BIBLIOTECA
DI SCIENZE ECONOMICHE
M. 2
GIUSEPPE PRATO
La terra ai contadini
o la terra agli impiegati?
\,F'TE/
HD
675
P73
i1?*9 _ Fratelli Treves, Editori
e. 1
! ROBA __,
Presented to the
LIBRARY ofthe
UNIVERSITY OF TORONTO
from
the estate of
GIORGIO BANDINI
LA TERRA AI CONTADINI
O LA TERRA AGLI IMPIEGATI?
DEL MEDESIMO AUTORE:
Gli orientamenti dell'economia italiana dopo
la guerra L. 1 50
BIBLIOTECA DI SCIENZE ECONOMICHE
GIUSEPPE PRATO
La terra ai contadini
o la terra agli impiegati?
\FT-E/
* •»*
MILANO
Fratelli Treves, Editori
FBOPBIBTA LBTTBBABIA.
I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati
per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.
Milano - Tip. Treves.
AVVERTENZA.
Da quando questo scritto uscì, in più
succinta veste, su la Riforma sociale
(gennaio 1919), la corrente politico-eco-
nomica di cui esso tratta si è venuta in-
tensificando, fino a culminare nelle vio-
lente manifestazioni del congresso dei la-
voratori della terra di Bologna, a cui
fanno riscontro voti e mozioni di si-
gnificato sostanzialmente non dissimile
emessi da organi e convegni di tenden-
ze, per altri aspetti, diverse.
In senso opposto intanto all' accen-
tuarsi del rumoroso movimento, la logica
sovrana delle cose ha recato in questi
mesi un nuovo, formidabile contributo
di argomenti positivi all'ordine di idee
a cui si ispira il nostro commento criti-
co ; consumando da un lato la bancarotta
finale della gestione burocratica bellica
— Vili —
nei riguardi della produzione agraria e
degli approvvigionamenti, e facendoci as-
sistere dall'altro alla distruzione spon-
tanea del comunismo fondiario vecchio
e nuovo proprio nei paesi da cui parti il
grido della «terra ai contadini», e dove
le masse del proletariato campagli nolo
dispongon per ora del più illimitato
potere.
Del sempre più stridente paradosso
emergente da codesto complesso di feno-
meni cercai di porre in luce il significa-
to e le cause, largamente aumentando la
documentazione dello studio, e al tempo
stesso liberandolo delle parti superi! uè.
La rispondenza, perfetta dei l'alti ulte-
riormente avvenuti e constatati con le
previsioni suggerite dal primo delincarsi
del movimento aggiunge, s'io non erro,
alle conclusioni d'allora qualche valore.
luglio 1919.
La terra ai contadini
o la terra agli impiegati?
La fortuna d'una frase. .
Sono proprie dei paesi di scarsa col-
tura e di difettosa educazione economica
le improvvise esaltazioni per le frasi a
effetto semplicistiche, l'eco delle quali
loro giunge non di rado dopo che altro-
ve buon senso ed esperienza concorsero
a consumarne il fallimento. Ne derivta
che spesso la ripercussione si limita ad
una innocua quanto evanescente risonan-
za. Ma avviene pure più d'una volta che,
da questa fase soltanto fastidiosa, la cor-
rente tenda a concretarsi, dando luogo a
qualcuno dei fenomeni dannosi che già
il Ruskin ravvisava nel potere suggesti-
vo illusorio di certi malefici aggruppa-
Prato. La terra. 1
— 2 —
menti di parole. Il che specialmente av-
viene, come testé rilevava un arguto scrit-
tore inglese, in tempi di guerra o di altre
assorbenti calamità, quando la gente, di-
stratta da maggiori cure, non ha tempo
di difendere il proprio cervello, già diso-
rientato nel perenne orgasmo, dai gas
asfissianti intellettuali lanciati ad insi-
diarlo.
Ciò si osserva da due anni, in Italia,
rispetto alla formula: la terra ai conta-
dini.
Se fosse Alessandro Schiavi a dar la
spinta alla sua voga improvvisa, divul-
gando, un po' ad usuni delphini, i ter-
mini del problema agrario russo alla vi-
gilia della catastrofe rivoluzionaria, x)
non oserei asserire. Certo è che un sen-
so di mimetismo grossolanamente empi-
rico verso le analogie solamente superfi-
ciali di quel mal noto fenomeno entrò per
buona parte nella fortuna dell'orecchia-
bile ritornello, altrettanto pieno di miste-
x) Cfr. La fame di terra dei contadini russi, Mi-
lano, 1917.
— 3 —
riose lusinghe, quanto ambiguo e povero
di positivo contenuto.
Pochi ne esistono infatti che includano
una più arbitraria varietà di significati,
secondo gli scopi e le tendenze di chi lo
adopera. E lo ha assai bene mostrato il
C arano Donvito, scomponendolo ed il-
lustrandolo in tutta la gamma di inter-
pretazioni a cui può dar luogo, da quello
della totale collettivizzazione dei suolo,
al favoreggiamento dei suo ripartito tra-
passo a mani dei coltivatori. x)
Nell'orma! non breve lasso di tempo,
però, da quando il vago concetto venne
lanciato come una delle piattaforme dello
spettacoloso programma post-bellico, la
*) Cfr. Il motivo eterno della " terra „ in " Giornale
degli economisti e rivista di statistica,,, agosto, 1918; e
La terra ai contadini, in " Hnmanitas „, 1918, nn. 1-4.
Sugli effetti psicologici della formula, che defluisce cri-
minosa, cfr. G. Marchi, "Addio, borghesia! „ in Volontà,
31 maggio 1919. Con giovanile vivacità inveisce pure con-
tro " l'enfasi di linguaggio e l'imprecisione di idee „ in
noi congenite, onde rigermo?lian perennemente simili
"frutti di semplicismo analfabeta „, G. Fortunato, in
prefazione a A. Azimontj, Il Mezzogiorno agrario qual è,
Bari, 1919, p. 8 e segg.
— 4 —
primitiva indeterminatezza si è venuta
polarizzando intorno ad un certo numero
di proposte concrete, di cui taluna espres-
sa anche in disegni di Leggi, ed in schernii
di annunciati decreti. Una vasta lettera-
tura poi, di forma e d'indole varie. De è,
per naturale riflesso, scaturita. Come
portata e come sintomo, se non come va-
lore intrinseco, gli uni e l'altra suggeri-
scono qualche commento men frettoloso
di quelli, troppo esclusivamente politici,
a cui diedero luogo fin qui.
I! disegno di legge sugli usi civici e le basi
storiche del regime fondiario comunistico.
Documento che potrebbesi chiamar
centrale della controversia divampata in-
torno al tema è lo schema di legge for-
mulato da una commissione ministeriale
presieduta dal senatore Mortara, *) a pa-
cifica disciplina, fu detto, dell'annosa e
x) Cfr. Atti della Commissione per la riforma della
legge sugli tisi civici e sull'ordinamento dei domini col-
lettivi. Relazione del pres. sen. L. Mortara, Roma, 1918.
— 5 —
litigiosa questione degli usi civici e dei
domini collettivi, in realtà per trarne oc-
casione ad un'assai più radicale riforma
agraria, di scopi e d'indole conformi alle
manifestazioni partigiane che da qualche
anno mantengono intorno a quello speci-
fico problema un'artificiale agitazione. x)
Del che basta a persuaderci il riassunto
sommario delle linee fondamentali del
progetto, da una provvida indiscrezione
giornalistica2) divulgato qualche settima-
na prima che forse non desiderassero i
suoi eminenti autori.
Constatata invero la convenienza di so-
stituire il principio della obbligatorietà
a quello della libertà nell'affrancazione
dei tradizionali diritti di condominio,
e scelto per effettuarlo il sistema del-
la divisione fra il dominus e la po-
polazione agricola titolare dell'uso (se-
a) Sintomi della tendenza a sfruttare la questione degli
usi civici per scopi di portata ben diversa già rilevavo
a proposito delle significanti riunioni che ebbero luogo
nell'autunno 1916. Cfr. I redentori delle terre incolte,
in " Riforma sociale „, 1917, nn. 1-2.
2) Cfr. Idea nazionale, 24 marzo 1918,
- 0 -
cóncio una misura che varia <•<)! variare
dell'importanza e gravità della Limitazio-
ne della proprietà . il disegno procede
itila costituzióne legale di codesta popola-
zione in «associazione comunale di agri-
coltura», di tipo fisso ed uniforme. Alla
medesima attribuisce poi, oltre i b Ini
delle preesistenti associazioni agrarie, co-
munanze, partecipanze, anche i seguenti,
da assegnarsi «gradatamente, quando i
bisogni della popolazione agricola lo ri-
chiedano» : a) terreni che in qualsiasi
tempo siano stati soggetti all'esercizio di
usi civici principali, anche se ne sia av-
venuta l'affrancazione, semprechè non
siano stati apportati miglioramenti agrari
o fondiari...; b) i terreni patrimoniali
dello Stato, del comune. e della frazione,
salvo che abbiano una speciale destina-
zione di pubblico interesse; e) i terreni
appartenenti ad opere pie, ad enti equi-
parati ad istituti di beneficenza, e ad
istituti ecclesiastici conservati; d) i la-
tifondi non migliorati, o porzione dei
medesimi di proprietà dei privali (ai
— 7 —
quali si assegna in corrispettivo un 'ca-
none annuo commisurato al reddito me-
dio del decennio 1900-910). La proprietà
comune così costituita diviene inaliena-
bile e non ipotecabile, di regola, e si am-
ministra dalle associazioni sotto la vigi-
lanza, il controllo e la tutela di un ispet-
torato delle terre pubbliche, da crearsi
presso il ministero di agricoltura. La di-
rezione tecnica dei domini collettivi è af-
fidata a un direttore, nominato dall'ente
e, in mancanza, dal ministero. Quanto al
godimento dei terreni, se son boschi o pa-
scoli rimangono in uso comune dei con-
sociati ; se coltivabili, vengono assegnati
a miglioria agli utenti capi famiglia, die-
tro equo corrispettivo. Fondi di impianto e
di esercizio fornisce una cassa di credito
(sezione autonoma dell'Istituto nazionale
di credito per la cooperazione, con capi-
tale iniziale formato da contributi di enti
vari e dello Stato), a un tasso non supe-
riore al 4,50 per 100, pagando lo Stato
l'eventuale differenza tra il saggio fisso
e quello di mercato, e anticipando le an-
- 8 -
nualità agli istillili sovventori in caso di
disavanzo. Su tutto presieder;"! equamen-
te, a guisa di magistratura speciale, la
giunta d'arbitri di ciascuna delle Provin-
cie contemplate (ex-Pontificie, Grosseto.
Modena e Parma), incaricata di regolare
sollecitamente ogni difficoltà nascente
nella pronta esecuzione della legge; sal-
vo il ricorso ad una giunta centrale, eret-
ta in Roma, e, per sole violazioni di legge,
alla suprema cassazione.
Vari possono essere i pareri circa il va-
lore e l'opportunità dei provvedimenti
escogitali ; ma concorde è l'impressione
trattarsi, anziché di norme regolamenta-
trici degli usi civici, d'un tentativo di sov-
vertimento del regime di proprietà del
suolo, al quale la provvisoria limitazione
territoriale nulla toglie della portata idea-
le e pratica a cui esclusivamente mira-
rono i suoi ispiratori. Onde spiegasi l'in-
surrezione decisa provocata dal confes-
sato piano di esecuzione dittatoria, lNi e
a) La preannuncio imprudentemente il sottosegretario
Valenzani in un comizio popolare a Mantova, il 10 marzo
- 9 -
l'ardore di discussioni che continuò, dopo
che questo fu sventato, in attesa della de-
cisione parlamentare, finalmente guaren-
tita.
Fra le requisitorie rivendicatrici della
correttezza costituzionale e denuncianti
la sostanza intenzionale della premedi-
tata offesa che si intendeva recarle, elo-
quentissima fu quella di Gian Francesco
Guerrazzi, x) acuta e penetrante quella
1918. E non mancarono allora dei funzionari che ardi-
rono dichiarare volersi l'immediata e "luogotenenziale,,
approvazione del disegno perchè si era certi che il par-
lamento non l'avrebbe mai accolto ; mentrechè, ove le
terre fossero già passate a mani dei contadini, ben
avrebbe dovuto adattarsi al fatto compiuto, per tema di
peggio. Cfr. Gazzetta di Torino, 16 marzo 1918. L'au-
dacia del colpo di mano parve però eccessiva perfino ad
un pubblico generalmente apatico, piegato da anni al
regime dittatorio e, nella trepida ora, assorbito da pre-
occupazioni ben più vitali. E la voce imperiosa di pa-
recchi imponenti congressi, avvalorata dal mònito di
personalità autorevoli, persuasero il presidente del con-
siglio e il ministro dell'agricoltura a riconoscere che un
progetto di legge inteso a tracciar le direttive della fu-
tura politica economico-sociale, tanto profondamente in-
novando i canoni del diritto privato, non deve prodito-
riamente sottrarsi alla volontà sovrana del parlamento.
1> Cfr. Una legge agraria sbagliata: Intorno agli usi
civici ed ai domini collettivi, in " La terra „, n, 4,
-io-
di Tomaso Giordani;1) illustratori en-
trambi delle perniciose conseguenze pra-
tiche che la Logica del sistema non man-
cherebbe di recare a breve scadenza.
L'antieconomicità del piano; la sua or-
ganica discordanza dalle nonne del pro-
gresso tecnico; i pericoli sociali a cui
conducono i suoi postulati ; il contrasto
della sua giacobina uniforme rigidità con
l'aspetto vario del mutevole ambiente
non potevan trovare espositori più effi-
caci, od esprimersi in argomenti e rilievi
più suggestivi. Né in queste né in altre
Critiche però vidi comunque accennato al
motivo essenziale, che solo, a parer mio,
potè indurre un consesso di sì eminenti
persone ad astrarre tanto completamente
dalla ragion pratica nell' architettare le
linee delle loro audacie riformatrici ; . e
cioè a quel peculiare orientamento, a
quella conformazione o deformazione ar-
tificiale della mentalità a cui, ove ecceda
certi limiti ed assuma determinati atteg-
J) Cfr. Sullo schema di legge che riforma gli usi civici,
in " Economista „, xlv, 2303,
- 11 —
giamenti, vorrei dare il nome di supersti-
zione giuridica in antitesi alla concezio-
ne economica della vita.
Anni addietro, durante la battaglia per
il monopolio assicurativo, il dissidio fra
le due tendenze intellettuali emerse net-
tissimo, quando alla condanna quasi una-
nime degli economisti si contrappose la
difesa apologetica dei «giuristi dell'impe-
ratore». Ma il fenomeno si ripete fre-
quente, fatale essendo la divergenza di
due processi logici, uno dei quali muove
da criteri naturalistici di convenienza spe-
rimentale, l'altro da fòrmule dottrinarie
filosofiche, che una sapiente dialettica
riesce a torcere nelle più impensate illa-
zioni, allorché lo richieda l'opportunità
politica espressa nella fonte unica del di-
ritto positivo, la volontà sovrana del le-
gislatore. *
Nel caso che ci occupa il substrato spi-
rituale onde la dibattuta proposta riceve
il contenuto si rivela, meglio che nella
sua schematica enunciazione, nel com-
plesso degli studi che lo prepararono e
— 12 —
lo accompagnarono, non meno che negli
argomenti dei suoi difensori. Ed è pel
campo storico particolarmente che riesce
agevole scorgerne le traccie, ivi risultan-
do più visibile l'azione dei preconcetti o
delie restrizioni unilaterali sul senso di
obbiettività sintetica ispiratrice di equi-
librati giudizi.
Indice e documento significantissimo
ci si offre a tal riguardo in un volume,
imponente di mole, consacrato, or son
pochi mesi, all'arduo tema da un labo-
rioso ricercatore, e autorevolmente pre-
sentato, quasi a guisa di preludio scien-
tifico dell'atteso progetto, le incriminate
direttive del quale dovrebbero trarre
dalla minuta analisi delle derivazioni
storiche le basi di un'inconfutabile riven-
dicazione. *)
x) Cfr. Avv. Giovanni Cubis, Usi civici, proprietà col-
lettive e latifondi nell'Italia centrale e nell'Emilia, con
riferimento ai demani comunali del Mezzogiorno. Na-
poli, 1917. " Il libro del C. — scrive, preludendovi, il
prof. Salvioli — spiana la via al magistrato ed al legi-
slatore per la grave materia. Vi sono ancora quelli che
nutrono pregiudizi sopra l'utilità della storia e ritengono
- 13 -
Impostata in tali termini la dimostra-
zione non potrebbe invero risultare più
convincente. È con grande interesse e
con ammirazione sincera che si segue
l'egregio studioso nella magistrale rasse-
gna critica con cui illustra, in consuetu-
dini, leggi, istituti remotissijmi, le scatu-
rigini prime delle pretese e contese pre-
senti, e ne segue lo svolgersi ed il modi-
ficarsi incessante, attraverso venti secoli
di storia, sotto la combinata azione di
fattori politici, sociali, economici, fino
alla fase presente, da lui considerata sa-
piente e provvido ritorno allo spirito del
poco concludente il lavoro paziente dell'erudito. Spesso
anche quell'indagine che sembrava più lontana da una
finalità pratica può trovare colui che sa sottoporla a spe-
ciali fini e condurla là dove meno sembrava destinata.
Ora, in parte col sussidio di ricerche altrui e in parte
colle proprie, il C. ha reso questo segnalato servizio agli
studi storico-giuridici, di mostrare la loro utilità. Poiché
la maggior parte degli istituti giuridici hanno radici nel
passato, ben lo storico del diritto può sceverare le scorie
da ciò che è vivo, e congiungere questo coi fatti e le
esigenze del presente: quando egli riesce a trarre dal
passato utili ammaestramenti, la sua opera acquista il
più puro carattere di modernità; egli collabora alla for-
mazione del presente meglio di qualunque altro. „
— 14 —
diritto originario, di cui ascrive alla tra-
dizione italica il inerito e l'indole caral
terislica.
O io ini inganno però, o alla magnifica
indagine di l'atti e di concetti giuridici
non va sempre compagno l'intuito del
senso economico che, penetrandone il
substrato, conduca a rettamente interpre-
tarli. L'aver dimostrato che la proprietà
collettiva del suolo in parecchie regioni
della penisola si richiama, non ad impor-
tazioni ed imposizioni germanistiche, ma
a spontanee ed antichissime creazioni
autoctone, la essenza delle quali si tra-
manda di epoca in epoca a norma delle
circostanze d'ambiente, e l'aver dottamen-
te illustrata la infinita graduazione di tali
insensibili e spesso dissimulati trapassi,
non avrebbe, per verità, gran valore (agli
scopi pratici che l'autore si propone
(p. xxvi)) di fronte a chi obbiettasse che
nella secolare, progressiva eliminazione
di quel tipo di possesso, l'esteriore par-
venza giuridica non è che l'espressione
formale di forze economiche, talora tan-
— 15 —
to men visibili quanto più efficacemente
determinatrici. Eppure bastano larga-
mente i fatti addotti dal chiaro autore
per indicare i caratteri positivi di un'e-
voluzione rispondente, nelle sue grandi
linee, a ragioni ben più profonde che non
sia la volontà di un legislatore, strumen-
to di un momentaneo prevalere di classi.
Nelle colonie romane, egli ci dice, Yhere-
diuni si estende a danno della porzione
collettiva, a mano a mano che lo scopo
economico soverchia il militare (p. 40) ;
nel basso impero l'ipertrofico dilatarsi
del latifondo, onde scaturiranno parec-
chie manifestazioni di godimento promi-
scuo (p. 69 e seg.), avviene in correla-
zione alla grande crisi economica ed al
funesto asservimento dell'individuo allo
stato (p. 59; ; ed è in tale ambiente che
sorge e si afferma il concetto del «diritto
al lavoro», pretta emanazione della co-
scienza giuridica romana dei tempi della
peggior decadenza (p. 74), e prevalente
sull'idea di proprietà nella consuetudi-
naria tradizione barbarica (p. 126). Là
— 16 —
dove però, e non appena L'attività e l'ini-
ziativa privata rinascono, ecco sviluppar-
si, dal virtuale condominio del latifondo^
forme di possesso singolo, promosse dalla
necessità economica, a rimedio della ste-
rilità del primo, e conservate ed eslese,
per la riconosciuta produttività loro, fin-
ché la legge consacra il fatto spontaneo
consolidando i diritti acquisiti (p. 75 e
seg.). Il quale fenomeno (la pratica del
jus colendi), rispondendo ad esigenze eco-
nomico-agrarie di comune e generale con-
venienza, trae dal consenso delle parti
interessate la sua massima forza espan-
siva (p. 79). A mano a mano quindi che
si attenuano le circostanze per le quali,
negli ultimi secoli dell'impero e durante
le invasioni, la natura selvaggia aveva
preso il sopravvento sull'agricoltura, co-
stringendo i proprietari a ridursi nella
parte più produttiva delle loro terre, ab-
bandonandone il resto al libero uso degli
abitanti (p. 194 e seg.), la tendenza alla
delimitazione e stabilizzazione dei pos-
sessi si accentua, manifestandosi persi-
— 17 —
no in brani delle leggi visigotiche (p. 223
e seg.), per esplicarsi presto vigorosa-
mente nella ricca serie di contratti agrari
(enfiteusi, precaria, livello), mercè cui la
proprietà privata, in l'orma più o meno
completa e perfetta, si afferma e si svi-
luppa sulla lenta decomposizione della
feudale (pp. 263, 317 e seg.).
La vittoria dei comuni sopra il feuda-
lismo, trionfo d'una economia di progres-
so e di scambio sull'immobilismo a base
di produzione autarchica del secondo
(p. 133), si esprime in rivendicazioni di
franchigie delle varie specie di proprietà
private (pp. 441 e seg.). E le lotte stesse
fra città e comunità rurali per i beni col-
lettivi (pp. 500 e seg.), come la generale
tendenza a sottrarli al godimento promi-
scuo demanializzandoli e regolandone lo
sfruttamento (pp. 491 e seg.), confermano
la incompatibilità di simili usanze con
un'economia di più larghi contatti e possi-
bilità, quale le democrazie industriali ur-
banistiche venivano attuando. Sono, in-
fatti, ragioni tecniche di buon governo
Prato. La terra. 2
- 18 —
agrario (incile che introducono negli sta-
tuti, così comunali che rendali, dell ultimo
medioevo e del rinascimento limila/ioni
frequentissime agli usi cìvici diretti, a
tutela di più fruttifere culture (pp. 513 e
seg.) ; nò altro motivo hanno le prime
bandite o chiusure, costituite allo sco]
conciliare l'esercizio delle usanze tradizio-
nali coi nuovi bisogni della perfezionata
produzione (pp. 516, 621, ecc.). Fenome-
no che procede correlativamente, se non
dovunque sincronamente, alla trasforma-
zione delle possessiones precarie in allo-
dii, a guisa di combinato effetto del movi-
mento di emancipazione economico-giu-
ridica che chiude l'età di mezzo (pp. 620,
624 e seg.). Ed il dissolversi del latifon-
do come unità politico-sociale trova nella
spontanea azione disgregatrice di neces-
sità economiche impellenti il più effica-
ce propulsore (pp. 813 e seg.). Ogni pal-
mo di terreno privatamente appropriato
significa, in questo periodo, un colpo di
piccone nell'edifizio della vecchia strut-
tura sociale, ma costituisce in pari tempo
— 19 —
una porzione di ricchezza bonificata, in-
tensificata, valorizzata (pp. 815 e seg.). Il
che trova una sanzione definitiva nelle
riforme legislative del secolo XVIII, pre-
ludio alle codificazioni del XIX! le une
e le altre ri afferai afri ci della superiori-
tà civile del concetto di proprietà quirita-
ria, per argomenti sperimentali più assai
che in ossequio a formule dottrinarie o
filosofiche (pp. 720., 738, 763 e seg., ecc.).
Tanto è vero che perfino i papi, conser-
vatori fino ad allora dell'integrale siste-
ma fondiario latifonclistico del basso im-
pero (pp. 152, 154 e seg., ecc.), devono
pensar a limitare il collettivismo agrario,
ostacolo allo spirito d'iniziativa e denun-
ciato come causa d'inferiorità economica
pei loro domini (pp. 738, 763 e seg.).
Nulla di più pericoloso che il tentati-
vo di formular leggi storiche assolute in
base a serie, anche numerosissime, di ri-
lievi episodici. Mi sembra però che il
complesso di quelli spigolati attraverso
l'opera del Curis — che d'altronde vi ac-
cenna spesso soltanto incidentalmente e
- 520 -
quasi inavvertitamente proverebbi
mài, proprio il contrario «li quanto il loro
riferitore ha in animo di dedurne, o io
mi inganno invero, o è evidente che, ove
una uniformità si sprigioni da tanta e si
varia congerie di fatti per altro aspi ito
profondamente diversi, questa consiste
nella coincidenza costante Tra dominio
collettivo del suolo e periodo di d (ca-
dimento, di stasi, di barbarie, da un lato,
e fra graduale perfezionarsi dell'appro-
priazione privata, più o men totale, ed
epoche di risveglio sociale, di progresso
economico e demografico, di incremento
produttivo, di miglioramento tecnico, dal-
l'altro. Da ciò ad inferire che simile con-
trapposto sia, in ogni tempo ed ambiente,
necessario e fatale, e che l'accostamento
dei termini equivalga ad mia legge di cau-
salità evidentemente ci corre. Certo è
però che questo e non altro rimane il
nucleo del problema, alla soluzione del
quale le buone ricerche del Curis recano
contributo pregevole, anche se in senso
contrario a ciò ch'egli si propose.
— 21 —
Ricercare, infatti, le basi di legittimità
di un istituto essenzialmente economico
nella continuità e nella coerenza formale
della secolare sua evoluzione giuridica è,
a parer mio, feticismo dottrinario o sofi-
sma dialettico non diverso da quello mer-
cè il quale si giustificarono fino a ieri,
nel campo pubblico non meno che nel
privato, i titoli di dominio e di privilegio
del sistema feudalistico. Concetti di uti-
lità e non squisitezza di formule verbali
offrono, in simili materie, il solo plausi-
bile criterio di non arbitrario giudizio.
