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W. O. PARLO W
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in 2015
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Strie XXIII (Anno XXVII dalla futeini Mia 11 HOTflBISIfl,,) Gennaio 1912
LA NUOVA
[NOTARISIA
RISE» CONSACRATA ALLO STUDIO DELLE ALGHE
J REDATTORE E PROPRIETARIO
G. B. Dott, DE>TONI
LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA
MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA
SOMMARIO
;
Mazza A.: Saggio di Algologia Oceanica jcontin.]. — De Toni G. B. : Edoardo
Bornet 1828-1911). — Litteratura pii y cologica.
B (Ir esser tout ce qui concerne la:
« NUOVA NOTARISIA »
à M. le Prof. G. B. DE TONI ^
R- Orto Botanico, Modena (Italie)
Prix d’abonnement pour la sèrie XXIII (1912)
Francs 15.
|rÌX d’ abounemént pour les années 1886-89 du Journal d’algologie «Notarisia»
Francs 60.
TIP. SEMINARIO -PADOVA
Collaboratori della NUOVA NOTARISIA
T. Bentivoglio — O. Borge — A. Borzi — F. Castracane (*}*) —
J. Chalon — R. Chodat — J. Comère — J. Deby (f) — A.
De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi — A. Forti — M.
Foslie(-[*) — A. Garbini — G. Guglielmetti — R. Gutwinski —
A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G.
Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski —
L. Montemartini — O. Nordstedt — P. Pero — P. Petit — S.
Petkoff — A. Piccone (*j*) — T. Reinbold — P. Richter —
J. J. Rodriguez (•(*) — W. Rothert — F. Saccardo (*f) — W.
SCHMIDLE F. SCHMITZ (f) — B. ScHROEDER C. ScHROETER —
W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter — A. Weber van
Bosse — W. West — G. Zodda.
GENNAIO 1912 - (Anno XXVII dalla fondazione della “ NOTARISIA „).
LA NUOVA NOTARISIA
PROPRIETARIO E REDATTORE
D OTT. G. B. DE TONI
LAUREATO DELL* ISTITUTO DI FRANCIA
MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA
R. Orto Botanico Modena (Italia)
Angelo Mazza
SAGGIO DI ALGOLOGIA OCEANICA
Gen. CROUANIA J. Ag.
Etym. dedicata ai celebri crittogamisti francesi fratelli Crouan.
= Bisporium Naeg., Batracho spermi, Mesogloiae, Griffithsiae,
Callithamnii sp. auct.
Le Crouania, conosciute già in numero di nove, sono ora ri-
dotte a sole cinque, in seguito alle tre assegnate al gen. Muellerena
ed al passaggio di C. Schousboei fra le Gloeosiphoniaceae per opera
dello Schmitz che la elevò al nuovo genere Thuretella ( T . Schou-
sboei Schm.).
Frondi filiformi, cilindriche, gelatinose, in più modi e per ogni
verso ramose, costituite press’ a poco come le Dudresnaya e le Nac-
carìa e cioè da un asse articolato monosifonio nudo o percorso lon-
gitudinalmente da fibre sottili articolate e munite perifericamente,
alle giunture delle articolazioni, di due o più rametti dicotomo-fasti-
giati, liberi, subliberi o coalescenti nelle parti superiori dei rami,
formanti in tal modo dei verticilli distanti nelle parti inferiori che
perciò appaiono nodulose, appressati nelle superiori parti le quali si
fanno talvolta subcompresse per analogia di accrescimento in seguito
alla coalescenza dei ramoscelli. Cistocarpi solitari od appaiati agli
apici di rametti più lunghi, circondati dai filamenti dello strato pe-
riferico. Tetraspore sessili, sferiche, divise a triangolo, oppure oblun-
ghe, trasversalmente bipartite come avviene in altri generi nei quali
la divisione triangolare o crociata si compie in modo cosi irregolare,
o imperfetto (secondo Ardissone) da simulare una semplice bipar-
zione.
4i5. Crouania attenuata (Bonn.) J. Ag.
— Mesogloja attenuata Ag. - M. ? moniliformis Griffi in Harv. -
Grìffitlisia nodulosa Ag. - Callith. nodulosum. Kuetz. - Callith. Batra-
chospermum Kuetz. - Callith. condensatum Kuetz. - Crouania Sotierii
De Not. - C. densa Reinsch. - C. bispora Crouan. - C. att. f. bispora
Hauck. - Ceramium hìspidum Schousb. - Ceram. annulatum Schousb.
sec. Bornet.
La presenza sua nel Mediterraneo e nell’alto Adriatico può di-
spensarmi dal qui intrattenermi particolareggiatamente sulla morfolo-
gia di questa pianta dopo la descrizione lasciataci dall’ Ardissone nella
Phycol. medit.
Il nome specifico le deriva dall’estrema sottigliezza dei rametti
verticillari la cui tenuità è all’occhio accresciuta nei frequenti casi
del loro acromatismo ialino e dalla sostanza teneramente gelatinosa.
Questi rametti o meglio fascicoli di rametti a ciascuna delle artico-
lazioni assili dall’ Ardissone non vengono numericamente indicati.
L’ Hauck, nella sua fig. 35, ne disegna parecchi sotto la lettera a e
due soli, uno per lato, sotto la lett. c. Se quest’ ultimo è infatti il
caso più frequente un maggior numero non è da escludersi. Questa
specie essendo stata studiata per la prima volta da C. A. Agardh che
le impose il nome di Mesogloja attenuata, tramutato in Crouania dal
figlio J. Agardh, vien considerata come il tipo del genere ( 1 ).
(1) Non conoscendo la Crouania annulata del Berthold nè la sua descrizione,
nulla posso dire se ed in quanto questa possa corrispondere a C. attenuata , giac-
ché il carattere assegnatole dei rametti quaterni ad ogni verticillo non le sarebbe
esclusivamente proprio. Il Preda la riferisce alle specie dubbie.
La configurazione monotìpica nei primi stadi della sua evolu-
zione va soggetta a delle varianti nel portamento per ragioni am-
bienti di stazione e di stagione. Cosi il rameggio allungato ascen-
dente e rado può essere sostituito da un altro più breve, più denso,
ed allora l’assieme ha un perimetro subtondo del diam. di 3-4 cm.
A questa forma va sempre congiunta una sostanza più consistente
dovuta, pare, ad agenti speciali, oltre quelli indicati, e cioè a so-
stanze eterogenee che la rivestono, non esclusa l’azione di talune
Bacillariee. Altra conseguenza di questo portamento è l’ emissione
più frequente di alcune rizine aventi origine dalle congiunzioni delle
articolazioni. Queste sono una volta e mezzo più lunghe del diam.
con le estremità ora piane, ora leggermente arcuate in senso oppo-
sto e in questo caso alle ginocchia delimitano uno spazio a forma
elittico-depressa. I ramoscelli sono sciolti nella parte inferiore della
fronda, più o meno obliterati o ridotti a masse di sostanza amorfa
nello stadio senile, e nella parte superiore più o meno confluenti o
concrescenti con accompagnamento di appiattimenti del filo assile
che in tal caso assume la forma di una membrana subialina, rosea
o paglierina parenchimatica, oppure lacunoso-retiforme. Una sezione
trasversale, esaminata a luce obliqua, mostra l’interno del filo occu-
pato da membranelle delle quali le più esterne integre e ben defi-
nite nella loro forma tuboliforme, le più interne dilacerato-diafram-
matiche.
Distribuì — Mediterraneo, Adriatico, lungo le coste orientali
dell’Atlantico dall’Inghilterra alla Francia, e quelle dell’America bo-
reale, secondo l’Harvey.
416. Crouania vestita Harv.
Appartiene alla sezione delle spongiosae pei verticilli a ramoscelli
rigidetti ripetutamente di-tricotomi a segmenti divergenti, gl’interni
spesso arcuato-reflessi connati coi vicini, liberi gli esterni, formanti
esteriormente al tubo della fronda una rete intricata di carattere quasi
spongioso, d’onde il nome specifico.
Fronda articolata, cilindrica, crassa, solitaria 0 cespugliosa, alta
da 2 ad 8 cm. e dello spessore di 1-2 mill., le cui divisioni di primo,
secondo e terzo grado, assai divaricate ed irregolarmente subpennate,
hanno un perimetro piramidato, e l’assieme, ridotto in piano, assume
una figura flabellata negl’individui meglio sviluppati.
4
Le fruttificazioni prendono il posto di un rametto, e precisamente
quella parte che dovrebbe essere 1’ articolo infimo di esso, in quan-
tochè la restante parte si trasforma nel pericarpo. Cistocarpi globosi
a pericarpo ialino gelatinoso con carpospore subtonde, vivamente
porporine, ammassate senz’ordine apparente nell’interno.
Tetraspore assai grandi, in relazione alle parti generanti, di-
vise per tre, oppure pluricellulari ma sempre involte nel perisporio,
od infine, per ragioni locali, libere e sparse in una membrana il cui
tessuto è dipendente dalle ragioni stesse. Infatti, massime nelle parti
superiori della pianta dove il fenomeno può osservarsi in azione, in
conseguenza degli appiattimenti ai quali esse vanno soggette, le
spore figurano sparse in una membrana costituita da piccole cellule
aggregate di un porporino vivacissimo e di natura disseminativa
collegate da filamenti ifeformi, e coi margini lacunoso-retiformi (1).
A seconda delle diverse posizioni dalle quali si traggono, le se-
zioni trasversali presentano qualche divario nei particolari. Se ne
sceglie una a perimetro dittico ma che sotto un’azione acidulata
può farsi tondo. Il centro del tubo è dato da un nucleo lineare lon-
gitudinale ricco di endocromi roseo-porporini. Questo nucleo è in-
guaiato da parecchie membrane tubolari, esilissime, ialine, concen-
triche.
Parete del filo crassa rivestita esternamente da un verticillo di
rametti ora subsciolti, ora aggrovigliati, a massa unica o più o meno
distinta in quattro, ed ora appianato in una membrana lacunoso-
reticolata.
In piano il filo si mostra percorso longitudinalmente da fibre
robuste, colorate, parallele.
Colore densamente rosso, più pallido nelle parti cimali; sostanza
molle spongiosa o assai gelatinosa.
(*) Queste cellule e questi filamenti si rivelano per una derivazione della
scomposizione di molte delle tetraspore, le prime cioè dalle spore, i secondi dal
perisporio. Se si tratta di un processo meramente architettonico atto ad assicu-
rare la compagine delle parti interessate, o seppure esso si collega ad un fine
bio-riproduttivo, è questo un quesito che aspetta sempre una dimostrazione. In-
tanto è bene rilevare che già si conoscono parecchie analogie al riguardo. Nel
caso speciale, nè il testo nè 1* iconografia dell’ Harvey (tav. 140) si estendono ad
alcun particolare circa la connazione e la concrescenza dei rametti.
Nuova Olanda.
a. Crouania vestita, n. sp. Fremantle et King Georg’ s Town.
(Harvey), leg. Mont. maggio 1867.
Gen. LASIOTHALIA Harv.
Etym. lasios velutino, thalos ramo; o thaleo fiorisco?
= Callitharnnìì et Spongoclonìi sp. auct.
Pare che questo genere non possa essere considerato come de-
finitivamente stabilito, e ciò per le stesse ragioni esposte nel trattare
del gen. Spongoclonìum col quale ha pure tante attinenze. Lo stesso
nome è poco felice perchè allude ad un carattere di troppo lata ap-
plicazione (1).
Per attenerci ai caratteri più significativi, si accenna che nelle
Lasìothalia, considerate come appartenenti alle Crouaniee, si hanno
i fili corticati, mentre sono nudi nelle Spongocloniee ; che l’asse
centrale, anziché di crassi rizoidi come in Spongoclonìum, è rivestito
di semplici ifì ; che, a differenza di questo, avrebbe i rametti disposti
in modo crociato, ed i cistocarpi collocati fra i rametti piliformi su-
perficiali [L. ? plumigera ) anziché da questi coperti. Forma e dispo-
sizione dei tetrasporangi eguali in entrambi i generi. Solo il mate-
riale naturale potrebbe far luce sulla vera ubicazione che nella si-
stematica potesse spettare alle quattro piante di cui il proposto ge-
nere si compone, genere da ritenersi per ora basato sulla L. hirsuta
studiata dal Sonder sotto il nome di Spongoclonìum conspicuum,
mentre le altre tre vi si annettono dubitativamente, come finora
consta allo scrivente. Questo desiderato materiale ci offrirebbe anche
(A) Secondo la migliore regola, il nome generico dovrebbe sempre includere
il carattere esclusivo o quello più sagliente che contraddistingue la pianta che al
genere corrisponde. Giudicata con questo criterio scientifico è da ritenersi poi
riprovevole 1’ uso di sacrificarla al nome di botanici o di chi si voglia, per quanto
sommi. Onoranze di tal fatta dovrebbero appena essere tollerate per eccezione
nella designazione di qualche specie che lo richieda. Prima la Natura, poi i na-
turalisti ; questo era anche l’avviso dell’ Ardissone. Seguendolo, si avrebbe anche
il vantaggio di risparmiare al dolce idioma latino ed a ben costrutti orecchi le
più orribili cacofonie che tanto disdicono all’armonia e delicatezza delle più vaghe
manifestazioni naturali.
il mezzo di constatare se ed in quanto la struttura intima potesse
prestarsi all’ indicato scopo. Questa opportunità tanto più s’impone
in seguito al polisifonismo (tale s’interpreta) chel’Harveyha riscon-
trato nel suo Callithamnion ( Dasythamnion ) plumigerum , figurato nella
tav. 285 della Phycol. australica.
417. Lasiothalia ? plumigera (Harv.), Spongoclonium plumigerum
Ag. - Callithamnion ( Dasythamnion ) plumigerum. Harv.
Apparato radicale coperto da fibre lanose e con ciò non si dice
in cosa consiste la natura della radice avente carattere di appren-
sione al sostrato. Queste cosi dette fibre non possono essere che i
ramoscelli infimi come altri simili, partenti dalla base di ogni articola-
zione e che coprono tutta la pianta di un rivestimento molle, irto, stop-
poso o lanoso. Frondi 3-4 volte pennate con le penne di vario grado
coperte in alto di peli articolati e di piccoli ramoscellini orizzontali
subsemplici alternatamente ramicellosi. Cistocarpi disposti fra i peli
superficiali, spesso geminati, quasi involucrati dai peli circostanti.
Tetrasporangi secondati lungo il lato interno delle divisioni delle
pennette. Colore rosso-porporino. Sostanza flaccida aderibile alla
carta.
Eccone ora l’assieme secondo la citata tav. Harveyana.
La pianta è alta 17 cm. Si compone del disco che, compreso
il rivestimento ramicellare, ha lo spessore di una penna anserina
attenuato alle due estremità. Questo disco è munito di 28 rami pri-
mari, disposti disticamente in numero di 14 per ogni lato, orizzon-
tali-ascendenti, lunghi da mezzo cent, ad un cm. nelle parti atte-
nuate del disco, di 5-8 cm. in tutto il resto del suo percorso. Ogni
ramo primario forma dunque una penna di primo grado, che si com-
pone di io-i 8 penne di .secondo grado lunghe da mezzo cm. ad
un cm. e mezzo, le quali, alla loro volta, si decompongono una o
due volte in rametti da 2 mill. ad una frazione di mill. di lunghezza.
Tutte quante queste suddivisioni sono assai aperte e disposte in
modo alternato.
Delle tre analisi che completano la tavola, è degna di essere
segnalata quella raffigurante la sezione trasversale del disco. L’ am-
bito ne è tondo. Il centro è occupato da un grande tubo inguainato
a distanza da una membrana. Seguono i tubi pericentrali disposti in
tre giri concentrici, in apparenza della stessa natura di quello cen-
7
trale, ma di un diametro 5-6 volte minore. Il giro esterno è assai
regolare ed è composto di 25 tubi; piuttosto irregolari sono i giri
interni composti di un numero sempre più limitato pel fatto che
tutti quanti questi tubi pericentrali hanno lo stesso diametro. La pe-
riferia è finalmente coronata da un giro di ramoscelli-, più o meno
suddivisi, aventi ciascuno per base la parete di ogni singolo tubo
periferico. Come si comprende, solo sul vero questa struttura po-
trebbe essere apprezzata in ragione del suo significato.
Si può soltanto aggiungere che questa pianta lascia sospettare
il riferimento ad una forma della Lasiotlialia hirsuta Harv.
Hab. le coste della N. Olanda australe.
Gen. GATTYA Harv.
Etym. gen. dedicato al nat. Gatty.
I primi studi fatti sulla struttura interna dell’unica specie che
finora costituisce questo genere, diedero un risultato contradditorio
inquantochè il tessuto poteva ricordare le Gloiosifoniacee ( Gioiosi -
phonia e Gloiopeltis ), le Dumontiacee ( Pikea ), le Endocladiee (En cio-
cia dia) e persino le Caulacantee ( Caulacanthus ) e ciò per un’ erronea
interpretazione di referenze con Gattya le cui tetraspore inoltre, divise
a triangolo, sono in opposizione con le divisioni crociate o zonate
delle indicate sottofamiglie. Questi rilievi comparati sulle dette frut-
tificazioni indussero J. Agardh a ravvisare nella Gattya P affinità che
la collega al genere. Ptilocladia , nel che convenne poscia anche lo
Schmitz. Ignoro se questi due autori siano pure entrati in merito al
significato del tessuto di Gattya in relazione alle Crouaniee alle quali
appartiene.
Fronda grassetta cilindrico-subcomplanata, decomposta in modo
distico ed alterno, un po’ gelatinosa, tubolosa, interamente contesta
di filamenti articolati, e cioè con l’asse monosifonio grossamente ar-
ticolato con sei rami verticillati, da esso egredienti ad ogni artico-
lazione, di-policotomo fastigiati con gli articoli terminali contesti in
uno strato continuo periferico. Cistocarpi in rami clavati o rigonfi,
cimali (acrogeni), spesso singoli, totalmente inclusi nel cortice, con
gonimoblasto diviso in più lobi in seguito ad evoluzione succedanea.
s
Tetrasporangi divisi a triangolo svolti in anguste prolificazioni for-
manti quasi uno strato continuo periferico, evidentemente prodotti
dalle estremità dei filamenti provenienti dall’asse. Così la diagnosi.
Ora, in relazione alle Crouaniee, si deve por mente ad una ben
curiosa modificazione che qui assumono gli elementi organici della
fronda. Non è più un semplice e vasto tubo articolato che percorre
longitudinalmente l’interno della parete del filo, esternamente alla
quale si svolgono alla base di ogni articolazione i rametti verticillari.
Invece in Gattya, come Plilocladia, il processo dei rametti stessi si
svolge nell1 interno della parete del filo, giacché partono direttamente
dalla base di ogni articolazione del tubo assile, dando cosi luogo al-
l’illusione che i rametti stessi, anziché degli organi a sé stanti, co-
stituiscano uno strato speciale nello spessore del filo, donde l’imba-
razzo originario nel trovare a Gattya (anno 1864) una corrispondenza
che pure esisteva in Ptìlocladia già conosciuta fin dal 1845.
418 Gattya pinnella Harv.
La pianta, salvo l’ intenso suo colore rosso-scuro, ha il porta-
mento musciforme di un giovane Rhyncostegium. Ha un sorcolo re-
pente munito di piccoli dischi pei quali si apprende alle Corallinacee
e ad altre Alghe, sorgendo indi libera ed eretta per un’altezza da
2 a 5 cm. È distico-pennata, quasi pinnatifida con pinnule lunghe
circa un mill., lineari-cuneiformi ottuse in punta. Vista in piano ap-
pare quasi costata e penninervia. Si comprende che la costa centrale
rappresenta invece il tubo assile, e che le nervature pennate corri-
spondono ai filamenti (rametti) callitannioidei, dapprima semplici, po-
scia ramosi, diretti alla periferia dove si suddividono in modo co-
rimboso o subfastigiato e si saldano nello strato corticale, che la tav.
Harveyana N. 93 raffigura composto di un’ unica serie di cellule sub-
tondo-elittiche (Vegg. la trattazione del gen.).
Sostanza molle aderibile alla carta.
La pianta nella figura citata ha per supporto V Amphiroa anceps.
Hab. la Nuova Olanda occidentale ed inferiore.
Gen. PTILOCLADIA Scnd.
Etym. ptilos penna, clados ramo.
Se il divario dei sessi negli stessi animali inferiori va non di
rado congiunto alle più disparate forme esteriori a seconda degli
individui, non deve recar meraviglia se il fenomeno si ripete con
maggior abbondanza di esempi nel regno vegetale, e più specialmente
nelle crittogame. Nelle tallofite i raffronti fra individuo ed individuo,
non solo dei generi e delle specie agìni, ma pure della stessa specie,
sono talvolta quanto mai stupefacenti, a seconda che si tratti di mo-
nodioicità, di dioicità, di alternanze di generazione, di stati di sterilità
temporanea o semplicemente apparente od assoluta ecc., e sempre
rimanendo nei limiti di condizioni fisiologiche.
Così pel genere che ora ci occupa, se non ci soccorressero la
struttura intima e le fruttificazioni simili se non allo intutto identiche
nei particolari, sarebbe il caso di stupirci dei portamenti così diversi
offertici da Gattya e da Plìlocladia.
Fronda cilindrico-compressa, disticamente pennata con le penne
maggiori composte, commiste a quelle minori che sono semplici, a
base più larga attenuata, roseo-sanguinea, spongiosa, nel secco fra-
gilissima (i). Filo (tubo interiore) crasso, articolato, con le articola-
zioni 3 volte più lunghe del diam., percorrenti il caule ed i rami,
costituente l’asse della fronda, circondato ad ogni ginocchio da fila-
menti assai tenui, orizzontali, articolati, spesso verticillati e ripetuta-
mente forcuti, dirigentisi verso 1’ esterno dove costituiscono lo strato
periferico (non corticale) della fronda. I filamenti più interni di que-
sto strato sono lungamente articolati, intricati, policotomi, congiunti
per anastomosi; i più esterni brevemente articolati, dicotomi e fasti-
giati. Cistocarpi inclusi negli ultimi rametti ingrossati, gemini, late-
ralmente agissi all’asse delle parti stesse, affatto privi di qualsiasi
speciale tegumento. Tetrasporangi immersi nello strato periferico,
sparsi, agissi ai filamenti verticali, con le tetraspore divise a triangolo.
(4) Occorre una previa umettazione per averne buone sezioni, altrimenti si
ha del pulviscolo effervescente, ciò che rivela la presenza di calce a stato colloi-
dale, che determina la fragilità della pianta. Questa fragilità è anche dovuta al
T assenza di ogni sostanza mucosa.
10
4i9- Ptilocladia pulchra Sond.
E per ora l’ unica specie che si conosca. Apparato radicale di
doppia natura: il superiore costituito da una espansione scutata, l’in-
feriore da fibre radiciformi conteste articolate. Nella tav. 209 del-
1’ Harvey la pianta ha l’altezza di i5 cm. e la larghezza massima
di 6 mill., con le estremità attenuate, tutta compressa salvo che
nello stipite che è subcilindrico o avente sezione trasversale elittica
colle estremità rotondate. Rami inferiori o prettamente orizzontali o
suborizzontali, ma sempre tutti assai patenti, lunghi da 4 a 6 cm.
Pennette ultime subolate, subincurve, lunghe 2 mill. L’assieme den-
droideo ha un ambito fra il triangolare ed il subrettangolare. Il co-
lore rosso sanguineo si muta in un delicato roseo opaco nel secco,
Sostanza dapprima gelatinosa, indi spongiosa e finalmente rigida.
In Gaitya i rametti costituenti i verticilli articolari del tubo as-
sile sono sei, e le cellule estreme di questi rametti si congiungono
alla periferia così da tener luogo di uno strato corticale assai più
complesso, mentre esso è composto di un semplice monile. In Pti-
locladia invece i verticilli suddetti sono composti di otto rametti le
cui estremità periferiche sono completamente libere, ma sempre e
con tanta esattezza cosi obbedienti alla linea di demarcazione peri-
metrale delle singole parti da far ritenere che ciò sia dovuto alla
presenza di uno strato corticale che in effetto non esiste. A questa
circostanza, la quale permette all’acqua ed all’aria di venire a con-
tatto immediato col tubo assile, è dovuta la spongiosità della pianta (1).
La sezione trasversale del caule e dei rami ha forma elittica.
11 centro è occupato dal tubo assile che in sezione ha forma elittica
assai compressa, talvolta quasi lineare, a nucleo sublineare pallida-
mente carnicino. Se 1’ umettazione viene acidulata, tutte queste forme
più o meno schiacciate si fanno perfettamente tonde con un turgore
fisiologico, e cioè senza collassi di sorta (2).
(1) Ben si comprende che qui come in tutti i casi cui si allude nell’ Osser-
vazione a Seirospora Grif/ithsiana (N. 382) il carattere della spongiosità (toltone
il genere Ceratodictyon) va inteso nel senso di una semplice impressione tattile,
e non già che sia dovuto ad un’ organizzazione tale da potersi paragonare a quella
delle Spongia.
(2) Questo fatto non è trascurabile in quanto dinota la facoltà di un’ azione
per adattamenti transitori o più o meno stabili, consigliata da ragioni ambienti.
11
Lo spazio fra il nucleo e la parete del tubo è occupato da pa-
recchie membranelle ialine esilissime concentriche. Il nucleo ha tutto
il carattere di un tubo interno il cui invoglio maggiore è dato dal
tubo esteriore a parete crassa, ialina, ecorticata, dalle cui giunture
si staccano gli otto filamenti dei quali si è già parlato, la parte sem-
plice dei quali, o basilare, è composta unicamente dalla prima arti-
colazione del rametto, ciò che pure avviene in Gatlya.
Rab. rupi e conchiglie lungo le coste occidentali ed australi
della Nuova Olanda.
a. Ptìlocladia pulchra Sond. Fremantle. Harvey. Legato Mont.
maggio 1867. In herb. Fiorentino.
Sub farri. XI. SPYRIDIEAE J. Ag. [i85i]
= Spyridiaceae Harv. [ 1 853].
Gen. SPYRIDIA Harv.
= Bindera J. Ag. - Ceramii, Fucì, Hypneae, Confervae, Bory •
nae, Thamnophorae, Alsidii, Hypnothalìae et Hutchinsiae sp. auct.
Etym. spyros sporta, idios simile, allusiva all’apparente contesto
dei fili della Sp. filamentosa, il quale ricorda quello offertoci dall’in-
treccio di calami, di sparto, di ampelodesmo o di vimini foggiato ad
uso di sporta, di panieri, di corbe ecc.
Quantae molìs erat Spyridianam condere gentem sta a provarlo
la congerie di sinonimie della citata specie, collocata la quale de-
v’ essere riuscito facile l’ aggiungervi tutte le altre, data la grande
identicità dei principali caratteri che contraddistinguono il genere.
Frondi articolate cespitose sopra un apparato radicale calloso o
fibroso, cilindriche, subcilindriche uni-pluricurve (lobate), talvolta a
perimetro assai regolare in sezione trasversale, oppure compresse,
lateralmente per ogni verso ramose (4), disticamente subpennate, ve-
stite di rametti subeteromorfi verticillati, od anche vagamente per
(4) Cioè lateralmente quando l’asse è compresso, per ogni verso quando è
subcilindrico.
12
ogni verso o sui margini. Ramettini piliformi, tenuissimi o più saldi,
articolati, monosifoni e nudi o finalmente fasciati alle ginocchia da
uno strato di cellule corticali, molti decidui, taluni increscenti e pro-
liferi, coperti di un cortice più crasso, gradatamente sviluppantisi in
rametti e poscia in rami. La sommità dei ramettini è acuminata od
ottusa, oppure è composta di mucroni subialini 2-3 divaricati o re-
trorso-uncinati. Gli articoli dei rametti ora sono tanto lunghi quanto
larghi, ora la lunghezza è 2-6 volte più del diametro. L’asse cen-
trale della fronda è grossamente articolato con l’ interno lamellare-
diaframmatico, ialino, ed esternamente è circondato da uno strato
pluristromatico di cellule decrescenti di volume dall’ interno all’ e-
sterno. Il filo, visto in piano, appare pertanto longitudinalmente per-
corso da fibre 0 strie subparallele. I cistocarpi, generati alla sommità
dei rametti, sono più o meno involucrati, ed hanno il pericarpo ro-
tondato 0 trasversalmente oblungo bi-multilobato, formato da cellule
angolate subialine. Generalmente queste lobature, per quanto evi-
denti, sono molto superficiali e corrispondono ad altrettanti gruppi
in cui la massa interna delle carpospore si suddivide intorno alla
placenta centrale. Tetrasporangi parecchi lungo il lato interiore dei
rametti, divisi a triangolo. Anteridi formanti una crosta all’estremità
dei rametti che, in questo caso, appaiono subtroncati.
La sottofamiglia è finora rappresentata dal solo genere Spyridia
nel quale si annoverano 18 specie che J. Agardh ha divise nelle
seguenti sei tribù: filamentosae, spinellae, opposilae, plumosae, cìava-
tae, squalidae.
420. Spyridia filamentosa (Wulf.) Harv. in Hooker.
Fucus filamentosus Wulf. - Ceramium filamentosum Ag. - Spy ri-
dia attenuata Zanard. - Fucus friabilis Clem. - Hyptiea charoides La-
mour. - Fucus hirtus Wulf. - Conferva paltescens Bory. - Conferva
Griffithsiana Engl. B. - Boryna Griffithsiana Bonnem. — Ceramium fu-
siferum Bonnem. - Ceramium friabile Schousb. - Cerarne pilosum
Schousb. - Ceram. piliferum Schousb. - Ceravi, setosum Schousb. -
Pclvchaete sp. Schousb. - Spyridia crassa Kuetz. - Spyrid. crassiu-
scula Kuetz. - Spyrid . setacea Kuetz. - Spyrid . Vidovichii Menegh. -
Spyrid. brachyarthra Menegh. - Spyrid. nudiuscula Kuetz. - Spyrid.
fruticulosa Kuetz. - Spyrid. villosa Kuetz. - Spyrid. divaricata Kuetz. -
Spyrid. cuspidata Kuetz. - Spyrid. villosiuscula Kuetz. - Spyrid ’. hir -
13
suta Kuetz. - Spyrid. apiculaia Kuetz. - Spyrid. arcuata Kuelz. -
Spyrid. occidentalis Kuetz. - Spyrid . villosissima Zanard. - Spyrid.
confervoides Zanard. - Hutchinsia filamentosa Ag.
Se il più sottilizzatore dei citati autori avesse esercitato il suo
acume sopra non poche delle peregrine alghe di dubbia collocazione
sistematica, molti gli sarebbero stati assai più grati. Ogni raccogli-
tore e confrontatore avveduto fu presto convinto che in questa Spy-
ridia, come in altri casi, le grandi diversità di portamento, di con-
sistenza, di colore, di ramificazióne accorciata e densa o viceversa,
ecc.,, costituirebbero certamente dei caratteri degni di essere fermati
con un aggettivo rispecchiante ciascuno dei caratteri stessi quando
questi si manifestassero esclusivamente e separatamente sopra dati
individui e non mai sopra altri. Più spesso invece succede il con-
trario, e se qualche più spiccata differenza può riscontrarsi come
predominante, non è per questo costante, essendo dovuta unicamente
alle condizioni locali ambienti od ai vari stadi o condizioni dei sin-
goli individui. Secondo J. Agardh si dovrebbe tener conto delle se-
guenti forme: simplicipilum , a fronda pallidamente rosea, rami al-
lungati più parcamente ramosi, rametti allungati filiformi, articoli dei
rametti 4-6 volte più lunghi del diametro ; friabilis, a fronda roseo-
grigia, rami più brevi decomposto-ramosi subaculeato-irti, rametti
allungati filiformi acuti, articoli dei rametti 2-3 volte più lunghi del
diam.; Griffithsiana a fronda epatico-porporina, rami più brevi de-
composto-ramosi, rametti saldi abbreviati ottusi, attenuati alle estre-
mità, articoli dei rametti una volta e mezzo più lunghi del diametro.
Cistocarpi bi-trilobi, più 0 meno o affatto involucrati. La fig. 40
dell’ Hauck ce ne presenta due in apparenza gemini senza lobature,
con la colonna placentare formata di 4 articolazioni da ogni lato
delle quali parte una massa di carpospore subtondo-obovoidali.
Tetrasporangi 2-3 sopra le prime articolazioni dei rametti, quali
divisi a triangolo, quali indivisi.
Sostanza flaccida, quasi spugnosa, piuttosto friabile nel secco.
La pianta è ben nota e comune lungo le coste rocciose conti-
nentali e delle isole e nei porti del Mediterraneo e dell’ Adriatico.
Negli Oceani si estende dall’Inghilterra a Tangeri d1 Africa, alle Isole
Fortunate, alle isole dell’India occidentale donde si spinge fino nel
Mare Rosso, alle coste dell’Indostan ed a quelle dell’America boreale.
14
Vista in superfìcie la fronda ci presenta delle cellule oblunghe
disposte in file parallele verticali, quasi fibre grossolane colorate di
roseo o giallastro; i rametti nudi appaiono appena screziati.
La sezione trasversale ha forma elittica assai regolare e pre-
senta un anello crasso ialino o paglierino nel cui spessore è disposto
un solo giro di cellule colorate, tonde, oblunghe, subangolate, verti-
cali alle pareti dell’ anello stesso il cui interno ora è vacuo ora con
diaframma ialino, sparso di esigue cellule tonde, disordinate, oppure
a monile in file longitudinali parallele.
421. Syridia opposita Harv. in Hook.
Per il portamento ed il colore, a prima vista può ricordare al-
cune forme del Phacclocarpus apodus. Questo si dice unicamente per
dare un’idea di quanto diversa si presenta dalla precedente. Da un
callo basilare discoideo la fronda s’innalza ad 8-1 5 cm. ed è com-
pressa quadrangolare o subrettangolare coi lati più 0 meno concavi,
dello spessore massimo di poco più di un milk, densamente corti-
cata all1 infuori che nei rametti dove lo strato corticale è assai lasso
e limitato alle congiunzioni degli articoli. Rameggio subdistico, talora
a tratti subunilaterale o con rami vagamente uscenti per ogni verso,
spesso a sviluppo aritmico quanto alla lunghezza loro e, nella parte
superiore dell’asse primario, con tendenza corimboso-fastigiata. Il pe-
rimetro riesce pertanto assai vario di torma, con predominio di
quella di una piramide capovolta. 1 rami di secondo grado hanno la
stessa variata disposizione; quelli di terzo grado costituiscono i rachidi
delle pennette sui quali i ramoscellini sono disposti in modo oppo-
sto, patenti, incurvi e convergenti verso gli apici. Di questi ramo-
scellini gl’ individui senili cistocarpiferi rimangono più o meno denu-
dati, non conservando che quelli recanti i cistocarpi che sono acro-
geni, cioè cimali (1). Cistocarpi subglobosi i cui tre lobi, anziché da
parti in rilievo, vengono segnati in trasparenza da divisioni triango-
lari contenenti ciascuna una massa di carpospore. La figura 1 58 del-
l’Harvey non reca esempio di tetrasporangi.
Visti in superficie i rami presentano due tubi, uno dentro l’al-
tro: l’esterno senz’ alcun indizio di articolazioni, l’interno ha il dia-
C) I ramoscellini sterili sono composti di 25-30 articoli. Nella fi g. dell’ Harv.
il peduncolo del cistocarpo è formato da sole 3 articolazioni.
15
metro 3 volte minore di quello esterno con le articolazioni 2 volte
più lunghe del diametro o a questo subeguali e talvolta anche più
brevi. In taluni rami la parte centrale delle articolazioni reca una
figura perfettamente tonda dell’ aspetto di una grande bolla d’aria.
Le articolazioni sono longitudinalmente percorse da robuste fibre sub-
parallele di colore acetino o laterizio. 1 ramettini hanno le articola-
zioni inferiori un po’ più lunghe del diametro, un po’ più brevi le
superiori.
La sezione trasversale di un ramo ha un perimetro rettangolare
od dittico coi lati incurvi, per cui si presenta quadrilobata. 11 centro
è occupato da un tubo dittico a parete ialina il cui interno è dia-
frammatico ialino, cioè dato da una membrana a timpano con ripie-
gature sinuose. Questo tubo è circondato da altri assai più piccoli
aventi un nucleo colorato. Segue uno strato assai abbondante di cel-
lule tonde, subtonde, subangolate, oblunghe disposte in modo sub-
radiato sempre più piccole quanto più si avvicinano alla periferia
dove sono uniformemente oblunghe ed a questa verticali. Cute pe-
riferica celluloso mucosa. Sostanza rigida assai consistente.
Hab. spiagge della Nuova Olanda occid. ed australe, Tasmania e
Nuova Zelanda.
a, Spyridia opposita. Encouoter bay, Australia. Mueller racc., J. Ag.
determ. Ex herb. Ardissone.
422. Spyridia prolifera Harv.
Dallo scrivente conosciuta per le sole descrizioni e per la tav.
Harveyana n. 274. Strettamente congiunta alla S. opposita ma per il
solo particolare dei ramoscellini opposti i quali peraltro sono più
corti di una dozzina circa di articolazioni. Ne differisce inoltre per
gli assi cilindrici e più ancora per il curioso fenomeno delle pennet-
tine, raramente isolate, più spesso in ciuffetti sparsi sul caule, aventi
perciò carattere di vere prolificazioni, mentre tali non si possono
dire quelle che concorrono alla formazione delle grandi penne sic-
come coeve del grande rachide da cui provengono.
La citata tav. non presenta la parte basilare della pianta la quale
è raffigurata dell’altezza di 22 cm. e dello spessore di poco più di
2 mill., ma queste dimensioni possono essere di alcun poco mag-
giori. Ramificazioni principali e secondarie assai scarse, assai distanti
e piuttosto brevi in relazione alla lunghezza dell’asse primario, donde
ir,
l1 aspetto quasi vergato che offre la pianta. Rami lunghi 4-9 cm.,
semplici o forcuti, alterni o secondati, patenti, ora nudi, ora muniti
di rametti lunghi circa un cm., capillari, orizzontali, imperfettamente
articolati od inarticolati, semplici o forcuti, recanti dei ramoscellini
minuti, articolati, opposti, patenti, subulati, acuti, contratti legger-
mente alle ginocchia. Di rametti che completano le grandi penne,
altri simili, isolati, o più spesso a ciuffetti sparsi o subunilaterali,
sono prodotti direttamente dal caule a guisa di prolificazioni. Tetra-
sporangi, unici o parecchi, globosi, sessili sul lato interiore dei ra-
moscellini. Cistocarpi ? . . . .
Colore saturatamente rosso nelle parti adulte, sanguigno nei ra-
metti e ramettini. Sostanza assai consistente, quasi lignea negli assi
principali.
Secondo la citata figura, la sezione trasversale di un rametto è
perfettamente tonda. Il centro è occupato da un vasto tubo circon-
dato da uno spesso strato di cellule subtonde decrescenti dal centro
alla periferia.
Hab. Spiaggia della Nuova Olanda occidentale, Fremantle. Rara.
423. Spyridia piumosa Schmitz.
Pure allo scrivente è ignota la descrizione fattane dall’ autore. I
due esemplari favoritimi dal benemerito Dott. Becker, per quanto
privi della parte basilare, possono però servire a dare un concetto
abbastanza esatto della pianta in due diversi suoi portamenti. Allo
stato delle cognizioni finora acquisite, questa specie rappresenterebbe
da sola la sezione ia della tribù delle plumosae, ciò che non esclude
talune referenze con altre tribù e sezioni.
La fronda, robustamente caulescente (diam. massimo quasi 2
mill.) è alta io-i5 cm. Rameggio caulinare inequilongo, qua e là
sparso 0 emesso per ogni lato. Il caule ora è forcuto e ciascuna delle
parti reca dei rami subdistici lunghi 1-4 cm. con rami più brevi e
fascicolati all’estremità. Inoltre il caule reca altri rami assai corti ap-
pressati con i rametti conniventi i quali in alto sono così ravvicinati
ed incurvi da involgere e quasi nascondere le ultime articolazioni
della rachide. La sommità di ciascuna delle parti formate dall’ accen-
nata biforcazione del caule riesce corimbosa per altri rami di lun-
ghezza varia (2-5 cm.) i quali alla loro volta sono divisi in fascicoli
cimali. Nel secondo degli esemplari il caule è semplice con rami
17
corti densamente appressati disticamente, ed il resto del rameggio,
lungo 4-5 cm., si condensa alla estremità del caule mediante una
divisione corimboso-composta (flabellata nella preparazione) formante
cinque flabelli subequilongi il cui assieme delimita un perimetro per-
fettamente tondo del diametro di otto centimetri. Le ultime suddi-
visioni di tutto questo rameggio si comportano in modo diverso da
quello stato osservato nelle precedenti specie. L’ultima pennazione,
in luogo di essere uniforme e completa, subisce delle varianti assai
caratteristiche. I rami di ultimo grado sono nudi o subnudi in basso,
e perfettamente nudi in alto di ogni rametto. Non si tratta di cadu-
cità, ma di una parziale mancata produzione di rametti. È da no-
tarsi che i rametti, composti di 8— 1 5 articoli, orizzontali o semplice-
mente patenti in basso, indi incurvi e convergenti in alto, hanno la
prima articolazione non solo assai ingrossata ma anche compieta-
mente corticata con quella stessa robustezza di fibre che si manifesta
nel disco e nei rami primari. Ora avviene che in talune posizioni i
rametti limitano il loro sviluppo alle prime od alla prima articola-
zione. In quest’ ultimo caso al posto del rametto si ha un semplice
accumulo di cellule senza sporgenza, oppure si produce la prima
ed unica articolazione sotto la forma di un bitorzolo. È a questo
fenomeno che devesi se le ultime diramazioni sono nella parte loro
inferiore nude di rametti, oppure coi rametti in apparenza subtron-
chi, opposti incompletamente, secondi o subsecondi o qua e là isolati,
mentre nelle parti superiori le ramificazioni ultime sono egregia-
mente cervicorni, nude e con le estremità forcute o subforcute (l).
Nei rami le articolazioni sono più larghe che lunghe e così nel di-
sco; nei rametti sono tanto larghe quanto lunghe, o di poco più
lunghe del diametro. Caule e rami glaberrimi densamente intricati
di cellule fibriformi articolate, longitudinali, parallele ma non in linee
perfettamente rette. Articolazioni dei rametti nude ma con una larga
fascia densa di cellule alle giunture. Rami grossamente ottusi, quasi
rotondati all1 estremità; rametti ottuso-attenuati.
(Ù Nell’ estremità di un ramo, fattosi per alterazione gialliccio-verdognolo,
ho notato nell’ ultima articolazione un ingrossamento eccezionale rotondato nel
quale le fibre corticali si sono cangiate in cellule elittiche, subtonde e lineari, di
varie dimensioni, intensamente porporine. Mi limito a segnalare il fenomeno ai
futuri studiosi.
3
18
La sezione trasversale del caule ha una figura subtonda assai
irregolare ed irregolarmente più o meno lobata, talvolta anche reni-
forme, e allora l’asse riesce sentitamente eccentrico fino a trovarsi
a contatto dello strato corticale. Tubo assile assai largo, tondo con
diaframma ialino nell’ interno, a grossa parete filamentoso-mucosa.
Cellule pericentrali assai grosse, subtonde, subelittiche o variamente
angolate, ricche di cromatofori atroviolacei, in 4-6 serie concentri-
che, decrescenti di volume dall’interno all’ esterno. Strato corticale
di parecchie serie di cellule conformi a quelle ora descritte, ma molto
più piccole e sempre più minute quanto più sì avvicinano alla pe-
riferia. L’eccentricità dell’asse si ripete in ogni parte della pianta
con manifestazioni decrescenti dal basso verso l’ alto. Tetraspore pa-
recchie nel lato interno dei rametti. Cistocarpi ... ?
Nel secco, ad occhio nudo, il colore è granato scuro risolventesi
in carmino-sanguigno tendente al gialliccio sotto il microscopio. So-
stanza assai consistente e tenace, di mediocre adesione.
a. Spyridia piumosa Schmitz. South Africa, The Kowie 9 Giugno
1894 e Febb. 1898. Ex herb. Dott. H. Becker.
424. Spyridia horridula Schmitz.
Anche per questa il chiar. G. B. De Toni ebbe a notare in Syll.
Alg. il « nescio quo loco descripta ». Qui pertanto se ne tratta con
la scorta di tre esemplari rimessimi dal benem. Dott. Becker.
Per la descrizione del portamento mi attengo all’individuo me-
glio sviluppato. Schematicamente, le linee sarebbero queste: un caule
per un cm. e mezzo, mancando la parte sua inferiore, spesso un
millim. e mezzo, recante all’estremità una biforcazione assai aperta,
quasi orizzontale, e per conseguenza due ramificazioni di primo
grado, aventi ciascuna la lunghezza di i5 cm. Queste prime divi-
sioni recano un rameggio di secondo grado qua e là subdistico, uni-
laterale o volto per ogni verso, a sviluppo assai aritmico in quan-
tochè in esso prevalgono le produzioni assai lunghe (3-8 cm.) uni-
laterali introrse in numero di 1 3, mentre dal lato estrorso due sole
hanno le stesse dimensioni e tutte le altre non sono più lunghe di
1-2 cm. Questi particolari, congiunti alla quasi orizzontalità della
parte, lasciano supporre un po’ di dorsiventralità ed un costume se-
misdraiato. il rameggio dell’altra primaria divisione è invece abba-
stanza regolare ed euritmico, componendosi di produzioni piramidate
10
di eguali dimensioni, le quali in modo distico trovano le corrispon-
denti loro nel lato opposto dell’asse comune.
Queste ramificazioni di secondo grado sono divise e suddivise
in ramificazioni di terzo, quarto e quinto grado. Quelle di terzo grado
sono distiche, assai patenti, ora producenti rami di quarto grado,
ora semplici. Finalmente i rami di quest’ ultima serie producono i
ramoscellini ad articoli lunghi quasi il doppio del diametro e con le
estremità coronate di 2-5 aculei uncinato-reflessi. 9
Oltre queste ramificazioni normali, nell’esemplare in esame ne
ebbi a notare altre assai scarse affatto anormali, ma che abbiamo
già visto ripetersi in altre Ceramiacee (4).
Trattasi di produzioni di quarto e quinto grado lunghe 1-2 cm.,
che, pure ad occhio nudo, s’impongono pel colore porporino più
intenso e per la forma loro speciale, cosi da simulare una vegeta-
zione eterogenea. In luogo cioè di una piuma, si hanno dei rami
subnudi con rametti secondati e cimali lunghi 1-2 mill. dattiliformi,
ricordanti i rametti di Polysiphonia fruticulosa. Queste produzioni al
microscopio si risolvono in rametti e ramettini concrescenti in un
unico ramo cilindrico, più o meno complanato nelle estremità dalle
quali sporgono le articolazioni superiori di qualche ramosceliino a
cima bi-tricuspidata piana dovuta alla trasformazione degli aculei
apicali. Come di leggeri si può supporre, questi rami, anziché mo-
nosifoni, riescono polisifoni, in dipendenza dell’ avvenuta coalescenza
delle suddivisioni. Anche qui si ripete il fenomeno dell’abbondante
fruttificazione tetrasporica nelle parti cosi trasformate, ciò che non
deve recar meraviglia dopo quando si disse nell’ Osservazione fatta
al gen. Platythamnion.
Nel caso di cui ora si tratta, e cioè di un individuo sanissimo
ed immune da qualsiasi parassitismo, l’attenzione deve piuttosto fer-
marsi sul fatto concomitante dei ramettini normali i quali tutti sono
affatto sterili.
L’esemplare è più largo che lungo, avendo un perimetro della
larghezza di 21 cm. e dell’altezza di i5 cm.
In un altro esemplare il caule, privo di base, è semplice, lungo
(1) Vegg. 1’ osservaz. che fa seguito al genere Platythamnion.
:o
6 cm., e tutta la ramificazione è raccolta in parecchi corimbi cimali.
La totale altezza è di 9 cm.; il diametro del perimetro dittico, oc-
cupato dal rameggio, è pure di 9 cm.
La sezione trasversale rivela che il perimetro caulinare è suscet-
tibile, a seconda dei punti diversi, di varie forme: ora è curvata
sentitamente a doccia con gli orli più o meno ravvicinati; in tale
caso la parte midollare si svolge lungo il margine concavo, mentre
la parte corticale, enormemente sviluppata, si localizza nel margine
convesso; ora è elittica, ora subtonda con lobi più o meno pronun-
ciati, ora reniforme. Ne consegue che -il tubo assile ora va soggetto
a collassi, ora riesce più o meno sentitamente eccentrico, e in sezione
ha forma generalmente elittica, a parete crassa, sinuosa, ialino-sporco
o limpido con V interno diafi-ammatico ialino liscio, rugoloso o sparso
di esigue cellule tonde ialine disposte a striscie o file irregolari o
anche di cellule mediocri tonde. Segue un giro di cellule pericentrali
ialine, grandi, tonde con nucleo granuloso colorato di viola gialla-
stro, in 3-4 serie concentriche, di volume decrescente dall’interno
all’ esterno. Si ha poi uno strato di cellule piccole, lineari, oblunghe,
cenerine, disposte in file verticali alla periferia.
Nella parte inferiore del caule queste file sono radiate e com-
poste di i5-2o cellule ciascuna, assai più piccole negli ultimi giri
componenti lo strato corticale che è protetto da una robusta mem-
brana pregna di muco solidificato bruniccio. In un ramo di terzo
grado la sezione è elittica con un’estremità ad arco tondo, l’altra
ad arco acuto. Ivi il tubo è vastissimo, tale da lasciare appena un
esiguo spazio per -due serie di cellule, le pericentrali e le corticali.
Questo tubo ha una tenue membrana ialina a guisa di un cerchio
sul quale sia teso un timpano formato da una membrana ialina
con qualche ripiegatura ondulata. Segue un giro di cellule piccole
elittiche di un ametistino chiarissimo, verticali alla periferia. Le cel-
lule pericentrali sono areolate in uno spazio a ciascuna delimitato
da un’esilissima membrana ialina, quasi una continuazione o deri-
vazione di quella più spessa formante la parete del tubo assile.
La sezione trasversale di un ramo composto, formato cioè dalla
concrescenza di rametti e ramoscellini, ha figura elittica, il cui in-
terno rivela l’origine delle varie parti che lo compongono. Lo spazio
più intimo è dato da una membrana ialina con un punto centrale
21
'assai piccolo sulla cui natura è diffìcile pronunciarsi. Questa stessa
membrana nel suo perimetro elittico delimita otto areole subtondo-
elittiche ciascuna delle quali contiene una grande cellula farcita di
granulazioni colorate. Negli spazi triangolari superiori, interposti fra
l’una e l’altra di dette areole, vi sono cellule mediocri, ed in fine
si ha un giro semplice di cellule periferiche costituenti lo stato cor-
ticale chiuso da una pellicola semplice intorno alla quale possono
sporgere uno o parecchi ramoscellini incipienti.
Il colore nel secco è violetto-chiaro gialliccio; la sostanza carti-
lagineo-membranacea di mediocre adesione.
a. Spyridia horriduìa Schmitz. South Africa, The Kowie, Otto-
bre 22, i8g5. Ex Herb. Dott. H. Becker.
425. Spyridia cupressina (Harv.) Kuetz.
= Bindera cupressina Harv. in Kuetz.
Come S. horriduìa, anche questa appartiene alla sezione II della
plumosae, che comprende quattro specie aventi l’estremità dei ra-
mettini munite di aculei. Oltre che per l’aspetto differente da quello
delle tre altre specie, la cupressina si distingue pei ramettini disposti
in modo tri-quadrifario. Non ne conosco individui cosi robusti il cui
spessore nella parte inferiore della pianta può emulare quello di una
maggior penna anserina, come vide l’ Harvey in un esemplare te-
trasporifero, nè cosi perfetti per dedurne conclusioni di lata applica-
zione in quanto al portamento. Negli esemplari in esame, incom-
pleti, lo spessore è quello di una penna passerina, e l’altezza è
di 9 cm., con l’ambito il cui asse orizzontale è di 12 cm. L’asse
primario (caule) dà origine a tre rami di primo grado lunghi 7-8
cm., dei quali quello centrale è leggermente inclinato, i laterali sub-
orizzontali. I rami di secondo grado, lunghi 3-5 cm., e quelli di
terzo grado, lunghi da mezzo cm. a 2 cm., sono distribuiti senza
euritmia in modo distico o subsecondato, divaricati. I rami di quarto
grado sono costituiti da ramettini poco più lunghi di un milk, pa-
tenti, leggermente incurvi, subdecorrenti alla base sul loro asse dove
sono disposti nel modo già detto.
Le articolazioni sono più brevi del loro diametro. Come si è
visto nella S. horriduìa, cosi pure nella S. cupressina si ripete il fatto
di rametti recenti prolificati dalle parti medie adulte della pianta,
senonchè qui, in luogo di essere tetrasporiferi, sono cistocarpiferi,
dal che si desume che in entrambe le specie le fruttificazioni, se-
condo la diversa natura loro, si producono sopra individui separati.
Questi rametti cistocarpiferi sono lunghi da mezzo cent, ad un
cent, e mezzo, scarsamente ramosi, e recano i cistocarpi nelle estre-
mità loro.
Le estremità sterili sono bi-tri-quadri-pluri-cuspidate, a seconda
che T apice del filo è semplice o la massa fascicolare concrescente
è composta di 2 0 più rametti (1). Cistocarpi di un vivacissimo splen-
dore di rubino, a pericarpo rotondato ialino, involucrati da parecchi
ramettini crassi, incurvi. In queste prolificazioni il cortice, anziché
di fibre come avviene nel rameggio normale, è dato da cellule sub-
tonde porporine.
La sezione trasversale del caule è subtonda a margine legger-
mente lobato. Tubo assile tondo con diaframma ialino spesso dila-
cerantesi e ritirantesi contro la parete. Cellule pericentrali grandi,
ialine, tonde in 3-4 serie concentriche, susseguite da uno strato di
cellule piccole oblungo-filamentose lassamente intrecciate, libere e
verticali, le periferiche immerse in muco solidescente.
Nella parte inferiore dei rami prolificati cistocarpiferi la sezione
è tonda, subtonda o subeìittica a linea unicurva 0 più 0 meno on-
dulata o lobata. Tiene luogo del vasto midollo una membrana ialina
longitudinalmente striata o liscia il cui centro, quando trattasi di
giuntura delle articolazioni, è occupato da un corpo membranaceo
roseo-porporino di varia configurazione.
A volte la sezione non presenta alcun diaframma, e allora ha
l’aspetto di un anello composto dal solo strato corticale. Strato cor-
ticale formato da 2-3 serie disordinate di cellule piccole, tonde ed
oblunghe, inclinate o subparallele alla periferia la quale è data da
un’ esile membrana ialina.
Sostanza assai consistente, quasi coriacea; colore porporino nel
(£) Anche in questo caso le concrescenze sono talvolta complicate da paras-
sitismi vegetali ed animali (Bacillariee e Polipi idrarì) ai quali evidentemente si
debbono alcuni fenomeni di reazione cui la Ceramiacea va soggetta. Questi feno-
meni, come di solito, sono caratterizzati da speciali tumescenze e da un’ abbon-
dante produzione di cellule anormali che per la natura loro, dimensione e colore
lasciano supporre un’ inerente proprietà germinativa.
23
recente, giallastro-brunetto nel secco, velato da un bianco strato
pruinoso. Nei rametti prolificati anche nel secco si conserva il nativo
colore porporino.
a . Spyridia cupressina Harv. - South Africa, The Kovie 4 Jul.
1896 et Bomvanaland coast. Mrs. Filmer. Ex Herb. Dr. H. Becker.
Sottofam . XII. CARPOBLEPHARIDEAE Kuetz.
Come la sottofam. delle Spyridieae J. A g. è composta del solo
gen. Spyridia , così la sottofam. delle Carpoblepharideae è finora com-
posta del solo gen. Carpoblepharis Kuetz. Fra l’una e l’altra di que-
ste sottofamiglie vien fatta menzione di due generi d’incerta sede:
Bracebridgea J. A g. ed Haliacantha J. Ag., i quali, per un verso o
per l’altro, presentano afpnità con le Wrangeliaceae, entrambi com-
posti di una sola specie : B. australis J. Ag. ed H. incrustans J. Ag.
Le Carpoblepharideae, dell’ordine delle Platynoblasteae secondo il
Kuetzing, vengono dall’autore così caratterizzate: Alghe corticate,
appiattite, pinnatifide, a parenchima interno composto da cellule di-
sposte in serie longitudinale; tetracocarpi quadrigeminati, situati in
carpocloni distinti, in forma di peli. (Kuetz. Phyc. gen., 442,448) (1).
