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Full text of "La terra ai contadini o la terra agli impiegati?"

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BIBLIOTECA 
DI  SCIENZE  ECONOMICHE 


M.  2 


GIUSEPPE  PRATO 

La  terra  ai  contadini 
o  la  terra  agli  impiegati? 


\,F'TE/ 


HD 

675 

P73 

i1?*9  _  Fratelli  Treves,  Editori 

e.  1 
!  ROBA  __, 


Presented  to  the 

LIBRARY  ofthe 

UNIVERSITY  OF  TORONTO 

from 

the  estate  of 

GIORGIO  BANDINI 


LA  TERRA  AI  CONTADINI 
O  LA  TERRA  AGLI  IMPIEGATI? 


DEL     MEDESIMO     AUTORE: 

Gli  orientamenti  dell'economia  italiana  dopo 
la  guerra L.  1  50 


BIBLIOTECA    DI    SCIENZE    ECONOMICHE 

GIUSEPPE  PRATO 

La  terra  ai  contadini 
o  la  terra  agli  impiegati? 


\FT-E/ 
* •»* 


MILANO 
Fratelli    Treves,    Editori 


FBOPBIBTA     LBTTBBABIA. 


I  diritti  di  riproduzione  e  di   traduzione  sono  riservati 
per  tutti  i  paesi,  compresi  la  Svezia,  la  Norvegia  e  l'Olanda. 


Milano  -  Tip.  Treves. 


AVVERTENZA. 

Da  quando  questo  scritto  uscì,  in  più 
succinta  veste,  su  la  Riforma  sociale 
(gennaio  1919),  la  corrente  politico-eco- 
nomica di  cui  esso  tratta  si  è  venuta  in- 
tensificando, fino  a  culminare  nelle  vio- 
lente manifestazioni  del  congresso  dei  la- 
voratori della  terra  di  Bologna,  a  cui 
fanno  riscontro  voti  e  mozioni  di  si- 
gnificato sostanzialmente  non  dissimile 
emessi  da  organi  e  convegni  di  tenden- 
ze, per  altri  aspetti,  diverse. 

In  senso  opposto  intanto  all'  accen- 
tuarsi del  rumoroso  movimento,  la  logica 
sovrana  delle  cose  ha  recato  in  questi 
mesi  un  nuovo,  formidabile  contributo 
di  argomenti  positivi  all'ordine  di  idee 
a  cui  si  ispira  il  nostro  commento  criti- 
co ;  consumando  da  un  lato  la  bancarotta 
finale   della  gestione   burocratica  bellica 


—   Vili    — 

nei  riguardi  della  produzione  agraria  e 
degli  approvvigionamenti,  e  facendoci  as- 
sistere dall'altro  alla  distruzione  spon- 
tanea del  comunismo  fondiario  vecchio 
e  nuovo  proprio  nei  paesi  da  cui  parti  il 
grido  della  «terra  ai  contadini»,  e  dove 
le  masse  del  proletariato  campagli  nolo 
dispongon  per  ora  del  più  illimitato 
potere. 

Del  sempre  più  stridente  paradosso 
emergente  da  codesto  complesso  di  feno- 
meni cercai  di  porre  in  luce  il  significa- 
to e  le  cause,  largamente  aumentando  la 
documentazione  dello  studio,  e  al  tempo 
stesso  liberandolo  delle  parti  superi! uè. 
La  rispondenza,  perfetta  dei  l'alti  ulte- 
riormente avvenuti  e  constatati  con  le 
previsioni  suggerite  dal  primo  delincarsi 
del  movimento  aggiunge,  s'io  non  erro, 
alle  conclusioni  d'allora  qualche  valore. 

luglio  1919. 


La  terra  ai  contadini 
o  la  terra  agli  impiegati? 


La  fortuna  d'una  frase.  . 

Sono  proprie  dei  paesi  di  scarsa  col- 
tura e  di  difettosa  educazione  economica 
le  improvvise  esaltazioni  per  le  frasi  a 
effetto  semplicistiche,  l'eco  delle  quali 
loro  giunge  non  di  rado  dopo  che  altro- 
ve buon  senso  ed  esperienza  concorsero 
a  consumarne  il  fallimento.  Ne  derivta 
che  spesso  la  ripercussione  si  limita  ad 
una  innocua  quanto  evanescente  risonan- 
za. Ma  avviene  pure  più  d'una  volta  che, 
da  questa  fase  soltanto  fastidiosa,  la  cor- 
rente tenda  a  concretarsi,  dando  luogo  a 
qualcuno  dei  fenomeni  dannosi  che  già 
il  Ruskin  ravvisava  nel  potere  suggesti- 
vo illusorio  di  certi  malefici  aggruppa- 

Prato.  La  terra.  1 


—  2   — 

menti  di  parole.  Il  che  specialmente  av- 
viene, come  testé  rilevava  un  arguto  scrit- 
tore inglese,  in  tempi  di  guerra  o  di  altre 
assorbenti  calamità,  quando  la  gente,  di- 
stratta da  maggiori  cure,  non  ha  tempo 
di  difendere  il  proprio  cervello,  già  diso- 
rientato nel  perenne  orgasmo,  dai  gas 
asfissianti  intellettuali  lanciati  ad  insi- 
diarlo. 

Ciò  si  osserva  da  due  anni,  in  Italia, 
rispetto  alla  formula:  la  terra  ai  conta- 
dini. 

Se  fosse  Alessandro  Schiavi  a  dar  la 
spinta  alla  sua  voga  improvvisa,  divul- 
gando, un  po'  ad  usuni  delphini,  i  ter- 
mini del  problema  agrario  russo  alla  vi- 
gilia della  catastrofe  rivoluzionaria,  x) 
non  oserei  asserire.  Certo  è  che  un  sen- 
so di  mimetismo  grossolanamente  empi- 
rico verso  le  analogie  solamente  superfi- 
ciali di  quel  mal  noto  fenomeno  entrò  per 
buona  parte  nella  fortuna  dell'orecchia- 
bile ritornello,  altrettanto  pieno  di  miste- 

x)  Cfr.   La   fame   di    terra   dei   contadini  russi,   Mi- 
lano, 1917. 


—  3  — 

riose  lusinghe,  quanto  ambiguo  e  povero 
di  positivo  contenuto. 

Pochi  ne  esistono  infatti  che  includano 
una  più  arbitraria  varietà  di  significati, 
secondo  gli  scopi  e  le  tendenze  di  chi  lo 
adopera.  E  lo  ha  assai  bene  mostrato  il 
C arano  Donvito,  scomponendolo  ed  il- 
lustrandolo in  tutta  la  gamma  di  inter- 
pretazioni a  cui  può  dar  luogo,  da  quello 
della  totale  collettivizzazione  dei  suolo, 
al  favoreggiamento  dei  suo  ripartito  tra- 
passo a  mani  dei  coltivatori. x) 

Nell'orma!  non  breve  lasso  di  tempo, 
però,  da  quando  il  vago  concetto  venne 
lanciato  come  una  delle  piattaforme  dello 
spettacoloso   programma  post-bellico,    la 

*)  Cfr.  Il  motivo  eterno  della  "  terra  „  in  "  Giornale 
degli  economisti  e  rivista  di  statistica,,,  agosto,  1918;  e 
La  terra  ai  contadini,  in  "  Hnmanitas  „,  1918,  nn.  1-4. 
Sugli  effetti  psicologici  della  formula,  che  defluisce  cri- 
minosa, cfr.  G.  Marchi,  "Addio,  borghesia!  „  in  Volontà, 
31  maggio  1919.  Con  giovanile  vivacità  inveisce  pure  con- 
tro "  l'enfasi  di  linguaggio  e  l'imprecisione  di  idee  „  in 
noi  congenite,  onde  rigermo?lian  perennemente  simili 
"frutti  di  semplicismo  analfabeta  „,  G.  Fortunato,  in 
prefazione  a  A.  Azimontj,  Il  Mezzogiorno  agrario  qual  è, 
Bari,  1919,  p.  8  e  segg. 


—  4  — 

primitiva  indeterminatezza  si  è  venuta 
polarizzando  intorno  ad  un  certo  numero 
di  proposte  concrete,  di  cui  taluna  espres- 
sa anche  in  disegni  di  Leggi,  ed  in  schernii 
di  annunciati  decreti.  Una  vasta  lettera- 
tura poi,  di  forma  e  d'indole  varie.  De  è, 
per  naturale  riflesso,  scaturita.  Come 
portata  e  come  sintomo,  se  non  come  va- 
lore intrinseco,  gli  uni  e  l'altra  suggeri- 
scono qualche  commento  men  frettoloso 
di  quelli,  troppo  esclusivamente  politici, 
a  cui  diedero  luogo  fin  qui. 

I!  disegno  di  legge  sugli  usi  civici  e  le  basi 
storiche  del  regime  fondiario  comunistico. 

Documento  che  potrebbesi  chiamar 
centrale  della  controversia  divampata  in- 
torno al  tema  è  lo  schema  di  legge  for- 
mulato da  una  commissione  ministeriale 
presieduta  dal  senatore  Mortara, *)  a  pa- 
cifica disciplina,   fu  detto,  dell'annosa  e 

x)  Cfr.  Atti  della  Commissione  per  la  riforma  della 
legge  sugli  tisi  civici  e  sull'ordinamento  dei  domini  col- 
lettivi. Relazione  del  pres.  sen.  L.  Mortara,  Roma,  1918. 


—  5  — 

litigiosa  questione  degli  usi  civici  e  dei 
domini  collettivi,  in  realtà  per  trarne  oc- 
casione ad  un'assai  più  radicale  riforma 
agraria,  di  scopi  e  d'indole  conformi  alle 
manifestazioni  partigiane  che  da  qualche 
anno  mantengono  intorno  a  quello  speci- 
fico problema  un'artificiale  agitazione. x) 
Del  che  basta  a  persuaderci  il  riassunto 
sommario  delle  linee  fondamentali  del 
progetto,  da  una  provvida  indiscrezione 
giornalistica2)  divulgato  qualche  settima- 
na prima  che  forse  non  desiderassero  i 
suoi  eminenti  autori. 

Constatata  invero  la  convenienza  di  so- 
stituire il  principio  della  obbligatorietà 
a  quello  della  libertà  nell'affrancazione 
dei  tradizionali  diritti  di  condominio, 
e  scelto  per  effettuarlo  il  sistema  del- 
la divisione  fra  il  dominus  e  la  po- 
polazione   agricola   titolare    dell'uso    (se- 

a)  Sintomi  della  tendenza  a  sfruttare  la  questione  degli 
usi  civici  per  scopi  di  portata  ben  diversa  già  rilevavo 
a  proposito  delle  significanti  riunioni  che  ebbero  luogo 
nell'autunno  1916.  Cfr.  I  redentori  delle  terre  incolte, 
in  "  Riforma  sociale  „,  1917,  nn.  1-2. 

2)  Cfr.  Idea  nazionale,  24  marzo  1918, 


-  0  - 

cóncio  una  misura  che  varia  <•<)!  variare 
dell'importanza  e  gravità  della  Limitazio- 
ne della  proprietà  .  il  disegno  procede 
itila  costituzióne  legale  di  codesta  popola- 
zione in  «associazione  comunale  di  agri- 
coltura», di  tipo  fisso  ed  uniforme.  Alla 
medesima  attribuisce  poi,  oltre  i  b  Ini 
delle  preesistenti  associazioni  agrarie,  co- 
munanze, partecipanze,  anche  i  seguenti, 
da  assegnarsi  «gradatamente,  quando  i 
bisogni  della  popolazione  agricola  lo  ri- 
chiedano» :  a)  terreni  che  in  qualsiasi 
tempo  siano  stati  soggetti  all'esercizio  di 
usi  civici  principali,  anche  se  ne  sia  av- 
venuta l'affrancazione,  semprechè  non 
siano  stati  apportati  miglioramenti  agrari 
o  fondiari...;  b)  i  terreni  patrimoniali 
dello  Stato,  del  comune. e  della  frazione, 
salvo  che  abbiano  una  speciale  destina- 
zione di  pubblico  interesse;  e)  i  terreni 
appartenenti  ad  opere  pie,  ad  enti  equi- 
parati ad  istituti  di  beneficenza,  e  ad 
istituti  ecclesiastici  conservati;  d)  i  la- 
tifondi non  migliorati,  o  porzione  dei 
medesimi   di    proprietà    dei    privali    (ai 


—  7  — 

quali  si  assegna  in  corrispettivo  un  'ca- 
none annuo  commisurato  al  reddito  me- 
dio del  decennio  1900-910).  La  proprietà 
comune  così  costituita  diviene  inaliena- 
bile e  non  ipotecabile,  di  regola,  e  si  am- 
ministra dalle  associazioni  sotto  la  vigi- 
lanza, il  controllo  e  la  tutela  di  un  ispet- 
torato delle  terre  pubbliche,  da  crearsi 
presso  il  ministero  di  agricoltura.  La  di- 
rezione tecnica  dei  domini  collettivi  è  af- 
fidata a  un  direttore,  nominato  dall'ente 
e,  in  mancanza,  dal  ministero.  Quanto  al 
godimento  dei  terreni,  se  son  boschi  o  pa- 
scoli rimangono  in  uso  comune  dei  con- 
sociati ;  se  coltivabili,  vengono  assegnati 
a  miglioria  agli  utenti  capi  famiglia,  die- 
tro equo  corrispettivo.  Fondi  di  impianto  e 
di  esercizio  fornisce  una  cassa  di  credito 
(sezione  autonoma  dell'Istituto  nazionale 
di  credito  per  la  cooperazione,  con  capi- 
tale iniziale  formato  da  contributi  di  enti 
vari  e  dello  Stato),  a  un  tasso  non  supe- 
riore al  4,50  per  100,  pagando  lo  Stato 
l'eventuale  differenza  tra  il  saggio  fisso 
e  quello  di  mercato,  e  anticipando  le  an- 


-  8  - 

nualità  agli  istillili  sovventori  in  caso  di 
disavanzo.  Su  tutto  presieder;"!  equamen- 
te, a  guisa  di  magistratura  speciale,  la 
giunta  d'arbitri  di  ciascuna  delle  Provin- 
cie contemplate  (ex-Pontificie,  Grosseto. 
Modena  e  Parma),  incaricata  di  regolare 
sollecitamente  ogni  difficoltà  nascente 
nella  pronta  esecuzione  della  legge;  sal- 
vo il  ricorso  ad  una  giunta  centrale,  eret- 
ta in  Roma,  e,  per  sole  violazioni  di  legge, 
alla  suprema  cassazione. 

Vari  possono  essere  i  pareri  circa  il  va- 
lore e  l'opportunità  dei  provvedimenti 
escogitali  ;  ma  concorde  è  l'impressione 
trattarsi,  anziché  di  norme  regolamenta- 
trici  degli  usi  civici,  d'un  tentativo  di  sov- 
vertimento del  regime  di  proprietà  del 
suolo,  al  quale  la  provvisoria  limitazione 
territoriale  nulla  toglie  della  portata  idea- 
le e  pratica  a  cui  esclusivamente  mira- 
rono i  suoi  ispiratori.  Onde  spiegasi  l'in- 
surrezione decisa  provocata  dal  confes- 
sato  piano  di   esecuzione   dittatoria,  lNi    e 

a)  La  preannuncio   imprudentemente  il  sottosegretario 
Valenzani  in  un  comizio  popolare  a  Mantova,  il  10  marzo 


-  9  - 

l'ardore  di  discussioni  che  continuò,  dopo 
che  questo  fu  sventato,  in  attesa  della  de- 
cisione parlamentare,  finalmente  guaren- 
tita. 

Fra  le  requisitorie  rivendicatrici  della 
correttezza  costituzionale  e  denuncianti 
la  sostanza  intenzionale  della  premedi- 
tata offesa  che  si  intendeva  recarle,  elo- 
quentissima  fu  quella  di  Gian  Francesco 
Guerrazzi, x)    acuta   e    penetrante   quella 

1918.  E  non  mancarono  allora  dei  funzionari  che  ardi- 
rono dichiarare  volersi  l'immediata  e  "luogotenenziale,, 
approvazione  del  disegno  perchè  si  era  certi  che  il  par- 
lamento non  l'avrebbe  mai  accolto  ;  mentrechè,  ove  le 
terre  fossero  già  passate  a  mani  dei  contadini,  ben 
avrebbe  dovuto  adattarsi  al  fatto  compiuto,  per  tema  di 
peggio.  Cfr.  Gazzetta  di  Torino,  16  marzo  1918.  L'au- 
dacia del  colpo  di  mano  parve  però  eccessiva  perfino  ad 
un  pubblico  generalmente  apatico,  piegato  da  anni  al 
regime  dittatorio  e,  nella  trepida  ora,  assorbito  da  pre- 
occupazioni ben  più  vitali.  E  la  voce  imperiosa  di  pa- 
recchi imponenti  congressi,  avvalorata  dal  mònito  di 
personalità  autorevoli,  persuasero  il  presidente  del  con- 
siglio e  il  ministro  dell'agricoltura  a  riconoscere  che  un 
progetto  di  legge  inteso  a  tracciar  le  direttive  della  fu- 
tura politica  economico-sociale,  tanto  profondamente  in- 
novando i  canoni  del  diritto  privato,  non  deve  prodito- 
riamente sottrarsi  alla  volontà  sovrana  del  parlamento. 

1>  Cfr.  Una  legge  agraria  sbagliata:  Intorno  agli  usi 
civici  ed  ai  domini  collettivi,  in  "  La  terra  „,  n,  4, 


-io- 
di Tomaso  Giordani;1)  illustratori  en- 
trambi delle  perniciose  conseguenze  pra- 
tiche che  la  Logica  del  sistema  non  man- 
cherebbe di  recare  a  breve  scadenza. 
L'antieconomicità  del  piano;  la  sua  or- 
ganica  discordanza  dalle  nonne  del  pro- 
gresso tecnico;  i  pericoli  sociali  a  cui 
conducono  i  suoi  postulati  ;  il  contrasto 
della  sua  giacobina  uniforme  rigidità  con 
l'aspetto  vario  del  mutevole  ambiente 
non  potevan  trovare  espositori  più  effi- 
caci, od  esprimersi  in  argomenti  e  rilievi 
più  suggestivi.  Né  in  queste  né  in  altre 
Critiche  però  vidi  comunque  accennato  al 
motivo  essenziale,  che  solo,  a  parer  mio, 
potè  indurre  un  consesso  di  sì  eminenti 
persone  ad  astrarre  tanto  completamente 
dalla  ragion  pratica  nell' architettare  le 
linee  delle  loro  audacie  riformatrici  ; .  e 
cioè  a  quel  peculiare  orientamento,  a 
quella  conformazione  o  deformazione  ar- 
tificiale della  mentalità  a  cui,  ove  ecceda 
certi  limiti  ed  assuma  determinati  atteg- 

J)  Cfr.  Sullo  schema  di  legge  che  riforma  gli  usi  civici, 
in  "  Economista  „,  xlv,  2303, 


-  11  — 

giamenti,  vorrei  dare  il  nome  di  supersti- 
zione giuridica  in  antitesi  alla  concezio- 
ne economica  della  vita. 

Anni  addietro,  durante  la  battaglia  per 
il  monopolio  assicurativo,  il  dissidio  fra 
le  due  tendenze  intellettuali  emerse  net- 
tissimo, quando  alla  condanna  quasi  una- 
nime degli  economisti  si  contrappose  la 
difesa  apologetica  dei  «giuristi  dell'impe- 
ratore». Ma  il  fenomeno  si  ripete  fre- 
quente, fatale  essendo  la  divergenza  di 
due  processi  logici,  uno  dei  quali  muove 
da  criteri  naturalistici  di  convenienza  spe- 
rimentale, l'altro  da  fòrmule  dottrinarie 
filosofiche,  che  una  sapiente  dialettica 
riesce  a  torcere  nelle  più  impensate  illa- 
zioni, allorché  lo  richieda  l'opportunità 
politica  espressa  nella  fonte  unica  del  di- 
ritto positivo,  la  volontà  sovrana  del  le- 
gislatore. * 

Nel  caso  che  ci  occupa  il  substrato  spi- 
rituale onde  la  dibattuta  proposta  riceve 
il  contenuto  si  rivela,  meglio  che  nella 
sua  schematica  enunciazione,  nel  com- 
plesso  degli  studi   che  lo  prepararono  e 


—  12  — 

lo  accompagnarono,  non  meno  che  negli 
argomenti  dei  suoi  difensori.  Ed  è  pel 
campo  storico  particolarmente  che  riesce 
agevole  scorgerne  le  traccie,  ivi  risultan- 
do più  visibile  l'azione  dei  preconcetti  o 
delie  restrizioni  unilaterali  sul  senso  di 
obbiettività  sintetica  ispiratrice  di  equi- 
librati giudizi. 

Indice  e  documento  significantissimo 
ci  si  offre  a  tal  riguardo  in  un  volume, 
imponente  di  mole,  consacrato,  or  son 
pochi  mesi,  all'arduo  tema  da  un  labo- 
rioso ricercatore,  e  autorevolmente  pre- 
sentato, quasi  a  guisa  di  preludio  scien- 
tifico dell'atteso  progetto,  le  incriminate 
direttive  del  quale  dovrebbero  trarre 
dalla  minuta  analisi  delle  derivazioni 
storiche  le  basi  di  un'inconfutabile  riven- 
dicazione. *) 

x)  Cfr.  Avv.  Giovanni  Cubis,  Usi  civici,  proprietà  col- 
lettive e  latifondi  nell'Italia  centrale  e  nell'Emilia,  con 
riferimento  ai  demani  comunali  del  Mezzogiorno.  Na- 
poli, 1917.  "  Il  libro  del  C.  —  scrive,  preludendovi,  il 
prof.  Salvioli  —  spiana  la  via  al  magistrato  ed  al  legi- 
slatore per  la  grave  materia.  Vi  sono  ancora  quelli  che 
nutrono  pregiudizi  sopra  l'utilità  della  storia  e  ritengono 


-  13  - 

Impostata  in  tali  termini  la  dimostra- 
zione non  potrebbe  invero  risultare  più 
convincente.  È  con  grande  interesse  e 
con  ammirazione  sincera  che  si  segue 
l'egregio  studioso  nella  magistrale  rasse- 
gna critica  con  cui  illustra,  in  consuetu- 
dini, leggi,  istituti  remotissijmi,  le  scatu- 
rigini prime  delle  pretese  e  contese  pre- 
senti, e  ne  segue  lo  svolgersi  ed  il  modi- 
ficarsi incessante,  attraverso  venti  secoli 
di  storia,  sotto  la  combinata  azione  di 
fattori  politici,  sociali,  economici,  fino 
alla  fase  presente,  da  lui  considerata  sa- 
piente e  provvido  ritorno  allo  spirito  del 

poco  concludente  il  lavoro  paziente  dell'erudito.  Spesso 
anche  quell'indagine  che  sembrava  più  lontana  da  una 
finalità  pratica  può  trovare  colui  che  sa  sottoporla  a  spe- 
ciali fini  e  condurla  là  dove  meno  sembrava  destinata. 
Ora,  in  parte  col  sussidio  di  ricerche  altrui  e  in  parte 
colle  proprie,  il  C.  ha  reso  questo  segnalato  servizio  agli 
studi  storico-giuridici,  di  mostrare  la  loro  utilità.  Poiché 
la  maggior  parte  degli  istituti  giuridici  hanno  radici  nel 
passato,  ben  lo  storico  del  diritto  può  sceverare  le  scorie 
da  ciò  che  è  vivo,  e  congiungere  questo  coi  fatti  e  le 
esigenze  del  presente:  quando  egli  riesce  a  trarre  dal 
passato  utili  ammaestramenti,  la  sua  opera  acquista  il 
più  puro  carattere  di  modernità;  egli  collabora  alla  for- 
mazione del  presente  meglio  di  qualunque  altro.  „ 


—  14  — 

diritto  originario,  di  cui  ascrive  alla  tra- 
dizione italica  il   inerito  e  l'indole  caral 
terislica. 

O  io  ini  inganno  però,  o  alla  magnifica 
indagine  di  l'atti  e  di  concetti  giuridici 
non  va  sempre  compagno  l'intuito  del 
senso  economico  che,  penetrandone  il 
substrato,  conduca  a  rettamente  interpre- 
tarli. L'aver  dimostrato  che  la  proprietà 
collettiva  del  suolo  in  parecchie  regioni 
della  penisola  si  richiama,  non  ad  impor- 
tazioni ed  imposizioni  germanistiche,  ma 
a  spontanee  ed  antichissime  creazioni 
autoctone,  la  essenza  delle  quali  si  tra- 
manda di  epoca  in  epoca  a  norma  delle 
circostanze  d'ambiente,  e  l'aver  dottamen- 
te illustrata  la  infinita  graduazione  di  tali 
insensibili  e  spesso  dissimulati  trapassi, 
non  avrebbe,  per  verità,  gran  valore  (agli 
scopi  pratici  che  l'autore  si  propone 
(p.  xxvi))  di  fronte  a  chi  obbiettasse  che 
nella  secolare,  progressiva  eliminazione 
di  quel  tipo  di  possesso,  l'esteriore  par- 
venza giuridica  non  è  che  l'espressione 
formale  di  forze  economiche,  talora  tan- 


—  15  — 

to  men  visibili  quanto  più  efficacemente 
determinatrici.  Eppure  bastano  larga- 
mente i  fatti  addotti  dal  chiaro  autore 
per  indicare  i  caratteri  positivi  di  un'e- 
voluzione rispondente,  nelle  sue  grandi 
linee,  a  ragioni  ben  più  profonde  che  non 
sia  la  volontà  di  un  legislatore,  strumen- 
to di  un  momentaneo  prevalere  di  classi. 
Nelle  colonie  romane,  egli  ci  dice,  Yhere- 
diuni  si  estende  a  danno  della  porzione 
collettiva,  a  mano  a  mano  che  lo  scopo 
economico  soverchia  il  militare  (p.  40)  ; 
nel  basso  impero  l'ipertrofico  dilatarsi 
del  latifondo,  onde  scaturiranno  parec- 
chie manifestazioni  di  godimento  promi- 
scuo (p.  69  e  seg.),  avviene  in  correla- 
zione alla  grande  crisi  economica  ed  al 
funesto  asservimento  dell'individuo  allo 
stato  (p.  59;  ;  ed  è  in  tale  ambiente  che 
sorge  e  si  afferma  il  concetto  del  «diritto 
al  lavoro»,  pretta  emanazione  della  co- 
scienza giuridica  romana  dei  tempi  della 
peggior  decadenza  (p.  74),  e  prevalente 
sull'idea  di  proprietà  nella  consuetudi- 
naria tradizione  barbarica   (p.   126).  Là 


—  16  — 

dove  però,  e  non  appena  L'attività  e  l'ini- 
ziativa privata  rinascono,  ecco  sviluppar- 
si, dal  virtuale  condominio  del  latifondo^ 

forme  di  possesso  singolo,  promosse  dalla 
necessità  economica,  a  rimedio  della  ste- 
rilità del  primo,  e  conservate  ed  eslese, 
per  la  riconosciuta  produttività  loro,  fin- 
ché la  legge  consacra  il  fatto  spontaneo 
consolidando  i  diritti  acquisiti  (p.  75  e 
seg.).  Il  quale  fenomeno  (la  pratica  del 
jus  colendi),  rispondendo  ad  esigenze  eco- 
nomico-agrarie  di  comune  e  generale  con- 
venienza, trae  dal  consenso  delle  parti 
interessate  la  sua  massima  forza  espan- 
siva (p.  79).  A  mano  a  mano  quindi  che 
si  attenuano  le  circostanze  per  le  quali, 
negli  ultimi  secoli  dell'impero  e  durante 
le  invasioni,  la  natura  selvaggia  aveva 
preso  il  sopravvento  sull'agricoltura,  co- 
stringendo i  proprietari  a  ridursi  nella 
parte  più  produttiva  delle  loro  terre,  ab- 
bandonandone il  resto  al  libero  uso  degli 
abitanti  (p.  194  e  seg.),  la  tendenza  alla 
delimitazione  e  stabilizzazione  dei  pos- 
sessi  si  accentua,   manifestandosi  persi- 


—  17  — 

no  in  brani  delle  leggi  visigotiche  (p.  223 
e  seg.),  per  esplicarsi  presto  vigorosa- 
mente nella  ricca  serie  di  contratti  agrari 
(enfiteusi,  precaria,  livello),  mercè  cui  la 
proprietà  privata,  in  l'orma  più  o  meno 
completa  e  perfetta,  si  afferma  e  si  svi- 
luppa sulla  lenta  decomposizione  della 
feudale   (pp.    263,    317   e  seg.). 

La  vittoria  dei  comuni  sopra  il  feuda- 
lismo, trionfo  d'una  economia  di  progres- 
so e  di  scambio  sull'immobilismo  a  base 
di  produzione  autarchica  del  secondo 
(p.  133),  si  esprime  in  rivendicazioni  di 
franchigie  delle  varie  specie  di  proprietà 
private  (pp.  441  e  seg.).  E  le  lotte  stesse 
fra  città  e  comunità  rurali  per  i  beni  col- 
lettivi (pp.  500  e  seg.),  come  la  generale 
tendenza  a  sottrarli  al  godimento  promi- 
scuo demanializzandoli  e  regolandone  lo 
sfruttamento  (pp.  491  e  seg.),  confermano 
la  incompatibilità  di  simili  usanze  con 
un'economia  di  più  larghi  contatti  e  possi- 
bilità, quale  le  democrazie  industriali  ur- 
banistiche venivano  attuando.  Sono,  in- 
fatti,  ragioni   tecniche   di  buon   governo 

Prato.  La  terra.  2 


-   18  — 

agrario  (incile  che  introducono  negli  sta- 
tuti, così  comunali  che  rendali,  dell  ultimo 
medioevo  e  del  rinascimento  limila/ioni 
frequentissime  agli  usi  cìvici  diretti,  a 
tutela  di  più  fruttifere  culture  (pp.  513  e 
seg.)  ;  nò  altro  motivo  hanno  le  prime 
bandite  o  chiusure,  costituite  allo  sco] 
conciliare  l'esercizio  delle  usanze  tradizio- 
nali coi  nuovi  bisogni  della  perfezionata 
produzione  (pp.  516,  621,  ecc.).  Fenome- 
no che  procede  correlativamente,  se  non 
dovunque  sincronamente,  alla  trasforma- 
zione delle  possessiones  precarie  in  allo- 
dii,  a  guisa  di  combinato  effetto  del  movi- 
mento di  emancipazione  economico-giu- 
ridica  che  chiude  l'età  di  mezzo  (pp.  620, 
624  e  seg.).  Ed  il  dissolversi  del  latifon- 
do come  unità  politico-sociale  trova  nella 
spontanea  azione  disgregatrice  di  neces- 
sità economiche  impellenti  il  più  effica- 
ce propulsore  (pp.  813  e  seg.).  Ogni  pal- 
mo  di  terreno  privatamente  appropriato 
significa,  in  questo  periodo,  un  colpo  di 
piccone  nell'edifizio  della  vecchia  strut- 
tura sociale,  ma  costituisce  in  pari  tempo 


—  19  — 

una  porzione  di  ricchezza  bonificata,  in- 
tensificata, valorizzata  (pp.  815  e  seg.).  Il 
che  trova  una  sanzione  definitiva  nelle 
riforme  legislative  del  secolo  XVIII,  pre- 
ludio alle  codificazioni  del  XIX!  le  une 
e  le  altre  ri  afferai  afri  ci  della  superiori- 
tà civile  del  concetto  di  proprietà  quirita- 
ria,  per  argomenti  sperimentali  più  assai 
che  in  ossequio  a  formule  dottrinarie  o 
filosofiche  (pp.  720.,  738,  763  e  seg.,  ecc.). 
Tanto  è  vero  che  perfino  i  papi,  conser- 
vatori fino  ad  allora  dell'integrale  siste- 
ma fondiario  latifonclistico  del  basso  im- 
pero (pp.  152,  154  e  seg.,  ecc.),  devono 
pensar  a  limitare  il  collettivismo  agrario, 
ostacolo  allo  spirito  d'iniziativa  e  denun- 
ciato come  causa  d'inferiorità  economica 
pei  loro  domini  (pp.  738,  763  e  seg.). 

Nulla  di  più  pericoloso  che  il  tentati- 
vo di  formular  leggi  storiche  assolute  in 
base  a  serie,  anche  numerosissime,  di  ri- 
lievi episodici.  Mi  sembra  però  che  il 
complesso  di  quelli  spigolati  attraverso 
l'opera  del  Curis  —  che  d'altronde  vi  ac- 
cenna spesso  soltanto  incidentalmente  e 


-  520  - 

quasi  inavvertitamente  proverebbi 
mài,  proprio  il  contrario  «li  quanto  il  loro 
riferitore  ha  in  animo  di  dedurne,  o  io 
mi  inganno  invero,  o  è  evidente  che,  ove 
una  uniformità  si  sprigioni  da  tanta  e  si 
varia  congerie  di  fatti  per  altro  aspi  ito 
profondamente  diversi,  questa  consiste 
nella  coincidenza  costante  Tra  dominio 
collettivo  del  suolo  e  periodo  di  d (ca- 
dimento, di  stasi,  di  barbarie,  da  un  lato, 
e  fra  graduale  perfezionarsi  dell'appro- 
priazione privata,  più  o  men  totale,  ed 
epoche  di  risveglio  sociale,  di  progresso 
economico  e  demografico,  di  incremento 
produttivo,  di  miglioramento  tecnico,  dal- 
l'altro. Da  ciò  ad  inferire  che  simile  con- 
trapposto sia,  in  ogni  tempo  ed  ambiente, 
necessario  e  fatale,  e  che  l'accostamento 
dei  termini  equivalga  ad  mia  legge  di  cau- 
salità evidentemente  ci  corre.  Certo  è 
però  che  questo  e  non  altro  rimane  il 
nucleo  del  problema,  alla  soluzione  del 
quale  le  buone  ricerche  del  Curis  recano 
contributo  pregevole,  anche  se  in  senso 
contrario  a   ciò  ch'egli  si  propose. 


