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MEMORIE
DI MATEMATICA
E DI FISICA
DELLA
SOCIETÀ ITALIANA
DELLE SCIENZE
TOMO XIII PARTE II
CONTENENTE LE MEMORIE DI FISICA.
N.
MODENA
PRESSO LA SOCIETÀ TIPOGRAFICA
M D C C C V I L
V,-. ■ ^ " ' ■ J
f J ...
INDICE
DELLE COSE. CONTENIJTE IN QUESTA SECONDA PARTE :
15 opra alcuni niiglioramentr all' auialgamazione delle
materie aniilere ed argentifere , Memoria del P. D,
ERMENEGILDO PINI Pag. i
Sopra alcuni fnnghi ritrovati nell' apparecchio d' una
frattura ro'Uìlic.fa d' una gamba umana , Memoria
del Sig. OTTAVIANO TARGIONl TOZZETTf i5
Ricerche sulla pioduz one de' colori immaginar] nell'
ombre, del Sig. PIETRO PETRINI ^presentate dal
Sig. Gin seppe Slop 37
Malattia straurdiuaria del cuore con molte riflessioni pa-
toldgiro - anatomiche , Memoria del Sig. JACOPO
PENADA presentata dal S\^^Gianverardo Zevianì 67
Sulla Torbiera di Cerate nel Territorio Bergamasco , Me-
moria epistolare del Sig. GIOVANNI MAIRONI
DAPONTE al Socio Sig. Ab. Cado Amoretti 78
Saggio d' nn Trattato di IMeteorologia , del Sig. ANTON-
MARIA VASSALLI EANDI 85
Del ])riiicipio dolco degli Olj, IMemoria del Signor Dott.
GIOVAGCHINO ' CARRADORI presentata dal Sig.
Antonio Cagnoli 100
Casi d'Ostetricia non comuni raccolti dal Sig, VINCENZO
MALACARNE 119
Nuova ipotesi per ispiegare la discesa del barometro in
tempo piovoso, del Sig. VINCENZO CHIMINELLO r4o
Sulla Gonorrea nel sonno e suo rimedio. Memoria del Sig.
GIANVERARDO ZEVIANI i53
Sopra la caduta delle fughe degli Alberi nell'autunno ,
Memoria del Signor Arcip'rete GIUSEPPE MARIA
GIOVENE lól
Congetture su d' un antico sbocco dell' Adriatico per la
Dau-
Daunia fino al seno Taranlliio, del Sig. Arcidiacono
LUCA DE SAMUELE CACNAZZI presentate dal
P. Pompilio Pozzetti Pan,. 189
Di due nuovi legamenti propri della tramezza delle nari-
ci. Memoria del Sig. FLORLYNO CALDANI 114
Dell'azione di varie sostanze sopra altre sostenute pen-
denti su di esse, Sperimenti del fu Alberto Furtis, ri-
petuti ed accompagnati da analoghe osservazioni .
Lettera del Sig. Ab. CARLO AMORETTI al P. Pom-
pilio Pozzetti sia i
Se la Gravità specifica degli ori e degli argenti allegati
semplicemente in combinazioni binarie possa servire
a determinarne il valore , Memoria del Signore
GIOVANNI FABBRONI a56
Descrizione d' un Mutilingua, cioè d' uno stromento, con
cui i muti e sordi possono con altri parlare. Del P.
D. ERiMENEGILDO PINI 289
Brevi riflessioni del Sig. LEOPOLDO MARIA CALDANI
snl Calore animale 2,96
Sopra alcuni prodotti singolari dell' animale economìa
morbosa. Memoria del Sig. PIETRO MOSCATI 3i 0
Lettera del Sig. PIETRO ALEMANNI regio Farmacista
al Sij£. Consigliere Consultore Moscati, dal rnedesi-
ino presentata, suU' analisi di alcuni calcoli urinar] ,
e di due sostanze saline Sai
Sopra una specie distinta di Cipero , Lettera del Signor
OTTAVIANO TARGIONI TOZZETTI alP. Pompilio
Pozzetti 333
Delle specie nuove di Funghi ritrovate nei contorni di
Firenze ,' e non registrate nel Systema Naturae di
Linneo , edizione XIII, Memoria del Sig. GIUSEPPE
RADDI Fiorentino presentata dal Signor Giovanni
Fabhroni 345
Della tintura del Cotone e filo in rosso colla Piobbia , Me-
moria del Sig. GIANNANTONIO GIOBERT . 363
MEMORIE
D I
FISICA
SOPRA
ALCUNI MIGLIOFxAMENTI ALL' AMALGAMAZIONE
DELLE MATERIE AURIFERE, ED ARGENTIFERE
MEMORIA
Del P. D. Ermenegildo Pìni
Ricev-uta il dì a3 Giugno i8o5
ije materie , da cui si euol estrarre col mercurio 1' oro, e 1' ar-
gento ii^ 68se contenuto, sano massimamente quei minerali,
che chiamansi Piriti , o sulfuri di ferro, e quelle terre, che so-
no le spazzature delle Officine degli Orefici, e delle Zecche .
I. Sulle accennate miniere d'oro, e d'argento due princi-
palmente sono le qualità di Amalgamazione, che possono prati-
carsi . La prima è la comune, che io già descrissi nel secondo vo-
lume dell' Opera mia intitolata De excoctione venarurn metalli-
carum, L' altra è quella, che dal Cav. De Bora fu proposta, o
anzi ripriìdotta coll'accompagnamento di altre Teorie , e che egli
publicònel libro, che ha per titolo Methode d'extraìre les metaux
pitrfaits des mineraux, eh aiitres substances inetaHiques pirleiner'
CM/"e. Di questa amalgamazione Borniana, che già da qualche teni-
Tomo XIII. I pò
a Sopra alcuni miglioramemti ec
pò in alcune officine nietallurgiclie fu dopo varii cangiamenti in-
trodotta, io non intendo ora parlare. Perciocché questa mia Me-
moria è diretta soltanto ad accennare alcuni facili miglioramen-
ti, che si possono introdurre nell' Amalgamazione usata in varie
parti del Regno d' Italia , e massimamente nella vai Anzasca , e
ut-Ila valle d'Autrona, i quali miglioramenti sono anche in parte
adattabili all' Amalgamazione di terre aurifere, ed argentifere .
a. Sebbene 5 come accennai, io già abbia altrove esposto
il metodo volgare di amalgamazione usato nelle nostre regioni ,
pure gioverà che in breve qui lo richiami , onde più agevolmen-
te si comprenda quali, e quanto facili sieno i miglioramenti, che
sono per proporre .
3. Primamente il minerale j che suol essere un Pirite o snl-
fure di ferro aurifero unito a quarzo, si riduce in un' arena gros-
siera, facendolo passare ad una macina , che si chiama Mulinone,
Quindi con mercurio ed acqua si carica sui Mulini, la cui strut-
tura e espressa nella Tavola annessa .
La figura 4- rappresenta la sezione Ortografica pel mezzo
del mulino Ee, e il pavimento . Su questo è un secchione BEDC
Sulla sua base è un fondo RPVSQ di duro sasso , die chiamasi pi-
la , la cui forma è rappresentata in prospettiva nella figura i. al-
lorché già è in parte consunta pel lavoro . Su questa pila è la ma-
cina PNOSV, la cui larghezza XS vedesi nella figura 3 , e la for-
ma è espressa nella figura a, che ne rappresenta la sezione in al-
tezza. Nei due punti N^ O della macina che chiamasi Moietta , si
impiombano due spranghe di ferro NM,OL . Nel centro della pila
e della macina è un foro V, per cui deve passare Passe f G di una
ruota AT a Cuchiaj, la quale è messa in moto dall'acqua cadente
da un canale obliquo n ni. Dappoiché si è fissata nel secchione la
pila stivandola nel contorno P S con ghiaja di minerale ben bat-
tuta, si fissa nel fondo RP8Q un lungo tubo di legno «I, in modo
che nel suo contorno Va non possa penetrare acqua : quindi per
entro al tubo si fa passare Passe di ferro FG, che si connette colla
ruota AT; dippoi si fa passare sul tubo la macina PNOS, e questa
si connette coli' asse FG per mezzo di una spranga di ferro HK ,
che
Del P. D. Ermenegildo Pini ". 3
che è forata nei tre punti M,!, L per farla passare nelle tre spran-
ghe mi , FG , OL .
4. Un certo numero di questi mulini si dispone in una Offi-
cina, in cui sono praticati diversi canali per l' introduzione ed
emissione delle acque, e due operaj possono bastare per assistei'e
a 8, 0 anche io Mulini .
5. L' Anialgamazione si compie col seguente metodo. Si
prepara sul suolo il minerale stritolato al Mulinone, e vi si spruz-
zano alcune badilate di calce. Nel giorno seguente questo mine-
rale si carica sui mulini, ponendone in ciascuno alcune Lailila-
te , e vi si infonde acqua ad una certa altezza , la quale non mai
deve giugnere alla sommità S del tubo di legno . Dappoiché que-
sto minerale è alquanto macinato, si pongono in ciascun mulino
circa ^4 once di mercurio . Quindi dopo poco tempo si carica al-
tro minerale, e dopo alcune ore, quando cioè si crede , che sia
abbastanza macinato, si dà esito all'acqua torbida aprendo un
turacciolo /, che è apposto verso il fondo del secchione, e si
carica nuovo minerale, infondendovi altr' acqua: si prosegue co-
si l'operazione, caricando in 24 ^fc circa tre quintali di miniera.
Dopo tal tempo si spazza il mulino, estraendone il mercurio au-
rifero : il che si compie nel seguente modo- Si dà esito all'acqua,
aprendo iJ turacciolo inferiore/"; quindi si leva la macina fuori
del secchione, e con un piattello si estrae il mercurio, che trova-
si raccolto nella concavità della pila .
6. il mercurio estratto suol essere ancora mischiato con una
porzione del minerale macinato . Per separamelo si mette in un
gran catino di legno , e sotto uti tuho , da cui esca copiosa acqua ,
se ne conqiie la lavatura •
7. Allorché il mercurio è ben lavato, si pone in una pelle
confettata di Camozza, e da questa ripiegata in forma di sacco si
ottiene per espressione il mercurio , che trasuda dai poii della
pelle : e quello, che in essa rimane , è unito all' oro e all'argento,
quello, che è uscito per espressione, contiene una insensibile
quantità di metallo nobile, ed il rimanente è una massa molle
composta di circa tre parti di mercurio con una di oro legato con
argento . 8.
4 Sopra alcuni miglior amenti ec.
8. Questo amalgama si riduce in una palla, e quando se ne
ha lai certo numero, cioè alla iine d'ogni mese, si pongono alla
distillazione per separarne il mercurio. Per tale operazione si ha
r oro, che suol essere solo di circa 18 carati , essendo argento il
rimanente .
9. In una intrapresa di miniere della qualità sopraccenna-
ta, che fu in attività nella valle d' Antigono nel i 77^2,, si passaro-
no all' amalgamazione 568o quintali di miniera in giorni ±5/^ di
lavoro; vi si caricarono Rubbi i Sa di mercurio , ciascuno dei
quali è di i'j librette, e dei quali quattro formano un quintale ;
si ritrassero rubbi 160 i di mercurio aurifero, da cui per espres-
sione si ebbero rubbi 8 j: di palle d'amalgama: e queste alla di-
stillazione dettero marchi 83 once 4 d' oro , cioè once b68 , ossia
quasi rubbi 2. i che formano il valore di circa 4^00 Zecchini .
IO. Calcolando su questi dati vedesi, che il mercurio ritratto
fu di Rubbi 160 i menoRub. a i, cioè di Rubbi i58 4-, onde la
perdita in mercurio fu di Rub. 24 su 182; cioè quasi del i3 per
cento .
X I. CoU'esposto metodo non si ritrae certamente dalla mi-
niera tutto r oro che essa contiene . Nulladimeno, attesa la sua
semplicità, e la facilità di eseguirlo con poca spesa, inniita di es-
sere ritenuto quanto alia sostanza. Macon eguale facilità jìotieb-
tesi migliorare nelle sue parti; e questi miglioramenti sono ap-
punto quelli, che io intendo ora di esporre dopo di averne fatte
alcune prove sopra luogo .
1-2 Questi miglioramenti hanno rapporto parte alle diverse
qualità di miniere aurifere, e parte alla manipolazione delFamal-
gamazione . Quanto al primo oggetto è da premettere, che quat-
tro principalmente sono le qualità di miniere nostrali, che si ca-
vano, e che si sogliono mettere confusamente all' amalgamazio-
ne. La prima è il Pirite, o sulfure di ferro, che è unito ad una
matrice quarzosa mista spesse volte con mica .
1 3. La seconda è il Pirite arsenicale nnito con pirite fulfureo.
Del P. D. Eumeneoildo Pmr ; 5
i4' La terza è il pirite sulfureo ,0 arsenicale congiunto con
Galena, o siilfnre di l'iombo .
i5. J a quarta è un' ocra ferrugginea, che suole chiamarsi
Brusorie^ in cui talora veggonsi alcune pagliette ci' oro nativo ,
Cosi come nei quarzo rugginoso, con cui essa è congiunta, e que-
sta sembra essere un sull'are di ferro scomposto .
16. Quest'ultima miniera è generalmente più ricca delle al-
tre j ma ordinai iamente trovasene in poca quantità.
17. Il pirite sulfureo suol essere più ricco d' oro, che 1' ar-
senicale: e quando per ogni quintale rende un danaro d'oro, può
utilmente esser messo all' amalgamazione .
)8. Il pirite arsenicale che ha un colore quasi di stagno,
rende in confronto del sulfureo più argento, ma meno oro, e
consuma più mercurio. Il volgo degli opera] attribuisce ad Anti-
monio questo maggiore consumo; ma essi chiamano Antimonio
tutto quello che e svantaggioso nell' amalgamazione .
19. Finalmente la Galena di piombo contiene bensì argen-
to, ma pochissimo oro, e coli' amalgamazione non rende una sen-
sibile quantità ne dell'uno, uè dell' altro metallo-, ed altronde
va perduto il piombo , che potrebbesene estrarre.
2,0. Quindi vedesi, che non bene provedono al loro interes-
se gli Intraprcnditori ditali miniere col metterne, siccome so-
gliono fare , all' amalgamazione indistintamente le diverse quali-
tà sopraccennate. Per trarne un maggior piofitto conviene farne
da principio la scelta . Primamente la miniera ocracea sia messa
a parte per amalgamarla separatamente dall'altro minerale, a.'^
Quando il pirite sulfureo è unito all'arsenicale, si separino a
martello queste due qualità , e si mettano in mucchj separati per
prepararle all' amalgamazione nel modo a ciascuna più conve-
niente. 3.° La Galena di pidmbo vuoisi parimenti separare , sic-
come quella che non deve essere messa all' amalgamazione, ma
deve riservarsi ad altre operazioni .
ai. Il vantaggio di tale scelta è manifesto . Perciocché se si
mischiano nello stesso mulino le miniere più ricche colle pove-
re , r oro di quelle rimane diliùso in una maggiore quantità di
ter-
6 Sopra alcuni miclioramfhti ec
terra ; epperò una minore quantità di quel metallo va ad unirsi
col mercurio .
3.2.. Inoltre facendo le indicate separazioni di miniere, si può
fare ad ognuna quella preparazione che maggiormente conviene.
Così il Pirite arsenicale può esser abbrustolito, ocome dicesi cal-
cinato, ])rima di metterlo all' Amalsiamazione . L' abbrustoli-
mento ed in seguito la lessivazioue sarà parimenti utile a qua-
lunque altro minerale , che alle prime pruuve si conosca essere
consumatore di moLo mercurio ,
23. A prevenire tale svantaggio gioverà pure 1' aggìiignere
nei Mulini una ceita quantità di arena quarzosa, massime aliora-
quando la materia macinata mostia una certa tenacità.
2.4- Il Pirite aurifero spesso è unito a molto quarzo ; e que-
sto ordinariamente non contiene metallo fino: perciò nella prima
scelta esso dovrebbesi separare dal Pirite, e mettersi da solo alle
pruove dell'Amalgamazione, e quando in queste si riconosca, co-
me pietra sterile si rigetterà, giacché sarebbe di svantaggio il pas-
sarlo al mulino insiemecol minerale aurifero.
a5. Quanto alia Galena di Piombo, che si sarà separata nella
prima scelta; essa, allorché se ne avrà in pronto ima sufficiente
qua\itità, si metterà alla fusione per trarne il piombo, e da que-
sto dippoi si estrarrà il metallo fino colla Copellazione , quando
dagli assaggi risulti, che ne contenga una sufficiente quantità. Io
ben comprendo che gli lutraprenditori delle sopraccennate mi-
niere , i quali ordinariamente sono persone di poche sostanze, e
senza cognizioni metallurgiche, non troveranno facilmente i
mezzi per trarre da questo minerale di piombo tutto 1' indicato
profitto. Ad ogni modo essi in parte ne potranno profittare col
vendere quel minerale ai fabbricatori di vasi di terra cotta ^ giac-
che quello serve per darvi la vernice. Un altro mezzo per avan-
taggiare della miniera di piombo, sarebbe di fonderla in piccoli
forni a manica dopo di averla abbrustolita: laqual' operazione è
abbastanza facile anche a persone , che non sieno del mestiere .
In tal modo , se non si trarrà da questa miniera tutto il possibile
profitto , almeno se ne avvantaggerà molto più di quel che si fa-
reb-
Del P. D. Ermenegildo Pini . 7
rebbe mettendola all' amalgarnazioiie ordinax-ia . Sarebbe deside-
rabile, elle qualche privato, o il Governo erigesse una fonderia
di piombo in sito vicino a quelle valli, in cui si coltivano minie-
re aurifere unite a minerale di piombo, e che questa fonderia ri-
levasse ad un certo prezzo quel minerale, che dai diveisi intra-
prenditori si va successivamente cavando. In tal modo sarebbevi
il vantaggio comune si dei Proprietarj delle miniere, come del
Proprietario della fonderia, il (piale putrebbe inoltre estrarre col-
la Copellazione l'oro, e l'argento contenuto nel Piombo .
a6. Oltre il profitto , che si avrebbe dall' indicata scelta, o
separazione delle diveise qualità di miniere, avvene un altro,
che si può facilmente ottenere nell'attuale amalgamazione del
minerale . Già ho detto, che T amalgamazione si suol fare maci-
nando il minerale con acqua, o mercurio. In questa operazione
il mercurio si divide in goccioline più o meno piccole , che a poca
distanza dal fondo rimangono sospese in quella poltiglia, che si
forma del minerale macinato nell' acqua, e le particelle d' oro , e
d' argento, che nella macinatura si staccano dal minerale, tendo-
no sempre come più pesanti delle terre verso il fondo . Meli' in-
contro di esse col mercurio, iiuesto per l'affinità, che ha coli' oro,
ed argento , si unisce con questi metalli, e nella continuazione
della macinatura si ottiene la combinazione di una certa quanti-
tà di metallo fino col mercurio stesso ,
2.1 . Fatta tale combinazione, i cui limiti non sono facilmen-
te determinabili, se si proseguisse la macinatura, il mercurio già
unito coir oro , ed argento si anderebbe sempre più riducendo in
piccoli gldbetti j i quali perla tenacità della poltiglia , e pel moto
della macina SI difionderebbero per tutta la massa acquea senza
potersi precipitare verso il fondo; e così alloraquando si dà esito
all'acqua mista colla farina minerale per estrarne il mercurio ,
anderebbe perduta una maggiore quantità di mercurio già dive-
nuto aurifero . Quindi alloraquando il minerale è ridotto in sotti-
le farina, si fermali mulino per esti-arne il mercurio, che rimane
sul fondo insieme ad una certa quantità di minerale macinato in
CUI sono sparse molte goccioline di mercurio .
a8.
8 Sopra alcuni miglioramenti ec.
ao. Ora è chiaro , che quanto inaogiore quantità di mate-
ria macinata rimane nel nuiliuo, tanto più dilìicilmente il mer-
curio potrà combinarsi coiroro, ed argento ; giacché per l' inter-
posizione di tale materia più difficilmente le particelle di questi
metalli verranno in contatto col mercurio . Quindi 1' amalgama-
zione , affinchè riesca più utile , dovrebbe esser eseguita ili mo-
do, che successivamente andasse uscendo dal molino quella ma-
teria , che è [)riva di metallo ilno , o che ne contiene una piccola
quantità in conlVonto di quella, che rimane nel mulino stesso : la
qnal materia è certamente quella, che si porta verso la superficie
deir acqua .
ag. L'indicato fine si otterrà facilmente nel seguente modo»
A diverse altezze del secchione del mulino si appongano alcuni
tubi di legno fornili del loro turacciolo . Uno sia in d situato ver-
so la superficie dell' acqua , Taltro/sia verso il fondo ( Fig. i ) .
Sopra il secchione sia un canaletto hìi , il quale riceva acqua da
un canale rp ^ e all' inserzione h del canaletto nel canale siavi uà
regolatore per introdurre nel mulino più o meno acqua . Posta
tale disposizione, la macinatuia del minerale s'intraprenda nella
maniera usitata . Ma quando il minerale primamente caricato è
già alquanto macinato^ si apra il tubo superiore, e pel canaletto
indicato s' introduca nel mulino tant' acqua quanta ne esce pel
tubo, e così si prosegua l'operazione a tubo aperto , fintantoché
vengali tempo da caricare nuovo minerale. Allora si chiuda il
tubo , ed il canaletto, e quando la miniera nuovamente caricata
sia alquanto macinata, si riapra il tubo, ed il canaletto, e si pro-
seoua la macinatura come si è detto poc'anzi . Per la terza carica
si faccia quello , che ho detto per la seconda, e cosisi prosegua
per lo spazio di 24 ore, dopo il qual tempo si spazzerà al solito il
mulino .
3o. Con questa Amalgamazione, che chiamerò a Scolo , si
otterrà l' indicato fine . Perciocché le materie meno ricche son
le |!Ìù leggieri , le quali perciò dall' acqua sono portate verso la
superficie. Essendo pertanto verso la superficie dell' acqua ap-
plicato un tubo aperto , ed entrando continuamente acqua nel
mu-
Del P. D. Ermenegildo Pini . 9
mulino, quelle materie più leggieri esciran no successivamente»
e così l'oro, e l'argento potrà più facilmente combinarsi col
mercurio , e di questo sarà minore la perdita ( n.° ab ) .
3i. Io già esperimentai comparativamente questo metodo
nella Valle Anzasca , ove feci prendere della stessa miniera due
porzioni di egual peso ; ed una la feci amalgamare in un mulino
al modo usato , 1' altra in altra mulino col metodo poc' anzi in-
dicato infondendo in ciascuno un' eguale quantità di mercurio.
11 risultato fu , che coli' amalganiaziona a scolo l'operazione si
compì in molto minor tempo di quello richiesto perla macinatu-
ra usitata ; e 1' oro estratto fu alquanto maggiore .
Sa. Siccome gli Opera] difficilmente mutano le loro prati-
che, così neir esperimento da me instituito non si prestarono
con qtìella esattezza , che io loro prescrissi : onde non è da du-
bitare , che il vantaggio dell' amalganiazione a scolo sia per esse-
re molto maggiore di quello che risultò nell' accennato esperi-
mento , quando essi vi siano esercitati per un certo tempo . At-
tesa però la conosciuta indocilità degli Operaj , il Proprietario
delle Miniere, il quale voglia introdurre il nuovo metodo, do-
vrà assistervi esso stesso personalmente per più giorni ; e tanto
più facilmente conseguirà il suo fine , se si servirà di qualche
giovane a preferenza dei vecchj .
33. La farina minerale, che coir acqua esce dai mulini do-
po 1' amalgamazione , si lascia secondo il metodo usato andar
perduta . In essa però rimane una quantità considerabile d" oro
per due motivi , cioè primamente perchè non tutto quello , che
è nella miniera, si unisce al mercurio -, dippoi perchè vi si perde
una considerabile quantità di mercurio , dappoiché si è combi-
nato con oro . Neil' intrapresa sopraccennata ( n." 9. ) si lavora-
rono ai Mulini Quintali 568i di miniera; e di i8a Rubbi di
mercurio , che si caricarono, si ritrassero 160 Rubbi di nier^ u-
rio Aurifero , che conteneva 660 once d' oro . Onde nel mine-
rale rigettato dopo la macinatura rimasero 22 Rubbi di mercuiio
perduto . Supponendo , che questi fossero egualmente ricchi
d' oro coni' erano i 160 Ilubbi , essi conterrebbero quasi ga once
Tomo XIII. 2, d' o-
IO Sopra alcuni miglioramenti ec.
d' oro , e quest' oro unitamente a quello , che rimase nella mi-
niera j siccome quello che non potè esserne estratto dal mercu-
rio .sarebbe nei 568^ Quintali di miniera rigettata . Quindi ogni
Quintale di questa conterrebbe più di 9 grani d' oro, se fosse di-
stribuito equabilmente per tutta la massa . Ma in questa sono da
distinguere due qualità , cioè quella clie si emette dai Mulini
molto prima della loro spazzatura , per esempio nelle prime do-
dici ore del lavoro , e quella che si emette nelle altre dodici ore
antecedenti alla spazzatura dei Mulini . Essendo la prima più po-
A'era della seconda , ne segue, che l'oro contenuto nella seconda
qualità per ragione del mercurio aurifero in essa mischiato, deb-
ba essere maggiore di 9 grani per ogni Quintale . Quindi vedesi ,
che sarebbe pregio dell' opera il ripassare all' araalgamazione
questa seconda qualità di lìiiuiera rigettata o immediatamente ,
o dopo di averne fatta la concentrazione .
34. La concentrazione potrebbe farsi sulle Tavole chiamate
Lavatoi per separarne , e rigettare le materie sterili , che sono
le più leggiere . Ma cjuesta operazione richiede una certa spesa ,
ed abili Operaj . La spesa sarebbe minore , se s' introducessero i
Lavato] a scossa , siccome quelli , in cui con una macchina mos-
sa dall' acqua si compie quella lavatura , che nei Lavato] lissi
deve essere fatta da Operaj . Ma in questi le prime spese di co-
struziOtie sono molto considerabili , e richiedonsi persone perite
di questa operazione , le quali a noi mancano .
35. Io pertanto ho pensato, che potrebbesi con una certa
manipolazione concentrare nello stesso tempo, e ripassare all'
amalgamazione 1' accennata farina minerale , che si suole riget-
tare . A tal line conviene primamente fuori dell' officina , in cui
sono i mulini, preparare una fossa nella quale vada a raccogliersi
il minerale più ricco , (juando si emette coli' acqua dei mulini .
Inoltre nel pavimento dell' officina stessa sieno due canali , uno
dei quali scarichi nell' indicata fossa , e l'altro al fiume , in cui
si fa entrare il minerale sterile .
•' 36. Si prepari quindi un mulino simile agli usitati per
r amaleamazione : se non che in vece della macina vi si farà
Del P. P. Ermenegildo Pini . 1 1
un mulinello ad ale , il quale si muova radendo la pila che sia
piana . Nella figura 9 è rappresentata la sezione ortografica del
mulino. CDBE è il seccliione coi tubi cl,f, forniti del loro turac-
ciolo . PRQS è la pila di pietra coi ribordi V ,tit\s, che forma-
no come im catino circolare, il cui fondoP^ , t' s h piano e la cui
forma è rappresentata in prospettiva nella figura 7 . Su questo
catino posa il mulinello PNOS, il cui piantato è indicato nella
fìg. 0 dalle lettere ZNi-i j o SV; e questo è di dura pietra , come
ne' mulini ordinarli , ma più ristretto , giacché non deve far 1' uf-
ficio di macina . Nel mulinello sono inq:>ionibate le due spranghe
di ferro «zM, /L, che devono annettersi all' asse GF della ruota
idraulica per mezzo del traverso HK . Al mulinello si applicano
diverse ali di legno per istemperare la materia, come sono le ali
Zi, iit che sono applicate al mulinello per mezzo di una spran-
ghetta di ferro in esso impiombata , e le altre X,j, che sono
raccomandate alle spranghe /«M, ZL . Finalmente scende den-
tro del secchione un tubo bb', che comunica col canale rp per
mezzo del ramo RZ>U
87. In vece del molinello di pietra sarebbe forse più oppor-
tuna una crociera di ghisa , ossia di ferro fuso , quale è disegnata
nella fig. 5 , ed a questa nel gittarla dovrebbero formarsi nella
parte superiore due risalti t , r, quali sono rappresentati nella
fig. IO , affine di poteila per mezzo di atte chiavelle unire alle
spranghe, che vanno connesse coli' asse della Ruota idraulica.
L" accennata crociera unita alle spranghe e fornita delle ali di
legno X , j è rappresentata nella fig. o .
38. In questo mulino di concentrazione o mulinello l'ope-
razione si eseguirà nel seguente modo . Già ho detto che deve
servire per ripassare la farina minerale già macinata che si riser-
vò in una determinata fossa . Se la prima amalgamazione fu ese-
guita col metodo volgare, la materia raccolta nella fossa sarà quel-
la, che si emette dai mulini quando si caricano, dappoiché l'amal-
gamazione è già incaminata per lo spazio di alcune ore .Che se si
opera coli' amalgamazione a scolo , la materia raccolta nella fos-
sa
li Sopra alcuni migliouamenti ec.
sa sarà tutta quella , che si emette dai mulini aprendone il tubo
inferiore y.
39. Ciò postosi carichino alcuni hadili della materia da ri-
passare, e vi si infonda al solito acqua . Quando pel moto del mu-
linello quella sarà abbastanza stemperata, si aggiungono 1 a once
di mercurio , e pel tubo bb' & introduca acqua , e si tenga aperto
il tubo (/, per cui esca tant' acqua, quanta ne entra pel tubo bb'.
Dopo due ore circa si carichi nuovo minerale chiudendo prima
i due tubi (1 , e bb' , e quando sarà stemperato , si riaprano come
si disse nella prima carica . Si prosegua cosi l'operazione ad ogni
due ore , e dopo 12, ore si spazzi il nuilino , e si passi il mercurio
all' espressione . Se questo si trova abbastanza ricco , contenen-
do per esempio 6 grani d' oro per ogni quintale di farina ripassa-
ta , sarà segno , che il tempo impiegato al ripassamento fu suffi-
ciejite , ma se sarà povero , si prolungherà nelle operazioni se-
guenti il tempo del ripassamento continuandolo per 18 , ed au-
ciie qJ^ ore.
40. Siccome il buon esito di questa concentrazione dipen-
de da molte circostanze del tutto particolari, peiciò aflìne di
averne il massimo vantaggio converrà con replicati esperimenti
variarla per riconoscere , e quindi ritenere quelle, che saran-
no le più vantaggiose secondo le diverse qualità di materie ,
sulle quali si avrà da operare . Le variazioni, che possono aver-
vi influenza , dipendono massimamente, i"" Dalla quantità dell'
acqua, che continuamente s' introduce nel mulino, e dall' al-
tezza, in cui dessa vi si mantiene . a° Dal tempo in cui vi si la-
scia la farina, che si ripassa . 5° Dal moto più o meno rapido del
mulinello . 4° Dalla quantità di mercurio che s' aggiugne .
5° Dalla qualità del minerale . E quanto a qnest' ultima circo-
stanza si avrà presente di tentare l' addizione di calce, o di sab-
bia , quando si vegga , che il mercurio aggiunto troppo si dimi-
nuisca nel ripassaMiento , o non riesca abbastanza ricco .
4i. Come neir indicato apparato, e ripassamento debba
ottenersi la proposta concentrazione e facile a provarsi . Le par-
ticelle di mercurio aurifero , che sono sparse nel minerale già
. ^ sfa-
Del P. L». Ermenegildo Pini. ì3
sfarinato , sono specificamente yiù pesanti del minerale stesso
Per lo che se questo si lavasse sulle tavole, dovrebbero quelle in-
gran parte separarsi rimanendo versola sommità , e sid lundo
del lavatojo siccome quelle, che sono le prime a precipitarsi . Ora
il mulinello di ripassamento equivale quasi ad un lavatojo . Per-
ciocché la lavatura sulle Tavole si fa , ponendo il minerale maci-
nato o sfarinato alla loro sommità^ e lasciandovi dolcemente ca-
dere acqua , la quale scorrendo v^rrso 1' estremità loro vi porta le
parti più leggiere, lasciando superiormente le più pesanti; e poi-
ché nella continuazione del la\ oro scorre , e si deposita verso
r estremità anche nna porzione delle particelle più pesanti, per-
ciò conviene con un' assicella , o piccola marra ricondurre con-
tinuamente la materia verso la sommità , affinchè quelle parti
più pesanti ricondotte possano depositarsi verso la parte supe-
jiore, e sul pavimento delle Tavole ,
42.. Un simile iisultato dee certamente aversi dal proposto
mulinello . Perciocché il tubo hU ( fig. Q ) che scende sino a po-
ca distanza dal fondo, porta continuamente sul minerale acqua
netta . Quindi le parti più leggiere possono continuamente ascen-
dere verso la sommità del midino, e le più pesanti discendere
verso il fondo; e poiché verso la sommità l'acqua ha un esito
continuo pel tubo tì? , perciò continuamente escirà con essa il
minerale più leggiero , rimanendovi il più pesante consistente
in mercurio aurifero , e cosi se ne avrà successivamente la con-
centrazione . Che se vi sia aggiunto mercurio , come ho propo-
sto di fare , il mercurio aurifero , che si precipita , anelerà tosto
ad unirsi col mercurio aggiunto \ e così nel mentre che si con-
centra il minerale , si compirà 1' amalgamazione .
43. In un mulinello si può nello spazio di a4 ore ripassare
una ([uantità di minerale molto maggiore di quella che si passa
la prima volta nei mulini ordinar] di amalgamazione . Percioc-
ché in quelli si lavora su materia già macinata ; né essi possono
se non assottigliarla alquanto più di quel che fu nella prima ope-
razione . Questo maggiore assottigliamento avrà un vantaggio,
«d è che si potranno separare quelle particelle d' oro , che per
di-
j4 Sopra alcuni migliOTamekti ec.
cliliM tu di sufficiente niaciiiatiua non potettero separarsi nella
prima operazione .
4-j- Kiduccndo in bj'cve la manipolazione proposta , essa
consiste nei seguenti rapi . Si preparino i mulini })er 1' amalga-
niazione a scolo, e siavi una fossa destinata a ritenere il minera-
le , che da essi si enaette coli' acqua dal tubo inferiore , lascian-
do andar perduto quello , che esce pel tubo sujteriore, quando
pure non si voglia esperinientare se contenga ancora oro suffi-
ciente per rijjassarlo alla concentrazione . 11 ii}inerale riservato
nella fossa indicata si ripassi nei mulinelli, come già accennai :
e così con facili mezzi, e non dispendiosi sarà migliorata 1' nsita-
ta amalgamazione delle sopraindicate miniere aurifere .
45. Questo stesso metodo sarà applicabile anche con mag-
gior profitto all' amalgamazione delle terre residue delle Zec-
che , e degli Orefici . Perciocché in queste 1' oro , e V argento è
in particelle più grosse , e meno aderenti alle terre di quel che
sieno nelle miniere . Onde avvi meno pericolo , che una poizio-
ne del metallo fino scorra fuori dei mulini insieme colf acqua ,
die si lascia usciie pel tubo^superiore .
l
i) 'MJob'ip ib i-
-MEMORIE DI l'ISiax
cloc .9^tal T.Xm./iJ 4.
S^'a V- 1.
MEMORIE DI FISICA
Che . ?fe/ TXIir./ij4..
i5
SOPRA
ALCUNI FUNGHI RITROVATI NELL' APPARECCHIO >
DI UNA FRATTURA COMPLICATA
D' UNA GAMBA UMANA
MEMORIA
Del. Sic. Ottaviano Targioni-Tozzetti:
Ricevuta il (Ti 3o Giugno i8o5.
JlSenchè da uomini sommi, da Osservatori dilìgentissimi, da
sperimentatori abilissimi sì facciano del continuo veloci pro-
gressi nelle Scienze Fisiche ^ seLLene si conosca al giorno d'oggi,
e sia provato , che quasi tutte le Scienze, quali iedeli compagne
e sorelle ci porgono la mano per condurci ad intenderei fenome-
ni, e a rintracciare gli andamenti delle cose naturali j nuUadi-
meno.per quanto a paragone dei nostri predecessori si conoscano
niohi più animali , vegetabili , e minerali che nei tempi addie-
tro ; per quanto abbiamo tanti buoni libri da consultare, tante
ingegnose macchine, tanti utili strumenti per investigare le ope-
razioni più recondite della natura , si deve , io dico nulUdimeno
con- nostra grande umiliazione confessare , che dei fenomeni più.
ovvj . di quelli che si operano continovamente sotto i nostri oc-
chi , conosciamo molto poco le cagioni , che li producono, o non
abbiamo potuto fin ora ritrovare una perfetta sodisfaciente spie-
gazione.
Di questa sorte , parmi , che possa dirsi un fenomeno acca-
duto, ed osservato in un malato del Regio Spedale di S. M. Nuo-
va, negli ultimi giorni del mese di Maggio del 1004, il quale può
dare a pensare sopra alcuni punti di Fisica Vegetabile, i quali an-
de- ,
jó Sopra alcuni Funghi ec.
derò esaminando dopo la relaziona del fatto medesimo , che ora
prendo ad esporre .
Un tal Vincenzo Scarpelli di Dicomano, essendo stato tras-
portato allo Spedale di S. M. Nuova il dì i5 Aprile 1804, malato
di Frattura complicata della libia, e della Fibula della Gamba
destra, e con ferita , e scopertura dell'osso, fa visitato dal clii-
rurgo di guardia, e ritrovato medicato, e fasciato il malato se-
condo lo regole dell' arte, senza secule, o stecche, fu messo nel-
la Spedale Chirurgico al letto s^'guato di numero 56o (a) .
Il detto uomo era in età di anni trenta, e diventato di tem-
peramento cachettico quando Io visitai nella fine di Maggio, cioè
dopo quarantacinque gioì ni di malattia . Dopo otto giorni, dac-
ché il malato era stato depositato nello Spedale furono fatte al-
la parte malata delle docciature di acqua pura tiepida, le quali
necessariamente inumidirono l'apparecchio, eie fasce, come pu-
re il lenzuolo, e le materasse sottoposte. Furono continovate que-
ste docciature per trenta cinque giorni, nel qua! tempo la piaga
aveva dato in corruzione, e trasudava umore marcioso. Appresso
dopo giorni venticinque circa di tali docciature, apparì fra le fa-
sciature una certa pelvia o timento, alla quale successero alcuni
funghi, i quali dalle predette fasce, e principalmente dalla parte
della gamba fasciata che posava sul lenzuolo del letto , compari-
vano come aggruppati ed in /«w/gZ/o/e, come dicesi comunemen-
te (Fig.5 6), di colore bianco sudicio. Levati questi, il giorno ve-
gnente ne ritrovai altri e sempre in gran numero . Erano essi si-
mili ai Prugnoli nel loro incominciamento {b) della grandezza di
un
(a) Lo Spedale Cliirurgiro di S. M.
Nuova è poco lodevole per la sua si-
tuazione e struttura , essendo compo-
sto di un corridore , clie gira intorno
ed un cortile non molto vasto dal ijua-
le prendo lume , ma il suo palco , è
prossimo al tetto, e troppo basso, on-
de lo Spedale snddutto nell' estate di-
venta troppo caldo con gran pregiudi-
lio dei malati .
(b) Fungus esculentus , farinam re-
center molitam suaviter redolens . Pi-
leolo suprema parte grisco , inferne
lamellis angustissimis , simul cum pe-
diculo albis . Michel. Gen. pag. i5o
Tab. 73 num. 1^3456789 io
II 13 l3 .
Fungus vernus parvus Airinam re-
centem molitam admodum redolens ,
pileolo desupor lacte rubescente, infcr-
Del Sic. Ottaviano Tarotoni-Tozzetti 17
un capo di spillo a quella di un dito pollice, di figura conoide , o
come di chiodo a testa grossa elevata e conica , col loro cappello
addossatoallostipiteo gambo (Fig. 5). Alcuni di essi lasciati per non
muovere il inalato, furono ritrovati aperti il giorno dopo, e come
direbbesi sbocciati e maturi nelloro cappello, il quale in tale stato
non era più conico , ma piano, e lacero e diventato marcido e ne-
ro ; e ciò seguiva per lo più dalla sera alla mattina. Andato a ve-
dere questo malato il di 27 Maggio, estrassi un fungo grandetto,
che ho disegnato in due vedute (Fig. ij a ) . Esso aveva odore di
fiuigo , ma la fasciatura tramandava odore fetido di corruzione,
e di piaga .
Il giorno consecutivo potei avere un altro gruppo di funghetti
estratti dalla medesima fasciatura,! quali erano compressi nel lo-
ro gambo, e ritorti, perchè venivano dalla parte di sotto ( Fig. 6),
dei c[uali poi alcuni crebbero come in a{Fìg. 6 , e si svilupparono
come in Z» , col mezzo che indicherò qui sotto. Nel di seguente ne
ebbi un gruppo più numeroso ( Fig. 5) , né più se ne potettero
avere, perchè fu mutato tutto l'apparecchio, fasciatura e letto al
malato, il quale morì dopo non molti giorni; e ciò mi tolse l'oc-
casione di esaminare col Termometro il calore del luogo dove ve-
getavano i fungili , come mi era prefisso .
Questo fenomeno singolare, quantunque dai chirurghi stu-
denti, ed assistenti dello Spedale, e da alcuni Professori di que-
sta facoltà, creduto non raro, ed asseritomi da essi, che più volte
si erano imbattuti ad osservare un tal caso; pure non ritrovando-
lo descritto in alcuno autore , ne domandai notizia ad un dotto
Naturalista e Medico Inglese, il quale con Lettera dei 5 Giugno
Tomo Xlll. 3 i8o4,
no albo, lamcllis vix lineam latis ,
pedioulo crassiore , superna pediruli
parto roncolore. Miclicl. Geii. p. i53 :=
Prugnolo nostrale colore (V Isuhella
volg. &c.
Fungiu vernus parvus farinam re-
center molitam aJmodum re<loIens ,
pileolo desuper rufo , et in centro Fu-
sco rufo , subtus lamellis crebris ,
dnas lineas L-itis , et pediculo .dhis — ■
Prugnolo di luaremma . 31ichd. Gen.
p. i53 .
)8 Sopra alcuni Funghi ec.
1804, cosi mi scrive: Mi preme rispondervi sidV uiticolo de fun-
ghi; la cosa è per quanto io sappia interamente nuova, a segno ,
che se il ragguaglio non venisse da voi , lo crederei una burla . Ciò
ini conferma, che sebbene qui non sia (come si dice) raro un ta-
le avvenimento , pure, o non è succeduto altroVe, o non è stato
avvertito .
Seguitando a far ricerca di questo fatto in diversi autori ,
ho finahnente ritrovato un fatto simil ricavato dallo zodiaco me-
dico [Zodiac. Med. Cali. Julìi obs. 5) riportato fra i varii tratta-
ti e opere del Vallisnieii. in occasione di riportare 1' osservazione
del detto Vallisnieri sopra di alcuni fungili nati sopra alcune me-
ningi umane, state immerse in acqua vite debole, ed estratto dal-
la Galleria di Minerva, che stampava in Venezia V Albrìzzi ( T.
VI. part. 6 pag. i58 ann. 1708): ivi adunque si dice = Né è cosa
,, nuova nella natura . che dalle meningi umane macerate , o da
„ ordigni cerusici, che hanno servito a medicar corpi umani, e
j, dalle parti varie del medesimo sieno nati funghi , leggendose-
j, ne tutto giorno nelle mediche Storie, delle quali ce ne darà
„ contezza nel suo promesso Trattato il nostro autore, conten-
5, tandoci noi per ora di riferire quello del Sig. deBlegny, che si
,, trova nello zodiaco medico ^a\\\co-=Hactenus inauditum non.
est ,fungos pluribus partihus humani corporis innatos esse, in ap-
parata autem affectui cuipiiim chirurgo i/nposito increvisse , a
nemine adhuc adnotutum . Rarissimus qiiamvis sit ille casus , il-
lum tamen novissime conspicere nobis licuit in puella fdia: Nob.
Dom. La Maine a cubiculo serenissimi principis Condei . Dictae
puellae odo aut novem menses vix natae infortunio quodam fe-
viur sine vulwre effractum flit ob casum nutricis prioribus meii-
sis praesentis diebus. P uLneri medelam illico attulit chirurgus do-
mesticus soliti s usus remediis, at sive lignum, ex quo svculas
construxit.) in pntredinem inclinaret , sive quidpiam fermenti vini
sapiens , mediantibus vaporibus ad part em laesam delatis exsiir-
rexerit ex mixtura oxjcrati, cai fasci ae immersae , et s/denia ,
cum aegraepusillae urina, factum est , ut dum removeretur di-
ctus apparatus , quinque, aut sex diebus post admotioaem , plus-'
quam
Del Sic. Ottaviano Tarcioni-Tozzetti 19
qiiam centum fungi illutn ohsìdentes exìmendì fuerìnt^ iis persi'
rniles , nitos projert lì gnurn putrì cium , maxìinam partern ad altì-
tudìnem digiti assurgentes , crassìtiei correspondentis . Advocatus
ad rei novitatern testis oculatus Dom. Ab. Bourdelotius , qui prò
sua cr(^a me benevolentia duos exhibuìt sibi asservatos ^ quos nul'
lo discrimine a snpradìctis sejunxeris .
