griffi thsianum  (Naeg.) 
Lagerh.,  Tetmemorus  laevis  (Kuetz.)  Ralfs,  Spirogyra  tenuissima  (Hass.) 
Kuetz.,  Tetraspor a gelatinosa  (Vauch.)  Desv.,  Gloeocystis  gigas  (Kuetz.) 
Lagerh.,  Ophiocytium  majus  Naeg.,  Oocystis  solitaria  Wittr.,  Pedia- 
strurn  Braunìi  Wartm.  (sinonimo  Ped.  tricornutum  Borge),  Ulothrix 
tonata  (W.  et  M.)  Kuetz.  v.  attenuata  Kuetz.,  Ut.  oscillar  ina  Kuetz., 
Ut.  subtìlis  Kuetz.,  Ul.  moniliformis  Kuetz.,  Stichococcus  sp.,  Binu- 
clearia  tatrana  Wittr.,  Microspora  fioccosa  (Vauch.)  Thur.,  M.  stagno- 
rum  (Kuetz.)  Lagerh.,  M.  pachyderma  (Wille)  Lagerh.,  Prasiola  fur- 
furacea  (Mert.)  Menegh.,  Oedogonium  sp.,  RhÌTOclomum  hieroglyphicum 
(Ag.)  Kuetz.,  Vaucheria  sp.,  Chroococcus  turgidus  (Kuetz.)  Naeg., 
Gloeocapsa  rupestris  (Harv.)  Wittr.,  Aphanocapsa  testacea  Naeg.,  A. 
montana  Cram.  (?),  Aphanothece  saxicola  Naeg.,  Gomphosphaeria  Noe- 


94- 


geliana  (Unger)  Lemmerm.,  Merìsmopedia  elegans  A.  Br.,  Chamaesì- 
phon  incrustans  Grun.,  Oscillatoria  limosa  Ag.,  Ose.  irrigua  Kuetz., 
Phormidium  tenue  (Menegh.)  Gom.,  Ph.  vìride  (Vauch.)  Lemm.,  Pii. 
favosum  (Bory)  Gom.,  Ph.  autunnale  (Ag.)  Gom.  [incl.  Ph.  uncinatum 
Gom.],  Lyngbya  sp.,  Schifo thrix  tinctoria  (Ag.)  Goni.,  Nostoc  Linckia 
(Roth)  Born.,  Cylindrospermum  sp.,  Dichothrix  gypsophila  (Kuetz.) 
Born.  et  Flah. 


Brand  F.  — Cladophoraceae  [von  Afrika].  — Engler’ s Botani- 
sche  Jahrbucher  46.  Band,  3.  Heft,  1911,  pag.  3 1 3-3  (6,  Figura  26. 

Sono  accompagnate  da  osservazioni  le  seguenti  Alghe  africane; 

Chaetomorpha  nodosa  Kuetz.,  Rhi^oclonium  riparium  (Roth)  Harv. 
var.  implexum  (Dillw.)  Rosenv.,  Cladophora  conglomerata  Kuetz.  var. 
pusilla  Brand,  Ciad,  tennis  Kuetz.,  Ciad,  sertularina  (Mont.)  Kuetz., 
Ciad,  multifida  Kuetz. 

È descritta  una  nuova  specie,  Cladophora  ( Aegagropila ) Kame- 
runica,  come  appresso  : 

Cl.  laxe  coacta  et  ramulorum  rhizoideorum  adventiciorum  ope 
plantis  vicinis  nec  non  corporibus  alienis  afftxa,  filis  subflaccidis,  circ. 
140  ( 1 1 2- 1 20)  jjl.  crassis;  ramis  et  ramulis  sparsis,  filo  matricali  fere 
aequicrassis,  ut  plurimum  singulis  et  demum  dichotomias  formanti- 
bus,  inferioribus  interdum  binis  oppositis;  ramulis  rhizoideis  subbre- 
vibus,  numerosis,  e quarundam  cellularum  ima  parte  lateraliter  pro- 
venientibus  et  nonnisi  ad  apicem  dendritice  ramificatis;  cellulis  (ve- 
tustis)  subbrevibus  vel  (junioribus)  longis,  ultimis  obtusis,  membrana 
lamelloso-fibrillosa  praeditis  et  contentum  subsucculentum  nec  non 
chlorophora  parva  disciformia  includentibus. 

Hab.  Victoria,  in  littore  sabuloso,  lapides  obtegens;  Dikollo. 


Cépède  Casimir.  — Note  sur  la  faune  et  la  flore  des  quais  et 
bateaux  de  Boulogne-sur-Mer.  — Annales  de  l’Institut  Océanogra- 
phique  (Fondation  Albert  Ier,  Prince  de  Monaco),  T.  Ili,  Fase.  5, 
191 1,  pp.  7,  planche  I. 

Si  tratta  di  uno  studio  preliminare  di  certi  consorzii  biologici 
rappresentati  dalla  fauna  e dalla  flora  delle  colonie  di  dona  dei  vec- 
chi battelli  e dei  « quais  » del  porto  di  Boulogne-sur-Mer,  studio  al 


quale  il  Cépède  aveva  atteso  in  parte  insieme  al  compianto  suo 
maestro  Alfredo  Giard. 

Non  poche  interessanti  Diatomee  sono  segnalate  in  questa  Me- 
moria; tra  queste  Coscinosira  polychorda  Gran  (nell’intestino  di 
Cìona );  Licmophora  Nubecula  e Licm.  dalmatica  sulle  Obelìa  e altri 
Idrarii  tappezzanti  la  dona ; Skeletonema  costatum  (negli  escrementi 
di  dona;  insieme  a Peridinium  tabulatum,  Gymnodinium  Pulviscu - 
lus,  Prorocenlrum  micans)  ; Zygoceros  ( Biddulphia ) mobiliensis,  Acti- 
noptycus  undulatus,  Eucampia  Zodiacus,  Rhi^osolenia  delie  a tuia,  Melo- 
sira Juergensii,  Melosira  Borreri,  Chaetoceras  didymum  var.  Giardì 
n.  var.  ecc.  in  pesche  planctoniche;  le  Licmophora  del  gruppo  della 
paradoxa  forse,  in  queste  pesche,  rappresentano,  a mio  vedere,  forme 
accidentali.  In  altre  pesche  l’autore  riscontrò,  oltre  alla  Melosira  Bor- 
reri, parecchie  Nit^schia  e la  Synedra  pulchella  (questa  pur  forse 
accidentale),  lo  Sketitonema  costatum,  alcune  Stauroneis,  V Achnan- 
thes  longipes. 

Una  tavola  colorata  accompagna  il  lavoro;  in  essa  però  non 
corrispondono  i numeri  di  molte  figure  alle  indicazioni  rispettiva- 
mente fornite  nella  spiegazione  della  tavola. 

G.  B.  De  Toni 

Connolly  C.  J.  — Beitràge  zur  Kenntnis  einiger  Florideen.  — 
Flora  oder  Allgemeine  botanische  Zeitung,  Neue  Folge,  Dritter  Band 
(Der  ganzen  Reihe  io3.  Band)  Heft  2,  1911,  pag,  1 25-170,  Taf.  I-II. 

11  materiale  studiato  dal  Connolly  consta  di  ó specie  raccolte 
dal  Goebel  nel  1898  in  Australia  e Nuova  Zelanda  ( Polysiphonia  de - 
cipiens,  Asparagopsis  armata,  EuTpniella  incìsa,  Rhabdonia  verticillata, 
Erythroclonìum  Muelleri,  Rhabdonia  globifera . 

Della  Polysiphonia  decipiens  Mont.  l’autore  studiò  un  esemplare 
della  Nuova  Zelanda,  cistocarpifero;  confermò  a sette  il  numero  delle 
pericentrali  ecorticate,  illustrando  i particolari  dell’accrescimento,  della 
ramificazione,  dei  rizoidi  ampliati  all’apice  libero  (dove  incontransi  in 
ostacoli)  in  modo  disciforme,  dello  sviluppo  del  procarpio,  e del 
frutto;  soprattutto  minuziose  sono  le  osservazioni  sulla  evoluzione 
del  cistocarpio,  le  quali  dall’autore  sono  poste  in  confronto  con 
quelle  fornite  da  Yamanouchi  per  la  Potysiphonia  violacea  (Ag.) 
Zanard. 


90 


La  Asparagopsìs  armata  Harv.  della  Nuova  Olanda  fornisce  ar- 
gomento al  Connolly  per  discutere  sulla  posizione  sistematica  delle 
Bonnetnaisoniaceae,  che  stando  allo  sviluppo  del  procarpio,  troverebbero 
posto  più  adatto  tra  le  Rhodymeniales  giusta  la  classificazione  adot- 
tata da  Oltmanns.  Alle  scarse  notizie  riguardanti  la  fruttificazione  di 
questa  specie,  molto  aggiunge  l’autore,  seguendo,  oltre  allo  sviluppo 
della  fronda  e delle  sue  ramificazioni  e degli  organi  d’adesione  re- 
trorsi  (sono  gli  aculei  retrorsi  ossia  i « retrorse  hooks  by  which  it 
lays  hold  on  neighbouring  Algae  and  which  cause  thè  fronds  in  lar- 
ge  tufts  to  become  intricately  connected  together  » descritti  da  Harvey) 

10  sviluppo  del  procarpio  e del  cistocarpio  (confermando  quanto  ai 
fili  sporigeni  e alla  forma  delle  carpospore  le  antiche  osservazioni 
di  Harvey). 

In  terzo  luogo  il  Connolly  illustra,  intendendo  di  correggere  i 
dati  di  Harvey,  i cistocarpi  della  Eu%onieUa  incisa  e confermando 
quanto  era  stato  già  sospettato  dal  Falkenberg  che  cioè  i cistocarpi 
nella  E.  incisa  si  dovessero  trovare  allo  stesso  posto  come  in  E.  adian - 
tiformis  e E.  bipartita.  Realmente  se  le- cose  stessero  come  afferma 

11  Connolly,  sarebbero  errate  la  figura  e la  descrizione  date  da  Har- 
vey, il  quale  dice  essere  i ceramidi  ovati  « ex  lacinula  prima  folio- 
rum  formati  » ma  d’altra  parte  sta  il  fatto  che  il  Connolly  osservò 
solo  un  cistocarpio  immaturo  (unreifes  Cystocarp),  mentre  V Harvey 
figura  un  ceramidio  maturo;  occorrerebbe  riscontrare  se  pér  avven- 
tura (cosa  poco  verosimile)  a cistocarpio  maturo  con  carpostomio 
apicale,  non  fosse  decidua  la  porzione  terminale  della  pennetta  ci- 
stocarpifera;  devo  anzi  avvertire  che  da  mie  preparazioni  da  esem- 
plari epifitici  sul  Gelidium  gianduii/ olium  e raccolti  sulle  coste  della 
Victoria  da  F.  v.  Mueller  risulterebbe  non  del  tutto  inesatta  la  fi- 
gura dello  Harvey  quanto  ai  cistocarpi  maturi  di  cui  vidi  taluno 
ovoideo  precisamente  come  c figurato  nella  Phycologia  Australica 
tab.  XLII  A,  fig.  3,  in  quanto  l’osservazione  pubblicata  dal  Connolly 
non  mi  persuade;  la  questione  dunque,  a mio  vedere,  meriterebbe 
un  ulteriore  esame  su  più  copioso  materiale  nei  differenti  momenti 
di  sviluppo  del  frutto. 

Un’altra  specie  australiana,  la  Rhabdonia  verticillata  Harv.,  è stu- 
diata nello  sviluppo,  nelle  formazioni  pi  li  formi,  nella  struttura  del- 
l’asse centrale  con  le  rispettive  ife;  interessante  è la  descrizione  dei 


07 


cistocarpi  (prima  ignoti)  in  un  esemplare  raccolto  da  J.  Br.  Wilson 
nel  1894  presso  Port  Phillip  Heads;  i cistocarpi  sono  immersi  nel 
tallo  e relativamente  di  piccole  dimensioni;  la  fruttificazione  sporan- 
giale  (sporangii  zonati)  fu  già  fatta  conoscere  da  Harvey. 

Alla  Rhabdonia  verticillata  somiglia  alquanto  l’ Erythroclonium 
Muelleri  Sond.  col  quale  spesso  va  detta  Rhabdonia  confusa.  Ebbe 
il  Connolly  scarso  materiale  per  poter  esattamente  studiare  lo  svi- 
luppo apicale  della  fronda  nell’  Erythroclonium  ; però  ne  esaminò 
particolareggiatamente  l’accrescimento  secondario  in  grossezza  e la 
struttura  generale  della  fronda,  figurandone  le  ife  centrali  che  esi- 
stono anche  nell  'Erythroclonium',  i rami  che  partono  dall’asse  non 
sono  distichi  (come  affermava  lo  Harvey)  ma  tetrastichi. 

L’ultima  specie  studiata  dal  Connolly  è la  Rhabdonia  globìf era 
(Lamour.)  J.  A g. ; di  essa  l’autore  studia  lo  sviluppo  che  è affatto 
diverso  da  quello  di  Rhabdonia  verticillata  (non  avviene  infatti  in  R. 
globifera  per  una  sola  cellula  apicale);  dimostra  in  questa  specie  le 
comunicazioni  piasmatiche  intercellulari  (plasmodesmi)  come  del  resto 
vennero  osservati  da  altri  botanici  in  non  poche  Fioridee,  da  Hick 
(1884)  nel  genere  Cysioclonium,  Gigartina  ecc. 

Questo  a grandi  linee  il  contenuto  della  Memoria  del  Dott.  Con- 
nolly, della  quale  può  anche  vedersi  un  resoconto  fatto  dalla  si- 
gnora E.  S.  Gepp  nel  Journal  of  thè  Royal  microscopical  Society  1911, 
pag.  786-787. 

G.  B.  De  Toni 

Hoffman  Edna  Juanita.  — Fructification  of  Macrocystis.  — Uni- 
versity of  California  Publications  in  Botany  voi.  4,  N.  9,  1911,  p.  i5i- 
1 58,  piate  20. 

L’autore  passa  in  rassegna  i lavori  che  riguardano  la  fruttifica- 
zione nel  genere  Macrocystis,  ignota  al  Turner  (1809)  e per  la 
prima  volta  indicata  dal  Martens  (1829)  in  quanto  che  C.  Agardh 
(1821)  aveva  avvertito  la  fruttificazione  di  una  specie  che  poi  andò 
a formare  parte  del  genere  Phyllospora  ( Ph . comosa ),  e solo  più  tardi 
(1839)  ne  precisò  i caratteri  per  il  genere  Macrocystis  da  lui  rive- 
duto; ricorda  specialmente  lo  studio  di  Smith  e Whitting  (1895) 
riassumendone  le  conclusioni  riguardo  ai  sori  degli  zoosporangi. 

La  Hoffman  riscontra  nei  suoi  esemplari,  raccolti  a Moss  Beach, 


9S 


San  Mateo  County  (California)  dal  prof.  Setchell,  che  i sori  si  tro- 
vano solo  nelle  foglie  basali,  caratterizzate  in  confronto  alle  superiori 
dalla  mancanza  di  aerocisti  o dal  recare  una  lamina  ramificata;  os- 
serva anche  il  fatto  che  le  parafisi  e gli  zoosporangi  sono  disposti 
in  uno  strato  continuo  occupante  tutta  la  larghezza  del  soro  e che 
apparisce  in  entrambe  le  faccie  delle  foglie  (non  già  con  interruzioni, 
come  sostennero  Smith  e Whitting;  forse  queste  due  persone  stu- 
diarono esemplari  di  differente  specie). 

Non  posso  fare  a meno  di  rilevare  come  all’autrice  di  questa 
Nota  sia  sfuggita  la  particolareggiata  trattazione  che  della  Macrocy- 
stis  e della  struttura  e disposizione  degli  zoosporangii  trovasi  nel- 
l’opera di  C.  Skottsberg,  Zur  Kenntnis  der  subantarktischen  und 
Antarctischen  Meeresalgen,  I.  Phaeophyceen  (Stockholm  1907).  In 
quest’opera,  davvero  importante,  sono  anche  criticate  le  osservazioni 
di  Smith  e Whitting. 

G.  B.  De  Toni 

Howe  M.  A.  — Phycological  Studies  — V.  Some  marine  Algae 
of  Lowér  California,  Mexico.  — Bulletin  of  thè  Torrey  Botanical 
Club  voi.  38,  Dee.  1911,  pag.  489-514,  plates  27-34. 

L’ autore  continua,  con  questa  quinta  parte,  i suoi  Phyoological 
Studies;  delle  parti  precedenti  si  è già  dato  conto  (A).  Nel  presente 
lavoro  M.  A.  Howe  illustra  un  pugillo  di  Alghe  marine  raccolte  a 
La  Paz  il  28  febbraio  1911  dal  signor  G.  J.  Vives  e altre  poce  specie 
raccolte  a San  Felipe  Bay  nel  febbraio  1904  dal  Dott.  D.  T.  Mac 
Dougal;  sono  poi  aggiunte  tre  specie  pure  di  La  Paz  pervenute  al- 
l’Erbario del  Giardino  Botanico  di  New  York  per  acquisto  delle  col- 
lezioni del  Dott.  C.  L.  Anderson  di  Santa  Cruz  (California).  Le  specie 
sono  le  seguenti: 

Viva  fasciata  Défilé;  Viva  Lactuca  rigida  (Ag.)  Le  Jol.  ; ? Ente- 
romorpha  intestìnalis  (L.)  Grev. ; Enteromorpha  Lin^a  (L.)  J.  Ag.; 
Cladophora  Mac  Dougalii  n.  sp.  [prossime  a Ciad.  Hutchinsiae  (Dillw.) 
Kuetz.  e Ciad,  ovoidea  Kuetz.];  Cladophora  tricho torna  (Ag.)  Kuet.  ; 
Iialimeda  discoidea  Decaisne;  Codium  tomentosum  (Huds.)  Stackh.; 


(£)  La  Nuova  Notarisia  1907,  pag.  191-192  ; 1908,  pag.  154-155. 


99 


Codium  decorticatimi  (Woodw.)  Howe  n.  comò.  [=  Ulva  decorticata 
Woodw.  1797,  Codium  elongatum  Ag.  1822]. 

Cotpomenia  sinuosa  (Roth)  E.  et  S.  f.  tuberculata  (Saund.)  Setch. 
et  Gardn.;  Coilodesme  sp.  ; Sargassum  sp.  (due  specie  indeterminate); 
Padina  Durvillaei  Bory;  Padina  sp.;  Dictyota  Vivesii  n.  sp.  [affine  a 
D.  Bartayresiana  Lamor.]. 

Porphyra  leucosticta  Thur.  ; Scinaia  latìfrons  n.  sp.  [affine  a Se. 
furcellata  Biv.  f.  complanata  Collins];  Scinaia  furcellata  undulata 
(Mont.)  J.  Ag.  ; ? Gigartina  Chamissoi  (Mert.)  Mont.  ; Anatheca  dìcho- 
toma  n.  sp.;  Gracilaria  Vivesii  n.  sp.  [prossima  a Gr.  Cunninghamiì 
Fari,  e Gr.  ? Peruana  Picc.  et  Grun.];  Fauchea  Sefferi  n.  sp.  ; Fau- 
chea  ìmollis  n.  sp.  [affine  a F.  nitopkylloides\  ; Laurencia  paniculata 
(Ag.)  J.  Ag.  ; Polysiphonia  californica  Harv.;  Centroceras  clavulatum 
(Ag.)  Mont.;  Halymenia  actinophysa  n.  sp.  [dal  gruppo  H . latifolia 
Crouan,  H.  ulvoidea  Zanard.  e H.  florìdana  J.  Ag.]. 

Mangin  — L.  Sur  le  Peridiniopsis  asymetrica  et  le  Peridinium  Paul* 
seni.  — Compt.  rend.  Acad.  Scienc.  T.  1 53,  séance  du  9 octobre 
1911,  pag.  644. 

L’ autore,  dopo  aver  indicato  il  mezzo  seguito  per  riconoscere 
meglio  il  numero  dei  pezzi  componenti  la  corazza  dei  Peridinei  (bol- 
litura in  soluzione  di  potassa  al  5 °/0  presenza  di  reattivi  coloranti) 
riconosce  che  la  Diplopsalis  Lenticula  Bergh.  vuol  essere  distinta  in 
due  entità  cioè  Peridiniopsis  asymetrica  e Peridinium  Paulsenì ; di 
entrambe  le  nuove  specie  il  Mangin  dà  le  figure  nonché  le  diagnosi. 

1.  Peridiniopsis  asymetrica  n.  sp.  (synon.  Diplopsalis  Lenticula 
Bergh  typica;  Glenodinium  Lenticula  Pouchet):  cellulis  ellipsoideis, 
diametro  transversali  majore  64-89  [j..,  longitudinali  5 1-62  jj..,  sulco 
transversali  secus  aequatorialem  regionem  sito;  regione  apicali  lami- 
nami unam  rhomboideam,  laminas  quatuor  apicales  quarum  una  exi- 
gua  adjutrix  sinistra,  laminas  sex  praeaequatoriales  praebente,  regione 
antapicali  laminas  sex  postaequatoriales  aequarum  singula  adjutrix 
dextra  cum  sulco  longitudinalis  contigua,  antapicales  duas  praebente; 
laminis  lorica  prima  aetate  reticulatis;  punctis  junioribus  vix  visibili- 
bus,  adultioribus  vere  conspicuis;  suturis  primitus  linearibus,  dein 
latioribus,  saepius  deduplicatis  transverseve  striatis. 


100 


Hab.  in  oceano  atlantico  a Sables-d’  donne  usque  ad  sinum 
Douarnenez. 

Questa  specie  del  genere  Peridìniopsìs  Lemmerm.  presenta  tre 
torme  anormali,  che  vengono  brevemente  descritte  dal  Mangin. 

2.  Peridinium  Paulseni  n.  sp.  (sinon.  Perìdinium  lentìculatum 
Mangin  1911  non  Faure-Frémiet;  Diplopsalis  Lenticula  Bergh.  forma 
minor  Paulsen):  cellulis  ellipsoideis  vel  sphaericis,  diametro  transver- 
sali majore  35-49  [i.,  longitudinali  2Ó,5-3o  sulco  transversali  secus 
regionem  aequatorialem  sito;  regione  apicali  laminanti  unam  rhom- 
boidalem,  laminas  quatuor  apicales  (quarum  una  exigua  adiutrix  si- 
nistra), laminas  septem  praeaequatoriales  praebente;  regione  antapicali 
quinque  postaequatoriales  et  unicam  apicalem  ; laminis  laevibus,  co- 
loratis,  adultis  punctatis;  suturis  primitus  linearibus,  dein  latioribus 
et  transverse  striatis. 

Hab.  Saint-Vaast-la  Hougue;  Faeroes. 

Pure  per  il  P.  Paulseni  il  Mangin  descrive  due  forme  anormali. 

Me  Fadden  Ada  Sara.  — The  nature  of  thè  Carpostomes  of 
Ahnfeldtia  gigartinoides.  — University  of  California  Publications  in 
Botany  voi.  4,  N.  7,  Febr.  1911,  pag.  137-142,  piate  18. 

L’ autrice  descrive  minutamente  la  Ahnfellia  gigartinoides  J.  Ag. 
e la  differenzia  nei  suoi  caratteri  fondamentali  dalla  Ahn.  concinna 
J.  Ag.  con  la  quale  potrebbe,  negli  esemplari  maggiori  (alti  anche 
oltre  a due  decimetri)  di  Lands  End  (California),  venire  facilmente 
confusa,  in  ogni  modo  la  Me  Fadden  conferma  la  diagnosi  data  da 
J.  Agardh,  tranne  che  per  la  statura  che  può  uguagliare  e anche 
superare  quella  della  Ahnf.  concinna.  I cistocarpi  sono  fusiformi  e 
stanno  nel  centro  della  fronda;  i carpostomi  sono  riempiuti  di  fila- 
menti multiarticolati  che  sono  proiezioni  delle  cellule  delle  serie  an- 
ticlinali  che  formano  il  margine  del  carpostomio. 

Questa  memoria  della  Me  Fadden  viene  a portare  una  utile  no- 
tizia su  una  specie  di  Ahnfeltia,  la  quale  meriterebbe  di  venire  con- 
frontata con  altre  congeneri,  imperfettamente  descritte,  ad  esempio 
con  la  Ahnfeltia  elongata  Mont. 

Naumann  E.  — Om  en  av  Trachelomonas  volvocina  Ehrenb.  fò- 
rorsaked  vegetationsfàrgning.  — Botaniska  Notiser  191 1,  pag.  245-261. 


101 


L’autore  riferisce  intorno  una  colorazione  giallo-bruna  osservata 
in  uno  stagno  della  stazione  di  piscicultura  Aneboda  (Svezia  meri- 
dionale) causata  dalla  specie  Trachelomonas  volvocina  Ehrenb.  La  co- 
lorazione si  mantenne  parecchie  settimane.  Egli  non  crede  si  possa 
mantenere  la  distinzione,  sostenuta  da  taluni  autori,  fra  colorazione 
di  vegetazione  e Flos-Aquae.  In  fine  il  Naumann  dà  un  elenco  bi- 
bliografico, nel  quale  avrebbero  potuto  trovar  posto  alcune  pubbli- 
cazioni che  hanno  stretta  attinenza  coll’ argomento  e da  me  altrove 
citate  (*),  e tra  queste  la  Memoria  di  A.  e C.  Morren  sulla  Tubefa- 
zione delle  acque.  La  Trachelomonas  volvocina  Ehr.  ha  un  grande 
adattamento  alle  condizioni  esterne;  noto  che  il  Perty  (Klein.  Le- 
bersformen  pag.  i65)  la  osservò  anche  sotto  il  ghiaccio.  In  genere 
queste  apparizioni  di  grandi  quantità  di  organismi  coloranti  le  acque 
sono  molto  meritevoli  di  venire  segnalate  e importante  riesce  ezian- 
dio il  tener  conto  della  loro  periodicità  e delle  cause  determinanti 
lo  straordinario  sviluppo  di  siffatti  organismi. 

G.  B.  De  Toni 

Nordstedt  0.  — Algological  Notes.  S-y.  — Botaniska  Notiser 
1911,  pag.  203-266. 

L’egregio  autore  spiega  le  ragioni  per  le  quali  il  Kuetzing  ab- 
bandonò il  nome  generico  Stereococcus  sostituendolo  col  nome  Gon- 
grosira,  in  quanto  Stereococcus  rappresentava  con  la  sua  etimologia 
un  carattere  erroneo. 

Egli  discute  poi  sulla  epoca  dalla  quale  possa  partire  la  priorità 
del  nome  Microcystis  (Kuetzing  1 833,  i8q3)  che  dal  Rabenhorst 
venne  incluso  nel  genere  Kuetzingiano  Polycystis  (1849)  omonimo 
di  Polycystis  Lèv.  (1846)  genere  di  funghi. 

Il  Nordstedt  opina  che  Microcystis  deva  datare  da  1843. 

Infine  l’autore  tratta  del  nome  generico  Ilea.  Egli  osserva  che 
non  può  più  conservarsi  Phyllìtis  Kuetz.  (1843)  perchè  vi  è l’omo- 
nimo anteriore  di  Hill  ( 1 7 56)  [~  Scolopendrium  Adans.  ( 1 703]  ; a Phyl- 


(4)  Cfr.  De  Toni  G.  B.,  Sulla  comparsa  di  un  Flos-Aquae  a Galliera  Ve- 
neta. — Atti  R.  Ist.  Veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti,  ser.  VII,  T.  V,  1894. 
P-  1530-1551- 


10*2 


litis  dovrebbero  sostituirsi  Ilea  ovvero  Pelalonìa.  Ilea  però  è stato 
sostituito  da  Capsosiphon  Gobi  (1879). 

Parrebbe  dunque  che  si  dovesse  adottare  al  posto  di  Phyllitis 
Kuetz.  il  nome  Pelalonia  proposto  da  Derbès  e Solier  nel  i85o. 

A me  pare  che  con  queste  continue  sostituzioni  di  nomi  a nomi 
si  corra  un  grande  rischio  di  ricadere  nel  caos  e che  si  deva  perciò 
procedere  con  una  estrema  cautela  in  queste  riforme  di  nomenclatura. 

G.  B.  De  Toni 

Okamura  K.  — Some  littoral  Diatoms  of  Japan.  — Report  of  thè 
Imperiai  Fisheries  Institute  voi.  VII,  N.  IV,  1911,  pp.  18,  pi.  VIII-XIII. 

Sono  indicate  in  tutto  57  forme  di  Diatomee,  la  maggior  parte  lit- 
toranee,  poche  oceàniche,  del  Giappone;  ciascuna  forma  è accom- 
pagnata dalle  opportune  citazioni  bibliografiche,  dalla  indicazione  dei 
luoghi  e dell’area  geografica.  Con  questo  lavoro  dell’ Okamura  viene 
ad  estendersi  la  cognizione  della  florula  diatomologica  giapponese, 
per  la  quale  si  hanno  contributi  sparsi  in  opere  generali,  ad  esempio 
nelle  Diatomee  del  Challenger  del  nostro  compianto  Castracane  e 
nei  lavori  di  J.  Brun. 

Padovani  Corrado.  — Il  Plancton  del  Fiume  Po,  contributo  allo 
studio  del  plancton  fluviale.  — Zoolog.  Anzeiger  Bd.  XXXVII,  N.  5, 
1911,  pag.  99-104. 

È un  contributo  preliminare  sul  plancton  del  fiume  Po,  al  cui 
ulteriore  studio  l’ autore  merita  di  venire  incoraggiato,  poco  essendo 
state  in  Italia  curate  finora  le  osservazioni  sui  plancton  fluviali,  men- 
tre non  mancano  studii  su  quelli  dei  nostri  laghi.  Il  materiale  esa- 
minato dal  Padovani  proveniva  dal  tronco  inferiore  del  Po,  in  tre 
località  diverse  nelle  vicinanze  di  Ferrara,  raccolto  da  lui  alla  super- 
ficie con  una  piccola  rete  qualitativa  Apstein  fra  l’aprile  e il  no- 
vembre negli  anni  1908,  1909  e 1910.  Oltre  a Protozoi,  Rotiferi, 
Artropodi,  l’autore  constatò  la  presenza  di  12  forme  di  Alghe,  al- 
cune determinate  genericamente  ( Closterium , Spirogyra,  Tabellaria, 
Synedra,  Navicula,  Pleurosigma ).  altre  specificamente  ( Scenedesmus 
Quadricauda,  Pediastrum  Boryanum,  Pedìastrum  pertusum,  Fragilaria 
crotonensis , Fragilaria  virescens,  Asterionella  gracillima). 

Secondo  l’autore  nel  fiume  Po  si  devono  distinguere  due  diverse 


103 

stazioni;  le  acque  correnti  e le  Lanche;  il  plancton  delle  acque  cor- 
renti è assai  povero  di  organismi  e consta  principalmente  di  Diato- 
mee,  frequente  fra  queste  Asterionella,  poi  Fragilaria ; il  plancton 
delle  acque  a debole  corrente  o nelle  lanche  è assai  più  ricco  di 
specie,  prevalendovi  i Rotiferi.  Chiude  le  sue  conclusioni  con  alcune 
affermazioni  teoriche  per  spiegare  l’origine  e la  relativa  abbondanza 
degli  organismi  planctonici  nel  Po. 

Peragallo  H.  & M.  — Diatomaceae  marinae.  — Botanische  und 
Zoologiche  Ergebnisse  einer  wissenschaftlichen  Forschungsreise  nach 
den  Samoa-Inseln,  dem  Neuguinea-Archipel  und  den  Salomonsinseln 
von  Màrz  bis  Dezember  iqoS.  — Denkschr.  der  Mathem.  Naturw. 
Kl.  der  Kais.  Akademie  der  Wissenschaften  Band  LXXXVIII,  Wien 
1911,  p.  3-i  t,  Taf.  I-II. 

Si  tratta  dell’esame  microscopico  di  tre  campioni  di  fondo  (fango 
marino)  raccolti  il  primo  nello  stretto  di  mare  tra  l’isola  Buka  e 
l’isola  Bougainville,  il  secondo  presso  Nusa  (isola  Neu-Meckenburg), 
il  terzo  all’isola  Buka  (isole  Salomone)  nel  porto  Regina  Carola;  i 
due  primi  campioni,  spediti  agli  autori  dal  Dott.  Carlo  Rechinger 
erano  privi  di  Diatomee,  il  terzo  (contrassegnato  col  n.  5275)  invece 
conteneva  una  piccolissima  quantità  di  Alghe  silicee.  Il  Dott.  Re- 
chinger inviò  poscia  residui  di  lavaggi  di  prodotti  marini  diversi 
dalle  isole  Samoa  e Hawaii.  Di  questi  campioni  si  fecero  preparazioni 
contenenti  non  poche  entità  nuove  per  la  scienza  come  si  noterà 
più  sotto. 

Tra  alcuni  frammenti  di  Ceratophyllum  demersum  dei  fossi  di 
acqua  dell’isola  Bougainville  presso  il  villaggio  degli  indigeni  detto 
Siuai,  erano  predominanti  Hyalodiscus  levìs  Ehr.  e Hydrosera  trique- 
tra  Wall.,  accompagnati  da  forme  di  acqua  salmastra  e di  acqua 
dolce. 

Nei  campioni  sopra  indicati  del  Rechinger.  i fratelli  Peragallo, 
oltre  a specie  note,  riscontrarono  le  seguenti  novità  per  Buka:  Acti- 
noptychus  hexagonus  var.  subhexagona  H.  P.,  Nit\schia  (nicobarica 
var.?)  bukensis  H.  P.,  Plagiogramma  caribaeum  var.  acostata  H.  P. 

Per  Apia  (isola  Upolu,  Samoa):  Achnanthes  indica  var.  silicata 
M.  P.,  Actinocyclus  Ralf  sii  var.  samoensis  f.  inermis,  Actinoptychus 
guttatus  (Oest.)  M.  P.  [=  Actinoptychus  moronensis  var.  guttata  Oest.], 


104 


Amphora  fusca  f.  lata  M.  P.,  A.  samoensis  M.  P.,  A.  subulata  M.  P., 
A.  separanda  M.  P.  [=  Amphora  sp.  A.  Schm.  Atl.  tab.  25,  f.  57], 
A.  farciminosa  Per.,  A.  granulata  var.  lineata  Per.,  Coscinodiscus  ni- 
tidulus  var.  sciti tillans  M.  P.,  Diptoneis  cyntliia  var.  intermedia  M.  P., 
D.  nitescens  var.  rhomhoides  M.  P.,  D.  Smithiì  var.  recta  M.  P.,  Na- 
vicula  Reichard/i  var.  intermedia  M.  P.,  Rhaplioneìs  amphiceros  var. 
obesa  M.  P.,  Terpsinoè  intermedia  f.  musica  M.  P.,  Triceratium  ( Lam - 
priscus ) Leudugeri  var.  samoensis  Per. 

Per  Waikiki  presso  Honolulu  (Hawaii):  Actinoptychus  Rechingeri 
M.  P.,  Amphora  Farcimen  var.  crassa  M.  P.,  var.  gigantea  M.  P., 
Anorihoneis  maculata  M.  P.,  Diploneis  mediterranea  var,  elliptica  M. 
Per.,  Navicala  interversa  Per.,  N.  perplexa ? var.  minutissima  Per., 
Trachysphenia  acuminata  M.  P. 

Petersen  Johs.  Boye.  — On  tufts  of  bristles  in  Pediastrum  and 
Scenedesmus.  — Botanisk  Tidsskrift  3i.  Bind,  191  1,  pag.  161-176, 
Fig.  1 — 1 2. 

L’autore  osservò  sottili  filamenti  (o  setole)  disposti  a fascetti  in 
parecchie  specie  di  Scenedesmus  e Pediastrum,  illustrando  queste  for- 
mazioni già  segnalate  in  opere  di  C.  Schroeter,  O.  Zacharias,  R. 
Chodat  ecc.  Egli  indica  i procedimenti  impiegati  per  rendere  rico- 
noscibili tali  setole  che  sono  sottilissime  (o, 2-0,6  jjl.,  anche  meno);  la 
presenza  di  esse  non  è costante,  neppure  negli  organismi  provenienti 
da  una  stessa  località;  riscontrò  che  sono  costanti  tutto  Panno  nelle 
specie  di  Scenedesmus,  scompaiono  durante  l’inverno  nei  Pediastrum. 

Sono  poi  illustrate  con  figure  le  Alghe  munite  di  ciuffi  di  setole. 

Meriterebbero  di  venire  estese  queste  osservazioni  ad  altre  Clo- 
roficee  planctoniche  e di  riscontrare  meglio  formazioni  somiglianti 
che  alcuni  autori  segnalarono  anche  nelle  Diatomee. 

Rosenvinge  L.  Kolderup.  — Remarks  on  thè  hyaline  unicellular 
hairs  of  thè  Florideae.  — Biologiske  Arbejder  tilegnede  Eug.  War- 
ming  den  3.  November  1911,  pag.  2o3-2i6,  Fig.  1-12. 

Dopo  aver  accennato  alla  esistenza  di  appendici  piliformi  nelle 
Alghe,  P autore  ricorda  quelle  delle  Fioridee  dove  sono  di  due  cate- 
gorie: peli  unicellulari  e ramosi;  egli  si  occupa  delle  produzioni  pili- 
formi  della  prima  categoria,  già  avvertite  secondo  l’autore  fino  dal 


105 


1878  da  Thuret  e Bornet  (*)  e poi  illustrate  dal  Berthold  (1882). 

Il  Rosenvinge  passa  in  rassegna  le  specie  di  Fioridee  danesi 
recanti  peli  jalini  unicellulari;  ne  riscontrò  la  presenza  nella  maggior 
parte  delle  Chantransia,  in  Kylinia  rosulata,  Nemalion  multifidum , 
Helmin/hocladia  purpurea,  Helmintliora  divaricata , Scinaia  furcellala, 
Dumontia  filiformis,  Baiar  achnion  ìigulatum  (non  sempre),  Polyides 
rotundus  (sec.  il  Thuret),  Cruoriopsis  n.  sp.,  Petrocelis  Hennedyj  (po- 
chi e presto  caduchi),  Rhododermis  ( Rhodophysema ) Georgii  e Rh. 
elegans , Corallina  officinalis  e C.  rubens  (sec.  il  Thuret),  Gloiosiphonia 
capillari,  in  tutti  i Ceramium,  in  Piumaria  elegans , Spermothamnion 
Turneri  (non  sempre),  Callithamnion  corymbosum  e Cali.  Brodìaei, 
C.  byssoides  (talvolta),  C.  roseum  (id.)  (mancano  in  C.  Ilookeri  e C. 
fruliculosum\  Cysloclonìum  purpurascens , G radiar ìa  confervoides, 
Rhodymenia  palmata  (dal  fine  di  inverno  a metà  estate),  Lomentaria 
clavellosa  e Chylocladia  kaliformis.  In  alcuni  gruppi  mancano  detti 
peli,  ad  esempio  nelle  Bonnemaisoniaceae,  Rhodomelaceae,  Delesserìa- 
ceae , Harveyellaceae,  Gigartìnaceae . 

Di  alcune  di  queste  formazioni  piliformi  il  Rosenvinge  fornisce 
notizie  e figure;  egli  discute  poi  intorno  la  apparsa  dei  peli  in  rap- 
porto alla  stagione  e alla  profondità. 

Pare  che  la  presenza  di  peli  coincida  colla  primavera  e col- 
l’estate, mancando  in  inverno  e essendo  scarsi  i peli  in  autunno,  ma 
è una  considerazione  suffragata  da  pochi  esempii  e meritevole  di  es- 
sere appoggiata  da  ulteriori  osservazioni.  Quanto  alla  profondità  in 
cui  vegetano  le  Alghe,  pare  che  la  luce  non  eserciti  influenza  sulla 
tricogenesi;  nondimeno  da  qualche  indagine  compiuta  dall’autore, 
parrebbe  c.he  maggior  numero  di  peli  si  formasse  a minor  profondità 
che  non  a maggiore  profondità. 

Poco  si  può  dire  sulla  funzione  di  detti  peli,  i quali  secondo  il 
Berthold  sarebbero  organi  protettivi  contro  la  luce  intensa,  secondo 
il  Rosenvinge  e 1’  Oltmanns  organi  assorbenti.  Sono  desiderabili  espe- 
rimenti per  decidere  la  questione;  io  propendo  piuttosto  a ritenere 


t1)  Devo  qui  richiamare  Y attenzione  su  una  Memoria  di  R.  Caspary  che  fino 
dal  1850  avvertiva  la  presenza  e lo  sviluppo  di  peli  in  alcune  Florideae  {Chan- 
transia, Ceramium).  Cfr.  Caspary  R.,  On  thè  hairs  of  Marine  Algae  and  their 
Development  (Ann.  et  Mag,  N.  Hist.  ser.  2,  voi.  VI,  pag.  465-472  piate  XV-XVII). 


106 


questi  peli  come  organi  assorbenti,  accostandomi  all’opinione  espressa 
nel  1903  dallo  stesso  Rosenvinge. 

G.  B.  De  Toni 

Twiss  W.  C.  — Erythrophyllum  delesserioides  J.  Ag.  — Univer- 
sity of  California  Publications  in  Botany,  voi.  4,  N.  10,  1911,  p.  1 59- 
166,  plates  21-24. 

L’autore,  dopo  avere  comprovato  la  identità  della  Polyneura 
californica  J.  Ag.  coll’  Erythrophyllum  delesserioides  J.  Ag.  (identità 
già  avvertita  da  Setchell  e Gardner  e accolta  da  me),  studia  di 
questa  specie  californica  la  struttura  della  fronda,  dei  cistocarpi  e 
delle  prolificazioni  tetrasporifere,  concludendo  che  il  genere  Erythro- 
phyllum appartiene  alle  Gigartinaceae  e tra  queste  è prossimo  alle 
Callymenieae . 

G.  B.  De  Toni 

Zahlbruckner  A.  — Schedae  ad  « Kryptogamas  exsiccatas  » editae 
a Museo  Palatino  Vindobonensi.  Centuria  XIX.  — Annalen  des  k.  k. 
Naturhistorischen  Hofmuseums  XXV.  Band,  1911,  pag.  223-252. 

Le  Alghe  si  trovano  comprese  nella  Decade  28  e sono:  Vau- 
cheria  sessilis  var.  repens  (n.  1841),  Spirogyra  mirahilis  (n.  1842), 
Navicula  mutica  (n.  1843),  Suriraya  ovalis  var.  minuta  (n.  1844), 
Cyclotella  Meneghiniana  (n.  1845),  Ectocarpus  granulosus  (n.  1846), 
Chrysymenia  Uvaria  (n,  1847),  Antithamnion  Plumula  (n.  1848),  Lyng- 
hya  lutescens  (n.  1849),  Tolypothrix  penicillata  (n.  i85o). 

Vi  sono  poi  le  seguenti  addenda: 

Antithamnion  crucìatum  (n.  1 759 b),  Bangia  atropur purea  (n.  741  d). 

Brand  F.  — Ueber  die  Siphoneengattung  Chlorodesmis.  — Be- 
richte  der  deutschen  botanischen  Gesellschaft  Band  XXIX,  19 1 1 , 
pag.  606-61 1,  mit  einer  Abbildung  im  Text. 

L’autore  premesse  alcune  notizie  sulle  vicende  subite  dal  genere 
Chlorodesmis  Bail.  et  Harv.  ( 1 858),  emendato  dai  Gepp  nella  Mono- 
grafia testé  pubblicata  (i),  riferisce  a questo  genere,  col  nome  di 
Chlorodesmis  tahitensis,  la  specie  unica  del  genere  Rhytisiphon  da 
lui  recentemente  proposto  (2). 

(9  Cfr.  N Notarisia  1911,  pag.  148-151. 

(2)  Cfr.  N.  Notarisia  1911,  pag.  190  (. Rhytisiphon  tahite7ise). 


107 


Esmarch  Ferd.  — Beitrag  zur  Cyanophyceenflora  unsrer  Kolo- 
nien.  — Jahrbuch  der  Hamburgischen  Wissenschaftlichen  Anstalten. 
XXVIII.  1910.  3.  Beiheft:  Arbeiten  der  Botanischen  Staalsinstitute 
pag.  63-82;  Hamburg  1911. 