E, come non valse a conservare ai nobili
ed al clero le secolari immunità e supre-
mazie terriere l'autorità immemorabile
delle più autentiche e venerande perga-
mene di concessione, allorché il prorotaf-
pere d'una vita economica diversamente
orientata trovò dannoso ostacolo nella
perduranza della manonnorta e del fide-
commesso, così è vano invocare, con ar-
gomenti sostanzialmente non dissimili, il
ripristino di altri istituti del passato,
quando essi contraddicano ai postulati
- \>2 —
d'un utilitario positivismo sociale modera
Suo. La storia è pieua di episodi «li vero
furio legale provocati da un impellente
bisogno econojmico generale e perciò ri-
conosciuti, a qualche distanza dì tempo,
come indiscutibili tappe di progresso. Ina-
sta confrontare le esasperate denunzie
dei contemporanei contro le male arti
usate dai politicanti speculatori della re-
pubblica cisalpina per assorgere a di-
gnità e funzione di doviziosa borghesi a
fondiaria, con gli ammirativi encomi tri-
butati al rifiorimento agricolo del paese
dagli scrittori di cinquantanni dopo x) per
persuaderci della divergenza profonda
che spesso intercede fra il concetto del
vantaggio sociale ed il formalismo intran-
sigente di immutabili diritti acquisiti. E
*) Cfr. A. Ottolini, La seconda Repubblica Cisal-
pina, in " Nuova rivista storica „, II, 3, 4. Già d'al-
tronde, durante il regno italico, si avvertiva, per chiari
segni, l'incremento dato all'agricoltura dalla avvenuta
circolazione dei possessi. Cfr. G. Pecchio, Saggio sto-
rico sulla amministrazione finanziaria dell' ex-regno
d'Italia dal 1802 al 1814, Torino, 1S52, pag. 90
e segg.
— 23 —
discutere siù tipi di proprietà prescin-
dendo dall'efficacia loro sullo incremen-
to della produzione significa ripetere l'er-
rore unilaterale di cui porge un saggio
caratteristico la classica opera di Eu-
stel de Coulanges, nel suo tentativo si-
stematico di richiamare all'esclusivo fat-
tore religioso anche l'origine del libero
dominio privato. x)
Nota invece realisticamente il Pareto
che codesto problema, per esser tolto al
campo metafisico e recato nello speri-
mentale-logico, deve venir studiato in
base al grado di civile prosperità rag-
giunto dai popoli che, nell'uno o nell'al-
tro modo, lo risolsero. 2) Unica via evi-
dentemente per liberare tale argomento
di scienza e di pratica da tutta la lette-
ratura declamatoria, amplificazione reto-
rica fino all'iperbole grottesca del dog-
matismo sentimentale di Montesquieu e
x) Cfr. La cité antique, 22.° ed., Parigi, 1912, pag. 62
e segg.
2) Cfr. Trattato di sociologia generale, Firenze, 1916,
v. I, p. 228.
- '>4 -
di Rousseau;1) non meno che dall'in-
gombrante impalcatura di sopravvivenze
giuridiche, i residui delle quali eserci-
tano sulla percezione precisa ed attuale
del fenomeno un'influenza deformatrice.
Mettendoci da questo punto di vista
esclusivo, e senza pretendere, ripeto, di
enunciare leggi assolute ed immutabili,
credo però riesca impossibile negare una
singolarissima signjiicanza alle continue
analogie che in epoche ed in paesi di-
versi si riscontrano coi rilievi desunti per
l'Italia dal sommario spoglio delle inda-
gini del Curis. Ben note a lui avrebber
dovuto essere, sopra ogni altre, le ma-
gnifiche pagine in cui Guglielmo Roscher
eruditamente descrive, con materiale trat-
to da ogni tempo e paese, l'abbandono
delle terre al godimento collettivo come
esponente tipico di società barbariche e
J) Un saggio caratteristico (almeno per la sua mole) di
verbalismo inconcludente applicato alla soluzione di un
problema eminentemente tecnico, trovasi nell'oramai vec-
chio — e d'altronde meritamente dimenticato — volume
di TJ. Vat/erian, Lotta pel diritto alla terra attraverso
i principali sistemi politici, Eoma, 1878.
— 25 —
povere o decadentemente raffinate, dove
una classe dominatrice ignorante e belli-
cosa, o gaudente e cortigiana preferisce
vivere dei canoni corrisposti dalle plebi
coloniche ; e dipinge il graduale elimi-
narsi di tale stato di cose mercè l'assegna-
zione, stabilizzazione e trasmissione ere-
ditaria dei possessi, a mano a mano che
la vita economica e sociale s'emancipa,
per cognizioni, per abiti, per contatti da
quello stato di immobilismo semiselvag-
gio. !) Ma allo studioso di un problema
tanto dibattuto panni non sia lecito igno-
rare i capitali contributi che ricerche più
recenti han recalo alla tesi, poderosa-
mente delineata dall'insigne maestro. Chi
segua, per esempio, Enrico Sèe nelle sue
diligenti ed acute esplorazioni della sto-
ria fondiaria francese nell'età di mezzo 2)
x) Cfr. Economia dell'agricoltura e delle materie pri
me (ir. it.), in "Biblioteca dell'economista,,, s. :$.a, voi. L
p. 697 e segg.
2) Cfr. Les classes rurales et le regime domanial en
France au moyen àge, Parigi, 1901, pp. 490 e segg., 659
e segg. Una serie di fenomeni analoghi si osserva in
Svezia, nel trapasso dalla comunità fondiaria al possesso
— 26 —
non può ;i meno di constatare che il con-
dominio terriero per parte rli molti uten-
ti, espressione spontanea di un'economia
torpida e localizzata dalle barbariche
condizioni di ambiente, cede e si decom-
pone automaticamente, appena [^progres-
so demografico, la sicurezza politica, il
contatto con centri commerciali più at-
tivi, la circolazione delle classi dominanti
tende a moltiplicare i bisogni e ad in-
frangere barriere e gerarchie dell'assetto
medioevalistico. Sono ragioni economiche
imperiose quelle che, a dispetto spesso
d'una legislazione inversamente orienta-
ta, tendono alla consolidazione dei primi
possessi individuali costituiti sulla terra
nobile a mezzo dei vari tipi di censi. *)
Ed è noto fino a qual punto l'emancipa-
particolare, correlativamente al moltiplicarsi della po-
polazione, bisognosa di più abbondanti prodotti. Cfr. L.
Beauchet, Histoire de la propriété fondere en Suède,
Parigi, 1904, pp. 13 e segg.
a) Cfr. C. Dareste de la Cha vanne, Histoire des classes
agricoles en France, 2.a ed., Parigi, p. 282. Dal sec. XVII
alla fine del XVIII la lotta contro i diritti d'uso promiscuo
non fa cbe accentuarsi e termina dovunque " a benefizio
— 27 —
zione totale della piccola e media pro-
prietà borghese e contadina ed il suo ra-
pido dilatarsi nella liquidazione dei lati-
fondi privilegiati contribuisca, parecchi
secoli dopo, ad afforzare all'interno ed
all'estero il regime repubblicano rivolu-
zionario ed a propiziar le masse rurali al
governo consacratore del primo Napo-
leone. x)
Non meno istruttiva riuscirebbe un'in-
dagine sullo sviluppo di fenomeni ana-
loghi in Germania, correlativamente alla
rivolta anabattistica, il cui carattere e le
cui conseguenze prevalentemente religio-
se troppo hanno fatto dimenticare agli
generale dell'agricoltura ed a danno particolare degli
utenti „. Cfr. G. d'Avenel, Paysans et ouvriers depuis
sept cents ans, 3.a ed., Parigi, 1907, p. 59. Col risveglio
agricolo del sec. XVIII la resistenza ai dissodamenti, assai
tenace per parte di molte popolazioni rurali, riceve un
colpo mortale. Cfr. H. Sée, Lcs classes rurales en Bre-
tagna du XVI,; siede à la Revolution, Parigi, 1906,
pp. 208 e segg.
*) Sui risultati economici e nodali di quella rivoluzione
agraria, cfr. le esaurienti conclusioni di M. Marion, La
venie des biens nationanx pendant la Revolution, avec
étude speciale des ventes dans les départements de la
Gironde et du Cher, Parigi, 1908, pp. 412 e segg.
- K8 -
storici il substrato economico, onde pro-
rompeva L'insurrezione violenta delle ple-
bi. Anche qui, in realtà, era il moltipli-
carsi e L'arricchirsi delle popolazioni,
particolarmente urbane, che, rompendo i
quadri della torbida tstruttura feudale.
rendeva l'alale la sottrazione delle terre
ai melodi di godimento più sterili, gra-
datamente operata, con la soppressione
delle antiche usanze, dalla nobiltà e dal-
l'alto clero assenteista. Nei dodici arti-
coli formulati dai contadini a guisa di
programma del primo moto anabattista
del 1524, viene altamente rivendicato il
diritto di possedere la terra. « I prati e
i pascoli usurpati dai signori ritornino
al comune!», intima minacciosamente
l'art. 10.°. Ed è la bandiera con cui le
masse agricole esasperate affrontano la
spietata repressione, la quale, a chi non
ne consideri la pura forma, ma ponga
mente alle cause determinatrici ed alle
conseguenze definitive, rappresenta l'ine-
vitabile prevalere delle ragioni del pro-
gresso economico contro le resistenze tra-
— 29 —
dizionalistiche e regressive d'indole co-
munistica, primo terreno di propizia col-
tura alla predicazione, in origine reazio-
naria, della Riforma. x)
In Inghilterra il parallelismo fra pro-
gresso agricolo e distruzione della pro-
prietà collettiva o vincolata si afferma
anche più evidente, dal momento in cui
si attenuano le condizioni ambientali ge-
neratrici della «land community» dell'età
di mezzo. Gli storici, gli economisti, i fi-
lantropi che., da Fitzherbert a Nordau a
Marx ed a Rogers, da Thomson a Oli-
viero Goldsmith, ravvisarono nelle fami-
gerate « inclosures » un reato di esosa ra-
pacità capitalistica, non s'accorsero che,
assai prima dei signori, e senza che il
fatto sembrasse scandaloso a chicches-
sia, i contadini stessi, che dovevan ben
presto altamente protestare contro l'alle-
gato arbitrio altrui, avevau reso omaggio
per conto loro alle esigenze tecniche de-
2) Cfr. A. Puviani, Del sistema economico borghese in
rapporto alla civiltà, Bologna, Zanichelli, 1883, pp. 90
e sego-.
- 30 —
terminatoci del fenomeno, sottraendo
senza scrupoli alio sterilizzante uso co-
mune quanta terra potevan coltivare sin-
golarmente, onde la vituperata rivolu-
zione iniziavasi per fallo spontaneo dei
più sperimentalmente competenti.1) pi-
guardo allo svolgimento ulteriore del
grande trapasso le magnifiche indagini
del Gonncr hanno recato alla superficia-
lità dei tradizionali giudizi aprioristici un
colpo decisivo. Confermano i suoi docu-
menti che il discredito e il crescente ab-
bandono del vecchio sistema precede,
nella coscienza e nella pratica dei più in-
teressati, l'avvento graduale del nuovo,
il quale si opera sotto l'impero di circo-
stanze agricole ed industriali incompati-
bili con quella arcaica struttura. Le de-
nunciate « usurpazioni », sebbene con no-
!) Cfr. R. H. Tawnet, The agrarian problem in the
sixteenth century, Londra, 1912, pp. 147 e segg. Il rilievo
contrasta con l'asserto del Tomolo, che i beni aperti,
trapassando in proprietà particolare, vennero usurpati
esclusivamente dai signori e non dai piccoli coltivatori.
Cfr. Trattato di economia politica. La produzione, Fi-
renze, 1909, p. 216.
- 31 -
tevoli disparità locali, ed in forma e gra-
do diverso secondo le epoche in cui si os-
servano, determinano nel complesso un
incremento e miglioramento di produ-
zione, *) a cui non fan contrasto se non
per eccezione gli allegati ed esageratis-
simi inconvenienti demografici e sociali.
Esse rappresentano la via laboriosa del-
l'evoluzione secolare da un'agricoltura co-
stituita in vista del consumo locale esclu-
sivo dei suoi diretti partecipanti ad un'al-
tra trasformata in fonte di ricchezza per
la collettività intiera. 2) Carattere essen-
x) Anche gli storici politici ascrivono a tale causa il
totale cambiamento avvenuto, in due secoli, nell'aspetto
rurale del paese. Cfr. Spencer Walpole, A history of
Englancl from the conchtsion of the great ivar in 1885,
Londra, 1890, p. l.a, p. 145. Si calcola che i raccolti medi,
per acro, crebbero dell'80 % dal XVII al XVIII secolo.
2J Cfr. Common land and inclosure, Londra, 1912,
pp. 306 e segg., 447. I 4000 e più atti del Parlamento
che, dal 1710 al 1853, approvano altrettante inclosures,
incominciano quasi tutti con la constatazione della im-
possibilità di migliorare i fondi lasciati all'uso promiscuo.
Cfr. N. G. Pikkson, Trattato di economia politica (tr. it.),
Torino, 1905, voi. II, p. 443. Una definitiva dimostra-
zione in questo senso dà H. Bradley in una recentissima
monografia (The enclosure in England,Coluiìi\>ia, university
- 32
ziale quest'ultimo già Dotato, col suo acu-
to intuito sintetico, dai Nicholson, a pro-
posito delle origini del movimento, ' e
che si ripete dovunque le comunità ru-
rali primitive entrano in concorrenza con
Btudies, n.° 2, LXXX. New York, 1!M8). Il movimento delle
cnclosures fu per lungo tempo spiegato coll'aumento dei
prezzi della lana dovuto allo sviluppo dell'industria nei
seooli XV e XVI, donde la convenienza dei landlords di
concentrar l'uso della terra alla pastura, distogliendola
dalla coltivazione d'altri prodotti. A questa ipotesi con-
traddice però il fatto che il movimento proseguì ininter-
rotto nel sec. XVII, mentre, fra il 1440 e il 1500 il prezzo
della lana era ribassato. Rilevandolo il B. ricerca la spie-
gazione nei fenomeni della produttività delle terre, che
la lunga, secolare uniformità di coltivazione durante il
regime del common field aveva esaurite, perchè il tem-
poraneo coltivatore, non essendone proprietario perma-
nente, aveva interesse a sfruttarle senza criterio; mentre
il ritorno alla pastura rappresenta una provvida e ra-
gionevole restaurazione del suolo. La tesi storica era già
stata accennata, oltreché dal Gonner, dal Deuton, dal
Gardiner, dal Simkhovitch, che ispirò il Bradley. Questi
però ne diede una trattazione esauriente, ampiamente
documentando con studi sui prezzi e sulle produttività
comparative la decadenza economica disastrosa della pro-
prietà comunistica e la spontaneità ed il vantaggio della
sua eliminazione.
J) Cfr. The relations of rents, ivages and profits in
agriculture, and their hearing on rural depopulation,
Londra, 1906, pp. 13 e segg.
- 33 -
organismi dotati di energie più progres-
sive ed espansive. x)
Tornando d'altronde all'Italia, vi tro-
viamo riprodotto il problema, in termini
non dissimili, nelle epoche e nelle regioni
aventi analogie più o men pronunciate
con quelle rilevate altrove. 2) Mi basti ri-
*) Ad interessanti osservazioni si presterebbe, da questo
punto di vista, la storia della decadenza della comunità
di " marca „ germanica, col mutar delle condizioni cbe
l'avevan originata. Cfr. U. Mazzola, La colonizzazione
interna in Prussia, in " Annali d'agricoltura „, 1900,
pp. 16 e seguenti. La distruzione dell'obera field system,
promossa da varie leggi dal 1821 e specialmente dal 1850
in poi, rinnovò anche qui la fisionomia agricola del paese.
Cfr. G. Schòmberg, Handbuch cler politischen Oekonomie,
Tubinga, 1882, pp. 604 e segg.
2) Della coscienza che diffondevasi anche in Italia,
agli inizi del sec. XIX, della convenienza sociale di deli-
mitare e riservare rigorosamente i fondi è documento il
saggio, allora assai reputato, di G. Armellini (Le leggi
protettrici dell'agricoltura, ossia l'agricoltura considerata
sotto il rapporto del diritto romano e delle Due Sicilie,
2.a ed., Teramo, 1837), dove la chiusura dei fondi rustici
è rappresentata come fattore riconosciuto di progrediente
civiltà, rilevandosi il singolare apprezzamento che ne
deriva agli stabili ed il mutato aspetto che, poco dopo
l'operazione, i medesimi presentano (pp. 93 e seguenti).
Verso la stessa epoca C. Afan de Rivera insisteva sui
Prato. La terra. 3
- 34 - |
cordare la Larga agitazione a cui la fa-
coltà di chiusura dei terreni, concessa
dall'editto (5 ottobre 1820, diede luogo
in Sardegna, regnanti Carlo Felice e
Carlo Alberto, protraendosi assai olire
la legge cavouriana del 15 aprile 1 N 5 1 ?
abolitrice del comunismo di pascolo ed
instauratrice del sistema della proprietà
perfetta. La testimonianza autorevolissi-
ma di Alberto della Marmora ci dice a
quale profondo bisogno rispondessero
delle provvidenze intese a favorire il pas-
saggio dallo stadio pastorale all'agricolo
propriamente detto ; ma riferisce in pari
tempo le prime resistenze furiose dei mi-
soneismi turbati e degli interessi offesi. l)
Queste non disarmano allorché il codice
danni recati all'agricoltura siciliana dai tenaci, ed ormai
ingiustificati, diritti di condominio, la devastazione che
ne derivava ai boschi, l'impedimento ad ogni fruttifera
miglioria, e ne invocava la fine come di manifesto ana-
cronismo. Cfr. Considerazioni su i mezzi da restituire
il valore proprio ai doni che ha la natura largamente
conceduti al regno delle Due Sicilie, Napoli, 1832, vv. II,
pp. 75 e .segg.; ID, pp. 71 e segg.
x) Cfr. Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, Parigi,
1826, pp. 385 e segg.
— 35 —
albertino riconsacra ed accentua il libe-
rale indirizzo, e trovano anche negli am-
bienti intellettuali dell'isola dei ferventi
difensori, *) sebbene i vantaggi economi-
ci della riforma, là dove ebbe esecuzio-
ne, non sian dubbi. 2) Oggi ancora il te-
nace contrasto a quelle innovazioni non
manca di apologisti, non meno unilate-
rali (e spesso anche assai più avventati)
del Curis nella considerazione esclusiva
dell'aspetto giuridico del problema. 3)
Riservandomi di illustrare più larga-
mente l'interessante episodio, d) mi limito
!) Fra gli altri G. B. Tu veri. Cfr. G. Solari, II pen-
siero politico di G. B. Tuveri (Un monarcomaco sardo
del sec. XIX), Cagliari, 1915, pp. 56, 102 e segg.
2) Cfr. C. Baudi di Vesme. Considerazioni politiche ed
economiche sitila Sardegna, Torino, 1848, pp. 14 e segg.,
29 e segg.
3) Tala P. Makica, nelle note illustrative all'Itinerario
dell'Isola di Sardegna, del La Marmoka, da lui oppor-
tunamente ripubblicato (v. I. Caserta, 1918, p. liv e se-
guenti n.). L'opera utilissima riceverebbe singoiar pregio
da un senso di obbiettività e sobrietà più scientifico nei
continui richiami alle condizioni presenti.
4) In un volume di prossima pubblicazione, dal titolo :
Dottrine e fatti economici alla vigilia del 1848. L'As-
sociazione agraria subalpina e Camillo Cavour.
16 -
;id osservare che esso è assai istruttivo
a doppio lilolo: come conferma per un
verso dell'inibitorio ostacolo che la con-
servazione della proprietà comune crea
e mantiene al risveglio agricolo; e come
documento per l'altro della poca efficacia
in questo campo, così nell'uno come nel-
l'altro senso, eli misure coercitive, che
tentino di violentare, arrestando il mo-
vimento o prematuramente accelerando-
lo, il gioco spontaneo di forze ribelli a
qual inique artificialità di compressione.
Se invero esiste dimostrazione per la
quale la controprova si presenti avvalo-
rata di suggestivi 'argomenti, panni la
nostra ne porga un caratteristico saggio.
Troppo sarebbe agevole enumerare i casi
frequentissimi in cui il procedimento in-
verso a quello finora rilevato — e cioè
il proposito di ripartire, per virtù di leg-
ge, la terra fra numerosi possessori li-
beri — incontrò mi insuccesso perfetta-
mente paragonabile all'inutilità consta-
tata di opporsi all'appropriazione priva-
ta, allorché questa avvenga naturalmen-
— 37 —
te. *) Numerosi esempi ne offre, in par-
ticolar modo, la storia di Roma, nella
quale al fallimento degli sforzi fatti per
diffondere con concessioni l'appodera-
mento individuale subito dopo la guerra
annibalica2) seguono a breve scadenza
le illusioni non men vane dei Gracchi,
frustrate sopratutto dalla difficoltà di tro-
var cittadini disposti ed adatti all'agri-
coltura;3) ostacolo nuovamente incontra-
to, in forma sempre più proibitiva, dai
diversi imperatori, nelle ripetute provvi-
denze per allottare, colonizzare, render
fruttifere le terre pubbliche;4) e risorto,
x) Sfoggiare erudizione sarebbe, in questa materia più
ebe in qualunque altra, facilissimo. Potremmo risalire
fino agli insuccessi delle antichissime dinastie cinesi nei
tentativi di riordinare, secondo piani di presunta utilità
generale, la proprietà fondiaria, ripartita nel senso del
maggior tornaconto economico da una serie di spontanei
trapassi. Cfr. S. Cognetti de Martiis, Socialismo antico,
Torino, 1889, pp. 313 e segg.
2) Cfr. E. Ciccotti, Le dèditi de Vesclavage antique
(tr. fr.), Parigi, 1910, pp. 272 e segg.
3) Cfr. G. Pacchioni, Corso di diritto romano, v. I,
2.a ed., Torino, 1918, pp. 119.
4) Cfr. Curis, Usi civici, proprietà collettive e lati-
fondi nell'Italia centrale e nell'Emilia, pp. 48, 74,
38 —
in l'i i Lale M mi ,i ..,.,
versa, molti secoli dopo, allorché il
verno di Giuseppe Bonaparte e di Murai
dapprima,1) L'italiano ]>oi, si illusero di
moltiplicare, con Ja ripartizione (tei de-
mani la piccola proprietà nel Mezzogior-
no;2) e quando, con metodi più scienti-
ficamente sistematici, la Prussia si pro-
pose parecchie volle lo stesso scopo dal
2) Cfr. L. Bianchini, Della storia delle finanze del re-
gno di Napoli, 3." ed., Napoli, 1859, lib. VII, cap. 2°, § 1.°;
R. Trifone, Feudi e demani; eversione della feudalità
nelle provinole napoletane, Milano, 1909, pp. 366 e segg.
2) Cfr. A. Salandra, " Sai demani comunali nelle Pro-
vincie del Mezzogiorno „, in Politica e legislazione, Bari,
1915. pp. 261 e seg. ; G. Valenti, "L'enfiteusi e la que-
stione agraria,,, in Studi di politica agraria, Roma, 1914;
e F. Aguet, La terra ai contadini. Il passato, il pre-
sente e l'avvenire della proprietà in Italia, Roma, 1919,
pp. 28 e segg, 59 e segg.
La relazione Mortara qualifica anch'essa di " disastrosi „
i risultati di quella operazione (p. 12); l'esperienza della
quale indusse ad abbandonare i sistemi dell'allottamento
puro e semplice, sostituendoli, nelle speranze di nume-
rosi progettisti, con più complesse operazioni di coloniz-
zazione agraria di vario tipo (concessione di terre inte-
grata da organizzazione del credito). Dal disegno Gri-
maldi del 1887 a quello Pantano del 1906, rifuso ed
esteso nel 1917 furono continue le proposte ispirate a
tali criteri, sebbene con diversità notevolissime di esten-
- 39 —
1835 al 1840. *) Consentendo in parte
con Emilio de Laveleye nell' ammettere
che la preferibilità da accordarsi alla pro-
prietà privata sulla collettiva non è,
economicamente parlando, assoluta, cia-
scuna forma rispondendo a particolari
esigenze di produzione e di ambiente, 2)
Ghino Valenti ha affermata sopratutto
una verità storica, che dai fatti or ricor-
dati, tanto nell'imo che nell'altro senso,
riceve indiscutibile conforto. Reazioni na-
turali si sprigionano invero, in questo
campo anche più prontamente e visibil-
mente che in altri, da conati di violenza
non consentanei al principio del torna-
conto. E voler applicare al problema cri-
teri di secolare prescrizione acquisitiva
prescindenti dal concetto socialmente uti-
sione e di metodi. Cfr. per un elenco analitico : B. Bro-
schi, " Il credito per la colonizzazione interna „, in Ri-
vista di scienza bancaria e di economia attuariale e
commerciale, ottobre-dicembre 1918.
1) Cfr. Mazzola, La colonizzazione interna in Prussia,
pp. 164 e seguenti.
2) Cfr. Principii di scienza economica, 3." ed., Firenze,
1918, v. II, pp. 410 e segg.
— 40 —
litario presente equivale a ripetere con
intenti inversi, la superstizione del ca-
rattere sacro » della proprietà privata
del suolo, già denunciata e combattuta
(l«i Stuart Alili, i) Titoli di legittimità in-
violabile non esistono, per la [erra come
per qualunque altra forma di ricchezza,
se non in quanto L'espropriazione di di-
ritti legalmente acquisiti comporti un in-
dennizzo regolato dalia legge comune.
Onde soltanto ad un accertamento di
fatto può tendere vantaggiosamente una
consultazione storica realmente ammae-
stratrice: a stabilire, cioè, a quali stadi
dell'evoluzione economica, a che postu-
lati della pratica agronomica, a che li-
vello di civiltà rispondano, nelle varie
loro incarnazioni, le due forme in pre-
senza, ed in qual modo e misura il vi-
cendevole esperimento loro si ripercuota
sul benessere sociale. Fuori che così si
accumulano delle notizie erudite, a im-
pressionante documentazione di un dot-
l) Cfr, Principles of politicai economi/, II, 2, § 5 e segg.
— 41 -
to memoriale di parte, ma non si muove
un passo verso le soluzioni obbiettive e
positive che, in tema di tal portata, ab-
biam dovere di proporci.
L'inconsapevolezza di questa verità es-
senziale traspare — s'io ben m'appongo
— ad ogni passo delle argomentazioni
sottili di cui s'intesse la relazione Mor-
tara, monumento di virtuosità giuridica
in difesa d'una tesi assai più politica che
economica.