Assicurata pertanto la possibile vegetazione dei funghi nel-
le semiputride fasciature di un malato, per avere il comodo di
meglio osservarli nei suoi andamenti, e descriverli, pensai , che
questi funghi messi nelle medesime circostanze in cui erano sta-
ti nel luogo di dove gli estrassi d' intorno al malato , averebbero
potuto seguitare a vegetare, e spiegare e mostrarmi il cappello ,
del rpiale non potevo vedere la struttura per essere adeso allo
stipite .
Involtai pertanto il primo fungo ottenuto ( Fig. 1.3) nella
carta bianca e bigia, cioè fatta di cenci lani bagnata , lasciando
la parte del cappello fuori, ed aggiunsi delle foglie bagnate di lat-
tuga per mantenere 1' umidità , e rinchiusi il tutto in una casset-
tina di latta situata in una stanza calda circa a8 giadi del Ter-
mometio di Reaumur. La mattina dopo trovai adempiti i miei
desideri anche di troppo, perchè il cappello era sviluppato e di-
ventato piano lacero, ed aveva cominciato asfacelarsi nel lembo j
e tingeva di nero come inchiostro i corpi che toccava (Fig. 3. 4- ci).
Allora aggiunsi anche gli altri due gruppi sopradescritti che avevo
avuti dopo, (Fig. 5. ò), e ve li tenni ventidue giorni per osservarli,
notando i loro andamenti , come si può vedere dall' anne-^so Dia-
rio . Da questo si rileva , che seguì lo stesso a questi ultimi, di
quello era accaduto al primo, ma gradatamente con minore atti-
vità, perchè più piccoli . Uno di essi il giorno prima di aprirsi del
tutto, comparì col cappello campaniforme tutto squanunette o
peli piccoli impolverati (Fig. 6 fi ) e molto simile alla Fig. 5 g
della Tavola 80 del Nova Genera del Micheli ;e di poisi allungò il
suo gambo, si apri . e si sfacelo il cappello ( Fig. 6 /' ), come negli
altri, mantenendosi pelò sempre più piccolo . il gambo., o sti|.'ite
di questi lunghi nella parte che si allunga è cavo e vuoto (Fig.
7)>
ao Sopra alcuni Funghi ec.
7 ), e questo vuoto si fa nelF atto di crescere il gambo nello svi-
luppo veloce del cappello, perchè prima , o sia ([uando è in boc-
cia, egli è solido, ma più floscido del rimanente, come potei ve-
dere in uno che ne apersi lungo il suo asse, e che è rappresentato
alla Fig. 9 . Se il fungo in boccia è posato a giacere , nell' atto di
fiorire, o sviluppare il cappello, il suo gambo si rivolta eretto ,
ed allora spesso succede che si rompa, osi stiacci il detto gambo,
come in e Fig. 4i nel modo che succede in una canna, che si vo-
glia voltare o piegare di troppo .
Tutto ciò mi assicurò, che non era questa una produzione o
escrescenza morbosa, prodotta dalla piaga, ma un vero fungo
vegetabile , che cresce, e si sviluppa anche lontano dall' amma-
lato .
Ali si rendeva per altro necessario sapere se fosse una specie
conosciuta, ovvero una nuova o ibrida, prodotta dalle circostan-
ze , e dal locale in cui fu trovato. Esaminandolo pertanto mi fu
facile di riconoscerlo per l' A^aricus Fìtnetanas di Linneo ; cioè
ylgarici/s ( fiinetarius ) stipiti/ tus ^ pileo campanulato lacero , la-
mellis nigris lateraliter flexuosis^ stipite futnloso ., volgarmente
detto Pisciacane , e che suol ritrovarsi spesso sugli aannassi di
concio . Ad esso conviene anche il carattere dell' ylgaricus stcr-
corarius di Scopoli; {a) poiché i detti funghi sono tutti un poco
rostrati; hanno cioè la base del loro stipite radiciforme appunta-
ta ed all'usata, e specialmente i solitarj ( Fig. i .a. 3.4 5.().7 8 ) e
perciò la qualità di solitarj , non è un caiattere essenziale e di-
stintivo; e si adatta poi benissimo ad essi la descrizione del me-
desimo stercorariiis data da Scopoli cioè — pileo ovato, dei/i cam-
panulato , denif/ae filano , (pii in net afe inaigineni hiuc inde lace-
rum induit , et loco lamellarnni colliquataram ostendit lineas
nigras , atramerito velati factas, et ex tenuisnma cute transla-
ccntes . Lo che ho riscontrato esser vero nei più piccoli, ed in
quelli che hanno fiorito a stento, e sono stati in luogo più asciut-
to .
{a) Ib. Cam. ed. a n. i483
Del Sic. Oi'taviano Targioni-Tozzetti 2,1
to. Che però questi due funghi di Scopoli credo una sola identica
specie , mutando essi la figura del cappello, di conoide, in ovata,
campanulata , piana, e lacera come dimostrano le figure i . 2.. 8.
jo. 6. 3.4 .
Determinata la specie di questi funghi , mi resta il piìi diffi-
cile del mio assunto cioè indicare, come, o per qual mezzo abl^ia-
no vc^getato i detti funghi ueirappareccliio chirurgico della frat-
tura di questo malato, in luogo cioè, per quanto pare, poco adat-
tato alla vegetazione delle piante .
L' agente della propagazione, tanto degli animali, che dei
vegetabili , per vero dire, non ci è ancora del tutto noto : vedia-
mo riprodursi sotto i nostri occhi tante specie di animali, e di
vegetabili, ne contempliamo la struttura, ed organizzazione, ci
infty-miamo del loro modo di vivere;, ma non abbiamo conosciuti
che i preliminari della loro generazione: si fanno dei passi lenti
per sorprendere la natura in questa misteriosa operazione, mentre
essa agisce in istanti, e sfugge alla nostra vigilanza: e quando ci
diamt)a credere di averla sorpresa, e discoperta, ella stende un ve-
lo , che ci confonde e ci scoraggisce ! 11 fonte della vita, ed il pri-
mordio dei vegetabili e de^li animali ci sono ancora oscuri .
Ristringendomi intanto ad esaminfire la generazione dei ve-
getabili, perché questa appartiene al presente mio ragionamento,
servirà rammentare, che due sono state le opinioni sulla genera-
zione tanto degli animali . che dei vegetabili, una detta aiitlnge-
nae dubbia , cioè prodotta dalla fermentazione e putrefazione,
r altra ualge'ia o dall' uovo , o dal seme fecondato. La prima eb-
be per fautori i più antichi Scrittori . ed i loro commentatori, o
seguaci; ma era solamente adottata per alcuni animali, e per
certe piante , la piccolezza delle quali , o la fugace lor vita, o il
sorprendente e grandioso accrescimento , date soltanto certe
adattate circostanze, facevano dubitare in questi esseri di una
consimile stiuttiu'a, perche non simili in tutte le parti , onde im-
perfetti furono detti quelli che snstanzialmente , o apparente-
mente mancavano di alcuna di dette parti . Ma la dottrina dell'
uovo femineo fecondato dal Maschio negli animali , e del seme o
ger-
22 Sopra alcuni Funghi ec.
germe fecondato dal pulviscolo delle antere nei vegetabili , osser-
vato già dai Fenicj , da Teofrasto e da Plinio, sospettato dal Ce-
salpiiio, creduto da Grew, da Ray, da Morland , da Camerario, da
GeoftVoy, da JSJilliutlion , e da altri, e determinato precisamente
da Linneo negli s/jo/isali delle Piante hanno fatto adottare 1' npi-
nione j clic le piante tutte producessero il seme ; che questo fosse
reso fertile dal pulviscolo, e capace di produrre nuove piante , e
vera fosee la sentenza del nostro divino Poeta.
Cli O'^ir Erba sì conosce per lo seme .
Quanto più in seguito si sono esaminate le piante, e i loro fio-
ri , o piuttosto le parti della fruttificazione, si è veduto dopo
Linneo, che non tutte le piante godono dei pulviscolo , o farina
delle antere , che si sparge sullo stimma per fecondare il germe .
Jacquin ha osservalo nell' asclepias , e in tutte le altre che » lei
si rassomigliano, e che perciò ha dette asclepiaitee, che le antere
in esse non sono ripiene di globetti di polline, ma di un umore
viscoso, che si di fio ndfL a fecondare il germe. Lo stesso segue
nelle piante submarine, come nei fuchi, in molte conferve, ed
altre simili, nelle quali dalle antere o borsette dei fiori, per lo più
mo-necj o diecj , si spande per l'acqua un umoie, che tiasportato
sul germe, lo rende capace di crescere e di germogliare all' op-
portunità .
Ma la teoria Linneana del pulviscolo fecondante, non era
arrivata a ritrovarlo in molte delle piante criptogame, e nemme-
no a conoscerne la loro intera fruttificazione ; e quantunque Mi-
cheli avesse scoperti e dimostrati i semi nei funghi, e nelle muf-
fe ; pure non si sapeva come questi fossero fecondati , e se vi fos-
se una polvere o un' aura, che ne infondesse, col contatto, 1' at-
tività di germogliare .
L' opinione di Buillard ha schiarite queste dubbiezze, ritro-
vandovi un umore fecondante, che fa le veci del pulviscolo = ,,
,, Esiste (Egli dice) ,, un umore fecondante in molte piante crip-
j, togame, enei funghi, il quale sta in piccole vescichette le quali
,, crepano in vicinanza dei semi. La fecondazione dei funghi diilc-
,, risce dalle altre piante , perchè a certe epoche i loro semi sono
i pe-
Del Sic. Ottaviano Taugioni-Tozzetti aS
jj penetrati da questo fluido, 1' iiitioinissioiie del quale pare ac-
j, coinpagiiata da un moto d' irritabilità. Le muffe hanno orfani
,5 generanti , come le altre piante , visibili al microscopio . 1 pe-
5, dicoli sono terminati da teste tonde : questi globi si presentano
j, sulla lente, come tanti piccoli grappoli, spesso pedicellati .
5, Ciascun globo in un gran numero di specie è contenuto in un
,, pericarpio , che tiene nel medesimo tempo un ovario circon-
,, dato da un fluido mucillaginoso, in principio diafano; e che
,, svanisce quando il seme è maturo . Dunque il principio mucil-
,, laginoso fecondante non è nelle antere, come negli altri fiori ;
,, ma circonda immediatamente i semi, e nelle altre è rinchiuso
., in globetti . Quando l'ovario è arrivato allo stato necessario
,, per essere fecondato, è penetrato da questo fluido, il superfluo
,5 del quale si secca, ed allora cpiesti piccoli semi perdono la
„ triasparenza. Le specie che sono mancanti, almeno visibilmen-
,, te di questo principio ( cioè dei globetti ) , non sono meno cir-
j, condati da questo mucco, che la sostanza glutinosa ritiene sull'
„ ovaiio . Le muffe ancora „ (segue il medesimo) vengono dai se-
„ mi, che volano per farla, perchè messo del pane scottato dall'
,, acqua in tre bocce diverse, una aperta, una turata con carta ,
5j una con doppia carta pecora e mastice, nacque la muffa nella
„ prima, e durò per due mesi , nella seconda nacque a stento j e
5, niente comparve nelFuliiina . „
Per altro in questo sperimento , se ì semi fossero così sparsi
per r aria, come dice BuiUard , ne dovrebbero essere alcuni po-
chi anche nell' aria della boccia chiusa perfettamente , e se non
ve se ne potevano introdurre via via facilmente, come nella boc-
cia aperta , almeno qualcheduno, esistente nell' aria della boc-
cia , doveva vegetarvi , il che non è seguito. Che se si rispondes-
se, che r aria, così rinchiusa senza rinnovarsi, non era atta allo
sviluppo dei geraà della muffa, si potrebbe anche dire, che non
fosse atta a produrre quel grado di putrefazione, che abbisogna
per formare il fungo, secondo I' opi 'ione di Medicus, e di Cavo-
lini , i quali hanno dubitato , che i funghi nascessero da una tal
putrefazione di alcuni corpi, e che non si dovessero considerare
per
a.\. Sor'RA ALCUNI Funghi ec.
per veri vegetabili organizzati, ma per una specie eli cristallizza-
zione vegetabile , operata dalle parti sottili e lliiide dei vegeta-
bili , ridotte al primo grado di scomposizione, e non d' inol-
trata putrefazione, accompagnata da un grado di umidità, e di
calore •
Ed ecco cbe ricomparisce 1' altra opinione ex putrì, ma non
però in quell' aspetto nel (piale se la inimaginai-ono gli auticbi ,
cioè che dalle putride sostanze potessero esser t'ormati , ed aves-
sero immediatainente origine tanti animali e tanti vegetabili, dei
quali non conoscevano gii andamenti, e Ja generazione ; ma con
altra teoria e con regole diverse è stato opinato per i funghi dai
Sigg. Medicus , e Gavolini .
Prima di esporre r opinione di questi Osservatori, mi sia
permesso di eniniciare alcuni fatti, che possono aver correlazio-
ne col nostro fungo . ,, Vallisnieri ( come ho accennato ) aveva
,, chiusa una Dura Madre del cervello umano dentro un vaso di
j, vetro, nel quale era acquavite, ma debole, poiché della me-
5, desiala si era servito altre due volte per conservare dalla cor-
j, ruttela parti umane , che voleva osservare con comodo suo .
,, Ciò lece la primavera, chiudendo sempre diligentemente il va-
,, so , e legandovi sopra carta pecora. Volle dopo un mese in cir-
J5 ca osservare la dura madre , e trovò, che sulla superficie, che
5, galleggiava , erano nati in tre luoghi distinti tre veri funghi di
,, color di cenere, col loro piede , ma breve, e col capo d' inegua-
,, le circonferenza , erano sottili , duretti, e come fatti a onda .
j. Infatti erano veri funghi, poco dissimili da quelli , che nasco-
„ no dal tronco del Sambuco , che si chiamano da alcuni latini
5, auriculae judae ,, ( Peziza auricula L. ) («) .
Non è raro che una certa materia fungosa a guisa di tomen-
to bianco, come quella che apparisce prima che si formino i fun-
gbi da me descritti , ed osservata da altri , si manifesti nelle parti
ani-
(«) ^ allisnieri in op. ed osserv. fisi- i Galleria di Minerva T. 6 part. (> pag_
co mediche p. 171 Tav. q fjg. i , e | i58 ann. 1708 .
Del Sic. Ottaviano TARcioNi-TozzETTr a5
animali tenute in alcool, rei^o debole per l'acqua contenuta fralle
fibre, e membiane delle stesse sostanze animali imuierseviic Tho
più volte osservata in alcuni feti umani, in una salamandrajcd
in alcune serpi acquajole , che aveva infuse nell'alcool, e chiu-
se in diversi vasi di cristallo nel mio Museo, ed aveva turati con
coperchio di cristallo , ristuccandone le commettiture con cera ,
o con gomma ; dalle quali stuccature nel caldo dell' estate e con
l'andare del tempo si era svaporato l'alcool, e reso più debole,
e per conseguenza poco adattato alla conservazione di tali corpi
molli ,
In una lettera del Padre Francesco Bartolucci, diretta al
Conte Marsili,e da esso riportata nella sua opera della generazio-
ne dei funghi, (a) si legge, che il detto padre, avendo preso del
fior celeste , o gelatina terrestre ( Tremella Nastae ) per distillar-
la , ed avendola messa in un fiasco di vetro e turato con cotone,
s' imputridi , e dopo molti mesi si scoprirono certe macchie bian-
che, le quali in seguito divennero tanti funghi ispidi, e poi mar-
cirono, e si vedono effigiati denti-o il suddetto fiasco nella ultima
tavola della detta opera del Marsili, dalla quale figura si può cre-
dere , che non fossero dissimili dal mio Agarìcus Finietarius .
L'illustre Scopoli {h) descrive 76 specie di Funghi , Muffe ,
Bissi, ed altre specie di piante criptogame le quali vivono su i
legni, e su i tronchi d' alberi impiegati per reggere i profondi
pozzij e gallerie sotteiTanee delle miniere; le quali piante sono
assai differenti da quelle, che si osservano fuori di tali sotterra-
nei air aria aperta; e molte di esse, fralle quali alcuni funghi ,
vegetano a rovescio dei funghi , che si vedono sopra terra ; cioè
8Ì ritrovano aderenti ai suddetti legni, e pendenti all' ingiù^ inve-
ce di essere eretti .
Mattioli (e) dice , che ,, tagliato un Gattice ( Populus alba )
,, a terra , e annaffiato con acqua calda, nella quale sia stato di-
Toino XII L 4 55 sciol-
ini p. 37.
(*) Dissert. a<l scipntiam naturai, p i
pag. 84 . Plantae subtorraneae .
(f) Comm. in Dioscor. e del Valgri.
si cura majn. fig- 1. i cap. go p. iSg .
a6
Sopra alcuni Funghi ec.
,, sciolto lievito, o fermento , produce iu quattro giorni funghi
,, gratissimi e buoni a mangiare ,, . [a)
Il sopracitato Padre Bartolucci da una radice di Pioppo ta-
gliata, e annaffiata per dodici anni, ebbe funghi quasi ogni me-
se , fuori che nel verno più freddo (b) .
11 diligente Sig. Dottor Carradori con ripetute osservazioni
ha fatto vedere , che la Tremella Nastae si converte in Trtmel"
la verrucosa , e in Lichen fascicularìs, e Lìchen rupestris eecon-
do le circostanze (e) , e che queste quattro sostanze credute
piante di diversa specie, e anche di genere diverso, non sono
che una sola identica specie .
Dopo di tali fatti , non si averà luogo di dubitare , che tutte
le piante , e specialmente i funghi, o alcune specie ;di essi non
provengano sempre dal seme , ma che sieno una quasi metamor-
fosi dei corpuscoli o molecole organiche dei vegetabili non intie-
ramente morti ? Crede Medicus , che„ le suddette parti o corpu-
scoli dei vegetabili sieno vibrati da un moto spontaneo del ve-
getabile, che si scompone, non come materia vegetabile non
alterata , ma come una seconda formazione , la quale abbia ri-
cevuta una nuova e diversa impulsione formativa , che Egli
fonda sopra una (orza elastica ed attrattiva. Per la forza elasti-
ca le molecole staccate dai vegetabili, sono lanciate al di fuo-
ri, e per l'attrattiva si riuniscono , si allungano, e formano
j, un tessuto . ,,
Analogo fu il sentimento di Teofrasto , di Dioscoride, e di
Plinio, i quali credettero, che i funghi avessero origine da una
vis-
5J
51
5J
35
55
J5
J5
(a) La stessa cosa era stata insegnata
molto prima dal Tarentino fra i Geopo-
nici greci (v. Geop. graec. Lib. lacap. i
e <la Needham. ( vedi anche Jo. Bapti-
itae PoTtae Villa p. 768. )
(i) Marsili de or. fung. p. 89
Dioscoride rammenta una simile pra-
tica dicendo ; „ Nec desunt qui memo-
,, riae prcdiderunt, tum albae tum ctiara
5, njgrae jjopuli corticem in tenuia fru-
,5 sta concisumac stercoratis ovolis spar-
,, sum et quasi satum quovìs anni tempe-
„ state ftingos edules proferre [Diosc. de
mat. med. ed. aSarraceno l. i cap. 109.)
(e) Carradori della Trasformazione
del No«toc f.
Del Sic. Ottaviano Targioni-To2zetti . 27
viscosità proveniente dai vegetabili per putrefazione Le Muffe,
le quali si ritrovano tanto su i corpi vegetabili, che animali, ma
sempre attaccati da un grado di putrefazione : i funghi nati ad-
dosso, o sopra il cappello dei proprj progenitori, come osservaro-
no -Micheli («) e Maisili (/>) , i quali s' incontrano costantemente
sulle medesime piante, pare che ne dieno a sospettare , e dimo-
strino, che come lo spato calcarlo, il quale si modifica in diffe-
renti figure, ha origine però sempre dal parallelepipedo romboi-
dale, la Galena dal cubo , il Granato dal tetraedro; così i funghi
abbino sempre origine dal disfacimento di altri vegetabili semi-
putrefatti .
Osservò Cavolini, che T odore dei funghi è lo stesso di quel-
lo dei legni marci , e che le fibre dei funghi non sono vasi o ca-
nali , come nelle altre piante, ma falsi canali, formati dalla con-
tiguità di alcune serie di parti solide o dì globetti, che facilmen-
te si separano nel seccarsi , con i quali possono in certo modo as-
sorbire 1' umore, nella guisa, che il lucignolo attrae 1' olio (e) .
Trova egli una certa analogia con le galle prodotte nelle scor-
ze degli alberi dalla puntura delle Cinipi, e dalla fermentazione o
stimolo introdotto nella parte cellulare della scorza per 1' umore
ìnstillatovi da questi insetti nel depositarvi le uova , e come suc-
cede nei bozzocchi di altre piante , cosichè egli dice = „ in adat-
,, tate circostanze incominciando nei vegetabili un principio di
„ putrida fermentazione, sono alcune parti gettate in alto con
„ una legge determinata, e così è formato il piccolo fungo , il
„ quale^ssendo fornito di questi falsi organi , comincerà a nu-
„ trirsi per quel breve tempo che la fabbrica di esso comporta :
„ la
(«) Gen. xM.
(*) ,, Nee insiiper raro funeiim ex
,, fungo crescere liartepiis a me obser-
,, , vatum ,, ( M arsili de orìg. fung. p.
35 . )
(e) Mirbel ( degli organi elementari
delle piante ) dice. J funghi e le al die
mi sono sembrate un composto di tessuto
cellulare . ( v. Biblioteca di campagna n.
7 p. 35 , ) e più sotto ( pag. 38 ) discor-
rendo dei tubi grandi , dire S Non ho
giammai potuto scoprire que>ti tubi nei
funghi, nei lirlieni e nelle alghe , anche
coir ajulo del pili perfetto microscopio ■
aO Sopra alcuni Funghi ec.
„ 1:\ qualità diversa del vegetabile , ed il suo grado di marcimen-
5, to, e' sono cagione di tale, e tale altro fungo; siccome la diver-
,, sa struttura degli alberi, eia diversità degli umori sono cagio-
j, ne della varietà delle g He, le specie delle quali sono sempre
j, costanti egualmente che quelle dei funghi. ,,
E nella guisa, che la spuma prodotta da una fermentazione,
se si supponga potersi indurire , non sarebbe un corpo organico,
così Cavolini vuole, che i funghi sieno corpi inerti, e che succhi-
no e creschino a similitudine delle così dette stalattitiche vcscta-
zìonì cristalline di alcuni sali , e sieno perciò il vero anello fra i
vegetabili , ed i minerali .
Un' opinione non molto differente spiegò Lancisi (//) dicen-
do „ Nequevcro seminihus ad fungorum generationeir opus esse
viiìetur , curri iidem numquainnascantiir separutim ^verum setn-
per derivatis fibrillis t succoque nutritio ah aliqiio vegetante , vel
vegetabili carpare. Etcnim tenui ssìrna filamenta quae fungonini
radices constit.iiunt ^ non modo cohaerentia , sed continua etiani
sunt cum utrìculis ,fihrìSi acfistulis., autviventìs adhnc plantae,
aut gernntiandì seminis, vel saltem jragmentorum corii , pcllis ,
aut periciirpii^ fruticìs , radicis , aut Ugni , quae tametsi morlua
vulgo appellantur , quìa nec augescunt^ nec gemtnas amplius , ncc
ramos aut folla mittunt, habent tarnen etiamtum, lìcet sine mofu,
snos quaeque concretos succos in superstitibus utcumque organis ;
quamobrern illis iisdem refermentutìs , et in Jluorem actis snccis ,
morbose extendi novasque formas possunt inducere .
Suppone altresì il Lancisi (Z»), che tanto negli alberi, che
nelle erbe putrefatte, utrobique accidere ut fnngorum principi um
sit pars corpnris vegetabilis , duohus simili vitiis obnoxia, solutae
nempe continuitatì , et quodammodo degeneri facto nativo succo.
Suppone inoltre (e) che i vasi e le fibre degli alberi alterate da un
grado di scomposizione si conformino in funghi; e però ne nasca-
no i lamellati , i reticolati, i porosi , o di altra forma, nella guisa
che
(a) Epist. ad IMarsiliuni p, V. in ope- | (h) Ivi p. Vili,
re de oiig. funger. ComitisMarsilJi . J (e) Iri pag. XII. XIII.
Del Sic. Ottaviamo Tarcioni-Toezetti , aQ
che r escrescenze , o i condilomi si foinianoper malattia negli
animali: e nella stessa guisa, che nelle piante vive, si fanno gli
accrescimenti per le fìhre ancor molli ; cosi nelle morte si ani-
mollisehino e si conformino le fibre predette per comporre il
fungo (a) . Lo stesso Lancisi (A) crede col Marsili , che 1' umor
lento e putrido dei vegetabili morti si conformi in guisa di ve-
getabile , e di fungo .
Osserva poi Marsili (e) che i funghi legnosi nascono negli al-
beri non affatto morti, e quando non sono più Capaci di produrre
tali funghi, ne producono dei molli, ed altri diversi, quando sono
sfacciati. Si sapeva già per insegnamento del Tanara , comesi
possano aver funghi ajutando la natura con Tarte, cioè gettando
la lavatura , ed i frammenti dei funghi prataioli in una terra ,
e luogo 0( portuni , come si pratica in Francia anche al giorno
d'oggi (//) . Ciò ha dato un appoggio all' opinione del seme dei
funghi; ma il più sorprendente si è , chela bollitura dei detti
funghi gettata sul concio, abbia prodotti dei simili funghi ( se
pur sia vero ) come riporta il Marsili {e} ; nt- 1 qual caso non è pro-
babile che i semi non rimanessero alterati dalla bollitura . j^i
ventati prophis accediti quod ibi prìmiim dicitur , nuin &. ego a
viris omnìfide Jig/iis accepi , aquum illam , in qua fungi fnerunt
decocti , super muli fimum effnsam ^ itaut a Sole haiid exsiccari
potuerit ^ taliter difposuisse , ac Jerinentasse fimum , ut congruo
tewporìs intervallo recentes fungi simitìs condìtionis inde enati
sint . Ex hoc autem , si vite expendatur , non hcet verosimiliter
concludere i ipsa fungorum frustula^propriam adirne speciem ser'
vanita i insennre siiae propagationi ; at potius exfungis in aqua
dtcoctis , &. hoc ritu ad quamdam putrila^ìnem. leductis [nam
piiirefactio fit in hi imi do per caloreni ) , atque in sua quaedam
principia resolutis , obtineri ex parte salteni lentum ìiurnorem piu-
tri-
(a) Lancisi , ivi p. XV.
(l) p XI.
(e) De orig. Fungor. p. 36. tab. a8.
(-/) V. \ttl .l>irAccad. di Parigi 1708.
(e) Loc. cit. p. aS.
3o Sopra alcuni Funghi ce.
tri/agi.noso affìncin , qui additus idoneis conprìncìpits in, midi fi-
mo riti.' perai to contentis , ibi simili digeruntur , ò'. combinantnr
in prima fan gorum incohamenta , riempe in quadamfila niucedi-
nis , rnenibranulam , seu criistaiii e^ormantia , ut in pregressa
patcbit ,£?. inde in fiiw^os ìpsos • E qui è da notarsi , che anche i
Pra^c.'/o// procurati artificiahnente nascono a guisa di gloLetti o
di rete filirosa bianca [a) , nella maniera che descrive Medicus ,
e elle ho osser\ ata nei miei fungili germogliati nella cassetta di
latta ; toimala la qnal rete , innuraeraLili lunghi ne scaturivano
\jn seguito. ,
11 fu igo vegetante fralle fasce di tela, quando furono ridotte
putride , e cominciavano a ffacelarsi o come volgarmente dicesi
quando erano imporrate (poiché si rompevano e si disfacevano fa-
cilmente ) per cagione dell' umido continuo . del licore moccio-
so , che gemeva dalla piaga , e per il calore del letto e del mala-
to; vegetante dissi in un ambiente pregno di gas acido carhonico
e d' azoto , dà motivo di speculare sulla sua formazione . Io non
negherò che possa essere prodotto dal seme attaccatosi alla bian-
cheria , nel tempo, che era distesa su qualche prato per asciu-
garsi } ovvero nell' acqua servita per le docciature ; ma non fa-
cilmente accord'frò , che sia prodotto dal seme sparso per 1' at-
mosfera ; polene ciò supposto dovremmo dire , che di continuo
si respira , e s' iiigoja un infinito numero di semi di funghi , di
muffe , e di tante altre piante criptogame senza alcuno incomo-
do , il che è un poco dilficile a credersi , mentre nelle cantine,
e dove abitano tuli muffe in vegetazione, incomodano nelT
odorato , e nella respirazione, e a lungo andare producono delle
nausee di stomaco . Il successivo , e veloce germogliamento dei
detti funghi nell' apparato chirurgico , preceduto da una pelluc-
cia o tomento , come muffa , e da me riscontiato anche in quelli
chiusi nella scatola, potrebbe dimostrare che la putrefazione
dell' apparato era troppo forte o calda onde perfezionare la muf-
fa,
(a) Marslll ib. pag. ao. 29.
X
Del Sjg- Ottaviano Tìhcioni-Tozzetti . 3l
fa , mentre Io era adattatissimo per i funghi , dei quali formati-
ne alcuni , gli altri si sono generati per getiinie radicali , dalle
quali sono costituiti i funghi aggregati o lanugliole . Né io sono
lontano dall' opinione di Gaertner , il quale crede , che molte
piante criptogame o acobiledoni { come sarebbero i funghi ) sie-
no senza sesso, e non si riproducano , che per gemme {a) , così
che in adattate circostanze i semi germogliano , e fanno passag-
gio in queste piante gemmifere . Di tal natura si può dire la cosi
detta fietra fuigaìa , o Lapis Phrygius [h) \ la quale composta di
radici o di gemme fungose , quantunque inaridita-da molto tem-
po , ricomincia a vegetare, bagnata che sia, e riproduce funghi
stendendosi come per lo sviluppo di altrettante gemme . Cosi
prolifero, non seminifero è creduto il gigantesco Fungo di Car-
rara (r) descritto dall'altro Giovanni Marsili Professore di Pado-
va ('/) , il quale ritrovasi anche nelT agro Romano , e Pisano;
mentre nei paesi dove nasce, ritrovasi sempre nel medesimo
spazio di luogo [e) . e vi nasce ogn' anno (/) , ed altrove portata
la di lui matrice ha prodotti i medesimi funghi , che prima non
si conoscevano [g) . 11 fungo dell' Esca ( Bolctus ignarins ) cresce
dall' apparire delle foglie negli alberi , alla loro caduta , più in
tempo umido, meno nell' asciutto , e seguita a crescere fino in
sei anni : i nuovi sono i migliori per Esca, invecchiando divengo-
no legnosi , ne riproducono altri , e crescono per la parte di sot-
to {II) . Di più, sifungus ignarius (dice lo stesso Marsili ) abscìri'
datur a corlice , ita tainen ut sub.^tantia coriacea matrtx non
laedatur , novi dtnuo indefungi succrescunt : imo'si fiustum li-
gi ti
(a) Vedi , Vertenat Tableau du Re-
gne vegetai p. 2.
(A) Merrati Tnetalloth. Vaticana p.
i47- Lanrisl Dissertatio epistolaris de
ortu, vegetatione, ac textura fungorum,
in M<"iT;>ti meta Hot. vat p. 148-
Io. Marsilii Funei Cari-ariensis Inistoria
p. 37. Micheli Gen. pi, p. i3i. Spadoni.
(e) An Lycopcrdon giganteum ? Gniel.
Sjrst. nat. Tom. 2. pars a. p. 1464*
[d) De Fungo Carrariensi p. S?.
(f) Marsili ib. p. 35.
(/) Marsili ib. p. j5. 18.
(g) Mars. ib. p. 3i 33.
(/i) Marsili ib. p. 34. 35<
Sa Sopra Ar,cuNi Funghi e.c.
gai tantum arbori^ abscinda/ur, atqiie in cellain humidam rcpo-
natur , idem observabìtur e{fectus .
Il piccolo fungo tagliato per mezzo lungo il suo asse , o sia
da capo a piedi ( v. fig. 809) messo a vegetare nella cassetta di
latta , crebbe come gli altri , e sviluppò il suo cajipello ; e tanto
il gaoibo, che detto cappello apparirono diniidiati , come se il
taglio fosse stato fatto quando ciano adulti e perfetti .
Tutti questi fatti , e specialmente le piante criptoganie , ed
i fungili che nascono nelle profonde gallerie e nei cunicoli sotter-
ranei delle miniere , difl'ercnti affatto da quelli che si ritroA ano
sopratterra , possono dare molto appoggio all' opinione di Medi-
cus , e di Carolini^ non essendo facile il persuadersi come possa-
no penetrare in quelle oscurissime profondità i semi di tali fun-
ghi , dei quali non si riscontrano gli equivalenti sopratterra / on-
de lo stesso Scopoli , quantunque dubiti, che questi stessi funghi
allo scoperto perischino \ Fungi subterranei plerique pere niies im-
marceic:biles quorain protothypa a vermibus sub fovea exesa forte
putrescunt {ci) finisce con dire {b) . De corticatis arboruin truncis
firniantur semttae fodinarum ^ Ex tamen in liis tanta diversitas ,
tantaque copia rerum , (cioè di piante criptogame e di funghi )
linde ergo semina ? Qnis proavus gentis hujus? Così non è facile
intendere come si possano essere introdotti i semi nei vasi del
mio Museo , nei quali erano rinchiusi i diversi animali con 1' ac-
quavite , la quale avendo ammollita la cera, si è s^ aporata attia-
verso di essa , se non si vuole ammettere, clie i detti semi sieno
sottili come le molecole dell'alcool, o dell'acqua . Altri direbbe,
che come la galla si conforma in tale o tal figura, per la forza ve-
getativa della pianta nella quale 1' insetto infonde il suo uovo in-
sieme con un acido , e nella guisa che i bulbi caulini si formano
invece dei semi nelle piante cepacee, nel lilium bulbiferum^ nella
Dentaria^ e sono capaci di germogliare come il seme quantunque
non fecondati dal pulviscolo ; e come i polipi tagliati in più parti
ere-
la) Scop. 1)1. Subter. p. 119. (i) Ibid. p. lao.
Del Sic. Ottaviano Targioni-Tozzetti. 33
crescono , e si diramano-, cosi una tal forza e virtù vegetativa lù-
mane nelle piante, quando acquistano un grado di feimentazione,
nel modo che germogliano i semi per una quasi eguale fermenta-
zione . Ma in una materia cosi oscura non ardirò pronunziare co-
sa alcuna di deciso , e finirò il mio ragionamento dicendo col
Malpighi ('?) , obscurissimiis mila est furi gorum exortus., &. adirne
post multos conatus ignotiis : ut panca tantum cursim enunciare
passim ad excitandam alìorum potius soLertìam , quam ad certa ,
ac vera aperienda : pciichè secondo 1' illustre Scopoli {h) Proteo
inconstantior Furigus , mutatur infmitis fere modis , ut nulla hìc
natiirne vestigia sequi liceat curiosis , donec sera dies noverit quid
sii Fungus /
Tomo XIII. 5 DIA-
(fl) De plantis qua in aliis vegetant in I (*) I-oc. cit. pag. 119.
oper. pag. 14*. '
34
So
FRA ALCUNI fUNOni CC
Fi
DIARIO
Di osservazioni fatte a certi Funghi estratti dalle fasciature di
un Malato dì frattura complicata , e messi a vegetare
per aa giorni dentro una scatola di latta ,
e mantenuti freschi con della carta ba-
gnata ^ e delle foglie di lattuga.
Giorni
del mese
3o Maggio
fino ai
5 Giugno
a dì 5 detto
Gradi del
Termometro
di Reauraur .
Gradi i8
Gr. aa
a dì 6 detto
a dì detto
■verso la sera
a di 7 detto
Gr.
Gr. a3
OSSERVAZIONI .
I Fungili non mostrarono di fare mutazione,
poiché erano stati messi in una catinella,
e si prosciugarono alquanto .
Rihagnata la carta e aggiunte altre foglie,
e messo il tutto nella scatola di latta , s' in-
cominciò a vedere una certa peluria a guisa
di sottile tela di ragno . L' odore era di pu-
trido .
La tela si era distesa per tutto sopra la
carta grigia , e s' incominciavano a vedere
alcuni piccoli fiocchetti o punti jiiaiichi co-
me in e fig. 6. e 12. Alcuni dei funghi stati-
ci messi cominciavano ad alzare il capo .
Alcuni di essi funghi erano proscingati ,
forse perchè erano stati compressi , e un po-
co lacerati ; ma alla hase comparivano infi-
niti fungliettini hianchi , cilindrici , poco
tomentosi, dalla grandezza di un grano di
miglio alla lunghezza di mezzo pollice , e al-
I I grossezza di una in dne linee ; furono ri-
hagnati per osservarli il giorni» do| o .
Erano molto cresciuti, ed il cappello era
pii^i distinto e più grande , un poco peloso ,
co-
niorni
(\cì mese
R di 8 detto
^ dì 9 detto
adi IO li
li detto
adi iSdett.
Del Sic. Ottaviano TAneioiri-TozzETTr .
OSSERVAZIONI .
35
Gradi del
Ternionictro
di licaumur
Gr.
Gr.
Gr.
come nella fig. 6 , a , e ne comparivano al-
tri fralla prlluria , o tela, la quale non si
era stesa di più . Fu rimessa nuova lattuga
fiesca .
I primi Funghi grandi erano cresciuti di
più, con i cappelli pelosi, e gli stipiti o gam-
bi solcati e scabrosi, della grossezza di tre in
quattro linee fig. io . La peluria pareva dis-
sipata , ma vi si vedevano altri punti bian-
chi : r odore non era più di putrido, ma di
fungo .
I due maggiori erano fioriti affatto , ave-
vano spiegato i loro cappelli , i quali sì era-
no anche in parte sfacelati , ed erano umidi
nelle lamine , di una materia nera . che tin-
geva la carta come inchiostro, la quale mes-
sa sotto il Microscopio mostrava dei piccoli
punti neri , Il gambo , o stipite era fistoloso,
ed era allungato altri due pollici .
La sera il cappello di quelli, che erano
come pelosi o ricciutij dimostrò di aver per-
sa la peluria, ed appariva lucido, e lubrico,
incominciava ad allontanarsi dal gambo , ed
aveva preso un colore livido. 1 agliaio il det-
to cappello non si vedevano ancora distinte
le lamine.
Cre!>bero nuovi funghi dappertutto, altri
sbocciarono: ne misi degli uni e degli altri
in alcool per conservarli . La sera non erano
cresciuti di più .
Erano nello stesso grado della sera prece-
I dente .
' Non
36
Giorni
del mese
a di i4dett.
adi iSdett.
adii6 dett.
t
adi r7dett.
adii 8 dett.
»di 19 dett
«dì 20 dett.
adì 21 dett
Gradi del
rermometro
di Reauniur
Or. 17 i
Cr. 171.
Gt. iS
Gr. 18
Gr. 21
G r. I g
Gr.
Gr.
20
20
Sopra alcuni Funghi ec.
OSSERVAZIONI .
Non sì era aumentato il numero , e ne
misi in alcool quattro grossi , e due piccoli.
Nessun accrescimento, nessuno di nuovo.
Comparvero altri funghi nuovi grandi co-
me miglio ; gli altri erano quasi nel medesi-
mo stato del giorno precedente .
Alcuni dei piccoli erano Mesciuti con pe-
luria , ma non molto .
Non vi era accrescimento , ma i più gran-
di erano per aprirsi , e però li misi in alcool .
Tutti erano un poco cresciuti, e due ave-
vano il capo ingrossato quanto un cece , ma
il gambo era assai corto .
Trovai altri tre funghi grossi come i ceci .
Non vi era acci'esci mento alcuno .
Nei giorni consecutivi essendo piovuta, e
rinfrescata la stagione, furono lasciati ri-
seeearsi .
RI-
MKMOB.I£ Bl flSIC-V
Jor Tlai T \UL /> ^6.
z7r IL
MFMORrE DX TISICLV
ilor-Th,/ r \IU.^,.;}6.
37
RICERCHE
SULLA PRODUZIONE DE' COLORI IMMAGINARI
N E L L' OMBRE (a)
Del Sic. Pietro Petiuni
Presentate da Giuseppe Slop il dì 2,2, Luglio i8o5 .
XJ a scoperta di un fenomeno poco osservato intorno al colora-
mento dell' ombre mi aveva annunziato da qualche tempo , clie
vi erano ancora de' passi da fare uelfe parti forse le mcgfio sta-
bilite deM' Ottica , e che una serie d' osservazioni sopra questo
genere di fenomeni non avrelihe mancato d" ilhistrarne una delle
branche più feconde e più interessanti [bj. Dopo avere svihip-
pato neir analisi de" fatti il filo delle induzioni, che mi lianno
condotto a determinare Fa natura dell'apparenze colorate dell'om-
bie (e), 1' analogia mi ha fatto conoscere alcuni de' rapporti de-
sti-
(a) (Jiiesta Memoria, di cui esistono
alcuni saggi nel Tomo II del Gior-
nale di Pisa , clie contiene i numeri
per il primo semestre dell'anno i8o5,
era stata passata iino dai primi del
mese di Giugno decorso al Ch Signor
Prol'i'ssor Giuseppe Slop uno dei XL
della Società Italiana didlo Scienze per
essere inserita negli Atti della mede-
sima ■ L' Autore crede con questa nota
di rivendicare la priorità delle sue os-
servazioni sopra quelle del medesimo
genere pubblicate ultimamente dal ce-
lebre G. A. Prieur nel n." 160 degl.
Annali di Chimica francesi .
Nota comunicata dal Sig. Ab. Petriai
al Segretario Pozzetti, che attesta d'aver
ricevuta questa Memoria fino dal aa Lu-
glio 1800 , e di non averla potuta in-
trodurre nel tomo antecedente per la
sovrabbondanza delle produzioni de '
Socj .
[h) Fino dall' anno decorso 1804 io
avevo riunito alcune osservazioni sul-
la produzione ilei colore nell' OTnbre ,
delle quali resi conto alla R. Accade-
mia Pistoiese in una Memoria presen-
tata nell'Adunanza de' 5 Agosto.
(e) Vedasi il Tomo II del nuovo
Giornale di Pisa ; n. 5 art. V e n. 6
art. VIII .
38 Ricerche ec.
stillali a riunire questo punto di Scienza con le leggi relative al-
la produzione de' colori iiumaginarj; e se mi resta ancora a far
molto dal lato dell'esperienza per sviluppare in tutta la loro
estensione questi rapporti, spero almeno di avere avvicinati in-
sieme dei fatti capaci di dar luogo col progresso dei lumi ad alcu-
ne utili rifli s-ioni intorno alla fisica de'colori, e alle maniere
d' essere del sistema luminoso nei diversi fenomeni delle illusio-
ni ottiche.
Nel render conto dei risultati delle proprie ricerche , la ri-
conoscenza che meritano i grand' uomini , che hanno aperto una
nuova carriera di scoperte con la loro indcisuia , e con i loro ta-
lenti, mi oLhlga a protestare, che io non pretendo d' usurpar
niente alla gloiia, che si sono acquistata in alcune delle ricerche
di questo genere grillastri Hassenfratz , e Kumford .
I.
Siiir apparenze colorate che si manifestano nelV ombre
sul nascere , e sul tramontar del Sole .
E2;li è un fenomeno costante , la cui generalità è stata bene
stabilita da una serie valutabile d'osservazioni , che i raggi di lu-
ce meno ;iflessibili son quelli chevengon più facilinente tiasmessi
attraverso de'mezzi, pe'quali essi passano, e che glialtri si rifletto-
no perciò in maggior copia . Cosi i raggi violetti, come i piti ri-
flessibili, saranno dispersi in più gran quantità dei raggi porpo-
rini , e questi ultimi lo saranno ancor più dei turchini, e cobi suc-
cessivamente fino ai laggi rossi , che si rifletteranno meno copio-
samente di tutti gli altri. La luce del Sole passando per 1' atmos-
fera deve dunque spogliaisi a preferenza di una p;irte dei raggi
più riflessihili , che entrano nella sua composizione («), e il color
tUT-
(«) Vfr questa ragione !a luce sola-
l'e , dopo avere attraversato l' atmosfe-
ra, resta con un eccesso di raggi , che
la fanno piegare un poco sul color gial-
lo-aranciato. Newton aveva bene av-
vertito, che ricevendo lo spettro prij-
Del Sic. Pietro Petrini . 89
turchino che presenta la massa del fluido che ci circonda, non è
determinato probabilmente che dall' insieme de' rag<^i , eli' ella
riflette da tutti i punti all' occhio dello spettatore .
Questo colore azzurro dell' aria influisce sensibilmente sull'
apparenze colorate degli oggetti lontani , e poco illuminati . E fa-
cile il comprendere che a misura che un oggetto sarà più lonta-
no dallo spettatore, e che tramanderà una minor quantità di lu-
ce, i raggi che partono da tutti i punti dell' aria interposta ne
modificheranno il colore , dandogli una leggera apparenza tur-
china. Questa osservazione sidl'ombre e sugli oggetti oscuri mirati
da lontano , che era sfugoita alT attenzione de' Fisici, non è sta-
ta giammai trascurata dagli abili Fittoli, e deve in effetto aver
luogo nella teoria del colorito ..degli oggetti lontani, i quali
avranno tutti una leggera tinta azzurra tanto più sensibile quan-
to più si supporranno distanti dal punto di vista .
