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Full text of "Memorie della Reale Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, Classe di Scienze Fisiche"

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MEMORIE 

DELL' ACCADEHIA  DELLE  SGIENZE 

DELL' ISTITUTO  DI  BOLOGNA 

F  A  s  n  I  C  O  L  O    1 . 


BOLOGNA 

TIPOGRAFrA  ARCIVESCOVILE 
1858. 


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MEMORIE 


BELLA 


ACCADEMIA  DELLE  SCIEi\ZE 


DELL'  ISTITUTO  DI  BOLOGNA 


TOMO  IX. 


-«-a^>««4^9-4- 


5C\ 


BOLOGNA  MDCCCLVIII. 
TIPOGRAFIA  ARCIVESCOVILE 

CON     APPROVAZIONE 


RICERCHE 

INTORNO 


AD  ALCUNI  PU^TI  Dl  ELETTIiO-FISIOLOGIA 


DEL 

PROFESSORE  AIVTOIVIO  CIMA 

PREJIUTi  DALL'  iCCADElIli  KELLl  SESSIOXE  ^8  APRILE  1858 
A  RORMA  DEL  SIO  PROGKAnUA 

21    Fcbbraio  1856 


Covnaitre  le  vrni  tout  seul  est  impossible  ,  puisqii  on  ne 
pent  arrive r  an  vrai  qu'  en  passant  par  le  riel ;  connaitre 
le  reel  seul  est  insuffisant ,  le  reel  n  etant  que  la  manife- 
station plus  on  moins  fidele  da  vrai.  V.  COUSIN  —  Pre- 
mieres Essais  (le   P/iilosophie. 


INTRODUZIONE 


JLja  benemerita  Accadem'ia  delle  Scienze  dell'  Istituto  di 
Bologna  propose  per  il  Concorso  al  Premio  Aldini  sul  Gal- 
vanismo ,  per  V  Anno    1857,   \l  seguente  tema. 

»  Esporre  tiitto  che  di  hen  avverato  e  importante  e  state 
»  scoperto  sulla  Corrente  Muscolare ,  oltre  a  qiiello  che  ne 
»  disse  il  Sig.  Prof.  Grimelli  nella  sua  memoria  premiata 
»  dalla  stessa  Accadem'ia,  neir  Anno  1848;  e  porre  iti  chia- 
»  ro,  se  si  debba  ammettere  o  no  V  ultra  Corrente,  che  se- 
»  condo  il  Sig.  Dubois  Reymond  si  svolge  nelV  atto  della 
»  contrazione  dei  muscoli ,  e  se  si  ahbia  manifestazione  di 
»  libera  elettricitd  nel  sistema  nervosa  degli  animali  vivi  ». 

E  veniva  soggiungendo  »  Intorno  a  queste  ricerche ,  sot- 
»  toposte  a  critica  rigorosa  le  esperienze  addotte  pro  e  con- 
»  tro  dai  Fisici  e  dai  Fisiologi  Italiani  e  Stranieri ,  si  ri- 
»  chieggono  nuovi  esperimenti  valevoU  a  chiarire  i  fatti  che 
»  sono  ancora  controversi.  Soprattutto  e  necessaria  la  piii 
»  scrupolosa  cautela  per  istabilire ,  quanto  e  possibile ,  I'  ori- 
»  gine  vera  di  tutti  gV  indicati  fenomeni  e  le  leggi  loro ,  e 
y>  per  dedurre .,  dietro  le  piu  confermate  esperienze ,  e  per 
»  quanto  consente  lo  stato  attuale  delle  Scienze  Fisiche  e 
»  Fisiologiche,  qual  parte  od  azione  possa  assegnarsi  al- 
ii r  elettricita  nelV  eseguimento  delle  funzioni  dell'  organis- 
»  mo  animale  ». 

Proponendomi  con  questo  scritto  di  rispondere  a  quel 
tema,  dividero  il  medesimo  in  tre  Parti,  nelle  quali  si  tro- 
va  appunto  diviso  il  tema  stesso. 


Tratterb  quindi  nella  prima  Parte  delle  leggi  della  cor- 
rente  imiscolare,  esaminando  le  circostanze  diverse  die  in- 
Jluiscono  sulla  direzioiie ,  intensith ,  diirata  delta  medesiina ; 
cerchcrb  di  diinostrare  V  identicita  di  qiiesta  corrente  colla, 
cos)  detta  ,  corrente  propria  della  Rana ,  stahilendo  per  mez- 
zo di  niiove  sperienze  la  parte  che  prende  il  tendine  nella 
produzione  e  manifestazione  di  qiiesta  corrente ;  cercherb  di 
indagare ,  partendo  dai  fatti  hen  dimostrati  dalla  esperienza, 
e  poggiando  su  considerazioni  Fisiologic/ie,  quale  e  V  ori- 
gine  pill  j>robahile  di  quella  elettricita,  die  si  manifesta  nei 
miiscoli  ^  siano  intieri  o  tagliati ,  convenientemente  disposti 
net  circuito  del  gahanometro ;  e  finalmente  esporrb  e  sotto- 
metterb  alia  prova  spcrirnentale  una  mia  particolare  ipotesi 
sulla  forma  e  sulla  natura  dell'  elemento  elettro-motore  mu- 
se olare. 

Nella  seconda  Parte  tratterb  delle  esperienze  per  mezzo 
delle  quali  si  e  stahilito  che  nelV  atto  della  contrazione  mu- 
scolare  vi  e  sviluppo  di  elettricita ;  agginngerb  alle  diligenti 
ricerche  fatte  a  questo  proposito  da  Matteucci  e  da  Dubois 
Reymond ,  nuove  mie  esperienze  e  rijlessioni ,  per  le  quali 
sia  deciso  se  nelU  atto  della  contrazione  suddetta  vi  e  pro- 
duzione veramente  di  una  corrente  elettrica ,  oppure  una 
semplice  variazione  negativa  della  corrente  muscolare  preesi- 
stente ;  cercherb  di  generalizzare  a  tutti  gli  altri  animali , 
sempre  avetido  per  guida  V  esperienza ,  i  risultati  ottenuti  da 
questi  Fisici  colla  Rana ,  stabilendo  che  nelV  atto  della  con- 
trazione muscolare  si  svihqjpa  veramente  una  corrente  elet- 
trica, die  per  brevita  dirb  corrente  di  contrazione,  in  di- 
rezione  contraria  alia  solita  corrente  muscolare.  Partendo 
poi  daW  ipotesi  da  me  ammessa  sulla  forma  e  sulla  natura 
deir  elettro-motore  muscolare ,  tenterb  di  spicgare  come  possa 
avuenire  che  nell'  atto  della  contrazione  muscolare  abbia 
luogo  la  produzione  di  quella  corrente  di   contrazione. 

Nella  terza  Parte  finalmente  esporrb  e  cercherb  di  dilu- 
cidare  e  ampliare  quanta  e  stato  detto  da  Dubois  Reymond 
di  pill  importante ,  e  dal  medesimo  dimostrato  sperimental- 
mente ,  intorno  all'  esistenza  delle  correnti  elettriclie  nei 
iiervi.  Tratterb  in  modo  speciale  in  questa  Parte  terza,  della 


proprieta  singolare  riconosciuta  da  qnesto  Fisico  nei  nervi , 
e  da  esso  indicata  col  nome  di  stato  elettro-tonico,  sog- 
giungendo  qnalche  cosa  intorno  alia  variazione  iiegativa  della 
corrente  elettro-nervosa  dal  medesimo  ammessa.  In  fine  esa- 
minero  se  stando  ai  fatti  di  natura  Fisica,  Fisiologica,  e 
Anatomica,  finora  conosc'ntti^  si  possa  o  no  stabdirc  esservi 
nel  sistema  newoso  degli  animali  vivi  manifestazione  di 
elettricita  liberumente  circolante ,  e  se  a  qnesto  impondera- 
hile  sia ,  o  no,  lecito  attrihnire  una  parte  o  azione  qualun- 
que  neir  eseguimento  delle  funzioni  delV  organismo  animale. 

Prima  di  passare  alio  sviluppo  di  queste  tre  Parti  del 
mio  lav  ore ,  e  duopo  che ,  a  modo  di  introduzione ,  faccia 
precedere  qualche  osservazione  che  servira  per  giustificarne 
V  ordine ,  il  metodo  di  esposizione ,  la  scelta  degli  argonien- 
ti   e  delle  questioni. 

Nonostante  che  le  prime  sperienze  sul  Galvanismo  siano  di 
una  data  non  recente ,  e  sehhene  dalle  prime  ed  originali 
scoperte  del  Galvani ,  fino  ai  nostri  giorni ,  molti  Fisici  siansi 
occupati  di  questa  interessante  parte  di  Scienza ,  che  confi- 
na  colla  Fisica  da  un  lato  e  colla  Fisiologia  dalV  altro ,  pur 
tuttavia  e  duopo  confessare  che  V  Elettro-Fisiologia  (  che 
cos)  pud  chiamarsi  quella  parte  di  scienza )  ha  bisogno  di 
nuove  ricerche  e  di  nuovi  studi.  Qtiindi  sarebbe  prematura 
far  troppo  caso ,  nello  stato  presente  di  essa  scienza ,  delle 
ipotesi  diverse  e  delle  teorie ,  die  sono  state  ideate,  o  che 
potrehhonsi  ideare ,  per  comprendere  sotto  uno  stesso  princi- 
pio  generate  i  fenomeni  elettrici  che  si  manifestano  negli  ani- 
mali e  gli  effetti  varii  che  I'  elettricita  estrinseca  produce 
sui  medesimi. 

Fisso  in  qnesto  pensiero ,  non  ho  creduto  opportune  trat- 
tenermi  a  discutere  in  modo  speciale  in  questo  scritto ,  le 
ipotesi  diverse  emesse  da  alcuni  per  darsi  ragione  dei  fe- 
nomeni dell'  Elettro-Fisiologia ,  e  le  teorie  basate  su  queste 
ipotesi.  Tali  teorie  hanno  infatti  indistintamente  il  difetto  di 
non  abhracciare ,  in  modo  completo  e  generate.,  tutti  i  fatti 
riferibili  a  questa  scienza.  E  quindi  appoggiarsi  suite  ipo- 
tesi,  non  sempre  troppo  fetici  e  ragionevoli,  che  loro  servono 
di  base,  sarebbe  nuocere  piii  che  giovare  ai  futuri  progressi 
della  scienza  stessa. 


8 

Ho  creduto  invece  necessarlo  insistere  maggiormentc,  e 
direi  quasi  unicamente ,  sulla  parte  sperimentale ,  cercando 
per  altro  di  stabilire  e  fonnulare  in  modo  preciso  ed  esatto 
le  condizioni  e  le  leggi  cni  obbediscono  i  fenomeni ,  e  cercan- 
do di    darmi    ragione  delle    cagioni  prossiine   del   medesimi. 

Trattandosi  intanto  che  questi  fenomeni ,  di  indole  elet- 
trica,  si  manifestano  negli  animali  in  state  di  vita,  o  poco 
dopo  estinti ,  mi  era  diiopo  cercare  quelle  cagioni  prossime 
nelle  prop ri eta  conosciute  dell'  elettricita,  nella  struttura  orga- 
nica ,  e  nelle  condizioni  fisiologiche  degli  animali  stessi ; 
nel  modo  stesso  che  le  cagioni  delle  proprieta  ottiche  di  certi 
cristalU  hisogna  cercarle  ,  non  solo  nelle  proprieta  della  luce, 
ma  ben  anco  nella  disposizione  molecolare ,  neW  intima  strut- 
tura di   quei   cristalli. 

Trovandomi  nella  necessita  di  dover  riferire  I'  esperienze 
altrui ,  ebbi  cura  di  verificarle  tutte  indistintamente  e  ripe- 
tutamente ,  non  tanto  per  controllare,  dirb  cost ,  queste  espe- 
rienze, quanto  per  potermi  far  carico  di  ogni  benche  mini- 
ma particolarita  riferibile  alle  rnedesime.  E  se  non  mi  fermo 
sempre  a  descrivere  minutamente  i  processi  sperimentali ,  si 
e  perche  si  tratta  di  cose  ben  note  e  ripetutaniente  descritte 
in  diversi  libri  e  in  varii  giornali.  Mi  allontanai  per  altro 
da  questo  sistema ,  sempreche  si  trattb  di  esperienze  molto 
recenti  e  quindi  non  generalmente  conosciute ,  o  di  sperien- 
ze  di  esito  tuttora  non  ben  contestato ,  e  sempreche  si  trattb 
di  sperienze  mie  proprie,  e  quindi  non  ancora  pubblicate 
per  le  stampe. 

Considerata  V  indole  e  lo  scopo  di  questo  scritto ,  doveva 
supporre  gid  conosciuta  dal  lettore  la  nonienclatura  relativa 
alia  parte  della  scienza  cui  si  riferisce ,  doveva  supporre 
conosciuti  gli  strumenti  che  generalmente  si  usano  nelle  ri- 
cerche  di  Elettro-Fisiologia ,  i  metodi  diversi  finora  ado- 
perati  in  tali  ricerche ,  le  principali  cagioni  di  errore  cui 
essi  metodi  possono  sottostare ,  e  le  precauzioni  e  cautele  che 
quindi  sono  state  adoperate ,  specialmente  da  Matteucci ,  da 
Dubois  Reymond,  da  Cima ,  da  Grimelli  per  ottenere  dei 
risultati  superiori  a  qualunrpie  obiezione.  Ma  anche  da  que- 
sto proposito  mi  sono  allontanato  sempre  quando  e    stato  il 


9 

caso  di  qualche  punto  ancora  controverso ,  e  di  qualche  e- 
sperienza  altrui  poco  conosciuta ,  o  di  qualche  ricerca  spe- 
rimentale  che  mi  appartiene. 

Ecco  intanto  il  modo  come  ho  suddiviso  le  tre  parti  prin- 
r.ipali  che  costituiscono  questa  memoria. 

PARTE   PRIMA.    .    .    Delia  corrente  mmcolare. 

^'"''^    *•" Leggi  della  corrente  muscolare. 

^^^^   ^•° Origine  della  corrente  muscolare. 

^■'^''°  ^■° Ipotesi  sulla  forma  dell'  elettro-motore 

muscolare, 

PARTE   SECONDA  .   Dei  fenomeni  elettrici  della  contrazio- 

ne  muscolare. 

^■'^''°    ^-^ Corrente  elettrica  di  contrazione. 

''°   '^° Teoria  dei  fenomeni  elettrici  della  con- 
trazione muscolare. 

PARTE  TERZA.   .    .   Dei  fenomeni  elettro-nervosi. 

^^^^    l-" Corrente  elettro-nervosa. 

^^^°   2." Stato  elettro-tonico  dei  nervi. 

^^^°   ^-^ Parte  che  pub  avere  V  elettricita  nelle 

funzioni  del  sistema  nervoso. 


30  Novembre   1857. 


T.     IX. 


PARTE  PRIMA. 

DELLA  CORREME  MllSCOLARE 

CAPO  I. 

LEGGI  DELLA  CORRENTE  HISCOLARE 


§  1."  ±J  esistenza  della  corrente  muscolare ,  la  mani- 
festazione ,  cioe ,  di  una  corrente  elettrica  allorche  si  riu- 
niscono  per  mezzo  d'  un  arco  conduttore  omogeneo  due 
punti  differenti ,  uno  dei  quali  appartenga  alia  superficie 
esterna,  1'  altro  al  parenchima,  o  massa  interna  di  un 
muscolo ,  in  un  animate  qualunque  vivo ,  o  recentemente 
ucciso,  e  oraniai  un  fatto  sul  quale  non  puo  cadere  dub- 
bio  alcuno. 

Per  dimostrare  questo  fatto ,  scoperto  dal  Matteucci 
net  1812  (1),  si  scuopre,  e  si  ferisce,  o  si  taglia  trasver- 
salmente  un  muscolo  qualsiasi ,  in  un  animale  vivo ,  op- 
pme  ancbe  un  muscolo  distaccato  da  questo,  s'  introduce 
nella  ferita  il  nervo  di  una  Raiia  galvanoscopica  bene 
isolata,  e  si  fa  toccare  un  altro  punto  del  medesimo  con 
un  punto  appartenente  alia  superficie  esterna  del  muscolo 
stesso ,  coir  avvertenza  die  ambi  i  punti  del  nervo ,  coi 
quali  si  cliiude  il  circuito  tra  quelle  due  parti  del  musco- 
lo,  appartengano  alia  sua   superficie   esterna. 

Operando  in  questa  maniera  si  vede  che  la  Rana 
galvanoscopica  si  contrae ,  ora  al  cliiudersi  di  questo  cir- 
cuito per  mezzo  del  suo  nervo,  ora  all'  aprirsi  del  mede- 
simo ;  e  stando  alia  nota  legge  della  azione  della  corrente 
diretta  e  della  corrente  inversa    sui    nervi ,  si  deduce  cbe 


I  2  Antonio   Cima 

in  tutte  le  masse  muscolari  spevimentate  e  preparate  a 
quel  inodo,  e  a  qualiinque  aniinale  appartengano,  si  lia 
lo  sviIii|>po  di  una  conente  elettrica  die  e  diietta  nel 
nuisculo  dalla  sua  superilcie  messa  alio  scoperto  col  taglio, 
alia  superficie  esterna  naturale ,  e  quindi  nel  nervo  della 
Rana  galvanoscopica ,  da  questa  superficie  a  quella. 

L'  esistenza  della  corrente  miiscolare  e  la  sua  ora  ac- 
cennata  direzione,  si  diniostrano  anclie  facendo  uso  del 
galvanometro ,  e  mettendo  in  pratica  tutte  quelle  precau- 
zioni  die  ogni  Fisico  conosce  doversi  adoperaie  per  poisi 
al  coperto  dalle  azioni  estrinseche  e  dalle  diverse  cagioni 
di   errore  die  possono  e  devono  complicaie  i   risultati   (2). 

II  Matteucci  dispose  un  certo  nunieio  di  niuscoli  in 
pila,  dimododie  la  superficie  d'  uno  di  essi  messa  alio 
scoperto  col  taglio,  fosse  a  contatto  della  superficie  ester- 
na naturale  dell'  altro  ,  e  cosi  via  dicendo  ;  ed  otten- 
ne  ,  come  era  da  prevedersi  ,  un  aumento  d'  intensiti 
nella  corrente  miiscolare  fatta  passare  per  il  filo  del  gal- 
vanometro. 

Dietro  un  gran  numero  di  esperienze  da  esso  esposte 
in  una  serie  di  memorie  puhblicate  in  divcrsi  giornali ,  e 
quindi  raccolte  in  un'  Opera  speciale  (3)  Matteucci  fiar- 
niulo  quel  fatto  dicendo,  die  =i  allorquando  si  cliiude  il 
circuito  tra  la  su|ierficie  esterna  di  un  muscolo  e  il  sue 
interno,  si  ha  una  corrente  elettrica  che  circola  nel  mu- 
scolo stesso  dalla  parte  interna  alia  esterna,  e  per  conse- 
guenza   nell'  arco   congiuntivo  da  questa  a  quelUi  =. 

§.  2."  Queste  esperienze  fondameutali  venncro  ripetnte 
e  variate  in  mille  modi  diversi  dailo  stesso  Matteucci,  da 
Dubois  Reymoud   (i)   da  Cima   (."))   da   Griinelli   (6). 

E  le  precauzioni  e  le  cautele  adoperate  da  qnesti 
Fisici  sono  tali  die,  qualunque  sia  1'  interpretazione  che 
voglia  darsi  di  cotesti  fatti ,  noii  potra  oramai  piii  cadere 
diihhio  alcuuo  sulla  origine  di  questa  corrente,  intrinseca 
alia  sostanza  muscolare  stessa  nello  stato  di  vita  o  poco 
dopo   la  morte. 

Essendo  inutile  ripetere  quanto  ora  si  sa  intorno  a 
coteste    precauzioni,  diro    solo    die    per    diinostrare   che  i 


RlCERCHE     ELETTRO-FI8IOLOGICHE  13 

segni  di  corrente  che  ci  rnanifestano  i  muscoli  sottomessi 
air  espeiienza  non  dipendoiio  da  elettricita  estrinseca,  ma 
da  elettriciti  che  si  sviluppa  nei  muscoli  stessi,  basta  il 
considerare : 

1.°  Che  r  intensita  della  correlate  muscolare  e  in  rap- 
porto  diretto  collo  stato  delle  funzioni  organiche  dell'ani- 
male  in  cui  si  esplora ; 

2."  Clie  questa  corrente  aumenta  col  numero  degli 
elementi  o  dei  pezzi  di  muscolo  che  costituiscono  la  pila 
muscolare ; 

3."  Che  questa  corrente  ha  costautemente  la  stessa 
accennata  dirczione,  sia  die  si  adoperi  acqua  pura,  owe- 
ro  acqua  salata,  o  acqua  acidulata  per  stabilire  le  comu- 
nicazioni  tra  i  poli  della  pila  muscolare  e  1'  estremita  del 
lilo  galvaiiometrico; 

4."  Che  questa  corrente  cessa  qualche  tempo  dope  la 
morte  dell'  auimale,  e  che  la  sua  persistenza  o  durata  e 
minore  negli  animali  a  sangue  caldo  che  negli  animali  a 
sangue   freddo  ; 

5.°  Che  si  hanno  i  segni  manifestissimi  di  questa 
corrente,  costautemente  nella  medesima  direzione,  chiu- 
dendo  11  circuito,  tra  il  parenchima  interno  e  la  superfi- 
cie  esterna,  sia  in  un  muscolo  solo,  sia  in  una  pila  di 
muscoli ,  per  mezzo  del  nervo  della  Rana    galvanoscopica. 

Proposizioni  tutte  che  sottometteremo  in  seguito  ad 
un  esame  circostauziato. 

§  3."  Nonostante,  come  vedremo  in  progresso,  le  leggi 
di  questa  corrente  muscolare  siano  essenzialmcnte  identi- 
che  a  quelle  della  corrente  che  fu  chiamata  propria  della 
Rana,  la  di  cui  esistenza  fu  dimostrata  dal  Nohili  col 
galvanometro  (7)  e  che  e  quella  stessa  che  produce  le 
contrazioni  cosi  dette  galvaniche ,  ossia  le  contrazioni  del 
Ranocchio  prcparato ,  osservate  la  prima  volta  dal  Galva- 
ni ,  ripiegandone  il  nervo  sulla  gamba  corrispondente;  tut- 
tavia  questa  corrente  propria  rimase,  per  cosi  dire ,  \\n 
fatto  isolato.  I  segni  di  corrente  che  si  osservarono  col 
galvanometro  nel  gastronemio  intiero  della  Rana,  non  si 
poterono  per  molto  tempo  riconoscere  nei    muscoli  intieri 


14  Antonio   Cima 

degli  altri  animali ;  e  passarono  inosservate  le  antiche  espe- 
rienze  di  Aldini,  die  oiJerando  in  un  mode  identico  a 
quelle  usato  da  Galvani  con  estremitii  inferiori  di  animali 
a  sangue  caldo  recenteniente  nccisi,  ed  appartenenti  a 
diverse  specie,  diinostro  in  essi  le  contrazioui  galvaniche 
identiclie  a  quelle  che  nianifestano  le  estremita  inferiori 
della  Rana  galvanica  (8).  E  il  Matteucci ,  disperando  qua- 
si di  poter  ridurrc  alio  stesso  principio  la  corrente  musco- 
lare  e  la  corrente  propria  della  Rana,  avveitiva  che  a 
volerle  comprendere  anibe  sotto  la  stessa  teoria  conveniva 
supporre  clie,  per  un  rapporto  tutt' affatto  ignoto,  la  su- 
periicie  tendinosa  die  compone  la  niaggior  parte  del- 
la ganiba  del  Ranocchio,  rappresenti  1'  interno  del  mu- 
scolo   (9). 

§  i."  Tale  era  lo  stato  delle  nostre  cognizioni,  allorche 
Dubois  Reymond  pubblico  nd  Gennaio  del  1813  una  me- 
inoria  su  vari  punti  di  elettricita  animate  (10).  Le  ricerche 
di  Dubois  Reymond  rimasero  quasi  affatto  sconosciute  in 
Frant;ia  e  in  Italia,  non  essendo  stata  quella  momoria  tra- 
dotta  ne  pubblicata  (a  quanto  mi  cousta)  in  nessun  Gior- 
uale  fraucese  o  italiano. 

In  codestc  sue  ricerche  Dubois  Reymond  fu  condotto 
ad  ammettere  1'  esistenza  della  corrente  mitscolare  del  Mat- 
teucci, e  a  stabilire,  che  tutte  le  volte  che  un  arco  con- 
duttore  omogenco  e  inesso  in  comunicazione  tra  un  punto 
qualunque  del  taglio  lougitudinale,  sia  naturale,  sia  arti- 
ficiale  del  muscolo,  e  un  punto  arbitrario  del  taglio  tras- 
versale ,  o  naturale  o  artiliciale  dello  stesso  muscolo ,  si 
mostra  in  quest'  arco  una  corrente ,  diretta  dal  taglio  lou- 
gitudinale al  taglio  trasversale   del  muscolo  stesso. 

E  facile  intendere  cosa  significhi  taglio  naturale  o 
artificiale  lougitudinale  di  un  muscolo,  e  cosa  s'  intenda 
per  taglio  trasversale  artificiale.  In  quanto  al  taglio  tras- 
versale naturale  (  e  qui  sta  la  generalizzazione  della,  co- 
si  detta,  corrente  propria)  Dubois  Reymond  intende  1'  in- 
sieme  delle  estremita  di  tutti  i  Fascetti  primitivi  dei  mu- 
scoli  che  vanno  a  finire ,  gli  uni  accanto  agli  altri ,  nel 
tendine. 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  15 

Posto  cio  il  tendine  non  divcune  per  Dubois  Reymond 
che  un  semplice  conduttore  a  contatto  del  taglio  trasver- 
sale  naturale  del  imiscolo.  E  in  tal  iiiodo  veiniero  ridotte 
dal  Fisico  di  Beilino  alio  stesso  principio  uiiico  e  sempli- 
ce le  due  correnti,  propria,  e  muscolare. 

Stabili  egli  inoltre  il  principio  della  etei'ogeneita  elet- 
tro-motrice  nelle  piu  piccole  parti  del  muscolo,  tra  le 
faccie  di  queste  parti  che  corrispoudono  alle  basi  delle 
fibre  muscolari  primitive ,  e  quelle  die  corrispondono  al- 
le parti  laterali  delle  stesse  fibre.  Una  tale  eterogeneita 
elettro-motrice  venne  dimostrata  da  Dubois  Reymond  chiu- 
dendo  il  circuito  tra  quelle  parti  stesse,  nel  qual  caso  si 
ha  sempre  una  corrente  elettrica,  la  quale  passa  nell'  ar- 
co  conduttore  dalla  faccia  laterale  della  fibra  muscolare 
alia  sua  base. 

Un  altro  fatto  incontrastabilmente  dimostrato  dallo 
stesso  Fisico  si  e ,  die  vi  sono  dei  casi  in  cui  si  manife- 
sta  una  corrente ,  auco  energica ,  allorche  si  chiude  il  cir- 
cuito tra  due  sezioni  trasversali  di  un  muscolo ,  purche 
queste  sezioni  non  sieno  simmetriche ,  ossia  ugualmente 
distanti  dalla  parte  media  del  muscolo  stesso.  In  tutti  i 
casi  poi ,  operando  a  questo  inodo ,  il  punto  della  sezione 
trasversale,  piu  lontano  dalla  parte  media  del  muscolo, 
mostra  lo  stesso  stato  elettrico  die  manifesterebbe  la  se- 
zione  longitudinale. 

§  5."  Posteriormente  a  Dubois  Reymond  i  due  Fisici 
italiani  Matteucci  e  Cinia  dimostrarono,  indipendentemen- 
te  r  uno  dall'  altro,  che  la  corrente  cosi  detta  propria 
della  Rana ,  non  era  esclusivamente  appartenente  al  mu- 
scolo gastronemio  di  questo  animale ,  ma  si  manifestava 
in  tutti  i  muscoli  di  qualunque  specie  di  animali ,  nei 
quali  una  delle  estremita  abbia  il  tendine  piii  sviluppato 
che  r  altra  (11).  Stabilirono  quindi  die  in  tutti  i  musco- 
li tendinosi,  vi  e  una  corrente  elettrica  la  quale  e  in  es- 
si  diretta  dal  tendine  alia  parte  carnosa  esterna.  Conside- 
rarono  inoltre  il  tendine,  nella  stessa  guisa  di  Dubois  Rey- 
mond, come  un  semplice  conduttore  che  si  trovi  a  con- 
tatto del  taglio  trasversale    naturale    delle    fibre    muscolari. 


16  Antonio   Cima 

Mattencci  intanto  clie  nel  18i5  (12)  abbraccio  senza  re- 
strizioiio  alciuia  questa  opinione  intonio  alia  identiciti 
delle  due  correnti  propria  e  miiscolare ,  cosi  si  espriine 
nolle  sue  Lezioni  di  Elettro-fisiologia ,  xiltimaiiiente  pub- 
blicate.  »  Una  prima  questione  die  importcrebbe  di  risol- 
»  vere  coll'  appoggio  solo  dei  fatti  e,  se  la  natuia  e  1' ori- 
»  gine  dolla  conente  dei  muscoli  intieri ,  e  quella  dei 
»  muscoli  in  cui  le  fibre  sono  tagliate  trasversalniente  e 
»  r  istessa ;  o  in  altri  termini,  se  e  stabilito,  come  crede 
»  Dubois  Reymond,  die  il  tendine  rappresenta  lo  stato 
»  elettrico  ddl'  interno  del  miiscolo,  od  e,  come  egli  di- 
»  ce,   la  sezione  trasversale  naturale   (13)   ». 

§  6."  E  questa    una    delle    questioni  che    ho  tentato  di 
risolvere  in   questo   scritto. 

Se  stando  ai  principii  di  una  sana  filosofia,  la  comu- 
nanza  delle  leggi  e  le  analogic  ben  stabilite  fra  due  o  piu 
fenomeni ,  ne  conducono  alia  comunanza  delle  cause,  dob- 
biamo  ainmettere  identicitu  di  natura  e  di  origine  fra  le 
due  correnti  propria  e  muscolare  Dobbianio  animettere 
che  le  contrazioni  ottenute  dal  Galvani,  colla  Rana  pre- 
parata  alia  sua  maniera,  i  segni  di  coirente  al  galvano- 
metro  da  questa  manifestati  al  Nobili,  la  corrente  musco- 
lare ottenuta  dal  Mattencci ,  non  sono  altro  che  diverse 
manifestazioni  di  un  medesimo  fatto.  Vero  e  per  altro  che 
esistono  alcune  aiiomalie,  alcnne  differenze  tra  la  corren- 
te muscolare  e  la  corrente  propria.  Ma  queste  auomalie, 
queste  differenze,  che  per  me  haniio  il  valore  di  tanti 
fatti  negativi,  non  possono  distruggere  qnei  fatti  positivi 
che  ne  dimostrano  la  comunanza  e  1'  identicita  delle  due 
correnti.  E  d'  uopo  quindi  che,  partendo  dall'  esperienza 
e  dalle  deduzioni  che  si  possono  trarre  da  altri  fatti  fisici 
e  fisiologici  ben  stabiliti ,  e  d'  uopo,  dico,  indagare  le 
cagioni  di  tali  anomalie  e  di  tali  differenze.  Che  esista 
intanto  una  tale  comunanza  di  leggi  lo  possiamo  dimostra- 
re  esaminaudo  e  interpretando  convenientemente  i  risulta- 
ti  avuti  dai  diversi  Fisici  riguardo  alle  correnti  dei  mu- 
scoli  intieri   e   dei   muscoli  tagliati. 

§  7.°   Ma   [)rima  di   far  cio    credo    necessario    studiare   il 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  17 

tendine  separatamente  dalla  sostanza  muscolare,  anallzzan- 
do  la  parte  diversa  clie  questi  due  tessuti  possono  eseici- 
tare  nel  feiionieno  della  conente  elettrica ,  che  ne  fa  ve- 
deie  iin  muscolo  tcndinoso.  Questo  studio,  che  giudico 
fondamentale ,  credo  non  sia  stato  finora  fatto,  almeno 
come  conveniva.  E  stato  tolto  il  tendine  al  muscolo  ga- 
stronemio  della  Rana  e  si  e  vediito  che  si  continuava  ad 
avere  una  corrente  ,  diretta  nel  muscolo  dalla  snperficie 
di  sezione  alia  superficie  esterna ,  piu  intensa  anche  che  nel 
gastronemio  intatto.  Da  cio  si  e  coiicliiuso  die  il  tendine 
non  serviva  clie  da  scmplice  conduttore.  Ma  conveniva  in- 
nanzi  tutto  assicurarsi  se  nel  tendine  non  e?iste  alcuna 
forza  elettro-motrice ,  come  esiste  nei  muscoli ,  se  1'  au- 
meuto  di  intensita  che  manifesta  la  corrente  del  muscolo 
gastronemio,  allorche  gli  si  toglie  il  tendine,  dipenda  da 
che  ,  tolto  questo ,  si  diminuisce  la  lunghezza  del  circui- 
to  e  quindi  la  resistenza ,  oppure  se  cio  avvenga  perche 
nel  tendine  esiste  una  forza  elettro-motrice ,  contraria  in 
direzione  a  quella  che  esiste  nel  muscolo. 

Queste  sono  le  prime  questioni  che  converra  scioglie- 
re.  Dopo  cio  sara  d'  uopo  stndiare  il  vero  modo  di  luiio- 
ne  della  fibra  muscolare   coUa  fihra  tendinosa. 

§  8.°  Ho  cominciato  percio  dall'  eseguire  sul  tendine 
separato  dal  muscolo  tutte  1'  esperienze  che  sono  state 
fatte  sui  muscoli ,  e  nel  fare  queste  esperienze  ho  usato 
il  metodo  proposto  e  adoperato  da  Giulio  Regnauld  per 
evitare  le  polarita  secondarie  nello  studio  della  corrente 
muscolare  (li).  Questo  metodo  cousiste  nel  servirsi  per 
stabilire  le  comunicazioni  tra  i  muscoli  e  le  estremita  del 
filo  galvanometrico,  di  una  soluzione  di  solfato  di  zinco, 
puro  e  neutro,  al  suo  massimo  di  conducibilita,  e  nel 
sostituire  alle  lamine  di  platino  che  si  attaccano  ordina- 
riamente  alle  estremita  di  (jiiel  fdo,  due  lamine  perfetta- 
mente  omogenee  e  identiche  di  zinco,  purificato  per  mez- 
zo di  ripctute  distillazioni   e  amalgnniato. 

Stando  a  cio  die  si  conosce  suU'  origine  dclle  pola- 
rity secondarie  e  quindi  delle  correnti  secondarie,  si  sa 
dai    Fisici  ,  come    chiudendo    il    circuito    con    queste    due 

T.     IX.  3 


1 8  Antonio   Cima 

lamino  ,  immerse  in  quel  liqniJo,  non  vi  sia  svilnppo  di 
tali  polarita,  ne  quiiuli  di  tali  correiiti  sccondarie.  Tutta- 
via,  nonostante  una  tale  conseguenza  die  piio  trarsi  dalla 
teoiia,  volli  prima  di  tutto  verificare  se  col  inetodo  di 
Regiiaiild  si  era  al  coperto  veramente  dalle  polarita  se- 
condarie  ,  servendomi  di  un  galvanometro  seiisibilissimo 
quale  e  quelle  di  Dubois  Reymond ,  in  cui  il  fdo  fa  2i 
mila  giri   intorno  al  sistcma  astatico. 

Presi  percio  due  lamine  /,  I' ,  (Tav.  I-IV.  Fig.  1.)  perfet- 
tamente  uguali  di  zinco,  distlUato  ed  amalgamato,  che  saldai 
alle  estremita  del  filo  del  galvanometro.  Queste  lamine  dope 
essere  state  lavate  ripetutamente  con  acqua  distillata,  si  fis- 
sano  ai  due  sostegni  ^ ,  i? ,  in  modo  die  peschino  nei  due 
bicdiieri  C,  D ,  contenenti  soluzione  di  solfato  di  zinco 
uelle  condizioni  su  accennate.  A  questi  due  ])icchieri  sono 
lissati  due  pacclicttini  bislanglu,  lormati  di  diversi  strati 
di  panno  lano,  o  di  tela  di  cotone,  o  di  carta,  oo ,  rr . 
Questi  pacchetti  s'  imbevono  presto  del  liquido  in  cui  pe- 
scano  in  parte.  E  una  disj)osizione  simile  a  quella  cbe 
usa  Dubois  Reymond  nella  generalita  dei  casi  nelle  sue 
esperienze  di  elettro-fisiologia.  Cliiuso  il  circuito  del  gal- 
vanometro, mediante  i  fili  m,  n,  si  accosta  imo  dei  bic- 
chieri  verso  1'  altro  in  modo  die  le  estremita  dei  due 
pacchetti  o ,  r ,  si  tocchino.  Facendo  uso  d'  un  galvano- 
metro molto  sensibile  e  raro  il  caso  che  non  si  manifesti 
una  piccola  deviazione  nell'  ago  dell'  istrumento,  la  quale 
cessa   peraltro  dopo   un   breve   tempo. 

Per  dimostrare  primieramente  come  usando  quelle 
lamine  e  quel  lifjuido  non  si  ha  svilnppo  di  polarita  sc- 
condarie, dopo  che,  sussistendo  il  contatto  fra  quel  due 
pacchetti  o,  r ,  V  ago  e  tornato  a  0°,  allontano  uno  dei 
bicchieri  e  chiudo  il  circuito  tra  /  ed  o ,  mediante  un 
muscolo  gastronemio  di  Rana.  Ho  immediatamente  una 
deviazione  nell'  ago,  che  nel  galvanometro  di  24000  giri 
e  di  60,  e  anche  di  80°.  Intanto  osservo  die  1'  ago  resta 
fisso  nella  prima  deviazione  per  un  tempo  assai  lungo. 
Dopo  cio  tolgo  c{uel  nuiscolo  gastronemio  e  chiudo  il  cir- 
cuito   tra    r    ed  o ,  mediante    una    striscia    di    panno    lano 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  10 

imbevuta  di  quella  soluzione  di  solfato  di  zinco,  e  vedo 
che  r  ago  resta  a  0°.  Non  vi  e  stata  dunqiie  pioduzione 
di  polaiiti  secondarie  per  il  passaggio  della  corrente  di 
quel   muscolo  gastroneinio. 

Se  invece  di  servinni  di  quelle  lamine  di  zinco  e 
della  soluzione  di  solfato  di  questo  nietallo,  adopero  la- 
mine  di  platino  e  una  soluzione  acida  o  salina  qualunque, 
e  ripeto  le  espeiienze  ora  indicate ,  si  vede  che ,  chiuso 
finalniente  il  circuito  tia  r  ed  d ,  mediante  un  pezzetto 
di  panno  lano  inibevuto  del  liquido  dei  bicchieri,  appa- 
risce  una  corrente  secondaria  ,  in  direzione  contraria  a 
quella  data  dal  muscolo  gastronemio. 

E  cliiaro  come  in  queste  esperienze  si  possa  sostitui- 
re  a  quell'  elettro-motore,  quale  e  il  muscolo  gastronemio, 
un  altro  elettro-motore  qualunque.  II  che  si  puo  fare  al- 
lorquando  si  tratta  di  operare  con  un  galvanometro  meno 
sensibile   di   quelle   da  me   usato. 

Dietro  cio  si  riconosce  1'  esattezza  del  metodo  di  Re- 
gnauld  per  evitare  lo  sviluppo  delle  correnti  secondarie 
nello   studio   della  corrente  muscolare. 

§  9.°  Per  scrvirmi  intanto  di  questo  metodo  nello  studio 
dei  tendini  e  in  quasi  tutte  le  altre  ricercbe  che  esporro 
in  seguito  in  questo  scritto,  ho  modificato  quella  disposi- 
zione  di  Dubois  Reymond  (Fig.  1.)  in  un  modo  piu  co- 
modo  e  che  passo  a  descrivere  una  volta  per  tutte. 

Due  recipienti  di  vetro  M ,  31'  (  Fig.  2.  )  della  for- 
ma a  im  dipresso  di  certa  specie  di  calamai ,  contengono 
fino  ad  una  certa  altezza  la  soluzione  satura  di  solfato  di 
zinco.  Nel  loro  becco  esiste  uno  stoppino  di  una  lunghez- 
za  tale  che  tocchi  il  fondo  del  recipiente  e  sporga  fuori 
di  4-  a  5  millimetri.  Questo  stoppino  e  della  natura  e 
costi-uzione  di  quelli  che  si  usano  per  le  lampade  di  Lo- 
catelli ,  e  puo  essere  a  punta  acuminata  o  troncala  in  /? ,  n, 
secondo  i  diversi  casi.  II  collo  superiore  o ,  o'  dei  reci- 
piejiti  e  traversato  dalla  lamina  di  zinco  amalgamate  s^  s , 
che  si  ripiega  alquanto  nella  sua  estremita  inferiore  libe- 
ra, in  modo  da  essere  a  contatto  collo  stoppino.  L'  e- 
stremita    superiore    di    queste    lamine    e    unita    al    filo  del 


20  Antonio  Cima 

galvannmetro ,  ed  e  fissata  stabilmente ,  per  mezzo  del  tu- 
racciolo  clir  cliiude  il  recipicMite.  I  recipienti  M ,  M'  so- 
no  fissati  su  due  dadi  di  legno  5,  S' ,  i  quali  possono 
scorrere  in  una  scanalatura  esisU-nte  nella  tavola  A,  B, 
e  quindi  possono  accostarsi  o  allontanaisi  fia  di  loro.  Inol- 
tre  possono  girare  intorno  alia  verticale  sopra  se  stessi, 
essendo  uniti  al  loro  sostegno  per  mezzo  d'  una  vite  in 
legno  die  giuoca  nel  sostegno  stesso.  Nel  mezzo  della  ta- 
vola A,  B,  esiste  un  sostegno  isolante  T,  il  quale  puo 
scorrere  in  una  scanalatura  trasversale  all'  assc  della  tavo- 
la ^,  B.  II  piano  superiore  a  di  questo  sostegno  puo 
elevarsi  e  abbassarsi,  come  ne  piace ,  e  si  puo  tissare  a 
una  altezza  conveniente,  mediante  una  vite  v.  Sopra  que- 
sto piano  si  colloca  una  lamina  triangolare  isoscele  di 
guttapercha,  piu  o  meno  grande,  secondo  il  bisogno,  e 
sulla  quale  si  posa  il  tendine,  il  muscolo ,  il  nervo  che 
si  vuol  chiudere  nel  circuito  del  galvanometro  per  fare 
le  relative   esperienzc. 

Questo  apparatino,  cosi  semplice,  1'  ho  riconosciuto 
molto  comodo,  e  col  suo  mezzo  si  possono  fare  in  un  tem- 
po brevissimo  ed  in  una  maniera  molto  facile  tutte  quasi 
le  esperienze  di  elettro-fisiologia.  L'  avere  quei  recipient! 
di  quella  forma  e  utilissimo  per  impedire  l'  evaporazione 
della   soluzione  di  solfato  di  zinco. 

§  10.°  Collocando  un  piccolo  pezzo  di  tendine,  spoglio 
affatto  d'  oiTui  traccia  di  sostanza  muscolare ,  distaccato 
dal  gastronemio  e  da  altri  muscoli  di  Piana  e  di  Coniglio, 
sopra  la  linguetta  di  guttapercha  disposta  sul  sostegno  T 
( Figura  cit.  )  e  facendolo  venire  a  contatto  con  due  pun- 
ti  divtM'si ,  coi  due  stoppini  n,  Ji  ,  ho  potuto  riconoscere 
che  il  tendine  non  costituisce  uno  elettro-motore  come  il 
muscolo.  Cliiudendo  infatti  il  circuito  tra  la  sezione  trasver- 
sale od  obliqua  del  tendine  e  un  punto  qualnnque  della 
sua  superficie  esterna,  ossia  disponendo  il  tendine  sul  so- 
stegno In  modo  che  quella  sezione  sia  a  contatto  d'  uno 
degli  stop[)iui  «,  e  la  superficie  esterna  a  contatto  del- 
r  altro  n ,  o  non  si  ha  segno  alcuno  di  corrente  al  gal- 
vanometro di  24000  giri,  o  seppure  si    ha,  la  deviazione 


RiCERCHE     ELKTTRO-FISIOLOGICHE  21 

non  e  clie  di  un  grado  al  piu  e  presto  sparisce.  Una  ta- 
le deviazione  dell'  ago,  dcliolissima  e  fugace,  acceniia  nel 
maggior  iiumero  dei  casi  una  coirente  che  passa  nel  lilo 
del  galvanometro  dalla  supcrficie  esterna  al  taglio  del 
tendine. 

Noil  trovai  nemmeno  raro  il  caso  d'  una  ])iccolissima 
deviazione  dell'  ago,  di  senso  iucerto,  dovuta  probabil- 
mente  ad  iinpurita  del  tendine  piu  clie  ad  altro,  e  che 
teste  anche  spariva,  cliiudendo  il  giicuito  tra  due  punti 
apparteneuti  ainbi  alia  superficie  esterna,  o  ambi  alia  su- 
periicie  di   sezioiie   del  tendine. 

Nou  ho  potato  osservare  diffeienza  alcuna  sia  serven- 
doini  del  taglio  trasversale  verso  la  parte  del  tendine  piu 
vicina  al  niuscolo,  sia  di  quello  verso  la  parte  piu  vicina 
alia  sua  inserzione  nell'  osso ,  purche  bene  inteso ,  nou 
resti  in  esso  tendine  aderente  la  benche  minima  traccia 
di  libra   niuscolare. 

Ho  disposto  un  certo  uumero  di  tendini  in  pila,  ma 
con  questo  mezzo  non  ottenni  giainmai  deviazione  alcuna 
neir  ago  del  galvanometro. 

Finalmente  non  trovai  difFerenza  alcuna,  e  non  ebbi 
veri  segni  di  forza  elettro-motrice  nei  tendini,  sia  che  i 
medesiini  fossero  distaccati  dal  corpo  d'  una  Rana,  oppure 
da  quello  di   un    Coniglio. 

§  11."  Dimostrato  cosi  clie  nel  tendine  non  esiste  nes- 
suna  forza  elettro-motrice  sensibile ,  conveniva  studiare  que- 
sto tessuto  riguardo  al  suo  grado  di  conducibilita  per  la 
corrente  elettrica ,  sia  esso  alio  stato  freschissimo  e  appe- 
na  distaccato  dall'  animale  vivo,  sia  qnalche  tempo  dopo 
la  morte   del   medesimo. 

II  metodo  da  me  scelto  in  questa  ricerca  e  quello 
ben  noto  delle  correnti  derivate.  Percio  scelgo  e  distacco 
quindi  da  vma  delle  estremita  di  un  Coniglio  vivo  un  ten- 
dine, piu  lungo  clie  sia  possibile,  e  lo  dispongo  nel  circuito 
di  una  sola  coppia  a  forza  costante  di  Daniell,  ma  di  pic- 
cole  dimensioni.  Applico  quindi  sul  medesimo  ad  una  di- 
stanza  reciproca  piccola ,  ma  ben  determinata  e  costante, 
le  due  estremita  in    platino    del    filo   del  galvanometro,  e 


22  Antonio   Cima 

noto  la  jloviaziono  dell'  ago  otteinita  dalla  correntc  deriva- 
ta  lU'l  lilo  dcir  istiuiiicnlo.  Sostiliiisci)  poi  a  ([ucl  pezzo 
di  tendine  successivamente  una  striscia  di  came  muscola- 
re,  e  im  jjozzo  di  midollo  spinale  dello  stesso  Coniglio, 
della  inedosiina  Imigliezza  c  grossezza,  per  qiiaiito  e  pos- 
sibile,   del  tendine,   e   ripeto   la   esperienza. 

Tra  questi  tre  tessiui  iuhodotti  snccessivamente  nel 
ciiTiiito  della  pila,  avra  iin  giado  di  condncihilita  niag- 
giore  qnello  dalla  di  cui  presenza  si  ha  una  conente  de- 
rivata   niinore   nel  filo  del   galvanometro. 

Ho  potuto  cosi  riconoscere  die  il  tendine  freschissi- 
mo  ha  un  giado  di  condncihilita  per  la  conente  elettrica 
inl'eriore  sensihilinente  a  qnello  della  sostanza  nuiscolare , 
e  superiore  alquanto  a  qutdlo  del  nervo ,  e  die  allorquan- 
do  il  medesirno  era  preparato  gia  da  qnalche  tempo  ed 
aveva  coniinciato  a  disseccarsi ,  diventava  nieno  conduttore 
della  sostanza   nervosa  fresca. 

§    12."   Riassumendo  intanto  abl)ianio : 

1.°  Che  nel  tendine  non  esiste  nessnna  forza  elettro- 
-motrice  paragonahile  a  quella  della  fihra  nuiscolare. 

2."  Che  il  tendine  ha  nn  grado  di  conducibilita  per 
1'  elettrico  snfficiente ,  specialmente  se   e  fresco. 

3."  Che  qnindi  il  tendine  si  puo  considerare  come 
un  conduttore  die  rappresenta  lo  stato  elettrico  della  par- 
te della  fihra  mnscolare   con  cui  si  trova  a  contatto. 

Aniniesse  tali  proprieta  nel  tendine,  ci  possiaino  dar 
ragione  di  parecchie  anomalie  e  di  alcune  differenze  die 
ci  presentano  le  due  manifestazioni  dell'  clcttr'iritd  mnsco- 
lare,  come  vedremo  in  seguito.  Ma  per  pot(M-  riconoscere 
la  cagione  di  altre  anomalie,  e  specialmente  per  poter 
ridurre  ad  una  legge  unica  e  semplice  cio  die  si  riferisce 
alia  direzione  della  corrente  nei  niuscoli  intieri  ,  e  neces- 
sario  die  conosciamo  prima  il  vero  niodo  di  unioiie  tra  le 
fd)re   muscolari   e   le   fibre   tendinose. 

§  1.3.°  Ecco  intanto  cloche  di  piii  positivo  conosciamo 
su  questo  pnnto.  »  Come  gia  si  vede  ad  occliio  nudo,  dice 
Kolliker  (15),  I' nnione  dei  tendini  coi  muscoli  si  fa  in  due 
maniere    ben    distinte.  Ora    le    fibre  muscolari    continuano 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  23 

Jirettamente  colic  fil)re  tendinose,  ora  esse  terminano  con 
estiemita  smozzate  e  formando  col  tendino  un  aiipolo  acu- 
to.  I  caiattcri  anatniiiici  iioii  soiio  gli  stessi  ia  queste  due 
circostaiize.  Nel  piimo  caso  i  fascetti  muscolari  si  conti- 
nuaiio,  senza  intermcdiario,  con  quelli  del  tendiai,  dimo- 
doche  non  esiste  alciin  limite  certo  tra  i  due  tessuti ,  e 
ciascun  fascetto  di  filaille  muscolari  va  a  formare  un  fa- 
scetto  tendinoso  di  lui  volume  a  un  dipresso  uguale.  Per 
singolare  die  possa  pareve  la  mia  opinione  ,  soggiunge 
Kolliker,  devo  dire  die  1'  iinpressione  die  ha  prodotto  in 
me  questo  passaggio  del  iiiuscolo  al  teudine  e  sempre  sta- 
ta  quella  di  un'  adesione  immediata  delle  fibrille  musco- 
lari colie  fibrille  tendinose.  AUorquando  invece,  continua 
Kolliker,  i  fascetti  muscolari  cadono  oljliquaiuente  su  i 
tendiui  e  su  le  aponeurosi,  esiste,  al  coutrario  di  cio  die 
e  stato  detto,  un  limite  ben  deciso  tra  il  nniscolo  e  il 
tendine.  In  questo  caso  infatti  le  fibre  muscolari  general- 
mente  tagliate  obliquamente,  terminano  con  estremita  smoz- 
zate, proniinenti,  in  forma  di  cono,  piu  raramente  alfila- 
te  in  nna  maniera  distinta,  sebbene  sempre  arrotondate, 
e  s'  inseriscono  alia  superficie  e  agli  orli  del  tendine  e 
delle  aponeurosi  sotto  angoli  piu  o  meno  acuti.  Questo 
secondo  modo  di  unione,  meno  diretto  del  primo,  non  e 
percio  meno  intimo.  Infatti  le  estremita  dei  fascetti  pii- 
mitivi  muscolari  penetrano  in  certe  piccole  escavazioni 
esistcnti  nel  tendine,  mentre  che  il  loro  perimisio  si  con- 
tinua in  modo  non  interrotto  col  tessuto  couiiiuntivo  che 
costituisce  la  parte  superficiale  del  tendine  ....  La  con- 
nessione  ora  indicata  si  osserva  dappertutto  dove  i  fascetti 
muscolari  e  i  tendini  si  incontrano  oblifjuamente,  come 
nei  muscoii  pinni-foi*mi  e  semi-pinni-formi,  in  quelli  in 
cui  i  tendiui  d'  inserzioiie  sono  membranosi  alia  loro  ori- 
gine.  Dove  al  contrario  gli  dementi  delle  aponeurosi  e 
dei  tendini  continnano  in  linea  retta  con  quelli  dei  mu- 
scoii, si  trova  in  generale  il  primo  modo  di  unione.  Di- 
co  in  generale,  soggiunge  Kolliker,  e  non  sempre,  ]>oi- 
che  nelle  circostanze  in  cui  il  inuscolo  e  il  tendine  som- 
brano  essere  un  prolungamento  1'  uno  dell'altro,  i  fascetti 


2i  Antonio   Cima 

iniiscolari  furinano  qiialrlu^  volta  degli  aiigoli  molto  obliqui 
coi  fascotti  teiuliiiosi,  c  termiuaiio  con  o.^troniitu  libeie.  Ci6 
si  vedc  tlappertutto  dove  il  teiidine  penetra  piofondamente 
iiella  inassa  muscolare   per  dividorsi    in   fascetti   distinti  ». 

§  t  i."  Stando  iiitanto  a  qucsti  dati  sominiiiistratici  dal- 
l'  anatomia,  ed  aininettendo  comn  j)erf('ttaiii('iito  diinostrata 
r  eterogeneitii  elettro-motrice  iielle  piii  piccole  ]jarti  del 
iniiscolo,  tra  le  faccie  di  qiicste  [jaili  die  c()rii,s|)oiidono  alle 
basi  delle  iibre  nmscolaii  primitive  e  quelle  ciie  conispoudo- 
no  alle  parti  laterali  delle  stesse  fibre,  dimostrata  da  Dubois 
Reymond,  possiamo  concbiudere  cbe  in  alcuni  casi  il  ten- 
dine  si  trova  a  contatto  della  base  di  quelle  fibre,  in 
altri  casi  a  contatto   delle   faccie   laterali   delle    medesime. 

Avremo  il  prinio  di  questi  rapporti  allorclie  le  fibre 
muscolari  contiiniano  in  linea  retta  colle  fibre  tendinose, 
ed  allorcbe  1'  aiigolo  die  fanno  fia  di  loro  queste  fibre  e 
quasi  retto,  ossia  qnando  le  fibre  muscolari  finiscono  qua- 
si alia  stessa  altezza  in  nn  piano  pressocbe  perpendicola- 
re  air  asse  del  mnscolo.  Allorquando  invece  le  fibre  mu- 
scolari s'  inseriscono  molto  obliquamente  sul  tendine,  al- 
lora,  stando  sempre  cbe  una  porzione  del  tendine  sia  a 
contatto  del  taglio  trasversale  naturale  delle  fibre  musco- 
lari ,  non  sara  men  vero  che  altre  sue  porzioni  sieno  a 
contatto  del  taglio  naturale  longitudinale  di  quelle  fibre, 
per  una  estensione  tanto  piu  grande,  qnanto  maggiore  e 
1'  inclinazione  delle  fibre  stesse  sul  tendine,  ossia  quanto 
pill  il  piano  cbe  limita  tiitte  le  estreniita  delle  fibrille 
muscolari  e   piii  obliquo  all'  asse  del   muscolo   stesso. 

Abbiamo  dunque  che  in  alcuni  muscoli  si  trova  a 
contatto  del  tendine  la  loro  sezione  trasversale  naturale,  in 
altri  la  loro  sezione  longitudinale,  e  cbe  questi  due  modi  di 
connessione  si  riscontrano  spesso  in   uno   stesso  muscolo. 

§  15."  Dietro  cio  possiamo  farci  una  ginsta  idea  della  di- 
rezione  della  corrente  dei  miiscoli  intieri,  paragonandola  a 
quella  dei  muscoli  tagliati ;  e  possiamo  darci  ragione  di  alcu- 
ne   particolarita  che   ci  si   presentano  a  questo  riguardo. 

Si  sa  che  chiudendo  il  circuito  tra  una  sezione  tras- 
versale, naturale  o  artificiale  d'  una  fibra  muscolare   e  uri 


Ricehche  elkttro-fisiolociche  25 

punto  qualunque  della  sua  superficie  esterna  vi  e  svilup- 
po  di  una  conente  elettrica ,  die  nell'  arco  coiigiuntivo  e 
diretta  da  questa  superficie  a  quella  sezioue.  Cio  si  verifi- 
ca,  qualun(|ne  sia  la  giandezza  della  libra  luuscolare,  e 
qualunque  sia  la  distanza  reciproca  a  ctii  si  trovano  quei 
due   punti   di   essa ,   tra  i   quali   si   stabilisee   il   circuito. 

Questi  risultati  condussero,  come  gia  diceinmo  altrove  , 
Dubois  Reymond  ad  aiuniettere  luia  eterogencita  elettro- 
-motrice  nelle  piu  piccolo  parti  del  muscolo,  tra  le  fac- 
cie  di  qneste  ])arti  clie  corrispondono  alle  basi  delle  fibre 
muscolari  primitive  e  quella  clie  si  riferisce  alle  parti  la- 
teral! o  esterne  delle  fibre  stesse.  Cosicche  Ja  direzione 
clie  ne  mauifesta  la  corrente  nei  muscoli  tagliati,  non  sa- 
ra  che  una  necessaria  conseguenza  di  tale  etero^eneita 
tra  le  due  indicate  parti  delle  iibre  primitive  del  mu- 
scolo. 

Ora  non  ammettendo  nel  tendine  facolta  alcuna  elet- 
tro-mo'.rice,  ma  solamente  la  proprieta  di  condurre  piii  o 
ineno  flicilmente,  secondo  le  diverse  circostanze,  la  cor- 
rente muscolare ,  e  partendo  dalla  osservazione  anatomica 
che  nel  maggior  numero  dei  casi  il  tendine  si  trova  a 
contatto  del  taglio  trasversale  naturale  dei  muscoli ,  e  evi- 
dente  come  anclie,  nella  generality  dei  casi,  la  corrente 
sia  diretta  nei  muscoli  tendinosi  dalla  superficie  carnosa 
esterna  al  tendine   nell'  arco   conduttore   congiuntivo. 

In  tal  modo  s'  intende  come  stabilendo  il  circuito 
tra  il  tendine  e  un  punto  qualunque  della  superficie  car- 
nosa del  gastronemio  della  Rana ,  si  abbia  una  corrente 
la  quale  e  diretta  nel  muscolo  stesso  dal  tendine  alia  sua 
porzione  carnosa,  ossia  si  abbia,  come  si  dice,  una  cor- 
rente ascendente  nel   membro   dell'  animale. 

S'  intende  anche  come  per  ottenere  una  tal  corrente 
neir  indicata  direzione  in  quel  muscolo,  il  punto  della 
superficie  carnosa  possa  essere  anche  appartenente  alia 
faccia  laterale ,  opposta  a  quella  in  cui  si  impianta  il 
tendine. 

S'  intende  anche  come  possa  ottenersi  una  corrente 
ascendente  toccando  la  parte  inferiore  del  muscolo  estensore 

T,     IX.  4 


2G  Antonio  Cima 

cnirale  dolla  coscia  della  Rana,  die  e  tendinosa,  e  un 
punto  appaiUMiente   alia   parte   media  del   medesiino. 

Ci  possiaino  pure  dietro  cio  dare  ragione  di  questo 
fiitto  notato  da  Dubois  Reynioud.  Toccaudo  in  ccrti  inu- 
scoli  ie  due  estreuuta  si  ha  una  corrcute ,  nicutre  non  si 
Iia  toccaudo  due  puuti  dei  medesimi  verso  il  loro  mezzo. 
Vi  sara  la  correute  nel  primo  case,  nonostante  le  due 
estremita  siono  ambe  tendiuose,  inquautocbo  in  una  di 
esse  il  tendine  coutinua  direttamciite  colle  tibre  muscola- 
ri ,  o  <|ueste  sono  poco  incliuate  sul  tendine  clie  e  cosi 
a  contatto  del  taglio  trasversale  naturale  del  muscolo  , 
mentre  nell'  altra  estremita  le  fibre  muscolari  sono  inscri- 
te  niolto  obliquameute  sul  tendine,  e  questo  si  espande 
sulla  superficie  esterna  delle  medesime  a  guisa  di  aponeu- 
rosi.  Cosiccbe  si  trova  il  tendine  a  contatto  della  sezione 
loueitudiuale   naturale   del   nuiscolo. 

Vi  sono  poi  dei  casi  in  cni  non  si  ha  correute  alcu- 
na,  allorche  si  chiude  il  circuito  fra  le  due  estremita  di 
un  muscolo.  Cio  avverrii  sempre  quando  il  tendine  e  pres- 
soche  ugualmente  sviluppato  ed  egualmente  disposto  in 
ambe   le  estremita  del   medesimo. 

Abbiamo  gia  notato  la  ragione  per  cui  nel  gastrone- 
mio  e  nel  muscolo  esteusore  crurale  della  coscia  del  Ra- 
nocchio,  la  correute  sia  ascendente.  Partendo  dalli  stessi 
principii  possiamo  riconoscere  perche  essa  correute  e  an- 
che  ascendente  nel  muscolo  anteriore  della  gamba  dello 
stesso  animale,  e  disccndente  invece  nella  maggior  parte 
dei  muscoli  della -sua  coscia;  perche  la  stessa  correute  e 
ascendente  sia  nelle  estremita  anteriori  intiere,  sia  nei  mu- 
scoli del  braccio  e  dall'  avainbraccio,  presi  separatamente, 
nello  stesso  animale.  Considerando  poi  come  il  muscolo 
abduttore  grande  della  coscia  della  Rana  abbia  le  sue  due 
estremita  fra  di  loro  uguali ,  riguardo  alia  struttura,  si  ve- 
de  la  ragione  perche,  chiuso  il  circuito  tra  le  medesime, 
questo  muscolo   non   dia  segno  alcuno  di   correute. 

Ci  possiamo  parimente  spiegare  come  la  correute  sia 
ascendente  nel  muscolo  irastrouemio  del  Coniijlio,  e  come 
esaminando  separatamente  i  muscoli  delle  estremiti  anteriori 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOCICHE  27 

di   questo  animale,  se  nc   trovino   inolti   in   cui   la   coirente 
e  ascendente ,  mentre  qualcuno  la  mostra  discendente. 

Ci  possiamo  aiiche  dar  ragione  come  la  gamba  sola 
del  Piccioiie  dia  una  coirente  ascendente ,  mentre  la  co- 
scia  sola  del   medesimo   ha   una  corrente  discendente. 

Quest'  altro  latto  clie  lio  nioltc  volte  verificato,  e 
anclie  coercMite  ai  ])rinri|)ii  esposti.  Distacco  il  niuscolo 
anterlore  della  gamba  di  un  Coniglio  (  tibiale  aiiteriore  ), 
chiudo  il  circuito  fra  le  due  estremita  die  sono  ainbe 
tendiiiose,  ed  ho  una  coirente  ascendente,  cioe  diretta 
dalla  parte  inferiore  alia  superiore  del  muscolo.  Chiudo  il 
circuito  Ira  la  estremita  superiore  m  (Fig.  3.)  e  un  pun- 
to  o  verso  il  mezzo  del  muscolo,  ed  ho  una  corrente  di- 
scendente. Chiudo  il  circnito  tra  la  parte  inferiore  n  ed 
un  punto  pariinenti  verso  o^,  ed  ho  una  corrente  ascen- 
dente, piu  intensa  di  quella  discendente  ,  e  piii  intensa  di 
quella  che  ottengo  allorche  chiudo  il  circuito  fra  le  due 
estremita  m ,  n  del  muscolo.  E  inutile  osservare  che  non 
ho  corrente  alcuna,  allorclie  chiudo  il  circuito  fra  due 
punti   s,  t  verso  il   mezzo  del   muscolo. 

La  spiegazione  di  questi  fatti  si  puo  dare  facilmente. 
Quando  chiudo  il  circuito  tra  m  ed  o  si  ha  una  corrente 
discendente ,  perche  1'  estremita  ni  e  coperta  dal  tendine, 
ma  questa  corrente  e  meno  intensa  dell'  altra  ascendente 
tra  n  ed  o ,  perche  il  tendine  in  n  c  piu  esteso.  Quando 
si  chiude  il  circuito  tra  m  ed  n  si  ha  una  corrente  ascen- 
dente, che  e  la  corrente  differenziale  fra  quelle  due ,  op- 
poste   in   direzione. 

Mi  e  occorso  di  osservare  in  altri  muscoli  in  cui  le 
due  estremita  sono  tendinose  o  no,  o  almeno  non  lo  so- 
no in  modo  sensibile,  die  non  vi  e  corrente  chiudendo 
il  circuito  fra  le  due  loro  estremita,  mentre  vi  e  sensibi- 
lissima  chiudendolo  fra  1'  una  o  1'  altra  delle  estremita  e 
un  punto  verso  il  mezzo.  II  muscolo  abduttore  grande  del- 
la  coscia  della  Rana  si  trova  in  questo  caso,  come  ebbe 
a  notare  auche  Dubois   R-evinond. 

E  facile  poi  il  riconoscere  come  in  un  membro  in- 
tiero  di  un  animale  qualunque,  dal  predominio  dei  muscoli 


28  Antonio   Cima 

die  lianno  la  corrente  ascend ente,  o  di  quegli  clie  I' han- 
no  lUscQtidente ,  deve  dipeiulere  il  inanifestare  quel  inem- 
Lro  una  risultante,  nell'  una  o  nell'  altra  di  quelle  di- 
rezioni. 

§  16."  Non  posso  intanto  lasciaie  senza  esanie  alcuni 
casi  in  cui  tagliando  trasveisahnente  un  musculo,  e  ado- 
perando  la  sua  porzione  in  cui  vi  e  il  tendine,  si  ha  una 
corrente  die  e  diretta  in  qualche  ciicostanza  dal  taglio 
tiasversale  al  tendine  nell'  arco  conduttore,  che  in  altri 
casi  ha  una  direzione  opposta,  mentre  in  altri  non  si  ha 
segno  alcuno  di  corrente. 

Queste  esperienze  le  trovo  descritte  nell'  opera  gia 
citata  di  Cima.  »  Formo  (egli  dice)  una  pila  con  dieci  mu- 
scoli  gastronenii  di  Rana,  ho  una  corrente  diretta  dal  ten- 
dine alia  parte  carnosa  nel  muscolo,  di  20  a  30°,  e  an- 
che  pill ,  secondo  lo  stato  dcUe  Rane  cui  essi  apparten- 
gono.  Tolgo  un  terzo  superiore  a  ciascuno  di  questi  mu- 
scoli ,  e  ritenendo  i  soli  due  terzi  inferiori ,  foriiio  con 
questi  una  seconda  pila,  facendo  venire  a  contatto  del 
tendine  del  priino  elemento  la  superficie  formata  col  ta- 
glio del  secondo  elemento ,  e  cosi  di  seguito  ....  La 
corrente  persiste  in  questa  pila,  diretta  dal  tendine  alia 
parte  interna  del  muscolo,  ma  scemata  di  molto ;  e  la  de- 
viazione  dell'  ago  e  ridotta  a  10  o  15°.  Fo  un  altro  taglio 
trasversale  in  modo  da  non  restarmi  che  la  meta  inferiore 
di  ciascun  muscolo  gastronemio,  formo  una  pila  disponen- 
do  queste  meta  di  muscoli  nel  modo  or  ora  iiidicalo,  ma 
non  ho  nessuna  corrente  da  questa  pila ,  1'  ago  del  galva- 
noinetro  resta  a  0°;  la  Rana  galvanoscopica  non  si  contrae 
affatto  allorche  introduco  il  suo  nervo  a  far  parte  del 
drcuito  di   questa   pila  »   (!())• 

Ho  ripetuto  queste  esperienze  adoperaiido  un  galva- 
nometro  senza  duhhio  piii  sensihile  di  quello  adoperato 
da  Cima,  cioe  il  galvanometro  di  21000  giri,  ed  ho  rico- 
nosciuto  come  realmente  esse  si  verifichino.  Continuando 
anzi  a  togliere  successivamente  nuove  porzioni  al  muscolo 
gastronemio ,  dopo  che  ridotto  a  meta  o  pressoche  alia 
meta  non  mi  dava  nessuno  indizio  di  corrente ,  trovai  che 


RrCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  29 

da  quel  punto  cominciava  a  darmi  una  nuova  corrente  in 
direzione  inversa  alia  solita,  cioe  diretta  nel  lilo  del  gal- 
vaiiornetro  dal  tendine  alia  superficie  di  sezione  del 
niuscolo. 

A  questi  fatti  bisogna  aggiungere  1'  altro  osservato 
dal  Matteucci  (17).  Se  si  taglia  il  muscolo  gastronemio 
in  modo  die  il  taglio  sia  perpendicolare  al  suo  asse,  si 
ha  una  corrente  o  non  si  ha  nelle  circostanze  notate  da 
Cima ;  se  poi  si  fa  il  taglio  in  rnaniera  che  esse  sia  obli- 
quo  air  asse  del  muscolo,  e  quindi  parallelo  alia  direzio- 
ne delle  fibre  tendinose,  allora,  qualunque  sia  la  distan- 
za  a  cui  si  fa  questo  taglio,  non  si  manifesta  corrente  al- 
cuna,   stabilendo  il   circuito  tra  esso  e   il   tendine. 

Ma  di  queste  particolarita  ci  possiamo  dare  facilmen- 
te  ragione  dietro  i  principii  gia  esposti.  E  principiando 
da  quest' ultimo  fatto  dovuto  al  Matteucci,  se  m  n  {  Fig.  4  ) 
rappresenti  il  taglio  fatto  perpendicolarmente  all'  asse  del 
gastronemio,  avremo  primieramente  che  le  fibre  muscolari 
non  saranno  tutte  della  stessa  lunghezza,  se  esse  si  im- 
piantano,  come  dimostra  I'anatomia,  sopra  il  tendine  a  b 
obliquamente.  Ciascuna  fibra  muscolare  presa  separatanien- 
te,  essendo  stabilite  le  con\unicazioni  fra  il  suo  taglio 
trasversale  naturale  da  una  parte  e  il  suo  taglio  trasversa- 
le  artificiale  dall'  altra ,  non  daru  luogo  a  corrente  alcuna, 
ma  vi  saranno  tante  piccole  correuti  in  quelle  piccole  por- 
zioni  r,  s,  t,  v ,  di  cui  le  fibre  che  si  trovano  verso  m  o, 
superano  le  lunghezze  delle  fibre  disposte  dalla  parte  n  b. 
Queste  piccole  correnti ,  dirette  tutte  nello  stesso  senso, 
daranno  luogo  ad  una  corrente  risultante,  diretta  nel  mu- 
scolo  dal   tendine  al  taglio  trasversale  m  n. 

Se  invece  si  fa  un  taglio  m  «,  oblic[uo  all'  asse  del 
muscolo  e  parallelo  alia  direzione  delle  fibre  del  tendine 
a  h  (  Fig.  5  ) ,  allora  dvremo  che  le  fibre  muscolari  su- 
perstiti  saranno  tutte  della  stessa  lunghezza,  le  porzioni 
eccedenti  naturalmente  dalla  parte  a  Z» ,  del  tendine,  sa- 
ranno compensate  da  quelle  che  si  lasciano  eccedenti  per 
r  artificio  del  taglio  dall'  altra  m  n,  e.  quindi  quelle  pic- 
cole correnti  da  una  parte  venanno  distrutte  da  quelle 
della  parte  opposta. 


30  Antonio   Cima 

II  fiitto  poi  notato  da  Cinia  rientra  nel  caso  osser- 
vato  da  Dubois  Revmoiid,  il  quale  ha  dimostrato ,  die  to- 
glieiido  con  uu  laglio  trasveisale  le  due  estremittV  ad  un 
muscolo,  questo  da  una  corrente  che  e  in  esso  diretta 
dalla  sezioue  ]>iu  viciiia  alia  sua  parte  media  alia  sezione 
pill  loutana  dalla  nuHlesiiiia  (1<S).  La  causa  poi  che  pro- 
bahiluiente  da  origiue  ad  una  tale  diiezioiie  della  corren- 
te fra  due  tajjli  trasversali  di  uu  muscolo,  vena  accenua- 
ta  alloiquaudo  paileremo  della  forma  dell'  eletto-motore 
niuscolare. 

§  17.'^  Dopo  quaiito  abbiamo  stabilito  siamo  in  grado  di 
ni(\nlio  approzzare  le  leggi  dei  due  casi  della  corrente  imi- 
scolare  ^  e  possiamo  conoscere  il  valore  di  alcune  diiVeren- 
ze  che  esistono  fra  i  medesimi. 

E  duopo  iutaiito  parlare  del  modo  che  si  e  teniito 
per  determinare  1'  intensita  relativa  della  forza  elettro-mo- 
trice  muscolare  nei  diversi  casi. 

Una  tal  forza  elettro-motrice  la  possiamo  misurare  os- 
servando  il  grado  diverso  di  deviazioue  dell'  ago  galvano- 
metrico,  nelie  circostauze  diverse,  riferibili  al  numero  dei 
muscoli  messi  in  circuito,  alia  lunghezza  dei  medesimi, 
alia  classe  diversa  cui  appartiene  1'  animale  da  cui  furouo 
tolti  quei  muscoli ,  all'  essere  questi  intieri  e  provveduti 
del  loro  teudine,  oppure  tagliati ,  ec.  Vero  e  che,  come 
e  ben  noto,  i  gradi  di  deviazione  dell'  ago  del  galvauo- 
metro  nou  sono  proporzionali  alle  intensita  delle  correnti 
che  la  producono;  ma  e  vero  altresi  che  essendo  in  ge- 
nerale  non  molto  grandi  le  deviazioni  dell'  ago  prodotte 
dalle  correnti  muscolari ,  tali  deviazioni  possono  considerai'si 
come   proporzionali   alle  intensita  delle   correnti. 

Ma  il  metodo  migliore  e  piii  sicuro  che  possiamo  ora 
impiegare  e  quello,  cosi  detto,  della  opposizione.  E  noto 
come  opponendo  due  elementi  Voftaici,  o  due  pile,  si  ha 
una  corrente  nulla  o  una  corrente  differenziale ,  secondo- 
che  il  potere  elettro-motore  dei  due  elementi  o  delle  due 
pile  e  uguale  o  no,  indipendentemente  bene  inteso,  dal- 
la loro  resistenza.  Quindi  e  facile  il  comprendere  come 
per     determinare     il     potere     elettro-motore    relativo     del 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  31 

gastronemio  della  Rana ,  a  modo  di  esempio ,  e  d'  un  altro 
muscolo  qualuiique  dello  stesso  animale,  basti  coUocare  i 
due  iiiiiscoli  sii  cui  si  esperinienta  sulla  solita  lamina  di 
giittaporclui  in  a  (  Fig.  2  ),  disponendoli  in  modo  die  il 
tendine  del  prime  di  essi  sia  a  contatto  col  taglio  artifi- 
ciale  del  secondo,  e  un  punto  delle  superficie  esterne 
deir  uno     e    dell'   altro    sia    a    contatto   dei     due   stoppini 

In  questi  ultimi  anni  poi  Giulio  Regnauld  ha  cerca- 
to  di  detenninare  1'  intensita  assoluta  della  forza  elettro- 
-motrice  del  tessuto  muscolare,  paragonandola  a  quella  di 
una  coppia  ternio-elettrica  (  bismuto-rame  )  presa  per  u- 
nita,  essendo  una  delle  sue  saldature  mantenuta  alia  tem- 
peratura  di  0°,  c  1'  altra  alia  temperatura  di  100",  e  ser- 
vendosi  del  metodo  della  opposizione  di  cui  si  era  gia  ser- 
vito  anteriormente  per  determinare  la  forza  elettro-motrice 
di  altre  coppie  voltaiche  (19).  Una  modificazione  impor- 
tante  introdotta  dal  medesimo  in  queste  ricerche  e  quel- 
la che  abbiamo  gia  descritto  e  adoperato,  tendente  ad  e- 
vitare  le  polarita  secondarie,  che  come  in  qualunque  al- 
tra pila,  danno  luogo  nella  pila  muscolare  ad  ima  cor- 
rente  secondaria  e   inversa  nella  direzione. 

§  18.°  Per  via  di  questi  diversi  metodi,  e  specialmente 
con  quello  dell'  opposizione ,  adoperati  con  tutte  le  cau- 
tele  richieste ,   si  e  trovato  : 

1.°  Che  tanto  nel  caso  di  muscoli  tagliati,  che  in 
quello  di  muscoli  intieri ,  1'  intensita  della  corrente  varia 
col  ruunero  degli  elementi  muscolari  disposti  in  pila.  Cio 
dimostra  che  ciascuno  degli  elementi ,  ossia  ciascuno  dei 
muscoli  intieri  o  dei  pezzi  di  muscolo,  concorre  ugualmen- 
te  alia   produzione  della  corrente  stessa; 

2."  Che  trattandosi  poi  di  un  muscolo  solo,  tanto 
neir  uno  che  nell'  altro  dei  due  accennati  casi ,  1'  intensi- 
ty della  corrente  e  tanto  maggiore ,  ([uanto  piii  grande  e 
la  lunghezza  del  muscolo  clic  si  adopera.  Cio  che  dimo- 
stra vero  quel  che  asserisce  Dubois  Reymond  sulla  etero- 
geneita  elettrica  delle  piu  piccole  porzioni  della  fibra 
muscolare ; 


32  Antonio  Cima 

3.°  Clie  oporando  con  pile  formate  da  muscoli  taglia- 
ti  o  da  muscoli  iiitieri  piovveduti  del  loro  teudiiie,  si  tro- 
va  die  r  iiitensita  della  corrente  e  indipendente  dalla 
grossezza  dei  muscoli,  ossia  dalla  estensione  della  sezione 
trasversale  dei  niedesimi.  Cio  clie  e  coerente  ai  risultati 
speriinentali  ottenuti  in  circostanze  siniili  con  tutti  gli  al- 
tri   eletto-motori ,   e  ai    piincipii  della  teoria  di   Ohmm. 

Queste  soiio  le  tre  leggi  die  j)otrd>l)ero  dirsi  fonda- 
inentali  della  corrente  rnuscolare ,  ossia  della  corrente  elet- 
trica  che  si  manlfesta  nei  muscoli  tanto  intieri  che  tagliati 
allorche  sono  essi   convenientemente  chiusi  in   circuito. 

^  19.°  Riguardo  intanto  alia  intensita  della  forza  elet- 
tro-motrice  dei  muscoli  tagliati  relativainente  a  quella  dei 
muscoli  intieri ,  trovo  che  i  Fisici  che  si  sono  occupati 
di    queste   ricerche   non   sono   d'  accordo   fra  di   loro. 

Matteucci  ammette,  dietro  un  gran  numcro  di  espe- 
rienze ,  che  la  corrente  del  gastronemio  intiero  della  Ra- 
na  e  piu  intensa  della  corrente  rnuscolare  che  si  manifesta 
nella  coscia  di  questo  animale.  Opponendo  egli  ad  una 
pila  formata  di  gambe  di  rane,  oppure  di  muscoli  gastro- 
nemi  di  questi  animali,  un'  altra  pila  di  mezze  cosce, 
ebbe  una  corrente  differenziale  in  favore  della  prima  di 
esse.  Da  cio  conchiuse  naturalmente  che  la  corrente  pro- 
pria e   piu  intensa  della   corrente  rnuscolare   (20). 

Alia  stessa  conclusione  fu  condotto  Cima,  dietro  ana- 
loghe  esperienze,  e  dal  considerare  che  nella  mezza  Rana 
galvanica,  munita  del  nervo  lonibarc ,  e  nella  quale  esiste 
la  corrente  nella  coscia  e  la  corrente  nel  gastronemio, 
opposte  in  direzione,  si  hanno  nel  circuito  del  galvano- 
metro  i  segni  di  corrente  dai  piedi  alia  testa  dell'  anima- 
le, e  dall'  avere  osservato  che  nella  Rana  galvanica  le 
contrazioni  all'  aprire  il  circuito  sono  piii  costanti  e  piu 
forti  che  al   diiudersi   del   medesimo   (21). 

G.  Regnauld  per  altro  nel  suo  lavoro  poco  fa  citato, 
trovo  pill  intensa  la  forza  elettro-motrice  dei  muscoli  del- 
la coscia  della  Rana,  che  quella  del  suo  gastronemio,  os- 
sia trovo  pill  intensa  la  corrente  rnuscolare^  che  la  cor- 
rente propria.  Ebbe  infatti  che  la  forza  elettro-motrice   del 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  33 

gastronemio  equivale  a  4^  o  5  delle  sue  unita  terino-elet- 
triclie,  nientre  il  liiscio  dci  imiscoli  della  coscia  presenta 
un  valoie  piu  considerevole ,  cioe  di  9  a  10  unita  dello 
stesso  2;enere. 

In  questa  divergenza  di  opinioni  intorno  alia  intensi- 
ty relativa  delle  due  maiiifestazioni  della  corrente  rnuscola- 
re,  mi   conveniva  riconere  alia  esperienza. 

Contrapposi  ad  un  muscolo  gastronemio  di  Ranocchio 
il  fascio  dei  muscoli  posteriori  della  coscia  dello  stesso 
animale  tagliati  trasversalmente  nella  loro  parte  superiore, 
dopo  avere  asportato  il  muscolo  estensore  crurale  della 
coscia  stessa,  che  come  si  sa ,  allorche  e  intiero  presenta 
una  corrente  ascendente ,  come  il  gastronemio.  Procurai  in 
tutti  i  casi  die  la  lunghezza  dei  due  muscoli  contrappo- 
sti  fosse  la  stessa.  II  risultato  costante  die  ottenni ,  dopo 
un  gran  numero  di  esperienze  si  e ,  che  1'  intensita  della 
corrente  del  gastronemio  intiero  e  superiore  a  quella  dei 
muscoli  suddetti  della  coscia  tagliati  trasversalmente  nella 
loro  parte  superiore;  ossia,  come  si  direbbe  nell'  antico 
linguaggio,  trovai ,  die  la  coirente  propria ,  Aate  circostan- 
ze  uguali,  e   piu  intensa  della  corrente  muscolare. 

Una  tale  diversita  nell'  intensita  della  corrente  nei 
muscoli  intieri  e  nei  muscoli  tagliati ,  dipende  probabil- 
mente  da  die  nei  primi  il  contatto  naturale  tra  il  tendi- 
ne  e  la  sezione  sia  longitudinale  sia  trasversale  della  fibra 
muscolare ,  e  piu  intimo  di  quello  che  possa  stabilirsi  ar- 
tificialmente  tra  quelle  sezioni  e  li  stoppini  ,  o  simili  al- 
tri  mezzi  ,  di  cui  ci  serviamo  per  stabilire  le  comuni- 
cazioni. 

La  differenza  poi  dei  risultati  ottenuti  da  G.  Regnauld 
dij)ende  forse  da  qualclie  circostanza  estrinseca ,  attinente 
alio  stesso  mezzo  sperimentale  di  cui  si  e  servito,  quale 
e  quello  delle  correnti  termo-elettriche ,  die  esige  una 
difFerenza  artificiale  di  temperatura  nelle  diverse  parti  del 
circuito. 

Ad  ogni  modo  poi  la  maggiore  o  minore  intensita 
della  forza  elettro-motrice  nei  muscoli  intieri  e  nei  mu- 
scoli   tagliati,    non    e    un    carattere    di   distinzione  tale   da 

T.     IX.  5 


3i  Antonio    Cima 

poteroi   imliine  ;ul  ammettere  una  differenza  essenziale  tra 
quelle  due   conenti. 

Iiitatti  troviamo  una  diversity  di  intensita,  a  pariti 
di  hui^liczza,  tra  i  nuiscoli  diveisi,  tutti  egualmente  ta- 
jiliati  o  lutti  intieii,  appaitonenti  ad  un  istesso  animale. 
G.  Regnauld  stesso,  0|)erando  con  muscoli  staccati  da  di- 
verse parti  della  Rana  trovo  che  la  forza  elettro-niotrice 
dei  medesimi  era  conipresa  tra  quella  del  muscolo  gastro- 
uemio  e  dei  nuiscoli  della  coscia  dello  stesso  animale, 
senza  clie  sia  uguale  csattaniente  all'  una  o  all'  altra.  Ope- 
rando  poi  su  muscoli  distaccati  da  un  Coniglio  vivente 
xrovo   die   la  forza    elettro-motrice    del    bicipite   era  pari  a 

5,  o   ()    nnita    termo-elettriche ,   quella    del    gastronemio  a 

6,  o   T,   ([iiella   del   crnrale  a    10   o    11    di   quelle   uiiita. 

Diverse  cagioni  fisiologiche,  come  meglio  vedremo  in 
seguito,  individuali  diremo  ai  diversi  muscoli  in  partico- 
lare,  possono  e  devono  far  variare  1'  intensita  della  forza 
elettro-motrice  dei  medesimi,  indipeudentemente  dalla  pre- 
senza  o  dall'  assenza  del  tendine. 

Tra  queste  cagioni  accenneremo  solo  presentemente 
quella  riferibile  all'  azione  meccanica  che  devono  esercitare 
i  diversi  muscoli ,  e  che  e  stata  riconosciuta  da  Dubois 
Reymond.  Trovo  questo  Fisico  che  la  corrente  muscolare 
e  tanto  piu  intensa,  quanto  piu  il  muscolo  e  destinato  ad 
esercitare  un'  azione  meccanica  piu  grande,  sia  questa  azio- 
ne volontaria  o  involontaria.  Cosi  i  fascetti  del  cuore  che 
non  sono  sottomessi  all'  azione  della  volouta,  manifestano 
una  corrente  energica  come  i  muscoli  destinati  alia  vita 
di  relazione,  e  che  obbediscono  all'  impero  della  volouta, 
mentre  i  fascetti  degl'  intestini,  che  non  devono  eserci- 
tare che  deboli  azioni  meccaniche  manifestano  una  corren- 
te debolissima   (22). 

§  20.°  L'  intensita  della  forza  elettro-motrice  muscolare, 
variabile  da  un  muscolo  ad  un  altro  in  uno  stesso  anima- 
le, varia  anche  in  un  modo  sensibile,  secondo  la  classe 
diversa  a  cui  appartengono  gli  animali  nei  quali  si  esplora. 
E  un  fatto  ben  diinostrato  che  nei  muscoli  tagliati  in 
un  animale  vivo  o  distaccati  recentemente  dal    rnedesimo. 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  35 

quella  forza  si  tiova  maggiore ,  se  quell'  animale  k  a  san- 
gue  calcio,  iiiiiiore  se  appartiene  a  quelli  a  sangue  fiedclo. 
Ma  e  un  fatto  anche  ben  dimostiato  die  una  tal  forza 
elettro-motrice  decresce  piu  rapidanicnte,  dopo  la  morte , 
nei  priini  di  cpiegli  aniiiiali  e  persiste  piu  a  liuigo  nei  se- 
cond!. Per  dimostrare  questi  due  fatti  ii  miglior  mezzo  e 
queilo  della  opposizione,  clie  per  coiidurre  a  resultati  cer- 
ti  deve  essere  adoperato  coile  segueuti  cautele.  Si  prepa- 
ra  rapidamente  un  niuscolo  della  coscia  di  un  Piccione  e 
di  un  Coniglio,  se  ne  taglia  una  estremita  di  una  lun- 
ghczza  pari  ad  una  mezza  coscia  di  Rana ,  recenteuiente 
preparata.  Si  niettono  in  contatto  le  sezioni  trasversali  di 
questi  due  niuscoli,  e  si  cliiude  il  circuito  del  galvanome- 
tro  toccando  due  punti  della  superHcie  dei  medesimi,  u- 
gualniente  lontani  dalla  loro  superticie  di  contatto  recipro- 
co,  colli  stoppini  del  solito  apparato.  Nei  primi  momenti 
dell'  esperienza  si  ha  una  corrente  difFerenziale,  in  favore 
del  muscolo  di  quell'  animale  a  sangue  caldo.  Questa  cor- 
rente va  quindi  sensibilmente  decrescendo,  e  finalmente 
r  ago  del  galvanometro  si  vede  tornare  a  0°,  il  clie  non 
puo  attribuirsi  ,  nella  nostra  maniera  di  esperimentare , 
alia  produzione  delle  polarita  secondarie.  Poco  dopo  1'  ago 
del  galvanometro  comincia  ad  indicare  luia  nuova  corren- 
te, e  che  e  dovuta  alia  mezza  coscia  della  Rana.  Questa 
corrente  va  successivamente  crescendo  d'  intensita:  quindi 
dopo   molte   ore  si  vede  di   nuovo  sparire. 

G.  Regnaidd  (23)  per  determinare  la  legge  del  de- 
crescimento  della  forza  elettro-motrice  muscolare ,  negli 
animali  a  sangue  caldo  e  in  quelli  a  sangue  freddo ,  co- 
mincia dair  opporre  il  muscolo  ad  una  pila  ternio-elettri- 
ca ,  formata  da  un  numero  tale  di  coppie,  che  le  due 
correnti  si  focciano  equilibrio,  e  nota  i  tempi  successivi 
necessari  perclie  il  valore  della  corrente  muscolare  decre- 
sca  dell'  unita  di  un  grado  al  galvanometro.  In  questo 
modo  e  giimto  a  stabilire  che  per  subire  lo  stesso  grado 
di  indebolimento  il  muscolo  di  un  animale  a  temperatura 
variabile  impiega  un  tenqjo  maggiore  di  queilo  impiegato 
dal  muscolo  di  un  animale  a  sangue  caldo.   Trovo    inoltre 


36  Antonio  Cima 

questo  Fisico,  cio  die  Cn  aiiclie  giu  uotato  da  Matteucci  e 
da  Cima,  die  il  decrescimento  d'  inteiisita  della  corrente 
taiito  iiei  iimscoli  dep;li  aiiiinali  a  sangue  caldo,  die  in 
cjiielli  a  sangue  freddo,  fnio  alia  sua  totale  estinzione,  e 
piu  rapido  sul  piincipio  dell'  cspeiienza  die  dopo  qualche 
tempo  da  die  dura  la  medesima. 

Nel  Capo  seguente,  in  cui  paileiemo  dell' origine  della 
eorrente  muscniare  ,  ci  potremo  dare  ragione  dei  fenonieni 
die   soiio   stati    liferiti   in   questi   due   ultinii   paragrafi. 

§  21."  Da  qiianto  abbiamo  esposto  in  c[uesto  Capo, 
possiamo  intaiito  condiiudere,  die  cio  die  si  ha  di  ben 
dimostrato  intorno  alia   corrente  inuscolare  si   e: 

1."  La  sua  direzione  sempie  costante,  allorche  si 
chiudono  nel  ciicuito  due  puiiti  del  niuscolo ,  uno  dei 
quali  appartenga  alia  siiperficie  esteriia ,  1' altro  alia  sezione 
tiasversale ,   sia   natiiiale   sia   artificiale   del    inuscolo    stesso. 

2.°  Le  tre  leggi  di  essa  corrente,  enunciate  al  §  18 
di   questo  Capo. 

3."  La  mancanza  di  forza  elettro-motrice  nel  tendine, 
e  r  ufficio  del  inedesimo  di  semplice  conduttore,  nel  ca- 
so  della  niaiiifestazione  della  corrente  nei  muscoli  tendi- 
nosi,  e  quindi  quello  di  rappresentare  lo  stato  elettrico 
della  parte   del  muscolo  con   cui  esso  e  a  contatto. 

4."  L'  identicita  delle  due  correnti  propria  e  musco- 
lare,  ossia  della  corrente  dei  muscoli  intieri  e  dei  musco- 
li tagliati,  nonostante  alcune  difFerenze  tra  questa  e  quel- 
la ;  difFerenze  provenienti  dalla  sola  interposizione  del  ten- 
dine ,   e  da  altre   circostanze  accidentali. 

5.°  L' iiitensita  della  forza  elettro-motrice  varia  e  di- 
versa  nei  diversi  muscoli  dello  stesso  animale,  indipenden- 
temente  dalla  diversa  lunghezza  delle  fibre  die  li  costi- 
tuiscono ,  che  abbiamo  notato  essere  una  delle  circostanze 
di  accresciniento  della  forza  elettro-motrice   muscolare. 

6."  Finalmente  1'  intensita  di  (juesta  forza  maggiore 
nei  muscoli  degli  animali  a  temperatura  invariabile  che  in 
quelli  degli  animali  a  temperatura  variabile,  e  la  durata 
e  persistenza  di  essa  dopo  la  morte,  maggiore  in  questi 
animali  che  in  quelli. 


CAPO  II. 

ORIGINE  DELIA  €ORKEKTE  ffllSCOLARE 


b 


r 

§  22.°  Vihiunque  abbia  tennto  dietro  ai  progress!  del 
galvaiiismo  dai  suoi  priinordii  fiiio  ad  oggi,  cliiuriqiie  ri- 
conosca  il  valore  e  la  perfezioue  dei  metodi  speriineutali 
adoperati  in  qiiesti  iiltiini  tempi,  iioii  potra  puiito  didji- 
tare  suUa  vera  origiiie  della  corrente  inuscolare,  intrinse- 
ca  air  aiiiinale  in   cui  si   esplora. 

Puo  nascere  la  questione  .se  quella  corrente  preesista 
nel  nuiscolo  alia  chiusura  artificiale  del  circuito  tra  la  sua 
superficie  di  sezione  naturale  o  artificiale  e  la  sua  super- 
ficie  esterna,  oppure  se  essa  abliia  luogo  solaniente  al 
formarsi  di  quel  circuito.  II  decidersi  questa  questione  in 
un  senso  piuttosto  che  in  un  altro  potra  dipendere  dalle 
viste  teoriclie  die  vorranno  abbracciarsi ,  ma  stara  sempre 
fisso  il  fatto  che,  o  si  consideri  la  produzione  della  cor- 
rente in  un  modo,  o  nell'  altro,  stara  fisso  dico  il  fatto, 
che  qnesta  corrente  ha  origine  nel  muscolo ,  nel  suo  sta- 
to  di  vita  e  di  integrita  di  sua  struttura,  non  gia  fuori 
di  esso. 

Bisognerebbe  poi  rinunziare  a  tutte  le  verita  dimo- 
strate  dalla  fisiologia  o  per  mezzo  di  ragionamenti  i  piu 
ben  foiidati,  o  per  mezzo  dell'  esperienza,  per  non  am- 
mettere  la  produzione  di  una  varieta  grandissima  di  azio- 
ni  chimiclie  nei  tessuti  di  un  corpo  organizzato,  durante 
la  vita.  E  quindi  si  sarebbe  potuto  stabilire,  anche  a 
priori ,  che  nello  stesso  modo  che  in  un  animate ,  per 
virtu  di  quelle  continue  azioni  chimiche,  si  produce  ca- 
lorico ,   si   dovesse  eziandio  produrre   elettricita. 

Restriugendo  poi  le  nostre  considerazioni  al  solo  tes- 
suto  muscolare,  in  cui  si    manifesta    una   vita  cosi  attiva, 


38  Antonio   Cima 

cresce  piii  e  piii  la  probabilita  die  in  esse  debba  succe- 
dere  un  contiuuo  squilibrio  di  elettriciti.  Un  tale  sqiiili- 
biio  siiccedera  necessariamente  anche  negli  altri  tessuti , 
ma  in  virtii  della  niagj;Iore  attivita  vitale  den  ninscoli,  e 
por  la  strnttnra  loio  particolare  librosa,  la  nianitestazione 
della  conente  elettrica  sar^  peicio  stesso,  piu  regolare, 
pill  energica  che  negli  altri  organi. 

§  23.°  Qualnnqne  intanto  possa  esseie  la  forma  dell'  e- 
lettro-niotore  niuscolare,  e  coerente  alle  leggi  fisicbe  co- 
nosciute  1'  ainmettere,  clie  la  cagione  da  cui  dipende  lo 
svilnppo  di  elettricita  nel  muscoloj  stia  nella  azione  chi- 
inica  die  accoinpagna  quegli  atti  nutritivi  ed  organico-vi- 
tali  per  cui  esse  conserva  quella  sua  contrattilita  che  gli 
e  propria,  e  quella  attitudine  a  lispondere  all' azione- qua- 
lunque  siasi  che  i  noivi  esercitano  sul  medesimo,  allorche 
vi  trasportaiio  i  coniandi  della  volonta  o  1'  azione  degli 
stimoli  esteriori. 

Nello  stato  attuale  della  scienza,  assai  poco  conoscia- 
mo  intorno  ai  processi  nutritivi  degli  organi  animali ,  per 
poter  specificare  in  un  modo  preciso  quali  sono  queste 
azioni  chimiche  che  veramente  danno  luogo  alia  produzio- 
ne  dell'  elettricita.  Ma  le  circostanze  diverse  die  modifi- 
cano  le  leggi  della  stessa  corrente  muscolare ,  ne  faniio  co- 
noscere  1'  intima  relazione  tra  questa  corrente,  e  lo  stato 
dei  processi   nutritivi   degli  animali   in  cui   si  nianifesta. 

Codesti  atti  nutritivi  che  negli  animali  a  sangue  fred- 
do  sono  o  cosi  debolL  o  cosi  lenti,  talche  non  sviluppano 
tanto  calorico  da  rendere  la  temperatura  loro  indipenden- 
te  da  quella  del  mezzo  in  cui  essi  vivono ,  si  compiono 
invece  negli  animali  a  sanoue  caldo  con  tal  leiige  da  svi- 
luppare  quella  quantita  di  calorico  che  e  necessaria  per 
mantenere  questi  animali  ad  una  temperatura  costante- 
mente  superiore  a  quella  dell'  ambiente. 

II  coiisumo  magiiiore  di  sostanze  alimentari  che  fan- 
no  (piesti  iiltimi  animali  relativamente  ai  primi,  la  mag- 
gior  ([iiaiitita  di  ossigeno  che  fanno  sparire  nella  loro  re- 
spirazione ,  ne  dimostrano  una  maggiore  attivita  nei  lo- 
ro   processi  nutritivi.  Non  deve  quindi  far  meraviglia    se  i 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  39 

muscoli  degli  animali  a  temperatura  invariabile ,  nello  stesso 
modo  che  sviluppaiio  una  maggior  quantita  di  calorico , 
una  iiiaggioi'  forza  nervosa,  una  maggior  quantita  d' acido 
carbonico  ncl  contrarsi ,  abjjiano  anco  luia  Forza  elettro- 
-motrice  piu  energica  dei  rnuscoli  degli  animali  a  tempe- 
ratura variabile,  e  che  quindi,  a  parita  di  circostanze, 
la  corrente  niuscolare  in  quelli  sia  piu  intensa  clie  in 
questi. 

Ma  se  la  forza  elettro-motrice  e  maggiore  nei  muscoli 
vivi  degli  animali  a  sangue  caldo  che  in  quelli  degli  ani- 
mali a  sangue  freddo,  una  tal  forza  decresce  piu  rapida- 
niente  dopo  la  morte  nei  primi  che  nei  secondi.  Anche 
questo  fatto  e  coerente  ai  principii  della  fisiologia,  ed  e 
una  conseguenza  della  accennata  origine  della  corrente 
muscolare. 

Qualunque  possa  essere  infatti  la  cagione  della  irri- 
tabilita  dei  muscoli,  e  certo  che  la  medesima  e  in  stretto 
rapporto  coUe  funzioni  nutritive,  e  quindi  coUe  azioni 
chimico-organiche  che  avvengono  nei  muscoli  stessi.  Ma 
r  irritabilita  cessa  prima  in  un  muscolo  appartenente  ad 
un  animale  a  temperatura  invariabile,  che  in  un  muscolo 
di  animale  a  temperatura  variabile.  Cio  indica  che  l'  inte- 
gritil  organica  si  altera  piu  presto  in  quello  che  in  questo 
animale ;  e  pero  la  forza  elettro-motrice  deve  cessare  pri- 
ma nei  nuiscoli  d'  un  animale  a  sangue  caldo  che  nei 
muscoli  d'  un  altro  a  sangue  freddo. 

Ecco  dunque  che  la  maggiore  intensity  primitiva  del- 
la forza  elettro-motrice,  e  la  minor  durata  di  essa  nei  mu- 
scoli degli  animali  a  temperatura  invariabile ,  comparativa- 
mente  agli  animali  a  temperatura  variabile,  dimostrate  dalla 
esperienza ,  sono  conseguenze  legittime  dell'  ammessa  ori- 
gine della  forza  elettro-motrice   del  tessuto  muscolare. 

§  2i.°  Procedendo  in  questo  esame  delle  circostanze  che 
modihcano  1'  intensita  e  la  durata  della  forza  elettro-motri- 
ce dei  muscoli,  si  vede  sempre  piu  e  |)iu  come  sia  ragio- 
nevole  far  dipendere  una  tal  forza  dagli  atti  chimico-or- 
ganici  che  avvengono  nei  muscoli  stessi. 

Galvani  osservd    gia    come    la    Rana    in    cui    le    carni 


40  Antonio   Cimv 

soiio  floscie,  bianchiccie,  imbeviite  di  liquido  sieroso,  le 
coiitrazioiii  si  inanifestavano  debolissiine  e  spesso  manca- 
vaiu).  Le  Rane  in  questo  stato,  che  accenna  ad  un  depe- 
liiuciito  di  niitriziono,  mi  diedero  aiiche  sogui  di  corrcnte 
al   galvaiioinctro    molto   piii   dcl)()li   di'W  oidiiiario. 

E  poi  |)rovato  da  iiii  jiran  iiunicio  di  esperimenti 
fatti  prima  da  Matteucci  (2i)  e  <{uiiidi  ripetiiti  da  Ci- 
ma  (2'))  fbe  I'  inanizioiie,  la  inancaiiza  assoluta  o  la 
diininiizioiie  della  respirazione  e  della  circolazione  ,  V  abbas- 
samento  troppo  fjraiide  di  temperatiira ,  oppuie  un  innal- 
zainento  ecce.-^sivo  di  essa ,  sono  taute  cagioni  die  modifi- 
cano  neir  intensiita  e  nella  durata,  e  in  ceiti  casi  distrug- 
gono  anche  la  forza  elettro-motrice  dei  muscoli.  Al  contrario 
tutto  cio  die  teiide  a  rendere  pin  attiva,  piu  energica  la 
vita  del  muscolo  ,  produce  anco  un  auinento  nella  sua 
forza  elettro-motrice. 

E  a  questo  proposito  credo  sia  utile  notare  la  in- 
fluenza die  esercitano  alcuni  liquidi  sulla  intensita  della 
correiite  muscolare.  La  correiite  mauifestata  da  lui  musco- 
lo immerso  per  un  istante  nella  soluzione  satnra  di  sal 
marino  si  trova  auinentata.  Cio  si  spiega  coll'  aumento  di 
conducibilita  acquistata  dal  muscolo  per  il  contatto  di 
questo  liquido.  Ma  non  e  di  questo  elFetto  die  intendia- 
mo  parlare,  bensi  della  diminuzione  sensibilissima  die  ma- 
nifesta  nella  sua  intensita  la  corrente  di  quel  muscolo, 
se  r  immersione  in  quella  soluzione  ha  durato  invece  per 
qualche  tempo.  Al  contrario  1'  immersione  del  muscolo  snf- 
ficientemente  proluiigata  in  una  soluzione  di  solfato  di  so- 
da o  di  solfato  di  magnesia  accresce  e  conserva  piii  a  Inn- 
so   la  forza  elettro-motrice   del   medesimo. 

Ora  e  noto,  dietro  1'  esperienze  di  Dumas,  die  il 
sale  marino  lia  iin'  azione  particolaie  sopra  i  globoli  del 
sangue,  allordie  agisce  in  una  certa  quantita  e  per  un 
certo  tempo,  azione  die  consiste  nel  rompere,  nel  disor- 
ganizzare  i  globoli  stessi.  E  cosi  e,  secondo  questo  Chi- 
mico,  die  si  potrebbe  spiegare  la  prodnzionc  dello  scor- 
buto  dair  uso  continuo  e  proluugato  delle  carnl  salate. 
II  solfato  di  soda  ed  il  solfato  di    magnesia    hanno    invece 


RiCEUCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  41 

uii'  azione  contraria ,  quella  cioe  tli  mantenere  per  iiii 
teinjjo  |)iu  luii^o  dell'  ordiiiaiio,  iiitieri ,  <;  dim  vivi ,  i 
globoli  del  saiij^iie.  Non  si  jjotreljbe  (|iiiiidi  dire  die  (juel- 
l'  azione  diversa  esercitata  da  quel  liquidi  sopra  la  f'orza 
elettio-motrice  dei  muscoli ,  sia  in  relazione  coUa  azione 
clie  essi  esercitano  sui  globoli  del  sangue ;  e  non  si  avieb- 
be  quindi  una  nuova  confcnua  di  cio  die  si  disse ,  clie 
la  forza  eiettro-motrice  muscolare  dipende  dai  processi  nu- 
tritivi   die  avveii<;ono   nel   jxuendiinia' dei   iniiscoli   stessi  ? 

§  25.°  L'  irritabilita  propria  dei  inuscoli  e  indubitataineii- 
te  subordinata  alio  stato  del  processi  diimico-organid  dei 
niuscoli  stessi ,  e  pero  credo  sia  interessante  indagare  in  die 
rapporto  sta  la  Forza  elettro-niotrice  dei  niuscoli  colla  lo- 
ro  irritabilita.  Una  tale  questione  parini  non  siasi  sutficien- 
teincnte  studiata. 

Nobili  dice  »  Le  Rane  non  si  scuotono  all'  azione 
);  della  propria  correiite ,  die  per  poco  tempo:  la  loro 
»  corrente  coiitiima  iiivece  ad  agire  sul  galvanoinetro  per 
»  pill  ore.  In  questo  intervallo  e  ben  da  suppoire  die  si 
»  spenga  nella   Rana  ogni  residuo  delle  forze  vitali    (26)  ». 

Matteucci  ainuiette  die  le  contrazioni  proprie  cessano 
nella  Rana  dopo  10  o  1.5  minuti ,  nientre  i  segiii  di  cor- 
rente die  vanno  rapidamente  decrescendo  sul  principio, 
e  die  quindi  contiiiuano  a  sceinare ,  ma  non  nella  stes- 
sa  proporzione,   durano  qualdie  volta  fino   2i   ore   (27). 

A  questi  fatti  posso  aggiugnere  1'  osservazione  che  ho 
potuto  fare  niolte  volte.  Succede  sovente  di  preparare 
dei  Ranocchi  i  quali  o  nou  si  coutraggono ,  o  si  coiitrag- 
gono  debolniente,  nientre  invece  presentano  dei  segni  di 
corrente  al  galvanoinetro  piii  sensibili  d'  altri  die  si  cou- 
traggono forteniente. 

Da  tutto  cio  si  potrebbe  dedurre  die  la  torza  eiet- 
tro-motrice dei  muscoli  dura  piii  a  Inngo  della  loro  irri- 
tabilita. Tiittavia  conveniva  assicnrarsi  se  la  maiicanza  di 
contrazioue  nolle  Rane,  die  contiiiuano  a  niaiiilostarc  i 
segni  di  corrente  al  galvanoinetro,  dipendeva  dacclie  1'  ir- 
ritabilita muscolare  era  in  esse  alTatto  estinta,  oppure  dac- 
clie la   corrente  muscolare  era  diventata  troppo  debole   per 

T.     IX.  I) 


•i2  Antonio  Cima 

eccitaie  i  muscoli  alia  contrazione.  Ora  ho  osservato  die 
operaiulo  con  coireiiti  piii  lorti  su  muscoli  clie  non  si 
contraggono  piu  per  la  propria  conente,  si  giunge  a  far- 
li  colli ranc  ancora  i)cr  (jualclie  tempo;  tiittavia  coiiti- 
nuando  ancora  ad  operare  con  ([uelle  correuti  si  arriva  a 
questo  risultato  costante,  clie  1'  irritability  nei  muscoli  del- 
la  Raiia  e  di  altri  animali  cessa  niolto  tempo  prima  che 
in   cssi   cessi  afVatto   la   foiza   elcttro-motrice. 

§  26."  Secondo  i  principii  tcorici  aininessi  da  Galvaui 
e  dagli  aiiticlii  cultori  dell'  elettricita.  animale,  il  nerve 
che  si  distrihuisce  in  un  tnuscolo  avrehbe  una  parte  atti- 
va  iiella  prodnzioue  delle  contrazioni  galvaniche,  e  qnin- 
di  iiella  produzione  della  conente  che,  dopo  il  Nobili, 
si  animise   come   cagione  di  quelle   contrazioni. 

Matteucci  peraltro  dimostro,  fino  dai  prinii  tempi  in 
cui  si  occupo  di  elettricita  animale,  clie  nella  produzione 
della  corrente  muscolare  non  ha  influenza  alcuna  il  nervo, 
che  ordinariamente  si  lascia  libero  fuori  del  muscolo  sot- 
toinesso  alio  esperiinento.  Dimostro  anzi  che  detta  conente 
era  piii  forte,  allorche  si  Ibrmava  una  pila  di  gambe,  di 
coscie,  di  inezze  coscie  di  Rana ,  in  modo  da  non  fare  en- 
trare  il  nervo  nel  circuito ;  e  da  cio  dedusse  che  il  nervo 
non  esercita  direttainente  alcuna  influenza  sulla  forza  elet- 
tro-motrice  del  muscolo.  Togliendo  quindi,  nel  modo  piu 
completo  ])ossibile,  le  ramificazioni  nervose  nell'  interno 
dei  muscoli ,  trovo  clie  le  pile  formate  con  questi  musco- 
li presentavano  una  corrente  di  una  intensita  non  inferio- 
re  a  quella  clie  manifestavano ,  tutte  le  altre  circostanze 
restando  uguali,  le  pile  formate  coi  muscoli  in  cui  siansi 
lasciate  quelle  ramificazioni  nervose  (28).  Tauto  nel  caso 
di  muscoli  tagliati,  che  di  muscoli  intieri ,  il  nervo  non 
farebbe  quindi  clie  da  conduttore,  e  peio  rappresentereb- 
be  lo  state  elettrico,  sia  dell'  interno,  sia  della  sezione 
longitudinale  del  muscolo,  con  cui  si  trova  a  contatto.  E 
siccome  la  presenza  del  nervo  allunga  ordinariamente  il 
circuito,  cos'i  ne  viene  che  allorquando  esso  fli  parte  del 
medesiino,  1'  intensita  della  corrente  nei  muscoli  e  in  ge- 
nerale  minora. 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  4.3 

Dietro  ci6  si  spiegherehbe  la  nessiina  influenza  eser- 
citata  sulla  forza  elettro-motrice  dei  muscoli  dalla  introdu- 
zioiie  iieil'  orgaiiismo  dell'  acido  prussico  e  dei  veleui  nar- 
colici,  la  di  cui  azione  senibra,  ahneno  sul  principio,  li- 
mitata  al  sistema  nervoso. 

Secotido  Giiinelli  peraltro  i  nervi  esercitevebbero  una 
parte  attiva  nella  produzione  dei  fenomeni  elettiici  dei 
muscoli ,  il  cbe  egli  deduce  da  molte  cousiderazioni  spe- 
cialmente  d'  ordine  fisiologico  (29). 

§  27.°  Ma,  a  niio  credere,  per  studiare  conveniente- 
mente  1'  influeziza  del  sistema  nervoso  sulla  forza  elettro- 
-motrice  muscolare,  deve  distinguersi  innanzi  tutto  1'  uffi- 
cio  che  puo  fare  il  nervo  fuori  della  massa  muscolare  nel- 
la quale  si  manifesta  la  corrente  o  la  contrazione  galvani- 
ca,  da  quello  die  esso  nervo  puo  esercitare  nel  parenclii- 
ma  del   muscolo  e  nella  vita  propria  di   quest'  organo. 

Ora  die  il  nervo  il  quale  sta  fuori  del  muscolo  nori 
faccia  die  da  semplice  conduttore  nelle  esperienze  sulla 
corrente  muscolare ,  e  una  delle  verita  meglio  stabilite  in 
Elettro-Fisiologia.  Vediamo  infatti  che  la  corrente  in  un 
muscolo  munito  d'  un  tronco  nervoso  che  si  prolunga  al 
difuori,  siegue  tutte  le  vicende  della  diversa  conducibilita 
del  nervo  stesso.  Vediamo  che  esso  nervo  puo  essere  in 
cio  rimpiazzato  da  uu  filo  di  cotone  o  di  lana  bagnato  di 
liquido  conduttore. 

Per  stabilire  poi  1'  ufficio  che  puo  esercitai'e  il  siste- 
ma nervoso  nel  parendiima  del  muscolo  nella  produzione 
della  corrente  muscolare ,  credo  debba  partirsi  dalla  distin- 
zione  che  si  trova  oggi  ben  stabilita  tra  i  nervi  motori , 
e  i  nervi  senzienti ,  e  convenga  studiar*^  qual  classe  di 
questi  nervi  influisca  sulla  irritabilitii  e  sulla  vita  plastica 
dei  muscoli. 

§  28.°  Se  in  un  animale  vivo  si  taglia  un  nervo  sem- 
plicemente  motore,  in  modo  che  il  medesimo  non  comu- 
nichi  pill  coll'  asse  cerebro-spinale,  si  osserva  che  questo 
nervo  non  perde  immediatameiite  la  sua  eccitabiiita ,  os- 
sia  la  proprieta  di  eccitare  la  contrazione  nei  muscoli  in 
cui    si    distribuisce ,    allorche    viene    irritato    direttamente. 


■l  i  Antonio   Cima 

Cio   iisulta  da  molte  esperienze    di    Legallois,    di    Midler, 
di    Sticker,   di   Steinruck,   di  Longet. 

L'  ultimo  di  qiiesti  Fisiologi  isolando  i  nervi  motori 
dei  iimscoli  iu  Cani  c  Gonigli,  ed  irritaiido  questi  nervi 
per  mezzo  della  correiite  elettrica,  trovo  die  essi  si  maii- 
tenevano  eccitabili  e  capaci  di  mettere  in  contrazione  i 
innscoli  sottoposti,  per  quattro  giorni  circa,  dacclie  non 
conuniicavano  pin  coU'  asse  cerebro-spinale.  Dopo  il  qual 
tempo  diventavano  insensibili  all'  azione  della  corrente.  I 
neiTi  motori  dunque  possono  conservare  per  qualche  tem- 
po, indipendentemente  dall'  asse  cerebro-spinale,  la  loro 
eccitabilita,  senza  peraltro  essere  capaci,  per  cosi  dire,  di 
riprodnrre  per  se  stessi  quel  principio,  o  quella  forza  che 
sia,  clie  gli  rende  eccitabili  e  capaci  di  far  contrarre  i  jnu- 
scoli  (30). 

Lo  stesso  Longet  poi  ha  dimostrato,  che  mentre  do- 
po il  quarto  giorno  dacche  si  e  tagliato  il  nervo  motore 
die  va  ad  un  muscolo ,  questo  non  si  contrae  piu,  eccitan- 
do  anche  fortemente  il  nervo  per  mezzo  di  una  corrente 
elettrica,  esso  continua  tuttavia  a  contrarsi  per  parecchi 
mesi,  applicando  direttamente  uno  stimolo  alia  fibra  mu- 
scolare  (31).  Questa  esperienza  che  ci  da  gl' istessi  resulta- 
ti,  colle  stesse  fasi  (  coUa  debita  misnra  di  tempo  ben 
inteso  )  anche  in  un  muscolo  separato  da  un  animale  e 
munito  del  suo  nervo  motore,  scioglie  direttamente  la 
questione  eccitata  in  Fisiologia  fino  dai  tempi  di  Haller, 
se  r  irritabilita  muscolare  dipenda  totalmente  dalla  ecci- 
tabilita dei  nervi  oppure  dalla  stessa  fibra  muscolare. 

Una  osservazione  intanto  che  non  lasceremo  di  fore 
e  che  e  dovuta  alio  stesso  Longet,  si  e  che  dopo  che 
erano  stati  tagliati  i  nervi  motori  che  si  distribuiscono  ai 
muscoli  facciali  di  un  Cane,  e  die  quiiidi  i  nervi  stessi 
avevano  gia  da  lungo  tempo  perduta  la  loro  eccitabilita, 
quei  muscoli  non  solo  avevano  conservato  la  facolta  di 
contrarsi  irritati  direttamente ,  ma  avevano  anche  (  si  no- 
tino  c[ueste  parole  )  conservato  il  loro  colore  proprio  e 
quasi   perfettainente  il   loro  volume  naturale. 

Da  tutto  cio  dobbiamo  condiiudere  che  i  muscoli  non 


RlCERCHE     ELETTRO-FI8IOLOGICHE  45 

ricevono  dai  nervi  detti  motori  la  loro  proprieta  di  con- 
trarsi,  ma  solo  lo  stimolo  per  cui  si  contraggono ;  che 
potreino  quindi  siipporre  distrutta  afFatto  o<;iii  traccia  di 
sistema  neivoso  inotore  in  uii  muscolo ,  senza  die  questo 
cessi  di  contrarsi  venendo  eccitato.  Dobbiaiiio  inoltre  con- 
chiudere  che  i  nervi  motori  non  hanno  alcana  influenza 
sulla  vita  plastica  e  sugli  atti  nutritivi  della  sostanza  inu- 
scolare ;  e  che  stando  quindi  a  quanto  abbiamo  aniniesso 
sulla  origine  della  forza  elettro-motrlce  muscolare,  il  si- 
stema nervoso  motore  non  ha  influenza  alcuna  sulla  for- 
za stessa. 

§  29."  Maggiore  sembra  essere  V  influenza  che  eserci- 
tano  sulla  contrattilita  e  sui  processi  organici  dei  muscoli 
i  nervi  sensitivi.  Ptisulta  infatti  dalle  esperienze  dello  stes- 
so  Longet ,  che  mentre ,  come  si  disse,  1'  irritabilita  mu- 
scolare rimane  intatta  tre  mesi  dopo  il  taglio  dei  nervi 
motori,  essa  si  trova  notabilmente  diminuita  dopo  sei  set- 
timane  dal  taglio  dei  nervi  sensitivi ,  oltreche  in  questo 
caso  i  muscoli  si  trovano  scolorati  e  depauperati  nella  lo- 
ro nutrizioiie  (32).  Queste  esperienze  intanto  dimostra- 
no  che  1'  irritabilita  e  la  nntrizione  dei  muscoli,  sebbe- 
ne  non  siano  immediatamente  dipendenti  dal  sisteina  ner- 
voso sensitivo,  tuttavia  sono  in  parte  subordinate  al  suo 
potere. 

Infatti  nelle  estremita  capillari  dei  vasi  sanguinei , 
dove  sembrano  operarsi  gli  atti  nutritivi  che  mantengono 
gli  orgaui  in  ([uello  stato  in  cui  sono  capaci  a  manifesta- 
re  le  loro  proprieta  organico-vitali ,  non  puo  disconoscersi 
r  influenza  delle  ultime  ramificazioni  del  sistema  nervoso 
sensitivo,  di  quelle  ramificazioni  dette  fibre  grigie,  o  or- 
ganiche.  Dovra  necessariamente  succedere  una  lesione  nel- 
la nntrizione  degli  organi  tutti  e  quindi  del  sistema  mu- 
scolare, allorche  manca  1'  influeuza  di  quel  nervi  sopra  le 
ultime  ramificazioni  di  quel  vasi  nutritivi,  una  alterazione 
in  quegli  atti  chimico-organici  che  abbiamo  ammesso  do- 
ver  dare  orieine  alia  forza  elettro-muscolare.  Nello  stesso 
modo  che ,  lesa  la  nntrizione ,  il  muscolo  perde  il  suo  co- 
lore,  si    atrofizza,  non    sviluppa    piu  la  solita   quantita  di 


46  Antonio   Ciaia 

calorico ,  non  si  contrae  piu  sotto  1'  azione  degli    stimoli , 
perderu  anche  la  facolti  di  sviluppare   elettricitii. 
§  30.°  Couchiudendo  dunque  diio : 

1.°  Che  r  oiigine  della  corrente  muscolare  e  intrinse- 
ca  al  muscolo  stesso; 

2.°  Che  questa  corrente  si  produce  dagli  atti  nutriti- 
vi  che  avvengono  nel  muscolo ,  ncllo  stesso  modo  che  dai 
niedesimi  si  sviluppa  calorico  e  forza  muscolare; 

3.°  Che  tutte  le  circostanze  che  tendono  a  diminui- 
re,  ad  alterare,  ad  annuUare  gli  atti  nutritivi  nel  mu- 
scolo ,  scemano ,  alterano ,  annuUano  anche  la  corrente 
muscolare  ; 

4-.°  Che  invece  una  energia  maggiore  negli  atti  nu- 
tritivi suddetti  trae  seco  una  maggiore  energia  nella  forza 
elettro-motrice  dei  niuscoli ; 

5."  Che  questa  forza  elettro-motrice  persiste  piu  a 
lungo  nei  muscoli,   che  la  loro  irritabilita  propria; 

6.°  Che  il  sistema  nervoso  motore  non  sembra  eser- 
citare  alcuna  influenza  suUa  forza  elettro-motrice  muscola- 
re, perche  non  ne  esercita  alcuna  sulla  vita  organica  dei 
muscoli ; 

7.°  Che  il  sistema  nervoso  sensitivo  al  contrario  deve 
esercitare  un'  influenza  su  quella  forza  elettro-motrice,  per- 
ch6  la  esercita  anche  sugli  atti  nutritivi  che  avvengono 
nel  muscolo. 


CAPO  III. 


IPOTESI  SULLA  FOKfflA  DELL'  ELETTRO-HOTORE 
niSCOLAKE 


§  31.°  XJa  determinazlone  della  forma  e  della  natura 
deir  elemento  elettro-motore  del  muscolo  e,  come  dice 
Matteucci ,  una  scoperta  impoitante  che  ci  rimane  a  fa- 
re (33).  Questo  elettro-motore  e  senza  analogia,  come  egli 
steeso  avverte,  con  tutte  le  pile  che  abbiamo.  Basta  per 
provar  cio  il  considerare  che  le  due  estremita  di  un  mu- 
scolo intiero  hanno  ambe  lo  stesso  stato  elettrico,  mentre 
e  diverse  lo  stato  elettrico  nelle  due  estremita,  o  poli , 
d'  un  elettro-motore  voltiano  e  di  tutte  le  modificazioni 
del  medesimo.  Basta  il  considerare  che  se  tagliamo  tras- 
versalmente  un  nuiscolo,  le  due  superficie  prodotte  col 
taglio  manifestano  lo  stesso  stato  elettrico,  mentre  avvie- 
ne  diversamente  se  dividiamo  trasversalmente  in  due  par- 
ti un  elettro-motore  di  Volta.  Basta  il  riflettere  che  men- 
tre nel  gastronemio  ed  in  altri  muscoli  aventi  una  estre- 
mita tendinosa,  vi  e  una  corrente  che  va  nel  muscolo  da 
questa  estremita  all'  estremita  carnosa,  se  tagliamo  per 
meta  trasversalmente  questi  muscoli^  abbiamo  che  nella 
porzione  tutta  carnosa  vi  e  sempre  una  corrente  che  ha 
la  stessa  direzione  che  nel  muscolo  intiero ,  mentre  che 
neir  altra  meta  tendinosa  non  si  manifesta  spesso  segno 
alcuno  di  corrente.  Fenomeni  questi  che  non  presentano 
nessuna  analogia  con  tutte  le  diverse  specie  di  pila  Vol- 
taica  hnora  conosciute. 

Senza  pretendere  di  aver  fatto  codesta  scoperta  espor- 
ro  una  mia  particolare  ipotesi  colla  quale  credo  possiamo 
figurarci,  in    un    modo    sufficientemente    esatto,    la    forma 


^S  Antonio   Cima 

deir  el(Mnento  elettro-inotore  del  iniiscolo ,  partendo  dai 
dati  soinniinistratici  dall'  anatomia  sulla  struttura  della  iibra 
muscolare,  e  dal  risultato  di  un  ceito  numero  di  espe- 
rieiize  d'  oidine   (isico. 

§  32.°  Principicio  intanto  dall'  esporre,  prendendo  per 
guida  il  KoUiker  (31),  t[uaiit()  di  pii'i  positive  e  condiicente 
alio  scoj)o  clie  mi  propoiij^o,  si  couosce  intoriio  alia  isto- 
logia  del  sisteina  muscolare  voloutario.  I  Fascetti  primitivi 
che  formano  le  masse  muscolaii  risiiltano  dalle  cosl  dette 
fibrille  innscolari  elementari ,  o  fibre  primitive.  Queste  fdiril- 
le  die  possono  facilmonte  separarsi  le  une  dalle  altre  col- 
la  cozione,  col  la  maceiazione ,  e  con  altri  mezzi ,  sono 
natuialmente  unite  fia  di  loro  per  via  di  una  sostanza  in- 
termedia, omogenea,  viscosa,  all)uniiuosa.  Un  certo  nu- 
mero poi  di  queste  fibrille,  insieme  unite  per  mezzo  di 
questa  sostanza  intermedia  ,  e  clause  ,  per  cosi  dire , 
in  una  guaina  comune,  detta  sarcolema ,  costituiscono  i 
fascetti  primitivi  dei  muscoli.  E  un  certo  numero  di  tali 
fascetti,  uniti  paralellamente  fra  di  loro  e  coperti  anche 
da  un  sarcolema,  formano  le  masse  muscolari.  Le  fibrille 
sono  varicose,  cioe  a  dire,  presentano  a  degli  intervalli 
piccolissimi ,  che  Kolliker  dice  di  0"'™,0009  aV"',002,  dei 
rigonfiamenti  piu  o  meno  considerevoli ;  e  siccome  in  tut- 
to  lo  spessore  di  un  fascetto ,  queste  parti  rigonfie  delle 
fibrille  vicine ,  come  le  parti  ristrette ,  sono  rispettivamen- 
te  collocate  alia  stessa  altezza,  ossia  nello  stesso  piano, 
cosi  ne  risulta  che  il  fascetto  mostra  delle  strozzature  o 
solcature  trasversali. 

Riguardo  alia  natura  delle  fibrille  primitive ,  gli  Ana- 
tomici  non  sono  d'  accordo  fra  di  loro  ;  ma  non  staro  qui 
ad  esporre  le  diverse  opinioni  emesse  intorno  a  questo 
punto.  Dir6  solo  col  Kolliker,  che  se  e  vero  che  le  va- 
ricosita,  cioe  a  dire,  i  rigonfiamenti  collocati  a  intervalli 
ugnali ,  sono  la  vera  causa  dell'  apparenza  solcata  dei  fa- 
scetti muscolari ,  non  deve  ripugnare  1'  ammettere  che  le 
fibrille  elementari  sono  esse  stesse  composte  di  particelle 
piu  piccole  ,  di  quelle  particelle  che  Browman  chiama 
elementi  muscolari  (  sarcous  elements  ). 


RiCERCHE    ELETTR0-FI8I0L0GICHE  4-9 

Contro  una  tale  opinione  KoUiker  stesso  fa  alcune 
obiezioni,  coiisistenti  specialmeiite  in  ciu,  die  quell'  ap- 
pareiiza  varicosu  non  e  una  conseguenza  necessaria  della 
accennata  loiinazione  delle  fibrille.  Tuttavia  evidentenien- 
te  questo  Anatomico  propende  verso  questa  opinione ,  non- 
ostante  non  si  decida  apeitaniente  in  favoie  della  niede- 
siina  (35) ;  per  cui  io  1'  assumero  come  una  dellc  tante 
ipotesi  che  si  possano  fare  sulla  struttura  iritinia  delle 
fibrille   nmscolari. 

§  .'{3."  Annnesso  intanto  cbe  1'  elemento  elettro-molore 
muscolare  non  ba  analogia,  o  almeno  non  e  perfettamen- 
te  identico  coll'  elettro-motore  di  Volta,  ideai  e  sottoinisi 
alia  esperlenza  diverse  disposizioni  cbe  nientre  differivano 
da  quella  della  pila  di  Volta,  avevano  di  comune  con 
questa  la   produzione  della  corrente   elettrica. 

Tra  queste  disposizioni  quella  cbe  meno  imperfetta- 
mente  esprinie  la  struttura  della  fibra  muscolare,  e  meglio 
mi  da  ragione  della  produzione  e  delle  leggi  della  corrente 
dei  niuscoli,  e  quella  cbe  passo  a  descrivere,  e  cbe  pre- 
ferisco  a  tutte  le  altre  cbe  si  possono  ideare ,  in  quan- 
tocbe  mi  spiega  anciie,  fino  a  certo  punto,  i  fenomeni 
elettrici  die  avvengono  in  un  muscolo  allorclie  esso  antra 
in  contrazione. 

Supponiamo  di  avere  tanti  discbetti  di  un  metallo 
qualuuque,  per  esempio  di  zinco,  disposti  tutti  paralel- 
lamente  fra  di  loro  e  cbiusi  in  una  guaina  di  sostanza  con- 
duttrice,  come  sarebbe  in  una  lunga  borsa  di  cotoiie,  ira- 
bevuta  di  un  liquido  capace  di  agire  cbiinicamente  su  quei 
disdietti  {  Fig.  6  ).  Facendo  passare  un  filo  per  la  guaina 
tra  un  disdietto  e  1'  altro ,  questi  resteranno  ad  una  certa 
distanza  fra  di  loro ,  e  non  saranno  a  contatto  col  liquido 
della  borsa  cbe  nel  loro  orlo.  A  rappresenta  1'  esterno ,  D 
il  taglio  longitudinale  di  questa  pila. 

Questa  specie  di  pila  mi  rappresenta ,  con  una  certa 
apparenza  di  verita ,  la  fibra  muscolare  priniitiva.  Quei  di- 
scbetti saranno  gli  dementi  della  fibra  stessa,  quella  borsa 
bagnata  di  un  liquido  cbe  agisce  sugli  orli  dei  discbetti, 
sari  quella  sostanza  intermedia,  cbe  awolge  e    unisce   fra 

T.    IX.  7 


50  Antonio   Cima 

di  loro  le  particelle  eleinentari  della  fibra.  Qiiei  dischetti 
sono  separati  gli  uni  dayli  altri  e  ad  una  certa  distanza 
reciproca,  come  devono  esserlo  le  particelle  elementari 
della  libra  miiscolare ,  senza  di  die  la  libra  stessa  non  po- 
trebbe  raccorciarsi  allorche  si  contrae.  Supponendo  poi  un 
certo  numero  di  quelle  pile  unite  fra  di  loro  paralella- 
mente  e  chiuse  in  una  specie  di  tubo  di  altra  sostanza 
conduttrice  dell'  clettricita,  non  attaccabile  dal  liquido  che 
bagna  le  borse  contenenti  quei  dischetti ,  come  sarebbe 
un  tubo  sottile  di  platino  ,  che  rappresenti  il  sarcolema , 
avremo  un'  immagine  sebbene  imperfetta  di  un  fascetto 
muscolare. 

§  31."  Sperimentando    con   quella  specie  di   pila    ho  in- 
tanto  tutti  gli  effetti  che  si  hanno  in  un  muscolo.  Infatti : 

1.°  Se  per  mezzo  del  filo  del  galvanometro  chiudo  il 
circuito  tra  due  punti,  comiuique  distanti  fra  di  loro, 
p ,  p  {  Fig.  7  )  appartenenti  alia  borsa  che  chiude  i  di- 
schetti ,  oppure  air  involucro  di  platino  che  chiude  un 
certo  numero  di  pile ,  non  ho  nessun  segno  di  corrente , 
nel  modo  stesso  che  non  si  ha  nianifestazione  alcana  di 
corrente  muscolare  allorche  si  chiude  il  circuito  tra  due 
punti  appartenenti  alia  superficie   esterna  di   un   muscolo. 

2."  Se  per  mezzo  del  filo  del  galvanometro  (  Fig.  7.  ) 
chiudo  il  circuito  tra  uno  dei  dischetti  z ,  niesso  alio  sco- 
perto,  e  un  punto  qualunque  p  della  borsa,  o  dell'  in- 
volucro esterno ,  ho  una  corrente  che  nel  filo  dell'  istru- 
mento  e  diretta  da  //  in  :;_,  e  per  conseguenza  nell'  in- 
terno  della  pila  da  z  in  p  ;  nella  stessa  guisa  die  si  ha 
una  corrente,  diretta  in  inodo  identico ,  allorche  si  chiu- 
de il  circuito  tra  un  punto  appartenente  alia  sezione  tras- 
versale  di  un  muscolo  e  un  punto  spettante  alia  sua  su- 
perficie esterna. 

3.°  Se  si  chiude  il  circuito  tra  i  due  dischetti  estre- 
ini  z^  z  messi  alio  scoperto  (  Fig.  8.  ),  non  vi  sara  cor- 
rente se  tutti  i  punti  della  circonferenza  di  ciascun  di- 
schetto,  e  ciascuno  di  questi  in  particolare,  sono  egual- 
mente  attaccati  dal  liqiiido  che  bagna  la  borsa.  Nello  stes- 
so modo    non    si  ha  corrente  alcuna    allorche  si  chiude  il 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  51 

circuito  tra  due  sezioni  trasversali  di  un  muscolo,  se  que- 
ste  sono  simmetriche  .  cioe  a  dire  se  sono  egualmente  di- 
stant! dalla  parte  media  del   medesirno. 

4.°  Se  r  azione  chimica  del  liquido  non  soddisfa  a 
quella  condizione  di  essere  uguale  in  tutti  i  punti  di  cia- 
scun  dischetto  e  in  ciascuno  di  questi  in  particolare,  ho 
una  corrente  allorche  chiudo  il  circuito  tra  i  dischetti 
z ,  z  ,  messi  alio  scoperto.  E  questa  corrente  sara  in  una 
direzione  o  nell'  altra,  secondoche  i  dischetti  piu  attacca- 
ti  appartengono  alia  estremita  z  o  alia  estremita  z  .  Se 
poi  il  dischetto  piii  attaccato  stesse  nel  mezzo  della  pila, 
non  si  avrehhe  corrente  alcuna.  Questi  casi  sono  parago- 
nabili  a  quclli  die  ne  presentano  i  niuscoli,  nei  quali  si 
ha  una  corrente  elettrica ,  allorche  si  chiude  il  circuito 
tra  due  tagli  trasversali,  ma  questi  non  sono  simmetrici, 
cioe  non  sono  egualmente  lontani  dalla  parte  media  del 
muscolo  stesso.  In  questo  caso  la  corrente  e  diretta  nel- 
r  arco  conduttore ,  dal  taglio  piii  lontano  dalla  parte  me- 
dia del  muscolo  a  quelle  che  e  piu  vicino. 

I  fenomeni  presentati  da  quella  pila  nei  quattro  casi 
su  accennati ,  in  circostanze  identiche  a  quelle  dei  musco- 
li,  dipendono  da  proprieta  elettrico-chiniiche  tanto  ele- 
mentari   clic   credo  inutile  fermarmi  a  spiegarli. 

Partendo  iiitanto  da  alcuni  fatti  anatoniici  ci  possiamo 
dar  ragione  di  cio  che  i  muscoli  presentano  di  analogo  in 
dette  circostanze  con  quella  specie  di  pila.  Le  arterie  de- 
stinate  alia  nutrlzione  delle  fibre  muscolari  formano  nelle 
loro  ultime  ramificazioni  un  reticolo  di  vasi  capillar!  che 
si  insinua  tra  le  fibre  muscolari  stesse,  e  le  awolge  da 
ogni  parte ;  cosicche  ciascun  fascetto  primitivo  e  attorniato 
da  una  porzione  del  inedesiino.  Ma  le  maglie  di  questo 
reticofo  non  sono  uguahnente  serrate  in  tutti  i  punti  della 
lunghezza  di  una  fibra  muscolare ;  e  quindi  ne  avverri  che 
la  quantita  di  sangue  che  arriva  in  tenq)i  uguali  su  por- 
zioni  uguali  di  una  data  fibra,  sara  necessariamente  diver- 
sa.  Possiamo  percio  ragionevolmente  supporre  die  1'  ener- 
gia  degli  atti  nutritivi  non  debba  essere  uguale  in  tutta 
r  estensione  di  una    data    fibra  muscolare,  ne   in    tutte  le 


52  Antonio  Cima 

fibre  che  costitiiiscoiio  iin  tlato  foscetto.  Quindi  non  sara 
iiguale  la  quant itu  di  elettiicitii  che  si  svolge  nei  siiigoli 
puiiti  di  lui  iniiscolo,  e  quindi  sara  diverse  io  stato  elet- 
trico  dei  medesinii ,  se  lo  sviliqqjo  di  questa  elettricita  e 
un   effetto  di  quegli   atti  nutritivi. 

Una  tale  supposizione  sulla  difFerenza  di  energia  degli 
atti  nutritivi  nei  diversi  punti  della  fibra  muscolare ,  vie- 
ne  anche  appoggiata  dalle  osservazioni  anatomiche  sulla 
distrihuzione  dei  nervi  che  accompagnano  i  vasi  sanguinei 
dei  muscoli.  Come  abbiamo  altrove  accennato,  e  un  fatto 
ainmesso  dai  Fisiologi  che  Ic  ultime  rainificazioni  del  si- 
stema  nervoso  sensitive,  e  forse  con  piii  probabilita  le  fi- 
bre nervose  grigie ,  abbiano  una  influenza  grandissinia  su  gli 
atti  nutritivi  che  si  conipiono  nelle  estreniita  capillari ,  o 
per  mezzo  delle  estremita  capillari  dei  vasi  sanguinei.  Ora 
risulta  dalle  osservazioni  anatomiche  (36)  che  le  ultime 
rainificazioni  nervose  non  si  distribuiscono  ugualmente  su 
tutta  la  niassa  di  un  muscolo,  ma  che  invece  occupano 
uno  spazio  molto  ristretto ,  cosicche  le  diverse  parti  di 
esso  non  si  trovano  in  relazione  coi  plessi  forinati  da  quel- 
le sottilissiine  rainificazioni  nei'vose,  che  per  una  estensio- 
ne  molto  limitata.  E  intanto  ragionevole  ammettere  che, 
la  dove  maggiore  e  la  quantita  di  fibre  nervose  terminali 
o  di  fibre  nervose  grigie,  sia  maggiore  1'  attivita  di  que- 
gli atti  che  costituiscono  la  vita  plastica  dei   muscoli. 

Dietro  cio  avreino ,  che  nello  stesso  modo  che  si  ha 
una  corrente  elettrica  in  quella  specie  di  pila  ,  allorche 
si  mettono  direttamente  in  comunicazione  ,  o  in  circuit© , 
i  due  disclietti  estremi ,  se  1'  azione  del  liquido  non  e 
uguale  su  tutti  i  punti  della  circonferenza  di  ciascuno  dei 
disclietti  stessi,  si  avra  una  corrente  elettrica  mettendo 
in  comunicazione  per  mezzo  d'  un  arco  conduttore  omoge- 
neo  le  due  sezioni  trasversali  opposte  di  un  muscolo,  se 
le  azioni  chimico-organiche  che  costituiscono  la  vita  pla- 
stica del  medesimo,  non  sono  uguali  in  tutti  i  punti  di 
una  data  fibra,   ne  in  tutte  le  fibre  da.cui  esso   risulta. 

La  direzione  di  questa  corrente  sara  poi  regolata 
costantemente    in    modo ,  che    nei    punti    in    cui   1'  azione 


RlCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  53 

chiinica  e  maggiore,  si  avrk  1'  elemento  negative  o  I'elemen- 
to  zinco  della  pila.  E  nel  muscolo  appunto,  allorche  si  ope- 
ra nel  inoclo  ora  indicato,  la  parte  piii  vicina  al  suo  mez- 
zo, dove  quegli  atti  nutritivi,  dietro  quelle  considerazioni 
anatomiche,  devono  supporsi  piu  attivi,  fa  da  elemento  ne- 
gative relativamente  all'  altra  parte  piii  lontana  dal  suo  mez- 
zo. Invece,  nello  stesso  modo  che  non  si  ha  corrente  in  quel- 
la  specie  di  pila,  allorche  il  dischetto  piu  attaccato  si 
trova  nel  mezzo  della  medesima,  non  vi  sara  corrente  al- 
lorche si  chiude  il  circuito  tra  due  tagli  trasvei'sali  di  un 
muscolo  egualmente  lontani   dalla  sua   parte   media. 

5.°  Dubois  Reymond  (37)  ha  dimostrato  come  si  ot- 
tenga  una  corrente ,  nonostante  debole ,  allorche  si  stabi- 
lisce  il  circuito  fra  due  punti  diversamente  distant!  dal 
centro  di  una  medesima  sezione  trasversale  di  un  musco- 
lo ,  e  che  questa  corrente  e  diretta  nel  filo  del  galvano- 
metro  in  modo  che  vi  passa  dal  punto  piu  lontano  dal 
centro  al  punto  piu  vicino  al  centro  di  quella  sezione 
trasversale ;  cosicche  il  primo  di  quei  punti  rappresente- 
rebbe  la  superficie  esterna  del  muscolo ,  il  secondo  la  su- 
perficie  di  sezione  del  medesimo. 

Matteucci  partendo  dal  principio,  altrove  dimostrato, 
che  la  forza  elettro-motrice  della  fibra  muscolare  cresce 
coUa  lunghezza  della  libra  stessa,  e  dalla  analogia  degli 
effetti  che  si  hanno  nell'  organo  elettrico  della  torpedine, 
spiega  quella  diversita  di  stato  elettrico  dei  diversi  punti 
della  sezione  trasversale  di  un  muscolo,  ammettendo,  co- 
me e  probabile,  che  i  punti  di  quella  sezione  che  sono 
piu  vicini  al  suo  centro,  corrispondano  a  libre  piu  lun- 
ghe  di  quelle  prossime  all'  orlo  della  sezione  stessa  (38). 
In  tal  modo  la  deviazione  dell'  ago  del  galvanometro  sa- 
rebbe  dovuta  alia  corrente  dilTerenziale  tra  le  libre  d'  ine- 
gual   liuighezza   fra   di   loro   a   contatto. 

Ma  questo  fatto  ce  lo  possiamo  benissimo  rappresen- 
tare  con  quella  specie  di  pila.  Un  fascetto  muscolare,  op- 
pure  un  muscolo,  sarebbe  paragouabile ,  come  abbiamo 
detto,  ad  un  fascio  di  quelle  pile  disposte  tutte  paralella- 
mente  fra  di  loro.   Supponiamo    un    numero    qualuiH|ue  di 


54  Antonio   Ciima 

queste  pile  cosi  disposte,  e  di  cni  la  Fig.  9.  rappresenti 
il  taiilio  trasveisale.  E  evideiite  die  se  1'  azione  cliimica 
del  liqiiido  e  uguale  su  tutti  i  dischetti  estremi  a,  b ,  c ,...  , 
stal)ileiido  il  ciicuito  direttaiiiente  fia  due  di  questi  di- 
sclietti  qualunquc,  iioii  vi  sara  corrente  alcuria.  Ma  se 
quella  azione  chimica  e  piu  forte  in  uno  che  nell'  altro , 
stabilita  la  comunicazione  fra  i  medesimi ,  vi  sara  una  cor- 
rente che  nel  filo  congiiintivo  sara  diretta  dal  dischetto 
meno  attaccato  al  piu  attaccalo.  Supponianio  che  questo 
sia  il  dischetto  centrale  e:  allora  stabilendo  il  circuito 
tra  esse  e  un  altro  qualunque,  vi  sara  una  correute  nella 
direzione  ora  accennata. 

Nel  caso  del  muscolo,  come  abbiamo  detto,  la  cor- 
rente e  diretta  nel  filo  del  galvanometro  dal  punto  piu 
lontano  dal  centre  a  quello  die  e  jiiu  vicino  a  questo, 
cosicche,  volendo  insistere  nella  sua  analogia  con  quel 
fascio  di  pile,  bisognera  dire  die  il  disco  estreino  della 
pila  di  mezzo  rappresentera  il  taglio  trasversale  delle  fibre 
centrali  del  muscolo,  e  i  disclii  estremi  delle  altre  pile 
che  si  trovano  attorno  a  quella ,  rappresenteranno  il  ta- 
glio trasversale  delle  fibre  meno  centrali.  Ora  e  presiuni- 
bile  che  gli  atti  nutritivi  die  avvengono  nel  jiarenchima 
del  muscolo  siano  piu  attivi,  o  almeno  si  alterino  o  ces- 
sino  piu  tardi  dopo  il  taglio  e  dopo  la  morte  dell'  anima- 
le,  nelle  parti  centrali  del  muscolo,  meno  soggette  all' a- 
zione  degli  ageiiti  esterni ,  che  nelle  parti  perifi;riche  del 
medesimo;  cosicche  anche  in  questo  caso  abbiamo  una 
analogia  tra  il  modo  di  comportarsi  di  quei  fasci  di  pile 
e  i  muscoli,   messi   in   circostanze  simili. 

6.°  Finalmente  quella  specie  di  pila  presenta  tutti  i 
caratteri  che  ne  manifesta  il  musculo  come  elettro-moto- 
re,  e  che  lo  fanno  distinguere  dai  comuni  elettro-moto- 
ri  voltiani. 

II  muscolo  si  distingue  da  un  comune  elettro-motore 
voltiano ,  perche ,  come  si  noto  al  principio  di  questo  Ca- 
po, allor([uando  e  intiero  e  non  ha  una  estremita  tendi- 
nosa  piu  ^ilu|)pata  dell'  altra,  presenta  in  ambe  lo  stes- 
so  stato  elettrico;  ma  quella  specie  di  pila  presenta  anche 
lo  stesso  stato  elettrico  alle  sue  due  estremita. 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  55 

Se  tagliamo  trasversalmente  uii  inuscolo ,  le  due  su- 
peiTicie  ab ,  ccl,  (  Fig.  10.  )  prodotte  col  taglio  liaiino 
ambe  lo  stesso  stato  oleltrico,  contniriaiiiente  a  cio  che 
avvieiie  in  un  elettro-niotoie  voitiano  che  si  divida  tras- 
versalmente in  due  parti;  intanto  quella  specie  di  pila 
presenta  lo  stesso  carattere  del  niuscolo.  Divisa  in  due 
trasversalmente  (  Fig.  11.  ) ,  ambe  le  sue  superficie  di  se- 
zione   sono  negative   riguardo  alle  sue  estreniita. 

Dietro  queste  fondamentali  considerazioni ,  e  dietro 
quanto  abbianio  detto  parlando  del  niodo  d'  inserzione  del- 
le  fibre  nmscolari  nel  tendine  e  dell'  use  di  questo  nella 
corrente  rruLscolare ,  si  puo  facilmente  estendere  questa  ana- 
logia  di  proprieta  e  di  fenomeni  presentati  da  quella  spe- 
cie particolare  di  pila  e  da  quei  muscoli  che  sono  tendi- 
nosi  pill  in   una  che  nell'  altia  delle   loro   estremita. 

§  35.°  Conchiudendo  dunque  coUe  stesse  parole  con  cui 
ho  principiato  questo  Capo,  diro ,  che  senza  pretendere 
di  aver  fatto  una  scoperta  cosi  importante ,  quale  e  quel- 
la della  forma  e  della  natura  dell'  elettro-motore  musco- 
lare ,  credo  per  altro  di  aver  trovato  una  maniera  di  elet- 
tro-motore il  quale  mi  rappresenta,  in  maniera  non  del 
tutto  imperfetta,  le  proprieta  e  i  fenomeni  che  ci  mani- 
festa  r  elettro-motore  muscolare ,  e  che  si  accosta  piu  nel- 
la disposizione  delle  sue  parti  alia  struttura  della  fibra 
muscolare. 


PARTE  SECONDA. 


DEI  FE!VOMEM  ELETTRICI  DELLA  CO^TRAZIOIVE 

MLSCOLARE 

CAPO  I. 

CORRENTE  ELETTRICA  DELLA  CONTRAZIONE 


§  1."  Xl  prinio  fatto  ben  constatato  che  si  riferisce  alio 
sviluppo  di  elettricita  nell'  atto  della  contrazione  musco- 
lare,  e  quello  che  fii  scopeito  da  Matteucci  nel  1842, 
e  dal  medesimo  coniunicato  prima  all'  Accademia  delle 
Scienze  di  Parigi ,  quindi  pubblicato  in  diversi  Giorna- 
li  (39).  II  quale  fatto  consiste  nei  movimenti  contrattivi 
clie  si  fanno  vedere  in  una  Rana  galvanoscopica ,  bene 
isolata,  il  di  cui  nervo  solaniente  sia  disteso  sui  muscoli 
di  un'  altri  Rana  preparata  alia  Galvani,  o  di  un  altro 
aniniale  qualunque,  e  questi  muscoli  si  facciano  contrane 
coir  irritaine  i  nervi  che  vi  si  distribuiscono ,  sia  per 
mezzo  di  una  corrente  elettrica ,  sia  in  qualunque  altro 
modo  fisico ,  chimico ,  meccanico. 

Questo  fatto  fu  da  Matteucci  chiamato  contrazione 
indotta;  e  la  conseguenza  immediata  che  poteva  trarsi  dal 
medesimo  all'  epoca  della  sua  scoperta  si  e ,  die  tra  le 
cagioni  capaci  di  eccitare  un  nervo  in  modo  tale  da  pro- 
durre  la  contrazione  nel  muscolo  sottoposto,  ossia  nel  mu- 
scolo  in  cui  esso  nervo  si  distribuisce,  conviene  annove- 
rare  anche  la  contrazione  di  un  altro  muscolo  col  quale 
quel  nervo  si  trova  artificialmente  a  contatto. 

T.     IX.  8 


58  Antonio   Cima 

II  Matteucci  nel  pubhlicare  la  prima  volta  qiiesto  fat- 
to  dolla  contrazione  indotta ,  si  astenne  dal  proiuuiciarsi 
apertainente  sulla  cagione  tlel  inedesiiuo.  Per  altio  diuio- 
stio   per  mezzo  dell'  esperieiiza. 

1.°  Che  eccitando  qualuiu[ne  allra  specie  di  movi- 
mento  clie  non  sia  contrazione,  in  un  muscolo  sul  qnale 
e  disteso  il  uervo  della  Rana  galvanoscopica ,  non  si  lia 
in   qnesla   la  contrazione  indotta. 

2."  die  interponendo  tra  il  mnscolo  clie  si  fa  con- 
trarre  e  il  nervo  della  Rana  galvanoscopica  nna  sottilissima 
foirlia   metallica,   mancano   anclie   le   contrnzioni  indotte. 

3."  Che  si  ha  lo  stesso  risiiltato  negativo  sostituendo 
a  quella  foglia  metallica,  uno  strato  sottilissimo  di  una 
sostanza  non  conduttrice  della  elettricita,  come  di  taffetta 
gommato ,   di   resina   ec. 

4.°  Che  si  manifestano  invece  le  contrazioni  indotte; 
allorche  s'  interpone  tra  il  nmscolo  e  il  nervo,  ini  ])ezzo 
di  carta  sottilissima  e  senza  colla,  o  anclie  un  sottilissimo 
strato  di  essenza  di  trementina. 

§  2.°  Tuttavia  Becquerel  (iO)  non  esito  a  dichiarare  in 
una  piccola  nota  comunicata  al  Matteucci  stesso ,  che  nel 
fenomeno  della  contrazione  mnscolare  doveva  succedere 
una  scarica  elettrica,  e  che  da  questa  doveva  ripetersi  la 
contrazione  indotta.  Ed  ecco  testualmente  la  nota  del  Bec- 
querel »  A  r  instant  ou  la  grenoiiille  se  contracte,  il  y 
»  a  une  decharge  electrique  qui  passe  dans  1'  extremity 
»  du  nerf  de  la  jambe  quand  cette  extremite  pose  snr  le 
»  muscle,  ou  n'  en  est  s6par6e  que  par  une  bande  de  pa- 
»  pier  humide ;  elle  se  decharge  par  la  feuille  d'  or  at- 
»  tendu  que  ce  metal  conduit  mieux  1'  electricite  que  le 
»  nerf;  fait  analogue  a  celui  que  1'  on  observe  en  pla^ant 
))  une  torpille  dans  un  plat  de  metal  que  1'  on  tient  a  la 
»  main :  dans  ce  cas  la  decharge  passe  dans  le  metal  et 
»  non  dans  la  main :  enfin  1'  interposition  d'  une  bande 
»  de  papier  glac6  ou  isolant  doit  empecher  le  nerf  de  la 
»  jambe  d'  etre  affecte.  Tons  ces  effets  ne  peuvent  done 
»  etrc  produits  que  par  des  courants  derives;  des-lors  on 
»  est  port6  k  admettre  la  pi'oduction  d'  une  decharge  ele- 
»  ctrique  a  1'  instant  ou  le  muscle  se  contracte  ». 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  59 

§  3.°  Qnesta  spiegazione  di  Becquerel  e  giusta,  ma  par- 
te da  un  principio  non  ancora  ditnostrato  all'  epoca  delle 
prlriu;  esperifnize  di  Matteucci,  cioe  ciie  ncll'  atto  del  la 
coiitrazioiu!  si  prodiica  una  scarica  elettiica.  Iiiialti  dal  ve- 
deie  clie  quolla  Raiia  galvanoscoplca  si  contiae,  allorclie 
il  siio  nervo  e  a  coiitatto  di  un  niuscolo  die  si  mette  in 
contrazione ,  se  ne  deduce  necessariamente  che  cio  avven- 
ga  perclie  una  conente  o  una  scarica  elettiica  passa  per 
il  suo  nervo?  forse  che  un  niuscolo  non  puo  contrarsi  per 
altre  azioni  eccitate  nel  nervo  die  vi  si  distribuisce,  in- 
dipeiidenteineiite  da  ([iiella  che  vi  puo  eccitare  1'  elettri- 
cita  ?  O  non  si  potrebbe  forse  supporre  (  e  cio  partendo 
da  altri  fatti  sonmiiiiistrati  dalla  Fisica  )  non  si  potrebbe, 
dico,  supporre  die  nello  stesso  modo,  die  un  nervo  ec- 
citato  in  una  nianiera  particolare  e  capace  di  produrre 
nelle  fibre  niuscolari 'quell' azione  per  cui  esse  entrano  in 
coutiazioiie ,  recij)iocamciite  le  fibre  muscolari  nel  con- 
trarsi siauo  capaci  di  rcagire  sul  nervo  e  di  eccitare  in 
esso  quella  azione  die  sveglia  la  contrazione  nei  muscoli 
sottoposti  ?  non  si  potrdibe  ammettere  qualdie  cosa  di  ana- 
logo  al  fatto  per  cui  nello  stesso  modo  die  il  calorico  ec- 
cita  la  correute  clettrica ,  questa  corrente  elettrica  produ- 
ce calorico? 

§  h-.°  Nouostaute  questi  dubbi  che  potrebbonsi  elevare 
in  questa  questione ,  era  naturale  il  sospetto  die  nell'atto 
della  contrazione  muscolare  avesse  luogo  uno  sviluppo  di 
elettricita.  Per  conseguenza  era  naturale  il  pensiero  di  di- 
sporre  in  modo  alquanto  diverso  1'  esperimento  per  poter 
far  uso  del  iialvauoinetro.  Ma  tutti  i  teutativi  fatti  dallo 
stesso  scuopritore  della  contrazione  indotta  e  da  altri  Fi- 
sici  riesciroiio  vaiii ;  nc  si  pote  avere  segno  alciuio  di  cor- 
rente elettrica  per  mezzo  del  galvanometro,  allorclie  si  fa- 
ceva  contrarre  un  muscolo  convenientemente  disposto  nel 
circuito  del   filo  di   questo  istrumento. 

§  5.*"  Nelle  prime  esperienze  sulla  contrazione  indotta 
il  nervo  della  Rana  galvanoscoplca ,  isolata,  era  disteso 
ill  uii  modo  qualunque  sopra  il  muscolo  della  Fiaua  gal- 
vanica  die  si  faceva  artificialmente  contrarre,  e  che  d' ora 


60  Antonio   Cima 

innaiizi  cliiaineremo  Rana  inditcente ,  in  maniera  che  lo 
toccava  in  un  nuniero  di  piinti,  oia  maggiore  ora  minoie. 
Una  tale  tlisposizione  della  esperienza  se  era  sufficiente, 
come  ia  fu,  per  diniostrare  il  fatto  fondamentale ,  non  era 
per  altro  niolto  adatta  per  potere  studiare  le  leggi  del 
fenomeno  e  per  togliere  i  diibbi  esistenti  intorno  alia  ve- 
ra cagione  del  medesimo.  Si  e  percio  che  Matteucci  stes- 
so  ust)  mia  nuova  maniera  di  disporre  la  esperienza,  e 
che  descrisse  la  prima  volta  nel  1850  in  una  memoria 
coniunicata  alia  Societa  Reale  di  Londra  (41),  e  quindi 
riprodnsse  ultimamente  nelle  sue  Lezioni  di  Elettro-Fisio- 
logia  (i2). 

Si  coUoca  sopra  una  lamina  di  guttapercha  una  mez- 
za  Rana  galvanica,  munita  del  sue  nerve  lombare  e  del 
pezzo  di  spina  dorsale  annosso,  si  applicano  a  due  puuti 
qualun([ue  della  gamha  o  della  coscia,  distanti  fra  di  lore 
da  8  a  10  millimetri,  due  stoppini  di  cotone  o  due  stri- 
scie  di  panno  lano  imbevute  d'  acqua  leggermente  salata, 
si  chiude  quindi  il  circuito  fra  i  due  stoppini  per  mez- 
zo del   nervo  della  Rana  gahanoscopica ,  bene  isolata. 

Disponendo  questa  esperienza  si  osserva  pi-imieramente 
che  nel  chiudersi  del  circuito  la  Rana  galvanoscopica  si 
contrae.  Cio  avvicue  allonjnando  le  parti  della  gamba  o 
della  coscia  della  mezza  Rana  galvanica  a  contatto  delli 
stoppini  sono,  una  delle  estremita  e  un  punto  verso  il 
mezzo  del  muscolo.  In  questo  caso  non  e  dovuta  la  con- 
trazione  della  Rana  galvanoscopica ,  che  alia  corrente  niu- 
scolare  della  Rana  galvanica.  Avviene  altre  volte  che  la 
Rana  gal-i*anoscopica  nou  si  contrae,  quando  il  suo  nervo 
chiude  quel  circuito;  il  che  succede  allorquando  a  moti- 
ve dei  punti  di  contatto  stabiliti  dalli  stoppini  non  vi  e 
in  circolazione  quella   corrente  miiscolare. 

Se  intanto  nell'  uno  e  nell'  altro  caso ,  dope  chiuse 
il  circuito  nel  mode  gia  accennate ,  si  irrita  in  vma  ma- 
niera qualunque  il  nerve  lombare  della  mezza  Rana  gal- 
vanica, talche  i  suoi  muscoli  entrino  in  contrazione,  si 
vede  che  tutte  le  volte  che  cio  avviene  si  contrae  anche 
fortemente  la  Rana  galvanoscopica. 


RiCEKClIK     ELETTRO-FISIOLOGJCHE  ()  I 

§  6.°  Ho  rlpetuto  niolte  volte  qiieste  esperienze,  ed  ho 
avuto  risultati  identici  a  ([uclli  othMiuti  da  Matteucci ;  mi 
ho  fatte  tiitte  le  ohiezioiii  pos.sihili  coiitro  i  inedesimi,  ina 
lio  dovuto  couchiudere  che  le  contrazioiii  che  si  otteiigo- 
iio  iK^lla  Raiia  galvanoscopica,  sono  verainentc  dovute  alia 
contrazione  dfdla  Rana  inducente.  Iiif'atti  si  potiebbe  op- 
porre ,  aiiiniettendo  che  le  confnizio/il  iiulotte  siaiio  dovu- 
te ad  una  coirente  che  passa  per  il  ueivo  della  Ra/ta  gal- 
vanoscopica ,  si  potiebbe,  dico,  oppone  che  allorquando 
il  circuito  resta  chiuso,  questa  non  puo  ne  deve  contrarsi, 
ma  che  appena,  a  motivo  della  contrazione  della  Rana 
inducente ,  s'  introduce  un  cambiamento  nei  contatti  esi- 
stenti  fra  i  suoi  muscoli  e  gU  stoppiui ,  per  cui  succede 
un  cainl)ianiento  iiella  conducibilita  del  circuito  stesso, 
la  Rana  galvanoscopica  deve  nianifestare  la  contrazione, 
sia  che  tale  cambiamento  poiti  un  aumento  nella  intensi- 
ty della  corrente  della  Rana  inducente ,  sia  die  produca 
una  diminuzione  nella  medesima.  Nell'  lui  caso  e  nell'  al- 
tro  potrebhe  aversi  la  contrazione  indotta  se  la  Rana  gal- 
vanoscopica e  sufKcientemente  sensibile. 

Ora  per  veriiicare  se  la  contrazione  indotta  poteva 
dipendere  da  simil  cagione  ho  fatto  queste  esperienze. 
Dopo  disposte  le  cose  nel  modo  sopra  detto ,  e  senza  far 
contrarre  la  mezza  Rana  galvanica  ,  smovo  gli  stoppini 
senza  distaccarglj  dal  contatto  col  nuiscolo,  in  modo  da 
fargli  scorrere  sul  medesimo,  talclie  il  circuito  diventi  piu 
lungo  o  pill  corto.  In  altri  casi  tenendoli  in  parte  ripie- 
gati  sopra  se  stessi,  gli  distendo  quindi  sopra  il  muscolo, 
tenendo  sempre  chiuso  il  circuito ;  finalmente  li  compri- 
mo  sopra  il   muscolo  stesso. 

I  risultati  che  ho  ottenuto  con  tutti  questi  tentativi 
si  possono   formulare  nel   modo  seguente  : 

=z  Quando  gli  stoppini  chiudono  il  circuito  tra  due 
punti  del  muscolo  in  modo  che  vi  sia  nel  circuito  stes- 
so la  corrente  muscolare ,  quel  cambiamenti  indotti  nel- 
r  estensione  dei  punti  di  contatto,  nella  distanza  reci- 
proca  tra  i  niedesimi  ec,  danno  luogo  spesso  alia  contra- 
zione nella  Rana  galvanoscopica.  Quando  invece  gli  stoppini 


62  Antonio   Cima 

sono  a  contatto  del  muscolo  dcUa  Rnna  inducente ,  talche 
non  si  abbia  in  ciicuito  la  corrente  muscolare  ,  cotesti 
cambiamenti  iiei  contatti ,  nella  lunghezza  del  circuilo  ec, 
non  danno  mai  liiogo  al  fenomeno  della  contrazione  della 
Rana  gah^anoscopica  =. 

Cic)  basta  per  ben  distinguere  fra  di  loro  i  due  fe- 
nomeni,  quello  cine  cbe  si  produce  dal  passaggio  della 
corrente,  direino  ordinaria,  dei  nuiscoli,  per  il  nervo  del- 
la Rana  galvanoscop'ica ,  da  quello  die  viene  prodotto  dal- 
la  contrazione  della  Piana  indiicente ,  indipendenteinente 
dal  la   presenza  della  sua   corrente  muscolare. 

§  7.°  Per  diinostrare  intanto  la  vera  origine  elettrica 
della  contrazione  indotta ,  bisognava  ricorrere  al  galvano- 
metro.  E  Matteucci,  come  si  disse,  vi  ricorse,  ma  otten- 
ne  dei  risultati  negativi ;  il  che  si  dovette  alia  sola  cir- 
costanza  clie  il  niedesimo  non  pote  in  quel  tempo ,  cui 
si  riferiscono  le  sue  prime  esperienze,  dispone  di  un  gal- 
vanometro  sufficientemente  sensibile,  e  da  che  non  imma- 
gino  di  produrre  nel  muscolo  sottomesso  alia  esperienza , 
una  contrazione  sostenuta  per  un  certo  tempo.  Fu  in  cio 
piu  fortunato  Dubois  Reyniond  che  possedendo  un  galva- 
nometro  sensibilissimo,  quale  e  quello  di  2i  mila  giri, 
di  cui  abbiamo  gia  parlato,  e  avendo  ideato  di  mantene- 
re  il  muscolo  per  qualche  tempo  in  stato  di  contrazione 
tetanica ,  ottenne  segni  inanifestissimi  di  deviazione  nel- 
r  a2;o  astatico. 

L'  esperienza  fondamentale  di  Dubois  Reymond  con- 
siste  nel  collocare  un  muscolo  gastronemio  di  Rana ,  mu- 
nito  del  suo  nervo,  sopra  i  due  soliti  pacchetti  di  carta 
o  di  panno  lano  imbevuti  di  soluzione  di  sal  niarino  e 
che  pescano  nei  due  bicchierini,  nei  quali  sono  immerse  le 
estremita  in  platino  del  filo  galvanometrico.  11  nervo  che 
e  unito  organicamente  a  quel  muscolo ,  si  lascia  fuori  del 
circuito,  bene  isolato  sopra  un  sostegno  di  guttapercha. 
Ottenuta  la  deviazione  fissa  nelF  ago  dell'  istrnmento  dal- 
la  corrente  ascenclente  di  quel  muscolo,  si  irrita  quel  ner- 
vo die  si  trova  al  contatto  di  dne  fili  di  platino,  per  mez- 
zo d'  una  serie  di  correnti  di  induzione.  II  muscolo  entra 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  03 

cosi  in  coiilrazione  clie  diveiita  tetanica,  a  inutivo  della 
rapidita  con  ciii  agiscono  siil  suo  nervo  quelle  correnti 
intenotte  a  piccoli  intervalli ,  e  nel  nientre  si  vede  1'  ago 
del  galvaiiometro  discondere  verso  lo  0",  oltrepassare  que- 
sto   panto   ed  oscillare   nel   qnadrante  opposto   (i3). 

Siniili  risnitati  si  ottengono  sostituendo  all'  azione 
eccitante  delle  rorrenti  di  indnzione  sopra  il  nervo,  quel- 
la  die  sal  niedesimo  csercita  1'  azotato  di  stricnina,  e  che 
produce  anche  il  tetano  nel  niuscolo  in  cui  si  distribui- 
sce  quel   nervo. 

Dubois  Reymond  nel  fare  questa  esperienza  ha  preso 
tutte  le  precauzioni  necessarie  perche  i  coutatti  tra  le  di- 
verse parti  del  circuito  non  soffrissero  cambiamento  alcu- 
no  a  niotivo  della  contrazione  del  muscolo.  Uno  dei  mez- 
zi  migliori  per  ottenere  cio,  si  e  quello  di  lasciare  il  mu- 
scolo gastroueniio  a  (  Fig.  12.  )  unito  coine  lo  e  natural- 
mente  alia  tibia,  fissare  stabilmente  le  estremita  di  que- 
st' osso  per  mezzo  d'  un  doppio  morsetto  ho,  fissato  es- 
se stesso  t'ortemente  al  sostegno  comune  A ,  B  della  Fig.  2., 
e  nello  stabilire  nel  modo  solito  le  comunicazioni  tra  i 
due  punti  del  gastronemio  e  i  due  pacchetti  in  comuni- 
cazione  col   filo  del  iralvanometro. 

§  8.°  Si  potrebbe  forse  fare  una  obiezione  contro  i  ri- 
sultati  ottenuti  da  Dubois  Reymond,  partendo  dalla  pro- 
prieta  cosi  detta  elettro-tonica  dei  nervi ,  di  cui  parleremo 
in  seguito  (i4),  allorclie  si  adopera  per  mezzo  tetanizzan- 
te  una  corrente  elettrica  alquanto  forte,  ed  allorche  si 
usano  specialmente  a  questo  fine  le  correnti  di  indnzio- 
ne, cosi  difficili  ad  isolare,  e  1'  apparato  dei  due  biccliie- 
rini,  descritto  altrove,  e  rappreseutato  nella  Fig.  ].,  col 
quale  ho  riconosciuto  non  potersi  avere  un  isolamento 
perfetto.  Qnindi  per  non  anticipare  l'  esposizione  di  cer- 
te  ricerche  che  si  riferiscono  ad  un'  altra  parte  di  que- 
sto scritto,  diro  solamente  che  quella  obiezione  perde 
tutto  il  suo  valore,  allorche  si  riflette  che  si  hanno  gl'  istes- 
si  risnitati,  cioe,  la  prodnzione  di  una  corrente  elettrica, 
diretta  senqire  nello  stesso  senso  nel  muscolo  che  si  con- 
trae,  allorche  all' azione  eccitante  delle  correnti  d' induzione 


64  Antonio   Cuta 

sul  nervo  clie  In  esso  si  distiibuisce,  viene  sostituita,  co- 
me abhiaiiio  detto,  1'  azione  della  stiicniua,  o  quella  del 
calorico,  di  luia  initazione  meccaiiica  ec.  Anche  serveii- 
dosi  della  elottricita  come  mezzo  totauizzante ,  cade  qiiel- 
la  obiezioue  allorchc  si  usa  una  pila  molto  debole ,  la  di 
GUI  corrente  si  interrompe  e  si  ristabilisce  a  piccoli  inter- 
valli  con  un  mezzo  qualunque,  come  sarebbe  una  ruota 
di  interruzione  intiodotta  ncl  suo  circuito,  e  alloiclie  si 
fa  uso  di  una  lastiina  di  platino  e  d'  un'  altia  di  zinco, 
unite  Fia  di  loio  come  le  aste  di  un  compasso,  e  forman- 
ti  una  semplice  c()p[)ia  voltaica,  colla  (fuale  si  va  irritan- 
do  il  nervo  a  piccoli  intervalli  per  eccitare  la  contrazione 
iiel  muscolo  sottoposto.  lufatti  quella  corrente  d'  una  pila 
molto  debole,  e  tanto  pin  quella  di  questa  semplice  cop- 
pia,uon  sono  atte  a  mettere  in  azione  \a.  forza  elettro-to- 
nica  dei  nervi,  ne  sono  tali  da  passare  in  parte  per  il 
filo  del  galvanometro. 

§  9.°  Dubois  Reymond  dispone  la  esperienza  in  un  al- 
tro  modo  ('i-")).  Tai;lia  all'  altezza  del  bacino  luio  dei  ner- 
vi lomlxari  in  una  Rana  intiera  e  viva.  Dispone  questa 
Rana  a  cavalcioni  tra  due  bicchieri  contenenti  acqua  sa- 
lata,  e  nei  quali  pescano  le  due  estremita  in  platino  del 
filo  galvanometrico.  A  motivo  della  grande  sensibilita  del 
galvanometro,  appariscono  dei  segni  di  corrente  dovuti  al- 
ia eterogeneita  delle  parti  immerse  nel  liquido,  ma  che 
presto  cessano ;  cosicclie  dopo  breve  tempo  non  vi  e 
seono  alcuno  di  corrente  nel  circuito.  AUorche  I'  ago  e 
a  0°,  applica  sul  nervo  lombare  intatto  di  quella  Rana 
alcune  goccie  di  azotato  di  stricnina.  II  membro  corrlspon- 
dente  si  contrae  fortemente  e  diventa  tetanico,  mentre 
r  altro  membro,  nel  quale  il  nervo  e  tagliato,  resta  alio 
stato  naturale.  Nel  tempo  stesso  si  vede  1'  ago  del  galva- 
nometro deviare,  indicando  una  corrente  die  passa  dal 
membro  tetanizzato  all'  altro  per  il  lilo  del  galvanometro, 
ossia  indicando  una  corrente  discendente  nell'  estremita 
contratta. 

Dubois  Reymond  si  e    servito    anche  in  questa  espe- 
rienza, come  mezzo  tetanizzante,  di   una  serie  di  correnti 


RiCERCHE     ELETTIIO-FISIOLOCICHE  65 

istantanee ,  piodotte  da  un  apparato  di  induzione,  ed  eb- 
be  lo  stesso  risultato. 

§  10."  Qiiesta  conerite  che  si  maiiifesta  nella  estremita 
tetanizzata  della  Raiia,  costanteineiite  nella  stessa  direzio- 
ne,  lion  puo  attribuirsi  a  cagioni  estrinsecbe.  Non  alia 
agitazione  del  liquido  prodotta  dalla  Rana  inentre  si  con- 
trae ,  percbe  piodiirendo  nel  li([iiiJo  stesso  di  uno  dei 
biccbieri  una  agitazione  anclie  piii  grande  di  quella  cbe 
vi  produce  la  liana  nel  contrarsi,  1'  ago  del  galvanometro 
o  noil  si  nniove,  o  devia  per  un  istante  e  quindi  torna 
a  0°.  Non  puo  essere  attribuita  a  cio  clie  uno  dei  mem- 
bri  nel  contrarsi  sporge  al([iianto  piu  dal  Tupiido,  mentre, 
elevando  alquando  quel  membro  stesso,  se  1'  ago  devia 
per  un  istante,  si  riniette  ben  presto  sulla  linea  di  riposo. 
Del  rcsto  induceiido  nel  li([uido,  nei  contatti  fra  le 
diverse  parti  del  circuito,  tutte  ([uelle  niodificazioni  fisicbe 
che  possono  esservi  prodotte  dal  contrarsi  della  Rana,  i 
segni  di  corrente  cbe  si  banno  qualcbe  volta,  sono  debo- 
li ,  Tugaci ,  incostanti,  non  seguono  nessuna  legge  fissa, 
e  non  possono  essere  confusi  con  quelli  cbe  vengono  real- 
mente  prodotti  dalla  contrazione  sostenuta,  da  cbi  cono- 
sca  appena   1'  uso  del  galvanometro. 

Finalinente  la  costanza  nella  direzione  della  deviazio- 
ne  deir  ago,  adoperando  liquidi  diversi  nei  due  biccbieri- 
ni ,  e  una  nuova  prova  cbe  la  cagione  cbe  produce  i  se- 
gni di  corrente  nelF  esperienze  di  cui  ci  occupiaino ,  sta 
veramente  nel  muscolo  stesso  nell'  atto  che  si  contrae. 

§  11."  Ho  ripetuto  con  tutte  le  cautele  e  precauzioni 
richieste  le  esperienze  di  Dubois  Reymond ,  descritte  in 
questi  due  ultinii  paragrafi  ,  escludendo  F  applicazione  del- 
la correnti  di  induzione,  e  contentandomi  di  irritare  il 
nervo  per  mezzo  di  quella  pinzetta  zinco-platino,  o  teta- 
nizzando  il  muscolo  per  mezzo  dell'  applicazione  di  alcune 
goccie  di  azotato  di  stricnina  sul  nervo  stesso,  adoperando 
inoltre  il  solito  mezzo  per  evitare  la  produzione  delle  po- 
larita  secondarie. 

Ho  usato  non  solamente  il  gastronemio  della  Rana, 
ma  anche    la    sola    coscia    intiera    del    medesimo    anim.ale, 

T.     IX.  9 


G6  Antonio    Ci.ma 

nella  quale,  come  si  sa,  la  correiite  e  ascendente ,  come 
nel  gastioneinio,  e  uell'  mio  e  uell'  altro  caso  ho  potuto 
riconoscere  ripetutamente,  clic  la  corrente  di  contrazione 
che  si  manifesta  al  galvanometro ,  durante  il  tetano ,  e  una 
corrente  discendente ,  ossia  in  direzioue  coutraria  alia  cor- 
rente ordinaria  di  quel  muscolo  gastronemio  c  di  quella 
coscia  intatta.  Ho  osservato  infatti  costantemente,  che  1'  a- 
go  deviato  gia  per  la  presenza  della  corrente  del  musco- 
lo in  riposo,  scendeva  verso  lo  0°  allorche  cominciava- 
no  le  contrazioni  tetaniche  del  muscolo  stesso,  e  passava 
quindi  nell'  altro  quadrante  opposto  persistendo  tali  con- 
trazioni. 

Ho  operato  anche  col  la  Rana  viva  e  colla  Rana  gal- 
vanica  a  cavalcioni  dei  due  bicchieri  contenenti  soluzione 
satura  di  solfato  di  zinco,  e  non  mi  riniase  dubbio  alcuno 
sul  tatto  della  deviazione  dell'  ago  del  galvanometro ,  du- 
rante il  tempo  che  una  delle  estremita  del  Ranocchio  si 
mantiene  tetanicamente  contratta.  Appena  principia  a  ma- 
nifestarsi  il  tetano,  1'  ago  die  in  questo  caso  e  a  0°,  co- 
mincia  a  deviare^jC  si  mantiene  deviato,  benche  oscillan- 
te  debolinente,  durante  tutto  il  tempo  suddetto.  Parimenti 
non  mi  rimase  dubbio  alcuno  suUa  direzione  della  corren- 
te di  contrazione ,  anche  in  questa  rnodificazione  della  espe- 
rienza.  La  deviazione  dell'  ago  e  sempre  tale  che  indica 
una  corrente  che  nel  membro  contratto  e  discendente ,  cioe 
coutraria  alia  corrente  niuscolare  ordinaria,  che  manifi^ste- 
I'cbbe  il  membro  stesso  convenienteniente  disposto  nel  cir- 
cuito  del  galvanometro  e  nello  stato  di  riposo. 

Ho  finalmente  variato  1'  esperienza  fatta  col  gastrone- 
mio  della  Rana,  colla  coscia  sola  intatta  di  questo  aninia- 
le  e  con  una  estremita  inferiore  intiera  del  medesimo ,  di- 
sponendo  queste  parti  in  modo  nel  circuito  del  galvano- 
metro da  non  manifestarsi  la  presenza  della  corrente  niu- 
scolare ordinaria.  Si  possono  trovare  quali  souo  i  punti  tra 
i  quali  stabilendo  le  comunicazioni  non  vi  e  corrente  niu- 
scolare,  lacendo  scorrere  il  muscolo  o  il  membro  intiero 
su  i  due  stoppini  del  solito  apparato,  oppure  questi  al 
disotto    di    quello,    finche    si  vede    che  1'  ago  torna   a  0". 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  67 

Anche  in  questo  caso  ho  osservato  costantemente ,  che  du- 
rante il  tetano  si  aveva  una  corrente  in  direzione  contra- 
ria  alia  solita  corrente  nmscolare ,  clie  si  sarebbe  manife- 
stata  al  galvanoiiietio,  sc  i  contatti  fosseio  stati  stabiliti 
in  modo  da  aversi  questa  corrente. 

§    12."  Ecco   intanto  le   considerazioni  che  possiamo  fare, 
riflettendo  sii  i  risuUati  otteniiti. 

Primleraniente  non  pu6  cader  dubbio  alcuno  ^  che,  o 
si  disponga  1'  esperienza  come  nelle  prime  ricerche  di  Mat- 
teiicci  suUa  coiitraziorie  indotta  ,  servendosi  della  Ra?ia  gal- 
vanoscoj)ica ,  o  si  disponga  nelle  varie  maniere  usate  da 
Dubois  Reymond ,  adojxn'ando  il  galvanometro ,  che  durante 
il  tempo  che  nn  muscolo  o  un  membro  intiero  di  Ranoc- 
chio  si  mantiene  tetanicamente  contratto ,  si  manifesta  una 
corr(Mite   eletlrica. 

In  alcune  disposizioni ,  la  corrente  muscolare  si  tro- 
va  in  circuito,  ed  allora  1'  esperienze  fatte  col  gastrone- 
mio  della  Rana  ,  colla  coscia  sola  di  questo  animale , 
colla  sua  estremita  inferiore  intiera ,  ci  hanno  dimostrato 
che  in  tutti  questi  casi  la  corrente  di  contrazione  e  in  di- 
rezione opposta  alia  corrente  muscolare  di  quei  muscoli  in- 
tatti   e  di   quella  estremita  intiera. 

In  altre  disposizioni  di  queste  esperienze ,  non  vi  e  in 
circuito  la  corrente  muscolare ,  in  altre  le  due  correnti  mu- 
scolari  dei  due  membri ,  organicamente  uniti  fra  di  loro , 
si  distruggono  vicendevolmente ,  perche  percorrono  il  cir- 
cuito del  galvanometro  in  direzione  opposta.  Da  cio  pos- 
siamo inferire ,  che  la  presenza  della  corrente  muscolare 
nel  circuito  non  e  assolutamente  necessaria  per  la  pro- 
duzione  della  corrente  di  contrazione.  Tuttavia  1'  esperienza 
ci  dimostra  costantemente  che  in  questi  casi  la  corrente  di 
contrazione  ha  una  direzione  opposta  a  quella  che  avreb- 
bc  nei  muscoli  stessi  nel  loro  stato  di  integrita.  la  corrente 
muscolare,  se  questa  corrente  muscolare  fosse  in  circolo. 
Cio  indica ,  che  se  la  medesima  non  influisce  suUa  produ- 
zione  della  corrente  di  contrazione ,  pure  questa  e  connes- 
sa  a  quella  disposizione  organica  del  muscolo ,  che  rende 
questo  tessuto    atto  a    costituire  un  clettro-motore    che  di 


()8  Antonio    Cima 

una    coiTcnte    uella    solitu    direzione  nello  stato  di  sua  iu- 
tegritii. 

Questa  conclusione  viene  appogcjiata  valevoluiente,  a 
parer  niio,  da  quoeta  esperieuza  del  Matteucci  (16)  clie 
oguiuio  puo  verilicare.  Se  si  dispone  al  modo  solito  a  con- 
tatto  dei  due  stoppini  dell'  apparato,  tante  volte  adopera- 
to,  bagiiati  di  soluzionc  di  soltato  di  ziiico ,  e  nel  circui- 
to  del  galvanonietio  una  coscia  di  Rana,  uella  di  cui  parte 
superiore  siasi  fatto  un  piccolo  taglio  trasversale ,  cliiuden- 
do  il  circuito  tra  questo  taglio  e  la  parte  inferiore  della 
coscia  stessa,  si  avra  una  corrente  clie  sara  in  questa  di- 
retta  dal  taglio  trasversale  alia  sua  estrcniita  inferiore  , 
cioe  una  corrente  in  direzione  opposta  a  quella  clie  la 
coscia  stessa  presenterebbe  se  fosse  intatta.  Se  in  questo 
caso  si  tetanizza  questa  coscia ,  irritando  nei  modi  soliti 
il  nervo  lonibare  die  vi  si  distribuisce ,  e  clie  supponiaino 
lasciato  ad  essa  aderente  ed  isolato,  si  osserva  che  duran- 
te questo  tetano  la  dcviazione  dell'  ago  cresce ,  al  contra- 
rio  di  cio  clie  succederebbe ,  se  la  coscia  fosse  intiera  e 
inanifestasse  la  sua  solita  corrente  ascendente. 

In  questa  maniera  di  esperieuza  vi  e  nel  circuito  la 
corrente  mnscolare ,  tuttavia  la  corrente  di  contrazione  non 
e  contraria  a  questa  nella  direzione ,  ma  e  contraria  a 
quella  corrente  mnscolare  clie  circolerebbe  nel  filo  del  gal- 
vanometro  se  il  muscolo   fosse  intatto. 

Sembrami  dnnque  giiisto  quanto  dissi,  clie  la  corren- 
te mnscolare  non  influisce  per  se  stessa  sulla  produzione 
del  fenoineno  della  corrente  di  contrazione ,  ma  che  inve- 
ce  intluisce  sulla  niedesiina  quella  disposizione  organ ica 
del  muscolo ,  per  cui  questo  nello  stato  di  sua  integrita 
costituisce  un  elettro-motore  particolare. 

§  13."  Le  riferite  sperienze  praticate  col  muscolo  gastro- 
nemio,  coUa  coscia  separata  del  Ranocchio,  e  con  ambe 
le  estremiti  inferiori  di  questo  aniniale,  ne  conducono  in- 
tanto  a  stabilire  : 

1.°  Che  nell'  atto  della  contrazione  d'  un  muscolo 
messo  nel  circuito  del  galvaiiometro^  nel  caso  clie  questo 
circuito  e  stalulito  in  modo    die    quel    muscolo    dia  segni 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  69 

della  sua  corrente  ordinaria ,  I'  ago  dell'  istrumento  non 
solo  torna  a  0",  ma  passa  nell'  altro  quadrante ,  e  ci6 
anclie  focendo  uso  del  inetodo  di  G.  Regnauld  per  evita- 
re   le  polarita  secondarie. 

2.°  Che  se  il  niuscolo  e  tagliato  e  disposto  in  mode 
nel  cireuito,  da  dare  una  corrente  inversa  alia  solita  cor- 
rente muscolare  che  da  a[lor([uaiido  e  intiero,  allora  nel- 
r  atto  clie  esso  si  contrae ,  si  vede  crescere  la  deviazio- 
ne  dell'  ago. 

8.°  Glie  allorquando  il  muscolo  e  intiero  e  disposto 
in  guisa  tale  nel  cireuito  del  galvanometro,  da  non  dure 
segni  della  sua  corrente,  cosicche  1'  ago  sia  a  0%  al  uio- 
niento  die  questo  nuiscolo  si  contrae ,  1'  ago  si  vede  muo- 
vere  dallo  0°,  indicando  una  corrente  contraria  alia  solita 
corrente  del  muscolo  stesso  nello  stato  di  sua  intierezza. 

§  H.°  Chiunque  puo  riconoscere  facilniente  quanto  sa- 
rebbe  utile  per  i  futuri  progressi  dell'  Elettro-Fisiologia 
poter  generalizzare  agli  altri  nuiscoli  del  Ranoccluo,  ed 
ai  muscoli  degli  altri  animali  tutti ,  cio  che  si  e  osserva- 
to  nel  gastronemio  e  nella  coscia  intiera  di  quello  ani- 
male ,  relativaniente  alia  direzione  della  corrente  di  con- 
trazione. 

Tre  cose  intanto  nello  stato  attuale  impedivano  que- 
sta  generalizzazione : 

1.°  La  mancanza  di  altre  sperienze  fatte  su  quei  mu- 
scoli del  Ranocchio,  in  cui  la  direzione  della  corrente 
muscolare  fu  riconosciuta  discendente  ,  cioe  contraria  a 
quella  della  corrente  del  gastronemio  solo,  e  a  quella 
deir  insieme  dei  muscoli  della  coscia. 

2.°  La  mancanza  d'  esperienze  fatte  su  altri  animali, 
nei  quali  fosse  ben  stabilita  la  direzione ,  ascendente  o  di- 
scendente,  della  solita  corrente  dei   nmscoli  intatti. 

3.°  La  direzione  della  corrente  di  contrazione  nel  brac- 
cio  deir  Uomo  vivo,  nel  quale  essa  corrente  fu  trovata 
ascendente ,  mentre  nelle  estremita  inferiori  del  Ranocchio 
la  medesinia ,   come  si   disse ,   e  discendente. 

Ora  le  esperienze  che  ho  intrapreso  su  questo  pun- 
to  ,  tolsero ,  se    mal    non    mi    appongo ,  questi    ostacoli ;  e 


70  Antonio  Cima 

quiiidi  111'  indussero  a  codesta  generalizzazione ,  e  a  stabi- 
lire  =:  che  in  tutti  i  inuscoli,  a  qualunque  animale  appar- 
teiigano ,  e  in  tutti  i  casi ,  la  corrente  di  contrazione  e  in 
direzione  contraria  a  quella  della  corrente  ordinaria  che 
questi  nmscoli  nianifestano  in  istato  di  riposo,  allorche 
sono  inticii  =. 

§  15.°  La  direzione  ascendente  della  corrente  muscolare 
nella  coscia  intiera  del  Ranocchio  e  dovuta  alia  prevalen- 
za  della  corrente  ascendente  del  muscolo  estensore  crurale 
che  occupa  la  parte  anteriore  laterale  di  questo  membro. 
L'  abduttore  grande  non  manifesta  nessuna  corrente  sen- 
sibile,  allorche  si  chiude  il  circuito  fra  le  sue  due  estre- 
mita ,  mentre  gli  altri  muscoli  della  coscia  stessa  niani- 
festano una  corrente  discendente ,  come  abbiamo  gia  detto 
essere  stato  anche  osservato  da  Dubois  Pteyniond.  Volli 
dietro  cio  verificare  quale  sarebbe  la  direzione  della  cor- 
rente di  contrazione ,  mettendo  nel  circuito  del  galvano- 
metro  quei  soli  muscoli  di  quella  coscia  in  cui  la  corren- 
te e  discendente.  A  tal  fine  esportai  coUa  magglor  cura 
possibile ,  senza  ledere  gli  altri  muscoli ,  1'  estensor  cru- 
rale in  una  Rana  preparata  alia  Galvani ,  e  ridotta  alle 
sole  due  coscie,  tolsi  uno  dei  nervi  lombari,  e  cliiusi  nel 
circuito  del  galvanometro  quella  coscia  in  cui  aveva  la- 
sciato  il  nervo  intatto.  L'  altra  coscia  era  fuori  del  circui- 
to, come  lo  era  anche,  e  ben  isolato,  il  nervo  della  pri- 
ma (Fig.  13  ).  Trovai  primieramente  che  la  corrente  mu- 
scolare nella  coscia  C,  cosi  ridotta,  era  discendente ,  cioe 
diretta  da  a  in  b  nella  coscia  stessa,  coine  aveva  verifi- 
cato  altre  volte.  Ottenuta  la  deviazione  fissa  al  galvano- 
metro da  questa  corrente ,  eccitai  per  mezzo  d'  una  pila 
molto  debole ,  od  anche  per  mezzo  della  solita  pinzetta 
zinco-platino ,  il  nervo  o  c,  in  modo  da  produrre  in  quei 
muscoli  una  contrazione  tetanica,  e  trovai  costantemente 
che,  durante  questa  contrazione,  1'  ago  del  galvanometro 
scendeva  a   0",   e   passava  quindi  nel   quadrante   opposto. 

Durante  la  contrazione  adunque  si  produce  in  quei 
muscoli  una  corrente  in  direzione  contraria  alia  solita 
corrente  muscolare,  e  che  e  ascendente ,  essendo  la  corren- 
te muscolare ,  discendente  in  quei  nmscoli. 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  71 

Dunque  non  solo  nel  gastronemio  e  nel  muscolo 
estensore  cruiale  della  coscia  della  Rana,  ma  anche  negli 
altri  miiscoli  di  questo  animale,  la  corrente  di  contrazio- 
ne  e  opposta  in  direzione  alia  solita  corrente  dei  musco- 
li  stessi. 

§  16.°  Sapendo  che  nell'  estremita  inferiore  del  Coni- 
glio  la  corrente  muscolare  e  ascendente ,  come  nella  Rana, 
feci  delle  esperienze  con  questo  animale  per  riconoscere, 
se  in  esso  la  corrente  di  contrazione  era  discendente.  Aven- 
do  inoltre  nel  corso  di  queste  ricerclie  liconosciuto ,  che 
nelle  estremita  inferiori  del  Passero  la  corrente  muscolare 
e  discendente ,  sperimentai  sul  medesimo  per  verificare , 
se  in  questo  caso  la  corrente  di  contrazione  era  ascendente. 

Trattandosi  di  animall  a  sangue  caldo,  nei  quali  I'ec- 
citabilitii  nervosa  e  1'  irritabilita  muscolare  spariscono  pre- 
sto do[)0  la  morte ,  presi  il  partito  di  sperimentare  sui 
medesimi  tuttora  vivi ,  nonostante  le  grandi  difficolta  che 
prevedevo  gia  dovere  incontrare  volendo  fare  sperienze  di 
questo  genere,  e  non  ostante  la  necessita  in  cui  mi  sarei 
messo  di  dover  fare  un  numero  molto  grande  di  tentativi , 
per  ])otermi  formare  un   giusto  criterio   delle   cose. 

Tolta  quindi  la  pelle  ad  una  delle  estremita  poste- 
riori di  un  Coniglio  vivo  ,  niisi  alio  scoperto  il  nervo 
iscliiatico,  e  lo  isolai  nel  miglior  modo  possibile,  quale  e 
quello  di  fare  scorrere  e  fissare  sotto  il  medesimo  diver- 
se striscie  hen  asciutte  di  seta  cerata.  Fissai  i  soliti  reci- 
pienti  dell'  apparato,  rappresentato  nella  Fig.  2.,  ad  una 
distanza  reciproca  tale,  da  poter  chiudere  il  circuito  me- 
diante  gli  stop[)ini  annessi  ai  medesimi,  ti'a  la  parte  in- 
feriore e  la  parte  superiore  dei  muscoli  della  gamha  del 
Coniglio.  Questo  animale  e  fortemente  fissato  su  di  una 
tavola  in  modo  che  quel  due  punti  della  sua  gamha  sia- 
no  scmpre  a  contatto  con  qnei  stoppini,  che  sono  piu 
lunghi  deir  ordinario.  Ottenuta  la  deviazione  fissa  al  gal- 
vanometro  dalla  corrente  ascendente  della  gamha,  irrito 
per  mezzo  d'  una  dehole  corrente  che  rendo  interrotta  a 
piccolissimi  intervalli  ,  per  mezzo  di  un'  apposita  ruota 
d'  interruzione ,  il  nervo  iscliiatico,  in    modo  da    produrre 


72  Antonio   Cima 

nei  muscoli  sottoposti  una  contrazione  tetanica.  Durante 
questa  contrazione,  la  priniitiva  deviazione  dell'  ago  si 
vede  diminuire  in  un  mode  sensibile.  Tuttavia  non  potei 
mai  ottenere  di  veder  1'  ago  tornare  a  0",  e  molto  nieno 
passare  nel  quadrante  opposto.  Cio  e  dovuto  sicuramente 
alia  difficolta  di  inantcnere  sostenuta  per  Inngo  tempo  la 
contrazione  in  quell'  aniniale  e  alia  rapidita  grandissima 
con  cui  scenia  1'  eccitabilitu  del  nervo  su  cui  si  fa  agire 
interrottaniente   quella  corrente. 

