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Full text of "Le feste d'Apollo : celebrate sul teatro di corte nell'agosto del MDCCLXIX per le auguste seguite nozze tra il reale infante don Ferdinando e la r. arciduchessa infanta Maria Amalia"

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LE  FESTE  D'APOLLO, 

CELEBRATE   SUL    TEATRO    DI    CORTE 

NELL' AGOSTO    DEL    MDCCLXIX. 
PER     LE 

AUGUSTE  SEGUITE  NOZZE 

TRA 

IL    REALE    INFANTE 

DON  FERDINANDO 

E 

LA  R.  ARCIDUCHESSA  INFANTA 

MARIA  AMALIA. 


PARMA. 


NELLA     STAMPERIA     REALE 


AVVERTIMENTO. 


{s  ON  la  maggior  pompa  ,  e  rigorofo  folenne  rito  fo- 
levano  gli  Atenief  celebrare  annualmente  le  Fejle 
d'Apollo .  Recavanji  a  tal  fine  /òpra  nave  vagamente 
adorna  nell'  ifola  di  Delo  ,  di  cui  era  egli  Nume 
nativo  ,  e  tutelare  ;  ed  ivi  a  lui  offerivano  facrifi- 
y.  Senof.  Plat. 

Da  tale  fejliva  infituyione  degli  Ateniefi  Jì  è  cre- 
duto poter  convenientemente  denominare  i  lieti  appa- 
rati ,  e  teatrali  fpettacoli  di  quefi  per  noi  felicitimi 
giorni .  Apollo  f  è  quindi  invocato  nel  Prologo  ,  per- 
chè propizio  fenda  a   quejli  fenici  giuochi. 

La  varietà  nella  felta  degli  argomenti  e  fata 
giudicata  convenire  alla  circofan^a  .  Sa  l'  Italia  a 
qual  fgno  fano  fati  ,  non  ha  molto  ,  recati  fi 
quefo  Teatro  gravi  ,  e  fofenud  fpettacoli  ,  in  cui 
la  fucceffiva  continuazione  degli  Atti  ,  interrotta 
dalla  pompa  di  decorofe  dan^e  ,  e  dall'  apparizione 


di  nuove  /cene  ,  ed  oggetti ,  prefentava  Anioni  varie , 
e  indivife  ad  un  tempo  . 

Si  è  creduto  che  la  f paragone  degli  Atti ,  ol- 
tre il  lafciar  luogo  alla  Corte  d'  abbreviare  a  Jiio 
talento  lo  fpettacolo  ,  quando  le  torni  in  acconcio , 
potere  anche  tentar  variamente  /'  indole  fantajìica 
della  Pocjia  ,  della  Mufica  ,  e  della  Pittura  . 

Al  Prologo  fuccedono  pertanto  tre  Atti  diverji , 
due  de'  quali  nuovamente  compojìi  .  Altri  ne  erano 
già  in  pronto  ,  che  ,  alternati  coi  primi  ,  potevano 
contribuire  alla  desiderata  varietà  .  Si  Jcppe  appena 
che  l'  Atto  d'  Orfeo  ,  applaudito  ,  anni  fono  ,  fui 
Teatro  Imperiale  di  Vienna  ,  avrebbe  incontrato  fui 
nojlro  V  aggradimento  dell'  Augufa  Perfona  ,  a  cui 
quefie  Fejle  fono  fiere  in  gran  parte  ,  che  fi  deter- 
minò di  preferirlo .  La  fola  idea  di  poter  compiace- 
re f  adorabile  Oggetto  de"  nojlri  voti ,  diventa  per 
noi  la  mercede  più  larga  3  e  più  gloriofa  d'  ogni 
nofira  premura . 


MUSICA . 

Tutta  la  Mufica  è  del  Sig.  Cavaliere  Criftoforo  Gluck 
all'  attuai  fervigio  delle  LL.  MM.  RR.  II. 

MUTAZIONI    DI    SCENE. 

NEL  PROLOGO. 

Loggie  maeftofe  con  Portici  d'  antica  {bruttura  fulla  fpiag- 
gia  del  Mare  .  Tripode  nel  mezzo  . 

NELL  ATTO  DI  BAU  CI. 

Campagna  deliziofa  ,  e  folta  d'  alberi  con  Capanne  ,  due 
delle  quali  dilHnte  .  Altare  nel  mezzo  ,  fu  cui  pendono 
intralciati  rami  d'  annofe  Querce . 

Tempio  ,  che  comparifce  improvvifamente  per  cenno  di 
Giove . 

Nube  luminofa  ,  che  fcende  dall'  alto  ,  e  fu  cui  Giove  ri- 
torna in  Cielo  .  .     : 

NELL  ATTO  DI  ARISTEO . 

*  Campagna  ridente ,  che  rapprefenta  le  Valli  di  Tempe . 

*  Palazzo  interno  di  Cirene  ,    fuppofto  nel  feno  del  fiume 

Penèo  ,  coftrutto  ,  ed  ornato  di  criftalli  ,  tufi  ,  conchi- 
glie ,  e  coralli .  Nel  profpetto  varj  fiumi ,  ed  all'  intorno 
calcate  d'  acque  movibili ,  che  cadendo  adornano  va- 
gamente 1'  ondofo  foggiorno  . 

Bolchetto  ,  o  fia  Tempio  facro  alle  Ninfe  filveftri ,  com- 
porto nel  profpetto  d'  alberi  ifolati ,  tra'  quali  fcopronfi 
in  lontananza  docili  ,  ed  amene  collinette  .  Ara  nel 
mezzo  ornata  di  fiori ,  e  frutti . 

Ampia  veduta  di  maeftofi  viali  di  là  dal  fiume  Penèo  , 
dal  quale  forge  fu  rilucente  adorna  conchiglia  Cirene 
con  Cidippe  a  lato  ,  corteggiate  dalle  Ninfe  feguaci . 


NELL  ATTO  D'  ORFEO . 

«  Ameno  Bofchetto  di  Cipreflì ,  e  d'  Allori  ,  che  ad  arte 

diradato  racchiude  nel  piano  il  lepolcro  d'  Euridice  . 
Orrida  Caverna   con  veduta  del  fiume  Cocito  ,  offuscata 
da  tenebrofo  fumo  ,   ed  ofcura  fiamma  . 

*  Campi  Elisj ,  deliziofi  per  vaghi  bofchetti ,  che  gli  om- 

breggiano ,  e  per  varie  frutta  ,  e  fiori,  che  gli  adornano  . 

*  Ofcura  fpelonca  a   foggia  di  tortuoso   labirinto  . 

*  Magnifico    Tempio   d'  Amore  d'  ordine    Corintio  ,  tutto 

adorno  di  fiori .  Gran  Tribuna  nel  mezzo  col  Simula- 
cro del  Nume  ,  formata  di  colonne  di  marmo  ,  le  quali 
foitengono  in  parte  gli  archi  del  Tempio  . 

INVENTORI  DELLE  SCENE . 

I  Signori  Fratelli  Galliari  ,  ed  il  Signor  Cavaliere  Francef- 
co  Graffi  Parmigiano ,  Architetto  ,  ed  Ingegnere  tea- 
trale all'  attuai  fervigio  di  S.  A.  R. ,  ed  Accademico 
Profeffore  di  Profpettiva  di  quefta  Reale  Accademia 
delle  Belle  Arti. 

L:  Scene   contrade gnate  dall'  ajlerifco  *  fono  de'  primi  . 

BALLI . 

Direttore  il  Signor  Giufeppe    Bianchi    Maeflro    attuale    di 

Ballo  di  S.  A.  R. 
Saranno  efeguiti  da  trentadue   Attori  ,  e  Attrici   danzanti , 

ventiquattro  de'  quali  balleranno  da  Figuranti . 

CORI. 

Saranno  efeguiti  da  ventiquattro  Attori ,  e  Attrici  can- 
tanti . 

ABITI. 

Sono  tutti  inventati  dal  Signor  Giovanni  Betti  all'  attuale 
fervigio  di  S.  A.  R. 


Helmut  Seul 


jolido  de  marmore  tempia 

<JJnstituam.  fèstojgue  Biej  de  nomine  tchoebi 


Vin  Mneiù  lib-VI. 


LE 

FESTE  D' APOLLO, 
PROLOGO. 


PERSON AGGI . 


SACERDOTE  <T  Apollo  , 

il  Signor  Gaetano  Ottani . 

A  N  F  R  I  S  I  O  ,  Capo  degli  Ateniefi , 

il  Signor  Giufeppe  Millico ,  detto  il  Mofcovita  . 

A  R  C  I  N  I  A  ,  che   guida  le  Fanciulle  Ateniesi , 
la  Signora  Lucrezia  Agujari  ,  Virtuofa  di  Camera 
di  S.  A.  R. 

CORO  di  Giovani  Ateniefi ,  ) 

1  che  cantano ,  e  ballano. 

CORO  di  Fanciulle  Ateniefi ,  ) 


La  Scena  fi  fìnge  in   Deh  ,  Ifola  del  Mare  Egeo 
dedicata  ad  Apollo  . 


—* n — 


LE   FESTE   D  APOLLO. 
PROLOGO. 


Loggie   maejlofe  con   Portici   et   antica  jlruttura  falla 

fpiaggia  del  Mare  >    Tripode  nel  mer^o  . 

SACERDOTE,  ANFRISIO,  ARCINIA, 

Coro  di  Giovani ,  e  di  Fanciulle  Ateniefi . 

CORO. 

jorgi  ,  pofTente  Nume  , 
Febo  ,  ed  a  noi  ritorno 
In  fuil'  equoree  fpume 
Fa  col  volubil  giorno  , 
Che   facro  a  te  farà  . 

Vieni ,  ed  a  manca  il  tuono 
Scorra  profondo  in  Cielo  ; 
E  de'  tuoi  carmi  ai  Tuono 
L' impenetrabil  velo 
Rompan  le  forche  età . 


(io) 

Anfr.  Meco  di  Giove  ,  e  di  Latona  al  figlio 

L'  Ateniefe  gioventù  fen  viene 

D'  ogni  anno  il  culto  a  rinnovar  .  Su  noi , 

Biondo  signor  di  Delo , 

Volgi  lo  fguardo   animator  del  mondo  ; 

Né  mai  da  te  più  vago  giorno  accefo 

In   Oriente    fia 

Del  tuo  gran  corfo  per  1*  obliqua   via . 
Arcui.  Cingi    T  intonfa  chioma 

Oltre  1'  ufato  di  purpurea  luce . 

Sacri  a  te  fono  i  giuochi , 

E  1'  agili  carole  , 

Occhio  del  ciel ,  padre  del  giorno  ,  o  Sole  . 
Anfr.  Ma    qual  Nume    improvvilb 

Agita  il  Sacerdote  ? 

Qual  di  roflbr  ,  qual  di  pallore  incerta 

Tinta   gli  ferpe   Tulle  crefpe  gote  ? 

Trema  Y  onor   dell'  Apollinea  fronda 

A  lui   fui  crin  :    non   ferba 

Un  volto  folo ,   e  gravemente  tardi 

Sembra   che  pafca  nell'  Olimpo   i  guardi . 


00 

Sacer.  Mortali  ,  a  me  vifibilmente  Apollo 
Ecco  fvela  i  deftin  .    Veggo  per  entro 
La  profonda    caligine  degli  anni 
Sorger  due   Piante    augufte  , 
Onor  fublime  del  terren  ,    che   vanno 
Su  mezzo   Europa  diffondendo  i  rami . 
L'  una  d'  litro  guerrier  le  rive  ingombra 
Col   Tronco  immenfo  ,  e  1'  altra 
Senna  ,  ed  Ebro  ,  e  Sebeto  ,  e  Parma  adombra  . 
Il  Configlio  de'  Numi 
Più   volte  infieme  annoderà  le  braccia 
Delle  Piante  immortali  a  lor   vicine  ; 
E  a  rinverdirne  il  crine 
Sul  Tronco   avito  tornerà    fovente 
Svelto  Rampollo  in  altro  Tuoi  crefcente . 
Ma  quanto  in  queflo  dì  la  bella  Parma 
Collo  fcader  de'  fecoli  venturi 
Superba  andrà  del  gloriofo   Innefto  ! 
Il  lieto    dì  fia  quefto  , 
Che  dal  lungo  timor  la  fciolga  ornai  , 
Quando  per  man  d' Imene  alto  fofpefo 


(I*) 

In  fralie   verdi  chiome 

Di  Fernando,  e  d' Amalia  ondeggi  il  nome. 

