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LE FESTE D'APOLLO,
CELEBRATE SUL TEATRO DI CORTE
NELL' AGOSTO DEL MDCCLXIX.
PER LE
AUGUSTE SEGUITE NOZZE
TRA
IL REALE INFANTE
DON FERDINANDO
E
LA R. ARCIDUCHESSA INFANTA
MARIA AMALIA.
PARMA.
NELLA STAMPERIA REALE
AVVERTIMENTO.
{s ON la maggior pompa , e rigorofo folenne rito fo-
levano gli Atenief celebrare annualmente le Fejle
d'Apollo . Recavanji a tal fine /òpra nave vagamente
adorna nell' ifola di Delo , di cui era egli Nume
nativo , e tutelare ; ed ivi a lui offerivano facrifi-
y. Senof. Plat.
Da tale fejliva infituyione degli Ateniefi Jì è cre-
duto poter convenientemente denominare i lieti appa-
rati , e teatrali fpettacoli di quefi per noi felicitimi
giorni . Apollo f è quindi invocato nel Prologo , per-
chè propizio fenda a quejli fenici giuochi.
La varietà nella felta degli argomenti e fata
giudicata convenire alla circofan^a . Sa l' Italia a
qual fgno fano fati , non ha molto , recati fi
quefo Teatro gravi , e fofenud fpettacoli , in cui
la fucceffiva continuazione degli Atti , interrotta
dalla pompa di decorofe dan^e , e dall' apparizione
di nuove /cene , ed oggetti , prefentava Anioni varie ,
e indivife ad un tempo .
Si è creduto che la f paragone degli Atti , ol-
tre il lafciar luogo alla Corte d' abbreviare a Jiio
talento lo fpettacolo , quando le torni in acconcio ,
potere anche tentar variamente /' indole fantajìica
della Pocjia , della Mufica , e della Pittura .
Al Prologo fuccedono pertanto tre Atti diverji ,
due de' quali nuovamente compojìi . Altri ne erano
già in pronto , che , alternati coi primi , potevano
contribuire alla desiderata varietà . Si Jcppe appena
che l' Atto d' Orfeo , applaudito , anni fono , fui
Teatro Imperiale di Vienna , avrebbe incontrato fui
nojlro V aggradimento dell' Augufa Perfona , a cui
quefie Fejle fono fiere in gran parte , che fi deter-
minò di preferirlo . La fola idea di poter compiace-
re f adorabile Oggetto de" nojlri voti , diventa per
noi la mercede più larga 3 e più gloriofa d' ogni
nofira premura .
MUSICA .
Tutta la Mufica è del Sig. Cavaliere Criftoforo Gluck
all' attuai fervigio delle LL. MM. RR. II.
MUTAZIONI DI SCENE.
NEL PROLOGO.
Loggie maeftofe con Portici d' antica {bruttura fulla fpiag-
gia del Mare . Tripode nel mezzo .
NELL ATTO DI BAU CI.
Campagna deliziofa , e folta d' alberi con Capanne , due
delle quali dilHnte . Altare nel mezzo , fu cui pendono
intralciati rami d' annofe Querce .
Tempio , che comparifce improvvifamente per cenno di
Giove .
Nube luminofa , che fcende dall' alto , e fu cui Giove ri-
torna in Cielo . . :
NELL ATTO DI ARISTEO .
* Campagna ridente , che rapprefenta le Valli di Tempe .
* Palazzo interno di Cirene , fuppofto nel feno del fiume
Penèo , coftrutto , ed ornato di criftalli , tufi , conchi-
glie , e coralli . Nel profpetto varj fiumi , ed all' intorno
calcate d' acque movibili , che cadendo adornano va-
gamente 1' ondofo foggiorno .
Bolchetto , o fia Tempio facro alle Ninfe filveftri , com-
porto nel profpetto d' alberi ifolati , tra' quali fcopronfi
in lontananza docili , ed amene collinette . Ara nel
mezzo ornata di fiori , e frutti .
Ampia veduta di maeftofi viali di là dal fiume Penèo ,
dal quale forge fu rilucente adorna conchiglia Cirene
con Cidippe a lato , corteggiate dalle Ninfe feguaci .
NELL ATTO D' ORFEO .
« Ameno Bofchetto di Cipreflì , e d' Allori , che ad arte
diradato racchiude nel piano il lepolcro d' Euridice .
Orrida Caverna con veduta del fiume Cocito , offuscata
da tenebrofo fumo , ed ofcura fiamma .
* Campi Elisj , deliziofi per vaghi bofchetti , che gli om-
breggiano , e per varie frutta , e fiori, che gli adornano .
* Ofcura fpelonca a foggia di tortuoso labirinto .
* Magnifico Tempio d' Amore d' ordine Corintio , tutto
adorno di fiori . Gran Tribuna nel mezzo col Simula-
cro del Nume , formata di colonne di marmo , le quali
foitengono in parte gli archi del Tempio .
INVENTORI DELLE SCENE .
I Signori Fratelli Galliari , ed il Signor Cavaliere Francef-
co Graffi Parmigiano , Architetto , ed Ingegnere tea-
trale all' attuai fervigio di S. A. R. , ed Accademico
Profeffore di Profpettiva di quefta Reale Accademia
delle Belle Arti.
L: Scene contrade gnate dall' ajlerifco * fono de' primi .
BALLI .
Direttore il Signor Giufeppe Bianchi Maeflro attuale di
Ballo di S. A. R.
Saranno efeguiti da trentadue Attori , e Attrici danzanti ,
ventiquattro de' quali balleranno da Figuranti .
CORI.
Saranno efeguiti da ventiquattro Attori , e Attrici can-
tanti .
ABITI.
Sono tutti inventati dal Signor Giovanni Betti all' attuale
fervigio di S. A. R.
Helmut Seul
jolido de marmore tempia
<JJnstituam. fèstojgue Biej de nomine tchoebi
Vin Mneiù lib-VI.
LE
FESTE D' APOLLO,
PROLOGO.
PERSON AGGI .
SACERDOTE <T Apollo ,
il Signor Gaetano Ottani .
A N F R I S I O , Capo degli Ateniefi ,
il Signor Giufeppe Millico , detto il Mofcovita .
A R C I N I A , che guida le Fanciulle Ateniesi ,
la Signora Lucrezia Agujari , Virtuofa di Camera
di S. A. R.
CORO di Giovani Ateniefi , )
1 che cantano , e ballano.
CORO di Fanciulle Ateniefi , )
La Scena fi fìnge in Deh , Ifola del Mare Egeo
dedicata ad Apollo .
—* n —
LE FESTE D APOLLO.
PROLOGO.
Loggie maejlofe con Portici et antica jlruttura falla
fpiaggia del Mare > Tripode nel mer^o .
SACERDOTE, ANFRISIO, ARCINIA,
Coro di Giovani , e di Fanciulle Ateniefi .
CORO.
jorgi , pofTente Nume ,
Febo , ed a noi ritorno
In fuil' equoree fpume
Fa col volubil giorno ,
Che facro a te farà .
Vieni , ed a manca il tuono
Scorra profondo in Cielo ;
E de' tuoi carmi ai Tuono
L' impenetrabil velo
Rompan le forche età .
(io)
Anfr. Meco di Giove , e di Latona al figlio
L' Ateniefe gioventù fen viene
D' ogni anno il culto a rinnovar . Su noi ,
Biondo signor di Delo ,
Volgi lo fguardo animator del mondo ;
Né mai da te più vago giorno accefo
In Oriente fia
Del tuo gran corfo per 1* obliqua via .
Arcui. Cingi T intonfa chioma
Oltre 1' ufato di purpurea luce .
Sacri a te fono i giuochi ,
E 1' agili carole ,
Occhio del ciel , padre del giorno , o Sole .
Anfr. Ma qual Nume improvvilb
Agita il Sacerdote ?
Qual di roflbr , qual di pallore incerta
Tinta gli ferpe Tulle crefpe gote ?
Trema Y onor dell' Apollinea fronda
A lui fui crin : non ferba
Un volto folo , e gravemente tardi
Sembra che pafca nell' Olimpo i guardi .
00
Sacer. Mortali , a me vifibilmente Apollo
Ecco fvela i deftin . Veggo per entro
La profonda caligine degli anni
Sorger due Piante augufte ,
Onor fublime del terren , che vanno
Su mezzo Europa diffondendo i rami .
L' una d' litro guerrier le rive ingombra
Col Tronco immenfo , e 1' altra
Senna , ed Ebro , e Sebeto , e Parma adombra .
Il Configlio de' Numi
Più volte infieme annoderà le braccia
Delle Piante immortali a lor vicine ;
E a rinverdirne il crine
Sul Tronco avito tornerà fovente
Svelto Rampollo in altro Tuoi crefcente .
Ma quanto in queflo dì la bella Parma
Collo fcader de' fecoli venturi
Superba andrà del gloriofo Innefto !