Per  quanta  cura  poi  si  usi ,  onde  fare  in  modo  che 
nel  contrarsi  dell'  aniniale  non  avvengano  cambianienti 
nei  contatti,  e  quindi  nel  circuito,  e  raro  che  si  possa 
prolungare  per  il  tempo  dcbito  1'  esperienza  senza  che 
succedano  tali  cambiamenti.  Si  e  perci6  che  per  potermi 
formare  un  criterio ,  e  per  potere  stabilire ,  come  stabili- 
sco ,  che  anche  in  questo  caso  vi  e  lo  sviluppo  di  una 
corrente  di  contrazione ,  in  direzione  contraria  alia  solita 
direzione  della  corrente  muscolare ,  che  per  altro,  in  vista 
delle  circostanze  accennate ,  non  produce  che  una  dimi- 
nuzione  solamente  nella  corrente  stessa  preesistente ,  du- 
rante il  tempo  che  un  muscolo  si  contrae,  ho  dovuto  sa- 
crificare  quattro  Conigli,  adoperando  di  tutti  e  quattro 
ambe   le  estremita  posteriori. 

Passo  oi"a  ad  esporre  i  risultati  ottenuti  colla  sola 
gamba  di  Passero.  —  Operai  con  questo  animale  in  modo 
identico  a  quello  in  cui  operai  col  Coniglio;  se  non  che 
mi  riesci  piii  difficile  sperimentare  col  medesimo ,  inquan- 
toche  esse  sopravvive  di  raro  per  un  tempo  sufficiente  al- 
r  operazione  necessaria  per  preparare  il  suo  nervo  ischia- 
tico ,  e  dispone  le  cose  in  guisa  da  potersi  praticare  I'  e- 
sperienza,  anche  nel  caso  che  si  riesce  a  fare  quell'  ope- 
razione senza  produrre  un'  abbondante  emorragia.  Inoltre 
nel  Passero,  come  generalmente  negli  Uccelli,  1'  eccitabi- 
lita  del  nervo  e  1'  irritabilita  muscolare  durano  meno  che 
nel  Coniglio,  per  cui  1'  esperienza  non  pu6  protrarsi  suf- 
ficientemente. 

Quindi  dopo  moiti  inutili  tentativi  dovetti  fare  con 
questo  animale  un    numero  di    esperienze   molto  maggiore 


RiCERCHE    ELETTR0-FI3I0L0GICHE  73 

w 

che  col  Coniglio  per  poter  stabilire  die  nell'  atto  della 
contrazione  si  manifesta  anche  nel  medesirno  una  coiren- 
te  in  direzione  contraria  alia  solita  corrente  dei  muscoii 
in  riposo.  Messa  infatti  nel  ciicuito  nel  modo  solito  la 
sola  ganiba  del  Passero,  in  maniera  da  aversi  la  corrente 
discendente  della  medesima ,  e  facendola  quindi  contrarre 
irritandone  il  nervo  per  via  dolla  pinzetta  zinco-platino, 
a  picooli  e  ripetuti  intervalli,  si  vede  che,  durante  la  con- 
trazione di  quella  ganiba,  1'  ago  del  galvanonietro  si  muo- 
ve  verso  lo  0",  sebbene  per  le  ragioni  accennate,  parlan- 
do  di  siniili  sperienze  sul  Coniglio,  non  giunga  mai  fino 
a  questo  punto  e  molto  nieno  a  sorpassarlo. 

§  17.°  L' altra  questione  die  bisognava  risolvere  per  ge- 
neralizzare  il  fatto  della  direzione  della  corrente  di  contra- 
zione,  inversa  alia  corrente  muscolare  ordinaria,  e  quella 
che  si  riferisce  ai  risultati  ottenuti  da  Dubois  Reymond 
sperimentando  sull'  Uomo  vivo. 

Quest'  esperienza  che  veiine  coniunicata  la  prima  volta 
da  Humboldt  all'  Accademia  delle  Scienze  di  Parigi  nel  Mag- 
gio  del  1819  (i7),  consiste  nel  fissare  alle  due  estreniita 
del  filo  galvanonietrico  due  lainine  di  platino,  perfetta- 
mente  omogenee ,  nell'  immergerle  in  due  bicdiieri  distin- 
ti  contenenti  acqua  salata,  nell'  introdurre  nei  due  bic- 
diieri due  dita  corrispondenti  dclle  due  mani  e  nel  far 
quindi  contrarre  fortenieute  una  dclle  braccia ,  dopo  che, 
bene  inteso ,  sono  scomparse  quelle  coiTenti  di  eterogenei- 
ta  che  si  manifestano  al  prinio  chiudersi  del  circuito  per 
r  immersione  delle  dita  nei  bicdiieri.  All'  istante  die  il 
braccio  si  contrae,  si  vede  1'  ago  del  galvanonietro  muo- 
versi  dallo  0°,  indicando  una  corrente  che  nel  braccio  con- 
tratto  sarebbe  ascendente,  cioe  diretta  dalla  mauo  verso 
la  spalla. 

Questa  deviazione  poi  che  puo  giungere  col  galvano- 
nietro di  2i  niila  giri,  e  facendo  uso  di  acqua  salata,  fino 
a  30",  varia  secondo  la  forza  muscolare  dell'  individuo  che 
fa  !'•  esperienza ,  secondo  la  niaggiore  o  minor  facilita  che 
ha  di  mantenere  fortemente  contratto  il  braccio.  Ripetendo 
molte  volte  di  seguito  I'  esperienza ,  1'  effetto  galvanometrico 

T.    IX.  10 


74  Antonio   Cima 

diventa  successivaniente  niinoie,  dappoiche  per  le  contra- 
zioni  ripetute  e  prolungate  1'  cnergia  vitale  dei  muscoli 
va  successivaniente  sceniando.  La  deviazione  dell'  ago  Gam- 
bia di  direzione  allorche  si  fii  contrarre  1'  altro  braccio, 
lasciando  in  riposo  il  prime ,  mentie  flicondo  contrarre 
ambe  le  braccia  contemporaneamente  si  lia  d'  ordinario 
mia  piccola  deviazione  in  un  senso  o  nell'  altro;  cio  clie 
proviene  dalla  diversa  forza  di  contrazione  di  questo  o 
di   quel   braccio. 

Se  invece  di  adoperare  acqua  salata  e  lamine  di  pla- 
tino,  come  fa  Dubois  Reymond,  s'  impiega  soluzione  sa- 
tura  di  solfato  di  zinco  e  lamine  di  zinco  amalgamato,  i 
segni  di  corrente,  con  il  solito  galvanometro  di  2i  mila 
giri,  sono  pin  scnsihili  e  piu  diirevoli;  cio  che  e  dovuto, 
tanto  alia  mancanza  di  polarita  secondarie ,  altre  volte  ac- 
cennata,  quanto  alia  maggior  conducibilita  di  questo  li- 
quido  relativamente  a  qnelia  della  soluzione  di  sal  marine. 
§  18.°  Questa  esperienza  considerata  in  se  stessa  non  e 
clie  d'  un'  iinportanza  secondaria  di  fronte  a  quella  prati- 
cata  coUa  Rana  preparata  e  a  cavalcioni  dei  due  bicciiie- 
ri  contenenti  un  liquido  conduttore  (§9°).  Infatti,  come 
dice  lo  stesso  Dubois  Reymond  (i8),  non  vi  era  die  un  pas- 
so  a  fare  da  quell'  esperienza  colla  Rana  a  quest'  altra 
coir  Uomo  vivo.  Ne  vi  era  ragione  per  credere ,  che  men- 
tre  la  contrazione  eccitata  per  via  di  tutti  gli  altri  mezzi 
meccanici,  cliimici,  termici,  elettiici,  si  era  riconosciuta 
capace  di  sviluppare  una  corrente  sensibile  al  galvanome- 
tro ,  non  fosse  di  ci6  capace  la  contrazione  prodotta  dal- 
r  impero  della  volonta. 

Non  credo  intanto  necessario  trattenernii  a  discorrere 
sulla  varieta  dei  risultati  ottenuti  dai  diversi  Fisici ,  Buff, 
Bancalari,  Cima,  Zantedesclii ,  Despretz,  Becquerel ,  ed 
altri  die  si  occuparono  a  ripetere  questa  sperienza,  ne 
delle  molte  precauzioni  die  bisogna  usare  perclie  essa  non 
conduca  a  conseguenze  erronee ;  inquantoche  queste  pre- 
cauzioni sono  comuni  a  quella  sperienza  che  si  fa  colla 
Rana  a  cavalcioni  dei  due  bicchieri,  e  a  tutte  in  gene- 
rale  le  esperienze  di  Elettro-Fisiologia.  Solo    avvertiro  che 


RiCERCHE    ELETTR0-FI8I0L0GICHE  75 

i  risultati  negativi  o  irregolari  ottenuti  da  diversi  speri- 
mentatoii  devonsi  ascrivere  principalinente  a  cio ,  che  non 
tutti  lianno  adoperato  un  galvanometro  sufficienteinente 
sensibile.  Avvertiro  inoltre  che  se  un  maggior  numero  di 
obiezioni  si  possono  fare,  e  si  sono  fatte,  contro  la  mani- 
festazione  elettrica  ncU'  atto  della  contrazione  volontaria 
deli'  Uonio ,  che  contro  quella  che  avvieiie  nella  contra- 
zione prodotta  artificialniente  nella  Rana  preparata,  cio 
deriva  dacche  il  modo  di  speriinentare  che  possiamo  tene- 
re  con  quest'  ultima,  e  piii  seniplice,  piu  preciso  di  quel- 
le che  possiamo  adoperare  introducendo  nel  circuito  del 
galvanometro  le  due  braccia  d'  un  Uomo  vivo.  Cio  deriva 
inoltre  dacche  in  questo  caso  la  presenza  della  pelle,  e  spe- 
cialiuente  dell'  epidermide^  rende  piii  difficile  il  passag- 
gio  della  conente  elettrica  per  le  divei'se  parti  del  cir- 
cuito ,  oltre  che  questo  presenta  una  maggior  resistenza 
per  la  sua  maggior  lunghezza. 

Avvertiro  Hnalmente  che  volendo  ripetere  questa  espe- 
rienza,  oltreche  e  necessario  adoperare  un  galvanometro 
di  24,000  giri ,  e  utile  servirsi  di  soluzione  di  solfato  di 
zinco  e  di  laiuinc  di  zinco  amalgamato ,  invece  di  solu- 
zione di  sal  marino  e  di  lamine  di  platino ,  per  le  ragio- 
ni  gia  accennate. 

§  19."  II  punto  di  vista  sotto  cui  dobbiamo  analizzare 
codesto  risultato  sperimentale,  non  e  gia  riguardo  alio 
sviluppo  di  elettricita  per  la  contrazione  prodotta  dall'  at- 
to della  volonta;,nia  riguardo  alia  direzione  della  corrente 
di  contrazione ,  che  in  questo  caso  e  ascendente ,  mentre 
neir  estremita  iiiferiore  della  Rana  e  discendente. 

Una  tale  diversita  non  puo  dipendere  clie  da  una  di 
queste  due  cose.  O  da  clie  la  corrente  rnuscolare  ordina- 
ria,  o  meglio  la  risultante  dellc  correnti  ordinarie  dei  sin- 
goli  niuscoli  del  braccio  dell'  Uomo  ha  una  direzione  di- 
scendente. Oppure  da  che  la  corrente  di  contrazione  segue 
neir  Uomo  una  legge  diversa  da  quella  cui  e  sottomessa 
negli  altri  animali.  Questa  seconda  supposizione  e  eviden- 
temente   meno   fondata  della   prima. 

§  20.°  Questi  dubbi  intanto  non   potevano  esserc  sciolti 


76  Antonio   Cima 

chc  per  mezzo  dell'  cspcrienza ;  e  pero  non  potendo  ope- 
rare  in  altro  niodo,  presi  la  determinazione  di  studiare  la 
direzione  della  corrente  iiei  diversi  muscoli  delle  mie  pro- 
prie  braccia  e  nel  braccio  intioro  in  rijjoso,  applicando  i 
soliti  stoppini  in  coinunicazione  col  filo  del  galvanouietro, 
ai  diversi  piinti  della  pelle ,  corrispondenti  alle  estrerniti 
e  alia  hingliezza  dei  muscoli  snddetti,  privati  dell'  epi- 
dermide  per  mezzo  di  piccoli  vescicanti  (mosclie  di  Milano). 

Essendo  inutile  toj^liere  1'  epidermide  per  una  esten- 
sione  molto  grande  ,  divisi  una  mosca  di  Milano  in  sei 
parti  che  ridussi  in  disclietti  di  'I  a  5  millimetri  di  dia- 
metro.  Applicai  due  per  volta  questi  disclietti  nclle  diver- 
se regioni  del  braccio,  corrispondenti  ai  muscoli  superfi- 
ciali  del  medesiaio,  e  tolta  1'  epidermide,  applicai  alle 
parti  cosi  scoperte,  e  prima  ripetutamente  lavate ,  i  due 
stoppini  in  comunicazione  colic  estremita  del  filo  galva- 
nometrico,  facendo  uso  del  solito  metodo  per  evitare  le 
polarita  secondarie. 

Ecco  intanto  i  risultati  ottenuti.  Stabilisco  le  comu- 
nicazioni  tra  due  punti  appartenenti  alle  due  estremita 
dei  diversi  muscoli  superficiali  dell'  avambraccio  destro  in 
riposo,  ed  ho  una  corrente  discendente ,  cioe  diretta  dal 
gomito  verso  la  mano. 

Questa  corrente  e  debole,  come  in  tutti  gli  altri  casi 
die  si  riferiscono  a  queste  esperienze ,  e  non  e  clie  di  3 
a  4",  col  galvanometro  di  2  i  mila  giri ,  ma  e  costante- 
mente  nella  stessa  direzione ;  e  la  deviazione  dell'  ago  del 
galvanometro  che  la  indica,  rimane  fissa  per  lungo  tempo. 
Gio  indica  non  esser  dovuta  quella  corrente  ad  eteroge- 
neita  agenti  sui  punti  di  contatto.  E  poi  facile  intendere 
come  quella  corrente  debba  essere  cosi  debole ,  se  si  con- 
sidera  che  col  vescicante  si  toglie  bensi  1'  epidermide ,  ma 
non  la  pelle  col  sottoposto  tessuto  cellulare ,  cosicche  pos- 
siamo  ainmettere  che  ove  venisse  messo  del  tutto  alio  sco- 
perto  un  muscolo  in  un  Uomo  vivo ,  la  corrente  muscolare 
sarebbe  certamente  piu  forte. 

Gio  di  cui  mi  sono  pertanto  potuto  assicurare  si  e , 
che  in  quel  muscoli    dell'  avambraccio    la  corrente,    nello 


RlCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  77 

stato  di  riposo,  e  discendente ,  cioe  in  contraria  direzione 
alia  corrente  muscolare  ordiriaria  dell'  avambraccio  e  della 
gainha   del   Raiiocchio. 

()tt«'niita  la  deviazione  fissa  dalla  corrente  muscolare 
dei  mnscoli  del  inio  avambraccio ,  misi  questo  rapidarnen- 
te  ill  coiitrazioiie  per  certo  tempo.  Vidi  1'  ago  tornare  in- 
dietro,  sorpassare  lo  0",  e  fissarsi  a  3°  dall'  altra  parte 
del  quadrante ,  indicando  cosi  una  corrente  di  contrazio- 
ne ,  ascendente. 

S[)erinientando  in  simil  modo  sui  diversi  muscoli  del 
braccio,  vh\n  ugiiali  risultati.  Le  conenti  dei  muscoli  in 
riposo  sonosi  mostrate  sempre  discendenti ,  e  quelle  dei 
muscoli  in  contrazioiie  sempre  ascendent} ,  sebl^ene  in  que- 
sti  casi  pill  deboli  die  nei  mnscoli  dell'  avambraccio,  ci6 
che  probabilmente  deve  attribuirsi  alia  maggior  quanti- 
ta  di  tessuto  cellulare  sottocutaneo  che  cuopre  i  muscoli 
del  braccio. 

Fiiialmente  messo  nel  circuito  il  membro  intiero,  sta- 
bilcndo  le  comunicazioni  tra  una  porzione  della  superficie 
di  esso  prossima  al  carpo  e  uu  punto  appartenente  alia 
parte  siq)eriore  del  braccio ,  presso  1'  articolazione  dell'  o- 
mero  colla  clavicola  e  coUa  spalla,  ebbi,  tenendo  il  mem- 
bro in  riposo,  una  corrente  piii  forte  die  nei  casi  prece- 
dent!, ma  anche  essa  discendente ,  nientre  flicendolo  con- 
trarre  fortemente,  rapidamente,  e  per  un  certo  tempo, 
ebbi  una  corrente  in  senso  inverso ,  ossia  una  corrente 
ascendente,  anche  piii  forte. 

Abbiamo  dnnque,  dietro  queste  esperienze,  che  nel 
braccio  d'  nn  Uomo  che  si  contrae  per  1'  azione  della  vo- 
lonta ,  la  corrente  di  contrazione  ha  una  direzione  contra- 
ria alia  direzione  della  risnltante  delle  correnti  dei  muscoli 
del  braccio  stesso  in  istato  di   riposo. 

§  21.°  Tntte  1'  esperienze  fatte  da  Matteucci  sulla  con- 
trazione indotta,  adoperando  la  Rana  galvanoscopica ,  quel- 
le praticate  dal  medesimo  e  da  Dubois  Reymoud  usando 
nn  galvanonu'tro  seusibilissimo,  bastavano  per  dimostrare 
chiaramente  il  fatto  della  corrente  di  contrazione.  Ma  al- 
lorche  intrapresi  gli    studi    necessari    per  comporre  questa 


78  Antonio  Cima 

Memoiia,  iion  si  era  ancoia  giuiiti  a  peter  generalizzare 
la  legge  della  direzione  di  questa  corrente,  inquantoche 
esistevano  contro  questa  generalizzazione  i  tre  ostacoli  da 
me  accennati  al  §  \l.°  di  questo  Capo.  Risiiltando  per 
altro  preseiiteiuente  dalle  mie  esperienze ,  die  noii  solo 
nel  gastronemio  della  Rana  e  nell'  estensore  crurale  della 
coscia  di  questo  animale,  ma  anclie  in  altri  muscoli  del 
medesimo,  la  corrente  di  contrazione  e  in  direzione  con- 
traria  alia  solita  corrente  del  nuiscolo  intatto  e  in  riposo; 
risultando  che  lo  stesso  si  verifica  nei  muscoli  del  Coni- 
glio  e  del  Passero ;  essendo  finalmente  provato  che  nel 
hraccio  dell'  Uomo  vivo  la  direzione  della  corrente  di  con- 
trazione e  anche  contraria  a  quella  della  risultante  delle 
correnti  dei  nuiscoU  in  riposo  che  lo  costituiscono ,  abbia- 
mo  degli  argomenti  sufficienti  per  poter  generalizzare  e 
ridurre  ad  un  principio  imico  e  semplice  il  fatto  della 
corrente  di  contrazione ,  che  potremo  quindi  comprendere 
in   questa   legge  generale: 

=  La  corrente  che  si  manifesta  in  un  muscolo  man- 
tenuto  in  uno  stato  di  contrazione ,  e  sempre  in  direzione 
contraria  alia  corrente  muscolare  che  manifesta  quel  mu- 
scolo stesso  in  stato  di  riposo  e  nello  stato  di  sua  inte- 
grita  =. 


CAPO  II. 

TEORIA  DEI  FE^OMEM  ELETTRICI  DELLA  COKTRAZIOINE 

niJSCOLAKE 


§  22.°  JUa  spiegazione  piu  naturale,  piu  coerente  ai 
fatti  osservati  clic  si  possa  dare  del  fenomeni  elettrici  die 
si  nianitestano  nell'  atto  della  coiitiazione  niuscolaie,  al- 
lorche  qnesti  fiitti  vogliansi  considerare  in  se  stessi ,  e 
senza  viste  teoriche  preconcette ,  e  qiiella  die  ne  diede 
Matteucci,  e  che  consiste  nell'  amniettere,  che  ad  ogni 
nioto  istantaneo  di  contrazione  vi  e  produzione  di  una 
scarica  elettrica  o  di  una  corrente  anche  istantanea ,  in 
dirozione  contraria  a  (|uella  della  corrente  miiscolare  ordi- 
iiaria.  Per  una  serie  di  inoti  di  contrazione  sostenuti  in  un 
niuscolo,  o  per  il  tetano,  die  secondo  cio  che  si  ammet- 
te  piesenteniente ,  consiste  in  una  successione  di  tanti 
moti  contrattivi,  separati  fra  di  lore  da  un  intervallo  bre- 
vissimo,  si  avra  una  coiitiiiuazione  non  interotta  di  quelle 
scariche  elettriche  o  di  quelle  correnti  istantanee  dirette 
tntte  nello  stesso  senso,  e  quindi  una  corrente  continua. 
Ritlettendo  poi  alia  natura  diversa  dei  due  mezzi  reo- 
scopici  die  si  usano  nelle  ricerdie  di  Elettro-fisiologia ,  il 
gah'ano/netro  moltipUcatore  e  la  Rana  gahaiioscopira ,  e  fa- 
cile intendere  come  per  avere  la  inanitestazione  della  sca- 
rica elettrica  o  della  corrente  elettrica  di  contrazione  al- 
lorclie  si  usa  la  Rana  galvanoscopica ,  basti  che  il  muscolo 
si  contiag^a  una  volta  sola,  inentre  adojieraudo  il  galva- 
nometro  iiioltipiicatore  anclie  il  piii  seii.sii>ile,  sia  dnopo 
di  mantenere  il  muscolo  in  uno  stato  di  contrazione  per- 
manente,  o  megUo  appaientemente  continua  come  awiene 


80  Antonio   Cima 

nel  tetano.  Infatti  1'  azione  istantanea  di  iino  stiinolo  qua- 
luiiqiic,  come  saiel)l)0  (jiiella  di  una  piiiitura  sul  nervo 
di'llu  Rana  gahanoscopica ,  basta  per  flirla  contrarre ;  e 
qniiidi  bastera  anclie  1'  azione  istantanea  d'  una  coirente 
elettrica.  II  galvanonietro  invece,  clie  e  un  istrunuinto 
niolto  adattato  per  indicare  la  presenza  delle  correnti  con- 
tinue, e  quelle  variazioni  di  intensita  in  una  data  corren- 
te  ciie  sono  di  una  certa  dnrata,  e  insuflfi(;iente  all'  uopo 
allor([uando  si  tratta  di  correnti,  die  duratio  un  istante 
piccolissinio,  ossia  allorquando  si  tratta  di  correnti  istan- 
tanee ;  cosicclie  la  durata  loro  sia  niinore  del  tempo  die 
si  ricliiede  perclie  sia  superata  1'  inerzia  dell'  ago.  In  que- 
sto  case,  il  galvanonietro  il  piu  sensibile  non  da  segno 
alcuno  del   passaggio  di  tali  correnti   per  il  suo  filo. 

§  23.°  Secondo  Dubois  Reymond  per  altro,  la  contra- 
zione  non  produrrebbe  veramente  una  scarica  o  una  cor- 
rente  elettrica ,  ma  indebolirebbe  invece  e  sospenderebbe 
la  corrente  nuiscolare  preesistente  nel  nuiscolo  in  riposo. 
Per  una  contrazione  sostenuta,  come  nel  caso  del  tetano, 
si  avrebbe  cio  che  egli  dice  V  oscillazione  o  variazione 
negativa  della  corrente  muscolare ,  circolante  per  i  muscoli 
stessi  die  si  contraggono.  Cosicclie  la  corrente  die  si  ot- 
tiene  in  questo  caso,  non  sarebbe  dovuta  ad  una  nnova 
forza  elettro-motrice  svegliata  nel  muscolo  dalla  contrazio- 
ne, o  die  accompagna  la  produzione  di  questa,  ma  bensi 
sarebbe  originata  dalle  polarita  secondarie ,  prodotte  sulle 
lamine  di  platino  del  filo  del  galvanonietro,  che  entrano 
nel  circuito,  le  qiiali  daranno  luogo  ad  una  corrente  se- 
condaria,  in  direzione  opposta  a  quella  dclla  corrente  mu- 
scolare esistente  gia  nel  circuito,  e  prevalente  su  questa. 
Questo  sarebbe  il  caso  di  un  muscolo  gastronemio  cliiuso 
nel  circuito  del   galvanonietro  e  fatto  contrarre   (i9). 

AUorclie  si  diiudono  nel  circuito  le  due  braccia  d'  un 
Uomo  o  le  estremiti  inferior!  di  una  Rana,  essendo  tutto 
simmetrico  da  una  parte  e  dall'  altra  nel  circuito  stesso , 
le  risultanti  delle  correnti  miiscolari  in  un  membro,  come 
opposte  in  direzione,  distruggeranno  simili  risultanti  nel- 
r  altro  membro,  cosicclie  1'  ago    rester^  a  0°.   Contraendo 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  8  1 

o  tetaiiizzando  uno  dei  membii,  per  esempio,  il  destro, 
la  forza  elettro-motrice  muscolare  diminuirebbe  nel  niede- 
simo,  cosiccbt"  iiori  essendovi  piii  equilibrio  fra  quelle  ri- 
suhaiiti,  pifdoiniiiera  qiiclla  del  lueiubio  in  riposo,  e  si 
avia  n(d  circiiito  una  corrente  nella  direzione  della  corren- 
te  iniiscolure  di   (juesto   niembro. 

Dietro  qnesli  priiicipii  Dubois  Reymond  spiega  il  fatto 
della  contrazione  m(^/o//a ,  ammetteudo  clie  il  uervo  che  si 
trova  disteso  sopra  il  muscolo  inducente  e  percorso  da  una 
porzione  della  corrente  del  medesinio ,  cosicclie  allorquaji- 
do  diiniuuisce  il  potere  elettro-inotore  in  quel  musculo 
neir  atto  della  contrazione ,  dovra  diminuire  anclie  istan- 
taneamente  quella  porzione  di  sua  corrente  che  percorre- 
va  il  nervo  della  Rana  galvanoscopica,  nella  quale  dovra 
qnindi  succedere  la   contrazione  indotta  (50). 

§  2i.°  Molte  obie/ioni  si  possono  fare  contro  questa 
teoria  di  Dubois  Reymond.  E  primieramente  essa  e  fon- 
data  sopra  un  falso  supposto,  quale  e  quelle  che  stabili- 
rebjje  come  necessaria  la  presenza  della  corrente  musco- 
lare,  per  potersi  avere  la  manifestazione  di  elettricita  nel- 
r  atto  della  contrazione,  mentre  invece  si  pno  disporre 
r  esperienza  in  modo ,  come  abbiamo  gia  veduto ,  da  non 
esservi  nel  circuito  segno  alcuno  di  corrente  nel  muscolo 
die  quindi  si  fa  contrarre.  Dico  supporrebbe  necessaria  la 
presenza  della  corrente  muscolare  nel  circuito,  perche  sen- 
za  di  cio  non  si  saprebbe  che  sense  attribuire  a  cio  che 
egli  chiama  var'iazione  negativa  di  questa  corrente. 

Anche  nel  caso  che  la  corrente  del  muscolo  che  si 
fa  contrarre  si  trova  in  circuito  ,  si  presenta  un'  altra 
obiezione  che  certo  non  e  sfucgita  alio  stesso  Dubois  Re- 
ymoud ,  e  che  lo  indusse  a  ricorrere  alle  polarita  secon- 
darie  che  si  svilupj)ano  nelle  lamine  in  platino  del  filo 
gahanometrico  per  il  passaggio  stesso  della  corrente  mu- 
scolare. La  sola  variazione  rtegativa  infatti  della  forza  elet- 
tro-motrice prcesistente  nel  nuiscolo,  non  potrebbe  pro- 
durre  altro  die  una  diminuzione  nella  intensita  della  cor- 
rente, e  quindi  tutto  al  piii,  non  potrebbe  far  altro  che 
ricondurrc  1'  ago  del  galvanometro  alio  0°,  ma  non  potrebbe 

T.     IX.  11 


82  Antonio   Ci.ua 

spiiiiicrlo  e  fissailn  iicl  qiuuliaiite  opposto.  Ora  quest'  ef- 
fetto  si  ha  anrlu";  lactnulo  uso  del  iiielodo  di  llegiiaidd  in 
cui,  come  abbiainu  gia  dimostrato,  iioii  vi  e  produzione 
di  polaritu  secondarie,  mentre  se  la  spiegazioiie  data  da 
Dubois  Reyinond  fosse  vera,  in  questo  caso  1'  ago,  duran- 
te la  contrazione  del  muscolo,  poticbbe  bensi  tornare  lino 
alio  0",  ma  non  potrebbe  gianunai  indicate  una  corrente 
inversa  alia  corrente  ordinaria  del   muscolo   in   ripo.so. 

Un  altro  t'atto  di  cui  non  si  puo  dar  ragione  nella 
teoria  della  variazione  negativa  di  Dubois  Reymoud,  e  quel- 
le clie  abbiamo  citato  al  §  J  2",  e  cousistente  in  cio  die 
in  alcuni  casi  vi  e  un  aumento  di  deviazione  nell'  ago  del 
galvanoinctro,  durante  la  contrazione  tetanica  del  musco- 
lo, allorche  la  corrente  muscolare  che  si  trova  nel  circuito 
ncl  muscolo  stesso  avcute  uu  taglio  trasversale,  e  coutra- 
ria  alia  direzione  della  solita  corrente  di  quel  luuscolo  in- 
tatto  e  in  riposo. 

§  25.°  Riguardo  poi  a  quell'  altra  modificazione  della 
esperienza  tlitta  nell'  Uomo  e  nella  Rana  a  cavalcioui  dei 
due  biccliieri ,  e  cliiaro  come  anche  escludendo  la  presen- 
za  delle  polarita  secondarie,  i  risultati  possano  spiegarsi 
esfualmente  bene,  taiito  ammettendo  die  nella  contrazione 
vi  sia  uuo  sviluppo  di  corrente  elettrica  nel  niembro  con- 
tratto ,  in  direzione  contraria  alia  sua  corrente  muscolare 
ordinaria,  quanto  ammettendo  una  variazione  negativa  in 
questa  stessa  corrente  di  quel  meinbro.  Essendo  iufatti  nel 
circnito  due  correnti  rniiscolari  contrarie,  per  cui  1'  ago  e 
a  0° ,  si  puo  avere  la  deviazione  dell'  ago  allorche  uno  dei 
membri  si  contrae,  sia  die  si  sospenda  1'  azione  della  sua 
contraria  corrente  suU'  altro  membro,  sia  die  in  quel  mem- 
bro  contratto  si  sviluppi  una  corrente  in  direzione  con- 
traria alia  prima ,  e  che  si  unisce  nel  suo  efFetto  alia  cor- 
rente muscolare  dell'  altro  membro  rimasto  in   riposo. 

Parimenti  si  puo  spiegare  parteudo  dall'  una  o  dal- 
r  altra  ipotesi,  e  sempre  escludendo  l'  influenza  delle  po- 
larita secondarie ,   il  seguente  fatto. 

Si  abbiano  due  coscie  di  Rana  unite  organicamente 
fra  di  Xaxo ,  e    messe    a  contatto    coi  punti    corrispondenti 


RiCEnciin:  elettro-fisiologiche  83 

ai  ginocchi  ,  coi  soliti  stoppiui  di  cotone  in  comunica- 
zione  coUe  estreniita  del  filo  del  galvanonietro.  Si  lascino 
all'  una  e  all'  altia  delle  due  coscie  i  uervi  lonibari  clie 
si  tengono  isolati  e  fiiori  del  circuito,  sopra  lui  pezzi)  di 
guttapcn-lia  (  Fig.  M  ).  E  raro  il  caso  die  la  corrente 
mitscolare  sia  uguale  n(dl'  una  c  nell'  altra  coscia,  in  modo 
clie  r  ago  resti  a  0".  Sup|)oniamo  clie  la  coscia  A  abbia 
una  corrente  piu  forte  in  niodo  da  aversi  una  deviazione 
neir  ago  del  galvanonietro  in  favore  della  rnedesinia.  Quan- 
do  r  ago  e  fisso  ad  un  dato  grado ,  irrito  f-olla  solita  pin- 
zetta  zinco-platino,  ad  intcrvatli  piccolissinii,  il  nervo  a, 
che  si  distribuisce  nella  coscia  A.  Questa  si  contrae  teta- 
nicainente,  ed  allora  ho  una  dirninuzionc  di  deviazione 
ncir  ago,  per  tutto  il  tempo  die  dnra  cjnesta  contrazioiie. 
Se  invece  irrito  il  nervo  b  della  coscia  piu  debole  B,  in 
modo  da  averc  1' effetto  ora  indicato ,  allora  ho  un  aumen- 
to  nella  deviazione  dt'H'  ago,  durante  il  tempo  in  cui  que- 
sta coscia  B  si   mantiene   in   contrazioiie. 

Esclusa  ogni  influenza  di  polarita  secondarie,  questi 
efFetti  si  possono  spiegare,  sia  amniettendo  che  nell'  atto 
della  contrazione  dell'  una  o  dell'  altra  delle  due  coscie, 
ia  corrente  ordinaria  muscolare  corrispondente  soffra  una 
variazione  negat'wa,  sia  atnmettendo  clie  nell'  atto  stesso 
si  sviliippi  una  corrente  elettrica  in  direzione  contraria 
alia  direzione  di  quella  corrente  muscolare.  Nel  primo  caso 
si  direbbe  che  contraendosi  la  coscia  prevalente  A,  dimi- 
nuisce  la  sua  corrente  mitscolare .,  per  cui  predomina  allora 
la  corrente  ordinaria  dell'  altra  coscia;  e  che  contraendosi 
la  coscia  i? ;,  diminuisce  la  sua  corrente  muscolare,  per  cui 
la  jiorzione  di  corrente  della  coscia  A  in  riposo,  dalla  rne- 
desinia distrutta,   rientrerebbe  in   azione. 

Nel  secondo  caso  vi  sarebbe  un  aumento  di  deviazio- 
ne neir  ago  del  galvanonietro ,  quando  alia  corrente  pre- 
valente della  coscia  A  in  riposo  si  aggiunge  la  corrente 
di  contrazione  della  coscia  B ,  e  viceversa  vi  sarebbe  di- 
minuzione  di   deviazione  nell'  a2;o  nel   caso  contrario. 

%  26."  Ora  il.solo  mezzo  che  si  puo  avere  per  risolvere 
questa  questione ,  e  per  decidere  in  quale  dei  due  indicati 


BA  Antonio   Cima 

nu)di  dcbbano  spiogarsi  qiicsti  fcnomeni,  si  e  qiiello  di 
esaniinaie,  se  la  grandezza  della  deviazione  dell'  ago  che 
si  ottiene  per  la  coutrazioiie  sostenuta  d'  una  delle  brac- 
cia  dell'  Uomo,  sia  tale  da  poteisi  attribuire  solaineiite 
alia  prevalenza  dcUa  ordiiiaiia  correiite  iniiscolare  nel  brac- 
cio  lion  contiatto,  oppure  se  per  prodnrre  una  tale  devia- 
zione si  ricliicda  1'  aggiunta  di  una  imova  forza.  Ma  sgra- 
ziataniente,  non  si  potrcbbe  nello  stato  attuale  della  scien- 
za,  in  qnesto  genere  di  esperienze,  adoperare  un  mezzo 
di  niisura  cosi  esatto  e  preciso,  quale  si  richiederebbe , 
traltandosi  specialniente  di  differenze  inolto  piccole,  per 
peter  risolvere  una  tale  questioiie.  Non  lascerenio  per  al- 
tro  di  notare  come  lo  stesso  Dubois  Reymond  non  abbia 
crednto  la  prevaleiite  corrente  iniiscolare  nel  braccio  non 
contiatto ,  snfficiente  per  prodnrre  quella  deviazione  del- 
r  ago,  inentre  1'  altro  braccio  si  inantiene  contiatto.  Quin- 
di  in  questo  caso  ricorse  alia  preseiiza  di  certe  correnti 
{  5;icuianiente  di  semplicc  eterogeneita  )  clie  si  stabilisco- 
iio  tra  diversi  punti  della  pelle ,  correnti  che  per  altro 
non  potrebbero  avere  influenza  alcuna  a  motivo  della  sim- 
metria  delle  parti  die  entrano  nel  circuito  in  quella  sua 
esperienza  suU'  Uomo  vivo ;  che  non  avrebbero  luogo  al- 
lorqnando  i  punti  della  pelle  messi  nel  circuito  soiio  sprov- 
visti  deir  epidermide;  che  non  potrebbero  essere  messe  in 
canipo  nel  caso  che  si  sperinienta  colla  R.aiia  scorticata  a 
cavalcioni  dei  due  bicchieri ,  o  colle  sole  coscie  di  questo 
animale  organicamente  unite   fra  di   loro. 

Del  resto  vista  la  analogia  dei  risultati ,  dimostrato 
come  nella  contrazione  del  gastroiiemio  e  degli  altri  mu- 
scoli  del  Ranocchio  e  degli  altri  aniinali  vi  e  uno  svilup- 
po  di  una  corrente  elettrica  in  direzioiie  contraria  alia 
direzione  della  corrente  oidinaria  in  quel  muscoli  intatti 
e  in  riposo  (§  13-16),  dimostrato  die  si  ha  lo  stesso  ri- 
sultato  in  un  braccio  solo  di  un  Uomo,  come  risiiita  dalle 
mie  esperienze  (  §  20  ),  non  sarebbe  filosofico  dare  una 
spiegazione  speciale  a  quella  inodificazione  dell'  esperi- 
mento  f'atto  con  ambe  le  braccia  dell'  Uomo  o  colle  due 
estremita    inferiori    di     una    liana    a     cavalcioni    su    i    due 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  85 

bicchieri ,  anche  quando  questa  spiegazione  speciale  e  ra- 
gionevole. 

§  27.°  Volendo  poi  applicare  qaella  teoria  della  varia- 
zione  negat'wa  della  corrente  muscolare  al  caso  della  con- 
trazione  indotta,  ci  si  presentano  altre  difficolta. 

Secondo  questa  teoria,  allorche  il  nervo  della  Rana 
galvanoscopica  e  posato  sopra  un  muscolo  ,  esso  e  percor- 
so  da  una  porzione  della  corrente  di  questo.  Allorche  il 
muscolo  si  contrae  e  quindi  succede  in  esso  una  variazio- 
ne  negatii>a  della  sua  corrente,  la  Rana  galvanoscopica 
deve  anche  contrarsi ,  perche  diminuisce  la  quantita  di 
elettricita  die  circolava  per  il  suo  nervo.  Ma  anche  in 
questo  caso  si  suppone  preesistente  la  presenza  della  cor- 
rente muscolare ,  cio  clie  non  e  in  tutte  le  disposizioni 
dello  esperimento.  Infatti  anco  ammettendo,  secondo  le 
viste  teoriche  di  Dubois  Reymond,  che  nel  muscolo  in 
riposo  esistano  tante  correnti  parziali ,  quante  sono  le  par- 
ticelle  del  muscolo  stesso ,  queste  correnti ,  come  nei  cor- 
pi  magnetici  ma  non  magnetizzati,  avrebbero  un  numero 
infinito  di  direzioni,  talche  non  darebbero  luogo,  come 
in  questi  corpi,  ad  una  risultante  unica.  Solo  col  chiudere 
convenientemente  il  circuito  del  muscolo  si  rejjolarizzereb- 
hero  quelle  correnti ,  nella  guisa  stessa  che  per  la  cala- 
mitazione  si  regolarizzano  le  correnti  nei  corpi  magnetici. 
Quindi  nel  caso  fondanientale  della  contrazione  indotta, 
in  cui  una  estremita  inferiore  di  Ranocchio  e  disposta  su 
di  un  piano  isolante,  e  sui  muscoli  di  questa  estremita  si 
distende  il  nervo  della  Rana  galvanoscopica ,  bene  iso- 
lata,  non  possiamo  aininettere  la  esistenza  d'  una  cor- 
rente elettiica  circolante,  ne  per  il  muscolo,  ne  per  il 
nervo. 

Posto  anco  esistesse  questa  corrente  circolante  per 
il  muscolo,  vi  sono  certe  disposizioni  della  esperienza  in 
cui  non  potrebbe  passare  nessuna  porzione  della  medesi- 
ma  per  il  nervu,  o  passandovi  non  potrebbe  colla  sua 
variazione  negativa  far  contrarre  la  Rana  galvanoscopica. 
Si  ottiene  infatti  la  contrazione  indotta  disponendo  il  ner- 
vo della    Rana    galvanoscopica   in    mille    modi    diversi  sul 


80  Antonio  Cima 

miiscolo  inducente.  Si  ottiene  essa  contrazione  indotta  al- 
li)i(  lu'  il  iHMvo  tU  (jiu^lla  liana  tocca  solo  per  puclii  pun- 
ti  (]ii('l  iiuiscolo,  seiiza  fonnare  circuito,  nel  qual  case 
noil  possiaino  ainiiiettcre  clio  una  porzioiie  dolla  corrente 
del  iniiscolo  inducente  ciicoli  per  il  iiervo  della  Rana  gal- 
vanoscopica.  Ed  allorquando  questa  e  vivace ,  si  haiino  in 
essa  le  contrazioni  indotte ,  anclie  nel  caso  die  il  suo  ner- 
vo  non  si  trova  clie  a  contatto  delle  dita  della  estremita 
inferiors   della   Raiia   "alvaiiica   clie  si   fa  contrarre. 

Si  ottengono  iiioltre  le  contrazioni  ittdotte ,  interpo- 
nendo  luio  strato  sotlile  di  trementina  tra  il  muscolo  che 
si  contrae  e  il  nervo  della  Rana  galvanoscopica ,  nel  qual 
caso  e  impossibile  ammettere  che  una  porzione  della  cor- 
rente del  muscolo  inducente  passi  per  quel  nervo.  Si  han- 
no  le  contrazioni  indotte,  allorche  il  nervo  della  Rana 
gahanoscopica  e  disposto  in  una  direzione  perpendicolare 
alia  direzione  delle  fibre  del  muscolo  inducente ,  e  quindi 
della  corrente  di  questo  muscolo,  se  essa  si  trovasse  in 
circuito,  nel  qual  caso  il  nervo  non  potrebbe  nell'  atto 
della  variazione  negativa  di  questa  corrente  produrre  la 
contrazione  del  muscolo  in  cui  si  distribuisce ,  mentre  si 
sa ,  che  un  nervo  eccitato  da  una  corrente  elettrica  in 
direzione  trasversale  alia  sua  lunghezza,  non  produce  la 
contrazione   nei   muscoli  sottoposti. 

§  28."  Mentre  intanto  tutte  queste  circostanze  riguar- 
danti  la  contrazione  indotta,  non  possono  spiegarsi  ammet- 
tendo  che  la  medesima  sia  prodotta  dalla  variazione  ne- 
gativa  della  corrente  del  muscolo  inducente ,  si  spiegano 
invece  nel  modo  il  piu  semplice  e  naturale  ammettendo 
che  neir  atto  della  contrazione  di  questo  muscolo  vi  e 
una  scarica  elettrica,  o  una  corrente  istantanea,  la  quale 
agisce  secondo  le  solite  leggi  sul  nervo  della  Rana  gal- 
vanoscopica,  e  quindi   la  fa  contrarre. 

Ammesso  cio,  non  si  trova  piii  nessuna  difficolti  a 
concepire  come  la  contrazione  indotta  possa  succedere,  qua- 
lunque  sia  il  modo  in  cui  il  nervo  della  Rana  galvano- 
scopica  e  disposto  sul  muscolo  inducente.  Infatti  se  si  ri- 
chiedono  certe  disposizioni  particolari  perche  una  porzione 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  87 

della  corrente  del  muscolo  inducente  circoli  per  il  nervo 
della  Rana  gahanoscopica ,  e  invece  iiuliirereiite  la-  posi- 
zioiie  di  ([iiesto  nervo  sii  quel  muscolo  accio  il  inedesiino 
possa  sentire  1'  elFetto  della  scarica  prodotta  da  una  cor- 
rente istantanea  nell'  atto  in  cui  il  muscolo  inducente  si 
contrae.  Si  spiega  anche ,  ammesso  lo  stesso  principio  , 
couie  possa  avvenire  la  contrazione  indotta  allorche  tra  il 
muscolo  inducente  e  il  nervo  della  Rana  galvanoscopica  si 
interpone  nno  strato  sottile  di  trementina ;  incjuantoche 
r  interposizione  di  cpiella  sostanza  coihente  non  iinpedisce 
clie  il  nervo  della  Rana  senta  l'  azione  d'  una  debolissinia 
scarica  di  una  piccola  bottiglia  di  Leyden ,  mentre  da  al- 
tra  parte  inipedirebbe  il  passaggio  d'  una  porzione  della 
corrente  del  muscolo  inducente  per  il  nervo  della  Rana 
stessa.  Diniodoclie  alle  osservazioni  contro  la  esistenza  del- 
la variazione  negativa  della  corrente  muscolare ,  amniessa 
da  Dubois  Reyniond  come  cagione  della  corrente  di  con- 
trazione e  della  contrazione  indotta,  bisogna  aggiungere  le 
prove  positive  che  dimostrano  la  produzione  delle  scariclie 
elettricbe,  e  quindi  della  corrente  elettrica,  nell'  atto  del- 
la contrazione  muscolare. 

§  29.°  Del  resto  1'  analogia  d'  origine  tra  i  fenomeni 
della  contrazione  indotta,  tra  quelli  manifestati  da  un  mu- 
scolo die  si  contrae  posto  nel  circuito  del  galvanometro , 
e  tra  quelli  die  si  osservano  facendo  1'  esperienza  con 
ambe  le  braccia  dell'  Uomo  vivo,  o  con  ambe  le  estremi- 
\k  inferior!  della  Rana  galvanica,  o  anche-  della  Rana  in 
stato  di  vita,  e  tale  die,  nonostante  alcune  difFerenze 
clie  li  distinguono,  e  die  dipendono  dalle  ciicostanze  stes- 
se  deir  esperienza ,  devono  essere  compresi  sotto  lo  stesso 
principio  comune ,  die  si  puo  fbrmulare  in  queste  parole: 
3=  Allorquando  succede  un  moto  contrattivo  in  un 
muscolo,  avviene  una  scarica  elettrica,  o  una  corrente  elet- 
trica istantanea  in  direzione  contraria  alia  direzione  della 
corrente  ordinaria  del  muscolo  stesso  in  stato  di  riposo,  e 
nello  stato  di  sua  integrita ,  sia  die  questa  corrente  si 
trovi  in  circuito  o  no.  Allorquando  succede  una  serie  so- 
stenuta  di  detti   moti  contrattivi,  in    mode   da    aversi  una 


88  Antonio   Cima 

contrazione  permanente  o  tetanica,  durante  qualche  tem- 
po nel  niiiscolo,  si  ha  una  corrente  non  piii  istantanea 
ma  continua,  ossia  si  ha  una  serie  di  scariche  o  di  cor- 
renti  istantanee,  tutte  dirette  nel  sense  su  accennato  =. 
§  30."  Si  potrehbe  era  chiedere  come  e  perche  succeda 
questa  scarica  elettrica  nell'  atto  della  contrazione  di  un 
muscolo.  Ma  a  questa  domanda  non  si  potra  giammai  ri- 
spondere  adeqnataniente  senza  che  si  conosca  la  vera  for- 
ma e  la  iiatiua  deirelettro-motore  muscolare,  e  senza  che  si 
sappia  specificare  quale  fra  le  diverse  azioni  chimiche  che 
avvengono  negli  atti  organico-vitali  del  muscolo  in  riposo, 
dia  veramente  luogo  alia  produzione  della  corrente  musco- 
lare. Tuttavia  partendo  dalla  mia  ipotesi  sulla  forma  di 
queir  elettro-motore ,  esposta  al  Capo  terzo  della  prima 
Parte  di  questo  scritto ,  e  partendo  da  qualche  fatto  ben 
stabilito,  ci  si  presenta  una  nianiera,  forse  non  irragione- 
vole,  di  concepire  il  fatto  della  scarica  e  della  corren- 
te elettrica  che  si  manifesta  nell'  atto  della  contrazione 
muscolare. 

In  quella  specie  di  pila  colla  quale  ho  figurato  la 
fibra  muscolare,  e  che  in  qualche  modo  mi  da  ragione 
delle  leggi  della  sua  corrente ,  vi  e  una  azione  chimica 
tra  il  li([uido  che  bagna  la  borsa*  di  cotone  e  l'  orlo  dei 
dischetti  in  questa  contenuti.  Quell'  involucro  esterno  for- 
mato  da  una  lamina  sottile  di  sostanza  conduttrice  non 
attaccabile  chimicamente  da  quel  liquido,  mi  rappresenta 
il  sarcolema  e  1'  insieme  dei  sottilissimi  reticoli  formati 
dalle  vdtime  estremita  dei  vasi  sangninei  e  quelle  sottilis- 
sime  ramificazioni  e  plessi  di  sostanza  nervosa  che  avvol- 
gono  le  fibre  muscolari.  Supposti  attaccabili  chimicamen- 
te dal  liquido  i  dischetti ,  e  non  attaccabile  quell'  involu- 
cro conduttore,  abbiamo  veduto  quale  era  la  direzione 
della  corrente  in  quella  specie  di  pila,  e  l'  abbiamo  ri- 
conosciuta  identica  a  quella  che  si  manifesta  in  un  mu- 
scolo in  cui  una  delle  estremita  appartenga  alia  sua  sezio- 
ne  trasversale,   sia  natnrale  sia  artificiale. 

Supponiamo  ora  che  cambi  la  natura  di  quel  liquido 
che  bagna  la  borsa,  in  modo  che  esso  eserciti  un'  azione 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  89 

chimica  non  piu  supli  orli  dei  dischetti,  ma  bensi  su 
quell'  involucro  metallico  esterno,  ed  allora  e  cliiaro  co- 
me la  corrente  dovra  invertirsi,  come  iiivece  di  passare 
neir  arco  estenio  dalla  superficie  metallica  dell'  involucro 
al  dischetto  estremo  della  serie,  deve  invece  passarvi  da 
questo  a  quello. 

Ora  qnalche  cosa  di  simil  genera,  qualche  cosa  d' a- 
nalogo  a  quel  supposto  canibianiento  di  azione  cliimica  di 
quel  liqnido,  puo  succedere  in  un  mnscolo  clie  si  con- 
trae.  Intatti  sappiamo  che  nell'  atto  della  contrazione,  il 
mnscolo  sviluppa  una  certa  quantita  d'  acido  carbonico  e 
assorbe  una  certa  quantita  d'  ossigeno;  per  la  contrazione 
avviene  un  esaurimento  di  forza  nervosa  e  di  forza  mui- 
scnlarc.  Tali  fenomeni  ne  accennano  ad  un  cambiamentb 
cliiniico,  die  avviene  nella  libra  muscolare  che  si  coutrae, 
ad  un  cambiamento  negli  atti  nutritivi  del  mnscolo.  Que- 
sti  cambianienti  avverranno  di  certo  nelle  estremita  capil- 
lari  dei  vasi  die  sono,  come  si  sa  dall' Anatomia ,  intiina- 
mente  connessi  alle  piu  sottili  ramificazioni  nervose,dove 
per  esprimermi  colle  parole  di  Longet ,  tendono  a  con- 
fondersi  il  sangne  e  i  tessnti  nei  quali  esso  si  distribui- 
sce ,  dove  non  vi  e  piii  limite  tra  il  liquido  organizzatore 
e  i  suoi  prodotti  (51).  Intanto  che  questo  liquido  organiz- 
zatore, il  sangue ,  sofFra  un  cambiamento  chimico  nell' at- 
to della  contrazione,  ce  lo  dlinostra  quel  fatto  della  pro- 
duzione  dell'  acido  carbonico;  e  die  questo  liquido  cosi 
modificato  debba  esercitare  suUe  diverse  parti  con  cui  e 
intimaniPiite  a  contatto,  cioe  la  libra  muscolare  da  una 
parte,  il  sarcolema,  le  fibre  nervose  e  i  vasi  capillari 
stessi  che  lo  contengono  dall'altra,  un'  azione  chimica 
diversa  da  quella  che  esercitava  allorche  il  mnscolo  era 
in  riposo,  e  una  snpposizione  che  a  niuno  ])arra  assurda. 
La  manifestazione  dunque  d'  una  corrente  elcttrica  nell' at- 
to della  contrazione  muscolare,  in  direzione  contraria  alia 
solita  corrente  del  mnscolo  in  riposo,  ossia  in  altri  ter- 
mini, r  inversione  di  questa  corrente  in  un  mnscolo  in 
stato  di  contrazione,  potrebbe  dipendere  dai  cambianienti 
chimici  che  avvengono  in  un  mnscolo  allorche  si  contrae. 


T.     IX. 


12 


90  Antonio  Cima 

Chiunque  potri  facilmeute  riconoscere  qnanto  sia  va- 
ga  questa  inia  ipotesi  sulla  cagione  dello  sviluppo  di  elet- 
tricita  nell'  atto  della  contrazione  muscolaie ;  ne  io  pre- 
tendo  dare  alia  niedesima  maggior  valore  di  quelle  che 
puo  realniente  meritare.  Tuttavia  in  fatto  di  ipotesi  in- 
torno  a  fenomeni  cosi  oscuri,  quali  sono  quelli  della  pro- 
duzione  di  elettricit^  negli  animali ,  che  sono  in  rapporto 
intiino  cogli  atti  nntritivi  che  avvengono  negli  oigani  dei 
medesimi ,  credo  che  quelle  le  quali ,  come  la  ora  espo- 
sta ,  sono  basate  su  fatti  certi  dedotti  dalla  esperienza , 
debbano  preferirsi  a  tante  altre  fondate  su  supposizioni  gra- 
tuite,  e  che  alia  fin  fine  non  si  riducono  che  ad  esporre 
i  fatti  che  si  vogliono  spiegare,  in  altre  pax'ole  diverse  dal- 
le ordinarie. 


PARTE  TERZA. 

DEI  FEIVOMEM  ELETTRO-NERVOSI 

CAPO  I. 

CORKEKTE  ELETTRO-IVERVOSA 


§  1.°  A/ubois  Pteymond  dietro  un  gran  numero  di  espe- 
lieiize  ha  potuto  stahilire,  che  allorquando  si  chiude  col 
filo  del  galvanometro  il  circuito  tia  la  sezione  trasversale 
e  la  sezione  longitudinale  di  un  nervo,  si  ha  una  corren- 
te ,  debole  si ,  couiparativainente  a  quella  che  in  simili 
condizioni  si  ottiene  nei  muscoli ,  ma  tuttavia  sensibile, 
diietta  nel  filo  moltiplicatoie  dalla  supeificie  esterna  alia 
sezione  trasversale  del   nervo  stesso   (52). 

Basta  per  dimostrare  che  la  cagione  di  una  tale  cor- 
rente  sta  nelle  condizioni  orgariiche  del  nervo  il  conside- 
rare,  che  il  medesimo  non  nianifesta  quella  corrente,  che 
durante  il  tempo  che  si  mantiene  atto  ad  eccitare  le 
contrazioiii  muscolari  o  a  trasmettere  al  cervello  le  im- 
pressioni  ricevute. 

La  corrente  nervosa  e  intanto  compresa  sotto  la  leg- 
ge  generale  che  comprende  la  corrente  muscolare ,  per  ri- 
guardo  alia  sua  direzione.  Bensi,  siccome  i  nervi  non  han- 
no  sezione  trasversale  naturale  come  i  muscoli ,  cosi  per 
aversi  la  corrente  e  necessario  in  tutti  i  casi  praticare  una 
sezione  trasversale  artificiale  nei   medesimi. 

§  2.°  La  corrente  elettro-nervosa  e  debole  e  di  poca  du- 
rata ,  come  vedremo    in  seguito ;  e    per6  e    duopo   servirsi 


92  Antonio  Cima 

in  queste  ricerche  del  galvanoinetro  di  24000  giri.  Tutta- 
via  iisando  il  inetodo  die  ho  gia  adoperato  in  tutte  que- 
ste ricerche,  con  cui  si  evitano  le  polarita  secondarie,  ho 
potato  ottenerc  segni  di  corrente  al  galvanonietro  suddet- 
to  pill  seiisibih  e  piii  durevoli  di  quelli  ottenuti  da  Dubois 
Reymond.  II  nietodo  generate  di  speritnentare  consiste  nel 
disporre  un  nerve  sopra  una  linguetta  triangolare  di  lami- 
na di  guttapercha ,  in  mode  die  una  delle  sue  estremiti 
sporga  appeiia  dallo  spigolo  di  quella  lamina,  mentre  1' al- 
tra  esfremita  si  ripiega  in  Lasso  e  resta  aderente  alia  fac- 
cia  inferioie  della  medesima,  come  si  vede  nella  Fig.  15., 
in  cui  a  b  rappresenta  il  taglio  verticale  della  linguetta 
di  guttapercha,  supposta  orrizzontale,  g  d  o  c  rappresen- 
ta il  nervo.  In  questo  modo  posso  mettere  facilmente  a 
contatto  delle  estremita  dei  soliti  pacchetti  o  delli  stop- 
pini  di  cotone  in  comunicazione  colle  estremita  del  filo 
del  galvanometro ,  il  taglio  trasversale  d  del  nervo  e  un 
punto  o ,  appartenente  alia  superficie  esterna  naturale  del 
medesimo. 

E  facile  intendere  come  debba  disporsi  il  nervo,  e 
come  debha  operarsi,  allorche  si  vuole  stabilire  il  circuito 
tra  due  sezioni  trasversali ,  o  due  punti  appartenenti  alia 
superficie  esterna  del   medesimo. 

§  3.°  Operando  intanto  con  nervi  di  Rana,  di  Coniglio, 
di  Cane ,  di  Piccione ,  ho  verificato  un  gran  numero  di 
volte  : 

1."  Che  si  ha  una  corrente  elettrica,  diretta  nel  ner- 
ve dal  suo  taglie  trasversale  alia  sua  superficie  esterna, 
allorche  si   chiude   il   circuito  fVa  queste   due   parti; 

2."  Che  si  osserva  qualclie  volta  una  corrente,  ma 
molto  deboie  comparativamente  a  quella  die  si  ha  nel 
caso  precedente ,  allorche  si  chiude  il  circuito  tra  due 
sezioni  trasversali  del   nervo ; 

3.°  Che  non  vi  e  segno  sensibile  di  corrente,  allor- 
che si  stabilisce  il  circuito  tra  due  punti  appartenenti  al- 
ia superficie   esterna  naturale   del   nervo  stesso ; 

\°  Che  si  ha  una  corrente  diretta  dalla  superficie 
esterna  a  (  Fig.    16.  )  alle  due  superficie  di  sezione  b,  b' , 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  93 

nel  filo  del  galvanometro,  cliiudendo  nel  circuito  del  ine- 
desimo  il  nervo  ripiegato  sopra  se  stesso,  come  e  rappre- 
sentato  nella  figura; 

5."  Che  lion  vi  e  difFeienza  alcuna  rigiiardo  a  ci6 
clie  si  liferisce  ai  iiurneri  precedenti ,  per  i  iiervi  motori, 
sensitivi  e  iiiisti ;  vale  a  dire  clie  queste  tie  classi  di  ner- 
vi  obbediscouo  ugualiiieiite   alle   leggi   precedenti  ; 

6."  Che  non  vi  e  differenza  alcuna  riguardo  alia  leg- 
ge  esposta  al  iiumero  priino,  sia  che  il  taglio  trasversale 
appartenga  alia  porzione  centrifuga,  oppure  alia  porzione 
centiale  del  iiervo,  tanto  nel  caso  di  nervi  motori,  che 
di   nervi  sensitivi  o  di   nervi   misti ; 

7."  Che  si  ha  una  correute,  diretta  anche  nel  filo 
del  galvanometro  dalla  superficie  esterna  del  midollo  spi- 
nale  alia  sua  superficie  di  sezione  trasversale,  e  dalla  su- 
perficie naturale  del  cervello  ad  una  qualunque  superficie 
artificialc  fatta  in   esso  col  taglio; 

8."  Che  sperinientando  su  pezzi  diversi  di  nervo  si 
verificano  le  leggi  che  si  sono  verificate  nei  muscoli  ri- 
guardo alia  fijiza  elettro-motrice,  dipendentemente  dalla 
lunghezza  e  dalla  grossezza  o  estensione  della  sezione  tras- 
versale,  e  che  abbiamo  esposto  al  §  18  della  Prima  Parte. 

La  maggior  parte  di  questi  risultati ,  da  me  ottenuti 
dietro  ripetute  esperienze,  sono  identici  a  quelli  trovati 
per  la   prima  volta  da  Dubois   Reymond  (53). 

§  4.°  Si  possono  costruire  |)ile  di  nervi  in  un  modo 
analogo  alle  pile  dei  muscoli.  Nella  Fig.  17.  e  rappresen- 
tata  una  di  queste  pile,  disposta  sopra  la  solita  lamina 
di  guttapercha,  e  che  non  credo  necessario  trattenermi  a 
descrivere.   I   poll  di  questa  pila  sono  in  <z  e   in   b. 

Operando  con  tali  pile  ho  potuto  verificare  come  la 
forza  elettro-motrice  dei  nervi  auineiiti  col  numero  degli 
dementi,  ossia  col  numero  dei  pezzetti  di  nervo  ft>rmanti 
la  catena  elettro-motrice. 

E  utile  servirsi  di  queste  pile,  tanto  per  verificare 
questo  fatto  dell'  aumento  della  forza  elettro-motrice  ner- 
vosa, fatto  che  e  una  delle  prove  piu  convincenti  del- 
r  origine  intrinseca  ai  nervi  della  forza  stessa ;  come  anche 


94-  Antonio  Cima 

per  potere  avere  segni  serisihili  di  corrente  nervosa  al  gal- 
vanoinetro ,  eve  questo  noii  sia  cU  2i  niila  giii ,  etl  ove 
noil  si  faccia  use  del  metodo  di  Regnauld  col  quale,  ol- 
tre  evitarsi  le  polaiita  secondarie ,  si  lia  un  ciicuito  piii 
condiittore. 

§  5.°  L'  esperienze  sulla  corrente  elettro-nervosa,  nella 
generality  dei  casi,  sono  state  fatte  da  Dubois  Reymond 
sopra  nervi  distaccati  dall'  animate  vivo  o  recenteniente 
ucciso.  Tuttavia  credo  clie  per  poter  trarre  qualche  con- 
seguenza  intorno  alio  stato  elettrico  del  sisteina  nervoso,. 
sia  utile,  anzi  necessario ,  operare  su  una  porzione  di  que- 
sto  sistenia  tuttora  unito  all'  aniinale,  e  per  quanto  e 
possibile  sul  niedesinio  in  un  aniniale  vivente.  Si  e  per- 
cio  che  ho  adoperato  il  seguente  metodo  di  sperimentare, 
che  consiste  nel  mettere  nel  circuito  del  nervo  della  Pla- 
na gahanoscopica ,  o  nel  circuito  del  galvanometro  una 
parte  del  sistema  nervoso  organicamente  unito  alle  altre 
parti  deir  animale,  o  il  sistenia  nervoso  intiero  in  lui  ani- 
niale vivo. 

Prima  d'  intraprendere  queste  esperienze  mi  conveni- 
va  per  altro  assicurarmi ,  se  la  corrente  nervosa  si  niani- 
festava  a  traverso  il  midollo  spinale.  Percio  disposi  nel 
circuito  del  galvanometro,  sempre  al  modo  solito,  i  due 
nervi  lombaii  di  un  Ranocchio  uniti  ororanicamente  ad  una 
porzione  piu  o  nieno  lunga  di  niidollo  spinale,  stabilendo 
le  comunicazioni  tra  il  taglio  trasversale  a  d'  uno  di  quei 
nervi  ^ ,  e  la  superlicie  esterna  b  dell'  altro  nervo  B 
(Fig.  18).  Trovai  die  si  manifestava  in  questa  disposi- 
zione  dclla  esperieuza  la  solita  corrente,  diretta  a  traver- 
so il  midollo  spinale  dalia  superficie  di  sezione  a  alia 
superficie  esterna  b  di  quei   nervi. 

Assicuratomi  di  cio  presi  a  fare  le  seguenti  espe- 
rienze. 

Prepare  una  Rana  alia  Galvani ,  sia  togliendole  la 
pelle  delle  estremita  inferiori,  sia  lasciando  questa  ade- 
rente  alle  medesime.  Tronco  uno  dei  fasci  nervosi  lomba- 
ri  clie  disteudo  sopra  una  lamina  di  guttapercha  hen 
asciutta  ,  sulla  quale  e  anco  disteso  l'  altro  fascio  nervoso 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  95 

lombare  iiitatto  (  Fipj.  19  ).  Cliiiulo  il  circuito  tra  il  ta- 
glio  trasversale  a  di  ([uci  ncivi  <;  la  supeificie  esterna  b 
degli  altii  rimasti  iiitatti,  [)(>r  mezzo  del  iiervo  della  Ra- 
na  gahanoscopica ,  coll'  avvcrteiiza  die  questo  nervo  sia 
a  contatto  di  quel  due ,  con  due  punti  apparteuenti  alia 
sua  superlicie  esterna.  Se  la  Rana  galvanoscopica  e  suffi- 
cienteniente  vivace,  nianifesta  una  contrazione  o  al  cliiu- 
dere  o  all'  aprire  il  circuito,  secondo  la  nota  legge  della 
corrente  diretta  o  iuversa,  ia  niodo  da  uou  restare  dub- 
bio  alcuno  clie  la  corrente  in  c[uella  porzione  di  sistenia 
nervoso  apparlenente  alia  Rana  pilvanica  e  diretta  nel 
nervo  della  Rana  galvanoscopica  dalla  superficie  esterna  b 
del  fascio  lombare  n  alia  sezioue  trasversale  a  dell'  altro 
fascio   lombare  tn. 

Chiudendo  il  circuito  col  nervo  della  Rana  galvano- 
scopica ,  colle  accennate  j)recauzioni ,  tra  due  punti  ap- 
partenenti  alia  superficie  esterna  dei  due  fasci  nervosi  m^ 
n ,  Vi  Rana  galvanoscopica  non  si  contrae  giammai.  Cid 
dimostra  clie  i  segni  di  corrente  cosi  ottenuti  non  dipen- 
dono  dalla  corrente  dei  muscoli  in  cui  si  distribuiscono 
qu(!i  fasci  nervosi.  Se  cio  fosse  infatti,  si  avrebbero  le  con- 
trazioni  della  Rana  gahanoscopica ,  qualunque  fossero  i 
punti  toccati  dei  due  fasci  lombari  jn ,  n  a  niessi  nel  cir- 
cuito del  suo  nervo. 

Ho  fatto  questa  esperienza  anclie  adoperando  il  gal- 
vanonietro,  cioe  cbiudendo  il  circuito  al  modo  solito  tra 
la  sezioue  a  e  la  superficie  esterna  h  di  (juella  porzione 
del  sistema  nervoso  della  Rana  galvanica,  ed  lio  avuto  la 
deviazioue  dell'  ago  costauteniente  nella  solita  direzione. 
Questa  deviazione  era  debole,  ma  piu  durevole  mantenen- 
do  il  circuito  cliiuso,  che  nel  caso  clie  adoperavo  dei  ner- 
vi  separati   dall'  animale. 

§  6."  Faccio  quest'  altra  esperienza  colla  Rana  viva. 
Fisso  fortemente  una  Rana  sopra  ini  piano  isolante  nella 
sua  posizioue  luiturale  (  Fig.  20.  ) ,  faccio  nella  regione 
lombare  due  tagli  longitudinali  fra  di  loro  paralelli  e  met- 
to  alio  scopertp  i  due  nervi  lombari,  al  disotto  dei  quali 
fo    scoriere    una    striscia    di    taffeta   gommato ,  procurando 


96  Antonio  Cima 

di  rendere  qnesf.i  oporazione  possibilmente  meno  cruenta. 
Troiico  (juiiidi  luio  dei  neivi  siuldetti,  in  alcmii  casi  in 
modo  da  lasciarlo  aderente  alle  estremita  inferioii,  in  al- 
tri  alia  parte  snperioie  dell'  animate.  Spostato  al([uanto  e 
piegato  ([nesto  nerve,  stabilisco  la  comunicazione  tra  il 
suo  tawlio  trasversale  a  e  la  snperficie  esterna  b  deli'  al- 
tro  riniasto  intatto,  mediante  il  nervo  della  Rana  galva- 
noscopica  ,  colle  precanzioni  su  indicate.  Anclie  in  qnesto 
caso  ottengo  la  stessa  nianifestazione  della  corrente  elcttro- 
-nervosa ,  nella  solita  direzione,  per  mezzo  delle  contra- 
zioni   delta    Rana  gah>anoscopica. 

In  altri  casi  lio  variato  qnesta  esperienza  sulla  Rana  vi- 
va, preparata  e  disposta  nel  mode  accennato,  nella  nianiera 
segnente.  Metto  alio  scoperto  ed  isolo  perfettamente  nno  so- 
lamente  dei  nervi  loinbari  per  tntta  la  sna  porzione  clie  s'in- 
sinna  nella  coscia ,  fin  presso  alt'  articolazione  del  ginoc- 
chio,  mediante  nna  sottile  lamina  di  gnttapercha  bene 
ascintta.  Tronco  a  meta  circa  questo  lungo  nervo,  ed  ho 
cosi  dne  tagli  trasversali  clie  allontano  1'  nno  dall'  altro 
sufficientemente.  Cliiudo  allora  il  circnito  tra  il  tagtio  tras- 
versale della  porzione  snperiore  di  qnel  nei'vo  e  la  snper- 
ficie esterna  delta  sua  ])orzione  inferiore,  o  viceversa  me- 
diante il  nervo  delta  Piaua  gahanoscopica ;  e  le  contra- 
zioni  da  qnesta  manifestate ,  ora  al  chindere  ora  alt'  apri- 
re  del  circnito,  mi  accennano  il  passaggio  di  una  corren- 
te elettrica  diretta  nel  suo  nervo  dalta  snperficie  esterna 
alia  snperficie  di  sezione  del  sistema  nervoso  di  quella 
Rana  viva. 

Cliiudendo  il  circnito  tra  i  due  taeli  trasversali  o  le 
due  snperficie  esterne  di  quelle  due  porzioni  del  ner- 
vo isotato  in  quelta  Rana  viva,  la  Rana  galvanoscopica 
non  mi  da  indizio  alcuno  di  passaggio  di  corrente  per  il 
suo  nervo. 

Con  qnesta  nuova  disposizione  della  esperienza  ho 
potnto  anche  servirmi  del  galvanometro.  A  tal  fine  lego 
la  Rana  viva  ad  una  lunga  traversa  isolante,  prepare  il 
nervo  lombare  come  nel  caso  precedente ,  to  tronco ,  e 
disposta    la  Rana    col    ventre  in  su  (  Fig.   21.  ),  ho  i  due 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  97 

tronchi  di  nervo  penzoloni  che  posso  far  venire  comoda- 
mente  a  contatto  dei  due  soliti  stoppiiii  in  comunicazione 
col  filo  del  galvaiioinetro,  patendo  qiiella  tiaversa  A  B 
scorrere  sopra  due  sostegrii  verticali  M ,  N ,  e  lissarsi  ad 
uii'  altezza  conveniente.  I  risultati  ottenuti  chiudendo  il 
circuito  del  galvaiiometro  tra  la  superficie  di  sezione  a 
del  nervo  /«,  e  la  superficie  esterna  b  del  nervo  n,  coin- 
cidono  con   quelli   datiiui   dalla   Rana  gahanoscopica. 

§   7.°  Dalle  esperienze  riferite    nei    paragrafi    precedenti 
ho  potato  iutaiito  concliiudere  : 

1."  Che  la  torza  elettro-tnotrice  nervosa  dura  piii  a 
lungo  nella  Rana  viva  che  nella  Rana  preparata  alia  Gal- 
vani ,  e  per  conseguenza  gia  niorta ,  e  nei  pezzi  di  nervo 
distaccati   dail'  animale. 

2."  Clie  la  direzione  delhi  corrente  dei  nervi  nella 
Rana  galvanica  e  nella  Rana  viva  e  seinpre  la  stessa,  in- 
qnautoclie  essa  corrente  e  sempre  diretta  nei  nervo  della 
Rana  galvanoscopica  o  nei  iilo  del  galvanometro ,  dalla 
superficie  del  nervo  lombare  intatto  al  taglio  trasversale 
deir  altro  nervo,  tanto  die  questo  secondo  nervo  sia  tron- 
cato  nella  sua  parte  inferiore,  cosicche  resti  in  comuni- 
cazione coUe  parti  superiori  della  Rana,  tanto  che  il  nie- 
desimo  sia  troncato  nella  sua  parte  superiore,  in  modo  da 
restare  aderente  alia  estremita  inferiore  dell'  animale. 

3.°  Che  in  tutti  questi  casi  i  segni  di  corrente  ot- 
tenuti sono  dovuti  ad  una  porzione  almeno  del  sistema 
nervoso  che  entra  nei  circuito,  non  gia  ai  muscoli  nei 
quali  si  distrihuiscono  quei  tronchi  nervosi  messi  in  circuito. 
§  8."  La  facolta  elettro-motrice  dei  nervi  e  niolto  mi- 
nore  che  nei  muscoli  appartenenti  ad  uno  stesso  animale , 
dura  pochissin^o  dopo  la  morte,  e  dura  meno  che  simile 
facolta   nei  muscoli   stessi. 

Ho  fatto  a  questo  proposito  molte  esperienze  su  Go- 
nigli  e  su  Rane.  Distacco  in  un  Coniglio  vivente  uno  dei 
piu  grossi  nervi  del  plesso  brachiale,  ed  ho  una  corren- 
te di  35",  mettendo  in  circuito  il  taglio  del  nervo  colla 
sua  superficie  esterna,  diretta  sempre  nei  filo  del  galva- 
nometro da  questa  superficie  a  quel  taglio.  Ma  dopo  pochi 

T.     IX.  13 


98  Antonio  Cima 

miiiuti  la  deviazione  clell'  aj2;n  dimimiisce  sensil)ilniente ,  e 
questo  toriia  a  0".  II  die,  come  abhiaiuo  veiluto  avvcMiire 
col  inetodo  clic  lio  costantemente  adopeiato,  iion  pu6  at- 
tiibuli^i   alie   polarita  secondarie. 

Taglio  un  altro  nervo  suUo  stesso  plesso  l»iacliiale  del 
medesiino  Coniglio,  apptuia  iiunto,  e  ripetciido  1'  espe- 
rienza  trovo,  che  questo  nuovo  pezzo  di  nervo  iion  mi  dk 
sesno  alciino  di  coiieiite. 

La  durata  (luiiidi  della  foiza  eleltro-motrice  dei  iier- 
vi  e  brevissima,  e  miiior(!  di  (juella  dcilla  forza  clettro- 
-motrice  dei  muscoli ;  in([uaiitoclie  dope  fatte  ([iielle  due 
prime  sperieiize  aveudo  distaccato  un  muscolo  delle  estre- 
mita  superiori  dello  stesso  Couii;lio,  luio  di  quel  muscoli 
in  cui  per  V  appunto  si  distribuivano  quei  nervi  stessi  di 
cui  mi  era  precedentemente  servito ,  trovai  die  il  niedesi- 
mo  mi  dava  tuttora  una  corrente  assai  seusibile,  die  per 
altro  fu  di  breve  durata,  come  la  e  la  corrente  vuiscolare 
desli  animali  a  sanoue  caldo. 

§  9.°  Ho  adoperato  il  metodo  della  opposizioue  per  mi- 
surare  la  differeuza  tra  il  potere  elettro-motore  dei  nervi 
e  dei  muscoli.  Ma  siccome  la  forza  elettro-raotrice  dei 
muscoli  e  molto  superiore  a  quella  dei  nervi ,  cosi  nou  si 
potrebbero  speiare  risultati  soddistaceiiti  oppoueiido  im 
muscolo  ad  un  nervo  solo;  e  pero  bisognava  per  la  deter- 
minazione  del  potere  elettro-motore  relativo  di  questi  due 
tessuti,  ricorrere  all'  artirtcio  delle  pile,  contrapponeudo 
ad  un  muscolo  solo  una  pila  formata  di  un  certo  numcro 
di   pezzi   di   nervo. 

Prima  di  esporre  i  risultati  ottenuti  ni'  iiiteressa  far 
notare  esser  cosa  difficile  poter  determinare  esattamente 
il  detto  rapporto  fra  i  due  poteri  elettro-uiotori  dei  mu- 
scoli e  dei  nervi,  a  motivo  della  facile  alterabilita  di  que- 
sti ultimi.  Per  quanta  cnra  si  abbia  di  prcparare  lapida- 
mente  vari  pezzi  di  nervi  e  di  disporli  in  pila ,  succede 
spesso  che  il  tempo  che  s'  im[)iega  in  tale  preparazione 
e  pill  lungo  di  <{uello  della  durata  della  forza  elettro-mo- 
trice  dei  medesimi ,  specialmente  se  si  opera  con  ner- 
vi   di    animali    a    sangue    caldo ;    per    cui    esplorando    col 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOCICHE  99 

galvanometro  quella  pila ,  prima  di  contrapporia  al  mu- 
scolo ,  si  trova  dcbolissiina  la  corrente  nervosa,  e  qualclie 
volta  nulla.  Percio  rinunziando  a  praticaie  simile  ricerca 
sii  quegli  animali,  mi  contentai  di  usare  le  Rane,  nelle 
quali,  come  vedremo,  il  potere  elettro-motore  nervoso  e 
di   maggior  durata ,  scegliendo  tra  esse   le   piu  grosse. 

Cio  premesso,  diio  die  per  misurare  il  rapporto  tra 
quelle  due  forze  elettro-motiuci  determine  il  numero  degli 
dementi  della  pila  di  nervi,  ossia  dei  pezzi  di  nervo  di- 
sposti  in  pila  che  sono  necessari  perclie  contrayjposti  ad 
un  nuiscolo  non  si  abhia  corrente  alcuna  dillerenziale. 
Operando  in  questo  modo  trovai  in  qualche  caso  die  cin- 
que dciiienti  della  pila  di  nervi  non  bastavano  per  distrug- 
gere  atliitto  la  corrente  di  un  pezzetto  di  inuscolo  di  3 
a  i""°  di  lungliezza  e  appartenente  all'  estremita  superio- 
re  di  un  gastronemio  di  Ranocchio.  In  altri  casi  bastava- 
no cinque  di  quegli  dementi  a  produrre  questo  efFetto, 
in  altri  casi  ne  dovetti  adoperare  sei.  Cosicclie  possiamo 
in  un  Miodo  assoluto  stabilire  che  la  forza  dettro-motrice 
dei  iiuiscoli  e  superiore  a  quella  dei  nervi,  ed  in  un  modo 
approssiniativo  clie  la  medesima  ne  e  da  4  a  5  volte  mag- 
giore. 

Matteucci  nelle  sue  Lezioni  di  Elettro-fis'iologia  (54) 
stabilisce,  che  il  potere  elettro-motore  del  muscolo  e  8 
o  10  volte  maggiore  di  quello  dei  nervi.  Ho  notato ,  e  lo 
stesso  Matteucci  lo  ha  notato,  che  una  tale  determina- 
zione  non  puo  essere  che  approssimativa ,  tuttavia  code- 
sta  diversita  tra  i  suoi  risnltati  e  i  miei  dipende  forse  da 
cio,  che  egli  si  c  servito  di  una  mezza  coscia  di  Rana, 
come  unita  e  come  demento  contrapposto  alia  pila  di 
nervi,  mentre  io ,  come  dissi,  mi  servii  di  una  piccola 
porzione  ddla  parte  superiore  del  gastronemio.  Cosicche  la 
diiferenza  tra  quel  risnltati  non  dipenderebbe  da  altro  che 
dalla  diversa  unita  di  misura  che  e  stata  adoperata.  Se  si 
riflette  poi  che  il  potere  elettro-motore  d'  una  mezza  co- 
scia di  Rana  e  a  un  dipresso  doppio  del  potere  elettro- 
motore  di  quel  pezzetto  di  gastronemio  da  me  usato,  stan- 
do  alia  legge  della  proporzionalita  di  dctto  potere    con   la 


100  Antonio   Cima 

lunghezza  relativa  dei  mnscoli ,  si  scorge  come  i  risultati 
da  me  ottenuti  nou  differiscouo  che  appareiitemeiite  da 
quelli  avuti  dal  Matteucci. 

§  10."  Una  riceica  importante  da  farsi,  ma  clie  per  le 
ragioni  gia  esposte  noii  potra  mai  coudune  die  a  dei  ri- 
sultati approssiinativi,  si  e  il  confroiito  tra  I'  intensity  e 
la  durata  della  forza  elettro-motrice  dei  nervi  di  animali 
appartenenti  a  diverse  classi. 

Anclie  in  qnesta  ricerca  il  nietodo  migliore  clie  si 
piio  adoperare  e  quello  della  opposizione.  Col  qual  meto- 
do  ho  potato  ricoiioscere ,  coritra|)poiiendo  un  nervo  di 
Rana  ad   un   nerve  di   Coniglio  della  stessa  lunghezza, 

1."  Che  si  ha  una  corrente  sempre  in  lavore  del  ner- 
vo  della   Rana, 

2."  Ciie  la  durata  della  corrente  elettro-nervosa  e  niag- 
giore  nel   nervo  della  Rana  stessa. 

Questa  seconda  legge  coinciderebhe  con  quella  della 
durata  della  corrente  niuscolare  degli  animali  a  sangue  cal- 
do,  che  si  sa  essere  minore  che  in  quegli  a  sangue  fred- 
do.  Ma  la  prima  di  esse  sarebbe  opposta  alia  legge  del- 
r  intensita  della  corrente  rnuscolare  negli  animali  a  tem- 
peratura  variabile  e  a  temperatura  invariabile.  Se  non  che 
io  credo  che  la  minore  intensita  della  t'orza  elettro-motri- 
ce nei  nervi  del  Coniglio,  ottenuta  colla  esperienza,  sia 
una  conseguenza  della  sua  minor  durata  e  della  rapidita 
con  cui  cessa ,  inguisache  potrebbe  essere  in  un  modo 
assoluto  la  forza  elettro-motrice  nervosa  degli  animali  a 
sangue  caldo  maggiore  di  quella  degli  animali  a  sangue 
freddo,  ma  il  decrescimento  della  sua  intensita  essere  ra- 
pidissimo  riguardo  a  simile  decrescimento  negli  animali  a 
sangue  fteddo. 

Avvertiro  finalmente  clie  nel  fare  queste  esperienze 
contrapponendo  fra  di  lore  due  nervi  e  utile  disporli  come 
nella  Fig.  22,  in  modo  cioe  che  le  loro  sezioni  trasversa- 
li  si  trovino  a  contatto  reciproco,  e  si  naettauo  in  coinu- 
nicazione  coi  soliti  pacchetti  imbevuti  di  soliizione  di  sol- 
fato  di  zinco,  due  punti  a,  b  appartenenti  alia  loro  su- 
perficie  esterna.  In  questo  modo  si  possono  piii  facihnente 
stabilire  le  comunicazioni. 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  101 

§  11."  Ho  voliito  confrontaie  il  potere  elettro-motore  e 
la  durata  di  esso  nel  midollo  spinale  e  nei  nervi ,  serven- 
doiiii  di  Conigli ,  ed  ho  trovato  costantemente  che  la  forza 
elettio-inolrice  del  troiiclii  nervosi  e  di  maggioie  intensi- 
ta  e  di  maggior  durala  di  quella  del  midollo  spinale.  Men- 
tie  infatti  il  nervo  crurale  di  un  Coniglio,  preparato  su- 
bito  dopo  la  niorte  dt;!!'  aniinale,  mi  dava  una  corrente 
di  dodici  gradi ,  il  midollo  spinale  del  medesimo  non  mi 
dava  traccia  alcana  di  corrente.  Si  noti  che  in  alcuni  casi 
ho  preparato  cd  csplorato  al  galvanometro  il  pezzo  di  mi- 
dollo spinale ,   prima  di   preparare   e  di  esplorare  il   nervo. 

In  altri  casi  chbi  una  deviazione  di  20°  dal  nervo  ischia- 
tico ,  e  di  2°  dal  pezzo  di  midollo  spinale  appartenente 
alia  regione  dorsale  d'  imo  istesso  Coniglio. 

Operando  anclie  col  metodo  dell'  opposizione ,  che  e 
sempre  il  migliore,  ho  trovato  una  corrente  in  favore  del 
nervo  fin  dal   principio  dell'  esperienza. 

Ho  fatto  anche  qualche  ricerca  per  determinare  la 
forza  elettro-motrice  nervosa  delle  diverse  parti  del  midollo 
spinale,  ed.  ho  trovato  in  molti  casi,  che  contrapponendo 
ad  un  pezzo  di  midollo  spinale  di  Coniglio,  appartenente 
alia  regione  dorsale ,  un  pezzo  di  detto  midollo  distaccato 
dalla  regione  caudale,  vi  era  una  corrente  differenziale , 
benche  debole  in  llivore  di  quest'  ultimo.  In  un  caso  solo 
ebbi  una  corrente  differenziale  indicante  una  maggior  for- 
za elettro-motrice  nel   pezzo  di   midollo  spinale  dorsale. 

Confesso  che  si  richiederebbero  a  tal  proposito  mag- 
giori  studi ,  e  converrebbe  esperimentare  sotto  questo  ri- 
spetto  suUe  diverse  classi  dei  nervi ,  e  sui  fasci  anteriori 
e  posteriori  del  midollo*  spinale.  Ma  questo  studio  non 
potrebbe  farsi  che  su  auimali  di  grossa  taglia,  come  sa- 
rebbe  su  Cavalli,  dei  quali  non  sono  per  ora  in  circostan- 
za  di   potermi  servire. 

§  12.°  Dai  fatti  esposti  intanto  che  ho  verificato  parec- 
chie  volte,  possiamo  per  altro  trarre  la  consegnenza,  che 
qualunque  sia  1'  origine  della  forza  elettro-motrice  dei  ner- 
vi ,  una  tal  forza  si  estingue  nel  sistema  nervoso  tanto  piii 
presto,    dopo    la    morte,    quanto    piu    le    parti    di   questo 


102  Antonio   Cima 

slsteina  in  ciii  si  manifesta  sono  vicine  al  centre  del  siste- 
nia  St  esse.  E  siccome  i  nervi  su  cui  ho  espeiimentato  so- 
no cordoni  misti,  ed  e  cordone  inisto  il  niidollo  spina- 
le  ,  cosi  possiamo  dire ,  clie  una  tal  legge  suU'  estin- 
giiersi  della  forza  elettro-niotrice  e  comune  ai  nervi  e  ai 
fasci  spinali  senzienti,  e  ai  nervi  e  ai  fasci  spinali  moto- 
l-i,  e  percio  e  indipendente  dall'  azione  speciale,  centri- 
peta  o  centrifuga,   dei   nervi   e  dei  fasci   stessi. 

Credo  utile  per  gli  ulteriori  studi  die  potranno  farsi 
sulla  forza  elettro-motrice  dei  nervi  questa  osservazione , 
inquantoche,  come  si  sa,  la  vita  propria  dei  nervi  sen- 
zienti si  estingue,  al  sopravvenirc  della  niorte ,  dalla  pe- 
riferia  al  centro,  nientre  quella  dei  nervi  niotori  si  estin- 
gue  invece   dal   centro  alia  periferia. 

§  13."  Era  iniportante  determinare  qual' e  1' effetto  che 
producono  certi  veleni  sulla  forza  elettro-motrice  dei  ner- 
vi. A  tal  fine  avveleno  coll'  azotato  di  stricnina  un  certo 
numero  di  Ranocchi.  Per  aversi  1'  azione  di  questo  veleno 
pill  pronta,  il  miglior  mezzo  si  e  di  fare  un  taglio  nella 
regione  del  cuore ,  ed  introdurre  nella  cavita  del  petto 
un  pezzetto  di  tela  o  di  bambagia  imbevuta  dell'  azotato 
di  stricnina.  Preparo  rapidamente  quelle  Rane  appena  co- 
minciano  a  diventar  tetaniche ,  e  ne  distacco  i  due  fasci 
dei  nervi  lombari ,  mentre  un'  altra  persona  prepara  e  di- 
stacca  detti  fesci  nervosi  in  un  numero  eguale  di  Ranoc- 
clii  non  avvelenati.  Contrappongo  quindi  la  pila  formata 
coi  nervi  delle  prime  Rane,  a  quella  che  e  costituita  dai 
nervi  delle  seconde ,  ed  esploro  coi  soliti  mezzi  al  galva- 
nometro ,  se  vi  e  corrente  differenziale  in  favore  dell'  una 
o  deir  altra  di  quelle   pile. 

Operando  in  questo  modo ,  formando  pile  di  2 ,  di 
4 ,  di  8  elementi  ciascuna ,  non  ebbi  nella  generality  dei 
casi  indizio  alcuno  di  corrente  differenziale.  In  altri  ebbi 
debolissinii  segni  di  corrente  in  favore  ora  dell'  una  ora 
dell'  altra  di  quelle  pile. 

E  dunqiie  provato  che  1'  azione  della  stricnina  sulla 
forza  elettro-motrice  dei  nervi  e   nulla. 

§   li.°  Quanto    da    noi    e    stato  esposto  in  questo  Capo 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  103 

ne  persuade  esistere  realinente  nei  nervi  come  nei  mu- 
scoli  una  forza  elettro-niotrice,  che  da  luogo  ad  una  cor- 
rente  elettiica,  nelle  ciicostanze  stesse  cIk;  una  tal  for- 
za la  manifesta  nei  nuiscoli.  Se  basandosi  sui  risultati  spe- 
rimentali  negativi  ottenuti,  la  presenza  di  questa  corrente 
elettro-nervosa  e  stata  per  lungo  tempo  negata ,  cid  pro- 
venne  dacclie  nessuno  prima  di  Dubois  Reymond  penso 
a  stabilire  il  circuito  del  tilo  del  galvanoinetro  tra  le  due 
parti  del  nervo  aventi  uno  stato  elettrico  opposto,  come 
sono  per  1'  appunto  la  sua  superficie  di  sezione  trasversa- 
le  e  la  sua  superficie  esterna ;  o  seppure  ci6  si  fece,  piu 
per  caso  che  con  determinato  proposito,  si  adoj^erarono 
galvanometri  non  sufficientemente  sensibili. 

Non  pud  dubitarsi ,  partendo  da  riflessioni  ed  osser- 
vazioni  identiche  a  quelle  che  sono  state  fatte  parlando 
della  corrente  muscolare ,  che  la  forza  elettro-motrice  dei 
nervi  sia  intrinseca  alia  sostanza  dei  nervi  stessi.  E  con 
tutta  probabilita  possiamo  ammettere  ch'  essa  provenga 
dagli  atti  nutritivi  che  succedono  nell'  intima  compage 
dei  medesimi;  e  che  quindi  abbia  un'  origine  comune  col- 
la  forza  elettro-motrice  dei   muscoli. 

I  Fisiologi  lianno  potuto  osservare  che  mentre  in  un 
animale  morto  per  inanizione  prolungata  il  tessuto  mu- 
scolare manifesta  uno  stato  sensibilissimo  di  atrofia,  le  di- 
verse parti  del  sistema  nervoso  non  mostrano  alcuna  alte- 
razionc  sensibile.  Da  questo  fatto  si  puo  dedurre,  come 
la  nutrizione  nell'  animale  in  istato  sano  sia  piu  energi- 
ca,  pill  attiva  nei  sistema  muscolare,  che  nei  sistema 
nervoso.  Ammessa  dunque  1'  indicata  origine  della  forza 
elettro-niotrice  nei  muscoli  e  nei  nervi,  si  vede  come  la 
corrente  elettro-nervosa ,  date  tutte  le  altre  circostanze  ugua- 
li,  deve  essere,  come  realmente  e,  meno  intensa  che  la 
corrente  muscolare. 

Oguuno  poi  conosce  quanto  sia  delicata  1'  organizza- 
zione  del  tessuto  nervoso,  relativamente  a  quella  del  tes- 
suto muscolare,  e  quindi  quanto  piu  facilmente  alterabile 
sia  la  medesima  dopo  la  niorte  dell'  animale.  Le  diverse 
parti  che  costituiscono  un  nervo,  sono  fra  di  loro  debolmente 


104  Antonio  Cima 

connesse ,  cosicche  si  potrebbe  dire  della  stability  or- 
iranica  dei  nervi  e  dei  muscoli  cio  die  si  dice  della 
stabilita  dei  coniposti  chimici.  Quei  composti  in  cui  gli 
elementi  sono  uniti  fra  di  lore  per  via  di  una  debole  af- 
finita,  si  decompongono ,  si  direbbe,  in  certi  casi  sponta- 
neaniente ,  cio  die  equivale  a  dire ,  die  si  decompongono 
per  r  azione  di  forze  debolissirne ,  mentre  quei  composti 
in  cui  r  azione  chimica  die  ne  unisce  i  principii  eleinen- 
tari  e  piu  forte ,  resistono  piu  energicamente  all'  azione 
delle  cagioni  estrinseche.  Quindi  ne  avverra  che  alteran- 
dosi  piu  focilmente  il  nervo  che  il  muscolo,  dopo  la  mor- 
te  deir  aniinale ,  anche  la  forza  elettro-motrice  che  deve 
essere  connessa  collo  stato  organico  e  colla  integrita  dei 
tessuti ,  debba  cessar  prima  nei  nervi  che  nei  muscoli , 
coerentemente  a  cio  che  ne  dimostra  1'  esperienza. 


CAPO  II. 

STATO  ELETTRO-TOMCO  DEI  NERVI 


F 

§  15."  JJ  nil  fatto  gia  riconosciato  e  bene  stabilito  in 
Fisiologia,  die  allorquando  si  inita  in  un  punto  qualun- 
quc  un  nervo,  una  tale  irritazione  si  tiasmette  lungo  il 
neivo  stesso,  e  si  traduce,  per  cosi  dire,  in  movimento 
o  in  sensazione,  secondoche  quel  nervo  irritato  appartie- 
ne  alia  ciasse  dei  nervi  motori  o  dei  nervi  sensitivi.  E  no- 
to  anche  come  una  tale  trastnissione  succeda  pure  allor- 
quando come  cagione  irritante  il  nervo  si  adopera  una 
corrente  elettrica.  Cosicclie  possiamo  ammettere,  che  al- 
lorquando si  produce  in  una  porzione  di  un  nervo  una 
modiiicazione  particolare  per  mezzo  di  un  agente  irritan- 
te, questa  modiiicazione  non  si  restringe  alia  porzione  ir- 
ritata,  ma  si  estende  anche  al  di  la  verso  le  parti  pe- 
riferiche  o  le  parti  centrali,  secondo  che  i  nervi  sono 
motori  o  sensitivi. 

§  16.°  Nello  stato  attuale  della  Scienza  e  impossibile 
assegnare  quale  e  questa  modificazione  che  soffre  il  nervo 
in  tali  circostanze,  e  come  awenga  quella  trasmissione. 
Tuttavia  Dubois  Reymond  ha  scoperto  un  fatto  importan- 
te  sul  modo  di  comportarsi  dei  nervi ,  allorquando  la  ca- 
gione eccitante  e  la  corrente  elettrica,  e  sul  modo  con 
cui  questa  si  propaga  nei  medesimi;  fatto  da  esso  indica- 
te col  nome  di  Stato  elettro-tonico  dei  nervi. 

Ecco  in  che  consiste  questa  scoperta  di  Dubois  Rey- 
mond : 

Si    abbia    un    lungo    tronco    nervoso    che    si    dispone 
sopra    i    pacchetti    soliti    in    comunicazione    col    filo    del 

T.    IX.  14 


106  Anto 


NIO     LilMA 


galvanometro,  in  niodo  die  nou  vi  sia  corrente  nervosa 
in  ciicuito  (  Fig.  23  ).  Si  applicliino  in  p ,  n  le  eslreniitu 
in  platino  dei  reofori  di  una  pila.  La  direzione  della  cor- 
rente iiella  porzione  p  n  del  nervo,  sara  quella  indicata 
dalla  froccia.  Ora  nientre  diua  il  passaggio  della  corrente 
della  pila  in  qiiesta  porzione  del  nervo,  1'  ago  del  galva- 
nometro indica  la  presenza  d'  una  corrente  nella  porzione 
m  0  del  nervo  stesso,  clie  ne  cluude  il  circuito,  ed  aven- 
te  la  medesiina  direzione  clie  in  p  n.  Se  la  corrente  della 
pila  e  diretta  come  nella  Fig.  2i,  nella  porzione  p  n, 
cioe  da/?  in  n,  come  la  freccia,  la  corrente  clie  si  mo- 
stra  al  galvanometro  nella  porzione  m  o  del  nervo,  chiu- 
so  nel  circuito  del  suo  filo ,  e  aiiclie  diretta  da  o  in  in  (5.5). 

In  questa  disposizione  dell'  esperienza  non  vi  e  cor- 
rente nervosa  nel  circuito  del  galvanometro,  nel  caso  con- 
trario  ecco  cosa  avviene  secoudo   Dubois   Reymond. 

Sia  il  nervo  disposto  sui  pacchetti  in  modo,  che  i 
punti  di  contatto  sieno  da  una  parte  il  taglio  trasversale  a, 
e  dair  altra  la  sua  superficie  esterna  b  (  Fig.  25  ).  Vi  sa- 
ra al  solito  la  corrente ,  diretta  da  a  in  b  nella  porzione 
a  b  del  nervo.  Se  allora  si  chiude  il  circuito  di  una  pila 
tra  i  punti /?,  n  della  restante  porzione  del  nervo,  cosic- 
che  questa  corrente  abbia  nella  porzione  p  n  \sl  stessa  di- 
rezione della  corrente  nervosa  in  a  b ,  si  ha  un  awnento 
nella  deviazione  dell'  ago,  inquantoche  all'  azione  della 
corrente  nervosa  si  aggiunge  quella  eccitata  dalla  corrente 
della  pila  nella  stessa  porzione  a  b.  In  questo  caso  si  ha 
cio  che  Dubois  Reymond  chiama  fase  positiva  della  cor- 
rente nervosa. 

Se  la  direzione  della  corrente  della  pila  nella  por- 
zione p  n  del  nervo  sani  quella  indicata  dalla  freccia 
nella  Fig.  26.  ,  contraria  cioe  alia  direzione  della  cor- 
rente nervosa  nella  porzione  a  b  del  niedesimo ,  allora  si 
avra  una  diminuziojie  nella  stessa  corrente  nervosa,  ossia 
si  avra  la  cosi  detta  fase  negativa  di  essa ;  inquantoche 
la  corrente  eccitata  dallo  stato  elettro-tonico  nella  porzio- 
ne a  ^  del  nervo  e  contraria  in  direzione  alia  corrente 
propria  del  nervo  stesso  (56). 


RlCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  1  07 

Dubois  Reymond  modifica  I'  esperienza  nel  inodo  se- 
gnente,  adoperando  coiitempoianeainente  due  galvanome- 
tri  e  due  paia  dei  soliti  pacchetti.  Dispone  un  lun<io  ner- 
ve a  a'  (  P'ig.  27.  )  in  iiiodo  clie  le  sue  due  porzioni 
estreme  a  b ,  d  b'  chiudano  il  circuito  dei  due  galvano- 
metri  coUocati  in  G,  G .  Si  avia  nel  j)riuio  galvanome- 
tru  la  corrente  nervosa  diretta  secondo  la  freccia  a  b,  e 
nel  secondo  diretta  secondo  la  freccia  a  b' .  Le  deviazio- 
ni  degli  aghi  nei  due  galvanoinetri  saranno  percio  oppo- 
ste.  Dopo  cio  cliiude  il  circuito  d'  una  pila  mettendo  i 
reotori  a  contatto  dei  punti  p ,  n  del  nerv^o,  in  modo  clie 
la  con-ente  sia  diretta  in  questa  porzione  del  nervo  se- 
condo la  freccia  p  n.  Si  vede  allora  un  aumento  di  devia- 
zione  nell'  ago  del  galvanometro  in  G^  ed  una  dirninuzio- 
ne  nell'  ago  dell'  altro  in  G' ,  ossia  si  lia  la  fase  positiva 
della  corrente  nervosa  nella  porzione  a  b  del  nervo,  e  la 
fase  negativa  nella  sua  porzione  a    b' . 

Succede  il  contrario  se  e  contraria  alia  supposta  la 
direzione  della  corrente  della  pila  nella  porzione  p  n  del 
nervo ,  ossia  si  lia  la  fase  positiva  in  a!  b' ,  e  la  negativa 
in  a  b   (57). 

Queste  ed  altre  simili  sperienze  praticate  dal  Fisico 
di  Berlino  sono  dal  niedesimo  coniprese  sotto  questo  prin- 
cipio  generale: 

=  Quando  una  certa  Innghezza  di  un  nervo  e  per- 
corsa  da  una  corrente  elettrica  estrinseca,  detta  eccitante, 
oltre  il  potere  elettro-motoi'e  proprio  del  nervo,  si  sveglia 
una  nuova  azione  elettro-niotrice  in  tutti  i  punti  del  ner- 
vo stesso ,  diretta  come  la  corrente  eccitante,  per  cui  vi 
sara  in  (juesto  un  aumento  o  una  diminuzione  di  forza 
elettro-niotrice,  secondoclie  questa  corrente  estrinseca  ha 
la  stessa  direzione  della  corrente  nervosa  o  una  direzione 
contraria  =. 

§  17.°  Questi  risultati  di  Dubois  Reymond  che,  a  pa- 
rer  mio,  sono  i  piii  importanti  da  esso  ottenuti,  meritano 
uno  studio  speciale,  inquantoclie  indipendentemente  dalla 
interpretazione  teorica  che  di  essi  voglia  darsi,  accennano 
ad    una    proprieta    particolare    dei   nervi    clie    li   distingue 


108  Antonio  Cima 

da  tutti  gli  altri  corpi  contlnttoii  della  corrcnte  elcttiica. 
Pcucio  dojjo  di  aver  ripetiito  piu  voile  (juegli  spoiinienti , 
servendoini  auclie  in  ([iiesto  caso  del  solito  nietodo  per 
impedire  le  conenti  sccondaric,  e  qiiiiuli  avere  le  devia- 
zioiii  dell'  ago  piu  graudi  e  piii  duievoli,  ed  averli  rico- 
nosciuti  veri,  ebbi  cura  di  sottonielterli  ad  una  accurata 
analisi ,   e   mi   proposi   lisolvere  qiieste   questioni. 

1."  II  fenoineiio  dello  stato  elettro-toii'ico  dipende  dalla 
cagione  cbe  gli  attiibiiisce  Dubois  Reviuoiid  ,  oppiue  da 
iniperfezioue  nell'  isolamento  delle  diverse  parti  dell'  ap- 
parato  ? 

2."  Qiiesta  proprietu  attribuita  ai  nervi,  appartieiie 
o  no  anclie  agli  altri  corpi  conduttori  della  corrente  elet- 
trica,  o  alnieno  agli  altri  tessuti  animali? 

3.°  Ammesso  cbe  dalia  soluzione  di  queste  due  pri- 
me questioni  resulti  vero  e  incontrastabile  il  fatto  dello 
stato  elettro-tonico ,  il  nervo  si  comportera  in  questo  caso 
come  un  seinplice  conduttore,  oppure,  per  mancanza  d' al- 
tro  vocabolo  diro  come  nervo ,  cioe  come  un  organo  ca- 
pace  di  trasmettere  le  impressioni  ricevute  ? 

§    18.°  Ecco  la  serie  molto   estesa  di  esperienze  die  feci 
per  risolvere  questi   quesiti. 

Presi  un  filo  di  cotone,  ora  piii,  ora  meno  grosso , 
imbevuto  di  soluzione  satura  di  solfato  di  zinco  ,  cbe  misi 
nel  circuito  dei  due  paccbetti  in  comunicazione  col  filo  del 
galvanometro ,  servendomi  dell'  apparato  rappresentato  nella 
Fig.  1.  Una  delle  estremita,  la  piu  lunga  del  filo,  era 
distesa  sopra  luia  lamina  di  guttapercba  o  r  (  Fig.  28  ). 
Applicai  i  reofori  di  ima  jnla  non  molto  forte,  di  quattro 
coppie  zinco-platino,  con  sola  soluzione  di  acido  solforico, 
nei  punti  p ,  n  di  quel  filo ,  e  trovai  che  si  aveva  una 
deviazione  molto  sensibile  al  galvanometro  dal  passaggio 
di  una  porzione  di  quella  corrente  per  il  tratto  a  If  del 
filo.  Cio  avveniva ,  ora  essendo  il  i-eoforo  p  distante  dal 
punto  Z*  di  i  o  5""" ,  ora  essendo  ad  una  distanza  maggio- 
re ,  ora  ad  una  distanza  minore.  La  deviazione  dell'  ago 
in  alcuni  casi  indicava  la  presenza  di  una  corrente  cbe 
entrava  nel  filo  dell'  istrumento  dal  punto  b ,  allorcbe  era 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE  101) 

piu  vicino  a  questo  punto  il  reoforo  positive/?  della  pila, 
e  che  sortiva  invece  dallo  stesso  punto  b  alioiciie  era  piu 
vicino  a  questo  il  reoforo  negativo  n  della  medesinia.  In 
altri  casi  i  risultati  furono  opposti  a  questi  ora  accennati. 
Una  tale  incostanza  e  inegolaritu  di  effetti  tece  in 
me  nascere  il  sospetto  di  qualclie  circuito  esterno,  dovuto 
air  imperfetto  isolamento  delle  diverse  parti  dell'  appara- 
to ,  per  il  quale  dovesse  passare  iiel  filo  del  galvanouietro 
una  porzione  della  corrente  della  pila;  nonostante  clie,come 
in  tutte  le  altre  circostanze,  avessi  avuto  cura  di  isolare 
convenientemente  1'  apparato  stesso.  Ne  m'  ingannai ,  in- 
quantoclie  lasciando  aperto  il  circuito  tra  i  duo  pacchetti , 
e  aperto  il  circuito  della  pila,  inettendo  uno  dei  reofori 
di  questa  in  contatto  di  uno  dei  pacchetti ,  ebbi  una  de- 
viazione   nell'  a"0  del  ealvanometro. 

Ho  riferito  questi  risultati  ed  ho  notato  queste  cir- 
costanze per  avvertire ,  che  allorquando  si  fa  uso  d'  una 
corrente  estranea  adoperando  m\  galvanometro  molto  sen- 
sibile,  non  sono  mai  di  troppo  le  cautele,  anche  le  piu 
minute,  che  si  possono  usare  per  ottenere  un  isolamento 
perfetto. 

§  19.°  Quindi  ebbi  cura  innanzi  tutto  di  isolare  perfet- 
tamerrte  il  galvanometro,  sottoponendogli  dei  grossi  pezzi 
di  guttapercha  ben  asciutta,  e  la  pila  in  un  niodo  simile. 
Sostituii  inoltre  ai  soliti  recipienti  in  vetro  dell'  apparato, 
due  colonue  anche  in  vetro  M ,  N  (  Fig.  29  )  ben  coper- 
te  di  ceralacca,  suUa  sommita.  delle  quali  attaccai  orizzon- 
talniente  due  grossi  prismi  di  zinco  bene  amalgamato  P , 
Q,  che  comunicavano  coi  fill  del  galvanometro.  Sopra  que- 
sti pezzi  di  zinco  disposi  e  legai  due  pacchetti  di  flanella 
m  ,  n ,  iuibevuti  di  soluzione  di  solfato  di  zinco.  Due  ca- 
nali  o,  6  sufficientemente  profondi,  scavati  in  quel  due 
prismi  e  pieni  costautemente  di  soluzione  satura  di  quel 
solfato,  servivano  per  alimentare,  per  cosi  dire,  quel  due 
pacchetti ,  ossia  per  mantenerli  sempre  ben  imbevuti  di 
liquido.  Mi  assicurai  che  in  questa  nuova  disposizione  del- 
1'  apparato  non  vi  era  svihippo  di  polarita  secondarie,  come 
nella  disposizione  solita.  Per  stabilire  le  comunicazioni  colla 


110  Antonio   Cima 

pila  mi  son  servito  di  un  sostegno  S  tiitto  ben  coperto  di 
ceialacca  ed  isolato,  sulla  parte  oiizzontale  R  del  quale 
erano  fissati  solidaniente  due  fili  di  platino  p ,  p  che  pie- 
gandosi  verticalmente  sul  sostegno  andavano  a  finire  in  due 
pozzetti  r ,  r  scavati  nel  piede  del  sostegno  stesso  e  pieni 
di   niercuiio,  nel   quale   si   innnergevano  i  reofoii  della   pila. 

La  disposizione  dalle  diverse  parti  dell'  apparato  col 
filo  di  cotone  sottoniesso  all'  esperienza  si  vede  nella  Fig.  30, 
in  cui  esse  parti  sono  rappresentate  in  piano ,  e  in  cui 
a  h   c  rappresenta  il  filo. 

§  20.°  Servendomi  di  questa  nuova  disposizione  mi  ac- 
corsi  tosto  chc  i  risultati  irregolari  e  incostanti  ottennti 
precedentemente  sperimentando  con  quel  filo  di  cotone 
bagnato,  erano  realmente  dovuti  ad  imperfezione  dell'  iso- 
lamento  delle  diverse  parti  del  solito  apparato.  Infatti  fa- 
cendo  passare  la  corrente  della  pila  per  la  porzione  m  n 
del  filo  a  h  c  {  Fig.  30  ) ,  non  ebbi  nessuna  deviazione 
neir  ago  del  galvanometro ,  anche  quando  il  punto  di  con- 
tatto  h  del  filo  con  uno  dei  paccbetti  distava  dal  punto 
m  di  contatto  del  medesimo  con  uno  dei  reotori  della  pila 
solamente  di  1/2  millimetro.  Per  avere  segni  di  corrente 
al  galvanometro  era  d'  uopo  die  1'  estremita  del  filo  me- 
tallico  ni  g  toccasse   il   paccbetto   corrispondente. 

Ebbi  uguali  risultati  adoperando  fili  di  lana  e  di  altre 
sostanze  umide  conduttrici,  di  diverse  grossezze. 

Da  cio  possiamo  concbiudere ,  cbe  allorquando  1'  iso- 
lamento  e  perfijtto,  il  cbe  si  ottiene  coll'  ap|)arat()  ora  de- 
scritto ,  un  semplice  conduttore  umido  della  forma  del 
nervo  non   presenta  il  fisnomeno  dello  stato  elettro-tonico. 

§  21.°  Ma  ora  e  da  vedere  se  i  nervi,  allorclic  1'  iso- 
lamento  e  perfetto ,  presentano  realmente  questo  fenomeno 
a  differenza  degli  altri  conduttori.  Distaccato  un  nervo 
lombare  di  un  Ranoccbio  al  suo  sortire  dal  midollo  spi- 
nale  fino  al  punto  in  cui  passando  tra  i  inuscoli  della 
coscia  si  divide  nell'  articolazione  del  ginoccbio,  lo  disposi 
neir  apparato  come  aveva  gia  disposto  precedentemente 
quel  filo  di  cotone  (  Fig.  30  ).  Stabilito  il  circuito  tra  il 
suo  taglio  trasversale  a  e  la  sua  supcrficie  esterna  b,  ebbi 


RlCEllCHE     ELETTIIO-FISIOLOGICIIE  1  1  1 

al  solito  la  coi  rente  nervosa  da  a  in  b ;  cliiudendo  quindi 
il  circuito  della  j)ila  tia  i  pnnti  m ,  n  dello  stesso  nervo, 
trovai  veiissiino  il  fatto  dcscritto  da  Dnhois  Reymond  , 
cioe  verificai  costanteinente  che,  anche  collocando  il  reofo- 
ro  m  alia  distanza  di  5  o  6  millimetri  tlal  punto  b  di 
contatto  del  pacclietto  corrispondente  col  nervo  stesso, 
si  aveva  : 

1 ."  Un  aiunento  nella  deviazione  dell'  aso ,  allorche 
la  corrente  estranea  passava  per  il  tratto  m  n  del  nervo 
nella  stessa  direzione  della  corrente  nervosa  nel  tratto  ab ; 

2.°  Una  dhninuzione  invece  nella  deviazione  dell' ago, 
allorche  la  corrente  della  pila  aveva  nella  porzione  m  n 
del  nervo  nna  direzione  opposta  alia  corrente  prodotta 
dalla  I'orza  elettro-niotrice  della  porzione  a  b  del  nervo 
stesso. 

Trovai  clie  il  nervo  bracliiale  e  il  nervo  crurale  del 
Coniglio  si  prestavano  nieglio  a  queste  sperienze,  che  il 
nervo  della  Rana,  trovai  cioe,  die  le  variazioni  nella  de- 
viazione deir  ago  del  galvanoinetro  erano  piii  sensibili  con 
detti  nervi  del  Coniglio,  e  che  la  distanza  a  cui  si  pud 
collocare  il  reoforo  della  pila,  senza  che  cessi  d'  aver  luo- 
go  il  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico ,  era  maggiore  che 
nel  nervo  della  R.ana,  in([uantoche  questa  distanza  poteva 
giungere   tlno  quasi  a    10   millimetri. 

Nell'  esperienze  ora  descritte,  vi  era  in  circuito  la 
corrente  nervosa,  sebbene  in  alcuni  casi  fosse  debollssima 
fin  da  principio ;  ma  si  lianno  gli  stessi  risultati  allorche 
si  dispone  in  modo  il  nervo  che  non  si  abbia  quella  cor- 
rente in  circuito.  In  questo  caso  facendo  passare  la  cor- 
rente della  pila,  ossia  la  corrente  ecc'itante  per  la  porzio- 
ne ni  n  del  nervo ,  1'  ago  del  galvanometro  che  era  a  ze- 
ro, si  vede  deviare  in  modo  tale  da  doversene  dedurre, 
che  nella  porzione  a  h  del  nervo  chiusa  nel  circuito  del 
filo  deir  istrumento  passa  una  corrente  costantemente  nel- 
la direzione  della   corrente   ecc'itante. 

§  22.°  Conveniva  esaminare  se  il  midollo  spinale  pre- 
senta  lo  stesso  fatto  dello  stato  elettro-tonico ,  e  se  un 
nervo  lo  puo  manifestare  attraverso  il  midollo  spinale  stesso. 


I  I  2  Antonio   Cima 

Distaccato  percio  uu  liingo  tratto  di  midollo  spinale 
ill  nil  Goni^lio  vivo,  ripetei  1'  esperienza  con  diverse  por- 
zioni  di  esso,  apparteneiiti  alle  diverse  regioni,  e  trovai 
clie  in  tntti  i  casi  il  midollo  spinale  presentava  il  feno- 
nieiio  dello  sfato  elettro-toiiico ,  come  i  nervi.  Anzi  se  da 
quattro  o  ciiujne  sperienze  clie  ho  fatto  a  qnesto  propo- 
sito,  mi  fosse  lecito  trarie  una  conseguenza  generale,  di- 
rei  die  il  midollo  spinale  presenta  il  fenomeno  dello  stato 
elettro-toii'ico  con   intensita   niaiiiiiore   clie  i   nervi. 

Per  riconoscere  se  lo  stato  elettro-tonico  avviene  a  tra- 
verso  il  midollo  spinale,  ho  preparato  i  dne  nervi  lomha- 
ri  d'  un  Ranocchio,  lasciandoli  uniti  ad  un  pezzetto  del 
midollo  spinale  stesso.  Disposto  uno  dei  nervi  in  modo  da 
aversi  la  corrente  nervosa  da  a  in  b  (Fig.  31.),  e  lascia- 
to  fisso  verso  il  punto  n  il  reoforo  negativo  della  pila, 
collocai  r  altio  reoforo,  prima  verso  il  ^unto p,  qiiindi  verso 
il  pnntoy/^  finalmente  1' introdnssi  nel  canale  spinale  \n  p" . 
Nella  seconda  solamente  di  queste  disposizioni  ehbi  qualche 
dehole  segno  di  stato  elettro-tonico  nella  porzione  a  h  del  iier- 
vo.  Ho  ripetuto  e  variato  quest'  esperienza,  e  sempre  ebbi 
gl'  istessi  risultati,  toccando  in  //  col  reoforo  positivo  del- 
la   pila,   e  in  p  ,  p  ,  pi'  col   leoforo   negative. 

§  23."  Conveniva  anche  esaminare  se  altri  tessuti  ani- 
mali,  ridotti  fili-formi  come  i  nervi,  o  naturalmente  tali, 
presentavano  lo  stesso  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico. 
Tentai  quindi  l'  esperienza  con  sottili  striscie  di  pelle  di 
Ranocchio,  con  striscie  anche  sottili  distaccate  dai  niusco- 
li  sottocutanei  del  petto  e  del  bassoventre  dello  stesso 
animale,  con  simili  striscie  di  muscolo  e  di  tendine  di 
Coniglio,  e  finalmente  con  un  pezzo  d'  intestino  tenue  di 
Rana,  ma  in  nessun  caso  ottenni  il  benche  minimo  indi- 
zio  di  stato  elettro-tonico ,  operando  con  1'  apparato  perfet- 
tamente  isolato  in  tutte  le  sue  parti ,  e  con  le  cautele 
tutte  usate  nelle  altre  sperienze  ^  fatte  col  filo  di  cotone 
e  col  nerve. 

§  24.°  Resta  ora  a  discutersi  1'  ultima  delle  tre  questio- 
ni  superiormente  proposte ,  che  e  di  certo  la  piu  diffici- 
le, ossia  ne  resta  ora  ad  esaminare  il  modo  come  si  com- 
porta  il  nervo  nel  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico. 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  113 

Ebhi  f^ia  ad  osscrvare  che  lo  stato  elettro-tonico  si 
maiiifesta  anclie  allor(|uaii(lo  noii  vi  e  in  circuito  la  cor- 
rente  nervosa ,  il  die  esclude  1'  influenza  di  questa  suUa 
niaiiifestazione  di  quel  fenoineno.  S()ggiui]g«n6  ora  che  da 
inolto  es|)('rienze  mi  risulta  che,  nientre  la  forza  elettro- 
-inutiicc  dci  nervi  dnia  iinch«^  in  essi  dura  1'  eccitabihta, 
lo  stato  elettro-tonico  persiste  |)iu  a  lungo  e  si  nianifesta 
anche  nei  nervi  che  hanno  jxMchito  aflPatto  1'  eccitaJ)ilita , 
e  in  cui  e  sconiparsa  ogni  traccia  di  Forza  elettro-motrice. 
Soggiungero  inoltre,  che  anche  nel  caso  cho  persista  la 
forza  eh^ttro-niotiice  nervosa,  questa  non  e  proporzionata 
alia  facolta  elettro-tomca  manifestata  dai  nervi.  Diro  linal- 
nieute  che  avtuido  fiitto  sperienze  comparative  ho  trovato, 
che  mentre  i  nervi  del  Conigho  perdono  la  forza  elettro- 
-inotrice  e  1'  eccitabilita  prima  dei  nervi  del  Ranocchio, 
conservano  piii  a  lungo  che  questi  \^  facolta  elettro-tonica , 
e  la  manifestano  in  un  modo  piu  pronunziato ,  per  cui 
ebbi  a  dirli  preferibili  in  queste  ricerche  (  §  21  ). 

§  25."  E  im  fatto  ben  constatato  in  Fisiologia,  che  ac- 
cio  abbiano  hiogo  i  fenomeni  di  trasmissione  delle  impres- 
sioni  ricevute  dai  nervi ,  sia  nella  loro  direzione  centrifu- 
ga,  che  nella  direzione  centripeta,  non  basta  la  contigni- 
ta  sola  dei  nervi  fra  di  loro,  ma  si  richiede  la  continuita. 
Cosicche  se  dividiamo  un  nervo  trasversalmente,  e  quindi 
I'imettiamo  a  contatto  perfetto  le  due  superficie  di  sezio- 
ne,  oppure  soprapponiamo  fra  di  loro  paralellamente  i 
due  capi  del  nervo  cosi  troncato,  questo  non  e  piu  atto 
a  trasmettere  le  impressioni  che  riceve  verso  la  sua  par- 
te periferica  al  cervello  se  e  nervo  sensitive,  oa  trasmet- 
tere r  azione  degli  stimoli  per  far  contrarrc  i  muscoli  in 
cui  si  distribuisce  ^  se  e  nervo  motore.  E  provato  anche 
clie  se ,  senza  tagliare  il  nervo,  ci  contentiamo  solo  di 
legarlo  fortemente,  anche  in  questo  caso  si  trova  avere 
il  niedesimo  perduta  la  proprieta  di  trasmettere  1'  azione 
di   quelle   impressioni  e  di  quegli  stimoli. 

In  ambi  questi  casi  pero  il  nervo  si  mantiene  capa- 
ce  di  trasmettere  la  corrente  elettrica.  Risulta  infatti  da 
esperienze    ben    note,    che    una    corrente    estranea,  come 

T.     IX.  15 


11 4  Antonio  Cima 

anclio  la  stessa  correntc  miiscolare ,  passano  pei-  im  nervo 
troiicato  le  di  cui  parti  siaiio  rimesse  a  coiitatto  fra  di 
loro ,  o  per  lui  nervo  in  cui  siasi  fatta  una  stretta  al- 
lacciatura. 

§  2().°  Ho  fatto  quiiidi  dell"  espericiize  per  ricoiioscere , 
se  per  la  manifestazioiie  dello  stato  elettro-tonico  fosse  ne^ 
cessaria  la  continuitu  del  nervo,  come  per  la  trasniissione 
delle  inipressioni  e  degli  stinioli,  oppure  bastasse  la  so- 
la contiguita;  ed  ecco  i  risuUati  ciie  ottenni  a  questo 
proposito. 

Preparo  un  lungo  nervo  di  P».anoccliio  alia  maniera 
indicata  al  §  21.  Taglio  in  dne  parti  questo  nervo,  e  ne 
metto  paralellaniente  a  contatto  i  due  capi ,  come  nella 
Fig.  32.,  li>  colloco  quindi  sui  due  soliti  pacchetti  in 
modo  da  avere  la  corrente  nervosa  nella  porzione  a  b  Ai 
esso,  e  faccio  passare  la  corrente  di  una  pila  per  il  suo 
tratto  p  n.  In  questo  caso  ho  un  leggero  aumento ,  o  una 
leggera  dim'innzione ,  ossia  una  debole  fase  pos'itiva ,  o  una 
debole  fase  negativa  della  corrente  nervosa  della  porzione 
a  h  del  nervo ,  coerentemente  alia  legge  generale  dello 
stato   elettro-tonico. 

VolU  quindi  verificare  se  questo  stato  si  otteneva 
troncando  il  nervo  e  riunendolo  per  le  sue  due  superficie 
di  sezione.  A  questo  fine  mi  sono  servito ,  come  meglio 
adatto  alio  scopo,  del  midollo  spinale  di  Coniglio.  Tolto- 
ne  quindi  dall'  animale  vivo  un  lungo  tratto ,  lo  divisi 
trasversalmente  in  due  parti,  lo  disposi  nel  circuito  del 
galvanometro  sopra  i  pacchetti  in  modo  da  avere  la  cor- 
rente nervosa,  e  trovai  che  facendo  passare  la  corrente 
della  pila  per  la  porzione  p  n ,  si  produceva  nella  manie- 
ra la  piu  netta  e  precisa  il  fenomeno  dello  stato  elettro- 
-tonico ,  purche  le  due  estremitu  in  s  fossero  bene  a  con- 
tatto fra  di  loro  (  Fig.   33  ). 

§  27."  Ho  studiato  anco  1'  effetto  della  allacciatura  del 
nervo  sopra  il  suo  stato  elettro-tonico,  ed  ho  trovato  che, 
allorcfuando  questa  e  sufficientemente  stretta,  impedisce  la 
produzione  del  fenomeno.  Perche  cio  avvenga  e  per  altro 
necessario  che  la    legatura    sia  in  un  punto  d  (  Fig.  3i.  ) 


RiGERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  115 

interinedio  al  punto  a  di  contatto  del  nervo  con  uno  dei 
pacchctti,  e  il  jxiiito  p  di  contatto  di  uno  dei  reofori  del- 
la  piia.  Ill  qiiesto  caso,  dal  passaggio  della  corrente  per 
la  porzione  p  n  del  nervo  non  si  produce  lo  stato  elet- 
tro-toiiico  nella  sua  porzione  a  b ,  sia  die  per  questa  cir- 
coli  gia  la  corrente  nervosa  o  no;  nel  modo  stesso  che 
non  si  produce  lo  stato  elettro-tonico ,  se  1'  allacciatura  del 
nervo  si  fa  in  d  tra  i  punti  di  contatto,  tra  cjiiesto  e  i 
pacclietti.  Se  invece  la  legatura  e  in  un  punto  d"  tra  p , 
ed  n ,  si  ha  il  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico. 

§  28."  Le  sperienze  riportate  in  questi  ultinii  quattro 
paragrafi  ci  danno  una  qualche  idea  del  modo  di  compor- 
tarsi  dei  nervi  nel  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico.  Pri- 
mieramente  questa  facolta  dei  nervi  non  e  in  rapporto  ne 
colla  loro  eccitahilita ,  ne  colla  loro  forza  elettro-motrice. 
In  secondo  luogo,  mentre  la  sola  contiguita  non  basta  per- 
che  i  nervi  manifestino  la  loro  proprieta  di  trasmettere 
le  impressioni,  non  basta  per  la  produzione  di  qualunque 
altra  azione  nervosa,  essa  e  invece  sufficiente  perche  i 
nervi  mostrino  il  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico.  La 
legatura  ,  al  contrario ,  del  nervo  mentre  impedisce  la 
manifestazione  dello  stato  elettro-tonico  e  la  trasmissione 
delle  impressioni  e  dei  comandi  della  volonta,  e  di  tutte 
in  generale  le  azioni  nervose,  senza  togliere  per  altro  al 
nervo  la  facolta  di  condurre  1'  elettricita,  impedisce  la 
manifestazione  dello  stato  elettro-tonico.  Ma  evidentemente 
r  allacciatura,  se  e  sufficlentemente  stretta,  interrompe, 
per  cosi  dire ,  la  sostanza  interna  del  nervo ,  mentre  que- 
sta non  e  interiotta,  se  le  due  superficie  di  sezione  del 
nervo  sono  fra  di  loro  a  contatto.  Da  cio  si  rileva  che  il 
fenomeno  dello  stato  elettro-tonico  e  connesso  alia  strut- 
tura  organica  particolare  del  nervo,  che  avviene  nella  par- 
te midollare  del  nervo  stesso,  che  non  e  un  fenomeno  di 
semplice  trasmissione  della  corrente  elettrica,ma  die  per 
altro  non  dipende  dalle  condizioni  stesse  per  cui  il  nervo 
e  capace  di  trasmettere  le  impressioni  ricevute  e  gli  atti 
della  volonta. 

§  29.°  Riassumendo  intanto  cio  che  risulta  dall'  espe- 
rienza  avremo : 


116  Antonio   Cima 

1.°  Che  lo  stato  elettro-tonico  e  un  flitto  vero  e  cer- 
to,  e  che  appartieiie  noii  solamente  ai  nervi  ma  anche  al 
midoUo  spinale ; 

2.°  Clie  lo  stato  elettro-tonico  non  si  manifesta  in 
nessiin  altro  corpo  comluttore,  e  in  nessnn  altio  dei  tes- 
suti  aniinali   ridotti   rilitornii   come   i   nervi; 

3.°  Che  la  manifestazione  dello  stato  elettro-tonico 
e  qnindi  una  pioprieta  esclusivainrnte  appartenente  al 
sistema  nervoso,  e  che  non  e  compresa  in  nessuna  del- 
le  leggi  generali  della  piopagazione  della  corrente  elet- 
trica ; 

4-.°  Che  la  facolta  elettro-tonica  dei  nervi  non  e  in 
rapporto  colla  loro  eccitabilita  hsiologica,  ne  coUa  loro 
forza  elettro-motrice ,  e  che  non  sembra  dipendere  ne 
dair  una  ne   dall'  altra; 

5."  Finalmente,  che  il  fenomeno  dello  stato  elettro- 
-tonico  sembra  connesso  alia  struttura  organica  particolare 
del  nervo,  piu  che  alia  facolta  di  esso  a  trasmettere  le 
impressioni  ricevute. 

§  30."  Nell'  esperienze  di  cui  abbiamo  finora  tenuto  di- 
scorso ,  si  e  fatto  uso  di  una  coiTente  continua ,  per  di- 
mostrare  il  fatto  dello  stato  elettro-tonico.  Ma  Dubois  Rey- 
moud  ha  usato  anche  in  queste  licerche  correnti  di  in- 
duzione ,  e  quiudi  interrotte ,  di  piccolissima  durata ,  e 
alternativamente  di  direzione  contraria.  In  questo  caso,  se- 
condo  le  sue  vedute  teoriche,  si  produce  nel  nervo  quella 
moditicazione ,  che  in  esso  avviene  allorquaudo  si  produce 
il  tetano  del  muscolo,  e  succedono  le  stesse  due  fasi , 
positii'a  e  negativa  dello  stato  elettro-tonico ,  secondo  i  di- 
versi  casi ,  come  coll'  uso  di  una  corrente  continua.  E  fa- 
cile intendere  quale  modificazione  nel  modo  di  sperimen- 
tare  debba  introdursi  per  ripctere  queste  esperienze  di 
Dubois  Reymond.  Basta  percio  introdiure  una  ruota  d'  in- 
terruzione   nella  spirale  inducente   (o8). 

Operando  in  questo  modo  si  verifica  il  fatto  osserva- 
to  da  questo  Fisico ,  cioe  la  cosi  detta  prevalenza  della 
variazione  7ieg«f /fa ,  allorquaudo  vi  e  nel  circuito  del  gal- 
vanometro  la  corrente  elettro-nen>osa.  Disponendo  infatti  il 


RiGERGHE     ELETTRO-FISIOLOGIGHE  117 

nervo  in  modo  die  si  ahhia  qiiesta  corrente  nella  direzione 
da  a  in  b  (Fig.  25  e  26.),  sottomettcndo  la  porzione  p  n 
del  nervo  stesso  ad  una  serie  di  correnti  interrotte,  ed 
alternativamente  di  direzione  contraria,  succede  nella  por- 
zione a  h  del  nervo  la  fane  negativa .  cioe  1'  intensity 
della  sua  corrente  nervosa  diininuisce.  Ora  consideraiido 
separataniente  1'  azione  dalle  due  correnti  di  direzione  con- 
traria, la  corrente  della  porzione  a  b  del  nervo  non  do- 
vrebhe  subire  nessuna  variazione  ne  in  piii  ne  in  meno. 
Se  intanto  prevale  la  fase  negativa,  ossia,  se  1'  intensita 
della  corrente  nervosa  ^\  a  b  diininuisce ,  la  conseguenza 
clie  ne  possianio  trane,  indipendenteinente  dalle  vediite 
teoriche  di  Dubois  Reyinond ,  si  e ,  clie  delle  due  corren- 
ti ,  quella  che  ha  una  direzione  contraria  alia  corren- 
te deir  elettro-motore  a  b ,  ha  un'  azione  maggiore  su 
questo  elettro-motore,  die  1'  altra  che  ha  la  stessa  di- 
rezione. 

Come  cio  avvenga  sarebbe  impossibile  immaginarlo , 
nello  stato  attuale  della  scienza,  se  non  che  parrebbe 
esistere  una  carta  analogia  tra  questo  modo  diverso  di 
agire  di  quelle  correnti  interrotte ,  secoudoche  hanno  la 
stessa  direzione  della  corrente  nervosa,  o  una  direzione  op- 
posta,  e  r  azione  diversa  che  eseicitano  la  corrente  di- 
retta,  e  la  corrente  inversa  nei  nervi  al  chiudersi  e  al- 
r  aprirsi  del  circuito. 

Dubois  Reyinond  ha  tentato  di  dimostrare  la  varia- 
zione negativa  della  corrente  nervosa ,  non  usando  piu  per 
eccitare  il  nervo  quelle  correnti  dettriche  di  induzione, 
ma  irritandolo  in  diversi  modi  in  una  delle  sue  estremi- 
ta,  e  specialmente  coll'  azotato  di  stricnina,  o  brucian- 
dolo.  Ma  con  ({uesto  mezzo  si  hanno  segni  debolissimi  di 
variazione  negativa ,  tantoche  Bence  Jones  stesso  si  espri- 
me  dicendo,  che  1'  esito  di  questa  esperienza  e  sotto 
certi  rapporti  casuale  (  its  success  is  in  some  respects 
a  matter  of  chances  )  (-"jQ).  Del  resto  tali  deboli  segni 
di  corrente ,  inversa  alia  direzione  della  preesistente  cor- 
rente nervosa  ,  potrebbero ,  almeno  in  parte  ,  dipende- 
re    da    che    Dubois    Reymond    fece    uso    in    tutte    le    sue 


118  Antonio  Cima 

esperlenze  di  laniine  di  platino  e  di  acqua  salata ,  col 
qual  mezzo  si  ha  la  produzione ,  come  e  ben  noto,  di  po- 
laritil  secondaria. 

Da  queste  poche  considerazioni  e  dalle  poche  ricer- 
che  die  ho  potuto  fare ,  si  I'iconosce  come  anche  il  fat- 
to  piiiiclpale  della  var'iazione  negatwa  della  corrente  ner- 
vosa ha  bisogno  di  maggiori  studii  ,  sui  quali  non  ho 
creduto  dovermi  presentemente  estendere  ,  inquaiitoche 
quel  fatto  si  riferisce  manifestamente  alia  azione  fisio- 
logica  deir  elettricit^  sopra  i  nervi ,  e  per6  non  deve  es- 
ser  compreso  fra  quell i  che  formano  1'  oggetto  di  questo 
scritto. 


CAPO  III. 

PARTE  CHE  PUO  ATERE  L'  ELETTRICITA  NELLE  FViNZIOlM 
DEL  SISTEHA  NERVOSO 


ft 


§  31.°  Vfiianto  abhiamo  esposto  nel  primo  Capo  di  que- 
sta  terza  Parte ,  ne^  diinostra  esistere  nei  iiervi  una  for- 
za  elettio-motrice ,  come  esiste  nei  muscoli.  Ma  si  avra 
percio  niaiiifestazione  di  libera  elettricita  nel  sistema  ner- 
voso  degli  aniniali  vivi  ?  Ed  ove  esista  quest'  elettricita  li- 
bera,  avra  essa  una  parte  attiva  e  primaria  nelle  funzioni 
di  questo  sistema?  Sono  queste  le  question!  di  cui  ci  dob- 
biamo  occupare  in  questo  ultimo  Capo  del  nostro  Scritto. 
Certaniente  1'  ipotesi  chc  consiste  nel  far  dipendere 
ie  funzioni  del  sistema  nervoso  dalla  presenza  di  corren- 
ti  elettriclie  circolanti  per  il  niedesimo,  e  molto  seducen- 
te.  Quindi  non  devo  far  meraviglia  se  tale  ipotesi  sia  stata 
aocarczzata  in  tutti  i  tempi,  fino  dalla  prima  origine  della 
sciejiza  del  galvanismo  ^  e  se  Galvani  stesso  1'  abbia  am- 
messa,  do})o  di  aver  dimostrato  per  mezzo  di  argomenti 
incontrastabili  contro  il  Volta ,  che  1'  elettricita  die  si  ma- 
nifesta  negli  animali,  lia  origine  veramente  nei  medesimi, 
e  non  dip(Mide   da  estrinseche  cagioni. 

§  32.°  Galvani  infatti  dopo  di  aver  paragonato  il  mu- 
scolo  ad  una  Bottiglia  di  Leyden ,  solo  apparato  cui  quest' 
organo  potevasi  piii  ragionevolmente  ravvicinare  all'  epoca 
dclle  sue  scoperte ,  ammise  clie  1'  elettricita  die  in  esso 
si  manifesta ,  vi  vcniva  condotta  per  mezzo  del  sistema 
nervoso  dal  cervello,  ove  era  separata  dal  sangue  die  vi 
scorre.  Dietro  cio ,  secondo  il  Galvani ,  nell'  animale  vivo 
vi  e  una  continua  circolazione  di    elettricita,  una  torrents 


1 20  Antonio   Cima 

elettrica,  come  egli  si  esprinie,  die  dal  cei'vello  viene  nel 
nuiscolo  e  clie  circola  nel  niuscolo  stesso.  Finclie  quella 
torrente  elettrica  scorre  con  equabile  e  placido  moviniento 
per  il  muscolo ,  questo  stara  in  riposo ;  nia  si  avra  la  con- 
trazione  niuscoiare ,  allorche  viene  alterato  il  tranquillo 
corso  della  uiedesima,  ne  viene  alterata  la  forza ,  ne  vie- 
ne inodificata  la  velocita.  Tnttocio  farebbe  1'  atto  della  vo- 
lonta ,  nientre  la  torrente  trasportata  dal  cervello  al  nmscolo 
per  mezzo  dei  nervi ,  modificherpb])e  lo  stato  elettrico  del 
medesimo;  e  tnttocio  potrebbe  avvenire  in  certi  casi  patolo- 
gici ,  in  cui  vi  e  una  contrazione  morbosa,  negli  organi  del 
moviniento  volontario. 

Qnesta  elettricita  separata  nel  cervello  dal  sangue , 
accumulata  e  circolante  nei  muscoli ,  trasmessavi  dai  ner- 
vi, fu  da  Galvani  detta  animate,  in  ragione  della  sua  ori- 
gine.  Non  sfuggirono  per  altro  alia  sagacita  del  Galvani 
certe  particolarita  presentate  dalla  elettricita  animate^  e 
certe  difFerenze  tra  qnesta  e  la  elettricita  ordinaria.  Par- 
ticolarita e  differenze  cbe  egli  non  poteva  spiegare ,  non 
conoscendosi  ai  suoi  tempi  le  leggi  della  elettricita  di- 
namica,  ma  che  lo  indnssero  ad  ammettere  cbe  la  elettri- 
cita animale  »  non  era  semplice  elettricita  ordinaria,  ma 
»  bensi  modificata  e  combinata  con  qnalcbe  altro  princi- 
»  pio  animale ,  per  cui  acquisti  certi  caratteri  suoi  pro- 
»  prii  »  (60). 

Queste  sono  le  basi  della  teoria  del  Galvani  intorno 
air  origine  dell'  elettricita  animale ,  e  intorno  alia  parte 
che  la  medesima  puo  avere  nelle  fnnzioni  degli  aniniali, 
Tutte  le  altre  teorie  die  sono  state  messe  fuori  in  diversi 
tempi  da  vari  Fisici  e  Fisiologi,  non  sono  in  fondo,  die 
modificazioni  della  medesima.  Ma  in  iiessuna  di  esse  si 
trova  quella  riserbatezza  nell'  ammettere  le  ipotesi,  quella 
originalita,  e  quella  impronta  di  un  genio  superiore,  che 
si  riscontrano  in   quella  teoria  del   Galvani. 

§  33.°  Lasciando  intanto  da  un  canto  le  ipotesi,  e  le 
teorie ,  che  poco  utile  sarebbe  volerle  discutere  ed  analiz- 
zare ,  vediamo  invece  se  i  fatti  osservati  ci  possano  con- 
durre    ad    ammettere    1'   esistenza  di    libera    elettricita   nel 


RlCERCHE     ELETTRO-FISIOI.OGICHE  121 

sistema  nervoso  degli  animali.  Senza  clie  prima  sia  deciso 
quosto  |)uiito,  opiu  teoria  intoriio  all'  clettric'ita  animale 
sarchbe    poco    foiidata. 

Certanicnte  inolte  sono  le  analoi^ie  die  esistono  tra 
il  niodo  di  agire  dci  nervi ,  e  il  modo  di  coinportarsi  di 
un  agente  inipondeiabilc,  come  e  1'  elcttricita;  cosicche 
se  la  lorza  nervosa  si  dovesse  paragonare  a  qualche  cosa 
di  gia  conoscinta ,  noii  sarebbe  irragionevole  paragonarla 
a  quell'  agente.  Quel  trasinettcrsi  ra|)iilainente  delle  im- 
pressioni  da  un  punto  ad  nn  altio  del  sistema  nervoso; 
quel  nianifestarsi  degli  efFetti  di  tali  impressioni,  nelle  e- 
streniita  solamente  dei  nervi,  senza  che  questi  mostrino 
modificazioue  alcuna  sensibile  in  tutta  la  loro  lungliezza ; 
quel  propagarsi  dell'  azione  nervosa  per  il  nervo ,  senza 
die  le  parti  die  sono  a  contatto  col  medesimo,  ne  pro- 
vino  effetto  alcuno,  sono  tanti  fatti  die  manifestano  una 
grande  analogia  con  quelli  che  succedono,  in  determina- 
ti  casi ,  in  un  filo  conduttore  per  cui  passa  la  corrente 
elettrica.  E  se  fosse  lecito  nelle  cose  attinenti  alia  scienza 
lasciar  libero  campo  all'  imniaginazione,  si  potrebbe  vede- 
re  altuato  nel  sistema  nervoso  e  nelle  sue  dipendenze  un 
completo  sistema  di  telegrafia,  in  cui  il  cervello,  gli  orga- 
ni  dei  sensi,  i  muscoli ,  sarebbero  le  maccliine  telegrafi- 
clie,  die  ora  ricevono,  ora  trasmettono  i  dispacci,  per 
mezzo  dei  nervi ,  che  sarebbero  i  fili  della  linea  tele- 
grafica. 

§  34."  II  vedere  poi  che  1'  elettricita  eccita  negli  orga- 
ni  dei  sensi  esterni  sensazioni  analoghe  a  quelle  che  vi 
eccitano  i  loro  agenti  speciali ;  il  vedere  che  1'  elettricita 
produce  nei  muscoli  contrazioni  identiche  a  quelle  che 
vi  produce  1'  atto  della  volonta ;  il  vedere  che  1'  azione 
deir  elettricita  rieccita  in  un  animale  estinto  il  niovlmen- 
to  del  cuore,  del  diafragma,  dello  stomaco,  delle  inte- 
stina ,  talche  questi  organi  possono  per  mezzo  di  essa  con- 
tinuare  ad  esercitare ,  in  qualche  modo  e  per  qualche 
tempo,  dopo  la  morte  le  loro  funzioni ,  sono  tanti  fatti 
che  ne  additano,  die  la  forza  nervosa  puo  essere,  in  certi 
casi  e  per  certo    tempo,  supplita    dalla   forza    elettrica,  e 

T.     IX.  16 


122  Antonio   Cima 

die  quindi  esiste  una    certa  aualogia    di  azioiic    tra  1'  una 
e   r  altia. 

§  35.°  Restando  poi  sempre  nel  campo  dei  fatti  ben 
avverati,  e  certo,  come  abbianio  veduto  al  Capo  priino 
di  questa  terza  Parte,  nianifestaisi  nei  ncivi  correnti  elet- 
triclie.  ]\Ia  cio  non  ne  autorizza  a  credere  die  esista  elet- 
tric'ita  libera  nel  sisteina  nervoso ,  come  quelle  analogic 
non  nc  autorizzano  a  dire  ,  che  la  forza  nervosa  sia 
elettricita. 

Le  correnti  elettro-nervose  scoperte  da  Dubois  Reymond 
ne  diniostrano  solo  che  nei  nervi ,  anzi  in  ogni  piccola 
porzione  di  un  nervo ,  esiste  una  forza  dettro-motrice , 
come  esiste  nella  libra  muscolare.  Ma  1'  origine  di  una 
tal  forza  dettro-motrice  e,  con  tutta  probabilita,  identica 
a  fiudla  della  forza  dettro-motrice  dei  inuscoli.  Non  puo 
inlatli  rivocarsi  in  dubbio ,  come  aveinmo  a  notare  altrove, 
che  ndlo  stesso  modo  che  gli  atti  nutritivi  sviluppano  nel 
tessuto  muscolare  calorico  ed  elettricita  ,  debbano  anco 
svihippare  calorico  ed  elettricita  nel  tessuto  nervoso.  Que- 
sti  atti  nutritivi  essendo  piu  lenti  e  pin  deboli  nei  nervi 
die  nei  muscoli ,  si  troverebbe  la  ragione  perche  la  forza 
dettro-motrice  sia  meno  eiiergica  in  qudU  che  in  que- 
st!. L'  artificio  stesso  che  e  d'  uopo  adoperare  per  avere 
la  manifestazione  ddle  correnti  elettro-nervose ,  ne  dimostra 
come  queste  si  producano  nel  solo  caso  che  si  mettono 
fra  di  loro  in  comunicazione  due  parti  del  nervo  diver- 
sainente   polarizzate. 

§  3G.°  Se  nei  nervi  esistesse  elettricita  libera^  e  non 
quella  elettricita  che  si  produce  negli  atti  nutritivi ,  che 
in  massima  parte  si  ricompone  nei  nervi  stessi ,  e  di  cui 
una  porzione  solo  si  mette  in  circuito  nelF  atto  speiimen- 
tale ,  basteiebbe  per  aver  segni  della  medesima,  stabilire 
due  punti  di  derivazioue  tra  due  parti  qualunqne  del  si- 
steina nervoso ,  ndlo  stesso  modo  che  basta  per  avere  una 
corrente  derivata  nel  filo  del  galvanometro,  stabilire  con 
esso  un  circuito  derivato  tra  due  punti  qualunqne  del 
filo  congiuntivo  di  una  pila.  Ne  mi  si  dica  che  11  non 
potersi  otteiiere  coteste    correnti    derivate    dipendera   forse 


RiCERCIlE     ELETTUO-FISIOLOGICHE  123 

da  clie  le  coneiiti  clie  circolaiio  per  il  sistema  nervoso 
sono  deholissime ,  cosicclie  1'  ago  del  galvaiioinetro  saru 
iiiseiisil)ile  a  (jiiella  poizione  derivata  per  il  filo  dell'  i- 
stiuinento.  A  questa  obiozioiic  iiifatti  rispoiideio  ,  che 
(jiieste  correiiti  non  dovichbero  e?sere  taiito  deholi  per 
produrre  gli  eHetti  elie  si  vorrebliero  ad  esse  attribiiire, 
allorche  si  suppongono  prender  parte  nelle  funzioni  del 
sistema  nervoso.  Rispondero  inoltre,  che  stando  alle  leggi 
dell(!  correnti  derivate,  siccoiiie  la  conducibilitu  del  filo 
del  galvaiioinetro  e  inolto ,  ma  inolto  assai ,  supeiioie  alia 
condiicibilita  dei  nervi,  per  poco  intensa  clie  si  voglia 
supporre  (juella  corrente  per  i  niedesimi  circolantej  essa 
passerebbe  quasi   in   totalita   per  il   filo  del   galvanometro. 

Ora  Matteucci  e  Longet  (Gl)  mettendo  a  contatto  di 
un  nerve  ben  isolato  in  un  animale  vivente ,  in  un  Ca- 
vallo,  o  infiggendo  anclie  nel  iiervo  stesso  le  due  estre- 
niitii  in  platino  del  filo  del  galvaiioinetro  ^  non  ottennero 
segno  alcuno  di  corrente  derivata.  E  se  contro  questo  ri- 
sultato  da  essi  ottenuto ,  si  volesse  obiettare  1'  essersi  ser- 
viti  di  un  galvaiioinetro  non  sufficienteinente  sensibile,  ri- 
spondero, clie  i  segni  di  corrente  derivata  sono  nulli ,  an- 
che  servendosi  del  galvanometro  di  24  mila  giri ,  come  mi 
risulta  da  alcnne  esperieiize  piaticate  in  modo  simile  a 
quelle  di   Matteucci   e  Longet ,   sopra   Cani   e   Conigli. 

§  37.°  Potrebbe  poi  supporsi  clie  nello  stato  di  riposo 
o  di  inazione  del  nervo ,  questa  elettrica  corrente  non 
esista,  e  clie  si  produca  solo  nell'  istante  che  il  nervo 
entra  in  attivita;  ossia  nell'  istante  che  trasmette  gli  atti 
della  volonta,  o  le  impressioni  ricevute  nelle  sue  estremi- 
ta  periferiche.  Ma  a  cio  rispondero,  che  rifacendo  quel- 
r  esperienza  di  Matteucci  e  Longet,  ed  irritando  il  nervo 
in  modo  da  produrre  nell'  animale  sensazione  o  contra- 
zione,  mentre  il  circuito  del  galvanometro  resta  chiuso 
mediante  una  porzioiie  del  nervo  stesso,  non  si  ha  segno 
alcuno  di  corrente  elettrica  con  quel  galvanometro  di  2i 
mila  giri.  Rispondero,  die  non  possono  citarsi  in  contra- 
rio  i  risultati  ottenuti  da  Pucinotti  e  Pacinotti  (62) ,  in- 
quantoche,    secondo    il    loro    modo    di    sperimcntare  ,  per 


1 24-  Antonio   Cima 

aversi  segni  di  corrente  al  oalvanometro  nell'  atto  clie  il 
sisteiua  neivoso  cli  un  animalc  eiitrava  in  azione,  bisogna- 
va  infiggere  i  due  stiletti  in  platino  del  iilo  di  questo 
istrumento  nel  cervello,  o  nel  nerve  da  una  parte,  e  nel 
muj^colo  dall'  altra,  nel  qual  case  oltre  esser  messa  in 
ciicuito  la  corrente  muscolare ,  pno  prendei'  parte  anclie 
nel  fenomeno  la  corrente  di  contrazione. 

Soeji'iunji-ero  iinalmente  clie  tutte  le  volte  che  ho 
praticato  le  espeiienze  suUa  Rana  viva,  che  ho  riferito 
al  §  6.  di  questa  terza  Parte,  ho  tentato  anche  un  altro 
esperimento ,  per  vedere  appunto  se,  mentre  si  irrita  un 
nervo,  o  nella  sua  parte  periferica,  o  nella  sua  parte  ver- 
so r  asse  cerebro-spinale,  vi  era  produzione  di  corrente 
elettrica ,  sensibile  al  galvanometro ,  o  alia  Rana  galvano- 
scopica.  Percio  in  tutti  i  casi ,  chiuso  il  circuito  per  mez- 
zo del  nervo  della  Rana  galvanoscopica  o  del  filo  del  gal- 
vanometro ,  tra  le  due  superficie  di  sezione  del  nervo 
troncato  nella  sua  lunghezza,  irrito  o  pungo  quella  delle 
estreinita  del  Ranocchio  nella  quale  si  distribuisce  quel 
nervo ,  ma  in  quell'  istante  non  osservo  nessuna  contrazio- 
ne nella  Rana  galvanoscopica ,  ne  deviazione  alcuna  nel- 
r  ago  del  galvanometro.  Chiuso  il  circuito  nel  modo  indi- 
cate tra  le  due  superficie  di  sezione  del  nervo  troncato, 
irrito  o  pungo  il  midollo  spinale  o  il  nervo  stesso  al  sor- 
tire  da  questo,  ma  anche  in  questo  caso  la  Rana  galva- 
noscopica  non  si  contrae ,  1'  ago  dell'  istrumento  resta  a  0°. 

Da  tutti  questi  fatti  possiamo  intanto  trarre  la  con- 
clusione,  che  l'  esperienza  non  dimostra  in  modo  alcuno 
la  presenza  di  elettricita  libera  nel  sistema  nervoso,  sia 
allorche  questo  sistema  e  in  stato  di  riposo  o  di  inazio- 
ne ,  sia  allorche  entra  in  attivita ,  trasmettendo  gli  atti 
della  volonta  e  le  inipressioni  ricevute. 

§  38.°  A  tutti  questi  argomenti  conti'o  1'  esistenza  di 
elettricita  libera,  continuamente  scorrente  per  il  sistema 
nervoso  degli  animali,   possiamo  aggiungerne  altri. 

I  nervi  hanuo  un  grado  di  conducibilita  elettrica 
molto  debole.  Essi  conducono  meno  della  sostanza  musco- 
lare ,  e  di  quasi  tutti    gli    altri   tessuti  con  cui  si  trovano 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOI.OGICHE  125 

naturalinentc  a  contatto.  Ora  stando  alle  leggi  della  propa- 
gazioiie  della  coneiite  olettrica  per  un  sistcnia  di  corpi 
dotati  di  diverse  grado  di  coiuliicibilita,  tra  di  loro  a  con- 
tatto, tie  verrebbe,  che  posto  anche  partisse  dal  cervello 
o  dall'  asse  cerebro-spinale  una  corrente  elettrica,  essa 
abbandonerebbe  iiniiiediatarnente  i  iiervi,  e  passerebbe  per 
gli  altri  tessuti  a  contatto  coi  niedesimi.  Quindi  non  po- 
trebbe  servire  alia  produzione  del  fenomeni  e  all'  eser- 
cizio  delle  fnnzioni  esclusivamente  propria  del  sistema 
iiervoso. 

§  39.°  La  disposizione  anatoniica  pol  di  questo  sistema 
e  un  nuovo  argoinento  contro  quella  ipotesi. 

II  sistema  nervoso  si  divide  in  im  infinite  nnmero  di 
tronclii  ,  di  rami,  di  filamenti  secondari,  cosiccbe ,  sia 
nel  caso  in  cui  nelle  ramificazioni  si  verifica  una  vera  con- 
tinuazione  della  sostanza  dei  tronclii,  sia  nel  caso  che 
non  esiste  die  una  semplice  contiguita  tra  i  diversi  rami 
e  i  diversi  filamenti,  si  dovranno  avere  tanti  punti  di  de- 
rivazione.  Per  cui  supponendo  che  nell'  atto  che  la  vo- 
loiila  coiiianda  un  movimento  mnscolare ,  parta  dal  cer- 
vello una  corrente  elettrica,  sarebbe  impossibile  1'  ammet- 
tere ,  che  1'  azione  di  questa  corrente  si  restringa  solo 
a  quel  ramo,  a  quel  filamento  nervoso  che  si  distribuisce 
precisamente  nei  muscolo  che  vuoisi  inettere  in  movimen- 
to, senza  deviarsi  per  i  rami  laterali.  Ora  1'  esperienze  di 
Van  Deeii  (63)  e  quelle  di  Kronenberg  (6i)  dimostrano 
chiarameiite ,  contro  i  risultati  ottenuti  da  Panizza  (65) 
die  Ic  fibre  che  compongono  un  tronco  nervoso,  agiscouo 
isolatamente  1'  una  dall'  altra ,  cosiccbe  un  nerve  che  for- 
ma parte  di  un  plesso,  e  quindi  contribuisce  a  formare 
un  tronco  nervoso,  comunica  la  sua  forza  motrice,  non 
al  tronco  iiitiero,  ma  esclusivamente  alle  sue  proprie  fibre 
che  si  trevane  nel  medesimo. 

§  iO."  Sc  poi  esaminiamo  attentamente  ima  delle  pro- 
prieta  deli'  azione  nervosa,  die  piu  la  ravvicina  all'  elet- 
tricita ,  cioe  la  rapiditil  della  sua  propagazione,  vedremo 
come  anche  da  (piesto  lato  si  abbiano  motivi  per  credere 
che  la  forza  nervosa  nen  sia  elettricita,  e  che  il  trasporto 


126  Antonio   Cima 

delle    impressioni    e    delle    azioni    volontarie    non    si  operi 
per  inezzo  di   correnti   elettriclie. 

I  Fisiologi  conoscono  le  o^sperienze  di  Helmholtz,  per 
mezzo  delle  quali  questo  Fisico  lia  inisurato  la  velocity 
con  ciii  si  trasiiK^ttono  le  impressioni  nel  sistema  nervo- 
so  (66).  Questa  velocita  fii  da  esso  trovata  di  trenta  nie- 
tri  per  minute  secondo.  Ora  una  tale  velocita  e  immen- 
saniente  minore  di  quella  con  cui  trascorre  1'  elettricita 
per  i  corpi  conduttori.  Vero  e  per  altro  che  una  tale  ve- 
locita dovra  essere  minore  nella  sostanza  nervosa,  se ,  co- 
me si  ammette  e  come  sembra  probabile,  deve  essere  per 
r  appunto  minore  nei  corpi  meno  conduttori ;  ma  anclie 
ammesso  cio ,  la  velocita  dell'  elettricita  nei  nervi  non 
potrebbe  essere  tanto  piccola,  come  la  e  comparativamen- 
te  la  velocita  con  cui  essi  trasmettono  le  impressioni,  die- 
tro   i   risultati  sopra  accennati   di   Helmlioltz. 

§  41.°  A  tutti  qnesti  ar<;omenti  contro  la  esistenza  del- 
1'  elettricita  liberamente  circolante  per  il  sistema  nervo- 
so,  come  nei  fili  conduttori,  si  potrebbe  obiettare  il  fat- 
to  dello  stato  elettro-toiiico  dei  nervi ,  dicendo  che  un  tal 
fatto  ne  dimostra  chiaramente,  che  i  nervi  si  comportano 
in  un  modo  speciale  e  tutto  loro  proprio,  riguardo  all'  e- 
lettricita.  Cosicche  non  seguendo  questa  nel  sistema  ner- 
voso  le  sue  leggi  ordinarie,  tutte  le  considerazioni  de- 
dotte  da  queste  leggi  per  niegare  la  possibilita  delta  sua 
circolazione  in  quel  sistema  ,  non  avrebbero  piii  peso 
alcuno. 

Certamente  lo  stato  elettro-tonico  presentato  dai  nervi , 
e  un  fatto  che  non  si  manifesta  nei  conduttori  ordinarii 
dell'  elettricita,  e  ne  accenna  ad  una  legge  speciale  cui 
questa  obbedisce ,  allorche  scorre  per  la  sostanza  nervosa. 
Ma  dair  esistenza  di  questa  legge  speciale,  finora  unica, 
e  lecito  dednrre  che  tutte  le  altre  leggi  cui  sottosta  1'  e- 
lettricita,  allorche  ha  per  conduttori  i  nervi,  sono  anche 
diverse  dalle  sue  leggi  ordinarie  ?  no  di  certo.  Lo  stato  e- 
lettro-tonico  sembra  infatti  dipendere  dalla  condizione  di 
struttura  del  nervo,  piu  che  dalle  sue  condizioni  fisiolo- 
giche.  Persiste  esso  nei  nervi  anche  quando  questi  hanno 


RiCERCHE    ELETTRO-FISIOLOGICHE      .  127 

perdiito  affatto  la  loio  eccitabilita,  non  e  in  nissun  rap- 
porto  colla  loio  forza  clcttro-niotrice ,  come  abbiamo  di 
gia  dliiiostrato  altiove.  Pcisiste  in  un  nervo  troncato,  le 
di  cui  estreinita  siano  rimesse  a  contatto ,  mentre  non  si 
manifesta  in  un  nervo  in  cui  siasi  fatta  una  stretta  allac- 
ciatura,  tale  da  inteiroinpeie  la  continuita  non  solo,  ma 
ancbe  la  contiguita  della  polpa  nervosa.  Dimodoclie  pos- 
siamo  ragionevolmente  supporre  che  se  si  avesse  un  altro 
corpo  condnttore,  di  una  costituzione  molecolare  fisica 
analoga  a  quella  del  nervo,  senza  essere  dotato  di  vita  come 
questo ,  esso  presenterebbe  forsc  il  fenomeno  dello  stato 
elettro-tonico. 

Del  resto  secondo  lo  norme  della  sana  Filosofia,  al- 
lorche  vediamo  che  un  agente,  una  forza,  di  cui  si  co- 
noscono  di  gia  le  proprieta  e  le  leggi ,  agendo  in  casi 
particolari  e  su  certi  corpi ,  presenta  qualche  cosa  di  sin- 
golare  e  di  diverso  dallo  ordinario,  dobbiamo  pinttosto 
ammettere,  che  tale  singolarita  dipenda  dalle  condizioni 
fisiche  di  quel  corpi,  o  dalle  condizioni  particolari  in  cui 
questi  si  trovano. 

§  42."  Inoltre,  il  fatto  dello  stato  elettro-tonico  e  tale 
da  bastare  per  se  stesso  per  stabilire ,  che  nei  nervi  esi- 
stono   correnti  elettriclie,   liberamente   circolanti? 

Primicramente  lo  stato  elettro-tonico  per  manifestarsi 
ha  bisogno  della  presenza  di  una  corrente  estranea ,  che 
circoli  per  una  porzione  del  nervo  in  cui  esso  si  produce. 
Gli  altri  stimoli  sostituiti  a  quella  corrente,  non  danno 
luogo  alia  manifestazione  dello  stato  elettro-tonico. 

In  secondo  luogo  la  produzione  dello  stato  elettro-to- 
nico non  si  estende  che  a  una  certa  distanza  dalla  porzio- 
ne del  nervo  chiusa  nel  circuito  della  corrente  estranea, 
non   gia  a  tutta  la   Innghezza  del  nervo. 

In  terzo  luogo ,  prescindendo  anche  da  questa  circo- 
stanza  ora  accennata ,  e  da  tante  altre  considerazioni  che 
tralasciamo  di  fare,  per  dire  che  nelle  funzioni  del  siste- 
ma  nei-voso  e  messo  in  azione  lo  stato  elettro-tonico ,  bi- 
sognerebbe  innanzitutto  supporre,  che  si  sviluppa  nelle 
parti  centrali,  o  nelle  parti    periferiche  di    quel    sistema , 


1 28  Antonio   Cima 

alloiche  esse  parti  entrano  in  azione ,  una  corrente  elettii- 
ca ,  clie  metta  in  atto  lo  stato  elcUro-tonico.  Cio  sarebbe 
aiiijirarsi  in  un  circolo  vizioso ,  e  sarebbe  partire  da  una 
supposizione  non  giustificata  nienoniamente  dalla  sperien- 
za,  anzi  contraddctta  dai  risiUtati  sperimentali  e  dalle  mol- 
tiplici  considerazioni  di  diverso  genei'e  esposte  in  que- 
sto  Capo. 

§  i3.°  Concludiamo  dunque  clie,  per  quanto  seducente 
a  priino  aspetto  sia  1'  i[)Otesi  cbe  fa  dipendere  dalla  elet- 
tricita  le  funzioni  del  sistema  nervoso,  essa  non  e  fondata 
sn  nessiin  fatto  speriinentale ;  e  contraria  alle  leggi  gene- 
rali  della  trasinissione  della  corrente  elettrica ;  non  e  ap- 
poiigiata  da  considerazioni  anatoiuiclie,  chc  ci  possano  in- 
dnrre  a  vedere  nel  sistema  nervoso  un  apparato  atto  a 
sviluppare  e  a  mettere  in  circuito  correnti  elettriche;  non 
puo  essere  sostenuta  dalle  considerazioni  sidla  esistenza 
della  forza  eletto-motrice  dei  nervi,  ne  sul  latto  dello 
stato  elettro-tonico  dei  medesimi ;  non  puo  essere  valida- 
mente  basata  suUe  analogic ,  riguardo  al  modo  di  propa- 
garsi  deir  elettricita  e  al  trasmettersi  dell'  azione  degli  sti- 
inoli  nel  sistema  nervoso;  ne  su  certe  analogic  di  effetti 
prodotti  dalla  forza  elettrica  e  dalla  forza  nervosa. 

Concludiamo  finalmente  cbe  volere  stabilire  nello  sta- 
to attuale  delle  nostre  cognizioni  una  teoria  sulla  forza 
nervosa ,  sarebbe  piuttosto  pregiudicare ,  cbe  vantaggiare 
i  fiituri  progressi  della  scienza;  e  cbe  per  fondare  solida- 
mente  una  tale  teoria  e  d'  uopo  innanzitutto  conoscere , 
con  quella  esattezza  e  precisione  con  cui  devono  essere 
conosciute  le  leggi  fisicbe,  sulle  quali  voglionsi  erigere 
ipotesi  ragionevoli ,  le  leggi  di  quella  forza. 


IVOTE 


(1)  Annates  de  Chimie  et  de  Physique.  3.^  Serie,  Anno   1842. 

(2)  Multeucci.  Traite  des  Phenomenes  electro-physiologiques  des  animaux. 
Paris  1844.  Capo  V  e  VI. 

(3)  TraiU  des   Phenomenes    electro-physiologiques  etc.  gii  citato. 

(4)  Dubois  Reymond.  Untersuchungeii  t'iber  thierische  eleklricilat.  Berlin  1849. 
Bence  Jones.  On  Animal  Electricity,  an  abstract  of  the  discoveries  of  E.  Du- 
bois Reymond.  London   1862. 

Rigiiardo  ai  lavori  di  Did)ois  Reymond  di  ciii  ci  occuperemo  in  qnesta  Me- 
moria ,  cilerfi  di  pieferenza  quest'  Opera  di  Bence  Jones,  clie  S  nna  tradu- 
zione  di  nn  liingo  eslrallo  delP  Opera  originate  in  Tedesco  di  Dubois  Rey- 
mond,  falta  da  J.  Mnller  di  Freiberg  ed  approvata  dallo  slesso  Dubois  Rey- 
mond, pcrclifi  pin  diffusa  e  pii'i   conosciuta  dell' Opera  originale. 

(5)  Cima.  Saggio  Slorico-Crilico  e  sperimentale  sulle  contrazioni  galvaniche 
e  sulle  correnti  Eleltro-Fisiologiche.  Cagliari  1846. 

(6)  Griuielli.  Memoria  sul  galvanismo  premiata  dall'Accaderaia  delle  Scienze 
deir  Isiiiuio  di  Bologna,  nel  1848.  Novi  Commentarii  della  slessa  Accade- 
mia.  Vol.  X.   1849. 

(7)  Nobili.  Confronto  Ira  i  due  galvanotnetri  piu  sensibili,  la  Rana  ed  il 
molliplicalore  a  due  aghi.  Vol.  I.  pag.  67  delle  sue  Memorie  raccoite  e  pub- 
blicale  a  Firenze  nel   1834. 

(8)  Memorie  delta  Societa  Ilaliana  delle  Scienze.  Verona  1809.  Torao  XIV. 
Tarl.  2.^   pag.  330. 

(9)  Matlencci.  Opera  cil.  pag.   123-130. 

(10)  Poggendorjf's  Annatcn.  Gcuuaio   1843. 

(11)  Malleiicci.  Lettera  at  Barone  d""  Uumbotdt ,  nei  Comptes  rendus  de 
V  Acad,  des  Sciences  de  Paris.  Vol.  X\.  1845.  pag.  1096  e  seg.  —  Cima. 
Opera  cit.   pag.   93-96. 

(12)  Matlencci.   Lettera  cit.  al  Barone  d' Humboldt,  loc.  cit. 

(13)  ALitteueci.   Lezioni  di  Eletlro-Fisiologia.  Torino  1856.   pag.   96  e  seg. 

(14)  Regnanld.  Recherclies  sur  les  courants  musculaires ,  nei  Comptes  ren- 
dus cil.    15    Maggio   1854. 

(15)  Kolliker.  Elements  d'  histiologie  humaine.  trad,  de  MM.  T.  Beclard 
et  M.   See.  Paris   1855   pag.  202  e  seg. 

(16)  Cima.  Opera  cit.  pag.  93  e  seg. 

(17)  Matlencci.   Lezioni  cilate,  pag    40. 

(18)  Bence  Jones.  Opera  cit.,  pag.  88  e  seg. 

T.    IX.  17 


130  Antonio   Cima 

(19)  Regnaiild.  Mem.  cit.,  loc.  cit. 

(20)  Maiieiicci.   Traite  des  Pheiwmenes  electro-physiologiquei  des  animaux. 

(21)  Cima.  Opera  cit.  pag.   98. 

(22)  Nola  comunicala  da  Dubois  Reymond  all'  Accad.  delle  Scieaze  di  Pa- 
rigi,  nei  Compies  rendus  clc.   1850. 

(23)  Regnaiild.  Mem.  cil.,  loc.  cit. 

(24)  Maiteucci.  Opera  cit.,  Capo  Vll  c  VIII. 

(26)  Cima.  Opera  cit.,  pag.   58.   Idcm^  pag.   97-101. 

(26)  Nobili.  Raccolla  delle  sue  Memorie  edite  e  iaedite.  Firenze  1834. 
Vol.    I ,  pag.   75. 

(27)  Matteiicci.  Opera  oil.,  pag.  46. 

(28)  Malteiicci.  Opera  cit.,  pag.   77  e  seg. 

(29)  Grimelli.  Memoria  cit.,  passim. 

(30)  Longet.  TraitS  de  Physiologic.  Paris  1860.  Tomo  II,  pag.   49-60. 

(31)  Longet.  Opera  cit.,  Tomo  cil.,  pag.  61-62. 

(32)  Longet.  Opera  cil.,  Tom.  cit.,  pag.  69-60. 

(33)  Matlencci.  Lezioni  di  Elellro-Fisiologia ,  pag.  41. 

(34)  Kolliker.  Opera  cit.,  pag.   194  e  seg. 

(35)  kolliker.  Opera  cit.,  loc.   cit. 

(36)  Kollitcr.  Opera  cit.,  pag.  212  e  seg. 

(37)  Bonce  Jones.  Opera  cil.,  pag.   90  e  seg. 

(38)  Matlencci.  Lezioni  cit.,  pag.   34. 

(39)  Compies  rendus  de  V  Acad,  des  Sciences  de  Paris,  Ottobre  1842. 
Annales  de  CItimie  et  de  Physique.  T.  XVI,  3.^^  Serie ,   1842. 

(40)  Annales  de  Chimie  et  de  Physique.  Tomo  XVI,  3."   Serie,   1842. 

(41)  Philosophical  Transactions.  Part.   II,   1860. 

(42)  Matlencci.   Lezioni  cit.,  pag.   77   e  seg. 

(43)  Bence  Jones.  Opera  cil.,  pag.   130  e  seg. 

(44)  Parle  3.*  Capo  2.°  di  ([iiesla  Memoria. 
(46)   Bence  Jones.  Opera  cit.,  pag.   160-154. 

(46)  Matlencci.   Lezioni  cit.,  pag.    84. 

(47)  Compies  rendus  etc.  Maggio   1849. 

(48)  Nota  comnnicala  da  Didiois  Reymond  all'  Accad.  delle  Scienze  di  Pa- 
rigi_,  nei  Compies  rendus  etc.   1850. 

(49)  Bence  Jones.  Opera  cil.,  pag.   127.   154. 

(60)  Bence  Jones.  Opera  cit.,  loc.   cit. 

(61)  Longet.  Opera  cil._,  Tomo  cil.,  pag.   60. 

(62)  Bence  Jones.  Opera  cit.,  pag.    164  e  seg. 

(63)  Bence  Jones.   Opera  cit.,  pag.   164.   173. 

(64)  Matlencci.   Lezioni  cit.,  pag.   43. 

(65)  Bence  Jones.  Opera  cit.,  pag.    174   e  seg. 

(56)  Bence  Jones.  Op.   cit.,  loc.  cit. 

(57)  Bence  Jones.  Op.  cit.,  pag.    178  e  seg. 

(58)  Bence  Jones.  Op.   cit.,  pag.   187-192. 

(59)  Bence  Jones.   Op.   cil.,   pag.    194-197. 

(60)  Ilaccnlta  delle  Opere  di  Galvani  pnbblicata  dall' Accademia  delle  Scien- 
ze di  Bnlogna ;  Commentario ,  pag.  110-111.  DeW  use  e  deW  altivita  del- 
r  arco  condultore ,  pag.    184-190.il/em.    /.  alio  Spallanzani ,  pag.  304.308. 


RiCERCHE     ELETTRO-FISIOLOGICHE  131 

Mem.   11.  alio  slesao ,  pag.    345    e    scg.   Mem.    II f.  al  medesimo,  pag.  380 
e  scg.  Itisposia  alia  Lettera  del  Carminatl ,  pag.    143-146. 

(Gl)  Mallciicci  e  Lotigel.  Memoire  sur  la  relation  qui  exisle  entre  le  iem 
du  cottranl  eteelrique  el  les  conlraclions  miisculaires  dues  a  ce  couranl.  An- 
nates de  Chimie  el  de  Physique,   1844. 

(62)  I'lircinniti  e  l*acinotli.  Esperienze  sulla  rsistenza  e  le  leggi  delle  cor- 
renli  Elettro-Fisiologiche  negli  animali  a  sangue  caldo.   Pisa   1839. 

(63)  Vail  Deen.  De  differentia  et  nexu  inter  nervos  vitae  animcdis  et  vitae 
organicae.   Liigdiini  lialaroriiiii ,    1834,  pag.  27   e  seg. 

(64)  Kroncnheig.   Plejcuum  nervorum  structura  et  virtutes.  Berlino   1836. 

(65)  I'anizza.  Ricerche  sperimentali  sopra  i  nervi.  Pavia   1834. 

(66)  Helnihollz.  3/u//er's  Archiv  fur  Analomie  und  Physiologie ,  Anno 
1850. 


I 


INDICE 


Introtluz'ione Pa£.      5 

PARTE  PRIMA. 

DELLA  CORRENTE  MOSCOLARE. 

CAPO  I. 

LEGGI     DELLA     CORRENTE     MUSCOLARE. 

§  1.°  Defmizione  clella  corrente  musco\a.re  —  Scoperia  — 
Manifestazione  della  medes'ima »    1 1 

§  2."  Considerazioni  per  dimostrare  V  origine  della  cor- 
rente  inuscolare  intrinseca  alia  sostanza  dei  miiscoli.  »    12 

§  3."  La  corrente  propria  della  Rana  considerata,  per 
motto  tempo,  d'wersa  dalla  coirente    muscolare  .   .  »   13 

§  4.°  Generalizzazione  della  corrente  propria  doviita 
a  Dubois  Reymond  --  Altri  fatti  dovuti  al  medesimo.  »    14 

§  5.°  Sp^rienze  di  Matteucci  e  di  Cima  sulla  fiinzio- 
ne  del  tendine  nella  corrente  muscolare  —  Dubbii  po- 
steriori di  Matteucci »    15 

§  6.°  Origine  comune  delle  due  correnti ,  propria  e 
muscolare ,  ossia  delle  correnti  dei  muscoli  intieri  e 
dei  muscoli  tagUati »    16 

§  7."  Studii  deir  Autore  sulla  funzione  del  tendine  nel- 
la corrente   nuiscolare »   ivi 

§  8.°  Sperienze  dell'  Autore  sul  tendine  separato  dot 
muscolo  —  Metodo  di  G.  Regnauld  impiegato  in  que- 
ste  sperienze  per  evitare  le  polarita  secondarie  .    .    .   »    17 

§  9.°  Descrizione  dell'  apparato  iisato  dalV  Autore  in 
queste  sperienze  e  in  generate  in  tutte  le  ricerche  di 
Elettro-Fisiologia »    19 


134 

§  10.°  ContirtJiano  le  esper'ienze  delV Autore  siil  tencline , 
da  an  risulta  iion  esistere  in  esso  nissuna  forza  e- 
lettio-motrice Pag.   20 

§  1  I .°  Sperienze  snlla  conducihiUta  elettrica  del  tendi- 
ne  in  diversi  stati ,  comparatwamente  alia  sostanza 
miiscolare  e  nervosa , »  21 

§  12.°  Conclusioni  dedotte  dalle  precedenti  sperienze 
fatte  sid  tendine »   22 

§  13.°  JSIodi  di  unione  anatomica  del  tendine  colle  fi- 
bre muscolari »    ivi 

§  14.°  Conclusione  dedotta  dalle  cose  dette  intorno  ai 
modi  di  unione  del  tendine  colla  fihra   mnscolare  .   »   24 

§  15.°  Come  si  spieglii  la  direzione  della  corrente  nei 
mnscoli  intieri  tendinosi  e  non  tendinosi ,  dietro  i 
risultati  ottenuti  nei  paragrafi  precedenti »  ivi 

§  16.°  Esame  di  alciini  casi  speciali  in  cni  si  ha  la 
corrente  mnscolare  tra  una  sezione  naturale  e  una 
sezione  artificiale ,  amhe  tmsversali  di  un  muscolo , 
e  dei   casi  in  cui   non  si   ha  questa   corrente   .    ...»   28 

§  17.°  Determinazione  della  forza  elettro-motrice  mn- 
scolare —  Metodi  diversi  adoperati  in  questa  determi- 
nazione   »  30 

§   18.°   Tre  leggi  della  corrente  mnscolare »   31 

§  19.°  Intensita  relativa  della  forza  elettro-moti'ice  dei 
mnscoli  intieri,  e  dei  mnscoli  tagliati »  32 

§  20.°  Intensita  relativa  di  detta  forza  e  sua  durata 
nei  mnscoli  appartenenti  ad  animali  di  diversa  clas- 
se   Zoologica »   34 

§  21.°  Conclusioni  dedotte  dalle  cose  esposte  in  questo 
Capo  prima »  36 

CAPO  II. 

ORIGINE    DELLA    CORRENTE    MUSCOLARE. 

§  22.°  L' origine  della  corrente  mnscolare  e  intrinseca 

alia  sostanza  del  muscolo »   37 

S  23.°  L'  intensita  e  la  durata  relativa  della   corrente 


1 


135 

muscolare  negU  animali  a  sangue  freddo  e  in  quelli 
a  sangue  caldo ,  dlmostrnno  die  questa  corrente  e 
onginuta  dalle  azioni  chiniico-organiche  che  avven- 
gono  nei  muscoli Pag.   38 

§  2i.°  ylltre  conslderazioni  siiW  influenza  di  certe  ca- 
gionl  sulla  intensitd  e  durata  della  corrente  musco- 
lare,  che  conducono  alia  stessa  consegiienza .    ...»   39 

§  25.°  Rapporto  fra  l'  irritahilitd  propria  dei  muscoli , 
e  la  loro  forza  elettro-niotrice »   41 

§  2G."  Influenza  del  sistenia  nervoso  sulla  forza  elettro- 
molrice  dei  muscoli,  sulla  intensitd  e  direzione  della 
corrente  dei  medesimi ,  secondo  diversi  Fisici.   ...»  4-2 

§  27.°  Come  si  debha procedere,  secondo  V Autore ,  nello 
studio  della  suddetta  influenza  del  sistema  nervoso.  »   43 

§  28.°  II  sistema  nervoso  motore  non  ha  influenza  al- 
cuna  sulla  forza  elettro-niotrice  muscolare  —  Sperien- 
ze  ed  osservazioni  dimostrative »   ivi 

§  29.°  II  sistema  nervoso  sensitive  deve  avere  una  certa 
influenza  sidla  forza  elettro-niotrice ,  perche  ha  in- 
flenza  sulla  vita  plastica  del  muscolo »  45 

§  30.°  Conclusioni  che  si  deducono  dalle  cose  esposte 
in  questa   Capo  secondo »  46 

CAPO  III. 

IPOTESI   SULLA  FORMA  DELl'  ELETTRO-MOTORE    MUSCOLARE. 

S  31.°  La  vera  forma  e  natura  delV  elettro-motore  mu- 
scolare non  si  conosce  —  Questo  elettro-motore  diffe- 
risce  dull'  elettro-motore    Voltaico »   47 

§  32.°  Struttura  anatomica  delle  flhrille  e  dei  fascetti 
muscolari »  48 

S  33.°  Ipotesi  dell'  Autore  sulla  forma  delV  elettro-mo- 
tore muscolare  —  Specie  di  pila  ideata  clal  niedesimo , 
e  die  rappresenta  in  certo  modo  la  fibra  muscolare.  »  49 
'§  34.°  Si  dimostra  per  mezzo  dell'  esperienza  come 
con  la  pila  suddetta  si  hanno  degli  effetti  simili  a 
quelli  che  si  ottengono  dai  muscoli  intieri  e  tagliati. 


136 

disposti    convenientemente    iiel    circiiito    del  galoano- 

metro Pag.   50 

§  35."    Conclusione  relativa  alia  ipotesi  sulla  forma  del- 
r  elettio-motore  muscolare «  55 


PARTE  SECOIVDA. 

DEI  FENOMEM  ELETTRICl  DELLA  CONTRAZIONE  MUSCOLARE. 

CAPO  I. 

CORRENTE  ELETTRICA  DI  CONTRAZIONE. 

§  1.°  Contrazione  indotta,  scoperta  da  Blatteiicci  --  Cir- 
costanze  nelle  quali  si  verifica  qiiesto  fcnomeno   .    .   »   57 

§.  2.°  Spiegazione  di  questo  fenomeno  data  da  Bec- 
querel »   58 

§  3.°  Osservazioni  dell'  Autore  su  questa  spiegazione 
del  Bccquerel »  59 

§  4-."  Era  giiisto  il  sospetto  die  la  contrazione  indotta 
fosse  un  fenomeno  elettrico  ,  ma  nan  si  poterono  per 
molto  tempo  avere  segni  di  corrente  al  gahanotnetro 
da  un  muscolo  die  si    contrae »    ivi 

§  5.°  Nuova  maniera  sperimentale  adoprata  da  Mat- 
teucd  per  dimostrare  il  fenomeno  delta  contrazione 
indotta »    ivi 

§  6.°  Si  dimostra  come  la  contrazione  indotta  dipen- 
de  veramente  dalla  contrazione  del  muscolo  indu- 
cente,  non  da  circostanze  estrinscdie ,  o  dalla  pre- 
senza  della  corrente  muscolare    ordinaria »   6 1 

§  7."  Motivi  per  cui  Matteucci  non  pote  avere  segni 
di  corrente  elettrica  al  gahanometro  nelV  atto  die 
un  muscolo  si  contrae  —  Dubois  Reymond  dimostrb  il 
primoil  fenomeno  della  corrente  di  contrazione  al  gaU 
vanometro  —  Sperienza  fondamentale  del  medesimo.  »   62 

§  8.°  Obiezioni  die  si  potrebbero  fare  contro  i  risul- 
tati  ottenuti  da  Dubois  Reymond «   63 

§  9.°  Sperienza  di  Dubois  Reymond   colla  Rana    viva 


137 

a  cavalcioni  di  due  bicchieri  in  comunicazione  col 
filn  del  gahanoinetro Pag.    6i 

§  10."  Si  diJiioslra  come  i  srgni  di  corrente  ottenuti  in 
qiiesta  esperienza ,  mentre  la  Rana  si  contrae ,  non 
dipendono   da   cagio/ii   estrinseche «    6.5 

§  11."  rerificazione  delle  sperienze  di  Dubois  Reymond , 
adoperando  il  metodo  di  G.  Regnauld  per  evitare 
le  polarita  secondarie »   ivi 

§  12."  Considerazioui  dell'  yJutore  dedotte  dai  risultati 
ottenuti  da  flattened ,  da  Dubois  Reymond,  e  da 
Esso  stesso ,  sulla  direzione  delta  corrente  di  contra- 
zione ,  c  sulla  influenza  che  pub  csercitare  sulla  me- 
desima  la  corrente  ordinaria  del  niuscolo  in  riposo.   »   G7 

§  13."  Conclusioni  dedotte  daW  esperienze  pjraticate  col 
gastronemio ,  colla  coscia  separata  del  Ranocchio , 
e  con  arnbe  V  estremita  inferiori  di  questo  Animale , 
riferite  in  questo    Capo »   68 

§  M."  OstacoU  che  si  opponeoano  alia  generalizzazio- 
ne  della  direzione  della  corrente  di  contrazione ,  re- 
lativamente  a  quella  della  corrente  muscolare  ...»   69 

§  1.5."  Sperienze  deU  Autore  da  cut  risulta ,  die  Jicgli 
altri  muscoli  della  Rana  la  corrente  di  contrazio- 
ne e  opposta  alia  conente  nmscolare,  come  nel  ga- 
stroneniio  e  nelV  estensore  crurale  della  coscia  del 
medesimo »   70 

§  16."  Sperienze  dell'  Autore  sul  ConigUo  e  sul  Pas- 
sero  conducenti  alia  stessa  conclusione »   71 

§  17."  Sperienze  di  Dubois  Reymond  sulla  corrente  di 
contrazione  nelle  braccia  dell'  Uomo    \>ivo »  73 

§  18."  Osservazioni  diiwrse  su  questa  sperienza  di  Du- 
bois Reymond »   7-i 

§  19."  Punto  di  vista  sotto  cui  deve  considerarsi  quel- 
r  esperienza  di  Dubois   Reymond  sull'  Uomo   t-vVo  .   »   75 

§  20."  Sperienze  fatte  dull'  Autore  sopra  se  stesso ,  per 
determinare  la  direzione  della  corrente  dei  muscoli 
del  braccio  in  stato  di  riposo  e  in  stato  di  contra- 
zione     »   ivi 

§  21."   Generalizzazione  della  direzione  della  corrente 

T.    IX.  18 


138 

di    contrazione    sempre    contrar'ia    a  quella   del    miL- 
scoli  in  stato  di  rij>oso P^g*   "^"^ 

CAPO  II. 


TEOUIA     DEI     FENOMENI     ELETTRICI    DELLA     CONTRAZIONE 
MUSCOLARE, 

§  22."  Quale  sia  la  spiegazione  inigliore  die  pud  dars'i 
dei  fenomeni  elettrici  die  si  nianifestano  nelV  atto 
delta  contrazione  muscolare  —  Perche  si  ridiieda  una 
contrazione  sosteniita  per  aver  segni  delta  corrente 
di  contrazione  at  gahanometro »  79 

§   23.°   Teoria  delta  variazione   negativa  della  corrente 
muscolare ,    ammessa    da  Dubois  Reymond  per  spie- 
gare  la    corrente    di    contrazione   e  la  contrazione 
indotta »  80 

§  2i.°  Obiezioni  die  si  possono  fare  contro  questa  teo- 
ria net  caso  generate  delta  corrente  di  contrazione.   »   81 

§  2.5.°  Osservazioni  net  caso  particolare  delV  esperien- 
za  siiir  Uo/no  e  sulta  Rana  a  cavalcioni  dei  due 
hicchieri »   82 

§  26.°  Si  dimostra  come  andic  questo  caso  dehha  esser 
compreso  net  caso  generate  dello  svituppo  delta  cor- 
rente di  contrazione »  83 

§  27.°  Obiezioni  alia  teoria  di  Dubois  Reymond  net 
caso  particolare  della  contrazione   indotta »   85 

§  28.°  I  fenomeni  delta  contrazione  indotta  si  spiegano 
meglio  ammettendo  die  nelV  atto  della  contrazione 
vi  e  produzione  d'  una  scarica  elettrica,  e  quindi  di 
una  corrente,  allordie  questa  contrazione  e  sostenii- 
ta per  un  certo  tempo »   86 

§  29.°  Teoria  complessiva  di  tutti  i  fatti  riferibili  alto 
svituppo  di  elettricita  nelV  atto  della  contrazione  mu- 
scolare  »  87 

§  30.°  Come ,  ammessa  la  ipotesi  dell'  Autorc  sulla  for- 
ma e  natura  dell'  elettro-motore  muscolare,  possia- 
mo  figurarci  avvenga  die  neW  atto  della  contrazione 


139 

si  sviluppi  una  corrente  in  direzione  contraria  alia 
corrente  ordinaria  del  rnuscolo  in    riposo   .   .   .    Pag.      88 

PARTE  TERZA. 

DEI   FENOMENl   E  L  ETT  RO- NERVOSI. 

CAPO    I. 

CORRENTE     ELETTRO-NERVOSA. 

§  1."  Scoperta  della  corrente  elettro-nervosa ,  dovu- 
ta  a  Dubois  Reymond  --  Direzione  di  fjuesta  corren- 
tente  —  Condizioni  sotto  le  quali  si  manifesta  --  Essa 
e  di  origine  intrinseca  al  nervo »      91 

§  2.**  Necessita  di  adoperare  in  quests  ricerche  il  gal- 
vanonietro  di  2i000  giri  —  Utilita  del  metodo  di  G. 
Regnauld,  appVicato  alio  studio  delle  correnti  elet- 
tro-nervose  —  3Ietodo  generale  di  sperimentare  .   .   »      ivi 

§  3.°  Fatti  relativi  alia  corrente  nervosa  verificati  dal- 

VAutore,  e  in  gran  parte  dovuti  a  Dubois  Reymond.  »      92 

§  4.°  Pile  di  nervi  —  Aumento  della  forza  elettro-mo- 
trice  col  numero  degli  elementi  di  queste  pile  ~  Casi 
in  cui  e  utile  servirsi  delle  mcdesime »      93 

§  5.°  Sperienze  dell'  Autore  sulla  forza  elettro-motri- 
06  dei  nen>i  tuttora  uniti  organicamente  alle  altre 
parti  deir  animale  —  Sperienze  per  dimostrare  che 
detta  forza  si  manifesta  a  traverse  il  midollo  spi- 
nale  —  Sperienze  sulla  torza  elettro-niotrice  del  siste- 
ma  nervosa  superstite  nella  Rana  preparata  alia  Gal- 
vani »     9i 

§  6."  Sperienze  dell'  Autore  sulla  forza  elettro-motri- 

ce    nella  Rana  viva »      95 

§  7.°  Conclusioni  sulla  durata ,  direzione  e  natura  del- 
le correnti  elettro-nervose  nella  Rana  viva ,  dedot- 
te  dalle  esperienze  precedenti »      97 

§  8."  Si  dimostra  sperimentahnente  come  la  forza  elet- 
tro-inotrice  dei  nervi  e  minore  che  quella  dei  mu- 
scoli ,  e  dura  meno  die  in  questi »     ivi 


uo 

§  9.°  Differcnza  tra  il  potere  elettro-motore  rlei  ner- 
vi  e  del  iimscoli  d'lmostrata  col  metodo  della  oppo- 
s'lzionc Pag.      98 

§  10.°  Confronto  fra  I'  intensita  e  la  durata  della  for- 
za  rlcttro-motrice  tici  iiervi  negli  aiiimali  apparte- 
nenti  a  diverse  classi »    100 

§  11."  Simile  confronto  tra  la  forza  elettro-motrice 
dei  nervi  e  del  midollo  spinale  in  iino  stcsso  ani- 
male »    1 0 1 

§   12.°   Consegiienza    dedotta    dalle    esperienze  esposte 

net  paragrafo  precedente »      ivi 

§  13.°  Quale  influenza  eserciti  snlla  forza  elettro-mo- 
trice dei  7ier\)i  I'  azotato  di  stricnina »    102 

§  14.°  Perche  la  forza  elettro-motrice  dei  nervi  sia 
stata  per  lungo  tempo  niegata  --  Origine  probabile 
della  mcdesirna  —  Riflessioni  sidle  cagioni  della  sua 
minora  intensita  e  durata »      ivi 

CAPO   IL 

STATO  ELETTRO-TONICO   DEI   NERVI. 

§  15.°  Facolta  nei  nervi  di  modificarsi  in  tutta  la  lo- 
ro  lunghezza ,  allorche  sono  eccitati  in  un  punto 
della  medesima »    105 

§  16.°  In  che  consista  lo  stato  elettro-tonico  dei  ner- 
vi —  Sperienze  di  Dubois  Reymond  che  lo  dimostra- 
no  —  Fase  positiva  e  fase  negativa  della  corrente 
nervosa »     ivi 

§  17.°  Verificazione  delle  sperienze  di  Dubois  Rey- 
mond--  Questioni  che  l' Autore  si  propone  di  risol- 
vere  intorno  alio  stato  elettro-tonico  dei  nervi  .    .   »    107 

§  18.°  Un  altro  conduttore  umido ,  della  forma  del 
nervo ,  presenta  qualche  cosa  di  simile  alio  stato 
elettro-tonico,  allorclic  V  isolamento  non  e perfetto.   »    108 

§   19.°   Modificazione  delV  apparato  solito  ,  per  ottene- 

re  un  isolamento  perfetto »    109 

§  20.°    Un  altro  conduttore  umido  non  presenta  niente 


Ill 

di  analogo  alio  stato  elettro-tonico  del  nervo ,  al- 

lorche  V  isolamento  e  perfetto Psg-    ^  '  ** 

21."  Studio  dello  stato  elettro-tonico  dei  nervi  col- 
r  isolamento  perfetto  —  Anche  in  questo  caso  si  ha  il 

fenomeno  dello  stato  elettro-tonico »     ivi 

22.°  Lo  stato  elettro-tonico  si  manifesta  anche  nel 
midollo  spinale  —  Studio  dello  stato  elettro-tonico  a 

traverso  il  medesimo »    1 1 1 

23.°  Gli  altri  tessuti  animali  ridotti  fdiformi ,  come 
i  nervi,  non  presentano  niente  d' analogo  collo  sta- 
to elettro-tonico »    112 

24.°  Come  si  comporti  il  nervo  nel  fenomeno  dello 
stato  elettro-tonico  ~  Lo  stato  elettro-tonico  non  e 
in  rapporto  colla    eccitabilita  fisiologica  del  nervo , 

ne  colla  sua  forza  elettro-motrice »     ivi 

25.°  La  sola  contiguita  tra  due  porzioni  di  un  ner- 
vo e  la  legatura  del  medesimo ,  mentre  non  impe- 
discono  la  trasmissione  della  corrente  elettrica,  im- 

pediscono  quella  delle  azioni  nervose »    1  13 

26.°  Per  la  produzione  dello  stato  elettro-tonico 
basta  la  contiguita ,  senza  essere  necessaria  la  con- 

tinuita  del  nervo »    114 

27.°  Influenza  della  legatura  sullo  stato  elettro-to- 
nico  dei  nervi »      ivi 

28.°  Riflessioni  intorno  al  modo  di  comportarsi  dei 
nervi  nel  fenomeno  dello  stato  elettro-tonico,  basa- 
te  sulle  cose  esposte  nei  paragrafi  precedenti  .  .  .  »  115 
29.°  Conclusioni  generali  dedotte  dalle  cose  dette  in 
questo  Capo  intorno  lo  stato  elettro-tonico  .  .  .  .  »  ivi 
30.°  Breve  cenno  sul  fenomeno  della  variaz'wne  ne- 
gativa  della  corrente  nervosa,  ammessa  da  Dubois 
Reymond  —  Osservazioni  intorno  questo  fenomeno  — 
Perche  non  siasi  creduto  opportuno  trattare  special- 
mente  del  medesimo  in  questo  scritto »    1 1 6 


142 

CAPO  III. 

PARTE     CHE     PU6    AVERE     l'   ELETTRICITA    NELLE    FUNZIONI 
DEL    SISTEMA    NERVOSO. 