L’autore,  con  ingegnoso  metodo,  è riuscito  a fornire  indiretta- 
mente notizia  sulle  Cianoficee  di  alcune  Colonie  tedesche  dell’Africa 
orientale  e austro-occidentale,  del  Kiautschou  e delle  Samoa  (Upolu), 
mediante  le  culture  di  campioni  di  terre  contenenti  le  spore  di  tali 
Alghe  inferiori;  per  le  determinazioni  egli  si  valse  della  Sylloge  Al- 
garum  (voi.  V,  elaborato  dal  Forti)  e delle  Minnesota  Algae  voi.  I 
della  Tilden.  Predominano,  tra  le  specie  riscontrate  nelle  culture,  i 
Nos/oc  (in  particolare  N.  Muscorum  e N.  punctiforme\  i Phormidium 
(. Ph . foveolarum,  Ph  uncinatimi ),  le  Anabaena  (A.  variabilis,  A.  oscil- 
larioides\  Cylindrospermum  (frequente  il  C.  majus)  ; molte  specie,  di 
cui  1’ Esmarch  fornisce  l’elenco,  sono  nuove  per  le  regioni  dalle  quali 
provennero  i campioni  di  terra.  Il  lavoro  è chiuso  da  osservazioni 
ecologiche  riguardanti  i campioni  di  terre  superficiali  e profonde,  i 
terreni  coltivati  e non  coltivati,  il  momento  dell’ apparsa  dei  primi 
indizii  delle  Alghe  nelle  culture,  che  in  qualche  raro  caso  si  verificò 
dopo  tre  mesi,  ciò  che  è interessante  anche  rispetto  alla  fisiologia 
della  riproduzione  in  queste  Crittogame. 


Necrologio 


È morto  in  Roma  il  Rev.  Prof.  Filippo  Bonetti;  sotto  la  guida 
del  compianto  diatomologo  Fr.  Castracane,  il  Prof.  Bonetti  si  era 
dato  allo  studio  delle  Bacillariee;  in  collaborazione  con  G.  Antonelli 
pubblicò  una  Memoria  intorno  le  Diatomee  fossili  di  Tor  di  Valle 
nei  dintorni  di  Rdma  (Roma  1893);  da  solo  diede  alle  stampe  una 
Nota  sopra  il  rinvenimento  di  un  materiale  diatomifero  presso  Riano 
(Roma  1909). 


J.  B.  DE  TONI 


Sylloge  Hlgarum 

omnium  hucusque  cognitarum. 


Voi.  I.  sect.  1-2  Chlorophyceae  [praem.  Bibliotheca  phycolo- 
gica].  - Patavii,  1889,  Tip.  Seminario,  in  8°,  p.  cxxxix-1315. 
It.  lib.  {francs ) 92. 

Voi.  IL  sect.  1-3  Bacillarieae  [cum  Bibliographia  diatomolo- 
gica  (curante  J.  Deby)  et  Repertorio  geografico-polyglotto 
(curante  Prof.  Dr.  Hectore  De  Toni)].  - Patavii,  1891-94, 
Tip.  Seminario,  in  8°,  pag.  cxxxn  - 1556  - ccxiv.  It.  lib. 
( francs ) 115. 

Voi.  III.  Fucoideae.  - Patavii,  1895,  Tip.  Seminario,  in  8', 
p.  xvi-638.  It.  lib.  ( francs ) 41. 

Voi.  IV.  Flovideae  sect.  1-4.  - Patavii,  1897-1905,  Tip.  Semi- 
nario, in  p.  lxi-1973.  It.  lib.  ( francs ) 131. 

Voi.  V.  Myxophyceae  [curante  Dr.  A.  Forti]  - Patavii,  1907, 
Tip.  Seminario,  in  8°,  p.  761.  It.  lib.  ( francs ) 48. 


ETTORE  DE  TOM 

Dizionario  di  pronunzia  dei  principali  nomi  geografici  moderni.  - 
Venezia,  1895,  Tip.  Emiliana,  8J,  p.  xxxn-520.  L.  5. 


Stri)  XXIII  (Anno  XXVII  dalla  fondazione  della  “NOTARISIA,,)  Lnglio1912 


LA  NUOVA 

NOTARISIA 


REDATTORE  E PROPRIETARIO 


G.  B.  Dott.  DE=TONI 

LAUREATO  DELL’  ISTITUTO  DI  FRANCIA 
MEMBRO  DEL  REGIO  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 
PROFESSORE  ORDINARIO  DI  BOTANICA  PRESSO  LA  R.  UNIVERSITÀ  DI  MODENA 

SOMMARIO 

Mazza  A.:  Saggio  di  Algologia  Oceanica  [contin.].  — Boergesen  F.  : Two  cru- 
staceous  brown  algae  from  thè  Danish  West  Indies.  — Letteratura  phy- 
cologica. 


fi  (Ir  esser  tout  ce  qui  concerne  la: 

«NUOVA  NOTARISIA» 

à M.  le  Prof.  G.  B.  DE  TONI 
R.  Orto  Botanico,  Modena  (Italie) 

Prix  (Tabonnement  pour  la  sèrie  XXIII  (1912) 

Francs  15. 

Prix  d’abonnement  pour  les  années  1886-89  du  Journal  d’ algologie  «Notarisia» 

Francs  60. 


TIP.  SEMINA  RIO -PADOVA 


Collaboratori  della  NUOVA  NOTARISIA 


T.  Bentivoglio  — F.  Boergesen  — O.  Borge  — A.  Borzi  — F.  Ca- 

STRACANE  (*)*)  J.  ChALON  R.  ChODAT  J.  COMÈRE  J. 

Deby  (f)  — A.  De  Toni  — A.  M.  Edwards  — D.  Filippi  — 
A.  Forti  — M.  Foslie(*{-) — A.  Garbini  — G.  Guglielmetti  — 
R.  Gutwinski  — A.  Hansgirg  — E.  M.  Holmes  — L.  Holtz  — 
T.  Johnson  — G.  Lagerheim  — V.  Largaiolli  — A.  Mazza  — C. 
Mereschkowski  — L.  Montemartini  — O.  Nordstedt  — P.  Pero 
— P.  Petit  — S.  Petkoff  — A.  Piccone  (f)  — T.  Reinbold 
— P.  Richter  — J.  J.  Rodriguez  (f)  — W.  Rothert  — F.  Sac- 

CARDO  (f)  — W.  SCHMIDLE  F.  ScHMITZ  (f)  — B.  SCHROEDER 

C.  Schroeter  — W.  A.  Setchell  — C.  Techet  — A.  Trotter 
— A.  Weber  van  Bosse  — W.  West  — G.  Zodda. 


LUGLIO  1912  - (Anno  XXVII  dalla  fondazione  della  “ NOTARISIA  „). 


LA  NUOVA  NOTARISIA 

PROPRIETARIO  E REDATTORE 

D OTT.  G.  B.  DE  TONI 

LAUREATO  DELL’  ISTITUTO  DI  FRANCIA 
MEMBRO  DEL  REGIO  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 
PROF.  ORDIN.  DI  BOTANICA  NELLA  R.  UNIVERSITÀ  DI  MODENA 

R.  Orto  Botanico  Modena  (Italia) 


Angelo  Mazza 


SAGGIO  DI  ALGOLOGIA  OCEANICA 


Lontani  come  siamo  per  millenni  di  secoli  dalle  epoche  primeve, 
allorché  le  energie  vitali  della  vegetazione  si  andavano  differenziando 
secondo  le  virtù  loro  intrinseche  e variando  gradatamente  i prodotti 
in  correlazione  ai  varii  ambienti,  dovrebbe  parere  per  lo  meno  strano 
come,  dopo  un  tanto  immane  lavorio  di  evoluzioni  di  cui  la  moderna 
coscienza  umana  è cosi  lungi  dal  farsene  un  adeguato  concetto, 
uomini  di  ieri  possano  sentenziare  di  prototipi.  Questa  considerazione 
non  può  essere  trascurata,  sia  pure  nel  caso  in  cui  il  nostro  studio 
si  riferisse  alle  manifestazioni  vitali  quali  si  presentano  attualmente. 
Infatti,  essendo  indimostrabile  lo  stabilire  quale  possa  essere  stata 
la  forma  generatrice  dalla  quale  tutte  le  altre  sarebbero  derivate,  il 
ritenere  come  tipica  una  forma  piuttosto  che  un’  altra,  oltre  che  ozioso 
e irriverente,  può  essere  anche  erroneo;  certo  è un  voler  assog- 
gettare le  leggi  della  natura  a quel  semplicismo  cui  1’  uomo  tende 
sia  in  buona  fede,  sia  per  non  confessare  la  propria  ignoranza.  An- 
che in  questa  materia  il  vero  probabilmente  risiede  nelle  condizioni 
determinanti,  proprie  ai  vari  ambienti  a seconda  della  loro  natura, 


110 


forse  ben  diversi  dagli  attuali,  ed  ai  quali  pur  si  dovrebbe  in  gran 
parte  lo  stabilirsi  dei  vari  centri  di  creazione.  Ora  se,  giustamente, 
noi  abbiamo  ammesso  l’importanza  della  paleontologia  nei  riguardi 
delle  specie  estinte,  non  si  vede  motivo  perchè  la  stessa  importanza 
debbasi  misconoscere  allorché  la  natura,  ad  onta  delle  molte  evolu- 
zioni morfologiche  de’  suoi  prodotti,  ci  si  mostra  tanto  conservatrice 
nell’ averci  serbato  alcuni  dei  tipi  recanti  il  suggello  degli  originari 
centri  di  formazione  (4). 

Tutto  ciò,  a proposito  del  Cerarti,  rubrum  e dell’ unicità  sua  ad 
onta  del  suo  polimorfismo,  è bene  stato  inteso  da  Carlo  Agardh, 
da  Bornet,  da  Ardissone,  Hariot,  da  Forti  (in  lett.  ad  A.  Mazza) 
e da  altri,  compreso  lo  stesso  J.  Agardh.  Questi  senz’ altro  conviene 
come  a inter  formas  numerosas,  quas  huic  jamdudum  distinctae  spe- 
ciei  adnumerare  consuevimus,  quaenam  primaria  fuit,  aegre  sane 
hodie  dicitur  »,  e si  limita  ad  identificare  la  forma  « quasi  typicam 
considerarunt  veteres  Algologi  Angliae  » (2). 

Ritengo  debbasi  concludere  che  una  distinzione  tipica  concessa 
alla  forma  delle  coste  atlantiche  d’Europa  sia  meramente  convenzio- 
nale, basata  cioè  unicamente  sopra  una  priorità  di  descrizione.  Questo 
si  dice  anche  avuto  riguardo  alle  maggiori  dimensioni  che  general- 
mente le  specie  assumono  negli  oceani  in  confronto  delle  stesse  specie 
dei  mari  interni.  Sempre  allo  stesso  riguardo  saremmo  in  diritto  di 
domandarci  perchè  mai  non  dovrebbesi  invece  considerare  come  ti- 
pica la  forma  di  C.  rubrum,  che  il  Collins  distinse  come  var.  Pacific 
cum , la  quale  in  altezza  e robustezza  può  superare  di  molto  le  forme 
atlantiche.  Diranno  i posteri  se  ed  in  quanto  l’opera  di  Kuetzing  e 


(4)  Queste  mie  antiche  vedute  assai  più  tardi  trovai  in  certa  guisa  confermate 
da  J.  Agardh,  se  io  ho  ben  compreso  il  suo  latwio  in  Anal.  Algol.  Cont.  II,  p.  26, 
a proposito  di  quel  Ceramium  barbatum  Kuetz.,  che  sostituirebbe  nel  Mediter- 
raneo la  ritenuta  f.  tipica  del  C.  rubrum  degli  antichi  autori  inglesi.  Tradotto  in 
italiano,  il  passo  così  suona  : « Se  tu  ti  figurassi  che  le  numerose  specie  odierne 
siano  in  origine  derivate  da  un’  unica  specie  primitiva,  sembrami  difficile  spiegare 
come  mai  in  lontane  località  possano  oggi  persistere  le  odierne  specie,  ciascuna 
a suo  proprio  modo  differenziata,  senza  che  qualche  forma  primitiva  o qualcuna 
di  quelle  derivate  persista  in  luoghi  coi  quali  si  potrebbero  congiungere  fra  loro 
le  patrie  oggi  disgiunte». 

(2)  J-  Ag.  Anal.  Alg.  p.  37,  Continatio  II. 


Ili 

di  J.  Agardh  nell’  elevare  a specie  C.  barbatum  Kutz.,  C.  pedicellatum 
J.  A g.,  C.  tenue  J.  A g.,  C.  secundatum  Lb.,  rendendoli  così  autonomi 
dal  C.  rubrum,  si  basi  effettivamente  e rispettivamente  sopra  caratteri 
la  cui  stabilità  sia  stata  controllata  con  la  scorta  di  un  grandissimo 
numero  di  individui  sterili,  favelliferi  e tetrasporiferi  provenienti  da 
ogni  regione  e da  ogni  particolare  ambiente.  Nè  sarebbe  poi  da  me- 
ravigliare se  l’esito  di  una  completa  ed  accurata  revisione  mondiale 
della  specie  avesse  a condurre  a risultati  inattesi,  inquantochè  se  in 
natura  tutto  è in  apparenza  relativo,  ossia  dovuto  ad  un  complesso 
di  circostanze  fortuite,  in  effetto  l’ evoluzione  degli  organismi,  secondo 
la  teoria  Naegeliana,  rappresenta  un  fenomeno  retto  da  grandi  leggi 
la  cui  applicazione  nel  campo  sperimentale,  e non  metafisico,  non 
ci  è peranco  consentita  (i). 

Prescindendo  da  tutte  le  considerazioni  finora  esposte  sull’  unità 
o meno  della  specie  di  C.  rubrum,  è indubitato  che,  tipiche  o non 
tipiche,  le  forme  degli  oceani,  pur  tenuto  calcolo  della  grande  loro 
variabilità,  assai  differiscono  da  quelle  mediterranee,  sia  per  la  sta- 
tura, il  portamento,  la  disposizione  delle  fruttificazioni  e per  diversi 
altri  riguardi,  forse  di  soverchia  minuzie,  rilevati  da  J.  Agardh. 

Secondo  questo  autore,  le  linee  generali  del  C.  rubrum , quale 
da  lui  viene  inteso  come  proprio  delle  coste  atlantiche  d’ Europa, 
sono  le  seguenti. 

Pianta  più  saturatamente  porporina  nello  stato  giovanile  o pas- 


(4)  Secondo  la  teoria  di  Renato  Quinton,  l’ evoluzione  non  sarebbe  un  pro- 
gresso verso  un  fine  che  si  presentava  allo  spirito  come  un  enigma  da  sciogliere 
ma  un  mezzo  per  mantenere  costante  una  condizione  biologica  sempre  minacciata 
nella  sua  composizione  dalle  forze  esterne.  Tutto,  e la  stessa  intelligenza  umana, 
non  avrebbe  altro  fine  che  quello  di  mantenere  lo  stato  quo , di  opporsi  alla  dis- 
soluzione. La  storia  dell’  evoluzione  non  sarebbe,  quindi,  che  una  serie  accorta 
di  misure  prese  dalla  materia  vivente  per  conservarsi  e la  biologia  apparirebbe 
una  scienza  il  cui  cerchio  sarebbe  assolutamente  chiuso.  Essa  non  sarebbe  più  il 
peristilio  che  deve  dare  accesso  ai  segreti  del  tempio,  ma  verrebbe  nello  stesso 
istante  ad  essere  principio  e fine.  (L’ acqua  di  mare , mezzo  organico , di  R.  Quin- 
ton).  «È  una  vana  fatica  ed  inutile  impresa  tentare  le  essenze.  » Galileo.  Questo 
sia  ricordato  a chi  dimenticasse  che  la  Natura  non  ci  fornisce  gli  elementi  per 
intenderci  : il  nostro  spirito  forse  coinvolge  in  sè  Y Universo. 


112 


sante  quasi  al  roseo,  ora  strettamente  corìmbifera  o coi  rami  supe- 
riori più  approssimati  e subfascicolati;  nello  stadio  più  adulto  ora 
con  pochi  rametti  pullulanti  dai  rami  primari,  ora  più  densi,  massime 
nella  pianta  favellifera.  Articoli  in  ogni  luogo  coperti  da  uno  strato 
corticale,  ginocchia  larghette  negli  ultimi  rametti  separate  quasi  da 
una  linea  limitanea  nuda,  articoli  cilindracei  più  brevi  del  diametro; 
nei  rametti  più  inferiori  le  stesse  ginocchia  si  fanno  un  tal  poco 
strette  e più  oscure  separanti  gli  articoli  circa  una  volta  e mezzo 
più  lunghi  del  diametro  facilmente  distinguendosi  per  la  parte  loro 
mediana  translucente.  Le  cellule  corticali  nella  parte  inferiore  della 
pianta  sono  densamente  accostate,  alcune  scorrenti  quasi  vene  lon- 
gitudinali contorte  con  altre  intervenali  di  cellule  più  larghe  ed  in 
modo  più  cospicuo  angolate.  Sferospore  immerse  nelle  vicinanze 
prossime  delle  ginocchia,  singole  nodoso-prominenti  e verticalmente 
disposte,  ora  in  un’unica  serie  transversale  ora  in  serie  gemine,  in 
basso  talvolta  sparse  in  cellule  alquanto  remote  dal  ginocchio  (in 
hysterophoris).  Cistocarpi  (favelle)  adnati  ai  segmenti  o spessissimo 
evoluti  in  rametti  prolificanti,  singoli  o gemini,  involucrati  da  ramet- 
tini  incurvi  3-5  eguaglianti  o superanti  il  nucleo. 

In  quanto  alle  forme  di  maggiore  importanza,  sia  che  vengano 
considerate  come  tali  o come  specie  a sè  stanti,  quali  : barbatum,  pedi- 
cellatum  e secundatum,  siccome  proprie  anche  del  Mediterraneo,  non 
si  crede  di  spendere  ora  parole  al  riguardo.  Sarà  però  opportuno  il 
prendere  cognizione  in  proposito  dello  studio  fattone  da  J.  Agardh 
in  Anal.  Algol.,  tanto  più  che  I’Ardissone  non  credette  di  tenerne 
conto  nella  sua  Rivista  delle  Alghe  Mediterr.  Parte  Ia.  In  quanto  alle 
forme  secondarie  (varietà  per  alcuni  autori  o raccoglitori)  lo  studio 
al  riguardo  dovrebbe  estendersi  a tutte  le  latitudini  e le  longitudini 
allo  scopo  di  meglio  chiarire  il  significato  ed  il  valore  di  certe  espres- 
sioni di  portamento  rivelanti  un  carattere  costante  ed  esclusivamente 
proprio  a certe  regioni.  Basti  ricordare,  ad  esempio,  certe  forme  giap- 
ponesi e dello  stretto  di  Magellano. 

In  fatto  di  varietà  il  De  Toni  Syll.  Alg.  ne  menziona  una  sola  : 
la  var.  Lìebetruthii  Grun.  dell’isola  Gr.  Canaria  (Liebetruth),  che 
si  caratterizza  per  la  fronda  inferiormente  repente,  rami  eretti  lunghi 
2 cm.,  lateralmente  subfastigiato-ramosi,  articoli  brevi  indistinti,  pareti 
degli  articoli,  secondo  Grunow,  composte  di  3 strati,  cellule  interne 


113 


assai  grandi,  le  esterne  in  sezione  trasv.  oblunghe,  minute  viste  in 
superficie. 

Della  var.  Pacificarli  Collins,  lo  scrivente  ignora  la  descrizione 
che  deve  averne  fatta  l’ A.  Ne  possiedo  solo  alcuni  frammenti  (anche 
Setchell  e Gardner  li  giudicano  tali)  cimali,  fra  quelli  distribuiti  da 
miss  Tilden  sotto  il  nome  di  Ceravi,  diaphanum,  affatto  insufficienti 
per  stabilire  il  completo  portamento  della  pianta.  Da  essi  può  rile- 
varsi una  ramificazione  rada,  regolarmente  dicotona  assai  divaricata, 
a cime  forcipate,  con  ramoscelli  cigliari  semplici  ed  altri  un  po’  più 
lunghi  forcipati.  Vista  in  superficie  al  microscopio,  la  fronda  mostra 
un  fondo  composto  di  minute  cellule,  di  varia  dimensione,  chiara- 
mente porporine,  tonde,  elittiche,  vacue  o contenenti  corpuscoli  cel- 
luliformi,  occupanti  gl’interspazi  di  un  finissimo  sistema  intervenale 
intricato  a cancello.  Sopra  questo  fondo  si  disegnano  in  porporino 
scuro  delle  cellule  cilindriche  lunghe  subtronche  fibriformi  longitudi- 
nalmente parallele  a corpo  unito  e anche  sfilacciato.  La  superficie 
dei  fili  è densamente  coperta  di  prominenze  papilliformi  o cilindriche 
tronche  o sfilacciate,  si  direbbe  per  effetto  di  una  bacillariea  sfibrante 
la  quale  infatti  non  manca  nei  campioni  esaminati.  Le  parti  inferiori, 
viste  in  sezione  (tonda)  transversale,  presentano  il  tubo  assile  assai 
ampio  includente  molte  membrane  ialine  concentriche.  Al  tubo  assile 
fa  seguito  un  giro  di  nove  cellule  elittiche  aventi  il  carattere  dello 
stesso  tubo,  munite  cioè  delle  membrane  concentriche  ma  in  numero 
minore,  data  l’assai  più  piccola  loro  dimensione.  Lo  strato  corticale 
si  compone  di  3-4  strati  irregolari  di  cellule  tondo-subangolate,  di- 
gradanti dall’interno  all’esterno,  nel  quale  si  trovano  immerse  le 
tetraspore. 

Tra  le  molte  varietà  e forme  si  ricordano  le  seguenti  che  si 
citano  in  alcuni  testi,  senza  tener  conto  di  parecchie  altre  che  s’in- 
contrano nelle  collezioni  più  o meno  note.  Si  può  ritenere  per  certo 
che  i caratteri  distintivi  di  ciascuna  sono  quanto  di  più  instabile 
e variabile  si  può  immaginare  e parzialmente  condivisi  da  altre 
forme. 

p.  proliferimi  A g.  - 8.  virgatum  A g.  non  Harv.  - C*  firmimi 
Ag.  - f.  prolifera,  - f.  corymbifera,  - f.  capense  (C.  capense  Kutz.  ?)  - 
f.  irregulare  Kutz  (e  cohorte  Ceramii  rubri?)  - f.  pallens  Zanard.  non 
Harv.  - C.  rub.  f.  involulum  Kutz.  - C.  rub.  pedicellatum  Delby.  - 


114 


C.  pedìcellatum  D.  C.,  affine  al  C.  secundatum . J.  Agardh  ne  fa  una 
specie  non  sine  esitatione  (Anal.  algol.  Cont.  p.  39)  (*). 

Se  tante  sono  le  differenze  dei  portamenti,  più  numerose  ancora 
sono  quelle  riferentisi  alla  struttura  intima,,  inquantochè  variano,  non 
solo  da  individuo  ad  individuo,  ma  da  distanze  infinitesimali  di  uno 
stesso  individuo.  Ciò  si  spiega  dal  numero  e dalla  natura  degli  ele- 
menti assai  complessi  alle  ginocchia,  gradatamente  semplificantisi  e 
diminuenti  nel  progredire  verso  l’alto  di  ogni  singola  articolazione. 
E ciò  deve  intendersi  cosi  in  quanto  si  riferisce  alla  parte  midollare 
come  alla  parte  corticale.  Uno  studio  speciale  e ragionato  va  più 
oltre  l1  oggetto  presente  e richiede  un  lavoro  enorme  non  ancora 
tentato.  In  regola  generale  però,  in  quanto  ai  Ceramium , e più  par- 
ticolarmente alla  , specie  che  ci  occupa,  si  possono  fin  d’ora  ammet- 
tere i seguenti  fenomeni  inerenti  alla  parte  midollare: 

a)  Una  lamina  piana  (forma  piatta  del  fondo  dell’articolazione) 
integra  o spezzettata,  od  una  cellula  assai  tozzamente  fusiforme, 
l’ una  o l’altra  rosea  0 porporina,  nella  regione  del  setto  divisorio 
fra  1’ una  e l’altra  articolazione  delle  regioni  più  adulte,  occupanti  il 
centro  di  una  serie  di  membrane  concentriche  ialine.  Questi  elementi 
sono  contenuti  nel  tubo  assile  a parete  crassa  subialina  o giallorina, 
di  figura  tonda  0 leggermente  elittica,  a diametro  piuttosto  piccolo 
in  ragione  della  grossezza  del  filo. 

b)  Un  giro  regolare  di  cellule  in  num.  di  4 a 20  circondanti 
il  tubo  assile,  più  o meno  distanziate  l’una  dall’ altra  o combacianti 
aventi  lo  stesso  carattere  del  centro  assile,  e cioè  con  un  nucleo 
colorato  o senza,  e con  membrane  ialine  concentriche.  Queste  cel- 
lule pericentrali  ora  sono  tonde  (var.  Pacificum)  ma  più  spesso  elitti- 
che  nella  riumettazione,  distanziate,  a disposizione  ora  parallela  alla 
parete  del  tubo  assile,  e allora  in  num.  più  limitato,  ora  verticali  ai 
tubo  stesso  e combacianti,  e in  questo  caso  in  numero  maggiore. 

Lo  strato  corticale  non  è meno  complesso  se  si  badi  alle  varie 
conformazioni,  dimensioni,  disposizioni  e sovrapposizioni  delle  cellule 


(4)  Farlow  (che  scrisse  le  sue  Alg.  mar.  of  New  Engl.  13  anni  prima  della 
comparsa  di  Anal.  alg.  di  J.  Ag.)  reca  per  la  regione  da  lui  contemplata  come 
var.  del  0.  rub.  ( A ubiquitous  and  variable  specie s)  le  seguenti  var.  : proliferum 
Ag.  - secundatum  Ag.  - squarrosum  Harv. 


115 


che  lo  compongono,  massime  nelle  vicinanze  dei  nodi.  Visto  in  se- 
zione trasversale  (tonda  o leggermente  elittica)  le  cellule  maggiori  ora 
sono  le  più  interne,  ora  le  più  esterne,  ora  commiste  nelle  due  parti. 

Le  metamorfosi  che  si  compiono  in  queste  strutture  man  mano 
che  si  allontanano  dalle  giunture  articolari  si  possono  così  com- 
pendiare : 

a ) rimpicciolimento  progressivo  della  parte  cromatica  del  fondo 
dell’  articolazione  e totale  sua  scomparsa  accompagnati  dal  graduale 
allargamento  del  campo  tenuto  dalle  membrane  concentriche  il  cui 
numero  va  così  aumentando; 

b)  parziale  confluenza  delle  cellule  pericentrali  fino  alla  com- 
pleta loro  riunione  la  quale  viene  a formare  un  campo  dapprima 
lobato,  poscia  tondo  o subelittico,  ed  infine  la  compenetrazione  sua 
nella  parete  del  tubo  assile  il  cui  diametro  va  sempre  più  aumen- 
tando. 

Alla  sua  volta  lo  strato  corticale  va  sempre  più  diradando,  im- 
picciolendo le  sue  cellule  e diminuendo  il  numero  de’  suoi  strati  per 
ridursi,  nell’  ultimo  suo  periodo,  e ciò  nei  casi  della  presenza  delle 
zone  translucide,  alla  sola  cuticola  del  filo. 

a.  Ceram.  rubrum  A g.  forni.  Flokkefjord,  Mandel  leg.  M.  N.  Blytt. 

b.  Idem  forma  decurrens.  Mandel  leg.  M.  N.  Blytt. 

c.  Idem  forma  prolifera.  Mandel  leg.  M.  N.  Blytt. 

d.  Idem  ' Ag.  f.  corymbifera.  Lillesand,  leg.  Schubeler. 

e.  No.  42  Idem  Torbay,  many  varieties.  leg.  Mary  Wyatt. 

/.  Cer.  rub.  J.  Ag.  Rom  Jap,  Igisu,  Matsu-shima.  leg.  K.  Okamura. 

g.  Idem  Wimereux,  mai  1901.  Coll.  J.  Chalon. 

h.  Idem  Biarritz,  Juillet  1903.  Coll.  J.  Chalon. 

i.  207.  C.  diaphanum,  corretto  da  Setchell  et  Gardner  in  C.  ru- 
brum var.  Pacificum  Collins,  North  of  dock,  Tracyton,  Kitsap  county, 
Washington.  J.  E.  Tilden,  3i  Jl.  1897. 

438.  Ceramium  obsoletum  Ag. 

= C.  rubrum  var.  firmum  Ag.  - Gaìllona  Lehmanni  Rudolphi  - 
C.  pediculus  Suhr.  - Sphaerococcus  micrococcus  Mart. 

Come  il  Ceram.  rubrum,  anche  questa  specie  appartiene  alla 
Tribù  Dictyophloea  di  J.  Agardh,  e cioè  caratterizzata  dalle  cellule  cor- 
ticali disposte  a reticolato,  ciò  che  va  inteso  non  già  nel  senso  di 


116 


vere  maglie  a sè  stanti,  ma,  in  generale,  come  effetto  di  sovrappo- 
sizioni di  strati  apparentemente  fibrosi,  in  direzioni  opposte,  più  spesso 
diagonali,  visti  in  superficie.  Cosi  pure,  come  il  C.  riibrum,  e come 
diverse  altre  specie,  condivide  il  carattere  delle  ginocchiature  indi- 
stinte, d’onde  l’ obsoletum  di  Carlo  Agardh.  Non  è pertanto  da  questo 
particolare  che  la  specie  possa  meglio  identificarsi.  Se  mai,  a tale 
riguardo,  sarebbe  piuttosto  da  rilevarsi  il  fatto  che  nel  Ceram.  obso- 
letum la  zona  delle  ginocchia  è meglio  sensibile  nelle  parti  inferiori 
che  non  nelle  superiori,  contrariamente  a quanto  avviene  nel  C.  ru- 
brum  ed  in  altre  specie. 

Il  portamento  non  ha  nulla  di  così  strano  che  lo  possa,  a prima 
vista,  far  distinguere  da  altri  Ceramium,  e questo  si  dice  perchè 
C.  Ag.  credette  di  riconoscervi  1*  habitus  dello  Sphaerococcus  cornutus 
( Plocamium ) il  che  sarebbe  infatti  assai  strano  se  fosse  vero,  ciò  che 
all’occhio  dello  scrivente  non  sembra  affatto.  Le  buone  descrizioni 
sono  quelle  di  J.  Agardh  in  Anal.  Algol.,  e di  G.  B.  De  Toni  in  Syll. 
Alg.,  che  si  possono  così  riassumere  nei  sommi  capi. 

Fronda  setacea  a dicotomie  distanti,  subfastigiata  ; rametti  in- 
trorsi  secondati  densamente  senati,  semplici  o con  ramettini  secon- 
dati; articoli  inferiori  eguali  al  diametro  densamente  corticati;  tetra- 
sporangi  portati  dai  rametti  in  verticilli  il  cui  assieme  ha  un  aspetto 
quasi  stichidiforme;  cistocarpi  portati  dai  rametti  e involucrati  da  5-6 
ramettini  che  a maturanza  superano  i frutti. 

L’affinità  sua  col  C.  rubrum  è piuttosto  da  riscontrarsi  nella 
struttura  intima;  per  altri  riguardi  si  avvicina  al  C.  barbatum  e 
meglio  ancora  al  C.  nobile  secondo  J.  Ag.  il  quale  ne  distingue  due 
forme,  la  faeroense  e la  capense. 

La  grande  importanza  del  C.  obsoletum  è data  dai  ramoscelli 
che  sono  di  natura  prolifera,  molto  impropriamente  detti  penicilli  da 
C.  Ag.  La  forma  loro  varia  a seconda  dei  diversi  stadi  del  loro  svi- 
luppo e dello  stato  sterile  o fruttigero,  non  oltrepassando  mai  l’ al- 
tezza di  1-2  mill.  « Ipsi  rami  sphaerosporiferi  sunt  quasi  pedicello 
suffulti,  dein  quasi  in  stichidium  lancoideum  moniliforme  expansi, 
in  quo  verticillos  usque  9 superpositos  enumeravi,  a ramuli  parte  pe- 
nultima formatos,  suprema  parte  apicoliformi  sterili  » (A). 


(4)  J.  Ag.  Anal.  Algol.  Cont.  II,  p.  42. 


117 


Queste  parole,  di  cui  riscontrai  l’ esattezza  sopra  parecchi  esem- 
plari della  collezione  del  Dott.  Becker,  richiedono  un’importante 
aggiunta. 

Gli  esemplari  del  Capo  dimostrano  che  la  descrizione  di  ).  Agardh 
corrisponde  perfettamente  alla  prima  evoluzione  della  fruttificazione 
tetrasporifera,  perchè  solo  in  tale  periodo  puossi  in  questa  riscontrare 
una  qualche  rassomiglianza  con  gli  stichidi  veri,  quali  si  presentano, 
ad  esempio,  nelle  Dasiee.  Ma  nel  C.  obsoletum  non  è detto  che  con 
la  produzione  dei  primi  nove  verticilli  di  tetraspore  sia  compiuta 
l’evoluzione  del  carpoclonio.  Anche  in  questo  stadio  è facile  accor- 
gersi, sotto  un  forte  ingrandimento,  come  la  punta  apiculiforme  del 
pseudo-stichidio,  in  apparenza  unica,  è formata  di  due  cellule  di 
accrescimento  di  cui  una  è sempre  un  po  più  alta  dell’altra,  senza 
cessare  per  questo  di  essere  accostate.  Ciò  già  significa  che  le  punte 
sono  due,  e difatti,  nel  progresso  dell’ulteriore  evoluzione  si  vedono 
scostarsi,  e,  per  conseguenza,  l’estremità  del  pseudo-stichidio  farsi 
bicuspidata,  ogni  singola  parte  divaricarsi,  allungarsi  e maturare  altri 
tre  verticilli  di  tetraspore  fertili  ciascuna,  e ciascuna  finire  in  punta 
lanceolata  formata  di  piccole  cellule  sterili.  Questo  ulteriore  accresci- 
mento corrisponde  a un  terzo  circa  della  sottostante  parte  fruttigera. 
Anziché  nove,  pertanto,  i verticilli  di  tetraspore  son  divenuti  1 5,  e 
cioè:  9 prodotti  dalla  antica  sommità  del  rametto,  e ó dalle  ulteriori 
due  suddivisioni  cimali  (3  per  ciascuna  di  esse).  In  seguito  a quanto 
si  è esposto  si  deve  concludere  che  non  solo  la  natura,  ma  anche 
la  stessa  lontana  apparenza  di  stichidio  viene  a scomparire. 

Le  sezioni  trasversali  praticate  in  parti  diverse,  mi  hanno  sem- 
pre dato  una  forma,  per  quanto  largamente,  sempre  elittica,  e sempre 
elittiche  le  cellule  assili  e pericentrali.  Nelle  regioni  ginocchiali  il 
tubo  assile  contiene  le  consuete  membrane  concentriche  ialine,  ed  è 
circondato,  in  modo  radiato  assai  regolare,  da  12  cellule  grandi,  ac- 
costate, disposte  con  l’asse  maggiore  perpendicolare  alla  parete  del 
tubo  assile.  Segue  uno  strato  di  cellule  piccole,  colorate,  subtondo-an- 
golate,  in  3-4  serie  irregolari.  Tutta  la  struttura  più  interna  va  sempre 
più  e gradatamente  semplificandosi  col  progredire  verso  l’alto  di 
ogni  articolazione,  ma  non  mai  viene  a sopprimersi  e nemmeno  a di- 
minuire lo  strato  corticale,  come  succede  nel  Cer . rubrum. 

Alcuni  degli  esemplari  osservati  raggiungono  l’altezza  di  12  cm., 


118 


ed  un’espansione  di  poco  minore.  La  sostanza  è ben  ferma  in  ogni 
parte  della  pianta  ; il  colore  porporino  scuro  si  fa  quasi  nereggiante 
nel  secco. 

Di  striò  unione  : Capo  di  B.  Speranza  ed  Isole  Filippine. 
a.  Ceram.  obsoletum  A g.  23  Nov.  1895  e 20  Jan.  1896.  South 
Africa  The  Kowie.  Ex  Herb.  Dr.  H.  Becker,  F.  L.  S. 

439.  Ceramium  flabelligerum  J.  Ag. 

= Cer.  spiniferum  Ivuetz.  - Cer.  turgidum  Schousb. 

Sebbene  ascritto  alla  Tribù  delle  Dictyophloea,  J.  Agardh,  in 
Anal.  Algol.,  si  mostra  piuttosto  perplesso  che  vi  possa  realmente 
appartenere,  ed  esprime  l’idea  che  a questa  specie  possa  convenire 
una  tribù  sua  propria.  Infatti  qui  non  è il  caso  delle  « cellulis  corti- 
calibus  reticulatirh  dispositis  » come  in  C.  rubrum  ed  absoletum,  ma 
trattasi  di  un  rivestimento  corticale  di  cellule  assai  abbondanti  sub- 
tonde, oblunghe  ed  angolate,  piccole  e minime,  in  modo  disordinato 
o con  vaghi  accenni  di  serie  longitudinali,  più  addensate  nelle  regioni 
delle  ginocchia. 

Pianta  cespitosa,  alta  4-7  cm.,  dello  spessore  poco  meno  di 
una  setola,  con  alcuni  rami  principali  dicotomicamente  divisi  e supe- 
riormente con  rami  laterali  alterni,  quasi  distici,  ad  ambito  subflabel- 
lato, sommità  giovanili  incurve  forcipate  e nelle  adulte  eretto-patenti. 
Spinule  sottili,  singole  nella  parte  esterna  di  qualcuno  dei  ginocchi 
delle  regioni  mediane  dei  fili  e ad  ognun  ginocchio  delle  forcipazioni, 
composte  di  3 o più  articoli  con  endocroma  colorato,  spesso  indi- 
stinte negl’individui  cistocarpiferi.  Le  articolazioni  dei  rami  principali 
sono  una  volta  e mezzo  più  lunghe  del  diametro,  le  superiori  appena 
eguali.  Tetrasporangi  nei  penultimi  segmenti  che  si  fanno  perciò 
torulosi.  Questa  fruttificazione  forma  una  semplice  serie  verticillata 
intorno  alle  ginocchia,  da  ultimo  le  tetraspore  si  mostrano  emergenti 
fra  le  ascelle  laterali  superiori  e in  maggior  numero  aggregate. 

Bornet,  in  Alg.  de  Schousb.,  fa  menzione  di  un  esemplare  di 
Tangeri,  ben  fruttificato  sebbene  ancor  giovane,  a filamenti  decom- 
benti radicanti.  Anche  in  specie  erette  un  tal  fenonemo  non  deve 
recar  meraviglia.  Trattando  appunto  dei  Ceramium , J.  Agardh,  in 
Anal.  Algol.,  richiama  il  fenomeno  delle  diverse  funzioni  cui  possono 


119 


essere  chiamate  le  cellule  delle  Fioridee  fra  le  quali  non  ultima  la 
produzione  di  radicelle  in  luogo  di  un  ramo. 

Le  spinule  delle  specie  in  esame,  rade  nelle  parti  adulte,  sono 
ivi  suscettibili  di  accrescimento,  sebbene  minore,  come  nel  C.  ciliatum ; 
le  spinule  invece  delle  forcipazioni  rimangono  stazionarie  nella  forma 
indicata  dal  loro  nome.  Il  C.  flabelligerum  sembra  possa  dare  materia 
per  uno  studio  speciale  sul  contegno  della  sua  struttura.  Questa  si 
direbbe  pervasa  da  un  istinto  ossessionante  della  conservazione  della 
specie,  a giudicare  dalle  convulsioni  che  la  travagliano.  Le  manife- 
stazioni inerenti  sono  multiple  e tali  che  di  rado  si  possono  osser- 
vare riunite  in  uno  stesso  individuo.  Quello  preso  in  esame  porta  il 
N.  49  bis  dell’esemplare  dell’ opera-album  Les  plus  belles  plantes  de 
la  mer  di  F.  Stenfort  a me  pervenuto.  Nel  secco  la  materia  sembra 
ben  solida  o almeno  tenace,  come  quasi  sempre  nei  Ceramium . 
L’ individuo,  bagnato  sul  foglio  stesso  dell’  opera,  s’ inturgidì  in  modo 
notevolissimo,  così  da  giustificare  la  sinonimia  dello  Schousboe,  ed 
anche  inquietante  per  certi  segni  di  prossimo  spappolamento  ove  ne 
l’avessi  levato  per  riportarlo  su  vetro,  come  nella  mia  intenzione. 
La  sezione  trasversale  venne  però  fatta  in  precedenza  sul  secco.  Le 
sezioni  danno  un  ambito  ora  largamente  dittico,  ora  tondo,  tanto  in 
basso  come  nell’alto  della  pianta.  Nella  parte  bassa  il  tubo  assile  ha 
la  stessa  forma  del  filo,  mentre  la  figura  del  nucleo  colorato  è invece 
assai  depressa,  quasi  lineare,  ed  occupa  il  centro  comune  delle  solite 
membraneile  ialine  concentriche.  Il  nucleo  stesso  ha  la  direzione 
normale,  e cioè  posa  sulla  linea  del  diametro  orizzontale.  Nelle  re- 
gioni superiori  ha  talora  la  direzione  opposta,  e cioè  verticale,  oppure 
diagonale.  Al  tubo  assile,  nelle  parti  basse,  fa  seguito  un  giro  di  i5-2o 
cellule  grandi  elittiche  ialine  con  nucleo  porporino  circondato  dalle 
lamelle  concentriche.  Indi  si  hanno  cellule  minori  decrescenti  di  vo- 
lume dall’interno  all’  esterno,  oblunghe,  subtonde,  angolate,  porporine, 
in  serie  irregolari.  Gli  elementi  cellulari  pericentrali  diminuiscono 
gradatamente  nel  proseguire  verso  l’alto,  e finiscono  per  ridursi  al 
solo  strato  corticale  composto  di  1-2  serie  di  cellule  serrate. 

Ora  se  tutti  questi  elementi  non  sempre  nè  interamente  si  con- 
servano nella  posizione  rispettiva,  ciò  non  pare  sia  dovuto  unica- 
mente ad  un  difetto  o scarsezza  di  coesione,  nè  al  trattamento  delle 
preparazioni,  ma  bensì  ad  una  proprietà  intesa  ad  un  alto  fine  bio- 


120 


logico  come  d’ordinario  è quello  della  conservazione  della  specie 
mediante  uno  dei  tanti  mezzi  aggiuntivi  che  entrano  in  azione  in 
date  condizioni.  Non  ultima  fra  tali  condizioni  è quella  degli  indivi- 
dui ritenuti  sterili  pel  solo  fatto  che  si  mostrano  privi  dei  normali 
organi  di  riproduzione.  L’ individuo  in  esame  si  trova  appunto  in  tale 
condizione.  Della  poca  coesione  del  suo  tessuto  si  ha  la  prova  che 
l’anello  formato  dallo  strato  corticale  si  isola  nella  sezione,  cosichè 
il  tubo  assile  della  parte  inferiore  assume  tutto  quanto  l’aspetto  di 
una  sezione  trasversale  praticata  in  una  zona  ecorticata,  e cosi  ri- 
mangono isolate  e vaganti  le  cellule  pericentrali.  Che  poi  la  disgrega- 
zione non  debbasi  interamente  alla  manipolazione  lo  ha  mostrato  il 
fatto  di  un  frustolo  superiore,  semplicemente  umettato,  il  quale,  visto 
in  superficie,  ha  palesato  lo  strano  fenomeno  di  alcune  articolazioni 
di  cui  tre  consecutive,  rovesciate  in  modo  da  presentarsi  come  se 
fossero  in  sezione  trasversale,  e se  tale  fenomeno  è divenuto  visibile 
lo  si  deve  al  conseguente  movimento  dello  strato  corticale  per  entro 
la  membrana  tugumentale  del  filo. 

Date  tali  manifestazioni  in  un  esemplare  nel  periodo  suo  vege- 
tativo, privo  di  qualsiasi  parassita  ed  in  eccellente  stato  di  conser- 
vazione (si  è visto  alla  prova  che  la  materia  sua,  anziché  spappola- 
rle, era  semplicemente  disaggregabile  nei  suoi  elementi  composti  di 
cellule  sane  ed  integre)  non  si  può  a meno  che  ritenere  insita  nella 
natura  sua  le  suesposte  proprietà  sulle  quali,  del  resto,  e sulla  por- 
tata loro  potrà  esser  miglior  giudice  chi  potrà  farne  oggetto  di  studio 
sopra  un  materiale  vario  ed  abbondante. 

a.  Ceramium  flabelli gerurn  J.  Ag.  Rada  di  Brest,  i865.  leg.  F. 
Stenfort. 

440.  Ceramium  gracillimum  Griffi  et  Harv. 

= Hormoceras  flaccidum  Harv.  - Cerain.  hospitans  Zanard.  - Ce- 
rarli diaphanum  nanum  Ardiss.  - Ceravi,  diaph.  tenue  Ardiss.  - Ceram. 
flaccidum  Harv.  - Hormoceras  purpureum  Ardiss.  - Hormoceras  tener - 
rimimi  Martens.  - Horm.  gracillimum  Kuetz. 