Il lieto dì fia quefto ,
Che dal lungo timor la fciolga ornai ,
Quando per man d' Imene alto fofpefo
(I*)
In fralie verdi chiome
Di Fernando, e d' Amalia ondeggi il nome.
Del facro ftelo pofcranno all' ombra
Grazia , Virtù , Decoro ,
E la comun Felicità con loro.
Del dì crefcano le pompe ,
E la felva , e T antro impari
Di due nomi al Ciel si cari
L' auree note a replicar .
Mentre loro Apollo cede
I Tuoi giuochi , e le fue fette,
L' alta origine celefte
Vago fembra d' accufar .
Anfr. Qucfto fiorente giovami drappello
Del Nume i cenni efeguirà . La gioja
Spargati intorno , e '1 noftro canto avvivi .
L' onor dovuto a Semidei fi renda ,
E ormai la terra ad invocargli apprenda .
03)
Le Grazie tenere ,
Il molle rifo
Lafcin di Venere
Per poco il vifo ,
E fra noi {tendano
A gareggiar .
Tu quelle impetrane,
Amor , da lei ;
Che di quell' Anime
Io le vorrei
Sul nodo unanime
Tutte verfar .
Arcin. Vedi full' orme mie
Raccolto il fior dell' Attiche donzelle.
Al buon voler del faretrato Apollo
Anch' effe ubbidiran . Pompe più belle
Delo non vanti full' Egea marina .
Leviffime carole
Segnino appena la pieghevol' erba ,
E delle noftre voci
(14)
La liquida armonia
Zefiro immoto ad afcoltar fi ftia.
Con tremito foave
Geman le corde Amore ;
Ma della Tromba grave
In fignoril fragore
S' oda la voce ancor .
A tefTere il bel Nodo
L' arti , e 1' eftrema cura
Il Cielo , e la Natura
Pongan per vanto lor .
Sacer. A' voti il Cielo arriderà . Suir opra
Da lui formata pioveranno i doni .
Amabili garzoni
Itene , e voi, vaghe donzelle . Intanto
Ridan le fefte , e fi rinnovi il canto .
Cm)
CORO , e BALLO
Di Giovani , e di Fanciulle Atenieji .
Sorgi , poffente Nume ,
Febo , ed a noi ritorno
In filli' equoree fpume
Fa col volubil giorno ,
Che facro a Lor farà .
Vieni , ed a manca il tuono
Scorra profondo in Cielo ;
Già de' tuoi carmi al fuono
L' impenetrabil velo
Ruppe la fofca età .
r J . 'hi luti
c du/ÌTiìt bora ducu eadernnec coryux/Li unquam
adusta meae. vidcam neu jim tumulano ws ah ella
OvCd.Mttam.Ub Vili \
ATTO
D I
BAUCI , E FILEMONE.
Cura pu Diis funt , & , qui coluere , coluntur.
Ovid. Metam. lib. vili.
ARGOMENTO.
jftj celebre nelle Favole £ ofpitale accoglienza , che
Filemone , e B auci , vecchi fpo fi abitatori della Frigia,
predarono a Giove , allorché quejlo Nume fono mortali
fpoglie per le loro contrade pellegrinava . Furono ejji
della lor cortefia ricompenfui ; conciofliachè Giove a
quelli manifejlatoji trasformò la loro cafa in un Tem-
pio , alla cuflodia del quale gli deputò Sacerdoti ; e
dopo il lungo giro d' una felice vita cangiolh in albe-
ri , affinchè muno di loro ( fecondo quello , di che effi
Ì avevano fupplicato) alla morte dell' altro fopravvi-
vejfe . Ali oppofto tutto il refo della Frigia fu ga-
figato f veramente per f inumano rijiuto , che fatto
aveva di qucll' ignoto viaggiatore.
Per adattare quefo fuggetto al Teatro e flato d' uopo
il tramutare in gran parte le circoflanye della Favola.
Quindi è , che Filemone , e B auci fi fono rapprefentati
giovani , ed amanti ; e fi e fatto che Giove prometta
loro una vita immortale con /' inalbargli al grado di Se-
midei . La licenza a" alterare le Favole non è difdetta
alle Tragedie mcdefme dalle leggi generalmente appro-
vate ; molto meno dev e fedo a noflri Drammi , i quali
fé rubra oggimai che altra legge non nconofeano fuor
che quella di dilettare ifenjì con una dolce illufone .
PERSONAGGI.
GIOVE , fotto le fpoglie di Viandante ,
7/ Signor Gaetano Ottani.
FILEMONE , Giovane Paftore, -»>
II Signor Vincenzo CafelLi , Kirtuofo di J
Camera di S. A. S. Elettorale Palatina. J Amanti.
BAUCI, Giovane Pafìorella , — -'
La Signora Lucrezia Agujari , Virtuosa
di Camera di S. A. R.
CORO di Paftori , e Pastorelle .
La Scena è nella Frigia.
ATTO
D I
BAUCI , E FILEMONE.
SCENA I.
Campagna deli^iofa , e folta d' alberi con Capanne t due
delle quali dijlinte . Altare nel me\\o y fu cui pen-
dono i rami intralciati d' annofe querce.
Bau.
FiL
em.
a 2.
BAUCI , e FILEMONE.
IVlio tefor , che bel concento
Fra que' rami s' ode il vento
Sufurrando modular !
Come dolce , idolo mio,
Fra que' fafìì gode il rio
Zampillando mormorar!
Qual penderò - lufmghiero
Può mai vita - più gradita
Della noftra immaginar ?
(0
SCENA II.
GIOVE in lontananza , e Detti .
Giov.\^ così dunque obblia
Quefta malnata gente
Di natura ogni legge , ogni dovere ?
Bau. Che veggo ! Un peregrino
Qua volge i pam" incerti.
Giov. Dacch' io m' aggiro in quefte
Nemiche di pietà crude forefte
Sotto T umili fpoglie , ond' io nafcofi
La mia divinitade , in neflun tetto
Io ritrovai nnor cibo , o ricetto .
Filcm. A quel eh' ei fembra , in mente
Gravi cure ravvolge.
Giov. Ah sì , queft' empio
Popolo difumano
Sarà di mie vendette al mondo efempio.
Bau. Chi fa eh' egli non fia
Qualche infelice ? Ad incontrarlo andiamo.
Filcm. Andiam . Dimmi , itraniero ; (a Giove)
Che tale a noi raflembri
(7)
All' abito , al fembiante ,
Può V opra noftra a te giovar ? Da noi
Qual prova brami del fraterno affetto ,
Che per ogni mortai nudriamo in petto ?
La noftra umil fortuna a te , fé il vuoi ,
Sarà comune .
Giov. E qual amica forte
Dopo lunghi difaftri a voi mi guida ,
Che tanta umanità chiudete in feno ?
In paefe sì rio
Qual prodigio è mai quefto ? ove fon io ?
Filem. Queiti fonFrigj campi, ove al ciel piacque
A noi dar vita , e fede .
Da giudi genitori apprefo abbiamo
Innocenti coftumi,
L' amor della virtù , 1' amor de' Numi .
Giov. A' merti voftri ampia mercede il Cielo
Non negherà. Ma potrei forfè anch' io
A voi moftrar d' un grato cor gli effetti .
Dite , in che deggio , amici ,
A voi giovar? Qualunque vi raffembri
(8)
In quefto rozzo ammanto ,
Io fon di Creta abitator non vile ,
Ricco d' armenti , e pafchi . Il Padre mio
Gran Sacerdote è nell' augufto Tempio
A Giove facro .
Filem. Quefto fuol fecondo
D' erbe , e di frutta , i limpidi rufcelli ,
La lana , e il latte delle noftre mandre
Son dovizie baftanti
All' uopo della vita . I lieti canti , .
Le facre danze , e le folenni fede
Sono i noftri piacer. Se il Ciel protegge
I noftri fidi amori ,
Noi fiam contenti appien. Chi di natura
Alle leggi ubbidifce , altro non cura .
La fiamma del mio petto ,
Cara , è la tua beltà :
Fu quefta il primo oggetto,
E il primo ognor farà
De' voti miei .
(9)
Se il ciel della mia fede
Mercede - mi vuol dar ,
li core altro non chiede ,
Non ha più che bramar
Da' fommi Dei.
Bau. I voti del mio cuore
Non fon diverfì . E quefto giorno , io fpero,
Stringendo le noflr' alme in dolce nodo,
Darà principio a' miei contenti. Oh quali
Inni fciorrò di lode
A' benefici Dei !
Giov. Ninfa gentile ,
A te non fia difcara
Quefta, eh' io t' offro in dono, eburnea cetra, (a)
A me la diede il genitor . Su quella
Non mai difeiorre invano
Soglio i miei voti.
Bau. Di sì nobil dono
A te qual ricompenfa offrir pofs' io ?