§  31.°  Questioni  di   cui  dohhiamo    occuparci   in   que- 

sto   Capo Pag.    1 1 9 

§  32."  Ipotesi  e  teoria  di  Galvani  intorno  alia  elet- 
tricitd  aniniale  --  Osservazioni  intorno  alle  altre  teo- 
rie    Eletfro-Fisiologiche »      ivi 

§  33.°  Analogic  tra  il  modo    di    agire   dei  nervi  e  il 

comportarsi  delV  elcttricitd  nei  fdi   conditttori  ...»    120 

§  3i.°  Analogia  d'  azione  tra  la  forza  nervosa  e  V  e- 

lettricita »    121 

§  35.°  U  esistenza  della  forza  elettro-motrice  nei  ner- 
vi non  e  un  argomento  in  favore  dell'  esistenza  di 
elettricita  liberamente  circolante  nei  si  sterna  nervosa  «    122 

§  36.°  iVei  nervi  in  stato  di  inazione  non  si  lianno 
segni  di  correnti  derivate  per  mezzo  dei  galvano- 
metri ,  ancJie  i  piii  sensibili »      ivi 

§  37.°  Non  si  hanno  correnti  derivate  da  un  nervo 
che  trasmette  gli  atti  della  volonta  o  le  impressioni 
ricevute  --  Come  debbansi  interpretare  V  esperienze  di 
Puccinotti  e  Pacinotti  a  questo  rigiiardo -- Sperien- 
ze  relative  dell'  Autore »    123 

§  38.°  Non  si  pub  ammettere  I'  esistenza  di  elettrici- 
ta libera,  circolante  per  il  sistema  nervoso ,  avuto 
riguardo  al  debole  grado  di  condiicibilita  dei  nervi 
relaVwamente  agli  altri  tessuti  con  cui  sono  organi- 
camente    a    contatto «    124 

§  39.°  Argomento  contro  la  esistenza  di  quella  elet- 
tricita nei  nervi ,  dedotto  dalla  distribuzione  anato- 
mica  del   sistema    nervoso «    125 

§  40."  Argomento  contro  la  medesima  dedotto  dalla 
velocita  con  cui  si  trasmettono  le  impressioni  nei 
nervi  relativamente  alia  velocita  con  cui  si  trasmet- 
te la  corrente  elettrica  nei  fdi  conduttori »      ivi 

§  41."  //  fatto    dello    stato    elettro-toiiico    non  pub 


I 


U3 

mettersi  in  campo  per  d'imostrare ,  che  V  elettricita 
segue  nei  nervi ,  in  tutte  le  circostanzc ,  leggi  spe- 
ciali ,  e  diverse  affatto  da  quelle  cui  obbedisce  ne- 
gli  altri  conduttori »   126 

§  42."  //  fatto  dello  stato  elettro-tonlco  non  hasta 
per  se  stesso ,  per  stabilire  che  nei  nervi  esistano 
correnti  elettriche ,  liberamente  circolanti ,  e  che  es- 
se prendano  parte  nelle  funzioni  del  sistema  nervosa.  »   1 27 

§  4-3.°  Conclusioni  dedotte  da  quanta  e  stato  esposto 
e  discusso  in  questo  Capo ,  relativamente  alia  par- 
te che  pub  prendere  V  elettricita  nelle  funzioni 
del  sistema  nervosa  degli  animali  —  Cosa  ne  man- 
chi  tuttora  per  potere  stabilire  una  teoria  sulla  for- 
za  nervosa »   128 

Note.  . »   129 


ERRATA 


CORRIGE 


pag- 


8  tin. 

46 

51 

67 

64 

67 
123 
131 
139 


26  contestato leggi  constatato 


27  capaci   a 

22  elcttrico-cliimiclie .... 

10  e  qiiesti    muscoli.  .   .  . 

3  di  una   irritazione    .   .  . 

12  si  nianifesla 

37  Pucinotti 

2  CarminatI 

27-28  forza  elettro-motrice  nel- 
la  Rana  viva 


,  capaci  di 
,  elellro-chiiniche 
,  quando  qiiesti  muscoli 
,  una  irritazione 
,  si  raanifesti 
,  Puccinotti 
,  Carininati 
forza    elettro-motrice     dei 
nervi  nella  Rana  viva. 


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NUOVO  MODO 

DI  REI\[DERE  GRAFICI 

GLI 

STRUMENTI  METEOROLOGICI 


DEL 
PROFESSOR  LOREIVZO  BELLA  CASA 

(Letta  nella  Scssionc  del  30  Aprile  1857.) 


D< 


'opoch6  Galileo  Galilei  ebbe  dimostrato  pel  primo  la 
necessita  di  separare  la  fisica  dalla  metafisica,  e  dopoche 
col  suo  esempio ,  meglio  assai  che  coi  precetti  di  Bacone 
di  Verulamio ,  fu  essa  indirizzata  pel  suo  vero  cammino , 
che  e  quello  della  osservazione  e  della  esperienza,  avvan- 
taggiate  dal  potente  sussidio  della  geometria  e  del  calco- 
lo,  si  conobbe  ben  tosto  il  bisogno  di  strumenti,  che 
servissero  per  una  parte  a  far  meglio  apprezzare  dai  sensi 
i  fenomeni  che  la  osservazione  e  la  esperienza  venivano 
somministrando ,  e  a  dare  per  1'  altra  la  misura  cosi  della 
durata  come  della  intensione  e  delle  altre  particolarita 
de'  fenomeni  stessi ,  per  potere  dipoi  piu  agevolmente  isco- 
prire  non  pure  le  vicendevoli  loro  relazioni ,  ma ,  cio  che 
piu  importa ,  le  invariabili  leggi  che  li  governano.  Gia  il 
Galilei  medesimo  aveva  inventato  il  termometro,  che  non 
piu  gli  si  puo  contrastare  in  pr6  dell'  olandese  Drebbel, 
ne  del  medico  veneziano  Sartorio ,  ne  di  verun  altro :  gia 
il  suo  discepolo    Evangelista    Torricelli,  facendo    quel  suo 

T.    IX.  19 


Ii6  Lorenzo  Della   Gasa 

celebre  esperimento,  col  quale  bandl  dalle  scuole  II  futi- 
le asserto  dell'  orrore  della  natura  al  vuoto  e  diniostio  la 
pressione  atniosferica ,  era  riuscito  ad  iuventare  il  barome- 
tro:  gia  1'  Accadeinia  del  Ciineuto,  che  avuto  riguardo 
a'  suoi  tempi  ed  alia  sua  meu  che  decenne  esistenza, 
tanto  opero,  fedele  a  quel  provando  e  riprovamlo  che  avea 
posto  a  fondainento  delle  sue  investigazioni ,  e  di  tanta 
rilevanza  fuiono  i  suoi  lavoii  da  poter  giustamente  glo- 
riarsene  su  quaute  Accademie  le  hanno  tenuto  dietro  fino- 
ra,  invento,  oltre  ad  altre  utilissime  cose,  ariche  1' igro- 
metro :  e  tutti  quelli,  che  in  piogresso  di  tempo  si  sono 
dedicati  alia  coltuia  delle  fisiche  discipline,  di  tanti  altri 
sti'umenti  le  hanno  sempre  piu  arricchite,  e  di  tanto  hanno 
miglioi'ato  i  gia  trovati  dapprima,  da  dover  esse  ripetere  in 
gran  parte  da  cio  quel  molti  e  grandi  progress!  che  han- 
no fatto ,  e  quella  niolta  elevatezza  a  cui  trovansi  oggi- 
giorno  salite. 

Gli  strumenti  che  sei'vono  alia  misura  degli  effetti  del- 
le fisiche  cagioni ,  sono  quelli  che  sono  mai  sempre  ridon- 
dati  e  ridondano  di  maggiore  vantaggio :  tra'  quali  deggio- 
no  essere  sommamente  considerati  gli  strumenti  meteoro- 
logici ,  ed  in  ispecie  il  barometro,  il  termometro  e  1'  igro- 
metro  teste  menzionati ;  che ,  giusta  il  modo  nel  quale  al 
presente  si  costruiscono  e  si  adoperano,  sono  generalmen- 
te  valevoli   a  dare  esatte  indicazioni   e  misure. 

Pregievolissimi  sono  tanto  il  barometro  a  vaschetta  con 
fondo  mobile  dell'  Origo,  al  quale  i  francesi  hanno  dato 
indebitamente  il  nome  del  loro  costruttore  Fortin,  quan- 
to  il  barometro  a  sifone  del  Gay-Lussac,  segnatamente 
colla  modificazione  che  gli  e  stata  apportata  dal  Bunten. 
Non  senza  utilita  sono  i  barometri  aneroidi ,  i  quali  oltr'  es- 
sere assai  comodi  per  venir  trasportati  in  viaggio ,  non 
vanno  soggetti ,  al  pari  degli  altri,  a  facilmente  alterarsi  per 
iscosse  e  per  nrti.  Ne  va  preterito  il  barometro  che,  or  sono 
tre  anni,  il  Veronese  Bertoncelli  ha  ideato  e  costrutto  (1), 


(I)  Memorie  dell'  Accademia  d'  AgricoUura,  Commercio  ed  Arli  di  Verona, 


Degli    Strumenti    JNIeteorologici  147 

fermancKine  la  carina  di  vetro  alia  tavoletta,  e  rendendo- 
ne  mobile  la  vaschetta  ed  atta  eziandio  a  galleggiaie  piii 
o  meno  suU'  acqua,  secondoclie,  per  la  diminuita  od  ac- 
cresciuta  pressioue  atniosferica,  una  maggioic  (juantita  di 
nieicuiio  passa  dalla  vaschetta  nella  carina  o  da  questa 
in  quella.  Un  filo  di  seta  parte  dall'  orlo  della  vaschetta , 
e  si  va  ad  avvolgeie  e  fissare  sulla  gola  di  una  mobilissi- 
nia  carrucoletta  sovrastante,  meritre  un  altro  filo  attacca- 
to  per  un  suo  capo  alia  gola  medesima  vi  si  avvolge  in 
verso  contrario,  e  discendendo  alcun  poco  in  basso  so- 
stiene  nel  suo  capo  libero  uu  picciol  peso.  Da  cio  deiiva 
che  il  vario  galleggiamento  della  vaschetta  fa  giiare  la  car- 
rucoletta, quando  da  una  parte  e  quando  dall'altra,  in- 
torno  al  suo  asse ,  e  fa  girare  insieme  un  indice ,  che  le 
e  congiunto  e  descrive  una  circonferenza  circolare  sulla 
quale  sta  tracciata  la  scala.  Nuova  e  ingegnosa  e  1'  idea 
della  vaschetta  galleggiante ,  e  molta  e  la  sensibilita  del 
barometro,  die  invero  ritrae  da  essa  il  principale  suo 
pregio  (1). 


Vol.  XXX.  pag.  41  e  seg.  —  Di  un  nuovo  Barometro  e  di  un  nuovo  Ba- 
romelrografo  per  le  osservazioni  meleorologiche ,  Memoria  del  socio  sig.  Bar- 
tolomeo  Bertoncclli. 

(1)  Nenimeno  va  preterilo  il  Barometro  immaginalo  e  coslniUo  dal  mio 
egrcgio  concittadino,  che  mi  fu  prima  discepolo  e  poscia  collega  nel  palrio 
Liceo  di  Lugo ,  ed  ora  6  prof,  di  Belle  Letiere  in  Forli ,  il  sig.  Domenico 
Bongiovanni,  ii  di  ciii  norae  ft  diveniUo  assai  chiaro  segnataraente  pel  suo 
Nuovo  Commenlo  Slorico-Morcde-Esletico  della  Divina  Commedia.  La  Fig.  .-1 
deir  uniia  Tavola  di  a  vedere  il  Barometro  e  la  sua  tavoletta  di  sostcgno ; 
ed  il  seguente  brano  della  lettera  11  Febbraio  1867,  colla  quale  lo  fece  co- 
noscere  a  me ,  servira  pure  a  farlo  conoscere  a'  laiei  leltori ,  die  appreuderan- 
no  eziandio  come  venisse  indotto  a  immaginarlo. 

„  Quatiro  anni  fa  un  orologiaro  di  Forli  mi  comunic6  una  sua  idea  circa 
alia  costrnzione  dei  Baromctri  corouni  a  sifone :  egli  pensava  die  piegando  il 
tubo  ad  angolo  retto  inferiormente  s'  avrcbbe  fisso  il  livcllo ,  stendendosi  ii 
mercurio  sempre  suU'  orizzontale.  Mi  piacque  il  pensiero  e  I'  incoraggiai  a  fa- 
re 1' esperimento:  ma  nulla  fiu  qui,  forse  perchi,  diceva  egli^  non  s' aveva 
cosi  una  forma  convenienle  all'  uso  di  questo  strumento. 

„  Quindici  giorni  fa  mi  venue  il  pensiero  di  provare.  Preparata  una  can- 
na  piegata  ad  angolo  retto,  Irovai  che  il  livcllo  rimaneva  costante;  da  che 
aggiungeodo  o  togliendo  del  mercurio  dal  braccio  orizzontale ,  non  s'  alterava 


1  iS  Lorenzo  Della  Gasa 

Circa  il  termometro,  dopoche,  disciolta  1'  Aecademia 
del  Ciinento,  il  Renaldini,  uno  che  era  state  degl'  iliustri 
suoi  meiubri ,  ebbe  latto  conoscere  in  Padova  (  ov'  era 
state    chiamate    a    professore  )  le    giuste    noniie    delia   sua 


1' allczza  della  colonna.  Se  non  clie  1' aria  cntrava,  iiiclinando  im  po' il  tiibo, 
e  faceva  precipilaic  la  carica. 

„  Imniaginai  allora  nil' allra  picgatiira:  1' effetto  era  niigliiiio  ma  non  sod- 
disfacenle  appieno.  Oggi  ho  pensato  di  lasciare  un  scno  innan/.i  all'  orizzon- 
tale;  e  falla  I'  esperienza  painii  die  sia  rinscita  a  meraviglia. 

„  Nella  Figiira  snpcrioiniente  cilala  abcde  rappiesenta  il  barometi'o  col 
seiio  in  c ,  prcparalo  e  carico  seeondo  le  regole  e  collo  zero  in  o;  ed  ABC 
ne  dinioslra  la  tavolella  die  ho  ideala.  In  e  penserei  d'  agginngere  nn  becco 
di  cristallo  iininilo  di  collaretto  metallico  a  vile  unicamenle  per  appagare  I' oc- 
chio  e  per  ferniare  alciina  goccia  di  inercnrio  che  per  una  forle  scossa  po- 
tesse  andarsene.  L'  orizzonlale  dc  6  hinga  tanlo  da  servire  per  gli  abbassa- 
menli  piii  forli.  Dovendosi  porlare  lo  strnnienlo  sopra  nna  luontagna,  si  po- 
trebbe  inunire  di  nn  lubo  addizionale  e'f  da  inneslare  a  vile  in  e,  e  proinn- 
gare  inediante  nna  cernicra  la  tavoletia ,  perchfe  gli  servisse  d'  appoggio. 

„  Non  avendo  la  tavoletia  pel  giro  della  colonna  di  merciirio  ben  distri- 
builo  il  peso ,  potra  renders!  piii  grave  in  C  medianle  qualche  poco  di  pionibo 
nascoslo.  In  g  ed  h  sono  dne  leimoiiietri;  nno  a  mercnrio^  I'altro  ad  alcool.  „ 

QiieHio  Baronietro,  che  dispensa  dalla  doppia  scala  o  dalla  scala  mobile, 
e  non  ha  bisogno  di  tener  conio  della  variazione  di  livello ,  6  cerlamente  cora- 
mendevole,  e  va  rignardalo  come  nn' mile  seniplilicazione  e  niolto  comoda 
per  le  osservazioni  ad  istriimenlo  fisso.  11  prof.  Bongiovanni^  da  circa  nn  an- 
no, lo  trova  in  perfetto  accordo  con  un  eccellente  Barometro  a  pozzelto  a 
fondo  mobile.  Ha  poi  con  esso  preceduto  di  oltre  venii  mesi  il  consiniile  Ba- 
rometro, che  il  franccse  De  Celles  ha  presentalo  e  descrilto  il  giorno  4  del 
correnle  Oltobre  1858  all' Aecademia  delle  Scienze  in  Parigi,la  quale  lo  ha 
rimesso  all'  esame  di  una  Comniissione  composta  dei  fisici  Becquerel  e  Despretz. 

II  De  Celles  non  ha  detto  die  il  suo  Barometro  abbia  interposto  ai  due  brac- 
ci  verticale  e  orizzonlale  alcun  utile  seno,  come  lo  ha  qnello  del  prof.  Bon- 
giovanni:  ha  detto  bensi,  che  il  diametro  della  sonimii^  del  braccio  verticale 
i  raaggiore  di  qnello  di  tullo  il  rimanente  tubo^  e  che  nel  braccio  orizzonla- 
le 6  posto  al  terraine  della  colonna  di  mercnrio  un  cilindretto  di  ferro ;  ser- 
vendo  quel  maggiore  diametro  per  accrescere  la  sensibility  dello  strnraento, 
qualora  si  voglia  ritrarre  dal  mercnrio  scorrente  nel  braccio  orizzonlale  la 
misura  delle  piu  piccole  variazioni  della  pressione  atmosferica,  e  servendo  il 
cilindretto  di  ferro  per  indicare  il  minimo  di  questa  pressione.  Crescendo  di- 
poi  la  pressione  atmosferica,  ed  essa  faccndo  indietreggiare  il  mercorioj  che 
prima  col  suo  avanzarsi  aveva  spinto  il  cilindretto  od  indice  verso  1'  estremi- 
ik  aperta  del  braccio  orizzonlale  del  barometro ,  si  ricondurra  1'  indice  niede- 
simo  a  contalto  del  mercnrio  medianle  1'  nso  d' una  semplice  calamita,  e  po- 
iTk  quindi  aversi  la  minima  pressione  successiva. 


Degli  Strumenti  Meteorologici  1^9 

gratluazione  e  quindi  il  modo  per  renderlo  compaiaLile , 
noil  altro  piii  s'  ebbe  da  fare,  che  suggerire  avvertenze 
pel  seinpre  migliore  adem|Minento  di  quelle  norma.  II 
perclie  sono  iiiolto  acconci  a  luisurare  esattainente  le  tem- 
perature i  termometri  cosi  costituiti,  qualunque  poi  sia 
la  scala  che  si  vuol  preferire ,  cioe  1'  ottantigrada ,  la  cen- 
tesiniale,  o  quella  del  Fahrenheit. 

Passando  agl'  igrometri,  tra  le  quattro  specie  che  se  ne 
lianuo  (vale  a  dire:  i  chimici,  quelli  ad  assorbimento , 
gli  altri  a  condeiisazione  e  gli  ultimi  a  raffreddamento  ) , 
sono  anteponibili  a  tutti  certaniente  quelli  a  condensazio- 
ne ,  e  segnatauiente  1'  immaginato  dal  Daniell  e  perfezio- 
nato  dal  Regnault ,  per  la  precisione  dei  risultati  e  1'  esatto 
apprezzamento  dello  stato  igi'ometrico  dell'  aria;  ma  non 
possono  servire  per  far  conoscere  questo  stato,  se  prima 
non  vengono  ogni  volta  opportunamente  preparati  e  di- 
sposti ,  e  se  dipoi  non  iscorre  alcun  tempo  innanzi  che 
dieno  la  corrispondente  loro  indicazione.  A  cagione  per- 
tanto  di  cio  e  per  la  comodita  dell'  uso  s'  impiegano  ge- 
neralmente  gl'  igrometri  ad  assorbimento ,  o  quelli  a  raf- 
freddamento; principale  essendo  tra  gli  mii  1'  igronietro  a 
capello  del  Saussure,  e  tra  gli  altri  quello  die  porta  il 
nome  di  psicrometro  ed  e  dovuto  al  berlinese  August , 
corredati  entrambi  di  apposite  tavole  numeriche,  col  sus- 
sidio  delle  quali  si  puo  dalle  loi'o  indicazioni  dedurre  con 
sufficiente  approssimazione  lo  stato  igronietrico  cercato. 

Tutti  gli  strumenti  qui  sopra  considerati  non  valgono 
che  a  far  conoscere  rispettivamente  la  pressione  atmosfe- 
rica,  la  temperatura  e  lo  stato  igronietrico  del  solo  istan- 
te  nel  quale  vengono  osservati,  non  consei'vando  su  que- 
sto riguardo  verun  indizio  di  cio  che  molto  innanzi  o 
poco  prima  e  avvenuto.  Vero  h ,  che  non  molto  dopo 
r  invenzione  del  baronietro  s'  immaginarono  a  quando  a 
quando  artifizii  per  renderlo  abile  a  denotare  i  movimenti 
da  esso  medesinio  fatti,  a  certe  ore  almeno  od  a  certi  istan- 
ti,  in  assenza  dell'  osservatore;  ma  vero  e  altresi,  che  stan- 
te  la  complicatezza  de'  meccanismi  che  richiedevano ,  la 
loro  facility  di  guastarsi,  e    la    imperfetta   indicazione  che 


150  Lorenzo  Della  Casa 

somministravano  delle  variazioni  baroinetriche ,  si  dovottero 
a  inaiio  a  mauo  abbandonare ,  avvegnache  ingegnosi ,  e  iioii 
riinascro  se  non  se  pertiiieiiza  della  storia  iiieteorologica.  11 
su  inentovato  Bertoncelli ,  invenlando  il  barouietio  a  va- 
schetta  galleggiante  dianzi  considerate,  si  e  adoperato  di 
congegiiarlo  in  nianiera,  da  potere  conservar  traccia  della 
massinia  e  della  nuniiua  pressione  avvenutc  fia  certo  in- 
tervallo  di  tempo  (1);  ma  sotto  questo  riguaido  lo  stru- 
mento  non  pu6  dare  che  indicazioni  poco  approssimative, 
e   non   e  quindi  granflitto  apprezzabile. 

Da  tutti  gli  artitizii  acceunati  va  di  gran  lunga  distinto 
quello ,  che  sul  principiare  di  quest'  anno  ha  fatto  cono- 
scere  il  celebre  astronomo  padre  Secchi  (2)  e  che  e  state 
giustamente  encomiato.  Egli  imbattutosi  nell'  idea,  che 
aveva  avuto  parecchi  anni  prima  segnatamente  Giovanni 
Minotto  (3),  e  che  puo  dirsi  opposta  a  quella  del  galleg- 
giante  mobile  del  Bertoncelli ;  e  vale  a  dire ,  pensato  aven- 
do  di  rendere  mobile  la  canna  del  barometro,  sicche,  al 
crescere  e  diminuire  della  pressione  atmosferica,  venga  spin- 
ta  neir  un  caso  ad  addentrarsi  -vie  maggiormente  coUa  sua 
estremita  inferiore  ed  aperta  nel  mercurio  della  vaschetta 
immobile ,  ed  a  sollevarsene  senza  mai  uscirne  affatto  nel 
caso  opposto ,  incontanente  si  diede  a  mandare  ad  effetto 
il  sno  pensiero ,  ed  ebbe  cosi  costituito  il  suo  barometro- 
grafo.  N'  e  sospesa  la  canna  al  corto  braccio  d'  una  leva 
angolare ,  il  cui  asse ,  che  e  sostenuto  da  un  castello  di 
legno  (  sono  parole  del  padre  Secchi  ) ,  porta  ad  una  sua 
estremita  un  hilanciere  che  forma  porzione  di  un  parallelo- 
grammo  semplice  articolato  di  JVatt ,  nel  mezzo  del  cui 
lato ,  che  attraversa  sul  d'  innanzi  il  predetto  castello ,  e 
situato  un  lapis  destinato  a  registrare  su  di  una  carta  tesa 
sopra  una  tavola ,  che  discende    verticalmente  per  V  azione 


(1)  Memoria  cilata. 

(2)  Atli  dell'  Accademia  Pontificia   de'  nuovi   Lincei.  Anno  X.  pag.   127  e 
seg.  —  Inlorno  a  u7i  nnovo  Barometrografo.  Memoria  del  P.  A.  Secchi. 

(3)  Nttovo    Dizionano   universale    lecnologico.    Torao    II.  ediz.   di  Venezia. 
Ariicolo  Barometro. 


Degli  Strumenti  Meteoroi-ocici  151 

ill  uii  orologio ,  i  inoti  delio  stnimeiito ,  ossia  la  curva  ba- 
rometrica;  della  quale  1'  asse  delle  ascisse  e  rappresentato 
dalla  direzione  della  natiirale  discesa  del  quadio,  e  le  or- 
dinate dovrebhero  espriinere  le  variazioiii  della  pressioiie 
atiiioslerica.  II  padre  Secchi  non  tralascia  di  far  notare 
che  le  ordinate  non  sono,  come  sarebbe  mestieri,  2>i"o- 
porzionali  alle  variazioni  di  pressione ;  specialmente  quaiido 
il  diaiuetro  della  canna  sia,  come  torna  molto  piu  utile, 
maggiore  in  alto  e  minore  in  basso.  Oltre  a  cio,  ben  veg- 
gendo  die  alcune  cagioni  possono  perturbare  le  indicazio- 
ni  del  suo  barometrografo,  suggerisce,  per  minorarne  gli 
efFetti,  di  usare  certe  cantele,  che  a  dir  vero  non  sono 
sempre  facili  a  mettersi  in  opera ,  e  fanno  quindi  deside- 
rare  un  niigliore  riparo  contro  quelle  cagioni. 

Anclie  il  termometro  e  stato  adattato  per  potere  dar 
segno  delle  temperature  avvenute  entro  prefisso  tempo : 
e  sono  esse  specialmente  la  massima  e  la  minima.  A'  no- 
stri  di  sono  molto  usitati  e  con  sufficiente  buon  esito  i 
termometri  a  massimo  e  a  minimo  del  Rutherford,  il  ter- 
mometro del  Six  perfezionato  dal  Bellani,  e  i  termometri 
a  massimo  e  a  minimo  del  Walferdin ,  che  molto  men 
semplici  dei  precedenti  in  quanto  alia  maniera  del  loro 
uso,  servono  massimamente  alia  esplorazione  della  massi- 
ma e  della  minima  temperatura  si  del  fondo  dei  pozzi 
de'  laghi  e  de'  mari  ,  e  si  delle  profondita  qualunque  si 
sieno.  Anche  il  delicato  termometro  metallico  del  Breguet 
e  stato  modificato  per  guisa,  da  far  manifeste  le  tempera- 
ture corrispondenti  al  principio  dl  ognuna  delle  ventiquat- 
tro  ore  della  giornata ;  ma  di  qnesto,  che  non  e  strumen- 
to  per  la  meteorologia,  non  importa  che  qui  si  discorra 
piu  oltre. 

Si  e  fatto  qualche  tentativo  per  veder  modo  die  anche 
r  igrometro  indicasse  il  grado  di  massima  e  minima  umi- 
dita,  ma  il  tentativo  e  riuscito  pressoche  inutile.  Solo  si  e 
ottenuto  che  in  taluno  degl'  igrometri  ad  assorbimento , 
le  indicazioni  de'  quali  sono  generalmente  date  da  lui  in- 
dice  che  descrive  coUa  sua  punta  la  circonferenza  gradua- 
ta  di    un    circolo ,  quest'  indice  ne    muova  due  altri :  uno 


152  Lorenzo  Della  Casa 

d'  iiiuanzi  a  se  quaiulo  ciesce  l'  umidita,  e  1'  altro  di  die- 
tro  quando  diminuisce,  rimauendo  fermo  1'  uno  e  1'  altro 
a  deiiotare  all'  indi<;jiosso  il  grade  rispettivainente  della 
massima  e  della  ininima  indicazione. 

Gli  struinenti  nienzionati  fin  qui  non  possono,  ad  ec- 
cezione  del  barometrografo  del  padre  Secchi,  somministra- 
re  indicazioni  continue  per  tutto  il  corso  della  giornata. 
E  poi  manifesto  die ,  per  veder  di  scoprire  le  vere  leggi 
delle  variazioni  delle  temperature,  dello  state  igrometrico 
e  della  pressione  dell'  atmosfera ,  e  per  poterne  derivare 
utili  norme  ,  e  necessario  non  solamente  avere  le  indicazioni 
relative  ad  alcune  ore  della  giornata  e  quelle  del  massi- 
mo  e  del  minimo,  ma  averle  eziandio  per  tutte  le  ore  ed 
anzi  per  tutti  gl'  istanti  della  giornata  medesima,  mentre, 
trascurandone  alcune,  si  potrebbe  correr  pericolo  di  tra- 
scm-are  qualche  utile  elemento ,  e  rendere  piu  malagevole 
od  anche  impossibile  il  conseguimento  di  cio  che  si  cer- 
ca.  Ma  perclie  troppo  sarebbe  penoso  e  motive  insieme 
di  non  lieve  dispendio ,  se  star  si  dovesse  incessantenien- 
te  ad  osservar  gli  sti'umenti,  era  necessario  far  si,  che 
questi  tracciassei-o  tutti  da  se  medesimi  le  corrispondenti 
indicazioni ;  e  percio ,  divenuti  grafici ,  descrivessero  egni 
di  delle  curve,  le  cui  coordinate  si  riferissero  per  una 
parte  al  tempo,  e  per  1'  altra  alle  variazioni  di  quegli  ef- 
fetti,  a  cui  servono  separatamente  gli  strumenti  medesimi. 

Un  unico  processe  e  state  fin  qui  messe  in  opera  per 
ottenere  queste  curve  diurne ,  ed  e  quelle  die  viene  im- 
piegato  all'  Osservatorie  di  Greenwich.  Tale  processe,  che 
e  stabilite  sull'  use  della  fotografia ,  ha  mestieii  di  appa- 
recchi  assai  complicati  e  cestesi,  di  una  lampada  centi- 
nuamente  accesa,  e  di  una  perizia  e  diligenza  fuer  del 
comune ;  talche  ne  dovunque,  ne  da  tutti  potrebbe  veni- 
re instituito,  ne  praticate.  Non  mi  fermero  a  fame  la  de- 
scriziene,  essendeche  ci  fu  gia  descritto  con  tanta  preci- 
sione  e  chiarezza  dall'  egregie  nostre  Accademico  signer 
Dott.  Giuseppe  Fagnoli ,  in  eccasione  di  un  sue  dotto  la- 
voro  pubblicate    fra    le  Memorie   di  quest'  Accademia  (1)  , 

(1)  Memorie  dell'  Accademia  delle  Sciense   dell'  Istitulo  di  Bologna.  Tomo 


Degli  Strumenti   Meteorologici  153 

che  iudarno  si  tenterehbe  di  descriverlo  meglio :  diro  piut- 
tosto,  per  non  tacer  nulla  di  tutto  cio  die  finora  e  statu 
fatto  suir  oggetto  in  discorso,  che  iisasi  a  Kiew  un  pro- 
cesso  diverse,  il  quale  e  stato  inveutato  dal  Wheatstone 
ed   e  dipendente  dall'  elettricita  dinaniica. 

Questo  processo,  benche  molto  meno  del  precedente , 
e  tuttavia  non  poco  costoso  e  complicato ,  abbisognando 
di  un'  elettro-calamita ,  di  piu  di  un  sistema  di  orologieria, 
di  diversi  ingranaggi ,  di  due  ruote  tipi ,  di  un  reotomo , 
ed,  oltre  la  pi  la,  di  varie  altre  parti;  dal  concorso  e 
combinazione  di  tutte  le  quali  cose  le  ruote  tipi  produ- 
cono  una  serie  d'  impronte  sopra  un  foglio  di  carta,  die 
va  sviluppandosi  da  un  cilindro  che  ne  e  inviluppato  e 
gira  sul  proprio  asse.  Tali  impronte,  lungi  dal  tracciare 
curve  diurne  e  dare  indicazioni  affatto  continue,  si  succe- 
dono  in  linea  retta  ad  uguali  intervalli  di  tempo :  e  se- 
condo  die  le  loro  distanze  sono  anch'  esse  o  no  eguali , 
si  deduce  che  nella  durata  di  quest'  intervalli  si  sono 
mantenuti  costanti  od  hanno  invece  variato  i  corrispon- 
denti  efFetti  meteorologici ,  ricavandosi  la  misura  delle  lo- 
ro variazioni  da  quella  delle  predette  distanze  (I). 

Un  altro  processo,  parimenti  elettrico,  e  stato  proposto 
dal  Liais  e  modificato  dal  Du  Moncel.  Basta  soltanto  ac- 
cennarlo,  si  perche  non  h  note  che  si  adoperi  in  verun 
luogo,  e  si  perche  non  puo  dare  che  1'  indicazione  del 
massimo  e  del  minimo ;  la  quale  si  ottiene  mediante  1'  ab- 
bassamento  e  1'  innalzamento  di  due  fili  di  platino,  men- 
treche  i  tempi,  nei  quali  accadono  il  massimo  e  il  mini- 
mo, vengono  significati  da  due  indici  cronometrici  che  si 
fermano  sulle  cifre  corrispondenti  (2).  Anche  questo  pro- 
cesso ha  lo  svantaggio  del  costo  anziche  no  elevato  e  del- 
la  molta    complicatezza,  ed    ha    inoltre   1' altro,  che   pure 


V.  pag.  .446    e   seg.  —  Dell' Udomelrografo.   Memoria  del  Dottore  Giusep- 
pe Fagnoli. 

(1)  Exposi  des   applications   de  V  ileclricili ,  par  le  Ticorate  Th.  Du  Mon- 
cel. Deuxiftme  Edition.  Tom.  II.  pag.  370  etc. 

(2)  Op.  cit.  pag.  400  etc. 

T.   IX.  20 


15i  Lorenzo  Della  Gasa 

e  comiine  al  precedente,  di  iion  tenere  in  conto  veruno 
i  cangiamenti  di  temperatura  (1). 

Passati  in  esame  tanto  i  diversi  strumenti  dei  quali  fa 
uso  la  ineteorologia ,  qiianto  i  piocessi  pei  quali  o  posso- 
no  gl'  indicati  strumenti  rcndeisi  grafici  e  conseguente- 
mente  capaci  d'  indicazioni  continue ,  o  non  possono  essi 
dar  queste  indicazioni  se  non  solo  ad  cguali  e  deterniina- 
ti  intervalli  di  tenqio  ,  e  notati  gl'  inconvenienti  die  ac- 
conipagnano  questi  piocessi,  verro  in  adesso  dicendo  di 
qual  altro  mi  paia  clie  per  indicazioni  continue  si  possa 
far  uso  con  maggiore  seinplicita  e  con  ispesa  minore.  E 
la  propiieta  decomponente  della  coirente  elettrica  die  si 
e  presa  per  fondainento  del  nuovo  processo ,  il  quale  e 
il  seguente. 

Sopra  un  basamento  triangolare  ABC  (Tav.  5.  Fig.  I. )  si 
elevano  tre  colonnette  D,  D',  D" ,  le  quali  sostengono  due 
architravi  EFG ,  E'F'G\  di  tanto  1'  uno  al  di  sopra  del- 
r  altro  di  quanto  fa  d'  uopo,  perclie  possano  rimanervi 
frapposti  quattro  cilindri  //,  H' ,  H" ,  H",  tutti  di  ugua- 
le  altezza.  Ognuna  di  queste  parti  e  di  legno.  Nel  mezzo 
dei  tre  lati  dell'  architrave  inferiore  sono  infissi  per  le 
ioro  basi  tre  parallelepipedi  o  pilastrini  parimenti  di  le- 
gno ,  che  servono  a  sostenere  1'  architrave  superiore  ,  e 
coUe  Ioro  cime  un  po'  assottigliate  passano  attra verso  di 
questo  per  tre  appositi  fori ,  e  nel  piccolo  tratto  onde  ne 


(1)  Slavasi  pubblicando  qiiesta  Memoria ,  qiiando  mi  sono  giunli  i  fogli  dei 
5  e  9  Liiglio  1867  del  Giornale  francese  Z,a  5ciVnce ^  iiei  quali  sono  descritti 
i  Registralori  delle  oiservazioni  nieteorologiche  ultimaraente  proposli  da  Stefa- 
no  Regnard.  Sono  stali  immaginati  pcrchS  dieno  indicazioni  continue ,  venendo 
messi  in  azione  dalia  corrente  eleltrica ;  ma  peccano  anch'  essi  di  complica- 
zione  di  parti,  ed  in  pratica  troverebbero  forse  un  troppo  forte  ostacolo  ne- 
gli  attriti  non  isprezzabili  che  dovrebbcro  siiperare. 

Anche  il  P.  Barnabila  Bertelli  immagin(t  im  Reghlratore  meteorologico ,  ne\ 
quale  facendosi  uso  della  comune  macchina  lelegiafica  del  Morse  regolala  dal 
pendolo ,  e  quindi  anche  della  correnle  della  pila ,  si  avrebbero  non  continue 
ma  periodiche  le  indicazioni  degli  strumenti  meteorologici.  Annunzi6  questo 
suo  Irovato  nel  Foglio  del  28  Aprile  1857  della  Gazzelta  di  Bologna,  ma 
Don  ne  ha  ancora  data  la  promessa  descrizione. 


Degli  Strumenti  Meteorologici  155 

sporgono  al  dl  sopra,  lianno  un  occliiello  per  farvi  pas- 
sare ,  come  vedesi  in  O ,  O' ,  O" ,  un  regoletto,  che,  mes- 
sovelo  o  cavatolo ,  serve  alia  migliore  coniiessione  dei  due 
arcliitravi  od  a  separare  1'  uiio  dall'  altro.  Una  zona  di 
carta ,  imbevuta  di  ioduro  o  piuttosto  di  cianuro  di  po- 
tassio  e  stabilmente  unita  per  un  suo  capo  al  cilindro  H'" , 
intorno  al  quale  si  avvolge  a  piu  giri,  viene  a  passare  so- 
pra i  due  altri  cilindri  //,  //'  e  va  a  fissarsi  per  1'  altro 
suo  capo  al  quarto  cilindro  //",  riinanendo  ben  tesa  sul 
dinnanzi  fra  i  cilindri  H ,  H\  cbe  al  pari  degli  altri  H" , 
H"  hanno  tanto  alia  loro  base  superiore  quanto  alia  in- 
feriore  un  orlo  prominente  per  tenere  obbligata  la  carta 
accio  non  isvii  da  essi,  e  si  mantenga  sempre  disposta 
ugualmente. 

I  quattro  cilindri  H ,  H' ,  H",  H"  possono  muoversi 
intorno  ai  proprii  assi ,  le  cui  esti'emita  a  punta  conica 
entrano  e  girano  in  apposite  cavitil  o  lucernette  praticate 
negli  architravi  EFQ ,  E F' Q' .  Al  di  dietro  dei  due  poste- 
riori cilindri  H" ,  H"  e  in  parte  ad  essi  interposto  e  sta- ' 
bilinente  coUocato  sopra  un  acconcio  treppiede,  che  e  fer- 
mato  con  viti  suU'  architrave  inferiore ,  un  tamburo  I,  ova 
contiensi  un  nieccanisnio  d'  orologieria,  il  quale  imprime 
un  moto  lento  ed  equabile  al  suo  asse  verticale,  le  cui 
due  estremita  sono  foggiate  come  quelle  degli  assi  dei  ci- 
lindri H,  H'  ec,  e  vanno  esse  pure  ad  introdursi  in  due 
contrapposte  cavita  degli  architravi.  L'  asse  del  tamburo 
ha  stabilmente  unita  nella  sua  parte  inferiore ,  compresa 
fra  la  souimita  del  treppiede  e  I'  architrave  sottostante, 
una  ruota  dentata,  che  ingrana  con  altre  due,  le  quali 
sono  applicate  sui  lembi  inferiori  dei  cilindri  H" ,  H"  (1). 
Per  questa  disposizione  di  cose ,  messo  in  azione  il  mec- 
canismo  di  orologieria,  e  girando  quindi  intorno  a  se  stes- 
so   r  asse  del   tamburo,  gira  insiememente   la  ruota  unita, 


(1)  Per  non  complicare  la  Fig.  I.  si  6  ominesso  di  delinearvi  il  treppiede, 
e  si  d  applicata  al  lembo  inferiore  del  tamburo  /  la  ruota,  che  realmenle  va 
unita  al  suo  asse. 


156  Lorenzo  Della  Casa 

la  quale  fa  volgere  in  verso  contrario  al  sue  le  ruote  dei 
cilindii  H" ,  H"  e  i  cilindri  stessi ;  talclie  avviene  che 
la  caita,  die  e  avvoltolata  sul  cilindro  H" ,  si  sviluppa 
mano  a  mano  da  esso,  scorre  sul  davanti  dei  cilindri  H, 
H' ,  che  girando  sui  rispettivi  assi  ne  facilitano  lo  scorri- 
mento,  e  si  va  ad  avvolgere  sul  cilindro  H"  in  tanto  tem- 
po e  in  tanta  quantita,  in  quanta  si  e  sviluppata  dal  ci- 
lindro H",  di  niodo  die  riniane  dappertutto  sempre  tesa 
istessainente.  II  uioto  puo  scegliersi  con  quella  velocita 
die  si  vuole :  tirate,  per  eseinpio ,  sulla  carta  dalle  linee 
verticali  equidistanti  fra  loro  un  mezzo  decimetro,  si  puo 
fare  die  ognuna  di  esse  si  avanzi  in  un'  ora  fin  dove  tro- 
vasi  la  precedente,  e  quelle  linee  allora  saranno  le  linee 
orarie.  Se  il  moto  si  preferira  piii  celere  ovvero  piu  len- 
to ,  le  linee  orarie  si  succederauno  in  distanza  rispettiva- 
mente  maggiore  o  minore  di   prima. 

A  terminare  la  descrizione  della  prima  parte  dell'  ap- 
parecchio  relativo  all'  accennato  processo  ;  della  parte ,  cioe  , 
che  e  destinata  per  ricevere  la  traccia  di  tutte  le  varia- 
zioni  del  giorno,  ossia  la  curva  diurna,  rimane  a  dire,  in 
primo  luogo ,  che  tra  i  due  architiavi ,  verso  la  loro  sini- 
stra estremitii,  e  posto,  come  in  V,  un  vaso ,  il  quale 
puo  essere  di  forma  qualunque ,  ma  con  faccia  anteriore 
piana,  liscia  e  di  materia  porosa,  e  deve  stare  tanto  pres- 
so  alia  carta,  che  questa  in  iscorrendovi  davanti  il  tocchi 
e  vi  si  sfreghi  leggermente  sopia ;  e  in  secondo  luogo , 
che  un  poco  a  sinistra  del  vaso ,  come  in  L ,  trovasi ,  al 
di  dietro  ed  a  contatto  della  carta  stessa,  una  laminetta 
inetallica  rettangolare ,  la  quale  e  fissata  pe'  suoi  estremi 
superiore  e  inferiore  in  due  piccoli  scavi  appositamente 
fatti  nei  due  architravi.  II  vaso  poroso  va  riempiuto  di 
acqua,  e  serve  a  tenere  bastantemente  umettata  la  carta 
massime  nel  tempo  del  calore  d'  estate,  accio  la  corrente 
elettrica  possa  esercitare  la  sua  azione  decomponente,  che 
tornerebbe  inefficace ,  se  quella  fosse  asciutta ;  e  la  lami- 
netta metallica,  che  posteriormente  deve  avere  attaccato 
un  anelletto  od  uncino  della  stessa  natura  per  poter  esser 
messa  col  mezzo  di  un   filo  di  metallo  in  comunicazione  con 


Degli   Strumenti   Meteorologici  157 

una  pila  galvanica ,  ha  per  iscopo  di  menare  sulla  carta  la 
corrente  elettrica  che  debbe  esercitare  la  mentovata  azione. 

La  seconda  parte  dell'  apparecchio  consiste  nello  stru- 
mento  die  deve  tracciare  o  descrivere  la  curva  diurna. 

Suppongasi  priinieramente  che  sia  ii  baroinetro.  E  d'uo- 
po  che  sia  a  sifone.  Questo  si  vede  sulla  parte  destra  an- 
teriore  del  basamento  ylBC  rappresentato  da  qRS ,  ferma- 
•to  alia  sua  tavoletta  e  sostenuto  da  un  piede  triangolare 
munito  di  tre  viti  per  potere  disporre  ben  verticale  il  ba- 
roinetro stesso  e  stabilirlo  all'  altezza  che  puo  tornare  piu 
acconcia.  Lungo  i  due  bracci  del  barometro  sono  traccia- 
te  due  scale  coUo  zero  sopra  una  comune  linea  orizzonta- 
le ,  perche ,  quando  si  voglia,  si  possa  avere  la  misura 
della  colonna  barometrica :  misura  che  si  ricava  dalla  dif- 
ferenza  delle  altezze  che  haniio  le  due  estremita  del  mer- 
curio  neir  un  braccio  e  nell'  altro  e  die  si  apprezzano 
con  quelle  due  scale.  Le  porzioni  dei  due  bracci  del  tubo 
del  barometro,  entro  le  quali  sogliono  rimanere  comprese 
le  variazioni  di  livello  del  mercurio,  debbono  essere  per- 
fettamente  dello  stesso  diainetro;  ed  il  braccio  piii  corto 
ed  aperto  deve  alcun  poco  elevarsi  al  di  sopra  della  tavolet- 
ta, la  quale  dalla  sua  parte  dev' essere  nieno  alta  che  dalla 
parte  del  braccio  piu  lungo. 

Un  sottilissimo  cilindretto  di  ferro  de ,  unito  inferior- 
mente  ad  un  dischetto  d'  avorio  d  del  diametro  un  pocoli- 
110  minore  di  quello  del  tubo  del  baronaetro,  s'  introduce 
nel  braccio  piu  corto  di  questo  e  vi  discende  a  galleggiar 
sul  mercurio ,  mentre  dall'  altra  parte  ne  esce  per  un  tratto 
Se  di  cinque  centimetri  circa.  L'  orifizio  S  viene  chiuso  con 
apposito  coperchio  o  cappelletto  o  parimenti  d' avorio,  il  qua- 
le ha  nel  mezzo  un  foro  bastevole  a  dar  passaggio  senza  at- 
trito  al  cilindretto  de ,  e  porta  infissi  superiormente  due  tu- 
bettini  della  stessa  materia  oppure  di  vetro  e  dell'  altezza  di 
circa  quindici  centimetri,  die  sostengono  un  altro  cappellet- 
to o'  simile  al  precedente  ma  di  metallo ,  nel  cui  mezzo 
e  pure  un  foro  che  lascia  passare  lo  stesso  cilindretto  de 
toccandolo  tutto  all'  intorno,  ma  parimenti  senz'  attrito 
sensibile.  In    questo    secondo    cappelletto    e    un  altro  foro 


158  Lorenzo  Della  Casa 

verso  il  siio  leiubo  per  potervi  attaccare  un  file  metallico 
e  metterlo  col  suo  mezzo  in  cornunicazione  coUa  pila  gal- 
vanica.  Circa  ai  due  terzi  della  distanza  clie  e  dal  cap- 
pelletto  0  all'  altro  o' ,  e  cougiunto  al  cilindretto  de  un 
cordoncino  di  seta,  che  passando  per  la  gola  di  una  mo- 
bilissima  carruccoletta  Cj  la  cui  cima  si  ha  da  intendere 
posta  alio  stesso  livello  della  base  inferiore  del  cappellet- 
to  o'j  e  la  cui  staffii  e  sostenuta  in  direzione  orizzontale- 
dalla  tavoletta  del  barometro.  Passato  il  cordoncino  per 
la  gola  della  carruccoletta  si  volge  verso  il  basso  e  sostie- 
ne  un  pesetto  p  di  ben  poco  minore  di  quello  del  cilin- 
dretto de,  che  percio  quasi  nulla  preme  sul  mercurio  del 
braccio  piii  corto  ed  ubbidisce  alia  piu  piccola  variazione 
di  livello  del  mercurio  in  esso  contenuto.  La  Fig.  II.  mo- 
stra  aggrandita  questa  parte  che  va  aggiunta  al  braccio 
piu  corto  del  barometro ,  e  fa  coiaoscere  che  i  due  tubet- 
tini  d'  avorio  o  di  vetro  non  possono  essere  punto  d'  osta- 
colo  al  cordoncino  di  seta ,  che  va  dal  cilindretto  de  alia 
piccola  carruccola  c. 

Alia  sinistra  del  barometro  e  fissato  con  viti  al  basa- 
mento  ABC  il  piede  T  del  sostegno  di  una  leva  assai  mo- 
bile MN  di  ferro  a  braccia  disuguali  e  molto  sottile.  II 
minor  peso  del  braccio  piu  corto  di  questa  leva  e  com- 
pensato  da  quello  che  ad  esso  braccio  si  accresce  per  es- 
sere piu  largo  del  braccio  piu  lungo,  massime  verso  la 
sua  estremita  31 ;  ed  anzi  e  mestieri  che  il  peso  del  piu 
corto  prevalga  alcun  poco  su  quello  del  piii  lungo,  per- 
che  abbia  sempre  tendenza  a  poggiare  sulla  sommita  del 
cilindretto  de ,  che  gli  sta  iminediatamente  al  di  sotto, 
toccandolo  solo,  e  non  essendogli  stabilmente  congiunto. 
Inoltre ,  il  braccio  piu  corto  deve  estendersi  in  lunghezza 
da  oltrepassare  di  tanto  il  cilindretto  de,  che  negli  ab- 
bassamenti  di  questo  non  abbia  a  cessare  di  rimanergli 
sovrapposto ;  e  deve  il  braccio  piu  lungo  coUa  sua  estre- 
mita iV  esser  messo  e  rimanere  a  contatto,  o  sotto  un  ango- 
lo  acutissimo  ed  a  lieve  pressione ,  coUa  carta  che  scone 
fra  i  due  architravi ,  o  piuttosto  parallelamente  ad  essa , 
toccandola    coUa    estremita   N  piegata  opportunamente  in 


Decli   Strumenti   Meteorologici  159 

questo  caso  ad  angolo  letto.  II  sostegno  dclla  leva  e  atto 
ad  allungarsi  e  accorciarsi  per  potere  piu  facilmente  col- 
locarla  alia  d(;bita  altezza  c  metterla  vie  meglio  in  rela- 
zione  col   baroinetro. 

Quando  si  vuole  che  il  barometro  cominci  a  descrivere 
la  sua  curva  diurna,  conviene  stabilire  le  comunicazioni 
con  una  pila  P,  die  giova  pieferire  alia  Daniell,  e  puo 
essere  posta  dove  mostra  la  Fig.  I.  o  in  altro  qualsiasi 
luogo.  Mediante  un  filo  metallico  si  congiunge  il  sue  po- 
lo positivo  colla  laminetta  L,  e.  con  un  altro  si  congiunge 
il  polo  negativo  col  cappelletto  o  .  Allora  la  corrente,  ar- 
rivata  dal  polo  positivo  alia  laminetta  L,  passa  per  la 
carta,  si  trasmette  per  la  leva  MN ,  scorre  la  parte  eo 
del  cilindretto  de ,  e  pel  filo  e'r  torna  alia  pila,  per  ri- 
prendere  il  prinio  giro  e  attraversar  seinpre  la  carta  di- 
rinipetto  alia  punta  N  della  leva.  Attraversandola  vi  eser- 
cita  la  sua  forza  decomponente ;  onde  di  corrispondenza 
alia  punta  si  forma  una  traocia  nera  o  turchina ,  secondo- 
clie  la  carta  sara  stata  imbevuta  di  ioduro  o  di  cianuro 
di  potassio.  Alzandosi  od  abbassandosi  il  mercuric  nel  brac- 
cio  piii  Inngo  del  barometro,  si  abbassera  in  vece  o  si  al- 
zera  nel  braccio  piii  corto ;  e  conseguentemente,  abbas- 
sandosi anclie  od  alzandosi  il  cilindretto  de ,  la  leva  dalla 
parte  M  faru  altrettanto,  mentre  fara  all'  opposto  dalla 
parte  N ,  dove  i  movimenti  saranno  percio  ne'  versi  stessi 
di  quelli  della  colonna  del  braccio  piu  lungo,  e  la  curva 
diurna  che  vei'ra  cosi  descritta,  sara  nella  sua  vera  posi- 
zione.  Le  variazioni  barometriche  verranno  mediante  la  leva 
aggrandite ,  e  1'  ingrandimento  dipendera  dal  rapporto  dei 
suoi  bracci ,  abbenche  non  sia  a  questo  esattamente  pro- 
porzionale. 

Condotta  una  retta  KK'  nel  mezzo  della  largliezza  della 
carta  scorrciite  fra  gli  architravi,  e  supposto  che  la  estre- 
miti  N  della  leva  la  tocchi  in  qualche  punto  in  un  de- 
terminato  istante ,  mentre  la  pressione  atmosferica  e  la 
media  di  76  centimetri  ,  gli  aumenti  e  i  decrementi  di 
questa  si  dedurranno  dalle  ordinate  condotte  perpendico- 
larmente  sulla  KK'  (che  si  potra  chiamare  linea  normale) 


160  Lorenzo  Della  Gasa 

dai  puiiti  de'  tratti  della  curva  diurna,  die  saranno  ri- 
spettivainente  al  disopra  o  al  disotto  di  essa,  poste  no- 
te le  liingliezze  dei  due  bracci  della  leva,  di  cui  quella 
del  braccio  piii  corto  deve  contaisi  dall'  ipomoclio  al  punto 
di  appoggio  sul  cilindretto  de.  La  lungliezza  del  braccio 
maggiore  va  niisurata  esattamente  fin  da  principio ;  e  questo 
basta  pel*  senipie,  perche  sempre  riinane  la  stessa :  ma 
accio  possa  giustamente  e  facilmente  conoscersi  ogni  vol- 
ta  la  Innghezza  variabile  del  braccio  ininore ,  le  si  tracce- 
ra  al  di  sopra,  partendo  dall'  ipomoclio,  una  ininutissima 
divisione,  per  esempio  in  millimetri;  e  bastera  anclie  so- 
lo tracciarne  verso  la  estreniita  M  quella  porzione ,  nella 
quale  potranno  rimanere  comprese  le  variazioni  della  lun- 
gliezza  iudicata.  Chiamando  pertanto  L ,  I  le  lungbezze  dei 
due  bracci  di  leva  rispettivamente  maggiore  e  minore  ,  ^ 
una  qualunque  delle  ordinate ,  ed  a  la  corrispondente  va- 
riazione  della  media  pressione  atmosferica,  facilmente  si  ve- 
de  die 


Ora  sostituendo  ad  L  il  suo  costante  valore,  e  ponendo 
successivaraente  in  luogo  di  /  un  primo,  un  secondo,  un 
terzo  ec.  di  que'  valori  fra  i  quali  puo  esso  variare ,  e  fa- 
cendo  altrettanto  per  Jl ,  si  ricaveranno  i  valori  corrispon- 
denti  di  a ,  e  si  potra  formare  con  essi  una  tavola  ,  me- 
diante  la  quale  dalla  misura  delle  ordinate  si  avra  quella 
delle  relative  variazioni  barometriche ;  e  non  altro  sara 
d'  avvertire,  eccettocUe  i  valori  di  a^  die  si  riferiscono  ad 
ordinate  sovrastanti  alia  retta  KK' ,  esprimeranno  degli  au- 
menti ,  e  quelli  che  si  riportano  ad  ordinate  sottostanti , 
denoteranno  in  vece  dei  decrementi. 

In  quanto  ai  tempi  relativi  a  questi  aumenti  e  decre- 
menti, si  deriveranno  dal  numero  delle  linee  orarie,  che 
saranno  passate  dirimpetto  ad  un  indice  scorrevole  sul 
lembo  anteriore  di  uno  dei  due  architravi,  e  fermato  su  di 
esso  corrispondentemente    al  punto,  nel  quale  1'  estremitsk 


Degh  Strumenti  Meteorologici  161 

N  della  leva  ha  toccata  la  retta  KK'.  Noti,  per  la  tavo- 
la  antecedentemente  indicata,  i  valori  di  quest!  aumenti 
e  decrementi,  basta  rispettivamente  aggiungerli  o  sottrarli 
dalla  inedia  pressione  di  76  centinietri ,  e  si  avia  in  allo- 
ra  la  inisura  delle  piessioni  totali.  Se  dirimpetto  all'  indi- 
ce  sard  passato  im  cei-to  numero  di  linee  orarie  e  piu  una 
parte  della  distanza  dell'  ultima  di  queste  linee  alia  suc- 
cessiva,  ti-ovato  il  rapporto  di  questa  parte  di  distanza 
alia  distanza  intera,  ed  esso  esprimendo  eziandio  la  fra- 
zione  di  ora  dui-ante  la  quale  sara  passata  dinanzi  all'  iii- 
dice  quella  parte  di  distanza,  si  aggiungera  tale  frazione 
al  tempo  corrispondente  alle  predette  linee  orarie ,  e  si 
avra  tutto  il  tempo  che  importa  conoscere.  Sarebbe  da 
operare  in  modo  simile,  se  il  punto  nel  quale  1'  estremita 
N  della  leva  ha  toccata  la  linea  KK'  sotto  la  media  pres- 
sione atmosferica ,  non  fosse  discosto  dalla  prima  linea 
oraria,  che  passera  davanti  1'  indice,  di  tutta  la  distanza, 
a  cui  sono  poste  le  linee  orarie  fra  loro,  ma  di  una  por- 
zione  soltanto.  Di  leggieri  ognuno  poi  vede  come  sia  sem- 
pre  facile  a  misurare  le  variazioni  della  pressione  atmosfe- 
rica ,  e  quindi  anche  le  pressioni  atmosferiche  totali ,  par- 
tendo  da  un  istante  e  da  una  pressione  qualsiasi,  anziche 
da  uno  degl'  istanti  di  contatto  di  N  colla  KK'  e  dalla 
pressione  di  76  centimetri. 

La  temperatura  e  una  causa  di  alterazione  per  1'  altez- 
za  della  colonna  barometrica,  e  quindi  per  la  misura  del- 
la pressione  atmosferica,  che  sempre  ha  bisogno  di  una 
correzione.  Nel  caso  nostro  non  devesi ,  come  nei  casi  or- 
dinarii,  avere  riguardo  alia  colonna  di  mercurio,  che  e 
data  dalla  diffeienza  dei  due  livelli  nel  braccio  piu  lungo 
e  nel  piu  corto,  ed  e  di  circa  76  centimetri,  ma  alia  sola 
colonnetta  del  braccio  piia  corto,  che  e  sempre  di  poca 
altezza ;  talche ,  se  ad  ogni  modo  la  correzione  per  1'  al- 
tezza  di  76  centimetri  e  sempre  assai  piccola ,  piccolissi- 
ma  e  per  1'  altra  e  da  potersi  trascurare  senza  apprezza- 
bile  errore.  Non  e  pero  trascurabile  la  dilatazione  dei 
cilindretto  di  ferro  de ,  la  quale  e  cagione  onde  la  leva 
si  sposti    di    piii    o    di    meno   che    non  dovrebbe ,  e   colla 

T.    IX.  21 


162  Lorenzo  Della   Casa 

sua  estremita  si  allontani  dal  vero  andamento  della  cur- 
va  diurna.  Ma  a  ci6  si  ripara  facendo  uso  di  una  pic- 
cola  lamina  compensatiice :  cioe,  alia  sonamita  del  ci- 
lindretto  Je  (Fig.  III.)  si  adatta  un  arco  fg  minore  di  un 
semicercliio  di  raggio  ben  piccolo,  il  quale  sia  formate  di 
due  sottilissime  lamine  saldate  insieme,  I' una  di  ferro  men 
dilatabile  all'  esterno ,  e  l'  altra  di  ottone  piu  dilatabile 
air  inteino ;  onde  nasce ,  che,  crescendo  la  temperatura  , 
si  allunga  il  cilindretto  de  e  fa  innalzare  1'  estreniiti  M 
della  leva ;  ma  nello  stesso  tempo  si  allarga  di  piii  I'  ar- 
co fg,G  viene  cjuindi  dimiiiuita  la  sua  saetta  ed  obbligata 
la  stessa  estremita  31  della  leva  ad  abbassarsi ;  di  modo  che  , 
quando  le  cose  sieno  convenevolmente  proporzionate ,  co- 
me sempre  puo  farsi ,  questi  due  opposti  effetti  si  contrab- 
bilanciano ,  e  la  dilatazione  non  genera  alterazione  di  sorta. 
Altrettanto ,  discorrendo  in  ordine  inverso ,  e  da  conclude- 
re,  se  la  temperatura,  in  cambio  di  crescere,  diminuisce. 
Gollo  stesso  artifizio  si  provvede  agli  allungamenti  ed 
accorciamenti  prodotti  dalle  variazioni  di  temperatura  nel 
braccio  Nt  della  leva  MN.  Questa,  invece  d'  essere  piega- 
ta  ad  angolo  retto  nella  sua  estremita  N ,  deve  per  lo 
scopo  indicato  terminare  in  un  archetto,  il  quale  abbia  un 
suo  ramo  rivolto  verso  la  carta  scorrevole  tra  i  due  archi- 
travi  e  1'  altro  verso  la  parte  opposta,  e  sia,  come  il  pre- 
cedente ,  formato  di  due  laminette  di  ottone  e  di  ferro  di- 
sposte  neir  ordine  medesimo ;  e  cioe ,  colla  laminetta  di  fer- 
ro al  di  fuori  e  con  quella  di  ottone  al  di  dentro ;  onde 
avverra  che  1'  archetto  si  allarghera  o  si  ristringera,  se- 
condoche  la  leva  andra  soggetta  ad  alhnigarsi  o  ad  accor- 
ciarsi ;  e ,  ben  regelate  le  cose ,  si  avra  qui  pure  un'  esat- 
ta  compensazione ,  ossia  la  lunghezza  rettilinea  del  braccio 
Nt  della  leva  restera  sempre  la  stessa.  Ma  siccome  1'  ar- 
chetto col  ristringersi  e  allargarsi  pu6  cessare  di  toccare 
la  carta  anzidetta,  o  la  puo  premere  di  troppo,  cosi ,  af- 
finche  vi  si  mantenga  sempre  ed  egualmente  in  contatto, 
si  fara  in  modo ,  che  1'  estremita  dell'  archetto ,  che  e  dal 
lato  della  carta,  si  pieghi  tosto  perpendicolarmente  ad 
essa    in    forma    di    spiiale    cilindrica    termlnata    in    punta 


Degli  Strumenti  Meteorologici  163 

sottile,  ma  non  acuta,  e  un  poco  protratta  verso  la  car- 
ta sino  a  toccarla.  La  punta  dev'  essere  di  solo  ferro ,  per- 
ciie  questo,  e  iioii  rottone,e  valevole  per  la  colorazione 
della  traccia  della  curvadiurna  ;  e  la  spirale  si  comporra  di 
tal  nuniero  di  giri,da  peter  compensare  co'suoi  allungamen- 
ti  0  accorciamenti,  prodotti  dalle  variazioni  di  teniperatura , 
i  ristriiigiinenti  o  allarganienti  dell'  archetto  di  compensazio- 
ne.  E  inutile  uotare,  clie  dalla  lunghezza  della  spiiale  e 
della  sua  punta  dipenderanno  i  siti,  ove  sul  basamento 
ABC  dovranuo  fissarsi  i  sostegni  della  leva  3IN  o  del  ba- 
rometro  qRS ;  e  clie  1'  estremita  dell'  altro  ramo  dell'  ar- 
chetto compcnsatore  dovra  farsi  terminare  in  un  globetto 
o  ingrossamento  qualunque  siasi,  per  compensare  col  suo 
il  peso  della  spirale  su  nientovata  e  cosi  mantenere  la 
leva  pill  facilmente  in  bilico. 

Dopo  quanto  si  e  fin  qui  detto  del  barometro,  poco 
resta  a  dire  del  termometro  e  dell'  igrometro.  Circa  il  ter- 
mometro,  e  necessario  die  sia  aperto  alia  sua  sommita. 
acciocclie ,  sostituito  al  barometro  nella  Fig.  I,  vi  si  possa 
sovrapporre  e  adattare  la  parte  rappresentata  nella  Fig.  II. 
opportunainente  modificata  in  quanto  alle  dimensioni  del- 
r  intcro  cilindretto  cle  e  della  sua  pai'te  sporgente  Se. 
Si  adopera  aperto  a  Kiew,  ed  e  aperto  ne'  sistemi  accen- 
nati  del  Liais  e  del  Du  Moncel ,  ossia  in  tutti  i  casi,  nei 
quali  si  e  avuto  ricorso  alia  corrente  elettrica.  Per  tal 
modo  riparasi  anzi  al  noto  spostamento  dello  zero,  giusta 
r  opinione  di  coloro,  clie  lo  ripetono  da  una  diminuzione 
di  capacita  del  serbatoio ,  cagionata  dalla  pressione  atmo- 
sferica  esteriore  non  abbastanza  contrabbilauciata  da  quel- 
la  del  liquido  interno  de'  termometri  chiusi.  E  perche  nel 
caso  nostro  il  termometro  abbia,  non  potendo  essere  ca- 
pillare  il  suo  tubo,  a  contenere  cio  non  pertanto  una 
piccola  quantita  di  mercurio,  e  perche  quindi  non  abbia 
ad  essere  tardo  nelle  sue  indicazioni ,  non  importa  che  la 
sua  scala  si  estenda  fino  al  punto  della  ebollizione ,  nia 
basta  die  saiga  a  poco  piu  oltre  quel  grado,  che  1'  os- 
servazione  avra  fatto  conosceie  essere  il  massiino  per  quel- 
la    localita.  E    cosa    ovvia,  che    siccome    i    movimenti  del 


16  i  Lorenzo  Della  Casa 

braccio  piu  coito  della  leva  MN  si  fanno  nel  verso  me- 
(lesimo  di  qiielli  della  colonnetta  di  mercurio  del  termo- 
metro,  ed  i  movimenti  del  braccio  piu  lungo  in  verso  con- 
trario,  cosl  aiiclie  la  curva  dello  variazioni  diiirne  termo- 
metricUo  sara  in  posizioiie  inversa ,  cioe  sara  rovesciata  di 
alto  in  basso.  E  ovvio  pure  ,  die  si  puo  fare  in  guisa,  che 
lo  zero  della  scala  termometrica  corrisponda  alia  retta  KK\ 
o  piuttosto  ad  un'  altra  piu  in  alto  e  ad  essa  paralella. 
Una  tavola,  come  quella  che  fu  indicata  pel  barometro,  ser- 
vira  per  far  conoscere  quanto  sieno  cresciuti  sopra  lo  zero 
o  diminuiti  sotto  di  esso  i  gradi  terniometrici  nei  diversi 
istanti ,  e  cioe  servira  per  far  conoscere  le  temperature. 
La  formola ,  che  si  adoprer^  per  comporla ,  sara  in  que- 
sto  caso 

_  ^^ 

''-^[{L^A){L-A)V 

nella  quale  L,  I  esprimeranno  ,  come  fu  detto  pel  baro- 
metro ,  le  lunghezze  dei  bracci  maggiore  e  minore  della 
leva,  menti-e  A  presentemente  esprime  un'  ordinata  della 
curva  termometrica  per  un  qualsiasi  istante ,  ed  «  la  re- 
lativa  temperatura.  Questa,  se  F  ordinata  si  esprime.  per 
esempio,  in  millimetri,  verra  data  anch'  essa  in  millime- 
tri  dalla  formola ;  ma  nella  tavola  si  riportercl  in  gradi , 
in  cui  potr^  agevolmente  convertirsi,  quando  si  sia  misu- 
rata  in  millimetri  la  lunghezza  che  occupa  un  solo  grado 
nella  scala  del  termometro. 

Per  r  igrometro  si  preferisce  quello  a  raffreddamento , 
che  e  quanto  dire  il  psicrometro.  Conviene  che  sia  aper- 
to  anch'  esso  al  disopra  per  potervi  applicare  la  solita 
parte  della  Fig.  IL  modificata,  come  si  e  detto  riguar- 
do  al  termometro  ;  e  la  curva  diurna  igrometrica  che 
verri  tracciata ,  sara  in  posizione  inversa  come  la  termo- 
metrica. Che  se  piacesse  di  far  uso  piuttosto  dell'  igro- 
metro a  capello,  si  potrebbe  facilmente  disjiorre  il  suo 
indice  a  fare  le  veci  della  leva  MN  (Fig.  L)  e  si  avreb- 
be  con  cio  una  semplicita  maggiore.  Sarebbe  allora  neces- 
sario    che    la    sua    carrucoliua    fosse    d'  avorio ,  e    fosse    di 


Decli  Stuumenti   Meteorologici  1 65 

metallo  il  solo  suo  indice  e  1'  asse ,  col  quale  si  farebbe 
coinunicare  il  polo  negativo  della  pila.  In  ogni  caso  si 
farebbe  corrispoiidcie  sulla  retta  KK'  il  grado  medio  del- 
la  scala  dello  strurnento  ;  e  si  userebbe  di  una  tavola 
consiniile  a  quella,  che  e  stata  segnatamente  indicata  pel 
terinometio. 

Volendo  che  tutti  e  tie  gli  strumenti  indicati  sieno  in  azio- 
ne  nello  stesso  tempo,  non  si  avranno  che  a  disporre  succes- 
sivamente  in  guisa ,  che  le  estremita  N  delle  loro  leva 
toccliino  la  carta  o  in  punti  molto  prossimi  fra  loro,  e 
in  questo  caso  bastera  un  solo  vaso  poroso ,  od  in  punti 
lontani ,  ed  allora  ne  abbisognera  uno  per  ogni  strurnen- 
to. Ne  saranno  necessarie  tre  pile ,  ma  una  soltanto  un 
poco  piu  forte :  e  ben  si  coniprende  come  un  solo  filo , 
o  per  megiio  dire  piu  parti  di  uno  stesso  filo  metallico 
bastino  per  mettere  in  comunicazione  gli  strumenti  e  le 
pile,  affinche  ima  sola  corrente  possa  servire  ])er  tutti. 

Anclie  r  udometro  e ,  in  generate ,  ogni  altro  strurnen- 
to ,  pel  quale  si  possa  adoperare  un  galleggiante ,  puo 
rendersi  grafico  col  descritto  processo.  Solo,  in  quanto 
air  udometro ,  si  puo  sopprimere  il  vaso  poroso ,  perche 
nel  tempo  di  pioggia  1'  aria  e  umida  ,  e  la  carta,  essendo 
corpo  igrometrico,  s'  inumidisce  abbastanza  da  se  senza 
bisogno  di  verun  sussidio.  Non  lasciero  di  far  cenno  del- 
r  iidometro  senza  mentovar  quello  die  e  stato  immagina- 
to  dal  sopraddetto  sig.  Dott.  Giuseppe  Fagnoli,  il  quale  e 
assai  ingegnoso  e  merita  somma  lode ,  come  quello  che 
non  solo  e  destinato  a  far  conoscere  la  quantita  di  piog- 
gia caduta,   ma   eziandio   1'  ora  relativa  (1). 

Non  mi  e  stato  dato  di  poter  fare  esperienze  col  descrit- 
to apparecchio  completo :  ne  ho  peio  fatto  con  altro  che 
in  quaiche  modo  ne  poteva  fare  le  veci ;  e  se  da  questo, 
tuttoche  imperfetto,  ho  potuto  ottenere  risultati  abbastanza 
soddisfacenti ,  non  posso  non  essere  in  piena  fiducia  che 
da  quello  si  otterranno  interamente  esatti. 


(1)  Memoria  sti  cilala. 


Mail:T(HII:l\ 


-Ja^f;:  J 


^icm:Toiii:l\ 


/. 


a^K  O 


C  iettmiint. 


ANTONII  BERTOLONII 

EQ.  COMMEND.  MED.  DOCT. 
MISCeLLAIVEA  BOTANICA  XIX.  * 


I 


n  hisce  Miscellaneis  primo  describam  quinque  plantaiuni 
species  novas,  quarum  una  Italiae  indigena  est,  reli- 
quae  sunt  exoticae,  atque  in  eis  habetur  genus  novum. 
Omnes  ad  augmentum  scientiae  valent,  ad  quod  bota- 
nici  fere  totius  orbis  hodie  inserviunt ,  et  novis  plantis 
continuo  detectis  syllogem  plantarum  mirum  in  modum 
adaugent.  Si  hisce  Miscellaneis  dissertationem  de  rebus 
philologicis  non  praemisi  ut  in  reliquis  ,  id  consulto 
feci,  ut  postea  loquar  de  viro  perinsigni  Nicolao  Gon- 
tareno,  et  opusculuin  ejus  hactenus  ineditum  exhibeam, 
quod  cum  italice  scriptum  sit,  ego  quoque  sermonem 
de  illo  ita  scribere  cogor.  Quaecumque  haec  sint,  aequi 
bonique  facere  velite,  Gollegae  praestantissimi. 

CLASS.PENTANDRIA.ORDO  MONOGYNIA. 

FAMIL.  SOLANEiE  Juss. 

1.  SoLANUM  asterigerum:  pilis  stellulatis  tectum;  caule  iner- 
nii ;  foliis  lanceolatis,  acutis  ,  sinuato-repandis,  integrisve; 
corymbis  terminalibus ,  erectis.   Tab.   6. 

Ital.   Solano  stellato. 


*  Haec  Dissertatio  lecta  est   in   conventu  Academiae  Scienliarum  iDstituti  Bo- 
nonieosis  habito  Quart.  Id.  Decembr.  anni  1857. 


168  Antonii    Bertolonh 

Frut.  Habiii  Genu4  ex  liorto  hot.  il  Zerbino  olim  Eq.  Ip- 
poLiTi  DuRATTii ,  nuiic  fiUae  ejus  ill.  Camillae  Durattiae- 
-Gropallo.  Florebat  Augusto.  Unde  haec  species  profe- 
cta  sit ,  me  latet ;  suspicor  ex  Cantonc  Sinarum ,  unde 
alia  semina   ad   hunc  liortnm   inissa  fiienint. 

Caulis  teres,  erectus,  inermis  ,  alterne  ramosus,  tectus 
pilis  stellnlatis.  Folia  alterna ,  breviter  petiolata,  longa, 
lanceolata,  acuta,  remote  repando-sinuata,  apice  produ- 
cto,  integro,  superiora  sidjinde  integra  ,  aut  subintegra , 
omnia  supra  viridia,  subtus  pallidiora,  ubique  pilis  stel- 
lulatis  adspersa,  crebrioribus  in  pagina  inferiore.  Co- 
rymbi  terminales  cauli ,  ramisque  ,  solitarii  ,  compositi, 
breviter  pedunculati.  Flores  ebracteati.  Pedunculi,  pe- 
dicelli ,  calyces  dense  tecti  pubescentia  stellulata.  Calyx 
quinquelidus ,  laciniis  lanceolatis ,  longe  acuminato-atte- 
nuatis.  Corolla  calyce  longior,  purpurascens  ?,  extus  pu- 
be  stellulata  dense  tecta ,  laciniis  oblongo-lanceolatis , 
vix  aculis.  Stamina  quinque,  corolla  paulo  breviora , 
erecta,  libera,  filamentis  brevissimis,  antheris  longis, 
linearibus,  aequalibus ,  bilocularibus ,  loculis  apice  poro 
deliiscentibus.  Stilus  crassiusculus ,  glaber,  staminibus 
longior.  Stigma  clavatum ,  stellate  pubescens.  Baccam 
non  vidi. 

Gollocetur  in  sectione  Solanorum  inermium ,  foliis  sinua- 
to-lobatis  juxta  Solatium  Neesianutn  Dietr.  Syn.  pi.  1. 
p.   697.  n.   .3i. 

Tacquinus  fil.  in  Eccl.  I.  p.  97.  tab.  65.  exhibuit  plantam 
sub  nomine  Solani  astroitis  natam  in  borto  botanico 
Vindobonensi  ex  seminibus  missis  ab  liorto  botan.  Pari- 
siensi  sine  indicatione  loci  natalis.  Quis  credere  posset 
esse  eandem  cum  meo  Solano  asterigero ,  sed  non  est , 
imo  ex  descriptione,  et  figura  a  Jacquino  data  difFert 
caule  glabro ,  foliis  inferioribus  amplis ,  ovatis ,  sinuato- 
-angulatis ,  corolla  multo  grandiore ,  diametri  semipoUi- 
caris ,  segmentis  late  ovatis ,  margine  undulatis.  Aliae 
insuper  notae  in  ea  sunt ,  quae  dubium  movent  de  va- 
liditate  ejus.  Nam  Jacquinus  attribuit  ei  radicem  an- 
nuam  ,    et    caulem    fruticosum ,    quod    contra    naturam 


Miscellanea  Botanica   xix.  10!) 

plantaruni  prorsus  est,  et  ideo  iinpossibile.  Haec  forte 
ratio  fuit ,  cur  systematici  recentiores  Ilomerus,  et  Schul- 
tesius  in  Syst.  veget.,  Sprengelius  pariter  in  Syst.  veg.  , 
et  Dietricliius  in  Synops.pl.  speciem  Jacquinianam  non 
adiniserint.  Linkius  quidein  in  Enum.  alt.  hort.  Berol. 
1.  p.  186.  earn  afFert ,  sed  neque  habitum  ejus,  neque 
locum  natalcni  dcclarat.  Item  Steudelius  enumerat  in 
Nomencl.  hot.  ed.  2.  torn.  2.  p.  600.,  e  facit  plantani 
annuam  ex  America  australi  profectam.  Quare  ab  aucto- 
ribus  istis  nihil  eruitur  ad  speciem  Jacquinianam  con- 
firmandam  ,  quae  admitti  nequit ,  nisi  quis  melius  earn 
declaret,  et  contradictionem  radicis  annuae,  et  caulis 
fruticosi  removeat. 

Explicatio  tabulae  6. 

Fig.   a.   Planta  in  statu  naturali. 

b.  Pars  caulis  aucta,  ut  ostendat  indumentum 

stellulatum. 

c.  Calyx  valde  auctus. 

d.  Stamina  aucta. 

In  hac  tabula    emenda    nomen  Solani  astroit'is  errore  posi- 
tum  loco  Solani  asterigeri. 

CLASS.  POLYANDRIA.  ORDO  POLYGYNIA. 

FAMIL.   RANUNCULACE^  Juss. 

2.  Ranunculus  bilobus :  foliis  radicalibus  exquisite  cordatis, 
orbiculatis ,  obtuse  crenatis,  crenis  superioribus  paulo 
grandioribus  ,  subcrenulatis  ;  caule  uni-bifloro ;  petalis 
bilobis  ;  nucularum  rostro  lanceolato-lineari ,  breviter  UJi- 
cato  Tab.  7.  fig.  1.  a.  b.  c.  d. 
R.  crenatus  Bert.  Fl.  Ital.  5.  p.  .514.  n.  14.  excl.  omn. 
syn. 

Ital.  Ranunculo  lobato. 

Perenn.  Habui  ex  alpibus  Brixiensibus  in  fissuris ,  et  pascuis 
T.   IX.  22 


J  70  Antonii   Bertolonii 

di  Coma  Blacca ,  et  Dos  alto  a  Zantedeschio.  Floret 
Julio,  Augusto. 

Rhizonia  breve,  vestitum  fibris  pluribus,  descendentibus, 
coUo  squamis  nonnullis  cinctuni.  Caulis  tripollicaris-pal- 
maris ,  erectus,  iulerne  loiigo  tractu  nudus.  Folia  radi- 
calia  caespitosa,  breviter  petiolata,  orbiculata,  exquisi- 
te cordata ,  anibitu  obtuse  crenata ,  crenis  tribus  supre- 
mis  paulo  latioribus ,  crenida  niinore  utrinque  pleruin- 
que  insculptis.  Petioli  basi  dilatati ,  dilatatione  albo- 
-membranacea.  Pedunculus  solitarius,  terminalis,  vel  ge- 
mini,  parum  dissiti.  Omnes  uniflori,  subpollicares.  Folia  in 
basi  pedunculorum  lanceolata,  vel  linearia,  Integra,  subin- 
de  bi-tripartita,  laciniis  anguste  linearibus,  basi  dilatata  in 
expansionem  niembranaceain ,  albain,  atnplexicaulem.  Ra- 
I'o  in  pedunculis  occurrit  bracteola  lineari-angustissima , 
sita  paulo  infra  medium.  Calycis  segmenta  ovata,  obtu- 
sa,  alba.  Petala  calyce  duplo  longiora  ,  obovata,  biloba, 
lobis  integerrimis,  basi  anguste  cuneata,  percursa  ner- 
vulis  inter  se  remotis ,  numero  multo  minoribus ,  quam 
in  Ranunculo  crenato  Fl.  Hung.,  superne  ramosis.  Sta- 
mina numerosa,  alba ,  antheris  oblongis,  filamento  mul- 
to brevioribus.  Nuculae  numerosae ,  parvae ,  desinentes 
in  rostrum  lanceolato-linearae  ,  anguste  marginatum  ,  api- 

■  ce  breviter  uncatum.   Tota  planta   glabra. 

Cum  dedi  banc  speciem  in  Flora  Italica  1.  c.  nondum 
videram  exemplaria  Ranunculi  crenati  Fl.  Hung.,  et  iidens 
figuris  ejus  quandam  similitudinem  cum  planta  nostra 
habentibus  male  habui  pro  illo ;  sed  cum  anno  1855. 
egregius  Janka  ad  me  misisset  nonnulla  exemplaria  plan- 
tae  Hungaricae  lecta  in  alpibus  Transylvanicis  Hunga- 
riae  finitimis,  diversitatem  ejus  statim  agnovi.  Haec  enim 
habet  radicem  stolonibus  caespitiferis  ditatam ,  folia  ra- 
dicalia  longius  petiolata ,  instructa  crenis  sui'sum  versis, 
saepe  acutiusculis ,  passim  numerosioribus ,  terminalibus 
integris ,  caulem  ab  uno  ad  duos  poUices  longum ,  bra- 
cteas  unam-duas  lineares ,  non  longe  a  flore  sitas ,  flo- 
rem  grandiorem  ,  petala  late  obovata ,  leviter  crena- 
ta ,  nee  biloba ,  praedita  nervulis  multo  numerosioribus , 


Miscellanea   Botanica  xix.  171 

approximatis ,  antheras  longiores,  nuculas  desinentes  in 
rostrum  latins,  et  brevius,  ensiforme,  apice  exquisitius 
hamosum. 
His  duabus  speciel)us  proximus  est  Ranunculus  magellensis 
Ten.  FI.  Nap.  4.  p.  U2.  tab.  237.  fig.  2.,  qui  sistitur 
fohis  longius  petiolatis,  levius  cordatis,  parcius  crenatis , 
crenis  superioribus  profundius  sectis ,  integris,  vel  una, 
alterave  crenula  insculptis,  caule  tenuiore,  bractea  bre'- 
VI,  Imeari  prope  florem ,  flore  minora,  petalis  emargi- 
natis  ,  antheris  brevioribus  ,  ovatis ,  nucularum  rostro 
apice  insigniter  recurvato. 

Explicatio  tabulae  7. 

Fig.    1.  a.  Ranunculus  bilohus  Bert,  in  statu  na- 
rali. 
h.  Petalum  ejus  auctum. 

c.  Nucularum  capitulum  auctum. 

d.  Nucula  cum  rostro  aucta. 

Fig.   2.   e.  Flos    Ranunculi    crenati    Fl.  Hung,   in 
statu  naturali. 
/.  Nucula  ejus  cum  rostro  paulo  aucta. 

3.  Clematis  pinWi/Zora;  caule  sarmentoso;  foliis  pilosis,  ter- 
natis,  foliolis  ovato-trifidis ,  segmentis  acuminatis,  gros- 
se  serratis ;  corymbis  pedunculatis ,  trifloris  ;  sepalis  pu- 
bescentibus,  stamina  subaequantibus  Tab.  8.  fig.  a. 
b.  c. 

Ital.    Vitalba  Africana. 

Frut.  Habui  ex  Inambane  MozamlMci  ab  Eq.   Fornasinio. 

Cauhs  angulatus,  opposite  ramosus,  sannentosus,  alte  scaii- 
dens,  inter  angulos  pubescens.  Folia  petiolata,  opposi- 
ta,  ternata,  foliolis  longiuscule  petiolulatis,  utrinque 
pilosis  ,  imparl  majore  ,  ovato-trifidis  ,  basi  cuneatis , 
segmentis  acuminatis,  grosse,  inaequaliter  serratis.  Pe- 
tioli  pubescentes,  tarn  hi,  quam  petioluli  saepe  cirro- 
so-contortuplicati.    Pedunculi    axillares,    folio    longiores. 


172  Antonii    Beiitolonii 

uinbellato-trifidi,  trillori,  ludunt  bifidi ,  biflori  ,  vel  sini- 
plices,  imiflori.  Bracteae  parvae,  foliaceae,  oppositae, 
lanceolatae ,  integrae ,  vel  subdentatae ,  sitae  in  radiis 
lateralibus,  radio  medio  niido.  Flores  iiermaphroditi.  Se- 
pala  (jiiatuor,  ovato-oblonga ,  acuta,  ciassiuscula ,  viri- 
dia,  utiinque  dense  pubescentia,  patentia,  staminibus 
paulo  breviora,  aiit  aequalia.  Stamina  numerosa,  lila- 
mentis  purpuiantibns  ,  inferne  albo-barbatis  ,  antheris 
oblongis ,  erectis.  Stili  plures ,  purpurei ,  dense  albo-bar- 
bati.  Stigma  clavatum ,  obtusum ,  glabrum ,  purpureum. 
Caudae  nucularum ,  peractis  nuptiis ,  quantum  elongen- 
tui- ,  dicere  nequeo ,  cum  desint  in  meis  exemplaribus. 
Haec  sjiecies  pertinet  ad  sectionem  c.  foliis  ternatis ,  pe- 
dunculis  tritidis  ,  tiifloris  Dietr.  Syn.  pi.  torn.  3.  p.  346. 
Collocanda  post  Clematidem  mauritianam  Lamk.,  cui  af- 
finis ,  quae  tamen  differt  foliis  glabris ,  foliolis  ovatis , 
subcordatis ,  indivisis ,  vel  superioribus  levitex-  tiilobis , 
ciebrius,  grosse,  et  aequaliter  serratis  ,  sepalis  late  ova- 
tis, ejusque  bonam  figuram  habemus  in  Deless.  Ic.  J. 
pag.    1.   tab.   2. 

ExpUcatio   tabulae  8. 

Fig.   a.   Planta  in  statu  naturali. 

b.  Flos  auctus. 

c.  Stili,  et  stigmata  plantae  florentis  aucta. 

CL.  DIDYNAMIA.  ORDO  GYMNOSPERMIA. 

FAMIL.  LABIATiE  hiss. 

MiCRANTHES    GcH.   UOV. 

Calyx  decemnervis,  brevissime,  et  aequaliter  bilabiatus, 
labio  superiore  bifido,  inferiore  trifido,  florifer  cylin- 
draceus ,  fructifer  tumens ,  ovalis ,  ore  constricto.  Corol- 
la parva  ,  bilabiata ,  tubo  gracili ,  quidquam  exerto ,  labio 
superiore  bilobo,  inferiore    trilobo,  lobo  medio  majore. 


Miscellanea  Botanica    xix.  173 

omnibus  rotundatis.  Stamina  duo  superiora  brevissima , 
abortiva,  inferiora  duo  longiora,  accumbentia  labio  in- 
feriori  ,  sursum  incurva ,  antberis  reniformibus.  Stilus 
staminibus  longior ,  apice  incurvus.  Stigma  clavatum. 
Gynobasium  e  nuculis  quatuor,  ovalibus,  basi  interna 
umbilicatis,  et  basi  stili  affixis. 

Habitus.  Frutex  erectus,  opposite  ramosus.  Folia  opposi- 
ta,  oblonga,  petiolata,  senata.  Racemi  terminales ,  bra- 
cteolati ,   laxiusculi. 

Obsew.  Hoc  genus  in  familia  Labiatarum  pertinet  ad  Me- 
lissineas  Bentli. 

4.  MiCRANTHEs  meTithoides  Tab.   9.  fig.  a.   b.   c.   d. 
Ital.   Micrante  otricellata. 

Frut.  Habui   ex  Inhambane   Mozambici   ab  Eq.   Fornasinio. 

Gaulis  erectus ,  tetragonus ,  opposite  ramosus ,  bumilis  ,  in 
parte  senescente  glabratus ,  in  parte  juniore ,  ramisque 
dense  pubescens.  Folia  parva ,  opposita ,  ovato-oblonga , 
acuta,  serrata,  breviter  petiolata,  supra  viridia,  pilosa, 
subtus  canescenti-tomentosula.  Racemi  terminales  cauli, 
ramisque,  inferne  ramosi,  vel  simplices,  laxe  floriferi. 
Bractea  lanceolata,  decidua,  sita  sub  pedicellis,  eisque 
brevior.  Pedicelli  calyce  breviores,  fructiferi  cei'nui.  Ca- 
lyx decemnervis,  nervis  magis  conspicuis  in  calyce  fru- 
otus.  Pedunculi,  pedicelli,  bracteae,  calyces  pubescen- 
tia  canescente  dense  teguntur.  Reliqua  generis. 

Explicatio   tabulae  9. 

Fig.   a.   Planta  in  statu  naturali. 

b.  Calyx  cum  corolla  quidquam  auctus. 

c.  Gynobasium  auctum. 

d.  Nucula    aucta,   ostendens    umbilicum. 

CLASS.  DIADELPHIA.  ORDO  DECANDRIA. 

FAM.  LEGUMINOSiE  Jusf. 

5.  Tephrosia  indigofera:  suffruticosa ,  pubescens ;  caule  de- 
cumbente,  ramis  angulatis;  foliis  sex-septemjugis;  foliolis 


171  Antonii  Bertolonii 

obverse  oblongo-lanceolatis ,  emarginato-mucronulatis ,  cu- 
neatis ;  racemis  longissimis,  laxifloris  ;  leguminibus  li- 
nearibus,   enneaspermiis   Tab.    10.  fig.  a.   h.   c. 

Vnlgo  Endaco  Mozanibic. 

Suffr.    Habui    ex    Inhambane  Mozambici    ab    Eq.    Fornasi- 

NIO. 

Planta  vulgaris,  at  sylvestris  in  Mozanibico.  Caulis  decum- 
bens,  striatus,  pubescens,  in  meo  exemplari  bipedalis, 
raniis  numerosis ,  alternis,  angiilatis.  Folia  impari-pinna- 
ta ,  sex-septemjuga ,  breviter  petiolata,  foliolis  obverse 
oblongo-lanceolatis,  emarginatis  cum  mucronulo,  inferne 
cuneatis  ,  brevissime  petiolulatis ,  uninerviis ,  sursum  re- 
cta venosis,  viridibus,  subtus  vix  pallidioribus,  utrin- 
que  adpresse  villosis.  Stipulae  lineares  ,  acuminatae ,  lon- 
giusculae.  Racemi  solitarii ,  axillares ,  vel  oppositifolii , 
longissime  pedunculati ,  folia  niulto  superantes  ,  laxiflo- 
ri.  Bracteae  lineares,  acuminatae.  Floras  parvi,  breviter 
pedicellati,  pedicellis  calyce  brevloribus.  Calyx  parum 
viltra  duas  lineas  longus ,  labio  superiore  bifido,  inferio- 
re  trifido  ,  laciniis  aequalibus  ,  lineari-subulatis ,  tubo 
longioribus.  Corolla  calyce  dnplo  longior,  vexillo  extus 
pnbescente.  Legumen  angustum,  lineare,  compressum, 
subtornlosum ,  pubescens,  et  magis  in  marginibus,  en- 
neaspermium.  Semina  oblonga,  subreniformia ,  squamu- 
lis  albis ,  adpressis  adspersa. 

Collocanda  in  sectione  Tephrosiarum  Africanarum.  A  Te- 
phrosia  apollinea  De  Cand.,  cujus  exemplar  a  Raddio 
in  iEgypto  lectum  possideo ,  evidenter  diversa ,  licet 
affinis. 

Explicatio  tabulae   10. 

Fig.  a.  Planta  in  statu  naturali. 

b.  Foliolum  auctum. 

c.  Semen  auctum  ostendens  squamulas,  qui- 

bus  tegitur. 


Miscellanea  Botanica   xix.  175 

DISCORSO 

SOPRA  IL  CONTE  NICOLO  CONTARINI. 


I, 


In  questo  discorso  premetter6  alcuni  cenni  biografici 
sopra  il  Conte  Nicolo  Gontarini  figlio  del  Conte  Bertiicci, 
e  gi^  nostro  Collega.  Egli  era  della  nobilissima  famiglia 
Gontarini  Veneta,  della  quale  fu  quel  Doge  insigne ,  che 
liber6  Venezia  dall'  iniminente  pericolo  di  diventare  con- 
quista  dei  Genovesi.  II  Gonte  Nicolo  ebbe  ottimo  annnae- 
stramento  ne' suoi  primi  anni,  e  fatto  adulto  si  applied 
in  prirno  luogo  alio  studio  della  Botanica ;  percorreva  il 
territorio  Veneto ,  ed  esplorava  la  vicina  laguna ,  con  che 
fece  tesoro  di  esemplari  di  piante ,  ne  formo  un  erbario 
per  se ,  e  ne  mando  ancora  ai  suoi  ainici ,  tra  i  quali  era 
io  pure.  Si  rivolse  di  poi  alia  Zoologia.  Si  procacciava  gli 
uccelli  o  stazionarii,  o  di  passaggio  nel  Veneto;  egli  stes- 
so  gli  acconciava,  ed  imbalsamava,  con  che  forin6  un  sue 
domestico  Museo.  Nello  stesso  modo  vi  ragunava  gli  in- 
setti ,  i  pesci ,  i  moUuschi,  i  zooliti.  Nell'  erborizzare  gli 
venne  talento  di  visitare  le  Vette  di  Feltre  suUe  orrae  di 
Antonio  Tita,  il  quale  vi  era  stato  nel  1713.,  e  ne  aveva 
indicate  le  piante  nel  suo  Iter  aggiunto  al  Catalogus plan- 
tarum  lioHi  Mauroceni  Patavii  1713.  II  Gontarini  pure  vi 
raccolse  le  piante ,  e  ne  tenne  registro  nel  giornale  del 
suo  viaggio.  Nel  1828  io  fui  a  trovarlo  a  Venezia;  mi  ac- 
colse  con  una  cortesia  impareggiabile,  e  mi  fece  vedere 
tutte  le  sue  collezioui  di  cose  naturali,  e  comecche  mi 
aveva  gia.  regalato  inolt(5  delle  piante  trovate  nelle  Vette, 
era  voile  aggiungervi  il  dono  del  manoscritto  di  quel  suo 
viaggio,  il  quale  non  era  mai  stato,  ne  fu  mai  da  lui 
puhblicato.  Io  Io  accolsi  con  giubilo,  e  siuo  d'  allora  pen- 
sai    di    iuserirlo    in     qualche    raccolta    scientifica  ,    al    che 


176  Antonii  Bertolonii 

adempisco  adesso  presentandolo  a  voi,  illustri  Accademici, 
acciocche  vogliate  dargli  posto  onorevole  nelle  Menioi'ie 
della  nostra  Accademia.  II  Contariiii  nell'  iiidicarvi  le  pian- 
te  si  valse  dei  nonii  del  Persoon ,  del  Linneo,  del  Jacquin, 
del  Willdenow,  e  di  qualche  altro ,  e,  dove  pote ,  ag- 
giunse  ancoia  i  sinonimi  del  Tita.  lo  poi  vi  ho  uniti  i 
sinonimi  della  Flora  Italica,  per  maggiore  chiarezza.  Non 
e  a  meravigliare ,  se  piu  d' una  volta  non  colse  giusto  nei 
nomi  delle  specie ,  giacche  questo  era  un  prinio  lavoro 
di  sua  gioventu.  A  ci6  ho  creduto  bene  rimediare  colle 
niie  aggiunte,  che  ho  contrassegnate  di  postille,  acciocche 
si  distinguano  dall'  originale  dell'  Autore.  Del  rimanente 
il  viaggio  e  prezioso ,  perclie  raanifesta  una  lunga  scrie 
di  piante  rare  alpine  coll'  esatta  indicazione  de'  luoghi , 
dove  furono  raccolte.  Che  se  il  Contarini  nulla  diede  alia 
stampe  di  cio ,  che  riguarda  la  botanica ,  pubblico  iuvece 
lavori  di  cose  zoologiche,  e  prima  di  tutto  diede  alia  lu- 
ce la  sua  interessantissima  Menioria  sopra  il  Macronychus 
quadrituberculatus  del  Miiller  stampata  in  Bassano  Tipo- 
grafia  Baseggio  1832.  In  essa  fece  conoscere,  che  questo 
insetto  era  poco  noto  ai  Zoologi ,  alcuni  dei  quali  aveva- 
no  preso  per  esso  il  Parnus  obscurus  di  Fabricio.  Esami- 
no  con  diligenza,  e  stabili  i  caratteri  generici,  e  specifi- 
ci  deir  uno ,  e  dell' altro,  esattamente  descrlsse  il  Ma- 
cronycus  esponendone  ancora  le  abitudini  ,  ed  aggiunse 
una  buona  figura  del  medesimo,  coi  quali  lavori  la  storia 
dei  due  insetti  fu  pienamente  chiarita.  Ma  un  lavoro  viep- 
piu  grandioso  fu  poi  pubblicato  da  lui  sopra  le  Attinie 
Venezia  Antonelli  1844  con  21  tavole  litografiche  della 
maggiore  esattezza.  Vi  descrisse  non  solo  le  specie  gia 
conosciute,  ma  quelle  eziandio  confuse  con  esse,  ed  altre 
nuove ,  con  che  la  storia  dei  Molluschi  dell'  Adriatico  eb- 
be  le  piu  preziose  illustrazioni.  Cosi  fosse  piaciuto  al  cie- 
lo,  che  non  ci  fosse  stato  tolto  anzi  tempo,  perche  la 
storia  naturale  del  Veneto,  e  dell'  Adriatico  avrebbe  con- 
seguito  altri  non  minori  vantaggi  da  un  tanto  scienziato. 

Ora  passo    ad    esporre    il  Diario  inedito  del  suo  viaggio 
alle  Vette  di  Feltre.  II  titolo  ne  e,  come  segue. 


Miscellanea  Botanica    xix.  177 

Piante  da  me  (  Contarini  )  trovate  nelle  Vette  di 
Feltre  il  giorno  16  Luglio  (  1817  )  sulle  trac- 
cie  del  Tita ,  alia  maggior  parte  delle  quali  non 
potei  trovare  il  sinonimo  del  Tita. 

1.  Arnica  inontana  Pers. 
Ad  Aune. 

»  Arnica  montana  L.  Bert.  Fl.  Ital.  vol.  9.  p.  299.  n.  1. 
»  Non  ebbi  dal  Contarini  I'  esemplare  di  questa  pian- 
»  ta;  ma  ritengo,  che  sia  dessa,  perche  e  comune 
»  nelle  alpi  vicine  del  Tirolo,  non  che  in  quelle 
»  della  Valtelliiia,   e  del   Piemonte.  » 

2.  Apargia  alpina   Willd. 

Sul  Morsopian  monte  sopra  Feltre. 
»  Apargia  alpina    W.  Bert.  Fl.  Ital.  v.  8.  p.  430.  n.  1.  » 

3.  Atriplex  nitens  Pers.  Hoffin. 
Ad  Aune  villetta  sopra  Feltre. 

»  Non  r  ho  avuta  dal  Contarini ;  bensi  ebbi  dal  Mon- 
»  tini  r  Atriplex  angiisti folia  x  Bert.  Fl.  Ital.  v.  10. 
»  p.  420.  da  lui  raccolta  vicino  a  Feltre.  Penso,  che 
»  ad  essa  si  possa  riferire  I'  Atriplex  nitens  Cont.  » 

4.  Arabis  alpina  Pers. 
Sul  Morsopian. 

»  Arabis  alpina  L.  Bert.  Fl.  Ital.  1.  p.  119.  n.  2.  II 
»  Contarini ,  mentre  mi  mando  1'  esemplare  di  que- 
»  sta  specie ,  mi  mando  anche  altri  esemplari  della 
»  medesima ,  ma  con  nomi  diversi ,  come  vedremo  in 
»  seguito.  » 

5.  Arabis  stricta  Pers. 
Sul  Morsopian. 

»  E  di  nuovo  1'  Arabis  alpina  L.  » 

6.  Arenaria  cerastoides?  Mirb.  P. 

Sulla  Vallazza ,   e  Val  del  ciel  ,  monti  sopra  Aune. 
»  Arenaria  ciliata  L.  Bert.  Fl.  Ital.   4.  p.   661.  n.  5.  » 

7.  Arenaria  polygonoides  ?  P.    Willd. 

Sulla  Vallazza,  Val  del  ciel,  e  Morsopian. 
»  Cherleria  sedoides  L.  Bert.  Fl.  Ital.  K.  p.  688.  n.  1.  » 

8.  Arenaria  /?  caespitosa  P.  v.*  vernae. 
Vallazza ,  e  Morsopian. 

T.  IX.  23 


178  Antonii   Bertolonii 

»  Arenaria  verna  L.  Bert.  Fl.  Ital.  4.  p.   670.  n.   13.   » 

9.  Ajuga  genevensis  P. 

Sulla  Vallazza  monte  sopra  Feltre. 
»   Ajuga  geuevcnsis  L.   Bert.   Fl.  Ital.   6.  p.   6.   n.   2.  » 

10.  Agrostis  setacea  P.  Smith. 
Sulla  Vallazza. 

»  Agrostis  alpiua   Willd.  Bert.  Fl.  Ital.  \.  p.  398.  n.  5.  » 

11.  Apargia  hispida  P.    Willd. 
SuUe  Pezze. 

»  Apargia  hispida    TV.  Bert.   FL   Ital.   8.  p.   432.   n.   3. 

12.  Achillea  Claveuuae    JVilld.   Pers. 

Absinthium  alpinuin  umbelliferuni  latif.  G.  B.  P.  sive  Ab- 
sinthium umbelliferum  alpinum,  floribus  albis  Ponae  in 
Bald.   Tit.   It. 

Sul  Morsopian. 
»  Achillea  Clavennae  L.  Bert.  Fl.  Ital.  9.  p.  393.  n.  4.  » 

13.  Achillea  capitata  Pers.    Willd. 
Sul   Morsopian. 

»  Achillea  Clavennae.  L.  Bert.  I.  c.  E  uno  scherzo  col 
»  corimbo  contratto,   fatto  quasi  a  capolino.   » 

14.  Androsace  villosa  P.  L. ,   et  v.*  floribus  albis. 
Sulla  Valle  del   ciel. 

»  Tanto  la  specie ,  quanto  la  varieta  dai  fiori  bianchi 
»  sono  la  stessa  cosa,  cioe  1'  Androsace  villosa  L. 
»  Bert.  Fl.  Ital.   2.  p.  362.  n.  3.  » 

15.  Biscutella  coronopifolia  P.    Willd. 
Sulla  Vallazza,   e  sulle  Pezze. 

»  Biscutella  laevigata  L.  Bert.  Fl.  Ital.  6./?.  526.  ra.  5.  a.  » 

16.  Cineraria  longifolia  ?  P.    Willd. 
Sopra  Aune. 

»  Cineraria  longifolia  .Tacq.  Bert.  Fl.  Ital.  9.  p.  291. 
»  n.   3.   a.  » 

17.  Altro  esemplare  piii  piccolo  non  bene  sviluppato  rac- 
colto  da  me  sul  monte  Zoel  di  Ceneda. 

»  E  un  magro  esemplare  dell'  anzidetta  Cineraria  longi- 
»  folia  Jacq.  » 

18.  Cheiranthus  frutescens  P.    Vent. 
Ad  Aune. 


Miscellanea  Botanica   xix.  179 

»  Erysimum  lanceolatum  Ait.,  Bert.  Fl.  Ital.  l.p.  85.  n.  5.  » 

19.  Garduus  spinosissimus  ?  P. 

C.   alpimis    spinosissimus,   polyceplialiis,   foliis  in    summi- 

tate  albicantibus ,   ct  albo  flore  ?   Tit.   It. 
An  Garduus  spinosissimus  latifolius  sphaerocephalus  flore 

candido.    Tit.  It. 
Sul  Morsopian. 

))  Cnicus  spinosissimus  L.  Bert.  Fl.  Ital.  9.  p.  22.  n.  1G.  » 

20.  Garduus  acaulis  ?  P.   Willd. 
Sul  Morsopian. 

»  Cnicus  acaulis.    W.  Bert.  Fl.   Ital.   9.  p.   33.    n.   25.  » 

21.  Chenopodium  polyspermum?  P.  Fl.  Dan. 
Morsopian  intorno  alia  Casara,e  ncl  seiraglio  delle  vacche. 

»  Rumex  alpinus  L.  Bert.  Fl.  Ital.  4.  p.  248.  n.  12. 
»  Lo  stesso  Contarini  nella  scheda  tiro  di  penna  sul 
»  noino  di  Chenopodium  polyspermum,  e  vi  sostitui 
»   qucllo  di   Rumex  alpinus.   » 

22.  Giienopodium  Bonus  Henricus   P. 

Lapathum  unctuosum   folio  tiiangulo   C.   B.   P.   seu  Bonus 

Enricus  Trag.   Tit.  It. 
Sopra  Aune. 

»  Giienopodium  Bonus  Enricus  L.  Bert.  Fl.  Ital.  3.  p. 
»  24.  n.    1.  » 

23.  Gampanula  latifolia   P.   L. 
Ne'  prati  d'  Aune. 

»  Gampanula  rapunculoides  L.  Bert.  Fl.  Ital.  2.  p.  481. 
»   n .    1 G .   » 

24.  Campanula  tenuifolia  P.   HofFm.   Fl.   Germ. 
Morsopian. 

»   Gampanula  rotundifolia  L.  Bert.  Fl.  Ital.  2.  p.  643.  n.  5.  « 

25.  Gampanula  tubulosa?  Lam. 
Ad  Aune  ne'  prati. 

»  Non  ho  avuto  1'  esemplare  di  qnesta  pianta  dal  Cou- 
»  tarini.  Al  certo  non  pu6  essere  la  Campanula  tu- 
»  bulosa  Lamck.  Enc.  bot.  ed.  de  Pad.  tom.  1.  sec. 
»  part.  p.  580.  n.  47.  indigena  dell'  isola  di  Greta, 
))  e  non  mai  trovata  nell'  Italia.  » 
26  Campanula  rhomboidalis  ?  P. 


180  Antonii   Behtolonii 

Ad  Aune  ne'  prati. 
»  Campanula  bononiensis  L.  Bert.  Fl.  Ital.  2.  p.  483.  n.  17. » 

27.  Cardaniine   nivalis  P.   Willd. 
Sul   Morsopian, 

»  Non  ne  ho  avuto  I'  eseniplare,  e  non  so  che  sia.  » 

28.  Cortusa  Matthioli   P.   L. 

C.   Matthioli ,  sen  Sanicula  montana ,  latifolia  laciniata  C. 

B.  P.   Tit.  It. 
Sulla  Val  del  ciel  presso  alia  neve,  e  nel  Morsopian. 

»  Cortusa  Matthioli  L.  Bert.  Fl.  Ital.   2.  p.  395.  n.  l.» 

29.  Draba  aizoides  P.   Willd. 

Sedum  alpinum  hirsutum   luteum  C.   B.   P.   Tit.  It. 
Sul  Morsopian ,  e  sulla  Valle  del  cielo. 
»  Draba  aizoides  L.  Bert.  Fl.  Ital.   6.  p.   465.   n.    1.   « 

30.  Draba  arabis?  P. 
Sulla  Vallazza. 

»  Thlapsi  montanum  /3.  Bert.  Fl.  Ital.  6.  p.  539.  » 

31.  Euphorbia  hyberna?  Pers. 
Sulla  Vallazza. 

»   Euphorbia  dulcis  L.   Bert.   Fl.   Ital.   5.  p.   60.  n.    18.  » 

32.  Euphorbia  villosa  Pers. 
Sulle  Vette  sopra  Aune. 

»  Non   ne  ho  avuto  1'  esemplare ,  e  non  so  che  sia.   » 

33.  Gentiana  grandiflora  P.    Willd. 
Sul   Morsopian. 

»  Gentiana  acaulis  L.  Bert.  Fl.  Ital.   3.  p.   86.  n.   9.  » 

34.  Helianthemum  grandiflorum?  P.  All. 
Sulle  Vette,  sulla  Vallazza,  e  Morsopian. 

»  Helianthemum  vulgare  Bert.  Fl.  Ital.  5. p.  380.  n.  19.  a.  » 

35.  Hieracium  villosuni    Willd.   Pers. 

H.  hirsutum  dentis  leonis  folio,  flore  luteo?  Tit.  It. 
Sul   Morsopian. 
»  Hieracium  villosum  L.  Bert.  Fl.  Ital.  8. p.  489.  n.  28.  a.  » 

36.  Hieracium  ^  valde  pilosum  N.  vaiietas  pilosi  P. 
Sul   Morsopian. 

»  E  lo  stesso  del  precedente.  » 

37.  Hieracium  alpestre  ?   Willd.  P. 
Morsopian. 


Miscellanea  Botanica  xix.  181 

»  Hieraciiim  staticifoliuni  AIL,  Bert.  Fl.  Ital.  8.  p.  i77. 
»  n.  20.  Lo  stesso  Contarini  cosi  lo  eniend6  nella 
»  scheda,   che  accompagiia  il  suo  esemplare.   « 

38.  Hieracium  rupestre   P. 
Sulla  Vallazza. 

»  Hieracium  dubium  L.  Bert.  Fl.  Ital.  8.  p.  4-62.  n.  10.  » 

39.  Hieracium  staticefolium. 
Aune. 

»  Hieracium  staticifolium  AIL,  Bert.   Fl.  Ital.   8.  p.  477. 
»  n.   20.  » 
iO.  Holcus  lanatus  P.  L. 
Sulle  Pezze  monte  sopra  Aune. 
»  Holcus  lanatus  L.  Bert.  Fl.  Ital.    1.  p.  Ml.  n.   1.  » 
4-1.   Hedysarum  obscurum   P. 
Luogo  detto  il  Confin  sopra  Aune. 
»    Hedysarum    obscurum    L.    Bert.    Fl.    Ital.     8.    p.    3. 
M   n.    1.   » 

42.  Myosotis  nana?   Willd.  Pers. 
Sulla  Vallazza. 

»  Myosotis  alpestris  Willd.  Enum. ,  Bert.  Fl.  Ital.  2. 
»  p:  2.58.  n.   2.  » 

43.  Myrrbis  odorata?  Pers. 
Sulle  Pezze,  e  ad  Aune. 

»  Myrrhis  aurea  Spr.,  Bert.  Fl.  Ital.   3.  p.   208.  n.   2.  » 

44.  Pbyteuma  bemispbaericum  P. 

Rapunculus  umbellatus  folio  gramineo  C.  B.  P.  Rapun- 
tium  alteram  angustifolium  alpinum  Colum.   Tit.   It. 
Sulla  Vallazza. 
»  Pbyteuma    bemispbaerica    L.  Bert.  Fl.   Ital.   2.  p.  .53. 
»  n.   2.  » 

45.  Pbyteuma  comosum  P. 

Rapunculus  alpinus  corniculatus  C.  B.  P.  Tracbelium  pe- 
traeum  minus  Ponae  Tit.  It. 
Lungo  il    canal    del  Brenta    a  Premolan.  Sulla   Scala  del 
Premolan. 
»  Pbyteuma  comosa  L.  Bert.  Fl.  Ital.  2.  p.  546.  n.  10.  » 

46.  Pbyteuma  Micbelii  ?  P.    Willd. 
Sulla  Vallazza. 


182  Antonh  Bertolonii 

»  Non  ho  avuta  dal  Contarini  questa  specie ,  ma  liteii- 
»  go,  che  sia    dessa ,  perche  non   solo  e  comune  nel 
X  vicino   Tirolo ,  ma    in    tutti  i  monti ,   e  colline  del- 
»  r  Italia.   » 
M.  Phyteuma  ovatum  P. 
Snl  Morsopian ,  e  snlla  Vallazza. 
»  Phyteuma  orbicularis  L.  Bert.  Fl.  Ital.  1.  p.  535.  n.  5.)) 

48.  Pinus  Larix  P.  Lamb. 
Ne'  boschi  presso  Aune. 

»   Pinus  Larix  L.   Bert.   Fl.  Ital.    10.  p.   268.   n.    11.   » 

49.  Poa  rubra?  P. 
Ne'  prati  d'  Aune. 

»  Non  ho  avuto  dal  Contarini  questa  pianta,  e    non  so 
»  che  sia.   » 

50.  Poa  variegata?  P.  Lam. 
Sulla  Vallazza. 

»  Poa  alpina  L.  Bert.   Fl.  Ital.    1.  p.   527.   n.   8.   » 

51.  Phleum  alpinum  P.  L. 
Sulla  Vallazza,   e  Morsopian. 

»  Phleum  alpinum  L.  Bert.   Fl.  Ital.    1.  p.   350.   n.   2.  » 

52.  Papaver  alpinum  P.  L. 

Argemone  alpina  coriandri  folio    C.   B.   P.  Argemone   lu- 
tea  Ponae  Ital.,  qui  in  Baldo  collectam  transmisit  Tit.  It. 
Nella  Val  del  ciel,  e  in  Morsopian. 
»  Papaver    pyrenaicum    De    Cand.,  Bert.  Fl.  Ital.   5.  p. 
»  319.  n.   4.  » 

53.  Pedicularis  verticillata   Willd.   P. 
In  Morsopian. 

»  Pedicularis  verticillata    L.    Bert.  Fl.    Ital.    6.  p.   320. 
»  n.   6.  » 

54.  Primula  longiflora?  P.  Jacq. ,  an  farinosa  P.? 
Sul  Morsopian. 

»  Primula  longiflora   W.  Bert.  FL  Ital.  %.  p.  378.  n.  6.  » 

55.  Primula  marginata  P.   Curt. 
Nella  Valle  del  ciel. 

»  Primula  Auricula  ^  Bert.  Fl.  Ital.  2.  p.  389.  » 

56.  Pimpinella  dissecta  P. 
Sulla  Vallazza. 


Miscellanea  Botanica  xix.  183 

»  Pimpliiella    alpina    Host.,    Bert.    Fl.    Ital.    3./?.    2G6. 
))  n.   \.  » 

57.  Ranunculus  glacialis?  P.    Willd.  an   lanuginosus? 
Sulla  Vallazza,  e  Valle  del   ciel. 

»  Ranunculus  lanuginosus  L.    Bert.    FL   Ital.  5.  p.  5i4. 
»  n.  30.  » 

58.  Ranunculus  rutaefolius  P.    Willd. 

R.   praecox  I.  rutae   folio  Clus.  Ranunculus  rutaceo  fol. 
suaverubente  flore  C.  B.  P.   Tit.  It. 
Sulla  Vallazza,   <;  Valle  del  ciel. 
»  Ranunculus    Scguierii    W.    Bert.  FL    Ital.    5.  p.  522. 
»  n.   19.  » 

59.  Ranunculus  luontanus  P.    Willd.  flore  albo. 

R.   montanus?  P.   an   nivalis?  P.   flore  albo   Cont. 
Nel  Moisopian ,  e  Vallazza. 
»  Ranunculus    alpestris    L.    Bert.    Fl.    Ital.    5.   p.    515. 
»  n.   15.  » 

60.  Rumex  palustris  ?  (  aureus  ?  )  Pers. 
Ad  Aune  ne'  prati  grassi. 

»  Rumex  obtusifolius  L.  Bert.  Fl.  Ital.  4.  p.  238.  n.  4.  » 

61.  Rumex  alpinus?  P. 

Lapatlium  alpinum  rotundifol.  C.  B.  P.   Tit.  It. 
Sul  Morsopian  all'  intorno  delle  Vaccarie. 
»  Rumex  alpinus  L.  Bert.  Fl.  Ital.   h^.  p.   248.   n.    12.  » 

62.  Silene  rupestris  P. 
Sulle  Vette  di  Feltre. 

))  Silene  qnadriflda  L.  Bert.   Fl.   Ital.   i.  p.  621.  /?.  43.  » 

63.  Silene  acaulis  P.  L. 

Lychnis  alpina  pumila  folio  gramineo,  sive  Muscus  alpi- 
nus Lycbnidis  flore  C.  B.   P.   Ocymoides  muscosus  Po- 
nae  Tit.  It. 
Sul   Morsopian,  e  Vallazza. 

»  Silene  acaulis  L.  Bert.  Fl.  Ital.   4.  p.   640.   n.  56.   w 

64.  Satvrium  nigrum  P.  L. 
Sul  jNIorsopian,   e  Vallazza. 

»  Nigritella  angustifolia  Rich-,  Bert.   Fl.  Ital.   9.  p.  573. 
»  ?i.    1 .  » 

65.  Satyrium  viride?  P. 


18  i  Antonii   Bertolonii 

Ad  Aune  ne'  prati. 
»  Peristylus  viridis  Lindl.,  Bert.  Fl.  Ital.  9.  p.  570.  n.  1. » 
()G.   Siixifiaga  longifolia  P.  La  Peyr. 
Sulla  Vallazza  ne'  scogli   peiicolosi. 
»  Saxifraga  Aizoon  Murr.,  Bert.  Fl.  Ital.  k. p.  452.  n.  2.-» 
67.   Saxifraga  aizoon  P.  La  Peyr. 
Sulla  Vallazza. 
»  E  di  luiovo  la    Saxifraga    Aizoon  Murr.    in  uno  stato 
»  pill  magro.   » 
08.   Saxifraga   caerulea  P.  La  Peir. 
Nella  Valle  del  ciel. 
»  Saxifraga    oppositifolia    L.    Bert.  Fl.    Ital.    4-.  p.    510. 
»  n.  39.  » 

69.  Saxifraga  ^  integrifolia ?  P.  v.*  S.   muscoides  P. 
Nella  Valle  del  ciel  sugli  scogli,   e  nelle  lore  fessure. 

»  Saxifraga    squarrosa    Sieb. ,  Bert.    Fl.    Ital.   h.  p.   46  i. 
»  n.    10.   » 

70.  Saxifraga  burseriana  P. 

Nella  Val  del  ciel  sopra  i  sassi ,  e  nelle  loro  fessure. 
»  Saxifraga  Burseriana  L.  Bert.  Fl.  Ital.  K.  p.  468.  n.  13. 
»  II  Contarini  nella  sclieda ,  che  accompagna  1'  esem- 
»  plare ,  prima  la  not6  col  noma  di  Saxifraga  retusa , 
»  die  poi  depenno ,  e  vi  sostitui  quello  di  Saxifraga 
»  burseriana  P.  » 

71.  Saxifraga  retusa?  P.  La  Peyr. 
Valle  del  ciel. 

»  E  la  stessa  della  precedente.  » 

72.  Salix  reticulata  P.    Willd. 

8.  alpina  latifolia  canescens  ?  Tit.  It. 
Sul  Morsopian. 
»  Salix  reticulata  L.  Bert.  Fl.  Ital.    10.  p.  319.  n.  12.  » 

73.  Salix  retusa  P.    Willd. 

S.  pumila  brevis,  angustoque  folio  incano?G.  B.  P.  Tit.  It. 
S.  pumila  alpestris  repens  Pyracanthae  folio  lucido  ?  Tit. 
It. 
Sul  Morsopian  presso  il  Passetto,  che  fece  sudar   freddo 
il  Tita. 
B  Salix  retusa  L.  Bert.  Fl.  Ital.   10.  p.   316.    n.    10.  » 


Miscellanea  Botanica    xix.  185 

lA.  Seduin  atratum  P.  J  acq. 
Sulla  Vallazza. 
»  Sediim  atratum  L.   Bert.  Fl.  Ital.   K.  p.   713.  n.  23.  » 

75.  Scirpus  capillaceus?  P.  Mich. 
Sulla  Vallazza. 

»  II  Gontarini  non  me  lo  ha  mandate,  e  non  so  che  sia.  » 

76.  Senecio  dentatus  ?  P.    Willd. 
Sulla  Vallazza. 

»  II  Gontarini  non  me  lo  ha  mandato,  e  non  so  che  sia.  » 

77.  Senecio  abrotanifolius?  P.  an  artemisiaefolius  ?  P. 
Chrysanthemum  alpinum  abrotani  folio  multifido  C.  B.  P. 

Tit.  It. 
Vallazza  sul  principio,  Valle  del  Morsopian. 
»  Senecio  abrotanifolius  L.  Bert.  Fl.  Ital.  9.  p.  227.  n.  12.)) 

78.  Serratula  ^  pumila  Pers.   v.^  tinctoria. 
Sulle  Vette,  e  in  Morsopian. 

))  Non  r  ho  avuta.  Penso,  che  sia  uno  scherzo  della 
))  Serratula  tinctoria  L.  pianta  comune  nei  monti  del- 
»  I'  Italia.  )) 

79.  Thlapsi  perfoliatum  ?  L.  Pers. 
Sulla  Vallazza. 

»  Thlapsi  montanum  /?  Bert.  Fl.  Ital.   6.  p.  539.  » 

80.  Thlapsi  peregrinum?  Pers.  an  perfoliatum? 
Sulla  Vallazza. 

))  E  lo  stesso  del  precedente.  )) 

81.  Trifolium  filiforme  ?  Pers. 
Sulle  Pezze,  e  Vallazza. 

»  Non  r  ho  avuto,  e  non  so  che  sia.  » 

82.  Teucrium  Nissolianum  ?  P.  an  Botrys  ?  P. 
Sulla  Vallazza. 

))  Teucrium  Botrys  L.  Bert.  Fl.  Ital.   6.  p.    17.   n.  2.  )) 

83.  Thalictrum  alpinum?  P.    Willd. 
In  Morsopian  nella  valle. 

))  Thalictrum  aquilegifolium  L.  Bert.  Fl.  Ital.  4-.  p.  489. 
»  n.  8.  )) 

84.  Turritis  patula?  Pers. 
Sul  Morsopian. 

))  Arabis  alpina  L.  Bert.   R.  Ital.   7.  p.   119.   n.   2.  » 
T.   IX.  24 


186  Antonii    Bkrtolonii 

85.  Valeriana  celtica?  P.  Jacq.  an  saxatilis. 
Nardus  celtica  florc  alho  Diosc.  C.  B.   P.   Tit.  It. 

Sulla  Vallazza. 
»  Valeriana  saxatilis  L.  fil.  Bert.  Fl.  Ital.  \.p.  180.  «.  15.  )j 

86.  Valeriana  niontana?  P.  Jacq. 
Sul  Morsopian,  e  Vallazza. 

»  Valeriana  niontana  L.  Bert.  Fl.  Ital.  \.  p.  173.  n.  10.  » 

87.  Veronica  saxatilis?  P.    Willd. 

V.  alpina  frutescens  C.  B.   P.  Veronica  alpina  serpillitb- 
lia  Ponae   Tit.   It. 
Sul  Morsopian. 
»  Veronica  saxatilis  Linn,  fil.,  Bert.  Fl.    Ital.   1.  p.   HO. 
»   n.    1.   » 

88.  Veronica  alpina  ?  P.  tenella  P.    Vahl. 
Sulla  Vallazza. 

»  Veronica  fruticulosa  L.  Bert.  Fl.  Ital.  1.  p.  85.  n.   18.  » 

89.  Vicia  onobrycliioides  P. 
Aune    ne'  prati ,  e  nelle  Pezze. 

»  Vicia  Cracca  L.  Bert.  Fl.  Ital.   7.  ;;.    18.3.  n.   7.   » 


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SOI'ltA 

ESTESO  DALLA  PELVl  AI  PIEDI 

CON  APPARENTE  COMPLICAZIONE 

DI  E\m\  0  SVENTRAMEIVTO 

DEL  PROF.  CAV.  LIIGI  CALORI 

(Leila  nella  Scssionc  del  21  Cc-nnaio  1858.) 


Vi 


i  lianno  certi  tumori  delle  diverse  regioni  dell'  am- 
bito  addoininale,  talora  sporgenti  ed  eziandio  penetrant! 
in  caviti,  i  quali  possono  riuscire  di  diagnosi  soprarnmodo 
difficile,  e  direi  quasi  inipossibile  a  Chirurghi  coniecche 
espertissimi ,  ed  esser  quindi  causa  di  lunghe  indecisioni , 
e  tuttavia  d'  inganni.  In  conferma  di  che  molti  fatti  mi 
si  presenterebbero  a  riferire,  ma  bastino  questi  due  porti 
da  uno  Scarpa  e  da  un  Lisfranc.  II  primo ,  com'  egli  stes- 
so  confessa  con  quella  ingenuita  tutta  propria  a  grandi 
uomini,  prese  per  un'  ernia  ventrale  dell'  omento  un  tu- 
moretto  lipomatoso  non  piu  grosso  di  una  grossa  noce,  il 
quale  si  aizava  poco  sotto  1'  ombellico  verso  il  lato  sini- 
stro  della  linea  alba  in  una  donna  che  mostrava  tutti  i 
sintomi  di  un  ernioso  incarceramento ,  e  come  ernia  si 
fece  ad  operare  quel  tumoretto,  e  sol  dopo  tagliati  i  te- 
gunienti,  non  avendo  incontrata  ombra  di  sacco  erniario, 
ma  una  dura  pinguedine    peduncolata   die  manifestamente 


188  LuiGi  Calohi 

attraversava  la  linea  bianca,  conobbe  la  vera  essenza  del- 
la  malattia  (1).  II  secondo,  ciofe  il  Lisfranc,  rimase  lunga- 
mente  perplesso  intorno  ad  nn  tumore  periforme  siinilmen- 
te  lipomatoso  apparso  all'  apeitura  sottopubica  in  una  don- 
na sotto  gli  sfoizi  del  partorire,  e  cresciuto  poscia  e  pro- 
lungatosi  tra  gli  adduttori  del  femore  ed  alia  tul)erosita 
ischiatica.  Quantunque  non  vi  fosseio  mai  stati  sintomi  di 
ernia  incarcerata ,  ed  il  tumore  moUe  in  certi  punti ,  du- 
ro  in  altri  fosse  afFatto  irreducibile ,  ne  offerisse  alcuno 
degli  altri  segni  proprii  alle  ernie  o  del  forame  ovale  o 
del  perineo,  ma  solo  nel  palparlo  facesse  sentire  alcnni 
prolungamenti  profondi  ed  oscuri  verso  la  cavita  della  pic- 
cola  pelvi ,  i  quali  pero  mediante  1'  esplorazione  per  il 
retto  e  per  la  vagina  non  si  riscontravano  per  entro  la 
detta  cavita;  quantunque  vi  fossero  tutti  questi  sintomi 
negativi ,  e  si  potesse  per  avventura  escludere  il  sospetto 
di  ernia,  nulladimeno  determinatosi  alia  perfine  il  Lisfranc 
alia  operazione,  vi  si  pose  con  tutto  quelle  diligenze  e 
cautele  come  se  avesse  avuto  a  fare  con  un'  ernia  sulla 
quale  non  fosse  stato  il  menomo  dubbio,  certamente  per 
il  sito  del  tumore  e  per  le  circostanze  nelle  quali  erasi 
manifestato,  o  per  tema  anco  di  una  coniplicazione  (2).  Per 
le  quali  cose  e  piu  che  mai  comprovato  essere  difficilissi- 
mo  ,  anzi  toccar  talvolta  dell'  impossibile  diagnosticare  fida- 
tamente  in  certi  casi ,  e  quanto  percio  siane  necessario  lo 
studio ,  siccome  quello  che  ne  illumina  sugli  altri  che  ci 
si  potessero  parare  dinanzi ,  e  ne  apprende  dagli  errori 
regole  per  non  errare ;  ond'  e  doveroso  a  chiunque  in  es- 
si  si  avvenga  ,  accuratamente  investigarli  in  qualunque 
possibile  maniera  e  descriverli.  II  perche  essendomi  io  im- 
battuto  in  uno  non  so  se  piu  mi  dica  nuovo  o  difficile  a 
diagnosticarsi ,  e  che  in  diversi  pareri  aveva  tratti  que'  stu- 
diosi  delle    discipline    anatomico-patologiche  e  chirurgiche 


(1)  Siille  ernie    Meraorie    anatomico-chimrgiclie    di    A.  Scarpa  Edizione  se- 
conda.   Pavia   1819  pag.   145-46. 

(2)  Gazelle  medic,  de  Paris  Tom.  qualr.    deuxieme  s^rie  ann6e  1836  pag. 
28.  5.°  Lipome  simulant  une  hernie. 


SOPRA    UN    VOLUMINOSO    TUMORE     EC.  189 

clie  il  videro,  non  ho  voluto  lasciare  di  farvi  sopra  le  piii 
scriipolose  indagini  e  di  farlo  conoscere,  acciocche  coloro 
che  si  incontiassero  in  altro  corisimile,  potessero  da  quel- 
le avere  e  lume  e  scorta  ne'  loro  giudizi ,  e  nel  determi- 
narsi ,  o  no  ad  agire. 

Forse  alcuno  alio  annunzio  di  un  voluininoso  tumore 
congenito  esteso  dalla  pelvi  ai  piedi  in  un  feto  che  tutte 
avea  le  sembianze  di  quadrimestre ,  dira  che  ho  fin  qui 
divagate  fuori  di  argoniento,  e  che  cercando  di  ornare  di 
veste  non  propria  la  cosa  tento  di  farla  apparer  nuova  o 
peregrina ,  mentre  ne  peregrina  ne  nuova  ella  e ;  concios- 
siache  ne'  lihri  di  Tocologia  si  fa  menzione  di  vasti  tuino- 
ri  deir  apice  o  di  altre  parti  del  sacro,  del  pube,  delle 
natiche ,  i  quali  tumori  a  se  non  attrassero  1'  attenzione 
degli  ostetrici  se  non  in  risguardo  agli  ostacoli  frapposti 
al  paito,  onde  in  relazione  di  questo  avrei  dovuto  pream- 
bolare  sul  caso  occorsomi.  Ma  con  buona  venia  dello  am- 
monitore  rispondero  che  1'  ainmonimento  non  ha  colto  nel 
segno;  perocche  o  fosse  la  piccolezza  del  feto,  o  la  po- 
sizione  che  erane  naturale,  o  in  un  medesimo  queste  due 
condizioni ,  niente  di  piii  facile  vi  fu  dello  sgravio  del 
feto  stesso ;  onde  fiior  di  proposito  avrei  tenuto  proposito 
delle  difficolta  che  si  fatti  tumori  oppongono  al  parto.  Ma 
se  veniva  meno  questa  importanza  tocologica ,  altra  ne  sub- 
entrava  tutta  di  Patologia  chirurgica,  tutta  di  diagnosi, 
come  francesamente  dicono,  diff'erenziale  delle  ernie  del 
visceri  addominali  e  di  altri  tumori  delle  parti  inferior! 
dello  addome,e  specialmente  di  quelli  che  muovono  dal- 
le  pareti  della  pelvi,  o  dalle  regioni  finitime. 

Volgeva  il  Luglio  del  1847,  quando  1' egregio  Sig.  Dott. 
Enrico  Venturini  allora  assistente  alio  Spedale  della  Vita 
recavasi  a  niia  casa  con  il  feto  suddetto ,  ch'  egli  da  ([ual- 
che  giorno  ottimamente  conservava  nello  spirito  di  vino. 
Mel  poneva  davanti,  e  venivami  narrando  le  contese  in- 
sorte  intorno  la  diagnosi  del  tumore ,  e  pregavami  che  io 
volessi  attentamente  esaminarlo,  e  fossero  decise  le  que- 
stioni  per  1'  anatomia.  Significavami  poscia,  che  certa  Giu- 
ditta  Amadesi    poUaiuoIa,  di    anni   26,  terzipara,  gracile , 


190  LuiGi  Caloki 

ma  sana  aveva  dato  in  luce  quel  feto;  che  soprappresa 
dalle  doglie  del  parto  credevasi  fermamente  di  otto  mesi, 
tanto  essendo  trascorso  di  tempo  dacche  nou  aveva  rive- 
duti  i  suoi  ripurghi  mensili ;  che  lo  sgravio ,  come  le  ai- 
tre  volte,  ne  era  stato  facile  e  pronto;  die  aveva  espulso 
questo  feto  abnorme  a  difFerenza  de'  due  bambini  che  tut- 
tavia  viveanle  vispi  e  robusti ;  che  ne'  primi  mesi  di  que- 
sta  ultima  gravidanza  erasi  oltre  il  dobito  aftaticata  nello 
esercizio  di  suo  mestiere;  che  aveva  passata  la  gravidanza 
pessimamente,  durante  la  quale  venutole  ogni  cibo  hi  fa- 
stidio,  ne  potendone  verun  pi'endere  che  ella  non  vomi- 
tasse,  e  datasele  per  soprappiii  una  febbretta  erratica  ri- 
belle  ad  ogni  virtu  di  medicina,  si  era  notabilmente  irn- 
magrita  e  fatta  cachetica,  ma  che  finito  il  puerperio  ave- 
va, come  seppi  appresso  ,  ricuperata  dopo  non  lungo  tem- 
po, e  dietro  1'  uso  di  proporzionati  rimedi  la  pristina  sa- 
nit£i ;  che  in  fine  non  aveva  mai  distintamente  percepiti 
i  moti  del  feto  si  che  ella  stessa  era  in  grave  timore  di 
darlo  vivo ,  o  se  vivo ,  non  capace  di  perdurare  in  vita. 

II  feto  parvemi  ben  tosto  della  molta  importanza  che 
le  contese  suaccennate  facevano  presiimere,  e  degno  quin- 
di  di  tutto  lo  studio ;  perche  mia  prima  cura  fu  ritrarlo 
di  naturale  grandezza  nelle  tre  vedute,  che  le  Figure  delle 
Tav.  11-12.  rappresentano.  Contemplandolo,  subito  si  av- 
visa,  che  la  donna  prendeva  forse  abbaglio,  quando  in 
sul  partorire  dicevasi  nell'  ottavo  mese ,  chiai'o  essendo 
che  le  quallta,  la  forma  del  feto  non  sono  da  ottimestre, 
ma  da  qnadrimestre ,  o  poco  piu.  Ho  detto  forse ,  peroc- 
che  giudicare  de'  mesi  di  gravidanza  dalle  condizioni  del 
feto  se  generalmente  si  pu6  senza  fallo ,  pur  tuttavia  non 
si  put)  sempre  egualmente.  E  per  verita  ne'  parti  gemini 
si  vede  talvolta  un  feto  coll'  aspetto  di  novimestre,  men- 
tre  r  altro  si  offre  colle  serabianze  dicevoli  al  sesto,  o 
settimo  mese ,  e  talor  anche  a  meno ,  senza  neppur  possa 
esservi  il  menorao  sospetto  di  superfetazione ;  e  nelle  gra- 
vidanze  monofetali  se  il  feto  pati  malattia,  od  e  mostruo- 
so ,  o  inanc6  del  sufficiente  nudrimento,  pud  parere  di 
assai  piccola  eti,  mentre  avrebbe  dovuto  raostrarsi  di  molto 


SOPIIA    UN     VOLUMINOSO    TUMORE    EC.  191 

maggiore  a  rispetto  del  tempo  che  ben  comprovata  corse 
la  gravidanza.  E  se  lice  argomentaie  dagli  animali ,  che 
vivono  una  vita  fetale  tiitta  esteriore,  all'  uonio,  noi  veg- 
giaino  i  feti  di  essi  tolti  dalle  condizioni  favorevoli  al  loro 
crescimento  ed  al  compimento  delle  loro  metamorfosi ,  e 
posti  in  contrarie,  linianere  stazionarii,  quantunque  pro- 
seguano  a  vivere  anche  lungamente;  e  fra  i  varii  esempi 
che  me  ne  occorsero ,  tenendo  dietro  alio  sviluppo  delle 
ova  e  de'  feti  del  Ciprinus  auratus  e  de'  Batrachi  ,  ram- 
mentero  due  girini  della  Rana  esculenta  nou  piu  lunghi 
di  un  pollice,  pescati  in  un  maceiatoio  suburbano  in  sul 
finire  del  Luglio  1840,  e  per  piu  di  due  mesi  tenuti  in 
una  vaschetta  piena  di  acqua  potabile  frequentemente  rin- 
novata ,  i  quali  girini  non  piii  crebbero ,  ne  compierono 
veruna  delle  metamorfosi  ad  essi  proprie,  ma  ritennero  le 
forme  che  vestivano,  quando  furono  presi,  salvo  che  a 
poco  a  poco  in  lor  si  spense  la  nutrizione ,  ed  ai  primi 
di  Ottobre  anche  la  vita.  Dietro  le  quali  considerazioni 
puo  ben  essere  stato ,  che  F  Amadesi  fosse  realmente , 
com'  ella  asseverava,  nell'  ottavo  mese  di  gravidanza,  e 
che  il  foto  per  inopia  di  alimento ,  o  per  1'  enorme  tu- 
more  in  lui  formatosi ,  che  il  nudrimento  dal  suo  corpo 
divertisse,  fosse  rimasto  coUe  forme  e  nelle  condizioni  che 
a  foto  quadrimestre  si  addicono. 

II  quale  foto  era  gracile  anzi  che  no ,  e  di  cotali  forme 
picciolette  quali  al  sesso  femmineo  cui  apparteneva,  aver 
si  convengono.  Tranne  1'  addome  e  la  pelvi  donde  pende- 
va  il  voluminoso  tumore,  era  nelle  altre  parti  ben  con- 
fonnato.  Nello  addome  vedevasi  subito  1'  enorme  tumidez- 
za ,  o  corpo  tondeggiante  e  fig.  1 .  Tav.  1 1 .  che  dalla  base 
del  petto  cadeva  sull'  ipogastro  fino  al  pube,  e  sul  quale 
il  foto  tenea  naturalmente  gli  avanbracci  piegati  e  so- 
prapposti  quasi  volesse  abbracciarlo.  Questo  corpo  tondeg- 
giante e  sporgeva  anche  ai  lati  uscendo  per  cosi  dire  dai 
termini  della  cavita  che  lo  conteneva ;  ond'  esso  altresi 
appariva  nella  veduta  posteriore  in  b  fig.  2.  Tav.  12.,  e  ci6 
dipendeva,  com'  e  chiaro,  dall'  angustia  di  detta  cavit^, 
e    dair  adattarsene    le   pareti  quasi  tutto  intorno  al  corpo 


192  LuiGi  Caloui 

niedesinio,  come  se  il  coinprendesseio  in  uii  sacco  distiii- 
to.  II  quale  corpo  era  evidentemente  il  fegato  assai  graii- 
de  e  raggiiaidevole  coine  ne'  feti  soprattutto  giovauissimi. 
Anteriormente  ed  inferiorniente  era  separato  dalle  regioni 
clie  ricopi'iva,  mediante  il  solco  trasversale  molto  profon- 
do  d  fig.  1.  Tav.  11.  situato  subito  sopra  il  pube ,  per  il 
quale  solco  s'  intrometteva  la  parete  addominale  per  ve- 
stirlo  dalla  parte  inferiore,  ed  insinuavasi  il  funicolo  om- 
bellicale  f,  clie  nulla  offriva  di  notabile.  Questo  solco 
parea  dividesse  col  la  sua  profondita  il  corpo  del  feto  in 
due  parti,  una  superiore  e  1'  altra  inferiore.  La  prima  su- 
pina  sur  un  piano  orizzontale,  e  penzolon  la  seconda  dal 
margine  del  piano  medesimo,  come  nella  fig.  3.  Tav.  12., 
n'  era  dato  vedcre  1'  inferior  faccia  f  del  corpo  e ,  trasver- 
salmente  cava ,  e  ricevente  a  destra  ed  anteriormente  il 
funicolo  ombellicale  g  inseritovi ,  dietro  la  quale  concavi- 
ta  terminava  il  solco  suddetto.  Sotto  questo  apparivano 
le  regioni  addominali  che  rimanevano  ascose  dietro  il  cor- 
po e  ,  ed  erano  oltremodo  strette ,  ed  esse  altresi  conca- 
ve, cui  esplorando  non  venivasi  a  contezza  che  racchiu- 
dessero  visceri ,  e  soltanto  sentivasi  la  parete  posteriore 
dello  addome,  e  si  distinta  la  colonna  vertebrale ,  che 
r  anteriore  addominal  parete  sembrava  informarsi  da  essa. 
Similmente  depressa  era  la  sottoposta  regione  del  pube , 
la  quale  esplorata  dava  ezlandio  a  conoscere  una  diastasi 
assai  grande  de'  corpi  pubici  per  essere  questi  affatto  car- 
tilaginei ,  e  la  cartilagine  ad  essi  intermedia  molto  estesa. 
Le  parti  genitali  esterne  si  erano  allungate  e  divenute 
tutte  anteriori. 

II  voluminoso  tuniore  a.  Figure  citate,  pendente  dallo 
stretto  inferiore  della  cavita  della  piccola  pelvi  somigliava 
una  fiaschetta  a  coUo  troncato,  e  infra  gli  arti  inferiori 
scendendo  cadeva  con  il  fondo  fino  a  piedi  del  feto.  Era 
lungo  quasi  sei  centimetri,  ed  altrettanto  largo  nella  mag- 
giore  larghezza  del  suo  ventre,  e  dove  avea  il  piu  grosso, 
misuiava  la  profondita  d'  intorno  a  venticinque  millimetri. 
Aveva  il  color  della  pelle  con  una  qualche  diramazione 
di  vene  cutanee,  e  presentava  leggieri   bozze.  Sulla    linea 


Soi'UA     UN     VOLUMINOSO    TUMORE    EC.  193 

media  della  sua  faccia  anteriore  vedevasi  in  alto  la  parte  po- 
steriore,qui  anteriore  ed  inferiore,  della  vulvae  fig.  l.Tav.  11. 
Jig.  3.  Tav.  12.,  e  pin  sotto  1' altra  fessura  b  pur  longitu- 
dinale,  clie  era  1'  ano,  distaiite  da  quella  un  ceutiinetro:  si 
erasi  alluugata  e  fatta  tutta  anteriore  d'  inferiore  che  avreb- 
1)0   dovuto  essere   naturalincnte ,   la  regione  del   perineo. 

Non  giovandosi  di  altro  senso  che  quello  della  vista , 
gli  attacchi  del  tumore  apparivano  alio  stretto  inferiore 
della  caviti  della  piccola  pelvi,  alia  regione  superiore  del- 
la faccia  interna  della  coscie ,  alle  regioni  glutee ,  che 
esso  tumore  ahbracciavano  Fig.  cit.  Tav.  11-12.  Ma  il  tat- 
to  pur  concorrendo  sentivasi  quello  stretto  sciolto  da  con- 
nessioui  col  tumore,  e  similmente  il  sacro  ed  il  coccige ; 
il  perche  dir  non  potevasi  tumore  di  queste  ossa  siccome 
molti  di  quelli  che  gli  Autori  indicarono  o  descrissero. 
Spingendo  poi  il  tumore  verso  la  cavita  pelvica,  mostrava 
di  alquanto  rientrare ,  onde  nasceva  agevohnente  il  sospet- 
to ,  cli'  esso  avesse  radici  piii  profonde  e  recondite  sia  in 
detta  cavita ,  o  piii  in  alto  nell'  addome.  Finalmente  pal- 
pando,  ed  alquanto  comprimendo  il  tumore,  si  aveva  sot- 
to  le  dita  un  mollame  uniforme,  che  acconsentiva  ed  al- 
cuna  cosa  avvallava,  ma  non  tardava  a  ritornare  nel  pri- 
stino  stato,  o  cio  che  vale  un  medesimo  dire,  era  ad  un 
tempo  e  soffice  ed  elastico. 

Considerando  tutte  le  notate  particolarita  dello  addome 
del  feto  e  del  tumore  risvegliavasi  subito  1'  idea  di  un'  er- 
nia  o  sventramento  fattosi  per  1'  apertura  inferiore  della 
piccola  pelvi  tra  1'  intestino  retto  ed  il  sacro  in  grazia 
del  non  essersi  formate  piu  presto  che  rotte  posteriormen- 
te  le  parti  moUi  otturanti  quell'  apertura ,  e  che  vieppiu 
adimandosi  i  visceri  usciti  di  sede  avessero  con  se  trasci- 
nato  in  basso  il  retto ,  e  insiem  con  questo  eziandio  spo- 
stato  ed  allungato  il  perineo  e  le  pudenda  cosi  come  ve- 
demmo.  In  appoggio  del  quale  concetto  ne  giovava  ram- 
mentare  per  certa  rassomiglianza  che  fingevasi  col  caso 
presente,  quello  a  tutti  notissimo  registrato  dall' Haller  (1) 

(1)  Dispiit.  Chirurg.  Select.  Tom.  III.  pag.  216. 

T.    IX.  25 


194  LuiGi  Calori 

di  un'  ernia  dorsale  o  ischiatica  soprainmodo  volumiiiosa 
che  cadeva  fino  alia  sura ,  ne  altre  difFerenze  avvisavansi 
fia  i  due  casi ,  se  non  die  nell'  Halleriano  1'  ano,  il  pe- 
rineo  ec.  non  erano  traslocati,  e  1'  apeitura  eriiiaria  era 
soltanto  a  destra,  inentre  nel  nostro  quest'  apertura  esten- 
devasi  egualmeute  in  aniho  i  lati,  e  quelle  parti  erano 
tratte  fuori  di  sede.  Ma  la  gran  mole  del  tuniore  supera- 
va  di  molto  quella  dei  visceri  che  avrehbero  per  avven- 
tura  potuto  entro  capirvi ;  senza  che  il  fegato  era  gia  nel- 
la  cavita  dello  addome :  il  perche  oltre  lo  sventramento 
dovea  esservi  qualche  cosa  di  piu.  L'  uniforme  moUaine 
poi  che  il  tumore  dava  alia  mano  esploratrice,  avvalorava 
questo  sospetto ,  e  in  un  medesinio  infirmava  assai  1'  idea 
di  ernia  o  di  sventramento,  a  conforto  di  cui  non  rima- 
neva  altro  che  il  potere  far  alqnanto  rientrare  la  parte 
superiore  del  tumore;  prova,  a  vero  dire,  assai  debole ,  e 
che  sarebbe  riuscita  insufficiente  anclie  quando  il  tumore  , 
posto  che  il  feto  fosse  stato  vivo ,  avesse  pe'  vagiti  di  lui 
concepito  un  urto;  perocche  come  ognun  sa,  certi  tumo- 
ri  apparsi  a  naturali  spiragli ,  o  ad  altre  parti  dello  addo- 
me hanno  potuto  essere  in  parte  o  in  tutto  ridotti ,  o 
sminuire,  e  sparir  anco  nella  giacitura  orizzontale  e  con- 
cepire  quell'  urto ,  e  trasmetterlo  alia  mano  dello  esplora- 
tore,  e  tuttavia  non  erano  ernie.  Si  aggiunga,  che  il  tu- 
more insinuandosi  nella  cavita  della  piccola  pelvi  poteva 
opporre  un  obice  ai  visceri ,  ed  impedirgliene  1'  uscita.  Ad 
ultimo  introdotta  una  sottile  siringa  di  gomma  elastica  nel 
retto ,  e  spintala  dolcemente  saliva ,  e  conducevasi  con 
esso  entro  il  cavo  addominale  facendo  in  tutto  il  tragitto 
di  lei  sentire  al  di  dietro  di  se  il  tumore.  Simihnente, 
fatta  la  medesima  esplorazione  per  la  vagina.  Laonde  la 
congettura  di  ernia  o  sventramento  si  atteneva  ad  assai 
debole  filo ,  anzi  in  suo  favore  non  aveva  veramente  niun 
saldo  fondarnento. 

Ma  se  svaniva  cotale  congettura,  perche  non  sentivansi 
i  visceri  nelle  regioni  inferiori  dell'  addome  ?  Dove  si  era- 
no  essi  traslocati?  Qual'  era  la  natura  del  tumore?  Facile 
non  meno  che  naturale  era  pensare,  che  gli  intestini  che 


SOPRA     UN    VOLUMINOSO    TUMORE     EC.  195 

dovevano  paiticolarmente  occiipare  quelle  regioni  ,  si  fos- 
sero  lecati  dietio  il  fegato ,  e  passati  fors'  anche  insiem 
con  altre  parti  nella  cavita  toracica,  e  quindi  vi  fosse 
uii'  oiiiia  diaframmatica,  la  quale  per6  non  poteva  essere 
coinprovata,  iie  veramentc  snieiitita  se  non  so  per  1'  ana- 
tomia.  Rispetto  la  natura  del  tumore,  occorrevano  poi  i 
pill  svariati  pensieri.  S'  iinmaginava  quando  un  lipoma  li- 
bero  o  cistico,  quando  un  tumore  se  non  sanguigno  ,  ana- 
logo  ai  sanguigni,  quando  un  tumore  fibroso  o  fibro-pla- 
stico.  Non  mancava  chi  lo  sospettasse  un  tumore  idrora- 
cbidico,  dipcndente  da  spina  bifida  sacro-cocigea ,  quan- 
tunque  ne  uel  sacro  ne  nel  coccige  si  potesse  sentire 
alcun  vestigio  di  congenita  scissione,  e  queste  due  ossa  si 
offVissero  normali,  e  fossero  come  estranee  al  tumore.  Ve- 
niva  pure  in  campo  la  lontanissima  idea  die  vi  potesse 
essere  incluso  un  altro  feto.  Le  quali  tutte  congetture  e 
in  un  le  ragioni  surriferite  pr6  e  contro  1'  esistenza  di 
ernia  o  sventramento,  non  crediate,  o  Signori,  che  io  me 
le  abbia  lavorate  da  me  medesimo ,  ina  erano  quelle  ve- 
ramente  che  1' ispezione  del  fatto,  e  le  Figure  delleTav.  cit. 
suggerivano.  E  per  verita  alcuni  de'  piii  celebri  chirurghi , 
de'  quali  si  onora  la  Penisola ,  e  de'  nomi  dei  quali  rni 
reputo  a  gran  ventura  poter  fregiare  questa  mia  povera 
diceria,  un  Rizzoli ,  un  Fabbri,  un  F«.anzi  al  vedere  il  tu- 
more o  le  figure  die  lo  rappresentano,  me  le  proffersero 
similissime.  Troppo  lungo  e  noioso  sarei ,  se  or  volessi 
produrre  gli  argomenti  favorevoli  o  contrarii  alle  divisate 
congetture.  Diio  nondimeno  che  alcune  di  esse  erano  af- 
fatto  inainiiiissibili  come  le  due  prime,  e  quella  di  tumo- 
re idrorachidico  per  ragioni  che  facilmente  desumonsi  da 
quanto  ho  detto  intorno  le  qualita  esterne  del  tumore, 
e  le  condizioni  del  feto ,  e  che  le  altre  non  avevano  ve- 
runa  prova  certa  e  secura ;  prova  che  la  sola  dissezio- 
ne  poteva  fornire,  onde  non  frapposi  dimora  a  metterla 
ad  atto. 

Introdotto  un  sottile  specillo  a  punta  ottusa  nell'  inte- 
stino  retto  e  spintolo  in  alto  ed  a  sinistra,  incominciai  a 
tagliare  da  questo  lato  longitudinalmente  la  pelle  accanto 


196  LuiGl     GaLORI 

di  detto  intestino ,  e  dippoi  proliingai  inferlonnente  il  ta- 
glio  nella  niedesima  direzione.  La  pelle  era  sottile  ,  e  non 
ofFriva  sotto  di  se  il  menoino  vestigio  di  paniiicolo  adipo- 
se, e  cio  conveniva  con  lo  stato  di  gracilitu  e  scarsa  uu- 
trizioiie  del  feto.  Levata  la  pelle  con  precauzione  ed  al- 
cun  poco  approfondati  i  tagli  m'  incontrai  nelle  membra- 
ne b,  b,  c,  c,  d ,  <^  fig.  4.  Tav.  13.,  producimenti  d(dle 
fascie  superficiali  e  pelviche  ,  che  avvolgevano  generalnien- 
te  il  tumore;  ai  quali  involucri  si  aggiugiievano  nella  par- 
te superiore,  e  specialmente  posteriorc  anclie  i  musco- 
li  soprattutto  glutei  e.  Tagliate  pur  lougitudinalmente 
queste  fascie,  e  sviluppate  in  parte  d'  attorno  il  tumo- 
re, e  rovesciate  esternamente  da  ciascun  lato,  la  segna- 
ta  Z> ,  traeva  seco  a  destra  1'  intestino  retto  /,  ad  essa 
attaccato.  Al  di  dietro  del  retto  vedevasi  un  lobo  distin- 
to  ,  involto  in  una  tonaca  cellulosa  propria,  il  quale  sem- 
hrava  inferiormente  separato  da  un  prolungamento  della 
membrana  piii  interna  d ,  prolungamento  die  s'  internava 
nel  tumore.  Tra  la  parte  superiore  di  questo  lobo  ed  il 
retto  ci  era  una  fessura,  per  cui  penetrawisi  nella  pelvi , 
e  dietro  cui  insinuavasi  altresi  il  lobo  coll'  intestino  men- 
zionato  nella  pelvi  medesima.  Esplorato  diligentemente  il 
lobo  per  conoscere  se  contenesse  alcun  viscere ,  e  non 
sentito  che  un  indistinto  mollame  come  cameo,  diedemi 
ad  approfoudare  a  poco  a  poco  il  suddetto  taglio  longitu- 
dinale  si  nel  lobo  come  nel  restante  del  tumore,  finche 
li  ebbi  divisi  in  due  meti,  e  fatto  cosi  certo  die  il  tu- 
more nessun  viscere  capiva,  asportai  tosto  insicme  con  la 
meta  sinistra  del  medesimo  1'  osso  inuominato  corrispon- 
dente  e  la  corrispondente  meta  della  parete  addominale , 
come  appunto  si  avvisa  nella  fig.  5.  Tav.  13.  Allora  tutto 
messo  in  vista,  svaniva  bene  qualunque  congettura  non 
diro  di  ernia  o  sventramento  attraverso  lo  stretto  inferio- 
I'e  della  piccola  pelvi ,  congettura  dimostrata  gia  insussi- 
stente ,  ma  di  ernia  diaframmatica ;  die  tirato  alcun  poco 
anteriormente  il  fegato  apparivano  dietro  lui  raccolti  ed 
aggroppati  gli  intestini  insiem  con  lo  stomaco  e  la  mil- 
za  ec.    i    quali    intestini    erano    sottili    auziche  no,   e  con 


J 


SoPK\     UN     V0I.UMIN050    TUiMORE     EC.  197 

tale  disposizionc  di  giri  e  torciinenti ,  quale  sarebbe  coii- 
venuta  a  feto  di  ininore  eta,  e  trovavansi  in  oltre  gli  or- 
gani  geiiito-iirinarii  nonnahnente  costituiti  e  situati.  Ri- 
spetto  al  tumore  poi  vedevasi  per  uii  canto  1'  altezza  cui 
aggiugiieva,  e  chc  era  al  terzo  superiore  del  sacro ,  suUa 
cui  faccia  anteriore  poggiava  senza  aderire,  ed  il  suo  na- 
turale  svlluppo  o  scioltezza  d'  altorno  alle  parti  ond'  era 
circondato,  lasciando  da  parte  stare  il  retto,  die  trovam- 
mo  unito  ai  suoi  invogli ;  la  quale  scioltezza  rendeva  ra- 
gione,  perche  esso  spinto  in  alto,  alquanto  risalisse  cntro 
la  pelvi ;  e  per  1'  altro  canto  la  sua  struttura  era  bella- 
niente  dimostra.  II  lobo  situato  dietro  1'  intestino  retto, 
e  che  a  prima  giunta  ne  senibro,  come  dissi,  distinto , 
si  era  veramente,  e  di  altrettali  masse  j)iu  o  nieno  volu- 
minose  era  compbsto  il  restante  del  tumore;  masse  fra 
loro  separate ,  e  in  un  niedesimo  insiem  riunite  mediante 
una  cellulare  fmissima.  Queste  masse  erano  formate  di 
molti  grossi  strati  concentrici  quasi  a  somiglianza  di  una 
cipolla,  i  quali  constavano  di  una  sostanza  molle,  piutto- 
sto  omogenea,  qua  gialiastra,  hi  di  un  giallo  piu  carico, 
ed  altrove  tendente  all'ocraceo,  la  quale  pigiata  fra  le 
dita  subito  acconsentiva,  e  si  riduceva  a  meno  lasciando 
in  liberta  i  liquidi  ond'  era  conq)enetrata ,  e  poco  o  pun- 
to  aveva  di  nutuoso.  Qiiantunque  il  tumore  non  fosse  fre- 
sco ,  ma  fosse  rimasto  per  alcun  tempo  immerso  nello 
spirito  di  vino,  voUi  nondimeno  tentame  1'  esame  micro- 
scopico.  Esplorata  la  descritta  sostanza  prima  ad  un  in- 
grandimento  di  280  diametri,  poi  di  500,  mi  fu  dato  di 
scorgere  in  una  maniera  non  equivoca :  1.°  un  certo  nu- 
mero  di  globuli  rossi  del  sangue,  coniecche  fossero  in 
gran  parte  sguisati ,  1'  alterata  forma  de'  quali  piacquemi 
per  maggiore  certezza  riprodurre  col  sangue  preso  da  una 
placenta  fresca  tenuto  per  alquanti  giorni  immerso  nel- 
r  alcool :  2."  gli  elcmenti  delia  fibrina  coagulata,  i  quali 
erano  in  niolto  maggior  copia  di  que'  globuli ,  e  de'  quali 
altresi  cercai  di  accertarnii  col  niedesimo  confronto :  3."  al- 
quante  minutissime  cellule  di  grasso:  i."  una  moltitudine 
di  cristalli,   parte  de'  quali    sembravano  di    colestrina,   ma 


198  LuiGi  Calori 

il  niaggior  numero  erano  di  diversa  forma  e  rassembravano 
qiiolli  deir  emato-globulina.  Onde  poteva  concludeisi  con- 
sistcre  il  tuinore  di  sangiie  stravasato.  Ma  per  rimuovere 
qualunque  dubbio  da  questa  conchisione  ebbi  ricorso  al- 
r  analisi  chimica.  L'  egregio  Operatore  Ghiinico  di  questa 
nostra  Universita ,  il  Sig.  Dott.  Rota  si  presto  gentihnen- 
te  alia  iristanza  cbe  io  gliene  feci.  Trovo  egli  in  100  par- 
ti di  tuniore : 

Fibrina 70 

Grasso 15 

Membrane  (ridotte  per  la  bollitura  in  gelatina).      15 

100 


L'  analisi  chimica  dunque  poneva  il  suggello  al  rlsulta- 
menti  cbe  ne  aveva  dati  1'  esame  microscopico ;  ed  il  tu- 
more  constando  per  la  massima  parte  di  fibrina  avrebbe 
potato  dirsi  col  Velpeau  e  col  Lebert  (I)  tumore  fibrino- 
so.  Se  non  cbe  fare  di  cotali  tumori  una  specie  novella 
punto  non  mi  quadra ;  conciossiache  la  fibrina  stravasata 
non  costituisce  le  neo-formazioni  omologhe  od  eterologhe 
cbe  elle  sieno ,  ma  il  fondamento ,  o  per  me'  dire  il  bla- 
stema ,  in  cui  e  da  cui  banno  nascimento  e  vita :  ond'  e 
cbe  non  potendosi  del  loro  principio  od  origine  comune 
fingere  un  ente  separato  o  distinto  dalle  medesime ,  la 
specie  de'  tumori  fibrinosi  torna  inammissibile  ,  siccome 
non  consentita  dalla  Patogenesi;  ed  a  gran  senno  il  Le- 
bert nella  nuova  sua  grandiosa  opera  che  sta  pubblican- 
do    (2),    ha,    a    parer    mio,    adoperato    coll'  osservare    un 


(1)  Physiologic  palhologiqiie  Paris  1845.  Tom.  2  pag.   83. 

(2)  H.  Lebert.  Traile  d'  Analhomie    Pathologique   g^o^rale    et  spcciale  etc. 
Paris  1856-66-57. 


Soi'IlA     UN    VOLUMINOSO    TUMORE     EG.  199 

peifetto  silenzio  intorno  cosi  fatta  sorta  di  tumoii ,  alnieno 
per  quanto  lio  potuto  rilevare  da  ci6  clie  ne  ha  fin  qui 
mandate  in  luce.  lo  per  me  tengo  che  il  tumore  non 
potesse  nei  caso  nostro  definirsi,  ed  altro  non  fosse  die  un 
blastema  fibiinoso  solido  organizzabile  involto  da  delicate 
membranelle  cellulose,  nellc  quali  il  microscopio  mostra- 
va  de'  minutissimi  vasi  capillari.  —  E  qui,  o  Signori,  ca- 
drebbe  di  favellaie  suUa  etiologia  del  tumore.  Intorno  la 
quale  io  per  veritii  nulla  posso  dire ;  imperocche  dalla 
storia  clie  vi  ho  recitata ,  non  traesi  di  niuna  guisa  la  ca- 
gione  che  ha  determinata  o  la  rottura  de'  vasi,  o  la  dila- 
tazione  morbosa  de'  pori  delle  pareti  vascolari ,  onde  il 
sangue  n'  escisse.  Vero  e  die  1'  Amadesi  ne'  primi  mesi 
di  gravidanza  si  affatico  nell'  esercizio  di  suo  mestiere  ol- 
tre  il  convenevole  a  donna  incinta,  ma  que'  primi  mesi 
si  riferiscono  a  gravidanza  ottimestre ,  ad  ammetter  la  qua- 
le non  abbiamo  che  1'  appoggio  di  alcuna  possibilita ,  co- 
me mostrai  sopra ,  e  menomamente  ombra  di  certezza :  il 
perche  qualunque  ipotesi  su  ci6,  per  sembiante  che  ella 
avesse  di  veriti,  subito  crollerebbe  siccome  fabbrica  eretta 
suUa  sabbia.  Non  mi  ristaro  tuttavia  dal  proporre  una 
congettura ,  la  sola  concessa  nel  caso  presente ,  che  lo 
stravaso ,  qual  se  ne  fosse  la  cagion  prossima  e  remota , 
non  abbia  avuto  effetto  tutto  ad  un  tratto,  ma  a  riprese, 
posto  mcnte  alia  struttura  del  tumore,  e  alle  sunnotate 
diverse  gradazioni  di  colore  nella  sua  sostanza ,  ed  avuto 
riguardo  a  cio ,  che  quando  fossesi  tanta  copia  di  san- 
gue travasata  in  una  sola  volta ,  sarebbe  senza  fallo  ve- 
nuta  meno  la  vita  del  feto ,  ne  quindi  avremo  avuta 
quella  gran  mole  di  tumore  cosi  configurata  e  costrut- 
ta ,  ne  quel  traslocamento  si  grande  del  retto ,  come  ho 
descritto. 

Quando  si  confronti  il  caso  narratovi  co' registrati  dagli 
Autori ,  grandi  e  ragguardevoll  difFerenze  ne  si  pareranno 
davanti  per  distinguerlo.  Posti  da  parte  i  tumori  non  diro 
gia  della  testa,  della  nuca,  o  del  collo,  delle  clavicole, 
del  dorso ,  de'  lombi  ec,  ma  quelli  eziandio  che  occorse- 
ro  ndle  regioni    superiori    dciio  addome,  siccome  estranei 


200  LuiGi  Caloki 

al  nostro  soggetto ,  e  iion  considerati  die  quelli  die  iii- 
contransi  d'  intorno  alia  pelvi,  o  iie'  Inoghi  finitimi ,  non 
tioviamo  verun  tuniore  dello  stretto  inferioie  della  caviti 
dolla  piccola  pelvi,  ma  tiitti  o  del  pube,  o  del  sacro  e 
specialniente  del  suo  apice ,  o  delle  naticlie.  E  quanto  ai 
priini ,  una  sola  osservazioiie  ini  e  a  coiitezza ,  e  fu  rac- 
colta  c  consegnata  da  Ozaiiain  al  Tom.  LX  del  Jounial 
ffen^r.  de  Med.  Trattavasi  di  un  enorme  tumore  fluttuan- 
te  situato  davanti  il  pube,  il  quale  tumoie  lungo  il  parte 
si  ruppe ,  e  diede  una  strabocchevole  copia  di  liquido  sie- 
roso,  e  non  pertanto  il  feto  pote  uscir  vivo  (1).  Chiaro  e 
dunque ,  die  questo  tumore  altro  non  era  che  una  cisti 
idro[)ica  probabilmente  di  nuova  formazione,  e  quindi  non 
avrebbe  potuto  di  iiiuna  guisa  essere  confuso  con  quello 
die  lio  descritto.  I  tumori  del  sacro  attaccati  di  solito  al 
suo  apice  ed  al  coccige  sembrano  aver  tutti  avuta  origine 
da  spina  bifida,  ed  essere  stati  tumori  idroracliidici ;  e  la 
storia  ne  commemora  de'  soprammodo  voluminosi ,  e  tali 
da  eguagliare  la  testa  di  un  feto,  ed  anche  superarne 
quasi  del  doppio  la  mole  ,  si  che  riusciti  d'  impedimento 
al  parto  si  fuiono  le  piu  volte  durante  il  medesimo  da  se, 
o  per  r  arte  squarciati ,  e  n'  ebbero  subita  morte  i  feti , 
mentre  un'  assai  minor  mole  di  cosi  fatti  tumori  lor  per- 
mise  di  venir  vivi  alia  luce,  e  ne  fu  dato  di  curarli  anco 
con  felice  successo :  di  che  fa  pure  amplissima  fede  la 
Memoria  recentemente  pubblicata  dall'  Egregio  Sig.  Dott. 
Berardi  di  una  iieonata  colla  coda  per  spina  bifida,  da  lui 
felicemente  curata  e  guarlta  (2).  Ma  questi  tumori  idrora- 
chidici  al  pari  dell'  antipubico  surriferito  sono  troppo  di- 
stinti  da  quel  del  nostro  feto ,  e  ognun  ne  vede  di  pre- 
sente  le  differenze.  E  per  verita  il  sacro  ed  il  cocci- 
ge del  nostro  feto  erano,  come    notai    altra    volta ,  affatto 


(1)  Velpeaii.  Traito  complet  de  1' art  des  accoiicheraens  Bnixelies  183S 
pag.  370. 

(-2)  Di  una  neonala  colla  coda  per  spina  bifida  e  della  ciira  radicale  della 
raedesima.  Meraoria  del  Dolt.  Raffaele  Berardi.    Ancona  186S. 


SopHA    UN    VOLUMtNOSO    TUMORE     EC.  201 

liberi ,  ed  apparivano  distintissimi  con  normale  conforma- 
zione  a  traverso  la  pelle ,  ne  al  tatto  niente  d'  insolito 
ufferivano ;  ed  il  tuniore  moveva  evidentemente  d'  altroii- 
de  :  senza  che  non  era  ne  fluttnante,  ne  trasparente,  non 
diminuiva  sotto  la  pressione,  la  quale,  se  il  feto  Ibsse 
stato  vivo,  non  avrebbe  certamente  prodotte  ne  convul- 
sioni ,  ne  paralisi ,  ne  stupore  ec. ;  ne  il  tumore  avrebbe 
mostrato  veruno  di  que'  cambiamenti,  che  nello  alternare 
de'  moti  respiratorii ,  or  giu  salendo ,  or  risalendo  il  flui- 
do  encefalico-rachidiano ,  talvolta  presentansi  ne'  tumori 
idrorachidici.  Ma  il  tumore,  col  quale  a  prima  giunta 
avrebbe  potato  confondersi ,  era  quello  delle  natiche  os- 
servato  e  descritto  dai  chiarissimi  Professor!  Pantaleo  e 
Piazza,  e  del  quale  fa  cenno,  e  riproduce  la  figura  il  Ba- 
locchi  nella  nuova  edizione  del  suo  Manuale  di  Ostetri- 
cia  (1).  Questo  tumore  era  di  forma  ovoide  ed  assai  volu- 
minoso ,  e  misurava  nel  suo  grande  asse  28  centimetri ,  e 
1 8  nel  piccolo :  aveva  una  superficie  eguale ,  levigata ,  ed 
era  cedevole  ed  elastico ,  pieno  di  liquido ,  diviso  in  due 
celle,  facilmente  operabile.  Scendeva  semplicemente  dalle 
natiche ;  e  1'  infante  venne  figurato  come  assiso  sul  mede- 
simo.  Confrontandolo  con  la  veduta  posteriore  del  nostro 
feto  fig.  2.  Tav.  12.  sembra  a  prima  vista  vi  abbia  la  mag- 
gior  analogia,  ma  per  poco  che  vi  si  fermi  su  1'  occhio, 
ben  tosto  scernesi  questa  prima  importantissima  differen- 
za ,  che  nel  caso  riferito  dai  succitati  Ostetrici  Palermi- 
tani  il  tumore  era  appeso  alle  natiche  che  rimanevano  in 
parte  libere,  ed  il  neonato  poteva  naturalmente  sedere 
sul  medesimo,  mentre  nel  nostro  le  natiche  invece  di 
prestare  attacco  al  tumore  gli  servivano  d'  inviluppo,  ed 
il  tumore  era  interno ,  o  per  dire  piii  esatto  infra  le  na- 
tiche stesse,  e  non  a  queste  esterno  od  inferiore,  ne  da 
queste  dipendente ;  in  una  parola  moveva  di  Ik  dove  1' u- 
mana   figura    comincia   ad  essere  forcuta.  D'  altra   parte  il 


(1)  Manuale  completo  di  Ostetricia  ec.  del  Dott.  Vinceozo  Balocchi.  Firen- 
ze   1866  parte  seconda  pag.  702-3-4  fig.   129. 

T.   IX.  26 


202  LuiGi  Galori 

tumore  assecondaiido  lo  stretto  inferiore  della  piccola  pel- 
vi  si  spingeva  in  avanti  fino  al  pube,  e  diventava  ante- 
riore  spostaiido  e  traendo  fuori  di  cavita  1'  intestino  ret- 
to,  spostando  ed  allungando  il  perineo,  c  le  parti  geni- 
tali  esterne ;  ed  oltre  cio  sentivansi  intorno  al  tumore  i 
limiti  di  quello  stretto.  Le  quali  tutte  particolarita  indi- 
cavano  provenire  il  tumore  dalla  cavita  pelvica,  e  non 
dalle  parti  moUi  onde  la  pelvi  e  circondata ;  e  se  si  ag- 
giunga  quel  suo  alquanto  risalire  in  detta  cavita  spinto 
die  vi  fosse,  come  si  noto  da  principio,  neppur  dalle  os- 
see  della  pelvi  medesima.  Taccio  la  forma  nn  po'  schiac- 
ciata  del  tumore,  le  sue  leggieri  bozze,  la  sua  niuna  ti'a- 
sparenza ,  il  suo  nuUo  fluttuamento ,  e  la  semplice  sensa- 
zione  che  esso  al  tatto  rendeva  di  un  mollame  uniforme 
come  carneo.  Tumore  cosi  fatto,  iieppure  se  il  si  volesse, 
potrebbe  confondersi  o  con  quel  delle  naticbe,  o  con 
quel  per  spina  bifida  sacro-cocigea ,  e  molto  meno  col- 
r  antipubico  suddiscorso.  Ne'  libri  di  Ostetricia  e  di  Chi- 
rurgia  cbe  mi  e  stato  concesso  di  consultare,  io  non  mi 
sono  imbattuto  in  nulla  di  simile ;  il  perche  potrebbesi 
questo  caso  avere  per  nuovo :  dico  potrebbesi ;  perocche 
chi  mai  presumerebbe  di  avere  notizia  di  tutti  i  fatti 
scritti  nei  fasti  dell'  arte?  Ma  sia  egli  nuovo,  o  sol  dei 
men  saputi  e  cogniti ,  una  cosa ,  a  parer  mio ,  notabilissi- 
ma  e,  che  questo  tumore,  siccome  sciolto  da  connessioni 
colle  parti  circonvicine ,  ne  molto  addentro  penetrate  in 
cavita ,  sarebbesi  potuto  agevolmente  levare ,  e  riporre  il 
perineo  ed  il  retto  nella  loro  jJiopiia  sede.  La  quale  cir- 
costanza  non  e  di  lieve  momento ,  quando  si  consideri 
che  il  tumore  avrebbe  senza  difficolta  di  sorta  potuto  es- 
sere  in  un  feto  vivo,  e  capace  di  perdurare  la  vita.  II 
caso  dunque  merita  non  solo  1'  attenzione  de'  Patologi 
chirurghi ,  ma  de'  Chirurghi  eziandio  operator! ,  i  quali  pei 
lumi  da  esso  porti  vedranno,  se  in  infanti  vivi  e  robu- 
sti ,  che  presentassero  un  tumore  eguale  o  consimile,  si 
possa  e  si  debba  o  no  aver  ricorso  ad  una  operazione, 
e  potendosi  non  torni  lor  dannoso  e  funesto,  ma  a  pro 
ed  a  scampo  della  vita,  oppure  se  vanita  e  stato  il  pen- 
siero  che  io  ne  ho  concetto. 


SOPKA     UN     VOLUiMINOSO    TUMORE     EC. 


203 


Vogliate,  vi  prego,  o  Signori,  accogliere  coUa  vostra 
solita  beiiigiiitu  1'  umile  tribute  da  me  porto  alia  nostra 
Accadeniia ,  col  quale  io  non  tengo  gia  di  averla  soddi- 
sfatta  come  alia  sua  dignita  sarebbesi  convenuto,  ma  di 
averle  solamente  mostrato  il  mio  buon  volere.  La  novit^ 
o  rariti  del  fatto  compensi  la  non  proporzionata  offerta, 
e  la  sapienza  onde  siete  a  gran  dovizia  forniti,  sopperisca 
alia  poverta  delle  mie  considerazioni. 


SPIEGAZIONE  DELLE  FIGIJUE 


TAVOLA  11. 

Fig.  1.  Rappresenta  im  vohiminoso  liimore  congenito  estcso  dallo  stretlo  iii- 
feriore  della  cavity  ilella  piccola  pelvi  ai  piedi  in  im  feto  femmineo  che 
serabrava  di  circa  qnaliro  mesi.  Vediita  anteriore.  Qiieste  e  le  allre  figu- 
re delle  due  Tavole  che  segiiono,  ritraggono  gli  oggelti  di  naliirali  di- 
mensioni. 

a,  i\  tiimore  che  offi'e    una    superficie    convessa,  un   po' ineguale  e  bernocco- 

hita  con  qualche  diramazione  di  vene  cutanee. 
bj  ano. 

c ,  parli  gcnitali  esterne. 

d,  soico  assai  profondo    corrispondenle    alle    regioni  ombellicale  ed  epicoliche 

non  che  all'  ipogaslro.  II  fondo  di  questo  solco  risponde  alia  colonna 
lombare ,  e  alia  base  del  sacro.  Attesa  la  profonditi  di  tale  solco,  e 
dielro  1'  esplorazione  del  tumore  si  concepiva  il  sospetto  che  gl'  intestini 
fossero  passati  per  lo  strelto  inferiore  della  cavita  della  piccola  pelvi 
nel  tumore,  e  che  questo  fosse  complicato  ad  ernia  o  sventramento. 

e,  enorme  prorainenza  fatta  dal  fegato. 

f,  funicolo  ombellicale. 

TAVOLA  12. 

Fig.  2.  Veduta  posteriore  del  medesimo  tumore. 

a,  il  tumore  suddetto  compreso  superiorraente  dalle  natiche. 
6,  V  enorme  prominenza  del  fegato. 

c,  caviti  addominale  mollo  ristrctta  in  corrispondenza  del  solco  notato  d  nel- 

la  precedente  figura. 

d,  funicolo  ombeliicaie. 

Fig.  3.  E  destinata  a  dimostrare  il  solco  d  notato  nella  fig.  1.  non  che  I'aii- 
gustia  e  forte  avvallamenlo  dello  addome  sotlo  il  fegato  in  corrispondeu- 
za  del  solco  predetlo.  A  tale  oggetto  si  6  posto  il  feto  supino  sopra  un 
piano  orizzonlale  con  la  porzione  di  corpo  superiore  al  solco,  e  se  ne 
I  lasciata  cadere  penzolone  la  inferiore  dal  margine  del  piano  medesimo , 
onde  questa  si  vede  di  prospetio,  quella  in  iscorcio. 

a,  il  lumore  pendente  dallo  stretlo  inferiore  della  caviti  della  piccola  pelvi. 

b,  ano. 


SOPIIA    UN    VOLUMINOSO    TUiMORE    EC.  205 

c,  parli  gcnitali  eslerne. 

d,  porzionc  di  addoinc    soltoposta   al    fegato ,  la  quale  ft  concava  e  strettissi- 

ma ,  e  sembra  non    conlcnga    alciina    parte  di   visceri ,  o  di  tubo  intesli- 
nale. 

e,  1' enormc    volume    del    fegato,  nella    ciii   faccia    concava    apparisce  la  fos- 

sa f,  Delia  quale  s'  inscrisce  il  funicolo  ombellicale  g. 


TAVOLA    13. 


Fig.  4.  Rappresenta  i!  tumore  e  la  faccia  anteriore  dell'  addome,  delratti  i 
comtini  integuinenti,  e  sollcvati  gli  involucri  di  quello.  L' intestiuo  ret- 
to  £  portato  in  alto  e  a  destra. 

a ,  il  tumore  spoglio  delta  pelle. 

b ,  h,  la  pill  csterna  delle  membrane  o  degli  involucri  del  tumore. 

c,  c,  il  sno  involucro  medio. 

d,  d,  altro  involucro  ciie   nianda    proliingamenii   entro  il  tnmore,  i  quali  ne 

raccliiiidono  come  in  saccbctti  la  soslanza. 
Cj  porzione  di  muscolo  gluleo  grande. 

f,  inlestiuo  relto   spinto  in  alto  e  a  destra. 

g,  g,  coscie  Ironcale. 

h,  costrizione  ed  avvallamenio  dello  addome  sotto  il  fegato. 

i,  la  grande  promincnza  del  fegato. 

k,  funicolo  ombellicale. 

1,1,  muscoli  rciti  addominali. 

m,  m,  muscoli  obbliqui  esterni  dello  addome. 

Fig.  5.  II  tumore  taglialo  perpendicolarmente  e  mostralo  di  fianco  dalla  su- 
perticie  del  taglio.  L'  osso  innominato  sinistro  e  la  meta  sinistra  della 
pareic  anteriore  dell' addome  sono  state  levate,  acciocchS  si  vegga  1' al- 
tezza  cui  aggiugne  il  tumore,  i  suoi  rapporti  colle  parti  circonvicine ,  e 
la  disposizione  de'  visceri  addominali. 

a ,  mt\k  destra  del  tumore  veduta  dalla  superficie  del  taglio ,  e  mostrante  una 

struttura  di  lobi  formati  di  strati  concentrici. 
h,  sacro. 

c,  intcstino  retio ,  il  quale  offre  in 

d ,  V  oriiizio  anale. 

e ,  porzione  sigmoidea  del  colon. 

f,  intestini  tenui  raccolti  ed  aggroppati  dietro  il  fegato. 

g,  fegato. 
h ,  milza. 

i ,  rene  sinistro. 
«,  il  suo  uretere. 


206 


LuiGt  Caloki 


k,  vescica  urinaria. 

/,  vagina. 

m,  iilero. 

n ,  ovaia  e  troniba  faloppiana  sinistra. 

o ,  fiinicolo  ombellicale. 

p,  vena  ombellicale. 

q,  arteria  ombellicale  sinistra. 


Mem .  roiii  IX. 


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SOPRA  m\  OPINIONS  liSTRONOniCA 

DI  DANTE  ALIGHIERI 

OEh  DOTTOR  DOIIIEMCO  PIANI 


(  Letta  nclla  Sessione  del  14  Gennaia  1858.) 


Quando  colui ,  che  tutto  il  mondo  alluma , 
Deir  emisperio  nostra  si  discende , 
Che  il  giorno  d'  ogni  parte  si  consiima ; 

Lo  del,  che  sol  di  lid  prima  s'  accende , 
Subitamente  si  rifa  parvente 
Per  molte  luci ,  in  che  una  risplende. 

Parad.  C.  XX.  v.  1-6. 


0, 


'pinava  dunque  il  divino  Poeta,  che  le  stelle  non 
risplendessero  di  luce  propria ,  ma  quella  del  sole  riflet- 
tessero.  Ora  a  qual  filosofo ,  a  quale  astronomo  attinse  egli 
cotal  sentenza? 

II  beneinerito  cominentatore  Lombardi  dice  ,  essere  «  o 
la  stessa  ,  o  non  molto  dissiniile  da  quella  che  riferisce 
Seneca  sostenuta  da  grandi  uomini,  che  sieno  le  stelle 
solida  quaedam  terrenaque  corpora >> 

Ma  giova  riportar  per  intero  il  passo  delle  Questioni 
Naturali   (  lih.    7.   cap.    1  ). 

«  At  mehercules  non  aliud  quis  aut  niagnificentius  quae- 
sierit ,  aut  didicerit  utilius,  quam  de  stellarum  siderumque 
natura  :  utriuii  flamiiia  contracta,  quod  et  visus  noster  at- 
firmat,  et  i|)suin  ah  aliis  fluens  lumen,  et  calor  inde  de- 
scendens  :  an   non  sint  flaminei  orbes,  sed  solida  quaedam 


208  DOMENICO     PlANI 

tenenaque  corpora,  quae  per  igneos  tractus  labentia  inde 
splendorem  trahant,  coloretnque,  non  de  suo  clara.  In  qua 
opinione  magni  fuere  viri ,  qui  sidera  crediderunt  ex  du- 
re concreta ,  et  ignem  alienum  pascentia.  Nam  per  se , 
inquiunt ,  flainnia  diffugeret  ,  nisi  aliquid  haberet  quod 
teneret ,  et  a  quo  teneretur  \  conglobatamque  nee  stabili 
inditam  corpori  profecto  jam  mundus  turbine  suo  dissi- 
passet.   » 

Voglio  ben  concedere  al  Padre  Lombardi  che  la  sentenza 
di  Dante  non  sia  molto  dissimile  da  quella  de'  Pitagorici , 
abliellita  da  Diogene  ApoUonide,  e  riferita  dal  filosofo  la- 
tino, negando  tutti  la  luce  propria  delle  stelle :  ma  non 
e  certo  la  stessa  ,  troppo  divario  correndoci  dal  rimbalzar 
la  luce  solare  all'  asportar  materia  luminosa  dalla  sfera 
del  fuoco,  o  da  altro  serbatoio  di  luce  die  la  Stella  at- 
traversi  nel  suo  cammino. 

Ne  vale  obbiettare  che  quella  una  luce ,  la  qual  risplen- 
de  nolle  stelle,  non  e  specificato  esplicitamente  dal  Poe- 
ta  esser  la  luce  solare ;  onde  potrebb'  essere  egualmente 
la  luce  disseminata  per  lo  spazio  che  le  stelle  attraversa- 
no ,  la  luce  che  il  fiat  dell'  Onnipotente  creava  unica ,  e 
innanzi  che  sole  e  stelle  creasse.  Imperocche  1'  Alighieri 
commenta  se  stesso  nel  Convito,  dove  del  sole  si  afferma 
che  di  sensihile  luce  se  prima,  e  poi  tutte  le  corpora  cele- 
stiali ,  e  elementali  allumina.  A  ci6  arroge ,  che  1'  argo- 
mentazione  di  Beatrice  nel  2.°  Canto  della  stessa  Cantica 
del  Paradiso,  sul  soggetto  delle  macchie  lunari,  non  sa- 
rebbe  di  alcun  valore ,  se  le  stelle  avessero  luce  propria, 
e  non  riflettessero  invece ,  al  par  della  luna ,  la  luce  del 
sole,  siccome  ben  notava  il  Venturi.  Arroge  ancora  il  pas- 
so  ben  esplicito  del  Canto  23.° 

«  Vid'  io  sopra  niigliaia  di  lucerne 

Un  Sol ,   che  tutte  quante  1'  accendea , 
Come  fa  il  nostro  le  viste  superne.   » 

Dante  adunque   non  assentiva  a'  Pitagorici  ,  ma  con  Pla- 
tone,  con  Metrodoro  di  Chio,  con  Plinio,  con  Albategnio, 


SoPRA  UNA   OPINIONE   ASTRONOMICA   DI    DaNTE  209 

con    Vitellione    credeva    che    le    stelle  ricevessero  il  liiine 
dal  solo. 

Recliiam  le  parole  del  naturalista  latino. 
«  Eoruin  (  errantiuin  siderum  )  medius  Sol  fertur,  am- 
plissirna  magnitudine  ac  potestate :  nee  teinporuni  modo 
tenai  luiKjiie  ,  sed  siderum  etiatii  ipsoruin  ,  coelicjue  rector. 
Hunc  iiiiiudi  esse  totius  animum,  ac  planius  mentein :  liiinc 
principalc  naturae  regimen,  ac  numen  credere  decet,  ope- 
ra ejus  aestimautes.  Hie  lucem  rebus  ministrat,  aufertque 
tenebras :  bic  reliqua  sidera  occultat,  illustrat :  liic  vices 
tempoiuui,  annmnf[ue  semper  renascentem  ex  usu  natu- 
rae temperat :  bic  coeli  tristitiam  discutit ,  atque  etiam 
bumani  nubila  animi  serenat :  bic  suum  lumen  caeteris 
quoque  sideribus  fenerat.  Praeclarus ,  eximius,  omnia  in- 
tueiis ,  omnia  etiam  exaudiens   (Hist.   lib.   H.   6).   » 

Se  ne  leviamo  qnaiilo  bavvi  di  esaggerato,  o  di  pan- 
teistico,  r  inno  di  Plinio  si  riassumera  nell'  energica  frase 
di  Dante ,  cbe  altrove  appella  il  Sole  lo  ministro  maggior 
delta  Natiira  (  Parad.   C.   X.   v.   28  ). 

Or  negbi  cbi  puo,  cbe  non  avesse  il  poeta  1'  occbio 
rivolto  al  naturalista ,  quando  formo  quella  frase ,  e  quan- 
do  asseri  risplender  nelle  stelle  la  sola  luce  del  sole. 

Cbe  se  questo  persamento  e  erroneo,  non  e  1'  errore 
dell'  ignoranza,  e  1'  errore  della  scienza  cbe  ha  sbagliato 
un'  illazione. 

Sulla  sola  testimonianza  de'  sensi  si  dovean  credere  lu- 
mlnosi  eguabnente  tutti  i  corpi  ce\est\ ;  flamma  contracta, 
flammei  orbes ,  quod  visas  noster  affirmat  (  come  dice  Se- 
neca ):  e  si  credettero.  Cosi  il  caldeo  Beroso  ci  spiega  le 
fasi  della  luna ,  supponendovi  un  emisfero  luminoso  e  1'  al- 
tro  oscuro,  e  facendola  rotare  per  guisa  cbe  successiva- 
mente  presenti  alia  terra  tutte  le  parti  della  sua  superfi- 
cies onde  la  vediam  plena,  quando  ci  volge  1'  emisfero 
luminoso ;  la  perdiamo  di  vista ,  quando  ci  volge  1'  emisfe- 
ro oscuro;  scema  ci  appare,  quando  ci  presenta  un  emi- 
sfero ,  di  cui  una  parte  appartiene  all'  emisfero  luminoso , 
un'  altra  all'  oscuro. 

Questa    spiegazione    era    ingegnosa  :    e    noi    pure ,    per 
T.   IX.  27 


2  1  0  DOMENICO     PlANI 

ispiegare  il  fenomeno  delle  stelle  cangianti  (  come  ad  e- 
seiii[)io  la  testa  di  Medusa  ,  die  nello  spazio  di  Ire  gior- 
ni  passa  ilalla  seconda  alia  quarta  grandezza ),  supponianio 
die  r  astro  rotando  ci  ])resenti  successivamente  le  sue 
parti  ill   diverso  grade   lurniiiose. 

Era  ingegnosa,  ma  noii  vera.  E  la  falsiti\  poteva  rico- 
noscersi  osservando  bene  la  faccia  della  luna  che,  tranne 
una  lieve  oscillazione  ne'  lembi ,  si  riman  sempre  la  stes- 
sa,  sempre  Caino  e  le  spine,  come  pur  dietro  1'  opinioiie 
del  volgo  dice  il  divino  Poeta.  E  prescindendo  da  questa 
osservazioiie ,  doveva  considerarsi  il  fotto  degli  ecclissi  to- 
tali  di  luna,  a  produrre  il  quale  si  rendeva  necessario 
oh'  essa  dal  presentarci  1'  emisfero  luminoso  dovesse  di 
repente  passare,  come  per  dispetto,  a  presentarci  1'  emi- 
sfero oscuro,  compiendo  in  poc'  ora  la  variazione  di  mez- 
zo mese ;  sicche  il  moto  rotatorio,  regolare  sempre  e  len- 
to, dovea  tutto  ad  un  tratto,  senza  che  apparisse  causa 
perturbatrice,  diventar  velocissimo,  per  tornar  lento  e  re- 
golare di  nuovo  dopo  1'  ecclisse. 

Queste  difficolta  obbligarono  a  cercare  altra  spiegazione 
delle  fasi  luiiari  :  e  avvertendo  la  relazion  delle  fasi  colla 
situazione  rispettiva  di  sole  e  luna,  fu  agevole  riconoscere 
ch'  esse  dipendevano  dal  non  esser  la  luna  luminosa,  ma 
ricever  la  luce  dal  sole. 

Qui  alcuno  non  mi  lascera  proseguire,  e  mi  chiedera , 
come  mai  i  tanto  celebrati  astronomi  caldei  potessero  igno- 
rar  la  ragione  delle  fasi  lunari,  essi  che  avean  trovato  i 
peiiodi  luni-solari ,  co'  quali  potevano  predir  1'  epoca  del 
ritoruo  non  pur  delle  fasi,  ma  ancora  degli  ecclissi  di  lu- 
na o  di  sole.  Rispondero ,  parermi  che  alia  invenzion  dei 
periodi  basti  possedere  una  numerosa  serie  d'  esatte  osser- 
vazioni ,  e  istituire  tin  accurato  confronto  de'  fenomeni  os- 
servati ;  in  somma  che  basti  1'  empirismo ,  e  non  vi  biso- 
gni  grande  potenza  di  raziocinio ,  come  si  richiede  per 
risalire  alia  ragione  de'  fenomeni  stessi. 

Qual  che  ne  fosse  la  causa,  presso  i  popoli  piu  anti- 
clii  le  umane  discipline  sembrano  non  essere  state  altro 
che  notizie ;  scienze  divennero,  quando  passarono  a' filosofi 


SOPRA  UNA  OPINIONE   ASTRONOMICA    DI    DaNTE  211 

(li  Giccia,  i  quali  non  paglii  d'  essere  spettatori  ed  anno- 
tatori  de'  fatti  naturali ,  vollero  eziaiidio  reriirn  cognoscere 
caiissas.  Essi  fnrono  ragionatori :  ed  aiiclie  troppo ;  perche 
inolti  di  loro  trascurarono  1'  osservazione,  e  spesso  ragio- 
naiido  bene  sopra  premesse  o  false ,  o  arbitrarie ,  riusci- 
roiio  a  conclusioni  o   fallaci ,  o  sospette. 

E  che  prima  de'  Greci  vi  fossero  nozioni  mcdiclie  ,  ma 
non  scicnza  medica ,  mi  par  dimostrato  dalia  stoiia :  che 
prima  de'  Greci  vi  fossero  nozioni  geometriche ,  ma  non 
scionza  geometrica  ,  s' inferisce  pur  dalla  storia  ,  la  quale 
attiilniendo  a  Talete  certe  veriti  palpabili,  die  non  po- 
tevano  essere  sfiiggite  agli  anticbissimi  (come  1' eguaglian- 
za  dogli  angoli  alia  base  del  triangolo  isoscele  ,6  1'  egua- 
glianza  degli  angoli  opposti  al  vertice  ) ,  ci  viene  maiiife- 
stamente  a  dire  cbe  i  predecessori  di  Talete  le  conobbe- 
ro  solo  empiricamente ,  e  che  questo  filosofo  fii  primo  a 
trovarne  la   ragione. 

Or  qual  meraviglia  che  prima  de'  Greci  vi  fossero  no- 
zioni astronomiche  ,  ma  non   scienza  astronomica  ? 

Pure ,  se  taluno  non  vorra  concedere  che  abbiasi  a  ri- 
conoscer  Beroso  quale  legittimo  rappresentante  di  tutta  la 
sapienza  caldaica ,  non  verremo  al  sangue  per  questo ,  co- 
me i  Don  Chisciotti  per  le  lor  Dulcinee,  non  avendo  io 
alcuno  interesse  a  deprimere  gli  astronomi  di  Babilonia 
per  innalzare  oltre  il  giusto  quelli  di   Grecia. 

Ma  fosse  per  opera  de'  Greci ,  o  de'  Caldei ,  fu  ricono- 
sciuto  pur  una  volta  che  la  luna  non  isplendeva  di  luce 
propria:  tanto  die  Aristarco  Saiiiio  pote  dar  cominciamen- 
to  air  aureo  sue  libro  De  magnitudinibiis  ct  distantiis  So- 
lis  et  Lunae  col  Postulato  =  Lunam  a  Sole  lumen  acci- 
pere  =. 

Trovato  che  la  Luna  ricevea  la  luce  dal  Sole,  con  trop- 
po ardita  analogia  si  fermo  per  molti  che  da  esso  pur 
riceveanla  tutte  1'  altre  Stelle,  Fisse  od  Erranti.  Altri 
continuarono  a  crederle  globi  di  luce:  pensarono  altri  che 
oscure  di  lor  natura ,  si  rivestisser  di  luce  nel  passare  a 
traverso  di  lucidi  strati.  Aderi  Plinio  alia  prima  sentenza; 
alia  seconda  Cicerone,  o  almeno  il  suo  glossatore  Macrobio; 


212  DOMENICO    PlANI 

Seneca  parve  propendere  alia  terza.  Che  nell'  anticlut4 
alcun  liinitasse  quella  analogia  a'  soli  Pianeti,  come  sa- 
rebbe  pur  stato  iiatiuale  e  ragionevole ,  non  e  rimasta 
memoria :  e  per  trovare  (juesta  vera  opiiiione  ci  convien 
discenilere  fino  all'  eta  di  Copernico.  Allora  fu  detto ,  i 
Pianeti  esser  Terre ,  Soli  le  Fisse :  esser  queste  incompa- 
rabilniente  piii  grandi  della  nostra  Terra;  e  se  non  sem- 
brano  altro  die  pnnti  splendenti ,  doversene  accagionare 
r  enorme  distanza  die  da  noi  le  divide. 

Ma  torniamo  alle  antorita  filosoficlie  ed  astronomiche 
die  dovean  determinare   1'  opinione  dell'  Alighieri. 

Recammo  gik  le  parole  del  naturalista  latino ,  che  sem- 
bra  avere  attinta  la  sua  sentenza  al  Tinieo  di  Platone , 
ed  a  Metrodoro  di  Cliio  ,  il  quale,  al  riferir  di  Plutarco 
(  De  placitis  philosophorum  cap.  17)  disse  illustrari  omnes 
Stellas  a  Sole ,  ah  eoque  suum  lumen  recipere. 