J.  Agardh  creò  per  quest’ unica  sp.  la  Tribù  degli  Acrogonia  col 
quale  vocabolo  si  allude  ai  tetrasporangi  emergenti  collocati  nelle  gi- 
nocchia superiori.  Il  Cer.  byssoideum  Harv.  non  ne  sarebbe  che  una 
var.  È specie  diffusa  anche  nel  Mediterraneo,  epifitica  alle  Corallina 


e ad  altre  alghe  a poca  profondità,  ma  raramente  fertile,  ciò  che 
J.  A g.  ha  pure  rilevato  per  gl’individui  Atlantici.  L’ unico  esempi,  da 
me  trovato  con  abbondanti  tetrasporangi  ha  origine  giapponese.  An- 
che in  istato  di  sterilità  la  specie  è però  presto  identificata  per  la 
tenuità  capillare  dei  fili  qua  e là  radicellosi  alle  ginocchia,  per  la 
estrema  lunghezza  degli  articoli  i quali  superano  di  6-8  volte  il  diam. 
del  filo,  mentre  nelle  parti  superiori  sono  pressoché  eguali  al  diametro, 
e verso  la  sommità  la  zona  nuda  è quasi  scomparsa  per  l’appres- 
samento delle  zone  corticate  che  quasi  si  toccano.  Queste  zone  sono 
limitate  alle  giunture.  I tetrasporangi  subverticillati  sono  addensati 
nelle  parti  cimali,  nudi  superiormente  e cinti  alla  base  dalle  cellule 
corticali  rimaste  sterili.  Nell’esemplare  osservato  i verticilli  fruttigeri 
sono  composti  inferiormente  da  4 tetrasporangi  assai  grandi,  ma 
simultaneamente  non  se  ne  scorgono  che  2,  gli  altri  due  essendo 
applicati  alla  parte  opposta  del  filo.  Cistocarpi  nei  rametti  e nei  rami 
minori  terminali,  gemini,  circondati  da  5-6  rametti  umbellati  patenti, 
forcipati,  superanti  3 volte  la  lunghezza  del  cistocarpo.  Colore  por- 
porino o violaceo;  sostanza  flaccida  assai  aderibile. 

In  superficie  le  articolazioni  ialine  si  vedono  striate  longitudi- 
nalmente di  linee  subparallele  formate  dalle  membrane  concentriche. 
La  breve  zona  corticata  è limitata  alle  ginocchia.  La  sezione  trasver- 
sale è tonda.  Tubo  assile  tondo,  assai  grande,  contenente  le  mem- 
brane ialine  suddette.  Strato  corticale  composto  di  2-4  serie  disor- 
dinate di  cellule  roseo-porporine,  subtonde  vel  oblunghe. 

Hab.  L’Atlantico  dalle  coste  Inglesi  a quelle  di  Francia,  il  Me- 
diterraneo e l’Adriatico,  il  mare  Indiano  orientale,  la  Tasmania,  il 
Giappone,  e forse  altrove. 

a.  28  Cerarti,  gracìllimum  Grifi,  et  Harv.  - Adziro  (Idzu).  Mrch. 
1898.  Ex  herb.  K.  Okamura. 

b.  43  Idem  P.  A.  R.  Brest,  Cherbourg.  F.  Stenfort,  Les  plus 
belles  plantes  de  la  mer. 

441.  Ceramium  strictum  Grev.  et  Flarv. 

= Gongroceras  pellucidum  Kuetz  - Hormoceras  diaphanum  Kuetz.  - 
Horm.  Calenula  Kuetz.  - Ceram.  diaph.  gracile  Ardiss.  - C.  capilla- 
ceum  Menegh.  - Horm.  moniliforme  Kuetz.  - Horm.  macrocarpum 
Kuetz.  - H.  polyceras  Kuetz.  - H.  gracillimum  Kuetz.  - Ceram.  patens 


122 

Meneg.  - H.  patens  Kuetz.  - Gongr.  macrogonium  Kuetz.  - Ceram. 
diaph.  gracillimum  Ardiss.  - C.  polygonum  Ardiss.  - Conferva  deli- 
cata Clem.  - Cerata,  pellucidum  Crouan.  - C.  diaphanum  var.  minor 
Crouan. 

Collocato  nella  Tribù  Agardhiana  delle  Brachygonia  fra  le  specie 
a ginocchia  inermi.  Comune  anche  nel  Mediterraneo  in  tutte  le  sue 
forme  nei  bassi  fondi  fino  alla  profondità  di  io  m.  circa,  e trovasi 
spesso  reietto  in  primavera  sopra  altre  Alghe,  e più  specialmente 
sulla  Zostera  che  talora  riveste,  per  tratti  magari  di  3o  cent,  di  lun- 
ghezza, come  una  chioma  di  un  roseo  più  o meno  intenso  o soffuso 
di  violaceo.  Questa  preferenza  di  sopporto  è già  un  buon  aiuto  per 
una  pronta  identificazione,  ma  nello  stesso  tempo  insegna  quanto 
fallacemente  il  Thuret  (in  Le  Jolis)  l’ abbia  considerata  come  propria 
esclusivamente  della  var.  % ostericola  ( 1 ).  J.  Agardh,  in  Anal.  Algol., 
accenna  a due  altre  specie  entranti  nell’ indicata  tribù:  il  Ceram.  pel- 
lucidum Crouan,  ma  non  senza  qualche  dubbio,  dichiarandolo  come 
« species  mihi  vix  cognita  »,  ed  il  C.  aequabile  J.  A g.  mscr.  (C.  dia- 
phanum Harv.  della  N.  Olanda).  L’  Ardissone,  in  Phycol.  medit.  di- 
stingue infine  una  var.  brevi-articulatum  i cui  caratteri  ravvicinereb- 
bero al  Ceram . elegans.  Sul  valore  di  questa  var.  non  posso  pronun- 
ciarmi; sembra  ad  ogni  modo  che  non  sia  mai  stata  segnalata  per 
gli  Oceani. 


(A)  Questa  pretesa  var.,  secondo  T Ardissone,  non  sarebbe  che  il  Ceram. 
diaphanum  minor  Crouan. 


{continua) 


Two  crustaceous  brown  algae  from 
thè  Danish  West  ladies 

by 

F.  BOERGESEN 


At  thè  shores  of  thè  Danish  West  Indies  1 have  collected  two 
crustaceous  algae  which  I think  worth  mentioning. 

The  one  is  a Ralfsia  which  I have  referred  to  R.  expansa  ). 
Agardh,  whose  description  of  it  is  very  incomplete,  thè  other 
Aglao^onia  canariensis  newly  described  by  Professor  Sauvageau. 

Ralfsia  expansa  J.  A g. 

J.  Agardh,  Species  Algarum,  i,  p.  63;  Myrionema  {})  expansum 
J.  Ag.,  Nya  alger  fran  Mexico  (Oefversigt  af  K.  Vetenskaps-Akademiens 
Foerhandlingar,  4,  1847,  p.  5,  Stockholm  1848). 

Though  using  thè  name  of  J.  Agardh  for  this  plant  I may  point 
out  .that  thè  description  of  Agardh  (1.  c.)  is  so  poor  that  an  identi- 
cation  by  means  of  it  is  impossible  and  as,  moreover,  thè  originai 
specimen  of  Ralfsia  expansa,  collected  by  Liebman  at  Vera  Cruz 
and  now  in  thè  Botanical  Museum,  Copenhagen,  is  sterile,  an  exact 
identification  by  means  of  it  is  also  excluded.  In  nevertheless  using 
Agardh’s  name  it  is  mostly  because  thè  sterile  thallus  of  thè  above- 
mentioned  specimen  of  Liebman  seems  quite  to  agree  with  my  spe- 
cimens  and  furthermore  also,  because  thè  plant  in  question  has  been 
found  in  nearly  thè  same  flora-district. 

The  plant  when  young  forms  orbicular  later  on  more  irregular 
crusts,  often  growing  together  to  coriaceous  expansions  on  stones 
and  rocks.  It  has  a dark  brown  colour.  In  young  specimens  thè 
surface  is  nearly  even  and  smooth  with  more  or  less  conspicuous 


124 

concentric  striations,  in  older  ones  rather  uneven,  bullate  and  often 
somewhat  folded.  The  thallus  is  rather  easily  separated  from  thè  sub- 
stratum. 


Fig.  1.  Ralfsia  expansa  J.  Ag.  a.  transverse  section  of  thè  thallus  with  uni 
locular  sporangia  b.  transverse  section  of  thè  thallus  near  thè  edge  (40  : 1). 


The  sterile  part  ot  thè  thallus  is  built  in  good  accordance  with 
that  ot  Ralfsia  verrucosa  : from  a horizontal  layer  of  cells,  archfor- 
med  cellthreads  grow  up  turning  their  convex  side  against  thè  edge 
af  thè  thallus,  agreeing  with  Reinke’s  schematic  figure  of  Ralfsia 
verrucosa  in  a Algenflora  » p.  48  ; often  thè  leaf  is  more  or  less  bi- 
lateral  as  shown  in  fig.  1 a and  b being  li ke  thè  figure  c ot  Reinke 
1.  c.  referring  to  some  form  from  thè  Channel  of  Ralf  sìa  verrucosa. 

The  chromatophore  in  thè  material  preserved  in  alcohol  was 
not  especially  prominent;  it  was  plateformed  and  a single  one  was 
found  in  each  celi.  Groups  of  hairs  occur  rather  abundantly. 

Both  unilocular  and  plurilocular  sporangia  were  met  with,  oc- 
curring  on  different  plants.  The  unilocular  sporangia  (fig.  2 a and  b) 
are  laterally  placed  upon  thè  paraphyses  and  nearly  always  stalked, 
having  a single  basai  celi,  very  seldom  I have  found  sporangia  without 
this  celi. 

They  are  oblong  - pyriform  but  as  to  thè  form  and  size  some 
differences  occur.  In  one  specimen  from  thè  reef  between  thè  Hurn- 
cane  lsland  at  St.  Thomas  they  were  nearly  ovai  - pyriform,  75  (x. 
long  and  3o  ji.  broad  and  thè  paraphyses  about  100  long;  (fig.  2 a), 
in  another  specimen  collected  at  thè  French  wharf  in  thè  haibour 


125 


of  St.  Thomas  they  were  much  longer,  ovai  - pyriform  to  davate 
until  120  (A.  long  without  thè  basai  celi  and  3o  ji.  broad  and  thè 
paraphyses  up  to  170  [a.  long  (fig.  2 b). 


Fig.  2.  Ralfsia  expansa  J.  Ag.  a and  b unilocular  sporangia,  c plurilocular 
sporangia.  (about  300  : 1). 

The  paraphyses  consisting  of  from  8-14  cells  are  thinnest 
(about  3 [A.)  and  thè  cells  of  which  they  are  composed  longest  some- 
what  below  their  middle,  thè  cells  growing  thicker  and  shorter 
towards  their  base  and  especially  towards  their  top,  thè  paraphyses 
assuming  herewith  a davate  appearance. 

The  plurilocular  sporangia  (fig.  2 c)  are  formed  by  thè  para- 
physes, thè  cells  in  their  uppermost  part  being  divided  by  vertical 
and  horizontal  walls  into  smaller,  more  or  less  cubical  cells.  The 
sporangia  are  about  5 - ó (a.  thick. 

So  far  as  I can  see,  this  form  seems  to  be  very  nearly  related 
to  Ralfsia  verrucosa  and  especially  it  comes  near  to  that  large  form 
collected  by  Schousboe  in  Maroc  and  described  in  some  detail  by 

8 


126 


Kuckuck  in  « Bemerkungen  zur  marinen  Algenvegetation  von  Helgo- 
land  »,  I,  p.  244.  The  most  essential  differences  between  thè  West 
Indian  form  and  Ralfsia  verrucosa  are,  that  thè  sporangia  in  thè  first- 
mentioned  form  seem  to  be  somewhat  longer  sometimes  nearly  da- 
vate, that  thè  sporangia  have  a small  celi  at  their  base,  which  is 
not  mentioned  in  Kuckuck’s  description  nor  found  in  thè  excellent 
figures  of  Ralfsia  verrucosa  in  Reinke’s  « Atlas  » ; only  in  Harvey, 
« Phycologia  Britannica  »,  pi.  XCVIII,  fig.  5 such  a celi  is  figured. 
As  to  thè  plurilocular  sporangia  a difference  is  also  present,  thè 
large  top  celi  of  thè  sporangia  in  Ralfsia  verrucosa  being  after 
Kuckuck  1.  c.  p.  242  colourless  and  sterile.  On  thè  other  hand,  thè 
paraphyses  of  thè  West  Indian  form  seem  quite  to  agree  with  those 
of  Ralfsia  verrucosa. 

So  long  as  our  knowledge  of  Ralfsia  verrucosa  and  its  different 
forms  remains  somewhat  deficient  (cfr.  Reinke,  1.  c.  and  Kuckuck  1.  c.), 
I think  it  most  correct  to  consider  our  form  as  a special  species. 
Should  later  examination  of  thè  different  forms  now  referred  to  Ralfsia 
verrucosa  show,  that  they  all  belong  to  this  species,  it  would  per- 
haps  be  most  naturai  to  consider  thè  West  Indian  form  also  as  a 
variety  of  R.  verrucosa . 

This  species  occurred  in  shallow  water  near  thè  surface  of  thè 
sea  on  rocks  and  stones  in  rather  exposed  as  well  as  more  sheltered 
localities.  It  is  found  with  unilocular  and  plurilocular  sporangia  in 
thè  months  December  - March. 

It  is  common  in  thè  sea  round  St.  Thomas  and  St.  Jan. 

Aglaozonia  canariensis  Sauv. 

C.  Sauvageau,  Observations  sur  quelques  Dictyotacées  et  sur  un 
Aglaozonia  nouveau  (Bulletin  de  la  Station  biologique  d’Arcachon, 
8,  1904-5). 

Compare:  Ralfsia  ceylanica  Harv.  in  Ethel  S.  Barton,  List  of 
Marine  Algae  collected  at  thè  Maldive  and  Laccadive  Islands  by 
J.  S.  Gardiner  (Linnean  Soc.  Journ.,  Botany,  voi.  XXXV,  p.  477, 
pi.  i3,  figs.  1 -4). 

Zonaria  parvula  Grev.  var  duplex  Heydrich,  F.  Heydrich,  Beitràge 
zur  Kenntnis  der  Algenflora  von  Kaiser  - Wilhelms  - Land  (Deutsch  - 
Neu- Guinea).  (Berichte  d.  deutsch.  bot.  Gesellsch.,  Bd.  X,  1892,  p.  458). 


127 


On  thè  exposed  coast  of  thè  rocky  north  - west  side  of  St.  Croix 
I have  collected  a crust  • shaped  alga  which  seems  quite  to  agree 
with  thè  Aglao^onia  canariensis  newly  described  by  Sauvageau.  As 
his  preliminary,  short  note  on  this  alga  is  without  any  figures  and 
a certain  Identification  therefore  was  difpcult,  I have  sent  a drawing 
to  Professor  Sauvageau  and  asked  him  if  my  supposition  was  right. 
Professor  Sauvageau  quite  agreed  with  me  and  has  also  most  kindly 
sent  me  some  material  of  his  plant,  by  means  of  which  I have 
been  able  to  convince  myself  of  their  identity. 

As  already  mentioned,  my  plant  was  found  on  exposed  coast 
and  it  was  here  growing  in  large  extensions  covering  thè  rocks 
with  a dark  - brown  crust.  lt  is  of  a coriaceous  consistency.  The 
edges  of  thè  thallus  are  roundish  lobated  and  these  lobes  grow  more 
or  less  over  each  other  in  a similar  way  as  in  Ralfsia.  It  adheres 
firmly  to  thè  substratum  by  means  of  numerous  multicellular  rhi- 
zoids  (fig.  3 a)  ending  in  a disc  with  irregularly  divided,  often  co- 
ralliform  prolongations.  The  cells  in  thè  stalk  of  thè  rhizoids  are 
often  swollen  in  thè  middle,  this  assuming  herewith  a moniliform 
appearance,  but  quite  cylindric  cells  also  occur. 


Fig.  3.  Aglaozonia  canariensis  Sauv.  a transverse  section  of  thallus  with 
rhizoids,  b edge  of  thè  thallus  seen  from  above,  c trans  verse  section  of  thè  edge 
of  thè  thallus,  d transverse  section  of  thallus  with  young  hairs  (about  70  : 1). 


128 


If  we  examine  thè  thallus  from  above  (fig.  3 b)  we  find  that  it  ìs 
composéd  of  numerous  rows  of  cells  radiating  flabelliform  out  from 
thè  margin;  along  this  we  find  a series  of  very  large  top  cells  and 
these  divide  themselves  gradually  by  longitudinal  and  transverse 
walls,  each  in  this  way  giving  rise  to  2 - 4 rows  of  cells.  In  a tran- 
sverse section  (fig.  3 a)  we  find  that  thè  thallus  consists  of  a me- 
dullary  layer  of  very  large  cells  with  dark  brown  contents  in  thè 
middle,  and  one  or  two,  on  thè  upperside  seldom  even  three,  large 
fiat  cells;  at  thè  surface  on  both  sides  an  epidermal  layer  of  small 
cells.  The  large  fiat  cells  nearest  thè  periphery  are  most  often,  in  any 
case  in  older  parts  of  thè  thallus,  divided  by  vertical,  secondary  walls 
into  two  - four  cells,  more  seldom  horizontal  walls  also  occur. 

A transverse  section  (fig.  3 c)  shows  thè  development  of  thè 
thallus.  First  by  a vertical  wall  a large  celi  is  cut  off  from  thè  topcell 
and  at  thè  new  cell’s  upper  - and  under  side  two  fiat  cells  are  formed 
from  which  thè  epidermal  layer  has  its  origin,  thè  cells  on  thè  upper- 
side being  gradually  divided  into  4 - ó small  cells  those  below  most 
often  only  in  two  or  not  at  all.  From  thè  large  celi  in  thè  middle 
one,  two  or  sometimes  even  three  fiat  cells  are  cut  off  on  thè  upper- 
side, one  or  sometimes  two  from  its  underside.  VVhile  these  cells 
on  thè  side  below  most  often  are  undivided,  sometimes  though  divi- 
ded by  a vertical  wall  into  two  cells,  those  on  thè  upperside  are 
somewhat  more  divided  especially  thè  uppermost  cells.  The  large 
cells  in  thè  middle  are  sometimes  also  divided  by  vertical  walls  into 
two  cells  (thè  two  cells  to  thè  right  in  fig.  3 a). 

The  rhizoids  are  outgrowths  from  thè  epidermal  cells  below. 
Upon  thè  upperside  of  thè  thallus  here  and  there  scattered  groups 
of  hairs  occur;  thè  hairs  have  their  origin  from  epidermal  cells  (fig.  3 d). 

I may  also  point  out  that  all  my  material  was  sterile. 

As  will  be  clear  from  this  description,  my  plant  quite  agrees 
with  that  of  Sauvageau,  only  that  it  is  sterile,  and  this  I have  also 
found  by  comparison  of  thè  material  of  thè  Canary  plant. 

As  already  emphasized  by  thè  quotation  above,  it  seems  to  me 
that  thè  Ralf  sìa  ceylanica  Harv.  described  and  figured  by  Miss  E.  Barton 
(Mrs.  Gepp)  1.  c.  bears  a great  likeness  with  ours  (A).  Some  differ- 

(4)  In  a later  paper  : « Marine  Algae  (Chlorophyceae  and  Phaeophyceae)  and 
marine  Phanerogams  of  thè  « Sealark  » Expedition  (Transact.  Linn.  Soc.  voi.  XII 


129 


ences  are  present  however.  Thus,  in  Mrs.  Gepp’s  drawing  we  find 
on  thè  upperside  3 layers  of  small  cells  while  in  my  plant  most  often 
only  a single  layer  is  present.  And,  furthermore,  thè  large  medullary 
cells  in  thè  middle  of  thè  thallus  are  not  so  high  as  in  our  plant. 
But  in  older  thallus  in  thè  West  Indian  form  I have  found  thè  large 
cells  divided  by  secondary  walls  being  not  much  higher  than  in 
Mrs.  Gepp’s  drawing  and  thè  cells  below  thè  epidermis  on  thè  upper- 
side are  also  here  divided  into  rather  small  cells.  Professor  Sauvageau 
with  whom  I have  been  discussing  this  problem  also  directed  my 
attention  to  thè  fact,  that  while  these  secondary  walls  in  our  plant 
lie  at  different  heights  (fig.  3 d),  all  thè  cross  walls  in  Mrs.  Gepp’s 
drawing  nearly  correspond  with  each  other.  But  whether  we  really 
have  here  some  characters  making  Harvey’s  and  Mrs.  Gepp’s  plant 
specifically  different  or  not  from  ours,  I think  can  only  be  settled 
by  means  of  an  examination  of  thè  originai  specimen  of  Harvey. 
Should  then  thè  plant  from  thè  Atlantic  Ocean  turn  out  to  be  iden- 
tical  with  that  from  thè  Indies  ours  plant  ought  to  be  called  Aglao- 
\onia  ceylanica  (Harv.  Gepp)  which  in  my  opinion  Harvey’s  plant 
must  be  called  in  any  case. 

1 may  point  out  further,  that  Heydrich  (1.  c.)  mentions  a Zonaria 
parvula  Grev.  var.  duplex  n.  var.  which  seems  to  belong  to  our  plant. 

In  thè  Danish  West  Indies  Aglao^onia  canariensis  was  found 
on  very  exposed  coast  incrusting  thè  rocks  at  about  high  water  mark 
and  somewhat  below.  lt  was  gathered  in  February  and  was  then  sterile. 

St.  Croix  : at  « Northside  » estate. 

1909)  Mr.  and  Mrs.  Gepp  consider  Ralf  sia  ceylanica , Harv.  as  « nothing  but  a 
typical  form  of  Zonaria  variegata».  Judging  from  Msr.’  Gepp’s  figure  I cannot 
agree  with  them  in  this  view. 


130 


LITTERATDRA  PHYCOLOGICA 


Florae  et  miscellanea  phycologica 


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et  leur  observation  au  microscope.  Descriptions  accompagnées 
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189.  Sauvageau  C.  — Sur  la  vie  indépendante  des  noyaux  expulsés 
dans  l'oogone  des  Fucacées  et  la  possibilité  de  leur  fécondation. 
— Compt.  rend.  Soc.  Biol.  de  Paris  LXXI,  191  1,  pag.  470-471. 

190.  Sauvageau  C.  — Sur  l’apparition  du  Colpomenia  sinuosa  dans 
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19 1.  Sauvageau  C.  — Sur  la  possibilité  de  déterminer  l’origine  des 
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13? 


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pluvialis.  — Fol.  microbiol.  Delfi  1912  I,  35  pp.,  1 pi. 

204.  Lambert  F.  D.  — Didymosporangium  repens,  New  genus  and 
Species  of  Chaetophoraceae.  — Tufts  College  Studies  voi.  Ili, 
N.  2 (scientific  Series),  1912. 

205.  Lutz  L.  — Les  Algues  vertes  et  les  flacons  de  culture.  Réponse 
à M.  Molliard.  — Bull.  Soc.  Botati,  de  France  Tome  58,  1911, 
pag.  725-730. 

206.  Nicolas  G.  — Sur  le  parasitisme  du  Phyllosiphon  Arisari  Kuhn. 
— Bull.  Soc . hisl.  nat.  de  V Afrique  du  Nord  quatrième  année, 
Alger  1912,  N.  4,  pag.  82-90. 

207.  Pascher  A.  — Scherffelia,  eine  neue  Chlamydomonadine  aus 
Bòhmen.  — Naturw.  Zdtschr.  Lotos  LIX,  Prag  19 1 1,  p.  341-342. 

208.  Treboux  0.  — Die  freilebende  Alge  und  die  Gonidie  Cystococ- 
cus  humicola  in  Bezug  auf  die  Flechtensymbiose.  — Ber.  der 
deutschen  botanischen  Gesellsch.  XXX,  1912,  pag.  69-80. 


Desmidiaceae,  Zygnemaceae 


209.  Kurssanow  L.  — Ueber  Befrnchtung,  Reifung  und  Keimung  bei 
Zygnema.  — Flora  CIV,  1,  1911,  pag.  65-84,  6 Taf. 

210.  Pigram  F.  — Queensland  Spirogyra.  — Quensland  Naturalisi 
I [1909],  pag.  96-103,  1 piate. 

211.  Price  S.  R.  — Debarya  cruciata:  A Correction.  — The  new 
Phytologist  voi.  XI,  N.  2,  February  1912,  pag.  60-61. 


133 

212.  Steinecke  F.  — Desmidiaceenbàumchen  im  Pechsee  bei  Berlin. 
— Die  Kleinwelt  II  (1910),  p.  16. 

21 3.  Turner  C.  — Spirogyra.  — Ann.  Repor t and  Transact.  Man- 
chester Micr.  Soc.  1910  [1911]  pag.  49-52. 

214.  Van  Wisselingh  C.  — On  thè  cell-wall  of  Closterium  together 
with  a consideration  of  thè  growth  of  thè  cell-wall  in  generai.  — 
Kon.  Akad.  van  Wetensch.  te  Amsterdam  Proceed.  of  thè  Meet. 
of  Saturd.  Febr.  24,  1912,  pag.  912-924. 

Characeae 

215.  Groves  H.  & J.  — Characeae.  — Symholae  Antillanae  VII,  1911, 
pag.  30-44. 

216  Marshall  E.  S.  — Somerset  Plants.  Notes  for  1909-10  (Nitella) 
— Journal  of  Botany  XLIX,  1911,  pag.  288. 

217.  Picquenard  C.  A.  — Études  sur  les  collections  botaniques  des 
frères  Crouan.  — I.  Les  Characées  de  Bretagne.  — Travaux 
scient.  du  Laboratoire  de  Zool.  et  de  Physiol.  marit.  de  Concar- 
neau  Tome  III,  fase.  4,  1911,  pp.  8. 

Hyxophyceae 

218.  Bottomley  W.  B.  — The  Association  of  certain  Endophytic  Cya- 
nophyceae  and  Nitrogen-fixing  Bacteria.  — Report  Brit.  Assoc. 
Advanc.  scienc.  Sheffield  1910  ( 1 9 1 1 ) pag.  786-787. 

219.  Clemente  Fr.  E.  & Le  Roy  Schantz  H.  — A new  genus  of  blue- 
green  Algae.  — Minnesota  Botan . Studies  Part  I,  voi.  IV,  1909, 
pag.  1 33-i  35,  piate  XX. 

220.  Wislouch  S.  M.  — Ueber  eine  durch  Oscillarla  Agardhii  Gom. 
hervorgerufene  Wasserblute  sowie  Spirulina  flavovirens  (nov. 
sp.)  mihi.  — Bull.  Jard.  imp.  bot.  Si.  Pètersb.  XI,  1911,  pag. 

1 55- 160. 


Bacillarieae 

221.  Azpeitia  Moros  FI.  — La  Diatomologia  espanola  en  los  comien- 
zos  del  siglo  XX.  — Assoc.  Esp.  para  el  Progreso  de  las  Cien- 
cias  Congreso  de  Zaragoza,  Tomo  IV,  segunda  parte,  Madrid, 
1911,  E.  Arias,  8°,  pp.  320,  Lam.  I— XII. 


139 


222.  Brockmann  Chr.  — Geologìsche  Aufschlusse  im  neuen  Hafen- 
baugelànde  zu  Bremerhaven.  — Aus  der  Heimat-fùr  dìe  Heimat , 
N.  F.,  H.  II,  Geestemùnde  1911,  pp.  8,  Fig.  1. 

223.  Cleve-Euler  Astrid.  — Cyclotella  bodanica  in  Ancylus-sjon.  Skatt- 
mansoprofilen  ànnu  en  gang.  — Geolog.  Fòren.  i Stockliolm 
Fòrh.  nov.  1911,  pag.  439-462. 

224.  Cleve-Euler  Astrid.  — Das  Bacillariaceen-Plankton  in  Gewàssern 
bei  Stockholm  II.  Zur  Morphologie  und  Biologie  einer  pleomor- 
phen  Melosira.  — Archiv  ftir  Hydrobìol.  und  Plankt.  Bd.  VII, 
1911-1912  (1912)  pag.  119-139,  229-259,  mit  23  Textfiguren. 

225.  Forti  A.  — Contribuzioni  Diatomologiche.  XII.  — Metodo  di 
classificazione  delle  Bacillariee  Immobili  fondato  suH’afpnità  mor- 
fologica dei  frustoli  ed  in  relazione  con  l’evoluzione  dell’auxo- 
spora.  — Atti  R.  Ist.  Veneto  di  Se.  L.  ed  A.  Tomo  LXXI,  1912, 
pag.  677-731. 

226.  Gamundi  y Ballester  J.  — Diatomeas  de  Santiago  de  Compo- 
stela y sus  alzededores  — Boi.  R.  Soc.  Esp.  Hist.  Nat.  XI,  8, 
1 9 1 1 , pag.  388-394,  1 Làmina. 

227.  Herdman  W.  A.  — Dinoflagellates  and  Diatoms  on  thè  Beach. 
— Nature  LXXXV1,  2173,  1911,  pag.  554. 

228.  Lemmermann  C-  — Bacillariales  1909.  — Just’s  Botan . Jahresb. 
XXXVII  [1909],  1 9 1 1 , I.  Abt.,  4.  Heft,  pag.  683-704. 

229.  Mueller  Otto.  — Diatomeenrest  aus  deu  Turonschichten  der 
Kreide.  — Ber.des  deutschen  botan.  Gesellsch.  Band  XXIX,  1911, 
Heft  io,  pag.  661-668,  Taf.  XXVI. 

230.  Palmer  T.  Chalkley.  — Concerning  Navicula  socialis.  — Proceed. 
Delaware  County  Instit.  of  Science  voi.  VI,  N.  3,  Aprii  1911, 
pag.  ii5-i2o. 

23 1.  Richter  0.  — Beitràge  zu  Kieselalgenflora  von  Màhren  II.  Vor- 
làufige  Mitteilungen  ùber  die  Diatomeenflora  der  Halophytenge- 
biete  in  Sud  màhren  [Auspitz-Bahnhof].  — Zeìtschr.  màhr.  Lan - 
desmus.  Briinn  1911,  pag.  26-32. 

232.  Schroeder  Br.  — Rhizosolenia  Victoriae  n.  sp.  — Ber.  der  deut- 
schen botan.  Gesellsch.  Band  XXIX,  1911,  Heft  16,  pag.  39-43, 
Taf.  XXIX. 

233.  Tempère  & Peragallo.  — Diatomées  du  Monde  entier.  20-21 
Fase.  (II.  edition).  — Gre\  sur-Loing  1912,  chez  J.  Tempère. 


140 


Euglenae,  Peridinieae  etc. 

234.  Entz  G.  jun.  — Ueber  ein  Susswasser-Gymnodinium.  — Allat- 
tarli K07J.  IX,  1910,  pag.  i57-i63,  1 Taf.  u.  Fi g. 

235.  Hardy  A.  D.  — On  thè  occurrence  of  a red  Englena  near  Mel- 
bourne. — Victorian  Naturatisi  XXVII,  1911,  p.  2i5-22o,  1 pi. 

236.  Herdman  W.  A.  — On  thè  Occurrence  of  Amphidinium  opercu- 
latum,  Clap.  Lach.,  in  vast  quantity,  at  Port  Erin  (Isle  of  Man). 
— Linn.  Soc . Journal,  Zoology,  voi.  XXXII,  N.  212,  Oct.  191 1, 
pag.  71-75,  piate  8. 

237.  Pascher  A.  — Braune  Flagellaten  mit  seitlichen  Geisseln.  — 
Zeitschr.  fùr  wiss.  Zoologie  Bd.  C,  Heft  2,  1912,  pag.  177-189, 
3 Figuren  im  Text. 

238.  Pascher  A.  — Ueber  Rhizopoden  - und  Palmellastadien  bei  Fla- 
gellaten (Chrysomonaden),  nebst  einer  Uebersicht  ùber  die  brau- 
nen  Flagellaten.  — Archiv  fùr  Pro tistenkunde  XXV . Band,  1912, 
pag.  1 53-200,  Taf.  9 und  7 Textfiguren. 

239.  Pascher  A.  — Marine  Flagellaten  im  Susswasser.  — Berichte 
der  deutschen  botan.  Gesellsch.  Band  XXIX,  1911,  Heft  8,  pag. 
517-523,  Taf.  XIX,  Fig.  i-i3. 

Algae  fossiles. 

240.  von  Pia  Jul.  — Neue  Studien  ùber  die  triadischen  Siphoneae 

verticillatae.  — Beitr . Palaeont.  u Geol.  Oest.  Ungarns  Band 

XXV,  1912,  pag.  25-8i,  Taf.  II-VIII. 

241  Rothpletz  A.  — Ueber  Sphaerocodium  Zimmermanni  n.  sp.,  eine 
Kalkalge  aus  dem  Oberdevon  Schlesiens.  — Jahrb.  K.  Preuss. 
Geol . Landesanstalt  Band  XXXII,  Teil  II,  1911,  Heft  1,  pag.  112- 
n7,  Taf.  IV-V. 

242.  Rothpletz  A.  — Ueber  Algen  und  Hydrozoen  im  Silur  von  Got- 
land  und  Oesel.  — K.  Svenska  Vetenskapsasakaderniens  Han- 
dlingar  Band  43,  N.  5,  pp.  25,  Taf  I-VI. 


141 


Forti  Achille.  — Contribuzioni  Diatomologiche  XII.  — Metodo 
di  classificazione  delle  Bacillariee  Immobili  fondato  sull’ asinità  mor- 
fologica dei  frustoli  ed  in  relazione  con  l’evoluzione  dell’ auxospora. 
— Atti  del  R.  Istituto  Veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti,  Tomo  LXXI, 
parte  seconda,  1912,  pag.  677-7 3i. 

La  Memoria  del  dottor  Forti  è cosi  densa  di  contenuto  e ricca 
di  citazioni  che  non  è possibile  riassumerla  nel  breve  spazio  di  una 
recensione,  ma  non  si  può  fare  a meno  di  rilevare  la  sottigliezza 
delle  argomentazioni  in  un  tema  dal  quale  furono  affaticati  molti  si- 
stematici che  ne  hanno  rasentato  la  soluzione.  La  tassonomia  delle 
Diatomee,  come  io  avvertiva  nel  1890,  si  è basata  su  due  fonda- 
menti, ora  insistendo  alcuni  autori  (Pfitzer,  Petit  ecc.)  sul  valore 
dei  cromatofori  con  l’ammettere  la  divisione  di  queste  Alghe  in  Coc- 
cocromatiche e Placocromatiche,  ora  giovandosi  (H.  L.  Smith,  Van 
Heurck,  Castracane  ecc.)  della  morfologia  della  valva  e adottando 
le  divisioni,  più  tardi  modificate,  di  Rafidee,  Crittorafidee  e Pseudo- 
rafidee;  la  descrizione  di  nuovi  generi,  massime  fossili,  lo  studio  mi- 
nuzioso della  struttura  del  frustolo,  la  simmetria  o meno  delle  valve, 
la  mobilità  dell’ organismo,  la  scoperta  delle  microspore  ecc.  hanno 
in  questi  ultimi  anni  giovato  ad  allargare  le  nostre  cognizioni  morfo- 
biologiche  sulle  Diatomee  e a permettere  tentativi  di  nuove  classifi- 
cazioni. 11  Forti,  fatto  tesoro  di  tutte  le  osservazioni  finora  date  in 
luce,  ne  ha  discusso  il  valore  e con  la  competenza  ben  nota,  che 
egli  possiede  nel  campo  della  Diatomologia,  ha  cercato  di  stabilire 
le  afpnità  filogenetiche  dei  generi  nelle  singole  famiglie  e di  queste 
nei  gruppi  più  vasti,  tentando  cosi  un  coordinamento  razionale  delle 
Bacillariee  Immobili. 

Io  credo  fare  cosa  utile  ai  nostri  studi  riproducendo  dalla  Me- 
moria dell’  A.  la  parte  più  pratica  del  lavoro,  cioè  la  disposizione 
delle  famiglie  e dei  generi,  nuovamente  proposta  dal  Forti. 

Quadri  analitici  delle  famiglie  e dei  generi 
in  relazione  alle  genealogie. 

I.  - Immobiles.  — Copulatio  modo  ignota,  modo  sane  inexistens 
vel  fortasse  obcursu  microsporarum  perfecta. 

A - Valvae  plerumque  circulares,  exceptione  ellipticae,  reniformes 
vel  prolongatae 

v 


142 


a frustula  cylindrica  valvis  cylindricis,  digitaliformibus  vel  plus  mi- 
nusve  cupulatis,  inter  se  directe  vel  spinis  peripherice  aut  sub- 
peripherice  valvis  superficie  insertis  vel  etiam  umbilico  laevi 
aut  celluloso  plerumque  e multis  consociata  Melosireae 

b frustula  plerumque  disciformia,  raro  etiam  tympanoidea,  e paucis 
inter  se  consociata 

a valvae  plus  minusve  regulariter  punctulatae  veì  cellulatim  con- 
sculptae,  semper  more  enim  homogeneo,  ad  summum  areolà 
centro  hyalinà  vel  grosse  cellulosa,  vel  stellulatà,  interdum  prae- 
terea  aculeis  parvulis  periphericis,  vel  poro  centrali  cannula 
permeato  (spina)  vel  utrisque  ornatae  Coscinodisceae 

P valvae  in  sectores,  omnes  secus  superficiem  planam  unam 
ordinatos,  partitae  Asterolampreae 

7 valvae  in  sectores  alternatim  elatos  et  compressos  partitae 

Heliopelteae 

8 valvae  uno  vel  compluribus  ocellis  vel  cornubus  brevissimis, 

ocellos  fingentibus,  ornatae  Eupodisceae 

B - Valvae  plerumque  ellipticae  vel  lanceolatae  vel  usque  bacillifor- 
mes  aut  cuneatae,  polymeriae  gratià  etiam  polygoniae,  stellatae 
vel  stellato-sinuatae;  zona  connectivalis  saepissime  e multis 
zonulis  (copulae)  vel  squamis  ornata. 
a polymeria  valvarum  frequentissima,  ila  ut  saepe  stigma  typicum 
specierum  generumque  conficiat;  zonulae  vel  squamae  inter- 
valvares  maxime  frequentes;  valvae  facie  valde  instabiles,  cor- 
nubusve  ocellatis  et  setis,  utrisque  praeterea,  nunquam  tamen 
ocellis,  interdum  spina  centrali  ornatae,  complanatae  vel  gib- 
bosae,  saepe  transversim  plicis  difformibus  percursae,  laeves  vel 
facie  pervaria  consculptae,  punctatae,  striatae,  cellulosae  etc. 

Bìddulphieae 

b polymeria  hucusque  ignota;  frustula  plerumque  zonae  connecti- 
* vali  diaphragmatibus  plus  minusve  evolutis  aut  piane  indicatis, 
e latere  facile  conspiciendis,  instructa. 
a valvae  bacilliformes  vel  lanceolatae  vel  apicibus  et  media  re- 
gione inflatae,  rarius  ventricosae  aut  ellipticae,  non  semper 
pseudoraphe  praeditae;  frustula  bina  vel  plurima  diaphragmata 
plus  minusve  evoluta  ostendentia  Babellarieae 


143 


P valvae  et  frustula  cuneatim  instructa  diaphragmatibus  plerum- 
que  aptius  iuxta  apicem  crassiorem  conspiciendis,  pseudoraphe 
saepe  sed  non  semper  manifesta  Lìcmophoreae 

Y valvae  arcuatae  altera  concava  altera  convexa;  frustula  quidem 

arcuata  diaphragmatibus  non  semper  praesentibus  et  tum  paene 
explicatis  Entopyleae 

C - Valvae  plerumque  bacilliformes  vel  lanceolatae,  zonae  connecti- 
vales  simplices,  pseudoraphe  saepissime  in  utraque  valva  mani- 
festa 

a pseudoraphe  nodulis  carens 

a frustula  in  familias  fasciolatas  aut  stellatas  vel  alternatim  (zig- 
zag) consociata,  interdum  geminata;  valvae  bacilliformes,  lan- 
ceolatae vel  rarius  cuneatae,  costis  et  striis  ornatae  Diatomeae 

p frustula  e multis  in  familias  fasciolatas  consociata,  valvis  bacil- 
liformibus,  lanceolati  vel  lanceolato-ventricosis,  striatis  tantum, 
pseudoraphen  plus  minusve  manifestam,  sed  etiam  interdum 
inconspicuam  ostendentibus  Fragilarieae 

Y frustula  solitaria  vel  geminata,  valvis  acicularibus  rectis  subti- 

liter  striatis  Synedreae 

8 frustula  solitaria  vel  geminata,  valvis  lanceolati  vel  cuneatis 
grosse  punctatis  Raphoneideae 

b pseudoraphe  nodulo  vel  area  hyalina  centrali  notata 

Plagio  grammeae 

II.  - Mobiles.  — Copulatio  exacte  cognita,  contentum  totum 
cellularum  quotiescumque  commovens. 

A - Raphe  imperfecta  vel  carinata 
a frustula  arcuata. 

a frustula  plerumque  in  familias  fasciolatas  consociata,- saepe  etiam 
solitaria  aut  pedunculata,  valvis  striatis;  raphe  nodulos  apicales 
tantum  exhibens,  rarius  per  totam  valvae  longitudinem  e latere 
protracta  Eunotieae 

p frustula  solitaria  vel  geminata,  valvis  costatis.  seriebus  alternis 
granulorum  ornatis;  raphe  saepe  per  cunctam  valvarum  longi- 
tudinem transgrediens,  saepe  etiam  nodulo  centrali  notata 

Epithemieae 

b frustula  bacilliformia,  fusiformi  vel  sigmoidea,  solitaria  vel  fron- 


144 


dibus  gelineis  inclusa,  rarius  in  familias  fasciolatas  consociata, 
valvis  carinatis;  carinae  e punctibus  magnis  plus  minusve  pro- 
lungati raphen  obtegentibus  confectae  Nit^schieae 

c frustula  solitaria  vel  geminata,  valvis  ellipticia  vel  subcircularibus 
tum  complanatis  tum  ephippio  instructis  vel  contortis,  plerum- 
que  marginibus  alatis;  raphe  inconspicua  vel  imperfecta 

Surirelleae 

B - Raphe  perfecta,  nodulis  apicibus  et  regioni  intermedia  valvarum, 
ubi  brevi  spatio  interrupta,  ornata,  areolà  hyalinà  plus  minusve 
expansà  et  conspicuà  circumdata 

a valvae  dissi miles,  altera  tantum  raphe  praedita  Ileteroideae 
b valvae  aequales 

a alis  vel  carinis  ornatae  Tropidoideae 

p alis  vel  carinis  carentes  Naviculoideae 


Melosireae 

A - Valvae  subtiles  complanatae  vel  leniter  cupulatae,  zonulae  inter- 
valvares  semper  praesentes;  frustula  spinulis  fìliformibus  con- 
sociata, rarius  contigua 

a frustula  secus  diametrum  pervalvarem  perelongata,  zonulae  in- 
tervalvares  permultae  interdum  etiam  oblique  dispositae 
a structura  tenuissima  in  vivo  piane  inconspicienda,  valvae  com- 
planatae vel  paulo  prominentes  nulla  sculptura  ornatae 

Leptocylìndrus  Cleve 

p structura  validior,  zonulae  intervalvares  eximie  conspicuae  saepe 
etiam  ornatae  et  plus  minusve  oblique  dispositae,  valvae  com- 
planatae vel  paulo  prominentes,  punctis  margine  plus  minusve 
notatis  ornatae  Dactyliosolen  Castrac. 

7 valvae  cupulatae  marginibus  obliquae,  zonulae  intervalvares 
oblique  dispositae  ita  ut  faciem  spiralem  elpngant 

Melosira  Roeseana  Rab.  v.  spiralis  — Melo  sira  (. Liparogyra ) 
spiralis  (Ehr.)  Grun. 

b frustula  secus  diametrum  pervalvarem  nec  admodum  elongata; 
zonulae  intervalvares  semper  paucae,  nunquam  oblique  di- 
spositae 


145 


a spinae  valvarum  subperipherice  insertae,  cunctae  eaedem 

1 valvae  cupulatae  frustulaque  plus  minusve  valide  instructa 

Melosira  (Lìparog.)  dendroteres  Grun.  Melos.  Oestrupiì  A.  Gl. 

2 valvae  cupulatae  frustulaque  fragiliter  instructa  inter  se 

contigua,  spinae  omnes  eaedem  inter  frustula  finitima  alterna- 
tim  ordinatae  Bacterosira  Gran 

j?  valvae  complanatae  frustula  plus  minusve  fragiliter  instru- 

cta, filamenta  saepe  in  thallis  gelineis  inclusa,  znnulae  inter- 
valvares  plus  quam  binae  Detonula  Schtt. 