—  21  — 

Ricercare,  infatti,  le  basi  di  legittimità 
di  un  istituto  essenzialmente  economico 
nella  continuità  e  nella  coerenza  formale 
della  secolare  sua  evoluzione  giuridica  è, 
a  parer  mio,  feticismo  dottrinario  o  sofi- 
sma dialettico  non  diverso  da  quello  mer- 
cè il  quale  si  giustificarono  fino  a  ieri, 
nel  campo  pubblico  non  meno  che  nel 
privato,  i  titoli  di  dominio  e  di  privilegio 
del  sistema  feudalistico.  Concetti  di  uti- 
lità e  non  squisitezza  di  formule  verbali 
offrono,  in  simili  materie,  il  solo  plausi- 
bile criterio  di  non  arbitrario  giudizio. 
E,  come  non  valse  a  conservare  ai  nobili 
ed  al  clero  le  secolari  immunità  e  supre- 
mazie terriere  l'autorità  immemorabile 
delle  più  autentiche  e  venerande  perga- 
mene di  concessione,  allorché  il  prorotaf- 
pere  d'una  vita  economica  diversamente 
orientata  trovò  dannoso  ostacolo  nella 
perduranza  della  manonnorta  e  del  fide- 
commesso,  così  è  vano  invocare,  con  ar- 
gomenti sostanzialmente  non  dissimili,  il 
ripristino  di  altri  istituti  del  passato, 
quando    essi    contraddicano    ai   postulati 


-  \>2  — 

d'un  utilitario  positivismo  sociale  modera 
Suo.  La  storia  è  pieua  di  episodi  «li  vero 
furio  legale  provocati  da  un  impellente 
bisogno  econojmico  generale  e  perciò  ri- 
conosciuti, a  qualche  distanza  dì  tempo, 
come  indiscutibili  tappe  di  progresso.  Ina- 
sta confrontare  le  esasperate  denunzie 
dei  contemporanei  contro  le  male  arti 
usate  dai  politicanti  speculatori  della  re- 
pubblica cisalpina  per  assorgere  a  di- 
gnità e  funzione  di  doviziosa  borghesi  a 
fondiaria,  con  gli  ammirativi  encomi  tri- 
butati al  rifiorimento  agricolo  del  paese 
dagli  scrittori  di  cinquantanni  dopo  x)  per 
persuaderci  della  divergenza  profonda 
che  spesso  intercede  fra  il  concetto  del 
vantaggio  sociale  ed  il  formalismo  intran- 
sigente di  immutabili  diritti  acquisiti.  E 

*)  Cfr.  A.  Ottolini,  La  seconda  Repubblica  Cisal- 
pina, in  "  Nuova  rivista  storica  „,  II,  3,  4.  Già  d'al- 
tronde, durante  il  regno  italico,  si  avvertiva,  per  chiari 
segni,  l'incremento  dato  all'agricoltura  dalla  avvenuta 
circolazione  dei  possessi.  Cfr.  G.  Pecchio,  Saggio  sto- 
rico sulla  amministrazione  finanziaria  dell' ex-regno 
d'Italia  dal  1802  al  1814,  Torino,  1S52,  pag.  90 
e  segg. 


—  23  — 

discutere  siù  tipi  di  proprietà  prescin- 
dendo dall'efficacia  loro  sullo  incremen- 
to della  produzione  significa  ripetere  l'er- 
rore unilaterale  di  cui  porge  un  saggio 
caratteristico  la  classica  opera  di  Eu- 
stel  de  Coulanges,  nel  suo  tentativo  si- 
stematico di  richiamare  all'esclusivo  fat- 
tore religioso  anche  l'origine  del  libero 
dominio   privato. x) 

Nota  invece  realisticamente  il  Pareto 
che  codesto  problema,  per  esser  tolto  al 
campo  metafisico  e  recato  nello  speri- 
mentale-logico, deve  venir  studiato  in 
base  al  grado  di  civile  prosperità  rag- 
giunto dai  popoli  che,  nell'uno  o  nell'al- 
tro modo,  lo  risolsero. 2)  Unica  via  evi- 
dentemente per  liberare  tale  argomento 
di  scienza  e  di  pratica  da  tutta  la  lette- 
ratura declamatoria,  amplificazione  reto- 
rica fino  all'iperbole  grottesca  del  dog- 
matismo sentimentale  di   Montesquieu  e 

x)  Cfr.  La  cité  antique,  22.°  ed.,  Parigi,  1912,  pag.  62 
e  segg. 

2)  Cfr.  Trattato  di  sociologia  generale,  Firenze,  1916, 
v.  I,  p.  228. 


-  '>4  - 

di  Rousseau;1)  non  meno  che  dall'in- 
gombrante impalcatura  di  sopravvivenze 
giuridiche,  i  residui  delle  quali  eserci- 
tano sulla  percezione  precisa  ed  attuale 
del  fenomeno  un'influenza  deformatrice. 
Mettendoci  da  questo  punto  di  vista 
esclusivo,  e  senza  pretendere,  ripeto,  di 
enunciare  leggi  assolute  ed  immutabili, 
credo  però  riesca  impossibile  negare  una 
singolarissima  signjiicanza  alle  continue 
analogie  che  in  epoche  ed  in  paesi  di- 
versi si  riscontrano  coi  rilievi  desunti  per 
l'Italia  dal  sommario  spoglio  delle  inda- 
gini del  Curis.  Ben  note  a  lui  avrebber 
dovuto  essere,  sopra  ogni  altre,  le  ma- 
gnifiche pagine  in  cui  Guglielmo  Roscher 
eruditamente  descrive,  con  materiale  trat- 
to da  ogni  tempo  e  paese,  l'abbandono 
delle  terre  al  godimento  collettivo  come 
esponente  tipico   di  società  barbariche  e 

J)  Un  saggio  caratteristico  (almeno  per  la  sua  mole)  di 
verbalismo  inconcludente  applicato  alla  soluzione  di  un 
problema  eminentemente  tecnico,  trovasi  nell'oramai  vec- 
chio —  e  d'altronde  meritamente  dimenticato  —  volume 
di  TJ.  Vat/erian,  Lotta  pel  diritto  alla  terra  attraverso 
i  principali  sistemi  politici,  Eoma,  1878. 


—  25  — 

povere  o  decadentemente  raffinate,  dove 
una  classe  dominatrice  ignorante  e  belli- 
cosa, o  gaudente  e  cortigiana  preferisce 
vivere  dei  canoni  corrisposti  dalle  plebi 
coloniche  ;  e  dipinge  il  graduale  elimi- 
narsi di  tale  stato  di  cose  mercè  l'assegna- 
zione, stabilizzazione  e  trasmissione  ere- 
ditaria dei  possessi,  a  mano  a  mano  che 
la  vita  economica  e  sociale  s'emancipa, 
per  cognizioni,  per  abiti,  per  contatti  da 
quello  stato  di  immobilismo  semiselvag- 
gio. !)  Ma  allo  studioso  di  un  problema 
tanto  dibattuto  panni  non  sia  lecito  igno- 
rare i  capitali  contributi  che  ricerche  più 
recenti  han  recalo  alla  tesi,  poderosa- 
mente delineata  dall'insigne  maestro.  Chi 
segua,  per  esempio,  Enrico  Sèe  nelle  sue 
diligenti  ed  acute  esplorazioni  della  sto- 
ria fondiaria  francese  nell'età  di  mezzo 2) 

x)  Cfr.  Economia  dell'agricoltura  e  delle  materie  pri 
me  (ir.  it.),  in  "Biblioteca  dell'economista,,,  s.  :$.a,  voi.  L 
p.  697  e  segg. 

2)  Cfr.  Les  classes  rurales  et  le  regime  domanial  en 
France  au  moyen  àge,  Parigi,  1901,  pp.  490  e  segg.,  659 
e  segg.  Una  serie  di  fenomeni  analoghi  si  osserva  in 
Svezia,  nel  trapasso  dalla  comunità  fondiaria  al  possesso 


—  26  — 

non  può  ;i  meno  di  constatare  che  il  con- 
dominio terriero  per  parte  rli  molti  uten- 
ti, espressione  spontanea  di  un'economia 
torpida  e  localizzata  dalle  barbariche 
condizioni  di  ambiente,  cede  e  si  decom- 
pone automaticamente,  appena  [^progres- 
so demografico,  la  sicurezza  politica,  il 
contatto  con  centri  commerciali  più  at- 
tivi, la  circolazione  delle  classi  dominanti 
tende  a  moltiplicare  i  bisogni  e  ad  in- 
frangere barriere  e  gerarchie  dell'assetto 
medioevalistico.  Sono  ragioni  economiche 
imperiose  quelle  che,  a  dispetto  spesso 
d'una  legislazione  inversamente  orienta- 
ta, tendono  alla  consolidazione  dei  primi 
possessi  individuali  costituiti  sulla  terra 
nobile  a  mezzo  dei  vari  tipi  di  censi. *) 
Ed  è  noto  fino  a  qual  punto  l'emancipa- 

particolare,  correlativamente  al  moltiplicarsi  della  po- 
polazione, bisognosa  di  più  abbondanti  prodotti.  Cfr.  L. 
Beauchet,  Histoire  de  la  propriété  fondere  en  Suède, 
Parigi,  1904,  pp.  13  e  segg. 

a)  Cfr.  C.  Dareste  de  la  Cha  vanne,  Histoire  des  classes 
agricoles  en  France,  2.a  ed.,  Parigi,  p.  282.  Dal  sec.  XVII 
alla  fine  del  XVIII  la  lotta  contro  i  diritti  d'uso  promiscuo 
non  fa  cbe  accentuarsi  e  termina  dovunque  "  a  benefizio 


—  27  — 

zione  totale  della  piccola  e  media  pro- 
prietà borghese  e  contadina  ed  il  suo  ra- 
pido dilatarsi  nella  liquidazione  dei  lati- 
fondi privilegiati  contribuisca,  parecchi 
secoli  dopo,  ad  afforzare  all'interno  ed 
all'estero  il  regime  repubblicano  rivolu- 
zionario ed  a  propiziar  le  masse  rurali  al 
governo  consacratore  del  primo  Napo- 
leone. x) 

Non  meno  istruttiva  riuscirebbe  un'in- 
dagine sullo  sviluppo  di  fenomeni  ana- 
loghi in  Germania,  correlativamente  alla 
rivolta  anabattistica,  il  cui  carattere  e  le 
cui  conseguenze  prevalentemente  religio- 
se troppo   hanno   fatto   dimenticare  agli 

generale  dell'agricoltura  ed  a  danno  particolare  degli 
utenti  „.  Cfr.  G.  d'Avenel,  Paysans  et  ouvriers  depuis 
sept  cents  ans,  3.a  ed.,  Parigi,  1907,  p.  59.  Col  risveglio 
agricolo  del  sec.  XVIII  la  resistenza  ai  dissodamenti,  assai 
tenace  per  parte  di  molte  popolazioni  rurali,  riceve  un 
colpo  mortale.  Cfr.  H.  Sée,  Lcs  classes  rurales  en  Bre- 
tagna du  XVI,;  siede  à  la  Revolution,  Parigi,  1906, 
pp.  208  e  segg. 

*)  Sui  risultati  economici  e  nodali  di  quella  rivoluzione 
agraria,  cfr.  le  esaurienti  conclusioni  di  M.  Marion,  La 
venie  des  biens  nationanx  pendant  la  Revolution,  avec 
étude  speciale  des  ventes  dans  les  départements  de  la 
Gironde  et  du  Cher,  Parigi,  1908,  pp.  412  e  segg. 


-  K8  - 

storici  il  substrato  economico,  onde  pro- 
rompeva L'insurrezione  violenta  delle  ple- 
bi. Anche  qui,  in  realtà,  era  il  moltipli- 
carsi   e    L'arricchirsi    delle    popolazioni, 

particolarmente  urbane,  che,  rompendo  i 
quadri  della  torbida  tstruttura  feudale. 
rendeva  l'alale  la  sottrazione  delle  terre 
ai  melodi  di  godimento  più  sterili,  gra- 
datamente operata,  con  la  soppressione 
delle  antiche  usanze,  dalla  nobiltà  e  dal- 
l'alto clero  assenteista.  Nei  dodici  arti- 
coli formulati  dai  contadini  a  guisa  di 
programma  del  primo  moto  anabattista 
del  1524,  viene  altamente  rivendicato  il 
diritto  di  possedere  la  terra.  «  I  prati  e 
i  pascoli  usurpati  dai  signori  ritornino 
al  comune!»,  intima  minacciosamente 
l'art.  10.°.  Ed  è  la  bandiera  con  cui  le 
masse  agricole  esasperate  affrontano  la 
spietata  repressione,  la  quale,  a  chi  non 
ne  consideri  la  pura  forma,  ma  ponga 
mente  alle  cause  determinatrici  ed  alle 
conseguenze  definitive,  rappresenta  l'ine- 
vitabile prevalere  delle  ragioni  del  pro- 
gresso economico  contro  le  resistenze  tra- 


—  29  — 

dizionalistiche  e  regressive  d'indole  co- 
munistica, primo  terreno  di  propizia  col- 
tura alla  predicazione,  in  origine  reazio- 
naria, della  Riforma. x) 

In  Inghilterra  il  parallelismo  fra  pro- 
gresso agricolo  e  distruzione  della  pro- 
prietà collettiva  o  vincolata  si  afferma 
anche  più  evidente,  dal  momento  in  cui 
si  attenuano  le  condizioni  ambientali  ge- 
neratrici della  «land  community»  dell'età 
di  mezzo.  Gli  storici,  gli  economisti,  i  fi- 
lantropi che.,  da  Fitzherbert  a  Nordau  a 
Marx  ed  a  Rogers,  da  Thomson  a  Oli- 
viero Goldsmith,  ravvisarono  nelle  fami- 
gerate «  inclosures  »  un  reato  di  esosa  ra- 
pacità capitalistica,  non  s'accorsero  che, 
assai  prima  dei  signori,  e  senza  che  il 
fatto  sembrasse  scandaloso  a  chicches- 
sia, i  contadini  stessi,  che  dovevan  ben 
presto  altamente  protestare  contro  l'alle- 
gato arbitrio  altrui,  avevau  reso  omaggio 
per  conto  loro  alle  esigenze  tecniche  de- 

2)  Cfr.  A.  Puviani,  Del  sistema  economico  borghese  in 
rapporto  alla  civiltà,  Bologna,  Zanichelli,  1883,  pp.  90 
e  sego-. 


-  30  — 

terminatoci    del     fenomeno,    sottraendo 

senza  scrupoli  alio  sterilizzante  uso  co- 
mune quanta  terra  potevan  coltivare  sin- 
golarmente, onde  la  vituperata  rivolu- 
zione iniziavasi  per  fallo  spontaneo  dei 
più  sperimentalmente  competenti.1)  pi- 
guardo  allo  svolgimento  ulteriore  del 
grande  trapasso  le  magnifiche  indagini 
del  Gonncr  hanno  recato  alla  superficia- 
lità dei  tradizionali  giudizi  aprioristici  un 
colpo  decisivo.  Confermano  i  suoi  docu- 
menti che  il  discredito  e  il  crescente  ab- 
bandono del  vecchio  sistema  precede, 
nella  coscienza  e  nella  pratica  dei  più  in- 
teressati, l'avvento  graduale  del  nuovo, 
il  quale  si  opera  sotto  l'impero  di  circo- 
stanze agricole  ed  industriali  incompati- 
bili con  quella  arcaica  struttura.  Le  de- 
nunciate «  usurpazioni  »,  sebbene  con  no- 

!)  Cfr.  R.  H.  Tawnet,  The  agrarian  problem  in  the 
sixteenth  century,  Londra,  1912,  pp.  147  e  segg.  Il  rilievo 
contrasta  con  l'asserto  del  Tomolo,  che  i  beni  aperti, 
trapassando  in  proprietà  particolare,  vennero  usurpati 
esclusivamente  dai  signori  e  non  dai  piccoli  coltivatori. 
Cfr.  Trattato  di  economia  politica.  La  produzione,  Fi- 
renze, 1909,  p.  216. 


-  31  - 

tevoli  disparità  locali,  ed  in  forma  e  gra- 
do diverso  secondo  le  epoche  in  cui  si  os- 
servano, determinano  nel  complesso  un 
incremento  e  miglioramento  di  produ- 
zione, *)  a  cui  non  fan  contrasto  se  non 
per  eccezione  gli  allegati  ed  esageratis- 
simi  inconvenienti  demografici  e  sociali. 
Esse  rappresentano  la  via  laboriosa  del- 
l'evoluzione secolare  da  un'agricoltura  co- 
stituita in  vista  del  consumo  locale  esclu- 
sivo dei  suoi  diretti  partecipanti  ad  un'al- 
tra trasformata  in  fonte  di  ricchezza  per 
la  collettività  intiera. 2)   Carattere  essen- 


x)  Anche  gli  storici  politici  ascrivono  a  tale  causa  il 
totale  cambiamento  avvenuto,  in  due  secoli,  nell'aspetto 
rurale  del  paese.  Cfr.  Spencer  Walpole,  A  history  of 
Englancl  from  the  conchtsion  of  the  great  ivar  in  1885, 
Londra,  1890,  p.  l.a,  p.  145.  Si  calcola  che  i  raccolti  medi, 
per  acro,  crebbero  dell'80  %  dal  XVII  al  XVIII  secolo. 

2J  Cfr.  Common  land  and  inclosure,  Londra,  1912, 
pp.  306  e  segg.,  447.  I  4000  e  più  atti  del  Parlamento 
che,  dal  1710  al  1853,  approvano  altrettante  inclosures, 
incominciano  quasi  tutti  con  la  constatazione  della  im- 
possibilità di  migliorare  i  fondi  lasciati  all'uso  promiscuo. 
Cfr.  N.  G.  Pikkson,  Trattato  di  economia  politica  (tr.  it.), 
Torino,  1905,  voi.  II,  p.  443.  Una  definitiva  dimostra- 
zione in  questo  senso  dà  H.  Bradley  in  una  recentissima 
monografia  (The  enclosure  in  England,Coluiìi\>ia,  university 


-  32 

ziale  quest'ultimo  già  Dotato,  col  suo  acu- 
to intuito  sintetico,  dai  Nicholson,  a  pro- 
posito delle  origini  del  movimento,  '  e 
che  si  ripete  dovunque  le  comunità  ru- 
rali primitive  entrano  in  concorrenza  con 


Btudies,  n.°  2,  LXXX.  New  York,  1!M8).  Il  movimento  delle 
cnclosures  fu  per  lungo  tempo  spiegato  coll'aumento  dei 
prezzi  della  lana  dovuto  allo  sviluppo  dell'industria  nei 
seooli  XV  e  XVI,  donde  la  convenienza  dei  landlords  di 
concentrar  l'uso  della  terra  alla  pastura,  distogliendola 
dalla  coltivazione  d'altri  prodotti.  A  questa  ipotesi  con- 
traddice però  il  fatto  che  il  movimento  proseguì  ininter- 
rotto nel  sec.  XVII,  mentre,  fra  il  1440  e  il  1500  il  prezzo 
della  lana  era  ribassato.  Rilevandolo  il  B.  ricerca  la  spie- 
gazione nei  fenomeni  della  produttività  delle  terre,  che 
la  lunga,  secolare  uniformità  di  coltivazione  durante  il 
regime  del  common  field  aveva  esaurite,  perchè  il  tem- 
poraneo coltivatore,  non  essendone  proprietario  perma- 
nente, aveva  interesse  a  sfruttarle  senza  criterio;  mentre 
il  ritorno  alla  pastura  rappresenta  una  provvida  e  ra- 
gionevole restaurazione  del  suolo.  La  tesi  storica  era  già 
stata  accennata,  oltreché  dal  Gonner,  dal  Deuton,  dal 
Gardiner,  dal  Simkhovitch,  che  ispirò  il  Bradley.  Questi 
però  ne  diede  una  trattazione  esauriente,  ampiamente 
documentando  con  studi  sui  prezzi  e  sulle  produttività 
comparative  la  decadenza  economica  disastrosa  della  pro- 
prietà comunistica  e  la  spontaneità  ed  il  vantaggio  della 
sua  eliminazione. 

J)  Cfr.  The  relations  of  rents,  ivages  and  profits  in 
agriculture,  and  their  hearing  on  rural  depopulation, 
Londra,  1906,  pp.  13  e  segg. 


-  33  - 

organismi  dotati  di  energie  più  progres- 
sive ed  espansive. x) 

Tornando  d'altronde  all'Italia,  vi  tro- 
viamo riprodotto  il  problema,  in  termini 
non  dissimili,  nelle  epoche  e  nelle  regioni 
aventi  analogie  più  o  men  pronunciate 
con  quelle  rilevate  altrove. 2)  Mi  basti  ri- 

*)  Ad  interessanti  osservazioni  si  presterebbe,  da  questo 
punto  di  vista,  la  storia  della  decadenza  della  comunità 
di  "  marca  „  germanica,  col  mutar  delle  condizioni  cbe 
l'avevan  originata.  Cfr.  U.  Mazzola,  La  colonizzazione 
interna  in  Prussia,  in  "  Annali  d'agricoltura  „,  1900, 
pp.  16  e  seguenti.  La  distruzione  dell'obera  field  system, 
promossa  da  varie  leggi  dal  1821  e  specialmente  dal  1850 
in  poi,  rinnovò  anche  qui  la  fisionomia  agricola  del  paese. 
Cfr.  G.  Schòmberg,  Handbuch  cler  politischen  Oekonomie, 
Tubinga,  1882,  pp.  604  e  segg. 

2)  Della  coscienza  che  diffondevasi  anche  in  Italia, 
agli  inizi  del  sec.  XIX,  della  convenienza  sociale  di  deli- 
mitare e  riservare  rigorosamente  i  fondi  è  documento  il 
saggio,  allora  assai  reputato,  di  G.  Armellini  (Le  leggi 
protettrici  dell'agricoltura,  ossia  l'agricoltura  considerata 
sotto  il  rapporto  del  diritto  romano  e  delle  Due  Sicilie, 
2.a  ed.,  Teramo,  1837),  dove  la  chiusura  dei  fondi  rustici 
è  rappresentata  come  fattore  riconosciuto  di  progrediente 
civiltà,  rilevandosi  il  singolare  apprezzamento  che  ne 
deriva  agli  stabili  ed  il  mutato  aspetto  che,  poco  dopo 
l'operazione,  i  medesimi  presentano  (pp.  93  e  seguenti). 
Verso  la  stessa  epoca  C.  Afan  de  Rivera   insisteva   sui 

Prato.  La  terra.  3 


-  34  -  | 

cordare  la  Larga  agitazione  a  cui  la  fa- 
coltà di  chiusura  dei  terreni,  concessa 
dall'editto   (5   ottobre    1820,   diede    luogo 

in  Sardegna,  regnanti  Carlo  Felice  e 
Carlo  Alberto,  protraendosi  assai  olire 
la  legge  cavouriana  del  15  aprile  1 N 5 1  ? 
abolitrice  del  comunismo  di  pascolo  ed 
instauratrice  del  sistema  della  proprietà 
perfetta.  La  testimonianza  autorevolissi- 
ma di  Alberto  della  Marmora  ci  dice  a 
quale  profondo  bisogno  rispondessero 
delle  provvidenze  intese  a  favorire  il  pas- 
saggio dallo  stadio  pastorale  all'agricolo 
propriamente  detto  ;  ma  riferisce  in  pari 
tempo  le  prime  resistenze  furiose  dei  mi- 
soneismi turbati  e  degli  interessi  offesi. l) 
Queste  non  disarmano  allorché  il  codice 

danni  recati  all'agricoltura  siciliana  dai  tenaci,  ed  ormai 
ingiustificati,  diritti  di  condominio,  la  devastazione  che 
ne  derivava  ai  boschi,  l'impedimento  ad  ogni  fruttifera 
miglioria,  e  ne  invocava  la  fine  come  di  manifesto  ana- 
cronismo. Cfr.  Considerazioni  su  i  mezzi  da  restituire 
il  valore  proprio  ai  doni  che  ha  la  natura  largamente 
conceduti  al  regno  delle  Due  Sicilie,  Napoli,  1832,  vv.  II, 
pp.  75  e  .segg.;  ID,  pp.  71  e  segg. 

x)  Cfr.   Voyage  en  Sardaigne  de  1819  à  1825,  Parigi, 
1826,  pp.  385  e  segg. 


—  35  — 

albertino  riconsacra  ed  accentua  il  libe- 
rale indirizzo,  e  trovano  anche  negli  am- 
bienti intellettuali  dell'isola  dei  ferventi 
difensori,  *)  sebbene  i  vantaggi  economi- 
ci della  riforma,  là  dove  ebbe  esecuzio- 
ne, non  sian  dubbi. 2)  Oggi  ancora  il  te- 
nace contrasto  a  quelle  innovazioni  non 
manca  di  apologisti,  non  meno  unilate- 
rali (e  spesso  anche  assai  più  avventati) 
del  Curis  nella  considerazione  esclusiva 
dell'aspetto  giuridico  del  problema. 3) 

Riservandomi  di   illustrare   più  larga- 
mente l'interessante  episodio, d)  mi  limito 


!)  Fra  gli  altri  G.  B.  Tu  veri.  Cfr.  G.  Solari,  II  pen- 
siero politico  di  G.  B.  Tuveri  (Un  monarcomaco  sardo 
del  sec.  XIX),  Cagliari,  1915,  pp.  56,  102  e  segg. 

2)  Cfr.  C.  Baudi  di  Vesme.  Considerazioni  politiche  ed 
economiche  sitila  Sardegna,  Torino,  1848,  pp.  14  e  segg., 
29  e  segg. 

3)  Tala  P.  Makica,  nelle  note  illustrative  all'Itinerario 
dell'Isola  di  Sardegna,  del  La  Marmoka,  da  lui  oppor- 
tunamente ripubblicato  (v.  I.  Caserta,  1918,  p.  liv  e  se- 
guenti n.).  L'opera  utilissima  riceverebbe  singoiar  pregio 
da  un  senso  di  obbiettività  e  sobrietà  più  scientifico  nei 
continui  richiami  alle  condizioni  presenti. 

4)  In  un  volume  di  prossima  pubblicazione,  dal  titolo  : 
Dottrine  e  fatti  economici  alla  vigilia  del  1848.  L'As- 
sociazione agraria  subalpina  e  Camillo  Cavour. 


16  - 

;id  osservare  che  esso  è  assai  istruttivo 
a  doppio  lilolo:  come  conferma  per  un 
verso  dell'inibitorio  ostacolo  che  la  con- 
servazione della  proprietà  comune  crea 
e  mantiene  al  risveglio  agricolo;  e  come 
documento  per  l'altro  della  poca  efficacia 
in  questo  campo,  così  nell'uno  come  nel- 
l'altro senso,  eli  misure  coercitive,  che 
tentino  di  violentare,  arrestando  il  mo- 
vimento o  prematuramente  accelerando- 
lo, il  gioco  spontaneo  di  forze  ribelli  a 
qual inique  artificialità  di  compressione. 
Se  invero  esiste  dimostrazione  per  la 
quale  la  controprova  si  presenti  avvalo- 
rata di  suggestivi  'argomenti,  panni  la 
nostra  ne  porga  un  caratteristico  saggio. 
Troppo  sarebbe  agevole  enumerare  i  casi 
frequentissimi  in  cui  il  procedimento  in- 
verso a  quello  finora  rilevato  —  e  cioè 
il  proposito  di  ripartire,  per  virtù  di  leg- 
ge, la  terra  fra  numerosi  possessori  li- 
beri —  incontrò  mi  insuccesso  perfetta- 
mente paragonabile  all'inutilità  consta- 
tata di  opporsi  all'appropriazione  priva- 
ta, allorché  questa  avvenga  naturalmen- 


—  37  — 

te.  *)  Numerosi  esempi  ne  offre,  in  par- 
ticolar  modo,  la  storia  di  Roma,  nella 
quale  al  fallimento  degli  sforzi  fatti  per 
diffondere  con  concessioni  l'appodera- 
mento individuale  subito  dopo  la  guerra 
annibalica2)  seguono  a  breve  scadenza 
le  illusioni  non  men  vane  dei  Gracchi, 
frustrate  sopratutto  dalla  difficoltà  di  tro- 
var cittadini  disposti  ed  adatti  all'agri- 
coltura;3) ostacolo  nuovamente  incontra- 
to, in  forma  sempre  più  proibitiva,  dai 
diversi  imperatori,  nelle  ripetute  provvi- 
denze per  allottare,  colonizzare,  render 
fruttifere  le  terre  pubbliche;4)  e  risorto, 

x)  Sfoggiare  erudizione  sarebbe,  in  questa  materia  più 
ebe  in  qualunque  altra,  facilissimo.  Potremmo  risalire 
fino  agli  insuccessi  delle  antichissime  dinastie  cinesi  nei 
tentativi  di  riordinare,  secondo  piani  di  presunta  utilità 
generale,  la  proprietà  fondiaria,  ripartita  nel  senso  del 
maggior  tornaconto  economico  da  una  serie  di  spontanei 
trapassi.  Cfr.  S.  Cognetti  de  Martiis,  Socialismo  antico, 
Torino,  1889,  pp.  313  e  segg. 

2)  Cfr.  E.  Ciccotti,  Le  dèditi  de  Vesclavage  antique 
(tr.  fr.),  Parigi,  1910,  pp.  272  e  segg. 

3)  Cfr.  G.  Pacchioni,  Corso  di  diritto  romano,  v.  I, 
2.a  ed.,  Torino,  1918,  pp.  119. 

4)  Cfr.  Curis,  Usi  civici,  proprietà  collettive  e  lati- 
fondi nell'Italia  centrale  e  nell'Emilia,  pp.  48,  74, 


38  — 

in  l'i  i  Lale  M  mi   ,i  ..,., 

versa,  molti  secoli  dopo,  allorché  il 
verno  di  Giuseppe  Bonaparte  e  di  Murai 
dapprima,1)  L'italiano  ]>oi,  si  illusero  di 
moltiplicare,  con  Ja  ripartizione  (tei  de- 
mani la  piccola  proprietà  nel  Mezzogior- 
no;2) e  quando,  con  metodi  più  scienti- 
ficamente sistematici,  la  Prussia  si  pro- 
pose parecchie  volle  lo  stesso  scopo  dal 

2)  Cfr.  L.  Bianchini,  Della  storia  delle  finanze  del  re- 
gno di  Napoli,  3."  ed.,  Napoli,  1859,  lib.  VII,  cap.  2°,  §  1.°; 
R.  Trifone,  Feudi  e  demani;  eversione  della  feudalità 
nelle  provinole  napoletane,  Milano,  1909,  pp.  366  e  segg. 

2)  Cfr.  A.  Salandra,  "  Sai  demani  comunali  nelle  Pro- 
vincie del  Mezzogiorno „,  in  Politica  e  legislazione,  Bari, 
1915.  pp.  261  e  seg.  ;  G.  Valenti,  "L'enfiteusi  e  la  que- 
stione agraria,,,  in  Studi  di  politica  agraria,  Roma,  1914; 
e  F.  Aguet,  La  terra  ai  contadini.  Il  passato,  il  pre- 
sente e  l'avvenire  della  proprietà  in  Italia,  Roma,  1919, 
pp.  28  e  segg,  59  e  segg. 

La  relazione  Mortara  qualifica  anch'essa  di  "  disastrosi  „ 
i  risultati  di  quella  operazione  (p.  12);  l'esperienza  della 
quale  indusse  ad  abbandonare  i  sistemi  dell'allottamento 
puro  e  semplice,  sostituendoli,  nelle  speranze  di  nume- 
rosi progettisti,  con  più  complesse  operazioni  di  coloniz- 
zazione agraria  di  vario  tipo  (concessione  di  terre  inte- 
grata da  organizzazione  del  credito).  Dal  disegno  Gri- 
maldi del  1887  a  quello  Pantano  del  1906,  rifuso  ed 
esteso  nel  1917  furono  continue  le  proposte  ispirate  a 
tali  criteri,  sebbene  con  diversità  notevolissime  di  esten- 


-  39  — 

1835  al  1840.  *)  Consentendo  in  parte 
con  Emilio  de  Laveleye  nell' ammettere 
che  la  preferibilità  da  accordarsi  alla  pro- 
prietà privata  sulla  collettiva  non  è, 
economicamente  parlando,  assoluta,  cia- 
scuna forma  rispondendo  a  particolari 
esigenze  di  produzione  e  di  ambiente, 2) 
Ghino  Valenti  ha  affermata  sopratutto 
una  verità  storica,  che  dai  fatti  or  ricor- 
dati, tanto  nell'imo  che  nell'altro  senso, 
riceve  indiscutibile  conforto.  Reazioni  na- 
turali si  sprigionano  invero,  in  questo 
campo  anche  più  prontamente  e  visibil- 
mente che  in  altri,  da  conati  di  violenza 
non  consentanei  al  principio  del  torna- 
conto. E  voler  applicare  al  problema  cri- 
teri di  secolare  prescrizione  acquisitiva 
prescindenti  dal  concetto  socialmente  uti- 


sione  e  di  metodi.  Cfr.  per  un  elenco  analitico  :  B.  Bro- 
schi,  "  Il  credito  per  la  colonizzazione  interna  „,  in  Ri- 
vista di  scienza  bancaria  e  di  economia  attuariale  e 
commerciale,  ottobre-dicembre  1918. 

1)  Cfr.  Mazzola,  La  colonizzazione  interna  in  Prussia, 
pp.  164  e  seguenti. 

2)  Cfr.  Principii  di  scienza  economica,  3."  ed.,  Firenze, 
1918,  v.  II,  pp.  410  e  segg. 


—  40  — 

litario  presente  equivale  a  ripetere  con 
intenti  inversi,  la  superstizione  del  ca- 
rattere sacro  »  della  proprietà  privata 
del  suolo,  già  denunciata  e  combattuta 
(l«i  Stuart  Alili,  i)  Titoli  di  legittimità  in- 
violabile non  esistono,  per  la  [erra  come 
per  qualunque  altra  forma  di  ricchezza, 
se  non  in  quanto  L'espropriazione  di  di- 
ritti legalmente  acquisiti  comporti  un  in- 
dennizzo regolato  dalia  legge  comune. 
Onde  soltanto  ad  un  accertamento  di 
fatto  può  tendere  vantaggiosamente  una 
consultazione  storica  realmente  ammae- 
stratrice:  a  stabilire,  cioè,  a  quali  stadi 
dell'evoluzione  economica,  a  che  postu- 
lati della  pratica  agronomica,  a  che  li- 
vello di  civiltà  rispondano,  nelle  varie 
loro  incarnazioni,  le  due  forme  in  pre- 
senza, ed  in  qual  modo  e  misura  il  vi- 
cendevole esperimento  loro  si  ripercuota 
sul  benessere  sociale.  Fuori  che  così  si 
accumulano  delle  notizie  erudite,  a  im- 
pressionante documentazione  di  un  dot- 

l)  Cfr,  Principles  of  politicai  economi/,  II,  2,  §  5  e  segg. 


—  41  - 

to  memoriale  di  parte,  ma  non  si  muove 
un  passo  verso  le  soluzioni  obbiettive  e 
positive  che,  in  tema  di  tal  portata,  ab- 
biam  dovere  di  proporci. 

L'inconsapevolezza  di  questa  verità  es- 
senziale traspare  —  s'io  ben  m'appongo 
—  ad  ogni  passo  delle  argomentazioni 
sottili  di  cui  s'intesse  la  relazione  Mor- 
tara,  monumento  di  virtuosità  giuridica 
in  difesa  d'una  tesi  assai  più  politica  che 
economica. 