Nulla degno ho di te . Memoria eterna
(a) Le dà una Cetra .
(IO)
Il cor ne ferberà . Ma tu , che avrai
Bifogno di ripofo , e di riftoro ,
Generofo {tramerò , entrar ti degna
Nelle noftre capanne .
Fileni. Amico , vieni
Nel mio ricetto . Oh quanto
Al mio buon genitor farai gradito !
Gwv. Vinto mi rendo al voftro dolce invito . (a)
Bau. Prima eh' io fpofi il iuono
Della mia voce a quefta eletta cetra,
A te full' ara, o fempiterno Giove,
Sacrar la voglio in dono .
Ifpirata da te con dolci prove
Speflb farò fulle temprate corde
Le tue lodi fonare ; e fpeflb ancora
Cantando il mio paftore
Le felve intorno accenderò d' amore .
(a) Parte con Filemone.
00
SCENA III.
FILEMONE , e BAUCI.
FU. Al vecchio genitor lafciato ho in cura
Il noftro peregrin . Qual caro figlio
Eflb T accolfe , e a carezzarlo intento
Parve obbliar dell' età grave il pefo .
Or io pieno di gioja a te ritorno
Per celebrar le fefte ,
Che desinate fon per sì bel giorno .
Bau. Il mio paflor tu fei :
Il tuo bel nome amato
Il fonte , il colle , il prato
Da me fovente udranno ,
Da me 1' impareranno
A rifonar .
Al trono degli Dei
Forfè talora i venti
Faran de' grati accenti
Il fuon volar.
(12)
SCENA IV.
CORO.
Di Paftori , e di Paftorelle , e Detti
UNA PASTORELLA.
JL)i due beli' anime
Il fido amore
Fregiar d' onore
Da noi fi vuol .
CORO.
Di due beli' anime &c.
PASTORELLA.
Cedono a Bauci
Tutte le belle ,
Come le ftelle
Cedono al fol .
Il buon Filemone
Per fenno egregio
È il i'ommo fregio
Di quefto Tuoi .
CORO.
Di due beli' anime &c.
03)
PASTORELLA.
Per sì beli' anime
Il fanto Imene
Su quefle arene
Difcenda a voi.
La pace , e il gaudio
Guidi per mano ,
Tenga lontano
L' affanno , e '1 duol .
CORO.
Di due beli' anime &c.
Si dan^a.
Fileni. Ora con lieti aufpizj
Andar poniamo , o cara ,
Fede eterna a giurarci innanzi all' ara .
Bau. Sofpirato momento ,
Da cui fpera il mio cuore ogni contento, (a)
Oh Dio !
Filem. Cieli , che afcolto !
(a) Mentre s' accojlano all' altare fi vede un lampo , a cui
fuccede un tuono , ed un fulmine ,
SCENA V.
GIOVE , e Dati.
Giov. ^bandite ogni timore ,
Anime al elei dilette . In me feorgete
Il signor della folgore , e del tuono .
Amano i fonimi Dei
Negl' innocenti cuori
La fomiglianza lor . Le voftre brame
Sono a me note appieno . EfTer vogl' io
Di voftre nozze il Sacerdote , e il Dio .
Quella ridente piaggia
Adorna d' erbe , e di fronzute piante
In Tempio fi trasformi in un iftante. (a)
CORO.
Lodi eterne al Re de' Numi,
Che le felve non ifdegna,
E fi degna - i fanti lumi
Inchinar fu noi paflor.
(a) Sorge da una parte della feena un Tempio . All' improvvifo
eveiuo il Coro de' Pajlori, cPa/lorelle e/clama.
00
Quale omaggio a lui dovuto
Paflorelli offrir poffiamo ?
Offeriamo - per tributo
Le noflr' alme , e i notòri cor .
Spello riedi in quelle parti,
Nume eterno onnipoffente ,
E clemente - a noi comparti
Il fupremo tuo favor .
Glov. Porgetevi or le delire in dolce pegno
Di reciproco amor . Felici giorni ,
Finche vivrete nel terreftre velo ,
Sempre per voi fi volgeranno in cielo .
Il mio Nume ha ftanza degna,
Non fra pompe , o fra tefori,
Ma ne' cuori - dove regna
L' innocenza , e 1' oneflà .
Finché avrà la bella fede
In voi fede,
Liberal d' ogni diletto
Il mio affetto - a voi farà .
Filem. Sogno , o fon detto ? Ah ! fé mai folle un fogno
Quell' immenfo piacer , che il fen m' incenda ,
<i6)
Un fonno sì foave
Non fi tronchi giammai .
Bau. Fuor di me flefTa
Mi rapifce il diletto ; e la mia mente
OpprefTa da flupore
Nega le voci al labbro , i fenfi al core.
(Se tuo dono , o fauflo Nume, (a Giove)
l Son le dolci mie catene ,
1 ' l Bau 1 Senza affanni , e fenza pene
Io contento ^ .
< ognor vivrò .
Io contenta )
Filem. Mi punifca il cielo irato , (aBaud)
Se infedele a te farò.
Bau. Abbia fempre avverfo il fato, (a FU.)
Se te fol non amerò .
a 2. Quale flato - più beato
Sulla terra aver fi può ?
CORO.
Non mai flato - più beato
Alla terra il ciel donò .
Si datila*
(I?)
Giov. Il giufto guiderdone
Già per mia mano alla virtù fu dato
Di mia beneficenza illuftre legno .
Ma giufto è pure^ che quel molo indegno,
Che a dritti di natura empio s' oppone,
Conofca un Dio , che fu i mortali impera ,
E nel tenor delle fue leggi eterne
Sempre uguale a fé fleflb
La virtù vuol premiata , il vizio opprefTo .
Pe1 gravi torti miei
Tutto di fdegno avvampo ;
Ah , sì dovranno i rei
Provare il mio furor.
Tofto s' accenda il lampo,
Frema fdegnofo il tuono :
Paleferò chi fono
A quei protervi cuor.
Sì la giuftizia ofFefa
Vuol , che vendetta orrenda
Su quelle inique genti ornai difcenda.
Voi folgori , e tempefte ,
(i8)
Che all' ira mia fervite ,
Tofto quegli empj a {terminar ufcite . (a.)
Bau. ) y^. . x . v
al. „.. > Giove . pietà , pietà.
fileni.) x r
Bau. Il tuo furore
Tanti mortali
Opprimerà ?
Fileni. Di tanto orrore ,
Di tanti mali
Qual frutto avrà ?
a 2. Giove , pietà , pietà .
Giov. Alla voftra virtù tutto fi doni .
Taccian tempefte , e tuoni :
Nelle region celefti
La folgore s' arredi .
S' altro bramate ancora ,
Ad un Nume , che v ama , e in un v' onora,
Scoprirlo non temete ;
Propizio , il giuro , a voi farò : chiedete.
(a) S' ode tempefla con fulmini .
09)
Filem. Giacche tua legge è leuia
All' ardir mio , deh viva
Sempre cortame , e faldo
Il noftro amor fino all' età più tarda -
E quando inevitabile dettino
Dividere dovrà nodi sì cari ,
Fa che del fuo rigore
La prima preda io fia . Felice ancora
Dopo me la mia fpofa ....
Bau. Ah ! Bauci mora ,
Signor , viva lo fpofo . Il fato eftremo
Contenta affronterò . Priva di lui
Dopo un dolor sì forte
La vita a me farebbe
Più acerba della morte.
Giov. Doni maggiori io deggio
Alla voftra virtù , perchè la terra
Dal voftro efempio ad efler giufta impari.
I deftini più lieti , e più felici
Su' voftri giorni veglieran . Cuflodi
Sarete di quel Tempio ,
(20)
Che il mio poter creò . Tuttor viventi
Dopo una lunga etade albergo avrete
Fra i Semidei . La faggia turba agrefte
Allor v' adorerà fu quefti altari ,
Quai Numi tutelari .
Tranquilli ora vivete
All' amore degli uomini , e de' Numi,
Etempio illuftre di virtù , e di fede .
Torno all' eterea fede ;
Ma il mio favor pofTente
A voi fempre farà dal ciel prefente.
Parte fra nubi lumino/e.
CORO.
Re fuperno , a cui sì grata
È la fé de' noftri cuori ,
Per te godono i partorì
Su la terra il vero ben.
La virtù da te onorata
Entro a poveri tugurj
Di piacer foavi , e puri
Tutto innonda il noitro fen.
Si datila .
P ./ Marititi un
( o/inubio iiuigam stabili Vira. Jùnàd. £ib u
C Sxjuey Seul
ATTO
D' ARISTEO.
Maternas impulit aures
Lucius Ariftad .... Virg. Geor. lib. IV.
ARGOMENTO.
_ZM^RISTEO , figliuolo cT Apollo , e di Cirene , figliuo-
la, e Ninfa del fiume Penèo , invaghito d' Euridice ,
moglie d' Orfeo , divenne la cagione della di lei mor-
te , poiché nell' atto eh' ejfa da lui fuggiva lungo le
fponde di un fiume , fu morfa nel piede da una fierpe .