Gen. CARPOBLEPHARIS Kuetz.
Etym. carpos frutto, blephar ciglio.
= Fuci e Plilotae sp. auct.
Fronda eretta, compressa, pennato -decomposta, asse articolato
corticato, cortice constante di due strati di cellule, il più interno di
cellule grandi rotondato-angolate, le superficiali minute. Cistocarpi
sessili nel lato interiore delle pennette, involucrati da più rametti
conformi, conterminati da un periderma ialino contenente le carpo-
spore angolate. Anteridì (conosciuti finora nella sola C. Warburgii )
svolti nella regione piana della fronda, prodotti dalla trasformazione
delle cellule superficiali. Tetrasporangi immersi in pennettine lan-
(9 È da ricordare che in quesla sottofamiglia il Kuetzing comprendeva anche
il gen. Odonthalia .
24
ceolate, trasversalmente senati in modo subregolare, formati dalle
cellule subcorticali, sferici, divisi a triangolo.
Questi tratteggi sono piuttosto schematici. Il loro singolo' svol-
gimento andrebbe fatto con la scorta di esemplari delle quattro spe-
cie finora conosciute, ma qui è giocoforza limitarlo alla sola C. flac-
cida. Per quanto si tratta dell’intima organizzazione, questa specie
presenta, ad esempio, una grande variabilità nella costituzione del-
l’asse che, monosifonio per enunciazione, in realtà va soggetto tal-
volta a moltiplicazioni, massime nella regione caulinare. Un tal fatto
si ebbe già occasione di notare in altri generi prossimi o lontani,
come conseguenza della facile adattabilità delle cellule nel prestarsi
a funzioni diverse, modificando in conseguenza la loro conforma-
zione, come consigliano regionali cause biologiche transitorie o per-
manenti. Ora questo particolare, come altri, data la natura sua e il
suo scopo, può ripetersi anche in altre specie e con particolari tali
che potrebbero forse costituire un tratto caratteristico per ciascuna
di esse.
Distribuzione. Capo di Buona Speranza, isola di Formosa, isola
di Ceylan.
[continua]
G. B. De Toni
EDOARDO BORNET (1828-1911)
« Merci de vos bons souhaits. Recevez les miens. Pour moi le
temps est venu d’entrer dans le repos ». In questi termini malinco-
nici rispondeva il 27 dicembre 1909 Edoardo Bornet ai miei auguri
con l’ultima lettera che io conservo di lui. In questo scorcio d’anno,
proprio quando io mi trovava in procinto di inviargli le consuete
felicitazioni, mi pervenne l’annuncio che l’insigne algologo era morto
in Parigi, dove risiedeva durante l’inverno, il 18 dicembre corrente
a ottantatrè anni d’ età, essendo egli nato a Guérigny (Nièvre) il
2 settembre 1828.
Da tale annuncio rimasi profondamente addolorato, poiché da
un quarto di secolo mi trovavo in continuo scambio di idee col
compianto botanico, dal quale ricevetti incoraggiamento a dedicarmi
allo studio delle ficee e cospicui materiali in esame e in dono; fino
dal 1 novembre 1 885 il Bornet mi scriveva da Cosne auspicando
la continuazione di un’opera magistrale di Giovanni Zanardini:
« Puisque vous vous occupez d’algues, laissez moi vous dire com-
bien il est regrettable que l’ Iconographia de Zanardini reste inache-
vée. Ne serait il pas possible de trouver des matériaux et un éditeur
pour terminer cette intéressante publication que la mort de 1’ auteur
a interrompue d’ une facon si regrettable». Rimasi profondamente
addolorato, ripeto, eziandio per il fatto che, col Bornet, si va dira-
dando il numero dei miei antichi corrispondenti, tra i quali purtroppo
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vidi scomparire tanti: J. Agardh, F. Cohn, Pringsheim, Castracane,
Schmitz, Deby, Gay, Rodriguez, Van Heurck, Zukal, Foslie, Hey-
drich, Wright, Lanzi, Piccone, Askenasy, Pfitzer, Gomont, Kjell-
man, Batters, Brun, Buffham, Cramer, Cleve, Hauck , nomi
tutti che suscitano tanti ricordi nell’animo mio!
La grande stima e la inalterata amicizia da me nutrite per
Edoardo Bornet mi inducono oggi, a brevissimi giorni dalla scom-
parsa di lui, a scrivere qualche cosa sulle benemerenze dell’algologo
e dell’amico, a scrivere quanto mi detta la conoscenza delle opere
e quanto mi suggerisce il cuore, sicuro però che non mi riuscirà di
prospettare, come si converrebbe, le benemerenze di un cosi insigne
cultore della scienza da me professata.
La educazione scientifica di G. B. Edoardo Bornet si formò in
un periodo di tempo durante il quale la Francia si risentiva della
influenza esercitata sulle ricerche algologiche marine da Lamouroux,
Gaillon, Bonnemaison, Duby, Decaisne e dai primi lavori dei fratelli
Crouan e del Montagne; fu somma ventura per il Bornet Tessersi
incontrato con un uomo geniale, Gustavo Adolfo Thuret, il quale
a sua volta era stato iniziato alle sottili osservazioni fisiologiche sui
Fucus da un maestro eminente, dal Decaisne; e, per vero dire, co-
testa catena, il cui primo solido anello è costituito dall’autore del
noto Essai sur une classification des Algues et des Polypiers calciferes,
non si termina col Bornet, ma da questo si è continuata in coloro
che quest’ultimo seppe attrarre e guidare nell’orbita degli studi al-
gologia prediletti; di questa scuola furono e sono in Francia il Go-
mont, la Vickers, la Karsakoff, il Flahault, il Sauvageau, lo Hariot....
Il compianto amico fu assiduo collaboratore di G. Thuret dal
1 852 al 1875 e, quando quest’ ultimo venne a morte in Nizza
il io maggio 1875, il Bornet ne ebbe tutte le collezioni (tranne
l’Erbario delle Alpi marittime che pervenne a E. Burnat). Quanto
abbiano giovato al Bornet i consigli e l’abituale cautela del Thuret,
uomo di larga coltura morfo-fisiologica sulle Alghe e di queste abi-
lissimo conoscitore, fornito di cospicui mezzi di studio, traspare fa-
cilmente da tutta intiera la produzione scientifica, in cui- si avvertono
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sempre un razionale metodo di indagine, una sobrietà nel conclu-
dere, una lucidità nell’esporre. A Cherbourg, a Antibes, a Parigi è
sempre lo stesso ricercatore diligente, sempre lo stesso conoscitore
acuto delle ficee, pronto a comunicare agli amici il fruttò della lunga
Esperienza; le lettere del Bornet all’ Ardissone, che sono in mie
mani, dimostrano, insieme a quelle a me dirette, quante notizie di
floristica e di critica egli somministrava ai suoi corrispondenti; sulle
piante comunicava con prudenza il suo avviso, nelle pubblicazioni
colpiva con sicurezza i punti deboli, come elogiava con pareri avve-
duti le parti pregevoli; in così fatti giudizi! egli riusciva acutissimo
se anco severo, i giovani ne traevano spinta a perseverare o a mi-
gliorare i loro studii.
Edoardo Bornet non fu uno specialista nello stretto senso della
parola, sebbene la massima parte dei suoi lavori riguardi le Alghe;
egli si occupò anche di altri argomenti, soprattutto nei primi anni.
In una Memoria, che rappresenta la sua entrata nella carriera scien-
tifica, egli trattò della struttura del genere di Funghi Meliola (i 85 1),
illustrandone parecchie forme; all’anno seguente appartengono le os-
servazioni sulla natura dello sclerozio delle Graminee, con la descri-
zione della Sphacelia Paspali (Schweinitz) Born. ; sono del pari conosciuti
e apprezzati gli studii intorno alla Ephebe pubescens Fr. ( 1 85 2) e alle
due congeneri, nuove per la scienza, Eph. solida e Eph. Lesquereuxìi,
a tre nuovi Licheni Omeomeri ( 1 856) raccolti a Cannes [Spilonema pa-
radoxum, tipo di un nuovo genere; Synalissa conferla, Synalissa mi-
crococca). Egli trattò poi (1873-1874), portandovi un ragguardevole
contributo, la questione dei gonidii nei Licheni, che appunto in quel
torno di tempo agitava i botanici e li divideva in due campi opposti,
alcuni schierandosi con Tulasne e Nylander a considerare i gonidii
come produzioni proprie dei Licheni e destinate con probabilità alla
funzione riproduttiva, altri seguendo le vedute di Schwendener (in
esse precorso già dal De Bary) che riguardava i gonidi come Alghe
sulle quali i funghi vivessero da parassiti; tra noi allora divideva
le idee del primo gruppo 1’ Arcangeli, si associava alle vedute Schwen-
deneriane il Borzì, mentre poco prima (maggio 1874) Sl era avuta una
vivace polemica in merito al problema gonidico al Congresso bota-
nico internazionale di Firenze. Lo studio del Bornet intorno ai go-
nidii, accompagnato da bellissime tavole, ha certamente recato un
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valido appoggio alla teoria algolichenica e in generale alla morfolo-
gia dei Licheni; giovò senza dubbio alla buona riuscita di quello
studio, la conoscenza, posseduta dall’autore, delle Cloroficee e Mi-
zoficee che entrano a formar parte dei Licheni, di cui descrisse qual-
che nuova specie ( Lichenosphaeria Lai orni andi , Arnoldia mimi Itila).
Oltre a queste Memorie riflettenti funghi e licheni, deve ricor-
darsi il contributo apportato dal Bornet alla conoscenza della mor-
fologia fiorale nel genere Cymodocea, avendo egli raccolta ad Antibes
la Cymodocea aequorea e confermatane cosi la esistenza per la Flora
francese (già segnalata dal De Candolle); i ragguagli da lui forniti
vengono a completare i dati del Cavolini (1792) e giovarono al no-
stro Delpino che riconobbe nel botanico francese un osservatore di
primo ordine e ne discusse in proposito trattando della dicogamia
nelle piante idrofile (1870).
Fu alla villa Thuret che nel 1860 Edoardo Bornet incominciò
le sue esperienze sulla ibridazione nel genere Cìstus, esperienze con-
tinuate fino al 1875 e pubblicate nel 1910 a cura di M. Gard; 162
incroci binarii di prima' generazione, dei quali 96 riusciti; 59 di se-
conda generazione con 43 positivi, 3 di terza generazione, e con
altri incroci in totale 347 ibridazioni, di cui 234 hanno fornito semi,
non poche volte inembrionati ; con questo grande numero di prove
il compianto botanico ha recato un contributo considerevole a una
questione interessante di biologia vegetale.
L’opera scientifica di Edoardo Bornet vuole piuttosto essere
analizzata da me per quanto concerne la algologia, poiché il com-
pianto amico in questo ramo della crittogamia si acquistò maggiore
fama; tale opera cercherò di riassumere nelle sue linee generali.
11 Bornet, prescindendo da una Memoria ( 1 855) destinata a servir
di guida per la raccolta, lo studio e la preparazione delle Alghe e
da una breve Nota ( 1 858) intorno la presenza di Infusorii zoospori-
formi entro gli otricoli di Vaìonia, si fece conoscere la prima volta
agli studiosi della flora marina con una pubblicazione riguardante
una piccola Alga rossa, di aspetto chantransioideo, raccolta nel di-
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cembre 1 858 ad Antibes sopra le frondi di Udotea dragando in quel
zostereto, un’Alga molto importante che in onore di Augusto Le
Jolis venne insignita del nome Lejolisìa, con cistocarpi simulanti i
ceramidii delle Rhodomelaceae e con tallo e sporangi di Ceramiacea;
la Lejolisìa mediterranea Born. segna quasi il passaggio tra l’una e
T altra famiglia di Fioridee sopra ricordate ed oggidì trovasi collocata
dai sistematici accanto al genere Ptiìothamnion Thur. tra le Sperino-
thamnieae a gonimoblasto unico.
Seguirono parecchi anni di raccoglimento, cioè di soda prepa-
razione e d’intensa analisi, fino a quando comparvero alla luce le
classiche osservazioni, compiute insieme al Thuret, intorno la fe-
condazione delle Fioridee (1867); i due collaboratori furono invogliati
a indagare la natura del processo fecondativo nelle Alghe rosse per
controllo alle opinioni espresse dal Naegeli (1861) il quale voleva
riguardate le tetraspore come l’organo femminile fecondato dai pre-
tesi spermatozoidi degli anteridi e invece considerava i cistocarpi
quali mezzi di riproduzione agamica analoghi ai propagoli delle Epa-
tiche, malgrado che il Naegeei avesse descritto un apparato che
precede lo sviluppo del cistocarpio, ossia il tricoforo, senza però ri-
conoscere l’importanza fisiologica di tale apparato; essi descrissero
minutamente la formazione del cistocarpio nelle Nemalieae, segnala-
rono il movimento ameboide delle spore di Helminthora divaricata
(specie di cui avevano fatto conoscere l’adesione dei pollinidi con
la parte superiore del tricogino), trattarono in simil modo la questione
per le Ceramieae, Sperino thamnieae , Wrangeliae, Rhodometeae, Spyri-
dieae , Delesserieae ecc., per la Lejolisìa , rilevando le singolarità con
le quali si effettua la carpogenesi nelle Dudresnaya.
In pari tempo i due amici preparavano quei poderosi lavori sui
quali mi riservo a trattare più oltre, rilevando dapprima i pregi degli
scritti minori, editi dal Bornet, sia da solo sia in collaborazione con
altri botanici.
Con Alberto Grunow, suo illustre coetaneo, ebbe occasione di
studiare una Cianoficea, raccolta dal Puiggari nelle acque dolci del
Brasile e reputata tipo di un nuovo genere, che dai due autori fu
proposto col nome di Ma^aea; non si può, vista la scarsa conoscenza
che in quell’anno (1881) si aveva intorno la sistematica delle Alghe
azzurre, imputare a grave errore ai due algologhi di non avere ri-
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conosciuto nell’Alga Puiggariana quella specie stessa che era stata
nel 1869 descritta dal Wood col nome di Noslochopsis lobatus.
In collaborazione con C. Flahault, il Bornet compilò un Ca-
talogo delle Alghe marine raccolte ad Antibes ( 1 883), nel quale sono,
tra altro, a segnalarsi Espera mediterranea, Microdictyon umbilicatum,
Dilophus repens, Galaxaura adriatica, Crouania Schousboei, Lejolisia
mediterranea, fanc^ewskia verrucaeformis, Halodictyon mirabile, Con-
stantinea reniformis.
Con lo stesso botanico, egli si occupò delle Rivularie determi-
nanti col loro straordinario accumulo i flos-aquae (1884) facendo di
questi fenomeni la storia, col rammentare una Rivularia natante con-
statata nel 1804 da H. Davies in un lago dell’isola di Anglesey e
poscia le osservazioni fatte su altri casi da Dickie, Kuetzing, Are-
schoug, Cohn, Gobi, Arthur, Farlow: parve agli autori che queste
Rivulariee dovessero riferirsi al genere Gtoeotrichia, ora incorporato
nel genere Rivularia come semplice sezione.
Pure col Flahault, venne dal Bornet pubblicata una nota ( 1 885)
intorno il genere Aulo sira istituito dal Kirohner nel 1878 per una
Nostocacea filamentosa, le cui cellule vegetative, eterocisti e spore
sono disposte come nelle Anabaena ma il tricoma è avviluppato da
una guaina simile a quelle proprie delle Lyngbya e delle Tolypothrix ;
descritte e figurate la Aulosira laxa Kirchn. e la Aulosira implexa n.
sp. gli autori credettero opportuno procedere all’esame e alla illu-
strazione della Anabaena laxa A. Br., approfittando di materiali au-
tentici di questa dubbiosa specie, loro comunicati dall’ Eichler.
Hyella caespitosa e Gomontia polyrhi^a costituiscono il soggetto
di una breve Nota (1889) che precedette un lavoro monografico,
stampato nello stesso anno, da Bornet e Flahault, intorno ad al-
cune crittogame viventi nel guscio calcareo di molluschi, crittogame
appartenenti alle Alghe e ai Funghi; a quest’ ultimi pare infatti de-
vansi ascrivere ì generi Lithopythium e Ostracoblable (somiglianti nel-
l’aspetto del loro micelio a quelle Saprolegniaceae che già il Duncan
nel 1877 segnalava nelle Madrepora ) seppure uno di questi generi
non rappresenti piuttosto le ife di una qualche Verrucaria, tanta ne
è la somiglianza che lo stesso Bornet (1891) riconobbe, quando gli
caddero sott’ occhio alcune figure delineate dal Bachmann (1890) per
la Verrucaria calci seda.
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Riprese poscia il Bornet a lavorare da solo, con una serie di
Note, non senza trascurare le Alghe esotiche, come ne fanno testi-
monio i due piccoli elenchi di Alghe del Madagascar ( 1 885) e del
Golfo di Tadjoura (1888).
Più importanti sono i contributi alla ficologia mediterranea e del
Marocco, in quanto interessano in pari tempo la morfologia e la
distribuzione geografica dei talassofiti.
È merito del Bornet di avere tatto conoscere una Lammarìa
da aggiungere alle poche forme di Laminariaceae viventi nel Medi-
terraneo (. Phyllaria reniformis, Phyllaria purpurascens , S accorpila
bulbosa , qualche Laminaria importata); nel 1888 egli descrisse la sua
Laminaria RodrigueTfi raccolta nel giugno 1 885 dal Rodriguez a Port
Mahon (Minorca) e ne riconobbe la identità con la pianta già dal
Vicari raccolta a Siracusa (Sicilia) e spedita all’ARDissoNE e da que-
sto botanico ritenuta come una forma della Laminaria saccharina\
la esistenza della Laminaria Rodrigue^ii nelle vicinanze della Sicilia
fu sedici anni dopo confermata da A. Mazza che ne ebbe esemplari
dall’isola di Stromboli, ivi raccolti nell’ inverno e nell’estate del 1899
da Attilio Ferrari.
Una piccola Alga bruna, rinvenuta tra le collezioni dello Schou-
sboe (che la raccolse ad Agla nel Marocco nel dicembre del 1828 e
la chiamò nelle sue schede inedite Conferva fulvescens) costituì l’ar-
gomento di una breve Nota (1889) del compianto algologo, il quale
ebbe a sua disposizione anche esemplari da lui e dal Thuret sco-
perti a Biarritz nel 1870; l’alga, munita di sporangi uniloculari se-
nati, fu denominata Pylaiella fulvescens e descritta insieme a due
forme congeneri, P. Hooperi (Crouan) della Guiana francese e P. nana
Kjellm. della Finmarchia.
Nella Note sur deux Algues de la Méditerranée (1890) il Bornet
riuscì a differenziare, in base ad accurati confronti con gli esemplari
di Fauchea repens conservati negli Erbari di Thuret, di Montagne
e del Museo di Parigi, una pianta raccolta dal Rodriguez a Minorca
(Baleari) chiamandola Fauchea microspora e per rendere più facili i
confronti illustrò dell’ una e dell’altra specie la struttura anatomica,
mettendone a paragone le descrizioni particolareggiate ; la presenza
di peculiari rigonfiamenti cilindrico-allungati, bruni, con contenuto
omogeneo (forse tannino) in una specie di Ectocarpus, per la prima
volta descritta dal Meneghini (1845) col nome di Ectocarpus Oedo-
gonium, parve carattere sufficiente per istituire un nuovo genere, Zo-
sterocarpus, che in qualche modo si avvicina a Disco spor angium
Falk. per l’origine e disposizione degli sporangi pluriloculari formanti
dei groppi (sori) crostiformi orbiculari o annuliformi sugli articoli dei
rametti.
Una ampia illustrazione delle Alghe del Marocco e del Mediter-
raneo (1892) è basata sugli esemplari autentici, sui manoscritti e sui
disegni (431 tavole a colori) di Pietro Schousboe (1 766 f 1832); con-
sole nel Marocco dal 1821 fino alla morte; il lavoro contiene indi-
cazioni interessanti, comprendendo ben 492 tra specie e varietà (non
senza tipi nuovi) e viene ad accrescere le nostre cognizioni di fico-
geografia; fino dal 1 876 il Bornet stava riordinando questa Memoria,
che doveva vedere la luce cinque lustri dopo ; egli si scusava con
PArdissone di non poter inviargli certi esemplari doppii che l’autore
della Phycologia Mediterranea gli richiedeva, scrivendogli da Parigi il
27 giugno del 1876: « Mon temps sera pris durant bien des mois
par la publication des travaux laissés inachevés par M. Thuret. Il
faut que je Tasse le texte de ses « Etudes phycologiques », que je
rédige une Liste annotée des Algues récoltées au Maroc par Schou-
sboe, que je prépare les planches du 2e fascicule de nos « Notes
algologiques etc. ». Aggiunse il Bornet agli elementi Schousboeani,
già per sè tanto cospicui, materiali marocchini a lui comunicati dal-
PAskenasy; Les Algues de P. K. A. Schousboe costituiscono un bel
monumento all’infaticabile raccoglitore, del cui nome, perpetuato
dalla magnifica Schimmelmannia Scliousboei ( S . ornata ) di Tangeri, di
Sicilia e di Guéthary, si trova menzione nelle opere dei più celebri
algologi, J. Agardh e Ivuetzing.
Di indirizzo morfologico e sistematico sono due altre Note, l’una
su alcuni Ectocarpus (1892), l’altra (1904) sulle Chantransia. Chiari-
sce il Bornet nella prima le difficoltà inerenti alla nomenclatura degli
organi di riproduzione degli Ettocarpi e dirada molti dubbi sulla au-
tonomia e sui sinonimi di parecchie specie ( Ectocarpus secundus
Kuetz., Ect. pusiltus Griff. , Ext. crinitus Carni., Plaptospora Vidovìcliii
Born., Pilopteris Mertensii Kuetz.). La creazione del tipo generico
Acinetospora Born., sul quale hanno più tardi recato importanti
dati le ricerche del Sauvageau (1899), ha un grande valore nella si-
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stematica delle Alghe brune, perchè V Acìnetospora a fronda mono-
sifonia viene a costituire il passaggio dalle Tilopterideae genuine a
fronda polisifonia alle Ectocarpeae a fronda monosifonia.
Il lavoro sulle Chantransia è l’ultimo studio scientifico del Bor-
net; in esso il vecchio algologo fa la storia di due forme raccolte
dal Thuret a partire dal 1 85 1 e determinate col nome di Chantran-
sia corymbìfera Thur., mantenendo l’appellativo originale alla forma
che vegeta semiendofita sulla Helminthocladia purpurea e proponendo
una nuova varietà (var. Thureti ) della Chantransia efflorescens Kjellm.
per la forma epifita sul Ceramium rubrum; correda la differenzia-
zione con elementi diagnostici tratti dalla morfologia degli anteridi
e dal fatto che una forma è dioica, l’altra monoica. Però non si ar-
resta a questo l’autore, ma trae partito da queste sottili distinzioni
per esaminare l’autonomia dei due generi Acrochaelium e Chantran-
sia riferendovi le specie finora descritte e rilevando che la Cladophora
Sagraeana Mont. è un vero e proprio rappresentante del genere A-
crochaetium.
Ai lavori, dei quali finora ho in maniera sommaria riassunto il
contenuto, per quanto pregevoli, non è legata la fama di Edoardo
Bornet, il cui nome rimarrà imperituro nella storia della algologia
per le opere maggiori, costituenti un vero caposaldo per i nostri
studi speciali : gli Ètudes phycologiques, le Notes algologiques, la Re-
vision des Nostochacèes hètèrocystèes.
Non io sono in grado di far conoscere il valore intrinseco della
classica opera, che sotto il modesto titolo di Ètudes phycologiques
venne data alla stampa dal Bornet nel 1878, tre anni dopo l’imma-
tura perdita del suo collaboratore ed amico, Gustavo Thuret. Cin-
quantuna tavole, incise sui disegni di Alfredo Riocreux, accompa-
gnano il testo di questa splendida opera, una delle più cospicue che
siano apparse per le Alghe nell’ ultimo quarto del secolo decorso.
Basti avvertire gli Ètudes phycologiques vennero giudicati degni
del premio internazionale Desmazières e che il Van Tieghem, rife-
rendone in merito alla Acadèmie des Sciences affermava che « ce
grand ouvrage nous apporte enfin le développement si long temps
attendu et l’entier achévement de deux découvertes, qui comptent
3
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à coup sùr parmi les plus brillantes et les plus fécondes que l*on
ait faites en botanique depuis un demi-siècle, et qui en méme temps
intéressent au plus haut degré la science générale .... la féconda-
tion avec formation d’un oeuf dans les Algues brunes de la famille
des Fucacées, et la fécondation avec formation d’un fruit sporifère
dans les Algues rouges de la famille des Floridées. Il y a vingt-cinq
ans, il est vrai, que la première de ces découvertes a été annoncée
par M. Thuret et la seconde a été faite en commun et publiée, il
y a douze ans déjà, par M. M. Bornet et Thuret. Mais c’ est iciy dans
ces cinquante et unes magnifiques planches in folio, dessinées d’ a-
près nature par M. Riocreux avec un talent incomparable et vrai-
ment à la hauteur du sujet, que Ton en trouvera, aujourd1 hui pour
la première fois, toutes les preuves rassemblées et coordonnées ».
E il Van Tieghem, dopo aver sintetizzato le interessanti osser-
vazioni dei due autori raccolte in un’ opera che rappresentava il co-
ronamento di 23 anni di vita comune, di stretta amicizia, di costante
collaborazione concludeva dichiarando che la bella scoperta della fe-
condazione delle Fioridee ha unito nella scienza i nomi di Edoardo
Bornet e di Gustavo Thuret.
11 pregio considerevole degli Études phycologiques venne ricono-
sciuto, oltre che dalla Acadèmie des Sciences di Parigi, dalla Linnean
Society di Londra la quale nel 1891 volle assegnata al dottor Bornet
la medaglia d’oro Linneana istituita nel 1888 in ricordo del cente-
nario della fondazione di quella Società e che era stata conferita fin
allora a J. D. Hooker e R. Owen nel 1888, a A. De Candolle nel
1889, a T. Huxley nel 1890 e che più tardi ricompensò le beneme-
renze dei botanici D. Oliver, F. Cohn, J. Agardh, J. G. Baker, G.
King, M. C. Cooke, E. Strasburger, M. Treub, F. O. Bower, H.
Solms-Laubach. A proposito di questa alta onorificenza conferitagli,
il Bornet, che era uomo pieno di spirito, mi scriveva il 27 giugno
1891 da Chàteau de Lévy: « il parait que les études phycologiques
sont actuellement en faveur pour que la Société Linnéenne ait donné
sa médaille à un algologue ».
Non posso non ricordare che il De Bary, uomo cauto nelle lodi,
nella Botanische Zeitung (1879) riferendo sugli Études phycologiques
non si peritò di asserire che « Von der kunstlerischen Ausfuhrung
làsst sich nur sagen, dass sie an Correctheit, Feinheit und Eleganz
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schwerlich von einem anderen wissenschaftlichen Kupferwerk er-
reicht wird ».
A un primo fascicolo delle Notes algologìques edito nel 1876
tenne dietro a quattro anni di distanza il secondo. Queste Notes non
sono inferiori per importanza agli Études , anzi io sarei propenso a
ritenere che per la maggior estensione dei temi in esse trattati ab-
biano un interesse più largo che non gli Ètudes, i quali soprattutto
riflettono i fenomeni della fecondazione, specie nelle Fioridee, dove,
con precise osservazioni, sono tolti gli errori di autori precedenti i
quali, con una buona dose di fantasia avevano creduto di vedere
nelle Alghe rosse i corpuscoli maschili provvisti di ciglia, come si
rileva anche dagli studi di Derbès e Solier.
Nelle Notes algologiques che, come giustamente scriveva Gre-
gorio Kraus (1876), formeranno epoca nella storia della Crittogamia,
Bornet e Thuret diedero nozioni generali intorno l1 anatomia e i
modi di riproduzione in tutta la serie delle Alghe, a partir dalle più
semplici o Nostochinee fino alle più elevate o Fioridee; essi distin-
sero con lucidità nell’apparato femminile o procarpio delle Alghe
rosse una porzione che produce le spore (carpogonio o sistema car-
pogeno) e una porzione che costituisce l’apparato di impregnazione
(app. tricoforico) del quale è parte essenziale il tricogino.
Sottili osservazioni morfologiche e sistematiche sono date ri-
guardo alle Alghe inferiori, segnatamente Nostocacee (genesi delle
spore, ormogonii ecc.), alle Derniocarpa , al Monosiroma Wittrockii,
a parecchi generi di Fioridee.
Questi due poderosi lavori, Études e Notes, avviarono, per le
Fioridee, a mutare l1 indirizzo sistematico Agardhiano fino allora se-
guito dalla maggioranza degli algologhi e prepararono, insieme agli
studii del compianto Fr. Schmitz ( 1 883), il nuovo metodo di classi-
ficazione delle Alghe rosse; certo una disposizione più naturale delle
Fioridee era stata meditata dallo stesso Bornet il quale ai 22 no-
vembre 1901 scrivevane in proposito a F. Ardissone: « pour rémé-
dier à ces inconvenients [del sistema di J. Agardh], j’avais, long-
temps avant Schmitz, dressé un tableau dans lequel les groupes ar-
ticulés étaient placés au centre, les autres familles s’ en écartaient
dans deux directions. Aussi ai-je salué avec satisfaction la réalisation
de T arrangement que j’ avais en vue et je me suis empressé de
l’ adopter ».
Pochi botanici potevano essere adatti, come il Bornet, a intra-
prendere una monografia delle Alghe azzurre di più complessa or-
ganizzazione e a darci, con la collaborazione di C. Flahault, la ben
nota Revision des Nostocacées hétérocystées, stampata dal 1886 al
1888. Infatti egli aveva pubblicato, con note esplicative, V Essai de
classification des Nostochinées lasciato manoscritto dal Thuret, aveva
studiato col Flahault la questione delle Rìvularia natanti e le Au-
losira, col Grunow la Ma^aea, col Thuret aveva approfondita la co-
noscenza morfo-biologica di molti generi di Alghe inferiori. Ben può
dirsi, per usare le espressioni di Maurizio Gomont, allievo del Bor-
net, che questa Revision, la quale si distingue per la sua chiarezza
e per la precisione delle sue divisioni, permetterà determinazioni
serie per un gruppo, di piante, dove esse erano impossibili fino al-
lora e fornirà un quadro eccellente per le opere ulteriori da intra-
prendersi sullo stesso soggetto.
A questa opera, che può riguardarsi come una Monografia, te-
neva assai il Bornet il quale, nell1 inviarmene in dono un esemplare
il 6 dicembre 1888 francamente mi scriveva: « Nous souhaitons, M.
Flahault et moi, que la « Revision des Nostocacées hétérocystées »
a rendu quelques Services. Nous avons cherché à établir des cadres
clairs et précis ou les observations nouvelles puissent prendre place,
à établir une langue uniforme au lieu de la confusion qui a régné
jusque dans ces dernières années ».
Il Bornet stesso deve aver provato quanto la Revision riuscisse
di valido appoggio a determinare le Alghe azzurre superiori, quando
se ne valse per rivedere nel 1889 i materiali autentici di Carlo
Adolfo Agardh, inviatigli in esame da J. G. Agardh.
Con la Revision di Bornet e Flahault, con la Monographie des
Oscillariées di M. Gomont si è percorso un grande cammino nella
conoscenza delle Alghe azzurre ed è da augurarsi che un altro pa-
ziente algologo completi lo studio di questi organismi inferiori con
una revisione monografica delle più semplici Mizoficee ossia dell’or-
dine delle Coccogoneae. Certo chiunque vorrà accingersi a tale re-
visione, non dimenticherà di tenere come esempio imitabile la Re-
vision des Nostocacées hétérocystées !
37
A tout seigneur tout honneur ! Edoardo Bornet (dottore come
egli semplicemente si chiamava; era dottore in medicina) ebbe la
soddisfazione di vedere, nella sua lunga carriera di studioso, ricom-
pensata in modo condegno l’opera sua.
Tra i fondatori, insieme al Thuret (che allora dimorava a Cher-
bourg sempre intento agli studi sulle Alghe marine) della Società
Botanica di Francia istituita nella primavera del 1854, di essa divenne
nel i863 membro a vita, nel 1882 Presidente, poscia archivista, in-
fine, tre anni or sono, Presidente d’onore.
L’ 1 1 agosto 1 885, in occasione del Congresso delle Società
scientifiche, venne il compianto botanico insignito della croce di ca-
valiere della Legion d’ onore, più tardi promosso al grado di ufpciale
nello stesso ordine.
L ' Ac ad èrnie des Sciences, il io maggio 1886 lo elesse membro,
nella sezione di botanica, al posto rimasto vacante per la morte del
Tulasne; ed il nuovo accademico scriveva due mesi dopo (14 luglio)
all1 Ardissone, con l’abituale modestia: «Le souvenir de M. Thuret,
l’extréme bienveillance de la section ont produit ce résultat bien
plus que mes mérites personnels ».
Tra i sodalizii scientifici, cui il nostro appartenne, ricordo la So-
cietà crittogamologica italiana (1878), il Reale Istituto Lombardo di
scienze e lettere (18 maggio 1893) e la Società botanica tedesca
(17 settembre 1884).
Nel 1898, compiendosi il settantesimo genetliaco del maestro,
un comitato di colleghi e amici (Flahault, Gomont, Guignard, Sau-
vageau) offerse a Edoardo Bornet, per sottoscrizione di ammiratori
e amici il ritratto di lui, opera egregia dell’artista Duvivier, conse-
gnando ai sottoscrittori una bellissima riproduzione litografica della
effìgie del maestro.
Io ricordo tuttora il compianto amico, intervenuto alle riunioni
con le quali la Società botanica di Francia nell’agosto 1904 solen-
nizzò il cinquantesimo anno dalla istituzione; ne rammento la squi-
sita gentilezza con cui egli mi propose a Vicepresidente della assem-
blea insieme a Bertrand, Fliche e Durand.
Era la prima volta, dopo vent’anni di continui scambi epistolari,
38
che io avevo la ventura d’ incontrare E. Bornet e rimasi affascinato
dalla sua conversazione dotta in uno e arguta, elegante e vivace.
L’occhio del maestro era penetrante, la fìsonomia sorridente, lo spi-
rito inesauribile. Egli si rammaricava di non conoscere la lingua
italiana, che forse conosceva più di quanto credesse; diceva per
ischerzo a mia moglie ed a me di sapere bene soltanto i nomi di
alcuni vini italiani, quasi che a lui piacessero, mentre era sobrio o
pressoché astemio; amabile era il suo discorso, sempre corretto, come
egli fu, per quanto critico acuto, sempre corretto nello scrivere e
nell’ammonire.
In questi ultimi tempi l’ inettitudine al lavoro assiduo lo infasti-
diva, per meglio dire lo avviliva, lui avvezzo a non trovar riposo
mai e a dividere il suo tempo tra la famiglia e il prediletto micro-
scopio, tra le sedute dell’ Académie e le letture sul seggiolone del
vecchio Decaisne, su quel seggiolone che egli aveva comperato e sul
quale aveva visto assiso tante volte il suo compianto allievo Gomont.
« L’ étude des Algues (scriveva il 16 febbraio 1906 al suo cor-
rispondente Ardissone) devient distile pour mes yeux et mes vieilles
habitudes. De mon temps la réduction des chromosomes était in-
connue et l’on ne soupconnait pas que les oogones et les anthéri-
dies des Fucacées fussent homologues des tétraspores des Dictyota-
cées. Quelle difference entre le livre de M. Oltmanns, très ìntéres-
sant, si complet, et l’article Phycologie de Montagne que je lisais
dans mon jeune temps! ».
Nel 1907 era ancora soddisfatto della propria salute, però mi scri-
veva con la solita fine arguzia che « les vieux sont fragiles ». Co-
minciavano nel 1909 a recargli disturbo i freddi invernali e atten-
deva ansioso la buona stagione per recarsi a riposare e riprender
vigore al suo Cosne.
Edoardo Bornet sostenne gli acciacchi inevitabili della vecchiaia
con animo forte, quale era proprio dell’indole sua; egli è ora scom-
parso, ma permane negli scritti di lui una traccia luminosa che gui-
derà per lungo tempo il cammino agli studiosi delle Alghe !
Modena, 28 Dicembre 1911.
39
Pubblicazioni di E. BORNET
Étude sur l’ organisation des espèces qui composent le gerire Meliola,
avec 2 pi. [Ann. Scienc. Nat., sér. 3, Bot., T. XVI, p. 257-270,
pi. 21-22; Paris 1 85 1 ).
Recherches sur la structure de l’Ephebe pubescens Fr. suivies de
remarques sur la synonymie de cette piante [Ann. Scienc . Nat.,
sér. 3, Bot., T. XVI11, pag. 1 55-171, pi. 7; Paris 1 852).
De la nature de l’ergot des Graminées [Mèm. Soc . Se. Nat. de Cher-
bourg T. I, pag. 337-342; Cherbourg 1 852).
Instructions sur la récolte, l’ étude et la préparations des Algues
{Mèm. Soc. Se. Nat. de Cherbourg T. IV, pp. 36; Cherbourg
1 855).
Description de trois Lichens nouveaux. — Cherbourg, 1 856, Feuar-
dent, 8°, pp. 12, 4 pi.
Observation sur le développement d’Infusoires dans le Valonia utri-
cularis [Mèm. Soc. Se. Nat. de Cherbourg T. VI, pp. 8, pi. I-II;
Cherbourg 1 858).
Description d’ un nouveau genre de Floridées des cótes de France
[Ann. Scienc. Nat., sér. 4, Bot., T. XI, pag. 88-92, pi. I-II; Paris
1859).
Note sur le Phucagrostis major Cavol. [Bull. Soc. Boian. de France
T. Vili, pag. 456-460; Paris 1861).
Recherches sur le Phucagrostis major [Ann. Scienc. Nat., sér. 5, Bot.
T. I, p. 5-5 1, 11 pi.; Paris 1864).
Sur la fécondations de Floridées [in collaborazione con G. Thuret]
[Compt. rend. Acad. Se. Paris T. LXIII, pag. 444).
Recherches sur la fécondation des Floridées [id.] [Ann. Scienc. Nat.,
sér. 5, Bot., T. VII, pag. 137-166, pi. ii-i3; Paris 1867).
Sur les gonidies des Lichens. Note presentée par M. Decaisne [Compt.
rend. Acad. Se. Paris 1872, I sém., pag. 820-822; Paris 1872).
Recherches sur les gonidies des Lichens [Ann. Scienc. Nat., sér. 5,
Bot., T. XVII, pag. 45, no, pi. 6-16; Paris 1873).
Recherches sur les gonidies des Lichens {Ann. Scìenc . Nat., sér. 5,
Bot., T. XIX, pag. 3i4-320; Paris 1874).
Gustave Adolphe Thuret. Esquisse biographique (Ann. Scìenc. Nat.,
sér. 6, Bot., T. II, pag. 3o8-36i; Paris 1875).
Études phycologiques, avec 5i planches [in collaborazione con G.
Thuret]; Paris 1878, in fol.° gr.
Notes algologiques. Recueil d’observations sur les Algues Fase. I-II
avec 5o pi. [in collaborazione con G. Thuret]; Paris 1876-1880,
in fol.° gr.
Mazaea, nouveau genre d’AIgue de l’ordre des Cryptophycées [in
collaborazione con A. Grunow] (Bull. Soc. Boian. de Franco
T. XXVIII, pag. 287-288, pi. Vili; Paris 1881).
Liste des Algues maritimes récoltées à Antibes [in collaborazione
con Ch. Flahault] (Bull. Soc. Botati . de France T. XXX, pag. CCiV-
CCXV ; Paris 188 3).
Sur la détermination des Rivulaires qui forment des Fleurs d’eau
[in collaborazione con C. Flahault] (Bull. Soc. Botati, de France
T. XXXI, pag. 76-81; Paris 1884).
Note sur le genre Aulosira [in collaborazione con C. Flahault] (Bull.
Soc. Botati, de France T. XXXII, pag. 1 19-122, pi. IV; Paris
1 885).
Tableau synoptique des Nostochacées filamenteuses hétérocvstées [in
collaborazione con C. Flahault] ( Mèm . Soc. Se. Nat. et Matti, de
Cherbourg T. XXV, pag. 137-1 52, 1 95-223; Cherbourg 1 885).
Algues de Madagascar récoltées par M. Ch.. Thiébaut (Bull. Soc. Bot.
de France T. XXXII, pag. 16-19, Fig. 1-2; Paris 1 885).
Notice sur M. L. R. Tulasne. (Compt. rend. Acad. Se. Paris T. CHI,
2 sér., pag. 957; Paris 1886).
Concordance des Algen Sachsens et Europas de M. L. Rabenhorst
avec la revision des Nostochacées hétérocystées de MM. Bornet
et Flahault [in collaborazione con C. Flahault] (Notarisia, red. De
Toni e Levi T. HI, pag. 387-397; Venezia 1888).
Algues du Voyage au Golfe de Tadjoura recueillies par M. L. Faurot
(Journ. de Botan. T. II, n. 2, pag. 17; Paris 1888).
Note sur une nouvelle espèce de Laminaire (Laminaria Rodriguezii)
de la Méditerranée (Bull. Soc. Botan. de France T. XXXV,
pag. 36 1-366, pi. V; Paris 1888).
41
Note sur deux nouveaux genres d’ Algues perforantes [in collabora-
zione con C. Flahault] {Journ. de Botan. T. II, pag. i ó i - 1 65 ;
Paris 1888).
Revision des Nostocacées hétérocystées conlenues dans les principaux
herbiers de France [in collaborazione con C. Flahault] [Ann.
Scienc. Nat,, sér. 7, Bot., T. Ili, IV, V, VII; Paris 1886-1888).
Note sur PEctocarpus (Pylaiella) fulvescens Thuret ( Revue gènèr. de
Botan. T. I, pag. 5- io, pi. I; Paris 1889).
Les Nostocacées hétérocystées du Systema Algarum de C. A. Agardh
(1824) et leur synonymie actuelle (1889) {Bull. Soe . Botan. de
France T. XXXVI, pag. 141-157; Paris 1889).
Sur quelques plantes vivant dans le test calcaire de Mollusques [in
collaborazione con C. Flahault] [Bull. Soc. Botan. de France
T. XXXVI, pag. CXL VII-CLXXVI, pi. VI-X1I; Paris 1889).
Note sur deux Algues de la Méditerranée. Fauchea et Zosterocarpus
[Bull. Soc. Botan . de France T. XXXVII, pag. 139-148, pi. I;
Paris 1890).
Note sur V Ostracoblable implexa Born. et Flah. {Journ. de Botan.
T. V, pag. 397-400; Paris 1891).
Algues du département de la Haute-Vienne contenues dans l’her-
bier d’ Edouard Lamy de la Chapelle {Bull. Soc. Botan. de France
T. XXXVIII, pag. 247; Paris 1891).
Note sur quelques Ectocarpus {Bull. Soc. Botan. de France T. XXXVIII,
pag. 353-372, pi. VI— Vili ; Paris 1891).
Les Algues de P. K. A. Schousboe récoltées au Maroc & dans la
Méditerranée de 1 8 1 5 à 1829 ( Mèm . Soc. se. nat. et mathèm. de
Cherbourg T. XXVIII, pp. 216, pi. HII; Cherbourg 1892).
Le verdissement des Huitres {Bull. Sèanc. Soc. nat. d’ Agric. de France
T. LV, séance du 3o octobre 1895; Paris 1895).
Sur un projet de Note, relative à une Rose prolifère, trouvé dans
les papiers de P. Duchartre {Bull. Soc. Botan. de France T. XLIII,
pag. 280-281, pi. 8; Paris 1896).
Théodore Caruel {Bull. Soc. Botan . de France T. XLV, pag. 623-
624; Paris 1898).
Francois Gay. Ferdinand Cohn {Bull. Soc. Botan. de France T. XLV,
pag. 325; Paris 1898).
42
Hommage à la mémoire de M. Monod [Bull. Soc. Botati, de Brattee
T. XLV, pag. 8-9; Paris 1898).
Notice sur Ad. Chatin {Bull. Soc. Botati, de Brattee T. XLVIII, p. 26-
37; Paris 1901).
Notice sur la vie et les travaux de M. G. A. Chatin {Bull. Séattc. Soc.
Nat. d’ Agric. de Brattee T. LV, séance du 23janvier 1901; Pa-
ris 1901).
L’ oeuvre scientifique de Maxime Cornu [Bull. Soc. Botati, de Brattee
T. XLVIII, pag. 104-105, Paris 1901).
Notice sur M. J. Agardh ( Compt . rend. Acad. Se. Paris T. CXXXII,
pag. 233-234; Paris 1901).
Millardet (Pierre-Marie-Alexis). Nécrologie {Bull. Soc. Bot. de Brattee
T. XLIX, pag. 3 1 8 ; Paris 1902).
Notice sur M. Sirodot {Compt. rend. Acad . Se. de Paris T. CXXXVI,
pag. 126-128; Paris 1903).
Nécrologie de M. Auguste Le Jolis {Bull. Soc. Botati, de France T. LI,
pag. 428-429; Paris 1904).
Deux Chantransia corymbifera Thuret. Acrochaetium et Chantransia
{Bull. Soc. Botan. de France T. LI, pag. XIV-XXIII, pi. I; Paris
1904).
Notice nécrologique sur J. J. Rodriguez {Bull. Soc. Botan. de France
T. L1I, pag. 490; Paris 1905).
Rapport sur l’attribution du Prix de Coincy en 1905 [Bull. Soc. Bot.
de France T. LII, pag. 177-178; Paris 1905).
Rapport sur l’attribution du Prix de Coincy en 1906 {Bull. Soc. Botan.
de France T. LUI, pag. XII-XIU; Paris 1906).
Maurice-Augustin Gomont [1839-1909] {Bull. Soc. Botan. de France
T. LVI, pag. 440-449, portrait sur la pi. VII; Paris 1909).
LITTERATURA PHYCOLOGICA
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1 9 1 1 , pag. 296-333, con una Tavola.
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Biographica
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Florideae
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42. Yendo K. — The development of Costaria, Undaria and Lami-
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49. Virieux J. — Note sur la Dichotomosiphon tuberosus (A. Br.) E-
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50. West G. S. & Hood Olive F. — The Structure of thè Cell-wall
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Desmidiaceae, Zygnemaceae
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— Miti. Naturf. Ges. Bern 1910 [191 1 ] pag. 104-122, illustr.
55. Troendle A. — Ueber die Reduktionsteilung in den Zygoten von
Spirogyra und ùber die Bedeutung der Synapsis. — Zeitschrìft
fur Botanik III. Jahrg., 9. Heft, 1911, pag. 593-619.
4S
Myxophyceae
56. Chodat R. — Une Cyanophycée coccogène : Ernstiella rufa Chod.
— Bull. Soc. Botan. de Genève 2, III, 1911, pag, 125-126.
57. Gain L. — Deux espèces nouvelles de Nostoc provenant de la
région antarctique Sud-americaine. — Compì, rend. Acad. Se.
T. 1 52, 1911, pag. 1691-1694.
Bacillarieae
58. Barrow W. H. — Diatoms. — Trans. Leicester Lit. and phil. Soc.
XIV, 1, 1 9 1 1 , pag. 28-33.
99. Meinhold T. — Beitràge zur Physiologie der Diatomeen. — CohiTs
Beitr . %ur Biol. der Pflan^en X, 1911, pag. 353-386.
57. Tempère et Peragallo. — Diatomées du Monde entier. 19® Fa-
scicule. — Grez-sur Loing, 1911.
58. Woloszynska J. — Ueber die Planktondiatomee Attheya Zacha-
riasi J. Brun im Janowerteich bei Lemberg. — Kosmos XXXV,
Lemberg 1910, pag. 801-802.
Peridinieae, Flagellata, Organ. incertae sedis
59. Dangeard P. A. — Le pyrenoide chez le Cryptomonadinées. —
Bull. Soc. Botan. de France T. 58, 1911, pag. 449-452.
60. Kofoid C. A. and Michener J. R. — New genera and species of
Dinoflagellates. — Bull. Mus. comp. Zoòlogy Harward Coll. LIV,
7, 1911, pag. 267-302.
61. Mangin L. — La cuirasse des Peridiniens. — Intern. Revue d.
ges. Hydrobiol. und Hydrographie IV, 1911, pag. 44-55.
62. Withmore E. R. — Prowazekia asiatica (Syn. Bodo asiaticus Ca-
stellani und Calmers). — Arch. fiir Protistenkunde XXII, 1911,
pag. 370-378.
49
Casu Angelo. — Lo Stagno di Santa Gilla (Cagliari) e la sua
vegetazione. Parte seconda. Costituzione ed ecologia della Flora. —
Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, serie li,
voi. LX1I, 19 ii, pag. 296-333, con una Tavola.
Questo lavoro, accolto nelle Memorie della R. Accademia delle
Scienze di Torino in seguito a relazione favorevole dei proff. C. F.
Parona e O. Mattirolo, oltre a conclusioni d’ indole generale e im-
portanti per la scienza biologica delle piante, contiene notizie che
possono interessare i lettori di questa Rivista.
Nel trattare della costituzione generale della Flora dello Stagno
di Santa Gilla e delle sue zone ecologiche il Dott. Casu fornisce la
indicazione di parecchie Alghe raccolte nello Stagno, appartenenti
ai generi Ulva , Enteromorpha, Chaetomorpha, Cladophora , Acetabula-
ria, Caulerpa, Codium, Dasycladus, Cystoseira, Bangia, Ceramium,
Polysiphonia e Characeae ( Chara , Lamprothamnus ). Nel discutere
poi intorno ai vegetali della zona sommersa, 1’ autore fa alcune con-
siderazioni su talune specie appartenenti ai generi sopra citati, ad
esempio sulle Egagropile costituite dalle Chaetomorpha , sulle diverse
forme di Enteromorpha ìntestinalis.
Noi auguriamo che il Dott. Casu prosegua in quest’ordine di
ricerche le quali mirano ad illustrare, dal punto di vista biologico,
la flora non solo fanerogamica ma anche algologica della Sardegna.
Svedelius N. — Erythrocladia irregularis Rosenv., en fòr Sverige
icke forut anmàrkt Floridé. — Svensk Botanisk Tidskrift 1911, Bd. 5,
H. 1-2, pag. 217-218.
L’autore segnala la presenza di una Bangiacea, Erythrocladia
irregularis Rosenv. (1909), sopra la Pur cellaria fastigiata (Huds.) La-
mour. raccolta nei lidi della Bahusia (Lysekil ecc.).
Svedelius N. — Rhodophyceae. — Engler u. Prantl, Die Natiir-
lichen Pflanzenfamilien. Nachtràge zu I. Teil, Abteilung 2, pag. 191-
284, Fig. 104-170. Leipzig, 1911, W. Engelmann, 8°.
In questo fascicolo di aggiunte alla trattazione delle Fioridee
nella monumentale opera di Engler e Prantl, l’autore ha egregia-
mente curato con giusto equilibrio tutte le parti in armonia con
50
quanto avevano già fatto Schmitz e Hauptleisch. Soprattutto è dili-
gentissima la bibliografia, tenuta al corrente di recentissimi lavori o
di memorie sfuggite inevitabilmente ad altri trattatisti, diligentissima,
ripeto, perchè è fatto posto, con lodevole imparzialità, alle pubblica-
zioni, sia pur minuscole, di tutte le nazioni; cosi che se qualche
contributo l’autore ha dimenticato di menzionare, non è lecito far-
gliene colpa; ma convien dire che l’opera di lui è frutto di non
comune pazienza e dottrina.
Nella parte sistematica non pochi prospetti di famiglie sono cor-
retti o mutati rispetto a quelli dati nella trattazione di Schmitz e
Hauptfleisch, ad esempio per le Bangìaceae nelle quali, oltre a nuovi
generi, sono intercalati Goniotrìchum Kuetz. e Asterocytis Gobi, per
le Corallinaceae nelle quali lo Svedelius ha tenuto conto di tutti i
lavori di Foslie, Heydrich, Weber van Bosse, Lemoine, Yendo, Pilger.
Bernard Ch. — Algues d’eau douce. — Nova Guinea, Résultats
de l’expédition scientifique néerlandaise à la Nouvelle-Guinée, v. Vili,
Botanique, Livr. 2, pag. 253-270, Tab. LXI-LXII.
Il Bernard illustra parecchie Alghe e due Flagellati riscontrati
in materiali raccolti dal Dott. Versteeg, applicato come botanico alla
prima spedizione Lorentz alla Nuova Guinea.
Dopo alcune osservazioni intorno una recensione (4) da me fatta
su un suo precedente lavoro, l’autore fornisce descrizioni e notizie
delle seguenti Alghe:
Chroococcus Detonii n. nom. tab. LXI, fìg. 1 (= Chroococcus au-
rantiacus Bern. 1908, non Raben.). — Sabang-Kamp.
Chroococcus turgidus (Kuetz.) Naeg. var. Pulleì n. var. tab. LXI,
fìg. 2. — Alkmaar.
Merismopoedia glauca (Ehr.) Naeg. tab. LXI, fig. 3-4. — Bivak-
Eiland; Sabang-Kamp.
Spirulina maxima Bern. (1909) tab. LXI, fig. 5-7. — Bivak-Ei-
land; Sabang-Kamp; Alkmaar.
Spirogyra sp. tab. LXI, fig. 8-10 (con clorofori formanti 2 o 3
giri di spira). — Sabang-Kamp.
(4) Cfr. La Nuova Notarisia XX, 1909, pag. 52,
51
Closterium acerosum (Schr.) Ehr. tab. LXI, fi g. n. — Alkmaar.
Closterium. acerosum (Schr.) Ehr. var. Novae-Guineae n. var. t. LXI,
fig. (2-i 3. — Alkmaar.
Closterium Alkmari n. sp. tab. LXI, fig. 14 (specie prossima a
CL Delpontei (Klebs) De Toni). — Alkmaar.
Closterium Leibleinii Kuetz. tab. LXI, fig. i5. — Alkmaar.
Closterium Wenti n. sp. tab. LXI, fig. 16. — Alkmaar.
Closterium acutum (Lyngb.) Bréb. tab. LXI, fig. 1 7. — Alkmaar.
Closterium Versteegianum Bern. (1909) tab. LXI, fig. 18. — Alk-
maar.
Closterium Novae-Guineae Bern (1909) tab. LXI, fig. 19. — Alk-
maar.
Closterium Lorent^i Bern. (1909) tab. LXI, fig. 20-22. — Alkmaar.
Cosmarium didymochojidrum Nordst. var. Novae-Guineae Bern.
(1909) tab. LXI, fig. 23-24. — Alkmaar.
Cosmarium Askenasyi Schm. tab. LXII, fig. 25. — Alkmaar.
Euastrum dideltoides (Racib.) West forma Borgii Gutw. tab. LXII,
fig. 26-27. — Alkmaar.
Euastrum. turgidum Wall. var. Grunowii Turn. tab. LXII, fig. 28-
39. — Alkmaar.
Micrasterìas apìculata (Ehr.) Menegh. var. Nordstedtiì Bern. (1909)
tab. LXII, fig. 3i. — Alkmaar.
Micrasterias rotata (Grev.) Ralfs var. Treubìi Bern. (1909) tab. LXII,
fig. 32. — Alkmaar.
Sphaerocystis Schroeteri (?) Chod. tab. LXII, fig. 33-35. — Alkmaar.
Le due specie di Flagellati sono:
Euglena deses (?) Ehr. tab. LXII, fig. 36-37. — Alkmaar.
Phacus Pleuronectes Nitzsch tab. LXII, fig. 34-40. — Sabang-Kamp ,
Alkmaar.
G. B. De Toni
Hariot P. — Algues de Mauritanie recueillies par M. Chudeau.
— Bull. Soc. bot. Fr., t. LVIII, 1911, p. 438.
M. P. Hariot donne dans ce travail la nomenclature d’ un cer-
tain nombre d’ Algues recueillies par M. R. Chudeau, chargé d’une
mission scientifique en Mauritanie, auxquelles il a ajouté quelques
espèces récoltées dans la mème région par M. Caille, chef du Jar-
din botanique du Museum de Paris.
L’auteur a ainsi déterminé 43 espèces: 3 Chlorophycées, io
Algues brunes, 3o Floridées avec une espèce nouvelle, étudiée par
M. Sauvageau, le Cystoseira ?nauritanica et dont voici la diagnose:
C. mediocris ambitu circularis; stipes brevis basi disco (prolifero?)
suffultus; rami primarii tophulosi vel non, plus minus teretes, irre-
gulariter et distantissime foliosi, foliis latius insertis et uncinatim re-
curvatis; rami secundarii similes; aèrocystae distinctae pauciores;
rami in receptacula plur. contim. longa, irregulariter conceptaculorum
sparsorum glomeratorumve ope tuberculata, mutati. — Pianta dioica.