Del   facro  ftelo  pofcranno   all'  ombra 

Grazia  ,  Virtù ,  Decoro  , 

E  la   comun  Felicità  con  loro. 

Del  dì  crefcano  le  pompe  , 
E  la  felva  ,   e  T  antro  impari 
Di  due   nomi  al  Ciel  si  cari 
L'  auree  note  a  replicar  . 

Mentre    loro  Apollo  cede 
I  Tuoi  giuochi  ,  e  le  fue  fette, 
L'  alta  origine    celefte 
Vago    fembra  d'  accufar  . 

Anfr.  Qucfto  fiorente  giovami   drappello 
Del  Nume   i    cenni  efeguirà .    La   gioja 
Spargati  intorno ,  e  '1  noftro  canto    avvivi . 
L'  onor  dovuto  a  Semidei  fi  renda  , 
E   ormai  la  terra  ad  invocargli  apprenda  . 


03) 
Le  Grazie  tenere  , 
Il   molle   rifo 
Lafcin  di  Venere 
Per   poco  il   vifo  , 
E   fra  noi  {tendano 
A  gareggiar . 

Tu  quelle   impetrane, 
Amor  ,  da   lei  ; 
Che  di   quell'  Anime 
Io  le  vorrei 
Sul  nodo  unanime 
Tutte   verfar  . 

Arcin.  Vedi  full'  orme  mie 

Raccolto  il  fior   dell'  Attiche  donzelle. 
Al  buon  voler   del  faretrato  Apollo 
Anch'  effe  ubbidiran .  Pompe   più    belle 
Delo  non  vanti  full'  Egea  marina . 
Leviffime  carole 

Segnino   appena  la  pieghevol'   erba , 
E  delle  noftre  voci 


(14) 

La  liquida  armonia 

Zefiro  immoto  ad  afcoltar  fi   ftia. 

Con  tremito  foave 

Geman  le   corde    Amore  ; 
Ma   della    Tromba  grave 
In    fignoril    fragore 
S'  oda  la   voce  ancor . 

A  tefTere   il  bel  Nodo 
L'  arti ,  e  1'  eftrema  cura 
Il  Cielo  ,   e  la   Natura 
Pongan  per  vanto  lor  . 

Sacer.  A'  voti  il   Cielo  arriderà  .  Suir  opra 
Da  lui  formata  pioveranno  i  doni . 
Amabili    garzoni 

Itene  ,  e  voi,  vaghe   donzelle .   Intanto 
Ridan  le   fefte  ,  e   fi  rinnovi    il  canto  . 


Cm) 

CORO  ,    e    BALLO 

Di  Giovani ,  e  di  Fanciulle  Atenieji . 

Sorgi  ,   poffente  Nume  , 
Febo  ,   ed  a  noi  ritorno 
In    filli'    equoree  fpume 
Fa   col  volubil   giorno , 
Che  facro  a  Lor  farà  . 

Vieni  ,   ed   a   manca    il  tuono 
Scorra  profondo   in  Cielo  ; 
Già  de'  tuoi  carmi  al  fuono 
L'  impenetrabil   velo 
Ruppe  la  fofca  età  . 


r  J    .  'hi  luti 


c  du/ÌTiìt  bora  ducu  eadernnec  coryux/Li  unquam 
adusta  meae.  vidcam  neu  jim  tumulano ws  ah  ella 


OvCd.Mttam.Ub  Vili \ 


ATTO 

D  I 

BAUCI ,  E  FILEMONE. 


Cura  pu  Diis  funt ,  &  ,  qui  coluere  ,  coluntur. 

Ovid.  Metam.  lib.  vili. 


ARGOMENTO. 

jftj     celebre  nelle  Favole  £  ofpitale  accoglienza  ,  che 
Filemone ,  e  B auci ,  vecchi  fpo fi  abitatori  della  Frigia, 
predarono  a  Giove ,  allorché  quejlo  Nume  fono  mortali 
fpoglie  per  le  loro  contrade  pellegrinava .  Furono  ejji 
della  lor  cortefia  ricompenfui  ;  conciofliachè  Giove  a 
quelli  manifejlatoji  trasformò  la  loro  cafa  in  un  Tem- 
pio ,   alla   cuflodia  del  quale  gli  deputò  Sacerdoti  ;  e 
dopo  il  lungo  giro  d'  una  felice  vita  cangiolh  in  albe- 
ri ,  affinchè  muno  di  loro  (  fecondo  quello  ,  di  che  effi 
Ì  avevano  fupplicato)  alla  morte  dell'  altro  fopravvi- 
vejfe  .  Ali  oppofto  tutto  il  refo  della  Frigia  fu  ga- 
figato  f  veramente  per  f  inumano  rijiuto  ,  che  fatto 
aveva  di  qucll'  ignoto  viaggiatore. 

Per  adattare  quefo  fuggetto  al  Teatro  e  flato  d' uopo 
il  tramutare  in  gran  parte  le  circoflanye  della  Favola. 
Quindi  è ,  che  Filemone ,  e  B auci  fi  fono  rapprefentati 
giovani ,  ed  amanti  ;  e  fi  e  fatto  che  Giove  prometta 
loro  una  vita  immortale  con  /'  inalbargli  al  grado  di  Se- 
midei .  La  licenza  a"  alterare  le  Favole  non  è  difdetta 
alle  Tragedie  mcdefme  dalle  leggi  generalmente  appro- 
vate ;  molto  meno  dev  e  fedo  a  noflri  Drammi ,  i  quali 
fé rubra  oggimai  che  altra  legge  non  nconofeano  fuor 
che  quella  di  dilettare  ifenjì  con  una  dolce  illufone . 


PERSONAGGI. 


GIOVE  ,  fotto  le  fpoglie  di  Viandante  , 

7/  Signor  Gaetano   Ottani. 

FILEMONE  ,  Giovane  Paftore,  -»> 

II  Signor  Vincenzo  CafelLi ,  Kirtuofo  di  J 
Camera  di  S.  A.  S.  Elettorale  Palatina.  J  Amanti. 

BAUCI,  Giovane  Pafìorella  ,  —  -' 

La  Signora  Lucrezia  Agujari  ,  Virtuosa 
di   Camera  di  S.  A.  R. 

CORO  di  Paftori  ,  e  Pastorelle . 


La  Scena  è  nella   Frigia. 


ATTO 


D  I 


BAUCI ,  E  FILEMONE. 

SCENA    I. 

Campagna  deli^iofa  ,  e  folta  d'  alberi  con  Capanne  t  due 
delle  quali  dijlinte .  Altare  nel  me\\o  y  fu  cui  pen- 
dono i  rami  intralciati  d'  annofe  querce. 


Bau. 


FiL 


em. 


a  2. 


BAUCI  ,    e    FILEMONE. 

IVlio  tefor  ,  che  bel  concento 
Fra  que'  rami  s'  ode  il  vento 
Sufurrando  modular  ! 

Come  dolce  ,  idolo  mio, 
Fra  que'  fafìì  gode  il  rio 
Zampillando  mormorar! 

Qual  penderò  -  lufmghiero 
Può  mai  vita  -  più  gradita 
Della  noftra  immaginar  ? 


(0 

SCENA      II. 

GIOVE  in  lontananza  ,  e  Detti . 

Giov.\^  così  dunque  obblia 

Quefta   malnata  gente 

Di  natura  ogni  legge  ,  ogni  dovere  ? 
Bau.  Che  veggo  !  Un  peregrino 

Qua  volge  i  pam"  incerti. 
Giov.  Dacch'  io  m'  aggiro  in  quefte 

Nemiche  di  pietà  crude  forefte 

Sotto  T  umili  fpoglie  ,  ond'  io  nafcofi 

La  mia  divinitade  ,  in  neflun  tetto 

Io  ritrovai  nnor  cibo ,  o  ricetto . 
Filcm.  A  quel  eh'  ei  fembra  ,  in  mente 

Gravi  cure  ravvolge. 
Giov.  Ah  sì ,  queft'  empio 

Popolo  difumano 

Sarà  di  mie  vendette  al  mondo  efempio. 
Bau.  Chi  fa  eh'  egli  non  fia 

Qualche  infelice  ?  Ad  incontrarlo  andiamo. 
Filcm.  Andiam  .  Dimmi  ,  itraniero  ;      (a  Giove) 

Che  tale  a  noi  raflembri 


(7) 

All'  abito  ,  al  fembiante  , 

Può  V  opra  noftra  a  te  giovar  ?  Da  noi 

Qual  prova  brami  del  fraterno  affetto  , 

Che  per  ogni  mortai  nudriamo  in  petto  ? 

La  noftra  umil  fortuna  a  te  ,  fé  il  vuoi , 

Sarà  comune  . 
Giov.  E  qual  amica  forte 

Dopo  lunghi  difaftri  a  voi  mi  guida  , 

Che  tanta  umanità  chiudete  in  feno  ? 

In  paefe  sì  rio 

Qual  prodigio  è  mai  quefto  ?  ove  fon  io  ? 
Filem. Queiti  fonFrigj  campi, ove  al  ciel  piacque 

A  noi  dar  vita ,  e  fede  . 

Da  giudi  genitori  apprefo  abbiamo 

Innocenti  coftumi, 

L'  amor  della  virtù  ,  1'  amor  de'  Numi . 
Giov.  A'  merti  voftri  ampia  mercede  il  Cielo 

Non  negherà.  Ma  potrei  forfè  anch'  io 

A  voi  moftrar  d'  un  grato  cor  gli  effetti . 

Dite  ,  in  che  deggio  ,  amici , 

A  voi  giovar?  Qualunque  vi  raffembri 


(8) 

In  quefto  rozzo  ammanto  , 
Io  fon  di  Creta  abitator  non  vile , 
Ricco  d'  armenti ,  e  pafchi .  Il  Padre  mio 
Gran  Sacerdote  è  nell'  augufto  Tempio 
A  Giove  facro  . 
Filem.  Quefto  fuol  fecondo 

D'  erbe  ,  e  di  frutta ,  i  limpidi  rufcelli , 

La  lana  ,  e  il  latte  delle  noftre  mandre 

Son  dovizie  baftanti 

All'  uopo  della  vita  .  I  lieti  canti ,  . 

Le  facre  danze  ,  e  le  folenni  fede 

Sono  i  noftri  piacer.  Se  il  Ciel  protegge 

I  noftri  fidi  amori , 

Noi  fiam  contenti  appien.  Chi  di  natura 

Alle  leggi  ubbidifce  ,  altro  non  cura . 

La  fiamma  del  mio  petto , 
Cara  ,  è  la  tua  beltà  : 
Fu  quefta  il  primo  oggetto, 
E  il  primo  ognor  farà 
De'  voti  miei . 


(9) 
Se  il  ciel  della  mia  fede 
Mercede  -  mi  vuol  dar  , 
li  core  altro  non  chiede , 
Non  ha  più  che  bramar 
Da'  fommi  Dei. 
Bau.  I   voti  del  mio  cuore 

Non  fon  diverfì .  E  quefto  giorno ,  io  fpero, 
Stringendo  le  noflr' alme  in  dolce  nodo, 
Darà  principio  a'  miei  contenti.  Oh  quali 
Inni  fciorrò  di  lode 
A'  benefici  Dei  ! 
Giov.  Ninfa  gentile , 

A  te  non  fia  difcara 

Quefta,  eh'  io  t'  offro  in  dono,  eburnea  cetra,  (a) 
A  me   la   diede  il  genitor  .  Su  quella 
Non  mai  difeiorre  invano 
Soglio  i  miei  voti. 
Bau.  Di  sì   nobil  dono 

A  te  qual  ricompenfa  offrir  pofs'  io  ? 
Nulla  degno  ho  di  te .  Memoria  eterna 

(a)  Le  dà  una  Cetra . 