L'ossequio all'autorità del fatto storico
vi è, per un lato, così grande da far dero-
gare al concetto della prescrizione comu-
ne, dichiarando non estinti gli usi civici
da tempo abbandonati, di cui si possa
provare comunque l'esercizio entro i 100
od i 60 anni (secondo trattisi di lerrle
feudali o no) anteriori alla legge. *) Poi-
ché però, d'altro canto, la prova del fat-
to riuscirebbe in molti casi costosa 'e
J) Cfr. Relazione, p. 7 e segg., Disegno di legge, art. 6.
Le leggi del 1888 e del 1894 avevano invece riconosciuto
il valore delle mutazioni spontanee determinate dall'evo-
luzione economica nei sistemi di godimento, dichiarando
esistenti soltanto gli usi tuttora in esercizio.
— 42 —
malagevole per le vie ordinarie, si pensa
bene di sopprimerne, a danno d'una sola
parte, le guarenzie formali, adottando un
sistema di prove testimoniali che, dato
il numero, la comunanza d'interessi e
l'organizzazione dei rivendicanti, deve
tradursi, in pratica, nella pura e semplice
ratifica di qualsiasi asserzione loro (p. <S
e art. 6). Rimane tuttavia il rischio che il
magistrato comune, vittima di una menta-
lità fossilizzata in vieti pregiudizi, ricusi
talvolta di entrare pienamente nello spi-
rito di questa procedura democratica. On-
de la necessità del giudice speciale (p. 16,
art. 48 e seg.), il vecchio istituto del di-
spotismo, che^ bandito dal movimento li-
berale del secolo scorso, risorge da ogni
parte con la moderna legislazione con-
sacratrice dell'arbitrio burocratico. *) Se
non che, ancora potrebbe accadere che
perfino le giunte d'arbitri, non sufficiente-
J) È singolare il motivo addotto a giustificare il prov-
vedimento; la possibilità, cioè, che la giurisprudenza dei
tribunali e delle corti non risulti coerente ed uniforme.
Come se ciò non avvenisse quotidianamente in tutti gli
altri rapporti e negozi !
- 43 -
mente coscienti dello scopo espropriatore
della legge, stimassero in qualche caso
al disotto dei desideri degli interessati il
valore della quota di dominio da asse-
gnarsi loro sul fondo ; da cui l'opportu-
nità di educarne il criterio equitativo, co-
stringendolo entro limiti ben precisi e,
nei minimi, immensamente superiori a
quelli risultanti dai giudizi pronunziati in
base alle leggi vigenti (p. 11, art. 9) ; x) i
quali divengono d'altronde, da oggi, sog-
getti a revisione, essendo le terre testé
affrancate classificate prime fra quelle
da assoggettarsi ai nuovo procedimento
(p. 14, art. 12). Un ultimo pericolo sussi-
ste, ed è che l'azione, pure spogliata di
*) Confessa il relatore che a ciò si giunse sperimen-
talmente, cioè constatando l'insufficienza delle assegna-
zioni prima d'ora pronunciate. Da una tabella annessa
risulta che i terreni assegnati alla popolazione in 20 co-
muni laziali, mediante l'affrancazione stabilita dalle leggi
vigenti, raggiunsero la superficie di appena 5913 ea., su
33 990 soggetti a servitù civiche. A questa proporzione,
di poco inferiore a y6, il progetto attuale sostituisce
quella di % a % per gli usi principali (semina, legna-
tico, pascolo), e di Va a 4/5, ove concorrano anche usi
secondari (spigatico, abbeverare, attinger acque, cavar
pietre, ecc.),
— 44 -
ogni formalità ritardante, risulti tuttavia
troppo lenta in confronto alle impazieu
ze invaditricij col rischio per queste di
rimanere finalmente deluse di fronte al-
l'evidenza dell'eventuale altrui diritto. Si
crei dunque preventivamente, con ardi-
mento rivoluzionario, il fatto compiuto,
consegnando subito alle associazioni il
richiesto possesso, salvo ad attenderne
la ratifica col rito prescritto (p. lòeseg.)-
Penseranno ben loro gli utenti, una volta
insediali sui beni, a non lasciarsene spo-
gliare, ove la sentenza finale dovesse
deludere le benevole speranze del legi-
slatore. In paesi dove è spesso arduo pro-
blema il semplice sgombro per licenzia-
mento d'una famiglia colonica, lo sfratto
di una popolazione intiera renderà certo
incline a transigere anche il più efferato
dei proprietari!
Attribuire intenzioni così subdole alle
ostentate ed iterate dichiarazioni di scru-
polosa imparzialità del progetto non è
supposto temerario ove si pensi ai colpo
di sorpresa tentato dalla commissione.
— 45 —
col suo voto del 24 gennaio 1918 (p. 22),
per sottrarlo al controllo del parlamen-
to, e quando, meglio ancora, si ponga
mente al carattere generale del piano, da
capo a fondo ispirato all'unico scopo di
giustificare e sanzionare e prontamente
attuare l'appropriazione per parte dei
contadini delle terre contese, torcendo,
con somma maestria dialettica, i principi
di diritto, spesso fino a capovolgerne il
tradizionale pacifico significato.
Della quale arte deformatrice confesso
ch'io sarei disposto a non scandalizzarmi
oltre misura, se l'adattamento delle vec-
chie formule ad istituti diametralmente
contrari allo spirito delle medesime av-
venisse, anziché in servizio dell'opportu-
nità politica, in senso correlativo ad un
progresso economico consacrato dall'e-
sperienza. Ma qui trattasi invece proprio
dell'inverso ; tendendo tutto intiero il pro-
getto a restaurare rapporti e vincoli ar-
caici, sempre meno compatibili con una
struttura produttiva ad alta efficienza e
perciò gradatamente eliminati dalla se-
- 40 —
lezione naturale. Il clic segue, coinè ho
premesso, per la dimenticanza assoluta in
cui i parlamentari, i giuristi ed i burocra-
tici autori dello studio lasciarono deli-
beratamente il criterio economico nella
vallila/Jone di un problema in cui tale
carattere doveva pure riconoscersi pre-
ponderante.
Non altrimenti si spiega il dichiarato
proposito di risuscitare il mcdioevale or-
ganismo di un'economia d'uso in seno a'd
una società avviata verso tipi sempre più
perfetti di economia di scambio, e di di-
fendere l' anacronistico edificio contro
l'influsso dissolvente delle mille forze am-
bientali con una serie di prescrizioni fos-
silizzanti, intese a fissarlo sempiterna-
mente dei lineamenti tracciati dai suoi
ideatori — inalienabilità dei beni (arti-
colo 11); divieto di ripartizione in pro-
prietà fra gli utenti (p. 11), ecc. — 1) Né
x) La soluzione data al problema degli usi civici tiene
d'altronde scarso conto della mutevolezza loro nel tempo,
in rapporto alle condizioni locali ed al numero degli
aventi diritto. Tale non era certo la figura giuridica ed
economica dell'istituto nel passato storico che si invoca.
— 47 —
diversamente può intendersi la strana
contraddizione per la quale, nel nome di
precedenti locali che i loro stessi apolo-
gisti descrivono assai vari da regione a
regione, x) si vuole dar vita a un comuni-
smo agrario militarizzato sotto un'im-
pronta uniforme ; 2) e si giustifica la cu-
riosa predilezione di codesti esaltatori
della tradizione italica ed avversari del
Più correttamente avvertiva, anni addietro, R. Trifone:
" Rispettando gli usi civici, bisogna dare ad essi quella
elasticità di movimenti che è insita nella loro natura.
Una limitazione preventiva alla estensione di ogni sin-
golo uso ed al numero degli utenti sarebbe irrazionale,
antigiuridica e non rispondente alle tradizioni storiche
che li accompagnano „. Cfr. I demani comunali e gli usi
civici in rapporto con la legislazione forestale, in " Atti
del 3.° Congresso forestale italiano „, Portici, 1914, p. 10
dell'estratto. Lo stesso autore subordina la legittimità
del possesso collettivo al criterio economico del più alto
grado di rendimento, escludendola dove l'evoluzione già
ebbe ad eliminarla.
*) Cfr. Curis, Usi civici, proprietà collettive e lati,
fondi nell'Italia centrale e nell'Emilia, p. xvm.
2) " Le eterne questioni intorno ai diritti d'usi civici,
scriveva testé un prefetto, più che con leggi generali,
che male possono conciliare interessi così diversi da luogo
a luogo, posson sperare di risolversi gradualmente caso
per caso, con soluzioni ben ideate „. Cfr. B. Scelsi, Il cre-
dito ai lavoratori. Proposta di una legge innovatrice, To-
rino, 1918, p. 42.
- 48 -
latifondismo verso un sistema che gii sto-
rici ci descrivono emergente da quest'ul-
timo in (empi di marasma economico, in
stretto connubio con le più autentiche de-
rivazioni germanistiche;1 e clic, là dove è
tuttora integralmente conservato, si rende
visibile nell'inciviltà profonda degli iso-
lati territori e delle semi-selvaggie genti
che non smisero da secoli di praticarlo.2;
Se occorresse d'altronde una confessio-
ne più esplicita della manifesta trascu-
ranza del fattore economico che distingue
il progetto, tornerebbe agevole scorgerla
negli articoli finanziari del medesimo,
escludenti il pagamento del prezzo di
espropriazione, per la difficoltà per lo
stato «di sistemar le garanzie per il rim-
borso» (p. 10), e calcolanti rassegnata-
mente sopra un disavanzo cronico (a ca-
:) Cfr. Cckis, Usi civici proprietà collettive e latifondi
nell'Italia centrale e nell'Emilia, pp. 69 e seg., 123.
Per l'intima parentela originaria fra uso promiscuo e
latifondo signorile, cfr. anche Fustel de Coclanges,
Histoire des institutions politiques de l'ancienne France,
p. l.a, pp. 80 e seg., 216.
*) Cfr. Curis, Usi cilici, proprietà collettive e lati-
fondi nell'Italia centrale e nell'Emilia, p. 314.
— 49 —
rico dello stato) delle associazioni agra-
rie, già favorite nei loro mutui da un sag-
gio di interesse inferiore al corrente (arti-
coli 60, 64). Come, di fronte a ciò, negare
almeno un'apparenza di ragione alle criti-
che più violente, che null'altro vogliono
ravvisare nel dibattuto piano fuorché un
incosciente attentato al miglioramento
agricolo ed una gratuita offesa al diritto
privato, in obbedienza al ricatto demago-
gico ? *-)
La verità è che analogie caratteristiche
richiamano queste proposte ad uno sche-
ma di riforma elaborato, anni addietro,
da un dichiarato interprete di idee estre-
me, subito accolte, distribuendo per pro-
paganda l'operetta, dall'organo del socia-
lismo ufficiale. 2) Trattasi di parentela per
più versi troppo intima per apparire pu-
ramente accidentale, ove si prescinda da
parecchie modalità esecutorie o formali
1) Cfr. Guerrazzi, Una legge agraria sbagliata, p. 70
e segg. dell'estratto.
2) Cfr. L. Pavese, Le terre incolte d'Italia. Il pro-
blema e una sua soluzione basata sull'azione sociale e
la cooperazione, Torino, 1899, p. 141 e segg.
Prato. La terra. 4
- 50 -
e da disposizioni particolari, quali il sug-
gerito l'urto del l'ondo del Consorzio na-
zionale. Sola differenza essenziale: l'au-
torità dei proponenti e l'imponenza del-
l'apparato giuridico giuslil'icatore. Il vo-
lonteroso e mi po' ingenuo «agronomo»,
che nel 1899 si vantava di aver scoperto
«l'ovo di Colombo» consigliando allo
stato l'espropriazione senza congrua e
immediata indennità (p. 150 e seg.), non
poteva certo sperare ai suoi ardimenti
novatori la consacrazione di sì augusti
consensi. Giustizia vuole si aggiunga però
che l'idea della comunità obbligatoria di
utenti, da lui sommariamente adombrata
e riprodotta, con maggior precisione, nel-
l'odierno progetto, piuttosto che balzare
spontanea, come si vorrebbe far credere,
dal nostro passato sociale e giuridico, ric-
co di ben altri elementi, trova esempio
in forme tuttora esistenti in paesi di ci-
viltà arretrata, che offron campi di os-
servazioni preziose allo studio degli ef-
fetti pratici del sistema. Quante analo-
gie presenti fra l'altro l'università agraria
— 51 —
qui proposta con le comunità di villaggio
emerse in Russia dall'ordinamento eman-
cipatore del 18G1 non è chi non veda.
Ma è noto quale crisi dissolvente avesse
subito il mir alla vigilia dei tragici eventi
che finirono per abbandonare quell'infe-
lice popolo al despotismo tartarico di
una masnada di criminali. Prima assai
che gli ukase del 1905 ne regolassero la
liquidazione legale, questa s'era venuta
insensibilmente operando per processo
interno di irresistibile disgregazione. Nes-
suno meglio del Piersori ne sintetizzò le
cause, degne di profonda meditazione pei
nostri riformatori: «I punti che occorre
mettere in . luce sono quelli da cui può
risultare quali cause contribuiscano al
mantenimento della proprietà fondiaria
collettiva, e quali, al contrario, tendano
a farla trasformare gradatamente in pro-
prietà individuali; alle prime apparten-
gono gli oneri gravi e la solidarietà col-
lettiva; alle seconde appartiene tutto ciò
che porta benessere alla popolazione. L'e-
sperienza ha dimostrato ciò chiaramente
in Russia e lo dimostra ancora quotidia-
namente. Vi sono regioni in cui il pos-
sesso collettivo esiste ancora poco meno
che di nome o almeno ha perduto il trat-
to caratteristico...; sono le regioni in cui
diventano ogni giorno più forti gli inte-
ressi che si oppongono alla divisione
periodica del terreno. Ce ne sono altre,
in cui il possesso comunale non mostra
alcun segno di decadenza: sono le Pro-
vincie più povere. Molto si è scritto sul-
l'influenza del possesso collettivo sul be-
nessere; non è meno importante inda-
gare l'influenza del benessere sul pos-
sesso collettivo, e la verità si scopre qui
molto più presto. Questa forma di pos-
sesso conduca o non conduca alla mise-
ria, certo la miseria lo tiene in piedi....
Se si considera bene tutto ciò, cessa quasi
di essere un problema quello della con-
dotta dello Stato verso un/ tale istituto.
Un popolo che sia fortemente sviluppato
diventa da sé disadatto al possesso col-
lettivo; la divisione periodica cade in
disuso; sorgono diritti sul terreno, che
— 53 —
ognuno rispetta, e questi diritti acqui-
stano un valore venale, cosicché, in con-
clusione, non hanno bisogno che di un
altro nome per essere diritti di proprie-
tà. Si consideri sotto la medesima luce
anche la questione, se il possesso fon-
diario collettivo sia un ostacolo al mi-
glioramento del terreno e per questa ra-
gione adisca dannosamente alla produ-
zione. Per il miglioramento della coltura
agricola sono necessarie tre cose: la po-
polazione deve desiderarlo, deve posse-
dere energia e cognizioni per agire se-
condo questo desiderio, e non essere pri-
va dei mezzi materiali che si richieggono
per tale scopo. Se mancano queste tre
cose, e anzi se ne mancasse una sola, non
avranno luogo miglioramenti, qualunque
sia il sistema di proprietà fondiaria in
uso. Ma, quando queste condizioni sono
soddisfatte, tutto ciò che ostacola i mi-
glioramenti non si tollera più. I contadini
intelligenti, capaci e provveduti di capi-
tale non sopportano più a lungo di essere
messi, dopo aver trattato il loro terreno
— 54 —
conic si conviene, nel possesso di un al-
tro terreno; essi insistono per il pro-
lungamento dei lei-mini del possesso: ma
ogni proroga, a lungo andare, sembra
loro troppo breve e il diritto di proprietà
individuale diventa lo scopo che cercano
di raggiungere».1)
Senza seguire l'insigne economista nei
non dissimili rilievi che gli suggerisce la
storia della proprietà comunistica di Gia-
va? ricorderò solo che, anche in Italia,
J) Cfr. Trattato di economia politica, v. II, p. 610 e
segg. Sulle carne di decadenza organica del mir, cfr. anche
G. Alfassa, La crise agraire en Russie. Quarante ans
de propriété collective, Parigi, 1903, p. 39 e segg.; e
V. Thery, La transformation économique de la Russie,
Parigi, 1914, p. 21 e segg. Allorché sarà possibile scri-
vere la storia autentica del cataclisma bolscevico, si scor-
gerà più esattamente, ciò che fin d'ora, in blocco, indub-
biamente risulta, che l'acquiescenza dei contadini al nuovo
regime ebbe per causa, non il carattere comunistico delle
imposte riforme, bensì la consolidazione del possesso in-
dividuale sulle rovine della proprietà pubblica, signorile
e del mir. Cfr. A. Hexking, Problems confronting Rus-
sia, Londra, 1918, p. 60 e segg., ed i buoni articoli di
E. Ciccotti su La Sera, riprodotti in Rivista d'Italia,
maggio 1919. Confermano, anziché contrastare, questa con-
statazione i decreti con cui ultimamente il Soviet ordinò
la coltura per parte dello stato delle terre abbandonate;
— 55 —
non mancan istruttivi saggi attuali dei fe-
nomeni descritti. Pochi sanno, per esem-
pio, che, sull'Appennino parmense, esi-
stono vaste ed antichissime estensioni di
terre collettive (83 i5 ea.), appartenenti a
50 «comunalie» di utenti e destinate al-
l'integrazione economica e culturale dei
piccoli poderi privati. Ad adempiere con-
venientemente tale funzione occorrerebbe
esse fossero usate e governate con gran-
de saggezza e con spirito di sana ed
illuminata cooperazione; mentre avviene
perchè fnron le persecuzioni violente e, in generale, la
bancarotta dell'economia comunistica che, producendo l'ab-
bandono di vaste terre, obbligarono a nazionalizzarle. Cfr.
Economist, 31 maggio 1919. La confessione dell'organo
ufficiale bolscevico del fallimento del nuovo sistema fon-
diario non potrebbe essere più esplicita. La Pravda scrive :
" Sulla quantità totale delle terre tolte ai loro antichi pro-
prietari, l'81 °/o è divenuto proprietà individuale dei con-
tadini, il 4 % solo è coltivato a basi comunistiche a cura
del Soviet, il rimanente ancora non fu distribuito „. Cfr.
La terra, 10 giugno 1910. Il Nash Wiek presagiva il bril-
lante risultato quando, fino dal 14 maggio 1918, e senza
che vi si opponesse la censura leninista, scriveva: "È or-
mai innegabile che gli esperimenti di socializzazione della
terra sono senza speranze, e che il disordine creato to-
glierà per molto tempo ai nostri spiriti fantasiosi la voglia
di risolvere il problema agrario con formule utopistiche ,,.
— 56 —
precisamente il contrario. Gli utenti
dice un osservatore non sfavorevole alla
loro conservazione —, gli slessi consigli
di amministrazione non vedono nel pa-
trimonio sociale altra funzione che quella
di soddisfare, a qualsiasi costo, l'egoismo
individuale». Nei boschi è una vera gara
di devastazioni vandaliche; nei pascoli lo
sfruttamento di rapina genera la progre-
diente sterilità. Un'incuria assoluta di-
mentica le più elementari migliorie, senza
che un centesimo dei proventi si devolva
in opere di pubblica utilità (in un comu-
nello decimato dal tifo si ripartirono
20 000 lire prodotte dalla vendita di le-
gna ma si negò qualunque contributo per
costruire una fontana). Astute consorterie
locali dominano tirannicamente le sin-
gole amministrazioni. «In una parola le
comunalie, cioè le nostre proprietà col-
lettive e socialiste, sono rette dal più gret-
to individualismo e dal più cieco egoismo.
Onde è avvenuto che boschi immensi ven-
nero distrutti, senza che gli utenti ne
traessero un sensibile vantaggio econo-
— 57 —
mico ; essendosi il ricavato dalle vendite
sempre diretto a fini diversi da quelli che
le comunalie devon proporsi, quando ad-
dirittura non fu diviso e disperso fra gli
utenti e consumato in solenni libazioni.
Così avvenne che i pascoli si son quasi
steriliti, che il patrimonio sociale andò
rovinando ogni giorno più, e che gli
utenti si trovano, un giorno più dell' altro,
egoisti e miserabili!»
L'opera tutelare dell'autorità pubblica
merita di esser segnalata. Quando fu pro-
mulgata la legge sui domini collettivi (4
agosto 1894) le comunalie parmensi non
vi furon comprese perchè — incredibile
ma vero — se ne ignorava l'esistenza.
Supplì la cassazione con sentenza ilei
27 dicembre 1906 • ma non perciò le nor-
me della legge (non molto dissimili, in
più punti, da quelle oggi proposte) ri-
sultaron maglio applicate, neppure otte-
nendosi, in vent'anni, la costituzione am-
ministrativa della collettività, che doveva
compiersi entro 12 mesi, e continuando
a rimanere affatto ignoti alle autorità
- 58 -
competenti persino il numero e L'esten-
sione loro. I vincoli forestali mal distri-
buiti, peggio imposti e regolarmente inos-
servati accrebbero la confusione ed il
malgoverno arbitrario, risolvendosi il
controllo degli ispettori in una serie di
assurde angherie, incompatibili con gli
scopi riconosciuti dal legislatore al vasto
condominio. *)
Ottimo augurio evidentemente per l'au-
spicata armonia di rapporti che deve
creare una collaborazione feconda fra i
funzionari sorveglianti e direttori e gli
utenti delle università agrarie, il cui tipo
si vorrebbe generalizzato, in attesa del-
l'intiero regno, in parecchie provincie. 2)
*) Cfr. G. Gennari, Per l'assetto giuridico ed il go-
verno razionale delle Comunalie parmensi, Parma, 1915;
e A. Oliva, Le Comunalie dell'Alto Appennino parmense,
Parma, 1910.
2) Le Comunalie parmensi non sono punto d'altronde, an-
che in Italia, un caso isolato. È rimasta famosa la "parte-
cipala „ di Medicina in provincia di Bologna, creata fin
dal 1581, che, trent'anni fa, contrasse un grosso prestito
allo scopo di fare miglioramenti agrari, ma lo dilapidò così
ladrescamente da determinare la vendita all'asta dei beni
sociali ipotecati. Nel Lazio l'esperienza delle università
agrarie già esistenti è altrettanto istruttivo. Dovunque
59 —
Proposte e piani per la terra ai contadini.
Le epoche più violentemente dinami-
che della storia sociale offrono frequenti
ritorni della tendenza a sovvertire, con
radicali riforme, le basi dell'ordinamento
fondiario, espressa nel copioso germo-
gliare d'ogni specie di piani semplicisti-
ci. *) Nessuna meraviglia dunque se il
fatto si ripeta, con intensità regolare, du-
rante la crisi disorientatrice che oggi at-
traversa l'umanità.
Il disegno di logge sugli usi civici —
sperperi, partigianerie, concussioni e, ciò che più monta,
atassia funzionale. Di quella di San Felice Circeo, finita
praticamente in una ripartizione dei fondi fra i più astuti
ed i più forti, preceduta da uno sfruttamento di rapina,
dal fallimento finanziario e da inutili interventi governa-
tivi, narra l'edificante storia I. Aguet, La terra ai con-
tadini, pp. 45, 65 e segg. È codesto bel tipo di ordina-
mento agrario che la commissione vorrebbe regalare, per
intanto, a parecchie Provincie del regno.
l) Nel 1848 TAcadémie des Sciences morales et poli-
tiques di Parigi segnalava fra i sintomi di prevalenza de.
magogica il moltiplicarsi di sistemi ripartitori del suolo.
Cfr. C. Dupin, Bien-étre et concorde des classes du peuple
fran^ais, Parigi, 1848, p. 71 e segg.
- 60 —
che certo subì, nel periodo della sua ela-
borazione, l'influsso di questa diffusa
mentalità — non è fra noi il solo né il
più sintomatico frutto, contandosi ormai
a diecine i progetti d'ogni provenienza e
d'ogni conio rivolti al lodevole scopo di
rendere alle glebe italiche la floridezza e
la giustizia compromessi da secoli di so-
praffazione capitalistica. « I nostri poli-
ticanti, osserva Maffeo Pantaleoni, sono
invasi da varie frenesie curiosissime. Vo-
gliono creare la piccola proprietà agri-
cola, gli uni perchè in essa vedono un
ordinamento politico che risponde ai loro
gusti, gli altri perchè si immaginano di
rendere in tale modo l'industria agricola
più produttiva. Vogliono dare pezzi di
terra in regalo a chi ha fatto il soldato,
e perchè ha fatto il soldato, con piena
ed ostinata ignoranza di ogni precedente
storico di consimile provvedimento. *) Si
l) Non mancan bensì in questo caso, come in moltis-
simi analoghi, ai nostri facili elargitori gli esempi eso-
tici incoraggianti. In Baviera, in molte colonie inglesi è
fiorita, dal 1915 in poi, una copiosa legislazione per l'at-
tribuzione di piccole proprietà ai reduci dal campo ; ed
— 61 —
propongono di procurare credito a chi
non rimborserà mai il danaro che venisse
ad avere, e non si domandano a chi, con
ciò stesso, lo tolgono. Vogliono sfasciare
il latifondo, perchè non hanno mai letto
Plinio, ma credono che egli abbia detto :
latif undici Italiani perdi der e ». x) Non però
soltanto fra gli istrioni dell'arena eletto-
rale ritrovansi costruttori di sistemi pa-
lingenetici. Gran copia ne generano al-
tresì le velleità pseudoscientifiche dell'in-
il concetto si ritrova, innestato in un piano più ampio,
in una legge inglese sulla colonizzazione interna. Cfr.
Annuaire international de législation agricole, VI (1916),
Roma, 1910, p. 1104 e segg. In qualche colonia la legge
ebbe già, a quanto pare, applicazione assai larga (nella
Nuova Zelanda, al 31 marzo 1917, erano già stati riser-
vati ai congedati 337 961 acri). Cfr. " Istituto int. di
agricoltura „ Bollettino delle istituzioni economiche so-
ciali, IX, 10 e E. Bueon, Donnez des terres aux sol-
dats. L'exemple de l'Angleterre, Parigi, 1919. Nel Regno
Unito propriamente detto sembra che finora il successo
sia invece molto modesto. Cfr. Memorandum on the in-
dustriai situation after the tvar (The Garton foundation),
3.a ed., Londra, 1919, p. 73. In Francia intende agli stessi
scopi la legge 9 aprile 1918. Cfr. Il Tempo. Supplemento
economico, 1918, n. 1.