Ce travail est termine par un tableau comparatif de la distribu-
tion des Algues de Mauritanie énumerées avec celles de Canaries,
du Sénégal, du Cap vert, des Acores, d’Algérie et Tunisie et du
Maroc.
J. Comère
Dangeard P. A. — Un nouveau genre d’ Algues. — Bull. Soc.
bot. Fr., t. LVIII, 1911, p. 309.
Sous ce titre, l’auteur décrit une forme d’Algue qu’il a obser-
vée dans un flacon de culture rempli d’eau de mer additionnée de
quelques gouttes d’un bouillon de morue.
Cette espèce ressemble par sa forme à une Levure et se mul-
tiplie par bourgeonnement, elle presente les caractères suivants : «la
« cellule a une forme ovale, son grand diamètre est de 9 à io *1,
« sa largeur de 5 à 6 [i, elle contient un chromatophore pariétal muni
« d’un pyrénoi'de, dans le cytoplasme incolore se trouve un noyau
« nucléolé à structure ordinaire ».
Ce nouveau type est probablement voisins des Stichococcus mais
la division cellulare égale est remplacée par une division par bour-
geonnement et, de plus, la présence d’un pyrénoi'de le caractérise
aussi particulièrement. M. Dangeard propose de donner à cette Al-
gue le nom de Heterogonium salitiarum .
J. Comère
Moreau F. — Sur les éléments chromatiques extra-nucléaires
chez les Vaucheria. — Bull. Soc. bot. Fr., t. LVIII, 1911, p. 452.
Dans cette étude intéressante se trouve signalée chez les Vau-
cheria l’existence d’ éléments chromatiques extranucléaires, dont l’au-
teur ignore encore la signification et qu' il se propose d’étudier plus
tard d’ une manière plus complète. Ces corps auraient la valeur
d’organes permanents du mème titre que les noyaux et les chromo-
leucites et leur permanence est assurde ftar des processus de di-
vision.
M. Moreau a retrouvé des éléments comparables à ceux étudiés
chez les Vaucheria chez des plantes très diverses: Viola canina, A-
rum maculatum, Anemone Sp ., Equisetum Sp., ect.
Ces corpuscules punctiformes sont répartis dans le protoplasme
et situés fréquemment à la surface des chromoleucites, en dehors
d'eux. Ils présentent autant d’afpnité pour les colorants nucléaires
que les noyaux eux-mèmes. Leur mode de division rappelle la di-
vision amiotique des noyaux par étirement et les deux corpuscules
divisés restent réunis par un fin trabécule chromatique qui donne à
l’ensemble l’aspect d’ une haltère.
J. Comère
Pavillard J. — Observations sur les Diatomées. — Bull. Soc.
bot. Fr., t. LVIII, 1911, p. 21.
Ce travail présente le résultat d’un certain nombre d’ observations
faites sur des Diatomées pélagiques au cours d1 une sèrie ininterrom-
pue de pèches superficielles effectuées depuis. 1906 dans les parages
maritimes du port de Cette, en vue de comparer la flore planctonique
de l’Etang de Thau, précèdemment étudiée par M. Pavillard, avec
celle de la Méditerranée occidentale.
L’ auteur établit ainsi d’ une manière très précise les caractères
spécifiques du Chaeioceros decipiens Clève et du Ch. Loren^ìanum
Grun., ainsi que ceux du Rhi\osolenia setigera Brightw. et Eh. semi-
spina Hensen; il démontre que les Chaeioceros tortilisetus et Ch.
Glandoli de Mangin sont des formes déjà connues et respectivement
synonymes des Ch. gracile Schutt et Ch. rostraium Lauder. Il donne
aussi les diagnoses de deux nouvelles espèces: Chaeioceros pseudo -
54
brevi et Ch. costatimi et constate 1* existence chez les Bemiaulus
Chinensis Grev. et H. Iiauckiì Grun. d’une structure écailleuse com-
parable à celle des Rhi^osolenia , Ditylium, ect. Cet intéressant mé-
moire signale enfìn des cas curieux de déformations tératologiques,
caractérisées par un mode anormal de division et observées sur le
Rhi\osolenia Calcar-avis Schultze, espèce très répandue et très con-
stante dans la Méditerranée.
J. Comère
Collaboratori della NUOVA NOTARISIA
T. Bentivoglio — O. Borge — A. Borzì — F. Castracane (f) —
J. Chalon — R. Chodat — J. Comère — J. Deby (f) — A.
De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi — A. Forti — M.
FosLiE(f) — A. Garbini — G. Guglielmetti — R. Gutwinski —
A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G.
Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski —
L. Montemartini — O. Nordstedt - P. Pero — P. Petit — S.
Petkoff — A. Piccone (f) — T. Reinbold — P. Richtrr —
J. J. Rodriguez (f) — W. Rothert — F. Saccardo (f) — W.
ScHMIDLE F. SCHMITZ (J*) B. ScHROEDER C. ScHROETER —
W. A. Setchell — C. Tbchet — A. Trotter — A. Weber van
Bosse — W. West — G. Zodda.
APRILE 1912 - (Anno XXVII dalla fondazione della “ NOTARISIA „).
LA NUOVA NOTARISIA
PROPRIETARIO E REDATTORE
D ott. G. B. DE TONI
LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA
MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DT MODENA
R. Orto Botanico Modena (Italia)
Angelo Mazza
SAGGIO DI ALGOLOGIA OCEANICA
426. Carpoblepharis flaccida (Turn.) Kuetz.
— Fucus flaccidus Turn. - Ptilota flaccida Ag. - Carpoblepharis
capensis Kuetz. - C. densa Kuetz.
È la prima fra le conosciute (dall’anno 1820 circa), e ancora la
meglio studiata, per quanto è noto allo scrivente. La sua estetica
insigne è docilmente conservabile nelle preparazioni, sia per la
grande cura che queste richiedono per ottenere lo spiegamento delle
singole parti più delicate, sia per la sostanza non aderibile alla prima
impressione e quindi fragile nel secco per cui si determina la caduta
di molte fra le più piccole suddivisioni, sia infine per l’alterazione
del colore che, da lietamente coccineo, si muta in bruno od in gial-
lastro scuro.
Frondi procedenti da un disco basilare, cespitose, tripennate,
alte da 5 a 3o cm., larghe da 1-2 m i 1 1 . , ora a disco indiviso, ora
ramoso da uno a qualche cent, dalla base, a perimetro oblungo nel
primo caso, subemisferico nel secondo, ossia circolare nelle prepa-
58
razioni. Nelle forme a disco indiviso, e allora largo 2 mill., questo
è munito più o meno abbondantemente di penne suborizzontali di-
stiche lungo i margini, in modo sparso o densissimo, maggiori e
minori commiste: le maggiori pennettate lunghe i-3 cm., a perime-
tro lineare, da ogni lato attenuate; le minori lunghe 1-2 mill., indi-
vise, lanceolate, acute od ottuse, talora leggermente subincurvo-fal-
cate. Nelle forme a disco ramificato il rameggio si suddivide in modo
subdicotomo e subsecondato con la maggior parte delle penne rac-
colte in corimbo nelle regioni superiori. Lungo questo rameggio le
penne minori sono assai rade nella parte inferiore dei rami, assai
spesse invece ed in maggioranza secondate nelle parti superiori,
lunghe 1-2 mill. Cistocarpi sessili nei margini interni superiori delle
pennette ed inclusi in un involucro di rametti. La posizione dei ci-
stocarpi riesce cimale in conseguenza dell’ aborto e della oblitera-
zione dei ramettini superiori. Tetrasporangi plurimi immersi in pen-
nette semplici lanceolate, crassette, somiglianti a stichidì, in serie
vicine longitudinalmente alterni.
I seguenti reperti offrono casi pratici di quella variabilità di in-
tima organizzazione, alla quale si è accennato.
In superficie la pianta non presenta che uno strato uniforme di
piccolissime cellule, ma non tutte della stessa dimensione, di colore
roseo-vinoso-gialliccio nel secco, a malapena seriate e più spesse
in una linea centrale longitudinale, ma senza alcun ben manifesto
indizio della presenza dell’interno asse articolato.
La sezione trasversale della parte caulescente tratta da uno dei
dischi ramosi (esempi, a) dà una figura perfettamente elittica. Sul-
l’asse maggiore di questa sono disposte 3 grandissime cellule sub-
tonde distanziate o aderenti per mezzo della guaina. Queste cellule
(tubi) sono composte di un corpo centrale membranaceo colorato,
inguainato a distanza da una parete piuttosto robusta subialina. Fra
il tubo centrale e questa parete esistono alcune membranelle esilis-
sime, limpidissime, ialine, costituenti tanti tubi concentrici, meglio
visibili a luce obliqua, quali si ripetono in parecchi altri generi. La
linea orizzontale in rapporto alla sezione, ma effettivamente longitu-
dinale nei rapporti delle articolazioni, formata dalle menzionate tre
grandi cellule o tubi, è circondata da altre cellule consimili per na-
tura e dimensioni, ma talune prive di nucleo colorato, formanti per-
50
ciò intorno all’asse un’elisse composta delle cellule ora dette in nu-
mero di 18-20. Segue lo strato corticale formato da 3-4 serie di
cellule delle quali le più interne grandette, oblunghe, parte inclinate,
parte orizzontali; le intermedie e le periferiche sempre più piccole,
più intensamente colorate e disposte verticalmente alla periferia. Nei
rami la sezione dà un’elisse più o meno compressa; il tubo nucleato
ora è il centrale, ora l’uno 0 l’altro o entrambi gli estremi. Pel resto
si ripete il reperto del caule.
La sezione trasversale tratta dal caule di un esemplare a disco
semplice ha forma ancipite 0 clavata. In quest’ultimo caso una delle
estremità è ingrassato-rotondata, e l’estremità opposta troncato-den-
tellata. In tale esemplare [b) il tubo assile è unico, porporino, elit-
tico, areolato in uno spazio in apparenza vuoto, ma in effetti occu-
pato dalle solite membranelle concentriche ialine. Il vasto midollo
circostante è formato da cellule mediocri filamentose, ossia da cellule
a corpo subtondo 0 fusiforme appendicolato lungamente alle due
estremità mediante un filamento, longitudinali, subialine. Strato cor-
ticale di cellule più piccole, oblunghe, in due serie, intensamente
colorate, verticali alla periferia.
La sezione (sempre trasversale) di un ramo, ossia rachide di
una penna, ha forma elittica. Midollo di grandissime cellule ialine
delle quali tre formano la linea centrale sul diametro maggiore, le
pericentrali consimili a giro doppio, tutte nucleate. Nella parte su-
periore della stessa rachide la sezione dà un’ elisse assai compressa,
quasi encipite. Ivi l’asse è ridotto ad uno specchio ialino la cui cor-
nice è data dallo strato corticale di 3 serie di cellule porporine.
Le cellule caudato-filamentose del caule sono in relazione allo
; scopo loro, che è quello di rendere la parte più resistente ai traumi.
1 filamenti costituiscono l’elemento per la formazione della grande
membrana ialina che nelle regioni superiori involgerà i nuclei con
la produzione intermedia delle solite lamelle. Si osserva anche come
il carattere dell’asse a tubo unico è proprio della parte caulinare e
ancora degl’individui aventi la parte stessa larga 2-3 mill.
Distribuì Su ÌY Ecklonia buccinalis al Capo di Buona Speranza.
a. Carpobleph. flaccida Kg. Cap. B. Sp. Pfeffer.
b. Idem. South Africa. Table Bay. Ex Herb. dott. H. Becker,
60
Sottofam. XII. CERAMIEAE (Dumort.) Schmitz.
GENERI
CERAMIUM (Wi gg.) A g. — MICROCLADIA Grev. — REINBOLDIELLA De
Toni ( Gloiothamnion Reinb.) — CAMPYLAEPHORA J. Ag. — SYRINGO-
COLAX Reinsch.
Gen. CERAMIUM Wiggers (1780).
Etym. ceramnion urceolo, oppure ceras corno, per gli apici for-
cuti delle frondi.
= Confervae, Spyridiae , Futi, Gaillonae sp. auct.
Il citato anno segna una data che, in relazione allo studio delle
tallofite, si può dire antica, epperò si spiega come il Wiggers sotto
il nome di Ceramium vi abbia compreso le più diverse piante che
nulla hanno di comune con le caratteristiche naturali ben definite
inerenti al gen. come viene ora inteso. In questo senso venne cir-
coscritto dal Roth nel 1797 e ridotto sempre più ne’ suoi limiti da
C. Agardh nel 1817 e dal Lyngbye nel 1819. Nel 1841 il Kuetzing
propose lo smembramento dei Ceramium in varii generi i quali ven-
nero presto abbandonati in seguito alle revisioni di Meneghini, Za-
nardini, J. Agardh, Ardissone, G. B. De Toni e A. Preda. La ra-
gione di questo abbandono si spiega con la vanità di un’opera in-
tesa ad elevare a stabilità quei caratteri individuali e transitori che
sono dovuti a speciali ambienti, a scopo di adattamenti, od a cellule
corticali prone ad evoluzioni le più variabili. Anche in tesi generale
il De Toni ha recentemente rilevato l’inopportuno sminuzzamento
di entità specifiche fatto in modo da potersi qualche volta dubitare
che non la specie ma alcuni individui siano stati da qualche mono-
grafo differenziati (4).
Anche da un esordiente che si aflìda all’occhio nudo possono
(£) Veggasi la Prefaz. di G. B. De Toni alle Florideae di A. Preda. Rocca
S. Casciano, Stabil. Tip. Cappelli, io febb. 1908.
Vegg. anche quanto si dice nella trattazione del Cer. rubrum , al N. 437 del
presente Saggio ,
61
con tutta facilità essere riconosciuti i Ceramium alle articolazioni più
o meno pellucide ma sempre assai bene marcate, che imprimono
ad essi un suggello infallibile. E poiché il Mediterraneo ne possiede
una quindicina circa di specie i cui caratteri, esposti dall’ Ardissone
iu Phycol. Medi/, voi. I, sono poi quelli stessi che con maggiori par-
ticolari furono esposti da J. Agardh per tutte le specie, non si crede
del caso di qui ripeterli. Osserverò col De Toni, che se nelle Cera -
miacee esiste una grande variabilità rispetto alla morfologia degli
sporangii, potendosi avere rappresentate tutte le forme dalla mono-
sporica alla polisporica, nel gen. Ceramium invece presentansi in rari
casi sporangi a divisione crociata come avviene in Ceramium pallens
Zanarcl. (C. barbatum Kuetz.), essendo la divisione triangolare quella
tipica del genere (1).
Inoltre bisogna por mente a certi effetti dovuti alla confluenza
delle zone nelle parti inferiori od anche medie di alcune specie più
robuste, massime se a caule subproprio.
Il fenomeno, visto in superficie, si direbbe in contraddizione ad
uno dei massimi caratteri generici come è quello dell’articolazione,
sopressa localmente la quale, ne dovesse risultare una conseguente
semplificazione della struttura intima. In effetti succede l’opposto.
Al monosifonismo che generalmente si presenta in ogni parte
della pianta, succede il polisifonismo parziale, che si limita cioè alle
parti inferiori e medie; all’articolazione normale, spiccatissima, in
contatto coll’involucro del filo, succede l’articolazione latente, che si
esplica nei più variati modi a seconda delle specie, oppure nella
stessa unica specie che si osserva, a seconda delle varie altezze dalle
quali si traggono le sezioni che si sottopongono al microscopio.
Sulla confluenza delle articolazioni e del conseguente polisifo-
nismo si fanno le seguenti osservazioni.
L’energia iniziale procedente dalla spora germinante, dopo di
aver assicurata la fissità del futuro individuo mediante gli organi di
apprensione al sopporto, è tosto intesa alla produzione del centro
assile e contemporaneamente all’elaborazione di cellule speciali che
(1) G. B. De Toni, Intorno al Ceramium pallens Zanard. Modena, antica Tip.
Soliani, 1907. Il C. Boydenii ha pure gli sporangi a divisione crociata normale,
oppure tetraedrica.
62
debbonsi considerare come riserve indispensabili alla progressiva
evoluzione della pianta, quale che debba riescire 1’ ultima configura-
zione sua nello stato adulto. Queste riserve ora sono accumulate
negli stessi organi di apprensione sotto forma di materia protopla-
smatica, ora negli stipiti e nella stessa parte inferiore del caule sotto
la forma delle accennate cellule, quasi assi secondari pericentrali al-
l’asse genuino del quale talvolta condividono il nucleo articolare
nonché le solite membranelle ialine concentriche. Fatti simili si ri-
petono spessissimo nelle Fioridee in genere. Così, ad esempio, noi
vediamo che le specie monostromatiche di Nitophyllum sono sempre
più o meno polistromatiche nel loro stipite per la presenza delle
cellule destinate al successivo svolgimento della configurazione peri-
metrale propria a ciascuna specie mediante la produzione del caule
e del rameggio. Se poi questi organi non sono evidenti pel solo
fatto di non essere liberi non cessano però di essere rappresentati
dalle coste e dalle vene che diramansi fra le membrane delle due
pagine che rendono integra la fronda ad onta delle sue più o meno
profonde lobature.
Non altrimenti avviene nei Ceramium, con la sola differenza che
le decomposizioni loro formano parti a sé stanti, libere cioè da quel-
T invoglio che nei Nitophyllum ed in moltissimi altri generi costitui-
scono un’espansione piana, unita, membranacea delle più svariate
consistenze. Del resto molti degli stessi Ceramium nelle divisioni loro
estreme si appianano in modo parziale o totale in una membrana,
così come avviene in altre piante come essi assai decomposte, quali
Muellerena , Crouanieae , ecc. In talune specie esotiche gli stessi rami
primari, unitamente ai secondari, si anastomizzano e formano dei
parziali reticoli nelle parti superiori della fronda.
In quanto alle cellule di riserva destinate alla formazione dello
strato corticale e delle ramificazioni, dove queste ultime non si pro-
ducono con l’abbondanza propria delle parti superiori, ciò avviene
pel fatto che lo scopo loro pel momento non è quello delle produ-
zioni esterne (rameggio, fruttificazioni) ma bensì del consolidamento
delle parti inferiori d’onde l’eliminazione totale o parziale dei sepi-
menti e dei nodi che limitano ciascun articolo. Le cellule più grandi
pericentrali in questo caso allungandosi enormemente nel senso lon-
gitudinale e confluendo nelle estremità loro con le estremità inferiori
63
delle corrispondenti cellule superiori vengono cosi a distruggere un
dato numero di articolazioni in luogo delle quali si hanno dei veri
sifoni pericentrali in numero da 4 a 20 e più, secondo le specie,
che, unitamente allo strato corticale fattosi localmente più spesso,
contribuiscono al raggiungimento di quella robustezza richiesta dalla
specie (i).
Il processo che in questa forma è stato or ora qui presentato
non è che uno dei tanti stadi di esso. Più la pianta si evolve e più,
cominciando dal basso, le cellule pericentrali vanno crescendo di
quantità e diminuendo di diametro, mentre più si progredisce verso
l’alto più si accentua il fatto opposto. Ultimo risultato si è la con-
fluenza delle cellule pericentrali, il che determina un grande spazio
circolare nel quale torna gradatamente ad espandersi il diametro del
tubo assile per entro le normali articolazioni, e con ciò viene a ri-
stabilirsi la normale struttura intima che da questo punto si conser-
verà in tutto il resto della pianta.
Invece nelle parti superiori delle Ceramiacee (non escluso il ge-
nere Ballìa ), la struttura esteriore è suscettibile, alla sua volta, non
solo di confluenze, ma anche di concrescenze e di appianamenti in
membrane, ciò che fu rilevato nei casi pratici.
Ecco l’origine delle cellule 0 tubi pericentrali.
Si è ripetuto a sazietà che l’interno dei tubi assili nella fam.
delle Ceramiacee (per non parlare che di queste) è occupata da un
assieme di tubi concentrici ialini in numero più o meno grande a
seconda dei generi, delle specie e della robustezza degl’individui. In
molte specie di Ceramium la presenza di grandi cellule pericentrali
nella regione dei nodi è dovuta alla trasformazione di uno o più tubi
pericentrali esteriori i quali si affrancano dal vincolo del centro co-
mune per costituire tanti altri tubi indipendenti in numero da 4 a
20 circa, che, in sezione, assumono l’apparenza di cellule disposte
in modo più o meno regolarmente radiato intorno al tubo assile, ora
vacue, ora con granulazioni sparse nel contenuto diaframmatico, ora
C1) Vegg. in proposito quanto si è rilevato nel trattare del Callithamnion
Arbuscula (N. 378). Vegg. anche Antith. cruciatum (N. 408).
64
fornite di un nucleo colorato. Fra questi tubi pericentrali altri mi-
nori tubi possono talora interporsi o fare seguito in uno o più giri
regolari od irregolari. Anziché tubi, queste produzioni minori si deb-
bono considerare come cellule fusiformi, donde le differenti loro di-
mensioni viste in sezione. In tali trasformazioni è pure notevole il
fatto della scomparsa del primitivo tubo centrale la cui parete ha
certo contribuito alla formazione dei tubi pericentrali, come lo pro-
verebbe il fatto che di essa parete più non rimane traccia nello spa-
zio centrale dell’asse dove o esiste il vuoto o rimangono soltanto
uno o più tubi ancora concentrici, oppure ancor essi fattisi indipen-
denti, ma sempre muniti della parete loro propria, cioè di una grande
esilità, avente nulla di comune con la robustezza di quella propria
al tubo assile scomparso.
La configurazione e la natura dei setti delle articolazioni variano
a seconda delle specie e dei periodi di sviluppo, a seconda delle
varie regioni della pianta o delle varie cause che le determinano.
Variano eziandio sia che si tratti del setto superiore, sia che si tratti
del setto inferiore di ciascun articolo.
I setti possono essere semplici, cioè stanti a sè stessi in modo affatto
indipendente, oppure composti, cioè intersecantisi più o meno inter-
namente. Eccone qualche esempio.
I setti semplici sono quelli che costituiscono il fondo dell’ articolo
mediante una linea retta o più o meno curva. In quest’ ultimo caso
è inteso che le parti convesse si trovano opposte alle parti stesse
delle articolazioni contigue.
In altri casi il setto superiore di un articolo ha un’elevazione
centrale cuneato- rotondata alla quale corrisponde un’ insenatura nel
setto inferiore dell’ articolo soprastante, e ciò senza adesioni od in-
corporazioni della natura propria al genere Ballici. La linea retta o
curva, tra un setto e l’altro può essere libera od occupata da cellule
geniculari colorate, tonde od elittiche, congiunte da una membrana
comune ialina, strozzata fra una cellula e l’altra ( Cer . nitens).
A volte la sommità dell’articolo è centralmente scavata a fos-
setta, ed, in senso opposto, una fossetta eguale è pure scavata nella
parte inferiore dell’articolo soprastante. Lo spazio dittico che si viene
così a determinare nel punto centrale fra le due articolazioni è oc-
cupato da una grande cellula elittica colorata [Cer. torulosum). Que-
65
st’ ultimo caso segnerebbe uno dei diversi passaggi fra i setti sem-
plici e quelli composti.
Fra i setti composti si cita quello presentato dal Cer. diaplianum.
In questa specie la zona corticata è composta di ó serie parallele di
cellule di varia dimensione: le più piccole occupano i due estremi
confini della zona; sotto le cellule del confine superiore, e sopra le
cellule del confine inferiore esiste una serie di altre cellule più grandi;
il centro della zona è occupato da due serie di cellule assai grandi
subquadrate. Ciò premesso, si vede che un primo setto è dato da
due linee rette parallele poste l’nna sopra la serie superiore, l’altra
sotto la serie inferiore di confine della zona corticata, mentre un se-
condo setto è formato da una membrana a forma di un’ enorme cel-
lula elittica la cui estremità superiore s’ innalza fino alla base delle
grandissime cellule intermedie della zona corticata superiore, mentre
l’estremità inferiore si abbassa fino a raggiungere il confine delle
grandissime cellule superiori intermedie della zona corticata inferiore.
E con ciò è detto che le due curve laterali della vasta elisse, per
ricongiungersi alle due sue estremità, attraversano longitudinalmente
tutta quanta la zona nuda interposta fra le due zone corticate. Si ha
qui pertanto il fenomeno delle articolazioni intersecantisi, e ciò in
analogia a quanto avviene in Ballìa calliiricha .
A proposito però del gen. Cerarli, devesi anche notare che le
intersecazioni degli articoli il più delle volte non sono che un in-
ganno ottico, potendosi invece trattare semplicemente di parziali so-
vrapposizioni, come si avrà occasione di dimostrare in qualche caso
pratico. L’indipendenza degli articoli si ottiene cioè mediante una
forte pressione, senza per questo scomporre gli articoli interessati,
il che sarebbe impossibile nei casi di vere e proprie intersecazioni.
11 prof. G. E3. De Toni in SylI. Alg. descrive 83 specie di Cera-
mium ivi compresi i Centroceras e qualche specie incerta. Per faci-
litarne la determinazione J. Agardh le divise in due sottogeneri :
I. Euceramium suddiviso in iò Tribù suscettibili certamente di
aumento (vegg. C. Boydenii ), comprendenti 65 specie;
li. Centroceras (Kuetz.) formato da 4 specie. Di tutto il lavorio
Kuetzingiano J. Agardh ammette dunque soltanto quest’ ultimo sot-
togenere, e 1’ Ardissone ne ammette le tre sezioni Hormoceras, Phleo-
ceras ed Echinoceras comprendenti gli Euceramium ed i Centroceras.
Cosi liberato da tutti gli elementi estranei, cosi ordinato ultima-
mente da J. A g., il genere si presenta ora assai netto nelle sue linee
fondamentali e di svolgimento nelle varie specie, conchè peraltro
non sono ancora eliminate alcune dubbiezze circa alcune specie fa-
cilmente confondibili per correlazioni che talvolta si riscontrano in-
dividui divisi da enormi distanze stazionali e per il cui colllocamento
definitivo si richiedono ulteriori cognizioni e disamine. Ma dubbiezze
di questa fatta s’incontrano in molte altre specie di generi diversi,
e ciò è nella natura cosi dello svolgimento scientifico in ordine di
tempo, come forsanco dei fenomeni inerenti all’ origine delle specie,
tanto più frequenti e caratteristici quanto più alcune delle specie
hanno tendenze migratrici od anfibie. Negli stessi Ceramium si no-
tano infatti il Ceram. radiculosum Grun. come suscettibile di passag-
gio dal vivo mare alle acque salmastre e da queste a quelle dolci,
ed il Gongrcceras ? radicans che abita le radici ed i tronchi delle
Rhi^ophora ad Elephant Point in Asia (S. Kurz), così come abbiamo
visto per alcune Boslrychia.
427. Ceramium Boydenii E. S. Gepp.
Nel Journal of Botany , voi. 42, June, 1904, pag. 164 si legge:
« Fronde tota corticata, ad 5 cm. alta’ vage et sparsim dicho-
tome ramosa, ramis plus minus laxe intricatis et inter se hic illic
radicellis valde adfixis, ramulis numerosis et ad quemquem nodum
prò majore parte egredientibus, lateralibus, solitariis vel oppositis vel
verticillatis, circa o, 25-1,25 mm. longis, simplicibus aut vage divisis
obsita; articulis quam diametro multo brevioribus vel parum longio-
ribus. Ramulorum sporangiferorum apicibus capitatis, sterilium non
forcipatis. Tetrasporangiis immersis vel in ramulorum capitibus sine
ordine vel secus ramuli curvuli marginem convexam serie singula,
dispositis, nunc cruciatim, nunc triangule divisis. Cystocarpia ignota
(Fig. i-3).
Hab. Wei-hai-wei, Boydenl Yenoshima, Japan, Petersen! Yo-
kohama, Japan, Kjellman ! Vega Expedition.
Questa specie fu nominata in onore dello scopritore Dott. P.
Hamilton Boyden. Egli sfortunatamente potè solo procurarsene una
piccola quantità, e nelle visite susseguenti in quella località non ne
potè più trovare. Nella raccolta fatta dal defunto prof. F. Schmitz e
conservata nel Museo Britannico ci sono due preparazioni di que-
st’ Alga con l’indicazione di Ceramìum sp. nova? IPuna è un fram-
mento di una pianta raccolta a Yokohama da Kjellman durante la
spedizione della Vega, e l’altra è proveniente da Y'enoshima, Giap-
pone, e fu raccolta da Petersen nel 1881. Una di queste prepara-
zioni mostra buoni esemplari di rametti tetrasporici e sterili.
Le piante che compongono la raccolta di Wei-hai-wei sono in-
tricate lassamente e strettamente unite da rizoidi che crescono ai
punti d’intersezione. Questo particolare farebbe sospettare in un abito
prostrato. I rametti sono disposti per la maggior parte in verticilli
di 3 0 più intorno al tallo, convergenti generalmente ad ogni nodo
e sono o semplici 0 irregolarmente ramificati. Nei rametti sterili che
si vedono nella pianta di Yenoshima, sebbene leggermente incurvati,
non sono forcipati come la maggior parte delle specie di Ceramium.
Le tetraspore sono portate dagli apici dei rametti o in una sola
serie lungo un margine o in corpi globosi senz’ordine apparente, o
in modo intermedio fra questi due estremi. Qualche volta un piccolo
capo contenente un tetrasporangio è portato come un rampollo
(< offshoot ) al dissotto dell’apice di un rametto, essendo tale apice ste-
rile. 11 Bornet che ha esaminato le piante le considera come avvi-
cinantisi alla fine del loro periodo vegetativo, e suggerisce l’ipotesi
che nel periodo del loro pieno sviluppo i rami fertili erano termi-
nati da più lunghi stichidi coi tetrasporangi che si protendono un
po’ lungo il margine esterno. Questa disposizione dei tetrasporangi
si può vedere in parecchi campioni insieme con gli esemplari fertili
capitati, come sopra descritti. Le tetraspore sono divise qualche volta
in forma crociata, qualche volta in forma tetraedrica. L’ affinità del
C. Boydeniì è in qualche modo diffìcile da determinare. La distribu-
zione dei suoi sporangi lo farebbe collocare nella Serie I. Ectoclinia
di J. G. Agardh, ma per il fatto di essere interamente corticato, esso
non può essere compreso in alcuna delle quattro tribù nelle quali
J. Agardh ha diviso la serie Eetoclinia. Perciò richiede una nuova
tribù a sè ».
Come il testo or ora riportato, cosi anche la citata figura non
ci fa conoscere la struttura intima di questa nuova specie. Un tal
particolare non doveva essere trascurato in questo caso, trattandosi
di un Ceramium che forse si collega a specie già conosciute, e ciò
mediante caratteri di organizzazione interiore la cui importanza in
genere venne già rilevata. Si avrà occasione di occuparsene di pro-
posito in alcune delle trattazioni seguenti.
428. Ceramium tenuissimum (Lyngb.) J. Ag.
= C. diaplianum var. tenuissimum Lyngb. - C. nodosum Harv. -
C. diaphanurn rigidam Griff. et Harv. - Gougroceras nodiferum Kuetz. -
Hormoceras nodosum Kuetz. - C. Orsinianum Menegh. - Gongroce-
ras Orsinianum Kuetz. - C. erumpens Menegh. - C. gìbbosum Me-
negh. - C. arachnoideum var. patentissima Crouan.
Appartiene alla Tribù 111 delle Gongylogonia di J. Agardh (1).
La specie è abbastanza estesa nel Mediterraneo e Adriatico, mas-
sime nella f. tipica, ma di sviluppo non cosi grande come si mostra
nell’Atlantico dove può raggiungere i 10 cm. di altezza e comporre
dei cespi a perimetro subsferico del diam. di circa i5 cm., e ciò ge-
neralmente nelle forme sterili. Il carattere, che per primo si presenta
e che assai contribuisce a identificarla, è certo quello degli articoli
inferiori che sono da 3 a 6 volte più lunghi del diametro, con zone
pellucide ialine alternate con altre corticate formanti delle fascie pro-
minenti porporine o rosso-laterizie, mentre più si progredisce verso
l’alto si fanno sempre più corte fino a. pareggiare il loro diam., e
così ravvicinate che le zone pellucide scompaiono.
Circa le var. aracnoideum (Ag.) J. Ag., e pygmaeum Hauck, sa-
rebbe opportuno uno studio speciale sopra un copioso materiale per
rendersi ragione del loro valore.
Da un esemplare tra vetri, preparato dal prof. Chalon sotto il
nome di C. nodosum Harv., rilevo il seguente fatto. Le forcipazioni
dei soli rami cistocarpiferi si presentano disciolte in ciuffi di lunghi
peli ialini, di uno spessore micromillimetrico, articolati, mentre si
mantengono normali nei rami sterili. 11 fenomeno della decomposi-
zione fibrilliforme in questi casi pare debba considerarsi come l’e-
spressione ultima di un’ energia vitale già esaurita nel massimo suo
compito che è quello della fruttificazione (2).
Non altrimenti si comportano la Lophurella periclados (Sond.)
Schmitz, la Polysiphonia Blandì Harv. ecc. (*)
(*) roYyuXog, arrotondato, allusivo alle articolazioni tumide, subtonde.
(2) Nell’ indicato esempi, di Ceram. nodosum Harv., i cistocarpi sono privi
affatto di rametti involucranti.
no
In quanto alla struttura intima si possono ritenere i seguenti
dati. La sezione trasversale (tonda) di una parte corticata offre il mi-
dollo diaframmatico dilacerato, oppure composto di membranelle con-
centriche ialine. Periferia di cellule piccole, rosee o porporine, sub-
tonde, oblunghe, a perimetro in parte unicurvo, in parte variamente
angolato, disposte in una-tre serie disordinate. Alcune di queste cel-
lule sono assai più grandi delle altre, sempre tonde e sempre inco-
lori, prone cioè ad evoluzioni varie e spesso sconfinanti in quanto
si estendono anche alle parti nude delle articolazioni. Cuticola peri-
ferica un po’ distanziata dallo strato corticale, il quale particolare si
spiega col doppio tubo: uno interno articolato e corticato quando
trattasi delle ginocchia; l’altro esterno, continuo, sempre nudo.
a. C. tenuissimum J. A g. Roscoff, Aout 1902. Coll. J. Chalon.
b. C. nodosum Harv. Coll. J. Chalon.
429. Ceramium puberulum Sond.
= C. ( Echinoceras ) monile H. et H., Gelee eras monite Kuetz.
Di questo Ceramium cosi caratteristico si dice che ha colore e
portamento di C. rubrum, di una specie, cioè, variabilissima nel-
V habitus e di tonalità di colore non meno varia e certo mutevolis-
sima negli erbari. Il vero si è che la prima e migliore divinazione
sua è quella che ci viene suggerita dallo stesso nome specifico e
dall’asperità che al tatto si rivela, l’uno e l’altra dovuti ai nume-
; rosi aculei patentissimi di cui la pianta abbonda. Appartiene infatti
alle specie armate ( Echinoceras ) fra le quali si distingue per gli aculei
rigidissimi, articolati, disposti con certe regole.
Da un piccolo callo sorge la fronda con un’altezza di 6-12 cm.
ed oltre, dello spessore di una setola. Lo stipite, ossia la parte sem-
1 plice tra il callo e la prima divisione, è lungo 4 cm. nell’esemplare
in esame il quale è alto circa ó cm., ed ha un perimetro obovato-
flabellato-sublobato del diametro massimo di 7 cm.
Ramificazione alterna coi rami laterali più brevi, rametti dico-
tomi la maggior parte ammassati all’ estremità dei rami, i terminali
inegualmente forcipati con una serie di aculei disposti principalmente
sul lato esterno. Articolazioni nella parte inferiore corticate o subcor-
ticate, una volta e mezzo a tre volte più lunghe del diametro, nodose
alle ginocchia che sono muricolate di cellule prominenti ottuse, con
gl’ interstizii superiori subnudi ialini. Tetrasporangi in prominenze
70
cellulose e minutamente aculeate, singoli nel lato esteriore delle gi-
nocchia, interrottamente seriati, immersi, singoli o pochi. Cistocarpi... ?
Sostanza consistente, inaderibile in modo stabile; colore roseo o por-
porino pallescente nel secco, talora in parte giallorino per alterazione.
Tutte le sezioni trasversali hanno forma tonda. Quella tratta
dallo stipite mostra il tubo con l’ interno diaframmatico o vuoto. Se
il diaframma è integro si presenta sotto forma dalle solite membra-
nelle concentriche ialine. È vuoto o subvuoto quando in tutto od in
parte le membranelle, per dilatazioni subite, si ritirano contro la
parete del tubo la quale, in tal caso, appare assai crassa ed ispessita.
Il diametro del tubo assile è pari allo spessore di tutta la parte cel-
lulosa nella quale trovasi immerso, che è quanto dire dello strato
pericentrale e dello strato corticale presi insieme. Lo strato pericen-
trale più interno è composto di grandi cellule tonde, rosee, nucleate
0 subnucleate, pure con diaframma fra il loro nucleo e la parete,
contigue o inframmezzate da cellule più piccole, rosee, tonde, sub-
tonde, oblunghe, unicurvi od angolate. Cellule simili formano anche
lo strato susseguente in serie irregolari. Strato corticale di cellule
più vivamente colorate, oblunghe, disposte verticalmente alla perife-
ria la quale è data da una cuticola spessa, ialina o leggermente am-
brina, nuda od irta di aculei ialini, brevissimi, verticali, conici, acuti,
composti di 2-4 articoli.
Questa struttura va gradatamente sempre più semplificandosi
quanto più si procede verso l’alto, fino a ridursi al tubo assile assai
ampio ed allo strato corticale.
a. C. puberulum Sond. Australia. Ex herb. Ardissone.
Hab. Tasmania e Nuova Olanda.
43o. Ceramium echionotum J. Ag.
= Echìonoceras oxyacanthum Kuetz. - Chaetoceras echionotum
Kuetz. - Acanthoceras echionotum Kuetz. - A. distans Kuetz. - A.
oxyacanthum Kuetz. - A. transcurrens Kuetz. - Ceramium dalmati-
cum Menegh. - C. echinophorum Menegh. - C. aporie um Menegh. -
A. a\oricum Kuetz. - Cerarti, hirsutum Schousb. - Ceram. laterale
Schousb.
Specie ben nota nel Mediterraneo ed Adriatico, dove pare ab-
bondino, unitamente ai molti sterili, individui tetrasporiferi, mentre
1 cistocarpiferi raramente vi si mostrano.
71
Ardissone non ebbe occasione di vederne in tali mari come
pure lo scrivente, mentre l’Atlantico produce in abbondanza piante
con favelle.
Il prof. A. Preda nelle sue Florideae ( Flora Italica Cryptogama )
riproduce due buone figurine di entrambe le fruttificazioni.
Frondi setacee o capillari, alte da 3 a io cm., formanti dei ce-
spugli emisferici sopra altre Alghe, rosei o porporini che, nel secco,
quando non scolorano, si fanno scuretti. Rameggio dicotomo-decom-
posto fastigiato, a segmenti patenti, i terminali forcipati incurvi. Ar-
ticoli inferiori 3-q volte più lunghi del diametro, con interstizi pel-
lucidi nudi. Tutta la parte corticata della pianta è munita di aculei
ialini, inarticolati, di varia lunghezza, acuti. Prolificazioni rade, nel-
l’inizio davate con articolazioni leggermente rosee ad interstizi quasi
nulli, la terminale assai più grande, intensamente colorata.
Tetrasporangi nel lato estèrno delle ginocchia, poco sotto le for-
cipazioni, singoli, o raramente due, per ogni giuntura.
Cistocarpi (favelle) singoli o bini nella terz’ ultima e penultima
ascella (talvolta in apparenza cimali quando il ramo assile di accre-
scimento si arresta nel suo sviluppo all’altezza dei rametti involu-
cranti) tondi, sessili, circondati da 3-5 rametti incurvi, a pericarpio
ialino. Carpospore numerose, vivamente colorate, di forme assai sva-
riate, e cioè tonde, subtonde, oblunghe, subelittiche, triangolari, sub-
rettangolari, coniche, urceolate, ecc.
La sezione trasversale ha forma tonda. Tubo assile a crassa
parete ialina con interno diaframmatico o vuoto secondo le circo-
stanze accennate nella precedente specie. Strato corticale di cellule
angolate irregolarmente sparse.
Abita le coste Inglesi, Francesi ed Iberiche, le isole Azzorre e
Canarie.
a. Ceram . echionotum J. Ag. Biarritz, Juillet 1903. j. Chalon.
b. Idem. Roscoff. Sept. 1903, sul Coditim tomentosum con
Cistocarpi. Coll. J. Chalon.
43i. Ceramium miniatum Suhr in J. Ag.
Fa parte della Serie II da J. Agardh chiamata delle Dichoclinia,
e della Tribù delle Ilomoeocystideae dallo stesso autore creata in base
ai dati fornitigli dalla specie di cui si tratta.
Non è escluso che altre ve ne possono entrare. Come dice l’ap-
pellazione della tribù, tale specie dovrebbe essere più specialmente
caratterizzata per la forma eguale delle cellule corticali che si dicono
« omnium rotundatis aut parum angulatis, demum invicem paulisper
distantibus, in formas definitas alias vix conjunctis «. 11 carattere poi
che si vorrebbe espresso dalla denominazione della serie deve inten-
dersi per doppio strato, alludendosi alla duplicità delle serie, regolari
od irregolari, delle zone corticate.
Questa specie andrebbe studiata sopra esemplari provenienti da
altri Oceani, allo scopo di stabilire le afpnità sue con altre specie
mediante alcuni caratteri comuni, quali la disposizione delle fruttifi-
cazioni, il portamento repente, la struttura, la sommità dei segmenti
della fronda denti-deltiformi, ecc.
La descrizione riportata dal De Toni nella Sylloge Algarum cor-
risponde perfettamente alle figure della Tavola Harveyana N. 206,
lett. A; ma con ciò non è detto che la pianta del Suhr corrisponda
appuntino a quella di Harvey. J. Agardh ne dubita. (Vegg. Ana-
lecta Alg.). Si ricorda che la pianta di Harvey è australiana, e che
quella del Suhr è peruviana.
432. Ceramium cancellatum Ag.
= Pteroceras cancellaium Kuetz. - Ceramium planum Kuetz.
Secondo J. Agardh è specie unica della tribù delle Helerocystideae.
Non è certo il primo accenno fattone da Carlo Agardh sopra
esemplari di Desvaux e di Gaudiohaud, d'origine capense, che può
condurci all’ identificazione di questa specie facilmente confondibile
coi C. flexuosum Kuetz., C. apiculatum J. Ag. e C. stichidiosum J.
Ag., quando di ciascuno di cotesti non si posseggono esemplari
autentici.
Anziché ripetere quanto ne scrisse J. Agardh, stimo più oppor-
tuno descrivere un esemplare esistente nell’erbario di G. B. De
Toni, proveniente dal Capo di Buona Speranza, senza più precisata
località.
Pianta interamente corticata, alta 7 cm., sorgente da un piccolo
callo, attenuata al dissopra di questo, indi dello spessore di una
penna passerina, e gradatamente assottigliantesi nel procedere verso
l’alto dove ha il diam. di una setola. Rameggio distico. Rami pri-
mari divaricati, lunghi 3-4 cm.; i secondari da 2 cm. a 5 mill. ; i
terziari, intercedenti fra i secondari, di 1-2 mill. Nell’assieme offre
un portamento svelto, i cui particolari però, ossia le pennazioni, ve-
dute al microscopio, sono crasse, obese, accorciate, subglomerulate.
L’esemplare non presenta traccie di ramis quasi cancellatis (C. A.
Ag.). Per ogni altro riguardo la pianta bene risponde alla descrizione
Detoniana in Sylloge Algarum.
La sezione di un ramo principale è subtonda o leggermente
elittica. Presenta un vasto tubo centrale ialino con l’interno occu-
pato dalle solite membranelle concentriche. Intorno a questo tubo è
disposto un cerchio di cellule assai lunghe, lineari, porporine, le cui
estremità superiori si scompongono in ramificazioni irregolari di cel-
lule piccole glomerulate, terminanti a corimbo. Ogni estremità dei
rametti di questo corimbo finisce con una cellula più grande inten-
samente porporina. E appunto l’assieme di queste cellule terminali
che costituiscono lo strato corticale.
a. C. cancdlatum Ag. Capo di B. Speranza. Ex herb. De Toni.
433. Ceramium species.
Oltre che al Capo di B. Sp. J. Agardh estende la presenza del
C. cancellaium anche al mare australe, ma si dubita debba trattarsi
del C. apiculatum che il Grunow cita come di Tauranga (N. Zelanda).
Veramente lo stesso Erb. De Toni contiene sotto il nome di
C. cancdlatum., un altro esemplare stato raccolto a Kangaroo Point
(Sud Australia), la cui struttura intima si combina molto bene con
quella del C. cancdlatum (la sezione è però sempre decisamente elit-
tica), ne diversifica in modo assoluto pel suo portamento che ricorda
egregiamente quello del Cystoclonium purpurascens. Scendendo ai
particolari, mi limito ai seguenti pochi cenni.
Pianta elata, interamente corticata, intricato-cancellata nel cortice
visto in superficie. Le ultime divisioni ora sono a punta unica, poi-
ché l’altra ora è atrofica, ora è sostituita da un ingrossamento più
0 meno sviluppato. Altre volte le estremità, pure essendo bine, sono
capitozzate o semplicemente subtonde. In altre produzioni sono pure
bine, ma assai corte, leggermente incurve od erette. Finalmente al-
cune punte sono uniche, cioè semplici, coniche, brevi oppure acu-
minate. Come avviene in molte Ceramiacee, i rami minori sono a
volte concrescenti per un certo tratto, oppure, anche rimanendo se-
parati, di tratto in tratto presentano membrane che, quasi ponti, li
riuniscono. Tali espansioni membranacee sono costituite da peli o
5
74
filamenti ragnatelosi che, alla loro volta, sono riuniti da una mem-
brana vera, cioè continua ed uniforme. Tetrasporangi nelle ultime
suddivisioni, immersi o subprominenti lungo i lati.
Non essendomi note le specie affini al C. cancellatimi, non oso
pronunciarmi sopra la suddetta pianta di Kangaroo Point.
434. Ceramium isogonum Harv.
Sopra questa unica specie J. Agardh ha basato la tribù delle
Isogonia. Delle correlazioni sue con altre specie può leggersi in Anal.
Algol. La minuziosa sistematica dei Ceramium coordinata dal celebre
autore rispecchia lo stato delle conoscenze di un tempo troppo re-
cente e per conseguenza, come egli stesso ne ebbe coscienza, biso-
gnevole di ulteriori manipolazioni riserbate certo ai futuri algologi,
quando cioè sarà nota non poca parte di altre manifestazioni di cui
il genere è suscettibile, come lo dimostrano molti caratteri di dubbia
stabilità e di troppo lata applicazione.
Nel caso attuale il nome specifico sembra quello che meglio
rispecchia il carattere saliente della pianta con 1* uniformità delle sue
articolazioni le cui giunture non segnano alcuna sopraelevazione nella
forma cilindrica delle varie parti della pianta.
La descrizione di questa in Syll. Alg. corrisponde assai bene
alla tav. 206 B di Harvey, dove l’altezza vien figurata di poco più
di 2 cm., mentre J. Agardh scrisse saltim tripollicarìa coram ha-
buì. Nella citata tav. le tetraspore sono affatto superficiali ed occu-
pano le articolazioni superiori in 2-4 file longitudinali. I cistocarpi
sono figurati bini alle estremità della fronda, accompagnati alla base
da 3-4 rametfi non incurvati sulla fruttificazione.
Epifitica sopra Alghe maggiori a Garden Island e a Port Fairy.
235. Ceramium circinnatum (Kuetz.) J. A g.
= Hormoceras circinnatum Kuetz. - H. lobatum Kuetz. - H.
transfugum Kuetz. - Ceram. transfugum Ardiss. - H. svntrophum Kuetz.
- H. duriusculum Kuetz. - H. conUuens Kuetz. - H. decurrens Kuetz. -
Trichoceras transcurrens Kuetz. - H. Biasolettttanum Kuetz. - Ce-
ram. Biasolettianum Ardiss. - Ceram. divaricatum Ardiss. - Ceram.
laetum Menegh.
È il primo delle sei specie componenti la tribù delle Zygogonia.
La presenza sua nel Mediterraneo e Adriatico è conosciuta più spe-
cialmente nelle regioni superiori, poco nota quella del mare Jonio
(coste dell’ Algeria secondo Debray), e affatto ignota per tutto il resto.
È specie assai variabile ne’ suoi aspetti, nella sua statura nella sua
consistenza e nella sua struttura, donde l’abbondante sinonimia. Date
queste proprietà che si riferiscono agl’individui tetrasporiferi, sorge
il dubbio che gl’individui favelliferi, forse per il differente loro porta-
mento, siansi riferiti ad altra specie.
Ad ogni modo la pianta tetfasporifera, così viene identificata da
J. Agardh in Anal. algol.: «Quale igitur C. circinnatum interpretan-
dum mihi videlur, bene distinctum mihi adparuit geniculis superiore
margine truncatis, ab inferiore vero margine decurrentibus in ramo-
rum partibus paulo adultioribus. Frons ejusdem est dichotoma, ramis
quoquoversum patentibus, terminalibus saepe forcipatis. Adspectu refert
piantana, quam nomine C. diaphani olim intellexerunt. Sphaerosporas
vidi in ramulis lateralibus parum diversis inferne subtorulosis, nempe
in medio geniculorum annulo, media sua parte incrassatis, intra su-
periorem geniculi marginem subprominulas, immersas et subverticil-
latas; in nostris ipsae sphaerosporae minores non admodum con-
spicuae ».
Può occorrere di veder citata o di riscontrare negli erbari delle
forme (quale f. tennis M. N. Blytt) non perpetuantisi, date le cause
ambienti eccezionali e transitorie da cui ripetono l’origine, e perciò
sarebbero da ritenersi come espressioni fugaci dell’ accennato poli-
formismo.
L’ambito delle sezioni trasversali ora è dittico, ora subtondo,
ora circolare, talvolta munito nel margine di peli radi, lunghetti, ultra
sottili, ialini, articolati. Il tubo assile, assai largo, ialino, ora è assai
crasso, ora tenue, vuoto nel suo interno o quasi nelle zone translu-
cide, nei nodi unitamente diaframmatico, oppure crinato, o formato
da tubi ialini concentrici, integri o dilacerati, o variamente trasfor-
mati o generanti delle grandi cellule pericentrali in numero da 7 a
1 2 nei miei reperti. Queste cellule possono essere grandi quasi quanto
il diana, del tubo o più piccole come di consueto, ialine, elittiche,
obovate, coniche, oblunghe, vacue 0 con nucleo colorato 0 con sem-
plici granulazioni o diaframmatiche come lo stesso tubo, e sono di-
sposte in modo radiato, talvolta inframmezzate 0 seguite da cellule
più piccole, colorate, lineari 0 di altra forma e di varia lunghezza.
Strato corticale formato da una a tre serie di cellule regolari od ir-
regolari, porporine, di forme e dimensioni le più svariate, perpendi-
colari alla periferia o variamente inclinate.
Hab. Coste della Svezia, Inghilterra, Francia e Spagna, Mediterr.
a. Cerarti, circinatum (Kz.) J. A g. f. tennis. Herb. Hort. bot. Chri-
stianiensis. Mandai, leg. M. N. Blytt.
b. Idem. Guéthary. Juillet 1903. Coll. J. Chalon.
c. Idem. Roscoff, Roche du Loup. Sept. 1903 sur Codium
elongatum. Coll. J. Chalon.
436. Ceramium ciliatum (Ellis) Duci.
Le sue sinonimie oltrepassano la trentina. In quanto al genere,
questa specie venne alcune volte riferita alle Conferva, quali Conf.
cilìaia Ellis e Conf. pilosa Roth; una sol volta al gen. Boryna ( B .
ciliaris Gratel.), mentre il Kuetzing la comprende nel suo gen. Echi -
noceras con oltre una ventina di nomi specifici. Per Zanardini fu
Ceramium venetum, Ceram. ramulosunt, C. giganteum, C. uniforme,
C. tumidulum e C. cristatum pel Meneghini. Dalle forme mediterra-
nee J. Agardh ne trasse un Ceram. robustum.
Il tormento Kuetzingiano pare abbia assillato anteriori algologi,
poiché Carlo Agardh nel 1828 stampava al riguardo: « Species an
varietas, dubitant auctores. Ego jam iteratis observationibus potius
speciem esse crediderim ». Oltre di che lo stesso Agardh padre ri-
leva: « In aquis borealibus tenuius, sed in mari Atlantico et Medi-
terraneo plerumque firmius quam C. diaphanum » conchè ravvisava
nella pianta di cui si tratta delle semplici forme, non riconoscendovi
la necessità di una nuova specie. Il prof. De Toni in SylI. Alga-
rum esprime lo stesso parere con queste parole: « Mihi caracteres
revera intercedentes, quibus duae species distinguuntur, haud dare
patent ».
Per quanto è dato giudicare dal proprio materiale lo scrivente
sarebbe indotto a ritenere due essere le forme mediterranee; Vhu-
milis, a cespi densi, alti 3-6 cm., intensamente granato-porporino-
violacei, coi fili attenuati in basso, leggermente ingrossati in alto,
massime nei forcipi cimali, pure comune alle coste Atlantiche della
Francia; Velata, a cespi più diradati espansi, alti da 4 a i5 cm., coi
fili gradatamente assottigliantisi, fino ad essere ultra capillari nelle
ultime suddivisioni, a zone biancastre o pellucide assai lunghe, roseo,
grigiastro, biancastro-flavescente. In questa forma i maggiori sviluppi
mi vennero forniti dai porti di Messina, Palermo, Pesaro. Di que-
st’ ultima stazione alcune piante recano prolificazioni.
Pel nostro assunto, più che ogni altra considerazione, importa
constatare la grande facilità con cui può essere identificata la specie,
in grazia de’ suoi aculei articolati che la fanno tosto distinguere dal
Ceram. echionotum. Questi aculei o spine, dopo tutto, altro non sono
che rami arrestatisi alla terza od alla quarta articolazione, come lo
prova il tubo assile colorato del robusto primo segmento. La deno-
minazione specifica ora più accettata è pertanto molto impropria.
Più del caso sarebbero gli aggettivi Kuetzingiani di spimilosum, o,
meglio ancora, quello di ramulosum, per la detta ragione e per l’ e-
sempio che ora si reca.
Nell’erbario De Toni vi è un Echinoceras Botteriì n. sp. (Lesina,
21-4-1845) che ho ragione di ritenere come sinonimo di Ceramium
Botterii Zanard., pure di Lesina, menzionato al N. ig5 dell’Algarium
Zanardini. Trattasi di una pianta a grosso cespo, di un tenero ro-
seo-albescente, alta circa ó cm., provvista ad ogni ginocchio di ab-
bondanti aculei ialini, ramiformi, composti di io-i5 articolazioni,
semplici o ramosi, a sommità uniaculeata o munita di un ciuffo di
esili prolificazioni. Alcuni dei nodi di questi rami o pseudo-rami ver-
ticillari recano alla loro volta dei brevissimi aculei semplici, ma 1-2
soltanto per ogni articolazione e anchè ciò radamente. Nè qui cessa
la metamorfosi dei presunti aculei trasformati in rami perchè una
parte di essi, senza alcuna causa apparente, si fanno coalescenti o
si suddividono in fili ragnatelosi, originando in tal modo una sorta di
reticolato ialino, donde l’indicato colore dell’intera pianta nella quale
io non saprei vederci che ua forma transitoria del Ceram . ciliatum.
Sezione trasversale tonda, subtonda od elissoide.
1 tubi concentrici ialini, occupanti l’interno del tubo assile, nella
regione dei nodi si scompongono in tubi autonomi, sempre ialini,
che, in sezione, simulano delle cellule pericentrali in numero gene-
ralmente di nove, mentre i più centrali vengono più 0 meno a spo-
starsi 0 a dilacerarsi. Strato corticale composto di 2-3 serie di cel-
lule porporine, piccole, subtonde o leggermente oblunghe. Gli aculei
che sporgono dalla cute periferica sono appunto nove e ciascuno
col proprio asse in corrispondenza delle nove cellule o tubi peri-
centrali.