II  principe  degli  Astronomi  Arabi ,  Albategnio  (  De  nu- 
meris  stellaruui  et  motibus ,  cap.  XXX  ) ,  dopo  aver  par- 
lato  degli  ecclissi  lunari,  soggiunge ,  che  F  altre  stelle 
(  ne  fa  distinzione  da  erranti  a  fisse  )  non  possono  ecclis- 
sarsi  ,  perche  1'  ombra  terrestre  non  arriva  fino  a  lo- 
ro.  Dunque  se  vi  arrivasse ,  si  ecclisserebbero :  dunque , 
in  sentenza  d'  Albategnio,  gli  astri  tutti  ricevon  la  luce 
dal  sole. 

E  il  dotto  polacco  Vitellione ,  il  qual  visse  poco  innan- 
zi  a  Dante ,  nel  sno  famoso  Trattato  d'  Ottica  (  lib.  4. 
prop.  77),  dopo  spiegate  le  fasi  hinari,  vien  soggiungen- 
do  ^  Non  apparet  autem  hoc  visibiliter  in  stellis  aliis  a 
Luna,  propter  ipsarum  magnam  remotionem  a  visu  ^. 
Dunque ,  se  fossero  piu  vicine  ,  se  ne  vedrebber  le  fasi : 
dunque,  in  sentenza  di  Vitellione,  le  stelle  tutte  ricevon 
la  luce  dal   sole. 

A  noi  riesce  ben  facile  il  confutare  questa  sentenza  : 
perche  il  Sistenia  Gopernicano,  introducendo  1'  elemento 
della  parallasse  annua,  ne  da  facolt^  di  riconoscere  per 
immensa  la  distanza  delle  Stelle  dalla  Terra  e  dal  Sole , 
(  non  minore  di  diciasette  bilioni  di  iniglia  geogi'afiche  )  ; 
onde  la  luce  solare  giunge  a  loro  immensamente  indebolita, 


SOPRA   UNA  OPINIONE   ASTRONOMICA    DI    DaNTE  213 

e  da  loro  riflessa  arriverebbe  a  noi  affatto  iinpercettibile. 
Laddove  nel  Sistema  Tolemaico,  rnancando  quelT  elemen- 
to  della  parallasse  annua,  non  v'  era  ragione  di  collocar 
ie  Fisse  niolto  al  di  la  di  Satuino ;  e  potevano ,  come  i 
Pianeti ,  essere  a  noi  visibili  per  riflessa  hice  solare.  E 
difatto,  quando  Galileo  ebbe  scoperte  col  suo  telescopic 
le  fasi  de'  Pianeti,  1'  anti-copernicano  Scheinero  non  man- 
c6  di  dire  nelle  Disquisizioni  Matematicbe  ^  si  Erronibus 
a  Sole  luceni  affluere  fatemur,  cur  idem  Fixis  denegemus 
causa   niliil  est  =. 

Poiclie  agli  anticbi  sostenitori  della  luce  propria  delle 
Stelle  non  soccorreva,  come  a  noi,  la  ragione  della  di- 
stanza  enornio ,  qual'  altra  di  gran  peso  potevano  produr- 
ne  per  convincere  gli  avversari  loro?  Eccola  nel  Com- 
mento  di  Macrobio  al  Sogno  di  Scipione  (lib.  1.  cap.  19) 
=  quod  illae  supra  Solem  locatae  in  ipso  purissimo  aethe- 
re  sunt ,  in  quo  onine  quicquid  est ,  lux  naturalis  et  sua 
est  =.  E  per  siffatta  ragione ,  degna  piu  di  Scipione  so- 
gnante,  che  dello  svegliato  chiosatore,  doveva  il  divino 
Poeta  abbandonare  il  sentimento  di  Plinio ,  e  degli  Astro- 
nonii  Arabi ,  che  aveansi  anche  a  riguardare  quali  depo- 
sitari  delle  tradizioni  de'  sommi  Astronomi  Alessandrini? 
o  poteva  egli  prevedere  gli  argomenti  di  Galileo,  di  Car- 
tesio ,  e  de'  lor  successori?  Eppure  il  Venturi,  che  sembra 
aver  preso  a  commentarlo  per  rilevarne  ogni  piu  lieve  di- 
fetto,  gli  fa  colpa  d'  avere  abbracciato  V  opinione  di  alcu- 
ni  podii ,  che  non  riconoscono  luce  propria  ne  meno  nelle 
stelle  fisse. 

Quando  fossero  pochi ,  lo  impareremmo  volentieri  dal- 
r  interprete  censore.  Ora  non  sono  ne  molti ,  ne  pochi , 
ma  nessuno.  AH'  eta  del  Poeta  erano  inolti ,  e  della  piu 
venerata  autorita.  E  all'  eta  del  Poeta  dovea  trasportarsi 
il  Comnientatore,  non  trasportare  il  Poeta  all'  eta  nostra: 
dovea  riflettere,  essere  ufficio  di  poeta  1'  esprimere  cou 
nobilta  ed  efficacia ,  non  il  riformare  la  scienza  de'  con- 
temporanei ;  allora  solo  meritar  biasimo ,  quando  ignora  cio 
che  i  conteinporanei  non  ignorano,  o  dalle  nozioni  posse- 
dute  trae  conseguenze  non  vere,  come  ad  esempio  il  sonimo 


214-  DOMENICO     PlANI 

diaimiiaturgo  inglese,  che  fa  noniinar  Catone  e  Galeno 
a'  coetanei  di  Goriolano,  e  suppone  che  s'  arrivi  in  Boe- 
mia  pel  mare  che  hi  circonda ,  e  come  il  fervido  Suhno- 
nese ,  il  quale,  conf'ondendo  il  moto  diurno  col  moto  an- 
nuo, introduce  il  Sole  ad  islriiire  quel  suo  ragazzaccio  sul 
modo  di  condune  il  fulgido  carro  fra  tutte  quelle  bestie 
dei  dodici  segni  del  zodiaco,  di  cui  non  aveva  a  percor- 
rere  che  un  grado  solo.  Pertanto  vediamo  il  Tasso  essere 
tanto  scrupoloso  in  Geografia  da  doverne  meravigliare  il 
Cliateaubriand  suUa  lliccia  de'  luoghi ,  e  1'  Ariosto  aver 
cura  di  scusare  una  topografica  inesattezza  con  uno  di 
que'  supposti  che  son  divenuti  troppo  familiari  a'  nostri 
Geologi  (Fur.  C.  XLII.   st.   20  e   21  ). 

Che  se  nella  scienza  de'  contemporanei  sono  opinioni 
false,  il  hiasimo  non  dee  ricader  sul  poeta,  che  le  espri- 
me,  ma  sui  filosofi  che  ne  furono  autori  o  sostenitori.  Ed 
anche  a  questi  non  si  pu6  esser  troppo  largo  di  riguardi. 
Ben  sapendo  che  non  vediamo  piu  lungi  degli  antichi, 
se  non  perche  siam  montati  sulle  loro  spalle,  noi  non  ci 
farem  certamente  a  deriderli  per  qualche  al)baglio :  e  se 
mai  ci  abbattiamo  ad  alcun  di  loro,  il  quale  non  abbia 
mostrato  tutta  la  saggezza  del  Maestro  di  color  che  san- 
no ,  e  di  quel  somino  Ippocrate  che  Natura  agli  animali 
fe'  ch'  ella  ha  piu  cari ,  avrem  la  bonta  di  rammentarci , 
che  anco  fra'  moderni  penetro  lo  spirito  di  vertigine;  che 
avemmo  il  magnifico  sistenia  della  Terra  girante  attorno 
alia  Luna,  avemmo  le  profonde  disquisizioni  sul  dente 
d'  oro,  avemmo  la  pietra  filosofica  e  la  panacea  universa- 
le; che  a  farla  finita  con  tanti  viaggi  e  sperienze  che  co- 
stan  quattrini ,  altri  s'  avviso  di  ricostruir  1'  Universo  nella 
contemplazione  dell'  Assoluto,  altri  provo  a  mettersi  in 
comunicazione  co'  Genii  Elementari ,  senza  temere  d'  es- 
sere affiiscinato  dalle  Silfidi,  o  incenerito  da'  Salamandri. 


DELIA 

LEGNITE  DI  SAIIZANELLO 

DETTA 

CARBON  FOSSILE  DEL  MONTE  PATERNO 

NEL  TERRITORIO  DI  SARZANA 

DEL 

PROF.  GIUSEPPE  BERTOLOM 

(Lctta  nella  Sessione  del  28  Gcnnalo  18S8. ) 


K 


1  ello  autunno  ultimamente  passato  mi  recavo  a  Sar- 
zana ,  e  durante  il  mio  breve  soggiorno  in  patria  visitavo 
e  percorrevo  alcuni  colli  si  da  ponente  che  da  levante  di 
quella  citta ,  colli  che  per  la  loro  posizione  sottoposta  al- 
ia base  meridionale  d'  Apennino ,  per  la  dolcezza  del  cli- 
ma ,  ed  amenita  riveggo  seinpre  con  piacere  ogni  volta , 
che  il  suolo  dove  nacqui ,  io  ricalco. 

In  un  cotal  giorno  dell'  Ottobre  pertanto  raentre  stavo 
sui  colli  di  Rigazzo,  che  sono  posti  al  levante  della  citt^, 
e  che  da  qualche  anno  non  avevo  risaliti ,  e  mi  dilettavo 
di  osservare  il  corso  di  quella  Magra ,  la  quale  a  poche 
mlglia  di  la  sbocca  in  mare,  mentre  meditavo  che  se  nel 
passato  dessa  fu  spesso  nemica  alle  genti  del  paese  ingo- 
iando  frequenti  vittime ,  e  perci6  di  terrore  ai  forestieri , 
i  quali  nelle  stagioni  piovose  s'  astenevano  di  passarla ,  a 
prescieglievano  di  allungare  anche  di  moltissime    miglia  il 


216  Giuseppe   Bertoloni 

viaggio,  d'  ora  in  avanti  non  sarebbe  piii  cagione  d'  infor- 
tuiii  dopo  la  costruzione  recentissima  del  inagnilico  poute, 
clie  la  traversa  al  passo  di  San  Genisio,  condotto  al  suo 
termine  nell'  ultimo  mese  di  quest'  anno  1857  or  oia  iinito 
con  una  sorprendente  maestria  e  solidita  pel  patrio  aniore 
del  non  mai  abbastanza  lodato  e  benenierito  Sig.  Conte  Aw. 
Francesco  Cattani ;  nientre  dalla  medesinia  elevatezza  mi 
dilettavo  riguardare  la  non  lontana  marina,  ed  il  lungo 
lido  mediterraneo  dell'  Italia,  che  trae  origine  dalle  l)oc- 
che  della  Magra  stessa ,  lido  clie  dai  suddetti  colli  1'  os- 
servatore  discerne  ad  occhio  nudo  sino  alle  ultimo  alture 
di  Livorno,  volgendo  la  faccia  ai  vicini  ubertosi  monti  ri- 
vestiti  di  oliveti  ,  e  di  vigneti  ,  che  sopra  quel  suolo 
generalmente  calcareo  e  sassoso  riescono  di  una  riccliezza 
non  comune ,  mi  fu  detto  dal  mio  nipote  Sig.  Dott.  Gioan 
Battista  Franchini,  il  quale  mi  accompagnava ,  che  in 
que'  monti  a  levante  a  poca  distanza  dal  luogo,  dove  sta- 
vamo,  era  stata  aperta  una  cava  di  Carbon  fossile  di 
bella  qualita. 

A  questa  notizia  mi  prese  subito  talento  di  vederla,  ed 
attraversata  nella  direzione  da  ponente  a  levante  la  pic- 
cola  intermedia  Valletta,  che  ci  separava  dalla  cava,  prima 
col  discendere ,  poi  col  risalire  la  valle  presto  ci  trovam- 
mo  air  apertura  della  galleria. 

Quivi  giunto  da  prima  esaminai  que'  dintorni,  che  inferior- 
mente  erano  ricoperti  di  alberi  di  Castagno,  e  di  qualche  Pi- 
no Pinastro  spontanei ,  e  superiormente  di  oliveti  e  vigneti 
ben  coltivati.  Inoltre  lo  strato  superficiale  di  quel  suolo 
mostravasi  calcareo  ferrugginoso ,  e  percio  costituiva  un 
terreno  assai  disciolto  adattatissimo  alia  spontaneittl  del 
Castagno,  quando  quest'  albero  discende  dalla  propria  zo- 
na apennina,  e  cresce  nell'  Italia  in  vicinanza  anche  al- 
le pianure ,  e  quasi  al  livello  delle  marine  onde.  II  ter- 
reno per6,  ed  i  materiali ,  che  erano  stati  scavati  dall' in- 
terno  della  galleria,  mi  si  mostrarono  di  tutt'  altro  aspetto, 
e  natura  del  suolo  coltivato  e  superficiale ,  perche  la  marna 
bleu  piii  o  meno  compatta,  ed  anche  compattissima  e  lapi- 
dea,  analoga  alia  niarna  bleu  de'  nostri  colli  bolognesi ,   li 


Della  Lignite   di   Saiizanello  217 

costituiva.  Iinparai  che  quel  suolo  era  di  proprieta  del  Sig. 
Giuseppe  Gapitani,   e    clie    la    galleria  vi  era   stata  aperta 
da  poco    tempo,   e    nello    interiio    di   essa   si   percorrevano 
poco   pill  di   cento  metri   di   luiigliezza,   dove  all'  estremita 
interna  allora  si    incontrava    uno  de'  tiloni    del    carhone  il 
piii  bello ,  e  cospicuo.  Dallo  esterno  si  sentiva  clie  dentro 
la  stessa  si  lavorava,   ed   io  palesai  il    desiderio  di   cliiede- 
re  il   permesso  al  Sig.  Iiigegnere  Martin   Franklin  direttore 
di  quella  cava,  di  poterla  visitare,  perciie  fattoio  chiaina- 
re ,  vi    fui    presentato,   e    gli    doinandai    di     vedere  quelle 
scavo,  e  di  conoscerne  i   ])iodotti.   II   Sig.   Franklin   mi   ac- 
colse  con    ogni    maniera    di    gentilezze ,   e    tece    accendere 
alio  istante    le    lanterne.   Giasclieduno    di    noi    prendemino 
an   Inme,  e  dopo  averini   chiesto  se  prima  di  entrare  nel- 
la  galleria    io    volessi    spogliarmi    dell'  abito  per  evitare  il 
troppo  caldo ,  che  incontrerei    la  dentro,   io  risposi  di  no 
amando  piuttosto  di  sudare,   ma  gli  altri   che   avevano  gii 
esperimeiitata  quella  temperatura  si  svestirono,   e  lasciaro- 
no  gli  ahiti  al  di  fiiori.   Trascorsi  circa    venticinque   inetri 
della  galleria,  cominciai  a  sentire   piuttosto   alta  la  tempe- 
ratura ,   ed    i    lumi    diminuivano    di    forza    e  di  splendore. 
Qiiesta  galleria    si    insinua    orizzontale    entro    al  monte ,   e 
sosteiiuta  nel    soffitto    da    tavole  aderenti  1'  una  all'  altra, 
sorrette  nelle  estremitii   da  puntelli  perpendicolari  di  legno 
di   Pino,   che  restano  appressati  allc   paieti  laterali,  e  che 
colle  loro  estremita  inferiori  poggiano    sopra  legni  trasver- 
sali    sdraiati    sul    suolo  ,    perclie    le    estremita    degli    stessi 
puntelli  non  si  infiggano  ed  abbassino  nel  suolo.  II   prime 
tratto  della    galleria    attraversa    strati    di    marne    bleu  che 
avevano    venature    oblique,  e  verticali,   in    qualche    posto 
gementi  acqua;  ed  in  alcuni  altri   la  terra  era  dall'  acqua 
inHltratavisi  resa  quasi  pultacea,   ed  anche   scappava  fuori 
in   piccola  quantita  dalle  pareti  laterali  della  galleria  stes- 
sa. Domandai  se  fra  quegli  strati   erano  state  ritrovate  del- 
le    filliti,    od    altri    prodotti    vegetabili    Tossili,    perclic    al 
primo    annunzio,  che    ebbi    della    novella    cava  di  carbon 
fossile,  sidjito  nutrii  il   desiderio    di    rintracciare    se    que- 
sto  prodotlo    fosse    acconipagnato    dalla    presenza  di  fossili 
T.  IX.  28 


218  Giuseppe  Bertoloni 

vegetabili  pei*  istudiarli  e  determinare  la  specie ,  se  fosse 
stato  possil)il(^,  clie  avevano  dato  origine  alio  stesso  car- 
bone.  Mi  111  risposto  dal  Sig.  Ingegnere  Franklin,  che 
dove  la  mania  e  poco  coinpatta  le  HUiti  non  si  trovano, 
nia  dove  ha  preso  la  consistenza  quasi  lapidea  ritrovansi 
molte  sorta  di  tilliti,  ed  anche  piccole  concliigliette.  Que- 
sta  risposta  mi  tu  graditissima,  perche  accrebbe  in  me  la 
speranza  di  poterle  studiare,  e  mi  soggiugneva  che  quan- 
do  perviM  rrninu)  al  luogo  ,  dove  si  trovano  cotali  fossili , 
me  ne   Kircbbe  avvertito. 

Dopo  cio  seguitamiuo  a  percorrere  la  galleria,  entro  la 
quale  sempre  piii  cresceva  il  caldo,  ed  i  lumi  diminuiva- 
no  d'  intensita,  per  la  qnal  cosa  io  credetti  che  in  qnel- 
la  atnioslera  fosse  deficieuza  di  ossigeno ;  pero  la  mia  re- 
spirazione  non  soffriva  per  conto  alcuno ,  e  nemmeno  quel- 
la  degli  altri,  ma  piii  ci  innoltravammo  piu  il  sudore  gron- 
dava  dalla  fronte,  ed  il  mio  lume  sembrava  che  fosse  per 
ispegnersi ,  pero  mai  si  spense.  Arrivati  che  fummo  alia 
marna  indnrita,  della  quale  avete  sotto  gli  occhi  molti 
esemplari,  il  Sig.  Franklin  mi  disse  =  in  questa  si  tro- 
vano le  filliti,  delle  quali  avevo  fatto  buona  raccolta,  ma 
le  richieste  di  molti  studiosi  1'  hanno  assai  decimata ,  tut- 
tavolta  ne  conservo  anche  un  certo  numero:^,  e  mi  disse 
che  al  sortire  della  galleria  me  le  avrebbe  mostrate.  Indi 
seguitammo  il  nostro  cammino,  e  percorsi  in  totale  poco 
pill  di  cento  metri  della  medesima ,  questa  finiva ,  perche 
incontrava  un  grosso  filone  di  carbone  di  terra ,  compatto , 
e  che  i  lavoratori  si  affaticavano  di  liberare  dalla  marna 
che  lo  racchiudeva,  perche  al  Sig.  Franklin,  espertissimo 
minatore,  interessava  di  ottenerlo  isolato ,  e  di  staccarlo 
intiero  dal  resto  del  masso  carbonoso ,  il  quale  discendeva 
in  basso ,  e  non  si  prolungava  orizzontalmente ,  che  anzi 
per  seguitarlo  i  lavoratori  avevano  di  gia  scavata  la  galle- 
ria stessa  in  basso ,  ed  in  pendenza  sino  ad  una  data  pro- 
fondita.  Io  esaminai  bene  quel  masso  carbonoso  nella  su- 
perficie  esterna,  che  era  intiera,  continuata,  rotondata, 
con  gobbe  o  protuberanze  poco  sporgenti,  ed  il  masso 
sembrava  che  fosse    derivato    da    materiale  stato  liquefatto 


Della   Leonite   di    Sarzanello  219 

entro  il  seno  della  term.  II  caldo  quivi  era  grandissimo , 
ed  iiisopportabile,  e  non  so  di  (jiiai  modo  i  lavoranti  vi 
resistessero  a  liin^ro.  II  giorno  dopo  sejipi  clie  il  inasso  fu 
staccato  intiero,  e  fu  trasportato  fiiori  della  galleria.  Inol- 
tre  mi  fu  detto  die  tutto  quel  he!  carbone,  clie  avevo 
vedutt)  auuuuccliiatf)  al  difuori  della  galleria,  fu  ricavato 
da  aitri  tiloni  minori  incoutrati  prima  di  giuguere  a  quel- 
le ,  clie  si  stava  scavando,  e  che  sembrava  il  piu  bello 
ed  il  pill  ricco  fra  i  di  gia  incontrati.  Dopo  avere  osser- 
vato  bene  le  circostanze  ed  il  modo  di  essere  di  quel 
terreiio  carbonifero  ritornamino  indietro,  e  nel  percorrere 
la  stessa  galleria  giunti  al  punto  di  essa,  dove  finiva  il 
magglor  caldo,  i  lurni  si  ravvivarono,  e  nel  sortire  dalla 
medesima  si  intese  non  piccola  impressione  di  fresco,  seb- 
bene  il  sole  fosse  alto  sull'  orizzonte ,  perche  era  di  poco 
passata  1'  ora  del  meriggio ;  e  tutti  ci  asciugavamo  il  su- 
dore  della  fronte  ,  clie  copiosamente   la  baguava. 

Appena  sortito  alia  luce  mi  occupai  di  raccogliere  tutte 
le  notizie  possibili  intorno  ai  filoni  di  carbone  fossile  di 
quelle  coUine. 

E  a  sapersi  che  a  poca  distanza  da  quel  luogo,  cioe  di 
circa  uno  scarso  miglio  andando  nella  direzione  da  ponen- 
te  a  levante  quindici  a  venti  anni  fa  esisteva  nell'  antico 
feudo  Malaspina  di  Caniparola  una  cava  di  legnite,  che 
dava  buon  prodotto,  ed  aveva  pozzi  profondissimi ,  ma 
questa  fu  abbandonata  forse  perche  di  troppo  costo  ne 
riesciva  1'  amministrazione ,  ed  i  comodi  della  vita ,  che 
esigevano  gli  impiegati.  Pertauto  io  credo  die  il  deposito 
di  quella  cava  abbia  connessione  e  continuazione  coi  filoni 
dei  colli  di  Sarzanello,  perche  il  Sig.  Iiigegnere  Franklin, 
il  quale  colla  tiivdla  gallica  e  con  diligente  ispezione 
aveva  bene  osservato  e  studiato  tutte  le  circostanze  e  1'  e- 
stensione  dei  filoni,  attualmente  da  lui  scoperti,  dicevami 
che  egli  ne  ha  ritrovati  di  gia  sette  de'  quali  non  e  cal- 
colabile  la  profondita,  che  hanno  una  spessezza  media  di 
un  metro  e  venticinque  centimetri ,  una  inclinazione  di 
6  ^ ,  e  corrono  nella  direzione  nord  magnetica  divergen- 
do  di  3    /^  all'  ovest,  sono  contenuti  nel  terreno  terziario 


220  Giuseppe  Bertoloni 

mioceno,  come  mi  confermavano  i  nostri  Collegia  Signori 
Cavalieie  Gian  Giuseppe  Biauconi,  e  Professore  Domenico 
Santagata  dietro  1'  esauie,  clie  liaiino  fatto  dei  pezzi,  clie 
avete  sottocchio ,  e  die  mostrano  i  fossili ,  de'  quali  dir6 
pill  avanti   (I). 

I  detti  filoiii  comiiiciano  sotto  i  monti  di  Nicola,  e  di 
Ortonovo  in  luogo  detto  Gasano,  si  jirolungano  verso  po- 
nente  a  traverso  le  colline  sino  all'  Aulia ,  che  e  distante 
da  Gasano  le  dieci  o  poco  pin  niiglia,  per  cui  traggono 
origine  due  grosse  miglia  ben  piii  in  lu  di  Caniparola  re- 
lativamente  alia  galleria  o  cava  di  Monte  Paterno  di  Sar- 
zauello.  Inoltre  mi  fu  riferito  clie  a  poca  distanza  da  quel- 
la  galleria  era  stata  aperta  un'  altra  cava  di  Garboii  Fos- 
sile  dal  Signor  Grassi  nei  proprii  terreni  sottoposti  alia 
Parrocchia  di  San  Martino  di  Sarzanello  col  mezzo  di  pro- 
fondo  pozzo,  ma  siccome  entro  il  medesimo  per  cagione 
di  sviluppo  di  gas  acido  carbonico  pocbi  gioini  innanzi 
erano  rimasti  asfitici  cinque  lavoranti ,  due  de'  quali  mo- 
rirono ,  e  tre  si  riebbero  coi  soccorsi  a  loro  prestati  dalla 
morte  apparente,  cosi  fu  in  me  spento  il  desiderio  di  di- 
scendervi ,  e  di  visitare  anche  quella  cava. 

Frattanto  mi  occupai  di  osservare  le  qualiti\  del  carbo- 
ne,  clie  gia  era  stato  estratto  dalla  cava  del  Sig.  Franklin. 
Di  questo  carbone  vi  presento ,  Golleghi  Umanissimi ,  un 
pezzo,  che  trasportai  meco  a  Bologna,  onde  ne  conosciate 
le  belle  sue  qualita.  Desso  ha  color  nero  lucido,  rottura 
vitrea ,  senza  mostrare    alcuna   struttura  fibrosa ,   e  lignea , 


(I)  Nella  stale  ultima  passata  del  1858  rivisitai  la  cava  snddetta ,  ed  imparai 
alia  Spezia  dali'  llliislre  IVatiiralisIa  Sig.  Dott.  Giovanni  Capellini  clie  1'  Heer 
di  Zmigo  ha  studialo  ([iiesla  legnite,  le  filliti,  che  1' accompagnano ,  ed  il 
terreno  che  le  contiene,  e  colloca  le  legniti  di  Sarzanello,  di  Caniparola,  e 
di  Monlc  Bamholi  alia  base  del  terrene  Pliocene,  od  al  terrene  Mioceno  su- 
periore  poncndole  nello  stesso  orizzonte  di  quelle  di  Sinigallia ,  di  Monlajo- 
ne  ec.  Quando  io  lessi  all'  Islitiito  1'  anno  passalo  qnesto  niio  lavoro,  non 
sapevo  che  il  primo  fra  i  Paleonlologi  enropei  avesse  esternala  questa  sna 
opinione  e  che  si  fosse  occnpalo  dello  sliidio  della  legnite,  e  dei  fossili  che 
r  accompagnano  nei  colli  di  Sarzanello ,  perci6  non  citai  ttilto  quelle  che  piQ 
lardi  seppi  dell'  Heer  intorno  a  questa  materia. 


Della  Legnite  di  Sarzanello  221 

peso  mediocre,  e  iin  (jiii  soiniglia  al  carbon  fossile  ingle- 
se :  si  accende  con  lentezza,  nel  bruciare  non  si  gonfia, 
come  invece  fa  il  carbone  inglese,  e  abbastanza  J)itiiini- 
noso,  ma  non  tanlo  die  1'  iriglese  ,  perclie  tramanda  odo- 
re  grave  se  si  accende  in  Inogo  cliiuso,  produce  moltissi- 
mo  calore  colla  sua  accensione ,  ed  e  un  eccellente  com- 
bustibile ,  per  la  qual  cosa  viene  acquistato  per  1'  nso  dei 
piroscali  del   Genovesato   principabnente. 

Quando  sorlii  dalla  galieria,  alcuni  dei  minatori  prepa- 
ravano  e  cuocevano  il  loro  desinare  sottoponendo  pocbi 
stecclii  ad  una  piccola  catasta  di  pezzetti  del  carbone  ine- 
desinio ,  ed  appiccato  il  fuoco  agli  stecchi  si  accendeva  il 
carbone  con  facilita ,  ed  abbrostolivano  sulle  bragie  dello 
stesso  la  polenta,  per  cui  mi  persuasi  delle  buone  qualita 
del  medesimo  come  cojnbustibile,  percbe ,  anclie  senza 
essere  cbiusi  in  un  forno  o  recipiente ,  pochi  pezzi  di 
carbone  ammassati  insieme  si  mantenevano  accesi. 

Da  tutto  cio  deducevo  la  certezza  di  buono  smercio  del 
combustibile ,  e  col  Signor  Franklin  riconoscevo  1'  utilita 
della  intrapresa  scavazione,  la  quale  dagli  indizi  ottenuti 
collo  sprofondare  nel  suolo  la  trivella  gallica  si  arguiva 
potesse  essere  ricca  di  prodotto. 

Con  tali  notizie  era  aumentato  vieppiii  in  me  il  desi- 
derio  di  osservare  le  filliti  ed  i  fossili,  che  accompagnano 
que'  filoni  carbonosi ,  perclie  1'  ispezione  e  lo  studio  mi 
disvelassero  quali  vegetabili  vi  avevano  dato  origine.  Nuo- 
vamente  tornai  sul  discorso  delle  filliti  che  il  Sig.  Franklin 
aveva  serbate.  Egli  allora  mi  invito  di  recarmi  alia  sua 
vicinissima  abitazione ,  dove  a  me  le  presento  tutte ,  e 
me  ne  offri  graziosamente  in  dono,  perclie  penetro  che 
per  me  erano  di  grande  interesse  scientifico.  lo  le  accet- 
tai  con  molta  compiacenza  rendendogliene  ringraziamenti 
i  piu  cordiali ,  perche  le  destinavo  pel  gabinetto  della 
nostra  scuola  Botanica  ,  e  mi  proponevo  di  presentarle 
prima  di  tutto  a  Voi  nella  circostanza  che  collo  studio  e 
scrupolosa  ispezione  avrei  tentato  di  determinare  le  pian- 
te ,  e  gli  alberi ,  i  quali  col  loro  seppellimento  ,  come  dis- 
si,  furono  la  cagione  della  formazione  dei  summentovati 
filoni  di  legnite. 


222  Giuseppe  Bertoloni 

Pertanto  coU'  osservazione  scrupolosa,  e  collo  studio  di 
qiiesti  resti  fossili,  o  filliti  sono  condotto  a  stabilire,  che 
le  vegetazioiii  di  alberi  e  di  arbusti  dicotiledonali  predo- 
niiiiarono  coi  loro  tronchi  e  rami  nella  foiinazione  dei 
detti  filoni  di  carbone,  perche  le  foglie  di  una  specie  di 
Pioppo  si  riscoutiauo  in  abbondanza  in  quel  terreno  ,  co- 
me lo  cont'ermano  gli  esemplari  dei  pezzi  N.°  1.  e  N.°  2. 
impressi  sopra  marna  assai  indurita.  II  pezzo  segnato  del 
N.°  3.  e  impiesso  da  inia  foglia  di  Carpino,  che  per  ora 
non  detei'mino  amando  di  averne  altri  esemplari  per  non 
incorrere  in  equivoci.  Lo  stesso  ripeto  per  la  fillite  del 
N.°  4.,  la  quale  rappresenta  la  porzione  inferiore  soltanto 
della  foglia  forse  di  un'  Andromeda ,  ]>erche  1'  esemplare , 
sebbene  sia  nitidissimo ,  comprende  soltanto  una  porzione 
della  parte  inferiore  della  foglia,  per  cui  conviene  com- 
portarsi  con  riservatezza  nell'  applicare  il  nome  per  non 
incorrere  in  errore.  II  pezzo  N."  5.  mostra  la  impressione 
di  foglia  di  Rhamnus  assai  vicino  alia  specie  Frangula , 
che  e  un  arbusto  di  non  molta  elevatezza,  anche  attual- 
mente  vegetante  in  Italia.  Gli  altri  pezzi  di  filliti  distinte 
dal  N."  6.  rappresentano  porzioni  di  foglie,  probabilmente 
del  genere  Pterocaria.  I  tre  pezzi  di  marne  piu  estesi ,  ed 
un  poco  meno  lapidee  delle  prime ,  nella  loro  larga  su- 
perficie  mostrano  impressioni  di  foglie  appartenenti  a  mol- 
te  specie  di  vegetabili ,  e  non  tutte  determinabili  perche 
sono  poco  discernibili,  per6  nel  pezzo  N.°  7.  chiaramen- 
te  si  distingue  la  foglia  di  una  specie  di  Platano  ,  che 
non  vive  piu  sul  suolo  italiano ,  e  che  io  appellero  del 
nome  di  Platanus  curvidens ,  perche  ne  colle  specie  vi- 
venti,  ne  colle  fossili  a  me  note  ha  rapporti.  Questa  fil- 
lite e  lunga  dodici  centimetri ,  compresovi  il  peziolo  , 
larga  otto,  trilobata,  coi  lobi  acuminati,  grossamente  den- 
tata,  coi  denti  incurvati  alio  insu.  Nello  stesso  pezzo  si 
distinguono  foglie  ovato-oblonghe  di  piante  a  me  tuttora 
scouosciute ,  e  non  facilmente  determinabili  attesa  la  loro 
imperfezione,  vi  si  scorgono  foglie  di  Pioppo  incomplete, 
ramoli  colle  foglie  appressate  di  una  Conifera  ,  e  mol- 
ti  altri    frustoli    tutti    di    piante    dicotiledonali ,   che   senza 


Della   Legnite   di   Sarzanello  223 

esemplaii  niij^liori  non  saprei  determinare  nernmeno  del  ge- 
nere,  al  quale  apparteiigono.  Aiiche  il  pezzo  di  niaina 
segnato  del  N."  8.  mostra  iinpressioni  iiicompletissirne  del- 
lo  stesso  Platano  curvidentato,  oltre  i  moiti  fVustoli  di  fo- 
glie  di  altri  vegetabili,  e  fra  questi  uno  di  foglia  proba- 
bilmeiite  di  Castagno,  che  piii  distintamente  e  quasi  in- 
tieia  si  scorge  nel  pezzo  niaggiore  segnato  del  N.°  9. ,  e 
sul  quale  sono  altre  impressioui  poco  discernibili,  e  de- 
teiminabili  con  certezza  solamente  col  confronto  di  esem- 
plari  migliori ,  die  si  trovassero  nella  stessa  cava  di  car- 
bone,  lo  poi  nutro  la  speranza  di  ottenere  molte  altre  fil- 
liti  di  questa  stessa  cava,  perche  il  Sig.  Franklin  mi  dis- 
se,  die  si  sarebbe  interessato  di  cio,  e  die  ini  avrebbe 
conservati  i  pezzi ,  die  lo  meriterebbero ,  ed  anche  il  Ca- 
po intraprenditore  di  tale  escavazione  Sig.  Leopoldo  Fe- 
nucci,  mi  promise  che  darebbe  analoghi  ordini  agli  uorai- 
ni ,  che  vi  lavorano ;  per  la  qual  cosa  le  specie ,  che  pre- 
sentemente  non  posso  e  so  determinare ,  e  probabile  che 
io  possa  nominare  col  mezzo  di  migliori  esemplari.  Non 
meravigliate  della  imperfezione  di  alcuni  di  questi  esem- 
plari ,  perche  prima  di  me  tocco  in  sorte  ad  altre  perso- 
ne  di  ottenerne  il  migliore  della  raccolta  fatta  dal  Signor 
Franklin.  Sino  ad  ora  pero  non  e  venuta  in  luce,  che 
io  mi  sappia  alcuna  illustrazione  dei  fossili ,  quivi  tro- 
vati   (I). 


(1)  Qiianilo  1' anno  passalo  io  jessi  questa  mia  disserlazionc  alio  Istiltito , 
sebbene  il  Sig.  Franklin  mi  avesse  detio  che  niolle  fillili  da  liii  irovate  erano 
stale  mandate  agli  Scienziati  di  Torino,  tiitlavolta  non  sapevo  che  fosscro  anco- 
ra  slate  stiidiale ,  e  nominate  da  alcuno,  e  nemmeno  sapevo  che  fossero  per- 
vennte  allc  mani  del  Sig.  Heer  di  Ziirigo,  lo  che  imparai  sollanio  nella  state 
passata ,  mentre  visilavo  alia  Spezia  il  miiseo  mineralogieo  e  paleontologico 
del  Sig.  Doll.  Giovanni  Capellini,dal  qnale  rai  fii  moslrata  la  collezione  del- 
le  Fillili  di  Sarzanello  nominate  dall'  Heer,  e  che  credo  tnttora  non  ancora 
puhblicate,  e  forse  si  piibblicheranno  sollanio  nell' opera  grande  dell' lllustre 
Prof.  Sismonda.  Fra  quesle  risconlravo  le  fillili  snpcriormenle  indicate,  ed 
erano  il  Platanus  aceroides  Heer ,  che  corrisponde  al  mio  Platanus  curvidens, 
il  Laurus  princepi  Heer ,  il  Ithamnus  ducalis  Heer ,  1'  Oreodaphne  Heerii 
Gaudin,  la  Betula   denliculala   Goeppert,    1'  Andromeda  protogea    Huger,  il 


22 i  Giuseppe  Bertoloni 

Dalla  giacitura  delle  filliti  stesse  limescolate  ed  aminas- 
sato  assieine  in  alciiiii  de'  pezzi  maggiori,  clie  avete  sotto 
gli  ocelli,  si  puo  stabilire,  die  la  catastrofe,  la  quale  sep- 
pelli  questi  vegetabili ,  avvenne  nella  stagione,  in  cui  det- 
ti  alberi  trovavansi  adoini  di  foglie.  Come  poi  i  tronclii 
ed  i  rami  di  detti  alberi  si  sieno  convertiti,  lestando  am- 
niassati  sottena,  nei  iiloni  di  carbone,  che  noii  mostran 
pill  alcuna  traccia  di  tessitura  lignea,  non  so  dirvi,  peiclie 
questi  filoni  sembrano  come  derivati  da  una  fusione  del 
niatc'iiale  ligneo;ed  impossibile  riesce  per  me  il  dare  coi 
poclii  dali  cogniti  una  soddisfacente  spiegazione  dell'  ori- 
gine   di   que'  tiloni. 

Gli  innnensi  depositi  di  carbon  fossile  dell'  Inghilterra , 
del  Belgio,  e  tutti  gli  analoghi,  che  si  ritrovano  sparsi 
nelle  diverse  parti  del  globo  terracqueo ,  stanno  sepolti  a 
strati  anclie  altissimi,  e  profondissimi  entro  il  terreno  co- 
si  detto  ouilUer^  ossia  del  carbon  fossile,  e  sono  accom- 
pagnati  da  filliti,  da  tronchi  e  da  avanzi  di  fossili  vege- 
tabili di  tutt'  altra  tessitura  e  struttura  di  quelli  die  tro- 
vansi  attorno  ai  filoni  di  carbone  di  Monte  Paterno ,  di 
Caniparola,  dei  colli  di  Sarzanello  in  Luuigiana  per  non 
dire  di  tutti  gli  ammassi  e  strati  di  carbone  fijssile  del 
terreno  mioceno  dell'  Italia;  perche  nel  deposito  ouillier 
non  si  rinvengono  che  gli  avanzi  delle  piante  della  prima 
vegetazione  del  globo,  nelle  nostre  marne  invece  quel- 
li che  corrispondono  all'  ultima  vegetazione  ed  attuale , 
perche    sebbene    per    la    massima    parte    le    filliti    sono   di 


Glyptus  strobus  Heer ,  il  Populus  leucophilla  Hiiger ,  la  Pterocarya  Masfolun- 
gi  Gamlin,  ed  il  Carpinus  pyramidalis  Gocppeii.  Se  avessi  potiilo  |)cnetrare 
che  r  llliisire  Heer  aveva  di  gii  nominalo  delle  fiilili,  a  Liii  assai  volontieri 
mi  sarci  rivolto  e  per  non  inlrodiirre  raddnppiali  nonii ,  e  per  la  primazla 
die  Egli  giiistamente  ticne  in  Eiiropa  in  qiiesia  scienza  dei  fossili  vegetabili , 
Del  che  davvero  si  piift  appeilare  lo  esperlissimo  ed  il  dottissinio.  Pert  io 
sentii  con  grande  soddisfazione  che  I'  Heer  aveva  fatio  materia  delle  proprie 
hiciihrazioni  le  filliti  di  Sarzanello,  perchd  i  snoi  lavori  oggi  raggiiingono  tnt- 
ta  qiiella  perfczione  che  si  pn6  otienere  in  una  scienza  si  ditHcile,  e  si 
baml)ina,e  pcrci6  mi  aslengo  dal  pubblicare  i  varii  nonii  da  me  dali  a  questi 
stessi  fossili,  i  quali  corrispondoDO  a  specie  nominate  diversamente  dali' Heer. 


Della  Lignite  ni  Sarzanello  225 

specie,  che  non  esistono  piii  in  Italia,  appartengono  per6  a 
generi,  od  almeno  a  fainiglie  tuttora  vegetanti  nel  globo 
nostro.  Percio  il  cail)one  fossile  del  Sarzanese,e  dell' Ita- 
lia,  che  si  appella  del  nome  di  legnite,  deriva  da  una 
pill  recente  catastrofe,  die  si  dicliiara  tale  dai  geologi 
non  solo  per  la  natura  dei  fossili  che  per  essa  si  seppel- 
lirono,  ma  ancora  per  la  natura  del  terreno,  che  contie- 
ne  tali  fossili.  Questa  catastrofe  ebhe  risultato  analogo  a 
quello,  che  diede  origine  al  carbon  fossile  inglese  e  bel- 
gio,  e  percio  ridnsse  quelle  selve  seppellite  della  Luni- 
giana  e  di  altrc  provincie  dell'  Italia  in  un  carbone  avvi- 
cinantesi  per  molti  caratteri  alio  inglese ,  non  perfetto  pe- 
ri come  quello,  mentre  poi  e  piu  perfetto  delle  molte 
altre  sorta  di  legniti,  che  inire  si  trovano  in  Italia,  e  che 
nemmeno  banno  perduta  la  tessitura  lignea,  ma  che,  seb- 
bene  tali,  riescono  abbastanza  lui  buon  combustibile,  per 
lo  che  da  qnalche  anno  si  adoperano  e  si  commerciano, 
come  e  di  quella  della  provincia  di  Bologna,  intorno  al- 
r  USD  della  quale  pubblicai  le  prime  notizie  nel  Propaga- 
tore  Agricola  (  ved.  vol.   6.    1856.  pag.   218). 

La  legnite  Boiognese ,  che  si  commercia,  mostra  quasi 
seinpre  la  tessitura  lignea,  come  sono  i  pezzi  che  vi  pre- 
sent©, e  da  questa  tessitura  si  pu6  riconoscere  la  famiglia 
degli  alberi,  dai  quali  derivo ,  per  non  dire  anche  il 
genere. 

Quella  che  oggi  qui  si  trasporta ,  e  che  proviene  dai 
sottili  strati  cosi  detti  di  Carbone  Pagano  delle  Vergnane, 
e  di  due  sorta.  L'  una  si  ritrova  in  maggior  quantita,  ed 
io  opino  che  derivo  da  una  specie  di  Gonifera ,  1'  altra  da 
una  Querela. 

Non  sono  molti  anni  che  anche  nei  gessi  di  Monte 
Donato  di  Bologna  trovai  rinserrato  entro  al  deposito  del 
solfato  di  calce  costituente  quel  monte  un  querciuolo  com- 
penetrato  nell'  intima  tessitura  sua  dai  solfato  stesso ,  che 
lo  racchiudeva  enneticaniente  da  ogni  parte,  e  percio  il 
pezzo  vi  rimase  seppellito  quando  la  materia  del  gesso  era 
ancora  liquida ,  non  cristallizzata ,  e  non  solidificata  in 
roccia  compatta.  Di  questo  fossile  rarissimo,  e  1'  unico 
T.  IX.  29 


226  Giuseppe   Bertoloni 

forse  ritrovato  nelle  nostre  gessaie ,  parlai  nei  Nuovi  Annali 
delle  Scienze  Natiirali  di  Bologna  (anno  prinio  1837.  p.  76) 
ed  il  pezzo  fossile  si  coiiserva  nella  collezione  gcologica 
di   questa  University. 

II  solo  caso  di  un  esemplare  di  fossile  vegetale  trovato 
nel  gesso,  analogo  alia  Qiiercia  o  legnite  delle  Vergiiane 
potiebbe  niai  farci  suppone,  die  i  nostri  estesissimi  nion- 
ti  di  gesso  si  formarono  e  solidificarono  conteniporanea- 
mente  alle  niarne  bleu  ,  clie  contengono  la  legnite  di 
Quercia  ,  e  di   Pino  ? 

I  Geologi  ci  chiariranno  la  cosa ,  se  hanno  dati  nii- 
gliori  di  quelli,  che  io  vorrei  dedurre  dalla  presenza  dei 
fossili  analoghi  tiovati  tanto  nelle  niarne  bleu,  che  nel 
gesso. 

La  legnite  che  si  commercia,  e  si  consuma  oggi  in  Bo- 
logna, sebbene  sia  inferiore  a  quella  di  Sarzanello,  di 
Monte  Baniboli  ec.  ,  pure  serve  ad  alimentare  qualunque 
ardente  fornace ,  e  ne  abbiamo  la  prova  nelle  nitriere  di 
questa  citta,  delle  quali  i  forni  ardono  energicamente, 
per  cui  io  ho  dato  gli  ordini  opportnni ,  onde  sia  esperi- 
raentata  anche  nei  forni  delle  stufe  del  giardino  botanico 
sotto  r  aspetto  di  verificare  se  vi  sia  tornaconto  in  con- 
fronto  della  legna  di  Quercia.  Dissi  che  fra  la  legnite  Sarza- 
nese  e  la  Bolognese  e  diversita  perche  la  prima  non  nio- 
stra  pill  alciina  tessitura  di  fibra  legnosa,  che  invece  nio- 
stra  la  seconda.  Quest'  ultima  si  ritrova  in  pezzi  staccati 
piuttosto  larghi,  e  poco  alti  disposti  in  istrato  sottile  sot- 
to  alto  banco  di  ghiaia,  come  io  osservai  nelli  scavi  delle 
Vergnane,  ed  in  qualche  localita  mi  si  assicura  che  si  ri- 
trova in  tronchi  intieri  di  albero.  Ambedue  pero  si  rin- 
vengono  nello  stesso  terreno  mioceno,  per  cui  desse  sem- 
brerebbero  il  prodotto  di  una  stessa  catastrofe ,  la  quale 
nel  mezzodl  dell'  Italia  avrebbe  cagionato  nelle  selve  sep- 
pellite  mutamenti  molto  maggiori  della  materia  lignea ,  che 
invece  meno  si  e  alterata  nelle  selve  seppellite  nei  mon- 
ti  bolognesi,  ne'  quali  la  legnite  mai  in  filone  continuato 
si  rinviene,  ma  bensi  in  pezzi  sparsi  fra  la  terra  dei  cosi 
detti    calanchi,  ossia    dirupi    di    nionte,  o   tutto  al  piu  in 


Della  Legnite   di   Sarzanello  227 

istrati  di  poca  grossezza,  lie'  quali  i  pezzi  della  legnite 
stessa  stanno  avviciriati  1'  uno  all'  altro  senza  costituire  un 
masso  solo  caibonoso,  per  cui  stando  alia  natura  delle 
due  legniti  si  direbbe  che  la  bologuese  sia  o  di  data  piii 
recente  della  sarzanese,  anche  perche  il  terreno  mioceno 
sarzariese  e  molto  piu  diiro  e  compatto  delle  marne  bleu 
del  Bolognese,  che  anzi  ne'  monti  di  Sarzanello  trovasi 
anche  coiivertito  quasi  in  duro  sasso,  come  ve  lo  confer- 
mano  gli  esemplari,  che  avete  sott'occhio:  oppure ,  lo 
che  e  piu  verosiniile,  die  circostanze  diverse  lianno  agito 
contemporaneainente  in  queste  due  provincie  d'  Italia, 
quando  accadeva  il  deposito  mioceno,  inducendo  prodotti 
diversi  nel  materiale ,  che  derivava  dai  boschi  seppelliti, 
e  nello  aspetto  delle  terre,  che  seppellivano  questi  ma- 
.teriali. 

La  legnite  di  Sarzanello  e  simile  a  quella  di  Cadibona 
di  Riviera  di  Ponente ,  nelle  screpolature  della  quale  si 
rinviene  la  conchiglia  appellata  dal  Michelotti  Planurbis 
lignitanim,  che  e  di  acqua  dolce ;  inoltre  nel  terreno  del- 
la legnite  di  Cadibona  si  sono  I'itrovate  le  ossa  del  grande 
niammifero  chiamato  dal  Cuvier  Antracoterium  magnum; 
ma  cotali  ossa  si  sono  pure  trovate  nel  terreno  della  le- 
gnite nel  Veronese,  nel  Parmigiano,  ed  anche  in  alcune 
parti  della  Germania  nel  bacino  di  Magonza ,  e  la  presen- 
za  di  questi  fossili  ci  induce  ad  ammettere  identita  di 
forniazione  in  tutti  i  detti  terreni,  che  li  contengono.  Sem- 
bra  che  anche  nel  Bolognese  entro  gli  strati  sottili  di 
legnite  dei  monti  delle  Vergnane  si  sia  ritrovato  qualche 
eseinplare  della  Planorbis  lignitanim. 

Ai  Signori  intraprenditori  delle  cave  di  Sarzanello  ma- 
nifestai  il  desiderio  grande  di  conoscere  le  conchiglie  dei 
terreni  adiacenti  al  car])one,  e  principalmente  di  quelle 
delle  screpolature  del  carbone  stesso.  I  pezzi  che  vi  pre- 
sento  di  mania  fiial)ile ,  la  quale  si  trova  piuttosto  super- 
ficiale  e  non  prolonda  in  quelle  cave,  costituiscono  am- 
massi  di  conchigliette  frantumate,  fra  le  quali  si  scorge 
predominarvi  le  bivalvi ,  assieme  a  qualche  univalve ,  tut- 
te    di    acqua    dolce.    Difficile    e    il    determinare    anche    i 


228  Giuseppe  Behtoloni 

generi  di  queste  coiiclugliette  ,  forse  alcuna  appartiene  al 
ge n e r e  LitJio rin clla  ( I ) . 

Qui  ineUo  line  al  mio  dire,  col  quale  ho  iiiteso  di  farvi 
conoscere  una  nuova  sorgente  assai  estesa  di  legnite  ita- 
liana ,  die  per  la  sua  huona  qualita  sta  in  mezzo  tra  il 
carbon  fossile  inglese,  e  la  legnite  bolognese,  e  di  avervi 
dicliiarato,  quali  furoiio  le  principali  piante  che  a  questa 
diedero  origine,  e  clie  soiio  lappresentate  dalle  filliti  che 
accompagnano   la  giacitura  della  medesima. 


(1)  In  quest'  estate  passala  il  mio  cugino  Sig.  Leopoldo  Fenucci  mi  diede 
alctini  pezzi  di  mama  compatta  cineriiia ,  ed  alcuni  di  marna  giallastra  areno- 
sa ,  pure  conchiiiferi  eslralli  piii  profondaraente  daiia  cava  di  carbone  di  Sar- 
zanelio.  Qiielli  cinerini  contengono  valve  della  liinghezza  di  due  a  Ire  centi- 
melri ,  che  per  la  massima  parte  apparlengono  ad  una  specie  di  conchiglia 
bivalve,  le  cui  valve  sono  ridolte  tanio  sotlili  nella  fossilizzazione,  che  qnasi 
Iraspariscono  ,  niescolate  a  molli  frantiimi  delle  slesse  valve,  per6  in  iin  pezzo 
si  scorge  ancora  una  sola  conchiglia  univalve  a  spirale.  I  pezzi  poi  di  mama 
giallastra  arenosa  contengono  nn  ammasso  di  gusci  di  conchiglie  rotli  in  pic- 
coli  frantumi ,  bianchi ,  opachi ,  e  percid  difilcilraente  delerminabili.  Tanto  le 
prime  che  le  seconde  io  giudico  tulte  di  acqua  dolce  ,  e  di  specie  oggi  non 
piu  viventi  in  Italia. 

Dallo  stesso  mio  Ciigino  e  dal  Sig.  Franklin  ebbi  nn  allro  bel  dono  di 
fillili  trovate  nei  loro  scavi  di  Sarzancllo  appartenenti  a  specie  diverse  da 
quelle  dell' anno  passalo,  e  quesle  ullime  sono  niolto  meglio  conservate.  Io 
spero  in  appresso  giovandomi  delli  stndi  gii  falli  dal  Sig.  Heer  di  polere 
dare  idtcriori  notizie ,  e  descrizioni  intorno  alle  specie  di  fossili  raccolle  non 
solo  nelle  cave  di  Sarzancllo,  ma  ancora  di  molli  allri  hioghi  dove  si  mo- 
strano  gli  slessi  filoni  che  vi  dissi  correre  ben  le  dieci  miglia  da  Casano  ad 
Anila,  poichS  il  Sig.  Franklin  gentilmente  mi  ha  largito  anche  altre  soria  di 
questi  fossili  trovali  nella  lunga  eslensione  dei  filoni  da  lui  visitata. 


DESCRIZIONE 

Dl 

UNO  SPECULUM  UTERI 

MODIFICATO 

DAL 

PROF.  C AV.  GIAMBATTISTA  FACBRI 

(LcUa  nella  Sessione  del  4  Fcbbraio  1858.) 


L 


Rispettabili  Collegfhi ! 

invenzione  dello  speculum  uteri,  avvegnache  per 
se  stessa  molto  seinplice,  e  una  di  quelle  che  maggior- 
mente  onorano  la  Chirurgia ,  se  e  pur  vero  che  il  merito 
d'  una  invenzione  debbasi  misurare  dal  bene  che  ha  par- 
torito.  E  il  bene  che  da  questa  invenzione  e  derivato,  e 
veramente  grande  ;  imperocche  per  essa  molte  malattie 
della  donna  sono  state  e  conosciute  e  curate  a  perfezione  \ 
le  quali  o  malamente  erano  conosciute  o  al  tutto  ignora- 
te,  e  pero  o  mal  curate  o  non  curate  afFatto,  quando  lo 
speculum  uteri  non  figurava  nell'  armanientario  de'  Chi- 
rurgi. 

La  scoperta  di  questo  strumento  risale  ad  una  antichita 
remota  assai.  Paolo  d'  Egina  ne  parla  dandogli  il  nome 
di  dioptra ,  e  ne  parla  come  di  un  mezzo  generalmente 
adoperato;  ma  Paolo  d'  Egina  aveva  attinto  alle  opere  di 
Aezio;  e  questi,  alle  opere  d'  altri  suoi  predecessori  qua- 
li si  furono  Archigene  ed  Asclepiade.  Una  prova  irrefra- 
gabile  dell'  antichita  del  medesimo  strumento  ce  1'  lianno 
porta  gli    scavi    di  Pompeja.  Quivi    infatti  nella  casa ,  che 


230  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

si  e  dipoi    chiamata    la    casa   del  Chirurgo,  insienie  a  pa- 
recchi  altri  strumenti   (  tra'  qiiali  figurano  sciringlie  a  dop- 
pia  curva   non  gran  flitto  diverse  da   quelle   adoperate  nel 
passato  secolo  da   G.  L.  Petit )   fii  discoperto  uno  speculum 
o  d'loptra  trivalve.  Le  tre  valve,  quando  sono  chiuse,  rap- 
presentano  uu   cono  di    giiiste    diinensioni,  avuto  riguardo 
air  utHzio    al    quale    e    destiiiato;    ma,    per    mezzo    di    un 
meccanismo  semplice  ed  itigegnoso ,  girando  una  vite ,   re- 
ciprocamente  si  allontanano.  E  il   cono  aprendosi  in   modo 
imifornie  dalla  base  all'  apice,   anche  il   canale,  nel   quale 
e  ricevuto,   uniformemente  apresi    e    dilatasi    dall'  una    al- 
r  altra  sua  estremita.   Nei  secoli  della  barbaric   (forse   per 
lo  scarso  uso  clie  ne  fu  fatto)  questa  macchina  chirurgica 
non   subi  notevoli  modificazioni ,  e  noi   la  troviamo  rappre- 
sentata  in   due  modi    non    molto  fra  se  diversi ,  e  col  no- 
me  di  speculum  matricis    nelle    opere   di  Ambrogio   Pareo , 
il  quale  consiglia  di  adoperarla  quando  vogliansi  demollre 
i   polipi  deir  utero    die    egli    chiama  verrucae.   La  rappre- 
sento  piu  tardi   lo  Sculteto;e  fiualmente  nel  1781   si  tro- 
va  figurata  nel  suntuoso  Instrumentarium    Chirurgicum,    del 
Brambilla.   Pochi  anni  dipoi,  e  cioe  del  1799   lo  speculum 
uteri  e  escluso  dalla  ricca  serie    delle   figure    raccolte  nel- 
r  Atlante  della    parte    cbirurgica   dell'  Enciclopedia  meto- 
dica.  Questa  volontaria  ommissione   gia   per  se  stessa  sem- 
brava  voler  significare  il  nessun  conto  in  cui  lo  si  teneva ; 
se  non  che  le  parole  del  Petit  Radel ,  che  si  leggono  nel 
testo  deir  opera    medesima,   mutano   il  sospetto  in  certez- 
za.  lo  mi  sono    consigliato    di    registiarle    in   questo  luogo 
parendomi  che  abbiano  molto  valore  per  dimostrare  a  qua- 
li  termini  si  trovasse    ridotta ,  in    suUo    scorcio    del  secolo 
passato,  una  parte  nobilissima  della  Ghirurgia  che    veggla- 
mo  al  presente  meravigliosamente  progredita.   Nell'  artico- 
lo  Dilatatoires  dell'  opera    predetta    sta  dunque  scritto  co- 
si  :   «  Si    chiamano    parimenti  Dilatatori    le    diverse  specie 
di  speculum,  o    dioptre.  In    genere    questi    strumenti   erano 
piu  in    uso    presso    gli    antichi    di  quello  che    lo  siano  in 
oggi    tra    noi.    Essi    sono    stati    poco    meno    che   abbando- 
nati    intieramente    in    grazia    della    lore    mole ,    della    loro 


Dello  Speculum  Uteri  231 

insufficienza  e  del  loro  costo.  Noi  ci  contentiamo  del- 
r  esploiazione  fatta  col  dito,  che  pel  chirurgo  esercitato 
a  dovere  non  v'  ha  speculum  che  al  dito  sia  da  anteporsi. 
Ed  iiitatti,  quali  iiozioni ,  in  qiiesti  casi ,  potiehhe  pro- 
cacciaie  la  vista,  che  nelle  malattie  esteriori  cosi  spesso 
c'  inganna?  ».  Le  quali  ultinie  parole  dell'  Autore  fiance- 
se  suonano  piu  presto  avversione  che  buona  critica.  Era 
forse  escluso  il  ministero  del  tatto  percio  che  ricorrevasi 
a  quello  della  vista  ?  Perche  nell'  esame  di  un  medesimo 
oggetto  ap[)licare  un  solo  senso ,  quaudo  ^  concesso  di 
applicarne  due?  Perche  preferire  quello  dei  due  che  in 
molte  circostanze  non  e  capace  di  accorgersi  del  vero  sta- 
to  delle  cose?  In  qual  niodo  potra.  il  dito  esploratore 
giudicare  di  una  superficialissima  ulcerazione ;  di  nn  colo- 
ramento  che  non  e  normale;  della  vera  scaturigine  di  una 
secrezione  morbosa?  Era  pertanto  lo  speculum  uteri  ri- 
dotto  a  poco  nieno  che  ad  argonaento  di  archeologia  chi- 
rurgica,  quando,  varcato  di  pochi  anni  il  principio  del 
secolo  che  oggi  ne  conta  57  belli  e  compiuti ,  il  Reca- 
mier  usci  fuori  coll'  invenzione  del  suo  nuovo  e  sempli- 
cissimo  speculum ,  e  da  quel  memento  la  patologia  e  la 
terapeutica  delle  malattie  dell'  apparato  generative  mulie- 
bre  rinacque  e  progredi.  II  nuovo  strumento  apparve  do- 
tato  di  qualita.  opposte  a  quelle  che  Petit  Radel  ebbe 
rimproverate  alia  Dioptra  degli  Antichi.  Unicamente  costi- 
tuito  da  un  tube  conico  di  peltro ,  accoglieva  in  se  la 
minore  grandezza  possibile ,  congiiuita  a  grandissima  sem- 
plicitu ,  a  somma  utilitil ,  a  prezzo  modico  per  non  dire 
vilissimo.  Da  quell'  epoca  in  poi  il  nuovo  trovato  del  Re- 
camier  venne  modificato  da  niolti ;  e  quantunque  i  prin- 
cipali  cambiamenti  che  ha  subiti  siano  rnmuncmente  noti, 
io  vi  supplico,  Accademici  Rispettabilissimi ,  a  permetter- 
rni  di  riandare  i  fini  o  scopi  principali  che  gli  autori  del- 
le modificazioni  si  sono  proposti ;  imperocche  questo  esa- 
me mi  e  necessario,  avendo  divisato  ragguagliarvi  di  una 
recentissima  modificazione  che  vi  ho  fatta  io  stesso,  e  del- 
la quale  desidero  sia  evidente   la  convenienza. 

II  primo    fine,  al    quale    hanno    rivolto    1'  animo  coloi-o 


232  GlAMBATTISTA    FaBBRI 

che  si  pioposero  di  perfezionare  il  tubo  del  Recamier,  fu 
qnello  di  lestituire  alio  strumento  1'  aiitica  sua  qualita  di 
dilatatoie.  Qualita.  die  era  soprattutto  neccssaria  per  esa- 
minare  a  dovere  il  cieco  fondo  del  canale  vaginale ,  e 
molte  volte  eziandio  la  parte  interna  dell'  orifizio  uterino. 
Imperocche ,  servendosi  del  semplice  tubo  conico ,  non 
senipre  riesce  di  vedere  colla  necessaria  esattezza  ne  quel 
fondo  cieco  che  non  si  distende;  ne  la  faccia  interna  del- 
le  labbra  dell'  orilizio  uterino,  cbe  ritnangono  1'  uno  al- 
r  altro  applicate  quando  il  collo  e  compreso  nell'  a^iortu- 
i-a  circolare  del  tubo.  E  accade  pur  anche  che  il  collo 
uterino  non  possa  venire  abbracciato  dall'  apertura  del  tu- 
bo, se  sia  inorbosaniente  ingrossato. 

Ora,  per  conseguire  I'intento,  lo  speculum  primitivo  del 
Recamier  fu    diviso    per    lungo    in    un    diverso    numero  di 
parti  che  con  vari    meccanismi    poterono  essere  allontana- 
te.   In    questo    genere    le    migliori    invenzioni    sono  quelle 
che  hanno  ottenuto  che  si    apra   e   si  allarghi  1'  estremita 
uterina  dello    speculum,  senza  che    nello    stesso  tempo  si 
allarghi    d'  altrettanto    1'  estremita    esteriore    che  risponde 
air  osculo  vaginale ,  che  e  la    parte    meno  capace  di  sop- 
portare  senza  patimento  una    dilatazione  che    non  sia  me- 
diocre.  Percio    il    comune    speculum    bivalve   a    bilico    del 
Ricord ,   e  il  non  meno  comune  quadrivalve    dello  Charie- 
re ,   sono   preferibili  al  bivalve  dell'  illustre  Madama  Boivin 
e  agli  altri  che    somigliano    a  questo.   Anche    lo  speculum 
trivalve  o   a    sviluppo   (  le  cui  lamine   o  valve  sovrapposte 
e ,  direi  quasi ,   accartocciate  si  dispiegano  per  1'  avvicina- 
mento  dei  due  manichi)  e  meno   pregevole  dei  due  dianzi 
nominati  in  primo  luogo.   Quelli,   aprendosi,  acquistano  la 
forma  di  un  conn   che  ha    la    base  nel  contorno  del  collo 
uterino,   e  1'  aj)ice  all'  esterno ;  questo    invece,   di  schiac- 
ciato  che    era,  acquista    forma    di    tubo  cilindrico  e  nulla 
piu  \  ne  il  suo  diametro  puo  oltrepassare  certi  limiti   sen- 
za cagionare  un  senso  molesto  di  dilatazione  in    quel  luo- 
go che  e  meno  capace  di  sopportarla. 

Un  secondo    scopo    a    cui    si    e    mirato   nel  riformare  lo 
speculum    e    stato    quello  di  foggiarlo  in   guisa ,  che  dopo 


Deixo  Speculum   Uteri  233 

applicato  lasciasse  alio  scoperto  qualche  tratto  della  parete 
vaginale,  die  si  avesse  necessita  di  esaminare  piu  parti- 
colanneiite.  A  qucsto  fine  si  soiio  jnaticate  aperture  o 
iinestre  sia  uella  parete  del  seinpiicissimo  tiil)o  adoperato 
da  prima  ;  sia  nelle  valve  degli  speculum  composti ;  quale 
sarebbe  a  modo  d'  esempio  il  bivalve,  che  prima  di  tutti 
imniafiiuo  Madama  Boivin.  II  medesimo  iutento  si  e  cer- 
cato  di  ottenere  costruendo  lo  strumerito  a  piix  valve  in 
nianiera  che  una  di  ffueste  potesse  facilmente  staccarsi  e 
togliersi  dal  sno  ])osto.  Nel  qual  genere  lo  speculum  tri- 
valve  o  a  sviluppo  e  per  avventura  da  preferirsi  agli  altri 
per  la  ragione  che ,  levata  la  terza  valva ,  le  due  che  ri-^ 
mangono  rapprosentano  una  unica  e  profonda  doccia ,  la 
([ualo  lascia  scoperto  per  tutta  la  sua  lunghezza  uu  tratto 
della  parete  vaginale. 

Una  terza  intenzione  si  e  avuta,  ed  e  stata  quella  di 
rendere  facile  1'  applicazione  dello  strumento.  Per  servire 
a  (juesta  indicazione  il  Recamier  aveva  fatto  1'  orlo  estre- 
mo  del  suo  tubo  di  peltro  alquanto  grosso  e  tondeggiante. 
Altri  autori ,  quando  si  e  trattato  di  speculum  composto , 
ne  lianuo  cosi  schiacciata  I'  estremita  che  in  certo  modo 
soniigliasse  ad  un  cuneo.  Altri  infine  con  molto  accor- 
gimento  lo  hanno  munito  d'  un  fusto  di  ebano,  che  per- 
correndone  il  vano  dalla  base  all'  apice,  sporge  alquanto 
da  (juesto  coUa  sua  cima  tondeggiante  e  lievemente  acu- 
minata. 

Tali  sono    le    principali    e    piu    generali  indicazioni  alle 
quali  hanno  procurato  soddisfare  gli  autori  delle  modifica- 
zioni.  Ne  io  rammentero  che  si  e  pure  variato  nella  scel- 
ta  della    materia    di    cui    comporre    lo    strumento.    Diversi 
metalli  vi  sono  stati  adoperati;   ma  presentemente   la  pre- 
ferenza  e  concessa  per  solito  al  pacfone.  V  ha  chi  reputa 
ottimo,  per  raccogliere  e  concentrare  sul  liiogo  da  esami- 
narsi    i    raggi    della  luce,  lo    speculum    conico   di  cristallo 
lavorato  a  modo  di  speccliio.   II    bosso,   1'  ebano,  1'  avorio 
sono  pure  stati  lavorati  al    tornio,  per    ridurli  a  tubo  co- 
nico, che  munito  dell'  interno   fusto   per  agevolarne  1'  ap- 
plicazione ,  servono  al  Jobert  de  Lamballe  e  a   quelli  che 
T.  IX.  30 


234  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

lo  iinmitano,  quando  trattasi  di  applicare  il  ferro  rovente 
al   collo  deir  utero. 

Ma  per  liassiiinere  i  vantaggi  delle  prefate  specie  fon- 
damentali  dello  strumento  di  cui  si  lagiona ,  rammenterd, 
che  lo  speculum  a  tubo  conico  e  quello  con  cui  piu  fa- 
cile riesce  trovare  ed  abbracciarc  il  collo  dell'  utero:  il 
(juadrivalve  lia  il  vantaggio  di  distendere  le  parti  piii  ri- 
poste si  cbe  possibile  diventa  un  esame  accuratissimo  del- 
le medesinie ;  vautaggio  che  in  grado  niinore  possiede  il 
bivalve  perche  la  membrana  mucosa,  insinuandosi  noUo 
spazio  frapposto  alle  due  valve,  toglie  in  parte  la  facolta 
di  vedere  cio  che  rimane  nel  fondo.  =  Lo  speculum  tri- 
valve  o  a  sviluppo ,  quando  per  1'  alloutanameuto  della 
terza  valva  e  ridotto  a  mera  doccia  e  direi  quasi  a  spe- 
culum univalve,  e  migliore  di  ogni  altro  per  esaminare 
nella  sua  lungliezza  quel  tratto  di  canale  che  rimane  alio 
scoperto.  Se  nou  che  questo  medesimo  intento  si  ottiene 
anche  collo  speculum  bivalve;  e  parimenti  col  quadrivalve 
quando  a  quest'  ultimo  si  tolga  1'  una  o  1'  altra  di  quelle 
valve  che   lo  rendono  quadruplo. 

Parlando  delle  piu  generiche  maniere  di  speculum  par- 
mi  non  debba  ommettersi  di  annoverare  tra  queste  quello 
speciale  apparecchio  del  Jobert  di  Lamballe  che ,  quasi 
speculum  costituito  di  vari  pezzi  V  uno  dall'  altro  stacca- 
ti ,  serve  utilmente  a  mantenere  dilatato  il  seno  pudendo 
in  varie  occorrenze  della  chirurgia  operativa  ,  e  soprattut- 
to  quando  incontri  di  dovere  esaminare  o  curare  le  fistole 
vescico-vaginali.  II  prefato  apparecchio  si  compone  di  uno 
speculum  univalve  o  doccia  o  cucchiaia  metallica ,  desti- 
nata  ad  allontanare  dall'  opposta  parete  la  parete  retto- 
-vaginale :  cucchiaia  che  rammenta  quella  di  legno  onde 
servivasi  il  nostro  celebre  Andrea  Vacc^  di  Pisa,  quando 
operava  la  cistotomia  col  taglio  vagino-vescicale.  Oltre  la 
cucchiaia  che  si  e  indicata,  1' apparecchio  del  Jobert  con- 
ta  due  robuste  liste  metalliche ,  innestate  ad  angolo  poco 
piu  che  retto  sopra  un  manico ,  e  queste  hanno  per  uffi- 
zio  di  mantenere  1'  una  dall'  altra  lontane  le  due  pare- 
ti  laterali.    Quando    questi    diversi    pezzi    sono    coUocati    e 


Dello  Speculum   Uteri  235 

mantenuti  a  dovere  al  posto  loro  dagli  assistenti,  il  seno 
pudendo  aperto  lascia  al  chirurgo  plena  facolta  di  vedere 
e  di  operare  sia  ne'  tratti  delle  pareti  lasciati  scoperti , 
sia  iiel  collo  ed  orifizio  uterino.  Anzi  la  sola  cuccliiaia 
puo  in  qualclie  incontro  essere  all'  uopo  sufficiente,  sic- 
come  ne  ho  fatto  prova  io  stesso  piu  di  una  volta  appli- 
cando  la  cucitura  a  fistole  vagino-vescicali. 

Preuiesse,  come  ho  fatto,  queste  poche  e  generali  in- 
dicazioni  intorno  agli  speculum  uteri  piii  universahnente 
conosciuti  fra  noi ,  vengo  a  pailaivi  di  quello  che  ho  mo- 
dificato  io  stesso,  e  del  modo  che  ho  tenuto  per  riusciie 
nel  mio  proposto. 

Tra  gli  speculum    che  ho  potuto  conoscere,  quello  che 
ho  scelto  per  ridurlo  a    costruzione    piii  vantaggiosa,   e  Io 
sjieculum  dell'  inglese  Coxeter,   del  quale    parla  con  mol- 
ta  lode  r  inglese  Bennet  nel  suo  Trattato  pratico  dell'  In- 
fiammazione   dell'  Utero.   Egli  e    questo    uno  speculum  co- 
nico  hivalve ,   che  ho    fatto    rappresentare    grande    al  vero 
nella  Fig.  3.   della  qui  annessa  Tav.  14.,  copiandolo  da  un 
esemplare  venuto    da  Londra    e    posseduto  dal  nostro  col- 
lega  bolognese   Dott.   Yann   =.   Lo  speculum    del    Coxeter 
(  come    e    facile    scorgere    alia    prima    bcchiata  )    differisce 
jnolto  dai  bivalvi  che  sino    ad    ora    ci  sono  stati  recati  di 
Francia,   sia  per  la  forma  conica  che  mantiene    quando  e 
chiuso ,  sia  per  la  disposizione    e  pel  modo  di  articolazio- 
ne  delle  due    doccie    o    valve  onde    si  compone.  Gomune- 
niente  le  valve  sono  laterali ;  e  qui,  una  e  superiore  1'  al- 
tra  e  inferiore.   La  doccia  superiore   (  Fig.  3.   a  )   coll'  orlo 
della    sua    base    e  ricevuta  e  saldamente    attaccata    dentro 
la  meta  disopra  di    un    anello  circolare  d'  acciaio   (  c  )  ,  il 
quale  costituisce  la  base  del  cono  troncato  di  cui  lo  stru- 
mento  offre  la  figura.   Questo    anello,  nell'  estremita   infe- 
riore del  suo    diametro    verticale,  e    interrotto    pel    tratto 
di  circa  quattro  linee;  e  la  verghetta  che  ne  ha  formate*  il 
giro,   piegandosi    ricisa    all'  ingiii,  si    muta  in  due  appen- 
dici  parallele  lunghe  meno  di    un    pollice;   le    quali  anzi, 
percorsa    la    meta    di    loro  lunghezza,   lasciando    fra    se  Io 
spazio  clie  si  e  detto ,  si  confondono  in  un  solo  pezzo  [d) 
appianato  dall'  avanti  all'  indietro. 


236  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

La  doccia  infeiiore  ( h )  clie  coUa  sua  presenza  rende 
completo  il  cono  dello  speculum,  entra  ad  occupare  la 
inetu  infeiiore  dell'  anello  lasciata  vuota  dalla  prima;  con 
questa  sola  dilFerenza  che  all'  anello  stesso  non  si  attacca 
o  salda  per  nulla.  Questa  medesima  doccia  inferiore  nel 
mezzo  del  suo  orlo  della  base,  che  risponde  al  luogo  do- 
ve r  anello  e  interrotto,  porta  un  prolungamento  o  co- 
detta (e)  di  tale  volume  che  riempie  1'  interruzione  del- 
r  anello;  e  questa  dirigendosi  all'  innanzi  passa  tra  le  due 
appendici  parallele  delle  quali  poc'  anzi  si  e  detto ;  e  ap- 
pena  che  le  ha  oltrepassate  piegasi  facendo  gomito  all'in- 
giu  per  applicarsi  ed  aver  fine  contro  quel  pezzetto  ap- 
pianato  nel  quale  fii  detto  che  le  due  appendici  dell'  a- 
nello  vanno  a  contondersi   e  terminare. 

L'  articolazione  delle  due  descritte  parti  dello  strumen- 
to  si  ottiene  col   mezzo  di  un   perno  a  vite   [f)  die  attra- 
versa  dall'  uno  all'  altro  lato  le  due  appendici  dell'  anello 
e  la  codetta  della  doccia  infeiiore  compresa    fra  esse.  Per 
questo  artifizio  la  doccia  o  valva    infeiiore  e   fatta  leva  di 
primo  genere ,  che  ha  il  punto  d'  appoggio  nel  perno,   la 
resistenza  all'  estremita ,   e  in    cui    la    potenza  e   applicata 
verso  r  estremita  della  codetta.  Quivi  diffatto,  e  praticato 
un   foro  a  madrevite  ;  e   quando  la  vite   [g]   che  dentro  vi 
si  avvolge  nrta  il  piano  che  le  sta  contro,   di  necessita  la 
codetta  se  ne  allontana  e  lo  speculum  si  apre.   L'  apertu- 
ra  delle  due  valve  e  minima  in   prossimita  dell'  anello  che 
tutte   e  due  le  cinge ;  ma  e  molto  grande  nell'  altra  estre- 
mita; e  pero  e  manifesto    che  questo   strumento  appartie- 
ne  ai  dilatatori  della  migliore    costruzione ,  in  quanto  che 
porta  la  sua    azione    la    dove    e    maggiormente  necessaria, 
ne   la  dispiega  per  verun   conto  a  danno  dell'  osculo  vagi- 
nale.  A  questa  pregevole  prerogativa  accoppia  1'  altro  pre- 
gio  di  potere  agire  anche    alia    maniera    del  semplicissimo 
tiibo    conico ,  i    cui    vantaggi    sono    stati    ricordati    da    hel 
pi-incipio ;   con  questo  di  piii  che  il  fusto  di    ebano   (  Fig. 
4.),  atto    ad    agevolarne    1'  applicazione ,    si    addatta    con 
precisione  maggiore  a  questo  cono  bivalve  di  Goxeter  che 
non  al  tubo  conico  tutto  intiero  del  Recamier. 


Dello  Speculum  Uteri  237 

Le  annoverate  buone  qualita  dello  strumento  che  ho 
descritto  sono  per  se  stesse  evideiiti ;  nondimeno ,  i  van- 
taggi  che  ha  lo  speculum  quadiivalve,  in  questo  non  si 
riscoutrano :  e  d'  altra  parte,  se  I'  essere  privo  di  mani- 
chi  ne  rende  piu  comodo  il  portarlo  seco ;  riesce  meno 
coinodo  quel  non  poterlo  aprire  o  chiudere  altro  che  col- 
r  opera  di  una  vite,  inentre  in  moiti  altri  i  manichi, 
foggiati  a  hraccio  di  leva,  adeinpiono  con  tutta  prontezza 
il  medesiino  uffizio.  Per  questi  riguardi  stimai  prezzo  del- 
r  opera  studianni  di  trovare  come  potessi  riuscire  a  con- 
ciliare  alio  speculum  in  discorso  quelle  utili  qualita  che 
a  mio  senso  gli  mancavano.  Al  qual  fine  eccovi  il  modo 
che  ho  tenuto. 

Le  due  valve  da  aggiungersi ,  volendo  condurle  al  nu- 
mero  di  quattro ,  dovevano  naturalmente  coUocarsi  ai  lati; 
ed  era  pur  naturale  che  venisse  il  pensiero  di  fissarle  al- 
r  anello,  che  forma  1'  orlo  anteriore  dello  speculum.  Tale 
infatti  si  fu  il  mio  primo  divisamento.  Se  non  che,  essen- 
do  (  come  si  e  notato  )  nello  speculum  di  Coxeter  1'  arti- 
colazione  collocata  fuori  della  base  del  cono ,  e  cioe  in 
quella  specie  di  collo  che  sostiene  1'  anello  menzionato 
pill  volte  ;  deriva  da  tale  disposizione ,  che  quando  lo 
strumento  si  apre,  le  due  docce  non  si  allontanano  unifor- 
memente  1'  una  dall'  altra;  essendo  che  1'  inferiore  va,  in 
certo  modo,  giii  di  sesta  (Fig.  3.  b).  Tanto  disaccordo 
neir  azione  delle  due  docce  o  valve  principali  doveva  di 
necessita  condurre  a  questo,  che  le  due  valve  aggiunte 
ai  due  lati  non  riescissero  ad  ajjrirsi  in  maniera  da  con- 
servare  alio  strumento  aperto  una  figura  regolare  o  sim- 
metrica,  conciossiache  la  forza  che  muove  queste  due  doc- 
ce o  valve  aggiunte ,  non  deriva  da  altro  che  dallo  sforzo 
che  operano  contro  i  loro  margini  le  superficie  convesse 
delle  valve  principali  nell'  atto  che  queste  si  aprono.  II 
perche  a  meglio  riescire  nel  mio  divisamento  mutai  posto 
all'  articolazione  delle  due  parti  principali  dello  strumen- 
to,  e  la  situai  nella  meta  trasversale  dell'  anello,  proprio 
nel  luogo  dove  i  due  orli  semicircolari  delle  due  docce 
colle  loro    estremiti    si  toccano.   Ora  egli  e  manifesto  che 


238  GlAMBATTISTA     FaDBRI 

r  articolazione  dovendo  cadere  sui  due  angoli  della  doccia 
inferiore,   di    necessitii    dovetti    renderli   piu   prolungati  al- 
r  insu  ,   e  nello  stesso  tempo  trovare  iino  spazio    per  ada- 
giarvi  tale    proluiigainento.   Alia    doccia    supeiiore  vennero 
dunque  mozzati  gli  angoli  della  base   (Tav.  15.  Fig.  2.  b), 
e  per  coiitrario  furono  aggiunte  due  piccole  orecchie ,  aven- 
ti  un  foro  nel   mezzo,   agli    angoli    della  base  della  doccia 
inferiore   (  Fig.   2.   e ,  e  )  :  due  fori   praticai  nella  grossezza 
deir  anello    (Fig.    2.    a,    a)  alle    due    estremita    del  suo 
diametro  trasversale ,  i  quali  risposero  ai  fori  delle  orecchie 
anzidette ;   e   con    due    perni    a    vite   {  uno    per    lato  )   resi 
stabile    la    nuova    articolazrone.    La    testa    delle    due    viti, 
schiacciata  da  un   lato  all'  altro,   divenne    altresi   il    mezzo 
d'  unione  delle  due    valve    lateral],   come  si  dira  un  poco 
piu    oltre.   Ora  debbo    significare    come    queste    due  valve 
siano  costrutte.   Dico    adunque    clie    ognuna  di   esse  ha  la 
forma    di    una    doccia ,  applicata    esattamente    al    suo    lato 
dello  speculum ,   del   quale  misura  la  lunghezza ,  estenden- 
dosi  dair  apice    troncato    del    cono    sino    al   di  dietro  del- 
r  anello  die  ne  rappresenta  la  base   (Tav.   15.  Fig.  1.  b). 
Air  orlo    della    valva ,  die    batte    di    dietro    all'  anello ,    e 
nel  suo  mezzo  unita  a  cerniera    una    piccola  piastra  plana 
e  rettangolare  che    sormonta    all'  innanzi    1'  anello  e   1'  ol- 
trepassa  per  breve  tratto   {a).   Nel  mezzo  di  detta   piastra 
e  praticata  una  finestrina    longitudinale ;  e  questa   serve  a 
dar  passaggio  alia  testa  schiacchiata  del  perno  a  vite  che 
gli  corrisponde ;  perno  destinato   (  come  dianzi  si  e  detto  ) 
air  articolazione    della    doccia    inferiore.    Quando    le    valve 
laterali  sono  al  loro  posto  ,  e  le  teste  dei  due  perni  sono 
uscite  dalla  finestrina  delle  due  piastre ,   per    rendere  sta- 
bile r  unione  delle    dette    valve ,  basta  girare   un   poco  le 
due  viti ;  che  le  teste  loro ,   non   altrimenti  di    due  notto- 
line  stringono    le    piastre    contro    1'  anello.   II    quale    (  per 
dirvi  tutto)  dove  e  toccato  dalle  menzionate   piastrine  ret- 
tangolari  e    stato    dalla    lima    appianato,  anzi  logorato  per 
guisa  che  le    piastrine    vi    siano  contenute  in  una  propor- 
zionata  incassatura   (  Fig.   2.   c  ). 

Voi  vedete,  Rispettabili  CoUeghi ,  con  quanta  economia 


Dello  Speculum   Uteri  239 

di  mezzi  lo  speculum  bivalve  di  Coxeter  siasi  per  me 
condotto  ad  essere  quadrivalve.  Paragonate ,  di  grazia,  que- 
sta  parsimonia  {  clie  qui  era  possibile  )  colla  piii  compli- 
cata  (  e  certo  inevitabile  )  maniera  di  congiunzioni  che 
trovasi  nel  quadrivalve  di  Cbarriere  comuneniente  adope- 
rato  da'  nostri  Cliirurgi.  In  questo  (  ben  vel  sapete  )  cia- 
scuna  delle  due  valve  aggiunte  lia  due  nottoline  sue  pro- 
prie,  clie  non  lianno  altro  uffizio  fuori  di  quello  di  unirle 
alia  due  valve  principali ;  e  queste  si  articolano  insieme 
per  opera  di  una  vite ,  che  per  essere  levata  ha  bisogno 
del  cacciaviti.  Inoltre  non  e  da  tacersi  che  le  predette 
quattro  nottoline  fanno  risalto  nell'  interno  dello  specu- 
lum; mentre  che  per  converse,  in  quello  che  io  vi  ho 
descritto,  1'  interno  del  tubo  e  libero  da  qualsiasi  minimo 
ingonibro,   come  lo  e   nel  semplicissimo  tubo  primitivo. 

Tale  e  il  meccanismo  delle  valve  nello  speculum  che 
ho  modificato.  Ora ,  nel  metterlo  in  esecuzione  1'  artefice 
ebbe  a  notare  che,  ad  agevolarne  la  fabbricazione,  torna- 
va  bene  che  ciascuna  delle  valve  laterali  venisse  costan- 
temente  applicata  al  lato  medesimo,  e  non  potesse  scam- 
biarsi  colla  sua  compagna ;  giacche  una  benche  minima 
differenza  di  curvita  produceva  differenze  sensibili  nel  gra» 
do  della  loro  apertura.  Non  fu  difficile  trovare  uno  spe- 
diente  adattato  all'  uopo ;  ed  eccovi  il  modo  nel  quale  io 
soddisfeci  a  questa  nuova  indicazione. 

II  nottolino  di  un  lato  e  rettilineo,  e  rettilinea  e  la 
finestra  della  piastrina  cui  deve  attraversare ;  il  nottolino 
deir  altro  lato  e  curvato  a  forma  di  f\,  e  I'  apertura,  che 
gli  corrisponde  nella  piastra  della  valva  ,  presenta  una 
figura  somigliante.  Di  piii;  le  due  viti,  che  sono  gambo 
delle  nottoline,  non  sono  egualmente  grosse  ;  ma  una  lo 
e  pill  e  r  altra  meno  (  Fig.  5  ).  Gio  posto ,  e  facile  ac- 
corgersi  che,  qualora  lo  strumento  sia  stato  scomposto 
ne'  suoi  minimi  pezzi ,  nell'  atto  di  ricomporlo,  bisogna 
che  ogni  pezzo  torni  di  meccanica  necessita  al  posto  che 
gli  venne   primitivamente  assegnato. 

Io  notava  poco  sopra ,  quasi  come  difetto ,  nello  spe- 
culum di  Coxeter  quel  non  poterlo  aprire  e  chiudere  senza 


24-0  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

fare  die  avanzi  o  retroceda  la  vite  clie  attraversa  la  co- 
detta della  doccia  inferiore.  Ora  vi  diio  come  ho  allonta- 
nato  questa  necessity. 

La  codetta  della  doccia  inferiore,  senza  ingrossarla,  io 
r  ho  foggiata  a  forma  di  manico  tutto  diritto ,  luugo  tre 
pollici,  ma  che  alia  distaiiza  di  un  pollice  dalla  sua  ori- 
giue  e  cosi  articolato  die  puo  piegarsi  ail'  indietro  ma 
non  air  innanzi  (Tav.  14.  Fig.  2.  d).  Parinienti  ho  prolun- 
gato  a  niodo  di  manico  le  due  appendici  parallele  del- 
r  audio.  Divise  per  tutta  la  loro  lungliezza,  si  coiigiiin- 
gono  insieme  prima  di  terniinare  (  Tav.  \A.  Fig.  1  ).  Cosi 
questo  secondo  manico  ha  una  lunga  fenditura  entro  cui 
il  priino  puo  muoversi  avanzando  e  retrocedeudo.  Notate 
che  il  manico  fcsso,  alia  distanza  d'  un  pollice  dal  Inogo 
d'  onde  nasce ,  piegasi  a  goniito  all'  innanzi ,  e  nel  gomi- 
to  e  articolato,  si  che  puo  piegarsi  anche  maggiormente 
in  avanti,  e  non  lo  pu6  all'  indietro  (Fig.  2.  /).  Essen- 
do  la  conformazione  de'  manichi  quella  che  ho  descritto, 
ne  viene  che  premendoli  colla  mano  che  li  tiene,  uno 
contro  r  altro ,  le  due  docce  alle  quali  soiio  attaccati , 
necessariamente  si  aprono.  Imperocche  essi  soiio  braccio 
di  due  leve  di  primo  genere  una  contraria  all'  altra ,  e 
che  lianno  comune  il  punto  d'  appoggio  nei  due  perni  a 
vite  superiormente  descritti.  E  qui  non  credo  immeritevo- 
le  di  essere  notato  che  la  lunghezza  dei  manichi  non 
rende  questo  speculum  incomodo  a  portarsi,  per  la  ragio- 
ne  che  essendo  scavezzi  e  articolati ,  e  per6  potendosi 
piegare,  luio  innanzi,  1'  altro  indietro,  la  lunghezza  che 
ne  rimane  non  supera  guari  quella  di  un  pollice  (Fig.  2). 

Descritte  nel  modo  che  avete  inteso  le  modificazioni 
che  per  opera  mia  sino  a  questo  punto  ha  subite  lo  spe- 
culum di  Goxeter,  pregovi  non  mi  sia  conteso  dalla  vostra 
benignita  di  riepilogare  quei  caratteri  pe'  quali  non  infe- 
riore mi  sembra  ,  ed  e  forse  preferibile  agli  altri  che 
veggiamo  tutto  di  nelle  mani  de'  nostri  colleghi. 

1.°  La  sua  configurazione  a  modo  di  tubo  conico  ne 
rende  facile  1'  applicazione ,  essendo  specialmente  munito 
del  fusto  di  ebano  inventato  da  Madama  Boivin. 


Dello  Speculum  Uteri  24-1 

2.°  Per  la  stessa  ragione  trova  facilmente  ed  accoglie 
nella  sua  apertura  il  collo  dell'  utero ,  e  su  questo  con- 
duce i  raggi  luminosi  meglio  di  quello  che  facciano  gli 
speculum  sciiiacciati ,  e  quelli  che  nel  senso  della  loro 
liuiahezza  Jiaiiuo  le  valve  convesse  all'  indentro. 

3.°  L'  interna  superficie  non   e  ingombra  da  rilevatezze. 

i."  Dopo  di  averlo  applicato,  se  occorra  togliere  di  po- 
sto  una  delle  valve  d'  aggiunta ,  per  esamiuare  la  corri- 
spondente  parete  vaginale,  la  cosa  e  piu  agevole  che  nel- 
lo  speculum   quadrivalve  comunemente  adoperato. 

5.°  Che  se,  a  poterlo  mantenere  aperto  seuza  continua- 
re  la  pressione  de'  manichi ,  piacesse  conservare  la  vite  di 
pressione  del  Coxeter,  vede  ognuno  che  e  facile  corredar- 
lo  di  questa  aggiunta.  Anzi  vi  diro  che  alcuni  ne  sono 
stati  costruiti  in  questa  maniei'a,  ed  e  anzi  cosl  rappre- 
sentato  nelle  due  tavole  unite  a  questa  Memoria. 

6."  Una  qualita  die  non  deve  tacersi  e  quella  di  po- 
tere  (  senza  scomporlo  )  ripulirlo  esattissimamente,  affinche 
nella  visita  successivamente  immediata  di  alquante  perso- 
ne,  non  dehba  incontrarsi  il  pericolo  di  comunicare  infe- 
zione  a  quelle  che  ne  sono  immuni ;  come  con  molta  sa- 
viezza  ha  notato  1'  egregio  nostro  Collega  Dottor  Pietro 
Ganiherini  (1).  Vedete ,  infatti,  che  le  due  cerniere  delle 
valve  laterali  concedono  di  aprirle  ampiamente,  lasciando 
scoi)erte  al  tutto  le  due  docce  principali  (Tav.  li.  Fig.  1  ). 

7.°  Questo  speculum,  per  idtimo,  puo  scomporsi  e  ri- 
comporsi  in  un  momento.  Le  valve  laterali  si  tolgono 
d'  opera  solo  die  si  giri  il  nottolino  che  le  tiene.  Ridot- 
to  lo  speculum  a  bivalve,  rallentate  alquanto,  senza  le- 
vari! i  due  perni  a  vite,  e  la  doccia  inferiore  abbandona 
r  anello  che  ne  abbraccia  la  base.  Quando  poi  la  doccia 
inferiore  e  staccata  dal  rimanente,  puo  servire  da  cucchiaia 
o  speculum  univalve,  come  alcuni  la  chiamano. 

Eccovi  pertanto  che  lo  speculum  che    vi  ho  presentato 


(1)  Tiatlato    delle    Malaltie  Veneree    del  Dott.    Pietio    Gamberini.  Bologna 
1864.  Tom.   i°  pag.  176. 

T.     IX.  31 


242  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

h  a  piacimento  o  purainente  conico  o  a  piu  valve;  e  cioe 
a4-,a3,a2;e,  sev'  aggrada,  anclie  ad  una  sola. 

Se  non  che,  quando  occorra  servirsi  della  sola  doccia 
inferiore,  puo  sentirsi  necessitu  di  avere  in  pronto  qual- 
che  altro  pezzo  il  quale  concoria  a  tenere  le  parti  inter- 
ne aperte  c  dilatate.  Or  bene;  compiacetevi  osservare  co- 
me io  abbia  cercato  di  sopperire  all'  uopo.  Per  giunta  alio 
speculum,  ho  fatto  costruire  due  striscie  di  lastra  metal- 
lica ,  lunglie  come  lo  speculum ,  largiie  poco  piu  di  un 
poUice,  concave  nella  largliezza,  e  le  ho  chiainate  porta- 
-valve  (  Tav.  15.  Fig.  3  ).  Una  loro  estremita  e  rotondata 
neir  orlo :  1'  altra,  un  mezzo  pollice  prima  che  finisca , 
si  piega  all'  indictro  ad  angolo  ottuso ,  e  mantenendosi 
concava  s'  allarga  di  quattro  linee  per  lato.  I  due  orli  la- 
teral! di  questa  porzione  piu  larga  s'  anicciano  indentro 
cosi  die  veduti  di    profile    appariscono    come    due   uncini. 

Prendete  ora  la  valva  di  un  lato  ,  applicatene  il  dorso  al 
concavo  della  porzione  descritta  da  ultimo ,  e  su  questo 
fateia  scorrere  dall'  apice  alia  base.  Gli  orli  della  valva 
s'  incastrano  nei  due  uncini ,  e  da  quel  memento  la  valva 
stessa  trovasi  stabilmente  innestata  sopra  un  manico  (  Fig. 
i.  ) ,  e  puo  adoperarsi  in  aiuto  dello  speculum  univalve. 
Cosi  la  doccia  inferiore,  e  le  due  valve  congiunte  ai  loro 
manichi  costituiscono  un  nuovo  apparecchio  di  esplorazio- 
ne  e  di  dilatazione  somigliante  a  quelle  del  Jobert  de 
Lamballe.  E  veglio  che  notiate,  che  i  manichi  delle  val- 
ve sono  essi  pure  due  doccie  piu  strette  che  puo  tornar 
bene  di  mettere  in  opera.  In  questo  case ,  voltando  capo 
alio  strumento,   le  due  valve  fanno  1'  uffizio  di   manico. 

Lo  speculum,  che  trovasi  settepesto  al  vostro  esame,  e 
del  quale  ho  tessuto  la  descrizione  che  voi ,  GoUeghi  Uma- 
nissimi ,  avete  avuto  la  sofferenza  di  ascoltare,  venne  ese- 
guito  a  norma  de'  miei  disegni  e  con  quella  bravura  che 
tutti  sanno,  dagli  egregi  nostri  fabbricatori  Pietro  e  Paolo 
fratelli  Lollini ,  i  quali  si  piacquere  di  assegnargli  un  po- 
sto  in  quella  magnifica  suppellettile  chirurgica  che  porta- 
rono  alia  nostra  esposizione  industriale  dello  scorse  anno  , 
onorata   dalla  presenza  di  Sua  Santita  Papa  Pio  IX. 


Dello  Speculum  Uteri  243 

E,  qui  anzi  che  io  ponga  fine  alia  mia  lettura,  concede- 
tenii  una  qualche  brevissima  riflessione  relativa  all'  appli- 
cazione  dello  strumento  di  cui  vi  ho  parlato  sino  ad  ora. 
Tra  i  molti  autori  che  hanno  trattato  dell'  uso  dello  spe- 
culum uteri,  il  Lisfranc  (per  quello  che  mi  e  noto  )  ha 
superato  gli  altri  nello  stabilire  buone  regole,  affinche  la 
sua  applicazione  noa  produca  danno,  e  produca  invece 
quella  maggiore  utilitu  che  e  lecito  aspettarsene  (1).  Tra 
gli  ammaestramenti  lasciatici  dal  famoso  Clinico  della  Pitie, 
uno  ve  n'  ha  che  piacemi  rammentare  perocche  mi  e  sem- 
brato  che  non  sia  tra  i  Cliirurgi   divulgate  bastanteinente. 

S'  incontrano  nella  pratica  alcuni  casi ,  ne'  quali  1'  u- 
tero ,  toltosi  dalla  sua  normale  posizione ,  non  permet- 
te  al  chirurgo  di  esaminarlo  per  mezzo  dello  speculum 
(  applicato  nel  modo  piu  consueto  )  con  quella  pienez- 
za  di  buona  riescita  che  egli  aveva  in  animo  di  ottenere. 
In  sifFatte  congiunture ,  potri  molte  volte  essere  all'  uo- 
po  confacente  seguire  il  consiglio  del  Lisfranc  ,  che  e 
quello  di  cangiare  la  giacitura  supina  della  donna  nell'  al- 
r  altra,  che  consiste  nel  farla  essere  prona  sostenendosi 
suUe  ginocchia  e  sui  gomiti.  Ne  questo  collocamento  del- 
r  inferma  e  utile  soltanto  nelle  accennate  circostanze ,  ma 
tale  pu6  riuscire  in  non  poche  altre  operazioni.  Rechero 
ad  esempio  le  fistole  vescico-vaginali ,  e  1'  operazione  del- 
la pietra ,  delle  quali  ho  fatto  io  pure  V  esperimento.  An- 
che  gli  Ostetrici  se  ne  sono  avvantaggiati ,  e  con  questo 
unico  spediente  hanno  reso  facile  1'  avanzarsi  della  mano 
neir  utero,  e  facilissimo  il  rivolgimento  del  feto  in  alcuni 
casi  ne'  quali  (  prima  di  appigliarsi  a  tale  partito  )  gli 
ostacoli  parevano  poco  meno  che  invincibili.  E  poiche  ne 
cade  il  destro  (  benche  mi  allontani  dall'  argomento  prin- 
cipale  )  lasciatemi  collocare  in  questo  luogo  una  brevissi- 
ma annotazione.  II  Chailly  (  a  differenza  di  altri  non  po- 
chi  autori  nostrali  e  stranieri)  ha  dato  il  precetto  al  quale 


(1)  J.  Lisfranc  Clinique  Chirurgicale  de  1'  Hdpital  de  la  Piti6.  Paris  1842 
T.  2.  p.  271. 


244  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

alludevano  dianzi  le  mie  parole;  ed  lia  sembrato  attribuir- 
ne  r  onore  al  tedesco  Kilian.  Nondimeiio  1'  inglese  Blun- 
dell  lie  aveva  parlato  (  al  dire  del  Velpeau  )  iiell'  anno 
1828.  Mattia  Mayor  di  Losaiiiia  aveva  lo  stesso  anno  pub- 
blicato  il  precetto  medesimo  nel  sue  Manuale  per  le  le- 
vatrici  :  e  qui  ne'  paesi  nostri  (  senza  avere  alcuna  con- 
tezza  degli  altri  )  lo  ebbe  praticato  (  pariinenti  30  aiini 
sono  )  r  ottiino  inio  amico  Dott.  Tomniaso  Bonfiglioli,  ora 
medico  delle  Alfonsiiie  e  in  allora  medico  condotto  presso 
il   Comuiie  di  Fontaiia   (J). 

Un'  ultima    riflessione    circa    1'  applicazione  dello  specu- 
lum  puo  essere  quella  che  segue. 

Goloro  che    souo    piatici    di    questa  maniera  di   esplora- 
zione  sanno  come  incoutri  talvolta  che  riesca  difficile  tro- 
vare  il  collo  dell'  utero ,  e   molto    piu   irapegnarlo  nell'  a- 
pertura  dello  struniento ,  non   ostante  che  siasi  avuta  1'  av- 
verteiiza    di    premettere    1'  esplorazione    digitale   per  cono- 
scere  il  luogo  precise  che  e   occupato  dal  collo  dell'  utero. 
Nelle    contemplate    congiunture    (  quaud'   anche    si    ponga 
molta  attenzione  nell'  eseguire    le    manovre    a  questo  pro- 
posito  insegnate    dal  Lisfranc  )   non    sempre  il   collo  uteri- 
no    va    immune,   per  parte    dell'   orlo    dello  speculum,   da 
quegli  urti  ed  attriti  che  si  cerca  a  tutto  potere  che  non 
accadano.    Che    se    la    mano    che    opera    non    e  delle  piu 
esperte,   ognun  vede,  come    in    proporzione    della    minora 
destrezza  aumenti    la    probabilita   di    un  danno  che  non   e 
sempre  di  poca  importanza.   Eppure  a  mio  avviso  v'  e  un 
modo  di  procedere ,  seguendo  il   quale ,  anche   gli    uomini 
meno  esercitati   potranno  evitare    gli  sconci    accennati   pur 
ora.   Questo  modo    consiste    nel    giovarsi    dell'  esplorazione 
rettale    contemporaneamente    all'  applicazione  dello  specu- 
lum.  L'  indice    della    mano    che    non    tiene  lo  strumento , 
insinuato  che  sia  nel  retto,  ben  di    leggeri ,   attraverso  la 
parete  retto-vaginale ,  sente    col    suo    polpastrello    il    collo 


(1)  Storia  di  due   parti   Gemelli  assistili    dal    Dottor  Tomniaso  Bonfiglioli. 
Bologna  1829. 


Dello  Speculum  Uteri  245 

deir  utero.  La  mano  che  dirige  lo  speculum ,  ne  volge 
r  estremiti  verso  quella  parte,  nel  tempo  stesso  che  Toc- 
cliio  guardando  pel  vaiio  del  tubo,  avvisa  il  dito  esplora- 
tore  dei  moviinenli  die  deve  operare  perche  il  collo  pre- 
muto  da  esso  entri  ad  occupare  1'  estrema  apertura  dello 
speculum.  Anche  prima  d'  averne  fatto  la  prova,  io  era 
persuaso  della  buona  riuscita  di  questo  procedimento ,  il 
quale  in  certo  modo  somiglia  a  quell'  altro  che  si  mette 
in  opera  spesse  volte  nelle  difficili  introduzioni  della  sci- 
ringa  nella  vescica  dell'  uoino.  Ed  invero:  chi  non  sa  co- 
me r  iudice  che  e  nel  retto  aiuti  il  catetere  a  penetrare 
nella  porzione  prostatica  dell'  uretra  e  nel  collo  della  ve- 
scica ? 

Io  non  so  die  altri  abbia  consigliato,  nella  circostanza 
teste  contemplata ,  questo  che  a  me  sembra  altrettanto 
semplice  quanto  efficace  artiiizio ;  la  cosa  pero  mi  sembra 
per  se  stessa  cosi  naturale  e  spontanea  che  non  oserei 
afFermare  che  un  simile   precetto  non  sia   mai  stato  dato. 

Ma  io  sento  il  debito  di  cessare  da  questa  gia  troppo 
lunga  diceria.  Uditori  meno  benevoli  di  quello  che  voi 
siete  soliti  e  rnostrarvi  ed  essere  a  mio  riguardo ,  potreb- 
bero  forse  muovermi  rimprovero  di  avere  occupato  il  tem- 
po di  una  delle  nostre  Session! ,  solo  per  dirvi  che  ho 
accresciuto  1'  armamentario  chirurgico  d'  uno  strumento  di 
pill  e  che  non  era  necessario. 

Da  voi  non  mi  aspetto  un  giudizio  cosi  severe;  e  spero 
invece  che  siate  per  fare  buon  viso  alia  mia  invenzione, 
sebbene  per  se  stessa  sia  di  poco  moinento ;  e  valuterete 
per  qualche  cosa  il  pensiero  che  ho  avuto  di  ofFerire  ai 
miei  Golleghi ,  avvezzi  a  maneggiare  strumenti  di  foggia 
straniera ,  uno  speculum  uteri  non  inferiore  agli  altri  e 
che  possa  dirsi,  con  sufficiente  ragione,  nostrale. 


MeiM;  Ton 


^y  U. 


U- 


FifWlMSfiP^'^'^'-'^^^'''^^^^^^'^ 


•Bettini    dis 


lit:    G», 


pan. 


Me  111:  Torn:  IX  . 


^.U. 


cKj: 


C  Bettini    liis: 


Lit:    Gaipari 


.vie 111;  Tom  :   IX 


C.  Beltini  iJis. 


cT^. 


<s. 


Lit    Giipari. 


I 


BREVI  CENNl 

SLLLO 


IL 

DIDELPnV'S  PniLANDER  LIP. 

ED   IL 

PIIALANGISTA  COOKII  CUV. 

DEL  PROF.  CAY.  ANTONIO  ALESSANDRINI 

(  Letla  nella  Sessions  del  18  Febbraio  1858.) 


JT  roseguendo  nel  solito  divisamento  di  tener  parola  da- 
vanti  a  qiiesto  dotto  Gonsesso  degli  oggetti  e  preparati 
del  Gabinetto  d'  Anatomia  Gomparata  dell'  Universita  piu 
opportuni  all'  illustrazione  di  animali  poco  noti  ,  o  non 
completaniente  descritti ,  diro  oggi  brevemente  di  due  spe- 
cie di  mammiferi  esotici  dell'  ordine  delle  fiere ,  famiglia 
dei  marsnpiali,  il  Didelfo  Filandro,  ed  il  Falangista  di 
Gook  ,  liniitandonii  pero  alle  sole  cose  relative  alio  Sche- 
letro  ,  inancando  il  Museo  di  parti  spettanti  agli  altri 
sisteini. 

Proveniente  il  Didelfo  dall'  America  meridionale ,  leg- 
gonsi  i  primi  cenni  intorno  al  medesimo  negli  scritti  dei 
Viaggiatori  die  visitarono,  e  soggiornarono  in  quelle  re- 
gioni  poco  dojio  la  scoperta  :  cosi  il  Fernandes  ,  nella 
sua  storia  della  Nuova  Spagna,  ne  parla  con  qualche  esten- 
sione,  e  dal  medesimo  i  Naturalisti  che  gli  succedettero 
trassero  le  brevi  lore  descrizioni ,  che  poco  o  nulla  versavano 


248  Antonio   Alessandiuni 

snlla  parte  anatomica.  Fu  piiiicipalinente  il  Daubenton 
clie,  nella  Stoiia  Naturale  del  BuiTon ,  aggiimse ,  al  so- 
lito,  molte,  ed  esatte  descrizioni  anatoiniche  della  spe- 
cie, corredandole  di  opportune  figure  rappresentanti  l'  a- 
niraale  intero,  gli  organi  genitali  mascliili ,  lo  stoniaco , 
r  intestino  crasso ,  la  milza  e  lo  scheletro ,  questo  pero 
in  dimensioni  tanto  piccole  da  non  riuscire  snfficiente  a 
ineglio  conij)rendere  la  inisura  dclle  parti  ossee ,  e  la  nii- 
nuta  descrizione  clie  ne  porge  11   lodato  Autore. 

Recentemente ,  cioe  nel  1827,  11  Temminck  (1),  de- 
scritto  r  animate  zoologicaniente,  rappresenta  lo  scheletro 
di  nn  maschlo ,  dandone  la  generale  dlmostrazione ,  seiiza 
discendere  ai  partlcolari  delle  slngole  reglonl ,  tranne  la 
testa,  della  quale  da  la  figura  in  tre  divers!  aspetti. 

Quasi  contemporaneamente  al  Temminck ,  vale  a  dire 
nel  1828,  gli  Anatomic!  alemanni  Pander  e  D'  Alton, 
neir  opera  pubblicata  sugli  scheletri  dei  mammifer!  (2) , 
diedero ,  nella  tavola  V.  del  quaderno  undecimo,  quello 
ancora  del  Fllandro ,  limitandosi  Essi  pure  a  poclii  cenni 
d!  una  generale  descrizione ,  di  modo  che  fa  d'  uopo  rl- 
sallre  all'  epoca,  orma!  troppo  lontana,  del  Daubenton 
onde  rlnvenire  alcun  cenno  sull'  anatomia  di  questo  inte- 
ressante  animale.  Infatti  aver  non  si  possono  per  descri- 
zioni snfficienti  le  sparse  notizie  che  s'  incontrano  nei 
trattati  generall  dl  anatomia  comparata,  descrivendosi  i 
varl  slstemi  ed  apparecchi  dell'  insleme  del  corpo  degli 
animal!. 

Le  brevi  annotazioni  che  passo  ad  esporre  sul  Didelfo 
ebb!  occaslone  di  desumerle  da  un  giovine  individuo ,  di 
sesso  femminlno ,  acquistato  dal  Naturalista  commerciante 
di  Amsterdam  Sig.  Frank ,  al  quale  individuo  pero  ,  onde 
nieglio  conservarlo  nello  spirito,  erano  stati  tolt!  1  visceri 
dell'  addome;  cio  non  ostante  arrivava  al  peso  di  quasi 
dieci  oncie  di  nostra    libbra    mercantile,  avendo    il  dl   lui 


(1)  Monographies  de  Mammalogie  loin.  I.  pag.   46.  lav.  VI. 

(2)  Die  Skelete  der  Benlelthiere.  Bonn  1828. 


SULLO   SCHELETRO    DI    DUE   MaRSUPIALI  249 

corpo  dimensioni  alquanto  magj^iori  dell'  ordinario,  come 
risuUa  almeiio  dal  coniVoiito  delle  citate  figure  del  Tem- 
ininck,  e  del  Pander.  Noii  mi  trattengo  a  parlare  delle 
dimensioni  delle  regioni  diverse  del  eorpo,  essendoche 
queste  risulteranno  abbastauza  manifeste  dallo  sclieletro 
che  rappresento  intero,  e  della  naturale  grandezza,  nella 
figura  prima  della  tavola  sedicesima,  veduto  dal  destro  late. 
Se  lo  sclieletro  che  descrivo  si  mostra  di  statura  mag- 
giore,  le  parti  pero  che  lo  compongono  hanno  con  quelle 
degli  alti'i  due  citati  tale  rassomiglianza  da  appartenere 
veramente  ad  una  medesima  specie,  e  le  poche  difTeien- 
ze,  che  verr6  notaiido ,  sono  semplicemente  riferibili  a 
varietii.  individuali ,  od  alia  poca  diligenza  dei  preparatori 
e  disegnatori. 

La  parte    fondamentale    dello    sclieletro    pertanto ,   ossia 
r  asse  vertebrale,  si  compone    di    56  vertel)re,   cioe  sette 
cervicali ,  tredici    dorsali ,  sei    lombari ,   due    del    sacro ,    e 
ventotto  caudali.   Nello    scheletro    delineato  nell'  opera  ci- 
tata  del  Temniinck  il   numero  totale  delle  vertebre  ascen- 
de  alia  6-4,  siccome    pero    il    divario    s'  incontra  nella  re- 
gione  caudale,  cui  il   lodato  Autore  assegna  trentasei  pez- 
zi,   enumerandosene  soltanto  ventotto  nel  mio    esemplare, 
non   e  difficile  che  in   questo  1'  apice  della  coda    ne   fosse 
stato    asportato ,    abbenche    il    pezzo    terminate    mostri    la 
forma  di  cono,  come  generalmente  si  vede   nella  coda  non 
inutilata.    Vieue    a    conferma    dell'  incostanza    del    numero 
delle  vertebre  caudali  anche  1'  esemplare  figurato  dal  Pan- 
der ,   che  ne  conta    in   totale   66 ,   e  quindi    trentotto   cau- 
dali. Ma  ({uello  che  merita  maggiormeiite  di  essere  notato 
si  riferisce  alia  forma    dei    pezzi    vertebrali ,  non  delineati 
con   esattezza  in   ambe  le  citate  figure.  In  quclla  del  Tem- 
niinck le  due  prime  vertebre    cervicali,  tanto    caratteristi- 
che  in  tutti   i  mammiferi ,   non   mostrano  ne  la  figura ,   ne 
la  mole  che  loro  e   propria.   L'  atlante,  privo  al  solito  del 
processo  spinoso,   questo    si    dimostra    invece   largo  e   pro- 
minente  nella    tavola    del    lodato  Autore,   in  guisa  "da  co- 
prire  in   parte  quello    dell'  epistrofea :   le    cinque    vertebre 
che  seguono  hanno  i  pi'ocessi    trasversi   troppo  inclinati  e 
T.  IX.  32 


250  Antonio    Alessandrini 

prominenti ,  ne  appaie  poi  la  nota  caratteristica ,  tanto 
evideiite ,  dell'  espaiisioue  alifornie  degli  stessi  processi  nel- 
la  penultiina  delle  ripetute  vertebre  cervicali.  In  qiiesta 
regione  niedesima  non  solo  la  settima  vertebra,  ma  la  pri- 
ma ancora  delle  dorsali ,  lianno  i  processi  spinosi  elevati 
alio  stesso  livello  delle  prime  due,  quando  iuvece  nelle 
([uattro  cervicali  clie  seguouo  1'  epistrofea  esser  dovrebbe- 
ro  (jiiesti  processi  al(|uaiito  piii  depressi ,  per  salire  poi 
nella  quinta  quasi  a  livcUo  della  prima  dorsale.  Analoghe 
inesattezze  s'  incontrano  conft-ontando  le  altre  regioni  del- 
la  spina ,  ed  il   rimanente  dello  scheletro. 

Quantunque  piii  conforme  al  vero  sia  la  figura  dello 
scheletro  del  Didelfo  Filandro  data  dalli  Pander  e  D'  Al- 
ton ,  tuttavia  questa  ancora  non  va  esente  da  qualche  er- 
rore,  attribuibile  pure  al  Disegnatore  :  nell'  una  e  nell' al- 
tra  tavola  mancano  poi  le  figure  atte  a  dimostrare  la  for- 
ma ed  estensione  della  cavita  del  cranio,  anzi  in  quella 
del  Pander  la  testa  non  e  rappresentata  die  unita  alio 
scheletro.  Credo  quindi  che  non  sia  per  riuscirc  del  tut- 
to  inutile  ai  progressi  della  scienza  il  riprodurre  di  nuovo 
r  immagine  dello  scheletro  di  questo  animale,  imitante, 
per  qnanto  e  possibile ,   le  di   lui  forme  naturali. 

Dalle  misure  date  dal  Temminck,  ed  analoghe  a  quelle 
che  desumere  si  possono  dalla  citata  figura  del  Pander, 
chiaramente  ne  emerge  essere  in  questa  specie  le  fommi- 
ne  di  statura  notabilmente  maggiore  di  quella  dei  maschi,- 
abbenche  il  numero  e  la  forma  delle  singole  ossa  dir  si 
possano  pressocche  identiche  nell'  uno  e  nell'  altro  sesso , 
non  formando  eccezione  nemmeno  gli  ossi  marsupial! ,  dei 
quali  in  ugual  misura  ne  va  fornito  anche  il  maschio.  In- 
fatti  lo  scheletro  che  descrivo  (Tav.  16.  Fig.  1.),  quan- 
tunque di  femmina  molto  giovane ,  come  rilevasi  dalle 
epifisi  non  per  anche  ben  saldate  alia  diafisi  delle  ossa 
lunghe ,  e  dallo  stato  tuttora  cartilagineo  di  parecchie  re- 
gioni ossee,  tuttavia  la  misura  presa  dall'  apice  della  ma- 
scella  superiore ,  o  punta  del  muso ,  alia  tuberosity  ischia- 
tica  ,  supera,  di  una  ottava  parte  almeno,  la  stessa  misu- 
la  presa  sugli  scheletri  di  maschi  adulti. 


SULLO   SCHELETHO   DI   DUE   MaRSUPIALI  251 

Incominciando  la  particolare  descrizione  di  questo  sche- 
letro  dalla  parte  fondainentale  la  colonna  spinale,  nella 
regione  cervicale  il  maggiore  dei  pezzi  vertebrali  e  costi- 
tuito  dair  epistrof'ea  (a.  Fig.  cit.  ),  per  lo  straordinario 
sviluppo  del  suo  processo  spinoso,  si  in  altezza  che  in 
larghezza  ,  particolarita  che  non  si  osserva,  alineno  in  gra- 
de tanto  eminente,  in  veruna  specie  dclla  famigiia  dei 
marsupiali,  di  ciii  si  lianno  esattc  figure.  Le  quattro  ver- 
tebre  die  seguoiio  1'  epistrofea  lianno  invece  nii  tale  pro- 
cesso assai  Lreve,  che  si  allunga  poi  nella  settima,  rima- 
nendo  di  poco  inferiore  a  quello  della  prima  doisale,  il 
piu  alto  di  tutta  la  spina.  La  sesta  poi  delle  stesse  ver- 
tebre  cervicali  al  dissotto  dell'  apolisi  trasversa  e  munita 
di  largo  processo  aliforme  discendente  {b ,  Tav.  16.  Fig.  1.), 
di  cui  nianca  qiialunque  indizio  nelle  figure  si  del  Tem- 
minck  ,  che  del  Pander ,  e  questa  modificazione  della 
sesta  vertebra  cervicale  serve  mirabilinente  a  protegge- 
re  le  parti  moUi  che,  lungo  il  coUo,  dirigonsi  nel  cavo 
toracico. 

Le  vertebre  spettanti  al  torace ,  in  numero  di  tredici , 
hanrio  i  processi  spinosi  ben  alti,  ristretti ,  regolarinente 
decrescenti  in  altezza  fino  alia  nona  vertebra,  di  guisa 
che  ,  niisurando  il  priino  ben  dieci  millimetri  (  c ,  Tav. 
cit.  Fig.  1.  ),  il  nono  arriva  appena  alii  quattro  {d.  Fig. 
cit.).  I  nominati  processi  nelle  vertebre  che  seguono , 
fino  alia  tredicesima ,  si  allargano  alqnanto  ,  rimanendo 
pero  quasi  alio  stesso  livello  relativamente  all'  altezza.  No- 
tar  si  deve  altresi ,  che  i  processi  articolari  delle  ultime 
tre  vertebre  dorsali  {e,  e,  e,  Tav.  16.  Fig.  1.)  si  innalzano 
a  notabile  altezza,  imitando  cosi  quelli  che  seguono  della 
regione  lonibare,  il  che  verificasi  pur  anche  riguardo  ai 
processi  spinosi,  assai  larghi ,  ed  appena  sporgenti  al  dis- 
sopra  degli  articolari   indicati. 

Le  sei  vertebre  lombari  costituiscono  la  parte  piu  ro- 
busta  della  spina,  ed  aumentano  gradatamente  di  mole 
dalla  prima  alia  quinta,  giacche  la  sesta  e  alquanto  piii 
piccola  di  quella  che  la  precede,  e  restringe  notabilmen- 
te  il  processo  spinoso. 


252  Antonio   Alessandrini 

Due  sono  le  vertebre-  die,  coi  loro  processi  trasversi, 
prestano  piinto  d'  appoggio  all'  osso  iimoniinato,  c  che 
percid  costituiscono  la  regione  sacrale  della  spina ;  l'  an- 
teiioie  {/,  Tav.  cit.  Fig.  1.  )  e  verainente  quella  che 
feinianieute ,  ed  estesaineiite  si  unisce  agl'  ilei,  mentre  la 
seconda  vi  aderisce  debolmente  solo  nella  meta  anteriore 
dei  suoi  processi  trasversi,  e  mediaiite  tessuto  molle  fibro- 
so,  il  quale,  distrutto  nella  troppo  prolungata  macerazio- 
ne  dello  scheletro ,  e  svincolandosi  cosi  questa  vertebra 
totalmente  dall'  ileo ,  ha  fatto  si  che  la  maggior  parte 
degli  Scrittori  ha  assegnato  una  sola  vertebra  al  sacro  di 
questo  Didelfo.  Anibedue  le  vertebre  del  sacro  fornite 
sono  di  processo  spinoso  distinto  e  rilevato  {/,  g,  Tav.  16. 
Fig.   1 . ) ,  che  si  perde  interamente   nelle  vertebre  caudali. 

La  coda  robusta  e  preensile  di  questo  animale  si  corn- 
pone  di  ventotto  vertebre ,  e  qui ,  come  dissi ,  in  quanto 
al  numero ,  s'  incontra  la  maggior  differenza  nelle  descri- 
zioni  di  Temminck ,  che  ne  enumera  trentasei ,  e  del  Pan- 
der che  le  fa  ascendere  a  trentanove ,  ma  tale  diftbrenza 
e  bene  di  poca  iniportanza ,  conoscendosi  di  gia  essere 
questa  la  regione  dello  scheletro  che  piu  facilmente,  e 
per  diverse  cagioni,  pu6  venir  mutilata :  quello  che  piii 
interessa  si  e  la  mole  e  la  forma  delle  vertebre  stesse  , 
die  non  e  con  sufficiente  esattezza  rappresentata  nelle 
figure  degli  Autori  piu  volte  citati.  Cade  ora  in  acconcio 
r  avvertire  come  saviamente  opinarono  quel  Zootomisti , 
che  vollero  annoverati  fra  i  pezzi  del  sacro  quelli  soltan- 
to  che  si  mettono  in  contatto  diretto  cogl'  ilei ,  e  non  gia 
tutti  i  pezzi  insieme  immobilmente  saldati ,  giacche  un 
tal  carattere  varia ,  al  variare  dell'  eta ,  nei  diversi  indi- 
vidui  di  una  medesima  specie.  Nel  Filandro  che  si  serve 
della  coda ,  nelle  variatissime  posizioni  del  corpo ,  a  fog- 
gia  quasi  di  un  quinto  arto ,  facili  e  liberi  sono  i  movi- 
menti  fino  dalla  prima  vertebra,  non  piu  impedita  dal 
contatto  coir  ileo ;  la  forma  per6 ,  e  la  mole  di  esse  ver- 
tebre varia  nei  diversi  tratti  della  coda.  Nelle  prime  quat- 
tro  i  processi  trasversi  {h,  h,  h,  h,  Tav.  16.  Fig.  1.)  sono 
larghi  ed  espansi    in    modo    da    coprire    completamente  lo 


SULLO  SCHELETRO   DI    DUE   MaRSUPIALI  253 

spazio  interposto  alle  ossa  innominate,  restringendo  cosi 
in  niodo  notabile  1'  apertura  posteriore  della  pelvi ,  il  che 
avrebhe  opposlo  grave  ostacolo  all'  atto  df*l  paitorire  se  i 
niaisupiali ,  in  <|uanto  a  quest'  atto,  si  trovassero  ncUa 
condizione  della  maggior  parte  degli  altri  maniniiferi  ,  ma 
invece  di  feti  inaturi  danno  alia  luce  embrioni  piccolissi- 
mi  cbe ,  coilocati  enlro  il  marsupio,  e  fissandosi  colla 
bocca  ai  capezzoli  decile  maininelle,  quivi  acquistano  in 
breve  il  completo  sviluppo.  Queste  prime  quattro  verte- 
bre  caiidali  ,  oltre  la  notata  niodificazione  dei  processi 
trasversi ,  sono  ancora  niolto  brevi,  di  guisa  che  la  por- 
zione  di  spina  dalle  medesime  formata  non  arriva  che  alia 
lunghezza  di  ventisei  niillimetri :  depriniendosi  ancora  in 
queste  vertebre  via  via  la  regione  anellare,  si  restringe, 
poscia  si  oblitera  del  tutto  ,  il  canale  contenente  1'  estre- 
mitd  posteriore  della  midolla  spinale ,  il  che  avviene  cor- 
rispondenteniente  alia  settinia  vertebra ,  per  cui  quelle  che 
seguono,  fnio  all'  cstremita  della  coda,  dir  si  possono  for- 
mate soltanto  dal  corpo,  che  si  allunga,  diviene  cilindri- 
co ,  conservando  ciascun  pezzo  nelle  due  estremita  artico- 
lari  quattro  piccole  prominenze ,  ti-accia  nianifesta  della 
regione  anellare  della  vertebra,  e  dei  suoi  processi  trasver- 
si. Inferior mente ,  nel  punto  di  articolazione  dei  singoli 
pezzi  caudali ,  se  eccettuansi  i  primi  tre ,  esiste  1'  ossicino 
in  forma  di  V  (i ,  i ,  i ,  i,  Tav.  16.  Fig.  1.),  particolarita 
di  struttura  comune  a  molte  altre  specie  di  mammiferi 
aventi  lunga  coda,  di  grande  mobilita  fornita,  per  cui, 
dagli  ossicini  niedesimi ,  viene  protetta  la  grossa  arteria 
candale  inferiore ,  che  non  puo  subiie  forte  compressione 
nei  movimenti  di  attortiglianiento  della  coda  stessa  ;  e 
questa  singolarita ,  tanto  evidente ,  e  appena  tracciata  par- 
zialniente  nelle  figure  piu  volte  ricordate  del  Temminck 
e  del  Pander. 

Le  rimanenti  ossa  del  tronco,  vale  a  dire  le  coste  e  lo 
sterno ,  ofFrono  le  forme  comuni  agli  altri  mammiferi ;  in 
niimero  di  tredici  le  prime,  cioe  le  coste,  otto  sono  ster- 
nali ,  congiunte  direttamente  alio  sterno  mediante  propor- 
zionata  cartilagine,  e  cinque  asternali  cioe  spurie. 


254  Antonio  Alessandrini 

Lo  sterno  (A,,  /,  Tav.  cit.  Fig.  1.  ),  abbeiiche  si  trat- 
ti  di  specie  avente  clavicola  completa ,  ed  abbastanza  ro- 
busta,  non  ha  la  sua  regione  anteriore,  o  manul)rio  {k. 
Fig.  cit.  ) ,  molto  larga ,  per6  a  sufficienza  robusta  per 
foriiire  punto  d'  appoggio  ben  fermo  all'  arto  anteriore. 
La  posteriore  estremita  dello  sterno  invece  e  piuttosto 
sottile  e  debole,  ma  sostiene  un  anipio  disco  cartilagineo  , 
si  che,  alia  sua  fornia,  non  sarebbe  piu  adattato  il  nome 
di  cartilagiiie  ensiforme  o  xifoide. 

Ma  passando  a  dire  dclla  testa,  alia  piu  facile  e  cliiara 
descrizione  della  niedesiina  lie  creduto  opportune  rappre- 
sentarla  in  diversi  aspetti  nella  stessa  Tav.  16.  Si  vede  in- 
fatti  dal  destro  lato ,  unita  alio  sclieletro,  nella  figura 
prima ;  dalla  faccia  superiore ,  asportata  la  volta  del  cra- 
nio, nella  figura  seconda ;  dalla  base  nella  figura  terza, 
tolta  la  mandibola  ,  e  delineata  a  parte  nella  figura  quar- 
ta ,  onde  per  tal  modo  meglio  dimostrar  si  possa  altresi 
lo  stato  della  dentatura. 

Nella  veduta  laterale  della  testa  (Tav.  16.  Fig.  1.)  chia- 
ramente  si  manifesta  la  notabile  di  lei  lungliezza ,  la  linea 
leggiermente  convessa  e  regolare  del.  suo  lato  superiore, 
la  leggierissima  prominenza  della  volta  del  cranio ,  1'  as- 
sottigliamento  dell'  estremita  anteriore  della  testa  stessa, 
cioe  del  nuiso ;  la  linea  ugualmente  convessa ,  ma  in  sen- 
se opposto  della  superiore,  formata  dal  lembo  inferiore 
(tn.  Fig.  cit.)  della  mandibola,  i  ciii  angoli  posteriori, 
prolungantisi  in  marcatissima  apofisi ,  allungano  sempre  piu 
la  mandibola  in  questa  direzione.  Cotesto  aspetto  laterale 
della  testa  fa  pur  vedere  1'  ampiezza  degli  arcbi  zigomati- 
ci,  la  grande  estensione  della  fossa  crotafitico-orbifale  , 
non  esistendo  particolare  demarcazione  ossea  tra  I'  orbita 
e  r  estesa  fossa  temporale ;  ugualmente  e  visibile  in  tale 
posizione  1'  ampio  foro  mascellare  esterno ,  il  prolungarsi 
alquanto  di  piii  della  mascella  superiore,  e  tutta  la  serie 
dei  denti  del  destro  lato,  veduti  dalla  loro  esterna  faccia, 
per  cui  rimane  ben  distinta  in  tutti  la  parte  della  corona 
che  sporge  dagli  alveoli. 

La  seconda  figura ,  die  rappresenta  la  testa  dalla  regione 


SULLO  SCHELETHO   DI    DUE   MaHSUPIALI  255 

superioie,  e  rimossa  1'  ossea  volta  del  cranio,  dimostra 
piincipalinente  la  forma  e  capacita  del  cavo  encefalico. 
Abbenche  la  configurazione  generale  di  questa  cavita  s'  ac- 
cost! air  ovale  ,  lion  e  pero  di  regolaritu  perfctta  ,  mentre 
alqiiaiito  ristretta  aiiteriorinente  (a,Tav.  IG.  Fig.  2.)  olfre 
il  maggior  diaiiietro  verso  il  centro  iiella  regione  crotafi- 
tica  [b ,  b ,  Fig.  cit.  ) ,  per  restringersi  di  iiuovo  alcuu 
poco  corrispondenteinente  all'  occipite.  Le  fosse  laterali 
della  base  del  cranio  non  sono  ne  ben  distinte,  ne  molto 
profonde,  per  cui  i  lobi  degli  emisferi  cerebrali,  a  la  fac- 
cia  inferiore  del  cervelletto,  esser  debbono  ben  poco  pro- 
minenti ;  invece  larghissima  e  profoiida  cssendo  la  fossa 
olfativa  (a,Tav.  16.  Fig.  5.),  chiusa  da  lamina  cribrifor- 
me  molto  estesa,  dimostra  lo  sviluppo  notabilissimo  dei 
nervi  olfatorii ,  e  quindi  1'  estensione  e  perfezione  di  que- 
sto  sensorio  ,  pel  quale  principalmente  sono  i  bruti  con- 
dotti  a  far  scelta  del  cibo  piu  opportuno  alia  loro  con- 
servazione. 

Giusta  r  ordine  secondo  il  quale  sono  disposti  negli  al- 
tri  mammiferi  i  nervi  cerebrali,  alle  fosse  olfative  dovreb- 
bero  seguire  i  fori  ottici,  ma  qui  invece  esiste  1' ampio 
foro  [b  ,  b ,  Fig.  cit.  )  ,  il  quale  rappresenta  ad  un  tem- 
po ,  e  fa  r  ufficio ,  si  del  foro  ottico ,  cbe  della  fessura 
sfeno-orbitale  ,  ed  anteriormente  una  leggiera  incavatura 
segna  ancora  in  questa  fessura  la  posizione  del  nervo  ot- 
tico. I  fori  che  segnano  il  passaggio  della  seconda  e  terza 
branca  del  trigemini ,  detti  per  la  loro  forma  rotondo  ed 
ovale  {c ,  c ,  Tav.  16.  Fig.  2.  -  e,  e.  Fig.  5.),  sono  pure 
proporzionatamente  molto  ampi  e  ben  distinti,  e  lo  stes- 
so  dir  si  deve  dei  forellini  che  mostrano  il  passaggio  della 
carotide  interna  {d ,  Tav.  16.  Fig.  2.  — /,  Fig.  5.),  situati 
accanto  di  quella  depressione  centrale  della  base  del  cra- 
nio {f.  Fig.  cit.  ),  che  segna  la  posizione  della  cosi  det- 
ta  glandola  pitnitaria.  II  meato  uditivo  interno  {f,  Fig. 
2.  ~  d ,  d.  Fig.  5.  Tav.  16.)  occupa  1'  ordinaria  posizione 
sulla  faccia  posteriore  dell'  apofisi  petrosa ,  ed  asserire  si 
puo  francamente  che  questo  Didelfo  trovasi  nella  condi- 
zione  comune  a  buona  parte  dei  mammiferi  relativamente 


25  G  Antonio   Alessandiuni 

agli  altri  fori  ilella  base  del  cranio ,  la  fessura  lacera  po- 
steriore ,   ed  i  fori   condiioidei. 

Ma  prima  di  por  termine  alia  descrizione  della  testa  e 
necessario  jjarlare  ancora  dei  denti ,  essendo  die  per  que- 
sta  parte  pnr  anclie  non  trovansi  perfettamonto  all'  unis- 
sono  i  diversi  Scrittori ;  trattandosi  pero  di  individiio  mol- 
to  giovine  la  dentatura  non  puo  essere  conipleta ,  ina  la 
descrizione  potra  rinscire  ugiialniente  utile  col  deterniina- 
rc  la  inanilestazione  e  sviluppo  relative  delle  diverse  qua- 
lita  di  denti.  Nella  mascella  superiore  (  Tav.  16.  Fig.  3.  ) 
sono  hen  patcnti  tutti  dieci  gli  incisivi,  come  nell'  adul- 
to ;  gli  otto  laterali  {f,f.  Fig.  cit.  )  sono  fermamente 
stretti  insieme,  lianno  la  corona  in  forma  di  ferro  di  lan- 
cia  con  punta  acuta,  i  due  medii  (  g- ,  Fig.  cit.),  al- 
qnanto  distant!  dai  laterali,  liauno  la  corona  piu  svilup- 
pata ,  e  meno  compressa ,  segue  agli  incisivi  laterali  un 
piccolo  spazio  vacuo ,  al  di  la  del  quale  sorgono  i  due 
canini  assai  robusti,  di  forma  conica  leggiermeiite  com- 
pressa, ed  alquanto  incurvati  all'  iudietro  nella  punta, 
analoglii  insomnia  a  quelli  delle  specie  carnivore:  addotte 
le  mascelle  collocansi  posteriormente  agli  analoglii  della 
mascella  inferiore,  inclinando  leggierinente  all'  infuori  la 
loro  punta.  I  falsi  niolari  [d ,  d.  Fig.  3.  Tav.  16.)  sono  in 
numero  di  sei,  tre  per  parte,  a  corona  compressa,  trilo- 
bata,  col  lobo  medio  di  forma  triangolare  molto  promi- 
nente ;  assai  piccoli  i  primi  due ,  i  quattro  die  seguono 
sono  maggiori  del  doppio.  Sei  sono  pur  anche  i  veri  mo- 
lari  a  completo  sviluppo  [c,  c.  Fig.  3.  cit.  ),  giacche  i 
due  posteriori  [h,  h)  cominciano  appena  a  spuntare  da- 
gli  alveoli.  II  piano  libero  della  corona  dei  veri  inolari , 
di  figura  triangolare,  con  uno  dcgli  angoli  rivolto  al  pa- 
lato,  e  irregolare  per  molte  cuspidi  o  punte  acute,  che 
possono  incidcre  il  cibo,  ma  non  gia  triturarlo  comple- 
tamente. 

Le  diverse  qualita  dei  denti  esaminati  nella  mascella 
inferiore  mostrano  certa  analogia ,  confrontati  coi  desciitti 
della  superiore.  Gli  incisivi  {d ,  d ,  Fig.  h.  Tav.  16.),  otto 
di   numero,   collocati  sono    piii   obbliquamente  all'  infuori, 


SULLO   ScHELETRO   DI    DUE    MaUSUPIALI  257 

e  la  loro  corona,  piu  coinpressa  dei  superiori,  ha  ioinia 
ovoide  piuttostocche  lanceolata ,  e  va  decrescendo  regolai- 
meiite  dai  due  del  centio  agli  ultimi  laterali.  I  due  cani- 
ui  (c,  c.  Fig.  cit.  ),  alrjuauto  piu  deboli  o  nieno  pro- 
iiiiiienti,  lianno  pero  nolla  corona  la  medesiiiia  forma, 
solo  si  iiicurvano  alcun  poco  di  |)ia  all'  indietio,  e  sono 
([uasi  adcreiiti  alia  serie  degli  incisivi.  Dei  sei  falsi  molari 
i  incdii  soiio  niaggiori  del  doppio  dei  laterali,  1'  anteriore 
dei  quali  e  anclie  piii  piccolo  del  posteriore  (b,  b.  Fig.  A. 
Tav.  16.  --m..  Fig.  1).  Li  otto  veri  molari  {a,  a.  Fig.  i. 
Tav.  16.)  nella  loro  corona  sono  pressocche  di  mole  uni- 
forme ,  ed  irti  nel  piano  libero  di  cinque  acute  punte , 
di  varia  mole  ed  altezza  ,  essendo  sempre  maggiore  la 
cent rale  esterna. 

Da  questa  descrizione  ne  risulta  quindi  essere  le  ma- 
scelle  deir  individuo  in  discorso,  abbenche  molto  giovine, 
fornite  di  cinquanta  denti ,  ventisei  dei  quali  spettano  al- 
ia niascella  superiore,  ventiquattro  all'  inferiore ,  trovan- 
dosi  cosi ,  in  quanto  al  numero  dei  denti ,  nella  condizio- 
ne  stessa  dell'  individuo  adulto,  secondo  almeno  quanto 
viene  espresso  e  rappresentato  da  Federico  Cuvier  nel- 
r  opera  interessantissima  sui  denti  dei  niaminiferi ,  resa 
di  pubblico  diritto  nel  1825.  Dimostrerebbe  quindi  1'  eta 
non  molto  innoltrata  del  mio  Didelfo  ,  per  quello  clie  si 
riferisce  alia  dentatura,  1'  essere  appena  abbozzata  la  co- 
rona degli  ultimi  due  molari  superiori. 

A  compimento  della  descrizione  di  questo  scheletro  in- 
teressante  rimarrebbe  a  dirsi  ancora  delle  estremita ,  ma 
la  giovinezza  del  medesimo,  la  lunga  conservazione  del- 
r  individuo  intero  nello  spirito,  rendono  impossibile  1'  e- 
satta  determinazione  dei  pezzi  costituenti  le  regioni  piu 
complicate  ed  interessanti  degli  arti  stessi ,  quelle  cioe  del 
carpo  e  del  tarso :  avvertiro  soltanto  die  non  esiste  la 
sproporzione ,  generalmente  ammessa  dagli  autori ,  tra  la 
mole  ed  estensione  degli  art!  anteriori,  messi  a  confronto 
coi  posteriori ,  rappresentandosi  i  primi ,  generalmente  par- 
lando,  troppo  piccoli;  anzi  dire  si  puo  che  fra  tutti  i 
marsnpiali  questa  specie  si  distingue  per  la  proporzione 
T.   IX.  3.3 


258  Antonio    Alessandrini 

poco  dissiniile  fra  le  diverse  region!  di  esse  estreinita , 
esseiidocclie  nel  piii  graii  nuinero  delie  altre  specie  la 
differenza  e  grandissima.  Avvertiro  soltanto,  relativamente 
agli  arti  anteriori ,  rappresentare  le  clavicole ,  assai  deboli 
e  sottili,  un  seinplice  segiiiento  di  circolo  molto  aperto. 
Robusto  invece  il  radio,  di  inole,  in  qiiaiito  alia  grossez- 
za,  quasi  uguale  a  quella  dell'  ulna,  csercitando  il  radio 
stesso  notabile  sforzo  nel  dirigeie  i  movimenti  del  piede 
corrispondente ,  nell'  atto  di  anaiupicarsi ,  o  fissaisi  sui 
rami  degli  alberi,  come  vogliono  le  naturali  abitudini  di 
siflatto  animale,  il  die  vicne  favorito  altresi  dalle  lunghe 
acute  ungliie  che  armano  le   cinque  dita  del   piede  stesso. 

Piispetto  agli  arti  posteriori  e  notabile  1'  estrema  ristret- 
tezza  degli  ossi  innominati  alia  regione  degl'  ilei ,  per  cui 
veramente  dire  si  puo  che  non  vi  esiste  la  cresta ,  die 
non  vi  e  traccia  di  pelvi  maggiore ,  discendendo  i  proces- 
si  trasversi  della  prima  vertebra  sacrale  fin  presso  il  lembo 
estremo  iiiferiore  dell'  osso  innominato :  ed  invero  1'  am- 
piezza  della  pelvi  maggiore  e  necessaria  singolarinente  nel- 
le  specie  nelle  quali  1'  utero  gravido  acquista  grandi  di- 
mensioni ,  ma  qui,  come  si  e  detto,  la  gestazione  si  com- 
pie  nel  marsupio,  o  borsa  esterna  addominale,  F  inferiore 
parete  della  quale  e  validatnente  sostenuta  dai  robusti 
estesi  ossi  marsupiali.  Gli  innominati  divengono  invece  mol- 
to solidi  nella  regione  dell'  ischio  e  del  pube,  il  lembo 
anteriore  del  quale  sostener  deve  la  base  dei  nominati 
ossi  marsupiali  {  ii ,  Tav.    16.  Fig.    1  ). 

II  femore  supera  di  poco  la  lungliezza  dell'  omero ,  ed 
ha  il  corpo  non  molto  robusto,  e  perfettamente  rettili- 
neo :  nella  gamba  la  fibula,  come  si  disse  verificarsi  pur 
anche  dell'  osso  analogo  dell'  arto  anteriore  il  radio ,  e 
robusta,  percorre  tutta  la  lungliezza  della  gamba,  e  la 
sua  testa  superiore  (o.  Fig.  cit.  )  supera,  in  quanto  alia 
mole  e  complicazione  sua,  quella  stessa  della  tibia,  mo- 
strando  poi  evidentemente  il  pollice  nel  piede  corrispon- 
dente il  carattere  essenziale  della  brevita ,  dell'  assoluta 
mancanza  dell'  unghia ,  e  dell'  esistenza  rudimentaria  del- 
V  estrema    falange ,    carattere    che    il    Didelfo    ha    comune 


SULLO   SCHELETRO   DI    DUE   MaRSUPIALI  259 

con  parecchie  altre    specie   appartenenti  alia  fainiglia  me- 
desinia. 

FALANGISTA. 

La  seconda  specie  di  marsupiale,  lo  scheletro  del  quale 
mi  proposi  di  descrivere ,  si  e  il  Falangista  di  Cooic  =  Plia- 
laiii^ista  Cookii  =  del  celebratissimo  Giorgio  Ciivier ,  e 
collocato  nel  genere  Petaurus  dal  fratello  Federico.  Le 
teire  Australi,  clie  iiegli  ultiiiii  tempi  liaiiiio  date  niiine- 
rosa  serie  di  aniiiiali  singolarissiiiii ,  foiiiiroiio  pur  anclie 
il  Falangista,  le  piiine  notizie  del  quale  si  leggono  nel 
teizo  viaggio  del  rinoniato  Viaggiatore  cui  e  stata  intito- 
lata  la  specie,  ed  alia  qnale  diede  Egli  il  noine  di  Opos- 
sum. La  scienza  possiede  molte  ed  esatte  descrizioni  zoo- 
logiche  ,  non  che  parecchie  figure  del  Falangista,  come 
quella  p.  e.  di  ima  feniniina  che  si  puo  vedere  nel  qua- 
rantesiinoquinto  fascicolo  della  splendida  opera  sui  Mam- 
miferi  di  Fed.  Cuvier  e  Geoffroy  Saint-Hilaire  ( Novembre 
182i),  e  r  altra  che  va  unita  ad  uu  articolo  del  Lesson 
inserito  nel  sedicesimo  tomo  (  1829)  degli  Annali  delle 
scienze  naturali  di  Parigi :  la  parte  anatomica  per6  e  tut- 
tora  assai  incompleta,  per  quanto  almeno  e  a  mia  notizia, 
abbenche  si  tratti  di  animale  placido,  facile  ad  addome- 
sticarsi ,  e  che  puo  vivere  anche  nei  nostri  clinii ;  ed  in- 
fatti  la  femmina  citata  di  sopra,  e  che  venne  rappresen- 
tata  nelle  grandi  tavole  di  Fed.  Cuvier,  fu  portata  viva 
sulla  nave  1'  Urania  dal  Naturalista  della  Spedizione  il 
Gaimard. 

Le  piu  estese,  ma  non  complete,  nozioni  anatomiche, 
si  leggono  nella  Storia  Natnrale  del  BufFon  dove,  data  la 
figura  e  la  descrizione  di  una  femmina  e  di  nn  maschio, 
rappresentansi  ancora  porzioni  degli  intestini,  e  lo  stoma- 
co  aperto ,  ma  non  gia  lo  scheletro ,  che  pero  il  Dauben- 
ton  descrive  con  sufficiente  estensione. 

II  Tennninck  nel  tomo  L  pag.  7  delle  sue  monografie 
di  mammalogia  tratta  brevemente  di  questa  specie,  ne  at- 
tribuisce  Egli  pure  la  prima  menzione  al  Capitano  Cook , 


260  Antonio    Alessandrini 

avverte  vivere  qucsto  uuiiiuilc  a  Van-Dieiueii,  puuta  nieri- 
dionale  della  Niiova  Olaiula,  ma  die  e  pur  anclie  stato 
trovato  neir  isola  di  Raiiwak  dai  Naturalisti  Quoy  e  Gai- 
inard,  addetti  alia  spedizione  intonio  al  Glol)0  del  Co- 
maudaiUe  Freyciiiet  (  Voyage  autoiir  dii  Monde  pendant 
les  ann6es  1817-1820.  Paris  1821  in  i."  e  tav.  in  %lio  ). 
A  dir  vero  pero  le  specie  d(!sciitte  in  quest'  opera  dai 
lodati  Naturalisti  sono  il  =  Plialaugista  maculata  Geof- 
froy  =  ed  il  Phalangista  Quoy  :=,  rappresentandosi  nel- 
le  figure  individui  interi,  e  soltanto  il  tescliio  della  prima 
specie.  Reputo  quindi  opportune  occuparmi  della  descri- 
zione  dello  scheletro  posseduto  dai  Gahinetto,  e  che  e 
certaniente  quello  del  Falangista  di   Cook. 

L'  asse  vertebrah;  (Tav.  17.)  si  compone  di  cinquanta- 
sette  vertebre ,  vale  a  dire  sette  cervicali ,  tredici  dorsali , 
sei  lonibari,  due  del  sacro,  e  ventinove  caudali :  numero, 
e  divisione,  perfettamente  identico  a  quello  esposto  dai 
Daubenton.  Sembra  pero  clie,  tanto  il  numero  complessi- 
vo  delle  vertebre ,  quanto  quello  delle  singole  regioni , 
offrir  possa  delle  dilFerenze ,  giaccbe  nel  Falangista  orsi- 
no,  lo  sclieletro  del  quale  e  descritto  e  figurato  nell'  o- 
pera  del  TeMiniinck,  se  ne  contano  sessanta ,  cioe  sette 
cervicali,  tredici  dorsali,  sette  lombari,  una  del  sacro  e 
trentadue  caudali.  In  quanto  alia  mole  ed  alia  forma  rnan- 
tenoono  certa  analogia  con  quelle  descritte  del  Didelfo ; 
ed  anclie  le  prime  quattro  caudali ,  coll'  ampiezza  dei  lo- 
re processi  trasversi ,  chiudono  lo  spazio  interposto  alia 
regione  posteriore  delle  ossa  innominate ,  rendendo  cosi 
straordinariainente  angusta  1'  apertura  posteriore  della  pel- 
vi ;  ma  anche  questa  specie  partorisce  degli  embrioni  die 
ripone,   fomenta  ed  allatta  entro  il  marsupio. 

Delle  tredici  coste  di  cui  va  fornito  questo  scheletro , 
sette  sono  sternali,  e  sei  spuria,  ma  piuttosto  deboli,  e 
fornite  di  cartilagine  molto  estesa.  Lo  sterno  formasi  di 
sette  pezzi  ossei  ben  distinti,  il  primo  dei  quali,  che  e 
il  pill  robusto ,  ha  figura  romboidale ;  suU'  angolo  supe- 
riore  articolansi  le  solide  clavicole ,  e  poco  al  dissotto , 
negli  angoli  laterali  le  prime  coste,  brevi,  poco  incurvate, 


SULLO   SCHELETRO   DI   DUE   MaRSOPIALI  261 

ma  lobuste.  I  quattro  pezzi  sternali  medii  sono  i  piu  pic- 
col  i ,  il  sesto,  abbenclie  sottile  e  debole,  s'  allunga  quasi 
del  doppio ,  e  sostiene  nella  libera  estremita  V  ainpio  di- 
sco cartilagineo  ,  di   forma  oibicolare. 

La  regione  della  testa ,  costituendo  la  parte  piii  inte- 
ressante  e  caratteristica  dello  scbeletro ,  massime  pel  nu- 
mero ,  la  forma  e  disposizione  dei  denti ,  oltreche  si  di- 
mostra  intera,  veduta  dal  destro  lato,  nella  Tav.  17.  e  poi 
rappresentata  in  diversi  aspetti,  aperto  anche  il  cranio, 
nello  figure  1.  2.  3.  e  4.  della  Tav.  18.  Veduta  lateralmen- 
te  (Tav.  17.)  appare  di  forme  generali  ben  proporzionate  , 
colla  volta  del  cranio  discretamente  prominente ,  ottusa 
r  estremita  libera  delle  mascelle,  molto  esteso  e  largo 
r  arco  zigomatico ,  in  perfetta  continuita ,  come  nel  Di- 
delfo ,  le  fosse  orbitale  e  crotafitica ,  assai  ampio  il  meato 
uditivo  esterno  {a,  Tav.  17.),  deboli  e  poco  estesi  i  con- 
dili  deir  occipite  (Z*),  assai  profonda  la  fossa  (c)  che  si 
interpone  ai  noniinati  condili  ed  al  processo  mastoideo  del 
temporale,  e  molto  prominente  1'  angolo  posteriore  (d) 
della  mandibola. 

Ma  la  parte  essenziale  della  regione  della  testa  e  costi- 
tuita  dalla  dentatura ,  nella  descrizione  della  quale  non 
trovansi  pienamente  conformi  i  diversi  Autori  che  si  oc- 
cuparono  di  siffatte  materie,  il  che  a  mio  avviso  dipende 
principalmente  dalle  variazioni  che  naturalmente  avvengo- 
no  nei  denti  dei  diversi  individui  a  norma  dell'  eta,  e 
deir  appartenere  i  medesimi  a  quelli  della  prima  o  della 
seconda  serie.  II  piu  volte  citato  Daubenton  enumera  nel 
Falangista  dieciotto  denti  nella  mascella  superiore ,  quat- 
tordici  nella  inferiore ;  dei  primi ,  di  quelli  cioe  della  ma- 
scella superiore,  otto  appartengono  alia  serie  degli  incisi- 
vi ,  dieci  a  quella  dei  molari ,  e  nella  mandibola ,  enume- 
randosi  soltanto  due  incisivi,   vi  esistono  dodici  molari. 

Nell'  articolo  sui  Falangisti  del  nuovo  dizionario  di  sto- 
ria  naturale ,  alle  diverse  specie  incluse  in  questo  genere 
si  attribuisce  non  una  sola,  ma  due  diverse  formole  di 
dentatura,  in  una  delle  quali  il  numero  dei  denti  si  fa 
ascendere    alii     quaranta ,    nell'   altra    alii    trentotto.    Dei 


262  Antonio   Alessandrini 

quaranta  denti  otto  sono  incisivi,  sei  superiori  due  infe- 
riori,  due  canini  alia  sola  mascella  supeiiore,  e  trenta 
inolari ;  di  questi  ultimi  dieci  si  considerano  come  falsi 
molari ,  quattro  superiori  sei  iuferiori,  venti  come  veri 
molari ,  di  ugual  numero  in  ainhe  le  mascelle.  Nella  se- 
conda  fonnola,  in  quelia  cioe  dei  trentotto  denti,  otto 
sono  incisivi ,  come  nel  primo  caso ,  trenta  molari  i  quali 
distinguonsi  in  otto  falsi  molari ,  quattro  superiori  ed  al- 
trettanti  iuferiori,  ventidue  molari  veri,  dodici  superiori, 
dieci  iuferiori. 

Nello  scheletro  die  descrivo ,  trattandosi  di  individuo 
molto  giovine,  la  dentatura  non  e  completa,  tuttavia  si 
vede  manifestamente  che  partecipa  piuttosto  della  prima 
formola,  massime  per  la  presenza  di  denti  analoghi  ai  ca- 
nini: cosi  nella  mascella  superiore  (  Tav.  18.  Fig.  1.  )  ve- 
donsi  di  gia  fuori  dagli  alveoli  venti  denti,  dieci  per  par- 
te, dei  quali  sei  si  riferiscono  agli  incisivi  (  a.  Fig.  cit.  ), 
due  ai  canini  ( ^ ) ,  quattro  ai  falsi  molari  ( c )  ,  ed  otto  ai 
molari  veri  {d).  Nella  mandibola  poi  sono  manifesti  tre- 
dici  denti,  due  incisivi  [a,  Tav.  18.  Fig.  \.),  un  rudi- 
mento  di  canino  a  destra  (  b ,  Fig.  cit.  ) ,  due  falsi  mola- 
ri  (c),   e   quattro  molari  veri   {d). 

Federico  Cuvier  nell'  opera  citata  sui  denti  dei  mam- 
miferi ,  riportando  quelli  ancora  del  Falangista  di  Cook, 
che  colloca  nel  genere  Petauriis ,  da  Lui  stabilito,  li  fa 
ascendere  al  numero  complessivo  di  trentotto ,  vale  a  dire 
otto  incisivi  e  trenta  molari ,  dei  quali  sedici  superiori , 
otto  falsi  ed  altrettanti  veri;  quattordici  inferiori,  sei  falsi 
ed  otto  veri.  Ma  quello  che  piii  importa  relativamente  ai 
denti  non  e  gia  il  loro  numero ,  ma  piuttosto  la  confor- 
mazione  della  corona ,  ed  il  modo  di  manifestarsi  e  dispor- 
si  sui  lembi  alveolari  d'  ambe  le  mascelle.  La  citata  figu- 
ra  prima  della  Tav.  18.  offi-e  evidenti  i  notati  caratteri  nella 
mascella  superiore.  I  tre  incisivi,  descrivendoli  da  un  lato 
solo  perche  di  forme  identiche  in  anibi  i  lati ,  decrescono 
regolarmente  in  lunghezza  dall'  interno  all'  esterno  ,  e  men- 
tre  la  corona  del  medio  sporge  dall'  alveolo  sette  milli- 
metri ,   1'  ultimo    non    si    eleva  che  a  quattro.   La  maggior 


SuLLO    SCHELETRO   DI    DUE   MaRSUPIALI  263 

larghezza  della  corona  spetta  al  dente  di  mezzo :  tutti  tre 
gli  incisivi  hanrio  una  leggier  solcatura  nel  centre  della 
faccia  esterna  della  corona.  Ai  di  Id  della  serie  degli  in- 
cisivi evvi  nel  leinbo  alveolare  uno  spazio  vacuo  di  due 
niillinietri,  poscia  sorge  il  piccolo  canino  (b ,  Tav.  18.  Fig. 
1.)  appuntito,  di  forma  conica  leggiermentc  compressa  : 
tra  questo  ed  il  prinio  molare  corre  pure  hreve  tratto  di 
lembo  alveolare  libero ,  poi  seguono  i  due  falsi  molari 
(  c  ,  Fig.  cit.  );  piccolissimo  il  primo,  e  nella  corona  di 
t'ornia  analoga  al  canino,  dista  dal  secondo,  die  poggia 
contro  i  molari  veri ,  di  tre  millinietri,  la  mole  della  co- 
rona e  pressoche  uguale  a  quella  dei  veri  molari,  pero 
non  e  come  in  questi  appianata  ,  ma  forma  un  rialzo 
triangolare  tagliente.  Dei  quattro  veri  molari  che  seguo- 
no (  d.  Fig.  cit.  )  il  piano  triturante  e  fornito  di  quattro 
cuspidi  (  d ,  Fig.  cit.)  assai  prominenti,  visibilissimi ,  al- 
meno  nei  tre  anteriori ,  giacche  il  quarto,  tuttora  in  for- 
mazione ,  arriva  appena  a  toccare  col  piano  della  corona 
il  lembo  dell'  alveolo. 

Assai  diversa  si  mostra  la  dentatura  nella  mascella  in- 
feriore.  I  due  incisivi  robustissimi  {a.  Fig.  4.  Tav.  18.)  so- 
no  leggiermente  solcati  nella  faccia  superiore ,  tagliati  ob- 
bliquamente  nell'  estremo  lembo  della  corona,  e  trovan- 
dosi  strettamente  a  contatto,  compongono  una  linea  scin- 
dente  semicircolare  acutissima.  Dal  lato  destro  presso  il 
punto  dove  incomincia  a  spuntare  dall'  alveolo  la  corona 
deir  incisive,  sorge  un  piccolissimo  dente  (b.  Fig.  A.  Tav. 
18.),  che  per  la  posizione  riferire  si  potrebbe  ad  un  ru- 
dimento  di  canino :  e  questa  pero  certamente  una  ano- 
malia  individnale,  giacche  nissuno  Antore  parla  di  denti 
di  questa  qualita  osservati  nella  mascella  inferiore  dei 
Falangisti. 

I  due  falsi  molari  (  c.  Fig.  cit.  )  sorgono  contigui  ai 
quatlro  veri  (d.  Fig.  cit.),  e  sono  pressoche  identic! 
nella  forma  agli  analoghi  della  mascella  superiore,  soltan- 
to   la  mole  e  alquanto   piu   piccola. 

Per  quel  che  spetta  alle  forme  generali  della  mandibo- 
la  avvertiro    alti-esl    essere    la    medesima    molto  sviluppata 


26i  Antonio   Alessanurini 

nella  regione  posteriore,  perche  assai  ampio  il  processo 
coronoideo  (gjFig.  4.  Tav.  18.);  confonnato  a  foggia  di 
lamina  piegata  orizzontalmente  all'  indietro  1'  angolo  po- 
steriore {f,  Fig.  cit.  ) ,  debole  pero  il  coudilo  (c),  ap- 
pianato  nella  faccia  articolare,  e  confonnato  in  modo  da 
potersi  muovere  facilniente,  ed  in  qualnnquo  direzione , 
snlla  conispondente  estesa  faccia  articolare  del  temporale, 
non  liinitata  anteriorniente ,  ne  al  lato  esterno ,  da  vernna 
niarcata  apofisi   (e.  Fig.    1.   Tav.    18). 

Le  Figure  seconda  c  terza  della  piu  volte  citata  Tavo- 
la  18.,servir  possono  principahnente  a  fornire  idea  esatta 
della  forma  e  capacita  della  cavita  del  cranio,  e  quindi 
anche  della  mole  e  conformazione  del  cervelk)  contenu- 
to ,  ed  ofFre  una  singolare  analogia ,  si  relativamente  alle 
forme  generali ,  clie  rispetto  al  numero  e  disposizione  dei 
fori  destinati  al  passaggio  dei  nervi  cerebrali ,  con  quella 
del  Falangista,  per  cui  i-eputo  inutile  discendere  intorno  a 
cio  a  piu  minuto  esame ,  hastando  a  convincersene  il  so- 
lo confronto  delle  figure,  dimostranti  aperta  la  cavita  del 
cranio  si  nell'  una  che  nell'  altra  specie. 

Anche  le  esti'emita ,  od  arti  dello  scheletro,  mostransi 
delle  forme  e  proporzioni  generali  assegnate  al  Didelfo , 
come  ne  pu6  rendere  pienamente  convinti  il  confron- 
to delle  figure :  ma  essendo  nel  Falangista  alquanto  piu 
innoltrata  la  ossificazione,  ho  potuto  meglio  distinguere 
la  composizione  delle  complicate  regioni  del  carpo  e  del 
tarso ,  che  vedonsi  disegnate,  di  naturale  grandezza,  e 
vcdnte  dalla  faccia  dorsale  ,  nelle  Figure  .5  e  6  della  Ta- 
vola  18.,  ed  in  quest'  ultima  figura  ^  ben  manifesto  il 
carattere  essenziale  della  brevita  del  poUice,  della  de- 
duzione  sua  dalle  altre  dita ,  e  dell'  assoluta  mancanza 
deir  ungliia. 

E  qui  do  termine  al  mio  dire,  per  non  abusare  della 
bonta  e  tolleranza  vostra,  Accademici  Sapientissimi,  con- 
cludendo  ,  essere  1'  esatta  e  minuta  anatomia  la  piii  si- 
cura  guida  al  metodico  collocamento  e  distribuzione  delle 
specie  nel  vastissimo  Impero  organico ,  della  quale  veri- 
ta    forniscono  indubitata    prova    gli  interessanti    lavori  che 


SULI.O   ScHELETRO   DI   DUE    MaRSUPIALI 


2g: 


tuttogiorno  vedono  la  pubblica  luce,  frutto  ben  degno 
degli  indefessi  studi ,  delle  pazientissinie  laboriose  licer- 
che,  di  Naturalist!  di  altissima  faiiia,  n  del  piii  profondo 
sapere. 


T.     IX. 


3i 


SPIEGAZIONE  DELLE  TAVOLE 


TAVOU  16. 

Che    contiene    cinque   figure ,    rappresenlanii   gli   oggetii    aella    loro    aaturale 
grandezza. 

Fig.  1.  Lo  schelelro  della  femmina  giovine   del  Didelphys    Philander,  vedulo 
dal  desiro  lalo. 

a,  seconda  vertebra  cervicale,  od  epislrnfea. 

b,  processo  alifornie  disccndenie  della  sesta  vertebra  cervicale. 

c,  apofisi  spinosa  della  prima  vertebra  dorsale. 

d  J  \o  stesso  processo  della  nona  vertebra  dorsale.  ^y 

e,  e,  e,  processi  arlicolari  delle  ultime  tre  verlebre  dorsali. 

f,  vertebra  anteriorc  del  sacro. 

g,  vertebra  posteriore  dello  stesso  osso . 

h,  h,  h,  h,  processi  trasversi  delle  prime  quattro  vertebre  caudali. 

i,  %,  i,  i,  processi  inferiori  delle  vertebre  caudali ,  od  ossicini  in  forma  di  V. 

k,  ii  raaniibrio,  od  estremiia  anteriore,  dello  sterno. 

/j  la  cartilagine  ensiforrae,  od  estremit^  posteriore  del  medesimo. 

m ,  i  falsi  raolari. 

n,  gli  ossi  marsupiali. 

0^  la  testa  superiore  della  fibula. 

Fig.  2.  La  testa  vcdiila  dalla  regione  superiore,  staccata  colla  sega,  e  rove- 
sciala  in  alto  1'  ossea  volta  del  cranio. 

a  J  restringimento  anteriore  della  cavila  del  cranio. 

b ,  h ,  regione  crotafitica  dove    la    oaviti    del    cranio  presenta  il  maggior  dia- 

raetro  trasvcrso. 
c  J  il  foro  rotondo  dello  sfenoide. 

d ,  interne  sbocco  del  canale  carotico. 

e,  il  foro  ovale  dello  sfenoide. 

f ,  meato  ndilivo  inlerno. 

g,  fcssnra  lacera  posteriore. 
Aj  il  gran   foro  occipitale. 

i,  la  volla  del  cranio,  vednta  dalla  faccia  interna. 

It,  fossa  occipilale  cenlrale  pel  lobo  medio  del  cervelletto. 

I,  I,  Ic  due  fossetle  laterali  pei  piccoli  lobi  dello  stesso. 


SULLO  ScHEt.ETRO    Dl    DUE   MaRSUPIALI  267 

m,  m,  incavature  della  volla  corrispondenti  agli  emisreri   cerebral!,  pocliissi- 
ino  profonde. 

Fig.  3.  La  testa   dalla   base ,  die    mostra    principalmeate    i    denti  della  serie 
siiperiore. 

a,  a,  bj  h,  qiiattro   spazii    della    volta    ossea    palatina ,   chitisi    da    semplice 
membrana ,  non  essendo  per  anche  completa  I'  ossiticazione. 

c,  e,  i  sei  molari  trituralori ,  o  veri  molari. 

d,  d,  ii  sei  molari  incidenti,  o  falsi  molari. 

e,  e,  i  due  denii  canioi. 

f,  f ,  Ii  olio  denti  incisivi  laterali. 

g,  i  due  incisivi  medii,  separati  dai  laterali  mediante  tin  breve  spazio  ruoto. 
h,  h,\  due  ultimi  molari. 

TAVOL\  17. 

Rappresenta,  sempre  di  naturale  grandczza,  lo  scheletro  iDtero   del  Phalangi- 
sta  Cookii,  veduto  dal  destro  lato. 

a,  \\  mcalo  uditivo  esterno. 
h,  condilo  dell'  occipile. 

c ,  profooda  incavatura  Ira  la  regione    roastoidea   del  temporale ,  ed  it  condilo 

deir  occipile. 

d ,  apofisi  delT  angolo  posteriore  della  roandibola. 

'  TAVOLA  18. 

G)ntiene  sei  Hgure    rappresentanli    la    testa,  ed  uno  dei    piedi  anteriori  e  po- 
steriori dello  stesso  Falangista. 

Fig.  1.  La  testa  veduta  per  la  base,  rimossa  la  mandibola. 

a,  i  sei  incisivi. 

h,  i  due  canini. 

c,  i  quallro  falsi  molari. 

d  ^  Ii  otto  molari  veri. 

e ,  faccia  articolare  del  temporale  pel  condilo  della  mandibola. 

Fig.  2.  La  testa  veduta  dalla  faccia  superiore,  e  rimossa  la  volla  del  cranio. 

a,  a,  regione  della  cavili  occupata  dagli  eniisferi. 

b,  b,  regione  conlenenle  il  cervellello  e  la  midolla  aliungata. 

Fig.  3.  La  volta  ossea  del  cranio,  dalla  faccia  interna. 

a,  a,  incavatura  adaitala  agli  eraisferi  cerebrali. 
h,  c,  d,  le  tre  fosse  pei  lobi  del  cervellello. 


268  Antonio  Alessandrini 

Fig.  4.  La  mandibola  vedula  di  fronte  dal  lato  dei  denti. 

a,  i  due  Jenli  incisivi. 

bj  I'tidinienlo  di  caniiio  a  deslra. 

c,  due  falsi  niolari. 

d ,  i  quatiro  molari  veri. 
«,  il  processo  condiloideo. 

f ,  angolo  posterioi'e  delta  mandibola. 
g ;  \\  processo  coronoideo. 

Fig.  5.  11  sinistro  piede  anteriore  dalla  faccia  dorsale;  sul  lato  superiore  del 
carpo  vedonsi  congiunle  le  corrispondenti  estremiti  delle  ossa  dell'  anti- 
braccio. 

Fig.  6.  II  destro  piede  posteriore,  veduto  ugualraenle  dalla  faccia  dorsale. 
Alia  superiore  regione  del  tarso  sono  pure  unite  le  corrispondenti  estre- 
miti  delta  tibia  e  delta  fibula. 

a^  il  breve  pollice  dedotto  dalle  allre  dila,  e  che  mostra  1' estreraa  falange 
rudiraentate ,  e  del  liitto  priva  delf  unghia. 


Mom:  ToiTI;  IX 


S-3. 


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INDICE 


Lorenzo  Bella  Casa.  Nuovo  modo  di  renders  grafici  gli  Slru- 

menli    Meleorologici.   Tav.   5 Pag.  145 

Antomo  Bertoloni.  Miscellanea  Botanica  Fasc.  XIX.  Tav.  6 , 

7,   8,   9,    10 ,,167 

Ijjigi  Calori.  Sopra  un  voluminoso  Tumore  congenita  ec.  Tav. 

11,  12,  13 ,,187 

DoiiENico  Pjani.  Sopra  una  Opinione  Aslronomica  di  Dante 

Alighieri „  207 

Giuseppe  Bertoloni.  Delia  Legnile  di  Sarzanello  .  .  .  ,,213 
GiAMBATTisTA    Fabbri.    Descrizionc   di   uno    Speculum    Uteri. 

Tav.   14,   15 ,,229 

Antonio  Alessandrini.  Brevi  cenni  sutlo  Schelelro  di  due  Mar- 

supiali.   Tav.  16,  17,  18 ,,247 


^t-5i^^^^^^^^^^^^^^^,^^^g' 


'f"''^^I)'s5^^^'^^^S^^^3(^^^§<^^^^' 


1 

IX 


1^ 


1 


II 


P 


MEMORIE 

DELL'  ACCitDEHIA  DELIE  SGIENZE 

DELL'  ISTITUTO  DI  BOLOGNA 

FASCICOLO    3. 


Cf 


:>^ 


fe 


ii 


?l 


BOLOGNA 

TIPOGRAFU  ARCIVESCOVILE 
1859 


?T?l1 


J  I.  J 


i 


DI  NIGUIZIE  0  MELASMA 

CON  ALTEIIAZIOiXE  GRAVE 

DELLE 

CAPSULE  ATRABILARI 


DEL  BOTTORE  FERDIN'ANDO  VERARDINI 

(Letta  nella  Sessione  del  7  Geuaaio  18S8. ) 


s. 


'e  egli  e  vero  che  il  medico  debba  niuovere  mai 
sempre  dalia  osservazione ,  e  che  dai  casi  piu  rari  di  pato- 
logica  appartenenza  possa  deiivarne  luce  a  rischiarare  cosi 
i  fatti  coimini  come  gli  straordinari ,  e  cio  mi  pare  ve- 
rissimo ,  ben  mi  affido  che  la  storia  cui  sono  per  sotto- 
porvi,  Accademici  Sapientissimi ,  possa  essere  accolta  be- 
nignamente ,  e  me  1'  auguro  anche  pei'  conseguirne  inco- 
raggianiento  a'  miei  studi,  ed  un  non  tenue  premio  alia 
mia  buona  volonta. 

Ad  ogni  modo  come  il  botanico  ed  il  naturalista  dan- 
nosi  agli  studi  de'  vegetabili,  degli  animali ,  e  de'  minera- 
li ,  non  solo  per  quello  che  e  in  ordine  alia  grandi  leggi , 
ma  eziandio  alle  aberrazioni  dalle  medesime  ,  cosi  il  pato- 
logo  non  tanto  ha  da  investigare  le  ragioni  de'  morbi  piii 
comuni ,  ma  pur  quelle  de'  rari.  Gerto  che  per  lui  tutto 
e  disordine,  non  dovendo  egli  occuparsi  che  di  quanto  si 


270  Ferdinando  Verardini 

scosta  dallo  stato  e  grado  fisiologico ;  ma  ben  anche  la 
nozione  del  disordine  pu6  tornare  e  toina  utile  sia  a  pre- 
venirlo,  sia  a  correggerlo. 

Ai  quali  due  scopi  liesce  appimto  non  solo  coll'  osser- 
vare  e  coll'  istituire  le  indagiui  piii  acconcie  a  discuoprire 
le  niateiiali  cagioni  dellc  lualattie,  ma  specialmente  raf- 
froiitando  quelle   die  hanno  fra  di   loro  qualche  analogia. 

Or  bene,  il  fatto  clie  sono  per  narrare  puo  servire  a 
tale  uopo,  ed  io  Ve  1'  ofFro  non  tanto  per  chiarirvi  sem- 
pre  il  gran  conto  die  fo  di  Voi ,  come  per  consegnarvi 
con  animo  grato  un'  ulteriore  istoria  clinica  la  quale  me- 
rita  a  parer  mio  d'  essere  registrata  negli  atti  di  questo 
illustre  scientifico  sodalizio.  E  questa  buona  ventura  io 
me  r  ebbi  per  la  cortesia  somma  dell'  illustre  nostro  cli- 
nico  ,  e  mio  rispettatissimo  maestro ,  il  Prof.  Gav.  Comelli , 
al  quale  ora  riferisco  le  maggiori  grazie ,  e  fo  a  Lui  aper- 
to  die  sempre  avio  a  capitale   il  ricevuto  beneficio. 

Diro  adunque  d'  una  particolare  forma  morbosa  die  nelle 
sue  prime  manifestazioni  mostrossi  coi  caratteri  della  Ni- 
grizie  parzlale,  indi  impronto  la  colorazione  bronzina  del- 
r  Addisson ,  onde  mi  par  bene  iniianzi  d'  espoi-re  il  mio 
fatto  clinico ,  a  guisa  del  diligente  naturalista ,  per  segui- 
tare  la  primiera  similitudine ,  di  tracciarvi  l'  istoria  della 
malattia  Addissoniana,  meglio  anzi  l'  istoria  piu  importan- 
te  degli  studi  intorno  alle  capsule  sopra-renali ,  e  cosi 
farmi  via  insino  all'  attualita  delle  cose  scientifiche  relati- 
ve ;  die  il  caso  clinico  allora  potra  essere  meno  perples- 
samente  destiiiato  a  quel  posto  die  per  sua  natura  gli 
possa  competere. 

La  costituzione  anatomica  delle  capsule  sopra-renali  in- 
duce a  tenere  die  questi  organi  debbano  pure  avere  un 
ufficio  da  adempiere ,  essendovi  in  loro  non  poclii  vasi 
arteriosi  e  venosi ,  come  anche  nervi ;  sicconie  poi  in  na- 
tura nulla  vi  lia  d' inutile,  ad  una  qualslasi  funzione  do- 
vranno  prestarsi  le  capsule  dei  reni ,  le  quali  non  man- 
cano  che  di  rado  negli  animali ;  pur  tuttavolta ,  e  nulla- 
meno  le  importantissime  e  diligenti  indagiui  praticate  sia- 
mo  air  oscuro  intorno  la  di   loro  azione. 


Caso  di  Niorizie   o  Melasma  271 

L'  abbondaiiza  dei  vasi  fece  credere  ad  Heim  (1)  ed  a 
Naumann  (2)  die  le  dette  capsule  inolta  parte  si  avessero 
iiell'  ematosi,  ed  a  loro  assegnarono  uii  ufHcio  conforme 
a  quelio  della  milza  e  della  glandola  timo ,  talche  sareb- 
bero  nel  rnedesimo  rispetto  col  sisterna  uro-pojetico,  che 
la  milza  con  quello  della  vena  porta;  ed  il  sangue  veno- 
so  vi  sarebbe  <li  qualclie  fatta  rivivificato  alia  di  lui  uscita 
dai  reni  mediante  la  mescolanza  del  sangue  arterioso  che 
in   copia  si   porta  alle  stesse  capsule. 

Altri  voUero  che  grande  sia  1'  importanza  loro  nella  vita 
fetale ,  altri  che  servano  ad  indicare  un  certo  rapporto 
cogli  organi  della  generazione,  avendo  Otto,  e  Lobstein 
affermato  che  sviluppate  assai  le  osservarono  1'  uno  in  un 
vecchio  venereo,  1'  altro  in  un  debosciato ;  ma  Rayer ,  e 
dopo  lui  Huschke ,  fecero  aperto  in  seguito  di  profondi 
studi  anatoniici  che  le  capsule  sopra-renali  non  hanno  ne 
cavita ,  ne  condotti  escretori,  talche  ognuno  ben  vede  co- 
me  le  sopra  addotte  ipotesi  cadono  di   per  se. 

Bergmann  (3)  il  famoso  alienista  di  Hildesheim  ,  nel 
giornale  d'  antropologia  propugno  la  dotta  tesi  della  cu- 
riosa  coincidenza  dell'  atrofia  delle  capsule  nei  niostri  ace- 
fali;  e  cio  stesso  un  Hewson ,  un  Meckel ,  un  Cooper,  un 
Klein,  e  lo  stesso  Rayer.  Jacobson  poi  ando  piu  innanzi 
afFermando  d'  avere  constatato  che  le  capsule  atrabilari 
spesso  trovansi  alterate  nelle  malattie  sia  del  cervello ,  sia 
della  spina. 

A  quest'  ultima  opinione  Vi  prego  di  fermare  1'  atten- 
zione  vostra,  Accademici  Sapientissimi,  giacche  la  vedrete 
quasi  riprodotta  da  uno  dei  nostri  medici  italiani  il  Ben- 
venisti ;  come  pure  fate  caso  che  Cassan  (4)  noto  gia  da 
tempo  che  le  capsule  menzionate  piu  volte ,  erano  mag- 
giori  nei  neri  di  quello  che  negli    Europei,  a  viemmeglio 


(1)  Dissertatio  de  renibus  siiccentiiriatis.  Berlino  1824. 

(2)  Handbiicli  des  med.  Klinik.  T.  6.   1836. 

(3)  Philosoph.  transact.  T.  46. 

(4)  Observations  m6t4or.  faites  sous  la  zone  torride,  1789. 


272  Ferdinando  Verardini 

convincervi  del  facile  ripetersi  delle  osservazioni  scientifi- 
ohe,  siccome  veno  dicendo  addentrandomi  di  piu  nel- 
r  argoinento. 

Le  discorse    opinioni    erano    presso    a    poco    quelle  che 
coi'revano    fra    i    fisiologi ,  sostenute    da    pochi    fatti  che  i 
patolo<i|;i  andavano    raccogliendo ,  e  quelle    ipotesi  ,  e  quei 
latti  vennero  studiataiiiente  liuniti  dal   piu  volte  nominato 
Rayer ,  in  una    sua    dotta    nieiuoria    puhblicata   iiel    \H'M  , 
e  da  queir  epoca    in    avanti    le  cose  ristettero  sino  a  die 
nuovo   impulso  si   ebbeio   (\a\V  yld/I/sson.  II   quale   nel    1855 
pubblicava  una  monogralia   risguardaiite   b;  alterazioni  delle 
capsule  sopra-renali ,  ricbiamando  con  uiolto  iuteresse  I'at- 
tenzione   dei  niedici  sopia  di  questi  organi ,  giacche  aveva 
osservato  die  nello  Spedale  da   lui  diretto,  S.   Guido,  non 
pocbi  infernii    andavano    soggetti    ad    una    forma    geneiale 
d'  anemia  senza  causa  manifesta,  non  avvertendosi  in  loro 
ne  diarrea,   ne   clorosi,   ne  emorragie ,   ne   porpoia,   ne.  af- 
fezione  dei  reni ,   o  dei  visceri  degli    ipocondii ,   ne   malat- 
tie    di    cattiva    indole    miasmatiche ,  glandolaii ,  strumose , 
o  maligne,  e  che  detta  si  saiebbe   idiopatica.   Presentavasi 
la  malattia  in  ogni  circostanza    cogli    stessi  caiatteri  gene- 
lali ;  aveva  un  corso    uniforme,   e    sempie  tertuinava  colla 
moite.  L'  esame  il   piu  accurato  faceva  conoscere   die  que- 
st'anemia  oltie    i    caratteri    propri    a  ciascun'  altra,   come 
languore  generale ,  sensibile  indebolimento  dei    battiti  del 
cuore  ,  aveva  poi  gli  speciali  d'  irritabilita  dello   stomaco , 
e  di   un   cambiamento  peculiare  del   colore   della   pelle ,   la 
quale  acquistava  una    tinta   bronzina  or   piii,   or  meno  ca- 
rica ,   e  quest'  ultimo  sintoma    era    inanifestissimo  cosicche 
gli  sembro  caratteristico.   Laonde  il   Sig.   Addisson  si  diede 
a  tutt'  uomo  a  cercare  ragione  del   fatto  morboso,  e  dopo 
una  serie    di    studi    anatonio-patologici    gli   venue    fatto  di 
scuoprire  che    il    coloramento    della    pelle    andava  coinpa- 
gno   ad    una    speciale    lesione    delle    capsule    sopra-renali , 
per  cui  credette  che  la    forma  d'  anemia    descritta  dipen- 
desse  da  quest'  ultima  morbosita. 

Ci    narra    il    medico    inglese    che    gl'  infermi    di    questa 
data  malattia  insensibilmente  vanno  deperendo,  senza  pero 


Caso   ni  NiGRiziE  o   Melasma  273 

avere  la  pelle  secca,  o  nigosa,  e  senza  venire  a  quell'  e- 
strema  emaciazione  clie  per  lo  piu  tien  dietro  alle  afFe- 
zioiii  iiialigne ,  e  ad  indole  cronica;  acciisano  im  mal'  es- 
sere  alia  regione  dello  stoinaco,  hanno  inappetenza,  ed 
alcune  volte  vomito.  Esarninati  colla  maggiore  possibile  ac- 
curatezza  non  si  giunge  niai  a  riconoscere  in  loro  un  or- 
gano  particolarmente  malato ,  e  sebbene  abbiasi  tutta  la 
lagione  di  credere  che  qualclie  cainbiamento  profondo  sia 
sorto  nel  loro  organismo ,  pur  tuttavolta  non  si  viene  in 
cbiaro  del  perche.  Stabile  pero  rimane  all'  occhio  del  me- 
dico il  colore  bronzino  della  cute,  che  e  di  consueto  piu 
manifesto  alia  faccia,  al  coUo,  alle  estremita  superiori,  al 
pene,  alio  scroto,  alle  grandi  labbra ,  sotto  le  ascella,  e 
d'  intorno  1'  ombellico.  In  alcune  circostanze  la  pelle  e 
maccbiata  a  chiazze ,  in  altre  e  uniformemente  colorata , 
di  guisa  che  pu6  rassomigliarsi  1'  infermo  ad  un  mulatto. 
Addisson  cita  ancora  alcuni  esempi  in  cui  ha  riscontrato 
un  colore  nerastro  sulle  membrane  interne ,  specialmente 
sul  peritoneo.  A  seconda  che  la  malattia  compie  le  pro- 
prie  fasi  il  coloramento  della  pelle  si  rende  piu  intense ; 
r  anemia,  il  languore,  la  mancanza  d'  appetito,  1'  inde- 
bolimento  dei  battiti  cardiaci  si  fanno  piu  manifesti ;  una 
linea  piu  cupa  appare  sulla  commissura  delle  labbra ;  il 
polso  ognor  piii  si  fa  piccolo  e  debole ;  l'  ammalato  depe- 
risce ,  senza  pero ,  come  e  stato  detto  ,  che  dimagri  enor- 
memente ,  e  la  di  lui  vita  si  spegne  senza  che  1'  infermo 
accusi  un  qualunque  particolare  dolore.  E  notabile  ancora 
che  dair  invasione  del  male  al  suo  termine  estremo,  al- 
cune volte  non  corre  un  lungo  intervallo,  ed  in  allora 
ritiene  V Addisson  che  c\6  dipenda  da  un  certo  stato  d'  a- 
cutezza  del  male ,  c  da  una  sollecita  degenerazione  d'  am- 
bidue  le  capsule  sopra-renali. 

Tracciato  cosi  il  quadro  fenomenologico  della  malattia 
come  lo  abbiamo  dallo  scuopritore  ,  e  d'  uopo  a  com  pie- 
tare  questo  abbozzo  storico  di  riunire  le  varie  forme  d' al- 
terazione  osservate  nelle  capsule ,  e  costituirne  cosi  1'  ana- 
tomia  patologica. 

E  qui  giova  avvertire  che  Rayer  nella  sua  memoria 
T.  IX.  35 


27-i  Ferdinando   Verardini 

riferisce  diversi  casi  d'  apoplessia  delle  capsule  atrabilari ; 
che  Louis  ed  Andral  videro  la  degenerazione  loro  tiiber- 
colare,  e  qnalche  ram  vol(a  la  canc<'rosa ,  non  disconipa- 
gnata  peio  da  iigualc  niorbosita  anclie  nei  reui.  Fiiialnien- 
te  i  sunicordati  autori  iie  videro  1'  atrofia,  e  1'  ipertrofia, 
seiiza  die  giammai  avvortissero  qnalche  corrispoiidente  af- 
fezione  peculiaro.  Sol  niorita  d'  essere  pubblicato  che  Rup- 
pius  ebbe  ad  osservare  un  caso  d'  idropisia  saccata  delle 
capsule,  in  cui  essendosi  rotta  la  cisti,  lo  spandiinento 
del  liqitido  fece  Inogo  ad  una  peritonite  soUecitamente 
niortale.  Dopo  di  che  agginngero  1'  Addisson  non  essersi 
mai  avvenuto  in  alterazione  delle  capsule  atrabilari  che 
non  fosse  delle  due  1'  una,  o  degenerazione  tubercolare , 
oppure  cancerosa,  ed  undici  sono  le  istorie  che  pubblico 
neir  indicata  memoria,  ove  s'  imbatte  nel  colore  bronzino 
della  pelle,  il  quale  Esso  crede  effetto  delle  rammentate 
patologiche  modificazioni  di  quegli  organi. 

Dopo  die  r  Addisson  ebbe  fatto  di  pubblico  diritto  le 
sue  osservazioni ,  si  puo  dire  senza  tema  d'  errore  che 
non  vi  fu  giornale  di  medicina  die  non  riportasse  1'  idea 
del  medico  inglese,  e  quindi  i  pratici  d'  ogni  nazione 
ebbero  cura  di  farsi  capaci  se  dovessero  o  no  abbracciare 
le  dottrine  sul  coloramento  bronzino  della  cute.  E  qui 
mi  par  bene  che  vi  trovino  conveniente  posto  le  varie 
esperienze  fatte ,  massime  in  Francia ,  sngli  aniniali  vivi 
a  maggior  complemento  del  grave  tema  che  ho  tolto  a 
trattare. 

Gli  studi  die  a  parer  mio  stimo  meritino  stare  in  cima 
degli  altri  dopo  la  scoperta  d'  Addisson,  sono  quelli  del 
Sig.  Brown-Sequard ,  che  cerco  modo  di  produrre  una  le- 
sione  primitiva  delle  capsule  atrabilari  al  fine  d'  osservar- 
ne  gli  effetti  che  ne  seguivano  negli  aniniali.  Al  quale 
uopo  istitui  a  sua  prima  esperienza  la  puntura,  ed  a  que- 
sta  altra  ne  aggiunse  con  vari  e  diretti  meccanici  tormen- 
ti ;  poi  le  estirpo ,  di  che  piii  o  nieiio  tosto  perirono  gli 
animali  da  lui  sottoposti  a  cotali  barbare  operazioni.  Quin- 
di dedusse  che  le  capsule  nominate  sono  indispensabili 
air  esistenza. 


Caso   di  Nighizie  o  Melasma  275 

Parmi  pero  che  la  conseguenza  sia  molto  precipitosa, 
nientre  che  alia  morte  degli  animali  debbono  non  poco 
avere  contribiiito  i  vari  martiiii  che  patirono ,  e  non  to- 
talinente  la  sola  ablazione  del  rani  succenturiati.  Ed  in 
vero  come  sceverare  gli  effetti  prodotti  dall'  operazione , 
in  ispecic  per  la  lesione  del  gran  sinipatico,  con  quelli 
della  seniplice  niancanza  delle  capsule  sopra-renali  ?  Come 
estirpando  organi  pur  vascolosi  non  calcolare  le  necessarie 
emorragie  ?  Essendo  per  se  medesime  queste  cose  distinte, 
tanto  meno  dobbiamo  obbliarle ;  ne  per  cio  solo ,  ma  an- 
che  per  la  loro  non  lieve  entita. 

In  seguito  dellc  quali  avvertenze  torna  utile  al  racconto 
istorico  di  sottoporre  alia  vostra  meditazione ,  Accademici 
Sapientissimi,  le  conclusioni  finali  che  i  Signori  Prevost , 
Dumas,  S e galas ,  CI.  Bernard,  Barreswil ,  Frerichs ,  e  lo 
stesso  Brown-Sequard ,  banno  ricavato  dai  loro  studi  sulle 
capsule  sopra-renali ,   le  quali  sono  : 

1.°  Inclinar  essi  a  tenere  i  reni  succenturiati  come  or- 
gani essenziali  alia  vita,  almeno  nei  cani,  nei  gatti ,  nei 
conigli ,   nei  porcellini  d'  India. 

2."  Seguire  generalmente  la  morte  all'  esportazione  di 
questi  organi,   sempre   piii  presto  che  levando  i   reni. 

3.°  Avere  le  capsule  col  centro  cerebro-racbidiano  nu- 
merosissime  relazioni  d'  influenza. 

S'  aggiunga  finalmente  che  il  Signor  Gratiolet  asserisce 
d'  avere  costantemente  verificato  che  1'  estirpazione  della 
sola  capsula  destra  trae  a  morte  I'animale,  cosiccbe  dal 
costui  parere  rimarrebbero  non  poco  modificate  le  conclu- 
sioni superiormente  accennate,  sul  valore  delle  quali  mi 
faro  lecito  d'  esprimere  piu  innanzi  il  mio  pensiero. 

Fin  qui  abbiamo  esaminato  i  lavori  pin  importanti  re- 
lativamente  all'  ufficio  delle  capsule  sopra-renali  prima 
d'  Addisson ;  indi  le  osservazioni  di  lui  intorno  ad  una 
particolaro  forma  morbosa  anemica  con  bronzino  colora- 
mento  della  cute,  quale  conseguenza  per  esso  d'  alterazione 
delle  capsule  medesime ;  poscia  abbiamo  riassunto  le  cose 
precipue  riferibili  ai  reni  succenturiati  dictro  le  esperien- 
ze  fatte  sopra  animali  viventi. 


276  Ferdinando  Veraiiuini 

Ad  efFetto  di  nieglio  avviarci  al  ritrovamento  del  vero 
iiitorno  la  malattia  d'  Add'issoii  valga  discendere  ora  al- 
r  esaine  critico  dei  tatti  die  possono  esseie  interpretati 
sia  ia  opptisizioiie ,  sia  in  t'avore  della  sentenza  di  Lui ; 
cosl  ne  potra  escire  almeno  in  via  di  confionto  ini  (|nal- 
olie  utile  ed  alia  scienza  ed  all'  arte;  ed  a  (juesto  fine 
speio  possa  pure  alquanto  soccorrere  la  storia  che  da  ul- 
timo narrero. 

Stanuo  coutro  all'  Addisson  le  ragioni  del  Narnias  (1) 
|)rodottc  nel  Giornale  Veneto  in  una  sua  dotta  nienioria 
opposta  ad  altra  assai  ingegnosa  del  Benvenisti  (2)  (e  pub- 
blicata  pur  essa  nel  medesinio  periodico  )  ed  io  Ve  le  fo 
uianifeste  giacclie  in  quelle  trovo  riassunto  tutto  che  di 
nieglio  torna  all'  uopo. 

Ci  naiTE  il  Namias  die  avendo  occasione  nello  Spedale 
da  lui  diretto  di  curare  non  pochi  tisici ,  nelle  moltc  se- 
zioni  dei  cadaveri  dei  medesimi,  e  a  lui  occorso  sovente 
d'  osservare  alterazioni  delle  capsule  sopra-renali ,  massi- 
ine  per  degenerazione  tubercolare ,  senza  die  punto  fosse 
alterato  il  colore  della  pelle.  Si  conforta  poi  dei  casi 
pratici  descritti  dal  Puech ,  dal  Tigri ,  AaW  Hutchinson , 
dal  Posner,  i  quail  avendo  veduti  infermi  che  inostravano 
apertamente  il  colorito  bronzino  della  pelle ,  non  riscon- 
trarono  poi  alterazione  delle  capsule ;  dice  ancora  che  non 
pochi  fatti  sono  registrati  teste  nei  giornali  scientifici  di 
grave  e  profondo  lavoro  patologico  osservato  nelle  capsule 
senza  V  oscuramento  della  cute ;  ed  a  quel  fatti  potrei  io 
stesso  aggiuiigerne  altro  che  ho  veduto  riferito  dal  Baillie, 
il  quale  dice  d'  essergli  accaduto  di  vedere  un  caso  in 
cui  il  volume  delle  capsule  atrabilari  compariva  molto 
maggiore  del  solito,  eguagliando  ad  un  dipresso  quelle 
d'  un  rene ;  e  la  capsula  s'  era  cangiata  in  quella  tale  na- 
tura  di  materia  bianca  che  si  osserva  nelle  glandole  as- 
sorbenti  scrofolose  ,6  1'  infermo  non  aveva  alcun  canibia- 
mento  di  colore    nella    cute.   Finalmente    il  Namias  viene 


(1)  Giornale  Veneto  di  Scienze  mediche.   Marzo  1857.  T.  9.  Scrie  2.^ 

(2)  Idem. 


Caso   di   Nicrizie   0   Melasma  277 

avanti  dicendo  die  1'  H alter ,  il  Window,  e  da  ultimo  il 
Martini  di  Napoli ,  esaminarono  cadaveri  ove  in  parte  od 
al  tutto  inaucavano  le  capsule  sopra-renali ,  ed  in  cui  la 
cessazione  della  vita  era  da  ascriversi  a  ben'  altra  cagione 
clie  a  quella  del  difetto  di  (jiiegli  organi ,  sicclie  tutto 
cio  mostrerel)l)e  non  vera  tanto  la  dottriiia  dell'  Addisson, 
come  quella  del  Brown-Sequard. 

AUe  quali  argomentazioni  del  cli.  Nainias  (  sebbene 
siano  per  me  di  gran  peso  )  mi  pennetterei  di  fare  bre- 
veniente  le  seguenti  riflessioni ,  le  quali  potrebbero  forse 
essere  poste  in  campo  dagli  oppositori ,  val  dire  se  Esso 
ha  sezionato  cadaveri  di  tisici  in  cui  de'  tubercoli  avevauo 
snaturato  le  capsule  atrabilari,  e  senza  avere  prodotta  1' al- 
terazione  nel  color  della  pelle,  questi  fatti  negativi  non 
distruggono  la  teoria  dell'  Addisson ,  giacche  nel  descri- 
verci  die  fa  il  peculiare  colorito ,  ci  dice  ancora  e  ci 
nana  particolari  e  propri  fenomeni  concomitanti  la  forma 
morbosa  descritta,  die  Esso  cliiama  anemia.  Rispetto  poi 
al  fatto  morboso  del  Puecli  (I),  ed  all'  altro  del  Tigri  (2), 
diro  che  il  colorito  della  cute  era  pocliissimo  alterato  nel 
primo ,  e  nel  secondo  la  pelle  offeriva  un  colore  piii  oscii- 
ro ,  e  mancava  deW  ordinaria  sua  trasparenza.  Solo  nel- 
r  interna  delle  coscia  non  la  cedeva  al  colore  del  hronzo. 
E  poi  si  neir  una  istoria  die  nell'  altra  non  si  avevano  i 
caratteri  distintivi  della  malattia  del  medico  inglese ,  co- 
me non  li  avevano  quegli  altri  infermi  di  cui  abbiamo 
racconti  in  vari  periodici.  E  si  puo  credere  il  medesimo 
d'  altri  casi  die  leggonsi  intorno  a  profondi  lavori  morl^o- 
si  delle  capsule  sopra-renali,  cosicche  ripeto  :  i  fatti  negati- 
vi non  possono  aver  peso  si  grande  da  valersene  a  rinun- 
ciare  per  intero  ad  una  qualunque  teoria  che  a  sostegno 
proprio  ne  noveri  un  suflficiente  cumulo  di   positivi. 