(IO) 

Il  cor  ne  ferberà .  Ma  tu  ,  che  avrai 
Bifogno   di  ripofo  ,  e  di  riftoro  , 
Generofo  {tramerò  ,  entrar  ti  degna 
Nelle  noftre  capanne  . 

Fileni.  Amico  ,  vieni 

Nel  mio  ricetto .  Oh  quanto 

Al  mio  buon  genitor  farai  gradito  ! 

Gwv.  Vinto  mi  rendo  al  voftro  dolce  invito  .  (a) 

Bau.  Prima  eh'  io  fpofi  il  iuono 

Della  mia  voce  a  quefta  eletta  cetra, 
A  te  full'  ara,  o  fempiterno  Giove, 
Sacrar  la  voglio  in  dono  . 
Ifpirata  da  te  con  dolci  prove 
Speflb  farò  fulle  temprate  corde 
Le  tue  lodi  fonare  ;  e  fpeflb  ancora 
Cantando  il  mio  paftore 
Le  felve  intorno  accenderò  d'  amore . 

(a)  Parte  con  Filemone. 


00 
SCENA     III. 

FILEMONE  ,    e     BAUCI. 

FU.  Al  vecchio  genitor  lafciato  ho  in  cura 
Il  noftro  peregrin  .  Qual  caro  figlio 
Eflb  T  accolfe  ,  e  a  carezzarlo  intento 
Parve  obbliar  dell'  età  grave  il  pefo  . 
Or  io  pieno  di  gioja  a  te   ritorno 
Per  celebrar  le  fefte  , 
Che  desinate  fon  per  sì  bel  giorno . 
Bau.        Il  mio  paflor  tu  fei  : 

Il  tuo  bel  nome  amato 

Il  fonte  ,  il  colle  ,  il  prato 

Da  me  fovente  udranno , 

Da  me  1'  impareranno 

A  rifonar . 
Al  trono  degli  Dei 

Forfè  talora  i  venti 

Faran  de'  grati  accenti 

Il  fuon  volar. 


(12) 

SCENA      IV. 

CORO. 

Di  Paftori  ,  e  di  Paftorelle  ,  e  Detti 

UNA  PASTORELLA. 

JL)i  due  beli'  anime 
Il  fido  amore 
Fregiar   d'  onore 
Da  noi  fi  vuol . 

CORO. 

Di  due  beli'  anime     &c. 

PASTORELLA. 

Cedono  a  Bauci 

Tutte  le  belle  , 

Come  le  ftelle 

Cedono  al  fol . 
Il  buon  Filemone 

Per  fenno  egregio 

È  il  i'ommo  fregio 

Di  quefto  Tuoi . 

CORO. 

Di  due  beli'  anime     &c. 


03) 

PASTORELLA. 

Per  sì  beli'  anime 

Il  fanto  Imene 

Su  quefle  arene 

Difcenda  a  voi. 
La  pace  ,  e  il  gaudio 

Guidi  per  mano  , 

Tenga  lontano 

L'  affanno  ,  e  '1  duol . 
CORO. 

Di  due  beli'  anime     &c. 

Si  dan^a. 

Fileni.  Ora  con  lieti  aufpizj 

Andar  poniamo  ,  o  cara  , 

Fede  eterna  a  giurarci  innanzi  all'  ara . 
Bau.  Sofpirato  momento , 

Da  cui  fpera  il  mio  cuore  ogni  contento,  (a) 

Oh  Dio  ! 
Filem.  Cieli ,  che  afcolto  ! 

(a)  Mentre  s'  accojlano  all'  altare  fi  vede  un  lampo ,  a  cui 
fuccede  un  tuono  ,  ed  un  fulmine , 


SCENA       V. 

GIOVE    ,    e    Dati. 

Giov.  ^bandite  ogni  timore  , 

Anime  al  elei  dilette .  In  me  feorgete 

Il  signor  della  folgore  ,  e  del  tuono  . 

Amano  i  fonimi  Dei 

Negl'  innocenti  cuori 

La  fomiglianza  lor .  Le  voftre  brame 

Sono  a  me  note  appieno .   EfTer  vogl'  io 

Di  voftre  nozze  il  Sacerdote  ,  e  il  Dio . 

Quella  ridente  piaggia 

Adorna  d'  erbe  ,  e  di  fronzute  piante 

In  Tempio  fi  trasformi  in  un  iftante.  (a) 

CORO. 

Lodi  eterne  al  Re  de'  Numi, 
Che  le  felve  non  ifdegna, 
E  fi  degna  -  i  fanti  lumi 
Inchinar  fu  noi  paflor. 

(a)  Sorge  da  una  parte  della  feena  un  Tempio  .  All'  improvvifo 
eveiuo  il  Coro  de'  Pajlori,  cPa/lorelle  e/clama. 


00 

Quale   omaggio  a  lui  dovuto 
Paflorelli   offrir  poffiamo  ? 
Offeriamo  -  per  tributo 
Le  noflr'  alme  ,  e  i  notòri  cor . 

Spello  riedi  in  quelle  parti, 
Nume  eterno  onnipoffente , 
E  clemente  -  a  noi  comparti 
Il  fupremo  tuo  favor . 

Glov.  Porgetevi  or  le  delire  in  dolce  pegno 
Di  reciproco  amor .  Felici  giorni , 
Finche  vivrete  nel  terreftre  velo  , 
Sempre  per  voi  fi  volgeranno   in  cielo . 

Il  mio  Nume  ha  ftanza  degna, 
Non  fra  pompe  ,  o  fra  tefori, 
Ma  ne'  cuori  -  dove  regna 
L' innocenza  ,  e  1'  oneflà  . 

Finché   avrà   la  bella  fede 
In  voi  fede, 
Liberal  d'  ogni  diletto 
Il  mio  affetto  -  a  voi  farà . 

Filem.  Sogno ,  o  fon  detto  ?  Ah  !  fé  mai  folle  un  fogno 
Quell'  immenfo  piacer  ,  che  il  fen  m' incenda , 


<i6) 

Un  fonno  sì  foave 

Non  fi  tronchi  giammai . 

Bau.  Fuor  di  me  flefTa 

Mi  rapifce  il  diletto  ;  e  la  mia  mente 

OpprefTa  da  flupore 

Nega  le  voci  al  labbro  ,  i  fenfi  al  core. 

(Se  tuo  dono ,  o  fauflo  Nume,  (a  Giove) 

l     Son  le  dolci  mie  catene , 

1  ' l  Bau     1     Senza  affanni ,  e  fenza  pene 

Io  contento  ^  . 

<   ognor  vivrò . 
Io  contenta  ) 

Filem.       Mi  punifca  il  cielo  irato ,     (aBaud) 
Se  infedele  a  te  farò. 

Bau.  Abbia  fempre  avverfo  il  fato,  (a  FU.) 

Se  te  fol  non  amerò . 
a  2.       Quale  flato  -  più  beato 

Sulla  terra  aver  fi  può  ? 

CORO. 

Non  mai  flato  -  più  beato 
Alla  terra  il  ciel  donò . 

Si  datila* 


(I?) 

Giov.  Il  giufto  guiderdone 

Già  per  mia  mano  alla  virtù  fu  dato 
Di  mia  beneficenza  illuftre  legno . 
Ma  giufto  è  pure^  che  quel  molo  indegno, 
Che  a  dritti  di  natura  empio  s'  oppone, 
Conofca  un  Dio  ,  che  fu  i  mortali  impera , 
E  nel  tenor  delle  fue  leggi  eterne 
Sempre  uguale  a  fé  fleflb 
La  virtù  vuol  premiata  ,  il  vizio  opprefTo . 
Pe1  gravi  torti  miei 

Tutto  di  fdegno  avvampo  ; 
Ah  ,  sì  dovranno  i  rei 
Provare  il  mio  furor. 
Tofto  s'  accenda  il  lampo, 
Frema  fdegnofo  il  tuono  : 
Paleferò  chi  fono 
A  quei  protervi  cuor. 
Sì  la  giuftizia  ofFefa 
Vuol ,  che  vendetta  orrenda 
Su  quelle  inique  genti  ornai  difcenda. 
Voi  folgori  ,  e  tempefte  , 


(i8) 

Che  all'  ira  mia  fervite  , 

Tofto  quegli  empj  a  {terminar  ufcite .  (a.) 

Bau.    )  y^.  .     x  .     v 

al.    „..      > Giove  .  pietà  ,  pietà. 
fileni.)  x  r 

Bau.  Il  tuo  furore 

Tanti  mortali 

Opprimerà  ? 

Fileni.  Di  tanto  orrore , 

Di  tanti  mali 
Qual   frutto  avrà  ? 

a  2.       Giove ,  pietà  ,  pietà  . 

Giov.  Alla  voftra  virtù  tutto  fi  doni . 
Taccian  tempefte  ,  e  tuoni  : 
Nelle  region  celefti 
La  folgore  s'  arredi . 
S'  altro  bramate   ancora , 
Ad  un  Nume ,  che  v  ama  ,  e  in  un  v'  onora, 
Scoprirlo  non  temete  ; 
Propizio  ,  il  giuro  ,  a  voi  farò  :  chiedete. 

(a)  S'  ode  tempefla  con  fulmini . 


09) 
Filem.  Giacche  tua  legge  è  leuia 

All'  ardir  mio ,  deh  viva 

Sempre  cortame  ,  e  faldo 

Il  noftro  amor  fino  all'  età  più  tarda  - 

E  quando  inevitabile  dettino 

Dividere  dovrà  nodi  sì  cari , 

Fa  che  del  fuo  rigore 

La  prima  preda  io  fia  .  Felice   ancora 

Dopo  me  la  mia  fpofa  .... 
Bau.  Ah  !  Bauci  mora  , 

Signor  ,  viva  lo  fpofo .  Il  fato  eftremo 

Contenta  affronterò  .  Priva  di  lui 

Dopo  un  dolor  sì  forte 

La  vita  a  me  farebbe 

Più  acerba  della  morte. 
Giov.  Doni  maggiori  io  deggio 

Alla  voftra  virtù  ,  perchè  la  terra 

Dal  voftro  efempio  ad  efler  giufta  impari. 

I  deftini  più  lieti ,  e  più  felici 

Su'  voftri  giorni  veglieran  .  Cuflodi 

Sarete  di  quel  Tempio , 


(20) 

Che  il  mio  poter  creò .  Tuttor  viventi 

Dopo  una  lunga  etade  albergo  avrete 

Fra  i  Semidei .  La  faggia  turba  agrefte 

Allor  v'  adorerà  fu  quefti  altari , 

Quai  Numi  tutelari . 

Tranquilli  ora  vivete 

All'  amore  degli  uomini ,  e  de'  Numi, 

Etempio  illuftre  di  virtù ,  e  di  fede  . 

Torno  all'  eterea  fede  ; 

Ma  il   mio  favor  pofTente 

A  voi  fempre  farà  dal  ciel  prefente. 

Parte  fra  nubi  lumino/e. 
CORO. 

Re  fuperno  ,  a  cui  sì  grata 
È  la  fé  de'  noftri  cuori , 
Per  te  godono  i  partorì 
Su  la  terra  il  vero  ben. 

La  virtù  da  te  onorata 
Entro  a  poveri  tugurj 
Di  piacer  foavi  ,  e  puri 
Tutto  innonda  il  noitro  fen. 

Si  datila . 


P  ./  Marititi  un 


(  o/inubio  iiuigam  stabili  Vira.  Jùnàd.  £ib  u 


C  Sxjuey  Seul 


ATTO 

D' ARISTEO. 


Maternas  impulit  aures 

Lucius  Ariftad  ....  Virg.  Geor.  lib.  IV. 


ARGOMENTO. 