E chiaro che la luce del Sole passando per 1' atmosfera do-
vrà spogliarsi di un numero sempi'e maggiore de' suoi raggi più
riflessibili a misura che attraverserà uno spazio d'aria più lungo.
Supponendo, per esempio, che ad una certa altezza del Sole sull
Orizzonte lo strato d'aria per cui deve passare la luce prima di
giungere allo spettatore sia troppo esteso per trasmettere in una
certa quantità i raggi violetti ; ad un'altezza minore si riflette-
ranno nella stessa quantità anche i raggi porporini, ed in seguito
ad altez e sempre più piccole i raggi azzurri , ed i verdi .
Quando la separazione dei raggi più ritlessibili della luce so-
lare è arrivata in tal modo ad un certo periodo per 1' allontana-
mento successivo del Sole dal Meridiano , i raggi che si trasmet-
tono, illumineranno le nuvole occidentali con un color-giallo-a-
raiiciato; ed a misura che il Sole s'immergerà, divenendo più
lungo quel tratto d' aria per cui devon passare i raggi, si riflette-
rà
Jnatioo sopra una lente convessa ppr
Tiprorlnrre il liianoo celia rinnione
Se' raggi , si ottiene un' imnniine
della più perfetta bianchezza solo al-
lorché si sopprime nello spettro una
porzione de' raggi compresi fra gli
aranciati , ed i gialli.
4o Ricerche ec.
rà successivamente inia parte più considerabile dei gialli , e de-
gli aranciati, e le nuvole passeranno allora insensibilmente dal
color d' arancio ad un rosso sempre più cupo , finché disparendo
finalmente il Sole , le lascierà di un colore azzurro piombato per
la lùtlcssione della luce turchina deli' aria sopra di esse .
Si osserva una simile mutazione di colore anche nelle cime
de' monti specialmente quando esse sono coperte di neve, e lo
stesso fenomeno si presenta, sebbene con minor forza, nelle fac-
ciate orientali, e occidentali delle fabbriche bianche .
Se in queste circostanze s' intercetti la luce solare sopra una
parte dtlla facciata per mezzo dell' interposizione di un corpo
opaco, egli è evidente che la superficie costituita all' ombra non
potrà riflettere allo spettatore che i raggi dell' atmosfera . Questo
spazio sul quale si è isolata la luce che parte dall'atmosfera, can-
gia esso pure di colore insieme col restante della superficie, che
riceve i raggi solari . Così mentre il colore della facciata bianca
illuminata dal Sole che tramonta, piega successivamente dali'
aranciato pendente sul giallo all'aranciato cujx), ed al rosso,
l'ombra determinata sopra di essa da un corpo opaco che se le
presenti ad una certa distanza, apparisce prima di wa color d'in-
daco declinante all' azzurro, poi d' un colore azzurro pieno, e fi-
nalmente di un azzurro pendente sul yerde .
Questa serie d' apparenze colorate si riproduce in un ordi-
ne inverso al nascer del Sole; e menti-e i raggi ch'egli tramanda ,
^tingono successivamente una superficie bianca in rosso , in aran-
ciato , ed in giallo,!' ombra che vi si determina presentandole
un corpo opaco , si vede a poco a poco cangiare dal verd' azzurro,
al bleu , ed al porporino .
Fino dall' epoca in cui Leonardo da Vinci annunziò, che le
ombre de' corpi , allorché cadono sopra un piano bianco illumi-
nato da' raggi dell' atmosfera , si trovano di un vivace colore az-
zurro in una giornata serena sul nascere e sul tramontar del Sole ,
i Fisici cercarono di spiegar la causa di questa apparenza, consi-
derandola come un fenomeno particolare , e distinto da quello
del rimanente dell' ombre . Non ostante di ciò , nulla vi è di par-
; - .„ . -. .... . ti-
Del Sic. Pietro Petrtni . 4^
ticolare in questa evoluzione di colerei e quando 1' atmosfera è
l)ura, tutte le ombre determinate dai raggi solari, ed illuminate
esclusivamente dai raggi eh' essa tramanda, appariscono colora-
te. L' indaco cupo che svanisce nell' ombre, allorché il Sole è da
una certa altezza suU' Orizzonte, in vece di dar luogo ad un' om-
bra realmente nera, non fa che degenerare in un violetto pieno,
che diventa sempre più cupo a misura che il Sole s' avvicina al
Meridiano, ma che non può in alcun modo confondersi con lo
stato d' un' assoluta privazione di colore .
In generale se in una giornata serena si tenga dietro alle va-
riazioni che si presentano nel colore dell' ombre dal momento in
cui il Sole comparisce sull'Orizzonte fino al suo passaggio pel Me-
ridiano, si osserva che l'ombre hanno un color verde-azzurro al
nascer del Sole , che a ciascuna elevazione di quest'Astro sutl'
Oi'izzonte il bleu si scosta dal verde per passare insensibilmente
al porporino, eh' egli viene in seguito rimpiazzato da un indaco
pendente sul violetto, e che quando il Sole è al Meridiano, il co-
lor del!" ombre è un languido violetto mescolato col nero .
I limiti , fra i quali è compresa l' enunziata progressione dei
colori dell'ombre, non sono propriamente costanti che sotto una
medesima latitudine , e ad una stessa declinazione meridionale o
settentrionale del Sole . Si trova, per esempio, che osservando ad
una stessa epoca sotto differenti latitudini le ombre determinate
dal Sole che tramonta, il loro colore varia dall' indaco al veide
andando dall'Equatore al Polo. Cosi nel passaggio del Sole pel
Meridiano di diversi luòghi si osserva j, che ad una medesima epo-
ca il color dell' ombre .varia dall' Equatore al Polo , dal nero
tinto d' uh violetto estremamente languido al violetto brillante -.
Nella stessa maniera sotto una medesima latitudine, e ad
una stèssa elevazione del Sole sopra F Orizzonte, i limiti della
successione de' colori nell'ombre variano secondo la diversa de-
clinazione ineridionale o settentrionale'del Sole . Hassenfratz hat
osservato che sul nascer del Sole il colore dell' ombre varia in
Parigi a diverse epoche dal bleu verdastro lino al bleu porpori-
no . Il primo giorno di Nevoso l'ombre son verd' azzurre; il pri-
Tomo XIII. • ' {jtup..jsjv<'i eiu-,:.: » ^^^
4^ Rice n CHE ec.
«10 di Germinale azzurre ; il primo di Messidoro di un bleu por-
porino ; il primo di Vendemmiatore tornano azzurre, e successi-
vamente di un color bleu verdastro il primo di Ne-"oso . (a)
,;j, Quello che vi è di più singolare iu questi fenomeni, e che an-
nunzia una dipendenza reciproca fra il coloramento della super-
iicie costituita all'ombra, e quello della superlicie illuminata dal
Sole, egli è il rapporto costante de' due colori, eh' esse presenta-
no contemporaneamente. Si sa che quando nel sistema de' rag-
gi . che riuniti insieme formano la luce bianca si sopprimono i
raggi d' una data specie, per esempio gli aranciati , il rimanente
dei raggi presenta un color d' indaco, o ciò che è f istesso, il co-
lore armonico o complementario di quello che appartiene al rag-
gio, che si è sottratto dal sistema. Così se si divida lo spettro
prismatico in due parti al punto in cui comincia il verde, tutti i
raggi omogenei della parte inferiore, cioè quelli che son compre-
li fra questo limite , e l'estremità che termina in rosso , saranno
complementari di quelli che si succedono dal principio del color
verde al violetto, e ciò nell'ordine naturale in cui si presentano.
Noi abbiamo veduto che allorquando un piano bianco è il-
luminato nel tempo stesso dalla luce solare , e dai raggi riflessi
^all'atmosfera, isolando questi ultimi sopra una parte della sua
superficie , il colore che si sviluppa nell'ombra, cangia immanca-
bilmente con quello che presenta il rimanente del campo che la
circonda ; e che mentre quest' ultimo passa successivamente dal
giallo all' aranciato , ed al rosso, il color dell' ombre cangia, dal
porporino-violetto, all' indaco, e al verde-azzurro. Kon vi è bi-
sogno che di fare un ritorno suUe nozioni precedentemente an-
nunziate per concludere da questi risultati , == che i due colori
che nascono contemporaneamente nell' ombra , e nel campo che
la circoscrive, stanno fra loro come i due colori armonici , che
producono la luce bianca con la loro combinazione scambievole,
o in altri termini , che essi sono complementaij 1' uno dell' al-
tro == .
;::;•.(;.■ :. Ma
(a) Journal de l'Ecole Polytecnique XI Cali.
Del Sic. Pietro Petrini . 4^
Ma si può roli presumere di sollevarci dalla conoscenza di
questi rappoiti a quella delle leggi primitive dalle quali essi di-
pendono? Ecco alcune esperienze , che tendono a semjìlicizzar-
ne la considerazione , e che analizzate faranno nascere delle utili
riflessioni sulle cause dell' apparenze di questo genere .
Si è determinata la luce solare riilessa da una superficie di
color giallo sopra un porta-oggetti bianco, illuminato d'altronde
esclusivamente dalla luce dell'atmosfera . Si è isolata quest' ulti-
ma sopra mia parte del piano sopprimendovi i raggi solari per
mezzo dell' interposizione di un corpo opaco . L' ombra , che vi
si è prodotta in tal modo, ha manifestato un vivace color porpo-
rino pendente sul violetto , mentre il restante del campo presen-
tava il color giallo de' raggi che andavano ad illuminarlo .
Si è sostituita una superficie color d' arancia alla superficie
gialla per rifletter la luce solare sul porta-oggetti: egli si è colo-
rato in aranciato, e l'ombra che per l' avanti presentava un co-
lor porporino-violetto , nel caso attuale ha manifestato un color
d' indaco, cioè il complementario di quello del rimanente del
campo .
Si è finalmente presentato alla luce solare in vece della su-
perficie di color d'arancia una superficie rossa; il porta-oggetti si
è colorato in rosso, e l'ombra ha parimente in questo caso an-
nunziato il complementario o l' armonico corrispondente, cioè il
verde declinante all' azzurro .
Era falcile il concepire doj)0 di queste esperienze, che si sa-
rebbero ottenuti i medesimi risultati ricevendo sul porta-oggetti
la luce solare trasmessa attraverso di un vetro colorato. Si è rea-
lizzata questa supposizione presentando ad un piano bianco illu-
minato contemporaneamente dai raggi del Sole trasmessi per un
vetro giallo, e da quelli dell'atmosfera , un cilindro opaco che
isolava questi ultimi sopra una parte del piano. L'evoluzione del
colore armonico, o complementario nell' ombra del cilindro è
stato un fenomeno costante in tutte l'esperienze di questo genere,
e si è dovuto concluderne che in generale quando la luce solare
è modificata in giallo ,- in aranciato, o in rosso da un mezzo ch'es-
sa
tÌ4 R I e K K e H E ec.
sa attraversa , o da una soporlicie riflettente , e cade in questo sta-
to sopra un piano bianco ilUuninato nel tempo stesso anche dai
raggi dell' atmosfera, V ombra che si determina sul piano inter-
cettandovi i raggi solari, malgrado che non rifletta allo Spetta-
tore che la. luce atmoslerica , comparisce porporino-violetta, por-
porina, e V e rd' azzurra , secondo che il colore , clie presentali
campo che la circonda , è il giallo , I' aranciato , o il rosso .
Questo risultato straordinario, ed imponente comincia già a
farci sospettare , che la produzione del colore nell' ombre costi-
tuite nelle circostanze enunziate non sia che un fenomt no dipen-
dente da una semplice illusione ottica . Egli è certo che l' ombra
non manda all' occhio dello Spettatore che una luce prossima-
mente identica in tutti icasi, ne' quali essa apparisce successiva-
mente di color d'indaco , bleu, e verd'azzurro; e che per conse-
guenza r evoluzione del colore nell' ombra non può nascere che
dall' influenza del sistema de' raggi , che tramanda il campo che
]a circonda, sul sistema de' raggi che riflette anch' essa nel jne-
desirao tempo all' Osservatore Quest' influenza sarebbe ella for-
se dipendente dal sentimento del rapporto scambievole de' due
sistemi luminosi? Quando, per esempio, il campo è illuminato al
tempo stesso dai raggi dell' atmosfera , e da quelli del Sole modi-
ficati in rosso, non potrebbe egli darsi, che la forte impressione
di questi rendesse piessocchè insensibile la debole impressione dei
raggi dello stesso genere nel sistema luminoso che parte dall'om-
bra, e determinasse in tal modo in quest' ultimo una sottrazione
immaginaria de' raggi rossi, che riflette in eccesso il riniaueiite
del campo? Vediamo di coordinare de' fatti per confermare quest'
induzione , o per sostituirvene una più esatta .
I I.
Ricerche sulla natura delle illusioni ottiche relative
-v...r.^-, i,r-,r-i -.v -ai colori dell' ombre .
» ■ ; 1 1 . r '
Neil' enunziare i fenomeni dell' apparenze colorate j che si
Dkl Sld. PlETKO PeTHINI • 4^^
inanirestano in uà jtiaiio illuminato contemporaneamente dai
iapigi dell' atmosfera , e da quelli del Sole che tramonta, si è det-
to che intercettando questi ultimi sopra una parte del piano ,
r ombra che vi si determina, presenta tutte le gradazioni de' co-
lori prismatici comprese fra il violetto, ed il verde, mentre il
campo che la circonda passa per tutte le gradazioni armoniche
corrispondenti dal giallo all' aranciato , ed al rosso .
l'er generalizzare 1' enunziato di questo fenomeno, suppon-
ghiamoche indipendentemente dalle circostanze indicatesi de-
termini sopra una superficie bianca debolmente illuminata un
dato genere di raggi luminosi, e che si sopprimano in seguito
questi ultimi sopra una parte della superficie per mezzo dell' in-
terposizione di un cilindro opaco : s'immaginerebbe egli mai che
r ombra del cilindro , la qual non può tramandare allo Spetta-
tore che una debole luce bianca , debba costantemente apparire
di un colore aiinonico, o complementario di quello che presenta
il rimanente del campo? Entriamo in qualche dettaglio su quest*
oggetto interessante .
In una stanza illuminata dalla luce del Sole si ponga un
porta-oggetti bianco in tal situazione da non ricevere che la luce
diurna riflessa dalle pareti . Se si presenti in seguito una superfi-
cie rossa alla luce diretta del Sole sotto un angolo proprio a de-
terminarla sul porta-oggetti , egli apparirà colorato di rosso . Ora
se s' interponga un cilindro di legno annerito, o un corpo opaco
qualunque, ai raggi colorati che cadono sul porta- oggetti, è chia-
ro che lo spazio costituito all' ombra si troverà precisamente nel
medesimo caso , in cui si trova vm momento innanzi V intera su-
perficie del porta-oggetti, cioè a dire egli non rifletterà all'Osser-
vatore che della luce bianca; e non ostante apparirà di un color
verde tendente all'azzurro, mentre il restante del campo pre-
senterà lo stesso colore della luce decomposta, da cui viene illu-
minato .
Se si ricevano sul porta-oggetti i raggi solari riflessi da una
superficie di color d'arancia; il campo del porta-oggetti prende-
rà un colore aranciato, e lo spazio sul quale si sopprimeranno i
rag-
46 Ricerche ec.
raggi aranciati apparirà di color d' indaco . Sostituendo alla su-
pcrlicie., Color d' arancia una superficie di color giallo declinante
al verde , l'ombra determinata sul piano bianco da un corpo opa-
co , che intercetti una parte de' raggi colorati che vanno ad illu-
minarla apparirà violetta , mentre il restante del campo sarà co-
lorato di un giallo pendente sul verde .
Questi risultati, che ci condurranno successivamente ad alcu-
ne viste interessanti sulle modificazioni del sistema luminoso, ci
lasciano già travedere una legge costante nella produzione de'
colori inimaginarj dell'ombre; ma per non affrettare immatura-
mente delle induzioni analogiche , estendiamo anche di più la
serie de' fatti , che devon fornircene gli elementi .
Se si determini sul porta-oggetti la luce riflessa da una su-
perficie di color verd' azzurro, sopprimendo in seguito sopra una
parte di esso i raggi che vanno ad illuminarlo, si avrà un' ombra
rossa circondata da un campo di color verde tendente all' azzur-
ro . Una superficie di color d' indaco o porporino posta nelle me-
desime circostanze rifletterà sul campo del porta-oggetti de' rag-
gi che lo tingeranno di color di porpora, e intercettando per
mezzo di un corpo i raggi porporini sopra una parte del campo ,
r ombra apparirà di un colore aranciato. Finalmente il porta-og-
getti si tingerà in violetto quando vi si ricevano i raggi sola-
ri modificati da una superficie di color violetto , e lo spazio sul
quale si sopprimeranno per mezzo dell' interposizione di un cor-
po opaco i raggi violetti, prenderà un color giallo declinante al
verde ,
Si potrebbero moltiplicare ulteriormente gli esempj di que-
sto genere, e far vedere con una numerosa consecuzione di fatti,
che la parte di superficie sulla quale si sopprimono i raggi colo-
rati che illuminano il porta oggetti , apparisce costantemente di
quel colore che darebbe la hice bianca do|K> la sottrazione di quel
genere di raggi che riflette in eccesso il rimanente del porta-og-
getti ; ma noi potremo arrivare a questa induzione per una stra-
da più diretta e più semplice , analizzando i risultati delle espe-
rienze di cui si è parlato , e deducendone in seguito gli elementi
.': che
Del Sic. Pietro Petrini • 47
che conconono in una nianiera esclusiva a determinare le appa-
renze colorate, che hanno luo^o in una supeilicic costituita nel-
le circostanze enunziate .
Noi dobbiamo cominciare dal risolvere la questione, che ci
eravamo proposta nell'articolo precedente; determinando se l'ap-
parenze di cui si licerca la causa, risultino in etFetto da un' illu-
sione ottica dipendente dal rapporto de'due sistemi luminosi,
che vengon riflessi allo Spettatore dall'ombra, e dal campo che
la circonda .
Si trova , che guardando isolatamente attraverso di un tubo
annerito , 1' ombra determinata dall' interposizione di un corpo
opaco Sopra un piano bianco illuminato da' raggi del Sole riflessi
da una superficie colorata , in vere die ella apparisca del color
complementario di quello che presenta il restante del campo,
non tramanda sensibilmente che una debole luce bianca; e non
ostante che si venga a togliere , o a riporre al suo luogo la super-
ficie colorata , e che di più ad una superfìcie di un dato colore ,
per esempio rossa, o aranciata, si sostituisca ancora una superfi-
cie gialla o di qualun([ue altro. colore per rifletter la luce solale
sul piano bianco , non potrà ravvisarsi alcuna sensibil variazione
nella maniera d' essere dell' ombra. Ma se in luogo di guardare
isolatamente attraverso del tubo lo spazio costituito all' ombra,
si guardi nel tempo stesso anche una parte del campo che lo cir-
conda , si manifesterà sul momento il color complementario nell'
ombra , e si vedrà disparire . o cangiare secondo che si toglierà ,
o si cangierà la superficie colorata , che modifica i ra^gi del Sole,
e gli riflette sid piano.
Pare adunque diesi possa plausibilmente concludere , die
i fenomeni del coloramento dell' ombra non appartengono che
ad un' illusione ottica, della quale possiamo formarci un'idea
per mezzo delle seguenti considerazioni .
Si comprende facilmente che l'azione che esercita sull'oc-
diio dello -spettatore la luce riflessa dal campo del porta oggetti,
quando egli è illuminato contemporaneamente dai raggi che par-
tono dalle pareti bjanc he della stanza, e dalla luce solare modifi"
ca-
48 II I e E n e H E ce.
cata da una superficie rossa , è quella che deve esercitare la luce
bianca con un eccesso di raggi rossi • Ora allorché si sopprJuioiio
questi ultimi sopra una parte del campo, egli è chiaro che la sen-
sazione prodotta dalla sola luce bianca ch'essa tramanda, in con-
fronto della sensazione eccitata dalla luce che parte dal restante
del cain[)o, e che contiene dei raggi rossi in eccelso , deve esse-
re equivalente alla sensazione che produrrebbe la luce bianca
privata d'una parte de' raggi rossi, eh' entrano nella sua compo-
sizione ; giacché la forte impressione de' raggi di questo genere,
elle si trovano in eccesso nel rimanente del campo, non lascia
sentire che debolmente 1' azione del rasjrio rosso nella luce bian-
ca riflessa dalla parte del campo costituita all' ombra .
Lo stesso ragionamento applicandosi a tutti i casi del rae-
detìimo ordine qualunque siasi la specie particolare de' raggi, che
colorano il campo del porta-oggetti , se ne concluderà , che non
si posson sopprimere sopra una parte di un piano bianco costi-
tuito all' ombra i raggi d' una data specie da' quali viene illumi-
nato j a meno di non produrvi uu colore immaginario, armonico
del colore che presenta il rimanente del campo.
In generale il contrasto di due sistemi luminosi , in uno de'
quali si trovi in eccesso una specie determinata di raggi, fa trioii-'
fare il raggio complementario nell' altro sistema; poiché, l'ec-
cesso di un genere di raggi da una parte non può tendere che
a far sentire il difetto de' raggi omologhi dall' altra, e (juesto
vuoto é appunto quello che \i determina il risalto del restan-
te de' rag'à , che corrispondono nel loro effetto collettivo al
ra<'2:io complementario. Un'induzione, che nasce direttamen-
te dall' analisi de' fatti, come è questa , merita d'essere so-
stituita ai principi illusorj , che hanno servito finora a dare una
spiegazione alle seguenti osservazioni , dovute per la prima vol-
ta al celebre Meusnier . i *»*}ì«s9|EHiI0cj
-D Allorché l' interno d' un appartamento non è illuminato
che dalla luce del Sole trasmessa attraverso di una tenda di taf-
fettà rosso , che abbia uh' apertiu-a d'alcune linee di diametro
per cui si possa introdurre la luce ..diretta , se si riceva questo fa-
.^;', scet-
Del Sic. Pietro Petrini. 49
iscetto ài luce sopra un foglio di carta bianca , la parte del foglio
iliuininata dalla luce del 8ole , e la cui immagine al fondo dell'
occliio dell' Osservatore non è formata che per mezzo di raggi
di luce bianca , parrebbe che dovesse comparire bianca , e non
ostante sembra di un bel color verde pendente un poco sul bleu .
Reciprocamente se nelle medesime circostanze in luogo d' una
tenda rossa s' impieghi una tenda di color verde- azzurro, l'im-
magine del Sole che dovrebbe anche in questo caso esser bianca,
comparisce all' opposto di un bel color rosso (*) .
Paragonando questi fenomeni con quelli che abbiamo supe-
riormente annunziati , è facile il convincersi , che gli uni e gli
altri dipendono dai medesimi principj , e che un passo solo di
più avrebbe condotto Meusnier, rapporto alle cause dell'ap-
parenze di questa specie , alle medesime conseguenze generali ,
a cui noi siamo arrivati per mezzo dell'induzione , e dell'anali-
si drt' fatti . Così noi siamo già in istato di prevedere, indipen-
dentemente da un dettaglio ulteriore su questo genere d' espe-
rienze , die r immagine del Sole ricevuta sopra un foglio di car-
ta bianca deve presentare immancabilmente il colore armonico ,
o complementario di quello che imprimono sul rimanente del
foglio i raggi trasmessi attraverso la tenda colorata .
Siamo dunque in diritto di concludere, che nelle percezio-
ni de' colori ha luogo per cosi dire qual cosa di n^orale, e che
non siamo determinati a giudicarne unicamente dalla natura as-
soluta de' raggi luminosi, poiché 1' impressione dovuta alla luce
bianca può coincidere secondo le circostanze con ciascuna delle
iuipressioni attribuite finora esclusivamente alle diverse specie
di raggi , che la compongono . Vediemo ben presto che alcuni
problemi interessanti , relativi alla produzione de' colori imma-
Tomo XIII. 7 ^i-
<*)Mémoire surquelquesphénomèncs | les de Chimie . Tom. HI.
da la vision . Par M. Monge . Anna-
So Ricerche ec.
giuarj , non hanno Lisogno che di esser ricondotti a questo prin-
cipio per ricever la soluzione più semplice, e più naturale .
III.
Esperienze suW ombre duplicate .
Se nel mattino d' un bel giorno un poco prima del levare
del Sole , allorché il crepuscolo è già abbastanza avanzato per
far comparire il Cielo di un vivace color turchino, si ammetta
in una stanza per una finestra aperta la luce del giorno in modo
che un oggetto bianco , per esempio un foglio di carta, sia illu-
minato contemporaneamente dai raggi riflessi dall' atmosfera , e
da quelli che si svolgono da una lucerna accesa , portando ad
una certa distanza dal foglio un piccol corpo opaco si avranno
due ombre , una delie quali apparirà costantemente di color
d' indaco , e V altra di colore aranciato .
L' evoluzione de' due colori armonici nell'ombre non è li-
mitata unicameute alle circostanze annunziate ; sul momento
deir apparir dell' Aurora un violetto cupo e propriamente il co-
lore dell' ombra illuminata dai raggi dell'atmosfera , mentre il
colore dell' ombra opposta è un giallo vivace declinante un poco
sul verde; e a ciascun aumento del chiarore del giorno la prima
delle due ombre cangia insensibilmente dal violetto all' indaco ,
ed al bleu , nel tempo stesso che 1' ultima cangia dal giallo pen-
dente sul verde , all' aranciato , ed al rossastro . Cosi quando la
luce del giorno è interamente sviluppata, possono anche in que-
sto tempo farsi cadere delle ombre d' un colorito estivmamente
vivace sopra un foglio di carta bianca illuminato nel tempo stes-
so dai raggi diurni , e da quelli d'una lucerna accesa . In quest'
ultimo caso il tono del colore nell' ombre è sensibilmente sta-
zionario a qualunqr;e altezza del ^^oli suir Orizzonte , e non vi
è bisogno che di aumentare, o diminuire l' apertura da cui si
emettono i raggi diurni, a misura che la loro intensità è più o
me-
Del Sic. Pietro Petrijji . 5i
meno grande per ottener sempre uà colore egualmente intenso
iiell' ombre (*) .
Jn generale , allorché si presenta un corpo opaco ad una su-
perfìcie bianca illuminata ad un tempo dalla luce dell' atmosfe-
ra , e da (juella che si sviluppa dalla combustione , lo spazio sul
quale si è isolata la prima, cangia successivamente dal violetto
all' azzurro coli' incremento progressivo della luce del giorno ,
mentre lo spazio su cui si è isolata quest'ultima, cangia dal
giallo pagliato al rossastro . Analizziamo 1' enunziato di questi
fatti .
E ( hiao j che il campo da cui son circoscritte le due ombre
riflette allo SjDcttatore la luce diurna , più la luce che si sviluppa
dalla combustione , in cui si contengono evidentemente i raggi
i più riflessiijili in minor proporzione che nella prima . Ora lo spa-
zio sul quale si saranno intercettati i raggi della lucerna, me-
diante r interposizione del corpo opaco, non potrà tramandare
all' Osservatore che la luce diurna , la quale in confronto della
luce riflessa dal rimanente del campo apparirà sul nascer dell'Al-
ba di un color porporino-violetto tanto più intenso , quanto mag-
giore sarà l'eccesso de' raggi violetti, ch'essa contiene , sopra
quelli che si trovano nella composizione della luce che si s\olge
dalla combustione. Si proverebbe con un ragionamento analogo,
che Io spazio sul quale si sono isolati i raggi provenienti dalla lu-
cerna, deve comparire di un vivace color giallo pagliato , o ciò
che
C) E' facile il comprendere che in
un' ombra determinata dai raggi di una
lucerna^ e costituita in circostanze da
riflettere allo Spettatore i raggi diur-
ni , si vedrà nascere il colore azzurro ,
e passare per tutte le gradazioni d' in-
tensità fino al più vivace azzurro prisma-
tico , per mezzo del semplice aumento
successivo dell' intensità dell' ombra .
Ora si può evidentemente ottenere quest'
ultimo effetto in due maniere, o coll'au-
mentare la densità de' raggi della lucer-
na , o col diminuire quella de' rairgi
diurni . Supponendo perciò che resti
sempre la stessa 1' intensità de' primi ,
non si tratterà che d'indebolire almeno'
fino ad un certo punto quella degli ul-
timi per render più energica l'evoluzio-
ne del color turchino nell' ombra , che
essi vanno ad illuminare .
Si Ricerche ec-
clie è r istesso , del colore annonico , o compleraenlario di quel-
lo , che presenta 1' ombra opposta .
Cosi quando coli' avanzar del crepuscolo i raggi violetti lifles-
si in più gran copia insieme con i porporini, sono i predominanti
nella luce diurna , 1' onìbra sulla quale si sono isolati i raggi che si
svolgono dalla combustione, apparirà di un color giallo aranciato-,
mentre l'ombra opposta avrà uu color porporino leggermente
declinante al violetto .
Lo. stesso succede quando a giorno più chiaro la luce che
parte dall'atmosfera, risulta da una collazione di raggi fra i quali
i violetti sono i predominanti insieme co' porporini , e gli azzur-
ri : le due ombre tangiano il loro tono di colore, e quella ch'era
per r avanti porporino-violetta , diventa di un color d' indaco
pendente un poco sul bleu , ne! tempo stesso che quella che pre-
sentava il giallo-aranciato diventa d' un bel color d' arancia pen-
dente sul rosso .
Finalmente allorché la luce del giorno è anche più intensa,
r ombra che riceve i raggi dell'atmosfera, e che riflette per con-
seguenza allo Spettatore il più gran numero de' raggi i più rifles-
sibili, presenta un vivo color turchino, e l'ombra opposta aa-
nunzia un color rosso declinante all'aranciato .
1 fenomeni relativi all' evoluzione del colore nell'ombre
determinate dalla luce che si svolge dalla combustione, e da
quella che parte dalla Luna a diverse altezze sull' Orizzonte ,
annunziano essi pure un periodo costante analogo a quello dell'
apparenze che si manifestano successivamente riell' ombre soli-
tarie determinate dall' isolamento della luce dell'atmosfera sul
nascere , e sul tramontar del Sole • Allorché la Luna è sull' Oriz-
zonte , l'ombra costituita sopra un piano bianco dall' isolatnento
de raggi ch'essa tramanda, e di un color vérde- azzurrino, e l'om-
bra prodotta dall' isolamento de' raggi che partono da una lucer-
na accesa è rossastra . Ad un' altezza maggiore sopra 1' Orizzonte
la prima di quest' oinbie prende un color azzurro pochissimo
declinante sul verde , nel tempo che la seconda annunzia un co-
lor rosso aranciato j e quando la Luna £ al Meridiano , il colore
del-
Del Sic. Pietro Petrini . 53
iìclle due ombre è da una parte l' indaco-azzurro , e dall'altra
r aranciato pendente un poco sul losso .
È facile il vedere che questa successione d' apparenze colo-
rate deve pure aver luogo in un ordine inverso nel passaggio del-
la Luna dal Meridiano all' Orizzonte , e che mentre il color dell'
ombra determinata dall' isolamento della luce Lunare passa gia-
«Jatamente dall' indaco azzurro al bleu verde , il colore dell' om-
bra coujugata passerà dall' aranciato al rossastro .
Quello che si è detto dell' ombre che si producono per mezr
zo dcir interposizione di un corpo opaco, sopra un piano bianco
illuminato da' raeaì che si svolgono dalla combustione combina-
ti con la luce diurna , o con quella della Luna , ha luogo pure iu -
circostanze simili di due altre ombre , qualunque siano ^ deter-
minate da due differenti emissarj di luce.
Se per esempio si riceva in una stanza la luce dell' atmosfe-
ra sopra un piano bianco situato a qualche passo dalla finestra ,
e in seguito si determini sul medesimo piano la luce solare rifles-
sa da una superficie di color violetto, un cilindro opaco presenta-
to ad una certa distanza dal piano vi getterà due ombre , e quel-
la che risulterà dall' mtersezione de' raggi dell' atmosfera, sarà
violetta , nel tempo che l'ombra determinata dall'intersezione
de' raggi solari riflessi apparirà giallo-verde .
Se si sostituiscono successivamente alla superficie violetta
delle superficie differentemente colorate per rifletterla luce so-
lare sul piano bianco, Tombra risultante dall' isolamento de'iag-
gi dell' atmosfera presenterà costantemente il color complemen-
tario di quello dell' ombra opposta.
Si avrebbero dei risullati analoghi ricevendo contempora-
neamente sul piano bianco la luce solare riflessa dalle nuvole , e
quella che parte dall'atmosfera. Quando, per esempio , il Sole
nel declinare all'Orizzonte, tinge successivamente una nuvola in
giallo in aranciato, ed iu rosso, isolando sul piano bianco per
mez^odi un corpo opaco la luce che tramanda la nuvola , si avrà
un' ombra che presenterà prima il color giallo , in seguito il color
d' arancia , e finalmente il rosso , mentre 1' ombra costituita
dall'
54 R I e E R e n E ec.
dall' isolamento della lue dell' atmosfera passerà successivamen-
te dal \ ioletto pendente suU' indaco , al porporino , e al verde-
azzurro .
E facile il sentire , die questi fenomeni non appartengono
che a dei casi particolari dipendenti da un principio generale più
semplice , che può ennnziarsi come segue =; Allorché un oggetto
Liaiico è illuminato nel tempo stesso da due o piii einissarj di lu-
ce risultante dai medesimi elementi comhinati fra loro ni Ha n.e-
desima proporzione , sopprimendo sopra una parte della di lui su-
perficie la luce proveniente da uno di questi emissarj , non vi si
produrrà che un indeholimento di luce, o in altri termini un' om-
bra assolutamente priva di colore; ma in tutti i casi ne' quali esi-
steià una differenza fra i principj che costituiscono le collezioni
di raggi luminosi che partono da due diversi emissarj , o fia le
proporzioni con le quali si trovano combinati insieme , si avran-
no delie apparenze colorate dipendenti dal sentimento del rap-
porto scambievole delle impressioni , che eseicitano simultanea-
mente suir occhio i due sistemi differenti di raggi luminosi .
Cosi ricevendo sopra un piano bianco i raggi che partono al
medesimo grado d' intensità da due puiissaij oniolcghi di luce ,
e presentando in seguito ad una certa distanza dal piano un ci-
lindro opaco che vi getti due ombre parallele, ed eguali , non vi
sarà alcuna sensibil differenza nel tono , e nell'intensità delle
due ombre ; ma se si ponga innanzi ad uno degli emissarj un ve-
tro , che ne modifichi in rosso la luce , l'ombra illuminata da
cjuesto emissario diventerà rossa , e l'altra , non ostante che ri-
fletta allo Spettatore lo stesso genere di luce che tramandava per
r avanti, comparirà di un color verde tendente all'azzurro . So-
stituendo un vetro color d' arancia al vetro rosso , 1' ombra sulla
cjuale cadono i raggi trasmessi presenterà un color aranciato , e
r altra apparirà di color d' indaco . Un vetro giallo , che si pre-
senti in luogo del vetro color d' arancia ad uno degli emissarj ,
colorirà in giallo 1' ombra che gli sfa in faccia , e jìiodrirrà nell'
ombra opposta 1' apparenza di un color porporino declinante al
violetto i ed un vetro verde posto nelle medesime circostanze da-
rà
Dkl Sic Pietro Petiuni • 55
là un color verJe all' ombra illuminata dai raggi che lo attraver-
sano , e determinerà nell'altia omLra l'apparenza d'un color
violetto pendente sul rosso (*) .
Si arriverebbe ai medesimi risultati impiegando dei vetri di
qnaluncpie altro colore per indurre successivamente delle diffe-
renti modificazioni nel sistema dei raggi che partono da uno degli
emissarj di luce. Quando una delle due ombre è illuminata per
esempio dai raggi trasmessi attraverso di un vetro turchino ; il
colore che ella presenta è 1' azzurro , e quello che nasce nell' om-
bra opposta è un rosso pendente suU' aranciato . Se invece di ri-
cever sopra una dell' ombre i raggi modificati in azzurro , vi si
ricevano i raggi trasmessi attraverso di un vetro di un color d'in-
daco , o di color violetto , ella presen tei à costantemente il colore
che appartiene ai raggi da cui viene illuminata, e V ombra oppo-
sta si colorirà nel primo caso in aranciato , e nel secondo in gial-
lo pendente sul verde .
Indipendentemente da queste esperienze si hanno pure de-
gli esempi molto famiiiarj de!!' evoluzione dei colori comple-
mentarj nell' ombre in tutti i casi, ne' quali un appartamento è
illuminato ad un tempo da due o più sistemi dissimili di laggi .
Se per esempio 1' a[)partauieuto, in cui s' osservano 1' ombre du-
plicate, riceve insieme con la luce dell' atmosfera la luce solare
riflessa dalla facciata d'uni fabbrica, i colori dell'ombre sono
di un giallognolo eh aro. e d' \\n indaco . Se in vece della faìicia-
tae un tetto, c[uell(ì che riflette la luce solare sul piano in cui so-
no le due ombre, il loro colore e bleu, e tosso aranciato . Se una
prateria, o un'eminenza coperta di verdura riflettono la luce
del Sole nell' appartamento , 1' om!>re son verdi e rosse; e in ge-
nerale se r appartamento ha delle pareti colorate, che riflettano
i raggi solari sul piano dell'ombre, quella che è costituita dall'
isolamento della luce atmosferica , presenta costantemente il co-
lor
(') Riirnfort] ha istituito alnine eie- , "Sgi fl>e p.TrtonO d.iUa oomlmstione
ganti esperieiiise di questo genere sui dell' olio in due lucerne accese .
56 Ricerche ec.
]or complcmentario di quello dell' ombra sulla quale la luce at-
inosrcrica è intercettata.
E osservabile , che diminuendo progressivamente V angolo
sotto di cui s' incontrano sul piano bianco i laggi appaitencnti a
due dati sistemi himinosi, e avvicinando per conseguenza sem-
pre più l'ombre fra loro, 1' intensità dei due colori coniplemcn-
tarj ch'esse presentano, va successivamente aumentandosi, e non ■
è mai tanto grande quanto nel caso in cai i due lati contigui dell'
ombre sono a contatto fra loro . Quest" osser\ azione non è forse
della minima importanza quando si tratta di completare la serie
delle prove suU' esistenza di un' illusione ottica nei fenomeni di
questo genere .
V Richiamando questi risultati dai dettagli particolari ad un
punto di vista più generale , e più semplice , è facile il ricondur-
li a quelli che abbiamo precedentemente annunziati , e da
cui siamo partiti nello svilup[)are i principi da' quali dipen-
de la produzione de' colorj imrr;aginarj . E chiaro in tfìetto che
tutti i fenomeni di cui si è parlato finora, non rappresentano che
altrettanti casi particolari di un fenomeno dipendente dalle leg-
gi primitive che determinano i rapporti fra le funzioni del siste-
ma luminoso , e cpielle dell' organo della vista . Si è veduto, che
neir ordine delle nostre sensazioni l'impressione simultanea di
due sistemi di raggi luminosi , uno de'<jnali relativamente al si-
stema de' raggi da cui risulta la luce bianca sia costituito con un
eccesso di raggi d' una specie particolare, determina nell'altro
sistema una sottrazione immaginaria di raggi della medesima
specie; talché le appaienti maniere d'essere dei due sistemi stan-
no fra loro nel medesimo rapporto , che hanno scambievolmente
le funzioni di due ordini differenti di raggi luminosi, i colori
de' quali siano armonici , o complementarj fra loro .
Dopo aver condotto i fenomeni delle illusioni ottiche a
questo grado di generalità con riportare tutti i casi particolari
ad un fatto primitivo ,di cui essi non sono che le dipendenze ,
, si può prendere impunemente una strada opposta a quella che
abbiamo percorso , e mostrare come potrebbero prevedersi i ri-
sul-
Del Sin. Pietro Petrini • Sj
siiltati dell' ossei-vazione dediicetidoii dull' enunziato dei princi-
jjj generali che ne stabiliscono 1' etiologia .
JSoi abbiamo veduto, che un cilindro opaco illuminato nel
medesimo tempo da due sistemi omologhi di raggi luminosi get-
ta sopra un piano bianco due ombre assolutamente omologhe.
Se si modifichi in una certa maniera uno de' due sistemi , 1' om-
bre cesseranno d' essere omologhe , ed è chiaro che determinati
gli elementi di dissomiglianza fja i due sistemi di rapgi , nulla
sarà più facile quanto il determinare la natura dell' apparenze
colorate , clic dovranno manifestarsi nell' ombre .
Con la medesima facilità si potrebbe dediure <3alla natura
dei due coloii dell'ombre il rapporto scambievole delle maniere
d' essere de" due sistemi di raggi che le determinaiio . Così sup-
ponendo che una dell' ombre presenti il color violetto, e che per
conseguenza il colore trionfante dell' ombra opposta sia il giallo
declinante al verde , se ne concluderà che la luce dell' emissario
che determina la prima di quest' ombre, sta alla luce dell' emis-
sario che determina la seconda, come il sistema de' raggi a cui si
deve la sensazione dv?l color giallo pendente sul verde , sta al si-
stema de' raggi , <ìa cui dipende la sensazione del color violetto .
Per semplicizzare anclie di più la consideiazione de' feno-
meni , snpponghiamo che uno de' due sistemi sia costantemente
quello da cui risulta la luce bianca , e che 1' altro sistema , ri-
guardo a un dato genere di raggi , differisca ora in più , ed ora
in meno ddl primo, JN'oi abbiamo già considerato il primo di
questi casi : vediamo cosa nasceiebbe nel caso opposto, cioè
quando la dissomiglianza di uno de' due sistemi da quello che
forma la luce bianca , fosse costituita dal difetto di un genere de-
terminato di raggi .
Si è veduto che nel primo caso 1' ombra illuminata dal siste-
ma che forma la luce bianca si colora in giallo pendente sul ver-
de , e 1' ombra illuminata dall' altro sistema si tinge in violetto .
Immaginiamo ora che da (fiiest' ultimo si sottraggano dei rapffi
violetti ni modo che egli differisca dalla luce bianca per una pro-
porzione minoie de' raggi di questo genere ; è evidente che i co-
Tomo XIII, y lo_
58 Ricerche ec.
lori dell' ombre sì rovescieranno , e clie 1' ombra a cui apparte-
neva nel caso precedente il colore violetto, diverrà giallo-verde,
come I' ombra che presentava per 1' avanti il color giallo pen-
dente sul verde apparirà violetta .
Generalizzando quest'osservazione se ne concluderà, che
neir ultimo de' casi annunziati si riproducono esattamente le
medesime apparenze colorate che si osservano nel primo, con la
sola differenza che risulta dall'inversione nelle posizioni rispet-
tive de' colori dell' ombre •
Puprendiamo adesso la considerazione dei fenomeni che si
presentano nell' ombre determinate da due simili sistemi di rag-
gi, che partono al medesimo grado d'intensità da due emissarj di
luce. Egli è evidente che inducendo eguali modilicazioni tanto
nell" uno che nell' altro sistema, non resterebbero alterate le cir-
'costanze che si esigono, perchè le due ombre non consistano che
in un ii'.debolimento di luce, e per conseguenza esse non presen-
terebbero venula apparenza colorata . Cosi supponendo che s'in-
terpongano due simili vetri di color d' indaco al due emissarj di
luce, il campo che circonda le due ombre si tingerà sensibilmim-
te in porporino, ma 1' ombre non annuuzieranno colore alcuno.
S' immagini ora, che si sostituisca un vetro color d arancia
ad uno de' vetri di color d' indaco; è chiaro che solamente in
consesiuenza dell' interposizione di un vetro color d' arancia ad
imo de' lumi, o d' un vetro di color d'indaco all' altro, si sareb-
bero sviluppati i due colori armonici nell' ombre: ci sorprendere-
mo dunque, che impiegando contemporaneamente i due vetri ,
r aranciato e il porporino , V intensità de' due colori dell' ombre
si renda sensibilmente maggiore ?
È facile il comprendere , che quest'effetto non è particolare
all' esempio che abbiamo scelto, e che si giungerebbe in qualun-
que caso ad aumentare la vivacità de' colori dell' ombre presen-
tando ai due emissarj di luce due vetri, i colori de' quali fossero
complemtntarj fra loro .
Dopo aver meditato sulla natura delle illusioni ottiche, che
hanno luogo nei fenomeni dell'ombre colorate, e su'principj che
■V . ' ■ ' ^ ' ser-
Del Sic. Pietro Petrini • 5()
serviranno a riunire questo punto di scienza con la teoria de' co-
lori iniinaginaij , se resta ancora a far qualche cosa per determi-
nare con esattezza le leggi di questa singoiar dipendenza dell'ap-
parenze colorate dell' ombre dalla costituzione jelativa de' siste-
mi difìTerenti di raggi che le determinano, pare almeno che siano
stabiliti invariabiliuente i fatti principali che debbon servir loro
di base .
Noi non lasceremo i dettagli relativi alla produzione dei co-
leri dell' ombre , senza render conto d' alcuni risultati importan-
ti ottenuti da Hassenfratz intorno all'influenza della costituzione
chimica de' combustibili sulle modificazioni della luce, che si
svolge nel processo della decomposizion dell' aere ossigeno a con-
tatto di essi .