L'ossequio  all'autorità  del  fatto  storico 
vi  è,  per  un  lato,  così  grande  da  far  dero- 
gare al  concetto  della  prescrizione  comu- 
ne, dichiarando  non  estinti  gli  usi  civici 
da  tempo  abbandonati,  di  cui  si  possa 
provare  comunque  l'esercizio  entro  i  100 
od  i  60  anni  (secondo  trattisi  di  lerrle 
feudali  o  no)  anteriori  alla  legge.  *)  Poi- 
ché però,  d'altro  canto,  la  prova  del  fat- 
to   riuscirebbe   in    molti    casi   costosa   'e 

J)  Cfr.  Relazione,  p.  7  e  segg.,  Disegno  di  legge,  art.  6. 
Le  leggi  del  1888  e  del  1894  avevano  invece  riconosciuto 
il  valore  delle  mutazioni  spontanee  determinate  dall'evo- 
luzione economica  nei  sistemi  di  godimento,  dichiarando 
esistenti  soltanto  gli  usi  tuttora  in  esercizio. 


—  42  — 

malagevole  per  le  vie  ordinarie,  si  pensa 

bene  di  sopprimerne,  a  danno  d'una  sola 
parte,  le  guarenzie  formali,  adottando  un 
sistema  di  prove  testimoniali  che,  dato 
il  numero,  la  comunanza  d'interessi  e 
l'organizzazione  dei  rivendicanti,  deve 
tradursi,  in  pratica,  nella  pura  e  semplice 
ratifica  di  qualsiasi  asserzione  loro  (p.  <S 
e  art.  6).  Rimane  tuttavia  il  rischio  che  il 
magistrato  comune,  vittima  di  una  menta- 
lità fossilizzata  in  vieti  pregiudizi,  ricusi 
talvolta  di  entrare  pienamente  nello  spi- 
rito di  questa  procedura  democratica.  On- 
de la  necessità  del  giudice  speciale  (p.  16, 
art.  48  e  seg.),  il  vecchio  istituto  del  di- 
spotismo, che^  bandito  dal  movimento  li- 
berale del  secolo  scorso,  risorge  da  ogni 
parte  con  la  moderna  legislazione  con- 
sacratrice  dell'arbitrio  burocratico.  *)  Se 
non  che,  ancora  potrebbe  accadere  che 
perfino  le  giunte  d'arbitri,  non  sufficiente- 

J)  È  singolare  il  motivo  addotto  a  giustificare  il  prov- 
vedimento; la  possibilità,  cioè,  che  la  giurisprudenza  dei 
tribunali  e  delle  corti  non  risulti  coerente  ed  uniforme. 
Come  se  ciò  non  avvenisse  quotidianamente  in  tutti  gli 
altri  rapporti  e  negozi  ! 


-  43  - 

mente  coscienti  dello  scopo  espropriatore 
della  legge,  stimassero  in  qualche  caso 
al  disotto  dei  desideri  degli  interessati  il 
valore  della  quota  di  dominio  da  asse- 
gnarsi loro  sul  fondo  ;  da  cui  l'opportu- 
nità di  educarne  il  criterio  equitativo,  co- 
stringendolo entro  limiti  ben  precisi  e, 
nei  minimi,  immensamente  superiori  a 
quelli  risultanti  dai  giudizi  pronunziati  in 
base  alle  leggi  vigenti  (p.  11,  art.  9)  ;  x)  i 
quali  divengono  d'altronde,  da  oggi,  sog- 
getti a  revisione,  essendo  le  terre  testé 
affrancate  classificate  prime  fra  quelle 
da  assoggettarsi  ai  nuovo  procedimento 
(p.  14,  art.  12).  Un  ultimo  pericolo  sussi- 
ste, ed  è  che  l'azione,  pure  spogliata  di 

*)  Confessa  il  relatore  che  a  ciò  si  giunse  sperimen- 
talmente, cioè  constatando  l'insufficienza  delle  assegna- 
zioni prima  d'ora  pronunciate.  Da  una  tabella  annessa 
risulta  che  i  terreni  assegnati  alla  popolazione  in  20  co- 
muni laziali,  mediante  l'affrancazione  stabilita  dalle  leggi 
vigenti,  raggiunsero  la  superficie  di  appena  5913  ea.,  su 
33  990  soggetti  a  servitù  civiche.  A  questa  proporzione, 
di  poco  inferiore  a  y6,  il  progetto  attuale  sostituisce 
quella  di  %  a  %  per  gli  usi  principali  (semina,  legna- 
tico, pascolo),  e  di  Va  a  4/5,  ove  concorrano  anche  usi 
secondari  (spigatico,  abbeverare,  attinger  acque,  cavar 
pietre,  ecc.), 


—  44  - 

ogni  formalità  ritardante,  risulti  tuttavia 
troppo  lenta  in  confronto  alle  impazieu 
ze  invaditricij  col   rischio  per  queste  di 

rimanere  finalmente  deluse  di  fronte  al- 
l'evidenza dell'eventuale  altrui  diritto.  Si 
crei  dunque  preventivamente,  con  ardi- 
mento rivoluzionario,  il  fatto  compiuto, 
consegnando  subito  alle  associazioni  il 
richiesto  possesso,  salvo  ad  attenderne 
la  ratifica  col  rito  prescritto  (p.  lòeseg.)- 
Penseranno  ben  loro  gli  utenti,  una  volta 
insediali  sui  beni,  a  non  lasciarsene  spo- 
gliare, ove  la  sentenza  finale  dovesse 
deludere  le  benevole  speranze  del  legi- 
slatore. In  paesi  dove  è  spesso  arduo  pro- 
blema il  semplice  sgombro  per  licenzia- 
mento d'una  famiglia  colonica,  lo  sfratto 
di  una  popolazione  intiera  renderà  certo 
incline  a  transigere  anche  il  più  efferato 
dei  proprietari! 

Attribuire  intenzioni  così  subdole  alle 
ostentate  ed  iterate  dichiarazioni  di  scru- 
polosa imparzialità  del  progetto  non  è 
supposto  temerario  ove  si  pensi  ai  colpo 
di   sorpresa   tentato    dalla   commissione. 


—  45  — 

col  suo  voto  del  24  gennaio  1918  (p.  22), 
per  sottrarlo  al  controllo  del  parlamen- 
to, e  quando,  meglio  ancora,  si  ponga 
mente  al  carattere  generale  del  piano,  da 
capo  a  fondo  ispirato  all'unico  scopo  di 
giustificare  e  sanzionare  e  prontamente 
attuare  l'appropriazione  per  parte  dei 
contadini  delle  terre  contese,  torcendo, 
con  somma  maestria  dialettica,  i  principi 
di  diritto,  spesso  fino  a  capovolgerne  il 
tradizionale  pacifico  significato. 

Della  quale  arte  deformatrice  confesso 
ch'io  sarei  disposto  a  non  scandalizzarmi 
oltre  misura,  se  l'adattamento  delle  vec- 
chie formule  ad  istituti  diametralmente 
contrari  allo  spirito  delle  medesime  av- 
venisse, anziché  in  servizio  dell'opportu- 
nità politica,  in  senso  correlativo  ad  un 
progresso  economico  consacrato  dall'e- 
sperienza. Ma  qui  trattasi  invece  proprio 
dell'inverso  ;  tendendo  tutto  intiero  il  pro- 
getto a  restaurare  rapporti  e  vincoli  ar- 
caici, sempre  meno  compatibili  con  una 
struttura  produttiva  ad  alta  efficienza  e 
perciò   gradatamente   eliminati   dalla   se- 


-  40  — 

lezione  naturale.  Il  clic  segue,  coinè  ho 
premesso,  per  la  dimenticanza  assoluta  in 
cui  i  parlamentari,  i  giuristi  ed  i  burocra- 
tici autori  dello  studio  lasciarono  deli- 
beratamente il  criterio  economico  nella 
vallila/Jone  di  un  problema  in  cui  tale 
carattere  doveva  pure  riconoscersi  pre- 
ponderante. 

Non  altrimenti  si  spiega  il  dichiarato 
proposito  di  risuscitare  il  mcdioevale  or- 
ganismo di  un'economia  d'uso  in  seno  a'd 
una  società  avviata  verso  tipi  sempre  più 
perfetti  di  economia  di  scambio,  e  di  di- 
fendere l' anacronistico  edificio  contro 
l'influsso  dissolvente  delle  mille  forze  am- 
bientali con  una  serie  di  prescrizioni  fos- 
silizzanti, intese  a  fissarlo  sempiterna- 
mente dei  lineamenti  tracciati  dai  suoi 
ideatori  —  inalienabilità  dei  beni  (arti- 
colo 11);  divieto  di  ripartizione  in  pro- 
prietà fra  gli  utenti  (p.  11),  ecc.  — 1)  Né 

x)  La  soluzione  data  al  problema  degli  usi  civici  tiene 
d'altronde  scarso  conto  della  mutevolezza  loro  nel  tempo, 
in  rapporto  alle  condizioni  locali  ed  al  numero  degli 
aventi  diritto.  Tale  non  era  certo  la  figura  giuridica  ed 
economica  dell'istituto  nel  passato  storico  che  si  invoca. 


—  47  — 

diversamente  può  intendersi  la  strana 
contraddizione  per  la  quale,  nel  nome  di 
precedenti  locali  che  i  loro  stessi  apolo- 
gisti descrivono  assai  vari  da  regione  a 
regione, x)  si  vuole  dar  vita  a  un  comuni- 
smo agrario  militarizzato  sotto  un'im- 
pronta uniforme  ; 2)  e  si  giustifica  la  cu- 
riosa predilezione  di  codesti  esaltatori 
della  tradizione  italica   ed  avversari  del 

Più  correttamente  avvertiva,  anni  addietro,  R.  Trifone: 
"  Rispettando  gli  usi  civici,  bisogna  dare  ad  essi  quella 
elasticità  di  movimenti  che  è  insita  nella  loro  natura. 
Una  limitazione  preventiva  alla  estensione  di  ogni  sin- 
golo uso  ed  al  numero  degli  utenti  sarebbe  irrazionale, 
antigiuridica  e  non  rispondente  alle  tradizioni  storiche 
che  li  accompagnano  „.  Cfr.  I  demani  comunali  e  gli  usi 
civici  in  rapporto  con  la  legislazione  forestale,  in  "  Atti 
del  3.°  Congresso  forestale  italiano  „,  Portici,  1914,  p.  10 
dell'estratto.  Lo  stesso  autore  subordina  la  legittimità 
del  possesso  collettivo  al  criterio  economico  del  più  alto 
grado  di  rendimento,  escludendola  dove  l'evoluzione  già 
ebbe  ad  eliminarla. 

*)  Cfr.  Curis,  Usi  civici,  proprietà  collettive  e  lati, 
fondi  nell'Italia  centrale  e  nell'Emilia,  p.  xvm. 

2)  "  Le  eterne  questioni  intorno  ai  diritti  d'usi  civici, 
scriveva  testé  un  prefetto,  più  che  con  leggi  generali, 
che  male  possono  conciliare  interessi  così  diversi  da  luogo 
a  luogo,  posson  sperare  di  risolversi  gradualmente  caso 
per  caso,  con  soluzioni  ben  ideate  „.  Cfr.  B.  Scelsi,  Il  cre- 
dito ai  lavoratori.  Proposta  di  una  legge  innovatrice,  To- 
rino, 1918,  p.  42. 


-  48  - 

latifondismo  verso  un  sistema  che  gii  sto- 
rici ci  descrivono  emergente  da  quest'ul- 
timo in  (empi  di  marasma  economico,  in 
stretto  connubio  con  le  più  autentiche  de- 
rivazioni germanistiche;1  e  clic,  là  dove  è 
tuttora  integralmente  conservato,  si  rende 
visibile  nell'inciviltà  profonda  degli  iso- 
lati territori  e  delle  semi-selvaggie  genti 
che  non  smisero  da  secoli  di  praticarlo.2; 
Se  occorresse  d'altronde  una  confessio- 
ne più  esplicita  della  manifesta  trascu- 
ranza  del  fattore  economico  che  distingue 
il  progetto,  tornerebbe  agevole  scorgerla 
negli  articoli  finanziari  del  medesimo, 
escludenti  il  pagamento  del  prezzo  di 
espropriazione,  per  la  difficoltà  per  lo 
stato  «di  sistemar  le  garanzie  per  il  rim- 
borso» (p.  10),  e  calcolanti  rassegnata- 
mente sopra  un  disavanzo  cronico  (a  ca- 

:)  Cfr.  Cckis,  Usi  civici  proprietà  collettive  e  latifondi 
nell'Italia  centrale  e  nell'Emilia,  pp.  69  e  seg.,  123. 
Per  l'intima  parentela  originaria  fra  uso  promiscuo  e 
latifondo  signorile,  cfr.  anche  Fustel  de  Coclanges, 
Histoire  des  institutions  politiques  de  l'ancienne  France, 
p.  l.a,  pp.  80  e  seg.,  216. 

*)  Cfr.  Curis,  Usi  cilici,  proprietà  collettive  e  lati- 
fondi nell'Italia  centrale  e  nell'Emilia,  p.  314. 


—  49  — 

rico  dello  stato)  delle  associazioni  agra- 
rie, già  favorite  nei  loro  mutui  da  un  sag- 
gio di  interesse  inferiore  al  corrente  (arti- 
coli 60,  64).  Come,  di  fronte  a  ciò,  negare 
almeno  un'apparenza  di  ragione  alle  criti- 
che più  violente,  che  null'altro  vogliono 
ravvisare  nel  dibattuto  piano  fuorché  un 
incosciente  attentato  al  miglioramento 
agricolo  ed  una  gratuita  offesa  al  diritto 
privato,  in  obbedienza  al  ricatto  demago- 
gico ?  *-) 

La  verità  è  che  analogie  caratteristiche 
richiamano  queste  proposte  ad  uno  sche- 
ma di  riforma  elaborato,  anni  addietro, 
da  un  dichiarato  interprete  di  idee  estre- 
me, subito  accolte,  distribuendo  per  pro- 
paganda l'operetta,  dall'organo  del  socia- 
lismo ufficiale. 2)  Trattasi  di  parentela  per 
più  versi  troppo  intima  per  apparire  pu- 
ramente accidentale,  ove  si  prescinda  da 
parecchie  modalità  esecutorie   o  formali 

1)  Cfr.  Guerrazzi,  Una  legge  agraria  sbagliata,  p.  70 
e  segg.  dell'estratto. 

2)  Cfr.  L.  Pavese,  Le  terre  incolte  d'Italia.  Il  pro- 
blema e  una  sua  soluzione  basata  sull'azione  sociale  e 
la  cooperazione,  Torino,  1899,  p.  141  e  segg. 

Prato.  La  terra.  4 


-  50  - 

e  da  disposizioni  particolari,  quali  il  sug- 
gerito l'urto  del  l'ondo  del  Consorzio  na- 
zionale. Sola  differenza  essenziale:  l'au- 
torità dei  proponenti  e  l'imponenza  del- 
l'apparato giuridico  giuslil'icatore.  Il  vo- 
lonteroso e  mi  po'  ingenuo  «agronomo», 
che  nel  1899  si  vantava  di  aver  scoperto 
«l'ovo  di  Colombo»  consigliando  allo 
stato  l'espropriazione  senza  congrua  e 
immediata  indennità  (p.  150  e  seg.),  non 
poteva  certo  sperare  ai  suoi  ardimenti 
novatori  la  consacrazione  di  sì  augusti 
consensi.  Giustizia  vuole  si  aggiunga  però 
che  l'idea  della  comunità  obbligatoria  di 
utenti,  da  lui  sommariamente  adombrata 
e  riprodotta,  con  maggior  precisione,  nel- 
l'odierno progetto,  piuttosto  che  balzare 
spontanea,  come  si  vorrebbe  far  credere, 
dal  nostro  passato  sociale  e  giuridico,  ric- 
co di  ben  altri  elementi,  trova  esempio 
in  forme  tuttora  esistenti  in  paesi  di  ci- 
viltà arretrata,  che  offron  campi  di  os- 
servazioni preziose  allo  studio  degli  ef- 
fetti pratici  del  sistema.  Quante  analo- 
gie presenti  fra  l'altro  l'università  agraria 


—  51  — 

qui  proposta  con  le  comunità  di  villaggio 
emerse  in  Russia  dall'ordinamento  eman- 
cipatore del  18G1  non  è  chi  non  veda. 
Ma  è  noto  quale  crisi  dissolvente  avesse 
subito  il  mir  alla  vigilia  dei  tragici  eventi 
che  finirono  per  abbandonare  quell'infe- 
lice popolo  al  despotismo  tartarico  di 
una  masnada  di  criminali.  Prima  assai 
che  gli  ukase  del  1905  ne  regolassero  la 
liquidazione  legale,  questa  s'era  venuta 
insensibilmente  operando  per  processo 
interno  di  irresistibile  disgregazione.  Nes- 
suno meglio  del  Piersori  ne  sintetizzò  le 
cause,  degne  di  profonda  meditazione  pei 
nostri  riformatori:  «I  punti  che  occorre 
mettere  in .  luce  sono  quelli  da  cui  può 
risultare  quali  cause  contribuiscano  al 
mantenimento  della  proprietà  fondiaria 
collettiva,  e  quali,  al  contrario,  tendano 
a  farla  trasformare  gradatamente  in  pro- 
prietà individuali;  alle  prime  apparten- 
gono gli  oneri  gravi  e  la  solidarietà  col- 
lettiva; alle  seconde  appartiene  tutto  ciò 
che  porta  benessere  alla  popolazione.  L'e- 
sperienza ha  dimostrato  ciò  chiaramente 


in  Russia  e  lo  dimostra  ancora  quotidia- 
namente. Vi  sono  regioni  in  cui  il  pos- 
sesso collettivo  esiste  ancora  poco  meno 
che  di  nome  o  almeno  ha  perduto  il  trat- 
to caratteristico...;  sono  le  regioni  in  cui 
diventano  ogni  giorno  più  forti  gli  inte- 
ressi che  si  oppongono  alla  divisione 
periodica  del  terreno.  Ce  ne  sono  altre, 
in  cui  il  possesso  comunale  non  mostra 
alcun  segno  di  decadenza:  sono  le  Pro- 
vincie più  povere.  Molto  si  è  scritto  sul- 
l'influenza del  possesso  collettivo  sul  be- 
nessere; non  è  meno  importante  inda- 
gare l'influenza  del  benessere  sul  pos- 
sesso collettivo,  e  la  verità  si  scopre  qui 
molto  più  presto.  Questa  forma  di  pos- 
sesso conduca  o  non  conduca  alla  mise- 
ria, certo  la  miseria  lo  tiene  in  piedi.... 
Se  si  considera  bene  tutto  ciò,  cessa  quasi 
di  essere  un  problema  quello  della  con- 
dotta dello  Stato  verso  un/  tale  istituto. 
Un  popolo  che  sia  fortemente  sviluppato 
diventa  da  sé  disadatto  al  possesso  col- 
lettivo; la  divisione  periodica  cade  in 
disuso;   sorgono   diritti  sul   terreno,   che 


—  53  — 

ognuno  rispetta,  e  questi  diritti  acqui- 
stano un  valore  venale,  cosicché,  in  con- 
clusione, non  hanno  bisogno  che  di  un 
altro  nome  per  essere  diritti  di  proprie- 
tà. Si  consideri  sotto  la  medesima  luce 
anche  la  questione,  se  il  possesso  fon- 
diario collettivo  sia  un  ostacolo  al  mi- 
glioramento del  terreno  e  per  questa  ra- 
gione adisca  dannosamente  alla  produ- 
zione. Per  il  miglioramento  della  coltura 
agricola  sono  necessarie  tre  cose:  la  po- 
polazione deve  desiderarlo,  deve  posse- 
dere energia  e  cognizioni  per  agire  se- 
condo questo  desiderio,  e  non  essere  pri- 
va dei  mezzi  materiali  che  si  richieggono 
per  tale  scopo.  Se  mancano  queste  tre 
cose,  e  anzi  se  ne  mancasse  una  sola,  non 
avranno  luogo  miglioramenti,  qualunque 
sia  il  sistema  di  proprietà  fondiaria  in 
uso.  Ma,  quando  queste  condizioni  sono 
soddisfatte,  tutto  ciò  che  ostacola  i  mi- 
glioramenti non  si  tollera  più.  I  contadini 
intelligenti,  capaci  e  provveduti  di  capi- 
tale non  sopportano  più  a  lungo  di  essere 
messi,  dopo  aver  trattato  il  loro  terreno 


—  54  — 

conic  si  conviene,  nel  possesso  di  un  al- 
tro terreno;  essi  insistono  per  il  pro- 
lungamento dei  lei-mini  del  possesso:  ma 
ogni  proroga,  a  lungo  andare,  sembra 
loro  troppo  breve  e  il  diritto  di  proprietà 
individuale  diventa  lo  scopo  che  cercano 
di  raggiungere».1) 

Senza  seguire  l'insigne  economista  nei 
non  dissimili  rilievi  che  gli  suggerisce  la 
storia  della  proprietà  comunistica  di  Gia- 
va?  ricorderò   solo   che,   anche  in   Italia, 

J)  Cfr.  Trattato  di  economia  politica,  v.  II,  p.  610  e 
segg.  Sulle  carne  di  decadenza  organica  del  mir,  cfr.  anche 
G.  Alfassa,  La  crise  agraire  en  Russie.  Quarante  ans 
de  propriété  collective,  Parigi,  1903,  p.  39  e  segg.;  e 
V.  Thery,  La  transformation  économique  de  la  Russie, 
Parigi,  1914,  p.  21  e  segg.  Allorché  sarà  possibile  scri- 
vere la  storia  autentica  del  cataclisma  bolscevico,  si  scor- 
gerà più  esattamente,  ciò  che  fin  d'ora,  in  blocco,  indub- 
biamente risulta,  che  l'acquiescenza  dei  contadini  al  nuovo 
regime  ebbe  per  causa,  non  il  carattere  comunistico  delle 
imposte  riforme,  bensì  la  consolidazione  del  possesso  in- 
dividuale sulle  rovine  della  proprietà  pubblica,  signorile 
e  del  mir.  Cfr.  A.  Hexking,  Problems  confronting  Rus- 
sia, Londra,  1918,  p.  60  e  segg.,  ed  i  buoni  articoli  di 
E.  Ciccotti  su  La  Sera,  riprodotti  in  Rivista  d'Italia, 
maggio  1919.  Confermano,  anziché  contrastare,  questa  con- 
statazione i  decreti  con  cui  ultimamente  il  Soviet  ordinò 
la  coltura  per  parte  dello  stato  delle  terre  abbandonate; 


—  55  — 

non  mancan  istruttivi  saggi  attuali  dei  fe- 
nomeni descritti.  Pochi  sanno,  per  esem- 
pio, che,  sull'Appennino  parmense,  esi- 
stono vaste  ed  antichissime  estensioni  di 
terre  collettive  (83 i5  ea.),  appartenenti  a 
50  «comunalie»  di  utenti  e  destinate  al- 
l'integrazione economica  e  culturale  dei 
piccoli  poderi  privati.  Ad  adempiere  con- 
venientemente tale  funzione  occorrerebbe 
esse  fossero  usate  e  governate  con  gran- 
de saggezza  e  con  spirito  di  sana  ed 
illuminata  cooperazione;  mentre  avviene 

perchè  fnron  le  persecuzioni  violente  e,  in  generale,  la 
bancarotta  dell'economia  comunistica  che,  producendo  l'ab- 
bandono di  vaste  terre,  obbligarono  a  nazionalizzarle.  Cfr. 
Economist,  31  maggio  1919.  La  confessione  dell'organo 
ufficiale  bolscevico  del  fallimento  del  nuovo  sistema  fon- 
diario non  potrebbe  essere  più  esplicita.  La  Pravda  scrive  : 
"  Sulla  quantità  totale  delle  terre  tolte  ai  loro  antichi  pro- 
prietari, l'81  °/o  è  divenuto  proprietà  individuale  dei  con- 
tadini, il  4  %  solo  è  coltivato  a  basi  comunistiche  a  cura 
del  Soviet,  il  rimanente  ancora  non  fu  distribuito  „.  Cfr. 
La  terra,  10  giugno  1910.  Il  Nash  Wiek  presagiva  il  bril- 
lante risultato  quando,  fino  dal  14  maggio  1918,  e  senza 
che  vi  si  opponesse  la  censura  leninista,  scriveva:  "È  or- 
mai innegabile  che  gli  esperimenti  di  socializzazione  della 
terra  sono  senza  speranze,  e  che  il  disordine  creato  to- 
glierà per  molto  tempo  ai  nostri  spiriti  fantasiosi  la  voglia 
di  risolvere  il  problema  agrario  con  formule  utopistiche  ,,. 


—  56  — 

precisamente  il  contrario.     Gli   utenti 

dice  un   osservatore  non  sfavorevole  alla 
loro  conservazione  —,  gli   slessi   consigli 
di   amministrazione  non  vedono  nel  pa- 
trimonio sociale  altra  funzione  che  quella 
di  soddisfare,  a  qualsiasi  costo,  l'egoismo 
individuale».  Nei  boschi  è  una  vera  gara 
di  devastazioni  vandaliche;  nei  pascoli  lo 
sfruttamento  di  rapina  genera  la  progre- 
diente  sterilità.    Un'incuria    assoluta    di- 
mentica le  più  elementari  migliorie,  senza 
che  un  centesimo  dei  proventi  si  devolva 
in  opere  di  pubblica  utilità  (in  un  comu- 
nello    decimato    dal    tifo    si    ripartirono 
20  000  lire  prodotte  dalla  vendita  di  le- 
gna ma  si  negò  qualunque  contributo  per 
costruire  una  fontana).  Astute  consorterie 
locali   dominano    tirannicamente   le   sin- 
gole amministrazioni.   «In  una  parola  le 
comunalie,  cioè  le  nostre  proprietà  col- 
lettive e  socialiste,  sono  rette  dal  più  gret- 
to individualismo  e  dal  più  cieco  egoismo. 
Onde  è  avvenuto  che  boschi  immensi  ven- 
nero distrutti,    senza    che    gli   utenti    ne 
traessero   un   sensibile   vantaggio   econo- 


—  57  — 

mico  ;  essendosi  il  ricavato  dalle  vendite 
sempre  diretto  a  fini  diversi  da  quelli  che 
le  comunalie  devon  proporsi,  quando  ad- 
dirittura non  fu  diviso  e  disperso  fra  gli 
utenti  e  consumato  in  solenni  libazioni. 
Così  avvenne  che  i  pascoli  si  son  quasi 
steriliti,  che  il  patrimonio  sociale  andò 
rovinando  ogni  giorno  più,  e  che  gli 
utenti  si  trovano,  un  giorno  più  dell' altro, 
egoisti    e  miserabili!» 

L'opera  tutelare  dell'autorità  pubblica 
merita  di  esser  segnalata.  Quando  fu  pro- 
mulgata la  legge  sui  domini  collettivi  (4 
agosto  1894)  le  comunalie  parmensi  non 
vi  furon  comprese  perchè  —  incredibile 
ma  vero  —  se  ne  ignorava  l'esistenza. 
Supplì  la  cassazione  con  sentenza  ilei 
27  dicembre  1906  •  ma  non  perciò  le  nor- 
me della  legge  (non  molto  dissimili,  in 
più  punti,  da  quelle  oggi  proposte)  ri- 
sultaron  maglio  applicate,  neppure  otte- 
nendosi, in  vent'anni,  la  costituzione  am- 
ministrativa della  collettività,  che  doveva 
compiersi  entro  12  mesi,  e  continuando 
a   rimanere    affatto    ignoti    alle   autorità 


-  58  - 

competenti  persino  il  numero  e  L'esten- 
sione loro.  I  vincoli  forestali  mal  distri- 
buiti, peggio  imposti  e  regolarmente  inos- 
servati accrebbero  la  confusione  ed  il 
malgoverno  arbitrario,  risolvendosi  il 
controllo  degli  ispettori  in  una  serie  di 
assurde  angherie,  incompatibili  con  gli 
scopi  riconosciuti  dal  legislatore  al  vasto 
condominio.  *) 

Ottimo  augurio  evidentemente  per  l'au- 
spicata armonia  di  rapporti  che  deve 
creare  una  collaborazione  feconda  fra  i 
funzionari  sorveglianti  e  direttori  e  gli 
utenti  delle  università  agrarie,  il  cui  tipo 
si  vorrebbe  generalizzato,  in  attesa  del- 
l'intiero regno,  in  parecchie  provincie. 2) 

*)  Cfr.  G.  Gennari,  Per  l'assetto  giuridico  ed  il  go- 
verno razionale  delle  Comunalie  parmensi,  Parma,  1915; 
e  A.  Oliva,  Le  Comunalie  dell'Alto  Appennino  parmense, 
Parma,  1910. 

2)  Le  Comunalie  parmensi  non  sono  punto  d'altronde,  an- 
che in  Italia,  un  caso  isolato.  È  rimasta  famosa  la  "parte- 
cipala „  di  Medicina  in  provincia  di  Bologna,  creata  fin 
dal  1581,  che,  trent'anni  fa,  contrasse  un  grosso  prestito 
allo  scopo  di  fare  miglioramenti  agrari,  ma  lo  dilapidò  così 
ladrescamente  da  determinare  la  vendita  all'asta  dei  beni 
sociali  ipotecati.  Nel  Lazio  l'esperienza  delle  università 
agrarie  già  esistenti   è  altrettanto  istruttivo.  Dovunque 


59  — 


Proposte  e  piani    per  la  terra  ai  contadini. 

Le  epoche  più  violentemente  dinami- 
che della  storia  sociale  offrono  frequenti 
ritorni  della  tendenza  a  sovvertire,  con 
radicali  riforme,  le  basi  dell'ordinamento 
fondiario,  espressa  nel  copioso  germo- 
gliare d'ogni  specie  di  piani  semplicisti- 
ci. *)  Nessuna  meraviglia  dunque  se  il 
fatto  si  ripeta,  con  intensità  regolare,  du- 
rante la  crisi  disorientatrice  che  oggi  at- 
traversa l'umanità. 

Il  disegno  di  logge  sugli  usi  civici  — 

sperperi,  partigianerie,  concussioni  e,  ciò  che  più  monta, 
atassia  funzionale.  Di  quella  di  San  Felice  Circeo,  finita 
praticamente  in  una  ripartizione  dei  fondi  fra  i  più  astuti 
ed  i  più  forti,  preceduta  da  uno  sfruttamento  di  rapina, 
dal  fallimento  finanziario  e  da  inutili  interventi  governa- 
tivi, narra  l'edificante  storia  I.  Aguet,  La  terra  ai  con- 
tadini, pp.  45,  65  e  segg.  È  codesto  bel  tipo  di  ordina- 
mento agrario  che  la  commissione  vorrebbe  regalare,  per 
intanto,  a  parecchie  Provincie  del  regno. 

l)  Nel  1848  TAcadémie  des  Sciences  morales  et  poli- 
tiques  di  Parigi  segnalava  fra  i  sintomi  di  prevalenza  de. 
magogica  il  moltiplicarsi  di  sistemi  ripartitori  del  suolo. 
Cfr.  C.  Dupin,  Bien-étre  et  concorde  des  classes  du  peuple 
fran^ais,  Parigi,  1848,  p.  71  e  segg. 


-  60  — 

che  certo  subì,  nel  periodo  della  sua  ela- 
borazione, l'influsso  di  questa  diffusa 
mentalità  —  non  è  fra  noi  il  solo  né  il 
più  sintomatico  frutto,  contandosi  ormai 
a  diecine  i  progetti  d'ogni  provenienza  e 
d'ogni  conio  rivolti  al  lodevole  scopo  di 
rendere  alle  glebe  italiche  la  floridezza  e 
la  giustizia  compromessi  da  secoli  di  so- 
praffazione capitalistica.  «  I  nostri  poli- 
ticanti, osserva  Maffeo  Pantaleoni,  sono 
invasi  da  varie  frenesie  curiosissime.  Vo- 
gliono creare  la  piccola  proprietà  agri- 
cola, gli  uni  perchè  in  essa  vedono  un 
ordinamento  politico  che  risponde  ai  loro 
gusti,  gli  altri  perchè  si  immaginano  di 
rendere  in  tale  modo  l'industria  agricola 
più  produttiva.  Vogliono  dare  pezzi  di 
terra  in  regalo  a  chi  ha  fatto  il  soldato, 
e  perchè  ha  fatto  il  soldato,  con  piena 
ed  ostinata  ignoranza  di  ogni  precedente 
storico  di  consimile  provvedimento. *)  Si 

l)  Non  mancan  bensì  in  questo  caso,  come  in  moltis- 
simi analoghi,  ai  nostri  facili  elargitori  gli  esempi  eso- 
tici incoraggianti.  In  Baviera,  in  molte  colonie  inglesi  è 
fiorita,  dal  1915  in  poi,  una  copiosa  legislazione  per  l'at- 
tribuzione di  piccole  proprietà  ai  reduci  dal  campo  ;    ed 


—  61  — 

propongono  di  procurare  credito  a  chi 
non  rimborserà  mai  il  danaro  che  venisse 
ad  avere,  e  non  si  domandano  a  chi,  con 
ciò  stesso,  lo  tolgono.  Vogliono  sfasciare 
il  latifondo,  perchè  non  hanno  mai  letto 
Plinio,  ma  credono  che  egli  abbia  detto  : 
latif  undici  Italiani  perdi der e  ». x)  Non  però 
soltanto  fra  gli  istrioni  dell'arena  eletto- 
rale ritrovansi  costruttori  di  sistemi  pa- 
lingenetici.  Gran  copia  ne  generano  al- 
tresì le  velleità  pseudoscientifiche  dell'in- 


il  concetto  si  ritrova,  innestato  in  un  piano  più  ampio, 
in  una  legge  inglese  sulla  colonizzazione  interna.  Cfr. 
Annuaire  international  de  législation  agricole,  VI  (1916), 
Roma,  1910,  p.  1104  e  segg.  In  qualche  colonia  la  legge 
ebbe  già,  a  quanto  pare,  applicazione  assai  larga  (nella 
Nuova  Zelanda,  al  31  marzo  1917,  erano  già  stati  riser- 
vati ai  congedati  337  961  acri).  Cfr.  "  Istituto  int.  di 
agricoltura  „  Bollettino  delle  istituzioni  economiche  so- 
ciali, IX,  10  e  E.  Bueon,  Donnez  des  terres  aux  sol- 
dats.  L'exemple  de  l'Angleterre,  Parigi,  1919.  Nel  Regno 
Unito  propriamente  detto  sembra  che  finora  il  successo 
sia  invece  molto  modesto.  Cfr.  Memorandum  on  the  in- 
dustriai situation  after  the  tvar  (The  Garton  foundation), 
3.a  ed.,  Londra,  1919,  p.  73.  In  Francia  intende  agli  stessi 
scopi  la  legge  9  aprile  1918.  Cfr.  Il  Tempo.  Supplemento 
economico,  1918,  n.  1. 