78
Hab. Coste europee dell’Atlantico fino a Tangeri, Canarie,
Brasile.
a. Ceram. ciliatum Ducluz. Arotcha, Juillet 1903. Coll. J. Chalon.
437. Ceramium rubrum (Huds.) Ag.
= Conferva rubra Huds. -Ceramium nodulo sum Ducluz. - Cer.
axillare DC. - Boryna variabilis Bonnem. - Conferva nodulo sa Lighrf.
- Conferva tubulosa Huds. - Ceram. torulosum Schousb. (non J. Ag.) -
Ceram . calyculatum Schousb. - Cer. oblileratum Schousb. in sched. ( 1 ).
Quale sarebbe la forma tipica del Ceramium rubrum ?
La domanda implica una questione di ben più lata applicazione
e tale da coinvolgere ben altre questioni.
(l) Nelle sinonimie più antiche di Raji., Dill. , Buxb., Linn., Ellis Phil., Huds.,
Lightf., Roth, De Cand., ecc., il C. rubrum vien riferito ai generi Conferva, Co-
rallina, Muscus, Ulva.
[continua]
Primo elenco delle Diatomee fossili contenute
nei calcari marnosi biancastri di Monte
Qibbio (Sassuolo=Emilia). ^ oc
Nessuno studio sistematico venne finora compiuto per stabilire
la composizione della Flora diatomacea contenuta nelle marne bian-
castre di Monte Gibbio, formazioni che i geologi - ormai senza di-
scussione - vogliono attribuite al miocene medio. Alcuni accenni si
trovano per vero qua e là su qualche specie e soltanto nelle opere
d’indole generale; cosi nelle monografie di generi ormai classiche
di John Rattray che a questo proposito riferisce per lo più su ma-
teriali della collezione Grove e negli opuscoli dell’ ab. Castracane.
Ancora più di rado inoltre ne vien tenuto conto nelle iconografie e
ciò sembra ancora più strano quando si consideri che certe forme
finora - se pure non si dimostrano del tutto caratteristiche di questo
materiale - vi si rinvengono in esemplari assai belli ed avrebbero
saputo porgere modello ad illustrazioni ottime per ogni rispetto.
Forse lo stato di corrosione delle valve più delicate per struttura e
la difficoltà rilevantissima che s’ incontra nel liberarle dal calcare fe-
cero abbandonare dai più antichi ricercatori questo materiale; e fu
per certo un danno sia perchè cosi venne trascurata una delle flo-
rule diatomacee mioceniche più ricche di specie che finora si cono-
sca in Italia, sia perchè molte specie interessantissime oggi dell’ Eu-
ropa meridionale come Isthmia Squinaboli Fti., Temperea miocenica
Fti. (= Coscinodiscus Oruetae Azp.), Cocconeis Lampi Fti. etc. avreb-
bero potuto ricevere una prima segnalazione, fatto che peraltro og-
80
gidi si permuta in una conferma palese essendo in Italia già prece-
duti gli studi sulle omologhe formazioni di Marmorito (Alessandria,
Piemonte) e di Bergonzano (Reggio d’ Emilia) (1). Con questi depositi
poi il calcare di Monte Gibbio dimostra comune la specie predomi-
nante, la quale per la sua fragilità non si rinviene che frammentizia :
questa è l’enorme Antelminellia gigas (Castrac.) Schtt. ( Coscinodiscus
Gabella e C. Jan. ? — Spongophyllium Cribrum Ehr. = Spongia Cri-
brum Ehr.) trovata pure a Zante dall’ Ehrenberg e che manca invece
nelle rocce di Egina, di Sicilia e di Algeria. Per tal maniera non
riuscirebbe strana una affermazione generica sull’eventuale diversità
nella natura palecologica delle due categorie di formazioni fondate
sull’abbondanza o meno di questa specie, ma sarebbe però sempre
un azzardo il cercar di approfondire la cagione di simile diversità.
Certo, data la natura pelagica di Antelminellia gigas (Castrac.) Schtt.,
ove essa si trovi - come nel tripoli di Bergonzano o in quello di
Zante - a prevalere in grande eccesso sulle altre forme di origine
costiera, ragion vorrebbe s’inducesse ivi esser esistito un mare pro-
fondo più di 400 m., la roccia essendosi costituita quasi per intero
delle spoglie di questa specie pelagica d’alto mare. Ma la quantità
di essa, quantunque ancor prevalente, dimostrandosi - sebben di poco -
diminuita rispetto alle altre specie tanto nella roccia di Marmorito
quanto in quella di Monte Gibbio, ricompare il dubbio prima espresso
sulla loro assoluta sedimentazione bentonica.
Il seguente elenco non si può certo ritenere definitivo perchè
talune specie, in particolare tra i Coscinodisci, dimostrando un po-
limorfismo assai spiccato non vi saranno ancora riferite in ogni loro
variazione; le determinazioni però si fecero nella forma più esatta
possibile compulsando la maggior parte delle opere micropaleontolo-
giche riflettenti la diatomologia, sicché le varietà nuove stabilite si
può dire offrano diversità abbastanza notevoli e - almeno per quanto
si conosce adesso - sono quelle che stabiliscono il carattere micro-
paleontologico della formazione in esame.
(A) Cfr. Achille Forti : Contribuzioni Diatomologiche XI: Elenchi preven-
tivi delle specie contenute in alcuni depositi terziari italiani. Atti del Rie. Isti-
tuto Veneto di S. L. ed A. - Tomo LXIX, pte. II, 1910.
Elenco sistematico delle specie.
Actinocyclus Ehrenbergii Ralfs var. intermedia Grun.
— Janischìi Schuro4
Actinoptycus glabratus Grun.
— kymatodes Pant. var. tetramera n. v.
— minutus Grev.
— minutus Grev. fa. major n. (= A. undulalus abnorm. : cfr.
A. Schm. Atl. t. 1 3 2, f. 16!).
— moronensis (Grev.) Grun.
— spini fer Grun.
— undulatus Ehr.
— — fa. maxima A. S.
— vulgaris Schum.
— — var. neogradensis Pantocs.
Antelmìnellia gigas (Castrac.) Schuett. (= Coscin. Ga^ellae C. Jan.).
Arachnoidiscus Ehrenbergii H. et Bail.
— Grevilleanus Hardm.
— indicus Ehr. fa. minor A. S.
— ornatus Ehr. var. Montereyana A. S.
Asterolampra affinis Grev. var. cellulosa n.
— marylandica Ehr.
— Rotula Grev.
Asteromphalus Grevillei Wall.
Aulacodicus amoenus Grev. var. hungarica Pant.
— italicus Fti.
— margaritaceus Ralfs.
— Petersii Ehr. var. trimera n. v.
Auliscus coelatus Bail.
— — fa. (ad A. Rhipin accedens).
— — var. strìgillata A. S.
— pruinosus Bail.
— sculptus (W. Sm.) Ralfs.
Biddulphia Fortiana Temp. n. sp.
— - pulchella Gray (= biddulphiana (E. Sm.) Boy.).
— tabellariaeformis n. sp.
82
Biddulphìa Tuomeyì Bàil.
— — fa. (ad var. hungarìcatn accedens).
— — var. contorta n.?
Campylodiscus Kìdstonii Pantocs.
Cladogramma conicum Grev. var. campanulatum n.
Cocconeis Lan^ii n. sp.
— praecellens Pant. var. paucistriata n.
— splendida Greg.
Coscinodiscus asteroides T. et W.
— asteromphalus Ehr.
— — var. biangulatus (A. S.) Cl.
— — var. pulchra Grun.
— clivosus Pantocs.
— curvatulus Ehr.
— denarius A. S. var. subtilìssima n. v.
— eutychus (Ehr.) Azp. (= Peristephania Ehr. = Coscinodiscus
pseudolineatus Pant.).
— grandineus Rattr. ?
— Grunowii Pant. var.
— ( Cestod .) Stokesianus (Grev.) Gr.
— Lewisianus Grev.
— marginatus Ehr.
— Monicae Ratti’.
— moronensis Rattr.
- — nodulifer A. S.
- — obscurus A. S.
— perforatus Ehr.
— rhombicus Grun. (= navìculoides T. et W.).
— — var. lanceolata n. v.
— — var. crassipunctata n. v.
— Rothii, (Ehr.) Grun.
Craspedoporus Pantocseckii J. Br.
Endyctia oceanica Ehr.
Gephyria Rinnbòckii (Pantocs.) n. nom. ( Entopyla olim).
Gonio thecium Odontella Ehr.
— — var. danica Grun.
Grammatophora robusta Dipp. var. gracilis Pantocs.
Hyalodiscus arctìcus Grun.
— stelliger Bail.
Isthmia nervosa Kuetz.
— Squinaboli Forti.
— — var. crassior n.
Leudugeria epìthemioides Temp. var. subarcuata Temp.
Lithodesmium Ehrenbergii (Grun.) n. comò.
— — fa. dicentrica quadragona.
Melosira ornata Grun. var. reducta n.
Palmeria capillaris (J. Br.) n. comò.
Paratia sulcata (Kuetz.) Cleve.
— — var. sibirica Grun.
Navicala Lyra Ehr. var. intermedia Perag. (= var. producta Pantocs.).
— — — fa. ambigua Perag.
Podosira Argus Grun.
— ambigua Grun.
Pseudopyxilla Tempereana Fti.
Rhabdonema adriaticum Kuetz.
Stephanogonia cincta Pantocs.
Stephanopyxis aculeata Ehr.
— crassispina Grun.
— grossecellulata Pant.
— Grunowii Gr. et St.
— lineata (Ehr.) n. comò. (= Peristephania Ehr. = Stepha-
nopyxis ambigua Grun.).
— potar ìs Grun.
— — var.
— — var. antiqua (Pantocs.) n.
— Turris Ehr. var. cylindrus Grun.
Stictodiscus parallelus Grev. var. Kinkerianus (T. et W.) n. c.
— — — fa. minor n.
— — var. trìgona.
— confusus T. et W.
Surirella striatala Turp. var. A^peitìae n.
— recedens A. S.
Temperea miocenica Forti.
Triceratium antediluvianum Ehr.
84
Triceratium biquadratum C. Jan.
— condecorum (Ehr.) Brightw.
— cuculiatimi Pant. var. latior Pan:.
— formosum Brightw.
— grande Brightw. fa. quadrata n.
— Groveì Pantocs.
— nancoorense Grun.
— Pantocseckii A. S.
— — var. convexa Pant.
— — var. rectangularis n.
— radiato-punctatum A. S.
— radìans T. et Brun var. italica n.
— subrotundatum A. S.
— tridactylum Brightw. var. saxolana n.
— trisulcum Bail. var. valida (Grun.) n. c. fa. italica n.
— Wittii C. Jan. fa. quadrata n.
Xanthiopyxis panduraeformis Pant.
— globosa Ehr.
— acrolopha n. sp.
28 Marzo 1912
Dott. ACHILLE FORTI
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romphalus. — Journ. R. Microsc . Society 1911, pag. 722-729,
piate XXV-XXVII.
103. Johnson J. W. H. — Amphiprora paludosa W. Sm. as a West
Riding Diatom. — Naturatisi 1911, N. 657, pag. 359-36o.
104. Okamura K. — Some Littoral Diatoms of Japan. — Reports of
thè Imperiai Fischer ies Institute Tokyo voi. VII, N. IV, 1911,
pp. 18, Plates VIII-XIII.
105. Peragallo H. & M. — Diatomaceae marinae. — Botan. u . Zool.
Ergebn . einer wiss. Forschungsreise nach den Samoa-Inseln etc.
\Denkschr. matti, nat. Kl. K. Akad. der Wissensch . LXXXVIII.
Band, Wien 1911, pp. 9, Taf. I-II].
106. Schmidt A. — Atlas der Diatomaceenkunde. 2. revid. Auflage.
Fortgesetzt von M. Schmidt, E. Fricke u. F. Hustedt. Heft 68.
— Leipzig, 1 9 1 1 , fol., 4 photolithogr. Tafeln m. 4 Pag. Text.
Peridinieae et organ. ine. sedis
107. Herdman W. A. — Dinoflagellates and Diatoms on thè Beach.
— Nature LXXXVI, 1911, pag. 554.
108. Mangin L. — Sur le Peridiniopsis asymetrica et le Peridinium
Paulseni. Note. Avec Fig. — Compt. rend. Acad. Se. de Paris
T. 1 63, 19 11, pag. 644.
109. Mangin L. — A propos de la division chez certains Peridiniens.
— Voi. publié en souvenir de Louis Olivier , Paris 19 11, pp. 5.
110. Naumann E. — Om en av Trachelomonas volvocina Ehrenb.
fòrorsakad vegetationsfàrgning. — Botaniska Notiser 1911,
pag. 245-261.
111. Pascher A. — Marine Flagellaten im Susswasser. — Ber. der
deutsclien botan. Gesellschaft Band XXIX, Heft 8, 1911, pag. 517-
523, Taf. XIX, fig. 1 - 1 3.
6
90
Exsiccata
n 2. Tyson W. — South African Marine Algae, Fase. I-II. — Leipzig
1910.
Boergesen F. — The algal vegetation of thè lagoons in thè Da-
nish West Indies. — Biologiske Arbejder tilegnede Eug. Warming der
3. November 1911, pag. 4 1 -56, Fig. 1-9.
È presa in esame dal Boergesen la vegetazione nelle lagune
delle Indie occidentali danesi, per le Alghe le quali vivono in quelle
acque sotto condizioni particolari, cioè in parte epifitiche sulle radici
delle Mangrove, in parte sul fondo stesso melmoso 0 sabbioso. In
queste lagune, comunicanti col mare mediante stretti canali, l’acqua
è sujjìcientemente salata e pulita; vi si mescola facilmente l’acqua
dolce dalla terra in modo che nella parte più interna delle lagune
il liquido vi è stagnante.
Sono Alghe limnofile 0 psammofile e Alghe rizofile.
Tra le specie crescenti sulle radici di Mangrove l’autore ricorda
Bostrychia temila (Vahl) J. Ag. (sulla Rhi^ophora sono state notate
altre specie, ad es. B. Montagnei Harv., B. calliptera Mont.), Cate-
nella Opuntia (G. et W.) Grev. (noto a questo proposito le specie
afpni, pure epifitiche, Catenella impudica (Mont.) J. Ag., Catenella
Nipae Zanard).
Intorno alle radici di Mangrove crescono pure Caloglossa Le-
prieurii (Mont.) J. Ag., Murrayella perìclados (Ag.) Schmitz, Carlerpa
verticillata (J. Ag.) nelle varietà typica e charoides (Harv.) Web. v.
Bosse, Polysiphonia havanensis Mont., Polysiphonia variegata (Ag.)
Zanard., Bryopsis piumosa Ag., Bryopsis hypnoides Lamour., Cera-
mium nìtens (Ag.) J. Ag., Ceramium fastigiatum Harv., Centroceras
clavulalum Mont., Dasya ocellata (Grat.) Harv.
01
Unite insieme con queste Alghe, il Boergesen osservò Acanlho-
phora spicifera (Vahl) Boerges. accompagnata da Falkenbergia Hille-
brandii (Born.) Falk., Enteromorpha piumosa Kuetz., Enteromorpha
chaetomorphoides Boerges., RhìTjoclonium Kochianum Kuetz., Lyngbya
maìuscula Harv. e altre specie.
Pur sulle radici di Mangrove 1* autore riscontrò la presenza di
Spy ridia filamentosa (Wulf.) Harv., Hypnea musciformis (Wulf.) La-
mour., Codium tomentosum Stackh. e Caulerpa crassifolia (Ag.) J. A g.
Nel lagone Bovoni a S. Tommaso le radici di Mangrove erano
spesso coperte di chiazze di Lyngbya lutea Gom. ecc.
Infine parecchie piccole Alghe sono state rinvenute epifitiche
sopra le maggiori in precedenza menzionate, ad esempio Callitha-
mnion byssoides Arn , Chantransia crassìpes Boerg., Chantransia Hy -
pneae Boerg., Goniotrichum elegans (Chauv.) Le Jol., Erythrotrichia
sp., alcune Cianofìcee, Diatomee, ecc.. Ectocarpus Duchassaìngìanus
Grun.
Frammezzo ai pneumatofori di Avicennia l’autore notò poche
specie : Enteromorpha chaetomorphoides Boerg., Cladophoropsis menu
branacaa (Born.) Boerg., Lyngbya majuscula Harv., Chaetomorpha
brachygona Harv., Caulerpa verticillata J. Ag., Spyridia filamentosa
(Wulf.) Harv.
Sulle radici di Rhi^ophora e di Avicennia cresce anche gregaria
la Batophora Oerstedi J. Ag., notata nel Krause’ s Lagoon, la stessa
località dove la specie venne la prima volta trovata da Oersted.
La vegetazione sul fondo melmoso o sabbioso è quella che è
caratteristica dei mari caldi. L’ autore osservò Caulerpa prolifera
(Forsk.) Lamour., Udo tea Desf ontaini e Halimeda Tuna (Eli. et Sol.)
Lamour. ; possono col Boergesen distinguersi due gruppi, le Alghe
repenti e quelle fissate allo stesso punto. Alle repenti appartengono
le specie di Caulerpa (C. cupressoides (Vahl) Ag. f. typica Web. v.
Bosse e var. plumarioides Boerg., C. crassifolia (Ag.) J. Ag., C. ser-
tularioides (Gmel) Howe specialmente la forma longiseta (J. Ag.) Web.
v. Bosse, C. taxifoìia (Vahl) Ag., C. racemosa (Forsk.) Web. v. Bosse
var. laetevirens Mont., C. prolifera (Forsk.) Lamour.).
Tra le Alghe fisse allo stesso punto si hanno rappresentanti nei
generi Penicillus ( P . capitatus Lam., P. Lamourouxii (Decne) e P .
pyriformis Gepp), Halimeda (IL. incrassata (Eli. et Sol.) Lamour. con
92
parecchie varietà: typica, sìmulans, monili s\ JJdotea [XJ. flabellata La*
mour., U. conglutinata (Eli. et Sol.) Lamour.).
Il Boergesen fa poi parola di Halimeda Opuntia (L.) Lamour.,
Caulerpa fastigiata Mont. (foggiata ad egagropila) Vaucheria dicho-
toma Ag. ; egli cita poi altre Alghe raccolte affatto libere nei lagoons
o epifitiche sulle foglie di erbe marine ovvero litofile negli stessi
lagoons; fra queste ultime Acetabularia Calyculus Quoi et Gaimard
Acetabularia crenulata Lamour., Acicularia Schenckii (Moeb.) Solms,
una Hildebrandtia (forse H. prototypus Nardo).
Condizioni particolari per la vita delle Alghe presentano, a mio
vedere, le lagune venete e sarebbe utile istituire dei confronti fra le
florule di regioni anche lontane le quali abbiano condizioni abba-
stanza somiglianti; ricordo ad esempio che nelle saline venete si
trova la Hypnea musciformis, sui muri dei canali di Venezia la Ca-
tenella Opuntia , nei fossi marini dei dintorni di questa città parec-
chie Poly siphonia , nelle velme verso Mestre l’ alga nota col nome
volgare di pelo ( Vaucheria Pilus del Martens) ecc.
G. B. De Toni
Boergesen F. — Some Chlorophyceae from thè Danish West
Indies. — Botanisk Tidsskrift 3i. Bind, 1911, pag. 127-152, Fig. i-3.
Con la diligenza, che ne caratterizza i lavori, il Boergesen for-
nisce in questa Nota nuovi dati sulle Alghe verdi delle Indie occi-
dentali danesi.
Sono figurate Caulerpa fastigiata Mont., Caulerpa Vickersii n. sp.
[C. ambigua Vick.], Halimeda discoidea Decne var. platyloba n. var.,
Hai. incrassata Lam., con la f. gracilis n. f. e le f. robusta e f. cy-
lindrica n. f. della var. monitis, Hai. gracilis Harv. var. opuntioides
n. var., Enteromorpha chaetomorphoides n. sp. [ Ent . torta Vickers non
Reinbold], Btastophysa rhi^opus Rke.
Sorge 0. — Algologische Notizen. 6-7. — Botaniska Notiser
1 91 1 , pag. 197-207, Taf. 2.
6. Sùsswasseralgen aus Queensland. — Sono indicate Alghe
raccolte dal Dott. T. L. Bancroft e comunicate all’autore da F.
Manson Bailey; non vi mancano varietà nuove cioè:
03
Cosmarium pseudoprotuberans var. lumidum, Cosm. sulcatum var.
glabrum, Gymno\yga moniliformis var. minima.
7. Sùsswasseralgen aus Madeira. — Sono indicate 9 forme di
Alghe raccolte a Madera nel 1 885 dal Dott. C. Lindmann:
Cosmarium Botrytis f. major, Spiro gyra sp., Oocystis solitaria,
S/ichococcus flaccidus, Oedogonium sp., Gloeothece tepidarìorum , Phor-
midium autumnale, Nostoc humifusum , Cylìndro spermum majus.
Borge 0. — Die Susswasseralgenflora Spitzbergens. — Videns-
kapsselskapets Skrifter. I. Mat. naturv. Klasse 1911, N. 11, pp. 39,
Taf. I.
Con questa Memoria 1* autore viene ad aggiungere alla flora
algologica spetsbergense molte Alghe:
Batracho spermum sporulans Sirod., Hydrurus foetidus (Vili.)
Kirchn., Closterium spetsbergense n. sp., Clost. tumidum Johns., Co-
smarium biclavatum n. sp., Cosm. Wittrockiì Lund. f. major. Cosm.
Novae-Semlìae Wille e var. granulatum Schmidle, Cosm . speciosum
Lund. var. rectangulare Borge, Cosm. Regnesi Reinsch, Cosm. sinuo-
sum var. decedens (Reinsch) Nordst., Cosm. pyramidatum Bréb., Cosm.
pseudarctoum Nordst. e var. irigonum n. var., Cosm. hexalobum Nordst.
var, rossicum Borge, Cosm. subcostatum Nordst. var. spetsbergense
n. var., Staurastrum sìbiricum Borge f. major, S/aur. Dickìei Ralfs,
Staur. punctulatum Bréb. var. Kj dimani Wille, S/aur. pygmaeum Bréb.
var. obtusum Wille f. Larsen., Staur. cyrtocerum Bréb., Staur. trape-
Tfcum Boldt, Staur. spongiosum Bréb. var. Griffi thsianum (Naeg.)
Lagerh., Tetmemorus laevis (Kuetz.) Ralfs, Spirogyra tenuissima (Hass.)
Kuetz., Tetraspor a gelatinosa (Vauch.) Desv., Gloeocystis gigas (Kuetz.)
Lagerh., Ophiocytium majus Naeg., Oocystis solitaria Wittr., Pedia-
strurn Braunìi Wartm. (sinonimo Ped. tricornutum Borge), Ulothrix
tonata (W. et M.) Kuetz. v. attenuata Kuetz., Ut. oscillar ina Kuetz.,
Ut. subtìlis Kuetz., Ul. moniliformis Kuetz., Stichococcus sp., Binu-
clearia tatrana Wittr., Microspora fioccosa (Vauch.) Thur., M. stagno-
rum (Kuetz.) Lagerh., M. pachyderma (Wille) Lagerh., Prasiola fur-
furacea (Mert.) Menegh., Oedogonium sp., RhÌTOclomum hieroglyphicum
(Ag.) Kuetz., Vaucheria sp., Chroococcus turgidus (Kuetz.) Naeg.,
Gloeocapsa rupestris (Harv.) Wittr., Aphanocapsa testacea Naeg., A.
montana Cram. (?), Aphanothece saxicola Naeg., Gomphosphaeria Noe-
94-
geliana (Unger) Lemmerm., Merìsmopedia elegans A. Br., Chamaesì-
phon incrustans Grun., Oscillatoria limosa Ag., Ose. irrigua Kuetz.,
Phormidium tenue (Menegh.) Gom., Ph. vìride (Vauch.) Lemm., Pii.
favosum (Bory) Gom., Ph. autunnale (Ag.) Gom. [incl. Ph. uncinatum
Gom.], Lyngbya sp., Schifo thrix tinctoria (Ag.) Goni., Nostoc Linckia
(Roth) Born., Cylindrospermum sp., Dichothrix gypsophila (Kuetz.)
Born. et Flah.
Brand F. — Cladophoraceae [von Afrika]. — Engler’ s Botani-
sche Jahrbucher 46. Band, 3. Heft, 1911, pag. 3 1 3-3 (6, Figura 26.
Sono accompagnate da osservazioni le seguenti Alghe africane;
Chaetomorpha nodosa Kuetz., Rhi^oclonium riparium (Roth) Harv.
var. implexum (Dillw.) Rosenv., Cladophora conglomerata Kuetz. var.
pusilla Brand, Ciad, tennis Kuetz., Ciad, sertularina (Mont.) Kuetz.,
Ciad, multifida Kuetz.
È descritta una nuova specie, Cladophora ( Aegagropila ) Kame-
runica, come appresso :
Cl. laxe coacta et ramulorum rhizoideorum adventiciorum ope
plantis vicinis nec non corporibus alienis afftxa, filis subflaccidis, circ.
140 ( 1 1 2- 1 20) jjl. crassis; ramis et ramulis sparsis, filo matricali fere
aequicrassis, ut plurimum singulis et demum dichotomias formanti-
bus, inferioribus interdum binis oppositis; ramulis rhizoideis subbre-
vibus, numerosis, e quarundam cellularum ima parte lateraliter pro-
venientibus et nonnisi ad apicem dendritice ramificatis; cellulis (ve-
tustis) subbrevibus vel (junioribus) longis, ultimis obtusis, membrana
lamelloso-fibrillosa praeditis et contentum subsucculentum nec non
chlorophora parva disciformia includentibus.
Hab. Victoria, in littore sabuloso, lapides obtegens; Dikollo.
Cépède Casimir. — Note sur la faune et la flore des quais et
bateaux de Boulogne-sur-Mer. — Annales de l’Institut Océanogra-
phique (Fondation Albert Ier, Prince de Monaco), T. Ili, Fase. 5,
191 1, pp. 7, planche I.
Si tratta di uno studio preliminare di certi consorzii biologici
rappresentati dalla fauna e dalla flora delle colonie di dona dei vec-
chi battelli e dei « quais » del porto di Boulogne-sur-Mer, studio al
quale il Cépède aveva atteso in parte insieme al compianto suo
maestro Alfredo Giard.
Non poche interessanti Diatomee sono segnalate in questa Me-
moria; tra queste Coscinosira polychorda Gran (nell’intestino di
Cìona ); Licmophora Nubecula e Licm. dalmatica sulle Obelìa e altri
Idrarii tappezzanti la dona ; Skeletonema costatum (negli escrementi
di dona; insieme a Peridinium tabulatum, Gymnodinium Pulviscu -
lus, Prorocenlrum micans) ; Zygoceros ( Biddulphia ) mobiliensis, Acti-
noptycus undulatus, Eucampia Zodiacus, Rhi^osolenia delie a tuia, Melo-
sira Juergensii, Melosira Borreri, Chaetoceras didymum var. Giardì
n. var. ecc. in pesche planctoniche; le Licmophora del gruppo della
paradoxa forse, in queste pesche, rappresentano, a mio vedere, forme
accidentali. In altre pesche l’autore riscontrò, oltre alla Melosira Bor-
reri, parecchie Nit^schia e la Synedra pulchella (questa pur forse
accidentale), lo Sketitonema costatum, alcune Stauroneis, V Achnan-
thes longipes.
Una tavola colorata accompagna il lavoro; in essa però non
corrispondono i numeri di molte figure alle indicazioni rispettiva-
mente fornite nella spiegazione della tavola.
G. B. De Toni
Connolly C. J. — Beitràge zur Kenntnis einiger Florideen. —
Flora oder Allgemeine botanische Zeitung, Neue Folge, Dritter Band
(Der ganzen Reihe io3. Band) Heft 2, 1911, pag, 1 25-170, Taf. I-II.
11 materiale studiato dal Connolly consta di ó specie raccolte
dal Goebel nel 1898 in Australia e Nuova Zelanda ( Polysiphonia de -
cipiens, Asparagopsis armata, EuTpniella incìsa, Rhabdonia verticillata,
Erythroclonìum Muelleri, Rhabdonia globifera .
Della Polysiphonia decipiens Mont. l’autore studiò un esemplare
della Nuova Zelanda, cistocarpifero; confermò a sette il numero delle
pericentrali ecorticate, illustrando i particolari dell’accrescimento, della
ramificazione, dei rizoidi ampliati all’apice libero (dove incontransi in
ostacoli) in modo disciforme, dello sviluppo del procarpio, e del
frutto; soprattutto minuziose sono le osservazioni sulla evoluzione
del cistocarpio, le quali dall’autore sono poste in confronto con
quelle fornite da Yamanouchi per la Potysiphonia violacea (Ag.)
Zanard.
90
La Asparagopsìs armata Harv. della Nuova Olanda fornisce ar-
gomento al Connolly per discutere sulla posizione sistematica delle
Bonnetnaisoniaceae, che stando allo sviluppo del procarpio, troverebbero
posto più adatto tra le Rhodymeniales giusta la classificazione adot-
tata da Oltmanns. Alle scarse notizie riguardanti la fruttificazione di
questa specie, molto aggiunge l’autore, seguendo, oltre allo sviluppo
della fronda e delle sue ramificazioni e degli organi d’adesione re-
trorsi (sono gli aculei retrorsi ossia i « retrorse hooks by which it
lays hold on neighbouring Algae and which cause thè fronds in lar-
ge tufts to become intricately connected together » descritti da Harvey)
10 sviluppo del procarpio e del cistocarpio (confermando quanto ai
fili sporigeni e alla forma delle carpospore le antiche osservazioni
di Harvey).
In terzo luogo il Connolly illustra, intendendo di correggere i
dati di Harvey, i cistocarpi della Eu%onieUa incisa e confermando
quanto era stato già sospettato dal Falkenberg che cioè i cistocarpi
nella E. incisa si dovessero trovare allo stesso posto come in E. adian -
tiformis e E. bipartita. Realmente se le- cose stessero come afferma
11 Connolly, sarebbero errate la figura e la descrizione date da Har-
vey, il quale dice essere i ceramidi ovati « ex lacinula prima folio-
rum formati » ma d’altra parte sta il fatto che il Connolly osservò
solo un cistocarpio immaturo (unreifes Cystocarp), mentre V Harvey
figura un ceramidio maturo; occorrerebbe riscontrare se pér avven-
tura (cosa poco verosimile) a cistocarpio maturo con carpostomio
apicale, non fosse decidua la porzione terminale della pennetta ci-
stocarpifera; devo anzi avvertire che da mie preparazioni da esem-
plari epifitici sul Gelidium gianduii/ olium e raccolti sulle coste della
Victoria da F. v. Mueller risulterebbe non del tutto inesatta la fi-
gura dello Harvey quanto ai cistocarpi maturi di cui vidi taluno
ovoideo precisamente come c figurato nella Phycologia Australica
tab. XLII A, fig. 3, in quanto l’osservazione pubblicata dal Connolly
non mi persuade; la questione dunque, a mio vedere, meriterebbe
un ulteriore esame su più copioso materiale nei differenti momenti
di sviluppo del frutto.
Un’altra specie australiana, la Rhabdonia verticillata Harv., è stu-
diata nello sviluppo, nelle formazioni pi li formi, nella struttura del-
l’asse centrale con le rispettive ife; interessante è la descrizione dei
07
cistocarpi (prima ignoti) in un esemplare raccolto da J. Br. Wilson
nel 1894 presso Port Phillip Heads; i cistocarpi sono immersi nel
tallo e relativamente di piccole dimensioni; la fruttificazione sporan-
giale (sporangii zonati) fu già fatta conoscere da Harvey.
Alla Rhabdonia verticillata somiglia alquanto l’ Erythroclonium
Muelleri Sond. col quale spesso va detta Rhabdonia confusa. Ebbe
il Connolly scarso materiale per poter esattamente studiare lo svi-
luppo apicale della fronda nell’ Erythroclonium ; però ne esaminò
particolareggiatamente l’accrescimento secondario in grossezza e la
struttura generale della fronda, figurandone le ife centrali che esi-
stono anche nell 'Erythroclonium', i rami che partono dall’asse non
sono distichi (come affermava lo Harvey) ma tetrastichi.
L’ultima specie studiata dal Connolly è la Rhabdonia globìf era
(Lamour.) J. A g. ; di essa l’autore studia lo sviluppo che è affatto
diverso da quello di Rhabdonia verticillata (non avviene infatti in R.
globifera per una sola cellula apicale); dimostra in questa specie le
comunicazioni piasmatiche intercellulari (plasmodesmi) come del resto
vennero osservati da altri botanici in non poche Fioridee, da Hick
(1884) nel genere Cysioclonium, Gigartina ecc.
Questo a grandi linee il contenuto della Memoria del Dott. Con-
nolly, della quale può anche vedersi un resoconto fatto dalla si-
gnora E. S. Gepp nel Journal of thè Royal microscopical Society 1911,
pag. 786-787.
G. B. De Toni
Hoffman Edna Juanita. — Fructification of Macrocystis. — Uni-
versity of California Publications in Botany voi. 4, N. 9, 1911, p. i5i-
1 58, piate 20.
L’autore passa in rassegna i lavori che riguardano la fruttifica-
zione nel genere Macrocystis, ignota al Turner (1809) e per la
prima volta indicata dal Martens (1829) in quanto che C. Agardh
(1821) aveva avvertito la fruttificazione di una specie che poi andò
a formare parte del genere Phyllospora ( Ph . comosa ), e solo più tardi
(1839) ne precisò i caratteri per il genere Macrocystis da lui rive-
duto; ricorda specialmente lo studio di Smith e Whitting (1895)
riassumendone le conclusioni riguardo ai sori degli zoosporangi.
La Hoffman riscontra nei suoi esemplari, raccolti a Moss Beach,
9S
San Mateo County (California) dal prof. Setchell, che i sori si tro-
vano solo nelle foglie basali, caratterizzate in confronto alle superiori
dalla mancanza di aerocisti o dal recare una lamina ramificata; os-
serva anche il fatto che le parafisi e gli zoosporangi sono disposti
in uno strato continuo occupante tutta la larghezza del soro e che
apparisce in entrambe le faccie delle foglie (non già con interruzioni,
come sostennero Smith e Whitting; forse queste due persone stu-
diarono esemplari di differente specie).
Non posso fare a meno di rilevare come all’autrice di questa
Nota sia sfuggita la particolareggiata trattazione che della Macrocy-
stis e della struttura e disposizione degli zoosporangii trovasi nel-
l’opera di C. Skottsberg, Zur Kenntnis der subantarktischen und
Antarctischen Meeresalgen, I. Phaeophyceen (Stockholm 1907). In
quest’opera, davvero importante, sono anche criticate le osservazioni
di Smith e Whitting.
G. B. De Toni
Howe M. A. — Phycological Studies — V. Some marine Algae
of Lowér California, Mexico. — Bulletin of thè Torrey Botanical
Club voi. 38, Dee. 1911, pag. 489-514, plates 27-34.
L’ autore continua, con questa quinta parte, i suoi Phyoological
Studies; delle parti precedenti si è già dato conto (A). Nel presente
lavoro M. A. Howe illustra un pugillo di Alghe marine raccolte a
La Paz il 28 febbraio 1911 dal signor G. J. Vives e altre poce specie
raccolte a San Felipe Bay nel febbraio 1904 dal Dott. D. T. Mac
Dougal; sono poi aggiunte tre specie pure di La Paz pervenute al-
l’Erbario del Giardino Botanico di New York per acquisto delle col-
lezioni del Dott. C. L. Anderson di Santa Cruz (California). Le specie
sono le seguenti:
Viva fasciata Défilé; Viva Lactuca rigida (Ag.) Le Jol. ; ? Ente-
romorpha intestìnalis (L.) Grev. ; Enteromorpha Lin^a (L.) J. Ag.;
Cladophora Mac Dougalii n. sp. [prossime a Ciad. Hutchinsiae (Dillw.)
Kuetz. e Ciad, ovoidea Kuetz.]; Cladophora tricho torna (Ag.) Kuet. ;
Iialimeda discoidea Decaisne; Codium tomentosum (Huds.) Stackh.;
(£) La Nuova Notarisia 1907, pag. 191-192 ; 1908, pag. 154-155.
99
Codium decorticatimi (Woodw.) Howe n. comò. [= Ulva decorticata
Woodw. 1797, Codium elongatum Ag. 1822].
Cotpomenia sinuosa (Roth) E. et S. f. tuberculata (Saund.) Setch.
et Gardn.; Coilodesme sp. ; Sargassum sp. (due specie indeterminate);
Padina Durvillaei Bory; Padina sp.; Dictyota Vivesii n. sp. [affine a
D. Bartayresiana Lamor.].
Porphyra leucosticta Thur. ; Scinaia latìfrons n. sp. [affine a Se.
furcellata Biv. f. complanata Collins]; Scinaia furcellata undulata
(Mont.) J. Ag. ; ? Gigartina Chamissoi (Mert.) Mont. ; Anatheca dìcho-
toma n. sp.; Gracilaria Vivesii n. sp. [prossima a Gr. Cunninghamiì
Fari, e Gr. ? Peruana Picc. et Grun.]; Fauchea Sefferi n. sp. ; Fau-
chea ìmollis n. sp. [affine a F. nitopkylloides\ ; Laurencia paniculata
(Ag.) J. Ag. ; Polysiphonia californica Harv.; Centroceras clavulatum
(Ag.) Mont.; Halymenia actinophysa n. sp. [dal gruppo H . latifolia
Crouan, H. ulvoidea Zanard. e H. florìdana J. Ag.].
Mangin — L. Sur le Peridiniopsis asymetrica et le Peridinium Paul*
seni. — Compt. rend. Acad. Scienc. T. 1 53, séance du 9 octobre
1911, pag. 644.
L’ autore, dopo aver indicato il mezzo seguito per riconoscere
meglio il numero dei pezzi componenti la corazza dei Peridinei (bol-
litura in soluzione di potassa al 5 °/0 presenza di reattivi coloranti)
riconosce che la Diplopsalis Lenticula Bergh. vuol essere distinta in
due entità cioè Peridiniopsis asymetrica e Peridinium Paulsenì ; di
entrambe le nuove specie il Mangin dà le figure nonché le diagnosi.
1. Peridiniopsis asymetrica n. sp. (synon. Diplopsalis Lenticula
Bergh typica; Glenodinium Lenticula Pouchet): cellulis ellipsoideis,
diametro transversali majore 64-89 [j.., longitudinali 5 1-62 jj.., sulco
transversali secus aequatorialem regionem sito; regione apicali lami-
nami unam rhomboideam, laminas quatuor apicales quarum una exi-
gua adjutrix sinistra, laminas sex praeaequatoriales praebente, regione
antapicali laminas sex postaequatoriales aequarum singula adjutrix
dextra cum sulco longitudinalis contigua, antapicales duas praebente;
laminis lorica prima aetate reticulatis; punctis junioribus vix visibili-
bus, adultioribus vere conspicuis; suturis primitus linearibus, dein
latioribus, saepius deduplicatis transverseve striatis.
100
Hab. in oceano atlantico a Sables-d’ donne usque ad sinum
Douarnenez.
Questa specie del genere Peridìniopsìs Lemmerm. presenta tre
torme anormali, che vengono brevemente descritte dal Mangin.
2. Peridinium Paulseni n. sp. (sinon. Perìdinium lentìculatum
Mangin 1911 non Faure-Frémiet; Diplopsalis Lenticula Bergh. forma
minor Paulsen): cellulis ellipsoideis vel sphaericis, diametro transver-
sali majore 35-49 [i., longitudinali 2Ó,5-3o sulco transversali secus
regionem aequatorialem sito; regione apicali laminanti unam rhom-
boidalem, laminas quatuor apicales (quarum una exigua adiutrix si-
nistra), laminas septem praeaequatoriales praebente; regione antapicali
quinque postaequatoriales et unicam apicalem ; laminis laevibus, co-
loratis, adultis punctatis; suturis primitus linearibus, dein latioribus
et transverse striatis.
Hab. Saint-Vaast-la Hougue; Faeroes.
Pure per il P. Paulseni il Mangin descrive due forme anormali.
Me Fadden Ada Sara. — The nature of thè Carpostomes of
Ahnfeldtia gigartinoides. — University of California Publications in
Botany voi. 4, N. 7, Febr. 1911, pag. 137-142, piate 18.
L’ autrice descrive minutamente la Ahnfellia gigartinoides J. Ag.
e la differenzia nei suoi caratteri fondamentali dalla Ahn. concinna
J. Ag. con la quale potrebbe, negli esemplari maggiori (alti anche
oltre a due decimetri) di Lands End (California), venire facilmente
confusa, in ogni modo la Me Fadden conferma la diagnosi data da
J. Agardh, tranne che per la statura che può uguagliare e anche
superare quella della Ahnf. concinna. I cistocarpi sono fusiformi e
stanno nel centro della fronda; i carpostomi sono riempiuti di fila-
menti multiarticolati che sono proiezioni delle cellule delle serie an-
ticlinali che formano il margine del carpostomio.
Questa memoria della Me Fadden viene a portare una utile no-
tizia su una specie di Ahnfeltia, la quale meriterebbe di venire con-
frontata con altre congeneri, imperfettamente descritte, ad esempio
con la Ahnfeltia elongata Mont.
Naumann E. — Om en av Trachelomonas volvocina Ehrenb. fò-
rorsaked vegetationsfàrgning. — Botaniska Notiser 191 1, pag. 245-261.
101
L’autore riferisce intorno una colorazione giallo-bruna osservata
in uno stagno della stazione di piscicultura Aneboda (Svezia meri-
dionale) causata dalla specie Trachelomonas volvocina Ehrenb. La co-
lorazione si mantenne parecchie settimane. Egli non crede si possa
mantenere la distinzione, sostenuta da taluni autori, fra colorazione
di vegetazione e Flos-Aquae. In fine il Naumann dà un elenco bi-
bliografico, nel quale avrebbero potuto trovar posto alcune pubbli-
cazioni che hanno stretta attinenza coll’ argomento e da me altrove
citate (*), e tra queste la Memoria di A. e C. Morren sulla Tubefa-
zione delle acque. La Trachelomonas volvocina Ehr. ha un grande
adattamento alle condizioni esterne; noto che il Perty (Klein. Le-
bersformen pag. i65) la osservò anche sotto il ghiaccio. In genere
queste apparizioni di grandi quantità di organismi coloranti le acque
sono molto meritevoli di venire segnalate e importante riesce ezian-
dio il tener conto della loro periodicità e delle cause determinanti
lo straordinario sviluppo di siffatti organismi.
G. B. De Toni
Nordstedt 0. — Algological Notes. S-y. — Botaniska Notiser
1911, pag. 203-266.
L’egregio autore spiega le ragioni per le quali il Kuetzing ab-
bandonò il nome generico Stereococcus sostituendolo col nome Gon-
grosira, in quanto Stereococcus rappresentava con la sua etimologia
un carattere erroneo.
Egli discute poi sulla epoca dalla quale possa partire la priorità
del nome Microcystis (Kuetzing 1 833, i8q3) che dal Rabenhorst
venne incluso nel genere Kuetzingiano Polycystis (1849) omonimo
di Polycystis Lèv. (1846) genere di funghi.
Il Nordstedt opina che Microcystis deva datare da 1843.
Infine l’autore tratta del nome generico Ilea. Egli osserva che
non può più conservarsi Phyllìtis Kuetz. (1843) perchè vi è l’omo-
nimo anteriore di Hill ( 1 7 56) [~ Scolopendrium Adans. ( 1 703] ; a Phyl-
(4) Cfr. De Toni G. B., Sulla comparsa di un Flos-Aquae a Galliera Ve-
neta. — Atti R. Ist. Veneto di scienze, lettere ed arti, ser. VII, T. V, 1894.
P- 1530-1551-
10*2
litis dovrebbero sostituirsi Ilea ovvero Pelalonìa. Ilea però è stato
sostituito da Capsosiphon Gobi (1879).
Parrebbe dunque che si dovesse adottare al posto di Phyllitis
Kuetz. il nome Pelalonia proposto da Derbès e Solier nel i85o.
A me pare che con queste continue sostituzioni di nomi a nomi
si corra un grande rischio di ricadere nel caos e che si deva perciò
procedere con una estrema cautela in queste riforme di nomenclatura.
G. B. De Toni
Okamura K. — Some littoral Diatoms of Japan. — Report of thè
Imperiai Fisheries Institute voi. VII, N. IV, 1911, pp. 18, pi. VIII-XIII.
Sono indicate in tutto 57 forme di Diatomee, la maggior parte lit-
toranee, poche oceàniche, del Giappone; ciascuna forma è accom-
pagnata dalle opportune citazioni bibliografiche, dalla indicazione dei
luoghi e dell’area geografica. Con questo lavoro dell’ Okamura viene
ad estendersi la cognizione della florula diatomologica giapponese,
per la quale si hanno contributi sparsi in opere generali, ad esempio
nelle Diatomee del Challenger del nostro compianto Castracane e
nei lavori di J. Brun.
Padovani Corrado. — Il Plancton del Fiume Po, contributo allo
studio del plancton fluviale. — Zoolog. Anzeiger Bd. XXXVII, N. 5,
1911, pag. 99-104.
È un contributo preliminare sul plancton del fiume Po, al cui
ulteriore studio l’ autore merita di venire incoraggiato, poco essendo
state in Italia curate finora le osservazioni sui plancton fluviali, men-
tre non mancano studii su quelli dei nostri laghi. Il materiale esa-
minato dal Padovani proveniva dal tronco inferiore del Po, in tre
località diverse nelle vicinanze di Ferrara, raccolto da lui alla super-
ficie con una piccola rete qualitativa Apstein fra l’aprile e il no-
vembre negli anni 1908, 1909 e 1910. Oltre a Protozoi, Rotiferi,
Artropodi, l’autore constatò la presenza di 12 forme di Alghe, al-
cune determinate genericamente ( Closterium , Spirogyra, Tabellaria,
Synedra, Navicula, Pleurosigma ). altre specificamente ( Scenedesmus
Quadricauda, Pediastrum Boryanum, Pedìastrum pertusum, Fragilaria
crotonensis , Fragilaria virescens, Asterionella gracillima).
Secondo l’autore nel fiume Po si devono distinguere due diverse
103
stazioni; le acque correnti e le Lanche; il plancton delle acque cor-
renti è assai povero di organismi e consta principalmente di Diato-
mee, frequente fra queste Asterionella, poi Fragilaria ; il plancton
delle acque a debole corrente o nelle lanche è assai più ricco di
specie, prevalendovi i Rotiferi. Chiude le sue conclusioni con alcune
affermazioni teoriche per spiegare l’origine e la relativa abbondanza
degli organismi planctonici nel Po.
Peragallo H. & M. — Diatomaceae marinae. — Botanische und
Zoologiche Ergebnisse einer wissenschaftlichen Forschungsreise nach
den Samoa-Inseln, dem Neuguinea-Archipel und den Salomonsinseln
von Màrz bis Dezember iqoS. — Denkschr. der Mathem. Naturw.
Kl. der Kais. Akademie der Wissenschaften Band LXXXVIII, Wien
1911, p. 3-i t, Taf. I-II.
Si tratta dell’esame microscopico di tre campioni di fondo (fango
marino) raccolti il primo nello stretto di mare tra l’isola Buka e
l’isola Bougainville, il secondo presso Nusa (isola Neu-Meckenburg),
il terzo all’isola Buka (isole Salomone) nel porto Regina Carola; i
due primi campioni, spediti agli autori dal Dott. Carlo Rechinger
erano privi di Diatomee, il terzo (contrassegnato col n. 5275) invece
conteneva una piccolissima quantità di Alghe silicee. Il Dott. Re-
chinger inviò poscia residui di lavaggi di prodotti marini diversi
dalle isole Samoa e Hawaii. Di questi campioni si fecero preparazioni
contenenti non poche entità nuove per la scienza come si noterà
più sotto.
Tra alcuni frammenti di Ceratophyllum demersum dei fossi di
acqua dell’isola Bougainville presso il villaggio degli indigeni detto
Siuai, erano predominanti Hyalodiscus levìs Ehr. e Hydrosera trique-
tra Wall., accompagnati da forme di acqua salmastra e di acqua
dolce.
Nei campioni sopra indicati del Rechinger. i fratelli Peragallo,
oltre a specie note, riscontrarono le seguenti novità per Buka: Acti-
noptychus hexagonus var. subhexagona H. P., Nit\schia (nicobarica
var.?) bukensis H. P., Plagiogramma caribaeum var. acostata H. P.
Per Apia (isola Upolu, Samoa): Achnanthes indica var. silicata
M. P., Actinocyclus Ralf sii var. samoensis f. inermis, Actinoptychus
guttatus (Oest.) M. P. [= Actinoptychus moronensis var. guttata Oest.],
104
Amphora fusca f. lata M. P., A. samoensis M. P., A. subulata M. P.,
A. separanda M. P. [= Amphora sp. A. Schm. Atl. tab. 25, f. 57],
A. farciminosa Per., A. granulata var. lineata Per., Coscinodiscus ni-
tidulus var. sciti tillans M. P., Diptoneis cyntliia var. intermedia M. P.,
D. nitescens var. rhomhoides M. P., D. Smithiì var. recta M. P., Na-
vicula Reichard/i var. intermedia M. P., Rhaplioneìs amphiceros var.
obesa M. P., Terpsinoè intermedia f. musica M. P., Triceratium ( Lam -
priscus ) Leudugeri var. samoensis Per.
Per Waikiki presso Honolulu (Hawaii): Actinoptychus Rechingeri
M. P., Amphora Farcimen var. crassa M. P., var. gigantea M. P.,
Anorihoneis maculata M. P., Diploneis mediterranea var, elliptica M.
Per., Navicala interversa Per., N. perplexa ? var. minutissima Per.,
Trachysphenia acuminata M. P.
Petersen Johs. Boye. — On tufts of bristles in Pediastrum and
Scenedesmus. — Botanisk Tidsskrift 3i. Bind, 191 1, pag. 161-176,
Fig. 1 — 1 2.
L’autore osservò sottili filamenti (o setole) disposti a fascetti in
parecchie specie di Scenedesmus e Pediastrum, illustrando queste for-
mazioni già segnalate in opere di C. Schroeter, O. Zacharias, R.
Chodat ecc. Egli indica i procedimenti impiegati per rendere rico-
noscibili tali setole che sono sottilissime (o, 2-0,6 jjl., anche meno); la
presenza di esse non è costante, neppure negli organismi provenienti
da una stessa località; riscontrò che sono costanti tutto Panno nelle
specie di Scenedesmus, scompaiono durante l’inverno nei Pediastrum.
Sono poi illustrate con figure le Alghe munite di ciuffi di setole.
Meriterebbero di venire estese queste osservazioni ad altre Clo-
roficee planctoniche e di riscontrare meglio formazioni somiglianti
che alcuni autori segnalarono anche nelle Diatomee.
Rosenvinge L. Kolderup. — Remarks on thè hyaline unicellular
hairs of thè Florideae. — Biologiske Arbejder tilegnede Eug. War-
ming den 3. November 1911, pag. 2o3-2i6, Fig. 1-12.
Dopo aver accennato alla esistenza di appendici piliformi nelle
Alghe, P autore ricorda quelle delle Fioridee dove sono di due cate-
gorie: peli unicellulari e ramosi; egli si occupa delle produzioni pili-
formi della prima categoria, già avvertite secondo l’autore fino dal
105
1878 da Thuret e Bornet (*) e poi illustrate dal Berthold (1882).
Il Rosenvinge passa in rassegna le specie di Fioridee danesi
recanti peli jalini unicellulari; ne riscontrò la presenza nella maggior
parte delle Chantransia, in Kylinia rosulata, Nemalion multifidum ,
Helmin/hocladia purpurea, Helmintliora divaricata , Scinaia furcellala,
Dumontia filiformis, Baiar achnion ìigulatum (non sempre), Polyides
rotundus (sec. il Thuret), Cruoriopsis n. sp., Petrocelis Hennedyj (po-
chi e presto caduchi), Rhododermis ( Rhodophysema ) Georgii e Rh.
elegans , Corallina officinalis e C. rubens (sec. il Thuret), Gloiosiphonia
capillari, in tutti i Ceramium, in Piumaria elegans , Spermothamnion
Turneri (non sempre), Callithamnion corymbosum e Cali. Brodìaei,
C. byssoides (talvolta), C. roseum (id.) (mancano in C. Ilookeri e C.
fruliculosum\ Cysloclonìum purpurascens , G radiar ìa confervoides,
Rhodymenia palmata (dal fine di inverno a metà estate), Lomentaria
clavellosa e Chylocladia kaliformis. In alcuni gruppi mancano detti
peli, ad esempio nelle Bonnemaisoniaceae, Rhodomelaceae, Delesserìa-
ceae , Harveyellaceae, Gigartìnaceae .
Di alcune di queste formazioni piliformi il Rosenvinge fornisce
notizie e figure; egli discute poi intorno la apparsa dei peli in rap-
porto alla stagione e alla profondità.
Pare che la presenza di peli coincida colla primavera e col-
l’estate, mancando in inverno e essendo scarsi i peli in autunno, ma
è una considerazione suffragata da pochi esempii e meritevole di es-
sere appoggiata da ulteriori osservazioni. Quanto alla profondità in
cui vegetano le Alghe, pare che la luce non eserciti influenza sulla
tricogenesi; nondimeno da qualche indagine compiuta dall’autore,
parrebbe c.he maggior numero di peli si formasse a minor profondità
che non a maggiore profondità.
Poco si può dire sulla funzione di detti peli, i quali secondo il
Berthold sarebbero organi protettivi contro la luce intensa, secondo
il Rosenvinge e 1’ Oltmanns organi assorbenti. Sono desiderabili espe-
rimenti per decidere la questione; io propendo piuttosto a ritenere
t1) Devo qui richiamare Y attenzione su una Memoria di R. Caspary che fino
dal 1850 avvertiva la presenza e lo sviluppo di peli in alcune Florideae {Chan-
transia, Ceramium). Cfr. Caspary R., On thè hairs of Marine Algae and their
Development (Ann. et Mag, N. Hist. ser. 2, voi. VI, pag. 465-472 piate XV-XVII).
106
questi peli come organi assorbenti, accostandomi all’opinione espressa
nel 1903 dallo stesso Rosenvinge.
G. B. De Toni
Twiss W. C. — Erythrophyllum delesserioides J. Ag. — Univer-
sity of California Publications in Botany, voi. 4, N. 10, 1911, p. 1 59-
166, plates 21-24.
L’autore, dopo avere comprovato la identità della Polyneura
californica J. Ag. coll’ Erythrophyllum delesserioides J. Ag. (identità
già avvertita da Setchell e Gardner e accolta da me), studia di
questa specie californica la struttura della fronda, dei cistocarpi e
delle prolificazioni tetrasporifere, concludendo che il genere Erythro-
phyllum appartiene alle Gigartinaceae e tra queste è prossimo alle
Callymenieae .
G. B. De Toni
Zahlbruckner A. — Schedae ad « Kryptogamas exsiccatas » editae
a Museo Palatino Vindobonensi. Centuria XIX. — Annalen des k. k.
Naturhistorischen Hofmuseums XXV. Band, 1911, pag. 223-252.
Le Alghe si trovano comprese nella Decade 28 e sono: Vau-
cheria sessilis var. repens (n. 1841), Spirogyra mirahilis (n. 1842),
Navicula mutica (n. 1843), Suriraya ovalis var. minuta (n. 1844),
Cyclotella Meneghiniana (n. 1845), Ectocarpus granulosus (n. 1846),
Chrysymenia Uvaria (n, 1847), Antithamnion Plumula (n. 1848), Lyng-
hya lutescens (n. 1849), Tolypothrix penicillata (n. i85o).
Vi sono poi le seguenti addenda:
Antithamnion crucìatum (n. 1 759 b), Bangia atropur purea (n. 741 d).
Brand F. — Ueber die Siphoneengattung Chlorodesmis. — Be-
richte der deutschen botanischen Gesellschaft Band XXIX, 19 1 1 ,
pag. 606-61 1, mit einer Abbildung im Text.
L’autore premesse alcune notizie sulle vicende subite dal genere
Chlorodesmis Bail. et Harv. ( 1 858), emendato dai Gepp nella Mono-
grafia testé pubblicata (i), riferisce a questo genere, col nome di
Chlorodesmis tahitensis, la specie unica del genere Rhytisiphon da
lui recentemente proposto (2).
(9 Cfr. N Notarisia 1911, pag. 148-151.
(2) Cfr. N. Notarisia 1911, pag. 190 (. Rhytisiphon tahite7ise).
107
Esmarch Ferd. — Beitrag zur Cyanophyceenflora unsrer Kolo-
nien. — Jahrbuch der Hamburgischen Wissenschaftlichen Anstalten.