Si può concludere , egli dice {a), da una serie d' osservazio-
ni , che r ombra prodotta dall' isolamento della luce dell' idroge-
no, e dell'alcool è rossastra allorché quella dell'olio è azzurra^ che
r ombra costituita dalla luce del legno , del carbon fossile, e del
carbone vegetabile è azzurra, allorché quella costituita dall'isola-
mento dei raggi della'lucerna è rossastra ; e poiché 1' aere idro-
geno, e r ab ool contengono meno carbone che 1' olio, come il
legno, il carbon-fossile , ed il carbone contengono meno idroge-
no di quello che; esiste nelT olio , potrebbe darsi che i due colori
azzurro, e rossastro dell' ombre prodotte da' due lumi artifiziali
fossero fia di loro in un rapporto dipendente dalle proporzioni
di questi due combustibili, e clie la luce sviluppata per mezzo di
una sostanza in cui domina l' idrogeno, dasse costantemente un'
ombra rossastra , nel tempo in cui la Incedi una sostanza in cui
prevale il carbone , produce un"" ombra azzurra .
Frr nitro non ostante che i fatti sembrino condurci a questa
conclusione ; non ostante che si abbia avuto molta diligenza nell'
assicurarci che lo sviluppo de' due colori complementarj é indi-
pen-
(«) Journal de 1' Ecòle Polytecnique XI. Cah.
6o Ricerche ec.
pendente dalla rapidità della combustione, e dall' intensità delie
due luci, non osiamo presentar questo risultato come una \e"(>e
generale, e costante, attendendo che il tempo , e le successive
esperienze lo confermino o lo smentiscano .
r V.
Fenomeni che riuniscono la dottrina dell' ombre colorate
con quella dei colori itnmaginarj .
L' esperienze di cui siamo per render conto non apparten-
gono propriamente allo stesso genere di (|uel!e,di cui ci siamo fi-
nora occupati: esse non hanno per oggetto che di sviluppare le
apparenze che succedono alt' azione continuata de' raggi lumino-
si sull'organo della vista. Egli è però interessante il far sentire
la semplicità dell' enunziato al quale le une, e l'altre posson' esser
condotte per mezzo dei punti d' analogia, che servono ad avvici-
narle fra loro. Forse cosi elleno si rischiareranno scambievolmen-
te , e potremo col progresso dei lumi cf)ordinarne i risultati, e ri-
conoscere r identità de' princjpj da' quali pare eh' esse dipenda-
no .
Allorché si fissa l'occhio per qualche tempo sopra un picc&l
cerchio di carta bianca illuminato esclusivamente da un fascetto
■C di raggi rossi, e circondato da un campo nero, si vede nascervi
all' intorno un orlo , o una corona di color verde tendente all' az-
zurro; e se cessando dal mi-rare il disco rosso, si porta V occhio so-
pra qualche punto del campo che lo circonda, si vede distinta-
mente un cerchio di color verde-azzurro della medesima grandez-
za del rosso .
Quest'apparenza sussiste per più o menodi tempo, secondo che
j)iù o meno forte è stata l'impressione del rosso, e non svanisce in-
teramente che quando le nuove impressioni degli oggetti su'quali
si porta r occhio successivamente, sono arrivate a distruggere gli
efl'etti della trojqio energica impressione dell' immagine rossa .
Se il cerchio di carta bianca in vece de' raggi rossi rifletta al-
lo
Del SiG. Pietro Petuini . 6i
lo Spettatore dei raggi aranciati, il contorno immaginario che
nascerà sulla sna circonferenza, sarà di color d' indaco; e allorché
si porterà 1' occhio sopra qualche parte del t'ondo nr-ro dupo la
produzione di quest'apparenza, il disco immaginario che vi osser-
veremo, sarà di color por|X)rino .
Nella stessa maniera se in vece dei raggi aranciati si deter-
mini sul cerchio hianco un fascette di raggi appartenenti allo spa-
zio dell' immagine jjrisniatica compreso tra il giallo ed il verde ,
il contorno che si svilupperà sulla circonferenza del cerchio dopo
avervi fissato 1' occhio per qualche tempo, e il disco immagina-
rio che si formerà d' intorno a quel punto del campo nero, sul
quale dirigeremo la vista, saranno di color viuletto .
In generale i colori immaginar], che succederanno all'im-
pressione de' colori reali, saranno costantemente i complementa-
rj corrispondenti . Cosi ricevendo successivamente sul cerchio
hianco i raggi verd' azzurri , porporini, e violetti , si sviluppe-
ranno uno dopo r altro sul campo nero i colori immaginar] , ros-
so aranciato, e giallo veidc .
■ Quello che si è detto di un disco di carta bianca illuminato
dai raggi appartenenti a un dato spazio dell' immagine prismati-
ca, ha luogo pure in circostanze simili di una superficie per se
ste-isa colorata, capace cioè di separare la luce ne'suoi raggi com-
ponenti, e di rifletterne un genere determinato al o Spettatore .
Le prime esperienze sopra i colori immaginar) sono s'ate
istituite impiegando dei piccoli cerclii di drappi ,o di caita tinta
di diversi colori; ma senza valutare la difficoltà di giudicare con
precisione a t[ual punto tlello spettro piismatico corrisponda il
colore della carta . o d'd drappo, eglie evidente che una super-
ficie colorata riflfttendo indistintamente qualunque ordine di
raggi luminosi insieme col principale o predominante, questa
circostanza non può non influire sui risultati delle osservazioni
di questo genere , e tendere immancabilmente a renderne meno
rigorosi i risultati .
Nella scelta che noi abbiamo adottata dei mezzi di ricerca
ncli' esperienze sopra i colori immaginar] , si- è indubitatamente
al-
02 R I C E K C HE eC.
allontanata qualunque circostanza , che potesse esser capace di
spargere della ditìnlenza, o dell' implicazione sui risultati . Noi
abbiamo ridotta in tal modo la considerazione dei fenomeni rela-
tivi alla produzione de' colori accidentali alla semplice conside-
razione degli efletti, che nascono dall'azione di un dato genere di
raggi luminosi suH' organo della vista . Egli era difficile in altro
modo r introdursi ad istituirne un' analisi rigorosa , e non vi eia
bisogno forse di meno che del grado di semplicità al quale si è ri-
dotto r enunziato de' fatti , per porsi in grado di svilupparne del-
le verità da riunirsi alla collezione di quelle che costituiscono la
scienza della visione .
È sorpiendente che le apparenze di cui si è parlato abbiano
luogo egualmente, allorché dopo aver ricevuto una forte impres-
sione di un dato g("nere di raggi, si chiudono affatto gli occhi .
A che si riporta dunque in questo caso l'evoluzione del color
complementario? Pare, che il problema non ammetta che una
soluzione ben differente da quella che ci aspettavamo; ed è diffi-
cile a prima vista l' immaginare , limitandosi alla considerazione
di questo risultato, come i fenomeni de'colori immaginar] possa-
no presentare dei punti di contatto con quelli dell'apparenze co-
lorate ., che si manifestano nelf ombre .
Ciò non ostante un fatto osservato per la prima volta da
Scherfer presenta delle valutabili analogie per ricondurre alle
medesime leggi f uno , e T altro geneie di fenomeni . iNoi vedre-
mo che analizzando questo fatto sarà facile il sollevarci ad alcune
generali deduzioni , le quali se non basteranno per coordinare il
rimanente dei fatti relativi alla produzione dei colori imrnagina-
rj 5 spargeranno almeno dei lumi sopra i rapporti che li avvicina^
no insieme .
Se si consideri fissamente per qualche ten pò un quadrato
bianco sopra un fondo nero, al momento che si cessa dal mirare
il quadrato bianco per gettar l'occhio su qualche parte del fon-
do nero, l'impressione dell i luce riflessa da questo spazio del
fondo agirà con molto minor forza sulla parte di retina , che era
stata già occupata dalla figura bianca, e in cui per conseguenza
>: ^ le
Del Sic. Pietro Petiuni • 63
le fibre sono molto più stanche , di quello che non agirà sul resto
dell'occhio, il quale dovrà perciò provare una sensazione più for-
te. Quest'ineguaglianza e quella ciie ci fa trovare la macchia im-
maginaria molto più nera che il fondo sul quale i nostri occhi si
sono fìssati , e che ci fa apparire la macchia reale , e I' immagi-
naria eguali in figura , e in grandezza , purché il piano ove vedia-
mo quest' ultima , sia alla medesima distanza , a cui si trovava la
macchia reale dall'occhio. Questa macchia ci sembrerà ancoiaben
più nera . e più distinta , se dopo aver considerato la figura bian-
ca noi getteremo gli occhi non sopra una superficie nera, ma so-
pra un fondo bianco: la luce più forte che partirà da quest' ulti-
mo,colpiràaltrettauto più vivamente le fibreche sono ancora fre-
sche , e la sensazione di quelle che sono debilitate perderà corris-
pondentemente d' effetto .
Si osserverà all' opposto sopra un fondo bianco , oppure an-
che nero, una macchia ben più chiara, e lucente, dopo aver con-
siderata a lungo una figura nera sopra una superficie bianca, poi-
ché in questo caso la forte riflessione di questa superficie affetta
l'occhio vivamente, e non vie se non la parte che ha licevuto
l'immagine della figura nera che non resti punto indebolita: que-
sta parte e dunque la sola che sia in istato di risentire in seguito
vivamente il candore della carta bianca, mentre che l'impressio-
ne che r altre parti ne ricevono e poco sensibile . Che se si getti
r occhio sopra un fondo nero , succederà anche in questo caso ,
chele parti dell'occhio che non son punto debilitate, saranno affet-
te davvantaggio, e l'effetto di questa luce, per quanto debole essa
sia , non lascerà d' essere una sensazione più forte di quella che
riceve la parte deliiiitata .
InJipendentemente da queste considerazioni, noi possiamo
anche d'altronde lestar convinti che il fenomeno della figura im-
maginai'ia dipende da ima certa durata dell' impressione che la
figura reale fa sull'occhio, e che Io dispone ad una maggior o mi-
nor facoltà di risentire l' azione di un nuovo oggetto. Si trova in
fatti, che la grandezza della figura immaginaria è maggiore o
minore di quella della figura reale, secondoche il piano a cui i ipor-
tia-
64 II I e E R e H E ec
tiamo la prima, è ad una maggiore o minor distanza dall' occli io,
cJie il ])ianosu cui si vede quest'idtiuia . Egli è diinc^ue evidente
che l'impressione della figura reale occupasullarctina il medesinio
spazio sul quale essa aveva agito dapprima, e che la nuova mo-
dificazione a cui dà luogo, si riporta ad una maggiore, o minor su-
scettibilità di quello spazio della retina a ricever le successive
impressioni degli oggetti , che agiscono sopra di esso. Vcdian.o
qualclie esempio dell' estensione che si può dare a questo risul-
tato .
Quando si contempla per qualche tempo un quadrato nero so-
pra un piano di color rosso, piegando in seguito l'occhio da nn Iato,
sopra il fondo rosso \i si osserva un quadrato di un rosso più
chiaro, e gettando dipoi 1' occhio sopra un piano nero, vi compa-
liice un <piadrat^) di un vivace color rosso, mentre il rimanente
del piano nero presenta un cupo color verde tendente all'az-
zurro .
Egli è chiaro , dopo i fatti precedentemeute annunziati, che
il quadrato imiiiaginario considerato sul fondo rosso apparisce di
un color rosso pilli vivo, appunto perchè la ]iarte di retina occujia-
ta già dal quadrato nero è più in istato, che il limanente dell'occhio
di sentire energicamente 1' azione de^ raggi, che partono dal fon-
do rosso. AUoichè si trasporta l'occhio sopra il piano nero, la ma-
niera d'essere di questa parte di retina è connessa ad una sensazio-
ne omologa a quella , che nasce dall'azione della luce rossa , e sic-
come il restante dell'occhio non è affetto che da nna de! ole lu-
ce , nella quale il raggio rosso è in silenzio, il colore immaginario
trionfante del fondo nero deve essere evidentemente un cupo co-
Im- verd'azzurro. Se si chiudano gli occhi, si continueranno a ve-
dere le stesse apparenze , perchè le impressioni restano come esse
son nate .
La medesima teoria sarebbe ecualmente applicabile a tutti
O"
ipp
gli altri casi di questo genere, giacché sostituendo successiva-
mente al color rosso , il color d' arancia , il giallo , o qualunque
altro , per servir di campo al quadrato nero , si avrebbero costan-
temente delle apparenze analoghe , e 1' evoluzione dei due colori
„;-r ■ coni-
Del Sic Pieteo Petrini. 65
complementavj sul fondo nero non mancherebbe mai di presen-
tarsi nelle circostanze medesime .
B(ì in vece del quadrato ^ e del fondo nero s' impieghino
l'uno, e l'altro di carta bianca , il quadrato immaginario che nel-
le precedenti esperienze appariva di un colore omologo più vivo
sul campo colorito, si troverà in queste di vui colore omologo più
cupo , come è facile il prevedere .
Noi non ci fermeremo di più su questo genere d'esperienze.
Troppo semplici , e troppo ben connesse con le precedenti per
aver bisogno di dettagli ulteriori, esse non presentano di che sor-
prendeici se si faccia un ritorno sul jniiicipio die altbiamo supe-
riormente annunziato , cioè = clie T occhio aifetto vivamente da
una forte, e continuata impressione di un dato genere di raggi
noti è iji istato di sentire le impressioni omologhe più deboli, e
che le sensazioni connesse all'azione dei diversi sistemi di luce,
sono modihcate dalla suscettibilità della reatina a sentire più o
meno energicamente l'azione de' diversi elementi che li compoii-
gono = . (a)
Questo principio, diesi riduce effettivamente ad un caso par-
ticolare di quello die abbiamo già invocato per la spiegazione dei
fenomeni delP ombre colorate, non è sensibilmente che una
semplice traduzione dell' enunziato generale dei fenomeni che
nascono dall' impressione di un genere determinato di raggi lu-
Tomo XIII. f^ mi-
(a) Sono assai noti in Pittura gli ef-
fetti , elle risultano flal contrasto di due
colori. 11 giallo-dorè languido , per e-
scmpio, si cangia nel più vivace color
giallo pagliato c[uando è contornato da
una listettina di ccilor violetto; e il ne-
ro di brace mescolato col bianco prende
u II tono di colore simile al turcliino ,
quando si fa contrastare con un liei co-
lore aranciato. Si sa che nulla contri-
Luiice maggiormente a dare un risalto
al colorito della carnagione, quanto il
contrapposto di un color verde pendente
un poco all'azzurro- Noi potremo spiega-
re con laciiità, partendo dai principi an-
nunziati , r origine di questa , come di
molte altre praticlie, delle quali la mag-
gior parte dei Pittori non conoscono i
motivi, ma di cui però uno studio as-
siduo della Natura ha loro fatto com-
prendere la necessità .
66 R I e E R e H E ec.
«linosi sull'organo della vista, fila per svilii[)pare in tuttala sua
estensione questa verità , vi abbisogna un treno d' esperienze as-
sai delicate, in cui cercherò inseguito d'occuparmi tanto quan-
to le mie occupazioni mi permettei'anno .
Noi lasceremo questo soggetto con proporci la soluzione di
un problema legato intimamente con la serie de' fatti relativi al-
la scienza della vi^-ioue. Percliè due colori che sono complemen-
tarj 1' uno dell' altro , sono anche armonici fra loro ?
Qualunque siasi la natura del piacere, egli è certo consul-
tando 1^ istoria delle nostre facoltà , che due sensazioni contem-
poranee che rientrano 1' una nell' altra , sono costantemente ac-
com|)agiiate dami sentimento di piacere, e che la loro armonia
non esprime che il passaggio naturale dell' vma nell' altra . È fa-
cile il sentire dopo di ciò, che due colori saranno armonici fra lo-
ro , allorché la sensazione dell' uno si condurrà dietro natural-
mente quella dell" altro, o ciò che è 1' istesso , quando le due
percezioni si trasformeranno spontaneamente V una nell'altra, e
questo è appunto il caso di due colori complementarj , che agis-
cono contemporaneamente sull'organo della vista .
Non appartiene adunque al capriccio il dettare le leggi fon-
damentali dell'armonia de' colori; esse non sono che l'espressione
morale di uno stato determinato nel nostro oioanismo, e non vi è
bisogno in effetto che d'interrogare il sentimento per decidere
sul contrasto armonico, o disarmonico di due colori . Mengs ,
che dà lode alla combinazione del violetto col giallo , non parte
che dall' istinto medesimo, che determina le femmine di gusto
a decidere , se il colore di una guarnituia fa un buono o un catti-
vo effetto con la tinta fondamentale dell' abito. Se Newton an-
nunziò, che l'aranciato contrasta bene coli' indaco, aveva detto
lo stesso anche l'elegante Scrittore delle Bucoliche, allorché la
sua Najade
j> Molila luteolà pingit vaccinia calthà . „
MA-
67
MALATTIA STRAORDINARIA DEL CUORE
CON MOLTE RIFLESSIONI PATOLOGICO-
ANATOMICHE
MEMORIA
Del Sic. Jacopo Penada
PllESENTATA DAL SjC . GlANVERARDO ZeVIANI
Nel dì 20 Jgosto 1 8o5 .
Nascentes morimiir , finìsque ali origine pendei .
1 o porto ferma opinione che la massima parte di quei malori ,
i quali organici ed istromentali si appellano , e che in tante fog-
gie modificati, e sotto svariatissi me forme talvolta comlJnati,
attaccano le più essenziali ed importanti viscere del corpo uma-
no , riconoscono la loro sorgente , e la prossima immediata lor
causa da certe morbose indisposizioni inerenti agli stessi primor-
diali stami delle viscere , in ciaschedun particolare individuo
preoidinate e disposte. Una tal verità è quasi ad evidenza pro-
vata sopra tutto in quelle viziosità e malattie, le qi ali quasi per
in! elice retaggio passano e si trasfondono di generazione in gene-
razione in alcune famiglie ; e che perciò difetti e morbi ereditar]
comunemente si chiamano . Curiosissima cosa è il vedere le tan-
te e tante volte delle intiere famiglie gibbose , deformi , rachiti-
che : altre ereditariamente deformate in una o più parti del cor-
po ; altre contrassegnate da macchie, da porri , da segni partico-
lari tramandati dai padri ai figli , e dai figli ai nipoti successiva-
mente per molte e molte generazioni . Fra i tanti avvenimenti di
sinnl fatta , addurrò soltanto il caso, che si osserva pre enlemen-
te jn certa civile famiglia di Blontn^naria^ nella quale il padre
SI trova fornito di ventiquattro dita , sci per ciascheduna mano
e pie-
68 Malattia straordinaria del cuore ec.
e jìicJfi ; sei fi<;li ila esso procreati , tre maschi e tre iVtnmine so-
no variamente contrassegnati dal presente difetto . Le tre l'ein-
mine qon portano per niente T impronta paterna nell'eccesso
delle dita , e né meno il primo tra i figli masclij : il secondo poi
tiene a somiglianza del padre ventiquattro dita ; ed il terzo ne
ha solo due di più alle mani. Questa varietà potrebhe in vero
somministrar materia a curiose osservazioni ; ma pili hello anco-
ra è il caso occorso l'anno i8o3 nel Regno di JNapoli nel luogo
detto Castro-inllarì ^ dove nacquero in nn sol parto sei bambini
di proporzionata grandezza di un palmo circa , ciascuno dei qua-
li a\ èva un neo nero alla guancia sinistra , siccome lo aveva Io
stesso padre (,<) , E per mala sfortuna poi della misera umanità ,
pur troppo si osservano delle malattie ancor più desolanti e fa-
tali trasferite col meazo della generazione per lunga serie d' in-
dividui ; come sarebbe a dire la tisi , lo scorbuto , la pazzia , la
melanconia, 1' epilessia , T apoplessia , la podagra, e molti altri
fiora iglianti malori .
lo non negherò al celebre Filosofo Ginevrino Carlo Bonnet,
V ipotesi da lui a' giorni nostri avanzata sulla preesistenza asso-
luta de' germi . „ Può credersi (die' egli) che in minutissima
forma sia tutto preordinato e disposto nell'ovulo materno: che
il liquido seminale maschile altro non l'accia che s\iluppare ciò,
che precsisteva alla fecondazione^ che il seme virile serva soitJan-
to di uno stimolo fortissimo, il quale ap[)licato al cuoricino del
germe , lo desti a vita novella ,, [b) . Ma oltre di ciò a mio giudi-
zio j se grandemente non erro, si deve concedere che il seme vi-
rile ha 1' attitudine e la forza d'imprimere nel feto stesso le mar-
che più decise del suo (|iiasi plastico potere : modificando , inne-
stando nelle primigenie particelle dello stesso g<'!ine gli stami
funesti delle viziosità paterne; e qnesto è ciò che più corrispon-
de all' esperienza , e che sembra non accordarsi coli' ipotesi avan-
.: za-
[(i) Sul fenomeno dei sedijjitali si
può consultare una Memoria latina ,
puHicata 1' anno 1804 tlall' illustre
Anatomico Sig. Leopol.lo Marcantonio
Calilani .
(b) Contempi, tom. a. cap. 9.
Dri,L Sic. Jacopo Pén-ada . Ó9
zata da quell' illustre Filosofo , e diligeiitissimo contcmplatoro
delia Natura . Vediamo un luminoso esempio , a parer mio , del
plastico potere del seme maschile nella generazione dei cani :
una cagnolina coperta da due o più cani di varia spezie, dà alla
luce bene spesso de' cagnuoli , che sono assolutamente di varia
spezie ; e rassomigliantissimi ai loro padri : ovvero contrassegna-
ti con un curioso miscuglio di rassomiglianze . Per le quali ragio-
ni , e per molte altre, che per brevità tralascio , mi sembra qua<i
evidente, siccome ho proposto dal principio del presente mio
ragionamento, che oltre delle malattie ereditarie, le stesse or-
ganiche , ed istromentali viziosità interne sieno il più delle
volte già disposte e preparate nei particolaii individui, sino dai
primordj stessi del fisico e materiale loro sviluppamento . Tale ò
pure il set>timento del dotto Hildebrand . come si 1 ileva nel suo
bel Trattato sulle emorroidi cieche . Quindi io son d' avviso , che
uno sliancaniento , per esempio, in un dato punto piuttosto che
in un altro , o di un vaso arterioso dei più interni , e non esposto
così di IpNoJcri a"li urti esteriori: che la dilatazione insisrne di
una vena posta in vicinanza del cuore; la morbosa Litiasi degli
stessi vasi arteriosi , o delle loro valvole, o del cuore stesso , ed
altri simili istromentali disordini, riconoscano frequenti \ ohe un
ri moto principio di parziale organica originaria cagionevolezza :
avverandosi così pur troppo il detto del Poeta da noi posto in
fronte alla presente Memoria .
Nascetitcs morirnur ^ finisqiie ah orìgine pcndet .
La malattia non pertanto molto strana da me osservata non
ha guari di teuij)o in certo [tarticolare soggetto , mi conferma
maggiormente nel mio testé indicato divisamento; e sommini-
strò l'argomento della presente mia patologico-anatomica Osser-
vazione ; la (filale contenendo delle distinte non ordinarie parti-
colarità , mi alFretto di sottoporre ai saggi riflessi dei Medici Os-
serva tori .
Francesco Scapin di Mestre, di temperamento sanguigno-
colerico (li statura alta , di abito di corpo robusto, e sano per
quanto appariva , fino all' età di anni quaranta , da un anno pri-
ma
yo Malattia straordinaria del cuore ec.
ma della sua morte incominciò a risentire in se slesso i primi sin-
tomi di quella tenibile malattia , che finalmente lo trasse a mor-
te nella fresca età di anni quarantuno . Non era diflìtile dalla
considerazione dei fenomeni morbosi incominciati, e susseguen-
temente comparsi nell' infermo per tutto il tempo che di.rò la
sua malattia, il conoscere cbe questa attaccava potentemente il
ctioie . fonie perenne della vita, ed i suoi vasi maggiori , con
uno di quti vizj , cbe affezioni aneurismatiche comunemente si
appellano . le palpitazioni straordinarie del cuore incominciaro-
r.o a ridestarsi nel nostro infermo prima più rimessamente , e
solo allora quando esercitava la persona col moto , colla vocife-
razone, e soprattutto nei salire le scale; e finalmente qnando vo-
leva decombere alla lunga sopra il lato sinistro; ma in seguito i
sussulti del cuore , e della grande arteria si accrebbero mano a
mano a seguo di scomporre le funzioni tutte vitnli di cjueslo vi-
scere , e dell' annesso polmone in modo cbe reso languido, spos-
sato ed ansante , non trovava tregua, uè libero il respiro in qua-
lunque giacitura, ed atteggiamento si ritrovasse : e se pur rin-
veniva alcun riposo sfuggevole nella notte, scosso ben presto dai
brevi suoi sonni , rimaneva sopraffatto da tosse cosi fitra, che lo
rendeva quasi ortopnoico , con timore di rimanere spesse volte
nei conflitti della tosse miseramente soffocato . Non andò guari
di tempo cbe questi stessi fenomeni si lisvegliarono nel nostro
infermo anche nel momento cbe prender doveva il necessario ali-
mento : in appresso raddoppiata la forza di così fatto malore . tre
mesi prima della morte gli comparve alla regione sinistra del pet-
to dalla seconda sino alla sesta costa legittima una sensibile ester-
na intumescenza, figlia quasi necessaria delle continue incessanti
p'.dsazioni del cuore, e della aneurismatica dilatazione dell' aor-
ta, la ([naie era giunta a tale ampiezza di trarre di sito le stesse
coste, là dove singolarmente col mezzo della nota cartilagine si
uniscono allo sterno .
Allora fu appunto che da me visitato per la prima volta que-
sto infermo, non esitai a riconoscere in esso un vizio aneurisma-
tico molto considerabile all' aorta, ed allo stesso viscere vitale .
- . Inu-
Del Sig . Jacopo Penad.a. . 7 1
Iiiutife sembrandomi la [nii iniiutta istoria dei crudeli l'cno-
meni morbosi dai quali lu travagliato queato misero nomo per
tutto il COI so della sua ben lunga malattia , diremo soltanto che
aumentatasi la vasca aneurismatica fuor di modo e cosi pure tut-
ta la massa del cuore stesso, siccome vedremo tra poco , si e per
tal modo venivano compressi i polmoni , e T esofago , e lo stesso
ventricolo , onde rimaneva impedito l'infermo nell' ingollare che
che sia: e se qualche cosa si sforzava di trangugiare a quando a
quando, era costretto con indicibile pena a doverlo tra brevi
istanti recere e tramandare . Per la qual cosa negli estremi giorni
della sua vita , sfinito del tutto e dalla violenza del male , e dalla
stessa inedia , stretto ad ogni fiata ed oppresso da continui , irre-
golari ribalzi del moribondo suo cuore , con pobi esilissimi , beu
avvertiti da gravissimi Autori, refrigerato in tutte le sue estre-
mità , rappresentava l' immagine non già di un uomo vivente ,
ma quella piuttosto di un freddo e ributtante cadavere . La lut-
tuosa catastrofe di un male cosi terribile ebbe fine con la morte
occorsa la sera dei cinque Marzo 1804 •
La moltiplicità e la incoerenza de' fenomeni comparsi in
tutto il tratto della terribile presente malattia ; la mia curiosità
dì vedere svelatauiente a qual grado di estensione fosse giunta
])er avventura l'aneurismatica affezione; e quali fossero real-
mente gli stromentali organici difetti del cuore , e delle sue ap-
partenenze : tutte queste cose m' invogliarono ad istituire 1' aper-
tura del cadavere . Questa fu da me eseguita 48 ore dopo la mor-
te dell' infermo, coi soliti metodi ed avver'enze, coli' interven-
to del Protomedico di San<tà , e del Proto-Chirurgo; ed abbia-
mo riscontrate con vera nostra sorpresa le seguenti cose .
Aperto il torace, e sollevato lo sterno, comparve al nostro
sguardo un' effusione considerabile ih tutta la cavità del petto di
lui siero rossigno, nel quale nuotavano! polmoni stessi, pieni
zeppi essi pure di un atro sangue , per cui erano distesi , e mor-
bosamente riiionfì .
Ma il cuore di questo cadavere a primo colpo d'occhio esa-
minato arrivò a sorprendere la nostra attenzione ; mentre pare-
va
Vi Malattia straordinaria del cuore ec.
va che più non conservasse la stessa sua naturale configurazione;
tanto era straordiiiariarncMito disteso, ed ingrandito luor d'ogni
usato costume , onde seminar jwteva a prima giunta non piìi un
cuore naturale , ma piuttosto una vasca enorme, molle , floscia ,
cedente , di nerissimo colore dotata , piena di etravenato umore ,
e schiacciata a guisa di una informe focaccia. Jl pericardio clic
lassamente in se raccliiudc lo stesso cuore , era per tal modo ade-
rente alla supeifizie esterna di quel viscere , onde non poterne
dividere col coltello anatiinico la piìi minima porzione : in roii-
seguenza della quale adesione morbosa non si tiovò neppure una
stilla di quel sieroso umore , di cui naturalmente ridonda lo stes-
so pericardio .
Scopeito e denudato al possibile questo cuore infortì e , sia-
zno passati all' esame esterno delle due grandi arterie, ed abhia-
x;io osservato che la pulmonale , tranne F accresciuta sua mole e
floscezza, non presentava alcun vizio istromentale di molta con-
seguenza; ma nell' aorta poi là dove appunto, e da me e da pa-
recciii altri Professori, dai quali fu visitato in tempo di vita il
nostro infeiiuo, fu stabilita la.sede primaria della malattia pre-
sente, abbiamo ritrovata una dilatazione aneurismatica delie più
insigni, del diametro di cinque in sei pollici avvantaggiali . 11
sacco aneurismatico incominciava la dove appunto trae lorigine
V arteria aorta , cioè dal ventricolo sinistro del cuore, e si esten-
deva per tutto il così detto arco dell' aorta , fino al luogo dove
compiuta la sua curvatura, e dati li rami superimi delie carotidi
e sottoclaveari si rivogliea sinistra, e diviene arteria propriamen-
te 4etta toracea. Ma 1' effusione e la raccolta poco men che pro-
digiosa di sangue rappreso in grossi grumi, tanto nella gran vasca
aneurismatica, quanto in tutti i cavi del cuore, e nei vasi san-
guigni venosi principali delia stessa viscera, talmente sfigurava-
no la simmetria di questo cuore, che non se ne poteva ravvisare
neppure la naturai sua configurazione .
Per la qual cosa staccato quel viscere con li suoi vasi annes-
si, si potò spremerne ed evacuarne quella gran massa di sangue ,
che tutte occupava quelle riposte vie ; ed allora fu clit abbiamo
ve-
Del Sic. Jacopo Penada . 78
veflulo acquistare quel cuore morboso alquanto della naturale
sua coiilìgunizioue esterna, tranne 1' insigne distensione e flo-
scezza in tutta la sostanza muscolare dello stesso . Ma nella borsa
aneurisnjatica stava appiattato il cumulo maggiore di sangue
stravenato e grumoso, alla considerevole quantità di tre in quat-
tro libbre di peso ordinario ; e nella cavità poi di questo sacco
vuotato dal sangue vi avrebbe potuto capire la testa di un neo-
nato fanciullo . La massa totale del sangue rappreso e sparso per
tutti i cavi muscolosi del cuore, per tutti i vasi arteriosi e venosi
posti alla base dello stesso, si poteva calcolare del peso di sei lib-
bre grosse Piidovane : ma ecco ciò che forma il singolare della
presente Memoria .
Spaccate per intiero le due grandi arterie aorta e pulmona-
re , si litrovò le valvole semilunari collocate alla base delle stes-
se; e singolarmente (pielle dell'aorta erano quasi affatto oblitera-
te ; e così poi fu delle valvole tricuspidali e mitrali poste alla ba-
se degli ossi ven<3si . Oltre di die è da «atarsi di più ciie anco la
«latural oompage de' muscoli papillari, o vogliam dire delle tra-
becole carnose j le ([uali si riscontrano nei due gran ventricoli del
cuore, erano nel caso piesentc sfigurate e quasi del ttitto oblite-
rate e consunte : la qual cosa si osservò ancora nelle stesse orec-
cbiette; le quali j>erciò comparvero liscie qnasi intieramente, e
«jnza le moltiplici e naturali loro reticolate piegature .
Ad onta però di tanto sfìancamento osservato in tutti i vasi
di questo cuore morboso, ed in tuttv) il com[)leso fibroso di (jue-
<.ta vi-scera : ad onta della enorme dilatazione aneurismatica al
luogo indicato dell' aorta, non si trovò tuttavia fenditura o lace-
razione alcuna in verun punto di tutte queste parti . Per la qual
cosa è ben chiaro ad argomentarsi chela morte di questo infeli-
ce Soggetto, non essendo stata cagionata dallo scoppio o fenditu-
ra particolare dello stesso cuore e delle sue appartenenze, si è
dovuta perciò verificare lentamente, in con-eguenza della gra-
duata progressiva distensione dei vasi tutti e delle stesse pareti
del cuore. Fino a tanto che adunque questa viscera potè in qual-
che modo coir innata stia forza projettilc e sislaltica superale le
7'o:no XIII. 10 frap-
74 Malattia stkaokdinauia del cuore ec
fra})[)oste resistenze, e spingere in qualche foggia il sangue ad un
quailiinquo circolo., si mantenne quel!' ombra di vitalità, la qua-
le fece per buona pezza di tempo languire quell' infelice : in se-
guito perduta dal cuore mano a mano ogni attitudine a potersi
più d'avvantaggio contraere, peri il nostro Soggetto per una ve-
ra asfissia, o sincope mortale di tutto il suo cuore; siccome ap-
punto si verificò alla mia presenza , nel caso sino ad ora da me
descritto .
Dillicilissima cosa sarebbe per avventura l'assegnare la cau-
sa prossima ed immediata di un cosi fatto malore, qualora non si
volesse ammettere, siccome è di mio avviso, una certa parziale
cagionevolezza , e mala disposizione originaria , e per così dire
preesistente nella grande arteria ed in tutto il contesto del cuo-
re di questo particolai'e Soggetto; posta la (piale possono aver luo-
go molte altre cause ancora del genere delle procatartiche ed oc-
casionali . Quindi si potrebbe dire che il temperamento bilioso
del nostro Paziente , la laboriosa professione di iiibbricator di
cappelli, r abuso dei liquori spiritosi, la smodatezza nei piaceri
voluttuosi , ai quali si avea dato in preda per molti anni prima
della sua malattia : tutte queste cose appunto avessero conlluito
al più pronto sviluppo di cosi strana malattia del cuore: avver-
tendo per altro che tutte queste cause combinate in altri sogget-
ti non sarebbero state atte a produrre l' effetto medesimo senza
una morbosa individuale predisposizione .
Dopo di che parmi che dal complesso delle esposte cose
chiaramente risultar possa la spiegazione del fr nomeno occorso
in tempo di vita del nostro Paziente, di quei vomiti ostinatissi-
mi, dai quali ancora con minaccia di soffocazione era travaglia-
to, e la stessa impossibilità di deglutire, i quali sintomi si j)on-
no riferire al peso enorme , ed alla pressione che esercitar dove-
va contro il ventricolo, e contro lo stesso esofago, la vastissima
aneurismatica borsa; e cosi pure la mole grandiosa, a cui mano a
mano era giunta nel caso nostro la stessa viscera del cuore .
E qui cade in acconcio di riflettere se l'enorme sfiancamen-
to di questo cuore, e la quasi totale disorganizzazione dello sfesso,
I. fos-
Del Src. Jacopo Penada. ^5
fosse una conseguenza dell' aneurismatica affezione , che esiste-
va airaico dell'aorta, ovvero se fosse una essenziale morbosità di
quella viscera, indipendentemente dal summentovato principio.
Veramente se si consideri quanta sia la forza pulsatile morbosa-
mente accresciuta nei vasi più insigni arteriosi : se si rifletta che
talvolta queste vibrazioni continue ed irrequiete, e la graduata
distensione del sacco aneurismatico , furono capaci non solo di
agire sopra le parti molli e cedevoli, ma perfino di alterare, e di-
struggere le parti solide, anzi le stesse ossa, siccome avvenne in
molti ca^i : se a tutte le testé indicate cose si rifletta , forse non
sembrerà fuor di proposito il sospettare, che la dilatazione di que-
sta viscera in gran parte possa esser stata cagionata dalla pre-
senza dell' indicato aneurisma; al qual morboso effetto avrà con-
tribuito ancor più la pressione fortissima che doveva esercitare
contro le pareti carnose dello stesso cuore la gran massa di san-
gue grumoso e stagnante , che si trovò in tutte le principali ca-
vità di quella viscera scomposta ed alterata. Nel nostro caso si
trovarono smosse dalla lor sede due costole vere; ed io stesso ho
veduto per un' aneurisma al ceppo della carotide , spezzata ed
infranta la sopraincombente clavicola. Il celebre Morgagni ri-*
jjorta esso pure delle bellissime osservazioni di simil fatta, e così
piu'e il Salmude, e molti altri .
Sopra tutti i difetti però riscontrati in questa straordinaria
malattia del cuore , io non considero né la totale avvertita con-
feruminazione del pericardio al cuore: non la gran vasca aneuris-
matica dell' aorta : non la dilatazione dei vasi tutti -i^nmr il volu-
me accresciuto fuor di misura della stessa viscera vitale; ma so-
pra tutto mi sembra cosa straordinaria, e degna di particolare
memoria, quella totale disorganizzazione delle parti tutte inte-
granti la fabbrica singolarmente interna delcuor-; con la distru-
zione quasi perfetta delle valvole semilunari, delle mitrali, del-
le tiicuspidali , e dei corpi stessi papillari d' ambi i ventricoli ; e
delle pliche reticolari delle orecchiette, siccome abbiamo di so-
pra esattamente indicato. Si aggiunga in questo luogo che bene
sjjcsso uno soltanto dei tanti difetti da noi riscontrati nel caso
pre-
76 Malattia straordinaria del cuore ec.
presente è stato assegnato da gravissimi Aiiloii per causa bastante
dicerie morti improvvise: come sarebbe a dire la sola dilatazione
aneurismatica di un piccolo pezzo di vaso arterioso posto vicino
al cuore : il solo accresciuto volume di questa viscera; la sua flo-
scezza, la litiasi, o vogliam dire 1' ossificazione di qualche valvo-
la, o di qualche pczzolino soltanto d'arteria j e simili viziosità
morbose di non molta considerazione^ se si confrontino con quel-
le, le quali si riscontrarono nel caso nostro fatalmente combinate
ed unite .
Tutte queste cose, che furono da noi esposte fino ad ora , e
quelle che in appresso brevemente siamo per indicare, fanno co-
noscere chiaramente , se di gran lunga io non mi inganno, che
quasi in ogni caso morboso, avvegnaché di una spezie apparen-
temente nota , si racchiudono bene spesso delle inaspettate e sor-
prendenti particolarità , le quali meritano di essere avvertite, e
conosciute da saggi Medici , per maggior lume ed intelligenza di
certi oscuri fenomeni morbosi combinati in alcune più distinte e
particolari morbosità .
La rarità de' polsi, per esempio, talvolta morbosamente os-
servata, che nan arrivava in qualche caso particolare a sedici bat-
tute per ciaschedun minuto primo, fu attribuita da gravissimi
Autori allo sfìancamento del cuore singolarmente Ma se si riflet-
ta che nel caso nostro, questo viscere non era soltanto floscio ,
ma bensì ridotto a tal grado di enorme dilatazione y onde appena
più raffigurar si poteva per un cuore naturale ; e pur tuttavia i
polsi nel nostro Infermo esaminati in istato di vita , e da ine , e
ila parecchi altri Medici sperimentati, non presentarono giam-
mai una considerabile rarità : se a tutto ciò si ponga mente si dor
via inferirne, che 1' assegnata causa alla rarità dei polsi , quella
ri uè dcUu silancamento del cuore, non e sempre sola e costante •
Lo stesso nostro immortale Morgagni riferisce qualche caso di ra-
jilà di [lolbi che lù attribuita al volume ingrandito del cuore , e
qualche altra ne riporta, in cui in pari circostanze non si riscon-
trò lo stesso fenomeno. Quindi all' epistola Anatomica XVil ,
ci fa avvertire che Andrea Laurenti, Anatomico del secolo XVII
'. u.' ri-
Df.l Sic. Ìacoi'o Penada . 77
ritrovò il cuore del Sig. Guiscardino, il quale, comesi esprime
r Autore ^prod/gii ad instar in eam moleni excreverat , ut thora-
cem ferme totum compleret : eppure anche in questo caso non fu
notata nessuna considerabile rarità di polsi .
Crederò adunque di potere a buon diritto concbiudere la
presente mia Memoria , riflettendo di nuovo, quanto contosi
deblxi fare delle ossei'vazioni Patologiche-Anatomiche de' casi
più singolari e distinti, le quali portino l' impronta della verità ,
e sieno corredate di giuste riflessioni, e quanto malesi avvisareb-
bero coloro che altrimenti pensassero intorno la reale utilità del-
le osservazioni di simil fatta: ai quali si potrebbe rispondere cort
le parole stesse del testé citato Morgagni , là dove nella Prefazio-
ne al secondo Volume del suo libro, apputito de Causis et Sedibiis
morhorum , così si esprime parlando delle utilità delle Anatomi-
che incisioni ed osservazioni : quae omnia si qui s ad curandum
forte nihil faccre censeat , ìuiud nescio un ipse potius nìkill esset
_/iic/e«(/«5. Al che si potrebbe aggiungere ; qui etcnita. hominem.
aescitx homìneìiì sanare om/iino iiequit •
SUL-
<L
78
SULLA TORBIERA
DI C E R E T E
NEL TERRITORIO BERGAJMASCO
MEMORIA EPISTOLARE
Del Sic. Giovanni Maiuoni da Ponte
AL SOCIO SIG. ABATE CARLO AMORETTI
Ricevuta il dì aS Novembre i8o5.
iVlosso dal desiderio di vedere le operazioni ^ non ha guari in-
traprese nella nostra Valgandino, all'uopo di cavarvi il Car-
bon fossile che in varj siti vi si manifesta , e su cui nel i^'S.j io
pubblicai una breve Memoria (*) , ho , il di 10 Agosto^ visi-
tato questo luogo. Indi da essa ad altre osservazioni mineralogi-
che passando, varcate le montagne , che stanno al nord est di
Caudino j scesi a Cercte , ove un' altra non meno interessante
rarità naturale io sapeva importare d'essere esaminata. Quest'
è una Torbiera orora messa a frutto, e che peri varj suoi rappor-
ti è ben meritevole che se ne pubblichi la descrizione .
Frattanto che alcune nuove sperienze io vo disponendo a
corredo dell' accennata mia Operetta , e di un' altra sulle argille
del Dipartimento , indirizzo a Voi , qual eccellente Maestro
nell'arte, il poco, che son per dire sull' indicata Torbiera, spe-
rando che la celebrità del vostro nime aggiunga peso al teniie
mio scritto .
Ce-
(*) Delli Carboni Fossili o Antraci ( st olare ec. l'enezia MDCCLXXXV.
hituminosi di (ìnndino. Memoria Epi-
Del Sic. Giovanni Maiuoni da Ponte . 79
Cerete è picciolo villaggio della Valseiiaiia , e giace sulla si-
nistra sponda del così detto Fiume ^ il quale scorrendo dal nord
ovest d\V est , bagna il ramo della Vallata, per cui si ha il pas-
saggio alla contigua Valcavallina. Quivi le eccelse giogaje calca-
ri, coperte , sulla destra , da \)in\, da abeti, e da faggi a grandi
boscaglie, e sulla sinistra, da pascoli amenissimi , alternati da
folte macchie, formano una specie di seno , contoi'nato , poi più
davvicino , da pendici ,e da poggi giacenti sulla base delle mon-
tagne, dei cui materiali dalle più alte vette rovinati , sembrano
essi aver tratta V origine ; e talun di loro occupa siflattamente
r imo della valle , che quasi dal solo stretto alveo del Fiume vie-
ne circoscritta la di lei capacità : segnatamente al dis'iotto di Ce-
rete presso Sovere , ove pajono aver effettivamente un di costi-
tuita una grande barriera al decorso dell'acque .
La Torbiera esiste appunto nel mezzo di questa specie di
picciolo seno. E sembra non dover essa estendersi gran ti atto ol-
tre quello, che viene occupato dalT alveo del Fiume ^ giacché
quindi quasi immediatamente sorgono i poggi e le pendici anzi-
dette ; le quali dalla grossezza della crosta vegetabile, che le ri-
veste, non e irragionevole il credere che abbiano preesistito agli
stessi banchi di torba. Quanto più ci accostiamo al letto del Fiu-
me, tanto più nel terreno campeggia la sabbia, lalitta, e la bel-
letta : segno pur questo che quivi abbiano effettivamente un dì
allogato le acque del Fiume. In questo luogo esso ha l'alveo
in due rami diviso , il solo sinistro de' quali è bagnato dall'acque
nel loro stato di mediocrità . E la lingua di terreno , che forma
la ripartizione ., tessuto di minuta ghiaja , e di arena, mostra
sotto una leggiera crosta le diverse stratificazioni della 1 orba^ le
quali sembrano pendere tutte al nord est .
Di esse la più superficiale è grossa un mezzo piede in circa .
Un' altra maggiormente interrata, e che dalla prima è divisa per
mezzo di un sottile letto, pur esso di arena , e di belletta, com-
parve di un volume incomparabilmente più grande e massiccio.
In questo strato intermedio di arena mi è riuscito di riscon-
trare de'guscj calciformi di conchiette lagustri , la maggior par-
te
\
3c Sulla Torbiera ec.
tè delle quali si fa in cenere al primo sentire le impressioni ét-W
aria , o I' azione delle dita .