*)  Cfr.   Politica.   Criteri  ed  eventi,  Bari,   1918,  p.  237 
e  segg. 


—  62  — 

genuità  dilettante.  Che  non  v'ha  campo 
più  ad  a  Ho  alla  facilità  delle  suggestive 
illusioni,  grazie  alla  comune  ignoranza 
del  problema  nei  suoi  postulati  tecnici. 

La  parte  del  ghigliottinato  per  persua- 
sione è  rappresentata  con  decoro,  in  co- 
desta ottimistica  letteratura  occasionale, 
dall'autorità  del  marchese  Tanari,  che 
esorta  i  proprietari  stessi  ad  assumere 
l'iniziativa  e  concordare  le  condizioni  di 
una  spontanea  rinunzia  ai  loro  diritti^ 
senza  attendere  che  la  dittatura  proletaria 
dei  municipi  finisca  per  spogliameli  sen- 
za indennità,  con  l'automatico  meccani- 
smo delle  sovrimposte. *)  Ma  i  compen- 
si di  espropriazione  che  egli  vorrebbe 
accordati  con  l'emissione  grandiosa  di 
uno  speciale  titolo  fondiario  fruttifero 
sembrano  ancora  troppo  lauti  ai  molti  al- 
tri, che  si  impadroniscono  subito,  e  con 
intenzioni  ben  diverse^  della  sua  idea.  De- 
clamante e  sentimentale  presentasi  fra 
costoro  l'operetta  di  un  tal  Ruslicus,  pro- 

x)  Cfr.   "  La  terra  ai   contadini  „  in  Resto  del  Carlino 
22  aprile  1917. 


—  63  — 

pugnante  la  nazionalizzazione  generale 
delle  terre,  dei  fabbricati  e  delle  scorte 
vive  e  morte  (da  ripartirsi  poi  in  usufrut- 
to, secondo  tassativi  criteri),  previo  in- 
dennizzo ragguagliato  ai  semplici  redditi 
imponibili  (lievemente  aumentati  in  qual- 
che caso)  e  pagato  in  cartelle  di  un  «pre- 
stito di  riscatto  » . 1)  Tradotte  invece  in 
schemi  di  legge  ufficiali,  compaion  poco 
dopo  la  proposta  al  senato  del  Pullè, 
per  l'acquisto  dallo  stato  delle  terre  co- 
munali, delle  opere  pie  e  private  di  red- 
dito inferiore  al  2  per  100  (?),  e  la  loro 
distribuzione  ai  soldati  in  lotti  di  2  ettari, 
con  stanziamento  di  un  miliardo  da  ac- 
cordarsi in  fondi  d'impianto  e  d'eserci- 
zio ;  e  quella  dell'on.  Drago  al  convegno 
del  partito  riformista  per  la  socializza- 
zione integrale  del  suolo,  al  disopra  di  un 
esiguo  massimo  di  proprietà  privata.2)  Ri- 

x)  Cfr.  La  terra  monopolio  di  Stato?  Milano,  1917, 
pp.  48  e  seg.  78. 

2)  L'ordine  del  giorno  votato  dal  convegno  così  riassume 
il  progetto:  "  Il  Congresso  invita  il  Governo  nazionale  a 
sottoporre  al  Parlamento  una  proposta  di  legge  per  la 
espropriazione  generale  della  terra  e  del  sottosuolo,  limi- 


—  64  — 

cordo  ch'i  tristi  giorni  che  seguono  la 
sventura  di  CaporeLto  è  poi  il  progetto 
«prò  combattenti»,  a  cui  collaborarono 
deputati  d'ogni  settore,  da  Ciccotli  e 
Labriola  a  Eederzoni,  Giretti,  Celli  e  Ca- 
nepa,  autorizzante  lo  stato  ad  espropriare 
terre  incolte  da  dieci  anni  almeno,  quan- 
do un  gruppo  di  famiglie  di  50  o  più  in- 
dividui faccia  domanda  di  riceverle  in 
utenza,  anzi  accordante  una  generica  fa- 
coltà di  requisizione  «sempre  che  ciò  ri- 
sponda a  evidenti  ragioni  di  bisogno  e 
di  utilità  pubblica  ed  avvenga  senza  tur- 
bamento dell'economia   locale».   In   ana- 

tando  il  diritto  di  proprietà  privata  del  suolo,  sia  rispetto 
alla  quantità  che  alla  coltura,  e  l'una  e  l'altra  determi- 
nando secondo  le  condizioni  economico-sociali  e  agrarie 
delle  varie  regioni,  che  assicurino  alla  terra  sociale  così 
istituita  le  condizioni  della  massima  produzione,  discipli- 
nandone la  condizione  collettiva  da  parte  delle  comunità 
agrarie  „.  Le  spiegazioni  attenuataci  date,  subito  dopo, 
dal  Drago  non  valgono  che  a  provare  quanto  nebulose 
fossero  tuttora  nella  sua  mente  le  linee  concrete  del  pro- 
getto. Cfr.  Giornale  d'Italia,  17  aprile  1917.  Il  discorso 
Drago,  e  le  varie  manifestazioni  a  cui  diede  luogo,  fu- 
rono raccolte  in  opuscolo  col  titolo  :  A.  Drago,  La  terra 
sociale.  Discorso,  intervista  degli  onorevoli  Drago  e  Be- 
renini  e  commenti  della  stampa  italiana,  Roma,  1917. 


-  65  - 

logo  ordine  di  idee,  dopo  una  nuova  ge- 
nerica promessa  dell'ori.  Bonomi  in  una 
riunione  politica  di  Mantova,  sorge  e  si 
afferma  l'iniziativa  di  un  numeroso  Co- 
mitato d'agitazione  meridionale,  che,  in 
un  convegno  del  marzo  1918  alla  camera 
di  commercio  di  Bari,  interprete  l'ono- 
revole Cotugno,  ribadisce  il  principio  ge- 
nerico della  redistribuzione  coattiva  del 
suolo  (ad  evitare,  dice  leggiadramente  la 
lettera  d'invito,  che  la  ricchezza  ne  ri- 
manga ammortizzata),  senza  che  si  rie- 
sca a  comprendere  con  quali  intendimen- 
ti precisi,  con  che  mezzi  ed  in  che  for- 
ma. l)  Non  tutti,  a  dir  vero,  i  presenti 
accolgono  con  piena  fede  i  dettati  di  quel 

*)  Stando  al  resoconto  comparso  sui  giornali,  la  rela- 
zione Cotogno  risulta  un  tipico  saggio  del  verbalismo 
inconcludente  che  imperversa  fra  i  propugnatori  della 
riforma.  Vi  si  parla  infatti  del  progetto  Drago  come  di 
felice  riproduzione  della  teoria  di  Lloyd  George  (è  teme- 
rario il  sospetto  che  l'egregio  parlamentare  creda  parlare 
di  Enrico  George?!).  Poi,  con  ardita  agilità,  si  finge  di 
supporre  si  tratti  invece  di  un  progetto  ricostruttore 
della  piccola  proprietà  "  sull'esempio  della  Francia,  che 
così  appunto  ha  salvato  sé  stessa  e  pacificate  le  classi  „  (?)  ; 
e  si  chiude  con  la  bella  trovata  che  il  nostro  paese  "  ha 

Prato.  La  terra.  ó 


—  66  — 

semplicismo  facilone,  che  trova  critici 
garbati,  oltrecchè  nei  'citati  articoli  <li 
Giovanni  C arano  Donvito,  in  Domenico 
Andrea  Spada,  autore  di  interessanti  con- 
tro-proposte intese  a  risolvere  il  proble- 
ma nell'orbita  del  buon  senso  e  del  di- 
ritto  comune. x) 

Un  ugual  sforzo  per  conciliare  la  legge 
economica  e  positiva  vigente  con  gli  im- 
precisati ideali  di  cui  iì  movimento  è 
espressione  si  avverte  nell'opuscolo  del 
prefetto  Scelsi,  che  le  proprietà  comu- 
nali e  le  private  mal  produttive  riscat- 
terebbe a  prezzo  d'estimo  onde  affidarle 
ai  lavoratori,  isolati  od  a  gruppi,  con  pre- 
troppi contadini  „,  per  cui  occorre  industrializzare  l'agri- 
coltura, secondo  ottime  iniziative,  di  cui  la  Capitanata 
porge  alcuni  primi  modelli.  Cfr.  Corriere  delle  Puglie, 
11  marzo  1918.  Nazionalizzazione  dunque,  piccola  pro- 
prietà, o  latifondismo  industriale?  Ce  n'è  per  tutti  i 
gusti.  Nulla  serve  meglio  a  porre  in  rilievo  la  criminosa 
leggerezza  di  simili  declamazioni  sobillataci  che  il  con- 
fronto con  la  serietà  positiva  della  magnifica  relazione 
fatta  allo  stesso  convegno  sul  problema  doganale  dal 
corani.  De  Tullio. 

l)  Cfr.  Dalla  terra  ai  contadini  alla  banca  dell'agri- 
coltura nazionale.  Lettera  aperta  al  ministro  F.  Nitti, 
Bari,  1918. 


-  67  — 

ferenza  pei  combattenti,  sotto  la  dire- 
zione d'un  commissario  provinciale  as- 
sistito da  una  numerosa  giunta  tecnica. *) 
Parimenti  alieni  da  ardimenti  troppo 
temerari  si  mantengono  un  progetto  dei 
monarchici  liberali,2)  uno  dei  cattolici, 
formulato  da  don  Sturzo  --  quest'ultimo 
anzi  assai  incerto  nelle  sue  predilezioni 
fra  il  poderetto  e  il  latifondo  —  ; 3)  e  spe- 
cialmente il  disegno  eclettico  presentalo 
alla  camera  dall'on.  Pantano,  il  12  mar- 
zo   1917. 4)   Ma  in  piena   utopia  navigali 

*)  Cfr.  Il  credito  ai  lavoratori,  pp.  14,  39  e  segg. 

2)  Cfr.  A.  Mortara  e  E.  Minno,  La  questione  agraria 
e  la  funzionalità  sociale  della  proprietà  della  terra.  (Re- 
lazione della  commissione  speciale  per  tino  schema  di 
disegno  di  legge  sulla  colonizzazione.  Partito  democratico 
costituzionale  it.),  Roma  1917.  Il  programma  dell'Asso- 
ciazione liberale  di  Napoli,  testé  pubblicato,  si  ispira  alle 
stesse  idee.  Cfr.  Il  Tempo,  18  gennaio  1919. 

3)  Cfr.  M.  Sandri,  Per  rompere  il  latifondo  romano,  in 
«  Unità  ,„  VI,  49. 

4)  Lodato  da  C.  Dragoni,  "  Per  una  moderna  forma  di 
colonato,,,  in  La  terra,  ottobre-dicembre  1917.  Trattasi 
di  un  grosso  carrozzone  da  vararsi  col  concorso  dello 
stato,  e  la  confisca  del  f>ndo  dal  Consorzio  nazionale  (pare 
impossibile  che  quel  povero  gruzzolo  continui  a  far  gola 
a  tanta  gente!).  Dovrebbe  costituirsi  un  primo  rapitale 
di  200  milioni,   destinato    ai    più    svariati  scopi  (allotta 


—  08  — 

nuòvamente  altri  piani  violentemente  spo- 
gliatoio;  fra  cui  brilla   per  serena   indi- 
pendenza da  qualsiasi  importuno  presup- 
posto economico  o   tecnico  quello  offer- 
to da   Liborio   Granone  alla   conimissio- 
nissima  del  dopo-guerra,  e  consistente  nel 
divieto  a  qualunque  famiglia  di  possedere 
più   di    100  ettari,    e    nella    formazione, 
con  le   eccedenze  incamerate,   di   un   va- 
sto demanio   nazionale,   da  affidarsi  alle 
cooperative. x)   Le  quali,   alla  loro   volta, 
entrano  nel   dibattilo,    a  mezzo   del  loro 
organo  federale,   invocando   la  creazione 
di  un  Ente  nazionale  del  beni  colici! ini 
di  dimensioni  più  vaste,  destinato  a  me- 
menti, bonifiche,  costituzioni   di   borgate  rurali,  credito 
alle    cooperative   ed   alle   affittanze,    collocamento   della 
mano  d'opera),  il  tutto  a  base  di  mutui  semi-gratuiti  (con 
la  differenza  di  saggio  a  carico,  naturalmente,  dello  stato), 
e  con  emissione  di  cartelle  agrarie  ipotecarie. 

a)  Cfr.  Commissione  per  lo  studio  dei  provvedimenti  oc- 
correnti al  passaggio  dallo  stato  di  guerra  a  quello  di 
pace,  sez.  XIII.  "  Proposte  del  commissario  L.  G.  relative 
alla  colonizzazione  interna  „.  L'A.  ha  altrove  confessato 
che  soltanto  considerazioni  finanziarie  lo  distolgon  da 
proporre  per  ora  "  la  soluzione  ideale  „  dello  stato  uni- 
versale proprietario,  a  cui  "  si  verrò  fatalmente,  grazie 
all'evolversi  ineluttabile  dei  tempi   e   degli  ordinamenti 


—  69  — 

cogliere,  ;  coi  beni  rurali  pubblici  e  so- 
cializzati, gli  immobili,  gli  stabilimenti, 
gli  impianti  industriali,  i  grandi  mezzi 
di  trasporto  marittimi  e  terrestri»,  per 
sottrarli  con  l'inalienabilità  definitiva  a 
qualsiasi  ritorno  di  appropriazione  par- 
ticolare, di  gruppi  organizzati  non  meno 
che  di  persone. x)  Si  ispiran  ad  analoga, 
sebbene  anche  più  farraginosa,  megalo- 
mania le  idee  di  Alberto  Geremicca,  so- 
gnante un  grande  Istituto  agrario  nazio- 
nale da  formarsi  coi  contributi  di  tutti 
i  proprietari  e  coloni  (100  lire  per  et- 
taro, rappresentate  da  azioni  fruttifere) 
ed  investito  del  diritto  di  espropriare  le 

sociali  „.  Cfr.  Fattori  e  bisogni  dell'economia  siciliana, 
Girgenti,  1917,  p.  83  e  segg.  Ma  della  sua  preparazione 
economica  a  trattare  così  formidabili  problemi  può  darci 
un'idea  la  sua  premessa  doversi  ormai  abbandonare  "  le 
fatue  ideologie  „  per  "guardare  la  realtà  „;  la  quale  con- 
siste, fra  l'altro,  nel  ritenere  "  fittizia  e  precaria  „  la  pro- 
sperità di  un  paese  di  cui  le  importazioni  eccedano  le  espor- 
tazioni (p.  9).  La  vieta  superstizione  è  implicitamente 
rinnegata  nel  più  recente  scritto:  Ragion  pura  del  libero 
scambio  e  ragion  pratica  del  protezionismo,  Palermo,  1919, 
il  quale  però  si  riduce  all'apologia  del  più  miope  empi- 
rismo. 

r)  Cfr.  La  cooperazione  italiana,  11  ottobre  1918. 


-  70  - 

terre  pubbliche  e  private  mal  coltivate, 
a  prezzo  ragguagliato  alla  rendita  attuale, 

onde  cederle  alle  università  agrarie,  gran- 
di e  piccole  affittanze  con  canone  di  am- 
mortamento, o  convertirle  in  poderi-mo- 
dello eserciti  direttamente.  Compito  del- 
l'istituto sarà  pure  di  riscattare  tutto  il 
debito  ipotecario  gravante  sui  fondi  con 
interesse  superiore  al  5  per  100.  *)  Né 
meno  audacemente,  nel  recente  Conve- 
gno di  Ravenna  dei  lavoratori  della  ter- 
ra aderenti  all'Unione  del  lavoro,  Alce- 
ste  De  Ambris  propone  l'espropriazione 
totale,  per  ciarla  in  anfiteusi  alle  orga- 
nizzazioni, di  tutte  le  terre  non  coltivate 
direttamente  dal  proprietario  e  dalla  sua 
famiglia  (ciò  che  automaticamente  esclu- 
de da  ogni  contatto  con  l'agricoltura  le 
forze  direttive  e  consultive  più  intelligen- 
ti), con  indennizzo  in  titoli  nazionali  rag- 
guagliato ai  valore  dei  fondi  prima  della 
guerra. 2)  È  d'uopo  convenire  che,  di  fron- 

x)  Cfr.  Per  V avvenire  della  vita  economica  italiana,  Na- 
poli, 1918,  p.  14  e  segg. 

2)  Cfr.  La  terra,  20  giugno  1919. 


—  71  — 

te  all'imperversare  di  fantasticaggini  il 
cui  dilettantismo  anti-sperimentale  inco- 
mincia a  preoccupare  perfino  il  Ciccot- 
ti, x)  quasi  si  prova  un  senso  di  sollievo 
leggendo  il  voto  del  programma  ufficiale 
socialista  post-belìico  per  «l'avviamento 
alla  socializzazione  della  terra  mercè  la 
formazione  di  un  primo  nucleo  di  de- 
manio collettivo,  con  le  proprietà  degli 
enti  pubblici  e  opere  pie  e  l'espropriazio- 
ne delle  terre  incolte  o  mal  coltivate»  ; 2) 

*)  Cfr.  "  La  terra  a  chi  ha  combattuto  „,  in  I  campi, 
3  novembre  1918. 

2)  Il  gruppo  parlamentare  socialista  determinò  meglio 
il  suo  pensiero  nella  mozione  presentata  alla  camera  il 
29  novembre  1918:  "La  Camera,  convinta  che  la  terra 
debba  venire  concessa  in  uso  ai  coltivatori  diretti  oppor- 
tunamente assistiti  e  costituiti  in  associazioni,  in  guisa 
da  evitare  ingiusti  e  pericolosi  monopoli,  e  che  questo 
concetto  debba  avviarsi  verso  una  graduale  ma  rapida 
realizzazione;  riconosciuto  che  tutta  la  grande  famiglia 
dei  lavoratori  della  terra  ha  ben  meritato  del  paese;  in- 
vita il  Governo  ad  istituire  senza  indugio  in  ogni  pro- 
vincia, sulla  base  di  una  larga  autonomia  coordinata  e 
disciplinata  dal  controllo  centrale  dello  Stato,  un  Ente 
provinciale  delle  terre  pubbliche,  dal  quale  debbano  es- 
sere amministrate  le  terre  degli  Enti  autonomi  locali, 
Opere  pie  comprese,  del  Demanio  di  Stato,  di  quelle  che 
saranno  espropriate   perchè   incolte  o   male   coltivate,  e 


—  72  — 

formuli!  lontana  se  non  altro  (specie  nei 
commenti  che  la  accompagnano l)  dalla 
sbrigativa  disinvoltura  di  criteri  con  la 
quale  la  Confederazione  del  lavoro  e. quel- 
la dei  lavoratori  della  terra  aprirono  il 
fuoco,   nel    1916,   su  siffatte   questioni.21) 

finalmente  delle  terre  che,  comunque,  potranno  essere  as- 
segnate a  tale  Ente.  L'Ente  provinciale  comprenderà 
oltre  i  rappresentanti  tecnici  ed  amministrativi,  quelli 
dei  coltivatori  diretti  della  terra  e  quelli  dei  consuma- 
tori; l'Ente  provinciale  avrà  facoltà  di  provocare  la  re- 
scissione, con  indennizzo,  dei  contratti  in  corso,  quando 
si  tratti  di  terra  affidata  ad  agricoltori  non  coltivatori. 
L' Ente  provinciale  eserciterà  la  tutela  dei  demani  tecnici 
patrimoniali  e  collettivi  ora  concessi  in  uso  dei  coltiva- 
tori. Provvidenze  tecniche  e  finanziarie  saranno  messe  a 
disposizione  degli  Enti  provinciali,  ai  quali  dovrà  di  pre- 
ferenza concedersi  la  esecuzione  di  migliorie  fondiarie  ed 
agrarie  „. 

*)  Cfr.  "  Due  mentalità,  due  programmi  „,  in  Avanti! 
20  aprile  1918;  e  particolarmente  i  pratici  e  sensati  chia- 
rimenti di  M.  Samoggia  in  I  canqn,  8  dicembre  1918,  e 
in  La  Confederazione  del  lavoro,  1.°  dicembre  1917, 
1.°  gennaio  1918. 

2)  Cfr.  Phato,  I  redentori  delle  terre  incolte.  Le  velleità 
leninistiche  prevalse  nel  recente  congresso  di  Bologna  (13- 
15  giugno  1919),  dove  si  inneggiò  a  ben  altro  che  al 
programma  del  gruppo  parlamentare,  autorizzan  però  a 
dubitare  che  lo  sperimentale  possibilismo  di  quel  piano 
d'azione  stia  per  essere  abbandonato  dal  rumoroso  estre- 
mismo ormai  dominante  nel  partito.  Il  piano  che  vi  svolse 


73 


Successi  vecchi  e  nuovi  della  burocrazia  agraria. 

I  piani  che  ho  sommariamente  enu- 
merati —  superflua  sembrandomene  una 
speciale  analisi  critica  —  hanno,  fra  le 
disparità  accidentali,  due  caratteri  ma- 
nifestamente comuni:  l'esser  stati  elabo- 
rati da  persone  e  da  ambienti  spesso  com- 
pletamente estranei  e  digiuni  di  espe- 
rienza agronomica  pratica, *)  ed  il  pro- 
posito di  sottrarre  l'economia  della  terra 

Francesco  Ciccotti,  ma  più  assai  i  commenti  con  crii 
Y Avanti!,  le  Battaglie  sindacali,  ecc.,  ne  sottolinearono  il 
significato  indicano  abbondantemente  l'indole  che  assume 
il  movimento.  Lo  stesso  on.  Cabrini  del  resto  preconizza 
prossimo  l'estendersi  generale  del  sistema  dell'occupazione 
diretta  e  violenta,  a  cui  inneggiano  gli  organi  proletari 
incitando  ad  "  abbattere  l'avara  siepe  „  (cioè  a  compiere 
a  ritroso,  d'un  sol  colpo,  il  cammino  progressivo  dei  se- 
coli). Come  meravigliare  se  lo  spirito  di  concorrenza  po- 
litica spinga  anche  i  cattolici  a  praticare  e  cercare  giu- 
stificazioni all'invasione  nella  dottrina  di  San  Tommaso? 
Cfr.  La  terra,  20  giugno  1919. 

l)  La  singolare  competenza  tecnica  di  uno  dei  più  ru- 
morosi fra  i  firmatari  di  queste  mozioni  fu  istruttiva- 
mente documentata  da  E.  Azimonti,  "  Gli  spropositi  agri- 
coli di  un  deputato  „,  in  Unità,  VI,  6. 


—  74  — 

alla    direzione    responsabile    degli    inte- 
ressati,  per   affidarla,   più   o  meno   par- 
zialmente   o    mediatamente,     all'arbitrio 
supremo     di     funzionari     diseiplinalorì. 
Ispettori  delle  terre  pubbliche,  commis- 
sari e  dirigenti  teenici  delle  associazioni 
singole,   approvati    o    nominati   dal   mi- 
nistro,   della    relazione    Mortara;    agenti 
rurali  di    stato,   di    Rusticus  ;    regolatori 
delle  comunità   agrarie,   dell'oli.    Drago  ; 
determinator i    delle    terre    espropriando 
ptr  reddito  insufficiente,  del  senatore  Pul- 
lè  ;  funzionari  requisitori  e  ripartitori,  del 
progetto     «prò    combattenti»  ;     esecutori 
delle  molteplici   forme   di   intervento,  del 
deputato  Cotugno  ;    membri   delle  giunte 
provinciali  tecniche,  del  prefetto  Scelsi  ; 
commissari      regionali    d' agricoltura     e 
membri  degli   istituti   agricoli   sperimen- 
tali, di  Liborio  Granone;  amministratori 
dell'Istituto  nazionale  dei  beni  collettivi 
della   Federazione    cooperativa  ;    rappre- 
sentanti degli  enti  provinciali  e  discipli- 
natori  della  produzione,   della   proposta 
socialista,  sono,  in  fondo,  tutti  una  fami- 


—  75  — 

glia  sola,  dotata  di  poteri  e  rivestita  di 
qualità  e  di  attributi  sostanzialmente 
identici  da  un  ugual  grado  di  fede 
nell'onniscienza  miracolosa  e  nella  ef- 
ficienza operatrice  arcanamente  conferita 
all'individuo  dalla  mistica  ordinazione 
burocratica.  Un  presupposto  unico  ani- 
ma codesta  schiera  di  istruttori,  di  sor- 
veglianti, di  censori  :  quello  che  alla  mis- 
sione di  cui  verranno  investiti  essi  sian 
per  recare  una  dose  di  competenza  e  di 
buon  volere  superiori,  negli  effetti,  allo 
spirito  di  tornaconto  individuale  fin  qui 
dominante,  siccome  espressione  della  su- 
prema sapienza  e  della  esemplare  atti- 
vità della  macchina  statale,  a  cui,  diretta- 
mente o  per  delegazione,  appartengono  : 
mentre  d'altro  canto  si  suppone  pure  che 
il  fascino  dei  loro  suggestivi  insegnamenti 
abbia  virtù  di  agire  sulla  tenace  igno- 
ranza dei  villani  più  efficacemente  del 
semplice  vicendevole  esempio,  favorito  da 
una  divulgazione  di  pratiche  conoscenze 
completamente  libere. 

Perciò  evidentemente  riferisce  il  Mor- 


—  70  — 

tara  che  l'istituzióne  dell'ispettorato  del- 
le terre   pubbliche   fu   per  i  commissari 

uno  degli  elementi  organici  vitali  del  pro- 
getto, il  quale  sarebbe  scompaginato  nella 
sua  struttura  se  questo  cardine  venisse 
tolto»  ;  aggiungendo  «di  non  dubitare  che 
il  Governo  saprà  scegliere  all'uopo  uomi- 
ni esperti,  volonterosi,  zelanti,  sagaci, 
adatti  a  intendere  e  guidare  la  mentalità 
delle  classi  agricole»  (p.  18).  La  serietà 
del  relatore  esclude  qualsiasi  sospetto  di 
ironia  nelle  sue  pesate  parole. 

Se  non  che,  pure  scacciando  da  noi 
la  velleità  d'una  supposizione  così  irri- 
verente, e  fatta  astrazione  da  ogni  pre- 
concetto e  predilezione  dottrinaria  per- 
sonale per  rimanere  soltanto  nell'orbita 
sperimentale  pratica,  confesso  che  il  mo- 
mento, se  non  altro,  mi  sembra  mal  scelto 
per  presentare  lo  stato  in  genere  e  l'ita- 
liano in  specie  come  modello  di  direzione 
economica  preveggente  ed  intelligente,  in 
contrapposto  ai  cittadini  soggetti  alla  sua 
paterna  tutela.  In  Inghilterra  il  proble- 
ma è  stato  posto  in  termini  assolutamente 


spregiudicati  da  uno  degli  economisti  più 
temperati,  e,  anche  come  insigne  uomo 
d'affari,  più  alieno  da  apriorismi  scola- 
stici: «È  possibile  che,  in  futuro,  le  sfere 
di  influenza  dei  poteri  pubblici  e  del- 
l'intrapresa privata  risulteranno  alterate 
e  che  l'invasione  dei  primi  a  danno  delle 
seconde,  avvenuta  durante  la  guerra,  ver- 
rà prolungata  per  alcun  tempo,  se  non 
resa  permanente.  Ove  ciò  avvenga,  do- 
vremo constatare,  a  prima  vista,  il  ri- 
sultato piuttosto  disastroso  di  una  guer- 
ra combattuta  per  la  libertà,  adducente 
ad  una  decurtazione  dell'attività  indivi- 
duale, assorbita  dalla  lenta  e  farraginosa 
macchina  di  Stato.  Potrebbe  darsi  tut- 
tavia fosse  questa  una  impressione  su- 
perficiale, e  che,  se  lo  Stato  riuscisse  &. 
compiere  certe  cose  a  minor  costo  e  me- 
glio delle  imprese  private,  la  causa  della 
libertà,  in  largo  senso,  risultasse,  in  ul- 
tima analisi,  favorita....  Poiché,  se  il  con- 
trollo eia  regolamentazione  di  atti  ma- 
teriali, come  sono  le  attività  industriali 
e  finanziarie,  avesse  per  effetto  di  soppe- 


—  78  — 

rire  ai  nostri  bisogni  con  minor  somma 
di  lavoro,  Lasciandoci  maggior  agio  di  svi- 
luppare le  nostre  facoltà  di  grado  più 
elevato,  potremmo  aver  guadagnala  una 
libertà  più  alta  col  sacrificio  d'un'altrja 
d'ordine  inferiore.  Siamo  tuttavia  lontani 
dall'ipotesi,  almeno  in  Inghilterra,  dove 
l'ingerenza  governativa,  sebbene  imposta 
dalle  circostanze,  ha  disgustato  il  pub- 
blico  con   la   sua  inettitudine. x) 

In  Francia,  nello  stesso  senso,  Gusta- 
vo Hervé  ebbe,  nella  Victoire,  uno  dei 
suoi  simpatici  gridi  di  sincerità  :  «  Quel 
est  le  socialiste  francais  qui,  après  la 
guerre,  voudrait  confier  à  l'Élat,  fùt-il 
l'État  le  plus  democratique  de  la  terre, 
la  charge  di  diriger  lui-mème  les  mines, 
les  usines,  les  chemins  de  fer  et  l'exploi- 
tation  des  terres?».2)  Ed  io  vorrei  chie- 

r)  Cfr.  H.  Withers,  The  business  offinance,  Londra,  1918, 
p.  13  e  segg. 

2)  Cfr.  Il  Tempo.  Supplemento  economico,  n.°  2.  Tutta 
una  letteratura  fiorisce  d'altronde  in  Francia  nello  stesso 
senso,  vivace  di  forma,  suggestiva  per  l'abbondanza  dei 
fatti  narrati  e  dei  documenti  riferiti.  Scrittori  fino  a  ieri 
propensi    ad    un   indirizzo   del   tutto  diverso    sostengono 


—  79  — 

dere  ugualmente:  Quale  è  l'agricoltore 
che,  dopo  la  istruttiva  prova  avuta  in 
questi  anni  dell'attitudine  del  nostro  sta- 
to a  regolare,  pel  maggior  bene  collet- 
tivo, la  produzione  agraria,  non  ravvi- 
serebbe la  peggiore  delle  calamità  nel 
perpetuarsi  e  normalizzarsi  della  sua  de- 
legata ingerenza? 

oggi  con  fervore  ed  illustrano  brillantemente  l'inefficienza 
cronica  della  macchina  statale,  rivelata  come  non  mai 
nelle  tragiche  circostanze  presenti.  Il  crescente  favore 
dei  volumi  di  Lysis,  del  Cambon,  del  Biard  d'Aunet,  del 
de  Launay,  del  Lebon,  tirati  tutti  a  molte  edizioni,  è 
indice  notevole  dell'orientamento  di  una  eletta  intellet- 
tuale, esprimente  in  denunzia  precisa  la  ormai  universale 
coscienza  del  pubblico.  Analoga  impressione  esprime  in 
Italia  Luigi  Bodio:  "L'ingerenza  dello  Stato  è  una  in- 
clinazione favorita  dalle  circostanze  presenti.  La  guerra 
ha  messo  in  mano  ai  poteri  pubblici  gli  acquisti  delle 
materie  prime  e  delle  derrate  di  più  generale  consumo 
e,  in  molti  casi,  anche  la  direzione  tecnica  degli  opifici. 
Mentre  si  combatte  e  tutte  le  forze  si  appuntano  verso 
un  unico  scopo,  è  lo  Stato  che  ha  in  mano  anche  gli 
strumenti  di  produzione.  Ora  non  sono  pochi  che  vedreb- 
bero volentieri  si  continuasse  coi  metodi  adottati  dalle 
amministrazioni  militari  ed  ausiliarie  civili;  ma  l'espe- 
rienza fatta  è  tale  da  incoraggiarci  su  questa  via,  fuori 
delle  necessità  ed  urgenza  delle  provviste  di  materiali  „. 
Cfr.  "  Dei  problemi  del  dopo-guerra  relativi  all'emigra- 
zione „,  in  Giornale  degli  economisti  e  rivista  di  stati- 
stica, ottobre  1918. 


-  80  — 

Ricordate?  Quando,  a  mezzo  il  191G, 
l'Italia  combattente  fu  presa  d'una  im- 
provvisa frenesia  di  servitù  economica 
interna, x)  e  venne  messo  alla  porta  quel 
rudere  di  viete  superstizioni  ch'era  il  coc- 
ciuto Cavasola,  per  inaugurare  senza  fre- 
ni i  metodi  reclamati  dalla  stampa  illu- 
minata ed  indipendente,  si  udirono  per- 
fino degli  agronomi  autentici,  come  Se- 
bastiano Lissone,  esaltare  i  prodromi  del 
militarismo  rurale,  vagheggiato  dalla  cor- 
rente giacobina. 2)  E  fu  da  allora  un  mae- 
stoso crescendo  di  misure  stimolatrici  o 
deviatrici,  muovente  da  timidi  tentativi 
per  mutarsi  gradatamente  in  pioggia  con- 
tinua, e  infine  in  esasperata  gragnuola,  di 
fronte  alle  resistenze  inattese  della  ma- 
teria  protervamente    ribelle. 


*)  Si  rileggano  i  resoconti  parlamentari  delle  sedute  dal 
13  al  19  marzo,  opportunamente  raccolti,  a  memore  do- 
cumento di  responsabilità  non  tutte  per  anco  criticamente 
accertate,  nel  volumetto  Le  questioni  economiche  della 
guerra  discusse  a  Roma  alla  camera  dei  deputati,  Mi- 
lano, 1916. 

2)  Cfr.  "La  coltivazione  della  terra  resa  obbligatoria,,, 
in  Gazzetta  del  popolo,  14  agosto  1916. 


-  81  — 

Veramente  incoraggianti  apparvero  di 
fatti  quasi  subito   i  successi  del  metodo. 

Vinto  che  sarà  l'ostruzionismo  della 
modestia,  che  pone  a  dura  prova  la  be- 
nedettina pazienza  di  Riccardo  Bachi 
nella  rilevazione  dei  dati  di  questo  sto- 
rico periodo,  autori  ed  esecutori  dei 
geniali  provvedimenti  non  si  sottrar- 
ranno., è  a  sperare,  ai  doverosi  attestati 
della  pubblica  gratitudine.  Basta  però 
esuberantemente  quel  tanto  che  già  ne  è 
noto  per  porre  in  luce  le  benemerenze 
essenziali  della   sapiente   dittatura. 