_ZM^RISTEO  ,  figliuolo  cT  Apollo ,  e  di  Cirene ,  figliuo- 
la, e  Ninfa  del  fiume  Penèo ,  invaghito  d'  Euridice  , 
moglie  d' Orfeo  ,  divenne  la  cagione  della  di  lei  mor- 
te ,  poiché  nell'  atto  eh'  ejfa  da  lui  fuggiva  lungo  le 
fponde  di  un  fiume ,  fu  morfa  nel  piede  da  una  fierpe  . 
Irritate  le  Driadi  per  la  perdita  di  quefia  compagna  , 
fecero  perire  di  morbo ,  e  di  fame  tutte  le  Api ,  di  cui 
Arijleo  era  ricco  pojfejjore ,  e  follecito   cujìode .  Eb- 
be quejli  ricorfo  nella  fiua   difgrayia  alla   madre ,  la 
quale  lo  indiri^ò  a  Proteo  per  i/coprirne  !  ignota  fior- 
gente  .  Proteo  fivelò   ad  Arifieo   effere   quefia    opera 
d' Orfeo ,  e  delle  Ninfe  filvefiri ,  che  vendicavano  cosi 
l' efiinta  loro  confine ,  e  compagna  .   Ciò  intefio  da  Ci- 
rene ordinò  al  figlio  di  placare  le  Ninfe ,  e  F  ombra  d' 
Orfeo  con  facrifiy .  Arifieo  ficguì  il  comando  della 
madre ,  e  fu  maravigliato  di  vedere  uficire  dalle  vifice- 
re  liquefatte  de'  Tori  fienali  unmenfia  turba  di  pecchie . 
Per  quella  libertà ,  che  vuolfi  conceduta  ai  Poeti , 
principalmente  in  fitnil  genere  di  Componimenti ,  fono 
fieguite  in  quefia  favola  alcune  mutazioni .  L  cpifòdio 
di  Proteo  d'  implicata    eficuqione ,  che  poteva  allun- 
gar di  fioverchio  /'  anione  ,  e  che  in  altra  fiaufii filma 
circofianya  è  fiato  veduto  fin  quefie  Scene  ,fi  è  lafciato 
nella  prefinte .  Gli  amori  di  Arifieo  ,  e  di  Cidippe  fino 
conferitami  al  genio  del  Teatro .  Il  rejlo  è  verifimile . 


PERSONAGGI. 

ARISTEO  ,  figliuolo  d'  Apollo ,  e  di  Cirene ,  Capo 
degli  Abitanti  di  Tempe  ,  ed  amante  di  Cidippe. 

//  Si g.  Vincenzo  Cafelli  Virtuoso  dì  Camera  di  S.  A,  S. 
Elettomi  Palatina  . 

CIRENE  ,  figliuola  ,   e  Ninfa  del  fiume  Penèo . 

La  Signora  Antonia  Maria   Girelli  Aguilar . 

CIDIPPE  ,  Ninfa  feguace   di  Cirene  ,   ed  amante 
di  Arifleo  . 

La  Signora  Felicita  Suardi . 

ATI  ,  Confidente  d'  Arifteo . 

//  Signor  Gaetano    Ottani  . 

SILVIA  ,  Ninfa  bofchereccia ,  Cuftode  del  Tempio 
delle  Ninfe . 

NINFE  Silveftri ,  feguaci  di  Silvia . 

CORO  di  Ninfe  del  fiume  Penèo . 

CORO   d'  Abitanti  di  Tempe . 

La  Scena  Ji  finge  nelle  valli  di    Tempe , 
campagne  deh^iofe  della   Tefsagha . 


ATTO  D' ARISTEO. 

SCENA     I. 

Campagna  ridente  ,  che  rapprefenta  le   Valli  di  Tempe 
ARISTEO  ,  ATI . 

Arijl.  xi,    dovrò  Tempre  ,  amico  , 

Così  in  odio  al  dettino  ,  ed  a  me  (tefTo 

Condurre  i  giorni  miei  ?  Dal  fatai  punto, 

Che  me  fuggendo  per  deferte   fponde, 

Morì  ,   trafitta  il  piede 

Da  ria  ferpe  ,  Euridice  , 

Giorno  non  vidi   più  per  me  felice . 

Ad.  M'  affligge  il  tuo  dolor .  Ma  tu ,  signore , 
Perchè  ramingo  ,  e  folo 
Con  1'  oftinato  meditar  fomenti 
Sconfigliato  i  tormenti  ? 


c<0 

Perchè  fra  i  lieti  abitator  di  quefle , 
Delizia   degli  Dei  ,  valli  beate 
Le  immagini  funefle 
Non  tenti  dileguar? 

Arift.  Come  il   potrei , 

Se   in  quefto  luogo  iftefìb  a  lor  sì  caro 

Nuove   fventure  i   Numi 

Rifveglian   contro  me  ?   Non  badò  ad  effi 

Il  negarmi  gli  ampi  e  ili 

Dell'  eftinta  Euridice.  Eletto  ftuolo 

D'  api  ingegnofe  ,  mia  luperba  ipeme , 

Condannano  a  morir  ;  né  fon  contenti . 

Perchè  compiuta  fia 

Con  la  miièria  mia  la  lor  vendetta  , 

Per  la  vaga  Cicli ppe  ignota  rianima 

Mi  dettano  nel  fen .  Tento  Scoprirla , 

E   di  Cidippe  trovo 

Infenfibile   il   cor  .  L'  ardore  irrita 

L'  indifferenza  Tua  :   non  ho  più  pace 

Lontan  da  lei  ;   Cidippe  non  1'  ignora  ; 

E  Cidippe  al  mio  amor  relitte  ancora  . 


(7) 

Ad.  Compiango  i  cafi  tuoi  ;  pur  tu  non  devi 
Difperare  ,  Arifteo  .   Qualunque  fia 
La   cagion   de'  tuoi  mali  , 
Superabil  farà.  Vanne  a  Cirene  : 
Narra   a   lei   le  tue  pene  ; 
Implora  il  ilio  favor.    S'  io  ben  comprefx 
D'  Ariflene  indovino  i  l'enfi  ofcuri , 
Molto   a    fperar    ti   retta 
Nel   fuo  materno  amor. 

Arìfl.  Vadafi  pure  .      {rifilino) 
Manca  ,  barbare   {Ielle  , 
Per  confondere   appieno  un  infelice, 
Che  armiate  contro   me  la  genitrice . 


SCENA      II. 
ATI. 

opoli   a  lui  foggetti , 
Se   fapelle  il  fuo  affanno , 
Vi  farebbe   pietà .  Come   potrebbe 
Re/lfìere  la  Madre  ?  Io  tutto  fpero 
Da  quel   tenero  cor  .    Vindici  Numi 


(parte.) 


(8) 
Non  aggiungali  frattanto  all'  ire   voftre 
Stimolo  quelle  fmanie ,  e  quei  lamenti  : 
Son  neceffario  sfogo  a'  fuoi  tormenti  . 
Queir  alma  agitata 
Da  ftrane  vicende  , 
Vi  fembra  fdegnata  , 
Ma  chiede  ,  ma  attende 
Conforto  ,  e   pietà  . 
Se  giunto  all'  ecceffo 
Non  fbffre   ritegno  , 
Diventa  lo  fdegno 
In  voi  crudeltà.         (pane.) 


SCENA     III. 

Palarlo  interno  di  Cirene  ,  fuppofio  nel  fino  del  fiume  Penèo, 
co  fi  rutto,  ed  ornato  di  criflalli ,  tufi ,  conchiglie,  e  coralli.  Nel 
prospetto  varj  fiumi  ,  ed  all'  intorno  ca fiate  d'  acque  movihili, 
che  cadendo  adornano  vagamente  /'  ondofo  foggiorno. 

CIRENE  ,  CIDIPPE, 
e  feguito  di  Ninfe  . 

C'ir.  ^ì ,  vezzofa  Cidippe ,  il  veggo  anch'  io  , 
Troppo  corta  al  tuo  cor  quefto  importuno 
Simulare  ,  e  tacer  .   Per  Arifteo 
So  che  ti  ftmggi  :  è    quefto 


(9) 
Il  tuo  foco  primiero  ;  e  in  giovili  petto 
Mal  nafconder  fi  può  nafcente  affetto. 
Pur    fé  la   gloria  mia  , 
Se   d'  Arifteo   1'  amore  ;  e  fé   ti  è  cara 
La   tua  felicità  ,  foffnr   tu  devi  : 
In  faccia  a  lui  devi  gf  interni   moti 
Frenar   così ,  che  dell'  occulto  ardore 
Poco  ,  o   nulla  trafpiri . 
Cidi/?.  Ah  ,  qual   mai    chiedi 

Da   me  barbaro  sforzo  !  E  ti  par  lieve 
Quel  che  feci  finor  ?    Ma  tu  ,  Cirene  , 
Non  approvarti   1'  amor  mio  ?  Non  fofti 
La   prima   a   fomentarlo    con  la  fpeme 
Delle  bramate   nozze  ? 

Cir.   E  ver  ;  né  il  feci 

Senza  ragion  .  Tu  mi  fembrafli  ognora 
Fra  T  altre  Ninfe  del  paterno   fiume 
Più  degna  d'  Ariiteo  :  di  te  mi  parve 
Degno  egli  pure . 

Cidip.  Or  qual  ragion   ti   porta 
Ad   impormi  una   legge 


(IO) 

Tiranna  a  quefto   fegno  ? 
Cir.  II  tempo  avverfo  , 

I  diiaftri  del  figlio, 

L' intolleranza  Tua ,  1'  ira  de'  Numi  , 

Che  gli  refla  a  placar,  e  che  ad  entrambo 

Funefta  e(Ter  potrìa. 
Cidip.  Credi  tu  dunque 

Ch'  eiTer  pofTan  gelofi 

D'  un  guardo,  o  d'  un  Tofpiro  i  Numi  ifleflì? 

Ah ,  fé   tanto   crudeli 

Forte   verfo   di   me  ,  dagli  occhi  miei 

Allontanate  ,  o  Dei , 

Per  Tempre  l' idol  mio  !  Non  ho  più  cuore 

Di  trafiggerlo  ancora  . 
C'ir.  Ecco  Arifteo. 
Cidip.  Stelle  ! 
Cir.  Se  d'  eiTer  brami  alfin   contenta  , 

Cidippe  ,  i  detti  miei   cauta   rammenta . 


0  0 
SCENA      IV. 

ARISTEO  ,  e  Dette. 

Arìfl.\J  del  patrio  Peneo 

Ornamento  primiero  ,  e  madre  mia . 

Odi ,  o  Cirene .  Ah  ,  s'  egli  è  ver  eh'  io  polla 

Vantar  de'  giorni   miei 

Autore  il  Trimbrio  Apollo ,  ah ,  degli  Dei 

A  che  mi  feorre  nelle  vene  il  fangue  , 

Quando  ho  nemico  il  fato  ?  E  dove  ,  o  Madre  , 

Andò  1'  antico    affetto  ì 

L'  almo  del  ciel  ricetto 

Sperar  dunque  mi  ferii 

Perchè   qui   folli    della   forte  il   gioco  ì 

Ah ,    fé    curi   sì  poco 

Il  vedermi  d1  onor ,  di  pace  privo  , 

A  che  figlio  ti  fono  ?  a   che  più  vivo  ? 
Cu:  T' inganni ,  amato  figlio  :  a  me  fon  cari , 

Più  di   quel   che  non  credi , 

Il  tuo  onor  ,  la  tua  pace .  Afpro    cordoglio 

Al  materno  mio  cor  reca  il  tuo  flato  . 


Ma  il  cangiarne   il  tenore 
In  mia  mano  non  è  .  Forza  maggiore 
Regola  i  cafi  tuoi .  Con  la  coftanza  , 
Arifteo  ,  folo  puoi 
Mitigarne  il  rigore  .  Eterna  alfine 
Non  è  T  ira  ne'  Numi . 
Arljl.  Ma  Te  giunge 

A  fegno  tal ,  che  V  uom  confonda  ,  e  opprima 
Più  lbfrribil  non  è  .  Madre ,  tu  fai 
Quanto  finor   penai ,  Fra  tanti  affanni 
Neil'  amor  di  Cidippe  alcun  conforto 
Mi  reftava  a  fperar.  Per  ottenerlo 
Diffi  ,  pregai ,  ma  in  vano .  Altro  non  ebbi 
Che  un   filenzio  crudel .      (a) 
Cidip.  (  Più  non  refifto  .  ) 

Signor  .  .  .  T"  inganni ...  Io  fon . . . 
Cir.  Penfa  ,  o  Cidippe  ,      (b) 

Gli  accenti  a  mifurar. 
Arljl.  Parla  ,  ben  mio  . 