Rimane    per6    la    piii    forte    opposizione    circa   I'  asserti- 
va  sia    del  Brown-Sequard ,  che    degli  altri  distinti   medici 


(1)  Gaz.  raed.  des  Hdpil.  N.  48,  1857. 

(2)  Gaz.  med.  Italian.  Tos.  N.  20,  1857. 


278  Ferdinando  Verardini 

sopra  accennati,  in  (jiianto  clie  si  e  avvcrata  varie  volte 
r  alterazione  dei  reni  succenturiati,  seiiza  die  peici6  siasi 
spenta  la  vita.  E  non  pure  questo  ina  aiiche  si  e  osser- 
vato  da  talmio  la  nuuicanza  delle  capsidc  atrahilaii.  Gir- 
costanze  tutte  delle  qiiali  fo  gran  conto ,  e  le  tengo  in 
serbo  per  appoggio  delle  deduzioni  che  senza  alcuna  pre- 
tesa  mi  faro  lecito  di  addurre  nel  riassnnto  di  questo  mio 
lavoro.  Lasciata  adunque  per  ora  da  ])anda  la  quistione 
mi  rimetto  in  via  recando  innanzi  due  fatti  capitali  che 
possono  favorire  la  teoria  Addissoniana  siccome  aveva  pro- 
inesso ;  e  cio  per  non  abusare  di  troppo  del  la  vostra  at- 
tenzione ,  Accademici  Sapientissinii  ,  per  dire  poscia  da 
ultimo  il  concetto  che  avrei  del  la  nialattia  cosi  detta  bron- 
zina  rispetto   la  di   lei   etiologica  condizioiie. 

Raccontaci  il  Sig.  Malherbe  (1)  di  certa  Ouvrard ,  in 
eta  d'  anni  48,  giornaliera,  la  quale  entro  lo  Spedale  il 
23  Fcbbraio  1856  con  tutti  i  sintomi  propri  ad  una  clo- 
ro-anemia.  Era  notevole  pero  il  colore  terreo  giallastro 
della  di  lei  cute  in  genere ;  nelia  faccia  poi ,  sotto  le 
ascelle,  attorno  i  capezzoli,  ed  all'  onibellico,  il  colore 
suddetto  eia  assai  pin  carico.  Si  sospetto  quindi  che  que- 
sto caso  potesse  trovar  posto  fra  quelli  di  pelle  bronzina 
AeW  Addisson ,  e  riferiti  dal  Sig.   Lasegue  (2). 

L'  autopsia  del  cadavere  fatta  il  14  Marzo  successivo, 
mostro  le  capsule  sopra-renali  profondainente  alterate  per 
degenerazione  tidjercolare ,  ed  anche  il  sistema  linfatico 
ganglionare   cosperso   qua   e   la  di   tubercoli. 

Abbiamo  nella  Gazzetta  Medica  Lombarda  del  20  Otto- 
bre  1857  a  pag.  392  una  storia  importantissima  descritta 
dal  Sig.  Dott.  Giacomo  Mingoni ,  il  quale  ebbe  a  curare 
certo  Signore  di  Padova  d'  anni  34 ,  che  da  circa  venti 
mesi ,  senza  cause  manifeste  andava  dimagrando,  scadeva 
del  suo  naturale  colore,  e  massimamente  alle  braccia,  che 
poi    si    rese    a    tinta  oscura ,   e   questa  sopravvenne    anche 


(1)  Gaz.  (les  Hopil.   1866.  Pag.  427. 

(2)  Archives  gen^rales  de  M^decine.  Mars   1866. 


I 


Caso  Di  NiGHiziE  o  Melasma  279 

alle  inani.  Perileva  le  forze ,  1'  appetito ,  la  calma  dcllo 
spirito ;  ed  il  soiirio  anzi  die  essergli  di  listoio ,  gli  tor- 
nava  in  daniio  ,  e  piu  sentivasi  lasso  qualora  levavasi 
dal   lettu. 

A  poco  a  poco  il  colore  scuio  si  piopago  sotto  le  ascel- 
le ,  alio  scroto,  e  per  im  largo  tratto  alle  articolazioni 
dei  gomiti  e  delle  giiiocchia.  Di  quando  in  quando  aveva 
vomito,  e  rigettava  i  soli  cibi  di  recente  maiigiati  ;  per6 
lion  dava  indizio  di  lesioni  particolari  degli  organi  del 
basso  ventre  e  del  torace.  Assoggettato  1'  infermo  a  cura 
ricostituente  non  gli  segui  vantaggio ,  anzi  non  corse  gtiari 
clie  il  colorito  sopraccennato  si  lisce  piii  fosco,  e  decisa- 
inente  bronzino ,  ed  invase  le  labbra ,  specialmente  1'  in- 
feriore ,  nella  cui  parte  interna  e  superiore  era  evidente 
nil  piccliiettamento  color  di  cloccolato ,  e  duro  inalterato 
negli  otto  mesi  clie  precedettero  la  morte  di  quest'  in- 
dividuo. 

E  bene  ricordare  che  in  pochlssimo  d'  ora  incanuti ,  e 
grado  grado  affievolendosi ,  e  piu  sempre  acquistando  il 
colore  della  cute  una  tinta  scura ,  si  spense  la  vita  senza 
che  avesse  mostrato  sicuro  indizio  del  prossimo  suo  ul- 
timo fine. 

Tientasei  ore  dopo  la  morte  se  ne  fece  la  sezione  ca- 
daverica  presenti  dieci  medici  fra  i  quali  il  Benvenisti ,  ed 
il  Pinali ,  ed  eccone   i   risultati. 

«  II  cadavere  ofFriva  una  notabile  denutrizione.  II  colo- 
rito bronzino  mantenevasi  in  tutte  le  invase  regioni.  I 
muscoli  flacidi ;  nessun  segno  di  decomposizione.  Nulla  a 
notarsi  nella  cavita  del  cranio.  Un  po'  rammollita  la  so- 
stanza  cerebrale  con  qualclie  iniettamento  venoso.  Aperto 
il  torace ,  la  pleura  polmonale  destra  niostrava  forti  ade- 
sioni  antiche  con  le  costole.  II  polinoue  destro  normale; 
all'apice  del  sinistro  risoontravasi  qiialche  produzione  tuber- 
colare ,  ina  rara  e  nello  stadio  di  crudita.  Nel  pericardio 
rinvenivasi  non  notevole  quantita  di  siero ;  1'  esocardo  in 
qualclie  tratto  aveva  perduta  la  sua  trasparenza  per  depo- 
siti  di  linfa  plastica ;  la  nessuna  iniezione  vascolare  depone- 
va  per  1'  antichita  di  questi  processi.  La  mollezza  e  flacidita 


280  Ferdinando  Verardini 

del  cuore  in  arnionia  con  lo  stato  generale  dei  muscoli. 
Al  leinbo  delle  valvole  ventricolo-aiiiicolari  im  piccolo  in- 
o;iossaniento  consistente.  Nulla  di  riaiarclievole  al  basso 
ventre ;  il  ventricolo  piesentava  qualche  maccliia  limitata 
bluastra  verso  il  cardias ;  le  glandole  del  mesentei'io  uii 
po'  turgide  e  consistenti. 

Levati  i  reni ,  che  erano  sani,  si  scorse  osservabilissima 
la  differenza  di  volume  delle  due  capsule  sopra-renali.  La 
destra  senibrava  niinorata  di  volume,  forse  pel  confronto 
della  sinistra  clT  era  di  grandezza  pin  clie  tripla  dell'  usa- 
to.  Nella  destra  si  rinvennero  produzioni  tubercolari  nello 
stadio  di  criidita,  fra  1'  una  e  I'  altra  pero  intatta  ed  ap- 
pieno  discernibile  la  sostauza  propria  di  questa  parte.  II 
rene  succenturiato  sinistro  del  sopradetto  volume ,  appena 
aperto  gemeva  uu  fluido  purulento.  La  sostanza  interna 
mostravasi  interamente  degenerata  in  una  massa  tubei'co- 
lare  die  occupava  tutto  il  centre,  avviluppata  e  protetta 
dalla  sostanza  corticale  die  pareva  distesa  ed  ampliata  per 
contenerla.  I  tubercoli  osistevano  parte  alio  stato  d'  indu- 
rimento ,  parte  d'  incipiente  ramraoUimento ,  parte  nello 
stadio  di  completa  fusione  ». 

Riassunti  di  tale  guisa  questi  due  fatti  clinici ,  che  cer- 
tamente  palesano  i  caratteri  precipui  della  malattia  d^Ad- 
disson ,  quali  1'  anemia ,  il  colore  bronzino ,  e  la  lesione 
dei  reni  succenturiati ,  scendo  alia  descrizione  del  caso 
pratico  che  ci  appaitiene. 

Entrava  questa  Clinica  il  24  marzo  1857  Virginia  Fra- 
boni  Bolognese ,  e  si  poneva  nella  Sala  medica  al  letto 
N.  11,  affidandola  all'  assistenza  del  Sig.  Dottor  Mazzo- 
li ,  giovine  di  belle  speranze  a  cui  so  grado  dell'  avermi 
fornito  di  notizie  e  sdiiarimenti  opportuni  alia  presente 
narrazione. 

Era  essa  nidiile  ,  in  eta  d'  anni  33  ,  di  buonissima 
derivazione  ,  ed  aveva  felicemente  superate  le  malattie 
che  dair  infanzia  ban  nome.  II  temperamento  di  lei  era 
venoso,  gracile  di  costituzione,  e  di  forme  simmetriche. 
Aveva  contratte  buone  abitudini,  era  calma,  e  forse  alcun 
poco  taciturna.  A  diciotto  anni  fu  menstruata,  ed  innanzi 


Caso   di   Nigrizie   o  Melasma  281 

aveva  copiosc  epistassi,  e  bene  spesso  poco  prima  die  si 
niostrassero  in  lei  i  menstrui,  ne  veniva  avveitita  median- 
te  nuove  enionagie  dal  naso.  Nei  veiitesinio  teizo  anno 
di  sua  vita  ando  soggetta  a  grave  Febbre  Gastrica  ciiratale 
|)uro   in   Clinica,   di  dove,   scorsi  due   mesi,   esci  guarita. 

D'  allora  in  poi  si  niantennc  senipre  sana  e  pote  dura- 
re  alle  faticose  sue  incombenze  or  in  questa  ora  in  quella 
famiglia,  in  qualita  di  servente.  Al  cominciare  del  marzo 
dell'  andato  anno  solfcrniossi  sudante  sotto  non  lieve  cor- 
vente  d'  aria ,  cosicclie  ben  presto  ne  infreddo  ,  d'  onde 
lassezza ,  senso  di  contusione  alle  rnembra,  e  dolon;  al 
capo.  L'  assalirono  brividi,  poscia  rigore,  indi  felibre ;  eb- 
be  tosse  secca ;  senso  di  restringimento  alle  fauci,  con 
difficile  deglutizione ,  e  con  tale  una  prostrazione  di  forze 
da  esserle  impossibile  la  stazione  eretta.  Le  mediche  pre- 
scrizioni  si  ridussero  a  purgarla,  a  farla  bcre  decotti  su- 
doriferi ,  ed  al  salasso ,  clie  per  mala  ventura  si  suppose 
utile  di  spingerlo  a  troppa  abbondanza  ,  e  che  diede  a 
vederc  sangne   carbonizzato  piii   del   consueto. 

Pure  ne  consegni  un  qualclie  alleviamento  ai  suoi  niali . 
se  non  clie  apparvero  alia  regione  dorsale  delle  dita  d'  am- 
bo  le  mani,  all'  estremita  di  quelle  dei  piedi ,  al  bordo 
libcro  del  padiglione  delle  orecchie ,  alia  faccia  superiore 
e  laterale  destra  della  lingua,  sotto  il  frenulo,  alia  pare- 
te  interna  delle  labbra  e  delle  guancie,  maccbie  nerastre, 
le  quali  mano  niano  ingrandirono.  Continnava  la  debolez- 
za,  e  doleva  ancora,  sebbene  non  conic  alle  prima,  il  ca- 
po, ed  in  tale  stato  fu  accolta  nella  Clinica,  ove  il  ch. 
nostro  Comelli  ebbe  campo  d'  osservare  ancora  le  circo- 
stanze  di  cui  in   appresso. 

Innanzi  pero  clie  le  esponga  credo  cosa  degna,  Accade- 
inici  Sapientissimi ,  di  presentarvi  una  preparazione  in  ce- 
ra  eseofuita  dal  distinto  medico  e  colleea,  il  Dott.  Marco 
Pedrelli ,  la  quale  oltre  che  Vi  dara  una  precisa  idea  del- 
la  colorazione  della  pelle  delle  mani  della  Fraboni ,  Vi 
potra  essere  utile  per  portare  giudizio  iiitorno  le  cose 
clie  daranno  materia  all'  ultima  parte  di  questa  mia  dis- 
sertazione. 

T.   IX.  36 


2S2  Feudinando  Veuaudi 


NI 


Ora  ritacencloini  alia  storia  dico  ,  che  il  Clinico  no- 
stro  trovo  il  volto  dell'  infeniia  di  colore  gialio  fosco;  essa 
poi  si  mostrava  trisln,  e  iioii  jioco  abhattuta  di  spirito. 
Dolevasi  forte  doi  loiiibi ,  la  caloriticazioiie  era  al  disotto 
della  teinperatiira  iiorniale,  il  polso  piccolo,  debolissimo. 
Aveva  qiialclie  col[)o  di  tosse ,  completo  insoniiio ;  mole- 
sta  seiisazione   iiel   deglutire;   iion  appetiva,   lie   evacuava. 

La  stetoscopia  fece  solo  notare  deboli  i  suoni  respirato- 
li ,   e   pur  deboli   i  battiti  del   cuoie. 

Le  funzioni  tutte  relative  all'  asse  cerebro-spinale  si 
coinpievaiio   fisiologicainente. 

Jn  priino  luogo  1'  illiistre  Comelli  escluse  con  buon  ra- 
ziociiiio  r  opinioiie  sorta  ne'  pralicanti  clie  il  uostro  caso 
fosse  di  ciauosi.  Dichiaro  appunto  ai  medesimi ,  non  blua- 
stra  la  tinta  della  cute ,  sibbene  d'  uu  giallo  sciu'o ,  tranne 
le  estremita  die  erano  nerastre ;  secondariamente  queste 
stesse  estremita  erano  sottili ,  di  forma  natiirale  le  dita , 
e  non  ingrossate,  come  accade  nella  ciauosi;  in  terzo  liiogo 
la  cianosi  essendo  per  lo  piu  efFetto  della  comunicazione 
fra  le  cavita  del  cuore ,  cio  non  era  ammissibile  in  gra- 
zia  dei  criteri  forniti  dall'  ascoltazione;  fece  manifesto  non 
essere  bluastre  le  labbra,  e  da  ultimo  non  occorrere  nel 
caso  attuale ,  sotto  gli  urti  della  tosse  accrescimento  di 
maccliie,  siccome  suole  succedere  nella  cianosi  in  genere 
nelle  quali  quel  sintoina  delle  vie  aeree  non   manchi. 

Cosi  adunque  il  nostro  Nestore  di  pratica  medlcina  eli- 
minava  il  morbo  ceruleo ;  e  fatta  ragione  della  somma 
prostrazionc  di  forze  nell'  inferma  ,  dell'  eccessivo  salasso  , 
e  della  costituzione  atmosferica  di  allora,  per  la  quale  si 
ebbe  vastamente  la  grippe;  e  poste  a  calcolo  le  ben  confa- 
cevoli  reumatizzanti  cagioni  sostenute  dalla  medesima ,  ed  il 
non  essere  in  lei  mancati  alciini  sintomi  del  catarro  epi- 
deinico ,  spiegava  il  fenomeno  delle  macchie  descritte  pel 
concetto  di  sopraggiunta  depressione  nervosa,  e  di  conse- 
guente  ristagno  di  sangne  ne'  capillari  venosi  della  cute. 
Ed  ill  questa  sua  idea  si  affermo  anche  per  avere  veduto 
come  molti  giippati  ofFerivano  infievolita  1'  iniiervazioiie , 
ed  ill  essi  sopravveniva  una  ben  leiita ,  anzi  lunghissima 
convalescenza. 


Caso   ni   NicRiziE   o   Melasma  283 

Coerentemente  a  questa  congcttura  si  pioponeva  di  ri- 
donaie  alia  Fraboiii  i  fisiologici  poteri  vital! ,  cercando 
d'  oppoisi  in  ispecie  al  grave  indcbolimeiito  die  offeriva, 
il  quale  non  aviebbe  forse  presto  inancato  di  conduria 
agli  estrcnii  confiiii  della  vita.  La  china  in  decozione ,  ed 
una  niistura  esilarante,  furono  i  mezzi  terapeutici  clie  si 
credettero  opportuni  all'  uopo ;  e  scorsi  alcuni  giorni,  alio 
stesso  decotto  di  china  si  nnirono  due  dramrne  di  spirito 
di  melissa,  e  si  ordino  un  gargarismo  senipliceniente  eniol- 
liente  per  rimediare  a  quel  senso  doloroso  che  inolestava 
r  inferina  nell'  atto   della  deglutizione. 

Ma  nel  7  aprile  fn  sospesa  la  china,  come  che  incol- 
pata  d'  avere  indotto  bruciore  alio  stoniaco  ;  sopraggiunto 
poi  enfiore  di  gengive ,  e  rinorragia ,  nacque  il  sospetto 
d'  alcana  scorbutica  discrasia.  II  perclio  si  prescrisse  una 
limonata  minerale  coll'  acido  niuriatico.  Trascorse  pero  po- 
che  settimane ,  e  non  veduto  alcun  frutto  dalla  cura  in- 
dicata,  anzi  osservandosi  che  la  cute  di  tutto  il  corpo 
della  giovane  si  coloriva  vieppiu  in  bruno  fosco,  massime 
alia  faccia ,  che  le  estreniita  piii  e  piii  annerivano,  e  la 
voce  ed  il  polso  era  assai  affievolito ,  si  ritentarono  i  to- 
nici ,  indi  i  marziali ,  fra  cui  cadde  la  scelta  sull'  acqua 
catulliana. 

Per  tale  trattamento  curativo  1'  inferma  niiglioro  tanto 
di  forze ,  sebbene  il  colore  della  pelle  stabile  rimanesse , 
die  si  tento  d'  indurre  1'  ntero  ad  eseguire  le  proprie 
funzioni,   e  si  esibirono  alcune  polveri   di  Sabina. 

Quest'  ultimo  tentativo  pero  rimasto  frustraneo,  si  ten- 
ne  bene  seguitare  innanzi  nella  via  battuta,  e  per  riani- 
mare  viemmeglio  la  nutrizione  impoverita  nella  Fraboni  si 
aggiunse  alle  altre  medicine  anche  il  latte  di  capra. 

Sui  primi  di  maggio  scorgendosi  die  ognora  piii  offu- 
scavasi  la  pelle,  si  venue  a  ragione  nel  pensiere  che  il 
cambiato  colore  dipendesse  da  deposit©  di  nero  pigraento 
nel  tessuto  cellulare,  siccome  accade  nella  melanosi.  La 
rarita  del  caso,  le  tenebre  che  1'  avvolgevano,  ed  un  no- 
bile  slancio  a  tentare  tnttavia  d'  essere  soccorrevoli ,  fece 
fra    le    tante    speranze    nascer    quella    di    possibile    utilita 


28i  Ferdinanuo  Veuardini 

dall'  uso  de'  vescicanti,  e  due  se  ne  applicarono  in  ciooe. 
Ma  ando  delnso  ii  desideiio,  che  le  Forze  dell'  inferma 
s'  indeboliroiio  si ,  da  essere  astretti  a  sospendere  soUeci- 
tainente  le  perditc  di  quelle  piaglie.  Ed  a  tanie  lisorgere 
ie  forze  si  torno  alia  china  avvalorandone  la  tonica  e  sti- 
niolativa  virtu  coll'  aggiunta  dell'  etere  fosforico.  lliuiessa 
indi  a  poco  la  Fiaboni  in  discrete  condizioni,  e  studian- 
dosi  pur  modo  di  ostare  a  questa  strana  ed  ostinata  forma 
niorbosa  si  voile  tentare  1'  iiso  interne  delle  goccie  arse- 
nicali  del  Fowler,  ed  in  questa  cura  si  duro  ben  \\n  me- 
se.  Alia  perline  pero  si  sospendette ,  vedendosi  sempre 
pill  abbrunire  le  canii,  durare  1'  affievolimento  sia  della 
voce  clie  dcUa  circolazione  ,  e  con  questo  jnir  quello  dei 
piocessi-  nutritivi. 

Frattanto  si  giungea  alle  scolasticbe  vacanze,  e  quindi 
al  clinico  Prof.  Comelli ,  doveva  subentrare,  e  subentro  il 
suo  ben  degno  supplente  Prof.  Belletti ,  il  quale  cliiamata 
a  severo  esame  questa  gravissima  infermita ,  s'  attenne  al- 
1'  idea  di  Nigrizie  del  Rayer ,  compagna  con  una  partico- 
lare  discrasi  umorale ,  e  stimo  convenevol  cosa  di  riatti- 
vare  il   inetodo  tonico  corroborante ,   e  ricostituente. 

Onde  la  china  di  nuovo ,  i  marziali ,  pin  1'  olio  di  fe- 
gato  di  Merluzzo,  e  a  tutto  questo  s'  aggiunse  iin  vitto 
animale  piii  largo ,  e  nioderato  uso  di  vino  generoso.  Per 
quasi  due  mesi  s'  ando  innanzi  con  questo  piano  di  cura, 
e  grado  grado  le  forze  dell'  inferma  acquistarono  di  tanto 
che  alii   23   agosto   pote  riconduisi  alia  propria  famiglia. 

Si  tenga  pero  a  mente  che  nell'  intenio  della  bocca , 
ai  bordi ,  ed  all'  apice  della  lingua ,  come  pure  sotto  il 
frenulo,  diirava  tuttavia  una  tiiita  nerastia;  che  il  volto 
allora  dava  a  vedere  un  colore  tendente  al  bronzo  cupo , 
e  cosi  quasi  tutto  il  rimanente  del  corpo,  salvo  le  mani 
ed  i  piedi   che   mostravansi   come   quelli  dei  neri. 

Avvertiro  ancora  per  non  lasciar  nulla  d'  inosservato, 
intorno  a  questa  iniportantissima  istoria ,  che  durante  la 
cura  del  Belletti  V  inferma  fu  colta  da  due  gravissimi  as- 
salti  febbrili,  ai  quali  euro  di  riparare  con  larghe  dosi  di 
solfato  di   chinina,   senza    temerne    i  danni    cfie  taluno  ne 


Caso  di  Nigrizie  o   Melasma  285 

avesse  potato  immaginare,  giacche  non  appariva  contro 
iiidicazioiie ,  o  giacche  nella  possihilita  di  non  cadere  in 
diagnosi  bugiarda ,  doveva  pure  premuiiirsi  dal  riinorso  di 
poter  oinettere  riinedio  die  riel  caso  avrebbe  prevenuta 
la  inorte. 

La  paiticolare  dosciitta  infcrmiti,  siccoine  aveva  oltre- 
modo  interessato  i  nostii  Clinici,e  non  pochi  altri  niedi- 
ci ,  cosi  si  sorvegliava  di  quando  in  quando  questa  donna , 
la  quale  anzi  lii  consigliata  di  recarsi  a  respirare  I'aria  li- 
bera dei  cainpi ,  ed  a  seguitare  nella  cura  tonica  ,  e  rico- 
stituente.  Parve ,  diro  cosi ,  che  in  principio  1'  aria  cam- 
pestre  migliorasse  alcun  poco  la  povera  Fraboni ,  ma  que- 
st© raggio  di  fiducia  ben  presto  s'  ecclisso,  e  qual  piu 
qual  meno  si  torno  alia  consueta  tristezza ,  alia  niancanza 
di  forze,  a  qualche  colpo  di  tosse.  Gonsumavasi  di  carni, 
e  per  poca  fatica  facesse  era  presa  da  aiisieta  di  respiro. 
Ed  intanto  il  colore  della  pelle  in  genere  sapea  di  quello 
de'  mulatti ,  e  le  niani  ormai  erano  all'  altro  degli  Etiopi. 

Giungeva  il  1."  dicembre  p.  p.  ed  in  quel  giorno  sen- 
titasi  la  Fraboni  assai  piii  del  solito  nial  concia ,  pen- 
sava  recarsi  in  Glinica  di  bel  nuovo.  Ma  ohinie  !  in  sul- 
r  indossare  le  vesti ,  fu  presa  da  deliquio ,  e  repentina- 
niente   niori. 

Saputasi  la  disgrazia ,  si  domandd  e  si  ottenne  che  il 
cadavere  fosse  trasportato  nella  camera  mortuaria  del  Gli- 
nico  Stabiliniento ,  e  circa  56  ore  dopo  la  morte  ne  ven- 
ne  fatta  la  dissezione  anatomica  dal  ch.  Prof.  Brugnoli , 
presente  il  Glinico  sostituto  Prof.  Belletti ,  il  Dottor  Maz- 
zoU  gia  lodato,  ed  una  ventina  di  medici  distinti  del- 
la  Gitta,  e  studenti  di  Glinica,  ed  eccone  la  fedele  de- 
scrizione. 

II  cadavere  di  questa  donna  era  a  tinta  uniformemente 
brunastra,  e  molto  assomigliava  al  colore  del  bronzo  spor- 
co  ;  il  volto  poi,  clie  dava  a  vedere  1'  eta  non  gia  di  3i, 
ma  di  50  anni,  era  color  rameo  cupo ;  marcatamente  piu 
colorate  le  orecchie,  massime  al  lobo  superiore ,  e  come 
punteggiate  di  nero.  Nel  petto ,  e  nel  collo  riscontraronsi 
alcune  sparse  macchiuzze  di  color  nero ,  formate  da  follicoli 


286  Ferdinando   Verardini 

sebacei  satuii  di  pigmento.  Ambo  gli  aiti  toracici,  comin- 
ciando  dal  terzo  superiore  dell'  avambiaccio  sino  all'  estre- 
uiiti  delle  dita ,  di  quel  colore  norastro  die  i  pittori  di- 
cono  caldo  ,  e  nell'  accostarsi  alle  iiltime  tlilaiiai  addiveni- 
va  quasi  nero;  le  ungliie  poi  craiio  ncre.  Pur  nerastre 
scorgevansi  le  parti  genitali  esterne,  e  la  regione  cocigea. 
Quanto  al  colorito  seinpre,  gli  arti  pelvici  corrispondeva- 
no  a  quelle  dei  toracici ,  se  non  die  appariva  in  questi 
alquanto  dilavato. 

Magro  e  scarno  era  poi  questo  frale  die  non  si  sarebbe 
detto  in  genere  appartenere  ad  una  donna  della  nostra 
razza,  fatta  astrazione  niassime  dai  lineanienti  del  viso, 
ma  sibbene  in  quanto  al  colorito  simulare  il  corpo  d'una 
niulatta. 

Apertasi  la  cavita  del  petto  e  ben  esaminate  le  viscera 
tutte  che  per  entro  vi  si  ascondono ,  cio  solo  e  degno 
d'  essere  rammentato ,  cioe  clie  il  cnore  era  per  volume 
assai  piccolo,  quasi  atrofico,  e  le  sue  pareti  un  poco  flo- 
scie.  Si  trovo  perfettamente  cbiuso  il  forame  del  Botallo , 
ed  i  vasi  maggiori  integri  afFatto.  I  polmoni  poi  avevano 
in  quanto  all'  aspetto  un  colorito  piuttosto  carico  ed  era- 
no  fortemente  gonfi  di  sangue ;  e  tanto  nel  destro  come 
nel  sinistro,  aperti  die  furono  dallo  scalpello  anatomico, 
si  rinvennero  ne'  loro  lobi  superiori  varii  tubercoletti,  alcu- 
ni  de'  quali  agglomerati  e  gia  fusi. 

Grave  alterazione  fu  avvisata  ai  brondii,  massime  al 
destro ,  il  quale  era  iniettato  assai ,  e  ricolmo  d'  umore 
spumoso,   ed  in  copia  i-imarchevolissima. 

L'  imo  ventre  conteneva  le  intestina  tutte  in  istato  fisio- 
logico ;  solo  un  poco  floscie  le  pareti  formanti  la  vescica 
urinaria ,  ed  un  tantino  grandicella  la  milza.  Si  pose  il 
piii  minuto  esame  a  tutti  i  visceri  che  precipuamente 
servono  alia  digestione  ed  alia  eniatosi ,  e  cio  avuto  riguar- 
do  ai  fenomeni  morbosi  che  ebbero  luogo  dui'ante  la  vi- 
ta, nia  nulla  si  rinvenne  di  notevole.  Sano  lo  stomaco, 
nulla  al  pancreas ,  nulla  al  fegato ,  nulla  al  sistema  del- 
le porte. 

Ma  la  nostra  maggiore  attenzione    dovevasi  diriggere,  e 


Caso   ni  NiGRiziE   o   Melasma  287 

si  diresse  alle  capsule  sopra-renali  die  mostrarono  altera- 
zioni  di  graiide  inoinento,  siccome  si  vede  nella  (Tav.  19), 
ed  ora  le  dcscrivero.  Etaiio  le  stesse  capsule  dure  al  tat- 
to,  e  giunte  a  tale  ipertrofia  da  superare  per  ben  tre 
volte  la  graudezza  loro  naturale.  AH'  aspetto  sarebbersi 
dette  di  natura  scirrosa ;  pero  si  conobbe  tutta  la  massa 
esser  composta  di  sostanza  tubercolare ,  unitamente  ad  al- 
tra  lardacea,  poco  resistente  al  coltello  (e  cio  stesso  fu 
cerziorato  dalle  osservazioni  microscopicbe  come  diro  ) ,  e 
la  capsula  atrabilare  destra  aderiva  alle  pareti  esteriori 
della  vena  cava  discendente.  I  reni  poi  non  avevano  pa- 
tito  alcuii  cainbiamento,  e  vedevansi  nello  stato  loro  fisio- 
logico.  Notero  ancora  a  suggello  della  dissezione  anatomi- 
ca,  che  pel  taglio  eseguito  sui  vasi  maggiori  molto  sangue 
iisci  di   color  nero  piceo  clie  tutto  si  sarebbe  detto  venoso. 

Esaniinata  poi  finalniente  con  tutta  diligenza  la  sostanza 
cerebro-spinale  nulla  venne  veduto  di  diverso  dalle  condi- 
zioni  normali. 

Ora  dalle  osservazioni  microscopicbe  fattesi  da  me ,  in- 
sieme  all'  amico  cb.  Prof.  Brugnoli ,  risulta  cbe  sottoposta 
al   microscopic 

1.°  Una  porzione  di  sostanza  delle  capsule  atrabilari  si 
vide  cbe  era  per  la  inassima  parte  composta  di  sostanza 
tubercolare,  mista  ad  altra  lardacea,  e  vi  si  scorgevano 
granulazioni  pigmentarie,  e  varii  massi  di  coloi'e  scuro ,  e 
quasi  neri ,  o  rosso  bruni ,  come  puo  vedersi  dalla  Tav.  20, 
unitamente  alia  quale  vi  ha  la  spiegazione  delle  varie  figu- 
re copiate  dalle  preparazioni  stabili  da  noi  sottoposte  ad 
esaine. 

2."  Un  pezzetto  di  membrana  epiteliale  dell'  interno 
della  bocca ,  in  cui  si  scorgevano  ad  occbio  nudo  molti 
punti  neri ,  il  microscopio  mostro  essere  quella  membrana 
composta  d'  una  quantita  di  cellule  comuni  piene  pur  es- 
se di  pigmento  nero ;  e  si  pote  rimarcare  una  certa  gra- 
dazione  nel  colorito  del  pigmento,  essendovene  di  colore 
rossastro  tendente  al  bruno.  Vidersi  ancora  cellule  svaria- 
tissime  di  forma,  alcune  delle  quali  inclinavano  ad  acqui- 
stare  un  colorito  nerognolo. 


288  Ferdinando  Verardini 

3."  In  vari  strati  d'  epidermide  s'  avverti  die  lo  sUato 
prolondo  del  corpo  inucoso  dell'  epidermide  stessa,  era  co- 
lorato   in   nero,   e  seinpre  per  deposito  di   pigniento. 

Dopo  la  descrizione  del  fatto  inorboso ,  ed  in  ispecie 
dopo  ie  intei'essantissime  rivelazioni  che  ci  vennero  mo- 
strate  per  la  necroscopia  ,  quale  concetto  ci  farein  noi 
della   nialattia  die   condiisse  a   inorte   la  Fraboni  ? 

Prima  di  rispondere  in  qnel  modo  die  me  lo  consenti- 
ranno  le  deholissime  mie  forze  alia  iiitcrrogazione  die  mi 
souo  latta,  periiiettetemi ,  Accademici  Sapientissimi ,  che 
Vi  porga  innanzi  la  dottrina  del  Beiiveiiisti ,  da  me  gia 
noininato,  affine  di  completare  tutto  cio  che  e  stato  detto 
sino  ad  ora   intorno  al  tenia  da  ine  studiato. 

Egli  tieiie  die  le  glandule  atrabilari  distruggano ,  anzi 
abbrucino  il  pigniento ,  e  ove  siauo  impedite  dallo  eser- 
cizio  di  questa  particolare  funzione  da  profonda  alterazio- 
ne  patologica ,  in  allora  il  pigniento  si  depositi  massime 
nel  tessuto  cutaneo.  Come  pure  ingegnosamente  vorrebbe 
attribuire  alle  condizioni  anormali  delle  capsule  stesse  ,  il 
potere  d'  alterare  il  sistema  cerebro-spinale ,  appoggiato  ai 
inolti  consensi  nervosi  che  questi  organi  debbono  avere 
col  siiddetto  sistema  per  i  moltissimi  nervi  che  in  loro  si 
distribniscono  ,  e  di  cui  sono  I'orniti,  richiamando  di  qual- 
che  guisa  nuovainente  a  galla  1'  ipotesi  del  Jacobsoii  come 
avvertii  sul  primo  mio  dire. 

Accennai  gia  die  una  critica  raglonata  (alia  quale  pie- 
namente  aderisco ) ,  e  stata  fatta  al  Deiivenisti  dal  Namias , 
laonde  faro  brevemente  alcune  ulteriori  osservazioni  alle 
nienzionate  teorie ,   che  stimo  di   non   poco  momento. 

Che  le  capsule  atrabilari  abbrucino  il  pigniento,  questo 
e  presto  detto,  ina  vuol  essere  provato.  Essendo  il  pigniento 
in  gran  parte  composto  di  carboiiio,  occorre  1'  intervento 
deir  ossigene  per  abbruciarlo.  E  questo  d'  oude  viene? 
Ad  eccezione  delle  note  sorgenti ,  niuno  sa  per  ora  divi- 
uare  come  le  capsule  sopra-renali  possauo  conipiere  uii 
tanto  ufficio.  Quindi  il  fatto  di  questo  abbruciamento  e 
per  lo  men   niolto  dubbio. 

Sappiamo  poi  che  nel  corpo  del  feto  vi  e  niinore  quantita 


Caso   di  Niorizie  o  Melasma  280 

di  sostanza  pigmentale ,  eppure  sono  piu  sviluppate  le  sud- 
dette  capsule. 

Cio  come  si  accorda  colla  teoria  del  Benvenisti  ?  Aii- 
cora  come  e  spiegabile  il  fatto  di  molti  mostri  anence- 
fali ,  ed  acefali  ,  destituiti  di  capsule  sopra-renali ,  e  colla 
pelle  del  colore  noiinale? 

II  celebre  nostro  Calori  per  passarmi  d'  altri,  osservo 
due  fatti  di  questo  genere,  ed  uno  e  descritto  negli  Atti 
di  quest'  Accadcmia  ,  1'  altro  in  quelli  della  nostra  Medi- 
co-Chirurgica  Societu.  Quel  mostri  a  seconda  della  dottri- 
na  del  Benvenisti  avrebbero  dovuto  esserc  neri ,  e  non 
lo  erano. 

Clie  le  capsule  atrabilari  poi  influiscano  a  luodificare  la 
sostanza  cinerea  del  ceiTcllo,  accennero  solo  che  pur  sem- 
pre  starebbe  contro  a  tale  assertiva  ,  la  storia  clinica  che 
or  ora  fu  da  me  narrata,  e  questa  ragione  comeche  ne- 
gativa  vale  assai,  die  il  Benvenisti  non  ha  fatti  propri ,  ne 
d'  altri   per  certificarla. 

Ma  lasciando  omai  la  critica  a  parte,  e  venendo  final- 
mente  a  fare  aperto  il  niio  parere  sul  caso  pratico  riferito, 
questo  verrebbe  da  me  interpretato  del  modo  seguente. 

Avutosi  a  calcolo  il  temperamento  venoso  della  Fraboni, 
le  frequenti  rinorragie,  il  gonfiamento  delle  gengive  ac- 
cennato  nella  storia,  il  sangue  piceo  osservatosi  nel  ca- 
davere ,  tutto  cio  mostra  a  mio  avviso  una  mala  elabora- 
zione  nei  pi-incipii  costituenti  il  sangue,  ed  una  certa  las- 
sezza  nei  vasi ;  ([uindi  spiegasi  la  grande  debolezza ,  e  la 
tendenza  ancora  a  malattie   umorali. 

Fatto  e  che  si  el)be  uno  stato  d'  anemia  particolare , 
accompagnato  ne'  suoi  primordi  dalla  manifestazione  d'  una 
tinta  ncrastra ,  la  quale  ricordava  la  pelle  degli  Etiopi , 
ed  egiiale  tinta  campeggiava  nei  piedi ,  ai  padiglioni  delle 
orecchie,  alia  lingua,  all'  interno  della  bocca  ec.  mentre 
il  lestante  dell'  ambito  cutaiieo  non  di  iiiolto  scostavasi 
dal  normale.  Tale  coloramento  adunque  chiamava  la  dia- 
gnosi  di  Melasma  maculoso  cli  Fiichs ,  o  Nigrizie  di  Bayer 
e  di  altri.  In  appresso  qiicsta  tinta  nera  venne  sbiadendo. 
talclie  acquisto  una  colorazione  fuliginosa  che  a  gradi  a 
T.   IX.  37 


^90  Ferdinando  Verardini 

gradi  si  fece  generale ,  e  simile  a  queila  del  luorbo  broii- 
zino  deir  Addisson.  Giova  per6  ricordare  che  il  colore  f\i- 
ligiiioso  rossastro  non  e  clie  il  nero  caldo  sbiadito  del 
pittoii. 

A!  cospetto  di  questo  fatto,  die  nomineremo  di  Nigri- 
zie  o  Melasma,  dovreino  noi  dire  che  vi  ha  ideiititil  pa- 
tologica  col  niorbo  del  medico  inglese  sii  nominato?  io 
opinerei  che  si ,  fondato  sulla  ragione  che  il  Sig.  Addis- 
son nelle  sue  istorie  ci  reca  di  depositi  nerastri ,  o  neri 
sulle  membrane  intestinali  in  ispecie,  e  poi  perche  aven- 
do  detto  in  genere  colore  bronzino,  questo  ha  una  lati- 
tudine  assai  grande,  mentre  ognuno  sa  che  il  colore  del 
bronzo  e  dal  giallo  oro  carico,  al  quasi  nero,  e  varia  u 
seconda  della  propoizione  degli  elementi  di  sua  composi- 
zione ,  ed  a  seconda  piue  di  cio  che  dicesi  pulitura  di 
quel   metallo. 

Crederei  adunque  non  pure  all'  identita  patologica,  ma 
altresi  li  terrei  quale  risultanza  d'  un'  analoga  discrasi  san- 
guigna ,  e  nel  caso  pratico  motivato  da  me ,  crederei  ad 
un  deposito  di  carbonic  nel  tessuto  cellulare,  quale  effet- 
to  d'  alterazione  umorale  sanguigna ;  e  sarei  d'  avviso ,  la 
degenerazione  tubercolare  ,  sebbene  marcatissima ,  delle  ca- 
psule atrabilari,  non  essere  stata  che  un'  associazione  alia 
discrasia  sanguigna ,  e  pero  vedrei  la  causa  ultima  della 
morte  della  Fraboni  nella  bronchite  capillare ,  mentre  pare 
debba  essere  stata  soflPocata  dalla  grande  copia  di  materie  spu- 
mose  che  contenevansi  nei  bronchi ,  massime  nel  destro ; 
materia  che  non  lia  avuto  forza  d'  espellere  nello  stato  di 
sfinimento  in   cui  era  da  si   lungo  tempo  la  sofFerente. 

Abbraccierei  volentieri  quindi  1'  opinione  che  la  malat- 
tia  bronzina ,  la  Nigrizie  stessa ,  o  Melasma  che  vogliam 
dire,  la  Pitiriasis  Nigra,  non  siano  altra  cosa  in  quanto 
ad  indole  materiale  della  forma  morbosa  che  una  deposi- 
zione  di  nero  pigmento,  o  carbonio,  qualitativamente ,  o 
quantitativamente  alterato  per  cambiamenti  chimici  quali- 
tativi,  o  quantitative  E  la  ragione  di  questa  forma  mor- 
bosa, crederei,  lo  ripeto,  dovesse  consistere  in  una  di- 
scrasi primitiva  o  secondaria  dell'  ematosi. 


Caso   ni  NiGRiziE  o  Melasma  291 

Non  e  egli  vero  clic  nella  clorosi ,  negli  infarcimenti 
epato-splenici  per  febhri  iniasinatiche,  nella  diatesi  tuber- 
colare  e  caiicerosa,  malattie  tutte  in  cui  vi  ha  alterazione 
della  crasi  sanguigiia,  si  riscontra  nella  pelle  un  colorito 
speciale?  A  die  adinujue  cercare  nelle  capsule  sopra-re- 
nali  la  causa  del  cainbiato  colore  della  cute ,  mentre  ab- 
biamo  fatti  notorii  clie  ci  conducono  ad  una  piu  accetta- 
bile  spiegazione? 

Ed  a  vero  dire  non  ripugna  alia  mente  il  ritenere  che 
organi  per  si  lungo  tempo  riniasti  inosservati,  la  di  cui 
funzione  fu  sempre,  ed  e  tutt'  ora  un  mistero,  possano 
essere  capaci  di  modificare  in  rnodo  1'  organismo  da  por- 
tarne  tanto  danno  ?  E  poi  come  spiegare  le  cose  da  me 
discorse  relativamente  alle  alterazioni  morbose ,  ed  alia 
stessa  mancanza  delle  capsule  atrabllari ,  senza  che  ne  sia 
avvenuto  cambiamento  di  colore  nella  pelle,  o  la  morte 
neir  individuo? 

Ma  taluno  potrebbe  osservare ;  ebbene ,  come  rendersi 
poi  ragione  del  perche  nell'  istoria  per  voi  medesimo  rac- 
contataci ,  siasi  alterata  tanto  evidentemente  la  sostanza 
delle  capsule  suddette,  e  solo  esse  siansi  trovate  si  pro- 
fondamente  guaste? 

Una  disposizione  ai  tubercoli  giii  1'  avevamo  nella  Fra- 
boni.  Vero  e  che  alcuni  tubercoletti  fusi  furono  veduti 
nella  parte  superiore  d'  ambo  i  polmoni,  quindi  per  ra- 
gioni  a  noi  ignote  come  formaronsi  quelli ,  pur  gli  altri 
delle  capsule  atrabilari  possono  essersi  svikqipati.  Ma  pen- 
siamo  una  buona  volta  che  limitata  e  nostra  conoscenza, 
e  che  la  ragione  prima  delle  cose  non  e  da  noi ,  e  con- 
cludiamo  col   divino  Poeta : 

State  contenti,  umana  gente,  al   quia: 
Che  se  potuto  aveste  veder  tutto, 
Mestier  non  era  partorir  Maria. 


SPIEGAZIONE 

BELLA  TAVOLA  MICUOSCOPICA 


Fig.  1/  Poizione  del  reticolo  Malpighiano  veduto  dal  lato 
inteiiio  ad  uu  ingTandimeuto  -j-^.  A.  Stiato  coineo  del- 
r  epiderniide. 

Fig.  2.*  Massi  di  tessuto  trasparente  con  granulazioni  pi- 
gnientarie  trovate  fia  i  tubercoli  delle  capsule  sopia-re- 
nali ,  e  nel  derma.  A.  Masso  trasparente  con  granulazioni 
pigmeiitarie  nere  disposte  a  linee  ,  arborizzazioni ,  e  ra- 
beschi ;  11  corpicciuolo  segna  al  micronietro  la  larghez- 
za  di  0"',1,  ed  in  lunghezza  0"',123.  5.  Altro  masso 
eguale  ,  di  forma  diverso  lungo  0'",  112.  C.  Altro  masso 
di  forma  sferica  avente  il  diametro  di  0"',140.  D.  Gra- 
nulazioni pigmentarie  libere  e  riunite  da  materia  amor- 
fa  ;  la  granulazione  segna  0"',005  ,  a  0"',003. 

Fig.  3.*  Massi  di  color  scuro  e  quasi  nero ,  o  rosso  bru- 
no.  A.  Masso  rinvenuto  nelle  cajjsule  sopra-renali  lar- 
go 0"',091,  lungo  0"',211,  in  alcuni  punti  ai  lembi 
colorato  in  rosso  bruno.  B.  Altro  masso  tutto  nero  di 
forma  ti-iangolare  largo  0"',076,  e  lungo  0"',091.C.  Altro 
masso  presentantesi  tutto  quanto  di  color  rosso  bruno. 

Fig.  4..*  Rappresenta  porzione  del  prodotto  eterologo  in 
istato  di  rammollimento  rinvenuto  nelle  capsule  suddet- 
te,  dove  chiaramente  scorgonsi  i  globuli  tubercolari  A^ 
le  granulazioni  B. 


APPENDICE  PRIMA 

Alia  Mcmoria  letta  il  7  Gennaio  i^^%. 


I, 


.unanzi  die  mi  facessi  ad  esporvi ,  o  Accadeniici  Sa- 
pientissinii,  il  fiitto  moiboso  di  Melasma  maculosa  di  Fucks , 
die  coiteseniente  ascoltaste  da  qiiesto  luogo  sui  prinii  del- 
1'  anno  corrente  e  die  Vi  degnaste  accoglieie  con  molta 
bonta ,  per  cui  Ve  ne  ritoino  ora  le  piii  vive  attestazioni 
di  cordiale  liconoscenza ,  tracciai  dappriina  la  istoria  di 
tutto  die  mi  parve  piii  importante  lelativainente  alia  ma- 
lattia  bionzina  AeAV  ylddisson ,  e  do  pel  rispetto  die  il 
caso  pratico  die  Vi  narrai  aveva  mostrato  grande  analo- 
gia  col  moibo  descrittoci  dal  medico  inglese  sunnomi- 
iiato,  onde  ne  poteste  fare  un  esame  di  confronto,  e  per 
tessere  uno  scritlo  il  quale  potesse  facilitare  ulteriori  ri- 
cerche. 

Or  bene,  giacclie  mi  venne  porta  occasione  dal  nostro 
illustre  Presidente  d'  intrattenere  oggi  il  Consesso  Accade- 
mico  per  qualclie  poco  di  tempo,  mi  fo  un  dovere  di 
comunicarvi  alcune  cose  in  aggiunta  alle  diggia  discorse, 
onde  arricciiire  vieppiu  la  Dissertazione  che  Vi  lessi ,  e 
lenderla  percio  di  tal  guisa  meno  indegna  di  Voi ,  le  qua- 
li  lio  attinte  dal  giornalisino  francese  che  molto  studiasi , 
ed  addentrasi  intorno  1'  argomento  posto  innanzi  dall'  Ad- 
disson. 

Nd  Moniteur  des  Hopiteaux  del  25  febbraio  corrente , 
e  riferito  dal  Sig.  Dott.  Lombard  medico  all'  Hotd-Dieu  , 
nn  caso  di  malattia  bionzina  dell'  Addisson  a  ciii  faiiiio 
seguito  alcune  riflessioni  dello  stesso  medico  ricavate  dal- 
la  cliiiica  del  Prof.  Imbert.  Eccolo  in  breve.  Certo  Lemai- 
re  soldato  nel  6°  reggimento  dei  dragoni  entrd   1'  ospitale 


4 


m\ 


ii 


SPIEGAZIONE 

BELLA  TAVOLA  MICR6C0PICA 


••€«;:€»- 


Fig.  1/  Porzione  del  reticolo  Malpigiiano  veduto  dal  lato 
interno  ad  un  ingrandimento  j^.  4.  Strato  corneo  del- 
r  epidermide. 

Fig.  2.*  Massi  di  tessuto  traspai'entt  con  granulazioni  pi- 
gmentarie  trovate  fra  i  tubercoli  elle  capsule  sopra-re- 
nali ,  e  nel  derma.  A.  Masso  traspaente  con  granulazioni 
pigmentarie  nere  disposte  ;i  linee  arborizzazioni ,  e  ra- 
beschi ;  il  corpicciuolo  segna  al  licrometro  la  larghez- 
za  di  0"',1,  ed  in  lungliezza  (J',  123.  J?.  Altro  masso 
eguale ,  di  forma  diverso  lungo  (",112.  C.  Altro  masso 
di  forma  sferica  avente  il  diameto  di  0'",140.  D.  Gra- 
nulazioni pigmentarie  libeie  e  rinite  da  materia  amor- 
fa;  la  granulazione  segn;)   '>"',005,  a  0"',003. 

Fig.  3.*  Massi  di  color  scunj  e  qasi  nero ,  o  rosso  bru- 
no.  A.  Masso  rinvenuto  iielle  cosule  sopra-renali  lar- 
go 0"',091,  lungo  0"',2ll,  in  alcuni  punti  ai  lembi 
coloiato  in  rosso  bruno.  B.  Altu  masso  tutto  nero  di 
forma  triangolare  largo  0  ,076,  f lungo  0"',091.C.  Altro 
masso  presentantesi  tutti    quantcdi  color  rosso  bruno. 

Fig.  4.*  Rappresenta  porzione  del  prodotto  eterologo  in 
istato  di  raramollimento  nnvenut)  nelle  capsule  suddet- 
te ,  dove  chiaramente  scor^^onsi  globuli  tubercolari  A , 
le  granulazioni  B. 


^ 


kfk'^ 


Hr^ 


Caso   di   Nigrizie  o  Melasma  295 

Cotali  furono  le  precipue  degenerazioni  patologiche  ri- 
scoiitrate  nel  cadavere,  dalle  cjuali  si  ricavaroiio  le  dedu- 
zioiii   ciie  verio  dicendo. 

1."  Ciie  sei)bene  il  soggetto  fdsse  tuhercoloso,  noii  si 
rinveiiiiero  tiil)oicoli  alle  capsule  sopra-reiiali  ;  cosa  de- 
giia  di  niolto  riinarco  in  seguito  delle  istorie  rapportate 
dall'  Addisson. 

2.°  La  considerevole  ipertrofia  del  fegato  ,  laonde  si 
venne  nella  sonteiiza  die  il  colorito  bronzino  della  pelle 
fosse  motivato  dallo  stato  patologico  di  esso,  e  quindi 
die  iiolla  malattia  bronzina  non  gia  le  capsule  atrabilari , 
ma  sibbene   il   legato  vi  concorra  in   molta   parte. 

Da  cio  prende  argoinento  il  Sig.  Dottor  Lombard  di 
confutare  la  dottrina  dell'  Addisson  esponendo  le  ragioni 
del  Glinico  di  Parigi,  lo  Imhert ,  die  nel  niedesimo  gior- 
nale  (  18  setteinbre  1856)  studiasi  di  mettere  in  chiaro 
die  la  malattia  dell'  Addisson  non  e  nuova ,  ma  sibbe- 
ne die  i  pill  antichi  medici  la  notarono  nelle  opere 
loro.  Percio  tengo  die  a  compleniento  delle  cose  gia  det- 
te  per  me  nella  Memoiia  die  Vi  recital,  possano  avervi 
conveniente  posto  le  osservazioni  del  prelodato  Glinico 
francese. 

Ci  narra  aduiique  il  Prof.  Imbert  die  fra  gli  amraalati 
da  Esso  accolti  nel  suo  Spedale,  due  n' ebbe  a  curare  che 
presentarono  l'  apparato  fenomenologico  descrittoci  dal- 
r  Addisson,  e  die  in  una  delle  due  circostanze  di  malat- 
tia bronzina  osservo  che  le  urine  contenevano  gran  copia 
d'  albumina  ,  sicche  accenna  ,  Esso  dice  pel  primo ,  a 
questa  particolarita ,  e  vede  un  rapporto  di  analogia  fra 
la   malattia  di  Drighi  e  quella  d'  Addisson. 

Fatta  quest'  avvertenza  prosegue  a  dire  che  la  malattia 
d'  Addisson  merita  d'  essere  mantenuta  come  una  specie 
patologica  distinta,  giacche  ha  un  insieine  di  sintomi  mol- 
to  caratteristici  ,  costanti,  ed  un  corso  definito.  Esclude 
pero  che  1'  etiologia  di  questo  morbo  debba  ripetersi  uni- 
camente  dall'  alterazione  delle  capsule  atrabilari  ,  giacche 
niolte  volte  s'  osserva  il  coloramento  bronzino  della  cute 
non  rispondere  alia  lesione  degli  organi  menzionati  ;  come 


296  Ferdinando  Verardini 

pure  che  la  lesione  stessa  e  varia,  e  peicio  non  si  puu 
stabilire  un  rapporto  esatto  fra  la  malattia  bronzina  e  le 
lesioni  delle  capsule,  stesse  sopia-renali.  Pone  1'  Imhert 
questo  morbo  fra  ie  cachessie  ,  e  fa  il  prouostico  die  ac- 
cadru  della  malattia  d'  Addisson  cio  che  e  diggia  avvenu- 
to  intorno  a  quella  del  Bright,  che  a  lato  della  nefri- 
te  albuiniuosa  oiWc  ancora  altre  e  varie  patologiche  al- 
terazioni. 

Con  moho  spirito,  e  con  quella  grazia  che  e  tutta 
propria  alia  lingua  francese,  cosi  ragiona  sopra  1'  idea 
fondamentale  che  le  capsule  menzionate  piu  volte  siano 
causa  del  peculiare  colorito  della  cute  «  Vouloir  faire  des 
capsules  surrenale,  le  primnni  moveiis  ,  on  1'  archee  de  la 
secretion  pigmentaire ,  c'  est  tout  bonnement  une  simple 
vue  de  1'  esprit,  une  explication  ingenieuse,  dementie  par 
la  variete  et  1'  inconstance  des  lesions  de  ces  organes,  et 
par  la  presence  des  autres  lesions  necessairement  conco- 
mitantes ,  qui,  elles  aussi,  pourraient  elever  leur  preten- 
tion an  monopole  du  pigment.  C  est  comme  si  on  voulait 
expliqner  plivsiologiqnement  la  couleur  quasi-bronzee  du 
scrotum ,   par  la   prostate ,   par  exemple  ». 

La  malattia  bronzina  d'  Addisson  non  la  crede  poi  ma- 
lattia nuova,  ma  la  vede  descritta  dagli  antichi  sotto  la 
denominazione  di  icterus  niger,  o  melasictenis.  Ne  basti 
leggere  Ippocrate  e  Galeno  sopra  questo  subbietto ,  e  si 
vedranno  descritti  i  sintomi  della  malattia  Addissoniana. 

Un  medico  die  piu  chiaramente  vide  questa  specie  di 
malattia  fn  Nicola  Lepois  Pisa,  il  quale  14^00  anni  do- 
po  Galeno  cosi  ragionava  relativamente  all'  icterus  niger. 
«  Id  symptoma  proprio  carere  nomine  videtur.  Ictei-i  ta- 
men  appellationem  obtinuit  vulgo ,  sed  cum  addito,  et 
icterus  niger  dici  caepit)).  Locclie  signitica  che  Lepois  aveva 
osservato  una  certa  difFerenza  nei  malati  d'  icterus  niger , 
come  meglio  lo  attesta  il  passo  che  segue.  «  Sub  hoc  enim 
coloris  flos   perit ,  fitque  pro  vivido  obscurus  primum ,   dein 

sublividus    et    subniger Igitur   ictero  atro  affectos 

consequitur  cutis  nigredo  ,  tristitia  praeter  rationem  ,  et 
mordacitas  eorum  quae  sunt  in  ventre,  difficultas  spirandi. 


Caso   di   Nighizie   o   Melasma  297 

cibos  aversantur,   nigra  lotia  excernuiit  alicjuaudo  .  .  .   ster- 
cora  vero  olialcantlii   coloreni   referuiil    (I). 

Anche  P'ujuer  iiella  sua  Praxis  inedica,  1775,  e  Qiia- 
rin  (2) ,  acceniiano  ad  uno  specialc  colorito  nell'  icterus 
niger  clie  c  niolto  analogo  a  qiiello  della  pelle  l)roiizina. 
II  primo  di  tal  guisa  iie  parla  «  Placuit  vetustissimis  nie- 
dicis  icteros  vocare  eos  aegros,  quibiis  coloi'  in  toto  cor- 
pore  flavedine  tingitur.  Verum  equidcin  est,  alios  etiam 
colores  cum  flavedine  misceri  ,  ut  nigrum,  viridem  .  .  .  sad 
ex  flavedine  luijus  morl)i  praesentia  demonstratur;  quapro- 
pter  nee  icterus  /ligcr  proprie  datur ,  sed  cum  corpus  ni- 
gredine  tingilur ,  ad  cachexiaui  id  referendum  ». 

Per  il  clie  tutto  ne  inferisce  1'  autore  Francese  clie  la 
malattia  bronzina  era  stata  di  qualclie  guisa  conosciuta 
anclie  da  quei  profondi  medici  die  furono  i  nostri  anti- 
chi,  e  che  all'  Addisson  non  I'imarrebbe  altra  gloria  di 
quella  infuori  d'  avcrla  posta  in  piii  bella  luce.  Esclude 
che  la  malattia  bronzina  dipenda  puramente  da  patologica 
alterazione  delle  capsule  atrabilari ,  ma  vedrebbe  piuttosto 
nella  patogenia  del  fcgato  una  causa  piii  atta  a  produne 
il  fenomeno  del  colore  speciale  della  cute;  e  tiene  linal- 
mente  questo  morbo,  come  dissi,  quale  una  cachessia;  nota 
ancora  d'  avere  osservata  molta  copia  d'  albumina  in  un 
infermo  che  aveva  la  fenomenologia  descritlaci  dAW  Addis- 
son ,  per  cui  vorrebbe  ricavarne  una  certa  analogia  f ra 
queste   due   inrermita. 

Dalle  esposte  cose  traggo  adunque  motivo,  o  Accademici 
Sapientissimi,  per  confermare  viemaggiormente  le  conclusio- 
ni  ricavate  nella  Memoria  che  Vi  recital  da  ultimo,  vale  a 
dire  che  la  malattia  A''  Addisson  non  sia  altra  cosa  in  fuori 
dell'  espressione  di  una  particolare  cachessia  avente  sua 
ragione  probabihnente  nell'  eraatosi;  che  quindi  le  capsu- 
le sopra-renali  qualora  trovansi  ammorbate  non  obbedi- 
scano    che    alia    legge    dei    consensi    patologici ,    e    percio 


(1)  l\ic.   Piso.    Dc    cognosc.    et    ciirandis    morbis ,    lih.   Hi.   Cap.  XXVI II. 
Fraiicofiirii   1580. 

(2)  Aniiuadv.   in  morbos  chronicos^  17  87. 

T.    IX.  38 


'29S  Ferdinanuo   Vekardini 

11(111  debbano  esseie  rigiiardate  quali  fautrici  di  qiiesto 
speciale,  coloiamento  dermico. 

Siami  perO)  lecito  di  non  abbracciare  il  dettaine  del 
Sig.  Irnhert  fbnnulato  dal  concetto  di  vizio  epatico  [)io- 
dnttore  del  morbo  Addissoniano,  in  qiianto  che  ne  sempre 
il  legato  e  animalato,  nc ,  essendo  infermo ,  addimostra 
una  eostante  patogenia.  E  pcio  plansibile  accoglierne  1' in- 
flnenza  niorJiosa  ritlettendo  come  qiicsto  viscere  presieda 
grandeinente  all'  (Miiatosi.  Anoge  all'  accennata  esclusione 
il  nuovo  concetto  eniesso  dal  Sig.  Dott.  Bell-Fleeter  (1), 
il  (jualo  la  procederc  la  surricoidata  infeiniita  da  guasto 
pancreatico.  La  qual  cosa  non  e  certamente  da  valutarsi 
per  il  motivo  clie  accennava  ragionando  del  fegato ,  tra- 
lasciando  peio  1'  iniportanza  di  esso  suU'  ematosi ,  locclie 
non  e  applicabile  nei  medesimi  confini  al  pancreas.  Dal 
fin  qui  esposto,  lo  ripeto,  parnil  debbasi  tenere  adunque 
la  inalatlia  d'  Aihlisson  null'  altra  cosa  essere,  se  non  che 
una  speciale  cachessia  la  quale  aspetta  ancora  1'  ultima 
parola  che  ne  faccia  conoscere  1'  intima  essenza,  la  sua 
vera  ragione  patologica. 

Era  mia  mente  di  fare  ancora  un  esame  critico  intorno 
la  proposizione  del  Sig.  hnbert  circa  1'  analogia  che  vor- 
rebbe  trovare  tra  la  malattia  di  Bright  e  quella  d'  Ad- 
dissoii ,  e  gia  alcnni  materiali  avcva  io  raccolti  per  riunir- 
li  ed  adattarli  a  conveniente  forma,  e  cosi  investigare 
anclie  questa  teoria  del  medico  francese.  Ma  sul  punto 
che  mi  disponeva  all'  opera  fni  colpito  da  troppo  grave 
sciagnra,  per  la  terribile  infermita  d'  un  mio  carissinio 
figliuoletto,  il  quale  ieri  stesso  perdei,  sicche  mi  fu  forza 
di  far  sosta  e  rimanermi  laddove  avete  udito.  Ad  altro  in- 
contro  adunque  ,  e  qualora  la  piaga  sara  un  poco  rimar- 
ginata,  e  meglio  rifatte  le  forze  dello  spirito,  completen') 
nel  modo  per  me   migliore  1'  importante  tema. 


(1)  Revue  Etrangere  medico-ehinirgicale  3.  Annee  N.  33,  16  f^vrier  1868. 


APPENDICE  SECONDA 


s. 


Himo  dl  fare  cosa  utile  aggiungendo  tiitto  die  e  ve- 
imto  a  mia  notizia  iiitorno  l'  alterazione  delle  capsule  so- 
pra-renali,  e  al  morbo  d'  Addissoti ,  iiello  spazio  di  tempo 
trascorso  dall'  ultima  lettura  de'  miei  scritti  al  momento 
attuale  in  cui  viene  fatto  di  pubblico  diritto  tutto  intero 
il  mio  lavoro ;  clie  in  cotal  guisa  adoperando ,  il  lettore 
potra  avere  siccomc  una  monografia  delle  osservazioni , 
ahneno  le  principali  ,  clie  veitono  sopra  il  moibo  Ad- 
dissoniano. 

Sulla  funzione  delle  capsule  sopra-renali ,  e  loro  suppo- 
sta  connessione  colla  pelle  bronzina,  trovasi  un  succoso 
articolo  nel  British  and  foreign  Medico-Chirurgical  Review 
al  N."    14  del  mese  di  gennaio   1858. 

La  Gazzette  Medicate  de  Paris  N."  39  del  25  settem- 
bre  1858,  rapporta  pur  essa  un  articolo  intitolato :  Mala- 
dies des  capsules  surrenales  sans  coloration  hronzee  de  la 
peau ,  scritto  dal  Sig.  R.  H.  Goolden ,  medico  alio  Spe- 
dale  di  S.   Toinmaso. 

Melanose  des  capsules  surrenales  lavoro  del  Sig.  Dottor 
Levik ,  il  quale  trovo  il  tessuto  normale  delle  capsule 
essere  degenerato  in  una  massa  molle ,  pultacea ,  nielano- 
tica ,  di  quasi  tutto  1'  organo ,  e  la  pelle  conserve  il  co- 
lore naturale.    (  Vedi   Revue   etrangere    1.   octob.    1858  ). 

Nella  Gaz.  Medic,  de  Paris  N.°  U,  del  .30  ottobre 
1858,  liavvi  una  comunicazione  del  Dott.  Sloane^  il  quale 
dice  d'  avere  osservato  un  caso  di  malattia  bronzina  senza 
alterazione  delle  capsule  atrabilari. 


.'^00  Feudinando    VeIIAIUJIiV 


L'  Union  Medicale  de  la  Cironde  N."  10  ,  del  mese  di 
(ittol)ie  1858  a  pag.  467  pnhhlioa  il  seguente  articolo. 
H  Sig.  Peres  nana  di  una  nialattia  broiizina  con  alterazione 
deile  capsule  sopra-ieuali  in  una  donna  di  22  anni,  di 
condizione  servente.  Tiovo  i  reiii  normali ,  le  capsule  de- 
generate e  iirn[)iazzate  da  uu  corpo  in  forma  di  cresta  di 
gallo  di  6  cent,  di  lungliezza ,  2  di  spessezza  alia  base, 
e  2  in  alto.  La  sostanza  di  questi  corpi  e  di  natura  lar- 
dacea.  Non  furono  aperti  gli  intestini ,  ne  aperta  la  cavi- 
ta  del   cranio. 

Noto  die  oltre  a  questa  inancanza,  vi  ha  poi  nella 
descrizione  delle  riscontrate  alterazioni  del  cadavere  del- 
la  donna ,  tale  guasto  da  poterue  attribuire  la  morte  a 
ben  altra  ragione  di  quello  clie  alio  snaturamento  delle 
capsule. 

II  Tempo  di  Fircnze  An.  1."  V.  2."  pag.  3.50  del  mese 
di  dicembre  18.58,  rapporta  un  caso  pratico,  descritto 
egregianiente  dal  Sig.  Dott.  Giuseppe  Barellai  ,  d'  uu  in- 
dividuo  morto  alio  Spedale  di  S.  M.  Novella,  in  cui  seb- 
bene  fossevi  alterazione  ,  anzi  degenerazione  encefaloide 
della  capsula  sopra-renale  sinistra,  non  eravi  alia  pelle 
alcun  coloramento  bronzino. 

E  qui  si  puo  aggiungere  che  nella  Qaz.  Hebdomadaire, 
del  27  agosto  1857,  Ferreol  alia  Societa  Anatomica  di 
Francia  lesse  consimile  fatto,  e  cosi  pure  Gemelli  e  Pey- 
rani.  Come  pure  e  degno  della  massima  attenzione  il  fat- 
to di  niancanza  congenita  delle  capsule  atrabilari  riferito 
dal  Martini  di  Napoli  negli  Arcliiv.  generales  de  Med.  I'. 
1.  pag.  110;  e  quello  descritto  dallo  Spender  inglese  nel- 
la Gaz.  Hebdomadaire ,  del  5  novembre  1858,  con  ma- 
lattia  bronzina ;  per  cui  se  le  capsule  niancavano ,  come 
non  v'  e  dubbio  aicuno,  non  potevano  avere  avuto  parte 
nella  etiologia  del  morbo  di  Addisson.  Questi  due  fatti 
sono  importantissimi,  e  vengono  in  grande  appoggio  delle 
mie  deduzioni,  le  quali  di  recente  lianno  avuto  onorevole 
posto  nel   Tempo  di  Firenze  a  pag.   373. 

Negli  Annali  di  Medicina  del  mese  di  dicembre  1858 
a    pag.     641,    sul    morbo    bronzino    dell'  Addisson    trovasi 


Caso  di   NiGRiziE   o   Melasma  .'{Ol 

quanto  appresso.  II  Sigiior  Prof.  Lebert  di  Zurigo,  nella 
sua  rivista  clinica  dell' anno  1857,  giunto  a  dire  delle 
nialattie  del  sangue  iiarra  ,  die  si  e  incontrato  in  ca- 
si  di  suppurazione ,  di  degenerazione  tubercolosa  e  car- 
cinomatosa ,  ed  ultimamente  in  uno  d'  ipertrofia  dei  re- 
ni  succenturiati ,  senza  clie  vi  fosse  quell'  anemia  ])ar- 
ticolare  acconipagnata  dal  colore  bronzino  della  pelie  ; 
ed  in  vece  ha  avuto  un  caso  di  coloraniento  bronzino 
d'  una  porzione  della  cute  della  faccia  in  un  individuo 
morto  per  una  malattia  organica  del  cervello,  sonza  die 
vi  fosse  anemia.  Finalmente  ha  osservato  parecchi  fatti 
d'  anemia  idiopatica  terminati  coUa  morte,  iiei  quali  non 
fu  notato  il  colore  bronzino  della  pelle,  e  nelle  dissezio- 
ni  anatomiche  i  reni  succenturiati  non  presentarono  alcu- 
ua   particolare  alterazione. 

Mi  compiaccio  di  annotare  die  anche  il  Sig.  Prof.  Le- 
bert sarebbe  propenso  a  ritenere  che  il  inorlio  bronzino 
avesse  sua  ragione  in  un'  alterazione  del  sangue ,  siccome 
tengo  io  inedesimo  e  1'  ho  espresso  piii  e  piu  volte ;  co- 
me pure  in  questo  luogo  e  bene  avvertire  che  il  Signor 
Leroy  de  Mericourt  nel  Giornale  Veneto  d'  ott.  nov.  dec. 
1858  a  pag.  303,  dice  die  avendo  osservato  un  grande 
numero  di  casi  di  coloraniento  della  pelle  nelle  donne, 
ne  fece  Esso  una  particolare  affezioiie  da  Lui  chiamata 
cromoidrosi ,  la  quale  malattia  la  tiene  come  sintomo  lo- 
cale d'  una  morbosita  "enerale  causata  dalla  diminuzione 
o  soppressione  dei  menstrui.  Grede  poi  che  nasca  da  una 
particolare  decomposizione  del  sangue,  e  da  una  secrezio- 
ne  abnorme  delle  glandole  sudorifere.  Fatti  analoghi  ven- 
gono  pure  narrati  dal  Sig.  Dott.  Maker  negli  Archives 
Generales  de  Medec.  fevr.    1859. 

Ho  voluto  toccare  le  idee  del  Signor  Leroy ,  giacche  le 
trovo  in  vicinissimo  rapporto  d'  analogia  colle  poste  in- 
nanzi  da  me  laddove  discorro  della  probabile  etiologia  del 
coloraniento  cutaneo. 

Portero  finalmente  a  maggior  corredo  dell'  argomento 
trattato,  una  Icttera  che  mi  diresse  1'  amico  Dott.  Gav. 
Camberini  il   10  dicembre    1858.  Eccola : 


<^<^-  Ferdinando  Verardini 

Ragionando  assieme  ,  amico  carissiino ,  della  inalattia 
l)ionziiia  deW  Jddisson ,  voi  ricorderete  come  io  sia  del- 
1  avviso  di  quelli  i  quali  non  credono  clie  qnesto  macu- 
laineuto  ciitaiieo  coiiscMila  in  ogni  caso  coUa  lesioiie  delle 
capsule  sopra-renali,  di  die  voi  pure  ne  deste  prova  lu- 
ininosissiina  inediante  l'  aurea  premiata  vostra  Meinoria 
letta  air  Istituto  dclle  Scienze  di  Bologna.  Ai  fatti  clinici 
da  vol  uarrati  in  appoggio  della  vostra  tesi  potete  aggiun- 
gere,  se  pure  Io  credete  acconcio,  il  fatto  clinico  che 
ora  succintaniente  vi   nano. 

Giovanni  Bar d'  anni   TO,   di   temperamento  venoso . 

caratterizzato  dalle  strabocchevoli  ricorrenti  emorragie  dai 
vasi  sedali ,  inferniava  nel  marzo  1858  di  gravissima  pneu- 
nio-spleiiite,  la  quale  solaniente  tardi  incamminavasi  a  fa- 
vorevole  risoluzione,  che  fu  piena  a  capo  di  circa  tre 
mesi. 

Ma  prima  che  il  morbo  riescisse  del  tutto  vinto,  ap- 
])arve  ad  ambo  le  mani  e  niaggiormente  alle  dita  una 
linta  bronzina  manifestissima  (1),  la  quale  creduta  dal- 
r  infermo  conseguenza  di  sudiciume  venue  a  lungo  ed 
ostinatamente  lavata  con  acqua  di  sapone ;  fu  opera  vana. 
Avvertito  dall'  infermo  su  tale  circostanza  conobbi  tosta- 
mente  trattarsi  di  quel  fenomeno  cutaneo  che  Melasma 
o  male  d'  Addisson  viene  appellate.  Corsi  di  subito  ad 
indagare  se  la  regione  renale  ed  i  visceri  uro-poietici  ac- 
cennassero  a  qualche  abnormita;  nulla  potei  rilevare  de- 
gno  di  riflesso  medico.  Scorgendo  che  la  priniiera  malat- 
tia  dava  luogo  alia  sanita ,  credetti  di  dovere  rimanermi 
spettatore  di  quanto  avveniva  sulla  cute  delle  mani  :  di- 
fatto  a  capo  di  circa  una  settimana  dall'  apparizione  qua- 
si istantanea  del  colore  bronzino-cupo ,  vidi  quelle  tinte 
gradatamente  scemare  sino  a  totale  sparizione  ,  locche  eb- 
be  luogo  nel  corso  d'  un  settenario.  In  tutto  questo  tempo 


(1)  11  pezzo    patologico    copiato    in    cera  irovasi  nel  Gabinelto  d'  Anatomia 
Patologica  dello  Spedale  di  S.  Orsola. 


I 


Caso   in   NiGRiziE   o   Melasma 


303 


nulla  potei  scorgere  degno  d'  attenzione  medica.  Que- 
sta  sollecita  comparsa  e  spaiizione  della  malattia  bronzi- 
na  parziale  ehbe  liiogo  ceitamente  senza  clie  le  capsule 
surrenali  fossero  inferme ,  perche  ne  allora  ne  poi  quel 
mio  cliente  ebbe  indizi  di  tanto  morbo ,  ed  oggi  pure 
fruisce  la  piu  desiderabile  sanita. 

Colgo  questo    novello    incontro    per    ripetermi  tutto  vo- 
stro  ec. 


Mem   Tom.  IX. 


'.  /fi. 


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Simiii^-     J.F     J.I  . 

»«l   vtro    c    III    nittr. 


Liti.Cjiparl. 


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ESAJIE  STOIIICO  E  STATISTICO 

INTORNO 

ALLE  UlSAIE  DEL  BOLOGNESE 

ED 

AGLl  EFFETTl  CUE  ^E  DERIVA^O 

HEKDMiL 

DEL  DOTT.  CAY.  PAOLO  PREDIERI 

(  Lctta  nella  Scssione  ilcl  3  Dicembre  1857.) 


a 


'opo  che  neir  anno  1840  la  questione  delle  Risaie, 
esaminata  sotto  il  rapporto  economico  e  sanitaiio,  venne 
trattata  iiel  congresso  degli  scienziati  in  Lucca,  si  svol- 
sero  fia  i  disputanti  novelli  dementi  di  discordie,  i  quali 
erano  da  inolti  anni  limasti  sopiti ;  quindi  ad  ulteriori 
esami ,  ed  a  nuove  ricerclie  si  rivolsero  gli  studi ,  e  le  cu- 
re di  altri  uicdici  dotti  e  conscienziosi.  Gli  uni  rinnovan- 
do  le  vecchie  querele  (1)  proscrivevano  ovunque  le  risaie 
come  dannosissime  alia  salubrita  delle  popolazioni  che  vi 
abitano  d'appresso;  altri  iiivece  le  commendavano  come 
r  nnico  espediente  per  togliere  dalle  paludose  localita  gli 
efFetti  della  malaria,  diminuendone  i  dannosi  effetti  del- 
le   fehbri    periodiche,  clie    a  guisa  di  endemia  quasi  ogni 


(1)  Oltre  le  qtierele  falte  nei  secoli  XVI  e  XVII,  anche  il  Rozier  e  il 
Tissot  nei  decorso  secolo  scrissero  con  niolto  ealore  coniro  la  cohnra  del  ri- 
so,  come  assai  perniciosa  alia  salute  degli  abitanii  vicini. 

T.  IX.  39 


300  Paolo   Predieri 

anno  ne  infestano  quegli  abitanti ;  mentre  poi  altri  piu  tem- 
perati,  senza  lodare  le  risaie  in  ogni  localiti  e  terrene, 
stiniarono  assai  qnesta  coltura ,  e  la  dissero  una  utilissiina 
industria  per  migliorare  la  condizione  economica  e  sanita- 
ria degli  abitanti  delle  locality  paliulose ,  col  provvederli 
di  quell'  abboudante  lavoro,  e  di  (juel  guadagno  giorna- 
liero  del  quale  niaucavano  per  lo  innanzi:  oltre  di  cio  col- 
r  alzarsi  il  teri'eno  e  colniare  per  gradi  quel  bassi  fondi,  a 
mezzo  delle  acqne  torbido  ogni  anno  introdotte,  si  otte- 
neva  il  vantaggio  di  ridurre  col  tenqjo  a  secca  e  salu- 
bre  coltura  quei  territori  che  innanzi  erano  paludosi  e 
vallivi. 

Fu  d'  appresso  all'  ardente  studio  di  lale  questione,  pro- 
mosso  specialmente  dalle  novelle  risaie  Luccliesi ,  che  sor- 
sero  ben  presto  opere  e  stampe  in  buon  numero,  di  mag- 
giore  o  minore  estensione ,  alcune  delle  quali  ,  poiclie 
pubblicate  da  uomini  niolto  abili  e  riputati ,  servirono  ad 
illuminare  il  pubblico,  volgendone  la  opinione  or  da  vnia 
parte  or  dall'altra,  senza  per  questo  die  ne  allora  ne 
oggi  sia  stata  finora  risoluta  compiutaincnte.  II  Chiarissi- 
mo  Profess.  F.  Puccinotti  nell'  anno  1843,  colla  potenza 
del  suo  nome  e  della  sua  erudita  scrittura,  anzi  con  quel- 
r  ability  che  ognuno  ravvisa  nel  suo  fervido  ingegno,  as- 
sunse  r  incarico  direbbesi  di  franco  accusatore,  e  di  ne- 
mico  imperterrito  delle  risaie  Lucchesi;  e  tanto  raccolse  , 
studio ,  e  disse  in  proposito ,  che  le  voleva  proscritte , 
non  che  dalla  Toscana ,  nia  dallo  Stato  Pontificio  e  dagli 
altri  Paesi  Italiaui  (1).  Ben  diversamente  del  Ch.  Pucci- 
notti, e  piu  accoi'to  e  laudato  perclie  molto  esatto  ,  im- 
parziale ,  ed  avveduto ,  anzi  nel  tempo  stesso  pratico  di 
tale  cultura  ,  1'  illustre  Cav.  Dottor  Luigi  Carlo  Farini, 
scriveva  e  pubblicava  nell'  anno  184-5  un  lavoro,  nel  qua- 
le col  modesto  titolo  di  Studi  e  r'tcerche  sidle  rpiestioni 
sanitarie  ed  econoniiche  agitate  in  Italia  intorno  alle  Risaie, 


(1)  Delle  Risaie  in  Italia  e  della  loro    inlroduzione    in  Toscana.  Libri    tre 
1842. 


EsAME   STORICO   INTORNO   LE   RlSAIE   EC.  307 

svolse  r  argoniento  in  inolte  sue  parti,  le  quali  poi  aiia- 
lizzando  e  disconendo  con  bell'  ordine  c  dettato ,  ed  al- 
1'  appoggio  di  osservazioni  fatte  nel  Raveniiale  in  varie 
epociie  successive,  servendosi  anciie  dell'  aiuto  di  csatti 
dati  statistici ,  ridusse  la  questione  a  chiari  termini ;  col 
separare  le  localitu  ove  le  risaie  si  debbono  e  possono 
tollerare,  ovvero  proscrivere ;  oppure  collaudare ,  e  disci- 
plinare  per  un   deterininato   tempo. 

L'  argoinonto  e  lo  studio  delle  risaie  Luccbesi  e  di 
Roniagna,  con  (|iit'll(!  due  scritture  pubblicate,  seinbro 
essersi  riscbiarato  (juanto  basta,  percbe  il  Governo  Tosca- 
no  sapesse  ove  contenersi,  quali  disposizioni  adottare ,  ove 
perinetterle ,  ove  tollerarle,  ed  ove  proscriverle  totalmente. 
Ma  (juelle  stanipe,le  quali  pure  talvolta  cbiamano  in  soccor- 
so  alcune  osservazioni  dei  trascorsi  tempi  relative  alle  risaie 
bolognesi,  poicbe  non  ci  riguardano,e  sono  talvolta  contrad- 
dittorie,  ne  lasciano  tuttavia  per  noi  indeciso  1'  argomento. 
Niuno  e  (  cbe  io  mi  sappia  )  die  dopo  la  lUusti'e  Com- 
missione  Frosini  dell' anno  1816,  abbia  dimostrato  al  pub- 
blico,  mediante  una  raccolta  di  fatti ,  la  utilita  vera,  op- 
pure  li  danni  sanitari,  ed  economici  delle  nostre  risaie; 
niuno  e  cbe  abbia  raccolto  in  luogo  notizie  positive ,  e 
compilate  esatte  Tabelle  statistiche ,  osservazioni  e  studi 
relativi,  di  tale  iinportanza  ed  in  tale  numero  da  giovare 
grandemente  nel  giudizio,  cbe  in  proposito  delle  nostre 
risaie  debbesi  dare  dal  pubblico  ,  dai  medici  ,  e  dalle 
Conunissioni  Governative  Sanitarie.  E  se  furono  inviati  dal- 
la  Capitale  nell'  anno  1816  medici  illustri  e  conscienzio- 
si ,  ad  esaminare  le  localitu,  a  studiarne  le  influenze,  a 
giudicare  quali  risaie  si  dovessero  permettere,  quali  affatto 
proscrivere,  quali  disciplinare  e  condurre ,  non  poterono 
nel  breve  tempo  loro  concesso,  ottenerne  quei  dati  nu- 
merici,  e  quei  confronti  diversi  intorno  alle  quantita  de- 
gli  abitanti  cbe  vi  furono  in  epocbe  distanti ;  intorno  alle 
quantita  delle  nascite  o  dei  matrimoni  cbe  avvennero  in 
quelle  localita;  ed  ancbe  intorno  alia  quality  e  quantita 
delle  malattie,  e  delle  morti;  i  quali  dati  positivi  occor- 
revano    per    dare   delle   risaie   bolognesi  un   esatto  giudizio. 


308  Paolo   Phedieri 

Quiiuli  o  che  decoisi  inolti  aiiiii  la  opiiiione  puhblica  t- 
qiiella  dei  medici ,  quantunqne  assai  meno  ostile,  si  e  tutta- 
via  per  noi  incerta  e  vacillaiite ;  ne  saprebhesi  decidere  og- 
gidi  so  in  proposito  di  lisaic  valga  ineglio  la  pioscrizioiie 
assoluta  o  parziale,  la  permissione  lata  o  temporanea,  li- 
initata  ad  alcmii  Inogiii,  ovvero  estesa  ad  altri  molti  che 
innanzi   uon  erano  a   questa  coltura  disposti. 

Pensando  io  che  tale  inceitezza  dipende  in  gran  parte 
dalla  difficolta  di  sceverare  il  vero  dal  lalso,  il  reale  dal- 
r  appaiente,  gli  utili  certi  dai  danui  nianifesti ,  e  diro  an- 
che  di  rendere  inefficace  la  invidia  di  coloro  che  di  tale 
produttiva  cultura  non  ponno  giovarsi,  benche  in  vicinan- 
za  di  risaie,  stimai  savio  consiglio  rivolgere  le  mie  cure 
alia  raccolta  di  fatti  certi  e  definiti,  che  avvennero  dal- 
r  epoca  anteriore  alia  creazione  delle  risaie  fine  al  decor- 
so  anno  1855  ;  accumnlando  osservazioni  e  ricerche  in 
buon  numero  di  medicina  politica,  e  con  quel  discerni- 
mento  che  a  tale  materia  si  conviene ;  studiando  poscia 
gli  uni  e  gli  altri  fatti  in  ogni  loro  parte  con  imparzialita 
e  avvedutezza ,  onde  dal  confronto  di  essi  coi  fatti  che 
accadevano  negli  anni  precedenti,  e  cogli  altri  avvenuti  do- 
pe la  istituzione  delle  risaie,  potessero  sortirne  quelle  dedu- 
zioni  atte  a  indicare  le  avvertenze  e  le  discipline  che  oc- 
corrono  per  le  risaie,  i  danni  o  i  vantaggi  delle  medesime. 

La  estensione  pero  che  dovrebbesi  alia  importanza  del 
lavoro,  verr^  limitata  dalla  brevity  concessa  all'  odierno 
mio  ragionaniento,  il  quale  perche  riesca  meglio  accetto, 
sara  da  me  corredato  di  allegati ,  e  di  esattc  tabelle  sta- 
tistiche,  che  le  cose  da  me  riferite  servir  possano  ad  esat- 
tamente  coniprovare   e  dimostrare. 

Diro  in  primo  luogo,  come  e  quaudo  si  introdussero 
le  risaie  nel  bolognese ;  in  quali  Gomuni  esistano  oggidi ; 
quale  estensione  ebbero  successivamente ,  e  quale  se  I'  ab- 
biano  di  presente:  poscia  dirovvi  quale  fosse  il  prodotto 
loro  nei  primi  anni,  e  ([uale  in  questi  ultimi  :  iiidi  facen- 
do  passaggio  dalla  parte  storica  ed  economica  alia  parte 
igienica  e  sanitaria,  riferiro  quale  numero  di  abitanti  aves- 
sero    nei    scorsi    tempi    le    Gomuni  ,    e    le    Parrocchie    ove 


ESAME  STORICO    INTORNO   LE    RtSAIE    EC.  30!) 

esistono  le  risaie  bolognesi;  quale  fosse  la  rjuantita  delle  na- 
scite,  e  dei  matrimoni;  infiiie  diio  la  qualita  e  quantita 
delict  principali  iidVMiiiita  e  tlelle  iiiorti  die  ivi  avveriuero, 
conqiarando  quelle  dei  decorsi  coUe  altre  di  qucsti  ultimi 
tempi. 

Quautunque  queste  varie  importanti  cognizioui  io  deb- 
ba,  anzi  mio  nialgrado  mi  Irovi  costretto  di  trattarle  com- 
pendiatamente,  contuttocio  si  fan'i  ben  manifesto  se  dal 
cominciare  del  secolo,  utile  o  danno  abbia  nel  bolognese 
realmente  portata  la  tanto  agitata  e  controversa  coltura 
del  riso;  avvegnacche  se  il  vero  pur  sempre  si  deve  cer- 
care  da  ognuno ,  talvolta  peio  e  questo  mascherato  dal 
falso ;  anzi  di  questo  dcbbe  ripetersi  quel  che  ne  scrisse 
r  illustre  econoniista  Pellegrino  Rossi  «  quando  si  tratta 
»  di  interesse  privato ,  si  sa  come  sia  facile  di  smorzare 
»  la  voce  deir  interesse  generale  sotto  le  grida  e  gli  ap- 
»  plausi  deir  interesse  particolare  che  si  vuole  proteg- 
»  gere  ».  Pero  quanto  valga  il  confronto  di  fatti  veri  e 
positivi  avvenuti  in  periodi  fra  loro  distinti ,  onde  dimo- 
strare  gli  effetti  delle  risaie  sopra  la  sanita  e  robustezza 
delle  popolazioni  a  quelle  vicine,  si  e  talmente  cosa  utile 
per  darne  di  esse  un  retto  giudizio ,  die  io  credei  di 
riescire  gradito,  servendomi  di  questo  argomento,  onde 
soddisfare  al   niio   penso  accademico. 

COMPENDIO  DI  NOTIZIE  STORICHE. 

Molto  oscura  perclie  assai  antica  si  e  la  origine  della 
cultura  del  riso  nel  bolognese.  L'  illustre  agronomo  Pier 
Crescenzio  ,  che  si  grandemente  onoro  la  patria  nostra 
nel  decimo  terzo  secolo,  e  che  merito  il  titolo  di  bene- 
fattore  dell'  umanita ,  mi  penso  debba  essere  stato  il  pri- 
ino  che  verso  il  1301  la  esperimento  nei  proprl  beni  in 
Rubizzano,  ove  egli  a  quel  di  villeggiava  lungo  tempo; 
ed  ove  riposandosi  dalle  cure  del  foro,  dirigeva  la  cultu- 
ra dei  propri  terreni ,  migliorandola  con  quelle  piatiche , 
ch'  egli  altrove  aveva  raccolte,  e  che  prima  di  altri  sep- 
pe  insegnare  ed  eseguire  fra  noi.  Nella  sua  opera  Buralium 


310  Paolo   Preuieri 

Comodonun ,  in  nuesto  astro  fulgidissimo  che  dirado  le 
tenehre  di  (jiiei  secoli,  parlo  del  riso  chianiandolo  il  te- 
soro  delle  Valli  (1),  ed  egli  c!ie  in  bassa  pianiua  posse- 
deva  terreni ,  e  vi  abitava  Imiglii  mcsi ;  egli  che  vedeva 
di  spesso  coperte  dalle  acque  le  sue  terra  per  le  IVequenti 
iiiuoinlazioiii  ciii  andavano  so^jictte  :  egli  che  insiffiiito  della 
carica  di  I'odesta  aveva  diiiiorato  in  Asti ,  in  Brescia,  in  Pia- 
cenza ,  nei  quali  Inoghi  il  riso  anche  oggidi  si  coltiva, 
conobbe  il  bisogno  di  introdnrvi  questa  senienza  ricevuta 
dalla  Sicilia,  stndiandone  fVa  noi  i  modi  e  gli  utili  di 
(jiiesta  cultura.  Come  sempre  accade  ,  avranno  dovuti  scor- 
rcre  molti  anni,  innanzi  che  la  cultura  del  riso  venisse 
adottata  in  qualche  estensione  dai  proprietari  a  lai  vicini 
e  dagli  altri  dei  bassi  coniuni.  La  industria  deli'  uomo 
intelligente,  spinta  dai  bisogno,  fu  certamente  la  consi- 
gliera  ,  che  diede  stimolo  ad  introdurre  dalla  Cliina  in  Italia 
questo  utilissimo  cereale  delle  Valli ,  poiche  negli  anni  di 
"randi  alluvioni  nei  nostri  bassi  fondi ,  il  terrcno  mancavane 
per  la  tava ,  pel  miglio,  per  la  meliga  e  per  la  spelta ; 
semenzc  che  a  quel  tempi  erano  cola  molto  in  uso  a  vi- 
cenda  col  grano.  La  buona  riuscita  delle  prime  culture 
di  riso  e  1'  esempio  utile  di  queste,  estese  successivamen- 
te  le  coltivazioni  in  altri  terreni  vicini,  in  guisa  tale  da 
chiamarne  per  la  importanza  loro  1'  invidia  degli  avari , 
r  attenzione  degl'  industriosi  e  dei  medici,  i  reclami  delle 
popolazioni. 

Erano  scorsi  due  secoli ,  allorche  per  lo  spopolamento 
avvenuto  in  tutta  Europa,  in  causa  delle  gravi  e  quasi 
continue  pestilenze  cui  era  essa  andata  soggetta  nei  lungo 


(1)  II  Coinmenlatore  e  tradnllore  del  Crescenzio ,  che  diedesi  11  nome  d'/n- 
ferigno  ,  pone  in  diiI)bio  che  il  decimo  capiinio  che  tratia  del  riso  ,  sia  scrit- 
10  dai  Cie^cenzio ,  asserendo  che  in  anlichi  codici  non  esisle.  Pert  la  sua 
opinione  non  b  slala  acccllala ,  cd  anche  i  nosiri  migliori  scrillori  di  Agro- 
nomia  lasciann  a  Crescenzio  I'  onore  di  avcre  per  il  piimo  parlalo  del  riso ; 
il  quale  poi  al  diie  dell' Aiioldi  era  coltivalo  in  Sicilia  dai  nono  secolo  del- 
1'  era  volgare.  Linneo  lascio  scritio  che  il  riso  pervenne  in  Europa  dall'  Etio- 
pia ,  cd  essere  originario  dell'  India. 


EsAME   STORICO   INTORNO    LE    lllSAIE    EC.  311 

periodo    dopo    il    1580,    si    penso    di    pone    iin    liparo    al 
daiiiio  die  credevasi   manifestamentc  arrecare    nella   pianu- 
ra  l)ologiies(;    la    coltivazione    del    riso.   Moiisignor  Beiidini 
allora  Pro-Legato  di  Bologna,  seguendoiie   la    opinione   do- 
miiiante ,    pubblicavane    nel    1595    un    baiido    di    assoluta 
proibizione,    per    essere    le    risaie    una    cagione   di   cattivo 
acre,   e  di  danno  alia  salute  degli  uomini,  niinacciandone 
con  esso   uiulte   e  pane  gravi    ai  tiasgressori  del  la   medesi- 
nia.   Peio    la    estensione    della    cultuia ,   e    1'  interesse    dei 
risaioli,   preso  di   fronte  con   quell'  assoliito  divieto ,  fii   ca- 
gione die    al    bando    si    presto    soltanto  debole   e   limitata 
obbedienza;  talcbe  V  altio   Pro-Legato  Spinola,  venuto  po- 
chi  anni  appresso,   dovette  di  nuovo    pubblicare  nel   mag- 
gio    del    1599    un    egnale    assoluto    divieto    (1).    Pare    che 
questa    seconda    Stanipa    promuovesse    bensi    una    qualche 
diminuzione,  ma  non  gia  la  cessazione  totale  della   cultu- 
ra  del   riso.   Ho  letto  difatti  in    un    altro  Bando  di   proibi- 
zione del  Gardinale  Lomellini,   stampato  nel    1655   (2)  die 
di  tratto  in    tratto    nella    prima    meta    del    secolo    decimo 
settinio,  erano  state  pubblicate   le  precedenti  disposizioni  : 
ma  questi   successivi  divieti  diniostrano    appunto    la  disob- 
bedienza  dei  risaioli,   e  la  esistenza  e    continuazione  delle 
risaie  nella    pianura    bolognese.   Non    reca    quindi    meravi- 
glia  se  anclie  i]i   appresso    di    tratto    in    tratto    si    trovano 
altri    bandi    pubblicati,   fra'  quali    due    negli    anni   1756   e 
1778  dei  Legati  Serbelloni    e  Boncoinpagni  (.3).  La  stessa 
nostra    Assunteria    di    Sanita    nell'  ottobre    del     1755,    ad 
esempio  dell'  illustre  Lancisi,  fortemente  reclamava  al  Su- 
periore  Governo  per  gli    opportuni    provvedimenti ,   deplo- 
rando  la   misera  condizione  dell'  uomo ,   il   quale   di  spesso 


(1)  Proibizione  del  seminar  risi  pnbblicata  in  Bologna  nel  7  niaggio  1599 
(la  Monsignor  Spinola  Vice-F.egato.   Slamperia  Benaroi. 

(2)  Proibizione  del  seminar  risi  pnbblicata  da!  Lomellini  Cardinal  Legato 
di  Bologna,  17   gingno   1655.  Stampcria  Benacci. 

(3)  Bando  sopra  le  valli  arlificiali  cc.  pnbblicato  in  Bologna  li  9  settem- 
bre  1766,  e  poscia  nel  1778  dai  Cardinali  SL-rbelloni  e  Lodovisi.  Stampc- 
ria Benacci. 


3  I  2  Paolo    Phkihehi 

antepone  un  tenue  guadagno  alia  sua  vita  e  salute,  ed  a 
(piclla   pur  anche  del   propri  concittadiiii   (1). 

Cio  nulla  meno  sia  per  coucessioni  special! ,  sia  per 
disobbedieuze,  sia  per  titoli  diversi ,  ed  anche  con  animo 
di  colinare  i  terreni  vallivi,  le  risaie  non  solo  si  facevano 
ogni  anno ,  ma  ben  anche  si  accrescevano  di  numero  e 
di  superficie.  Verso  1'  anno  1 700  ve  ne  erano  nel  bolo- 
gnese  non  poche  nei  terreni  di  alcnne  cospicue  famiglie, 
ed  anche  in  altri  di  corporazioni  religiose  (  in  ispecie 
quelle  dei  Canonici  detti  di  S.  Salvatore)  o  concedute  od 
abusive,  pero  anteriori  di  molti  anni  all'  epoca  predetta. 
Di  altre  poi  ho  letto  in  una  stampa  del  Prefetto  di  que- 
sto  nostro  Dipartimento  del  Pteno,  segnata  nelF  anno  1806, 
essersi  introdotte  abusivamente  sotto  pi-etesto  di  colinare 
il  terreno ;  come  anche  per  essa  conobbi  die  le  risaie  si 
moltiplicarono  rapidamente  dopo  1'  anno  1797  per  la  niag- 
gior  parte  senza  le  coucessioni  debite,  senza  le  opportune 
discipline,  e  ben  anche  contro  il  voto  della  Gommissione 
Dipartimentale  di  Sanita. 

Da  tale  perseveranza  nelle  risaie ,  e  dagli  aunienti  di 
queste,  null'  ostante  i  divieti  e  le  leggi  punitive,  ben  si 
conosce  quanto  piix  possa  nell'  uomo  1'  amore  dell'  interesse 
sul  dovere,  e  come  quello  prevalga  sopra  il  bene  della 
sanita  stessa  del  popolo,  la  quale  piii  di  ogni  altra  cosa 
dovrebbesi  da  ognuno  ciuare  e  favorire.  Scorgendosi  per- 
tanto  la  inutiiita  dei  divieti,  e  conoscendosi  inevitabile 
il  porre  alle  risaie  delle  discipline  che  limitassero  la  esten- 
sione  ed  i  luoghi ,  si  adottarono  in  prima  le  regole  in  vi- 
gore  a  quei  di  nel  Milanese,  le  quali  poi  furono  ben 
presto  rese  piii  adatte  alia  nostra  provincia,  con  altre  leg- 
gi emanate  nell'  anno  1809.  I  Consigli  Comunali,  e  quelli 
del  nostro    Dipartimento    allora    eccitati    ad    ammettere  le 


(1)  Nel  (lecorso  sccolo  Carlo  Einanuele  Re  di  Sardegna  aveva  slahilito  di 
proihire  lo  rivaic  nel  Pieinonic;  nia  i  grandi  possessor!  di  bcnelizi  ecclesiasli- 
ci  csseiido  propiielaii  di  inolte  risaie  vi  si  opposero  vivamenle,  c  le  popola- 
zioni  mostraronsi  indilTcrcnli  alia  loro  distni/ione;  perchi^  avrebbero  doviilo 
inancarc  di  lavoro  e  qiiindi  di  sosieniamciilo. 


ESAME   STORICO   INTORNO    LE   RlSAlE   EC.  313 

loio  opinion!,  conosciutine  i  Janni  sanitari  ,  adottarouo 
la  massirna  di  animettere  le  risaie ,  e  continiiarle  soltanto 
nei  luo{ijlii  hassi ,  nialsani,  <li  scolo  difficile,  e  inadatti  ad 
ogni  altia  coltivazione ;  proscrivendolc  poi  da  quaisivoglia 
parte  del  territorio  bolognese  posto  in  piii  favorevoli  con- 
dizioni  di  scolo.  Pero  nelia  iudicazione  dei  luoglii  il  Con- 
siglio  Dipartimentale ,  con  un  lavoio  ammirabile ,  lif'ormo 
e  restiinse  i  liniiti  innanzi  assegnati,e  puranclie  voile  in- 
dicare  i  teiritori  adatti ,  e  le  distanze  permesse  per  la 
coltura   del   riso. 

Bisogna  ben  dire  clie  cionullostante  a  quei  tempi  fos- 
sero  assai  grandi  e  ben  manifesti  i  danni  sanitari  delle 
nostre  risaie,  avvegnaclie  di  spesso  i  reclaini  dei  Medici, 
dei  Parrochi,  e  degli  abitanti  a  quelle  vicini,  si  fecero 
frequenti  e  piu  forti  (1),  talclie  ne  indussero  il  Prefetto 
Quirini  nell'  anno  18Ii2,  a  diriggerne  un  rapporto  in  Mi- 
lano  al  Ministro,  accusando  perfino  di  criminalita  I'  e- 
goismo  dei  cultori  delle  risaie,  i  quali  col  sacrificare  la 
salute  degli  uoinini  al  privato  interesse ,  venivano  in  pari 
tempo  ledendo  le  proprieta  e  la  vita  degli  abitanti  limi- 
trofi.  Laonde  quel  Governo  pubblicava  un  regolamento 
molto  piu  severo  di  qnello  clie  in  precedenza  vigeva  nel 
Dipartimento  dell'  Olona  e  del   nostro   Reno   (2). 

Trovavansi  appunto  le  risaie  e  le  valli  bolognesi  in  col- 
niata  soggette  a  ([ueste  condizioni  all'  epoca  dei  cambia- 
menti  Governativi  avvenuti  nell' anno  181.5,  allorche  i 
reclami  delle  ])opolazioni  continuarono  a  farsi  palesi;  clie 
anzi   lo  erauo  in   inodo  assai  bene   manifesto  e    piu  deciso. 


(1)  Trovansi  piiblilicali  fra  i  Dociimenli  e  Mcmorie  riunile  al  Regolamento 
(li  Monsignoi-  Frosiiii  Prcsidenlc  dell' apposila  Comraissione  per  le  risaie,  i 
rapporii  del  Doll,  riirolanio  Piippini  Medico  di  Calcara ,  in  data  12  Setlcm- 
hre  1812,  <|iielln  del  Doll.  Liiigi  Benfenati  pel  Caiilone  di  Biidrio ,  in  data 
5  seltembtc  1809.  1  rapporii  pure  vi  si  trovano  dei  Dollori  G.  Batlaglioni 
e  Miclii'le  Medici,  Delegati  Governalivi  alia  visila  del  Coiniine  di  Biidrio,  in 
data  12  sellembre  1811,  e  I' allro  ancora  del  Doll.  G.  B.  Menarini  pure 
Medico  di  Biidrio  ,  scritio  lale  rapporlo  li  23  ottobre   1815. 

(2)  Memoria  del  Prefello  del  Reno  Oiiirini,  in  data  8  febbraio  1812,  di- 
rciia  in  Milano  al   Ministro  Vaccari ,  die  ne  ri«conlrava  li  14  marzo  1812. 

T.    IX.  iO 


311  Paolo   Predieri 

Fu  per  tale  motive  die  la  Congregazione  Governativa  di 
Bologna,  al  finire  dell'  anno  1815,  diresse  al  Card.  Se- 
gretario  di  Stato  in  Roma  an  progetto  di  legge  sulle  ri- 
saie  o  valli  artiHciali,  acconipagnato  da  carta  topogratica, 
nella  quale  notavansi  i  coniprensori  die  si  credevano  coni- 
portare  la  cultura  dci  risi  senza  danno  alcuno  per  la  sa- 
lute pubblica.  Oude  deliherare  sopra  questo  irnportantis- 
sinio  argoinento,  e  conipilare  una  legge  relativa ,  il  Pon- 
tificio  Governo  nominava  una  Coinniissione  di  soggetti 
rispettabili  per  prudenza  e  per  sapere,  coniposta  del  Me- 
dico Prof.  Morichini ,  dell'  Idraulico  Prof.  Oddi ,  e  del 
bravo  Ingegnere  Scaccia,  destinandoli  a  visitare  e  rilevare 
tutte  le  circostanze  di  suolo  e  di  esposizione;  di  scoli ,  e 
di  elFetti  sopra  la  salute  degli  abitanti,  onde  stabilire  pur 
anche  quali  fra  le  risaie  die  vi  sono  disseminate,  potes- 
sero  essere  riguardate  come  nocive,  e  quali  innocue  alia 
salubrita  dell'  aria.  Quella  illustre  Commissione,  presiedu- 
ta  da  Monsignor  Frosini,  praticate  le  visite  e  gli  studi , 
pubbliconne  il  regolamcnto  nel  16  agosto  1816  (1),  nel 
preambolo  del  quale  sono  espresse  le  molte  accuse  al- 
lora  riferite  alia  cultura  del  riso ,  fra  le  quali  e  pur  det- 
to,  die  il  sistema  di  fare  risaie  a  cassa  artificiale  e  pure 
di  grave  danno  alia  salute  dei  lavoratori,  non  meuo  die  a 
quella  degli  abitanti  che  dimorano  in  luoghi  vicini.  Riferiva 
pure  quella  Commissione  che  lo  Scorbuto  in  quelle  localita 
si  era  reso  piii  comune  dopo  l'  introduzione  e  propagazione 
smoderata  delle  risaie  ;  che  la  Pellagra  dianzi  ignota  in  quei 
luoghi  vi  era  coinparsa,  essendone  poi  divenute  le  Febbri 
intermittenti  malattie  assai  diffuse ;  e  che  queste  ed  altre 
nialattie  avevano  imperversato  specialmente  nelle  localita 
poste  a  risaia,  ma  die  antecedentemente  erano  stimate 
di  aria  salubre,  poste  a  cultura  secca  e  quindi  di  facile 
scolo.  Ne  la  Commissione  diinenticava  pure  in  quel  rego- 
lamento  li  danni  arrecati  all'  agricoltura  colla   ruggine  del 


(1)   Qiieslo   Regolamenlo  Irovasi    slanipalo    unitanienle  ai    rapporii  dei  Pro- 
fessori  Morichini  e  Oddi,  ed  a  qiiello  dell' Ingegnere  Scaccia.  Roma  1817. 


EsAME   STORICO   INTORNO    LE   RlSAIE    EC.  315 

giano,  col  Jiialume  e  col  carbone\  e  qiicgli  altri  danni 
apportati  alia  posizione  idraulica  di  quei  terreni  :  oggi 
(jueste  leggi,  qiiantunque  abbiano  sublte  alcune  riforme 
iieir  aimo  18i0,  colle  proposte  fatte  dall'  Illiistrissiina 
Goinniissioiie  per  le  Risaie  uel  febbraio  doll'  anno  1838, 
trovansi   pero  nella   massima   parte  in   piano  vigoie. 

IN  QUALI  COMUNI   SI   TROVINO   RISAIE 
E  DI  QUALE  ESTENSIONE. 

lliferitavi  in  breve  la  istoria  delle  nostre  risaie,  dirovvi 
ora  in  (juali  Coinunita  oggidl  si  riscontrino,  e  qnale  sia 
la  estensione  delle  medesime. 

Tredici  erano  le  Gomunita  nelle  quali  esistevano  risaie 
iiel  decorso  anno  1855  (1).  Fra  queste  pero  solainente 
in  otto  si  coltivo  il  riso  in  cosi  larga  estensione ,  da  me- 
ritar  i'  attenzione  delle  autorita  sanitarie  ,  e  lo  studio 
della  influenza  delle  medesime  sui  lavoranti  in  esse  e  sui- 
te vicine  popolazioni.  11  Coinune  di  Medicina  primeggia 
sugli  altri  per  averne  a  risaia  una  superficie  di  terreno 
assai  estesa,  talclie  nell'  anno  1855  giunse  a  quasi  sette 
mila  Tornaturc.  Qiiesta  vasta  superficie,  allorcbe  si  voglia 
porre  al  confronto  della  estensione  di  tutto  quel  Coinune, 
die  e  pure  il  piii  esteso  del  bolognese,  puo  dirsi  essere 
stata  di  una  decima  parte  del  medesimo.  Dopo  di  Medi- 
cina per  la  coltura  del  riso,  vengono  il  Comune  di  Moli- 
nella,  quello  di  Malalbergo  e  quello  di  S.  Maria  in  Du- 
no,  nei  quali  o  si  sorpassa,  ovvero  si  avvicina  ogni  anno 
ad  una  cultnra  di  riso  estesa  per  circa  quattro  mila  tor- 
nattn*e.  Per  una  superficie  molto  minore  alia  predetta  iio 
potuto  conoscere  esservi  iji  prima  il  Comune  di  Bn- 
drio,  poi  quello  di  Baricella,  indi  quello  di  S.  Pietro  in 
Casale.  Anzi  per  conoscere  le  varie  proporzioni  esattamente, 
lio  praticati  in  una  Tabella  qui  unita  i  computi  relativi 
alia  quantita   delle  varie  culture  umide  e  secche,  le   quali 


(1)  Vedi    Tavola  1."    in   fine    della    Memoria,  ove    trovansi  pure  notate  le 
quantity  di  terreno  coltivato  a  risaie  nelP  anno  1858. 


316  Paolo   Preihehi 

uei  detti   Goinuiii    ili    presente    si   riscontraiio.   Se   tutte  le 
risaie    in    ogiii   Goinuue  fossero    riimite    insieme  alle  valli , 
si  avrehbe   ui)a    sola    siipeificio    iiiuiila ,   daiinosa   per  certo 
piu  di    presente    agli    al)itanti    viciiii;   ma    la    osservazione 
ed  il  fatto    ci    dimostrano,  die    le    risaie    e    le    valli  sono 
interposte  ad  altri    terreni    iiieiio   bassi ,   coltivati  a  secco , 
cioe  a  prato,  a    cereali,  a    legiimi,   a    foraggi    diversi;    sia 
per  essersi  tahini  colmati  colle  acque  torbide ,  sia  pur  an- 
clie  per  non  essere    piu    atti    ad    una    produttiva  ed  utile 
coltivazione  di   rise,   la  quale    vuole    essa    pure  un  tenipo- 
raneo     avvicendaniento.    Dal    quale    connubio    dei    terreni 
posti    a    cultura    umida    e    secca    nc    vieue,   cbe    1'  esame 
complessivo    della    lore    totale    intkieuza    sopra  quegli  abi- 
tanti    sia   realmeute  in  oggi   piu  ragionevole  ed  ammissibi- 
le,  di  quello  die   potrebbe  essere  1'  esame   parziale  ed  im- 
possibile  di    alcune    porzioni    dei    medesimi :   avvegnache  e 
nil  fatto  vero  e  reale ,   die  i   braecianti   o    lavoratori    delle 
risaie,   di  tratto   in   tratto  cambiano  al)itazioiie,   bencbe  ri- 
mangano    in    quelle  localita;  e    questo   praticano  a  secon- 
da  delle    circostanze    di    lavoro    e  di  famiglia  \  nientre   poi 
il   inaggior  numero  di   questi    proletari    braecianti  vive  uei 
paesi  e  nelle  horgate    prossime    per    ragion    di   commercio 
e  di  luogo  alle  culture  a  secco;  null'  ostante    die  le  cul- 
ture a  riso    soniministrino    maggior    numero    di    lavori,   ed 
un   lucro  pur  anclie   niaggiore   per  coloro  die  vi  si  presta- 
no.  GoUa  tabdla  anzidetta  dei  terreni   posti  a  risaie,  e  per 
mezzo  del  conteggio  die  vi  presento,  voi  avrete   pure  sot- 
t'  occliio  li  dati   precisi  ed   ufficiali,   die    ponno    occorrere 
per  ricavarne  delle   positive    cognizioni ;  e   cioe    die  il  to- 
tale della    cultura    del    riso    nella    nostra    provincia  si  era 
nell'  anno    1855,   di  tornature   30,162:63  di  superficie  (1). 
Potrete   pure   conoscere  die  qnesta  superficie,  posta  al  con- 
fronto  di  tutta  la  estensione  dei  Comuni   ove  esistono  le   ri- 
saie, si  puo  dire  essere  la  sola  tredicesima  parte  di  quella. 


I 


(1)   Nel  decorso  anno  1858  fii  niaggiore,  cio^  di  Tor.  32,898:04.  L' El- 
laro  corrisponde  a  Tornalure  bol.  4:116:27. 


EsAiMli   sTORICO   INTORNO   LE    RlSAIE    EC.  317 

La  esteiisione  poi  delle  valli  artiHciali  e  naturali  si  e 
pure  in  totale,  per  la  nostra  pianura,  di  circa  tornature 
Il0,()0();  il  (|iialo  iiiuido  territorio  arrecando  eff»;tti  igro- 
inetrici  ed  i^iciiici  siuiiglianti  a  quelli  delle  risaie,  ne 
accresce  la  superficie  a  cultura  lunida,  ottenendosi  per  ta- 
le connubio  un  quoziente  di  circa  tornature  170,000,  il 
quale  pero  corrisponde  alia  sola  quinta  parte  di  tutta  la  no- 
stra bologneso  pianina.  So  ([ueste  estese  coltivazioni  uinide. 
in  parte  naturali  ed  iinpossihili  a  togliersi  coi  mezzi  attuali , 
e  se  le  risaie  che  vi  sono  interpostc  siano  funeste  alle  po- 
polazioni  che  vi  abitano  d'  appresso  e  le  coltivano,  lo 
rileriro  qui  appresso  concisaniente ;  e  soltanto  credo  co- 
me dissi,  di  premettere  alcune  notizie  che  risguardano  le 
qnantita   di    riso   die   sonosi   fin   qui  ottennte. 

QUANTITA  DEI  RISI  CHE  SI  RACCOLSERO. 

Sembrerii  forse  di  poca  iinportanza  la  cognizione  del 
quantitativo  del  raccolti  di  riso  che  si  ottengono  fra  noi ; 
ma  allorche  vogliate  nieco  fame  riflesso,  ed  ammessa  pu- 
re qnalche  dilferenza  o  inesattezza  nelle  denuncie  officia- 
li,  con  tutto  cio  la  cognizione  approssimativa  del  riso 
seminato,  e  quella  del  raccolto  per  un  lungo  periodo, 
porgondoci  in  gran  parte  la  cognizione  del  nuniero  dei 
lavoratori  e  della  superficie  umida  posta  a  questa  cultura 
(  le  quali  notizie  potreuuiio  apprendere  per  gli  ainii  de- 
corsi  ) ,  e  le  risaie  avendo  dovuto  portare  i  loro  effetti 
sanitari  in  modo  forse  difFerente  in  ragione  della  estensio- 
ne  loro,  si  ottiene  anche  per  questo  esanie  dei  I'isi  semi- 
nati ,  e  dei  raccolti ,  una  utile  maniera  di  osservazione  , 
un  novello  elemento  o  dato  posilivo  opjiortnuo.  onde  co- 
noscere  la  importanza  degli  effetti  sanitari  utili  o  dannosi 
che  possono  avere  arrecati  le  risaie  sulle  popolazioni  di 
quel  Comuni  ove  si   comprendono. 

Egli  e  bensi  vero  che  alcune  risaie  prima  dell' anno  IS  10 
esistevano  in  parecchi  Comuni  piii  elevati,  oltro  ([uelli  giu  ri- 
feriti  nella  tabella,  le  quali  ora  veunero  soppresse ;  ma  la 
piccola  loro    estensione    gia    conosciuta    al    paragone   delle 


3  1 8  Paolo  Predieri 

altre  molte,  clu^  ora  abbiaiiio ,  e  die  si  accrebbero  ogni 
anno  anche  dopo  T  anno  1855,  ne  lassicnrano  della  poca 
inflnenza  nel  conipnto  delle  prime,  sngli  offetti  maggiori 
c'be   dalle  attnali   si   possono   attendere. 

Ora  pertanto  debbo  assicnrarvi ,  cbc  nel  sccolo  scorso, 
abbenche  avessero  risaie  non  pocbe  nostre  antiche  e  no- 
hili  I'ainiglie  ed  alcnne  corporazioni  religiose,  con  tutto  cio 
il  qnantitativo  loro ,  da  quello  che  ho  potnto  conoscere  , 
non  sorpassava  prima  dell'  anno  17!)7  le  cinque  mila  tor- 
natnre;  e  (jnindi  proporzionati  ne  erano  i  raccolti  annua- 
li,  i  ([uali  a  quanto  sembra  davano  una  media  (juantita 
annua  di  circa  30,000  corbe  risone.  Fu  soltanto  nell'  an- 
no 1819,  che  per  ordine  Governativo  si  cominciarono  a 
denunziare  e  raccogliere  i  prodotti  annuali  di  ciascheduna 
Gomnnita;  e  questa  utile  prescrizione  si  continua  fino  al 
presente,  desiderandosi,  soltanto  per  essa  una  precisione 
e  sicurezza  maggiore  nelle  denunzie  inoltrate  dai  Munici- 
pi.  Con  tutto  cio  essendo  sempre  stato  eguale  il  metodo  , 
e  maggiore  il  prodotto  di  risone  annuo,  e  diversa  pure 
essendo  la  quantita  seminata  in  ogni  anno,  ne  viene  die 
la  notevole  differenza  di  prodotto  accresciuto  ne  indica 
pure  in  genere  1'  aumento  successivo  avvenuto  nel  la  col- 
tivazione.  Lasciato  in  disparte  il  primo  anno  delle  denun- 
cie  (  in  quanto  che  per  gli  ordini  dell'  Editto  Frosini 
cessarono  in  quello  molte  risaie  poste  in  localita  proibite) 
voi ,  osservando  la  unita  tabella  ufficiale,  potrete  meco 
conoscere  die  nei  37  decorsi  anni  la  quantita  di  riso 
ogni  anno  seminata  vario  notevolmcnte ,  anzi  puo  dirsi , 
che  quasi  sempre  si  accrebbe ,  ed  in  proporzione  tale, 
che  se  nell'  anno  1820  furono  solamcnte  seminate  nel  bo- 
lognese  Goibe  6,386,  nell'  anno  1830  t'urono  8,212,  nel- 
r'anno  1840  Corbe  10,884,  nel  1850  Corbe  13,749, 
mentre  poi  nel  decorso  anno  1 856  fnrono  seminate  17,000 
Corbe  (l),cioe  una  quantita  tre  volte  maggiore  dell' anno 
anzidetto  1820.  Proporzionati  alia  semina  furono   pur  aiiclie 


(1)   La  corba  bolognese  cori'^ponde  a   786  millesiitii  di  eltolitro. 


EsAME   STORICO   INTORNO    I.E    RlSAlE   EC.  '{1!) 

i   laccolti  otteiiuti,  i   qiuili   se   variaroiio   in    vaiitag{^iu   uegli 
aiiiii   pill   feitili,   e   niostraroiisi  scarsi   iiegli  aiiiii   poco   pro- 
diUtivi,   con   tiitto  cio  si  conosce    dalle    talte  denuiizie  of- 
(iciali,clie   la   nostra   Piovincia   ricava  in   oggi   nn   prodotto 
medio  di   riso   piii   di   tro   volte    niaggioie   di   quanto   si  ave- 
va   ncl    decennio    decorso    fra    1'  anno    1820,   ed    il    1830, 
essendo    state    allora    per    medio    di    circa    67,000   Corl)e, 
mentre  di   presentc  sorpassa  le   230,000   (Vedi   Tavola   2). 
Prodotto    egli    e    questo    assai   grande,   e    certamente  utile 
ad   introdurrc  nella    nostra    Provincia,   mediante    il  vistoso 
couuiiercio    di    esportazione    del    riso  ,    una    cjnantita    assai 
notcvoie  di  allri  oggetti    esteri    necessari    al   nostro  consu- 
mo  per  un  valore  annuo  di  oltre  a  Sc.   450,000.   Ora  co- 
me  mai  si   potranno  da   noi  conoscerc  ed  ap[)rendore  que- 
sti    fatti    certi    e   positivi ,  ahbenche    non    detenninati   con 
inatematica    esattezza  ,    quelli    cioe    riferibili    all'   aumento 
successive  e    continuato    della    coltura  del  riso  bolognese , 
e  alio  accrescimento    conseguente    della  quantita  delle  se- 
mine  e  dei   raccolti,   senza  pure  rivolgere   la   nostra  atten- 
zione  agli  effetti    sanitari ,   che    per    questi   notevoli  accre- 
scinienti  si   saranno  dovuti   nianifestar(!  sopia  le    [)opolazio- 
ni  di  quei   Coninni,   e  specialmente  sopra  quelle    che  abi- 
tano  d'  ap[)resso  le  risaie ,  ovvero  sopra  gli  operai  e  brac- 
cianti  die  vi    si    recano    a    coltivare   il    riso  con  animo  di 
guadagnarne  il    giornalicro    sostentainento?  E    clii    e    quel 
nostro   concittadino,   che    conscio    delle    accuse    gravissime 
portate  in   ogni  tenqjo  a  questa  coltura,  c  pur  consapevole 
dei   danni   reali   che  si   riscontravano  al   coniinciare  del    se- 
colo  corrente,   non    vorra    tremare  dinanzi   a  tali  accresci- 
menti    di    risaie,    e    sentire    conqiassione    delle    iufermita, 
delle  vittime,   e  degli  altri  danni  che    ogni  anno  saranno- 
si    avuti,   e    probabilmente    in    numero    sempre   maggiore? 
Chi   e  che   non    dovrebbe    conipiangcre    le    infermita    e  le 
morti  accresciute ;  e  non    vorra    ancora    dolersi   per  la   di- 
minuzionc    delle    nascite,  e    temere    degli    altri    effetti    di 
migliorainento  sociale  ,    1'  agiatezza    delle    lamiglie  ,    i    ma- 
trimoni,    le    longevita,   la    vita    media    di    (juegli  abitanti  ? 
Chi  e  che  non  vorra  rivolgere  il  pensiere  all' altra  accusa , 


•'^20  Paolo  Prediehi 

(jiiclhi  cioc  ilci  (laiiiii  idraiilici  apportati  nel  bologne- 
se  dalla  picdelta  piii  estesa  coltuia?  Clii  tiiialmeiite  non 
si  seiitira  coinpreso  c  mDitiUcato  liHetteiulo  sidle  malattie 
dclU-  piaiitc,  e  sidla  dimiiHizioue  die  una  cosi  estesa  col- 
tiua  di  riso  avra  forse  portata  al  frunieiito  e  fnimentone  , 
e  alle  altro  piaiite  clie  presso  le  risaie  si  coltivano  (1).  Ma 
poiclie  queste  inolte  e  jjiavi  accuse  furono  fatte,  ripetute 
e  coiitinuate  al  cominciare  del  secolo  conente  ,  e  si  so- 
stennero  in  appresso,  ed  anclie  ultinianiente  dagli  oppo- 
sitori  d(dlc  risaie,  io  credo  di  prenderle  ora  in  esanie , 
allinclie  le  osscrvazioiii  ricavate  dalla  esperienza  trascorsa 
di  un  mezzo  secolo,  diniostrino  di  per  se,  e  con  quclla 
realta  c  chiarezza  die  si  conviene  ,  in  quale  stiina  si  ah- 
biaiio  oggidi  ad  avere  le  risaie  bolognesi ,  e  se  a  queste 
si  dcbbano  accagionare  tutti  quel  danni  sanitari,  e  gli  eco- 
iiomici  (  cioe  idraulici  ed  agroiiomici  )  dei  quali  furono 
accnsate. 

ESAME    COMPARATIVO    DEL    NUMERO 
DEGLI  ABITANTI. 

Incominciando  dallo  esame  del  quantitativo  della  popo- 
lazione  die  vi  esisteva  in  passato  nei  Comuiii  che  lianno 
risaie,  con  qiiello  die  di  presente  si  riscontra ,  posso  ac- 
certarvi   con   fatti  alia   inano,   che   esso    dal    cominciare  del 

(1)  II  Prof.  I'licriiiolli  omit'  riiinirc  Idtii  gli  aigonienli  eoniro  le  risaie  anecava 
per  aiitorilu  iiremisahiii  diii'i  cnsi,  le  illnsioiii  di  un  Medico  da  liinglii  anni  infciino 
il  nosiro  Prof.  \  alorani ,  il  (jiiale  riferivagli  f(  die  le  eslese  uiiiide  cnllivazioiii  e  i 
disboscanienii  avevano  grandeiiienic  alleralo  il  cliina  di  qiiesta  in  aniiclii  Ieni|(i  co- 
si  saltibre  e  seinpre  l)ella  Cilia  di  Bologna;  lalcli6  prima  qncll' inverno ,  che 
solo  era  teninto  per  il  forte  fredilo  fra  le  slagioni  dell'  anno,  oggi  era  la  pirt 
desiderata,  per  esscrsi ,  dice  il  Valorani ,  rese  le  allre,  cariclie  di  melcore 
caldo-iimide  in  un  modo  insolilo,  alia  saliile  dei  holognesi  ollre  niisura  dan- 
nose  ».  —  Ripeleio  in  questo  luogo  die  null''  oslanle  le  iiiniile  collivazioni  a 
riso ,  pure  in  oggi  la  superficie  iiniida  nel  hnlogncse  ^  hen  di  niollo  infe- 
riore  a  quclla  esislenle  nel  1760,  iinperocdi^  nel  solo  anno  1779  fu  piihblicato 
dal  (ioverno  che  erano  stale  proscingale  130,000  tornalurc  di  terreno  vallivo 
e  di  pessimo  scolo.  II  clima  di  quell'  epoca  era  forse  pii'i  salubre  d'  oggidi 
pcrcht'  niinore  (>  di  presente  la  siipeificie  ad  uinida  collivazione  ?  I  fatii  ri- 
portati  risponderanno  meglio  delle  parole. 


ESAME   STORICO   INTORNO    LE   RlSAIE   EC.  321 

secolo  e  senipre  stato  in  notevolissimo  aumento ,  superan- 
done  poi  anclie  la  stessa  pioporzioue  notata  negli  altii 
Gomuni  posti  in  vicinanza  di  quelli,  quantunque  affatto 
sprovisti  di  risaie  da  nioltissimi  anni.  Per  citarvene  alciini 
fra  quelli,  die  ho  notati  nella  tahella  officiale  qui  unita 
(  Vedi  Tavola  3  )  la  quale  puo  dirsi  esatta  quanto  basta 
per  la  osservazione  alia  quale  e  chiamata  di  servire  ,  no- 
niiner6  il  Gomune  di  Molinella,  che  appunto  e  il  piu 
basso  del  bologuese,  e  che  e  assai  provveduto  di  risaie: 
ebbene !  in  quel  Gomune  verso  1'  anno  1815  la  popolazio- 
ne  era  di  G,191  individui  ed  oge;idi  e  di  9,93i  ;  quindi 
accresciuta  di  3,7i3  persone  (1).  Pure  notevoli  e  progres- 
sivi  auinenti  di  popolazione  si  ebbero  il  Gomune  di  Bu- 
drio ,  di  Medicina,  di  Persiceto ;  quello  di  S.  Pietro  in 
Gasale ,  di  Malalbergo,  di  Galliera,  e  di  Grevalcore,  sic- 
come  dalla  unita  Tabella  potrete  precisamente  conoscere  , 
avendoli  io  notati  per  i  quattro  anni  o  periodi  surriferiti.  Per 
guisa  tale  che ,  riunito  insieme  1'  aumento  di  popolazione 
avvenuto  dopo  il  1811  nei  tredici  Gomuni  ove  le  risaie 
esistono  da  lunghi  anni ,  1'  aumento  si  riscontrava  nell'  an- 
no 1854,  della  ingente  somma  di  32,079  individui  sopra 
una  popolazione  di   75,049  persone. 

Taluno  potrebbe  fare  il  riflesso ,  avvertendo  che  gli  au- 
menti  anzidetti  sieno  forse  inferiori  a  quelli  avvenuti  in  altre 
Comunita  che  ora  non  hanno  risaie ,  e  che  non  subirono 
notevoli  variazioni  nella  quantita  di  valli  naturali  e  artifi- 
ciali,  deducendo  manifestamente  per  questo  efFetto,  un  dan- 
no  prodotto  dalle  risaie ;  ma  esaminati  per6  nel  loro  in- 
sieme,  senza  distinzione  di  eta,  di  sesso ,  e  di  classi  so- 
ciali ,  gli  aumenti  di  popolazione  avvenuti  nelle  Gomunita 
ove  sono  risaie ,  anziche  inferiori  denno  dirsi  molto  mag- 
giori  degli  altri  osservati  nei  tredici  Gomuni  piu  vici- 
ni  alle   predette ,   e  collocati  su  la  via  Emilia  o   presso  di 


(1)  L' aiimenlo  dopo  quell' epoca  non  si  i  poi  mai  arreslalo,  raa  h  quasi 
senipre  iiniforme ,  lalch^  csaminato  ogni  Iredicennio,  cio?  neiP  anno  1827,  era 
di  864;  nell' anno  1840  di  1,260;  nientre  nei  siiccessivo  1853  era  divenn- 
to  di  3,743  persone. 

T.    IX.  il 


322  Paolo  Predieri 

qiiesta,  nei  qiiali  peio  niancano  le  lisaie,  sicconie  dalla 
seguente  Tabella  qui  unita  potrete  comprendere  {  Tavo- 
la  i)   (1). 

Amiuessi  atlunque  come  reali  e  notevoli  gli  aumeiiti  di 
popolazione,  poiche  debbousi  col  fatto  escludere  le  immi- 
giazioni  di  qiialchc  couto,  siccome  diro  piii  innanzi,  ne 
viene  di  conseguenza ,  che  quasi  ogni  anno  le  nascite  nei 
Conuuii  ove  sono  risaie ,  saranno  state  superioii  alle  mor- 
ti  ,  e  che  anche  i  niatrirnoni ,  le  longevita ,  e  la  eta  me- 
dia dogli  al)itanti  non  avranno  sofferte  ditninuzioni  in  <[uci 
Coniuni  ove  tali  aumcnti  si  riscontrarono  (2).  Per  cono- 
scere  e  stabiliie  queste  difFerenze  e  questi  aunienti ,  mol- 
to  opportuni  a  confermarmi  nei  proposito ,  e  per  averli 
coUa  niaggiore  esattezza ,  ho  crcduto  di  dovermi  prevalere 
dei  libii  parrocchiali  di  quelle  localita  ,  chiedendo  alii 
Reverendi  Parrochi  quelle  notizie  ,  che  mi  abbisognavano 
per  stabilirle.  Imperocche  voi  forse  sarete ,  com'  io  lo  so- 
no consapevole,  che  di  tratto  in  tratto  i  Municipi  diede- 
ro  le  Statistiche  della  loro  popolazione ,  ma  non  diedero 
niai  quelle  che  risguardano  le  nascite ,  i  matrimoni  e  le 
morti  avvenute ,  per  conoscere  le  quali  fa  d'  uopo  rivol- 
gersi  ai  libri  parrocchiali.  D'  altra  parte  la  variazione  di 
coltura,  quella  cioe  che  avviene  dalla  secca  alia  umida, 
indipendentemente  dalla  pretesa  insalubrita ,  porta  seco 
r  allontanamento  di  coloni  inezzadri  dai  poderi ,  e  la  in- 
troduzione  e  1'  aumento  dei  braccianti ;  quando  che  non 
fossero  questi  passati  ad  altre  Parrocchie  vicine,  ove  o 
non  sono  risaie ,   ovvero    sonovi    in   piccola  estensione.   Per 


(1)  Nelle  Conitinila  ove  sono  slale  e  sonovi  tiiltora  risaie,  1' aiimenio  si  (: 
riscoiilrato  di  32,07  9  persone,  sopra  una  popolazione  di  75,049;  invece  nelle 
tiedici  Comiini  ove  niancano  risaie  pii'i  o  meno  da  molli  ami,  1' aumento  ? 
stato  di  sole  13,773,  sopra  una  popolazione  di  36,920  individui.  Quindi  c 
clie  la  popolazione  nelle  prime  stJi  come  il  32  al  76 ,  menlre  nelle  altre 
sli  conic  il   13  al  36. 

(2)  Le  immigrazioni  non  si  risconlrano  in  qnei  Comuni  da  risaie  clic  in  propor- 
zione  liinitalissima ,  e  pioccdcnii  da  cause  ordinarie.  Invcce  le  cmigrazioni  so- 
no delie  prime  in  maggior  proporzione,  a  quanlo  viene  asserito  dai  Parrochi 
c  Priori  di  quelle  locality. 


EsAME   STORICO   INTORNO    LE   RlSAIE   EC.  323 

la  quale  cosa  converrebbe  in  questi  conijmti,  intorno  le 
cause  della  diminuzione  dell'  animate,  potere  anco  distin- 
guere  (juolli  del  tiaslocainento  o  etnigrazionc;  locale, dagli  al- 
tri  che  souo  stati  prodotti  dall'  auniento  dcllo  infeiiuita  e 
delle  iiioiti,  ed  anche  dalla  diminuzione  delle  nascite, 
dei  inatriinoni ,  e  delle  altre  cagioni  sniriferite.  E  vaglia 
il  vero  se  1'  aumento  di  popolazione  e  avvenuto  niaggiore 
eve  sono  risaie,  e  se  invece  si  e  osservato  inolto  minore 
ove  niancano,  si  dovra  alineno  convenire  che  le  popola- 
zioni  sofTrono  diminuzione,  o  variazione  di  aumento  indi- 
pendentemente  dalla  coltura  del  riso ,  ed  anzi  converra 
asserire  che  questa  coltura  non  ha  impedito  1'  accresci- 
mento  degli  individui  che  vi  si   prestano. 

Saril  forse  fra  voi  chi  per  molta  cautela  e  per  timore 
di  poca  esattezza,  vorra  dubitare  delle  cifre  da  me  raccol- 
te,  onde  compilare  le  dovute  statistiche  ,  le  quali  oggi  mi 
faccio  un  dovcre  di  presentare :  certo  e,  ed  io  pure  il  co- 
nosco,  che  le  cifre  come  allettano  a  jirima  giunta  le  men- 
ti  colla  loro  semplicita  ,  altrettanto  ponno  ingannare  i 
meno  cauti ,  che  le  volessero  accozzare  fra  loro  senza  ri- 
flesso  alcuno ;  cioe  senza  quelle  distinzioni  e  quel  giudizi 
che  ne  separino  i  diversi  elementi  di  calcolo,  e  ne  tol- 
gano  le  cagioni  diverse  che  ponno  avere  influito  ad  al- 
terarle ,  indipendentemente  da  quelle  deduzioni  cui  si  vor- 
rebbero  riterire.  I  calcoli  ed  i  confront!  statistic!  difatti 
non  debbono  e  non  possono  avere  un  valore,  se  non  in 
quanto  prendono  partenza  da  elementi  chiari ,  da  cogni- 
zioui  esatte,  positive,  certe,  e  bene  definite;  locche,  bi- 
sogua  pur  convenirne,  e  assai  difficile  ad  ottenersi.  Pero 
col  lirnitarsi  ai  risultamenti  pin  general!  e  bene  determi- 
nati  per  molt!  anni  consecutivi ,  e  collo  attenersi  ai  pro- 
dotti de!  grand!  numeri ,  o  come  suol  dirsi  al  largo,  si  e 
cert!  di  non  errare  nelle  conseguenze ;  quindi  se  non  si 
pu6  con  tali  dati  sostenere  pienamente  la  utilita  in  gene- 
re  delle  risaie,  se  non  si  puo  escludere  la  insalubrita  lo- 
ro, si  puo  ahneno  per  gli  anzidetti  computi  dimostrare 
con  franchezza ,  anche  ai  piii  schifiltosi ,  che  per  questa  col- 
tura non  si  diminui  1' aumento  ordinario  delle  popolazioni , 


324  Paolo   Predieri 

perche  senza  dubbio  alcuno  videsi  molto  piii  accresciuta 
nei  Coinuni  ove  sono  risaie,  di  quelle  clie  iiegli  altri  vi- 
cini  ove   non   si  riscontrano. 

Ne  a  coinprovaie  il  danno  asserto  delle  risaie  in  quelle 
localitii,  potrebbero  servirsi  gli  oppositori  del  riflesso,  che 
le  Goinuiiita  predette,  coinponeiidosi  di  piii  Parrocchie, 
potrebljero,  gli  aumenti  osseivati ,  provenire  da  quelle  Par- 
rocchie nelle  quali  o  non  sono  risaie,  o  ben  poche  si  ri- 
scontrano, e  non  giii  dalle  Parrocchie  ove  esistono;  sicche  gli 
smanchi  e  le  morlalita  di  queste,  fossero  emendati  dalle 
nascite  e  dagli  aumenti  di  quelle  prime.  Imperocche  le 
ricerche  da  me  praticate  mi  accertarono  che  gli  aumenti 
avvennero  ed  accadono  in  modo  ben  manifesto  nelle  Par- 
rocchie ove  lurono  sempre  in  passato  ed  ove  tuttora  esi- 
stono  risaie.  La  Tavola  5  che  io  vi  presento ,  denota  un 
elenco  di  venti  Parrocchie,  sempre  eguali  nei  confini  e 
territori  loro ,  nelle  quali  ho  notato  il  quantitative  degli 
abitanti  che  esse  ebbero  in  quattro  periodi  diflPerenti  dal- 
i'  anno  1815  fino  al  decorso  anno  (1).  Ebbene  !  voi  potre- 
te  meco  osservare  nella  predetta  tabella,  che  se  si  eccet- 
tui  il  primo  decennio  dalla  istituzione  delle  risaie ,  nei 
quale  oltre  le  ragioni  sanitarie,  anche  per  l'  allontana- 
mento  necessario  dei  mezzadri,  e  1'  abbandono  e  atterra- 
mento  conseguente  di  alcune  case  divenute  inutili,  la  po- 
polazione  del  maggior  numero  delle  Parrocchie  ebbe  allo- 
ra  a  diminuire,  invece  negli  altri  anni  e  periodi  successi- 
vi  si  riscontro  sempre  in  aumento ;  di  guisa  tale  che  al- 
cune Parrocchie,  da  quel  tempo  trascorso  venendo  al  pre- 
sento,  raddoppiarono  perfino  il  numero  degli  abitanti.  Ba- 
ricella  a  cagion  d'  esenqjio,  che  aveva  prima  delle  risaie 
2,049   abitanti,   ne    conta    oggidi    3,919.   La  Parrocchia  di 


(1)  Vedi  la  Tavola  6  in  fine.  Alcune  di  tali  Parrocchie  niancano  piu  o 
nieno  di  risaie  da  niolti  anni;  raa  non  potendosi  fare  il  confronto  se  non  se 
colle  Parrocchie  che  vennero  nolale  con  cifre  statisliche  nella  memoria  nnita  ai 
regolamcnto  Frosini ,  ho  crediito  di  riporlare  la  Tav."  compilata  in  qnesta  gnisa  , 
non  sapendo  come  otienere  allri  documenti  piu  chiari  e  precisi ,  i  quali  si  ri- 
feriscano  all'  epoca  anteriore  alle  risaie. 


ESAME   STORICO   INTORNO    LE    RlSAIE   EC.  325 

Mineibio  che  era  popolata  di  2,601  persone,  in  oggi  ne 
contiene  4,131.  Altedo  contava  nell'  anno  1802  sole  1,875 
anime,  ed  oggidi  ne  possiede  2,132:  il  Parroco  della  Sel- 
va  che  aveva  -i8i  individiii  in  parrocclua,  videli  aumen- 
taie  a  789  :  infine  gli  abitanti  della  Parrocclua  di  S.  Ma- 
ria in  Duno  da  1,017  crebbero  a  1,346.  I  quali  accresci- 
menti  dettagliataniente  si  comprendono  dallo  esame  della 
predetta  quinta  Tabella,  composta  con  cifre  prese  dai  libri 
parrocchiali  nel  tempo  della  Commissione  Frosini,  e  con  al- 
tre  da  me  tolte  snccessivamente,  perfino  a  quelle  ottenute 
dali'  ultima  Statistica,  pure  officiale,  dello  Stato  Pontiticio. 

NASCITE  E  MATRIMONI. 

Verr6  era  all'  esame  del  quantitativo  delle  nascite,  dei 
matrimoni  e  delle  morti  avvenute  in  molte  Parrocchie  ove 
esistono  risaie  e  queste  in  maggiore  estensione.  Intorno 
ai  quali  argomenti  debbo  accertarvi  doversi  molto  dolere 
quel  medico,  quel  filantropo,  quell'  amministratore,  che 
ponesse  sopra  di  questi  dati  importantissimi  un'  attenzione 
non  totalmente  esatta  ed  imparziale  ;  ne  gli  oppositori 
delle  risaie  trovare  per  i  risultamenti  riscontrati  coUe  ci- 
fre ottenute,  un  appoggio  a  sostenere  come  vedrete  i 
daiini  della  coltura  del  riso.  Imperocche  risulta  dalle  no- 
tizie  raccolte ,  che  i  matrimoni  e  le  nascite,  come  la  po- 
polazione,  dopo  1'  anno  1815  si  accrebbero  nelle  Parroc- 
chie surriferite  e  notate  nelle  tabelle  qui  unite ;  e  risulta 
pure  che  il  loro  accrescimento  fu  nella  proporzione  o 
maggiore  o  consueta  delle  altre  Parrocchie  esistenti  in  quelle 
localita  poste  a  coltura  quasi  per  intero  asciutta.  D'  al- 
tronde  se  i  calcoli  suUe  nascite  e  suUe  mortalita  delle 
popolazioni  presi  nel  loro  risultamento  finale  complessivo, 
non  prendono  partenza  che  dai  due  estremi  di  vita  e  di 
morte  degli  abitanti ,  lasciandone  in  disparte  tutte  le  cir- 
costanze  morali  ed  economiche ,  e  le  infermita  che  vi 
stanno  di  mezzo  a  difFerenziare  piii  o  meno  le  quantita 
loro ,  non  e  per  questo  che  si  debbano  trascurare  e  cre- 
dere notizie  o  inutili ,  o  di  poco  conto  per  l'  esame  degli 


326  Paolo   Predieri 

elTetti  di  una  coltura;  avvegnacche  le  ragioni  e  lo  aiito- 
rita,  e  piii  di  tiitto  i  fatti  csainiiiati  in  complesso ,  dimo- 
strano  ogni  giorno  la  iiiiportauza  di  queste  notizie  stati- 
stiche ,  per  accertarsi  in  gcuere  dogli  utili  o  dei  dauni 
di  una  cosa  sensibile ,  di  una  variazione  introdottasi  di 
coltura ,  come  di  iino  speciale  metodo  praticato  di  cura. 
Si  I'.a  un  Lei  dire  da  laiuni  die  la  statistica  e  incerta 
nella  base;  che  essa  non  merita  tutta  la  confidenza  degli 
scienziati  e  degli  aimninistiatori ;  nia  qnando  quest!  cono- 
sceranno  che  per  oltre  40  anni,  benche  in  niodo  difteren- 
te  iia  i  prinii  e  gli  ultimi,  senza  imniigrazione  veruna, 
realniente  crebbero  le  popolazioni  e  le  nascite  fra  le  no- 
stre  risaie ;  quaiulo  avranno  veduto  die  non  dimiiiuirono 
i  matriiuoni ;  quando  si  saranno  acccrtati  die  le  niortaliUi 
furono  minoii  od  eguali  a  quelle  die  si  osservarono  nelle 
altre  piauure  bolognesi  ova  risaie  non  sono,  e  die  dimi- 
iiuirono pure  le  infermita  dopo  i  prinii  anni  della  loro 
istituzione,  si  dovranno  apprezzare  le  statistiche  come  mol- 
tissimo  concludenti  pel  nostro  ])roposito,  ed  ognuno  do- 
vra  chinare  il  ca[)o  amnietteiido  il  fatto  reale  ,  positivo , 
esteso,  e  pure  dal  tempo  dimostrato  nel  siio  insieme  favo- 
revole  alio  accrescimento  della  popolazione.  Quindi  e  che 
per  stabilire  un  giusto  concetto  ed  avere  un  dato  veridi- 
co  intorno  questo  argomento,  ho  crednto  di  praticare  del- 
le  ricerche  sopra  il  numero  delle  nascite  in  venti  Parroc- 
chie  nel  decennio  anteriore  alia  formazione  delle  risaie , 
oiide  poscia  fame  successivo  coiifronto  ,  riscontrando  se  la 
proporzione  di  quelle  siasi  accresciuta  o  diminuita  iiei 
quattro  decenni  susseguenti  (1).  Ora  per  questo  esame  mi 
e  appunto  lisultato .  che  le  risaie  non  hanno  in  quelle 
Parrocchie  Fatto  diminuiie  le  nascite,  se  non  che  iiei  pri- 
mi  anni  del  loro  impianto;  ed  ho  conosciuto  essere  in 
appresso  queste    aumentate    quasi    sempre    in    proporzione 


(1)  Mi  sono  doviito  limitare  alle  sole  Parrocchie  notate  iiella  Tabella  ,  avve- 
gnaccht>  per  praticare  il  confronio  con  quanio  avvenne  nell' ultimo  decennio, 
occorrevano  i  dati  anleriori  tiotati  nella  memoria  unita  al  regolaruento  Frosini. 


1 


ESAME   STORICO    INTOFINO    LE    RlSAIE   EC.  327 

Jel  iiunieio  degli  abilaiiti  clic  le  Pairoccliie  presentarono. 
Infine  ho  pure  conosciuto  esservi  alcune  Panoccliie  nelle 
(fuali  1'  aumento  fu  seinpre  continuato  aiiche  nel  primo 
decennio  della  loro  istitiizione  (Vedi  Tavola  (i).  Sant' Aga- 
ta  nel  decennio  prima  delle  risaie  ehlje  1,112  nascite,  ne 
ebbe  1,279  nel  primo  decennio  delle  risaie;  nel  secondo 
ne  ebbe  1,315,  e  cosi  niano  inano  aumeutaroiio  fino  ad 
averne  in  quest'  ultimo  decennio  1,37G.  Castel  Guelto  nel 
decennio  avanti  le  risaie  ebbe  965  nati;  nel  primo  decen- 
nio dopo  r  impianto  di  cjueste  ne  ebbe  l,0i8;  nel  se- 
condo 1,067,  nel  terzo  1,085,  nel  quarto  1,196.  Altedo 
ebbe  548  nascite  prima  delle  risaie;  565  n'  ebbe  nel  pri- 
mo decennio ;  e  queste  poscia  accrebbero  per  guisa ,  che 
neir  ultimo  decennio  ne  lia  avute  639,  vale  a  dire  un 
nuinero  niolto  maggiore  di  quel  primo  periodo.  Per  le  al- 
tre  variazioni  ed  aumenti  delle  nascite ,  io  vi  presento 
una  Tabella  (  Vedi  N.  6  )  ove  molte  se  ne  comprendono 
raccolte  con  quell'  esattezza  maggiore  ,  die  dai  Parroclii  del 
luogo  ho  potuto  ottenere.  Dalla  quale  pero  risulta  un  fatto 
costante,  che  cioe  le  nascite  dopo  il  primo  decennio  furono 
sempre  in  aumento  e  nella  del)ita  proporzione  del  A  y^ 
circa  ogni  anno,  alia  popolazione  posseduta  dalle  predette 
Parroccbie. 

L'  aumento  dei  matrlmoni  si  e  pure  un  segno  di  ben'  es- 
sere,  di  sanita,  e  di  agiatezza  delle  popolazioni  specialmen- 
te  campestri.  Assicurano  i  piii  celel)ri  osservatori  ed  eco- 
nomisti ,  fra  i  quali  nominero  il  Villerme,  il  Quetelet,  il 
Say  •>  ed  il  Rossi ,  che  1'  aumento  dei  matrimoni  in  una 
popolazione  agricola ,  sta  sempre  congiunto  collo  accresci- 
mento  delle  derrate,  del  lavoro,  e  del  benessere  della 
popolazione:  cagioni  opposte,  vale  a  dire  miseria,  e  mal- 
sanie ,  producono  efFetti  contrari ,  cioe  diminuzioni  nei  con- 
iugii.  Cio  si  verifico  sempre  in  Francia,  nel  Belgio,  in  In- 
ghilterra;  e  cio  pure  anclie  oggidi  si  osserva  nelle  due 
Fiandre,  e  nei  poveri  Dipartimenti  francesi  del  Nord ,  del- 
la Somma,  e  della  Garonna;  contrariamente  agli  aumenti 
che  si  riscontrano  in  quelli  delle  Basse  Alpi,  delle  Ar- 
dennc ,    e    della    Dordogna ,    nei    quali    il    popolo    e    assai 


328  Paolo    Predieri 

meglio  provveduto :  oia  le  niie  licerche  dimostraronmi  es- 
sere  appunto  i  inatiimoni  stati  quasi  ogni  anno  nella  pro- 
porzione  die  si  riscontra  nello  altre  Panoccliie  delle  locali- 
ta  senza  risaie.  E  poiclie  queste  ricerche  bisogna  praticaile 
nel  complesso  di  piu  aniii  consecutivi ,  cosi  ho  riunite  le 
cifre  dell'  ultimo  decennio  per  averne  la  media  cifra  an- 
nuale  ,  siccome  praticarono  11  Farini  predetto  ed  altri  me- 
dici  ed  economisti  piii  commendati.  Dal  quale  esame  ho 
potato  conoscere,  che  i  matiimoni  nell'  ultimo  decennio 
si  presentaioiio ,  nelle  dette  Parrocchle  ove  sono  risaie, 
nella  proporzione  consueta  colla  popolazione  esistente ,  e 
corrispondente  ogni  anno  ad  8  o  10  per  ogni  mille  abi- 
tanti  (  Vedi  Tavola  7  ). 

INFERMITA  DIVERSE. 

Delle  varie  infermita  alle  quali  piu  sono  oggidi  sogget- 
te  quelle  popolazioni ,  ho  pure  cercato  di  conoscere  pos- 
sibilmente  le  qualita  loro,  come  anche  le  quantity  rispet- 
tive.  Gia  vi  rammentai  sul  cominciare  le  accuse  date  al- 
le risaie  nei  primi  anui  del  secolo  corrente ,  le  quali  si 
riassumono  ad  essere  credute  cagioni  di  maggior  numero 
di  febbri  intermittenti ,  di  scorbuto ,  di  pellagra ,  oltre 
dello  aumento  temuto  delle  clorosi ,  delle  cacchessie,  del- 
le itterizie,  delle  ulceri  alle  gambe  nei  lavoranti  delle  ri- 
saie o  negli  abitanti  presso  di  queste :  ma  per  praticare 
queste  ricerche  speciali  di  statistica  medica ,  e  per  avere 
esatte  informazioni,  bisogna  rainmentarsi  quante  difficolta 
s'  incontrino,  e  come  si  corra  rischio  di  pericolare  in  fal- 
se ;  imperocche  dei  tre  elementi  del  quali  si  compone  la 
statistica  puramente  medica ,  cioe  le  infermita ,  la  guari- 
gione ,  e  la  morte,  riiuno  e  cosi  positivo  nel  fatto,  nella 
causa,  e  nell'  effetto,  da  toglierne  ogni  dubbio  relative  al- 
ia verita  del  giudizio.  Difatti  lo  stabilire  e  determinare 
con  esattezza  il  nome  e  la  diagnosi  delle  infermita  non  e 
cosa  sempre  facile,  e  puo  venire  male  interpretata,  essen- 
done  pur  anche  incerte  le  cagioni  loro,  e  spessissime  vol- 
te complicate  le  infermita,   ed  anche  ignote  nella   propria 


EsAME   STORICO   INTORNO   LE   RlSAIE    EC.  329 

essenza.  La  guaiigione,  per  quanto  pure  sembii  determi- 
nata  e  positiva,  presenta  ancli'  essa  variety  di  tempo ,  di 
sicurezza,  e  di  iiiodalita,  le  cjnali  difficilrncnte  tiitte  si 
possono  esattarneiite  valutare.  Infine  aiiclic  la  iiiorte,  ab- 
benche  sia  uii  fatto  uniforine  e  deterniinato ,  si  e  di  so- 
vente  non  deterniinato  rispetto  alia  cagione  sua,  la  quale 
talvolta  riinane  misteriosa,  o  riferibile  a  condizioni  cosnii- 
che  e  generali,  come  ad  epidemic  e  contagi,  alfatto  in- 
dipendenti  dalla  variazione  idraulica  cui  possa  essere  an- 
dato  soggetto  per  risaia  nn  territorio  assai  limitato.  Oltre 
di  cio  r  aria  delle  paludi  vicine,  alcuni  accidenti  fisici 
souo  per  se  stessi  funesti ,  e  cagioni  divengono  di  malsa- 
nie.  Ma  queste  cause  non  sono  le  sole ,  perche  la  mise- 
ria  ed  il  suo  fatale  corteo  ne  ha  ben  anche  una  potenza 
maggiore ;  anzi  le  prime  sono  piii  funeste,  se  congiungan- 
si  coUa  miseria;  come  divengono  inefficaci  o  di  poco  valo- 
re,  se  gli  abitanti  possono  opporvi  quei  ripari,  quel  mez- 
zi ,  e  quegli  usi,  die  soltanto  possono  adoperare  gli  agiati. 
Quasi  ogni  anno  queste  verita  si  confermano,  talche  sono 
in  oggi  ammesse  da  ognuno,  ne  occorre  oramai  per  esse 
dimostrazione  veruna.  Quindi  e  che  a  conoscere  per  que- 
sta  parte  la  influenza  attuale  delle  risaie,  non  ho  voluto 
trascurare  di  assumere  informazioni  suUe  dette  infermita 
dai   Medici   e  dai   Parrochi  di  quelle  localita. 

E  prima  di  altre  incominciando  dalle  febbri  intermitten- 
ti ,  none  a  meravigliare  se  queste  oggidi  si  riscontrino 
in  quelle  basse  pianure  in  buon  numero,  poiche  nello 
estate  e  nell'  autunno  vi  furono  sempre,  e  soltanto  in  al- 
cuni anni  diversificano,  accrescendo  di  numero  e  di  grado, 
specialinente  in  quelle  localita  che  da  pochi  anni  ebbero 
terreni  messi  ad  umida  coltura,  nelle  qnali  si  mostrano 
in  aumento.  La  causa  pero  di  tali  febbri  e  una  mera  con- 
gettura ,  ne  oggidi  e  realmente  dimostrato  se  abbia  a  ri- 
petersi  a  miasma,  a  sbilanci  di  temperatura ,  alia  influen- 
za sola  od  associata  di  altri  imponderabili ,  oppnre  alia 
influenza  della  umidita ,  alia  scarsezza  dell'  ozono ,  od  a 
qualche  altra  incognita  cagione.  Certo  e  che  della  esisten- 
za  o  non  esistenza  della  malaria,  non  che  delle  cagioni 
T.   IX.  42 


330  Paolo  Predieri 

ed  effetti  di  questa,  dobbiamo  dire    con  Bacone  «  Occul- 
»  ta  res  saliibritas  aeris,   et  potiiis   experiinento    qiiain  di- 
»  scursu  et    coiijectura    elicitiir  ».   Ora    com'   e    diinostrato 
dai    rapporti,   cbe  io    bo    avuto    da    pareccbi    medici ,    dai 
parroclii,   e   dai   farmacisti  di  quelle   localita ,  clie  le  inter- 
niittenti  si  preseiitaiio  in   cojiia,  e  si  accrescono  presso  le 
nuove  risaie,  specialmente  nei  mesi    di   Agosto,  e  di  Set- 
tembre,   non   e   poi  diinostrato  cbe  vi  siano  in   copia   mag- 
giore,   ne   piu  gravi  di  altre   localita    pabidose,   o  di  basse 
pianiue  ridotte  a  secca  coltura,  interrottc   qucste  da   umi- 
de  coltivazioni ,   cioe  da  valli    naturali   ed  artificiali :   come 
aucbe   non  e  diinostrato  cbe  oggidi  vi  sieno  in  copia   niag- 
giore  dei  secoli  decorsi,   nei   quali  certamente  vi  erano  le 
febbri  in  abliondante  numero ,  mantenendosi   ivi  di  continuo 
scarsa  e  quasi  stazionaria  la  popolazione  di  quei  tempi.  E 
bensi  vero   cbe    i    lavoratori ,   cbe    alle    risaie    si    portano , 
derivando  talvolta  da   contrade  elevate  ed  asciutte,   e  cola 
soffrendo  i  disagi  del   lavoro ,  prendono  febbri ;  e  cosi   mal- 
sani  tornando    alle    case    vi    spcndono  o   nella  cura  o  nel- 
r  ozio  forzato    parte    del    guadagno    ottenuto.   Ma    cio  non 
si  verifica  quando  le  risaie    esistono    da  molti  anni ,   ne  si 
osserva  negli  abitanti  o  lavoratori  stabili  di  quelle  localita, 
nei  quali  invece  1'  abitudine  sembra  abbia  resi  i   corpi  meno 
passibili  della  influenza  delle  risaie,  come  avviene  in  altri 
terreni  paludosi.   Assicurano  anzi  i  medici   ed  i  farmacisti, 
cbe  esercitano  ove  sono    anticbe    risaie ,   non    esservi    cola 
da  molti  anni  aumento  nei  consumo  dei  preparati  di   cbi- 
na;  cbe  anzi  direbbesi  essere  il  consumo  loro  minore  dell'  au- 
mento delle  popolazioni ,  e  del  grande  uso  cbe  ora  se  ne 
pratica  nelle  alTezioni  reumaticbe  ed  in  varie  altre  infermita. 
L'  aumento  reale  delle  intermittenti  soltanto  verificarsi  nelle 
localita  ove  da  pochi  anni  si  fecero  nuove  risaie,  e  gli  abitan- 
ti vicini  a  queste  decisamente  niostrare  per  solito  sofferenza 
niaggiore  e  persistenza  nelle   periodicbe  cui  vanno  soggetti. 
Lo  scorbuto  pure    non    e    stato    in    quegli    abitanti    piia 
frequente,   dopo  le   molte  accuse  praticate  dai   medici    nei 
primi  anni    delle    risaie.   Si  riscontrano    talvolta   oggidi  al- 
cuni  individui    scorbutic!   in    quei    Comiuii;    ma    di    questi 


ESAME   STORICO   INTOUNO    LE   RlSAlE   EC.  331 

se  ne  trovano  altii  nel  resto  ilella  piaimia,  ue  la  propor- 
zione,  mi  vicMic  acceitato  dai  liscoiitri  aviiti  dai  medici 
condotti  e  pratici  di  quelle  localita  da  molti  anni  essere 
stata  fia  le  risaie  decisaiuente  inaggioie  (1).  Che  arizi  le 
altre  accuse  date  alle  risaie,  cioe  di  favoiire  1'  ozio,  la 
crapula,  il  divertimento  di  quella  classe  di  popolazione 
die  ivi  guadagna  mi  migliore  trattamento  ,  dimostrano  co- 
me il  lavorantc  delle  risaie  sia  meglio  provveduto  di  al- 
tri ,  ed  anzicli«N  soffrire  degli  steiiti  da  quelle,  ottenga  e 
guadagni  quanto  occorre  per  vivere  meglio,ecolle  neces- 
sarie  comodita,  e  poi  gli  rimanga  porzione  di  denaro  per 
alcune  cose  superflue. 

La  Pellagra  poi,  mi  e  stato  riferito  con  certezza,  essere 
notevolmente  diminuita  nella  bassa  pianura.  I  Pellagrosi 
diflitti  clie  entrano  negli  Spedali  di  Bologna  (e  sono  for- 
tunatamente  pochi),  non  derivano  dalle  Comuni  ove  sono 
risaie ,  ma  da  altre  di  Montagna ,  ove  stentano  la  vita  con 
scarso  alimento ;  talche  senza  volere  affatto  escludere  die 
qualche  pellagroso  si  riscontri  ove  sono  risaie ,  sono  stato 
assicurato  die  di  presente  la  proporzione  vi  e  molto  mi- 
nora di  altri   Comuni  bolognesi. 

In  quanto  alio  aumentarsi  delle  affezioni  clorotiche,  e 
cachetidie;  delle  itterizie  e  delle  ulceri  alle  gambe  nei 
lavoratori  delle  risaie  e  negli  abitanti  di  quelle  locality, 
conviene  riportaisi  primieramente  alio  spazio  di  tempo  del- 
la  loro  dimora ,  ed  alle  abitudini  e  costumanze  del  vive- 
re;  e  quando  siano  scorsi  molti  anni  di  permanenza,  e 
sieno  le  abitudini  proprie  ad  un  sano  ed  agiato  metodo 
di  vita,  rimane  comprovato  e  dai  rapporti  dei  pratici,  e 
dalle  osservazioni  notate  negli  allegati  delle  unite  tabelle, 
che  gli  abitanti  delle  nostre  risaie  rientrano,  in  quanto 
alle  infermita,  nella  normality  consueta  agli  altri  territo- 
ri   vicini. 


(1)  Le  osservazioni  si  riferiscono  agli  anni  anteriori  a!  1854,  imperocchd 
dope  il  primo  semesire  dell' anno  1853  la  carestia  del  fiuinenlo  ,  e  gli  aii- 
raenti  di  piezzo  nei  viveri,  pregindicarono  la  sanili  della  poveia  gente,  e  pare 
da  qnel  tempo  essersi  nei  poveri  aumenlate  alcnn  poco  le  affezioni  scorbiiliche. 


332  Paolo   Predieri 


MORTALITA. 


Cio  che  dissi  per  le  nascite,  posso  pure  ripeterlo  per  le 
mortalita ,  le  quali  seguirono  la  proporzione  del  quantita- 
tivo  della  popolazione ,  e  soltanto  nel  prinio  decennio  del- 
le  risaie  si  osservarono  e  coiiohhero  alcun  poco  accresciu- 
te.  Ditatti  nel  decennio  innanzi  la  loro  forniazionc  le  Par- 
rocchie  di  Castel  Guelfo,  di  Altedo ,  e  di  Saletto  ebbero 
una  mortalita  di  638,  di  392,  e  di  229  abitanti ;  la  qua- 
le poi  nel  successivo  decennio  videsi  accrescere  notevol- 
mente  e  portarsi  alia  cifra  di  861  per  la  prima,  di  6i5 
per  la  seconda,  e  di  37i  per  la  tei"za  delle  nominate. 
Ma  questa  notevole  mortalita,  e  quella  di  tutte  le  altre 
Parrocciiie  notate,  ebbe  poi  a  diminuire  di  tale  guisa  nei 
decennii  successivi ,  da  essere  oggidi  ridotta  per  medio  al- 
ia consueta  cifra  del  3  per  cento  sul  totale  delle  popola- 
zioni  che  ivi  abitano.  Oltre  di  cio  si  fa  opportuno  riferirvi 
che  in  alcune  Parrocchie  la  mortalita  ebbe  a  diminuire 
notevolmente  nel  primo  decennio  dopo  la  coltnra  del  ri- 
so,  anziche  ad  accrescersi  (1).  La  qual  cosa  dimostra  che 
oltre  le  risaie,  anche  la  qualita  delle  annate  o  costituzio- 
ni  atmosferiche  e  delle  epidemiche  infermita,  ponno  essere 
state  cagioni  in  alcune  Parrocchie  per  accrescerne  la  mor- 
talita nei  primi  anni  di  quella  cultura ;  come  gia  talvolta 
avviene  in  occasione  di  vaiuolo,  di  morbillo,  e  di  altri 
morbi   epidemici. 

Dimostrano  i  computi  da  me  praticati  sulle  20  Parroc- 
chie riportate  nella  Tabella  unita  N.  8,  che  la  mortality 
pi'ima  delle  risaie,  era  nel  decennio  di  3  e  9/10  per  /^  sopra 
una  popolazione  di  26,496,  e  che  nel  primo  decennio  dello 
impianto  delle  risaie  e  stata  alcun  poco  maggiore,  perche 
del  4-  per  y^  sopra  una  popolazione  di  27,885 ;  ma  invece 
neir  ultimo  decennio  scorso,  la  cifra  delle  mortalita  e    di 


(1)  Questa   diminiiziooe  venne  osservata    nelie    Parrocchie   di    Gavaseto,  di 
S.  Maria  in  Duno ,  di  Massumalico  e  di  S.  Croce  della  Selva. 


ESAME   STORICO   INTORNO    LE  RlSAlE   EC.  333 

nuovo  diminuita,  perclie  ridotta  a  10,046  sopra  una  po- 
polazionc  di  .'{0,037  ;  quindi  covrispondente  alia  sola  cifra 
del  3  per  cento  ogn'anno,  cioe  non  di  poco  miiiore  di 
quaiito  riscoiitravasi  prima  delle  risaie,  e  come  trovasi  pur 
anclie  oggidi  nelle  altre  Parrocchic  della  piaiuira  bolognese. 
L'  illustre  Boudin,  che  si  bene  ha  studiate  le  question! 
dello  acclimatizzamento,  ebbe  nel  18i8  in  Milano  ad  accer- 
tarini  con  documcnti  alia  mano,  che  allorquando  le  morta- 
lity sono  superate  dalle  nascite  per  vari  anni,  puo  dirsi  che 
una  popolazione  non  soffre,  che  anzi  si  e  acclimatizzata 
a  quel  tenitorio ,  e  vi  prospcrera  facilmente ;  tale  appun- 
to  si  e  il  parere  dcgli  altri  medici  e  statistic!  assai  riputati 
il   Perier,  il  Celle ,   ed  il  Melier. 

EFFETTI  DEL  COLERA. 

Innanzi  di  dar  terrnine  a  questo  mio  esame  mi  e  parso 
di  osservare,  se  il  Colera  dell'  anno  1855  abbia  maggior- 
mente  infierito  nelle  Gomuni  ove  sono  risaie,  di  quello 
che  nelle  altre  di  pianura  ove  mancano.  Intorno  a  cio 
debbo  avvertirvi ,  che  le  mie  osservazioni  dimostrarono , 
che  ove  esistono  risaie  si  ebbero  nell'  anno  del  Colera 
malattie  e  mortalita  in  numero  minore  delle  altre  Comu- 
nita  ove  risaie  non  sono.  Per  citarvene  alcuni  esempi  di- 
rovvi,  che  il  Coniune  di  S.  Agata  ebbe  quasi  sei  colerosi 
ogni  cento  abitanti,  e  degl' infermi  ne  moriiono  il  58  per 
cento.  II  Comune  di  Budrio  ebbe  soltanto  tre  infermi  ogni 
cento  abitanti,  e  la  mortality  fu  maggiore  nel  Castello , 
di  quello  che  nelle  Ganipagne ;  e  lo  stesso  puo  dirsi  dei 
Castelli  di  Crevalcore  e  di  S.  Agata.  Nei  Gomuni  di  Galliera 
si  infermarono  pochissimi,  perche  non  giunsero  al  2  per  /^, 
e  la  cifra  dei  niorti  per  Golera  fu  1'  ordinaria  ,  che  si  riscon- 
tro  quasi  sempre  ove  in  fieri  va  1'  asiatico  morbo.  Nei  Go- 
muni di  Persiceto,  e  di  Minerbio  s'  infermarono  molti, 
ma  fiuono  in  maggior  numero  nei  Castelli ,  e  nelle  Bor- 
gate,  di  quello  che  in  campagne  aperte  e  presso  le  paludi; 
in  guisa  che  sopra  il  5  per  "/^  d'  infermi  di  colera  che 
essi  ebbero,  ne  morirono  solamente  il  60  ed  il  63   per  "/^ 


334  Paolo   Preoieri 

iiivece  del  75  die  in  altri  Coiiiuni  di  iiioiitagiia  si  e  osservato. 
II  Comune  tii  Mediciiia  die  conta  quasi  undici  miki  al)itaiiti, 
ebhe  sei  int'enni  di  colera  ogni  cento  persone ;  e  degli  am- 
nialati  ne  morirouo  il  66  ogiii  cento :  nia  anclie  qui  la 
moitalita  t'li  maggiore  nel  GasteUo ,  e  nelle  Borgatc  ,  di 
quello  die  negli  ahitanti  delle  Campagne.  II  Paese  di  Mo- 
linella  die  venne  afflitto  prima  degli  altri,  eblje  il  i  '/^  di 
colerosi  ogni  cento  ahitanti;  nia  Ira  (juelli  delle  campa- 
gne niori  solaniente  la  meti\  degli  infenni.  Finalmente  nel 
Comune  di  S.  Pietro  in  Casale  dirovvi  essere  stati  pochi 
gl'  intermi  di  colera,  pero  questi  prcsentarono  gravita  e 
fierezza  di   morbo   non   comune   (I). 

RIASSUNTO. 

E  che  dovremo  noi  dire  dopo  la  predetta  raccolta  delle 
cifre  ed  osservazioni  relative  a  dimostrare  1'  incremento 
degli  ahitanti  nei  Comuni  ove  sono  risaie;  delle  altre  che 
si  riferiscono  all'  aumento  delle  nascite  e  dei  matrimoni ; 
non  che  delle  informazioni  relative  alia  diminuzione  suc- 
cessiva  e  persistente  nelle  diverse  infermita  ,  ed  anche 
delle  cifre  delle  mortalita,  in  proporzione  eguale  a  quelle 
che  si  riscontrano   nei  paesi  piu  salubri  e   laudati  ? 

Forseche  le  ben  note  funeste  cagioni  di  malattie,  la 
umidita  maggiore,  gli  effluvii  paludosi,  e  la  malaria  delle 
risaie,  ivi  come  altrove  cotanto  temute ,  oggidi  piii  non 
hanno  quella  forza,  quella  malsania  decantata  al  comin- 
ciare  di  questo  secolo?  Forseche  scorsi  i  primi  aniii  delle 
risaie  gli  ahitanti ,  ed  i  lavoratori  di  queste  ,  piii  non  ne 
sentono  in  eguale  misura  li  tristi  efFetti,  e  si  abituarono 
in  molta  parte  alle  medesime  ?  Sonosi  forse  acdimatizzate 
quelle  famiglie  agli  efFetti  ed  all'  aria  delle  risaie,  come 
innanzi  lo  erano  altre  molte  che  vivevano  in  quella  delle 
valli    e    paludi  ?  Si ,  o    Signori  ,  questo    e    cio    che    oggidi 


(1)  Per  tali  esarai  coraparativi  si  ponno  consultare    le  tabeile  da  me  ripor- 
tate  nella  Relazione  storica  del  Colera  di  Bologna  a  pag.  420. 


ESAME  8T0RIC0  INTORNO  LE   RlSAIE    EC.  335 

aljhiamo,  per  le  osservazioni,  e  per  le  autorita  anzidette  , 
ragionevole  e   fondato  inotivo  di   credere ;  qiiesto   e  quanto 
i   predetti   fatti,   notati   e    confroiitati    con    cifre  niolteplici 
ed   ofiiciali ,   cliiarameiite    dimostrauo.   Egli   e,   coiiviene   ri- 
coidarsi,   una  facolta    del    coipo  umano,  di    piegarsi,  diro 
cosi,   per  gradi  alle   intliienze    esteriori,  anco  inolto  strane, 
e  talvolta  insalubri,  abituandosi  una  generazione  a  risentirne 
ineno  della  preccdcntc  le  iuipressioni  cliniatericlie,  benclie 
funeste  ad  altre.  Le  maremme  ovunquc  hanno  popolazioni 
anticlie,  e  uoniini  sani  e  robust! ,  anche  ove   il   caldo  e  assai 
maggiore  del  nostro;conie  osscrvasi  nel  delta  del  Gauge,  del 
Misiissipi ,  e  nei  territori  di  Pondichei-y,  di  Cajenna,  di  Sier- 
ra Leona;  climi  niolto  funesti  e  mortali  alia  nostra  razza  cau- 
casica,  tuttavia  abbastanza  salubri  ai   popoli  nativi   ed  avez- 
zi  a  quelle  contrade   (1)!   E   come  avviene    di   quegli  indi- 
•vidui    die    passano    da    un    clima    asciutto   ed  elevate,  ad 
un  altro  uniido  e  basso,   cosl  doveva    avvenire  ed  avviene 
per  solito   nei  priini    anni    agli  abitanti   di   quelle  localita, 
che   le  risaie  introdussero  e  proseguirono ,  ove    erano   pra- 
terie  o  colture    a    secco,   quautunque  di    cattivo    scolo  in- 
vernale;  specialmente  se  non  adoperino  essi   quelle  avver- 
tenze    isieniche    che    furouo    raccomaudate    giovevoli.    Per 
la   qual    cosa    non    reca    maraviglia    se    nei    primi  anni  di 
nuove   risaie,  in  terreni  non   paludosi,   crebbero  e   crescono 
le    intermittenti ,   le   clorosi ,  lo    scorbuto,   ed    altre  malat- 
tie  diverse    in    quegli    abitanti,  die  non  erano  avvezzi  ne 
ai   lavori   entro    1'  acqua,   ne    alia  influenza  delle    risaie;  i 
quali  nelle  annate,  com'  e  ben   noto  prima  del  1816  niol- 
to umide  e  carestiose ,  soffrire  dovettero  grandoniente  nel- 
la  salute  loro.  Pare    adunque    che  1'  osservazione  praticata 
sugli   effetti    delle    risaie    in    questi    ultimi    anni,   bensi   ci 


(1)  La  Comraissione  francese  nominala  ncl  1848  per  1' esatnc  delle  risaie 
del  Dipai'limenlo  della  Gironda ,  assicurava  che  nell'  India ,  ove  la  coltiira  del 
riso  i  generate ,  qiiesia  non  da  piii  liioj^o  alle  malallie  clic  si  riscontrano  presso  le 
nostre ;  raa  ne  assicura  la  stessa  Commissione  die  oltre  dell' abilndine,  giova 
a  quelle  popolazioni  lo  speciale  metodo  d'  irrigazione  (  Vcdi  Tardieau.  Diet, 
d'  Hygiene  pub.  Vol.  3  pag.   335  ). 


336  Paolo    Puedieri 

conferini  sul  daano  della  lore  introduzione  fra  gli  abitanti 
non  assueiatti  agli  cflliivii  ed  ai  lavori  dell'  uinida  coltu- 
ra,  ina  lie  rassicuii  poi,  e  no  (juieti  1' animo  sopra  i  daniii 
inolteplici  sussej!,ueiiti,e  lie  assolva  in  parte  dalle  accuse  gra- 
vi  ed  assolute  che  le  furono  date  in  genere  al  cominciare 
del  secolo  coirente;  ne  qnindi  potersi  in  oggi  ammettere 
fra  noi  quelle  die  il  Puccinotti,  d'  altroiide  stiinabilissimo 
scriveva  delle  risaic ,  parlando  dclle  Luccliesi  «  die  cioe 
queste  non  potevano  farsi  strada  e  mantenersi ,  che  fra  i 
Governi  delusi  e  gli  speciilatori  iiiiinorali  ».  lo  credo  per- 
tanto  convenga  senipre  regolare  e  disciplinare ,  ed  anche 
favorire  talvolta  le  risaie,  ove  la  secca  ed  utile  coltura  e 
inipossibile  ;  ma  credo  pure  doversi  tolleiaile,  in  quelle  loca- 
lita  di  cattivo  scolo ,  ove  di  spesso  fallirebbero  i  prodotti, 
ed  ove  un  qualclie  male  viene  compensato  ad  usura  da 
un  maggior  bene  presente,  e  dallo  innalzainento  graduato 
della  superficie  del  terreno ,  anche  per  gli  utili  manifesti 
die  si  avianno  per  1'  avveniie. 

Se  la  coltura  del  Riso,  e  quella  pure  nostra  ed  assai 
piu  estesa  della  Canepa ,  si  avessero  a  giudicare  dalle  fal- 
se opinioni  che  di  loro  si  hanno  in  alcuni  lontani  paesi , 
questa  provincia  bolognese  dovrebbe  lodarsi  della  sua  par- 
te montana,  e  scorgere  nella  pianura,  per  cosi  esprimer- 
mi ,  un  motivo  di  vergogna  e  di  malsanie.  Senonclie  1'  a- 
ria  suluberrima  ed  i  prodotti  del  Monte  non  bastano  a 
mantenere  la  sua  propria  benche  piii  scarsa  popolazione , 
e  questa  presentasi  poi  anche  di  speciali  infermita  o  en- 
deinie  ben  provveduta.  Invece  per  queste  due  primarie 
coltivazioni  che  ci  apportano  in  ogni  anno  nel  bolognese 
per  termine  medio  una  rendita  attiva  e  tutta  dall'  estero, 
di  piu  di  un  milione  e  mezzo  di  scudi ,  oltre  altri  non 
lievi  compensi ,  a  giudizio  dei  creduli,  benche  delle  cose 
nostre  non  pratici  oppositori ,  noi  ci  troveressimo  deboli 
ed  infermicci  perche  rinchiusi  sempre  fra  i  maceri  ,  ed  i 
lettami;  appestati  dall'  alito  delle  grassine  e  delle  fogne, 
bagnati  dalle  rugiade  e  dalle  nebbie  delle  terre  acquitri- 
nose  e  paludose?  Ma  fra  noi  come  trovinsi  in  oggi  ben 
diversamente    le    bisogna ,   e    come    sieno    le    varie  colture 


ESAME   STORICO    INTOKNO    LE   RlSAIE   EC.  337 

fia  loro  interposte,  ognuno  clie  percona  le  nostre  popu- 
late pianure  puo  faciliiiente  asseverarlo ;  e  gli  abitanti  tut- 
ti  dello  Stato  Pontificio  e  della  Capitale ,  conoscono  ed 
apprezzano  al  vero  lo  stato  nostro,  collo  avere  giudicato 
la  Proviiicia  Bolognese,  la  prima,  la  peila  dello  Stato  Pon- 
tificio;  e  col  rammentare  la  sua  popolazione  niolto  piii  di 
altre  assai  numerosa,  bene  lobusta,  niolto  indiistriosa,  in- 
telligente  ;  inline  ponno  accertaie  come  i  suoi  piodotti  sieno 
assai  maggiori  di  altre  Provincie,  che  canepa  e  riso  non 
producono  (1).  Conoscono  pure  gli  eoonomisti  e  gli  ingegneri 
del  censo,  clie  le  altre  Provincie  dello  Stato  non  rendono 
al  pari  delle  nostre  terre  ,  le  rjuali  con  tanta  fatica  e  rara 
industria  sappiamo  viemnieglio  feitilizzare,  e  rendere  pro- 
duttive  a  seconda  della  ubicazione  e  qualita  loro;  e  tutto 
questo  con  auniento  di  popolazione  straordinario,  perclie 
maggiore  delle  altre  Provincie  ove  le  dette  colture  non 
sono  (2).  Non  dimenticlieremo  pure  di  ricordare,  che  e  as- 
sai lontano  il  termine  dei  miglioramenti  agronomic!  e  del- 
lo accrescimento  dei  nostri  prodotti ,  per  temerne  un  con- 
seguente  prossimo  ristagno  ,  ed  una  successiva  dolorosa 
miseria  (3).  I  fatti  adnnque  ben  palesi  e  prolungati  per 
mezzo  secolo  non  parlano  oggidi  contro  delle  nostre  risaie, 
come  dei  nostri  maceri,  accresciuti  essi  pure  di  numero  e  di 


(1)  Comprovano  qiieste  opinioni  le  varie  Slainpe  piibblicate  dal  nostro  Mi- 
nistro  d'  Agricoltma  e  Commercio,  e  segnalaraente  quelle  piibblicale  nel  de- 
corso  anno  1856,  relative  ai  prodotti  agricoli  delle  varie  provincie  dello  Sta- 
to Pontificio. 

(2)  La  slatistica  dello  Stato  Pontificio  piibblicata  nell' anno  1857,  a  pag. 
XXII  riferisce  ,  clie  la  Provincia  di  Bologna  aveva  nell' anno  1816,  280  mi- 
la  persone ,  e  nell' anno  1863,  375  niila ;  qnindi  i  che  1' aiimenlo  osservato 
in  37  anni  si  i  di  96  niila  persone,  e  queste  presso  che  tiitlc  nella  pia- 
niira.  Non  i^  cosi  dellr  altre  Provincie;  nelle  qnali  1' aiimento  t>  stalo  niinore. 

(3)  Rimarrehbe  a  dire  delle  longevity  e  dell'  e[i  media  degli  abitanti  da 
inolli  anni  o  nativi  presso  le  risaie ,  onde  conoscere  se  e  quali  esistano  dilTe- 
reoze  cogli  abitanti  delle  piannre  coltivate  a  secco.  Ma  sia  per  la  instifTicienza 
dei  dati  positivi  e  nnmerici  fin  qni  ottennti,  e  che  occorrono  a  talc  studio, 
sia  per  la  brevita  necessaria  ad  iin  discorso  accadeniico ,  mi  d  stato  neccssario 
riportare  ad  altro  tempo  I'  esame  di  qiiesti  argomenti. 

T.  IX.  43 


338  Paolo  Predieui 

estensione  {l).Per  questi  fatti  noi  siamo  indotti  ad  amniettere 
die  tali  colture  ci  arrecarono  quella  superiorita  di  mezzi 
e  di  spirito,  e  quell'  agiatezza  beu  conosciiita  clie  posse- 
diamo ,  conginiita  all'  aumeuto  maggiore  di  popolazione 
attiva  e  intelligente ,  perche  nello  insierne  tiovasi  oggidi 
robusta  e  sana,  quanto  si  abbia  in  altri  privilegiati  paesi. 
E  beii  conobbc  quesla  nostra  eccellenza  e  superiorita  I'  il- 
lustre  Poeta  Rcgaldi,  il  quale  f'ra  noi  riniasto  alcun  tem- 
po, e  nieravigliato  dei  nostri  colli  e  dclle  ricclie  colture 
dei  piani  l)olognesi,  estemporaneamente  canto  questi  veri- 
dici   e   passionati   versi ; 

Beati ,  i   tuoi   Colli  di  rose  vestiti  ! 
Beati  i  tuoi  canqoi  di  gloria  midriti  ! 
Beate   quell'  onde   clie  versa   Appenin  ! 
II   Sol   ti  saluta  coi  raggi   possenti , 
Ti   piove   piii  puri  di  vita  i   torrenti . 
Gia  sei  la   piii  bella  di  quante  scaldo. 


(1)  Le  niiove  risaie  del  Ravennate ,  e  del  Ferrarese ;  quelle  par  anche  nuove 
del  Piemoiite  e  delia  Francia,  avendo  accresciuli  altrove  i  prodotti  del  riso_,e  quin- 
di  diminiiiti  i  vanlaggi  che  i  proprietari  bolognesi  ricavavano ,  inducono  a  pensare 
che  fra  pochi  anni  si  vedranno  ridotle  le  nostre  risaie  a  quelle  localilc)  ove  ogni 
altra  coltiira  S  itnpossibile ;  tanlo  piii  che  ollre  il  triennale  avvicendamento, 
la  diminuita  fertilitii  dei  terreni ,  e  la  scarsiti  altuale  delle  acque ,  ha  rese 
poco  prodiittive  tin  grande  niimero  delle  medesime. 


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Mli   STORICO   INTORNO   LE   IXISAIE   EC 


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310 


Paolo  Predieki 
TAVOLA  11." 


RIASSUNTO  del 

[irodotto  del  R 

iso  con 

guscio   detlo  R 

sone  raccollo 

nel  territoi'io  bologoese  negli 

anni  seguenti  (1 

)• 

Pioilollo 

()iiailtitativo 

Pindnlti) 

Quantilatho 

comprosn  il  inian- 

ili'lla    Scmina 

compiTso  il  qiiaii- 

(Iflla    Scmina 

Aiinata 

litativo 

da  rui  fc  tlcrivalo 

Annata 

titativi) 

ila  nil  V  dfiivata 

per 

il  (licnntro 

per 

il  ilicontni 

laScmina 

pindotlo 

la  Sfmina 

protlotto 

Rip. 

Cor.   1,724,633 

Cor.     169,987 

1819 

Coi-.    128,974 

Cor.      10,220 

1839 

126,868 

10,756 

20 

69,215 

6,386 

40 

127,086 

10,884 

21 

97,944 

7,764 

41 

69,101 

11,381 

22 

68^326 

6,308 

42 

62,311 

7,447 

23 

68,195 

6,767 

43 

89,491 

8,652 

24 

70,491 

7,381 

44 

79,830 

8,487 

26 

66,842 

7,844 

46 

137,616 

10,450 

26 

61,071 

8,446 

46 

148,187 

11,470 

27 

57,955 

8,527 

47 

115,446 

10,938 

28 

62,776 

7,982 

48 

149,677 

13,003 

29 

61,382 

8,146 

49 

142,947 

13,090 

30 

78,430 

8,212 

60 

131,296 

13,749 

31 

66,368 

7,634 

61 

144,282 

12,324 

32 

92,961 

8,805 

62 

142,719 

12,200 

33 

103,597 

9,278 

53 

168,010 

12,780 

34 

94,910 

9,431 

64 

178,420 

13,993 

35 

107,772 

10,633 

65 

198,418 

15,232 

36 

112,549 

9,692 

56 

223,779 

16,983 

37 

140,064 

10,258 

67 

267,595 

19,152 

38 

142,811 

10,803 
Totale 

58 

214,486 

16,739 

Cor.  4,642,676 

Cor.     419,697 

1 


(1)  Quesla  Tavola  6  ricavaia  dai  Registri  iifTiciali  della  Legazione  di 
Bologna.  Vi  6  per  carlo  qiialche  diflerenza  coi  veri  e  reali  raccoiti  fatii  in 
quelle  annate;  ma  pure  si  pii6  credere  con  fondaraento,  die  le  dilTerenze  sa- 
ranno  di  piccolo  conto ;  imperocchii  non  sono  raolli  i  proprielari  di  risaie ,  e 
qiiesli  pressoccliA  Uitti  le  coltivano  a  proprie  spese  e  non  a  mezzadria ;  men- 
tre  poi  dipendono  per  le  dennncic  e  per  i  dcbili  permessi,  da  nna  apposita 
Coniniissione  govcrnatira. 


ESAME   STORICO   INTORNO    LE   RlSAIE    EC. 


341 


TAVOLA  III." 

—  Desiinta  dai  Regislri  ofliciali   di  Legazioae  — 

Qtiantilalivo  delta  Popolazione  risconlraia  per  (fiialtro   perioJi  diflerenti 
nei  scgiicnti  Comiini  ove  sono  Risaic. 


NOME  DEL  COMUNE 


Aiimt-iito 

Anno 

Annii 

Anno 

Anno 

coin- 

plcssivo 

1814 

1827 

1840 

I85f 

in 

10  anni 

1 

3 
4 

5 

6 

7 

8 

9 

10 

11 

12 

13 


1 

2 

3 

4 

5 

6 

7 

8 

9 

10 

11 

12 

13 


Molinella 

Mcdicina 

S.  Pielro  in  Casale 

Malalbergo 

Galliera 

Crevalcore 

S.  Maria  in  Dtino . 

Biidi'io 

Baricella 

Caslclfranco  .... 

Pcisiceto 

Mineibio 

S.  Agata 

Totali  .   .   . 


6,091 

6,956 

7,364 

9,934 

3,843 

8,387 

9,318 

10,692 

11,024 

2,637 

2,989 

4,503 

4,748 

5,254 

2,265 

3,245 

4,726 

5,376 

5,968 

2,723 

2,701 

3,227 

3,882 

4,440 

1,739 

7,859 

8,997 

9,677 

10,135 

2,276 

1,965 

3,463 

3,688 

4,055 

2,090 

11,744 

13,714 

14,830 

16,917 

4,183 

3,501 

6,118 

4,274 

5,085 

1,584 

8,592 

9,625 

10,535 

11,374 

2,782 

9,930 

11,599 

12,463 

13,889 

3,959 

6,341 

5,116 

6,321 

6,674 

1,333 

2,704 

3,061 
89,422 

3,257 
97,097 

3,699 
107,448 

985 
32,399 

75,049 

63 
31 
75 
53 
60 
29 
106 
42 
45 
32 
40 
25 
37 


TAVOLA  IV.^ 


—  Desunia  dai  Regislri  orticiali  come  sopra  — 
Altri   Comiini    di    pianiira    ove    non    sono    Risaie. 


Argellato.  .  . 
Argile  .... 
Anzola .... 
Borgo  Panigale 
Caslcl  Guellb 
Calderara    .  . 
Castel  Maggiore 
Castcnaso    . 
Viadagola   . 
Poggio  Renalico 
S.  Agosiino  . 

Sala 

S.  Giorgio .  . 

Totali 


2,787 
2,532 
2,832 
2,845 
2,373 
3,494 
2,894 
2,870 
2,902 
3,052 
2,834 
2,818 
2,687 

36,920 


3,176 

3,581 

3,769 

1,008 

36 

2,620 

2,834 

3,229 

697 

27 

2,946 

3,357 

3,675 

843 

30 

3,346 

3,891 

4,098 

1,153 

40 

2,440 

2,605 

2,970 

697 

25 

3,654 

3,837 

4,083 

689 

17 

3,406 

3,582 

4,084 

1,189 

41 

3,189 

3,652 

3,798 

928 

32 

3,227 

3,627 

4,009 

1,107 

38 

2,376 

2,557 

3,433 

381 

12 

'   5,052 

5,941 

6,486 

3,652 

128 

3,068 

3,101 

3.408 

590 

20 

3,308 

3.400 

3,615 

928 
13,662 

34 

342 


Paolo   Phedieri 
TAVOLA  V.^" 


Popolazioiie  di  alcune  PaiTocchie  della  piaiiiiia  holognesc  prima  e  dopo 
la  forinazione  delle  Uisaie  (1). 


PARROCCIIIE 


Piima 

Ni'll 'All- 

Ni-ll'An- 

^t■ll'An- 

Ndl'An- 

lll'llc 

no 

110 

110 

110 

Risaic  (2) 

1314 

I82f 

1840 

1853 

Alledo 

S.  Agala 

S.  Aiiionio  della  Qiiaderna 

Bai'icclla  .  .  , 

Biida 

Caslel    Giielfo 

Fiorenlina  (3) 

Gavaselo 


9i  S.   Maria  in  Diino  . 


S.  Marlino  in  Argine  . 
S.  Malico  della  Decinia 
S.  Maria  della  PadiiUe. 

Minerbio 

Massiiniatico 

Malalbergo 

Medicina 

Porto  Niiovo 

Saletlo 

Selva    


10 
11 
12 
13 
14 
15 
16 
17 
18 
19 
20 1  Villa  Fonlana 


Totali 


1,875 

2,433 
212 

2,049 
392 

2,263 
961 
550 

1,047 

2,190 

2,650 
626 

2,601 
755 
874 

2,809 
492 
881 
484 

1,296 

27,436 


1,492 

2,804 
153 

2,119 
373 

2,229 
742 
542 
981 

1,998 

2,518 
586 

3,134 
694 
794 

2,857 
634 
687 
474 

1,206 


1,811 

3,060 
240 

3,236 
462 

2,485 
818 
621 

1,084 

2,317 

2,840 
670 

3,711 
776 
814 

3,625 
626 
854 
622 

1,447 


1,827 

3,300 
312 

3,519 
616 

2,574| 
827 
639 

1,243 

2,464 

2,890 
605 

3,818 
736 
965 

3,766 
646 
867 
700 

1,630 


2,132 

3,699 

242 

3,949 

794 

2,979 

794 

612 

1,346 

2,802 

3,026 

691 

4,131 

806 

1,124 

3.773 

713 

993 

789 

1,603 


All- 
nu-iilo 


mezzo 

secolo 


257 

1,266 

32 

1,900 

402 

717 

62 
269 
706 
376 

66 
2,070 

50 
250 
964 
174 
112 
296 
407 


37,941  10,363 


(1)  Qiiesla  Tavola  H  ricavata,  nelle  prime  due  epoche,  dai  dociimenli  e  rae- 
morie  delP  Edillo  Frosini,  pubblicalo  1' Anno  1816;  nelle  due  parti  seguenti 
dai  Diari  Ecclesiastici  che  si  pnbblicano  ogni  anno  dalla  Stamperia  Arcivesco- 
vile;  e  per  1' anno  1863  dalla  Statislica  ofTiciale  dello  Stato  Pontificio  pnb- 
blicata  nel  corrente  anno  1867. 

(2)  Qiiesti  dali  sono  presi  dalle  labelle  unite  all' Edilto  Frosini,  e  si  rife- 
riscono  agli  ullimi  anni  del  decorso  secolo. 

(3)  In  qiiesta  imica  Parrocchia  essendo  state  atterrate  molle  case,  oltre  la 
istitiizione  delle  Risaie,  vi  ^  stata  diminiizioDe  di  animato. 


ESAME  STORICO   INTORNO    LE   RlSAIE   EC. 


3.i3 


TAVOLA  VI.* 

Nascite  per  decennio  avveniile   nelle  seguenli 

Paiiocchie  prima  e  dopo  la   forraazione 

delle  Risaie  (1). 


TAVOLA  VII.^ 

Matrirooni  die  si  sono  faiti 
in  tin  decennio  nelle  delle 
Parroccliie    ove    soiio    Ri- 
saie (2). 


NOMI  UELLE    PARROCClllE 


Nati  in  un  Decennio 


i       « 

c 

3   '5 

o 

2.2  k 

=  £  g 

(Idle 

,=  =  - 

^-S  c 

|i_ 

Risaie 

-   g- 

z   ■§ 

a/ 

2= 

ih 


Popo- 

lazione 

neir  anno 

1854 


Mdtrimoni 

fatli 
nel  decen- 
nio prima 
dcllSSS 


Proporzio- 

nc 
dpi    Matri- 

nxtni 

ogni    mille 

ahitanti 


S.  Agata 

Altedo 

S.  AntoDio  della  Quaderna 

Biida 

liarlcella 

Caslel  Guelfo 

Fiurentlna 

Gavasclo 

S.  Martino  in  Argine  . 
S.  Malteo  della  Oecima  . 
S.  Maria  in  Padulle 
S.  Maria  in  Duno  . 
Massiinialico  .... 

Malalbergo 

Mincrbio 

Mcdicina  (3)  .  .  .  . 
Porlo  Nuovo  .... 

Salclto 

Selva 

Villa  Fontana   .... 


1,112 

1,269 

1,376 

264 

3,699 

317 

9 

518 

565 

639 

91 

2,132 

176 

8  i 

84 

78 

91 

7 

242 

35 

14 

200 

164 

208 

8 

493 

50 

10 

1,204 

1,017 

1,604 

400 

3,949 

369 

9 

UGo 

1,048 

1,196 

23ll 

2,970 

246 

8 

369 

303 

322 

^7, 

795 

71 

9 

231 

186 

253 

22' 

612 

60 

9  \ 

6.1.5 

638 

1,181 

516 

2,802 

235 

8  J 

960 

801 

897 

63 

3,025 

256 

8 

230 

225 

321 

91 

691 

64 

9 

427 

389 

495 

68 

1,346 

110 

8  \ 

333 

338 

352 

19 

805 

61 

7  i 

36o 

325 

448 

83 

1,124 

86 

8 

1,160 

1,181 

1,743 

583, 

4,131 

328 

8 

1,145 

1,132 

1,169 

2^ 

3,773 

285 

^  i 

200 

187 

270 

70 

7(3 

46 

7 

]   389 

306 

412 

23j 

993 

82 

8 

1   350 

309 

342 

8 

789 

71 

9 

491 

473 

511 

20 

1,603 

136 

8  \ 

(1)  Le  cifre  del  decennio  anteriore  e  posleriore  alia  forraazione  delle  Risaie 
SODO  prese  dalle  memorie  e  documenti  inseriti  nella  Legge  Frosini  dell'  an- 
no 1816. 