XXVIII. 1910. 3. Beiheft: Arbeiten der Botanischen Staalsinstitute
pag. 63-82; Hamburg 1911.
L’autore, con ingegnoso metodo, è riuscito a fornire indiretta-
mente notizia sulle Cianoficee di alcune Colonie tedesche dell’Africa
orientale e austro-occidentale, del Kiautschou e delle Samoa (Upolu),
mediante le culture di campioni di terre contenenti le spore di tali
Alghe inferiori; per le determinazioni egli si valse della Sylloge Al-
garum (voi. V, elaborato dal Forti) e delle Minnesota Algae voi. I
della Tilden. Predominano, tra le specie riscontrate nelle culture, i
Nos/oc (in particolare N. Muscorum e N. punctiforme\ i Phormidium
(. Ph . foveolarum, Ph uncinatimi ), le Anabaena (A. variabilis, A. oscil-
larioides\ Cylindrospermum (frequente il C. majus) ; molte specie, di
cui 1’ Esmarch fornisce l’elenco, sono nuove per le regioni dalle quali
provennero i campioni di terra. Il lavoro è chiuso da osservazioni
ecologiche riguardanti i campioni di terre superficiali e profonde, i
terreni coltivati e non coltivati, il momento dell’ apparsa dei primi
indizii delle Alghe nelle culture, che in qualche raro caso si verificò
dopo tre mesi, ciò che è interessante anche rispetto alla fisiologia
della riproduzione in queste Crittogame.
Necrologio
È morto in Roma il Rev. Prof. Filippo Bonetti; sotto la guida
del compianto diatomologo Fr. Castracane, il Prof. Bonetti si era
dato allo studio delle Bacillariee; in collaborazione con G. Antonelli
pubblicò una Memoria intorno le Diatomee fossili di Tor di Valle
nei dintorni di Rdma (Roma 1893); da solo diede alle stampe una
Nota sopra il rinvenimento di un materiale diatomifero presso Riano
(Roma 1909).
J. B. DE TONI
Sylloge Hlgarum
omnium hucusque cognitarum.
Voi. I. sect. 1-2 Chlorophyceae [praem. Bibliotheca phycolo-
gica]. - Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8°, p. cxxxix-1315.
It. lib. {francs ) 92.
Voi. IL sect. 1-3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomolo-
gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto
(curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. - Patavii, 1891-94,
Tip. Seminario, in 8°, pag. cxxxn - 1556 - ccxiv. It. lib.
( francs ) 115.
Voi. III. Fucoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8',
p. xvi-638. It. lib. ( francs ) 41.
Voi. IV. Flovideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi-
nario, in p. lxi-1973. It. lib. ( francs ) 131.
Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907,
Tip. Seminario, in 8°, p. 761. It. lib. ( francs ) 48.
ETTORE DE TOM
Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. -
Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8J, p. xxxn-520. L. 5.
Stri) XXIII (Anno XXVII dalla fondazione della “NOTARISIA,,) Lnglio1912
LA NUOVA
NOTARISIA
REDATTORE E PROPRIETARIO
G. B. Dott. DE=TONI
LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA
MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA
SOMMARIO
Mazza A.: Saggio di Algologia Oceanica [contin.]. — Boergesen F. : Two cru-
staceous brown algae from thè Danish West Indies. — Letteratura phy-
cologica.
fi (Ir esser tout ce qui concerne la:
«NUOVA NOTARISIA»
à M. le Prof. G. B. DE TONI
R. Orto Botanico, Modena (Italie)
Prix (Tabonnement pour la sèrie XXIII (1912)
Francs 15.
Prix d’abonnement pour les années 1886-89 du Journal d’ algologie «Notarisia»
Francs 60.
TIP. SEMINA RIO -PADOVA
Collaboratori della NUOVA NOTARISIA
T. Bentivoglio — F. Boergesen — O. Borge — A. Borzi — F. Ca-
STRACANE (*)*) J. ChALON R. ChODAT J. COMÈRE J.
Deby (f) — A. De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi —
A. Forti — M. Foslie(*{-) — A. Garbini — G. Guglielmetti —
R. Gutwinski — A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz —
T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C.
Mereschkowski — L. Montemartini — O. Nordstedt — P. Pero
— P. Petit — S. Petkoff — A. Piccone (f) — T. Reinbold
— P. Richter — J. J. Rodriguez (f) — W. Rothert — F. Sac-
CARDO (f) — W. SCHMIDLE F. ScHMITZ (f) — B. SCHROEDER
C. Schroeter — W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter
— A. Weber van Bosse — W. West — G. Zodda.
LUGLIO 1912 - (Anno XXVII dalla fondazione della “ NOTARISIA „).
LA NUOVA NOTARISIA
PROPRIETARIO E REDATTORE
D OTT. G. B. DE TONI
LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA
MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA
R. Orto Botanico Modena (Italia)
Angelo Mazza
SAGGIO DI ALGOLOGIA OCEANICA
Lontani come siamo per millenni di secoli dalle epoche primeve,
allorché le energie vitali della vegetazione si andavano differenziando
secondo le virtù loro intrinseche e variando gradatamente i prodotti
in correlazione ai varii ambienti, dovrebbe parere per lo meno strano
come, dopo un tanto immane lavorio di evoluzioni di cui la moderna
coscienza umana è cosi lungi dal farsene un adeguato concetto,
uomini di ieri possano sentenziare di prototipi. Questa considerazione
non può essere trascurata, sia pure nel caso in cui il nostro studio
si riferisse alle manifestazioni vitali quali si presentano attualmente.
Infatti, essendo indimostrabile lo stabilire quale possa essere stata
la forma generatrice dalla quale tutte le altre sarebbero derivate, il
ritenere come tipica una forma piuttosto che un’ altra, oltre che ozioso
e irriverente, può essere anche erroneo; certo è un voler assog-
gettare le leggi della natura a quel semplicismo cui 1’ uomo tende
sia in buona fede, sia per non confessare la propria ignoranza. An-
che in questa materia il vero probabilmente risiede nelle condizioni
determinanti, proprie ai vari ambienti a seconda della loro natura,
110
forse ben diversi dagli attuali, ed ai quali pur si dovrebbe in gran
parte lo stabilirsi dei vari centri di creazione. Ora se, giustamente,
noi abbiamo ammesso l’importanza della paleontologia nei riguardi
delle specie estinte, non si vede motivo perchè la stessa importanza
debbasi misconoscere allorché la natura, ad onta delle molte evolu-
zioni morfologiche de’ suoi prodotti, ci si mostra tanto conservatrice
nell’ averci serbato alcuni dei tipi recanti il suggello degli originari
centri di formazione (4).
Tutto ciò, a proposito del Cerarti, rubrum e dell’ unicità sua ad
onta del suo polimorfismo, è bene stato inteso da Carlo Agardh,
da Bornet, da Ardissone, Hariot, da Forti (in lett. ad A. Mazza)
e da altri, compreso lo stesso J. Agardh. Questi senz’ altro conviene
come a inter formas numerosas, quas huic jamdudum distinctae spe-
ciei adnumerare consuevimus, quaenam primaria fuit, aegre sane
hodie dicitur », e si limita ad identificare la forma « quasi typicam
considerarunt veteres Algologi Angliae » (2).
Ritengo debbasi concludere che una distinzione tipica concessa
alla forma delle coste atlantiche d’Europa sia meramente convenzio-
nale, basata cioè unicamente sopra una priorità di descrizione. Questo
si dice anche avuto riguardo alle maggiori dimensioni che general-
mente le specie assumono negli oceani in confronto delle stesse specie
dei mari interni. Sempre allo stesso riguardo saremmo in diritto di
domandarci perchè mai non dovrebbesi invece considerare come ti-
pica la forma di C. rubrum, che il Collins distinse come var. Pacific
cum , la quale in altezza e robustezza può superare di molto le forme
atlantiche. Diranno i posteri se ed in quanto l’opera di Kuetzing e
(4) Queste mie antiche vedute assai più tardi trovai in certa guisa confermate
da J. Agardh, se io ho ben compreso il suo latwio in Anal. Algol. Cont. II, p. 26,
a proposito di quel Ceramium barbatum Kuetz., che sostituirebbe nel Mediter-
raneo la ritenuta f. tipica del C. rubrum degli antichi autori inglesi. Tradotto in
italiano, il passo così suona : « Se tu ti figurassi che le numerose specie odierne
siano in origine derivate da un’ unica specie primitiva, sembrami difficile spiegare
come mai in lontane località possano oggi persistere le odierne specie, ciascuna
a suo proprio modo differenziata, senza che qualche forma primitiva o qualcuna
di quelle derivate persista in luoghi coi quali si potrebbero congiungere fra loro
le patrie oggi disgiunte».
(2) J- Ag. Anal. Alg. p. 37, Continatio II.
Ili
di J. Agardh nell’ elevare a specie C. barbatum Kutz., C. pedicellatum
J. A g., C. tenue J. A g., C. secundatum Lb., rendendoli così autonomi
dal C. rubrum, si basi effettivamente e rispettivamente sopra caratteri
la cui stabilità sia stata controllata con la scorta di un grandissimo
numero di individui sterili, favelliferi e tetrasporiferi provenienti da
ogni regione e da ogni particolare ambiente. Nè sarebbe poi da me-
ravigliare se l’esito di una completa ed accurata revisione mondiale
della specie avesse a condurre a risultati inattesi, inquantochè se in
natura tutto è in apparenza relativo, ossia dovuto ad un complesso
di circostanze fortuite, in effetto l’ evoluzione degli organismi, secondo
la teoria Naegeliana, rappresenta un fenomeno retto da grandi leggi
la cui applicazione nel campo sperimentale, e non metafisico, non
ci è peranco consentita (i).
Prescindendo da tutte le considerazioni finora esposte sull’ unità
o meno della specie di C. rubrum, è indubitato che, tipiche o non
tipiche, le forme degli oceani, pur tenuto calcolo della grande loro
variabilità, assai differiscono da quelle mediterranee, sia per la sta-
tura, il portamento, la disposizione delle fruttificazioni e per diversi
altri riguardi, forse di soverchia minuzie, rilevati da J. Agardh.
Secondo questo autore, le linee generali del C. rubrum , quale
da lui viene inteso come proprio delle coste atlantiche d’ Europa,
sono le seguenti.
Pianta più saturatamente porporina nello stato giovanile o pas-
(4) Secondo la teoria di Renato Quinton, l’ evoluzione non sarebbe un pro-
gresso verso un fine che si presentava allo spirito come un enigma da sciogliere
ma un mezzo per mantenere costante una condizione biologica sempre minacciata
nella sua composizione dalle forze esterne. Tutto, e la stessa intelligenza umana,
non avrebbe altro fine che quello di mantenere lo stato quo , di opporsi alla dis-
soluzione. La storia dell’ evoluzione non sarebbe, quindi, che una serie accorta
di misure prese dalla materia vivente per conservarsi e la biologia apparirebbe
una scienza il cui cerchio sarebbe assolutamente chiuso. Essa non sarebbe più il
peristilio che deve dare accesso ai segreti del tempio, ma verrebbe nello stesso
istante ad essere principio e fine. (L’ acqua di mare , mezzo organico , di R. Quin-
ton). «È una vana fatica ed inutile impresa tentare le essenze. » Galileo. Questo
sia ricordato a chi dimenticasse che la Natura non ci fornisce gli elementi per
intenderci : il nostro spirito forse coinvolge in sè Y Universo.
112
sante quasi al roseo, ora strettamente corìmbifera o coi rami supe-
riori più approssimati e subfascicolati; nello stadio più adulto ora
con pochi rametti pullulanti dai rami primari, ora più densi, massime
nella pianta favellifera. Articoli in ogni luogo coperti da uno strato
corticale, ginocchia larghette negli ultimi rametti separate quasi da
una linea limitanea nuda, articoli cilindracei più brevi del diametro;
nei rametti più inferiori le stesse ginocchia si fanno un tal poco
strette e più oscure separanti gli articoli circa una volta e mezzo
più lunghi del diametro facilmente distinguendosi per la parte loro
mediana translucente. Le cellule corticali nella parte inferiore della
pianta sono densamente accostate, alcune scorrenti quasi vene lon-
gitudinali contorte con altre intervenali di cellule più larghe ed in
modo più cospicuo angolate. Sferospore immerse nelle vicinanze
prossime delle ginocchia, singole nodoso-prominenti e verticalmente
disposte, ora in un’unica serie transversale ora in serie gemine, in
basso talvolta sparse in cellule alquanto remote dal ginocchio (in
hysterophoris). Cistocarpi (favelle) adnati ai segmenti o spessissimo
evoluti in rametti prolificanti, singoli o gemini, involucrati da ramet-
tini incurvi 3-5 eguaglianti o superanti il nucleo.
In quanto alle forme di maggiore importanza, sia che vengano
considerate come tali o come specie a sè stanti, quali : barbatum, pedi-
cellatum e secundatum, siccome proprie anche del Mediterraneo, non
si crede di spendere ora parole al riguardo. Sarà però opportuno il
prendere cognizione in proposito dello studio fattone da J. Agardh
in Anal. Algol., tanto più che I’Ardissone non credette di tenerne
conto nella sua Rivista delle Alghe Mediterr. Parte Ia. In quanto alle
forme secondarie (varietà per alcuni autori o raccoglitori) lo studio
al riguardo dovrebbe estendersi a tutte le latitudini e le longitudini
allo scopo di meglio chiarire il significato ed il valore di certe espres-
sioni di portamento rivelanti un carattere costante ed esclusivamente
proprio a certe regioni. Basti ricordare, ad esempio, certe forme giap-
ponesi e dello stretto di Magellano.
In fatto di varietà il De Toni Syll. Alg. ne menziona una sola :
la var. Lìebetruthii Grun. dell’isola Gr. Canaria (Liebetruth), che
si caratterizza per la fronda inferiormente repente, rami eretti lunghi
2 cm., lateralmente subfastigiato-ramosi, articoli brevi indistinti, pareti
degli articoli, secondo Grunow, composte di 3 strati, cellule interne
113
assai grandi, le esterne in sezione trasv. oblunghe, minute viste in
superficie.
Della var. Pacificarli Collins, lo scrivente ignora la descrizione
che deve averne fatta l’ A. Ne possiedo solo alcuni frammenti (anche
Setchell e Gardner li giudicano tali) cimali, fra quelli distribuiti da
miss Tilden sotto il nome di Ceravi, diaphanum, affatto insufficienti
per stabilire il completo portamento della pianta. Da essi può rile-
varsi una ramificazione rada, regolarmente dicotona assai divaricata,
a cime forcipate, con ramoscelli cigliari semplici ed altri un po’ più
lunghi forcipati. Vista in superficie al microscopio, la fronda mostra
un fondo composto di minute cellule, di varia dimensione, chiara-
mente porporine, tonde, elittiche, vacue o contenenti corpuscoli cel-
luliformi, occupanti gl’interspazi di un finissimo sistema intervenale
intricato a cancello. Sopra questo fondo si disegnano in porporino
scuro delle cellule cilindriche lunghe subtronche fibriformi longitudi-
nalmente parallele a corpo unito e anche sfilacciato. La superficie
dei fili è densamente coperta di prominenze papilliformi o cilindriche
tronche o sfilacciate, si direbbe per effetto di una bacillariea sfibrante
la quale infatti non manca nei campioni esaminati. Le parti inferiori,
viste in sezione (tonda) transversale, presentano il tubo assile assai
ampio includente molte membrane ialine concentriche. Al tubo assile
fa seguito un giro di nove cellule elittiche aventi il carattere dello
stesso tubo, munite cioè delle membrane concentriche ma in numero
minore, data l’assai più piccola loro dimensione. Lo strato corticale
si compone di 3-4 strati irregolari di cellule tondo-subangolate, di-
gradanti dall’interno all’esterno, nel quale si trovano immerse le
tetraspore.
Tra le molte varietà e forme si ricordano le seguenti che si
citano in alcuni testi, senza tener conto di parecchie altre che s’in-
contrano nelle collezioni più o meno note. Si può ritenere per certo
che i caratteri distintivi di ciascuna sono quanto di più instabile
e variabile si può immaginare e parzialmente condivisi da altre
forme.
p. proliferimi A g. - 8. virgatum A g. non Harv. - C* firmimi
Ag. - f. prolifera, - f. corymbifera, - f. capense (C. capense Kutz. ?) -
f. irregulare Kutz (e cohorte Ceramii rubri?) - f. pallens Zanard. non
Harv. - C. rub. f. involulum Kutz. - C. rub. pedicellatum Delby. -
114
C. pedìcellatum D. C., affine al C. secundatum . J. Agardh ne fa una
specie non sine esitatione (Anal. algol. Cont. p. 39) (*).
Se tante sono le differenze dei portamenti, più numerose ancora
sono quelle riferentisi alla struttura intima,, inquantochè variano, non
solo da individuo ad individuo, ma da distanze infinitesimali di uno
stesso individuo. Ciò si spiega dal numero e dalla natura degli ele-
menti assai complessi alle ginocchia, gradatamente semplificantisi e
diminuenti nel progredire verso l’alto di ogni singola articolazione.
E ciò deve intendersi cosi in quanto si riferisce alla parte midollare
come alla parte corticale. Uno studio speciale e ragionato va più
oltre l1 oggetto presente e richiede un lavoro enorme non ancora
tentato. In regola generale però, in quanto ai Ceramium , e più par-
ticolarmente alla , specie che ci occupa, si possono fin d’ora ammet-
tere i seguenti fenomeni inerenti alla parte midollare:
a) Una lamina piana (forma piatta del fondo dell’articolazione)
integra o spezzettata, od una cellula assai tozzamente fusiforme,
l’ una o l’altra rosea 0 porporina, nella regione del setto divisorio
fra 1’ una e l’altra articolazione delle regioni più adulte, occupanti il
centro di una serie di membrane concentriche ialine. Questi elementi
sono contenuti nel tubo assile a parete crassa subialina o giallorina,
di figura tonda 0 leggermente elittica, a diametro piuttosto piccolo
in ragione della grossezza del filo.
b) Un giro regolare di cellule in num. di 4 a 20 circondanti
il tubo assile, più o meno distanziate l’una dall’ altra o combacianti
aventi lo stesso carattere del centro assile, e cioè con un nucleo
colorato o senza, e con membrane ialine concentriche. Queste cel-
lule pericentrali ora sono tonde (var. Pacificum) ma più spesso elitti-
che nella riumettazione, distanziate, a disposizione ora parallela alla
parete del tubo assile, e allora in num. più limitato, ora verticali ai
tubo stesso e combacianti, e in questo caso in numero maggiore.
Lo strato corticale non è meno complesso se si badi alle varie
conformazioni, dimensioni, disposizioni e sovrapposizioni delle cellule
(4) Farlow (che scrisse le sue Alg. mar. of New Engl. 13 anni prima della
comparsa di Anal. alg. di J. Ag.) reca per la regione da lui contemplata come
var. del 0. rub. ( A ubiquitous and variable specie s) le seguenti var. : proliferum
Ag. - secundatum Ag. - squarrosum Harv.
115
che lo compongono, massime nelle vicinanze dei nodi. Visto in se-
zione trasversale (tonda o leggermente elittica) le cellule maggiori ora
sono le più interne, ora le più esterne, ora commiste nelle due parti.
Le metamorfosi che si compiono in queste strutture man mano
che si allontanano dalle giunture articolari si possono così com-
pendiare :
a ) rimpicciolimento progressivo della parte cromatica del fondo
dell’ articolazione e totale sua scomparsa accompagnati dal graduale
allargamento del campo tenuto dalle membrane concentriche il cui
numero va così aumentando;
b) parziale confluenza delle cellule pericentrali fino alla com-
pleta loro riunione la quale viene a formare un campo dapprima
lobato, poscia tondo o subelittico, ed infine la compenetrazione sua
nella parete del tubo assile il cui diametro va sempre più aumen-
tando.
Alla sua volta lo strato corticale va sempre più diradando, im-
picciolendo le sue cellule e diminuendo il numero de’ suoi strati per
ridursi, nell’ ultimo suo periodo, e ciò nei casi della presenza delle
zone translucide, alla sola cuticola del filo.
a. Ceram. rubrum A g. forni. Flokkefjord, Mandel leg. M. N. Blytt.
b. Idem forma decurrens. Mandel leg. M. N. Blytt.
c. Idem forma prolifera. Mandel leg. M. N. Blytt.
d. Idem ' Ag. f. corymbifera. Lillesand, leg. Schubeler.
e. No. 42 Idem Torbay, many varieties. leg. Mary Wyatt.
/. Cer. rub. J. Ag. Rom Jap, Igisu, Matsu-shima. leg. K. Okamura.
g. Idem Wimereux, mai 1901. Coll. J. Chalon.
h. Idem Biarritz, Juillet 1903. Coll. J. Chalon.
i. 207. C. diaphanum, corretto da Setchell et Gardner in C. ru-
brum var. Pacificum Collins, North of dock, Tracyton, Kitsap county,
Washington. J. E. Tilden, 3i Jl. 1897.
438. Ceramium obsoletum Ag.
= C. rubrum var. firmum Ag. - Gaìllona Lehmanni Rudolphi -
C. pediculus Suhr. - Sphaerococcus micrococcus Mart.
Come il Ceram. rubrum, anche questa specie appartiene alla
Tribù Dictyophloea di J. Agardh, e cioè caratterizzata dalle cellule cor-
ticali disposte a reticolato, ciò che va inteso non già nel senso di
116
vere maglie a sè stanti, ma, in generale, come effetto di sovrappo-
sizioni di strati apparentemente fibrosi, in direzioni opposte, più spesso
diagonali, visti in superficie. Cosi pure, come il C. riibrum, e come
diverse altre specie, condivide il carattere delle ginocchiature indi-
stinte, d’onde l’ obsoletum di Carlo Agardh. Non è pertanto da questo
particolare che la specie possa meglio identificarsi. Se mai, a tale
riguardo, sarebbe piuttosto da rilevarsi il fatto che nel Ceram. obso-
letum la zona delle ginocchia è meglio sensibile nelle parti inferiori
che non nelle superiori, contrariamente a quanto avviene nel C. ru-
brum ed in altre specie.
Il portamento non ha nulla di così strano che lo possa, a prima
vista, far distinguere da altri Ceramium, e questo si dice perchè
C. Ag. credette di riconoscervi 1* habitus dello Sphaerococcus cornutus
( Plocamium ) il che sarebbe infatti assai strano se fosse vero, ciò che
all’occhio dello scrivente non sembra affatto. Le buone descrizioni
sono quelle di J. Agardh in Anal. Algol., e di G. B. De Toni in Syll.
Alg., che si possono così riassumere nei sommi capi.
Fronda setacea a dicotomie distanti, subfastigiata ; rametti in-
trorsi secondati densamente senati, semplici o con ramettini secon-
dati; articoli inferiori eguali al diametro densamente corticati; tetra-
sporangi portati dai rametti in verticilli il cui assieme ha un aspetto
quasi stichidiforme; cistocarpi portati dai rametti e involucrati da 5-6
ramettini che a maturanza superano i frutti.
L’affinità sua col C. rubrum è piuttosto da riscontrarsi nella
struttura intima; per altri riguardi si avvicina al C. barbatum e
meglio ancora al C. nobile secondo J. Ag. il quale ne distingue due
forme, la faeroense e la capense.
La grande importanza del C. obsoletum è data dai ramoscelli
che sono di natura prolifera, molto impropriamente detti penicilli da
C. Ag. La forma loro varia a seconda dei diversi stadi del loro svi-
luppo e dello stato sterile o fruttigero, non oltrepassando mai l’ al-
tezza di 1-2 mill. « Ipsi rami sphaerosporiferi sunt quasi pedicello
suffulti, dein quasi in stichidium lancoideum moniliforme expansi,
in quo verticillos usque 9 superpositos enumeravi, a ramuli parte pe-
nultima formatos, suprema parte apicoliformi sterili » (A).
(4) J. Ag. Anal. Algol. Cont. II, p. 42.
117
Queste parole, di cui riscontrai l’ esattezza sopra parecchi esem-
plari della collezione del Dott. Becker, richiedono un’importante
aggiunta.
Gli esemplari del Capo dimostrano che la descrizione di ). Agardh
corrisponde perfettamente alla prima evoluzione della fruttificazione
tetrasporifera, perchè solo in tale periodo puossi in questa riscontrare
una qualche rassomiglianza con gli stichidi veri, quali si presentano,
ad esempio, nelle Dasiee. Ma nel C. obsoletum non è detto che con
la produzione dei primi nove verticilli di tetraspore sia compiuta
l’evoluzione del carpoclonio. Anche in questo stadio è facile accor-
gersi, sotto un forte ingrandimento, come la punta apiculiforme del
pseudo-stichidio, in apparenza unica, è formata di due cellule di
accrescimento di cui una è sempre un po più alta dell’altra, senza
cessare per questo di essere accostate. Ciò già significa che le punte
sono due, e difatti, nel progresso dell’ulteriore evoluzione si vedono
scostarsi, e, per conseguenza, l’estremità del pseudo-stichidio farsi
bicuspidata, ogni singola parte divaricarsi, allungarsi e maturare altri
tre verticilli di tetraspore fertili ciascuna, e ciascuna finire in punta
lanceolata formata di piccole cellule sterili. Questo ulteriore accresci-
mento corrisponde a un terzo circa della sottostante parte fruttigera.
Anziché nove, pertanto, i verticilli di tetraspore son divenuti 1 5, e
cioè: 9 prodotti dalla antica sommità del rametto, e ó dalle ulteriori
due suddivisioni cimali (3 per ciascuna di esse). In seguito a quanto
si è esposto si deve concludere che non solo la natura, ma anche
la stessa lontana apparenza di stichidio viene a scomparire.
Le sezioni trasversali praticate in parti diverse, mi hanno sem-
pre dato una forma, per quanto largamente, sempre elittica, e sempre
elittiche le cellule assili e pericentrali. Nelle regioni ginocchiali il
tubo assile contiene le consuete membrane concentriche ialine, ed è
circondato, in modo radiato assai regolare, da 12 cellule grandi, ac-
costate, disposte con l’asse maggiore perpendicolare alla parete del
tubo assile. Segue uno strato di cellule piccole, colorate, subtondo-an-
golate, in 3-4 serie irregolari. Tutta la struttura più interna va sempre
più e gradatamente semplificandosi col progredire verso l’alto di
ogni articolazione, ma non mai viene a sopprimersi e nemmeno a di-
minuire lo strato corticale, come succede nel Cer . rubrum.
Alcuni degli esemplari osservati raggiungono l’altezza di 12 cm.,
118
ed un’espansione di poco minore. La sostanza è ben ferma in ogni
parte della pianta ; il colore porporino scuro si fa quasi nereggiante
nel secco.
Di striò unione : Capo di B. Speranza ed Isole Filippine.
a. Ceram. obsoletum A g. 23 Nov. 1895 e 20 Jan. 1896. South
Africa The Kowie. Ex Herb. Dr. H. Becker, F. L. S.
439. Ceramium flabelligerum J. Ag.
= Cer. spiniferum Ivuetz. - Cer. turgidum Schousb.
Sebbene ascritto alla Tribù delle Dictyophloea, J. Agardh, in
Anal. Algol., si mostra piuttosto perplesso che vi possa realmente
appartenere, ed esprime l’idea che a questa specie possa convenire
una tribù sua propria. Infatti qui non è il caso delle « cellulis corti-
calibus reticulatirh dispositis » come in C. rubrum ed absoletum, ma
trattasi di un rivestimento corticale di cellule assai abbondanti sub-
tonde, oblunghe ed angolate, piccole e minime, in modo disordinato
o con vaghi accenni di serie longitudinali, più addensate nelle regioni
delle ginocchia.
Pianta cespitosa, alta 4-7 cm., dello spessore poco meno di
una setola, con alcuni rami principali dicotomicamente divisi e supe-
riormente con rami laterali alterni, quasi distici, ad ambito subflabel-
lato, sommità giovanili incurve forcipate e nelle adulte eretto-patenti.
Spinule sottili, singole nella parte esterna di qualcuno dei ginocchi
delle regioni mediane dei fili e ad ognun ginocchio delle forcipazioni,
composte di 3 o più articoli con endocroma colorato, spesso indi-
stinte negl’individui cistocarpiferi. Le articolazioni dei rami principali
sono una volta e mezzo più lunghe del diametro, le superiori appena
eguali. Tetrasporangi nei penultimi segmenti che si fanno perciò
torulosi. Questa fruttificazione forma una semplice serie verticillata
intorno alle ginocchia, da ultimo le tetraspore si mostrano emergenti
fra le ascelle laterali superiori e in maggior numero aggregate.
Bornet, in Alg. de Schousb., fa menzione di un esemplare di
Tangeri, ben fruttificato sebbene ancor giovane, a filamenti decom-
benti radicanti. Anche in specie erette un tal fenonemo non deve
recar meraviglia. Trattando appunto dei Ceramium , J. Agardh, in
Anal. Algol., richiama il fenomeno delle diverse funzioni cui possono
119
essere chiamate le cellule delle Fioridee fra le quali non ultima la
produzione di radicelle in luogo di un ramo.
Le spinule delle specie in esame, rade nelle parti adulte, sono
ivi suscettibili di accrescimento, sebbene minore, come nel C. ciliatum ;
le spinule invece delle forcipazioni rimangono stazionarie nella forma
indicata dal loro nome. Il C. flabelligerum sembra possa dare materia
per uno studio speciale sul contegno della sua struttura. Questa si
direbbe pervasa da un istinto ossessionante della conservazione della
specie, a giudicare dalle convulsioni che la travagliano. Le manife-
stazioni inerenti sono multiple e tali che di rado si possono osser-
vare riunite in uno stesso individuo. Quello preso in esame porta il
N. 49 bis dell’esemplare dell’ opera-album Les plus belles plantes de
la mer di F. Stenfort a me pervenuto. Nel secco la materia sembra
ben solida o almeno tenace, come quasi sempre nei Ceramium .
L’ individuo, bagnato sul foglio stesso dell’ opera, s’ inturgidì in modo
notevolissimo, così da giustificare la sinonimia dello Schousboe, ed
anche inquietante per certi segni di prossimo spappolamento ove ne
l’avessi levato per riportarlo su vetro, come nella mia intenzione.
La sezione trasversale venne però fatta in precedenza sul secco. Le
sezioni danno un ambito ora largamente dittico, ora tondo, tanto in
basso come nell’alto della pianta. Nella parte bassa il tubo assile ha
la stessa forma del filo, mentre la figura del nucleo colorato è invece
assai depressa, quasi lineare, ed occupa il centro comune delle solite
membraneile ialine concentriche. Il nucleo stesso ha la direzione
normale, e cioè posa sulla linea del diametro orizzontale. Nelle re-
gioni superiori ha talora la direzione opposta, e cioè verticale, oppure
diagonale. Al tubo assile, nelle parti basse, fa seguito un giro di i5-2o
cellule grandi elittiche ialine con nucleo porporino circondato dalle
lamelle concentriche. Indi si hanno cellule minori decrescenti di vo-
lume dall’interno all’ esterno, oblunghe, subtonde, angolate, porporine,
in serie irregolari. Gli elementi cellulari pericentrali diminuiscono
gradatamente nel proseguire verso l’alto, e finiscono per ridursi al
solo strato corticale composto di 1-2 serie di cellule serrate.
Ora se tutti questi elementi non sempre nè interamente si con-
servano nella posizione rispettiva, ciò non pare sia dovuto unica-
mente ad un difetto o scarsezza di coesione, nè al trattamento delle
preparazioni, ma bensì ad una proprietà intesa ad un alto fine bio-
120
logico come d’ordinario è quello della conservazione della specie
mediante uno dei tanti mezzi aggiuntivi che entrano in azione in
date condizioni. Non ultima fra tali condizioni è quella degli indivi-
dui ritenuti sterili pel solo fatto che si mostrano privi dei normali
organi di riproduzione. L’ individuo in esame si trova appunto in tale
condizione. Della poca coesione del suo tessuto si ha la prova che
l’anello formato dallo strato corticale si isola nella sezione, cosichè
il tubo assile della parte inferiore assume tutto quanto l’aspetto di
una sezione trasversale praticata in una zona ecorticata, e cosi ri-
mangono isolate e vaganti le cellule pericentrali. Che poi la disgrega-
zione non debbasi interamente alla manipolazione lo ha mostrato il
fatto di un frustolo superiore, semplicemente umettato, il quale, visto
in superficie, ha palesato lo strano fenomeno di alcune articolazioni
di cui tre consecutive, rovesciate in modo da presentarsi come se
fossero in sezione trasversale, e se tale fenomeno è divenuto visibile
lo si deve al conseguente movimento dello strato corticale per entro
la membrana tugumentale del filo.
Date tali manifestazioni in un esemplare nel periodo suo vege-
tativo, privo di qualsiasi parassita ed in eccellente stato di conser-
vazione (si è visto alla prova che la materia sua, anziché spappola-
rle, era semplicemente disaggregabile nei suoi elementi composti di
cellule sane ed integre) non si può a meno che ritenere insita nella
natura sua le suesposte proprietà sulle quali, del resto, e sulla por-
tata loro potrà esser miglior giudice chi potrà farne oggetto di studio
sopra un materiale vario ed abbondante.
a. Ceramium flabelli gerurn J. Ag. Rada di Brest, i865. leg. F.
Stenfort.
440. Ceramium gracillimum Griffi et Harv.
= Hormoceras flaccidum Harv. - Cerain. hospitans Zanard. - Ce-
rarli diaphanum nanum Ardiss. - Ceravi, diaph. tenue Ardiss. - Ceram.
flaccidum Harv. - Hormoceras purpureum Ardiss. - Hormoceras tener -
rimimi Martens. - Horm. gracillimum Kuetz.
J. Agardh creò per quest’ unica sp. la Tribù degli Acrogonia col
quale vocabolo si allude ai tetrasporangi emergenti collocati nelle gi-
nocchia superiori. Il Cer. byssoideum Harv. non ne sarebbe che una
var. È specie diffusa anche nel Mediterraneo, epifitica alle Corallina
e ad altre alghe a poca profondità, ma raramente fertile, ciò che
J. A g. ha pure rilevato per gl’individui Atlantici. L’ unico esempi, da
me trovato con abbondanti tetrasporangi ha origine giapponese. An-
che in istato di sterilità la specie è però presto identificata per la
tenuità capillare dei fili qua e là radicellosi alle ginocchia, per la
estrema lunghezza degli articoli i quali superano di 6-8 volte il diam.
del filo, mentre nelle parti superiori sono pressoché eguali al diametro,
e verso la sommità la zona nuda è quasi scomparsa per l’appres-
samento delle zone corticate che quasi si toccano. Queste zone sono
limitate alle giunture. I tetrasporangi subverticillati sono addensati
nelle parti cimali, nudi superiormente e cinti alla base dalle cellule
corticali rimaste sterili. Nell’esemplare osservato i verticilli fruttigeri
sono composti inferiormente da 4 tetrasporangi assai grandi, ma
simultaneamente non se ne scorgono che 2, gli altri due essendo
applicati alla parte opposta del filo. Cistocarpi nei rametti e nei rami
minori terminali, gemini, circondati da 5-6 rametti umbellati patenti,
forcipati, superanti 3 volte la lunghezza del cistocarpo. Colore por-
porino o violaceo; sostanza flaccida assai aderibile.
In superficie le articolazioni ialine si vedono striate longitudi-
nalmente di linee subparallele formate dalle membrane concentriche.
La breve zona corticata è limitata alle ginocchia. La sezione trasver-
sale è tonda. Tubo assile tondo, assai grande, contenente le mem-
brane ialine suddette. Strato corticale composto di 2-4 serie disor-
dinate di cellule roseo-porporine, subtonde vel oblunghe.
Hab. L’Atlantico dalle coste Inglesi a quelle di Francia, il Me-
diterraneo e l’Adriatico, il mare Indiano orientale, la Tasmania, il
Giappone, e forse altrove.
a. 28 Cerarti, gracìllimum Grifi, et Harv. - Adziro (Idzu). Mrch.
1898. Ex herb. K. Okamura.
b. 43 Idem P. A. R. Brest, Cherbourg. F. Stenfort, Les plus
belles plantes de la mer.
441. Ceramium strictum Grev. et Flarv.
= Gongroceras pellucidum Kuetz - Hormoceras diaphanum Kuetz. -
Horm. Calenula Kuetz. - Ceram. diaph. gracile Ardiss. - C. capilla-
ceum Menegh. - Horm. moniliforme Kuetz. - Horm. macrocarpum
Kuetz. - H. polyceras Kuetz. - H. gracillimum Kuetz. - Ceram. patens
122
Meneg. - H. patens Kuetz. - Gongr. macrogonium Kuetz. - Ceram.
diaph. gracillimum Ardiss. - C. polygonum Ardiss. - Conferva deli-
cata Clem. - Cerata, pellucidum Crouan. - C. diaphanum var. minor
Crouan.
Collocato nella Tribù Agardhiana delle Brachygonia fra le specie
a ginocchia inermi. Comune anche nel Mediterraneo in tutte le sue
forme nei bassi fondi fino alla profondità di io m. circa, e trovasi
spesso reietto in primavera sopra altre Alghe, e più specialmente
sulla Zostera che talora riveste, per tratti magari di 3o cent, di lun-
ghezza, come una chioma di un roseo più o meno intenso o soffuso
di violaceo. Questa preferenza di sopporto è già un buon aiuto per
una pronta identificazione, ma nello stesso tempo insegna quanto
fallacemente il Thuret (in Le Jolis) l’ abbia considerata come propria
esclusivamente della var. % ostericola ( 1 ). J. Agardh, in Anal. Algol.,
accenna a due altre specie entranti nell’ indicata tribù: il Ceram. pel-
lucidum Crouan, ma non senza qualche dubbio, dichiarandolo come
« species mihi vix cognita », ed il C. aequabile J. A g. mscr. (C. dia-
phanum Harv. della N. Olanda). L’ Ardissone, in Phycol. medit. di-
stingue infine una var. brevi-articulatum i cui caratteri ravvicinereb-
bero al Ceram . elegans. Sul valore di questa var. non posso pronun-
ciarmi; sembra ad ogni modo che non sia mai stata segnalata per
gli Oceani.
(A) Questa pretesa var., secondo T Ardissone, non sarebbe che il Ceram.
diaphanum minor Crouan.
{continua)
Two crustaceous brown algae from
thè Danish West ladies
by
F. BOERGESEN
At thè shores of thè Danish West Indies 1 have collected two
crustaceous algae which I think worth mentioning.
The one is a Ralfsia which I have referred to R. expansa ).
Agardh, whose description of it is very incomplete, thè other
Aglao^onia canariensis newly described by Professor Sauvageau.
Ralfsia expansa J. A g.
J. Agardh, Species Algarum, i, p. 63; Myrionema {}) expansum
J. Ag., Nya alger fran Mexico (Oefversigt af K. Vetenskaps-Akademiens
Foerhandlingar, 4, 1847, p. 5, Stockholm 1848).
Though using thè name of J. Agardh for this plant I may point
out .that thè description of Agardh (1. c.) is so poor that an identi-
cation by means of it is impossible and as, moreover, thè originai
specimen of Ralfsia expansa, collected by Liebman at Vera Cruz
and now in thè Botanical Museum, Copenhagen, is sterile, an exact
identification by means of it is also excluded. In nevertheless using
Agardh’s name it is mostly because thè sterile thallus of thè above-
mentioned specimen of Liebman seems quite to agree with my spe-
cimens and furthermore also, because thè plant in question has been
found in nearly thè same flora-district.
The plant when young forms orbicular later on more irregular
crusts, often growing together to coriaceous expansions on stones
and rocks. It has a dark brown colour. In young specimens thè
surface is nearly even and smooth with more or less conspicuous
124
concentric striations, in older ones rather uneven, bullate and often
somewhat folded. The thallus is rather easily separated from thè sub-
stratum.
Fig. 1. Ralfsia expansa J. Ag. a. transverse section of thè thallus with uni
locular sporangia b. transverse section of thè thallus near thè edge (40 : 1).
The sterile part ot thè thallus is built in good accordance with
that ot Ralfsia verrucosa : from a horizontal layer of cells, archfor-
med cellthreads grow up turning their convex side against thè edge
af thè thallus, agreeing with Reinke’s schematic figure of Ralfsia
verrucosa in a Algenflora » p. 48 ; often thè leaf is more or less bi-
lateral as shown in fig. 1 a and b being li ke thè figure c ot Reinke
1. c. referring to some form from thè Channel of Ralf sìa verrucosa.
The chromatophore in thè material preserved in alcohol was
not especially prominent; it was plateformed and a single one was
found in each celi. Groups of hairs occur rather abundantly.
Both unilocular and plurilocular sporangia were met with, oc-
curring on different plants. The unilocular sporangia (fig. 2 a and b)
are laterally placed upon thè paraphyses and nearly always stalked,
having a single basai celi, very seldom I have found sporangia without
this celi.
They are oblong - pyriform but as to thè form and size some
differences occur. In one specimen from thè reef between thè Hurn-
cane lsland at St. Thomas they were nearly ovai - pyriform, 75 (x.
long and 3o ji. broad and thè paraphyses about 100 long; (fig. 2 a),
in another specimen collected at thè French wharf in thè haibour
125
of St. Thomas they were much longer, ovai - pyriform to davate
until 120 (A. long without thè basai celi and 3o ji. broad and thè
paraphyses up to 170 [a. long (fig. 2 b).
Fig. 2. Ralfsia expansa J. Ag. a and b unilocular sporangia, c plurilocular
sporangia. (about 300 : 1).
The paraphyses consisting of from 8-14 cells are thinnest
(about 3 [A.) and thè cells of which they are composed longest some-
what below their middle, thè cells growing thicker and shorter
towards their base and especially towards their top, thè paraphyses
assuming herewith a davate appearance.
The plurilocular sporangia (fig. 2 c) are formed by thè para-
physes, thè cells in their uppermost part being divided by vertical
and horizontal walls into smaller, more or less cubical cells. The
sporangia are about 5 - ó (a. thick.
So far as I can see, this form seems to be very nearly related
to Ralfsia verrucosa and especially it comes near to that large form
collected by Schousboe in Maroc and described in some detail by
8
126
Kuckuck in « Bemerkungen zur marinen Algenvegetation von Helgo-
land », I, p. 244. The most essential differences between thè West
Indian form and Ralfsia verrucosa are, that thè sporangia in thè first-
mentioned form seem to be somewhat longer sometimes nearly da-
vate, that thè sporangia have a small celi at their base, which is
not mentioned in Kuckuck’s description nor found in thè excellent
figures of Ralfsia verrucosa in Reinke’s « Atlas » ; only in Harvey,
« Phycologia Britannica », pi. XCVIII, fig. 5 such a celi is figured.
As to thè plurilocular sporangia a difference is also present, thè
large top celi of thè sporangia in Ralfsia verrucosa being after
Kuckuck 1. c. p. 242 colourless and sterile. On thè other hand, thè
paraphyses of thè West Indian form seem quite to agree with those
of Ralfsia verrucosa.
So long as our knowledge of Ralfsia verrucosa and its different
forms remains somewhat deficient (cfr. Reinke, 1. c. and Kuckuck 1. c.),
I think it most correct to consider our form as a special species.
Should later examination of thè different forms now referred to Ralfsia
verrucosa show, that they all belong to this species, it would per-
haps be most naturai to consider thè West Indian form also as a
variety of R. verrucosa .
This species occurred in shallow water near thè surface of thè
sea on rocks and stones in rather exposed as well as more sheltered
localities. It is found with unilocular and plurilocular sporangia in
thè months December - March.
It is common in thè sea round St. Thomas and St. Jan.
Aglaozonia canariensis Sauv.
C. Sauvageau, Observations sur quelques Dictyotacées et sur un
Aglaozonia nouveau (Bulletin de la Station biologique d’Arcachon,
8, 1904-5).
Compare: Ralfsia ceylanica Harv. in Ethel S. Barton, List of
Marine Algae collected at thè Maldive and Laccadive Islands by
J. S. Gardiner (Linnean Soc. Journ., Botany, voi. XXXV, p. 477,
pi. i3, figs. 1 -4).
Zonaria parvula Grev. var duplex Heydrich, F. Heydrich, Beitràge
zur Kenntnis der Algenflora von Kaiser - Wilhelms - Land (Deutsch -
Neu- Guinea). (Berichte d. deutsch. bot. Gesellsch., Bd. X, 1892, p. 458).
127
On thè exposed coast of thè rocky north - west side of St. Croix
I have collected a crust • shaped alga which seems quite to agree
with thè Aglao^onia canariensis newly described by Sauvageau. As
his preliminary, short note on this alga is without any figures and
a certain Identification therefore was difpcult, I have sent a drawing
to Professor Sauvageau and asked him if my supposition was right.
Professor Sauvageau quite agreed with me and has also most kindly
sent me some material of his plant, by means of which I have
been able to convince myself of their identity.
As already mentioned, my plant was found on exposed coast
and it was here growing in large extensions covering thè rocks
with a dark - brown crust. lt is of a coriaceous consistency. The
edges of thè thallus are roundish lobated and these lobes grow more
or less over each other in a similar way as in Ralfsia. It adheres
firmly to thè substratum by means of numerous multicellular rhi-
zoids (fig. 3 a) ending in a disc with irregularly divided, often co-
ralliform prolongations. The cells in thè stalk of thè rhizoids are
often swollen in thè middle, this assuming herewith a moniliform
appearance, but quite cylindric cells also occur.
Fig. 3. Aglaozonia canariensis Sauv. a transverse section of thallus with
rhizoids, b edge of thè thallus seen from above, c trans verse section of thè edge
of thè thallus, d transverse section of thallus with young hairs (about 70 : 1).
128
If we examine thè thallus from above (fig. 3 b) we find that it ìs
composéd of numerous rows of cells radiating flabelliform out from
thè margin; along this we find a series of very large top cells and
these divide themselves gradually by longitudinal and transverse
walls, each in this way giving rise to 2 - 4 rows of cells. In a tran-
sverse section (fig. 3 a) we find that thè thallus consists of a me-
dullary layer of very large cells with dark brown contents in thè
middle, and one or two, on thè upperside seldom even three, large
fiat cells; at thè surface on both sides an epidermal layer of small
cells. The large fiat cells nearest thè periphery are most often, in any
case in older parts of thè thallus, divided by vertical, secondary walls
into two - four cells, more seldom horizontal walls also occur.
A transverse section (fig. 3 c) shows thè development of thè
thallus. First by a vertical wall a large celi is cut off from thè topcell
and at thè new cell’s upper - and under side two fiat cells are formed
from which thè epidermal layer has its origin, thè cells on thè upper-
side being gradually divided into 4 - ó small cells those below most
often only in two or not at all. From thè large celi in thè middle
one, two or sometimes even three fiat cells are cut off on thè upper-
side, one or sometimes two from its underside. VVhile these cells
on thè side below most often are undivided, sometimes though divi-
ded by a vertical wall into two cells, those on thè upperside are
somewhat more divided especially thè uppermost cells. The large
cells in thè middle are sometimes also divided by vertical walls into
two cells (thè two cells to thè right in fig. 3 a).
The rhizoids are outgrowths from thè epidermal cells below.
Upon thè upperside of thè thallus here and there scattered groups
of hairs occur; thè hairs have their origin from epidermal cells (fig. 3 d).
I may also point out that all my material was sterile.
As will be clear from this description, my plant quite agrees
with that of Sauvageau, only that it is sterile, and this I have also
found by comparison of thè material of thè Canary plant.
As already emphasized by thè quotation above, it seems to me
that thè Ralf sìa ceylanica Harv. described and figured by Miss E. Barton
(Mrs. Gepp) 1. c. bears a great likeness with ours (A). Some differ-
(4) In a later paper : « Marine Algae (Chlorophyceae and Phaeophyceae) and
marine Phanerogams of thè « Sealark » Expedition (Transact. Linn. Soc. voi. XII
129
ences are present however. Thus, in Mrs. Gepp’s drawing we find
on thè upperside 3 layers of small cells while in my plant most often
only a single layer is present. And, furthermore, thè large medullary
cells in thè middle of thè thallus are not so high as in our plant.
But in older thallus in thè West Indian form I have found thè large
cells divided by secondary walls being not much higher than in
Mrs. Gepp’s drawing and thè cells below thè epidermis on thè upper-
side are also here divided into rather small cells. Professor Sauvageau
with whom I have been discussing this problem also directed my
attention to thè fact, that while these secondary walls in our plant
lie at different heights (fig. 3 d), all thè cross walls in Mrs. Gepp’s
drawing nearly correspond with each other. But whether we really
have here some characters making Harvey’s and Mrs. Gepp’s plant
specifically different or not from ours, I think can only be settled
by means of an examination of thè originai specimen of Harvey.
Should then thè plant from thè Atlantic Ocean turn out to be iden-
tical with that from thè Indies ours plant ought to be called Aglao-
\onia ceylanica (Harv. Gepp) which in my opinion Harvey’s plant
must be called in any case.
1 may point out further, that Heydrich (1. c.) mentions a Zonaria
parvula Grev. var. duplex n. var. which seems to belong to our plant.
In thè Danish West Indies Aglao^onia canariensis was found
on very exposed coast incrusting thè rocks at about high water mark
and somewhat below. lt was gathered in February and was then sterile.
St. Croix : at « Northside » estate.
1909) Mr. and Mrs. Gepp consider Ralf sia ceylanica , Harv. as « nothing but a
typical form of Zonaria variegata». Judging from Msr.’ Gepp’s figure I cannot
agree with them in this view.
130
LITTERATDRA PHYCOLOGICA
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dlingar Band 43, N. 5, pp. 25, Taf I-VI.
141
Forti Achille. — Contribuzioni Diatomologiche XII. — Metodo
di classificazione delle Bacillariee Immobili fondato sull’ asinità mor-
fologica dei frustoli ed in relazione con l’evoluzione dell’ auxospora.
— Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, Tomo LXXI,
parte seconda, 1912, pag. 677-7 3i.
La Memoria del dottor Forti è cosi densa di contenuto e ricca
di citazioni che non è possibile riassumerla nel breve spazio di una
recensione, ma non si può fare a meno di rilevare la sottigliezza
delle argomentazioni in un tema dal quale furono affaticati molti si-
stematici che ne hanno rasentato la soluzione. La tassonomia delle
Diatomee, come io avvertiva nel 1890, si è basata su due fonda-
menti, ora insistendo alcuni autori (Pfitzer, Petit ecc.) sul valore
dei cromatofori con l’ammettere la divisione di queste Alghe in Coc-
cocromatiche e Placocromatiche, ora giovandosi (H. L. Smith, Van
Heurck, Castracane ecc.) della morfologia della valva e adottando
le divisioni, più tardi modificate, di Rafidee, Crittorafidee e Pseudo-
rafidee; la descrizione di nuovi generi, massime fossili, lo studio mi-
nuzioso della struttura del frustolo, la simmetria o meno delle valve,
la mobilità dell’ organismo, la scoperta delle microspore ecc. hanno
in questi ultimi anni giovato ad allargare le nostre cognizioni morfo-
biologiche sulle Diatomee e a permettere tentativi di nuove classifi-
cazioni. 11 Forti, fatto tesoro di tutte le osservazioni finora date in
luce, ne ha discusso il valore e con la competenza ben nota, che
egli possiede nel campo della Diatomologia, ha cercato di stabilire
le afpnità filogenetiche dei generi nelle singole famiglie e di queste
nei gruppi più vasti, tentando cosi un coordinamento razionale delle
Bacillariee Immobili.
Io credo fare cosa utile ai nostri studi riproducendo dalla Me-
moria dell’ A. la parte più pratica del lavoro, cioè la disposizione
delle famiglie e dei generi, nuovamente proposta dal Forti.
Quadri analitici delle famiglie e dei generi
in relazione alle genealogie.
I. - Immobiles. — Copulatio modo ignota, modo sane inexistens
vel fortasse obcursu microsporarum perfecta.
A - Valvae plerumque circulares, exceptione ellipticae, reniformes
vel prolongatae
v
142
a frustula cylindrica valvis cylindricis, digitaliformibus vel plus mi-
nusve cupulatis, inter se directe vel spinis peripherice aut sub-
peripherice valvis superficie insertis vel etiam umbilico laevi
aut celluloso plerumque e multis consociata Melosireae
b frustula plerumque disciformia, raro etiam tympanoidea, e paucis
inter se consociata
a valvae plus minusve regulariter punctulatae veì cellulatim con-
sculptae, semper more enim homogeneo, ad summum areolà
centro hyalinà vel grosse cellulosa, vel stellulatà, interdum prae-
terea aculeis parvulis periphericis, vel poro centrali cannula
permeato (spina) vel utrisque ornatae Coscinodisceae
P valvae in sectores, omnes secus superficiem planam unam
ordinatos, partitae Asterolampreae
7 valvae in sectores alternatim elatos et compressos partitae
Heliopelteae
8 valvae uno vel compluribus ocellis vel cornubus brevissimis,
ocellos fingentibus, ornatae Eupodisceae
B - Valvae plerumque ellipticae vel lanceolatae vel usque bacillifor-
mes aut cuneatae, polymeriae gratià etiam polygoniae, stellatae
vel stellato-sinuatae; zona connectivalis saepissime e multis
zonulis (copulae) vel squamis ornata.
a polymeria valvarum frequentissima, ila ut saepe stigma typicum
specierum generumque conficiat; zonulae vel squamae inter-
valvares maxime frequentes; valvae facie valde instabiles, cor-
nubusve ocellatis et setis, utrisque praeterea, nunquam tamen
ocellis, interdum spina centrali ornatae, complanatae vel gib-
bosae, saepe transversim plicis difformibus percursae, laeves vel
facie pervaria consculptae, punctatae, striatae, cellulosae etc.
Bìddulphieae
b polymeria hucusque ignota; frustula plerumque zonae connecti-
* vali diaphragmatibus plus minusve evolutis aut piane indicatis,
e latere facile conspiciendis, instructa.
a valvae bacilliformes vel lanceolatae vel apicibus et media re-
gione inflatae, rarius ventricosae aut ellipticae, non semper
pseudoraphe praeditae; frustula bina vel plurima diaphragmata
plus minusve evoluta ostendentia Babellarieae
143
P valvae et frustula cuneatim instructa diaphragmatibus plerum-
que aptius iuxta apicem crassiorem conspiciendis, pseudoraphe
saepe sed non semper manifesta Lìcmophoreae
Y valvae arcuatae altera concava altera convexa; frustula quidem
arcuata diaphragmatibus non semper praesentibus et tum paene
explicatis Entopyleae
C - Valvae plerumque bacilliformes vel lanceolatae, zonae connecti-
vales simplices, pseudoraphe saepissime in utraque valva mani-
festa
a pseudoraphe nodulis carens
a frustula in familias fasciolatas aut stellatas vel alternatim (zig-
zag) consociata, interdum geminata; valvae bacilliformes, lan-
ceolatae vel rarius cuneatae, costis et striis ornatae Diatomeae
p frustula e multis in familias fasciolatas consociata, valvis bacil-
liformibus, lanceolati vel lanceolato-ventricosis, striatis tantum,
pseudoraphen plus minusve manifestam, sed etiam interdum
inconspicuam ostendentibus Fragilarieae
Y frustula solitaria vel geminata, valvis acicularibus rectis subti-
liter striatis Synedreae
8 frustula solitaria vel geminata, valvis lanceolati vel cuneatis
grosse punctatis Raphoneideae
b pseudoraphe nodulo vel area hyalina centrali notata
Plagio grammeae
II. - Mobiles. — Copulatio exacte cognita, contentum totum
cellularum quotiescumque commovens.
A - Raphe imperfecta vel carinata
a frustula arcuata.
a frustula plerumque in familias fasciolatas consociata,- saepe etiam
solitaria aut pedunculata, valvis striatis; raphe nodulos apicales
tantum exhibens, rarius per totam valvae longitudinem e latere
protracta Eunotieae
p frustula solitaria vel geminata, valvis costatis. seriebus alternis
granulorum ornatis; raphe saepe per cunctam valvarum longi-
tudinem transgrediens, saepe etiam nodulo centrali notata
Epithemieae
b frustula bacilliformia, fusiformi vel sigmoidea, solitaria vel fron-
144
dibus gelineis inclusa, rarius in familias fasciolatas consociata,
valvis carinatis; carinae e punctibus magnis plus minusve pro-
lungati raphen obtegentibus confectae Nit^schieae
c frustula solitaria vel geminata, valvis ellipticia vel subcircularibus
tum complanatis tum ephippio instructis vel contortis, plerum-
que marginibus alatis; raphe inconspicua vel imperfecta
Surirelleae
B - Raphe perfecta, nodulis apicibus et regioni intermedia valvarum,
ubi brevi spatio interrupta, ornata, areolà hyalinà plus minusve
expansà et conspicuà circumdata
a valvae dissi miles, altera tantum raphe praedita Ileteroideae
b valvae aequales
a alis vel carinis ornatae Tropidoideae
p alis vel carinis carentes Naviculoideae
Melosireae
A - Valvae subtiles complanatae vel leniter cupulatae, zonulae inter-
valvares semper praesentes; frustula spinulis fìliformibus con-
sociata, rarius contigua
a frustula secus diametrum pervalvarem perelongata, zonulae in-
tervalvares permultae interdum etiam oblique dispositae
a structura tenuissima in vivo piane inconspicienda, valvae com-
planatae vel paulo prominentes nulla sculptura ornatae
Leptocylìndrus Cleve
p structura validior, zonulae intervalvares eximie conspicuae saepe
etiam ornatae et plus minusve oblique dispositae, valvae com-
planatae vel paulo prominentes, punctis margine plus minusve
notatis ornatae Dactyliosolen Castrac.