*) Cfr. Politica. Criteri ed eventi, Bari, 1918, p. 237
e segg.
— 62 —
genuità dilettante. Che non v'ha campo
più ad a Ho alla facilità delle suggestive
illusioni, grazie alla comune ignoranza
del problema nei suoi postulati tecnici.
La parte del ghigliottinato per persua-
sione è rappresentata con decoro, in co-
desta ottimistica letteratura occasionale,
dall'autorità del marchese Tanari, che
esorta i proprietari stessi ad assumere
l'iniziativa e concordare le condizioni di
una spontanea rinunzia ai loro diritti^
senza attendere che la dittatura proletaria
dei municipi finisca per spogliameli sen-
za indennità, con l'automatico meccani-
smo delle sovrimposte. *) Ma i compen-
si di espropriazione che egli vorrebbe
accordati con l'emissione grandiosa di
uno speciale titolo fondiario fruttifero
sembrano ancora troppo lauti ai molti al-
tri, che si impadroniscono subito, e con
intenzioni ben diverse^ della sua idea. De-
clamante e sentimentale presentasi fra
costoro l'operetta di un tal Ruslicus, pro-
x) Cfr. " La terra ai contadini „ in Resto del Carlino
22 aprile 1917.
— 63 —
pugnante la nazionalizzazione generale
delle terre, dei fabbricati e delle scorte
vive e morte (da ripartirsi poi in usufrut-
to, secondo tassativi criteri), previo in-
dennizzo ragguagliato ai semplici redditi
imponibili (lievemente aumentati in qual-
che caso) e pagato in cartelle di un «pre-
stito di riscatto » . 1) Tradotte invece in
schemi di legge ufficiali, compaion poco
dopo la proposta al senato del Pullè,
per l'acquisto dallo stato delle terre co-
munali, delle opere pie e private di red-
dito inferiore al 2 per 100 (?), e la loro
distribuzione ai soldati in lotti di 2 ettari,
con stanziamento di un miliardo da ac-
cordarsi in fondi d'impianto e d'eserci-
zio ; e quella dell'on. Drago al convegno
del partito riformista per la socializza-
zione integrale del suolo, al disopra di un
esiguo massimo di proprietà privata.2) Ri-
x) Cfr. La terra monopolio di Stato? Milano, 1917,
pp. 48 e seg. 78.
2) L'ordine del giorno votato dal convegno così riassume
il progetto: " Il Congresso invita il Governo nazionale a
sottoporre al Parlamento una proposta di legge per la
espropriazione generale della terra e del sottosuolo, limi-
— 64 —
cordo ch'i tristi giorni che seguono la
sventura di CaporeLto è poi il progetto
«prò combattenti», a cui collaborarono
deputati d'ogni settore, da Ciccotli e
Labriola a Eederzoni, Giretti, Celli e Ca-
nepa, autorizzante lo stato ad espropriare
terre incolte da dieci anni almeno, quan-
do un gruppo di famiglie di 50 o più in-
dividui faccia domanda di riceverle in
utenza, anzi accordante una generica fa-
coltà di requisizione «sempre che ciò ri-
sponda a evidenti ragioni di bisogno e
di utilità pubblica ed avvenga senza tur-
bamento dell'economia locale». In ana-
tando il diritto di proprietà privata del suolo, sia rispetto
alla quantità che alla coltura, e l'una e l'altra determi-
nando secondo le condizioni economico-sociali e agrarie
delle varie regioni, che assicurino alla terra sociale così
istituita le condizioni della massima produzione, discipli-
nandone la condizione collettiva da parte delle comunità
agrarie „. Le spiegazioni attenuataci date, subito dopo,
dal Drago non valgono che a provare quanto nebulose
fossero tuttora nella sua mente le linee concrete del pro-
getto. Cfr. Giornale d'Italia, 17 aprile 1917. Il discorso
Drago, e le varie manifestazioni a cui diede luogo, fu-
rono raccolte in opuscolo col titolo : A. Drago, La terra
sociale. Discorso, intervista degli onorevoli Drago e Be-
renini e commenti della stampa italiana, Roma, 1917.
- 65 -
logo ordine di idee, dopo una nuova ge-
nerica promessa dell'ori. Bonomi in una
riunione politica di Mantova, sorge e si
afferma l'iniziativa di un numeroso Co-
mitato d'agitazione meridionale, che, in
un convegno del marzo 1918 alla camera
di commercio di Bari, interprete l'ono-
revole Cotugno, ribadisce il principio ge-
nerico della redistribuzione coattiva del
suolo (ad evitare, dice leggiadramente la
lettera d'invito, che la ricchezza ne ri-
manga ammortizzata), senza che si rie-
sca a comprendere con quali intendimen-
ti precisi, con che mezzi ed in che for-
ma. l) Non tutti, a dir vero, i presenti
accolgono con piena fede i dettati di quel
*) Stando al resoconto comparso sui giornali, la rela-
zione Cotogno risulta un tipico saggio del verbalismo
inconcludente che imperversa fra i propugnatori della
riforma. Vi si parla infatti del progetto Drago come di
felice riproduzione della teoria di Lloyd George (è teme-
rario il sospetto che l'egregio parlamentare creda parlare
di Enrico George?!). Poi, con ardita agilità, si finge di
supporre si tratti invece di un progetto ricostruttore
della piccola proprietà " sull'esempio della Francia, che
così appunto ha salvato sé stessa e pacificate le classi „ (?) ;
e si chiude con la bella trovata che il nostro paese " ha
Prato. La terra. ó
— 66 —
semplicismo facilone, che trova critici
garbati, oltrecchè nei 'citati articoli <li
Giovanni C arano Donvito, in Domenico
Andrea Spada, autore di interessanti con-
tro-proposte intese a risolvere il proble-
ma nell'orbita del buon senso e del di-
ritto comune. x)
Un ugual sforzo per conciliare la legge
economica e positiva vigente con gli im-
precisati ideali di cui iì movimento è
espressione si avverte nell'opuscolo del
prefetto Scelsi, che le proprietà comu-
nali e le private mal produttive riscat-
terebbe a prezzo d'estimo onde affidarle
ai lavoratori, isolati od a gruppi, con pre-
troppi contadini „, per cui occorre industrializzare l'agri-
coltura, secondo ottime iniziative, di cui la Capitanata
porge alcuni primi modelli. Cfr. Corriere delle Puglie,
11 marzo 1918. Nazionalizzazione dunque, piccola pro-
prietà, o latifondismo industriale? Ce n'è per tutti i
gusti. Nulla serve meglio a porre in rilievo la criminosa
leggerezza di simili declamazioni sobillataci che il con-
fronto con la serietà positiva della magnifica relazione
fatta allo stesso convegno sul problema doganale dal
corani. De Tullio.
l) Cfr. Dalla terra ai contadini alla banca dell'agri-
coltura nazionale. Lettera aperta al ministro F. Nitti,
Bari, 1918.
- 67 —
ferenza pei combattenti, sotto la dire-
zione d'un commissario provinciale as-
sistito da una numerosa giunta tecnica. *)
Parimenti alieni da ardimenti troppo
temerari si mantengono un progetto dei
monarchici liberali,2) uno dei cattolici,
formulato da don Sturzo -- quest'ultimo
anzi assai incerto nelle sue predilezioni
fra il poderetto e il latifondo — ; 3) e spe-
cialmente il disegno eclettico presentalo
alla camera dall'on. Pantano, il 12 mar-
zo 1917. 4) Ma in piena utopia navigali
*) Cfr. Il credito ai lavoratori, pp. 14, 39 e segg.
2) Cfr. A. Mortara e E. Minno, La questione agraria
e la funzionalità sociale della proprietà della terra. (Re-
lazione della commissione speciale per tino schema di
disegno di legge sulla colonizzazione. Partito democratico
costituzionale it.), Roma 1917. Il programma dell'Asso-
ciazione liberale di Napoli, testé pubblicato, si ispira alle
stesse idee. Cfr. Il Tempo, 18 gennaio 1919.
3) Cfr. M. Sandri, Per rompere il latifondo romano, in
« Unità ,„ VI, 49.
4) Lodato da C. Dragoni, " Per una moderna forma di
colonato,,, in La terra, ottobre-dicembre 1917. Trattasi
di un grosso carrozzone da vararsi col concorso dello
stato, e la confisca del f>ndo dal Consorzio nazionale (pare
impossibile che quel povero gruzzolo continui a far gola
a tanta gente!). Dovrebbe costituirsi un primo rapitale
di 200 milioni, destinato ai più svariati scopi (allotta
— 08 —
nuòvamente altri piani violentemente spo-
gliatoio; fra cui brilla per serena indi-
pendenza da qualsiasi importuno presup-
posto economico o tecnico quello offer-
to da Liborio Granone alla conimissio-
nissima del dopo-guerra, e consistente nel
divieto a qualunque famiglia di possedere
più di 100 ettari, e nella formazione,
con le eccedenze incamerate, di un va-
sto demanio nazionale, da affidarsi alle
cooperative. x) Le quali, alla loro volta,
entrano nel dibattilo, a mezzo del loro
organo federale, invocando la creazione
di un Ente nazionale del beni colici! ini
di dimensioni più vaste, destinato a me-
menti, bonifiche, costituzioni di borgate rurali, credito
alle cooperative ed alle affittanze, collocamento della
mano d'opera), il tutto a base di mutui semi-gratuiti (con
la differenza di saggio a carico, naturalmente, dello stato),
e con emissione di cartelle agrarie ipotecarie.
a) Cfr. Commissione per lo studio dei provvedimenti oc-
correnti al passaggio dallo stato di guerra a quello di
pace, sez. XIII. " Proposte del commissario L. G. relative
alla colonizzazione interna „. L'A. ha altrove confessato
che soltanto considerazioni finanziarie lo distolgon da
proporre per ora " la soluzione ideale „ dello stato uni-
versale proprietario, a cui " si verrò fatalmente, grazie
all'evolversi ineluttabile dei tempi e degli ordinamenti
— 69 —
cogliere, ; coi beni rurali pubblici e so-
cializzati, gli immobili, gli stabilimenti,
gli impianti industriali, i grandi mezzi
di trasporto marittimi e terrestri», per
sottrarli con l'inalienabilità definitiva a
qualsiasi ritorno di appropriazione par-
ticolare, di gruppi organizzati non meno
che di persone. x) Si ispiran ad analoga,
sebbene anche più farraginosa, megalo-
mania le idee di Alberto Geremicca, so-
gnante un grande Istituto agrario nazio-
nale da formarsi coi contributi di tutti
i proprietari e coloni (100 lire per et-
taro, rappresentate da azioni fruttifere)
ed investito del diritto di espropriare le
sociali „. Cfr. Fattori e bisogni dell'economia siciliana,
Girgenti, 1917, p. 83 e segg. Ma della sua preparazione
economica a trattare così formidabili problemi può darci
un'idea la sua premessa doversi ormai abbandonare " le
fatue ideologie „ per "guardare la realtà „; la quale con-
siste, fra l'altro, nel ritenere " fittizia e precaria „ la pro-
sperità di un paese di cui le importazioni eccedano le espor-
tazioni (p. 9). La vieta superstizione è implicitamente
rinnegata nel più recente scritto: Ragion pura del libero
scambio e ragion pratica del protezionismo, Palermo, 1919,
il quale però si riduce all'apologia del più miope empi-
rismo.
r) Cfr. La cooperazione italiana, 11 ottobre 1918.
- 70 -
terre pubbliche e private mal coltivate,
a prezzo ragguagliato alla rendita attuale,
onde cederle alle università agrarie, gran-
di e piccole affittanze con canone di am-
mortamento, o convertirle in poderi-mo-
dello eserciti direttamente. Compito del-
l'istituto sarà pure di riscattare tutto il
debito ipotecario gravante sui fondi con
interesse superiore al 5 per 100. *) Né
meno audacemente, nel recente Conve-
gno di Ravenna dei lavoratori della ter-
ra aderenti all'Unione del lavoro, Alce-
ste De Ambris propone l'espropriazione
totale, per ciarla in anfiteusi alle orga-
nizzazioni, di tutte le terre non coltivate
direttamente dal proprietario e dalla sua
famiglia (ciò che automaticamente esclu-
de da ogni contatto con l'agricoltura le
forze direttive e consultive più intelligen-
ti), con indennizzo in titoli nazionali rag-
guagliato ai valore dei fondi prima della
guerra. 2) È d'uopo convenire che, di fron-
x) Cfr. Per V avvenire della vita economica italiana, Na-
poli, 1918, p. 14 e segg.
2) Cfr. La terra, 20 giugno 1919.
— 71 —
te all'imperversare di fantasticaggini il
cui dilettantismo anti-sperimentale inco-
mincia a preoccupare perfino il Ciccot-
ti, x) quasi si prova un senso di sollievo
leggendo il voto del programma ufficiale
socialista post-belìico per «l'avviamento
alla socializzazione della terra mercè la
formazione di un primo nucleo di de-
manio collettivo, con le proprietà degli
enti pubblici e opere pie e l'espropriazio-
ne delle terre incolte o mal coltivate» ; 2)
*) Cfr. " La terra a chi ha combattuto „, in I campi,
3 novembre 1918.
2) Il gruppo parlamentare socialista determinò meglio
il suo pensiero nella mozione presentata alla camera il
29 novembre 1918: "La Camera, convinta che la terra
debba venire concessa in uso ai coltivatori diretti oppor-
tunamente assistiti e costituiti in associazioni, in guisa
da evitare ingiusti e pericolosi monopoli, e che questo
concetto debba avviarsi verso una graduale ma rapida
realizzazione; riconosciuto che tutta la grande famiglia
dei lavoratori della terra ha ben meritato del paese; in-
vita il Governo ad istituire senza indugio in ogni pro-
vincia, sulla base di una larga autonomia coordinata e
disciplinata dal controllo centrale dello Stato, un Ente
provinciale delle terre pubbliche, dal quale debbano es-
sere amministrate le terre degli Enti autonomi locali,
Opere pie comprese, del Demanio di Stato, di quelle che
saranno espropriate perchè incolte o male coltivate, e
— 72 —
formuli! lontana se non altro (specie nei
commenti che la accompagnano l) dalla
sbrigativa disinvoltura di criteri con la
quale la Confederazione del lavoro e. quel-
la dei lavoratori della terra aprirono il
fuoco, nel 1916, su siffatte questioni.21)
finalmente delle terre che, comunque, potranno essere as-
segnate a tale Ente. L'Ente provinciale comprenderà
oltre i rappresentanti tecnici ed amministrativi, quelli
dei coltivatori diretti della terra e quelli dei consuma-
tori; l'Ente provinciale avrà facoltà di provocare la re-
scissione, con indennizzo, dei contratti in corso, quando
si tratti di terra affidata ad agricoltori non coltivatori.
L' Ente provinciale eserciterà la tutela dei demani tecnici
patrimoniali e collettivi ora concessi in uso dei coltiva-
tori. Provvidenze tecniche e finanziarie saranno messe a
disposizione degli Enti provinciali, ai quali dovrà di pre-
ferenza concedersi la esecuzione di migliorie fondiarie ed
agrarie „.
*) Cfr. " Due mentalità, due programmi „, in Avanti!
20 aprile 1918; e particolarmente i pratici e sensati chia-
rimenti di M. Samoggia in I canqn, 8 dicembre 1918, e
in La Confederazione del lavoro, 1.° dicembre 1917,
1.° gennaio 1918.
2) Cfr. Phato, I redentori delle terre incolte. Le velleità
leninistiche prevalse nel recente congresso di Bologna (13-
15 giugno 1919), dove si inneggiò a ben altro che al
programma del gruppo parlamentare, autorizzan però a
dubitare che lo sperimentale possibilismo di quel piano
d'azione stia per essere abbandonato dal rumoroso estre-
mismo ormai dominante nel partito. Il piano che vi svolse
73
Successi vecchi e nuovi della burocrazia agraria.
I piani che ho sommariamente enu-
merati — superflua sembrandomene una
speciale analisi critica — hanno, fra le
disparità accidentali, due caratteri ma-
nifestamente comuni: l'esser stati elabo-
rati da persone e da ambienti spesso com-
pletamente estranei e digiuni di espe-
rienza agronomica pratica, *) ed il pro-
posito di sottrarre l'economia della terra
Francesco Ciccotti, ma più assai i commenti con crii
Y Avanti!, le Battaglie sindacali, ecc., ne sottolinearono il
significato indicano abbondantemente l'indole che assume
il movimento. Lo stesso on. Cabrini del resto preconizza
prossimo l'estendersi generale del sistema dell'occupazione
diretta e violenta, a cui inneggiano gli organi proletari
incitando ad " abbattere l'avara siepe „ (cioè a compiere
a ritroso, d'un sol colpo, il cammino progressivo dei se-
coli). Come meravigliare se lo spirito di concorrenza po-
litica spinga anche i cattolici a praticare e cercare giu-
stificazioni all'invasione nella dottrina di San Tommaso?
Cfr. La terra, 20 giugno 1919.
l) La singolare competenza tecnica di uno dei più ru-
morosi fra i firmatari di queste mozioni fu istruttiva-
mente documentata da E. Azimonti, " Gli spropositi agri-
coli di un deputato „, in Unità, VI, 6.
— 74 —
alla direzione responsabile degli inte-
ressati, per affidarla, più o meno par-
zialmente o mediatamente, all'arbitrio
supremo di funzionari diseiplinalorì.
Ispettori delle terre pubbliche, commis-
sari e dirigenti teenici delle associazioni
singole, approvati o nominati dal mi-
nistro, della relazione Mortara; agenti
rurali di stato, di Rusticus ; regolatori
delle comunità agrarie, dell'oli. Drago ;
determinator i delle terre espropriando
ptr reddito insufficiente, del senatore Pul-
lè ; funzionari requisitori e ripartitori, del
progetto «prò combattenti» ; esecutori
delle molteplici forme di intervento, del
deputato Cotugno ; membri delle giunte
provinciali tecniche, del prefetto Scelsi ;
commissari regionali d' agricoltura e
membri degli istituti agricoli sperimen-
tali, di Liborio Granone; amministratori
dell'Istituto nazionale dei beni collettivi
della Federazione cooperativa ; rappre-
sentanti degli enti provinciali e discipli-
natori della produzione, della proposta
socialista, sono, in fondo, tutti una fami-
— 75 —
glia sola, dotata di poteri e rivestita di
qualità e di attributi sostanzialmente
identici da un ugual grado di fede
nell'onniscienza miracolosa e nella ef-
ficienza operatrice arcanamente conferita
all'individuo dalla mistica ordinazione
burocratica. Un presupposto unico ani-
ma codesta schiera di istruttori, di sor-
veglianti, di censori : quello che alla mis-
sione di cui verranno investiti essi sian
per recare una dose di competenza e di
buon volere superiori, negli effetti, allo
spirito di tornaconto individuale fin qui
dominante, siccome espressione della su-
prema sapienza e della esemplare atti-
vità della macchina statale, a cui, diretta-
mente o per delegazione, appartengono :
mentre d'altro canto si suppone pure che
il fascino dei loro suggestivi insegnamenti
abbia virtù di agire sulla tenace igno-
ranza dei villani più efficacemente del
semplice vicendevole esempio, favorito da
una divulgazione di pratiche conoscenze
completamente libere.
Perciò evidentemente riferisce il Mor-
— 70 —
tara che l'istituzióne dell'ispettorato del-
le terre pubbliche fu per i commissari
uno degli elementi organici vitali del pro-
getto, il quale sarebbe scompaginato nella
sua struttura se questo cardine venisse
tolto» ; aggiungendo «di non dubitare che
il Governo saprà scegliere all'uopo uomi-
ni esperti, volonterosi, zelanti, sagaci,
adatti a intendere e guidare la mentalità
delle classi agricole» (p. 18). La serietà
del relatore esclude qualsiasi sospetto di
ironia nelle sue pesate parole.
Se non che, pure scacciando da noi
la velleità d'una supposizione così irri-
verente, e fatta astrazione da ogni pre-
concetto e predilezione dottrinaria per-
sonale per rimanere soltanto nell'orbita
sperimentale pratica, confesso che il mo-
mento, se non altro, mi sembra mal scelto
per presentare lo stato in genere e l'ita-
liano in specie come modello di direzione
economica preveggente ed intelligente, in
contrapposto ai cittadini soggetti alla sua
paterna tutela. In Inghilterra il proble-
ma è stato posto in termini assolutamente
spregiudicati da uno degli economisti più
temperati, e, anche come insigne uomo
d'affari, più alieno da apriorismi scola-
stici: «È possibile che, in futuro, le sfere
di influenza dei poteri pubblici e del-
l'intrapresa privata risulteranno alterate
e che l'invasione dei primi a danno delle
seconde, avvenuta durante la guerra, ver-
rà prolungata per alcun tempo, se non
resa permanente. Ove ciò avvenga, do-
vremo constatare, a prima vista, il ri-
sultato piuttosto disastroso di una guer-
ra combattuta per la libertà, adducente
ad una decurtazione dell'attività indivi-
duale, assorbita dalla lenta e farraginosa
macchina di Stato. Potrebbe darsi tut-
tavia fosse questa una impressione su-
perficiale, e che, se lo Stato riuscisse &.
compiere certe cose a minor costo e me-
glio delle imprese private, la causa della
libertà, in largo senso, risultasse, in ul-
tima analisi, favorita.... Poiché, se il con-
trollo eia regolamentazione di atti ma-
teriali, come sono le attività industriali
e finanziarie, avesse per effetto di soppe-
— 78 —
rire ai nostri bisogni con minor somma
di lavoro, Lasciandoci maggior agio di svi-
luppare le nostre facoltà di grado più
elevato, potremmo aver guadagnala una
libertà più alta col sacrificio d'un'altrja
d'ordine inferiore. Siamo tuttavia lontani
dall'ipotesi, almeno in Inghilterra, dove
l'ingerenza governativa, sebbene imposta
dalle circostanze, ha disgustato il pub-
blico con la sua inettitudine. x)
In Francia, nello stesso senso, Gusta-
vo Hervé ebbe, nella Victoire, uno dei
suoi simpatici gridi di sincerità : « Quel
est le socialiste francais qui, après la
guerre, voudrait confier à l'Élat, fùt-il
l'État le plus democratique de la terre,
la charge di diriger lui-mème les mines,
les usines, les chemins de fer et l'exploi-
tation des terres?».2) Ed io vorrei chie-
r) Cfr. H. Withers, The business offinance, Londra, 1918,
p. 13 e segg.
2) Cfr. Il Tempo. Supplemento economico, n.° 2. Tutta
una letteratura fiorisce d'altronde in Francia nello stesso
senso, vivace di forma, suggestiva per l'abbondanza dei
fatti narrati e dei documenti riferiti. Scrittori fino a ieri
propensi ad un indirizzo del tutto diverso sostengono
— 79 —
dere ugualmente: Quale è l'agricoltore
che, dopo la istruttiva prova avuta in
questi anni dell'attitudine del nostro sta-
to a regolare, pel maggior bene collet-
tivo, la produzione agraria, non ravvi-
serebbe la peggiore delle calamità nel
perpetuarsi e normalizzarsi della sua de-
legata ingerenza?
oggi con fervore ed illustrano brillantemente l'inefficienza
cronica della macchina statale, rivelata come non mai
nelle tragiche circostanze presenti. Il crescente favore
dei volumi di Lysis, del Cambon, del Biard d'Aunet, del
de Launay, del Lebon, tirati tutti a molte edizioni, è
indice notevole dell'orientamento di una eletta intellet-
tuale, esprimente in denunzia precisa la ormai universale
coscienza del pubblico. Analoga impressione esprime in
Italia Luigi Bodio: "L'ingerenza dello Stato è una in-
clinazione favorita dalle circostanze presenti. La guerra
ha messo in mano ai poteri pubblici gli acquisti delle
materie prime e delle derrate di più generale consumo
e, in molti casi, anche la direzione tecnica degli opifici.
Mentre si combatte e tutte le forze si appuntano verso
un unico scopo, è lo Stato che ha in mano anche gli
strumenti di produzione. Ora non sono pochi che vedreb-
bero volentieri si continuasse coi metodi adottati dalle
amministrazioni militari ed ausiliarie civili; ma l'espe-
rienza fatta è tale da incoraggiarci su questa via, fuori
delle necessità ed urgenza delle provviste di materiali „.
Cfr. " Dei problemi del dopo-guerra relativi all'emigra-
zione „, in Giornale degli economisti e rivista di stati-
stica, ottobre 1918.
- 80 —
Ricordate? Quando, a mezzo il 191G,
l'Italia combattente fu presa d'una im-
provvisa frenesia di servitù economica
interna, x) e venne messo alla porta quel
rudere di viete superstizioni ch'era il coc-
ciuto Cavasola, per inaugurare senza fre-
ni i metodi reclamati dalla stampa illu-
minata ed indipendente, si udirono per-
fino degli agronomi autentici, come Se-
bastiano Lissone, esaltare i prodromi del
militarismo rurale, vagheggiato dalla cor-
rente giacobina. 2) E fu da allora un mae-
stoso crescendo di misure stimolatrici o
deviatrici, muovente da timidi tentativi
per mutarsi gradatamente in pioggia con-
tinua, e infine in esasperata gragnuola, di
fronte alle resistenze inattese della ma-
teria protervamente ribelle.
*) Si rileggano i resoconti parlamentari delle sedute dal
13 al 19 marzo, opportunamente raccolti, a memore do-
cumento di responsabilità non tutte per anco criticamente
accertate, nel volumetto Le questioni economiche della
guerra discusse a Roma alla camera dei deputati, Mi-
lano, 1916.
2) Cfr. "La coltivazione della terra resa obbligatoria,,,
in Gazzetta del popolo, 14 agosto 1916.
- 81 —
Veramente incoraggianti apparvero di
fatti quasi subito i successi del metodo.
Vinto che sarà l'ostruzionismo della
modestia, che pone a dura prova la be-
nedettina pazienza di Riccardo Bachi
nella rilevazione dei dati di questo sto-
rico periodo, autori ed esecutori dei
geniali provvedimenti non si sottrar-
ranno., è a sperare, ai doverosi attestati
della pubblica gratitudine. Basta però
esuberantemente quel tanto che già ne è
noto per porre in luce le benemerenze
essenziali della sapiente dittatura.