Irritate le Driadi per la perdita di quefia compagna ,
fecero perire di morbo , e di fame tutte le Api , di cui
Arijleo era ricco pojfejjore , e follecito cujìode . Eb-
be quejli ricorfo nella fiua difgrayia alla madre , la
quale lo indiri^ò a Proteo per i/coprirne ! ignota fior-
gente . Proteo fivelò ad Arifieo effere quefia opera
d' Orfeo , e delle Ninfe filvefiri , che vendicavano cosi
l' efiinta loro confine , e compagna . Ciò intefio da Ci-
rene ordinò al figlio di placare le Ninfe , e F ombra d'
Orfeo con facrifiy . Arifieo ficguì il comando della
madre , e fu maravigliato di vedere uficire dalle vifice-
re liquefatte de' Tori fienali unmenfia turba di pecchie .
Per quella libertà , che vuolfi conceduta ai Poeti ,
principalmente in fitnil genere di Componimenti , fono
fieguite in quefia favola alcune mutazioni . L cpifòdio
di Proteo d' implicata eficuqione , che poteva allun-
gar di fioverchio /' anione , e che in altra fiaufii filma
circofianya è fiato veduto fin quefie Scene ,fi è lafciato
nella prefinte . Gli amori di Arifieo , e di Cidippe fino
conferitami al genio del Teatro . Il rejlo è verifimile .
PERSONAGGI.
ARISTEO , figliuolo d' Apollo , e di Cirene , Capo
degli Abitanti di Tempe , ed amante di Cidippe.
// Si g. Vincenzo Cafelli Virtuoso dì Camera di S. A, S.
Elettomi Palatina .
CIRENE , figliuola , e Ninfa del fiume Penèo .
La Signora Antonia Maria Girelli Aguilar .
CIDIPPE , Ninfa feguace di Cirene , ed amante
di Arifleo .
La Signora Felicita Suardi .
ATI , Confidente d' Arifteo .
// Signor Gaetano Ottani .
SILVIA , Ninfa bofchereccia , Cuftode del Tempio
delle Ninfe .
NINFE Silveftri , feguaci di Silvia .
CORO di Ninfe del fiume Penèo .
CORO d' Abitanti di Tempe .
La Scena Ji finge nelle valli di Tempe ,
campagne deh^iofe della Tefsagha .
ATTO D' ARISTEO.
SCENA I.
Campagna ridente , che rapprefenta le Valli di Tempe
ARISTEO , ATI .
Arijl. xi, dovrò Tempre , amico ,
Così in odio al dettino , ed a me (tefTo
Condurre i giorni miei ? Dal fatai punto,
Che me fuggendo per deferte fponde,
Morì , trafitta il piede
Da ria ferpe , Euridice ,
Giorno non vidi più per me felice .
Ad. M' affligge il tuo dolor . Ma tu , signore ,
Perchè ramingo , e folo
Con 1' oftinato meditar fomenti
Sconfigliato i tormenti ?
c<0
Perchè fra i lieti abitator di quefle ,
Delizia degli Dei , valli beate
Le immagini funefle
Non tenti dileguar?
Arift. Come il potrei ,
Se in quefto luogo iftefìb a lor sì caro
Nuove fventure i Numi
Rifveglian contro me ? Non badò ad effi
Il negarmi gli ampi e ili
Dell' eftinta Euridice. Eletto ftuolo
D' api ingegnofe , mia luperba ipeme ,
Condannano a morir ; né fon contenti .
Perchè compiuta fia
Con la miièria mia la lor vendetta ,
Per la vaga Cicli ppe ignota rianima
Mi dettano nel fen . Tento Scoprirla ,
E di Cidippe trovo
Infenfibile il cor . L' ardore irrita
L' indifferenza Tua : non ho più pace
Lontan da lei ; Cidippe non 1' ignora ;
E Cidippe al mio amor relitte ancora .
(7)
Ad. Compiango i cafi tuoi ; pur tu non devi
Difperare , Arifteo . Qualunque fia
La cagion de' tuoi mali ,
Superabil farà. Vanne a Cirene :
Narra a lei le tue pene ;
Implora il ilio favor. S' io ben comprefx
D' Ariflene indovino i l'enfi ofcuri ,
Molto a fperar ti retta
Nel fuo materno amor.
Arìfl. Vadafi pure . {rifilino)
Manca , barbare {Ielle ,
Per confondere appieno un infelice,
Che armiate contro me la genitrice .
SCENA II.
ATI.
opoli a lui foggetti ,
Se fapelle il fuo affanno ,
Vi farebbe pietà . Come potrebbe
Re/lfìere la Madre ? Io tutto fpero
Da quel tenero cor . Vindici Numi
(parte.)
(8)
Non aggiungali frattanto all' ire voftre
Stimolo quelle fmanie , e quei lamenti :
Son neceffario sfogo a' fuoi tormenti .
Queir alma agitata
Da ftrane vicende ,
Vi fembra fdegnata ,
Ma chiede , ma attende
Conforto , e pietà .
Se giunto all' ecceffo
Non fbffre ritegno ,
Diventa lo fdegno
In voi crudeltà. (pane.)
SCENA III.
Palarlo interno di Cirene , fuppofio nel fino del fiume Penèo,
co fi rutto, ed ornato di criflalli , tufi , conchiglie, e coralli. Nel
prospetto varj fiumi , ed all' intorno ca fiate d' acque movihili,
che cadendo adornano vagamente /' ondofo foggiorno.
CIRENE , CIDIPPE,
e feguito di Ninfe .
C'ir. ^ì , vezzofa Cidippe , il veggo anch' io ,
Troppo corta al tuo cor quefto importuno
Simulare , e tacer . Per Arifteo
So che ti ftmggi : è quefto
(9)
Il tuo foco primiero ; e in giovili petto
Mal nafconder fi può nafcente affetto.
Pur fé la gloria mia ,
Se d' Arifteo 1' amore ; e fé ti è cara
La tua felicità , foffnr tu devi :
In faccia a lui devi gf interni moti
Frenar così , che dell' occulto ardore
Poco , o nulla trafpiri .
Cidi/?. Ah , qual mai chiedi
Da me barbaro sforzo ! E ti par lieve
Quel che feci finor ? Ma tu , Cirene ,
Non approvarti 1' amor mio ? Non fofti
La prima a fomentarlo con la fpeme
Delle bramate nozze ?
Cir. E ver ; né il feci
Senza ragion . Tu mi fembrafli ognora
Fra T altre Ninfe del paterno fiume
Più degna d' Ariiteo : di te mi parve
Degno egli pure .
Cidip. Or qual ragion ti porta
Ad impormi una legge
(IO)
Tiranna a quefto fegno ?
Cir. II tempo avverfo ,
I diiaftri del figlio,
L' intolleranza Tua , 1' ira de' Numi ,
Che gli refla a placar, e che ad entrambo
Funefta e(Ter potrìa.
Cidip. Credi tu dunque
Ch' eiTer pofTan gelofi
D' un guardo, o d' un Tofpiro i Numi ifleflì?
Ah , fé tanto crudeli
Forte verfo di me , dagli occhi miei
Allontanate , o Dei ,
Per Tempre l' idol mio ! Non ho più cuore
Di trafiggerlo ancora .
C'ir. Ecco Arifteo.
Cidip. Stelle !
Cir. Se d' eiTer brami alfin contenta ,
Cidippe , i detti miei cauta rammenta .
0 0
SCENA IV.
ARISTEO , e Dette.
Arìfl.\J del patrio Peneo
Ornamento primiero , e madre mia .
Odi , o Cirene . Ah , s' egli è ver eh' io polla
Vantar de' giorni miei
Autore il Trimbrio Apollo , ah , degli Dei
A che mi feorre nelle vene il fangue ,
Quando ho nemico il fato ? E dove , o Madre ,
Andò 1' antico affetto ì
L' almo del ciel ricetto
Sperar dunque mi ferii
Perchè qui folli della forte il gioco ì
Ah , fé curi sì poco
Il vedermi d1 onor , di pace privo ,
A che figlio ti fono ? a che più vivo ?
Cu: T' inganni , amato figlio : a me fon cari ,
Più di quel che non credi ,
Il tuo onor , la tua pace . Afpro cordoglio
Al materno mio cor reca il tuo flato .
Ma il cangiarne il tenore
In mia mano non è . Forza maggiore
Regola i cafi tuoi . Con la coftanza ,
Arifteo , folo puoi
Mitigarne il rigore . Eterna alfine
Non è T ira ne' Numi .