(2)  Le  cifre  del  decennio  sonorai  stale  presenlale  dai  Reverendi  Parrochi 
delle  localita  indicate. 

(3)  Alcnne  di  queste  cifre  mi  sono  state  favorite  da  persona  arnica  cui 
debbo  sincera  gratitudine. 


344 


Paolo    Predieri 
TAVOLA  VIII." 


Moitalila  die  si  osservarono  nelle  infrascritle  Parrocchie  prima  e  dopo 
la  formazionc  delle  Risaie   (1). 


PARROCCHIE 


Morlaliti  ncl  deccn- 

nin  anteriorc  alle 

Risaie  (2) 

c 

c  « 
^  r  4) 

P 

o 
'5  o 

?3  •" 
-2 

:■?-- 

c  c 

C   1 

ire 
1  = 

Quantity  della  popo- 

lazione 

netranno  1854 

Proporz.  prima  delle 
Risaie  colla  popo- 
lazione  del  1814 

_2  •-  _ 

0*5    = 

2    E  £  S 


1  Alledo 

2  S.  Ant.  delta  Quaderna 

.■{|S.  Agata 

l|r.(ida 

'i  j  Baricella 

6  Castel  Giielfo 

7|Fioienliiia 

8  Gavasclo 

9  S.  Maria  in  Diino  .  . 

10  S.  Mai'tino  in  Argine  . 

1 1  S.  Mallei)  della  Uccima 

12  S.  Maria  in  Padiille  . 

13  Minerbio 

14  Massuniatico  .... 

15  Malalbcrgo 

16  Medicina 

I"  Porto  Niiovo  .... 

18  Saletto 

19  Selva 

20  Villa  Foniana    .  .  . 

Tolale  .   . 


392 

645 

1,942 

456 

561 

2,132 

2ii 

224 

8'J 

153 

126 

100 

242 

4   J 

1,000 

1,011 

2,801 

913 

1,019 

3,699 

4  i 

182 

198 

392 

151 

159 

493 

4  i 

903 

1,027 

2,119 

1,091 

1,199 

3,949 

4  1 

638 

861 

2,263 

892 

899 

2,970 

2  1 

1   299 

372 

951 

331 

320 

795 

3  ^ 

221 

178 

550 

152 

180 

012 

2  i 

421 

392 

1,047 

299 

364 

1,340 

4 

703 

714 

2,196 

829 

981 

2,802 

3  i 

1,017 

1,135 

2,518 

985 

906 

3,025 

3  k 

210 

238 

568 

206 

253 

691 

3  h 

773 

859 

3,134 

958 

1,086 

4,131 

3 

275 

266 

694 

278 

277 

805 

2  1 

254 

269 

791 

300 

317 

1,124 

3 

1,156 

1,159 

2,857 

1,078 

1,306 

3,773 

2  h 

200 

240 

534 

192 

189 

713 

4 

229 

374 

687 

232 

357 

993 

4 

285 

433 

474 

304 

390 

789 

6 

540 

670 

1,206 

422 
10,195 

438 

1,603 

4  k 

10,088 

11,220 

27,885 

11,331 

36,687 

3  h 

3  J 

2  i 

3  i 

3^ 

3  ^ 

3  \ 

4  i 

3  A 

o  li 

2  i 

3l'5 

2| 

2  J 

3  A 

2^ 

2  IC 

5" 

3  J 


(1)  Qiiesta  Tavola  ft  corapilala  siii  Dociimenti  Statistici  riiinili  alia  Legge 
sulle  Risaie  pubblicata  dal  Frosini  nell' anno  1816;  stille  cifre  tolle  dalla 
Slatislica  ofliciale  dello  Stalo  Ponlificio  piibblicala  nell' anno  1857,  e  con 
quelle  cifre  e  visnilanze  olteniite  dalle  informazioni  dei  Rev.  Parrocbi  in  qnesti 
iiltimi  tempi.  Abbiano  qiiesli  Signori  i  raiei  ringraziamenti  sinceri ,  e  si  ac- 
certino   della  niia  gratitudine  e  corrispondenza. 

(2)  Non  ho  potiito  conoscere  con  precisione  la  cifra  della  popolazione  di 
quel  tempo. 


SULLO  SCIIELETRO 

DELIA  LACERTA  VIRIDIS  LIN, 

SULLA  RIPRODUZIONE 

DELLA  CODA  NELLE  LUCEllTOLE 

E  SULLE  OSSA  CUTANEE 

DEL  TESCHIO  DE'  SALRII 

NOTA 
DEL  PROFESSOR  CAV.  LLIGI  CALORI 

(Letta  nella  Sessione  dclli  tl  Marzo  1858.) 


N. 


I  ella  prima  nota  ho  pailato  della  Osteologia  de'  Vaiaui- 
di,e  specialmente  dello  scheletro  del  Monitor  teirestiis -(Egi- 
pti  Cuv.  ,  piendendone  ad  esame  una  figura  allor  allora 
data  in  luce  dall'  Autore  della  grande  Opera  =  1'  Orga- 
nisation du  Regne  animal  =  il  Signor  Eniilio  Blanchard. 
Ora  faro  alcune  altre  annotazioni  suUa  Osteologia  de'  La- 
certidi,  ed  in  ispecie  su  due  particolarita  necessariamen- 
te  legate  a  quest'  Osteologia ,  voglio  dire ,  la  riproduzio- 
ne  della  coda  ne'  Lacertidi  stessi ,  e  le  ossa  cutanea  del 
teschio  de'  Saurii. 

II  lodato  Naturalista  francese  nella  sua  Tav.  30  de'  Ret- 
tili-Saurii  dimostra  in  sette  figure  1'  Osteologia  dei  La- 
certidi ,  proponendone  come  tipo,  quella  della  Lacerta 
viridis  Lin.  Delle  quali  figure  la  prima  rappresenta  in 
profile  lo  scheletro  di  questa  lucertola  col  teschio  spo- 
glio  delle  ossa  cutanee.  Essendo  tale  scheletro,  come 
ne  scrive  1'  Autore,  di  naturale  grandezza,  ha  dimension! 
T.   IX.  4^'i 


3i6  LuiGi  Calori 

si  vaiitaggiate  die  invano  ho  cerco  tVa  Ic  lucertole  veidi 
nostiali  alcuna,  die  le  aggiugnesse ;  iinperocclie  agguaglia 
esso  -43  centiin.,  mentie  lo  sclielctro  dell'  individiio  piu 
colossale  da  me  notoniizzato  noii  misiirava  se  nou  la  lun- 
ghezza  di  35  centim.  Ma  questa  sarebbc  diff'ercnza  di  poco 
moinento ,  la  quale  forse  dipeiide  dall'  essere  men  vecchio  e 
men  cresciuto  T  individuo  die  mi  son  valso  per  quello  ,  e  in- 
torno  la  quale  non  spendero  ulteriori  parole ,  conciossiache 
altre  ben  maggiori  differenze  vi  abbiano  die  ricliieggono 
piu  lungo  discorso  e  die  verro  di  mano  in  mano  divisan- 
do  in  questa  nota,  la  quale  sara  di  tenore  non  dissimile 
dair  antecedente,  cioe  uii  confronto  delle  mie  proprie  os- 
servazioni  coi  precetti  porti  dal  Naturalista  francese ,  ed 
una  correzione  e  un'  aggiuiita  a  quaiito  ne  ha  egli  dato 
di  difettoso,  od  ha  trascurato. 

Mostra  la  Fig.  i.  Tav.  21.  lo  scheletro  della  Lacerta  vl- 
ridis  Lin.  grande  al  vero ,  non  gia  di  profilo  come  quello 
del  Blauchard  ,  ma  in  tre  quarti ,  e  veduto  quasi  come  a 
volo  di  uccello,  acciocche  di  presente  se  ne  avvisi  il  mag- 
gior  numero  possibile  di  particolari.  Ne  ho  gia  detta  la 
intera  lunghezza.  Quella  della  colonna  vertebrale  e  di  32 
centim.  piu  1  mill.:  alia  coda  ne  appartengono  21  e  .5 
mill.  ;  il  restante  al  tionco  cosi  che  quella  e  quasi  del 
doppio  piu  lunga  di  questo.  In  essa  colonna  ho  contate 
78  vertebre,  e  ve  ne  hanno  6  al  collo ,  22  al  dorso, 
2  al  sacro,  e  48  alia  coda,  se  pero  in  questa  regione 
non  ne  mancava  veruna,  essendo  molto  difficile  a  conoscere 
se  tutte  vi  fossero,  abbenche  la  coda  terminasse  in  sottile 
punta ;  onde  che  vi  aggiugiiero  il  prudentissimo  circa  del 
Barone  G.  Guvier.  Ho  desunto  il  numero  delle  vertebre 
cervicali  dal  carattere  della  spina  inferior  posteriore  dei 
loro  corpi.  Nulla  poi  occorre  di  notabile  in  esse  se  non 
e  forse  un  fordlino  aperto  in  ciascun  lato  del  segmento 
superiore  dell'  atlante,  e  la  grossezza  del  nucleo  osseo 
deir  apolisi  odontoide  dell'  asse ,  e  la  sua  quasi  intera 
saldatura  col  corpo  di  questa  vertebra,  dal  quale  nucleo 
procede  evidentemente  la  spina  anterior  inferiore  dell'  as- 
se  medesimo.   L'  apofisi    odontoide    e    piatta    e  conformata 


SuLLO   3CHELETR0    DELLA   LaCERTA  EC.  347 

a  modo  di  ciesta  trasversale ,  ed  lia  sotto  di  se  una  sa- 
perficie  articolaie  inulto  estesa :  conformazioiie  assai  piii 
semplice  di  queila  die  ne  mostro  il  Manitore  terrestre. 
Stabilisce  il  Cuvier  (1)  non  esservi  nella  Lucertola  veide 
di  Fontainebleaii,  nella  Lucertola  grigia ,  e  nella  Lucertola 
verde  occhiata,  die  queste  due  prime  vertebre  cervicali 
mancanti  di  costole ,  e  cio  e  altresi  confermato  dalla  figu- 
ra  del  Blaiidiard.  Ma  stando  alle  niie  osservazioni  piu 
volte  ripetute  siilla  Lucertola  verde  e  sulla  Occliiata  Fig.  L 
Tav.  21.  —Fig.  4.  Tav.  23.  non  trovo  conformi  al  vero  le 
asserzioni  di  quei  due  Anatomici ;  die  anche  la  teiza  ver- 
tebra cervicale  va  sprovvista  di  costole,  e  queste  sol  co- 
minciano  dalla  parte  anteriore  e  dai  lati  della  qiiarta.  Le 
tie  prime  costole  cervicali  poi  sono  corte  ma  larglie  e 
piatte ,  e  fornite  nella  estremita  libera  di  una  epilisi  car- 
tilaginea  allargata,  angolosa,  forcuta ,  non  dissimilinente  da 
quanto  occorre  in   altri  Saurii. 

II  iiumero  delle  vertebre  dorsali  e  nel  nostro  scheletro 
minore  di  una  a  rispetto  di  quel  della  figura  del  Blan- 
chard,  e  consente  meglio  con  quanto  ne  ha  notato  il  Cu- 
vier nell'  opera  suUe  ossa  fossili ,  ove  da  le  cifre  delle 
vertebre  delle  diverse  regioni  nelle  tie  Lucertole  sunnomi- 
iiatc  (2).  Se  non  che  egli  al  dorso  non  assegna  che  venti 
vertebre ,  ed  otto  ne  da  al  collo ,  imperocclie  egli  non 
comincia  ad  enumerare  le  vertebre  dorsali  altro  che  da 
queila  che  sostiene  la  prima  costola  die  coUa  sua  cartila- 
gine  di  prolungamento  va  a  congiungersi  con  la  cartilagi- 
ne  romboidale.  Ma  una  differenza  che  ben  pin  moiita  ,  e 
che  questo  Autore  non  conta  nella  Lucertola  occhiata   che 


(1)  Oss.  foss.  Tom.  V.  II  Partie  pag.  208.  Nombre  des  vertcbres.  Vedi  pure 
Lemons  ec.  Tom.  1.  pag.  88.  Bnixelles  1836.  Serabra  per6  che  Cuvier  nel  teste 
sull'  est.  des  Lezards  Oss.  fos.  Torn.  cit.  I',  cit.  pag.  286  dica  il  contrario  che 
nella  Tavola.  Eccone  le  parole  «  Dans  les  Lizards  ordinaiics ,  Ics  scinques ,  et  iin 
pen  dans  les  anolis  et  les  geckos ,  les  cdtes  cervicales  attachies  aux  vertebrcs 
quatriimc ,  cinqni^roe  el  sixieme  sont  sengulierment  compriraies  et  elargies  a 
lenr  extrimiti  libre  ».  Cotali  costole  sono  le  tre  prime  cervicali. 

(2)  Tom.  cit.  part.  cit.  pag.  cit. 


348  LuiGi  Calori 

19  vertebre  dorsali  (1),  e  R.  Wagner  una  eli  meno  {2);  lo 
che  assolutamente  non  e  :  che  il  nnmeio  di  queste  verte- 
bre in  essa  lucertola  e  eguale  a  quello  delle  dorsali  della 
lucertola  verde.  Senibra  dunque  clie  in  queste  due  specie 
di  lucertola  il  numero  22  per  la  regione  dorsale,  o  il  20 
nella  maniera  di  considerare  del  Guvier ,  il  quale  ha  le 
due  prime  dorsali  per  le  due  ultiine  vertebre  cervicali , 
sia  di  norma.  Ma  se  cosi  e ,  viene  di  legittima  conseguen- 
za  che  il  numero  23  dimostrato  dal  Blanchard  nella  re- 
gione dorsale  della  Lacerta  viridis  sia  uno  sbaglio  o  per 
lo  meno  un  numero  insolito  od  anomalo.  Cio  dico,  peroc- 
che  ho,  non  ha  guari,  in  quella  varieta  di  Lucertola  ver- 
de, che  appellano  bilineata,  veduto  il  numero  21  nella 
regione  prefata:  onde  che  se  pu6  esservi  difetto  di  nume- 
ro, nulla  toglie  che  non  possa  esservi  anco  eccesso. 

Le  due  pi'ime  vertebre  dorsali  hanno  costole  sottili  ed 
allungate ,  simili  a  quelle  che  seguono ,  ma  che  non  ag- 
giungono  al  par  delle  costole  delle  vertebre  cervicali  alia 
cartilagine  romboidale.  Le  cinque  costole  che  le  stanno 
di  dietro ,  unisconsi  coUe  loro  cartilagini  di  prolungamen- 
to  al  detto  pezzo  dell'  apparecchio  sternale  con  questo 
che  le  cartilagini  delle  due  ultime  costole  congiungonsi 
da  ciascun  lato  in  una  avanti  d'  inserirsi  in  quel  pezzo , 
costituendo  cosi ,  come  due  process!  xifoidei ,  secondo  F  o- 
pinione  di  GeofFroy  Saint-Hilaire.  Negli  individui  adulti 
tutte  queste  cartilagini  di  prolungamento  non  sono  vera- 
mente  di  sostanza  cartilaginea,  ma  di  un  particolare  osso 
granuloso  simile  a  quello  della  cartilagine  romboidale.   Le 


(1)  Op.  cit.  pag.  cit.  Nell' opera  siille  ossa  fossili  il  Ciivicr  nota  in  qiiesta 
Lucertola  2  verlebre  cervicali  scnza  costole,  6  con  costole  e  19  dorsali, 
menlre  ncl  Tableau  (In  nonibrc  des  vert^hres  dans  Ics  Reptiles  inserito  nelle 
Lefons  d'  anat.  conipar.  indica  2  verlebre  cervicali  e  25  dorsali ,  non  avendo 
qni  per  cervicale  che  P  atlanle  c  I'asse;  in  tiitto  queste  vertebre  del  troncn 
sarebbero,  secondo  lui^  27,  ma  le  sono  28  come  nella  Lucertola  verde. 

(2)  Icones  Zootoniicae  Leipzig  Tav.  Xlll.  Fig.  X.  lo  ho  contate  in  qiiesta 
figura  le  vertebre  del  tronco ,  ed  ho  trovato  che  le  sono  26  ,  vale  a  ilire  8 
al  collo,  e   18  al  dorso. 


SULLO   SCHELETRO   DELLA  LaCERTA   EC.  349 

costole  retroposte  alle  descritte  soiio  tutte  costole  acldo- 
ininali  e  non  ascendono  che  a  15,  cio  e  dire  che  ve  ne 
ha  una  di  tneiio  die  nclla  figuia  dello  scheletro  del  Blan- 
card ,  essendo  altiesi  in  questa  parte  posteriore  delia  re- 
gion dorsale  della  colonna  vertebrale  notevole  la  differenza 
di  una  vertebra  in  piii  nel  inedesimo  scheletro.  Le  quali 
costole  sono  tanto  piii  corte  quanto  piii  posteriori ,  ed 
hanno  pure  le  loro  cartilagini  di  prolimgainento  di  varia- 
bile  lunghezza  e  natnra,  massimamente  le  piii  anteriori 
che  le  olfrono  simili  a  quelle  delle  costole  sternali ,  corn- 
poste  cioe  di  un  particolare  osso  granuloso.  La  cartilagine 
della  prima  costola  addominale  e  ragguardevole  non  solo 
per  la  lunghezza ,  ma  eziandio  per  la  curiosa  particolarita 
di  congiugnersi  con  quella  dell'  altro  lato  suUa  linea  me- 
dia, onde  ha  luogo  nn  anello  che  cinghia  anteriormente 
r  addome;  disposizione  qm  anomala,  ma  iiormale,  e  pin 
estesa  nei  Camaleonti  ed  in  alcuni  altri  Saurii ,  e  che  al 
dire  di  Cuvier  (I)  senibra  essere  propria  ai  sotto-generi , 
che  cangiano  di  colore.  Nella  figura  datane  dal  Blanchard 
le  cartilagini  di  prolungamento  delle  costole  sternali  e 
delle  addominali  anteriori  sono  troppo  corte. 

Quanto  alle  vertebre  sacrali  e  caudali  nulla  trovo  che 
veramente  meriti  particolare  considerazione.  Cio  nondime- 
no  notero  rispetto  alle  ultime,  che  la  loro  divisione  tras- 
versale  descritta  in  prima  da  Cuvier  (2),  e  ritornata,  non 
ha  molto,  alia  memoria  degli  Anatomici  dall'  Illustre  Prof. 
G.  Hvrtl  (.3)  comincia  all'  ottava  vertebra  caudale  c  pro- 
segue  Hno  air  estremita  della  coda.  Dalla  parte  supei'iore 
di  questa  divisione ,  e  particolarniente  dalla  porzione  po- 
steriore si  eleva  un'  apofisi  spinosa,  che  si  porta  anterior- 
mente salendo  in  direzione  obliqua  verso  1'  apice  del  {)ro- 
cesso  spinoso  che  le  sta  davanti,  e  che  con  questo  apice 


(1)  Osr.  foss.  Tom.  cit.  P.  cit.  pag.  288. 

(2)  Oss.  foss.  Tom.  cit.  P.  cit.  pag.  28C-87. 

(3)  Ueber   die   normale    Qiierlheilung    der   Saiirier    Wiibel-Silziingber    dcr 
Akab.  der  Wiessenscliaften  Bd.  X.  .lahrg.  1853.  S.   185.   (  1853  ). 


350  LuiGI    Galori 

coiigiugnesi  per  una  specie  di  legamento  tendineo;  la  qua- 
le apoiisi  e  niolto  piu  sviluppata  nella  Luccrtola  occliiata 
Fii!;.  i.  Tav.  23.  clie  nella  verde,  nella  ninralis  ec.  e  si  va 
in  tutte  seinpre  piu  abbreviando ,  qnanto  e  piii  posteriore, 
finclie  si  perde.  Nota  giustamente  il  Cuvier  clie  le  due 
porzioni  anteiiore  e  posteriore  che  risultano  da  cotale  di- 
visione,  non  sono  fermate  da  leganienti,  ma  sol  dal  pe- 
riostio  e  dai  tendini  dei  nuiscoli :  dondc  1'  estrema  facili- 
ty con  che  si  tronca  la  coda  nelle  Lucertole,  e  negli  al- 
tri  Saurii  die  offrono  nelle  loro  vertebre  candali  una  si- 
mile disposizione.  Ma  se  natura  creo  si  poco  salda,  anzi 
fVagilissima  qnesta  parte,  provvide  anco  inaravigliosamente 
al  difetto  col  dare  alia  porzione  rimasta  della  coda  tron- 
cata  il  potere  di  rimettere  la  porzione  perdnta.  La  quale 
rigenerazione  quantunque  da  gran  tempo  conta  e  risapu- 
ta ,  non  e  pero  in  tutti  i  suoi  particolari  si  chiara  come 
alcun  potrebbe  credere.  La  porzione  rifatta  di  coda  ha 
dessa  il  medesimo  aspetto  di  S([uame  e  di  colore  della 
perduta,  o  di  quella  da  cui  rigermoglio,  ovvero  le  squame 
son'  elleno  piii  piccole  senza  reste ,  senza  spine,  come 
disse  Cuvier  (1),  o  come  altri  piu  genericamente  (2) ,  dif- 
fereiiti,  o  ad  anelli  di  un'  altra  tinta  ?  Si  puo  egli  distin- 
guere  coUa  ispezione  esterna  ove  la  coda  fu  tronca ,  o 
il  punto  donde  ripullulo,  e  quindi  le  Lucertole  a  coda 
riprodotta  da  quelle  a  coda  primitiva?  La  coda  riformata 
a  quale  lunghezza  e  grossezza  puo  aggiugnere?  I  tessuti 
della  novella  porzione  di  coda  sono  simili  a  quel  della 
peiduta  e  come  unisconsi  coi  preesistenti  della  porzione 
rimasta?  E  egli  vero  clie  in  luogo  di  vertebre  vi  abbia 
sempliccmente  un  tubo  cartilagineo  come  il  piu  de'  Na- 
turalisti  e  de'  Fisiologi  ammette,  fra  i  quali  citeremo  Du 
Verney  (.3) ,  Marchand  (4.) ,  Cuvier  (.5) ,  Cams   (6) ,  G.  Mul- 


(1)  Op.  cit.  Tom.  cit.  1.  c. 

(2)  Diimi^i'il  ct  Bibron  Erpetologie  etc.  Tom.  cinquieme.  Paris  1839.   pag.  24. 

(3)  Histoire  de  I' Acad,  royal,  des  sciences  Tom.  11.  pag.  7.  annee  1686. 

(4)  Histoire  de  1' Acad,  royal,  des  sciences  an.   1718.  pag.  25. 
(6)  Op.  cil.  Tom.  cit.  1.  c. 

(6)  Tabulae   iiliistrantes    quint.    11.  Tav.    IV.    fig.  X.  Vedi    anche    Traits 

I'lim.  d' Anat.  comp.  Tom.  prem.  pag.  196.  Paris   1836. 


SULLO   SCHELETRO   DELLA   LaCERTA  EC.  35  1 

ler  (1),  Burdacli  (2),  oppure  questo  tubo  si  ossifica ,  e  si 
trasinuta  iti  una  serie  di  vertebre,  siccome  leggianio  nella 
Stoiia  Natiiralc  di  Buffoii  la  dove  questo  Aiitore  parlando 
della  liproduzione  di  due  o  tre  code  airenna  nou  essere 
che  in  una  sola  (  ed  e  la  piu  peifetta  )  un  vero  schele- 
tro  vertebrato  (3),  o  secondo  che  lia  recentemente  posto 
H.  Muller  (4)  dietio  osservazioni  fatte  sopra  un  raniano 
a  due  code  rigenerate,  sol  tenda  quel  tubo  a  conformarsi 
in  anelli,  come  gia  Dumeiil  e  Bibton  avevano  indica- 
to  (5) ,  ripetendo  quanto  si  osserva  uella  ossificazione  del- 
la  coionna  priuioidiale  cartilagiuea  degli  enibriuni  delle 
testuggini ,  .  delle  Lucertole  stesse  e  degli  ofidi?  E  egli 
vero  inline  che  entro  questo  tubo  non  si  prolunglii  come 
vuole  il  Caius  (6)  la  inidolla  spinale  e  che  percio  riman- 
ga  esso  cartilagineo?  Ecco  una  serie  di  quesiti  in  parte 
irresoluti,  o  diversaniente  risoluti,  e  se  alcuno  ve  ne  ha 
die  abbia  ricevuta  una  soluzione  generalmente  accettata 
dai  Naturalisti  e  dai  Fisiologi,  non  si  vuol  tenere  come 
definitiva,  perche  non  sorretta  da  prove  irrefragabili.  Di 
qui  la  necessita  di  nuove  osservazioni,  le  quali  essendomi 
venuto  fatto  di  raccogliere,  verro  ora  esponendo  coUa  mag- 
giore  brevita  possibile. 

Quattro  Lucertole  niurali  da  lungo  tempo  conservate 
nello  spirito  di  vino  riceveva  nel  Febbraio  dello  scorso 
anno  1857  dall'  Illustre  Collega  Cav.  Professore  Giuseppe 
Bianconi    per    tutt'  altra    ricerca    che    la   presente.   Queste 


(1)  Manuel  de  Physiologie  etc.  Tom.  prern.  pag.  310. 

(2)  Traite  de  Physiologie  etc.  Tom.  huilieme.  Paris  1837.  pag.  207. 

(3)  Histoire  nalurelle  des  qiiadriipedes  ovipares  etc.  par  Lacepede  Tom.  prem. 
Paris  1788.  pag.  304.  L' aiitore  cila  Marchand  Hist,  de  1' Acad,  des  scien- 
ces an.  1718,  non  che  il  Tom.  12  della  materia  medica  di  Geoffroy ,  i  qiiali 
dne  aiitori  pcr6  affcrmano  non  esservi  vertebre,  ma  tm  tubo  cartilagineo. 

(4)  Non  conosco  1'  opinione  di  quesio  Autore  che  per  citazioni.  Citando 
lutti  questi  Autori  non  ho  inteso  di  fare  la  storia  cronologica  di  qiielli  che 
hanno  parlato  del  fenomeno,  ma  solo  d' indicare  le  opinioni  pii'i  generalmente 
ricevute  intorno  al  niedesiino. 

(5)  Op.  cit.  I.  c. 

(6)  Op.  cit.  pag.  cit. 


352 


LuiGi  Calori 


1 
t 


i! 


lucertole  erano  tutte  con  la  coda  rigenerata,  di  che  ne  egh 
ne  io  ci  eravamo  accorti ,  ne  so  chi  lo  avesse  potato  so- 
spettare,  non  avendo  elleno,  tranne  una,  il  piu  che  ine- 
nomo  segno  capace  d'  indurne  in  sospetto.  Quest'  una  era 
lunga  14  centiin.  meno  2  mill.,  della  quale  lungliezza  la 
coda  teneva  7  centim.  e  8  mill. :  onde  che  era  piii  corta 
del  normale,  essendo  di  legge  ch'  essa  non  abbia  gii  po- 
co  piu  della  meta ,  ma  i  due  terzi  della  totale  lunghezza 
del  rettile.  Era  normalmente  configurata ,  e  nulla  presen- 
tava  di  notabile  nelle  squame  salvo  che  alia  distanza  di 
un  centimetro  e  mezzo  circa  dalla  sua  origine  offriva  una 
zona  o  nodo  largo  da  4  in  5  mill,  di  un  color  giallo  lu- 
rido  misto  a  verde  e  con  squame  piccolissime,  non  striate 
o  lineate  in  lungo,  ma  tutte  liscie  e  quasi  circolari.  Que- 
sto  che  io  presi  per  una  cicatrice ,  era  1'  unico  indizio 
che  la  porzione  di  coda  situata  al  di  dietro  di  quel  nodo, 
era  coda  di  novella  formazione :  ho  detto  1'  unico  indizio, 
imperocche  quei  due  terzi  di  lunghezza  ,  quantunque  li 
tenessi  in  conto  di  legge ,  non  li  credeva  pero  di  legge 
invariabile ,  ne  di  quella  importanza ,  che  vi  riconobbi 
dappoi;  il  perche  non  ebbi  allor  valutata  la  minor  lun- 
ghezza di  essa  coda,  come  sarebbesi  convenuto.  La  quale 
porzione  di  coda  rifoi'mata  era  ben  ragguardevole ;  che 
presane  la  misura  dal  nodo  suddetto  all'  apice  della  coda, 
riusciva  lunga  6  centim.  e  4  mill.  Levata  la  pelle  non  ne 
appariva  lo  stesso  indizio  di  cicatrice  ne'  muscoli  caudali 
discoperti;  conciossiache  dalla  porzione  rimasta  di  coda 
alia  rifatta  passavano  essi  come  se  non  fossero  inai  stati 
tronchi,  non  mostrando  ivi  neppure  una  intersezione  ten- 
dinea  trasversa ,  e  formavono  de'  lunghi  fasci  longitudinali 
gli  uni  accanto  agli  altri  ed  anche  soprajjposti ,  aderentis- 
simi  alia  pelle ,  e  ad  un  tessuto  cellulare  jfitto  e  compat- 
to  che  in  un  col  peiiostio  avviluppava  lo  scheletro  della 
coda  novella ;  i  quali  muscoli  originavano  manifestamente 
dalla  porzione  rimasta  della  coda  antica  o  primitiva,  e  si 
erano  rigenerati  per  prolungamento.  Ma  oltre  questi  fasci 
longitudinali  vedeva ,  levando  la  muscolatura ,  de'  lacerti 
muscolosi  obliqui,  che  dalla  faccia  interna  della  pelle  della 


III 


SULLO    SCHELETRO    DELLA  LaCERTA   EC.  353 

porzion  reintegrata  di  coda  recavansi  al  tessuto  cellulare 
e  periostio  suddctti,  e  noii  avevano  sembiante  di  essere 
venuti  da  un  prodiiciinento  de'  muscoli  pieesisteiiti ,  ma 
da  origine  lor  propria.  E  quanto  ai  nervi ,  essi  altresi 
senza  veniii  segno  che  iie  indicasse  ove  lurono  divisi ,  pro- 
lungavansi  nella  coda  riprodotta ,  e  correvano  sotto  e  intra 
i  muscoli,  e  con  un  tjnalche  filamento  acconipagnavano, 
massiine  nella  parte  anteriore,  i  vasi  caudali.  L'  arteria 
caudale  in  un  con  la  sua  vena  prolungavasi  pure  nella 
nuova  porzione  di  coda,  e  correva  accolta  in  una  guaina 
cellulo-tibrosa  sotto  lo  scheletro  di  essa  porzione ,  e  per- 
corso  un  certo  tragitto  di  molto  assottigliavasi ,  e  sembra- 
va  perdersi,  rendendosi  in  sua  vece  piii  manifesta  una 
rete  sanguigna  risiedente  nel  tessuto  cellulare  e  nel  pe- 
riostio dello  scheletro  medesimo  ,  la  quale  assai  bene 
avvisavasi  per  esserne  i  vasellini  die  la  componevano 
segnati  da  nero  pigmento.  Levando  poi  il  detto  tessuto 
cellulare  in  un  col  periostio  d'  attorno  alio  scheletro  si 
conosceva  essere  in  quello  contenuta  della  pinguedine ; 
perocche  pigiandolo  o  colle  mollette  o  colle  dita  se  ne 
spremeva  non  poco  di  untuoso ,  ed  essiccandolo  dava  fuora 
le  goccioline  di  olio  che  esso  teneva  imprigionate.  Spoglio 
infine  del  periostio  lo  scheletro,  si  aveva  un  lungo  e  sottil 
cono  non  mica  cartilagineo,  ma  osseo,  e  di  un  osso  par- 
ticolare ,  tenero  cioe  e  molle  ed  elastico  si  che  ricordava 
le  ossa  de'  fanciuUi  rachitici ,  o  quelle  in  via  di  ossifica- 
zione.  Sottilissimo  all'  apice  che  corrispondeva  alia  punta 
della  coda,  aveva  nella  base  il  diametro  di  due  mill,  cir- 
ca. II  sno  principio  Fig.  2.  Tav.  22.  era  dalla  settima  ver- 
tebra caudale,  ove  in  questa  lucertola  sembrava  similmen- 
te  cominciasse  la  partizione  delle  vertebre  della  coda  in 
porzione  anteriore  e  posteriore,  e  sol  la  prima  di  queste 
porzioni  esisteva  della  vertebra  prefata ,  e  rappresentava 
un  semplice  anello  senza  alcun  indizio  di  processi ,  alia 
quale  porzione  la  base  del  cono  era  riunita  assai  solida- 
mente.  Nessun  vestigio  di  divisione  anulare  nel  cono  ,  ma 
solo  deboli  strie  trasverse  laterali  che  non  tutto  1'  attornia- 
vano  (Fig.  2.''''  Tav.  22.),  ma  arrestavansi  alia  linea  media 
T.  IX,  45 


35  i  LuiGi  Calori 

superiore  ed  inferiore  del  coiio  inedesimo ,  ed  erano  piu 
spesse  verso  la  puiita.  Gotali  stria  appena  era  che  si  ve- 
dessero ,  essendo  il  coiio  fresco,  ina  essiccato  piu  e  piii 
rendevansi  inaiiiteste,  e  sembrava  dipeiidessero  piu  presto 
da  un  crispamento  di  quel  che  fossero  iiaturali.  Era  inol- 
tre  ai  lati  del  cono  una  serie  di  forellini  b,  posti  a  ragguar- 
devole  distanza  gli  uni  dagli  altri,  pei  quali  escivano  del 
fili  tenuissiiiii  piii  die  capillari  che  internavansi  nel  pe- 
riostio  e  nel  tessuto  cellulare  summenzionati ,  e  che  fal- 
lirounii  ogni  prova  a  volerli  seguire  fino  ai  niuscoli.  I 
quali  tbrclliiii  erano  poi  come  fori  di  coniugazione ,  e  i 
tratti  di  cono  estesi  da  forellino  a  foi'ellino  avevano  essi 
piuttosto  r  apparenza  vertelirale ,  che  le  strie  descritte , 
avute  in  conto  di  anelli  da  Dnmeril  e  Bibron,  e,  non  ha 
molto,  cosi  pur  considerate,  e  per  soprappiu  sigiiificate 
come  una  tendenza  alia  formazione  di  vertebre  da  H.  Mul- 
ler,  a  vero  dire  con  assai  poca  felicita,  o  con  nulla  vero- 
siniiglianza,  conciossiache  1' idea  di  una  colonna  vertejnale 
includa  quella  di  fori  di  coniugazione  tra  i  pezzi  die  la 
compongono,i  quali  fori  non  essendo  fra  le  strie  o  gli  anelli, 
ma  alle  ragguardevoli  distanze  sunnotate,  veniva  che  quel- 
le strie  od  anelli  non  potessero  avere  I'indicatasignificazione. 
Ad  ultimo  guardato  il  cono  contro  la  luce  appariva  alquanto 
trasparente  e  in  una  maniera  indubbia  tubulato  e  pareva 
contenesse  una  specie  di  midolla;  ma  credendo  di  non 
avere  altro  oggetto  non  volli  aprirlo ,  e  cosi  non  mi  ac- 
certai  di  un  cotanto  notabile.  II  quale  mal  inteso  spirito 
di  conservazione  fu  corretto  dal  caso ;  perocche  datomi  a 
notomizzare  una  delle  tre  altre  lucertole  che  nessun  segno 
presentavano  nella  coda  che  la  fosse  rigenerata ,  non  tar- 
dai  molto  a  ritrovare  la  medesima  disposizione  incontrata 
nella  prima,  onde  tagliate  subito  le  altre  due  in  modo 
che  una  delle  meta  della  coda  rimanesse  Integra  per  non 
perdere  il  fatto  della  forma  e  disposizfone  normale  delle 
scaglie,  mi  si  rinnovava  innanzi  agli  occlii  il  simigliante; 
di  che  non  poca  sorpresa  prendevami,  e  se  non  avessi 
saputo  che  lo  scheletro  caudale  di  questa  e  delle  altre 
specie  di  lucertole  e  composto  di  vere  vertebre,  sarei  age- 


SULLO   SCHELETRO   DELLA  LaCERTA    EC.  355 

volrnente  entrato  nella  credenza,  die  (juella  disposizioiie 
avesse  potuto  essere  di  norma.  Ma  laHerniatoini  che  le 
erano  liicertole  a  coda  ri[)rodotta,  stimai  iiecessario,  avan- 
ti  di  jjiocedere  oltre  nella  dissezione,  preuderne  le  niisu- 
le,  e  ragguagliare  la  lunghezza  della  coda  a  quella  del 
restante  del  corpo. 

La  pill  liinga  di  tali  liicertole  niisuiava  dalla  punta  del 
nniso  all'  apice  della  coda  15  centim. ,  de'  cjiiali  9  nieno 
2  mill,  appartenevano  alia  coda.  In  un'  altra  la  coda  aveva 
la  lunghezza  di  8  centim. ,  ed  il  restante  del  corpo  di  6 
piu  2  mill.  Nella  terza  il  tronco  e  la  testa  erano  pari- 
menti  di  6  centim.,  e  2  mill.,  mentre  la  coda  ne  offeriva  7, 
e  mill.  8.  Cliiaro  e  percio  che  in  nessuna  di  queste  tre 
lucertole  la  coda  comprendeva  i  due  terzi  della  totale 
lunghezza  del  corpo.  Chi  fosse  stato  ben  persuaso  che 
questi  due  terzi  erano  di  legge  invariabile ,  assoluta  ri- 
spetto  alio  stato  normale,  sarebbesi  potuto  conghietturare 
di  coda  riprodotta :  ma  allora  nuovo  nella  cosa  non  face- 
va,  come  dissi,  gran  conto  di  cotal  legge.  Con  tanta  do- 
vizia  di  oggetti ,  quanta  non  avrei  per  innanzi  mai  stima- 
to  di  possedere,  venivami  ben  dato  tutto  P  agio  non  solo 
di  verificare  i  particolari  anatomici  della  osservazione  nar- 
ratavi,  ma  anco  di  questa  estendere  e  completare.  Con- 
fermava  difiitto  in  tutte  e  tre  queste  lucertole  le  medesi- 
me  particolarita  circa  i  muscoli,  i  nervi  e  gli  altri  tessu- 
ti  della  novella  porzione  di  coda  osservate  nella  prima, 
e  che  in  esse  altresi  il  troncamento  della  coda  aveva  avu- 
to  efFetto  alia  settima  vertebra  caudale.  Ma  oltre  cio , 
aperto  il  cono  osseo  che  rappresentava  lo  scheletro  di 
detta  porzione ,  ne  verificava  la  cavita  tubolare ,  la  quale 
tutto  pei'correalo ,  e  piu  larga  nel  suo  principio,  che  fa- 
ceva  seguito  al  canal  vertebrale  della  porzione  di  coda 
rimasta  Integra,  si  andava  succedevolmente  restringendo 
finche  esilissima  terminava  all'  apice  della  coda.  Senza  che 
mi  era  dato  di  conoscere  che  le  pareti  di  questa  tubolare 
cavita  erano  piu  dure  alio  esterno  che  internamente ,  o 
neir  ambito  ond'  era  circoscritta ;  ed  avevano  la  grossezza 
di    mezzo    millim. ,  massimamente    nella    regione  anteriore 


356  LuiGi  Calori 

ov'  era    come    dissi    piii    ampia    quella    cavitii,   la  cui    lar- 
gliezza  aggiugneva    ivi    a    quasi    due  terzi  di   mill.   Vedeva 
poi ,   e  cio  e   hen   piii  rilevante,   chc   per  eiitro  questa  ca- 
vita   prolungavasi    la    midolla    spiiiale    sopraiumodo    assotti- 
gliata  in   un   co'  suoi  inviluppi.   Nella   Fig.   6.   Tav.  21.   ho 
rappiesentata  delta   midolla   e  insiem  gli   altri  tessuti  della 
coda  riprodotta,  asportando    la    meta    destra  di   questa,   e 
lasciando   intatta  la  sinistra,   e   la  midolla  spinale,   la  qua- 
le   figura    e    stata    ritratta    da    luia    preparazione    eseguita 
sulla    pill    lunga    delle    tre    lucertole     sopradivisate ,   e    ne 
mostra  gli    oggetti    sei    volte    piii    grandi    del    vero.    In    n 
apparisce    un    pezzo    della    regione    caudale    della    midolla 
rinchiuso  nelle  tre    vertehre    indicate    da  hah,  il  quale 
pezzo   poco   prima  di  entrare   nell'  anello  della  meta  ante- 
riore  della  vertehra  che  rimase  separata  quando    il   rettile 
perde  la  coda,   alcuna  cosa  restringesi ,   e  dippoi    penetra- 
to  in   quell'  anello    forma  1'  intumescenza  o ,  che    soraiglia 
r  olivare  dell'  iiomo  e  dei  mainmiferi.  Dalla  estremita   po- 
steriore  della  quale  intumescenza  si  prohmga    il   cordonci- 
no  p ,  p,  die  e  la  midolla  rigenerata ,  ma  molto  pin  sottile, 
e  che  percorre  il  tuho  conico,  qui  aperto  g,  I,  dello  sche- 
letro  della  nuova  coda.  Asportando  la  meta  destra  di  qiie- 
sto  scheletro  per  mettere  in  vista    il  detto    cordoncino  ,  o 
prolungamento    della  midolla,   m'  incontrava  di  quando    in 
quando  in  lacinie  o  filamenti    tenuissimi  e    moUissimi   che 
dai  lati  di  esso  prolungamento  recavansi  a  quella  meta  di 
tubo ,   e  che  senza  dubbio    penetravano    pei    forellini   sun- 
notati,   e  parevano  que'  filamenti  medesimi  che  mi    si   pa- 
rarono  innanzi  levando  il   periostio  d'  attorno  al    tubo :   ed 
alcuna    di    quelle    lacinie    o    filamenti    si  vede  in   q,  q.   II 
cordoncino  aveva   poi   i  suoi  involucri ,  che  erano  produci- 
menti  di  quei  della  midolla  ed  avevano   il   medesimo  reti- 
colato  nero ;  e  sembrava  che  oltre  la  meta  del    tubo ,  piu 
e  pill   prevalessero,   e  come  piu  presso   facevansi   all'  apice 
del   medesimo.  esistessero  quasi  soli:  si  corrispondentemen- 
te  quel  cordoncino  ingraciliva  da  divenir  quasi  affatto  im- 
percettibile. 

Aveva    fatte    qiieste    osservazioni ,   quando    col    ritornare 


SULLO  SCHELETRO   DELLA  LaCERTA    EC.  357 

della    primavera    ridestandosi    a    novella    vita    e  piante  ed 
aniinali  traevansi  pur  fuora  di   loro  tane  invernali  i  rettili 
in  esanie ,  che  sciolti  dal  torpore  faceansi  nelle  ore  meri- 
diane  piu  vispi  ed  agili   come    piii    belli   di  tinte  ,  e  di  di 
in  di   vieppiii   riiivigorendo  si    erano   messi  all'  opera  della 
generazione;  ed  io  che  ne  aveva    fVequentatissimi    i    iniiri 
deir  Anfiteatro    anatoinico,   era    naturalniente  condotto  ad 
osservarli ,  e   maravigliava    forte ,  come    nessun    di    essi   mi 
presentasse  nella  coda  que'  due  terzi  di  lunghezza  che  ho 
sopra  divisati.   Perciie  datomi  a  cacciar  queste   lucertole  e 
presone  un  certo  numero,  volli   vedere  come  stesse   la  co- 
sa;  e  conforme  il  concetto  in  me  nato   nell'  osservare  che 
la  loro    coda    andava    senza    la    nativa    lunghezza,   trovava 
che  tutte  non  altrimenti    che    le    quattro  lucertole   murali 
superiormente  descritte,  avevano   la  coda  rifatta   a  comin- 
ciar  dalla  settima    vertebra    caudale.   Ma   un'  osservazione , 
che   non   mi  fu  sortito  di  fare  su  quelle  quattro  lucertole, 
e  la  seguente.   In    alcune    delle    lucertole    cacciate  vedeva 
nella   pelle  delle  loro  code  rigenerate  a  tratti  di  dissimile 
lunghezza    alcune    leggieri    ma    ben    distinte    differenze    di 
colorito ,  quantunque  le  squame   non   ne  offerissero  di   for- 
ma,  e   cotali    tratti    erano    di    solito    tre,   ed   il   piii  lungo 
de'  medesimi  era  il  posteriore    od   ultimo ,  il  quale  aggiu- 
gneva  talor  la  lunghezza    di    due    centimetri    e  mezzo,   ed 
anche  quasi    di    tre,   mentre    gli    altri,   o    gli    anteriori  di 
uno  e   mezzo,   o   poco  piu,   e  ben  di  rado  di  due.  E  que- 
sto    era    segno    che    ne    metteva    certamente    in    sospetto 
di   coda   rigenerata,  molto  piii   die  andava  mai  sempre  con- 
giunto  con  diininuita    lunghezza    della   medesima,  diminu- 
zione  che    era    il    solo    indizio    di    coda  rifatta  in  tutte  le 
altrc   lucertole.  I  quali   tratti   ne  conducevano  agevolmente 
a  pensare,   ch'  essi   fossero  gli  annuali  accrescimenti    della 
coda   che  si  andava    di    mano    in   mano   riformando ,   rasso- 
migliabili  alle    annuali    messe   del  tronco  degli  arbori  che 
tuttavia    si    allungano:   donde    potevasi   conghietturare  che 
a  ritar  una  coda   lunga  al   par    di   quelle   delle  ([uattro   lu- 
certole superiormente  esaminate,  ci  fossero  voluti    tre  an- 
ni .   e  clie  il  tratto  che  ogni  anno  rimettevasi ,  fosse  tanto 


358  LuiGi  Calori 

pill  liingo  quanto  piii  sottile  (I).  Ma  checche  sia  cti  ({iie- 
sta  congettura ,  i  tessuti  sottoposti  alia  pelle  cioe  i  mu- 
scoli  ed  i  iH^rvi  uoii  inostravaiio  alcuii  segno  che  avesse 
saputo  capucitaine  del  t'enonieno,  sendo  che  c  gli  uiii  e 
gli  altri  prolungavansi  senza  inteiTUzione  o  cicatrice  di 
sorta  da  quelli  della  veccliia  porzlone  di  coda  iiella  nuo- 
va,  e  bisognava  penetrarne  fino  alio  scheletio  per  esserne 
persuasi.  Gli  altri  si  coinportavano  pur  essi  come  nelle 
quattro   lucertole  suddescritte. 

In  quel  tempo  mi  capitu  alle  mani  un  ramarro ,  die  al 
primo  vederlo  gindicai  avesse  la  coda  riprodotta ,  e  si  1'  a- 
veva  verainente.  Questo  ramarro  era  lungo  22  centim. , 
12  de'  quali  appartenevano  alia  coda;  onde  die  la  era 
assai  corta,  noii  misurando  che  poco  piii  della  meta  della 
limghezza  ch'  essa  avrebbe  dovuto  avere.  Era  anche  sot- 
tile  ,  ed  aveva  un  certo  aspetto  di  atrofia ;  non  pert)  di 
meno  le  squaine  non  offerivano  alcun  indizio  capace  di 
fame  sospettar  del  fenomeno :  di  che  pure  accertossi  il 
suUodato  CoUega  Prof.  Bianconi.  L'  anatomia  ne  apprese 
die  questo  ramarro  ebbe  troncata  la  coda  la  dove  comiri- 
cia  la  partizione  delle  vertebre  caudali  in  porzion  anterio- 
re  e  posteriore ;  che  10  centim.  meno  1  mill,  si  erano 
riformati  della  coda  perduta;  die  e  muscoli  e  nervi  e  va- 
si  prolungavansi  dalla  vecchia  porzion  di  coda  nella  nuo- 
va  con  questo  peio  die  de'  primi  ne  appariva  un  maggior 
numero  che  nelle  lucertole  murali ,  di  nuova  formazione  , 
cio  e  dire  non  attribnibile  a  producimento  dai  preesisten- 
ti ,  e  distinti  da  questi  per  essere  piii  coinpatti  e  men 
coloriti,  quantunque  al  microscopio  esplorati  non  si  offe- 
rissero  diversi.  Assai  scarso  il  tessuto  cellulare  avvolgente 
lo  scheletro  della  coda  novella,  e  privo  affatto  di  pingue- 
dine.  II  periostio  aderiva  tenacemente  a  detto  scheletro , 
ed  era  cosi  pieno  di  nero  pigmento  che  sembrava  una 
membrana  afFetta  da    mdanosi;  e  la  muscolatura    era  cosi 


(1)  Lo  che  sarebbe  contrario  alle  esperienze  di  Thevenot  e  Perraiilt,  non 
riiiscite  per6  a  Marchand.  Vedi  Histoire  de  1'  Acad,  royale  des  sciences  an. 
1686.  pag.   7,  e   1718  pag.  25. 


SULLO  SCHELETRO   DELLA   LaCERTA    EC.  359 

ad  esso  attaccata  clie  tornava  quasi  impossibilc  ail  otte- 
nerne  de'  bianelli  sepaiati  per  esainiiiaili  al  inicroscopio. 
Lo  scheletro  della  iiuova  porzione  di  coda  era  molto  te- 
nero,  c  senibrava  cartilagiueo,  ma  Icvatene  alciine  picco- 
le  faldelle,  cd  essiccate  assumevaiio  1'  aspetto  della  sostau- 
za  ossea  dc'  tenerissimi  embrioni.  In  esso  non  scerneva- 
si,  neppur  coll'  aiuto  di  leiiti  acutissime,  il  innnomo  se- 
gno, cbe  ne  acceiinasse  non  diro  la  partizione  in  anelli  , 
ma  la  tendenza,  bencbe  assai  lontana,  a  cosi  divider- 
si.  Solo  ci  erano  quelle  strie  ,  e  que'  forellini  latera- 
li  ,  die  pur  notaninio  nelle  lucertole  niurali.  Aprendolo 
per  mettere  alio  scoperto  la  midolla,  clie  gia  traspariva, 
vi  riconobbi  una  struttura  laminare  die  ricordava  quella 
della  diafisi  delle  ossa  luiighe  o  tubulate  cbe  si  esfoglia- 
no,  o  die  lasciansi  separare  in  lamine  dopo  essere  state 
convenientemente  macerate  in  una  soluzione  di  acido  idro- 
clorico ,  o  nitrico.  La  cavitu  tubolare  di  cosi  fatto  scliele- 
tro  superava  ben  di  poco  la  largbezza  di  quelle  delle  lu- 
certole niurali  a  coda  riprodotta  e  si  andava  restringendo 
via  via,  die  si  appressava  all'  apice  della  coda,  e  le  pa- 
reti  che  la  circoscrivevano,  mostravano  una  consimile  gros- 
sezza.  II  piolunganiento  della  midolla  spinale  in  essa  ca- 
vita  rindiiuso  era  appena  un  po'  piu  grosso  di  quello 
delle  lucertole  predette  ,  e  mantenevasi  quasi  unitorme 
Hno  alia  metu  del  canale ,  die  capivalo :  dopo  di  che  si 
assottigliava ,  e  tanto  piu  quanto  piii  giugneva  vicino  al 
termine  della  coda.  Questo  prolungamento  poi  assai  meglio 
scernevasi  nel  ramarro,  e  piu  age.volmente  seguivasi  per 
non  essere  velato  da  membrane  riere ,  ma  biancastre,  si 
die  non  accadeva  levarle  per  metterlo  in  vista.  Finalmen- 
te  le  lacinie  o  fili  ad  esso  attaccati  erano  cosi  poco  evi- 
denti  e  deboli,  die  io  ne  sono  rimasto  in  piix  luoglii  in 
qualcbe  dubbio. 

In  una  Lacerta  ocellata  Daudin,  die  io  ebbi  insiem 
con  altri  Saurii  dal  piii  volte  menzionato  Collega  Profes- 
sor Bianconi ,  e  die  aveva  la  coda  riprodotta,  mi  occor- 
sero  alcune  particolarita  non  vedute  nelle  lucertole  pre- 
cedenti  e  piene  d'  interesse.  Questa  lucei'tola  occhiata  era 


360  LuiGi  Calori 

luiiga  30  centini.,  16  de'  quali  piii  5  mill,  venivano  com- 
presi  dalla  coda  avuta  da  tutti  quel  che  la  videro,  di 
sufficiente  liiniihezza,  e  da  nessuno  menoinaineiite  sospet- 
tata  die  la  tosse  rifatta  ,  quaiitiiiujue  csaminandone  le 
squame  si  trovasse  quattio  millimetri  circa  innanzi  il  ter- 
inine  del  terzo  anleiiore  di  essa  coda  uii  aiiello  piu 
grande  degli  altii  e  piu  largo  nella  sua  ineta  superio- 
re,  piu  stretto  nella  inferiore ,  ai  davanli  della  quale  ulti- 
ma metu  eravi  un  semianello  strettissimo,  che  ne  com- 
pensava  il  difetto ;  la  quale  differenza  era  ritenuta  per 
cosa  di  picciol  nioinento,  cd  una  inera  accidentalita.  Cio 
non  pertanto  accoppiando  questo  segno  reputato  insignifi- 
cante  col  non  essere  la  coda ,  comecclie  di  ragguardevole 
lunghezza,  neppur  lunga  due  volte  quanto  il  restante  del 
corpo,  entrai  nel  convincimento  die  si  trattasse  di  coda 
riformata ,  e  tale  1'  annunziai ,  ne  fn  inganno ;  perocche 
r  infallibil  coltello  dell'  anatomia  mise  in  piena  luce  il  da 
me  prenuiiciato.  Diftatto  penetrando  in  corrispondenza  del 
segno  predetto  fino  alio  scheletro,  e  levatene  per  alcun 
tratto  tutte  le  parti  moUi  avvisavasi  subito  la  cessazione 
delle  vere  vertebre  ed  il  cominciamento  del  cono  osseo 
rappresentante  lo  scheletro  della  porzion  rigenerata  di  co- 
da,  il  quale  cominciamento  era  dalla  14  vertebra  caudale, 
e  quinci  non  dove  aveva  principio  la  division  delle  ver- 
tebre in  parte  anteriore  e  posteriore ,  ma  piu  in  addie- 
tro  come  apparisce  nella  Fig.  4.  Tav.  23.  Esso  cono  poi 
era  lungo  quasi  1  1  centimetri ,  i  quali  appunto  costitui- 
vano  il  tratto  di  coda  riprodottosi ,  ne  presentava  il  me- 
nomo  vestigio  di  divisione  anulare,  se  ne  traggi  le  strie 
trasverse  sopraddette,  le  quali  non  si  resero  veramente 
manifesto  se  non  dopo  la  essiccazione  del  cono  medesimo; 
ma  era  un  tutto  continuo  ed  unito,  assai  compatto  e  du- 
ro ,  e  veramente  osseo ,  salvo  che  lungo  la  linea  media 
superiore  ed  inferiore  ov'  era  piu  tenero  e  cartilagineo. 
Era  vestito  di  un  periostio  biancastro  tenacemente  attac- 
catovi ,  e  in  esso  correvano ,  e  tra  esso  e  il  cono  de'  ner- 
vicciuoli  esilissimi,  bianchi,  che  escivano  dai  forellini  scol- 
piti  ai  lati  del  cono    predetto,  e    che    non    si  arrestavano 


SULLO   SCHELETRO   DELLA  LaCERTA    EC.  361 

al  poiioatiij ,  ma  estendevansi  fiiio  ai  inuscoli  strettamente 
adereiiti  al  [jeriostio  istesso.  Noii  inancava  una  certa  quaii- 
tita  di  piugiiediiio  sopra  ed  intra  il  periostio,  ed  altiesi 
alquanto  iuternata  nella  nuiscolatuia  die  ininiediatamen- 
te  abbracciavalo.  Questa  j)oi  in  un  coi  vasi  e  nervi  pro- 
lungati  dalla  porzion  di  coda  cli'  era  liniasta  integra,  rin- 
novavano  quanto  osservanuno  nelle  Lucertole  mural i  e  nel- 
la Lucertola  verde  suddescritta. 

Pure  in  quel  torno  di  tempo  notomizzai  un  Platydacti- 
ius  mnralis  Dum^ril  e  Bibron ,  o  Gecko  mauritanicus  Lau- 
renli,  il  quale  Platidattilo  aveva  un  certo  tratto  di  coda 
riprodotto,  ma  quivi  il  fenomeno  si  argomentava  di  leg- 
gieri  per  la  semplice  ispezione  esterna  ,  conciossiache 
quella  porzione  rigenerata  avesse  una  certa  gracilita,  un 
colore  sbiadito,  e  squame  piii  piccole.  Quatituncjue  questu 
Saurio  non  appartenesse  ai  Lacertidi,  non  di  manco  ho 
pensato  di  qui  fame  la  dimostrazione  dello  scheletro  che 
gia  vedi  ritratto  di  naturale  grandezza,  nella  Tav.  22.  Fig. 
3.  Chiaro  e  die  la  coda  era  stata  troncata  alia  21  verte- 
bra caudale,  e  che  il  pezzo  rigenerato  e  lungo  2  centim. 
e  mezzo  circa.  Lo  scheletro  della  novella  porzione  di  co- 
da era  tenero  anzi  che  n6 ,  e  con  le  solite  strie ,  e  con 
molti  forelliui  verso  1'  estremita.  Quanto  agli  altri  tessuti 
nulla  di   notabile   (1). 

E  qui  converrebbe  che  io  mi  facessi  a  parlare  delle 
lucertole  a  piu  code  rigenerate,  ma  fino  ad  ora  la  ven- 
tuia  non  ha  voluto  che  io  ne  sortissi  alcuna,  sopra  la  qua- 
le potessi  fare  profittevolmente  I'  anatoinia.  Ne  ho  pero 
vedute  parecchie  in  varii  Musei  Zoologici  conservate  in 
ispirito,  od  a  secco,  e  ne  ho  trovate  le  code  di  lunghez- 
za  pressocche  eguale,  ed  anche  molto  grosse  ([uando  le 
erano  due ;  di  lungliezza  e  grossezza  dissimili  quando  le 
erano  tre,  si  che  confermavano  quanto  ne  aveva  ddineato 
il  celebre  Redi    (2).  Ma    convien    notare    che    nessuna    di 


(1)  TraUer5  delle  alire  particolarit^  di  qiieslo  scheletro  in  una  nola  apposila. 

(2)  Osservazioni    intorno    agli    animali  viventi   che  si  trovano  negli  animali 
vivcnti  Tav.  V.  Fig.  4. 

T.  IX.  4-6 


362  LuiGi  Calori 

queste  code  molteplici  aggiugneva,  per  lunga  che  fosse, 
ad  una  liingliezza  che  si  accostasse  alia  normale ,  anzi  ne 
era  inolto  loiitana,  pareggiando  o  di  poco  superando,  al- 
ineno  a  giudicanie  sempliceineute  dalla  vediita,  la  lun- 
ghezza  del  restaiite  del  coipo.  Arroge  che  qiieste  code 
molteplici  movevano  da  un  tronco  o  ceppo  comune  che 
vogliam  dirlo ,  inolto  corto ,  e  potevasi  argomentare  che 
le  fossero  originate  la  dove  coniincia  la  natural  partizione 
delle  vertebre  candali  in  parte  antcriore  e  posteriore,  nel 
quale  punto  addiinostraronci  le  osscrvazioni  per  innanzi 
riferite  piu  comunemente  avvenire  il  troncamento  della  co- 
da. Ma  in  una  lucertola  murale  niumniificata  ed  ottiniamente 
conservata  clie  ebbi  in  dono  dal  suUodato  Prof.  Bianconi, 
e  che  aveva  nella  coda  la  lunghezza  normale,  essendo  es- 
sa  lucertola  lunga  21  centim.  c  mezzo,  sette  de'  quali 
appartenevano  al  tronco  ed  alia  testa  insieme,  ne  trovai 
r  estremita  della  coda  pel  tratto  di  2  centim.  biforcata , 
e  le  due  estremita  non  avevano  appuntatamente  la  mede- 
sinia  lunghezza ,  che  una  era  di  quasi  3  mill,  piii  lunga 
deir  altra  che  poi  era  un  pocolino  piu  grossa.  In  entram- 
be  le  squame  erano  simili,  ne  differenziavansi  da  quelle 
del  restante  della  coda  ,  e  neppure  nella  divisione  vi  ave- 
va una  scaglia  od  anello  piix  largo  e  diversamente  foggia- 
to  che  la  comprendesse ,  ma  la  squama ,  o  1'  anello  del- 
1'  estremita  piu  lunga  e  sottile  sembrava  come  innestarsi 
di  lato  neir  nltimo  anello  della  coda  semplice,  o  se  vuol- 
si  nel  primo  della  estremita  alquanto  men  lunga  e  men 
grossa.  RammoUita  col  lasciare  per  alcun  tempo  immersa 
neir  acqua  tiepida  questa  coda ,  diedimi  a  spogliarla  del- 
la pelle ,  e  a  levarne  le  parti  moUi  sottoposte ,  e  la  rin- 
venni  tutta  quanta  vertebrata,  salvo  che  nella  estremita 
piu  lunga  e  piii  sottile,  la  quale  racchiudeva  uno  stiletto 
o  cono  osseo  esilissimo ,  e  fragilissimo  che  era  tubola- 
to   (1)   Fig.   5.  Tav.  24.  :   onde    che    venivasi    naturalmente 


(1)  Qiianto  raai  sarebbe  slato  utile  che  questa  lucertola  non  fosse  stata  es- 
siccata,ch^  allora  si  sarebbe  poliito  anco  vedere  se  la  midolla  spinale  sbran- 
cavasi,  e  penetrava  con  un  filamenio  in  questo  tubetto. 


SULI.O   SCHELETRO   DELLA  LaCERTA    EC.  363 

nella  credcMiza  die  cjuesta  estreinita  sola  fosse  una  novella 
produzione  origiiiata  forse  da  una  lesione  accidentalmente 
avvenuta  in  quel  punto  della  coda,  per  la  quale  lesione, 
fattosi  ivi  aifliisso  di  uinori ,  si  fosse  ivi  altiesi  procreata 
come  una  specie  di  bottone  o  gemma,  dipoi  cresciuta  e 
prolungatasi  in  cotale  estremita ;  mentre  1'  estremita  piu 
grossa  e  piu  corta  die  conteneva  veie  vertebre,  altro  non 
fosse  die  la  primitiva  genuina  estremita  della  coda,  die 
in  questa  hicertola,  toltane  quella  casuale  appendice,  con- 
servavasi  normale  (1).  La  quale  asserzione  avvera  di  qual- 
che  modo  e  spiega  il  fatto  riferito  dal  Buffon  che  nelle 
luceitole  a  piu  code  una  sola  abl)ia  vere  vertebre,  men- 
tre le  altre  non  sou  composte  die  di  niolli  tessuti ;  la 
quale  ultima  proposizione  pero  sarebbe  dall'  allegata  os- 
servazioiie  smentita.  Con  die  non  voglio  gia  dire  che 
r  asserzione  del  BufFon  non  possa  talvolta  riuscir  confor- 
me  a  veriti ,  ma  solo  dir  voglio ,  che  quando  al  ver  cor- 
risponda,  puo  patire  eccezioni.  Avverra  egli  il  simigliante 
in  que'  casi  ne'  quali  la  coda  fu  tronca  molto  in  avanti 
o  Ik  dove  comincia  la  division  delle  vertebre  in  parte  an- 
teriore  e  posteriore,  e  ripnllularono  piu  code  in  luogo 
deir  unica  perduta  ?  Stando  a  cio  che  osservammo  nelle 
hicertole  scodate  che  una  sola  coda  riprodussero ,  parmi 
si  abbia  a  ritenere  che  no;  iinperocclie  in  tali  casi  non 
son  gia  nuove  code  che  germoglino  dal  la  preesistente  ri- 
masta  integra  nella  sua  totalita,  ma  son  tutte  code  di 
novella  formazione  che  sostituiscono  la  perduta  :  onde  che 
in  nessuna  vi  avranno  vere  vertebre,  e  in  tutte  rinnove- 
rassi  quaiito  apparisce  nel  caso  di  una  sola  coda  rifjrma- 
ta,  oppure  in  una  sola,  rimanendo  le  altre  molli,  flacci- 
de,    senza    fusto    o    sceletro    come    scrisse    il    Buffon.   Del 


(1)  Qiiesto  fatto  4  della  massima  importanza,  e  pii5  spargere  molta  luce 
sulla  Teratologia ,  e  specialmente  sii  certe  mostniosiii  doppic ,  qiiali  sarebbe- 
ro ,  poniani  caso ,  lo  sviliippo  di  iin  teiv.o  arto  posteriore  dalla  pelvi ,  mo- 
striiosil^  die  alciini  hanno  voiiilo  spicgare  coll'  amtnclterc  iin  gernie  iinito  ad 
altro  gerrae  impcrfeltamente  sviliippatosi.  Chiaro  i  che  la  sola  forza  plastica 
in  eccesso  potrebbe  dar  ragione  del  fenomeno. 


36-4  LuiGi  Calori 

resto  io  non  posso  intorno  a  cio  dare  alciin  clie  tli  posi- 
tive, non  avendo  avuta  a  mia  disposizione  veruiia  di  co- 
tali   lucertole  da   notomizzaie   (1). 

In  quella  die  io  aiidava  facendo  le  fin  qui  narrate  os- 
servazioni,  non  trascurava  1'  esame  microscopico  de'  prin- 
cipali  tessuti  della  porzione  riprodotta  di  coda ,  e  li  coii- 
frontava  coi  preesistenti.  Trovava  in  quelli  la  medesinia 
apparenza  di  qiiesti ,  valendonii  in  queste  osservazioni  com- 
parative seinpre  de'  medesiuii  ingrandimenti ,  i  quali  va- 
riarono  dai  diainctri  150  ai  500  del  Microscopio  Ainiciano. 
Vedeva  esplorando  i  muscoli  si  chiaraniente  e  beliamente 
le  fibre  lineate  o  come  dicono  striate  in  trasverso,  clie 
migliori  esemplari  non  avrebbonsi  saputo  desiderare  per 
fame  una  ostensione.  Se  non  che  me  ne  apparivano  pur 
anco  non  poclie,  le  quali,  quantunque  peifettamcnte  si- 
niili  per  grossezza  e  disposizione,  quel  lineamento  o  ver- 
gamento  trasversale  non  avevano ,  o  I'  avevano  debolissimo 
ed  appena  riconoscibile,  e  rasseinbravano  tubi  lisci  riem- 
piuti  di  fascetti  di  fili  non  dissimilmente  da  quelli  delle 
fibre  striate ;  i  quali  fili  poi  senza  verun  artifizio  appale- 
savansi ,  ed  erano  le  vere  fibre  primitive ,  perciie  non  sa- 
rebbesi  agevolmente  potuto  assentire  a  quegli  anatomici 
die  vogliono  essere  tali  fibre  un  prodotto  dell' arte.  Nulla  di 
differente  nei  vasi  e  nei  nervi,  presi  questi  ultimi  anclie  nel 
passaggio  dalla  vecdiia  porzione  di  coda  nella  nuova ,  e 
vedeva  nel  prolungamento  della  midolla  spinale  entro  il 
tubo  del  cono  rappresentante  Io  scheletro  della  coda  ri- 
formata  fibre  nervee  a  margini  oscuri ,  e  cellule  nervose 
multipolari  che  senza  dubbio  corrispondevano  alia  sostan- 
za  grigia  di  esso  prolungamento.  Quanto  ai  filamenti  che 
uscivano  dal   cono   predetto,  quantunque  non  abbia   potuto 


(1)  Marchand  per6  (  Vedi  Hist,  de  I'  Acad,  royale  des  sciences  an.  1718 
pag.  26  )  scrive  che  nel  ramarro  da  liii  notomizzalo  che  aveva  due  code  ri- 
prodoUe  ed  iin  rudiraenio  di  lerza  coda,  vi  avevano  de'  soli  fiisli  cartilaginei. 
Non  ho  ben  potuto  rilevare  dalla  succinia  narrazione  che  ho  letta,  della  os- 
servazionc  di  H.  Miiller  se  esistcsse  in  ciasciina  coda  un  tubo  osseo. 


SULLO   SCHELETRO    DELLA  LaCERTA    EC.  365 

esaniinarli  se  noii  se  neila  Lacerta  ocellata,   la  <[uale  noii 
era  stata  di  recente   morta,  ma  coiiservavasi  da  liinga  pezza 
nello  spirito  di   vino,   cio    nondimeno    mi    fii    dato    ricono- 
scenie    in    inudo    iiuluhhio    hi    testiua    nefvosa ,   benchc   la 
fosse  alterata,  a  tali   nervicciuoli  mostrassero  nel    loro  tra- 
gitto  de'  rigontiamenti  assai    cospiciii    come  otri,  ne'  qiiali 
degeneravaiio ,   e  dai   qnali   rinasccvaiio,   piobabilmente   do- 
vuti  alia   liiiiga   diiuoia   del   icttile  iiell'  alcool,    e    le    sotti- 
lissime    fibre    ond'  essi   nervicciuoli    componevansi ,   presen- 
tassero  una  nioltitudine  d'  intumescenze ,   o  varicosita,  clie 
di   luolto  ne  disguisavano,  cosi  unite  com'  erano  nel  fascet- 
to  rappresentante   il   nervo,  la  sua  vera  apparenza.  Stellifor- 
me   era   il    pigniento    ond'  era    pieno    il   periostio  del   cono 
nel   ramarro  ed  in   questa   membrana  abbonda\ano   le  fibre 
elasticbe.   Finalniente    tagiiati    a  tutta   profondita  (jua  e   la 
le  pareti    dello    sclieletro    della    coda    riprodotta   tanto  se- 
condo  il    diametro    longitudinale   ciie  secondo  il  trasverso, 
e  cercato  di  ottenerne  alcune  sottili  lamelle,  le  sottopone- 
va  al  microscopio  ed  era  non  men  giocondo  che  istruttivo 
a  contemplarle ;  perocclie    vedevasi    la  struttura  delle  car- 
tilagini  e  in    un    medesimo    la    loro    trasformazione   in  so- 
stanza    ossea.    Avvisavansi    difatto    alcune    serie    di    cellule 
cartilaginee,  dietro    le    quali    e    talvolta  anclie  sopra,  esi- 
steva   una  nioltitudine    di    capsule    di    cartilagine   piuttosto 
irregolarnientc  disposte  ed  ammonticellate ,  awegnaclie    in 
certi  punti    esse    altresi    tendessero    a  formare  delle  serie, 
le  quali    capsule    avevano    le    pareti    piu    o    men   grosse   e 
scure ,  e   contenevano  la  cellula  cartilaginea  gia  trasforma- 
ta  in  corpuscolo  o  cellula  ossea ,  clie  frequenteniente  ave- 
va  dello  stelliforme,  anzi  cosi  era  massime  nella  Lucertola 
occliiata   e  nelle  lucertole  murali,  che  portavano  luia  coda 
perfettamente  riforniata.  La  sostanza   fondameutale  di   dette 
cellule    e    capsule    non    presentava    linee    ed    era    amorfa. 
Dopo  un   attento  esanie  parvemi  di   riconoscere  cbe   le  se- 
rie di   cellule    cartilaginee    appartenessero    particolarmente 
alia  parte  interna  od  alia  parete  limitante   la    cavita  tubo- 
lare  dello  scheletro  della  nuova  coda,  e  che    le  dette  ca- 
psule e  corpuscoli  ossei    agli    strati   piu    cstcriori    di   esso : 


366  LuiGi  Cai.oiu 

onde  sembrava  avere  1'  ossificazioiie  proceduto   dallo  ester- 
no  alio  interne. 

Recitando  io  qiieste  osservazioiii  pensomi  cho  ognnno 
sara  facilinentc  entrato  noil'  aspettativa  clie  io  ora  discenda 
a  discorrere  altresi  del  modo ,  che  tien  natura  in  cosi 
fatto  riparainento,  o  in  altri  termini  delta  generazion  del 
fenonieno.  E  per  verita  avrei  desiderato  di  aggingnere 
qnesta  parte  importantissinia  clie  e  quella  verameiite  che 
al  dir  del  fdosoto  fa  scienza.  Ma  si  scarse  sono  state  le 
Incertole  clic  lio  potato  procurarini  con  la  coda  in  prin- 
cipio  di  riproduzione  che  io  non  ho  ancora  osservazioni 
cosi  accertate  che  possano  securamente  rit'erirsi.  Aveva 
concepito  speranza  che  scodando  delle  lucertole  avrei  po- 
tato aver  sotto  gli  occhi  di  continno ,  e  seguir  passo  passo 
codesta  rigenerazione,  affidandomene  non  poco  ci6  che 
ne  avevano  lasciato  scritto  Thevenot  e  Perrault  (1)  ;  ma 
per  qnante  Industrie  mi  abbia  adoperate ,  le  son  tutte 
state  niente,  e  le  mie  speranze  son  ite  fin  qui  in  fallo. 
Del  resto  quando  io  consegua  qualche  buon  risultamento, 
saro  lieto  di  darlo  al  pubblico  con  inia  nota  apposita  (2). 
Ne  basti  intanto  cio  che  ne  lia  offerto  il  fenomeno  gia 
compiuto ;,  che  anche  questa  parte  voleva  essere  studiata 
ed  illustrata,  poche  essendone  le  osservazioni ,  e  riducen- 
dosi  alle  confermative  di  Gachet  (3)  ed  a  quelle  di  H. 
MuUer. 

Dalle  cose  fin  qui  discorse  risulta  : 

1."  Che  le  lucertole  a  coda  riprodotta  sono  fiequen- 
tissime  e  tanto,  che  e  molto  piu  facile  ritrovar  di  queste 
lucertole  che  di  quelle  a  coda  nativa.  Cio  almeno  mi  e 
occorso  in  non  picciol  numero  di  lucertole  murali  da  me 
notomizzate,   della    quale    specie    appena    mi  e    sortito  un 


(1)  Histoire  de  I'Acad.  royale  des  sciences.  Tom.   11.  pag.   7.  an.   1686. 

(2)  Hannovi  alcune  osservazioni  microscopiche  nell'  Istologia  dell'  iionio  e 
degli  aniniali  del  Prof.  Franc.  Leyhg  siii  tessuti  della  piinta  della  coda  in  via 
di  rigenerazione  nelle  lucertole,  osservazioni  che  riferisconsi  alia  genesi  del 
fenomeno  ,  e  che  torner^  in  acconcio  dime  poi. 

(3)  Acles  de  la  Society  Lin^enne  de   Bordeaux.  Tom.  VI.   1834. 


SuLLO   SCHELETRO   DELLA  LaCERTA    EC.  3G7 

individuo  che  avesse  la  coda  noimale.  Questa  si  grande 
frequenza  del  fenomeno  conviene  com'  e  cliiaro  per  se , 
colla  grande  facilita  con  che  le  vertebre  caudali  possono 
separarsi  per  essere,  come  noto  il  Guvier,  naturalmente 
divise  in  porzion  anteriore  e  posteriore  e  non  esservi  tali 
leganienti  pei  quali  le  due  porzioni  si  tengano  saldamente 
riunite  insieme,  si  die  la  piii  piccola  cagion  distiaente 
vale  a  disgiugnerle :  donde  il  troncamento  della  coda,  sus- 
seguito  poi,  massiniamente  in  istato  di  liberta  del  rettile, 
dalla  suddiscorsa  rigenerazione. 

2."  Che  a  distinguere  le  liicertole  a  coda  riformata 
non  e  sempre  si  agevole  come  alcun  per  avventura  po- 
trebbe  a  prima  giiinta  immaginare,  conciossiache  non  sem- 
pre si  ha  una  specie  di  cicatrice  o  nodo,  o  qualclie  altro 
indizio  la  dove  avvenne  il  troncamento  e  comincio  la  ri- 
generazione, ne  sempre  si  lianno  nella  porzione  rigenera- 
ta  squaine  piu  piccole,  diversamente  configurate  e  colo- 
rate ,  caratteri  dati  da  Cuvier  e  da  altri  a  segno  di  coda 
i-ifatta ,  ma  che  per  le  piu  volte  mancano,  e  le  scaglie 
non  olFrono  la  inenoina  differenza,  o  se  ve  ne  ha  alcuna, 
questa  puo  essere  cosi  piccola  da  non  venire  avvertita ,  o 
se  anche  avvertita,  non  valutata,  come  vedemmo  nella 
Lacertola  occhiata.  La  minorata  grossezza  della  coda  ne  po- 
trebbe  far  abili  a  giudicare  essa  coda  riparata ,  come  nel- 
la Lacerta  viridis ;  ma  cotale  segno  non  e  sempre  cosi 
espresso  da  coiiciliarsi  1'  attenzion  dell'  osservatore ,  anzi 
ne'  casi  di  coda  afFatto  reintegrata  esso  non  vi  ha.  L'  uni- 
co  dato ,  che  ci  valga  per  fare  una  ben  fondata  conget- 
tura  di  coda  riprodotta  e  il  non  aver  questa  tutta  la  lun- 
ghezza  dei  due  terzi,  ed  anco  di  piu  a  rispetto  della  to- 
tale  del  corpo.  Con  1'  aiuto  di  questo  dato  ho  potuto 
mediante  la  seniplice  ispezione  esterna  giiidicar  di  coda 
riformata  in  lucertole  conservate  in  ispirito  ne'  Musei  Zoo- 
logici ,  ov'  elle  figuravano  come  esemplari  normali ;  ne  mai 
e  stato  finora  die  io  nial  siaiiii   apposto. 

.3.°  II  troncamento  della  coda  pare  non  si  faccia  piii 
avanti  del  punto  in  cui  cominciano  a  dividersi  le  verte- 
bre caudali   in   porzione  anteriore    e   posteriore :   in    questo 


368  LuiGi  Calohi 

punto  lie  sembra  altresi  piii  freqnente  questo  troncamen- 
to,  forse  per  la  troppa  vicinanza  della  resistenza  die  op- 
pongono  alle  violeiize  esterioii  le  veitehre  caudali  ante- 
riori   lion   trasversalintMite   divise. 

-i."  Spogliata  sernplicemente  la  coda  della  pelle  non 
si  avvisa  il  feiioineiio,  ma  sol  (jiiando  levate  le  parti  inol- 
li  si  prepara  lo  sclieletro  caudate ;  perocclie  lie  i  inuscoli  , 
ne  i  nervi ,  anclie  quando  vi  abbia  lui  segno  esteriore  , 
lie  offrono   il   menonio  indizio. 

5."  I  nuiscoli  ed  i  nervi  die  si  difFondono  per  la  mn- 
scolatura  e  per  la  pelle  della  nuova  porzione  di  coda  par 
quasi  s'  ingenerino  per  una  specie  di  ))rolungainento  dai 
inuscoli  e  dai  nervi  gia  preesistenti  nella  porzion  di  coda 
riinasta  inlegra.  Ed  altrettanto  e  pure  dei  vasi  sanguiferi. 
Questo  prolunganiento  e  come  un  germogliare  e  crescere 
iiel  verso  della  lunghezza  a  somiglianza  della  estremita 
del  troiico  degli  arbori.  Non  a  tutti  pero  i  inuscoli  si  po- 
trebbe  assegnare  questa  origine ;  die  molti  lacerti  musco- 
losi  die  dalla  pelle  della  nuova  coda  vanno  ad  attaccarsi 
alio  sclieletro  della  inedesima  ne  hanno  una  indipendente, 
siccome  ne  fn  dato  di  vedere  con  tutta  diiarezza  special- 
mente  nella  Lacerta  ocdiata.  E  il  somigliante  dee  dirsi 
de'  piccoli   nervicciuoli   die   escono  da  quello  sclieletro. 

6."  Non  e  altrimenti  vero  cio  die  afFerinano  gene- 
ralmente  i  Natural isti  ed  i  Fisiologi  che  lo  sclieletro  della 
nuova  coda  sia  un  tubo  sernplicemente  cartilagineo.  Tale 
e  senza  fallo  in  principio ,  ma  quanto  piii  progredisce 
r  evoluzione  e  1'  accrescimeiito  di  essa  coda,  tanto  piii 
la  natura  cartilaginea  di  quel  tubo  vien  meno,  e  suben- 
tra  r  ossea.  E  gia  ne  cngliemmo  i  diversi  gradi  d'  indu- 
ramento  salendo  dalla  Lacerta  viridis  alia  muralis  ed  alia 
ocellata,  e  ne  scernemnio  cliiarissima  al  iriicroscopio  la 
conversione  della  cartilagine  in  ossea  sostanza,  conversione, 
die  ci   sembro   procedesse  dallo  esterno  alio  interno. 

7."  Quantunque  il  cono  o  tubo  osseo  rappresentante 
lo  schdetro  della  nuova  coda  non  presenti  una  serie  di 
anelli,  pur  tuttavia  offre  sui  lati  deboli  strie  trasverse  ed 
una  serie  di   forellini    come    di   coniugazione.   Di    qui   forse 


SULLO  SCHELETRO  DELLA  LaCERTA  EG.        369 

r  opinione  di  alcuni,  etl  in  ispecie  di  Butfon ,  die  tale 
scheletro  sia  composto  di  veie  vertehre ,  o  che  tenda  a 
forniare  degli  anelli  come  iiulicarono  Diimeril  e  Bibron , 
o  come  ha  recentemente  sostenuto  H.  Muller;  a  menu 
non  si  abbiano  per  anelli  quelle  strie  trasverse  laterali 
interrotte  lungo  la  linea  media  superiore  ed  inferiore  del 
cono,  le  quali  non  ben  appaiiscono  die  dopo  1'  cssicca- 
niento  di  ([uesto,  e  die  sono  molto  lontane  dall'  accenna- 
re  a  vertebre,  sendo  die  vertebre  non  potrebbero  per 
avventura  essere  che  i  lunghi  tratti  di  cono  situati  tra  i 
toiellini  laterali  del   niedesimo. 

8.°  Nelle  Luceitole  a  doppia  coda  o  per  dir  piii  esat- 
tamente  a  coda  con  estremita  biforcata,  pu6  non  pertanto 
accadere  che  una  delle  code  o  delle  estremita  abbia  ver- 
tebre, mentre  I'  altra  contiene  sempliceinente  uuo  stiletto 
o  cono  osseo  tubolato,  come  nei  caso  surriferito.  Parmi 
che  qui  non  si  vada  errati  dal  vero  ritenendo,  die  1'  e- 
stremita  vertebrata  e  la  nativa  estremita  della  coda ,  e 
che  r  altra  e  un  ramo  accidentale  germogliato  da  quella. 
Scorto  forse  da  casi  consimili  ebbe  il  Buffon  pronunciato 
che  nelle  lucertole  a  piu  code  in  una  sola  rinvengonsi 
vertebre. 

9.°  Contrariamente  alle  asserzioni  del  Carus  seguito 
per  quanto  sembrami  dagli  altri ,  nella  cavita  tubolare  del 
nuovo  scheletro  prolungasi  la  midolla  spinale  a  vero  dire 
sottilissima ,  ma  che  puo  nondimeno  seguirsi  molto  lunge 
per  entro  la  prefata  cavita. 

10."  Le  lacinie  o  fili  provenienti  da  questo  sottilis- 
simo  prolungamento  della  midolla  spinale  hanno  tiitto 
r  aspetto  di  nervicciuoli,  e  come  tali  voglionsi  considerare, 
i  quali  poi  appartengono  alio  scheletro  che  acclude  ([uel 
prolungamento ,  e  lor  da  passaggio ,  al  periostio  di  esso 
scheletro ,  ed  in  parte  anche  ai  muscoli  die  immediata- 
mente  1'  avvolgono;  dico  in  parte,  perocche  questi  organi 
traggono  come  vedemmo  i  loro  nervi  da  (juelli  della  por- 
zion  di  coda  non  perduta,  i  quali  prolungansi  nei  musco- 
li  medesimi. 

Studiata  il   piu  accuratamente  che  per    me   potevasi ,  la 
T.   IX.  47 


370  LuiGi  Calori 

struttum  della  porzion  ligenerata  di  coda ,  ritoniei o  oia 
alle  annotazioui  sullo  scheletro  della  Lacerta  viridis,  e  mi 
faro  agli  aiti ,   piendendo  le   luosse  dagli  anterior!. 

Colla  descrizioiie  degli  arti  anteriori  va  coiiglinita  ({uella 
dello  sterno  clic  iiella  figura  del  Blancliard  e  assai  imper- 
fettainente  ritratto;  ina  per  ])uona  veutura  lo  ha  esatta- 
niente  diinostrato  il  Ciivier  nell' opera  sulle  ossa  fossili  (1). 
Id  non  1'  ho  qui  delineato,  ma  1'  ho  riservato  ad  altra 
Nota  ove  vena  inesso  a  confronto  con  quello  del  Platy- 
dactvlus  muralis.  Nella  figura  Cuvierana  e  nella  mia  ap- 
parisce  pure  la  regione  della  spalla ,  sulla  quale  uidla 
avrei  da  notare,  se  non  fosse  die  R.  Wagner  ha  rappre- 
sentata  la  clavicola  senza  foro  o  spazio  meinhranoso  (2). 
Rispetto  alle  altre  regioni  degli  arti  anteriori ,  come  si 
vede  nella  Fig.  1.  Tav.  21.,  la  regione  del  hraccio  uella 
Lacerta  viridis,  ed  aggiugneremo  anche  nella  muralis  e 
nella  ocellata  (Fig.  ±  Tav.  22.  --  Fig.  4.  Tav.  23.)  e  al- 
quanto  piii  lunga  dell'  avanbraccio.  II  Sig.  Blancliard  nel- 
la sua  figura  fa  apparire  il  contrario.  Ben  e  vero  che  in 
un  gran  numero  di  Saurii  la  cosa  e.  cosi  com'  ei  la  rap- 
presenta,  ma  qui  non  siamo  nel  caso.  Oltre  che  T  omero 
nella  citata  figura  e  deforme ;  perche  ho  stimato  conve- 
niente  ritrarlo  anche  separato,  e  lo  si  vede  un  terzo  piii 
grande  del  naturale  in  v  Fig.  7.  Tav.  25-25""'.  Nelle  due  e- 
stremita  di  quest'  osso  e  assai  bene  distinta  la  separazione 
dei  germi  ossei  ond'  esse  compongonsi,  e  sopra  il  condilo 
esterno  vi  ha  una  riina  c^  che  talora  trapassa  1'  osso  da 
parte  a  parte,  e  vi  genera  un  forelliuo  che  ricorda  quel- 
lo che  nei  mammiferi  trovasi  sopra  il  condilo  interno. 
Senza  che  il  Blancliard  delineando  pur  a  parte  le  ossa 
deir  avanbraccio  ha  dimenticata  la  rotula  braccliiale  da 
ine  rappresentata  nella  Fig.  1.  Tav.  21.,  nella  Fig.  2.  Tav. 
22.,  nella  Fig.  A.  Tav.  23.  e  nella  Fig.  8.  Tav.  25-25"''  in  *. 
E  si  che  questa  rotula  non  e  cosa  nuova,  che  la  fu  descritta 


(1)  Tom.  cit.  pan.  cit.  Tav.  XVil.  Fig.  35. 

(2)  Icon.  Zoot.  cit.   Tab.  XIII.  Fig.  XII. 


SULLO   SCHELETRO    DELLA  LaCERT A    EC.  371 

niolto  innanzi  da  R.  Wagner.  Per  la  mano  bastino  le  Hgu- 
re  die  ne  ho  date,  cioe  la  Fig.  1.  Tav.  21.  e  la  Fig.  9. 
Tav.  25-2.5'''*.  Non  lascier6  tuttavia  di  notare  la  particolarita 
clie  offrono  i  metacarpi ,  non  abbastanza  a  quel  che  par- 
mene  considerata,  e  posta  nel  presentar  essi  evidentemen- 
te ,  massinie  ne'  giovani  individui ,  due  epifisi ,  una  alia 
base,  r  altra  alia  testa:  lo  che  addimostra  che  si  svi- 
luppano  come  le  ossa  lunghe. 

Quanto  agli  arti  posteriori,  le  ossa  innominate  nella 
figura  del  Blanchard  mancano  di  tutte  quelle  epifisi  che 
ne  rendono  si  profittevole  lo  studio,  e  che  tanto  valgono 
per  1'  anatoniia  filosofica  (1).  Non  e  sperabile  ch'  egli  de- 
lineando  particolarmente  la  pelvi  si  dia  la  cura  di  ben 
discuoprirle  e  dimostrarle;  perocche  in  una  Tavola,  in 
cui  egli  da  le  particolarita  piu  importanti  dello  scheletro 
del  Varanus  arenarius,  e  che  io  non  ho  veduta  se  non 
dopo  la  pubblicazione  della  mia  Nota  suUa  Osteologia  di 
questo  rettile,  Tavola  che  e  la  II.'  de'  Rettili-Sanrii  ,  af- 
fatto  le  onimette ,  e  si  che  le  sono  grandi  e  patentissime 
in  questo  come  in  altri  Varanidi.  Io  ho  ritratta  a  parte  la 
pelvi  dalla  faccia  inferiore  nella  Tav.  25-25''''  Fig.  10.  el'  ho 
ritratta  di  un  terzo  maggiore  del  vero,  acciocche  meglio 
appariscano  cotali  epifisi.  Una  di  queste  si  avvisa  in  1 1 
alia  estremitu  posteriore  o  cresta  dell'  ileo  10,  la  quale 
epifisi  non  e  inica  cartilaginea  come  vuole  il  Blanchard , 
ma  ossea  anche  ne'  giovani  individui :  trovasi  un'  altra 
epifisi  pur  ossea  in  20  all'  orlo  della  cavita  cotiloide  aii- 
teriorniente  ed  esternamente,  la  quale  epifisi  corrisponde 
alia  unione  dell'  ileo  col  pube :  avvene  una  tcrza  in  19 
air  apice  dell'  apofisi  ripiegata  a  mo'  di  becco  appartenen- 
te  al  pube;  una  quarta  in  18,  che  rinvenni  cartilaginea 
nel  Monitor  terrestris,  e  che  qui  forma  un' ossetto  incastrato 


(1)  R.  Wagner  ommelte  altresi  nella  Fig.  XIll.  Tab.  XIII.  delle  sne  Icon, 
tiitle  le  epifisi  delle  ossa  innominate,  ed  assai  male  dclinca  il  processo  che 
uuiove  dalla  eslreraitii  posteriore  della  sinfisi  ischialica ;  ch^  tale  processo  nel- 
la oil.  figura  par  quasi  formato  di  due  raeti  una  anteriore^  I'allra  posteriore. 


372 


LuiGi  Calori 


nella  parte  anteriore  ilella  sinfisi  pubica.  Nella  parte  po- 
steriore  poi  del  legainento  ,  esteso  dalla  estremit^  anterio- 
re della  unione  dogli  Isclii  alia  detta  sinfisi  ,  e  separaiite 
i  due  anipi  t'oranii  ovali,  1'  ossetto  pirainidale  15*.  Final- 
mente  nella  unione  degli  ischi  si  presentano  que'  medesi- 
mi  ossicini  clie  osservammo  nel  Monitor  predctto  ,  nia 
assai  meno  sviluppati  e  induriti.  Notabile  e  linalmente 
r  apofisi  13,  la  quale  e  bicrure,  ed  analoga  al  processo  infe- 
riore  pur  bicrure  delle  vertebre  candali.  Le  quali  tutte  parti- 
colarita  occorrono  altresi  nella  pelvi  della  Lacerta  ocellata , 
e  della  Lacerta  nunalis.  I  femori  poi  nella  figura  del  Blan- 
chard  sono  nelle  medesime  condizioni  degli  omeri.  Questi  fe- 
mori 21,  21*  Fig.  11.,  W"'"  Tav.  2.5-2.'5'"'  -  Fig.  1.  Tav.  21  , 
sono  piu  Innglii  delle  ossa  della  ganiba  ed  epifisarii  nelle 
due  estreuiita ,  ed  offrono  un  punto  di  ossificazione  nel 
trocantere :  nella  fossa  poplitea  od  intercondiloidea  porta- 
no  essi  presso  al  condilo  esterno  un  piccolo  ossetto  sesa- 
moideo  2I.^  Fig.  11.''''  Le  ossa  della  gauiba  23,  24  Fig. 
13.  Tav.  25-2.5"''  ~  Fig.  1.  Tav.  21.  offrono  esse  ancora  le 
epifisi  nelle  estremita ,  e  queste  epifisi  nella  superlore 
sono  state  ommesse  nella  Fig.  7.  Tav.  30.  del  Blanchard  ; 
ommissione  che  fa  assai  brutta  vista  (1).  Senza  che  ha 
egli  dimenticata  la  rotula  22,  Fig.  13.,  ed  i  cinque  os- 
setti  interavticolari  da  me  rappresentati  nella  Fig.  12. 
Tav.  25-25"*''.  Uno  di  questi  ossetti  si  trova  in  25  tra  la 
fibida  ed  il  femore ;  gli  altri  quattro  25*,  25*,  25*,  25*, 
nelle  cartilagini  semilunari  fra  la  tibia  ed  il  femore  stes- 
so ,  e  due  sono  anteriori ,  due  posteriori.  Finalmente  quanto 
al  piede  Fig.  14.  Tav.  25-25'"'',  non  altro  notero  che  i  meta- 
tarsi si  sviluppano  al  par  dei  metacarpi  per  tre  punti  di 
ossificazione. 


(1)  INello  sclieletro  della  Laccila  occllala  Fit;.  4.  Tav.  23.  ft  notabile  il 
uioncherino  della  gaiuha  sinistra  perduta  dal  retlile.  Nella  cicatrice  della  pel- 
Ic  eranvi  cinque  lubercoli  scagliosi,  ma  senza  unghie.  Della  fibnla  non  si  ve- 
de  die  1'  estrerailA  siipcrinre.  II  moncherino  della  tibia  il  ([iiale  i  piu  ltingo,si 
i  piegato  per  adaltarsi  al  camniinare  del  retlile  facendo  coll'  angolo  della  pie- 
gatiiia  appoggio  sul  terrene. 


SULLO   SCHELETRO   DELLA  LaCERTA   EC.  373 

Noil  e  mio  intendimento  di  descrivere  partitameiite  le 
ossa  del  teschio ;  clie  bastar  puo  la  spiegazione  delle  figu- 
re. Tocchero  solo  ([ludclie  cosa  intorno  al  particolare  delle 
ossa  ciitanec  del   medesiino. 

Nelle  Lucertole  piii  die  in  altri  Saurii ,  e  chiara  ed 
evidente  quella  curiosa  particolarita  di  uno  scheletro  cu- 
taneo  aggiunto,  o  per  me'  dire  applicato  al  teschio  osseo 
neurale ,  e  die  ha.  un  analogo  nello  scheletro  cutaneo  del 
piastrone  e  della  cappa  o  scudo  dorsale  delle  testuggini. 
Per  tale  soprapposizioiie  scoinpaiono,  come  nota  ilCuvier, 
nel  teschio  do'  Lacertini  tutte  quelle  aperture  die  1'  as- 
somigliano  ad  un'  opera  di  filagrana.  Queste  ossa  o  piii 
esattamente  scudetti,  o  squame  ossee  cutanee  si  possono, 
pero  solo  in  parte,  levare ,  come  l)en  lo  dimostra  la  Fig. 
18.  Tav.  2r>-2o'"\  ove  mancano  le  palpebrali,  le  jugali,  ed 
il  maggior  numero  delle  teniporali,  le  quali  tutte  squa- 
me debohnente  aderivano  alle  ossa  neuiali ;  ma  ne  ri- 
mangono  molte  altre  cosi  conglutinate  con  queste  ossa  che 
torna  vana  ogni  prova  per  distaccarle.  A  cagion  d'  esem- 
pio  le  squame  articolate  per  sutura  coi  parietali  o  con  le 
squame  parietali  si  sono  immedesimate  con  la  parte  o  su- 
perficie  esterna  de'  frontali  posteriori  di  Guvier  doppi  nel- 
la  Lucertola  verde  (1),  e  coi  varii  pezzi  di  temporale  che 
ad  esse  corrispondono  che  e  impossibile  a  separarle.  Dicasi 
altrettanto  di  quelle  altre  denominate  da  Milne  Edwards  (2) 
occipitali,  e  1'  intermedia  a  queste  e  la  interparietale ,  e 
le  froiito-parietali  e  la  frontale  ec. ;  che  tutte  le  sono  co- 
si  saldate  alle  ossa  sottoposte  che  non  vale  ingegno,  ne 
destrezza  a  sollevarle,  e  formano  sopra  quelle  ossa  come 
una  incrostazione.  II  Blanchard  ha  esso  pure  rappresentato 
nella  figura  1.  della  Tav.  30.  il  teschio  della  Lacerta  vi- 
ridis  senza  alcune  ossa  cutanee  dicendonelo  spoglio  =  les 
plaques  osseuses  cutanees    ont    6t6    enlevees  =  quasi  che 


(1)  Vedi  V,  V,  Fig.   17.  Tav.  26-25K 

(2)  Rccherches  Zoologiques  pour  servir  a  1'  Histoire  des  Lezards  etc.  .\n- 
nales  des  sciences  natur^llcs.  Tom.  XVI.  pag.  60. 


374  LuiGi  Calori 

sol  quelle  die  si  possono  levare ,  debbaiio  ritenersi  per 
tali  e  non  le  altre,  quali  saiebbero  le  occipitali,  le  teni- 
porali  siiperiori  ,  o  parietali  esterne,  1'  interpaiietale,  le 
tVonto-paiietali  ec:  dond'  e  avvenuto  clie  iiella  cit.  figuia 
certe  lettere  clie  avrebbero  dovuto  iiidicare  alcune  ossa 
dello  scbeletro  inteino,  poni  la  lettera  a  ,  clie  iiidica  il 
iVontale  posteriorc  di  Cuvier,  iiidicbino  altra  cosa ,  e  la 
lettera  addotta  in  esempio  e  invece  apposta  alia  squama 
ossea  teniporale  superioie  clie  e  adeientissima  al  detto 
frontale.  Nel  tescliio  deliueato  dal  Blancliard  inancano  dun- 
que  alcune  ossa  cutanee,  e  vi  esistono  tutte  quelle  della 
parte  superiore.  E  che  la  suddetta  ossea  incrostazione  vi 
abbia  realiiiente,  si  piova  osservaiido  il  taglio  della  meta  di 
tescliio  lappresentata  dalla  Fig.  17.  Tav.  25-2.5'''*,  nel  quale 
taglio,  massime  posteriormente ,  apparisce  una  distinzione 
fra  le  ossa  neurali  e  cutanee;  distinzione  pur  manifestissi- 
ma  nella  Fig.  16.  Tav.  25-25'''*;  lo  prova  il  vedere  assai  bene 
distinte  dalla  parte  interna  le  ossa  nem-ali  medesime ,  e 
r  essere  in  questa  parte  stessa  assai  piii  apparent!  le  sutu- 
re Fig.  15.  17.  Tav.  25-25'''*.  In  altri  Saurii  la  cosa  e  diversa. 
Nel  Manuale  di  Notomia  Coinparata  di  Siebold  e  Stan- 
nius  (1)  e  notata  una  consimile  ossificazione  cutanea  ne' 
Scincoidi  e  ne'  Pseudopi  (2).  Nei  prinii  clie  1'  Illustre  Col- 
lega  Prof.  Biancoiii  mi  ha  fatta  facolta  di  notomizzare  por- 
gendomene  due  individui  disseccati ,  trovansi  bensi  quelle 
squame  cutanee  ossee ,  ma  non  si  strettamente  congluti- 
nate  alia  fiiccia  superiore  del  tescliio  che  non  si  lascino 
anco  agevoliiiente  separare,  e  possono  ottenersi  iiette  net- 
te  le  ossa  neurali.  De'  secondi  non  ho  osservazioni.  lo  ho 
qui  recato  e  fatto  delineare  il  tescliio  dello  Scincus  officina- 
lis nella  Fig.  19.  Tav.  25-25'"*  a  lato  di  quello  della  Lucertola 


(1)  Nouveau  Manuel  d' Anal,  conipar.  par  Siebold  el  Stannins.  Paris  1850. 
Tom.  deux.  pag.   186. 

(2)  Ho,  non  ha  guaii,  rinvenulo  nella  pelle  che  copre  il  cranio  del  Gecko 
roaurilanicus  Laurenti  della  soslanza  ossea ,  ed  una  lamella  ossea  nella  palpe- 
bra  superiore :  ne  ho  pur  rinvenuta  nello  Slellio  vulgaris ,  e  la  cosa  h  presso 
a  poco  come  nella  Rana  bufo. 


SuLLO   SCHELETRO   DELLA   LaCERTA    EC.  375 

verde  spoglio  il  piii  clie  liu  pututo  di  ossa  cutanee,  ac- 
ciocche  ne  appariscano  le  diffeieiize ,  Ic  qiiali  non  in  altio 
veramentc  consistono  se  non  die  nella  delta  Luceitola  vi 
lia  alia  parte  superiore  del  teschio  una  vera  saldatiua  dal- 
le ossa  cutanee  coUe  neurali ,  nientre  nello  Scincus  e  solo 
un'  apposizione.  Ma  questa  saldatura  dalle  ossa  cutanee 
al  tescliio  non  e  gi;i  solo  de'  Lacertini ;  clie  avvisasi  pur 
anco  ne'  Crocodilli.  Gia  nel  Palpebiosus  le  ossa  palpebrali 
sono  vere  ossa  cutanee  j  di  clie  nessuno  saia  per  muovere 
il  menoMio  dubbio.  Ma  una  incrostazione  ossea ,  se  mal 
non  veggo ,  regna  su  tutta  la  faccia  superiore  del  tescliio, 
indicandola  la  inoltitudine  di  creste  e  fossette  clie  trovan- 
si  su  di  esse ,  in  nessuna  guisa  proprie  alia  superficie 
estenia  dalle  ossa  del  cranio  di  altri  Saiirii  iininediatainan- 
te  coperte  dalla  pelle.  E  clie  cio  sia ,  lo  prova  il  veder- 
senc  in  certi  punti  un  segno  di  distinzione  nelle  sezioni 
verticali  del  tescliio  medesimo.  In  una  mummia  di  Croco- 
dilus  vulgaris  piuttosto  giovane  clie  ricevetti  nella  state 
dello  scorso  anno  dal  piii  volte  lodato  Collega  Prof.  Biaii- 
coni ,  potei  estrarne  bellissiino  il  tescliio,  che  poi  segato 
per  lo  lungo  in  due  meta  mi  niostro  in  corrispondenza 
delle  ossa  della  parte  superiore  del  cranio  una  patentissi- 
iiia  distinzione  fra  queste  a  le  cutanee  congiuntevi,  direi 
quasi  mediante  una  sutura.  lo  bo  fatta  delineare  questa 
disposizione,  clie  parmi  non  sia  stata  considerata,  od  ab- 
bastanza  considerata,  nella  Fig.  20.  Tav.  26.  In  A  osservasi 
un  pezzo  osseo  soprapposto  all'  occipitale  superiore  c ,  in 
B  un  altro  cbe  copra  il  parietale  h ,  lu  C  un  terzo  clie 
giace  sopra  il  frontale  i.  Nessun  dubbio  che  questi  tie 
pezzi  ossei  non  siano  analoghi  alia  squauie  ossee  frontale , 
parietale  ed  occipitale  de'  Lacertini.  Se  ({uesta  maniera  di 
vedere  venga  trovata  giusta,  potra  rendera  ragiona  di  una 
opinione  emessa  dal  Reicliert  (1),  che  le  ossa  frontali  e 
parietal!  non  si  sviluppano  dalla  base  cartilaginea  del  cranio 


(1)  Veigleichende  Eniiwicliel  ungsgesckte  des  Kopfes  der  nachien  Reptilieii 
410.   1839.  pag.  212. 


376  LuiGi  Calori 

priinitivo,  e  clie  percio  non  appartengono  alio  sclieletio 
interno,  potendosi  esse  levare ,  e  iiou  peitanto  rirnanere 
Integra  qnella  l)ase  cartilagiiiea,  nel  seno  della  quale  svi- 
luppansi  le  altre  ossa  del  cranio.  Certamente  la  capsula 
menibranosa  o  cartilaginea  del  cranio  primitivo  non  tutta 
si  ossiiica  ne'  Saurii  come  gia  avviene  in  altri  rettili ;  a  si 
vede  p.  e. ,  nella  Lacerta  viridis,  nella  ocellata,  nella 
muralis,  nello  Scincus  off.  ec.  clie  oltre  la  cartilagine 
che  chiude  il  cranio  anteriormente ,  ed  il  prolungamento 
anteriore  di  essa ,  ve  ne  ha  un'  altra  porzione  tra  le  gran- 
di  ale  dello  sfenoide  ed  i  parietali.  Senza  clie  sappiamo  die 
nella  parte  superiore  del  cranio  1'  ossificazione  e  talvolta 
assai  poco  estesa  e  riniangono  grandi  e  raggnardevoli  Ibn- 
tanelle  chiuse  da  ossa  cutanee  come  nel  Cameleonte.  Ma 
non  percio  sarebbe  permesso  di  escludere  i  frontali  ed  i 
parietali  dallo  scheletro  del  sistema  nervoso ;  che  se  essi 
non  nascono  dalla  trasformazione  ossea  della  cartilagine 
primordiale  ,  nascono  bene  da  una  nienibrana  cellulosa, 
che  sopra  vi  si  forma,  appartenente  a  quello  scheletro. 
Onde  1'  opinione  di  quel  celebre  Alemanno  non  puo  es- 
sere  accettata ,  siccome  quella  che  confonde  due  cose  af- 
to  distinte ,  le  ossa  neurali  colle  cutanee  del  teschio ,  le 
quali  ultime,  com'  e  chiaro  e  provato  per  se,  formansi 
per  la  ossificazione  della  cute  che  copre  il  cranio,  e  ta- 
lor  con  le  sue  ossa  per  cosi  dire  s'  identifica ,  ne  potreb- 
bero  di  verun  modo  scambiarsi  colle  altre ,  che  procedono 
dalla  metamorfosi  di  un  organo  al  tutto  diverse,  cioe  dal- 
la trasformazione  ossea  della  cartilagine  o  della  membrana 
cellulare  suddetta  della   capsula  craniale   primitiva. 


4 


SPIEGVZIO^E  DELLE  TAVOLE 


TAVOLA  21. 

Fig.  1.  Schelclrn  della  Laceria  viridis  Lin.,  di  natiirale  grandezza ,  veduto 
come  a  volo  d'  iiccello. 

TAVOLA  2-2. 

Fig.  2.  Schclctro  di  una  Lacerta  mtiralis  a  coda  riprodotla ,  vediilo  come  lo 
scheletro  della  Tav.  21.  Dimensioni  naturali. 

Fig.  2.'''*  Scheleiro  della  coda  riprodotta,  delineate  il  doppio  del  vero  e  ve- 
duto di  fianco. 

Fig.  3.  Scheletro    di    un    PlatydactyUis    muralis    Dumcril    e    Bibron,  il  quale 
scheletro  offre  rigenerala  I'  estremiti  della  coda.  Anche   qneslo  scheletro 
e  vediito  come  i  preccdenti.  Grandczza  naturale. 
in  queste  ire  figure : 

a^  (^  il  tubo  osseo  conico  rappresenlante  lo  scheletro  della  nuova  coda,  nel 
quale  tubo  appariscono  molte  strie  trasverse  laterali ,  che  non  1'  abbrac- 
ciano  interamentc,  ma  si  arrestano  alia  parte  media  superiore  ed  inferiore 
del  tubo ,  e  sembrano  come  un  crispamento  dovnto  in  gran  parte  alia  es- 
siccazione  del  medesirao. 

b,  forellini  scolpiti  nel  detto  tubo. 

c,  raeta    anteriore    della    settima    vertebra    caudale,  ove    nella    lucertola   delle 

muraglie  fu  tronca  la  coda ,  e  donde  ne  cominci6  la  rigenerazione. 
c"j  ineta  anteriore    della  21   vertebra  caudale,  ove  nel  Platydactylus   muralis 
fu  tronca  la  coda ,  e  donde  rigermogli6. 

d ,  sesta  vertebra  caudale  fig.  Z.""''. 
*,  rotula  bracchiale. 

22,  rotula  femorale. 

TAVOLA   23. 


Fig.  4.  Scheletro  di  una  Lacerta  neellata  Daudin  colla  coda  riprodotta ,  e 
monca  della  gamba  deslra  ,  veduto  come  gli  altri  tre  schelelri.  Grandez- 
za  naturale. 


IX. 


48 


378 


Luici   Calori 


a,  6j  *,  22,  come   iiclle  Figure  della  Tavola  anlecedenlc. 
c",  meta  anteiioie  della   14   vertebra  caiidale ,  ovc  fii   Ironca  la  coda. 
23,  24,  moncherini  delle  ossa  della  gamha  destra,  le  ([iiali  non    si  sono  ri- 
prodolle  a  diffeieiiza  di  qiiaiilu  avvieiie  nelle  Salaiiiandre. 

TAVOLA  24. 

Fig.  6.  Doppia  estremilA  della  coda  di  una  Liicerlola  delle  imiraglie ,  deli- 
neala  il  doppio  pii'i  grande  del  vero ,  c  vediita  dalla  parte  siiperiore.  \i 
si  vede  la  pelle ,  il  tessiito  imiscolare  e  lo  schelelro. 

A  ,  estreniilu  norniale  della  coda. 

Bj  estremita  sopraniimeraria  della  medesima,  o  piccola  coda  di  novella  for- 
niazione. 

a,  a,  a",  pelle. 

b  ,  h  _.  niiiscolatiira. 

c,  verlebre  caiidali  della  porzione  di  coda  posta  davanti  alia  forcatura  o  dii- 
plicita  della  coda. 

g,  g,  verlebre  della  eslreniila  noruiale  della  coda. 

e ,  vertebra  caiidale  che  ofTre  Ic  due  porzioni  anteriore  e  posleriore  oiid'  e 
coniposla  ,  iin  po' piii  allonldnalc  nel  lalo  sinistio ,  tVa  le  qiiali  porzioni 
s'  incaslra  il   liibo  osseo  conico  della  coda  di  novella  furmazionc. 

I\  qnesto   tiibo. 

Fig.  6.  Qnesta  fignra  d  destinata  a  dimostrare  1'  analoniia  della  porzione  ripro- 
dolla  della  coda  di  una  Lacerta  nuiralis,e  parlicolarineutc  della  luidolla 
spinale.  A  lale  oggelto  J  stato  pralicato  un  laglio  vcrticale  secondo  la 
lungbezza  della  coda  non  precisaniente  nel  mezzo ,  ma  un  po'  piu  verso 
la  parte  deslia ;  si  sono  asportate  le  parti  molli  di  qiieslo  lato ,  e  si  so- 
no da  questo  lato  medesimo  aperte  le  ultinie  verlebre  della  porzione  non 
riprodolta  di  coda  ,  ed  il  tiibo  osseo  contenenle  il  siiddclto  prolungamen- 
to  della  midolla.   Dimensioiii  sei  voile  piu   del   vero. 

da   A   ad   .4 ,  estremita   posleriore  della  porzione  non   liprodotta  di  coda. 

da   B  a  B ,  porzione  rigenerata  di  coda. 

0,.  a,  a,  pelle,  nelle  squame  della  quale  non  apparisce  vernna  dislinzione 
tra  la  porzion  riprodotta  c  la  non  riprodotia  della  coda. 

b,  b,  raiiscolalura. 

da  c  a  dj  vasi  caudali,  cbe  dalla  veccliia  porzione  di  coda  si  prolungano 
nella  niiova. 

e ,  f,  tessuto  celltilo-pinguedinoso  avvolgenle  il  periostio  dello  scbeleiro  del- 
la nuova  porzione  di   coda. 

e^ ,  f*',  periostio  di  detio  sclielctro. 

da  A  a  /{^  tre  verlebre    lateralniente    aperte    del 
coda. 

I,  anello  pur  lateralmenle  aperto  rapprcsentanie 

ma   vertebra    caiidale ,  nella    quale    couiincia  la  division  delle  vertebrc  di 
qnesta  regione  in  porzione  anteriore  e  posleriore. 

g ,  I .   lo  schelelro  della  porzione  rigenerata  di  coda  aperlo   lateralmenle. 

m  ^  la  porzione  terminale  di  questo  schelelro  lasciala  chiiisa  ,  nella  quale  por- 
zione veggonsi  aleuni  foiellini   laleraii. 


a    porzione    non    riformata  di 
la   ineia  anteriore  della    setii- 


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SULLO   SCHELETRO   DELLA   LaCERTA    EC.  379 

n,  poi'zione  di  midolla  spinale  appailcncnlo  alia  coda  non  rifoi'mata. 

0,  inliimcscenza  di  qiiesla  porzioiic  in  corrispniideiiza  delT  ancllo  i. 

p,  p,  proliingamcnio  di;lia  midolla  spinale  per  eiilio    la  cavita  tnhoiare  deilo 

selielclio  della  nuova  porzione  di  coda. 
q,  q,  alctine  lacinie  o  lili  procedenti  dal  pioliingamcnlo  dclto. 


TAVOLA  25-25''is. 


Tiitle  le  Figure  di  qnesta  Tavola  rappresenlano  gli  oggclli 
quasi  il  doppio  del   vero. 


Fig.  7.  Oniero  destro  v,  clie  in  v^  offre  nna  rima  che  lalora  i'  uii  vero  foro 

che  trapassa  1'  osso  da  parte  a  parte. 
Fiji.  8.   Ulna  y  colla  rolula  braccliiale  *,  c  radio  z  del  lalo  deslro. 
Ftg.  9.  Mano  deslra    colla    esti'cniiti!i    inferiore    dclle    ossa    dell'  avarabraccio 

1  ,  radiale. 

2  ,  cnbilale. 

3  ,  pisifornie. 

4  ,  osscllo  incaslralo  fra  il  radiale  ed  il  cnbilale. 
da  5  a  9  gli  osselli  della  seconda  fila. 

Fig.   10.   I'elvi  vedula  dalla  faccia  inferiore. 

n,  0,  verlebre  sacrali. 

10,  ileo  mnnito  della  epifisi   11. 

12,  ischio  dalla  cni  sinlisi  nuiove  posteriormente  I'osselto   13,  il  quale  ^  bi- 

criire  a  simililndine  dei  processi  ad   Y  dclle  verlebre  caudali. 
15,  ossello  della  sinfisi,  dislinio    dull' ossello    piraniidale   15*,   clic    medianle 

il  legamento   16  ft  conncsso  colla  sinlisi  pnbica. 
1 7  ,  pnbe. 

18,  ossello  elevanlesi  dalla  sinfisi  pnbica. 

19,  epilisi  del  proccsso  nncinato  o  spina  del  pnbe. 

20,  epilisi  od  osscllo    complelanle  T  orlo    della  cavita  coliloide  21'^,  il  qnale 
ossello  A  siliialo  tra  F  ileo  ed  il  pnbe. 

Fig.    11.  Femore  deslro  21   vednlo  dalla  faccia  anieriore. 

Fig.   11.'"'  Feniore  sinistro  21*,  vcdnio  dalla  faccia  posleriore,  uve  nella  eslre- 

mili  inferiore  apparisce  il  sesamoidoo  21''. 
Fig.   12.  Osselli  silnali  nella  arlicola/ione  del  ginocchio  deslro. 
25  ,  ossello  Ira  la  fibnia  ed  il  femore. 

25*,  25*,  25*,  25*,  qnatiro  osselli  delle  carlilagini  inlerarlicolari. 
Fig.  13.  Ossa  della  gamba  dcstra. 
22  ,  rolnla. 

23,  libia. 

24,  fibnla. 

Fig.   14.   Piede  deslro  colla  eslrcmila  inferiore  delle  ossa  della  ganiba  23  ,  24. 

25,  27,  libiale  e  peroneo  fusi    in    iin  grande  osso,  nei  cni  mezzo  ft  scolpiio 


380  Luici  Caloiu 

il  Ibro  cieco  26*,  indizio  della  primiliva  divisione  dei  due  ossi  lue- 
desinii. 

29  ,  30,  31  ,  Ic  ossa  dolla  seconda  serie. 

Fig.   15,  Tescliio  della  Lacerla  vii'idis  vcdiito  dalla  faccia  inferiore. 

Fig.  lo.*"'*  Un  deiite  niascellaie  iiigrandito  10",  die  apparisce  bicuspidato , 
ed  ha  la  corona  del  siio  denie  di  soslitiizione  ii)   10''. 

Fiji.  16.  II  medcsimo  tesiliio  vappresenlalo  dalla  parte  poslcriore,  oride  si 
vegga  come  il  paiielalc  resta  copcrto  da  sciidelli,  o  sqiiame  ossee  ciitanee. 

Fig.  17.  .Mela  deslra  del  tescliio  della  niedesiina  liicertola,  vediita  dalla  par- 
te interna,  acciocclK^  appariscano  le  ossa  del  neiiiosclieletro ,  die  restano 
vclate  dalle  sqiiame  cntanee  soprappostevi. 

Fig.  18.  Tescliio  della  Lacerta  viiidis  spoglio  di  una  parte  delle  ossa  cnta- 
nee ,  vednlo  in  tie  qnarti. 

Fig.  19.  Tescliio  dello  Scincns  odicinalis ,  cosi  spoglio  e  vcdnto  come  il  pie- 
cedente ,  cni  6  poslo  a  paro ,  onde  spicdii  la  differenza  di  conipoitarsi 
delle  ossa  cntanee  colle  nenrali  ,  clift  in  qnesto  Saiirio  qnelle  ossa  sonn 
seinplicemente  applicate  e  possono  del  tiitto  levarsi,  inentre  nelle  Incer- 
tole  sono  congliitinate  e  non  possono  levarsi  che  in  parte. 

In   Intle  qnesle  figure  le  niedcsinie  lettere  indicano  le  niedesime  parti. 

a,  occipilale  inferiore. 

b,  occipitalc  lalerale. 

d,  occipitale  snperiore. 

e,  corpo  dello  sfenoide  posteriore ,  a' cni  lati  si  vede  la  grande  ala  p. 

f,  corpo  dello  sfenoide  anteriore,  il  qnale  corpo  si  prolnnga  nel  rostro  I. 

g,  ossetto  del  sepimento  nierahranoso  inlraorhitale ,  il  quale  ossetto  colla  por- 

zione  die  contorna  il  forame  ottico ,  rappicsenta  nn  analogo  delle  piccole 

ale  dello  sfenoide;  colla  porzione  poi    prolnngata    in  avanti  nel  setto  in- 

terorhitale  costitnirebbe  la  parte  media  dell'  etmoide. 
m,  m%  pterigoideo. 
n,  colnmella. 
o,  parietale:   il  tescliio   die  ha  servito  per  qneste  fignre  non  presentava  foro, 

che  neppiir  si  vede  in  qiiello  della  Fig.   1.  Tav.  21.:  ma  nelle  Fig.  2-4. 

Tav.  22-23  ,  qnesto  foro  era  nianifestissimo. 
q,  masloideo    di    Cuvier  ,    che    nell'  antecedente    nota    ho    denominate    sqiia- 

raoso. 
r^  temporale  di  Cnvier,  che  nella    nota    antecedente    ho    difinito  come  apoiisi 

zigomatica. 
<i ,  timpanico,  che  presenia  una  epifisi  in  t,  e  la  faccietta  per  1' articolazione 

tcniporo-mascellare  in  t^. 
,s%  osso  columellare  analogo  alia  staCfa. 
s%  osso  stiliforme  connesso  al  timpanico,  e  che  k  una  specie  di  inarlello  nnilo 

alia  stalTa  niedianle  un  leganiento  cartilagineo. 
u,  fronlali  principali  di  Cuvier. 
V,  prefrontali  od  ctmoidei  lalerali  di  Bojanns. 
X,  X,  frontali  posteriori  di  Cnvier  doppi  nella  Lacerta  viridis ,  come   appari- 

sce  nella  Fig.    17.,seniplici  nello  Scincus  officinalis  e  negli  altri  Sanrii; 

fronlali  coperti  in  gran    parte    dalla    sqnania    temporale  che  ne  nascondc 

altresi  I'  articolazione  col  fronlale  principale ,  col  parietale  e  coll'  osso  r. 


SULLO    SCHELETRO   DELLA  LaCERTA    EC.  381 

La  duplicitik  del  frontale  posteriore  t  pur  stata  vediita  in  iino  Stellione 
di  specie  indetermiData  (  Vedi  Lemons  d'  anal,  conip.  de  G.  Cuvier  Tom. 
pram.  pag.  360.  Bruxelles  1838). 

y^  nasali. 

z,  turbinatu  inferiore. 

1 ,  preniascellarc  od  intermascellare. 

2 ,  mascellare  superiore. 

3.3,  malare. 

4.4,  sopracigliare  ^  die  nello  Scincns  oflicinalis  ^  piccolissimo ;  ed  d  composlo 
di  inolli  pezzi  o  sqiiame  cntanee  ne'  Lacertidi. 

5  ,  lagriinale. 

6  ,  trasverso  di  Cuvier. 

7  ,  palalino, 

8 ,  vomere. 

9 ,  denlario. 

10",  tin  dente  mascellare  ingrandilo  veduto  dalla  parte  interna. 

10b,  corona  del  siio  dente  di  sostiUizione. 

11,1'  opercoiare  o  splenic ,  il  quale  £  molto  esteso    cosl  come   nel  cocodril- 

lo  (  Vedi  Fig.  '20.  Tav.  26  ).  R.  Wagner  uelle  sue  Icon.  Zoot.  Tav.  XIII. 

Fig.   XI.  B  niostra    in   p'  I'  opercoiare,  che  sembra    coprire  interamente 

la  faccia  interna  del  denlario. 
12,  angolaie. 
13  ,  soprangolare. 

14,  coronoideo,  o  complementario. 
16 ,  articolare. 
Da  a  ad  a  J  da  (3  ad  « ,  da  ^  ad  « ^  da  £  ad  ra ,  e  da  ^  ad  « ,  sono  le 

diverse  squame  ossee^  o  porzioni  di  tali  squame  soprapposte  ed  in  gran 

parte  conglutinate  alle  diverse  ossa  della    regione    superiore  e  ai  lati  del 

teschio. 

TAVOLA  26. 


Fig.  20.  Metk  sinistra  del  teschio  del  Crocodilus  Vulgaris  segato  perpendico- 
larmenle  per  lo  lungo  e  veduto  dalla  parte  della  sezione ,  acciocchS  ap- 
pariscano  le  ossa  culanee  soprapposte  alle  neurali.  Grandezza  minore 
della  raeli  del  vcro. 

a,  porzion  basilare  dell'  occipile  o  basioccipitale. 

6,  occipilale  lalerale. 

Cj  soproccipitale  od  occipilale  superiore,  sopra  cui  Irovasi  I' osso  A,  che 
sembra  essere  un  osso  culaneo. 

d,  corpo  dello  sfenoide  o  basi-sfenoidee. 

e,  grande  ala  sinistra  dello  sfenoide. 

f,  f ,  pterigoideo  articolato  con  I'  osso  p,  f ,  chiaraato  trasverso  da  Cuvier. 

g,  piccola  ala  o  ala  ingrassiale  sinistra. 

h ,  parietale  sopra  cui  irovasi  \'  osso  cutaneo  B. 

i,  frontale  coperlo  dall' osso  C,  ch' esso  altresi  sembra  doversi  definire  per 
un  osso  cutaneo. 


382  LuiGi  Calori 

k,  poizioiie  siiiiamosa  del  leniporale  secondo  Geoffioy  Sainl-Hilaire  ,signiticaia 
da  Ctiviei'  egiialiiiente ,  o  come  apofisi  zigoniatica  del  temporale ,  la  qua- 
le apofisi  6  articolala  col  jiigale  /,  /,  e  coll'  osso  tn,  fra  i  qiiaii  i"  in- 
castrata. 

m ,  osso  analogo  al  liiiipanico ,  c  che  Cuvier  cliiama  inasloideo. 

fi,  petrosale  di  R.  Owen. 

0,  palatino  clie  ascende  coila  porzione  p  all' osso  r,  che  sosliene  il    froiilale 

c  che  tocca  I'  esircniilik  posteriore  del  nasale  r^,  e  che  ailrn    non  b  che 
il  fiontale  anteriore ,  o  prefiontale ,  analogo  all'  os  planum. 

q .  turbinato.  Forsc  il  vomere  di  Cnvier  ? 

s,  mascellare  siipei-iore. 

1 .  inlerniascellare ,  o  premascellare. 
u ,  dentario. 

r ,  opercolare  o  splenio. 

X ,  angolare. 

y ,  soprangolare  o  coronoideo. 

z ,  complemenlario. 

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ALTRE  ESPEIUENZE 

SUL  MIDOLLO  SPINALE 

DEL 

PROFESSORE  CAV.  MARCO  PAOLIM 

(Letta  nella  Sessione  del  22  Aprile  1858.) 


V. 


engo  in  oggi ,  o  Accadeinici ,  a  mantenere  la  piomessa 
che  io  vi  faceva  da  questo  luogo  due  anni  or  sono,  espo- 
nendovi  i  risultamenti  di  novelle  esperienze  da  me  fatte, 
noil  lia  guaii,  siigli  aniniali  viventi  al  fine  di  chiarire, 
secondo  il  miglior  modo  di  mia  possibilita ,  le  proprieta 
fisiologiche  sensorie  e  motrici  del  midollo  spinale.  Soprat- 
tutto  le  mie  indagini  fuiono  rivolte  alio  scopo  di  ricono- 
scere,  se  le  importantissime  scoperte  annunziate  in  questi 
ultiini  tempi  da  Brown-Sequard  intorno  gli  ufficii  delle  due 
sostanze  coinponenti  il  midollo  stesso,  avevano  1'  impronta 
del  vero ,  stanteclie ,  le  dette  scoperte  conferinate  ,  ne 
scaturirebbero  principii  fisiologici  in  parte  discrepanti  da 
quelli  fin  qui  comunalmente  accolti  ed  abbracciati.  E 
quantunque  io  appieno  comprenda,  che  per  la  mia  insuf- 
ficienza,  e  per  le  molte  difficolta  che  s'  incontrano  nel 
ricavare  esatte  deduzioni  da  un  si  fatto  genere  di  esperimen- 
ti ,  non  possano  avere  le  mie  parole  si  grande  peso  da  co- 
stituire  autorita ,  cio  nullameno  mi  e  grato  fin  d'  ora  di- 
chiarare ,  che  quelle  scoperte  in  genere  sembrano  a  me  ave- 
re il  pregio  della  verosimiglianza,  dappoiche  i  risultamenti 


384  Marco  Paolini 

dalle  niie  esperienze  ottenuti  sono  stati  assai  conformi  a 
quelli  che  ne  ricavo  il  fisiologo  americano.  Clie  se  io  per 
avventiira  fossi  caduto  nell'  errore,  cio  non  deve  essermi 
attiibuito  a  colpa  non  avendo  lasciato  dal  canto  inio  di 
pone  in  opera  ogni  mezzo,  e  le  maggiori  possibili  cantele 
per  raggiungere  il  vero.  Ardua  so[)ra  niodo  si  e  1'  arte  di 
esperimentare  sugli  animali  viventi,  spccialmente  quando 
si  tratti  di  investigare  gli  ufficii  delle  parti  central!  del 
sistema  nervoso.  Che  la  midolla  spinale  non  rappresenta 
gia  un  semplice  cordone  composto  esclnsivaniente  di  fibre 
niidollari  aventi  diverse  proprieta  conduttrici ,  quale  sa- 
rebbe  un  ner\  o  misto ,  per  esempio  lo  sciatico ,  il  quale 
consta  di  due  serie  di  fibre ,  1'  una  delle  quali  trasporta 
le  iuipressioni  in  direzione  centrifuga,  1'  altra  nella  dire- 
zione  opposta.  II  midollo  spinale  invece  e  un  oigano  ner- 
voso alquanto  complicato,  formato  da  sostanza  bianca  fibro- 
sa, e  da  sostanza  grigia  aventi  fra  loro  intime  e  recipro- 
che  attenenze  in  guisa  che  a  me  pare ,  non  andassero  poi 
molto  lontano  dal  vero  Gall  e  Spurzlieim ,  i  quali  conside- 
rarono  il  midollo  come  composto  da  una  serie  continuata 
di  ganglii ,  ai  quali  arrivano  fibre  del  tubo  midollare ,  e  dai 
quali  partono  le  fibre  radicali  dei  nervi  spinali.  Per  le 
addotte  ragioni  adunque  io  mi  lusingo  che,  se  non  altro, 
sara  benignamente  accolta  la  buona  intenzione  che  e  in 
me  di  giovare  possibilmente  gli  studii  della  nobilissima 
scienza  dell'  animale  economia.  Innanzi  pero  di  entrare 
nell'  argomento,  non  posso  ne  debbo  lasciare  di  espiime- 
re  la  mia  riconoscenza  all'  egregio  giovane  Sig.  Dottore 
Federico  Romei ,  il  quale ,  espertissimo  come  e  nelle  ana- 
tomiche  dissezioni ,  mi  fu  cortese  dell'  opera  sua  nell'  ese- 
guimento  delle  esperienze. 

Primieramente  io  dico,  che  i  nuovi  cimenti  da  me  pra- 
ticati  negli  agnelli  hanno  vieppiii  confermato  se  non  la 
verita ,  almeno  la  vei'osimiglianza  di  alcuni  risultati  fisio- 
logici,    gia    da    me    esposti    nell'  altra    mia    Memoria    (1), 


(1)  V.   Memoiie  dell' Accad.  delle  Scienze  dell'Islimio  di  Bologna.  Vol.  7." 


Del  Midollo   spinale  385 

lisguardanti   le    proprieta    couduttrici    dei  diversi    cordoni , 
e    delle    due    sostaiize    coniponenti    il    iiiidollu    spinale  :    i 
quali  risultanieiiti    cade    qui    in    acconoio  di    novellamente 
licordare.   I  cordoni  anteriori    od    infeiiori    nei    bruti,    sic- 
come   pure  la    sostanza    grigia    sono  affatto  insensibili   alle 
irritazioni ,   ossia  non  sono    dotati  della    facolta  di  ricevere 
le  inipressioni    eccitatrici    del    senso.   In   quanto    ai   priini , 
egli  c   nn   tatto  sul   quale   uou   puo  cadere  duhbio  veruuo , 
che  qualunque  volta  sieno  sottoposti  a  diverse  maniere  di 
irritamenti   nieccanici,  ed  anclie  ove  sieno  tagliati  si   nella 
regione  dorsale  clic  nella    lonibare,  gli    aniniali    si   riman- 
gouo  inipassibili    od    in    uno    stato    di    perfetta    calma    ed 
immobilita.   Ed  eguali  efietti  negativi  si  ottengono    cimen- 
tando   la  sostanza    grigia    quando ,   tagliata   per  intcro  tras- 
versalmente    la    niidolla,   si    vada   pungendo  con   uu  ago  o 
si  venga  incidendo  tanto   la    cominissura    quanto    le  corna 
nel   lenibo    superiore    e    nell"  inferiore.   Per    lo    contrario  i 
cordoni   posteriori  o  superiori   nei    bruti ,   ed   i    laterali   go- 
dono  di  squisita  sensibilita.  Bastano  i  piu  lievi  toccamenli, 
le  punture  anche   le   piu  superficiali  sui    medesimi   per  ri- 
svegliare  negli  aniinali   acerbissiuii  dolori ,  die  eglino  espri- 
niono  dibattendosi ,   con    grida,    con    uioviinenti    istantanei 
della  testa,   e   degli  arti  tendenti  a  liberarsi  dai    lacci,  ed 
a  togliersi  alle    torture    colia   fuga.   Soprattutto   niassiuia  si 
e  la   manifestazione  del  dolore   nel   momento  del  taglio  dei 
cordoni    su    nominati    anche  eseguito  separatamente  od  in 
due  tempi  diversi.    Oltre    a    cio,   merita  di   nuovo  speciale 
ricordazione ,   che   nell'  atto  in   cui   si  tagliano    attraverso   i 
cordoni   anteriori,  i  muscoli  della  parte   posteriore  del   cor- 
po  sottoposti  al  taglio,   ed   in  ispecie   quelli  degli  arti   en- 
trano  in  uno  stato  di  contrazione   tetanica  che  dura  breve 
tempo,   cinque    od    otto    minuti  circa,  alia  quale  succede 
poscia  la  paralisi  completa  dei  muscoli  delle  predette  par- 
ti.  E  contrazioni  tetaniche  nelle  parti  accennate    si  mani- 
festano  eziandio  premendo  con  uno  specillo  i   cordoni  an- 
teriori  nella   loro  spessezza    nel    lembo  inferiore  o  caudale 
della  midolla  troncata.   Laonde   pare  indubitato  che   i   cor- 
doni anteriori  abbiano  un  significato  fisiologico  relativo  al 
T.   IX.  49 


386  Marco   Paolini 

inovimento  de'  nmscoli  od  alia  locomozione,  in  una  parola 
die  sieno  cordoni  inotori.  Cosa  poi  accada  dopo  il  taglio 
tiasversale  dei  cordoni  anteriori  neila  sensibilita  delle  par- 
ti al  di  sotto  di  esse  situate,  saia  mia  cura  accennarlo 
in  appiesso.  Finalmente  dalle  mie  nuove  esperienze  viene 
sempie  [)Iii  diniostrato  il  fatto  per  la  prima  voUa  scoperto 
da  Brown-St'fjiiard ,  l'  iperestesia  cioe  clie  sopravviene  do- 
pe il  taglio  dei  cordoni  posteriori  negli  arti  posteriori 
deir  aiiiniale,  pnrclie  quello  non  si  estenda  frran  che  nel- 
le  corna  ])osteriori  della  sostanza  grigia,  avendo  questa  una 
parte  iinportantissima  nella  trasmissione  delle  impressioni 
sensifere. 

Avvegnache  i  prinii  esperinienti  da  me  praticati ,  sicco- 
ine  ho  teste  accennato  ,  mi  avessero  gia  persuaso  della 
veritii  dell'  osservazione  del  prelodato  Fisiologo  risguardan- 
te  r  iperestesia  delle  parti  dell'  animale  sottoposte  al  (a- 
glio  dei  cordoni  posteriori  del  midollo ,  cio  nulla  nieno 
siccome  le  mie  prove  erano  state  dirette  esclusivamente 
sulla  regione  lombare  del  medesimo,  cosi  voUi  sincerarmi 
sp  quel  niaraviglioso  fenoineno  egnalmente  aveva  luogo 
tagliando  i  predetti  cordoni  nella  regione  dorsale.  Messa 
alio  scoperto  in  due  agnelli  la  meta  circa  inferiore  della 
predetta  regione,  in  uno  il  taglio  trasverso  de'  cordoni  si 
estese  superficialmente  dall'  una  radice  posteriore  di  un 
nerve  spinale  sino  all'  origine  della  radice  dell'  opposto 
lato  nella  parte  superiore,  ed  in  un  altro  nella  parte  in- 
feriore di  quel  tratto  di  midolla.  In  ambedue  i  casi  non 
manco  1'  iperestesia  degli  arti  posteriori,  poiche  esplorata 
comparativamente  la  sensibilita  delle  parti  anteriori  e  po- 
steriori del  corpo  con  diverse  maniere  di  agenti  meccani- 
ci ,  eli  animali  diedero  piu  cbiari  indizii  di  sofferimento 
quando  le  torture  furono  su  le  posteriori  praticate.  Debbo 
pero  confessare  di  non  avere  riconosciuto  quasi  veruna 
differenza  nel  grado  dell'  espressione  del  dolore  irritando 
con  ripetute  punture  la  midolla  spinale  si  al  di  sopra  che 
al  di  sotto  del  taglio.  La  quale  iperestesia  e  un  fenomeno 
di  breve  durata,  dappoiche,  lasciati  in  riposo  gli  animali 
per  lo  spazio  di  otto    o    dieci  minuti ,   e    poscia    di   nuovo 


Dei.  Midollo   spinale  387 

soggette  agli  stessi  irritainenli  le  jjaiti  anteriori  e  poste- 
riori, uon  apparisce  una  sensibile  ditferenza  nel  grado  del 
dolore  cui  eglino  patiscono. 

Se  inalgrado  1'  interrotta  coiitinuita  dei  cordoni  poste- 
riori lia  liiogo  la  trasiiiissioiie  al  coinuiie  sensorio  delle 
inipressioiii  sensitive,  sarebbe  niai  una  tale  trasmissione 
operata  dai  cordoni  laterali?  Ho  cercato  di  soddisfare  alia 
nieglio  ad  una  si  fatta  dimauda  colle  due  seguenti  espe- 
rienze.  1.*  Esperienza.  Dope  avere  tagliato  i  cordoni  po- 
steriori a  livello  della  nona  veitebra  dorsale,  e  dopo  ave- 
re verificato  da  prima  la  solita  iperestesia  nelle  parti  si- 
tuate al  di  sotto  del  taglio ,  e  poscia  il  ritorno  in  esse 
della  naturale  sensibilita,  ho  tagliato  i  cordoni  laterali 
per  tutta  la  loro  grossezza  tredici  niillimetri  al  di  sopra 
della  prima  incisione;  iio  diviso  cioe  con  un  sottile  teno- 
tome tanto  a  destra  che  a  sinistra  quella  porzione  di  mi- 
dolla,  che  e  compresa  fra  le  radici  posteriori  ed  anteriori 
dei  nervi  spinali.  Cio  nulla  ostante,  maltrattati  gli  arti 
posteriori  coi  soliti  stimoli,  1'  animale  ha  dato  gli  stessi 
segni  di  dolore,  siccome  anche  quando  e  stata  irritata  la 
midolla  al  di  sotto  del  primo  taglio  dei  cordoni  posterio- 
ri. Ne  alcun  mutamento  e  parimenti  avvenuto  estendendo 
superiormente  la  sezione  dai  cordoni  laterali  ai  posteriori. 
Dopo  di  che  per6  parve  che  alquanto  scemasse  la  sensi- 
bilita della  faccia  superiore  della  midolla  sottoposta  ai  due 
tagli ,  non  agitandosi  1'  animale  per  le  punture  fatte  su 
di  essa  colla  stessa  energia ,  con  cui  agitavasi  irritandola 
al  di  sopra  del  taglio  superiore.  2.*  Esperienza.  Troncati 
i  cordoni  posteriori  nella  parte  inferiore  della  regione  lom- 
bare,  e  confermato  il  solito  aumento  di  sensibilita  negli 
arti  posteriori,  si  estese  il  taglio  ai  cordoni  laterali,  i  qua- 
li  furono  eziandio  divisi  per  intero  sei  centimetri  al  di 
sopra  della  prima  incisione.  La  sensibilita  si  mantenne  in 
niodo  normale  nelle  estremita  pelviche,  siccome  si  addi- 
mostro  sensibile  la  superficie  superiore  della  midolla  al 
di  sopra  e  al  di  sotto  delle  due  sezioni  e  nella  parte  frap- 
posta  alle  medesime.  E  qui  cade  in  acconcio  dichiarare, 
che  neir  atto  del  taglio  dei  cordoni  laterali  costantemente 


388  Marco   Paolini 

gli  aiiimali  esprimono  di  soffriie  acerbo  dolore  al  pari  di 
qiiello  che  nianitestauo  nel  momento  in  cui  si  troncano  i 
cordoni  posteriori.  Dai  quali  esperimenti  sembra  a  me  si 
possa  ricavare  :  1."  Cbe  i  cordoni  laterali  sieno  esclusiva- 
mente  destinali  al  senso.  2."  Che  se,  tagliati  i  cordoni 
posteriori  e  laterali,  prosegue  nondimeno  il  trasporto  delle 
iinpressioni  sensifere,  fa  d'  uopo  ragionevolmente  ritenere 
che  in  tale  evenienza  quel  trasporto  si  operi  nierce  1'  in- 
tervento  o  della  sostanza  grigia  o  dei  cordoni  anteriori. 
Delia  quale  artlua  ed  importantissima  ricerca  mi  riserbo 
di   occuparmi   piu   innanzi. 

Comeche  sieno  tagliati  i  cordoni  posteriori  in  due  ed 
anche  tre  punti  diversi ,  persiste  la  sensibilita  nel  corpo 
deir  animale  e  nella  faccia  superiore  della  midolla  anche 
nei  lembi  frapposti  ai  tagli  ,  purche  cotesti  lernbi  abbiano 
la  lunghezza  (  negli  agnelli  in  ispecie  )  maggiore  di  due 
centimetri ,  sicche  ciaschcdun  lembo  comprenda  1'  origine 
non  meno  di  quattro  paia  di  radici  spinali.  L'  esperienza 
che  serve  ad  appoggiare  cotesta  nuova  scoperta  di  Brown- 
-Sequard  ebbe  un  successo  cosl  favorevole  ed  importante 
per  la  Fisiologia ,  che  mi  credo  in  debito  di  esporla  diste- 
samente.  Discoperta  posteriormente  la  midolla,  e  spoglia- 
ta  de'  proprii  involucri  incominciando  dalla  5.*  vertebra 
dorsale  sino  alia  5.*  lombare  per  la  lunghezza  cioe  di  no- 
ve  centimetri,  e  lasciato  a  se  1' animale,  comincio  a  cam- 
minare  per  la  camera  malgrado  1'  ampia  ferita ,  1'  eraorra- 
gia  avvenuta  ,  e  la  perdita  di  grande  porzione  del  liquido 
cefalo-rachidiano.  Poscia  fatto  un  taglio  trasverso  sui  cor- 
doni posteriori  nella  parte  piu  bassa  della  midolla  denu- 
data,  ed  ottenuti  non  dubbi  segni  di  accresciuta  sensibi- 
lita nelle  articolazioni  posteriori ,  furono  divisi  i  sopradet- 
ti  cordoni  da  un  secondo  taglio  nella  regione  dorsale,  onde 
si  ebbe  un  lembo  intermedio  alle  due  sezioni  della  lun- 
ghezza di  sei  centimetri.  E  cosa  certo  che  genera  non 
poca  maraviglia  quando  cimentando  con  diverse  maniere 
di  irritamenti  le  varie  parti  del  corpo  dell'  animale,  si  ha 
indubitata  prova  della  persistenza  della  sensibility,  si  puo 
dire  senza  tema  di  esagerare ,  al  grado  normale ,  la  quale 


1 


Del  Midollo  spinale  389 

pure  persiste  al  medesimo  grado  nella  midolla  non  solo 
pungendola  al  di  sopra  del  taglio  superiore,  ma  quello 
clie  e  pill,  nel  lemho  intermedio,  e  al  di  sotto  del  taglio 
inleriore.  E  siinilmente  si  addiinostrano  sensibili  agli  cc- 
citamenti  le  radici  posteriori  de'  nervi  spinali  coinuiiicanti 
col  predetto  lembo.  Fatte  le  quali  prove,  e  posto  a  terra 
di  nuovo  1'  animale,  reggevasi  franco  sulle  zainpe  ed  ebbe 
il  potere  di  Hue  alcuni  passi.  Riinauevano  aucora  intatti 
i  cordoni  laterali ,  e  cio  poteva  per  avventura  indurre  a 
diibitare,  che  se  niantenevasi  ancora  la  sensibilita  dopo 
due  tagli  dei  cordoni  posteriori,  cio  avvenisse  per  1'  opera 
dei  laterali.  Si  estese  pertanto  il  taglio  a  questi  ultimi 
tanto  superiorniente  clie  inferiormente ,  ed  in  quell'  atto 
1'  animale  diede  manifesti  indizii  di  dolore ,  ma  cio  nulla 
ostante  c  ncgli  arti  j)osteriori  e  lungo  tutta  la  superficie 
superiore  della  midolla  denudata  persisteva  alio  stesso  gra- 
do la  sensibility.  Tagliati  di  poi  i  cordoni  posteriori  nel 
mezzo  circa  del  lembo  intermedio,  ne  conseguitarono  cosi 
due  lembi ,  ognuno  de'  quali  della  lunghezza  presso  a  po- 
co  uguale  di  quasi  tre  centimetri.  II  taglio  fu  cagione  di 
dolore,  ed  esplorata  la  sensibilita  della  superficie  superio- 
re dei  due  lendii  ,  si  ebbero  eguali  manifestazioni  di  senso. 
Punta  ed  irritata  al  di  sopra  del  taglio  superiore  e  al  di 
sotto  dell'  inferiore,  notammo  alcuna  difFcrenza  nel  grado 
deir  espressione  dolorifica,  essendo  piii  sensibile  al  di  so- 
pra deir  incisione  superiore.  Posto  di  nuovo  a  terra  1'  ani- 
male conservava  ancora  forze  sufficienti  per  reggersi  snlle 
zampe.  Ma  quando,  introdotto  con  molta  delicatezza  il  te- 
notomo  fra  il  corpo  delle  vertebre  e  la  midolla,  si  tronca- 
rono  i  cordoni  anteriori  a  livello  del  taglio  inferiore  dei 
cordoni  posteriori ,  nel  momento  del  taglio  le  estremita 
pelviclie  furono  prese  da  forti  contrazioni  tetaniche,  che 
dopo  pochi  istanti  si  dileguarono,  succedendo  una  paralisi 
completa  di  moto  cioe  e  di  senso  delle  estremita  stesse. 
avvegnache  si  mantenesse  ancora  la  continuita  della  mi- 
dolla mediante  la  sostanza  grigia  centrale.  Imperciocche 
collocato  a  terra  1'  animale,  reggendosi  ancora  bene  sulle 
zampe    anteriori,  fu  capace    di    fare    con    queste    alquanti 


390  Marco  Paolini 

passi  tiascinando  dietro  se  gli  arti  posteriori  flosci  e  ca- 
scanti,  i  (juali  oziaiulio  puuti  e  laceiati  in  diverse  inanie- 
re  e  a  ditierente  prolondita  si  addiniostrarono  affatto  iin- 
mobili  ed  insensibiii.  Ma  di  quest'  ultima  esperienza ,  e 
di  altie  dirette  ad  investigare  il  significato  fisiologico  dei 
cordoni  anterioii ,  tornera  in  acconcio  favellare  in  altro 
luogo.  Intaiito  e  a  notare  clie  sebbene  1'  auiuiale  fosse  sta- 
te per  si  hmgo  tempo  soggetto  a  dura  carnificina,  nulladi- 
meno  il  lembo  superiore  intermedio  ai  due  tagli  dei  cor- 
doni posteriori  integra  mantcneva  la  propria  sensibilitii, 
di  cui  davano  ancora  non  dubbi  segni  i  bordi  superiore 
ed  inferiore  del   lembo   indicato. 

Abbiamo  veduto  die  quavito  e  rnaggiore  la  lungbezza 
di  un  lembo  dclla  niidolla  compreso  fra  due  incisioni 
trasverse  dei  cordoni  posteriori  ed  anclie  dei  laterali,  tan- 
to  pill  persiste  nel  niedesirno  la  sensibilita.  Non  procedo- 
no  egualmente  le  cose  quando  quel  lembo  intermedio 
comprenda  1'  origine  di  una  sola  radice  posteriore  di  ini 
nervo  spinale,  e  quando  abbia  la  lungbezza  di  tredici  mil- 
limetri  sicclie  non  corrispondano  col  medesimo  clie  due 
o  tre  radici  posteriori.  Percioccbe  in  tali  contingenze  bo 
veduto  non  solo  insensibiii  alle  punture  quei  lembi ,  ma 
ancora  le  radici  nervose  corrispondenti ,  essendo  eziandio 
alquanto  stremata  la  sensibilita  della  midolla  sottoposta  al 
taglio  inferiore.  Questi  esperimenti  furono  praticati  sopra 
due  animali,  ed  i  risultati  riescirono  cosi  concludenti  da 
non  lasciare  nell'  animo   incertezza  e  dubbieta. 

Se  per  le  cose  dette,  tagliati  trasversalmente  in  due  o 
tre  luogbi  fra  loro  alquanto  distanti  i  cordoni  posteriori  e 
laterali  del  midollo,  ba  luogo  tuttavia  la  trasmissione  al 
comune  sensorio  delle  impressioni  clie  partono  dal  tronco 
e  dalle  membra  posteriori,  mantenendosi  non  ineno  intatta 
la  sensibilita  iiei  lembi  frapposti  ai  tagli  medesimi ,  fa 
d'  uopo  di  necessita  convenire  che  quella  trasmissione  si 
efFettui  per  opera  della  sostanza  grigia ,  essendo  d'  altron- 
de  dimostrata  da  altre  esperienze  1'  inefficacia  dei  cordoni 
anteriori  per  una  si  fatta  trasmissione.  Ma  quali  sono  le 
attcnenze  che  passano  fra  le  cellule  nervose  della  sostanza 


Del  Midollo  spinale  39  I 

grigia  del  midollo  sia  colle  fibre  longitudinali  del  medesi- 
mo,sia  colle  fibre  delle  ladici  jiosteiiori  de' nervi  spinali? 
Infinite  sono  le  indagiiii  iiistituite  dai  \na  insigiii  inicio- 
giati  nioderni  per  cliiarirc  un  cosi  ardiio  argoniento  di 
istologia  :  ma  ben  poco  frutto  sin  qui  si  e  da  quelle  in- 
dagiiii  ricavato.  «  Noi  sappiatno,  dice  1'  illustre  Berruti  (1), 
clie  le  fibre  delle  radici  posteriori  dei  nervi  spinali  s'  ini- 
piantano  nel  solco  laterale  posteriore  del  midollo,  ed  ar- 
rivano  alia  sostanza  grigia  sottoposta  dopo  avere  attraver- 
sato  la  sostanza  gelatinosa  di  Rolando;  ma  cosa  addivengaiKj 
esse  poi  il  microscopio  non  me  lo  addita  sufficientemente, 
giacclie  dopo  clie  io  ho  seguite  quelle  fibre  sino  alia  so- 
stanza grigia,  vedo  clie  si  confiandono  talmente  le  une 
colle  altre,  tutte  le  fibre  cola  esistenti  che  io  non  posso 
piu  riconoscerc  quali  sieno  quelle  che  provengono  dalle 
radici  spinali ,  e  percio  non  posso  conoscere  quale  sia  la 
strada  che  qneste  continuano  a  percorrere  dopo  che  sono 
entrate  in  quel  labirinto  tracciato  da  fibre  e  da  cellule 
numerosissinie.  Kolliker  pero  dice  che  egli  riesce  a  segui- 
re  le  fibre  delle  radici  posteriori  dei  nervi  spinali  non 
solo  fino  alia  sostanza  grigia,  ma  ancora  attraverso  a  que- 
sta  sino  a  che  vengano  a  raggiungere  le  fibre  longitudinali 
del  midollo,  ed  asserisce  che  alcune  di  quelle  passano  alle 
colonne  posteriori,  ed  altre  alle  colonne  laterali  di  esso  mi- 
dollo «.  Dopo  avere  il  prelodato  fisiologo  italiano  riferite 
le  opinioni  di  Sappey,  Longet,  e  Valentin  suU'  argonien- 
to in  discorso ,  egli  crede  di  non  andare  lungi  dal  vero 
concludendo ,  che  fi'a  le  cellule  nervose  del  midollo  spi- 
nale molte  ve  ne  sono  le  quali  per  una  parte  ricevono 
due  o  piu  fibre  periferiche,  per  1'  altra  non  si  continua- 
no che  con  una  sola  fibra  centrale  del  midollo.  Ma  cote- 
sti  insegnamenti  dei  piu  celebri  fia  i  moderni  cultori  del- 
r  anatomia  microscopica  non  sono  sufficient!  per  dare  una 
ragionevole  spiegazione  del  perche  si  mantenga  la  sensibilita 


(1)  Siinto  delle  lezioni   di  Fisiologia   Sperimentale.  ToriDO  1864.  Vol.  1." 
pag.  135. 


392  Marco  Paolini 

nelle  parti  sottoposte  ai  tagli  dei  cordoni  posteriori  e  la- 
teral!. Solainente  iuerct>  le  scoperte  anatoiniche  di  Brown- 
-Sequard  si  possoiio  diradare  le  tenebre  die  iuvolgono 
quel  fenomeno  singolare.  Perciocche  egli  ha  discoperto  che 
le  fibre  delle  radici  posteriori,  le  quali  si  portano  in  par- 
te ai  cordoni  posteriori  ed  in  parte  ai  laterali,  sono  com- 
poste  di  due  serie ,  1'  una  di  fibre  asceudenti ,  1'  altra  di 
fibre  discendeuti.  Le  quali  due  serie  di  fibre  (  ascendenti 
e  discendeuti)  abhandonauo ,  a  parer  suo ,  i  cordoni  po- 
steriori e  laterali  dopo  un  breve  tragitto  per  penetrare 
poscia  uella  sostanza  grigia  (1).  Laonde  ne  conseguita,  che 
la  trasmissione  delle  impressioni  sensifere  non  si  opera 
che  in  una  maniera  passeggiera  nei  cordoni  posteriori , 
giacche  le  fibre  sensorie  trapassando  per  un  breve  sjjazio 
questi  cordoni  vanno  poi  a  finire  in  ultimo  nella  sostanza 
grigia  del  midollo.  Le  quali  cose  prestabilite,  chiaro  si 
scorge,  come  tagliate  le  fibre  ascendenti  suppliscano  alia 
trasmissione  delle  impressioni  le  discendeuti ,  che  insieme 
alle  prime,  come  si  e  detto,  vanno  poi  a  confondersi  in 
parte  colle  cellule  gangliari  della  sostanza  grigia,  clie  ne 
compie  la  trasmissione  all'  encefalo.  E  queste  fibre  ascen- 
denti e  discendeuti  delle  radici  posteriori  spinali  sono  sta- 
te da  Brown-Sequard  dimostrate  col  fatto ,  delineate  in 
tavole  da  Clarke,  ed  aggiunte  queste  ad  una  delle  sue 
Memorie  originali  pubblicate  nel  penultimo  volume  degli 
Atti  della  Societa  di  Biologia  di  Parigi.  Per  quante  ricer- 
che  io  mi  abbia  fatto  per  procurarmi  quelle  Memorie , 
cio  non  mi  e  stato  per  anche  conceduto.  AI  chiarissimo 
fisiologo  di  Ferrara  Professore  Poletli ,  della  cui  amicizia 
mi   onoro,   io  debbo  luia  cosi   interessante  comunicazione. 

Troncata  per  intero  trasversalmente  la  meta  destra  della 
midolla  nella  regione  lombare,  estendendo  il  taglio  cioe 
dal  solco  longitudinale  posteriore  o  superiore  sino  al  mar- 
gine  esterno  del  cordone  laterale ,  si  annienta  il  senso  ed 
il  moto  neir  arto  posteriore  dello  stesso  lato,raa  si  mantiene 


(1)  V.  La  Presse  Medicale  Beige.  N.°  44.  28  Ociobie  1866. 


Del  MiDOLLO  spinale  393 

ancora ,  beuclie  in  debole  giado,  la  sensibilita  iiella  parte 
destra  della  niidolla  al  di  sotto  del  taglio.  Peiciocche  irri- 
tando  alternativamente  in  questo  luogo  ora  il  cordone  si- 
nistro  ed  ora  il  destro ,  quantunque  le  manifestazioni  di 
dolore  sembrino  piii  proiivmciate  puiigeudo  il  primo  cor- 
done ,  non  mancano  pero  quando  si  irrita  il  destro ,  che 
e  superiormente  troncato.  Laoiide  pare  risultare  da  questa 
esperienza ,  die  una  meti  della  niidolla  conservi ,  sebbene 
di  molto  streniata ,  la  facolta  di  trasmettere  al  comune 
sensorio  le  impressioni.  II  quale  fatto  troya  una  adequata 
interpretazione  nelle  recenti  osservazioni  microscopiche  fat- 
te  da  KoUiker  sul  midoUo  spinale,  dalle  quali  ricavasi  che 
le  fibre  delle  rispettive  radici  posteriori  dei  nervi  spinali 
giunte  nella  sostanza  grigia  non  solo  si  uniscono  ai  pro- 
lungamenti  delle  cellule  gangliari ,  ma  eziandio  decussan- 
dosi,  le  radici  del  lato  sinistro  vanno  a  finire  nei  cordoni 
posteriore  e  laterale  dell'  opposto  lato,  siccome  quelle  del 
destro  vanno  a  finire  nei  due  nominati  cordoni  del  lato 
sinistro  (1). 

I  cordoni  anteriori  sembrano  specialmente  destinati  a 
trasportare  in  direzione  centrifuga  le  impressioni  eccitatri- 
ci  del  moto  volontario,  e  sebbene  irritati  non  risveglino 
nell'  animale ,  per  quanto  apparisce,  segni  di  dolore,  cio 
non  di  meno  1'  integrita  loro  pare  indispensabile  per  man- 
tenere  la  sensibilita.  In  tre  agnelli  furono  fatte  le  seguen- 
ti  espericnze,  cimentando  i  cordoni  anteriori  ora  nella  re- 
gione  dorsale ,  ora  nella  lonibare.  Dopo  avere  con  molta 
cautela  introdotto  un  sottile  filo  di  rame  piegato  ad  ansa 
fra  il  corpo  delle  vertebre  e  la  faccia  inferiore  del  midol- 
lo,  soUevandolo  cosi  in  modo  da  permettere  1'  introduzio- 
ne  di  un  uncino ,  s'  ando  irritando  colla  punta  del  me- 
desimo  i  cordoni  anteriori,  che  insieme  alle  radici  corri- 
spondenti  nervose  erano  perfettamente  intatti.  Giammai  gli 
aniniali  diedero  alcun  indizio  di  dolore ,  ne  si  eccitaro- 
no  contrazioni    nei    muscoli    del    tronco   e    delle  estremita 


(1)  Elements  d' Histologic  Huroaine.   Paris  1856.  Fasc.   1  et  2  pag.  317. 
T.    IX.  50 


394  Marco  Paolini 

Ritirato  I'  iiiicino  ed  introdotto  un  sottile  tenotomo,  fu 
diretto  il  maigiiie  suo  taglieiite  in  alto  dividendo  tiasver- 
saliuente  i  cordoni  anteriori.  Nell'  atto  del  taglio  i  musco- 
li  delle  membra  posteriori  sono  assaliti  da  eiiergiclie  con- 
trazioni  tetaniche,  le  (|iiali  durano  poclii  istanti ,  conse- 
guitandoiie  una  irre()aral)ile  paialisi  di  inoto  nelle  parti 
piedette.  Qiiaiulo  il  taglio  e  superiiciale  ed  intcressa  sol- 
tanto  i  cordoni  anteriori  senza  ledere  gran  die  le  corna 
corrispondenti  della  sostanza  grigia,  irritando  gli  arti  po- 
steriori con  una  certa  torza,  e  la  faccia  superiore  della  mi- 
dolla  al  di  sotto  del  piuito  in  cui  i  cordoni  anteriori  sono 
stati  tagliati ,  si  ottengono  ancora  alcuni  segni  di  sensibi- 
lita  ,  movendo  1'  animalc  la  testa,  e  tentando  colle  zampe 
anteriori  di  sollevarsi. 

Questa  esperienza  adunque  addimostra  scemare  in  se- 
guito  del  taglio  dei  soli  cordoni  anteriori  la  sensibilita 
delle  parti  sottoposte  al  taglio  istesso.  Quando  poi  1'  inci- 
sione  comprende  oltre  i  nominati  cordoni  ancbe  le  corna 
corrispondenti  della  sostanza  grigia  da  giugnere  quasi  alia 
commissura  della  sostanza  medesima,  si  spegne  affatto  la 
sensibilita  nelle  parti  posteriori  del  corpo,  le  quali  cado- 
no  in  una  completa  paralisi  tanto  di  senso  quanto  di  mo- 
to.  E  cbe  veramente  nell'  un  caso  il  taglio  si  approfon- 
dasse  soltanto  nei  cordoni ,  e  nell'  altro  nella  sostanza 
grigia ,  io  potei  pienamente  assicurarmi  portando  via  quel 
tratto  di  midoUo  che  era  stato  diviso,  e  facendone  subbiet- 
to  di  accurata  osservazione  coll'  occhio  armato  di  una  len- 
te.  Ancbe  da  questi  ultimi  esperimenti  pare  a  me  sia 
maggiormente  comprovata  la  molta  impoitanza  della  sostan- 
za grigia  nella  trasmissione  delle  impressioni  sensifere , 
siccome  pure  la  parte  che  prendono  i  cordoni  anteriori 
nel  regolare  mantenimento  della  sensibilita. 


Del  Midollo  spinale  395 

DEGLI  EFFETTi 

DELLA  CORRENTE   MAGNETO-ELETTRICA 

APPLICATA  DIRETTAMENTF. 

AL  MIDOLLO  SPINALE  DEGLI  ANIMALI  ViVF. 

Confortato  dall'  opera  e  dai  consigli  del  cliiarissimo  fisi- 
co  Dottoie  A.  Palagi  mi  accinsi  alle  seguenti  esperien- 
ze  =  AUorche  si  applicaiio  i  due  reofori  siilla  faccia  su- 
periore  del  midollo  spinale  ancora  circondato  da'  suoi 
involucri  meinbranosi ,  nell'  atto  del  passaggio  della  cor- 
rente  ha  luogo  soltanto  una  lieve  oscillazione  di  tutti  i 
muscoli  del  corpo,  la  quale  e  alrjuanto  piu  pronunciata 
•juando  la  corrente  e  diretta  dalla  testa  verso  la  coda  del- 
r  animale.  Applicati  invece  i  reofori  direttamente  sui  cor- 
doni  posteriori  del  midollo  spogliato  delle  proprie  mem- 
brane,  la  corrente  magneto-elettrica  risveglia  violentissime 
contrazioni  tetaniche  in  tutti  i  muscoli  volontari,  e  rani- 
male  niaiida  forti  grida,  clie  senibrano  1'  espressione  di  do- 
lori  acerbissimi :  i  quali  fenomeni  sono  tanto  piu  manife- 
sti  ed  intensi  quando  la  corrente  e  diretta  dalla  coda  al- 
ia testa.  Ed  uguali  risultamenti  si  ottengono ,  se ,  troncata 
j)er  intero  la  midolla,  i  due  reofori  sieno  applicati  sui 
cordoni  posteriori  del  segmento  cefalico  di  essa,  oppure 
r  uno  nel  cefalico,  1'  altro  nel  caudale.  Portato  via  tm 
tratto  di  midollo  della  lungliezza  di  tre  centimetri,  e  po- 
sti  i  reofori  sulla  faccia  superiore  del  segmento  cefalico, 
r  animale.  qualunque  sia  la  direzione  della  corrente,  man- 
da  alte  grida,  e  succedono  energiche  contrazioni  nella  par- 
te anteriore  del  corpo,  mentre  gli  arti  posteriori  presen- 
tano  soltanto  alcune  oscillazioni.  Applicando  invece  i  reo- 
fori sulla  superficie  superiore  del  seginento  caudale  gli 
arti  posteriori  entrano  in  forti  contrazioni,  mentre  la  parte 
anteriore  del  corpo  manifesta  una  momentauea  oscillazio- 
ne dei  muscoli,  ne  1'  animale  mauda  verun  grido.  Dalle 
quali  esperienze  sembra  a  me  si  potesse  ricavare  un  altro 
argomento  in  favore  della  proprieta  sensifera  dei  cordoni 
posteriori  del  midollo  spinale.  Perciocche  quegli  animali, 
clie  durante  lunca  carnificiiia  rade  volte  avevano  mandato 


396  Marco  Paolini 

qualclie  gemito,  niandavano  forti  helati  quando  la  correri- 
te  era  applicata  siii  corIoiu  posteriori  della  inidoUa.  Cer- 
to  si  e  pero  die  la  curreiUe  inagneto-elettrica,  aache  in 
quella  circostanza,  non  si  diifonde  esclusivamente  per  quei 
cordoni  in  una  direzione  centripeta ,  ma  trascorre  egual- 
niente  per  tutta  la  sostanza  del  inidollo,  per  i  tessuti  con- 
tigui  ossei  e  legaiuentosi,  e  specialniente  pel  sistema  ner- 
veo-muscolare ,  giacche  portata  via  una  porzione  di  midol- 
la ,  ed  applicati  i  reofori  ,  come  si  e  detto,  sul  segmento 
caudale  di  essa,  non  mancano  di  comparire  alcune  contra- 
zioni  anche  nella  parte  anteriore  dell'  animale :  e  pari- 
menti,  applicati  suUa  parete  interna  della  teca  vertebrale 
nel  principio  della  regione  lombare  in  quello  spazio  I'ima- 
sto  vuoto  pel  togliinento  di  un  tratto  di  midollo ,  si  os- 
servo  una  generale  oscillazione  dei  muscoli,  prevalente  pe- 
ro in  quelli  dell'  abdome.  Laonde  a  me  pare  ancora  che 
queste  esperienze  insegnino  non  essere  1'  elettrico  un 
mezzo  veramente  acconcio  per  esplorare  nel  midollo  spi- 
nale ,  che  si  puo  avere  in  conto  di  un  organo  nervoso 
dotato  di  certa  composizione,  le  proprieta  sue  fisiologiche. 
Imperciocche  dagli  efFetti  clie  ne  conseguitano,  applicando 
per  esempio  i  reofori  o  sulla  sostanza  grigia  o  sopi'a  i  di- 
vers! cordoni ,  non  se  ne  puo  con  ragione  dedurre  che  la 
corrente  abbia  esclusivamente  percorso  piuttosto  la  prima 
sostanza,  oppure  1'  una  o  1'  altra  serie  dei  cordoni  mede- 
simi ,  dilfondendosi ,  come  ho  detto,  indifFerentemente  non 
solo  per  tutta  la  grossezza  del  midollo ,  ma  ancora  per  le 
parti  circonvicine.  In  conferma  di  che  piacemi  di  addurre 
il  seguente  esempio.  Se,  troncata  trasversalmente  la  midol- 
la  nella  regione  lombare,  si  premono  con  una  sottile  spa- 
tola  od  uno  specillo  i  cordoni  antcriori  del  segmento  cau- 
dale ,  i  muscoli  delle  articolazioni  posteriori  sono  presi 
istantaneamente  da  contrazioni  tetaniche ;  per  lo  contrario, 
praticando  la  stessa  prova  sulla  spessezza  dei  cordoni  po- 
steriori, si  ottiene  un  risultamento  negative.  Ben  altrimen- 
ti  accade  se  invece  di  uno  stimolo  meccanico  si  adoperi 
la  corrente  magneto-elettrica  :  perciocche  si  risvegliano  del 
pari  energiche  convulsioni  toniche  negli  arti  posteriori,  sia 


Del  Midollo   spinale  397 

applicando  i  reofori  sui  cordoni  anteriori  clu;  sui  |KJSterio- 
ri  del  seginento  caudale,  (iualun(|iie  volta  specialmente  la 
corrente  sia  diretta,  vale  a  dire  nella  direzioiie  dalla  testa 
alia  coda  dvW  aiiiiiiale. 

Riepilogando  pertanto  in  breve  le  cose  da  ine  tin  ([iii 
ragionate,  parnii  clie  dalle  esposte  esperienze  si  possano 
ricavaie  i  segueiiti  corollari : 

1.°  I  cordoni  posteriori  e  laterali  del  midollo  spinale 
sono  forniti  di   squisita  sensibilita. 

2°  La  divisione  dei  cordoni  predetti  non  impedisce  la 
trasmissione  centripeta  all'  encefalo  delle  impressioni  sen- 
sifere. 

3."  Le  impressioni  trasportate  dalle  radici  spinali  poste- 
riori pare  die  percorrano  per  un  breve  tragitto  le  fibre 
midollari  dei  mentovati  cordoni,  e  poscia  trapassino  nella 
sostanza  grigia. 

4.°  La  sostanza  grigia,  quantunque  insensibile  per  se 
niedesima  ossia  incapace  di  immediatamente  ricevere  le 
impressioni  eccitatrici  del  senso,  pare  il  mezzo  indispen- 
sabile  pel  trasporto  di  quelle  impressioni  al  comune  sen- 
sorio. 

5."  Tagliati  trasversalmente  i  soli  cordoni  posteriori,  au- 
menta  temporariamente  la  sensibilita  nelle  parti  dell'  ani- 
male  situate  al  di  sotto  del  taglio. 

6."  I  cordoni  posteriori  conservano  la  propria  sensibilita 
quando  sieno  tagliati  in  due  o  tre  punti  ad  una  certa  di- 
stanza  fra  loro. 

7.°  Una  meta  sola  della  midoUa  sembra  ancora  capace 
di  trasmettere  all'  encefalo,  benche  debolmente,  le  impres- 
sioni fatte  direttamente  su  di   essa. 

8."  I  cordoni  anteriori  sono  insensibili  all'  applicazione 
immediata  degli  stimoli. 

9."  Finalmente,  i  suddetti  cordoni  sono  essenzialmente 
motori ,  ma  non  sembrano  estranei  alia  produzione  del 
senso. 


Dl  UNA  MORTE  SUmiANEA 

OCCASIONATA 


mmiii 


DEL 


DOTTOK  CARLO  SOVERINI 


(  Letta  nella  Sessione  del  29  Apnle  I8S8.) 


s 


iccome  alia  Filosofia  delle  Scienze  Naturali  toiiia  di 
graiidissima  iitilita  il  comunicare  agli  uomini  dotti  i  rari 
casi,  cosi  entrai  in  qualche  fiducia  die  la  narrazione  di 
un  caso  rarissimo  fosse  per  essere  beiiignamente  accolta 
da  Voi ,  o  Accademici  Sapientissitni ,  ai  quali  oggi  ho  il 
debito  di  parlare. 

Nel  gioino  26  Maggio  1856  il  t'acchino  Paolo  Giiidi 
d'  anni  37,  di  alta  statura ,  di  rol)usta  costitnzione  e  di 
atletiche  forme,  nel  discendere  una  scala  sotterranea  del- 
la  casa  in  Via  S.  Mamniolo  N.  lOi  con  un  carico  di  le- 
gna  da  ardere ,  preso  da  improvviso  deliquio  cadde  sotto 
il  peso  ne  ebbe  piii  forza  di  rialzarsi.  Riusciti  inutili  i  ten- 
tativi  praticati  dalle  caritatevoli  persone  accorse  in  aluto 
della  pericolante  salute  di  quest'  uonio ,  ed  anzi  il  male 
facendosi  via  via  piii  grave,  fu  mandate  per  un  cataletto 
onde  trasportarlo  alio  Spedale  Maggiore,  dove  fu  condotto 
alle  3  e   '/^  pom.    e  cioe  un'  ora  dopo  cbe  il    deliquio  era 


400  Carlo  Soverini 

cominciato.  CoUocato  1'  inferino  nel  letto  N.°  152,  1' Egre- 
gio   Medico  Assistente  Sig.   Dott.  Eiigenio  Baroni  riscontio 
in  lui    i    seguenti    sintomi.   Freddo    marmoreo    di    tutto   il 
corpo ,  pallidezza  estrenia,   polsi   impercettibili,   respirazio- 
ne   debolissima,  battiti  cardiaci   insensibili,  perdita  di  sen- 
so  e  di  niovimento.  Dopo  tre  ore   di   decubito  dorsale  col- 
r  aiuto  degli   eccitaiiti   e  della   non   inai   intenotta  senapiz- 
zazione  riavutosi  alcun   poco  ,  ricupero    il   Guidi    1'  nso  dei 
sensi   e   del   iiioto ,   e   pote   beiiche  con   latica    e    voce  fioca 
rispondere  alle   fattegli   interrogazioni.   Ma  dalle    sue  rispo- 
ste   nient'  altro   si   pote   ricavare    fnorche    sentiva  male  alia 
gola.  Qual  Medico  Primario  Sostituto  di  tnrno  in  servizio  per 
un  trimestre.  onde  disimpegnare  le  funzioni  del  Cli.  Sig.  Cav. 
Prof.   Michele    Medici,   Medico    Fisico    Primario    di    quello 
Stabilimento   (  cui  venne  accordato  onorevole    riposo  )   vidi 
per  la  prima    volta    il    detto    infernio    alle    ore   9   ant.   del 
successivo    giorno    27    Maggio ;    nella    qual'  ora ,    i    prefati 
sintomi ,  in  grado  pero  assai  minore ,  persistevano  tuttavia. 
Interrogai  piii  d'  una    volta    1'  infermo   onde  venire  in   co- 
gnizione    della    causa    di    si    grave    malattia ,   ma  dalle  sue 
risposte  pronte  e   precise  niun'  altra  cosa  potei  sapere  fnor- 
che quella    manifestata    al    prenominato    Dottor  Baroni ,  e 
cioe   che  sentiva  male    alia    gola.   Mi    feci  tosto    ad  esami- 
nare  le  fauci ,   ma    per    quanta    attenzione    impiegassi   nel- 
r  osservarle    non    mi    venne    dato  di    rinvenire    in  esse  la 
benche  minima  morbosita.  Nell'  assoluta  mancanza  di   ogni 
indizio    intorno  all'  etiologia    del    male    che   servir  potesse 
a  specificarne   la  cura,   fatto  calcolo   del  grado    di   diminu- 
zione    ottenuto    nei    sintomi    dalle    prescrizioni    gia    fatte  , 
credei  opportuno  il   continuarle.  Seguitai  pertanto  nell'  uso 
degli  eccitanti   moderati  e  della  senapizzazione ,  aggiungen- 
do  di  pill  due  vescicanti  applicati    uno    al  braccio  dritto, 
r  altro  alia  coscia  opposta. 

Nel  corso  di  questa  giornata  e  della  notte  successiva  i 
sintomi  del  mortale  abbattimento  andarono  via  via  sce- 
mando,  cosicche  alia  mattina  del  28  Maggio  non  solo 
erano  affatto  scomparsi,  ma  di  piii  erano  stati  sostituiti 
da  altri   per  natura  diametrahnente    opposti ,   quali    erano : 


Dl    UNA    MORTF,     SUBITANEA    EC.  401 

calore  cutaneo  al  disopra  del  norniale ,  rossore  al  volto , 
sete;  polsi  frequenti ,  contratti,  febhrili;  tosse  con  escrea- 
to  rubiginoso.  Questo  stato  di  reazione  ricliiedeva  natnral- 
mente  un  trattainento  terapeutico  d'  indole  purarnente  ari- 
tiflogistica.  Si  fecc  quindi  un  salasso  dal  braccio,  si  am- 
niinistro  una  bibita  refrigerante ,  si  provvide  alia  stiticliezza 
del  ventre  con  un  clistere.  E  poiclie  i  sintomi  dell'  attual 
forma  morbosa  erano  prevalenti  al  petto,  non  si  ominise 
di  percuotere  ed  ascoltare  questa  cavita.  Dalla  quale  du- 
plice  nianiera  di  esplorazione  si  ebbero  i  seguenti  risulta- 
nienti :  in  quanto  agli  organi  respiratorii ,  in  alcuni  tratti 
del  torace,  colla  percussione,  un  suono  piii  ottuso  del  na- 
turale ,  coll'  ascoltazione ,  un  rantolo  vescicolare  crepitante  ; 
in  quanto  al  centro  circolatorio,  colla  percussione,  un 
suono  assai  ottuso  e  molto  piii  esteso  dell'  ordinario ,  col- 
r  ascoltazione ,  i  ruinori  cardiaci  diminuiti  e  come  lontani, 
impulso  di  cuore  nulla.  Dai  quali  segni  avresti  giudicato 
trattarsi  nei  polmoni  di  una  flogosi  al  1 .°  grado ,  uientre 
nel   centro  circolatorio  avresti  sospettato  d'  idropericardia. 

Ma  tornando  all'  andameuto  della  nialattia  e  a  dire  che 
nella  sera  dello  stesso  giorno  28  Maggio  seguitando  la 
febbre  e  gli  altri  siutomi  flogistici  di  petto,  ed  osservata 
la  cotenna  nel  sangue  estratto  la  mattina,  si  crede  op- 
portuno  praticare  un  altro  salasso  ed  amministrare  per 
bocca  r  olio  di  ricino. 

Nella  mattina  del  di  29  Maggio  F  infermo  aveva  alquan- 
to  migliorato,  stanteche  la  febbre  era  diminuita  ed  il 
respiro  era  piu  libero :  continuava  pero  la  tosse  coll'  e- 
screato  pneumonico  ed  il  polso  si  manteneva  duro  anziche 
no.  Si  fece  percio  il  terzo  salasso,  in  seguito  di  die  1' am- 
nialato  si  senti  talmente  soUevato  da  ritenersi  poco  men 
che  guarito.  E  siccome  era  giorno  in  cui  era  permesso  ai 
parenti  ed  agli  amici  di  visitarlo  ,  accolse  la  visita  di  que- 
ste  persona  con  molto  piacere  poco  dopo  le  due  pom. , 
dicendo  loro  die  si  sentiva  cosi  bene  da  credersi  conva- 
lescente.  Per  dare  loro  una  prova  di  quanto  veniva  asse- 
rendo ,  abbandonata  per  la  prima  volta  la  posizione  oriz- 
zontale  si    mise    seduto    sul    letto    e    con  movimenti    poco 

T.    IX.  51 


402  Carlo  Soverini 

misurati  delle  braccia  iiitese  di  tar  loro  conoscere  che  il 
male  sofFerto  noii  gli  aveva  tolte  le  forze  a  lui  natural!. 
Si  trattenne  seduto  sul  letto  ancora  alcun  tempo  dope 
che  i  parent!  e  gl!  amici  erano  part!ti ,  !  qual!  turono  da 
lu!  accomlatat!  coll'  !ng!unzione  che  gl!  avessero  portato 
soUecitamente  d!  che  coprirs! ,  inentre  esso  rlteneva  che 
presto  gl!  sarebbe  stato  concesso  di  alzarsi.  Ma  stortuna- 
tamente  s'  inganno,  imperocche  poco  dopo  rimessos!  nella 
posizione  orizzontale,  senza  aumento  sensibile  di  malattia, 
senza  mancanza  estrema  di  forze ,  conscio  perfettainente 
d!  se  improvvisamente  spiro  (  ore  3  '/^  pom.  del  29  Mag- 
gio  18.56  e  precisamente  dopo  tre  giorni  di  decubito  nel- 
1'  Ospedale  ). 

Trascorse  circa  26  ore  dall'  accadiita  morte,  si  procede 
air  ispezione  del  cadavere.  Eccettuato  1'  efFetto  che  d'  or- 
dinario  producono  !  vescicant!  osservabile  all'  interno  del 
braccio  destro  e  a  quello  della  coscia  opposta,  nessun'al- 
tra  alterazione  vuo!  d'  indole  morbosa ,  vuo!  di  natura  ca- 
daverica  manifestavasi  nella  cute  di  questo  cadavere ,  nel 
quale  d'  altronde  e  per  la  compostezza  della  faccia  e  per 
quella  delle  altre  membra  leggevi  facilmente  la  placidezza 
grande  con  cu!  il  Guidi  subito  aveva  1'  estremo  trapasso. 

Si  apre  il  petto,  e  si  trova  che  !  polmon!  ingorgati  di 
sangue  in  tutta  la  loro  estensione ,  presentavano  eziandio 
nella  loro  parte  posteriore  il  processo  flogistico,  che,  nel 
sinistro  era  limitato  al  primo  grado,  mentre  nel  destro  lo 
vedevi  al  secondo .,  chiara  ed  evidente  essendo  nella  detta 
porzione  di  quest'  ultimo  polmone  la  cosi  detta  epatizza- 
zione  rossa.  II  pericardio  assai  prominente  sopra  il  livello 
dei  polmoni  ti  offriva  1'  aspetto  di  un'  ampia  e  gonfia  ve- 
scica  di  color  rosso  fosco.  Tagliato,  sgorgo  dal  medesimo 
copia  grande  di  sangue,  che  nella  massima  parte  era  ag- 
grumato,  e  nel  resto  era  anche  fluido.  Raccolto  come  me- 
glio  si  pote  tutto  questo  sangue ,  che  riempiva  il  pericar- 
dio a  niodo  da  tenerlo  forzatamente  disteso ,  e  posto  sul 
piatto  di  una  bilancia ,  segnava  il  peso  di  libbre  quattro 
e  mezza  circa.  II  piu  volte  lodato  Dott.  Baroni ,  die  prati- 
cava  la  sezione ,  nel  raccogliere  i  grumi  sanguigni  contenuti 


I 


Dl     UNA     MORTE     SUBITANEA     EC.  4-03 

jiel  peiicardio  senti  nella  mano  sinistra  die  aveva  condotta 
sulla  faccia  posteriore  e  destra  del  cuore  una  tale  puntura 
da  nietterlo  in  avveitenza  che  cola  si  trovasse  nascosto 
un  corpo  estraneo  pungeiite  a  giiisa  di  spilla.  Esaminata 
percio  attentamente  quella  legione ,  si  trovo  uu  ago  cosi 
detto  di  Bologna,  (Vedi  la  lottcra  /  ddia  unita  Tav.  27.) 
conservantc  la  propria  Incentezza,  di  un  dianietro  ininore 
di  un  inillinietro,  ed  avente  quattro  centimetri  circa  di 
lunghezza.  Quest'  ago  era  piantato  nella  parete  posteriore 
destra  del  pericardio,  alia  distanza  di  dodici  millimetri  cir- 
ca dalla  volta  del  diatraniina ,  in  niodo  die  la  nieta  cor- 
rispondente  alia  punta  si  trovava  dentro  11  sacco  del  pe- 
ricardio  sepolta  nei  grutni  sangnigni ,  e  la  inetii  corrispon- 
dente  alia  cruiia  occnpava  la  cavita  della  pleura  fra  il 
polmone  e  la  sierosa  pleuritica  del  pericardio  niedesimo. 
La  direzione  adunque  tenuta  da  quest' ago  era  dall' indie- 
tro  all'  avanti   e  dal  basso  all'  alto. 

Malgrado  la  presenza  dell'  ago  infitto  nel  pericardio,  le 
due  membrane  di  cui  si  compone  questo  sacco  non  si 
scostavano  punto  dallo  stato  fisiologico ;  imperocche  il  co- 
lor rosso-fosco  dalle  medesime  presentato  scomparve  afFat- 
to  mediante  semplici  lozioni  di  pura  acqua  fresca ,  prova 
evidente  che  quell'  innormale  colore  era  unicamente  do- 
vuto  al  contatto  prolungato  del  sangue  entro  quel  sacco 
raccolto.  II  cuore  conceiitrato  in  se  stesso  ,  pallido  e  vuo- 
to  di  sangue  presentava  esternamente  sulla  faccia  poste- 
riore del  ventricolo  destro  una  lacerazione  {  m ,  n ,  o  ,  p 
Tav.  cit.  ),  che  da  poche  linee  al  disotto  della  base  si 
portava  verso  1'  apice  del  mcdesimo  ventricolo  correndo 
quasi  paralella  all'  angolo  anteriore  o  inferiore  del  cuore 
da  cui  distava  da  sei  in  sette  millimetri.  Questa  lacerazio- 
ne di  fignra  irregolare  dal  punto  superiore  (mTav.  sudd.) 
air  inferiore  [n)  seguendo  con  un  filo  1'  andamento  sue 
curvilineo  misurava  cinque  centimetri ;  dal  punto  sinistro 
(o)  all'  opposto  (/?)  misurava  due  centimetri  e  mezzo  cir- 
ca. Le  praticate  iniezioni  provarono  non  esistere  comuni- 
cazione  fra  le  cavita  del  cuore  e  I'  esterna  sua  lacerazio- 
ne; la    quale    diligentemente    esaminata    mostrava    di   non 


40i  Carlo    Soverini 

interessare  che  1'  esocaido ,  lo  strato  superficiale  delle  iibie 
inuscolari  del  ventiicolo  destro ,  ed  i  vasi  coronaiii  che 
sconono  Ira  questo  e  ijiiello.  Questi  vasi  craiio  principal- 
inente  due  rami  [q,  r)  dell'  arteria  coroiiaria  destra  e  le 
rispettive  veiie  satelliti.  E  poiclie  il  riinaueate  delle  pa- 
reti  cardiache  non  clic  gli  altri  vasi  precordiali  finono 
trovati  nella  totale  loro  integrita,  cosl  si  pote  stabilire  che 
alia  lacerazioiie  dei  suddetti  vasi  coronarii  arteriosi  e  venosi 
era  da  attribiiire  esclusivameiite  la  copiosa  elfusione  di 
sangiie  raccolta  nel  sacco  del   pericardio. 

Le  ulteriori  indagini  anatoniiche  fecei'o  poi  conoscere 
ciie  la  larinoe,  la  trachea  ed  i  Jironchi  crano  in  istato 
naturale ;  e  che  nel  medesimo  stato  naturale  si  trovavano 
le  pleure  ed  il  diaframma;  die  un  lieve  grado  di  innor- 
niale  rubore  esisteva  nella  mucosa  della  parte  inferiore 
della  faringe ;  che  questa  medesinia  alterazione  un  po'  piii 
pronunciata  occupava  la  mucosa  della  porzione  inferiore 
deir  esofago  ,  queila  del  fondo  cieco  dello  stomaco ,  non 
che  queila  di  una  delle  piii  basse  anse  dell'  intestino  te- 
nue  ;  e  che  inline  1'  apparecchio  uro-pojetico  e  l'  asse  ce- 
rebro-spinale  erano   iinmuni  da  qualunque  morbosita. 

Dalle  cose  finora  dette  intorno  la  necroscopia  possiamo 
senza  tema  di  errare  stabilire,  che  1'  ago  infitto  nel  pe- 
ricardio e  stata  la  causa  movente  di  tutti  i  fenomeni  mor- 
bosi  che  precedettero  la  morte  del  Guidi.  II  che  fermato, 
la  prima  cosa  di  cui  dobbiamo  occuparci  si  e  queila  di 
rintracciare  la  via  per  la  quale  quell'  istrurnento  pungen- 
te  s'  introdusse  nel  corpo  del  nostro  Infermo,  e  come  po- 
tesse  ragglungcre  il  posto  nel  quale  fu  Irovato  nel  cada- 
vere  di  lui.  Incominciero  dall'  espoi're  le  notizie  che  mi 
fu  dato  di  raccogliere,  e  che  possono  per  avventura  dira- 
dare  l'  oscurita  propria  di  questa  ricerca. 

Seppi  pertanto  che  il  Guidi  ,  vedovo  da  oltre  tre  mesi 
non  aveva  in  casa,  posta  in  Strada  Saragozza  N.  163,  che 
una  sola  figlia,  la  quale,  per  non  oltrepassare  1'  et^  de- 
gli  anni  sette,  non  era  in  grado  di  somministrare  alcun 
dato  che  atto  fosse  a  rischiarare  con  sicurezza  il  propo- 
stomi  argomento ;  che  pero  avendo  stabilito  di  riammogliarsi 


Dl    UNA    MORTE    SUBITANEA    EC. 


405 


il  7  Giugno  di  quell'  anno  (  se  non  fosse  state  colpito 
dalla  moite  il  29  dell'  antecedente  mesa  di  Maggio,  sicco- 
me  abbiamo  superiorniente  indicate )  con  certa  Maria  Fran- 
ceschelli ,  a  questa  e  alia  sorella  di  lui  per  nonie  Cate- 
rina  mi  fu  d'  uopo  ricorrere  per  avere  qualche  schiarinien- 
to ,  se  pure  era  possibile  ,  intorno  al  caso  singolare  offer- 
toci  dal  nostro  infermo. 

Permettetenii  adunque ,  o  Accademici  Prestantissimi ,  che 
io  vi  esponga  quanto  su  tale  proposito  venivano  riferendo 
queste  due  donne. 

»  Narrava  la  Caterina  Guidi  che  suo  fratello  Paolo  le 
accuse  di  sentirsi  peco  bene  e  di  avere  male  alia  gola 
soltanto  la  domenica  25  Maggio  alle  ere  1 1  antimerid. 
quando  condusse  da  lei  a  desinare  la  piccola  figlia  Aga- 
ta,  cesa  die  le  ripete  ancera  alle  2  pom.  dello  stesso 
giorno ,  allorche  torno  per  riprendere  la  fanciulla ;  che 
queste  male  di  gola  era  da  lui  attribuito  a  riscaldo  pre- 
so  la  mattina  stessa  nell'  andare  a  piedi  alia  Parrocchia 
del  Borgo  Panigale  ( circa  3  miglia  distante  dalla  citta ) 
per  motive  del  suo  nuovo  matrimenio ;  che  rivide  il  fra- 
tello il  di  successive  26  detto  nella  bottega  di  suo  ma- 
rito  circa  al  mezzo  giorno,  dove  si  trattenne  per  ben 
due  ore,  nel  qual  tempo  egli  stette  continuamente  se- 
duto  e  appoggiato  al  mure  come  suel  fare  chi  non  si 
sente  bene  di  salute ;  che  invitato  a  mangiare  si  riiiuto 
dicende  di  non  averne  volonta  mentre  sentiva  il  male 
alia  gola  e  lui  mal  essere  generale  in  un  grade  anche 
maggiore  del  giorno  innanzi ;  che  alle  due  pom.  parti 
dalla  bottega  suddetta  per  tener  dietre  a  un  carro  di 
legna  che  aveva  vedute  entrare  allora  allora  per  porta 
Saragezza  onde  precacciarsi  del  lavoro ;  che  nen  vide 
piu  il  fratello  se  non  all'  Ospedale,  dove  seppe  che  era 
state  trasportato  per  essergli  venute  male  sette  il  peso 
della  legna.  =  A  tutte  cio  aggiungeva  che  il  fratello 
sue  non  era  mai  state  malato :  che  era  phittosto  dedito 
al  vino ;  che  dal  di  in  cui  perde  la  moglie  andava  a 
mangiare  in  un'  osteria  sotterranea  o  cantina ;  che  usava 
di  mangiare  con    molta  fretta ,  e  colla    distrazione  a   lui 


406  Carlo  Soverini 

»  propria;  che  aveva  V  ahitudine  di  portare  degli  aghi  ma- 
»  lamente  piantati  tanto  nella  parte  pettornle  della  ca- 
»  micia  quanto  sugli  orli  anteriori  del  corpetto ;  ma  che 
»  non  gli  aveva  mai  sentito  dire  che  gli  fosse  awenuto 
d'  infiggersene  alcimo  sia  nella  cute  del  petto  che  in  quel- 
la  di  ultra  parte  del  sua  corpo  ». 

In  quanto  alia  Francesclielli  ecco  cio  che  rifcriva :  »  che 
la  domenica  25  Maggio  1856  passeggiando  fuori  porta 
Saragozza  col  Guidi  circa  alle  5  pom.  le  disse  di  star 
poco  bene ;  che  questo  nial  essere  gli  era  coniinciato 
con  brividi  di  freddo  la  mattina  alle  ore  otto  circa  men- 
tre  udiva  messa  nella  Chiesa  del  Borgo  Panigale;  che 
si  sentiva  male  alia  gola,  ed  un  certo  rodiuiento  lungo 
il  collo ,  per  liberarsi  dal  quale  era  entrato  durante  il 
passeggio  in  una  bottega  da  Acquavite  dove  bevve  due 
bicchierini  di  anisetto  senza  vantaggio  \  che  il  lunedi 
alle  8  ant.  lo  vide  seduto  sul  muricciuolo  del  portico 
della  casa  da  lui  abitata ,  e  che  scortala  a  qualche  di- 
stanza  le  ando  incontro  per  dirle  che  si  sentiva  molto 
male  e  che  non  poteva  reggersi  in  piedi,  essendogli 
crescinto  il  male  di  gola  annunziatole  il  giorno  innanzi , 
e  sentendosi  di  piu  un  malino  che  colla  mano  indico 
alia  regione  del  cuore ;  che  accetto  il  consiglio  da  lei 
datogli  di  andare  a  letto  dove  stette  per  un'  ora ,  sicco- 
me  ebbe  a  dirle  quando  piu  tardi  fu  da  lei  riveduto, 
ma  che  non  avendone  avuto  sollievo  aveva  deciso  di 
abbandonare  il  letto  e  sforzarsi  a  lavorare  per  tentare , 
seguendo  una  via  contraria ,  di  liberarsi  da  un  male  che 
non  sapeva  d'  onde  movesse.  Oltre  a  cio  la  Francescliel- 
li diceva  che  il  Guidi  era  uomo  cui  piaceva  il  vino , 
die  andava  a  pranzare  in  un'  osteria  che  era  in  una 
cantina ,  che  mangiava  frettolosamente  e  colla  distrazione 
a  lui  naturale ;  che  infine  era  ahituato  riunire  il  davan- 
ti  della  camicia  (  che  d'  ordinarlo  mancava  di  bottone 
al  collo  )  mediante  aghi  malamente  piantati ,  cosa  da 
lei  osservata  ancora  due  giorni  prima  che  si  ammalasse ; 
ma  che  non  le  aveva  mai  riferito  di  essersi  infitto  alcuno 
di  quegli  aghi  ne  nel  petto ,  ne  in  verun'  altra  parte  del 


Dl     UNA     MORTE     SUBITANEA     EC.  ^107 

»  suo  corpo ,  per  cui  essa  riteneva  che  cid  non  gli  fosse 
»  mai  accaduto  «. 

Dal  riferto  di  queste  due  donne ,  oltreche  ci  vengono 
soinmiriistrati  i  dati  opportuni  per  coinpletare  la  storia  del 
tatto  inorboso  siiigolare  intorno  al  quale  ci  occupiaino ; 
siamo  inessi  di  qualche  guisa  nella  via  per  intendere  come 
il  descritto  ago  si  potesse  casualniente  infiggere  nel  peri- 
cardio  di  un  uoino  della  condizione  di  Paolo  Guidi ,  e 
cioe  di  un  facchino ,  cui  strunienti  ben  diversi  dagli  aglii 
sogliono  essere  famigliari.  Impeiocche  ammessa  nel  nostro 
infenno  la  mal  intesa  abitudine  di  tenere  non  troppo  be- 
ne piantati  dcgli  aghi  nella  parte  pettorale  della  camicia 
o  negli  orli  anteriori  del  corpetto ,  non  difficilmente  si 
coniprende  clie  sotto  una  pressione  o  un  urto  qualunque 
ricevuto  in  questa  regione  quegli  acuti  e  sottili  istruraen- 
ti  perforando  gli  spazi  intercostali  avrebbero  potuto  pene- 
trare  nel  petto  e  finire  per  infiggersi  o  nelle  membrane 
o  nei  visceri  di  questa  cavita  non  escluso  il  pericardio  e 
il  cuore.  E  per  verita ,  conosciuta  una  tale  abitudine ,  io 
pure  ritenni  a  prima  giunta  die  per  questa  via  si  fosse 
nel  Guidi  insinuato  1'  ago  che  gli  si  rinvenne  nel  pericar- 
dio, se  le  riflessioni  die  sono  per  esporre  non  m'  avesse- 
ro  condotto  a  pensare  altrimenti. 