Molto ci divertì, nel primo anno di
guerra, la piacente storia delle patate e
dei maiali reciprocamente sacrificati e,
con mutua vicenda, distrutti dal sublime
spirito di organizzazione dei funzionari
germanici. *) Ma, se lor mancasse in que-
sto momento altra materia d'allegria, ben
potrebbero rivendicarsi oggi i tedeschi,
ammirando la saggezza della burocrazia
J) Una delle più vivaci narrazioni di questo e d'altri
non meno comici episodi è quella di L. de Launay, France-
Allemagne, Parigi, 1917, p. 118 e segg-.
PRATO. La terra. 0
— 82 —
nostra nel mantenere, con successive al-
ternanze di favore, il debito equilibrio fra
foraggi e semine, ossia fra grano e be-
stiame, fra carne e pane. Con quanta pre-
videnza sian stati regolati fin dal prin-
cipio i prezzi d'imperio del frumento, in
modo da scoraggiare sistematicamente le
colture, e da toglier ogni fiducia ai con-
tadini, spettatori dello spreco nefando
ovunque perpetrato nella conservazione,
nella distribuzione, negli spostamenti del
prodotto requisito, *) fu troppe volte nar-
rato perchè occorra ricordarlo. 2) Ma i
a) Con la consueta verve ne raccontò una serie di gu-
stosi episodi l'amico U. Ricci, " Sperperi in materia di
approvvigionamenti „ in La libertà economica, 10 gen-
naio 1919. In parecchi altri articoli su varie riviste (Unità,
Terra, Rivista di Milano, Vita italiana, ecc.) il E. con-
tinuò a narrare fatti incredibili su quanto avvenne in tema
di calmieri, contingentamenti, requisizioni agricole, ecc.
La raccolta che ne prepara l'ed. Laterza sarà uno dei libri
più divertenti ed istruttivi dell'attuale periodo.
2) Primi a denunciare i pericoli del metodo furono il
Flora, il Giretti, il Mosca, il Bruccoleri, cfr. in Pkato,
" Ciò che non si vede del costo della guerra „, in Riforma
sociale, 1918, fase. 1-2. Non cessò di insistervi, sebbene
coi riguardi imposti dal grave momento, L. Einaudi sul
Corriere della sera. Le profezie delle importune Cassandre
— 83 -
dittatori economici sdegnano, come è no-
to, le vie indirette modestamente sug-
gerite dagli economisti ; e, mentre rispon-
dono alle inopinate resistenze delle cose
moltiplicando le violenze (l'ino a perdere
la nozione dei rapporti ira prezzi di de-
rivati e di succedanei, 1) si affidano, per
rimediarvi, a misure compressive dei sin-
tomi anziché curatrici del male, di cui
rifiutano di identificare la radice. E tale
fu la luminosa idea delia estensione su-
perficiale delle colture cerealicole, frutto
logico della vecchia superstizione che
scopre nella penisola, invece di troppe
terre mal coltivate, distese immense di
terre vergini per egoismo e neghittosità
dei loro possessori.
Si incominciò coi premi di dissoda-
risultarono anche troppo giustificate quando si constatò
che la terra coltivata a cereali era diminuita in un anno
di 496 400 ettari. La sagace politica dei prezzi e le sue
conseguenze sulle disponibilità di cereali sono narrate
perspicuamente da C. Ulpiani, La politica frumentaria
d'Europa nel secolo scorso, Portici, 1918, p. 30 e segg.
*) Pei curiosi squilibri fra prezzi del grano e delle fa-
rine, fra prezzi di requisizione dei cereali e dei foraggi
e loro pratiche conseguenze. Cfr. Unità, VI, 9, 30.
_ 84 -
inculo (50 lire per ettaro) soggetti però
a tali tralile di suppliche, controlli, ve-
rifiche che i contadini preferirono ri-
nunciarvi. *) Non si tardò d'altronde a
constatare che, come 1 tecnici avevano
preventivamente ohhiellato in tutta umil-
tà, la massima parte dei pascoli non era
adatta alla sognata trasformazione, senza
almeno grosse spese di bonifica, conci-
mazione, ecc.
Ma se le brughiere son sterili, fertile
è per compenso il cervello dei loro re-
dentori; dal quale scaturisce subito un
provvido ripiego. Ci sono fortunatamen-
te in Italia parecchie centinaia di mi-
gliaia di ettari di prati stabili, adattis-
simi ad essere trasformati in campi ce-
realicoli stupendamente fecondi. Ci sono,
è vero, anche dei contratti privati che
ne garantiscono la preservazione, in caso
d'affitto ; c'è l'opinione dei competenti
che considera la loro distruzione come
J) Cfr. Beuccoleki. " Come il governo agevola la pro-
duzione del grano „ in Unità, VI, 2; e " La burocrazia e
il grano „ , Ibid., VI, 9.
— 85 —
la massima delle iatture agricole. Basta
però non badarci e passar oltre. Agli
affittuari un primo decreto concede, anzi
consiglia premiandola, l'inadempienza de-
gli accordi vincolatori ; ai proprietari si
intima poco dopo la distruzione senza
indennità delle loro accumulate fatiche ;
e a chi osa opporre qualche argomento
di buon senso all'implacabile empirismo
demolitore, è pronta la risposta nell'in-
vettiva perentoria toccata al ferravilliano
denigratore di Garibaldi *) Lo spirito teo-
logico di una legislazione, che ricerca i
suoi modelli più caratteristici nei decreti
pontifici2) — avendone ripudiati gli ec-
J) Mi occupai di questo capitolo della legislazione ecce-
zionale in " I tanhs frumentari del ministero d'agricol-
tura „, in Annali della B. Accademia d'agricoltura di
Torino, 1917; e, polemizzando con S. Lissone, in Gazzetta
di Torino, 19, 28 gennaio 1918. Quando meglio fiorivan
le illusioni dissodatrici, moniti di esperienza tecnica e di
buon senso diede pure, parlando ai Georgofili, Italo Gi-
gliola " Mobilitazione agraria per la guerra e per la
pace „ in Atti della R. Accademia dei georgofili, s. 5.a,
v. XV, 1-1.
2) La coltivazione coattiva dei prati, per mantenere una
" giusta proporzione „ nei raccolti, era uno dei capisaldi
della politica agraria papale; e ne regolava le norme il
- 86 —
cessi perfino il dispotismo del Re So-
le1) - si esprime anche e sopratutto
nella insofferenza di critica che ne tu-
tela la dogmatica infallibilità.
Se non che altri dispiaceri sopr aggiun-
gono ai benemerili funzionari, tormentati
dall'ossessione del grano. Assorbiti nel
grave compito, era loro mancato il tem-
po di riflettere che, se non si concima,
non crescono messi, e che, nella penuria
di prodotti chimici, soltanto il bestiame
mota-proprio di Pio VI, 25 gennaio 1783, pel quale non
soltanto era strettamente stabilita la parte di terre da
seminarsi ogni anno, ma, in perfetta coincidenza coi de-
creti odierni, si autorizzavano gli affittavoli a derogare
in tal materia da qualunque contratto vincolativo coi
proprietari, anzi, si faceva lecito perfino a terzi di arare
il fondo non sfruttato secondo il reparto prescritto per
l'annata. Cfr. N. M. Nicolai, Memorie, leggi ed osserva-
zioni sulle campagne e sulVannona di Roma, Roma, 1803,
v. I, p. 307 e segg.
*) Cfr. A. Des Cilleuls, Le socialisme municipal à tra-
vers les siècles, Parigi, 1905, p. 120 e segg. Vero è che
men dubitosi di fronte ad un piano analogo si mostraron
i legislatori della terza repubblica, attraverso le discus-
sioni dei quali, meglio che dagli istruttivi esperimenti
del passato, è probabile sia giunta a noi l'idea della gra-
nicoltura obbligatoria. Cfr. l'acuta critica del progetto fatta
dal Lepelletiek, in Reforme sociale del 16 marzo 1918.
— 87 —
può rendere questo umile servizio. Non
s'erano accorti d'altra parte che, sotto
l'azione di un sistema di requisizione af-
fatto noncurante, per incompetenza di
agenti, dell'avvenire zootecnico, la crisi
degli animali produttori e riproduttori si
rivelava in fenomeni inquietanti. Un brut-
to giorno però ecco che i colleghi dei
consumi vengono ad annunciare terroriz-
zati che sta per mancare alla impreviden-
za allegra la docile materia prima, e che
è d'uopo ridurre, dimezzare,, sopprimere
le razioni della carne e del latte. I listini
delle trattorie urbane dove gli operai reg-
gitori dell'agricoltura di stato ristorano
le preziose forze subitamente confermano
il preoccupante verdetto. Non si vive dun-
que di solo pane, né ad assicurarlo ba-
sta, ad ogni modo, un pezzo di terra soda,
una manata di grano e l'opera di un bi-
folco, anche se socio di una cooperativa
collettivista. Esiste fra le varie forme di
utilizzazione del suolo un equilibrio ne-
cessario , un' interdipendenza obbligata,
turbando la quale l'intera economia della
— 88 —
produzione si scompagina e perde effi-
cienza. Il prato stabile ed il pascolo àe
costituiscono, in giusta proporzione con
le terre arative, uno degli essenziali ca-
pisaldi; e fu indice di progresso delia
agricoltura italiana pre-bellica il loro re-
lativo incremento verso il rapporto com-
parativo spontaneamente indicato dal
tornaconto sperimentale. Quando allo
sterminio degli animali le gride dittatorie
si studiano di aggiungere il sovvertimen-
to permanente delle terre che li manten-
gono, l'organismo intiero, faticosamente
edificato, rivela lacune e sofferenze cre-
scenti.
Il fiero sospetto di simili verità, final-
mente balenante ai ciliari uomini attra-
verso il suggestivo fenomeno della su-
bitanea scomparsa della bistecca quoti-
diana, prorompe, con accento di riven-
dicazione, dal decreto dell'agosto 1918,
implicito riconoscimento della inutilità e
del danno di estendere le colture, tacito
abbandono delle imposizioni dissodatrici
e ritorno al sano concetto che un incre-
- 89 -
mento nel raccolto di cereali non può
sperarsi se non dal miglioramento inten-
sivo delle condizioni di concimazione,
unito ad un aumento sufficiente e lunga-
mente preventivo dei prezzi di imiperio
confiscatori.
«C'est un succès!» concluderebbe, in-
chinandosi compunto, lo spirito ironico
del povero Cyrano ! *)
x) Mette conto di riferire il commento di cui Videa
nazionale del 7 settembre 1918 accompagnava la notizia:
" S'è letto in questi giorni, in una informazione di sa-
pore evidentemente ufficioso: "Il disciplinamento delle
colture per il prossimo anno è presso il Ministero del-
l'agricoltura oggetto di previdente cura. Tale disciplina-
mento ha di mira l'intensificazione della produzione, par-
ticolarmente granaria, tale da renderla superiore a quanto
era per il passato. A raggiungere lo scopo crediamo venga
ritenuto opportuno desistere dall'ampliare ancora l'esten-
sione delle aree coltivate a grano. Molti terreni, già po-
veri o impoveriti ancor più dallo sforzo di quest'anno,
non potranno rendere in maniera da compensare le spese
e l'opera della semina, e d'altra parte per concimare a
dovere simili terreni occorrerebbero quantità tali di con-
cimi da superare di molto il fabbisogno possibile ad e i-
sere importato. Verrebbe pertanto ad essere diminuita
l'area coltivata a grano di quei terreni riconosciuti meno
idonei al nuovo sforzo; agli altri, riconosciuti idonei,
verrà assegnata una dotazione di concimi da permettere
una produzione unitaria tale da compensare quella di
- no -
Ma sullo zelo degli apostoli le mor-
tificazioni d'amor proprio agiscono a gui-
sa di eccitanti meglio che come mòniti
di prudenza. Onde, col naufragio di un
terreni scartati, oltreché già rappresentare per sé stessa
un anniento sulle produzioni precedenti „.
" Ci fu tempo qualche mese fa in cui la solfa era tut-
t'affatto diversa. Niente intensificare ; bisognava esten-
dere le colture alimentari, dirompendo i prati e seminan-
doli, per raccogliere in produzioni favolose i frutti della
fertilità accumulatavi negli anni e nei secoli. Così voleva
la salute suprema della Patria: dissodare o perire, come
un nostro economista scherzando riassunse le declama-
zioni, o meglio le intimidazioni che in quei giorni cor-
revan le gazzette. E quando i teorici dell'agricoltura di
8-uerra, in vena di mostrare il pugno di ferro, fieramente
proclamavano — presente il ministro Miliani — " rom-
peremo anche le marcite lombarde „, a rispondere, come
noi facevamo: sta bene, tutti i sacrifici vanno accettati,
a patto però che siano necessari e riescano utili, ci si
rispondeva dommaticamente con una formula impressio-
nante: produrre per esistere. E quando noi, ostinati, re-
plicavamo: sì, senza dubbio, produrre ; ma bisogna vedere
se il dissodamento parziale dei prati sia davvero un van-
taggio pel complesso della produzione, e vedere se è di-
sponibile e se sarebbe utilmente impiegata la maggior
quantità di mano d'opera, di strumenti di lavoro e di
concimi e di sementi che esso richiede, per poco non
passavamo per disfattisti.
" Ora, dopo l'esperienza non innocua di un anno, la
voga del dissodare va passando. Al ministero d'agricoltura
si ricredono, e ritengono opportuno desistere, ecc. „.
- 91 -
esperimento, la vena delle idee originali
zampilla più vigorosa. Un'arcana parola
picchia, con sonora insistenza, alle so-
glie dei laboriosi cervelli, e vi suscita im-
pulsi di novello fervore. Se tutto intorno
è «mobilitazione», perchè non «mobili-
teremo» anche l'agricoltura, riducendone
tutto intiero l'organismo a salda unità (mi-
litare, nel pugno napoleonico di condot-
tieri consacrati da tante vittorie? Detto,
fatto. Quattro linee su un foglio, e il mi-
racolo è compiuto. Da un giorno all'al-
tro ecco trasformata l'immensa massa ru-
rale, con le sue infinite varietà di carat-
teri, di attitudini, di tendenze, in un eser-
cito disciplinato, agli ordini di capi de-
signati ; ed ecco estendersi in proporzione
ipertrofica i servizi centrali, destinati a
regolarne gli armonici movimenti. Co-
stituiti però i quadri, generali e locali, col
criterio di competenza che notoriamente
distingue le scelte ministeriali e prefet-
tizie, *) si fece una curiosa scoperta —
l) Nella breve cerchia della mia personale esperienza
potrei citare (e ne tengo l'indicazione a disposizione del
— 92 —
non inattesa d'altronde dai benevoli spet-
tatori — : x) l'improvvisa scomparsa della
materia prima da «precettarsi», mancan-
do totalmente contadini dai 15 ai 60 anni
non sovra-occupati, nò potendosi atten-
dere fuorché un ingombro esasperante
dal ricorso ai vagabondi e ai deficienti
disponibili in alcune città. La verità è
che il miraggio dei salari e dei non cal-
mierati prezzi iperbolici aveva da tempo
«mobilizzate» nei campi tutte le valide
energie maschili, femminili, infantili • le
quali, agendo lo spontaneo tornaconto,
supremo moderatore di questo servizio) più casi in cui il
commissario di piccoli villaggi rurali fu scelto fra le
poche persone notoriamente digiune d'ogni pratica d'agri-
coltura. In un comune di mia conoscenza, la tenace op-
posizione dell'amministrazione non valse ad impedire che
alle delicate funzioni venisse preposto d'autorità l'unico
fra gli abitanti la cui avversione al lavoro agricolo, com-
pensata da una vera mania di politicantismo litigioso, è
quasi proverbiale. Piccolo episodio, ma che vale come in-
dice del difetto organico del sistema; appartenendo troppo
spesso a codesta perniciosa categoria di presuntuosi igno-
ranti coloro che, rendendosi noti nelle anticamere degli
uffici provinciali, ricevono incarichi tanto gelosi.
J) Cfr. fra le altre, le scettiche previsioni di N. Co-
lajanni, in Rivista popolare, 31 maggio 1918; e dello
scrivente, in Rivista d'Italia, febbraio 1918.
— 93 —
s'eran automaticamente orientate nel sen-
so del massimo rendimento. Distoglierle
dalle opere liberamente prescelte per re-
distribuirle a norma della sapienza uffi-
ciale era impresa superiore persino al-
l'intrepida fede di quest'ultima. Per for-
tuna le macchine sono più docili degli
uomini, specie quando, grazie alla non
limitata elasticità di un bilancio di .guer-
ra, si può acquistarle astraendo dai co-
sti, nel momento in cui toccano i prezzi
massimi, ed azionarle con personale e
combustibile sottratto alle antipatiche
leggi del mercato, perchè forniti quasi
gratuitamente dall'organismo militare in-
gigantito. Arrivali quindi in numero rag-
guardevole, a sostegno della pericolante
azione di stato, le annunciate e promesse
moto-aratrici; e strategicamente si rag-
gruppano con opportuna topografia elet-
torale, mentre i loro conducenti si allena-
no a dirigerle in corsi appositi, dotati,
per militari in tempo di guerra, di singo-
lari attrattive igieniche. Il risultato lo
narrò, per la Sicilia, don Sturzo, pareo
— 04 -
chi mesi dopo.1) Ma encomi altrettanto
istruttivi del novus orcio poterono leg-
gersi, durante l'intiera campagna, per il
l) " Quando nell'ottobre scorso arrivarono in Sicilia al-
cune diecine di trattori per la moto-aratura, diversi de-
putati si affrettarono a far pubblicare sui giornali che,
per il loro interessamento, il ministro di agricoltura aveva
provveduto così e così, e che quindi la seminagione del
grano in Sicilia era assicurata. — " Passa un giorno,
passa l'altro „ e i trattori stavano inerti nelle stazioni
ferroviarie, mentre le automobili, con dentro militari e
tecnici, muovevano per lungo e per largo in Sicilia a
scoprire i terreni da arare, a fare i piani di massima,
con carte geografiche in mano, riferendo a colpi di tele-
gramma ai due ministeri interessati ; e i trattori stavano
inerti. Poi venne il personale conducente istruito a Pia-
cenza o a Cremona, e i trattori stavano inerti nelle sta-
zioni ferroviarie: — poi, dopo altra offensiva di tele-
grammi, arrivarono i lubrificanti ; e i trattori furono messi
avanti; ma la seminagione era terminata; e il terreno
lasciato incolto superava il 26 per cento! — Fa niente;
a gennaio in Sicilia comincia l'aratura della terzeria la-
sciata a riposo, per la semina del successivo anno colo-
nico; c'è da far miracoli. E da gennaio ad oggi, circa
cento trattori hanno arato circa duecento ettari di ter-
reno; cioè due ettari per trattore in centoquaranta giorni,
cioè circa 145 metri quadrati al giorno per ogni trat-
tore ; è la più eloquente applicazione del nuovo principio
di economia governativa: il massimo mezzo col minimo
risultato.... Una sola soddisfazione si è potuta avere nel-
l'applicazione dei trattori militarizzati, che un certo nu-
mero di militari addetti a tale servizio non potevano
esser chiamati imboscati.... perchè lavoravano terreni sco-
— 95 —
Lazio, nei numeri agricoli dell'Idea na-
zionale ; per il Mezzogiorno adriatico nel-
perti! „. Cfr. "La burocrazia statale applicata all'agri-
coltura „, in Momento, 30 maggio 1918. Il bilancio finale
della moto-aratura di stato è ormai riconosciuto uno
scandalo, dal lato economico non meno che dal finanziario.
Furono importati in complesso 6500 trattori, e 1500 ne
vennero commessi all'industria nazionale, con una spesa
di oltre 200 milioni. Di tutte queste macchine appena 500
furon poste in condizione di funzionamento. Le macchine
eran giunte smontate, e mancava chi sapesse metterle
insieme. Si provvide teoricamente con l'istituire apposite
officine di stato; ma, o non funzionarono, o diedero una
media di 5 trattori la settimana, invece dei 120 promessi.
Affluirono allora offerte di ditte private, delle quali ta-
luna si impegnava a montar le macchine per 150 lire
caduna; ma si dice che tali offerte furono senz'altro re-
spinte, per accettare la proposta della Federazione dei
consorzi agrari, per 950 lire per macchina. Mancavano
intanto i pezzi di ricambio, di cui 2000 casse giacevano
a Genova, senza che il ministero avesse provveduto a
mandarli a destinazione. E, invece di farli venire, se ne
commisero altri, per parecchi milioni. Per le pochissime
macchine in servizio si mobilitarono parecchie migliaia
di militari, con una spesa mensile di circa 2 milioni. Ora
lo stato ha disponibili le sue migliaia di macchine di cui
non sa che farsi e che offre agli agricoltori a prezzi di
fallimento. È una delle più colossali bancarotte di una
azienda di stato a cui si sia mai assistito. Cfr. Le in-
dustrie italiane illustrate, aprile 1919. Può consolarci il
pensiero che, in Francia, le cose non andarono molto me-
glio. Cfr. P. Perreau-I'kadieh, L'agriculture et la guerre,
Parigi, 1919, p. 124 e segg.
- 96 -
le interviste dell'ori. Maury e Degli esa-
sperali ordini del giorno dei comizi pu-
gliesi; pel Piemonte in iterate denun-
zie della Gazzetta del popolo. Dovunque,
macchine che arrugginiscono sotto le
tettoie, rilardi inverosimili nella loro
concessione, intempestività costante del
loro impiego ; rendimento negativo del
personale applicato; proteste, recrimi-
nazioni, esasperazione del pubblico per
le formalità necessarie a procurarsene il
concorso. *)
Là dove lo spirito di iniziativa di qual-
che commissario regionale desideroso di
'BJ
*) Un grande agricoltore calabrese scrive, il 18 agosto,
all'Idea nazionale: "Non parlo dell'applicazione dei ge-
nerosi decreti luogotenenziali ; essa costa tante fatiche e
tante ore di umiliante attesa nelle anticamere degli uf-
fici, da sgomentare il più volenteroso e paziente uomo
della terra. Io, che avevo bisogno di un meccanico per
la conduzione della mia trebbiatrice, dopo aver seccato,
stando in Napoli, un mio carissimo amico colonnello,
perchè concedesse una licenza ad un operaio militarizzato,
mi accorsi che riuscivo fastidioso e preferii abbandonare
ogni trattativa; ora ho un meccanico che mal si regge
sulle gambe e che mi costa circa L. 35 al giorno, cosa
che ho subito con rassegnazione, stanco di patire e fare
anticamere ...
- 97 -
far sul serio pensa di utilizzare i mezzi
disponibili per lenlare ia redenzione di
lande sterili sorgono, ira le popolazioni
stesse, opposizioni ed ostacoli non dis-
simili, per indole e moventi, da quelli
clic in altre zone rivendicano i diritti ara-
tivi promiscui. xj La mietitura, la treb-
biatura risentono, dopo ia semina, le con-
seguenze del giocondo sistema. Corona-
mento e simbolo dei quale rimane quei
x) Fra le terre scelte all'esperimento in provincia di
Novara eranvi pure le vaste " barragie „ dei territori di
Masserano, Brusnengo e Castelletto Cervo; migliaia d'et-
tari non producenti che strame e un magro pascolo. l\'e
autorizzò il governo l'occupazione temporanea; ma insor-
sero gli abitanti ad impedirla con serie minaccie. 11 com-
missario provinciale, venuto a tentar la persuasione, fu
cacciato a sassate. Ct'r. Gazzetta di Torino, 'So ottobre 191S.
Valga a consolarlo il ricordo della analoga sorte toccata,
due secoli prima, per opera delle stesse popolazioni, ai
concessionari inviati da Vittorio Amedeo II a colonizzare
le medesime brughiere (ho narrato l'episodio in 11 costo
della guerra di successione spagnuola e le spese pubbliche
in Piemonte dal 1700 al 1713, Torino, 1907, p. 280 e
segg.).
Oggi come ieri, in Piemonte come in Inghilterra o nel
Lazio, il vago pascolo ed il godimento promiscuo si ergon
contro la specializzazione culturale con irreducibile mi-
soneismo.
Pjuato. La terra. 7
— 98 —
modello di coltura rimunerante che la
storia agronomica registrerà nei disso-
dati giardini pubblici e piazze d'arme cit-
tadine, con l'applicazione media di un
soldato per ogni pianticella di palata.
Verrà dato di leggere un giorno, invece
degli eufemismi ministeriali glorificanti,
ad ogni discorso o intervista, i risultali
conseguili, un conio modestissimo della
spesa e dell'impiego cii mano d'opera con-
frontato ai rendimenti?1) Sarebbe l'unico
modo persuasivo per mortificare l'irri-
verenza della critica pettegola e maldi-
cente.
*) Non trovo risposta alla domanda neppure nell'ampia
relazione apologetica inserita dall'on. Miliani nel fascicolo
di gennaio del Bollettino della mobilitazione agraria.
.Perfino degli entusiasti della moto-aratura di stato con-
vengono intanto dell'altissimo costo del servizio, dovuto
in parte alla incapacità ed allo scarso buon volere del
personale conducente, scelto spesso fra gli scarti dei buoni
elementi militari e cagionante alle macchine guasti e
logorii eccezionali. Cfr. S. D. Mayer, " La moto-aratura di
Stato „, in I eampi, 1.° dicembre 1918. Colla mancanza
d'ogni nozione del valore del tempo e delle scadenze, la
noncuranza dei costi è una delle caratteristiche notorie
delle burocrazie. Cfr. le acute osservazioni di A. Leeon,
Problèmes économiques nés de la guerre, Parigi, 1918,
pp. 43, 80 e segg.
- 99 -
Disgraziatamente però la mobilitazione
agraria in senso proprio non Tu la sola
manifestazione dell'attitudine organizza-
trice con cui la burocrazia vecchia e nuo-
va affrettò la vittoria.