Arljl. Ma Te giunge
A fegno tal , che V uom confonda , e opprima
Più lbfrribil non è . Madre , tu fai
Quanto finor penai , Fra tanti affanni
Neil' amor di Cidippe alcun conforto
Mi reftava a fperar. Per ottenerlo
Diffi , pregai , ma in vano . Altro non ebbi
Che un filenzio crudel . (a)
Cidip. ( Più non refifto . )
Signor . . . T" inganni ... Io fon . . .
Cir. Penfa , o Cidippe , (b)
Gli accenti a mifurar.
Arljl. Parla , ben mio .
(a) Guardando fdegnofamcnte Cidippe. (b) A parte .
03)
Cidip. Deh , lafciami tacer .
Arljl. Per que' begli occhi ,
Che mi tracciano il cor , per quel iembiante ,
Per queir alma gentil , che in ien racchiudi ,
Spiegati alfin .
Cidip. (Che barbaro contratto !
Ah , fi parli una volta.) Ah sì tu fotti
Sempre . . . . ( dove m' inoltro !
Mi Teduce 1' amor ! ) Signor fon noti
A Cirene tua madre i penfier miei ;
Se faperli tu vuoi, chiedine a lei .
Tu fei madre , e tu conofci
La Tua pena , il mio periglio ;
All' amante , al caro figlio
Col tuo parla , e col mio cor.
So tacendo che fomento
Il fuo affanno , il dolor mio ;
Ma potrei parlando , o Dio !
Funettare il noftro amor, {pane.)
(M)
SCENA V.
CIRENE , ARISTEO,
e feguito di Ninfe .
AnJl\_jOSi rifponde all'amor mio Cidippe ?
In cento guiie io cerco
Vincere il ilio iìlenzio : apro il mio core ;
Parlo , priego , fcongiuro ; e quando credo
Vederla intenerir , quando fui labbro
Son già pronti gli accenti , ella fi cangia ;
Più favellar non ola ; o , fé ragiona ,
Cerca interpetri al core , e m' abbandona ?
Ingiufliffimi Numi , e quando mai
Finirete d' odiarmi !
Cir. Ah , lafcia , o figlio ,
Di più irritar con le querele i Numi.
Dall' Èrebo profondo Orfeo dolente
Grida contro di te . Rammenta ancora
Che la fedel conforte
Perde per tua cagion . L' origin quefta
Fu d' oq;ni tua {Ventura . Arler di fdegno
o o
Al duro cafo le filveftri Ninfe,
(M)
D' Euridice compagne , e la vendetta
Dall' Api incominciar . Nel vicin bofco
Degli oltraggiati fpofi
Corri T ombre a placar coi facrihzj .
Patta nel Tempio , e pria
Le facili Napee calma coi doni :
Quindi al cielo rivolto
Chiedi configlio , e (corta :
Attendi le Tue voci , e ti conforta .
Nocchier , che in mezzo all' onde
Armato è di coftanza ,
Non perde la fperanza
Nel procellofo mar.
Soffre del vento 1' ira ,
Col fofco ciel fofpira ;
Ma le bramate fponde
Alfin giunge a baciar.
{partono.)
SCENA VI.
Valli di Tempe .
ATI , poi ARISTEO.
Ad. Impaziente attendo
Che ritorni Arifteo . Piaccia agli Dei
Che contento ei ritorni.
Arijl. O come caro ,
Come opportuno al cafo io ti riveggo,
Ati fedel!
Ad. Parlarti con Cirene ?
Ar'ifì. Ah , sì la vidi .
Per fuo comando io deggio
Torto al Tempio portarmi. Amico, vanne:
Vittime , e doni eletti
Fa che fian pronti ; e quanti puoi nel Tempio
Abitator di quefte valli aduna .
Teco in breve farò.
Ad. Ma , dimmi ....
Arlfl. Ah , parti
Tutto faprai fra poco .
Ad. Il cenno adempio . (pane.)
0?)
Arift. Sì ritrovi la pace almen nel Tempio .
Numi offefi , Ombre fdegnate ,
Siate alfin vinti , e placate
Dal mio lungo fofpirar .
(parte.)
SCENA VII.
Bofchetto , o Tempio delle Ninfe filveflri .
Seguita la mutazione della Scena una tenera , e gra^iofa Jìnfonìa
con [ordine accompagnerà V arrivo della Ninfa cujtode del
Tempio , e delle fue feguaci. Quindi comparirà Arijleo alla
tefia degli Abitanti di Tempe , e di Donzelle , che recano
canejlri di fiori , e frutta , fra le quali un fanciullo con
un agnella ornata di naflri .
SILVIA , Ninfa cuftode del Tempio , ARISTEO,
Coro di Ninfe , e di Abitanti di Tempe.
ArlJl.^Ytco venite , amici ,
I Numi ad invocar . Là fu quell' ara
Deponete , o fanciulle , i voflri doni .
A voi li facro , bofcherecce Ninfe ,
Che f eftinta compagna
Piangete in quefte felve . Ah , perdonate
L' involontario fallo . Ad elpiarlo
08)
Monde vittime offerii
Sull' onorata tomba , e pace chiefi .
Siate alfin paghi , o Dei . Ceflìno alfine
Le mie diiavventure . lì favor voftro
Concedetemi ancora ; e ila di quello
Il più ficuro pegno
Di Cidippe F affetto .
Queflo , o Numi , vi chieggo , e quello afpetto.
CORO , e DANZA
Di Fanciulli , e di Abitanti dì Tempe.
CORO.
Del figlio d' Apollo
Chi Tordo ai lamenti ,
O Numi clementi,
Di voi chi Tara .
Son noftri i fuoi mali :
Quand' egli è relice
Da quefta pendice
La noja fen va .
09)
Parte del Coro .
Voi duce , e signore
Di Tempe il voìefle :
Voi caro il rendette
In giovine età;
Or fate che lieto
Sia il tenero oggetto
Del noflro diletto ,
Di voflra bontà .
Altra parte del Coro .
Vi movano i canti ;
Vi plachin le danze :
Le noftre fperanze
Ottengan pietà .
La fupplice turba ,
Cangiati in feftofi
Gli accenti pietofi,
Di voi canterà .
Tutto il Coro .
Del figlio d' Apollo. &c.
Terminate le preci , a" oscuro cK egli era , il cielo fi fa
f ereno , e tuona a fimjlra . A quejlo felice prefagio
Arijleo efclama per giubilo .
Anjl. Tuona il cielo a fmiitra! Ah, sì, v intendo;
Siete calmati , o Dei .
Silv. Porgi , Arifteo ,
Porgi orecchio a' miei detti , e frena alquanto
I trafporti del cor. Gli Dei pietofi
Si moffero a tuoi prieghi . Il voler loro
Interprete fedel ora t' annunzio :
Contento alfin farai.
Arìfl. Stelle ! che lento ?
Madre , Cidippe , ah dove fiete ? O cielo ,
Che tumulto d' affetti ! Eterni Numi ,
Grazie vi rendo . Al fubito contento
No non bada quefV alma. Ah, da me lungi
Afpre cure nojofe itene ornai :
II mifero Arifteo fofferfe affai .
Ceffate , fuggite ,
Timori , ed affanni ,
Affetti tiranni
Di quefto mio core.
(21)
Voi fole venite ,
Speranze gradite ;
Voi fenfi d' amore
Dettatemi il fen.
Queft' anima amante
Per voi più vezzofo
Ritrova il fembiante
Del caro Tuo ben .
(parte.)
CORO.
Eccheggiar s odano
Per querte valli
Voci di giubilo:
Allegri balli
Difciolga il pie .
Di gioja efultino
La felva , e il prato:
Con noi fdegnato
Più il ciel non è.
(tutti partono.)
(22)
SCENA Vili.
Ampia veduta di maejlojì Viali di là dal fiume Penèo.
ATI , poi ARISTEO accompagnato
dagli Abitanti di Tempe.
Ali. JL/ Ariftene i prefagi , ed i miei voti
Ecco compiuti . Alfin fereno in volto
Veder fpero Arilteo .
Arift. Quanto diverfo,
Amico , or mi ritrovi
Da quel che fui .
Ad. Signor, le tue vicende
Mi coiman di piacer . Tutto già intefi
Dal popol lieto . Ma le tue fortune
Tu ignori in parte ancora.
Arlfl. Ah , di' , che avvenne ?
Ad. Quando per ire al Tempio
Me nel bofco lafciafti
Delle fv enate vittime cuftode ,
Sentir mi parve ( odi mirabil cola ! )
Strider per X ampio ventre
Degl' immolati tori
(*3)
Di pecchie immenfo {tuoi . Porto lo fguardo
Dove il romor Y invita , e già le veggo
Fuor delle infrante code
Affrettarli ad ufcir . Già in larghe nubi
Si follevano al ciel . Di ftupor pieno
Ne feguo il volo ; e fu vicina pianta
Quefte fermano il voi . Colà raccolte
Si dividono in torme ; e giù fcendendo
Dai pieghevoli rami ,
Pender le veggo in flrana guifa unite ,
Qual pende il grappo dall' amica vite .