7 valvae cupulatae marginibus obliquae, zonulae intervalvares
oblique dispositae ita ut faciem spiralem elpngant
Melosira Roeseana Rab. v. spiralis — Melo sira (. Liparogyra )
spiralis (Ehr.) Grun.
b frustula secus diametrum pervalvarem nec admodum elongata;
zonulae intervalvares semper paucae, nunquam oblique di-
spositae
145
a spinae valvarum subperipherice insertae, cunctae eaedem
1 valvae cupulatae frustulaque plus minusve valide instructa
Melosira (Lìparog.) dendroteres Grun. Melos. Oestrupiì A. Gl.
2 valvae cupulatae frustulaque fragiliter instructa inter se
contigua, spinae omnes eaedem inter frustula finitima alterna-
tim ordinatae Bacterosira Gran
j? valvae complanatae frustula plus minusve fragiliter instru-
cta, filamenta saepe in thallis gelineis inclusa, znnulae inter-
valvares plus quam binae Detonula Schtt.
P spinae omnes eaedem praeter unam evolutiorem quae plus
minusve evidenter pseudonodulum fingit; valvae cupulatae, fru-
stulaque fragilia filamentis mucosis brevibus inter spinas inter-
cedentibus consociata Lauderia Cleve
B - Valvae plerumque subtiles complanatae vel cupulatae, zonulae
vel squamae intervalvares modo certe, modo non observandae;
frustula inter se spinis plus minusve longis, semper enim valde
evidentibus consociata, his seu ad margines valvarum, seu
conjunctione perfecta, extrorsum interdum irradiantibus (4).
a spinae rectae brevissimae, valvae validae, radiatim consculptae,
frustula disciformia zona connectiva simplici praedita
Melosira Sol (Ehr.) Kg.
b spinae rectae vel aduncae simplices vel ramosae, breves, valvae
pileiformes, fere hemisphaericae Melosira setosa Grev.
c spinae rectae, simplices vel ramosae, cum finitimis occurrentes
vel alternatae, saepe etiam transverse inter se consociatae, se-
cus lineam anularem rectam vel crenulatam, plus minusve,
saepe maxime, elongatae, valvae lenticulares vel cupulatae
Sceletonema Grev.
d spinae perlongae plerumque extrorsum post occursum cum fini-
(4) F. Kitton e H. van Heurck (Traité des Diatom. p. 423) opinano che
i generi Bacteriastrum e Corethron non possano rappresentare dei gruppi auto-
nomi ma non siano che polimerie di Chaetoceras. — Sarebbe un fatto di più per
dimostrare le relazioni multiple fra i più differenti tipi essendo innegabile la loro
affinità con le Meiosiree attraverso alle specie del gen. Sceletonema. — Del resto
anche tra Lauderia e Guinardia si riconoscono le medesime analogie.
146
timis congruentibus plus minusve recte vel oblique (cruciatim)
radiantes Bacteriastrum Shadb.
C - Valvae valide instructae, plus minusve convexae et graves, saepe
etiam inter se dissimiles et praecipue ordine, facie et copià
spinarum, quae modo simplices, modo per apices consertae
conspiciuntur
a valvae circulares, plus minusve convexae usque digitaliformes,
plerumque sculpturis crassis saepius cellulosis ornatae, mar-
gines laeves subtiles Stephanopyxis Kitt.
b valvae circulares, cupulatae, marginibus crassis patentibus, pro-
minentibus, valde consculptis limitatae, spinis circinatim, media
longitudine semidiametri insertis vel valde longioribus centro
exeuntibus et punctis paucis laxisque ornatae Trochosìra Kitt.
c valvae elliptico-elongatae marginibus crista lata aculeorum per
apices consertorum punctisque laxe dispositis, longe pediculatis,
apice trigonis, ornatae Muelleriella V. Hck.
D - Valvae circulares, validae, punctulatae vel radiosae, granulis cras-
sissimis margine exculptae, saepe modulo cuidam cupulatae;
frustula alterum altero contigua in filamenta longa consociata
Paralia Heib.
E - Valvae spinis carentes, validae, circulares aut ellipticae, pileifor-
mes vel cupulatae, punctulis saepe subtilibus ornatae, frustula
inter se contigua vel isthmo gelineo conjuncta
a sculpturae centro statim abruptae area quandoque hyalinà pro-
minenti, quandoque etiam dissimili sculptura ornata
a valvae sine fimbria Hyalodiscus Ehr.
p valvae fimbria lata, exiguis partitionibus arcuatis extructà or-
natae Centroporus Pant.
b sculpturae aequa manu per totam valvam distributae
i - Familiae plerumque numerosae
a valvae circulares hemisphaericae, punctulatae, frustula solitaria
isthmo gelineo consociata Podosira Ehr.
p valvae ellipticae punctulatae, cupulatae, frustula solitaria vel
geminata Druridgea Donk.
7 valvae circulares, cupulatae vel aheniformes, structura cellulosa
147
exculptae, frustula inviccm contigua in filamenta coalita
Pyxidicula Ehr.
8 valvae digitaliformes, superficie leniter convexae marginibusque
interdum leniter patentibus
Melosira C. Ag. [Lysigonium Link).
2 - Frustula plerumque solitaria (forsan sporae)
a valvae circulares aut ellipticae structura sinuosa vel reticulatà,
interdum plus minusve spinosa ornatae
Liradìscus Grev. ( Epìthelion Pant.).
P valvae circulares, ellipticae vel panduriformes, hyalinae, aculeis
cristisque facie et ordine regularibus an non exornatae
Xanthiopyxis Ehr.
F - Valvae superficie explanatae, eximie validae, cylindricae, circu-
lares undique sculpturis profundis margineque semper spinis
ornatae, modo omnibus paribus, modo irregulariter concre-
scentibus
a valvae permaxime validae, latere etiam cellulosae, denticulis par-
vulis serrulatis margine ornatae Endictya Ehr.
b valvae paullo minus quam praecedentes validae, plus minusve
regulariter e latere etiam punctulatae, margine serrulatae vel
spinis saepe e paucis vel e singula tantum irregulariter cre-
scentibus ornatae Melosira Ag. (prò maxima p.).
G * Valvae plerumque inter se valde dissimiles, inflatae, conicae vel
plus minusve convexae spinis vel cristis, saepo valde scanden-
tibus ornatae, interiores interdum menisciformes, aegre con-
spicuae (4).
a valvae plerumque ovales aut ellipticae, cristis secus radios di-
spositi ornatae in sectores plus minusve amplos punctis laxe
ordinatis consculptos divisae, sectores polygono centrali inter-
rupti, unicuique horum latere uno congruenti spinisque angu-
(d) Appartengono a questo gruppo forme di dubbia natura che, almeno per
la massima parte, si possono ritenere quali spore; tale fatto è sicuro per taluni
e la più parte dei Syndendrium e dei Goniothecium e per tutte quasi le specie
di Dicladia e di Periptera ormai riconosciute come fasi alternanti di altre specie.
F. Schuett (Naturi. Pflanzenfam.) ne raggruppa la più parte in un ordine in-
certo: «Le Pyxillae».
148
laribus ornato; valvae centrum plerumque prominens, interdum
tamen abductum, tum spinis periphericis cristis pariter con-
gruenti bus ornatae Stephanogonia Ehr. (4).
b valva externa cupulata vel subconica, cristis brevibus plus mi-
nusve radiantibus, interna plerumque explanata, difpculter con-
spicua, interdum etiam cristis spinisque plus minusve elongatis
et regularibus ornata Cladogramma Ehr.
c valva externa cupulata plus minusve capitata vel digitaliformis,
cristis et alis, spinà interdum, singulà prò crista, desinentibus
ornata, interna complanata, spinà centro insertà simplici vel
bifurcata, aut etiam externa plus minusve in apicem exiens,
interna menisciformis Pterotheca Grun. (2).
d valvae conicae zonà connectiva spinis marginem utrumque ver-
sum ornata connexae Hercotheca- Ehr.
e valva externa disciformis, valde centro prominens ex quo lineae
arcuatae, omnes secus directionem unam radiantes oriuntur
Gyrodiscus Witt
/ valvae similes, laeves vel hyalinae, plus minusve irregulariter
ellipticae, spinis carentes e latere saepe subtiliter punctulatae;
frustula catenata, medio inflata, dein contracta, apicibus denique
attenuata Goniothecium Ehr. (3). (*)
(*) A questo genere sarà forse da annettere Mastogonia Crnx Ehr. la quale
probabilmente non rappresenta che una forma teratologica. Le altre forme di
Mastogonia per lo più vennero aggregate al gen. Pterotheca Grun. (Cfr. Forti
Achille. — Studi per una Monografia del gen. Pyxilla e dei generi affini. —
Nuova Notarisia 1910).
(2) Cfr. per la genealogia della specie di questo genere: Achille Forti:
Studi per uua Monografia del gen. Pyxilla etc. — Pterolheca aculeifera Grun.
si potrebbe ritenere come una forma monocentrica di Odontotropis in omologia
con Pyxilla e Hemiaulus. Il nome Pterotheca è poi forse da mutare, ad evitare
equivoco, con T omonimo delle Compositae : Pterotheca Cass.
(3) Goniothecium barbatum Ehr. si conosce già come spora di Chaetoceras
Wighami Brightw. (Cfr. Achille Forti : Mare Sporco. Appendice al N. G. Bo-
tanico Italiano, 1906, p. 408). — Goniothecium Odontella trovato fossile a Mors
è forse puranco una forma di spora. E ignota pertanto la sua fase alternante che
non rimase conservata in quella roccia. Anche gli altri Goniothecium saranno
della stessa natura, certo che per la loro sezione ellittica, molto si assomigliano
a spore di Biddulfiee, come Syndendrium , Dicladia ecc,
149
Coscinodisceae.
A - Frustula tympanoidea valvis plerumque menisciformibus vel cu-
pulatis
a valvae paulo convexae, subtiliter et radiatim granulatae, granulis
centro rarioribus Antelminellia Schùtt
b valvae paulo convexae, subtiliter granulatae, granulis radiantibus
aequa manu per totam superficiem distributis, spinulis brevis-
simis submarginalibus ornatae Ethmodiscus Castrac.
c valvae valde convexae, usque hemisphaericae vel subconicae,
grosse granulatae vel cellulosae centro depressae hyalinae vel
subtilissime punctatae Porodiscus Grev.
B - Frustula discoidea valvis complanatis vel inflatis vel depressis,
exceptione cupulatis
a frustula radiis membrana inter se coalitis margine valvarum juxta
zonam connectivam insertis ornata
Planktoniella Schùtt (incl. Valdivieìla Schimp.)
b frustula discoidea orbicularia, exceptione elliptica, elongata aut
lanceolata, valvis per totam superficiem aequa manu granulatis
vel cellulosis interdum rarius spinulis laxe et symmetrice di-
spositi margine ornatis
a valvae circulares, exceptione ellipticae, elongatae vel lanceolatae
structurà cellulosa vel punctulatà, frustulis solitariis an gemi-
nati Coscinodìcus (Ehr.) Ratt.
p valvae circulares punctis laxe dispositis notatae, frustula solita-
ria vel geminata in seriem filamento uno per porum centralem
coalita; spinis in valva peripherice insertis, ex his saepius una
ceteris majore Thalassiosira Cl.
y valvae circulares punctulatae, pseudonodulo parvulo et spinis
periphericis ornatae; frustula solitaria vel geminata in seriem
filamenti compluribus per poros congruentes consociata, inter-
dum involucro gelineo circumfusa Coscinosira Gran
6 frustula solitaria vel geminata in familias magnas sphaericas
involucro gelineo coalita invicem filamenti debilibus gelineis
consociata; valvis circularibus laxe punctulatis, pseudonodulo
parvulo spinulisque periphericis ornatis, subtiliter striolatis
Cyclosira H. Per.
150
e valvae circulares striis sinuatis radiantibus consculptae
Haynaldiella Pant.
C valvae reniformes cellulosae Stoschia Janisch
T] valvae semilunatae, striis radiantibus granulis parvulis plus mi-
nusve conspicuis confectis notatae Euodia Bail.
6 valvae elliptico-cuneatae, elongatae, punctulatae
Willemoesia Castr.
c frustula discoidea, centro plus minusve compressa, sculptura val-
varum inaequalis
a valvae cellulosae peripherià et centro dissimiliter consculptae,
flexu evidentissimo separatae Craspedodiscus Ehr.
p valvae cellulosae peripherià subtilius quam centro, circulo areo-
larum valde majorum interposito Heterodictyon Grev.
d frustula discoidea centro valvarum inflata, rarius superficie un-
dulata
a valvae structura punctato - radiosa, interdum peripherice subti-
liori ambae spinulis bene conspicuis margine insertis omatae
Slephanodiscus Ehr.
p valvae centro inflatae vel superficie valvarum undulatae dissi-
militer semperque laxius quam peripherice exculptae, margine
poris plus minusve conspicuis ornatae Cyclotella Kuetz.
X valvae punctato - radiosae, superior spinulis parvulis aegre con-
spicuis notata, inferior vice spinulis carens structura densiori
ornata Anisodiscus Grun.
/ frustula disciformia valvis circularibus aut ellipticis crista aut
pectine pericentrico ornatis Acanthodiscus Pant.
(incl. Bruniella V. H., Cotyledon J. B., Gutwinskiella D. T.).
Asterolampreae .
A - Valvae disciformes, centro hyalinae radiis plus minusve dense
dispositis intersecto aut celluloso, ex quo radii diversi hyalini
crassi ad instar illorum rotae cujusdam discedunt, saepe etiam
extremitate spina parvula ornati, sectores plus minusve subtiliter
consculptos limitantes
a radii et sectores omnes inter se similes; axes symmetriae pluri-
mae prò singula valva
151
a radii peripherici plus quam duo — radii centrales clavati
Stelladiscus Rattr.
p radii peripherici plus quam duo — radii centrales subtiles recti,
diffracti aut ramosi Asterolampra Ehr.
Y radii duo tantum, centro non conjuncti; sectores semicirculares
structura cellulosa ornati Rylandsia Grev.
b radius ceteris subtilior, sectoribus duobus angustioribus quam
ceteris limitatus ; axis singulus symmetriae prò valva singula
Asteromphalus Ehr.
B - Valvae disciformes, centro punctulatae, radiis non percursae, pe-
ripherice in sectores divisae, radiis in extremitatem ocellatam
exeuntibus (A)
a radiis paulo elatis Gyroptychus A. Schm.
b radiis satis elatis Actinodiscus Grev.
C - Valvae centro inflatae, grosse punctatae et costis radiantibus plus
minusve centrum petentibus ornatae
a costae radiantes, rectae, plerumque debiles, saepe fere inconspi-
cuae, nunquam centrum attingentes, punch plus minusve crassi
et radiatim ordinati centro diminuti Stictodiscus Grev.
b costae interiores validae, fere centrum petentes; area hyalina
centrali definite circumscripta anulum granulorum elongatorum
ornata ; valvae extrinsecus punctis crassis plus minusve regula-
ribus sed etiam regulariter ordinatis ornatae, intus sectoribus
divisae craticularibus, costis iisdem limitatis
Arachnoidiscus Ehr.
Heliopelteae.
A - Valvae sectoribus trigonis alternatim depressis elatisque stratubus
sculpturarum duobus altero reticulato altero punctato ornatae
Actinoptychus Ehr.
B - Valvae sectoribus irregularibus, elatis augustissimis processu ex-
euntibus, depressis, latis, trigonis, reticulatis, prominentia brevi
usque ad umbilicum hyalinum protensa interruptis
Actinodictyon Pant.
(4) Forse non si tratta che di valve interne di Actinoptychus ,
C - Valvae grosse punctatae sectoribus cuneatis plicaturis interposi-
tis elatis, peripherice divisae; centro autem hyalino maculis
crassis evidentissimis consperso Truania Pant.
D - Valvae fìmbriatae elevationibus praeditae, his sulcis squamifor-
mibus limitatis ex margine usque ad umbilicum prolongatis
Lepidodiscus Witt.
E - Valvae praecedentibus similes praeterquam centro subtiliter punc-
tatae areola anulari angusta circumdato Wittia Pant.
Eupodisceae.
A - Valvae processubus mammiformibus ocellatis, parum elatis or-
natae
a valvae radiis ad ocellos velut ad totidem centra tendentibus di-
visae aut etiam reticulatim consculptae
a valvae plerumque ovales vel ellipticae ocellis binis, raro ternis,
vel etiam, sed rarissime, plurimis subcircularibus ornatae
Auliscus Ehr.
p valvae orbiculares, ocello singulo excentrico ornatae
Monopsis Gr. et St.
Y valvae orbiculares, subquadratae vel subpolygonae singulo ocello
prò angulo sed tamen summatim semper plus quam binis
ornatae Glyphodiscus Grev.
b valvae aequa manu profundeque per totam superficiem reticula-
tae, ocellis binis usque novenis, areola anulari subtili circum-
fusis ornatae Pseudoauliscus Leudug.
c valvae granulis ex areola centrali hyalina plus minusve conspicua
radiantibus ornatae Feneslrella Grev.
B - Valvae processibus ocellatis paulo prominentibus, margine api-
culis et pseudocellis hyalinis ornatae
a valvae orbiculares grosse punctatae, binis vel ternis processibus
magnis et pseudocellis compluribus interpositis notatae
Isodiscus Rattr.
b valvae orbiculares, subtiliter radiatim granulatae margine proces-
subus compluribus apiculisque singulis vel binis interpositis
notatae Rattrayella D. T,
153
C - Valvae ocellis singulis vel compluribus, complanatae vel convexae
aequa manu per totani superficie!!! consculptae, area centrali
carentes
a valvae complanatae ocello singulo ornatae laeviter aiveolatae,
deorsum subtiliter punctulatae Roperia Grun.
b valvae plerumque convexae ocellis pedicellatis compluribus or-
natae, arctissime aiveolatae deorsum sed primo obtutu difpcul-
ter observandum punctulatae Eupodìscus (Ehr.) Rattr.
c valvae radiatim punctatae, margine grosse tuberculatae
Perithyra Ehr.
d valvae dense granulatae corona punctorum hyalinorum ocelloque
singulo pedicellato margine notatae Micropodiscus Grun.
D - Valvae apiculis spiniformibus fere inconspicuis peripherice nota-
tae, radiatim granulatae, marginibus plus minusve ornatis ela-
tisque
a ocello singulo facile conspicuo
a valvae orbiculares Actinocyclus Ehr.
p valvae semilunares Hemidiscus Wall.
b ocello nullo
a valvae orbiculares, rarius ellipticae vel lanceolatae marginibus
torulosis simplicibus Cestodiscus Grev.
(3 valvae orbiculares marginibus torulosis lemnisco quodam pecu-
liari ornatis, subtiliter radiatim punctatae radiisque evidentiori-
bus geminatis regulariter interpositis radium hyalinum inclu-
dentibus ansis lemnisci respondentibus ornatae Bruma Temp.
E - Valvae apiculis spiniformibus, areola hyalina circumfusis notatae
margine subtiliter et dense granulatae, radiis hyalinis areolis
marginalibus exeuntibus in sectores divisae centro hyalino sub-
orbiculari
a valvae circulares Temperea Forti
b valvae semilunares Palmeria Grev.
F - Valvae processibus mammosis non ocellatis parcissime promi-
nentibus
a valvae apiculis periphericis plerumque notatae plus minusve
dense punctulatae, processus arcu punctis crassis altero alterum
contiguis extructo notati Janischia Grun.
154
b valvae apiculis carentibus, processus marninosi valde expansi
striis radiantibus subtilibus ornati Pseudocerataulus Pant.
G - Valvae plus minusve convexae et undulatae processibus valde
evidentibus elatisque in partibus subperiphericis vel margine
editioribus insidentibus ornatae
a valvae plerumque centro aequa manu prominentes, processus
valde elati prope vel ad marginem dispositi
Aulacodiscus (Ehr.) Ratt.
b valvae in sectores alternatim elatos et depressos divisae proces-
sibus ocellatis ornatae Craspedoporus Grev.
c valvae centro valde cupulatae spinis nonnullis magnis extrorsum
vergentibus radiatim ornato, processus elati ad marginem siti.
Pyrgodiscus Kitt.
Biddulphieae.
A - Valvae superficie undulatae cristis vel rarius gibbis aut cornubus
inter se non contiguis notatae, centro spina singula perlonga,
rarius spinis binis symmetricis notatae
a spina centralis recta et singula, cristae prominentes, subperiphe-
ricae, valde breviores; valvae polygonae vel subpolygonae
Ditylium Bail.
b spina centralis singula uncinata, cum illa valvae obviae convoluta,
cristae periphericae brevissimae Syndetocystis Ralfs
c spina centralis unica, uncinato-bifida, vicissim ab illa valvae ob-
viae amplexa ; valvae cornubus non contiguis ornatae
Syndetoneis Grun.
d spinae duae, plus minusve inter se divergentes, apicibus duarum
eminentiarum plus minusve signatarum insertae, carina pecti-
nata inter se conjunctae, valvae plus minusve longe ellipticae
Odovtotropis Grun.
e spinae duae, valvae subcircinatae, subtiliter radiatim granulatae
et margine hyalino prominenti Zygoceros Circinus Bail.
B - Valvae spinis brevibus aut brevissimis, saepe prominentia centrali
occultatis, connexae, bacilliformes, elliptico-elongatae vel poly-
gonae, superficie undulatae; zonae connectivae saepe ultra vai-
155
vas porrectae ei tunc cum zonis frustulorum finitimorum conjun-
ctionem efpcientes; cornua peripherica cum adsint persubtilia
a frustula in filamenta taeniata, in spiram secus longitudinem con-
torta congregata, parce silicea; 'valvae per totam superficiem
semel vel bis undulatam lineares, obviae contiguae, ita ut una
prominens cum altera ingrediente exacte congruat
Streptotheca Shrubs.
b frustula spinis brevissimis coalescenza, valvis trigonis vel tetra-
goni undulatis hyalinis apicibus nec alibi coalescentibus
Bellerochea V. H.
c frustula spina centrali et zonis connectivis ultra valvas productis
usque ad conjunctionem cum obviis consociata, valvis consociatis
polygoniis, subtiliter granulatis, cornubus facie spinularum
subtilium unicuique angulo insertis ornatis Lithodesmium Ehr.
d frustula poro centrali et zonis connectivis coalita, valvis ellipticis
subtiliter striatis undulatis Graya Br. et Grove
C - Valvae planae vel gibbosae gibbis plicaturis nunquam tamen
septis limitati; cornubus peripherice insertis, bene evolutis,
interdum frustula inter se conjungentibus; seti plerumque cen-
tralibus, saepius pericentralibus, rarius deinde minutissimi circa
cornua insidentibus aut etiam piane carentibus
a valvae plerumque gibbosae, validae, ellipticae vel circuitu sinuo-
sae vel elongatae, cornubus bene evolutis setisque parvulis cen-
trici notatae, structura reticulatae vel leviter punctulatae
Biddulphìa Gray
b valvae plerumque planae vel cupulatae, ellipticae vel subcircula-
res, cornubus minus evolutis notatae; setis duabus plus minus-
ve pericentricis, structura punctulato-striolata, rarius reticulata
Cerataulus (Ehr.) Rlf.
c valvae plerumque complanatae vel leviter undulatae, facie poly-
gonae, cornubus etsi nec nimium evidentibus saepe apicibus
ornatae; setae nullae vel paucae aut parvae circa cornua in-
sertae, nec valde distantiores si majores Triceratium Ehr.
d valvae plerumque complanatae, stellato-sinuosae grosse et laxe
punctulatae, setis centralibus circinatim dispositis cornubusque
fere inconspicuis notatae Pseudosliclodiscus Grun. ’
156
e valvae ellipticae, striis crassis seriebusque laxis granulorum ma-
gnorum alternatis consculptae, cornubus binis subtilibus pedi-
cellatis subperipherice insertis, extremo ad instar acetabuli
expansis ornatae Kittonia Gr. et St.
/ valvae ellipticae cornubus binis eximie prominentibus pedicellatis,
saepe etiam bifurcatis ornatae laxe punctulatae
Ceratophora Pant.
g valvae ellipticae secus axem majorem contortae; cornua ocellata
extrorsum vergentia Iiut Ionia Gr. et St.
h valvae stellato-sinuosae lobis alternis, uno cornu extremitate hya-
lina ornato, altero non, subtiliter centro et peripherice punctula-
tae, spatio hyalino stellato interposito apices cornuum conjun-
genti notatae Grovea A. Schm.
D - Valvae complanatae vel gibbae cornubus saepe longis, extremo
seta singula vel binis aut totidem processubus unguliformibus
ad frustula inter se valde conjungenda idoneis praeditae
a valvae inter se plerumque dissimiles
a valvae monocentricae, externa plerumque cornu praedita, interna
complanata vel cupulata, interdum enim quoque cornuta, eadem
vel paulo ceterà dissimilis Pyxilla (Grev.) Forti
(3 valvae dicentricae vel monocentricae saepe in singulo frustulo
dissymetrice conjunctae; cornua valde extructa
Syringidium Ehr.
b valvae inter se plerumque similes, valde extructae et consculp-
tae
a valvae ellipticae aut lanceolatae, complanatae aut gibbosae bi-
nis cornubus plerumque longissimis conformibus ordinatae
Hemìaulus (Ehr.) Gr.
(3 valvae lanceolatae gibbosae centro quam apicibus elatiores; api-
ces rostellati Plojarìa Pant.
7 valvae trigonae, apiculis longissimis ad angulos notatae
Trinacria Heib.
5 valvae tetragonae, apiculis quaternis extremitatibus ornatae
Solium Heib.
s valvae lanceolatae, latere cuneatae, binis cornubus dissimiliter
elongatis ornatae Corinna Heib.
157
c valvae inter se similes, subtiliter extructae, hyalinae, ovali -ellip-
ticae, cornubus binis brevibus, unoquoque in setam parvulam
exeunti notatae Cerataulina H. Per.
E - Valvae ad instar cornns ducalis extructae, saepe facie inter se
dissi miles Isthmia A g.
F - Valvae mono- vel dicentricae, laevissimae, cornubus setiformibus
basi coalescentibus ornatae
a valvae monocentricae
a valvae calyptriformes, mucronatae, saepe in setam plus minus-
ve longam productae; zonulae vel squamulae intercalares sem-
per praesentes Rhì^osolenìa (Ehr.) Brigthw.
P valvae complanatae vel parvo dente e latere ornatae; frustula
recta; zonulae intercalares plerumque praesentes
Guinardia H. Per. (4)
Y valvae complanatae dente minutissimo, fere inconspicuo orna-
tae; frustula arcuata in familias spirales consociata; zonulae
intercalares semper observatae Henseniella Schuett
b valvae dicentricae
a valvae ellipticae laeves cornubus binis spinosis et vestigio no-
duli centralis ornatae, zonae intercalares evidentes
Attheya T. West
p valvae orbiculares binis cornubus spinulosis ornatae; zonae in-
tercalares evidentes Peragallia Schiitt
Y valvae ellipticae aut circulares aut facie variae, plerumque com-
planatae aut concavae cornubus subtilibus et longissimis seti-
formibus, inter se plerumque e latere, plus minus basi procul
contingentibus ornatae; frustula in familias longas coalescen-
za; cornua valvarum ultimarum familiae interdum a ceteris
intermediis sat diversa forsan quia procreatione intercalari sub-
sequenti exorta; zonae connectivae plerumque simplices, rarius
( 1 ) Questo genere si dimostra del tutto affine, da un lato alle Meiosiree Dctc-
tyliosolen e Lauderia, dall’ altro rammenta pure Thalassiosira e certune altre Co-
scinodiscee affini ; sicché si può riguardare come la vera congiunzione fra le tre
famiglie.
158
interdum zonulis intermedia difpcillime conspiciendis amplifi-
catae Chaetoceras Ehr.
G - Valvae ellipticae vel lineari - ellipticae superficie externa plus
minusve arcuato-concavae, saepe centro pseudonodulo notatae;
frustula inter se per apices valvarum conjuncta
a frustula recta, vix silicifera, in seriem balaustium fingentem con-
sociata, zonae connectivae inconspicuae, valvae pseudonodulo
carentes Climacodium Grun.
b frustula cuneata valvis plus minusve concavis pseudonodulis
ornata in filamenta spiralia consociata, zonae connectivae sim-
plices Eucampia Ehr.
c frustula elongata, valvis eximie concavis et tamen apicibus valde
prominentibus, punctulatis, pseudonodulo centrali ornatis; zonae
connectivae annulatae Moelleria Cleve
H - Valvae lanceolatae vel ellipticae superficie fere complanatae,
marginibus spinis ornatis, centro processu bifurcato, convoluto
vel setaceo conjunctae
a valvae lanceolatae apicibus plus minusve productis, poro centrali
processu convoluto vel bifurcato praedito Rutilarla Grev.
b valvae lanceolatae, apicibus acutae, marginibus spinosae, centro
grosse sparseque punctulatae, setis quibusdam intermixtis
Rutilariopsis V. H.
c valvae lanceolatae apicibus productis, binis processibus calyptri-
formibus notatis, marginibus spinis longis ornatae, grosse pun-
c tata e Baxteria V. H.
I - Valvae sine cornubus, septa scalariformia axi longitudinali valva-
rum plus minusve normalia, pseudoarticulos limitantia
a articula numerosa ad instar cellularum instructa, ex centrali api-
cem versus gradatim diminuta Pseudorutilaria Gr. et St.
b articula septis ad instar costarum extructis limitata
a valvae ellipticae vel rostratae, rectae, nodulo vel areolà hyalinà
centrali evidenti notatae Anaulus (Ehr.) Gr.
P valvae vermiformes, leniter sigmoideae, septis complurimis no-
dulo inconspicuo Helminthopsis V. H.
Y valvae curvatae, septa scalaria axis longitudinalis valvarum nor-
mam sequentia Eunotogramma Weisse
159
L - Valvae cornubus destitutae, septa, e latere observata, extremo
capitulata (ad instar musices signorum) vel inflexa.
a valvae ellipticae apicibus plus minusve protractis, marginibus
plus minusve evidenter undulatis septisque capitulatis
Terpsinoè Ehr.
b valvae trigonae, rarius pentagonae aut heptagonae, septis capi-
tulatis Hydrosera Wall.
c valvae tabellariaeformes, septis binis apicibus proximis ornatae,
statim erga centrum frustulorum plicatae Porpeja Bail.
M - Valvae plerumque trigonae sed etiam, quamquam exceptione,
biangulares vel polygonae, centro intervallo trigono vel excep-
tione elliptico vel polygono, laevi vel septato, septis e centro
radiantibus; marginibus zona pseudoseptis divisa septis internis
respondentibus; anguli cornubus plus minusve eminentibus no-
tati Entogonìa Grev.
N - Valvae sine cornubus plicaturis vel gibbis plus minusve com-
plexe dispositis secus descriptionem ornatae
a valvae plus minusve grosse punctulatae
a ellipticae cum plicaturis hyalinis radiantibus et transversis, pro-
minentias quaternas striatas invicem oppositas limitantibus
Tabulina Brun
p stellato-sinuosae, lobis punctulatis, plicaturis radiantibus limi-
tatis cyclo hyalino subtili interruptis zonam latiorem punctula-
tam et centro umbilicum circularem laevem amplectenti
Anthodiscus Gr. et St.
Y arcuatae, epithemioides, grosse granulatae, e latere subtilius;
plicaturae superfìciei valvarum parallelae, apices versus diaphra-
gma simulantes Leudugeria Temp.
Tabellarieae.
A - Diaphragmata bene evoluta
a Diaphragmata bina
a ad instar lamellarum exstructa ternis foraminibus notata
Dialomella Grev.
p undulata vel adunca foramine singulo centrali notata
Grammatophora Ehr.
160
b Diaphragmata complura, semper plus quam bina
1 - Genera aquae dulcis
a valvae orbiculares costatae Stylobiblium Ehr.
P valvae ellipticae, lineares, cruciformi - inflatae, costatae
Tetracyclus Ralfs
7 valvae costis destitutae, apicibus et centro inflatae
Tabellaria Ehr.
2 - Genera marina
a valvae validae costis et granulis evidentibus ornatae; diaplira-
gmata i-3 foraminibus rotundis pervia Rhabdonema Kuetz.
P valvae validae costis et granulis ornatae, diaphragmata pluri-
mis foraminibus notata trabeculis transversis scalariformibus
limitata Climacosira Grun.
7 valvae fragiles, subtiliter, aegre conspectu granulatae; diaphra-
gmata absoluta vel apicem versus tantum interrupta
Striatella A g.
8 valvae fragiles, subtiliter, aegre conspectu granulatae ; diaphra-
gmata media regione interrupta Tessella Ehr.
B - Diaphragmata imperfecta facie nodulorum reducta Lamella Brun
Licmophoreae.
A - Frustula cuneata valvis claviformibus pseudoraphe ornatis
a apices valvarum rotundati, plus minusve lati et inter se differen-
tes, diaphragmata rotundata ab apice crassiori plus minusve
recedentia Licmophora Ag.
b valvae cuneatae, apice crassiori plus minusve longe capitulatae;
diaphragmata binis foraminibus pervia, alterum ovale, capitulo
respondens, alterum cuneatum faciem reliquam frustuli imitans
Licmosphaenia Meresck.
B - Frustula cuneata valvis clavatis pseudoraphe carentibus diaphra-
gmatibus scalariformibus praedita Clìmacosphaenia Ehr.
Entopyleae.
A - Frustula diaphragmatibus imperfectis ornata Entopyla Ehr.
B - Frustula diaphragmatibus carentia Gephyria Arn,
161
Diatomeaé.
A - Valvae carina destitutae
a frustula stellatim ( 1 ) conjuncta; valvae bacilliformes inconspicue
costatae Asterionella Hass.
b frustula alternatim (zig-zag) conjuncta ; valvae lanceolato-elonga-
tae vel lineares, subtiliter costatae Diatoma D. C.
c frustula in fasciolam conjuncta; valvae parallelae lanceolatae vel
lineares, grosse costatae Odontidium Kuetz.
d frustula in fasciolam spiralem conjuncta; valvae convergentes,
cuneiformes, grosse costatae Meridion Ag.
B - Valvae carinatae Denticida (Ktz.) Grun.
Fragilarieae.
A - Frustula rectangularia, zonis connectivis uniformibus vel apicem
versus parum incrassatis; valvae regulariter striatae pseudora-
phen evidentissimam ostendentes Fragilarìa Lyngb.
B - Frustula zonis connectivis undulato-arcuatis; valvae lanceolatae,
sparsim punctatae Cymaiosira Grun.
C - Frustula zonis connectivis arcuatis, apices versus constrictis et
deinde inflatis; valvae arcuatae gibbae, sparsim punctulatae
Campylosira Grun.
Synedreae.
A - Valvae fìliformes marginibus denticulatis
Thalassiothrix (Gl. et Gr.) Castr.
B - Valvae bacillares marginibus integris
a regulariter striatae nec sulcatae Synedra (Ehr.) Kirchn.
(l) In un recentissimo studio J. Woloszynska (cfr. Bull. Interri. Ac. Se. de
Cracovie Serie B. p. 290-314, 1911) ritiene non essere raggruppamento dei frustoli
una caratteristica costante. Per il caso attuale pertanto la distinzione può reggere
benissimo se si vuol considerare come V espressione di quanto succede nella più
parte dei casi.
162
b regulariter striatae binis vel compluribus sulcis notatae
Ardissonia De Not.
c tenuissimae, apicibus inflatae, medio ventricosae, punctis irregu-
lariter dispositis conspersae Toxarium Bail.
C - Valvae lunatae marginibus integris Ceratoneis (Ehr.) Grun.
Rhaphoneideae .
A - Valvae apicibus symmetricis
a elongatae, apicibus inflatis sine pseudoraphe evidenti
Clavicula Pant.
b frustula singula e latere quadrangula vel linearia; valvae pseu-
doraphen plus minusve latam ostendentes Raphoneis Ehr.
c frustula geminata inter apices et mediam partem constricta; val-
vae grosse punctatae sine pseudoraphe evidenti
Ter e br aria Crev.
B - Valvae apicibus dissymmetricis, interne cuneatae
a frustula e latere rectangularia Trachysphaenia P. Pet.
b frustula e latere cuneiformia
a valvae pseudonodulis parvulis apice instructae nullaque pseu-
doraphe Peronìa Breb. et Arn.
(3 valvae gomphonemoideae pseudoraphe notatae et secus strias
transverse dispositas punctulatae Sceptroneis Ehr.
7 valvae pseudoraphen ostendenten margine granulis rotundis
grossis notatae Grunowiella V. H.
5 valvae pseudoraphen ostendentes margine granulis transverse
elongatis, magnis notatae Opephora P. Pet.
Plagiogrammeae .
A - Valvae intervallo hyalino centrali transverso ornatae pseudoraphe
inconspicua Plagìogratnma Grev.
B - valvae bacillares dissimiles, superior raphe lineari, subtili, binis
nodulis apices versus exeunti et cupula centrali perforata, loco
pseudonoduli praedita; inferior pseudoraphe tenui tantum no-
tata Cyclophora Castrac.
i6à
C - valvae strìis pseudoraphe ìnterruptìs, pseudonodulis et intervallo
hyalino transverso carentes, interdum apicibus vestigio raphes
brevis ad instar illius Amphipleurarum notatae
Dimeregramma Ralfs
D - valvae pseudoraphe et pseudonodulo parvulo notatae
Glyphodesmis Grev.
E - valvae pseudoraphe et pseudonodulo magno notatae
Omphalopsis Grev.
Eunotieae.
A - Valvae nodulis apicalibus carentes Pseudoeunotia Grun.
B - valvae nodulis apicalibus praeditae
a uniformiter striatae Eunotia Ehr.
b striatae sed margine convexo granulis majoribus aut spinulis or-
natae Actinella Lewis
Epithemieae.
A - Valvae apicibus rotundatis vel capitulatis sensim vel non atte-
nuati, raphe aegre conspicua Epithemia Breb.
B - valvae apicibus attenuatis; raphe bene conspicua, nodulo cen-
trali instructa Rhopalodia O. Muli.
Nitzschieae.
A - Frustula intra vaginas mucosas inclusa Homoeocladia A g.
B - frustula libera, carinae (raphe) in una alterave valva per diame-
trum oppositae Nit\schia Hass.
C - frustula libera, carinae (raphe) secus latus unum frustuli vergen-
tes Hant^schìa Grun.
Surirelleae.
A - Valvae transverse undulatae, undulationibus e latere conspicuis,
raphe recta Cymatopleura W. Sm.
B - valvae ellipticae, saepe medio constrictae, raphe cruciata, apici-
bus bifurcata Hydro Silicon Brun
C - valvae complanatae, cuneatae, costatae et alternatim granulatae,
raphe recta Podocystis Kuetz.
164
D - valvae complanatae vel in spiram contortae costatae et granu-
latae, marginibus alatae, raphe recta Surirella Turp.
E - valvae ephippii ad instar extructae, raphe fere inconspicua vel
piane obiliterata, plerumque cruciatim disposita
Campylodiscus Ehr.
Da quanto venne esposto nella Memoria dell’ A. riguardo alla
verace natura del rafe e all’ originarsi del medesimo, che ora si può
accertare aver la più stretta relazione con la sola comparsa dei no-
duli apicali, è facile comprendere come l’antica distinzione propu-
gnata da H. L. Smith in Crittorafidee, Pseudorafidee e Pafidee deva
venire abbandonata, le Pseudorafidee comprendendo forme in cui
non esiste ancor traccia di cosiffatto carattere, quali le Tabellarieae
ed altre in cui questo compare ormai evidentissimo come nelle Epì-
themieae e nelle Nit^schieae. Se poi si vuol tener calcolo della preca-
rietà dei caratteri forniti dall’aspetto dell’endocroma o dei cromato-
fori in generale, come in modo precipuo si rileva dagli studi del
Mereschkowski anche la distinzione in Coccocromee e Placocromee
perde assai del suo significato, tanto più in considerazione della
scoperta di specie apoclorotiche il cui numero, dopo le prime osser-
vazioni del Cohn, si è aumentato a merito di Provazek, Benecke
ecc.; non riuscirà quindi troppo diffìcile accogliere il metodo propo-
sto dal Forti, in quanto è suffragato da due solide ragioni che sem-
brano imporsi senza restrizione: la prima, fondata sui criteri anato-
mo-fisiologici della forma sessuata od asessuata di riproduzione e
della presenza o no di caratteri concomitanti alle funzioni di libera
transazione; la seconda, d’indole subordinata, perchè, malgrado tutto,
la successione delle forme non riesce perciò troppo sconvolta e nem-
meno ai sensi troppo irregolare, ma si bene, con la mutazione dei
limiti in taluni aggruppamenti in relazione ai criteri novamente in-
trodotti, si è addivenuti ad una sistemazione assai più logica e, per
la molteplicità ed importanza dei criterii informatori, più naturale.
Io chiudo questo resoconto con l’augurio che il Forti vada
proseguendo questo ordine di studi, illustrando, in modo analogo, la
sistemazione filogenetica dei generi delle Diaiomee mobili.
G. B. De Toni
Collaboratori della NUOVA NOTARISIA
T. Bentivoglio — F. Boergesen — O. Borge — A. Borzi — F. Ca-
STRACANE (*f) J. CHALON R. ChODAT J. COMÈRE J.
Deby (f) — A. De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi —
A. Forti — M. Foslie(-|*) — A. Garbini — G. Guglielmetti —
R. Gutwinski — A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz —
T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C.
Mereschkowski — L. Montemartini — O. Nordstedt — P. Pero
— P. Petit — S- Petkoff — A. Piccone (f) — T. Reinbold
— P. Richter — J. J. Rodriguez (f) — W. Rothert — F. Sac-
CARDO (f) W. SCHMIDLE F. SCHMITZ (f) — B. ScHROEDER
C. Schroeter — W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter
— A. Weber van Bosse — W. West — G. Zodda.
OTTOBRE 1912 - (Anno XXVII dalla fondazione della “ NOTARISIA „).
LA NUOVA NOTARISIA
PROPRIETARIO E REDATTORE
Dott. G. B. DE TONI
LAUREATO DELL* ISTITUTO DI FRANCIA
MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA
R. Orto Botanico Modena (Italia)
Angelo Mazza
SAGGIO DI ALGOLOGIA OCEANICA
Fatte queste premesse, anziché intrattenermi sui noti caratteri
della specie di cui si tratta, stimo più opportuno far seguire alcune
particolari osservazioni sopra alcuni dati di fatto, che non riscontro
altrove registrati. L’esemplare americano qui sotto indicato mi ap-
prende che alla regolarità normale del rameggio dicotomo-decompo-
sto fastigiato si associa, con più o meno frequenza, un rameggio
semplice o composto, ora fascicolato, ora subverticillato, composto
cioè di 3-4 rami attorno alle ginocchiature, sia nelle parti medie della
pianta, sia in alto. Talvolta questi verticilli si producono all’estremità
dei fili che, in tal caso, assumono l’aspetto capitozzato. Non escludo
che tale risultato possa anche essere prodotto da prolificazioni dovute
allo stroncamento del filo, ma può verificarsi anche nel caso opposto.
Che la pianta sia suscettibile di supervegetazioni persino laddove
queste non si direbbero le più indicate, lo prova il fatto, da me ri-
levato, della emissione di un ramo iniziale tra le forcipazioni (1).
i1) Ciò si verifica nel C. paniculatum dove peraltro si sviluppa spesso nell’ in-
tegrale sua essenza di ramo normale.
IO
166
L’illustrazione di questi fenomeni mi venne fornita dagli studi
fatti sopra esemplari stati raccolti a S. Margherita Ligure nell’Aprile
1 9 1 1 dall’amico Sig. Egidio Corti di Milano, ben noto ai cultori
della Briologia.
Più che in alcune altre, è in questa specie che il sistema cellu-
lare, sviluppatesi ai soli nodi, si mostra suscettibile di varie e talune
anche peculiari manifestazioni. Le principali sono le seguenti :
a) Cellule con endocroma, prone alla fruttificazione tetraspo-
rica, riunite in callotta la cui apertura è rivolta all’ insù;
b ) Cellule in parte endocromatiche, in parte ialine o giallorine,
sconfinanti dalla callotta e invadenti la zona translucente, prone le
prime alla formazione di rami secondari e terziari, le seconde ad
acquistare proprietà germinatrice a guisa di propagoli o bulbilli ;
c) Proprietà del tubo assile a contrarsi, in seguito a che, pre-
mendo sull’ orlo della callotta, questa viene a chiudersi, cosicché la
massa cellulare da emisferica si fa globosa. Dato questo risultato,
ben si comprende che le contrazioni si operano nel sènso longitu-
dinale, come del resto sempre avviene.
Come in zoologia i fenomeni di embriogenià, sviati o contrastati
da cause intime od esterne, che ne impediscono il normale svolgi-
mento, si prestano alla spiegazione dei casi normali, così, nel caso
di cui trattasi, si assiste al seguente curioso particolare. Le cellule
cladipare, già strettamente ravvicinate o irregolarmente sparse, si
vedono disporsi l’una sull’altra in modo distanziato e senza un ap-
prezzabile collegamento come potrebbe essere quello di una mem-
brana tuboliforme la quale infatti, in altri esempi, si presenta, ed
ecco così costituito un giovane ramo, semplice o con qualche dico-
tomia, esilissimo, subialino o pallidamente roseo, incluso fra la parete
del tubo assile e quella della cuticola del filo. Se e come una simile
produzione possa avere un’ulteriore evoluzione non posso dire, ma
certo dev’essere eccezionale. Infatti nella pluralità dei casi la cellula
cladipara, come in Ballia callitricha , riesce a penetrare la cute del
filo d’ onde il ramo si svolge all’ esterno nei modi ordinari. Tanto
sui rami interni e più ancora su quelli esteriori sono disposte in
modo subdistico o perfettamente opposto delle cellule prominenti
destinate a formare il rameggio dei gradi successivi. Più importante
da osservarsi è il fatto che i rami esteriori così generati offrono delle
167
suddivisioni a verticillo e fascicolate a 2-6 rami. Il contegno di questa
ramificazione speciale è dunque in correlazione con la fascicolatura
in cui ex abrupto finiscono alcuni dei fili primari e secondari del ci-
tato esemplare americano. Un simile particolare, oltre che nei gio-
vani rami, l’ ho pure osservato anche nelle parti adulte degli stessi
esemplari liguri. Cito il seguente: un filo primario grossamente ca-
pitozzato alla massa cellulare-geniculare, quasi avesse anteriormente
subito una stroncatura, reca sulla massa stessa cinque robusti rami
affiancati, come le dita di una mano, ed aventi ciascuno alla base
parecchi tetrasporangi in perfetta maturazione, invece di un paio
come sarebbe convenuto nei casi ordinari. Da ciò si vede ancora una
volta quanto partito sappia trarre la natura dalle stesse lesioni col-
l’ assicurarsi una più abbondante riproduzione.
I cistocarpi (favelle) sono prodotti da rametti laterali, involucrati
da ramoscelli che li superano talora di parecchie volte in altezza.
Hab. Medit., Adriatico, Mar Nero, e sponde europee ed ameri-
cane dell’Atlantico.
a. Ceram. sirictum Harv. Bridgeport, Connecticut. Coll. H. A.
Green, 4 S. 1893.
442. Ceramium diaphanum (Lightf.) Roth.
= Ceram. elegans Gratel. - Conferva diaphana Lightf. - Boryna
elegans Bonnem. - C. diaphanum var. Chauv. - Hormoceras? pul-
chellum Kuetz. - H. cateniforme Kuetz. - H. siliquosum Kuetz. - C.
diaph. var. pulcher Sperk. - H. diaph. Kuetz.
Non tutte queste sinonimie sono di un così facile e sicuro con-
trollo per stabilire se realmente corrispondono a forme della genuina
specie cui vorrebbero riferirsi. Certo si è che sono da escludersi
gl’individui del Pacifico distribuiti sotto il nome di Cer. diaphanum
in Alg. exsicc. Amer. Bor. N. 3i, che fanno parte della tribù Dictyo-
gonia, dai quali J. Agardh trasse la specie di C. californicum.
Le suddivisioni di terzo e di quarto grado, per dicotomie o a
disposizione subsecondata sono più abbondanti e più lungamente
sviluppate nelle forme oceaniche che non in quelle mediterranee. Se-
condo gli esempi datimi da un esemplare di Guéthary, alle ramifica-
zioni normali sarebbero da aggiungersi, per eccezione, quelle subver-
ticillate senza un’apparente causa esteriore provocatrice. Si tratta
168
d’ordinario di 3 rametti, uno per lato ed uno centrale sulla linea
geniculare, ingrossati nel loro terzo superiore da produzioni tetraspo-
riche verticillate.
In quanto all’ elemento cellulare si osserva che questo è in re-
lazione inversa col rameggio secondario. Dove un tale rameggio scar-
seggia o esiste allo stato rudimentale, abbondano invece le cellule
ialine (da giovani) e quindi giallorine o leggermente rosee, proprie
dei prodotti a fine generativo, vaganti per natura, epperò sconfinanti
dalla zona geniculare per invadere la zona ialina e lucente. A questo
fenomeno comunissimo negl’individui mediterranei, nell’esemplare di
Guéthary e in altri se ne accompagna l’uno o l’altro dei seguenti:
a) cromatofori allo stato colloidale, ossia ficoeritrina assai di-
luita, invadente il tubo assile, mantenutosi turgido nella zona pellucida;
b) cromatofori condensati in istrato lamellare nei ripiegamenti
longitudinali in seguito alle contrazioni del tubo assile, arrestantisi
ex abrupto a metà della zona stessa;
c) cellule colorate di roseo o porporine, esigue, subtonde' elit-
tiche, disordinate o con vaghi accenni di disposizioni in serie longi-
tudinali sopra fondo ialino o leggermente roseo, invadenti parzial-
mente la detta zona.
Di questi e di altri fenonemi, che si potrebbero aggiungere, solo
una monografia della specie, basata sopra un abbondante materiale,
vario di provenienza, di ambienti, di sviluppo, di fruttificazioni, ecc.,
potrebbe forse dare la spiegazione.
a. 2119. Ceram. diaphanum Roth. Hormoceras diaph. Kuetz.
In mari Bahusiae leg Dom.a Ak., Rabenh. Alg. Eur.
b. 86. Idem. On Zostera , Torbay, not common, leg. Mary Wyatt.
c. 1981. Cer. strìctum var. % osterìcola . Cherbourg 12-8-1862, leg.
Le Jolis.
Cer . diaph. var. minor, Crouan, secondo Ardissone.
d. Cer. diaph. Sur Codium tomentosum. Guéthary. Juillet 1903,
leg. Chalon.
443. Ceramium paniculatum Okam.
Col Ceram . acanthonotum Carm. in J. Ag. costituisce la sezione
delle specie a ginocchia armate della Tribù Brachygonia . Se ne deve
la scoperta e la denominazione al benem. Okamura che ne pubblicò
169
la descrizione nel 1896 (1). J. Agardh non ebbe forse occasione di
conoscere il C. panìculatum ; certo non ne fa menzione in Anal. algol.
Cont. II che fu pubblicata nell’ indicato anno. Ha parecchie affinità
col V acanlhonotum ma con significanti caratteristiche proprie.
È una delicata piantina cespitosa di 2-3 cm., capillare, eretta, con
le prime divisioni distanti, subdicotomo-alterne, decomposta panicu-
lata nella parte superiore dove i rami sono emessi per ogni verso,
brevi, patenti, largamente forcipati, grassamente corticati ai nodi, dia-
fano e nudo rimanendo il resto delle articolazioni. Ogni ginocchiatura
emette dalla parte esterna una spina conico-subolata di 3-4 articola-
zioni brevissime colorate, subadunca dapprima e cioè nelle parti più
giovani, indi rettilinea orizzontale, in seguito ottusa e tendente alla
scomparsa nelle parti senili. Talora, in luogo della spina si mostra
una rizina ialina. Le forcipazioni ora sono normalmente semplici, ora
composte, e cioè mentre uno dei rametti cimali è semplice l’altro è
alla sua volta forcipato, come pure tra l’ uno e l’ altro dei rametti
costituenti la forcipazione ha posto talvolta un terzo rametto desti-
nato ad uno sviluppo più o meno completo, e ciò in relazione al
portamento panicolato proprio della parte superiore della pianta. Pare
che queste sommità abbiano una tendenza radicante, seppure devesi
cosi interpretare la dizione di apice attenuatis aut discoideo-expansis
radicans. Questo particolare, di cui non mi offrì esempio l’ unico esem-
plare esaminato, lascerebbe supporre nella pianta, in origine eretta,
una tardiva decombenza, seppure non si collega alla proprietà
di un supporto superiore offerto dalle circostanze ambienti. Ri-
scontrai invece in alcune divisioni estreme la confluenza e concre-
scenza delle forcipazioni, e con ciò la formazione di una membrana
colorata finamente reticolato - clatrata dovuta alla scomposizione in
filamenti delle cellule geniculari. Tetrasporangi in verticilli più o
meno composti nella zona corticata delle terzultime e penultime sud-
divisioni. Cistocarpi.A Articoli inferiori subcilindrici più brevi del diam.,
ialini, gradatamente sempre più lunghi fino a superarlo di 3 volte,
e poscia, nelle parti alte, così ravvicinati da nascondere gli interstizi
(4) Contribution to Knowledge of Marine Algae of Japan. II (The Botanical
Magazine, voi. X, Tokyo 1896, n. in, p. 36, piate ni, f. 22-23).
170
nudi. Il tubo assile, generalmente turgido cosi da confondere le sue
pareti con quelle della cuticola del filo, a volte si contrae longitudi-
nalmente in modo così sentito che il suo diametro si riduce ad una
sesta parte del diam. del filo. In questi casi lo spazio fra il tubo as-
sile e la cuticola del filo è invaso in modo disordinato da esigue cel-
lule tonde ialine. Colore gaiamente rosso; sostanza flaccida aderibile,
Hab. Sulle Corallina presso Kamahara, prov. Iwaki (Giappone).
a. 27. Ceram. paniculalum Okamura. Alg. Jap. exsicc. Kadzusa,
June, 1898.
444. Ceramium californicum J. kg. forma?
J. Agardh l’ascrisse alla sua Tribù ió.a Dictyogonia . Gli esem-
plari che ne ebbe- dalla California erano sotto il nome di C. diapha-
num. Pure sotto questo nome sono gli esemplari di Farlow, Ander-
son ed Eaton, distribuiti in Alg. exs. Am. Bor. sotto il N. 3i.
Setchell e Gardner gli assegnano per stazione Esquimalt, Point
Reberts e west coast of Whidbey Island. Secondo essi la forma ti-
pica sarebbe di quest’ ultima località (*), e in linea generale lo indi-
cano epifitico sopra altre alghe nelle superiori zone sublitoranee
(della California).
L’ individuo esaminato è cistocarpifero e si offre sotto l’ aspetto
elegantissimo di un Callitannio roseoporporino, addensato in un
cespo emisferico del diam. di 4 cm. Nei particolari di poco differisce
dalla descrizione fatta da J. Agardh sopra esemplari tetrasporiferi.
Fronda ultra capillare, piuttosto cilindrica coi rami più brevi densa-
mente decomposti subcorimhosi, quasi regolarmente alternanti. Ra-
moscelli subsemplici emessi in modo subsecondato dai rami maggiori
coi segmenti terminali più o meno ottusi. Sommità dapprima forci-
pate, indi erette con indizi di una forcipazione incipiente. Articola-
zioni inferiori 2 volte più lunghe del diam., gradatamente diminuenti
per riuscire, nelle ultime suddivisioni, più brevi di esso. Ginocchia
eterocistidee, grandi, con produzione di cellule minori investenti la
metà circa od un terzo delle articolazioni mediante uno strato corti-
cale, lasciando subnuda e diafana la rimanente porzione di esse. Te-
trasporangi verticillati nei penultimi rami, prominenti, denudati su-
(4) Secondo quanto dichiarano, i campioni relativi si mostrano provvisti di
cistocarpi, di tetraspore e di anteridi.