11 banco di Torba maggiore anzidetto è quello, che formar
vedesi il fondo al letto intero del Fiume in questo luogo , e del
saltale giova poi far conghiettura che esso si dilati su ambi i fian-
chi , almeno sinché non incontrino le basi calcari de' poggi la-
terah' , e se non altro quelle delle così vicine giogaje •
Cvìuvien altresì premettere che quasi aderentemente ad es-
se due principali stratificazioni di Torba , e nel loro sabbioso in-
t<M-stizio veggonsi sparse frequenti strisce del medesimo fossile :
sicché arguir si può che quasi simultanea probabilmente sia sta-
ta r origine delle une, e delle altre .
Siitlvtta osservazione dà nell'occhio agevolmente ancora
uella sponda destra del Fiume. ^ in moki siti tagliata a picco dall'
urto dell' acque, in guisa da vedersi quivi pienamente tutti i li-
neamenti , e l'andamento della Torbiera .
Questo fossile ognuno sa altro non essere , per comun pare-
re de' Naturalisti ., che un ammassamento di erbe , di foglie, e di
radici d' albeii sottcnati , scomposti^ e convertiti per mezzo del-
la putrefazione iu una «K'^.-sa quasi terrea , ontuosa e combustibi-
le .
E ad ognuno del pari è noto che siflatti depositi , di cui la
Natura ha arricchite particolarmente le provincie vicine ai ma-
ri , e ai grandi fiumi e laghi, suppongono , oltre le più grandi tì-
siche rivoluzioni , la cui mercè sepolte rimaste sicno seh e inte-
re , il concorso altresì de' sali convenienti, e di sostanze bitumi-
nose, che essa pure non meno ha sparse in alcune situazioni par-
ticolari .
L' ontuoso , e '1 color nero , che comunemente si incontra-
no nelle Turbe, a sentimento del Sig- Cuettard, dipei]dono da
un' operazione sotterranea della Natura , per cui , putrefacendo-
si le piante inzuppate d' aci]ua i sali stessi , ì quali entrano nel
loro composto , oltre quelli , che vi j)ossono concorrere da altre
particolari combinazioni , ne debbono rimanere temperati , e
r acqua impregnata di essi agir poi sulle stesse parti oleose , che
Oj 2)a-
Del Sic. Gìovanki Maironi da Ponte. Oi
parimenti quali componenti sappiamo entrare nel vegetabile.
Dalla riLuiioiiC delle nne, e delie altre di f[Liest|e disciolte sostanze
jiell'attnalità della fermentazione una terza ne( risulta saponacea 5
o bit iimijiusa j atta a dare a questo fossile quella ontuosità, che
sempre vi si riscontra , e quella pinguedine, dirò così , che è pro-
pria anche delle particelle ferruginose^, le quali in maggiore o mi-
nore quantità ci risultano dall' analisi delle diverse piante .
A questa slessa combinazione delle parti ferruginose col De-
dotto sajKjnaceo suddetto dobbiamo altresì il colore oscuro , che
più o meno domina nella Torba . Se poi nella di lei massa entri
molta copia di parti anche fangose , sottili, e assai stemperate, il
Fossile allora riesce qual terra atta ad essere convenientemente
impastata, e modellata, siccome sappiamo farsi presso i Fiammin-
ghi : il che serve mirabilmente all' uopo di facilitarne il traspor-
to anche in regioni disgiunte .
Ciò premesso, e sulla Torba in genere, e sulla situazione, e
circostanze, che la nostra accompagnano, passerò a dire di essa
sili punti più intriiìseci, e che valgono a dfirne un'adeguata idea,
per quell' interesse, che realmente vi può avere non meno la
umana economia , che il nazionale commercio .
Io veramente non oserei dire chela Toiba di Cerete, cioè
quella sino ad ora diseppellita , sia della qualità migliore, e pri-
ma fra le descritte dal lodato Sig. Guettard ; nullawicno il di lei
colore sempre tendente al nero, il suo peso, la a ivacità delle sue
fiamme messa a fuoco, e le leggiere scorie, le quali fra le sue ce-
neri compajono suntiglianti alla ruggine delle fucine , le possono
dare il i-ango fra le non coinuni, e fra quelle , che effettivamente
moltissimo convengono ai tanti usi, a cui in più luoghi suole
impiegarsi.
La nostra però (ciò che sembra non istabilirne antichissima
r origine) trovaci qualche volta intnilciata patentemente da fi-
lamenti vegetabili , da radici , e da pezzi di tronco d' albero , al-
cuni poco alterati dalla sotterranea fermentazione, ed altri anzi
conservati in guisa da riconoscervisi per sino il genere e la spe-
cie, a cui la pianta apparteneva. Fra i primi sembrami poter an-
Torao XI LI. 1 1 no-
8a Sulla Torbiera ec.
noverare la Valeriana mont. la Plantago Alp. il Tenorium monù.,&
il Cerartum aqiiat. Fra i secondi non dubito di accennare il Fungus
sylv. , il / ìburnum fant. , il Praniis Spino : e il Prunus Cerasus.
Di quest' ultima pianta conservo nel privato mio Gabinetto di
Storia Naturale, un pezzo siffattamente immune da ogni altera-
zione in tutta la sua struttura, levigatura, e colorito della (for-
teccia j che sembra appena da anni, non già da secoli , sepolta .
L'odore poi Empii cumatico della nostra Torba in confron-
to di quello di qualch'altra, è leggerissimo. Ed essa ne resta quasi
totalmente spogliata, se dessa si lasci ben diseccare. Siffatta pro-
prietà ne facilita l'uso, ed indebolisce 1' ostacolo dell' inval-
so comune pregiudizio, che 1' odore di questo fossile combustibile
possa apportar nocumento alla salute .
A rendere scevra affatto dall' incomodo odore la Torba si è
in molti luoghi adottato il ripiego di convertirla in carbone . Il
Sig. BaiUet, autore di varie utili osservazioni sul proposito, ha
anche il merito di aver inventato un Fornello a questo uopo mol-
to semplice e di poca spesa, col cui mezzo si carbona la Torba.
Dopo la quale operazione ella conviene a qualunque uso senza far
punto sentire il disgustoso delle sue esalazioni. Veggasi il voi.
XXII degli Opuscoli scelti sulle Scienze ec. , che si stampano in
Milano. Delle utilissime avvertenze a quest' oggetto dà anche il
tanto rinomato nostro P. Pini nella pregiatissima sua Opera . Del-
la maniera di preparare la Torba adusarla . Milano 1783 . E me-
ritano del pari d'essere lette all' uopo le Dissertazioni del Sig.
Zenoni , del fu Ab. Fortis sulla Torbiera di Padova, e del Con-
te Asquini su quella di Fagania, non che il trattato del Signor
Hagen , e gli Atti della Società Economica di Berna dell' anno
1765.
,, Si può fare colla Torba ( dice il Sig. Valmont di Bomare
nel suo Dizionario di Storia Naturale art. Toro. pag. 3o )
5, tutto ciò , che si fa colla legna , e col carbone. Il Bekero ha
5, provato in Olanda che si può adoperare anche per fondere i
„ metalli . Noi abbiamo veduto in questo stesso paese che se ne
5, faceva uso nelle Raffinerie della Canfora. M. Bertrand scrive
f, che
Del Sic. Giovanni Maironi da Ponte . 83
,, che i fornaj , i lavoratori di stovigìie di terra majolica, i Vc-
„ trai , e i fabbricatori di tegole, e d' embrici possono altresì va-
,, lersi della Torba, e che si adopera per la purilicazione del sa-
„ le. Avvi frattanto uno stabilimento di questa materia combu-
,, stibile nella generalità di Parigi, ove la si impiega con suc-
,, cesso, tanto per la cottura del gesso, della calce, e dei matto-
,, ni, qnanto ne' fornelli di riverbero, in que' de' cappella] , de^
,, Tintori , e de' Birrajnoli ec. ,,
Quanto a noi se ne è già sperimentata la convenienza ne*
Fornelli da Seta. Se ne sono in quest' anno consumate delle mi-
gliaja di pesi in varie Filande, e il Sig. Treile, oggidì impiegato
dal Governo in siffatta scavazione, ha già molte commissioni a
tale oggrtto. Se ne fanno anche delle spedizioni in Bresciana ,
dove ne facilita il trasporto la navigazione sul Jago SebinOj da Ce-
rete non molto lontano .
La protezione poi donata generosamente dal Governo mede-
simo a siffatto nuovo stabilimento , faciliterà molto , non dubi-
tasi , la introduzione di questo fossile ccNnbustibile anche per
moltissimi altri usi nella umana economia , e ne' varj rami del
nazionale Commercio.
Le slesse ceneri della Torba possono formare un oggetto di
utilità. Comecché non usabili per I' imbiancatura delle Tele ;
convengono moltissimo a concime de' terreni, e segnatamente
de' prati per fertilizzarli , e per distruggerne il musco, e le catti-
ve erbe . ,, Oneste ceneri (dice il sullodato Sig. di Boraare ) si
., spargono in tempo di umidità sopra tutte le terre di buona, di
„ mediocre, e di cattiva qualità. Si pretende che i paesi alti
,, della Piccardia , e delle vicine Provincie, che vanno abbon-
5, dantemente provveduti di Toiba, godano, da cinquant' anni
.., in qua, di varie specie di foiaggi; tempo in cui s' incominciò
., a spargere sulle terre la cenere di Torba. ., In un Paese per-
tanto , siccome il nostro , in cui la cenere comune de' vegetabili
ha già tanto credito, fra gli ingrassi che s'usano a miglioramen-
to de' terreni , non deve certamente incontrar ostacolo la intro-
duzione di questo nuo\o concime ; nel quale d' altronde i mine-
rà-
84 Sulla Tokeiera ec.
rali principi, *^'^® tuttora vi sussistono , uniti ai vegetabili, pro-
mover devono sempre più lo sviliippamento de' semi , e la vege-
tazione delle piante .
Chiuderò il Lreve mio scrìtto, col soggiungere, che la nostra
Torba di Cerate ci potrebbe essere probabilmente di grande uti-
lità per altri rapporti ancora . Dall' abbruciamento della Torba ,
scoperta in Friuli dal Sig. Conte Asquino , si trovò risultare una
specie di Pozzolana opportunissima nelle fabbriche in luoghi ac-
quosi. E da questo fossile medesimo il Sig. Dundonald giunse
col mezzo della distillazione a raccogliere un' acqua stittica uti-
lissima per la conciatura delle pelli, siccome già è noto. Voi stes-
so, Amico dottissimo, che cotanto vi occupaste dell' argomento
a vantaggio della patria , mi comunicaste altra volta, che dalla
Torba cavata nelle molte ed eccellenti posizioni , che voi avete
marcate nel Milanese, v'era riuscito d'ottenere del Bitume col-
la Termolampa .
Spero, non anderà guari che io stesso potrò farvi parte di
nuove osservazioni sul soggetto, onde mettere anche queste se-
condarie proprietà della nostra Torba in maggiore sicurezza .
Sulle quali frattanto invito i miei Concittadini ad intraprender
pur eglino, dietro questi pochi miei cenni, le piii accurate spe-
rienze, sicché ad evidenza sempre maggiore risulti la utilità di
questo fossile per tutti que' rapporti , per i quali avvantaggiosis-
simo si riconosce in ogni dove .
SAG-
fi5
SAGGIO
DI UN TRATTATO DI METEOROLOGIA
Del Sic. A. M. Vassalu-Eandi
Ricevuto il dì 26 Novembre i8o5 .
PROEMIO STORICO .
1 fenomeni atmosferici , ossia le meteore , sono cotanto appari-
scenti j olle non possono a meno di essere osservati , e V influen-
za di parecchi dei medesimi nella vegetazione è sì grande, che
ad ognuno si manifesta : perciò i primi abitatori del mondo do-
vettero contemplarli, ed investigarli ; tanto più che, secondo le
Sacre Carte , e la ragione , essi erano Agricoltori , e Pastori , on-
de ne vedevano maggiormente gli effetti nelle produzioni della
terra , e negli animali ; però furono allettati a studiarli anche
nei loro pronostici per regolare le diverse operazioni . La lunga
vita de' primi uomini contribuì non poco ai rapidi progressi del-
la scienza delle Meteore pel paragone delle moltiplici circostan-
ze , dalle quali sono accompagnate ; quindi poterono più facil-
mente prevederle, ed investigarne la cagione, giacche, come
avverte Quintiliano, nel proem. delle Instit. Oiat. non havvi Con-
tadino, che non cerchile cause , dei naturali fenomeni . Ma non
per questo diremo , che Adamo , ed i suoi primi Successori sia-
no stati dotti Meteorologisti . Neppure ci fermeremo ad indaga-
re <[ual fosse la meteieologia antidiluviana dei Caldei , Indiani ,
Egizi , Fenici , Etiopi , sebbene Virgilio . nel lib. i delle Eneidi
V. 744 J pai"Jando di Jopa Scolare d'atlante Re degli Etiopi dica:
Jopa crinito la dorata cetra
Risveglia al suono , e con soave canto
Narra del Cìl'1 le meraviglie apprese
Dal vecchio Atlante . Dell' errante Luna
Le
iib Saggio di un trattato di meteorologia
Le instabili sembianze , e il solar jgiro ,
E l'Orse canta , e J' Jadi , ed Aitino .
Donde principio agli uomini e alle fiere
Onde le piogge^ ed i celesti fuocbi . Tiad. del Bendi .
Ciò cbe mostra una cognizione degli Astri , e delle Meteore , ma
le congbietture non a])partengono all' annunzio di un'Opera ;
laonde per ora diremo, che 1' origlile della meteorologia, o scien-
za delle meteore si perde nelle tenebre della piìi riniota antichi-
tà. Possiamo soltanto affermare, che nel tempo degli Scrittori
più vetusti che riconosciamo , questa parte della Fisica eragià
coltivata a segno di avere principj dedotti da lunghe repjitvate
osservazioni , come vedesi nel lil)io di Giobbe, in cui leggonsi
diverse comparazioni colle meteore ; come nei Capi y, 8, Bj ecc.
anzi nel Capo 8 si indicano gli effetti delia rugiada in questa
guisa :
Felice il Giusto , cui rngiada piove
E sì celeste qualità gli infonde
Che allo spuntar del Sole , anch' egli move
Da' bei rami gentili e fiori , e fronde .
Tra gli Inni ascritti ad Orfeo trovansene pure diversi, che mo-
stiano la scienza meteorologica di chi gli scrisse. Cosi in quello
delle nuvole , ad esse dirige il discorso nel seguente modo :
Aeree nubi de' frutti n;itiici ^
Che qua e là pel Ciel gite vagando
Che partorite piogge , e che dall' aure
'' Siete agitate per lo Mondo , nubi
Tonatrici focose , alto frementi ,
Contrasvelte da venti , ed istracciate ;
Priego or voi di rugiada rivestite .
Dell' aure esposte ai soffi di mandare
Fruttifere acque sulla madre terra. '1 « •'
Negli inni <3ei venti borea, zefiro e noto ?piegansi pure assai bene
le loro proprietà. Che se alcuno pretendesse questa poesia di data
molto più recente, non si toglierebbe perciò la scienza delle me-
teore dai poeti più antichi , poiché Omero i,e parla in più luoghi
ed
Del Sic. A. M. Vaìsalli-Eandi» 87
ed indica fenomeni non volo-ari, come sono i fulmini a ciel sere-
no ( questi sono anche annoverati da Virgilio Georg Lib. 1, v.
4'^7 tra i maligni presagi , e dallo stesso, Eneid. Lib. g v. ò3o
per un felice augurio) ancor dopo la metà di ifuesto secolo cre-
duti impossibili da alcuni Scrittori, mentre Omero nel Canto 2,0°
st. 24 dell' Odissea così ne avea già parlato :
Non senza aita cagione un si mirando
Segno ne mandi, e predir vuoi non meno
Che grand'' effetto , che tonasti or quando
Si mostra d' ogni intorno it Ciel sereno .
E nel Canto II st. la dell' Iliade descrive i globi di fuoco, ossia
bolidi in questa guisa :
Come talora esce di nube oscura
Astro lucente, apportator di guai,
E come si mostrò poscia si fura ,
E nella nube spegne i chiari rai -
Ci effetti del fidmine sopra le navi , ed altri fenomeni atmosfe-
rici trovansi dal medesimo descritti in modo, che mostra non me-
diocre cognizione delle meteore . Così nel Canto XIV dell' Odis-
sea, st. 63 .
Con tuono orrendo iT sommo Giove aun' ora
Dall' alta spera un folgore disserra ,
Cb' ove e la poppa fa girar la prora ,
E fa che il legno incerto , e trepido erra
Di zolfo pieno
Ed Esiodo, che secondo il P. Riccioli Gesuita, visse qSI anni pri-
ma della nostra Era , nel suo poema , intitolato le opere e ì gior"
ni , neir assegnare i precetti della buona agricoltura mostrasi as-
sai esperto nella meteorologia . P. e. parlando dei venti, dice
quando fuggendo
La furia di Orlon nel fosco mare
Le Plejadi s' ascondono , allor tutti
Movon tempesta imperversando i venti .
Non pochi Filosofi Greci sebbene più occupati delle Scienze me-
tafisiche e morali , che delle naturali; tuttavia non trascurarono
qua-
83 S.\gl;<o di un tuattato di METEOIIOLOGIA
questa paiLc dclln Fisica , di cui facevano anche uso nella rpie-
gazione^ di altri l'cnomcni . Così Talete ascrisse u' venti etesii eli
allagamenti del Nilo 5 perchè essi sjìirando contro il corso delie
acque le i'anno rigoutiare , ed il mare agitati» dai in''desinii entia
nelle foci dei filini . Anassimandro diede In snie^azione del
vento , dei fulmini, e tuoni ecc. Qnello però tra i Filosofi Cieci,
che con lo spoglio de' suoi predecessori , e contcìtqHiianei arric-
chì la sua mente di un mn^gior numero di cognizioni, scrisse
opere zeppe di erudizione, e con ingegno straordinario sej>pe
attingere dalla natura , e dai grandiosi esemplari, che precedono
!e regole dell' arte , i priucipj di vaiie scieuz(^ , che in Filosofia
slahilì una setta, che ehbc maggior fortuna , e ^ ita jiiù lunga
ci' ogni altra, non essendo ancora affatto spenta; Aristotile, di-
co , sciisse puie quattro lihii della meteorologia , nei quali non
solo [larlò di tutte le specie delle meteore , ma ancora della gene-
razione j putrefazione , digestione , del sangue , dell' ambra, e
di molt' altre cose che non appartengono alle meteore, special-
mente nel Lib. 4' • Nei tre primi si trovano molte os-ervazioni ,
alciuie verità già conosciute da altri , ed alcuni principj , che lo
potrehiicro far supporre più versato nella Fisica di quei che era ,
se non si potesse giudicare della ^ua dottrina dalle altre sue Ope-
re : p. e , quando, nel parlar dei vapori , dice che V acqua non è
composta di qualunque aria, Lib. i" cap. 4" • Coiiobbe pejò , che
le nubi non si elevano oltre un' altezza determinata ; che i venti
hanno diverse proprietù per le varie esalazioni , e dosi dei vapo-
ri , di cui si satura la stess' aria passando per differenti regioni :.,
che la condensazione dei vapori cagiona il vento nei luoghi vici-
ni; che le meteore enfatiche provengono dalla rifrazione, e ri-
flessione della luce ; che alcune di esse sono segni di futura piog-
gia più certi di altre ; che V evaporazione toglie al mare le acque
portate dai fiumi ; e molti altri fatti, che da molti si credono
scoperte dei moderni indagatori del vero . Gli Stoici, sebben at-
tendessero più alla morale , che alle cose naturali ; tuttavia non
giudicarono le meteore affatto indegne delle loro ricerche , come
ci comprova la pioggia, che definivano una conversione della nu-
be
Del SiC. A. M. Vassaixt-Eandi . 89
he in acqua, quando l' umor elevato dal mare, e dalla terra dalla
forza del Soie non erasi potuto interamente dissipare. Ogni sorta
di meteore fu pure esaminata , e spiegata dagli Epicurei . Ma la
storia delle varie opinioni mostra quanto sia facile nelle scienze
naturali a sbagliare anche nelle cose più manifeste, quando ab-
bandonata la iida scorta dei sensi guidati dalla ragione, gi prende
la lusinghiera fantasia per guida. La natura delle scienze è tale
per l'innata propensione deli" uomo al vero, che si diffondono,
e comnnicano ai vicini ; quindi dalla Grecia passarono a Roma ,
ove nel secolo d' Augusto quanta fosse la cognizione delle meteo-
re lo vediamo in Virgilio, che nel lib. 1° delle Georgiche, vers.
35 f e segg. ci dà i pronostici del tempo, che soglionsi inaiamento
distinguere in due classi , chiamando astrologici quelli, che si
deducono dagli astri, quantunque siano ugualmente sperimen-
tali di que' , che si ricavano dagli animali . TVIa gioverà recarne
qualche verso senza fermarci sopra una (|uestione di nome •
E con siciui indizii acciò possiamo
Preveder tutto questo, i dì sereni
Le piogge e i venti , che cagiotian freddo
Giove medesino stabili , qual cosa
Rinascendo ogni mese , a noi la Lima
Indicar soglia , e del finir de' venti .
Qual sia il segno , e ciò che i Contadini
Spesso avvenir vedendo più vicino
Tenessero alle stalle il erea<Te loro.
Ambrog. trad. delle Bucoliche
e delle Georgiche di Virgilio. Rom. 1776.
Indi incominciando dai pronostici fondati sopra 1' esperienza ne
propone undeci,del vento, ricavati dal mare, dai monti, dalle
selve, dagli uccelli, dalle stelle cadenti, dall'aria ; dodeci della
pioggia, dedotti dal fulmine, dai venti , tìngli uccelli , dalla gio-
venca, dalle rane, dalle formiche, dall' iVide , e dai funghi che
si formano alla sommità del lucignolo a'etesò ; e nove della sere-
nità, inferiti dallo S[)lendore delle stelle . e della luna, dalParia,
dagli uccelli , dagli animali immondi , dalle nebbie : e perchè
To/fi3 XIII. 12 nes-
ro Saggio di un tuattato di IMicTEonoLOCiA
nessuno possa pensare, che Egli attribuisca agli ani'nali una co-
gnizione delie future meteore indica la ragione , per cui es:i le
annunziano :
Ma poiché la tempesta , e l' aura mobile
Cano;iò d' attività caniriando stato
E r uniid' etere al soffiar de<ili austri
Ciò die fu raro, addensa , e dilatando
Scioglie ciò che fu denso ^ e lo fa raro ,
Cangiasi anch' essa delle bestie in mente
Delle cose V iminago , e lor nel core
Sorgon diversi impulsi , e quando aduna
Le nubi , il vento , e quando è '1 dì sereno .
Non eli' io creda perciò lor dagli Iddii
Essere dato ingegno , e delle cose
Tal cognizion che maggior sia del Fato .
Dipoi passa ai pronostici , che presentano la Luna , ed il Sole ,
inferendone tre da quella , ed otto da questo ; nel che , giova ac-
cennare, esservene diversi , che si trovano in Esiodo, ed in altri
antichi Scrittori , e si mantennero sino ai nostri giorni princi-
palmente presso i Villici, che hanno ancora pratiche d'economia
domestica , che pajono derivate dalle moderne teorie fisico-chi-
iniche. Furon già esse in parte note? Non conviene la questione
a quest'Opera; perciò mi riserbo a parlarne altrove . Intanto que-
ste massime erano talmente conosciute, che delle medesime tro-
viamo essersi servito il Divino Salvatore nello insegnare la scien-
za de' costumi necessaria alla felicità pubblica e privata . Così leg-
giamo in S. Matteo Gap. i6 : alla sera voi dite, sarà bel tempo ,
perchè il Cielo rosseggia : e alla mattina: oggi sarà temporale,
perchè il Cielo scuro rosseggia. Ed in S. Luca cap. la; quando
avete veduto alzarsi dall' occaso ima nuvola , subito dite, vuol far
temporale , e così succede . E quando sentite soffiar lo scilocco ,
voi dite , farà caldo , e così succede .
Queste regole generali fondate soprale osservazioni di più
secoli erano dal maggior numero credute, da alcuni derise, come
-.„... lo
Del Sic. A. M. Vassalli-Eandi • 91-
lo furono in ogni tempo, credendosi fallaci i segni per cui Esiodo
scrisse :
Vario è il pensier di Giove in varj casi ,
E scovrirlo ai mortali è cosa dura .
Ed i Filosofi gli spiegavano diversamente a norma del vario si-
stema , che avevano abbracciato. Ma senza strumenti, non ac-
costumati ad inten-ogare la natura con esperienze; bensì ad in-
dovinarla con poetici sogni non poterono fissare su principj so-
di la scienza meteorologica. Le indicazioni, ed i rappòrti si fece-
ro con termini vaghi sino a tanto che nel i643 Torricelli inven-
tò il barometro y e cominciò a conoscere qualche relazione tra lo
stato del Cielo , e 1' elevazione del mercurio nel medesimo, la
qual cosa eccitò i più celebri Fisici d' Europa ad investigarne la
cagione , per conseguenza ad esaminare la natura, ad indicare i
fatti, che corredati d' ulteriori ricerche , fanno sperare di ave-
re tolto il velo , che gli altri di tempo in tempo andarono dira-
dando .
Come quando la nebbia si dissipa
Lo sguardo appoco , appoco raffigura
Ciò che cela il vapor , che l' aere stima .
Cosi i fatti confermati dai diversi Fisici , e le loro contrarie ìpo-
te?i servirono di fiaccola per arrivare a conoscere il vero che
viene ogni giorno dalla natura consolidato, mentre le esatte os-
servazioni barometriche dimostrano la falsità di alcune massime
generali dedotte da ipotesi più seducenti che fondate . Circa lo
stesso tempo fu pure inventato il Termometro , che Viviani at-
tribuisce a Galileo, altri ascrivono a Fra Paolo Sarpi . Boerhaave
ne dà l'onore al suo paesano Drebbelio. Santorio, Borelli, e Mal-
pighi contendono la gloria di quest' invenzione ad ogni altro,
ascrivendola ciascuno a se medesimo. Chiunque ne sia 1' inven-
toie , i Fisici per mezzo di questo strumento non furono più*
astretti a servirsi di voci vaghe , e di significazione illimitata per
esprimere il calore ed il freddo, da prima determinati da fallaci
sensazioni , o da equivoci effetti. Questo Strumento fu pure da
Jtiolti studiato , e col tempo si venne perfezionando in niod»- che
al
02. Saggio di un trattato di Meteoroloc?a
al giorno d'oggi non è difficile averne dei comparabili. Il peso dello
strato deiratiiioslcra nel quale viviamo non avendo un rapporto lo-
stante con quello dell'intera colonna atmoslerica, il cel. nostro So-
cio Sig Gio. Fabbroiii immaginò il Manometro per determinarlo.
Gli effetti della secchezza , ed umidezza dell' ambiente so-
pra multi corpi furono certamente noti prima diesi conoscesse
il peso dell' aria ; tuttavia 1' Igrometro fu per molto tempo assai
difettoso . Il legno, la cartapecora, la spugna, il cuojo, il coto-
ne , la paglia , la seta , la balena , i capelli fui-ono messi in uso
dai Fisici per misurare comparabilmente 1' umidezza dell' at-
mosfera, e questi ultimi preparati con Uscivo giudicansi general-
mente migliori d'ogni altro corpo; sebbene non siano esenti da
gravi difetti ,, come proverò quando avrò da esaminarli . '
La scienza della natura in vece d' invanire chi vi attende,
gli fa conoscere il suo nulla, mettendogli sotto gli occhi rimnien-
sità delle cose , che si ignorano , quindi è, che a proporzione che
si progredisce si scopre più lungo cammino , ch(> stancherebbe ,
se il contemplare il Creatole nelle sue opere, ed il gusto della
verità non rianimasse a proseguirlo con maggiore ardore . Non
contenti i Fisici di conoscere il calore , il peso , e la secchezza
dell'atmosfera, volleroancora vederne le agitazioni, ovvero aver
uno strumento , che nominarono anenioscopio , e anemometro
dall' uso di determinare la direzione, e la forza dei venti .
Quindi si applicarono a misurare la quantità di pioggia., che
annualmente cade nelle diverse regioni coli' Udometro , o Hye-
tometro . L' evaporazione giornaliera fu pure giudicata degna di
considerazione per ben conoscere la natura, perciò anch' essa fu
oggetto di ricerca, e diede origine ali' Atmiiìometro • Mentre si
andavano inventando strumenti per ben conoscere le modifica-
zioni atmosferiche si scoprì la differenza che passa tra il fuo-
co comune , ed il fulmineo ; si osservò , che questo molte volte
esiste senza manifestarsi co^ lampi , fulmini , e tuoni ; la sua na-
tura attuosissima lo fece sospettare principal agente della natu-
ra; onde si cercò tosto di misurarlo coli' Elettrometro, Il genio os-
servatore, che dalla metà del secolo decimo settimo cominciò ad
aei-
Del Src. A. M. Vassalli-Eandi.. Qj
agire nei Fisici, crebbe seinpfe in;iL;i!;ior!ntnit:e , e fece scoprire
nell'ago calamitato variazioni dipendenti, non solo dalla posizio-
ne sui globo ; ma aircora dall'ora del giorno, e dallo sfato del cie-
lo;, quindi la bussola marina, ossia l'^/go /72ag«e^zco, ebbe pure liio-
go tra gli strumenti di Meteorologia. Che più? f.a trasparenza
dell' aria fu misurata col dìafanomeUO , il colore del cielo fu de-
terminato col C/«raowe^ro, r intensità della luce co^ Fvometro-;
la quantità d" aria vitale, detta dai raodevni gaz ossigeno, contea-
nula in un dato volume d'aria atmosferica , fu stabilita j)pr mez-
zo dell' £«t/iowe^ro ; e si continua ad inventare nuove macrlii-
HC , e nuovi mezzi per conoscere 1' atmosfera, e misiu'are le sue
modificazioni . Siccome alcune variazioni sono di breve durata,
né si potrebbero conoscere quando non capitassero nel momento
dell'osservazione ; eosì per non moltiplicare e fors' anche inutil-
mente , gli incomodi dell' Osservatore si ritrovarono macchine ,,
che segnano le variazioni succedute nel tempo trascorso da un'os-
servazione all'altra , che suol essere di sei in dodici ore. Appena s£
ebbero alcuni dei principali strumenti meteorologici l>t;n lontani
dalla perfezione ed esattezza dei msderni , che diversi Fisici
incominciarono ad osservarli giornalmente, e segnarne le indica-
zioni. I Medici ricordandosi dei precetti del grand' Ippocrate ,
che particolarmente nel Trattato de Aere , aijiiis , et locis lacco-
nanda lo studio delle Meteore a chiunque voglia approfittare
neir arte medica y e del successore di Aristotile, che alle meteo-
re moltissimo ascrisse , si diedero ad esaminarle, eregistrarle ; e
il Dott. Morir* presentò all' Accademia di Parigi un giornale ara-
piissimo, ed esattissinro-, secondo il Fontenelle, delle osservazio-
ni IMeteorologiche fatte dal i 670 sino al 1 709 , in cui si trovano
tutti i cangiamenti succeduti nell' aria , e molte altre cose rela-
tive , esposte con ordine, e somma precisione . Nello stesso tempo»
Picard facea le stesse osservazioni, e dal Mariotte ( del moto delle
afque ) appare che molto prima di questi, alcuni scrutatori della
natura aveano misurata la quantità di pioggia , e di neve caduta
a Parigi ed a Digione .
Del 1O88 r Accad. di Parigi stabilì di tener conto di questa
sor-
94 Saggio di un trattato di Metkorologia
sorta d' osservazioni . Scdiìeau fu il primo incaricato a farle , indi
i più celebri nomi si trovano iiell' indice degli Osservatori , quali
sono de la Hire , Maraldi, Cassini ecc.
]Nello stesso tempo s' intrapresero le osservazioni in molte
altre Città d' Europa, e queste crebbero a dismisura, principal-
mente dopo il ij-io , di modo che pochi sono i pa?;si d' Europa ,
in cui non sianvi Oss. noti; che anzi alcuni viaggiatori pubblica-
rono le osservazioni fatte in altre parti del nostro globo. Si hanno
le oss. del P. Amiot Gesuita fatte a Pekin dal i^Gennajo 1737 ai
Sì Decemhre 170^. Don Alzate Yramitez diede le oss. fatte al
!RIessico . Il celeb Duhamel nel 1741 cominciò a pubblicare le
oss Botanico- ?deteorologiclie, che hanno per oggetto la costitu-
zione dell' Atmosfera, e la temperie delle stagioni continuamen-
te applicate alla coltura, e produzione dei beni delia tejia, co-
me pure delle malattie degli uomini ^ e bestie. Nel 1746 il Dott.
Malouin intraprese le sue oss. Medico-Meteorologiche , lo scopo
delle quali si è di far conoscere 1' effetto delle variazioni dell'
aria nei diversi morbi . Queste continuarono sino al 74 . Il Dott.
Berriat { Collect. Acad.Tom. 8 ) osservò, che i rimedj non agis-
cono ugualmente, e debbono diversificarsi nelle dosi secondo la
diversa a'tezza del barometro. Ben è vero che alcuni negarono tal
influsso , come si può veder nei voi. a, T. 4» 5 delle JXouveìles ìn-
stnictives Biblìograpìiìques, hìstoriqiies , et crìt'iqiies de JÌJ edeci-
ne, Chirurgie, Pharmacie ec. Paris dalTuS all' 89 del Dott. Retz,
ed il Supplemento al giornale di Rozier del 1778 pag. 342, 1776
Tom. 7 pag. ica. I progressi della Meteorologia nel primo secolo
dall' invenzione del barometro, e termometro presentavano lu-
singhiere speranze , che prima dello scadere del XVIII si avreb-
be avuto un trattato delle Meteore fondato sopra le scoperte fisi-
che dei nostri tempi, ed una collezione di osservazioni vantag-
giosa air Agricoltura , ed alla Medicina nei risultati, se non cer- fi
ti, almeno molto probabili della varia fertilità della terra secon-
do le diverse precedenti modificazioni dell'atmosfera, e delle di-
verse malattie degli uomini, e degli animali , le quali sembrano
dipendere dalla stessa cagiono . Ma come per mala sorte non di
ra-
Del Sic. A. M. Vassalli-Eandi . g-")
rai'ì avviene , che le cose più utili siano le meno pregiato , così
queste ricerche, in vece di crescere sempre jjiù per 1" importaiizii
del soggetto scemavano piuttosto, non essendo nella considerazio-
ne che ben si meritavano. Fortunatamente nel 1774 il cel. De-
luc puhhlicò il suo egregio trattato delle Modificazioni dell' At-
mosfera, che rianimò lo studio della Meteorologia rivolgendo
r animo dei Fisici a questi btudj, principalmente per (juanto
spetta al perfezionare il barometio , e termometro, ed all' uso di
questi strumenti per misurar le altezze de' monti , e delle pro-
fondità delle miniere. Circa lo stesso tempo usci il Trattato di
Meteorologia del P. Cotte Prete dell' Oratorio e Curato di Mon-
morenci che non potè profittare cFell' Opera del Deluc . Questi
compilò quanto d'utile gli riuscì d'avere dall' Accad. di Parigi ,
e per mezzo di una vasta corrispondenza letteraria sa questo sog-
getto ; ma la novità dell'assunto, le circostanze del tempo,
in cui s' iornoravano ancora molte cose riguardo agl'atmosfera,
ed a'tre cause accidentali , non gli permisero di dare un trattato
propriamente detto delle meteore; ma piuttosto una compilazio-
ne di varie opinioni sulle medesime, che servì ( come desiderò
1' Autore, Disc. Prelim. pag. 3o ) moltissimo ad accrescerne Io
studio indicandone i vantaggi , moltiplicandone la cognizione.
Anche l' Italia in questo tempo fu animata à coltivare lo studio
delle modificazioni atmosferiche del cel. Abate Toaldo Professo-
re di Geografia , Astronomia, e Meteorologia a Padova, per mezzo
della sua Dissertazione coronata dalla P. società delle Scienze di
Montpellier sul problema proposto per l'anno l'j^^i^ ■= Qwsì è
r influenza delle Meteore sulla vegetazione , e quali conseguen-
ze pratiche possono ricavarsi, relativamento a quest' oggetto ,
dalle differenti osservazioni meteorolof^iche sin' ora fatte)' = La
brevità di un Saggio non permette di dare un epilogo di questa
preziosa operetta , che fu tradotta in varie lingue, commentata
ec, e sarebbe ancona eccellente, se gli errori del tempo, in cui
ignoravansi diversi fluidi aeriformi, e le loro proprietà , non la
rendessero soggetta ad alcune emendazioni. Disse però ottima-
mente Orazio :
. , . . ubi
96
Saggio di um tkattato di Meteorologia
.... uhi plura nìtent non ego paucis
Offendar maculis .
Perciò qiuist'OpcnUla sarà sempre stimata da'Fisici, e fu di gran-
dissimo vantaggio non solo per la dottrina , che sparse ; ma anco-
ra per quella, che cagionò facendo stabilire osservatori, eccitan-
do molti a registrare le IMeteore, unitamente ali' abl>ondanza , o
carestia dell'annata, ai morbi , che toimentarono gli uomini , o
gli animali domestici ec. ed alcuni a scrivere sopra questi inte-
ressanti argomenti . (a)
Il freddo straordinario,che accadde in gennajo del 1776 ser-
vì pure a promovere la Scienza delle Meteore , per le grandi
differenze, che si trovarono nei diversi termometri, ciò che de-
terminò i Fisici , e le Accademie di Parigi, di Londra ree, ad
esaminare accuratamente gli strumenti per renderli comparabi-
li , e determinare il vero grado del freddo solfertosi . ( Journal
de Phisiqiie 1782,, tom. ai sup. pag.lll) Nello stesso anrio si sta-
bilì la Società R.di Medicina a Parigi, dalla quale si mandò a tut-
te le Accademie, ed a molti Medici una Memoria instruttiva , in
cui si raceomandano particolarmente le oss. Meteorologiche , ed
in breve ebbe annualmente i Giornali di più di cento Osservato-
ri . Lo studio della Meteorologia in questo tempo era divenuto
talmente in uso, che il giovine Monarca ordinò al suo primo Me-
dico di portargli ogni settimana il quaderno dei fenomeni atmo-
sferici registrati dalla Società di Medicina. Da molto tempo pri-
ma il nostro primario Professore di Medicina, e Medico della Fa-
Eiiglia Reale, Conte Ignazio Somis , teneva un accurato giornale
delle osservazioni barometriche , termometriche , e delle Meteo-
je fatte a diverse ore del giorno; delle quali l' Impeiiale Accade-
mia
{a) Trattasi particolarme-nte in essa
dell' influenza della Luna in oggi vali-
damente difesa dal cel. La-JIarck, dell'
X*
Istituto Parigino, nei »uoi dotti Annuarj
Meteorologici. \
Del Sic. A. M. Vassalli-Eandi . 97
mia delle Scienze, Lettere, ed Arti possiede due grossi Volumi in
loglio, che contengono le osservazioni dal i'^ Genu. 1753 ai aa
Giugno 1790, le quali formano, con quelle dell Accademia, una
serie non interrotta di 54 anni • i^' esempio della R. Società di
Medicina eccitò le altre Accademie ad occuparsi dello stesso sog-
getto, non solo con le oss., ma ancora proponendo quesiti relativi,
che tra le altre Opere, ci procurarono la bellissima Dissertazione
dei Dott Retz su la iMeteorologia applicata alla Medicina, ed all'
Agricoltura , coronata dalia R. Accademia di Bruxelles nel 1 778 .
Ole anzi all' Haja in Ollanda si formò una Società di Medicina ,
e MeteoroI(jgia che si coi legò tosto con quella di Parigi , che le
servi d'esemplare, e pubblicò di già diversi tomi; e l'Elettore
Palatino stabili una Società Meteorologica a Manlieim,che pro-
dusse già diversi volami, dai quali appare, che non contenta del-
■ le oàs. fatte nei divejsi paesi dell' Europa, si procurò ancora
Osservatori nelle altre parti del mondo, provedendo eziandio a
speje del benefico Elettore gli strumenti , ed i registri stampati
a molti Osservatori , ed anche a varie Accademie , per avere le
osservazioni fatte cogli stessi strumenti, e compilate con lo stes-
so metodo, onde poterne più facilineute, e sollecitamente dedur-
re risultati vantaggiosi all' umanità («) .
Con tali fondamenti si potevano i Fisici lusingare di non
aver più ad attendere lungamente un trattato compiuto di Me-
teorologia, come indicò il lod." Gjtte nella PreFazi<jne alle Me-
morie che stampò del 1788 per supplimento al suo Trattato . Ma '
le timide Muse, sbigottite dai rumori bellicosi , che assordaron
tutta Europa, si nascosero; diverse Società furono dal fiero Marte
dissipate, qual nebbia al vento , si rovinarono alcune Specole ,
Tomo XIII. i3 niol-
[a] Questo fu pure ultimaraenf fitto
dal Consiglio Superiore Civile , e fJiU-
tare ili Sanità di Torino riguardo ni Con-
siglieri della 37.111» Divisione IMilitare,
e S. E. il Ministro dell'Interno stabili
jmre una corrispondenza Meteorologica
per tutta la Francia.
f)8 Saggio di un trattato di Meteorologia
molti Osservatoli incerti della loro condizione futura, od astretti
dalle circostanze, abbandonarono i loro diletti studj con danno
i;randissimo di questa assai interessante parte della Fisica parti-
colare , la quale appunto, per essere piìi utile che dilettevole, è
meno rispettata dal maggior numero degli uomini, che
A voci più che al ver drizzuu li volti;
Epperò forman sua opinione
Prima eh' arte, o ragion per lor s' ascolti e
per non essere di vantaggio immediato si coltiva soltanto dalle
Società, che si credono immortali, e da coloro, che alla gloria
momentanea di curiosi ritrovati antepongono il giovare a' poste-
ri, dei quali di gran lunga minore è il solletico della gratitudine.
Per rianimare, per quanto le mie forze mi permettono, que-
sti utilissimi studj, non potendo per ora eseguire quanto promisi
del I 787 al cel. Senebier dando il Trattato completo di Meteo-
rologia in più Volumi, comincierò a proporne il Saggio all' esa-
me degli intelligenti. E siccome in questo, non solo vengono in-
dicati i fonti principali della Storia, sin' ora negletta con grave
danno della Scienza, che sarebbe certamente molto più amjilia-
ta se i primi ristoratori dflla medesima avessero dato un compen-
dio delle cognizioni meteorologiche degli antichi, e messo sotto
gli occhi degli Osservatori le massime generali da verificale , e le
grandiose viste di Teofrasto, Ippocrate ecc. , ed ancora lo scopo
ed i vantaggi di questa sorta d' osservazioni ; il miglior metodo
di farle, e registi arie ; gli strumenti necessarj con le cautele da
aversi nel servirsene, le più importanti teorie sopra la natura
dell' atmosfera, sopra V influenza degli Astri , sopra l'elevazione
dei vapori , sopra le modificazioni, che subiscono nelF atmosfe-
ra, sopra le quattro classi di meteore acquee, ignee, aeree, ed.
enfatiche; e sopra le osservazioni botaniche, zoologiche, e me-
diche da aggiungere alle Meteorologiche, ecc. , così i Fisici po-
tranno giudicare de' fondamenti del Trattato , ed io profittare
delle loro considerazioni per emendarlo. Che se alcuno proverà
essermi in qualche par^e importante ingannato, non contento
di correggere la mia Teoria , significherò ancora 1' Autore , che
mi
Del Sic. A. M. Vassalli-Eandi • 99
mi trasse d' errore, onde mostrargli per quanto posso la mia nco-«
noscenza; giacché 1' animo mio
Altro diletto che imparar non trova,
affine di rendermi , giusta mie forze, utile alla società .
DEL
100
DEL PRINCIPIO DOLCE DEGLI OLI
MEMORIA
Del Sic. Gioachino Caru adori
Presentata li 18 Novembre i8o5
DAL SIC. ANTONIO GAGNOLI.
X-J pratica comune dei nostri Orologiari , e di altri Artefici ,
quando hanno bisogno per certi usi di un olio sottile , o come di-
cono essi depurato , di mettere deli' olio d' nliva in dei vasetti di
vetro con della piccola munizione da schioppo, o pallini di piom-
Lo , e teuervelo sopra qualche tempo, prima di adoprarlo , in
riposo , e non ne sanno il pere he, come avviene di tante lUili
pratiche, che si hanno per tradizione popolare. Ma egli è certo ,
che ottengono benissimo il loro intento; poiché dopo dei giorni
si osserva nel fondo dell'olio contenuto nei detti \asptti un se-
dimento, o precipitato biancastro, pivi o meno abljondante . ad-
dosso al piombo, e l'olio di sopra frattanto ha acquistato chiaiez-
za maggiore, e trasparenza .
La mia curiosità mi portò a prender di miia questo fatto,
e l'investigazione , che mi parve neritasse , m' impegnò a stu-
diarlo sensatamente , a fare cioè una serie di osservazioni , e di
ricerche per arrivare ad intenderne la ragione, persuaso che tal
volta dai più trascurati triviali usi si posson ricavare dei principj
utili e grandi , e che le sorgenti di fisiche verità spesso scatu-
riscono dall'osservazione dei più piccioli fatti .