Molto  ci  divertì,  nel  primo  anno  di 
guerra,  la  piacente  storia  delle  patate  e 
dei  maiali  reciprocamente  sacrificati  e, 
con  mutua  vicenda,  distrutti  dal  sublime 
spirito  di  organizzazione  dei  funzionari 
germanici. *)  Ma,  se  lor  mancasse  in  que- 
sto momento  altra  materia  d'allegria,  ben 
potrebbero  rivendicarsi  oggi  i  tedeschi, 
ammirando  la  saggezza  della  burocrazia 

J)  Una  delle  più  vivaci  narrazioni  di  questo  e  d'altri 
non  meno  comici  episodi  è  quella  di  L.  de  Launay,  France- 
Allemagne,  Parigi,  1917,  p.  118  e  segg-. 

PRATO.  La  terra.  0 


—  82  — 

nostra  nel  mantenere,  con  successive  al- 
ternanze di  favore,  il  debito  equilibrio  fra 
foraggi  e  semine,  ossia  fra  grano  e  be- 
stiame, fra  carne  e  pane.  Con  quanta  pre- 
videnza sian  stati  regolati  fin  dal  prin- 
cipio i  prezzi  d'imperio  del  frumento,  in 
modo  da  scoraggiare  sistematicamente  le 
colture,  e  da  toglier  ogni  fiducia  ai  con- 
tadini, spettatori  dello  spreco  nefando 
ovunque  perpetrato  nella  conservazione, 
nella  distribuzione,  negli  spostamenti  del 
prodotto  requisito, *)  fu  troppe  volte  nar- 
rato  perchè   occorra  ricordarlo. 2)    Ma  i 

a)  Con  la  consueta  verve  ne  raccontò  una  serie  di  gu- 
stosi episodi  l'amico  U.  Ricci,  "  Sperperi  in  materia  di 
approvvigionamenti  „  in  La  libertà  economica,  10  gen- 
naio 1919.  In  parecchi  altri  articoli  su  varie  riviste  (Unità, 
Terra,  Rivista  di  Milano,  Vita  italiana,  ecc.)  il  E.  con- 
tinuò a  narrare  fatti  incredibili  su  quanto  avvenne  in  tema 
di  calmieri,  contingentamenti,  requisizioni  agricole,  ecc. 
La  raccolta  che  ne  prepara  l'ed.  Laterza  sarà  uno  dei  libri 
più  divertenti  ed  istruttivi  dell'attuale  periodo. 

2)  Primi  a  denunciare  i  pericoli  del  metodo  furono  il 
Flora,  il  Giretti,  il  Mosca,  il  Bruccoleri,  cfr.  in  Pkato, 
"  Ciò  che  non  si  vede  del  costo  della  guerra  „,  in  Riforma 
sociale,  1918,  fase.  1-2.  Non  cessò  di  insistervi,  sebbene 
coi  riguardi  imposti  dal  grave  momento,  L.  Einaudi  sul 
Corriere  della  sera.  Le  profezie  delle  importune  Cassandre 


—  83  - 

dittatori  economici  sdegnano,  come  è  no- 
to, le  vie  indirette  modestamente  sug- 
gerite dagli  economisti  ;  e,  mentre  rispon- 
dono alle  inopinate  resistenze  delle  cose 
moltiplicando  le  violenze  (l'ino  a  perdere 
la  nozione  dei  rapporti  ira  prezzi  di  de- 
rivati e  di  succedanei, 1)  si  affidano,  per 
rimediarvi,  a  misure  compressive  dei  sin- 
tomi anziché  curatrici  del  male,  di  cui 
rifiutano  di  identificare  la  radice.  E  tale 
fu  la  luminosa  idea  delia  estensione  su- 
perficiale delle  colture  cerealicole,  frutto 
logico  della  vecchia  superstizione  che 
scopre  nella  penisola,  invece  di  troppe 
terre  mal  coltivate,  distese  immense  di 
terre  vergini  per  egoismo  e  neghittosità 
dei  loro   possessori. 

Si    incominciò    coi   premi   di   dissoda- 

risultarono  anche  troppo  giustificate  quando  si  constatò 
che  la  terra  coltivata  a  cereali  era  diminuita  in  un  anno 
di  496  400  ettari.  La  sagace  politica  dei  prezzi  e  le  sue 
conseguenze  sulle  disponibilità  di  cereali  sono  narrate 
perspicuamente  da  C.  Ulpiani,  La  politica  frumentaria 
d'Europa  nel  secolo  scorso,  Portici,  1918,  p.  30  e  segg. 

*)  Pei  curiosi  squilibri  fra  prezzi  del  grano  e  delle  fa- 
rine, fra  prezzi  di  requisizione  dei  cereali  e  dei  foraggi 
e  loro  pratiche  conseguenze.  Cfr.   Unità,  VI,  9,  30. 


_  84  - 

inculo  (50  lire  per  ettaro)  soggetti  però 
a  tali  tralile  di  suppliche,  controlli,  ve- 
rifiche che  i  contadini  preferirono  ri- 
nunciarvi. *)  Non  si  tardò  d'altronde  a 
constatare  che,  come  1  tecnici  avevano 
preventivamente  ohhiellato  in  tutta  umil- 
tà, la  massima  parte  dei  pascoli  non  era 
adatta  alla  sognata  trasformazione,  senza 
almeno  grosse  spese  di  bonifica,  conci- 
mazione, ecc. 

Ma  se  le  brughiere  son  sterili,  fertile 
è  per  compenso  il  cervello  dei  loro  re- 
dentori; dal  quale  scaturisce  subito  un 
provvido  ripiego.  Ci  sono  fortunatamen- 
te in  Italia  parecchie  centinaia  di  mi- 
gliaia di  ettari  di  prati  stabili,  adattis- 
simi ad  essere  trasformati  in  campi  ce- 
realicoli stupendamente  fecondi.  Ci  sono, 
è  vero,  anche  dei  contratti  privati  che 
ne  garantiscono  la  preservazione,  in  caso 
d'affitto  ;  c'è  l'opinione  dei  competenti 
che   considera  la  loro   distruzione  come 

J)  Cfr.  Beuccoleki.  "  Come  il  governo  agevola  la  pro- 
duzione del  grano  „  in  Unità,  VI,  2;  e  "  La  burocrazia  e 
il  grano  „ ,  Ibid.,  VI,  9. 


—  85  — 

la  massima  delle  iatture  agricole.  Basta 
però  non  badarci  e  passar  oltre.  Agli 
affittuari  un  primo  decreto  concede,  anzi 
consiglia  premiandola,  l'inadempienza  de- 
gli accordi  vincolatori  ;  ai  proprietari  si 
intima  poco  dopo  la  distruzione  senza 
indennità  delle  loro  accumulate  fatiche  ; 
e  a  chi  osa  opporre  qualche  argomento 
di  buon  senso  all'implacabile  empirismo 
demolitore,  è  pronta  la  risposta  nell'in- 
vettiva perentoria  toccata  al  ferravilliano 
denigratore  di  Garibaldi *)  Lo  spirito  teo- 
logico di  una  legislazione,  che  ricerca  i 
suoi  modelli  più  caratteristici  nei  decreti 
pontifici2)   —  avendone  ripudiati  gli  ec- 

J)  Mi  occupai  di  questo  capitolo  della  legislazione  ecce- 
zionale in  "  I  tanhs  frumentari  del  ministero  d'agricol- 
tura „,  in  Annali  della  B.  Accademia  d'agricoltura  di 
Torino,  1917;  e,  polemizzando  con  S.  Lissone,  in  Gazzetta 
di  Torino,  19,  28  gennaio  1918.  Quando  meglio  fiorivan 
le  illusioni  dissodatrici,  moniti  di  esperienza  tecnica  e  di 
buon  senso  diede  pure,  parlando  ai  Georgofili,  Italo  Gi- 
gliola "  Mobilitazione  agraria  per  la  guerra  e  per  la 
pace  „  in  Atti  della  R.  Accademia  dei  georgofili,  s.  5.a, 
v.  XV,  1-1. 

2)  La  coltivazione  coattiva  dei  prati,  per  mantenere  una 
"  giusta  proporzione  „  nei  raccolti,  era  uno  dei  capisaldi 
della  politica  agraria  papale;  e  ne  regolava  le  norme  il 


-  86  — 

cessi  perfino  il  dispotismo  del  Re  So- 
le1) -  si  esprime  anche  e  sopratutto 
nella  insofferenza  di  critica  che  ne  tu- 
tela la  dogmatica   infallibilità. 

Se  non  che  altri  dispiaceri  sopr aggiun- 
gono ai  benemerili  funzionari,  tormentati 
dall'ossessione  del  grano.  Assorbiti  nel 
grave  compito,  era  loro  mancato  il  tem- 
po di  riflettere  che,  se  non  si  concima, 
non  crescono  messi,  e  che,  nella  penuria 
di  prodotti  chimici,  soltanto  il  bestiame 

mota-proprio  di  Pio  VI,  25  gennaio  1783,  pel  quale  non 
soltanto  era  strettamente  stabilita  la  parte  di  terre  da 
seminarsi  ogni  anno,  ma,  in  perfetta  coincidenza  coi  de- 
creti odierni,  si  autorizzavano  gli  affittavoli  a  derogare 
in  tal  materia  da  qualunque  contratto  vincolativo  coi 
proprietari,  anzi,  si  faceva  lecito  perfino  a  terzi  di  arare 
il  fondo  non  sfruttato  secondo  il  reparto  prescritto  per 
l'annata.  Cfr.  N.  M.  Nicolai,  Memorie,  leggi  ed  osserva- 
zioni sulle  campagne  e  sulVannona  di  Roma,  Roma,  1803, 
v.  I,  p.  307  e  segg. 

*)  Cfr.  A.  Des  Cilleuls,  Le  socialisme  municipal  à  tra- 
vers  les  siècles,  Parigi,  1905,  p.  120  e  segg.  Vero  è  che 
men  dubitosi  di  fronte  ad  un  piano  analogo  si  mostraron 
i  legislatori  della  terza  repubblica,  attraverso  le  discus- 
sioni dei  quali,  meglio  che  dagli  istruttivi  esperimenti 
del  passato,  è  probabile  sia  giunta  a  noi  l'idea  della  gra- 
nicoltura obbligatoria.  Cfr.  l'acuta  critica  del  progetto  fatta 
dal  Lepelletiek,  in  Reforme  sociale  del  16  marzo  1918. 


—  87  — 

può  rendere  questo  umile  servizio.  Non 
s'erano  accorti  d'altra  parte  che,  sotto 
l'azione  di  un  sistema  di  requisizione  af- 
fatto noncurante,  per  incompetenza  di 
agenti,  dell'avvenire  zootecnico,  la  crisi 
degli  animali  produttori  e  riproduttori  si 
rivelava  in  fenomeni  inquietanti.  Un  brut- 
to giorno  però  ecco  che  i  colleghi  dei 
consumi  vengono  ad  annunciare  terroriz- 
zati che  sta  per  mancare  alla  impreviden- 
za allegra  la  docile  materia  prima,  e  che 
è  d'uopo  ridurre,  dimezzare,,  sopprimere 
le  razioni  della  carne  e  del  latte.  I  listini 
delle  trattorie  urbane  dove  gli  operai  reg- 
gitori dell'agricoltura  di  stato  ristorano 
le  preziose  forze  subitamente  confermano 
il  preoccupante  verdetto.  Non  si  vive  dun- 
que di  solo  pane,  né  ad  assicurarlo  ba- 
sta, ad  ogni  modo,  un  pezzo  di  terra  soda, 
una  manata  di  grano  e  l'opera  di  un  bi- 
folco, anche  se  socio  di  una  cooperativa 
collettivista.  Esiste  fra  le  varie  forme  di 
utilizzazione  del  suolo  un  equilibrio  ne- 
cessario ,  un'  interdipendenza  obbligata, 
turbando  la  quale  l'intera  economia  della 


—  88  — 

produzione  si  scompagina  e  perde  effi- 
cienza. Il  prato  stabile  ed  il  pascolo  àe 
costituiscono,  in  giusta  proporzione  con 
le  terre  arative,  uno  degli  essenziali  ca- 
pisaldi; e  fu  indice  di  progresso  delia 
agricoltura  italiana  pre-bellica  il  loro  re- 
lativo incremento  verso  il  rapporto  com- 
parativo spontaneamente  indicato  dal 
tornaconto  sperimentale.  Quando  allo 
sterminio  degli  animali  le  gride  dittatorie 
si  studiano  di  aggiungere  il  sovvertimen- 
to permanente  delle  terre  che  li  manten- 
gono, l'organismo  intiero,  faticosamente 
edificato,  rivela  lacune  e  sofferenze  cre- 
scenti. 

Il  fiero  sospetto  di  simili  verità,  final- 
mente balenante  ai  ciliari  uomini  attra- 
verso il  suggestivo  fenomeno  della  su- 
bitanea scomparsa  della  bistecca  quoti- 
diana, prorompe,  con  accento  di  riven- 
dicazione, dal  decreto  dell'agosto  1918, 
implicito  riconoscimento  della  inutilità  e 
del  danno  di  estendere  le  colture,  tacito 
abbandono  delle  imposizioni  dissodatrici 
e  ritorno  al  sano  concetto  che  un  incre- 


-  89  - 

mento  nel  raccolto  di  cereali  non  può 
sperarsi  se  non  dal  miglioramento  inten- 
sivo delle  condizioni  di  concimazione, 
unito  ad  un  aumento  sufficiente  e  lunga- 
mente preventivo  dei  prezzi  di  imiperio 
confiscatori. 

«C'est  un  succès!»  concluderebbe,  in- 
chinandosi compunto,  lo  spirito  ironico 
del  povero  Cyrano  ! *) 

x)  Mette  conto  di  riferire  il  commento  di  cui  Videa 
nazionale  del  7  settembre  1918  accompagnava  la  notizia: 
"  S'è  letto  in  questi  giorni,  in  una  informazione  di  sa- 
pore evidentemente  ufficioso:  "Il  disciplinamento  delle 
colture  per  il  prossimo  anno  è  presso  il  Ministero  del- 
l'agricoltura oggetto  di  previdente  cura.  Tale  disciplina- 
mento ha  di  mira  l'intensificazione  della  produzione,  par- 
ticolarmente granaria,  tale  da  renderla  superiore  a  quanto 
era  per  il  passato.  A  raggiungere  lo  scopo  crediamo  venga 
ritenuto  opportuno  desistere  dall'ampliare  ancora  l'esten- 
sione delle  aree  coltivate  a  grano.  Molti  terreni,  già  po- 
veri o  impoveriti  ancor  più  dallo  sforzo  di  quest'anno, 
non  potranno  rendere  in  maniera  da  compensare  le  spese 
e  l'opera  della  semina,  e  d'altra  parte  per  concimare  a 
dovere  simili  terreni  occorrerebbero  quantità  tali  di  con- 
cimi da  superare  di  molto  il  fabbisogno  possibile  ad  e  i- 
sere  importato.  Verrebbe  pertanto  ad  essere  diminuita 
l'area  coltivata  a  grano  di  quei  terreni  riconosciuti  meno 
idonei  al  nuovo  sforzo;  agli  altri,  riconosciuti  idonei, 
verrà  assegnata  una  dotazione  di  concimi  da  permettere 
una  produzione    unitaria    tale    da    compensare  quella  di 


-  no  - 

Ma  sullo  zelo  degli  apostoli  le  mor- 
tificazioni d'amor  proprio  agiscono  a  gui- 
sa di  eccitanti  meglio  che  come  mòniti 
di  prudenza.   Onde,   col  naufragio  di  un 

terreni  scartati,  oltreché  già  rappresentare  per  sé  stessa 
un  anniento  sulle  produzioni  precedenti  „. 

"  Ci  fu  tempo  qualche  mese  fa  in  cui  la  solfa  era  tut- 
t'affatto  diversa.  Niente  intensificare  ;  bisognava  esten- 
dere le  colture  alimentari,  dirompendo  i  prati  e  seminan- 
doli, per  raccogliere  in  produzioni  favolose  i  frutti  della 
fertilità  accumulatavi  negli  anni  e  nei  secoli.  Così  voleva 
la  salute  suprema  della  Patria:  dissodare  o  perire,  come 
un  nostro  economista  scherzando  riassunse  le  declama- 
zioni, o  meglio  le  intimidazioni  che  in  quei  giorni  cor- 
revan  le  gazzette.  E  quando  i  teorici  dell'agricoltura  di 
8-uerra,  in  vena  di  mostrare  il  pugno  di  ferro,  fieramente 
proclamavano  —  presente  il  ministro  Miliani  —  "  rom- 
peremo anche  le  marcite  lombarde  „,  a  rispondere,  come 
noi  facevamo:  sta  bene,  tutti  i  sacrifici  vanno  accettati, 
a  patto  però  che  siano  necessari  e  riescano  utili,  ci  si 
rispondeva  dommaticamente  con  una  formula  impressio- 
nante: produrre  per  esistere.  E  quando  noi,  ostinati,  re- 
plicavamo: sì,  senza  dubbio,  produrre  ;  ma  bisogna  vedere 
se  il  dissodamento  parziale  dei  prati  sia  davvero  un  van- 
taggio pel  complesso  della  produzione,  e  vedere  se  è  di- 
sponibile e  se  sarebbe  utilmente  impiegata  la  maggior 
quantità  di  mano  d'opera,  di  strumenti  di  lavoro  e  di 
concimi  e  di  sementi  che  esso  richiede,  per  poco  non 
passavamo  per  disfattisti. 

"  Ora,  dopo  l'esperienza  non  innocua  di  un  anno,  la 
voga  del  dissodare  va  passando.  Al  ministero  d'agricoltura 
si  ricredono,  e  ritengono  opportuno  desistere,  ecc.  „. 


-  91  - 

esperimento,  la  vena  delle  idee  originali 
zampilla  più  vigorosa.  Un'arcana  parola 
picchia,  con  sonora  insistenza,  alle  so- 
glie dei  laboriosi  cervelli,  e  vi  suscita  im- 
pulsi di  novello  fervore.  Se  tutto  intorno 
è  «mobilitazione»,  perchè  non  «mobili- 
teremo» anche  l'agricoltura,  riducendone 
tutto  intiero  l'organismo  a  salda  unità  (mi- 
litare, nel  pugno  napoleonico  di  condot- 
tieri consacrati  da  tante  vittorie?  Detto, 
fatto.  Quattro  linee  su  un  foglio,  e  il  mi- 
racolo è  compiuto.  Da  un  giorno  all'al- 
tro ecco  trasformata  l'immensa  massa  ru- 
rale, con  le  sue  infinite  varietà  di  carat- 
teri, di  attitudini,  di  tendenze,  in  un  eser- 
cito disciplinato,  agli  ordini  di  capi  de- 
signati ;  ed  ecco  estendersi  in  proporzione 
ipertrofica  i  servizi  centrali,  destinati  a 
regolarne  gli  armonici  movimenti.  Co- 
stituiti però  i  quadri,  generali  e  locali,  col 
criterio  di  competenza  che  notoriamente 
distingue  le  scelte  ministeriali  e  prefet- 
tizie, *)    si   fece    una   curiosa  scoperta  — 

l)  Nella  breve  cerchia  della   mia   personale  esperienza 
potrei  citare  (e  ne  tengo  l'indicazione  a  disposizione  del 


—  92  — 

non  inattesa  d'altronde  dai  benevoli  spet- 
tatori —  : x)  l'improvvisa  scomparsa  della 
materia  prima  da  «precettarsi»,  mancan- 
do totalmente  contadini  dai  15  ai  60  anni 
non  sovra-occupati,  nò  potendosi  atten- 
dere fuorché  un  ingombro  esasperante 
dal  ricorso  ai  vagabondi  e  ai  deficienti 
disponibili  in  alcune  città.  La  verità  è 
che  il  miraggio  dei  salari  e  dei  non  cal- 
mierati prezzi  iperbolici  aveva  da  tempo 
«mobilizzate»  nei  campi  tutte  le  valide 
energie  maschili,  femminili,  infantili  •  le 
quali,    agendo   lo   spontaneo   tornaconto, 

supremo  moderatore  di  questo  servizio)  più  casi  in  cui  il 
commissario  di  piccoli  villaggi  rurali  fu  scelto  fra  le 
poche  persone  notoriamente  digiune  d'ogni  pratica  d'agri- 
coltura. In  un  comune  di  mia  conoscenza,  la  tenace  op- 
posizione dell'amministrazione  non  valse  ad  impedire  che 
alle  delicate  funzioni  venisse  preposto  d'autorità  l'unico 
fra  gli  abitanti  la  cui  avversione  al  lavoro  agricolo,  com- 
pensata da  una  vera  mania  di  politicantismo  litigioso,  è 
quasi  proverbiale.  Piccolo  episodio,  ma  che  vale  come  in- 
dice del  difetto  organico  del  sistema;  appartenendo  troppo 
spesso  a  codesta  perniciosa  categoria  di  presuntuosi  igno- 
ranti coloro  che,  rendendosi  noti  nelle  anticamere  degli 
uffici  provinciali,  ricevono  incarichi  tanto  gelosi. 

J)  Cfr.  fra  le  altre,  le  scettiche  previsioni  di  N.  Co- 
lajanni,  in  Rivista  popolare,  31  maggio  1918;  e  dello 
scrivente,  in  Rivista  d'Italia,  febbraio  1918. 


—  93  — 

s'eran  automaticamente  orientate  nel  sen- 
so del  massimo  rendimento.  Distoglierle 
dalle  opere  liberamente  prescelte  per  re- 
distribuirle a  norma  della  sapienza  uffi- 
ciale era  impresa  superiore  persino  al- 
l'intrepida fede  di  quest'ultima.  Per  for- 
tuna le  macchine  sono  più  docili  degli 
uomini,  specie  quando,  grazie  alla  non 
limitata  elasticità  di  un  bilancio  di  .guer- 
ra, si  può  acquistarle  astraendo  dai  co- 
sti, nel  momento  in  cui  toccano  i  prezzi 
massimi,  ed  azionarle  con  personale  e 
combustibile  sottratto  alle  antipatiche 
leggi  del  mercato,  perchè  forniti  quasi 
gratuitamente  dall'organismo  militare  in- 
gigantito. Arrivali  quindi  in  numero  rag- 
guardevole, a  sostegno  della  pericolante 
azione  di  stato,  le  annunciate  e  promesse 
moto-aratrici;  e  strategicamente  si  rag- 
gruppano con  opportuna  topografia  elet- 
torale, mentre  i  loro  conducenti  si  allena- 
no a  dirigerle  in  corsi  appositi,  dotati, 
per  militari  in  tempo  di  guerra,  di  singo- 
lari attrattive  igieniche.  Il  risultato  lo 
narrò,  per  la  Sicilia,  don  Sturzo,  pareo 


—  04  - 

chi  mesi  dopo.1)  Ma  encomi  altrettanto 
istruttivi  del  novus  orcio  poterono  leg- 
gersi, durante  l'intiera  campagna,  per  il 

l)  "  Quando  nell'ottobre  scorso  arrivarono  in  Sicilia  al- 
cune diecine  di  trattori  per  la  moto-aratura,  diversi  de- 
putati si  affrettarono  a  far  pubblicare  sui  giornali  che, 
per  il  loro  interessamento,  il  ministro  di  agricoltura  aveva 
provveduto  così  e  così,  e  che  quindi  la  seminagione  del 
grano  in  Sicilia  era  assicurata.  —  "  Passa  un  giorno, 
passa  l'altro  „  e  i  trattori  stavano  inerti  nelle  stazioni 
ferroviarie,  mentre  le  automobili,  con  dentro  militari  e 
tecnici,  muovevano  per  lungo  e  per  largo  in  Sicilia  a 
scoprire  i  terreni  da  arare,  a  fare  i  piani  di  massima, 
con  carte  geografiche  in  mano,  riferendo  a  colpi  di  tele- 
gramma ai  due  ministeri  interessati  ;  e  i  trattori  stavano 
inerti.  Poi  venne  il  personale  conducente  istruito  a  Pia- 
cenza o  a  Cremona,  e  i  trattori  stavano  inerti  nelle  sta- 
zioni ferroviarie:  —  poi,  dopo  altra  offensiva  di  tele- 
grammi, arrivarono  i  lubrificanti  ;  e  i  trattori  furono  messi 
avanti;  ma  la  seminagione  era  terminata;  e  il  terreno 
lasciato  incolto  superava  il  26  per  cento!  —  Fa  niente; 
a  gennaio  in  Sicilia  comincia  l'aratura  della  terzeria  la- 
sciata a  riposo,  per  la  semina  del  successivo  anno  colo- 
nico; c'è  da  far  miracoli.  E  da  gennaio  ad  oggi,  circa 
cento  trattori  hanno  arato  circa  duecento  ettari  di  ter- 
reno; cioè  due  ettari  per  trattore  in  centoquaranta  giorni, 
cioè  circa  145  metri  quadrati  al  giorno  per  ogni  trat- 
tore ;  è  la  più  eloquente  applicazione  del  nuovo  principio 
di  economia  governativa:  il  massimo  mezzo  col  minimo 
risultato....  Una  sola  soddisfazione  si  è  potuta  avere  nel- 
l'applicazione dei  trattori  militarizzati,  che  un  certo  nu- 
mero di  militari  addetti  a  tale  servizio  non  potevano 
esser  chiamati  imboscati....  perchè  lavoravano  terreni  sco- 


—  95  — 

Lazio,  nei  numeri  agricoli  dell'Idea  na- 
zionale ;  per  il  Mezzogiorno  adriatico  nel- 

perti!  „.  Cfr.  "La  burocrazia  statale  applicata  all'agri- 
coltura „,  in  Momento,  30  maggio  1918.  Il  bilancio  finale 
della  moto-aratura  di  stato  è  ormai  riconosciuto  uno 
scandalo,  dal  lato  economico  non  meno  che  dal  finanziario. 
Furono  importati  in  complesso  6500  trattori,  e  1500  ne 
vennero  commessi  all'industria  nazionale,  con  una  spesa 
di  oltre  200  milioni.  Di  tutte  queste  macchine  appena  500 
furon  poste  in  condizione  di  funzionamento.  Le  macchine 
eran  giunte  smontate,  e  mancava  chi  sapesse  metterle 
insieme.  Si  provvide  teoricamente  con  l'istituire  apposite 
officine  di  stato;  ma,  o  non  funzionarono,  o  diedero  una 
media  di  5  trattori  la  settimana,  invece  dei  120  promessi. 
Affluirono  allora  offerte  di  ditte  private,  delle  quali  ta- 
luna si  impegnava  a  montar  le  macchine  per  150  lire 
caduna;  ma  si  dice  che  tali  offerte  furono  senz'altro  re- 
spinte, per  accettare  la  proposta  della  Federazione  dei 
consorzi  agrari,  per  950  lire  per  macchina.  Mancavano 
intanto  i  pezzi  di  ricambio,  di  cui  2000  casse  giacevano 
a  Genova,  senza  che  il  ministero  avesse  provveduto  a 
mandarli  a  destinazione.  E,  invece  di  farli  venire,  se  ne 
commisero  altri,  per  parecchi  milioni.  Per  le  pochissime 
macchine  in  servizio  si  mobilitarono  parecchie  migliaia 
di  militari,  con  una  spesa  mensile  di  circa  2  milioni.  Ora 
lo  stato  ha  disponibili  le  sue  migliaia  di  macchine  di  cui 
non  sa  che  farsi  e  che  offre  agli  agricoltori  a  prezzi  di 
fallimento.  È  una  delle  più  colossali  bancarotte  di  una 
azienda  di  stato  a  cui  si  sia  mai  assistito.  Cfr.  Le  in- 
dustrie italiane  illustrate,  aprile  1919.  Può  consolarci  il 
pensiero  che,  in  Francia,  le  cose  non  andarono  molto  me- 
glio. Cfr.  P.  Perreau-I'kadieh,  L'agriculture  et  la  guerre, 
Parigi,  1919,  p.  124  e  segg. 


-  96  - 
le  interviste  dell'ori.  Maury  e  Degli  esa- 
sperali ordini  del  giorno  dei  comizi  pu- 
gliesi; pel  Piemonte  in  iterate  denun- 
zie della  Gazzetta  del  popolo.  Dovunque, 
macchine  che  arrugginiscono  sotto  le 
tettoie,  rilardi  inverosimili  nella  loro 
concessione,  intempestività  costante  del 
loro  impiego  ;  rendimento  negativo  del 
personale  applicato;  proteste,  recrimi- 
nazioni, esasperazione  del  pubblico  per 
le  formalità  necessarie  a  procurarsene  il 
concorso.  *) 

Là  dove  lo  spirito  di  iniziativa  di  qual- 
che commissario  regionale  desideroso  di 


'BJ 


*)  Un  grande  agricoltore  calabrese  scrive,  il  18  agosto, 
all'Idea  nazionale:  "Non  parlo  dell'applicazione  dei  ge- 
nerosi decreti  luogotenenziali  ;  essa  costa  tante  fatiche  e 
tante  ore  di  umiliante  attesa  nelle  anticamere  degli  uf- 
fici, da  sgomentare  il  più  volenteroso  e  paziente  uomo 
della  terra.  Io,  che  avevo  bisogno  di  un  meccanico  per 
la  conduzione  della  mia  trebbiatrice,  dopo  aver  seccato, 
stando  in  Napoli,  un  mio  carissimo  amico  colonnello, 
perchè  concedesse  una  licenza  ad  un  operaio  militarizzato, 
mi  accorsi  che  riuscivo  fastidioso  e  preferii  abbandonare 
ogni  trattativa;  ora  ho  un  meccanico  che  mal  si  regge 
sulle  gambe  e  che  mi  costa  circa  L.  35  al  giorno,  cosa 
che  ho  subito  con  rassegnazione,  stanco  di  patire  e  fare 
anticamere  ... 


-  97  - 

far  sul  serio  pensa  di  utilizzare  i  mezzi 
disponibili  per  lenlare  ia  redenzione  di 
lande  sterili  sorgono,  ira  le  popolazioni 
stesse,  opposizioni  ed  ostacoli  non  dis- 
simili, per  indole  e  moventi,  da  quelli 
clic  in  altre  zone  rivendicano  i  diritti  ara- 
tivi promiscui.  xj  La  mietitura,  la  treb- 
biatura risentono,  dopo  ia  semina,  le  con- 
seguenze del  giocondo  sistema.  Corona- 
mento   e   simbolo  dei  quale  rimane  quei 

x)  Fra  le  terre  scelte  all'esperimento  in  provincia  di 
Novara  eranvi  pure  le  vaste  "  barragie  „  dei  territori  di 
Masserano,  Brusnengo  e  Castelletto  Cervo;  migliaia  d'et- 
tari non  producenti  che  strame  e  un  magro  pascolo.  l\'e 
autorizzò  il  governo  l'occupazione  temporanea;  ma  insor- 
sero gli  abitanti  ad  impedirla  con  serie  minaccie.  11  com- 
missario provinciale,  venuto  a  tentar  la  persuasione,  fu 
cacciato  a  sassate.  Ct'r.  Gazzetta  di  Torino,  'So  ottobre  191S. 
Valga  a  consolarlo  il  ricordo  della  analoga  sorte  toccata, 
due  secoli  prima,  per  opera  delle  stesse  popolazioni,  ai 
concessionari  inviati  da  Vittorio  Amedeo  II  a  colonizzare 
le  medesime  brughiere  (ho  narrato  l'episodio  in  11  costo 
della  guerra  di  successione  spagnuola  e  le  spese  pubbliche 
in  Piemonte  dal  1700  al  1713,  Torino,  1907,  p.  280  e 
segg.). 

Oggi  come  ieri,  in  Piemonte  come  in  Inghilterra  o  nel 
Lazio,  il  vago  pascolo  ed  il  godimento  promiscuo  si  ergon 
contro  la  specializzazione  culturale  con  irreducibile  mi- 
soneismo. 

Pjuato.  La  terra.  7 


—  98  — 

modello  di  coltura  rimunerante  che  la 
storia  agronomica  registrerà  nei  disso- 
dati giardini  pubblici  e  piazze  d'arme  cit- 
tadine, con  l'applicazione  media  di  un 
soldato  per  ogni  pianticella  di  palata. 
Verrà  dato  di  leggere  un  giorno,  invece 
degli  eufemismi  ministeriali  glorificanti, 
ad  ogni  discorso  o  intervista,  i  risultali 
conseguili,  un  conio  modestissimo  della 
spesa  e  dell'impiego  cii  mano  d'opera  con- 
frontato ai  rendimenti?1)  Sarebbe  l'unico 
modo  persuasivo  per  mortificare  l'irri- 
verenza della  critica  pettegola  e  maldi- 
cente. 

*)  Non  trovo  risposta  alla  domanda  neppure  nell'ampia 
relazione  apologetica  inserita  dall'on.  Miliani  nel  fascicolo 
di  gennaio  del  Bollettino  della  mobilitazione  agraria. 
.Perfino  degli  entusiasti  della  moto-aratura  di  stato  con- 
vengono intanto  dell'altissimo  costo  del  servizio,  dovuto 
in  parte  alla  incapacità  ed  allo  scarso  buon  volere  del 
personale  conducente,  scelto  spesso  fra  gli  scarti  dei  buoni 
elementi  militari  e  cagionante  alle  macchine  guasti  e 
logorii  eccezionali.  Cfr.  S.  D.  Mayer,  "  La  moto-aratura  di 
Stato  „,  in  I  eampi,  1.°  dicembre  1918.  Colla  mancanza 
d'ogni  nozione  del  valore  del  tempo  e  delle  scadenze,  la 
noncuranza  dei  costi  è  una  delle  caratteristiche  notorie 
delle  burocrazie.  Cfr.  le  acute  osservazioni  di  A.  Leeon, 
Problèmes  économiques  nés  de  la  guerre,  Parigi,  1918, 
pp.  43,  80  e  segg. 


-  99  - 

Disgraziatamente  però  la  mobilitazione 
agraria  in  senso  proprio  non  Tu  la  sola 
manifestazione  dell'attitudine  organizza- 
trice con  cui  la  burocrazia  vecchia  e  nuo- 
va affrettò  la  vittoria. 