Con che criterio di opportunità e di
tempestività, con quale prontezza e gra-
tuità di procedura furon concessi gli
esoneri e le licenze per lavori urgenti,
ognuno che abbia brevemente, soggiorna-
to nelle campagne può riferire per per-
sonale esperienza. *) Quanto adatte a rag-'
2) Non mancarono d'altronde anche su ciò denunzie
tanto più coraggiose, quanto meglio la materia si prestava
ad accuse di " disfattismo „. Cfr. fra le altre, Unità, VI,
1, 43. " Di grandissimo sollievo — scrisse, con la con-
sueta franchezza il Colajanni — , forse sufficienti al bisogno
sarebbero riusciti i 140 000 esoneri e le 60 000 licenze
agricole concessi dal ministero della guerra di accordo
col comando supremo e che perciò non potevano indebo-
lire l'esercito. Ma le lungaggini della burocrazia militare
— peggiore di quella civile — , il rinvio dal municipio
alla commissione provinciale ; da questa alla commissione
regionale ; da questa ai comandi ; dai reggimenti, dai bat-
taglioni al comando supremo.... e poi spesso di ritorno al
sindaco, alla commissione provinciale, alla commissione
regionale, ai comandi perchè il soldato esonerato spesso
nel giro e rigiro della pratica ò stato cambiato di corpo....
o è anche morto — tutte queste inverosimili, bestiali.
— 100 —
giungere I vagheggiali scopi di equità con-
ciliativa siano le gride sui contratti agrari
ed i piecoii aiiitti converrebbe chiederlo
ai presidenti delle commissioni arbitrali,
così spesso in cerca di formule per elu-
dere le mostruosità un li-giuridiche emer-
se dalla tentata applicazione.1; Ma utili
in parlicolar modo a promuovere la pro-
duzione agricola si rivelarono, sopra ogni
cosa, le restaurate dogane provinciali, con
relativi divieti di circolazione ad arbi-
dannosissime lungaggini — più perniciose per la confi-
gurazione geografica dell' Italia — hanno fatto sì che in
Sicilia gli esonerati non godettero dell'esonero ottenuto
che nella misura del 50 °/0- Ciò che ha esasperato, disgu-
stato, indignato gli agricoltori; ed ha servito prima a
non far seminare ; ora forse a far perdere il fieno e il
prodotto che si seminò.... Le critiche relative agli esoneri
si devono applicare anche all'impiego dui prigionieri, che
in molte aziende sono riusciti di grande aiuto. Duole
moltissimo dover osservare che i profughi talora non si
prestano come dovrebbero.... Per tutto questo la mobi-
litazione agraria e la precettazione degli agricoltori
dai lb ai 00 anni — bravo chi sa trovare i precetta-
gli! — tono riusciti una esasperante e scoraggiante
ironia.... „
i) Qualcuna delle più caratteristiche incongruenze di
tali decreti ho tentato di illustrare in Gazzetta di Torino,
2 giugno 1918.
— 101 —
trio dei prefetti. 1) Lo sterminio irrazio-
nale dei boschi e degli alberi — qua-
lificato provvida rinascita forestale da
S. E. Miliani, nel colloquio con un eco-
nomista ormai specializzato nella parte
del confidente delle classiche tragedie
— deve certo ascrìversi in buona parte
alla paralisi di scambi, che il curioso cri-
terio delle autorizzazioni valse ad accre-
scere anziché a diminuire. 2) Nò meno
provvido si rivelò, nelle varie sue fasi,
J) Assai suggestivo riescirebbe un confronto fra i ri-
sultati delle nuove barriere provinciali durante l'attuale
guerra e quanto, in senso inverso, avvenne durante le
guerre napoleoniche, per le abolite dogane interne fra le
regioni dell'alta Italia. Cfr. Pecchio, Saggio storico sul-
l'amministrazione finanziera dell'ex regno d'Italia dal
1802 al 1814, p. 90 e segg.
2) Nessuno, senza averlo provato, può farsi un' idea del
modo come procedette questo servizio. Dedico a S. E. De Vito
il seguente caso tipico. Nel luglio 1918 un piccolo pro-
prietario piemontese, avendo, con spesa e difficoltà non
piccola, fatto preparare nei suoi fondi un po' di legna
per il proprio consumo invernale, chiese il permesso di
trasportarla a Torino. Gli fu negato, una prima volta
senza motivazione, la seconda allegando essersi adottata
la norma di non conceder l'estrazione dalla provincia se
non per un massimo di 10 quintali. Con grande meravi-
glia, però, egli apprese, pochi giorni dopo, che un'auto.
— 102 —
un sistema di prezzi clic, sovvertendo
più d'una volta le ragioni della elemen-
tare equità,1' riusci a cacciare dal mer-
cato taluni dei prodotti più caratteristici
del nostro suolo.- L'impressione i
plessiva degli agricoltori, assoggettati per
tre anni a questo trattamento, fu effica-
cemente riassunta da una delle loro or-
ganizzazioni: «La politica agraria di
guerra s'è falla fra noi, con L'ampia fa-
coltà di legiferare conferita al potere ese-
cutivo, a furia di provvedimenti clande-
rizzazione pressoché illimitata di trasporto era in possesso
dei conducenti di professione, rivolgendosi ai quali potè
infatti aver subito eseguito il servizio, sebbene a costo
doppio del previsto. Le ragioni del privilegio monopolistico
così conferito rimangon misteriose per chi sdegni spie-
garle con la snpposizione più ovvia e più comune fra il
volgo.
1) Lo notò, per i prodotti delle zone montuose, M. Udini
osservando come " mentre le regioni del piano sono av-
vantaggiate dagli enormi rincari della legna, si tengon
più bassi i prezzi di impero per le terre montanare, ove
non sono altre risorse, e non si toglie soltanto il prodotto,
ma si distrugge lo stesso capitalo e si riducono notevol-
mente le capacità economiche dell'avvenire,,. Cfr. La
■montagna in guerra e dopo la guerra, Eoma, 1919, p. 4.
2) Per l'olio, in special modo, cfr. Unità, TI, pp. 4. 13,
14, 17, 30; VII, pp. 37, 38.
— 103 —
stini nella gestazione e repentini nel so-
pravvenire, privi cioè d'ogni seria pre-
parazione, tecnica e spirituale, fuor dei
chiusi ambienti burocratici. Decreti, or-
dinanze, circolari, bandi, male adeguati
alle condizioni di fatto, mal congegnati
per sé stessi e male coordinati fra loro,
peggio eseguiti in pratica, mutati ed emen-
dati di continuo, si sono rovesciati sul
capo degli agricoltori come una grandi-
nata di tegole. Di tempo in tempo, si
può dire di giorno in giorno, questa po-
vera gente si è vista arrivare all'impensa-
ta qualche tegola nuova ; calmieri e prez-
zi d'impero, precettazioni e requisizioni,
divieti di vendita, di esportazione, di ma-
cellazione, obblighi di denunzia e censi-
menti, trasformazione di contratti in cor-
so, trasformazione di colture; una suc-
cessione vertiginosa di prescrizioni di
fare e di non tare, accompagnata dalli'
più varie e complicate formalità e dalle
pene più fiere, che avrebbero trasformalo
l'esercizio dell'agricoltura in una specie
di pericolosa avventura, se di fatto poi
— 104 -
non fosse accaduto che le terribili san-
zioni minacciate per la più lieve delle
trasgressioni rimanevano lettera morta.
Altrimenti l'agricoli >re sarebbe ormai ri-
dotto a vivere con un consulente legale
al fianco per raccapezzarsi su ciò che
può fare, ciò che non può fare, ciò che)
deve fare, ed a fare, in ogni modo, il
meno possibile per non rischiare da nn
momento all'altro qualche mese di car-
cere o qualche migliaio di lire di mul-
ta; proprio quando tutte le attività an-
drebbero slimolate al massimo grado e
tulli gli attimi destinati al lavoro produt-
tivo^» . J)
J) Cfr. La terra, 31 marzo 1918. L'intollerabilità della
situazione creata all'agricoltura dal pernicioso sistema
ha trovato testé un'autorevole espressione nell'inter-
pellanza del senatore Sinibaldi " sull' opportuni tà ili
restituire agli agricoltori italiani una parte almeno di
quella libertà d'iniziativa e di lavoro della quale essi fa-
ranno certamente uso migliore che non facciano gli or-
ganismi statali, con le loro attribuzioni ogni giorno più
numerose ed invadenti; e snlla opportunità di modificare
radicalmente, se non di sopprimere, quella che si è vo-
luto chiamare mobilitazione agraria, mentre può meglio
definirsi immobilitazione, giacché gli agricoltori sono
ormai impediti di provvedersi di bestiame, di concimi, di
- 105 -
In tempi di paternalismo vincolistico
un funzionario piemontese ravvisava nel-
la frequenza dei manifesti camerali una
causa di sterilità naturale per le terre
della Savoia. *) Oggi fenomeni non dis-
simili, sebbene enormemente più accen-
tuati, richiamano un'eguale immagine nei
loro descrittori. Come non comprendere
l'esasperazione di taluno che, di fronte
ai fasti pratici delFimpiegomania in cui1
degenera il dilagante funzionarismo, fi-
nisce per esclamare: «Se la gioventù che
tornerà dalle trincee non libererà l'Italia
da tutte queste incrostazioni parassitarie,
l'Italia potrà dire di aver perduta la
guerra?;» 2)
Anche senza sottoscrivere ad una pro-
fezia così catastrofica, si deve almeno
sementi, e quelli che riescono ad ottenerne, dopo lunghe
e snervanti pratiche burocratiche, li vedon giungere quando
il momento di servirsene è già passato,,. Cfr. Gazzetta del
popolo, 9 dicembre 1918.
J) Cfr. S. Cavalli, Delle statistiche officiali del Pie-
monte, Albenga, 1850, p. 98 (il libro fu scritto intorno
al 1840).
2J Cfr. G. Zagaki, " Burocrazia di guerra ,„ in Unità,
13 luglio 1918,
~ 100 —
riconoscere che ì risultati della maniera
forte . cosi gloriosamente sperimentata
da tre anni, porg >no pochi argomenti
alla asserita necessità di un controllo uf-
ficiale permanente, che può giungere fino
all'umoristica trovata del signor Rusticus
di negar i diritti di successione pel pos-
sesso della terra a chi non è munito di
un diploma di scuola agraria.1) Il re-
gime, dopo tutto, non è nuovo: risale
anzi alle agglomerazioni umane primi-
tive, che sottoponevano al verdello de-
gli astrologhi la decisione del quando
e del dove dovessero rompersi i campi,
compito affidato d'ora in poi ai funzio-
nari ed ai cattedratici ed emancipato dal-
le formule della superstizione aulica sol-
tanto per obbedire ai responsi di gual-
Jj Cfr. La terra monopolio di Stato? pag. 52. L'idea non
è isolata. Neil' Economista del 13 ottobre 1918 l'amico
Curato segnala "la rinata campagna per dare la gestione
delle aziende agrarie d' Italia (calcolate a circa 5 milioni)
esclusivamente ai licenziati da scuole agrarie, dividendole
in grandi, medie e piccole aziende, ed assegnandovi un
licenziato da scuola superiore, media e inferiore. Si avrebbe
così un ruolo dei licenziati e poi dei gestori ; ma dovrebbe
essere ruolo chiuso o aperto? „.
— 107 —
che feticcio demagogico. Se non che, os-
serva il Pareto, i vecchi stregoni veni-
vano puniti quando, a dispetto dei loro
scongiuri, la grandine cadeva sul terreno
seminato. x) Quale sanzione efficace cor-
risponderà a quella salutare minaccia
nella irresponsabilità inviolabile della
odierna casta burocratica?
La benefica, spontanea conquista.
Si accusa spesso il parlamento di so-
stituire alla visione del paese il fami-
gliare orizzonte di Montecitorio e di Ara-
gno. Con non minor ragione però po-
trebbe osservarsi che la legislazione dit-
tatoria applicata a tutto il regno dall'illi-
mitato potere burocratico di questi anni
procede da impressioni e da bisogni
strettamente locali, arbitrariamente uni-
versalizzati per economia di fatica cere-
brale e comodo di uniformità.
I piani di riforma agraria fioriti col
Ji Cfr. Trattato di sociologia generale, v. I, pp. 82,
97, 101,
— 108 —
manifesto favore degli ambienti ufficiali
nr sono il miglioro esempio. Poiché, se
rimane tuttora da dimostrarsi l'opportu-
nità loro riguardo alle regioni nel cui
particolarissimo aspetto deve ricercarsi
il movente e la giustificazione delle va-
gheggiate provvidenze (l'agro laziale e
ccrle plaghe del Mezzogiorno e delle iso-
le), di incontestabile evidenza risulta l'as-
surdità della loro estensione generale
quando si pensi all'infinita varietà di tipi
e di forme che la proprietà del suolo
presenta nelle diverse regioni, in relazio-
ne alle vicende storico-sociali ed alle esi-
genze di miglior sfruttamento.
Inesplicabile riesce intanto che nessu-
no di quanti da due anni ripetono, senza
curarsi di precisarne il senso, la frase,
in realtà puramente illusoria, della «ter-
ra ai conladini) si sia dato briga di os-
servare se, e in qual misura e per quali
forze, il desiderabile fenomeno non si
vada avverando spontaneamente in gran-
dissima parte d'Italia, avviandosi a so-
luzioni conformi all'indole delle genti.
— 109 —
alle altitudini dei terreni, alle peculiarità
di tradizioni e di cosi unii onde emerge ia
complessa ed armonica fisionomia delia
patria. . -j j
È un l'alto il cui studio analitico do-
vrebbe tentare qualche giovane volon-
teroso ; poiché pochi ne conosco che me-
glio si prestino ad indagini originali e
penetranti sulla psicologia economica dei
gruppi, delle classi e degli individui, ri-
sultante dai modi di contrattazione, dalie
preferenze di scella, dalle sensibilissime
variazioni dei prezzi. Già il Locke no-
tava che nessun' altra specie di scambio
si sottraeva meglio di questa all'impero
delle forze livellanti, offrendo infinite di-
scriminazioni di prezzi, inesplicabili con
criteri puramente oggettivi, ma dipenden-
ti da ragioni di attaccamento a taluni
luoghi, di emulazione verso i conterra-
nei, di diffidenza alavica per altri investi-
menti, di fiducia in una produLliviLà su-
scitala mediante il ^generoso impiego delie
proprie forze. l) La bontà intrinseca dì
l) Cfr. Ragionamenti sopra la moneta, l'interesse del
— no-
mi l'ondo risiiltn cosi spesso elemento
secondario in confronto alla sua ubica-
zione, al sospetto del desiderio che pos-
sa averne un vicino, ai precedenti di
prc/zi praticati nelle Immediate adiacen-
ze. Per nessun bene Torse il mercato di-
fende più a lungo, contro l'azione ade-
guatrice del j)iìì vasto ambiente, le sue
tenaci caratteristiche locali. Pochi si con-
servano più indifferenti al confronto dei
saggi netti di investimento.1)
denaro, la finanza e il commercio (tr. it.), Firenze, 1761,
v. I, pag. 88 e segg. Il L. illustra con ampie notizie sto-
riche la frequente indipendenza dei valori delle terre dai
saggi correnti di investimento. Sulle ragioni per le quali
il valore venale dei terreni superi spesso la rendita ca-
pitalizzata cfr. anche C. Supino, Manuale di economia
politica, 4." ed., Napoli, 1914, p. 566 e segg.
1) Un colloquio con un commerciante o mediatore di
terreni, in paesi di media e piccola proprietà, è una delle
cose più istruttive che si possa consigliare a chi si diletta
di indagini sui fenomeni dei prezzi. Si appronde da essi
come possan verificarsi sperequazioni ingenti di valore
venale dei fondi in territori attigui, talora di inversa
fertilità; quale influenza eserciti sulla domanda il carat-
tere di distinzione connesso al possesso di un fabbricato
o di un podere particolarmente invidiato, alla vicinanza
di certi centri abitati, ecc. Si constata pure abitualmente
che non troppo importa al contadino l'entità assoluta del
prezzo sborsato, mentre assai lo interessa il confronto con
— Ili —
Ala dell'interessante fenomeno, che con
tanta ampiezza si venne liberamente svol-
gendo, un altro sospetto riesce per noi
particolarmente notevole ; ed è la pro-
gressione costante, il dilatarsi continuo
ed il successo finale di un movimento
azionalo dai più reconditi istinti della
psiche rurale, opportunamente diretta,
stimolata, incanalata da una classo di
speculatori, che con cognizione piena di
ambiente, con sagace intuito delle ten-
denze profonde, con ardimento genial-
mente agevolatore d'ogni più adatta for-
ma di credito, assunsero a proprio ri-
schio la funzione del complicato trapas-
so. 1) Chi per poco abbia seguita la me-
quello imposto a compratori precedenti, sopratutto pre-
mendogli di non apparir gabbato agli occbi dei benevoli
compaesani. Da ciò l'importanza somma che i venditori
assegnano alle tariffe dei primi contratti che stipulano
in un dato territorio, ben sapendo che dalla notorietà dei
medesimi dipenderà in gran parte l'andamento delle ope-
razioni successive.
*) Non è privo di significato il fatto che in codesta utile
funzione si siano specializzati, in molti paesi, i capitalisti
israeliti, il cui squisito senso delle realtà economiche è
proverbiale. Con l'estendersi intanto del fenomeno anche
questi organi intermediari tendono a mutare la loro strut-
— 112 -
tamorfosi radicale che ìd molta parte
dell'Alta llalia subì Ja produttività del
suolo dopo che le tenute signorili sispez-
zarono in medi e piccoli poderi nonpuò
disconoscere rutilila di un'opera inter-
inediaria; alla cui mancanza si dovette
forse in parte il fallimento segnalato di
certi tentativi di spartizione libera in al-
tre regioni.1] E se. per dati precisi, i'os-
tura. 1. Aguet preconizza la formazione a tale scopo di
poderose e specializzate società anonime, l'azione delle
quali non deve limitarsi alla vendita, ma provvedere alia
trasformazione preventiva dei latifondi con opere di bo-
nifica, di irrigazione, di ricupero, con costruzioni di case,
serbatoi, ecc., svolgendo il piano genialmente abbozzalo,
ma solo in parte eseguito dall'Istituto fondi rustici. I ir.
La terra ai contadini, p. 147 e segg. In Inghilterra re-
centi inchieste bau posto in luce l'efiicacia del lavoro
compiuto dalle ditte intermediarie nel vasto fraziona-
mento di tenute signorili che anche là si osserva in que-
sti anni. Cfr. Common sense, 12 luglio 1919.
l) L'assenza, in molte parti del Mezzogiorno, della classe
speculatrice cui accennavo (particolarmente degli ebreij,
e quindi il difetto di un mercato organizzato dei terreni,
può essere ascritta fra le cause di insufficiente acquisto
di fondi per parte dei reduci dell'emigrazione e dell'in-
successo che molte volte subiscono i loro tentativi per
costituirsi una proprietà indipendente, segnalato da F. Co-
letti, Dell 'migrazione italiana, Milano, 1912, p. xói
e segg.
— 113 —
se dato stabilire la proporzione assoluta-
mente trascurabile di insolvenze finali
nei numerosissimi compratori, si posse-
derebbe un indice prezioso della labo-
riosità, della perseveranza cosi provocala,
della selezione spontanea di volontà e
di attitudini fattive, che per tal via si
venne naturalmente operando. Il fatto
stesso, dovunque osservato, che il nu-
cleo del primo, rischioso acquisto, quasi
sempre subisce, nel corso di una o due
generazioni, un processo di arrotonda-
mento, tendente a recarlo ad un grado
superiore di efficienza culturale, depone
favorevolmente ad un sistema mediante
cui la terra passa davvero gradatamente,
mentre si moltiplicano le capacità ed i
mezzi creatori di imprese, nelle mani dei
più degni di possederla, perchè meglio
adatti a ricavarne il massimo rendi-
mento. *)
a) La lieve diminuzione del numero complessivo degli
agricoltori con il correlativo aumento dei salariati, gior-
nalieri ed obbligati, che si osserva nel decennio fra i due
ultimi censimenti (cfr. G. Curato, Rivista di matematica
Prato. La ferra. 8
— 114 —
Se della grandiosità e della portata Idi
questo fenomeno (ormai largamente os-
servabile aiiclie in regioni elio, per
la loro costituzione economica, pote-
vano presumersi particolarmente refrat-
tarie) l) i politicanti largitori della ter-
ra ai conladini» avessero il più remoto
sospetto, essi non incomincierebbero col
minacciarne lo sviluppo, aggravandone
i costi, con misure fiscali di cui ignorano
le fatali ripercussioni. 2) Nò, volendo se-
finanziaria, marzo 1919) offre una riprova del costituirsi
della piccola proprietà rurale su un tipo più economico,
eliminandosi i possessi troppo polverizzati.
x) Nel Vercellese, dove la grande proprietà ebbe, fino a
pocbi anni sono, assoluta prevalenza, l'evoluzione procede
assai rapidamente. Ne è indice la democratizzazione che
si osserva nel grandioso consorzio fra gli utenti delle
acque demaniali, creato dalla geniale veggenza di Ca-
millo Cavour. Cfr. A. Tournon, Un secolo di vita irrigua
vercellese e l'associazione d'irrigazione, Vercelli, 1918,
p. 29.
2) La riesumazione del disegno di legge sulla nullità
degli atti non registrati, che sta dinanzi al parlamento,
costituisce, p. es., un grave pericolo pel commercio dei
terreni, impedendone gli acquisti fatti dagli speculatori
con semplice compromesso, da convertirsi in atto pubblico
(col pagamento della relativa tassa) soltanto quando pas-
sano ai compratori definitivi. L'obbligo di registrare la
prima scrittura raddoppia semplicemente la tassa dei
— 115 —
riamente l'estendersi organico della pro-
prietà contadina in altre zone, anche con
mezzi diversi da quelli ora accennati, la-
scierebbero sussistere gli ostacoli proi-
bitivi all'enfiteusi, classico strumento di
provvida democratizzazione fondiaria.1)
trapassi, elevandone i costi in misura, date le aliquote,
gravosissima. Su altri ostacoli creati alle vendite da tale
progetto, specie nel Mezzogiorno, dove i contadini, spesso
analfabeti, contrattano in buona fede, rimanendo esposti
alle peggiori frodi, insistette l'on. F. Pereone, L'imposta
sui patrimoni di guerra (discorso 28 novembre 1918),
Roma, 1918, p. 13 dell'estratto.
x) Fu data più volte la dimostrazione matematica della
non convenienza di stipulare atti di enfiteusi di non grande
entità, causa il complesso delle spese fiscali che il mede-
simo importa. Cfr. Unità, VI, p. 16. Per un atto re-
lativo ad un fondo del valore capitale di lire 200 si pa-
gano 14 imposizioni, le quali assorbono il frutto per oltre
6 anni! Cfr. Agdet, La terra ai contadini,, p. 127 e segg.
Ciò tuttavia non bastando, un decreto luogotenenziale del
3 febbraio 1917 provvedeva a favorire viemmeglio l'ope-
razione, assoggettando a imposta di ricchezza mobile i
redditi derivanti da condominio e da dominio diretto, e
così estendendo agli enfiteutici l'iniquità tributaria della
doppia tassazione che notoriamente colpisce i fondi in-
debitati. Le critiche dei competenti (cfr. L. Einaudi, " La
politica delle sciabolate tributarie „, in Corriere della sera,
4 febbraio 1918 e F. De Gaetano "L'imposta sui canoni
enfiteutici „, in Unità, VII, 11), consigliarono alcune corre-
zioni ; le quali però non diminuirono che lievemente il
nuovo e proibitivo ostacolo che al graduale e pacifico tra-
— 116 —
Ma lo slesso sperimentalismo, che in-
duce ;i promuovere il processo di questa
ultima dovunque la vediamo almeno ini-
ziarsi per impulso e forze proprie, con-
siglia parimenti di andare cauli prima
di decidere se si debba tentare di immu-
tare violentemente il regime che un'evo-
luzione altrettanto spontanea venne for-
mando e consolidando altrove.
passo dei terroni ai coltivatori veniva a crearsi per opera
della burocrazia elaboratrice dei piarji per "la terra ai con-
tadini „. Cfr. D. Catavola, "L!impo3ta di r. ni. sui canoni
enfiteutici „, in La terra, 31 agosto 1918. Quale efficace
strumento per la democratizzazione ed intensificazione
della proprietà rurale rappresenti e possa divenire, se sa-
gacemente modificata, l'enfiteusi, già esponeva, rilevandone
i benefizi nel Mezzogiorno, A. Soialoia, I principi della
economia sociale esposti in ordine ideologico, 2." ed.,
Torino, 1846, p. 335 e segg. Il fatto sta ebe si deve a
questo istituto, provvidamente favorito in Toscana dal
codice leopoldino, e negli stati pontifici da ripetuti editti,
quel miracolo di trasformazione agraria che sono i vigneti
dei Castelli romani, del Velletrano, del Frosinonese, del
Viterbese, come pure di alcune plaghe del Mezzogiorno
e della Sicilia. Assai pratica mi sembra l'idea dell'Aguet,
che vorrebbe veder largamente utilizzato tale strumento
dall'Opera pei combattenti, con un'opportuna modifica-
zione dei suoi statuti e delle norme fiscali vigenti. I
fondi dell'ente ed i peculi dei coltivatori potrebbero così
fornire i capitali di esercizio. Cfr. La terra ai contadini,
p. 119 e segg.
— 117 —
Senza ripetere la dimostrazione, infi-
nite volte data dai tecnici, della favola
superstiziosa delie terre incolte redimi-
bili col solo lavoro,1) gioverà ricordare
soltanto che, anche la porzione delle me-
desime che può considerarsi suscettibile
di proficua cerealicoltura, se scientifi-
camente trattate (le terre vergini) di
parecchie plaghe meridionali, di cui l'o-
norevole Maury segnalò l'importanza), ri-
l) (.'omo particolarmente notevole, stante l'autorità po-
litica e le note tendenze economiche del suo autore, ri-
ferirò il più recente riconoscimento di tale verità: "L'im-
magine che ogni tanto ritorna di vastissime distese che
si potrebbero, come nel sogno di Faust, strappare all'in-
fecondità, è oggi un'illusione. Malgrado i suoi monti ed
i suoi laghi, lMtalia aveva improduttivo, nel 1911, solo
l'8°/0 della superficie totale. Tutte le altre nazioni ne
avevan di più, tranne Francia, Austria e Germania. Dc-i
così detti incolti produttivi, che figuran per 3,9 % nel
reparto della superficie agraria o forestale, pochissimi si
sarebbero potuti mettere a coltura ed a spese assai alte.