(a)    Guardando  fdegnofamcnte   Cidippe.      (b)  A  parte . 


03) 
Cidip.  Deh  ,  lafciami  tacer . 
Arljl.  Per  que'  begli  occhi , 

Che  mi  tracciano  il  cor ,  per  quel  iembiante , 

Per  queir  alma  gentil ,  che  in  ien  racchiudi , 

Spiegati   alfin . 
Cidip.  (Che  barbaro  contratto  ! 

Ah  ,  fi  parli  una  volta.)  Ah  sì  tu  fotti 

Sempre  .  . . .  (  dove  m' inoltro  ! 

Mi  Teduce  1'  amor  !  )  Signor  fon  noti 

A  Cirene  tua  madre  i  penfier   miei  ; 

Se  faperli  tu  vuoi,  chiedine  a  lei  . 

Tu  fei  madre  ,  e  tu  conofci 
La  Tua  pena  ,  il  mio  periglio  ; 
All'  amante  ,  al  caro   figlio 
Col  tuo  parla  ,  e  col  mio  cor. 

So  tacendo  che  fomento 

Il  fuo  affanno  ,  il  dolor  mio  ; 
Ma  potrei  parlando  ,  o  Dio  ! 
Funettare  il  noftro  amor,    {pane.) 


(M) 

SCENA     V. 
CIRENE  ,  ARISTEO, 

e  feguito  di  Ninfe  . 

AnJl\_jOSi  rifponde  all'amor  mio  Cidippe  ? 
In   cento  guiie  io  cerco 
Vincere  il  ilio  iìlenzio  :  apro  il  mio  core  ; 
Parlo ,  priego  ,  fcongiuro  ;  e  quando  credo 
Vederla  intenerir  ,  quando  fui  labbro 
Son  già  pronti  gli  accenti ,  ella  fi  cangia  ; 
Più  favellar  non  ola  ;  o  ,  fé  ragiona  , 
Cerca  interpetri  al  core  ,  e  m'  abbandona  ? 
Ingiufliffimi  Numi ,  e  quando  mai 
Finirete   d'  odiarmi  ! 

Cir.  Ah  ,  lafcia  ,   o  figlio , 

Di  più  irritar   con  le  querele  i  Numi. 
Dall'  Èrebo  profondo  Orfeo  dolente 
Grida  contro  di  te  .   Rammenta  ancora 
Che  la  fedel  conforte 
Perde  per  tua  cagion  .   L'  origin  quefta 
Fu  d'  oq;ni  tua  {Ventura  .  Arler  di  fdegno 

o  o 

Al  duro  cafo  le  filveftri  Ninfe, 


(M) 
D'  Euridice  compagne  ,  e  la   vendetta 
Dall'  Api  incominciar .   Nel  vicin  bofco 
Degli  oltraggiati  fpofi 
Corri  T  ombre  a  placar  coi  facrihzj . 
Patta  nel  Tempio  ,  e  pria 
Le  facili  Napee  calma  coi   doni  : 
Quindi  al  cielo  rivolto 
Chiedi  configlio  ,  e   (corta  : 
Attendi  le  Tue  voci ,  e  ti  conforta  . 

Nocchier  ,  che  in  mezzo  all'  onde 
Armato  è  di   coftanza , 
Non  perde  la  fperanza 
Nel  procellofo  mar. 

Soffre  del  vento  1'  ira  , 
Col  fofco   ciel   fofpira  ; 
Ma  le  bramate  fponde 
Alfin  giunge   a  baciar. 

{partono.) 


SCENA     VI. 

Valli  di  Tempe  . 
ATI  ,  poi  ARISTEO. 
Ad.  Impaziente  attendo 

Che  ritorni  Arifteo  .  Piaccia  agli  Dei 

Che  contento  ei  ritorni. 
Arijl.  O  come  caro , 

Come   opportuno  al  cafo  io  ti  riveggo, 

Ati  fedel! 
Ad.  Parlarti  con  Cirene  ? 
Ar'ifì.  Ah  ,  sì  la  vidi . 

Per  fuo  comando  io  deggio 

Torto  al  Tempio  portarmi.  Amico,  vanne: 

Vittime  ,  e  doni  eletti 

Fa  che  fian  pronti  ;  e  quanti  puoi  nel  Tempio 

Abitator  di  quefte  valli  aduna . 

Teco  in  breve  farò. 
Ad.  Ma  ,  dimmi  .... 
Arlfl.  Ah  ,  parti 

Tutto  faprai  fra  poco  . 
Ad.  Il  cenno  adempio  .        (pane.) 


0?) 
Arift.  Sì  ritrovi  la  pace  almen  nel  Tempio . 
Numi  offefi ,  Ombre  fdegnate , 
Siate  alfin  vinti ,  e  placate 
Dal  mio  lungo  fofpirar . 

(parte.) 


SCENA      VII. 

Bofchetto  ,  o   Tempio  delle  Ninfe  filveflri . 

Seguita  la  mutazione  della  Scena  una  tenera ,  e  gra^iofa  Jìnfonìa 
con  [ordine  accompagnerà  V  arrivo  della  Ninfa  cujtode  del 
Tempio  ,  e  delle  fue  feguaci.  Quindi  comparirà  Arijleo  alla 
tefia  degli  Abitanti  di  Tempe  ,  e  di  Donzelle  ,  che  recano 
canejlri  di  fiori  ,  e  frutta  ,  fra  le  quali  un  fanciullo  con 
un    agnella  ornata  di  naflri . 

SILVIA ,  Ninfa  cuftode  del  Tempio  ,  ARISTEO, 
Coro  di  Ninfe  ,  e  di  Abitanti  di  Tempe. 

ArlJl.^Ytco  venite  ,  amici , 

I  Numi  ad  invocar .  Là  fu  quell'  ara 
Deponete  ,  o  fanciulle  ,  i  voflri  doni . 
A  voi  li  facro  ,  bofcherecce  Ninfe  , 
Che  f  eftinta  compagna 
Piangete  in  quefte  felve .  Ah ,  perdonate 
L'  involontario  fallo  .  Ad  elpiarlo 


08) 

Monde  vittime   offerii 

Sull'  onorata  tomba  ,  e  pace  chiefi . 

Siate  alfin  paghi  ,  o  Dei .  Ceflìno  alfine 

Le  mie  diiavventure .  lì  favor  voftro 

Concedetemi  ancora  ;   e  ila  di  quello 

Il  più  ficuro  pegno 

Di  Cidippe  F  affetto  . 

Queflo  ,  o  Numi ,  vi  chieggo ,  e  quello  afpetto. 

CORO  ,  e  DANZA 

Di  Fanciulli  ,  e  di  Abitanti  dì  Tempe. 

CORO. 

Del  figlio  d'  Apollo 

Chi  Tordo  ai  lamenti , 

O  Numi  clementi, 

Di  voi  chi  Tara . 
Son  noftri  i  fuoi  mali  : 

Quand'  egli   è  relice 

Da   quefta  pendice 

La  noja  fen  va . 


09) 

Parte  del  Coro . 

Voi  duce  ,  e  signore 
Di  Tempe  il  voìefle  : 
Voi  caro  il  rendette 
In  giovine  età; 

Or  fate   che  lieto 
Sia  il  tenero  oggetto 
Del  noflro  diletto , 
Di  voflra  bontà  . 

Altra  parte  del  Coro  . 

Vi  movano  i  canti  ; 
Vi  plachin  le   danze  : 
Le  noftre  fperanze 
Ottengan  pietà . 

La  fupplice  turba , 
Cangiati  in  feftofi 
Gli  accenti  pietofi, 
Di   voi   canterà . 

Tutto  il  Coro  . 

Del  figlio  d'  Apollo.   &c. 


Terminate  le  preci ,  a"  oscuro  cK  egli  era  ,  il  cielo  fi  fa 
f ereno  ,  e  tuona  a  fimjlra  .  A  quejlo  felice  prefagio 
Arijleo  efclama  per  giubilo  . 

Anjl.  Tuona  il  cielo  a  fmiitra!  Ah,  sì,  v  intendo; 

Siete   calmati  ,  o  Dei . 
Silv.  Porgi ,  Arifteo  , 

Porgi  orecchio  a'  miei  detti ,  e  frena  alquanto 

I  trafporti  del  cor.  Gli  Dei  pietofi 

Si  moffero  a  tuoi  prieghi .  Il  voler  loro 
Interprete  fedel  ora  t'  annunzio  : 
Contento  alfin  farai. 
Arìfl.  Stelle  !   che  lento  ? 

Madre  ,  Cidippe  ,  ah  dove  fiete  ?  O  cielo , 
Che  tumulto  d'  affetti  !   Eterni  Numi , 
Grazie   vi  rendo  .  Al   fubito   contento 
No  non  bada  quefV  alma.  Ah, da  me  lungi 
Afpre  cure  nojofe  itene  ornai  : 

II  mifero  Arifteo  fofferfe   affai . 

Ceffate  ,  fuggite  , 
Timori  ,  ed  affanni , 
Affetti   tiranni 
Di  quefto  mio  core. 


(21) 

Voi  fole  venite  , 
Speranze  gradite  ; 
Voi  fenfi  d'  amore 
Dettatemi  il  fen. 
Queft'  anima  amante 
Per  voi  più  vezzofo 
Ritrova  il  fembiante 
Del  caro  Tuo  ben . 

(parte.) 
CORO. 

Eccheggiar  s  odano 
Per  querte  valli 
Voci  di  giubilo: 
Allegri  balli 
Difciolga  il  pie . 

Di  gioja  efultino 

La  felva  ,  e  il  prato: 
Con  noi  fdegnato 
Più  il  ciel  non  è. 

(tutti  partono.) 


(22) 

SCENA     Vili. 

Ampia  veduta  di  maejlojì  Viali  di  là  dal  fiume  Penèo. 

ATI  ,  poi  ARISTEO  accompagnato 
dagli  Abitanti  di  Tempe. 

Ali.  JL/   Ariftene  i   prefagi ,  ed  i  miei  voti 

Ecco  compiuti .  Alfin  fereno  in  volto 

Veder  fpero   Arilteo . 
Arift.  Quanto  diverfo, 

Amico  ,   or  mi  ritrovi 

Da  quel  che  fui . 
Ad.  Signor,  le   tue  vicende 

Mi  coiman  di  piacer  .  Tutto  già  intefi 

Dal  popol  lieto .  Ma  le  tue  fortune 

Tu  ignori   in  parte   ancora. 
Arlfl.  Ah ,  di'  ,  che  avvenne  ? 
Ad.  Quando  per  ire  al  Tempio 

Me   nel  bofco  lafciafti 

Delle   fv enate   vittime    cuftode  , 

Sentir  mi  parve  (  odi  mirabil  cola  !  ) 

Strider  per  X  ampio  ventre 

Degl'  immolati  tori 


(*3) 
Di  pecchie  immenfo  {tuoi .  Porto  lo  fguardo 
Dove  il  romor  Y  invita ,  e  già  le  veggo 
Fuor  delle  infrante  code 
Affrettarli  ad  ufcir .   Già  in  larghe  nubi 
Si  follevano  al  ciel .  Di  ftupor  pieno 
Ne  feguo  il  volo  ;  e   fu   vicina  pianta 
Quefte  fermano  il  voi .  Colà  raccolte 
Si  dividono  in  torme  ;  e  giù   fcendendo 
Dai  pieghevoli  rami , 
Pender  le  veggo  in  flrana  guifa  unite  , 
Qual  pende  il  grappo  dall'  amica  vite . 
Ari  fi.  Che  inudito  portento  !   Ati  fedele  , 
Andiam  .  De'  fuoi  configli 
Sappia  la  madre  il  fortunato  evento: 
Poi  fi  voli  al  mio  ben .  Sola  Cidippe 
Or  manca  a  render  le  mie  gioje  efireme. 
Che  veggo,  amici  Numi!   eccole  infieme. 