P spinae  omnes  eaedem  praeter  unam  evolutiorem  quae  plus 
minusve  evidenter  pseudonodulum  fingit;  valvae  cupulatae,  fru- 
stulaque fragilia  filamentis  mucosis  brevibus  inter  spinas  inter- 
cedentibus  consociata  Lauderia  Cleve 

B - Valvae  plerumque  subtiles  complanatae  vel  cupulatae,  zonulae 
vel  squamae  intervalvares  modo  certe,  modo  non  observandae; 
frustula  inter  se  spinis  plus  minusve  longis,  semper  enim  valde 
evidentibus  consociata,  his  seu  ad  margines  valvarum,  seu 
conjunctione  perfecta,  extrorsum  interdum  irradiantibus  (4). 
a spinae  rectae  brevissimae,  valvae  validae,  radiatim  consculptae, 
frustula  disciformia  zona  connectiva  simplici  praedita 

Melosira  Sol  (Ehr.)  Kg. 
b spinae  rectae  vel  aduncae  simplices  vel  ramosae,  breves,  valvae 
pileiformes,  fere  hemisphaericae  Melosira  setosa  Grev. 

c spinae  rectae,  simplices  vel  ramosae,  cum  finitimis  occurrentes 
vel  alternatae,  saepe  etiam  transverse  inter  se  consociatae,  se- 
cus  lineam  anularem  rectam  vel  crenulatam,  plus  minusve, 
saepe  maxime,  elongatae,  valvae  lenticulares  vel  cupulatae 

Sceletonema  Grev. 

d spinae  perlongae  plerumque  extrorsum  post  occursum  cum  fini- 


(4)  F.  Kitton  e H.  van  Heurck  (Traité  des  Diatom.  p.  423)  opinano  che 
i generi  Bacteriastrum  e Corethron  non  possano  rappresentare  dei  gruppi  auto- 
nomi ma  non  siano  che  polimerie  di  Chaetoceras.  — Sarebbe  un  fatto  di  più  per 
dimostrare  le  relazioni  multiple  fra  i più  differenti  tipi  essendo  innegabile  la  loro 
affinità  con  le  Meiosiree  attraverso  alle  specie  del  gen.  Sceletonema.  — Del  resto 
anche  tra  Lauderia  e Guinardia  si  riconoscono  le  medesime  analogie. 


146 


timis  congruentibus  plus  minusve  recte  vel  oblique  (cruciatim) 
radiantes  Bacteriastrum  Shadb. 

C - Valvae  valide  instructae,  plus  minusve  convexae  et  graves,  saepe 
etiam  inter  se  dissimiles  et  praecipue  ordine,  facie  et  copià 
spinarum,  quae  modo  simplices,  modo  per  apices  consertae 
conspiciuntur 

a valvae  circulares,  plus  minusve  convexae  usque  digitaliformes, 
plerumque  sculpturis  crassis  saepius  cellulosis  ornatae,  mar- 
gines  laeves  subtiles  Stephanopyxis  Kitt. 

b valvae  circulares,  cupulatae,  marginibus  crassis  patentibus,  pro- 
minentibus,  valde  consculptis  limitatae,  spinis  circinatim,  media 
longitudine  semidiametri  insertis  vel  valde  longioribus  centro 
exeuntibus  et  punctis  paucis  laxisque  ornatae  Trochosìra  Kitt. 
c valvae  elliptico-elongatae  marginibus  crista  lata  aculeorum  per 
apices  consertorum  punctisque  laxe  dispositis,  longe  pediculatis, 
apice  trigonis,  ornatae  Muelleriella  V.  Hck. 

D - Valvae  circulares,  validae,  punctulatae  vel  radiosae,  granulis  cras- 
sissimis  margine  exculptae,  saepe  modulo  cuidam  cupulatae; 
frustula  alterum  altero  contigua  in  filamenta  longa  consociata 

Paralia  Heib. 

E - Valvae  spinis  carentes,  validae,  circulares  aut  ellipticae,  pileifor- 
mes  vel  cupulatae,  punctulis  saepe  subtilibus  ornatae,  frustula 
inter  se  contigua  vel  isthmo  gelineo  conjuncta 
a sculpturae  centro  statim  abruptae  area  quandoque  hyalinà  pro- 
minenti, quandoque  etiam  dissimili  sculptura  ornata 
a valvae  sine  fimbria  Hyalodiscus  Ehr. 

p valvae  fimbria  lata,  exiguis  partitionibus  arcuatis  extructà  or- 
natae Centroporus  Pant. 

b sculpturae  aequa  manu  per  totam  valvam  distributae 
i - Familiae  plerumque  numerosae 
a valvae  circulares  hemisphaericae,  punctulatae,  frustula  solitaria 
isthmo  gelineo  consociata  Podosira  Ehr. 

p valvae  ellipticae  punctulatae,  cupulatae,  frustula  solitaria  vel 
geminata  Druridgea  Donk. 

7 valvae  circulares,  cupulatae  vel  aheniformes,  structura  cellulosa 


147 


exculptae,  frustula  inviccm  contigua  in  filamenta  coalita 

Pyxidicula  Ehr. 

8 valvae  digitaliformes,  superficie  leniter  convexae  marginibusque 
interdum  leniter  patentibus 

Melosira  C.  Ag.  [Lysigonium  Link). 

2 - Frustula  plerumque  solitaria  (forsan  sporae) 
a valvae  circulares  aut  ellipticae  structura  sinuosa  vel  reticulatà, 
interdum  plus  minusve  spinosa  ornatae 

Liradìscus  Grev.  ( Epìthelion  Pant.). 
P valvae  circulares,  ellipticae  vel  panduriformes,  hyalinae,  aculeis 
cristisque  facie  et  ordine  regularibus  an  non  exornatae 

Xanthiopyxis  Ehr. 

F - Valvae  superficie  explanatae,  eximie  validae,  cylindricae,  circu- 
lares undique  sculpturis  profundis  margineque  semper  spinis 
ornatae,  modo  omnibus  paribus,  modo  irregulariter  concre- 
scentibus 

a valvae  permaxime  validae,  latere  etiam  cellulosae,  denticulis  par- 
vulis  serrulatis  margine  ornatae  Endictya  Ehr. 

b valvae  paullo  minus  quam  praecedentes  validae,  plus  minusve 
regulariter  e latere  etiam  punctulatae,  margine  serrulatae  vel 
spinis  saepe  e paucis  vel  e singula  tantum  irregulariter  cre- 
scentibus  ornatae  Melosira  Ag.  (prò  maxima  p.). 

G * Valvae  plerumque  inter  se  valde  dissimiles,  inflatae,  conicae  vel 
plus  minusve  convexae  spinis  vel  cristis,  saepo  valde  scanden- 
tibus  ornatae,  interiores  interdum  menisciformes,  aegre  con- 
spicuae  (4). 

a valvae  plerumque  ovales  aut  ellipticae,  cristis  secus  radios  di- 
spositi ornatae  in  sectores  plus  minusve  amplos  punctis  laxe 
ordinatis  consculptos  divisae,  sectores  polygono  centrali  inter- 
rupti,  unicuique  horum  latere  uno  congruenti  spinisque  angu- 


(d)  Appartengono  a questo  gruppo  forme  di  dubbia  natura  che,  almeno  per 
la  massima  parte,  si  possono  ritenere  quali  spore;  tale  fatto  è sicuro  per  taluni 
e la  più  parte  dei  Syndendrium  e dei  Goniothecium  e per  tutte  quasi  le  specie 
di  Dicladia  e di  Periptera  ormai  riconosciute  come  fasi  alternanti  di  altre  specie. 
F.  Schuett  (Naturi.  Pflanzenfam.)  ne  raggruppa  la  più  parte  in  un  ordine  in- 
certo: «Le  Pyxillae». 


148 


laribus  ornato;  valvae  centrum  plerumque  prominens,  interdum 
tamen  abductum,  tum  spinis  periphericis  cristis  pariter  con- 
gruenti bus  ornatae  Stephanogonia  Ehr.  (4). 

b valva  externa  cupulata  vel  subconica,  cristis  brevibus  plus  mi- 
nusve  radiantibus,  interna  plerumque  explanata,  difpculter  con- 
spicua,  interdum  etiam  cristis  spinisque  plus  minusve  elongatis 
et  regularibus  ornata  Cladogramma  Ehr. 

c valva  externa  cupulata  plus  minusve  capitata  vel  digitaliformis, 
cristis  et  alis,  spinà  interdum,  singulà  prò  crista,  desinentibus 
ornata,  interna  complanata,  spinà  centro  insertà  simplici  vel 
bifurcata,  aut  etiam  externa  plus  minusve  in  apicem  exiens, 
interna  menisciformis  Pterotheca  Grun.  (2). 

d valvae  conicae  zonà  connectiva  spinis  marginem  utrumque  ver- 
sum  ornata  connexae  Hercotheca-  Ehr. 

e valva  externa  disciformis,  valde  centro  prominens  ex  quo  lineae 
arcuatae,  omnes  secus  directionem  unam  radiantes  oriuntur 

Gyrodiscus  Witt 

/ valvae  similes,  laeves  vel  hyalinae,  plus  minusve  irregulariter 
ellipticae,  spinis  carentes  e latere  saepe  subtiliter  punctulatae; 
frustula  catenata,  medio  inflata,  dein  contracta,  apicibus  denique 
attenuata  Goniothecium  Ehr.  (3). (*) 


(*)  A questo  genere  sarà  forse  da  annettere  Mastogonia  Crnx  Ehr.  la  quale 
probabilmente  non  rappresenta  che  una  forma  teratologica.  Le  altre  forme  di 
Mastogonia  per  lo  più  vennero  aggregate  al  gen.  Pterotheca  Grun.  (Cfr.  Forti 
Achille.  — Studi  per  una  Monografia  del  gen.  Pyxilla  e dei  generi  affini.  — 
Nuova  Notarisia  1910). 

(2)  Cfr.  per  la  genealogia  della  specie  di  questo  genere:  Achille  Forti: 
Studi  per  uua  Monografia  del  gen.  Pyxilla  etc.  — Pterolheca  aculeifera  Grun. 
si  potrebbe  ritenere  come  una  forma  monocentrica  di  Odontotropis  in  omologia 
con  Pyxilla  e Hemiaulus.  Il  nome  Pterotheca  è poi  forse  da  mutare,  ad  evitare 
equivoco,  con  T omonimo  delle  Compositae : Pterotheca  Cass. 

(3)  Goniothecium  barbatum  Ehr.  si  conosce  già  come  spora  di  Chaetoceras 
Wighami  Brightw.  (Cfr.  Achille  Forti  : Mare  Sporco.  Appendice  al  N.  G.  Bo- 
tanico Italiano,  1906,  p.  408).  — Goniothecium  Odontella  trovato  fossile  a Mors 
è forse  puranco  una  forma  di  spora.  E ignota  pertanto  la  sua  fase  alternante  che 
non  rimase  conservata  in  quella  roccia.  Anche  gli  altri  Goniothecium  saranno 
della  stessa  natura,  certo  che  per  la  loro  sezione  ellittica,  molto  si  assomigliano 
a spore  di  Biddulfiee,  come  Syndendrium , Dicladia  ecc, 


149 


Coscinodisceae. 

A - Frustula  tympanoidea  valvis  plerumque  menisciformibus  vel  cu- 
pulatis 

a valvae  paulo  convexae,  subtiliter  et  radiatim  granulatae,  granulis 
centro  rarioribus  Antelminellia  Schùtt 

b valvae  paulo  convexae,  subtiliter  granulatae,  granulis  radiantibus 
aequa  manu  per  totam  superficiem  distributis,  spinulis  brevis- 
simis  submarginalibus  ornatae  Ethmodiscus  Castrac. 

c valvae  valde  convexae,  usque  hemisphaericae  vel  subconicae, 
grosse  granulatae  vel  cellulosae  centro  depressae  hyalinae  vel 
subtilissime  punctatae  Porodiscus  Grev. 

B - Frustula  discoidea  valvis  complanatis  vel  inflatis  vel  depressis, 
exceptione  cupulatis 

a frustula  radiis  membrana  inter  se  coalitis  margine  valvarum  juxta 
zonam  connectivam  insertis  ornata 

Planktoniella  Schùtt  (incl.  Valdivieìla  Schimp.) 
b frustula  discoidea  orbicularia,  exceptione  elliptica,  elongata  aut 
lanceolata,  valvis  per  totam  superficiem  aequa  manu  granulatis 
vel  cellulosis  interdum  rarius  spinulis  laxe  et  symmetrice  di- 
spositi margine  ornatis 

a valvae  circulares,  exceptione  ellipticae,  elongatae  vel  lanceolatae 
structurà  cellulosa  vel  punctulatà,  frustulis  solitariis  an  gemi- 
nati Coscinodìcus  (Ehr.)  Ratt. 

p valvae  circulares  punctis  laxe  dispositis  notatae,  frustula  solita- 
ria vel  geminata  in  seriem  filamento  uno  per  porum  centralem 
coalita;  spinis  in  valva  peripherice  insertis,  ex  his  saepius  una 
ceteris  majore  Thalassiosira  Cl. 

y valvae  circulares  punctulatae,  pseudonodulo  parvulo  et  spinis 
periphericis  ornatae;  frustula  solitaria  vel  geminata  in  seriem 
filamenti  compluribus  per  poros  congruentes  consociata,  inter- 
dum involucro  gelineo  circumfusa  Coscinosira  Gran 

6 frustula  solitaria  vel  geminata  in  familias  magnas  sphaericas 
involucro  gelineo  coalita  invicem  filamenti  debilibus  gelineis 
consociata;  valvis  circularibus  laxe  punctulatis,  pseudonodulo 
parvulo  spinulisque  periphericis  ornatis,  subtiliter  striolatis 

Cyclosira  H.  Per. 


150 


e valvae  circulares  striis  sinuatis  radiantibus  consculptae 

Haynaldiella  Pant. 

C valvae  reniformes  cellulosae  Stoschia  Janisch 

T]  valvae  semilunatae,  striis  radiantibus  granulis  parvulis  plus  mi- 
nusve  conspicuis  confectis  notatae  Euodia  Bail. 

6 valvae  elliptico-cuneatae,  elongatae,  punctulatae 

Willemoesia  Castr. 

c frustula  discoidea,  centro  plus  minusve  compressa,  sculptura  val- 
varum  inaequalis 

a valvae  cellulosae  peripherià  et  centro  dissimiliter  consculptae, 
flexu  evidentissimo  separatae  Craspedodiscus  Ehr. 

p valvae  cellulosae  peripherià  subtilius  quam  centro,  circulo  areo- 
larum  valde  majorum  interposito  Heterodictyon  Grev. 

d frustula  discoidea  centro  valvarum  inflata,  rarius  superficie  un- 
dulata 

a valvae  structura  punctato  - radiosa,  interdum  peripherice  subti- 
liori  ambae  spinulis  bene  conspicuis  margine  insertis  omatae 

Slephanodiscus  Ehr. 

p valvae  centro  inflatae  vel  superficie  valvarum  undulatae  dissi- 
militer semperque  laxius  quam  peripherice  exculptae,  margine 
poris  plus  minusve  conspicuis  ornatae  Cyclotella  Kuetz. 

X valvae  punctato  - radiosae,  superior  spinulis  parvulis  aegre  con- 
spicuis notata,  inferior  vice  spinulis  carens  structura  densiori 
ornata  Anisodiscus  Grun. 

/ frustula  disciformia  valvis  circularibus  aut  ellipticis  crista  aut 
pectine  pericentrico  ornatis  Acanthodiscus  Pant. 

(incl.  Bruniella  V.  H.,  Cotyledon  J.  B.,  Gutwinskiella  D.  T.). 


Asterolampreae . 

A - Valvae  disciformes,  centro  hyalinae  radiis  plus  minusve  dense 
dispositis  intersecto  aut  celluloso,  ex  quo  radii  diversi  hyalini 
crassi  ad  instar  illorum  rotae  cujusdam  discedunt,  saepe  etiam 
extremitate  spina  parvula  ornati,  sectores  plus  minusve  subtiliter 
consculptos  limitantes 

a radii  et  sectores  omnes  inter  se  similes;  axes  symmetriae  pluri- 
mae  prò  singula  valva 


151 


a radii  peripherici  plus  quam  duo  — radii  centrales  clavati 

Stelladiscus  Rattr. 

p radii  peripherici  plus  quam  duo  — radii  centrales  subtiles  recti, 
diffracti  aut  ramosi  Asterolampra  Ehr. 

Y radii  duo  tantum,  centro  non  conjuncti;  sectores  semicirculares 
structura  cellulosa  ornati  Rylandsia  Grev. 

b radius  ceteris  subtilior,  sectoribus  duobus  angustioribus  quam 
ceteris  limitatus  ; axis  singulus  symmetriae  prò  valva  singula 

Asteromphalus  Ehr. 

B - Valvae  disciformes,  centro  punctulatae,  radiis  non  percursae,  pe- 
ripherice  in  sectores  divisae,  radiis  in  extremitatem  ocellatam 
exeuntibus  (A) 

a radiis  paulo  elatis  Gyroptychus  A.  Schm. 

b radiis  satis  elatis  Actinodiscus  Grev. 

C - Valvae  centro  inflatae,  grosse  punctatae  et  costis  radiantibus  plus 
minusve  centrum  petentibus  ornatae 
a costae  radiantes,  rectae,  plerumque  debiles,  saepe  fere  inconspi- 
cuae,  nunquam  centrum  attingentes,  punch  plus  minusve  crassi 
et  radiatim  ordinati  centro  diminuti  Stictodiscus  Grev. 

b costae  interiores  validae,  fere  centrum  petentes;  area  hyalina 
centrali  definite  circumscripta  anulum  granulorum  elongatorum 
ornata  ; valvae  extrinsecus  punctis  crassis  plus  minusve  regula- 
ribus  sed  etiam  regulariter  ordinatis  ornatae,  intus  sectoribus 
divisae  craticularibus,  costis  iisdem  limitatis 

Arachnoidiscus  Ehr. 

Heliopelteae. 

A - Valvae  sectoribus  trigonis  alternatim  depressis  elatisque  stratubus 
sculpturarum  duobus  altero  reticulato  altero  punctato  ornatae 

Actinoptychus  Ehr. 

B - Valvae  sectoribus  irregularibus,  elatis  augustissimis  processu  ex- 
euntibus, depressis,  latis,  trigonis,  reticulatis,  prominentia  brevi 
usque  ad  umbilicum  hyalinum  protensa  interruptis 

Actinodictyon  Pant. 


(4)  Forse  non  si  tratta  che  di  valve  interne  di  Actinoptychus , 


C - Valvae  grosse  punctatae  sectoribus  cuneatis  plicaturis  interposi- 
tis  elatis,  peripherice  divisae;  centro  autem  hyalino  maculis 
crassis  evidentissimis  consperso  Truania  Pant. 

D - Valvae  fìmbriatae  elevationibus  praeditae,  his  sulcis  squamifor- 
mibus  limitatis  ex  margine  usque  ad  umbilicum  prolongatis 

Lepidodiscus  Witt. 

E - Valvae  praecedentibus  similes  praeterquam  centro  subtiliter  punc- 
tatae areola  anulari  angusta  circumdato  Wittia  Pant. 

Eupodisceae. 

A - Valvae  processubus  mammiformibus  ocellatis,  parum  elatis  or- 
natae 

a valvae  radiis  ad  ocellos  velut  ad  totidem  centra  tendentibus  di- 
visae aut  etiam  reticulatim  consculptae 
a valvae  plerumque  ovales  vel  ellipticae  ocellis  binis,  raro  ternis, 
vel  etiam,  sed  rarissime,  plurimis  subcircularibus  ornatae 

Auliscus  Ehr. 

p valvae  orbiculares,  ocello  singulo  excentrico  ornatae 

Monopsis  Gr.  et  St. 

Y valvae  orbiculares,  subquadratae  vel  subpolygonae  singulo  ocello 
prò  angulo  sed  tamen  summatim  semper  plus  quam  binis 
ornatae  Glyphodiscus  Grev. 

b valvae  aequa  manu  profundeque  per  totam  superficiem  reticula- 
tae,  ocellis  binis  usque  novenis,  areola  anulari  subtili  circum- 
fusis  ornatae  Pseudoauliscus  Leudug. 

c valvae  granulis  ex  areola  centrali  hyalina  plus  minusve  conspicua 
radiantibus  ornatae  Feneslrella  Grev. 

B - Valvae  processibus  ocellatis  paulo  prominentibus,  margine  api- 
culis  et  pseudocellis  hyalinis  ornatae 
a valvae  orbiculares  grosse  punctatae,  binis  vel  ternis  processibus 
magnis  et  pseudocellis  compluribus  interpositis  notatae 

Isodiscus  Rattr. 

b valvae  orbiculares,  subtiliter  radiatim  granulatae  margine  proces- 
subus compluribus  apiculisque  singulis  vel  binis  interpositis 
notatae  Rattrayella  D.  T, 


153 


C - Valvae  ocellis  singulis  vel  compluribus,  complanatae  vel  convexae 
aequa  manu  per  totani  superficie!!!  consculptae,  area  centrali 
carentes 

a valvae  complanatae  ocello  singulo  ornatae  laeviter  aiveolatae, 
deorsum  subtiliter  punctulatae  Roperia  Grun. 

b valvae  plerumque  convexae  ocellis  pedicellatis  compluribus  or- 
natae, arctissime  aiveolatae  deorsum  sed  primo  obtutu  difpcul- 
ter  observandum  punctulatae  Eupodìscus  (Ehr.)  Rattr. 

c valvae  radiatim  punctatae,  margine  grosse  tuberculatae 

Perithyra  Ehr. 

d valvae  dense  granulatae  corona  punctorum  hyalinorum  ocelloque 
singulo  pedicellato  margine  notatae  Micropodiscus  Grun. 

D - Valvae  apiculis  spiniformibus  fere  inconspicuis  peripherice  nota- 
tae, radiatim  granulatae,  marginibus  plus  minusve  ornatis  ela- 
tisque 

a ocello  singulo  facile  conspicuo 
a valvae  orbiculares  Actinocyclus  Ehr. 

p valvae  semilunares  Hemidiscus  Wall. 

b ocello  nullo 

a valvae  orbiculares,  rarius  ellipticae  vel  lanceolatae  marginibus 
torulosis  simplicibus  Cestodiscus  Grev. 

(3  valvae  orbiculares  marginibus  torulosis  lemnisco  quodam  pecu- 
liari ornatis,  subtiliter  radiatim  punctatae  radiisque  evidentiori- 
bus  geminatis  regulariter  interpositis  radium  hyalinum  inclu- 
dentibus  ansis  lemnisci  respondentibus  ornatae  Bruma  Temp. 

E - Valvae  apiculis  spiniformibus,  areola  hyalina  circumfusis  notatae 
margine  subtiliter  et  dense  granulatae,  radiis  hyalinis  areolis 
marginalibus  exeuntibus  in  sectores  divisae  centro  hyalino  sub- 
orbiculari 

a valvae  circulares  Temperea  Forti 

b valvae  semilunares  Palmeria  Grev. 

F - Valvae  processibus  mammosis  non  ocellatis  parcissime  promi- 
nentibus 

a valvae  apiculis  periphericis  plerumque  notatae  plus  minusve 
dense  punctulatae,  processus  arcu  punctis  crassis  altero  alterum 
contiguis  extructo  notati  Janischia  Grun. 


154 


b valvae  apiculis  carentibus,  processus  marninosi  valde  expansi 
striis  radiantibus  subtilibus  ornati  Pseudocerataulus  Pant. 

G - Valvae  plus  minusve  convexae  et  undulatae  processibus  valde 
evidentibus  elatisque  in  partibus  subperiphericis  vel  margine 
editioribus  insidentibus  ornatae 

a valvae  plerumque  centro  aequa  manu  prominentes,  processus 
valde  elati  prope  vel  ad  marginem  dispositi 

Aulacodiscus  (Ehr.)  Ratt. 
b valvae  in  sectores  alternatim  elatos  et  depressos  divisae  proces- 
sibus ocellatis  ornatae  Craspedoporus  Grev. 

c valvae  centro  valde  cupulatae  spinis  nonnullis  magnis  extrorsum 
vergentibus  radiatim  ornato,  processus  elati  ad  marginem  siti. 

Pyrgodiscus  Kitt. 

Biddulphieae. 

A - Valvae  superficie  undulatae  cristis  vel  rarius  gibbis  aut  cornubus 
inter  se  non  contiguis  notatae,  centro  spina  singula  perlonga, 
rarius  spinis  binis  symmetricis  notatae 
a spina  centralis  recta  et  singula,  cristae  prominentes,  subperiphe- 
ricae,  valde  breviores;  valvae  polygonae  vel  subpolygonae 

Ditylium  Bail. 

b spina  centralis  singula  uncinata,  cum  illa  valvae  obviae  convoluta, 
cristae  periphericae  brevissimae  Syndetocystis  Ralfs 

c spina  centralis  unica,  uncinato-bifida,  vicissim  ab  illa  valvae  ob- 
viae amplexa  ; valvae  cornubus  non  contiguis  ornatae 

Syndetoneis  Grun. 

d spinae  duae,  plus  minusve  inter  se  divergentes,  apicibus  duarum 
eminentiarum  plus  minusve  signatarum  insertae,  carina  pecti- 
nata  inter  se  conjunctae,  valvae  plus  minusve  longe  ellipticae 

Odovtotropis  Grun. 

e spinae  duae,  valvae  subcircinatae,  subtiliter  radiatim  granulatae 
et  margine  hyalino  prominenti  Zygoceros  Circinus  Bail. 

B - Valvae  spinis  brevibus  aut  brevissimis,  saepe  prominentia  centrali 
occultatis,  connexae,  bacilliformes,  elliptico-elongatae  vel  poly- 
gonae, superficie  undulatae;  zonae  connectivae  saepe  ultra  vai- 


155 

vas  porrectae  ei  tunc  cum  zonis  frustulorum  finitimorum  conjun- 
ctionem  efpcientes;  cornua  peripherica  cum  adsint  persubtilia 
a frustula  in  filamenta  taeniata,  in  spiram  secus  longitudinem  con- 
torta congregata,  parce  silicea;  'valvae  per  totam  superficiem 
semel  vel  bis  undulatam  lineares,  obviae  contiguae,  ita  ut  una 
prominens  cum  altera  ingrediente  exacte  congruat 

Streptotheca  Shrubs. 

b frustula  spinis  brevissimis  coalescenza,  valvis  trigonis  vel  tetra- 
goni undulatis  hyalinis  apicibus  nec  alibi  coalescentibus 

Bellerochea  V.  H. 

c frustula  spina  centrali  et  zonis  connectivis  ultra  valvas  productis 
usque  ad  conjunctionem  cum  obviis  consociata,  valvis  consociatis 
polygoniis,  subtiliter  granulatis,  cornubus  facie  spinularum 
subtilium  unicuique  angulo  insertis  ornatis  Lithodesmium  Ehr. 
d frustula  poro  centrali  et  zonis  connectivis  coalita,  valvis  ellipticis 
subtiliter  striatis  undulatis  Graya  Br.  et  Grove 

C - Valvae  planae  vel  gibbosae  gibbis  plicaturis  nunquam  tamen 
septis  limitati;  cornubus  peripherice  insertis,  bene  evolutis, 
interdum  frustula  inter  se  conjungentibus;  seti  plerumque  cen- 
tralibus,  saepius  pericentralibus,  rarius  deinde  minutissimi  circa 
cornua  insidentibus  aut  etiam  piane  carentibus 
a valvae  plerumque  gibbosae,  validae,  ellipticae  vel  circuitu  sinuo- 
sae  vel  elongatae,  cornubus  bene  evolutis  setisque  parvulis  cen- 
trici notatae,  structura  reticulatae  vel  leviter  punctulatae 

Biddulphìa  Gray 

b valvae  plerumque  planae  vel  cupulatae,  ellipticae  vel  subcircula- 
res,  cornubus  minus  evolutis  notatae;  setis  duabus  plus  minus- 
ve  pericentricis,  structura  punctulato-striolata,  rarius  reticulata 

Cerataulus  (Ehr.)  Rlf. 

c valvae  plerumque  complanatae  vel  leviter  undulatae,  facie  poly- 
gonae,  cornubus  etsi  nec  nimium  evidentibus  saepe  apicibus 
ornatae;  setae  nullae  vel  paucae  aut  parvae  circa  cornua  in- 
sertae,  nec  valde  distantiores  si  majores  Triceratium  Ehr. 
d valvae  plerumque  complanatae,  stellato-sinuosae  grosse  et  laxe 
punctulatae,  setis  centralibus  circinatim  dispositis  cornubusque 
fere  inconspicuis  notatae  Pseudosliclodiscus  Grun.  ’ 


156 


e valvae  ellipticae,  striis  crassis  seriebusque  laxis  granulorum  ma- 
gnorum  alternatis  consculptae,  cornubus  binis  subtilibus  pedi- 
cellatis  subperipherice  insertis,  extremo  ad  instar  acetabuli 
expansis  ornatae  Kittonia  Gr.  et  St. 

/ valvae  ellipticae  cornubus  binis  eximie  prominentibus  pedicellatis, 
saepe  etiam  bifurcatis  ornatae  laxe  punctulatae 

Ceratophora  Pant. 

g valvae  ellipticae  secus  axem  majorem  contortae;  cornua  ocellata 
extrorsum  vergentia  Iiut Ionia  Gr.  et  St. 

h valvae  stellato-sinuosae  lobis  alternis,  uno  cornu  extremitate  hya- 
lina  ornato,  altero  non,  subtiliter  centro  et  peripherice  punctula- 
tae, spatio  hyalino  stellato  interposito  apices  cornuum  conjun- 
genti  notatae  Grovea  A.  Schm. 

D - Valvae  complanatae  vel  gibbae  cornubus  saepe  longis,  extremo 
seta  singula  vel  binis  aut  totidem  processubus  unguliformibus 
ad  frustula  inter  se  valde  conjungenda  idoneis  praeditae 
a valvae  inter  se  plerumque  dissimiles 

a valvae  monocentricae,  externa  plerumque  cornu  praedita,  interna 
complanata  vel  cupulata,  interdum  enim  quoque  cornuta,  eadem 
vel  paulo  ceterà  dissimilis  Pyxilla  (Grev.)  Forti 

(3  valvae  dicentricae  vel  monocentricae  saepe  in  singulo  frustulo 
dissymetrice  conjunctae;  cornua  valde  extructa 

Syringidium  Ehr. 

b valvae  inter  se  plerumque  similes,  valde  extructae  et  consculp- 
tae 

a valvae  ellipticae  aut  lanceolatae,  complanatae  aut  gibbosae  bi- 
nis cornubus  plerumque  longissimis  conformibus  ordinatae 

Hemìaulus  (Ehr.)  Gr. 

(3  valvae  lanceolatae  gibbosae  centro  quam  apicibus  elatiores;  api- 
ces rostellati  Plojarìa  Pant. 

7 valvae  trigonae,  apiculis  longissimis  ad  angulos  notatae 

Trinacria  Heib. 

5 valvae  tetragonae,  apiculis  quaternis  extremitatibus  ornatae 

Solium  Heib. 

s valvae  lanceolatae,  latere  cuneatae,  binis  cornubus  dissimiliter 
elongatis  ornatae  Corinna  Heib. 


157 


c valvae  inter  se  similes,  subtiliter  extructae,  hyalinae,  ovali  -ellip- 
ticae,  cornubus  binis  brevibus,  unoquoque  in  setam  parvulam 
exeunti  notatae  Cerataulina  H.  Per. 

E - Valvae  ad  instar  cornns  ducalis  extructae,  saepe  facie  inter  se 
dissi miles  Isthmia  A g. 

F - Valvae  mono-  vel  dicentricae,  laevissimae,  cornubus  setiformibus 
basi  coalescentibus  ornatae 
a valvae  monocentricae 

a valvae  calyptriformes,  mucronatae,  saepe  in  setam  plus  minus- 
ve  longam  productae;  zonulae  vel  squamulae  intercalares  sem- 
per  praesentes  Rhì^osolenìa  (Ehr.)  Brigthw. 

P valvae  complanatae  vel  parvo  dente  e latere  ornatae;  frustula 
recta;  zonulae  intercalares  plerumque  praesentes 

Guinardia  H.  Per.  (4) 

Y valvae  complanatae  dente  minutissimo,  fere  inconspicuo  orna- 

tae; frustula  arcuata  in  familias  spirales  consociata;  zonulae 
intercalares  semper  observatae  Henseniella  Schuett 

b valvae  dicentricae 

a valvae  ellipticae  laeves  cornubus  binis  spinosis  et  vestigio  no- 
duli centralis  ornatae,  zonae  intercalares  evidentes 

Attheya  T.  West 

p valvae  orbiculares  binis  cornubus  spinulosis  ornatae;  zonae  in- 
tercalares evidentes  Peragallia  Schiitt 

Y valvae  ellipticae  aut  circulares  aut  facie  variae,  plerumque  com- 
planatae aut  concavae  cornubus  subtilibus  et  longissimis  seti- 
formibus, inter  se  plerumque  e latere,  plus  minus  basi  procul 
contingentibus  ornatae;  frustula  in  familias  longas  coalescen- 
za; cornua  valvarum  ultimarum  familiae  interdum  a ceteris 
intermediis  sat  diversa  forsan  quia  procreatione  intercalari  sub- 
sequenti  exorta;  zonae  connectivae  plerumque  simplices,  rarius 


( 1 ) Questo  genere  si  dimostra  del  tutto  affine,  da  un  lato  alle  Meiosiree  Dctc- 
tyliosolen  e Lauderia,  dall’  altro  rammenta  pure  Thalassiosira  e certune  altre  Co- 
scinodiscee  affini  ; sicché  si  può  riguardare  come  la  vera  congiunzione  fra  le  tre 
famiglie. 


158 


interdum  zonulis  intermedia  difpcillime  conspiciendis  amplifi- 
catae  Chaetoceras  Ehr. 

G - Valvae  ellipticae  vel  lineari  - ellipticae  superficie  externa  plus 
minusve  arcuato-concavae,  saepe  centro  pseudonodulo  notatae; 
frustula  inter  se  per  apices  valvarum  conjuncta 
a frustula  recta,  vix  silicifera,  in  seriem  balaustium  fingentem  con- 
sociata, zonae  connectivae  inconspicuae,  valvae  pseudonodulo 
carentes  Climacodium  Grun. 

b frustula  cuneata  valvis  plus  minusve  concavis  pseudonodulis 
ornata  in  filamenta  spiralia  consociata,  zonae  connectivae  sim- 
plices  Eucampia  Ehr. 

c frustula  elongata,  valvis  eximie  concavis  et  tamen  apicibus  valde 
prominentibus,  punctulatis,  pseudonodulo  centrali  ornatis;  zonae 

connectivae  annulatae  Moelleria  Cleve 

H - Valvae  lanceolatae  vel  ellipticae  superficie  fere  complanatae, 
marginibus  spinis  ornatis,  centro  processu  bifurcato,  convoluto 
vel  setaceo  conjunctae 

a valvae  lanceolatae  apicibus  plus  minusve  productis,  poro  centrali 
processu  convoluto  vel  bifurcato  praedito  Rutilarla  Grev. 

b valvae  lanceolatae,  apicibus  acutae,  marginibus  spinosae,  centro 
grosse  sparseque  punctulatae,  setis  quibusdam  intermixtis 

Rutilariopsis  V.  H. 

c valvae  lanceolatae  apicibus  productis,  binis  processibus  calyptri- 
formibus  notatis,  marginibus  spinis  longis  ornatae,  grosse  pun- 
c tata  e Baxteria  V.  H. 

I - Valvae  sine  cornubus,  septa  scalariformia  axi  longitudinali  valva- 
rum  plus  minusve  normalia,  pseudoarticulos  limitantia 
a articula  numerosa  ad  instar  cellularum  instructa,  ex  centrali  api- 
cem  versus  gradatim  diminuta  Pseudorutilaria  Gr.  et  St. 

b articula  septis  ad  instar  costarum  extructis  limitata 
a valvae  ellipticae  vel  rostratae,  rectae,  nodulo  vel  areolà  hyalinà 
centrali  evidenti  notatae  Anaulus  (Ehr.)  Gr. 

P valvae  vermiformes,  leniter  sigmoideae,  septis  complurimis  no- 
dulo inconspicuo  Helminthopsis  V.  H. 

Y valvae  curvatae,  septa  scalaria  axis  longitudinalis  valvarum  nor- 
mam  sequentia  Eunotogramma  Weisse 


159 


L - Valvae  cornubus  destitutae,  septa,  e latere  observata,  extremo 
capitulata  (ad  instar  musices  signorum)  vel  inflexa. 
a valvae  ellipticae  apicibus  plus  minusve  protractis,  marginibus 
plus  minusve  evidenter  undulatis  septisque  capitulatis 

Terpsinoè  Ehr. 

b valvae  trigonae,  rarius  pentagonae  aut  heptagonae,  septis  capi- 
tulatis Hydrosera  Wall. 

c valvae  tabellariaeformes,  septis  binis  apicibus  proximis  ornatae, 
statim  erga  centrum  frustulorum  plicatae  Porpeja  Bail. 

M - Valvae  plerumque  trigonae  sed  etiam,  quamquam  exceptione, 
biangulares  vel  polygonae,  centro  intervallo  trigono  vel  excep- 
tione elliptico  vel  polygono,  laevi  vel  septato,  septis  e centro 
radiantibus;  marginibus  zona  pseudoseptis  divisa  septis  internis 
respondentibus;  anguli  cornubus  plus  minusve  eminentibus  no- 
tati Entogonìa  Grev. 

N - Valvae  sine  cornubus  plicaturis  vel  gibbis  plus  minusve  com- 
plexe  dispositis  secus  descriptionem  ornatae 
a valvae  plus  minusve  grosse  punctulatae 
a ellipticae  cum  plicaturis  hyalinis  radiantibus  et  transversis,  pro- 
minentias  quaternas  striatas  invicem  oppositas  limitantibus 

Tabulina  Brun 

p stellato-sinuosae,  lobis  punctulatis,  plicaturis  radiantibus  limi- 
tatis  cyclo  hyalino  subtili  interruptis  zonam  latiorem  punctula- 
tam  et  centro  umbilicum  circularem  laevem  amplectenti 

Anthodiscus  Gr.  et  St. 
Y arcuatae,  epithemioides,  grosse  granulatae,  e latere  subtilius; 
plicaturae  superfìciei  valvarum  parallelae,  apices  versus  diaphra- 
gma  simulantes  Leudugeria  Temp. 


Tabellarieae. 

A - Diaphragmata  bene  evoluta 
a Diaphragmata  bina 

a ad  instar  lamellarum  exstructa  ternis  foraminibus  notata 

Dialomella  Grev. 

p undulata  vel  adunca  foramine  singulo  centrali  notata 

Grammatophora  Ehr. 


160 


b Diaphragmata  complura,  semper  plus  quam  bina 

1 - Genera  aquae  dulcis 

a valvae  orbiculares  costatae  Stylobiblium  Ehr. 

P valvae  ellipticae,  lineares,  cruciformi  - inflatae,  costatae 

Tetracyclus  Ralfs 

7 valvae  costis  destitutae,  apicibus  et  centro  inflatae 

Tabellaria  Ehr. 

2 - Genera  marina 

a valvae  validae  costis  et  granulis  evidentibus  ornatae;  diaplira- 
gmata  i-3  foraminibus  rotundis  pervia  Rhabdonema  Kuetz. 

P valvae  validae  costis  et  granulis  ornatae,  diaphragmata  pluri- 
mis  foraminibus  notata  trabeculis  transversis  scalariformibus 
limitata  Climacosira  Grun. 

7 valvae  fragiles,  subtiliter,  aegre  conspectu  granulatae;  diaphra- 
gmata absoluta  vel  apicem  versus  tantum  interrupta 

Striatella  A g. 

8 valvae  fragiles,  subtiliter,  aegre  conspectu  granulatae  ; diaphra- 
gmata media  regione  interrupta  Tessella  Ehr. 

B - Diaphragmata  imperfecta  facie  nodulorum  reducta  Lamella  Brun 

Licmophoreae. 

A - Frustula  cuneata  valvis  claviformibus  pseudoraphe  ornatis 
a apices  valvarum  rotundati,  plus  minusve  lati  et  inter  se  differen- 
tes,  diaphragmata  rotundata  ab  apice  crassiori  plus  minusve 
recedentia  Licmophora  Ag. 

b valvae  cuneatae,  apice  crassiori  plus  minusve  longe  capitulatae; 
diaphragmata  binis  foraminibus  pervia,  alterum  ovale,  capitulo 
respondens,  alterum  cuneatum  faciem  reliquam  frustuli  imitans 

Licmosphaenia  Meresck. 

B - Frustula  cuneata  valvis  clavatis  pseudoraphe  carentibus  diaphra- 
gmatibus  scalariformibus  praedita  Clìmacosphaenia  Ehr. 

Entopyleae. 

A - Frustula  diaphragmatibus  imperfectis  ornata  Entopyla  Ehr. 

B - Frustula  diaphragmatibus  carentia  Gephyria  Arn, 


161 


Diatomeaé. 

A - Valvae  carina  destitutae 

a frustula  stellatim  ( 1 ) conjuncta;  valvae  bacilliformes  inconspicue 
costatae  Asterionella  Hass. 

b frustula  alternatim  (zig-zag)  conjuncta  ; valvae  lanceolato-elonga- 
tae  vel  lineares,  subtiliter  costatae  Diatoma  D.  C. 

c frustula  in  fasciolam  conjuncta;  valvae  parallelae  lanceolatae  vel 
lineares,  grosse  costatae  Odontidium  Kuetz. 

d frustula  in  fasciolam  spiralem  conjuncta;  valvae  convergentes, 
cuneiformes,  grosse  costatae  Meridion  Ag. 

B - Valvae  carinatae  Denticida  (Ktz.)  Grun. 

Fragilarieae. 

A - Frustula  rectangularia,  zonis  connectivis  uniformibus  vel  apicem 
versus  parum  incrassatis;  valvae  regulariter  striatae  pseudora- 
phen  evidentissimam  ostendentes  Fragilarìa  Lyngb. 

B - Frustula  zonis  connectivis  undulato-arcuatis;  valvae  lanceolatae, 
sparsim  punctatae  Cymaiosira  Grun. 

C - Frustula  zonis  connectivis  arcuatis,  apices  versus  constrictis  et 
deinde  inflatis;  valvae  arcuatae  gibbae,  sparsim  punctulatae 

Campylosira  Grun. 

Synedreae. 

A - Valvae  fìliformes  marginibus  denticulatis 

Thalassiothrix  (Gl.  et  Gr.)  Castr. 

B - Valvae  bacillares  marginibus  integris 
a regulariter  striatae  nec  sulcatae  Synedra  (Ehr.)  Kirchn. 


(l)  In  un  recentissimo  studio  J.  Woloszynska  (cfr.  Bull.  Interri.  Ac.  Se.  de 
Cracovie  Serie  B.  p.  290-314,  1911)  ritiene  non  essere  raggruppamento  dei  frustoli 
una  caratteristica  costante.  Per  il  caso  attuale  pertanto  la  distinzione  può  reggere 
benissimo  se  si  vuol  considerare  come  V espressione  di  quanto  succede  nella  più 
parte  dei  casi. 


162 

b regulariter  striatae  binis  vel  compluribus  sulcis  notatae 

Ardissonia  De  Not. 

c tenuissimae,  apicibus  inflatae,  medio  ventricosae,  punctis  irregu- 
lariter  dispositis  conspersae  Toxarium  Bail. 

C - Valvae  lunatae  marginibus  integris  Ceratoneis  (Ehr.)  Grun. 

Rhaphoneideae . 

A - Valvae  apicibus  symmetricis 

a elongatae,  apicibus  inflatis  sine  pseudoraphe  evidenti 

Clavicula  Pant. 

b frustula  singula  e latere  quadrangula  vel  linearia;  valvae  pseu- 
doraphen  plus  minusve  latam  ostendentes  Raphoneis  Ehr. 
c frustula  geminata  inter  apices  et  mediam  partem  constricta;  val- 
vae grosse  punctatae  sine  pseudoraphe  evidenti 

Ter  e br aria  Crev. 

B - Valvae  apicibus  dissymmetricis,  interne  cuneatae 

a frustula  e latere  rectangularia  Trachysphaenia  P.  Pet. 

b frustula  e latere  cuneiformia 

a valvae  pseudonodulis  parvulis  apice  instructae  nullaque  pseu- 
doraphe Peronìa  Breb.  et  Arn. 

(3  valvae  gomphonemoideae  pseudoraphe  notatae  et  secus  strias 
transverse  dispositas  punctulatae  Sceptroneis  Ehr. 

7 valvae  pseudoraphen  ostendenten  margine  granulis  rotundis 
grossis  notatae  Grunowiella  V.  H. 

5 valvae  pseudoraphen  ostendentes  margine  granulis  transverse 
elongatis,  magnis  notatae  Opephora  P.  Pet. 

Plagiogrammeae . 

A - Valvae  intervallo  hyalino  centrali  transverso  ornatae  pseudoraphe 
inconspicua  Plagìogratnma  Grev. 

B - valvae  bacillares  dissimiles,  superior  raphe  lineari,  subtili,  binis 
nodulis  apices  versus  exeunti  et  cupula  centrali  perforata,  loco 
pseudonoduli  praedita;  inferior  pseudoraphe  tenui  tantum  no- 
tata Cyclophora  Castrac. 


i6à 

C - valvae  strìis  pseudoraphe  ìnterruptìs,  pseudonodulis  et  intervallo 
hyalino  transverso  carentes,  interdum  apicibus  vestigio  raphes 
brevis  ad  instar  illius  Amphipleurarum  notatae 

Dimeregramma  Ralfs 

D - valvae  pseudoraphe  et  pseudonodulo  parvulo  notatae 

Glyphodesmis  Grev. 