Ormai in Italia non si poteva più parlare di estensione,
ma solo di intensificazione culturale „. Cfr. M. Ruini,
" L'avanti-guerra „, in Rivista delle società commerciali,
1918, nn. 3, 4. Richiamò pure testé i dati positivi del
problema A. Graziani : "Si ò molto discorso dell'accesso
dei contadini alle terre incolte e se ne è parlato da alcuni
senza cognizione dello stato di fatto reale. Questa delle
terre incolte è una asserzione che dovrebbe relegarsi fra
- 118 -
chiede per trasformarsi melodi di indu-
strializzazione intensiva, condotta con
criteri strettamente commerciali e con
subordinazione rigorosa alla Ferrea leg-
ge del tornaconto:1) la perfetta antitesi
della collettivizzazione artificiale a cui
si tende.
Fuori poi di tali zone, privilegiale dal-
l'accidentale accumularsi secolare di una
massa di materie fertilizzanti non coli-
le favole, non assumersi a base di proposte che si pre-
tendono serie e di pratica attuazione. Terreni assoluta-
mente incolti non esistono: nel catasto agrario 1 003 000 ea
sono qualificati sterili per natura, ma fra questi si com-
prendono terreni produttivi per le industrie estrattive
ed altri che sarebbero suscettibili di bonifica, e 1 035 000 ea.
sono denominati incolti produttivi e vi appartengono ripe
boscate, brughiere. Se poi si alluda alla possibilità di col-
tivare più intensivamente alcuni terreni, di promuovere
la divisione del latifondo, si sa che questi disegni inclu-
derebbero enormi spese di espropriazione, che supporrebbero
nello stato la disposizione di capitali ingenti, ai quali
dovrebbero aggiungersi altri capitali per le trasformazioni
agrarie per l'esercizio agrario, e senza nemmeno la sicu-
rezza dell'incremento del reddito e della definitiva ele-
vazione del lavoratore agricolo a proprietario,,. Cfr. "La
politica economica e sociale per il dopo-guerra,,, in Scien-
tia, ottóbre 1918.
a) Cfr. I. Aguet, " Cosa dobbiamo coltivare „ , in Ri-
forma sociale, 1917, p. 10.
— 119 —
sumate dalla scarsa vegetazione inver-
nale, è noto a tutti i pratici che la mas-
sima parte di quelli che deputati ed
impiegati qualificano «pascoli sterili»
rappresenta la forma più proficua di
sfruttamento in rapporto alla qualità
del terreno ed alle condizioni clima-
tiche e meteorologiche. 1 contadini di
Albano che, due anni addietro, tumul-
tuarono per ottenere ridotto il canone
d'affitto della tenuta di Cerquato, assunta
per essi dal comune, allegando non es-
sere conveniente a quel costo la se-
mina,1) diedero, senza saperlo, la mi-
gliore dimostrazione della preferibilità
economica dello sfruttamento armenti-
zio, la concorrenza del quale aveva re-
golate le condizioni d'affittamento. Scopo
dell'industria agraria è, evidentemente, di
ricavare dalla terra il massimo di materie
alimentari ; nel quale risultato l'interesse
del proprietario coincide perfettament(e
con quello della collettività. E se il va-
lore della carne, della lana e dei latticini
l) Cfr. Messaggero, 3 agosto 19 IH,
— 120 -
procurali dagli armenti supera il prezzo
del grano producibile sullo stesso fondo,
la scelta non può. individualmenl
dubbia. La requisizione delle terre per
estendere la semina del secondo segne-
rebbe un vero regresso economico, corri-
spondendo alla diminuzione di produt-
tività effettiva conseguente alla viola-
zione della, legge del minimo mezzo. Non
occorre una conoscenza profonda della
storia economica per sapere che, in qual-
che regióne, ii predominio della pastori-
zia si connette a tutto un complesso di at-
tività, di capacità, di consumi il cui im-
posto turbamento cagionerebbe alla in-
tiera struttura economica locale il più
dannoso squilibrio. Così è per la campa-
gna romana, alimentatrice secolare, coi
suoi allevamenti, non meno delle mense
del popolo che di talune caratteristiche
e floride industrie dell'urbe. x)
J) Cfr. per un suggestivo quadro delle interdipendenze
secolari fra il sistema di sfruttamento dell'agro e la vita
economico-sociale di Roma, A. De Sanctis Maxgelli, La
pastorizia e l'alimentazione di Roma nel medio-evo e nel-
— 121 —
Scandalizzarsi declamando sull'odioso
contrasto fra la pecora e l'uomo,1) si-
gnifica ripetere lamentele antiche, l'eco
delle quali ricorre nella storia come in-
dice di superstizioni ed ignoranze immo-
bilistiche. 2) Significa inoltre dimenticare
totalmente la nuovissima importanza che
nel commercio esportatore italiano ha
assunto da qualche anno la produzione
cascarla, fenomeno che si rende ben vi-
sibile nei canoni d'affitto praticati nel
Lazio, in Sardegna, in parecchie parti
del Mezzogiorno. 3)
l'età moderna, Roma, 1918, p. 57 e Mgg., 152 e segg.
e passim. Col problema dell'agro presenta, sotto questo
aspetto, più di un'analogia quello del Tavoliere di Pu-
glia, come risulta dalle interessanti discussioni suscitate
nel 1862 da un disegno di legge per la sua affrancazione.
Cfr. Memorie del Tavoliere di Puglia, che si sottopongono
all'esame del Parlamento italiano (s. a.), Torino, 1862.
J) Cfr. fra lo altre, la diatriba, di S. Volpi, Il grano
del governo, Milano, 1917.
2) Notissimo fra tutti rimase il sermono del vescovo
Latimer contro i progressi della pastorizia e dell'arte della
lana, ai tempi di Elisabetta.
3) La guerra ha posto in evidenza, anche sotto altri
aspetti, la vitale importanza per noi dello sviluppo ar-
mentizio. " Nella terra che fu di Calimala, dice giusta-
mente il Ruini, molto gioverebbe una più larga produzione
- 122 —
Con ciò non negasi che vaste e profi-
cue trasformazioni culturali appaiano in
molti luoghi, meglio che possibili, do-
verose. Solo si intende che qualunque
preoccupazione politica torma ostacolo
pernicioso all'opera di bonifica integrale
che giustamente prospettasi ira i primi
compiti della laboriosa rinascita post-bel-
lica. Nella campagna romana, affermano
concordi i suoi pratici conoscitori, il
miglioramento razionale consiste nella
intensificazione foraggiera e zootecnica.
anche come avviamento eventuale alla ce-
realicoltura nelle zone refrattarie. l) E
se v'ha fra i proprietari chi si opponga
alla salutare metamorfosi, negando i fon-
di alle imprese disposte ad attuarla o
vincolandole con patti antiagrari od ec-
di lana nostrale. Se più l'avessimo curata, ne avrebbero
avuto conforto i nostri fratelli, nelle veglie algenti di
trincea. Or che vi è deficienza di carne per l'alimentazione
si pensa anche a quella ovina. Gli inglesi dicono, in forma
paradossale, ma con molta verità, che indice della civiltà
di un paese, più ancora che il numero degli abitanti, è
il numero del bestiame che possiede. „ Cfr. La montagna
in guerra e dopo la guerra, p. 51.
*) Cfr. Aguet, Cosa dobbiamo coltivare.
— 123 —
cessiva brevità di contratti, legittimo rie-
sce l'intervento della legge a costringer-
veli od espropriarli. Non altrimenti pel
Mezzogiorno, dove il latifondo rappre-
senta tuttora — a confessione stessa de-
gli autori men sospetti di simpatie plu-
tocratiche (il Lorenzoni, il Bruccoleri,
il Cammareri-Scurti, il Varisco, *) per-
fino il Granone 2) — il solo regime com-
patibile con le condizioni attuali di am-
biente, nessuno afferma trattarsi d'uno
stato di cose ideale, escludente doveri
dì organiche modifiche. Le soluzioni au-
spicate però, anziché consistere nell'ap-
poderamento comunque procurato, ten-
dono ad una forma di economia rurale
che, pur instaurando la coltura intensiva,
si attagli alla speciale psicologia dei suoi
proprietari e dei suoi lavoratori, ossia
seguiti a permettere l'assenteismo dei pri-
mi e non obblighi a pernottare nelle
a) Cfr. G. Bruccoleri, La Sicilia d'oggi, Roma, 1913,
pag. 420 e segg. Vedi anche Valenti, Studi di politica
agraria, p. 147 e segg., p. 253 e segg.
2) Cfr. Fattori e bisogni dell'economia siciliana, p. 69
e segg.
- 124 -
campagne i secondi. Uno dei più coni-
petenti conoscitori del problema e dei
più seri scrittori di cose agricole, il pro-
fessor Celso Ulpiani, non ravvisa altra
via a raggiungere lo scopo che la grande
conduzione diretta, ottenuta con forti ca-
pitali, provati metodi di gestione scien-
tifica, e foggiata, ove manchi l'iniziativa
personale dei latifondisti, sul tipo di so-
cietà anonima clic dischiuse alla produ-
zione sterminate distese di terre oltre-
oceaniche. l) Di ugual parere si dichia-
rano l'Aguet ed il Carano-Donvito. E
quanto sì osservò durante la guerra, per
y) Cfr. Il problema agrario meridionale, Portici, 1018,
p. 9 e segg. Propose il metodo, nel 1852, Cavour per la
colonizzazione sarda. Il disegno fallì per le solite, sciocche
accuse di favoritismo dei politicanti. Cfr. E. Arbib, Cin-
quantanni di storia parlamentare, Roma, 1898, V. II,
p. 275. Nuovamente, quattro anni dopo, un disegno di
legge del gran ministro stabiliva l'acquisto di 60 mila
ettari di terreni demaniali per parte di un gruppo di
banche di Torino e di Genova, allo scopo di valorizzarli
e rivenderli al prezzo capitalizzato dell'estimo censuario
di cui sarebbero divenuti suscettibili, in modo da formare
nuclei vitali di colonie agricole su fondi razionalmente
bonificati. Anche questo progetto dovette abbandonarsi
per la fobia dell'arricchimento privato. Cfr. B. Broschi,
Il credito per la colonizzazione interna.
— 125 —
l'afflusso spontaneo di una considerevo-
le parte del capitale guadagnato nelle im-
prese militari verso acquisti ed affitti di
tenute ed apprestamenti di grandiose bo-
nifiche fondiarie nel Mezzogiorno confer-
ma che la previsione risponde fin d'ora
a promettenti realtà. *) Si raggiunge per
tal modo naturalmente, con conseguenze
educative inapprezzabili a beneficio di
popolazioni tuttora incapaci di mutare da
sole i metodi tradizionali, lo scopo a cui
deve tendere, secondo un insigne econo-
mista, un programma concretamente de-
J) Già prima della guerra il fenomeno si pronunziava
per opera di agricoltori intraprendenti, che, con modestia
relativa di mezzi, non aiutati, anzi sovente intralciati
dall'opera dello stato, erano riusciti, col sussidio della
chimica e dell'ingegneria idraulica, a mettere in coltiva-
zione, con redditi progressivamente rimunerativi, zone di
terre abbandonate. Gli acquitrini dell'alta Maremma, il
cappellaccio (strato tufaceo) dell'agro romano sono stati,
in meno di un quinquennio, trasformati in ubertose pra-
terie ; certe tenute son arrivate a dare fin 15 sementi.
Da un anno in qua il fenomeno ricevette confortante im-
pulso dall'affluire negli investimenti terrieri di una parte
del capitale di nuova formazione. Un esempio caratteri-
stico se ne ebbe anche in Piemonte con la vasta bonifica
intrapresa da industriali biellesi degli incolti di Salussola.
Cfr. Tribuna biellese, 5 ottobre 1918. Ma, nei riguardi
— 126 —
mocratico: We have one general pro-
blem of modera democracy, and that is
lo enable the average man and, indeed,
the man below the average. to avail limi-
seli' of the greater brain power of the re-
latively few superior nien in the commu-
nity, *)
■Vero è che in quelle regioni stesse,
come in molle altre dell'Italia media, la
redenzione agraria dei dorsi collinosi e
montagnosi collegasi strettamente con
una trasformazione in orti-frutteti^ a cui
lo stesso Ulpiani presagisce un avveni-
re grandioso.2) Un pratico sistema di
del Mezzogiorno, la tendenza si organizza e si estende,
per merito pure dell'Istituto nazionale per lo sviluppo
agricolo del mezzogiorno d'Italia, che operosamente si
applica a coordinare, intensificare e disciplinare, con un
pratico piano di azione, tali iniziative. Cfr. Rivista delle
società commerciali, 1918, 11, p. 792 e segg. Come da
tali imprese capitalistiche possa, in prosieguo di tempo,
svolgersi, per vendite ed assegnazioni graduali, la pro-
prietà contadina, inetta da sola alla valorizzazione del
suolo, è lucidamente spiegato dall'AGUET, La terra ai
contadini, p. 147 e segg.
1) Cfr. R. T. Ely, " Private colonization of the land „,
in American economie revieic, Vili (1918), p. 3.
2) Cfr. U problema agrario meridionale, p. 3 e segg.
— 127 >-
credito agrario che consentisse a chic-
chessia di acquistare una piccolissima
proprietà, «in località, per clima espo-
sizione, atta alla più raffinata coltura in-
tensiva» (all'iniziativa non mancano pre-
cedenti nella storia dei più benefici enti
finanziari italiani, *) affretterebbe certo il
risultato desiderabilissimo. 2) A patto pe-
rò, oso aggiungere, che, nel predisporne
le forme, si tenesse sovratutto presente
che ai contadini che lavorano, che sanno
e vogliono lavorare, il credito manca, an-
che oggi, raramente, mentre sono gli al-
tri quelli che reclamano leggi speciali pei;
un credito semi-gratuito ; ma che sol-
tanto l'aiuto concesso ai primi offre pro-
r) Cfr. F. Virgili, " Il Monte dei Paschi nel 1777-79
e l'incremento dell'agricoltura,,, estr. da Studi senesi,
1905.
2) Oltre all'Ulpiani, un ordinamento simile vien pro-
posto da E. Lolini, mediante la costituzione di un Istituto
fondiario nazionale, accentrante l'amministrazione dei beni
demaniali e concedente in enfiteusi le porzioni più adatte
dei medesimi alle famiglie dei combattenti, con anticipo
dei capitali di impianto e d'esercizio. Cfr. " Sproletariz.
ziamo i contadini combattenti „ , in Za vita italiana,
1918, LXIV.
— 128 —
babilità di risultali rispondenti agli scopi
ed al sacrificio.1] Ed è In vista <li ciò
specialmente ch'io conservo maggior fede
nelle opere di soccorso indiretto, unica-
mente intese a creare, là dove occorra.
le condizioni indispensabili perchè le
attività singole possano con successjb
esplicarsi, senza urlare in ostacoli natu-
rali, che forze isolale e associazioni non
sorrette sarebbero impotenti a rimuove-
re. Strade, opere idrauliche irrigatorie e
]) Giova ricordare le conclusioni d'una delle più serie
autorità mondiali in tema di cooperative sugli effetti ne-
gativi delle elargizioni di capitali tendenti a coltivarle
artificialmente, ed il suo richiamo ai mòniti di Gladstone,
confermati dalla universale esperienza. Cfr. H. W. Wolff,
Cooperation in agricolture, 2.R ed., Londra, 1914, pag. 350
e segg. Confrontava ultimamente i grandiosi risultati del
credito agrario spontaneamente sviluppato nei paesi te-
deschi, fiamminghi e scandinavi con lo scarso successo
ottenuto nei paesi latini trasformandolo in funzione di
stato, Peereau Pradier, L'agriculture et la guerre, pag. 52
e segg. Pratiche mi sembrano talune delle proposte dello
Scelsi per agevolare ai lavoratori il credito, in vista del-
l'acquisto di terre. Cfr. Il credito ai lavoratori, pag. 14
e segg., e pag. 29 e segg. Il quale acquisto, conferma
I'Einaudi, se ha ad essere durevole, deve esser graduale,
parziale, costoso. Cfr. "La terra ai contadini e lo speri-
mento degli istituti ospitalieri di Milano „, in Rivista
di Milano, 5 luglio 1919.
— 129 —
anti-malariche, innanzi tutto grandiosi
rimboschimenti sono il compito immane
a cui ogni energia dello stato vorrei con-
sacrata, onde avesse mezzo di estendersi
alle regioni che più vi sembrano refrat-
tarie quella libera democrazia di agricol-
tori che già Aristotile vantava come ot-
tima base di solido assetto sociale. 1) È di
beneficio incalcolabile ad affrettare la
evoluzione feconda tornerebbe certo la
totale abolizione del protezionismo gra-
nario, che, tenendo alto artificialmente il
prezzo delle vendite, costituisce un pre-
mio permanente all'ignavia dei proprie-
tari immobilistici, e funziona, come la
*) Cfr. Politica, VI, 2, 1. Un ugual indirizzo sosteneva
testé, da un punto di vista più vasto, A. De Viti de Marco :
" Un concetto generale dovrebbe ispirare la democrazia :
che si dia la preferenza alle grandi riforme di massa, che
tendono a modificare l'ambiente ed a creare per tutti la
possibilità di fare un passo avanti, contro le piccole riforme
speciali, che rendono facile soltanto a pochi gruppi orga-
nizzati e privilegiati di fare parecchi passi avanti, la-
sciando dietro nello statu quo il resto della classe prole-
taria disorganizzata. Quindi pensioni di vecchiaia a tutti
i lavoratori agricoli ed industriali, perfezionamento della
viabilità pubblica, dei trasporti, dei mezzi delle comuni-
cazioni, sistemazione dei porti, bonifiche e acquedotti per
Prato. La terra. 9
- 130 -
esperienza ha provato, a guisa <Ji cle-
mento concentratore anziché di stimolo
ripartitore dei poderi. >)
Mia l'essenza programmatica di una
struttura ch'è pcri'elta antitesi di qual-
siasi compiacenza favoreggiatrice dei de-
ficienti e degli inciti, anziché esprimersi
in frasi ambigue di riflesso esotico, non
può riassumersi clic nella formula in cui
uno dei più seri, sebbene dei più con-
cisi, studiosi di questa materia testé sin-
tetizzava l'ottimo contributo recato alla
scopi anzitutto igienici e via dicendo. Invece pullulano
da ogni parte proposte come quella delle case popolari
anche per piccoli centri e nelle campagne, distribuzione
di terre ai soldati, e così di seguito; idee che eccitano
l'immaginazione dei più perchè ognuno spera di essere
favorito dalla sorte e che costano relativamente poco allo
stato e giovano molto ai pochi fortunati. E questi pochi
saranno verosimilmente i capi del proletariato agricolo „.
Cfr. " 11 proletariato e la pace „, in Unità, Vili, 2. In
un simile ordine di idee il governo inglese ha promossi
ampi studi per il miglioramento della viabilità, come
fattore pregiudiziale della colonizzazione spontanea delle
terre. Cfr. Report of the Ritrai transport (Scottanti) corn-
iti itee 1919, cond. 227.
a) Cfr. E. Avanzi, Influenza che il protezionismo ha spie-
gato sul progresso agrario d'Italia, Pisa, 1917, p. 227
e segg.
— 131 —
sua trattazione : « Non la terra ai con-
tadini, o la socializzazione della terra, ma
la terra a chi ne è degno».1)
Il significato della formula è rigoro-
samente sperimentale ; non intendendosi
con essa il possesso dei sentimentali ti-
toli etici (meriti militari, ecc.), e dei di-
scutibili precedenti giuridici e tradizio-
nali allegati a sostegno di quasi tutti i
piani esaminati, bensì soltanto la provata
attitudine o la dimostrata capacità di
creare un'azienda agraria, di grandi o
di piccole dimensioni, rispondente, se-
condo l'ambiente e i mezzi disponibili, ai
postulati del più alto rendimento.
La forza delle cose va rapidamente, te
non da oggi, determinando nella fisio-
nomia agricola del nostro paese una sa-
lutare trasformazione, che l'ingente au-
mento nell'impiego di concimi chimici
basterebbe a documentare. I recenti eventi
non fecero che intensificarne il proces-
so, determinando forti investimenti fon-
a) Cfr. G. Gennari, L' organamento social-agrario nel
dopo guerra, Parma, 1917, p. 20 e segg.
— ' 132 —
diari <li capitali guadagnati dia una nuova.
audace classe di speculatori, e iarghissi-
mi acquisii di terre per parte dei conta-
dini arricchiti dagli alti prezzi. È feno-
meno conforme ai presupposti di un
positivo progresso, passando così la di-
sponibilità del suolo a chi rivelò qualità
meglio adatte a trarne, per se e per al-
trui, il massimo profitto. Ed è, al tempo
stesso, conferma splendida dei risultati
stupendi che, nel campo agricolo più che
in altri, conseguono l'amore della pro-
prietà e l'istinto individualistico. *) Co-
J) Con lo spirito di educativa democrazia che lo distin-
gue, il socialismo ufficiale italiano non manca di avver-
tire lo spontaneo fenomeno, preoccupandosi dell'impulso
che il medesimo ricevette per effetto dei guadagni di
guerra, e concludendo per la necessità politica, ai fini del
partito, di contrastare la tendenza, in vista della distru-
zione finale del piccolo e medio possesso. Cfr. F. Bedarida,
" La piccola proprietà „, in Avanti !, 25 gennaio 1919.
L'atteggiamento si rende evidentissimo, ed è d'altronde
dichiarato senza eufemismi, nei riguardi della nuova Opera
dei combattenti, avente fra i suoi compiti di facilitare ai
contadini, isolati od a gruppi, l' acquisto dei terreni. La
dichiarazione di guerra fu affidata all'on. Mazzoni che,
al congresso dei lavoratori della terra di Bologna, si scagliò
contro il concetto informatore dell' istituto, " fondato sopra
un privilegio assurdo (quello del sangue versato!) e ten-
- 133 -
deste forze psichiche però, paragonabili
negli effetti ai jdìù sicuri fattori di pro-
sperità fisiologica, una politica ispirata
a sano realismo non può disconoscere.
Nessun bigottismo giuridico deve eviden-
temente difendere istituti arcaici, ove ri-
sultino inefficaci agli scopi onde stori-
camente scaturirono ; ma nessun andazzo
dottrinale, nessuna superstizione dema-
gogica, nessun opportunismo devono d'al-
tra parte interromperne la provvida azio-
ne, quando appaia chiaramente che non
mai essa si rivelò più benefica. Il ciclo
dente a suscitare le vecchie forme della società militare,
superate dall'ardimento politico e dalla concezione morale
della società moderna, con la creazione di una piccola
proprietà coltivatrice, contraria alle ragioni della civiltà
e della tecnica agraria,,. Cfr. Paese, 7 giugno 1919. Poco
dopo il congresso provinciale dei contadini del Lazio vo-
tava un invito al proletariato industriale ad invadere le
terre mal coltivate (?!) se, dopo il prossimo raccolto non
fossero consegnate ai contadini, combattenti o no. Cfr.
Tempo, 30 giugno 1919. L'opera, conferma un altro in-
terprete delle leghe, non è che un episodio del tentativo
speculativo con cui la borghesia cerca di sfruttare a suo
profitto l'amore alla terra delle classi campagnuole e le
nuove disponibilità di cui i guadagni di guerra le hanno
provvedute per gli onerosi acquisti. Ed è espediente rea-
zionario per moltiplicare gli elementi anti-socialisti e per
— 134 —
dell'evoluzione economica, ben lungi dal-
lo screditare le vecchie sentenze di Ar-
turo Young e di Giuseppe Mazzini sulle
insuperabili virlù stimolanti della pieni
potestà domenicale, uè illustra ogni gior-
no meglio la profetica veggenza. Trarrà
impulso bensì il movimento fecondo da
agevolazioni e semplificazioni di trapassi
simili a quelle che paesi nuovi, non so-
spetti di scarso zelo democratico, esco-
gitarono a mobilizzare la ricchezza fon-
diaria. J) Si gioverà la tendenza di qua-
prerniare i meriti militari, " mettendo fra il lavoro e la
terra l'ombra perturbatrice di nna qualità personale che
ricorda l'odio e la violenza „. Cfr. M. Piazza, u L'ora dei
contadini „ , in Critica sociale, 16-30 giugno 1919. In ter-
mini più rispettosi dell'altrui sacrifizio, ma in uno spi-
rito non diverso, la questione è stata portata davanti al
consiglio superiore del lavoro (4 luglio) da un ordine del
giorno degli on. Turati, Altobelli, Baldini, Cabri ni, riaf-
fermante il principio della assegnazione di terre ai lavo-
ratori, senza riguardo a titoli patriottici. Fu deliberata
la sospensiva. Gli organi dei combattenti denunziano in-
tanto con violenti parole questa riscossa degli imboscati,
a cui pare si aggiunga un'azione diretta sul governo per
impedire all'opera l'esplicazione della sua attività. Cfr.
Le trincee, 14 giugno 1919.
*) L'instaurazione di un vero e completo catasto pro-
batorio, consentendo di semplificare al massimo le opera-
— 135 —
lunque perfezionamento e modernizza-
zione di contratti colonici, intesi ad ac-
centuarne il carattere partecipazionisti-
co, assicurando l'impero direttivo delle
competenze tecniche. x) Riceverà la ben
avviata metamorfosi valido incoraggia-
mento da ogni iniziativa rivolta a faci-
litare l'ascesa dei coltivatori dalle classi
salariate alle partecipanti, da queste alle
imprenditrici autonome ed alle propric-
tarie4 secondo l'esempio dato dal Banco
bolognese, giustamente additato dal Gen-
zioni di vendita e di garanzia a mezzo di boni di fondiari
ed ipotecari trasmissibili, aprirebbe pure ai lavoratori
nuove possibilità di partecipazione alla rendita ed alle
migliorie da essi introdotte. Cfr. Valenti, " La proprietà
e l'evoluzione economica,,, in Rivista d'Italia, 1918, X.
Miglior illustrazione alla stessa idea dà lo Scelsi, propu-
gnando un'istituzione di certificati facoltativi non molto
dissimili dalle copie dei " libri fondiari „ tedeschi, da ri-
lasciarsi dagli istituti di credito fondiario, la cui struttura
intiera verrebbe resa più agile e più accessibile. Cfr. Il
credito ai lavoratori, p. 29 e segg.
*) Per la mezzadria, da conservarsi ed estendersi nelle
regioni e per le colture a cui è tecnicamente vantaggiosa,
cfr. Virgilii, " La mezzeria toscana e le sue trasforma-
zioni „, in Bollettino della società degli agricoltori italiani,
Vili, p. 12 ; e Gennabi, L'organamento social-agrario
del dopo guerra, p. 10 e segg.