Con  che  criterio  di  opportunità  e  di 
tempestività,  con  quale  prontezza  e  gra- 
tuità di  procedura  furon  concessi  gli 
esoneri  e  le  licenze  per  lavori  urgenti, 
ognuno  che  abbia  brevemente,  soggiorna- 
to nelle  campagne  può  riferire  per  per- 
sonale esperienza.  *)  Quanto  adatte  a  rag-' 

2)  Non  mancarono  d'altronde  anche  su  ciò  denunzie 
tanto  più  coraggiose,  quanto  meglio  la  materia  si  prestava 
ad  accuse  di  "  disfattismo  „.  Cfr.  fra  le  altre,  Unità,  VI, 
1,  43.  "  Di  grandissimo  sollievo  —  scrisse,  con  la  con- 
sueta franchezza  il  Colajanni  — ,  forse  sufficienti  al  bisogno 
sarebbero  riusciti  i  140  000  esoneri  e  le  60  000  licenze 
agricole  concessi  dal  ministero  della  guerra  di  accordo 
col  comando  supremo  e  che  perciò  non  potevano  indebo- 
lire l'esercito.  Ma  le  lungaggini  della  burocrazia  militare 
—  peggiore  di  quella  civile  — ,  il  rinvio  dal  municipio 
alla  commissione  provinciale  ;  da  questa  alla  commissione 
regionale  ;  da  questa  ai  comandi  ;  dai  reggimenti,  dai  bat- 
taglioni al  comando  supremo....  e  poi  spesso  di  ritorno  al 
sindaco,  alla  commissione  provinciale,  alla  commissione 
regionale,  ai  comandi  perchè  il  soldato  esonerato  spesso 
nel  giro  e  rigiro  della  pratica  ò  stato  cambiato  di  corpo.... 
o  è  anche  morto   —   tutte  queste  inverosimili,  bestiali. 


—  100  — 

giungere  I  vagheggiali  scopi  di  equità  con- 
ciliativa siano  le  gride  sui  contratti  agrari 
ed  i  piecoii  aiiitti  converrebbe  chiederlo 
ai  presidenti  delle  commissioni  arbitrali, 
così  spesso  in  cerca  di  formule  per  elu- 
dere le  mostruosità  un  li-giuridiche  emer- 
se dalla  tentata  applicazione.1;  Ma  utili 
in  parlicolar  modo  a  promuovere  la  pro- 
duzione agricola  si  rivelarono,  sopra  ogni 
cosa,  le  restaurate  dogane  provinciali,  con 
relativi   divieti   di  circolazione   ad    arbi- 

dannosissime  lungaggini  —  più  perniciose  per  la  confi- 
gurazione geografica  dell'  Italia  —  hanno  fatto  sì  che  in 
Sicilia  gli  esonerati  non  godettero  dell'esonero  ottenuto 
che  nella  misura  del  50  °/0-  Ciò  che  ha  esasperato,  disgu- 
stato, indignato  gli  agricoltori;  ed  ha  servito  prima  a 
non  far  seminare  ;  ora  forse  a  far  perdere  il  fieno  e  il 
prodotto  che  si  seminò....  Le  critiche  relative  agli  esoneri 
si  devono  applicare  anche  all'impiego  dui  prigionieri,  che 
in  molte  aziende  sono  riusciti  di  grande  aiuto.  Duole 
moltissimo  dover  osservare  che  i  profughi  talora  non  si 
prestano  come  dovrebbero....  Per  tutto  questo  la  mobi- 
litazione agraria  e  la  precettazione  degli  agricoltori 
dai  lb  ai  00  anni  —  bravo  chi  sa  trovare  i  precetta- 
gli! —  tono  riusciti  una  esasperante  e  scoraggiante 
ironia....  „ 

i)  Qualcuna  delle  più  caratteristiche  incongruenze  di 
tali  decreti  ho  tentato  di  illustrare  in  Gazzetta  di  Torino, 
2  giugno  1918. 


—  101  — 

trio  dei  prefetti. 1)  Lo  sterminio  irrazio- 
nale dei  boschi  e  degli  alberi  —  qua- 
lificato provvida  rinascita  forestale  da 
S.  E.  Miliani,  nel  colloquio  con  un  eco- 
nomista ormai  specializzato  nella  parte 
del  confidente  delle  classiche  tragedie 
—  deve  certo  ascrìversi  in  buona  parte 
alla  paralisi  di  scambi,  che  il  curioso  cri- 
terio delle  autorizzazioni  valse  ad  accre- 
scere anziché  a  diminuire. 2)  Nò  meno 
provvido   si   rivelò,   nelle  varie  sue  fasi, 

J)  Assai  suggestivo  riescirebbe  un  confronto  fra  i  ri- 
sultati delle  nuove  barriere  provinciali  durante  l'attuale 
guerra  e  quanto,  in  senso  inverso,  avvenne  durante  le 
guerre  napoleoniche,  per  le  abolite  dogane  interne  fra  le 
regioni  dell'alta  Italia.  Cfr.  Pecchio,  Saggio  storico  sul- 
l'amministrazione finanziera  dell'ex  regno  d'Italia  dal 
1802  al  1814,  p.  90  e  segg. 

2)  Nessuno,  senza  averlo  provato,  può  farsi  un'  idea  del 
modo  come  procedette  questo  servizio.  Dedico  a  S.  E.  De  Vito 
il  seguente  caso  tipico.  Nel  luglio  1918  un  piccolo  pro- 
prietario piemontese,  avendo,  con  spesa  e  difficoltà  non 
piccola,  fatto  preparare  nei  suoi  fondi  un  po'  di  legna 
per  il  proprio  consumo  invernale,  chiese  il  permesso  di 
trasportarla  a  Torino.  Gli  fu  negato,  una  prima  volta 
senza  motivazione,  la  seconda  allegando  essersi  adottata 
la  norma  di  non  conceder  l'estrazione  dalla  provincia  se 
non  per  un  massimo  di  10  quintali.  Con  grande  meravi- 
glia, però,  egli  apprese,  pochi  giorni  dopo,  che  un'auto. 


—  102  — 

un  sistema  di  prezzi  clic,  sovvertendo 
più  d'una  volta  le  ragioni  della  elemen- 
tare equità,1'  riusci  a  cacciare  dal  mer- 
cato taluni  dei  prodotti  più  caratteristici 
del  nostro  suolo.-  L'impressione  i 
plessiva  degli  agricoltori,  assoggettati  per 
tre  anni  a  questo  trattamento,  fu  effica- 
cemente riassunta  da  una  delle  loro  or- 
ganizzazioni: «La  politica  agraria  di 
guerra  s'è  falla  fra  noi,  con  L'ampia  fa- 
coltà di  legiferare  conferita  al  potere  ese- 
cutivo, a  furia  di  provvedimenti  clande- 

rizzazione  pressoché  illimitata  di  trasporto  era  in  possesso 
dei  conducenti  di  professione,  rivolgendosi  ai  quali  potè 
infatti  aver  subito  eseguito  il  servizio,  sebbene  a  costo 
doppio  del  previsto.  Le  ragioni  del  privilegio  monopolistico 
così  conferito  rimangon  misteriose  per  chi  sdegni  spie- 
garle con  la  snpposizione  più  ovvia  e  più  comune  fra  il 
volgo. 

1)  Lo  notò,  per  i  prodotti  delle  zone  montuose,  M.  Udini 
osservando  come  "  mentre  le  regioni  del  piano  sono  av- 
vantaggiate dagli  enormi  rincari  della  legna,  si  tengon 
più  bassi  i  prezzi  di  impero  per  le  terre  montanare,  ove 
non  sono  altre  risorse,  e  non  si  toglie  soltanto  il  prodotto, 
ma  si  distrugge  lo  stesso  capitalo  e  si  riducono  notevol- 
mente le  capacità  economiche  dell'avvenire,,.  Cfr.  La 
■montagna  in  guerra  e  dopo  la  guerra,  Eoma,  1919,  p.  4. 

2)  Per  l'olio,  in  special  modo,  cfr.  Unità,  TI,  pp.  4.  13, 
14,  17,  30;  VII,  pp.  37,  38. 


—  103  — 

stini  nella  gestazione  e  repentini  nel  so- 
pravvenire, privi  cioè  d'ogni  seria  pre- 
parazione, tecnica  e  spirituale,  fuor  dei 
chiusi  ambienti  burocratici.  Decreti,  or- 
dinanze, circolari,  bandi,  male  adeguati 
alle  condizioni  di  fatto,  mal  congegnati 
per  sé  stessi  e  male  coordinati  fra  loro, 
peggio  eseguiti  in  pratica,  mutati  ed  emen- 
dati di  continuo,  si  sono  rovesciati  sul 
capo  degli  agricoltori  come  una  grandi- 
nata di  tegole.  Di  tempo  in  tempo,  si 
può  dire  di  giorno  in  giorno,  questa  po- 
vera gente  si  è  vista  arrivare  all'impensa- 
ta qualche  tegola  nuova  ;  calmieri  e  prez- 
zi d'impero,  precettazioni  e  requisizioni, 
divieti  di  vendita,  di  esportazione,  di  ma- 
cellazione, obblighi  di  denunzia  e  censi- 
menti, trasformazione  di  contratti  in  cor- 
so, trasformazione  di  colture;  una  suc- 
cessione vertiginosa  di  prescrizioni  di 
fare  e  di  non  tare,  accompagnata  dalli' 
più  varie  e  complicate  formalità  e  dalle 
pene  più  fiere,  che  avrebbero  trasformalo 
l'esercizio  dell'agricoltura  in  una  specie 
di  pericolosa  avventura,   se  di  fatto  poi 


—  104  - 

non  fosse  accaduto  che  le  terribili  san- 
zioni minacciate  per  la  più  lieve  delle 
trasgressioni  rimanevano  lettera  morta. 
Altrimenti  l'agricoli  >re  sarebbe  ormai  ri- 
dotto a  vivere  con  un  consulente  legale 
al  fianco  per  raccapezzarsi  su  ciò  che 
può  fare,  ciò  che  non  può  fare,  ciò  che) 
deve  fare,  ed  a  fare,  in  ogni  modo,  il 
meno  possibile  per  non  rischiare  da  nn 
momento  all'altro  qualche  mese  di  car- 
cere o  qualche  migliaio  di  lire  di  mul- 
ta; proprio  quando  tutte  le  attività  an- 
drebbero slimolate  al  massimo  grado  e 
tulli  gli  attimi  destinati  al  lavoro  produt- 
tivo^» . J) 

J)  Cfr.  La  terra,  31  marzo  1918.  L'intollerabilità  della 
situazione  creata  all'agricoltura  dal  pernicioso  sistema 
ha  trovato  testé  un'autorevole  espressione  nell'inter- 
pellanza del  senatore  Sinibaldi  "  sull'  opportuni tà  ili 
restituire  agli  agricoltori  italiani  una  parte  almeno  di 
quella  libertà  d'iniziativa  e  di  lavoro  della  quale  essi  fa- 
ranno certamente  uso  migliore  che  non  facciano  gli  or- 
ganismi statali,  con  le  loro  attribuzioni  ogni  giorno  più 
numerose  ed  invadenti;  e  snlla  opportunità  di  modificare 
radicalmente,  se  non  di  sopprimere,  quella  che  si  è  vo- 
luto chiamare  mobilitazione  agraria,  mentre  può  meglio 
definirsi  immobilitazione,  giacché  gli  agricoltori  sono 
ormai  impediti  di  provvedersi  di  bestiame,  di  concimi,  di 


-  105  - 

In  tempi  di  paternalismo  vincolistico 
un  funzionario  piemontese  ravvisava  nel- 
la frequenza  dei  manifesti  camerali  una 
causa  di  sterilità  naturale  per  le  terre 
della  Savoia. *)  Oggi  fenomeni  non  dis- 
simili, sebbene  enormemente  più  accen- 
tuati, richiamano  un'eguale  immagine  nei 
loro  descrittori.  Come  non  comprendere 
l'esasperazione  di  taluno  che,  di  fronte 
ai  fasti  pratici  delFimpiegomania  in  cui1 
degenera  il  dilagante  funzionarismo,  fi- 
nisce per  esclamare:  «Se  la  gioventù  che 
tornerà  dalle  trincee  non  libererà  l'Italia 
da  tutte  queste  incrostazioni  parassitarie, 
l'Italia  potrà  dire  di  aver  perduta  la 
guerra?;»  2) 

Anche  senza  sottoscrivere  ad  una  pro- 
fezia  così    catastrofica,    si    deve    almeno 

sementi,  e  quelli  che  riescono  ad  ottenerne,  dopo  lunghe 
e  snervanti  pratiche  burocratiche,  li  vedon  giungere  quando 
il  momento  di  servirsene  è  già  passato,,.  Cfr.  Gazzetta  del 
popolo,  9  dicembre  1918. 

J)  Cfr.  S.  Cavalli,  Delle  statistiche  officiali  del  Pie- 
monte, Albenga,  1850,  p.  98  (il  libro  fu  scritto  intorno 
al  1840). 

2J  Cfr.  G.  Zagaki,  "  Burocrazia  di  guerra  ,„  in  Unità, 
13  luglio  1918, 


~  100  — 

riconoscere  che  ì  risultati  della  maniera 
forte  .  cosi  gloriosamente  sperimentata 
da  tre  anni,  porg  >no  pochi  argomenti 
alla  asserita  necessità  di  un  controllo  uf- 
ficiale permanente,  che  può  giungere  fino 
all'umoristica  trovata  del  signor  Rusticus 
di  negar  i  diritti  di  successione  pel  pos- 
sesso della  terra  a  chi  non  è  munito  di 
un  diploma  di  scuola  agraria.1)  Il  re- 
gime, dopo  tutto,  non  è  nuovo:  risale 
anzi  alle  agglomerazioni  umane  primi- 
tive, che  sottoponevano  al  verdello  de- 
gli astrologhi  la  decisione  del  quando 
e  del  dove  dovessero  rompersi  i  campi, 
compito  affidato  d'ora  in  poi  ai  funzio- 
nari ed  ai  cattedratici  ed  emancipato  dal- 
le formule  della  superstizione  aulica  sol- 
tanto per  obbedire   ai  responsi  di  gual- 

Jj  Cfr.  La  terra  monopolio  di  Stato?  pag.  52.  L'idea  non 
è  isolata.  Neil' Economista  del  13  ottobre  1918  l'amico 
Curato  segnala  "la  rinata  campagna  per  dare  la  gestione 
delle  aziende  agrarie  d' Italia  (calcolate  a  circa  5  milioni) 
esclusivamente  ai  licenziati  da  scuole  agrarie,  dividendole 
in  grandi,  medie  e  piccole  aziende,  ed  assegnandovi  un 
licenziato  da  scuola  superiore,  media  e  inferiore.  Si  avrebbe 
così  un  ruolo  dei  licenziati  e  poi  dei  gestori  ;  ma  dovrebbe 
essere  ruolo  chiuso  o  aperto?  „. 


—  107  — 

che  feticcio  demagogico.  Se  non  che,  os- 
serva il  Pareto,  i  vecchi  stregoni  veni- 
vano puniti  quando,  a  dispetto  dei  loro 
scongiuri,  la  grandine  cadeva  sul  terreno 
seminato. x)  Quale  sanzione  efficace  cor- 
risponderà a  quella  salutare  minaccia 
nella  irresponsabilità  inviolabile  della 
odierna   casta    burocratica? 

La  benefica,  spontanea  conquista. 

Si  accusa  spesso  il  parlamento  di  so- 
stituire alla  visione  del  paese  il  fami- 
gliare orizzonte  di  Montecitorio  e  di  Ara- 
gno.  Con  non  minor  ragione  però  po- 
trebbe osservarsi  che  la  legislazione  dit- 
tatoria applicata  a  tutto  il  regno  dall'illi- 
mitato potere  burocratico  di  questi  anni 
procede  da  impressioni  e  da  bisogni 
strettamente  locali,  arbitrariamente  uni- 
versalizzati per  economia  di  fatica  cere- 
brale   e    comodo  di  uniformità. 

I  piani   di    riforma    agraria    fioriti   col 

Ji  Cfr.   Trattato   di  sociologia  generale,  v.  I,    pp.    82, 
97,  101, 


—  108  — 

manifesto  favore  degli   ambienti  ufficiali 

nr  sono  il  miglioro  esempio.  Poiché,  se 
rimane  tuttora  da  dimostrarsi  l'opportu- 
nità loro  riguardo  alle  regioni  nel  cui 
particolarissimo  aspetto  deve  ricercarsi 
il  movente  e  la  giustificazione  delle  va- 
gheggiate provvidenze  (l'agro  laziale  e 
ccrle  plaghe  del  Mezzogiorno  e  delle  iso- 
le), di  incontestabile  evidenza  risulta  l'as- 
surdità della  loro  estensione  generale 
quando  si  pensi  all'infinita  varietà  di  tipi 
e  di  forme  che  la  proprietà  del  suolo 
presenta  nelle  diverse  regioni,  in  relazio- 
ne alle  vicende  storico-sociali  ed  alle  esi- 
genze di  miglior  sfruttamento. 

Inesplicabile  riesce  intanto  che  nessu- 
no di  quanti  da  due  anni  ripetono,  senza 
curarsi  di  precisarne  il  senso,  la  frase, 
in  realtà  puramente  illusoria,  della  «ter- 
ra ai  conladini)  si  sia  dato  briga  di  os- 
servare se,  e  in  qual  misura  e  per  quali 
forze,  il  desiderabile  fenomeno  non  si 
vada  avverando  spontaneamente  in  gran- 
dissima parte  d'Italia,  avviandosi  a  so- 
luzioni   conformi    all'indole    delle    genti. 


—  109  — 

alle  altitudini  dei  terreni,  alle  peculiarità 
di  tradizioni  e  di  cosi  unii  onde  emerge  ia 
complessa  ed  armonica  fisionomia  delia 
patria.  .  -j         j 

È  un  l'alto  il  cui  studio  analitico  do- 
vrebbe tentare  qualche  giovane  volon- 
teroso ;  poiché  pochi  ne  conosco  che  me- 
glio si  prestino  ad  indagini  originali  e 
penetranti  sulla  psicologia  economica  dei 
gruppi,  delle  classi  e  degli  individui,  ri- 
sultante dai  modi  di  contrattazione,  dalie 
preferenze  di  scella,  dalle  sensibilissime 
variazioni  dei  prezzi.  Già  il  Locke  no- 
tava che  nessun' altra  specie  di  scambio 
si  sottraeva  meglio  di  questa  all'impero 
delle  forze  livellanti,  offrendo  infinite  di- 
scriminazioni di  prezzi,  inesplicabili  con 
criteri  puramente  oggettivi,  ma  dipenden- 
ti da  ragioni  di  attaccamento  a  taluni 
luoghi,  di  emulazione  verso  i  conterra- 
nei, di  diffidenza  alavica  per  altri  investi- 
menti, di  fiducia  in  una  produLliviLà  su- 
scitala mediante  il  ^generoso  impiego  delie 
proprie  forze. l)   La  bontà  intrinseca  dì 

l)  Cfr.  Ragionamenti  sopra  la  moneta,  l'interesse  del 


—  no- 
mi l'ondo  risiiltn  cosi  spesso  elemento 
secondario  in  confronto  alla  sua  ubica- 
zione, al  sospetto  del  desiderio  che  pos- 
sa averne  un  vicino,  ai  precedenti  di 
prc/zi  praticati  nelle  Immediate  adiacen- 
ze. Per  nessun  bene  Torse  il  mercato  di- 
fende più  a  lungo,  contro  l'azione  ade- 
guatrice  del  j)iìì  vasto  ambiente,  le  sue 
tenaci  caratteristiche  locali.  Pochi  si  con- 
servano più  indifferenti  al  confronto  dei 
saggi  netti  di  investimento.1) 

denaro,  la  finanza  e  il  commercio  (tr.  it.),  Firenze,  1761, 
v.  I,  pag.  88  e  segg.  Il  L.  illustra  con  ampie  notizie  sto- 
riche la  frequente  indipendenza  dei  valori  delle  terre  dai 
saggi  correnti  di  investimento.  Sulle  ragioni  per  le  quali 
il  valore  venale  dei  terreni  superi  spesso  la  rendita  ca- 
pitalizzata cfr.  anche  C.  Supino,  Manuale  di  economia 
politica,  4."  ed.,  Napoli,  1914,  p.  566  e  segg. 

1)  Un  colloquio  con  un  commerciante  o  mediatore  di 
terreni,  in  paesi  di  media  e  piccola  proprietà,  è  una  delle 
cose  più  istruttive  che  si  possa  consigliare  a  chi  si  diletta 
di  indagini  sui  fenomeni  dei  prezzi.  Si  appronde  da  essi 
come  possan  verificarsi  sperequazioni  ingenti  di  valore 
venale  dei  fondi  in  territori  attigui,  talora  di  inversa 
fertilità;  quale  influenza  eserciti  sulla  domanda  il  carat- 
tere di  distinzione  connesso  al  possesso  di  un  fabbricato 
o  di  un  podere  particolarmente  invidiato,  alla  vicinanza 
di  certi  centri  abitati,  ecc.  Si  constata  pure  abitualmente 
che  non  troppo  importa  al  contadino  l'entità  assoluta  del 
prezzo  sborsato,  mentre  assai  lo  interessa  il  confronto  con 


—  Ili  — 

Ala  dell'interessante  fenomeno,  che  con 
tanta  ampiezza  si  venne  liberamente  svol- 
gendo, un  altro  sospetto  riesce  per  noi 
particolarmente  notevole  ;  ed  è  la  pro- 
gressione costante,  il  dilatarsi  continuo 
ed  il  successo  finale  di  un  movimento 
azionalo  dai  più  reconditi  istinti  della 
psiche  rurale,  opportunamente  diretta, 
stimolata,  incanalata  da  una  classo  di 
speculatori,  che  con  cognizione  piena  di 
ambiente,  con  sagace  intuito  delle  ten- 
denze profonde,  con  ardimento  genial- 
mente agevolatore  d'ogni  più  adatta  for- 
ma di  credito,  assunsero  a  proprio  ri- 
schio la  funzione  del  complicato  trapas- 
so. 1)  Chi  per  poco  abbia  seguita  la  me- 

quello  imposto  a  compratori  precedenti,  sopratutto  pre- 
mendogli di  non  apparir  gabbato  agli  occbi  dei  benevoli 
compaesani.  Da  ciò  l'importanza  somma  che  i  venditori 
assegnano  alle  tariffe  dei  primi  contratti  che  stipulano 
in  un  dato  territorio,  ben  sapendo  che  dalla  notorietà  dei 
medesimi  dipenderà  in  gran  parte  l'andamento  delle  ope- 
razioni successive. 

*)  Non  è  privo  di  significato  il  fatto  che  in  codesta  utile 
funzione  si  siano  specializzati,  in  molti  paesi,  i  capitalisti 
israeliti,  il  cui  squisito  senso  delle  realtà  economiche  è 
proverbiale.  Con  l'estendersi  intanto  del  fenomeno  anche 
questi  organi  intermediari  tendono  a  mutare  la  loro  strut- 


—  112  - 

tamorfosi  radicale  che  ìd  molta  parte 
dell'Alta  llalia  subì  Ja  produttività  del 
suolo  dopo  che  le  tenute  signorili  sispez- 
zarono  in  medi  e  piccoli  poderi  nonpuò 
disconoscere  rutilila  di  un'opera  inter- 
inediaria;  alla  cui  mancanza  si  dovette 
forse  in  parte  il  fallimento  segnalato  di 
certi  tentativi  di  spartizione  libera  in  al- 
tre regioni.1]   E  se.  per  dati  precisi,  i'os- 

tura.  1.  Aguet  preconizza  la  formazione  a  tale  scopo  di 
poderose  e  specializzate  società  anonime,  l'azione  delle 
quali  non  deve  limitarsi  alla  vendita,  ma  provvedere  alia 
trasformazione  preventiva  dei  latifondi  con  opere  di  bo- 
nifica, di  irrigazione,  di  ricupero,  con  costruzioni  di  case, 
serbatoi,  ecc.,  svolgendo  il  piano  genialmente  abbozzalo, 
ma  solo  in  parte  eseguito  dall'Istituto  fondi  rustici.  I  ir. 
La  terra  ai  contadini,  p.  147  e  segg.  In  Inghilterra  re- 
centi inchieste  bau  posto  in  luce  l'efiicacia  del  lavoro 
compiuto  dalle  ditte  intermediarie  nel  vasto  fraziona- 
mento di  tenute  signorili  che  anche  là  si  osserva  in  que- 
sti anni.  Cfr.  Common  sense,  12  luglio  1919. 

l)  L'assenza,  in  molte  parti  del  Mezzogiorno,  della  classe 
speculatrice  cui  accennavo  (particolarmente  degli  ebreij, 
e  quindi  il  difetto  di  un  mercato  organizzato  dei  terreni, 
può  essere  ascritta  fra  le  cause  di  insufficiente  acquisto 
di  fondi  per  parte  dei  reduci  dell'emigrazione  e  dell'in- 
successo che  molte  volte  subiscono  i  loro  tentativi  per 
costituirsi  una  proprietà  indipendente,  segnalato  da  F.  Co- 
letti, Dell  'migrazione  italiana,  Milano,  1912,  p.  xói 
e  segg. 


—  113  — 

se  dato  stabilire  la  proporzione  assoluta- 
mente trascurabile  di  insolvenze  finali 
nei  numerosissimi  compratori,  si  posse- 
derebbe un  indice  prezioso  della  labo- 
riosità, della  perseveranza  cosi  provocala, 
della  selezione  spontanea  di  volontà  e 
di  attitudini  fattive,  che  per  tal  via  si 
venne  naturalmente  operando.  Il  fatto 
stesso,  dovunque  osservato,  che  il  nu- 
cleo del  primo,  rischioso  acquisto,  quasi 
sempre  subisce,  nel  corso  di  una  o  due 
generazioni,  un  processo  di  arrotonda- 
mento, tendente  a  recarlo  ad  un  grado 
superiore  di  efficienza  culturale,  depone 
favorevolmente  ad  un  sistema  mediante 
cui  la  terra  passa  davvero  gradatamente, 
mentre  si  moltiplicano  le  capacità  ed  i 
mezzi  creatori  di  imprese,  nelle  mani  dei 
più  degni  di  possederla,  perchè  meglio 
adatti  a  ricavarne  il  massimo  rendi- 
mento. *) 

a)  La  lieve  diminuzione  del  numero  complessivo  degli 
agricoltori  con  il  correlativo  aumento  dei  salariati,  gior- 
nalieri ed  obbligati,  che  si  osserva  nel  decennio  fra  i  due 
ultimi  censimenti  (cfr.  G.  Curato,  Rivista  di  matematica 

Prato.  La  ferra.  8 


—  114  — 

Se  della  grandiosità  e  della  portata  Idi 
questo  fenomeno  (ormai  largamente  os- 
servabile aiiclie  in  regioni  elio,  per 
la  loro  costituzione  economica,  pote- 
vano presumersi  particolarmente  refrat- 
tarie) l)  i  politicanti  largitori  della  ter- 
ra ai  conladini»  avessero  il  più  remoto 
sospetto,  essi  non  incomincierebbero  col 
minacciarne  lo  sviluppo,  aggravandone 
i  costi,  con  misure  fiscali  di  cui  ignorano 
le  fatali  ripercussioni. 2)  Nò,  volendo  se- 

finanziaria,  marzo  1919)  offre  una  riprova  del  costituirsi 
della  piccola  proprietà  rurale  su  un  tipo  più  economico, 
eliminandosi  i  possessi  troppo  polverizzati. 

x)  Nel  Vercellese,  dove  la  grande  proprietà  ebbe,  fino  a 
pocbi  anni  sono,  assoluta  prevalenza,  l'evoluzione  procede 
assai  rapidamente.  Ne  è  indice  la  democratizzazione  che 
si  osserva  nel  grandioso  consorzio  fra  gli  utenti  delle 
acque  demaniali,  creato  dalla  geniale  veggenza  di  Ca- 
millo Cavour.  Cfr.  A.  Tournon,  Un  secolo  di  vita  irrigua 
vercellese  e  l'associazione  d'irrigazione,  Vercelli,  1918, 
p.  29. 

2)  La  riesumazione  del  disegno  di  legge  sulla  nullità 
degli  atti  non  registrati,  che  sta  dinanzi  al  parlamento, 
costituisce,  p.  es.,  un  grave  pericolo  pel  commercio  dei 
terreni,  impedendone  gli  acquisti  fatti  dagli  speculatori 
con  semplice  compromesso,  da  convertirsi  in  atto  pubblico 
(col  pagamento  della  relativa  tassa)  soltanto  quando  pas- 
sano ai  compratori  definitivi.  L'obbligo  di  registrare  la 
prima  scrittura   raddoppia   semplicemente   la   tassa  dei 


—  115  — 

riamente  l'estendersi  organico  della  pro- 
prietà contadina  in  altre  zone,  anche  con 
mezzi  diversi  da  quelli  ora  accennati,  la- 
scierebbero  sussistere  gli  ostacoli  proi- 
bitivi all'enfiteusi,  classico  strumento  di 
provvida  democratizzazione  fondiaria.1) 

trapassi,  elevandone  i  costi  in  misura,  date  le  aliquote, 
gravosissima.  Su  altri  ostacoli  creati  alle  vendite  da  tale 
progetto,  specie  nel  Mezzogiorno,  dove  i  contadini,  spesso 
analfabeti,  contrattano  in  buona  fede,  rimanendo  esposti 
alle  peggiori  frodi,  insistette  l'on.  F.  Pereone,  L'imposta 
sui  patrimoni  di  guerra  (discorso  28  novembre  1918), 
Roma,  1918,  p.  13  dell'estratto. 

x)  Fu  data  più  volte  la  dimostrazione  matematica  della 
non  convenienza  di  stipulare  atti  di  enfiteusi  di  non  grande 
entità,  causa  il  complesso  delle  spese  fiscali  che  il  mede- 
simo importa.  Cfr.  Unità,  VI,  p.  16.  Per  un  atto  re- 
lativo ad  un  fondo  del  valore  capitale  di  lire  200  si  pa- 
gano 14  imposizioni,  le  quali  assorbono  il  frutto  per  oltre 
6  anni!  Cfr.  Agdet,  La  terra  ai  contadini,,  p.  127  e  segg. 
Ciò  tuttavia  non  bastando,  un  decreto  luogotenenziale  del 

3  febbraio  1917  provvedeva  a  favorire  viemmeglio  l'ope- 
razione, assoggettando  a  imposta  di  ricchezza  mobile  i 
redditi  derivanti  da  condominio  e  da  dominio  diretto,  e 
così  estendendo  agli  enfiteutici  l'iniquità  tributaria  della 
doppia  tassazione  che  notoriamente  colpisce  i  fondi  in- 
debitati. Le  critiche  dei  competenti  (cfr.  L.  Einaudi,  "  La 
politica  delle  sciabolate  tributarie  „,  in  Corriere  della  sera, 

4  febbraio  1918  e  F.  De  Gaetano  "L'imposta  sui  canoni 
enfiteutici  „,  in  Unità,  VII,  11),  consigliarono  alcune  corre- 
zioni ;  le  quali  però  non  diminuirono  che  lievemente  il 
nuovo  e  proibitivo  ostacolo  che  al  graduale  e  pacifico  tra- 


—  116  — 

Ma  lo  slesso  sperimentalismo,  che  in- 
duce ;i  promuovere  il  processo  di  questa 
ultima  dovunque  la  vediamo  almeno  ini- 
ziarsi per  impulso  e  forze  proprie,  con- 
siglia parimenti  di  andare  cauli  prima 
di  decidere  se  si  debba  tentare  di  immu- 
tare violentemente  il  regime  che  un'evo- 
luzione altrettanto  spontanea  venne  for- 
mando   e    consolidando    altrove. 

passo  dei  terroni  ai  coltivatori  veniva  a  crearsi  per  opera 
della  burocrazia  elaboratrice  dei  piarji  per  "la  terra  ai  con- 
tadini „.  Cfr.  D.  Catavola,  "L!impo3ta  di  r.  ni.  sui  canoni 
enfiteutici  „,  in  La  terra,  31  agosto  1918.  Quale  efficace 
strumento  per  la  democratizzazione  ed  intensificazione 
della  proprietà  rurale  rappresenti  e  possa  divenire,  se  sa- 
gacemente modificata,  l'enfiteusi,  già  esponeva,  rilevandone 
i  benefizi  nel  Mezzogiorno,  A.  Soialoia,  I  principi  della 
economia  sociale  esposti  in  ordine  ideologico,  2."  ed., 
Torino,  1846,  p.  335  e  segg.  Il  fatto  sta  ebe  si  deve  a 
questo  istituto,  provvidamente  favorito  in  Toscana  dal 
codice  leopoldino,  e  negli  stati  pontifici  da  ripetuti  editti, 
quel  miracolo  di  trasformazione  agraria  che  sono  i  vigneti 
dei  Castelli  romani,  del  Velletrano,  del  Frosinonese,  del 
Viterbese,  come  pure  di  alcune  plaghe  del  Mezzogiorno 
e  della  Sicilia.  Assai  pratica  mi  sembra  l'idea  dell'Aguet, 
che  vorrebbe  veder  largamente  utilizzato  tale  strumento 
dall'Opera  pei  combattenti,  con  un'opportuna  modifica- 
zione dei  suoi  statuti  e  delle  norme  fiscali  vigenti.  I 
fondi  dell'ente  ed  i  peculi  dei  coltivatori  potrebbero  così 
fornire  i  capitali  di  esercizio.  Cfr.  La  terra  ai  contadini, 
p.  119  e  segg. 


—  117  — 

Senza  ripetere  la  dimostrazione,  infi- 
nite volte  data  dai  tecnici,  della  favola 
superstiziosa  delie  terre  incolte  redimi- 
bili col  solo  lavoro,1)  gioverà  ricordare 
soltanto  che,  anche  la  porzione  delle  me- 
desime che  può  considerarsi  suscettibile 
di  proficua  cerealicoltura,  se  scientifi- 
camente trattate  (le  terre  vergini)  di 
parecchie  plaghe  meridionali,  di  cui  l'o- 
norevole Maury  segnalò  l'importanza),  ri- 

l)  (.'omo  particolarmente  notevole,  stante  l'autorità  po- 
litica e  le  note  tendenze  economiche  del  suo  autore,  ri- 
ferirò il  più  recente  riconoscimento  di  tale  verità:  "L'im- 
magine che  ogni  tanto  ritorna  di  vastissime  distese  che 
si  potrebbero,  come  nel  sogno  di  Faust,  strappare  all'in- 
fecondità, è  oggi  un'illusione.  Malgrado  i  suoi  monti  ed 
i  suoi  laghi,  lMtalia  aveva  improduttivo,  nel  1911,  solo 
l'8°/0  della  superficie  totale.  Tutte  le  altre  nazioni  ne 
avevan  di  più,  tranne  Francia,  Austria  e  Germania.  Dc-i 
così  detti  incolti  produttivi,  che  figuran  per  3,9  %  nel 
reparto  della  superficie  agraria  o  forestale,  pochissimi  si 
sarebbero  potuti  mettere  a  coltura  ed  a  spese  assai  alte. 
Ormai  in  Italia  non  si  poteva  più  parlare  di  estensione, 
ma  solo  di  intensificazione  culturale  „.  Cfr.  M.  Ruini, 
"  L'avanti-guerra  „,  in  Rivista  delle  società  commerciali, 
1918,  nn.  3,  4.  Richiamò  pure  testé  i  dati  positivi  del 
problema  A.  Graziani  :  "Si  ò  molto  discorso  dell'accesso 
dei  contadini  alle  terre  incolte  e  se  ne  è  parlato  da  alcuni 
senza  cognizione  dello  stato  di  fatto  reale.  Questa  delle 
terre  incolte  è  una  asserzione  che  dovrebbe  relegarsi  fra 


-  118  - 

chiede  per  trasformarsi  melodi  di  indu- 
strializzazione intensiva,  condotta  con 
criteri  strettamente  commerciali  e  con 
subordinazione  rigorosa  alla  Ferrea  leg- 
ge del  tornaconto:1)  la  perfetta  antitesi 
della  collettivizzazione  artificiale  a  cui 
si   tende. 