E - valvae  pseudoraphe  et  pseudonodulo  magno  notatae 

Omphalopsis  Grev. 

Eunotieae. 

A - Valvae  nodulis  apicalibus  carentes  Pseudoeunotia  Grun. 

B - valvae  nodulis  apicalibus  praeditae 

a uniformiter  striatae  Eunotia  Ehr. 

b striatae  sed  margine  convexo  granulis  majoribus  aut  spinulis  or- 
natae  Actinella  Lewis 

Epithemieae. 

A - Valvae  apicibus  rotundatis  vel  capitulatis  sensim  vel  non  atte- 
nuati, raphe  aegre  conspicua  Epithemia  Breb. 

B - valvae  apicibus  attenuatis;  raphe  bene  conspicua,  nodulo  cen- 
trali instructa  Rhopalodia  O.  Muli. 

Nitzschieae. 

A - Frustula  intra  vaginas  mucosas  inclusa  Homoeocladia  A g. 

B - frustula  libera,  carinae  (raphe)  in  una  alterave  valva  per  diame- 
trum  oppositae  Nit\schia  Hass. 

C - frustula  libera,  carinae  (raphe)  secus  latus  unum  frustuli  vergen- 
tes  Hant^schìa  Grun. 

Surirelleae. 

A - Valvae  transverse  undulatae,  undulationibus  e latere  conspicuis, 
raphe  recta  Cymatopleura  W.  Sm. 

B - valvae  ellipticae,  saepe  medio  constrictae,  raphe  cruciata,  apici- 
bus  bifurcata  Hydro Silicon  Brun 

C - valvae  complanatae,  cuneatae,  costatae  et  alternatim  granulatae, 
raphe  recta  Podocystis  Kuetz. 


164 


D - valvae  complanatae  vel  in  spiram  contortae  costatae  et  granu- 
latae,  marginibus  alatae,  raphe  recta  Surirella  Turp. 

E - valvae  ephippii  ad  instar  extructae,  raphe  fere  inconspicua  vel 
piane  obiliterata,  plerumque  cruciatim  disposita 

Campylodiscus  Ehr. 

Da  quanto  venne  esposto  nella  Memoria  dell’ A.  riguardo  alla 
verace  natura  del  rafe  e all’ originarsi  del  medesimo,  che  ora  si  può 
accertare  aver  la  più  stretta  relazione  con  la  sola  comparsa  dei  no- 
duli apicali,  è facile  comprendere  come  l’antica  distinzione  propu- 
gnata da  H.  L.  Smith  in  Crittorafidee,  Pseudorafidee  e Pafidee  deva 
venire  abbandonata,  le  Pseudorafidee  comprendendo  forme  in  cui 
non  esiste  ancor  traccia  di  cosiffatto  carattere,  quali  le  Tabellarieae 
ed  altre  in  cui  questo  compare  ormai  evidentissimo  come  nelle  Epì- 
themieae  e nelle  Nit^schieae.  Se  poi  si  vuol  tener  calcolo  della  preca- 
rietà dei  caratteri  forniti  dall’aspetto  dell’endocroma  o dei  cromato- 
fori in  generale,  come  in  modo  precipuo  si  rileva  dagli  studi  del 
Mereschkowski  anche  la  distinzione  in  Coccocromee  e Placocromee 
perde  assai  del  suo  significato,  tanto  più  in  considerazione  della 
scoperta  di  specie  apoclorotiche  il  cui  numero,  dopo  le  prime  osser- 
vazioni del  Cohn,  si  è aumentato  a merito  di  Provazek,  Benecke 
ecc.;  non  riuscirà  quindi  troppo  diffìcile  accogliere  il  metodo  propo- 
sto dal  Forti,  in  quanto  è suffragato  da  due  solide  ragioni  che  sem- 
brano imporsi  senza  restrizione:  la  prima,  fondata  sui  criteri  anato- 
mo-fisiologici  della  forma  sessuata  od  asessuata  di  riproduzione  e 
della  presenza  o no  di  caratteri  concomitanti  alle  funzioni  di  libera 
transazione;  la  seconda,  d’indole  subordinata,  perchè,  malgrado  tutto, 
la  successione  delle  forme  non  riesce  perciò  troppo  sconvolta  e nem- 
meno ai  sensi  troppo  irregolare,  ma  si  bene,  con  la  mutazione  dei 
limiti  in  taluni  aggruppamenti  in  relazione  ai  criteri  novamente  in- 
trodotti, si  è addivenuti  ad  una  sistemazione  assai  più  logica  e,  per 
la  molteplicità  ed  importanza  dei  criterii  informatori,  più  naturale. 

Io  chiudo  questo  resoconto  con  l’augurio  che  il  Forti  vada 
proseguendo  questo  ordine  di  studi,  illustrando,  in  modo  analogo,  la 
sistemazione  filogenetica  dei  generi  delle  Diaiomee  mobili. 


G.  B.  De  Toni 


Collaboratori  della  NUOVA  NOTARISIA 


T.  Bentivoglio  — F.  Boergesen  — O.  Borge  — A.  Borzi  — F.  Ca- 

STRACANE  (*f)  J.  CHALON  R.  ChODAT  J.  COMÈRE  J. 

Deby  (f)  — A.  De  Toni  — A.  M.  Edwards  — D.  Filippi  — 
A.  Forti  — M.  Foslie(-|*) — A.  Garbini  — G.  Guglielmetti  — 
R.  Gutwinski  — A.  Hansgirg  — E.  M.  Holmes  — L.  Holtz  — 
T.  Johnson  — G.  Lagerheim  — V.  Largaiolli  — A.  Mazza  — C. 
Mereschkowski  — L.  Montemartini  — O.  Nordstedt  — P.  Pero 
— P.  Petit  — S-  Petkoff  — A.  Piccone  (f)  — T.  Reinbold 
— P.  Richter  — J.  J.  Rodriguez  (f)  — W.  Rothert  — F.  Sac- 

CARDO  (f)  W.  SCHMIDLE  F.  SCHMITZ  (f)  — B.  ScHROEDER 

C.  Schroeter  — W.  A.  Setchell  — C.  Techet  — A.  Trotter 
— A.  Weber  van  Bosse  — W.  West  — G.  Zodda. 


OTTOBRE  1912  - (Anno  XXVII  dalla  fondazione  della  “ NOTARISIA  „). 


LA  NUOVA  NOTARISIA 

PROPRIETARIO  E REDATTORE 

Dott.  G.  B.  DE  TONI 

LAUREATO  DELL*  ISTITUTO  DI  FRANCIA 
MEMBRO  DEL  REGIO  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 
PROF.  ORDIN.  DI  BOTANICA  NELLA  R.  UNIVERSITÀ  DI  MODENA 

R.  Orto  Botanico  Modena  (Italia) 


Angelo  Mazza 


SAGGIO  DI  ALGOLOGIA  OCEANICA 


Fatte  queste  premesse,  anziché  intrattenermi  sui  noti  caratteri 
della  specie  di  cui  si  tratta,  stimo  più  opportuno  far  seguire  alcune 
particolari  osservazioni  sopra  alcuni  dati  di  fatto,  che  non  riscontro 
altrove  registrati.  L’esemplare  americano  qui  sotto  indicato  mi  ap- 
prende che  alla  regolarità  normale  del  rameggio  dicotomo-decompo- 
sto  fastigiato  si  associa,  con  più  o meno  frequenza,  un  rameggio 
semplice  o composto,  ora  fascicolato,  ora  subverticillato,  composto 
cioè  di  3-4  rami  attorno  alle  ginocchiature,  sia  nelle  parti  medie  della 
pianta,  sia  in  alto.  Talvolta  questi  verticilli  si  producono  all’estremità 
dei  fili  che,  in  tal  caso,  assumono  l’aspetto  capitozzato.  Non  escludo 
che  tale  risultato  possa  anche  essere  prodotto  da  prolificazioni  dovute 
allo  stroncamento  del  filo,  ma  può  verificarsi  anche  nel  caso  opposto. 
Che  la  pianta  sia  suscettibile  di  supervegetazioni  persino  laddove 
queste  non  si  direbbero  le  più  indicate,  lo  prova  il  fatto,  da  me  ri- 
levato, della  emissione  di  un  ramo  iniziale  tra  le  forcipazioni  (1). 


i1)  Ciò  si  verifica  nel  C.  paniculatum  dove  peraltro  si  sviluppa  spesso  nell’  in- 
tegrale sua  essenza  di  ramo  normale. 


IO 


166 

L’illustrazione  di  questi  fenomeni  mi  venne  fornita  dagli  studi 
fatti  sopra  esemplari  stati  raccolti  a S.  Margherita  Ligure  nell’Aprile 
1 9 1 1 dall’amico  Sig.  Egidio  Corti  di  Milano,  ben  noto  ai  cultori 
della  Briologia. 

Più  che  in  alcune  altre,  è in  questa  specie  che  il  sistema  cellu- 
lare, sviluppatesi  ai  soli  nodi,  si  mostra  suscettibile  di  varie  e talune 
anche  peculiari  manifestazioni.  Le  principali  sono  le  seguenti  : 

a)  Cellule  con  endocroma,  prone  alla  fruttificazione  tetraspo- 
rica,  riunite  in  callotta  la  cui  apertura  è rivolta  all’ insù; 

b ) Cellule  in  parte  endocromatiche,  in  parte  ialine  o giallorine, 
sconfinanti  dalla  callotta  e invadenti  la  zona  translucente,  prone  le 
prime  alla  formazione  di  rami  secondari  e terziari,  le  seconde  ad 
acquistare  proprietà  germinatrice  a guisa  di  propagoli  o bulbilli  ; 

c)  Proprietà  del  tubo  assile  a contrarsi,  in  seguito  a che,  pre- 
mendo sull’  orlo  della  callotta,  questa  viene  a chiudersi,  cosicché  la 
massa  cellulare  da  emisferica  si  fa  globosa.  Dato  questo  risultato, 
ben  si  comprende  che  le  contrazioni  si  operano  nel  sènso  longitu- 
dinale, come  del  resto  sempre  avviene. 

Come  in  zoologia  i fenomeni  di  embriogenià,  sviati  o contrastati 
da  cause  intime  od  esterne,  che  ne  impediscono  il  normale  svolgi- 
mento, si  prestano  alla  spiegazione  dei  casi  normali,  così,  nel  caso 
di  cui  trattasi,  si  assiste  al  seguente  curioso  particolare.  Le  cellule 
cladipare,  già  strettamente  ravvicinate  o irregolarmente  sparse,  si 
vedono  disporsi  l’una  sull’altra  in  modo  distanziato  e senza  un  ap- 
prezzabile collegamento  come  potrebbe  essere  quello  di  una  mem- 
brana tuboliforme  la  quale  infatti,  in  altri  esempi,  si  presenta,  ed 
ecco  così  costituito  un  giovane  ramo,  semplice  o con  qualche  dico- 
tomia, esilissimo,  subialino  o pallidamente  roseo,  incluso  fra  la  parete 
del  tubo  assile  e quella  della  cuticola  del  filo.  Se  e come  una  simile 
produzione  possa  avere  un’ulteriore  evoluzione  non  posso  dire,  ma 
certo  dev’essere  eccezionale.  Infatti  nella  pluralità  dei  casi  la  cellula 
cladipara,  come  in  Ballia  callitricha , riesce  a penetrare  la  cute  del 
filo  d’ onde  il  ramo  si  svolge  all’  esterno  nei  modi  ordinari.  Tanto 
sui  rami  interni  e più  ancora  su  quelli  esteriori  sono  disposte  in 
modo  subdistico  o perfettamente  opposto  delle  cellule  prominenti 
destinate  a formare  il  rameggio  dei  gradi  successivi.  Più  importante 
da  osservarsi  è il  fatto  che  i rami  esteriori  così  generati  offrono  delle 


167 


suddivisioni  a verticillo  e fascicolate  a 2-6  rami.  Il  contegno  di  questa 
ramificazione  speciale  è dunque  in  correlazione  con  la  fascicolatura 
in  cui  ex  abrupto  finiscono  alcuni  dei  fili  primari  e secondari  del  ci- 
tato esemplare  americano.  Un  simile  particolare,  oltre  che  nei  gio- 
vani rami,  l’ ho  pure  osservato  anche  nelle  parti  adulte  degli  stessi 
esemplari  liguri.  Cito  il  seguente:  un  filo  primario  grossamente  ca- 
pitozzato alla  massa  cellulare-geniculare,  quasi  avesse  anteriormente 
subito  una  stroncatura,  reca  sulla  massa  stessa  cinque  robusti  rami 
affiancati,  come  le  dita  di  una  mano,  ed  aventi  ciascuno  alla  base 
parecchi  tetrasporangi  in  perfetta  maturazione,  invece  di  un  paio 
come  sarebbe  convenuto  nei  casi  ordinari.  Da  ciò  si  vede  ancora  una 
volta  quanto  partito  sappia  trarre  la  natura  dalle  stesse  lesioni  col- 
l’ assicurarsi  una  più  abbondante  riproduzione. 

I cistocarpi  (favelle)  sono  prodotti  da  rametti  laterali,  involucrati 
da  ramoscelli  che  li  superano  talora  di  parecchie  volte  in  altezza. 

Hab.  Medit.,  Adriatico,  Mar  Nero,  e sponde  europee  ed  ameri- 
cane dell’Atlantico. 

a.  Ceram.  sirictum  Harv.  Bridgeport,  Connecticut.  Coll.  H.  A. 
Green,  4 S.  1893. 

442.  Ceramium  diaphanum  (Lightf.)  Roth. 

= Ceram.  elegans  Gratel.  - Conferva  diaphana  Lightf.  - Boryna 
elegans  Bonnem.  - C.  diaphanum  var.  Chauv.  - Hormoceras?  pul- 
chellum  Kuetz.  - H.  cateniforme  Kuetz.  - H.  siliquosum  Kuetz.  - C. 
diaph.  var.  pulcher  Sperk.  - H.  diaph.  Kuetz. 

Non  tutte  queste  sinonimie  sono  di  un  così  facile  e sicuro  con- 
trollo per  stabilire  se  realmente  corrispondono  a forme  della  genuina 
specie  cui  vorrebbero  riferirsi.  Certo  si  è che  sono  da  escludersi 
gl’individui  del  Pacifico  distribuiti  sotto  il  nome  di  Cer.  diaphanum 
in  Alg.  exsicc.  Amer.  Bor.  N.  3i,  che  fanno  parte  della  tribù  Dictyo- 
gonia,  dai  quali  J.  Agardh  trasse  la  specie  di  C.  californicum. 

Le  suddivisioni  di  terzo  e di  quarto  grado,  per  dicotomie  o a 
disposizione  subsecondata  sono  più  abbondanti  e più  lungamente 
sviluppate  nelle  forme  oceaniche  che  non  in  quelle  mediterranee.  Se- 
condo gli  esempi  datimi  da  un  esemplare  di  Guéthary,  alle  ramifica- 
zioni normali  sarebbero  da  aggiungersi,  per  eccezione,  quelle  subver- 
ticillate senza  un’apparente  causa  esteriore  provocatrice.  Si  tratta 


168 


d’ordinario  di  3 rametti,  uno  per  lato  ed  uno  centrale  sulla  linea 
geniculare,  ingrossati  nel  loro  terzo  superiore  da  produzioni  tetraspo- 
riche  verticillate. 

In  quanto  all’ elemento  cellulare  si  osserva  che  questo  è in  re- 
lazione inversa  col  rameggio  secondario.  Dove  un  tale  rameggio  scar- 
seggia o esiste  allo  stato  rudimentale,  abbondano  invece  le  cellule 
ialine  (da  giovani)  e quindi  giallorine  o leggermente  rosee,  proprie 
dei  prodotti  a fine  generativo,  vaganti  per  natura,  epperò  sconfinanti 
dalla  zona  geniculare  per  invadere  la  zona  ialina  e lucente.  A questo 
fenomeno  comunissimo  negl’individui  mediterranei,  nell’esemplare  di 
Guéthary  e in  altri  se  ne  accompagna  l’uno  o l’altro  dei  seguenti: 

a)  cromatofori  allo  stato  colloidale,  ossia  ficoeritrina  assai  di- 
luita, invadente  il  tubo  assile,  mantenutosi  turgido  nella  zona  pellucida; 

b)  cromatofori  condensati  in  istrato  lamellare  nei  ripiegamenti 
longitudinali  in  seguito  alle  contrazioni  del  tubo  assile,  arrestantisi 
ex  abrupto  a metà  della  zona  stessa; 

c)  cellule  colorate  di  roseo  o porporine,  esigue,  subtonde'  elit- 
tiche,  disordinate  o con  vaghi  accenni  di  disposizioni  in  serie  longi- 
tudinali sopra  fondo  ialino  o leggermente  roseo,  invadenti  parzial- 
mente la  detta  zona. 

Di  questi  e di  altri  fenonemi,  che  si  potrebbero  aggiungere,  solo 
una  monografia  della  specie,  basata  sopra  un  abbondante  materiale, 
vario  di  provenienza,  di  ambienti,  di  sviluppo,  di  fruttificazioni,  ecc., 
potrebbe  forse  dare  la  spiegazione. 

a.  2119.  Ceram.  diaphanum  Roth.  Hormoceras  diaph.  Kuetz. 

In  mari  Bahusiae  leg  Dom.a  Ak.,  Rabenh.  Alg.  Eur. 

b.  86.  Idem.  On  Zostera , Torbay,  not  common,  leg.  Mary  Wyatt. 

c.  1981.  Cer.  strìctum  var.  % osterìcola . Cherbourg  12-8-1862,  leg. 

Le  Jolis. 

Cer . diaph.  var.  minor,  Crouan,  secondo  Ardissone. 

d.  Cer.  diaph.  Sur  Codium  tomentosum.  Guéthary.  Juillet  1903, 
leg.  Chalon. 

443.  Ceramium  paniculatum  Okam. 

Col  Ceram . acanthonotum  Carm.  in  J.  Ag.  costituisce  la  sezione 
delle  specie  a ginocchia  armate  della  Tribù  Brachygonia . Se  ne  deve 
la  scoperta  e la  denominazione  al  benem.  Okamura  che  ne  pubblicò 


169 


la  descrizione  nel  1896  (1).  J.  Agardh  non  ebbe  forse  occasione  di 
conoscere  il  C.  panìculatum ; certo  non  ne  fa  menzione  in  Anal.  algol. 
Cont.  II  che  fu  pubblicata  nell’ indicato  anno.  Ha  parecchie  affinità 
col V acanlhonotum  ma  con  significanti  caratteristiche  proprie. 

È una  delicata  piantina  cespitosa  di  2-3  cm.,  capillare,  eretta,  con 
le  prime  divisioni  distanti,  subdicotomo-alterne,  decomposta  panicu- 
lata  nella  parte  superiore  dove  i rami  sono  emessi  per  ogni  verso, 
brevi,  patenti,  largamente  forcipati,  grassamente  corticati  ai  nodi,  dia- 
fano e nudo  rimanendo  il  resto  delle  articolazioni.  Ogni  ginocchiatura 
emette  dalla  parte  esterna  una  spina  conico-subolata  di  3-4  articola- 
zioni brevissime  colorate,  subadunca  dapprima  e cioè  nelle  parti  più 
giovani,  indi  rettilinea  orizzontale,  in  seguito  ottusa  e tendente  alla 
scomparsa  nelle  parti  senili.  Talora,  in  luogo  della  spina  si  mostra 
una  rizina  ialina.  Le  forcipazioni  ora  sono  normalmente  semplici,  ora 
composte,  e cioè  mentre  uno  dei  rametti  cimali  è semplice  l’altro  è 
alla  sua  volta  forcipato,  come  pure  tra  l’ uno  e l’ altro  dei  rametti 
costituenti  la  forcipazione  ha  posto  talvolta  un  terzo  rametto  desti- 
nato ad  uno  sviluppo  più  o meno  completo,  e ciò  in  relazione  al 
portamento  panicolato  proprio  della  parte  superiore  della  pianta.  Pare 
che  queste  sommità  abbiano  una  tendenza  radicante,  seppure  devesi 
cosi  interpretare  la  dizione  di  apice  attenuatis  aut  discoideo-expansis 
radicans.  Questo  particolare,  di  cui  non  mi  offrì  esempio  l’ unico  esem- 
plare esaminato,  lascerebbe  supporre  nella  pianta,  in  origine  eretta, 
una  tardiva  decombenza,  seppure  non  si  collega  alla  proprietà 
di  un  supporto  superiore  offerto  dalle  circostanze  ambienti.  Ri- 
scontrai invece  in  alcune  divisioni  estreme  la  confluenza  e concre- 
scenza delle  forcipazioni,  e con  ciò  la  formazione  di  una  membrana 
colorata  finamente  reticolato  - clatrata  dovuta  alla  scomposizione  in 
filamenti  delle  cellule  geniculari.  Tetrasporangi  in  verticilli  più  o 
meno  composti  nella  zona  corticata  delle  terzultime  e penultime  sud- 
divisioni.  Cistocarpi.A  Articoli  inferiori  subcilindrici  più  brevi  del  diam., 
ialini,  gradatamente  sempre  più  lunghi  fino  a superarlo  di  3 volte, 
e poscia,  nelle  parti  alte,  così  ravvicinati  da  nascondere  gli  interstizi 


(4)  Contribution  to  Knowledge  of  Marine  Algae  of  Japan.  II  (The  Botanical 
Magazine,  voi.  X,  Tokyo  1896,  n.  in,  p.  36,  piate  ni,  f.  22-23). 


170 


nudi.  Il  tubo  assile,  generalmente  turgido  cosi  da  confondere  le  sue 
pareti  con  quelle  della  cuticola  del  filo,  a volte  si  contrae  longitudi- 
nalmente in  modo  così  sentito  che  il  suo  diametro  si  riduce  ad  una 
sesta  parte  del  diam.  del  filo.  In  questi  casi  lo  spazio  fra  il  tubo  as- 
sile e la  cuticola  del  filo  è invaso  in  modo  disordinato  da  esigue  cel- 
lule tonde  ialine.  Colore  gaiamente  rosso;  sostanza  flaccida  aderibile, 

Hab.  Sulle  Corallina  presso  Kamahara,  prov.  Iwaki  (Giappone). 
a.  27.  Ceram.  paniculalum  Okamura.  Alg.  Jap.  exsicc.  Kadzusa, 
June,  1898. 

444.  Ceramium  californicum  J.  kg.  forma? 

J.  Agardh  l’ascrisse  alla  sua  Tribù  ió.a  Dictyogonia . Gli  esem- 
plari che  ne  ebbe-  dalla  California  erano  sotto  il  nome  di  C.  diapha- 
num.  Pure  sotto  questo  nome  sono  gli  esemplari  di  Farlow,  Ander- 
son ed  Eaton,  distribuiti  in  Alg.  exs.  Am.  Bor.  sotto  il  N.  3i. 
Setchell  e Gardner  gli  assegnano  per  stazione  Esquimalt,  Point 
Reberts  e west  coast  of  Whidbey  Island.  Secondo  essi  la  forma  ti- 
pica sarebbe  di  quest’ ultima  località  (*),  e in  linea  generale  lo  indi- 
cano epifitico  sopra  altre  alghe  nelle  superiori  zone  sublitoranee 
(della  California). 

L’ individuo  esaminato  è cistocarpifero  e si  offre  sotto  l’ aspetto 
elegantissimo  di  un  Callitannio  roseoporporino,  addensato  in  un 
cespo  emisferico  del  diam.  di  4 cm.  Nei  particolari  di  poco  differisce 
dalla  descrizione  fatta  da  J.  Agardh  sopra  esemplari  tetrasporiferi. 
Fronda  ultra  capillare,  piuttosto  cilindrica  coi  rami  più  brevi  densa- 
mente decomposti  subcorimhosi,  quasi  regolarmente  alternanti.  Ra- 
moscelli subsemplici  emessi  in  modo  subsecondato  dai  rami  maggiori 
coi  segmenti  terminali  più  o meno  ottusi.  Sommità  dapprima  forci- 
pate,  indi  erette  con  indizi  di  una  forcipazione  incipiente.  Articola- 
zioni inferiori  2 volte  più  lunghe  del  diam.,  gradatamente  diminuenti 
per  riuscire,  nelle  ultime  suddivisioni,  più  brevi  di  esso.  Ginocchia 
eterocistidee,  grandi,  con  produzione  di  cellule  minori  investenti  la 
metà  circa  od  un  terzo  delle  articolazioni  mediante  uno  strato  corti- 
cale, lasciando  subnuda  e diafana  la  rimanente  porzione  di  esse.  Te- 
trasporangi  verticillati  nei  penultimi  rami,  prominenti,  denudati  su- 


(4)  Secondo  quanto  dichiarano,  i campioni  relativi  si  mostrano  provvisti  di 
cistocarpi,  di  tetraspore  e di  anteridi. 


171 


periormente.  Cistocarpi  (favelle)  nell’ascella  delle  penultime  ed  ultime 
divisioni,  solitari  o bini,  involucrati  da  2-4  rametti  lungamente  incur- 
vati sui  frutti. 

Oltre  che  per  il  portamento  sopra  indicato,  V identificazione  della 
specie  è assai  facilitata  dai  fili  suddivisi  in  rami  di  1 e di  2 grado 
disposti  in  un  perimetro  piramidato  a punta  ottusa  o rotondata.  In 
merito  al  sistema  cellulare,  siccome  le  indagini  Agardhiane  richiedono, 
pel  controllo,  tempo  non  breve  ed  ingrandimenti  massimi,  al  solo 
effetto  della  determinazione  credo  possano  bastare  le  seguenti  con- 
statazioni. Nel  caso  nostro  le  estremità  dei  sacchi  componenti  gli  ar- 
ticoli, anziché  immedesimarsi  nelle  cellule  ginocchiali,  ne  sono  di- 
sgiunte da  uno  spazio  che  è occupato  da  cellule  infrarticolari.  Tenuto 
conto  della  relatività,  queste  cellule  sono  assai  grandi  ma  non  tutte 
delle  stesse  dimensioni,  variamente  angolate,  disposte  su  di  una  linea 
orizzontale  ma  non  perfettamente  retta,  nè  sempre  semplice,  in  quanto 
esse  possono  essere  disposte  in  una  o due  serie  ma  sempre  irrego- 
lari e in  maggior  numero  ai  lati  dell’articolo  pel  maggiore  spazio 
ivi  creato  tra  la  cuticola  del  filo  e l’ estremità  soprastante.  Da  queste 
cellule  infrarticolari  altre  ne  partano  ma  di  molto  più  piccole,  oblun- 
ghe, longitudinali,  commiste  ad  altre  ancora  più  esili,  lunghissime, 
filiformi,  subseriate  in  modo  arcuato  le  laterali,  in  modo  verticale  le 
centrali,  e compongono  così  uno  strato  corticale  disposto  come  due 
callotte  coi  rispettivi  poli  opposti  a contatto  con  la  linea  delle  cellule 
infrarticolari.  La  callotta  superiore  riveste  pertanto  la  parte  inferiore 
dell’articolo  superiore  e la  callotta  inferiore,  in  senso  opposto,  riveste 
la  parte  superiore  dell’ articolo  inferiore.  È anche  da  osservarsi  che 
mentre  le  file  di  cellule  componenti  la  callotta  superiore  si  arrestano 
ad  altezze  assai  disuguali,  quelle  della  callotta  inferiore  finiscono  tutte 
invece  in  una  linea  troncata,  delimitando  cosi  perfettamente  l’orlo 
della  callotta  stessa.  Non  bisogna  però  credere  che  la  rimanente  parte 
degli  articoli  non  rivestita  da  questi  strati  parziali  e colorati  riesca 
perfettamente  nuda.  Jalina  si  ma  non  nuda  affatto,  inquantochè,  mas- 
sime negli  articoli  inferiori,  le  cellule  esilmente  filiformi  e rosee,  con- 
tribuenti alla  formazione  delle  callotte,  si  fanno,  al  di  là  degli  orli 
di  queste,  ancor  più  sottili  e ialine  e in  questa  forma  e così  incolore 
percorrono  longitudinalmente  e parallelamente  tutta  la  rimanente 
parte  degli  articoli. 


172 


Benché  tratte  da  un  unico  individuo,  queste  notizie  debbono 
avere  il  loro  valore  e significato  nello  studio  comparativo  delle  diverse 
forme  o varietà  che  oggi  debbono  essere  meglio  note  che  non  nel 
1893  quando  J.  Agardh,  in  Analecta  Algologica,  proponeva,  non 
senza  qualche  dubbio  per  insufpcienza  di  materiale,  la  sua  varietà 
decipiens.  Infatti  Setchell  e Gardner  nel  1903,  in  Alg.  of  northw. 
Am.,  accennano  a tre  varietà  (o  forme  ?)  di  Cerarli,  califnrnicum  con 
questa  semplice  dizione:  « nos  N.  ó 1 7 !,  617  a!  »,  ma  delle  quali  non 
sono  note  allo  scrivente  nò  le  piante  nè  le  descrizioni  relative.  In 
quanto  alla  var.  Agardhiana  l’autore  conviene  che  la  pianta  è affatto 
simile  alla  forma  primaria  nei  riguardi  delle  tetraspore,  mentre  dubita 
che  ne  diversifichi  per  la  struttura  delle  ginocchia  la  quale  non  corri- 
sponderebbe a quella  delle  Dictyogonia  ma  piuttosto  a quella  delle 
Zygogonìa.  Minor  valore  hanno  forse  certe  differenze  notate  nella  co- 
stituzione dello  strato  corticale,  perchè  le  stesse  si  possono  qua  e là 
riscontrare  anche  nella  forma  primaria,  come  avvenne  allo  scrivente  (1). 

a.  Ceramium  californicum  J.  Ag.  Collins,  Holden  and  Setchell, 
Phyc.  Bor.  Am.  n.  447.  Reietto,  sopra  Gradi . confervoides.  Santa 
Cruz,  California,  Agosto  1897  (legit  miss  J.  M.  Weeks).  Per  graziosa 
comunicazione  del  Dott.  A.  Forti. 

Sottogenere  Centroceras  Kuetz. 

Le  sole  quattro  specie  che  finora  comprende  questo  sottogenere 
meritavano  certamente  una  distinzione  speciale  fra  l’ottantina  circa 
di  Euceramium,  ma  non  già  pel  fatto  dell’  aculeo-corno  espresso  nella 
denominazione  del  sottogenere,  caratteristica  questa  che,  in  forme 
varie,  si  ripete  anche  nei  Ceramium  Derbesii,  acanthonotum,  panicu- 
latum , puberulum , ciliatum,  echionotum.  Il  fatto  nuovo  da  esprimersi 
nella  distinzione  parmi  che,  in  questo  caso,  dovesse  essere  quello  già 
stato  rilevato  da  C.  A.  Agardh  fino  dal  1820  con  le  parole  « Arti- 


(1)  La  sistematica  è in  natura,  ma  noi  non  possiamo  valercene  che  per  seguire 
grossolanamente  le  linee  fondamentali  delle  organizzazioni  tra  gen.  e gen.;  ma  queste 
linee  non  sono  mai  così  pure  ed  assolute  nelle  divisioni  tra  specie  e specie,  e 
molto  meno  allorché  trattasi  di  varietà  e di  forme.  Questa  verità  viene  spesso  con- 
statata dallo  stesso  J.  Ag.  nella  trattazione  delle  Tribù  dei  Ceramium  da  lui  ideate 
con  tanto  vantaggio  per  lo  studioso. 


173 


culi...,  longitudinaliter  et  transversaliter  tenuissime  striati  »,  per  dire 
solo  del  carattere  di  più  immediato  rilievo  e come  quello  altresì  più 
confacente  al  caso.  L’Ardissone  va  più  oltre,  parendogli  che  il  gen. 
Centroceras  sia  di  autonomia  contestabile  « poiché  le  poche  specie 
che  comprende  non  differiscono  dai  Cerami  propriamente  detti  se- 
nonchè  per  la  forma  e la  disposizione  delle  cellule  corticali  » (1).  Ciò 
nonpertanto  egli  adottò  la  nomenclatura  Kuetzingiana  che  qui  si 
omette  sull’esempio  di  De  Toni  in  Syll.  Alg. 

445.  Ceramium  clavulatum  Ag. 

= Spyridia  clavulata  J.  Ag.  - Centroceras  clavulatum  Mont.  - 
Boryna  torulosa  Bonnem.  - B.  ciliata  Bory.  - B.  borbonica  Grat.  - 
Centroceras  Championianum  Zanard.  - Cent,  cryptacanlhum  Kuetz.  - 
Ceram.  mexicanum  Sond.  - Ceram.  antenninum  Mert.  - Cent,  micra- 
canthum  Kuetz.  - Cent,  leptacanthum  Kuetz.  - Cent,  macracanthum 
Kuetz.  - Cent,  hyalacanthum  Kuetz.  - Abacidium  clavulatum  Mont.  - 
Cent,  crispulum  Mont.  - Cent,  oxyacanthum  Kuetz.  - Cent,  brachya- 
canthum  Kuetz.  - Ceram.  Gasparrinii  Menegh.  - Cent.  Gasparrini 
Kuetz.  - Cent,  clavulatum  var.  uncìnaium  Grun. 

A me  non  risulta  che  questa  specie  presenti  alcunché  di  così 
decipiens  da  potersi  scambiare  per  una  Spyridia,  come  consterebbe 
dalla  sinonimia  Agardhiana.  Per  molteplici  che  siano  le  varianti  (tutte 
apprezzabili  al  microscopio),  non  per  questo  la  pianta  perde  i carat- 
teri fondamentali  dei  Cerami,  e così  dicasi  delle  altre  specie  ascritte 
al  sottogenere  Kuetzingiano. 

Ignoro  se  i fenomeni  che  accompagnano  il  ciclo  biologico  di 
questa  pianta  siano  ben  noti  e completamente  esposti  da  qualche 
autore.  Non  essendo  qui  il  luogo  di  tentare  una  monografia  al  ri- 
guardo, non  posso  però  esimermi  dal  penetrare  in  qualcuno  dei  tanti 
recessi  ove  si  elaborano  i primi  svolgimenti  del  ciclo  stesso  i quali 
(sembra  un  paradosso)  vanno  di  conserva  con  l'atto  finale  della  for- 
mazione e maturanza  di  quelle  tetraspore  che  sempre  abbiam  visto 
occupare  i fastigi  della  vegetazione.  Eppure  talvolta  questa  fruttifi- 
cazione si  può  trovare  a contatto  dello  stesso  substrato. 


(£)  Ardiss.  Phycol.  medit.  Parte  I,  p.  121. 


174 


La  pianta  viene  indicata  per  cespitosa,  ma  ciò  non  può  dirsi 
a rigore  di  termine,  perchè  la  sua  massa,  anziché  procedere  da  una 
sola  radice  o callo  e da  un  sol  piede,  è composta  di  uno  strato  di 
fili  al  loro  inizio  sdraiati  sulla  matrice  (altre  Alghe  e anche  scoglio) 
alla  quale  aderiscono  mediante  rizine  ialine,  articolate,  semplici  o 
subramose,  isolate  o fascicolate,  emesse  dalle  giunture  delle  artico- 
lazioni, radamente  dal  corpo  stesso  dell’ articolo  (1).  Altro  fatto  con- 
tribuente all’ accrescimento  dello  strato  basilare  della  pianta  è il 
seguente.  In  casi  in  apparenza  anormali  ma  per  la  ragione  loro 
eminentemente  fisiologici  in  quanto  tendono  alla  riproduzione  per 
scissione,  le  cellule  aculeipare  del  margine  superiore  dell’anello  gi- 
nocchiale, in  causa  di  una  stretta  aderenza  alla  esilissima  cuticola 
del  filo  con  la  quale  sono  quasi  concrescenti,  nella  loro  spinta  all’  insù 
per  lo  svolgimento  loro  in  aculei,  dilacerano  la  cuticola  per  cui  ne 
consegue  la  disarticolazione  e la  caduta  della  parte  del  filo  sopra- 
stante all’ avvenuta  separazione.  11  fenonemo  si  verifica  anche  nei  fili 
eretti,  ma  più  frequente  si  riscontra  nello  strato  basilare  in  seguito 
anche  a cause  estrinseche,  non  ultima  quella  dell’azione  di  una  quan- 
tità di  animalcoli  che  dei  cuscinetti  d’ Alghe  si  fanno  nido.  A tale 
effetto  neppure  le  Bacillariee  sono  estranee. 

Come  si  può  immaginare,  lo  sgroviglio  delle  parti  sdraiate  della 
pianta  ci  fa  assistere  ad  una  quantità  di  fatti  ognuno  dei  quali  ri- 
specchia un  ciclo  biologico,  sia  che  si  consideri  la  pianta  come  indi- 
viduo o come  un  aggregato  di  individui.  Per  brevità  si  riassumono 
alcuni  dei  fatti  stessi  nelle  seguenti  ripartizioni  : 

a)  Fili  primari  sdraiati,  dapprima  rosei,  poscia  color  nocciola 
subverdognoli  e infine  giallorino-ialini  a lunghissime  articolazioni 
ultra  sottili  le  prime  e sprovviste  di  rizine  fattesi  decidue  per  cessa- 
zione della  necessità  loro,  indi  più  ingrossate  e munite  di  rizine  an- 
cora vegetanti  aderenti  o sollevate  a seconda  della  natura  del  sub- 
strato. Strato  corticale  ora  di  cellule  degl’ indicati  colori,  esigue,  tonde, 
fittissime  e senz’ alcun  ordine;  ora  disposte  in  masse  fibriformi,  lon- 
gitudinali, subrette,  o subflessuose  o inclinate  in  sensi  diversi,  fram- 
miste a cellule  esigue  isolate; 


(l)  Quest’  ultimo  esempio  mi  venne  fornito  da  un  esempi.  Neo-Zelandese. 


175 


b)  Fili  sdraiati  o decombenti-risorgenti,  subregolari  o nocchie- 
rosi, una  o più  volte  curvati  a sifone,  ialino-giallorini,  quasi  ecorti- 
cati  o con  cellule  normali  regolarmente  seriate  rettangolari  coi  lati 
maggiori  verticali  (in  una  sola  articolazione  ebbi  a riscontrarle  in  senso 
opposto,  e cioè  coi  lati  maggiori  orizzontali),  ora  in  modo  irregolare. 
Articolazioni  talora  indistinte  per  lunghissimi  tratti  anche  nei  casi  di 
diafanità.  Rametti  ora  normalmente  clavulati,  ora  in  forma  di  un 
grosso  pungiglione  ’giallorino  a cortissimi  articoli  con  cellule  subqua- 
drate subialine  o con  qualche  aculeo. 

c ) Fili  o porzioni  di  fili  sdraiati,  privi  di  articolazioni  in  luogo 
delle  quali  si  hanno  talora  due  nocchi,  uno  per  lato,  con  qualche 
intenzionale  aculeo.  Questi  fili  sono  assai  robusti,  giallorino-ialini  o 
di  color  nocciola,  corticati  di  cellule  degli  stessi  colori,  esigue,  sub- 
tonde, assai  spesse  e senza  traccia  di  un  ordine  qualsiasi.  Appunto 
in  tronconi  di  questa  natura  riscontrai  tetrasporangi  vivamente  por- 
porini, maturescenti,  ora  isolati,  ora  raggruppati  persino  in  numero 
di  12  disposti  in  3 verticilli  irregolari.  Si  dà  anche  il  caso  di  una 
forcipazione  con  tendenza  a trasformarsi  in  rizoidi.  Un  vero  capo- 
volgimento  ! 

Dal  sopra  esposto  appare  come  la  natura  sappia  valersi  anche 
dei  regressi  di  vegetazione  per  raggiungere  il  suo  scopo  precipuo. 

Non  occorre  aggiungere  una  nuova  descrizione  della  notissima 
pianta  la  cui  distribuzione  è vastissima.  Difettiamo  però  assai  in  fatto 
dei  punti  di  collegamento  fra  le  varie  stazioni.  Quello  della  Tilden 
(gruppo  delle  isole  Hawaii  nel  Pacifico)  mi  sembra  nuovo. 

a.  Centroceras  brachy acari tlium.  Fernambuco,  Brasile,  lugl.  1882 
Racc.  C.  Marcacci.  Ex  herb.  A.  Piccone. 

b . Centroceras  clavulatum . Perù,  costa  dell’Isola  S.  Lorenzo  presso 
Callao.  Agosto  e Settemb.  1 883.  Come  sopra. 

c.  Centroceras  cryptacanthum.  Cavite  presso  Manila,  Isola  di  Luzon 
(Filippine).  Settemb.  1884.  Come  sopra. 

d.  Centroceras  clavulatum.  The  Eplanade  Wellington  4-3...  Nuova 
Zelanda.  Ex  herb.  Laing. 

e . N.  491.  Ceramium  dìaphanum  (sic)  Roth.  Waikiki,  Oahu,  Terri- 
tory  of  Hawaii.  J.  E.  Tilden.  28  My  1900. 

/.  Ceramium  clavulatum  A g.  (det.  A.  Mazza)  S.  Diego  (California) 
1910.  leg.  Alessandro  Jardini. 


176 


Osservazione.  — L’ individuo,  radicante  sopra  Pterocladia  capii 
Iacea , in  cui  furono  riscontrati  i fenonemi  di  cui  alia  lettera  c),  venne 
raccolto  dallo  scrivente  il  i5  ma gg.  1902  al  Foro  Italico  a Palermo. 
Sia  perchè  restii  all’imbibizione,  sia  per  l’esilità  capillare  dei  Cera- 
mium  del  sottogen.  Centroceras , è oltremodo  difjìcile  ottenerne  se- 
zioni così  sottili  che  si  possano  disporre  in  piatto  anziché  sul  fianco. 
Il  Cer.  clavulatum  non  solo  ha  la  proprietà  di  disarticolarsi  natural- 
mente, ma  anche  di  scindersi  dove  che  sia  sul  corpo  degli  articoli, 
e ciò  si  ottiene  in  modo  artificiale  sottoponendo  dei  fili,  bagnati  in 
acqua  acidulata,  ad  una  forte  pressione  fra  due  vetri  dello  spessore 
di  quelli  comuni  per  finestre.  Si  avranno  con  ciò  moltissime  separa- 
zioni di  articoli  in  forma  di  cilindri  che  rimangono  forzatamente  sul 
fianco,  ma  fra  essi  talvolta  si  rinvengono  dei  dischi  così  sottili  che 
si  dispongono  di  piatto,  ossia  a contatto  dei  vetri  con  le  due  faccie 
sezionate.  Questo  fatto  prova  la  possibilità  di  due  scissioni  operatesi 
ad  una  distanza  micromillimetrica.  La  sezione  trasversale  così  ottenuta 
ha  forma  tonda  e presenta  l’ asse  centrale  sotto  l’ aspetto  di  una  mem- 
brana rosea  in  vario  modo  pieghettata  isolata  in  uno  spazio  vuoto, 
e lo  strato  corticale  composto  di  2 serie  di  cellule:  l’interna  di  6-8 
cellule  esigue,  rosee,  obovate  od  elittiche;  l’esterna  di  numerose  cel- 
lule consimili  concatenate  per  l’estremità  loro.  Più  notevole  è ancora 
quest’  altro  fatto,  cioè  che  per  la  pressione  suddetta  molti  dei  cilindri 
(articolazioni  disarticolate)  sono  costretti  a vomitare  il  loro  contenuto, 
ossia  il  tubo  assile  roseo,  e molte  delle  esigue  cellule  corticali  si 
spaccano  longitudinalmente  con  una  linea  netta  nella  parete  rispet- 
tiva. Si  hanno  così,  in  luogo  delie  cellule,  tante  laminette  rosee  ora 
interamente  spianate,  ora  coi  margini  piegati  a doccia. 

Come  si  vedrà  anche  in  Cer . Eatonianum,  queste  scomposizioni 
di  organi  negli  elementi  loro  possono  essere  di  grande  sussidio  allo 
studioso  nella  spiegazione  delle  metamorfosi  inerenti  alle  condizioni 
varie  in  cui  viene  a trovarsi  una  pianta,  o alcuna  parte  di  essa,  a 
seconda  degli  stadi  del  suo  sviluppo. 

446.  Ceramium  Eatonianum  (Fari.). 

= Centroceras  Eatonianum  Fari.  - Centroceras  oregonense  J.  Ag. 

Scrivendo  di  questa  pianta  dopo  1’  esame  di  un  unico  frammento 
basilare,  ben  si  comprende  come  io  abbia  inteso  di  presentare  dei 
semplici  dati  individuali  e non  già  dei  caratteri  che  pretendano 


177 


di  sintetizzare  ogni  sua  manifestazione.  Questa  dichiarazione  è tanto 
più  necessaria  inquantochè  a me  di  essa  specie  è noto  solo  quel 
poco  che  si  può  leggere  in  Syll.  Alg.  di  De  Toni,  che  così  può  es- 
sere riassunto. 