In  queflo  punto   fi  vede  ufcire  dall'  acque   Cirene 
accompagnata  dalle  Ninfe  con   Cidippe  a  lato  fu 
rilucente  ,  adorna  conchiglia  . 


04) 

SCENA     IX. 

CIRENE  ,  CIDIPPE  , 

feguito  di  Ninfe  ,  e  Detti . 

AriJI.JL  ra   le  tue  braccia  ,  o  madre , 

Lafcia  che  grato  il  figlio  .... 
Cìr.  A  quefto  feno 

Vieni  ,  Arifteo  ,  dolce  mia  prole  ,  e  cura. 

Tutto  previdi ,  e  fo  .  Dovean  gli  Dei 

Piegarfì  alle  tue  preci ,  e  tu  dovevi 

Eller  lieto  una   volta.   In  te  ritorni 

A  Tempe  il  fuo  ripofo,  a  quelli  campi 

Il  rifo  ,  e  1'  ubertà.  Più  non  vedrai 

Per  influfTo  maligno 

Le  tue  greggie  ibernar  .  Largo  tributo 

Offrir  di  biondo   mele 

Grato  all'  are  potrai  :  Tempre  felici 

L'  api   fabbricatrici 

All'  opra  veglieran  .  Che  più  vorrefli 

Dal  benefico  ciel  ?  Qual'  altra  prova 

A  defiar  ti  refta 

Del  fuo  favore  ? 


Arift.  Ah  ,  la  più  grande ,   o  Madre  , 

E  la  più  cara  .  A  sì  bei  doni  manca 

Una  fedel  compagna , 

Che  meco  li  divida  ,  e  a  me  olì  renda 

Cento  volte  più  accetti. 

De'  miei  cottami  affetti 

Manca  il  premio  in  Cidippe  . 
Cir.  E   quefta   pure 

Ti  concedono  i  Numi . 
Arift.  O  me  beato  ! 
Cidip.  O  fortunato  iitante  ! 
Ad .  O  caro  annunzio  , 

Che  di  gioja  mi  colma  ! 

Cir.  Ad  Arifteo  , 

Amabile  Cidippe  ,  offri   la  deflra  ; 

E  nella  fua  ricevi 

De'  tuoi  folpiri  il  meritato  frutto . 

A  te  confido  ,  o  figlio  , 

La  conforte  più  degna  , 

Che  accordar  pofla  in  terra  il  ciel  cortefe. 

La  virtù  ,  la  bellezza 


(26) 

Nacquer  con  lei.   La   cura   d'  educarla 

Altro  a  me  non  cotto ,  che  il  fecondarne 

L'  indole  egregia . 
Ari  fi.  O   di  querY  alma  amante 

Bella  tiranna  un  tempo,  ed  or  conforto, 

Di  quel  labbro  foave 

Udrò  pure  una  volta  il  dolce  fuono  ! 
Cidi/?.  Da  quefto  labbro  ,  o  caro ,  alfin  faprai 

Che  penando  io  tacqui,  e  t'  adorai. 

Foflii  ognor  1'  amato  bene  . 
Ah ,  mi  brilla  in  feno  il  core 
Nel  poterlo  alfin  fpiegar! 

Ari  fi.  Tu  fcordar  mi  fai  le  pene  ; 

Tu  raddoppi  in  me  1'  ardore 
Con  sì  dolce  favellar. 

Cir.     Fra  sì  amabili  catene 

Il  parlato  fuo  dolore 
Chi  potrebbe  rammentar  ? 

Cidip.  L'  idol  mio  fempre  farai . 
Ariji.       Per  te  ognor  ,  cara ,  vivrò  . 


C*7) 

C'ir.      Tanti  affanni  oh  come  mai 
In  diletto  amor  cangiò! 

(Non  fa  dir  che  fia  contento 

a  3-   >     Chi  il  piacer  dopo  il  tormento 

'     In  amor  mai  non  provò . 

CORO. 

Accompagni  la  Coppia  felice 
Vaga  fchiera  di  giorni  ridenti 
La  fortuna  ,  la  pace  ,  1'  onor . 

Quanti  a  Terr.pe  lietiflìmi  eventi 
Sì  beli'  opra  d'  amore  predice, 
Che  feconda  de'  Numi  il  favor! 


.'     ','.!:, i-U  i/ir    Sì 


i  he  faro  saiga  L  uridlce? 
éOove.  andrò  serica  il  mio  ben  ' 

v  iao  à'O 


ATTO 

D'   ORFEO. 

Te  ,  dulcis   Conjux  ,  te  foto  in  littore  fecum , 
Te  veniente  die  ,  te  decedente  canebat. 

Virg.  Georg,  lib.  IV. 


ARGOMENTO. 


JOj     noto    Orfeo  ,    e    celebre   il  fio    lungo   dolore 
nelt  immatura  morte  a"  Euridice  fia  fpofa  .   Mori 
ella  nella  Tracia ,  ma  per  fervire  all'  unità  del  luo- 
go fi  fuppone  qui  morta  nella  Campagna  felice  prefi 
fo  il  lago   a"  Averno ,  in  vicinanza  del  quale  finfie- 
ro  i  Poeti  trovarfi  una  fpelonca  ,  che  apriva  il  cam- 
mino all'  Inferno.   L  infelice  amante  moffe  a  pietà 
gli  Dei  ,  che  gli  concederò  di  penetrar  negli  Elisj 
per  ripigliar]!  la  fia  diletta  ,  col  patto  di  non  guar- 
darla finche  non  fofse  tornato  fulla  terra .  Non  fiep- 
pc  il  tenero  fio fo  frenar  tanto  gli  affetti,  ed,  aven- 
do contrae muto  al  divieto ,  perde  per  fempre  Euri- 
dice .  Per  adattar  la  favola  alle  feene  fi  è  cambia- 
ta la   catafirofe .   Leggafi  Virgilio  ,   libro   IV.   delle 
Georgiche  ,  e  VI.   dell'  Eneide . 


PERSONAGGI. 

ORFEO,  il  Signor  Giufeppe  Millico, 

Detto  il  Moscovita  . 

EURIDICE ,  la  Sig.ra  Antonia  Maria  Girelli  Aguilar. 
AMORE,  la  Signora  Felicita  Suardi. 

CORI. 

Di  Paltori ,  e  di  Ninfe  . 
Di  Furie  ,  e  di  Spettri  nel!'  Inferno . 
Di  Eroi ,  e  d'  Eroine  negli  Elisj . 
Di  Seguaci  d'  Orfeo  . 

PRIMO    BALLO 

Di  Pallori ,  e  di  Ninfe  feguaci  d'  Orfeo . 

SECONDO  BALLO 

Di  Spettri  nell'  Inferno,  che  tentano  di  fpaventare  Orfeo. 

TERZO  BALLO 

D'  Ombre  fortunate  negli  Elisj . 
L'  idea  di  quejlo  Ballo  è  preja  dal  libro  IV.  dell'  Eneide. 

QUARTO  BALLO 
Di  Eroi,  ed  Eroine  con  Amore,  Orfeo,  ed  Euridice. 


ATTO  D'  ORFEO . 

SCENA    I. 

Ameno  Bofchetto  di  CipnJJì }  e  cf  Allori ,  che  ad  arte  diradato 
racchiude  nel  piano  il  fepolcro  di  EURIDICE  . 
Air  al^arfi  dilla  tenda  odijì  una  me/la  finfonia  ,  i  fi  vidi  occupata  la  fana 
da  uno  Jluolo  di  Pajlori ,  e  di  Ninfe  feguaci  d'  ORFEO ,  chi  portano  fer- 
ii di  fiori ,  e  ghirlandi  di  mirto .  Maitre  parti  di  ijfi  fa  ardir  profumi, 
incorona  il  marmo  ,  e  Jparge  fiori  intorno  alla  tomba  ,  intuona  V  altra 
il  fieguente  Coro  ,  interrotto  da'  lamina  d"  ORFEO  ,  il  quali  ,  ajfifo 
fopra  un  faffo  ,  chiama  di  tempo  in  timpo  EURIDICE. 

CORO. 
J\U  !  fé  intorno   a  queft'  urna  funefta , 
Euridice  ,  ombra  bella  t'  aggiri , 
Odi  i  pianti  ,  i  lamenti  ,  i  foipiri , 
Che  dolenti  fi  fpargon  per  te . 
Ed  afcolta  il  tuo  fpofo  infelice  , 

Che  piangendo  ti  chiama ,  e  fi  lagna, 
Come  quando  la  dolce  compagna 
Tortorella  amorofa  perde . 


(6) 
Orf.  Baila  ,  balla  ,  o  compagni  :  il  voflro  lutto 
Aggrava  il  mio  .  Spargete 
Purpurei  fiori  ,  inghirlandate  il  marmo , 
Partitevi  da  me  :  reflar  vogl'  io 
Solo  fra   quefle  ombre  funebri  e  ofcure 
Colf  empia  compagnia  di  mie  fventure . 

CORO. 
J\h  !  fé  intorno  a  quehY  urna  funeila  , 
Euridice  ,    ombra  bella  t'  aggiri  , 
Odi  i  pianti ,  i  lamenti ,  i  fofpiri , 
Che  dolenti  fi  fpargon   per   te  . 

Ballo  ,  terminato  il  quale  tutti  partono .   Re/la 

Orf.        Chiamo  il  mio  ben   così 

Quando  fi  morirà  il  dì , 
Quando  s'  afconde . 

Ma  ,  oh  vano  mio  dolor  ! 

L'  idolo  del  mio  cor 

Non  mi   rifponde  . 
Euridice  !  Euridice  ! 

Ombra  cara,  ove  fei  ?  Piange  il  tuo  fpofo, 
Ti  domanda   agli  Dei , 


(7) 

A'  mortali  ti  chiede  ;  e  fparfe  a'  venti 
Son  le  lagrime  fu  e  ,  i  fuoi  lamenti . 
Cerco  il  mio  ben  così 

In  quefte  ,  ove  morì , 

Funefte  fponde  . 
Ma  fola  al  mio  dolor  , 

Perchè  conobbe  amor  , 

L'  Eco  rifponde  . 
Euridice  !  Euridice  !  Ah  !  quello  nome 
San  le  (piagge  ,  e  le  felve 
L'  apprefero  da  me  .  Per  ogni  valle 
Euridice  rifuona  :  in  ogni  tronco 
ScrhTe  il  mifero  Orfeo  ,  Orfeo  infelice  I 
Euridice  ,  idol  mio  ,  cara  Euridice  . 

Piango  il  mio  ben  così  , 

Se  il  Sole  indora  il  dì , 

Se  va  nell'  onde . 
Pietofo  al  pianto  mio 

Va  mormorando  il  rio  , 

E  mi  rifponde  . 

Numi  ,  barbari  Numi  , 

D'  Acheronte  ,  e  d'  Averno 


Pallidi  abitator  ,  la  di  cui  mano 

Avida  delle  morti 

Mai  difarmò  ,  mai  trattener  non  feppe 

Beltà  ,  né  gioventù  ;  voi  mi  rapifte 

La  mia  bella  Euridice , 

O  memoria  crudel  !  fui  fior  degli  anni  : 

La  rivoglio  da  voi ,  Numi  tiranni . 

Ho  core  anch'  io  per  ricercar  full'  orme 

De'  più  intrepidi  Eroi  nel  voftro  orrore 

La  mia  fpofa  ,  il  mio  ben .... 


SCENA     II. 
AMORE,    e  Detto  . 