E  in  primo  luogo  si  vuole  tenere  in  qualche  conto  la 
deposizione  franca  e  leale  delle  due  donne  sumnientovate, 
le  quali  dicono  di  non  avere  mai  sapvito  che  il  Guidi  si 
piantasse  nel  suo  corpo  verun  ago.  Ora  questo  dato  ne- 
gativo  rende  per  lo  meno  inolto  improbabile  1'  ipotesi , 
che  r  ago  giungesse  al  pericardio  attraversando  la  parete 
toracica.  E  di  vero  se  il  Guidi  si  fosse  comunque  infitto 
nella  parete  anteriore  del  petto  uno  degli  aghi  che  soleva 
tenere  nella  camicia  o  nel  corpetto,  il  dolore  da  lui  sof- 
ferto  lo  avrebbe  avvertito  di  quanto  gli  era  accaduto.  II 
che  fermato,  non  e  verosimile  che  quest'  uomo  non  avesse 
fatto  cenno  del  doloroso  evento  o  alia  sorella  Caterina  o 
alia  Maria  Franceschelli ;  all'  una  o  all'  altra  che  vedeva 
piu  volte  ogni  giorno  e  coUe  quali  passava  non  poche  ore 
raccontando  loro  i  piu  minuti  particolari  della  sua  vita. 


408  Carlo  Soverini 

In  2."  luogo,  r  ispezione  esterna  del  cadaveie,  esegui- 
ta  minutamente  e  coUa  massima  diligenza,  prima  e  dopo 
r  apeitiua  delle  cavitu,  non  fece  vedere  nella  cute  del 
Guidi  e  specialmente  in  quella  del  torace  la  benche  mi- 
nima lesione  o  discontinuitii  o  puntura  o  lividura  o  cica- 
trice;  altro  dato  negative  tanto  piii  apprezzabile,  in  qnan- 
to  che  le  circostanze  tutte  del  fatto  coiiducono  a  credere 
che  recentissima  anzicheno  fosse  stata  1'  introduzione  del- 
r  ago  nel  corpo  del  nostro  infermo. 

In  3.°  luogo,  ove  1'  ago  fosse  entrato  per  la  via  della 
cute  e  specialmente  per  quella  che  copre  la  parete  ante- 
riore  del  petto,  si  sarebbe  piu  facilmente  piantato  nella 
porzione  anteriore  del  pericardio,  avrebbe  pur  ferito  il 
cuore  piu  facilmente  nella  faccia  anteriore ,  ed  avrebbe 
avuto  poi  per  necessita  la  direzione  dall'  avanti  all'  indie- 
tro,  o  almeno  la  cruna  dell'  ago  sarebbe  stata  rivolta  con- 
tro  la  faccia  interna  della  parete  toracica ;  il  che  e  affatto 
contrario  a  quanto  1'  autopsia  ci  ha  rivelato. 

Per  le  quali  ragioni ,  collettivamente  considerate ,  pare 
che  non  senza  fondamento  si  possa  escludere  che  1'  ago 
sia  giunto  al  pericardio  per  la  via  della  cute.  Esclusa  la 
quale  ,  altra  strada  non  rimane  ad  ammettersi  fuorche 
quella  del  canale  alimentare ,  supponendo  che  quivi  siasi 
introdotto  l'  ago  mediante  la  deglutizione.  E  qui  e  d'  uo- 
po  rammentare  che  tanto  la  Caterina  Guidi  quanto  la 
Maria  Franceschelli  si  trovano  d'  accordo  nel  riferire,  die 
il  nostro  infermo  era  piuttosto  dedito  al  vino,  che  nian- 
giava  frettolosamente  e  colla  distrazione  a  lui  naturale ,  in 
luogo  poco  illuminato  quale  e  una  cantina.  Queste  circo- 
stanze non  rendono  molto  probabile  il  caso  che ,  essendo 
il  Guidi  o  alterato  dal  vino  o  in  preda  alia  naturale  sua 
distrazione  mentre  mangiava ,  uno  degli  aghi  die  teneva 
nella  camicia  o  nel  corpetto  cadesse  fra  i  cibi  che  gli 
erano  davanti ,  ed  egli  insieme  coi  cibi  stessi  lo  abbia 
inavvedutamente  inghiottito  ?  per  questa  e  non  per  altra 
via  s'  introdussero  quegli  aghi  che  si  trovarono  infitti  nel 
cuore  di  parecchi  animali  della  specie  bovina,  siccome  il 
Chiarissimo    nostro    Presidente  Siffnor  Cav.    Prof.    Antonio 


Dl    UNA     MORTE     3UBITANEA     EC.  409 

Alessandrini  ci  ebhe  a  dimostrare  con  uoii  poclii  esempi  (1). 
Oltie  a  ci6  la  probabilita  dell'  anzidetto  caso  acqiiista  tan- 
to  piu  valore  e  quasi  si  converte  in  certezza  se  si  consi- 
deri  1."  che  i  sintomi  dall'  infenno  accusati ,  non  appena 
la  sua  salnte  comincio  ad  alterarsi ,  fmono  male  alia  gola 
e  un  certo  rodimento  lungo  1'  esofago  :  2."  die  coUa  ne- 
croscopia  si  osservo  nn  lieve  rossore  inorboso  alia  faringe, 
alia  poizione  inferiore  dell'  esofago  toracico :  3.°  cbe  colla 
stessa  necroscopia  si  vide  che  1'  ago  era  infitto  nella  poi- 
zione posterioie  del  pericaidio  colla  direzione  dall' indietro 
air  avanti  avendo  la  cruna  rivolta  verso  il  mediastino  po- 
steriore,  e  che  il  cuore  era  ferito  nella  sna  faccia  poste- 
riore.  Ora  come  il  male  alia  gola  e  il  rodimento  lungo  il 
coUo  accennano  all'  irritazione  operata  dalla  temporaria 
presenza  di  quel  corpo  estraneo  nel  canale  dell'  esofago , 
cosi  il  piuito  del  pericardio  nel  quale  fu  trovato  infitto 
r  ago ,  la  direzione  dall'  indietro  all'  avanti  tenuta  da  que- 
st' ultimo  indicano  che  il  tratto  del  canale  alimentare  che 
servi  al  suo  passaggio  altro  non  sia  stato  che  la  porzione 
dell'  esofago  che  e  anteriormente  coperta  dal  cuore. 

II  che  presupposto,  ccco  come  puo  intendersi  il  mecca- 
nismo  seguito  dall'  ago  per  uscire  dall'  esofago  ed  infig- 
gersi  nel  pericardio.  Inghiottito  questo  corpo  estraneo 
insieme  coi  cibi  ed  arrivato  alia  porzione  dell' esofago  che 
e  dicontro  al  cuore,  per  circostanze  facili  ad  immaginarsi 
si  e  arrestato.  Quivi  in  virtii  dell'  irritazione  da  lui  ope- 
rata sulla  mucosa  esofaafea  ha  suscitato  le  contrazioni  mu- 
scolari  di  quel  canale,  per  le  quali  compresso  nelle  sue 
due  estremita,  perforatane  a  destra  la  parete  non  che  la 
relativa  sierosa  del  mediastino ,  ha  spinto  la  sua  punta 
entro  la  pleiua,  per  dove  avanzandosi  e  pungendo  il  con- 
tiguo  pericardio  coperto  dalla  sierosa  pleuritica  si  e  apei'- 
ta  la  strada  nella  cavita  del  medesimo :  nella  quale  ha 
potuto  via  via  innoltrarsi  per  la  meta  della  sua  lunghezza. 


(1)  De  miris  quibiisdani  organicis  degencralionibns  in  corde  bovis  doraestici 
observatis.  Novi  Comentarii  Academiae  Scientiariim  Instituti  Bononiensi$.  Tom.  6. 
T.    IX.  52 


410  Carlo    Soverini 

in  quanto  che  le  successive  contrazioni  dell'  esofago  e  il 
replicato  passaggio  del  bolo  aliinentare  nelle  ulteriori  com- 
inestioiii  iiaiuio  inline  cacciato  fuoii  da  qnel  canale  il  ri- 
manente  dell'  ago.  Spinto  fuori  totalmente  dall'  esofago  e 
sottratto  air  influenza  dalle  contrazioni  di  questo  canale , 
r  ago  doveva  rinianere  nella  posizione  da  esso  Ini  guada- 
gnata ,  che  e  quella  appunto  nella  quale  fu  trovato  nel 
cadavere  e  che  di  sopra  abbiamo  descritta. 

Nella  quale  posizione  coll'  estremita  acuminata  dentro 
il  pericardio  e  rivolta  contro  la  faccia  posteriore  del  ven- 
tiicolo  destro  del  cuoie  ne  doveva  necessaiiamente  colle 
ripetute  punture  lacerare  piii  o  meno  estesamente ,  e  piu 
o  meno  profondamente  la  parete,  a  seconda  che  nei  con- 
tinui  alternati  movimenti  di  sistole  e  diastole  il  cuoie, 
ora  piu  ora  meno,  ora  in  uu  punto  ora  in  un  altro,  si 
accostava  all'  estremita  suddetta.  Finciie  il  Guidi  stette 
inoperoso ,  1'  ago  limitandosi  a  ledere  lentamente  1'  eso- 
cardo  e  taluna  delle  fibre  muscolari  piu  superficiali ,  non 
gli  produceva  che  un  senso  di  mal  essere  generale  e  un 
dolore  sordo,  distinto  dall'  infermo  col  nome  di  malino , 
siccome  e  riferito  dalla  Franceschelli.  Ma  quando  sotto  il 
peso  della  legna  la  maggior  parte  dei  muscoli  del  nostro 
infermo  si  misero  in  energica  azioue,  quando  per  quella 
fatica  il  sangue  concorrendo  in  maggior  copia  al  cuore , 
questo ,  col  rendersi  piii  gonfio  si  metteva  in  tale  stretta 
attenenza  coll'  ago  da  esserne  piu  profondamente  ferito ; 
allora  fu  che  si  verificarono  le  circostanze  favorevoli  alia 
lacerazione  dei  vasi  coronarii ,  per  la  quale  accadde  lo 
stravaso  sanguigno  nel  pericardio.  Ed  ecco  il  deliquio 
(  ore  2  '/^  pom.  del  26  Maggio  ) ,  dal  quale  fu  preso  il 
Guidi  discendendo  la  scala  sotterranea  col  carico  della  le- 
gna sulle  spalle.  II  sangue  effuso  nel  pericardio,  sebbene 
provenisse  da  piccoli  vasi ,  acquisto  in  un'  ora  di  tempo 
tali  propoizioni  da  disequilibrare  le  funzioni  circolatorie  e 
particolarmente  quelle  del  cuore  in  guisa  da  suscitare  i 
terribili  fenomeni  della  pericolosa  lipotimia  quali  si  ofFer- 
sero  dal  malato  al  momento  in  cui  fu  condotto  all'  Ospe- 
dale   (  ore   3    '/^  pomeridiane  del  giorno  suddetto  ).  Sospesa 


Dl     UNA     MORTE     SUBITANEA     EC.  -ill 

r  emorragia  dalla  stessa  lipotimia,  pote  poi  niantenersi  so- 
spesa  anche  in  seguito  per  il  coagulo  sanguigno  opposto 
all'  apeitura  dei  vasi  dal  sangue  stravasato.  Ecco  perche 
dopo  tre  ore  di  dccul)ito  nelio  Spedale  1'  iiifermo  comin- 
cio  a  dar  segno  di  miglioraineuto,  nel  quale,  srhheiie  con 
molto  stento,  progredendo,  a  capo  di  36  ore  ogni  feno- 
meno  del  grave  abhattimento  era  in  lui  scoinparso.  E  sic- 
come  all'  abbattimento  succede  facilniente  la  reazione , 
cosi  anche  nel  nostro  infernio  alia  lipotimia  successe  la 
febbre ;  la  quale  ritrovando  nei  polmoni  le  ultiine  estre- 
initii  vascolari  ingorgate  di  sangue  per  le  sofferenze  patite 
dal  cuore  in  causa  della  presenza  del  sangue  nel  pericar- 
dio,  ben  presto  vi  suscito  la  flogosi,  come  la  qualita  del- 
lo  sputo  e  i  segni  ricavati  dall'  ascoltazione  ci  indicarono. 
E  poiche  al  pernicioso  andamento  di  questo  morboso  pro- 
cesso  r  arte  sollecitamente  oppose  i  suoi  validi  mezzi, 
cosi  si  ottenne  in  breve  una  tale  remissione  nei  sintomi 
del  inedesinio,  con  tale  sollievo  dell'  ammalato,  che  que- 
sti  si  crede  gia  guarito  quando,  come  si  e  detto  di  sopra, 
improvvisamente  spiro. 

Ma  quale  sara  stata  la  causa  di  questa  morte  qnanto 
improvvisa ,  altrettanto  non  prevedibile?  1' attribuiremo  noi 
air  irritazione  suscitata  nel  cuore  del  nostro  infermo,  sia 
dall'  azione  diretta  dell'  ago,  sia  da  quella  della  ferita 
dair  ago  stosso  cagionata?  II  Ch.  Senac  nella  sua  opera 
intitolata  =  Trattato  sulla  struttura  del  cuore  (1)  ec.  = 
dice  che  »  una  irritazione  tuttoche  leggera  ella  sia,  puo 
)>  portare  nel  cuore  un'  agitazione  che  e  difficile  di  cal- 
»  mare  ». 

E  il  Jobert  pensa  che  »  le  ferite  del  cuore  siano  ac- 
))  compagtiate  da  un  continuo  disordine  convulsivo  nel- 
»  r  azione  delle  fibre  muscolari  del   cuore   medesimo  ». 

Dietro  i  quali  pensamenti  i  lodati  Autori  spiegano  la 
morte  piii  o  meno  soUecita  di  quel  feriti  di  cuore,  nei 
quali  leggiera    anziche    no    fu    la    perdita    del  sangue.   Ma 


(1)  Traill  de  la  structure  dii  coeur  etc.   1777  Tom.  II.  pag.  427. 


1 1  2  Carlo   Soverini 

queste  teorie  sembrano  contiaddette  dagli  esperinienti  pra- 
ticati  sugli  animali.  E  di  vero  nel  1818  il  Bretonneau  ha 
irritato  con  iiii  ago  il  cuore  dei  cagnolini  lattanti  perfo- 
randolo  perfino  da  parte  a  parte  e  in  tutti  i  sensi  senza 
che  queste  piccole  e  delicate  bestiuole  abbiano  manifesta- 
to  il  mininio  dolore ,  e  senzache  abbiano  provato  notabili 
inconvenienti.  Soltanto  lia  osservato  die  se  pungeva  il 
cuore  con  un  ago  di  una  certa  grossezza,  poteva  avvenirne 
effusione  di  sangue ;  ed  in  un  caso  di  questo  genere  ha 
rinvenuto  un  piccolo  spandimento  nel  pericardio  (1).  Nel 
1822  il  Velpeau  ha  ripetuto  questo  esperiniento  nell'  an- 
fiteatro  della  Scuola  Pratica  di  Parigi  sopra  un  cane  di 
mezzana  grandezza ,  il  quale  dopo  sei  mesi  viveva  ancora 
in  ottinio  stato  di  salute  (2).  Nel  1850  lo  Schiff  con 
istrumenti  di  specie  diversa  pratico  delle  ferite  nel  cuore 
di  parecchi  giovani  mamniiferi,  e  non  vide  die  alcun  di- 
sturbo  nascesse  nelle  contrazioni  dell'  organo  centrale  del- 
la  circolazione   (3). 

Malgrado  i  risultamenti  di  questi  esperimenti  io  non 
oserei  impugnare  in  un  modo  assoluto  la  dottrina  del  Senac 
ne  quella  del  Jobert.  Per  la  qual  cosa  mi  limito  a  dire  che 
n6  r  una  ne  1'  altra  trova  la  sua  applicazioiie  nel  caso 
speciale  da  me  osservato,  mentre  nessun  indizio  ne  di 
aeitazione  ne  di  movimento  convulsivo  cardiaco  si  ebbe 
nel  nostro  infernio  ad  osservare,  e  che  percio  la  morte  di 
lui  non  puo  essere  attribuita  all'  irritazione  suscitataglisi 
al  cuore  sia  dall'  azione  diretta  dell'  ago ,  sia  da  quella 
della  ferita  nel   cuore  stesso  generata. 

Ravviseremo  noi  la  causa  immediata  della  repentina 
morte  del  nostro  infermo  ndla  emorragia  provenuta  dalla 
lacerazione  dei  vasi    coronarii  ?  E   qui    e    da  riflettere   che 


(1)  Haime,  Notice    sur    1' aciipiincliire.    Journal  universel  des  sciences  mi- 
dicales,  T.  XIII,  pag.  36   (note).  Paris,  1819. 

(2)  Velpeau,  Traite  coinplel  d' anatomie    chirurgicale,  T.   1."   pag.  604  , 
I.'  iih.  Paris   1833. 

(3)  Union  m^dicaie,  annce  1850,  pag.  488. 


Dl     UNA    MORTE     SUBITANEA    EC.  A  1  3 

il  sangue  versato  nel  pericardio  da  i[uesti  vasi  non  oltre- 
passava  le  lil)ljic  quattio  e  mezza.  Ora  e  egli  presuinibile 
die  lo  spaiulimeiito  di  una  tale  ({iiantita  di  sangue  in  un 
uoiiio  di  37  auni,  di  alta  statura,  di  rubusta  costituzione 
e  di  atleticlie  forme  possa  cagionare  una  morte  istantanea? 
Se  stiamo  ai  calcoli  oltremodo  circospetti  del  Berard  ,  la 
massa  totale  del  sangue  in  un  uonio  ben  costituito,  il  cui 
coipo  pesi  dalle  150  alle  100  libbie  non  e  ceitamente 
niinore  di  libbre  20.  II  che  lerinato,  non  e  presumibile 
die  la  sottrazione  di  sole  quattro  libbre  e  niezza  di  que- 
st© uniore ,  fattasi  per  piecoli  vasi  parte  arteriosi  e  parte 
venosi  e  per  conseguenza  con  una  certa  lentezza,  abbia 
potuto  produrre  in  un  individuo  quale  era  quello  del  Gui- 
di  la  inorte  istantanea.  E  questa  ragionevole  presunzione 
vieiie  pienainente  giustificata  e  conferinata  dal  fatto.  Ini- 
perocclie  le  emorragie  incomparabilmente  piii  copiose  e 
gravi ,  che  succedono  alle  ferite  penetranti  nel  cuore ,  e 
delle  quali  ci  lasciarono  memoria  un  Morgagni ,  un  Du- 
puytren ,  un  Begin  e  molti  altri  illustri  autori ,  non  ca- 
gionarono  la  morte  subitanea  dei  feriti ;  i  quali  invece  so- 
pravvivendo  per  un  tempo  piu  o  meno  lungo ,  soccom- 
bettero  poi  in  conseguenza  delle  altre  complicazioni  so- 
pravvenute  nel  corso  naturale  di  quelle  fcritc.  lo  non 
voglio  assolutamente  negare  la  possibilita  della  perdita  im- 
mediata  della  vita  per  emorragia  in  seguito  di  ferimento 
al  cuore.  Voglio  soltanto  asserire  che  nel  caso  in  discorso 
la  efFusione  sanguigna  non  fu  ne  cosi  copiosa  ne  cosi  ra- 
pida  da  poter  essere  riguardata  quale  causa  immediata 
deir  imnrovvisa  cessazione  della  vita  dell'  infermo;  la  qual 
causa  percio  vuolsi  cercare  altrove. 

Riferendo  i  risultamenti  della  necroscopia  abbianio  no- 
tato  die  il  pericardio  era  tenuto  in  una  certa  distensione 
pel  sangue  in  esso  versato.  Questo  stato  di  distensione 
forzata,  che  non  era  sfuggito  all' Illustre  Morgagni,  lo 
condusse  a  dare  la  sola  vera  spiegazione  della  morte  istan- 
tanea che  non  di  rado  succede  al  versamento  di  sangue 
nel  pericardio  o  per  lo  scoppio  di  un  aneurisma  o  per 
una  ferita  al  cuore ;  .  .  .  .    »  cor ,  egli  dice  ,  facile  offendi 


-i  1  i  Carlo  Soverini 

»  insolito  exteiins  contactu  sanguinis ,  copiaque  circumje- 
»  eta  inipediii  ,  quae  si  pericardium  disteudit,  cor  etiam 
)>  premat  necesse  est.  Nee  te  illud  moretur  quod  in  peri- 
»  cardii  hydrope  moveri  cor  pergat ;  aliud  enini  est  pau- 
»  latini  augeri  aquani ,  aliud  sanguiuem  repente  efFundi, 
»  et  aliud  aqua,  aliud  sanguine  urgeri ,  qui  praetenjuam 
»  quod  statini  atque  effusus  est,  ad  concrcscenduui  i'lt 
»  pronus,  carte  quanto  aqua  crassior  est,  tanto  accedit 
«  niagis  ad  solidoruni  naturam ,  quae  si  cordi  adinoveas, 
»  illico  ejus  niotum  sistendo,  syncopem  inducunt....  ^  De 
sedibus  et  causis  morborum  per  Anatonien  indagatis  =  Li- 
ber II.  De  morbis  Tboracis ,  Epist.  Anat.  Modica  XXVI. 
Art.    18.   ^  Anno    17G.'5   ex  Tipographia  Remondiniana. 

Egli  e  adunque  nella  conipressione  patita  dal  cuore  per 
la  copiosa  quantita  di  sangue  in  gran  parte  aggrumato  clie 
teneva  in  distensione  il  pericardio ,  clie  noi  pure  seguen- 
do  in  ogni  sua  parte  la  teoria  dell'  iniaiortale  Morgagni , 
riponiamo  la  vera  ed  unica  causa  immediata  della  morte 
iniprovvisa  del  nostro  infermo.  II  clie  stabilito,  a  noi  pare 
di  potere  renderci  ragione  di  quella  perdita  repentina  nel 
mode  seguente.  Sospesa  la  eiuorragia  dalla  sincope  pre- 
sentata  dal  Guidi  al  nioinento  in  cui  lu  condotto  alio  Spe- 
dale ,  pote  niantenersi  sospesa  per  poco  men  che  tre  giorni 
pel  coagulo  opposto  alia  lacerazione  dei  vasi  dal  sangue 
efFuso.  Coll'  abbandono  precoce  della  posizione  orizzontale 
e  cogli  altri  movimenti  inteinpestivi  praticati  dall'  infermo 
alio  spirare  del  terzo  giorno,  allorquando  riceve  la  visita 
dei  parenti  e  degli  amici,  rimossosi  il  coagulo  sanguigno 
dair  apertura  dei  vasi ,  questi  di  nuovo  emisero  sangue.  II 
quale  raccogliendosi  nel  pericardio  insieme  al  gia  versato 
prima  della  sincope ,  lo  riempl  e  distese  a  modo  da  com- 
primere  il  cuore,  da  produrre  ipso  facto  la  sospensione 
del   circolo  e  quindi   la  morte  istantanea  dell'  infermo. 

Riassumendo  le  cose  tutte  fin  ora  discorse  intovno  a 
questo  interessantissimo  caso  morboso ,  del  quale  sottopon- 
go  alia  vostra  osservazione,  o  Accademici  Prestantissimi ,  la 
naturale  preparazione ,   diremo  : 

1."   Clie    r  introduzionc    dell'  ago    nel  corpo  del    nostro 


Dl    UNA    MORTE     SUBITANEA     EC.  415 

infermo  e  stata  la  causa  prima  di  ogni  feuomeno  inorboso 
da  lui  presentato  iiegli  ultinii  ciiKjue  gioriii  della  sua  vita. 

2."  Che  questi  niedesimi  fenomeni  e  special mente  i  ri- 
sultamenti  del  la  iiccroscopia  conducono  ad  arninettere  che 
r  ago  sia  statu  ingliiottito,  e  die  perforando  la  porzione 
deir  esofago  che  e  dicontro  al  cuore  o  la  relativa  sierosa 
del  mediastino ,  sia  passato  coUa  sua  ()Uiita  uel  sacco  del- 
la  pleura  destra,  per  dove  avauzandosi  e  puugendo  il  cou- 
tiguo  pericardio  coperto  dalla  sierosa  pleuritica ,  siasi  in- 
trodotto  iiei  medesinio  per  la  meta  circa  della  sua  lun- 
ghezza  tenendo  la  direzione  dal  basso  all'  alto. 

3."  Che  r  ago  per  questa  via  fissatosi  stabilmente  nel 
pericardio  coUa  meta  corrispondente  alia  punta  entro  il 
sacco  di  lui,  e  coll'  altra  meta  in  quello  della  pleura  de- 
stra, ha  prodotto  una  superficiale  lacerazione  di  non  lieve 
estensione  nella  faccia  posteriore  del  ventricolo  destro  del 
cuore. 

i."  Che  una  tale  lacerazione  era  complicata  dalla  ferita 
di  due  rami  abbastanza  cospicui  dell'  arteria  coronaria  de- 
stra e  da  quella  delle  rispettive  vene  satelliti. 

5."  Che  per  la  ferita  di  questi  vasi  arteriosi  e  venosi 
e  accaduto  uno  stravaso  sanguigno  nel  pericardio ,  che  e 
stato  la  causa  di  una  sincope  gravissima. 

6.°  Che  superata  la  sincope  e  migliorata  la  flogosi  pul- 
monare  succeduta  alia  medesima,  avvenne  uno  stravaso 
sanguigno  secondario  in  grazia  di  movimenti  imprudente- 
niente  praticati  dall'  infermo ,  per  li  quali  si  rimossero  dai 
vasi  feriti  li  grumi  sanguigni  che  avevano  sospesa  la  pri- 
ma  emorragia. 

7."  Che  infine  per  questa  I'iapertura  dei  vasi  si  aumen- 
to  lo  stravaso  sanguigno  a  modo,  da  mettere  in  uno  stato 
di  distensione  il  pericardio,  e  cosi  comprimendo  il  cuore 
sospenderne  ad  nn  tratto  le  funzioni  ,  e  produrre  per  con- 
seguenza  la  morte  istantanea  dell'  infermo. 

Per  le  quali  cose  si  puo  concludere  che  se  aglii  in  un 
numei'o  piu  o  meno  grandc  inghiottiti  poterono  per  lun- 
go  corso  di  anni ,  col  passeggiare  diro  cosi  per  il  corpo 
dell'individuo,  suscitare  moiti  e  svariati  mali  senza  togliergli 


416  Carlo  Soverini 

la  vita,  finclie  o  sortirono  per  le  vie  naturali  o  giunsero 
in  tale  regione  da  essere  estratti  dall'  arte  ,  siccoirie  iiar- 
lano  un  Draiiio,  un  Petit  (1),  un  Vallisuerio,  un  Villais(2), 
un  Silvy  (3)  ed  un  Fenario  (i) ;  un  ago  solo  del  pari  in- 
ghiottito  puo  air  incontro  condurre  in  breve  ad  una  ccrta 
(xl  irreparabile  niorte ,  sicconie  evidenteniente  lo  diinostra 
il   fatto  da   nie  ora   narrato. 


(1)  M^ni.  de  V  Acad.  Royale  de  Chiriirg.  Tom.  1.  pag.  3. 

(2)  M^m.  de  la  Soc.  des  Se.  de  Sirasb.  T.  II.  1823. 

(3)  Mem.  de  la  Soc.  Mfd.  d'  Emulation  ,  An.  6. 

(4)  La  Donna    dagli   Aghi ,  Memoria    del    Dottor  Giuseppe   Ferrario.    Mila- 
no  1829. 


SPIEGAZIOISE  DELIA  TAVOLA 

TAVOLA  27. 

Cuore,  col  pericardio  vestito  delle  due   sierose    pleuriliche,  veduto   dalla  fac- 

eia  posteriore. 
a,  porzione  di  diaframma  cui  il  pericardio  aderisce. 
J  J  ti'onco  della  vena  cava  ascendente. 

c,  vena  cava  discendente. 

d,  aorta. 

e,  ranio  destro  dell' arteria  pulmonare. 

f,  ramo  sinistro  della  medesima  arteria. 

g,  h,  vene  pulmonari. 

i,  porzione  di  pericardio ,  corrispondente  al  ventricolo  destro,  tagliala  e  nian- 
tenuta  rivolta  a  sinistra  mediaute  1'  uncino  k. 

k,  uncino  ora  nominato. 

/ ,  ago  infitto  nel  lembo  inferiore  della  predelta  porzione  di  pericardio  colla 
meti  acuminata  entro  il  sacco  di  lui. 

m,  n,  0 ,  p,  lacerazione  superficiale  della  parete  posteriore  del  ventricolo 
destro. 

q,  r,diie  arterie  colle  rispettive  vene  satelliti  comprese  nella  mentovata  la- 
cerazione. 


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INDICE 


Ferdinando  Verardim.    Caso   di   Nigrizie   o    Melasma,  con 

allerazione  delle  Capsule  atrabilari.  Tav.  19,  20  .  Pag.  269 

Paolo  Predjeri.  Esame  Storico  e  Statislico  inlorno  alle  Ri- 

saie  del  Bolognese ,  ed  agli  effetli  che  tie  derivano    .     ,,305 

LuiGi  Calori.  Sullo  scheletro  della  Lacerla  Viridis  Lin. ,  sul- 
la  riproduzione  della  coda  nelle  Lucertole,  e  sulle  ossa 
cutanee  del  Teschio  de'  Saurii.  Tav.  21 ,  22 ,  23 ,  24 , 
•25-26'"%  26 ,,345 

Marco  Paolini.  Allre    esperienze    sul  Midollo  Spinale     .     ,,383 

Carlo  Soverini.   Di    xma    morte    subilanea  occasionata  da  un 

ago    infitlo    nel  Pericardia.    Tav.   27 „  399 


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MEMORIE 


nEU'rilGCADEHU -DELLK  SCIENZE 


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liw-TrvjiiiLnliM    E    PARHEI.l.UM 

t859. 


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INTORNO 

Al  VASI  E  STOVIGLIE 

Dl  COIIII^E  ISO  INELLE  CICI>E 

iMDmii 

DEL 
PROF.    CAV.    GAETAIVO    SGARZI 

(  LctU  nella  Sessioiie  del  20  Maggio  1858.) 


Mors  in  olla.  G.  B.  Frank. 


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la  le  tante  cose,  delle  quali  la  storia  antica  non 
reca  notizie  precise ,  e  positivaniente  determinate ,  1'  epoca 
vi  e  pure  in  cui  fu  introdotto  nelle  cucine  1'  nso  di  vasi 
di  metallo,  e  di  rame  in  particolare.  Solo  sappiamo  che 
di  questi  dovettero  servirsene  i  primi  popoli  inciviliti , 
dandone  sicure  traccie  i  piii  vetusti  monumenti ;  siccome 
sappiamo  ad  un  tempo,  che  non  prima  che  EUogabalo 
pervenisse  all'  impero ,  si  sostituirono  dai  romani  alle  caldaie 
di  rame  quelle  d'  argento ,  che  poi  per  esser  mostra  di 
soverchio  lusso  eccitarono,  in  un  coi  vasellami  da  tavola 
dello  stesso  genere,  le  lagnanze  di  Calvo ,  e  le  censure 
di  Fabio.  Conosciamo  piu  presto  essersene  sperimentati 
gl'  inconvenienti,  e  di  certo  essersene  avute  funeste  con- 
seguenze;  dal  vedervi  nei  vasi  da  cucina  medesimi,  sosti- 
tuito  di  buon'  ora  al  rame  1'  aes  caldarium ,  lo  stagno 
ed  il  piombo  misti ,  altre  leghe  metalliche  prima  ancora 
T.   IX.  53 


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InTORNO   AI    VASI    E   STOVICLIE   EC.  419 

<ia  cucina,  e  come  niiuia  considerazione  affatto  si  accorda 
alle  stoviglie,  che  insieme  servono  all'  apprestainento  ed 
al  condiineiito  delle  sostanze  alimeiitari.  Egli  e  forse  che 
si  crcde  alle  attestazioni  di  Ainato  Lusitano  ,  di  Bartolino . 
di  La  Motte ,  ed  alle  espeiienze  di  Drouard  suH'  innocui- 
tk  del  rame  metallico,  cui  fanno  eco  i  pensainenti  di  Or- 
fila ,  oltre  quelli  d'  Eller ,  e  di  Zimmermann?  Egli  e  for- 
se die  si  coiiiida  iiel  veto  di  Rouelle ,  Bayen ,  Charlard 
sulla  purezza  dello  stagiio  cosi  detto  inglese,  o  suUa  ga- 
ranzia  della  stagiiatiua,  taiito  assicurata  dai  fratelli  Gra- 
venJiorst ,  e  da  Biberel  per  1'  use  dello  stagno  purissimo  , 
o  di  una  lega  con  ferro ,  tanto  appoggiata  dagli  stessi  El- 
ler e  Zimmermann,  e  dagli  sperimenti  di  Proust  per  la 
presLipposta  di  lei  iruiocuita  ,  iavorita  tanto  dall'  opinione 
generale  di  salvezza,  per  tradizione  acquisita,  e  non  per 
altro  che  per  abitiidine  mantenuta?  Egli  e  forse  che  pos- 
sono  valere  contro  i  pericoli  minacciati  dai  vasi  di  rame; 
lo  arniarne  1'  interna  superficie  con  striscie  di  zinco  sal- 
datevi ;  la  cosi  detta  zincatura ;  la  galvanizzazione ,  per  i 
suggerimenti  di  Bellani ,  di  Malouin ,  di  Roseleur  e  Bou- 
cher? Le  osservazioni  di  Morizot ,  Portal,  Jeauroy ,  Du- 
puytre.n  fra  gli  altri ,  contraddicono  l'  uso  immune  del  ra- 
me metallico;  del  pari  che  le  esperienze  di  Baker ^  di 
Ploucquet ,  e  le  dimostrazioni  di  Pott,  Model,  Navier  di- 
sperdono  il  prestigio  di  salvaguardia  della  stagnatura ;  il 
tentativo  del  fisico  di  Monza  non  regge  alia  prova  di  Tad- 
dei ;  ed  a  tutta  ragione  non  possono  assicurare  totalmente 
ne  le  applicazioni  metalliche,  ne  le  stagnature  elettro-chi- 
miche  dai  moderni  avanzate ! 

Imperocche  sebbene ,  a  dir  vero,  si  possano  citare  fra 
noi  dei  casi  molti ,  nei  quali  1'  impiego  di  vasi  di  rame 
scoperto ,  e  per  lungo  tempo  adoperati ,  non  ha  recato 
funeste  conseguenze  patenti,  e  prevalga  1'  idea  che  il  con- 
tatto  a  freddo  soltanto  dei  cibi  col  rame  sia  nocivo ;  seb- 
bene gravi  autorita  vi  siano  che  giudicano  la  stagnatura 
una  difesa  senza  eccezione,  e  siavi  la  comune  costumanza, 
che  lungi  dallo  smentire,  sembra  anzi  continuamente  con- 
ferniare  tale  sentenza ;  sebbene  gli  avvelenamenti  da  rame 


120  Gaet 


ANO    OGARZI 


appaiauo  1'  effetto  piuttosto  di  eventuaiita  speciali  anziche 
diretta  derivazioiie  del  potere  venefico  del  inedesimo  allo- 
la  clie  e  indotto  alio  stato  di  sale ;  pur  tuttavia  egli  e 
impossibile  escludere  fondatamente,  che  il  ratne  metallico 
se  anclie  vuolsi  iniiocente  per  se ,  non  possa  divenire  (n- 
nesto  per  molte  circostanze  facili  a  coinpvendersi  senza 
iioverarle ,  e  per  le  quali  facilmente  s'  ingenera  il  verde- 
rame ;  egli  e  difficile  negare  di  coscienza ,  che  la  stagna- 
tura  tuttoche  fotta  bene  e  rinnovata ,  perche  necessaria- 
niente  ammette  del  piombo  in  lega  onde  agevolarnc  1'  ap- 
plicazione,  non  possa  divenire  fatale,  quantunque  chimi- 
cainente  sia,  che  lo  stagno  e  il  prinio  ad  essere  attaccato  . 
che  i  sali  di  piombo  i  quali  possono  formarsi  per  le  rea- 
zioni  dalle  sostanze  alimentari  sono  decomponibili  dallo 
stagno  medesimo,  ad  ogni  modo,  essendo  pero  seinpre  , 
che  gli  stessi  sali  di  stagno  posseggono  malefiche  facolta  ; 
egli  e  forza  in  fine  convenire ,  che  i  vasi  di  ranie  stanno 
nelle  cucine,  come  stanno  nelle  famiglie  i  domestici  di 
cattiva  indole ,  a  segno  del  pari  di  inal  augnrio ,  e  cioe 
tanto  solleciti  a  prestare  certo  tal  qual  servizio  all'  occor- 
renza,  quanto  pronti  a  recar  danno  al  primo  destro  che 
loro  si  presenti   di   poterlo  fare. 

E  rapporto  alle  stoviglie ;  non  e  discorso  qui  naturai- 
mente  dei  vasi  di  Prusia  o  di  Seleuco ,  o  di  quelli  desti- 
nati  nelle  prime  epoche  a  religiose  funzioni ,  o  consacrati 
alle  divinita,  e  conservati  nei  templi  e  nei  pulvinarii ; 
non  delle  terra  cotte  o  prodotti  ceramici ,  ganeralniente  a 
pasta  di  argilla  figulina  o  di  marna  argillosa,  di  cui  1'  an- 
tichita  tutta  ben  anco  facava  monumenti ,  ornati ,  statue ; 
non  della  stoviglie  Etrusche ,  Greche  ,  Romane,  Galliche  , 
di  Samos ,  della  Campania,  non  quindi  dei  vasi  neri, 
rossi ,  od  appena  cotti,  cha  furono  distinti  massime  per 
la  bellezza  delle  forme ,  e  per  1'  arte  del  disegno ,  che 
fecaro  per  questo  rinomati  Tulo  e  Telefano  di  Siciona , 
Corebo  e  Thericie  d'  Atane,  cha  noi  generalmanta  cono- 
sciamo  per  greci  a  per  canipaniani;  neppure  delle  ma- 
iolicha  o  terraglie  si  comuni  che  fine ,  italiane  inglesi 
o    fi-ancesi,    non    conseguentamenta    di    qualla    di    Faenza 


Intorno  AI  VASI  e  stoviglie  421 

pervenuta  <iai  possedirnenti  aiahi  di  Spagna  e  di  Majorca, 
non  di  <[iielle  in  che  sommi  si  inostrarono  Luca  della 
Robhia  in  Toscaiia ,  Orazlo  Fontanel  a  Pesaro ,  Giorgio 
Andreoli  a  Gubbio,  non  di  quelle  che  feceio  chiari  Ber- 
nardo Palissy  in  Fiancia  ,  Boeitger  in  Germania  ,  Wedgwood 
in  Ingliilterra,  e  molto  meno  assolutamente  e  discorso  qui 
delie  poicellane  della  China,  del  Giappone  antiche ,  delle 
moderne  di  Meissen,  di  Vienna,  di  Berlino ,  di  Vincen- 
nes  ,  di  Sevres  che  tutte  sono  nella  classe  delle  stoviglie 
bensi ,  ma  tutte  di  lusso  e  generahnente  a  tutt'  altro  de- 
stinate  che  alia  cotlura  e  confezione  degli  alimcnti ;  s'  in- 
tende  invero  ed  unicamente  di  parlare  delle  comuni  sto- 
viglie da  cucina;  di  quelle  rozzo  che  sono  di  assai  meno 
antica  data ;  di  quelle  che  appartenenti  anco  a  tempi  re- 
moti,  si  rinvengono  per  lo  piii  in  frantumi  ed  in  ammas- 
si  nei  luoghi  dove  ne  esistevano  le  fabbriche ;  delle  pen- 
tole  nostre  insomnia,  e  dei  tegami  di  che  comunemente 
e  famigliarmente  si  fa  uso  fra   noi. 

Vedesi  pertanto  che  presto  dovettero  iinparare  gli  uomini 
a  vestire  le  superficie  di  tali  stoviglie  d' intonachi  vetrosi , 
detti  vernici  o  coperte  indistintamente,  per  la  necessita 
di  renderle  impermeabili  ai  corpi  liquidi  e  specialmente 
al  grasso,  ed  ai  sali,  nonche  dare  loro  un  aspetto  ,  e  tal- 
volta  dei  colori  risplendenti  ;  pei  quali  intonaclii  si  ado- 
perarono  e  servono  tuttora,  il  feldspato,  la  pomice ,  al- 
cune  terrc  vulcaniche  ,  i  vetri  di  silice  e  di  piombo,  gli 
smalti  di  silice  di  stagno  di  piombo,  gli  ossidi  di  manga- 
nese di  rame  di  ferro ,  corpi  tutti  che  formano  al  fuoco 
delle  sostanze  vetrose  or  trasparenti ,  ora  opache  ,  sempre 
diversamente  colorate.  Se  non  cbe  e  osservabile  in  queste 
stoviglie  comuni  da  cucina,  non  tanto  dal  lato  economico 
quanto  dal  lato  igienico  ,  1'  impasto  principalmente,  la 
cottura  ,  la  vetratura  snddetta.  Di  vero ;  si  fabbricano  des- 
se  per  lo  piu,  fia  noi  almeno,  con  un'  argilla  plastica 
ferruginea  presa  alia  rinfusa,  senza  scelta  od  avvertinicnto , 
senza  lavacro ,  senza  macerazione ,  senza  qualche  opportu- 
no  miscuglio ;  lavoransi  molto  rozzamente  ,  e  peggio  si  con- 
figurano  e  model lano;  e  non  appena  diseccate  o  sottoposte 


422  Gaetano   Sgarzi 

ben  di  rado  a  mezza  cottura,  ed  a  niodo  di  velo  ricoperte 
dall'  iiitonaco  vetriticabile,  vengono  cotle  alia  temperatura 
di  fornace  sufficiente  a  stento  per  la  pasta  insieme  e  per 
la  vernice  in  una  sola  operazione.  E  conieche  alia  vetra- 
tura  serve  meglio  il  litargirio,  e  sovra  ogn'  altra  materia 
viene  preferito;  ne  risulta  die  tra  per  la  grande  porosita 
e  poca  compattezza  dell'  impasto,  tra  per  la  non  perfetta 
cottura  e  vetrilicazione ,  tra  pel  facile  penetramento  ;  fa- 
cilissimo  pno  essere  lo  staccarsi  o  disciogliersi  di  particel- 
le  d'  ossido  di  pioniho,  1'  avvonire  di  qualche  pericolo  per 
la  salute,  il  bisogno  non  indifferente  di  riparaziono  igie- 
iiica  da  questo  lato  ancora;  presciudendo  dal  calcolare  in 
modo  alcuno  la  f'ragilita  delle  stoviglie  medesime  annessa 
air  accennata  nianiera  di  loro  fabbricazione,  che  compro- 
mette   moltissimo  la  domestica  ecoiiomia. 

Ne  si  rcputi  esagerato  quanto  e  detto  fin  qui  in  rap- 
porti  di  pubblica  salute ,  per  latto  di  stoviglie  e  di  vasi 
di  ranie  da  cucina ;  sul  fondamento  niassinie  che  e  raro 
in  certa  guisa  lo  scorgerne  danni  notabili  da  questi,  e 
giammai  quasi  1'  avvertirne  da  quelle  delle  tristi  conse- 
guenze.  Imperoccbe  egli  e  innegabile,  per  lo  contrario, 
che  possono  darsi  mali  e  disgrazie  gravi  da  codesti  uten- 
sigli ;  se  ne  notano  e  se  nc  deplorano  in  tutti  i  paesi ; 
ovunque  avvertitamente  o  all'  insaputa  accadono.  Forse 
purtroppo  egli  e,  che  delle  nunierose  vittime  che  ne  ven- 
gono fatte,  d'  ordinario  tutt'  altri  mali  anziche  tali  attrez- 
zi  da  cucina  sono  accagionati !  Fatalmente  non  e  cosi  il- 
lusoria  la  temuta  insidia  che  ne  minaccia  da  essi  vasi  e 
stoviglie,  quanto  la  e  la  fiduciosa  conlidenza  inspirata  dal- 
la  stagnatura  degli  uni ,  dalla  innocuita  delle  altre  !  Dub- 
bia  se  non  altro ,  di  sospetto  ,  e  di  non  poco  timore  per 
lo  meno  si  rimane  la  bisogna ;  ma  nel  dubbio  anche  sol- 
tanto ,  sara  egli  spregevole  dedicarvi  un  pensiero  ,  sara 
superfluo  1'  appellarvi  le  veglianti  cure  dei  gestori  de'  pub- 
blici  negozii,  sara  fuor  di  ragione  cercarvi  provvedimento? 
A  me  sembra  che  no ,  e  che  siavi  invece  tutto  1'  interes- 
se  d'  allontanare  questo  nemico  occulto  che  sovrasta  alia 
society,  come  ogn'  altra  sciagura  che  apertamente  tentasse 


Intorno  AI  VASI  e  stovjglie  423 

dl  aggravarla  ;  mi  seinbra  che  in  questo  disoidine  ancora. 
sia  debito  V  adottare  un  sistema  di  prevetizione  seinpre 
piu  utile  assai  del  fissarne  uno  di  piinizioiie ;  mi  sembra 
lodevolissimo  scopo  del  pari  il  tutelare  con  scrupolo  la 
pubblica  incolumita  nel  private  de'  domestici  usi ,  egual- 
menteche  nel  comune  andamento  delle  cose  che  la  riguar- 
dano,  e  nell'  eventualita  delle  straordinarie  influenze  che 
contro  vi  si   eriggoiio  ed   innalzano. 

II  perclie ;  considerate  il  pericolo  continue  dei  vasi  di 
rame  da  cucina  non  stagnati  o  male  stagnati ,  della  vetra- 
tura  di  piombo  nello  analoglie  stoviglie ;  trovato  die  le 
leghe  di  Proust ,  di  Bibcrcl ,  i  processi  di  Roseleur  e  Bou- 
cher per  la  stagnatura ,  non  no  fanno  esenti ;  sperimenta- 
to,  siccome  si  e  alia  inaniera  di  Baker,  che  il  contatto 
coi  detti  vasi,  prolungato  se  non  breve,  a  freddo  se  non 
a  caldo,  tanto  dell'  acqua  semplice  che  della  salata,  quan- 
to  del  vino  e  dell'  aceto  ,  che  dell'  olio  e  del  brodo,  va- 
riamente  e  pin  o  meno  spesso  ,  piuttostoche  nullamente 
afFatto  ,  rileva  indizii  e  manifesta  traccie  di  rame  o  di 
piombo  agli  adatti  reagenti;  e  persuaso  pure  dal  fatto  che 
le  stoviglie  snddette  piu  si  rendono  pericolose  per  la  ve- 
tratura  piii  che  sono  mal  fabbricate  per  1'  impasto  e  per 
la  cottura ,  oltreche  fragili  e  cattive  per  la  qualita  della 
materia  ;  nel  desiderio  vivissimo  di  cancellare  1'  ombra 
perfino  di  sospetto,  di  cupa  minaccia,di  sordo  maleficio, 
ho  vohUo  dare  corso  ad  un  mio  vecchio  progetto  di  so- 
stituire  1'  applicazione  di  uno  smalto  alia  stagnatura  dei 
rami,  ed  alia  stes^a  vctratura  delle  stoviglie,  ho  voluto 
cercare  una  tutela  meno  infida  pel  salutare  procedimento 
della  confezione  dei  cibi  e  dell'  uflizio  delle  cucine,  ho 
voluto  tentarc  una  via  "ia  da  altri  iniziata,  di  non  cosi 
diretto  intendimento  pero,  ne  di  cosi  estesa  applicazione. 
quale  si  e  di  rendere  inuocuo  del  pari  il  piii  comune  va- 
sellame  e  |)iii  comunemente  usato ,  e  quale  si  e  il  com- 
prendervi  in  egnale  maniera  li  vasi  di  rame,  e  le  stovi- 
glie ad   un   tempo. 

Ed  in  quanto  ai  prinii  ,  se  era  nota  la  smaltatura  di 
utensigli    da    cucina    di    ^hisa,   di    ferro  .    e    la    smaltatura 


422 


Gaetano    Sgarzi 


ben  di  rado  a  mezza  cottura ,  ed  a  mod  di  velo  ricoperte 
dair  intonaco  vetrificabile,  venj^ono  cotfc  alia  temperatura 
di  fornace  sufficiente  a  stento  per  la  psta  insieme  e  per 
la  vernice  in  una  sola  operazione.  E  omeche  alia  vetra- 
tura  serve  meglio  il  litargirio .  e  sovra  ogn'  altra  materia 
viene  preferito;  ne  risulta  che  tra  per  la  grande  porosita 
e  poca  compattezza  dell'  impast  o ,  tra  er  la  non  perfetta 
cottura  e  vetrificazione ,  tra  pel  facile  penetramento  ;,  fa- 
cilissimo  puo  essere  lo  staccarsi  o  discjgliersi  di  particel- 
le  d'  ossido  di  piombo,  I' avvenire  di  qialche  pericolo  per 
la  salute,  il  bisogno  non  in'  '^'  rente  di  riparazione  igie- 
nica  da  questo  lato  ancora ;  [  -cindedo  dal  calcolare  in 
modo  alcuno  la  fragilita  delle  stovigli(  medesime  annessa 
air  accennata  maniera  di  loru  fabbricaione,  che  compro- 
mette   moltissinio  la   domestica   economa. 

Ne  si  reputi  esagerato  quanto  e  (Jtto  fin  qui  in  rap- 
porti  di  pubblica  salute ,  per  t'atto  d  stoviglie  e  di  vasi 
di  rame  da  cucina ;,  sul  fond; mnto  nassime  che  e  raro 
in  certa  guisa  lo  scorgerne  ■  mni  i»tabili  da  questi ,  e 
giammai  quasi  1'  avvertirne  da  quell  delle  tristi  conse- 
guenze.  Imperocche  egli  e  innegabib,  per  lo  contrario, 
che  possono  darsi  mali  e  disgrazie  grvi  da  codesti  uten- 
sigli ;  se  ne  notano  e  se  no  deplorno  in  tutti  i  paesi ; 
ovunque  avvertitamente  o  all"  insapta  accadono.  Forse 
purtroppo  egli  e,  che  delle  numerose  vittime  che  ne  ven- 
gono  fatte,  d'  ordinario  tutt'  ultri  ma.  anziclie  tali  attrez- 
zi  da  cucina  sono  accagionai  !  Fatalnente  non  e  cosi  il- 
lusoria  la  temuta  insidia  clu-  ne  miiaccia  da  essi  vasi  e 
stoviglie,  quanto  la  e  la  fidunosa  conidenza  inspirata  dal- 
la  stagnatura  degli  uni  ^  dalia  innociJta  delle  altre  !  Dub- 
bia  se  non  altro ,  di  sospett  e  di  ion  poco  timore  per 
lo  meno  si  rimane  la  bisogn.  ma  nl  dubbio  anche  sol- 
tanto ,  sara  egli  spregevole  "dicar\  un  pensiero  ,  sara 
superfluo  1'  appellarvi  le  veglianti  cue  dei  gestori  de'  pub- 
blici  negozii,  sara  fuor  di  raginne  cecarvi  provvedimento? 
A  me  sembra  che  no,  e  che  siavi  iivece  tutto  1'  interes- 
se  d'  allontanare  questo  nemico  ocilto  che  sovrasta  alia 
society,  come  ogn'  altra  sciagura  apertamente  tentasse 


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Intorno  A1  VASI  E  STOVIGLIE  EC.  125 

del  (jLiule  uiiendone  11  parti  con  86  di  sinalto  del  coni- 
inercio,  lo  si  lia  qiiesto  ridotto  all'  iiopo,  della  piu  facile 
lusione,  coiivtMiieiitissimo  per  la  smaltatura  del  rame  da 
cucina,  e  lo  potete  verificare,  o  Sigiiori,  compiacendovi 
di  osservare  le  capsulette  che  vi  porgo  dinanzi.  Solamen- 
te  1'  iiulicata  porzione  del  fondente  aggiunto  deve  variare 
dalle  li  lino  alle  20  parti  per  cento  a  seconda  della  va- 
riabilita  nel  grado  di  liisione  dello  stesso  smalto  bianco  di 
commercio,  in  causa  deile  diverse  temperature  cui  e  sta- 
to  sottoposto  nella  sua  fabbricazione ;  avvegnaclie  d'  ordi- 
nario  lo  si  rifonde  Hntanto  ciie  presane  una  oorzione  e 
raftredatala  si  vede  die  rimane  bianco;  ed  appunto  per- 
cbe  in  ([ueste  diverse  fusioni  si  disperde  piii  o  meno  d' al- 
cali  e  d'  ossido  di  |)ionibo  segnataniente,  egli  e  cbe  vi 
occorre  1'  accennata  agginnta  di  piii  o  meno  del  fondente 
accennato,  il  quale  a  un  dipresso  nella  proporzione  sud- 
detta  riduce  ii  grado  di  fusione  dello  smalto  fra  -*-  10 
e   •+-  60   jjiroiiietiici. 

In  quanto  alle  stoviglie  nostre  comuni ;  comeche  1'  uni- 
ca  vernice  loro  data  esclusivamente  viene  dall'  ossido  di 
piombo  cbe  misto  ad  una  specie  di  tufo  (I),  quale  e  quel- 
lo  rbe  avete  sott'  occbio,  passa  a  silicato,  e  die  sottraen- 


(1)   Qiiesto  tiifo  0    grts    argilloso ,  che    trovasi  in  pezzi,  ed  in    vari  liioghi 
dei  contorni  della  nostra  Citta,  e  che  si  ^  luostrato  alC  analisi  coniposto  di 

Silice 80 

Ailiimina 8 

0>sido  di  ferro 4 

Cake 4 

Acqna 2 

Perdita 2 

100 


senibra  evidentemente  una  trasformazione  singolare  di    iin  rainerale ,  del  quale 
non  se  ne  conosce  I'  esistenza  tuttora  fra  noi. 

T.    IX.  54 


i26  Gaetano   Sgarzi 

dosi  per  tale  modo  agli  attacchi  degli  agenti  acidi ,  alca- 
lini,  o  saliiii  degli  alinienti  e  condiinenti,  doviebbe  renderle 
insieme  ed  inipenneabili  ed  innocue ;  comeclie  al  con- 
traiio  riescono  porose  per  mala  fabbrica,  e  per  difetto  di 
cottiua  inipertettamcnte  vetriate  ,  qnindi  pericolose  pel 
piombo  non  del  tutto  ridotto  a  silicate,  e  pel  facile  iii- 
iioltrarvisi  di  qualche  solvente;  comeclie  assicurando  la 
vetratura  in  un  coll'  impasto,  ne  verrebbe  assicurata  affat- 
to  la  salute  pubblica  e  la  maggiore  durata ;  comeclie  ad 
avere  tale  sicurezza  vuolsi  segnatamente  un  materiale  uni- 
fonne ,  compatto,  resistente  a  grado  alto  di  teinperatura, 
e  tutt'  altra  maniera  di  coperta  ;  egli  e  percio  ,  clie  inda- 
gare  donde  costituire  delle  stoviglie  con  terre,  non  al- 
r  azzardo  prese  purcbe  di  qualclie  guisa  plastiche,  sicco- 
nie  e  di  pratica  attuale  fia  noi ;  sibbene  con  tene  di  de- 
terminata  composizione ,  che  svariate  di  natura  facciano 
ima  necessita  del  fino  impasto ,  e  clie  sopportino  la  cot- 
tura  al  grado  in  cui  possa  applicarvisi  uno  smalto  a  vece 
della  semplice  vetratura;  ne  parve  problema  di  non  poca 
importanza,  di  speciale  interesse  ,  e  da  meritaie  altrettan- 
to  di  cura  e  di  operosita  per  darvi  soluzione,  quanto  di 
avvertenza  e  di  attenzione  la  salubrita  dei  vasi  di  rame, 
e  la  stagnatura  ,  di  che  di  sopra  si  e  trattato.  Ond'  e  die 
assistito  sempre  dal  Barrera  ,  e  dal  mio  solerte  Operatore 
Dott.  Antonio  Rota,  e  premesso :  che  1'  essenziale  com- 
posizione di  ogni  sorta  di  pasta  da  stoviglie  consiste  in 
una  determinata  proporzione,  e  direbbesi  in  una  chimica 
combinazione  di  silicc  e  di  allumina :  che  non  vi  e  pasta 
fin  qm  conosciuta ,  conuinque  impura  essa  sia ,  la  quale 
non  contenga  queste  materie  come  elementi  essenziali  e 
principali :  che  gli  altri  principii  che  sono  nelle  argille 
plastiche,  la  calce,  la  magnesia,  la  potassa,  il  carbonato 
di  calce ,  1'  ossido  di  ferro ,  debbono  considerarsi  accesso- 
rii  :  che  come  sia  meglio  che  questi  non  vi  si  trovino.  o 
solamcute  per  qualche  centesimo ,  cosi  e  bene  che  la  si- 
lice  e  r  allumina  vi  siano  a  un  dipresso  per  un  terzo 
r  una,  r  altra  per  due  terzi  ;  si  institui  1'  esame  delle 
nostre  Argille  comuni  che  servono  alia  fabbricazione  delle 


Intorno  ai  vasi  e  stoviglie  EC.  427 

stoviglie  ordinarie  (1) ,  e  tiovatele  in  geiiere ,  varianti  nel- 
la  naturale  costituzione ,  deficienti  di  allumina,  efFerve- 
scenti  cogli  acidi  in  inassima  parte;  (juindi  ragionevoimen- 
te  non  opportune  di  per  se  ad  una  huona  pasta,  facili  di 
troppo  a  rimanersi  porose  dopo  la  cottura  ed  assorbenti  i 
liquidi,  senza  che  poi  siano  in  certo  modo  ne  fusibili  ab- 
bastanza  perche  vi  si  contragga  1'  intinia  unione  fra  gli 
elementi  essenziali  da  aversi  la  conipattezza  necessaria , 
ne  refrattarie  tanto  da  sopportare  il  calore  di  una  forte 
vetratura ;  si  penso  alia  ricerca  di  un  impasto  con  altre 
terre  egualrnente  nostra  e  coinuni ,  e  le  quali  aliurninose 
per  un  lato,  e  per  1'  altro  lato  dell'  occorrente  fusibilita, 
prestare  si  potessero  a  costituirlo,  quale  egli  e  desidera- 
bile,  quale  non  avesse  gli  accennati  difetti.  quale  sod- 
disfacesse  ogni  intento. 

Fu  quindi  posta  niente,  1."  ad  una  terra  che  rinviensi 
a  Monte  Armato  (2)  die  e  una  Marna  silicea ,  e  che  per 
r  analisi   fatta   e   coniposta  di 

Silice 68  ,  00 

Allumina 18,  00 

Ossido  di  Ferro      .      .      .  06 ,  00 

Calce 04,  00 

Acqua 02 ,  40 

Perdita 01  ,  60 

100,  00 


(1)  Qiieste  sono  argille  plastiche   ferriiginose ,  che  sono    risiiUate   composle 
a  un  diprcsso  nei  diversi  luoghi  di 

Silice 66 

Allumina 20 

Ossido  di  Ferro 4 

Calce traccie 

Acqua 8 

Perdita 2 

100 

(3)  E  uno  dei  luoghi  antichi   del   contado   bolognese,  a  poca    distanza  dal 


428  Gaetano   Sgarzi 

2."  Ad  una  terra  dei  Poggioli  di  Paderno ,  e  di  Ron- 
crio  (1)  clie  e  pure  un'  Argilla  scagliosa  ferruginosa,  e  che 
analizzata  risulta  da 

Silica 58.  00 

AUuniina 28 ,  00 

Ossido  di  Ferro     .      .      .  06 ,  00 

Galea 02,00 

Acqua 05,  00 

Perdita 01,  00 


100,  00 


3.°  Ad  una  terra  di  Casola  Canina  (2) ,  che  la  gentilezza 
del  Prof.  Cav.  Bianconi  aveva  somministrata,  che  e  pari- 
menti  un'  Argilla  scadiosa  ferrueinosa ,  e  che  dall'  analisi 
e  disvelato  contenere  gli  stessi  principii  e  nelle  propor- 
zioni  medesime  che  1'  anzidetta  di  Paderno,  e  di  Roncrio. 
4."  Ad  una  terra  proveniente  da  Civita  Castellana^  che 
ha  tutte  le  apparenze  di  un  kaolino  (3)  ma  che  1'  inspe- 
zione  analitica  ha  nianifestato  essere  formata  di 

Silice 42 

Allumina 44 

Ossido  di  Ferro 04 

Solfato  di  Galce 02 

Acqua 07 

Perdita      . 01 


100 


fiume  Idice ,  ed  al  quale  si  rannodano  delle  memorie  storiche  del  tredicesimo, 
e  del  quattordicesirao  secolo  ,  alquanlo  osciire  per5,e  di  non  assohila  severi- 
tii  di  dizione. 

(1)  Paderno  i  fiiori  di  Porta  S.  Mamolo  in  una  pendice  alia  sinistra  di 
Savena,  qiiattro  miglia  e  mezzo  circa  lontano  dalla  Citt^.  Roncrio  fuori  della 
stessa  Porta,  nell' alto  di  un  Colle,  distante  solanienle  due  miglia  e  mezzo. 

(2)  Monticello  situalo  fra  Pizzo-Calvo,  e  Castel  de' Britti. 

(3)  E  un'  Argilla  Plastica  alluminosa. 


Intorno  AI  VASI    E  STOVIGLIE  EC.  429 

Ed  avvegiiaclie  ognuiia  ili  tlll('^t(•  tcrii'.  di  cui  vedetene 
i  saggi ,  ne  sembrava  adattatissiina  pel  caso  iiostro .  iiou 
si  esito  a  speriinentarle  tiitte,  una  per  una,  e  1'  una  o 
r  altra  insieine,  pel  licercato  impasto.  E  miraudo  primie- 
rameute  all'  iudicato  propoizionale  degl'  ingredienti,  della 
silica  e  dell'  allumina  sopratutto ;  onde  avere  un  punto 
fisso  per  uniformare  d'  alcuna  guisa  la  coiuposizione  di  uno 
almeno  di  (^ssi  ingredienti ;  ne  volendo  lasciaie  di  adope- 
raie  insieme  1' argilla  nostra  comune;  si  determino  di  le- 
varvi  a  tutta  |)ossa  della  silica  colla  lozione ,  di  isolarvi 
mediante  la  decantazione  la  parte  di  essa  la  piii  fina  a 
leggera,  di  ridurla  insomnia  pressoche  ad  argilla  pura.  Si 
penso  dappoi  a  diseccarla  del  tutto  per  poterne  regolare 
la  quantita  nel  fame  consecutivamente  le  niescolanze  con 
ua  proporzionale  relativo  delle  varie  suddette  terra,  a  ta- 
li niescolanze  eseguirle  per  via  di  fino  polverizzamento , 
di  niacerazione,  e  di  colatura  per  setaccio.  Da  ultimo  si 
cerco  naturalmente  di  togliere  1'  eccesso  d'  acqua,  di  ren- 
dera  le  paste  della  debita  consistenza  a  plasticita,  di  la- 
vorarla  con  carta  tal  qual  cura  a  diligenza. 

Dietro  non  pochi  tentativi  die  ebbero  da  farsi,  si  per- 
venne  cosi  a  formare  quattro  varieta  d'  inipasti ,  cbe  sono 
agualmanta  bene  costituiti,  clie  sono  opportunamenta  fis- 
sati  e  proporzionati ,  clie  sono  quanto  mai  sufficienti  ed 
adatti   al   caso  nostro ,   a  questi  sono: 

1 .°  Argilla  nostra  depurata  .      .      .      66,65 
Terra  di  Monte  Armato.      .      .      33 .  35 


100.  00 


2."  Argilla  suddetta 34 

Tana  rossa  dei  Poggioli  .      .      .      •      33 
Terra  di   Monte  Armato  .      .      .      •      33 

100 


430  Gaetano   Sgarzi 

3."  Argilla  suddetta 34 

Terra  di   Casola  Canina   ....  33 

Terra  di  Monte  Armato  ....  33 


100 


4.°  Argilla  suddetta 34 

Terra  di   Civita   Castellana     ...      33 
Terra  di  Monte  Armato  ....      33 


100 


L' aggiunta  all' argilla  nostra  depurata  delle  prefate  terre, 
fattasi  coir  intendimento  medesimo  dell'  aggiunta  del  feld- 
spato  alle  argille  kaoliniclie  nella  fabbricaziorie  delle  por- 
cellane  ,  di  conseguire  cioe  la  couipattezza  clie  ne  costi- 
tuisce  la  piii  preziosa  qualita  ;  ne  secondo  per  guisa ,  che 
essendovi  insienie  ogni  altra  delle  condizioni  ojjportune, 
pur  sopra  accennate ,  se  ne  poterono  costruire  le  quattro 
varieta  di  eseniplari  di  stoviglie  in  altrettante  capsule  cor- 
rispondenti  alle  quattro  sorta  dei  detti  inipasti  che  vi 
presento ;  ciascuno  dei  quali  esemplari  sottoposti  a  molti- 
plici  e  ripetuti  sperimenti  di  prova  per  gli  usi  doiuestici 
e  di  laboratorio ,  concorse  egualmente  pel  buon  esito  a 
dimostrare  ,  che  dir  si  poteva  raggiunto  lo  scopo  d'  avere 
delle  stoviglie  eccellenti ;  mentre  le  ottenute  di  tali  ma- 
niere,  non  e  dubbio  che  scansano  ogni  difetto  deplorato, 
che  per  durezza  e  resistenza  al  calore  la  vincono  su  tutte 
le  conosciute ,  e  che  fornite  massinie  della  coperta  o  ver- 
nice,  sembrano  quasi  emule  delle  porcellane. 

Tale  coperta  o  vernice  potrebb'  essere  qualunque  delle 
terrose  cosi  dette  o  minerali  sunnominate ,  inattaccabili  da- 
gli  acidi  concentrati ,  se  1'  alta  temperatura  che  vi  esigge , 
come  e  sopportata  benissimo  da  ciascuna  delle  stoviglie 
niedesime ,  fosse  conciliabile  coll'  economia  della  spesa  per 
applicarla;  ma  si  e  sperimentato  ad  un  tempo  che  puossi 


Intorno  AI   VASI   E  STOVIGLIE   EC.  431 

adattarvici,  e  con  assai  di  ecoiioniia,  la  sinaltatura  stessa 
che  si  e  proposta  pei  vasi  di  rame ,  subitoche  la  si  di- 
chiaro  diggiii  facilmente  fiisibile ,  e  la  prova  di  fatto  1'  a- 
vete  sott'occhio;  del  pari  che  puo  aj)plicarvisi  ,  siccome 
vedete ,  un'  altra  specie  di  sinaltatura  trasparente  e  di 
eguale   portata ,   che  si  tento,   e  si  trovo   comporla  di 

Soda 20 

Silica iO 

Ossido   di   Pioinbo    ....      40 

100 


Preventivamente  si  fondono  questi  uiateriali  insieme , 
indi  si  macinano  a  tutta  finezza ,  e  resi  con  acqua  a  sciol- 
ta  pnlte ,  se  ne  fa  1'  applicazione  col  solito  processo  di 
imniersione.  Cosi  si  iia  un  intonaco  da  stoviglie  puranco 
che  e  fermissimo  e  duro ,  che  resiste  ad  ogni  attacco , 
che  soniniinistra  ogni  garanzia  d'  innociiita  per  1'  iimana 
salute,  e  che  appaga  non  nieno  la  vista,  colla  bella  ap- 
pariscenza  della  quale  e  dotato. 

Se  non  che  alia  proposta  che  vengo  a  fare  di  tradurre 
in  uso  consiniili  stovi^clie  di  siffatta  condizione  e  fattura. 
nonche  li  rami  da  cucina  nella  sucsposta  maniera  smalta- 
ti ,  non  puo  non  farlesi  incontro  un  forte  ostacolo  per 
r  esecuzione ,  derivato  pero  solamento  dalla  ragione  eco- 
noniica  ,  che  quando  fosse  per  prevalere  all'  interesse  del- 
la  salute,  ne  distruggerebbe  ogni  prestigio,  ed  in  un  nul- 
la convertirebbe  la  cura  delle  ricerche ,  la  fatica  degli 
sperimenti,  la  soddisfazlone  dello  scopo  raggiunto.  Tuttavia 
ond'  evitare  possibilmente  questo  sinistro,  abbiate  o  Si- 
gnori  la  compiacenza  d'  ascoltare  per  ultimo,  quali  rifles- 
sioni  invoco  ad  aiuto  ,  su  quali  dati  fondo  lusinga,  e  di 
quali  appoggi  io  mi  conforto  in  tale  niia  proposta.  Quan- 
do e  indubitato  un  pericolo  assoluto  nei  vasi  di  rame, 
che  di  presentc  sono  in  attualita  di  servizio ;  quando  e 
notissima    purtroppo    la     fragilita  ,     permeabilita  .     nocuita 


L 


132  Gaetano    Sgarzi 

possibile  delle  stoviglie  nostre  da  cucina,  per  cattivo  ini- 
pfasto ,  mala  fattura ,  peggiore  vetiificazione  ;  quando  leggi 
e  provvedinuMiti  liuoiivi  seinpie  onde  ovviarne  i  danni  e 
gl'  inconvenienti  degli  uni  ,  ed  altrettanto  sarebbe  a  desi- 
derarsi  che  fosse  delb*  altre  per  gli  stessi  rapporti ;  quan- 
do la  inancanza  di  tali  leggi  e  provvedimenti ,  o  la  di  lore 
trascuranza  deve  appellarsi  per  infinite  ragioni  una  vera 
sciagura  di  societal  dilKcile  si  e  che  non  venga  apprezza- 
ta  una  snialtatiua  nei  priini ,  e  per  le  seconde  non  si 
accolgano  degl'  inipasti ,  che  oltre  la  qualita  scelta  e  de- 
terminata  delle  terre,  obbligano  per  forza  a  diligente  la- 
voro,  e  sono  suscettibili  dcUa  smaltatnra  niedesima ;  egli 
e  difficile  che  non  sia  concorde  il  giudizio  coniune  sui 
grandi  vantaggi  che  ne  possono  derivare,  suU'  utilita  igie- 
nica  che  ne  viene  assicurata,  sulla  necessitii  die  fossero 
adottate  cotali  beneiiche  niisure ;  quindi  difficile  egli  e 
che  a  fronte  di  tanto  interesse  si  voglia  innalzare  contra- 
ria  r  economia ,  che  le  grida  di  questa  possano  ascoltarsi 
piu  forti  della  voce  del  bisogno,  che  abbiasi  a  dare  pre- 
ferenza  piuttosto  alia  meschinita  dello  sparagno ,  che  ai 
pregio  inestiniabile  della  salute. 

E  sia  pur  tutto  ridotto  a  seniplice  apprensione  il  male 
che  si  teme  minacciato ;  toglie  questo  che  si  debba  ripa- 
rarlo  in  via  di  prudenza  e  di  precauzione?  Sia  pure  che 
una  lega  normale,  e  con  bollo  di  sanzione  ancora,  po- 
tesse  a  sufficienza  garantire  la  pubblica  incolumita  pei 
vasi  di  rame  da  cucina ;  toghe  questa  ogni  difetto  dal  la- 
to  della  stagnatura  sicche  facciasi  superfluo  lo  smaltarli  ? 
Sia  pure  che  una  certa  tal  qual  sorveglianza  eccitata  dai 
benefattori  dell'  unianita  suUe  fabbriche  da  stoviglie ,  as- 
sicurasse  per  alcuna  guisa  da  ogni  pericolo  intorno  ad  es- 
se ;  toglie  questo  che  la  di  loro  migliore  condizione  non 
inantengasi  in  voto  ed  in  desiderio ,  siccome  cosa  estre- 
mamente  utile ,  sommamente  interessante  ? 

Che  se  tutto  puo  ottenersi  incontrando  qualche  spesa , 
che  a  calcoli  fatti  si  risolve  poi  in  tutto  e  per  tutto  alia 
costruzione  di  speciali  forni,  ed  all'  inipianto  di  una  sor- 
ta  di  stabilimento ;  mentre  gli  smalti  proposti  tanto  l'  opaco 


InTORNO  AI   VaSI  E   STOVIGLIE  EC.  433 

clie  il  trasparente  noii  sono  che  minimamente  superiori  di 
costo  alio  smalto  comune  del  commercio,  meiitre  ogni 
applicazione  rinnovata  non  costeiebbe  che  poco  piu  d'  ogni 
stagnatura  ordinaiia ,  inentre  la  durata  per  ogni  verso  mag- 
giore  delle  stoviglie  nuove  compenserebbe  d' assai  il  dispen- 
dio  maggiore  della  di  loro  fabbricazione;  questa  spesa  pero 
che  necessariainente  si  frappone ,  non  puo  di  certo  bilan- 
ciare  la  somma  delle  utilita  presuinibili  di  vantaggio  dalle 
modificazioni  progettate ;  non  pu6  quand' anche  ingentissi- 
ina  reggere  in  opposizione  al  dubbio  pur  solo  che  queste 
allontanano  di  compromessa  salute ;  non  puo  infermare  per 
nulla  lo  scopo  interessantissimo  avuto  nell'  idearle,  con- 
cretarle  ,  esporle. 

Non  sono  le  economiche  Cazzeruole  del  Sig.  Harel  che 
io  propongo ,  che  Ian  cuocere  una  pernice  col  calore  di 
quattro  o  cinque  stopaccioli  da  fucile,  e  perci6  accettatis- 
sime  per  gli  affamati  cacciatori;  non  sono  le  cucine  a  va- 
pore  che  io  v'  accenno  ,  che  agiscono  con  grande  lispar- 
mio  di  conibustibile ,  e  percio  adattatissime  per  la  dome- 
stica  economia ;  non  sono  attrezzi  da  cucina  raffinati  e  di 
preziosi  metalli  che  io  v'  indico,  e  che  servono  alia  si- 
curezza  nei  cibi  e  condimenti  piu  che  al  lusso  ed  al  fa- 
sto,  e  percio  in  guisa  alcuna  non  censurabili;  quindi  non 
la  maraviglia ,  1'  ammirazione ,  la  persuasiva  intesi  destare 
in  Voi ,  o  Signori ,  che  benignamente  mi  avete  ascoltato ; 
bensi  e  un  perfezionamento  d'  arti,  di  cui  non  e  giammai 
esuberanza ;  e  una  via  a  nuove  industrie ,  di  cui  sempre 
e  d'  uopo ;  e  un  beneficio  igienico,  di  cui  nulla  e  supe- 
riore ,  che  io  volli  condurre  al  vostro  tribunale ;  quindi 
r  attenderne  il  giudizio  con  ben  giusta  sospensione  d'  ani- 
mo,  e  quanto  mi  resta  a  fare,  dopo  avervi ,  col  silenzio 
meglio  che  con  insufficienti  parole ,  confermata  la  vene- 
razione  mia,  la  mia  gratitudine,  la  mia  riconoscenza. 


IX. 


55 


J.  JOSEPUI   BIAi^CONI 

SPEGIMINA  ZOOLOGICA  MOSAMBICAKA 
FASCItXLUS  XI.  n 


De   Piscihiis. 


H 


isforiam  Piscium  in  aquis  Mosambici  degentium ,  quam 
diiobus  abhinc  annis  assuinpsi ,  jam  praeterlapso  anno 
ex  integro  t;xplere  mihi  proposueram ;  oportebat  enim 
diutius  non  supersedere  in  illustraiidis  rebus  praetiosis, 
quas  misit  coUega  noster  Eques  Carolus  Fornasini.  Id- 
que  suadebat  praesertim  Catalogus  Piscium  mosambicen- 
sium  in  lucem  recens  prolatus  a  Zoologo,  et  viatore 
berolinensi,  quein  honoris  causa  alias  jam  memoravi  :  cii- 
jus  Catalogi  ope ,  mihi  concessum  erat  pisces  Mosambi- 
ci ,  qui  in  Musaeo  nostro  asservantur ,  describere ;  absque 
timoro  Species  novas,  si  quae  assent ,  dupbcato  nomine 
et  illustratione  in  lucem  edendi.  At  quoniam  ,  infausto 
nescio  quo  fato  ,  curae  non  paucae  ,  a  scientia  mea 
omuino  alienae,  mihi  superadditae  sunt,  quae  tempus 
meum  magna  ex  parte  sibi  vindicant  et  absumunt ,  idee 
cogor  Pisces  quosdain  describendos  ad  aliam  vicem  re- 
mittere ;  quasdam  vero  eorum  species  hoc  fasciculo  de- 
scribam  ,  qui  licet  praefatis  adversis  circumstantiis  sit 
exaratns,  non  tamen  qnovis  praetio  destitutum  fore  con- 
fido,  cum  in  ipso  tradantur  duae  novae  Species,  aliae- 
que  plurimae,  quae  licet  Zoologis  notae,  non  vero  ex 
hac  Africae  regione  eductae  hucusque  fuere. 


(*)  Sermo  habitus  in  convenin  Academiae  die  8  Aprili?  anni   1868. 


436  J.  J.  BiANcoNi 

Gaeteruni  iter  meHtii  studiosum  facilius  reddiderunt  opera 
exiinia  quaedam  Ichthyologica  ,  quae  praeter  Petersii 
Cataloguin,  ad  nianus  meas  pervenere ,  nenipe  1."  Zoo- 
logia  Capitis  Bonae  Spei  illustrata,  magnum  doctumque 
opus  cl.  Smith.  (1)  --  2."  Zoologia  compilata  per  Iter 
uavium  quibus  nomen  Erebus  et  Terror,  in  qua  Ri- 
chardson observationes  quasdam  attulit,  omnino  novas, 
circa  partes  nonnullas  Piscium,  quorum  etiam  plures 
species  descripsit  (2).  ~  3.°  Catalogus  Piscium  in  Ma- 
lesia  collectorum ,  perquam  dihgens  opus  clar.  Can- 
tor. (3)  ~  4.°  Tandem  Ichthyologia  analytica  quam  Zoo- 
logorum  ferme  Nestor  A.  M.  C.  Dumeril  nuper  edidit, 
in  qua  Pisces  per  Classes,  per  Familias  et  per  Gene- 
ra, optimis  quidem  disquisitionibus  digessit,  et  supple- 
mentum  quodammodo  praebet  imperfectionibus  quibus 
scatet  opus  Valenciennesii,  opus,  heu  nimium ,  dolen- 
dum,  cum  tantae  sit  mohs,  et  in  tanta  rerum  copia 
exaratum,  ita  ut  eximium  quoddam  opus  et  Scientiae 
perutile  esse  potuisset. 

At  de  Piscibus  Mosambicanis  verba    facere  accedamus. 

Scorpaena  aurita.    Rupp.    varietas.    (  Ruppel  Fauna 
pag.    106). 

Zonae  tres  ex  punctulis  brunescentibus  conflatis,  verticales 
ahquantisper  curvae ,  supra  pinnas  pectorales  pinguntur. 
In  pinna  caudali  zona  furciformis  in  basi,  cui  adiacet 
alia  persimilis  sed  latior  et  alba ;  et  inde  alia  brunea 
et  alia  alba  flexuosa  obscuro  marginata  prope  apicem 
caudae  est. 

Hisce  notis  demptis,  convenit  Piscis  liic  cum  descriptione 
generatim  a  Ruppellio  tradita ;  ita  ut  mosambicanus  pi- 
scis varietas  tantumodo  Scorpenae  auritae  censeri   queat. 


(1)  lllusuaiions  of  ilie  Zoology  of  sout  Africa  London.  4."   1838-1849. 

(2)  The  Zoolo{;y  of  ihe  Voyage  Erebus  an  J  Terror.   London   1846    ~    4. 

(3)  Catalogue  of  Malayan  Fishes.  Calcntla   1849  ~  8." 


Specimina  Zoologica   Mosambicana  ^437 

Haud  vero  railii  vi Jetur ,  esse  Sc.  mosambica  Petersii  Ca- 
tal.  n."  50.  ex  eo  quod  haec  habeat  radios  3-1-6  in 
Pinna  anali ,  et   Piscis   noster  tantutnodo   3-4-5. 

Serranus  flavoguttatus?   Peters.   (  Gatalogus  n."    15). 

D.    ll-HlS?  A.  3-h8  p.    it.  V.    l-i-S. 

Dubitative  speciem  lianc  dico  Serr.  flavoguttatum ,  cum 
desit  in  Catalogo  descriptio,  Peters  autem  asserat  ipsam 
proxiniaui  ad  5.  alboguttatum  Guv.  Val.  T.  1.  p.  301. 
ad  quam  Speciem  maxime  accedit  et  Piscis  noster.  In 
quo  nostro  maculae  albidae  sunt,  non  vero  aureae :  sed 
procul  dubio  possibile  est  aureas  in  vivo  fuisse,  et  al- 
bidas  factas  esse  in  mortuo  Pisce  et  alcobole  servato. 


GALLIONYMUS  PERELEGANS.    Nobis. 
Tab.  29. 

C  pinna  dorsali  antica  elata  radiis  setiformibus  subaequa- 
Ubus :  posticd  duplo  majori.  Spina  operculari  mediocri , 
duabus  minimis  ad  basim  adiectis.  Osciilo  branchiali  su- 
pra  opercula  posito. 

Hujus  piscis  corpus  crassum ,  et  regione  inter  caput  et 
truncum  latum ;  retrorsum  vero  sensim  attenuatur.  Ga- 
put  breve ,  cito  versus  os  decrescit ;  ambitus  ejus  su- 
perus  declivis,  et  aliquantulum  concavus  prae  oculis , 
et  similiter  cavus  sub  maxillam  inferiorem ;  sed  paulo 
prominet  supra  oculos,  propter  protuberantiam  orbita- 
rum.  Oculi  parvi ,  et  laterales.  Meatus  brancbialis  su- 
pra operculum  sistit,  et  parum  distat  ab  extremitate 
posteriori  processus  ejusdem. 

Ad  praeoperculum  adbaeret  spina  quaedam  unius  lineae 
longa,  sursum  reversa,  ad  cujus  radicem  minor  alteia 
adiarot   minima,   quae  apice    ab    integumentis    protrudi- 


•138  J.     J.     BlANCONI 

tur;  et  paivuni  tnberciiluin  (|uod    integiimenta  obducunt, 
siturn   tertiae  spinae  signal. 

Pinnae  ventrales  paulo  ante  lineam  perpendiculareni ,  quae 
ox  piaedicto  osonlo  sive  nieatu  hiaiicliiali  descendit,inser- 
tae.  basim  siiani  ita  retro  extendunt  iit  extremum  earuii- 
dein  niemhraiiam  supra  radiceni  pinnarmn  pecloralinni 
tigat.  Harum  situs  ad  quartum  radium  Pinnae  dorsalis 
anterioris  rcspondot.  Apex  jiiiniaruni  veiitrabuui  proxinie 
accedit  ad  apiceni  P.  pectoralium ,  (juarutn  apex  basini 
sexti  radii   P.   dorsalis  secundae  attingit. 

Pinna  dorsalis  anterior  quatnor  radiis  constat  subaequali- 
bns ,  iongissiniis,  ac  setuliformibus ,  extrema  tertia  parte 
liberis,  at  inferne  niembrana  arachnoidi  connexis.  Cnm 
lii  radii  in  dorso  prosternuntur ,  apice  suo  radiceni  P. 
caudaiis  prope  pertingunt.  Dorsalis  posterior  novem  ra- 
diis t'ulcitur  subaequalibus  ,  priinis  ultimisque  exceptis , 
qui  vix  caeteris  niinores  sunt;cuncti  vero  dimidio  bre- 
viores  radiis  P.  dorsalis  anterioris.  Utraque  Pinna  in 
sulco  dorsali   recipitnr ,   turn   cum   reversa  jacet. 

Pinna  analis  subtus  secundum  radium  dorsalis  posterioris 
exoritur,  et  apice  suo  turn  cum  retrorsum  deflectitur 
ultra  basim  Pinnae  caudaiis  procedit.  Haec  vix  brevior 
est  dimidia  longitudine  corporis ,  et  radios  habet  sen- 
sim  decrescentes  ab  infera  ad  superam  partem ,  exce- 
ptis tamen  duobus  vel  tribus  radiis  infernis,  qui  mino- 
res  caeteris  sunt. 

D.   .i-^-9.   P.   20.   V.    1-h5.  A.    l-i-7.   C.    10. 

Color  universalis  brunneus  nigrescente  maculatus  ac  varie- 
gatus :  at  praesertim  lata  macula  corpus  semicingit  ad 
radicem  dorsalis  anterioris,  quae  obtegit  etiam  basim 
P.  pectoralis :  et  alia  macula  est  supra  radicem  P.  cau- 
daiis. Latera  turn  capitis,  tum  corporis  conspersa  guttu- 
lis  albo  margaritaceis ,  inter  se  distantibus ,  et  aliis  ni- 
gricantibus  permixtis ,  quae  ornant  corpus  et  partem 
pinnae  caudaiis,  et  usque  prope  basim  superiorem  pin- 
narum   ventralium.   Pin.   branchiales    albescentes   marulis 


Specimina  Zoologica   Mosambicana  439 

linearibus  biunneis  ornatae  in  quatuor  series  verticales 
irregulariter  dispositis.  Doisalis  anterioris  color  cinereo- 
-brunrieus  ,  super  quem  pulcherriniae  lineolae  vermifor- 
nies  margaritaceae  transversim  positae  pinguntur ;  in  se- 
cundo  vero ,  et  tertio  spatio  interradiali  versus  niarginem 
superum  membranae,  est  macula  transversa  quadrilate- 
ralis  violacea,  lineola  nigra  partita.  Dorsalis  posterior 
undique  fasciis  transversis  diffractis  brunneis  albo  niar- 
ginatis  ornata ;  et  ejusmodi  pictura  est  in  superiori  par- 
te  Pinnae  caudalis. 

Differt  species  baec  nostra  a  Call,  marmorato  Petersii 
u."  108  pluribus  notis  relate  ad  ambituni  capitis,  ad 
osculum ,  et  ad  spinas  operculi ,  et  circa  coiores ;  sed 
praesertini  propter  altitndinern  dorsalis  anterioris  .  quae 
in  nostro  Callionyrn.  perelegatiti  duplo  major  est  quam 
in  posteriori.  Tandem  differt  propter  numerum  radio- 
ruin  P.  pectoralis ,  quae  20  constat  radiis  in  C.  perelegan- 
ti ,  et  decemnovem  tantumodo  in  C.  marmorato.  Haec 
discrimina  tanti  ponderis  niilii  videntur,  quibus  C.  pcrele- 
gans  ,  et  marmoratus  differaiit  inter  se  specie  { ut  ajunt ) 
non  solum  varietate ,  vel  sexu ;  licet  supponamus  nni- 
cum  nostrum  individuum  masculum,  quod  pulcrior  fbe- 
mina  esse  solet.  Nescio  utrum  Peters  plura  individua 
expiscaverit  in  Mosambico,   et   utriusque  sexus. 

Mensurae  —  Longitudo  tota   poll.    ^^.   lin.    1. 
Altitudo   maxima   lin.   9. 

»  pinnae  dorsalis  anterioris, radio  pri- 

me ,   poll.    2.    lin.    5. 

Chironectes  lophotes.  Cuv.  [Cli.  hispidus.  Val.  T.  12. 
pag.  407.  Cuvier.  Mem.  du  Mus.  T.  3.  pag.  428. 
pi.   XVII.   fig.   2  ). 

Peters  nuUam  speciem  hujusce  generis  in  Catalogo  suo 
recenset.  Fornasinius  duas  nobis  misit :  quarum  una  est 
Chironectes  scaber  de  qua  dixi  superiori  Fascicule,  al- 
tera est   Ch.  lophotes  de  qua  hie  sermo  est. 


4-iO  J.     J.      BlANCONI 

Glyphisodon sp  ? 

D.    13-1-12.  P.    1-H16.  V.    1-4-5.  A.   2-1-12. 

Non  aiideo  definire  specieni  hanc  hujusce  generis ,  quo- 
niaiu  individuuin  quod  in  Musaeo  nostro  habemus  ad 
nidlam  specieni ,  ab  Ichthyologis  descriptarn  ,  pertinet ; 
et  insuper  cl.  Petersius  novam  instituit  quam  dixit  Gly- 
physodon  fallax ,  de  qua  noa  adhuc  descriptionem  exhi- 
buit.  Siniilem  ipse  dicit  Pomacentro  Pavo  Bl.;  cum  quo 
similitudo  est  etiam  in  nostro ,  excepto  tamen  quod 
noster  Piscis  caret  macula  supracaudali  ,  et  alia  quidem 
caerulei  coloris  quae  est  in  angulo  superiori  hiatus  bran- 
chialis  Pomacentri  Pavo.  Numerus  radiorum  Pinnarum 
a  Petersio  traditus  consonat  cum  illo  numero  a  me  su- 
pra relate.  Notatione  tamen  sunt  dignae  duae  spinae 
Operculi ,  quarum  una  satis  magna  est.  Probabile  igitur 
est  Piscem  nostrum  esse  Glyphisodontem  fallacem  Peter- 
sii,  attamen  ut  id  statuere  possim  mihi  desideranda  est 
Ichthyologia  ad  magnum  opus  Reise  nach  Mossambic 
pertinens,  quam  Zoologus  Berolinensis  brevi  tempore  in 
lucem  proferre  deberet. 

Serranus  salmonoides.  Cuv.  Val.   (  T.   2.   pag.   343). 

Pulcra  haec  species  jam  nota  erat  incola  Ins.  Franciae, 
Sechelles,  et  Erythraei.  Habemus  modo  etiam  e  Mosam- 
bico.  Unicum  individuum ,  quod  accepimus,  in  faucibus 
Cancrum  tenebat ,  Doto  sulcato  proximum  ,  quem  moriens 
inglutiebat.  Licet  parvus  sit  cancer  hie ,  tamen  magnus 
valde  est  proportione  facta  cum  faucibus  Piscis ;  et  ideo 
arguendum  est  fauces  ipsas  perdilatabiles  esse  ut  cor- 
pora hujusce  voluminis  transire  permittant. 

Amphacanthus  siganus.  Rupp.   (Reise  pag.   44  Tab. 
11.   fig.    I.''  -  Cuv.  Val.  T.   X.   p.    152). 

D.    1-H13-+-10.  P.    1-1-16.   A.   7-1-9.  V.  2-1-3. 


SpECIMINA     ZOOLOGICA    MoSAMBICANA  441 

Corporis  altitudo  ter  in  longitudiiie  totali  comprehendi- 
tur;  pinna  caudalis  bifurcata  ;  linea  lateralis  sistit  supra 
quartam  partem  superiorem.  Plicae,  sive  rugae  capitis 
bene  distinctae :  spinae  Pinnarurn  dorsalium ,  et  analis 
satis  validae.  Hisce  characteribus  Amphacanthus  noster 
distinguitur  ab  Jin.  javo  et  A.  abhortani  ,  cum  quibns 
similitudinem  tenet.  Conveniunt  autem  notae  a  Ruppe- 
lio  traditae  in  pUrasi ,  etiam  quod  attinet  ad  appendi- 
ces in  naribus ,  quas  Valenciennes  minime  memoravit. 

ELEOTRIS  FORNASINI.  Nobis. 

Tab.  28. 

E.  capite  depressissimo ,  maxilla  inferiori  productiore ,  na- 
ribus anticis  lobulo  carneo  praeditis.  Colore  brunneo-gri- 
seo ,  ventre  dilutiore. 

D.   6h-1.   8  P.    17.  V.    1  -I-.').   A.    1-1-7. 

Corpus  bujus  piscis  valde  depressum  et  latum  antice ;  et 
compressum  in  parte  postica.  Latitudo  maxima  circiter 
est  inter  apicem  oris,  et  Pinnas  pectorales.  Caput  de- 
pressum summopere,  et  concavum  ac  ferme  sulcatum 
transversim  inter  oculos.  Maxilla  inferior  porrigitur  ma- 
gis  quam  superior.  Oculi  mediocres  laterales,  distant 
inter  se  spatio  aequali  duobus  eorum  diametris.  Os  per- 
simile  illi  quod  in  El.  gobioide  Ricbardson  effinxit  ( E- 
rebus  ac  Terror  Tab.  2.  fig.  5.  6.  ) ,  cito  descendit,  et 
hiatus  ejus  ad  partem  usque  anteriorem  orbitae  attingit. 
Dentes  minimi,  approximati,  et,  ut  ajunt,  en  veloure. 
Nares  anticae  supra  marginem  supralabialem  positae, 
appendice  cutanea  praeditae  ,  simili  illae  El.  poroce- 
phali ;  nares   posticae   oculis   proximae. 

Meatus  brancbialis  antrorsum  situs  est,  ita  ut  subsit   lineae 

verticali  quae  ex  praeoperculo  descendit.  Nullus  aculeus 

supra  hoc  nee  alibi.   Inter    nucbam    et    pinnara  primam 

dorsalem  sulcus  intercedit.  Pinna  haec  parva;  ejus  quin- 

T.   IX.  56 


442  J.  J.  B 


lANCONI 


tus  radius  major  est.  Secunda  elatior  est ;  et  ejus  radii 
medii  omnium  maximi  sunt.  Pinnae  pectorales  acutae , 
quintain  partem  longitudinis  totalis  aequant.  Ventrales 
separatae  ac  distantes  inter  se.  Analis  ,  et  dorsalis  se- 
cundae  insertio  sive  origo  eadem  corporis  regione  posi- 
ta.   Caudalis  acuminata. 

Squamae  parvae  marginibus  rotundatis,  aliquantulum  ela- 
tae,  numero  58  serierum  circiter  verticalium  dispositae 
a  pinnis  pectoralibus  ad  caudalein.  Pars  anterior  oculo- 
rum  et  genae   omnino  nudae. 

Color  undique  ex  bruneo  griseus ,  in  ventre  dilutior,  sub 
capite  albescens. 

Mensurae  —  Longitudo  tota   poll.   5. 

Latitude  capitis   poll.    1    lin.    1. 
Altitudo  capitis  lin.   9. 

Caranx  speciosus.  Forsk.  (Cuv.  Val.  T.  IX.  pag.  130. 
Peters  catal.  n.  S(i.  — Caranx peloosoo.Kuss.  --  Ri- 
chardson Zool.   of  Erebus  Tab.   58.  fig.   4.   5). 

D.  7-1-20.   A.   2^1,  16.   P.    1-h19.  V.    1^5. 

Capitis  margo  leviter  in  regione  praeoculari  ascendit  propter 
tuberculum  pisiforme  quod  inter  nares  protuberat.  Prae- 
operculi  margo  crenatus.  Oculi  in  lateribus  capitis  vix 
medio  altiores.  Ante  Pinnam  dorsalem  anteriorem  spina 
obtusa  antice  obversa  jacet.  Dorsalis  posterior  falcata ; 
id  est  primi  radii  altiores  sequentibus.  Huic  similis  est 
analis.  Utraque  incipit  eadem  corporis  regione.  P.  pe- 
ctoralis  valde  falcata;  cujus  radii  majores  radicem  sexti 
radii  securidae  dorsalis  pertingunt.  P.  caudalis  bifurca- 
ta ,  et  quasi   bipartita. 

Linea  lateralis  incipit  in  angulo  superiori  hiatus  branchia- 
lis,  et  inde  aliquantisper  ascendit  sub  dorsalem  ante- 
riorem ,  et  postea  descendit  excnrrens  per  mediam  alti- 
tudinem  corporis  usque  ad  extremum  caudae.  Postrema 
parte  ejusdem  lineae  circa  quatuordecim   squamae  care- 


Specihina  Zoologica   Mosamdicana  443 

natae  nuinerantur,  majoresque  per  gradus  fiunt,  quo 
posteriores  sunt.  Ex  praedicto  angulo  alius  truncus  li- 
neae  lateralis  ascendit  verticaliter ,  et  retroflectitur  pa- 
rum  distans  a  margine  superiori  corporis  usque  dum 
perveniat  ad  priinain  dorsalein.  Alii  minores  rainuli  ab 
eodem  angulo  oriuntur  interpositi  inter  utrasque  lineas 
laterales  jam  descriptas.  Tiibuli  elongati  per  eas  discur- 
runt,   vel  earum  inipressiones  (V.  Richardson.   Fig.   cit.) 

Color  violaceus  in  superiori  corporis  parte ,  dilutior  fit  et 
transit  in  argenteo-albidum  super  latera.  Zonae  alternae 
latae  et  angustae  ,  quales  a  Valenciennes  describun- 
tur,  pinguntur  bene  distinctae  toto  corpore  ad  ventrem 
usque. 

Licet  colores  tam  bene  pingantur  in  hoc  pisce,  tarnen 
individuuni  senex  videtur  id  quod  nobis  Fornasinius  mi- 
sit  ,  cum  quovis  dente  careat.  Longitudo  tota  poll.  6:  6. 
Altitude  maxima  poll.   2:2. 

Proxima  est  species  haec  quatenus  ad  formam  Pinnarum 
pectoralium ,  analis,  secundae  dorsalis,  et  caudalis,  ad 
Caranx  paraspistes  Richard.  {  Erebus  Tab.  58.  fig.  6  ). 
DifFert  tamen  propter  magnitudinetn  et  extensionem  li- 
neae  squamaruni  quae  carinis  fulciuntur,  et  etiam  pro- 
pter majorem  numerum  radiorum  in  pinnis  pectoralibus, 
et  in  prima  dorsali. 

Aulostoma  chinensis.   Linn.   (  Bloch.  Tab.   588  ). 

In  Catalogo  suo  Peters  mirum  hunc  Piscem  recenset 
(n."  119).  Ilium  expiscavit  niense  Februario  anni  1847, 
veruntamen  per  iter  in  Europam  amisit.  Cum  ego  Pa- 
risiis  degerem  anno  1850,  Verraux  in  emporio  suo  re- 
run! naturalium  mihi  exhibuit  nonnuUos  Pisces,  et  quae- 
dam  Reptilia  e  Mosainbico  ei  allata.  Omnia  emi  pro 
Musaeo  nostro,  et  inter  Pisces  nactus  sum  hunc  Aulo- 
stomam ,  a  jam   notis   nihil   discrepantem. 


444  J-     J-     BlANCONI 

Anabas  scandens.  Guv.  (Val.VII.  pag.  323.  PL  193). 

Et  hunc  pisceni  accepi  a  Verraux  cum  nota  expiscatuni 
fuisse  in  aquis  Mosanibici.  Circa  quern  non  comperio 
quomodo  Fornasinius ,  qui  tanta  diligentia  et  sagacitate 
rarissima  quaeque  ejus  regionis  nobis  comparavit ,  non 
miserit  nobis  hunc  piscem ,  qui  ubicumque  vivit  fania 
populari  gaudet ,  et  omnibus  prae  oculis  est,  pro  sin- 
gulari  facilitate  qua  aquas  deserere  potest ,  et  per  arva 
peragrare.  Ideo  dubitative  tantum  hunc  Piscem  inter 
mosambicanos  recenseo ,  eo  magis  quod  nee  Peters  in 
suo  Gatalogo  ilium  memoret. 

NuUo  discrimine  differt  hie  ab  iis  qui  in  Indiis ,  Celebes, 
Sumatra  etc.  degunt. 

Longitude  ejus  poll.   2:6.   -  Altitude  maxima  lin.   8. 

EXPLICATIO  TABULARUM. 

Tab.    29. 
Callionymus   perelegans.   Nob. 

Tab.   28. 
Eleotris   Fornasini.   Nob. 


Mem: Tom:  IX 


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SULLA 

PAUSA  ELETTRICA 

iJElDMil 

DEL 
PROF.  LOREI\ZO  DELLA  CASA 

(LctU  nella  SessioDC  del  10  Giugao  1868.) 


T 

X  ra  i  molti  e  svaiiati  fenomeni ,  dei  quali  e  tanto 
fbcondo  r  elettrico ,  uno  ve  n'  ha ,  che  sul  declinare  del 
secolo  scorso  fu  primamente  osservato  dal  fisico  alemanno 
Gross,  e  dall'  illustre  suo  connazionale  Riess  e  stato,  non 
sono  ancora  due  anni ,  novellaniente  studiato.  Di  questo 
fenomeno  mi  sono  proposto  di  venir  qui  dicendo  alcune 
parole,  aggiungendo  le  mie  alle  altrui  osservazioni .  e  in- 
sieme  indicando  in  quale  maniera ,  a  mio  giudicio ,  gli  si 
possa  dar  spiegazione. 

Presentando  il  Gross  a  piccola  distanza  dal  conduttore 
di  una  macchina  elettrica  in  azione  un  tronco  di  cono 
metallico,  che  era  in  comunicazione  col  suolo,  e  volgeva 
verso  di  quella  la  sua  parte  piii  ristretta,  osservo  priraie- 
ramente  che  si  aveva ,  come  non  era  punto  da  dubitare , 
produzione  di  scintille  elettriche ;  dipoi  che,  allontanando 
a  poco  a  poco  il  tronco  di  cono  dal  conduttore ,  si  ani- 
vava  a  tale  distanza  che  le  scintille ,  come  ben  doveva 
avvenire  ,  cessavano  di  prodursi ;  e  infine  che,  allontanan- 
dolo  a  distanza  maggiore ,  le  scintille,  fuor  d'  ogni  aspet- 
tativa ,  si  producevano  di    nuovo.  Per    questa    particolarita 


446  Lorenzo  Della  Casa 

il  fenomeno  sarebbesi  per  avventura  in  altro  tempo  chia- 
niato  paradosso  elettrico ;  ma  il  Gross  gli  diede  il  noma 
di  paitsa  elettrica ,  che  e  molto  acconcio  a  denotare  quel- 
la  cessazione  o  piuttosto  sospension  di  scintilie  a  carta 
distanza  (1). 

Per  potere  produrre  vie  meglio  questo  fenomeno ,  il 
Riess  ne  institui  1'  esperienza  nel  modo  seguente  (2). 

Alia  posteriore  estremita  del  conduttore  di  una  macchi- 
na  elettrica  uni  a  vite  per  uno  de'  suoi  due  capi  un  ci- 
lindretto  orizzontale  d'  ottone ,  terminato  per  1'  altro  da 
una  palla  dello  stesso  metallo;  e  su  quello,  in  prossimita 
di  questa,  innalzo  verticalmente  un  altro  cilindretto  simi- 
le, piegato  poscia  orizzontalmente  dal  lato  della  palla  in- 
dicata  e  protratto  piu  in  la  di  essa  ,  mentre  da  una  palla 
era  terminato  esso  medesimo ,  ma  minore  dell'  anteceden- 
te.  Questa  palla  minore,  giusta  il  linguaggio  del  Gross, 
era  la  palla  o  il  globo  di  pausa.  —  Inoltre ,  sopra  una  co- 
lonnetta  di  vetro  fornita  d'  apposito  piede  colloco  un  tu- 
betto  metallico,  ch'  ei-a  scorrevole  all'  innanzi  e  all'  indie- 
tro  per  entro  ad  un  cilindro  cavo  di  latta  posto  in  cima 
alia  colonnetta,  e  face  comunicare  col  suolo  il  cilindretto 
di  latta  ,  e  percio  anche  il  tubetto ,  mediante  un  filo  di 
metallo  che  discendeva  da  quello.  In  una  dell'  estremiti 
del  tubetto  dastinata  a  rimanera  rivolta  verso  il  globo  di 
pausa ,  adatto  a  vite  par  la  sua  base  maggiore  un  piccolo 
tronco  di  cono  d'  ottone ,  cha  quindi  volgevasi  al  glo- 
bo coUa  minore  sua  base.  Era  esso  il  cono  di  pausa  del 
Gross. 

Appressato  il  tronco  di  cono  sino  al  contatto  del  globo 
di  pausa,  na  lo  allontanava  dipoi  gradatamenta ;  e  sicco- 
me  lo  aveva  preso  a  bella  posta  molto  sottile  nelia  sua 
parte  antariora,  e  non  succedeva  la  sospensione  dalle  scin- 
tilie, cosi  lo  ando  da  quella  parte  successivamente  stremando 


(1)  Elekirische  Paiisen  ,  von  I.  G.  Gross.  Leipzig,   17  76. 

(2)  Ueber  die   elekirischen  Pausen ,  von  P.  Riess  —  Anncden  der  Physik 
und  Chimie.    1856.  N."  9. 


Sulla   Pausa    elettrica  447 

di  esilissiini  strati ,  fino  a  tanto  che ,  non  mai  cessaiido 
1'  allontanamento  ,  vide  in  prima  inancare  ie  scintille  ed 
indi  riprodursi ,  ed  ebbe  perci6  ottenuta  ia  distanza,  en- 
tro  cui  restavano  esse  sospese ,  cioe  la  distanza  di  pau- 
sa. —  Noto  essere  un  poco  noioso  il  lavoro  del  togliere  via 
quegli  strati ,  ma  non  pertanto  essere  indispensabile  ;  per- 
che  non  potendosi  da  principio  sapere  quale  dianietro  con- 
vengasi  dare  alia  base  minore  del  tronco  di  cono ,  accioc- 
che  il  fenomeno  della  pausa  elettrica  efFettivamente  suc- 
ceda ,  fa  di  mestieri  venirlo  trovando  a  forza   di  prove. 

Stante  le  particolari  dimension!  del  globo  e  del  cono 
di  pausa  adoperati  dal  Riess,  e  stante  la  particolare  fbrza 
della  sua  maccbina  elettrica,  comincio  egli  ad  ottenere  la 
sospensione  delle  scintille ,  allorcbe  la  distanza  di  quel 
due  elettrodi ,  cioe  del  globo  e  del  cono  indicato ,  arrivo 
ad  essere  di  'y/  poUice  di  Prussia  (  cent.  1,308  )  ,  e  duro 
ad  averla  sino  a  che  la  loro  distanza  ebbe  raggiunto  i 
pollici  2  '/j  (cent.  6,538),  essendo  stata  percio  di  2  pol- 
lici   (  cent.   5,231  )   la  distanza  di   pausa. 

Osservando  nel  buio  gli  elettrodi  allorcbe  trovavansi 
alia  minima  distanza  di  pausa,  vide  il  Riess  cbe  appariva 
sul  cono  un  fioccbetto  luminoso  assai  corto  e  ristretto ,  e 
sul  globo,  nel  sito  piu  vicino  al  cono,  una  macchia  fo- 
sforescente  di  color  turcbiniccio.  Vide  inoltre  cbe,  facen- 
do  crescere  la  distanza  degli  elettrodi ,  il  fioccbetto  dimi- 
minuiva  pocbissinio ,  e  cresceva  in  vece  la  macchia  fosfo- 
rescente ;  e  vide  in  fine  cbe ,  se  agli  elettrodi ,  mentre 
stavano  entro  i  limiti  della  distanza  di  pausa,  si  avvicina- 
va  la  mano  od  un  altro  conduttore  qualsiasi,  non  piii  re- 
stavano sospese  le  scintille,  ma  tornavano  anzi  a  prodursi, 
e  cosi  cessava  il  fenomeno  della  pausa. 

Coir  intendimento  cbe  io  aveva  di  ripetere  queste  os- 
servazioni  ed  esperienze  del  Riess ,  volli  prima  togliere  le 
cagioni  di  perturbamento ,  cbe  nel  suo  modo  di  sperimen- 
tare  aveva  fra  me  stesso  notato  trovarsi.  Ed  in  vero,  il 
cono  di  pausa  era  non  solo  esposto  all'  azione  induttrice 
del  globo,  ma  eziandio  a  quella  della  maccbina  elettrica 
e  di  tutto    il    conduttore;  onde    doveva   avvenire.  che  cio 


448  Lorenzo  Della  Casa 

che  si  manifestava  negli  elettrodi,  non  era  il  semplice 
efFetto  delle  vicendevoli  lore  azioni,  ma  era  propriamente 
r  effetto  coinposto  di  queste  azioni  e  di  quelle  della  mac- 
china  e  del  conduttore  snl  menzionato  cono ;  a  cui  si 
vuole  anche  aggiungere  1'  azione  della  palla ,  che  si  dis- 
se  essere  stata  unita  al  conduttore  e  sottostare  al  globo 
di   pausa. 

Id  convertii  questa  palla  nel  globo  di  pausa ,  dandole 
il  diametro  di  cent.  3, 5  ,  e  tolsi  affatto  tutto  cio  che  vi 
aveva  aggiunto  il  Riess.  Dipoi  sostituii  al  cilindretto,  che 
r  univa  al  conduttore ,  un  tubo  metallico  formato  di  piii 
pezzi ,  addentrati  successivamente  1'  uno  nell'  altro ,  per 
poterlo  allungare  ed  accorciare  alia  maniera  dei  tubi  dei 
cannocchiali ,  e  situare  il  globo  di  pausa  ,  dove  poteva  tor- 
nar  meglio  acconcio  pel  fenorneno  che  io  voleva  studiare. 
Inserii,  da  ultimo,  al  di  dietro  di  questo  globo  una  lamina 
di  materia  coibente  bastantemente  ampia  e  comunicante  col 
suolo,  acciocche  servisse  di  riparo  al  cono  di  pausa  contro 
r  azione  dell'  elettricita  della  macchina   e  del  conduttore. 

Invece  del  sostegno  usato  dal  Riess  pel  cono  di  pausa, 
mi  valsi  dello  strumento  denominate  spinterometro ,  aven- 
do  adattato  il  cono  all'  estremita  anteriore  della  sua  vite. 
Con  esso  potei  misurare  le  distanze  senza  ricorrere  ad  al- 
tro mezzo,  e  solo  tenendo  conto  del  numero  de'  giri,  che 
doveva  fare  la  vite,  per  far  passare  1'  estremita  del  cono 
dair  uno  all'  altro  de' loro  capi.  11  cono,  o  per  meglio 
dire  il  tronco  di  cono ,  che  tra  i  non  pochi  di  diversa 
grandezza  che  aveva  gia  fatto  costruire ,  potei  (  corrispon- 
dentemente  al  sopra  indicate  globo  ed  alia  potenza  del- 
la macchina  elettrica  da  me  adoperata  )  ritrovare  adatto 
pel  fenomeno  della  pausa,  aveva  il  diametro  della  base  mag- 
giore  di  centimetri  2:3,  quello  della  base  minore  di  cen- 
timetri   0:5   ed  il   suo  lato  di   cent.    2. 

Dopo  di  cio ,  posti  gli  elettrodi  1'  uno  dirimpetto  al- 
r  altro,  messa  in  attivita  la  macchina  elettrica  ed  allun- 
gato  convenientemente  il  tubo  del  globo  di  pausa ,  acco- 
stai  il  cono  al  globo  e  ne  lo  discostai  a  grado  a  grado, 
sino  a  che  ebbi    trovato   i    limiti  della    distanza  di  pausa; 


Sulla   Pausa    elettrica  449 

la  quale  io  vidi  avere  principio  a  cent.  1  :  1  dal  globo  e 
fine  a  cent.  5:2,  ed  essere  conseguenteinente  lunga  cen- 
timetri  4:1. 

Mentre  poteva  piodurre  a  mio  grado  il  fenomeno  della 
pausa  elettrica,  ripetei  tosto  1'  esperienze  ed  osservazioni 
del  Riess ,  e  ne  verificai  facilmente  ad  uno  ad  uno  i  ri- 
sultati;  iiitorno  ai  quali  non  era  alcerto  da  formare  alcun 
dubbio,  assai  ben  conoscendosi  con  quanta  piecisioiie  soglia 
operare  quest' abile  sperimentatore.  Ben  io  potei  vedere  piii 
distinte  e  spiccate  le  varie  apparenze  luininose  e  piii  rego- 
larmente  prodotte,  per  avere  giu  tolte  le  avvertite  cagioni 
di  modificazione ;  ed  eziandio  per  questo  potei  scorgere 
che  la  macchia  fosforescente ,  die  si  mostra  sul  globo  du- 
rante la  pausa,  se  cresce  in  ampiezza  col  reciproco  allon- 
tanamento  degli  elettrodi,  si  fa  per  Io  contnuio  in  allo- 
ra  piii  languida  e  percio  nieno  apparente:  la  quale  parti- 
colarita  non  e  stata  veduta  dal  Riess,  o  almeno  noii  e 
stata  da  lui  espressa. 

Come  per  trovare  il  tronco  di  cono  da  usare  pel  feno- 
meno della  pausa ,  ne  aveva  dovuto  provare  parecclii ,  co- 
si  voUi  eziandio  far  prova  di  non  pochi  cilindri  e  sfere 
metalliche,  che  aveva  fatto  parimente  costruire,  per  ve- 
dere se  qualcuno  di  essi  fosse  pur  atto  a  presentar  quel 
fenomeno;  ma  appena  ebbi  segno  di  esso  in  un  cilindro 
alto  quanto  il  predetto  tronco  di  cono,  ed  il  cui  raggio 
era  un  poco  minore  di  quello  della  minor  base  del  tron- 
co di  cono  medesimo.  La  distanza  di  pausa  era  piii  corta 
che  pel  tronco  di  cono,  ed  il  fenomeno  della  sospensione 
delle  scintille   mancava  il   piii   di   sovente. 

Provai  a  ricoprire  di  uno  strato  coibente  la  superficie 
convessa  del  cono  di  pausa ,  ma  non  vidi  piii  comparire 
il  fenomeno.  Non  comparve  neppure,  tanto  allora  che  sot- 
trassi  all'  induzione  del  globo  buona  parte  di  quella  super- 
ficie ,  riparandonela  con  lamina  metallica  convenevolmente 
anteposta  al  cono  e  fatta  comunicare  col  suolo.  come  quan- 
do  feci  in  maniera  che  I' orlo  della  base  anteriore  del  cono. 
da  molto  sottile  che  era  dapprima ,  si  ottundesse  e  diven- 
tasse  dipoi  toneggiante. 

T.   IX.  57 


450  Lorenzo   Della  Casa 

Volli  esaminare  se  nell'  aria  addensata  e  nella  rarefatta 
possa  darsi  il  fenomeno  della  pausa,  e  mi  valsi  per  la  re- 
lativa  esperienza  del  globo  di  vetro  chiatnato  Oi>o  elettrico. 
Ma  per  potere  {  anche  alio  scopo  di  conseguire  il  feno- 
meno con  elettrodi  diversi  dai  due  di  prima  )  adoperare 
per  globo  di  pausa  una  delle  due  palle  che  sogliono  es- 
sergli  unite,  e  la  quale  io  feci  coraunicare  col  condutto- 
re  della  macchina  elettrica,  dovetti  sostituire  all'  altra  un 
tronco  di  cono  piu  piccolo  di  quello  che  mi  aveva  servi- 
to  antecedentemente.  Stentai  a  ritrovarne  uno  che  fosse 
atto  al  fenomeno,  ma  finalmente  il  ritrovai.  AUora  mi  po- 
tei  accertare  che  il  fenomeno  avviene  anche  nell'  aria  ad- 
densata ,  ma  che  tanto  sono  piu  ristretti  i  confini  fra  i 
quali  rimane  compreso ,  quanto  1'  aria  e  piu  densa ;  e  non 
si  va  molt'  oltre,  che  quei  confini  si  restringono  sino  a 
toccarsi ,  e  il  fenomeno  cessa.  Potei  anche  accertarmi ,  che 
il  fenomeno  della  pausa  si  da  pure  a  vedere  nell'  aria  ra- 
refatta ,  sempreche  ne  sia  debole  la  rarefazione ;  la  quale , 
per  poco  che  aumenti ,  da  agio  all'  elettricita  d'  uscire 
dagli  elettrodi  e  diffondersi  per  1'  interno  dell'  ovo ,  cui 
fa  vedere  nell'  oscurita  piu  o  meno  illuminato. 

Da  tutto  ci6  che  e  stato  fin  qui  esposto  si  puo  de- 
durre,  che  il  fenomeno  della  pausa  elettrica  e  im  fenome- 
no dipendente  dalla  induzione  elettro-statica ,  dalla  forma 
del  corpo  soggetto  ad  essa  induzione ,  e  dalle  dimensioni 
cosi  di  questo  corpo  come  di  quello  dal  quale  1'  induzio- 
ne e  esercitata. 

Che  r  induzione  abhia  parte  al  fenomeno ,  e  cosa  non 
solo  da  non  dubitarne,  ma  certissima ;  in  quanto  che  ha 
essa  luogo  immancabilmente  tutte  le  volte  che  un  corpo  al- 
io stato  naturale,  e  massime  di  natura  conduttrice  (come  nel 
caso  nostro),  e  messo  in  presenza  di  un  altro  elettrizzato. 
Che,  inoltre,  vi  abbia  parte  la  forma  del  corpo  sottoposto 
alia  induzione,  ne  siamo  assicurati  da  cio :  che,  se  il  feno- 
meno puo  avvenire,  quando  uno  degli  elettrodi  e  sferico  e 
r  altro  in  forma  di  cono  troncato,  non  piu  accade  o  stenta- 
tamente  (  come  si  e  notato  di  sopra  ) ,  quando  in  ispecie 
il  tronco  di    cono    mutasi    in    altro  corpo,  od    anche  solo 


Sulla  Pausa    elettrica  151 

se  ne  arrotonda  aicuii  poco  'il  lembo  della  base  minore. 
Che,  infine,  abbiano  parte  al  fenomeno  anche  le  dimen- 
sioni  degli  elettiodi,  ne  siamo  fatti  certi  dal  mancare  il 
fenomeno  medesinio ,  allorche  al  globo  ed  al  tronco  di 
cono  superiorniente  indicati ,  se  ne  sostituiscano  altri  di 
grandezze  qualunque  si  sieno  ;  oppure  qualora  se  ne  di- 
minuisca  la  superficie,  rivestendola  in  parte  di  materia 
coibente ,  come  fu  particolarmente  detto  riguardo  al  se- 
condo  degli  elettrodi ,  cioe  a  quello  che  ha  la  forma  di 
tronco  di   cono. 

Premesse  queste  considerazioni ,  parmi  che  la  spiegazio- 
ne  del  fenomeno  onde  si  e  discorso  finora ,  riesca  molto 
facile  e  sia  la  segucnte. 

AUorquando  il  tronco  di  cono  e  molto  vicino  al  globo  di 
pausa,  r  elettricita  di  qucsto,  die,  a  mo' d' esempio,  riguar- 
deremo  negativa,  agisce  per  induzione  fortemente  su  quello, 
e  nella  parte  anteriore  lo  costituisce  nello  stato  elettrico  di 
nonie  opposto  al  suo ,  cioe  nello  stato  elettrico  positivo ; 
nientre  nell'  altra  parte  il  tronco  di  cono,  per  essere  in  co- 
municazione  col  suolo ,  non  e  punto  elettrizzato  e  si  tro- 
va  percio  nello  stato  naturale.  L'  elettricita  ,  che  per 
questo  motivo  viene  eccitata  sul  tronco  di  cono ,  reagisce 
su  quella  del  globo,  e  ne  accresce  1'  intensita  soprattutto 
nel  suo  emisfero  dinanzi ,  nel  cui  mezzo  viensi  a  formare 
necessariamente  il  suo  centro  d'  azionc.  Stante  cio ,  sem- 
pre  pill  dal  di  sopra  de'  punti  del  tronco  di  cono  esposti 
a  queir  azione ,  e  massime  da  quelli  della  sua  superficie 
convessa  che  incomparabilmente  sono  in  maggior  numero. 
e  richiamata  energicamente  la  elettricita ;  la  quale  per 
conseguenza  si  porta  con  molta  rapidita  nella  maggiore 
possibile  vicinanza  di  quel  centro  di  azione,  e  cioe  verso 
il  mezzo  dell'  anterior  base  del  tronco  di  cono,  senz"  aver 
tempo  di  fermarsi  bastevolmente  sopra  1'  acuto  lembo  di 
essa  ed  ivi  molto  copiosamente  disperdersi  :  e  la  mentre 
si  porta  e  sempre  piu  cresce ,  acquista  ben  tosto  cosi 
grande  tensione  da  seguirne  la  produzione  della  scintilla  , 
che  poi  si  riproduce  sino  a  che  si  mantiene  cosi  piccola, 
o  di  poco  maggiore,   la  distanza  dei  due  elettrodi. 


452  Lorenzo   Della    Casa 

Crescendo  un  poco  di  piii  questa  distanza,  la  torza 
elettrica  che  opera  nella  ragione  iiiversa  del  quadrate 
della  distanza  niedesima ,  non  esercitandosi  piii  sul  tronco 
di  cono  coUa  energia  di  prima ,  neppure  piio  determinare 
la  elettricita  ad  accorrervi  nel  mezzo  della  base  anterioi'e 
coUa  velocitii  colla  quale  vi  accorreva  dianzi;  il  perche  quel- 
la  che  gia  vi  accorreva  molto  rapida  dalla  superficie  conves- 
sa,vi  accorrera  ora  con  rapidita  minoi'e;e  meno  rapida  quin- 
di  passando  sopra  il  lembo  di  quella  base ,  avvk  meglio  il 
tempo  da  disperdervisi  in  forma  di  fiocchetto ,  segnata- 
mente  per  la  tensione  che  ha  ancor  grande,  e  per  la  fa- 
cilita  che  danno  all'  elettrico  per  disperdersi  le  parti  acu- 
te. Atteso ,  pertanto ,  le  speciali  dimensioni  del  tronco  di 
cono  e  la  conseguente  speciale  esposizione  della  sua  su- 
perficie convessa  all'  azione  del  globo  di  pausa  ,  la  quan- 
tita  di  elettricita  che  arriva  all'  accennato  lembo,  non  es- 
sendo  maggiore  di  quella  che  si  puo  disperdere  per  esso , 
non  puo  allora  accumularsi  sulla  parte  anteriore  del  tron- 
co di  cono  in  tanta  copia  e  con  tanta  tensione ,  quanta 
sarebbe  di  mestieri  per  le  scintille ,  le  quali  conseguente- 
mente  si  arrestano ;  e  si  da  cosi  origine  al  fenomeno  della 
pausa  elettrica. 

Diventando  ancora  piu  grande  la  distanza  degli  elettro- 
di ,  diminuisce  niaggiormente  1'  azione  elettrica  del  globo 
sul  tronco  di  cono;  onde  1'  elettricita  della  sua  superficie 
convessa  ,  che  nel  caso  precedente  arrivando  al  lembo 
della  faccia  anteriore  aveva  per  anche  tanta  tensione  da 
sfuggire  dal  medesimo ,  vi  arriva  adesso  non  solo  con  ra- 
pidita minore,  ma  eziandio  in  minore  quantita  e  con  mi- 
nore  tensione  e  insufficiente  per  uscirne  (almeno  in  gran 
parte)  al  di  fuori ;  talche  puo  ubbidire  all'  azione  del  glo- 
bo e  portarsi  al  mezzo  dell'  anzidetta  sua  faccia  anteriore , 
accrescendovi  quella  che  gi^  vi  si  trova ,  ed  accrescendo- 
ne  parimente  e  a  tal  segno  la  tensione ,  da  potere  di 
nuovo  cagionare  la  formazione  delle  scintille;  le  quali  pe- 
ro  non  potranno  succedersi  (com'  e  ben  manifesto  e  con- 
fermato  dall'  esperienza  )  con  tanta  rapidita,  con  quanta 
si  succedevano  nel  primo  caso. 


I 


Sulla  Pausa   elettrica  453 

Ben  s'  intende,  perche  le  sfere  metalliche  non  presen- 
tassero ,  nelle  prove  superiorineiite  accennate ,  ii  f'enome- 
no  della  pausa ;  ed  appeiia  ne  desse  indizio  un  solo  cilin- 
dro.  Le  stere  non  avendo  parti  acute  o  spigoli,  dai  quali 
possa  sfliggire  focilrnente  1'  elettricita ,  inancano  d'  una 
condizione  indispensabile  per  la  manif'estazione  di  quel  te- 
nomeno;ed  i  cilindri,  in  confronto  de'  coni,  avendo  rne- 
no  esposta  la  loro  superficie  convessa  all'  azione  induttrice 
del  globo  di  pausa ,  meno  provano  1'  efficacia  di  quest'  a- 
zione ;  di  niodo  che  minore  riesce  la  quantita  dell' elettri- 
cita indotta  e  la  conseguente  tensione,  e  piii  quindi  si 
rende  difficile  la  produzione  del  tenomeno  della  pausa 
elettrica. 

Ben  s'  intende  ancora,  perche  la  macchia  fosforescente  , 
che  apparisce  nell'  oscurita  sul  globo  di  pausa ,  si  faccia 
maggiore  e  insieme  piu  languida  coll'  andarne  allontanan- 
do  il  cono.  Ed  in  vero,  dipendendo  essa  da  un  moto  di 
diffusione  che  si  fa  per  parte  dell'  aria  circostante ,  e  va 
indebolendo  1'  intensita  elettrica  ,  gia  resa  maggiore  per 
opera  della  reazione  del  cono  sulla  superficie  anteriore 
del  globo  di  pausa,  quanto  piu  il  cono  si  discosta  dal 
globo,  tanto  minore  diventa  la  sua  reazione  su  questo; 
sul  quale  perci6  1'  elettricita  non  restera  piu  concentra- 
ta  in  picciolo  spazio  come  prima,  ma  si  diffondera  viep- 
piu  all'  intorno ,  indebolendosi  corrispondentemente  ,  ed 
essendo  pur  causa  che  anche  s'  indebolisca  il  predetto 
moto  di  diffusione  e  la  luce  fosforescente  che  da  esso 
deriva. 

S'  intende  da  ultimo,  perche  coll'  avvicinamento  d'  un 
conduttore  agli  elettrodi  venga  meno  il  fenomeno  della  pau- 
sa. Per  tale  avvicinamento  venendo  sturbata  la  distribu- 
zione  dell'  elettricita  sull'  un  elettrodo  e  suU'  altro ,  non 
possono  piu  essi  corrispondentemente  agire  e  reagire  colla 
regolarita  di  energia  e  di  direzione  che  e  necessaria  pel 
fenomeno,  e  questo  perci6  non  succede. 

II  fenomeno  del  quale  si  e  fino  ad  ora  parlato  ,  oltre 
alia  sua  singolarita,  di  a  vedere  1'  influenza  che  ha  tal- 
volta    la    forma    de'  corpi    per    modificare    gli    effetti,  che 


4^54  Lorenzo   Della   Gasa 

sono  sotto  la  dipendenza  delle  leggi  fisiche  stabilite;  on- 
de  e  beii  d'  uopo  essere  accorti  nell'  interpretazione  dei 
fenomeni  osservati ,  per  non  essere  indotti  in  inganno ,  se 
inai  quella  influenza  o  simile  altra  vi  avesse  avuta  parte. 
Purtroppo  non  sono  molto  rari  gli  esempi  di  simili  in- 
ganni;  i  quali  se  talvolta  sono  derivati  da  grave  e  reale 
difficolta ,  tal'  altra  sono ,  per  lo  meno ,  nati  da  troppa 
precipitazione ,  che  il  fisico  dovrebbe  fuggire  a  tutt'  uomo, 
non  iscordandosi  mai  di  quel  provando  e  riprovando  ,  che 
la  celebre  Accademia  del  Gimento  pose  sapientemente  a 
norma  de'  suoi    lavori. 


ELOGIO 

DI 

YINCENZO  MENGIIINI 

SCRITTO 

DAL 

PROFESSORE  CAV.  MICIIELE  MEDICI 

(  UUo  nella  Sessione  dell'  II  Novembrt  I8S8.  ) 


XJ.O  deliberate ,  o  Accademici  Umanissimi ,  di  favellarvi 
oggi  d'  un  illustre  medico  bolognese,  che  degnamente  fiori 
in  questa  citta  accanto  ad  un  Albertini ,  ad  uno  Stancari , 
ad  un  Galeazzi ,  ad  un  Beccari ,  ad  un  Pozzi ,  ad  un 
Molinelli ,  ad  un  Laurenti ,  ad  un  Tacconi  e  ad  altri ,  che 
circa  la  metd  del  passato  secolo  tanto  splendore  a  questa 
Universila ,  ed  a  questa  Accademia  recavano.  E  comecche 
i  suoi  scritti  non  versino  particolarmente  circa  1'  Anato- 
mia ,  pure  fu  egli ,  siccome  da  piu  luoghi  de'  miei  passa- 
ti  discorsi  e  fatto  palese,  esperto  anatomico.  E  d'  altra 
parte  io  non  mi  ho  mai  proposto  di  parlare  cosi  esclusi- 
vamente  d'  Anatoniia  da  serbar  silenzio  circa  1'  altre  par- 
ti della  Medicina :  del  che  voi  stessi  potete  far  fede. 
Questo  illustre  medico  adunqne,  di  cui  oggi  imprendo 
tenervi  parole  ,  e    Vincenzo  Menghini. 

II  quale  nacque  da  assai  onesta  famiglia  1'  anno  1705 
nel  castello  di  Budrio ,  culla  d'  altri  dotti  uomini ,  della 
vita,   e  degli    scritti    de'  quali    altre   fiate  ho  avuto  campo 


456  MiCHELE   Medici 

d"  intrattenervi.  Un  Domenico  gli  fu  padre.  Cresciuto  a 
certa  eta,  e  datagli  in  pati-ia  la  prima  educazione,  venne 
condotto  a  Bologna  per  dargli  ulteiiore  istruzione  :  e  tro- 
v6  posto  fia  gli  alunni  del  CoUegio  Poeti ,  ove  dedicossi 
alio  studio  della  Medicina,  al  quale  die'  con  grandissimo 
suo  profitto  compimento ,  si  che  li  18  Giugno  del  1726 
ne  riporto  la  laurea  dottorale.  Datosi  poscia  indefessamen- 
te  al  coltivamento  degli  studi  arricchissi  di  tanta  suppel- 
lettile  di  cognizioni ,  e  tauto  credito  acquistossi  che  nel 
1736  fu  reputato  degno  di  salire  la  cattedra  di  Logica ; 
e  r  anno  vegnente  appresso  quella  di  Medicina  teoiica. 
dalla  quale  poi  passo  ad  insegnare  la  pratica :  nel  quale 
ultimo  insegnamento  duio  finche  visse.  Frattanto  quest' Ac- 
cademia  1'  annovero  fra'  suoi ,  e  ne  divenne  Accademico 
Benedettino ,  e  fu  questo  il  teatro ,  che  piu ,  e  piu  volte 
risuono  della  sua  dotta  voce,  annunziando  nuove  scoper- 
te ,  ed  impoitauti  dottrine ,  che  nella  maggiore  lor  parte 
videro  la  pubblica  luce,  e  guadagnarongli  meritata  ce- 
lebrita. 

Delle  quali  imprendendo  io  a  parlare  partitamente ,  do 
incominciamento  dalle  sue  ricerche  intorno  1'  azione  di 
varie  sostanze  sopra  gli  esseri  animali  e  sani  ,  ed  infermi: 
e  la  prima  che  cimento  fu  il  ferro.  Intorno  a  che  intra- 
prese  un  lavoro  da  altri  non  tentato,  e  per  avventura  ne 
manco  pensato,  e  degno  di  storia  (1).  E  sebbene  innanzi 
lui  Niccolb  Lemery  avesse  scoperto  quel  metallo  nel  san- 
gue,  nuUadimeno  il  3Ienghini  seppe  da  quel  trovato  trar- 
re  tale,  e  tanto  profitto,  ed  in  tante  e  nuove,  ed  inge- 
gnose  guise  illustrarlo,  da  oscurare ,  sto  per  dire,  la  fama 
dello  scuopritore ,  od  almeno  far  si  che  parlandosi ,  o  scri- 
vendosi  del  ferro  del  sangue,  non  men  presto  corra  al 
pensiero  il  nome  dell'  Accademico  bolognese ,  che  quello 
del  parigino. 

Invogliollo  dappria  a  queste  indagini   la  diversita  d'  opi- 


(1)   De  ferrearum    particulartim    sede  in  sanguine  etc.   V.  De  Bon.  Scienl. 
ft  Art.   Inst,  atque  .4cad.  etc.  Comhbnt.  T.  2.  P.  2.  pag.  244. 


Elogio  del  Menghini  457 

uioiii  regnante  fra'  medici  circa  la  virtu ,  e  la  maniera 
d'  agire  del  ferro  nell'  econornia  animale,  volendo  alcuni, 
che  operi  nelle  parti  solide  del  corpo,  ed  altri  nelle  flui- 
de ,  mentre  poi  per  altri  quella  sostanza,  introdotta  nello 
stomaco ,  noii  oltrepassa  le  cosi  dette  prime  vie ,  lo  sto- 
maco  cioe,  e  gl'  intestini.  Per  la  qual  cosa  procacciossi 
alcuni  cani  con  animo  di  cibarli  per  lo  spazio  di  40  gior- 
ni  con  alimenti  niescolati  col  ferro,  e  fare  poscia  un'ana- 
lisi  comparativa  della  quantita  di  ferro  coiitenuta  in  una 
data  porzione  di  sangue  estratto  da  cani  nell'  ora  detta 
guisa  pasciuti  coUa  quantita  ottenuta  dalla  stessa  porzione 
di  sangue  d'  altri  cani  del  loro  ordinario  cibo  nudriti.  In- 
nanzi  pero  di  por  mano  a  questi  cimenti ,  gli  cadde  in 
pensiero  di  rintracciarlo  egli  stesso  non  solo  nel  sangue, 
ma  nelle  parti  solide,  ponendo  per  allora  in  non  cale  i 
gia  progettati   esperimenti. 

Ad  un  cane  estrasse  cinque  once  di  sangue :  le  calcino 
si  che  ridussersi  ad  un  pulviscolo  del  peso  di  grani  2i  . 
ed ,  appressatavi  la  calaniita ,  vidersi  subito  alcune  parti- 
celle  di  quel  pulviscolo  sollevarsi  rapidamente  dall'  altre , 
e  libere ,  ed  isolate  correre  verso  quella  anche  quando 
essa  veniva  alquanto  allontanata ,  splendenti,  e  non  niolte 
di  numero ,  cui  appello  di  prinio  genere ,  reputandole  fer- 
ro purissimo.  Oltre  le  quali  apparvero  altre  alio  sguardo 
di  lui  pendenti  al  colore  {  uso  il  suo  llnguaggio)  del  cro- 
co  di  marte,  attratte  dalla  calamita  solamente  quando  ve- 
niva questa  ad  esse  appressata ,  ma  in  tanta  copia ,  che 
gli  entro  in  mente ,  quasi  tutto  il  pulviscolo,  di  questa 
seconda  maniera  di  particelle  essere  composto ;  e  le  chia- 
mo  di  secondo  genere ,  formate  di  ferro  misto  a  qualche 
materia  eterogenea.  Ripete  1'  esperimento  in  altri  cani , 
ed  ebbe  i  medcsimi  risultamenti.  Da'  cani  passo  ad  altre 
generazioni  di  quadrupedi,  al  bue,  al  vitello,  al  cavallo  , 
ed  al  maiale,  nel  sangue  de'  quali  tutti  discuopri  non 
minor  copia  di  ferro  di  quella  rinvenuta  nel  canino.  E 
da  ultimo  non  lascio  inosservato  il  sangue  umano ,  e  quel- 
lo  degli  uccelli,  e  de'  pesci ,  ed  anco  in  questi  trovo  fer- 
ree  particelle  avvegnacche  in  proporzioni  diverse. 
T.   IX.  58 


458  MiCHELE  Medici 

Ma  il  ferro  da  natura  riposto  entro  il  corpo  animale 
ciicola  esso  solaniente  niisto ,  e  confuso  insieme  col  san- 
giie,  ovvero  aniiidasi  eziandio  nelle  diverse  parti  soiide 
del  corpo  niedesimo?  Bella,  e  grave  questione  !  alia  quale 
rivolse  il  MengJtini  i  suoi  studi ,  con  ottimo  fiutto.  Gon- 
ciossiaclie  perveune  a  conoscere,  clie,  sebbene  rispetto 
alia  quantita  le  parti  soiide  cedaiio  tutte  al  sangue,  pure 
tiitte  lie  conteiigono  ,  e  ne  coiitengono  in  varie  relative 
qiuintita.  Quelle,  die  ne  hanno  in  se  di  piu  soiio  i  mu- 
scoli ,  poscia  vengono  le  ossa,  ed  in  ultimo  la  cellulare , 
o  tessuto  adiposo.  Delia  quale  maggior  copia  di  ferro  nei 
muscoli  e  a  ravvisarne  la  cagione  nell'  essere  essi  irrora- 
ti  da  maggior  copia  di  sangue  di  quello  siano  gli  organi 
ossei,  ed  i  cellulari.  Del  che  fa  aperta  testimonianza  il 
fatto ,  il  quale  dimostra,  die  i  muscoli  a  piu  riprese  la- 
vati ,  si  che  del  sangue  si  dispoglino,  somministrano  meno 
ferro  de'  non  lavati. 

Ma  per  quanto  giudiziose  fossero  le  narrate  esperienze, 
nulladimeno  ad  altre  non  men  belle,  e  pregevoli  dedicossi 
il  Menghini ,  facendone ,  per  cosi  dire ,  un  problema ,  alia 
soluzione  del  quale  egli  medesimo  felicemente  s'  accinse. 
II  ferro  e  desso  diffuse  indistintamente  per  tutta  la  massa 
sanguigna,  oppure  ha  sede  solaniente  in  taluno  de' tre 
precipui  inateriali,  onde  componesi,  e  cioe  o  nel  siero, 
o  nella  parte  fibrinosa ,  o  nella  globulare  ?  E  se  in  tutti 
e  tre,  in  quali  relative  proporzioni?  Cimenti  a'  quali,  per 
quanto  io  mi  sappia,  se  pur  taluno  avea  innanzi  lui  rivol- 
to  il  pensiero,  non  l'  avea  certamente  posto  ad  esecuzio- 
ne.  Cosi  il  tempo  mi  permettesse  d'  allargare  le  mie  pa- 
role ,  e  venire  discorrendo  i  multiplici  tentativi  da  lui 
ingegnosamente  ideati  e  con  fino  accorgimento ,  e  con  ra- 
ra  costanza  variati ,  ed  a  compiinento  condotti !  Per  la 
qual  cosa  diro  solamente ,  che  nel  siero  del  sangue  trovo 
il  ferro  in  menoma  quantity,  alquanto  maggiore  nella  par- 
te fibrinosa,  ed  in  massima  nella  globulare:  scoperta  ,  che 
lo  condusse,  come  per  mano,  all'  altra,  che  la  cagione, 
per  cui  il  sangue  di  certi  animali  e  piu  ricco  di  ferro  di 
quello  di   cert'  altri ,  e   perche  in   quello  la  globulina   e   in 


Elogio  del  Menchini  459 

iiiaggior  copia  che  in  questo ;  del  che  venne  in  chiaro 
mediante  diligentissime  ricerclie  praticate  in  compagnia 
d'  Ercole  Le/li ,  per  le  quali  poi  oUre  il  numero,  o  quan- 
tity de'  globetti  sanguigni ,  pole  conoscere  la  loro  varia 
grandezza ,  e  figura  nelle  varie  generazioni  degli  animal!: 
investigamenti  ,  che  veggo  da  alcuni  recenti  osservatori  in 
parte  confermati.  Del  resto  ciment6  anche  la  cotenna  del 
sangue  uniano,  ed  osserv6  ,  che  ripulita  da'  globetti  rossi, 
che  ad  essa  aderivano ,  non  die'  che  scarsissiina  copia  di 
ferro :  osservazione ,  che  potria  far  nascere  il  dubhio,  che 
alia  formazioiie  della  cotenna  contribuisca  1'  albumina  nel 
siero  del  sangue  disciolta ;  dubbio ,  cui  potrebbono  o  dar 
peso,  o  render  vano  le  analisi  del  siero  del  sangue  co- 
tennoso  per  le  quali  s'  apprenderebbe  se  la  quantita  d' al- 
bumina ,  ch'  esso  contiene  sia  o  no  minore  di  quella  ,  che 
in  istato  fisiologico  vi  si  nasconde.  E  comecche  il  ferro 
del  sangue  per  certe  proprietil  diversifichi  alquanto  dalla 
limatura  di  ferro  delle  nostre  officine,  pure  rispetto  a' ca- 
ratteri  intrinseci  ha  medesimezza  col  ferro  naturale,  e  ver- 
gine  della  miniera ;  confronto  fatto  dal  3Ienghini  fra  quel 
metallo,  cui  egli  stesso  dal  sangue  ricav6,  e  quello  che 
ci  proviene  da  un'  isoletta  del  mare  Tirreno,  in  ogni  tem- 
po conosciuta  per  le  abbondanti ,  e  .pure  niiniere ,  di  cui 
natura  l'  arricchi,  e  Himosa  divenuta  a'  tempi  nostri,  dac- 
che  i  suoi  angusti  lidi  furono  Regia ,  e  Stato,  per  non 
dir  nobil  carcere,  a  colui,  che  poco  pria  colla  potenza 
del  suo  ingegno,  e  col  valor  della  sua  spada  avea  signo- 
reggiato  1'  Europa.  E  per  la  stessa  ragione  avviso  il  Men- 
ghini ,  potersi  col  ferro  del  sangue  fabbricare  chiodi ,  spa- 
de ,  ed  altri  strumenti ,  dato  che  fosse  ottenerne  la  neces- 
saria  quantiti^.  E  cosi  pure  s'  indusse  a  pensare  ,  che  sa- 
rebbe  di  maggior  sicurezza,  ed  utilita  nelle  preparazioni 
chimico-farmaceutiche  usate  in  Medicina  prevalersi  del  fer- 
ro ricavato  dal  sangue  umano ;  pensamento ,  cui  egli  reco 
il  conforto  d'  altre  esperienze  tentate  sopra  gli  animali , 
delle  quali  riserbossi  d'  annunziare  i  risultamenti  in  altro 
tempo. 

Ne  desiste  dal   parlare  de'  globetti  ferruginosi  del  sangue 


460  MicHELE   Medici 

seiiza  aver  toccato  altro  punto  importantissimo,  I'  azioiie 
loro  nella  circolazione  del  sangue.  Sopra  di  che  reca  in 
mezzo  una  bellissima  esperienza  di  Stefano  Hales.  Se  tu 
inietti  acqua  calda  nell'  arterie  d'  un  cane  ,  ed  adoperi 
r  iniezione  all'  incirca  collo  stesso  grado  di  forza  ,  col 
quale  il  cuore  iiaturalmente  imprime  moto  al  sangue,  ve- 
di ,  che  1'  acqua,  avvegnacche  liquido  piii  tenue,  e  piii 
sottile  del  sangue,  dalle  estremiti  delle  arterie  alle  radici 
delle  veue  non  travalica ,  siccome  fa  di  continuo  il  san- 
gue neir  animale  vivente.  Fatto  del  quale  il  teste  nomi- 
nato  dottissimo  osservatore  rinviene  la  ragione  in  questo , 
die  il  sangue  inerce  de'  globetti  in  esso  nuotanti  distende 
alquanto  le  pareti  de'  vasi ,  ed  opponendo  ad  esse  certa 
resistenza ,  tienle  a  certa  distanza ;  efFetti ,  che  aspettare 
non  si  potendo  dall'  acqua  ,  le  vascolari  pareti  reciproca- 
niente  s'  accostano,  e  ad  essa  impediscono  la  progressione: 
dottrina ,  secondo  che  fa  stima  il  Mengldni ,  dalle  sue  e- 
sperienze  niirabilmente  confermata ,  in  virtii  delle  quali 
conchiude  cosi.  Nam  ex  hujiis  ferri  interventu  nemo  est 
qui  non  videat  quanta  aptiores  ipsi  reddantur  globuli  ad 
vasorum,  tunicas  dilatandas ,  et  quanta  major  futura  sit  eo- 
rum  resistentia  adversus  ipsarum  tunicarum  collapsum  ob 
momentum ,  et  duritiem ,  quam  ipsis  ferrum  insitum  imper- 
titur  (1). 

E  qui  senza  che  io  vel  dica ,  o  Accademici ,  voi  age- 
volmente  comprendete  l'  importanza  di  queste  indagini ,  e 
di  quante  laudazioni  sia  meritevole  colui,  che  intorno  ad 
esse  con  tanto  senno,  e  con  tanta  assiduity  si  dedico.  E 
quantunque  l'  esecuzione  di  quelle  esperienze  fosse  molto 
spesso  affidata  a  Gian  Domenico  Campedelli  chimico-far- 
macista  a  que'  tempi  espertissimo ,  e  dottissimo ,  nulladi- 
meno  la  parte  razionale,  o  speculativa,  ideare  cioe  le 
esperienze ,  in  diverse  guise  variarle ,  poire  a  calcolo  le 
loro  diverse  circostanze  di  luogo,  e  di  tempo,  scandagliarle, 


(1)  V.  De    Bon.   Scient.    el    Art.    Inst,    atque  Acad.  Comment,   etc.  T.  2. 
P.  2.  p.  266. 


Elocio   del  Menghini  461 

• 

dedurne  le  conseguenze,  dar  loro  giusta  interpretazione  , 
e  fame  rette  applicazioni ,  tutto  ci6  fu  merito  del  Men- 
ghini,  e  del  solo  Menghini  (1). 

La  quale  nobilissinia  digressione  non  gli  fece  obbliare 
il  primo  proposito,  di  scuoprire  se  il  ferro  soinministrato 
internamente  agli  animali  venga  assorbito,  ed  entri  nel 
torrente  della  circolazione,  ovvero  si  airesti  nello  stoma- 
co ,  e  negl' intestini ,  materia,  siccome  e  detto,  a  quei 
tempi,  fra'  medici  agitata.  Di  clie  appigliossi  ad  un  secoii- 
do  lavoro ,  e  ne  compose  una  scrittura  ~  De  ferrearum 
particularum  progressu  in  sanguinem  --  (2)  cui  disse  in  que- 
st' Accademia,  scrittura,  al  pari  dell'  altra  piena  di  sen- 
sate  esperienze,  e  di  giudiziose  osservazioni.  E  di  vero 
avvegnacche  prudente ,  e  modesto  uonio  ,  non  era  egii 
cosi  ignaro  del  proprio  valore  che  se  non  conoscesse  pron- 
to ad  altre  fatiche ,  ne  d'  animo  cosi  abietto ,  che  nudrir 
non  potesse  speranza  di  scuopiire  altre  verita  :  esperienze 
per6,  ed  osservazioni,  di  cui,  poiche  1'  ora  viene  incal- 
zando,  ed  altre  aspettano  ch'  io  ne  favelli ,  dare  non  pos- 
so  che  breve  contezza. 

Sei  furono  le  preparazioni  marziali ,  che  ne'  suoi  tenta- 
tivi  adopro,  la  comune  limatura  di  ferro  non  trattata  con 
altro  artificio  in  fuori  che    passata  per   setaccio ,  la    stessa 


(1)  Fervea  allora  in  Parigi  la  queslione  se  il  ferro,  come  del  sangiie,  co- 
si di  tutii  i  corpi  nalurali  detti  misti  sia,  giusta  il  vocabolo  delle  scuole ,  un 
edotto ,  ovvero  un  prodollo  del  fuoco,  e  degli  allri  arlificii  adoperali  per  ri- 
cavarlo;  qnestione ,  che  a' tempi  nosiri  niuno  alcerlo  si  torrebbe  di  risuscita- 
re.  Anche  il  Menghini  per  lanto  ne  fccc  argomenio  di  sue  osservazioni ,  per 
le  quali  conchiuse ,  il  ferro  che  si  eslrae  dal  sangue  nou  essere  un  prodollo 
del  fuoco ,  siccome  di  quello  ricavato  da'  vegetabili  soslenea  il  Geoffroy ,  ma 
una  materia  specifica  propria  del  sangue  slesso,  pensamento  tenuto  anche  dal 
Lemery ,  avvegnacche  il  Menghini  eonceda ,  la  maggiore ,  o  minor  azione  del 
fuoco  valere  a  renderlo  piil ,  o  men  presto,  piu  o  men  facilmente  manifesto, 
ma  non  mai  a  prodnrlo ,  o  generarlo ,  e  lanto  egli  alTermava  convinio  dalle 
esperienze  proprie,  e  indipendentemcnte  da  tutte  le  ragioni ,  che  dopo  lui  han- 
no  condotio  i  chiniici,  i  fisici ,  ed  i  naturalisti  a  collocario  fra' corpi  serapli- 
ci :  argomento  col  medesirao  successo  Irattalo  eziandio  dal  Galeazzi  siccome 
al  trove  fn  per  me  scrilto. 

(2)  V.  Op.  cil.  T.  2.  P.   3.  p.   476. 


462  MicHELE  Medici 

• 

limatiira  lungamente  porfirizzata ,  questa  incorporata  col 
luosto ,  e  merce  del  fuoco  ridotta  alia  densita  del  male , 
preparazione  appellata  da  alcuni  del  noma  di  spuma  di 
ferro ,  il  ferro  di  miniera  polverizzato,  il  croco  di  marte 
aperitivo ,  e  la  tintura  niarziale.  Polli,  cani ,  maiali  ,  uo- 
iniui  furono  i  suhietti  delle  esperienze :  la  durata  della 
somniinistrazione  della  preparazione  marziale  in  tutti  la 
medesima ,  40  giorni ;  varia  la  dose  ,  cui  razionalmente 
proporzionava  alia  varia  grandezza  del  corpo ;  minima  cioe 
ne'  polli ,  men  picciola  ne'  cani ,  maggiore  ne'  maiali ,  e 
quale  era  suggerita  dalla  pratica  medica  rispetto  agli  uo- 
mini  :  analizzava  il  sangue  loro ,  e  innanzi,  e  dopo  1'  espe- 
rienza  onde  fame  riscontro ,  giovandosi  in  tutto  ci6  del- 
r  opera  di  Fabio  Vignaferri ,  d'  Ercole  Lelli,  e  di  Jacopo 
Conti,  uomini  nell'  Anatomia ,  nella  Cliimica  ,  e  nelT  arte 
d'  esperimentare  destri  ,  e  felici.  Delle  quali  esperienze 
tutte ,  numerosissime ,  e  colla  massima  diligenza  eseguite, 
il  generale  risiiltamento  fu,  che  qualunque  delle  sei  teste 
nominate  preparazioni  fosse  posta  alia  prova ,  qualunque 
r  aniniale  cimentato  ,  l'  analisi  cliimica  trov6  sempre  nel 
sangue  dell'  animale  sottoposto  all'  esperienza  quantita 
maggiore  di  ferro  di  quella ,  che  innanzi  contenea ,  mas- 
simaraente  se  all'  animale  aveasi  somministrato  la  limatura 
porfirizzata,  ed  anche  meglio  se  il  ferro  puro  di  miniera. 
Dopo  r  uso  poi  di  tutte  e  sei  le  preparazioni  suddette 
vide  sempre  la  bile  farsi  piu  tenue ,  e  piu  scorrevole;  os- 
ser\'azione,  la  quale,  come  ciascun  vede,  molta  utility 
alia  pratica  medicina  puote  arrecare.  E  tanto  era  bastevo- 
le  a  provare  ,  che  il  ferro  preso  internamente  non  s'  ar- 
resta  nelle  prime  vie  ,  ivi  esercitando  la  sua  medica  virtu, 
ma  che  realmente  viene  assorbito  ,  e  trasportato  nell'  in- 
terne del   corpo. 

E  nondiraeno  il  Menghini  proceder  voile  piu  oltre,  e 
cercare  questo  ferro ,  e  per  cosi  dire ,  sorprenderlo  nel 
suo  viaggio  entro  i  vasi,  che  pongono  comunicazione  fra 
il  tubo  gastro-enterico,  ed  il  sistema  de'  vasi.  Per  la  qual 
cosa  diligentemente  esploro  i  vasi  lattei,  e  venosi  del  me- 
senteric, e  degli    intestini ,   e    vide,  che    nei    cani,  e  nei 


Elocio    del  Menghini  463 

inaiali  i  lattei  faceano  di  se  bellissima  mostra  ,  essendo 
tutti  ripieni  di  candido  umore  ,  che  premuto  alquanto  col- 
r  apice  delle  dita ,  manifestamente  progrediva.  Ma  rispet- 
to  agli  uccelli,  ne'  quali  i  detti  vasi  non  erano  allora  be- 
ne scoperti ,  e  conosciuti ,  scorgere  non  pote  traccia  al- 
cuna  di  chilo,  e  solamente  i  vasi  sanguiferi  apparvero  piu 
pieni,  e  piu  manifesti ,  per  forma  clie  ed  in  lui,  e  ne' suoi 
compagni  nell'  osservazione  comincio  a  svanire  la  speranza 
di  vedere  il  tragitto  del  ferro  dagl'  intestini  al  sangue. 
Speranza  per6  che  poco  appresso  ricomparve,  e  1'  animo 
loro  confort6.  Perciocche  negli  animali,  cui  esibito  aveano 
il  ferro  di  miniera,  e  specialmcnte  in  sei  uccelli,  videro 
quello,  die  in  altri  animali,  e  negli  stessi  uccelli  con 
altre  preparazioni  marziali  alimentati,  aveano  pur  desiato 
di  vedere ,  ma  che  non  aveano  mai  veduto.  Ed  ecco  le 
parole  stesse  del  Menghini.  Erat  enim  in  his  (  uccelli  ) 
nieseraicarum  venarum  reptatus  omnino  notabilis  propter 
fernigineum  colorem ,  quo  earum  surculi  ah  invicem  distin- 
guehantur ,  praesertim  in  eo  loco,  uhi  vasa  haec  a  tuho 
intestinali  ad  mesenterium  distribuuntur.  Materia  quae  di- 
ctum colorem  hisce  vasis  impertiebatur ,  uberior  erat  in  ma- 
joribus  truncis ;  et,  adhibito  turn  a  me,  tum  a  laudatis  supra 
viris  microscopio ,  opportune  a  solertissimo  Lellio  parato ,  con- 
speximus  fermginosam  illam  materiem  pluribus  in  locis  hae- 
rentem ,  et  minutissimis  micantem  atomis  non  secus  ac  eve- 
niat  minerae  ipsi.  E  soggiugne ,  Non  praeteribo  rem ,  quae 
mihi  haud  prorsus  contemnenda  visa  est ,  scilicet  vasa  haec , 
hoc  modo  a  ferrea  substantia  colorata ,  eo  semper  in  loco 
apparuisse ,  in  quo  eadem  oriri  videbantur  ab  iis  intestinis , 
quae  adhuc  contento  intus  chylo  distenta  erant ,  in  iis  ve- 
ro ,  quae  jam  fuerant  eodem  depleta ,  nidlus  erat  hujusmo- 
di  color  in  dicta  confinio ,  utique  vero  paulo  remotius  ab 
ipso ,  idest  versus  mesenterii  centrum ,  ubi  corpuscula  fer- 
ruginea  secundum  vasorum  directionem  disposita  intueba- 
mur  (1). 


(1)  V.  Op.  cii. 


k 


464  MicHELE  Medici 

Ma  per  quanto  piegevoli  fossero  le  fin  qui  discorse  os- 
servazioni  (  e  furono  certamente  pregevolissime ) ,  rimanea- 
no  altre  ricerche  anco  piu  ardue ,  e  difficili ,  al  cospetto 
delle  quali  tanto  e  lungi ,  che  il  Menghini  paventasse , 
che  anzi  animosamente  le  afFionto ,  e  con  si  fermo  pro- 
posito  d'  illustiarle  da  non  potersi  desiar  d'  avantaggio. 
Nel  che  tanto  maggior  commendazione  egli  merita  in  quan- 
to che  ad  ogni  idea,  o  conghiettura  che  nasceagli  in 
mente,  per  quanto  in  se  medesima  ragionevol  fosse,  ed 
al  vero  somigliante,  non  dava  ricetto  se  non  la  sottopo- 
nea  innanzi  al  crogiuolo  dell'  esperienza.  Sopra  di  che 
compose  uno  scritto,  cui  disse  in  quest'  Accademia  li  23 
Novembre  del  1747  inedito,  del  quale  non  farei  le  parti 
di  fedele  storico  se  mi  tacessi.  E'  non  e  dubhio  veruno , 
che  il  corpo  aniinale ,  fintanto  che  la  vita  gli  dura ,  per- 
de  continuo  porzione  della  materia  di  cui  si  compone. 
Onde  adunque  trae  esso  il  ferro,  che  insieme  co' globetti 
del  sangue  va  perdendo?  E  qui  il  Menghini  pone  subito 
innanzi  gli  alimenti ,  i  quali  si  sa  contenere  maggiore ,  o 
minor  copia  di  quel  metallo.  Oltre  pero  questa  fonte  sem- 
brogli ,  altra  averne  aperta  la  natura ,  alia  quale  il  corpo 
animale  lo  attinga ,  e  degnissima  degli  studi  de'  filosofi : 
e  questa  fonte  e  1'  aria,  chaos  di  minime  particelle  pro- 
venienti  dai  vari  corpi  cosi  detti  misti ,  de'  quali  e  cosi 
ricca  natura.  Ma  per  confortare  cotal  suo  pensamento  era- 
gli  uopo  provare  mediante  esperienza  la  presenza  del  fer- 
ro neir  ambiente  universale.  Coininci6  dall'  indagare  se  i 
corpi  da  lungo  tempo  esposti  all'  aria  libera  contengono 
maggior  copia  di  ferro  nelle  loro  esterne  parti ,  che  sono 
ad  iinmediato  contatto  coll'  ambiente,  di  quello  che  nelle 
interne :  ed  i  primi  che  esamin6  furono  gli  alberi ,  vale  a 
dire  1'  esterna  loro  corteccia ,  allignassero  poi  essi  o  ne- 
gli  eccelsi  monti ,  o  nelle  basse ,  ed  umili  pianure.  La 
quercia  ,  1'  olmo ,  il  melo ,  il  pero ,  il  cipresso ,  il  frassi- 
no ,  ed  il  ginepro  furono  i  subietti  delle  sue  indagini , 
per  le  quali  conobbe ,  in  tutti  la  corteccia  somministrare 
il  ferro  in  maggior  quantita  di  quello  che  gli  strati  gia- 
centi    sotto    di    essa.  Senza    che    le  ceneri  della    corteccia 


Elogio   del    Menchini  465 

erano  di  colore  piii  scuro  delle  ricavate  dagli  strati  sotto- 
toposti  ,  siccoine  il  volume  delle  prime  era  minore  di 
quello  delle  seconde,  avvegnacche  entrambe  d'  egual  pe- 
so: differenze  secondarie,  le  quali  pero  recano  conforto 
alia  primaria  dalle  analisi  cliimiche  comparative  dimostra- 
ta ,  siccome  facile  e  persuadersetie  per  poco  che  si  pensi 
al   loro  valore ,   cd  alia  loro  significazione. 

Da'  vegetabili  rivolse  i  suoi  stiidi  a'  minerali.  Mattoni, 
e  tegole ,  tanto  da  poco  tempo  fabbricati ,  e  non  per  an- 
cora  cotti  alia  fornace,  quanto  cotti ,  e  non  per  ancora 
esposti  air  aria,  e  quanto  cotti,  e  da  molto  tempo  all' a- 
zione  dell'  aria  abbandonati.  E  qui  pure ,  siccome  nelle 
piante,  scuopri,  i  mattoni,  e  le  tegole,  cotti  fossero  o  no, 
lasciati  da  lungo  tempo  all'  aria  contenere  piii  lerro  nelle 
loro  parti  snperficiali  di  quello  che  nelle  profonde.  Che 
se  taluno  di  voi  fosse  vago  d'  udire  da  me  a  quali,  e 
quanti  espedienti  pensasse  ,  e  quali,  e  quante  esperienze 
intorno  a  cio  imprendesse  ,  gli  direi ,  come  egli  anzi  trat- 
to  ammonisca  colore,  cui  curiositi  prenda  d'  essere  testi- 
moni  di  questi  eventi ,  di  prevalersi  di  tegole,  o  di  pie- 
tre  di  vetusti  edifici  da  lunga  pezza  alle  vicissitudini  atmo- 
sfericlie  esposti,  e  come  teiitasse  alcune  pietre  delle  co- 
lonne  del  gia  ruinato  palagio  de'  BentivogU  ,  alcune  altre 
della  cima  dell'  altissima  delle  nostre  torri ,  cert'  une  del- 
la  torre  vicina  alia  Cbiesa  appellata  la  Madonna  del  Mon- 
te ,  e  cert'  altre  d'  altri  fabbricati  sorgenti  da'  piu  elevati 
gioghi  degli  Appennini.  Cosi  operando  vedranno  (die' egli), 
che  r  esterna  loro  superlicie  ben  lungi  dall'  avere  un  so- 
lo aspetto ,  si  presenta  dove  per  la  massima  parte  nera , 
dove  come  dipinta  a  diversi  colori ,  e  sparsa  di  bianco, 
di  cilestro,  di  verde ,  di  giallo  coll'  interposizione  d'  al- 
quante  macchie  nere.  Vedranno  questa  materia  cosi  varia- 
mente  dipinta ,  soUevata  alquanto  dal  piano  della  pietra , 
o  della  tegola ,  e  coinposta  d'  innumerevoli  globetti  di 
varia  grandezza ,  e  questi ,  aucbe  per  lieve  fregamento , 
disgregarsi,  e  dalla  superficie,  cui  aderiscono  ,  distaccarsi , 
e  cadere :  materia ,  cui  egli  die'  il  nome  di  ruggine ,  e 
che  altri  una  specie  di  inufFa  reputarono  ,  mentre  poi 
T.   IX.  59 


i6G  MicHELE   Medici 

vedianno  la  materia  uniformeinente  nera ,  comecche  ra- 
scliiata ,  riniaiiersi  fernia  al  suo  posto ,  depressa ,  e  leviga- 
ta.  Or  bene  e  1'  una,  e  I'  altra  di  coteste  materia  sotto- 
pose  ai  cimenti  chimici,  e  dalla  nera  ottenuta  mediante 
raschiamento  colla  selce,  e  con  tal  modo,  e  misura  ope- 
rate ,  che  essa  sola ,  e  non  la  parte  profonda  venisse  in- 
taccata ,  ricavo  uno  sciopolo  di  residue ,  da  cui ,  appros- 
siinatavi  la  calamita,  ottenne  due  graiii  circa  di  ferro  :  e 
disteso  sopra  un  piano  d'  avorio  il  residue  medesime  in- 
nanzi  cimentato  in  massa  colla  calamita ,  vide  copioso  nu- 
mero  d'  altre  splendenti  particelle  niarziali ,  che  attacca- 
ronsi  alia  calamita  alia  foggia  dell'  altre.  Cio  fatto,  sotto- 
pose  ad  aitra  serie  d'  esperimenti  le  parti  variamente  co- 
lorate,  ed  i  risultamenti,  che  n'  ebbe  fureno,  che  da  uno 
screpolo  del  lore  residue  non  ricavo  che  un  grano  di  ma- 
teria ferruginosa.  E  qui ,  e  Accademici ,  non  posse  a  meno 
di  non  perre  nella  vestra  censiderazione,  che  essendo  sue 
scope  conoscere  se  i  minerali  contengone  piu  ferro  nelle 
lore  esterne  parti ,  evvere  nelle  interne ,  potea  con  un'  a- 
nalisi  sola  cimentare  insiememente  e  le  parti  nere ,  e  le 
vario-pinte  (  perciocche  e  le  une,  e  le  altre  sono  egual- 
mente  esterne),  e  confrontarne  i  risultamenti  con  quelli 
dair  interne  ottenuti.  Ed  egli  ben  sel  dovea  sapere.  Ma 
se  operate  avesse  nell'  era  detta  guisa ,  non  avrebbe  sco- 
peita  la  diversa  proporzione  di  ferro  nelle  une ,  e  nelle 
altre.  Preva  bellissima,  ch'  egli  eperava  anche  eltre  il  bi- 
sogno ,  che  non  era  mai  sazie  di  consultare  la  natura  per 
via  di  esperienze  ,  che  non  paventava  difficelta ,  che  anzi 
le  cercava,  ed  affrentava,  prendendone  argomento  di  stu- 
dio, e  di  diletto,  a  simiglianza,  direbbesi  d'  attento,  ed 
accorto  viaggiatere ,  il  quale ,  avvegnache  incamminandesi 
per  giugnere  alia  designata  meta,  tratto  tratte  per  via 
s'  arresta ,  ed  anco  declina  dal  primo  sentiero  egni  velta, 
che  incontra  eggetti  degni  d'  attenzione,  e  li  contempla , 
e  li  studia ,  e  cosi  procedendo ,  contente ,  e  lieto  arriva 
al  prefisso  luego  ricce  dell'  acquisto  di  nuove  cognizioni. 
Dope  di  che  replico  i  medesimi  tentativi  sopra  le  parri 
interne  delle  tegole ,  nelle  quali  non  rinvenne  che  poche 


Elogio    del  Menghini  467 

particelie  di  ferro,  si  che  parvegli  che  per  1'  universale 
ambiente  sieno  diversi  atomi  ferruginosi ,  cui  esso  con  iti- 
finiti  altri  di  varie  nature  dal  globo  terracqueo  coiitinuo 
riceve.  Le  quali  cose  ferinate,  perche,  soggiugn'  egli,  non 
potremo  ragionevolmente  pensare,  che  il  ferro  delle  pian- 
te  non  sia  ad  esse  comunicato  dall'  esterno  acre,  ed  in 
esse  introdotto  o  per  le  tracliee  rnalpighiane,  o  per  i  po- 
ri  della  corteccia ,  o  delle  foglie  siccome  avvisd  il  sopra- 
lodato  Hales ,  o  per  i  meati  della  terra  insinuantisi  fine 
alle  loro  radici?  Perche  fare  non  potremo  simigliante  pen- 
samento  rispetto  agli  aniniali,  e  stiinare  probabile,  che 
(  oltre  gli  aliinenti  )  mediante  i  polmoni,  il  canale  del- 
r  esofago ,  ed  i  pori  cutanei  entri  nel  corpo  loro  1'  ester- 
no  acre  seco  portante  i  tenuissimi  atotni  di  ferro  dal- 
r  ambiente  universale  raccolti ,  e  sia  anche  questo  un 
ingegno,  che  continuamente  ripari  le  perdite  di  quelle, 
che  nella  parte  globulare  del  sangue  e  riposte?  Ed  impo- 
ne  fine  a  questa  sua  elaboratissima  scrittura  coUe  seguen- 
ti  parole.  Ut  demum  rem  totam  paucis  contraham ,  non 
solum  alimentonim  subsidio  reficitur  ferruni  in  animalibus  , 
sed  alia  suppetit  in  acre  uberrima  scaturigo ,  quae  utilissi- 
mum  hoc,  et  necessarium  metallum  vivcntium  sanguini  op- 
portune in  dies  impertitur. 

Dir6  io  per  questo,  che  la  storia  fisiologica  del  ferro 
del  sangue  sia  appieno,  od  abbastanza  conosciuta?  Senza 
un  menomo  dubbio  il  Menghini  molte,  ed  importantissi- 
me  ricerche  intraprese  intorno  gli  animali,  aventi  aperte 
attenenze  coU'  esterno  ambiente.  Ma  (  lasciati  ora  in  di- 
sparte  gli  alimenti  )  che  dovra  dirsi ,  che  dovri  credersi 
allora  quando  gli  animali  ne'  primordi  della  loro  formazio- 
ne ,  e  della  lor  vita  non  hanno  coll'  esterno  aere  commer- 
cio  ahneno  dimostrato  e  diretto?  Ed  il  ferro  del  sangue 
loro,  il  quale  e  pure  un  umore  di  un  bellissimo  colore 
vermiglio ,  che  al  pari  di  quello  degli  adulti  faria  scorno 
al  cinabro,  proverri  esso  dall'  esterno  siccome  negli  ani- 
mali adulti  ?  E  risguardo  a'  vivipari ,  potra  cio  affermarsi 
del  sangue  del  feto  ,  se  immerso  questi  com'  e  di  conti- 
nuo  in  un  liquido.  e  racchiuso   in   un   sacco  ,  i  suoi  polmoni 


\ 


468  MicHELE  Medici 

non  respirano ,  e  la  cute  sua  non  opera  1'  assorbimento 
dell'  aria ?  Ne  varrebbe  ricorreie  al  saugue  della  madre  , 
dimostrando  le  migliori  osservazioni,  niun  commercio  di 
sangue  lia  inadre ,  e  feto  intercedere,  e  questi  comporsi 
da  se  rnedesiino  il  proprio  sangue.  Ed  ove  pure  s'  osti- 
nasse  taluno  a  credere  a  quel  commercio,  che  direbbe 
poi  del  sangue  degli  animali  ovipari  innanzi  che  sbuccino 
dair  uovo?  E  pur  ceito ,  die  poclie  ore  dopo  la  feconda- 
zione  cominciano  ad  apparire  alcuni  globetti  rossi  aggi- 
rantisi  fra'  solchi  dell'  area  ombellicale  dell'  uovo  del  pul- 
cino  :  quelli  indicio ,  e  seme,  diro  cosi,  del  sangue  future: 
questi  de'  vasi,  che  gli  daranno  ricetto.  E  non  significhe- 
rebbe  gran  fatto  il  pensare ,  che  que'  globetti  rossi  pri- 
mordiali  abbiano  un'  origine  ,  e  formazione  comune  a  quel- 
la  degli  altri  materiali  propri  dell'  uovo.  Perciocche  se 
quella  specie  di  linfa  albuminosa  contenuta  nella  cicatri- 
cola  puo  stimarsi  risultamento  di  specifiche  combinazioni 
chimico-organiche  fra'  principii  elementari,  1' ossigeno  cioe, 
1'  idrogeno,  il  carbonic,  e  l'  azoto,  la  chimica  stessa  ci 
proibirebbe  di  iiudrire  tal  pensamento  circa  il  ferro,  in- 
segnandoci  essa  ,  il  ferro  essere  un  corpo  semplice  in 
quanto  che,  finora  almeno,  non  e  componibile,  ne  scom- 
ponibile.  Ma  ne  dal  Menghini ,  ne  da  altri  pretendiamo 
la  scienza  di  ci6 ,  che  la  natura  tiene  in  se  misteriosamen- 
te  celato ,  e  che  forse  essa  non  e  per  disvelare  a  sguardo 
mortale ,  e  dianio  al  Menghini  le  debite  laudazioni  pel 
inolto  che  intorno  a   questo  subietto  opero. 

Dopo  questo  intraprese  il  Menghini  altro  lavoro  conce- 
pito  esso  pure ,  e  condotto  col  medesimo  spirito  d'  osser- 
vazione  de'  sopradiscorsi ,  conoscere  cioe  i  fenomeni  pro- 
dotti  dalla  canfora  somministrata  a  diversi  animali  in  istato 
sano,  per  venire  poscia  alio  studio  dell'  azione  di  essa 
sopra  il  corpo  umano  gravato  da  infermita ,  argomento  in 
ogni  et^  variamente  agitato  (1).  E  qui  premetto ,  essergli 
anco  in  queste  ricerche  accaduto,  che,  mentre  era    tutto 


(1)  De  camphora.  Op.  cii.   T.  3.  pag.  .312. 


Elocio  del  Menghini  i69 

preparato,  ed  in  oidine  per  dar  di  mano  alle  esperienze 
e ,  quasi  direi ,  avendo  gid  dato  ad  esse  coininciamento , 
un  flitto  accidentalinente  occorsogli  lo  colpi ,  ed  invoglio 
a  t'anie  materia  d'  indagini  di  tiitt'  altra  indole,  t'ermo  per 
altro  in  sua  volonti  di  riedere,  compite  che  fossero,  al 
primo  proposito.  E  gia ,  recatosi  in  villa  [)rovveduto  di 
tutto  1'  occorrente,  era  per  iutrodurre  nella  bocca  d'  un 
aniniale  un  briccioletto  di  canfora,  quando  venutagli  sot- 
t'  occhio  una  cosi  detta  processione  di  formiche,  come 
per  giuoco,  o  curiosita  ,  appresso  quel  pezzettino  di  can- 
tbra  alia  cavernetta,  donde  quelle  I'  una  sopra  1'  altra 
frettolosamente  sbucavano.  Ed  ecco  come  egli  descrive  it 
disordine,  e  lo  scompiglio,  che  subitamente  nacque.  Hu- 
rum  plures ,  quae  e  foramiiiis  crepidine  prope  erant  egret- 
surae ,  repente  retrorsum  conversae  in  suas  iterum  latebnis 
revertebantiir :  aliae  quasi  perterritae  ,  et  fugatae  hac  iliac 
incerto  itinere  aberrare  coeperunt :  quaedam  cum  cibariis 
onitstae  ad  domicilium  accessissent ,  praedain  subito  dese- 
rentes ,  in  diversas  partes  abeuntes,  quo  citius  poterant,  ah 
infenso  oclore  recedehant.  Allontanata  la  canfora ,  la  con- 
fusione  cess6,  e  le  formiche  al  primo  costume,  uei  qua- 
le mostrano  ostinata  perseveranza ,  ritornarono.  Ma  collo- 
cata  la  canfora  nello  stesso  luogo  di  pria,  la  confusione 
si  rinnovello :  del  che  essendo  egli  stato  piu  volte  testi- 
monio ,  caddegli  nel  pensiero ,  potere  la  canfora  giovare  a 
porre  in  fuga ,  ed  anco  ad  uccidere  varie  generazioni  d'  in- 
setti  molesti  all'  uomo,  e  dannevoli  a'  nostri  cam])i.  Le 
vespe,  le  mosche ,  le  pulci,  le  zanzare ,  gli  scorpioni,  i  bru- 
chi  divoratori  delle  rose,  le  cimici,  i  pidocchi,  i  ragni, 
gli  scarabei ,  i  gorgoglioni ,  che  corrodono  il  grano ,  e  le 
fave ,  e  quelle  specie  di  tignuole ,  che  annidansi  ne'  tes- 
suti  di  lana,  e  consumanli,  furono  sottoposti  alia  prova, 
e  tutti ,  od  in  maggiore,  od  in  minore  spazio  di  tempo, 
e  chi  presentando  certi  sintomi,  e  clii  cert'  altri ,  tutti 
esperimentarono  i  micidiali  effetti  della  canfora,  con  que- 
sta  differenza,  che  la  loro  morte  era  piu  sollecita,  o  me- 
no  lenta  nella  state  di  quello  che  in  autuniio,  e  soffian- 
do    venti    australi    anzi    che    boreali :   differenza,    cui    egli 


470  MiCHELE   Medici 

tribuisce  al  calore  dell'  aria,  in  virtu  del  quale  gli  efflu- 
vi  di  quella  sostanza  rendonsi  piu  copiosi ,  ed  operativi , 
del  che  ebbe  conferma  comunicaiido  artifizialmente  calore 
ai  vasi ,  ne' quali  gl' insetti  tenea  custoditi :  eventi,  de' qua- 
li  fu  testinionio  adoperando  la  canfora  in  natura ,  e  che 
aveano  luogo  seniplicemente  per  virtii  delle  particelle ,  od 
atomi  da  quella  resina  naturalmente  esalanti,  ma  che  mol- 
to  piu  solleciti,  e  sicuri  riescivano  esponendo  gl'  insetti 
air  azione  delta  canfora  in  combustione ,  ossia  al  fumo  di 
essa,  inetodo  che  trov6  utilissimo  specialmente  contro  le 
tignuole,  che  fanno  strazio  delle  nostre  vestimenta ,  e  che 
riscosse  poscia  1'  universale  approvazione.  E  molt'  anni  pri- 
ma di  queste  osservazioni  del  Menghini ,  il  dottissimo  no- 
stro  naturalista  Giuseppe  Monti  era  usato  di  preservare 
dagl'  insetti  divoratori  degli  uccelli  nel  museo ,  di  cui  egli 
tenea  la  direzione,  custoditi,  mediante  la  canfora,  aven- 
done  ,  per  cosi  dire ,  indovinata  1'  utilita  dall'  avere  co'  pro- 
pri  occhi  veduto  giugnere  fra  noi  illesi ,  ed  intatti  gli 
animali ,  che  racchiusi  in  cassette  spalmate  alquanto  d'olii 
aromatici  dall'  Olanda  spediva  in  generoso  dono  a  questo 
nostro ,  o  a  meglio  dire ,  a  questo  suo  Instituto  il  non 
mai  abbastanza  lodato,  e  ringraziato  Luigi  Ferdinando 
Marsili. 

Dopo  cio  s'  accinse  al  premeditate  lavoro ,  il  quale , 
siccome  per  me  e  detto,  consistea  dappria  alio  scuoprire 
i  fenomeni,  che  manifestansi  negli  animali  sani  trattati 
coUa  canfora.  Cimento  fra'  volatili  i  passei'i ,  i  colombi ,  le 
coturnici ,  i  gallinacci ,  i  polli,  e  le  galline :  de'  terrestri 
i  cani,  i  gatti  ^  le  pecore ;  e  degli  acquatici  principalmen- 
te  le  rane.  Abuserei  della  pazienza  vostra,  o  Accademici , 
se  a  narrare  imprendessi  le  singole  prove  da  lui  tentate. 
Per  la  qual  cosa  tocchero  solamente  d'  alcune  generali 
avvertenze ,   cui   egli   nel   praticarle  si  attenne. 

Somministro  la  canfora  ad  animali  ora  digiuni ,  ora  aventi 
ancora  nello  stomaco  il  cibo ;  quando  in  polvere ,  e  quan- 
do  in  piccoli  frammenti ,  e  sempre  in  dose  diversa  a  se- 
conda  della  diversa  eta ,  mole ,  e  complessione  del  corpo. 
Somministrata  la  canfora ,  niegava  agli  animali  ogni  specie 


Elogio  del  Menghini  471 

di  cibo,  e  di  bevanda  per  noii  introduire  ne'  loro  stoma- 
ch! argonienti  valevoli  a  ritardarne  ,  od  alleviarne  commi- 
que  gli  eff'etti.  Notava  lo  spazio  di  tempo,  clie  correa 
dacclie ,  somministrata  la  canfora,  comiiiciavano  a  mani- 
festarsi  i  suoi  efFetti,  onde  conoscere  a  (juali  animali  piu 
presto,  a  quali  piu  tardi  imocea.  Ne  omise  d'  osservare 
il  nuniero,  la  serie  ,  e  la  forza  de'  sintomi,  clie  appariva- 
no.  E  finalmente  notomizz6  i  corpi  d'  alcuni  di  essi  o  vi- 
vi ,  o  morti  fbssero ,  e  ne  ricerc6  le  sopravvenute  altera- 
zioni.  Del  rimanente  i  sintomi  non  erano  sempre  i  mede- 
simi:  in  alcuni  blandissimo  sopore ,  in  altri  sonno  prolon- 
do,  in  cert'  uni  furore,  in  cert'  altri  ebbrezza,  ad  alcuni 
moveasi  il  vomito,  o  le  alvine  deiezioni  ,  od  un  profluvio 
d'  orine ,  ad  altri  ii  singulto ,  e  1'  ansieta  de'  precordi , 
ed  altri  presi  da  forte  distendimento  di  nervi ,  e  da  epi- 
lessia  li  vedea  morire,  osservando  ad  un  tempo,  che  dal- 
la  varia  qualita  di  questi  sintomi  predir  poteasi  quale  sa- 
rebbe  stato  1'  esito  dell'  esperienza.  Conciossiache  gli  ani- 
mali presi  da  sopore ,  o  da  ebbrezza  piu  presto  si  riave- 
vano,  e  ritornavano  alio  stato  primiero  di  quelli  che  pa- 
tito  aveano  furore,  o  sonno  profondo.  E  similmente  il  vo- 
mito, e  le  deiezioni  alvine,  od  il  profluvio  d'  orine  erano 
indizio  di  quasi  certa  guarigione ,  od  almeno  non  davan 
timore  dovessero  presto  morire,  dovecche  1'  epilessia  era 
segnale  di  certa ,  e  vicina  morte.  E  risguardo  alle  sezioni 
anatomiche  cosi  degli  animali  vivi  come  de'  morti ,  rin- 
venne  copioso  muco ,  se  eran  volatili ,  nel  gozzo ,  e  se 
quadrupedi  nello  stomaco ;  e  tanto  1'  un  viscere  che  1'  al- 
tro  infiammati.  Singolarita  degna  d'  attenzione  gli  parve, 
che  il  cibo  somministrato  il  giorno  innanzi  a  quello  del- 
r  esibizione  della  canfora  serbassesi  quasi  intatto,  ed  inal- 
terato ,  qnantunque  la  vita  dell'  animale  avesse  per  piii 
giorni  durato ,  cosa  specialmente  veduta  in  una  gallina , 
la  quale ,  avvegnache  per  dieci  giorni  continui  tenuta  di- 
giuna ,  nulladimeno  ogni  giorno  gli  escrementi  deponea. 
I  quali  animali  poi  se  erano  stati  oppressi  per  lungo  tem- 
po da  profondo  sonno,  o  straziati  da  nervosi  distendimen- 
ti    di    membra,  presentavano  le    meningi,  i    maggiori    vasi 


I 


^72  MiCHELE   Medici 

piecordiali ,  i  polmoni  ,  e  gl'  intestini  offesi  da  infiamnia- 
zione :  e  se  pailiamo  degl' intestini  tenui,  erano  essi  in- 
gombrati  di  copiosa  bile  :  ne  eguale  fu  trovata  in  tutti  la 
condizione  del  sangue :  in  alcuni  della  densita  del  mele , 
in  alti'i  tenue,   ed  appena  rappigliato. 

Dopo  tutto  questo  il  Menghini ,  narrate  alquante  espe- 
rienze  dirette  a  conoscere  la  diversa  quantity  di  canfora 
richiesta  a  recare  agli  aniinali  la  morte ,  chiude  il  suo  la- 
voro  con  alcune  considerazioni  risguardanti  le  applicazioni, 
che  dalle  cose  da  lui  osservate  si  ponno  fare  alia  medici- 
na  pratica.  Non  gia  che  egli  ignorasse  il  dettato  d'  Ippo- 
crate ,  non  dovere  i  medici  fidarsi ,  e  tradurre ,  per  cosi 
dire ,  all'  uinana  specie  cio  che  si  vede  accadere  ne'  bru- 
ti.  Ma  la  ragione  suggerivagli ,  che ,  se  il  clinico  non  dee 
rimanersi  contento  agli  efFetti,  che  di  rado,  come  acci- 
dentalmente,  si  manit'estano ,  posta  pero  attenzione  a  quel- 
li ,  che  spesso ,  e  regolarmente  fanno  mostra  di  se ,  puo 
da  questi  ragionevolmente  presupporre  in  qual  modo  so- 
glia  natura  rispondere  alle  domaiide ,  che  le  vengono  fat- 
te  :  esperienze  ,  e  considerazioni  ,  che  oltre  pronietter 
vantaggi  alle  mediclie  discipline,  hanno  il  pregio  della 
novita. 

Ed  utili,  e  quasi  come  nuove  furono  altre  sue  osserva- 
zioni  intorno  il  cremore  di  tartaro ,  o  tartrato  acidolo  di 
potassa.  Era  questo  rimedio  usato  a'  tempi  del  Menghini , 
ed  anco  pria  di  lui  siccome  leniente,  e  diuretico.  Ma  ra- 
re erano  le  osservazioni  comprovanti,  valere  quel  sale  a 
guarire  le  idropi,  e  specialmente  le  asciti.  Solamente  il 
dottissimo  Ghcrli  medico  de'  Duchi  di  Guastalla  (per  quan- 
to  afFerma  il  Menghini)  nana  il  iatto  singolare  d'  un  idro- 
pico  sanato  da  lui  mediante  mezz'  oncia  di  cremore  di 
tartaro  quotidiaiianiente  e  per  piii ,  e  piii  giorni  sommini- 
strata.  Per  la  qual  cosa  animato  per  l'  una  parte  il  Men- 
ghini dal  buon  successo  dal  Gherli  ottenuto  ,  e  sinceratosi 
per  r  altra  del  poco,  o  niun  vantaggio  avuto  dal  metodo 
comunemente  adoperato,  fece  parecchie  osservazioni  intor- 
no le  asciti,  massiniamente  prescrivendo  agl'infermi  per  lo 
pill    mezz'  oncia    del    piu    volte    nominato  sale  ogni  di ,  e 


I 


t 


Elogio  del  Menghini  473 

tal  tiata  anco  sei  drainrae ,  e  perfino  un'  oncia ,  e  cio  per 
20  giorni,  ed  anco  per  30:  e  dopo  iion  lungo  tempo 
apertosi  piu  o  men  largamente  il  ventre  dianzi  stretto .  o 
chiuso,  ed  agevolatosi  lo  scolo  delle  orine  talvolta  stra- 
bocchevole  ,  e  per  1'  addietro  sempre  scarsissimo ,  vide 
gl'  infermi  ricupcrare  la  perduta  sanita.  Che  se  talvolta 
r  ascite  o  per  essere  di  sovercliio  inveterata,  o  per  esse- 
re  dipendente  da  vizii  degli  organi  interni,  o  per  essere 
accompagnata  da  altre  gravi  inferinita  non  puo  esser  tolta 
dal  creinore  di  tartaro  nel  suddetto  modo  adoperato.  e 
questo  un  guaio,  di  cui  possiamo  muover  laniento  anche 
rispetto  all'  oppio,  alia  peruviana  corteccia,  al  mercurio, 
al  ferro,  i  quali  tuttoccho  riinedi  eroici  hanno  limitata 
virtii ,  ne  valgono  sempre  a  tener  ferma  la  nostra  fragile 
vita  contro  gli  assalti  de'  inorbi ,  ut  (  lo  diro  con  un  Ales- 
sandro  Knips  Macoppe  )  iriimedicabili  qiiandoque  morbo 
frangatur  nostra  honiinumque  svperhia  ,  ut  ejus  (  Dei  )  fre- 
quens  imploremus  auxilium  ,  ut  detur  flagelUs ,  fatalique 
termino  locus  (1). 

Le  quali  osservazioni  del  Menghini  circa  le  asciti  videro 
la  publica  luce  negli  anticlii  Commentari  della  nostra  Ac- 
cademia  dell'  Istituto  (2).  Ma  altre  ne  fece  intorno  le 
idropisie  del  torace,  inedite,  e  che  paionmi  di  grave  im- 
portanza,  nel  1759  comunicate  a  quest'  Accademia  dal 
Dott.  Antinori ,  in  quanto  alia  1.*  parte  li  22  Marzo,  e 
rispetto  alia  2."  li  5  Aprile,  perciocche  il  Menghini  era, 
purtroppo !  mancato  a'  vivi  nel  Gennaio  dell'  anno  me- 
desimo. 

Parla  anzi  tratto  delle  cause  dell'  idrotorace,  e  poscia 
della  curazione.  Le  cause  sono  di  due  generi ,  ciascuno 
de'  quali  piii  specie  coniprendc.  Ahbraccia  il  primo  le 
idropisie  del  torace  derivanti  da  vizii  instrumentali  de'  pre- 
cordi ;  il  secondo  quelle  ,  la  cui  cagione  e  riposta  ne'  pol- 


(1)  V.   II  primo  de'  siioi  Aforismi  lUedico-politici. 

(2)  Experimenlum    de    largo  ,  el  diulunw    cremoris    (arlari  usti  ad  hydro- 
phim  mmmopere  ulili  etc.  Vedi  T.   IV.   p.  260.  e  seg. 

T.     IX.  GO 


•i74  MicHELE  Medici 

moni ,  ovvero  in  parti  solide,  o  fluide  non  immediatamen- 
te  col  cijore  comunicanti.  I  vizii  poi  de'  precordi  spettano 
o  al  genere  arterioso  (  genus  arteiiosum  ) ,  o  al  genere  ve- 
noso  (genus  venosum  ) ,  o  all'  uno,  od  all'  altro  insieme- 
mente ,  nel  che  abbraccia  le  dottrine  gia  dettate  dal  suo 
illustre  collega  Albertini ,  e  le  viene  ancor  confermando ; 
sopra  le  quali,  avendone  io  parlato  altrove,  io  non  ritor- 
no.  Aggiugne  per  altro  il  Menghini  alcune  osservazioni 
anatoniico-patologiche  e  proprie,  ed  altrui,  le  quali  recar 
ponno  in  tanta  oscnriti  alcun  lume  a'  chimici  3  e  cioe , 
che  a'  vizii  precordiali  del  genere  arterioso  non  suole  per 
se ,  e  priniamente  acconipagnarsi  1'  idrotorace ,  siccome  a 
quelli  del  genere  venoso ,  e  del  misto.  Parla  da  ultimo 
deir  idrotorace  provegnente  da  offese  de'  polmoni ,  o  d'  al- 
tre  parti  solide ,  o  fluide  non  immediatamente  comunican- 
ti col  cuore ,  e  massime  dell'  infiltrameiito  sieroso  de'  pol- 
moni ,  dair  Albertini  chiamato  edema  pulmonare ,  cui  egli 
il  3'Ieng/iini  giudica  guaribile  nierce  dell'  uso  abbastanza 
protratto  del  cremore  di  tartaro :  guarigione ,  cui  egli  re- 
puta  ottener  non  si  possa,  almeno  stabile,  e  radicale , 
ne  con  questo ,  ne  con  altri  rimedi  trattandosi  d'  idroto- 
race cagionato  da  vizii  instrumentali  qualunque  sia  il  ge- 
nere ,   cui  appartengono. 

Vorrei  pure  finirla.  Ma  per  quanto  conosca  d'  avervi 
recato  noia  ,  e  fastidio ,  troppo  mi  dorrebbe  di  bruttarmi 
della  turpe  maccliia  di  storico  infedele  ponendo  in  non 
cale  alcuni  altri  lavori  del  Menghini. 

Curava  egli  un  infermo  di  gonorrea  da  dolori  nefritici 
accompagnata ,  il  quale  a  grave  stento  deponea  orina  san- 
guigna.  E  per  quanto  fosse  ragionevole  il  credere ,  che 
fra  poco  sarebbesi  veduto  quell'  umore  ingombrato  da 
renella ,  o  da  calcoli ,  pure  fecero  invece  comparsa  copio- 
se  vescichette ,  rotonde ,  inolli ,  le  quali ,  introdottavi  me- 
diante  sottilissimo  tubetto  1'  aria ,  inturgidivano ,  bianchic- 
cie ,  voluminose  alcune  come  un  cece ,  altre  come  un  fa- 
giuolo :  contenenti  certune  un  umore  gelatinoso ,  una  Un- 
fa gelatinosa  cert'  altre,  ed  altre  mostranti  la  loro  super- 
ficie    d'  alcuni    punti    rossi    cosparsa.   A    togliere    il    quale 


Elogio  del  Menghini  475 

malore  prescrisse  il  Menghiui  la  trementina,  siccome  quel 
riinedio,  che  in  molte  malattie  degli  organi  retiali  veniva 
commendato ;  e  1'  esperienza  ne  conferm6  1'  efficacia.  Per- 
ciocche  non  si  tosto  ebbe  1'  infermo  usato  quella  moile 
resina  che  le  vescichette  scomparvero,  le  quali  poi ,  so- 
speso  il  medicamento,  ricomparvero,  in  tre  delle  qiiali 
un  calcolo  capiva.  Ritorno  egli  alia  trementina ,  e  di 
nuovo  le  vescichette  spariiono :  e  di  nuovo  tralasciata ,  di 
nuovo  le  vescichette  coinparvero.  Per  la  quale  diligente, 
ed  accurata  osservazione  clinica  chi  puo  essere  quel  me- 
dico, che  cuiar  dovendo  cotale  infermita  alia  trementina 
fiduciosamente  non  ricoira ?  Osservazione ,  che  apri  1'  adi- 
to  ad  una  questione  anatomica,  deducendone  alcuni ,  la 
struttura  degli  organi  renali  essere  vescicolare.  Al  che  pe- 
ro  r  ingegno  del  3Ienghini  non  assenti ,  conoscendo  ben 
egli  ,  poter  formarsi  nelle  vie  orinarie  que'  corpicciuoli 
per  virtu  di  cause  preternaturali  ,  non  essendo  percio  ve- 
scicolare la  fabbrica  naturale  di  quegli  organi :  sensatissi- 
mo  pensamento  ampiamente  confermato  dall'  illustre  me- 
dico suo  concittadino ,  e  contemporaneo  P.  P.  MoUnelU , 
il  quale ,  come  fu  testimonio  d'  altri  fatti  consimili ,  cosi 
vide  eguali  vescichette  formarsi  in  un  tumore  nato  nel- 
r  interna  parte  del  poUice  d'  una  mano,  ed  in  altro  in 
un  braccio :  argomento  assai  evidente ,  potere  quelle  ve- 
scichette avere  loro  origine  in  molte ,  e  diverse  parti  del 
corpo ,  ed  interne,  ed  esterne,  e  forse  in  tutte,  e  gene- 
rare  tumori  anche  negli  organi  renali ,  senza  che  abbiasi 
in  cio  prova  della  loro  vescicolare  struttura,  siccome  fa- 
vellando  della  vita,  e  degli  scritti  di  lui  fu  per  me  detto  (1). 
Due  dissertazioni  lesse  a  quest'  Accademia  De  aquarum 
vi  in  calculis  dissolvendis ,  ridondanti  d'  esperimenti,  nelle 
quali  ad  imitazione  di  quanto  operato  aveano  colic  loro 
acque  il  Lobb  ,  V  Hartley ,  V  Hales,  il  Littre ,  lo  Stechlin  , 
ed  altri   in  Inghilterra,  in  Francia,  e  nell' Elvezia ,  cimento 


(1)   De  vesciculis  quibusdam  cum  urina  emissis  elc.  V.   De    Bon.  Scienl.   el 
Art.  Instil,  atque  Acad.  Comment,  elc.  T.  2.   P.   1.  p.    142. 


.i76  MiCHELE   Medici 

calculi  oriiiarii  iiinani  tenendoli  infusi  in  varie  acque  sem- 
plici  nostrane,  tossero  di  pioggia,  o  di  pozzo ,  distillate, 
o  no ,  e  vide ,  che  nella  virtu  d'  intaccarli ,  ed  in  alcuna 
parte  scioglierli ,  la  nieritevole  di  preferenza  fu  quella , 
cui  erasi  aggiiinto  il  tartaro  solubile,  ossia  tartrate  neiitro 
di  potassa :  manierc  d'  industrie ,  oltre  le  quali  gli  angu- 
sti  limiti,  entro  cui  era  a  que'  tempi  ristretta  la  chimi- 
ca,   non   pcrmetteano  si  procedesse   (1). 