Fronda  capillare,  inerme,  dicotomo-fastigiata  e provvista  di  pro- 
lificazioni sparse,  segmenti  terminali  forcipati  incurvi  terminati  in 
una  grande  cellula  ; zone  corticali  troncate  alle  ginocchia,  cellule  lon- 
gitudinalmente seriate,  negli  articoli  superiori  suddivise  in  modo  bi- 
nato o quaternato,  negli  inferiori  subregolarmente  alternanti  roton- 
dato-quadrate.  Larghezza  degli  articoli  subeguale  alla  lunghezza. 

In  quanto  al  portamento  nulla  s’impone  di  così  spiccatamente 
diverso  che  la  contradistingua  dal  comune  C.  clavulatum.  Ogni  dif- 
ferenza da  questo  è da  rilevarsi  al  microscopio.  Primissime  sono: 
l’assenza  dell’anello  ginocchiale;  le  fibre  robustissime,  o cordoni, 
che  scorrono  subparallele  o diagonali  od  accavallantisi  sul  corpo  delle 
articolazioni  senili  viste  in  superficie;  la  mancanza  degli  aculei  ginoc- 
chiali e,  infine,  le  disposizioni  binate  o quaternate  delle  cellule  cor- 
ticali varianti  di  forma. 

Non  bisogna  dimenticare  che  del  Cer.  Eaionianum  non  si  cono- 
scono le  fruttificazioni,  il  che  permette  di  avanzare  la  pregiudiziale 
se  le  forme  fertili  non  avessero  per  avventura  le  cellule  ginocchiali 
raccolte  in  un  cingolo  mucoso  solidescente,  e di  natura  prolifera  come 
in  Qer.  clavulatum.  Se  ciò  fosse,  non  mancherebbero  certo  i tetra- 
sporangi  e forse  anche  gli  aculei.  Di  questi  ultimi  ebbi  a constatarne 
in  istato  iniziale  all’estremità  di  un  articolo  isolato.  In  quanto  alle 
altre  differenze  non  sono  sempre  tali  in  modo  assoluto  anche  nello 
stesso  Eatonìanum , mentre  mi  fu  dato  di  riscontrarle,  in  modo  par- 
ziale, nel  clavulatum. 

In  Cer.  Eatonìanum  i fili  repenti  emettono  qua  e là  ai  lati  delle 
ginocchia,  a contatto  o quasi  del  substrato,  delle  radicelle  ialine,  ed 
ai  lati  opposti  dei  rametti  a cellule  grandi  subquadrate.  Le  radicelle, 
articolate,  offrono  strani  polimorfismi  nei  quali  la  pianta  pare  abbia 
messe  in  opera  tutte  le  sue  risorse  per  assicurarsi  la  fissità.  Isolate 
o fascicolate,  semplici  nei  primi  due  terzi,  indi  subdicotome  o varia- 
mente ramose,  hanno  alle  estremità  loro  i più  curiosi  sviluppi  che 
si  possono  così  riassumere:  capolini  bratteati  in  giro,  formati  da  un 
gruppo  di  corpicini  globosi,  indi  cordiformi  con  una  cellula  centrale 


178 


e infine  più  o meno  spiegati  in  lamine  lobate;  apparati  saccoriziformi; 
tazzette;  bombicine  sparse  di  sferette  prominenti;  produzioni  ricor- 
danti fruttificazioni  di  fanerogame  come  di  Trapa;  cespuglietti  ricor- 
danti Cladonie,  Endivia,  ecc. 

Le  distinzioni  fra  articolo  e articolo  nelle  parti  inferiori  e medie 
dei  fili  non  senili  sono  segnalate  da  un  maggiore  ispessimento  di 
cellule  ai  nodi,  ma  nè  per  dimensione  nè  per  forma  nè  per  la  natura 
loro  sono  dissimili  da  quelle  che  percorrono  tutto  il  resto  dell’arti- 
colazione; nelle  parti  superiori  lo  spessore  delle  cellule  è suddiviso 
in  modo  uniforme,  cosicché  la  distinzione  fra  articolo  e articolo  è 
data  da  un’  esile  linea  ialina  trasversale.  A parte  il  cingolo  ginocchiale 
che  qui  non  esiste,  la  stratificazione  corticale  dei  primi  stadi  del  filo 
è pertanto  poco  difforme  da  quella  del  Cer.  clavulatum,  composta 
cioè  dal  numero  massimo  di  32  file  (16  per  faccia)  di  esigue  cellule 
roseo-porporino  disposte  longitudinalmente.  Ogni  fila  essendo  com- 
posta di  circa  20  cellule,  ne  consegue  che  il  rivestimento  corticale  di 
ogni  singola  articolazione  è composto  di  circa  640  esigue  cellule,  come 
nel  C.  clavulatum . Si  comprende  che  questi  numeri  vanno  gradata- 
mente  diminuendo  nel  progredire  verso  l’alto  del  filo.  Cominciando 
dagli  articoli  inferiori,  ora  avviene  che  le  cellule  delle  file  più  interne 
(in  rapporto  alla  faccia  che  si  esamina  in  superficie)  ad  un  dato  stadio 
confluiscono  per  le  estremità  loro,  formando  così  dei  filamenti  colo- 
rati e poscia  delle  masse  fibriformi  longitudinali  subparallele,  come 
abbiamo  visto  alla  lett.  a)  nella  trattazione  del  Cer.  clavulatum.  Se- 
nonchè  nell’  esempi,  del  Cer.  Eatonianum  in  esame  il  procedimento 
assume  uno  svolgimento  ed  un’  importanza  assai  più  grandi.  L’ esame 
della  porzione  inferiore  di  un  filo  maturo  mi  presenta  le  articolazioni 
percorse  longitudinalmente  da  due  grosse  fibre-cordoni  di  un  rosso 
scuro,  mentre  gli  spazi  intermedio  e laterali  da  fili  sottili  e rosei.  Un 
filo  senile  invece  mi  offerse  la  presenza  delle  già  accennate  fibre 
robustissime  o cordoni  in  numero  da  4 ad  8 per  faccia,  parallele 
rette  0 flessuose,  inclinate  o accavallantesi,  quali  si  vedono  in  super- 
ficie. Queste  ultime  disposizioni  possono  dipendere  da  cause  diverse 
fisiologiche  o meno,  non  escluso  l’ effetto  dell’  età  e della  essiccazione 
ma  si  possono  ricondurre  alle  primitive  per  mezzo  di  un  bagno 
acidulato  e conseguente  compressione.  Il  filo  così  trattato  presenta  le 
articolazioni  composte  di  4-8  grandissime  cellule  rettangolari  le  quali, 


179 


in  seguito  ad  un’ aumentata  pressione,  rigettano  i rispettivi  assi  rosei 
dell’  istessa  forma  ma  con  gli  angoli  rotondati  ; inoltre  la  parete  di 
una  parte  di  esse  cellule  si  spacca  nettamente  in  linea  verticale  e si 
hanno  in  conseguenza  delle  laminette  rosee  ora  interamente  spianate 
ma  più  spesso  coi  margini  flessuosi  o curvati  a doccia.  Queste  spac- 
cature così  regolari  dimostrano  che  non  trattasi  già  di  una  dilacera- 
zione brutale  dovuta  esclusivamente  ad  un’azione  meccanica  come 
è quella  della  compressione,  ma  che  si  operano  sopra  una  linea  su- 
turale con  la  quale  ebbe  termine  il  lavorio  di  aggregazione  delle 
tante  cellule  esigue  rettangolari,  subquadrate  o tonde  il  cui  materiale 
ha  servito  a comporre  le  poche  e grandi  cellule  (*).  A queste  però 

ora  più  non  compete  un  tal  nome,  ma  quello  di  sifoni  in  cui  effet- 

tivamente si  sono  tramutate,  come  lo  provano  i relativi  tubi  assili. 
La  forma  rettangolare  è di  sola  apparenza  siccome  dovuta  unica- 
mente alla  compressione  di  un  vero  e proprio  cilindro  ad  estremità 

tronche.  Altra  prova  che  la  metamorfosi  ebbe  a compiersi  come  ora 

si  disse,  sta  nel  fatto  che  attraverso  1’  esilissima  e ialina  cuticola  del 
filo  più  non  si  scorge  alcuna  traccia  delle  antiche  esigue  cellule  cor- 
ticali. Nei  casi  in  cui  questi  sifoni  sono  perfettamente  verticali  e da 
soli,  senza  altre  complicazioni  di  forme,  danno  l’idea  di  colonnine 
inquantochè  sono  un  po’  allargati  alle  estremità.  Normalmente  i ca- 
pitelli di  queste  colonnine  s’incontrano  quasi  a contatto  coi  basa- 
menti delle  colonnine  dell’articolazione  immediatamente  soprastante; 
altre  volte  invece  si  fermano  ad  un’  infinitesima  distanza  ed  allora 
nella  sottile  linea  di  spazio  intercedente  possono  trovar  posto  delle 
cellule  infrarticolari  esigue,  lineari,  orizzontali,  di  natura  inerte,  veri 
simulacra  inania  la  cui  ragione  di  essere,  e sotto  un  ben  altro  aspetto 
andrebbe  ricercata  negl’individui  fruttigeri. 

Sostanza  assai  ferma,  di  poca  aderenza  al  foglio;  il  colore  roseo- 
porporino  si  fa  rosso-bruno  nelle  parti  senili,  bruno-giallastro-nereg- 
giante  nelle  essiccazioni. 


(*)  Che  simili  fenonemi  avvengano  nell’  interno  di  un  organismo  è assai  meno 
sorprendente  di  quello  che  (della  natura  stessa,  e cioè  saldatura  di  parti  laminari) 
abbiam  visto  compiersi  esteriormente  nel  Dictyurus purpurascens , di  cui  al  N.  341 
della  presente  opera. 


180 


Llab.  America  superiore  in  Oregonia  e California. 
a.  Centroceras  Eatonianum  Farlow.  Algae  Californiae;  ex  herbario 
A.  B.  Harvey,  Taunton  U.  S.  A.  et  ex  herb.  Dott.  A.  Forti. 

447.  Ceramium  Deslongchampii  Chauv.  ( 1 ) 

= Gongroceras  Deslong.  Kuetz.  - Ceram.  Agardhianum  Griff.  in 
Harv.  - Gongroc . microdendron  Kuetz.  - Gongroc.  Agardhianum  Kuetz.  - 
Gongroc.  strictum  Kuetz. 

La  presente  specie,  sistematicamente  ed  in  rapporto  a quest’  opera, 
andrebbe  collocata  fra  il  Ceram.  cancellatum  Ag.  (n.  ^32)  e il  Ceram. 
isogonum  Harv.  (n.  434).  Infatti  appartiene  alla  IX  Tribù  Agardhiana 
dei  Leptogonia. 

Sinteticameute  si  deve  definire  per  una  pianta  subsetacea,  de- 
composto-dicotoma  e provvista  di  rametti  laterali  subolati  ; segmenti 
piuttosto  eretti,  i terminali  indivisi  e suberetti  subolati;  articoli  infe- 
riori 3-4  volte  più  lunghi  del  diam.  nudi;  tetrasporangi  verticillati  e 
sparsi  erompenti,  spesso  aggregati  da  un  lato  e confluenti. 

La  prima  sua  vegetazione  è certo  costituita  da  fili  sdraiati,  indi 
da  altri  decombenti  e suberetti,  come  verificai  sugli  esemplari,  e che  ri- 
veste un  sottile  corpo  cilindrico  di  natura  animale,  semidecomposto. 
Questi  primi  fili  nella  parte  aderente  al  substrato  emettono  alle  gi- 
nocchia delle  radicine  ialine,  ed  hanno  le  sommità  talvolta  subforci- 
pate  in  modo  speciale,  presentando  l’aspetto  che  ricorda  le  chele 
di  gambero.  Si  nota  che  il  segmento  inferiore  della  forcipazione,  nel 
caso  di  cui  si  tratta,  è assai  breve  in  confronto  all’altro,  ed  è desti- 
nato ad  una  graduale  atrofizzazione,  tantoché  nell’  ultimo  periodo 
dello  sviluppo,  mentre  il  segmento  primario  si  allunga  enormemente 
con  un  aspetto  subolato,  il  segmento  inferiore  o è affatto  scomparso 
o di  esso  più  non  rimane  che  la  pellicola  ialina  del  filo  vuota  di  ogni 
suo  contenuto  assile  e celluloso. 

I fili  cilindrici,  visti  in  superficie,  presentano  figurazioni  varie  a 
seconda  dell’età  e dell’ubicazione  delle  articolazioni,  cioè  se  inferiori, 
medie  o superiori,  e con  non  meno  varie  apparenze  nei  punti  inter- 
medi. Ora  appaiono  tonde,  od  un  po’  schiacciate  ai  fianchi,  comba- (*) 


(*)  Tardi  se  ne  tratta  in  causa  di  spostamento  della  busta  in  cui  era  contenuto 
T esemplare  relativo,  e solo  ora  rinvenuta. 


181 


■ 


cianti  per  le  estremità  loro,  percorse  longitudinalmente  da  una  o più 
laminette  nastriformi  continue,  spiegate  o in  più  modi  ondulate,  pie- 
ghettate o spezzettate.  Le  cellule  ginocchiali  in  questo  caso  ora  sono 
nulle,  ora  poche  o abbondanti  così  da  rivestire  un  terzo  circa  delle 
articolazioni.  Si  hanno  inoltre  cellule  lungo  tutto  lo  spazio  esistente 
fra  le  articolazioni  stesse  e la  cuticola  del  filo,  naturalmente  più  ab- 
bondanti dove  gli  spazi  sono  più  grandi,  e cioè  negli  spazi  triango- 
lari che  si  determinano  all’incontro  di  dette  articolazioni  sferoidali. 
In  altri  casi  le  articolazioni  sono  quadrate  o rettangolari  rivestite  di 
una  lamella  rosea  intera  o spezzata.  Infine  si  dà  anche  il  caso  delle 
articolazioni  in  apparenza  rivelantisi  unicamente  per  una  larga  fascia 
di  cellule  variabili  per  dimensione  e forma,  distinte  da  zone  ialine. 
Le  laminette  sono  di  un  bel  roseo  da  Nitophyllum,  roseo-porporine 
le  cellule. 

Le  sezioni  trasversali  mostrano  una  cuticola  ialina  a strati  fila- 
mentosi circolari.  L’asse  ora  ha  l’interno  occupato  dalle  solite  mem- 
branelle  ialine  concentriche  integre  o dilacerantisi  commiste  talvolta 
con  qualche  cellula  rosea;  ora  lo  stesso  centro  è occupato  da  una  o 
più  laminette  rosee,  variamente  raffigurate  le  quali  evidentemente  ripe- 
tono la  loro  origine  dalle  cellule  ginocchiali.  Lo  strato  corticale  è 
composto  di  cellule  isolate,  elittiche,  subtonde  o variamente  angolate 
in  un’unica  o subunica  serie:  in  altri  casi  queste  cellule  confluiscono 
formando  un  cerchio  roseo  più  o meno  interrotto.  Dati  i tre  aspetti 
superficiali  dei  fili,  e che  forse  non  sono  gli  unici,  si  può  di  leggeri 
pensare  quante  altre  configurazioni  possono  offrire  le  sezioni  trasver- 
sali sulla  giuntura  delle  articolazioni  nel  quale  punto  l’ elemento  cel- 
lulare più  abbondantemente  e più  complicatamente  si  esplica,  come 
lo  comprova  la  fig.  9 della  Tav.  della  cont.  II  di  Anal.  algol,  di  J. 
Agardh.  E per  questo  e per  altri  riguardi  sarà  opportuno  riferirsi 
allo  stesso  Autore  che  ne  scrisse  in  Epicrisis,  p.  98. 

Negli  esemplari  osservati  la  pianta  è alta  da  uno  a tre  cent.; 
la  sostanza  è ben  ferma,  opaca,  di  leggera  o di  nessuna  aderenza; 
i bei  colori  vivaci  si  possono  sempre  osservare  al  microscopio  negli 
esemplari  bagnati,  ma  ad  occhio  nudo  le  piante  secche  ci  appaiono 
di  un  colore  atro-violetto  un  po’  sbiadito. 

a.  Ceramìum  Deslongchampìi,  Chauv.  Alg.  Normand.  Cótes  de 
Calvados. 


11 


182 


Gen.  MICROCLADIA  Grev.  (1830; 

Etym.  mìcros  piccolo  e clados  ramo. 

= Delesseriae,  Futi,  Gigartìnae,  Halymeniae,  Sphaerococci,  Plo- 
camii  sp.  auct. 

Fronda  dello  spessore  di  una  setola  o anche  il  doppio  e ultra, 
subcilindrica  o compressa,  dicotoma  e quasi  pennata  coi  segmenti 
spiegati  a ventaglio  o coi  rami  secondari  e terziari  secondatoin- 
trorsi,  costituita  da  un  tubo  assile  nucleato  articolato  e da  uno 
strato  corticale  assai  abbondante  ma,  per  quanto  contiguo,  di- 
stinto in  due  porzioni,  la  più  interna  delle  quali  si  potrebbe  anche 
considerare  come  faciente  parte  a sè  stessa  pel  suo  carattere  di  va- 
sto sistema  cellulare  pericentrale,  composto  cioè  da  ampie  cellule 
ialine  rotondato-elittiche-angolose  commiste  e seguite  da  cellule  mi- 
nori e filamenti;  l’esterna  o periferica  è formata  da  piccole  cellule 
intensamente  colorate  oblunghe  verticali  alla  periferia.  Cistocarpi  so- 
litari, collocati  poco  sotto  i segmenti  terminali  della  fronda,  involucrati 
da  circa  tre  ramoscelli  appena  eguaglianti  T altezza  del  frutto.  Tetra- 
sporangi  svolti  verso  il  lato  esterno  dei  segmenti  terminali,  disposti 
in  una  sola  linea  longitudinale,  oppure  irregolarmente  in  parecchi 
su  più  linee  trasversali;  tetraspore  divise  a triangolo.  Anteridi  ignoti 
(ad  eccezione  di  quelli  di  M.  Coulteri ) (i). 


(A)  R.  J.  Harvey  Gibson  (On  some  marine  Algae  from  New  Zealand  1893, 
pag.  5)  descrisse  gli  anteridi i osservati  in  un  esemplare  neozelandese  di  Microc la- 
dia Coulteri  Harv.  ; questi  organi  traggono  origine  da  modificazione  dei  rametti 
terminali  ; le  cellule  anteridiali  si  formano  per  ripetuta  divisione  dello  strato  cel- 
lulare corticale  esterno. 


{continua) 


183 


DOTT.  LUIGIA  CUOGHI  COSTANTINI 


Osservazioni  critiche  intorno  l'Euzonitlla  incisa 

(J.  AG.)  FALK. 

(Con  2 Tavole) 


Il  genere  Eu^onìella,  appartenente  alla  famiglia  delle  Rodome- 
lacee,  venne  istituito  dal  Falkenberg  ( 1 ) e comprende  la  maggior 
parte  delle  specie  che  prima,  colla  Poly^onia  elegans,  formavano  il 
genere  Poly^onia  Suhr  (1834).  H genere  Eu^onìella  è costituito  da 
parecchie  specie  : incisa , flaccida,  bipartita,  Harveyana,  ovalifolìa,  pai - 
matifida,  cuneifolia,  adiantiformis  e flabellifera  ; per  la  maggior  parte 
queste  alghe  vegetano  sulle  coste  dell’Australia  e della  Nuova  Ze- 
landa, una  sola  fu  riscontrata  al  Capo  di  Buona  Speranza  e sono,  in 
generale,  pianticelle  minute  a fronda  sprovvista  affatto  di  corteccia 
che  vivono  epifiticamente  prediligendo  le  grandi  Fioridee  non  escluse 
le  Corallinacee  o anche  le  alghe  brune.  L’epifitismo  per  le  Eu^oniella 
non  è però  una  regola  assoluta;  ad  esempio  la  E.  cuneifolia  (Mont.) 
Falk.  fu  riscontrata  anche  sopra  roccie,  a queste  aderente  con  i 
soliti  dischi  (2). 

L’ Eufonìe  Ila  incìsa  (J.  Ag.)  Falk.  è stata  oggetto,  insieme  ad 
altre  Alghe,  di  un  recente  studio  da  parte  del  Connolly  (*)  il  quale 


(4)  P.  Falkenberg,  Fauna  und  Flora  des  Golfes  von  Neapel,  Die  Rhodome- 
laceen;  Berlin,  1901,  T.  XXVI. 

(2)  Cfr.  R.  M.  Laing,  The  marine  algae  of  thè  subantarctic  Island  of  New 
Zealand  pag.  514;  Wellington,  1909,  John  Mackay,  4. 

(3)  C.  J.  Connolly,  Beitràge  zurKenntnis  einiger  Florideen  (Flora  oder  All- 
gemeine  botanische  Zeitung,  Neue  Folge,  Dritter  Band  (Der  ganzen  Reihe  103. 
Band)  Heft  2,  1911,  p.  125-170,  Taf.  I-II. 


1S4 


fu  condotto  dalle  sue  osservazioni  a confermare  quanto  già  prima  al 
Falkenberg,  nel  lavoro  più  sopra  ricordato,  era  venuto  in  sospetto, 
che  cioè  i cistocarpi  di  quest’alga  portino  al  di  sopra  del  carpostomio 
una  specie  di  lunga  penna  simile  alle  altre  che  si  trovano  sui  rami 
laterali  dell’alga  stessa  costituendone  i rametti.  Ora  questo  fatto,  in 
contradizione  con  quanto  prima  ancora  era  stato  osservato  da  W.  H. 
Harvey  (*),  fu  anche  dal  De  Toni  in  una  sua  recensione  (2)  posto 
in  qualche  dubbio,  laonde  a me  venne  il  desiderio  di  studiare  più 
particolarmente  questa  Fioridea  per  vedere  se  mi  fosse  riuscito  di 
capire  come  stanno  in  realtà  le  cose,  tanto  più  che  il  materiale  non 
mi  mancava  avendone  di  ben  conservato  negli  Erbari  del  prof.  G.  B. 
De  Toni  e del  dottor  Achille  Forti,  messi  a mia  piena  disposizione. 
Così  m’ è stato  possibile  non  solo  studiare  la  Eu^onìella  incìsa  ma 
eziandio  specie  e generi  affini  formandomi  un  concetto,  in  generale, 
sulla  struttura  di  queste  alghe  ed  ora,  nell’ esporre  le  mie  osserva- 
zioni, potrò  farlo  con  maggior  sicurezza  ed  attendibilità.  Infatti  oltre 
il  genere  Eu^oniella  ho  osservato  anche  i generi  Poly\onia  Suhr  e 
Leveillea  Decne  ed  oltre  la  specie  Eu^oniella  incisa  anche  la  flaccida, 
la  Harvey ana,  la  flabellifera,  la  palmatiloba,  ecc.  Degli  esemplari  di 
E.  incìsa,  da  me  studiati,  alcuni  erano  epifitici  sul  Gelidium  glandu - 
laefolium  Harv.  raccolto  sulle  coste  della  Victoria  da  F.  v.  Mueller, 
altri  cresciuti  su  una  Cystophora  a Port  Phillip,  Australia,  altri  infine 
viventi  su  varie  alghe  provenienti  da  quest’ ultima  località. 

Prima  di  passare  allo  studio  dei  cistocarpi  della  E.  incisa  per 
dire  se  esistano  o no  su  di  essi  dei  prolungamenti,  credo  opportuno 
fornire  qualche  notizia  riguardo  la  struttura  anatomica  dell’alga  stessa, 
così  ampiamente  studiata  dal  Falkenberg,  costituendo  questa  specie 
la  forma  che  può  dirsi  tipica  del  genere.  Essa  ha  la  forma  di  fronda 
con  asse  polisifonio  in  quasi  tutta  la  sua  lunghezza  tranne  alla  base 
dove  è monosifonio  e più  o meno  trasformato  in  un  disco  adesivo; 
l’asse  diventa  poi  polisifonio  e cilindrico  per  terminare  in  una  lamina 
larga  e piana. 


(A)  W.  H.  Harvey,  Phycologia  Australica,  Voi.  I,  piate  XLII.  A;  London, 
1858,  J.  E.  Taylor,  8. 

(2)  G.  B.  De  Toni,  Riassunto  sul  lavoro  di  J.  A.  Connolly  (La  Nuova  No- 
tarisia,  Serie  XXIII,  Aprile  1912,  pag.  96). 


185 

Nella  porzione  dell’asse  polisifonìo  esiste  una  cellula  centrale 
assile  attorno  alla  quale  stanno  quattro  cellule  pericentrali  che  hanno 
lunghezza  uguale  alla  metà  dei  segmenti  nei  quali  è diviso  l’ asse 
delle  Eu^oniella.  Dalle  cellule  pericentrali  del  segmento  inferiore  po- 
lisifonio  di  quest’asse,  cioè  da  quel  segmento  che  sta  subito  al  di 
sopra  dell’unico  segmento  monosifonio  che  vedemmo  dare  origine 
al  disco  adesivo,  parte  un  getto  laterale  strisciante  che  fino  ad  ora 
era  1’  unica  parte  conosciuta  e si  credeva  perciò  rappresentasse  tutta 
la  pianta  di  Eu^oniella.  Una  volta  che  questo  getto  laterale  si  è at- 
taccato al  substrato  per  opera  di  organi  di  adesione,  l’asse  principale 
va  perdendo  di  importanza  mentre  il  getto  laterale  si  spinge  innanzi 
colla  sua  parte  vitale.  Il  segmento  inferiore  di  questo  ramo  laterale 
sta  unito  con  un  poro,  esistente  nella  sua  cellula  centrale,  colla  cel- 
lula centrale  del  caule  principale,  e il  suo  asse  è formato  da  una 
cellula  mediana  e da  sei  cellule  pericentrali  disposte  tre  dorsalmente 
e tre  ventralmente.  Esso  è sprovvisto,  come  tutte  le  altre  parti  delle 
Eu^oniella,  di  corteccia  e sul  suo  lato  ventrale,  a intervalli  di  tre  a 
cinque  segmenti,  si  trovano  degli  organi  di  adesione  che  traggono 
la  loro  origine  da  due  cellule  pericentrali,  diversi  quindi  dall’organo 
basale  di  adesione  dell’asse  principale  che  dicemmo  derivare  da  una 
sola  cellula.  Inoltre  tali  organi  di  adesione  non  si  trovano  situati  in 
un  segmento  ma  fra  due  segmenti  consecutivi  e le  due  cellule  ge- 
neratrici dapprima  formano  una  specie  di  disco,  poi  si  dividono  e 
suddividono  anche  con  setti  trasversali  avendosi  così  quella  forma 
caratteristica  dei  dischi  adesivi  delle  Eu^oniella  con  struttura  pluri- 
cellulare complicata  e lacunare,  molto  simile  alla  forma  dei  dischi 
adesivi  figurati  nella  Poly^onia  dall’Agardh  ( 1 ) i quali  quindi  debbono 
avere  la  stessa  derivazione,  mentre  sono  molto  diversi  da  quelli  che 
furono  riscontrati  nella  Polysìphonia  violacea  (2).  L’asse  di  questo 
getto  laterale  delia  E.  incisa  porta  dei  rami  brevi  disposti  alternati- 
vamente a destra  e a sinistra  con  intervalli  di  due  segmenti.  La 
struttura  di  tali  rami  è più  semplice  di  quella  dell’asse  avendo  essi 


(£)  J.  G.  Agardh,  Florideernes  Morphologi  (Kongl.  Svenska  Vetenskaps-aka- 
demiens  Handlingar  Bandet  15,  N.  6,  pag.  16,  t.  XXXII,  f.  23,  24). 

(2)  C.  M.  Derick,  Notes  011  thè  development  of  thè  Holdfasts  of  certain 
Florideae  (Botanical  Gazette  voi.  XXVIII,  Piate  XXII,  fig.  8;  Chicago,  1899). 


180 


quattro  cellule  pericentrali  invece  di  sei  e anche  queste  quattro  un 
po’  per  volta  si  riducono  e il  ramo  termina  con  una  cellula  unica. 
Alla  loro  volta  questi  rami  brevi  portano,  a seconda  della  loro  lun- 
ghezza, tre,  quattro,  cinque  rametti  che  per  la  forma  loro  speciale 
si  possono  chiamare  penne.  La  prima  penna  sta  sul  primo  segmento 
del  ramo  breve  e le  altre  si  seguono,  come  i rami  sull’  asse  del  getto, 
a distanza  di  due  segmenti;  la  struttura  polisifonia  di  queste  penne 
è ancora  più  semplificata  avendosi  solo  nei  segmenti  basali  quattro 
cellule  pericentrali  e poi  se  ne  hanno  tre,  due,  e finalmente  un’unica 
cellula  che  termina  il  rametto.  Molte  volte  i rami  laterali  e i rametti 
non  conservano  forma  cilindrica  ma  sono  più  o meno  compressi 
nella  direzione  del  loro  piano  di  simmetria  in  modo  da  dare  origine 
a una  formazione  pianeggiante. 

Questa  la  struttura  di  un  esemplare  sterile  di  Eu^oniella  incìsa  ; 
vediamone  ora  gli  organi  riproduttori.  Se  consideriamo  un  esemplare 
di  E.  incisa  anteridifero  vedremo  che  gli  anteridi  (spermatangi)  oc- 
cupano il  ramo  laterale  inferiore  e si  mostrano  in  sezione  trasversa 
come  una  specie  di  triangolo  coi  lati  ricurvi  in  dentro  (A);  in  sezione 
longitudinale  gli  anteridi  hanno  invece  la  forma  di  una  piramide  più 
o meno  triangolare  i cui  spigoli  (angoli  in  sezione  trasversa)  sono 
costituiti  da  cellule  grosse  sterili,  mentre  le  superfici  (lati  in  sezione 
trasversale)  sono  formate  da  cellule  più  piccole  produttrici  di  sper- 
mazii.  Molto  simile  è quindi  nella  Eu^oniella  incisa  la  struttura  di 
tali  organi  a quella  degli  anteridi  figurati  da  Harvey  Gibson  (2)  per 
la  Eu\oniella  cuneifolia  (Mont.)  Falk. 

Passiamo  ad  osservare  un  esemplare  di  Eu^oniella  incisa  con 
la  fruttificazione  a cistocarpi.  Questi  organi  femminili  di  riprodu- 
zione sferoidali  e sessili,  che  nelle  Rodomelacee  assumono  quella 
forma  e quella  struttura  da  farli  denominare  da  J.  Agardh  (i836) 
precisamente  col  nome  di  ceramidii,  li  troviamo  sui  rami  laterali  in 
vicinanza  dell’asse,  anzi  essi  stanno  sempre  fra  l’asse  e la  prima 
penna  o fra  la  prima  e la  seconda  penna  le  quali  poi  si  addossano (*) 


(*)  J.  B.  De  Toni,  Sylloge  Algarum,  Voi.  IV,  Florideae,  pag.  1027;  Patavii, 
1903,  Typis  Seminarii,  8. 

(2)  H.  J.  Harvey  Gibson,  On  some  marine  Algae  from  New  Zealand  (Journal 
of  Botany,  1893,  June). 


187 


ai  fianchi  dei  ceramidi  maturi.  Tali  frutti  sono  più  abbondanti  verso 
l’apice  della  fronda  che  verso  la  base  e si  osservano  alla  sommità 
i meno  maturi  e poi  man  mano  più  in  basso  i cistocarpi  in  com- 
pleta maturazione.  Per  1’  origine,  possiamo  dire  che  il  procarpio  è 
prodotto  da  uno  dei  primi  segmenti  del  ramo  laterale  (quasi  sempre 
il  secondo);  questo  secondo  segmento  forma  cinque  cellule  pericen- 
trali delle  quali  una  produce  il  ramo  carpogonico  mentre  le  vicine 
costruiscono  la  parete  del  frutto  che  viene,  secondo  il  Falkenberg,  a 
costituirsi  così  : alla  base  due,  tre  cellule  rettangolari  grandi  che  for* 
mano  come  il  sostegno  dell’organo;  sopra  stando  alcune  serie  di 
cellule  poligonali  che  si  continuano  nella  parte  più  rigonfia  dei  cera- 
midio  con  cellule  rettangolari  uniformi  piccole  che  seguono  il  restrin- 
gersi del  frutto  riassumendo  struttura  poligonale  irregolare  per  ter- 
minare con  un  corpostomio  molto  evidente.  Nei  ceramidi  a completo 
sviluppo  ho  potuto  osservare  nell’interno  da  sedici  a ventiquattro 
spore  di  colore  brunastro  (nel  secco)  a forma  obovoidea,  come  nella 
figura  di  Harvey  (4)  le  quali  occupano  la  parte  più  rigonfia  del  ce- 
ramidio  stesso.  I frutti  immaturi  di  E.  incisa  presentano  anch’essi 
una  forma  più  o meno  ovoidea  con  segmento  fatto  di  piccole  cel- 
lule rettangolari  distribuite  in  modo  che  vanno  tutte  a convergere 
in  un  punto  verso  la  sommità  del  frutto  nel  quale  viene  a for- 
mare il  carpostomio.  Siccome  io  aveva  a mia  disposizione  abba- 
stanza materiale,  così  ho  anche  potuto  far  parecchie  misure  sopra  gli 
organi  di  riproduzione  della  E.  incisa  ed  ho  trovato  per  i ceramidi 
completamente  maturi  queste  medie:  diametro  trasversale  f l 527, 
27;  diametro  longitudinale  (jl  616,70.  Le  spore  poi  contenute  nei 
frutti  avevano  una  larghezza  media  di  97,50  e una  lunghezza 
media  di  p.  164,80. 

Ora  prendiamo  in  considerazione  gli  esemplari  sporangiferi  di 
Eu^pniella  incisa  ma  prima  occorre  dire  che  mentre  gli  anteridi  e 
i cistocarpi  sono  formazioni  dei  rami  laterali  o getti  brevi  come  li 
chiama  il  Falkenberg  che  sorgono  ai  fianchi  dell’  asse  dell’  alga,  gli 
stichidi  ossia  gli  organi  contenenti  gli  sporangi  sono  originati  invece 
dai  così  detti  getti  lunghi.  Molte  volte  gli  esemplari  sterili  di  E.  in - 


(A)  W.  H.  Harvey,  op.  cit. 


188 


cisa  presentano  la  forma  descritta  cioè  sull’  asse  a destra  e a sinistra 
portano  dei  rami  laterali  con  rametti  l’insieme  dei  quali  prende  preci- 
samente il  nome  di  getti  brevi;  ma  altre  volte  oltre  questi  getti  brevi 
l’asse  porta  dei  getti  lunghi  aventi  la  stessa  disposizione  dei  rami 
laterali  e situati  al  di  sopra  di  questi.  È dai  rami  lunghi  trasformati 
che  traggono  origine  gli  stichidi;  ne  viene  che  gli  esemplari  di  E. 
incisa  che  portano  tali  organi  di  riproduzione  cambiano  talmente  di 
aspetto  che  J.  Agardh  ( 1 ) li  descrisse  come  un  nuovo  genere  di  alga 
sotto  il  nome  di  Dasyclonium  ( D . acicarpum ).  Questi  stichidi  di  forma 
lanceolata  hanno  la  parte  involucrata  costituita  da  una  o due  cellule 
piuttosto  grandi  che  servono  come  di  base:  a queste  fanno  seguito 
delle  cellule  rettangolari  piccole  che  formano  la  massima  parte  dello 
stichidio  il  quale  termina  con  diverse  appendici  alla  sommità,  ciò  che 
ben  indicava  già  W.  H.  Harvey  (2)  descrivendo  gli  stichidii  « more 
or  less  crested  at  thè  summit  ».  Di  tali  appendici  ne  esistono  anche 
ai  lati  degli  stichidi  ma  sono  piccole  e non  rappresentano  specie 
di  stichidi  secondari  impiantati  sul  principale  come  avviene  nella 
Eu\oniella  flabellifera  (J.  Ag.)  De  Toni  della  quale  ho  potuto  os- 
servare diversi  esemplari  con  stichidi  forniti  di  ramificazioni  svi- 
luppatissime contenenti  esse  pure  tetrasporangi  come  lo  stichidio 
principale.  Gli  stichidi  si  trovano  sulla  fronda  disposti  come  i ceramidi 
e cioè  all’estremità  superiore  i meno  maturi  e poi  man  mano  i più 
sviluppati  fino  a che  quelli  situati  più  in  basso  hanno  gli  sporangi 
a completa  maturazione.  Tali  sporangi  (tetraspore)  sono  grossi,  più 
o meno  sferici,  di  colore  scuro,  in  numero  di  quattro  a sei,  divisi  a 
tetraedro  (come  avviene  in  tutte  le  Rodomelacee)  e allorquando  lo 
stichidio  è maturo  appariscono  uniseriati  quantunque  il  Falkenberg  (3) 
sostenga  con  ragione  tenuto  conto  dello  sviluppo  che  essi  si  trovano 
in  realtà  in  due  serie  longitudinali  e laterali  ma  se  questo  può  ve- 
dersi quando  gli  sporangi  sono  immaturi,  quando  invece  essi  cre- 
scono, si  allargano  verso  la  parte  centrale  in  modo  da  dare  l’ illusione 
di  essere  distribuiti  in  un’unica  serie.  Gli  stichidi  misurano  in  media 


(4)  J.  G.  Agardh,  Analecta  algologica;  Contin.  II  (Lunds  Universit.  Ars- 
skrift,  Tom.  XXX;  Lundae,  1895). 

(2)  W.  H.  Harvey,  op.  cit. 

(3)  Op.  c.  pag.  1. 


180 


trasversalmente  212.62;  longitudinalmente  (j.  794.60  e le  tetraspore 
hanno  un  diametro  trasversale  maggiore  medio  di  i63,75  e un 
diametro  minore  medio  di  ^ 1 35,91. 

Dato  così  uno  sguardo  alla  struttura  generale  di  quest’alga  dirò 
come  dopo  le  più  minute  osservazioni  mi  sia  convinta  che  nè  i ce- 
ramidi  maturi,  nè  quelli  immaturi  abbiano  collocata  sopra  il  loro  car- 
postomio  quella  penna  come  accenna  il  Falkenberg  e come  sostiene 
e figura  il  Connolly.  Io  invece  ritorno  allo  Harvey  il  quale  rappre- 
senta (*)  un  cistocarpio  di  E.  incisa  che  risponde  perfettamente  a 
quanto  più  di  una  volta  ho  osservato;  del  resto  Harvey  non  solo 
nella  E.  incisa  rappresenta  così  i cistocarpi,  ma  in  tante  altre  alghe 
dello  stesso  genere  o di  generi  afpni  cioè  aventi  tutti  un  orifizio 
libero  (carpostomio)  aprentesi  all’ esterno  e anche  in  un  altro  suo  la- 
voro (2)  dove  descrive  parecchie  specie  di  Polyzonia  non  dice  mai 
che  i ceramidi  portino  appendici  sul  carpostomio.  Oltre  lo  Harvey, 
il  Grunow  (3)  descrivendo  una  nuova  specie,  la  Polyzonia  palmati  fida  (4) 
nota  che  in  essa  i ceramidi  sono  grandi,  sessili,  urceolati  col  carpo- 
stomio brevemente  prolungato  ma  non  accenna  a penne  coronanti 
il  cistocarpio;  ed  io  mi  sono  persuasa  della  esattezza  della  diagnosi 
Grunowiana  perchè  ho  potuto  studiare  esemplari  autentici  di  E.  palma- 
tifida  e ringrazio  il  chiar.  dott.  Alessandro  Zahlbruckner,  del  Natur- 
historisches  Hofmuseum  di  Vienna,  il  quale  mi  concesse  in  esame 
alcuni  frammenti  autentici  di  Eu^oniella  palmatifida  (Grun.)  muniti 
di  cistocarpi  molto  simili  a quelli  di  E.  incisa  ma  essi  pure  senza 
alcun  prolungamento  al  disopra  del  carpostomio.  Inoltre  anche  dal 
Kuetzing  (5)  era  già  stata  delineata  egregiamente  la  figura  di  un  ci- 
stocarpio di  Eu^oniella  cuneifolia  con  un  orifizio  evidente  senza  alcun 


(9  W.  H.  Harvey,  Phycologia  Australica,  Voi.  I.  ( Polyzonia  incisa );  Voi.  II. 
{Polysiphonia  e Dasya)  ; Voi.  III.  ( Polysiphonia  Cladostephus ) ; Voi.  IV.  ( Polysi - 
phonia  Blandi). 

(2)  W.  H.  Harvey,  Nereis  Australis,  pag.  71  ; London,  1847. 

(3)  A.  Grunow,  Algen  der  Fidschi-,  Tonga-,  und  Samoa-  Inseln  (Journal  des 
Museum  Godeffroy  Heft  VI,  pag.  50;  Hamburg,  1873-74). 

(4)  Polyzonia  multiloba;  cfr.  J.  B.  De  Toni,  Sylloge  Algarum,  Voi.  IV,  Flo- 
rideae,  p.  103. 

(5)  F.  T.  Kuetzing,  Tabulae  Phycologicae,  Voi.  15,  tab.  6,  f.  f ( Polyzonia 
cuneifolia );  Nordhausen,  1865. 


190 


prolungamento  su  di  esso.  Neppure  il  Mazza  (i),  parlando  della  Po- 
ly^onia  elegans,  dice  di  aver  trovato  sui  cistocarpi  di  quest’  alga  delle 
appendici  e anche  senza  attenerci  esclusivamente  alle  Eufonie  Ila  e alle 
Poly\onìa,  De  Toni,  ad  es.  in  un  suo  lavoro  (2)  ci  presenta  una  figura 
di  cistocarpii  di  Placophora  latiuscula  in  cui  il  tegumento  ricorda  mol- 
to da  vicino  quello  dei  frutti  di  E.  incisa  ma  neppur  qui  troviamo  alcun 
prolungamento  sul  carpostomio  che  si  apre  liberamente  all’  esterno  ; 
come  non  trovansi  appendici  sui  cistocarpi  del  genere  Dasya  figurati 
dal  Phillips  (3).  Ho  voluto  ricordare  questi  lavori  per  far  vedere  come 
anche  in  via  generica  non  si  siano  mai  trovate  sui  carpostomi  delle 
appendici;  ora,  osserva  il  De  Toni  (4),  siccome  il  Connolly  ha  figu- 
rato soltanto  un  cistocarpio  immaturo  mentre  lo  Harvey  rappresentò 
un  ceramidio  maturo,  bisognerebbe  vedere  se  (cosa,  dice  l’autore, 
poco  verosimile)  questa  pennetta  cistocarpifera  non  cada  quando  il 
frutto,  diventato  completamente  maturo,  ha  bisogno  che  il  carpo- 
stomio sia  libero  per  l’uscita  delle  carpospore.  Sarebbe  questo  l’unico 
modo  per  ispiegare  la  esistenza  di  una  tale  penna  che,  se  è possi- 
bile ammettere  nei  frutti  immaturi,  sarebbe  proprio  un  controsenso 
ammettere  che  esista  sul  frutto  maturo  perchè  impedirebbe  l’uscita 
delle  carpospore  e questo  contrariamente  ad  ogni  principio  inerente 
ai  rapporti  necessarii  e strettissimi  che  sono  generale  norma  tra 
struttura  e funzione  di  un  determinato  organo.  Dunque  mi  pare  non 
si  possa,  anche  solo  per  ragioni  biologiche,  ammettere  che  esista, 
sulla  bocca  di  un  ceramidio  maturo,  un  prolungamento;  quanto  poi 
alla  possibilità  della  esistenza  di  esso  sul  cistocarpio  immaturo  dirò,  in 
seguito,  come  le  mie  osservazioni  mi  abbiano  condotta  ad  escluderne 
la  presenza.  Mentre  le  affermazioni  degli  autori  citati  e il  più  sem- 
plice ragionamento  possono  pur  bastare  a farci  persuasi  dell’  assenza 
dei  prolungamenti  sui  ceramidi  maturi,  io  posso  inoltre  aggiungere 


(h  A.  Mazza,  Saggio  di  algologia  oceanica  num.  312  (Nuova  Notarisia  XXI, 
1910,  pag.  5). 

(2)  G.  B.  De  Toni,  Phyceae  japonicae  novae,  addita  enumeratione  algarum 
in  ditione  maritima  Japoniae  hucusque  collectarum  (Memorie  del  Reale  Istituto 
Veneto  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti,  voi.  XXV,  n.  5,  tav.  I,  fìg.  13;  Venezia,  1895). 

(3)  W.  R.  Phillips,  Oh  thè  Development  of  thè  Cistocarp  in  Rhodomelaceae 
(Annals  of  Botany,  Voi.  X,  N.  XXXVIII,  June  1896,  pag.  187,  piate  XII,  fìg.  7). 

(4)  L.  c.  pag.  2. 