Fuori  poi  di  tali  zone,  privilegiale  dal- 
l'accidentale accumularsi  secolare  di  una 
massa  di  materie  fertilizzanti  non  coli- 
le favole,  non  assumersi  a  base  di  proposte  che  si  pre- 
tendono serie  e  di  pratica  attuazione.  Terreni  assoluta- 
mente incolti  non  esistono:  nel  catasto  agrario  1  003  000  ea 
sono  qualificati  sterili  per  natura,  ma  fra  questi  si  com- 
prendono terreni  produttivi  per  le  industrie  estrattive 
ed  altri  che  sarebbero  suscettibili  di  bonifica,  e  1  035  000  ea. 
sono  denominati  incolti  produttivi  e  vi  appartengono  ripe 
boscate,  brughiere.  Se  poi  si  alluda  alla  possibilità  di  col- 
tivare più  intensivamente  alcuni  terreni,  di  promuovere 
la  divisione  del  latifondo,  si  sa  che  questi  disegni  inclu- 
derebbero enormi  spese  di  espropriazione,  che  supporrebbero 
nello  stato  la  disposizione  di  capitali  ingenti,  ai  quali 
dovrebbero  aggiungersi  altri  capitali  per  le  trasformazioni 
agrarie  per  l'esercizio  agrario,  e  senza  nemmeno  la  sicu- 
rezza dell'incremento  del  reddito  e  della  definitiva  ele- 
vazione del  lavoratore  agricolo  a  proprietario,,.  Cfr.  "La 
politica  economica  e  sociale  per  il  dopo-guerra,,,  in  Scien- 
tia,  ottóbre  1918. 

a)  Cfr.  I.  Aguet,   "  Cosa  dobbiamo  coltivare  „ ,  in  Ri- 
forma sociale,  1917,  p.  10. 


—  119  — 

sumate  dalla  scarsa  vegetazione  inver- 
nale, è  noto  a  tutti  i  pratici  che  la  mas- 
sima parte  di  quelli  che  deputati  ed 
impiegati  qualificano  «pascoli  sterili» 
rappresenta  la  forma  più  proficua  di 
sfruttamento  in  rapporto  alla  qualità 
del  terreno  ed  alle  condizioni  clima- 
tiche e  meteorologiche.  1  contadini  di 
Albano  che,  due  anni  addietro,  tumul- 
tuarono per  ottenere  ridotto  il  canone 
d'affitto  della  tenuta  di  Cerquato,  assunta 
per  essi  dal  comune,  allegando  non  es- 
sere conveniente  a  quel  costo  la  se- 
mina,1) diedero,  senza  saperlo,  la  mi- 
gliore dimostrazione  della  preferibilità 
economica  dello  sfruttamento  armenti- 
zio,  la  concorrenza  del  quale  aveva  re- 
golate le  condizioni  d'affittamento.  Scopo 
dell'industria  agraria  è,  evidentemente,  di 
ricavare  dalla  terra  il  massimo  di  materie 
alimentari  ;  nel  quale  risultato  l'interesse 
del  proprietario  coincide  perfettament(e 
con  quello  della  collettività.  E  se  il  va- 
lore della  carne,  della  lana  e  dei  latticini 

l)  Cfr.  Messaggero,  3  agosto  19  IH, 


—  120  - 

procurali  dagli  armenti  supera  il  prezzo 
del  grano  producibile  sullo  stesso  fondo, 
la  scelta  non  può.  individualmenl 

dubbia.  La  requisizione  delle  terre  per 
estendere  la  semina  del  secondo  segne- 
rebbe un  vero  regresso  economico,  corri- 
spondendo alla  diminuzione  di  produt- 
tività effettiva  conseguente  alla  viola- 
zione della,  legge  del  minimo  mezzo.  Non 
occorre  una  conoscenza  profonda  della 
storia  economica  per  sapere  che,  in  qual- 
che regióne,  ii  predominio  della  pastori- 
zia si  connette  a  tutto  un  complesso  di  at- 
tività, di  capacità,  di  consumi  il  cui  im- 
posto turbamento  cagionerebbe  alla  in- 
tiera struttura  economica  locale  il  più 
dannoso  squilibrio.  Così  è  per  la  campa- 
gna romana,  alimentatrice  secolare,  coi 
suoi  allevamenti,  non  meno  delle  mense 
del  popolo  che  di  talune  caratteristiche 
e  floride  industrie  dell'urbe. x) 

J)  Cfr.  per  un  suggestivo  quadro  delle  interdipendenze 
secolari  fra  il  sistema  di  sfruttamento  dell'agro  e  la  vita 
economico-sociale  di  Roma,  A.  De  Sanctis  Maxgelli,  La 
pastorizia  e  l'alimentazione  di  Roma  nel  medio-evo  e  nel- 


—  121  — 

Scandalizzarsi  declamando  sull'odioso 
contrasto  fra  la  pecora  e  l'uomo,1)  si- 
gnifica ripetere  lamentele  antiche,  l'eco 
delle  quali  ricorre  nella  storia  come  in- 
dice di  superstizioni  ed  ignoranze  immo- 
bilistiche. 2)  Significa  inoltre  dimenticare 
totalmente  la  nuovissima  importanza  che 
nel  commercio  esportatore  italiano  ha 
assunto  da  qualche  anno  la  produzione 
cascarla,  fenomeno  che  si  rende  ben  vi- 
sibile nei  canoni  d'affitto  praticati  nel 
Lazio,  in  Sardegna,  in  parecchie  parti 
del   Mezzogiorno. 3) 

l'età  moderna,  Roma,  1918,  p.  57  e  Mgg.,  152  e  segg. 
e  passim.  Col  problema  dell'agro  presenta,  sotto  questo 
aspetto,  più  di  un'analogia  quello  del  Tavoliere  di  Pu- 
glia, come  risulta  dalle  interessanti  discussioni  suscitate 
nel  1862  da  un  disegno  di  legge  per  la  sua  affrancazione. 
Cfr.  Memorie  del  Tavoliere  di  Puglia,  che  si  sottopongono 
all'esame  del  Parlamento  italiano  (s.  a.),  Torino,  1862. 

J)  Cfr.  fra  lo  altre,  la  diatriba,  di  S.  Volpi,  Il  grano 
del  governo,  Milano,  1917. 

2)  Notissimo  fra  tutti  rimase  il  sermono  del  vescovo 
Latimer  contro  i  progressi  della  pastorizia  e  dell'arte  della 
lana,  ai  tempi  di  Elisabetta. 

3)  La  guerra  ha  posto  in  evidenza,  anche  sotto  altri 
aspetti,  la  vitale  importanza  per  noi  dello  sviluppo  ar- 
mentizio.  "  Nella  terra  che  fu  di  Calimala,  dice  giusta- 
mente il  Ruini,  molto  gioverebbe  una  più  larga  produzione 


-  122  — 

Con  ciò  non  negasi  che  vaste  e  profi- 
cue trasformazioni  culturali  appaiano  in 
molti  luoghi,  meglio  che  possibili,  do- 
verose. Solo  si  intende  che  qualunque 
preoccupazione  politica  torma  ostacolo 
pernicioso  all'opera  di  bonifica  integrale 
che  giustamente  prospettasi  ira  i  primi 
compiti  della  laboriosa  rinascita  post-bel- 
lica. Nella  campagna  romana,  affermano 
concordi  i  suoi  pratici  conoscitori,  il 
miglioramento  razionale  consiste  nella 
intensificazione  foraggiera  e  zootecnica. 
anche  come  avviamento  eventuale  alla  ce- 
realicoltura nelle  zone  refrattarie. l)  E 
se  v'ha  fra  i  proprietari  chi  si  opponga 
alla  salutare  metamorfosi,  negando  i  fon- 
di alle  imprese  disposte  ad  attuarla  o 
vincolandole  con  patti   antiagrari  od  ec- 

di  lana  nostrale.  Se  più  l'avessimo  curata,  ne  avrebbero 
avuto  conforto  i  nostri  fratelli,  nelle  veglie  algenti  di 
trincea.  Or  che  vi  è  deficienza  di  carne  per  l'alimentazione 
si  pensa  anche  a  quella  ovina.  Gli  inglesi  dicono,  in  forma 
paradossale,  ma  con  molta  verità,  che  indice  della  civiltà 
di  un  paese,  più  ancora  che  il  numero  degli  abitanti,  è 
il  numero  del  bestiame  che  possiede.  „  Cfr.  La  montagna 
in  guerra  e  dopo  la  guerra,  p.  51. 
*)  Cfr.  Aguet,  Cosa  dobbiamo  coltivare. 


—  123  — 

cessiva  brevità  di  contratti,  legittimo  rie- 
sce l'intervento  della  legge  a  costringer- 
veli od  espropriarli.  Non  altrimenti  pel 
Mezzogiorno,  dove  il  latifondo  rappre- 
senta tuttora  —  a  confessione  stessa  de- 
gli autori  men  sospetti  di  simpatie  plu- 
tocratiche (il  Lorenzoni,  il  Bruccoleri, 
il  Cammareri-Scurti,  il  Varisco, *)  per- 
fino il  Granone 2)  —  il  solo  regime  com- 
patibile con  le  condizioni  attuali  di  am- 
biente, nessuno  afferma  trattarsi  d'uno 
stato  di  cose  ideale,  escludente  doveri 
dì  organiche  modifiche.  Le  soluzioni  au- 
spicate però,  anziché  consistere  nell'ap- 
poderamento comunque  procurato,  ten- 
dono ad  una  forma  di  economia  rurale 
che,  pur  instaurando  la  coltura  intensiva, 
si  attagli  alla  speciale  psicologia  dei  suoi 
proprietari  e  dei  suoi  lavoratori,  ossia 
seguiti  a  permettere  l'assenteismo  dei  pri- 
mi   e    non   obblighi    a    pernottare  nelle 

a)  Cfr.  G.  Bruccoleri,  La  Sicilia  d'oggi,  Roma,  1913, 
pag.  420  e  segg.  Vedi  anche  Valenti,  Studi  di  politica 
agraria,  p.  147  e  segg.,  p.  253  e  segg. 

2)  Cfr.  Fattori  e  bisogni  dell'economia  siciliana,  p.  69 
e  segg. 


-   124  - 

campagne  i  secondi.  Uno  dei  più  coni- 
petenti  conoscitori  del  problema  e  dei 
più  seri  scrittori  di  cose  agricole,  il  pro- 
fessor Celso  Ulpiani,  non  ravvisa  altra 
via  a  raggiungere  lo  scopo  che  la  grande 
conduzione  diretta,  ottenuta  con  forti  ca- 
pitali, provati  metodi  di  gestione  scien- 
tifica, e  foggiata,  ove  manchi  l'iniziativa 
personale  dei  latifondisti,  sul  tipo  di  so- 
cietà anonima  clic  dischiuse  alla  produ- 
zione sterminate  distese  di  terre  oltre- 
oceaniche. l)  Di  ugual  parere  si  dichia- 
rano l'Aguet  ed  il  Carano-Donvito.  E 
quanto  sì  osservò  durante  la  guerra,  per 

y)  Cfr.  Il  problema  agrario  meridionale,  Portici,  1018, 
p.  9  e  segg.  Propose  il  metodo,  nel  1852,  Cavour  per  la 
colonizzazione  sarda.  Il  disegno  fallì  per  le  solite,  sciocche 
accuse  di  favoritismo  dei  politicanti.  Cfr.  E.  Arbib,  Cin- 
quantanni di  storia  parlamentare,  Roma,  1898,  V.  II, 
p.  275.  Nuovamente,  quattro  anni  dopo,  un  disegno  di 
legge  del  gran  ministro  stabiliva  l'acquisto  di  60  mila 
ettari  di  terreni  demaniali  per  parte  di  un  gruppo  di 
banche  di  Torino  e  di  Genova,  allo  scopo  di  valorizzarli 
e  rivenderli  al  prezzo  capitalizzato  dell'estimo  censuario 
di  cui  sarebbero  divenuti  suscettibili,  in  modo  da  formare 
nuclei  vitali  di  colonie  agricole  su  fondi  razionalmente 
bonificati.  Anche  questo  progetto  dovette  abbandonarsi 
per  la  fobia  dell'arricchimento  privato.  Cfr.  B.  Broschi, 
Il  credito  per  la  colonizzazione  interna. 


—  125  — 

l'afflusso  spontaneo  di  una  considerevo- 
le parte  del  capitale  guadagnato  nelle  im- 
prese militari  verso  acquisti  ed  affitti  di 
tenute  ed  apprestamenti  di  grandiose  bo- 
nifiche fondiarie  nel  Mezzogiorno  confer- 
ma che  la  previsione  risponde  fin  d'ora 
a  promettenti  realtà. *)  Si  raggiunge  per 
tal  modo  naturalmente,  con  conseguenze 
educative  inapprezzabili  a  beneficio  di 
popolazioni  tuttora  incapaci  di  mutare  da 
sole  i  metodi  tradizionali,  lo  scopo  a  cui 
deve  tendere,  secondo  un  insigne  econo- 
mista, un  programma  concretamente  de- 

J)  Già  prima  della  guerra  il  fenomeno  si  pronunziava 
per  opera  di  agricoltori  intraprendenti,  che,  con  modestia 
relativa  di  mezzi,  non  aiutati,  anzi  sovente  intralciati 
dall'opera  dello  stato,  erano  riusciti,  col  sussidio  della 
chimica  e  dell'ingegneria  idraulica,  a  mettere  in  coltiva- 
zione, con  redditi  progressivamente  rimunerativi,  zone  di 
terre  abbandonate.  Gli  acquitrini  dell'alta  Maremma,  il 
cappellaccio  (strato  tufaceo)  dell'agro  romano  sono  stati, 
in  meno  di  un  quinquennio,  trasformati  in  ubertose  pra- 
terie ;  certe  tenute  son  arrivate  a  dare  fin  15  sementi. 
Da  un  anno  in  qua  il  fenomeno  ricevette  confortante  im- 
pulso dall'affluire  negli  investimenti  terrieri  di  una  parte 
del  capitale  di  nuova  formazione.  Un  esempio  caratteri- 
stico se  ne  ebbe  anche  in  Piemonte  con  la  vasta  bonifica 
intrapresa  da  industriali  biellesi  degli  incolti  di  Salussola. 
Cfr.  Tribuna  biellese,  5  ottobre  1918.   Ma,   nei    riguardi 


—  126  — 

mocratico:  We  have  one  general  pro- 
blem  of  modera  democracy,  and  that  is 
lo  enable  the  average  man  and,  indeed, 
the  man  below  the  average.  to  avail  limi- 
seli' of  the  greater  brain  power  of  the  re- 
latively  few  superior  nien  in  the  commu- 
nity, *) 

■Vero  è  che  in  quelle  regioni  stesse, 
come  in  molle  altre  dell'Italia  media,  la 
redenzione  agraria  dei  dorsi  collinosi  e 
montagnosi  collegasi  strettamente  con 
una  trasformazione  in  orti-frutteti^  a  cui 
lo  stesso  Ulpiani  presagisce  un  avveni- 
re   grandioso.2)    Un    pratico    sistema    di 

del  Mezzogiorno,  la  tendenza  si  organizza  e  si  estende, 
per  merito  pure  dell'Istituto  nazionale  per  lo  sviluppo 
agricolo  del  mezzogiorno  d'Italia,  che  operosamente  si 
applica  a  coordinare,  intensificare  e  disciplinare,  con  un 
pratico  piano  di  azione,  tali  iniziative.  Cfr.  Rivista  delle 
società  commerciali,  1918,  11,  p.  792  e  segg.  Come  da 
tali  imprese  capitalistiche  possa,  in  prosieguo  di  tempo, 
svolgersi,  per  vendite  ed  assegnazioni  graduali,  la  pro- 
prietà contadina,  inetta  da  sola  alla  valorizzazione  del 
suolo,  è  lucidamente  spiegato  dall'AGUET,  La  terra  ai 
contadini,  p.  147  e  segg. 

1)  Cfr.  R.  T.  Ely,  "  Private  colonization  of  the  land  „, 
in  American  economie  revieic,  Vili  (1918),  p.  3. 

2)  Cfr.  U  problema  agrario  meridionale,  p.  3  e  segg. 


—  127  >- 

credito  agrario  che  consentisse  a  chic- 
chessia di  acquistare  una  piccolissima 
proprietà,  «in  località,  per  clima  espo- 
sizione, atta  alla  più  raffinata  coltura  in- 
tensiva» (all'iniziativa  non  mancano  pre- 
cedenti nella  storia  dei  più  benefici  enti 
finanziari  italiani,  *)  affretterebbe  certo  il 
risultato  desiderabilissimo. 2)  A  patto  pe- 
rò, oso  aggiungere,  che,  nel  predisporne 
le  forme,  si  tenesse  sovratutto  presente 
che  ai  contadini  che  lavorano,  che  sanno 
e  vogliono  lavorare,  il  credito  manca,  an- 
che oggi,  raramente,  mentre  sono  gli  al- 
tri quelli  che  reclamano  leggi  speciali  pei; 
un  credito  semi-gratuito  ;  ma  che  sol- 
tanto l'aiuto  concesso  ai  primi  offre  pro- 

r)  Cfr.  F.  Virgili,  "  Il  Monte  dei  Paschi  nel  1777-79 
e  l'incremento  dell'agricoltura,,,  estr.  da  Studi  senesi, 
1905. 

2)  Oltre  all'Ulpiani,  un  ordinamento  simile  vien  pro- 
posto da  E.  Lolini,  mediante  la  costituzione  di  un  Istituto 
fondiario  nazionale,  accentrante  l'amministrazione  dei  beni 
demaniali  e  concedente  in  enfiteusi  le  porzioni  più  adatte 
dei  medesimi  alle  famiglie  dei  combattenti,  con  anticipo 
dei  capitali  di  impianto  e  d'esercizio.  Cfr.  "  Sproletariz. 
ziamo  i  contadini  combattenti  „  ,  in  Za  vita  italiana, 
1918,  LXIV. 


—  128  — 

babilità  di  risultali  rispondenti  agli  scopi 
ed  al  sacrificio.1]  Ed  è  In  vista  <li  ciò 
specialmente  ch'io  conservo  maggior  fede 
nelle  opere  di  soccorso  indiretto,  unica- 
mente intese  a  creare,  là  dove  occorra. 
le  condizioni  indispensabili  perchè  le 
attività  singole  possano  con  successjb 
esplicarsi,  senza  urlare  in  ostacoli  natu- 
rali, che  forze  isolale  e  associazioni  non 
sorrette  sarebbero  impotenti  a  rimuove- 
re. Strade,  opere  idrauliche  irrigatorie  e 

])  Giova  ricordare  le  conclusioni  d'una  delle  più  serie 
autorità  mondiali  in  tema  di  cooperative  sugli  effetti  ne- 
gativi delle  elargizioni  di  capitali  tendenti  a  coltivarle 
artificialmente,  ed  il  suo  richiamo  ai  mòniti  di  Gladstone, 
confermati  dalla  universale  esperienza.  Cfr.  H.  W.  Wolff, 
Cooperation  in  agricolture,  2.R  ed.,  Londra,  1914,  pag.  350 
e  segg.  Confrontava  ultimamente  i  grandiosi  risultati  del 
credito  agrario  spontaneamente  sviluppato  nei  paesi  te- 
deschi, fiamminghi  e  scandinavi  con  lo  scarso  successo 
ottenuto  nei  paesi  latini  trasformandolo  in  funzione  di 
stato,  Peereau  Pradier,  L'agriculture  et  la  guerre,  pag.  52 
e  segg.  Pratiche  mi  sembrano  talune  delle  proposte  dello 
Scelsi  per  agevolare  ai  lavoratori  il  credito,  in  vista  del- 
l'acquisto di  terre.  Cfr.  Il  credito  ai  lavoratori,  pag.  14 
e  segg.,  e  pag.  29  e  segg.  Il  quale  acquisto,  conferma 
I'Einaudi,  se  ha  ad  essere  durevole,  deve  esser  graduale, 
parziale,  costoso.  Cfr.  "La  terra  ai  contadini  e  lo  speri- 
mento degli  istituti  ospitalieri  di  Milano  „,  in  Rivista 
di  Milano,  5  luglio  1919. 


—  129  — 

anti-malariche,  innanzi  tutto  grandiosi 
rimboschimenti  sono  il  compito  immane 
a  cui  ogni  energia  dello  stato  vorrei  con- 
sacrata, onde  avesse  mezzo  di  estendersi 
alle  regioni  che  più  vi  sembrano  refrat- 
tarie quella  libera  democrazia  di  agricol- 
tori che  già  Aristotile  vantava  come  ot- 
tima base  di  solido  assetto  sociale. 1)  È  di 
beneficio  incalcolabile  ad  affrettare  la 
evoluzione  feconda  tornerebbe  certo  la 
totale  abolizione  del  protezionismo  gra- 
nario, che,  tenendo  alto  artificialmente  il 
prezzo  delle  vendite,  costituisce  un  pre- 
mio permanente  all'ignavia  dei  proprie- 
tari immobilistici,    e   funziona,   come   la 

*)  Cfr.  Politica,  VI,  2,  1.  Un  ugual  indirizzo  sosteneva 
testé,  da  un  punto  di  vista  più  vasto,  A.  De  Viti  de  Marco  : 
"  Un  concetto  generale  dovrebbe  ispirare  la  democrazia  : 
che  si  dia  la  preferenza  alle  grandi  riforme  di  massa,  che 
tendono  a  modificare  l'ambiente  ed  a  creare  per  tutti  la 
possibilità  di  fare  un  passo  avanti,  contro  le  piccole  riforme 
speciali,  che  rendono  facile  soltanto  a  pochi  gruppi  orga- 
nizzati e  privilegiati  di  fare  parecchi  passi  avanti,  la- 
sciando dietro  nello  statu  quo  il  resto  della  classe  prole- 
taria disorganizzata.  Quindi  pensioni  di  vecchiaia  a  tutti 
i  lavoratori  agricoli  ed  industriali,  perfezionamento  della 
viabilità  pubblica,  dei  trasporti,  dei  mezzi  delle  comuni- 
cazioni, sistemazione  dei  porti,  bonifiche  e  acquedotti  per 

Prato.  La  terra.  9 


-  130  - 

esperienza  ha  provato,  a  guisa  <Ji  cle- 
mento  concentratore  anziché  di  stimolo 
ripartitore  dei  poderi.  >) 

Mia  l'essenza  programmatica  di  una 
struttura  ch'è  pcri'elta  antitesi  di  qual- 
siasi compiacenza  favoreggiatrice  dei  de- 
ficienti e  degli  inciti,  anziché  esprimersi 
in  frasi  ambigue  di  riflesso  esotico,  non 
può  riassumersi  clic  nella  formula  in  cui 
uno  dei  più  seri,  sebbene  dei  più  con- 
cisi, studiosi  di  questa  materia  testé  sin- 
tetizzava  l'ottimo   contributo   recato   alla 

scopi  anzitutto  igienici  e  via  dicendo.  Invece  pullulano 
da  ogni  parte  proposte  come  quella  delle  case  popolari 
anche  per  piccoli  centri  e  nelle  campagne,  distribuzione 
di  terre  ai  soldati,  e  così  di  seguito;  idee  che  eccitano 
l'immaginazione  dei  più  perchè  ognuno  spera  di  essere 
favorito  dalla  sorte  e  che  costano  relativamente  poco  allo 
stato  e  giovano  molto  ai  pochi  fortunati.  E  questi  pochi 
saranno  verosimilmente  i  capi  del  proletariato  agricolo  „. 
Cfr.  "  11  proletariato  e  la  pace  „,  in  Unità,  Vili,  2.  In 
un  simile  ordine  di  idee  il  governo  inglese  ha  promossi 
ampi  studi  per  il  miglioramento  della  viabilità,  come 
fattore  pregiudiziale  della  colonizzazione  spontanea  delle 
terre.  Cfr.  Report  of  the  Ritrai  transport  (Scottanti)  corn- 
iti itee  1919,  cond.  227. 

a)  Cfr.  E.  Avanzi,  Influenza  che  il  protezionismo  ha  spie- 
gato sul  progresso  agrario  d'Italia,  Pisa,  1917,  p.  227 
e  segg. 


—  131  — 

sua  trattazione  :  «  Non  la  terra  ai  con- 
tadini, o  la  socializzazione  della  terra,  ma 
la  terra  a  chi  ne  è  degno».1) 

Il  significato  della  formula  è  rigoro- 
samente sperimentale  ;  non  intendendosi 
con  essa  il  possesso  dei  sentimentali  ti- 
toli etici  (meriti  militari,  ecc.),  e  dei  di- 
scutibili precedenti  giuridici  e  tradizio- 
nali allegati  a  sostegno  di  quasi  tutti  i 
piani  esaminati,  bensì  soltanto  la  provata 
attitudine  o  la  dimostrata  capacità  di 
creare  un'azienda  agraria,  di  grandi  o 
di  piccole  dimensioni,  rispondente,  se- 
condo l'ambiente  e  i  mezzi  disponibili,  ai 
postulati  del  più  alto  rendimento. 

La  forza  delle  cose  va  rapidamente,  te 
non  da  oggi,  determinando  nella  fisio- 
nomia agricola  del  nostro  paese  una  sa- 
lutare trasformazione,  che  l'ingente  au- 
mento nell'impiego  di  concimi  chimici 
basterebbe  a  documentare.  I  recenti  eventi 
non  fecero  che  intensificarne  il  proces- 
so, determinando   forti  investimenti  fon- 

a)  Cfr.  G.  Gennari,  L' organamento  social-agrario  nel 
dopo  guerra,  Parma,  1917,  p.  20  e  segg. 


— ' 132  — 

diari  <li  capitali  guadagnati  dia  una  nuova. 
audace  classe  di  speculatori,  e  iarghissi- 

mi  acquisii  di  terre  per  parte  dei  conta- 
dini arricchiti  dagli  alti  prezzi.  È  feno- 
meno conforme  ai  presupposti  di  un 
positivo  progresso,  passando  così  la  di- 
sponibilità  del  suolo  a  chi  rivelò  qualità 
meglio  adatte  a  trarne,  per  se  e  per  al- 
trui, il  massimo  profitto.  Ed  è,  al  tempo 
stesso,  conferma  splendida  dei  risultati 
stupendi  che,  nel  campo  agricolo  più  che 
in  altri,  conseguono  l'amore  della  pro- 
prietà   e    l'istinto    individualistico.  *)    Co- 

J)  Con  lo  spirito  di  educativa  democrazia  che  lo  distin- 
gue, il  socialismo  ufficiale  italiano  non  manca  di  avver- 
tire lo  spontaneo  fenomeno,  preoccupandosi  dell'impulso 
che  il  medesimo  ricevette  per  effetto  dei  guadagni  di 
guerra,  e  concludendo  per  la  necessità  politica,  ai  fini  del 
partito,  di  contrastare  la  tendenza,  in  vista  della  distru- 
zione finale  del  piccolo  e  medio  possesso.  Cfr.  F.  Bedarida, 
"  La  piccola  proprietà  „,  in  Avanti  !,  25  gennaio  1919. 
L'atteggiamento  si  rende  evidentissimo,  ed  è  d'altronde 
dichiarato  senza  eufemismi,  nei  riguardi  della  nuova  Opera 
dei  combattenti,  avente  fra  i  suoi  compiti  di  facilitare  ai 
contadini,  isolati  od  a  gruppi,  l' acquisto  dei  terreni.  La 
dichiarazione  di  guerra  fu  affidata  all'on.  Mazzoni  che, 
al  congresso  dei  lavoratori  della  terra  di  Bologna,  si  scagliò 
contro  il  concetto  informatore  dell'  istituto,  "  fondato  sopra 
un  privilegio  assurdo  (quello  del  sangue  versato!)  e  ten- 


-  133  - 

deste  forze  psichiche  però,  paragonabili 
negli  effetti  ai  jdìù  sicuri  fattori  di  pro- 
sperità fisiologica,  una  politica  ispirata 
a  sano  realismo  non  può  disconoscere. 
Nessun  bigottismo  giuridico  deve  eviden- 
temente difendere  istituti  arcaici,  ove  ri- 
sultino inefficaci  agli  scopi  onde  stori- 
camente scaturirono  ;  ma  nessun  andazzo 
dottrinale,  nessuna  superstizione  dema- 
gogica, nessun  opportunismo  devono  d'al- 
tra parte  interromperne  la  provvida  azio- 
ne, quando  appaia  chiaramente  che  non 
mai  essa  si  rivelò  più  benefica.  Il  ciclo 

dente  a  suscitare  le  vecchie  forme  della  società  militare, 
superate  dall'ardimento  politico  e  dalla  concezione  morale 
della  società  moderna,  con  la  creazione  di  una  piccola 
proprietà  coltivatrice,  contraria  alle  ragioni  della  civiltà 
e  della  tecnica  agraria,,.  Cfr.  Paese,  7  giugno  1919.  Poco 
dopo  il  congresso  provinciale  dei  contadini  del  Lazio  vo- 
tava un  invito  al  proletariato  industriale  ad  invadere  le 
terre  mal  coltivate  (?!)  se,  dopo  il  prossimo  raccolto  non 
fossero  consegnate  ai  contadini,  combattenti  o  no.  Cfr. 
Tempo,  30  giugno  1919.  L'opera,  conferma  un  altro  in- 
terprete delle  leghe,  non  è  che  un  episodio  del  tentativo 
speculativo  con  cui  la  borghesia  cerca  di  sfruttare  a  suo 
profitto  l'amore  alla  terra  delle  classi  campagnuole  e  le 
nuove  disponibilità  di  cui  i  guadagni  di  guerra  le  hanno 
provvedute  per  gli  onerosi  acquisti.  Ed  è  espediente  rea- 
zionario per  moltiplicare  gli  elementi  anti-socialisti  e  per 


—  134  — 

dell'evoluzione  economica,  ben  lungi  dal- 
lo screditare  le  vecchie  sentenze  di  Ar- 
turo Young  e  di  Giuseppe  Mazzini  sulle 
insuperabili  virlù  stimolanti  della  pieni 
potestà  domenicale,  uè  illustra  ogni  gior- 
no meglio  la  profetica  veggenza.  Trarrà 
impulso  bensì  il  movimento  fecondo  da 
agevolazioni  e  semplificazioni  di  trapassi 
simili  a  quelle  che  paesi  nuovi,  non  so- 
spetti di  scarso  zelo  democratico,  esco- 
gitarono a  mobilizzare  la  ricchezza  fon- 
diaria. J)   Si  gioverà  la  tendenza   di   qua- 

prerniare  i  meriti  militari,  "  mettendo  fra  il  lavoro  e  la 
terra  l'ombra  perturbatrice  di  nna  qualità  personale  che 
ricorda  l'odio  e  la  violenza  „.  Cfr.  M.  Piazza,  u  L'ora  dei 
contadini  „  ,  in  Critica  sociale,  16-30  giugno  1919.  In  ter- 
mini più  rispettosi  dell'altrui  sacrifizio,  ma  in  uno  spi- 
rito non  diverso,  la  questione  è  stata  portata  davanti  al 
consiglio  superiore  del  lavoro  (4  luglio)  da  un  ordine  del 
giorno  degli  on.  Turati,  Altobelli,  Baldini,  Cabri  ni,  riaf- 
fermante il  principio  della  assegnazione  di  terre  ai  lavo- 
ratori, senza  riguardo  a  titoli  patriottici.  Fu  deliberata 
la  sospensiva.  Gli  organi  dei  combattenti  denunziano  in- 
tanto con  violenti  parole  questa  riscossa  degli  imboscati, 
a  cui  pare  si  aggiunga  un'azione  diretta  sul  governo  per 
impedire  all'opera  l'esplicazione  della  sua  attività.  Cfr. 
Le  trincee,  14  giugno  1919. 

*)  L'instaurazione  di  un  vero  e  completo  catasto  pro- 
batorio, consentendo  di  semplificare  al  massimo  le  opera- 


—  135  — 

lunque  perfezionamento  e  modernizza- 
zione di  contratti  colonici,  intesi  ad  ac- 
centuarne il  carattere  partecipazionisti- 
co,  assicurando  l'impero  direttivo  delle 
competenze  tecniche. x)  Riceverà  la  ben 
avviata  metamorfosi  valido  incoraggia- 
mento da  ogni  iniziativa  rivolta  a  faci- 
litare l'ascesa  dei  coltivatori  dalle  classi 
salariate  alle  partecipanti,  da  queste  alle 
imprenditrici  autonome  ed  alle  propric- 
tarie4  secondo  l'esempio  dato  dal  Banco 
bolognese,  giustamente  additato  dal  Gen- 

zioni  di  vendita  e  di  garanzia  a  mezzo  di  boni  di  fondiari 
ed  ipotecari  trasmissibili,  aprirebbe  pure  ai  lavoratori 
nuove  possibilità  di  partecipazione  alla  rendita  ed  alle 
migliorie  da  essi  introdotte.  Cfr.  Valenti,  "  La  proprietà 
e  l'evoluzione  economica,,,  in  Rivista  d'Italia,  1918,  X. 
Miglior  illustrazione  alla  stessa  idea  dà  lo  Scelsi,  propu- 
gnando un'istituzione  di  certificati  facoltativi  non  molto 
dissimili  dalle  copie  dei  "  libri  fondiari  „  tedeschi,  da  ri- 
lasciarsi dagli  istituti  di  credito  fondiario,  la  cui  struttura 
intiera  verrebbe  resa  più  agile  e  più  accessibile.  Cfr.  Il 
credito  ai  lavoratori,  p.  29  e  segg. 

*)  Per  la  mezzadria,  da  conservarsi  ed  estendersi  nelle 
regioni  e  per  le  colture  a  cui  è  tecnicamente  vantaggiosa, 
cfr.  Virgilii,  "  La  mezzeria  toscana  e  le  sue  trasforma- 
zioni „,  in  Bollettino  della  società  degli  agricoltori  italiani, 
Vili,  p.  12  ;  e  Gennabi,  L'organamento  social-agrario 
del  dopo  guerra,  p.  10  e  segg. 