Gli olj fissi , che si ottengono per espressione , o dai frutti,
o dalle semenze, contengono immedesimate più sostanze etero-
genee i cioè della_/ec«Zrt amìdaceut della/eai/ci colorante.) e del-
la
Del Sic. Gioachino Cauiiadori . loi
la mucilagi ne : ([UQste \<rec\ [ninno in parte mediante il riposo ,
separandosi dall'olio, in cui sono invibcliiate , e si adunano in
fondo ad esso fluido in l'oinia di quella densa materia , che si
chiama Bloccliio . Ma v\ restano le parti le più sottili, e spe-
cialmente della mucilagine , che difficilmente e lentamente
precipitano ; di questa poi vi resta la più gran porzione , non si
sa come combinata col sugo oleoso , assieme con della fecula co-
lorante , e forse anche della sottilissima fecula amidacea , e non
precipita giammai l' olio, non ostante il lungo riposo . Che esista
una tal qual ronibinazioue delle divisate sostanze con folio è
certo , perche con qualunque mezzo meccanico non si arriva a
separarle .
L' immortale Schede scuopri , che combinando l' olio di
mandorle , d' oliva ec. ec. , di quegli olj , cioè , che si chiamano
crassi , con dell' ossido di piombo, per mezzo del calore e dun
poco d'acqua aggiunta a questa mescolanza, si separava da detti
olj una materia fluida , che veniva a galla , la quale esaminata ,
parvegli che avesse i caratteri di mucilagine, o cor[)o gommoso,
molto più , che distillata con l' acido nitrico si ridusse in acido
ossalico . A questa dette il nome di pnnrìpìn dolce degli olj .
Tutti gli olj crassi dettero a Schede in abbondanza della
mucilagine ,. e delle fecule , che egli chiama principio lìolce , ma
da quegli olj crassi , che si chiamano essìcctitiv'^ eccettuato l'olio
di lino , non potè ricavare la detta sostanza .
Lo scopo dei nostri Artefici , quando mattono l'olio sopra il
piombo [>er depurarlo, o defecarlo, egli è dunque di spoorliarlo
de! principio dolce, che ei contiene , e che lo rende viscido , e
coagulabile . Varj metodi sono messi in pratica dagli Artefici dei
varj paesi per ottenere questo effetto, e tutti sono riconosciuti
per buoni dall' esperienza , ma non s'^ ne rende ragione da nes-
suno , perch • nessun Chimico se ne è occupato , e in cunspouen^
za «piesti metodi, per buoni che siano, siccome non sono stati
uè circostanziati né studiati , e in conseguenza ridotti a princi-
pj , camminano sull' incerto, né si sa, se si possano miglioiare,
e renderli più spediti .
Io
y
loa Del puiNCiPio dolce degli olj
Io, clic presi di mira il metodo dei nostri Artefici , mi son
limitato a studiar ([ucsto . Le mie osservazioni , e ricerclie per-
tanto sono state dirette a dare nna s[)iegazione del fatto , t( iieii-
dogli dietro passo passo in tutte le crcostanze. per rintracciarne
la cagione, e ridurlo cosi a dei principj , o fondamenti teorici ,
cosa di cui , credo, die nessuno si sia occupato fin (juì Cammin
facendo, ho tirato dalle osservazioni quelle conseguenze, che ne
venivano di ragione , e siccome alcune mi sono parse nuove , o
che ci portassero a delle più precise nozioni di quelle , che ave-
vamo, le ho raccolte. Tutto ciò ha dato materia alla pi esente
Memora ,
1. Posi della sottile limatura di piombo in nn vasetto di ve-
tro, in altro del piombo tagliato a pezzetti , in nn terzo dei palli-
ni o piccola munizione da scIiioj)po, e neh' ultimo , nna lastra
di piombo per piano, e versai soi^ra a tutte cjueste porzioni di
piombo un' egual dose d' olio d' uliva . In capo a de' giorni era
succeduto neir olio di tutti quattro i vasetti una sensibile preci-
pitazione, e deposito di mucilagine, e sostanza feculenta, o prin-
cipio dolce , ed avea ricuoperta la superficie del piombo .
Dunque il piombo in qualunque forma , o figura , ha la vir-
tù di depurar 1' olioj onde resta escluso il sospetto di qualunque
azione meccanica . - ■
2. Versai della limatura di pIom])0 in nn vasetto di vetro
a collo stretto , e lo riempii d' olio d' uliva : altra ugiial quantità
di lin\atura di piombo fu da me collocata in vasetto di vetro di
bocca larga con altrettanto olio sopra . Osservato folio di questi
vasetti dopo dei giorni . parvemi di rilevare una qualche differen-
za nella quantità del deposito .
Allora turai esattamente con cera molle 1' apertnra del va-
setto a collo stretto , ma non vidi farsi , non ostante il lungo
soggiorno , nuovo deposito , come nell'altro vasetto tutto aper-
to , che andò sempre aumentando .
Pare dunque , che 1' atmosfera col suo contatto al»bia parte
in questo efi'etto ; e questo lo esamineremo a suo luogo (i4) •
3. Riconosciuta una tal proprietà nel piombo, pensai sr;bito
\ di
Del Sic- Gioachino C.\ruadoki . io3
di mettere a cimento gli altii metalli, per vedere, se qiialchedun
altro , ne fosse ugualiueiite dotato ; e principiai dallo zinco .
Presi della limatura di zinco, dello zinco in Frammenti , ed
una pi cola lastra di zinco , e collocai ciascuna di queste porzio-
ni in tie bicchieri ugnali di ^ etro , con egiial dose d' olio d' uli-
va per ciascuno . L'olio in capo a dei giorni avea fatto un de[)o-
sito sopra tutte tre le parti dello zinco, ma più abbondante , che
del piombo (i) , ed era diventato assai chiaro , e trasparente, ed
aveva meno sapore dell'altro olio .
4. Ma uè il platino, uè l'oro, né l'argento, né il mercurio,
ne il rame , né il ferro , né lo stagno , né il regolo d'antimonio ,
né il regolo d' arsenico , né quello di cobalto, di bismuto, di ni-
ckel, in somma nessuno dei metalli i piìi comuni , e che erano
a iiia portata, Iiè in limatura o in pezzetti , né in lastre , né in
proporzioni comunque diverse rispetto all' olio , produssero nes-
sun precipitato, cioè non si ricuoprirono , per quanto dimorasse-
ro iieir olio , di quella mucilagiiie , di cui si riveste il piombo , e
lo zinco soggiornando a lungo in detto fluido .
5. Il rame , ed il nickel , con lo stare immersi nelTolio , lo
tinsero di verde . Po~i della limatura di rame in un b. celliere di
vetro mezzo pieno d'olio; si vide dopo poco tempo tingersi di
verde la superfìcie della limatura. Questo colore in capo a dei
gio ini di\ eritò sempre più intenso, e andò dilatandosi , talché al-
la line airi v ò a colorire tutto l'olio, dal l'ondo, di dove aveva
cominciato , fino alla superfìcie .
Osservata ben bene la limatura , dove era tinta di verde ,
vidi, che in qualche lato vi scorgeva degli stracci, o piccoli
fiocchi di un color più forte del rimanente del fluido , e decan-
tato r olio adagio adagio rinvenni nel fondo a contatto della
limatura deUn post>tuia verde, che era la sostanza mucilaginosa
tinta di quel colore .
11 color verde . comunicato all' olio della limatura di rame ,
è , come ognun sa , un ind zio dell'ossidazione del rame ; e 1' os-
sido di rame, si vede, che aderiva alla mucilagine, o princi-
pio dolce dell' olio .
6.
ic4 Del principio dolce decli olj
6. Mi procuiai una piccola lastra di zinco inolto levigata e
lucente^ e la gettai in un Liccliierino di vetro pieno. Uni» a mez-
zo, d'olio; dopo parecchi giorni erasi ricuojjtnta dappertutto di
un cedimento di inucilagiue , che affettava una specie di cristal-
lizzazione nel modo , con cui si era disposta intorno allo zinco;
e sotto a questo sedimento ^ esaminalo lo zinco , crasi leggerissi-
luainente da per tutto ossidato .
Feci un simile esperimento con una lastra di pìomlo assai
pulita e lucente, ed ottenni I' istesso risultato , cioè il deposito
mucilaginoso sopra , e intorno i lati del piombo, e sotto, dell' os-
sido di esso metallo; cosi pure le porzioni di piombo, e di zinco
adoprate nell' Espp. i, a, i, che non avevo trascurato di esami-
nare, furono da me trovate leggerissimamente ossidate .
7. Presi della limatura di piouibo vecchia e nerastra , o gri-
gia , cioè ossidata dal contatto dell' aria , e la messi in un abbon-
dante dose d' olio in un piccolo bicchiere di vetro ; altrettanta li-
matura di piombo fatta (i'alIora,e dotata di tutto il suo splendore
metallico, fu da me contemporaneamente messa in un vaso simi-
le, con altrettanto oliordopo il lasso di più giorni, fattone il
confronto, riscontrai, che il deposito mucilaginoso sulla limatu-
ra di piombo grigia, cioè ossidata, era molto maggiore , che sopra.
la non ossidata e lucente ; e questo sulla prima si era applicato a
gruppetti con simetrica disposizione cristalliforme; e l'olio era
divenuto molto più chiaro e trasparente che l'olio dell' altra,
e meno sapido.
8. Queste osservazioni ( 6, 7 ) mi portarono a congetturare ,
che la precipitazione della mucilagine, o principio dolce dell'
olio, operata dal piombo , secondo la pratica volgale, si dovesse
all'ossido del jjiombo medesimo formatosi in seno al dittto fluido.
Già Schede ci aveva insegnato, che gli ossidi di piombo
hanno l' attività di separare dall' olio la mucilagine con la sostan-
za feculenta, ciocché Egli comprese sotto il nome di prif.cp'o
dolcey per mezzo di una semplice opeiazione ; ed io V ho confer-
mato con un metodo più semplice, e più istruttivo .
9. Presi di quell'ossido di piombo vetroso, che si chiama
.li-
Del Sic- Gioachino CAnRADom • ic5
UtarEÌrio-) polverizzato, e ne messi una (]uantità in vasetto di ve-
tro, e poi vi versai sopra circa ad un pollice d'olio: dopo poche ore
trovai che l'olio a vea latto un abbondante deposito sopra il detto
ossido, e fu tale e tanto , che il sedimento superava la quantità
.dell'olio, e l'oho era, cojjfnso conia mucilag,ine. che si era separata
dal corpo di detto fluido, in modo, che non era più diafano, ma
opaco e denso , ossia un misto d' olio, e mucilagine , biancastro ,
come la Morchia ,
10. Con gli altri ossidi , o termossìdì di piombo, Massicot, e
Mìnio, ridotti in.p'jlvere, io ebbi i seguenti risultati. Il minio
messo Beli'oliocontenuto in uno dei soliti bicchierini di vetro. nell'
istessa propoiz ojie del litargirio, crebbe moltissimo di volume.
incorporaiKlosi «on l'oho, e l'olio nel mescoLaisi con q-uesto os-
sido avea depositato della mucilagine ^ che si vedeva frammi-
schiata in forma di bianchi stracci, o fiocchi, col Minio; e non era
succeduto un regolare sedimento, e che posava tutto insienje so-
pra r ossido^ come sul litargirio.
Il JVlassicot anch' esso rigonfiò moltissimo, e succhiò tutto
l'olio, ma non si formò sedimento di mucilagine, né se ne potè
scorgere frammiscbiiitaair/jssido fojte, a causa della poca diver-
sità del colore , come nel Minio .
1 1 . Ma fece poi raarcataraente il suo effetto con qnest' altro
es|iediente . Sparsi poche prese di Massicot sul fondo di uno dei
soliti vasetti, e vi infusi sopra poco più di mezzo pollice d'olio;
dopo poche ore era rigonfiato notabilmente, ma non aveva pro-
dotto niu«,, deposito; alloia lo agitai ben bene con una spato-
la , acciò si mescolasse uniformemente con l'olio: difatti vi si
mescolò, e poi'precipitò lentamente, e sopra di esso in capo a dei
giorni si precipitò moltissima mucilagine, che turbò tutta la tra-
sjiarenza dell' olio , e lo fece diventare semifliiido e opaco, come
iiiorchia . '
Egli era manifesto, cbe 1' ossido nel mescolarsi con l'olio
avea prodotta la separazione della mucilagine da! corj)© deli' olio
medesimo .
, la. Dopo ciò egli era naturale il supporre, che l'ossido di
Turno XIII. i4 z'"--
icò , Del l'RiNciPio dolce degli olj
zinco avesse una tal proprietà,alnienoal pari dell'ossido di piom-
hc, {iiaccliè, come si è rilc\ato dalle aiilecedenti osservazioni
-( 3 6 ) , lo zinco ne è dotato più del piombo .
Io presi di quell' ossido di zinco volatilizzato, che si chiama
volgarmente^ori di zinco, che è un ossido di zinco ossigenato, o
come lo chiama Brngnatelli, termossìdo di zinco termossigenato ,
e ne versai porzione in uno dei soliti vasetti, e lo ricnopersi
d' olio all'altezza di più di mezzo pollice. Lo trovai, rivistolo
dopo poco tempo, rigonfiato assai, o cresciuto di volume, ma
senza avere indotta precipitazione di sostanza mucilaginosa, o se-
dimento. Lo mescolai esattamente con l'olio, agitandolo con una
spatola, e si distese per tutta la massa dell' olio inalbandolo , e
lasciatolo poi in riposo, l'ossido si vedea cominciare a precipitare,
ma lo faceva con difficoltà; ma riservatolo dopo dei giorni fu
manifesta la precipitazione sopra all' ossido di una gran quantità
di mncilagine sottilissima, che turbò rjuasi tutta la trasparenza
dell' olio . Dopo degli altri giorni, vidi compensarsi la massa dell'
olio, e convertirsi in un composto di mucilagine , ossido ed olio,
denso, e bianco come la manteca .
Messo poi il detto ossido in minorquantità, di 6 grani in cir-
ca, in altro vasetto con dell' olio all' altezza di un pollice in cir-
ca, ed usata la solita diligenza per mescolarlo col fluido , piodus-
se la solita separazione della mucilagine, che turbò l'olio, ma
non lo fece condensare a tal segno ; bensì divenne semifluido .
Si vede dunque che 1' ossido di zinco ha moltissima attività
di svolgere, e separare la mucilagine, e sostanza feculenta, o
principio dolce, combinato con 1' olio.
Si vede ancora, che quest'ossido ha, come gli altri ossidi di
piombo ( 9 IO 1 1 ) polverizzati, moltissima coesione, o forza di
aggregazione con l'olio, per cui si unisce facilmente con esso,
e difficilmente precipita, quando vi si è unito; ma vi resta in
gran parte sospeso; e che ciò dee concorrere a far perdere la flui-
dità all' olio , fomentandone il coagulo, oltre all' effetto, che vi
produce con iscomporlo,e separarne la mucilagine .
i3. Messi a cimento con 1' olio questi istessi ossidi ( g io ),
-ir.: ,. iWL > non
Del Sic. Gioachino Caruadori» 107
non in polvere , ina solidi , o sia a pezzi , dettero i seguenti risul-
tati . L' ossido di piombo Utar^iriu immerso in un vasetto di ve-
tro pieno d' olio, dopo poche ore, si ricuoprl di tenue rara muci-
lagine, che divenne sempre più folta; e dopo un giorno gli si era
alzata intorno a segno, da invilupparlo intieramente in un nuvolo.
L' oii>\ào.Massicot si mostrò poco efficace . L' ossido Mìnio si co-
nobbe , che avea dopo de' giorni fatta depositare all'olio qualche
poco di niucilagine, poiché riscontrai la superficie di esso tappez-
zata di lanugine biancastra, e questa specialmente circondava la
circonferenza della sua base affettando l'apparenza cristalliforme.
Onde pare che questi due ultimi ossidi, e specialmente il
Massicot per la sua compattezza, abbiano bisogno di esser divisi ,
per potersi mescolar con l'olio, e moltiplicare i contatti j altri-
menti non sono valevoli a produrre il loro effetto .
j4- Dopo questi fatti , la congettura (8) che la precipitazio-
ne Ac\ principio dolce operata dal piombo nell'olio, fosse in gra-
zia d' un ossido, che vi si forma, avrebbe acquistata tutta la pro-
babilità. Ma come'può egli ossidarsi il piombo immerso nell'olio?
Qual è 1' agente, che vi produce 1' ossido ?
Io versai della sottile limatura di piombo in una boc-
cettina di vetro a collo stretto , e 1' empii fino in cima d' olio ,
poi turai esattamente l'apertura con cera molle: altra quantità
uguale dell' istessa limatura la posi con altrettanto olio in un bic-
chierino di vetro scoperto . 11 primo di questi vasi, come ognun
vede , non dava adito all' aria atmosferica , e 1' altro glie lo dava
amplissimo . In questo, al tempo solito , si vede il solito sedimen-
to; nell'altro, né prima, né poi. Replicata l'operazione nell'istes-
so modo con la limatura di zinco, ebbe il medesimo successo; nel
vaso aperto si ebbe un abbondante sedimento ; e fu quasi nullo ,
e appena discernibile, nel vaso chiuso. Aperti i vasi chiusi , e
versato fuori un poco d' olio, di modo che rimanesse scemo, e
<piasi ammezzato il vaso, allora si fece la precipitazione secondo
il solito in ambedue .
Dunque non si ebbe precipitazione ; perchè non si foi'mò os-
si-
ir {5 Del principio dolce deóm oli
sido . o 1' ossido non si formò, perchè fa itnpedito all' olio 1' ac-
cesso dell' aria .
' i5. Io mi ricordava di quell'ossido di rame mucilaginoso, o
Verde-rame del ii.° 5 , onde pensai , che dei fatti di tal genere,
replicati, e variati air uopo, mi potessero servir di guida nelle
mie indagini .
Presi un vasetto di vetro, o boccettinaaUuigo collo, e stret-
to, e vi gettai dentro delia limatura di rame , in modo che ne ri-
cuoprisse tutto il fondo; in seguito la feci piena d'olio fino in ci-
ma, e la turai di poi con cera molle in modo, che la cera comba-
ciasse con 1 olio, acciò nessun' aria potesse avere accesso all'olio.
Messi l'istessa limatura con V istesso olio in altro vasetto di ve-
tro, o ]x)GGettina con la Ixjcca larga, ma aperta; e l' istessa rnate-
ria linahneute messi in una tazza di vetro. Nel primo vasetto si
ebbe col tempo una leggerissima tinta di verde-rame, che comin-
ciando dal fondo-sali stentatamente , e si diffuse per tutto l' olio,
non ostante che l'olio, come si e visto, fosse esattamente separa^
to dall' aria : ma nei due vasi aperti , la tinta fu più marcata', é
divenne sempre più intensa, specialmente nell' olio-delia tafeiza^
che diveniva più cupa in proporzione che Inolio stava esposto
air aria , ed invecchiava. Starato il primo vasetto, ed ammez-
zatolo con gettar via parte dell' olio, acquistò ili progresso il to-
no, o color verde , simile a quello degli altri .
Vi e dunque nelT olio un principio , o componente imme-
diato, che attacca il rame , e fa le funzioni d' acido, ossidando-
lo, poiché il verde-rame, come ognun sa, non è che un ossido
prodotto da un acido vegetabile. Questo principio benché. mostri
dei caratteri d' acido , senza bisogno di ossigenarsi , può per al-
tro, per quanto mostrano l'osservazioni, acidificarsi da vantag-
gio, ossigenandosi, o termossii^enandusi . quando è in grado di as-
sorbir r ossigeno o termos^igeno dell' atmosfera, le allora spiega
molto più i caratteri di acido. Sembra poi , che risieda nella niu-
cilagine ( n.° 5 ) , o principio dolce dell'olio, cosi detto da
Schede.
i6. Di quest' olio colorito di verde-rame ne feci tre parti , e
le
- Del Sic. Gioachino Cariiadori . ICQ
le messi in bicchierini di vetro, una sopra della limatura di piom-
bo naturalmente ossidata, itna sopra della limatura di zinco , e
r ultra sopra 1' ossido vetroso di piombo, litargi/io, polverizzato,
persuaso, che se il principio dolce era quello che diflondeva nell'
olio il verderame, dovea, precipitandosi, spogliar 1' olio di quel
colore. Di latli tutte tre le porzioni dell" olio si scolorirono mol-
to dopo il loro soffgioFiio sopra i detti ossidi , e il deposito clie si
vede, non era, che una verde mncilagine .
Pare dunque, che W principio dolce dell' olio sia quel com-
ponente immediato , che fa le funzioni di acido attaccando il ray
me, anco senza ossi<ìenarsi, e che sia poi capace di acidificarsi at-
traendo l'ossigeno dell" atmosfera , in ragion del tempo che sta
esposto, e della superficie, con cui si espone all' aria. E siccome
questo è diffuso^ probabilmente per una specie di soluzione, nell'
olio, perciò nell' unirsi con l" ossido del rame porta il colore a
tutto l'olio. Ma ciò sarà più chiaramente diajostrato con altri
decisivi esperimenti altrove ( -6 27 28 ) .
l'i. EccO' pertanto avverata !a congettura (8). Non vie pili
dubbio; il piombo, e lo zinco immeisi nell'olio in tanto vi cagio-
Tiaiio un deposito, o sedimento mucilagiiioso, in quanto che at-
taccati dal principio dolce dell' olio , che la le funzioni d' acido ,
e che sracidffica poi con assorl)iie 1' ossigeno, o tnmossigeno at-
mosferico, si convertono in ossido, e mediante quest'ossido si ot-
tiene la precipitazione dell' olio . Di fatti , se è impedito all'olio,
che vi si formi questo ossido, impedendo al principio dolce V os-
sigenarsi per acidificarsi , nìediante la separazione dell'olio dal
contatto dell'aria (14) ^ "on si ha qnasi-nessunaipEecipitazione , e
si ha ahbondante quando l'olio è nelle più favorevoli circostan-
ze per assorbir 1' ossigeno, o t( Tìvossigaw , dall' atmosfera .
18. D' altronde non si può dubitare, che l'ossido del piom-
bo è qnello , che indipendentemente da cpjaluiique altra causa
agisce per una specie d' attrazione sopra il principio dolce dell'
olio, é attraendolo lo fa precipitare . In quel vaso ( u,.° 14 ), ove
non si era ottenuto dall' olio nessun preci|)itato con la limatura
di zinco, per essere stato chiuso ermeticamente, gettai un pez-
zet-
Jio Del rniNCiPio dolce degli olj
zctto di litaiiririo, con poclie prese di limatura di zinco, e ripie-
no d'olio lino in cima io turai di nuovo ermeticamente con la so-
lita cera molle . In poco tempo il pezzetto di litargirio si ricuo-
prì di mucilagine, che affettava delle figure cristalliformi, e poi
nel corso di pochi giorni rimase inviluppato talmente da un de-
posito bianco dell' olio, che pareva un fiocco di cotone: e sulla
limatura di zinco non si depositò nuUa^ma rimase tale quale pu-
lita e netta.
L' esperimento mi par che dimostri all'evidenza, che l'os-
sido del piombo, senza altro, con ima sua forza particolare ha se-
parato il principio dolce dell'olio del vasetto, e l'ha fatto pieci-
pitare per unirsi ad esso ; laddove lo zinco , per non essersi con-
veitito in ossido, non lo ha potuto fare .
19. Tanto è vero ciò , che non si ottiene precipitato alcuno
dall' olio , quando in vece di qualche ossido di piombo lìbero , vi
si ponga dell'ossido neutralizzato ^ o quasi neutralizzato, o sia
combinato a qualche acido .
Già le disposizioni cristalliformi osservate (nJ 6, 7, 18 ec.) da-
vano tutto il fondamento di credere , che il principio dolce dell'
olio fosse per una forza chimica attirato dagli ossidi di piombo, e
zinco, e che si formasse , o si tendesse a foruìare fra queste due so-
stanze cjueU' unione, o combinazione chimica , che si denomina
Sale : ora ciò vien dimostrato col fatto seguente .
Si ponga in un vaso di vetro una porzione di qnell' ossido di
piombo acetato , che si chiama biacca , o cerusa , e vi si versi so-
pra dell' olio ; per quanto l' olio vi si trattenga sopra, e si varii
proporzione, non darà nessun precipitato; ma se si adopri quest'
ossido dopo avere scacciato per mezzo della distillazione da esso
r acido, e reso libero, allora si avrà un abbondante deposito, che
si disporrà a foggia di cristalli, rappresentanti delle vegetazioni ,
o forme arboree sopra la cerusa calcinata , o sia spogliata dell'aci-
do acetoso .
Dunque l'acido neutralizzante impediva all'ossido di piombo
di esercitare la sua attrazione , o affinità sul principio dolce dell'
olio; e non ha riacquistata questa fojza, o proprietà, finché non
-5 ri è ri-
Del Sic Gioachino Carradori • 1 1 1
è ritornato libero scacciandone 1' acido, che la teneva impiega-
ti!, o parlando cliimicamente, che saturava questa affinità: allora
r ha potuta esercitare sul principio dolce, e lo ha separato dall'
olio, facendo ogni forza, e mostrando una marcata tendenza a
coinlìinarsi con esso. E forse la ragione perla quale ì" ossido Mi-
uio, e r ossido di zinco volatilizzato, y?or/ di zinco, (io la) , dif-
feriscono dal Litargirio (8 i3) , nel modo di precipitare il princi-
pio dolce dell' olio, ella è, perchè questi ossidi sono soverchia-
mente ossigenati , o termossigenati, ed in conseguenza meno libe-
ri del litargirio .
ao. Di fatti ho riscontrato, in riprova dell' affinità chimica
dei nostri ossidi col principi© dolce dell' olio, che quando hanno
attirato una quantità di principio dolce, da saturarsene, non ne
possono più attirare, e separarlo dall' olio , e che per renderli di
nuovo capaci di attirarlo , hi-ogna liberarli da quella quantità ,
di cui si son caricati; allora la loro attività torna da capo ad eser-
citarsi sul principio dolce deli' olio , e vi forma un nuovo depo-
sito .
Io messi della limatura di piombo, e di c|uella dì zinco in
due vasetti con olio, e ve le tenni dei giorni parecchi , acciò si
caricassero di deposito, quanto era possibile . Dopo un lasso di
giorni vidi, che era rimasto ad un termine, e non andava cre-
scendo, allora tolsi le dette porzioni di limatura dall'olio, e ve
ne messi delle nuove : quasi dentro 1' istesso tempo si formò un
nuovo deposito, come prima : mutai in somma quattro o cinque
volte la limatura , e setnpre ottenni nuovo abbondante deposito.
Feci I' istesso anche con del litargirio in pezzi , ed ottenni, le-
vando il litargirio già saturato, ed introducendovene del nuovo,
sempre un nuovo deposito .
Io presi della biacca, o cerusa calcinata , e la messi in un
bicchiere con dell' olio, dopo che ebbe prodett» la massima prcr
cipitazione, o deposito, succhiai tutto l'olio, e ve ne versai adagio
adagio del nuovo 5 ma invano, perchè non ebbe nessun deposito;
allora decantato 1' olio, tolsi dalla superficie della biacca il sedi-
mento che la ricuopriva , e vi rimessi sopra il medesimo ; così
et-
112 DeT. TRIKCiriO DOLCE DEGLI OLJ
ottfnni di nuovo la precipitazione, e fu abbondante. Così » se a
del iJtargirio in pezi^i , do])0 che si è tenuto quanto mai jsfll'
olio, si tolga quella niucil^gine che lo riveste , e lo satura , e &i
(rimetta cosi pulito nelF olio, si carica da capo, e si riveste dell'
Ì6tes;a camicia.; al contrario vi resta inerte;, se vi si rimetta tale
<{uale .
2.\. Collocai sul fuoco una fiala di vetro aoeiustala con dicl-
la limatura di piombo recente, e c-ou poco d' olio . Il lluido co-
hiìiigìò decisamente a bollire; e eiccomi), come Ijo mostrato al-
trove ( Ann. Chini di Pavia Tom. VII ) , 1' olio ncn bolle ., dovei
iuf rire, che I' ebullizione era cagionata dallo sviluppo di qual-
clie vapore, o gas . Ne raccolsi porzione , e lo trovai mjiamrnabi-
le. Dopo che ebbe bollito ahiualito lo levai dal fuoco, e lo messi
in riposo, osservandolo. L' olio avea persa la sua liasparenza ,
ed avea mutato colore, e mostrava contener sospesa della mate-
ria . Questa a poco a poco cominciò a precipitare di modo
che dopo qualche giorno formò un deposito, ma informe, che
riconoblii per il solito principio dolce contaminato d' ossido di
piombo. Feci i' istessa operazione con la limatura di zinco, ed
ebbi r istesso risultato ; l'olio finehè stette sul fuoco si manten-
ne diafano ; raftieddato, si turbò , e dette in fondo al vaso minor
quantità di precipitato, ma ci istalliforme.
Ognuno da se è capace di rilevare, che il principio dolce
dell' olio ajutato dal calore è stato capace di attaccare il piom-
bo e lo zinco , e ridurli in ossido , sviluppandone dell' idroge-
no, o flogogeno, come fanno gli acidi; per il che, si è fatto il so-
lito sedimento, o precipitato ( n." J7)' Ecco una ripiova, che il
principio dolce ha i caratteri d'acido , e fa le funzioni d' acido .
22. Messi a bollire nell' olio gli altri metalli , molti vi si so-
no sciolti con sviluppo di gas idrogeno, ma nessun altro, eccet-
tuato i mentovati, vi ha prodotto niun precipitato. Il ferro, e il
manganese si sciolsero assai, e colorirono 1' olio di nero, come il
rame lo colorisce di verde , e questo colore si potè poi togliere
quasi all'atto all' olio, con farne precipitare il principio dolce
per mezzo del litargirio; ma i loro ossidi, per quanto si lasciasse
-io in
DfxSlG. GlOACHIKO CARRADOnr. Il3
in riposo 1' olio, vi si mantennero sospesi, né furono valevoli di
produrre mai nessun precipitato .
Dal che si vede , che benché il principio dolce attacchi i me-
talli in modo, che i loro ossidi restino sciolti, o diffusi per l'olio,
non haimo poi con esso un tal grado di affinità da vincere la l'or-
za , con cui egli sta unito all' olio, e separarlo precipitando insie-
me .
23. Ho tentato di ottenere 1' effetto anche con gli ossidi , o
icrmossìdi . metallici, già formati : gli ho tenuti inimeisi nell'
olio, ^li ho fatti bollire in esso, ma inutdmente. Nessuno degli os-
sidi dei rispettivi metalli soprannumerati {n.°4) produsse la
precipitazione dell' òlio dal principio dolce , come la producono
lo zinco, il piombo, o i loro ossidi già formati . Dunque il prìncì-
jiio dolce dell'olio, si vede , che non ha affinità , se non con gli
ossidi di piombo, e di zinco . Questi sono i ^oli suoi reagenti fra i
metalli .
24. Qualcuno forse potrebbe supporre, che gli ossidi di-
piombo, e di zinco cedessero l'ossigeno, o ter mossi ge>io , clid
<ssi contengono, al principio dolce dell' olio , e che rt^solo inso-
lubile per questa nuova combinazione , lo facesseio perciò pre-
cipitare. Ma ho procurato di togliere questo dubbio , o sospetto
per mezzo dei seguenti schiarimenti .
Rinchiusi del litatgirio polverizzato in della tela finissima a
più doppj, e lo immersi nell'olio caldo: per quanto ve lo lascias-
si stare, non cagionò che un debolissimo sedin)ento , o precipi-
tato, e ciò a cagione d'una minutissima polvere di litargirio, che
aveva traversata la tela, e si era diffusa nell' olio . •' ' '->
Collocai una porzione della detta polvere, di lit'argirio sopra"
vui disco di tela, e poi la ricuopersi con altro disco compagno , e
perchè i due dischi restassero applicati insieme, li contornai la
])eriferia di cera molle. Serrato: cosi fra due pezzi di tela il litar-
girio, lo calai adagio adagio nelPolio; ma fu inutile 1' aspettare il
solito turbamento e deposito; soltanto rinvenni un pocLodi sedi-
mento mucilaginoso, sotto la tela , a conlatto dell' ossido .
Se fosse I' ossigeno, o termossigeno . Oialti'oilaido aeriforme
Tomo XI 11. i5 che
I i4 Del principio dolce degli olj
che si sprigionasse dogli ossidi, e si diffondesse per l'olio pei'
combinarsi col principio dolce , egli è chiaro , che la tela, che
ricuopriva 1' ossido , non glie lo avrebbe impedito ; il gas fu<^ace ,
e sottilissimo avrebbe potuto a traverso la tela penetrar nell' olio
ugualmente che se non vi fosse stata la tela. Ma a quello, che
si vede, è necessario l' immediato contatto dell' ossido con l'olio .
Dunque egli è effetto di chimica affinità.
E poi se fosse stato così, anche gli altri ossidi avrebbero
dovuto cagionare un qualche deposito , e non restare indifferen-
ti, perchè avrebbero potuto cedere al principio dolce più,o
meno dell'ossigeno, che essi contengono,
aS. Benché Sclieele non annoveri gli oli essiccativi fra quel-
li , che contengono il principio dolce, pure ne contengono, come
il flitto lo mostra . Ne contengono assai meno degli olj crassi, o fis-
si , non essiccativi , è più sottile , ma egli è sensibile .
Presi deli' olio di noce , e lo infusi sopra del litargirio polve-
rizzato in uno dei soliti bicchierini : nel lasso di due in tre gior-
ni si adunò sopra il litargirio un iJtecipitato biancastio sottilis-
simo capace di ricuoprire di uno strato ben visibile tutta la super-
ficie deil' ossido i e r olio divenne più chiaro, e più diafano , ed
insipido .
Infusa un'altra quantità dell' i^tesso olio sopra \ fiori di zinn
co, e lasciato il vasetto in riposo, non ne risultò nessun precipi-
tato; ma mescolato poi l'ossido diligentemente per mezzo di una
spatola con 1' olio, si formò tutto un composto albicante; lo agitai
di nuovo per rimescolare l'ossido, quando precipitava; passati dei
giorni, trovai l'ossido tutto precipitato, ma vdi anche turbata la
trasparenza dell'olio per la mucilagine, che si era separata da es-
so , t- che precipitava . Di fatti dopo degli altri giorni , la trovai
precipitata all'atto sopra il detto ossido in forma di sottilissima
polvere, ma ben distinguibile dall'ossido; e la trasparenza dell'
olio era diventata maggiore .
a6. Dopo avendo messo a cimento varj olj di diversa specie,
ma non voiatili, o aroii'atici , ho trovato con (piesto metodo, che
come sono olj ricavati per espressione^ tutti contengono, o poco,
.... o as-
DiLL Sic. Gioachino Carradori. ii5
6 assai della mucihiginc , o principio dolce più, o meno sottile.
Magli olj crassi ne contengono una spro])OJzionata quantità, e
parche siano composti per la massima parte di mucilagine , e
fecu!a (9ioiiii2,i3).Fa maraviglia il vedere <juanta materia
estranea si separi dalT olio (t' uliva il più puro , e il più riposato,
quando vi si gettano dentro dei pezzetti di litargirio , o quando
vi si mette in polvere il detto ossido. Tanta è la mucilagine, che
fi sfjpara, che perde la sua fluidità, e trasparenza, e si converte
in una morchia con dell' olio residuo , interpostovi , e sopranna-
ta n te .
2,7. BenchH> gli olj essiccativi contengano pochissima mucila-
gine , o principio dolce ^ pure è tale e tanto da ossidare il rame
immersovi, e da manifestarsi anche per mezzo di questo efFetto.
Infusi dell'olio di noce sulla limatura di rame in una tazza
di vetro: vi comparve a suo tempo il solito verderame , che si
diffuse per tutto 1' olio ; ma fu assai leggiero ; e per «pianto trat-
tenessi poi r olio esposto air aria con una estesa superficie, il co-
lor verde non andò aumentando , né divenne cupo, come con
r olio d'uliva (i5), eia liftìaturà non soffrì 'ulteriore alterazione^
Da ciò egli è manifesto, che quando quella piccola porzione
di principio dolce dell' olio di noce si fu satiu'ata .dirò così, d'os-
sido di rame , non ve ne restò più per acidificarsi ossigenandosi ,
e proseguire r ossidazione del rame. >-
a8. Decantato il suddetto olio tinto leggermente di verde-
rame in un vasetto di vetro , che conteneva del litargirio polve-
rizzato, lo mescolai agitandolo con uiui spatola ; e lo lasciai in ri-
poso misto col litargirio. Il litargiiio precipitò adagio adagio ,e
con esso il principio dolce colorito 'di verde, e in consegnenza
spogliò aflatto l'olio del colore acquistato. L'istesso si otterrà an-
che coi fiori di zinco .
ag. Presi quest'oho , e lo messi di ntfovo sopra della lima-
tura di rame in vaso di vetro, e lo esposi ti^l" aria per favorire
quanto mai 1" ossidazione del rame ; ma nè'prima fiè poi ve ne
se])j)i ravvisare . ' ' ' 'j
JNon si formò neppure nessun ossido di rame con 1' olio di
no-
Ii6 Del piiiNCii'iO DOLCE degli olj
noce spogliato a dirittura del suo principio dolce (a4) e infuso
sulla limatura ; poiclic (luest' olio, non ostante il lunuo sc^fioino
Il o irò
sr.l rame , non si colori , e la limatura di lanie si mauterine inal-
terAta , e conservò sempre il suo splendore metallico .
,1. . Tanto è vero , che il />r/«f7/'/o'4^o/cc degli olj è quello che
a'ttacca i metalli . e gli ossida Facendo le iUnzioni di acido , es-
.sendu l'uori di dubbio, come si è visto, che quando vengono
privati di questo, principio^ o loro componente, non sono più
valevQlji, 3d.attajccarU , ed ossidai li .
E siccome 1' olio d' uliva contiene dt l principio dolce in
troppa quaiititiì , per ciò non fu possibile di toglieie intieramen-
te {■(>) adesso il colore verderame rised^^nte nel principio dolce ;
jrna solo. diminuirlo ; perche non è forse. possibile lo spogliare iu-
.ti;eraiHente de!, suo principio dolce quest' olio ,
\ ;,,(3q. Gli olj volatili, o aromatici, benché non contengano
4plla mucilagiiie, o priucipio dolce non ostante, ossidano i me-
i,^UÌ ; ma, questo succede in grazia della quantità deif ossigeno ,
Pi^ferjntì^sìe^ejio , che assorbiscono per resinificarsi ; fi,,JLoMassorbi-
Sr^pnp con 'l' iutiero della 1,0 r,© n,ij}ssa .. o a tutta sostanza , laddove
g^i olj fissi lo assorbiscono per mezzo di uno dei loro roni|!on(Ni-
ti , qi.iale è il principio do'ce ; e non tutti , polche fra (jiiesti vi
sono g\\ ef&iccativi , che Jo assorbisqoi^o, anche con la loro, oleosa
sostanza . Ma non è mio scopo la^ discussione di queste, differenr
ze, e rapporti . 'nio o\^'-.>\)Ui
3i. L' istoria di questi fatti ci porta a delle più precise no-
zioni sulla natura degli olj crassi, o fissi, sa\ jj/mcipio dolce y
e b; sue proprietà .
^_ Codesto è dimostrato ,ad eyiden^a, clie; g^li olj crassi i più pu-
ri, e i più riposati , non sono niente affatto fluidi semplici , ed
omogenei , ma molti di essi sono un grossolano composto di poco
pretto olio , e per la massima. parte di mncilagiue, e delle fecule
amidacea, e colorante, che vi sta conibinat;a a segno da non pre-
cipitar giammai , se non iuvirtùjdi una forza chimica , che l'at-
tragga , e da non turbare la loro trasparenza , Queste eterogenee
sqstanze sqiio t|_uel che Scheele scpaiò^ dai 4ctÙ,pJjj;e distinse
coL()L<f me dì principio dolce . ' ' '' Ma
Del Src. Gioachino Carradori . 117
Ma parml , ciie ades'jo 11011 gli coiivriiga più questo nome,
ma che con più giusto vocaboio debJja ciiiamaibi^/vV/t/yy/o acido,
0 acidi ficabilv. ( n." i5 19 20 :>3 ec. )
Pare inoltre, che (juesto principio sia quello , che gli dà il
sapore («) , e il colore, perch« l'olio quanto più è spogliato di
esso, egli è insipido, e scolorito. Egli è ancora più diafano,
It'ggioro, più sottile , e più scorrevole, perchè questa materia
eterogenea lo rende denso , e glutinoso . E siccome questo prin-
cipio è quello , che assorbisce l' ossigeno dell' atmosfera , e si aci-
difica , perciò r olio spogliato di esso è valevole , «[almaudoiie i
metalli, a salvargli dalla ruggine, mentre che s-i mantien fluido ,
né si resinifica ; questo avviene all' olio d' uliva e ad altri olj . lu
finequegli olj, che si coagulavano col fieddo. o conge'avano, spo-
gliati dal principio dolce non si congelano più, o difficilmente ,
perchè restano privi , ed hanno de|)Ositato per questo mezzo la
Jle/nina , o parte acf[uosa , che contenevano , e che per l' affini-
tà che ha soltanto col principio dolce, resta ad essi incor[)o-
rata , e che e quella, che congelandosi fa perdere la fluidità ali'
olio .
E per tutte queste prerogative che acquista l' olio d' uliva ,
gli Artefici praticano depurarlo col metodo sopra esposto, e di
adoprarjo depurato ; e dal detto fin qui si vede , come e basata
sul vero la pratica loro .
Ma male si appongono i nostri Artefici , se credono di spo-
gliar
(a) Dai fatti antecedenti si potrebb'
egli ricavar(> un metodo sbrigativo per
depurare gli olj puzzolenti , e rancidi ,
e facendo loro perdere il cattivo odore ,
e sapore , renderli così buoni per la
mensa ? Probabilmente il puzzo , o cat-
tivo odore , die contraggono gli olj ,
dipende da un giiastamento , o altera-
zione delle loro so9tanze eterogenee ,
e la rancidità , è certo , che procede da
una incominciata acidificazione ; dun-
que pare , che si possano liberare eia
questi difetti con far precipitare le so-
stanze eterogenee , che ne sono la sede .
Ma gli ossidi di piombo, come ognun sa,
sono venefici : bisognerebbe fare in mo-
do , cbe non ne restassero sospesi nell'
olio, e che l'olio, che ha soggiornato so-
pra d'essi si mantenesse innocente . Per
altro sarà meglio ricorrere impunemen-
te allo zinco , o all' ossido di zinco .
1 18 Del frincipio dolce degli olj
gliar r olio di tutta la mucilagiiie , e rendeilo perfettamente de-
purato col solito loro metodo , di tenerlo cioè sopia il [)ionil)0 .
]Nou è il piomljo , come si è visto , ma 1' ossido di pioml o , che
esercita un'azione suda detta sostanza, e la separa da esso per
mezzo di nna chimica affinità . E d'altronde tale e tanta è la
quantità di questa sostanza eterogenea , che supera di n;oiiO la
proporzione del sugo olicso puro ^ ed omogeneo, di modo «he
r olio Spogliato, o di tutta , o qnasi di tutia la sua mucihigine ,
non diventa, che ima morchia, a cui sopia-uiuota la ])iccola por-
zione di sugo olioso puro ed omogeneo , clie viene combinato .
La pratica di alcuni di far diacciare 1' olio d' uliva , e prendere
quell' olio fluido , che si trova fra gli interstizii del congelato ,
per averlo depurato , alla parte dell' istesso principio . La niuci-
lagine , che ritien 1' acqua . e quella parte dell' olio, che si diac-
cia , e r olio vero non diaccia mai , e per (questo 1' olio separato
dalla congelazione , è olio depurato .
In ultimo egli è facile il comprendere dopotutto ciò . che
tutti gli altri metodi praticati dagli Artefici dei diversi paesi,
per depurar 1' olio, non possono non derivare da questi due jiriii-
cipi , o di mescolar con 1' olio delle sostanze , che abbiano la fa-
coltà di sciogliere , o di aderire alla mncilagine , e non all' olio ^
o delle sostan;?e, che la facciano da reagenti, cioè , che siano
capaci per mezzo di una cliimica affinità , di attaccare la mnci-
lagine, o attrarla, e separarla dall' olio, per combinarsi con essa,
come fanno gli ossidi di piombo , e di zinco [a) .
CA-
(a) L' analogia porta a credere , che
gli olj animali contengano un princi-
pio acidiftcìiLile , come gli olj vegeta-
Iiili, risedente nel mucco animala sciol-
to in una flemma gelatinosa ; ma non
si sa quali siano i veri suoi reagenti ,
cioè qtiali sostanze sian valevoli di at-
trarlo, e farlo precipitare, come fa 1' os-
sido di piombo , e di zinco al principio
acidificabile degli olj vegetabili ; in som-
ma mancliiamo di principj sicuri , clie
ci servano di guida per ottenere la loro
depurazione . Questo forse sarà il sog-
getto di altre mie ricerche .
GASI
D'OSTETRICIA NON COMUNI
RACCOLTI
Dal Sic. Vincenzo Malacarne:
Ricevuti il dì i6 Dicembre i8oS
INTRODUZIONE.