191 


che  per  quanti  esemplari  cistocarpiferi  di  E.  incisa  abbia  osservato, 
non  ho  mai  riscontrato  alcun  ceramidio  con  una  penna  sul  carposto- 
mio,  piuttosto  le  penne  erano  situate  ai  lati  del  frutto  e ad  esso 
quasi  attaccate.  Per  quel  che  riguarda  i ceramidi  immaturi,  mi  sono 
trovata  più  di  una  volta  di  fronte  a casi  in  cui  la  figura  rappresen- 
tata dal  Connolly  mi  sembrava  rispondere  alla  realtà:  infatti  molto 
spesso  ho  osservato  dei  corpi  più  o meno  rotondeggianti  alla  base 
della  prima  penna  situata  sul  ramo  laterale  dimodoché  la  continua- 
zione di  tale  penna  ricopriva  1*  estremità  di  questo  corpo  più  o meno 
rotondo  che  poteva  anche  essere  un  cistocarpio  in  formazione  e che 
assomigliava  grossolanamente  alla  figura  del  Connolly.  Io,  veramente, 
dapprima  pensai  potesse  trattarsi  di  un  disco  adesivo  ma  poi  la  di- 
sposizione delle  cellule  che  davano  al  corpo  che  osservavo  una  strut- 
tura speciale  tutt’ altro  che  lacunare  come  nei  dischi  adesivi  ricordati, 
l’abbozzo  di  una  bocca  verso  l’apice  di  questo  corpo  e 1* affermazione 
di  Falkenberg  (4)  che  non  ammette  questi  organi  nei  getti  brevi, 
mi  hanno  persuasa  che  non  poteva  trattarsi  di  dischi  adesivi.  Dal- 
l’altra parte  la  figura  del  Connolly  non  risponde,  secondo  me,  nè  alla 
struttura  di  un  disco  adesivo,  e neppure  a quella  di  un  cistocarpio 
in  formazione  essendo  la  sua  struttura  troppo  semplice  e diversa  da 
quella  che  io  osservavo  nei  miei  preparati:  qui,  come  ho  detto,  le 
cellule  piccole  riunite  sono  disposte  in  serie  che  convergono  in  un 
punto  dove  io  credo  si  troverà  la  bocca  del  frutto  maturo  mentre 
nella  figura  del  Connolly  le  cellule  sono  disposte  uniformemente  con 
una  struttura  molto  semplice  e ciò  contrariamente  a quanto  anche 
si  osserva  nel  lavoro  dell’  Oltmanns  (2)  il  quale  ci  fa  vedere  come 
già  alla  loro  origine  gli  sporocarpi  abbiano  una  struttura  complicata 
e presentino  una  piccola  bocca  senza  alcuna  appendice  al  di  sopra, 
molto  simile  a quanto  io  più  di  una  volta  ho  veduto  in  esemplari 
di  E.  incisa . Dunque  non  dischi  adesivi  ma  piuttosto  cistocarpi  in 
formazione  sui  quali,  osservando  così  superficialmente,  mi  pareva 
proprio  di  vedere  un  prolungamento  a guisa  di  penna,  senonchè 
guardando  con  maggiore  attenzione  mi  sono  convinta  che  ciò  che 


(4)  L.  c.  pag.  i. 

(2)  Oltmanns  Friedrich,  Zur  Entwickelungsgeschichte  der  Florideen  (Bo- 
tanische  Zeitung,  1898,  pag.  119). 


192 


si  vede  a un  primo  sguardo  non  corrisponde  alla  realtà.  Infatti  girando 
la  vite  micrometrica  del  microscopio  mentre  attentamente  osservavo 
uno  di  tali  organi,  ho  veduto  che  il  corpo  rotondeggiante  e la  penna 
non  erano  situati  sullo  stesso  piano  ma  una  sopra  e l’altra  sotto; 
tanto  è vero  che  se  mettevo  in  fuoco  l’organo  discoidale  non  vedevo 
la  penna  distintamente  e se  mettevo  in  foco  questa,  quello  appena 
mi  appariva.  Di  più  quando  mettevo  in  foco  questo  piccolo  frutto 

10  vedevo  in  tutti  i suoi  particolari  : alla  base  due  o tre  cellule  ret- 
tangolari abbastanza  grandi  sulle  quali  piccole  cellule  regolari  assu- 
mevano una  disposizione  speciale  convergendo  in  un  punto,  come 
ho  già  avuto  occasione  di  dire,  e sotto  si  riusciva  a vedere  in  corri- 
spondenza di  quelle  due  o tre  che  formano  la  base  del  cistocarpio 
immaturo,  quattro  cellule  grandi  che  pensai  dovessero  rappresentare 

11  principio  della  penna  che,  cominciata  quivi,  si  poteva  supporre 
continuasse,  assottigliandosi,  sotto  il  cistocarpio  per  ricomparire  al 
di  sopra  di  questo  formata  di  due  cellule  e finalmente  terminare 
con  una.  Fatta  tale  supposizione  voltai  il  preparato  in  modo  che  il 
cistocarpio  diventasse  infero  e mi  restasse  al  di  sopra  la  penna;  ebbi 
la  conferma  di  ciò  che  avevo  preveduto:  il  cistocarpo  si  intravedeva 
appena  ma  bene  si  osservava  invece  la  penna  in  tutto  il  suo  decorso 
col  segmento  basale  di  quattro  cellule  e poi  due  segmenti  di  tre  cel- 
lule che  si  continuavano  con  segmenti  di  due  e infine  terminavano 
con  una  cellula  unica.  Dunque  intanto  i due  organi  che  osservavo 
non  erano  in  continuazione  ma  sovrapposti  l’uno  all’altro  ed  io  pen- 
sai inoltre  che  questa  sovrapposizione  fosse  casuale:  infatti  essendo 
le  pareti  delle  cellule  delle  diverse  parti  delle  alghe  ricche  soprat- 
tutto di  sostanze  gelatinose  può  facilmente  succedere  che  lo  sporo- 
carpio  in  formazione  sorgente  fra  l’asse  e la  prima  penna  o fra  la 
prima  e la  seconda  penna  aderisca  ad  una  di  queste  parti  tanto  ad 
esso  vicine  e per  il  lungo  contatto  l’adesione  può  diventare  tale  da 
dare  l’illusione  di  essere  di  fronte  a un  corpo  unico  anziché  a due. 
Crescendo  poi  il  frutto  questo  spinge  lateralmente  i rametti  ed  ecco 
che  nei  cistocarpi  maturi  vediamo  sempre  tali  organi  addossati  ai 
fianchi  del  ceramidio.  Dunque  sovrapposizione  casuale  ma,  come 
dico,  in  certi  casi  la  sovrapposizione  è cosi  completa  che  a un  primo 
esame  è facilissimo  cadere  in  errore.  Che  proprio  sia  cosi,  come  ho 
detto,  si  dimostra  anche  chiaramente  colla  potassa  caustica  la  quale 


193 


fatta  agire  sul  preparato  lo  rende  più  chiaro  e si  vede  proprio  lo 
sporocarpio  immaturo  quasi  sollevarsi  dalla  penna  sottostante  rima- 
nendo soltanto  attaccato  per  le  sue  cellule  basali  al  ramo  laterale 
che  lo  ha  originato.  Del  resto  non  tutti  i piccoli  ceramidi  si  trovano 
sui  rametti,  anzi  il  trovarsi  i cistocarpi  immaturi  sulle  penne  è un 
fatto  accidentale;  nella  maggioranza  dei  casi  li  ho  veduti  liberi  e 
anche  questo  conforta  l’ipotesi  di  una  sovrapposizione  casuale  e 
momentanea.  Però  più  di  una  volta  mi  sono  incontrata  con  questi 
piccoli  cistocarpi  che  sembravano  proprio  coronati  da  una  penna 
mentre  in  realtà  non  lo  erano  e.  anzi  due  casi  mostravano  tanto  evi- 
dentemente il  piccolo  cistocarpo  solo  per  caso  addossato  al  rametto 
che  ho  anche  voluto  prenderne  le  misure  per  dare  un’idea  del  grado 
di  sviluppo  raggiunto  da  tali  organi.  Uno  misurava  di  diametro  massimo 
jjl.  248,90  e diametro  minimo  |x.  235, 80;  l’altro  diametro  massimo 
{x.  237,80  e minimo  \l.  235, 80.  Dopo  quanto  ho  osservato  mi  pare  di 
poter  affermare  con  discreta  sicurezza  che  i ceramidi  di  Eu\oniella 
incisa,  come  W.  H.  Harvey  prima  aveva  figurato,  non  portano  mai, 
nè  maturi  nè  immaturi,  appendici  sul  loro  corpostomio  il  quale  è 
necessario  si  apra  liberamente  all’ esterno  allo  scopo  di  permettere 
il  passaggio  alle  spore,  come  avviene  in  generale  a tutti  i frutti 
di  questa  forma.  Se,  come  osserva  Askenasy  (*)  i cistocarpi  avessero 
per  anomalia  appendici  alla  loro  estremità,  allora  la  bocca  dovrebbe 
diventare  laterale  come  si  può  scorgere  in  una  figura  di  Polysipho- 
nia  havanensis  che  si  trova  nel  suo  lavoro  perchè  1’  uscita  delle  spore 
in  questi  frutti  non  potendo  avvenire  che  attraverso  il  carpostomio 
questo  deve  comunicare  direttamente  coll’  esterno.  Gli  stichidi  invece 
possono  avere  alla  loro  estremità  delle  appendici  perchè  si  sa  che 
le  tetraspore  non  escono  da  questi  organi  attraverso  un  orifizio  spe- 
ciale, bensì  mediante  la  distruzione  di  una  parte  del  tegumento  men- 
tre il  ragionamento  e l’osservazione  mi  hanno  convinta  non  potersi 
ammettere  l’ esistenza  di  penne  sul  carpostomio  dei  ceramidi  di  E. 
incìsa,  in  quanto  che  una  penna  coronante  il  cistocarpio  sarebbe  for- 
nita di  una  funzione  negativa,  non  rispondente  alla  particolare  forma 


(£)  E.  Askenasy,  Algen  (Forschungsreise  S.  M.  S.  «Gazelle»  IV.  Theil,  Bo- 
tanik.  Redigirt  von  Prof.  Dr.  A.  Engler;  Taf.  XI,  f.  12). 


di  fruttificazione  propria  delle  Rodomelacee;  se  penne  coronanti  il 
cistocarpio  al  disopra  del  carpostomio  potessero  esistere,  esse  dovreb- 
bero per  suprema  necessità  funzionale  essere  decidue  allorquando  il 
frutto  raggiunge  la  conveniente  maturità;  ma  io  non  vidi  neppure, 
giova  ripeterlo,  cistocarpi  immaturi  coronati  da  una  penna. 


Modena  n Maggio  1912. 


Ì'AV. 


Fig.  3.  - Cistocarpio  maturo,  con  carpospore  bene  sviluppate. 


Tav.  II.a 


Fig.  4.  - Parte  superiore  della  fronda  con  stichidii. 


Fig.  5.  - Parte  superiore  della  fronda  con  stichidii 


195 


LITTERATURA  PHYCOLOGICA 


Florae  et  miscellanea  pliycologica 


243.  Burton  J.  — Notes  on  Algae  collected  in  1911.  — Journ . Quekett 
Microsc.  Club  ser.  2,  voi.  XI,  N.  70,  1912,  pag.  435-440. 

244.  Carrisso  L.  Wittnich.  — Materiaes  paro  o estudo  do  plancton 
na  costa  portuguésa.  — Boletim  da  Socìedade  Broteriana  voi. 
XXVI,  pag.  5-84,  190-209,  Estampes  1-V.  Coimbra  1911. 

245.  Elenkin  A.  — Correspondance  de  la  Station  Biologique  de  Mour- 
mane.  — Bull . Jard.  Imp.  de  St.  Pètersboprg  Tome  V,  p.  171-188. 

246.  Elenkin  A.  — Note  sur  l’article  de  M.  Artari  « Surla  question 
de  l’ influence  du  milieu  sur  la  forme  et  le  developpement  des 
algues  ».  - Bull.  Jard.  imp.  de  Si.  Pètersbourg  Tome  III,  livr.  1, 
pag.  19-24. 

247.  Issatchenko  B.  — Appareil  pour  prélever  les  eaux  à diverses 
profondeurs,  avec  fìg.  — Bull . Jard.  Imp.  Bot.  de  S.  Pètersbourg 
Tome  Vili,  livr.  1,  pag.  17-19. 

248.  Kolkwitz  R.  — Das  Plankton  des  Rheinstroms,  von  seinen  Quel- 
len  bis  zur  Mùndung  (mit  einer  Abbildung  in  Text).  — Ber.  der 
deutschen  botan.  Gesellsch.  Band  XXX,  1912,  pag.  2o5-22Ó. 

249.  Lohmann  H.  — Beitràge  zur  Charakterisirung  des  Tier-und  Pflan- 
zenlebens  in  den  vor  der  « Deutschland  » wàhrend  ihrer  Fahrt 
nach  Buenos  Ayres  durchfahrenen  Gebieten  des  Atlantischen 
Ozeans.  — Interri.  Rev.  d.  ges.  Hydrobiol.  u.  Hydrogr.  IV,  1912, 
pag.  407-432. 

250.  Loppens  K.  — Origine  des  couleurs  des  eaux.  — Annales  de 
Biologìe  lacustre  Tome  V,  fase.  2,  1911,  pag.  47-130. 

19 


251.  Palibin  J.  — Résultats  botaniques  du  voyage  à l1  Océan  Glacial 
sur  le  bateau  brise-glace  « Ernak  » en  1901.  I.  Observations  bota* 
nico-géographiques  dans  la  partie  Sud-Est  de  l’ ile  Nord  de  la 
Nouvelle  Zemble.  — Bull.  Jard.  Imp.  de  Si.  Pétersbourg  Tome  111, 
livr.  II,  pag.  29-48,  livr.  5,  pag.  1 35- 1 67. 

252.  Palibin  J.  — Résultats  botaniques  da  voyage  à l’ Océan  Glacial 
sur  le  bateau  brise-glace  « Ernak  » en  1901.  IV.  La  microflore  de 
la  mer  de  Barents  et  de  ses  glaces.  — Bull.  Jard.  Imp.  de  Si. 
Pétersbourg  Tome  IV,  livr.  4,  pag.  71-80,  Tome  V,  pag.  190-202, 

1 59-183. 

253.  Schroeder  Br.  — Zellpflanzen  Ostafrikas,  gesammelt  auf  der 
Akademischen  Studienfahrt  1910,  Teil  I— II.  — Iledwigia  Band  LIl, 
Heft  3-4,  1912,  pag.  288. 

254.  Skottsberg  C.  — Beobachtungen  ùber  einige  Meeresalgen  aus 
der  Gegend  von  Tvarminne  im  sudwestlichen  Finnland.  — Acta 
Soc.  prò  fauna  et  flora  fennic a 34,  1911,  n.  11,  pag.  18. 

255.  Tyson  W.  — New  South  African  Marine  Algae.  — Journal  of 
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Biographica 

256.  Anonymus.  — Sir  Joseph  Dalton  Hooker,  O.  M.,  G.  C.  S.  I.,  F. 
R.  S.  — Geogr.  Journ.  XXXIX,  1912,  pag.  iò5-i68. 

257.  Anonymus.  — Sir  Joseph  Dalton  Hooker.  — Oesterr.  Gart.  Zeit. 
VII,  1912,  pag.  142-144. 

258.  Beauverie  J.  — Sir  Joseph  Dalton  Hooker.  — Rev.  gèn.  de  Bo- 
tanique  T.  XXIV,  1912,  pag.  207-214. 

259.  Henriques  J.  A.  — Sir  Joseph  Dalton  Hooker  (c.  elegie).  — Bo- 
letim  da  Sociedade  Broteriana  voi.  XXVI,  pag.  III-IV;  Coimbra  191 1. 


Florideae 

260.  Butters  F.  K.  — Notes  on  thè  species  of  Liagora  and  Galaxaura 
of  thè  Central  Pacific.  — Minnesota  Botanìcal  Studies  Part  II, 
voi.  IV,  1911,  pag.  161-184,  piate  XXIV. 


Chlorophyceae 

(excl.  Desnt.y  Zygnem .,  Charac.). 


197 


261 . Boergesen  F.  — Some  Chlorophyceae  from  thè  Danish  West 
Indies.  IL  — Botanisk  Tidsskrift  32.  Bind,  1912,  pag.  241-273, 

Fig.  l ì 7. 

2Ó2.  Pascher  A.  — Zur  Kenntnis  zweier  Volvokalen.  — Hedwigia 
Band  LI1,  Heft  3/4,  1912,  pag.  274-287,  mit  3 Abbildungen  im 
Text. 

203.  Serbinow  J.  L.  — Uber  eine  neue,  pyrenoidlose  Race  von  Chla- 
mydomonas  stellata  Dill.  — Bull.  Jard.  Imp.  de  Si.  Pèlersbourg 
Tome  II,  livr.  5,  pag.  141-152.  Tab.  1-11. 

Desmidiaceae 

264.  Playfair  G.  I.  — Growth,  Development  and  Life-History  in  thè 
Desmidiaceae.  — Australasian  assoc.  for  thè  adv.  of  Science  voi. 
XIII,  May  1912,  pag.  278-298. 

265  Van  Wisselingh  C.  — Ueber  die  Zellwand  von  Closterium.  — 
Zeitschrift  fùr  Botanìk  Vierter  Jahrgang,  1912,  pag.  337-389, 
mit  34  Textfìg. 

Bacillarieae 

266.  Karsten  G.  — Ueber  die  Reduktionsteilung  bei  der  Auxosporen- 
bildung  von  Surirella  saxonica.  — Zeitschrift  fùr  Bolanik  IV, 
1912,  pag.  417-425,  Taf.  VII. 

267.  Merlin  A.  A.  C.  Eliot.  — Notes  on  a photograph  of  thè  secon- 
dary  structure  of  Navicula  Smithii.  — Journ.  Quekett  Microsc. 
Club  ser.  2,  voi.  XI,  N.  70,  1912,  pag.  443-444,  piate  22,  fig.  3-4. 

Dinoflagellata,  Chrysomonadineae  etc. 

% 

268.  Kofoid  C.  A.  — Dinoflagellata  of  thè  San  Diego  Region,  IV. 
The  genus  Gonyaulax,  with  Notes  on  its  skeletal  Morphology 
and  a Discussion  on  its  generic  and  specific  characters.  — Uni- 
versity of  California  Publications  in  Zoology  voi.  8,  N.  4,  1911, 
pag.  187-286,  piate  9-17. 


198 


2Ò9-  Kofoid  C.  A.  — On  thè  skeletal  Morphology  of  Gonyaulax  cate- 
nata  (Levander).  — University  of  California  Publications  in  Zoo- 
logy  voi.  8,  N.  5,  1911,  pag.  287-294,  piate  18. 

270.  Kofoid  C.  A.  — Dinoflagellata  of  thè  San  Diego  Region,  V.  On 
Spiraulax,  a new  Genus  of  thè  Peridinida.  — University  of  Ca- 
lifornia Publications  in  Zooio gy  voi.  8,  N.  6,  1911,  pag.  295-300, 
piate  19. 

271.  Pascher  A.  — Eine  farblose,  rhizopodiale  Chrysomonade.  — 
Ber.  der  deutschen  botan.  Gesellsch.  Band  XXX,  1912,  pag.  i52- 
i58,  Taf.  VI. 

Francé  R.  H.  — Studien  uber  edaphische  Organismen.  — Cen- 
tralblatt  fùr  Bakteriologie,  Parasitenkunde  und  Infektionskrankheiten 
II.  Abteilung,  Band  32,  1911,  N.  1-2,  pag.  1-7. 

Sono  ricordate  dall’Autore  le  prime  osservazioni  di  Ehrenberg 
(1837,  1854)  sugli  organismi  terricoli  e quelle  più  recenti  di  P.  E. 
Mueller  (1887)  sugli  organismi  animali  e vegetali  che  vivono  nei  ter- 
reni (oltre  ai  soliti  batterii  terricoli,  ai  lombrici  e agli  Enchitreidi); 
indica  il  Francé  la  forme  principali  geofìle  tra  i Rizopodi  (ne  dà  come 
generi  nuovi  due  ossia  Craterello  e Geococcus ),  le  Bacillariacee,  le 
Schizoficee,  le  Cloroficee,  i Nematodi,  i Funghi;  molte  interessanti 
considerazioni  sono  esposte  in  questa  Nota  preliminare  sui  geobionti 
tenendo  conto  di  condizioni  particolari  favorevoli  (ricchezza  di  humus, 
natura  geologica  del  terreno,  contenuto  di  acqua  del  medesimo,  il 
succedersi  degli  organismi,  l’altimetria,  la  distribuzione  batimetricaecc.). 
Su  un  tema  che  ha  stretta  attinenza  con  quello  trattato  dal  Francé, 
fu  dal  dottor  Forti  e da  me  richiamata  l’attenzione  nello  studio  delle 
Alghe,  riportate  da  S.  A.  R.  il  Duca  degli  Abruzzi  nella  spedizione 
al  Ruwenzori,  mettendo  in  relazione  le  Diatomee  terrestri  con  la  pre- 
senza delle  medesime  nelle  polveri  meteoriche;  nel  lavoro,  allora 
pubblicato  (1),  si  augurava  che  ricerche  metodiche  fossero  condotte 
come  era  risultato  dai  materiali  del  Ruwenzori,  per  estendere,  la  co- 
noscenza di  Diatomee  terrestri  in  altre  regioni  e più  di  tutto  per  con- 


(4)  Cfr.  De  Toni  G.  B.  e Forti  A.,  Alghe  nell’opera  di  S.  A.  R.  il  Prin- 
cipe Luigi  Amedeo  di  Savoia  Duca  degli  Abruzzi  : Il  Ruwenzori,  Relazioni  scien- 
tifiche voi.  I,  pag.  553-554  ; Milano  1909. 


199 


fermarci  quali  tra  le  numerosissime  specie  di  questi  organismi  vege- 
tali abbiano  l’ adattamento,  così  importante  dal  punto  di  vista  biolo- 
gico, di  vivere  e moltiplicarsi  sul  terreno,  tra  i muschi,  sulle  roccie. 
Il  Francé  è tratto  a lavorare  su  questa  via  e si  ha  certezza  che  egli 
giungerà  a fornire  importanti  contributi  su  questo  finora  poco  stu- 
diato argomento. 

G.  B.  De  Toni 

Gain  L.  — Note  sur  trois  espèces  nouvelles  d’ Algues  marines 
provenant  de  la  région  antarctique  sud-américaine.  — Bulletin  du 
Muséum  d’histoire  naturelle  1911,  N.  6,  pag.  3. 

L’A.,  naturalista  della  seconda  spedizione  antartica  francese,  de- 
scrive le  seguenti  nuove  specie; 

Nitophyllum  Mangini:  Stipite  cylindraceo  ramoso  in  nervos  ma- 
gnos  inordinate  ramosos  sursum  evanescentes  transeunte;  frondibus 
numerosis  simplicibus  margine  simplici,  rubro-purpureis,  robustis, 
oblongis,  foliaceis,  interdum  apice  laciniatis,  usque  ad  18  cm.  longis, 

7- 8  cm.  latis,  260  crassis;  cellulis  interioribus  plus  minus  cylindra- 
ceis  aut  subrectangularibus,  intra  nervos  3-saepius  5-stratosis;  cor- 
ticc monostromatico,  cellulis  chromatophoris  repletis;  sporangiis  cy- 
stocarpiisque  ignotis. 

Hab.  insul.  Deception  - Species  proximae  sunt  N.  Gattyanum 
J.  Ag.  et  N.  multinerve  Hook,  et  Harv. 

Uloihrix  aus trali s : Filamentis  1-2  cm.  altis,  viridibus,  adhaeren- 
tibus,  plus  minusve  implicatis,  19  rarius  16  |i  crassis,  cellulis  ple- 
rumque  subaequilongis  vel  duplo  brevioribus,  basalibus  saepe  bre- 
vissimas  rhizinas  emittentibus;  chromatophoro  totum  cellulae  lumen 
repiente,  pyrenoide  nucleoque  in  quaque  cellula  singulis;  zoosporis 
acinetibusque  gametangiis  gametisque  ignotis. 

Hab.  ad  oram  occidentalem  Terrae  de  Graham,  socia  Urcspord 
penicilli formi  (Roth)  Aresch.  — Species  proximae  sunt  Ul.  fiacca 
(Dillw.)  Thur.,  UL  pseudoflacca  Wille  et  UL  consociata  Wille. 

Monostroma  appianatimi : Thallo  3-5  cm.  longo,  2-3  cm.  lato, 

8-  11  crasso,  callo  radicali  adnato,  initio  saccato  appianato,  ovali, 
demum  dehiscente  ad  extremitatem  et  membranaceo,  valde  tenui 
flaccidoque,  fuscoviridi  ; cellulis  inferioribus  ecaudatis,  rotundatis, 
oblongis,  in  substantia  intercellulari  non  copiosa  dispositis,  sectione 


200 


transversa  verticaliter  ovalibus,  6*7  altis;  cellulis  superioribus  an- 
gulatis,  inordinatus,  arctissime  coalitis,  sectione  thalli  transversa  plus 
minusque  rotundatis,  4-6  altis,  chromatophoro  omnino  repletis;  zoo- 
sporis  incognitis. 

Hab.  ad  insulam  Deception  et  prope  insulam  Wiencke,  frondibus 
Plocamii  coccìnei  Lyngb.  adfixum.  — Species  Monostromati  bulloso 
(Roth)  Thur.  proxima.  Nelle  regioni  antartiche  vegeta  anche  il  M. 
endiviaefolìum  Gepp  (1905). 

Gain  L.  — Note  sur  la  Flore  algologique  d’eau  douce  de  l’ An- 
tartide Sud-Américaine.  — Bulletin  du  Muséum  d’ histoire  naturelle 
1911,  n.  5,  pag.  371-376. 

L’  A.,  premesse  alcune  citazioni  riguardo  alle  Memorie  pubblicate 
sulla  flora  algologica  Antartica  continentale  da  Reinsch  (1890)  De- 
Wildeman  (1900),  Wille  (1902)  e J.  Murray  (1900)  dà  notizia  su  23 
specie  da  lui  raccolte  in  gran  parte  nel  gennaio  1909  nell’ isola  Jenny 
tra  i muschi;  di  queste  specie  5 sono  proposte  come  nuove  cioè 
Lyngbya  an  Idrotica,  Nostoc  pachy  derma  tic  umy  Nostoc  Borncti,  Cosma- 
rium  antarcticum  e Trochiscia  tuberculifera. 

Gain  L.  — La  neige  verte  et  la  neige  rouge  des  régions  antarc- 
tiques  (Résumé  de  1’  Ètude  de  M.  le  Professeur  Wille).  — Bulletin 
du  Muséum  d’histoire  naturelle  1911,  n.  6,  pag.  4. 

L’Autore  riassume  i risultati  dell’esame,  compiuto  dal  professor 
N.  Wille,  di  campioni  ottenuti  dalle  nevi  verdi  e rosse  raccolte  da 
lui  nei  mesi  da  gennaio  a marzo  in  alcune  località  della  costa  occi- 
dentale della  Terra  di  Graham,  durante  la  seconda  spedizione  antar- 
tica francese  (1908-1910)  diretta  dal  Dottor  Charcot. 

Tra  le  specie  riscontrate  dal  Wille  le  seguenti  sono  proposte 
come  nuove: 

Mycacanthococcus  antarcticus  (cellule  incolore,  sferiche,  con  mem- 
brana grossa,  ondulata  e verrucosa;  diam.  10-19  (jl); 

Mycacanthococcus  ovalis  (cellule  incolore  [?],  ovoidee,  con  mem- 
brana provvista  di  spinette  brevi;  dimens.  1 8 = 1 3 fi). 

Pseudotetraspora  Gainii  (tallo  mucoso,  del  diam.  di  1 millim.; 
cellule  2-4  nate,  immerse  in  una  sostanza  mucosa,  ciascuna  cellula 
con  le  dimensioni  6 = 8 |i). 


201 


Chlamydomonas  antarctìcus  (cellule  rosse,  sferiche;  zigoti  [?] 
ovoidi,  con  6 coste  longitudinali,  26-40=16-36  (i). 

Hàyren  Ernst.  — Uber  den  Saprophytismus  einiger  Enteromor- 
pha-Formen.  — Meddelanden  af  Societas  prò  Fauna  et  Flora  Fennica 
Trettiondesjàtte  Hàftet,  1909- 19 io,  Ilelsingfors  1910,  pag.  157-161. 

L’Autore  segnala  nei  dintorni  del  porto  di  Helsingfors  lo  svi- 
luppo di  grandi  quantità  di  Enteromorfe  durante  la  fine  dell’estate 
e l’autunno  e ne  trova  il  motivo  dalle  impurità  occasionate  dai  ri- 
fiuti della  città;  egli  ascrive  perciò  le  Enteromorfe  alla  categoria  dei 
semisaprofiti  facoltativi.  Queste  osservazioni  del  sig.  Hàyren  vengono 
a confermare  quanto  scriveva  fino  dal  i863  il  Lorenz  ( 1 ) a proposito 
dell’Enteromorphetum  in  un  lavoro  importante  ma  poco  noto  e che, 
con  ogni  probabilità,  è sfuggito  all’autore;  io  stesso  a Venezia  ebbi 
occasione  di  osservare  spesso  vicino  agli  orifìzi  delle  cloache,  le  quali 
sboccano  nei  canali,  specie  di  Ulvacee  e la  Porphyra  atro  purpurea, 
come  notò  di  recente  per  Trieste  il  collega  Adolfo  Steuer. 

G.  B.  De  Toni 

Le  Touzé  H.  — Contribution  à l’étude  histologique  des  Fuca- 
cées.  — Revue  générale  de  Botanique  Tome  XXIV,  n.  277,  1912, 
pag.  33-47,  pi.  9. 

L’ A.,  in  seguito  a studi  compiuti  su  specie  dei  generi  Fucus , 
Pelvetia,  Ascophyllum,  Bìfurcaria  e Ilalidrys , giunse,  distinguendo 
nel  tallo  delle  Fucacee  due  tessuti:  il  tessuto  parietale  (epidermide 
più  corteccia,  degli  autori)  e il  tessuto  centrale  (corpo  centrale  degli 
autori)  alle  conclusioni  seguenti  : 

1.  Ciascheduna  cellula  non  possiede  che  un  nucleo,  anche  se 
si  tratta  di  cellule  delle  ife;  si  riscontrano  nelle  Fucacee  due  tipi  di 
nuclei  (uninucleolati  e granulosi). 

2.  Nelle  cellule  vicine  alla  sommità,  si  distinguono  un  mitopla- 
sma  e un  alveoplasma;  non  vi  hanno  centrosomi,  allo  stato  di  riposo 
cellulare;  la  morte  si  effettua  per  degenerazione  granulosa. 

3.  I feoplasti  hanno  probabilmente  origine  mitocondriale. 


(4)  Lorenz  J.  R.  — Physicalische  Verhàltnisse  und  Vertheilung  der  Organi- 
smen  ini  Quarnerischen  Golfe.  — Wien,  1863,  K.  K.  Hof-und  Staatsdrukerei,  8,° 


202 


4-  I grani  di  fucosano  sono  ripartiti  in  tutti  i tessuti  della  pianta  ; 
prendono  origine  per  condensazione  di  prodotti  della  assimilazione 
clorofilliana  attorno  a plastidi  speciali. 

5.  Nel  tessuto  parietale,  la  membrana  cellulare  si  differenzia  in 
una  parete  pecto-cellulosica  interna  e una  lamella  mediana  esclusi- 
vamente pectica;  nel  tessuto  centrale,  si  distinguono,  attorno  alle 
grandi  ife:  a)  la  parete  pecto-cellulosica;  b ) un  sottile  inviluppo  pec- 
tico;  c)  una  aureola  attraversata  da  filamenti  pectici  raggianti;  d)  la 
mucilagine  generale.  Nella  fronda,  questa  mucilagine  è ancora  leg- 
germente pectica;  non  lo  è più  affatto  nel  ricettacolo  del  Fucus  ve- 
stitilo stis  ; le  piccole  ife  mancano  di  aureola  radiata;  la  cuticola  non 
contiene  cutina. 

6.  Le  Cistosiree  (dei  generi  studiati)  non  possiedono  mucilagine 
nel  tessuto  centrale. 

Lucas  A.  H.  S.  — The  Gases  present  in  thè  Floats  (vesicles)  of 
certain  Marine  Algae.  — Linnean  Society  of  New  South  Wales, 
Abstract  of  Proceedings,  N.  297,  25  Oct.  1911,  pag.  III-1V. 

L’Autore  fece  buon  numero  di  analisi  dei  gaz  contenuti  nelle 
aerocisti  di  Phyllospora  comosa,  Hormosìra  Banksiì  e Cystophora  mo- 
nilifera e trovò  solo  presenti  l’ossigeno  e l’azoto,  l’ossigeno  in  pro- 
porzione minore  che  non  nell’aria  (ad  esempio  in  Hormosìra  l’ossi- 
geno rappresentava  circa  il  12  °/0  del  totale  volume  del  gaz  conte- 
nuto nelle  aerocisti).  Cosi  il  Lucas  viene  a dare  un  nuovo  contributo 
alla  conoscenza  dei  gaz  racchiusi  nelle  vescicole  aeree  delle  Fucoi- 
dee, dopo  quello  già  fornito  dal  chiarissimo  prof.  N.  Wille  nella  sua 
nota  Ueber  die  Blasen  der  Fucaceen,  stampata  a Stoccolma  nel  1889. 

Mueller  Otto.  — Diatomeenrest  aus  den  Turonschichten  der 
Kreide.  — Berichte  der  deutschen  botanischen  Gesellschaft  Band 
XXIX,  Heft  io,  1 91 1 , pag.  661 -668,  Taf.  XXVI;  Berlin  1912. 

Negli  strati  Turoniani  di  Rilmerich  in  Vestfalia  l’A.  segnala  la 
presenza  di  una  Diatomea,  rappresentante  un  genere  nuovo  Actino- 
clava  di  Actinodisceae.  La  diagnosi  del  nuovo  genere  è formulata 
cosi  in  via  preliminare  : 

Valvae  radiatae  at  non  genuine  actinomorphae.  Radii  clavifor- 
mes,  marginem  non  attingentes.  Corona  marginalis  loborum  di- 


203 


stantium  ambitu  cuneatorum  (sed  plus  minus  irregularium),  paralle- 
liter  superficie!  valvae  sed  supra  valvam  dispositorum  praesens. 

L’unica  specie,  Actìnoclava  Frankei  raggiunge  il  diametro  di 
2i5  (i.  I lobi  (Lappen)  ricordano  alquanto  consimili  formazioni  pro- 
prie del  genere  Lepidodiscus. 

L’A.  riferisce  poi,  prendendo  le  mosse  da  un  lavoro  del  Roth- 
pletz  (1896),  su  altre  Diatonee  del  Lias  cioè  su  Pyxidicula  bollensis 
e P.  liasica  e discute  sui  generi  Pyxidicula,  Dictyopyxis,  Stephano- 
pyxis. 

Una  buona  tavola  contiene  le  figure  di  Actìnoclava  Frankei, 
Pyxidicula  bollensis,  Pyxidicula  liasica,  Stephanopyxis  sp.,  Pyxidicula 
sp.,  Asterolampra  crenata,  Asterolampra  decorata,  la  prima  figura 
originale,  le  altre  ricavate  dalle  opere  del  Rothpletz  e del  Greville. 

Nienburg  W.  — Zur  Kenntnis  der  Florideenkeimlinge.  — Hed- 
wigia,  Band  LI,  Heft  6,  25.  Jan.  1912,  pag.  299-305,  Fig.  1-2. 

Corre  la  mente,  per  questo  tema  della  germogliazione  delle  spore 
nelle  Fioridee,  alle  prime  osservazioni  fatte  da  J.  G.  Agardh  sui 
Ceramium  (1834)  per  quanto  con  mezzi  molto  semplici  e su  alghe 
di  non  complicata  struttura.  Il  Nienburg,  che  in  precedenza  pubblicò 
la  storia  dello  sviluppo  del  Nitophyllum  punctatubi,  illustra  ora  gli 
stati  primordiali  ottenuti  dalla  generazione  delle  spore  di  Delesseria 
ruscifolia  e quelli  osservati  direttamente  (non  da  germogliazione  se- 
guita da  colture)  di  Rhodophyllis  bifida  epifitica  sul  Gelidium  ; que- 
st’ultima  specie  è fornita,  secondo  l’A.  da  una  sorta  di  protallo 
(prototallo)  foliaceo,  in  modo  analogo  a quanto  avviene  nel  genere 
Batrachospermum. 

Ohno  N.  — Beobachtungen  an  einer  Susswasser- Peridinee.  — 
Journal  of  thè  College  of  Science,  Imperiai  University,  Tokyo,  Japan, 
Voi.  XXXII,  article  2,  Nov.  1911,  pag.  77-92,  pi.  1. 

L’A.  ha  rivolto  la  propria  attenzione  a un  Peridinieo,  il  quale 
determinò  nel  1901  e anni  successivi,  col  suo  considerevole  sviluppo, 
la  colorazione  rugginosa  dell’acqua  in  un  stagno  del  Giardino  bota- 
nico dell’Università  di  Tokyo;  egli  descrive  minutamente  l’organi- 
smo, ne  dà  i rapporti  delle  dimensioni  per  25  individui,  nota  il  com- 
portamento dei  flagelli,  la  produzione  delle  cisti  e la  loro  formazione 


204 


artificiale  ricorrendo  a mutamenti  nelle  condizioni  di  vita  degli  indi- 
vidui ecc. 

Infine  I’Ohno  discute  la  posizione  sistematica  dell’ organismo  in 
questione,  reputandolo  una  nuova  specie  del  genere  Gymnodinium 
( G . biciliatum),  del  quale  rappresenta  la  forma  più  piccola  finora  co- 
nosciuta, avendo  in  media  la  lunghezza  di  22,2  e la  larghezze  di 
16,9  [i  mentre  il  Gymnodinium  pusillum  Schi  Ili  ng  ha  rispettivamente 
23  fi.  e 18,4  {j.  ugualmente  a Glenodinium  Pulvisculus  e Amphidinium 
lacustre. 

Sauvageau  C.  — Sur  les  espèces  de  Cystoseira.  — Comptes 
rendus  des  séances  de  la  Société  de  Biologie  T.  LXXI,  1911,  pag. 
467-468. 

L’Autore  vuole,  con  questa  sua  Nota,  dimostrare  la  grande 
confusione  che  domina  nelle  descrizioni  delle  specie  di  Cystoseira, 
parecchie  delle  quali  vennero  insieme  confuse  per  le  imperfette  dia- 
gnosi e figure.  Mi  permetto  però  di  rilevare  che  è un  po’  azzardato, 
da  parte  del  Sauvageau,  di  annullare  con  un  tratto  di  penna  l’opera 
del  compianto  Ardissone  e la  mia,  scrivendo  che  « les  livres  d’Ar- 
dissone  et  de  M.  De  Toni  sont  à peine  utilisables  ».  Adagio!  più 
oltre,  ad  esempio,  egli  dice  che  sotto  il  nome  di  Cystoseira  Abies- 
marina  si  riuniscono  due  specie  tuttavia  ben  distinte,  la  C.  Abies-ma- 
rina,  pianta  cespitosa  delle  Canarie,  a parti  diritte,  gracili  e molli, 
con  la  C.  Montagnei,  pianta  algerina  massiccia  a caule  unico  e tofu- 
loso.  Ma  perchè  non  si  è dato  la  pena  di  vedere  la  descrizione  che 
per  il  Fucus  Abies  marina  dà  il  Gmelin  e quella  che  per  la  C.  Monta- 
gnei fornisce,  con  acute  osservazioni,  G.  Agardh?  Non  s’accorge  il 
Sauvageau  delle  incertezze  che  lo  stesso  Valiante  ebbe,  pur  mono- 
grafo, nelle  sinonimie  citando  Fucus  Abies  marine  Gmel.  (tofuligero  !) 
tra  i sinonimi  di  C.  Hoppii  che  non  ha  tofuli?  E non  fu  forse  il 
Valiante  (lodato  dal  Sauvageau)  a ritenere  C.  corniculata  sinonimo 
di  C.  Erica-marina,  avendone  studiati  esemplari  autentici  ? 

lo  mi  domando  francamente:  la  colpa  di  queste  confusioni  è di 
Ardissone  e mia,  ovvero  di  quelli  che  con  lavori  monografici  hanno 
creduto  di  studiare  in  modo  esauriente  le  Cystoseira  ? 

Ben  venga  adunque  a chiarire  le  incertezze,  a togliere  i dubbi 
la  memoria  promessaci  dal  Sauvageau,  sulla  quale  a suo  tempo  sarò 


205 


ben  lieto  di  riferire  con  la  massima  imparzialità,  specialmente  se 
egli,  abile  conoscitore  della  morfologia  delle  alghe  brune,  saprà  di- 
panare la  intricata  matassa.  Se  le  opere  dell’  Ardissone  e di  chi 
scrive  sono  inutilizzabili,  io  mi  auguro  che  le  sottili  differenziazioni, 
le  quali  troveranno  posto  nel  futuro  lavoro  dell’  egregio  collega,  siano 
utilizzabili;  con  ciò  ne  avrà  guadagnato  la  scienza  che  entrambi  pro- 
fessiamo. 

G.  B.  De  Toni 


Sauvageau  C.  — Sur  les  Cystoseira  à anthérozoìdes  sans  point 
rouge.  — Comptes  rendus  des  séances  de  la  Société  de  Biologie 
T.  LXXI,  1 9 1 1 , pag.  472-473. 

L’ A.  avverte  che  gli  anterozoidi  di  Cystoseira  dìscors , foenicu- 
lacea,  myriophylloides , canarìensis,  abrotanifolia  sono  privi  di  punto 
rosso,  come  avviene  per  la  Polvetia  canaliculata  (Thuret);  essi  sono 
dotati  di  movimento  lento,  mentre  gli  anterozoidi  con  punto  rosso 
sono  mobilissimi. 


Sauvageau  C.  — Sur  la  végétation  des  Cystoseira.  — Comptes 
rendus  des  séances  de  la  Société  de  Biologie  T.  LXXI,  1911,  pag. 
680-681. 

L’ A.  fornisce  notizie  preparatorie  per  una  Memoria  che  pubbli- 
cherà sul  genere  Cystoseira,  notando  le  caratteristiche  morfologiche 
dell’apparato  vegetativo  nelle  differenti  specie,  apparato  ora  privo 
di  cauloidi  eretti  (C.  Abies  marina  delle  Canarie,  C.  corniculata  del- 
l’Adriatico), ora  con  cauloidi  eretti  semplici  o multipli;  ricorda  an- 
che la  caducità  delle  ramificazioni,  la  importanza  dei  tofuli  nelle 
specie  che  li  possiedono,  ecc. 

Sauvageau  C.  — Sur  les  aérocystes  des  Cystoseira.  — - Comptes 
rendus  des  séances  de  la  Société  de  Biologie  T.  LXXI,  1911,  pag. 
682-683. 

Discute  FA.  sopra  le  opinioni  manifestate  dagli  autori  (Agardh, 
Valiante)  riguardo  alle  aerocisti  e porta  parecchi  esempii  che,  come 
egli  giustamente  osserva,  non  permettono  di  assegnare  una  funzione 
assoluta  alle  vescicole  aeree  delle  Cystoseira. 


200 


Sauvageau  C.  — Sur  l’iridescence  des  Cystoseira.  — Comptes 
rendus  des  séances  de  la  Société  de  Biologie  T.  LXXI,  1911,  pag. 
684-685. 

Come  è noto  parecchie  Cystoseira  sono  dotate  del  fenonemo 
di  iridiscenza  (4)  e il  Sauvageau  ne  descrive  brevemente  le  modalità 
in  alcune  specie  concludendo  che  se  l’ iridiscenza  fosse,  come  pre- 
tende qualche  autore,  un  mezzo  di  protezione  contro  la  intensità  lu- 
minosa, tutte  le  specie  di  profondità  ne  sarebbero  prive  e gli  indi- 
vidui diversamente  iridescenti  di  una  stessa  specie  dovrebbero  ripar- 
tirsi secondo  il  livello  o secondo  le  stazioni. 

Sauvageau  C.  — Sur  la  doublé  fructification  du  C.  Montagnei 
et  du  C.  opuntioides.  — Comptes  rendus  des  séances  de  la  Société 
de  Biologie  T.  LXXI,  1911,  pag.  686-687. 

L’  A.  pone  in  rilievo  la  presenza  di  ricettacoli  alla  base  dei  rami 
primarii  nella  Cystoseira  Montagnei  J.  Ag.,  confermando  le  osserva- 
zioni, trascurate  dagli  autori,  fatte  nel  i838  dal  Montagne;  il  fatto, 
riscontrato  dal  Sauvageau,  è ampiamente  descritto  dal  nostro  Mene- 
ghini (Alg.  ital.  dalmat.  pag.  65  e seguenti;  Padova,  1842)  il  quale 
chiudendo  la  trattazione  della  Cystoseira  granulata  var.  Turneri  (sino- 
nimo di  C.  Montagnei  J.  Ag.),  scrisse  proprio  così:  « È sommamente 
memorabile  in  questa  varietà  la  collocazione  dei  tubercoli  fruttiferi, 
i quali  accumulandosi  ora  alle  estremità  dei  ramoscelli,  ed  ora  presso 
alla  loro  base,  simulano  ricettacoli  terminali  o basilari.  E poiché  in 
quest’ultimo  caso  essi  tubercoli  trovansi  sempre  molto  avanzati  in 
maturità  sembrami  ragionevole  il  sospetto  che  la  formazione  di  quei 
ricettacoli  preceda  lo  sviluppo  dei  soprastanti  ramoscellli,  così  come 
avviene,  a modo  d’esempio,  nell' infiorescenza  dei  Metrosideri....  ». 