171
periormente. Cistocarpi (favelle) nell’ascella delle penultime ed ultime
divisioni, solitari o bini, involucrati da 2-4 rametti lungamente incur-
vati sui frutti.
Oltre che per il portamento sopra indicato, V identificazione della
specie è assai facilitata dai fili suddivisi in rami di 1 e di 2 grado
disposti in un perimetro piramidato a punta ottusa o rotondata. In
merito al sistema cellulare, siccome le indagini Agardhiane richiedono,
pel controllo, tempo non breve ed ingrandimenti massimi, al solo
effetto della determinazione credo possano bastare le seguenti con-
statazioni. Nel caso nostro le estremità dei sacchi componenti gli ar-
ticoli, anziché immedesimarsi nelle cellule ginocchiali, ne sono di-
sgiunte da uno spazio che è occupato da cellule infrarticolari. Tenuto
conto della relatività, queste cellule sono assai grandi ma non tutte
delle stesse dimensioni, variamente angolate, disposte su di una linea
orizzontale ma non perfettamente retta, nè sempre semplice, in quanto
esse possono essere disposte in una o due serie ma sempre irrego-
lari e in maggior numero ai lati dell’articolo pel maggiore spazio
ivi creato tra la cuticola del filo e l’ estremità soprastante. Da queste
cellule infrarticolari altre ne partano ma di molto più piccole, oblun-
ghe, longitudinali, commiste ad altre ancora più esili, lunghissime,
filiformi, subseriate in modo arcuato le laterali, in modo verticale le
centrali, e compongono così uno strato corticale disposto come due
callotte coi rispettivi poli opposti a contatto con la linea delle cellule
infrarticolari. La callotta superiore riveste pertanto la parte inferiore
dell’articolo superiore e la callotta inferiore, in senso opposto, riveste
la parte superiore dell’ articolo inferiore. È anche da osservarsi che
mentre le file di cellule componenti la callotta superiore si arrestano
ad altezze assai disuguali, quelle della callotta inferiore finiscono tutte
invece in una linea troncata, delimitando cosi perfettamente l’orlo
della callotta stessa. Non bisogna però credere che la rimanente parte
degli articoli non rivestita da questi strati parziali e colorati riesca
perfettamente nuda. Jalina si ma non nuda affatto, inquantochè, mas-
sime negli articoli inferiori, le cellule esilmente filiformi e rosee, con-
tribuenti alla formazione delle callotte, si fanno, al di là degli orli
di queste, ancor più sottili e ialine e in questa forma e così incolore
percorrono longitudinalmente e parallelamente tutta la rimanente
parte degli articoli.
172
Benché tratte da un unico individuo, queste notizie debbono
avere il loro valore e significato nello studio comparativo delle diverse
forme o varietà che oggi debbono essere meglio note che non nel
1893 quando J. Agardh, in Analecta Algologica, proponeva, non
senza qualche dubbio per insufpcienza di materiale, la sua varietà
decipiens. Infatti Setchell e Gardner nel 1903, in Alg. of northw.
Am., accennano a tre varietà (o forme ?) di Cerarli, califnrnicum con
questa semplice dizione: « nos N. ó 1 7 !, 617 a! », ma delle quali non
sono note allo scrivente nò le piante nè le descrizioni relative. In
quanto alla var. Agardhiana l’autore conviene che la pianta è affatto
simile alla forma primaria nei riguardi delle tetraspore, mentre dubita
che ne diversifichi per la struttura delle ginocchia la quale non corri-
sponderebbe a quella delle Dictyogonia ma piuttosto a quella delle
Zygogonìa. Minor valore hanno forse certe differenze notate nella co-
stituzione dello strato corticale, perchè le stesse si possono qua e là
riscontrare anche nella forma primaria, come avvenne allo scrivente (1).
a. Ceramium californicum J. Ag. Collins, Holden and Setchell,
Phyc. Bor. Am. n. 447. Reietto, sopra Gradi . confervoides. Santa
Cruz, California, Agosto 1897 (legit miss J. M. Weeks). Per graziosa
comunicazione del Dott. A. Forti.
Sottogenere Centroceras Kuetz.
Le sole quattro specie che finora comprende questo sottogenere
meritavano certamente una distinzione speciale fra l’ottantina circa
di Euceramium, ma non già pel fatto dell’ aculeo-corno espresso nella
denominazione del sottogenere, caratteristica questa che, in forme
varie, si ripete anche nei Ceramium Derbesii, acanthonotum, panicu-
latum , puberulum , ciliatum, echionotum. Il fatto nuovo da esprimersi
nella distinzione parmi che, in questo caso, dovesse essere quello già
stato rilevato da C. A. Agardh fino dal 1820 con le parole « Arti-
(1) La sistematica è in natura, ma noi non possiamo valercene che per seguire
grossolanamente le linee fondamentali delle organizzazioni tra gen. e gen.; ma queste
linee non sono mai così pure ed assolute nelle divisioni tra specie e specie, e
molto meno allorché trattasi di varietà e di forme. Questa verità viene spesso con-
statata dallo stesso J. Ag. nella trattazione delle Tribù dei Ceramium da lui ideate
con tanto vantaggio per lo studioso.
173
culi..., longitudinaliter et transversaliter tenuissime striati », per dire
solo del carattere di più immediato rilievo e come quello altresì più
confacente al caso. L’Ardissone va più oltre, parendogli che il gen.
Centroceras sia di autonomia contestabile « poiché le poche specie
che comprende non differiscono dai Cerami propriamente detti se-
nonchè per la forma e la disposizione delle cellule corticali » (1). Ciò
nonpertanto egli adottò la nomenclatura Kuetzingiana che qui si
omette sull’esempio di De Toni in Syll. Alg.
445. Ceramium clavulatum Ag.
= Spyridia clavulata J. Ag. - Centroceras clavulatum Mont. -
Boryna torulosa Bonnem. - B. ciliata Bory. - B. borbonica Grat. -
Centroceras Championianum Zanard. - Cent, cryptacanlhum Kuetz. -
Ceram. mexicanum Sond. - Ceram. antenninum Mert. - Cent, micra-
canthum Kuetz. - Cent, leptacanthum Kuetz. - Cent, macracanthum
Kuetz. - Cent, hyalacanthum Kuetz. - Abacidium clavulatum Mont. -
Cent, crispulum Mont. - Cent, oxyacanthum Kuetz. - Cent, brachya-
canthum Kuetz. - Ceram. Gasparrinii Menegh. - Cent. Gasparrini
Kuetz. - Cent, clavulatum var. uncìnaium Grun.
A me non risulta che questa specie presenti alcunché di così
decipiens da potersi scambiare per una Spyridia, come consterebbe
dalla sinonimia Agardhiana. Per molteplici che siano le varianti (tutte
apprezzabili al microscopio), non per questo la pianta perde i carat-
teri fondamentali dei Cerami, e così dicasi delle altre specie ascritte
al sottogenere Kuetzingiano.
Ignoro se i fenomeni che accompagnano il ciclo biologico di
questa pianta siano ben noti e completamente esposti da qualche
autore. Non essendo qui il luogo di tentare una monografia al ri-
guardo, non posso però esimermi dal penetrare in qualcuno dei tanti
recessi ove si elaborano i primi svolgimenti del ciclo stesso i quali
(sembra un paradosso) vanno di conserva con l'atto finale della for-
mazione e maturanza di quelle tetraspore che sempre abbiam visto
occupare i fastigi della vegetazione. Eppure talvolta questa fruttifi-
cazione si può trovare a contatto dello stesso substrato.
(£) Ardiss. Phycol. medit. Parte I, p. 121.
174
La pianta viene indicata per cespitosa, ma ciò non può dirsi
a rigore di termine, perchè la sua massa, anziché procedere da una
sola radice o callo e da un sol piede, è composta di uno strato di
fili al loro inizio sdraiati sulla matrice (altre Alghe e anche scoglio)
alla quale aderiscono mediante rizine ialine, articolate, semplici o
subramose, isolate o fascicolate, emesse dalle giunture delle artico-
lazioni, radamente dal corpo stesso dell’ articolo (1). Altro fatto con-
tribuente all’ accrescimento dello strato basilare della pianta è il
seguente. In casi in apparenza anormali ma per la ragione loro
eminentemente fisiologici in quanto tendono alla riproduzione per
scissione, le cellule aculeipare del margine superiore dell’anello gi-
nocchiale, in causa di una stretta aderenza alla esilissima cuticola
del filo con la quale sono quasi concrescenti, nella loro spinta all’ insù
per lo svolgimento loro in aculei, dilacerano la cuticola per cui ne
consegue la disarticolazione e la caduta della parte del filo sopra-
stante all’ avvenuta separazione. 11 fenonemo si verifica anche nei fili
eretti, ma più frequente si riscontra nello strato basilare in seguito
anche a cause estrinseche, non ultima quella dell’azione di una quan-
tità di animalcoli che dei cuscinetti d’ Alghe si fanno nido. A tale
effetto neppure le Bacillariee sono estranee.
Come si può immaginare, lo sgroviglio delle parti sdraiate della
pianta ci fa assistere ad una quantità di fatti ognuno dei quali ri-
specchia un ciclo biologico, sia che si consideri la pianta come indi-
viduo o come un aggregato di individui. Per brevità si riassumono
alcuni dei fatti stessi nelle seguenti ripartizioni :
a) Fili primari sdraiati, dapprima rosei, poscia color nocciola
subverdognoli e infine giallorino-ialini a lunghissime articolazioni
ultra sottili le prime e sprovviste di rizine fattesi decidue per cessa-
zione della necessità loro, indi più ingrossate e munite di rizine an-
cora vegetanti aderenti o sollevate a seconda della natura del sub-
strato. Strato corticale ora di cellule degl’ indicati colori, esigue, tonde,
fittissime e senz’ alcun ordine; ora disposte in masse fibriformi, lon-
gitudinali, subrette, o subflessuose o inclinate in sensi diversi, fram-
miste a cellule esigue isolate;
(l) Quest’ ultimo esempio mi venne fornito da un esempi. Neo-Zelandese.
175
b) Fili sdraiati o decombenti-risorgenti, subregolari o nocchie-
rosi, una o più volte curvati a sifone, ialino-giallorini, quasi ecorti-
cati o con cellule normali regolarmente seriate rettangolari coi lati
maggiori verticali (in una sola articolazione ebbi a riscontrarle in senso
opposto, e cioè coi lati maggiori orizzontali), ora in modo irregolare.
Articolazioni talora indistinte per lunghissimi tratti anche nei casi di
diafanità. Rametti ora normalmente clavulati, ora in forma di un
grosso pungiglione ’giallorino a cortissimi articoli con cellule subqua-
drate subialine o con qualche aculeo.
c ) Fili o porzioni di fili sdraiati, privi di articolazioni in luogo
delle quali si hanno talora due nocchi, uno per lato, con qualche
intenzionale aculeo. Questi fili sono assai robusti, giallorino-ialini o
di color nocciola, corticati di cellule degli stessi colori, esigue, sub-
tonde, assai spesse e senza traccia di un ordine qualsiasi. Appunto
in tronconi di questa natura riscontrai tetrasporangi vivamente por-
porini, maturescenti, ora isolati, ora raggruppati persino in numero
di 12 disposti in 3 verticilli irregolari. Si dà anche il caso di una
forcipazione con tendenza a trasformarsi in rizoidi. Un vero capo-
volgimento !
Dal sopra esposto appare come la natura sappia valersi anche
dei regressi di vegetazione per raggiungere il suo scopo precipuo.
Non occorre aggiungere una nuova descrizione della notissima
pianta la cui distribuzione è vastissima. Difettiamo però assai in fatto
dei punti di collegamento fra le varie stazioni. Quello della Tilden
(gruppo delle isole Hawaii nel Pacifico) mi sembra nuovo.
a. Centroceras brachy acari tlium. Fernambuco, Brasile, lugl. 1882
Racc. C. Marcacci. Ex herb. A. Piccone.
b . Centroceras clavulatum . Perù, costa dell’Isola S. Lorenzo presso
Callao. Agosto e Settemb. 1 883. Come sopra.
c. Centroceras cryptacanthum. Cavite presso Manila, Isola di Luzon
(Filippine). Settemb. 1884. Come sopra.
d. Centroceras clavulatum. The Eplanade Wellington 4-3... Nuova
Zelanda. Ex herb. Laing.
e . N. 491. Ceramium dìaphanum (sic) Roth. Waikiki, Oahu, Terri-
tory of Hawaii. J. E. Tilden. 28 My 1900.
/. Ceramium clavulatum A g. (det. A. Mazza) S. Diego (California)
1910. leg. Alessandro Jardini.
176
Osservazione. — L’ individuo, radicante sopra Pterocladia capii
Iacea , in cui furono riscontrati i fenonemi di cui alia lettera c), venne
raccolto dallo scrivente il i5 ma gg. 1902 al Foro Italico a Palermo.
Sia perchè restii all’imbibizione, sia per l’esilità capillare dei Cera-
mium del sottogen. Centroceras , è oltremodo difjìcile ottenerne se-
zioni così sottili che si possano disporre in piatto anziché sul fianco.
Il Cer. clavulatum non solo ha la proprietà di disarticolarsi natural-
mente, ma anche di scindersi dove che sia sul corpo degli articoli,
e ciò si ottiene in modo artificiale sottoponendo dei fili, bagnati in
acqua acidulata, ad una forte pressione fra due vetri dello spessore
di quelli comuni per finestre. Si avranno con ciò moltissime separa-
zioni di articoli in forma di cilindri che rimangono forzatamente sul
fianco, ma fra essi talvolta si rinvengono dei dischi così sottili che
si dispongono di piatto, ossia a contatto dei vetri con le due faccie
sezionate. Questo fatto prova la possibilità di due scissioni operatesi
ad una distanza micromillimetrica. La sezione trasversale così ottenuta
ha forma tonda e presenta l’ asse centrale sotto l’ aspetto di una mem-
brana rosea in vario modo pieghettata isolata in uno spazio vuoto,
e lo strato corticale composto di 2 serie di cellule: l’interna di 6-8
cellule esigue, rosee, obovate od elittiche; l’esterna di numerose cel-
lule consimili concatenate per l’estremità loro. Più notevole è ancora
quest’ altro fatto, cioè che per la pressione suddetta molti dei cilindri
(articolazioni disarticolate) sono costretti a vomitare il loro contenuto,
ossia il tubo assile roseo, e molte delle esigue cellule corticali si
spaccano longitudinalmente con una linea netta nella parete rispet-
tiva. Si hanno così, in luogo delie cellule, tante laminette rosee ora
interamente spianate, ora coi margini piegati a doccia.
Come si vedrà anche in Cer . Eatonianum, queste scomposizioni
di organi negli elementi loro possono essere di grande sussidio allo
studioso nella spiegazione delle metamorfosi inerenti alle condizioni
varie in cui viene a trovarsi una pianta, o alcuna parte di essa, a
seconda degli stadi del suo sviluppo.
446. Ceramium Eatonianum (Fari.).
= Centroceras Eatonianum Fari. - Centroceras oregonense J. Ag.
Scrivendo di questa pianta dopo 1’ esame di un unico frammento
basilare, ben si comprende come io abbia inteso di presentare dei
semplici dati individuali e non già dei caratteri che pretendano
177
di sintetizzare ogni sua manifestazione. Questa dichiarazione è tanto
più necessaria inquantochè a me di essa specie è noto solo quel
poco che si può leggere in Syll. Alg. di De Toni, che così può es-
sere riassunto.
Fronda capillare, inerme, dicotomo-fastigiata e provvista di pro-
lificazioni sparse, segmenti terminali forcipati incurvi terminati in
una grande cellula ; zone corticali troncate alle ginocchia, cellule lon-
gitudinalmente seriate, negli articoli superiori suddivise in modo bi-
nato o quaternato, negli inferiori subregolarmente alternanti roton-
dato-quadrate. Larghezza degli articoli subeguale alla lunghezza.
In quanto al portamento nulla s’impone di così spiccatamente
diverso che la contradistingua dal comune C. clavulatum. Ogni dif-
ferenza da questo è da rilevarsi al microscopio. Primissime sono:
l’assenza dell’anello ginocchiale; le fibre robustissime, o cordoni,
che scorrono subparallele o diagonali od accavallantisi sul corpo delle
articolazioni senili viste in superficie; la mancanza degli aculei ginoc-
chiali e, infine, le disposizioni binate o quaternate delle cellule cor-
ticali varianti di forma.
Non bisogna dimenticare che del Cer. Eaionianum non si cono-
scono le fruttificazioni, il che permette di avanzare la pregiudiziale
se le forme fertili non avessero per avventura le cellule ginocchiali
raccolte in un cingolo mucoso solidescente, e di natura prolifera come
in Qer. clavulatum. Se ciò fosse, non mancherebbero certo i tetra-
sporangi e forse anche gli aculei. Di questi ultimi ebbi a constatarne
in istato iniziale all’estremità di un articolo isolato. In quanto alle
altre differenze non sono sempre tali in modo assoluto anche nello
stesso Eatonìanum , mentre mi fu dato di riscontrarle, in modo par-
ziale, nel clavulatum.
In Cer. Eatonìanum i fili repenti emettono qua e là ai lati delle
ginocchia, a contatto o quasi del substrato, delle radicelle ialine, ed
ai lati opposti dei rametti a cellule grandi subquadrate. Le radicelle,
articolate, offrono strani polimorfismi nei quali la pianta pare abbia
messe in opera tutte le sue risorse per assicurarsi la fissità. Isolate
o fascicolate, semplici nei primi due terzi, indi subdicotome o varia-
mente ramose, hanno alle estremità loro i più curiosi sviluppi che
si possono così riassumere: capolini bratteati in giro, formati da un
gruppo di corpicini globosi, indi cordiformi con una cellula centrale
178
e infine più o meno spiegati in lamine lobate; apparati saccoriziformi;
tazzette; bombicine sparse di sferette prominenti; produzioni ricor-
danti fruttificazioni di fanerogame come di Trapa; cespuglietti ricor-
danti Cladonie, Endivia, ecc.
Le distinzioni fra articolo e articolo nelle parti inferiori e medie
dei fili non senili sono segnalate da un maggiore ispessimento di
cellule ai nodi, ma nè per dimensione nè per forma nè per la natura
loro sono dissimili da quelle che percorrono tutto il resto dell’arti-
colazione; nelle parti superiori lo spessore delle cellule è suddiviso
in modo uniforme, cosicché la distinzione fra articolo e articolo è
data da un’ esile linea ialina trasversale. A parte il cingolo ginocchiale
che qui non esiste, la stratificazione corticale dei primi stadi del filo
è pertanto poco difforme da quella del Cer. clavulatum, composta
cioè dal numero massimo di 32 file (16 per faccia) di esigue cellule
roseo-porporino disposte longitudinalmente. Ogni fila essendo com-
posta di circa 20 cellule, ne consegue che il rivestimento corticale di
ogni singola articolazione è composto di circa 640 esigue cellule, come
nel C. clavulatum . Si comprende che questi numeri vanno gradata-
mente diminuendo nel progredire verso l’alto del filo. Cominciando
dagli articoli inferiori, ora avviene che le cellule delle file più interne
(in rapporto alla faccia che si esamina in superficie) ad un dato stadio
confluiscono per le estremità loro, formando così dei filamenti colo-
rati e poscia delle masse fibriformi longitudinali subparallele, come
abbiamo visto alla lett. a) nella trattazione del Cer. clavulatum. Se-
nonchè nell’ esempi, del Cer. Eatonianum in esame il procedimento
assume uno svolgimento ed un’ importanza assai più grandi. L’ esame
della porzione inferiore di un filo maturo mi presenta le articolazioni
percorse longitudinalmente da due grosse fibre-cordoni di un rosso
scuro, mentre gli spazi intermedio e laterali da fili sottili e rosei. Un
filo senile invece mi offerse la presenza delle già accennate fibre
robustissime o cordoni in numero da 4 ad 8 per faccia, parallele
rette 0 flessuose, inclinate o accavallantesi, quali si vedono in super-
ficie. Queste ultime disposizioni possono dipendere da cause diverse
fisiologiche o meno, non escluso l’ effetto dell’ età e della essiccazione
ma si possono ricondurre alle primitive per mezzo di un bagno
acidulato e conseguente compressione. Il filo così trattato presenta le
articolazioni composte di 4-8 grandissime cellule rettangolari le quali,
179
in seguito ad un’ aumentata pressione, rigettano i rispettivi assi rosei
dell’ istessa forma ma con gli angoli rotondati ; inoltre la parete di
una parte di esse cellule si spacca nettamente in linea verticale e si
hanno in conseguenza delle laminette rosee ora interamente spianate
ma più spesso coi margini flessuosi o curvati a doccia. Queste spac-
cature così regolari dimostrano che non trattasi già di una dilacera-
zione brutale dovuta esclusivamente ad un’azione meccanica come
è quella della compressione, ma che si operano sopra una linea su-
turale con la quale ebbe termine il lavorio di aggregazione delle
tante cellule esigue rettangolari, subquadrate o tonde il cui materiale
ha servito a comporre le poche e grandi cellule (*). A queste però
ora più non compete un tal nome, ma quello di sifoni in cui effet-
tivamente si sono tramutate, come lo provano i relativi tubi assili.
La forma rettangolare è di sola apparenza siccome dovuta unica-
mente alla compressione di un vero e proprio cilindro ad estremità
tronche. Altra prova che la metamorfosi ebbe a compiersi come ora
si disse, sta nel fatto che attraverso 1’ esilissima e ialina cuticola del
filo più non si scorge alcuna traccia delle antiche esigue cellule cor-
ticali. Nei casi in cui questi sifoni sono perfettamente verticali e da
soli, senza altre complicazioni di forme, danno l’idea di colonnine
inquantochè sono un po’ allargati alle estremità. Normalmente i ca-
pitelli di queste colonnine s’incontrano quasi a contatto coi basa-
menti delle colonnine dell’articolazione immediatamente soprastante;
altre volte invece si fermano ad un’ infinitesima distanza ed allora
nella sottile linea di spazio intercedente possono trovar posto delle
cellule infrarticolari esigue, lineari, orizzontali, di natura inerte, veri
simulacra inania la cui ragione di essere, e sotto un ben altro aspetto
andrebbe ricercata negl’individui fruttigeri.
Sostanza assai ferma, di poca aderenza al foglio; il colore roseo-
porporino si fa rosso-bruno nelle parti senili, bruno-giallastro-nereg-
giante nelle essiccazioni.
(*) Che simili fenonemi avvengano nell’ interno di un organismo è assai meno
sorprendente di quello che (della natura stessa, e cioè saldatura di parti laminari)
abbiam visto compiersi esteriormente nel Dictyurus purpurascens , di cui al N. 341
della presente opera.
180
Llab. America superiore in Oregonia e California.
a. Centroceras Eatonianum Farlow. Algae Californiae; ex herbario
A. B. Harvey, Taunton U. S. A. et ex herb. Dott. A. Forti.
447. Ceramium Deslongchampii Chauv. ( 1 )
= Gongroceras Deslong. Kuetz. - Ceram. Agardhianum Griff. in
Harv. - Gongroc . microdendron Kuetz. - Gongroc. Agardhianum Kuetz. -
Gongroc. strictum Kuetz.
La presente specie, sistematicamente ed in rapporto a quest’ opera,
andrebbe collocata fra il Ceram. cancellatum Ag. (n. ^32) e il Ceram.
isogonum Harv. (n. 434). Infatti appartiene alla IX Tribù Agardhiana
dei Leptogonia.
Sinteticameute si deve definire per una pianta subsetacea, de-
composto-dicotoma e provvista di rametti laterali subolati ; segmenti
piuttosto eretti, i terminali indivisi e suberetti subolati; articoli infe-
riori 3-4 volte più lunghi del diam. nudi; tetrasporangi verticillati e
sparsi erompenti, spesso aggregati da un lato e confluenti.
La prima sua vegetazione è certo costituita da fili sdraiati, indi
da altri decombenti e suberetti, come verificai sugli esemplari, e che ri-
veste un sottile corpo cilindrico di natura animale, semidecomposto.
Questi primi fili nella parte aderente al substrato emettono alle gi-
nocchia delle radicine ialine, ed hanno le sommità talvolta subforci-
pate in modo speciale, presentando l’aspetto che ricorda le chele
di gambero. Si nota che il segmento inferiore della forcipazione, nel
caso di cui si tratta, è assai breve in confronto all’altro, ed è desti-
nato ad una graduale atrofizzazione, tantoché nell’ ultimo periodo
dello sviluppo, mentre il segmento primario si allunga enormemente
con un aspetto subolato, il segmento inferiore o è affatto scomparso
o di esso più non rimane che la pellicola ialina del filo vuota di ogni
suo contenuto assile e celluloso.
I fili cilindrici, visti in superficie, presentano figurazioni varie a
seconda dell’età e dell’ubicazione delle articolazioni, cioè se inferiori,
medie o superiori, e con non meno varie apparenze nei punti inter-
medi. Ora appaiono tonde, od un po’ schiacciate ai fianchi, comba- (*)
(*) Tardi se ne tratta in causa di spostamento della busta in cui era contenuto
T esemplare relativo, e solo ora rinvenuta.
181
■
cianti per le estremità loro, percorse longitudinalmente da una o più
laminette nastriformi continue, spiegate o in più modi ondulate, pie-
ghettate o spezzettate. Le cellule ginocchiali in questo caso ora sono
nulle, ora poche o abbondanti così da rivestire un terzo circa delle
articolazioni. Si hanno inoltre cellule lungo tutto lo spazio esistente
fra le articolazioni stesse e la cuticola del filo, naturalmente più ab-
bondanti dove gli spazi sono più grandi, e cioè negli spazi triango-
lari che si determinano all’incontro di dette articolazioni sferoidali.
In altri casi le articolazioni sono quadrate o rettangolari rivestite di
una lamella rosea intera o spezzata. Infine si dà anche il caso delle
articolazioni in apparenza rivelantisi unicamente per una larga fascia
di cellule variabili per dimensione e forma, distinte da zone ialine.
Le laminette sono di un bel roseo da Nitophyllum, roseo-porporine
le cellule.
Le sezioni trasversali mostrano una cuticola ialina a strati fila-
mentosi circolari. L’asse ora ha l’interno occupato dalle solite mem-
branelle ialine concentriche integre o dilacerantisi commiste talvolta
con qualche cellula rosea; ora lo stesso centro è occupato da una o
più laminette rosee, variamente raffigurate le quali evidentemente ripe-
tono la loro origine dalle cellule ginocchiali. Lo strato corticale è
composto di cellule isolate, elittiche, subtonde o variamente angolate
in un’unica o subunica serie: in altri casi queste cellule confluiscono
formando un cerchio roseo più o meno interrotto. Dati i tre aspetti
superficiali dei fili, e che forse non sono gli unici, si può di leggeri
pensare quante altre configurazioni possono offrire le sezioni trasver-
sali sulla giuntura delle articolazioni nel quale punto l’ elemento cel-
lulare più abbondantemente e più complicatamente si esplica, come
lo comprova la fig. 9 della Tav. della cont. II di Anal. algol, di J.
Agardh. E per questo e per altri riguardi sarà opportuno riferirsi
allo stesso Autore che ne scrisse in Epicrisis, p. 98.
Negli esemplari osservati la pianta è alta da uno a tre cent.;
la sostanza è ben ferma, opaca, di leggera o di nessuna aderenza;
i bei colori vivaci si possono sempre osservare al microscopio negli
esemplari bagnati, ma ad occhio nudo le piante secche ci appaiono
di un colore atro-violetto un po’ sbiadito.
a. Ceramìum Deslongchampìi, Chauv. Alg. Normand. Cótes de
Calvados.
11
182
Gen. MICROCLADIA Grev. (1830;
Etym. mìcros piccolo e clados ramo.
= Delesseriae, Futi, Gigartìnae, Halymeniae, Sphaerococci, Plo-
camii sp. auct.
Fronda dello spessore di una setola o anche il doppio e ultra,
subcilindrica o compressa, dicotoma e quasi pennata coi segmenti
spiegati a ventaglio o coi rami secondari e terziari secondatoin-
trorsi, costituita da un tubo assile nucleato articolato e da uno
strato corticale assai abbondante ma, per quanto contiguo, di-
stinto in due porzioni, la più interna delle quali si potrebbe anche
considerare come faciente parte a sè stessa pel suo carattere di va-
sto sistema cellulare pericentrale, composto cioè da ampie cellule
ialine rotondato-elittiche-angolose commiste e seguite da cellule mi-
nori e filamenti; l’esterna o periferica è formata da piccole cellule
intensamente colorate oblunghe verticali alla periferia. Cistocarpi so-
litari, collocati poco sotto i segmenti terminali della fronda, involucrati
da circa tre ramoscelli appena eguaglianti T altezza del frutto. Tetra-
sporangi svolti verso il lato esterno dei segmenti terminali, disposti
in una sola linea longitudinale, oppure irregolarmente in parecchi
su più linee trasversali; tetraspore divise a triangolo. Anteridi ignoti
(ad eccezione di quelli di M. Coulteri ) (i).
(A) R. J. Harvey Gibson (On some marine Algae from New Zealand 1893,
pag. 5) descrisse gli anteridi i osservati in un esemplare neozelandese di Microc la-
dia Coulteri Harv. ; questi organi traggono origine da modificazione dei rametti
terminali ; le cellule anteridiali si formano per ripetuta divisione dello strato cel-
lulare corticale esterno.
{continua)
183
DOTT. LUIGIA CUOGHI COSTANTINI
Osservazioni critiche intorno l'Euzonitlla incisa
(J. AG.) FALK.
(Con 2 Tavole)
Il genere Eu^onìella, appartenente alla famiglia delle Rodome-
lacee, venne istituito dal Falkenberg ( 1 ) e comprende la maggior
parte delle specie che prima, colla Poly^onia elegans, formavano il
genere Poly^onia Suhr (1834). H genere Eu^onìella è costituito da
parecchie specie : incisa , flaccida, bipartita, Harveyana, ovalifolìa, pai -
matifida, cuneifolia, adiantiformis e flabellifera ; per la maggior parte
queste alghe vegetano sulle coste dell’Australia e della Nuova Ze-
landa, una sola fu riscontrata al Capo di Buona Speranza e sono, in
generale, pianticelle minute a fronda sprovvista affatto di corteccia
che vivono epifiticamente prediligendo le grandi Fioridee non escluse
le Corallinacee o anche le alghe brune. L’epifitismo per le Eu^oniella
non è però una regola assoluta; ad esempio la E. cuneifolia (Mont.)
Falk. fu riscontrata anche sopra roccie, a queste aderente con i
soliti dischi (2).
L’ Eufonìe Ila incìsa (J. Ag.) Falk. è stata oggetto, insieme ad
altre Alghe, di un recente studio da parte del Connolly (*) il quale
(4) P. Falkenberg, Fauna und Flora des Golfes von Neapel, Die Rhodome-
laceen; Berlin, 1901, T. XXVI.
(2) Cfr. R. M. Laing, The marine algae of thè subantarctic Island of New
Zealand pag. 514; Wellington, 1909, John Mackay, 4.
(3) C. J. Connolly, Beitràge zurKenntnis einiger Florideen (Flora oder All-
gemeine botanische Zeitung, Neue Folge, Dritter Band (Der ganzen Reihe 103.
Band) Heft 2, 1911, p. 125-170, Taf. I-II.
1S4
fu condotto dalle sue osservazioni a confermare quanto già prima al
Falkenberg, nel lavoro più sopra ricordato, era venuto in sospetto,
che cioè i cistocarpi di quest’alga portino al di sopra del carpostomio
una specie di lunga penna simile alle altre che si trovano sui rami
laterali dell’alga stessa costituendone i rametti. Ora questo fatto, in
contradizione con quanto prima ancora era stato osservato da W. H.
Harvey (*), fu anche dal De Toni in una sua recensione (2) posto
in qualche dubbio, laonde a me venne il desiderio di studiare più
particolarmente questa Fioridea per vedere se mi fosse riuscito di
capire come stanno in realtà le cose, tanto più che il materiale non
mi mancava avendone di ben conservato negli Erbari del prof. G. B.
De Toni e del dottor Achille Forti, messi a mia piena disposizione.
Così m’ è stato possibile non solo studiare la Eu^onìella incìsa ma
eziandio specie e generi affini formandomi un concetto, in generale,
sulla struttura di queste alghe ed ora, nell’ esporre le mie osserva-
zioni, potrò farlo con maggior sicurezza ed attendibilità. Infatti oltre
il genere Eu^oniella ho osservato anche i generi Poly\onia Suhr e
Leveillea Decne ed oltre la specie Eu^oniella incisa anche la flaccida,
la Harvey ana, la flabellifera, la palmatiloba, ecc. Degli esemplari di
E. incìsa, da me studiati, alcuni erano epifitici sul Gelidium glandu -
laefolium Harv. raccolto sulle coste della Victoria da F. v. Mueller,
altri cresciuti su una Cystophora a Port Phillip, Australia, altri infine
viventi su varie alghe provenienti da quest’ ultima località.
Prima di passare allo studio dei cistocarpi della E. incisa per
dire se esistano o no su di essi dei prolungamenti, credo opportuno
fornire qualche notizia riguardo la struttura anatomica dell’alga stessa,
così ampiamente studiata dal Falkenberg, costituendo questa specie
la forma che può dirsi tipica del genere. Essa ha la forma di fronda
con asse polisifonio in quasi tutta la sua lunghezza tranne alla base
dove è monosifonio e più o meno trasformato in un disco adesivo;
l’asse diventa poi polisifonio e cilindrico per terminare in una lamina
larga e piana.
(A) W. H. Harvey, Phycologia Australica, Voi. I, piate XLII. A; London,
1858, J. E. Taylor, 8.
(2) G. B. De Toni, Riassunto sul lavoro di J. A. Connolly (La Nuova No-
tarisia, Serie XXIII, Aprile 1912, pag. 96).
185
Nella porzione dell’asse polisifonìo esiste una cellula centrale
assile attorno alla quale stanno quattro cellule pericentrali che hanno
lunghezza uguale alla metà dei segmenti nei quali è diviso l’ asse
delle Eu^oniella. Dalle cellule pericentrali del segmento inferiore po-
lisifonio di quest’asse, cioè da quel segmento che sta subito al di
sopra dell’unico segmento monosifonio che vedemmo dare origine
al disco adesivo, parte un getto laterale strisciante che fino ad ora
era 1’ unica parte conosciuta e si credeva perciò rappresentasse tutta
la pianta di Eu^oniella. Una volta che questo getto laterale si è at-
taccato al substrato per opera di organi di adesione, l’asse principale
va perdendo di importanza mentre il getto laterale si spinge innanzi
colla sua parte vitale. Il segmento inferiore di questo ramo laterale
sta unito con un poro, esistente nella sua cellula centrale, colla cel-
lula centrale del caule principale, e il suo asse è formato da una
cellula mediana e da sei cellule pericentrali disposte tre dorsalmente
e tre ventralmente. Esso è sprovvisto, come tutte le altre parti delle
Eu^oniella, di corteccia e sul suo lato ventrale, a intervalli di tre a
cinque segmenti, si trovano degli organi di adesione che traggono
la loro origine da due cellule pericentrali, diversi quindi dall’organo
basale di adesione dell’asse principale che dicemmo derivare da una
sola cellula. Inoltre tali organi di adesione non si trovano situati in
un segmento ma fra due segmenti consecutivi e le due cellule ge-
neratrici dapprima formano una specie di disco, poi si dividono e
suddividono anche con setti trasversali avendosi così quella forma
caratteristica dei dischi adesivi delle Eu^oniella con struttura pluri-
cellulare complicata e lacunare, molto simile alla forma dei dischi
adesivi figurati nella Poly^onia dall’Agardh ( 1 ) i quali quindi debbono
avere la stessa derivazione, mentre sono molto diversi da quelli che
furono riscontrati nella Polysìphonia violacea (2). L’asse di questo
getto laterale delia E. incisa porta dei rami brevi disposti alternati-
vamente a destra e a sinistra con intervalli di due segmenti. La
struttura di tali rami è più semplice di quella dell’asse avendo essi
(£) J. G. Agardh, Florideernes Morphologi (Kongl. Svenska Vetenskaps-aka-
demiens Handlingar Bandet 15, N. 6, pag. 16, t. XXXII, f. 23, 24).
(2) C. M. Derick, Notes 011 thè development of thè Holdfasts of certain
Florideae (Botanical Gazette voi. XXVIII, Piate XXII, fig. 8; Chicago, 1899).
180
quattro cellule pericentrali invece di sei e anche queste quattro un
po’ per volta si riducono e il ramo termina con una cellula unica.
Alla loro volta questi rami brevi portano, a seconda della loro lun-
ghezza, tre, quattro, cinque rametti che per la forma loro speciale
si possono chiamare penne. La prima penna sta sul primo segmento
del ramo breve e le altre si seguono, come i rami sull’ asse del getto,
a distanza di due segmenti; la struttura polisifonia di queste penne
è ancora più semplificata avendosi solo nei segmenti basali quattro
cellule pericentrali e poi se ne hanno tre, due, e finalmente un’unica
cellula che termina il rametto. Molte volte i rami laterali e i rametti
non conservano forma cilindrica ma sono più o meno compressi
nella direzione del loro piano di simmetria in modo da dare origine
a una formazione pianeggiante.
Questa la struttura di un esemplare sterile di Eu^oniella incìsa ;
vediamone ora gli organi riproduttori. Se consideriamo un esemplare
di E. incisa anteridifero vedremo che gli anteridi (spermatangi) oc-
cupano il ramo laterale inferiore e si mostrano in sezione trasversa
come una specie di triangolo coi lati ricurvi in dentro (A); in sezione
longitudinale gli anteridi hanno invece la forma di una piramide più
o meno triangolare i cui spigoli (angoli in sezione trasversa) sono
costituiti da cellule grosse sterili, mentre le superfici (lati in sezione
trasversale) sono formate da cellule più piccole produttrici di sper-
mazii. Molto simile è quindi nella Eu^oniella incisa la struttura di
tali organi a quella degli anteridi figurati da Harvey Gibson (2) per
la Eu\oniella cuneifolia (Mont.) Falk.
Passiamo ad osservare un esemplare di Eu^oniella incisa con
la fruttificazione a cistocarpi. Questi organi femminili di riprodu-
zione sferoidali e sessili, che nelle Rodomelacee assumono quella
forma e quella struttura da farli denominare da J. Agardh (i836)
precisamente col nome di ceramidii, li troviamo sui rami laterali in
vicinanza dell’asse, anzi essi stanno sempre fra l’asse e la prima
penna o fra la prima e la seconda penna le quali poi si addossano (*)
(*) J. B. De Toni, Sylloge Algarum, Voi. IV, Florideae, pag. 1027; Patavii,
1903, Typis Seminarii, 8.
(2) H. J. Harvey Gibson, On some marine Algae from New Zealand (Journal
of Botany, 1893, June).
187
ai fianchi dei ceramidi maturi. Tali frutti sono più abbondanti verso
l’apice della fronda che verso la base e si osservano alla sommità
i meno maturi e poi man mano più in basso i cistocarpi in com-
pleta maturazione. Per 1’ origine, possiamo dire che il procarpio è
prodotto da uno dei primi segmenti del ramo laterale (quasi sempre
il secondo); questo secondo segmento forma cinque cellule pericen-
trali delle quali una produce il ramo carpogonico mentre le vicine
costruiscono la parete del frutto che viene, secondo il Falkenberg, a
costituirsi così : alla base due, tre cellule rettangolari grandi che for*
mano come il sostegno dell’organo; sopra stando alcune serie di
cellule poligonali che si continuano nella parte più rigonfia dei cera-
midio con cellule rettangolari uniformi piccole che seguono il restrin-
gersi del frutto riassumendo struttura poligonale irregolare per ter-
minare con un corpostomio molto evidente. Nei ceramidi a completo
sviluppo ho potuto osservare nell’interno da sedici a ventiquattro
spore di colore brunastro (nel secco) a forma obovoidea, come nella
figura di Harvey (4) le quali occupano la parte più rigonfia del ce-
ramidio stesso. I frutti immaturi di E. incisa presentano anch’essi
una forma più o meno ovoidea con segmento fatto di piccole cel-
lule rettangolari distribuite in modo che vanno tutte a convergere
in un punto verso la sommità del frutto nel quale viene a for-
mare il carpostomio. Siccome io aveva a mia disposizione abba-
stanza materiale, così ho anche potuto far parecchie misure sopra gli
organi di riproduzione della E. incisa ed ho trovato per i ceramidi
completamente maturi queste medie: diametro trasversale f l 527,
27; diametro longitudinale (jl 616,70. Le spore poi contenute nei
frutti avevano una larghezza media di 97,50 e una lunghezza
media di p. 164,80.
Ora prendiamo in considerazione gli esemplari sporangiferi di
Eu^pniella incisa ma prima occorre dire che mentre gli anteridi e
i cistocarpi sono formazioni dei rami laterali o getti brevi come li
chiama il Falkenberg che sorgono ai fianchi dell’ asse dell’ alga, gli
stichidi ossia gli organi contenenti gli sporangi sono originati invece
dai così detti getti lunghi. Molte volte gli esemplari sterili di E. in -
(A) W. H. Harvey, op. cit.
188
cisa presentano la forma descritta cioè sull’ asse a destra e a sinistra
portano dei rami laterali con rametti l’insieme dei quali prende preci-
samente il nome di getti brevi; ma altre volte oltre questi getti brevi
l’asse porta dei getti lunghi aventi la stessa disposizione dei rami
laterali e situati al di sopra di questi. È dai rami lunghi trasformati
che traggono origine gli stichidi; ne viene che gli esemplari di E.
incisa che portano tali organi di riproduzione cambiano talmente di
aspetto che J. Agardh ( 1 ) li descrisse come un nuovo genere di alga
sotto il nome di Dasyclonium ( D . acicarpum ). Questi stichidi di forma
lanceolata hanno la parte involucrata costituita da una o due cellule
piuttosto grandi che servono come di base: a queste fanno seguito
delle cellule rettangolari piccole che formano la massima parte dello
stichidio il quale termina con diverse appendici alla sommità, ciò che
ben indicava già W. H. Harvey (2) descrivendo gli stichidii « more
or less crested at thè summit ». Di tali appendici ne esistono anche
ai lati degli stichidi ma sono piccole e non rappresentano specie
di stichidi secondari impiantati sul principale come avviene nella
Eu\oniella flabellifera (J. Ag.) De Toni della quale ho potuto os-
servare diversi esemplari con stichidi forniti di ramificazioni svi-
luppatissime contenenti esse pure tetrasporangi come lo stichidio
principale. Gli stichidi si trovano sulla fronda disposti come i ceramidi
e cioè all’estremità superiore i meno maturi e poi man mano i più
sviluppati fino a che quelli situati più in basso hanno gli sporangi
a completa maturazione. Tali sporangi (tetraspore) sono grossi, più
o meno sferici, di colore scuro, in numero di quattro a sei, divisi a
tetraedro (come avviene in tutte le Rodomelacee) e allorquando lo
stichidio è maturo appariscono uniseriati quantunque il Falkenberg (3)
sostenga con ragione tenuto conto dello sviluppo che essi si trovano
in realtà in due serie longitudinali e laterali ma se questo può ve-
dersi quando gli sporangi sono immaturi, quando invece essi cre-
scono, si allargano verso la parte centrale in modo da dare l’ illusione
di essere distribuiti in un’unica serie. Gli stichidi misurano in media
(4) J. G. Agardh, Analecta algologica; Contin. II (Lunds Universit. Ars-
skrift, Tom. XXX; Lundae, 1895).
(2) W. H. Harvey, op. cit.
(3) Op. c. pag. 1.
180
trasversalmente 212.62; longitudinalmente (j. 794.60 e le tetraspore
hanno un diametro trasversale maggiore medio di i63,75 e un
diametro minore medio di ^ 1 35,91.
Dato così uno sguardo alla struttura generale di quest’alga dirò
come dopo le più minute osservazioni mi sia convinta che nè i ce-
ramidi maturi, nè quelli immaturi abbiano collocata sopra il loro car-
postomio quella penna come accenna il Falkenberg e come sostiene
e figura il Connolly. Io invece ritorno allo Harvey il quale rappre-
senta (*) un cistocarpio di E. incisa che risponde perfettamente a
quanto più di una volta ho osservato; del resto Harvey non solo
nella E. incisa rappresenta così i cistocarpi, ma in tante altre alghe
dello stesso genere o di generi afpni cioè aventi tutti un orifizio
libero (carpostomio) aprentesi all’ esterno e anche in un altro suo la-
voro (2) dove descrive parecchie specie di Polyzonia non dice mai
che i ceramidi portino appendici sul carpostomio. Oltre lo Harvey,
il Grunow (3) descrivendo una nuova specie, la Polyzonia palmati fida (4)
nota che in essa i ceramidi sono grandi, sessili, urceolati col carpo-
stomio brevemente prolungato ma non accenna a penne coronanti
il cistocarpio; ed io mi sono persuasa della esattezza della diagnosi
Grunowiana perchè ho potuto studiare esemplari autentici di E. palma-
tifida e ringrazio il chiar. dott. Alessandro Zahlbruckner, del Natur-
historisches Hofmuseum di Vienna, il quale mi concesse in esame
alcuni frammenti autentici di Eu^oniella palmatifida (Grun.) muniti
di cistocarpi molto simili a quelli di E. incisa ma essi pure senza
alcun prolungamento al disopra del carpostomio. Inoltre anche dal
Kuetzing (5) era già stata delineata egregiamente la figura di un ci-
stocarpio di Eu^oniella cuneifolia con un orifizio evidente senza alcun
(9 W. H. Harvey, Phycologia Australica, Voi. I. ( Polyzonia incisa ); Voi. II.
{Polysiphonia e Dasya) ; Voi. III. ( Polysiphonia Cladostephus ) ; Voi. IV. ( Polysi -
phonia Blandi).
(2) W. H. Harvey, Nereis Australis, pag. 71 ; London, 1847.
(3) A. Grunow, Algen der Fidschi-, Tonga-, und Samoa- Inseln (Journal des
Museum Godeffroy Heft VI, pag. 50; Hamburg, 1873-74).
(4) Polyzonia multiloba; cfr. J. B. De Toni, Sylloge Algarum, Voi. IV, Flo-
rideae, p. 103.
(5) F. T. Kuetzing, Tabulae Phycologicae, Voi. 15, tab. 6, f. f ( Polyzonia
cuneifolia ); Nordhausen, 1865.
190
prolungamento su di esso. Neppure il Mazza (i), parlando della Po-
ly^onia elegans, dice di aver trovato sui cistocarpi di quest’ alga delle
appendici e anche senza attenerci esclusivamente alle Eufonie Ila e alle
Poly\onìa, De Toni, ad es. in un suo lavoro (2) ci presenta una figura
di cistocarpii di Placophora latiuscula in cui il tegumento ricorda mol-
to da vicino quello dei frutti di E. incisa ma neppur qui troviamo alcun
prolungamento sul carpostomio che si apre liberamente all’ esterno ;
come non trovansi appendici sui cistocarpi del genere Dasya figurati
dal Phillips (3). Ho voluto ricordare questi lavori per far vedere come
anche in via generica non si siano mai trovate sui carpostomi delle
appendici; ora, osserva il De Toni (4), siccome il Connolly ha figu-
rato soltanto un cistocarpio immaturo mentre lo Harvey rappresentò
un ceramidio maturo, bisognerebbe vedere se (cosa, dice l’autore,
poco verosimile) questa pennetta cistocarpifera non cada quando il
frutto, diventato completamente maturo, ha bisogno che il carpo-
stomio sia libero per l’uscita delle carpospore. Sarebbe questo l’unico
modo per ispiegare la esistenza di una tale penna che, se è possi-
bile ammettere nei frutti immaturi, sarebbe proprio un controsenso
ammettere che esista sul frutto maturo perchè impedirebbe l’uscita
delle carpospore e questo contrariamente ad ogni principio inerente
ai rapporti necessarii e strettissimi che sono generale norma tra
struttura e funzione di un determinato organo. Dunque mi pare non
si possa, anche solo per ragioni biologiche, ammettere che esista,
sulla bocca di un ceramidio maturo, un prolungamento; quanto poi
alla possibilità della esistenza di esso sul cistocarpio immaturo dirò, in
seguito, come le mie osservazioni mi abbiano condotta ad escluderne
la presenza. Mentre le affermazioni degli autori citati e il più sem-
plice ragionamento possono pur bastare a farci persuasi dell’ assenza
dei prolungamenti sui ceramidi maturi, io posso inoltre aggiungere
(h A. Mazza, Saggio di algologia oceanica num. 312 (Nuova Notarisia XXI,
1910, pag. 5).
(2) G. B. De Toni, Phyceae japonicae novae, addita enumeratione algarum
in ditione maritima Japoniae hucusque collectarum (Memorie del Reale Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, voi. XXV, n. 5, tav. I, fìg. 13; Venezia, 1895).
(3) W. R. Phillips, Oh thè Development of thè Cistocarp in Rhodomelaceae
(Annals of Botany, Voi. X, N. XXXVIII, June 1896, pag. 187, piate XII, fìg. 7).
(4) L. c. pag. 2.
191
che per quanti esemplari cistocarpiferi di E. incisa abbia osservato,
non ho mai riscontrato alcun ceramidio con una penna sul carposto-
mio, piuttosto le penne erano situate ai lati del frutto e ad esso
quasi attaccate. Per quel che riguarda i ceramidi immaturi, mi sono
trovata più di una volta di fronte a casi in cui la figura rappresen-
tata dal Connolly mi sembrava rispondere alla realtà: infatti molto
spesso ho osservato dei corpi più o meno rotondeggianti alla base
della prima penna situata sul ramo laterale dimodoché la continua-
zione di tale penna ricopriva 1* estremità di questo corpo più o meno
rotondo che poteva anche essere un cistocarpio in formazione e che
assomigliava grossolanamente alla figura del Connolly. Io, veramente,
dapprima pensai potesse trattarsi di un disco adesivo ma poi la di-
sposizione delle cellule che davano al corpo che osservavo una strut-
tura speciale tutt’ altro che lacunare come nei dischi adesivi ricordati,
l’abbozzo di una bocca verso l’apice di questo corpo e 1* affermazione
di Falkenberg (4) che non ammette questi organi nei getti brevi,
mi hanno persuasa che non poteva trattarsi di dischi adesivi. Dal-
l’altra parte la figura del Connolly non risponde, secondo me, nè alla
struttura di un disco adesivo, e neppure a quella di un cistocarpio
in formazione essendo la sua struttura troppo semplice e diversa da
quella che io osservavo nei miei preparati: qui, come ho detto, le
cellule piccole riunite sono disposte in serie che convergono in un
punto dove io credo si troverà la bocca del frutto maturo mentre
nella figura del Connolly le cellule sono disposte uniformemente con
una struttura molto semplice e ciò contrariamente a quanto anche
si osserva nel lavoro dell’ Oltmanns (2) il quale ci fa vedere come
già alla loro origine gli sporocarpi abbiano una struttura complicata
e presentino una piccola bocca senza alcuna appendice al di sopra,
molto simile a quanto io più di una volta ho veduto in esemplari
di E. incisa . Dunque non dischi adesivi ma piuttosto cistocarpi in
formazione sui quali, osservando così superficialmente, mi pareva
proprio di vedere un prolungamento a guisa di penna, senonchè
guardando con maggiore attenzione mi sono convinta che ciò che
(4) L. c. pag. i.
(2) Oltmanns Friedrich, Zur Entwickelungsgeschichte der Florideen (Bo-
tanische Zeitung, 1898, pag. 119).
192
si vede a un primo sguardo non corrisponde alla realtà. Infatti girando
la vite micrometrica del microscopio mentre attentamente osservavo
uno di tali organi, ho veduto che il corpo rotondeggiante e la penna
non erano situati sullo stesso piano ma una sopra e l’altra sotto;
tanto è vero che se mettevo in fuoco l’organo discoidale non vedevo
la penna distintamente e se mettevo in foco questa, quello appena
mi appariva. Di più quando mettevo in foco questo piccolo frutto
10 vedevo in tutti i suoi particolari : alla base due o tre cellule ret-
tangolari abbastanza grandi sulle quali piccole cellule regolari assu-
mevano una disposizione speciale convergendo in un punto, come
ho già avuto occasione di dire, e sotto si riusciva a vedere in corri-
spondenza di quelle due o tre che formano la base del cistocarpio
immaturo, quattro cellule grandi che pensai dovessero rappresentare
11 principio della penna che, cominciata quivi, si poteva supporre
continuasse, assottigliandosi, sotto il cistocarpio per ricomparire al
di sopra di questo formata di due cellule e finalmente terminare
con una. Fatta tale supposizione voltai il preparato in modo che il
cistocarpio diventasse infero e mi restasse al di sopra la penna; ebbi
la conferma di ciò che avevo preveduto: il cistocarpo si intravedeva
appena ma bene si osservava invece la penna in tutto il suo decorso
col segmento basale di quattro cellule e poi due segmenti di tre cel-
lule che si continuavano con segmenti di due e infine terminavano
con una cellula unica. Dunque intanto i due organi che osservavo
non erano in continuazione ma sovrapposti l’uno all’altro ed io pen-
sai inoltre che questa sovrapposizione fosse casuale: infatti essendo
le pareti delle cellule delle diverse parti delle alghe ricche soprat-
tutto di sostanze gelatinose può facilmente succedere che lo sporo-
carpio in formazione sorgente fra l’asse e la prima penna o fra la
prima e la seconda penna aderisca ad una di queste parti tanto ad
esso vicine e per il lungo contatto l’adesione può diventare tale da
dare l’illusione di essere di fronte a un corpo unico anziché a due.
Crescendo poi il frutto questo spinge lateralmente i rametti ed ecco
che nei cistocarpi maturi vediamo sempre tali organi addossati ai
fianchi del ceramidio. Dunque sovrapposizione casuale ma, come
dico, in certi casi la sovrapposizione è cosi completa che a un primo
esame è facilissimo cadere in errore. Che proprio sia cosi, come ho
detto, si dimostra anche chiaramente colla potassa caustica la quale
193
fatta agire sul preparato lo rende più chiaro e si vede proprio lo
sporocarpio immaturo quasi sollevarsi dalla penna sottostante rima-
nendo soltanto attaccato per le sue cellule basali al ramo laterale
che lo ha originato. Del resto non tutti i piccoli ceramidi si trovano
sui rametti, anzi il trovarsi i cistocarpi immaturi sulle penne è un
fatto accidentale; nella maggioranza dei casi li ho veduti liberi e
anche questo conforta l’ipotesi di una sovrapposizione casuale e
momentanea. Però più di una volta mi sono incontrata con questi
piccoli cistocarpi che sembravano proprio coronati da una penna
mentre in realtà non lo erano e. anzi due casi mostravano tanto evi-
dentemente il piccolo cistocarpo solo per caso addossato al rametto
che ho anche voluto prenderne le misure per dare un’idea del grado
di sviluppo raggiunto da tali organi. Uno misurava di diametro massimo
jjl. 248,90 e diametro minimo |x. 235, 80; l’altro diametro massimo
{x. 237,80 e minimo \l. 235, 80. Dopo quanto ho osservato mi pare di
poter affermare con discreta sicurezza che i ceramidi di Eu\oniella
incisa, come W. H. Harvey prima aveva figurato, non portano mai,
nè maturi nè immaturi, appendici sul loro corpostomio il quale è
necessario si apra liberamente all’ esterno allo scopo di permettere
il passaggio alle spore, come avviene in generale a tutti i frutti
di questa forma. Se, come osserva Askenasy (*) i cistocarpi avessero
per anomalia appendici alla loro estremità, allora la bocca dovrebbe
diventare laterale come si può scorgere in una figura di Polysipho-
nia havanensis che si trova nel suo lavoro perchè 1’ uscita delle spore
in questi frutti non potendo avvenire che attraverso il carpostomio
questo deve comunicare direttamente coll’ esterno. Gli stichidi invece
possono avere alla loro estremità delle appendici perchè si sa che
le tetraspore non escono da questi organi attraverso un orifizio spe-
ciale, bensì mediante la distruzione di una parte del tegumento men-
tre il ragionamento e l’osservazione mi hanno convinta non potersi
ammettere l’ esistenza di penne sul carpostomio dei ceramidi di E.
incìsa, in quanto che una penna coronante il cistocarpio sarebbe for-
nita di una funzione negativa, non rispondente alla particolare forma
(£) E. Askenasy, Algen (Forschungsreise S. M. S. «Gazelle» IV. Theil, Bo-
tanik. Redigirt von Prof. Dr. A. Engler; Taf. XI, f. 12).
di fruttificazione propria delle Rodomelacee; se penne coronanti il
cistocarpio al disopra del carpostomio potessero esistere, esse dovreb-
bero per suprema necessità funzionale essere decidue allorquando il
frutto raggiunge la conveniente maturità; ma io non vidi neppure,
giova ripeterlo, cistocarpi immaturi coronati da una penna.