Figuravano  allora  nella  materia  medica  certe  acque  , 
nelle  quali  erano  stati  immersi ,  o  macerati ,  o  distillati , 
od  estinti  metalli  incandescent! ,  come  sarebbono  1'  acqua 
niercuriale ,  l'  antimoniale ,  quella  de'  fabbri  ferrai ,  cre- 
dendosi,  che  per  tali  operazioni  acquistassero  porzioni  o 
di  mercurio ,  o  d'  antimonio ,  o  di  ferro ,  che  le  rendes- 
sero  medicamentose.  Ed  avendogli  i  suoi  cimenti  dimo- 
strato,  non  contenerne  di  sorte  alcuna,  conchiude  coUe 
seguenti  misurate ,  ma  abbastanza  significanti  parole.  In- 
terea  si  ex  me  petatur  niim  velim  rnemoratas  aquas  vetu- 
state  commendatas  ex  officinis  nostris  excludi  tamquam  rem 
plane  iniitilem ,  periculosam  hanc  petitionem  etsi  declinare 
me  opportunissime  facit  natura  eorum  salium ,  et  conditio , 
qui  ex  iisdem  aquis  eliciuntur ,  adhuc  clarius  detegenda 
(  quod  sane  efficiam  )  ,  ei  tamen  fecisse  me  satis  putabo  , 
si  longe  a  veritate  eos  aberrare  innuero ,  qui  certis  aegri- 
tudinibus  succurrere  per  recensitas  aquas  contendunt  ob  sen- 
sibiles  ,  manifestas  ,  integras  mineraliuin  particulas ,  quas  eis 
adjunctas  putant  (2).  E  se  non  contengono  particelle  di 
que'  minerali,  qual'  altra  cosa  potra  loro  conciliare  medi- 
cinale  virtu?  E  non  e  egli  il  medesimo  che  proclamarne 
1'  inutilita?  Dalle  quali  dottrine  del  Menghini  io  credo 
volontieri  cominciassero  i  clinici  a  discostarsi  da  una  pra- 
tica  empirica ,  e  cieca ,  la  quale  poi  per  virtii  de'  progres- 
si  ognor  crescenti  della  scienza  medicinale  e  per  grande 
Ventura  ita  in  obblio. 


(1)  V.  Op.  cil.  T.  V.  P.  I.  p.   261   e  seg. 

(2)  V.  Op.   ci(.  T.   II.  P.  II.  p.   123. 


Elogio    del  Menghini  ill 

Ed  in  estremo  luogo  ripete  gli  esperimenti  delV  yivi>ksbeo, 
che  pretese  diinostiaie  i  gravi  danni  recati  alia  vita  degli 
animali  dagli  effluvi  de'  inetalli  infuocati  merce  de'  carbo- 
ni  accesi.  Ma  ne  egli,  ne  il  Galeazzi ,  ne  il  Bonzi ,  ne 
T."  Laghi ,  ne  il  Garatoni  (  compagni  di  lui  nelle  espe- 
lienze  )  videro  sopravvenire  agli  animali  alcun  grave  dan- 
no,  e  solameiite  in  alcuni  casi  lievi,  e  passaggeri  sconcer- 
ti.  Ben  confermarono  gli  efFetti  niicidiali  degli  aliti  de'  car- 
boni  ardenti.  Sopra  di  che  cercarono  eziandio  se  tutti 
fossero  egualmente  nocivi.  In  un  minuto  di  tempo  mori 
un  uccelletto  racchiuso  in  un  recipiente  di  vetio  ripieno 
d'  effluvi  di  caibone  di  quercia,  e  circa  lo  stesso  spazio 
di  tempo  per  quelli  di  olmo ,  in  30  minuti  secondi  per 
quelli  di  salice,  in  34  per  quelli  di  pioppo,  in  26  per 
quelli  di  vite,  in  due  minuti  piimi  per  quelli  di  sostanze 
fossili :  mirabile  poi  videro  la  prontezza,  con  che  le  esa- 
lazioni  delle  ossa  in  calcinazione  spengono  la  vita.  Ed  a 
norma  del  loro  operato  esaminarono  le  alterazioni  recate 
agli  organi  interni  degli  animali,  e  le  sezioni  de'  loro  ca- 
daveri  manifestarono  nulla  esservi  d'  inusitato,  e  di  strano 
nella  tessitura,  nella  mole,  e  nel  colorito  del  cuore,  e 
de'  precordi ,  ma  rossore ,  turgenza ,  e  sangue  arrestato 
ne' vasi  delle  meningi,  del  cervello ,  e  del  cervelletto. 
Onde  che  ricavarono,  non  essere  meraviglia,  se  assiden- 
doci  noi  per  certo  tempo  in  molta  vicinanza  al  fuoco ,  sia- 
mo  presi  da  sonnolenza,  da  lentezza  al  moto,  da  gravez- 
za  di  capo,  e  da  altrettali  turbamenti  della  sanita.  Nel 
corso  delle  quali  esperienze  poi  avvenne  ad  essi  un  certo 
fatto  meritevole  di  speciale  considerazione. 

Estratto  un  uccelletto,  die  parea  spento ,  dal  recipien- 
te, in  cui  era  racchiuso,  cadde  esso  a  caso  in  un  vaso  pieno 
d'  acqua  fredda,  ed  in  un  istante  si  riebbe,  e  fecesi  agi- 
le, alacre,  e  robusto,  siccome  era  prima  dell'  esperimen- 
to,  e  potrebbe  quasi  dirsi  anco  di  piu.  Novita ,  die  li 
sorprese ,  ed  invoglio  a  ripetere  la  prova ,  ottenendone 
sempre  i  niedesimi  risultamenti ,  per  forma  che  proposern 
come  utile  argomento  curativo,  specialmente  usato  per 
tempo ,  r  impiego  dell'  acqua  fredda  in  chi  per  disavventura 


-178  MiCHELE   Medici 

si    trovi    neir  ora    dette    circostanze ,  od    in    altre  ad  esse 
consimili. 

Questi  furono,  o  Accademici ,  i  lavori  dell'  instancabile 
yincenzo  Menghini ,  per  tacere,  oh'  egli  prese  eziandio 
diletto  delle  uinane  lettere,  e  converse  colle  caste  Muse, 
del  die  die'  saggio  in  una  applauditissima  elegia  latina, 
cui  compose  quando  Opizio  Maria  Guidotti  per  la  sesta 
volta  assumea  il  Gonfalone  della  Giustizia,  suprerna  digni- 
ta  del  nostro  rcgginiento  civile,  e  languida  mostra ,  e  re- 
ininiscenza  o  piuttosto  larva  dell'  antica  podesta  della  te- 
muta  Repubblica  bolognese.  Ed  oh!  perche  non  ebbe  egli 
pill  Uinga  vita  a  profitto  della  scienza  medicinale,  ad  uti- 
litu  dcgl'  infernii,  ed  a  maggior  lustre,  e  splendore  di 
quest'  Accademia ,  e  di  quest'  Universita  !  Perciocche  mor- 
te  improvvisaniente  ce  lo  rapi  nella  fresca  eta  d'  anni  54 
li  27  Gennaio  del  1759.  Ma  umiliamo  il  capo  a'  decreti 
della  Provvidenza  divina.  E  se  io  nel  tessere  oggi  comun- 
que  la  storia  degli  studi ,  e  delle  opere  di  tanto  uomo 
sonomi  alquanto  dilungato  sopra  certi  particolari ,  che  ad 
alcuni  potrebbono  per  avventura  sembrare  superflui,  io 
r  ho  fatto  avvedutamente,  ed  alio  scopo  di  chiarir  me- 
glio,  che  se  giova  sempre  dedicarsi  alle  osservazioni ,  ed 
alio  studio  del  fatti ,  tutto  suo  fu  il  merito  di  sapere  con 
nuovi ,  ingegnosi ,  e  variati  modi  interrogar  la  natura  con 
replicate ,  e  sto  per  dire ,  innumerevoli  esperienze ,  e  for- 
zarla  a  rispondere ,  e  a  disvelargli  i  suoi  segreti ,  a  diflPe- 
renza  di  tant'  altri,  che  delle  prime  apparenze  si  appa- 
gano ;  scopo  che  non  avrei  forse  conseguito ,  o  consegui- 
to  avrei  con  minore  persuasione  di  chi  mi  ha  ascoltato  , 
se  qualificato  1'  avessi  genericamente  abile,  e  dotto  espe- 
rimentatore  ,  nella  stessa  guisa  che  rendesi  piti  palese 
1'  eccellenza  d'  un  capitano  narrando  partitamente  come 
seppe  provvedere  alia  sicurezza  delle  vettovaglie  ,  anti- 
vedere  i  disegni  del  nemico  ,  conoscere  1'  opportunity 
de'  luoghi ,  imitare  all'  uopo  la  prudenza  di  Fabio ,  ed 
air  uopo  la  celerita  di  Marcello ,  scudo  I'  uno,  spada 
1'  altro  di  Roma ,  e  manifestando  1'  altre  virtu  ,  per  le 
quali    ottiensi  ,    e     conquistasi    la   vittoria,    di    quello    che 


Elogio   del    Menghini 


479 


nomandolo  semplicemente  vincitore  di  battaglie.  Concios- 
siache  o  cimentisi  la  natura,  o  affrontisi  I'inimico,  per 
quanto  s.a  sempre  bella,  e  piacevol  cosa  il  v.ncere ,  nul- 
Jadimeno  quella  vittoria  e  piu  laudabile,  e  de^na  d'  im- 
mortal, onori  ia  quale  e  tutta  propria  dell'  ingegno,  e 
della  costanza  del  vincitore,  ne  puo  arrogarsene  il  vanto 
a  pur  troppo  frequente  dominatrice  degli  avvenimenti 
umani,  come  chiamo   Tullio  la  Fortuna. 


RISLLTAMENTl 

OTTE^ITI  COL  METODO  DELLV  COUPIIESSIO^K 

NELLA  CURA  DI  ALGUNI 

ANEUWSMI  ESTERNI 

DEL 

PROF.  CAY.  FRANCESCO  RlZZOLl 

(LetU  nclla  Sessionc  del  18  Novcmbrc  1858.)  , 


X^iiantuncjue  il  inetodo  di  compressione  per  la  cura 
degli  estcriii  aiieurismi,  che  pei  piinii  adottarouo  un  Geii- 
ga,  ed  un  Guattani,  e  die  fu  per  questo  italiano  deno- 
niinato,  avesse  dovuto  pei  suoi  felici  success!  indurre  i 
nostri  moderni  Chirurghi  a  non  trascurare  di  esperimen- 
tarlo ,  malauguratamente  cssi  non  ne  approfittaiono,  e  non 
valsero  a  peisuadcrli  in  di  lui  favore  gli  stndi  flitti  e  le 
osseivazioni  di  un  Flajani,  di  un  Palletta,  di  un  Monteg- 
gia ,  di  uno  Scarpa,  di  vui  Sisco ,  di  un  Vacca ,  di  un 
Tennanini ,  di  un  Cumano,  di  un  Siguoroni,  di  un  Bia- 
gini,   e  di  alcuni  altri. 

Parendo  per  altro  a  me,  che  i  principali  inotivi  pei 
fjuali  la  compressione  veniva  rigettata  piii  clie  al  metodo 
compressivo  riferire  si  dovessero  alle  non  molto  opportu- 
ne maniere  con  cui  gcneralmente  la  compressione  stessa 
veniva  eseguita  ,  mi  occupai  per  questo  alquanto  della  me- 
desima,  coll' intcndimento  di  rispanniare  cosi,  in  non  poclii 

T.     IX.  61 


482  Francesco   Rizzoli 

casi  almeno,   le  assai   teniibili   successioni,   che   cl'  altronde 
col   inetodo  dclla  legatiira   poiiiio   iucontrarsi. 

I  risultati  pertanto  da  mc  otteiiuti,  oggi  che  molto  si 
scrive  in  favore  del  inctodo  di  coinpressione,  e  debito 
mio  di  comiinicarvi ,  onde  si  sappia  che  anclie  ,  quaiido  i 
Chirurglii  d'  Irlanda  sorgevano  onde  togliere  questo  me- 
todo  dall'  ohblio,  non  inancavasi  gii  in  Italia  di  espeii- 
mentarlo,  con  qnelle  varieta  che  le  circostanze  diverse  ri- 
chiedere  poteano,  e  che  crano  acconcie  a  procacciaie  all' in- 
dicate nietodo  quel  molto  valore ,  di  cui  e  a  ragione  hen 
nieritevole. 

II  prinio  caso  d'  aneurisaia  estcrno  da  me  cuiato  col 
metodo  della  compressione,  sebbene  per  se  stesso  fosse  di 
poca  entita,  lo  fu  per  altro  di  inolta  grande,  avuto  riguar- 
do  air  individuo  chiarissinio ,  in   cui    1'  aneurisma  formossi. 

Pochi  mesi  prima  dilTatti,  che  T  Illnstre  Prof.  Baroni 
partisSe  definitivamente  per  Roma ,  il  che  ebhe  luogo  sul 
Hnire  dell'  anno  1835,  chiamatovi  dal  Pontefice  Grego- 
rio  XVI ,  disgraziatamente  cadde  egli ,  ed  nrto  contro  terra 
coUa  tenipia  sinistra,  riportandone  forte  contusione,  che 
fu  susseguita  iinmediatamente  da  notevole  spandimento  di 
sangue  in  quella  regione.  II  Baroni  nel  momento  non  si 
occupo  di  fare  suUa  ofTesa  localita  diligenti  esami,  e  si 
limito  soltanto  ad  applicarvi  alcune  pezzoline  imbevute 
nell'  acqua  fredda ,  niista  ad  aceto.  Ma  scorse  alcune  gior- 
nate  la  tnniidezza  alia  tempia  non  diminuendo,  ed  al- 
quanto  molestandolo,  debitamente  colic  dita  la  tasteggio ,  e 
sentilla  pulsantc.  Tcinendo  egli  allora  che  nell'  atto  della  ca- 
duta  1'  arteria  temporale  superhciale  sinistra  fosse  rimasta 
rotta,  e  potesse  in  seguito  di  cio  essere  minacciata  la  forma- 
ne  di  un'  aneurisma  traumatico  di  essa  arteria ,  non  manco 
di  fare  quegli  ulterior!  esami  che  il  suo  molto  sapere  po- 
tevagli  suggerire,  coi  quali  confermo  pienamente  il  suo 
sospetto. 

Fidando  il  Baroni  molto  nelle  applicazioni  topiche  astrin- 
genti,  per  parecchi  giorni  varie  ne  esperimcnto,  ma  nul- 
r  altro  egli  ottenne,  se  non  che  1'  assorbiinento  di  por- 
zione    del    sangue    sparso ,    il    che  favori    la    formaziono  di 


Sulla  cuua  i>'  alcuni  Aneukismi  esterni  483 

lui  aneurisiiia  circoscritlo  ilel  voliiiiio  <li  una  noccinola.  Del 
quale  aneurisma  voleudo  ilBaroni  liberarsi  con  sollecitudine, 
era  pronto  ad  assojigcttarsi  al  nietodo  aiilico  di  lt'{;atura,  co- 
me quello  cln;  riteneva  nel  easo  suo  il  pin  sicuro,  e  ta- 
le era  la  delerenza  clie  benignaniente  professavaini  ,  da 
eliiedenni,  perclie  1'  operassi.  Ma  giovanissimo  come  io 
era,  e  privo  percio  della  necessaria  esperienza,  cercai  di 
scliermirmi  tP  ajiire  cosi  su  di  \in  uonio,  verso  il  (jnale 
r  aH'etto  e  1'  ossequio  erano  pari  alia  iutinita  gratitudine 
ehe  gli  proti^ssava,  e  mi  feci  animo  piuttosto  a  propor- 
gli  di  teutare  dajjprinia  la  compressione  mediata  diretta 
del  piccolo  aneurismatico  tumore.  Fu  egli  persuaso  di  cio, 
e  per  ben  quattro  sere  consecutive  venne  da  me  fatta  la 
indicata  prcssione,  applicando  alcune  compresse  di  tela 
suir  aneurisma  ed  attorniando  sulle  medesime  il  capo  con 
una  fasciatura  alquanto  stretta.  La  fascia  era  lasciata  in  si- 
to  tutta  la  notte,  e  levata  nel  giorno,  acciocclie  il  Baroni 
potesse  meglio  attendere  alle  sue  gravi  occupazioni. 

Niuu  sensibile  mutamento  rilevossi  nell'  aneurisma  dopo 
le  due  prime  applicazioni  della  compressiva  fasciatura  , 
nella  tcrza  si  fece  piii  piccolo  ,  piii  duro  e  meno  forte- 
mente  pulsante ,  nclla  quarta  erasi  ridotto  alia  grossezza 
di  un  seme  di  frumentone,  era  durissimo  e  piii  non  pul- 
sava,  per  cui  si  desistette  da  ogiii  ultcriore  compressione. 
Scorse  altre  otto  giornate,  non  rimase  piii  traccia  del  pree- 
sistente  tumoretto,  e  d'  allora  in  poi  la  guarigione  fu 
stabile. 

Trascorso  poco  piii  di  un  anno  dall'  ottcniita  guarigione 
del  Baroni,  e  cioe  nel  Gennaio  1837  mi  si  presento  il 
Sig.  G.  B.  Dal  Re  d'  anni  35  impiegato  governativo,  il 
qiialc^  mi  racconto,  che  in  seguito  di  iino  sforzn  violento 
fatto  col  suo  braccio  sinistro  da  alcuni  inesi  ,  gli  si  era 
formata  una  piccola  tumidezza  alia  parte  alta  ed  interna 
dello  stesso  braccio,  la  quale  era  stata  giudicata  un  aneu- 
risma deir  arteria  omerale  superHciale. 

Onde  guarirlo  di  questa  malattia,  provata  erasi  la  com- 
pressione, merce  un  rozzo  compressore  metallico,  la  di 
cui  azione    per6    essendo    assai    forte ,  non    pote    in  modo 


I 


i^»i  Francesco   Rizzoli 

alciino  essere  tollerata.  In  causa  di  cio  stimavasi  dal  cu- 
raiite  opportuno  di  ricoiroie  alia  legatura  dell'  arteria  aiieu- 
lisinatica,  ma  al)l)oiiciido  T  iiiferiiio  da  oj;iii  atto  operato- 
rio  cruento  noii  vi  si  voile  assoggettare.  E  quantunque  il  tu- 
iiioie  auinentasse ,  e  cagionasse  doloii  assai  vivi  al  biaccio  . 
e  tale  toipore  all'  avainhraccio,  ed  alia  inano  corrisponden- 
te,  da  impedirgli  quasi  del  tutto  I'uso  doU'aito,  amo  piutto- 
sto  di  consultanni  onde  sapere  da  me  se  in  qualche  altro 
modo  men  grave  poteva  essere  soccorso.  Esaniinato  a  que- 
st' uopo  convenienteinente  il  braccio  sinistro  dell'  infenno  , 
confennai  i'  esistenza  di  un  aneurisma  circoscritto  dell'  arte- 
ria omerale  superficiale ,  giunto  in  allora  al  volume  di  una 
grossa  noce,  il  quale  aneiuisma  sorgeva  dall'  indicata  ar- 
teria, a  poca  distanza  dall'  origine  dell'  omerale  profonda. 

Da  cio  ognun  vede,  che  se  il  Dal  Re  fosse  stato  assogget- 
tato  alia  propostagli  operazione,  a  gravi  pericoli  sarebbe  sta- 
to esposto,  attesa  specialmente  1'  alta  regione  in  cui  era 
sorto  r  aneurisma,  quando  anche  fra  i  diversi  metodi  di 
legatura  si  fosse  preferita  I'  allacciatura  Aneliana,  giaccbe 
in  questo  caso ,  se  si  fosse  preso  il  partito  di  legare  1'  arteria 
omerale  superficiale ,  era  indispensabile  di  portare  il  laccio 
in  vicinanza  dell'  origine  dell'  omerale  profonda,  il  che  po- 
teva impedire  la  formazione  di  quel  grumo,  e  di  quelle 
aderenze  che  servono  ad  evitare  con  sictuezza  il  pericolo  di 
una  emorragia  consecutiva ;  e  se  per  incorrere  men  facil- 
mente  in  questo  riscliio ,  adottato  invece  si  fosse  di  legare 
r  arteria  omerale  comune,  potevasi  in  allora  piu  probabil- 
mente  temere  la  cancrena  dell'  arte,  per  difetto  di  circo- 
lo  arterioso.  In  seijuito  di  che  lun2;i  dall'  inculcare  all'  in- 
fermo  di  assoggettarsi  alia  legatura  od  a  qualsiasi  altro 
pill  o  men  grave  espediente,  insistetti  perche  si  sottopo- 
nesse  di  nuovo  alia  compressione ,  fatta  pero  in  modo  che 
potesse  essere  da  esso  lui  tollerata. 

Annuendo  a  cio  molto  volentieri  il  Dal  Re,  dopo  aver- 
gli  fatto  tenere  l'  arto  in  riposo  per  alqiianti  giorni ,  lo 
circondai  con  semplice  fosciatura,  ed  applicate  alcune  com- 
presse  graduate  al  disopra  dell'  aneurisma  ,  le  assicurai 
con  un  braccialetto  di  cuoio ,  rinnovando  di  poi  la  fascia- 
tina ,   mano  mano   che  rallentavasi. 


Sulla  cura  d'  alcuni  Aneuris.mi  esterni  A85 

L'  inieiiuo  iioii  esscndo  <  on  t|uesto  semplice  apparecchio 
di  compressione  niediata  e  diretta  nienornamente  distiirba- 
to ,  con  esso  non  piii  riseiilendo  il  toipore,  ed  i  dolori 
al  braccio,  clic  iiuiaiizi  tanta  pciia  anecavaiigli ,  e  poteii- 
do  continuare  pur  aiico  ad  attendere  liherarnente  al  pro- 
prio  impiego,  pcrdiiio  nell'  uso  del  medesiino  apparecchio 
per  due  interi  anui  ,  scorsi  i  c[uali  del  tutto  1'  abbandono, 
essendosi  il  medesimo  reso  affatto  inutile,  in  (juanto  die, 
anche  senza  di  esso  1'  aneurisma  che  nel  corso  di  parecclii 
mesi  erasi  rinipiccolito ,  indurito,  e  fatto  stazionario  ,  non 
niostro  piu  tendenza  alcuna  ad  aunientare.  E  cosi  passati  es- 
scndo ora  piu  di  20  anni ,  niun  pericolo  sovrastando  all'  in- 
fermo,  contentissirno  egli  del  suo  stato ,  non  pensa  a  va- 
lersi  di   qualsiasi  altro   particolare   provvedinicnto. 

II  Protessor  Bartolonieo  Signoroni  avea  pubblicata  nel 
Vol.  87  degli  Annali  Universali  di  Medicina  la  descrizio- 
ne  di  un  coinpressore  da  esso  lui  inventato,  col  quale  si 
proponeva  di  arrestare  prontaniente  il  corso  del  sangue 
nelle  arterie  degli  arti  su  cui  veniva  applicato,  senza  ot- 
tundere  la  sensibiiitu  dell'  intiero  niembro,  o  strozzare  i 
tessuti  circostanti  alle  arterie  compresse,  e  cio  anche  in 
quei  casi ,  nei  quali,  attesa  la  posizione  dei  tronchi  ar- 
teriosi  stessi ,  i  comuni  compressori,  e  torcolari  non  erano 
applicabili. 

Sebbene  io  conoscessi  nello  ingegnoso  istrumento  del  Si- 
gnoroni non  pochi  pregi,  cio  nullameno  presentando  esso 
alcuni  difetti,  mi  studiai  di  correggerli,  e  vi  feci  percio  alcn- 
ne  uiodiHcazioni ,  le  quali  essendo  state  pubblicatc  ])er  le 
stampe  fino  dal  coniinciare  dell' anno  1841  (1),  non  sarebbe- 
ro  certamente  ora  desiderate  dall'  illustre  francese  Brocca  (2) 
se  gli  si  fosse  ofFerta  1'  opportunita  di  averle  sott'  occhio. 

Pertanto  diro,  die  inentre  la  relazioue  del  niio  conipres- 
sore  era  gia  stampata,  e  pochi  giorni  doveano  passare  ad 


(1)  Biilletlino  (lolle  Scienze  Moiliclie  della  Socicli  Medico-Cliirnrgica  di  Bo- 
logna. Fasc.   di  Fel)l)iaio  e  Marzo   1841    pag.   73. 

(2)  Brocca.   Dcs  aneviysmcs  el  do  Iciir  trailemcnr.   Paris   1856   pag.   821. 


iSG  Francesco    Rizzoli 

essere  pubblicata ,  mi  si  porse  bella  occasione  onde  espe- 
rimentarlo. 

Eiitrava  diffatto  iiello  Spedale  del  Ricovero  il  giorno  30 
Gcnnaio  18il  (  notatc  o  Sigiiori  vi  prego  quest'  epoca  ) 
Angelo  Roveri  giovinetto  di  16  aiiiii,  contadiiio,  il  quale, 
da  quanto  rilevasi  dalle  note  tatte  uella  apposita  tabella 
dal  distintissimo  Medico-Cliirurgo  Assistente  Sig.  Dott.  F.A. 
Malaguti ,  racconto  ciie  circa  qualtm  auiii  priuia  del  suo  in- 
gresso  nello  Spedale,  cadutogli  dall'  aUo  uii  coUello  suUa 
gamba  destra,  la  punta  di  esso  coltello  si  infisse,  e  si 
approfondd  eiitro  le  carni  uella  regioue  conispondente  al 
quarto  superioi'e  dclla  gamba  stessa  ove  scorre  rarteiia  ti- 
biale  anteriore,  in  modo  da  iudurre  una  notevole  emorragia, 
per  frenare  la  quale  si  ricorse  nel  momento  al  riposo, 
e  ad  una  rozza  compressione.  Cicatrizzatasi  la  ferita  in 
meno  di  tre  giorni  ,  per  ben  due  mesi  il  giovinetto  po- 
te  attendere  alle  sue  incombenze  ,  passato  pero  questo 
tempo  comincio  a  sorgere  un  tumoretto  immediatamente 
sotto  la  formatasi  cicatrice  ,  acconipagnato  da  dolore  , 
die  costrinse  1'  infermo  a  mettersi  in  letto.  Visitato  da 
un  chirurgo,  non  consiglio ,  die  1'  uso  di  semplici  em- 
piastri  annnollienti.  La  tumidezza  per  aUro  notabilmen- 
te  aumentando,  e  facendosi  manifestamente  pulsante,  th- 
rono  tentate  le  applicazioni  astringenti  ,  ed  in  seguito 
una  fasciatura  compressiva,  i  quali  mezzi  riescirono  co- 
si  efficaci  ,  da  potere  permettere  all'  infermo  dopo  po- 
clii  giorni  di  sottoporsi  luiovamente  alle  ordinarie  fati- 
die.  E  cosi  continuo  lungo  tempo;  ma  imprudentemente 
abbandonato  ogni  mezzo  compressivo,  il  tnmore  maggior- 
mente  crebbe,  pel  die  il  Roveri  s'  indusse  a  cliiedere  di 
essere  accolto  nello  Spedale  suddetto ,  onde  ottenere  una 
guarigione   complcta. 

Esaminata  la  tumidezza,  scorgevasi  diffatti  die  la  medesi- 
ma  occupava  la  regione  esterna  della  gamba  destra,  verso  il 
suo  quarto  superiore ,  in  corrispondenza  al  tratto  piii  alto 
deir  arteria  tibiale  anteriore,  era  del  volume  di  un  pic- 
colo novo  di  polio,  nella  cute  die  la  rivestiva,  era  com- 
presa  la  cicatrice  che  risulto  della  riportata  ferita ,  il  tumore 


Sulla  cura  d' alcuni  Aneurismi  esterni  487 

era  teso ,  ma  sotto  la  piessione  mostravasi  cedente ,  ed 
ondeggiante,  notavansi  in  esso  di-llc  pulsazioni  sincione  al 
polso ;  conipressa  1'  arteria  fciiioralc,  il  tuinore  perdeva 
la  piiUazioiic  ,  diiiiiiuiiva  di  volinue,cd  avvizziva ,  ascoltato 
coll' oreccliio  sentivasi  in  esso  un  manifesto  rumore  di  raspa, 
dal  coiuplcsso  dei  qnali  fenoineni  si  };iiulic(j  trattarsi  di 
un  aneiuisma  traiunatico  ciicoscritto  dell'  aitciia  lihiale 
anterioie,   nei  suo  quarto  superiore. 

II  tratto  di  arteria  tibiale  anteriure  in  cui  era  sorto 
quest'  aneurisma  ini  avrcbbe  anclie  in  questo  caso  posto 
in  grande  iniLarazzo ,  ogni  qualvolta  come  metodo  di  cura 
radicale,  avessi  voluto  preferire  la  legatura  Aneliana,  giac- 
che  se  deteriuinato  mi  fossi  di  allacciare  snperionnento  al 
tuinore  la  tibiale  istessa  ,  mi  sarei  di  tanto  accostato  alia 
sua  origiue  dalla  poplitea ,  da  poterne  temere  una  emor- 
ragia  consccutiva  al  distacco  del  laccio,  per  ragioni  analo- 
ghe  a  quelle  indicate  nella  antecedente  osservazione ;  se 
uii  fossi  invece  attenuto  alia  legatura  della  poplitea,  per 
le  molte  arterie,  die  sorgono  dalla  medesinia ,  non  solo 
avrci  potuto  incontrare  lo  stesso  pericolo  di  cmorragia  con- 
sccutiva, ma  sarebbe  stato  ancora  possibile,  die  il  sangue 
avesse  potuto  penetrare  rnediante  i  rami  collaterali  con 
tanta  facilita,  ed  in  taiita  copia  ndl'  arteria  aneurismati- 
ca,  da  impedire  la  guarigioiic  dell'  aneurisma,  e  se  inline 
mi  fossi  appigliato  alia  legatura  della  femorale  superficiale, 
oltre  gli  indicati  riscbi,  potevo  pure  espoire  con  mol- 
ta  maggiore  facilita  1'  infermo  al  pericolo  della  cancrcna 
deir  arto. 

Ad  evitare  tutto  cio,  poteva  essere  molto  opportuna  la 
meccanica  compressione;  ma  perclie  tale  riescisse  anche 
quando  mi  fossi  prevalso  del  mio  compressore  era  indi- 
spensabile  il  scguir  nornie   particolari. 

E  diflfatti  se  coi  cliirurghi  di  quei  di  mi  fossi  atte- 
nuto ai  precetti  dello  Scarpa ,  secondo  il  quale  non  era 
possibile  l'  ottencre  la  guarigionc  dogli  aucurismi  esterni 
col  metodo  della  compressione  ,  se  non  sc  quando  la 
piessione  stessa  fosse  portata  a  tal  grado,  da  |)iodurre 
la  obliterazione    completa    del    tronco    artcrioso  nd   puiito 


I 


488  FllANCESCO     RlZZOLI 

compresso  ,  aviei  potato  teinere  ,  che  la  conipressioiie 
lion  vc'iiisse  da\  iiiio  iiifenno  tolleiata,  e  die  posta  1'  ai- 
teiia  feniorale  superficiale  ,  per  la  forte  e  costaiite  pves- 
sioiie  in  coiidizioni  analoglio  a  quelle  in  cui  si  trova  al- 
lorquando  e  stata  aliacciata,  il  sangiic  si  dirigesse  per- 
cio  uella  temoiale  prof'oiida  con  tant'  inipeto  ,  ed  in  tan- 
ta  copia  da  penetrate  tacilinente  nella  estesa  lete  vasco- 
lare,  die  circonda  il  ginoccliio,  da  questa  nell' arteria  aneu- 
risniatica ,   ed   iinpcdire  cosi   la  giiarigione    delT  aiieuiisiua. 

Ma  iin  attento  esanie  di  varie  osservazioni  del  Guat- 
tani ,  del  Valsalva,  dell'  Albcrtini,  e  di  alcuni  particolaii 
rilievi  tatti  dallo  Scarpa  stesso  avendomi  fatto  conoscere,  clie 
la  pretesa  obliterazione  dell'  arteria  compressa  alia  maniera 
dello  Scarpa  non  era  realmente  sempre  necessaria  ,  onde 
procnrare  la  giiarigione  degli  esterni  aiieurismi  merce  la 
compressione,  e  die  aiizi  anciie  senza  di  essa  poteasi  ave- 
re  fiducia  di  buona  riescita,  altrettanto  sperai  nel  case 
mio  adottaiido  percio  iiornie  alquanto  diverse  da  quelle  die 
da  quel  celebre   cliirurgo   venivano   consigliate. 

Mostrarono  infatti  il  Guattani ,  il  Valsalva,  e  1' Albertini, 
che  in  modi  diversi  indebolendo,  o  rallentando  soltanto,  e 
non  completamente  intercettando  il  corso  del  sangiie  in 
un'  arteria  aneurismatica  si  potea  realmente  ottenere  la  gua- 
rigione  di  alcuni  aneurisini  ,  e  fece  noto  lo  Scarpa  che 
sebbene  in  varii  individui  operati  airAndiana,  gli  aneii- 
risnii  da  cui  erano  aiTetti,  poco  dopo  la  legatura  si  ino- 
strassero  nuovamente  pulsanti ,  do  nonostante  scorso  un 
tempo  pill  o  meno  lungo  guarirono ,  e  cio  appunto  pei- 
che  in  questi  casi  fortunatamente  il  sangue  era  trasportato 
neir  aueurisma  dai  vasi  anastoniotici ,  o  per  rigurgito  con 
tale  stento ,  od  in  cosi  poca  copia ,  da  permettere  la  for- 
inazione  di  coaguli  fibrinosi  capaci  di  produrre  la  comple- 
ta  obliterazione  del  sacco  aneurismatico. 

Per  le  qnali  osservazioni  quindi  risultando,  che  ogni 
qualvolta  in  causa  di  particolari  circostanze  temere  si 
potessero  i  suindicati  pericoli  adottando  il  processo  di 
compressione  preconizzato  dallo  Scarpa ,  non  e  a  disperare 
di  potere  ottenere   migliore  fortuna,  usando    di    un    modo 


Sui.LA   CURA    d'  ALGUNI   AnEUUISMI    ESTERNI  iS(( 

lii  conipressione  che  serva  soltanio  a  rendere  lento,  steii- 
iat(j  ()  [Aix  o  meiio  iiiterrotto  il  passaggio  del  saiigue  nel- 
r  aiu'iiiisina,  mi  decisi  percio,  di  dare  al  mio  iiilennij 
quest'  ultima   maniera  di   compressione   la  piefereiiza. 

Picparato  quindi  conveuientemcnte  ii  malato ,  e  tenutolo 
a  parco  vitto,  oude  indebuliie  anclie  cosi  il  circolo  sau- 
guigno,  e  liivoriie  seiupre  piu  la  foimazione  dei  depositi 
iibriuosi  entro  il  sacco  aneurismatico,  la  inattina  del  5  Feb- 
braio  I8il  applicai  il  mio  conipiessore  al  teizo  iiiferiorc 
della  coscia  destra  ed  ivi  col  mcdesimo  premetti  1'  arteria 
femoiale  supeificiale ,  in  modo  clie  la  compressione  fosse 
toUerabile,  e  soltanto  poco  sangue  passasse  nell'  aneu- 
risma. 

Nel  giorno  appresso  rinveniii  il  tumore  aneurismatico 
piu  duro  in  causa  d'  essersi  gia  in  esso  accumulati  dei 
tijjrinosi  depositi.  Striiisi  in  allora  il  compressore  tanto 
tortemeiite,  da  impedire  aflfatto  V  ingresso  del  sangue  nel 
tumore ,  e  lo  mantenni  cosi  stretto  per  piii  di  uii  quarto 
d'  ora,  dopo  di  che  tornai  a  rallcntarlo  alquanto,  giacche 
({uella  pressione  non  era  toUerata,  ed  in  questo  modo 
continual  per  altri  due  giorni. 

Essendosi  cosi  maggiormente  indurito  V  aneurisma,  tol- 
si  da  quel  posto  il  compressore ,  per  evitare  die  le  parti 
gia  state  a  lungo  compresse  ne  sofFrissero  danno,  ed  in- 
vece  col  medesimo  premetti  per  alquante  ore  1'  arteria 
feiiiorale  superficiale  all'  alto  della  coscia,  dopo  di  ciie 
incaricai  1'  assistente  Signor  Dottor  Malaguti  di  collocar- 
lo  e  stringerlo  ad  intervalli  piu  o  meno  lunghi  di  tem- 
po sulle  varie  regioni  della  stessa  arteria  femorale,  incul- 
cando  ancora  di  levarlo  del  tutto  di  tratto  in  tratto,  e  di 
conqjrimere  soltanto  colle  dita  della  mano  verso  1'  ingui- 
ne  r  arteria  femorale  comune ,  onde  dare  maggior  ristoro 
air  arto,  e  rendere  anche  piii  facile  il  corso  del  sangue 
venoso. 

Di  cotal  guisa  operando  si  giunse  all'  undecima  giornata  di 

trattamento,   nella   quale  1'  ancnrisma    non    pidso   \n\\.   Cio 

nnllameno  si   sorvcglio  1'  infcrmo    per    hen    quaranta    gior- 

nate  affine  d' assicurarmi   maggiormente  dell' ottenuta  gua- 

T.  IX.  62 


490  Francesco    Rizzoli 

rigioiie ,  a  rendeie  sciupre  piu  siciuu  la  (juale,  noii  si 
oinise  di  circondare  1'  aito  con  una  fasciatuia  leggennente 
loinpressiva. 

In  qiieslo  pcriodo  di  tempo  esploiato  da  mo,  e  da 
ijuanti  assistovano  le  inie  visite  piii  e  piii  volte  il  tumo- 
re,  non  vi  si  riscontro  giammai  la  piu  clic  piccola  pulsa- 
zione,  a  poco  a  poco  diiniuul,  facendosi  durissimo,  ed  in 
fine  quasi  del  tutlo  scomparve,  per  cui  nel  giorno  25 
Marzo  dello  stcsso  anno  18il  il  Iloveii  venne  licenziato 
dallo  Spedalo. 

Rientrato  nel  niedcsimo  alcuni  auiii  dojio  ondo  assoget- 
tarsi  ad  una  operaziono  di  blefaioplastica ,  ricliiesta  da  un 
ectropio  della  di  lui  palpebra  superiore  sinistra,  sussegui- 
to  ad  una  hruciatura,  fn  esaminato  di  nuovo  diligente- 
mente  1'  arto  gia  aneurismatico  nel  quale  non  si  riuven- 
ne  traccia  alcuna  della  pregressa  malattia.  II  Roveri  per 
altro  ci  narro  che  appena  fu  tornato  a  casa  essendosi 
dedicate  a  faticosi  lavori ,  la  gamba  clic  era  stata  sede 
dell'  aneurisma  intumidi,  pel  clie  intimorito  si  pose  in 
letto,  e  circondo  1'  arto  con  assai  rozzi  mezzi  compres- 
sivi.  Ma  cessata  fra  non  molto  ogni  tuniidezza,  pote 
egli  di    poi   colla  maggiore  liberta   valersi   dell'  arto. 

Fatte  poi  da  me  pure,  alcuni  giorni  or  sono,  particolari 
ricerche  del  Roveri  onde  prima  di  leggervi  questa  memoria 
constatare  nuovamente  la  stabile  guarigione  dell'  aneuri- 
sma (1)  bo  potuto  rilevare,  che  quanUmque  siano  gia  scorsi 
piu  di  17  anni ,  niuna  particolare  alterazione  riscontrasi 
nella  gamba  die  fu  sede  dell'  aneurismatico  tumore,  se 
si  ecccttui  la  varicosita  di  alcune  vene,  indotta  forse  dal- 
le  laboriose  fatiche  che  il   Roveri  tutto  giorno  sostiene. 

Questo  felice  risnltato  ottenuto  ,  merce  la  compressione 
intermittente  indiretta  mediata,  mi  invogliava  a  ritentar- 
la,  e  quindi  non  mi  lasciai  sfuggire  la  occasione  propizia 
che  mi  si  oflfri  nel  caso  che  vengo  ora  a  narrarvi. 

A    sera    avanzata    del    31    Agosto    18i6   il    Signor  Ulisse 


(1)  La  Memoria  fu  letta  all' Accaderaia  il  giorno   18  Noverabre  1868. 


Sulla  cura  d' alcuni  Aneuhismi  esterni  ill! 

Paoletti  essendo  stato  aggredito  in  <:itti,  rimase  dagli  aggres- 
sor! ferito  con  un  colpo  di  coltcllo  nella  regioiie  media 
interna  del  biaccio  destro,  nella  (jnaie  terita  essendo  sta- 
ta  conipresa  l'  aiteria  onieraie  siiperliciale  ,  ne  derivo  gra- 
ve emorragia  arteriosa  clie  fortiuiatamente  jiote  all'  istan- 
te  essere  da  un  eliinugo  anestata,  nierce  la  riunione  ini- 
mediata  dei  l>ordi  di  essa  ferita,  ed  una  f'asciatnra  coni- 
pressiva.  Ma  sebbene  con  cio  la  emorragia  non  si  rinno- 
vasse,  e  si  ottenesse  pur  anco  la  cicatrizzazione  dei  f'e- 
riti  tegnmcnti,  non  si  evitu  per  altro  la  forniazioiie  di  nn 
aneurisina  dell' arteria  omerale,  clie  iniVuttnosamenle  trat- 
tato  colla  fasciatnra  alia  Guattani,  indusse  il  Paoletti  a 
tarsi  da  me  visitare. 

L'  aneurisma  mostravasi  circoscritto,  era  della  grossezza 
di  un  novo  di  piccione ,  sentivansi  dentro  esso  manifesta- 
mente  alcuni  depositi  sanguigni ,  avvizziva  alquaiito  com- 
primendo   I'  arteria   omerale  snperiormente  al  tumore. 

La  posizionc  e  le  condizioni  in  cui  si  trovava  questo 
aneurisma  erano  per  vero  tali,  da  potere  permettere  di 
tentarne  la  cura  colla  compressione  mediata  meccanica  in- 
diretta ;  ma  convien  pur  dirlo,  die  sebbene  il  compres- 
sore  da  me  adottato  nel  caso  gia  descrittovi  mi  avesse 
ottimamente  corrisposto,  nel  Paoletti  pero  non  prestavasi 
egualmente  bene ,  giacche  il  cuscinetto  che  doveva  pog- 
giare ,  e  rimaner  fermo  sulla  faccia  esterna  dell'  omero , 
collocato  che  fosse  in  quclla  rcgione,  l'  abbandonava  al 
piu  piccolo  movimento  del  braccio.  Per  questo  rendendosi 
indispensabile  il  sostituirvi  un  compressore  pin  adatto,  io 
lo  trovava  nel  mio  tornichetto  per  le  amputazioni ,  mon- 
tato   pero  con  alcuni   pezzi  particolari. 

Conipongono  il  mio  tornichetto  una  rite  a  tre  vermini  (I) 
I'ornita  del  suo  manubrio(2)la  quale  e  lunga  dieci  centiinetri. 
Questa  vite  nella  sua  estremita  inferiore  e  munita  di  due 
tclai    collocati  uno  sopra   1'  altro  (3),  1'  inferiore   rcsta  fisso 


(1)  Fig.  1.  a.  Tav.   30. 

(2)  Fig.   1.  b. 

(3)  Fig.   U  c,  d. 


i92  Francesco    Rizzoli 

nella  vile  (I),  lasciaudo  pero  giiare  in  toiido  a  piacimen- 
to  la  vite  stessa,  il  siiperiore  (2)  puo  alzarsi  e  ribassarsi 
a  seconda  del  bisogiio.  Nel  telaio  inteiiore  si  notano  qiiat- 
tro  curri  (3),  nel  superiore  due  (i).  I  curri  sono  destinati  a 
lasciar  scorrero  la  fettiiccia  (5)  colla  quale  si  circonda  il 
lueuibro  su  cui  il  toiniclietto  e  ajiplicato.  Nelle  due 
pareti  interne  del  telaio  inferiore  vi  e  una  scanellatu- 
la  (6)  atta  a  ricevere  od  a  perniettere  di  levare  nn  ca- 
valletto  rettangolare  (7)  clie  trovasi  alia  superficio  convcssa  di 
ini  poita-cuscinetto  arcuato  (8) ,  Inngo  nove  centimetri ,  e 
largo  quattro,  la  di  cui  faccia  concava  o  inunita  di  nu 
cuscinetto  di  cainoscia,  imbottito,  piuttosto  morbido  (9). 
A  completave  il  toiniclietto  evvi  un  contra-cuscinetto, 
simile  al  poita-cuscinetto  gia  descritto  ,  mancante  pero 
del  cavalletto  rettangolare  (10).  A  norma  poi  del  bisogno, 
in  vece  del  descritto  contra-cuscinetto  ve  ne  lia  un  altro 
lungo  nove  centimetri ,  largo  quattro  di  forma  ovale ,  por- 
tante   un   cuscinetto  convesso  di   camoscia   imbottito   (11). 

Ogni  qualvolta  pero  voglia  valersi  del  tornichetto  sud- 
detto  nou  gia  per  eseguire  le  amputazioni  degli  arti  ma 
come  compressore  delle  arterie  nella  cura  degli  aneuri- 
smi ,  in  allora  e  necessario  di  sostitnire  agli  indicati  por- 
ta-cuscinetti  quelli  die  vengo  a  descrivere. 

II  primo  di  questi  e  lungo  venti  centimetri,  e  largo  quat- 
tro, la  di  lui  parte  media  e  piegata  ad  arco  (12).  Quest' arco 
ha  una  corda  di  dieci  centimetri,  ed  una  freccia,   o  altezza 


(1)  Fig.   1.  e. 

(2)  Fig.   1.  d. 

(3)  Fig.    1.  n,  n ,  n ,  n. 

(4)  Fig.   1.  0,  o. 

(5)  Fig.    1.  f,  f,  f,  f. 

(6)  Fig.  2.  n,  n. 

(7)  Fig.   I.  m.  Fig.  2.  k. 

(8)  Fig.  2.  h,h. 

(9)  Fig.  2.  o. 

(10)  Fig.   1.  /. 

(11)  Fig.  3. 

(12)  Fig.  4.  a. 


1 


Sulla  cuua  d'  alcuni  Aneurismi  esterni  i93 

di  dodici  inilliiiietti  •,  nella  sua  parte  coiivessa  presenta  im 
cavallelto  lettaiigolare  (1)  lungo  ciiitjuantotto  millimetri , 
e  largo  treiitadiie,  il  quale  cavalletto  puo  iiniiccliiaisi  uelle 
due  scanuellature  esistenti  nelle  due  paieti  iutfiiic  del  teiaio 
interioie  del  torniclietto  (2),  ed  ivi  fissarsi  come  il  cuscino 
del  loiiiiclietto  suddesciitto  (3).  II  porta-cusciiu^tto  nella  sua 
concavitii  ha  un  cusciuetto  tonnato  di  cainoscia  imbot- 
tito  (i).  Dai  due  punti  ove  termina  1'  imbottitura,  alle 
due  estremitii  della  lastra  metallita  die  concone  a  forma- 
le  questo  porta-cusciuetto  e  desso  piano  (5)  e  hingo  cin- 
que centimetri,  od  ancbe  piix  a  seconda  del  bisogno ;  sul 
Hnire  di  queste  due  porzioni  plane  vi  e  una  finestreila  (fi) 
atta  a  liceveie  la  fettuccia  nel  niodo  istesso  die  osser- 
vasi  nel  torniclietto.  All'  iiiterno  di  queste  finestrelle,  si 
osservano  due  cavalletti ,  i  quali  portano  due  curri  (7) , 
die  servono  a  rendere   piii  scorrevole   la   fettuccia. 

II  secondo  porta-cuscinetto,  o  contro-cuscinetto,  nella  sua 
taccia  concava ,  e  simile  al  sopia  descritto,  (8)  nella  con- 
vessa  pero,  invece  del  cavalletto  rettangolare ,  trovansi  due 
piccoli  cavalletti  alia  distanza  di  qnattro  centimetri  I'  uno 
dair  altro  (9) ,  i  quali  servono  di  guida  alia  suddetta  iht- 
tuccia. 

Dal  la  descrizione  pertanto  che  io  ho  data  del  mio  torni- 
clietto chiaramente  risulta,  die  avuto  riguardo  al  suo  mec- 
canismo ,  e  specialmente  alia  forma,  ed  alle  dimensioni 
dei  suoi  cuscinetti ,  bastano  le  piu  ovvie  nozioni  anatomidie 
in  rapporto  all'  andameiito  delle  grosse  arterie  degli  arti, 
e  delle  regioni  da  esse  loro  occupate  per  potei'e  all'  op- 
portunita   coUocare    e    stringere   con  sicurezza   sii   di   esse  i 


(1) 

Fig. 

4. 

6. 

Fig.  6.  n. 

(2) 

Fig. 

6. 

a. 

a. 

(3) 

Fig. 

1. 

m. 

(4) 

Fig. 

4. 

h. 

(5) 

Fig. 

6. 

a. 

a. 

(6) 

Fig. 

6. 

h, 

b. 

(7) 

Fig. 

6. 

0, 

c. 

(8) 

Fig. 

8. 

a. 

a,  a. 

(9) 

Fig. 

7. 

a. 

a. 

i94  Fkancesco    Rizzoli 

cusciiietti  anche  senza  antecedent!  esplorazioni  dirette  a 
scuoprire   hi  sede   loro   precisa. 

Convertito  [)oi  iicl  niodo  su  ricordato  il  tornicliotto  in  iiii 
seuipUce  conipressore  delle  arterie  puo  in  allora  con  niol- 
to  piolitto  esseic  usato  nella  cura  dcyli  estcrni  ancurisnii, 
giacclie  attesa  pure  la  sua  forma  le  sue  dimensioni  ed  il  suo 
meccanismo  riesce  agevole  1'  adattarlo  alia  rotondita  delle 
membra  sulle  quali  si  vuole  esercitar  la  pressione,  e  puo 
ancli'  esso  ,  molto  piii  facilmente  di  quel  clie  non  sia 
sperabile  usando  altri  compressori,  essere  stretto  o  rallen- 
tato ,  tolto,  o  riposte  in  sito  da  personc  ignare  della  Clii- 
rurgia  ed  anche  dalle  stesso    infermo. 

Proposto  pertanto  al  Paoletti  di  assoggettarsi  alT  uso 
del  mio  compressore,  onde  tentare  la  guarigione  dell'  a- 
ncurisma  da  cui  trovavasi  affetto,  egli  ne  avrebbe  inime- 
diataniente  approfittato,  se  alcnni  particoiari  motivi  non  lo 
avessero  costretto  a  differirne  1'  applicazione ,  alia  ([uale 
pero  snl  cominciare  del  Fel)braio  dell' anno  succcssivo  18i7 
si  soltopose  vedeudo  aumentare  il  tnniore  m  niodo  rile- 
vante,  ad  onta  che  continuasse  nell'  uso  della  compressio- 
ne  jnerce  le  fascie. 

La  mattina  quindi  del  giorno  sei  dello  stesso  mese  ven- 
ue applicato  per  la  prima  volta  il  compressore  e  fu  stret- 
ta  con  esso  1'  arteria  omerale  imraediatamente  sopra  1'  aneu- 
risma  in  modo  da  non  intercettarvi  completamente  il  pas- 
saggio  del  sangue.  L'  apparecchio  fu  mantenuto  in  sito 
24  ore.  II  tnmore  non  rimpiccoli ,  ma  si  rese  piii  duro. 
Sospesi  allora  l'  applicazione  del  compressore  sostituen- 
dovi  per  tre  giorni  le  fascie,  senza  che  il  tumore  stesso 
aumentasse,  o  diminuisse.  Lo  riapplicai  di  poi  per  altre  2i 
ore  nel  suindicato  modo,  e  ne  alternai  poscia  per  ben 
quattro  giornate  l'  applicazione  con  quella  delle  fascie, 
dopo  di  che  l'  aueurisma  ,  che  a  gi'adi  erasi  indurito,  piu 
non  pulso ,  a  poco  a  poco  rimpiccoli ,  e  sul  finire  di  Apri- 
le  dello  stesso  anno  intieramente  scomparve,  potendo  di- 
poi  il  Paoletti  valersi  dell'  arto  olFeso  con  tutta  liberta , 
come    puossi  da  chi  il  brami  constatare. 

Giuseppe  Persciutari    di    S.  Severino    flebotomo    d'  anni 


Sulla  cura  d' aixuni  Aneurismi  esterni  10.' 

49,  facendosi  salassare,  rimasegli  ferita  1' arleria  brachiale 
superficialc  alia  pic};atnra  del  hraccio  dcstro.  Fatta  una 
stietta  iasciatiua  attoiiio  al  braccio,  la  ferita  del  tegu- 
inento  si  cicutiizzo  ben  presto ,  ma  al  di  sotto  di  essa 
ove  r  arteria  in  lesa,  formossi  un  piccolo  aneurisma  cii- 
coscritto  clio  ando  man  inaiio  cnisceiido.  Scoiso  nn  iiic- 
se  dair  accadutagli  disgrazia ,  attesa  la  sua  poverta .  desi- 
deio  di  essere  accolto  in  uno  Spedale,  ed  entio  in  llico- 
vcio  il  gioriio    19   Febhraio    1851. 

Vedutolo  nel  mattino,  tiovai  difllitti  alia  piogatura  del 
braccio  destro  un  tuniore  aneurismatico  il  (|uale  era  della 
grossezza  di  una  noce  ,  assai  teso ,  la  cute  die  lo  ricuopri- 
va  vedevasi  inolto  assottigliata,  la  cicatrice  integnmontale 
formatasi  ncUa  cute,  ove  era  stata  trapassata  dalla  lancet- 
ta,  mostravasi  cosi  sottile  da  minacciarc  di  rompersi,  il 
braccio  era  dolontissimo. 

II  riposo  ,  la  dicta  ,  la  posizioue  iiiolio  elevata  del 
braccio,  tanto  preconizzata  dal  Monteggia,  il  salasso,  le 
applicazioni  fredde  suU'  arto,  iion  produssero  alcuir  cam- 
bianiento  favorevole  nel  tumore,  del  quale  anzi  sembran- 
do  ininiincnte  la  lottura,  era  percio  d'  urgenza  il  ripa- 
rarvi  con  qualclie  efticace  provvedimento,  principalissimo 
fra  i  quali  pareva  in  ispecial  niodo  la  legatnra,  giacche, 
attesa  la  squisita  sensibilita  dell'  arto,  la  conipressione 
deir  arteria  brachiale  contro  I'  omero  non  poteva  in  alcun 
modo  essere  tollerata. 

Ma  a  rispanniare  se  pure  era  possibile  la  legatura,  una 
fortunata  e  rara  disposizione  anatoniica  di  parti,  cbe  nel 
mio  infernio  avveravasi,  mi  suggeri ,  non  potendo  approfit- 
tare  dell'  iudicato  modo  di  compressione,  di  tentarne  un« 
sem[)lIcissimo ,   ed   att'atto   nuovo. 

L'  arteria  omerale  corrispondente  all'  aneurisma  era  nel 
Persciutari  in  vicinanza  del  cubito,  ove  non  e  sonnontata 
dal  nervo  mediano,  cosi  superficiale ,  die  non  solo  se  ne 
potevano  osservare  i  movimenti,  ma  poteva  pur  anco  la 
medesima  essere  afTerrata,  alquanto  sollevata,  e  stretta  fra 
le  dita  senza  che  1'  infcrino  se  ne  dolesse.  Trassi  quindi 
partito  da  cio,  per  adottare  il  meti:)do  seguente  di  com- 
])ressione. 


I 


496  FllANCESCO      RlZZOLl 

Col  poUice ,  ed  iiulico  della  mia  mano  sinistra  atierrai 
iieir  indicata  regione  ed  alcim  poco  sollevai  1'  arteria  in 
un  cogli  iiitegumenti  che  la  ricuoprivano,  trapassaudoli  oriz- 
zontaliiiento  al  di  sotto  di  essa  aiicria  in  niodo  da  uon  foiirla 
con  uno  spillo  da  sutura  attortigliata.  Giiai  dipoi  attorno 
di  esso  spillo  un  cordoncino  nella  stessa  guisa  die  si  pra- 
tica  per  1'  attoicigliata  sutura  ,  ed  in  modo  da  porre  a 
contatto  le  opposte  pareti  dell'  arteria,  ed  intercettare 
in   essa  il  corse  del   sangue. 

Eseguita  questa  conipressione  indiretta  e  nel  tempo 
istesso  niediata  ed  inunediata  dell'  arteria  ,  il  tuniore 
aneurisniatico  avvizzi  ,  la  niaiio  e  1'  avanibraccio  si  te- 
cero  di  color  livido  tendente  al  violaceo,  la  temperatu- 
ra  dell'  arto  niinoro.  Trascorse  due  ore,  1'  infernio  accu- 
s6  dolore  all'  apice  delle  dita,  ed  alia  mano,  clie  per- 
sistette  tutta  la  giornata,  poscia  1'  infenno  prese  sonno, 
e  passo  placidamente  la  notte.  Nulla  di  rimarchevole  si 
presento  nel  giorno  successive  ,  sgonfia  si  mantenne  la 
mano  ,  e  1'  avambraccio  ,  e  cosi  continuarono  le  cose 
nella  3.%  i.%  5.*  e  G.*  giornata.  Nella  settima  sebbene 
niuna  rimarchevole  particolarita  si  mostrasse  nella  regione 
operata,  tuttavia  temendo  che  le  parti  troppo  a  lungo 
compresse  dallo  spillo  e  dal  cordoncino  si  rammollissero,  cre- 
detti  conveniente  di  toglierli ,  il  che  fu  fatto  senza  che 
nel  piccolo  tratto  di  cute  compressa  si  notasse  qualche 
alterazione  di  rimarco  e  senza  che  nella  regione  ove  la  gia 
aneurismatica  tumidezza  mostravasi  si  avvertisse  (jualsiasi 
indizio  di   pulsazione. 

Per  tutto  cio  mi  limitai  a  tenei'e  1'  infermo  in  letto  a 
vitto  tenue ,  e  ad  applicare  una  fasciatura  alquanto  com- 
jiressiva ,  sul  gia  rimpiccolito  tumore ,  non  omettendo  del 
pari  di  tratto  in  tratto  di  esplorarlo  in  un  colle  grosse 
arterie  dell'  avandjraccio,  onde  rilevare  se  vi  si  avvertiva- 
no  delle  pulsazioni.  Ma  soltanto  dopo  otto  giornate,  come 
noto  neir  apposita  tabella  il  diligentissimo  Medico-Chirur- 
go  Assistente  dello  Spcdalc  Dott.  Kuriger,  cominciarono  a 
manifestarsi  alcuni  piccoli  battiti  nell'  arteria  radiale  ,  e 
poco  dopo  neir  ulnarc ,  i  quali  di  giorno  in  giorno  cre- 
scendo,  presero  la   forza  ,  ed  il  ritmo  normale. 


Sulla  cura  d'  alcuni  Aneurismi  esterni  197 

E  inentie  cio  accadeva  e  la  teinperatura ,  ed  il  colo- 
rito  deir  arto  nonnalizzavansi ,  inalaiigurataincnte  il  sau- 
gue  per  quelle,  e  forse  niiove  vie  peuetrava  jnir  auco 
nel  sacco  aneurismatico,  e  sebbene  iion  montasse  in  quel 
tratto  di  arteria  omeiale,  che  trovavasi  fra  il  puiito  ove 
era  stata  compressa,  ed  il  sacco  aneurismatico  istesso, 
perche  niantenevasi  impervio,  affluiva  pero  in  questo  sac- 
co in  tanta  copia ,  e  con  tanta  speditezza ,  da  reuderlo 
ben  pr(;sto  di  quasi  le  niedesime  diniensioni  di  |jiiriia  ,  e 
da  inipedire  die  nel  niedesiuio  si  avverassero  (juflic;  for- 
tunate successioni ,  clie  servono  qualche  volta  a  favorire 
la  guarigione  I'adicale  di  alcuni  aneurismi.  E  fatahnente  il 
triste  presagio  nel  Persciutari  avverossi ,  giacclie  con  tan- 
ta rapidita  il  tuinore  ingrandi,  da  minacciare  di  rompersi 
ove  trovavasi  la  cutanea  cicatrice. 

Inutili  furono  i  tentativi  che  io  feci ,  merce  1'  elettro- 
-acupuntura  onde  solidilicarlo  ,  inutile  riesci  il  metodo 
antico  di  legatura  adottato  nell'  atto  stesso  in  cui  il  tu- 
more  era  per  iscoppiare;  pel  Persciutari  non  vi  era  piii 
scanipo,  doveva  egli  in  allora  morire,  e  pur  troppo  mori , 
per  le  conseguenze  di  purulenta  infezione,  mostrando  P  au- 
topsia  questo  di  rilevante,  e  cioe  P  arteria  omerale  tuttora 
pervia ,  nel  tratto  superiore  al  punto  in  cui  fu  compressa, 
convertita  in  legamento  cjuelia  porzione  di  cssa,  che  dall'in- 
dicato  punto  estendevasi  alia  regione  ove  era  esistito  P  a- 
neurismatico  tumore   (I). 


(1)  Nota.  Alcuni  niesi  dopo  la  leltiira  di  qiiesia  mpnioria  I'  egregio  signer 
Dott.  Modonini  essendo  di  servizio  in  qnalilii  di  Medico-Chinirgo  Primario 
Soslildlo  alio  Spcdale  Provinciale,  c  Ricovero,  inforniato  da  nic  del  proce^sn 
iisatn  nel  cai^o  sn  licmdalo ,  in  icnio  in  nn  infcrnio  accollo  nel  siiddclln  Sla- 
biiinicntn,  per  esservi  cnralo  di  nn  anenri'-ma  Iraiinialieo  circoscritio  della 
grossezza  di  nn  grosso  novo  di  piccione  dell' arteria  omerale  alia  piegatnra  del 
braccio  sinistro.  Schiienc  1' arteria  omerale  slessa  in  vicinanza  alC  aneiiri^ma 
non  fosse  cosi  snperficiale  come  nel  caso  mio ,  Inllavia  con  niolla  deslrez- 
za  pots  I'  opcratore  passare  nno  spillo  da  sntnra  atlorligliata  soilo  I'  omerale 
arteria  a  poca  distanza  dal  Inmore  e  mediante  nn  cordoncino  condotio  ad  otiu 
di  cifra  allorno  Id  spillo  comprimere  in  (|ncl  pimlo  e«sa  arteria  in  modo  da 
inlercellare  il   passaggio    del    sangnc    nell'  aneurisma.   Dopo    dnc    giorni    venne 

T.   IX.  63 


■198  Francesco    Rizzoli 

Entrato  in  Ilicovero  il  glorno  25  Marzo  IS.')!]  Pietro 
Lambciti  d'  anrii  50  ,  da  lui  si  seppe ,  che  nel  corso  di 
sua  vita  era  stato  soggetto  ad  afFezioni  reumatiche ,  ad 
accessi  asmatici,  a  disturbi  di  digcstioiie  ,  ed  a  reiiella. 
Daiidosi  a  faticosi  csercizii  piovo  palpitazioni  di  cuo- 
le  ,  offuscainento  di  vista,  e  sviliippossi  nella  di  lui  regio- 
ne  poplitea  sinistra  un  tnniorc  che  esaniinato  da  un  abi- 
le  cliiiuigo  fn  diagnosticato  per  un  aneiuisma.  Esson- 
do  questo  tumore  cresciuto  a  dismisura ,  nello  spazio  di 
due  anni  1'  infernio  erasi  percio  indotto  a  chiedere  di 
essere  accolto  nel  snddetto  Spedale  onde  tentare  di  gua- 
rirne. 

Alcuni  degli  indicati  fenonieni,  e  la  tinta  lurida  che 
presentava  la  cute  del  Lamberti  facendo  in  ispecial  modo 
conoscere ,  che  il  suo  sistenia  vascolare  era  ridotto  in  cosi 
cattive  condizioni  da  controindicare  qualsiasi  atto  operato- 
rio  cruento,  tendente  a  guarire  1'  aneurisma  circoscritto 
formatosi  nel  sinistro  poplite ,  si  penso  per  questo  di  limi- 
tarsi  in  allora  a  correggere  con  niezzi  interni  Ic  morbose 
condizioni  del  sistema  vascolare  stesso,  e  di  usare  della 
conipressione  onde  inipedire  almeno  1'  uUeriore  aumento 
deir  anenrismatico  tumore. 

Pertanto  nel  gioi-no  2  Aprile  1853,  come  risulta  dalle 
note  fatte  dall'  egregio  Medico-Chirurgo  Assistente  Signer 
Dottor  Santinelli,  la  comprcssione  venne  incominciata  col 
mio  ultimo  compressore ,  il  quale  fu  stretto  suU'  arteria  fe- 
morale  sinistra  poco  sopra  il  ginocchio.  Per  render  poi 
la  comprcssione  piii  tollerabile,  venne  nei  giorni  successivi 
alternata  con  quella  fatta,  merce  le  fascie ,  ed  anche, 
sebbene   a  brevi  intervalli ,   mediante   le  dita. 

11   compressore    non    fu    niai    lasciato    in   sito  piu  di   2i 


levalo  lo  spillo  cd  il  coi<Ioncino  scnza  die  il  sangiic  si  porlassc  di  niiovo 
nel  liiniorej  che  nolahilmcnle  indiirilosi  riinase  perii  slazionario  per  due  me- 
fi,  scorsi  i  qiiali  senza  dare  niai  Iraccia  della  piii  rlie  picenla  pul^azione  a 
poco  a  poco  si  rose  qiia'^i  iniperccllibile ,  ed  inavverliln  dalT  infernin  ,  il 
quale  per   la  otleniita  stabile  guarigione  venne  percio  diincsso  dallo  Spedale. 


Sulla  cuka  d'  alcuni  Aneurismi  esterni  19!) 

ore,  fu  posto  oia  uella  iiulicata  regione,  ora  piii  in  alto, 
venue  di  tratto  in  tiatto  strettu  in  inodo  da  interrornpere 
(pialclu'  volta  c()in[)letanient(',  <|iialclie  altia  incouipletanien- 
te  il  (xjrso  del  sanji,nc  iicli'  arteria  leniorale,  e  nel  saeco 
aneurismatico. 

Con  qiiesto  trattainento  che  venne  protratto  per  cin([ue 
inesi,  e  nel  corso  del  quale  il  eom|jressore  fu  applicato 
per  ben  -40  volte,  si  ottenne  di  ridiirre  a  cosi  piccole 
dimensioni  il  tumore,  da  poter  perinettere  al  Lamberti  di 
escire   dallo  Spedale,   e  di  attendcre  ai   |)njprii  affari. 

Continuando  egli  dipoi  a  circondare  l'  artu  ove  trovava- 
si  r  aneurisma  con  nna  fasciatiira ,  non  solo  perdiuo  in 
([uello  stato  per  piii  di  dne  anni ,  nia  di  niolto  niiglioraro- 
no  ancora  le  niorbose  condizioni  del  sno  sisfenia  vascolarc 
per  aver  egli  persistito  nel  trattamento  curative  interno 
consigliatogli.  Espostosi  pero  iinprudentemente  a  nuovi  stra- 
pa^i ,  il  tutnore  rapidainente  ingrandi  e  costrinse  1' infernio 
a  ricorrere  a  ine  onde  in  Clinica  lo  accogliessi,  pronto 
egli  essendo  ad  assoggettarsi  alia  legatura  della  femorale. 
Eseguita  questa  operazione  cadde  il  laccio  dopo  20  gior- 
ni ,  e  scorsi  essendone  altri  18  1'  inferino  abbandono  lo 
Spedale,  quantunque  la  piaga  clie  sussegui  all'  operazione 
non   fosse  del    tutto  cicatrizzata. 

Un  iinportante  case  di  aneurisma  traumatico  varicoso 
della  bracliiale  avenniio  ad  osservare  pure  in  Clinica  nel 
bracciante  Angelo  Bonfiglioli  di  Minerbio  dell'  eta  d'  an- 
ni  37. 

Abituato  egli  essendo  a  farsi  salassare  in  [jriinavera,  nel 
giorno  15  del  mesa  di  Maggio  1857,  ricorse  per  tal  fine 
ad  un  Flebotomo,  il  quale  disgraziatamente  in  nn  colla  ve- 
na basilica  ,  feri  la  sottoposta  arteria  onierale.  Copio?a 
presentossi  1'  eniorragia ,  la  quale  fu  arrestata  con  valida 
coinpressione.  La  puntura  cutanea  facilmente  cicatrizzo , 
nianifeslandosi  pero  al  disotto  di  cssa  nna  piccola  elevatez- 
za ,  non  disgiunta  da  qualclie  inolestia,  la  (juale  inqie- 
diva  i  liberi  movimenti  dell'  avambraccio.  Questi  inco- 
inodi  di  giorno  in  giorno  crescendo,  e  la  tumidezza  an- 
nientando,   fu    per    ci6,    che    1'  infermo    si    decise  a    cliie- 


500  Fhancesco    Rizzoi.r 

dere  di  essere  aminesso  nella  Clinica  Chinir{2;ica  di  qiie- 
sta  Universita,  ove  entro  il  gionio  6  Giugiio  dello  stesso 
anno   1857. 

Da  me  visitato  il  Bonfiglioli  potei  rilevare  die  esso  aveva 
difFatti  nella  piogatuia  dell'  avand)racci()  siiiistro,  e  preci- 
samente  nella  regione  della  vena  niediana  basilica  un  pic- 
colo tuinoie  di  fignia  ovale,  il  di  cui  diametio  maggiore 
era  parallelo  all'  asse  del  hraccio.  Questo  tnniore  era  della 
grossezza  di  nna  noce,  quasi  immobile,  circosciitto,  mol- 
le,  completamonte  riducibile,  manifestante  un  fremito  vi- 
brante ,  acconipagnato  da  due  soffi  ben  distinti  fra  loro , 
r  uno  sordo  e  continuo,  I'  altro  acuto  ed  intcrniittente. 
Applicata  una  fasciatura  circolare  attorno  al  braccio,  po- 
co  sopra  il  tnmore  in  modo  da  rallentare  alquanto  la  cir- 
colazione  artero-venosa,  nientre  cio  favoriva  l'  aumento  di 
volume  del  tumore,  serviva  poi  a  diminuire  noiabilmente 
nella  sua  forza  il  dojDpio  soffio ,  ed  il  fremito  vibrante. 
Se  viceversa  la  compressione  veniva  praticata  nell'  avam- 
braccio,  al  disotto  del  tumore,  quantunque  anclie  in  que- 
sto modo  la  tumidezza  aumentasse,  raddoppiavasi  pero  in 
essa  di  forza  il  soffio  intermittente ,  scomparendo  contem- 
poraneamente  in  totalita  il  continuo;  ed  il  fremito  vibra- 
torio  mutandosi  in  movimenti  diastolici,  e  sistolici  ben 
distinti.  Questi  segni  uniti  a  varii  altri  di  minore  conto 
conducevano  facilniente  a  stabilire  la  dia£;nosi  di  una  fle- 
bo-arteria  con  tumore  aneurismale ,  o  in  altri  termini, 
di  ini  aneurisma  traumatico  varicoso  per  dilatazione  sem- 
plice,  comunicante  cioe  con  una  sola  vena,  die  era  la 
mediana   basilica. 

A  tentare  pertanto  di  guarire  1'  infermo  di  questo  aneu- 
risma per  lo  spazio  di  47  giorni  tenni  l'  arto  aneurisma- 
tico  compresso,  merce  una  fasciatura  alia  Guattani.  Lo 
scopo  di  questo  trattamento  si  fu  di  avvezzare  le  parti  a 
tollerare  mezzi  compressivi  di  una  forza  maggiore,  ogni- 
qualvolta  solamente  con  esso  non  fossi  riescito  ad  otte- 
nere  la  guarigione  dell'  aneurisma.  E  diffatti  il  tumore 
non  essendo  con  cio  andato  sogiietto  a  sensibili  salutari 
mutamenti ,  il  giorno  23  Luglio  1857,  applicai  al  braccio  il 


Sulla  cura  d'  alcuni  Anf.urismi  esterni  50 1 

niio  ultimo  cornpressore ,  di  cui  iiii  cuscinetto  fu  situato  lun- 
go  1' arteria  omerale  ,  a  non  molta  distanza  dal  tumore,  T  al- 
tio  venae  coUocato  dal  lato  opposto.  Con  <[ncsto  coni- 
pressore  tennto  in  sito  per  5  giorni ,  venne  cunipressa 
r  arteria  omerale  in  modo  die  rimanesse  ora  rallentato 
ora  coniplctaniente  sospcso  il  corso  del  sangue  arterioso 
neir  ancurisniatico  tumore. 

Sebbene  1'  infermo  tollerasse  benissimo  questo  tratta- 
mento,  il  volume  dcU'  aneurisma  di  poco  diminui ,  ed  il 
doppio  soffio,  ed  il  fremito  si  mantennero  quasi  al  mede- 
nio   iirado. 

Percio  il  giorno  28  dello  stesso  mese  di  Luglio,  invece 
della  compressione  mediata  indiretta,  volli  esperimentare 
la  diretta,  fatta  cioo  sul  tumore  stesso,  al  quale  line  col- 
locai  uno  dei  piccoli  cuscinetti  del  niio  cornpressore  (1)  di- 
rettamente  sul  tumore,  e  feci  al  cuscinetto  opposto  pren- 
dere  appoggio  sulla  faccia  esterna  dell'  apofisi  olecranica. 
La  compressione  fu  cseguita  in  modo  ,  da  produrre  la 
completa  sospensione  ncl  tumore  del  passaggio  del  san- 
gue, essa  veniva  pero  dall'  infermo  alquanto  rallentata, 
quando  non   poteva  piii  tollerarla. 

Al  cominciare  della  terza  giornata  di  questa  cura,  le- 
vato  di  posto  il  meccanico  istrumcnto,  notossi  clie  1'  aneu- 
rismatico  tumore  erasi  ridotto  ad  una  piccola  non  pulsan- 
te  durezza.  Lasciato  per  altro  colle  medesime  norme  il 
cornpressore  stesso  in  sito  anche  altri  tre  giorni ,  onde 
maggiormente  assiciuarsi  della  stabile  guarigione  dell' aneu- 
risma ,  e  levatolo  dipoi  detinitivamente ,  riesci  in  allora 
molto  soddisfacente  il  notare,  che  sebbene  1'  arteria  gia 
aneurismatica  non  si  fosse  obliterata ,  si  mantenesse  delle 
normali  dimensioni,  e  liberamente  in  essa  il  sangue  scor- 
resse,  era  perd  scomparso  del  tutto  1' aneurismatico  tumore. 
invece  del  quale  osservavasi  un  solido  legamento,  formato 
da  quel  tratto  di  vena  mediana  basilira ,  cbe  dilatatosi. 
costituito  avea   le   pareti  dell' aneurisma,  il  quale  legamento 


(1)  Fig.  3. 


.")(t2  Francesco    Rizzoli 

mostiavasi  ilella  liiiigli(>zza  di  inezzo  jjollice,  tli  ligura  fii- 
siibriae,  della  giossezza  di  una  peiiiia  da  solvere,  ed  era 
in  tal  modo  adereiite  all'  arteria  ove  era  rimasta  perforata 
dalla  lancetta,  da  servire  a  completaiiiente  obliterariu!  la 
niorbosa  apertura. 

E  che  r  iudicato  tratto  di  vena  iiel  siio  interno  piii 
lion  amniettesse  sangue ,  facile  cosa  era  il  coiiviiiceisene , 
giacclie  fatta  una  conipressione  circolare  attorno  il  brac- 
cio,  come  si  pratica  pur  la  flebotoniia,  uientre  le  varie 
vena  superficiali  dell'  avambraccio  facevansi  manifestanien- 
te  turgide  e  salienti  anclie  alia  piegatura  del  cnbito  ,  la 
niediaiia  basilica  invece,  soltanto  un  pollice  al  di  sotto 
dair  indicato  cordone,  cominciava  a  dare  qualcbe  indizio 
della  sua  pernieabilita. 

A  conferniare  pcro  seinpre  piu  la  stabile  ottenuta  guari- 
gione  non  lu  licenziato  in  allora  il  Bonliglioli  dalla  Clinica, 
ma  vi  venne  trattenuto  quanto  fu  necessario ,  perclie  con 
piena  sicurezza  potesse  lientrare  in  seno  della  propria  la- 
miglia. 

Passiamo  finalmente  a  discorrere  di  un  ultimo  fatto. 
Giuseppe  Savini  di  Fusignano  di  teniperaniento  sanguigno 
bilioso ,  d'  anni  33 ,  calzolaio  di  professione ,  venuto  a 
Bologna  per  particolari  cagioni ,  dopo  poclie  giornate  di 
dimora  in  questa  citta ,  comincio  a  sentire  un  dolore  nel- 
la  regione  poplitea  sinistra  ,  specialmente  nei  nioti  di 
estensione  della  ganiba,  che  furono  attribuiti  ad  un  at- 
tacco  reumatico  ,  il  quale  venne  trattato  con  semplici 
mezzi. 

Fattasi  dipoi  tumida  la  indicata  regione,  e  resosi  do- 
lentissimo  il  ginoccliio,  1'  inferino  fu  assoggettato  a  va- 
rii  salassi  ,  e  ad  un  energico  regime  debilitante  ,  dal 
quale  pero  non  ue  ebbe  vantaggio ,  che  anzi  la  tumidez- 
za  poplitea  enormemente  aumentaiido,  il  Savini  delibero 
di  chiederc  d'  essere  ammesso  in  Clinica ,  ove  accolto  e 
debitamente  esaminato  si  conobbe,  che  la  indicata  gon- 
fiezza  era  costituita  da  nu  vasto  aneurisma  spontaneo  cir- 
coscritto  deir arteria  poplitea  sinistra.  Continuando  gli  atroci 
dolori  al  ginocchio,  irradiandosi  i  medesimi  a  tntta   la  gam- 


Sulla  cura  d  alcuni  Aneurismi  esterni  ")().] 

ha,  mostrandosi  questa  gonfia,  ed  edematosa,  e  iion  po- 
tendosi  piii  disteiidere,  trovai  necessario  di  pensare  a  soc- 
coirere  il   paziente   con   inezzi   di   molta  eflicacia. 

Fatte  pen)  varie  coiisiderazioiii  piiittosto  die  decider- 
mi  immediatamente  per  la  legatuia  dcIl'  arteria  femo- 
ralc  corrispoiidente  alT  aneiuisina  ,  ncl  gioriio  26  Mai- 
zo  1858  poslo  r  infenno  a  severo  dietctico  regime  vol- 
li  intraprendere  qualche  tentativo  di  compressioiie,  per 
la  quale  mi  valsi  del  mio  ultimo  compressore.  Applica- 
tolo  percio  alia  coscia  sinistra  in  modo  da  comprimere 
r  arteria  femorale  superiiciale ,  ora  lo  strinsi  quanto  oc- 
correva  per  intercettare  completamente  il  passaggio  del 
sangue  nel  tutnore,  ora  invece  di  tanto  lo  rallentai  da 
reudere  il  corso  del  sangue  stesso  soltanto  piii  languido, 
ora  lo  levai  completamente  di  posto  per  riapplicarlo  a  ri- 
])rese  snlle  varie  regioni   della  stessa  arteria. 

Dopo  una  settimana  di  cpiesta  cura,  il  dolore,  ed  il  tu- 
more  essendo  un  poco  diminuiti,  si  stabili  di  continuare 
nella  medesima  ancora ;  ma  scorsi  altri  pochi  giorni  si 
dovette  da  essa  desistere,  giacclie  in  allora  se  la  com- 
pressione  era  forte  in  modo  da  inteicettare  affatto  il  cor- 
so del  sangue  nel  tumore,  non  era  j)iii  tollerata,  se  li- 
mitavasi  soltanto  a  rallentarlo,  quel  poco  sangue  che  nel 
tumore  stesso  penetrava  era  sufliciente  perche  nel  ginoc- 
cliio ,   e  nella   gamba  i  dolori   nuovamente  sorgessero. 

Abbandonato  pertanto  il  pensiero  della  meccanica  com- 
pressione  ,  si  delibero  di  sostituirvi  la  digitale,  onde  vedere 
se  con  questa  era  possibilc  coglieie  trutto  migliore;  al 
quale  scopo  furono  scelti  i  piii  distinti  allievi  di  Clinica, 
suUa  di  cui  pazienza,  ed  impegno  io  poteva  certamente 
contare. 

Ma  una  difficolta  rilevante  di  subito  incontrossi  ad  e- 
seguire  debitamente  questa  digitale  compressione.  La  co- 
scia deir  infermo  su  cui  si  agiva,  essendo  molto  grossa ,  c 
rimanendo  percio  assai  profonda  1'  arteria  femorale,  non 
solo  era  percio  impedito  di  sentirne  agevolmentc  i  battiti 
merce  le  dita,  ma  una  volta  sentiti  era  pure  assai  diffici- 
le il  mantenerla  compressa  colle  dita  stesse  contro  il  fe- 
more ,  sfuggendo  con  facilita   al  di  sotto  di  esse. 


504  Francesco    Rizzoli 

Cio  niillameiio  a  foiza  ili  pazieiiza  e  con  molto  steiito 
si  potc  piMcliirare  iiella  incdesiiiui  alcuiie  ore  in  modo  da 
farla  contiima,  e  tale  da  iiitercettare  completamente  il 
passaggio  del  sangue  nell'  arteria  preimita ,  doj)o  di  che 
r  int'enno  comincio  ad  essere  cosi  addolorato  iiella  coscia 
da  dicliiarare  di  non  poterla  piii  a  lungo  tollerare.  E 
siccome  non  era  possibile  di  attenersi  al  partito  di  farla 
soltanto  intcnuitlente ,  o  meno  forte,  giacche  appena  que- 
sto  tentavasi,  pronti  crano  ad  insorgerc ,  ed  atroci  i  do- 
lori  al  ginocchio ,  ed  alia  gamba,  cosi  si  ricorse  a  varii 
ripieglu  per  altre  iO  ore  collo  scojio  di  renderla  soppor- 
tahile ,  nia  nialaugnratamente  niiin  vantaggio  so  ne  otten- 
ne ,  che  anzi  inutili  essendo  riescite  le  piu  dolci  maniere 
onde  ridestare  nell'  infermo  la  speranza,  ed  animarlo  al- 
ia pazienza ,  ed  alia  caltna,  non  potendo  egli  piu  reggere, 
fini  per  usare  persino  modi  violenti  ,  affine  di  costringer- 
ci  a  desistere  dalla  niedesima,  dichiarando  di  essere  piut- 
tosto  pronto  a  sottoporsi  all'  amputazione  dell'  arto. 

Per  tutto  cio  forzato  ad  abbandonare  la  cura  intra- 
presa  mi  decisi  per  la  legatura  dell'  arteria  femorale ,  la 
quale  praticai  all'  alto  della  coscia  giusta  i  precetti  di 
Scarpa.  Di  qnesta  operazione  permettetemi  ,  Accademici 
Prestantissimi ,  die  io  vi  dica  soltanto  alcune  parole  onde 
siavi  nota  una  risorsa  da  me  posta  in  atto  uel  punto  istes- 
so  in  cui  una  emorragia  consecutiva  alia  legatura  minac- 
ciava  grandemente  la  vita  del   mio  operato. 

Fatta  una  incisione  negli  integumenti,  nella  fascia  su- 
perficiale,  e  nella  fascialata  della  lunghezza  di  tre  pollici 
parallela  all'  arteria  femorale  nella  regione  suricordata  come 
e  mio  uso  isolai  soltanto  1'  arteria  precisamente  nel  punto 
corrispondente  alia  meta  della  fatta  incisione  quanto  bastava 
onde  girarvi  attorno  un  ago  curvo,  ed  ottuso  munito  di  un 
cordoncino  di  seta  col  quale  la  strinsi  debitamente.  Poscia 
accostai  i  bordi  della  ferita,  lasciando  fuori  di  essa  i  due 
capi  del  laccio,  ed  applicai  la  consueta  medicatura.  Da 
(juel  momento  in  poi  il  tumore  piu  non  pulsi') ,  si  avviz- 
zi,  e  svanirono  i  dolori  dell'  arto.  A  mano  a  mano  che 
passavano    i    giorni    niuna    particolarita    si    notava  ,    tutto 


Sulla  cuua  u' alcuni  Aneuius.mi   estehni  505 

anzi  parea  facesse  presagire  un  esito  Felice.  Per  altro  mi 
doleva,  cliu  in  causa  dcgli  aiiteceJtMiti  (li)l(jii  sofl'erti  Jal 
Savini  per  la  digitalc  pressione,  si  liliiilasse  egli  di  sot- 
toporsi  ad  una  tnia  antica  pratica,  che  credo  abbia  avuta 
molta  parte  nel  non  avcre  io  fniora  nei  iniei  opcrati  d' a- 
neurisiua  coUa  legatura  osservata  1'  eniorragia  coiisecutiva 
alia  caduta  del  laccio;  la  quale  consiste  nel  conipriniere 
piii  volte  al  giorno  colle  dita  il  tronco  arterioso  corrispon- 
dente  all'  aneurisnia  a  cjualche  distanza  dalla  legatura,  e 
cio  coUo  scopo  di  solferniare  il  sangue  nel  tratto  di  arte- 
ria  che  trovavasi  Ira  il  punto  conipresso  col  dito,  e  quel- 
le ove  esiste  la  legatura  stessa,  e  facilitare  cosi  la  forma- 
zione  di  un  tainpone  fibrinoso  tanto  robusto ,  die  servir 
possa  a  sostenere  anche  da  se  solo  la  colonna  di  sangue 
die  contr'  esso  trasportasi.  Nella  quale  pratica  ho  spe- 
cialinente  persistito  per  avcre  appunto  osservato  iiell'  an- 
no 18i2  in  un  individuo  d'  oltre  40  aiini,  inorto  3  nie- 
si  e  mezzo  circa  dopo  essere  stato  da  lue  operato  colla 
legatura  dell'  arteria  carotide  priniitiva  destra ,  die  seb- 
bene  (  come  manifestaniente  rilevasi  dalla  esattissima  pre- 
parazione  anatoinica  Fatta  dal  nostro  Illustre  Collega  Cav. 
Professore  Luigi  Calori,  da  me  presentata  e  descritta  alia 
nostra  Societa  Medico-Cliirurgica  nella  Seduta  del  10  No- 
veinbre  1813)  (1)  dopo  la  legatura  di  essa  arteria  caroti- 
de priniitiva  il  sangue  per  diverse  vie  si  dirigesse  nel  trat- 
to di  carotide  siiperiore  all'  allacciatura  ,  e  da  questo  nel- 
r  arteria  carotide  interna,  ed  esterna ,  cio  nullameno  ca- 
duto  il  laccio,  quant unque  la  bocca  del  moncone  superio- 
re  fosse  rimasta  del  tutto  aperta ,  non  ne  derivo  per  que- 
sto emorragia  di  sorta  ,  non  venne  menomamente  iin- 
pedita  la  cicatrizzazione  della  ferita  ,  e  tutto  cio  forsc 
perche  in  causa  della  pressione  digitale  da  me  fatta  sulla 
carotide  alqiianto    sopra    e  sotto   il   punto  allacciato,  erasi 


(1)  Bnllcllino  delle  Scicnze  Mediche.  Bologna  fasc.  Febbraio  e  Marzo  1844 
pag.   130. 

T.    IX.  64- 


50G  Francesco    Rizzoi  i 

forniato  iioii  solo  nell'  inferiore  moncone  obliterato  per 
aderenze  organiche,  ma  nel  superioie  rimasto  aperto  un 
si  diiro,  e  giosso  tampone  librinoso ,  che  completamente 
chiudeva   V  ampia  apeitura   in   esso  siipcistite. 

II  Savini  adiuique  non  permeltendonu  riiidicata  pratica 
applicazione  ,  mi  lasciava  percio  in  qualche  angustia,  pel 
tiniore,che  natura  sola  non  originasse  quel  tampone  fibri- 
noso ,  che  poteva  maggiormente  garantirlo  da!  pericolo  di 
una  emoiragia  consecutiva. 

E  difiatti  nella  li  gioinata  dall'  eseguita  operazione, 
senza  che  si  staccasse  completamente  il  laccio ,  ebbe  luo- 
go  un'  abbondante  perdita  di  sangue  dall'  aiteria  nel 
punto  allacciato.  Si  tampono  allora  la  ferita  con  delle 
fila  imbevute  nell'  acqua  emostatica  del  Pagliari ,  e  si  fe- 
ce  lo  stesso  due  giorni  dopo  ,  ma  staccatos!  completa- 
mente il  laccio  non  tardo  1'  emorragia  a  ripetersi  e  temi- 
])ilissima. 

Per  caso  quasi  nell'  istesso  istante  in  cui  cio  accadeva 
io  giunsi  in  Clinica ,  e  constatai  cio  di  cui  mi  avvertl 
il  distintissimo  chirurgo  di  Clinica  Sig.  Dott.  Bertoloni ,  il 
quale  in  quel  momento  assisteva  il  malato,  e  cioe  che  il  san- 
gue non  solo  sfuggiva  dal  moncone  superiore  dell'  arteria 
troncata ,  ma  malauguratamente  prendeva  ancora  la  via 
deir  inferiore ,  trasportatovi  da  qualche  ramo  anastomati- 
co,  il  quale  sangue  non  potendo  peneti-are  nel  gia  obli- 
terato sacco  aneurismatico ,  per  rigurgito ,  esciva  quindi 
e  con  impeto  dall'  indicato  aperto   moncone. 

RiHettendo  in  allora,  che  in  causa  di  cio,  io  avrei  po- 
tuto  diilicilmente  garantire  il  mio  infermo  dal  pericolo  , 
che  in  lui  si  rinnovasse  dallo  stesso  inferiore  moncone  ar- 
terioso  un'  ernorragia  consecutiva  per  rigurgito,  ancorche 
allacciata  avessi  1'  arteria  iliaca  esterna ,  mi  decisi  imme- 
diatainente  pel  seguente  operatorio  processo.  Mautenendosi 
aperta  la  esterna  ferita ,  in  modo  da  potere  io  dominare 
senza  srandissima  difficolta  i  due  monconi  delta  femoi'aie 
arteria,  che  conservavansi  di  assai  lodevole  consistenza , 
e  che  mostravansi  egualmente  lunghi ,  in  causa  di  averla 
allacciata    precisamente    nel    mezzo    della    istituita   esterna 


Sulla  cura  d' alcuni  Aneurismi  esterni  507 

incisioiie  ;  fatte  esercitare  da  degli  assistenti  opportune 
pressioni  tanto  superioimente ,  quanto  inferiormeiite  ad 
essa  ferita  onde  evitare  nell' atto  operatorio  (jualsiasi  span- 
diincnto  di  saiigue,  passai  al  di  sotto  d'  aiiibo  i  nionco- 
iii  ill  vicinanza  del  conispondente  angolo  della  inedesi- 
nia  uu  cordoncino  di  seta ,  e  li  allacciai  separatainente , 
il  che  potei  fare  con  qualche  agevolezza  dopo  averli  isolati 
colla  tenta,  e  dopo  avere  un  poco  allargata  ncila  sua  regio- 
ne  inferiore  la  ferita  stessa.  Medicata  la  piaga  con  sempli- 
ci  fila,  passarono  9  giornate  nel  niodo  piu  regolare.  Alia 
deciina  caddc  il  laccio  snperiore,  all'  undecima  1'  inferio- 
re, senza  la  piii  che  piccola  perdita  di  sangue ,  e  in  co- 
tal  guisa  non  tardo  molto  ad  ottenersi  una  guarigione 
coiupleta. 

Ma  ritornando  la  d'  onde  ci  sianio  per  un  momento 
scostati,  in  fine  dir6,  che  se  valutare  volessi  la  ineflicacia 
della  indiretta  compressione  digitale  nel  Savini  tentata, 
le  diflicoltu  che  si  incontrarono  nella  sua  applicazione , 
le  pene  sofferte  dall'  infermo,  se  mi  appoggiassi  alia  insuffi- 
cienza  di  questa  istessa  compressione  indiretta  ed  inter- 
mittentc ,  da  me  verificata  in  un  medico  condotto  ojjpresso 
da  voluminoso  aneurisma  traumatico  dell'  arteria  femorale 
sinistra,  quantunque  abbia  pazientemente  perdurato  nella 
medesima  per  piu  di  un  mese ,  se  calcolassi  1'  inntilita  di 
questo  process©  di  compressione  da  me  pure  tentato  in  un 
uonio  di  mezza  eta  accolto  in  Clinica  affetto  da  aneurisma 
spontaneo  dell'  arteria  poplitea  destra  ,  se  volessi  dare  mol- 
to valore  a  quanto  noto  fino  dal  1681  il  IMorelli  in  rap- 
porto  alia  digitale  pressione  diretta  (I),  se  valutassi  1' in- 
successo  che  1'  attuale  Cliriico  di  Padova  1'  illustre  Van- 
zetti  ottenne  nel  suo  primo  esperimento  di  digitale  com- 
pressione a  Karkoff,  se  ne  considerassi  1'  ineflicacia  ve- 
rificata   da    Fox ,  da  Parker   (2) ,   da  Larrey    (3) ,   e    da   al- 


(1)  Zodiaciis  medico-galliciis  fevrier  1681.  Obs.   HI.  Geneve  1682  pag.  26. 

(2)  Brocca  des  anevrisraes.  Paris   1856  pag.  809. 

(3)  Gazelle  des  Hopitaiix   civiles ,  et  niiiitaires  31   Annie  N.   46.  20  Avril 
1858. 


508  Francesco    Rizzoi.i 

tri(l).  se  mi  facessi  carico  dello  letali  siiccessioui  die  avven- 
nero  nell'  aiieuiisinatico  di  Nelaton  (2),  e  mi  approfittassi  del- 
la  non  biiona  accoglienza  die  ebbe  la  proposta  fatta  dal 
Vauzetti  della  stessa  compressioiie  manuale  iiidiretta  per 
la  cura  degli  esterni  aneurismi  nell'  ultimo  congresso  scieii- 
tifico  di  Bonn,  con  varii  cliiriirglii  specialiiKuite  aletnan- 
ni ,  mi  sentirei  inclinato  a  non  adottarla ;  ma  se  invece 
considerazione  faccio,  die  la  compressione  manuale  ,  o  di- 
gitale  diretta  cui  1'  uomo  si  appiglio  per  istinto  oude  ai- 
restare  le  emorragie  derivanti  dalle  ferite  dei  vasi  sanguigni, 
e  die  venue  primamente  usata  in  maniera  metodica  dal  Lan- 
cisi  (3)  t'rulto  felicissimi  risultati ,  die  la  compressione  ma- 
nuale indiietta  esegnita  sulT  aorta  addominalc,  servi  a 
Boer  (i) ,  ed  a  Trehan  (5)  onde  arrestare  profusissime  emor- 
ragie uterine  dopo  il  parto  ,  die  non  solo  la  compressione 
diretta,  ma  ben  anco  la  indiietta  manuale  venne  metodi- 
camente  raccomandata  dal  Lisfranc  (6) ,  per  frenare  le 
emorragie  derivanti  da  ferite  anclie  di  grossi  vasi  san- 
guigni ,  che  fino  dal  1823  il  Kock  di  Monaco  vanto 
r  iiidiretta  compressione  digitale  non  tanto  per  impedire 
le  emorragie  nell'  atto  in  cui  praticansi  le  amputazioni , 
ma  ben  anco  per  arrestarle  stabilmente  compita  die  sia 
quest'  operazione ;  se  penso  die  Saviard  (7)  e  Sue  il  gio- 
vine  si  appigliarono  alia  compressione  digitale  diretta  per 
scansare  1'  emorragia  dopo  1'  operazione  dell'  aneurisma  fat- 
ta col  metodo  antico  (8) ,  die  a  questo  medesimo  niodo  di 


(1)  Fra  qiiesti  pare  che  si  possa  notare  il  caso  d'  aneurisma  popliteo  Irat- 
lalo  colla  compressione  digitale  indiretia  dal  Dotlor  Gherini  nel  febbraio  del 
t858  del  quale  il  Vanzelli  sperava  di  polerne  pubblicare  la  gnarigione^  il 
die  non  fii  fatto  ad  onta  che  lo  stcsso  Vanzciti  annnnziasse  di  poi  alciine 
altre  giiarigioni  ottcnute  da  chinirghi  italiani. 

(2)  Brocca  opera  cil.  pag.   766. 

(3)  Lancisi.   l)e  inolii  cordis  ct  anenrismalibiis.   Leyde  in  4."  pag.  214. 

(4)  Naliir.   medic,  obsletr.  liber  seplinuis  ])ag.   525.  Viennae   1812. 

(5)  BandelocqiiP.  Tratlalo  delle  emorragie  interne  dell' iitero.  Venezia  1834 
pag.  216. 

(6)  Lisfranc.  Clinitpie  Chirtirgical.   Paris   1841. 

(7)  Saviard.  Observ.  Chirurg.   Paris   1702  in   12."  Vol.  33.   pag.   156. 

(8)  Journal  de  Vandermond   1776.  Tav.   XLVl  pag.    177. 


SuiXA   CUllA   d' ALCUNl    AnEURISMI    ESTERNI  -"iOD 

coinpressioiie  el)l)e  ricorso  con  successo  il  Crampton  (1) 
ill  nil  caxj  (Ji  enjorracia  conseciitiva  alia  lejiatuia  della 
artoria  t'eniorale,  clie  Greatrex  nel  1 84.')  (2),  e  poscia 
Tuliicll  e  Wood  di  Nuova  Jork  (3)  e  Nelatoii  (i)  in  uriio- 
iie  alia  coinpressione  meccanica  si  valsero  pure  della  di- 
gitale  per  la  cnra  degli  esterni  aneurismi ,  ed  iiinne  se 
atteiitameute  consideio  clie  la  coinpressione  dij^itale  in- 
dirctta  sola  venne  fortunatamente  posta  in  pratica  con 
felice  successo  nel  Maggio  del  18i8  dal  chirurgo  americano 
Knigth  per  la  cura  di  nn  aneurisnia  poplitoo,  clie  non 
iscoraggiato  il  Vanzetti  dell'  esito  non  lelice  clie  ebbe  nel 
1846  a  Kaikott' la  ritento  favorevolmente  nelNovembie  1853 
in  un  caso  pure  di  aneurisma  popliteo  ,  clie  nel  Marzo  1854 
mentre  il  Colles  stava  deliherando  il  metodo  da  preferirsi 
onde  sanare  un  vasto  aneurisma  dilTuso  verso  la  regione 
poplitea  in  un  individuo  entrato  nello  spedale  Stuvens  di 
Dubliiio  (.')),  I'  infenno  si  guariva  da  se  cornprimendo  al- 
r  inguiiie  la  lemorale  arteria,  die  lo  stesso  Vanzetti  pure 
euro  nel  1855  in  Padova  colla  coinpressione  digitale  indi- 
retta  un  ufHciale  afFetto  da  aneurisma  popliteo,  e  clie  do- 
po  di  lui  il  Gioppi ,  il  Gherini ,  il  Gelmi,  il  Riberi,  lo 
Scaramuzza,  il  Ranzi,  il  Micheaux,  il  Verneuil,  il  Marjo- 
lin,  ed  altri  in  varii  casi  di  esterni  aneurismi  non  furono 
meno  felici,  io  mi  sento  per  tutto  questo  condotto  a  do- 
ver  dichiarare,  clie  se  la  coinpressione  digitale  per  diver- 
se cagioni  non  puo  essere  sempre  promettitrice  di  felici 
risultati ,  e  pero  una  risorsa  preziosissima  della  Ciiirurgia, 
della  quale  denno  i  cbirurghi  debitamente  approtittare  in 
molte,  ed  anche  assai  gravi  circostanze. 

Colla  quale  dichiarazione  e  quindi  fotto  manifesto,  clie 
sebbene  soltanto  colla  compressione  meccanica  io  sia  rie- 
scito  ad  ottenere   la  guarigioiie  di   varii   esterni  aneurismi , 


(1)  Dublin.  Qiiarlcrly  Journal  1846.  Vol.   11   pag.   119. 

(2)  Medic.  Cliiniig.  "iransaclion.    1845.   Vol.  XXVIIi. 

(3)  Biocca.  0|)cia  citala  pjg.  808,  809. 

(4)  Biocca.  Opera  citala  pag.  293. 

(6)  Archives  Gi-nerales  de  Mcdecin.  Jiiin   1858. 


10 


Francesco    Rizzoli 


e  la  digitale  non  ini  abbia  egiiahiientc  conisposto,  noii 
voglio  per  questo  abbaiuloiianiu  d'  oia  iniiaiizi  a  <{uella 
esclusivainente  ,  ma  vahitando  purarico  i  pregii  della  digitale 
pressione  inteiulo,  in  migliore  opportunita,  dl  approHttar- 
iie ,  professando  io  da  lungo  tempo  intonio  a  cio  i  niede- 
simi  priiicipii  di  recento  proclamati  dal  cliiarissimo  Ran- 
zi  (1)  e  cioe  che  nella  ciira  degli  aneurisrai  col  metodo 
della  compressioiie  tutto  sta  iiel  sapere  adattare  ai  casi  di- 
versi  un  processo  piuttosto  che  un  altro,  nel  riuniili  al- 
r  occorrenza  ,  iiel  sapere  sostituire  rune  all'  altro,  nel  nou 
disanimarsi  ai  primi  infelici  esperiinenti ,  nel  persistere  in- 
vece  nel  inodo  pin  ragionevolc  ora  ncli'  uno,  era  neii'  al- 
tro, e  nel  non  ricorrere  all'  allacciatiua  se  non  se  rjuaii- 
do  per  la  manifesta  impotenza  della  compressione  e  pei 
pericoli  dai  qnali  e  minacciato  1'  infermo,  1'  allacciatura 
stessa  non   deve  essere  di  troppo  ritardata. 

Ed  appunto  essendo  io  convinto  di  questi  principii,  nel 
primo  case  di  aneurisma  da  me  curato  trattandosi  di  un 
piccolo  aneurisma  circoscrltto  dell'  arteria  temporale  sini- 
stra, diedi  percio  la  preferenza  alia  compressione  mediata 
diretta  nierce  le  fascie  ,  e  ne  ebbi  esito  felice  ,  nel  secon- 
do  caso  il  tumore  aneurismatico  occupando  l'  arteria  ome- 
rale  superficiale  sinistra  molto  in  alto,  l'  infermo  non  po- 
tendo  toUerare  1'  uso  di  un  compressore  ,  rifuggendo 
dalla  allacciatura,  e  da  qualsiasi  altro  mezzo  doloroso , 
presceisi  pure  la  compressione  mediata  diretta  ,  merce  le 
fascie  ,  avvaloiata  pero  dall'  uso  di  apposito  braccialetto , 
ed  ottenni  cosi  di  rendere  1'  aneurisma  stazionario  a  tut- 
t'  oggi ,  sebbene  siano  passati  piu  di  20  anni :  nel  ter- 
zo  un  aneurisma  traumatico  occupando  la  tibiale  ante- 
riore  destra  ,  ed  infruttuosa  essendo  riescita  la  fasciatura  , 
adottai  con  esito  felicissimo  la  compressione  mediata  in- 
diretta  meccanica  merce  il  compressore  del  Signoroni  da 
me  modificato;    nel    quarto    questo    medesimo  compressore 


(1)  Lo  Sperimentale.  Giornale    critico    di  Medicina,  e  di  Chirurgia.  Firen- 
ze  1858. 


Sulla  cura  d'  alcuni  Aneurismi  esterni  511 

lion  rimanendo  debitamente  fisso  al  braccio  d'  un  indi- 
vidiio  in  cui  erasi  fonnato  un  aneuiiiina  traumalico  d(d- 
1'  oinerale ,  feci  uso  col  piu  coinpleto  risiillato  di  un  mio 
nuovo  compressore,  piaticando  pure  con  esso  la  pressione 
mediata  indiietta,  nel  qiiinto  dovendo  curare  un  aneuri- 
snia  trauniatico  della  brachiaie  alia  piegatura  del  cubito, 
non  potendo  1'  interino  attcsa  1'  estreina  sensibilita  del 
braccio  tolleraie  1'  applicazione  del  compressore,  e  doven- 
do  ricorrere  ad  un  mezzo  di  azione  pronta  e  stabile  ,  ondf 
impedire  la  rottura  del  tumorc  clie  era  niinacciata ,  aj)- 
profittai  di  una  lara  disposizione  anatomica  dell'  arteria 
bracliiale  esistente  nell'  iiidividuo  stesso  per  attenermi  mc- 
diante  un  seniplice  spillo  ed  un  filo  ad  un  processo  di 
conipressione  indiietta  mediata,  (>d  immediata  nel  medesimo 
tempo  affatto  nuovo,  con  cui  compressa  1'  arteria  oinerale, 
si  ebbe  la  completa  oblitcrazione  di  essa,  sebbene  come  dissi 
(altrimenti  di  qiianto  di  poi  avveune  in  un  altro  iiidividuo 
operato  dall'  egregio  Sig.  Dott.  Modonini  con  questo  mede- 
simo mio  processo  )  non  si  evitasse  la  rinnovazione  del- 
r  aneurisma  •,  nel  sesto  essendo  1'  infermo  affatto  da  a- 
iieurisma  popliteo,  attese  le  male  disposizioni  del  siste- 
ma  vascolare  dell'  iiidividuo,  mi  prevalsi  di  razionale  in- 
terno  metodo  cuiativo,  e  della  conipressione  meccanica 
indiretta  mediante  il  mio  ultimo  compressore,  alternata 
colla  seniplice  fasciatura ,  e  cosi  dopo  non  breve  tem- 
po riescii  a  mantenere  stazionario  per  piii  di  due  an- 
ni  il  tumore ;  nel  settimo  1'  infermo  trovandosi  affetto  da 
un  aneurisma  traumatico  veiioso  alia  piegatura  del  braccio, 
non  essendo  riescito  a  guarirlo  la  compressione  fatta  colle 
fascie  ,  e  la  compressione  meccanica  mediata  indiretta  , 
mi  prevalsi  invece  con  fortunatissimo  esito  della  compres- 
sione mediata  diretta  eseguendola  del  pari  col  mio  nuovo 
compressore;  e  finalmente  nell'  ottavo,  niun  fnitto  avendo 
ricavato  dalla  compressione  meccanica  indiretta  iisata  per 
guarirlo  di  un  vasto  aneurisma  popliteo,  niun  frutto  aven- 
do ottenuto  dalla  compressione  digitale  indiretta,  ricorsi 
alia   legatura  e  salvai   con   essa  il  malato. 

I  quali  fatti  pertanto  ,  oltre  clie  valgono,  come  dissi,  a 


512 


Francesco    Rizzoli 


contennare  quauto  sia  utile  a  norma  dei  bisogni  1'  adut- 
tare  uu  modo  di  compressione  piuttosto  che  un  altio , 
servono  poi  anco  a  diniostraie,  che  se  nelle  classiche  recent i 
opere  straniere  sugli  aneurisini,  1'  Italia  nou  vi  figura  in 
modo  alcimo  come  propagatrice  del  inetodo  di  compres- 
sione, non  e  pin  giusto  il  dimenticarla,  e  valgono  pure 
a  rendere  manifesto,  die  stando  alle  prime  applicazio- 
ni  che  io  ne  ho  fatte,  1'  epoca  a  cui  rilcrire  devesi  il  ri- 
sorgimento  moderno  di  esso  metodo,  essendo  anteriore  al 
1842,  a  quando  cioe  gli  Irlandesi  cominciarono  ad  occu- 
parsene,  quell'  epoca  istessa  piuttosto  clie  cliiamarla  Ir- 
landese  come  si  vorrebbe ,  dovrebbe  d'  ora  innanzi  a  buon 
diritto  Italiana  essere  nominata. 


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IRIIADLVZIONE  OCULARE 

ilEiUOltlA 

DEL 

I'ROFESSORE  LOUEAZO  RESPIGIU 

(  I.ctia  nella  Sessione  dei  4  Marzo  1858.) 


Jjo  Studio  dei  fenomeni  d'  irradiazione  e  della  massi- 
ina  impoitanza,  sia  per  coinpletare  le  nostre  conoscenze 
sul  luirahile  meccanismo  deila  visione,  sia  per  valutare 
convenientemente  le  influenze  dall'  irradiazione  prodotte 
nei  dati,  che  il  senso  della  vista  ci  soinmiiiistra  per  la  de- 
terininazione  delle  forme  e  dimeiisioiii  dei  corpi  posti  fiio- 
ri  del  doniinio  degli  altri  sensi,  sia  finalmente  per  la  ri- 
cerca  dei  mezzi  opportuni  a  distruggere  ,  o  almeno  a  sce- 
niare  le  niolte  illusioni  ed  errori  che  hanno  origine  nel- 
la irradiazione. 

L'  astronomia,  a  preferenza  di  qualunque  altro  raino  della 
naturale  Hlosofia,  e  interessata  nello  studio  di  questi  feno- 
meni, che  possono  molto  sinistramente  intluire  nella  de- 
terminazione  di  quel  dati,  clie  dehbono  servire  di  base  al- 
le   sue  teorie. 

Non  avendo  1'  astronomo  coi  corpi  celesti  altro  mezzo 
di  comnnicazione ,  proficuo  alle  sue  speculazioni ,  che  la 
luce;  e  non  potendo  perci6,  altro  che  col  soccorso  dei- 
r  organo  della  vista,  estendere  le  sue  indagini  negli  im- 
mensi  spazi  del  cielo,  per  determinarvi  le  forme,  le 
T.  IX.  65 


ti 


Lorenzo    Respigiu 


(.liiiiiMisioui ,  le  posizioni  degli  astri ,  i  loio  niovitnenti  e 
le  fisiche  niodificazioni  cui  vanno  soggetti ,  deve  necessa- 
riamente  foniirsi  tutti  quel  criteri,  secondo  i  quali  si  pos- 
sono  rettaniente  interpretaro  le  immediate  peicezioni  di 
qiiesto  senso ;  e  premunirsi  efficacemente  contro  tutte  le 
illusioiii  ed  errori,  die  possono  falsarnc  od  alteranie  i  ri- 
risultati. 

Non  e  quiiidi  a  meravigliare ,  che  dagli  astronomi  siario 
stati  piimieramente  avvertiti  i  principali  fenomeiii  d'  ina- 
diazione ;  che  da  essi  siensi  iiistituite  le  prime  ricerclie 
sui  mcdesimi,  esaminate  le  circostanze  che  li  accompa- 
gnano,   e  diietli   i   prinii   passi  al  discopiimeiito   della  lore 


engine. 


Alciini  tia  questi  singolarissimi  fenomeni,  quali  sono  la 
sporgenza,  die  nell'  oscurita  della  notte  presenta  il  horde 
illuminato  della  liina  snl  horde  in  emhra  qualche  giorne 
prima  o  dope  il  novilunio,  il  forte  ingiandimento  delle 
stelle,  dei  pianeti  e  dei  lumi  durante  la  notte  profonda , 
non  possono  certamente  non  avere  richiamata  1'  attenzio- 
ne  degli  uoniini  fino  dalla  piii  reniota  antichita,  e  ne 
troviamo  infatti  non  duhhie  prove  negli  scritti  degli  anti- 
chi  filosoli. 

CionuUameno  sembra  essere  state  Kejilero  il  prime  ad 
analizzare  scientificamente  questi  fatti,  ed  a  stabilire  que- 
sto  principle  generale ,  in  cui  sono  sostanzialmente  formu- 
lati  tutti  i  fenomeni  d'  irradiazione,  e  cioe  =  che  i  cor- 
pi  melto  luminosi,  o  molto  illuniinati,  visti  in  un  campo 
oscuro,  presentano  un  diametro  apparente  niaggiore  di  quel- 
lo  die  essi  presentano  in  un  campo  discretamente  illumi- 
nato; e  die  viceversa  i  corpi  oscuri,  visti  in  un  campo 
molto  luminoso,  ofFrono  un  diametro  apparente  minore  di 
quelle  che  lore  compete  in  un  campo  discretamente  lu- 
minoso =. 

Galilee,  armato  del  sue  potente  espleratore  dei  corpi 
celesti.  ha  potnto  instituire  un  esame  regolare  sui  feno- 
meni d'  irradiazione  presentati  all'  occhio  nudo  dagli  astri  ; 
e  con  mirahile  sagacita  ha  sapute  discutere  questo  impor- 
tante  soggetto,  enumerando  tutte  le  principali  illusioni  che 


Sulla   Ikrauiazione   ocur.AUE  515 

per  irradiazione  veiigono  presentate  dai  corpi  celesti,  lela- 
tivameiite  alle  loio  forme  e  diinensioni,  c  determinando 
le  circostaiize  clie  jtiii  o  rnciio  favoriscono  gli  efFetti  della 
irradiazione   stcssa. 

Galileo  pel  primo  ha  fatto  conoscere,  come  1'  uso  del 
caiinoechiale  sia  uii  mezzo  elficacissimo  per  distriiggere ,  o 
almeiio  considerevolmeiite  dimiiiuire  le  false  appareiize,  die 
r  irradiazione  oculare  produce  nelle  forme  e  dimensioni 
dei  corpi  celesti ;  mostrando  come  nell'  ingrandimento  pro- 
curato  da  (jnesto  stromento  vengono  resi  insensibili  gli 
elFelti  della  irradiazione,  die  riescono  tanto  perniciosi 
nelle  osservazioni  fatte  coll'  uso  immediato  dell'  organo 
della  vista. 

Gassendi,  rivolgendo  ancli'  esso  la  sua  attenzione  ai  fe- 
nomeni  in  discorso,  ha  grandemente  contribnito  alia  de- 
terminazione  delle  circostanze  die  li  accompagnano ,  ed 
alia  misura  degli  efFetti  da  loro  prodotti,  specialmente  sni 
corpi  celesti. 

Ma  troppo  mi  dilunglierei  se  tutti  volessi  enumerare  gli 
astrononii,  e  fisici  die  da  Gassendi  lino  a  noi  rivolsero  la  lo- 
ro attenzione  a  questi  singolari  lenomeni ;  se  tntte  volessi 
esporre  le  ricerche  da  loro  instituite ,  e  tutti  indicare  i 
risultati  da  essi  ottenuti.  Egli  e  percio  die  al  solo  inten- 
dimento  di  mostrare  1'  importanza  attribuita  a  questo  og- 
getto  mi  limitcro  ad  accennare  i  nomi  dei  piu  illustri 
filosofi,  die  lo  credettero  degno  delle  loro  speculazioni  e 
meditazioni,  quali  sono  Descartes,  Newton,  Horrocks,  Jurin. 
Lalande,  Du  Sejour,  D'Alembert,  Herschel ,  Robinson,  Bes- 
sel  ec.  Mentre  poi  mi  restringero  a  compendiare  tutti  i 
risultati  da  loro  ottenuti  nelle  leggi  sperimcntalmente  de- 
dotte  dal  Plateau,  e  da  lui  conuiuicate  nell'  anno  18.38 
alia   R.   Accademia  delle  Scienze  di   Bruxelles. 

Plateau,  dopo  di  avere  passati  in  rassegna  i  principali 
fenomeni  d'  irradiazione,  dopo  averne  per  mezzo  di  iuge- 
gnosi  esperimcnti  valutati  gli  efFetti,  tanto  nelle  osserva- 
zioni fatte  ad  occhio  nudo,  quanto  in  (juelle  fatte  per 
mezzo  delle  lenti  e  dei  cannocchiali ,  espone  i  risultati 
de'  suoi  interessanti  studi ,  die  possono  compendiarsi  nel 
modo  seguente. 


51G  Lorenzo  Respighi 

Irradiazione  ad  occh'io    nudo. 

1."  La  quantita  dell'  irradiazione,  ossia  1' ingrandimeiito 
lineare  da  cssa  prodotto  nogli  oggetti,  e  indipendente  dal- 
la  graudezza  dell'  oggetto  luminoso,  meutre  dipende  dalla 
inteiisita  della  sua  luce ,  aunientaiido  o  diminuoudo  col- 
r  auuientare  o  diininuire  di  questa ;  ma  secondo  un  rap- 
porto  molto  piii  rapido  di  quelle  della  seinplice  propor- 
zionalitu  alia  inlensila  stessa;di  modo  che,  quando  questa 
lia  raggiunto  uu  certo  limite,  la  quantity  dell'  irradiazione 
si  mantiene   presso  a   poco  costante. 

2.°  L'  irradiazione  di  un  oggetto  luminoso  e  massinia, 
quando  il  campo  su  cui  si  proietta  e  perfettamente  oscu- 
ro;  diniinuisce  quando  il  campo  si  rende  piu  luminoso, 
diventando  insensibile  quando  lo  splendore  del  campo  egua- 
glia  quello  dell'  oggetto.  Per  un  corpo  oscuro  visto  in  un 
campo  luminoso  il  fenomeno  si  presenta  con  circostanze 
opposte. 

3."  L'  irradiazione  si  presenta  per  qualunque  distanza 
deir  oggetto  all'  occhio,  dalla  minima  distanza  della  visio- 
ne  distinta  a  tutte  le  maggiori  distanze. 

4."  L'  irradiazione  aumenta  colla  durata  della  contem- 
plazlone  dell'  oggetto. 

5."  Per  lo  stesso  individuo,  e  nelle  stesse  circostanze 
1'  irradiazione  e  variabile   da  un'  epoca  all'  altra. 

6.°  Due  irradiazioni  vicine  si  indeboliscono  a  vicenda,  e 
la  diminuzione  e  tanto  piu  sensibile  quanto  piu  esse  so- 
no  vicine. 

Irradiazione  attraverso  le  lenti  e  i  cannocchiali. 

1.°  L'  irradiazione  presentata  dai  corpi,  osservati  attra- 
verso una  lente  convergente,  e  tanto  piii  ristretta  quanto 
piu  potente  e  la  lente. 

2.°  L'  errore  prodotto  nelle  osservazioni  fatte  coi  can- 
noccliiali  astronomici,  per  rispetto  a  cio  che  dicesi  ir- 
radiazione, proviene  da  due  cause  distinte;  e  cioe  dalle 
aberrazioni  del  cannocchiale ,  e  dall'   irradiazione    oculare. 


Sulla   Ihradiazionc   oculare  517 

3."  Ill  questo  errore  totale  la  parte  dovuta  all'  irradia- 
zione  oculare  (li|)ciidf^  dall'  iiijiiaiidiinento,  dallo  splendore 
deir  oggetto  e  dall'  occliio  doll'  osservatore. 

Essa  e  notevolincnte  dimiiiuita  dalla  leiite  oculare,  e 
la  diminuzione  e  tanto  piu  grande,  ([uanto  piix  potente  e 
r  oculare  niedesiuio.  Per  rispetto  poi  ail'  oeeliio  dell'  os- 
servatore essa  e  variahile  da  un  osservatore  all'  altro,  ed 
anche   per  lo  stesso  osservatore  da  un  giorno  all'  altro. 

A.°  Questa  parte  dell'  errore  sparisce  totalmeute  quando 
si  usano   uiicronietri  a  doppia  immagine. 

5.°  L'  altra  parte  dell'  errore  totale,  vale  a  dire  queila 
proveniente  dall'  aberrazione  del  canuoccliiale,  e  natural- 
inente  variabile  nei  diversi  struinenti :  per  uno  stesso  stru- 
inento   puo  ritenersi   costante. 

6."  L'  effetto  dell'  irradiazione  nei  cannoccliiali  e  ne- 
cessariamente  variabile,  perclie  dipendente  da  due  element] 
variabili,  quali  sono  1'  irradiazione  oculare  e  le  aberrazio- 
ni  del  cannoccbiale ;  e  percio  in  alcuni  casi  potra  questo 
errore  riescire  insensibile,  e  potra  acquistare  in  aitri  un 
valore  sensibilissimo. 

Posteriorniente  al  Plateau  il  Prof.  Baden  Powel  presen- 
tava  nei  18i9  alia  Societa  Astrononiica  di  Londra  una 
interessantissima  Menioria  snll'  irradiazione,  nella  quale 
descrive  diversi  esperimenti  da  esso  instituiti  intorno  al- 
ia medesima  ,  e  specialinente  suU'  irradiazione  risultante 
nelle  osservazioni  fatte  colle  lenti  e  coi  cannoccliiali;  e 
Ira  i   risultati  da  esso  otteniiti  sono  rimarclievoli  i  seguenti. 

1 .°  Che  le  inimagini  degli  oggetti  luminosi  ,  formate 
nei  fuoco  degli  obbiettivi  dei  cannoccliiali ,  si  presentano 
affette  da  un  allarganiento ,  od  una  irradiazione  presso  a 
poco  eguale  a  queila  colla  quale  gli  oggetti  stessi  si  pre- 
sentano air  occhio  nudo;  e  cio  puo  veriticarsi  non  tanto 
coll'  osservare  queste  immagini  riflesse  da  vetri  oscuri ,  o 
attraverso  a  questi,  quanto  col  riprodurre  le  medesiine 
coi   processi   fotogratici. 

2."  Che  osservando  un  oggetto  luminoso  per  mezzo  di 
una  lente  1'  irradiazione  e  notevohnente  diniiuuita:  mentre 
con  una  lente,  che  ingrandisca  soltanto  tie  o  ([uattro  volte. 


518 


Lorenzo   Respighi 


e  Critinta  ciiialuiujue  traccia  di  irradiazioue  nei  inodiocri 
splendori;  con  lenti  poi  che,  iiigrandiscano  dalle  10  alle 
20  volte,  e  distrutto  qualunque  effetto  di  irradiazione  an- 
che  negli  oggetti  dotati  del  niassiino  spleiidore,  elie  puo 
sopportare  V  occliio. 

3.'^  Che  r  ainmontare  dell'  irradiazione  nei  telescopi  e 
dipendente  dall'  apeitura  dell'  olibiettivo  c  dal  potere  di 
iiigrandiniento ;  onde  restringendo  lino  ad  un  ccrto  liniite 
r  apeitura  stessa,  si  puo  rendere  meno  sensibile,  ed  anche 
distriiggere  1'  irradiazione ;  ed  applicando  poi  successiva- 
mente  niaggiori  ingrandimenti  si  puo  diminuire  ognora  pii'i 
r  irradiazione  stessa,   fino  a  totalmente   eliniiiiarla. 

A  quanto  mi  seinbra,  nei  risultati  ora  accennati  si  pos- 
sono  ritenere  coinpendiate  tuttc  le  conoscenze,  clie  1'  ot- 
tica  speiinientalc  possiede  intorno  alle  condizioni  e  leggi 
dei  fenoineni  d'    irradiazione. 

Se  gli  astrononii  e  i  flsici  con  grande  calore  si  sono 
occupati  deir  esame  delle  circostanze  e  delle  leggi  di  que- 
sti  fenoineni,  certaniente  con  impegno  non  minore  si  so- 
no interessati  della  ricerca  della  loro  origine  ,  ossia  del- 
la  determinazione  della  causa  da  cui  possono  ritenersi 
prodotti. 

Keplero  per  ispiegare  i  fenomeni  d'  irradiazione  sup- 
pone,  ciie  il  cono  divergente  di  raggi  luminosi,  trasmesso 
da  ciascun  punto  dell'  oggetto  visibile  nell'  occhio ,  sia 
reso  convergente  prima  di  arrivare  alia  retina ;  e  percio 
procedendo  poscia  in  forma  divergente,  vada  ad  occupare 
sulla  retina  stessa  una  piccola  superficie  invece  di  un 
punto ,  fonnandovi  cosi  una  iinmagiue  diffusa  del  punto 
corrispondente  dell'  oggetto :  e  da  cio  evidentemente  iie 
conseguiterebLe  un  allargamento  nella  totale  immagine  del- 
r  oggetto,  e  percio  1'  apparente  ingrandimento  di  esso. 
Keplero  pero  e  di  opinione  che,  qualora  la  retina  non 
sia  molto  sensibile ,  non  venga  prodotta  in  essa  altra  im- 
pressione  che  quella  corrispondente  alia  parte  centrale 
del  pennello  di  luce,  da  cui  e  investita.  In  relazione  a  cio 
e  da  notare,  che  il  fenomeno  dell'  irradiazione  non  rie- 
scirebbe  sensibile,   die  nella    classe    di  individui   dotati   di 


Sulla  Irradiazione  oculare  519 

singolare  sensil)ilita  iiella  retina.  Questa  spiegazione,  qiian- 
tunque  in  parU;  pinusihilo,  pine  attcntanicnte  esaniinata,  si 
trova  molto  diCettosa ;  primieramente  perclio  non  e  vero, 
alnieno  per  la  gcneralita  degli  occlii ,  die  i  raggi  luinino- 
si,  provenienti  da  un  pnnto  lontano  neH'occliio,  conver- 
gano  prima  di  arrivare  alia  retina;  nientre  e  pro^ito  che 
r  occliio  norniale  possiede  la  facolta  di  acconiodaniento, 
colla  qnale  si  pn6  ottenere,  anche  in  questo  caso,  la 
convergenza  dei  raggi  sulla  retina;  secondariamcnte  per- 
che  questa  spiegazione  non  si  accorda  col  fatto  generalnien- 
te  constatato,  che  1'  irradiazione  si  produce  anclic  alle  pic- 
cole  distanze  fino  a  quella  della  visione  distinta,  e  in 
tutti  gli  occhi,  qualunque  siasi  d'  altronde  il  loro  grado  di 
sensibilita. 

Galileo,  dietro  1'  osservazione  clie  i  corpi  luminosi,  os- 
servati  attraverso  i  cannoccliiali,  non  presentano  irradiazio- 
ne, stabilisce  die  la  causa  dell'  irradiazione  stessa  risiede 
nell'  occhio.  Per  rispetto  poi  al  niodo  con  cui  essa  viene 
prodotta,  non  senibra  che  Galileo  abbia  adottata  una  de- 
finitiva  opinione ;  in  quanto  che  talora  vicne  da  esso  at- 
tribuita  alia  rifrazione  dei  raggi  luniinosi  attraverso  agli 
uniori  aderenti  alia  cornea  in  vicinanza  alle  ciglia ,  altre 
volte  invece  alia  riflessione  dei  rarriji  sulle  cislia  stesse, 
e  finahnentc  in  altre  circostanze  a  qualche  causa  ignota 
risiedcnte  nell'  occhio. 

Gassendi  ripone  anch'  esso  la  causa  dell'  irradiazione 
neir  occhio,  considcrando  questa  come  effetto  dell'  allar- 
gamento  dellc  immagini  d(!gli  oggetti,  prodotto  dalla  dila- 
tazione  della  pupilla,  che  e  massima  nell'  oscurita  della 
notte,  durante  la  quale  appuiito  piii  sensibili  sono  gli  ef- 
fetti  dcir  irradiazione.  A  questa  circostanza  aggiunge  ezian- 
dio  r  altra,  che  durante  il  giorno  essendo  la  retina  affet- 
ta  in  tutte  le  sue  parti  dalla  luce  generale  dominante, 
non  e  capace  di  riscntire  I'  impressione  delle  deboli  au- 
reole luminose  che  circondano  le  immagini;  e  percio  la 
parte  di  essa,  eccitata  dalla  luce,  si  fa  piu  ristretta ,  di- 
minuendo cosi  r  effetto  dell'  irradiazione.  Le  viste  teoreti- 
che,  secondo  le   quali   egli   deduce    1'  ingrandimento    dellf^ 


520  Lorenzo    Respigmi 

imuiagiiii  Jallc  dilatazioui  della  papilla,  iiou  seinbrano  pe- 
ro  al  tutto  cliiare  ed  esatte. 

Descartes,  nella  sua  Diottrica,  da  all'  irradiazione  una 
spiegazione,  la  quale  sostauzialniente  iion  ditterisce  da  quel- 
la  era  geueralinente  aiuuiessa.  Egli  su[)ponc  die  le  estie- 
niita  delle  libre  del  nerve  ottico  ,  quantunque  piccole , 
abbiano  una  certa  estensione,  e  che  in  forza  di  questa  la 
inipressione ,  prodotta  da  ciascun  pennello  di  luce  conver- 
gente  sulla  retina,  abbia  la  tendenza  ad  estendersi  fine 
ad  una  certa  distanza  in  tutti  i  sensi ,  quantunque  essa 
si   mantenga   piu  forte  nel   punto  di  convergenza. 

Quando  la  luce  e  molto  debole,  egli  suppone  die  effet- 
tivainente  1'  impressione  sia  concentrata  nel  punto  di  con- 
vergenza dei  raggi  :  e  che  invece,  qualora  la  luce  sia  mol- 
to intensa ,  1'  urto  di  questa  contro  la  retina  possa  pro- 
durre  andie  lateralmente  un'  impressione  molto  sensibile; 
conseguitandone  percio  1'  apparente  ingrandimento  delle 
immagini  degli  oggetti. 

Quest'  opinione,  della  comunicazione  laterale  dell'  im- 
pressione ,  e  stata  ammessa  anche  da  Keplero  ,  Horrocks 
Jurin,  e  d'  Alcmbert.  Plateau  sostenendo  ancli'  esso  que- 
sta spiegazione ,  considera  il  fenomeno  dell'  irradiazione 
come  vincolato  a  quello  dei  colori  accidentali.  Joslin  con- 
sidera r  irradiazione  come  effetto  della  conformazione  e 
struttura  dell'  iride. 

Le  spiegazioni  finora  indicate  suU'  irradiazione  conven- 
gono  tutte  neir  ammettere  la  causa  di  questa  neU'occliio; 
non  mancano  pero  altre  spiegazioni  nelle  quali  si  ammet- 
tc  la  causa  stessa  come  esistente  in  tutto ,  o  in  parte  nel- 
r  oggetto  luminoso,  e  percio  estranea  in  totalita,  o  in  par- 
te air  occhio. 

Infatti  alia  causa  oculare  Galileo  aggiunge  una  specie 
d'  infiammazione  nei  corpi  luminosi ;  e  Gassendi  una  qual- 
die  affezione  o  impressione  prodotta  sulla  retina  dall'  aria 
contiiiua  ai  corpi  stessi.  II  Barone  De  Zacli  ascrive  1'  ir- 
radiazione ad  un  deviamento,  o  inflessione  della  luce  al 
bordo  degli  oggetti  molto  luminosi  ;  e  tale  opinione  e 
adottata  anche  daShickard:  W.  Herschel,mentre  non  esclude 


Sulla  Irixadiazione   oculare  ."iiJl 

una  causa  oculare  seinbra  aajf^iuugervi  anche  uii'  inflessio- 
ne,  o  (livcigcnza  dci  laiif^i  luniinosi,  clio  diflicilinente  si 
[juo  distiuguere  dalla  diH'raziuue. 

Baden  Powell  escludendo  in  questo  fenomeno  qualunque 
organica  affezione  dell'  occliio,  stahilisce  die  I'  iriadiazio- 
iie  deve  ascrivcrsi  ad  uua  causa  ottica,  agente  direttanien- 
te   nella   rorniazione   dell'  iniinagiue   locale. 

La  spiegazione  ora  generalinente  adottata  sull'  oculare 
irradiazioue  cousiste  ludl'  aniuiettere  die  I'  impressione,  pro- 
dotta  dalle  iuiinagini  dei  c()r|)i  huniuosi  suila  letina,  si 
propaglii,  tino  ad  uua  certa  distanza,  iiitorno  alio  spazio 
direttainente  eccitato  dalla  luce;  diniodoclie  la  sensazione 
totalc  corrispouda  ad  un'  innuagine  un  poco  piii  estesa 
di  quella  clie  realinente  si  forma  sulla  retina;  aunnetten- 
do  poi  die  1'  irradiazione  nelle  osservazioni  fatte  cogli 
stromenti  ottici  dipenda  in  parte  dall'  oculare  irradiazio- 
ne,  e   in   parte  dalle  aberrazioni  delle   lenti. 

Confessano  per  altro  i  piii  distinti  astronomi  e  fisici , 
die  nonostante  i  niolti  progressi  ottenuti,  tanto  nella  par- 
te speriinentale,  die  nella  parte  teorica  dell'  irradiazio- 
ne, le  conoscenze,  che  noi  possediamo  relativaniente  al- 
ia sua  origine  ed  alle  sue  leggi  ,  sono  tuttora  niolto  iin- 
perfette  ed  oscure ;  e  convengono  percio  nella  necessita 
di  proseguire  con  impegno  gli  studi  relativi  a  questo  im- 
portante  soggetto. 

Aniniato  dal  desiderio  di  arrecare  a  questa  qiiestione 
(jualclie  proficuo  schiariinento ,  ho  rivolta  alia  inedesiina  la 
mia  attenzione,  proponendomi  di  determinare  primieramente 
le  leggi  alle  quali  si  possono  ritenere  soggetti  i  fenoineni 
d'  irradiazione;  per  poscia  passare  colla  scorta  di  questo 
alia  ricerca  dclla  causa,  ciii  possono  i  niedcsimi  attribuirsi ; 
e  r  oggetto  della  presente  memoria  e  quello  appunto  di 
esporre  i  risiillati  die  ho  potuto  ricavare  da'  iiiiei  studi 
iiitoriio  a   questo   soggetto. 

Nelle  ricerche  sperimentali,  da  me  institnite  sui  feno- 
ineni d' irradiazione  oculare,  ho  generalmente  proferito  1'  os- 
servazione  di  corpi  luminosi  di  piccole  dimensioni  appa- 
renti ,  e  cioe  dei  corpi  celesti ,  e  delle  piccole  fianime 
T.   IX.  66 


522  Lorenzo   Respighi 

aitificiali,  per  Ic  graiidi  distauze ;  e  delle  piccole  imniagini 
di  corpi  luiiiinosi,  ottenute  per  riflessione  da  superficie 
sferico-convesse ,   per  le  distauze  niinori. 

Qnesto  genera  di  osservazioni  e  slato  da  me  riconosciuto 
come  il  piu  opportuno,  per  rilevarc  gli  etFetti  dell'  irra- 
diazione,  e  le  niodificazioiii  che  in  essi  si  producono  se- 
condo   le  diverse  circostanze. 

I  risnltati  sperinientali  da  me  ottenuti  sono  in  parte 
concordanti  con  quelli  riferiti  da  Plateau ;  in  parte  sono 
alquanto  differeuti,  e  in  parte  del  tntto  opposti.  Alcuni 
poi  dei  risultati  da  me  dedotti  sembrami  uon  siano  stall 
ancora  da  altri  accennati. 

I  risultati ,  che  ho  trovato  concordanti  con  quelli  di 
Plateau,  sono  i  scguenti. 

1.°  Che  la  quantita  dell'  irradiazione  e  indipendente 
dalla  gi'andezza  appaiente  dell'  oggetto  luminoso ,  e  dipen- 
dente  invece  dallo  splendore  di  esso,  in  modo  da  aumen- 
tare  o  diminuire  colT  aumentarc  o  diminuire  di  questo , 
secondo  una  legge  pero  piu  rapida  della  semplice  propor- 
zionalita ;  mentre  accostandosr  lo  splendore  a  certi  limiti, 
di  molto  debole  o  molto  forte  intenslta,  1'  irradiazione 
diventa  nulla  nel  prinio  caso,  massima  e  percio  costan- 
te  nel  secondo.  Questi  limiti  poi  variano  nei  diversi  in- 
dividui. 

2.°  Che  r  irradiazione  di  un  oggetto  e  massima,  ossia 
r  oggetto  presenta  il  massimo  ingrandimento ,  quando  il 
campo,  su  cui  si  proietta  1'  oggetto,  e  perfettamente  oscu- 
ro ;  diminuisce  continuamente  con  una  illuminazione  suc- 
cessivamente  piii  intensa  del  campo  ,  diventando  nulla 
quando  lo  splendore  di  questo  eguaglia  quello  dell'  og- 
getto: e  che  viceversa  un  oggetto  oscuro,  visto  in  un  cam- 
po splendente,  e  per  efFetto  dell'  irradiazione  del  campo 
tanto  piu  impicciolito,  quanto  piii  intenso  e  lo  splendore 
del   campo  stesso. 

3."  Che  la  quantita  dell'  irradiazione  varia  da  un  indi- 
viduo  all'  altro. 

-i."  Che  1'  irradiazione  si  presenta  a  qualunque  distanza; 
<;  cioc  della  minima  distanza  della  visione  distinta  fino  a 
quella  delle  stelle. 


1 


Sulla  Iruauiazione   ocui.are  523 

1  risultati,  die  io  trovo  alqiianto  discrepant!  da  qiielli 
di   Plateau ,   sono  : 

1."  L'  irradiazione  di  un  oggetto  sottende  iin  angolo 
costante,  per  uno  stesso  giado  di  splendore  e  nello  stesso 
cainpo,  qualunqiie  siasi  la  distaiiza  dell'  oggetto  stesso, 
punlie  ([iiesta  su|)eri  un  ceito  liinite,  <lie  e  variabile  da 
lui  iiidividuo  airaltro;  uientre  poi  nelie  distanze  minori  essa 
va  successivaineete  diminuendo,  diventando  minima,  quando 
r  oggetto  trovasi  alia  minima  distanza  della  visione  distin- 
ta :  cosicche  e  a  ritenersi ,  clie  1'  irradiazione  vari  col  va- 
riare  dello  stato  di  accomodamento  della  distanza  locale 
deir  occliio,  e  die  si  mantenga  costante  allorquando  1' og- 
getto trovasi  fuori  di  quel  limile  di  distanza,  oltre  il  qua- 
le, per  la  visione  distinta,  rimane  sensibilmente  invariabile 
lo  stato  di  accomodamento  dell'  occhio. 

Si  distribuiscano  presso  a  poco  sulla  stessa  visuale ,  e 
a  distanze  diversissime,  vari  corpi  luminosi  dello  stesso 
splendore,  e  di  piccolo  diametro :  osservandoli  tntti  con- 
temporaneamente,  si  troveranno  tutti  presso  a  poco  della 
stessa  grandczza  apparente,  la  quale  viene  in  questo  case 
quasi  in  totalita  costituita  dall'  irradiazione;  riescendo  in 
confronto  di  essa  trascurabile  il  diametro  apparente  del- 
r  oggetto  huninoso.  Egli  e  percio ,  che  durante  la  notte 
le  fiamme  a  gaz  e  simili,  cbe  si  osservano  nella  stessa 
strada  a  distanze  diversissime,  ci  appariscono  tutte  della 
medesima  grandezza  apparente. 

Si  osservi  invece  un  piccolo  oggetto  luminoso,  come 
sarebbe  1'  immagine  di  un  lume  lontano  ottenuta  per  ri- 
flessione  da  una  superficie  sferico-convessa,  e  si  vedra,  ac- 
costandola  successivaniente  all'  occbio,  cbe  la  banda  d' ir- 
radiazione, die  la  circonda,va  successivamente  diminuendo, 
diventando  quasi  impercettibile  alia  distanza  della  visione 
distinta. 

A  questo  proposito  Plateau  ammette  invece,  cbe  per 
qualunque  distanza  1'  angolo  sotteso  dall'  irradiazione  e 
costante. 

2.°  La  quantita  dell'  irradiazione  varia  nello  stesso  in- 
dividuo  da  un'  epoca    all'  allra,   quando    pero    l'  occbio,   o 


524  Lorenzo   Respighi 

uon  si  trovi  iiello  statu  noiniale,  o  si  trovi  per  qualun- 
que  causa  diversamente  dilatata  la  sua  pupilia ;  mentre 
invece  coU'  occliio  nello  state  normale ,  e  sotto  le  stes- 
se  aperture  della  pui)illa,  per  lo  stesso  oggetto  luniiuoso 
visto  nello  stesso  caiupo,  1'  irradiazione  si  maiitiene  co- 
stante. 

Nelle  diverse  ore  della  notte,  o  in  uotti  diverse,  col- 
r  occhio  nello  stato  normale,  e  sottratto  a  qnalunque  luce 
estranea,  che  possa  arrecare  variazioni  al  diametro  della 
pupilia,  guardando  ripetutamente  lo  stesso  oggetto  lumino- 
so ,  p.  e.  una  fiannna,  una  Stella,  lui  pianeta,  si  trovera 
che  esso  presenta  sempre,  per  effetto  d'  irradiazione,  lo 
stesso  aspetto  e  lo  stesso  ingrandimento;  purche  non  sia 
sensibilmente  variato  il   fondo  su  cui  si   proietta. 

Cio  non  si  accorda  pienaniente  con  quelle  die  Plateau 
lia  ammesso  su  questo  proposito,  avendo  egli  in  mode 
assoluto  stabilito  ,  clie  1'  irradiazione  nello  stesso  individuo 
varia  da  vui'  epoca  all'  altra. 

3.°  Avviciuando  due  corpi  luminosi  od  illuminati,  le 
loro  irradiazioni  si  rendono  successivamente  minori  ,  quan- 
do  il  loro  splendore  sia  piuttosto  debole  o  moderate;  si 
mantengono  invece  quasi  invariabili,  quando  lo  splendore 
sia  rnolto  intense. 

Si  dispengane  sopra  un  fondo  nero  ed  oscuro  due  liste 
di  carta ,  parallele  e  distanti  qualclie  centimetre  1'  una 
dair  altra ,  e  si  esservera  distintaniente  I'  irradiazione  di 
ciascuna. 

Si  vadane  poscia  successivamente  avviciuando ,  e  si  ri- 
levera,  che  mane  mane  le  loro  irradiazioni  vanno  dimi- 
nuendo, fino  a  riescire  insensibili,  quando  quelle  non 
siano  divise  che  da  uno  strettissimo  spazio,  il  quale  allera 
appariru  del   colore  naturale  del  campo. 

Si  faccia  invece  lo  stesso  espeiimento  con  due  oggetti 
molte  luminosi,  p.  e.  due  piccole  fiamme,  o  le  piccole  im- 
rnagini  riflesse  di  due  lumi ,  e  si  vedra  che  a  qualunque 
distanza  le  irradiazioni  si  mantengono  sensibilmente  inalte- 
rate,  finche,  pesti  ad  una  distanza  eguale  alia  somma  delle 
lore  irradiazioni,  si  confendono  apparentemente  in  una  sola 


Sulla  Irradiazione   oculare  525 

massa  luitiinosa.  Cosi  noi  vediamo  durante  la  iiotte  i  lumi, 
posti  prossimaiiif iitc  iiclla  stcssa  direzioiie,  coiifusi  in  una 
sola  fiamnia,  tjiiaiitiuique  in  realta  siano  separati  da  una 
certa  distanza  anj^olare. 

Relativamente  a  questa  circostanza  Plateau  stabilisce 
invece,  senza  aicuna  restrizione,  it  fatto  generale,  die  due 
irradiazioni  contia|)|)Oste  si  ditninuiscono  a  vicenda;  e  ciie 
la  diminuzione  e  tanto  piu  grande,  quanto  piii  le  bande 
d'  iiradiazione  si  avvicinano,  finche  queste  al  loro  con- 
tatto  si  distruggono. 

Per  rispetto  all'  influenza,  esercitata  suH'  irradiazione 
dalla  durata  della  conteniplazione  dell'  oggetto  luminoso, 
dietro  niolti  ed  accurati  esperimenti  sono  stato  condotto 
al  seguente  risultato,  del  tutto  opposto  a  quello  dedotto 
dal  Plateau  ;  cioe  che  mantenendo  1'  occhio  costituito  nello 
stato  normale,  perfettainente  inirnohile  e  invariahilmente 
acconiodato  per  la  visione  distinta  dell' oggetto  in  corrispon- 
denza  alia  sua  distanza,  la  (juantita  o  1'  estensione  della 
irradiazione  si  mantiene  costante  per  tutto  quel  tempo,  in 
cui  si  possono  verificare  quosto  condizioni.  Questo  risulta- 
to trovasi  in  aperta  contraddizione  con  quello  di  Plateau, 
il  quale  stabilisce  in   proposito,  clie  I'  irradiazione  acquista 

uiagKiore   estensione  secondo  la  maffgiore  durata  della  ron- 
ton CD 

templazione  dell'  oggetto. 

Collocati  a  piccole  distanze  angolari ,  ma  a  diverse  di- 
stanze  reali,  dei  piccoli  corpi  luminosi,  si  fissi  lo  sguardo 
sopra  uno  di  essi ,  rilevandone  attentamente  la  forma  e 
I'  estensione;  e  si  trovera  che  durante  tutto  quel  tempo, 
nel  quale  si  puo  mantenere  lo  sguardo  cosi  fissato,  I'  a- 
spetto,  la  grandezza  apparente  dell'  oggetto  e  quindi  la 
sua  irradiazione  si  conscrvano  invariabili.  Se  non  che  lo 
sforzo,  che  noi  esercitiamo  nel  mantenere  1'  occhio  in  que- 
sta particolare  conformazione  e  positura,  non  puo  prolun- 
garsi  lungamente;  e  percio  avviene ,  senza  che  ce  ne  av- 
vediamo ,  che  1'  occhio  prende  uno  stato  di  accomoda- 
mento  diverso,  adattandosi  la  sua  distanza  focale  ad  una 
distanza  diversa  da  qnella  dell'  oggetto  dianzi  osservato : 
e  in   forza  di  cio   la  sua   immagine  si   rende   piu   diffusa,  e 


526  Lorenzo   Respighi 

pel'  coiiseguenza  apparentemente  afli'etta  da  una  inaggiore 
inadiazione. 

Che  realmente  succeda  qiiesta  variazione  nello  state  di 
accoinodaincnto  dell'  occhio,  facilineiite  si  prova  coll'  os- 
servare  cho  qualcuno  di  qucgli  altri  oggetti,  posti  in  vici- 
nanza  alia  diiezione  di  quelle  in  antecedenza  fissate,  non 
si  prcsenta  piu  diffuse  come  prima  ,  ma  piu  ciiiaro  e 
distinto. 

A  nuova  conferma  di  ci6  si  osservi ,  clic  queste  varia- 
zioni  neir  aspetto  e  nelle  dimensloni  apparenti  degli  og- 
getti si  presentano  assai  sollecitamente  in  quei  casi ,  nei 
quali  maggiore  e  lo  sforze  clie  si  ricliiede  per  mantencre 
lo  state  di  accemodamente  dell'  occhio ,  e  percio  minora 
la  sua  durata ;  meiitrc  al  contrario  tali  variazioni  sono  piu 
tardc  quatido  lo  state  di  accomodaineuto  dell'  occhio ,  ri- 
chieste  dalla  distanza  deU'eggette,  corrispende  a  quella 
costituziene  die  e  piu  emogenea  all'  organismo  dell'  oc- 
chio stesso,  e  percio  piix  facilmente  e  lungamente  attuabile. 

Infatti  durante  l'  oscurita  della  iiotte,  nella  quale  lo 
state  di  accemodamente  piii  spentaneo  nell'  occhio  ben  con- 
formate  e  quelle  die  corrisponde  alia  visione  distinta  de- 
gli eggetti  lontani,  si  osservi  un  astro  inolto  lumiuoso;  e 
si  trovera  per  lunge  tempo  il  sue  aspetto  e  la  sua  gran- 
dezza  cestanti ;  si  osservi  invece  un  oggetto  viciiio  p.  e. 
la  piccola  immagine  di  uu  lume,  ettenuta  per  riflessiene 
da  una  superficie  sferice-cenvessa,  posta  alia  distanza  di 
30  centimetri  circa,  e  si  trovera  il  suo  aspetto  soggetto  a 
frequenti  variazioni ,  malgrado  lo  sforze  esercitate  per  mau- 
tenere   su  di   essa  fisso  lo  sguardo. 

A  questi  risultati,  che  io  he  potute  dedurre  dall'  attente 
esame  dei  fenenieni  in  questione ,  debbensi  aggiugnere  an- 
che  i  segueiiti,  ricavati  da  melte  ed  accurate  esperienze, 
ed  assai  interessanti  per  la  ricerca  della  causa  dell'  irra- 
diazione. 

1."  La  quantita  dell'  inadiazione,  in  parita  di  circo- 
stanze,  dipende  dal  diametro  della  pupilla ;  essa  e  massima 
quande  la  pupilla  raggiunge  il  massimo  grade  di  dila- 
tazione;    diininuisce    al    dimiimire    di    questa  ,    diventande 


Sulla  Irraoiazione  oculare  527 

niiiiima  qiiando  la  pnpilla  accjuista  il  massimo  restriii- 
gimento. 

Questo  risultato  puo  coiisidcrarsi  come  una  iiecessaria 
conseguenza  del  fatto  superiniinente  indicate,  che  cioe  la 
quantita  dell'  inadiazione  dipende  dal  diverso  stato  di 
accomodamento ,  clie  deve  anecarsi  all'  oceliio  per  otte- 
iiere  la  visione  distinta  dell'  oggetto,  in  relazione  alia  sua 
distanza ;  di  manieia  che  1'  irradiazione  va  diminuendo 
quando  si  accomoda  I'  occliio  per  la  visione  distinta  a  di- 
stanze  successivamente  decrcscenti :  iniperciocche  e  prova- 
to  che  il  dianietro  della  pupilla  varia  col  variare  di  questo 
stato  di  accomodamento,  essendo  ininimo  per  la  minima 
distanza  della  visione  distinta,  e  crescendo  poi  gradatamente 
lino  ad  lui  certo   limite  al   crescere  di  questa. 

A  conferma  di  questa  legge  si  possono  addurre  anche 
i  segnenti  fatti.  Mentrc  si  osserva  durante  la  notte  un 
corpo  celeste  molto  splendcnte,  come  la  luna  nelle  sue 
fasi  minori ,  i  principali  pianeti,.  o  le  primarie  stelle,  si 
coUochi  lateralmente  all'  occhio  un  Inme ;  in  modo  che 
sotto  1'  influenza  di  questa  si  restringa  la  pupilla,  senza 
pero  die  venga  sensibilmente  illuminato  il  fondo  dell'  oc- 
chio, su  cui  si  proietta  l'  oggetto  osservato;  e  si  vedra 
in   esso  sensibilmente  diminuito   I'  efFetto  dell'  irradiazione. 

Sopra  un  fondo  oscuro  si  collochi  una  lista  di  carta, 
illuminata  colla  luce  solare,  e  dalla  distanza  di  tre  o  quat- 
tro  metri  si  osservi  questa,  ])rima  coll'  occhio  esposto  alia 
piena  luce  del  giorno,  e  percio  colla  pupilla  assai  ristrctta, 
e  si  trovera  1'  oggetto  privo,  o  quasi  privo  d'  irradiazione  : 
si  osservi  poscia  coll'  occhio  a  pupilla  molto  dilatata,  sot- 
traendo  questo  alia  viva  luce  con  un  lungo  tnho,  e  si 
vedra  tosto  1'  oggetto  circondato  da  sensihilissima  irra- 
diazione. 

2."  Nelle  grandi  dilatazioni  della  pupilla  gli  oggetti  per 
irradiazione  ci  si  presentano  generalmentc  sotto  figure  ap- 
parenti  dissimili  da  quelle  delle  immagini  geometriche,  che 
loro  dovrebbero  corrispondere  sulla  retina ;  e  la  dissomi- 
glianza,  o  irregolarita  e  variabile  da   tni   occhio  all'  altro. 

Si  osservi  scparatamente  con   ciascun  occhio .  durante  la 


528  Lorenzo   Respighi 

notte,  la  lima  nelle  sue  piccole  lasi  j  e  si  tro,veia  clie  la 
sua  appaiente  ligura  e  assai  dissimile  dalla  confoimazione 
delle  lasi  stesse ,  presentandosi  essa  come  risultante  da 
pill  imiiiagiiii  piu  o  meno  irregolarrnente  soviapposte.  Ri- 
sultati  coiisiinili  si  trovaiio  osservando  altri  oggotti  luini- 
nosi,  come  sono  le  stelle ,  i  pianeti ,  i  lunii  ec.  ec.  Ta- 
li appareiize  poi  si  riscontiano  nei  diversi  occhi  assai 
dift'erenti. 

3.°  Nelle  massime  dilatazioni  della  piipilla  gli  oggetti 
luminosi  appariscono,  almeno  in  molti  occhi,  in  qualche 
parte  del   loio  horde  apparcnte  coloriti   almeno  in   rosso. 

Durante  la  piii  profonda  oscurita  della  notte  si  osservi 
un  lume  lontano,  p.  e.  una  fiamma  a  gaz ,  e  si  esa- 
minino  attentaniente  le  sue  apparenze;  e  non  sara  diffi- 
cile il  riscontrare  al  suo  bordo  ,  in  qualche  parte  alme- 
no ,  una  sfumatura  colorata ,  specialnieute  in  rosso  piu  o 
meno  deciso. 

•4.°  Procurando  all'  occhio  una  jnipilla  artificiale  di  pic- 
cola  apertura,  per  mezzo  di  opportnni  diafianuni ,  1'  irra- 
diazione  si  rende  sensibilmente  rninore;  e  per  certe  aper- 
ture dei  diafianuni  stessi  puo  totalmeute ,  o  quasi  total- 
mente  eliminarsi. 

Si  osservi  primieramente,  ad  occliio  nudo  e  in  tempo  di 
notte,  la  luna  nelle  sue  fasi  minori,  le  piii  splendenti  stelle, 
e  i  principali  pianeti,  e  si  vedranno  tutti  alFetti  da  sensibile 
irradiazione.  Si  osservino  poscia  coll'  occhio  armato  di  dia- 
frammi  di  aperture  successivarnente  minori,  e  si  vedranno 
questi  oggetti  gradatamente  piii  piccoli,  e  percio  meno  af- 
fetti  dair  irradiazione ;  tinche  sotto  un'  apertura  di  dia- 
framma  di  circa  1""",  5  o  2.""",  0  appariranno  sensibilmen- 
te nelle  loro  reali  forme  e  dimensioni ,  e  percio  quasi 
totalmeute   privi  d'  irradiazione. 

Si  osservino  nello  stesso  modo  piii  lumi  posti  prossima- 
mente  nella  stessa  direzione,  e  si  trovera,  che  mentre  al- 
r  occhio  nudo  appariscono  confusi  in  una  stessa  massa 
luminosa,  attraverso  al  diaframma  si  presentano  invece  co- 
me tanti  corpi  luminosi,  distinti  1'  uno  dall'  altro,  e  cia- 
scuno  nelle  sue  reali  forme  e  dimensioni. 


Sulla   Irradiazione   oculare  529 

Gontro  un  cielo  inolto  luniinoso  si  osservi  un  piccolo 
oggetto  osciiro,  p.  e.  la  croce  di  un  loiitano  campanile, 
e  si  tiover;i  clie,  uientre  essa  riesce  conliisaincnte  vi^ilnle 
o  del  tutto  invisibile  all'  occliio  undo,  si  presenta  invece 
(listintissinia  all"  occliio  arinato  di  diafianima.  Gli  stessi 
risultali  si  deducouo  dall'  osscrvazionc  di  piccoli  coipi  po- 
st! a  brevi  distanzc   dall'  occliio. 

E  per  altro  da  osseivaisi  die  1'  apertura  del  diafranuna 
non  pu6  restringeisi  oltre  un  dato  liniite;  poiclic.  nelle 
piccolissiine  aperture  la  dilFrazione,  prodotta  dal  bordo  del 
diaframma,  presenta  nell'  occliio  nuovi  fenoineni  luminosi  , 
clie  generano  nuove  apparenze  nelle  forme  e  dimension! 
dei   corpi. 

Determinate  le  principali  condizioni  e  leggi ,  secondo 
le  quali  si  producono  i  fenoineni  d'  irradiazione  oculare, 
lesta  ora  a  vedersi  quale  sia,  in  couioruiita  delle  niedesi- 
ine,  il  niodo  piii  semplice  e  verosimile  di  rendere  ragione 
dei  medesimi,  e  quale  sia  1'  origine  o  la  causa  da  cui 
possono  i   medesimi   piu  ragioncvolmente  dedursi. 

Priniieramente  vediamo  se  la  teoria  dell'  irradiazione  . 
ora  generalmente  ammessa,  merita  in  realta  la  preferenza 
che  ad  essa  si  e  voluto  accordare. 

La  teoria  ora  generalmente  adottata  suU'  irradiazione, 
come  pill  sopra  si  e  accennato,  e  quella  basata  suUa  sup- 
posizione  ,  die  1'  impressione  direttainente  eccitata  dalla 
luce  nella  parte  della  retina,  sii  cui  si  forma  1'  immagine 
deir  oggetto,  vcnga  fino  ad  una  certa  distanza  comunicata 
alle  parti  contigue  della  retina  stessa ;  in  modo  che  ri- 
sulti  la  sensazione  come  corris[)ondente  ad  una  parte  al- 
quanto  maggiore  di  quella  realniente  occupata  dall'  im- 
magine deir  oggetto. 

Questa  teoria  e  basata  sopra  una  specie  di  principio  di 
continuity,  secondo  il  quale  si  ammette,  die  una  parte 
dell'  organo  senziente  non  puo  trovarsi  in  uno  stato  di 
energico  eccitameuto  ,  senza  die  le  parti  contigue  non 
sieno  rese,  in  qualclie  grado  almeno,  parted  pi  all'  ecrita- 
mento  medesimo.  Tale  principio  deduces!  dalle  segurnti 
considerazioni. 

T.   IX.  67 


530  Lorenzo    Respigiii 

Siipj)oiiiaiuo  clie  venga  osservato  uu  curpo  luniiuoso  che 
spicca  da  un  foiulo  peiTettamentt;  oscuro.  La  luce  da  es- 
se trasmessa  nolV  occliio  verrtl  a  formare  1'  itnrnagine 
sopra  una  deteriiiiiiata  porzione  della  retina,  e  peicio  ec- 
eiteia  diiettanicntc  qncsta  porzione  dell'organo,  restando 
il  resto  dell'  organo  stesso  affatto  indipendente  da  qua- 
lunque  diretta  eccitazione  di  luce.  Ma  e  egli  ammissibile 
che  le  parti  contigue  a  quella  direttaiuentc  eccitata  dalla 
luce  si  trovino  in  uno  state  di  perfetto  riposo?  E  egli 
ammissibile  sul  medesimo  organo  il  coutatto  immediato 
di  un  energico  eccitamento  con  quelle  di  un  perfetto  ri- 
pose  ?  Non  sembra  piuttosto  da  ammettersi  che  questo 
state  di  eccitamente,  qualunque  siasi  d'  altrende  la  sua 
uatura ,  si  comunichi  alle  parti  contigue,  per  formare  il 
passaggio  graduate  dalle  state  di  eccitazione  a  quelle  di 
riposo  ? 

In  relaziene  a  cio  sembrerebbe  potersl  stabilire  a  prio- 
ri che ,  in  qualunque  mode  s'  intenda  effettuate  questo 
passaggio,  1'  eccitazione  si  prepaghi  senza  cambiare  natu- 
ra,  fine  ad  una  certa  distanza  attorne  alio  spazio  occupa- 
te  dair  immagine  dell'  eggetto ;  e  che  percio  ue  risulti 
una  sensaziene  corrispendente  ad  un'  immagine  alquanto 
piu  grande. 

Sotte  questo  aspette  l'  irradiazione  sarehbe  per  rapporto 
alle  spazio  cio ,  che  il  cenosciuto  fenomene  della  persi- 
stenza  delle  immagini ,  o  piuttosto  delle  lore  impressieni 
sulla  retina,   e   per  rapporto  al  tempo. 

Cosicche  mentre  per  una  parte  la  retina,  depo  di  essere 
stata  eccitata  per  un  certe  tempo  dalla  luce  di  un  egget- 
to, sottratta  all'  azione  di  questa,  continua  cienullamene 
per  qualchc  istante  in  questo  state  di  eccitamente;  per 
r  altra  parte,  esseudo  una  porzione  della  retina  sottomes- 
sa  air  azione  diretta  della  luce,  il  suo  state  di  eccita- 
mento si  estende  fine  ad  una  certa  distanza  alle  par- 
ti contigue. 

L'  uno  e  1'  altre  fenomene  sarebbero  in  questo  me- 
do  riguardati  come  il  risultate  di  una  semplice  legge  di 
continuita,   in  virtu    della    quale  ,    allorquaudo    una    parte 


Sui.LA    Ikradiazione    ocui.are  531 

deir  organo  e  tolta  dal  suo  stato  normale  o  di  riposo, 
lo  stato  dinainico,  che  ne  risulta ,  non  pu6  ne  distrug- 
gersi  istantaneainente ,  ne  rimaiierc  coritigiio  ail  iino  stato 
di   perfetto   riposo. 

Q\iaiitunque  (juesta  teoria  a  priino  aspetto  pieseriti  una 
certa  inipronta  di  naturalczza,  soniplicitd  e  veiosiniijilian- 
za,  pure  attentaniente  esaniinata  non  si  puo  non  ricono- 
scere  assai  difettosa,  e  molto  discoidante  dalle  condizioni 
secondo  le  (juali  indubitatamente  si  producono  i  fenomeni 
d'  irradiazionc. 

Priinierainente  e  da  avvertire  per  rispetto  a  queste  ra- 
zionali  deduzioni,  che  essendoci  del  tutto  ignota  la  natu- 
ra  dello  stato  di  eccitamento  prodotto  dalla  luce  sulla 
parte  della  retina  da  essa  direttaniente  colpita,  non  pos- 
siamo  stabilire  a  priori  la  necessita  della  sua  laterale  co- 
niunicazione  alle  parti  contigue  della  retina  stessa. 

Secondarianiente ,  volendo  anche  ammettere  suU' organo 
senziente  questa  comunicazione,  o  il  passaggio  graduato 
dallo  stato  di  eccitamento  a  quello  di  riposo,  non  abbia- 
mo  argomento  alcuno  per  istabiiire  clie  questo  passaggio 
o  comunicazione  si  eff'ettui  in  uno  spazio  fiiiito,  e  tanto 
esteso  quale  e  quello  su  cui  si  diffonde  1'  irradiazione. 
Che  anzi  questa  supposizione  ci  si  presenta  molto  impro- 
babile  almeno  in  quei  nioltissimi  casi  nei  quali  lo  spazio 
occupato  dair  irradiazione  e  immensamente  piu  grande  di 
quello  corrispondente  all'  inimagine  dell'  oggetto ;  come 
appunto  avviene  per  le  stelle,  pei  pianeti ,  e  per  i  pic- 
coli  lumi  visti  nell'  oscurita  della  notte ;  poiche  in  questi 
casi  dovrebbe  ammettersi  che  lo  stato  di  eccitamento  pro- 
dotto in  una  minima  porzione  della  retina  si  difTondesse, 
senza  cambiare  natura,  e  (juasi  senza  diminuire  in  intensi- 
ty, sopra  uno  spazio  immensamente  piu  grande. 

Inoltre,  se  1'  irradiazione  provenisse  dalla  laterale  co- 
municazione ,  gli  oggetti  dovrebbero  apparire  egualmen- 
te  ingranditi  in  tutti  i  sensi ,  e  non  gia  affetti  da  quelle 
irregolarita,  che  ordinariamente  si  riscontrano  negli  effetti 
deir  irradiazione. 

Da  ultimo  siccome  i  corpi  molto  luminosi  ci  appariscono. 


.')32  Lorenzo   Respiciu 

iH'lla  parte  corrispondetitc  all'  irradiazione,  con  uno  splen- 
dors quasi  egiiale  a  (|uello  dt^lla  parte  corrispondente  al- 
r  imniagine,  cosi  osservando  questi  oggetti  attraverso  I' a- 
[>eitura  di  un  diafrainnia,  si  dovrebbe  indebolire  1'  inten- 
sita  deir  irradiazione  ,  coine  s'  indebolisce  quella  deilo 
splendore  dell'  oggetto ,  ma  non  gia  distruggerla ,  o  to- 
glierla  totalinente  ,  come  dall' esperienza  viene  diinostrato: 
tanto  piu  cbe  nel  diminuire  lo  splendore  delT  oggetto 
viene  diniinuito  anclie  <|iiello  del  canipo  sii  cui  si   proietta. 

A  convalidare  questa  teoria  vengono  riportati  da  Plateau 
alcuni  fatti,  dai  qnali  sembrerebbe  sperimentahnente  dimo- 
strata  la  comunicazione  dclle  impressioni  sulla  retina.  Ec- 
co  i  piu  rimarchevoli  tra  questi  fatti. 

CoUocando  sopra  un  fondo  bianco  o  colorato  un  piccolo 
corpo  oscuro ,  e  disponendo  1'  occhio  in  modo  che  I'  im- 
niagine di  questo  si  formi  nel  cosi  detto  punto  cieco , 
parte  insensibile  della  retina,  1'  oggetto  sparisce,  e  il  co- 
lore del  fondo  si  estende  sullo  spazio  occupato  dalla  sua 
imniagine. 

Da  cio  sembrerebbe  provato ,  che  1'  impressione  delle 
parti  della  retina,  che  circondano  questo  spazio,  e  propa- 
gata  lateralmente  attraverso  alia  parte  insensibile  all'  a- 
zione  diretta  della  luce ;  e  in  relazione  a  cio  sembrerebbe 
doversi  a  piii  forte  ragione  ritenere  che  questa  comuni- 
cazione o  trasmissione  si  efFettui  nelle  parti  sensibili  del- 
la  retina  medesima. 

L'  esistenza  di  questo  fatto  non  puo  certamente  niettersi 
in  dnbbio ;  ma  essa  e  ben  lontana  dal  condurre  alia  con- 
seguenza  superiormente  accennata;  die  cioe  attraverso  alia 
parte  insensibile  della  retina,  ossia  attraverso  al  punto 
cieco,  abbia  luogo  la  comunicazione  laterale  dell'  impres- 
sione prodotta  dalla  luce  nelle  parti  contigue. 

Imperciocche  la  scomparsa  o  1'  invisibilita  dell'  oggetto 
oscuro,  la  cui  immagine  si  forma  sulla  parte  insensibile 
della  retina ,  e  una  conseguenza  necessaria  di  questa  in- 
sensibilita  ;  in  forza  della  quale  non  potendo  questa  parte 
dell'  organo  essere  da  noi  percepita  sotto  alcuna  impres- 
sione ,  cssa  e  totalmente  estranea  all'  azione  subiettiva  del 


Sulla   Irradiazione   oculare  533 

uo8tro  senso,  ed  e  per  esso  come  uoii  esistenle;  e  percio 
sono  a  liteiiersi  per  esso  iioii  csistenti  anclic  tutti  gli  og- 
getti  luminosi  che  agiscono  direttaiiieiite  siilla  parte  me- 
desiina. 

Suppoiiiamo  die  uri  dito  in  una  niaiio  diventi  inseiisi- 
bile  alle  impressioni  di  caldo  e  di  f'reddo ;  e  clie  si  inet- 
ta  tutta  la  parte  sensihile  dclla  maiio  a  contatto  di  iin 
corpo  caldo,  mentre  il  dito  inseiisil)ile  si  pone  a  contatto 
di  im  corpo  freddo.  Certaiiiciite  il  corpo  Ireildo  non  ver- 
ra  da  noi  avvertito;  nia  non  riterrcajo  per  questo,  die  ii 
non  sentire  il  corpo  freddo  provenga  dall'  essersi  nei  dito 
insensibile  propagata  la  sensazione  generale  di  calore  da 
cui  e  aftetta  la  mano;  come  dovremmo  tare,  se  interpre- 
tassimo  questo  iatto  secondo  il  modo  di  ragionare  siipe- 
riormente  esposto. 

Ma  si  pu6  andie  in  modo  diretto  mostrare  che  la  parte 
corrispondente  al  punto  cieco  e  realniente  estranea  alia 
sensazione  generale  dello  spazio  die  lo  circonda;  e  che 
percio  non  viene  da  noi  percepita  con  alcuna  sensazione 
di   luce. 

Sopra  un  toglio  di  carta  bianca  si  tracci  una  linea  nera 
con  una  interruzione  di  due  millimetri  circa,  e  si  dispon- 
ga  r  occhio  alia  distanza  di  30  centinietri  circa,  e  in  modo 
che  questa  interruzione  prrjsenti  la  sua  inuiiagine  sul  pun- 
to  cieco :  spariri\  allora  1'  interruzione  medesima ;  e  i  due 
tratti  neri  ci  sembreranno  perfettamente  a  contatto,  e 
riuniti  in   una  sola  linea. 

Come  prova  sperimentale  della  comunicazione  laterale 
delle  impressioni  sulla  retina  viene  riportato  anche  il  se- 
guente  fatto.  Sopra  un  fondo  colorito  si  rollochi  una  sot- 
tile  lista  di  carta  bianca ;  oppure  sopra  uii  londo  bianco 
si  segni  un  sottile  tratto,  o  una  riga  nera;  si  fissi  poscia 
1'  occhio  sopra  un  altro  punto  del  campo,  distante  di  ot- 
to o  dieci  ceutimetri  dalla  lista  di  carta  o  dalla  riga  nera. 
in  modo  da  non  vedere  questi  oggetti  che  indirettamente ;  e 
si  vedr;\  che  dopo  qualche  istante,  mantenendo  V  occhio 
immobile,  questi  oggetti  spariscono  totalmente,  mentre  ii 
colore  del  campo  sembra  estendersi  sullo  spazio  da  loro 
occupato. 


534-  Lorenzo   Respighi 

Da  cio  si  vorrebbe  dedurre  ,  chc  sopra  le  parti  della 
retina,  corrispondenti  alle  iminaglni  di  qnesti  oggclti,  lia 
liiogo  la  piopagazione  lateiale  delle  impressioni  prodotte 
dalla   luce   del   cainpo   sulle   parti   coiitigue. 

Ripetendo  })er  nioltissinie  volte,  e  in  vari  modi  (juesto 
esperimento,  ho  costantemente  osservato,  che  il  tenonieno 
della  scomparsa  della  piccola  lista  di  carta,  o  della  iinea 
nera,  non  si  presenta,  se  non  quando  si  produce  una  va- 
riazione  nella  distanza  focale  dell'  occliio  :  nientre  invece 
mantenendo  questa  invariabile,  coutinua  seinpre  la  visio- 
ne   distinta  di   tali   oggetti. 

Quando  noi  rivolgiauio  lo  sguardo  sopra  un  canipo  uni- 
forme,  dove  non  trovasi  alcun  oggetto  che  richianii  con- 
tinuaniente  la  nostra  attenzione  ,  difficilmente  possiaino 
per  lungo  tempo  niantenere  la  distanza  focale  dell'occhio 
accomodata  per  la  visione  distinta  a  quella  distanza,  alia 
quale  trovansi  gli  oggetti  posti  sul  campo  stesso ;  e  percio 
avviene  dopo  breve  tempo ,  che  1'  occhio  a  nostra  insa- 
puta  prende  uno  stato  di  accomodamento  diverso;  ossia 
involontariamente  noi  accomodiamo  la  nostra  vista  per  una 
distanza  maggiore  o  minore  di  quella  degli  oggetti :  on- 
de  ne  conseguita  che  le  immagini  di  questi  si  rendo- 
no  diffuse  in  modo  da  confondersi  colla  tinta  generale 
del   campo. 

Egli  e  appunto  in  questo  modo  che  avviene  il  fenoine- 
no  indicato,  ossia  la  scomparsa  dei  piccoli  oggetti  dal 
campo  su  cui   si  proiettano. 

Che  se  nel  campo  colorito  o  bianco  mettiamo  un  og- 
getto che  fermi  la  nostra  attenzione,  obbligaudoci  a  nian- 
tenere neir  occhio  la  distanza  focale  accomodata  alia  sua 
visione  distinta,  allora  gli  oggetti  visti  indirettamente  ,  e 
cioe  la  piccola  lista  di  carta  o  la  Iinea  nera,  si  mantengo- 
no  sempre  distintamente  visibili,  smentendo  cosi  la  pre- 
tesa  laterale  conuuiicazione  delle   impressioni  luminose. 

Altri  argomenti  si  potrebbero  opporre  a  questa  teorla , 
ma  i  cia  riferiti  sembranmi  sufficienti  a  mostrare  chiara- 
mente  che  essa,  oltre  all'  essere  appoggiata  sopra  princi- 
pi   puramente  ipotetici    e    inverosimili  ,   trovasi   eziandio   in 


Sulla  Irradiazione  oculare  535 

manifesto  disaccordo  colic  leggi  alle  quali  l'  csperienza  ha 
iiiostrato  soggetti   i   feiiomeiii  d'  inadiMzioiic. 

Necessitati  percio  a  ricercare  d'  altroiido  la  spiegazionc 
dei  fenoiiieiii  stessi,  vediamo,  sc  presciiidendo  da  qiialun- 
que  ipotesi  di  fisiologiche  affezioiii  dell'  orgaiio  sensorio , 
ed  appoggiandoci  senipliconionte  sulle  leggi  risiche  della 
propagaziuiie  della  luce  iiell"  occliio,  considerato  sotto  il 
solo  aspetto  di  ottico  strumciito,  vediamo  dico,  se  possa 
rendersi  lagione  dei  feiioineni  d'  irradiazione  in  coinpleto 
accordo  colle  condizioni   nclle  quali  vengono  essi  osservati. 

Considerando  il  sistema  rifrangente  dell'  occhio  come 
una  specie  di  obhiettivo,  destinato  a  foiinare  sulla  retina 
r  immagine  degli  oggetti  esterni ;  e  avendo  riguardo  alia 
grande  complicazione  della  sua  struttura,  ed  alle  contiiuie 
variazioni,  cui  va  soggetto  per  accomodarsi  ai  vari  uffici 
della  visione;  non  possiamo  non  riconoscere  assai  difficile 
e  improhabile,  clie  sieno  in  esso  verificate  tutte  quelle 
condizioni  fisiche  e  geometriche,  che  si  richiederebbero 
per  ottenere  la  forniazione  delle  iinniagini  coll'  esattezza 
matematica,  o  senza  alcun  effetto  sciisibile  di  aberrazione 
di   figura  e  di  refrangibilita. 

Perci6  possiamo  ritenerc  che  questo  sistema  rifrangente 
non  sia  scevro  da  quei  difetti,  die  in  maggiorc  o  minor 
grado  riscontransi  negli  strumenti  ottici,  anche  i  piu  pre- 
cisi ;  e  che  per  conseguenza  le  immagini ,  da  esso  for- 
mate sulla  retina,  siano  in  qualche  grado  affette  dalle 
aberrazioni  relative  alia  figura  delle  superficie  rifrangen- 
ti,  ed  alia  diversa   rifrangibilitu  dei  raggi  luminosi. 

In  relazione  a  cio  si  puo  stabilire  come  assai  verosimi- 
le,  se  non  certo,  che  le  immagini  degli  oggetti  formate 
sulla  retina  siano  circondate  dalle  bande  o  aureole  lumi- 
nose  prodotte  da  queste  aberrazioni ;  e  ciie  percid  le  im- 
magini reali  degli  oggetti  riescano  al([uanto  piu  estese 
dcUo  immagini  geometriche,  con  gradi  di  estensione  di- 
versi  secondo  i  diversi  occhi ,  e  diversi  anche  nello  stesso 
occhio,  secondo  che  le  circostanze  ,  nelle  ([uali  si  forma- 
no  queste  immagini,  sono  piu  o  meno  favorevoli  a  svilup- 
pare  tali  aberrazioni,  e  a  renderne  piu  sensibili  gli  effetti. 


530  Lorenzo   Respight 


Che  il  sistema  ritVangente  dell'  occliio  sia  soggetto  alle 
aheriazioni  di  Hgura  e  di  lefiangibiliti  e  ora  geneialinonte 
amiiiesso  da  tutli  i  tisici;ia  maggior  parte  di  essi  ritiene 
peio  che  le  ditliisioni ,  da  quelle  risultanti  nelle  imuuigini 
I'orrnate  sulIa  retina,  siaiio  ristrette  in  liniiti  nioltu  aiigij- 
sti ;  e  cjje  perci6  la  dilatazione  delle  immagini  stesse  ,  e 
il  coloiaiiiento  al  loro  hordo  riescano  quasi  insensibili ,  e 
percio  tali  da  non  poterli  coidondere  coUa  bauda  d'  irra- 
diazione,  geiieralmente  niolto  estesa  e  sensibile. 

Ma  su  tale  proposito  e  da  avvertire,  che  i  liiniti  di 
quelle  aberrazioui  non  possono  stabilirsi ,  die  per  inezzo 
dell'  osservazione  e  dell'  esperieuza,  essendo  assai  difficile, 
per  non  dire  inipossibile  ,  il  determinare  coUa  dovuta  esat- 
tezza  la  lorina  delle  superficie  rifrangenti ,  e  gl'  indici  di 
ritrazione  e  i  rapporti  di  dispersione  dei  diversi  niezzi  del 
sistema  rifrangente  dell'  occliio,  per  potere  col  rigore  geo- 
metrico  determinare  le  modificazioni  cui  va  soggetta  la 
luce  nel  suo  passaggio  attraverso  il  sistema  stesso. 

Che  anzi  qualora  si  abbia  rignardo  alle  continue  varia- 
zioni,  cui  va  soggetta  la  struttura  dell'  occliio  per  accomo- 
darsi  alia  visione  distinta  nelle  diverse  distanze,  ed  alle 
notevoli  difFerenze  che  si  riscontrano  ne'  suoi  elementi  da 
un  occliio  air  altro,  non  si  potra  non  riconoscere  insolu- 
bile   questo   problenia. 

Riferendoci  pertanto  ai  dati  dell'  osservazione  e  dell'  e- 
sperienza,  vediamo  se  gli  efFetti  di  queste  aberrazioni  si 
possano  ridurre  dell'  ordine  degli  effetti  dell'  irradiazione  ; 
e  se  per  avventura  fra  questi  e  quelli  esistano  tali  rela- 
zioni   da   poterli   ritenere   identici. 

Qualunque  siasi  il  grado  di  diflFiisione  che ,  in  relazione 
alle  aberrazioni  del  sistema  rifrangente  dell'  occhio,  si  vuo- 
le  ammettere  nelle  immagini  formate  suUa  retina,  possia- 
mo  in  conformita  delle  leggi  ottiche  stabilire.  1."  Che  la 
difFusione,  o  ingrandimento  dell'  immagine,  deve  variare 
da  un  occhio  all'  altro;  perche  diverse  sono  generalmente 
le  condizioni  fisiche  e  geometriche  del  sistema  rifrangente 
nei  diversi  occhi :  2.°  che  questa  difFusione  potra  variare 
anche    nello    stesso    occhio,   secondo  la    distanza    a    cui   si 


SuLI.A     IriRADIAZIONE     OCUI.ARF.  7>,i~ 

trovii  1'  oggetto  osservato ;  perche  e  provato  clu;  la  strut- 
tura  del  sistenia  rilVaiifieiite  varia  secondo  la  diversa  ili- 
stauza  a  cui  si  ottieue  la  visioue  distiiita.  3."  Che  la  bauda 
di  abeirazione  variera  col  variare  dell'  apertura  libera  del 
sistema  lilVaiigente ;  auinentatido  o  diminuendo  coll'  aii- 
nientare  o  diniiniiire  di  (juesta  :  iiiiperciocclie,  auiiientaiido 
r  apertura  del  sistema  liliaMgente,  si  rendono  attive  le 
parti  piu  eccentriche  di  esso ,  le  quali  d'  ordinario  sono 
soggette  a  piii  Forti  aberrazioni ;  e  per  auniento  di  splen- 
dore ,  b>i  rendono  a  maggiore  distanza  sensibili  gli  etletti 
dalle  aberrazioni  stesse ;  nientre  invece  restringendo  talc 
apertura  si   ottengono  risultati   opposti. 

Per  rispetto  poi  alle  leggi  fisiologiche,  secondo  le  quali  si 
ritengono  prodotte  le  sensazioni  della  vista,  possiamo  sta- 
bilire  che  queste  bande  di  aberrazione  ci  appariranno  tan- 
to  piu  estese,  quanto  piu  intenso  sara  lo  splendore  del- 
r  oggetto  luminoso  ,  e  ([uanto  piii  debole  sara  lo  splcndoie 
del  canipo  su  cui  si  proietta :  poiclie  quanto  piii  splen- 
dente  sara  l'  oggetto,  tanto  maggiore  sara  la  distanza,  alia 
quale  le  bande  d'  irradiazione  manterranno  quel  grado  di 
intensita  che  si  richiede  per  produrre  suU'  organo  una 
sensazione  distinta.  Mentre  poi  ([uanto  piii  oscuro  sara  il 
campo,  su  cui  si  formcranno  le  frangie  di  aberrazione, 
tanto  pill  grande  sara  1'  attitudine  dell'  organo  a  ricevere 
dalle  medesime  un'  impressione  distinta ,  e  percio  tanto  piii 
piccolo  il  grado  d'  intensita  di  splendore  a  fjuesto  scoj)o 
richiesto;e  in  forza  di  cio  si  potranno  distintamente  per- 
cepire  in  queste  frangie  le  parti  ognora  piii  distanti  del- 
1'  immagiiie  geometrica  dell'  oggetto. 

In  conlormita  delle  stesse  leggi  fisiologiche  possiamo  sta- 
bilire  ,  che  avvicinando  successivamente  due  ojisetti  lumino- 
si  di  moderato  splendore,  le  frangie  di  aberrazione  nelle  par- 
ti intermodie  dovranno  apparirci  siiccossivnmente  piii  ristret- 
te.  Infatti  e  fiiori  di  qualmif[iie  dubbio  che,  allora  (jnando 
una  parte  della  retina  e  stata  per  qualche  tempo  vivamente 
eccitata  dalla  luce,  diventa  nieno  atta  a  ricevere  le  iinpres- 
sioni  successive;  e  percio  per  la  sensazione  distinta  si  richie- 
de un  grado  di  splendore  assai  piii  grande  di  qucllo  richiesto 
T.   IX.  68 


538  Lorenzo   Respighi 

nel  caso,  in  cui  <£iiclla  parte  dell'  orgaiio  sia  stata  ante- 
cedenteincnte  nello  stato  di  riposo,  ossia  di  oscurita ,  o 
ill  uuo  stato  di  debole  iinpressione.  Cio  posto  quando 
8idia  retina  si  fornieranno  due  iniinnjiiiii  assai  vicine,  le 
parti  delle  loro  frangie,  o  bande  di  aberrazione  iutenne- 
die  a  ffueste  iinmagini ,  per  la  contiima  mobilita  cui  e 
soggetto  r  occliio  ,  si  trasporteranno  sullo  spazio  dianzi 
occupato  dalle  iinmagiiii;  e  perciu,  se  il  loro  splendore 
non  sara  inolto  intenso,  dovranno  riescire  insensibili;  e 
([uindi  le  imniagini,  o  non  prcsenteranno  bande  di  aber- 
razione ,   o  le   presenteranno   in   liniiti   molto  angusti. 

A  produrre  tale  risnltato  contribuisce  eziandio  il  noto 
effetto  di  contrasto,  pel  quale  la  forte  impressione  sentita 
nelle  parti  della  retina,  sulle  qnali  si  formano  le  iinma- 
gini  dei  due  oggetti,  rende  meno  efficace  1'  impressione 
prodotta  nelle   parti   intermedie  dalle  bande  di  aberrazione. 

Se  era  ci  facciauio  a  confrontare  questi  risultati ,  clie 
secondo  le  leggi  lisiclie  e  fisiologiciie  si  debbono  pre- 
sentare  nelle  apparenze  delle  bande  o  frangie  di  aberra- 
zione prodotte  dal  sistema  rifrangente  dell'  occliio,  colle 
leggi  ricavate  dall'  osservazione  e  dall'  esperienza  dai  fe- 
nomeni  d'  irradiazione ,  non  potremo  certaniente  non  ri- 
conoscere  fra  quelli  e  queste  il  piii  perfetto  accordo ;  e 
in  tale  concordanza,  o  piuttosto  identita  di  condizioni  e 
leggi  nei  due  sistenii  di  fenomeni ,  non  sarebbe  certanien- 
te conforme  a  ragione  il  non  amniettere  ancora  una  iden- 
tita di  natura;  il  non  riconoscere  cioe  i  fenomeni  d'  ir- 
radiazione come  cffetti  delle  aberrazioni  del  sistema  rifran- 
eente  dell'  occhio. 

II  meccanismo  della  visione  e  senza  dubbio  sotto  ogni 
rapporto  sorprendente ,  e  non  possiamo  niai  abbastanza 
ammirare  in  esso  il  supremo  magistero  del  Creatore ;  ma 
non  bisogna  per  altro  die  noi  ci  formiamo  sul  meccani- 
smo stesso  tale  concetto,  da  ritenere  che  siasi  in  esso 
voluto  realizzare  un  sistema  rifrangente  atto  a  formare  sul- 
la  retina  le  immagini  degli  oggetti  coUa  geometrica  pre- 
cisione;  ma  bensi  un  sistema  atto  a  formare  queste  im- 
magini   con    quell'  approssimazione    cbe   era   indispensabile 


SuLi.A    Irradiazione    OCULARE  ").}(I 

per  soddisfare  aj^li  importanti  uffici  di  (|iiest'  orgaiio  sen- 
sorio. 

Infatti,  sc  noi  atteiitainente  esaminiaino  i  risnltati  ddle 
iinpressioiii  prodotte  sulla  retina  dai  corpi  liiiiiiiiosi  ,  fa- 
cilmente  rileveiemo  die  aiiclie  in  quegli  occhi,  che  diconsi 
ben  confbrinati ,  perclie  pin  regolarnicnte  si  compiono  in 
essi  gli  niKci  della  visione,  gli  eiVetti  delie  aberrazioni 
del  sistema  rifrangente  sono  in  geneiale  assai  piu  riinar- 
chevoli   di   qnelio  elie  ordinariamonte  si   crede. 

Si  osservi  ,  nella  oscurita  della  notte  e  ad  occliio  nndo, 
la  Inna  poclii  giorni  dopo  il  novilnnio,  od  una  sottile  linea 
luminosa ,  e  si  trovera  che  1'  impressione ,  da  questi  ogget- 
ti  prodotla  sulla  reliiia,  non  conisponde  ad  una  sola  iin- 
niagine  luminosa  ;  nia  beiisi  ad  nn  complesso  j)iu  o  meno 
numeroso  d'  immagini  piu  o  meno  inegolari,  e  piii  o  me- 
no irregolarmente  le  une  alle  altre  soviapposte :  ne  raro 
sara  il  caso,  in  cui  si  liscontrera  in  questo  complesso  di 
immagini   qualclie  traccia  dei  colori   prismatici. 

Cio  evidentemente  prova  che  il  sistema  rifrangente  del- 
r  occhio  e  soggetto  in  grado  assai  notevole  alle  aberra- 
zioni di  figura ,  di  eccentricita  e  di  dispersione ;  e  di  cio 
ne  siamo  poi  totalmente  assicurati  quando  per  mezzo  di 
diaframmi  riducendo  libera  solamente  la  parte  centrale 
del  sistema,  ed  escludendo  percio  le  parti  eccentriche, 
che  sono  ordinariamente  le  pin  difettose,  vediamo  sop- 
presse  le  inunagini  secondarie,  e  ridotta  1'  impressione  ad 
una  sola  immagine  regolare ,  ben  distinta  c  del  colore  na- 
turale  dell'  oggetto. 

Che  se  negli  usi  ordinari  della  visione  non  si  riscon- 
trano  queste  apparenze  in  grado  abbastanza  sensibile,  ci«') 
deriva  o  dall'  essere  1'  apertura  libera  del  sistema  rifran- 
gente naturalmente  ristretta  dalla  pupilla,  o  dall'  essere 
lo  splendore  degli  oggetti  luminosi  non  abbastanza  inten- 
se, in  confronto  di  quello  del  campo  su  cui  si  proietta- 
no,  per  far  spiccare  le  frangie  di  aberrazione  o  le  imma- 
gini secondarie,  che  circondano  1' immagine  principale,  for- 
mata  dalla   parte   centrale  del   sistema. 

Ridotta  pertanto  la  questione  a  questi  termini,  sembrami 


5  40 


LoilENZO     ReSPIGHI 


potersi  a  tiitta  ragionc  conchiudere  die  i  feuomeni  tlel- 
I'  inadiazionc  ocularo  ilcltboiio  c.onsideiarsi  come  effetti 
ottici  dalle  aberrazioiii  di  figura ,  di  eccentricita  e  di  di- 
spersione  del  sistema  rilrangente  dell'  occliio ;  in  forza  del- 
le  quali  vengono  realiiieiite  prodotte,  nelle  iinraagiui  focali 
degli  oggetti  snlla  retina,  delle  diff'usioni ;  per  le  quali, 
a[)piiiito,  secondo  le  circostaiize  superiorinente  acceniiate, 
i!,li  oggetti  stessi  ci   appariscouo   [)in   o   ineno  ingranditi. 

Coiisiderata  V  irradiazione  oculare  sotto  questo  aspetto  , 
tacilmente  si  puo  rendere  ragionc  delle  modificazioiii  ar- 
recate  alia  medesima  dall'  uso  delle  lenti  coiivergenti ,  o 
daijli  oculari  dei  cannocchiali.  Come  si  e  gia  iudicato  guar- 
dando  un  oggetto  luminoso  con  una  lente  convergente , 
r  irradiazione  e  taiito  piu  piccola ,  qiianto  maggiore  e 
r  ingrandimento;  dimodoche  nei  forti  ingrandinienti  1'  ir- 
radiazione diventa  insensibile.  A  produrre  questo  effetto 
concorrono  le  seguenti  circostanze. 

Primieramente  perclie  l'  uso  della  lente  ci  perinette 
di  dare  ai  raggi ,  trasmessi  da  ciascun  punto  dell'  oggetto 
neir  occhio,  quel  grado  di  divergenza  al  quale  corrispon- 
douo  le  minime  aberrazioni ;  ossia  ci  permette  di  gnarda- 
re  r  oggetto  coll'  occliio  accomodato  per  quella  distanza 
per  la  quale  gli   effetti  delle  aberrazioni   sono   minori. 

Secondariamente  perche  nei  forti  ingrandinienti  le  fraii- 
gie  di  aberrazione  diventano  insensibili  in  forza  della  de- 
bole   intensita  della  luce. 

Da  ultimo  percbe  nei  forti  ingrandimenti  il  pennello 
di  luce,  trasmesso  da  ciascun  punto  dell'  oggetto  nell'oc- 
cbio,  e  molto  ristretto;  e  percio  ricevuto  nella  parte  cen- 
trale  del  sistema  rifrangeute  va  meno  soggetto  alia  aber- 
razioni ;  onde  accade  che  1'  immagine  dell'  oggetto  viene 
formata  suUa  retina  esente,  o  quasi  al  tutto  esente  dagli 
effetti  di  qiieste ;  c  per  conseguenza  1'  impressione  da  es- 
sa  prodotta  risulta  indipendente  dai  fenomeni  d'  irra- 
diazione. 


INDICE 


Antonio   Cima.   Ricerche  intorno    ad    alcuni   punti    di 

Elettro-Fisiologia.   Tav.   1,2,3,4  Pag.        5 

Lorenzo  Della  Casa.   Nuovo  niodo  di  rendere  grafici 

gli  Strumenti  Meteorologici.  Tav.  5.  .  .  .  ,,  1  i."> 
Antonio  Bertoloni.   Miscellanea  Botanica  XIX.    Tav. 

6,  7,  8,  9,   10 ,,167 

Luici  Calori.   Sopra  un  voluminoso   Tumore   congeni- 

to  ec.   Tav.    11,   12,    13 ,,187 

DoMENico   Piani.   Sopra  una  Opinione  Astronomica  di 

Dante  Alighieri „   207 

Giuseppe  Bertoloni.  Della  Legnite  di  Sarzanello  .  „  215 
Giambattista    Fabbri.    Descrizione    di    uno    Speculum 

Uteri.   Tav.    li,    15 „   229 

Antonio  Alessanuuini.   Brevi  cenni    sullo  Scheletro  di 

due  Marsupiali.  Tav.  16,  17,  18  .  .  .  .  ,,247 
Ferdinando  Verardini.   Caso  di  Nigrizie  o  Melasma , 

con  alterazione  delle  Capsule  atrahilnri.  Tav.  19, 

20 ,,269 

Paolo    Predieri.    Esame    Storico    e    Statistico    intorno 

alle  Risaie  nel  Bolognese  ,  ed  agli  effetti  che  ne 

derivano ,.   305 

LuiGi    Calori.    Sullo    scheletro    della    Lacerta    Viridis 

Lin.,  sulla  riproduzione  della  coda  nelle  Lucer- 

tole ,  e  sulle  ossa    cutanee    del  Tesc/iio    de'  Sau- 

rii.  Tav.  21,  22,  23,  24,  25-25'"%  26  .  .  „  345 
Marco   Paolini.  Altre    esperienze    sul    Midollo    Spina- 

le ,383 

Carlo  Soverini.   Di  una  morte  subitanea   occasionata 

da  un  ago  infitto  nel  Pericardia.   Tav.    27      .      ,.   399 


&• 


Gaetano   SuARzi.   Jntorno    a'l    I  asi ,   e  Stoviglie    di   co- 

iriune  uso  nelle  Ciicine Pa 

Gio.   Giuseppe  Bianconi.   Speclmina  Zoologica  Mosam 

hicaiui.    Fasciculus  XI.    Tav.   28 ,   29     .      .      .      „ 
Lorenzo   Della   Casa.   Sulla  Pausa  elettrica  .      .      .      „ 
MiCHELE   Medici.    Elogio   di    lincenzo   Menghini      .      „ 
Francesco   Rizzoli.    RisuUanietiti    ottetiuti    col    metodo 
della  cornpressione  riella    cura   di  alcuni  Aneuri- 

smi  estemi.   Tav.  30 „ 

Lorenzo   Respighi.   Sulla  Irradiazione  oculare    .      .      „ 


iI7 

i35 
i45 
455 


481 
513 


fc. 


C 


IN  DICE 


Gaetano  Sgahzi.  Intorno  ai  Vasi ,  e  Slovifjlie  di  cumunc  uso 

nelle  Cucine Paff.  il7 

Gio.  GivsEPPE  BiANCoisi.  Speciitiina  Zootogica  Mosambicana. 

Fasciculus    XI.   Tav.    28.    29. „  13 S 

LoHEXzo  Della  Casa.  Sulla  Pausa  elellrica „  **ij 

MicuELE  Medici.   Elogio   di   Vincenzo  Menghini 155 

FnA.ycESco  Rizzou.  liisultameuli  ollenuli  col  metodo  della  cam- 

pressione  nella  cura  di  alcuni  Aneurismi  esterni.  Tav.  30.  „  48 1 
Lorenzo  Respigui.  Sulla  irradiazioue  oculare  .           .     .     ,,513 


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