>
JLi esercizio dell' Arte ostetricia per chi la coltiva è fecondo di
casi istruttivi^ non di rado però ne presenta alcuni strani a segno
di non sapere a cjual partito egli abbia da appigliarsi per esser
alle femmine che gli offrono di qualche vantaggio. Di questi ul-
timi , se e cosa buona r: ndere partecipe il Pubblico , affinchè all'
occorrenza non ne restino sorpresi e angustiati , le donne e gli
attinenti , onde manchino di sollecitudine , e di docilità; ottima
cosa ella è poi , che i Kaccoglitori , e le Comari ne siano infor-
mati per consultarsi a vicenda, per elegger qne' metodi , e sug-
gerir que' mezzi, che la sperievua, fin qui muta in simili con-
giunture, à dimostrato efficaci, e che dalle circostanze meglio
ponderate vengono indicati ..
Qui si offrono alcuni oggetti a consideiare, ognun de' quali
per r ostinazione . e la complicazion sua. merita particolar at-
tenzione per quello che sembra a me . La sola descrizione loro
può farli conoscer possibii ; ma questo non basta a determinare
quautasarà per giovare con la costanza desidetata nel timor del-
h^ recidive in malattie cosi gravi , e dolorose , quali furono le po-
clie qui registrate, se forse l'ultima non ne va eccettuata . Conse-
guentemente la narrazione , che siegue j è diretta a' Maestri , da'
qua-
12.0 Casi d'Ostetricia non comuni
quali se nr aspettano con [)ieinurosa confidenza i canoni e lo re-
gole più coiilacenti a farci ottenere in pari circostanze l'intento .
CASO PRIIMO.
Procìdenza di Vagina complicata con Ernia intestinale .
1. Questo caso ci fu offerto da una Pulcella padovana di
ventiquattro anni, nubile, peiclièdaima Mammana erale stato
dichiarato che era inabile al niatiimonio , e che maritandosi ,, e
ingravidando per sua disgrazia , ne sarchi e morta ella e il frut-
to, atteso la gonfiezza crescente già da parecchi anni, che le avea
fatto vedere tra la natura , e V ano, che le impedla qualche vol-
ta lo scarico del ventre , e le cagionava dolori colici con flatu-
lenze incomodissime . Dichiarazione eh' io fui obbligato di con-
fermare quando ne venni consultato , perchè il funesto effetto
minacciato dalla Mammana in risguardo al matrimonio avea pur
troppo avuto luogo in una bella Giovane pavese, morta nel ])ner-
perio l'anno 1790 in quello Spedale di S. Matteo , e che fu da
me sparata nel Teatro anatomico di quella Università, scuopren-
dovi le stesse alterazioni esteriori e interne, che ò riscontrato
qui nella donna vivente .
2. Cosa , che m' avria recato stupore grande se in diverse al-
Ire occasioni osservato non avessi la natura nella produzione , e
nello sviluppo de' fenomeni morbosi tener ben sovente lo stesso
andamento .
3. Le fu da me suggerita una fasciatura sospensiva , perché
nulla che non fosse per nuocere vidi che s' avrebbe potuto in-
trodur nella vagina ingombrata nella sua parte inferior |.oste)io-
re da un tumor irregolarmente globoso , che alla seia, stando la
donna in piedi era grosso come il pugno , alla mattina dopo il ri-
poso della notte , e in letto, come un uovo , ma bislungo ; pro-
minente tondo nella vagina quanto nell' intestino retto .
4 Non la esplorai che due sole volte, e passarono diciotto
mesi senza eh' io la vedessi mai più fino alla malattia biliosa, che
la
Del Sic. Vincenzo Malacarne» 121
la trasse a morte . AI fin di questa fui chiamato aflfìn di suggerir
mezzi onde iniporle i clisteri , che le erano prescritti , e provve-
dere a quel tumore , eh' era cresciuto assai più , fattosi perma-
nente , doloroso , e cagion di tenesmo, e di difficultà d' orinare .
5. Morì la infelice , e ottenni d" aprirne il cadavere la sera
seguente, nel quale esteriormente osservammo 1. Un inzuppa-
mento considerabile in tutto Y interior della vagina superficial-
mente infiammata e quasi livida . II. Infiammate e livide le nin-
fe , e la faccia interior delle lalbra della vulva . III. JNotabii-
mrnfe gonfia e d' un rosso intenso splendente la region del peri-
uro , la parete posteriore della cavità della vagina , dove non.
apparian rugosità , né fossa navicolare . né forchetta , e donde
u?ci\ a un tuiiiore alto due pollici . IV. Il pariete anterior del me-
desimo canale non era punto rugoso , né avea piìi di due pollici
d' altezza dal meato orinario esterno all'orifizio dell' utero, e fa-
cea un piano continuato col labbro anterior di questo , sicché
V. Non pendea niente affatto del collo uterino nella parte ante-
rior della vagina . VI. L' orificio dell' utero co' margini gonfi, tur-
gidi ^ pastosi , massimamente il posteriore , che discendea un pol-
lice e più libero nella vagina, era spinto innanzi sotto V arco del
pube del tumor già mentovato, di modo che deviava più d'un
pollice dall'as=!e verticale del picciolo pelvi, e si trovava così
presso alle labbia della vulva , che il dito esploratore non vi si
potea nascondere un terzo senza farvi contro una violenza no-
tabile .
6. La grossezza de' margini dell' orificio dell' utero; la resi-
stenza, e il peso che , a spinger di basso in alto quel viscere , si
sentiva , m' indussero a sospettar qualche vizio nel corpo, o nelle
cavità del medesimo, e m' ingannai perchè il vizio esistea nelle
aderenze .
7. S|)arato il cadavere per osservar ciò che as"ondeasi di
•morboso nel catino, lo trovai occupato profondamente a tergo
dall' ultima piegatura del colon , e da mollo maggior tratto di
quelle dell' ileon , che usciano dalla vulva nel sacco fatto dalla
vagina precidente .
Tuf/lO XIII. 16 g-;
122 Casi d' OstETRicrA non comuni
8 II peritonèo dirimpetto alla sommità dell'osso sacro die-
tro all' utero formava un vóto elittito di margine calloso , teso ,
di diametro traverso minor di due pollici , mentre il diretto dall'
Utero all' osso sacro era lungo quindici linee .
9 Estratte le circonvoluzioni suddette da tal vóto , sebben
restasse in quella fossa l'intestino retto, quella parca la bocca
d' un pozzo, e questa avea d' ampiezza il doppio della bocca stes-
sa _, e quattro pollici crescenti di profondità .
IO. Gli intestini cavati da quel pozzo aveano fra le circon-
voluzioni varie aderenze fatte da una specie di cotenna pleuriti-
ca assai tenace , che j^areva antica ; nessuna però ne aveano coi
peritonèo , da cui quello sfondo era tapezzato . Non contenevan
fuorcliè muco intestinale cenerognolo, e lastre irregolari , sottili,
larghe come V unghia del dito mignolo, di sostanza simile a cera
molle, o a sego condensato. Avean pure le tuniche assai più spes-
se che le porzioni superiori , e fuori di quello sfondo .
I r . La matrice di volume e di figura naturale era aderente
alla faccia posteriore della vescica per la superficie sua anteriore
quasi fin a livello della ernersion delle trombe Faloppiane . Kel
maneggiarla però, distraeiidola dalla vescica, cedette al(]uanto la
cotenna , e la cellidosa , che ne facea 1' unione . Era tre dita più
bassa del sito suo ordinario , e tre dita circa più vicina alla sinfisi
del pube , alla quale avea il fondo rivolto , dopoché dalla fossa
descritta n' erano stati cavati gli intestini .
la. La porzione anteriore de' ligamenti larghi, eh' era stret-
tissima, non avea lasciato discendere la matrice più in basso, for-
se perchè vi si sarà opposta la vescica ; e lo stesso avran fatto i li-
gamenti rotondi anteriori, che quivi erano più robusti, e più
tesi dell' ordinario .
i3. Credo jjerò , che pili di null'altro vi s'opponesse la mor-
bosa indissolubile adi renza contratta dal lato destro dell' utero
con la tromba destra , eh' era breve , di color rosso intenso . ade- [|
lentissima pure all' ovaja destra , e alle sostanze occupanti il lato
destro anteriore dello stretto dittico del catino .
i4- Per conservare intiera quella serie di morbosità non ò
vo-
Dfx Sic. Vmcn-Kzo Mal^^carne . laS
Toliito metter in libertà queli' ovaja , che ia&ciai nascosta dalle
iraiigie , o dii^ilazioui della tromba , eh' era poco sinuosa, gonfia,
attaccata a un rimasuglio del ligamento laigo di quel lato .
i5. La tromba sinistra più lunga tre volte dell' altra , pure
non arrivava all' estension ordinaiia di que' canali nelle femmi-
ne ben organizzate. Descritta una curva verso quel lato , sempre
piii bassa del solito , giungea con le lunghe numerose sue fimbrie
all'ovaja sinistra di grossezza , figura , e color naturale ', la su-
perficie però n' era ghermita di tubercoletti disuguali , alcuni
pieni di linfa trasparente , altri biancastri , duri come granelli
glandulosi , ed altri duri come briciole di cemento , simili a que'
corpi , che abbiamo rappresentato noi nella Fig. IH Tav. il dell'
Auctarimu Observatìoniiin , &. Iconum ad Osteologiam , &-
Osteopa t lLolo<<,iani = liti. O = Patavii JMDCCCl in u" .
\b. Le fimbrie della tronjba, che descriviamo , erano affat-
to simiti alla da noi citata , e a quella, che il cel. GIO. DOME-
NICO SANTORINI à dato nella Tav. Ili annessa alle eccellenti
f>ufi Osservazioni Anatomiche y Fig. HI, dove sono anclie sparsi
varj di (jue' corpicciuoli , che nella nostra incontrammo, la (pia-
le si ripiegava poi indietro e in giti verticalmente col suo padi-
glione fimbriato per cuoprir affatto 1' ovaja , ma liberamente si
che se ne poteva a beli' agio discuoprire .
17. Mancava tutta la porzion posteriore de' ligamenti lar-
ghi , e mancavano i rotondi e gli arcati o semilunari jiu^teriori ,
che probabilmente furono annientati nel cedere il luogo alle cir-
convoluzioni slegate delle intestina ; le quali a poco a poco, fa-
vorite dalle morbose adeienze dell' utero contratte al davanti, si
portarono fra questo , e i' intestino retto , fra la vagina , e '1 pe-
riui o a [)rodurvi (juella tumefazione , che avevamo trovato nella
vivente in tuttettre le medesime parti, e pendente fuor della
vagina .
j8. Nel rimanente dell' abdomine osservammo l'omento
giallo; colore, che si era propagato sulla faccia anteiiu; del ven-
tricolo disteso da' flati : i \asi gastro-epi|)loici pieni di sangue del
color del fegato: la milza picciolissima , triangolare : la vescica
del
1^4 Casi d' Ostethicia non comuni
del l'icle non piena , pendente dal fegato naturale., colorita di
giallo verdastro : gli intestini pallido-gialli, pieni d'aria : mult'
acqua gialla sparsa pel sacco del peritonèo , che corse a empier
la fossa donde avevamo cavato gli intestini precidenti : jDOchissi-
ma orina nella vescica .
19. Dall' esame descrittosi venne in cognizione che quella
Pulcella avea nel suo catino quattro principali sconcerti morbosi,
cadaun de'qualì bastava per renderne, o inutile, o pericolosa la
copula col maschio .
I. L' ernia intestinale nella vagina precidente , al perinèo ,
e fuor della vulva .
II. La mancanza del labbro anteriore dell' orificio della ma-
trice 5 e la somma obbliquità di questo in avanti, e a sinistra .
JII. Le aderenze morbose del corpo della matrice , e la sua
obbliquità destra .
IV. La brevità, le morbose aderenze, e la cecità della trom-
ba Faloppiana destra .
Quindi si trarranno agevolmente da'Pratici, siano Chirurghi ,
siano Raccoglitori, e dalle Mammane molti corollari importanti
relativi alla cura , e alla preservazione dalle procidenze e dalle
ernie , non meno che alla esplorazione , al giudizio dell'abilità
al matrimonio , e a' soccorsi , che nella gravidanza , nell' aborto,
o nel parto maturo la donna in tali circostanze potrebbe aspet-
tare .
20. Intanto si eccita la penetrazion de' Malestri a immagi-
nare, e a suggerire i mezzi da reprimere fin da principio , e da
frenare quando si rende più voluminosa l' ernia discendente nel-
le femmine verso il perinèo, distendente , e deprimente la vagi-
na fino a cagionar la procidenza della medesima, oltre all'ingom-
bro tormentoso , e incomodo per le necessarie evacuazioni dell'
uretra , e dell' intestino retto da tal ernia , compressi ed angu-
stiati .
CA-
Del Sic. Vincenzo Malacarne . laS
GASOSEGONDO
Abbassamento cT utero alternantesi con enorme sfiancamento
dell' intestino retto, e delle ultime jneguture del coloni
I. Il Soggetto , die dà luogo a questa osservazione d' una
malattia grave, tormentosa , complicata, fu dalla più giovenile
età avvezzo a trattenere volontariamente le feci pertiatti lunghis-
simi di tempi, e a soffrirne tormini, coliche, tenesmi, llatulenze,
e mille altri guai. Ciò non impedi che si maritasse, e avesse tre
figli prosperosi , viventi al di d'oggi nella più florida sanità, e
altri , che perdette immaturi , avendo adesso ventott' anni .
a. Non toccheremo relativamente a ([uesta Gentildonna fuor-
ché ciò, di cui ci siamo personalmente informati da Lei , e dal
suo Consorte , nel corso di sei mesi , che ahhiaaio tentato di libe-
rarla dalle croniche sue molestie, o almen di recarle qualchesol-
lievo, sebbene indarno .
3. Un corpo lindo , e asciutto , piuttosto alto; un viso di bel
colorito, ma facile a tingersi in pallor di latte, e altre volte in
giallo, specialmente al collo; un occhio azzurro, brillante facile a
illanguidiie; un'anima colpita da si lunghe pene, angustiata dalla
diffiooità di scuoprirne la sede, e le cagioni, inquietata dal pen-
sier di doverne essere perpetuo bersaglio: ma una coudizion agia-
ta, una libertà pienissima ai Medici , e a Chirurghi d' esaminare,
di consultare, di suggerire, e docilità, e prontezza veramente rara
neir Inferma, e ne'domestici a eseguir quanto le venia prescritto.
Ecco circostanze di qualche valore perche s' avesse a sperar con
qualche fondamento d'ottener buon esito da una cura, cui sia ia
poter degli artefici di condurre a buon fine. Circostanze nondi-
meno, che poco influirono al mig'ioramento d'una Persona bea
degtia di sorte migliore in fatto di salute, per quanto io ebbi mo-
tivo d' esperimrntare .
4- Soleva ia Signora , dopo la stitichezza di più giorni, pro-
vare un senso di tensione in tutta la parte superior posteriore del
ca-
1:20 Casi d' OsTETRICrA NON COMUNI
catino^ e alla base della colonna vertebrale : gonfiamento arioso
in tutto il ventre, che !e si rendeva acuminato al bellico, e al
pettignone: peso nella vagina: distrazione alle labbra della vnl-
va come se la matrice dovesse uscirne , e stiramento doloroso alle
anguiniija .
5. Se veniva esplorata in piede , o caricata sul dorso, trova-
vasi immediatamente nella fossa navicolare il collo dell'utero, di
cui sentiasi turgido, acciaccato, compresso , allargato il corpo , e
sopra al medesimo nn globo considerabile di materie raccolte nel-
le ultime piegature dell' intestino colon .
6. 11 dito introdotto nelT ano ancor non trovava ingombro ,
sicché potea portarsene la punta lino al sito corrispondente a
quel glolx), e calcolarne il volume della estensione , e la massa
del peso, ma non distinguerne la sostanza perchè sembia va soste-
nuto da una valvula .
7. In tal caso princip'avano stiramenti dolorosi a' lombi,
alle anche , difficoltà d'orinare, e ciò che ne usciva era biliosis-
simo di colore, e presto depositava nn moccio slegato, molle, ten-
dente al biancastro misto di laterizio .
8. E mi piacque il fenomeno di cui m' istruì col fatto lo Spo-
so dell' InfeTma.uorao osservatore scrupolosissimo di quanto ris-
guarda la salute della medesima. Quando l'orina avea /aito l'ac-
cennata deposizione, niettea il bicchier sulle ceneri calde, e in
pochi minuti, sparito il sedimento, Torina riacquistava il colore,
e la pellucidità primiera. Raffreddatasi a poco a poco, il sedimen-
to, e il torbido tornava come prima, e potea di nuovo farsi scom-
jiarire riapplicandola al calore del fuoco. Ma torniamo a' disoidi-
111 organici
9. Dieci o dodici ore dopo , a forza di doglie , di coliche , di
premiti, di contorcimenti universali, cominciando a calare gli
escrementi neh' intestino retto, prima che arrivassero all'ano,
vi si accumulavano in masse grossissime; e allora cedeano gli sti-
ramenti e i doloii a' lombi, alle anche , e a' lati dell'osso sacro,
perchè ingrossandosi l'intestino suddetto a spese delle gonfie fles-
suosità del colon diminuiva dpeso di queste sopra l'utero, il quale
ve-
Del Src. Vincenzo Malacarne . 127
venia rialzato più dalla gonfiezza del retto, che occupava tutto il
voto iuferior della vagina come un cilindro lungo sei , sette [rol-
lici , grosso più del pugno, die dalla elasticità de' ligamenti an-
teiiori , e posteriori. Quindi cessavano' pure i dolori distrattivi
tormentosissimi, die prima si soffrivano alla anguinaja; tali, che
la fnterma temeva a ogni tratto di farsi erniosa .
10. Esplorandola in tal circostanza, il dito incontrava nella
vagina il tumore delF intestino retto pieno di duri escrementi, e
dovea superarne la maggior elevazione per toccar in avanti, e iu
alto contro T arco del pube f orilicio dell' utero, che sentiasi più
mobile, più molle, men pesante, né tanto schiacciato nel suo cor-
po dall' alto al basso .
it. Non parrebb' egli , che se l'Inferma avesse evacuato
que'scihali che ingombravano il retto, si spontaneamente cogli
sforzi, ch'erano sempre indispensabili, lunghi, dolorosi, come co'
diversi riraedj d' ogni s[:>ecie, lenitivi , oliosi , purgativi, drasti-
ci, che or un tempo or un altro, fu consigliata di prendere per
bocca; con 1' incredibile diversità di crislei, che le vennero sug-
geriti e a[)plv<ati ; non sembra egli , che avria dovuto sentirsi im-
mediatamente sollevata? .... Eppiu- tutto era all' opposto! Tol-
to via il globo o cilindro stercoraceo, ch'empieva l'intestino ret-
to, per mezzo di tale stentata evacuazione procurata anche in
più volte con ripetuti sottrattivi, risvegliavausi tormiiii', flatulen-
ze, gonfiezze stravaganti neif abdomrne; ricadendo l'utero nel-
la escavazione del catino , e gravitando sulla fossa navrcolare ,
tornavano in iscena gli stiramenti i dolori a' lombi e alla augui-
naja : era costretta di rannicchiar'ìi camminando con le coscio
strette, o di starsene sedendo con lecoscie piegate. Le pareva che
uscisse a soffj molt'aria dalla vagina , il che sarà stato pur troppo;
e teneva ogni momento una vera procidenza di vagina e d'utero,,
anzi mia eventrazione ,
12. Ciò costantemente osservato dal Chirurgo va'ente che
la assisteva , determinò d' applicarle un pessario, che tenuto ap-
pena poche ore a varie riprese dalla docile Inferma, tali dolori e
irritamenti ne insorsero, interessanti tutte le viscere del catino ,
e la
laS Casi d' Ostetricia non coMum
e la \ escJca , e Y ano , che si dovette assolutamente aLLando-
narlo ,
li. Proposi io stesso , e feci costruire una specie di sospen-
sorio a catenelle elastiche, adattahile con alcune pezziidle alla
vulva chiusa, per impedir la procidenza minacciata, e cahnar le
inquietudini di quello spirilo angustiato; e iieuuncno questo lie-
sci soH'rihile .
i-j.. S' impiegarono tutte le nostre cognizioni dietetiche , e
farmaceutiche per dare a quell'alvo maggior luhricità, agli
escrementi minor tenacità e durezza, agli intestini n)oto peristal-
tico più regolare e universale; e talvolta riesci di conciliarle calma
consolante per giorni, e per settimane: poi tutto a un tratto quel-
lo che pareva nato fatto per guarirla diventava indiiferente , e
nel progresso del tempo, dannoso. Tale fu la sorte de' Fanghi
termali di Battaja, che al principio operarono come una vera pa-
nacèa calmandone miracolosamente i più molesti e ostinati sin-
tomi ; successivamente, messasi al temporalesco e al freddo la
stagione, riescirono insopportabili .
i5. Ciò che più frequentemente giovò, ripigliandone tratto
tratto l'uso, e alternativamente abbandonandolo^ fu lo sciroppo
di fiori di persico in clistere , e 1' uso delle pillole aloetiche dette
fli S. Fo se a, celthiì per la facoltà loro blandamente purgativa, in
Venezia e fuori .
i6. Parve che giovasse ultimamente la dieta lattea cono-iun-
ta con erbaggi e frutti gratissimi al palato delllnferma; e di que-
sta dieta rni parve soddisfattissima 1' ultima volta, al fin d'agosto
di quest' anno, che la visitai . Non ò per altro il conforto di udir
che si trovi libera da così lunga e penosa infermità .
17. Mirabil cosa parve a chi la assisteva, e alla Inferma
stessa, l'assorbimento che la vagina e 1' utero suo facevano , e
fanno tuttavia , della maggioi- parte de' liquori emollienti , ano-
dini, oliosi , giulebbati , che alternativamente le si schizzettano
per la vulva quando è più molestata da dolori, calori , irritazioni
in quelle parti . Si colloca Ella di maniera co' lombi bassi, le co-
scie e i ginocchi elevati^ tenendo un coscino sotto 1' osso sacro ,
che
Del Src. Vincenzo Malacaiine . laQ
che il fondo delia vagina resta jiiù basso della vulva . In tal situa-
zione riceve per mezzo dello schizzatojo tre, quattr' oncie dell'
uno o deir altro di siujili liquori : e allor che si alza dopo mezz'
oretta di quiete, poco o nulla talvolta ne sente o ne vede uscire;
né picciolo vantaggio assicura d'aver sovente ricavato da tali iu-
jezioni ripetute .
18 il fatto da me veduto è fuor d'ogni dubbio; ma benché
non ne foiài ({uì stato testimonio, alcuna difficultà non avrei a cre-
derlo come (juegli , che in altra giovane nubile ò osservato una
cosa affatto somigliante, e ne ò dato notizia nelle mie Lezioni sO'
jìia ì sistemi esistenti neW economia animale : e so per esperienza
quanto s' accresce la facoltà de'vasi assorbenti delle parti genita-
li , e delle iuterioii della bocca , e dell' ano , ne' casi d' iniiam-
niazioue, e <li eietismo .
ig. Notabile, che non ostante guai e tormenti e disordi-
ni co-ì ostinati nel catino; alzamenti , abbassamenti della matri-
ce ; meteorismi , doglie, gonfiamenti di ventre; spossamenti, di-
latazioni enormi del colon , e del retto; la mesti nazione succede
rego'are e sufficiente , e la matrice ora in istato d' infiammazione
in tutto il suo corpo; or dura, tesa, gonfia a'iabbri dell'orifizio; or
con tubercoli crescenti , minorantisi attorno al muso di tinca ;
ripiglia il suo volume, figura , e liscio naturale , né dà che pochi
fiori bianchi d' indole non cattiva .
ao. Si à proposto dal suo Chirurgo, che si esponesse a una
nuova gravidanza sperando , per via del cangiamento quasi uni-
versale di ciò che conticnsi in quel basso ventre, di otlenerlo
tale , che il circolo vizioso, in cui consiste la malattia , venga fi-
nalmente corretto . Però avendo Ella già partorito più volte ed
abortito, coni' è stato detto di sopra; ne la desiderata mutazione
seiidone succeduta, io non ebbi coraggio di lusingarmi con fon-
- da mento che la gestazione, il ])arto, il posparto, abbiano da pro-
durre sì consolante effetto in una Persona , eh' è della malattia
descritta inveterato bersaglio .
21. Resta alla perizia de'Medici, e de' Chirurghi nostri Con-
fratelli più illuminati aperto un vasto campo alle prudenti rifles-
Tor/io XLII. ij sio-
lòo Casi d'Ostetricia non comuni
sioni loro per iiTvestigar quale specie di medicatura piìi efficace
delle diverse intraprese da noi, sarebbe inai per convenire nel
caso nostro , e in altri simili :
1° Per ristabilire il moto peristaltico illanguidito dell' inte-
stino colon :
a.° Per restituir a' pareti di questo , e del retto il tuono , la
contrattilità :
3.° Per rinforzare i ligamenti della matrice rilassati , onde
questa non più costretta dalla massa degli escrementi, accumula-
tisi nelle ulteriori piegature del colon, a precipitar nell' escava-
zione, sostener si possa almeno nello stretto snperìor del catino :
4." Finalmente per dare e mantenere alle materie intestina-
li una mollezza; una lubricità sufficiente ad ottener una cotidia-
na evacuazione senza detrimento della chilificazìone , e della nu-
trizione di simili macchine robuste nella loro delicatezza .
CASO TERZO
Triplice Aborto predisposto da replicati spaventi , determinato
poi da violento accesso di bile .
1 . La Signora A ... M ... di questa Città di Padova , abitan-
te nella contrada di S. Urbano, d' anni trentassei , gracile di co-
stituzione , ma facile a impinguare specialmente nelle gravidan-
ze, per le quali era già madre di due femmine e d' un maschio
vivacissimi , allattati da Lei ; di temperamento bilioso ; trovava-
si incinta da due mesi e mezzo la notte dalli 14 alla mattina delli
i5 Agosto dell' anno corrente i8o5, che fu burrascosissima con
venti impetuosi, lampi continui abbaglianti, tuoni rumorosi,
e fragorosissime saette . A ciò s' aggiunse l' incendio di casa Con-
ti , per cui suonarono le campane a martello ,' e i tamburi si fe-
cero per ogni strada lungo tempo sentire . Cose tutte, che cagio-
narono spaventi, e commozioni ripetute alla paurosa Signora,
desolata a ogni minaccia di temporale: ciò nulla ostante si alzò per
tempo, e attese , coni' è solita , agli affiiri domestici , e alla cura
sollecita della da Lei arnatissinia famiglia • a.
1
Del Sic Vincenzo Malacarne . i3i
a. Fu rpiel irioino malinconica; ma ne' seguenti sentissi
8tar meijlio; quando la mattina dalli 19 dello stesso mese, per
inavvertenza d' una Persona a Lei attinente^ essendole stata mo-
strata poca attenzione in cosa , che in altre circostanze le saria
stata afìatto inditferente, provò un così fiero tumulto interno all'
istante con tale bilioso trasporto, che, sebben facesse ogni sforzo
per frenarlo, gli Astanti se ne avvidero. Vollero rimediarvi usan-
dole con disinvoltura ogni cortesia; ma il mal era fatto e irrime-
diabile; perciocché immediatamente dopo queltumulto, o spasmo
di viscere , sentissi a sgorgare dalla vulva una quantità d'acqua,
la qiale ben conobb' Ella non essere orina per la copia uscitane
tntt'a un tratto , percliè usci involontariamente e senza slancio
alcuno, senza prurito, in somma non al modo, né dalle vie in-
terne ordinarie .
3. Quel depluvio, distratta come era dalla bile, non la spa-
ventò punto allora ; ma siccome si rinnovò più volte nella gior-
nata slessa , così la passò tristissima , e s' accrebbe la di Lei in-
quietudine alle ventiquattr'ore, che si sentì sorpresa da emorragia
uterina con doglie a'fianchi, alle anguinaia, e all'ossosacro. Non
ne fece però cenno perchè non erainipetuosa, e non calcolò pun-
to un grosso grumo di sangue che con premiti e doglie maggio-
ri evacuò, perchè avea fitto nell'animo di non esser gravida, sic-
ché lasciò ignorare anche a' domestici quel che le era accaduto,
supponendolo la mestruazione un pò più abbondante, perchè più
di due mesi ritardata .
4. ^Messasi a letto s'addormentò, e passò quella notte tran-
quilla: però alle ore sei mattutine delli io risvegliaronsi le doglie,
e r emorragia . per la quale chiedette soccorso, e le si prestò sol-
lecitamente dalla Comare, e da me, con tutti cjue' mezzi , che si
sogliono impiegale ne'casi d" aborto imminente, perche non ave-
vamo notizia , che le acque si fossero già evacuate , e nel grumo
uscito la sera precedente, disperso il Feto .
5. Ottenemmo che I' emorragìa si rendesse discretissima ; e
tale continuò il dì 2,1, in cui lorificio dell'utero, esplorato da mf*,
trovossi rivolto addietro sopra allo stretto superiore , e molle ; e
socchiuso , e la \ agina sgombra . 6.
l32 Casi d'ostetricia non comuni
6. La notte fu quieta, e alle nove maitutine delli aa con po-
cliissiino spurgo sanguigno , dopo d' essersi messa per evacuar le
orine, si sgravò senza doglie d' un corpo grosso^come un uovo di
diudia, Lencliè ( sendo scoppiato trentasei ore prima, come ab-
Lianio saputo dipoi, e ò già accennato ) ne Tosse uscita dalla na-
tura la Idraninìos , e successivamente in quel grumo, che ab-
biain detto , anche il Feto .
7. Poco prima delle ore nove suddette io avea visitato l'In-
ferma, e trovatala tranquilla, raccomandandola alla Comare, era
uscito dalla Città per affare premuroso di professione, che mi
tenue occupato sino alle cinque della sera: onde al mio ritorno
la trovai sgravata con ispurgo sanguigno conveniente, seiiz' alte-
razione di polso, tianne la debolezza . Allora mi fu dalla Mam-
mana presentato 1' uovo membiauoso rovesciato in modo che
r amnios liscia e robusta era esteriore, la placenta fioccosa v'era
«Jentro rinchiu-a . Riconobbi agevolmente il sito a cui era stato
appeso il Feto da un rimasuglio di tralcio umbilicale, lungo sei li-
nee, piatto, spesso, grosso come il ceppo appiattito d' una pen-
na di corvo , bianco sudicio come la retina degli occhi , polpo-
so, assai robusto . Ma il Feto non v' esisteva più; né per quanto lo
cercassimo, fu possibile di ritrovarlo, i pannilini più imbrattati
di sangue essendo già stati dati a lavare .
8. Riducendo nel suo sito interior naturale Tamnios per mi-
surarne la capacità con empierla d' acqua, vedemmo che in una
porzion dell' uovo membranosa vasculaie ancor chiusa, tumida ,
ovale, grossa come una noce mediocre, fuori di quell'amnios,
ondeggiava molta linfa limpida, e luiotava un corpicciuolo bian-
castro grosso quant'è il nocciimlo d' una oliva , che giudicammo
un altro fetct; né e' ingannammo .
9. Aperta quella trasparente vescica, 1' Idramnios ne sgor-
gò , e vi rimase dentro a nudo un feto bianchissimo „ e he pendea
da quell'amnios mediante una falda di sostanza bianca , arren-
devole, elastica, laiga due linee, cioè quant'era lungo il ventre
del feto , lunga cinque linee , priva d' ogni vestigio di vaso san-
guigno. '
'io.
Del Sic. Vincenzo Malacarne. l33
IO. Polposa , come suol essere la sostanza midollare del cer-
vello; ma non attaccaticcia, appunto com' eia tutta la superficie
del feto , avea laisrliezza ninegiore nelT emersione dall' ahdomi-
ne, di cui sembrava un prolungamento, che iiell' immersione
neiramiiios: edera alquanto più sottile nel mezzo della sua
lunghezza .
] I. Il picciol feto lungo quattro linee e mezzo, tondeggian-
te . era collocato sul fianco sinistro, e in profilo presentava roz-
zamente i lineamenti del viso. Il naso n'è breve, acutissimo, co-
me anche il mento , fra i quali una fessura appena discernibile
indica la larga bocca, che à per confine le molli picciolissimie
orecchie. Un punto azzurro eminente un pò più alto del naso,
mostra r occhio . Il collo è manifesto {x^- la sua gracilità. Del
braccio destro , e delle gambe, appena si ravvisano i rudimenti in
altrettanti prolungamenti informi . Tutto il corpicciuolo è piega-
to in arco , formandone la convessità il capo e il dorso; la conca-
vità è fatta dalla faccia, dal petto e dal ventre, clic, come dice-
vamo , parca prolungarsi per fare il grosso tralcio uniLilicale .
li Nel sollevar quell'embrione per esaminarne il fianco si-
nistro scuopri mino un altro uovicino candidissimo, simile in gran-
dezza alla lente cristallina umana, dove fra le trasparenti mem-
brane si scorgeva un embrioncino piegato in arco , un'estremità
del quale era già grossa quanto il poniolo d'un ago minimo ,
e r altra finiva in punta, sicché diventava quasi diafana .
i3. Dal centro della concavità di questo candid' arco si al-
lungava un fasciolino di sostanza più cenerognola, senza vestigio
di vasi rossi, molle, lungo mezza linea, largo a vista un quarto di
meno .
i4- Cotesto altr' uovo sta immerso tra i fiocchi vasculosi co-
muni alle due placente, proprio nel sito, in cui le medesime si
confondono visibilmente , Ha aderenza con amendue le corion
maggiori per via d' un muco tenace, trasparente; e ad amendue
le placente suddette per mezzo di fiocchi lossigni , rari, facili a
sterparsi piuttosto da quelloj che dalla sua corion : a cui i estando
af-
I 34 Casi d' OiTETuicrA non comuni
affissi aggomitolansì j e perdono il color rosso, che aveano mentr*
mano abbarbicati ira i ilocclii delle placente maggiori .
i5. Di queste la principale, unita con l'amniose la corion,
chiudea una cavità lunga circa tre pollici- di cui la larghezza
non è più misurabile.
i6. La mezzana, di cui ò potuto prender le dimensioni , era
lunga un polli e, e tre linee, con sette linee di diametro minore .
Della più picciola si capisce l'estensione , e la capacità da quanto
ne abbiamo detto.
17. Ancbe in questo caso potrebb' esercitarsi 1' ingegno , se
lìon de' Raccoglitori, e de' Medici , che sanno a un di presso met-
tere in esecuzione quello, di cui abbisogna la donna in procinto
così manifesto di abortiie , almeno de' Fisiologi per ispiegar i
fenomeni delli tre feti avviluj)pati insieme Jn una massa sola ,
benché in tre celle distinte contenuti, di volume, e di grossezza
tanto disuguali . Perciocché T iuvolucio esteriore generale deli'
uovo era uniforme, e pareva unico, mentre che gli altri due na-
scosti nella placenta propriamente detta di quella . aveano pure,
cadauno sulla propria corion, la piacentina che loro apparteneva,
distinguibile dalla princii^ale in cui si vedeano inestricabilmente
innestate -
18. Anzi il più picciolo degli uovi era Innestato con la sua
microscopica nelle placente d' amendue gli altri, e tanto intima-
mente, che se non avessimo sollevato il feto mezzano (i:^), proba-
bilmente non avremmo scoperto il più picciolo .
19. Io presento alle considerazioni di chi sa l'oggetto com-
plicato sotto i punti di vista che mi sembrano più luniiilosi ; e
contento d'aver veduto e descritto, aspetto con ansietà da loro
la spiegazion del fenomeno : percioccbè la maniera in cui sono in-
sieme congegnati gli uovi , e confuse insieme le placente maggio-
ri, poi fra r una e l'altra intei-iormente innicchiata la terza ,
eh' é la minima, escludon < gni sospetto di superfetazione ; per-
chè questa certamente non potrà mai dar luogo a una compene-
trazione di simìl natura .
30. Da un altro canto la disuguaglianza degli uovi nel volu-
me.
Del Sic. Vincenzo Malacarne . i35
me, e 1' ineguale sviluppamento de' feti potrebbero far pender
la bilancia in favor di coloro, che avessero pur qualche propen-
siou ad ammetterla .
3 1 . Sennonché si potria supporre, che il primo degli uovi,
(7) arrestatosi nell' utero in parte n)eglio dispo-ta a riceverne le
radici della placenta e a somministrar il sugo necessario per T au-
mento di questa e del feto, questo ne avrà potuto profittare di
più. Il secondo (8) men favorevolmente collocatone profittò mol-
to meno; tuttavia si nntiì, e il feto prese, ancorché lentamente,
pure una sufficiente crescenza, e la forma imperfetta, che vi rav-
visiamo .
aa. Ma il terzo uovicino (la) clie si trovò immerso nelle mu-
cosità della matrice fra le barbe de' due precedenti , e nella im-
possibilità di trarre immediatamente dalla medesima i sughi ne-
cessari, ebbe ciò nulla di meno tanto di vigore da gettar le sue
radici fra le barbe suddette, d' innestarvisi , e di vegetare parasi-
ticamente , traendone pur qualche alimento, ma così tenue , e
scarso , che lo sviluppo imperfettissimo n' è riescito in due mesi
e mezzo ([nasi impeicettibile .
23. Palmi da non dubitar punto clie cotesti uovi s' abbiano
reciprocamente pregiudicata; e che la triplice azion loro in co-
testa Donna delicata possa avere illanguidito le aderenze delli
due principali uovi alla matrice . Allora non riescirà d fficile ca-
pire come le due cagioni ( i e 2 ) succedutesi di spavento pro-
lungato, nioltiplice , e d' impeto violento di bile, abbiano, la pri-
ma , indebolito l' azion de' nervi, e conseguentemente la muscu-
lare e la vasculare della matrice : la seconda, eccitato un subito
spasmo 5 da cui spinta quantità maggiore di sangue nella mede-
sima viscera indebolita, e messane ni fort ssima contrazione la.
sostanza musculare , ruo\o maggiore ne sia stato rotto (a), e
sciolte per lo diminuito volume del medesimo le aderenze della
placenta , ne nacque 1' emorragia (3) , che accompagnò 1' aborto
del primo feto , e predispose quello degli altri due .
24. Ma riescila sterile questa spiegazione se non se ne de-
durranno i corollari pi"^tici ostetricj : 1." di corroborar le forze vi-
ta-
i3ó Casi d' Ostetricia non comuni
tali dallo spavento- illaiigiiiJite nel primo caso , dove si tratti di
gravida gracile, e già dclx)le per se stessa : al che contiihiiisco-
iio le calde infusioni de' fiori di camomilla, o delle foglie di me-
lissa, o il caffè , il brodo buono, caldo, lo stesso vino generoso .
II " Di aprir la vena della mano nelle pletoriche robuste . e gio-
vani , e nel dar loro a ri|)rese, o finfusion de' fiori di malva, o di
viola , o il brodo, tiepidi . III.° JNel secondo caso i! rij)oso nel
letto la dieta, i brodi tiepidi , le emulsioni tiepide d' acqua di-
stillata, di lattuca o d' endivia , con qualche sciupalo di gomma
ara^iica. IV." Se poi le membrane sono già squarciate , e sgorga-
ta la idramnios , di aspettar che si compisca pacificamente , e
senza ruinose emorragie , promosse e fomentale da inutili tenta-
tivi , l' inevitabile aborto .
CASO QUARTO.
Otturamento perfetto della Vagina .
I. Sono ormai nove anni , che descrivendo io la Hist^rosfe-
ìùgrochona osservata nello Spedale di questa Città di Padova, fe-
ci menzione del perfetto otturamento dell'orifizio dell' utero, e
dell' abolizion totale de' labbri di quest'organo in una Donna
afflitta da irreducibile procidenza del medesimo , e della vagi-
na : notizie stampate dal celebre Professor LUIGI VALEIll ANO
BRERA ìledico e Chirurgo laborioso e felice, altrettanto, quan-
to ingegnoso e dotto , ne' Commentar] Medici dell' anno 1798
in Pavia, Deca I , Tom. II , a pag. 465 e 67, e segg. Ora mi oc cor-
re d'accennare un assoluto otturamento della vagina, due polli-
ci e mezzo distante dall' apertura della vulva , che mi si offri all'
esame nel mese di giugno di qnest' anno i8c5.
a. La robusta, benissimo fatta , Figlia d' un Fruttajnolo è da-
ta in moglie parecchi anni fa a un Pescatore, il quale trovato
certi impedimenti al compimento dell' atto conjugale , s'annoja
deìla Sposa, cerca altri pretesti, e l'abbandona. I Parenti di Co-
Stai ci edono sulle di lei relazioni, che le sia stato comunicato
, qual-
Del Sic. Vincenzo Malacarne. 187
(pialche cosa di celtico , la mettono nelle mani d' un Chirurgo
vulvare , ciie la tratta il ciel sa come ; intanto passano quattro o
cinque anni .
3. S' incontrano di nuovo gli Sposi , si aggiustano , e ritor-
nano insieme : ma il Marito incontrate le medesime difficultà ,
dopo vari tentativi , nulla impedendo i' ingresso dell' asta virile
fino a un certo segno , oltre a cui non è cosi che possa penetra-
le, furibondo torna ad abbaiidonar la povera moglie. Essa la mat-
tina, piangente, senza nulla conferir con isuoi, viene a sfogar
meco il suo dolore , e a pregarmi d' esaminar cos' è il suo male ,
e di rimediarvi .
4- Dopo le opportune interrogazioni passai all' esplorazio-
ne , e per le prime ricavai , che I.° nel congresso, a lei non man-
ca la commozione voluttuosa accompagnata dall' uscita di qual-
che liquido proprio \ ma finisce con dolore . II." Non manca la
mestruazione regolare benché scarsa . III." Ammette il maschio,
ma arrivato a un certo segno ella soffre come se al di dentro le si
stracciassero le viscere , senza però dar sangue. IV. " Non à mai
avuto altro male ndla natura, eccetto quello che le avea fatto
])rovare il Chirurgo neU' aprire, nel toccare, neli' introdur ferri, ^,
ìiel medicare , e lini per dire eh' era disperata .
5. L' esplorazione m' insegnò , che veramente le parti geni-
tali esteriori tutte erano in buono stato per una Donna maritata^
le caruncule mirtiformi turgide livide , 1' interior della vagina
spongioso e caldo pel gagliardo combattimento notturno recente;
non però stretto di modo che le due dita, indice e mezzano, libe-
ramente non vi scorressero per li due terzi della lunghezza loro .
A tale profondità 1' indice era arrestato da un volto carnoso ru-
goso , che formava come dicesi il fondo d' un sacco chiuso per
ogni verso, dove non s' incontiava nulla affatto, né di collo della
matrice , né di muso di tinca , né d' orificio che conducesse nel
corpo di quella viscera .
6. Ognun é persuaso, che rinnovai 1' esplorazione collocan-
do la Donna in diverse situazioni , segnando col polpastrello del
dito tutti i punti ove mi parca di sentir qualche cosa di caverno-
Tomo XIII. 10 so,
i38 Casi d' Ostetricia non comuni
so , e là introdussi delicatamente con l' altra mano la tenta ottu-
sa j che in nissuii luogo più oltre s' à potuto insinuare •
7. Usai ogni diligenza a investigar se al di là di qirel volto
si sentisse o collo, o corpo d' utero : compressi il ventre con for-
za per avvicinarlo al dito esploratore, desideroso di assicurarmi
se col taglio , con la paracentesi di quel fondo , o in qualunque
altra guisa mai si fosse potuto rimuovere quell'ostacolo alla copu-
la , e alla fecondazione . Tutto fu inutile ; nissun lume ne trassf
suir esistenza della matrice ; nulla che mi potesse dirigere a
suggerir o intraprendere qualche utile operazione .
8. Pregai la Donna, che mi mandasse il suo Sposo per in-
terrogar anche lui , né mai si è lasciato vedere : né tampoco da'
Genitori di Lei ò potuto ricavar notizia relativa allo stato delle
parti genitali della Figlia prima che fosse data a Marito .
9. Non fidandomi della prima esplorazione dopo l'accenna-
to congresso notturno ( 3 e 5 ), per cui gli organi potevano esser
alterati , la Donna otto di dopo, così da me avvisata , ritornò da
me che lusiiigavami pure di trovar qualche via tortuosa , angu-
sta , ohbliqua , comunqvie , la qual potesse dare adito dalla vagi-
na all'utero sì , che si potesse allargare col taglio, o con la dilata-
zione . Impiegai vari specilli ottusi di grossezza e forma differen-
te ; né questi mi fecer scuoprir nulla . Per la qual cosa licenziai
la Donna consolandola con assicurarla, che non avrebbe a soffrir
mai nulla di ciò che soff'ron le gravide , e le partorienti , men-
tre che le sue parti genitali si trovassero nello stato presente .
IO. Anche qui pare che V Arte non abbia argomenti da
giovare : e sul dubbio che per qualche cosa venisse in capo a ta-
luno di sperimentare, domanderei; con qual lusinga? su qual fon-
damento ? La Donna à tutte le parti del suo corpo quali debbe
averle una femmina la meglio costrutta . Petto largo : clavicole
nascoste : poppe grandi e dure : cappezzoli alti e grossi : areole
larghe granellose , un pò fosche a' tempi della mestruazione re-
golare j non abbondante : catino largo : natiche elevate ; ginoc-
chi convergenti : voce femminile ; niente di pelo oscuro al lab-
bro superiore , né al perinèo . Tutto esclude il rovesciamento
del-
Del Sic. Vincenzo Malacarne. iSq
dello scroto indentro e in su , del quale abbiamo trattato in una
dissertazione impressa negli Atti della nostra Società su tale
argomento .
1 1 . Chi sa quale tratto di vagina qui rimane chiuso in alto?