Constata  1’  A.  la  presenza  di  ricettacoli  terminali  sui  rami  di  di- 
verso ordine  nella  C.  opuntioides  (esemplari  napoletani)  oltre  ai  soliti 
ricettacoli  basilari,  noti  per  questa  specie;  egli  sospetta,  e non  a torto, 
che  la  Carpodesmia  \osteroìdes  Grev.  deva  ascriversi  alla  C.  opuutioi- 
des,  come  aveva  già  dubitato  lo  Zanardini  (Iconogr.  pag.  442)  sulla 
autonomia  del  genere  Carpodesmia  Grev. 


(4)  Cfr.  anche  A.  Mazza  in  Nuova  Notarisia  XV,  1904,  pag.  66. 


207 


Fornisce  poi  altre  notizie  sulla  riproduzione  continua  che  si  ve- 
rifica nella  C.  spinosa  (C.  Erica-marina  Val.  e C.  Montagnei  Val.). 

Schiller  i.  — Neue  Peridinium-Arten  aus  der  nòrdlichen  Adria, 
mit  3 Textabbildungen.  — Oesterreichische  botanische  Zeitschrift 
1911,  N.  9,  pp.  3. 

Sono  descritte  e figurate  le  seguenti  specie:  Peridinium  ovum; 
Golfo  di  Trieste;  afpne  a P.  quarnerense  Br.  Schròder. 

Peridinium  Wiesneri;  coste  delle  lagune  di  Grado,  Porto  Buso, 
Ugnano; 

Peridinium  spino sum ; Golfo  di  Trieste;  affine  a P.  adriaticum 
Broch. 

Schroeder  Bruno.  — Adriatisches  Phytoplankton.  — Sitzungsbe- 
richte  der  Kaiserl.  Akademie  der  Wissenschaften  in  Wien,  Mathem. 
Naturw.  Klasse,  Bd.  CXX,  Abt.  1,  Mai  1911,  pag.  601-657,  Fig.  1-16. 

Sono  determinate  le  forme  fitoplanctoniche  di  dodici  campioni 
raccolti  in  località  dell’ Adriatico  orientale  superiore,  non  lontano  dalle 
coste  istriane  e dalmate;  nella  parte  generale  della  Memoria  l’Autore 
considera  la  distribuzione  orizzontale  e verticale  del  fitoplancton,  il 
fitoplancton  delle  acque  salmastre,  i tipi  boreali  del  fitoplancton  del- 
l’ Adriatico,  alcuni  adattamenti  biologici  dei  planctonobi  vegetali  di 
detto  mare  (filamenti  o setole,  concatenazioni,  formazioni  fascicolari), 
l’epiplancton  (ad  esempio  Tintinnus  inquilinus  O.  F.  Muli,  sul  Chae- 
toceras  letrasticum,  Vorticella  sp.  sul  Chaetoceras  densum,  Licmophora 
Lyngbyei  (Kuetz.)  Grun.  su  alcuni  Copepodi).  Nella  parte  speciale 
B.  Schroeder  dà  i risultati  delle  singole  pesche  fatte  nei  giorni  28, 
29,  3o  e 3i  luglio  1909  e poscia  il  prospetto  sistematico  delle  forme 
riscontrate  (in  tutto  175). 

Sono  descritte  come  nuove  entità: 

Coscinosira  mediterranea  (con  auxospore),  Rhì\osolenìa  pellucida 
(diversa  da  Rh.  fragillima  Berg.),  Rhi^osolenia  Calcar-avis  Schultze 
forma  lata  e forma  gracilis,  Dinophysis  homunculus  wStein  var.  gracilis, 
Ceratium  dalmaticum,  Ceratium  aestuarium,  Amphidinium  aculeaium, 
Amphidinium  ? lanceolatum,  Amphidinium  globo  sum. 

Un  accurato  elenco  bibliografico  chiude  questa  Memoria  ed  io 
mi  auguro  che,  dopo  la  formulazione  di  un  programma  comune  di 


208 


ricerche  scientifiche  nell’ Adriatico,  si  addivenga  a uno  studio  meto- 
dico dei  planctonobii  di  questo  mare  (*). 

Schroeder  Bruno.  — Rhizosolenia  victoriae  n.  sp.  — Berichte 
der  deutschen  botanischen  Gesellschaft  Band  XXIX,  Heft  io  ( 1 91 1 ) 
pag.  730-743,  Taf.  XXIX;  Berlin  1912. 

L’ A.,  premesse  alcune  notizie  sulle  Rhizosolenia  finora  note  per 
H plancton  delle  acque  dolci,  descrive  una  nuova  specie  raccolta  da 
lui  stesso  nel  lago  Victoria  (Africa)  nel  settembre-ottobre  1910;  per 
la  nuova  entità  affine  a Rh.  morsa  West  (1909)  è proposto  il  nome 
Rhizosolenia  victoriae.  La  Nota  dello  Schroeder  è assai  utile  perchè 
contiene  in  pari  tempo  il  prospetto  analitico  delle  specie  d’  acqua  dolce 
del  genere  Rhizosolenia  e la  rispettiva  illustrazione  di  esse  sulla  ta- 
vola che  accompagna  il  lavoro. 

G.  B.  De  Toni 

Svedelius  Nils.  — Ueber  den  Generationswechsel  bei  Delesseria 
sanguinea.  — Svensk  Botanisk  Tidskrift  1911,  Bd.  5,  h.  3,  pag. 
260-324.  Taf.  2-3,  16  Figuren  in  Text. 

11  lavoro  sulla  Delesseria  sanguinea  è condotto  dall’  Autore  con 
le  stesse  lodevoli  minuziosità  ed  esattezza  impiegate  nello  studio  da 
lui  già  pubblicato  sulle  Martensia  e giunge  a risultati  che  interessano 
molto  la  storia  dello  sviluppo  di  questa  Fioridea.  N.  Svedelius  pre- 
cisa l’epoca  (ottobre)  in  cui,  lungo  le  spiaggie  occidentali  della  Svezia, 
ha  luogo  la  fecondazione  nella  Delesseria  sanguinea;  già  in  novembre 
gli  spermatangii  sono  scomparsi  quasi  totalmente;  i tetrasporofilli  comin- 
ciano ad  apparire  in  ottobre-novembre;  in  novembre  si  inizia  la  divi- 
sione a tetradi  e in  dicembre-gennaio  le  tetraspore  sono  mature  al 
pari  dei  cistocarpi;  il  nucleo  della  cellula  madre  della  tetraspora  subi- 
sce una  divisione  in  tetradi,  alla  quale  precedono  una  sinapsi  e diaci- 
nesi;  nella  diacinesi  sonvi  venti  doppi-cromosomi;  dopo  una  divisione 
eterotipica  e omeotipica  si  formano  i nuclei  delle  tetraspore  con  20 
cromosomi;  i nuclei  somatici  della  pianta  tetrasporifera  hanno  40 
cromosomi,  laddove  quelli  della  pianta  femminile  ne  hanno  solo  20 ; 


(4)  Cfr.  G.  B.  De  Toni.  Il  R.  Comitato  talassografico  e gli  studi  della  flora 
dei  nostri  mari  (Nuova  Notarisia  XXII,  1911,  pag.  26-30). 


209 


le  pareti  delle  tetraspore  mostrano  finissimi  pori  plasmodesmiformi, 
visibili  già  nelle  tetradi.  L’Autore  conclude  affermando  che  nella 
Delesseria  sanguinea  la  pianta  tetrasporifera  è da  riguardare  come 
lo  sporofito,  la  pianta  sessuale  come  il  gamofìto;  tra  queste  due 
forme  ha  luogo  una  alternanza  di  generazione,  giusta  la  teoria  già 
stabilita  dal  Yamanouchi  nelle  osservazioni  pubblicate  a proposito 
della  Poly siphonia  violacea. 

Picquenard  C.  A.  — Études  sur  les  collections  botaniques  des 
frères  Crouan.  — II.  Fucoideae.  — Travaux  scientifiques  du  Labo- 
ratoire  de  Zoologie  et  de  Physiologie  maritimes  de  Concarneau  Tome 
III,  Fase.  6,  1911,  pp.  44. 

Riescono  molto  utili  le  revisioni  dei  materiali  lasciati  dai  vecchi 
algologi  nelle  rispettive  raccolte  ; così  bene  fece  il  Picquenard  ad  oc- 
cuparsi delle  Fucoideae  contenute  nelle  collezioni  botaniche  dei  fra- 
telli Crouan;  si  ha  in  questa  revisione  un  contributo  generale  alla 
ficogeografia,  perchè  vi  si  trovano  indicate  specie  di  località  diversis- 
sime dal  Seirococcus  axillaris  di  Port  Phillip  (Australia)  al  Sargassum 
linifolium  di  Venezia,  dalla  Cysto  seira  opuntioides  raccolta  dal  Cal- 
desi  (i856)  in  Sardegna  alla  Zonaria  flava  di  Algeria  e di  Sicilia, 
dalla  Halyseris  Plagiogramrna  delle  isole  Sandwich  al  Dilophus  repens 
di  Nizza,  dalla  Phyllaria  reniformìs  di  Marsiglia  e di  Dalmazia  (no- 
tisi quest’  ultima  stazione!)  allo  Hydroclathrus  cancellatus  di  Suez  ecc.  ; 
sarebbe  meritevole  di  conferma  la  presenza  di  Cystoseira  Myrica 
sulle  spiaggie  di  Corsica,  perchè  si  avrebbe  con  essa  una  nuova 
aggiunta  alla  flora  del  Mare  Mediterraneo. 

Gli  esemplari  della  collezione,  oltre  a quelli  raccolti  dagli  stessi 
fratelli  Crouan,  provengono  da  raccolte  di  Chauvin,  Lenormand, 
Lloyd,  Areschoug,  Caldesi,  Suhr,  Bory,  Greville,  Berkeley,  De 
Notaris,  Giraudy,  Dickie,  Carmichael,  Hàrvey,  Léveillé,  Thuret, 
Griffiths. 

Picquenard  C.  A.  — Etudes  sur  les  collections  botaniques  des 
frères  Crouan.  — I.  Les  Characées  de  Bretagne.  — Travaux  scien- 
tifiques du  Laboratoire  de  Zoologie  et  de  Physiologie  maritimes  de 
Concarneau  Tome  III,  fase.  4,  1911,  pp.  8.* 

Analogamente  al  precedente  lavoro,  il  Picquenard  fornisce  no- 
tizie intorno  9 specie  di  Chara  e 7 specie  di  Nitel/a, 


210 


Pascher  A.  — Braune  Flagellateli  mit  seitlichen  Geisseln.  — 
Zeitschrift  fur  wissenschaftliche  Zoologie  Bd.  C,  Heft  2,  1912,  pag. 
177-189,  Fig.  i-3. 

In  questi  ultimi  anni  andò  prendendo  considerevole  sviluppo  lo 
studio  di  organismi  la  cui  collocazione  sistematica  era  imperfetta- 
mente studiata,  cioè  di  quelle  forme  di  organismi  che  appartengono 
ai  Flagellati  con  pigmento  bruno;  tra  i benemeriti  studiosi  di  tali  forme 
va  compreso  il  Pascher,  il  quale  ha  già  dato  in  luce  notevoli  con- 
tributi sul  difpcile  argomento.  Egli  studia  nella  presente  Nota  alcuni 
Flagellati  bruni  muniti  di  flagelli  lateralmente  inseriti  cioè  i generi 
Nephroselmis  Stein,  Protochrysis  Pasch.  e Sennia  Pasch.  n.  gen.  (isti- 
tuito per  la  Nephroselmis  olivacea  Senn,  non  Stein),  dando  di  questi 
tre  generi  monotipici  le  diagnosi  differenziali;  i due  primi  sono  rap- 
presentanti genuini  delle  Criptomonadi,  più  dubbia  è la  posizione 
di  Sennia . 

Pascher  A.  — Ueber  Rhizopoden-  und  Palmellastadien  bei  Fla- 
gellaten  (Chrysomonaden),  nebst  einer  Uebersicht  uber  die  braunen 
Flagellaten.  — Archiv  fur  Protistenkunde,  Funfundzwanzigster  Band, 
1912,  pag.  i53-2oo,  Taf.  9,  7 Textfiguren. 

Questo  importante  studio  del  Pascher  non  può  venire  riassunto 
nel  limitato  spazio  di  una  rassegna,  per  il  contenuto  suajroppo  denso 
di  notizie  e di  osservazioni  su  un  argomento  di  per  sè  stesso  molto 
complesso.  L’  Autore  vi  tratta  degli  stadi  rizopodei  e palmellei  nella 
Synura  e in  altre  Crisomonadi,  dei  Flagellati  bruni,  del  loro  apparato 
flagellare,  di  forme  bleu  e apocromatiche,  dei  Silicoflagellati  e dei 
Coccolitoforidi,  del  gruppo  Feocrisidali  ecc.  Il  lavoro  e terminato  da 
un  prospetto  dei  generi  di  Flagellati  bruni  e delle  rispettive  analogie 
e da  un  elenco  bibliografico,  nel  quale,  per  l’argomento  trattato, 
avrebbe  potuto  venire  ricordato  il  piccolo  scritto  del  Wille,  Ueber 
Chromulina  - Arten  als  Palmellastadiun  bei  Flagellaten  (Bot.  Centr. 
XXIII,  pag.  258-203). 

G.  B.  De  Toni 

Meunier  Alph.  - — Microplankton  des  Mers  de  Barents  et  de 
Kara.  — Due  D1  Orleans,  Campagne  arctique  de  1907,  Bruxelles, 
1910,  Ch.  Beulens,  4,  pp.  335,  37  planches  hors  texte. 

È un  lavoro  di  grande  mole  questo  del  Meunier,  che  illustra  i 


211 


materiali  microplanctonici  raccolti  nei  mari  di  Barents  e di  Kara 
durante  la  spedizione  della  « Belgica  » ed  è un  lavoro  che  viene  ad 
accrescere  le  nostre  cognizioni  riguardo  alla  distribuzione  geogra- 
fica di  Peridinei,  Crittomonadacei,  Silicoflagellati,  Protozoi  diversi  e 
Diatomee.  Molte  specie  nuove  sono  descritte,  altre  già  note  illustrate 
nelle  tavole  che  costituiscono  un  atlante  a parte. 

Di  generi  nuovi  l1  Autore  propone  Dìplopsalopsis,  Nephrodinium, 
Amylax  nei  Peridiniei,  Corbìcuìa  nelle  Cryptomonadaceae,  Diaster 
nei  Silicoflagellati,  Chìtono sperma,  Glypho sperma,  Radiosperma,  Am- 
phicephalosperma,  Set o sperma,  Fusopsis,  Piropsis,  Sphaeropsìs  in  orga- 
nismi che  il  Meunier  stesso  denomina  problematici,  Conocylis  nei 
Protozoi  loricati  (Tintinnidi),  Cy  ciò  trio  hium,  Proboscìdìum,  Cephalotri- 
chìum,  Zonotrìchìum  negli  Infusori  non  loricati,  Stappersia,  Gymno- 
%oum,  Infusorii  di  incerta  sede;  Diamylon,  Echìnum,  Folliculus  (nomi 
a vero  dire  poco  adatti)  sono  proposti  per  forme  di  incerta  colloca- 
zione sistematica,  vegetanti  sulle  nevi  colorate. 

Il  Meunier  propone  un  nuovo  genere,  più  comprensivo,  Polya- 
sterias,  in  luogo  di  Hexasterìas  Cleve. 

Seguono  da  ultimo  le  Diatomee  per  le  quali  non  poche  entità 
sono  proposte  come  nuove  per  la  scienza,  altre  fornite  di  osserva- 
zioni più  o meno  ampie. 

Come  entità  nuove  segnaliamo: 

Chaetoceros  fragilis,  Ch.  glacialis,  Ch.  baculiies,  Ch.  filìformis , 
Thalassiosira  rotula,  Th.  fallax,  Stephanodiscus  densus,  Phaeodiscus 
(n.  gen.)  punctulatus  \Coscinodìscus  punctulatus  Greg.],  Amphìprora 
formosa,  Cymbella  recurva,  Rhabdonema  hyalinum,  Ennotia  Dolium, 
Fragìlaria  mollis,  Frag.  groenlandìca , Stauropsìs  (n.  gen.)  membra- 
nacea (Cleve)  [Navicula  membranacea  Cleve  1897],  Sfaur.  Granii  (Joerg.) 
[ Staiironeìs  Granii  Joerg.  1905,  Navicula  Granii  Gran  1905],  Staur. 
septenirionalis  (Grun.)  [Staur oneis  septentrìonalis  Grun.  1884,  Navicula 
septentrionalìs  Gran  1905],  Staur.  Vanhóffenii  (Gran)  [Navicula  Vanhòf 
fenii  Gran  1897],  Staur.  pelagica  (Cleve)  [ Navicula  pelagica  Cleve 
1896,  Navicula  frigida  Grun.  1894-95?],  Staur . acuta,  Staur.  amphì- 
cephala,  Staur.  majuscula,  Nit\schìa  divaricata,  FLomoeocladia  congesta , 
Hom.  glomerata,  Hom.  mucicola,  Hom.  taeniata,  Hom.  tennis. 

Ciascuna  specie  è accompagnata  da  notizie  riguardanti  la  mor- 
fologia, la  distribuzione  geografica  ecc. 


v.  Pia  Julius.  — Neue  Studien  ueber  die  triadischen  Siphoneae 
verticillatae.  — Beitràge  zur  Palaeontologie  u.  Geologie  Oesterreich- 
Ungarns.  Band  XXV,  1912,  pag.  25-8 1,  Tav.  Il— Vili. 

In  un  gran  numero  di  opere  e trattati  di  Geologia  si  trova  fatta 
menzione  delle  Sifonee  fossili,  ma  assai  poco  si  conosce  ancora  in- 
torno alla  loro  natura.  Eppure  esse  hanno  senza  dubbio  un’impor- 
tanza grandissima,  specialmente  per  i numerosi  rapporti  filogenetici 
con  alcuni  gruppi  di  Sifonee  viventi.  Degno  della  massima  conside- 
razione è quindi  il  presente  lavoro,  dove  l’Autore  raccoglie  e coor- 
dina diligentemente  tutto  quel  poco  che  si  sa  sulle  Sifonee  verticil- 
late fossili,  e dove  si  trova  una  bella  serie  di  osservazioni  originali 
eseguite  sulle  Sifonee  del  periodo  triasico. 

Le  Sifonee  verticillate  del  Trias  vennero  finora  raccolte  in  tre 
generi,  cioè  Dìplopora  Schafhàutl.,  Gyroporella  Gùmbel  e Physopo - 
retta  Steinm.  costituenti  la  famiglia  delle  Diploporidae,  che  è carat- 
terizzata dalla  presenza  di  verticilli  a ramoscelli  semplici  portati  dalla 
membrana  della  cellula  centrale,  la  quale  ultima  è cilindrica  e rac- 
chiusa in  uno  scheletro  calcareo.  È appunto  questo  scheletro  calca- 
reo, segregato  dalla  membrana  cellulare,  che  rimase  conservato  du- 
rante il  processo  di  fossilizzazione  e che  permise  all’  Autore  lo  studio 
delle  particolarità  anatomiche  di  questo  gruppo  di  Alghe. 

La  sistematica  della  famiglia  è fondata  sopratutto  sull’aspetto 
dei  verticilli  e con  tale  criterio  l’Autore  delimita  più  precisamente 
i tre  generi  già  noti  e propone  i generi  nuovi  Macropor  ella,  Teutlo- 
p or  ella,  Oli go por  ella  e Kantia . 

Assai  notevoli  sono  le  considerazioni  filogenetiche  alle  quali 
l’Autore  è portato  alla  fine  del  suo  lavoro.  Non  è certo  privo  d’in- 
teresse il  fatto  che  le  famiglie  viventi  Bornetettìdae,  Neomeridae  e 
Acetabularììdae  sono  collegate  a gruppi  antichissimi  di  forme  (quali 
le  paleozoiche  Dasyporettidae)  da  una  serie  abbastanza  completa,  nella 
quale  le  Diploporidae  del  Trias  occupano  un  posto  molto  importante. 
Certamente  pochi  gruppi  di  alghe  possono  vantare  una  origine  così 
remota. 

La  parte  descrittiva  del  lavoro  è condotta  con  una  minuzia  certo 
non  eccessiva  data  la  delicatezza  dell’argomento;  più  felice  potrebbe 
esser  invece  la  parte  iconografica.  Molto  opportunamente  l’Autore 
tentò  la  ricostruzione  ideale  di  alcune  specie  meglio  conservate  e ciò 


213 


senza  dubbio  accresce  valore  al  lavoro,  già  interessante  per  il  ricco 
materiale  di  osservazioni  nuove. 

L’Autore  non  dimenticò  di  trattare  con  succiente  ampiezza  la 
parte  geologica  dell’  argomento  : tutte  le  Dìploporìdae  studiate  pro- 
vengono dai  calcari  e dalle  dolomie  del  Trias  alpino,  per  ogni  piano 
del  quale  sono  caratteristici  alcuni  gruppi  di  forme. 

Il  presente  lavoro  porta  quindi  una  grande  luce  sopra  un  gruppo 
di  organismi  finora  quasi  completamente  trascurati  dagli  studiosi  e 
non  dubito  che  le  deduzioni  a cui  giunge  il  suo  Autore  saranno 
accolte  con  favore  dai  cultori  dell’  Algologia. 

Dott.  Antonio  De  Toni 

West  W.  & West  G.  S.  — A Monograph  of  thè  British  Desmi- 
dieae  voi.  Il-IV.  — London,  printed  for  thè  Ray  Society,  1905,  1908, 
1 9 1 1 , 3 voi.  in  8°,  plates  33-04,  65-95,  96-128. 

Nel  resoconto  scritto  dal  dott.  A.  Forti  nel  mio  periodico  (4) 
riguardo  al  primo  volume  di  questa  opera  di  W.  e G.  S.  West, 
l’ egregio  riferente  augurava  che  detto  volume  presto  venisse  seguito 
dagli  altri,  tanta  essendo  per  ora  la  difficoltà  che  incontra  lo  studioso 
dell’elegantissimo  fra  tutti  i gruppi  delle  alghe  che  è rappresentato 
dalle  Desmidiee.  Gli  autori  corrisposero  alla  aspettativa,  dando  in 
luce  negli  anni  1905,  1908  e 1911  altri  tre  volumi  di  un’opera 
che  rappresenta  il  frutto  precipuo,  sono  parole  del  Forti,  delle  loro 
vigorose,  nobilissime  aspirazioni  e ricerche  da  parecchi  anni  indefes- 
samente condotte  ; così  l’ Inghilterra,  che  ebbe  già  le  opere  di  Has- 
sall,  Ralfs,  Cooke,  viene  ora  per  merito  di  W.  e G.  S.  West  a 
fornirci  una  illustrazione,  davvero  commendevole,  delle  Desmidieae, 
illustrazione  che  può  giovare  oltre  che  per  lo  studio  della  flora  de- 
smidiologica  inglese,  anche  per  quello  di  altre  regioni,  sia  per  la  ac- 
curatezza delle  citazioni  bibliografiche  e sinonimiche  e delle  descri- 
zioni, sia  per  le  minuziose  note  di  distribuzione  geografica  mondiale 
e per  le  belle  figure  che  facilitano  il  determinare  le  singole  entità. 

Nel  volume  secondo  sono  trattati  i generi  Euastrum,  Micraste - 
rias  e parte  di  Cosmarium,  nel  terzo  il  seguito  del  Cosmarium,  nel 


(4)  Cfr.  La  Nuova  Notarisia  serie  XVI,  1905,  pag.  27-29. 


214 


quarto  la  fine  del  Cosmarìum  e i generi  Xanthidium,  Arthrodesmus 
e parte  di  Staurastrum.  Prospetti  sinottici  danno  la  disposizione  delle 
specie  nei  generi,  per  facilitare  di  quelle  la  determinazione. 

Sono  proposte  come  nuove  le  entità  seguenti  (prescindendo  dalle 
forme  e dalle  nuove  combinazioni): 

Euastrum  crassum  (Bréb.)  Kuetz.  var.  Taturnii,  E,  oblongum 
(Grev.)  Ralfs  var.  depauperatum,  E.  pulchellum  Bréb.  var.  retusum, 
E.  minutissìmum  [=  E.  exile  Turner  1893,  non  Joshua  1886],  E. 
cornubiense,  E.  sublobatum  Bréb.  var.  subdissimile , Cosmarium  depres- 
sum  (Naeg.)  Lund.  var.  reniforme , C.  subquadrans,  C.  pseudonitidu- 
lum  Nordst.  var.  validum  [=  C.  pachydermum  Lund.  var.  minus 
Nordst.  1873],  C.  Reinschii  Arch.  var.  eboracense,  C.  tetragonum  (Naeg.) 
Arch.  var.  heterocrenatum,  C.  moniliforme  (Turp.)  Ralfs  var.  subpy- 
riforme , var.  limneticum  [=  C.  moniliforme  f.  panduriformìs  Heimerl 
forma  b,  1891],  C.  quadratimi  Ralfs  var.  angusta  tutti,  C.  exiguum  Arch. 
var.  subrectangulum,  C.  pseudoexiguum  Racib.  var.  angustatum,  C.  re- 
niforme (Ralfs)  Arch.  var.  apertum,  C.  orthostichum  Lund.  var.  com- 
pactum,  C.  Spor  Iella  Bréb.  var.  subnudum , C.  Tur  finii  Bréb.  var. 
eximìum,  C.  didymoprotupsum,  C.  entochondrum,  C.  Botrytis  Menegh. 
var.  paxillos forum,  Xanthidium  orcadense  [=  Xanthidium  Robinsonia- 
num  W.  et  G.  S.  West  1896,  non  Archer],  Arthrodesmus  Incus  (Bréb.) 
Hass.  var.  indentatus,  A.  phimus  Turn.  var.  hebridarum,  A.  Bulnheimiì 
Racib.  var.  subincus,  A.  subulatus  Kuetz.  var.  subaequalis,  Staurastrum 
subpygmaeum  West  var.  subangulaturn , St.  disputatum  [=  St.  dilata- 
tum  var.  insigne  Racib.  1892],  Si.  punctulatum  Bréb.  var.  subproduc- 
tum,  var.  striatum,  St.  pilosellum,  St.  inflatum . 

E da  augurarsi  che  a questi  quattro  volumi  faccia  seguito,  in 
un  tempo  relativamente  breve,  la  chiusa  di  questa  opera  per  la  quale 
W.  e G.  S.  West  vengono  ad  acquistare  una  grande  benemerenza 
nel  campo,  tanto  digitile,  degli  studii  algologici. 


G.  B.  De  Toni 


Pensione  Accademica 


Con  R.  Decreto  ìó  giugno  1912,  registrato  alla  Corte  dei  Conti 
il  24  luglio  successivo,  fu  approvato  il  conferimento  della  pensione 
Accademica,  vacante  per  la  morte  del  membro  effettivo  prof.  comm. 
Emilio  Teza,  al  prof.  Giovanni  Battista  De  Toni,  membro  effet- 
tivo del  Reale  Istituto  Veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti  in  Venezia 
a decorrere  dal  3i  marzo  1912. 


Notiziario 


COMPOSIZIONE  DEL  R.  COMITATO  TALASSOGRAFICO  ITALIANO 

per  Tanno  1912 

4. 

PRESIDENZA 

Presidente  — S.  E.  vice-ammir.  Leonardi  Cattolica  Pasquale, 
senatore,  Ministro  della  Marina. 

Vicepresidente  — Prof.  Volterra  Vito,  senatore,  delegato  della  So- 
cietà Italiana  per  il  progresso  delle  scienze. 

Segretario  — Prof.  Magrini  Giovanni,  direttore  dell’ Ufficio  Idro- 
grafico del  R.  Magistrato  alle  Acque. 

Tesoriere  — Prof.  Folgheraiter  Giuseppe,  professore  nella  R. 
Università  di  Roma,  tecnico  esperto. 

MEMBRI 

Prof.  Blaserna  Pietro,  vicepresidente  del  Senato,  tecnico  esperto. 

Prof.  Bruni  Giuseppe,  professore  nella  R.  Università  di  Padova,  tecnico 
esperto. 


21(3 

Dott.  Cappelli  Raffaele,  vicepresidente  della  Camera  dei  deputati, 
presidente  della  Società  geografica  Italiana,  tecnico  esperto. 

Prof.  Cappellini  Giovanni,  senatore,  pres.  del  R.  Comitato  geologico. 

Duca  Carafa  d’Andria  Riccardo,  senatore,  pres.  della  Lega  navale. 

Prof.  Celoria  Giovanni,  senatore,  presidente  della  R.  Commissione 
geodetica  Italiana. 

Prof.  Cermenati  Mario,  deputato,  delegato  della  Camera  dei  Deputati. 

Prof.  Ciamician  Giacomo,  senatore,  delegato  del  Senato. 

Prof.  Dalla  Vedova  Giuseppe,  senatore,  delegato  della  Società  Italiana 
per  il  progresso  delle  scienze. 

Prof.  De  Marchi  Luigi,  professore  nella  R.  Università  di  Padova, 
tecnico  esperto. 

Prof.  De  Toni  Giovanni  Battista,  professore  nella  R.  Università  di 
Modena,  tecnico  esperto. 

Capitano  di  Vascello  Giavotto  Mattia,  tecnico  esperto. 

Prof.  Grablovitz  Giulio,  direttore  dell’Osservatorio  geodinamico  di 
Ischia,  tecnico  esperto. 

Prof.  Grassi  Battista,  senatore,  professore  nella  R.  Università  di 
Roma,  tecnico  esperto. 

Prof.  Issel  Arturo,  professore  nella  R.  Università  di  Genova,  tecnico 
esperto. 

Prof.  Levi  Morenos  Davide,  tecnico  esperto. 

Ing.  Lotti  Bernardino,  capo  del  R.  Ufpcio  geologico. 

Capitano  di  Vascello  Marzolo  Paolo,  direttore  dell’  Istituto  Idrogra- 
fico della  R.  Marina. 

Colonnello  Moris  Maurizio,  ispettore  dei  servizi  aereonautici,  tecnico 
esperto. 

Tenente  Colonnello  Motta  Giuseppe,  comandante  del  Battaglione 
specialisti  del  Genio. 

Prof.  Palazzo  Giulio,  direttore  dell’  Ufficio  centrale  di  meteorologia. 

Dott.  Papadopoli-Aldobrandini  Nicolò,  senatore,  presidente  del  R. 
Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti. 

Prof.  Raffaele  Federico,  presidente  della  Commissione  consultiva 
della  pesca. 

Ing.  Ravà  Raimondo,  presidente  del  R.  Magistrato  alle  Acque. 

Prof.  Ronco  Nino,  presidente  del  Consorzio  del  porto  di  Genova. 

Prof.  Scribanti  Angelo,  direttore  della  R.  Scuola  super,  navale. 


217 


Prof.  Stringher  Bonaldo,  direttore  generale  della  Banca  d’  Italia, 
tecnico  esperto. 

Prof.  Vinciguerra  Decio,  direttore  della  R.  Stazione  di  piscicultura 
di  Roma,  tecnico  esperto. 

TECNICI  ESPERTI  AGGIUNTI 

Capitano  Ferrari  Cristoforo,  del  Battaglione  specialisti  del  Genio. 

Prof.  Forti  Achille,  di  Verona. 

Prof.  Gamba  Pericle,  dell’  Ufficio  centrale  di  meteorologia. 

Prof.  Marini  Lodovico,  professore  di  meteorologia  e geofìsica  nel- 
T Istituto  Idrografico  della  R.  Marina. 

Prof.  Omodei  Domenico,  professore  nella  R.  Scuola  Superiore  Navale 
di  Genova. 

Prof.  Platania  Giovanni,  professore  nel  R.  Istituto  Nautico  di  Catania. 

Dott.  Sella  Massimo,  dell’Istituto  di  anatomia  comparata  della  R. 
Università  di  Roma. 

PERSONALE  SCIENTIFICO  DEL  R.  COMITATO 

Biologo  specialista  capo  — Prof.  Luigi  Sanzo. 

Assistente  geofisico  — Dott.  Giuseppe  Feruglio. 

id.  — Dott.  Cesare  Fabris. 

Chimico-fisico  — Dott.  Antonio  Manuelli. 


218 


Heet*ologio 


J.  R.  Lorenz  von  Liburnau  morto  in  età  di  86  anni  il 
i3  novembre  191 1. 


Arthur  Cottam  morto  a Bridgwater  il  23  novembre  191-1;  si 
era  occupato,  in  diatomologia,  del  genere  Aulacodiscus. 


Paul  Bergon,  morto  in  età  di  48  anni  a Parigi  il  21  gennaio 
1912,  si  era  fatto  conoscere  agli  studiosi  per  parecchi  lavori,  alcuni 
monografici,  sulle  Diatomee.  Nel  1891  il  Tempere  propose  in  onore 
del  compianto  micrografo  il  genere  Bergonia  per  una  diatomea  fossile 
del  deposito  di  Barbados. 


Edoardo  Adolfo  Strasburger  morto  il  19  maggio  1912. 
Nato  a Varsavia  il  1 febbraio  1844,  egli  si  laureò  a Jena  nel  1866, 
divenne  docente  di  botanica  a Varsavia  nel  1868;  passato  poi  a in- 
segnare detta  disciplina  a Jena  nel  1869,  era  dal  1881  professore  a 
Bonn.  Fu  istologo  di  altissimo  valore.  Appartenne  a molti  sodalizi 
scientifici,  dei  nostri  alla  Reale  Accademia  dei  Lincei  (7  novembre 
1893)  e alla  Reale  Accademia  delle  Scienze  di  Torino.  Nel  1905  la 
Linnean  Society  di  Londra  conferì  a E.  Strasburger  la  medaglia 
d’oro  che  alternativamente  viene  accordata  ciascun  anno  a uno  zoo- 
logo e a un  botanico. 

È morto  a Montevideo  (Uruguay)  il  16  giugno  1912  a y3  anni 
d’età  il  prof.  José  Arechavaleta,  direttore  di  quel  Museo  di  Sto- 
ria Naturale  e autore  di  studi  sulla  flora  sud-americana.  Si  occupò 
anche  di  Algologia  illustrando  le  Vaucheria  dell’Uruguay. 


INDEX 


Boergesen  F.  — Two  crustaceous  brown  algae  from  Danish  West 

lndies  (with  3 Figures)  . pae, 

Cuoghi-Costantini  L.  — Osservazioni  critiche  intorno  la  Euzo- 

niella  incisa  (J.  A g.)  Falk.  (con  2 tavole)  ....  » 

De  Toni  G.  B.  — Edoardo  Bornet  [1828-1911]  (con  ritratto)  . » 

Forti  A.  — Primo  elenco  delle  Diatomee  fossili  contenute  nei  cal- 
cari marnosi  biancastri  di  Monti  Gibbio  (Sassuolo  - Emilia)  . » 

Mazza  A.  — Saggio  di  Algologia  Oceanica  . . . . 1,  57,  109, 


123 

183 

25 

79 

165 


* 

* * 


Necrologio  di  Iosè  Arechavaleta » 

» Paul  Bergon  .......  » 

» Filippo  Bonetti » 

» Arthur  Cottam » 

» J.  R.  Lorenz  von  Liburnau » 

» Edoardo  A.  Strasburger » 


* 

* * 


Conferimento  della  Pensione  Accademica  al  prof.  G.  B.  De  Toni  » 
Composizione  del  R.  Comitato  Talassografico  Italiano  pel  1912  . » 

* 

* * 


Andrews  F.  M.  47. 
Annandale  N.  133 
Anonymi,  134,  196. 
Arnoldi  W.  85,  136. 
Azpeitia  F.  138. 

Bachmann  H.  43,  130. 
Backer  C.  A.  130. 
Baker  S.  M.  135. 

Barro w W.  H.  48. 
Baumann  E.  130. 
Béguinot  A.  130. 


Bernard  Ch.  43,  50. 

Bethge  H.  85. 

Boergesen  F.  46,  90,  92,  197. 
Borge  O.  42,  92,  93. 
Bottomley  W.  B.  138. 

Boulger  G.  S.  134. 

Brand  F.  88,  94,  106,  136. 
Brannon^M.  A.  130. 

Brehm  V.  130. 

Brick  C.  134. 

Briosi  G.  134. 

Britten  J.  134. 


218 

218 

108 

218 

218 

218 


215 

215 


220 


Broch  H.  130. 

Brockmann  C.  139. 

Brovvn  W.  H.  85. 

Burton  J.  195. 

Butchers  T.  W.  89. 

Butters  F.  K.  196. 

Cammerloher  H.  130. 

Campbell  D.  H.  136. 

Carrisso  L.  W.  43,  195. 

Casu  A.  43,  49. 

Cépède  C.  94. 

Chatton  E.  136. 

Chodat  R.  48. 

Clements  F.  E.  138. 

Cleve-Euler  A,  139. 

Collins  F.  S.  43,  130,  131,  136. 
Comère  J.  85,  13 1. 

Conn  H.  W.  131. 

Connolly  C.  J.  45,  95. 

Coupin  H.  43. 

Czapek  F.  135. 

Dangeard  P.  A.  46,  48,  52,  131. 
Deckenbach  (von)  C.  131. 

Desroche  P.  136,  137. 

Druce  C.  Cl.  88. 

Elenkin  A.  A.  131,  195. 

Entz  G.  jun.  140. 

Esmarch  F.  88,  107. 

Faure-Frémiet  E.  85. 

Forti  A.  139,  141. 

Francé  R.  H.  131,  198. 

Fricke  V.  89. 

Fritsch  F.  E.  131. 

Gain  L.  48,  131,  132,  137,  199,  200. 
Gams  L.  132. 

Gamundi  y Ballester  J.  139. 

Gatin  C.  L.  86. 

Goodspeed  F.  H.  47. 

Grove  W.  B.  137. 

Groves  H.  & J.  138. 

Guenther  H.  132. 

Guignard  L.  134. 

Guyer  O.  132. 


Hardy  A.  D.  140. 

Hariot  P.  43,  51. 

Hàyren  E.  137,  201, 

Heltn  (von)  H.  44. 

Hensen  V.  85. 

Herdman  W.  A.  44,  85,  89,  132,  139, 
140. 

Heydrich  F.  135. 

Hoffman  Edna  J.  97. 

Hood  Olive  F.  47. 

Howe  M.  A.  86,  98. 

Hustedt  F.  89. 

Ispolatoff  E.  44. 

Issatschenko  B.  132,  195. 

Jacobsen  H.  C.  137. 

Jònsson  H.  87. 

Johnson  J.  W.  H.  89. 

Johnson  N.  M.  132. 

Johnstone  J.  132. 

Joubin  L.  85. 

Karsten  G.  197. 

Keissler  (von)  C.  44. 

Klugh  A.  B.  132. 

Kofoid  C.  A.  48,  S6,  197,  198. 
Kolkwitz  R.  44,  86,  195. 

Kowalczewski  K.  86. 

Kurssanow  L.  137. 

Kylin  H.  45,  87,  132. 

Lambert  F.  D.  137. 

Lemmermann  E.  139. 

Lemoine  P.  (M.me)  135. 

Le  Roy  Schantz  M.  138. 

Le  Touzé  H.  135,  201. 

Letts  E.  A.  88. 

Lewis  I.  F.  135. 

Limanowska  H.  132. 

Lindforss  B.  134. 

Lindsay  J.  132. 

Lohmann  H.  44,  86,  195. 

Loppens  K.  195. 

Lucas  A.  H.  S.  135,  202. 

Lunam  G.  86. 

Lutman  B.  F.  47. 

Lutz  L.  137. 


221 


Mandel  Lafayette  B.  86. 

Mangili  L.  48,  86,  89,  99. 

Marchlewski  L.  87. 

Marshall  E.  S.  138. 

Me  Fadden  A.  S.  100. 

Me  Keever  F.  L.  132,  133. 

Meinhold  T.  48. 

Merlin  A.  A.  C.  E.  197. 

Meunier  Alph.  210. 

Michener  J.  R.  48. 

Migula  W.  47, 

Molliard  M.  86. 

Moore  A.  R.  47. 

Moreau  F.  46,  53. 

Moreno  J.  M.  86. 

Mouret  133. 

Muehlenthaler  F.  47. 

Mueller  O.  139,  202. 

Murray  I.  133. 

Naumann  E.  89,  100. 

Nicolas  G.  137. 

Nicolosi-Roncati  F.  135. 

Nienburg  W.  135,  203. 

Nordstedt  O.  86,  101. 

Novikofì  A.  W.  44. 

Ohno  N.  203. 

Okamura  K.  87,  89,  102. 

Ostenfeld  C.  H.  44. 

Padovani  C.  44,  102. 

Palibin  J.  196. 

Palmer  T.  Ch.  139. 

Pàque  E.  47. 

Pascher  A.  86,  89,  133,  137,  140,  197, 
198,  210. 

Paulsen  O.  44. 

Pavillard  J.  53. 

Peragallo  48,  89,  103,  139. 

Perrot  E.  86,  133. 

Petersen  H.  E.  46. 

Peterson  J.  B.  47,  104. 

Petkofì  S.  44,  45. 

Pia  (von)  J.  140,  212. 

Picquenard  C.  A.  135,  138,  209. 
Pigram  F.  137. 

Pilger  R.  45. 


Playfair  G.  I.  197. 

Price  S.  R.  137. 

Reukanf  E.  133. 

Richard  J.  87,  88. 

Richards  E.  H.  88. 

Richter  O.  139. 

Riddel  W.  132. 

Riddelsdell  H.  J.  86. 

Rosenvinge  L.  K.  46,  104. 

Rothpletz  A.  140. 

Rudas  C.  133. 

Sauvageau  C.  135,  136,  204,  205,  206. 
Savenkofif  M.  87. 

Schiller  J.  46,  207. 

Schmidt  A.  89. 

Schmidt  M.  89. 

Schroeder  Br.  139,  196,  207,  208. 

Scott  A.  132. 

Schouteden-Wéry  J.  133. 

Serbinow  J.  L.  197. 

Skottsberg  C.  196. 

Smith  Erwin  F.  45. 

Steadt  D.  G.  136. 

Steinecke  F.  138. 

Steuer  G.  45. 

Stevenson  J.  J.  46. 

Stomps  T.  J.  88. 

Svedelius  N.  46,  49,  208. 

Swartz  Mary  Davies,  45,  86. 

Tempère  J.  48.  139. 

Torka  V.  45. 

Treboux  O.  137. 

Troendle  A.  47,  88. 

Tswett  M.  133. 

Turner  C.  138. 

Twiss  W.  C.  106. 

Tyson  W.  90,  196. 

Vilhelm  J.  133. 

Viret  L.  45. 

Virieux  J.  47. 

Wishburn-Webster  L.  131. 

Wells  B.  46. 

West  G.  S.  45,  47,  133,  134,  213. 


900 

West  W.  133,  134,  213. 

Wille  N.  134. 

Wislouch  S.  M.  138. 
Wisselingh  (van)  C.  138,  197. 
Withmore  E.  R.  48. 
Woloszynska  J.  48,  87,  134. 


Yendo  K.  46. 

Zacharias  O.  87,  134. 
Zahlbruckner  A.  87,  106. 


J.  B.  DE  TONI 


Silloge  HJgarum 

omnium  hucusque  cogn/farum. 


Voi.  I.  sect.  1--2  Chloropìiyceae  [praem.  Bibliotheca  phycolo- 
gica].  - Patavii,  1889,  Tip.  Seminario,  in  8°,  p.  cxxxix-1315. 
It.  lib.  {francs)  92. 

Voi.  IL  sect.  1-3  Bacillarieae  [cum  Bibliographia  diatomolo- 
gica  (curante  J.  Deby)  et  Repertorio  geografico-polyglotto 
(curante  Prof.  Dr.  Hectore  De  Toni)].  - Patavii,  1891-94, 
Tip.  Seminario,  in  8J,  pag.  cxxxn  --  1556  - ccxiv.  It.  lib. 
( francs ) 115. 

Voi.  III.  Fncoideae.  - Patavii,  1895,  Tip.  Seminario,  in  8', 
p.  xvi-638.  It.  lib.  ( francs ) 41. 

Voi.  IV.  Florideae  sect.  1-4.  - Patavii,  1897-1905,  Tip.  Semi- 
nario, in  85,  p.  lxi-1973.  It.  lib.  ( francs ) 131. 

Voi.  V.  Myxophyceae  [curante  Dr.  A.  Forti]  - Patavii,  1907, 
Tip.  Seminario,  in  8°,  p.  761.  It.  lib.  {francs)  48. 


ETTORE  DE  TONI 

Dizionario  di  pronunzia  dei  principali  nomi  geografici  moderni.  - 
Venezia,  1895,  Tip.  Emiliana,  8J,  p.  xxxn-520.  L.  5. 


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