Ari fi. Che inudito portento ! Ati fedele ,
Andiam . De' fuoi configli
Sappia la madre il fortunato evento:
Poi fi voli al mio ben . Sola Cidippe
Or manca a render le mie gioje efireme.
Che veggo, amici Numi! eccole infieme.
In queflo punto fi vede ufcire dall' acque Cirene
accompagnata dalle Ninfe con Cidippe a lato fu
rilucente , adorna conchiglia .
04)
SCENA IX.
CIRENE , CIDIPPE ,
feguito di Ninfe , e Detti .
AriJI.JL ra le tue braccia , o madre ,
Lafcia che grato il figlio ....
Cìr. A quefto feno
Vieni , Arifteo , dolce mia prole , e cura.
Tutto previdi , e fo . Dovean gli Dei
Piegarfì alle tue preci , e tu dovevi
Eller lieto una volta. In te ritorni
A Tempe il fuo ripofo, a quelli campi
Il rifo , e 1' ubertà. Più non vedrai
Per influfTo maligno
Le tue greggie ibernar . Largo tributo
Offrir di biondo mele
Grato all' are potrai : Tempre felici
L' api fabbricatrici
All' opra veglieran . Che più vorrefli
Dal benefico ciel ? Qual' altra prova
A defiar ti refta
Del fuo favore ?
Arift. Ah , la più grande , o Madre ,
E la più cara . A sì bei doni manca
Una fedel compagna ,
Che meco li divida , e a me olì renda
Cento volte più accetti.
De' miei cottami affetti
Manca il premio in Cidippe .
Cir. E quefta pure
Ti concedono i Numi .
Arift. O me beato !
Cidip. O fortunato iitante !
Ad . O caro annunzio ,
Che di gioja mi colma !
Cir. Ad Arifteo ,
Amabile Cidippe , offri la deflra ;
E nella fua ricevi
De' tuoi folpiri il meritato frutto .
A te confido , o figlio ,
La conforte più degna ,
Che accordar pofla in terra il ciel cortefe.
La virtù , la bellezza
(26)
Nacquer con lei. La cura d' educarla
Altro a me non cotto , che il fecondarne
L' indole egregia .
Ari fi. O di querY alma amante
Bella tiranna un tempo, ed or conforto,
Di quel labbro foave
Udrò pure una volta il dolce fuono !
Cidi/?. Da quefto labbro , o caro , alfin faprai
Che penando io tacqui, e t' adorai.
Foflii ognor 1' amato bene .
Ah , mi brilla in feno il core
Nel poterlo alfin fpiegar!
Ari fi. Tu fcordar mi fai le pene ;
Tu raddoppi in me 1' ardore
Con sì dolce favellar.
Cir. Fra sì amabili catene
Il parlato fuo dolore
Chi potrebbe rammentar ?
Cidip. L' idol mio fempre farai .
Ariji. Per te ognor , cara , vivrò .
C*7)
C'ir. Tanti affanni oh come mai
In diletto amor cangiò!
(Non fa dir che fia contento
a 3- > Chi il piacer dopo il tormento
' In amor mai non provò .
CORO.
Accompagni la Coppia felice
Vaga fchiera di giorni ridenti
La fortuna , la pace , 1' onor .
Quanti a Terr.pe lietiflìmi eventi
Sì beli' opra d' amore predice,
Che feconda de' Numi il favor!
.' ','.!:, i-U i/ir Sì
i he faro saiga L uridlce?
éOove. andrò serica il mio ben '
v iao à'O
ATTO
D' ORFEO.
Te , dulcis Conjux , te foto in littore fecum ,
Te veniente die , te decedente canebat.
Virg. Georg, lib. IV.
ARGOMENTO.
JOj noto Orfeo , e celebre il fio lungo dolore
nelt immatura morte a" Euridice fia fpofa . Mori
ella nella Tracia , ma per fervire all' unità del luo-
go fi fuppone qui morta nella Campagna felice prefi
fo il lago a" Averno , in vicinanza del quale finfie-
ro i Poeti trovarfi una fpelonca , che apriva il cam-
mino all' Inferno. L infelice amante moffe a pietà
gli Dei , che gli concederò di penetrar negli Elisj
per ripigliar]! la fia diletta , col patto di non guar-
darla finche non fofse tornato fulla terra . Non fiep-
pc il tenero fio fo frenar tanto gli affetti, ed, aven-
do contrae muto al divieto , perde per fempre Euri-
dice . Per adattar la favola alle feene fi è cambia-
ta la catafirofe . Leggafi Virgilio , libro IV. delle
Georgiche , e VI. dell' Eneide .
PERSONAGGI.
ORFEO, il Signor Giufeppe Millico,
Detto il Moscovita .
EURIDICE , la Sig.ra Antonia Maria Girelli Aguilar.
AMORE, la Signora Felicita Suardi.
CORI.
Di Paltori , e di Ninfe .
Di Furie , e di Spettri nel!' Inferno .
Di Eroi , e d' Eroine negli Elisj .
Di Seguaci d' Orfeo .
PRIMO BALLO
Di Pallori , e di Ninfe feguaci d' Orfeo .
SECONDO BALLO
Di Spettri nell' Inferno, che tentano di fpaventare Orfeo.
TERZO BALLO
D' Ombre fortunate negli Elisj .
L' idea di quejlo Ballo è preja dal libro IV. dell' Eneide.
QUARTO BALLO
Di Eroi, ed Eroine con Amore, Orfeo, ed Euridice.
ATTO D' ORFEO .
SCENA I.
Ameno Bofchetto di CipnJJì } e cf Allori , che ad arte diradato
racchiude nel piano il fepolcro di EURIDICE .
Air al^arfi dilla tenda odijì una me/la finfonia , i fi vidi occupata la fana
da uno Jluolo di Pajlori , e di Ninfe feguaci d' ORFEO , chi portano fer-
ii di fiori , e ghirlandi di mirto . Maitre parti di ijfi fa ardir profumi,
incorona il marmo , e Jparge fiori intorno alla tomba , intuona V altra
il fieguente Coro , interrotto da' lamina d" ORFEO , il quali , ajfifo
fopra un faffo , chiama di tempo in timpo EURIDICE.
CORO.
J\U ! fé intorno a queft' urna funefta ,
Euridice , ombra bella t' aggiri ,
Odi i pianti , i lamenti , i foipiri ,
Che dolenti fi fpargon per te .
Ed afcolta il tuo fpofo infelice ,
Che piangendo ti chiama , e fi lagna,
Come quando la dolce compagna
Tortorella amorofa perde .
(6)
Orf. Baila , balla , o compagni : il voflro lutto
Aggrava il mio . Spargete
Purpurei fiori , inghirlandate il marmo ,
Partitevi da me : reflar vogl' io
Solo fra quefle ombre funebri e ofcure
Colf empia compagnia di mie fventure .
CORO.
J\h ! fé intorno a quehY urna funeila ,
Euridice , ombra bella t' aggiri ,
Odi i pianti , i lamenti , i fofpiri ,
Che dolenti fi fpargon per te .
Ballo , terminato il quale tutti partono . Re/la
Orf. Chiamo il mio ben così
Quando fi morirà il dì ,
Quando s' afconde .
Ma , oh vano mio dolor !
L' idolo del mio cor
Non mi rifponde .
Euridice ! Euridice !
Ombra cara, ove fei ? Piange il tuo fpofo,
Ti domanda agli Dei ,
(7)
A' mortali ti chiede ; e fparfe a' venti
Son le lagrime fu e , i fuoi lamenti .
Cerco il mio ben così
In quefte , ove morì ,
Funefte fponde .
Ma fola al mio dolor ,
Perchè conobbe amor ,
L' Eco rifponde .
Euridice ! Euridice ! Ah ! quello nome
San le (piagge , e le felve
L' apprefero da me . Per ogni valle
Euridice rifuona : in ogni tronco
ScrhTe il mifero Orfeo , Orfeo infelice I
Euridice , idol mio , cara Euridice .
Piango il mio ben così ,
Se il Sole indora il dì ,
Se va nell' onde .
Pietofo al pianto mio
Va mormorando il rio ,
E mi rifponde .
Numi , barbari Numi ,
D' Acheronte , e d' Averno
Pallidi abitator , la di cui mano
Avida delle morti
Mai difarmò , mai trattener non feppe
Beltà , né gioventù ; voi mi rapifte
La mia bella Euridice ,
O memoria crudel ! fui fior degli anni :
La rivoglio da voi , Numi tiranni .
Ho core anch' io per ricercar full' orme
De' più intrepidi Eroi nel voftro orrore
La mia fpofa , il mio ben ....
SCENA II.
AMORE, e Detto .