J.     affitte  Amore. 
Orfeo  ,  della  tua  pena 
Giove  fente  pietà.  Ti  fi  concede 
Le  pigre  onde  di  Lete 
Vivo  varcar .   Del  tenebrofo  abiflb 
Sei  fulla  via .  Se  placar  puoi  col  canto 
Le  furie  ,  i  moftri ,  e  1'  empia  morte ,  al  giorno 
La  diletta  Euridice 


(?) 

Farà  teco  ritorno. 
Orf  Ah  !  come  ?  Ah  !  quando  .  . . 
E  poflìbil  farà  ?  .  .  .  Spiegati . 
Am.  Avrai 

Valor,  che  batti  a  quefla  prova  eftrema? 
Orf.  Mi  prometti  Euridice  ,  e  vuoi  eh'  io  tema? 
Am.  Sai  però  con  qual  patto 

L'  imprefa  hai  da  compir? 
Orf.  Parla  . 
Am.  Euridice 

Ti  fi  vieta  il  mirar  ,  finché  non  fei 
Fuor  degli  antri  di  Stige  ;  e  il  gran  divieto 
Rivelarle  non  dei  ;  fé  no  la  perdi  , 
E  di  nuovo ,  e  per  Tempre  ;  e  in  abbandono 
Al  tuo  fiero  defio 
Sventurato  vivrai .  Penfaci  :  addio  . 
Gli  fguardi  trattieni , 
Affrena  gli  accenti  : 
Rammenta  che  peni , 
Che  pochi  momenti 
Hai  più  da  penar . 


(IO) 

Sai  pur  che  talora 
Confufi  ,  tremanti 
Con  chi  gì'  innamora 
Son  ciechi  gli  amanti , 
Non  fanno  parlar  .      {Pam.) 
Off.  Che  diffe  !  Che  afcoltai  !  Dunque  Euridice 
Vivrà  ,  1'  avrò  prefente  ,  e  dopo  tanti 
Affanni  miei  ,  in  quel  momento  ,  in  quella 
Guerra  d'  affetti  io  non  dovrò  mirarla  , 
Non  ftringerla  al  mio  fen  !   Spofa  infelice  ! 
Che  dirà  mai  ?  Che  penferà  ?  Preveggo 
Le  fmanie  fue  :  comprendo 


r 


Le  ancruflie  mie  .  Nel  figurarlo  folo 

Sento  gelarmi  il  langue  , 

Tremarmi  il  cor  . . .  Ma ...  lo  potrò  :  lo  voglio , 

Ho  rifoluto  .  Il  grande  , 

L'  infoffribil  de'  mali  è  1'  effer  privo 

Dell'  unico  dell'  alma  amato  oggetto  : 

Aflìftetemi ,  o  Dei,  la  legge  accetto,  (a) 

(a)  Si  vede  un  lampo  ,  fi  ferite  un  tuono  ,  e  parte  Orfeo. 


00 
SCENA      III. 

Orrida  Caverna  con  veduta  del  fiume  Cocito  ,  offufcata  da 
tenebroso  jumo  ,   ed  ojcura  fiamma  . 

Appena  cangiata  la  fcena  al  fuono  di  orribile  Jìnfonia  comincia 
il  Ballo  delle  Furie  ,  e  degli  Spettri ,  che  viene  interrotto  dall' 
armonia  della  lira  d'  Orfeo  ,  comparendo  il  quale  fu  Ila  fcena 
la  turba  infernale  intuona  il  feguente  . 

CORO 

Di  Furie  ,  e  di  Spettri  ;  indi  ORFEO. 

i_>hi   mai    dell'  Èrebo 
Fralle   caligini 
Sull'  orme  cT  Ercole  , 
E   di  Piritoo 
Conduce  il  pie  ? 
D'  orror  Y  ingombrino 
Le  fiere   Eumenidi  : 
E  lo  {'paventino 
Gli  urli  di  Cerbero  , 
Se  un  Dio  non  è. 

Le  Furie  ripigliano  il  Ballo  girando  intorno  ad  Orfeo . 

Orf.        Deh  !   placatevi  con  me 

Furie  ,  Larve  ,  Ombre  fdegnoie . 

CORO. 

No. 


C") 

Off  Vi  renda  almen  pietofe 

Il  mio  barbaro  dolor. 
CORO. 

Mifero  giovine  !   (a) 
Che  vuoi ,  che  mediti  ? 
Altro  non  abita 
Che  lutto  ,  e  gemito 
In  quefte  orribili 
Soglie  funefìe . 

Otf         Mille  pene  ,  Ombre  moiette  , 
Come  voi  fopporto  anch'  io. 
Ho  con  me  1'  inferno  mio  : 
Me  lo  fento  in  mezzo  al  cor . 

CORO. 

Ah  !  quale  incognito     (b) 
Affetto  flebile 
Dolce  a  fofpendere 
Vien  T  implacabile 
Noftro  furor! 


'a)   Raddolcito  ,  e  con  cfprcfflonc  di  qualche  compatimento , 
vb)    Con  maggior  dolce^a . 


Orf.  Men  tiranne   ah  ,  voi  farefte 

Al  mio  pianto ,  al  mio  lamento , 
Se  provarle  un  fol  momento 
Cofa  fia  languir  d'  amor. 

CORO. 

Ah  !  quale  incognito    (a) 
Affetto  flebile 
Dolce  a  fofpendere 
Vien  1'  implacabile 
Noflro  furor  ! 

Le  porte  {Iridano 
Su'  neri  cardini  ; 
E  il  paflb  lafcino 
Sicuro  e  libero 
Al  vincitor .    (b) 


(a)  Sempre  più  raddolcito .  (b)   Cominciano  a  ritirar/ì  le  Furie ,  ed 

i  Mojlri  ,  e  dileguandofi  per  entro  le  feene  ripetono  /'  ultima  ftrofa 
del  Coro  ,  che  continuando  frattanto  che  fi  allontanano  ,  fini/ce  fi- 
nalmente in  un  con/ufo  mormorio  .  Sparite  le  Furie  ,  e  i  Mojlri , 
Orfeo  s'  inoltra  nelP  Inferno. 


(u) 
SCENA      IV. 

Campi  Elisj  ,  deli^iofi  per  vaghi  bofchetti ,  che  gli  ombreggiano, 
e  per  varie  frutta  ,  e  fiori ,  che  gli  adornano . 

ORFEO, 

indi  Coro  di  Eroi ,  e  d'  Eroine. 

^7  •   (^  he  puro  elei  !  che  chiaro  iol  !  che  nuova 
Serena  luce  è  quella  mai  !  Che  dolce 
Lufinghiera  armonia  formano  ìnfieme 
Il  cantar  degli  augelli , 
Il  correr  de'  rufcelli , 

Dell'  aure  il  fullurrar  !  Quello  è  il  foggiorno 
De'  fortunati  Eroi  .  Qui  tutto  (pira 
Un  tranquillo   contento  , 
Ma  non  per  me  .  Se  l' idol  mio  non  trovo, 
Sperar  noi  pollo  .  I  fuoi  foavi  accenti , 
Gli  amorofi  fuoi  fguardi ,  il  fuo  bel  rifo 
Sono  il  mio  folo  ,  il  mio  diletto  Elifo . 
Ma  in  qual  parte  farà?   (a)   Chiedafi  a  quello, 
Che  mi  viene  a  incontrar,  ftuolo  felice,  (b) 
Euridice   dov'  è  ? 

(a)   Guardando  per  la  feena .        (b)  Inoltrandoji  verfo  il  Coro. 


• 


05) 
CORO. 

Giunge  Euridice  . 

Vieni  a'  regni  del  ripofo  , 
Grande  Eroe  ,  tenero  fpofo  , 
Raro  efempio  in  ogni  età . 
Euridice  Amor  ti  rende  : 
Già  riforge  ,  già  riprende 
La  primiera  Tua  beltà . 
Balh  degli  Eroi. 
Off.  Anime  avventurofe  , 
Ah  tollerate  in   pace 
k  Le  impazienze  mie  !   fé  fofìe  amanti, 
Conoscerete  a  prova 
Quel  focofo  defio  ,   che  mi  tormenta , 
Che   per  tutto  è  con  me  .  Nemmeno  in  quefto 
Placido  albergo  eiTer  pofs'  io  felice , 
Se  non  trovo  il  mio  ben . 

CORO. 

Viene  Euridice  . 

Torna  ,  o  bella  ,  al  tuo  conforte , 
Che  non  vuol ,  che  più  divifo 
Sia  da  te  ,  pietofo  il  ciel , 


(i6) 

Non  lagnarti  di  tua  forte  , 
Che  può  dirfi  un  altro  Elifo 
Uno  fpofo  sì  fedel.     (a) 


SCENA     V. 

Ofcura  fpelonca  a  foggia  di  tortuofo  laberìnto . 
ORFEO  ,     ed    EURIDICE. 

Orf.    V  ieni ,  fegui  i  paffi  miei ,     (b) 

Unico  amato  oggetto 

Del  fedele  amor  mio . 
E  urici.  Sei  tu  !   M1  inganno  ?     (e) 

Sogno  ?  Veglio  ?  Deliro  ? 
Orf.  Amata  fpofa  ,      (d) 

Orfeo  fon    io  ,  e  vivo  ancor  :  ti  venni 

Fin  negli  Elisj  a  ricercar  :  fra  poco 

Il  noftro  cielo  ,  il  noftro  fole  ,  il  mondo 

Di  bel  nuovo  vedrai . 

(a)  Dal  Coro  delle  Eroine  vien  condotta  Euridice  vicino  ad  Orfeo  ,  il 
aliale  ferina  guardarla  ,  e  con  atto  di  fomma  premura  la  prende  per 
mano  ,  e  la  conduce  fubito  via  .  Seguita  pofeia  il  Ballo  delle  Ero- 
ine ,  e  degli  Eroi  ;  e  (ì  ripiglia  il  canto  del  Coro  ,  fuppoflo  conti- 
nuar^ fino  a  tanto  chi  Orfeo  ,  ed  Euridice  non  fono  affatto  fuora 
degli  Elisj .  (b)  Ad  Euridice  ,  che  conduce  per  mano  fempre  feri- 
na guardarla  .      (e)    Con  forprefa  .      (d)    Con  fretta. 


(17) 
Eurid.  Tu  vivi  ?  Io  vivo  ? 

Come  !  Ma  con  qual  arte  ?      (a) 
Ma  per  qual  via  ? 

Orf.  Saprai 

Tutto  da  me  ;  per  ora     (b) 
Non  chieder  più .  Meco  t' affretta  ;  e  il  vano 
Importuno  timor  dall'  alma  fgombra  : 
Ombra  tu  più  non  Tei ,  io  non  fon  ombra . 

Eurid.  Che  afcolto  !  E  farà  ver  !  Pietofi  Numi , 

Qual  contento  è  mai  quello!  Io  dunque  in  braccio 
All'  idol  mio  ,  fra'  più  foavi  lacci 
D'  Amore ,  e  d'  Imeneo , 
Nuova   vita   vivrò  ! 

Orf.  Sì  ,  mia  fperanza  ; 

Ma  tronchiam  le   dimore , 

Ma  feguiamo  il  cammin.  Tanto  è  crudele 

La  fortuna  con  me  ,  che  appena  io  credo 

Di  poffederti  ;  appena 

So  dar  fede  a  me  lleffo  . 

(a)   Sofpefa.      (b)   Con  premura. 


08) 

Eurid.  E  un  dolce  sfogo     (a) 

Del  tenero  amor  mio  ,  nel  primo   iflante 

Che  tu  ritrovi  me  ,  eh'  io  te  riveggo , 

T"  annoja  ,  Orfeo  ? 
Orf.  Ah  !    non  è   ver .  Ma  . .  .   fappi  .  . . 

Senti . . .  (o  legge  crudel  !  )  Bella  Euridice , 

Inoltra  i  pam"   tuoi . 
Eurid.  Che  mai  t'  affanna 

In  sì  lieto  momento  ? 
Orf.  (  Che  dirò  !  lo  preveddi  ;  ecco  il  cimento.) 
Earni.  Non  mi  abbracci  !  non  parli  ! 