-  136  - 

nari  all'imitazione  d'altri  istituii  e  del 
governo,1)  o  cogli  intendimenti  leste  af- 
fermati nell'assemblea  costitutiva  dell'I- 
stituto nazionale  per  lo  sviluppo  agri- 
colo del  Mezzogiorno.2)  Prudenti  inci- 
tamenti alle  opere  pie,  alle  amministra- 
zioni locali,  agli  enti  di  culto  per  la 
graduale  liquidazione  del  loro  patrimonio 
immobiliare,  troppe  volte  inadeguatamen- 
te produttivo,  conferiranno  all'auspicato 
risveglio.3)    Provvidenze    particolari,    del 

J)  Cfr.  L'organamento  social-agrario  del  dopo  guerra, 
p.  27. 

2)  Cfr.  Corriere  della  sera,  6  dicembre  1918  e  Rivista 
delle  società  commerciali,  1918,  11. 

3)  Un  buon  saggio  di  allogamento  facoltativo  di  tali 
terre  ci  viene  dal  Portogallo,  col  decreto  14  settembre 
1918.  Cfr.  "  Istituto  int.  di  agricoltura.,,  Bollettino  delle 
istituzioni  economiche  e  sociali,  IX,  10.  Si  pronunziò  testé 
per  un  indirizzo  non  dissimile  il  comizio  agrario  di  To- 
rino su  relazione  dell'avv.  G.  Fornaris.  Ma  già  da  molti 
anni  predican  meritoriamente  con  l'esempio  gli  Istituti 
ospitalieri  di  Milano,  procedendo  alla  graduale  assegna- 
zione ai  contadini  dei  loro  vastissimi  possessi.  Gli  ottimi 
risultati  realizzati,  in  linea  di  successo  pratico  e  di  me- 
todo, dall'istruttivo  esperimento  fnron  riassunti,  in  una 
interessantissima  relazione,  dall'avv.  G.  Gaggi  "  La  terra 
ai  suoi  coltivatori  in  una  trasformazione  del  patrimonio 
delle  istituzioni  pubbliche  di  beneficenza  „ ,  nella  rivista 
L'Ospedale  maggiore,  marzo  1919. 


—  137  — 

genere  di  quelle  che  in  Irlanda,  in  Da- 
nimarca, nelle  Fiandre,  spinsero  all'apice 
della  prospera  perfezione  la  coltura  spe- 
cializzata e  frazionata1)  potranno  infine 
coronare,  con  una  organizzazione  profes- 
sionale e  cooperativa  solida  e  vitale, 
l'armonico   edifizio. 2) 

Non  manca,  come  vedesi,  materia  di 
lavoro  legislativo,  di  intervento,  di  azione 
per  lo  zelo  di  chi  assolutamente  non  isa 

1)  Cfr.  H.  Plunkett,  La  nuova  Irlanda  (tr.  it.),  To- 
rino, 1914,  p.  170  e  segg.  e  l'introduzione  di  G.  Bor- 
gatta. 

2)  Dopo  un  feticismo  idiota  per  gli  esempi  tedeschi,  oggi 
prevale  l'andazzo  opposto.  Riesce  tuttavia  interessante 
constatare  i  risultati  conseguiti,  in  tal  campo,  dall'intel- 
ligente concorso  dato  ad  un'operosa  iniziativa  privata  in 
tutto  l'impero.  Cfr.  T.  H.  Middlèton,  The  recent  deve- 
lopment  of  german  agriculture  (pubb.  dal  "  Board  of  agri- 
culture  „)  Londra,  1917,  p.  51  e  segg.  Anche  più  istrut- 
tivo riesce  però  meditare  quanto  si  fece,  dalle  diverse 
commissioni  a  ciò  delegate,  in  Irlanda  dove  la  vasta  tra- 
sformazione fondiaria  iniziata  da  una  provvida  serie  di 
leggi  speciali  si  trova  ormai  nel  secondo  stadio,  che  con- 
siste nel  passaggio  della  terra  in  pieno  dominio  dei  col- 
tivatori, ai  quali,  in  un  primo  perioda,  era  stato  attribuito, 
col  "  tenant  right  „  un  diritto  speciale  di  stabilità  e  di 
partecipanza  alle  migliorie.  Cfr.  "  Istituto  int.  di  agri- 
coltura „,  Bollettino  delle  istituzioni  economiche  e  sociali, 
maggio  1919. 


-  188  - 

adattarsi  all'idea,   i  ate  da   tu I t;i  li 

storia,  che  nelle  grandi  e  profonde  ri- 
forme sociali  ed  economiche,  la  parte 
dello  stato  inframmettente  riveste  per  lo 
più  la  figura  della  mosca  cocchiera,  ru- 
morosa, presuntuosa  e  fastidiosa  quanto, 
in  sostanza,  inconcludente.  E  se,  nel  ten- 
tar di  favorire  il  fenomeno  spontaneo 
senza  violentarne  le  naturali  direttivi 
si  incontreranno  resistenze  inopinate 
Ira  proprietari  di  miopi  vedute  non  meno 
che  fra  plebi  misoneistiche  --  legittime 
torneranno  evidentemente  misure  di  fer- 
mezza inflessibile,  ispirate  alla  superiore 
autorità  di  precisi  canoni  tecnici.  Ma  la 
legge  comune  che  subordina  il  diritto  del 
privato  alla  riconosciuta  utilità  pubblica 
non  richiederà,  per  applicarsi  a  tali  casi 
eccezionali,  deroghe  generali  e  solenni. 
Esecuzione  estensiva  e  giurisprudenza 
interpretativa  conferiscono  alle  norme 
giuridiche  un  grado  di  elastica  adattabi- 
lità, che  le  abilita  a  seguire,  nel  mutato 
spirito  e  nelle  modificate  esigenze.  Il 
corso  dei  tempi.  Spogliazioni  arbitrarie  e 


—  139  — 

dinieghi  di  equi  risarcimenti x)  non  fanno 
invece  che  colpire  di  paralisi  le  energie 
suscitatrici,  in  ragione  della  instabilità, 
del  rischio  e  dell'insicurezza  attribuiti  al 
mercato  che  ne  è  minacciato.  Del  cui 
equilibrio,  giustamente  osserva  il  Valen- 
ti, 2)  l'attesa  della  quieta  e  tutelata  possi- 
denza (realizzazione  della  tendenza  al  ri- 
poso, pur  naturale  nell'uomo)  rimane  fat- 
tore essenziale,  integrando  lo  stimolo  al 
lavoro,  fonte  indispensabile  di  perenne 
miglioramento. 

i)  Appropriazione  mercè  aliquote  successorie  altissime 
della  commissione  di  Bari  ;  canone  uguale  alla  media  del 
reddito  del  decennio  anteriore  al  1910  del  progetto  Mor- 
tara;  importo  di  tale  reddito  capitalizzato  dell'Opera 
nazionale  dei  combattenti;  espropriazione  sulla  base  del 
reddito  imponibile  di  Rusticus  e  di  più  altri  ;  indennizzo 
da  determinarsi  inappellabilmente  cEa  commissioni  arbitrali 
di  Liborio  Granone  ;  "  giusto  prezzo  senza  spogliazione 
né  speculazione  „  del  programma  socialista,  testò  preci- 
sato dall' on.  Samoggia;  calcolo  di  un  ipotetico  valore 
ante-bellico,  con  riduzione  progressiva  pei  grossi  patrimoni, 
della  relazione  De  Ambris,  ecc.  È  il  concetto  della  espro- 
priazione amministrativa  pronunciata  da  organi  speciali 
e  sottratto  al  controllo  della  magistratura  ;  espediente  di 
ipocrita  confisca,  caro  ai  vecchi  governi,  la  cui  abolizione 
parve  e  fu  indice  di  spirito  liberale  ed  arra  di  civili  ga- 
ranzia nei  promulgatori  del  codice  albertino. 

2)  Cfr.  La  proprietà  e  l'evoluzione  economica. 


—  110  — 

Un  sistema  volutamente  disconoscitore 

di  verità  economiche  così  elementari,  co- 
me noncurante  della  funzione  direttiva 
dell' intelligenza  ed  esperienza  tecnica 
combinate  col  senso  del  tornaconto,  fa- 
talmente conduce  ad  una  depressione  dì 
efficienza  che,  a  breve  andare,  si  riper- 
cuote  disastrosamente    sul    prodotto 

Ora  questo  e  nulla  altro  deve  essere 
il  termine  di  paragone  per  giudicare  un 
complesso  di  proposte,  il  cui  comune  ca- 
rattere consiste  nel  normale  assoggetta- 
mento della  proprietà  e  della  libera  ini- 
ziativa rurale  al  controllo  di  agenti  ir- 
responsabili. 

11  momento  sarebbe  evidentemente  mal 
scelto  per  far  oggetto  di  mercimonio  po- 
litico e  ,di  speculazione  burocratica  la 
maggior  ricchezza  naturale  in  nostro  pos- 
sesso. Se  l'Inghilterra  può  concedersi  il 
lusso  di  esprimere  in  questa  moneta  le 
promesse  della  sua  gran  campagna  elet- 
torale,, stante  anche  l'importanza  relati- 
vamente secondaria  della  ricchezza  ter- 
riera nell'inventario  del   suo  patrimonio 


—  141  — 

e  dei  suoi  redditi  presenti  e  futuri,1)  non 
certo  si  sente  di  affrontare  a  cuor  legge- 
ro la  stessa  causa  di  impoverimento  l'I- 
talia, ridotta  ad  attendere  dal  perfezio- 
namento agricolo  il  suo  miglior  fattore 
di  risveglio,  e  per  la  quale  quindi  ha  va- 
lore di  assioma  il  concettOj  così  limpida- 
mente illustrato  dal  Pierson,  che  la  bontà 
comparativa  dei  regimi  fondiari  misura 
esclusivamente  dal  grado  di  rendimento 
assoluto  procurato  dai  medesimo. 2)  Onde 
lo  studio  delle  soluzioni  si  riduce  ad  un 

a)  Il  comitato  della  "  Taxation  of  land  values  „  ha  testé 
ripresa,  in  gran  stile,  la  propaganda  per  l'espropriazione 
delle  terre  senza  riguardo  al  prezzo  di  mercato,  facendo 
appello  ai  suoi  aderenti  per  raccogliere  un  fondo  di  guerra 
di  25  mila  sterline  (cfr.  il  manifesto  di  Common  seme, 
7  dicembre  1918).  E  non  v'è  candidato  alla  gran  lotta 
di  quei  giorni  che  non  abbia  incluso  fra  gli  annunciati 
benefizi  della  propria  elezione  il  dono  di  terre  più  o  men 
gratuite  ai  combattenti  e  ai  nullatenenti.  Non  sono  d'al- 
tronde soltanto  i  paesi  che  parteciparono  alla  guerra  quelli 
dove  il  problema  della  terra  ai  contadini  e  della  espro- 
priazione più  o  meno  gratuita  della  vendita  si  dibatte 
con  rinnovato  fervore.  Ne  giunge  dalla  Spagna  un'eco 
interessante  in  una  polemica  vivacissima.  Cfr.  F.  de  Juan, 
La  tierra  libre,  Saragozza,  1918. 

2>  Cfr.    Trattato  di  economia  politica,  v.  II,   p.  457 
e  segg. 


-   Ì4'4  - 

problema  tecnico:  Ja  valorizzazione  mas- 
sima delle  energie  dimostrate  operanti 
dall'osservazione  positiva  e  dalla  pratica 
sperimentale. 

Lo  imposta  in  tali  termini  Vittorio 
Scialoia  allorché,  insistendo  sulla  infinita 
molteplicità  di  aspetti  delle  economie  re- 
gionali italiane,  conclude:  'Una  solacosa 
è  comune  a  tutti  questi  problemi,  e  cioè 
che,  se  non  vogliamo  errare,  dobbiamjp 
proporci  un  unico  fine:  l'aumento  della 
produzione.  Se,  invece  di  proporci  que- 
sto fine  economico^  che  è  il  vero  fine  del- 
l'agricoltura, noi  ci  proponiamo  soltanto 
firn  di  natura  giuridica  —  come  la  di- 
visione delle  terre  —  o  lini  di  natura  so- 
ciale —  come,  per  esempio,  la  distribu- 
zione della  terra  ai  contadini  —e  a  que- 
sti vogliamo  subordinare  la  soluzione  dei 
problemi  dell'  agricoltura ,  senza  tener 
conto  di  tutto  il  complesso  degli  altri  eie-* 
menti,  il  risultato,  dal  punto  di  vista  della 
produzione  e  perciò  della  ricchezza  ge- 
nerale, non  sarà  certo  soddisfacente.  Lo 
studio   dei   problemi    deve   essere   essem- 


—  143  — 

zialmente  tecnico.  La  produzione  delle 
terre  già  produttive  deve  essere  accresciu- 
ta: e  devono  essere  presi  tutti  quei  prov- 
vedimenti tecnici  che  tale  maggiore  pro- 
duzione assicurino.  Bisogna  far  fruttare 
la  terra  che  meno  produce  e  bisogna 
trarre  qualche  partito  anche  da  quella 
che  pare  infruttifera,  fin  dove  si  può.... 
Bisogna  dunque  che,  senza  preconcetti,  si 
studino  i  vari  problemi  relativi  all'agri- 
coltura, secondo  la  natura  fisica  del  suolo 
e  secondo  il  vario  stato  del  terreno,  non- 
ché secondo  la  distribuzione  delle  colture 
e  delle  proprietà,  secondo  i  sistemi  di 
coltivazione  e  secondo  anche  lo  stato 
fisico  e  morale  delle  popolazioni  ru- 
rali».1) 

*)  Cfr.  I  problemi  dello  Stato  italiano  dopo  la  guerra, 
Bologna,  1918,  pag.  159  e  segg.  L'Annuario  di  R.  Bachi, 
uscito  mentre  correggo  le  bozze  di  questo  studio,  sviluppa 
più  analiticamente  le  stesse  conclusioni,  completamente 
confermando  il  mio  punto  di  vista  :  "  Se  si  pone  mente 
alla  grande  deficienza  di  braccia,  che  costituisce  un  così 
grave  limite  all'intensità  nella  coltivazione  della  terra 
che  la  lunga  consuetudine  ha  riconosciuto  come  adatta 
e  propizia,  non  si  può  non  riconoscere  quanto  risibili 
siano  le  invocazioni  per  la  messa  a  coltura,  in  quest'ora 


-  144  - 

Che  tali  concetti  rispondano  agli  inten- 
dimenti dei  governo  dovrebbe  garan- 
tircelo La  parola  del  ministro  Nitti,  pro- 
clamante che  «il  problema  della  pro- 
duzione sovrasta  tutto,  bisogna  produrre 
di  più,  produrre  meglio,  produrre  più 
economicamente;  tutte  le  forme  sono  utili 

di  così  aspre  difficoltà,  delle  famose  terre  incolte  e  delle 
aree  fabbricabili  delle  città,  di  così  incerta  attitudine 
prodnttiva.  Ed  ancbe  riguardo  alle  terre  usualmente  col- 
tivate, taluni  abbandoni  di  zone  meno  fertili  possono 
riuscire  opportune,  anche  nell'interesse  ben  inteso  della 
collettività,  contrariamente  alle  deprecazioni  che  si  con- 
tinuano a  levare  in  taluni  ambienti.  È  proseguito  anche 
nel  1917  il  movimento  riguardo  alla  requisizione  delle 
terre  incolte.  L'agitazione  ha  talora  assunta  più  espli- 
citamente la  forma  della  invocazione  d'un  coattivo  fra- 
zionamento del  latifondo  ;  1'  agitazione  condotta  su  argo- 
menti vani  e  affermazioni  sempliciste  oblia  che  in  certe 
regioni  nostre  il  latifondo  si  è  andato  formando  nei  tempi 
per  un  complesso  di  circostanze  geologiche,  climatiche 
ed  economiche  che  permangono  tuttora  e  rendono  in  quelle 
zone  in  genere  solo  conveniente  l'agricoltura  estensiva; 
ed  oblia  anche  che  la  industrializzazione  dell'agricoltura, 
che  pure  si  invoca  frequentemente,  prevede  in  genere  la 
formazione  di  unità  culturali  di  una  certa  entità;  di- 
mentica, infine,  gli  innumerevoli  insuccessi  segnalati  dalla 
storia  per  i  grandi  schemi  di  frazionamento  coattivo  ; 
l'agitazione  quasi  sempre  prescinde  volutamente  dalla 
differenza  che  esiste  fra  incoltura  e  coltura  estensiva. 
Un   grande  rumore  si  è  venuto  svolgendo  intorno  a  una 


—  145  — 

se  giovano  alla  produzione,  dannose  se 
nuocciono.  *)  E  che  la  consapevolezza 
dei  mezzi  adatti  a  conseguire  tali  ri- 
sultati non  possa  mancare  in  chi  sop- 
porta, in  questa  storica  ora,  la  respon- 
sabilità tremenda  dell'avvenire  economi- 
co-sociale  d'Italia    lo    attesta    la   serietà 

piccola  frase,  la  quale  ha  trovato  largo  corso  e  molta 
fortuna,  la  frase  invocante  l'assegnazione  della  terra  ai 
contadini.  Talora  la  frase  reclama  a  dirittura  una  gene- 
rale espropriazione  del  suolo.  Coloro  che  muovono  queste 
logomachie  non  si  avveggono  del  vasto  movimento  che 
si  è  svolto  in  questi  ultimi  anni  riguardo  alla  proprietà 
del  suolo,  con  trapasso  da  una  classe  a  un'altra,  movi- 
mento che  in  moltissimi  casi  ha  segnato  veramente  l'at- 
tribuzione della  terra  ai  contadini  e  conseguentemente 
una  notevolissima  innovazione  nell'economia  agraria,,. 
Cfr.  L'Italia  economica  nel  1917,  Roma  e  Città  di  Ca- 
stello, 1918,  pag.  232  e  segg. 

l)  Cfr.  Esposizione  finanziaria  del  27  novembre  1918. 
Eincarò  la  dose  il  facondo  ministro  nel  discorso  pronun- 
ciato alla  vigilia  del  suo  inatteso  abbandono  del  potere. 
Il  quale  atto  fu  per  verità  la  sola  difesa  plausibile  contro 
le  accuse  di  troppo  evidente  discordanza  fra  l'inno  da  lui 
elevato  alla  libertà  economica  interna,  come  a  pronta 
restauratrice  delle  energie  nazionali,  e  tutto  intiero  l'in- 
dirizzo seguito  dal  governo  di  cui  era  parte.  Spiriti  iper- 
critici potrebbero  forse  domandarsi  se  il  chiaro  uomo  non 
abbia,  dal  canto  suo,  menomamente  contribuito  ad  irre- 
tire il  paese  fra  le  maglie  d'un  funzionarismo  i  cui  inte- 

Prato.  La  terra.  10 


—  146  — 

degli  ordinati  studi  scientifici,  onde  fu 
di  recente  indicata  la  vìa  rigorosamente 
tecnica  per  la  fecondazione  razionale  del- 
la parte  del  nostro  suolo  fin  qui  rite- 
nuta più  sfortunata  e  refrattaria.  *)  Le 
dichiarazioni  di  S.  E.  Miliani  sul  modo 
come  si  propone  spendere  le  ingenti  di- 
sponibilità nuove  concesse   al   suo  die  a- 

ressi  rappresentano  il  peggior  ostacolo  all'abbandono  del 
regime  eccezionale  soffocatore.  Ma,  senza  perderci  in  oziosi 
confronti  di  responsabilità,  basta  constatare  in  linea  di 
fatto  le  benemerenze  indimenticabili  che  la  dittatura  bu- 
rocratica si  vien  acquistando,  entro  i  nuovi  e  nei  vecchi 
confini  della  patria,  in  queste  ore  decisive  della  nostra 
storia.  Trasporti,  comunicazioni  postelegrafiche  e  telefoni- 
che, smobilitazione  militare  ed  industriale,  pagamenti  del 
tesoro,  ricostruzioni,  approvvigionamenti,  consumi,  tutti 
i  rami  dell'ipertrofica  macchina  statale  gareggiano  in 
manifestazioni  di  agile,  laboriosa  efficienza.  I  fasti  trion- 
fali della  memoranda  conquista  libica  si  ripetono  ingi- 
gantiti, fra  l'ammirazione  dei  nuovi  concittadini,  nelle 
terre  redente.  Più  convincente  dimostrazione  della  per- 
fetta rispondenza  degli  agenti  e  degli  strumenti  alle 
funzioni  per  le  quali  esistono  e  si  moltiplicano  non  avreb- 
bero potuto  sognare  i  loro  più  caldi  estimatori.  E  dire  che 
c'è  chi  continua  ad  accusarli  di  rovinar  la  pace  dopo  aver 
compromessa  la  guerra,  ed  osa  denunziarli  come  coltiva- 
tori ufficiali  di  bolscevismo  ! 

l)  Cfr.  l'interessante  scritto  anonimo  "  La  ricostruzione ... 
in  Stampa,  30  giugno  1918. 


~  147  - 

stero  suonano  confortante  conferma  dei- 
l'adesione  ufficiale  a  questo  indirizzo. 

Se  non  che  una  malinconica  esperienza 
ci  ha  purtroppo  insegnato  ad  interpretare, 
con  molto  riserbo  il  senso  letterale  delle 
frasi  degli  uomini  politici-  specie  quan- 
do, come  nel  caso  nostro,  esse  stranamen- 
te contrastano  colie  promesse  contem- 
poraneamente lanciate  dal  capo  del  go- 
verno di  un  «collettivismo  demaniale»^1) 

l)  Cfr.  L.  Spada,  "  Conversazioni  agricole  „,  in  Gior- 
nale d'Italia  agricolo,  1.°  dicembre  1918.  La  promessa 
alludeva  probabilmente  all'  imminente  decreto  (sanzionato 
il  16  gennaio  ultimo)  sulle  attribuzioni  dell'Opera  nazio- 
nale pro-combattenti.  I  comunicati  cbe  ne  comparvero 
diedero  un'  idea  assai  incompleta  delle  facoltà  concesse  a 
tale  ente  in  materia  di  espropriazione,  onde  la  lettura 
del  regolamento  procurerà  l'orse  a  più  d'uno  inopinate 
sorprese.  Il  fatto  sta  che,  in  forza  dell'art.  9,  l'istituto 
può  incamerare,  oltre  i  terreni  patrimoniali  nello  stato, 
Provincie,  comuni,  e  opere  pie,  quelli  "  appartenenti  a 
privati  proprietari,  e  che  siano  soggetti  a  obblighi  di  bo- 
nifica ovvero  che  risultino  atti  a  importanti  trasformazioni 
culturali  „.  L'indennità  di  esproprio  è  commisurata  al 
medio  reddito  dominicale  (art.  17).  Decide  inappellabil- 
mente in  merito  una  commissione  centrale,  costituita  di 
magistrati  e  funzionari,  di  cui  ano  solo  su  5  si  presume, 
per  ragione  di  ufficio,  non  incompetente  in  tema  di  agri- 
coltura (art.  19).  La  sommarietà  e  la  esecutorietà  prov- 
visoria di  ogni  atto  procedurale  completano  le   garanzie 

Prato.  La  terra.  10* 


-  148  - 

rispondente  alle  tendenze  anti-economi- 
che connesse  al  dilagare  <JcJ  funziona- 
rismo. 

A  conciliare  L'antitesi  non  mancheran- 
no certo,  nei  disegni  che  si  elaborano,  ge- 
niali artifizi  dialettici,  del  genere  diquel- 
li con  cui  i  sostenitori  dei  proposti  mo- 
nopoli, anziché  difenderli  col  franco  ar- 
gomento della  necessità  fiscale  pura  e 
semplice,    vanno    giustificandoli    con    la 

di  scelta  e  di  risarcimento  per  i  proprietari  dei  fondi 
cadenti  comunque  sotto  una  così  vaga  designazione.  Per 
quali  arcani  motivi  poi  la  gestione  e  la  sorveglianza  di 
un  ente  chiamato  a  svolgere  un'attività  di  carattere  tec- 
nico siano  esclusivamente  riservate  a  funzionari  eletti  dal 
ministero  del  tesoro  (art.  4,  7)  rimane  un  mistero.  È  diffi- 
cile, in  complesso,  difendersi  dall'impressione  trattarsi  di 
un  imponente  edificio  di  organi  e  di  controlli  destinato 
innanzi  tutto  a  dar  vita  ad  una  vasta  superstruttura  bu- 
rocratica a  spese  delle  glebe  italiche,  vincolate  o,  con 
eufemistiche  parafrasi,  confiscate,  ed  ideato  senza  ade- 
guata conoscenza  e  riguardo  alla  mentalità  squisitamente 
utilitaria  dei  contadini.  Ciò  tuttavia  non  significa  che 
l'istituzione,  dotata  com'è  d'ampi  mezzi,  non  possa,  se 
opportunamente  assecondata  e  ben  diretta,  dare  apprez- 
zabili frutti,  favorendo  il  trapasso  spontaneo  di  proprietà 
che  già  così  largamente  si  viene  dovunque  osservando. 
Ma  questo  sopratutto  paventano  e  si  propongono  di  im- 
pedire ad  ogni  costo  gli  agitatori  politici,  sollevando  come 
vedemmo,  contro  l'Opera  un'intransigente  pregiudiziale. 


-  149  — 

amena  favola  della  economicità  della  ge- 
stione di  stato  in  confronto  alla  privata. 
Ma,  se  le  sorti  di  un  popolo  sono  indis- 
solubilmente congiunte  al  grado  tli  edu- 
cazione del  suo  senso  politico  ed  eco- 
nomico, nulla  saprei  immaginarvi  di  più 
contrario  che  colali  espedienti  di  equi- 
voco illusorio,  tristi  residui  del  siste- 
ma scettico  e  corruttore  contro  il  quale 
insorse,  nel  maggio  della  riscossa,  quanto 
alla  nazione  rimaneva  di  incontaminato 
e    di   vitale. 

L'essenza  della  democrazia,  scrisse  te- 
sté uno  degli  storici  che  meglio  ne  'di- 
pinsero i  fiorenti  inizi  in  seno  alla  ci- 
viltà ellenica,  non  consiste  in  peculiari 
l'orme  di  governo,  né  dipende  da  metodi 
di  votazione  o  da  altri  artifizi  costi- 
tuzionali, che  ne  costituiscono  soltanto 
la  fisionomia  esterna.  Democrazia  è  spi- 
rito ed  atmosfera  ambientale.  Ed  il  suo 
presupposto  è  la  fede  nella  coscienza 
e    nella  dirittura  istintiva  del   popolo.1) 

!)  Cfr.  A.  E.  Zimmern,  The  ivar  and  democracy,  9.tt  ed., 
Londra,  1918,  "  Introductory  „. 


-  J50  - 

Tale  elevata  concezione,  simile  rispet- 
to dell'integrità  mortile  delle  masse,  più 
accessibili  che  non  si  creda  alla  ve- 
nia intuitiva  quando  non  concorra  a 
svinimele  il  calcolo  egoistico  di  chi  avreb- 
be dovere  di  educarle,  fu  proprio  della 
eletta  dirigente  che.  quasi  un  secolo  ad- 
dietro, maturò  nelle  menti  ed  apprestò 
nell'azione  il  risveglio  nazionale,  cul- 
minante in  tanta  gloria  nell'ora  pre- 
sente. 

Contro  la  demagogia  che  vorrebbe 
rendere  vana  la  vittoria,  non  potuta 
impedire,  minacciando  di  sommersione 
barbarica  le  nazioni  in  ragione  del- 
l'ignoranza e  dell'impulsività  delle  loro 
plebi  più  incolte,  è  vano  sperare  di- 
fesa e  salvezza  dall'astuzia  di  screditati 
stratagemmi.  Se  il  crollo  del  milita- 
rismo prussiano  fu  bancarotta  dello  spi- 
rito di  violenza  sostenuto  da  raffinate 
arti  di  menzogna,  la  libertà  per  cui  sof- 
frimmo e  vincemmo  non  può  significare 
che  sincerità  coraggiosa,  fondata  sulla 
fiducia  piena  nelle  nuove  forze  chiamate 


—  151  — 

alla  responsabilità  ed  ai  doveri  della  vita 
pubblica.  L'università  del  suffragio  in- 
tesa come  più  agevole  mezzo  'di  inganno 
delle  masse  e  di  svalutazione  automa- 
tica delle  individualità  indipendenti  (il 
concetto  di  Bismarck  peggiorato  dall'em- 
pirismo mercanteggiatore  di  Giovanni 
Giolitti)  suona  alla  dignità  del  popolo 
oltraggio  ben  più  cocente  che  non  la 
formula  di  servitù  brutale  del  feudali- 
smo distrutto.  Alla  demoralizzazione  si- 
stematica, la  depressione  delle  energie, 
preludio  di  decrepitezza  economica,  fa, 
nel  campo  pratico,  fatale  riscontro.  Né 
mai  grandiosità  di  eventi  rivelò,  meglio 
della  catastrofe  della  caserma  tedesca,  la 
verità  della  sentenza  finale  di  Stuart  Mill  : 
«A  State  that  dwarfs  its  meri  in  order 
that  they  may  be  more  docile  instrumcnts 
in  its  hands,  ever  for  beneficiai  purposcs, 
will  find  that,  with  snudi  men,  no  great 
things  can  really  be  accomplished  ;  and 
that  the  perfection  of  machincry  to 
which  it  has  sacrificed  everything  will, 
in  the   end,    avail   it  nothing,   for  want 


—  152  — 

<>r  vita!  power,  which,  in  order  tliat  the 
machine  mighl  work  more  smoothly,  il 
has  preferred  to  banìsh. l) 

A  />'.  —  Sul  punto  di  licenziare  queste  bozze  leggo  nel 
n.  1-2,  XXII,  della  Riv.  ital.  di  sociologia  un  buon  artì- 
colo di  P.  Chessa:  "La  nazionalizzazione  delle  terre  „, 
che  giunge,  in  complesso,  alle  mie  stesse  conclusioni  ; 
rilevando  inoltre  il  carattere  anti-economico  di  certi  spez- 
zamenti artificiali  di  unita  culturali  e  ponendo  in  evi- 
denza  l'inseparabilità  di  un  programma  spogliatore  dei 
proprietari  terrieri  da  un  piano  integralmente  abolitore 
del  possesso  privato.  Il  problema  acquista  intanto  in  que- 
sti giorni  un'attualità  palpitante  ed  una  gravità  eccezio- 
nale per  gli  episodi  di  violenta  invasione  che,  fedeli  al 
divisato  piano,  vanno  svolgendo  nel  Lazio  le  organizza- 
zioni dei  contadini.  La  rumorosa  agitazione  giunge  cosi 
fatalmente  al  suo  logico  epilogo.  E,  come  facilmente  era 
da  attendersi,  le  terre  prescelte  all'usurpazione  non  ?ono 
le  incolte  o  le  trascurate,  ma  quelle  che,  per  la  loro  pro- 
vata bontà,  affidano  di  immediato  rendimento.  Fingendo 
di  ignorarlo  il  governo  emana  un  inverosimile  decreto 
(4  settembre  1919)  che  autorizza  i  prefetti  a  legalizzare, 
caso  per  caso,  il  fatto  compiuto,  riconoscendo  per  due 
anni  l'acquisito  possesso,  ove  concorrano  ragioni  di  mag- 
gior produttività  o  di  bisogno  delle  popolazioni  locali. 
Sono  quindi  oggi  le  leghe  che  pretendon  provvedimenti 
contro  i  soprusi  degli  agenti  della  forza,  che  nei  primi 
giorni,  tentaron  molto  blandamente  di  frenare  il  movi- 
mento. Cfr.  per  ampie  notizie  su  tutto  ciò:  La  Terra, 
1.°  e  5  settembre  1919. 


')  Cfr.  On  liberty,  cap.  V. 


INDICE. 

Avvertenza Pag.    Vii 

La  fortuna  d'una  frase 1 

Il  disegno  di  legge  sugli  usi  civici  e  le 
basi  storiche  del  regime  fondiario  co- 
munistico   4 

Proposte  e  piani  per  la  terra  ai  contadini.    59 

Successi  vecchi  e  nuovi  della  burocrazia 
agraria 73 

La  benefica,  spontanea  conquista  .     .     .107 


FBBZ20    D1IL    PBKBHUTI    VOLDMH:    QlUlttro    Lire. 


Prima  della  guerra  le  questioni  economiche  sembravano  ap- 
pannalo di  pochi  studiosi,  campo  chiuso  „]  gran  pnbblieò 
La  guerra,  le  sue  ripercussioni  d'ogni  genere  che  hanno  tutti 
colpito,  il  lavoro  di  riassestamento  e  di  ricostruzione  di  cui 
ognuno  vede  la  necessità  formidabile,  e  che  richiederà  lo  sforzo 
di  più  generazioni,  hanno  messo  in  tale  rilievo  l'importanza 
dei  problemi  economici,  che  simili  studi  vanno  diventando 
d  interesse  generale.  Tutti  ora  sentono  che  si  tratta  non  di 
una  fredda  dottrina,  di  aride  teorie,  ma  di  materia  viva,  pro- 
fondamente umana,  che  coi  grandi  interessi  delle  collettività 
investe  quelli  dei  singoli;  e  anche  i  non  iniziati  sentono  di 
non  potersi  appartare  dalla  conoscenza  dei  complessi  fenomeni 
dell  attività  finanziaria,  industriale,  mercantile,  e  dei  nuovi 
aspetti  che  vanno  determinandosi  dopo  la  guerra  che  fu  detta 
una  rivoluzione.  Per  corrispondere  a  tale  nuovo  bisogno  del 
pubbl  co  la  casa  Treves  intraprende  questa 

BIBLIOTECA   DI  SCIENZE   ECONOMICHE 

alla  quale  è  già  assicurato  il  concorso  dei  nostri  più  eminenti 
economisti.  Per  la  chiarezza  della  trattazione,  come  per  la 
mole  ed  il  prezzo,  saranno  volumi  accessibili  a  tutti,  e  rie- 
sciranno  specialmente  utili  ai  giovani  che  ora,  più  numerosi 
che  in  passato,  si  dedicheranno  a  queste  discipline.  Al  primo 
volume,  che  per  opera  di  Luigi  Einaudi  tratta  lucidamente  e 
arditamente  //  problema  della  finanza  post-bellica,  se- 
guiranno: 

La  terra  ai  contadini  o  la  terra  agli  impiegati?,   di 
Giuseppe  Prato. 

Le  peripezie  monetarie  della  guerra,  di  Achille  Loria. 

Il  problema  del  lavoro  nell'ora  presente,  di  Giuseppe  Prato. 

Problemi  commerciali  e  finanziari  dell'Italia,  di  Attilio 
Cabiati. 

L'esportazione  dopo  la  guerra,  di  Filippo  Carli. 

Dirigere  commissioni  e  vaglia  ai  Fratelli  Treves,  in  Milana