J. affitte Amore.
Orfeo , della tua pena
Giove fente pietà. Ti fi concede
Le pigre onde di Lete
Vivo varcar . Del tenebrofo abiflb
Sei fulla via . Se placar puoi col canto
Le furie , i moftri , e 1' empia morte , al giorno
La diletta Euridice
(?)
Farà teco ritorno.
Orf Ah ! come ? Ah ! quando . . .
E poflìbil farà ? . . . Spiegati .
Am. Avrai
Valor, che batti a quefla prova eftrema?
Orf. Mi prometti Euridice , e vuoi eh' io tema?
Am. Sai però con qual patto
L' imprefa hai da compir?
Orf. Parla .
Am. Euridice
Ti fi vieta il mirar , finché non fei
Fuor degli antri di Stige ; e il gran divieto
Rivelarle non dei ; fé no la perdi ,
E di nuovo , e per Tempre ; e in abbandono
Al tuo fiero defio
Sventurato vivrai . Penfaci : addio .
Gli fguardi trattieni ,
Affrena gli accenti :
Rammenta che peni ,
Che pochi momenti
Hai più da penar .
(IO)
Sai pur che talora
Confufi , tremanti
Con chi gì' innamora
Son ciechi gli amanti ,
Non fanno parlar . {Pam.)
Off. Che diffe ! Che afcoltai ! Dunque Euridice
Vivrà , 1' avrò prefente , e dopo tanti
Affanni miei , in quel momento , in quella
Guerra d' affetti io non dovrò mirarla ,
Non ftringerla al mio fen ! Spofa infelice !
Che dirà mai ? Che penferà ? Preveggo
Le fmanie fue : comprendo
r
Le ancruflie mie . Nel figurarlo folo
Sento gelarmi il langue ,
Tremarmi il cor . . . Ma ... lo potrò : lo voglio ,
Ho rifoluto . Il grande ,
L' infoffribil de' mali è 1' effer privo
Dell' unico dell' alma amato oggetto :
Aflìftetemi , o Dei, la legge accetto, (a)
(a) Si vede un lampo , fi ferite un tuono , e parte Orfeo.
00
SCENA III.
Orrida Caverna con veduta del fiume Cocito , offufcata da
tenebroso jumo , ed ojcura fiamma .
Appena cangiata la fcena al fuono di orribile Jìnfonia comincia
il Ballo delle Furie , e degli Spettri , che viene interrotto dall'
armonia della lira d' Orfeo , comparendo il quale fu Ila fcena
la turba infernale intuona il feguente .
CORO
Di Furie , e di Spettri ; indi ORFEO.
i_>hi mai dell' Èrebo
Fralle caligini
Sull' orme cT Ercole ,
E di Piritoo
Conduce il pie ?
D' orror Y ingombrino
Le fiere Eumenidi :
E lo {'paventino
Gli urli di Cerbero ,
Se un Dio non è.
Le Furie ripigliano il Ballo girando intorno ad Orfeo .
Orf. Deh ! placatevi con me
Furie , Larve , Ombre fdegnoie .
CORO.
No.
C")
Off Vi renda almen pietofe
Il mio barbaro dolor.
CORO.
Mifero giovine ! (a)
Che vuoi , che mediti ?
Altro non abita
Che lutto , e gemito
In quefte orribili
Soglie funefìe .
Otf Mille pene , Ombre moiette ,
Come voi fopporto anch' io.
Ho con me 1' inferno mio :
Me lo fento in mezzo al cor .
CORO.
Ah ! quale incognito (b)
Affetto flebile
Dolce a fofpendere
Vien T implacabile
Noftro furor!
'a) Raddolcito , e con cfprcfflonc di qualche compatimento ,
vb) Con maggior dolce^a .
Orf. Men tiranne ah , voi farefte
Al mio pianto , al mio lamento ,
Se provarle un fol momento
Cofa fia languir d' amor.
CORO.
Ah ! quale incognito (a)
Affetto flebile
Dolce a fofpendere
Vien 1' implacabile
Noflro furor !
Le porte {Iridano
Su' neri cardini ;
E il paflb lafcino
Sicuro e libero
Al vincitor . (b)
(a) Sempre più raddolcito . (b) Cominciano a ritirar/ì le Furie , ed
i Mojlri , e dileguandofi per entro le feene ripetono /' ultima ftrofa
del Coro , che continuando frattanto che fi allontanano , fini/ce fi-
nalmente in un con/ufo mormorio . Sparite le Furie , e i Mojlri ,
Orfeo s' inoltra nelP Inferno.
(u)
SCENA IV.
Campi Elisj , deli^iofi per vaghi bofchetti , che gli ombreggiano,
e per varie frutta , e fiori , che gli adornano .
ORFEO,
indi Coro di Eroi , e d' Eroine.
^7 • (^ he puro elei ! che chiaro iol ! che nuova
Serena luce è quella mai ! Che dolce
Lufinghiera armonia formano ìnfieme
Il cantar degli augelli ,
Il correr de' rufcelli ,
Dell' aure il fullurrar ! Quello è il foggiorno
De' fortunati Eroi . Qui tutto (pira
Un tranquillo contento ,
Ma non per me . Se l' idol mio non trovo,
Sperar noi pollo . I fuoi foavi accenti ,
Gli amorofi fuoi fguardi , il fuo bel rifo
Sono il mio folo , il mio diletto Elifo .
Ma in qual parte farà? (a) Chiedafi a quello,
Che mi viene a incontrar, ftuolo felice, (b)
Euridice dov' è ?
(a) Guardando per la feena . (b) Inoltrandoji verfo il Coro.
•
05)
CORO.
Giunge Euridice .
Vieni a' regni del ripofo ,
Grande Eroe , tenero fpofo ,
Raro efempio in ogni età .
Euridice Amor ti rende :
Già riforge , già riprende
La primiera Tua beltà .
Balh degli Eroi.
Off. Anime avventurofe ,
Ah tollerate in pace
k Le impazienze mie ! fé fofìe amanti,
Conoscerete a prova
Quel focofo defio , che mi tormenta ,
Che per tutto è con me . Nemmeno in quefto
Placido albergo eiTer pofs' io felice ,
Se non trovo il mio ben .
CORO.
Viene Euridice .
Torna , o bella , al tuo conforte ,
Che non vuol , che più divifo
Sia da te , pietofo il ciel ,
(i6)
Non lagnarti di tua forte ,
Che può dirfi un altro Elifo
Uno fpofo sì fedel. (a)
SCENA V.
Ofcura fpelonca a foggia di tortuofo laberìnto .
ORFEO , ed EURIDICE.
Orf. V ieni , fegui i paffi miei , (b)
Unico amato oggetto
Del fedele amor mio .
E urici. Sei tu ! M1 inganno ? (e)
Sogno ? Veglio ? Deliro ?
Orf. Amata fpofa , (d)
Orfeo fon io , e vivo ancor : ti venni
Fin negli Elisj a ricercar : fra poco
Il noftro cielo , il noftro fole , il mondo
Di bel nuovo vedrai .
(a) Dal Coro delle Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo , il
aliale ferina guardarla , e con atto di fomma premura la prende per
mano , e la conduce fubito via . Seguita pofeia il Ballo delle Ero-
ine , e degli Eroi ; e (ì ripiglia il canto del Coro , fuppoflo conti-
nuar^ fino a tanto chi Orfeo , ed Euridice non fono affatto fuora
degli Elisj . (b) Ad Euridice , che conduce per mano fempre feri-
na guardarla . (e) Con forprefa . (d) Con fretta.
(17)
Eurid. Tu vivi ? Io vivo ?
Come ! Ma con qual arte ? (a)
Ma per qual via ?
Orf. Saprai
Tutto da me ; per ora (b)
Non chieder più . Meco t' affretta ; e il vano
Importuno timor dall' alma fgombra :
Ombra tu più non Tei , io non fon ombra .
Eurid. Che afcolto ! E farà ver ! Pietofi Numi ,
Qual contento è mai quello! Io dunque in braccio
All' idol mio , fra' più foavi lacci
D' Amore , e d' Imeneo ,
Nuova vita vivrò !
Orf. Sì , mia fperanza ;
Ma tronchiam le dimore ,
Ma feguiamo il cammin. Tanto è crudele
La fortuna con me , che appena io credo
Di poffederti ; appena
So dar fede a me lleffo .
(a) Sofpefa. (b) Con premura.
08)
Eurid. E un dolce sfogo (a)
Del tenero amor mio , nel primo iflante
Che tu ritrovi me , eh' io te riveggo ,
T" annoja , Orfeo ?
Orf. Ah ! non è ver . Ma . . . fappi . . .
Senti . . . (o legge crudel ! ) Bella Euridice ,
Inoltra i pam" tuoi .
Eurid. Che mai t' affanna
In sì lieto momento ?
Orf. ( Che dirò ! lo preveddi ; ecco il cimento.)
Earni. Non mi abbracci ! non parli !