Guardami  almen.  (b)  Dimmi  :  fon  bella  ancora 

Qual'  era  un  dì  ?  Vedi  :  che   forfè  è   fpento 

Il  rofeo  del  mio  volto  ?  Odi  :    che  forfè 

S'  ofeurò  quel  che  amarti, 

E  foave  chiamarli 

Splendor  de'  fguardi  miei  ? 
Orf.  (Più   che  T  afcolto  , 

Meno  refiflo  :  Orfeo  coraggio .  )  Andiamo, 

Mia  diletta  Euridice  :  or  non  è  tempo 

(a)  Mejla  e  rìfentita  ,   ritirando  la  mano  da  Orfeo . 

(b)  Sollecitandolo  a  guardarla . 


(i9) 

Di  quefte  tenerezze  ;  ogni  dimora 

E  fatale  per  noi. 
Eurid.  Ma ...  un   fguardo  folo  .  .  . 
Orf  E  (ventura  il  mirarti . 
Eurid.  Ah  infido  !  E  quefte 

Son  l' accoglienze  tue  !  Mi  nieghi  un  fguardo , 

Quando  dal  caro  amante , 

E  dal  tenero  fpofo 

Afpettarmi  io  dovea  gli  ampleffi  ,  e  i  baci  ! 
Orf.  (Che  barbaro  martir  !  )  Ma  vieni ,  e  taci .  (a) 
Eurid.  Ch'  io  taccia  !  e  quefto  ancora  (b) 

Mi  reftava  a  foffrir  !   Dunque  hai  perduta 

La  memoria ,  1'  amore  , 

La  coftanza  ,  la  fede  !  ...  E  a  che  fvegliarmi 

Dal  mio  dolce  ripofo  ,  or  che  hai  pur  fpente 

Quelle  a  entrambi  sì  care 

D'  Amore  ,  e  d' Imeneo  pudiche  faci  ì  . . . 

Rifpondi  ,  traditor  . 
Orf.  Ma  vieni ,  e  taci . 

Vieni  :  appaga  il  tuo  conforte . 

(a)  Sentendola  vicina ,  prende  la  fua  mano  ,  e  vuol  condurla . 
(bj  Ritira  la  mano  con  f degno. 


(20) 

Eur.         No  :  più  cara  è  a  me  la  morte 

Che  di  vivere  con  te  . 
Orf      Ah  crudel  ! 
Eurid.       Lafciami  in  pace. 
Orf  No  ,  mia  vita  :  ombra  feguace 

Verrò  Tempre  intorno  a  te. 
Eurid.  Ma  perchè  fei  sì  tiranno  ? 
Orf.  Ben  potrò  morir  d'  affanno, 

Ma  giammai  dirò  perchè . 
'  Grande  ,  o  Numi ,  è  il  dono  voftro  , 

A  M  Lo  conofco ,  e  °       <  io  fono  : 

grata ) 

Ma  il  dolor  ,  che  unite  al  dono  , 

E  infoffribile  per  me  .     (a) 
Eurid.  Qual  vita  è  quefla  mai , 

Che  a  vivere  incomincio  !  . . .  E  qual  funefto 
Terribile  fegreto  Orfeo  m'  afconde  ! . .  . 
Perchè  piange  ,  e  s'  afflige  ! . . .  Ah  ,  non  ancora 
Troppo  avvezza  agli  affanni , 
Che  foffrono  i  viventi ,  a  sì  gran  colpo 

(a)  Nel  terminare  il  duetto   ambedue ,  ciafcuno  dalla  fua  parte  , 
Jì  appoggiano  ad  un  albero. 


(*0 

Manca  la  mia  costanza . . .  Agli  occhi  miei 

Si  fmarrifce  la  luce  . . .  Oppreflb  in  feno 

Mi  diventa  afFannofo 

Il  refpirar .  Tremo  .  . .  vacillo  ...  e  fento 

Fra  1'  angofcia  ,  e  il  terrore 

Da  un  palpito  crudel  vibrarmi  il  core. 
Che  fiero  momento  ! 
Che  barbara  forte  ! 
Paffar  dalla  morte 
A  tanto  dolor  ! 
Avvezza  al  contento 
D'  un  placido  oblio  , 
Fra  quelle  tempefte 
Sì  perde  il  mio  cor. 
Orf.  (Ecco  un  nuovo  tormento.) 
Eurid.  Amato  fpofo , 

M'  abbandoni  così  !  Mi  ftruggo  in  pianto , 

Non  mi  confoli  !  il  duol  m'  opprime  i  fenfi, 

Non  mi  foccorri  !  Un  altra  volta ,  o  (Ielle , 

Dunque  morir  degg'  io, 

Senza  un  ampleflb  tuo . . .  lenza  un  addio  ! 


Orf  (Più  frenarmi  non  poflb  :  a  poco  a  poco 
La  ragion  m'abbandona;  oblio  la  legge, 
Euridice  ,  e  me  fteflb  ;  )  E  .  .  .     (a) 

Eurid.  Orfeo  .  . .  Conlbrte  .  .  . 

Ah  ...  mi  lento  .  .  .  languir  ...  (b) 

Orf.  No  ,  fpofa  .  .  .  afcolta  ...   (e) 

Se  fapeflì . . .  (Ah  !  che  fo  ?  . . .  Ma  fino  a  quando 
In  quefto  orrido  inferno 
Dovrò  penar  !  ) 

Eurid.  Ben  .  .  .  mio 

Ricordati  .  .  .  di  .  .  .  me  .  .  . 
Orf  Che  affanno  !  .  .  .  Oh  come 

Mi  fi  lacera  il  cor  !  Più  non  relillo  : 
Smanio  ,  fremo  ,  deliro  ...  ah!  mio  teforo. . .  (d) 
Eur.  Giufti  Dei,  che  m'avvenne!  (e) Io  manco.  Io  moro.  (0 
Orf  Ahimè  !  dove  trafeorfi  ?  Ove  mi  fpinfe 

Un  delirio  d"  amor  ?  (g)  Spofa  ! . .  Euridice,  (h) 
Euridice  !  .  .  .  Conforte  !   ah  più  non  vive  ; 
La  chiamo  in  van .  Mifero  me  !  la  perdo  , 

(a)  In  atto  di  voltarfi ,  e  poi  pentito .  (b)  SI  getta  a  federe  fop'-a  un  f af- 
fo .  (e)  In  atto  di  voltar/ì  a  guardarla  ,  e  con  impeto .  (d)  SI  volta 
con  Impeto  ,  e  la  guarda  .  (e)  Al^andofl  con  for*a ,  e  tornando  a 
cadere,     (t  )   More  .     (g)   Le  s' accojla  con  j retta,     (h)   La  fcuote. 


(il) 

E  di  nuovo ,  e  per  Tempre  :  o  legge  ,  o  morte  ! 

O  ricordo  crudel  !  Non  ho  foccorfo , 

Non  m'  avanza  configlio  .  Io   veggo  folo , 

O  fiera  vifla  !    il  luttuoib  afpetto 

Dell'  orrido  mio  flato  : 

Saziati ,  forte  rea  :  fon  difperato  . 

Che  farò  fenza  Euridice  ! 

Dove  andrò  fenza  il  mio  ben  ! 
Euridice  ?  .  .  Oh  Dio  !  rifpondi  ; 
Io  fon  pure  il  tuo  fedel . 

Euridice  !  Ah ,  non  m'  avanza 
Più  foccorfo  ,  più  fperanza 
Né  dal  mondo  ,  né  dal  ciel . 

Che  farò  fenza  Euridice  ! 

Dove  andrò  fenza  il  mio  ben  ! 

Ma  ,  fmifca  e  per  fempre 

Colla  vita  il  dolor .  Del  nero  Averno 

Sono  ancor  fulla  via  :  lungo  cammino 

Non  è  quel ,   che  divide 

Il  mio  bene  da  me .  Sì ,  afpetta ,  o  cara 


(M) 

Ombra  dell'  idol  mio  .  Ah ,  quefta  volta 
Senza  lo  fpofo  tuo  non  varcherai 
L'onde  lente  di  Stige.     (Fiioljèrirji.) 


SCENA      Vh 

AMORE  ,    e  Detti. 

Am.  (jrfeo  ,  che  fai  ?      (a) 

O/f.E  chi  fei  tu  ,  che  trattenere  ardifci    (b) 

Le  dovute  a'  miei  cafi 

Ultime  furie  mie  ? 

Arri.  Quefto   furore 

Calma  ,  deponi ,  e  riconofci  Amore . 
Orf.  Ah  ,  fei  tu  . . .  (e)  ti  ravvilo  :  il  duol  finora 

Tutti  i  fenfi  m' opprefle  .  A  che  venirti? 

In  sì  fiero  momento 

Che  vuoi  da  me  ? 
'Am.  Farti  felice  ,  Affai 

Per  gloria  mia  fofFrifti ,  Orfeo .  Ti  rendo 

Euridice  ,  il  tuo  ben.  Di  tua  coflanza 

(a)  Lo  di  [arma .   (b)   Con  impeto ,  e  fuori  di  fc .     (e)   Come  tornando 
in  fé  Jlcffo. 


M 

Maggior  prova  non  chiedo.  Ecco ,  riforge  (a) 

A  riunirfi  con  te . 
Orf  Che  veggo  !  o  Numi  ! 

Spofa ...     (b) 
Eurid.  Conforte  ! 
Orf.  E  pur  t'  abbraccio  ! 
Eurid.  E  pure 

Al  (en  ti  Aringo  ! 
Orf.  Ah ,  quale 

Riconofcenza  mia  . . .     (e) 
Am.  Bada  :  venite  , 

Avventuro!!  amanti  :  ufeiamo  al  mondo, 

Ritornate  a  godere. 
Orf  O  faufto  giorno  ! 

O  Amor  pietofo  ! 
Eurid.  O  lieto  , 

Fortunato  momento  ! 
Am.  Compenfa  mille  pene  un  mio  contento . 

{Partono.") 

(a)  Si  al^a  Euridice  ,  come  fvegliandojì  da  un   profondo  fonno. 

(b)  Con  Jbrprefa ,  e  corre  ad  abbracciare  Euridice,    (e)  Ad  Amore. 


(i6) 

SCENA     VII.     ed  ultima. 

Magnifico  Tempio  d'Amore  d'  ordine  Corintio  ,  tutto  adorno 
di  fiori.  Gran  Tribuna  nel  me^o  col  fimulacro  del  Nume, 
formata  di  colonne  di  marmo  ,  le  quali  fojlengono  in  par- 
te gli  archi  del  Tempio. 

AMORE  ,     ORFEO, 
ed   EURIDICE. 


Preceduti  da  numerofo  drappello  di  Partorì ,  e  di  Pastorelle, 
che   vengono  a  remeggiare  il  ritorno  di  Euridice  ; 
e  cominciano  un  allegro  Ballo  ,  il  quale  viene  in-  ' 
terrotto  da  Orfeo  col  Seguente   Coro. 


Orfeo.  1  rionfi  Amore  , 

E  il  mondo  intiero 
Serva  all'  impero 
Della  beltà. 

Di  fua  catena , 
Tal  volta  amara, 
Mai  fu  più  cara 
La  libertà. 


<*7) 
CORO. 

Trionfi  Amore, 
E  il  mondo  intiero 
Serva  all'  impero 
Della  beltà. 

Amore.  Talor  difpera , 

Tal  volta  affanna 
D'  una  tiranna 
La  crudeltà; 

Ma  poi  la  pena 
Oblia  1'  amante 
Nel  dolce  iftante 
Della  pietà. 

CORO. 
Trionfi  Amore , 
E  il  mondo  intero 
Serva  all'  impero 
Della  beltà. 

Euridice,       La  gelofia 

Strugge  ,  e  divora; 
Ma  poi  riftora 
La  fedeltà. 


(28) 

E  quel  fofpetto , 

Che  il  cor  tormenta, 
Alfin  diventa 
Felicità . 

CORO. 

Trionfi  Amore , 

E  il  mondo  intiero 
Serva  all'  impero 
Della  beltà. 

FINE. 


XX  ^ 

TWE  GÈ   .  I  JtNTtt 
LIBRAR*