- 136 -
nari all'imitazione d'altri istituii e del
governo,1) o cogli intendimenti leste af-
fermati nell'assemblea costitutiva dell'I-
stituto nazionale per lo sviluppo agri-
colo del Mezzogiorno.2) Prudenti inci-
tamenti alle opere pie, alle amministra-
zioni locali, agli enti di culto per la
graduale liquidazione del loro patrimonio
immobiliare, troppe volte inadeguatamen-
te produttivo, conferiranno all'auspicato
risveglio.3) Provvidenze particolari, del
J) Cfr. L'organamento social-agrario del dopo guerra,
p. 27.
2) Cfr. Corriere della sera, 6 dicembre 1918 e Rivista
delle società commerciali, 1918, 11.
3) Un buon saggio di allogamento facoltativo di tali
terre ci viene dal Portogallo, col decreto 14 settembre
1918. Cfr. " Istituto int. di agricoltura.,, Bollettino delle
istituzioni economiche e sociali, IX, 10. Si pronunziò testé
per un indirizzo non dissimile il comizio agrario di To-
rino su relazione dell'avv. G. Fornaris. Ma già da molti
anni predican meritoriamente con l'esempio gli Istituti
ospitalieri di Milano, procedendo alla graduale assegna-
zione ai contadini dei loro vastissimi possessi. Gli ottimi
risultati realizzati, in linea di successo pratico e di me-
todo, dall'istruttivo esperimento fnron riassunti, in una
interessantissima relazione, dall'avv. G. Gaggi " La terra
ai suoi coltivatori in una trasformazione del patrimonio
delle istituzioni pubbliche di beneficenza „ , nella rivista
L'Ospedale maggiore, marzo 1919.
— 137 —
genere di quelle che in Irlanda, in Da-
nimarca, nelle Fiandre, spinsero all'apice
della prospera perfezione la coltura spe-
cializzata e frazionata1) potranno infine
coronare, con una organizzazione profes-
sionale e cooperativa solida e vitale,
l'armonico edifizio. 2)
Non manca, come vedesi, materia di
lavoro legislativo, di intervento, di azione
per lo zelo di chi assolutamente non isa
1) Cfr. H. Plunkett, La nuova Irlanda (tr. it.), To-
rino, 1914, p. 170 e segg. e l'introduzione di G. Bor-
gatta.
2) Dopo un feticismo idiota per gli esempi tedeschi, oggi
prevale l'andazzo opposto. Riesce tuttavia interessante
constatare i risultati conseguiti, in tal campo, dall'intel-
ligente concorso dato ad un'operosa iniziativa privata in
tutto l'impero. Cfr. T. H. Middlèton, The recent deve-
lopment of german agriculture (pubb. dal " Board of agri-
culture „) Londra, 1917, p. 51 e segg. Anche più istrut-
tivo riesce però meditare quanto si fece, dalle diverse
commissioni a ciò delegate, in Irlanda dove la vasta tra-
sformazione fondiaria iniziata da una provvida serie di
leggi speciali si trova ormai nel secondo stadio, che con-
siste nel passaggio della terra in pieno dominio dei col-
tivatori, ai quali, in un primo perioda, era stato attribuito,
col " tenant right „ un diritto speciale di stabilità e di
partecipanza alle migliorie. Cfr. " Istituto int. di agri-
coltura „, Bollettino delle istituzioni economiche e sociali,
maggio 1919.
- 188 -
adattarsi all'idea, i ate da tu I t;i li
storia, che nelle grandi e profonde ri-
forme sociali ed economiche, la parte
dello stato inframmettente riveste per lo
più la figura della mosca cocchiera, ru-
morosa, presuntuosa e fastidiosa quanto,
in sostanza, inconcludente. E se, nel ten-
tar di favorire il fenomeno spontaneo
senza violentarne le naturali direttivi
si incontreranno resistenze inopinate
Ira proprietari di miopi vedute non meno
che fra plebi misoneistiche -- legittime
torneranno evidentemente misure di fer-
mezza inflessibile, ispirate alla superiore
autorità di precisi canoni tecnici. Ma la
legge comune che subordina il diritto del
privato alla riconosciuta utilità pubblica
non richiederà, per applicarsi a tali casi
eccezionali, deroghe generali e solenni.
Esecuzione estensiva e giurisprudenza
interpretativa conferiscono alle norme
giuridiche un grado di elastica adattabi-
lità, che le abilita a seguire, nel mutato
spirito e nelle modificate esigenze. Il
corso dei tempi. Spogliazioni arbitrarie e
— 139 —
dinieghi di equi risarcimenti x) non fanno
invece che colpire di paralisi le energie
suscitatrici, in ragione della instabilità,
del rischio e dell'insicurezza attribuiti al
mercato che ne è minacciato. Del cui
equilibrio, giustamente osserva il Valen-
ti, 2) l'attesa della quieta e tutelata possi-
denza (realizzazione della tendenza al ri-
poso, pur naturale nell'uomo) rimane fat-
tore essenziale, integrando lo stimolo al
lavoro, fonte indispensabile di perenne
miglioramento.
i) Appropriazione mercè aliquote successorie altissime
della commissione di Bari ; canone uguale alla media del
reddito del decennio anteriore al 1910 del progetto Mor-
tara; importo di tale reddito capitalizzato dell'Opera
nazionale dei combattenti; espropriazione sulla base del
reddito imponibile di Rusticus e di più altri ; indennizzo
da determinarsi inappellabilmente cEa commissioni arbitrali
di Liborio Granone ; " giusto prezzo senza spogliazione
né speculazione „ del programma socialista, testò preci-
sato dall' on. Samoggia; calcolo di un ipotetico valore
ante-bellico, con riduzione progressiva pei grossi patrimoni,
della relazione De Ambris, ecc. È il concetto della espro-
priazione amministrativa pronunciata da organi speciali
e sottratto al controllo della magistratura ; espediente di
ipocrita confisca, caro ai vecchi governi, la cui abolizione
parve e fu indice di spirito liberale ed arra di civili ga-
ranzia nei promulgatori del codice albertino.
2) Cfr. La proprietà e l'evoluzione economica.
— 110 —
Un sistema volutamente disconoscitore
di verità economiche così elementari, co-
me noncurante della funzione direttiva
dell' intelligenza ed esperienza tecnica
combinate col senso del tornaconto, fa-
talmente conduce ad una depressione dì
efficienza che, a breve andare, si riper-
cuote disastrosamente sul prodotto
Ora questo e nulla altro deve essere
il termine di paragone per giudicare un
complesso di proposte, il cui comune ca-
rattere consiste nel normale assoggetta-
mento della proprietà e della libera ini-
ziativa rurale al controllo di agenti ir-
responsabili.
11 momento sarebbe evidentemente mal
scelto per far oggetto di mercimonio po-
litico e ,di speculazione burocratica la
maggior ricchezza naturale in nostro pos-
sesso. Se l'Inghilterra può concedersi il
lusso di esprimere in questa moneta le
promesse della sua gran campagna elet-
torale,, stante anche l'importanza relati-
vamente secondaria della ricchezza ter-
riera nell'inventario del suo patrimonio
— 141 —
e dei suoi redditi presenti e futuri,1) non
certo si sente di affrontare a cuor legge-
ro la stessa causa di impoverimento l'I-
talia, ridotta ad attendere dal perfezio-
namento agricolo il suo miglior fattore
di risveglio, e per la quale quindi ha va-
lore di assioma il concettOj così limpida-
mente illustrato dal Pierson, che la bontà
comparativa dei regimi fondiari misura
esclusivamente dal grado di rendimento
assoluto procurato dai medesimo. 2) Onde
lo studio delle soluzioni si riduce ad un
a) Il comitato della " Taxation of land values „ ha testé
ripresa, in gran stile, la propaganda per l'espropriazione
delle terre senza riguardo al prezzo di mercato, facendo
appello ai suoi aderenti per raccogliere un fondo di guerra
di 25 mila sterline (cfr. il manifesto di Common seme,
7 dicembre 1918). E non v'è candidato alla gran lotta
di quei giorni che non abbia incluso fra gli annunciati
benefizi della propria elezione il dono di terre più o men
gratuite ai combattenti e ai nullatenenti. Non sono d'al-
tronde soltanto i paesi che parteciparono alla guerra quelli
dove il problema della terra ai contadini e della espro-
priazione più o meno gratuita della vendita si dibatte
con rinnovato fervore. Ne giunge dalla Spagna un'eco
interessante in una polemica vivacissima. Cfr. F. de Juan,
La tierra libre, Saragozza, 1918.
2> Cfr. Trattato di economia politica, v. II, p. 457
e segg.
- Ì4'4 -
problema tecnico: Ja valorizzazione mas-
sima delle energie dimostrate operanti
dall'osservazione positiva e dalla pratica
sperimentale.
Lo imposta in tali termini Vittorio
Scialoia allorché, insistendo sulla infinita
molteplicità di aspetti delle economie re-
gionali italiane, conclude: 'Una solacosa
è comune a tutti questi problemi, e cioè
che, se non vogliamo errare, dobbiamjp
proporci un unico fine: l'aumento della
produzione. Se, invece di proporci que-
sto fine economico^ che è il vero fine del-
l'agricoltura, noi ci proponiamo soltanto
firn di natura giuridica — come la di-
visione delle terre — o lini di natura so-
ciale — come, per esempio, la distribu-
zione della terra ai contadini —e a que-
sti vogliamo subordinare la soluzione dei
problemi dell' agricoltura , senza tener
conto di tutto il complesso degli altri eie-*
menti, il risultato, dal punto di vista della
produzione e perciò della ricchezza ge-
nerale, non sarà certo soddisfacente. Lo
studio dei problemi deve essere essem-
— 143 —
zialmente tecnico. La produzione delle
terre già produttive deve essere accresciu-
ta: e devono essere presi tutti quei prov-
vedimenti tecnici che tale maggiore pro-
duzione assicurino. Bisogna far fruttare
la terra che meno produce e bisogna
trarre qualche partito anche da quella
che pare infruttifera, fin dove si può....
Bisogna dunque che, senza preconcetti, si
studino i vari problemi relativi all'agri-
coltura, secondo la natura fisica del suolo
e secondo il vario stato del terreno, non-
ché secondo la distribuzione delle colture
e delle proprietà, secondo i sistemi di
coltivazione e secondo anche lo stato
fisico e morale delle popolazioni ru-
rali».1)
*) Cfr. I problemi dello Stato italiano dopo la guerra,
Bologna, 1918, pag. 159 e segg. L'Annuario di R. Bachi,
uscito mentre correggo le bozze di questo studio, sviluppa
più analiticamente le stesse conclusioni, completamente
confermando il mio punto di vista : " Se si pone mente
alla grande deficienza di braccia, che costituisce un così
grave limite all'intensità nella coltivazione della terra
che la lunga consuetudine ha riconosciuto come adatta
e propizia, non si può non riconoscere quanto risibili
siano le invocazioni per la messa a coltura, in quest'ora
- 144 -
Che tali concetti rispondano agli inten-
dimenti dei governo dovrebbe garan-
tircelo La parola del ministro Nitti, pro-
clamante che «il problema della pro-
duzione sovrasta tutto, bisogna produrre
di più, produrre meglio, produrre più
economicamente; tutte le forme sono utili
di così aspre difficoltà, delle famose terre incolte e delle
aree fabbricabili delle città, di così incerta attitudine
prodnttiva. Ed ancbe riguardo alle terre usualmente col-
tivate, taluni abbandoni di zone meno fertili possono
riuscire opportune, anche nell'interesse ben inteso della
collettività, contrariamente alle deprecazioni che si con-
tinuano a levare in taluni ambienti. È proseguito anche
nel 1917 il movimento riguardo alla requisizione delle
terre incolte. L'agitazione ha talora assunta più espli-
citamente la forma della invocazione d'un coattivo fra-
zionamento del latifondo ; 1' agitazione condotta su argo-
menti vani e affermazioni sempliciste oblia che in certe
regioni nostre il latifondo si è andato formando nei tempi
per un complesso di circostanze geologiche, climatiche
ed economiche che permangono tuttora e rendono in quelle
zone in genere solo conveniente l'agricoltura estensiva;
ed oblia anche che la industrializzazione dell'agricoltura,
che pure si invoca frequentemente, prevede in genere la
formazione di unità culturali di una certa entità; di-
mentica, infine, gli innumerevoli insuccessi segnalati dalla
storia per i grandi schemi di frazionamento coattivo ;
l'agitazione quasi sempre prescinde volutamente dalla
differenza che esiste fra incoltura e coltura estensiva.
Un grande rumore si è venuto svolgendo intorno a una
— 145 —
se giovano alla produzione, dannose se
nuocciono. *) E che la consapevolezza
dei mezzi adatti a conseguire tali ri-
sultati non possa mancare in chi sop-
porta, in questa storica ora, la respon-
sabilità tremenda dell'avvenire economi-
co-sociale d'Italia lo attesta la serietà
piccola frase, la quale ha trovato largo corso e molta
fortuna, la frase invocante l'assegnazione della terra ai
contadini. Talora la frase reclama a dirittura una gene-
rale espropriazione del suolo. Coloro che muovono queste
logomachie non si avveggono del vasto movimento che
si è svolto in questi ultimi anni riguardo alla proprietà
del suolo, con trapasso da una classe a un'altra, movi-
mento che in moltissimi casi ha segnato veramente l'at-
tribuzione della terra ai contadini e conseguentemente
una notevolissima innovazione nell'economia agraria,,.
Cfr. L'Italia economica nel 1917, Roma e Città di Ca-
stello, 1918, pag. 232 e segg.
l) Cfr. Esposizione finanziaria del 27 novembre 1918.
Eincarò la dose il facondo ministro nel discorso pronun-
ciato alla vigilia del suo inatteso abbandono del potere.
Il quale atto fu per verità la sola difesa plausibile contro
le accuse di troppo evidente discordanza fra l'inno da lui
elevato alla libertà economica interna, come a pronta
restauratrice delle energie nazionali, e tutto intiero l'in-
dirizzo seguito dal governo di cui era parte. Spiriti iper-
critici potrebbero forse domandarsi se il chiaro uomo non
abbia, dal canto suo, menomamente contribuito ad irre-
tire il paese fra le maglie d'un funzionarismo i cui inte-
Prato. La terra. 10
— 146 —
degli ordinati studi scientifici, onde fu
di recente indicata la vìa rigorosamente
tecnica per la fecondazione razionale del-
la parte del nostro suolo fin qui rite-
nuta più sfortunata e refrattaria. *) Le
dichiarazioni di S. E. Miliani sul modo
come si propone spendere le ingenti di-
sponibilità nuove concesse al suo die a-
ressi rappresentano il peggior ostacolo all'abbandono del
regime eccezionale soffocatore. Ma, senza perderci in oziosi
confronti di responsabilità, basta constatare in linea di
fatto le benemerenze indimenticabili che la dittatura bu-
rocratica si vien acquistando, entro i nuovi e nei vecchi
confini della patria, in queste ore decisive della nostra
storia. Trasporti, comunicazioni postelegrafiche e telefoni-
che, smobilitazione militare ed industriale, pagamenti del
tesoro, ricostruzioni, approvvigionamenti, consumi, tutti
i rami dell'ipertrofica macchina statale gareggiano in
manifestazioni di agile, laboriosa efficienza. I fasti trion-
fali della memoranda conquista libica si ripetono ingi-
gantiti, fra l'ammirazione dei nuovi concittadini, nelle
terre redente. Più convincente dimostrazione della per-
fetta rispondenza degli agenti e degli strumenti alle
funzioni per le quali esistono e si moltiplicano non avreb-
bero potuto sognare i loro più caldi estimatori. E dire che
c'è chi continua ad accusarli di rovinar la pace dopo aver
compromessa la guerra, ed osa denunziarli come coltiva-
tori ufficiali di bolscevismo !
l) Cfr. l'interessante scritto anonimo " La ricostruzione ...
in Stampa, 30 giugno 1918.
~ 147 -
stero suonano confortante conferma dei-
l'adesione ufficiale a questo indirizzo.
Se non che una malinconica esperienza
ci ha purtroppo insegnato ad interpretare,
con molto riserbo il senso letterale delle
frasi degli uomini politici- specie quan-
do, come nel caso nostro, esse stranamen-
te contrastano colie promesse contem-
poraneamente lanciate dal capo del go-
verno di un «collettivismo demaniale»^1)
l) Cfr. L. Spada, " Conversazioni agricole „, in Gior-
nale d'Italia agricolo, 1.° dicembre 1918. La promessa
alludeva probabilmente all' imminente decreto (sanzionato
il 16 gennaio ultimo) sulle attribuzioni dell'Opera nazio-
nale pro-combattenti. I comunicati cbe ne comparvero
diedero un' idea assai incompleta delle facoltà concesse a
tale ente in materia di espropriazione, onde la lettura
del regolamento procurerà l'orse a più d'uno inopinate
sorprese. Il fatto sta che, in forza dell'art. 9, l'istituto
può incamerare, oltre i terreni patrimoniali nello stato,
Provincie, comuni, e opere pie, quelli " appartenenti a
privati proprietari, e che siano soggetti a obblighi di bo-
nifica ovvero che risultino atti a importanti trasformazioni
culturali „. L'indennità di esproprio è commisurata al
medio reddito dominicale (art. 17). Decide inappellabil-
mente in merito una commissione centrale, costituita di
magistrati e funzionari, di cui ano solo su 5 si presume,
per ragione di ufficio, non incompetente in tema di agri-
coltura (art. 19). La sommarietà e la esecutorietà prov-
visoria di ogni atto procedurale completano le garanzie
Prato. La terra. 10*
- 148 -
rispondente alle tendenze anti-economi-
che connesse al dilagare <JcJ funziona-
rismo.
A conciliare L'antitesi non mancheran-
no certo, nei disegni che si elaborano, ge-
niali artifizi dialettici, del genere diquel-
li con cui i sostenitori dei proposti mo-
nopoli, anziché difenderli col franco ar-
gomento della necessità fiscale pura e
semplice, vanno giustificandoli con la
di scelta e di risarcimento per i proprietari dei fondi
cadenti comunque sotto una così vaga designazione. Per
quali arcani motivi poi la gestione e la sorveglianza di
un ente chiamato a svolgere un'attività di carattere tec-
nico siano esclusivamente riservate a funzionari eletti dal
ministero del tesoro (art. 4, 7) rimane un mistero. È diffi-
cile, in complesso, difendersi dall'impressione trattarsi di
un imponente edificio di organi e di controlli destinato
innanzi tutto a dar vita ad una vasta superstruttura bu-
rocratica a spese delle glebe italiche, vincolate o, con
eufemistiche parafrasi, confiscate, ed ideato senza ade-
guata conoscenza e riguardo alla mentalità squisitamente
utilitaria dei contadini. Ciò tuttavia non significa che
l'istituzione, dotata com'è d'ampi mezzi, non possa, se
opportunamente assecondata e ben diretta, dare apprez-
zabili frutti, favorendo il trapasso spontaneo di proprietà
che già così largamente si viene dovunque osservando.
Ma questo sopratutto paventano e si propongono di im-
pedire ad ogni costo gli agitatori politici, sollevando come
vedemmo, contro l'Opera un'intransigente pregiudiziale.
- 149 —
amena favola della economicità della ge-
stione di stato in confronto alla privata.
Ma, se le sorti di un popolo sono indis-
solubilmente congiunte al grado tli edu-
cazione del suo senso politico ed eco-
nomico, nulla saprei immaginarvi di più
contrario che colali espedienti di equi-
voco illusorio, tristi residui del siste-
ma scettico e corruttore contro il quale
insorse, nel maggio della riscossa, quanto
alla nazione rimaneva di incontaminato
e di vitale.
L'essenza della democrazia, scrisse te-
sté uno degli storici che meglio ne 'di-
pinsero i fiorenti inizi in seno alla ci-
viltà ellenica, non consiste in peculiari
l'orme di governo, né dipende da metodi
di votazione o da altri artifizi costi-
tuzionali, che ne costituiscono soltanto
la fisionomia esterna. Democrazia è spi-
rito ed atmosfera ambientale. Ed il suo
presupposto è la fede nella coscienza
e nella dirittura istintiva del popolo.1)
!) Cfr. A. E. Zimmern, The ivar and democracy, 9.tt ed.,
Londra, 1918, " Introductory „.
- J50 -
Tale elevata concezione, simile rispet-
to dell'integrità mortile delle masse, più
accessibili che non si creda alla ve-
nia intuitiva quando non concorra a
svinimele il calcolo egoistico di chi avreb-
be dovere di educarle, fu proprio della
eletta dirigente che. quasi un secolo ad-
dietro, maturò nelle menti ed apprestò
nell'azione il risveglio nazionale, cul-
minante in tanta gloria nell'ora pre-
sente.
Contro la demagogia che vorrebbe
rendere vana la vittoria, non potuta
impedire, minacciando di sommersione
barbarica le nazioni in ragione del-
l'ignoranza e dell'impulsività delle loro
plebi più incolte, è vano sperare di-
fesa e salvezza dall'astuzia di screditati
stratagemmi. Se il crollo del milita-
rismo prussiano fu bancarotta dello spi-
rito di violenza sostenuto da raffinate
arti di menzogna, la libertà per cui sof-
frimmo e vincemmo non può significare
che sincerità coraggiosa, fondata sulla
fiducia piena nelle nuove forze chiamate
— 151 —
alla responsabilità ed ai doveri della vita
pubblica. L'università del suffragio in-
tesa come più agevole mezzo 'di inganno
delle masse e di svalutazione automa-
tica delle individualità indipendenti (il
concetto di Bismarck peggiorato dall'em-
pirismo mercanteggiatore di Giovanni
Giolitti) suona alla dignità del popolo
oltraggio ben più cocente che non la
formula di servitù brutale del feudali-
smo distrutto. Alla demoralizzazione si-
stematica, la depressione delle energie,
preludio di decrepitezza economica, fa,
nel campo pratico, fatale riscontro. Né
mai grandiosità di eventi rivelò, meglio
della catastrofe della caserma tedesca, la
verità della sentenza finale di Stuart Mill :
«A State that dwarfs its meri in order
that they may be more docile instrumcnts
in its hands, ever for beneficiai purposcs,
will find that, with snudi men, no great
things can really be accomplished ; and
that the perfection of machincry to
which it has sacrificed everything will,
in the end, avail it nothing, for want
— 152 —
<>r vita! power, which, in order tliat the
machine mighl work more smoothly, il
has preferred to banìsh. l)
A />'. — Sul punto di licenziare queste bozze leggo nel
n. 1-2, XXII, della Riv. ital. di sociologia un buon artì-
colo di P. Chessa: "La nazionalizzazione delle terre „,
che giunge, in complesso, alle mie stesse conclusioni ;
rilevando inoltre il carattere anti-economico di certi spez-
zamenti artificiali di unita culturali e ponendo in evi-
denza l'inseparabilità di un programma spogliatore dei
proprietari terrieri da un piano integralmente abolitore
del possesso privato. Il problema acquista intanto in que-
sti giorni un'attualità palpitante ed una gravità eccezio-
nale per gli episodi di violenta invasione che, fedeli al
divisato piano, vanno svolgendo nel Lazio le organizza-
zioni dei contadini. La rumorosa agitazione giunge cosi
fatalmente al suo logico epilogo. E, come facilmente era
da attendersi, le terre prescelte all'usurpazione non ?ono
le incolte o le trascurate, ma quelle che, per la loro pro-
vata bontà, affidano di immediato rendimento. Fingendo
di ignorarlo il governo emana un inverosimile decreto
(4 settembre 1919) che autorizza i prefetti a legalizzare,
caso per caso, il fatto compiuto, riconoscendo per due
anni l'acquisito possesso, ove concorrano ragioni di mag-
gior produttività o di bisogno delle popolazioni locali.
Sono quindi oggi le leghe che pretendon provvedimenti
contro i soprusi degli agenti della forza, che nei primi
giorni, tentaron molto blandamente di frenare il movi-
mento. Cfr. per ampie notizie su tutto ciò: La Terra,
1.° e 5 settembre 1919.
') Cfr. On liberty, cap. V.
INDICE.
Avvertenza Pag. Vii
La fortuna d'una frase 1
Il disegno di legge sugli usi civici e le
basi storiche del regime fondiario co-
munistico 4
Proposte e piani per la terra ai contadini. 59
Successi vecchi e nuovi della burocrazia
agraria 73
La benefica, spontanea conquista . . .107
FBBZ20 D1IL PBKBHUTI VOLDMH: QlUlttro Lire.
Prima della guerra le questioni economiche sembravano ap-
pannalo di pochi studiosi, campo chiuso „] gran pnbblieò
La guerra, le sue ripercussioni d'ogni genere che hanno tutti
colpito, il lavoro di riassestamento e di ricostruzione di cui
ognuno vede la necessità formidabile, e che richiederà lo sforzo
di più generazioni, hanno messo in tale rilievo l'importanza
dei problemi economici, che simili studi vanno diventando
d interesse generale. Tutti ora sentono che si tratta non di
una fredda dottrina, di aride teorie, ma di materia viva, pro-
fondamente umana, che coi grandi interessi delle collettività
investe quelli dei singoli; e anche i non iniziati sentono di
non potersi appartare dalla conoscenza dei complessi fenomeni
dell attività finanziaria, industriale, mercantile, e dei nuovi
aspetti che vanno determinandosi dopo la guerra che fu detta
una rivoluzione. Per corrispondere a tale nuovo bisogno del
pubbl co la casa Treves intraprende questa
BIBLIOTECA DI SCIENZE ECONOMICHE
alla quale è già assicurato il concorso dei nostri più eminenti
economisti. Per la chiarezza della trattazione, come per la
mole ed il prezzo, saranno volumi accessibili a tutti, e rie-
sciranno specialmente utili ai giovani che ora, più numerosi
che in passato, si dedicheranno a queste discipline. Al primo
volume, che per opera di Luigi Einaudi tratta lucidamente e
arditamente // problema della finanza post-bellica, se-
guiranno:
La terra ai contadini o la terra agli impiegati?, di
Giuseppe Prato.
Le peripezie monetarie della guerra, di Achille Loria.
Il problema del lavoro nell'ora presente, di Giuseppe Prato.
Problemi commerciali e finanziari dell'Italia, di Attilio
Cabiati.
L'esportazione dopo la guerra, di Filippo Carli.
Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, in Milana