Guardami almen. (b) Dimmi : fon bella ancora
Qual' era un dì ? Vedi : che forfè è fpento
Il rofeo del mio volto ? Odi : che forfè
S' ofeurò quel che amarti,
E foave chiamarli
Splendor de' fguardi miei ?
Orf. (Più che T afcolto ,
Meno refiflo : Orfeo coraggio . ) Andiamo,
Mia diletta Euridice : or non è tempo
(a) Mejla e rìfentita , ritirando la mano da Orfeo .
(b) Sollecitandolo a guardarla .
(i9)
Di quefte tenerezze ; ogni dimora
E fatale per noi.
Eurid. Ma ... un fguardo folo . . .
Orf E (ventura il mirarti .
Eurid. Ah infido ! E quefte
Son l' accoglienze tue ! Mi nieghi un fguardo ,
Quando dal caro amante ,
E dal tenero fpofo
Afpettarmi io dovea gli ampleffi , e i baci !
Orf. (Che barbaro martir ! ) Ma vieni , e taci . (a)
Eurid. Ch' io taccia ! e quefto ancora (b)
Mi reftava a foffrir ! Dunque hai perduta
La memoria , 1' amore ,
La coftanza , la fede ! ... E a che fvegliarmi
Dal mio dolce ripofo , or che hai pur fpente
Quelle a entrambi sì care
D' Amore , e d' Imeneo pudiche faci ì . . .
Rifpondi , traditor .
Orf. Ma vieni , e taci .
Vieni : appaga il tuo conforte .
(a) Sentendola vicina , prende la fua mano , e vuol condurla .
(bj Ritira la mano con f degno.
(20)
Eur. No : più cara è a me la morte
Che di vivere con te .
Orf Ah crudel !
Eurid. Lafciami in pace.
Orf No , mia vita : ombra feguace
Verrò Tempre intorno a te.
Eurid. Ma perchè fei sì tiranno ?
Orf. Ben potrò morir d' affanno,
Ma giammai dirò perchè .
' Grande , o Numi , è il dono voftro ,
A M Lo conofco , e ° < io fono :
grata )
Ma il dolor , che unite al dono ,
E infoffribile per me . (a)
Eurid. Qual vita è quefla mai ,
Che a vivere incomincio ! . . . E qual funefto
Terribile fegreto Orfeo m' afconde ! . . .
Perchè piange , e s' afflige ! . . . Ah , non ancora
Troppo avvezza agli affanni ,
Che foffrono i viventi , a sì gran colpo
(a) Nel terminare il duetto ambedue , ciafcuno dalla fua parte ,
Jì appoggiano ad un albero.
(*0
Manca la mia costanza . . . Agli occhi miei
Si fmarrifce la luce . . . Oppreflb in feno
Mi diventa afFannofo
Il refpirar . Tremo . . . vacillo ... e fento
Fra 1' angofcia , e il terrore
Da un palpito crudel vibrarmi il core.
Che fiero momento !
Che barbara forte !
Paffar dalla morte
A tanto dolor !
Avvezza al contento
D' un placido oblio ,
Fra quelle tempefte
Sì perde il mio cor.
Orf. (Ecco un nuovo tormento.)
Eurid. Amato fpofo ,
M' abbandoni così ! Mi ftruggo in pianto ,
Non mi confoli ! il duol m' opprime i fenfi,
Non mi foccorri ! Un altra volta , o (Ielle ,
Dunque morir degg' io,
Senza un ampleflb tuo . . . lenza un addio !
Orf (Più frenarmi non poflb : a poco a poco
La ragion m'abbandona; oblio la legge,
Euridice , e me fteflb ; ) E . . . (a)
Eurid. Orfeo . . . Conlbrte . . .
Ah ... mi lento . . . languir ... (b)
Orf. No , fpofa . . . afcolta ... (e)
Se fapeflì . . . (Ah ! che fo ? . . . Ma fino a quando
In quefto orrido inferno
Dovrò penar ! )
Eurid. Ben . . . mio
Ricordati . . . di . . . me . . .
Orf Che affanno ! . . . Oh come
Mi fi lacera il cor ! Più non relillo :
Smanio , fremo , deliro ... ah! mio teforo. . . (d)
Eur. Giufti Dei, che m'avvenne! (e) Io manco. Io moro. (0
Orf Ahimè ! dove trafeorfi ? Ove mi fpinfe
Un delirio d" amor ? (g) Spofa ! . . Euridice, (h)
Euridice ! . . . Conforte ! ah più non vive ;
La chiamo in van . Mifero me ! la perdo ,
(a) In atto di voltarfi , e poi pentito . (b) SI getta a federe fop'-a un f af-
fo . (e) In atto di voltar/ì a guardarla , e con impeto . (d) SI volta
con Impeto , e la guarda . (e) Al^andofl con for*a , e tornando a
cadere, (t ) More . (g) Le s' accojla con j retta, (h) La fcuote.
(il)
E di nuovo , e per Tempre : o legge , o morte !
O ricordo crudel ! Non ho foccorfo ,
Non m' avanza configlio . Io veggo folo ,
O fiera vifla ! il luttuoib afpetto
Dell' orrido mio flato :
Saziati , forte rea : fon difperato .
Che farò fenza Euridice !
Dove andrò fenza il mio ben !
Euridice ? . . Oh Dio ! rifpondi ;
Io fon pure il tuo fedel .
Euridice ! Ah , non m' avanza
Più foccorfo , più fperanza
Né dal mondo , né dal ciel .
Che farò fenza Euridice !
Dove andrò fenza il mio ben !
Ma , fmifca e per fempre
Colla vita il dolor . Del nero Averno
Sono ancor fulla via : lungo cammino
Non è quel , che divide
Il mio bene da me . Sì , afpetta , o cara
(M)
Ombra dell' idol mio . Ah , quefta volta
Senza lo fpofo tuo non varcherai
L'onde lente di Stige. (Fiioljèrirji.)
SCENA Vh
AMORE , e Detti.
Am. (jrfeo , che fai ? (a)
O/f.E chi fei tu , che trattenere ardifci (b)
Le dovute a' miei cafi
Ultime furie mie ?
Arri. Quefto furore
Calma , deponi , e riconofci Amore .
Orf. Ah , fei tu . . . (e) ti ravvilo : il duol finora
Tutti i fenfi m' opprefle . A che venirti?
In sì fiero momento
Che vuoi da me ?
'Am. Farti felice , Affai
Per gloria mia fofFrifti , Orfeo . Ti rendo
Euridice , il tuo ben. Di tua coflanza
(a) Lo di [arma . (b) Con impeto , e fuori di fc . (e) Come tornando
in fé Jlcffo.
M
Maggior prova non chiedo. Ecco , riforge (a)
A riunirfi con te .
Orf Che veggo ! o Numi !
Spofa ... (b)
Eurid. Conforte !
Orf. E pur t' abbraccio !
Eurid. E pure
Al (en ti Aringo !
Orf. Ah , quale
Riconofcenza mia . . . (e)
Am. Bada : venite ,
Avventuro!! amanti : ufeiamo al mondo,
Ritornate a godere.
Orf O faufto giorno !
O Amor pietofo !
Eurid. O lieto ,
Fortunato momento !
Am. Compenfa mille pene un mio contento .
{Partono.")
(a) Si al^a Euridice , come fvegliandojì da un profondo fonno.
(b) Con Jbrprefa , e corre ad abbracciare Euridice, (e) Ad Amore.
(i6)
SCENA VII. ed ultima.
Magnifico Tempio d'Amore d' ordine Corintio , tutto adorno
di fiori. Gran Tribuna nel me^o col fimulacro del Nume,
formata di colonne di marmo , le quali fojlengono in par-
te gli archi del Tempio.
AMORE , ORFEO,
ed EURIDICE.
Preceduti da numerofo drappello di Partorì , e di Pastorelle,
che vengono a remeggiare il ritorno di Euridice ;
e cominciano un allegro Ballo , il quale viene in- '
terrotto da Orfeo col Seguente Coro.
Orfeo. 1 rionfi Amore ,
E il mondo intiero
Serva all' impero
Della beltà.
Di fua catena ,
Tal volta amara,
Mai fu più cara
La libertà.
<*7)
CORO.
Trionfi Amore,
E il mondo intiero
Serva all' impero
Della beltà.
Amore. Talor difpera ,
Tal volta affanna
D' una tiranna
La crudeltà;
Ma poi la pena
Oblia 1' amante
Nel dolce iftante
Della pietà.
CORO.
Trionfi Amore ,
E il mondo intero
Serva all' impero
Della beltà.
Euridice, La gelofia
Strugge , e divora;
Ma poi riftora
La fedeltà.
(28)
E quel fofpetto ,
Che il cor tormenta,
Alfin diventa
Felicità .
CORO.
Trionfi Amore ,
E il mondo intiero
Serva all' impero
Della beltà.
FINE.
XX ^
TWE GÈ . I JtNTtt
LIBRAR*