Modena n Maggio 1912.
Ì'AV.
Fig. 3. - Cistocarpio maturo, con carpospore bene sviluppate.
Tav. II.a
Fig. 4. - Parte superiore della fronda con stichidii.
Fig. 5. - Parte superiore della fronda con stichidii
195
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II. Abteilung, Band 32, 1911, N. 1-2, pag. 1-7.
Sono ricordate dall’Autore le prime osservazioni di Ehrenberg
(1837, 1854) sugli organismi terricoli e quelle più recenti di P. E.
Mueller (1887) sugli organismi animali e vegetali che vivono nei ter-
reni (oltre ai soliti batterii terricoli, ai lombrici e agli Enchitreidi);
indica il Francé la forme principali geofìle tra i Rizopodi (ne dà come
generi nuovi due ossia Craterello e Geococcus ), le Bacillariacee, le
Schizoficee, le Cloroficee, i Nematodi, i Funghi; molte interessanti
considerazioni sono esposte in questa Nota preliminare sui geobionti
tenendo conto di condizioni particolari favorevoli (ricchezza di humus,
natura geologica del terreno, contenuto di acqua del medesimo, il
succedersi degli organismi, l’altimetria, la distribuzione batimetricaecc.).
Su un tema che ha stretta attinenza con quello trattato dal Francé,
fu dal dottor Forti e da me richiamata l’attenzione nello studio delle
Alghe, riportate da S. A. R. il Duca degli Abruzzi nella spedizione
al Ruwenzori, mettendo in relazione le Diatomee terrestri con la pre-
senza delle medesime nelle polveri meteoriche; nel lavoro, allora
pubblicato (1), si augurava che ricerche metodiche fossero condotte
come era risultato dai materiali del Ruwenzori, per estendere, la co-
noscenza di Diatomee terrestri in altre regioni e più di tutto per con-
(4) Cfr. De Toni G. B. e Forti A., Alghe nell’opera di S. A. R. il Prin-
cipe Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi : Il Ruwenzori, Relazioni scien-
tifiche voi. I, pag. 553-554 ; Milano 1909.
199
fermarci quali tra le numerosissime specie di questi organismi vege-
tali abbiano l’ adattamento, così importante dal punto di vista biolo-
gico, di vivere e moltiplicarsi sul terreno, tra i muschi, sulle roccie.
Il Francé è tratto a lavorare su questa via e si ha certezza che egli
giungerà a fornire importanti contributi su questo finora poco stu-
diato argomento.
G. B. De Toni
Gain L. — Note sur trois espèces nouvelles d’ Algues marines
provenant de la région antarctique sud-américaine. — Bulletin du
Muséum d’histoire naturelle 1911, N. 6, pag. 3.
L’A., naturalista della seconda spedizione antartica francese, de-
scrive le seguenti nuove specie;
Nitophyllum Mangini: Stipite cylindraceo ramoso in nervos ma-
gnos inordinate ramosos sursum evanescentes transeunte; frondibus
numerosis simplicibus margine simplici, rubro-purpureis, robustis,
oblongis, foliaceis, interdum apice laciniatis, usque ad 18 cm. longis,
7- 8 cm. latis, 260 crassis; cellulis interioribus plus minus cylindra-
ceis aut subrectangularibus, intra nervos 3-saepius 5-stratosis; cor-
ticc monostromatico, cellulis chromatophoris repletis; sporangiis cy-
stocarpiisque ignotis.
Hab. insul. Deception - Species proximae sunt N. Gattyanum
J. Ag. et N. multinerve Hook, et Harv.
Uloihrix aus trali s : Filamentis 1-2 cm. altis, viridibus, adhaeren-
tibus, plus minusve implicatis, 19 rarius 16 |i crassis, cellulis ple-
rumque subaequilongis vel duplo brevioribus, basalibus saepe bre-
vissimas rhizinas emittentibus; chromatophoro totum cellulae lumen
repiente, pyrenoide nucleoque in quaque cellula singulis; zoosporis
acinetibusque gametangiis gametisque ignotis.
Hab. ad oram occidentalem Terrae de Graham, socia Urcspord
penicilli formi (Roth) Aresch. — Species proximae sunt Ul. fiacca
(Dillw.) Thur., UL pseudoflacca Wille et UL consociata Wille.
Monostroma appianatimi : Thallo 3-5 cm. longo, 2-3 cm. lato,
8- 11 crasso, callo radicali adnato, initio saccato appianato, ovali,
demum dehiscente ad extremitatem et membranaceo, valde tenui
flaccidoque, fuscoviridi ; cellulis inferioribus ecaudatis, rotundatis,
oblongis, in substantia intercellulari non copiosa dispositis, sectione
200
transversa verticaliter ovalibus, 6*7 altis; cellulis superioribus an-
gulatis, inordinatus, arctissime coalitis, sectione thalli transversa plus
minusque rotundatis, 4-6 altis, chromatophoro omnino repletis; zoo-
sporis incognitis.
Hab. ad insulam Deception et prope insulam Wiencke, frondibus
Plocamii coccìnei Lyngb. adfixum. — Species Monostromati bulloso
(Roth) Thur. proxima. Nelle regioni antartiche vegeta anche il M.
endiviaefolìum Gepp (1905).
Gain L. — Note sur la Flore algologique d’eau douce de l’ An-
tartide Sud-Américaine. — Bulletin du Muséum d’ histoire naturelle
1911, n. 5, pag. 371-376.
L’ A., premesse alcune citazioni riguardo alle Memorie pubblicate
sulla flora algologica Antartica continentale da Reinsch (1890) De-
Wildeman (1900), Wille (1902) e J. Murray (1900) dà notizia su 23
specie da lui raccolte in gran parte nel gennaio 1909 nell’ isola Jenny
tra i muschi; di queste specie 5 sono proposte come nuove cioè
Lyngbya an Idrotica, Nostoc pachy derma tic umy Nostoc Borncti, Cosma-
rium antarcticum e Trochiscia tuberculifera.
Gain L. — La neige verte et la neige rouge des régions antarc-
tiques (Résumé de 1’ Ètude de M. le Professeur Wille). — Bulletin
du Muséum d’histoire naturelle 1911, n. 6, pag. 4.
L’Autore riassume i risultati dell’esame, compiuto dal professor
N. Wille, di campioni ottenuti dalle nevi verdi e rosse raccolte da
lui nei mesi da gennaio a marzo in alcune località della costa occi-
dentale della Terra di Graham, durante la seconda spedizione antar-
tica francese (1908-1910) diretta dal Dottor Charcot.
Tra le specie riscontrate dal Wille le seguenti sono proposte
come nuove:
Mycacanthococcus antarcticus (cellule incolore, sferiche, con mem-
brana grossa, ondulata e verrucosa; diam. 10-19 (jl);
Mycacanthococcus ovalis (cellule incolore [?], ovoidee, con mem-
brana provvista di spinette brevi; dimens. 1 8 = 1 3 fi).
Pseudotetraspora Gainii (tallo mucoso, del diam. di 1 millim.;
cellule 2-4 nate, immerse in una sostanza mucosa, ciascuna cellula
con le dimensioni 6 = 8 |i).
201
Chlamydomonas antarctìcus (cellule rosse, sferiche; zigoti [?]
ovoidi, con 6 coste longitudinali, 26-40=16-36 (i).
Hàyren Ernst. — Uber den Saprophytismus einiger Enteromor-
pha-Formen. — Meddelanden af Societas prò Fauna et Flora Fennica
Trettiondesjàtte Hàftet, 1909- 19 io, Ilelsingfors 1910, pag. 157-161.
L’Autore segnala nei dintorni del porto di Helsingfors lo svi-
luppo di grandi quantità di Enteromorfe durante la fine dell’estate
e l’autunno e ne trova il motivo dalle impurità occasionate dai ri-
fiuti della città; egli ascrive perciò le Enteromorfe alla categoria dei
semisaprofiti facoltativi. Queste osservazioni del sig. Hàyren vengono
a confermare quanto scriveva fino dal i863 il Lorenz ( 1 ) a proposito
dell’Enteromorphetum in un lavoro importante ma poco noto e che,
con ogni probabilità, è sfuggito all’autore; io stesso a Venezia ebbi
occasione di osservare spesso vicino agli orifìzi delle cloache, le quali
sboccano nei canali, specie di Ulvacee e la Porphyra atro purpurea,
come notò di recente per Trieste il collega Adolfo Steuer.
G. B. De Toni
Le Touzé H. — Contribution à l’étude histologique des Fuca-
cées. — Revue générale de Botanique Tome XXIV, n. 277, 1912,
pag. 33-47, pi. 9.
L’ A., in seguito a studi compiuti su specie dei generi Fucus ,
Pelvetia, Ascophyllum, Bìfurcaria e Ilalidrys , giunse, distinguendo
nel tallo delle Fucacee due tessuti: il tessuto parietale (epidermide
più corteccia, degli autori) e il tessuto centrale (corpo centrale degli
autori) alle conclusioni seguenti :
1. Ciascheduna cellula non possiede che un nucleo, anche se
si tratta di cellule delle ife; si riscontrano nelle Fucacee due tipi di
nuclei (uninucleolati e granulosi).
2. Nelle cellule vicine alla sommità, si distinguono un mitopla-
sma e un alveoplasma; non vi hanno centrosomi, allo stato di riposo
cellulare; la morte si effettua per degenerazione granulosa.
3. I feoplasti hanno probabilmente origine mitocondriale.
(4) Lorenz J. R. — Physicalische Verhàltnisse und Vertheilung der Organi-
smen ini Quarnerischen Golfe. — Wien, 1863, K. K. Hof-und Staatsdrukerei, 8,°
202
4- I grani di fucosano sono ripartiti in tutti i tessuti della pianta ;
prendono origine per condensazione di prodotti della assimilazione
clorofilliana attorno a plastidi speciali.
5. Nel tessuto parietale, la membrana cellulare si differenzia in
una parete pecto-cellulosica interna e una lamella mediana esclusi-
vamente pectica; nel tessuto centrale, si distinguono, attorno alle
grandi ife: a) la parete pecto-cellulosica; b ) un sottile inviluppo pec-
tico; c) una aureola attraversata da filamenti pectici raggianti; d) la
mucilagine generale. Nella fronda, questa mucilagine è ancora leg-
germente pectica; non lo è più affatto nel ricettacolo del Fucus ve-
stitilo stis ; le piccole ife mancano di aureola radiata; la cuticola non
contiene cutina.
6. Le Cistosiree (dei generi studiati) non possiedono mucilagine
nel tessuto centrale.
Lucas A. H. S. — The Gases present in thè Floats (vesicles) of
certain Marine Algae. — Linnean Society of New South Wales,
Abstract of Proceedings, N. 297, 25 Oct. 1911, pag. III-1V.
L’Autore fece buon numero di analisi dei gaz contenuti nelle
aerocisti di Phyllospora comosa, Hormosìra Banksiì e Cystophora mo-
nilifera e trovò solo presenti l’ossigeno e l’azoto, l’ossigeno in pro-
porzione minore che non nell’aria (ad esempio in Hormosìra l’ossi-
geno rappresentava circa il 12 °/0 del totale volume del gaz conte-
nuto nelle aerocisti). Cosi il Lucas viene a dare un nuovo contributo
alla conoscenza dei gaz racchiusi nelle vescicole aeree delle Fucoi-
dee, dopo quello già fornito dal chiarissimo prof. N. Wille nella sua
nota Ueber die Blasen der Fucaceen, stampata a Stoccolma nel 1889.
Mueller Otto. — Diatomeenrest aus den Turonschichten der
Kreide. — Berichte der deutschen botanischen Gesellschaft Band
XXIX, Heft io, 1 91 1 , pag. 661 -668, Taf. XXVI; Berlin 1912.
Negli strati Turoniani di Rilmerich in Vestfalia l’A. segnala la
presenza di una Diatomea, rappresentante un genere nuovo Actino-
clava di Actinodisceae. La diagnosi del nuovo genere è formulata
cosi in via preliminare :
Valvae radiatae at non genuine actinomorphae. Radii clavifor-
mes, marginem non attingentes. Corona marginalis loborum di-
203
stantium ambitu cuneatorum (sed plus minus irregularium), paralle-
liter superficie! valvae sed supra valvam dispositorum praesens.
L’unica specie, Actìnoclava Frankei raggiunge il diametro di
2i5 (i. I lobi (Lappen) ricordano alquanto consimili formazioni pro-
prie del genere Lepidodiscus.
L’A. riferisce poi, prendendo le mosse da un lavoro del Roth-
pletz (1896), su altre Diatonee del Lias cioè su Pyxidicula bollensis
e P. liasica e discute sui generi Pyxidicula, Dictyopyxis, Stephano-
pyxis.
Una buona tavola contiene le figure di Actìnoclava Frankei,
Pyxidicula bollensis, Pyxidicula liasica, Stephanopyxis sp., Pyxidicula
sp., Asterolampra crenata, Asterolampra decorata, la prima figura
originale, le altre ricavate dalle opere del Rothpletz e del Greville.
Nienburg W. — Zur Kenntnis der Florideenkeimlinge. — Hed-
wigia, Band LI, Heft 6, 25. Jan. 1912, pag. 299-305, Fig. 1-2.
Corre la mente, per questo tema della germogliazione delle spore
nelle Fioridee, alle prime osservazioni fatte da J. G. Agardh sui
Ceramium (1834) per quanto con mezzi molto semplici e su alghe
di non complicata struttura. Il Nienburg, che in precedenza pubblicò
la storia dello sviluppo del Nitophyllum punctatubi, illustra ora gli
stati primordiali ottenuti dalla generazione delle spore di Delesseria
ruscifolia e quelli osservati direttamente (non da germogliazione se-
guita da colture) di Rhodophyllis bifida epifitica sul Gelidium ; que-
st’ultima specie è fornita, secondo l’A. da una sorta di protallo
(prototallo) foliaceo, in modo analogo a quanto avviene nel genere
Batrachospermum.
Ohno N. — Beobachtungen an einer Susswasser- Peridinee. —
Journal of thè College of Science, Imperiai University, Tokyo, Japan,
Voi. XXXII, article 2, Nov. 1911, pag. 77-92, pi. 1.
L’A. ha rivolto la propria attenzione a un Peridinieo, il quale
determinò nel 1901 e anni successivi, col suo considerevole sviluppo,
la colorazione rugginosa dell’acqua in un stagno del Giardino bota-
nico dell’Università di Tokyo; egli descrive minutamente l’organi-
smo, ne dà i rapporti delle dimensioni per 25 individui, nota il com-
portamento dei flagelli, la produzione delle cisti e la loro formazione
204
artificiale ricorrendo a mutamenti nelle condizioni di vita degli indi-
vidui ecc.
Infine I’Ohno discute la posizione sistematica dell’ organismo in
questione, reputandolo una nuova specie del genere Gymnodinium
( G . biciliatum), del quale rappresenta la forma più piccola finora co-
nosciuta, avendo in media la lunghezza di 22,2 e la larghezze di
16,9 [i mentre il Gymnodinium pusillum Schi Ili ng ha rispettivamente
23 fi. e 18,4 {j. ugualmente a Glenodinium Pulvisculus e Amphidinium
lacustre.
Sauvageau C. — Sur les espèces de Cystoseira. — Comptes
rendus des séances de la Société de Biologie T. LXXI, 1911, pag.
467-468.
L’Autore vuole, con questa sua Nota, dimostrare la grande
confusione che domina nelle descrizioni delle specie di Cystoseira,
parecchie delle quali vennero insieme confuse per le imperfette dia-
gnosi e figure. Mi permetto però di rilevare che è un po’ azzardato,
da parte del Sauvageau, di annullare con un tratto di penna l’opera
del compianto Ardissone e la mia, scrivendo che « les livres d’Ar-
dissone et de M. De Toni sont à peine utilisables ». Adagio! più
oltre, ad esempio, egli dice che sotto il nome di Cystoseira Abies-
marina si riuniscono due specie tuttavia ben distinte, la C. Abies-ma-
rina, pianta cespitosa delle Canarie, a parti diritte, gracili e molli,
con la C. Montagnei, pianta algerina massiccia a caule unico e tofu-
loso. Ma perchè non si è dato la pena di vedere la descrizione che
per il Fucus Abies marina dà il Gmelin e quella che per la C. Monta-
gnei fornisce, con acute osservazioni, G. Agardh? Non s’accorge il
Sauvageau delle incertezze che lo stesso Valiante ebbe, pur mono-
grafo, nelle sinonimie citando Fucus Abies marine Gmel. (tofuligero !)
tra i sinonimi di C. Hoppii che non ha tofuli? E non fu forse il
Valiante (lodato dal Sauvageau) a ritenere C. corniculata sinonimo
di C. Erica-marina, avendone studiati esemplari autentici ?
lo mi domando francamente: la colpa di queste confusioni è di
Ardissone e mia, ovvero di quelli che con lavori monografici hanno
creduto di studiare in modo esauriente le Cystoseira ?
Ben venga adunque a chiarire le incertezze, a togliere i dubbi
la memoria promessaci dal Sauvageau, sulla quale a suo tempo sarò
205
ben lieto di riferire con la massima imparzialità, specialmente se
egli, abile conoscitore della morfologia delle alghe brune, saprà di-
panare la intricata matassa. Se le opere dell’ Ardissone e di chi
scrive sono inutilizzabili, io mi auguro che le sottili differenziazioni,
le quali troveranno posto nel futuro lavoro dell’ egregio collega, siano
utilizzabili; con ciò ne avrà guadagnato la scienza che entrambi pro-
fessiamo.
G. B. De Toni
Sauvageau C. — Sur les Cystoseira à anthérozoìdes sans point
rouge. — Comptes rendus des séances de la Société de Biologie
T. LXXI, 1 9 1 1 , pag. 472-473.
L’ A. avverte che gli anterozoidi di Cystoseira dìscors , foenicu-
lacea, myriophylloides , canarìensis, abrotanifolia sono privi di punto
rosso, come avviene per la Polvetia canaliculata (Thuret); essi sono
dotati di movimento lento, mentre gli anterozoidi con punto rosso
sono mobilissimi.
Sauvageau C. — Sur la végétation des Cystoseira. — Comptes
rendus des séances de la Société de Biologie T. LXXI, 1911, pag.
680-681.
L’ A. fornisce notizie preparatorie per una Memoria che pubbli-
cherà sul genere Cystoseira, notando le caratteristiche morfologiche
dell’apparato vegetativo nelle differenti specie, apparato ora privo
di cauloidi eretti (C. Abies marina delle Canarie, C. corniculata del-
l’Adriatico), ora con cauloidi eretti semplici o multipli; ricorda an-
che la caducità delle ramificazioni, la importanza dei tofuli nelle
specie che li possiedono, ecc.
Sauvageau C. — Sur les aérocystes des Cystoseira. — - Comptes
rendus des séances de la Société de Biologie T. LXXI, 1911, pag.
682-683.
Discute FA. sopra le opinioni manifestate dagli autori (Agardh,
Valiante) riguardo alle aerocisti e porta parecchi esempii che, come
egli giustamente osserva, non permettono di assegnare una funzione
assoluta alle vescicole aeree delle Cystoseira.
200
Sauvageau C. — Sur l’iridescence des Cystoseira. — Comptes
rendus des séances de la Société de Biologie T. LXXI, 1911, pag.
684-685.
Come è noto parecchie Cystoseira sono dotate del fenonemo
di iridiscenza (4) e il Sauvageau ne descrive brevemente le modalità
in alcune specie concludendo che se l’ iridiscenza fosse, come pre-
tende qualche autore, un mezzo di protezione contro la intensità lu-
minosa, tutte le specie di profondità ne sarebbero prive e gli indi-
vidui diversamente iridescenti di una stessa specie dovrebbero ripar-
tirsi secondo il livello o secondo le stazioni.
Sauvageau C. — Sur la doublé fructification du C. Montagnei
et du C. opuntioides. — Comptes rendus des séances de la Société
de Biologie T. LXXI, 1911, pag. 686-687.
L’ A. pone in rilievo la presenza di ricettacoli alla base dei rami
primarii nella Cystoseira Montagnei J. Ag., confermando le osserva-
zioni, trascurate dagli autori, fatte nel i838 dal Montagne; il fatto,
riscontrato dal Sauvageau, è ampiamente descritto dal nostro Mene-
ghini (Alg. ital. dalmat. pag. 65 e seguenti; Padova, 1842) il quale
chiudendo la trattazione della Cystoseira granulata var. Turneri (sino-
nimo di C. Montagnei J. Ag.), scrisse proprio così: « È sommamente
memorabile in questa varietà la collocazione dei tubercoli fruttiferi,
i quali accumulandosi ora alle estremità dei ramoscelli, ed ora presso
alla loro base, simulano ricettacoli terminali o basilari. E poiché in
quest’ultimo caso essi tubercoli trovansi sempre molto avanzati in
maturità sembrami ragionevole il sospetto che la formazione di quei
ricettacoli preceda lo sviluppo dei soprastanti ramoscellli, così come
avviene, a modo d’esempio, nell' infiorescenza dei Metrosideri.... ».
Constata 1’ A. la presenza di ricettacoli terminali sui rami di di-
verso ordine nella C. opuntioides (esemplari napoletani) oltre ai soliti
ricettacoli basilari, noti per questa specie; egli sospetta, e non a torto,
che la Carpodesmia \osteroìdes Grev. deva ascriversi alla C. opuutioi-
des, come aveva già dubitato lo Zanardini (Iconogr. pag. 442) sulla
autonomia del genere Carpodesmia Grev.
(4) Cfr. anche A. Mazza in Nuova Notarisia XV, 1904, pag. 66.
207
Fornisce poi altre notizie sulla riproduzione continua che si ve-
rifica nella C. spinosa (C. Erica-marina Val. e C. Montagnei Val.).
Schiller i. — Neue Peridinium-Arten aus der nòrdlichen Adria,
mit 3 Textabbildungen. — Oesterreichische botanische Zeitschrift
1911, N. 9, pp. 3.
Sono descritte e figurate le seguenti specie: Peridinium ovum;
Golfo di Trieste; afpne a P. quarnerense Br. Schròder.
Peridinium Wiesneri; coste delle lagune di Grado, Porto Buso,
Ugnano;
Peridinium spino sum ; Golfo di Trieste; affine a P. adriaticum
Broch.
Schroeder Bruno. — Adriatisches Phytoplankton. — Sitzungsbe-
richte der Kaiserl. Akademie der Wissenschaften in Wien, Mathem.
Naturw. Klasse, Bd. CXX, Abt. 1, Mai 1911, pag. 601-657, Fig. 1-16.
Sono determinate le forme fitoplanctoniche di dodici campioni
raccolti in località dell’ Adriatico orientale superiore, non lontano dalle
coste istriane e dalmate; nella parte generale della Memoria l’Autore
considera la distribuzione orizzontale e verticale del fitoplancton, il
fitoplancton delle acque salmastre, i tipi boreali del fitoplancton del-
l’ Adriatico, alcuni adattamenti biologici dei planctonobi vegetali di
detto mare (filamenti o setole, concatenazioni, formazioni fascicolari),
l’epiplancton (ad esempio Tintinnus inquilinus O. F. Muli, sul Chae-
toceras letrasticum, Vorticella sp. sul Chaetoceras densum, Licmophora
Lyngbyei (Kuetz.) Grun. su alcuni Copepodi). Nella parte speciale
B. Schroeder dà i risultati delle singole pesche fatte nei giorni 28,
29, 3o e 3i luglio 1909 e poscia il prospetto sistematico delle forme
riscontrate (in tutto 175).
Sono descritte come nuove entità:
Coscinosira mediterranea (con auxospore), Rhì\osolenìa pellucida
(diversa da Rh. fragillima Berg.), Rhi^osolenia Calcar-avis Schultze
forma lata e forma gracilis, Dinophysis homunculus wStein var. gracilis,
Ceratium dalmaticum, Ceratium aestuarium, Amphidinium aculeaium,
Amphidinium ? lanceolatum, Amphidinium globo sum.
Un accurato elenco bibliografico chiude questa Memoria ed io
mi auguro che, dopo la formulazione di un programma comune di
208
ricerche scientifiche nell’ Adriatico, si addivenga a uno studio meto-
dico dei planctonobii di questo mare (*).
Schroeder Bruno. — Rhizosolenia victoriae n. sp. — Berichte
der deutschen botanischen Gesellschaft Band XXIX, Heft io ( 1 91 1 )
pag. 730-743, Taf. XXIX; Berlin 1912.
L’ A., premesse alcune notizie sulle Rhizosolenia finora note per
H plancton delle acque dolci, descrive una nuova specie raccolta da
lui stesso nel lago Victoria (Africa) nel settembre-ottobre 1910; per
la nuova entità affine a Rh. morsa West (1909) è proposto il nome
Rhizosolenia victoriae. La Nota dello Schroeder è assai utile perchè
contiene in pari tempo il prospetto analitico delle specie d’ acqua dolce
del genere Rhizosolenia e la rispettiva illustrazione di esse sulla ta-
vola che accompagna il lavoro.
G. B. De Toni
Svedelius Nils. — Ueber den Generationswechsel bei Delesseria
sanguinea. — Svensk Botanisk Tidskrift 1911, Bd. 5, h. 3, pag.
260-324. Taf. 2-3, 16 Figuren in Text.
11 lavoro sulla Delesseria sanguinea è condotto dall’ Autore con
le stesse lodevoli minuziosità ed esattezza impiegate nello studio da
lui già pubblicato sulle Martensia e giunge a risultati che interessano
molto la storia dello sviluppo di questa Fioridea. N. Svedelius pre-
cisa l’epoca (ottobre) in cui, lungo le spiaggie occidentali della Svezia,
ha luogo la fecondazione nella Delesseria sanguinea; già in novembre
gli spermatangii sono scomparsi quasi totalmente; i tetrasporofilli comin-
ciano ad apparire in ottobre-novembre; in novembre si inizia la divi-
sione a tetradi e in dicembre-gennaio le tetraspore sono mature al
pari dei cistocarpi; il nucleo della cellula madre della tetraspora subi-
sce una divisione in tetradi, alla quale precedono una sinapsi e diaci-
nesi; nella diacinesi sonvi venti doppi-cromosomi; dopo una divisione
eterotipica e omeotipica si formano i nuclei delle tetraspore con 20
cromosomi; i nuclei somatici della pianta tetrasporifera hanno 40
cromosomi, laddove quelli della pianta femminile ne hanno solo 20 ;
(4) Cfr. G. B. De Toni. Il R. Comitato talassografico e gli studi della flora
dei nostri mari (Nuova Notarisia XXII, 1911, pag. 26-30).
209
le pareti delle tetraspore mostrano finissimi pori plasmodesmiformi,
visibili già nelle tetradi. L’Autore conclude affermando che nella
Delesseria sanguinea la pianta tetrasporifera è da riguardare come
lo sporofito, la pianta sessuale come il gamofìto; tra queste due
forme ha luogo una alternanza di generazione, giusta la teoria già
stabilita dal Yamanouchi nelle osservazioni pubblicate a proposito
della Poly siphonia violacea.
Picquenard C. A. — Études sur les collections botaniques des
frères Crouan. — II. Fucoideae. — Travaux scientifiques du Labo-
ratoire de Zoologie et de Physiologie maritimes de Concarneau Tome
III, Fase. 6, 1911, pp. 44.
Riescono molto utili le revisioni dei materiali lasciati dai vecchi
algologi nelle rispettive raccolte ; così bene fece il Picquenard ad oc-
cuparsi delle Fucoideae contenute nelle collezioni botaniche dei fra-
telli Crouan; si ha in questa revisione un contributo generale alla
ficogeografia, perchè vi si trovano indicate specie di località diversis-
sime dal Seirococcus axillaris di Port Phillip (Australia) al Sargassum
linifolium di Venezia, dalla Cysto seira opuntioides raccolta dal Cal-
desi (i856) in Sardegna alla Zonaria flava di Algeria e di Sicilia,
dalla Halyseris Plagiogramrna delle isole Sandwich al Dilophus repens
di Nizza, dalla Phyllaria reniformìs di Marsiglia e di Dalmazia (no-
tisi quest’ ultima stazione!) allo Hydroclathrus cancellatus di Suez ecc. ;
sarebbe meritevole di conferma la presenza di Cystoseira Myrica
sulle spiaggie di Corsica, perchè si avrebbe con essa una nuova
aggiunta alla flora del Mare Mediterraneo.
Gli esemplari della collezione, oltre a quelli raccolti dagli stessi
fratelli Crouan, provengono da raccolte di Chauvin, Lenormand,
Lloyd, Areschoug, Caldesi, Suhr, Bory, Greville, Berkeley, De
Notaris, Giraudy, Dickie, Carmichael, Hàrvey, Léveillé, Thuret,
Griffiths.
Picquenard C. A. — Etudes sur les collections botaniques des
frères Crouan. — I. Les Characées de Bretagne. — Travaux scien-
tifiques du Laboratoire de Zoologie et de Physiologie maritimes de
Concarneau Tome III, fase. 4, 1911, pp. 8.*
Analogamente al precedente lavoro, il Picquenard fornisce no-
tizie intorno 9 specie di Chara e 7 specie di Nitel/a,
210
Pascher A. — Braune Flagellateli mit seitlichen Geisseln. —
Zeitschrift fur wissenschaftliche Zoologie Bd. C, Heft 2, 1912, pag.
177-189, Fig. i-3.
In questi ultimi anni andò prendendo considerevole sviluppo lo
studio di organismi la cui collocazione sistematica era imperfetta-
mente studiata, cioè di quelle forme di organismi che appartengono
ai Flagellati con pigmento bruno; tra i benemeriti studiosi di tali forme
va compreso il Pascher, il quale ha già dato in luce notevoli con-
tributi sul difpcile argomento. Egli studia nella presente Nota alcuni
Flagellati bruni muniti di flagelli lateralmente inseriti cioè i generi
Nephroselmis Stein, Protochrysis Pasch. e Sennia Pasch. n. gen. (isti-
tuito per la Nephroselmis olivacea Senn, non Stein), dando di questi
tre generi monotipici le diagnosi differenziali; i due primi sono rap-
presentanti genuini delle Criptomonadi, più dubbia è la posizione
di Sennia .
Pascher A. — Ueber Rhizopoden- und Palmellastadien bei Fla-
gellaten (Chrysomonaden), nebst einer Uebersicht uber die braunen
Flagellaten. — Archiv fur Protistenkunde, Funfundzwanzigster Band,
1912, pag. i53-2oo, Taf. 9, 7 Textfiguren.
Questo importante studio del Pascher non può venire riassunto
nel limitato spazio di una rassegna, per il contenuto suajroppo denso
di notizie e di osservazioni su un argomento di per sè stesso molto
complesso. L’ Autore vi tratta degli stadi rizopodei e palmellei nella
Synura e in altre Crisomonadi, dei Flagellati bruni, del loro apparato
flagellare, di forme bleu e apocromatiche, dei Silicoflagellati e dei
Coccolitoforidi, del gruppo Feocrisidali ecc. Il lavoro e terminato da
un prospetto dei generi di Flagellati bruni e delle rispettive analogie
e da un elenco bibliografico, nel quale, per l’argomento trattato,
avrebbe potuto venire ricordato il piccolo scritto del Wille, Ueber
Chromulina - Arten als Palmellastadiun bei Flagellaten (Bot. Centr.
XXIII, pag. 258-203).
G. B. De Toni
Meunier Alph. - — Microplankton des Mers de Barents et de
Kara. — Due D1 Orleans, Campagne arctique de 1907, Bruxelles,
1910, Ch. Beulens, 4, pp. 335, 37 planches hors texte.
È un lavoro di grande mole questo del Meunier, che illustra i
211
materiali microplanctonici raccolti nei mari di Barents e di Kara
durante la spedizione della « Belgica » ed è un lavoro che viene ad
accrescere le nostre cognizioni riguardo alla distribuzione geogra-
fica di Peridinei, Crittomonadacei, Silicoflagellati, Protozoi diversi e
Diatomee. Molte specie nuove sono descritte, altre già note illustrate
nelle tavole che costituiscono un atlante a parte.
Di generi nuovi l1 Autore propone Dìplopsalopsis, Nephrodinium,
Amylax nei Peridiniei, Corbìcuìa nelle Cryptomonadaceae, Diaster
nei Silicoflagellati, Chìtono sperma, Glypho sperma, Radiosperma, Am-
phicephalosperma, Set o sperma, Fusopsis, Piropsis, Sphaeropsìs in orga-
nismi che il Meunier stesso denomina problematici, Conocylis nei
Protozoi loricati (Tintinnidi), Cy ciò trio hium, Proboscìdìum, Cephalotri-
chìum, Zonotrìchìum negli Infusori non loricati, Stappersia, Gymno-
%oum, Infusorii di incerta sede; Diamylon, Echìnum, Folliculus (nomi
a vero dire poco adatti) sono proposti per forme di incerta colloca-
zione sistematica, vegetanti sulle nevi colorate.
Il Meunier propone un nuovo genere, più comprensivo, Polya-
sterias, in luogo di Hexasterìas Cleve.
Seguono da ultimo le Diatomee per le quali non poche entità
sono proposte come nuove per la scienza, altre fornite di osserva-
zioni più o meno ampie.
Come entità nuove segnaliamo:
Chaetoceros fragilis, Ch. glacialis, Ch. baculiies, Ch. filìformis ,
Thalassiosira rotula, Th. fallax, Stephanodiscus densus, Phaeodiscus
(n. gen.) punctulatus \Coscinodìscus punctulatus Greg.], Amphìprora
formosa, Cymbella recurva, Rhabdonema hyalinum, Ennotia Dolium,
Fragìlaria mollis, Frag. groenlandìca , Stauropsìs (n. gen.) membra-
nacea (Cleve) [Navicula membranacea Cleve 1897], Sfaur. Granii (Joerg.)
[ Staiironeìs Granii Joerg. 1905, Navicula Granii Gran 1905], Staur.
septenirionalis (Grun.) [Staur oneis septentrìonalis Grun. 1884, Navicula
septentrionalìs Gran 1905], Staur. Vanhóffenii (Gran) [Navicula Vanhòf
fenii Gran 1897], Staur. pelagica (Cleve) [ Navicula pelagica Cleve
1896, Navicula frigida Grun. 1894-95?], Staur . acuta, Staur. amphì-
cephala, Staur. majuscula, Nit\schìa divaricata, FLomoeocladia congesta ,
Hom. glomerata, Hom. mucicola, Hom. taeniata, Hom. tennis.
Ciascuna specie è accompagnata da notizie riguardanti la mor-
fologia, la distribuzione geografica ecc.
v. Pia Julius. — Neue Studien ueber die triadischen Siphoneae
verticillatae. — Beitràge zur Palaeontologie u. Geologie Oesterreich-
Ungarns. Band XXV, 1912, pag. 25-8 1, Tav. Il— Vili.
In un gran numero di opere e trattati di Geologia si trova fatta
menzione delle Sifonee fossili, ma assai poco si conosce ancora in-
torno alla loro natura. Eppure esse hanno senza dubbio un’impor-
tanza grandissima, specialmente per i numerosi rapporti filogenetici
con alcuni gruppi di Sifonee viventi. Degno della massima conside-
razione è quindi il presente lavoro, dove l’Autore raccoglie e coor-
dina diligentemente tutto quel poco che si sa sulle Sifonee verticil-
late fossili, e dove si trova una bella serie di osservazioni originali
eseguite sulle Sifonee del periodo triasico.
Le Sifonee verticillate del Trias vennero finora raccolte in tre
generi, cioè Dìplopora Schafhàutl., Gyroporella Gùmbel e Physopo -
retta Steinm. costituenti la famiglia delle Diploporidae, che è carat-
terizzata dalla presenza di verticilli a ramoscelli semplici portati dalla
membrana della cellula centrale, la quale ultima è cilindrica e rac-
chiusa in uno scheletro calcareo. È appunto questo scheletro calca-
reo, segregato dalla membrana cellulare, che rimase conservato du-
rante il processo di fossilizzazione e che permise all’ Autore lo studio
delle particolarità anatomiche di questo gruppo di Alghe.
La sistematica della famiglia è fondata sopratutto sull’aspetto
dei verticilli e con tale criterio l’Autore delimita più precisamente
i tre generi già noti e propone i generi nuovi Macropor ella, Teutlo-
p or ella, Oli go por ella e Kantia .
Assai notevoli sono le considerazioni filogenetiche alle quali
l’Autore è portato alla fine del suo lavoro. Non è certo privo d’in-
teresse il fatto che le famiglie viventi Bornetettìdae, Neomeridae e
Acetabularììdae sono collegate a gruppi antichissimi di forme (quali
le paleozoiche Dasyporettidae) da una serie abbastanza completa, nella
quale le Diploporidae del Trias occupano un posto molto importante.
Certamente pochi gruppi di alghe possono vantare una origine così
remota.
La parte descrittiva del lavoro è condotta con una minuzia certo
non eccessiva data la delicatezza dell’argomento; più felice potrebbe
esser invece la parte iconografica. Molto opportunamente l’Autore
tentò la ricostruzione ideale di alcune specie meglio conservate e ciò
213
senza dubbio accresce valore al lavoro, già interessante per il ricco
materiale di osservazioni nuove.
L’Autore non dimenticò di trattare con succiente ampiezza la
parte geologica dell’ argomento : tutte le Dìploporìdae studiate pro-
vengono dai calcari e dalle dolomie del Trias alpino, per ogni piano
del quale sono caratteristici alcuni gruppi di forme.
Il presente lavoro porta quindi una grande luce sopra un gruppo
di organismi finora quasi completamente trascurati dagli studiosi e
non dubito che le deduzioni a cui giunge il suo Autore saranno
accolte con favore dai cultori dell’ Algologia.
Dott. Antonio De Toni
West W. & West G. S. — A Monograph of thè British Desmi-
dieae voi. Il-IV. — London, printed for thè Ray Society, 1905, 1908,
1 9 1 1 , 3 voi. in 8°, plates 33-04, 65-95, 96-128.
Nel resoconto scritto dal dott. A. Forti nel mio periodico (4)
riguardo al primo volume di questa opera di W. e G. S. West,
l’ egregio riferente augurava che detto volume presto venisse seguito
dagli altri, tanta essendo per ora la difficoltà che incontra lo studioso
dell’elegantissimo fra tutti i gruppi delle alghe che è rappresentato
dalle Desmidiee. Gli autori corrisposero alla aspettativa, dando in
luce negli anni 1905, 1908 e 1911 altri tre volumi di un’opera
che rappresenta il frutto precipuo, sono parole del Forti, delle loro
vigorose, nobilissime aspirazioni e ricerche da parecchi anni indefes-
samente condotte ; così l’ Inghilterra, che ebbe già le opere di Has-
sall, Ralfs, Cooke, viene ora per merito di W. e G. S. West a
fornirci una illustrazione, davvero commendevole, delle Desmidieae,
illustrazione che può giovare oltre che per lo studio della flora de-
smidiologica inglese, anche per quello di altre regioni, sia per la ac-
curatezza delle citazioni bibliografiche e sinonimiche e delle descri-
zioni, sia per le minuziose note di distribuzione geografica mondiale
e per le belle figure che facilitano il determinare le singole entità.
Nel volume secondo sono trattati i generi Euastrum, Micraste -
rias e parte di Cosmarium, nel terzo il seguito del Cosmarium, nel
(4) Cfr. La Nuova Notarisia serie XVI, 1905, pag. 27-29.
214
quarto la fine del Cosmarìum e i generi Xanthidium, Arthrodesmus
e parte di Staurastrum. Prospetti sinottici danno la disposizione delle
specie nei generi, per facilitare di quelle la determinazione.
Sono proposte come nuove le entità seguenti (prescindendo dalle
forme e dalle nuove combinazioni):
Euastrum crassum (Bréb.) Kuetz. var. Taturnii, E, oblongum
(Grev.) Ralfs var. depauperatum, E. pulchellum Bréb. var. retusum,
E. minutissìmum [= E. exile Turner 1893, non Joshua 1886], E.
cornubiense, E. sublobatum Bréb. var. subdissimile , Cosmarium depres-
sum (Naeg.) Lund. var. reniforme , C. subquadrans, C. pseudonitidu-
lum Nordst. var. validum [= C. pachydermum Lund. var. minus
Nordst. 1873], C. Reinschii Arch. var. eboracense, C. tetragonum (Naeg.)
Arch. var. heterocrenatum, C. moniliforme (Turp.) Ralfs var. subpy-
riforme , var. limneticum [= C. moniliforme f. panduriformìs Heimerl
forma b, 1891], C. quadratimi Ralfs var. angusta tutti, C. exiguum Arch.
var. subrectangulum, C. pseudoexiguum Racib. var. angustatum, C. re-
niforme (Ralfs) Arch. var. apertum, C. orthostichum Lund. var. com-
pactum, C. Spor Iella Bréb. var. subnudum , C. Tur finii Bréb. var.
eximìum, C. didymoprotupsum, C. entochondrum, C. Botrytis Menegh.
var. paxillos forum, Xanthidium orcadense [= Xanthidium Robinsonia-
num W. et G. S. West 1896, non Archer], Arthrodesmus Incus (Bréb.)
Hass. var. indentatus, A. phimus Turn. var. hebridarum, A. Bulnheimiì
Racib. var. subincus, A. subulatus Kuetz. var. subaequalis, Staurastrum
subpygmaeum West var. subangulaturn , St. disputatum [= St. dilata-
tum var. insigne Racib. 1892], Si. punctulatum Bréb. var. subproduc-
tum, var. striatum, St. pilosellum, St. inflatum .
E da augurarsi che a questi quattro volumi faccia seguito, in
un tempo relativamente breve, la chiusa di questa opera per la quale
W. e G. S. West vengono ad acquistare una grande benemerenza
nel campo, tanto digitile, degli studii algologici.
G. B. De Toni
Pensione Accademica
Con R. Decreto ìó giugno 1912, registrato alla Corte dei Conti
il 24 luglio successivo, fu approvato il conferimento della pensione
Accademica, vacante per la morte del membro effettivo prof. comm.
Emilio Teza, al prof. Giovanni Battista De Toni, membro effet-
tivo del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti in Venezia
a decorrere dal 3i marzo 1912.
Notiziario
COMPOSIZIONE DEL R. COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO
per Tanno 1912
4.
PRESIDENZA
Presidente — S. E. vice-ammir. Leonardi Cattolica Pasquale,
senatore, Ministro della Marina.
Vicepresidente — Prof. Volterra Vito, senatore, delegato della So-
cietà Italiana per il progresso delle scienze.
Segretario — Prof. Magrini Giovanni, direttore dell’ Ufficio Idro-
grafico del R. Magistrato alle Acque.
Tesoriere — Prof. Folgheraiter Giuseppe, professore nella R.
Università di Roma, tecnico esperto.
MEMBRI
Prof. Blaserna Pietro, vicepresidente del Senato, tecnico esperto.
Prof. Bruni Giuseppe, professore nella R. Università di Padova, tecnico
esperto.
21(3
Dott. Cappelli Raffaele, vicepresidente della Camera dei deputati,
presidente della Società geografica Italiana, tecnico esperto.
Prof. Cappellini Giovanni, senatore, pres. del R. Comitato geologico.
Duca Carafa d’Andria Riccardo, senatore, pres. della Lega navale.
Prof. Celoria Giovanni, senatore, presidente della R. Commissione
geodetica Italiana.
Prof. Cermenati Mario, deputato, delegato della Camera dei Deputati.
Prof. Ciamician Giacomo, senatore, delegato del Senato.
Prof. Dalla Vedova Giuseppe, senatore, delegato della Società Italiana
per il progresso delle scienze.
Prof. De Marchi Luigi, professore nella R. Università di Padova,
tecnico esperto.
Prof. De Toni Giovanni Battista, professore nella R. Università di
Modena, tecnico esperto.
Capitano di Vascello Giavotto Mattia, tecnico esperto.
Prof. Grablovitz Giulio, direttore dell’Osservatorio geodinamico di
Ischia, tecnico esperto.
Prof. Grassi Battista, senatore, professore nella R. Università di
Roma, tecnico esperto.
Prof. Issel Arturo, professore nella R. Università di Genova, tecnico
esperto.
Prof. Levi Morenos Davide, tecnico esperto.
Ing. Lotti Bernardino, capo del R. Ufpcio geologico.
Capitano di Vascello Marzolo Paolo, direttore dell’ Istituto Idrogra-
fico della R. Marina.
Colonnello Moris Maurizio, ispettore dei servizi aereonautici, tecnico
esperto.
Tenente Colonnello Motta Giuseppe, comandante del Battaglione
specialisti del Genio.
Prof. Palazzo Giulio, direttore dell’ Ufficio centrale di meteorologia.
Dott. Papadopoli-Aldobrandini Nicolò, senatore, presidente del R.
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti.
Prof. Raffaele Federico, presidente della Commissione consultiva
della pesca.
Ing. Ravà Raimondo, presidente del R. Magistrato alle Acque.
Prof. Ronco Nino, presidente del Consorzio del porto di Genova.
Prof. Scribanti Angelo, direttore della R. Scuola super, navale.
217
Prof. Stringher Bonaldo, direttore generale della Banca d’ Italia,
tecnico esperto.
Prof. Vinciguerra Decio, direttore della R. Stazione di piscicultura
di Roma, tecnico esperto.
TECNICI ESPERTI AGGIUNTI
Capitano Ferrari Cristoforo, del Battaglione specialisti del Genio.
Prof. Forti Achille, di Verona.
Prof. Gamba Pericle, dell’ Ufficio centrale di meteorologia.
Prof. Marini Lodovico, professore di meteorologia e geofìsica nel-
T Istituto Idrografico della R. Marina.
Prof. Omodei Domenico, professore nella R. Scuola Superiore Navale
di Genova.
Prof. Platania Giovanni, professore nel R. Istituto Nautico di Catania.
Dott. Sella Massimo, dell’Istituto di anatomia comparata della R.
Università di Roma.
PERSONALE SCIENTIFICO DEL R. COMITATO
Biologo specialista capo — Prof. Luigi Sanzo.
Assistente geofisico — Dott. Giuseppe Feruglio.
id. — Dott. Cesare Fabris.
Chimico-fisico — Dott. Antonio Manuelli.
218
Heet*ologio
J. R. Lorenz von Liburnau morto in età di 86 anni il
i3 novembre 191 1.
Arthur Cottam morto a Bridgwater il 23 novembre 191-1; si
era occupato, in diatomologia, del genere Aulacodiscus.
Paul Bergon, morto in età di 48 anni a Parigi il 21 gennaio
1912, si era fatto conoscere agli studiosi per parecchi lavori, alcuni
monografici, sulle Diatomee. Nel 1891 il Tempere propose in onore
del compianto micrografo il genere Bergonia per una diatomea fossile
del deposito di Barbados.
Edoardo Adolfo Strasburger morto il 19 maggio 1912.
Nato a Varsavia il 1 febbraio 1844, egli si laureò a Jena nel 1866,
divenne docente di botanica a Varsavia nel 1868; passato poi a in-
segnare detta disciplina a Jena nel 1869, era dal 1881 professore a
Bonn. Fu istologo di altissimo valore. Appartenne a molti sodalizi
scientifici, dei nostri alla Reale Accademia dei Lincei (7 novembre
1893) e alla Reale Accademia delle Scienze di Torino. Nel 1905 la
Linnean Society di Londra conferì a E. Strasburger la medaglia
d’oro che alternativamente viene accordata ciascun anno a uno zoo-
logo e a un botanico.
È morto a Montevideo (Uruguay) il 16 giugno 1912 a y3 anni
d’età il prof. José Arechavaleta, direttore di quel Museo di Sto-
ria Naturale e autore di studi sulla flora sud-americana. Si occupò
anche di Algologia illustrando le Vaucheria dell’Uruguay.
INDEX
Boergesen F. — Two crustaceous brown algae from Danish West
lndies (with 3 Figures) . pae,
Cuoghi-Costantini L. — Osservazioni critiche intorno la Euzo-
niella incisa (J. A g.) Falk. (con 2 tavole) .... »
De Toni G. B. — Edoardo Bornet [1828-1911] (con ritratto) . »
Forti A. — Primo elenco delle Diatomee fossili contenute nei cal-
cari marnosi biancastri di Monti Gibbio (Sassuolo - Emilia) . »
Mazza A. — Saggio di Algologia Oceanica . . . . 1, 57, 109,
123
183
25
79
165
*
* *
Necrologio di Iosè Arechavaleta »
» Paul Bergon ....... »
» Filippo Bonetti »
» Arthur Cottam »
» J. R. Lorenz von Liburnau »
» Edoardo A. Strasburger »
*
* *
Conferimento della Pensione Accademica al prof. G. B. De Toni »
Composizione del R. Comitato Talassografico Italiano pel 1912 . »
*
* *
Andrews F. M. 47.
Annandale N. 133
Anonymi, 134, 196.
Arnoldi W. 85, 136.
Azpeitia F. 138.
Bachmann H. 43, 130.
Backer C. A. 130.
Baker S. M. 135.
Barro w W. H. 48.
Baumann E. 130.
Béguinot A. 130.
Bernard Ch. 43, 50.
Bethge H. 85.
Boergesen F. 46, 90, 92, 197.
Borge O. 42, 92, 93.
Bottomley W. B. 138.
Boulger G. S. 134.
Brand F. 88, 94, 106, 136.
Brannon^M. A. 130.
Brehm V. 130.
Brick C. 134.
Briosi G. 134.
Britten J. 134.
218
218
108
218
218
218
215
215
220
Broch H. 130.
Brockmann C. 139.
Brovvn W. H. 85.
Burton J. 195.
Butchers T. W. 89.
Butters F. K. 196.
Cammerloher H. 130.
Campbell D. H. 136.
Carrisso L. W. 43, 195.
Casu A. 43, 49.
Cépède C. 94.
Chatton E. 136.
Chodat R. 48.
Clements F. E. 138.
Cleve-Euler A, 139.
Collins F. S. 43, 130, 131, 136.
Comère J. 85, 13 1.
Conn H. W. 131.
Connolly C. J. 45, 95.
Coupin H. 43.
Czapek F. 135.
Dangeard P. A. 46, 48, 52, 131.
Deckenbach (von) C. 131.
Desroche P. 136, 137.
Druce C. Cl. 88.
Elenkin A. A. 131, 195.
Entz G. jun. 140.
Esmarch F. 88, 107.
Faure-Frémiet E. 85.
Forti A. 139, 141.
Francé R. H. 131, 198.
Fricke V. 89.
Fritsch F. E. 131.
Gain L. 48, 131, 132, 137, 199, 200.
Gams L. 132.
Gamundi y Ballester J. 139.
Gatin C. L. 86.
Goodspeed F. H. 47.
Grove W. B. 137.
Groves H. & J. 138.
Guenther H. 132.
Guignard L. 134.
Guyer O. 132.
Hardy A. D. 140.
Hariot P. 43, 51.
Hàyren E. 137, 201,
Heltn (von) H. 44.
Hensen V. 85.
Herdman W. A. 44, 85, 89, 132, 139,
140.
Heydrich F. 135.
Hoffman Edna J. 97.
Hood Olive F. 47.
Howe M. A. 86, 98.
Hustedt F. 89.
Ispolatoff E. 44.
Issatschenko B. 132, 195.
Jacobsen H. C. 137.
Jònsson H. 87.
Johnson J. W. H. 89.
Johnson N. M. 132.
Johnstone J. 132.
Joubin L. 85.
Karsten G. 197.
Keissler (von) C. 44.
Klugh A. B. 132.
Kofoid C. A. 48, S6, 197, 198.
Kolkwitz R. 44, 86, 195.
Kowalczewski K. 86.
Kurssanow L. 137.
Kylin H. 45, 87, 132.
Lambert F. D. 137.
Lemmermann E. 139.
Lemoine P. (M.me) 135.
Le Roy Schantz M. 138.
Le Touzé H. 135, 201.
Letts E. A. 88.
Lewis I. F. 135.
Limanowska H. 132.
Lindforss B. 134.
Lindsay J. 132.
Lohmann H. 44, 86, 195.
Loppens K. 195.
Lucas A. H. S. 135, 202.
Lunam G. 86.
Lutman B. F. 47.
Lutz L. 137.
221
Mandel Lafayette B. 86.
Mangili L. 48, 86, 89, 99.
Marchlewski L. 87.
Marshall E. S. 138.
Me Fadden A. S. 100.
Me Keever F. L. 132, 133.
Meinhold T. 48.
Merlin A. A. C. E. 197.
Meunier Alph. 210.
Michener J. R. 48.
Migula W. 47,
Molliard M. 86.
Moore A. R. 47.
Moreau F. 46, 53.
Moreno J. M. 86.
Mouret 133.
Muehlenthaler F. 47.
Mueller O. 139, 202.
Murray I. 133.
Naumann E. 89, 100.
Nicolas G. 137.
Nicolosi-Roncati F. 135.
Nienburg W. 135, 203.
Nordstedt O. 86, 101.
Novikofì A. W. 44.
Ohno N. 203.
Okamura K. 87, 89, 102.
Ostenfeld C. H. 44.
Padovani C. 44, 102.
Palibin J. 196.
Palmer T. Ch. 139.
Pàque E. 47.
Pascher A. 86, 89, 133, 137, 140, 197,
198, 210.
Paulsen O. 44.
Pavillard J. 53.
Peragallo 48, 89, 103, 139.
Perrot E. 86, 133.
Petersen H. E. 46.
Peterson J. B. 47, 104.
Petkofì S. 44, 45.
Pia (von) J. 140, 212.
Picquenard C. A. 135, 138, 209.
Pigram F. 137.
Pilger R. 45.
Playfair G. I. 197.
Price S. R. 137.
Reukanf E. 133.
Richard J. 87, 88.
Richards E. H. 88.
Richter O. 139.
Riddel W. 132.
Riddelsdell H. J. 86.
Rosenvinge L. K. 46, 104.
Rothpletz A. 140.
Rudas C. 133.
Sauvageau C. 135, 136, 204, 205, 206.
Savenkofif M. 87.
Schiller J. 46, 207.
Schmidt A. 89.
Schmidt M. 89.
Schroeder Br. 139, 196, 207, 208.
Scott A. 132.
Schouteden-Wéry J. 133.
Serbinow J. L. 197.
Skottsberg C. 196.
Smith Erwin F. 45.
Steadt D. G. 136.
Steinecke F. 138.
Steuer G. 45.
Stevenson J. J. 46.
Stomps T. J. 88.
Svedelius N. 46, 49, 208.
Swartz Mary Davies, 45, 86.
Tempère J. 48. 139.
Torka V. 45.
Treboux O. 137.
Troendle A. 47, 88.
Tswett M. 133.
Turner C. 138.
Twiss W. C. 106.
Tyson W. 90, 196.
Vilhelm J. 133.
Viret L. 45.
Virieux J. 47.
Wishburn-Webster L. 131.
Wells B. 46.
West G. S. 45, 47, 133, 134, 213.
900
West W. 133, 134, 213.
Wille N. 134.
Wislouch S. M. 138.
Wisselingh (van) C. 138, 197.
Withmore E. R. 48.
Woloszynska J. 48, 87, 134.
Yendo K. 46.
Zacharias O. 87, 134.
Zahlbruckner A. 87, 106.
J. B. DE TONI
Silloge HJgarum
omnium hucusque cogn/farum.
Voi. I. sect. 1--2 Chloropìiyceae [praem. Bibliotheca phycolo-
gica]. - Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8°, p. cxxxix-1315.
It. lib. {francs) 92.
Voi. IL sect. 1-3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomolo-
gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto
(curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. - Patavii, 1891-94,
Tip. Seminario, in 8J, pag. cxxxn -- 1556 - ccxiv. It. lib.
( francs ) 115.
Voi. III. Fncoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8',
p. xvi-638. It. lib. ( francs ) 41.
Voi. IV. Florideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi-
nario, in 85, p. lxi-1973. It. lib. ( francs ) 131.
Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907,
Tip. Seminario, in 8°, p. 761. It. lib. {francs) 48.
ETTORE DE TONI
Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. -
Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8J, p. xxxn-520. L. 5.
:ì*.