Chi sa se abbia V utero ? se questo sia aperto in basso? Se il col-
lo del medesimo, e la vagina ostruita non fanno un corpo sodo
solo ?
la. Fra tanti dubbj, con tal organizzazione davanti agli oc-
chi , non mi resta fuorché a ricorrere a' Pratici, e interrogarli , a
qual partito uom possa in simile circostanza appigliarsi ? Altri-
menti io inclino a una totale inazione .
%
NUO-
i4o
NUOVA IPOTESI
PER ISPIEGARE LA DISCESA DEL BAROMETRO
IN TEMPO PIOVOSO
Del Sic. Abate Vincenzo Chiminello
Ricevuta il dì io Febbrajo 1806 •
vjhe non ancora ci sia una spiegazione soddisfacente della di-
scesa del Barometro ia tempo disposto alla pioggia , la prova è ,
che delle escogitate cause a questo proposito ninna vi corrispon-
de bene in intiero , o talor neil' effetto contrario, o nel tempo ,
o nelle circostanze , e minute particolari modificazioni , e qua-
lunque tra quelle cause si ammetta, per supplirvi bisogna valer-
si di contorte ragioni , e ciò lo confessa ogni dotto Fisico , che
non produsse ipotesi propria su questo argomento . Io non sarò
dunque tacciato di temerità, se porgo una ipotesi diversa dalle
sin qui prodotte, atta , come sembrami, a spiegare molto meglio
il fenomeno direttamente , e le sue particolari modificazioni ta-
lora opposte all' effetto primario . Sembrami pertanto, che la
causa dell' abbassamento del Barometro in tempo alla pioggia
disposto, sia, non la caduta, ma la elevazione dei vapori, e delle
esalazioni , ec. : in una parola di tutta la materia tendente alla
regione delle Meteore, dalla quale si forma la pioggia , la neve,
e le altre meteore , sotto le quali osservasi la discesa del Barome-
tro . Ma primieramente , affinchè si possa giudicare, come in
prospetto , se veramente giovi produrre oggi una nuova ipotesi e
questa mia più soddisfi alla spiegazione del Fenomeno , richia-
merò ad esame le più celebri ipotesi a questo proposito immagi-
nate da diversi Fisici , omettendo le altre le quali più, come
pare, dal vero si discostano, e rifiutate sono moho bene dal
celebre De Lue .
Il
Del Sic. Abate Vincenzo Chiminello» S^i
Il sommo Filosofo e Matematico Leibiiizio , com' è no-
to , pensa , che mentre si distaccano e cadono i vapori , che all'
alia intimamente si univano e insieme premevano, l'aria stes-
sa resti alleggerita di una qualche parte di peso , similmente co-
me il bacino di una bilancia prima posta in equilibrio resta al-
leggerito mentre cade un corpo che vi era sospeso , ed illustra
questo suo pensiero con quell'esperimento notissimo, esperimen-
to che tante volte ripetuto è sempre consentaneo all' analogia ,
e corrispondente all' effetto, cioè , che quando il cielo è disposto
alla pioggia , il Barometro per lo più discende . Sembra che si
possa ricevere la sua ipotesi , come una verità fisicamente dimo-
strata .
Ma noti pertanto vi sono Fisici , i quali oppongono , che a
cielo non piovoso , o affatto sereno , o in stagione sommamente
secca il Barometro discende, e per lo contrario a cielo piovoso s-i
el«;va , ed anzi che in tempo , e di pioggia e di serenità , si vede
r uno , e r altro movimento; obbiezione peraltro la quale non
esclude l' ipotesi Leibniziana , ma prova soltanto ^ che vi sono
più cause accidentarie delle variazioni Barometriche , come in
fatti sono il freddo , il calore , i venti , e forse altre forze , delle
quali qualcheduna prevalendo, deve il Barometro anche in tem-
po piovoso ele\ arsi , e in tempo sereno discendere ; ed io pre-
scindendo dai movimenti particolari , e accidentarj del Barome-
tro preterirei questa ipotesi , se non mi si presentasse al riflesso
una maggiore difficoltà, la quale manifesta, non già l'insussisten-
za , ma r insufficienza della causa sebbene vera generalmente .
Vale a dire , è bensì vero , che il Barometro corrisponde all' ipo-
tesi Leibniziana in quanto discende a cielo piovoso, ma la quan-
tità delia discesa per lo più supera d' assai quel!' abbassamento ,
che sarebbe corrispondente alla quantità della caduta pioggia ,
e alla diminuzione di peso che indi ne dee seguire . Impercioc-
ché un'abbondantissima pioggia , per esempio di un pollice, ap-
porterebbe al Barometro appena una linea di depressione , ed
air opposto quando il cielo è disposto alla pioggia, il più delle
volte vediamo una depressione Barometrica , non di una , ma di
più
,l4-i Pcil ISPIEGARE LA DISCESA DEL BAROMETRO eC.
]iiù linee , e talora di un pollice e più ; laonde si viene a cono-
scere , che la causa Leibniziana, cioè il disequilibrio, secondo le
fisiche leggi hensì agirà nella produzione del fenomeno , ma vi
avrà una minima parte soltanto ; e però questa difficoltà mi ec-
citò alla ricerca di un'altra causa: ma prima di esporla prose-
guisco r incominciato esame .
11 celeberrimo de Lue a questo proposito pensa che 1' aria
pura sia piìi pesante e premente dell' aria pregna di vapori , o
mista (specie di paradosso ,e un non so che di enigma ), vale a
dire , che , se all' aria pvna si uniscano dei vapori , e vi -si mesco-
lino , essa divenga così tumida , e così grande la sua espansione ,
che , meno prevalendo la forza di peso dell' aggiunta jnateria »
alquanto perda di gravità e di pressione sulla superficie della
Terra , e quindi ne' giorni precedenti alla pioggia segua quella
discesa di Barometro che si vede .
Questa ipotesi j, il Sig. de Saussure , altro celeberrimo Fisico
tion dispregiando . e volendola esaminare , e in certo modo retti-
ficare coi suoi principj j osserva , che il Sig. de Lue non ha defi-
nito completamente; in qual maniera l'aria con puri ed elastici
vapori si accresca di massa, sicché dei medesimi , cangiata natu-
ra, si formi un aereo fluido omogeneo . Egli pertanto appoggiato
a' suoi esperimenti e' insegna, che di acquee particole contenen-
ti una certa forza libeia dilatativa e penetrate da un certo gra-
do di calore, si forma primieramente un vapore , qual nomina
elastico i e poi, se il calore non sia troppo, e la libertà dilatativa
non sia massima , onde il vapore si sciolga , per certa agitazione
proveniente o da altri elementi, o dai venti, lo stesso vapore colla
compressione dell' aria poco a poco si mescola, e si trasmuta in
uno stesso fluido . Al contrario poi, dice, se nell' aria già saturata
di vapori se ne spargano di nuovi, o jiure se l'aria stessa , eh' è sa-
turata , per rinfrescamento, o per altra causa perda una parte di
forza, colla quale dentro sé contiene i già soluti vapori, allora , se
all' aria vi sieno pro-si mi dei corpi penetrati da calore o minore o
pari o un poco soltanto maggiore , si condensano i vapori alle loro
superficie, si formano goccie fluide, o sia rugiada , punte , e sca-
glie
Del Sic. Abate Vincenzo Ciiuiinello • 143
glie, o sia brina , secondo che il calore ambiente si sostiene so-
pra , 0 sotto lo stato di ghiaccio ; se poi all' aria saturata non vi
siano prossimi corpi ai quali si possano i vapori unire, allora le
particelle acquee di questi vapori si accoppiano , e si formano
gocciole sferiche internamente piene, o sia la pioggia , o pure si
formano piccioli corpi puntati , lievemente condensati, o sia la
neve, che gli uni, e gli altri si chiamano dall' Autore vapori con-
creti ; o finahnente si generano sferette vacue al di dentro, o sia
le nebbie, e le nubi , eh' ei nomina vapori vescicolari .
Or se cosi è , come Saussure spiega , ognuno intende , che
anche secondo de Lue, cambiate parole, l'atmosfera si accresce,
e diminuisce di peso a vicenda, come pensavano gli antichi Fisi-
ci , e però che si può ritenere in quella parte , che corrisponde
all'effetto, l' ipotesi Leibniziana. Imperciocché , cos'è per il va-
pore elastico ci'escere la massa dell'Atmosfera, se non che aumen-
to di materia, o sia di peso della medesima? All'opposto, se il va-
pore elastico si trasmuta in goccia di acqua, in punte nevose, in
una parola in vapori concreti, cosa è questo , se non che diminu-
zione di peso dell'Atmosfera? E quando 1' aria saturata di vapori
rispinge quelli , che di nuovo le giungono , forse non prima si
accresce indi la pressione , e poi si diminuisce? Così certamente ;
perchè i nuovi vapori nello sforzo ad attaccarsi avanti di cadere
in qualche modo restano sospesi , e premono .
Peraltro lo stesso Saussure per comprovare l'ipotesi Deluchia-
na , avendo per mezzo del 31anometro , o sia Barometro chiuso,
esplorato accuratissimamente l'elaterio dell'aria saturata, e non
saturata , e soprasaturata, secca, ed umida , variazioni non trovò
corrispondenti a tali vicissitudini . Quanto poi simili esperimenti
provino delle operazioni della natura, niente di questo risponde-
rò ; solamente sostengo, che a cielo disposto alla pioggia raccol-
ta essendo copia di vapori maggiore superiormente , che alla su-
perficie della Terra , come lo prova la diuturna esperienza delle
nubi , e spessissime volte l' Igrometro elevato a gran secco, quan-
do la pioggia sembra prossima a cadere, se 1' aria pegli umidi va-
pori superiormente più rara diventa , come il Sig. De Lue pen-
sa i
l44 Pj2^ ISPIEGARE LA DISCESA DEL BaUOMETRO CC.
sa ; ciò non potendo avvenire senza dilatazione , e la dilatazione
spiegandosi non solo lateralmente, -verso 1' alto , ma verso il I)a3-
so ancora , dorrebbe necessariamente seguire una certa pressio-
ne dagli strati superiori dell'aria sopra gli inferiori, e quindi una
elevazione di Barometro , non una depressione . Dunque V ipo-
tesi Deluchiana cade intieramente .
Simile quasi all'ipotesi di de Lue ne produsse una il Pignot-
ti nostro Italiano { Congetture meteorologiche) . Questo chiarissi-
mo Fisico e Poeta pensa , che le flogistiche esalazioni , quando
si mescolano coli' aria atmosferica, indeboliscano quella forza ,
colla quale l'aria stessa risolvea li vapori , e scioltili riteneva,
e quindi segua la loro caduta . L' esalazioni poi , e le particole
dell'aria infiammabile , com' Egli dice, essendo nolto più rare
dell'aria comune, la loro accessione, e mescolanza rendendo
r aria stessa umida molto più , la rendono anche insieme più
leggera , e quindi s' intende perchè il Barometro discenda alla
sopravegnenza dell'umidità dell'aria , e alla caduta prossima
della pioggia . Ma oltre che a questa ipotesi si oppone quella dif-
ficoltà 5 che in ultimo luogo addussi contro de Lue, vi si oppon-
gono anche quegli esperimenti di Saussure , per li quali scopre ,
che r esalazioni , sebbene le più flogistiche, e. gr. dell' etere, de-
gli o!j pingui ed essenziali j come li chiamano, non separano
dall'aria umidità alcuna sensibile , ed anzi che l'aria infiamma-
bile del pari che l'aria comune , scioglie affatto i vapori, piutto-
sto che sforzarli a conglobai'si , e cadere . Sembra dunque che
anche questa ipotesi si possa liberamente rigettare .
Passo ad esaminare l' ipotesi del Sig. Saussure . Questo som-
mo Fisico neir esimia sua Opera d'Igrometria , non volle omet-
tere questo argomento , e nel capitolo quarto > rigettata prima
l'opinione del Sig. de Lue, benché sembrasse inclinarvi, e quel-
la del Sig. Pignotti , propone certe generali cogitazioni intorno
al calore , al freddo , ed ai venti , e quindi pretende sciogliere in
gran parte questa difficilissima questione . Vale a dire , essendo
che il calore rarefacondo , il freddo condensando, e i venti ra-
pendo, o cumulando i vapori, cangiano il peso dell' aria , e indu-
co-
Del Sic. Abate Vincenzo Chiminello . i45
cono grandi mutazioni nell' atmosfera, quindi accade general-
mente, com'egli pensa, che il Barometro a vicenda si elevi ,
e si deprima; e i venti specialmente^ dice, sono le cagioni di ta-
li vicissitudini del Barometio . E quanto alla discesa del Barome-
tro all'approssimarsi la jiioggia, punto principale della quistione,
osserva il chiarissimo Autore, che in Inverno i venti , li quali
portano la pioggia sono per lo più Australi , e però che questa
causa corrisponde abbastanza bene all' effetto, perchè i detti ven-
ti seco traggono , insieme coi vapoiù , il calore di quelle regioni ,
e quindi facendo 1' aria più rara, ne diminuiscono 1' elaterio ed
il peso, e il Barometro deve discendere, né in tale circostanza si
vede ascendere che rare volte . In oltre contro il Sig. de Lue , il
quale niente , o poco attribuisce al calore, soggiunge, che i me-
desimi venti anche in estate molto aco^'escono il calor medio
dell' atmosiera, sebbene allora per la caduta pioggia sembri sen-
tirsi 1' aria qualche poco rinfrescata , perchè appunto la pioggia
stessa , cadendo dalle superiori regioni più fredde , o meno cal-
de , causa è che i venti Australi simulino la natura dei Boreali .
Tal è il ragionamento del Sig. Saussure ; ma un tal modo di
ragionare , sebbene cauto e parco , oltre che non porge una
completa soluzione del problema, non può schivare gravi dif-
ficoltà. Imperciocché in inverno, per esempio, che seguirà, se gli
Australi venti soflfiino superiormente, e non tocchino la super-
ficie della Terra, come non di raro si osserva dal moto delle nu-
bi ? Per la dilatazione dell' aria superiore dovrebbe seguire una
pressione sopra la inferiore, e una elevazione di Barometi o anche
in tempo piovoso, ed all'opposto qui, continuando una temperie
notabilmente fredda e insieme quieta , vediamodiscendercMl Ba-
rometro . E nella medesima stagione all' avvicinarsi , o cadendo
la pioggia , che dire della discesa del Barometro soffiando , come
alle volte accade , qualche vento Boreale vero , non Australe ri-
percosso ? In estate poi quante volte piove tranquillamente spi-
rando venti Australi ! Q:ìasi mai . Forse piuttosto , qualunque
altro vento spirando , procellose , dirotte piopgie non cadono , e
grandini ? Saussure però sostenendo , come può , la sua ipotesi
Tomo XIII. 19 ^ av-
l46 Per ISPIEGARE LA DISCESA DEL BaIIOMETRO CC.
avverte, che i venti, i quali scorrono trasversalmente, o sia oriz-
zontalmente diminuiscono il peso delT aria j ma all' opposto dirò
io, che i venti i quali scendono, o con direzione inclinata, o ver-
ticalmente, accumulando aria sopra d'aria dovrebbero per questa
cagione produrre una elevazione di Barometro, ed in vece pio-
vendo, anche in tale circostanza del medesimo vedesi una qual-
che depressione secondo l' ipotesi Leibniziana . E nella stessa sta-
gione, spirando anche lievemente venti Boreali freddi, scende il
Barometro , cade la pioggia. Finalmente osservo che il Sig. Saus-
sure propone una ipotesi , la quale poco si accorda coi suoi prin-
cipi . Imperciocché il calore , e la libertà dell' aria sono i due ele-
menti, dai quali si genera il di lui vapore elastico, cbe rende più
gravitante l'atmosfera; lo rinfrescamento poi è l'altro elemento,
per cui si condensa il detto vapore, si uniscono, e cadono gli altri
vapori , e rimane più leggiera 1' atmosfera . Doveva dunque at-
tribuire ai venti freddi , piuttosto die ai caldi , la causa della
discesa del Barometro . Questa difficoltà per altro sembra preve-
duta dallo stesso Sig, Saussure , ma la dissimula , e si propone la
inversa , cui pensa risolvere più facilmente .
Egli dice pertanto, la densità dell'aria dal freddo accresciuta
se il Barometro eleva. Io stesso freddo dovrebbe estenuare la for-
za dissolvente dell'aria, contraere i vapori, e quindi lasciar cade-
re la pioggia ; laonde l'elevazione del Barometro dovrebbe tener-
si come indizio della pioggia ., non di serenità: all'opposto il calo-
re accrescendo la forza dissolvente dell'aria, e insieme tenendola
più leggera, la discesa del Barometro sarebbe indizio di serenità.
Così però a sé risponde . In Europa i venti più freddi sono i Bo-
reali , ed elevano per lo più il Barometro , e sono anche molto
secchi; senza eflVtto dunque tali venti rinfrescano li strati supe-
riori dell' Atmosfera , imperciocché la siccità, che apportano,
tiene in soluzione i vapori ; i medesimi venti inoltre scacciano
r aria vecchia, e ve ne sostituiscono di nuova fjedda, e densa, e
quindi abbiamo il Barometro elevato , e insieme il cielo sereno .
Al contrario pregna 1' Atmosfera di vapori , se spiri qualche ven-
to Boreale freddo si, ma insieme umido, o solamente freddo, ma
- . i - .li. su-
- ' ■ ■ /
Del Sic. Abate Vincenzo CniMiNELto . 147
sul)ifaneo, avremo contro 1' aspettazione il Barometro elevato ,
e istantaneamente la pioggia . 1 venti Australi poi essendo cai idi
ed umidissimi, se giungano ad una massima altezza dell' Atmos-
fera, riscaldano bensì 1' aria , ma nel tempo stesso indi si alfred-
dano, depongono i vapori , e si forma la pioggia , e se tali venti
sieno non umidi , ma secchi, allor vedremo il Barometro depres-
so , ma niente di pioggia.
Secondo Saussure adunque i venti freddi Boreali, ora porta-
no la pioggia , ora nò; gli Australi poi ( umidissimi, o secchi a
piacere ) depongono i vapori , e apportano pioggie , se scorrano
perla regione alquanto sublime dell' Atmosfera , e indi concepi-
scano freddo, vale a dire quando realmente prevalendo il freddo
l'aria poco si rarefaccia . Finalmente dunque il Sig. Saussure do-
vieJ)be confessare che il freddo è la causa dell' unione , della ca-
duta dei vapori ^ e della pioggia; e mi peidonino i difensori di
questa ipotesi, se dirò, che con si vago ragionamento si sottrasse-
ro dalla diflicoltà non sapendola risolvere. Conchiudasi dunque ,
che né pure l' Ipotesi di Saussure, come peculiare, precaria, e in
se stessa contradittoria , si può seguire per ispiegare il lenomeno
di cui si tratta .
Finalmente non devo passare sotto silenzio l' ipotesi di Mon-
signor Giovene benemerito Socio nostro . Que-jto dottissimo Pre-
lato versalo del pari nelle dottrine spettanti al gravissimo suo ec-
clrsiastico Ministero che nelle Fisiche, ed abilissimo Osservatore/
da una serie di osservazioni Elettrico-Atmosferiche, e Barometri-
che insieme paragonate ( Tom. Vili di questa Società ) conclude,
che a ciel sereno v' è molta, o frequente elettricità nell'atmoslera
in tempo , che il Barometro ò discendente o disposto , o vicino a
discendere, ed al contrario, che ve n' è poca, o poco frequente ,
quando il Barometro ascende , o è disposto, o prossimo a salire ;
quindi , estendendo la conseguenza ., pensa che generalmente la
vera causa della reciproca rarefazione, e condensazione dell' At-
mosfera , del suo flusso, e riflusso, del suo aumento, e decremento
di peso, delle variazioni Barometriche possa essere non altro, che
la elettricità secondo che cresce, o si diminuisce.
Que-
li^'d Pel isriEGARE la discesa dttl Tjakometro ec.
Questa ipotesi cosi semplice , prescindendo dalle cause acci-
dentarie, frequenti però , che intervengono nell' Atmosfera , ge-
neralmente bene spiega , a dir vero, le variazioni Barometriche
in tempo sereno, o nuvolo non turbato , come osservò il chiaris-
simo Autore; masi domanda particolarmente, perchè in tempo
disposto alla pioggia, o piovendo, e questa è la (questione pre-
sente, il Barometro per Io più discenda, e si può aggiungere, per-
chè talvolta in simil tempo il Barometro si elevi, od oscilli? Ora
che, quando il tempo è disposto alla pioggia, alla neve, ec. il
fuoco elettrico, la cui uscita è allora la più copiosa , come pare ^
rarefacendo 1' aria, e meccanicamente elevandola, e sostenendo-
la , vincendo anche nello stesso tempo la resistenza, e pressione
delle colonne laterali , sia la causa che il Barometro discende ,
questo chiaramente s' intende , e 1' ipotesi eh' esporrò , a cui ho
pensato già sin da i6 anni e più, ed ancbe ne scrissi per mia
iTiemoiia , comprende tra gli altri il medesimo principio; ma se,
come spiega il celebre Autore, il fuoco elettrico in tempo sere-
no, o non turbato , quando abbandona 1' Atmosfera , 1' aria si ri-
stringe, e condensa, e il Barometro ascende, istessameiite dovreb-
be ascendere ,quando il fuoco elettrico in terra scende congiunto
alla pioggia , ed invece per lo più discende , almeno per qualche
tempo, seguitando la pioggia , e scende spesse volte più di que!-
yìo, che corrisponderebbe alla quantità delia pioggia stessa; dal
che si comprende che la condensazione dell' aria proveniente
dall' abbandono dell' elettrico fuoco allora non è bastevole a
produrre 1' elevazione Barometrica, e però egli è evidente, do-
vervi essere qualche altro più efficace elemento influente all'azio-
ne contraria. Né pure questa ipotesi adunque , benché parta da
un principio probabilissimamente vero, strettamente^ come fu
esposta , soddisfa intieramente alla quistione , e però non crede-
rò soverchio, ed inutile oggi produrre in modo più esteso , e cir-
costanziato ciò che pensni su questo argomento .
Io suppongo già in tempo disposto alla pioggia, neve, gran-
dine , ec. , il fuoco elettrico come principale , e più eflicace cau-
sa della diminuzione dipeso dell' Atmosfera, e della depressione
V-. del
Del Sic Adate Vincenzo Chiminello » l^cj
del Barometro;, ma insieme credo, che concorrano allo stesso ef-
fetto, altri elementi , come particole spiritose , oleose , sulfuree ,
ce. che si elevano dalla Terra per moto, o proprio, o comunica-
to , ed entrano nella composizione di tali meteore. Di tali ele-
menti però considero la sola azione meccanica, prescindendo dall'
azione chimica , che hene non s'intende, o se anche la si sup-
ponga non può tenersi come operativa nell'effetto^di cui si trat-
ta, senza 1' azione meccanica, perchè una massa qualunque soli-
da , o fluida, se rimane la stessa^ non cresce, o decresce di peso
camhiandosejie il volume; né oziosa credo finalmente 1' azione
meccanica, anzi la credo molto operati\a, del calore naturale
prodotto dal Sole sulla superficie della Teria , il ipiale in un coi
vapori si eleva , e avanti la pioggia , e molto più allor die piove ,
similmente come si eleva il calor delle brage spruzzate coU'acqua.
Dalla uscita pertanto più copiosa della Terra, ed esaltazione
dei detti elementi, specialmente del fluido elettrico, e forse an-
che del Magnetico ( probabilmente i primi eccitanti allo svilup-
po ) che r aria venga meccanicamente affetta , urtata, e spinta
all' insù , questo si può facilmente dimostrare .Imperciocché ta-
li elementi, elevandosi, non possono certamente 1' aria penetrare
senza toccare le sue particole mobilissime , le quali perciò devo-
no ricevere un impulso, e cedere un poco di luogo: concepiscono
dunque un moto, il quale anche sarà accresciuto dall'elaterio, e
dall'inerzia; tal moto poi, qual non è forse assurdo supporsi a
modo di continuata esplosione , si farà specialmente verso l'alto,
non trasversalmente, perchè la sorgente materia esce da esteso
tratto della terra. Advmque si farà dell' aria sopraincombente
una quasi comune espulsione, un sostegno, onde seguirà necessa-
riamente la diminuzione della pressione atmosferica,, e la discesa
del Barometro .
Che poi si ecciti dalla materia, che esce dalla Terra, un bolli-
mento, un fervore, una agitazione, una forte espulsione ne'giorni
precedenti alla pioggia , alla neve , alle procelle , ec. , più feno-
meni simultaneamente lo comprovano. Iniperc occhè vediamo li
piccioli fossi, e stagni d' acqua rasciugarsi, i fiumi , i laghi, li
pra-
l5o Pel isriEGARE i,a discesa del Barometuo ec
prati mandar fuori neljbie , le tenue più di frequente vom ilare
le fumicazioni, sentiamo li pozzi rumoreggiare , fintiamo gr.iti
ed ingrati odoti per T aria sparsi, di notte vediamo le esalazioiii
focose delle paludi , e dei grassi campi ; e gli animali finalmente ,
qual curioso sjiettac do non ci presentano? 11 divino Poetalo pin-
ge si bene , che sempre mi piace, e lo ripeterò .
Tuin lìquìdas Corvi presso ter gutture voces ,
Aut quater ingeminant , &<. saepe cubìlìbus altìs ,
N escio qua praeter solitiim dulcedine laetì ,
Inter se foiìis strepitant: jiivut iinbnbus actis
Progeniem paniain , dulcesqite revisere nidos .
Haud equidem credo, quia sit divinìtus illis
Ingenium , aut rerum fato prudentia major;
Verum ubi tempestas , &. coeli mobilis hunior
Mutavere vlas , &. Jupiter humidus austris
Derisati erant quae rara modo , B^ quae densa, relaxat;
Vertuntur specics animorum , &. pectora motus
Nunc alios , alios dum nuhìla ventiis agebat
Concipìunt . Hiiic ille aviiim concentus in agris ,
JEt laetae Pecudes ,éA ovantes gutture Corvi .
Da tutto ciò pare dunque abbastanza dimostrata 1' azione mecca-
nica, di cui parlo, altra causa molto più potente che la Leibniziana,
della discesa del Barometro a cielo piovoso; ma quanto vaglia, ri-
flettiamovi un poco, ed applichiamola .
Tra le cause , delle quali una, od un' altra credesi operativa
nella produzione di un fenomeno, di cui debba rendersi adegua-
ta ragione, deve sciegliersi quella , che sia più valida, più co-
stante e generale, e in tempo che il fenomeno si produce, non
perda, o interrompa la forza sua . Ora la causa che espongo del
pari che la Leibniziana, certo è generale e costante, e ritiene la
forza d' agire , imperciocché l'esalazioni, od evaporazioni , dal-
le quali essa dipende , necessaiiamente precedono sempre le
piopgie , e penetrando F aria, queste non possono non agire, sin-
ché sono in movimento; ma insieme è più valida, come si com-
prende per la grande e lunga discesa del Baromeiro , che corris-
pon-
Del Sic. Abate Vincenzo Chiminello ► l5i
pondc, non alla quantità della pioggia soltanto';, ma insieme a tut-
te le azioni dei vapori , e degli altri elementi , che si elevana, e
compongono la pioggia, o le altre meteore^sotto le quali discende
il Barometro, e corrisponde al numero de' giorni , o sia all' intie-
ro spazio di tempo, in cui la materia s' accumula alla composi-
zione delle meteore ; è preferibile alle cause immaginate dai Si-
gnori de Lue , Pignotti, e Saussure^ precarie, come s' è veduto ,
})cculiari , spesso interrotte , o non attive ; è preferibile al sem-
plice solo fuoco elettrico nel modo, che espone Monsignor Gio-
vene , perchè si comprende , come possa il Barometro nella mia
ipotesi seguitare a discendere , Io che fa per lo più nell'atto che
piove, per la forza d'uno dei supposti elementi^, cioè per il calore
natuiale , che si eleva dalla superficie della Terra eccitata dalla
cadente pioggip , il quale superando la tendenza alla condensa-
zione dell'aria abbandonata dal fuoco elettrico disceso colla stes-
sa pioggia , ne sostiene il peso; e finalmente preferibile si è alla
forza del disequilibrio nell' ipotesi Leibniziana ancora, perchè
si spiega chiaramente, come tosto vedremo, l'anomalia, che,
talvolta si osserva , dell' ascesa del Barometro in tempo alla
pioggia disposto, o nel tempo stesso che piove .
Questa singolare anomalia per mezzo del freddo accresciuta
negli strati superiori dell' Atmosfera , o per mezzo dei venti , i
quali accumulano 1' aria, o per le leggi dell'equilibrio^, alcuni co-
modamente in vero la spiegano , ma non intieramente , come so-
pra s'è rimarcato , perchè tali cause non sembrano sufficienti ad
ispiegare le celerissime, e grandi ascese Barometriche, lo per al-
tro non escluderò l' effetto di tali cause j qualora intervengano;
ma se alle volte in fatto mancassero ? Che poi talvolta manchino,
tempo lungamente tranquillo, una dolce temperatura, il Termo-
metro lentamente ascendente, l'Igrometro quasi costante, il
movimento lentissimo delle nubi lo comprovano. All'opposto, am-
messa la nostra ipotesi , concorrano, o non concorrano simili cau-
se, r anomalia facilmente, e , come parmi , soddisfacentemente
si spiega. Imperciocché supponiamo avanti la pioggia , farsi gra-
datamente mediocri esalazioni , ed evaporazioni , il Barometro
sen-
iB'j. Per ispiegars la discesa dkl Barometro ec«
senza interruzione discenderà; supponiamo, che da principio
sbocchino in gran copia, e poi a poco a poco diminuiscano sino a
mancare aflattOj si vedrà il Barometro prima a discendere , poi
elevarsi lentamente , e finalmente farsi stazionario ; suj)poniair o
finalmente, che 1' esalazioni , e i vapori ora con impeto, ora
lentamente , ora copiosamente, o scarsamente sorgano in uno
stesso giorno, o anche in meno di tempo, quindi ne seguirà dell'
aria una elevazione , e dilatazione , una contrazione, e pressione
a vicenda, e vedremo il Barometro spesso elevarsi, spesso discen-
dere, e spesso immobile. Questo fenomeno non rade volte si os-
serva all'approssimarsi fra poco una qualche procella .
Peraltro può avvenire alle volte, come nella stagione d'in-
verno in tempo di disgelo col terreno sotto agghiacciato, che iu
cadendo, o caduta la pioggia, il calore che dalla superficie nostra
si sviluppa , e si eleva, essendo poco, ed anche in estate dopo una
o due prime abbondanti pioggle la maggior parte sublimato, e in
seguito scarso elevandosi, non superi dell'aria già scaricata di
elettrico fuoco la tendenza alla condensazione, ed il Barometro,
seguitando ancor piovere, ascenderà; ma l'anomalia resta non-
dimeno spiegata secondo i nostri principj .
Mi lusingo adun{[ue, che 1' esposta Ipotesi abbia un qualche
grado di maggior probabilità , e forse di evidenza, e sia preferi-
bile alle ipotesi sopra esaminate; ma la sottopongo al giudizio dei
Fisici più di me illuminati .
■ I !'
SU
iS3
SU LA GONORREA NEL SONNO E SUO RIMEDIO .
MEMORIA
Del Sic. Giovanni Veraudo Zeviani
Ricevuta il dì i Marzo 1806,
V arie spèzie di Gonorrea distinguono gli Autori : io qui parlo
vinicameiite di quella che succede nel sonno ; ed è perciò detta
dai Greci Oneirogono . E questa d' ordinario una conseguenza
dell' abbominevole vizio detto dai Greci anaflasmo (i) , e dai La-
tini Masturbatio . Costituisce essa una pessima malattia che in-
sieme col corpo inferma anche 1' animo ; ed è giudicata comune-
mente di difficilissima guarigione . Ippocrate non valse a guarire
Satiro (a) . Galeno si pavoneggia per essergli riuscito di sanare
mio di questi ammalati (3) . II Boeravio giunto all' età senile , si
doleva di avere avuto l' incontro di medicare alcuni di questi in-
ferrai , senza essere arrivato a guarirne pur uno : hoc maliun sae-
pe vidi , ncque umqiiam curare potui (4) • Cosi è pur a me avve-
nuto , sinché essendomi risoluto di cangiare 1' usato metodo di
cura , r affare mi riuscì in tutti gli infermi felicemente. Di tre
di questi vengo a fare qui una brevissima commemorazione .
ISTORIA PRIMA.
Un Giovane OltramarJno, ben complessionato per natura, e
forte , essendo incorso da qualche anno nel vizio dell'Anaflasmo,
Tomo XIII. ao pas-
(i) Ignoranclosi questo vocabolo . si è
sostituito l'altro di Onaii'umo : dciivan-
«lolo da un certo Ono?;, rirordato nello
Sagre Carte . Ma d' altra maniera fu il
delitto di Onan .
(2) In Epid. lib. 6, seet. 8.
(3) De Sanit. tuenda lib. 6,cap. i'^.
(,4) Fraelect, num. 776.
i54 Su LA Gonorrea net. sonno ec.
passò uJ essere bruttato contro sua voglia dalla gonorrea vera nel
sonno \ per la quale toltogli il vigor delie for^e , e venuta meno
la nutrizione , si rese inabile a sostenere il peso e la fatica del
continuo viaggiare , a che era obbligato dall' impiego suo mer-
cantile . Crebbe il suo incomodo a segno tale che già venne ad
essere di continuo tormentato dal dolore de' lombi , da fiere con-
vulsioni lungo la spina del dorso : le quali ascendevano al capo ,
e gli davano moleste scosse alla nuca . Ed oltre a ciò era divenu-
to melanconico , timido, pusillanime; qualche tratto agitato da
furia e da disperazione . In tale stato era il misero uomo , quan-
do provati già indarno li più approvati medicamenti , suggeri-
tigli nelle principali Città d' Italia dai più accreditati Medici ,
sen venne a me per consiglio . Aveva infatti fatto uso replicato
e lunghissimo della Chinachina , del ferro , delle fredde bagna-
ture , degli imbusti di ghiaccio , degli schizzatoj di materie sti-
tiche , della dieta di puro latte : si era astenuto dal vino , dai ci-
bi salati ed aromatici , dalle musiche, dai teatri , dai solletican-
ti trastulli . Lo trovai disposto a fermarsi qui in Verona ; pronto
a metter in pratica qualunque rimedio e metodo di cura , die mi
sembrasse confacente a liberarlo da questa sua sozza ed ostinata
malattia. Gli domandai se avesse mai fatto uso dell' oppio : mi
rispose che non gli era mai stato prescritto . In questo forse
starà la guarigione del vostro male , soggiunsi io : ma jdìù è da
sperare nel metodo di ui^arlo , che nella forza del solo medica-
mento . Così gli dissi io affidato alla grande autorità delT anti-
co Clero Scrittore Jreteo : il quale parlando della cura di que-
sta malattia arditamente scrive : niedela non vacat discrìmine ;
ea per somrìiim profiindiim , lonf^issìmumqiie praestatur {J)) . Il
metodo di rendere la cura con V oppio eflìcace insieme e scevra
di pericolo , 1' ho appreso dall' Ileute . E consiste neh' incomin-
ciarne l'uso con piccole dosi, aumentandole di tratto in tratto
secondo la tolleranza dell' infermo, e secondo porta il bisogno .
La scelta dell' oppiato medicamento 1' ho appresa dal rinomato
Le
(5) Acut. lib. a^cap. li.
k
Del Sic- Giovanni Verardo ZeViani . l55
Le Boe Silvio : il quale tanto uso facea dell' Oppio nella sua pra-
tica , che si era acquistato il soprannome, di Dottore Oppiato .
Avendo questo Autore architettata la composizione famosa delle
pillole dette di stirace, a lode del vero, dovette non ostante a que-
ste preferire quelT altra comunemente usata ^ detta le pillole di
Cinoglossa (0) . Ecco infatti con questi riguardi messo il nostro
ammalato all' uso quotidiano delle pillole di Cinoglossa . Gliene
prescrissi di prima prova ogni sera quattro soli grani di peso :
qual dose ogni due o tre giorni andò aumentandosi sino ad arri-
vare al peso di venti grani . Non fu bisogno oltrepassare a mag-
gior dose ; che l' infermo avea già sin dai primi giorni acquistato
una nuova maniera di sonno , non piìi interrotto dai fastidiosi
fantasmi , e da importuna gonorrea . Con queir ordine con cui
era asceso a tal peso , tornò addietro diminuendolo sino ai quat-
tro grani di prima . Ripigliò in tal corso di tempo a poco a poco
il vigore , e la perduta nutrizione ; e confortato uell' animo , fa
in grado di tornare alla lontana sua patria .
ISTORIA SECONDA
Qui pure si tratta di un Giovane per natura ben com-
plessionato musculoso e forte , reso scarnato debole e malinconi-
co per una ostinata gonorrea notturna , succedutagli all' ana-
flasmo , già inoltrata a scorrere anche di giorno nel rendere le
fecce e 1' urina . Attediato da questo suo incomodo è ricorso all'
ajitto della Medicina . Con grande attenzione e fedeltà ha esegui-
ti li suggerimenti , e presi li rimedj prescrittigli da un accredita-
to Medico ; ma senza ricavarne verun vantaggio . Quindi passato
sotto la cura d' un altro , neppure senti verun alleggerimento del
suo male : che anzi si rinforzò con convulsioni che dì e notte in
varia maniera lo travagliavano facendolo tiemare e balzare dal
letto : per la qual cosa fuggiva il consorzio delle persone senza sa-
per talvolta quello che si dicesse o volesse . Da qualche amico,
a cui
16) Oper. p. m. 71.
i56 Su LA GoNonuEA Nrr. SONNO ce.
a cui manifestò la pi ima causa della sua iufennità , fu persuaso a^
provvedersi il Libro del Tissotti che tratta dell' Onanismo : ma
non essendo Medico si attenne a varj rimedj , i quali senza ele-
zione e senza ordine adoperati , notabilmente accrebbero il suo
male ; e allora fu che ebbe a me ricorso ; e si risolvè di abbando-
narsi totalmente alla mia cura . Qualche difficoltà incontrai a
persuaderlo a fare uso costante e regolato dell' oppio ; stantechè
avea letto nel Tissotti come questo rimedio non era giovevole, che
anzi molto poteva pregiudicare. Pure avendogli io narrato il pron-
to e mirabile effetto, che nell'addetto caso^assai simile al suOjl'op
pio avea prodotto , si accinse ad usarlo : ed usollo fedelmente ,
come io gli prescrissi . L' effetto fu il medesimo come nel primo
caso narrato. Alle prime dosi delle pillole di Cinoglossa , fattosi
tranquillo il sonno, cessò la gonorrea, e nel tempo stesso cessò del
pari il facile fluir della urina . Non fu d'uopo in questo Giovane
passare oltre i quindici grani delle pillole; che ben presto dando
addietro la dose, tenni più breve la cura . Perciocché essendo que-
sto un eroico manicatore per natura, temei che qualche danno
gli potesse sopravvenire dalla gonorrea inveterata, tutto ad un
tratto sospesa e levata per for?:a d' arte . In fatti vivendo questo
Giovane in mezzo a quotidiane occasioni di eccedere nel vitto ,
ed in una vita libera e licenziosa , tornò dopo qualche mese ad
essere molestato dalla gonorrea notturna : alla quale però, fatto
dotto per se stesso, pose freno col ripigliare di tratto in tratto
qualche dose delle pillole usate . Tre volte in un anno per gli
stessi disordini tornò a ricadere , e tre volte tornò per se stesso a
guarire con lo stesso metodo di cura . Sinché per queste facili re-
cidive fatto saggio ed accorto , mettendosi risolutamente in una
regolata vita , sussiste ora da molto tempo libero e sano .
ISTORIA TERZA .
Qui trattasi di un caso alquanto più inoltrato e difficile .
Trattasi di un Giovane per una pessima gonorrea notturna figlia
dell' anaflasmo, ridotto non solo a perdere nutrizione e forze e
. - ad
Del Sic. Giovanmi Ver.w.do Z:••.v^A^'r . loj
ad esser agitato e maltrattato da orrende convul&ioni , ma passa-
to di più ad uscir di cervello con un furore che in Donna sareb-
be-da dirsi uterino . Era assistito da due valenti Professori , che
non avevano omesse replicate missioni di sangue , e altri me-
dicamenti per metterlo in calma : ma tutto era nulla. Chiuso
era in una camera cpiando la prima volta io fui chiamato a visi-
tarlo : ma qual rimedio fuor dei prescritti poteasì sperare capace
di far fronte ad un torrente di mali e di prave consuetudini ? Il
solo oppio da me proposto , usato con metodo , valse ad appor-
tare in pochi giorni la calma non si presto aspettata . Fu fedele
r infermo a mettere in pratica le pillole di Cinoglossa ; e fin dal-
le prime dosi cominciò a provarne il salutare effetto; cangiato
in placido il turbolento sonno e non più agitato da sozzi fan-
tasmi, cessate le convidsioni^ e tornalo f animo saggio e tran-
quillo . Arrivò nel corso di due settimane al peso di venti grani :
né fu bisogno oltrepassare . Su questa dose lo tenni fermo per al-
tri dieci giorni , e di poi scemò la dose: di tempo in tempo ritor-
nando a prenderne qualche piccola dose . Cosi fu fatto, e gode il
Giovane di una lodevole sanità, son già più anni passati .
Non mi è noto che verun Autore abbia usato dell'oppio nel-
la notturna gonorrea col metodo da me proposto e sperimentato .
Con ciò rispondesi a chi obbiettasse che 1' oppio fu trovato inu-
tile in questo morbo da qualche Autore di riguardo. Abbiati il
mio metodo e jiossederai i miei secreti , disse il Capivaccio ad uti
ardito scolare. Galeno si vanta in più luoghi di aver guariti parec-
chi infermi con quegli stessi rimed] che furono prima da altri Me-
dici inutilmente adoperati .
Spiegazione di alcuni passi cV Ippoc^ate attenenti
a questo argomento .
I. Vopulariter grassatae sunt tusses multae ^ praecipue au~
tempueris . Juxta aures multi qualia satyris . Epid. lib. 6, n. ga.
Che maniera di parlare è questa ? dice il Vallesio . Queste
espressioni sono tanto fra se stesse inconvenienti, che non meri-
ta-
l58 Sa LA GONORIIEA NEL SONNO CC.
tario di essere commentate: ma giudico più tosto che debbano
esser tratte fuori dalle ragionate opere d' Ippocrate .
II. lis autem qui aetate snnt majores , tonsillae ìnflamma-
tac , ventriculi in occipìtio ìntrorsum extrusiones, asthmata , cal-
culorum gencrationes , lumbrìci rotundì^ ascarides , verriicae pen-
siles , satyriasmi ystrumae , &. alia tuberciila , maxime vero su-
pradiita Lib. 3. apli. 26.
Qui è dove Ippocrate usa il nome di satinasi, come proprio
male de' piccoli fanciulli appena sortiti dalla fatica dello spunta-
re dei denti . Sotto questo nome non si sa cosa intenda Ippocrate,
dice il Gorlero • Resta un nome che indica una cosa incerta:
sconcio , che fa grandissimo ostacolo ai progressi dell' Arte .
Laonde io stimo che debbasi levare questo nome da questo afo-
rismo , e vi sostituisco 1' altro stranguriae . Il Triverio pensa pu-
re che sia un eri ore de' Copisti : e che invece di satyriasmi deb-
ba leggersi siriasis , che è un male proprio dei fantolini, del qua-
le parla Paulo da Egina .
Quanto al primo , io dico che tanto non sono discordanti li
sensi di questo testo , che anzi concordano con se stessi , con la
verità del fatto , e con gli altri luoghi d' Ippocrate , nei quali
parla di questa materia . In due viziosi aspetti si dipingono i Sa-
tiri : Satyri Dionisio sacri, qui pìctiira , quique statuis erprimun-
tur ; a/recto pene figurantnr, d\ce VAveteo . E Galeno: Satyros
pivgunt , jiiigiintqne ohlongos apiid diires excessus hahentes . Non
ebbe riguardo Ippocrate al primo di questi difetti , ma puramen-
te al secondo quando usò il nome di Satiriasmo. Non occorre du-
bitarne mentre spiega egli stesso la mente sua: Populariter gras-
satae sunt ti/sses multae , die' egli , praecipue autem pueris . Jux-
ta aures multi qualia Satyris .
Con ciò concorda, e resta spiegato , in secondo luogo, quell'
aforismo che ha data tanta briga agli Interpreti : mentre in esso
all' età ancor tenera appropria Ippocrate la satiriasi, quando non
si è ancor atto alla generazione. De' teneri fanciulli in fatti è
propria quella gonfiezza alle orecchie , che rende mostruosa la
ior faccia mentre facendola più gonfia in tal parte, fa parere più
an-
I
Del Sic. Giovane VEriAUDO Zìlviani . l5r)
angusto il mento di quanto sia in realtà . Finse qui Ippocrate op-
porUmainente quella malattia , che noi spesso abbiam veduta
epidemica ne' fanciulli , la quale dalle nostre Donne , che non
sanno di satiri, è chiamata mal del montone; ed irì fatti al-
tro non è che la vera ed essenziale parot'ide epidemica ; a dit-
ferenza della parotide pestilenziale , che è accidentale e sin-
tomatica . Pei'chè s' aggira sotto e d' intorno alle orecchie , que-
ste pure riscaldando ed infiammando , dagli Italiani vien no-
minata questa malattia orecchioni . Mal s' appose un mo-
derno Autore che amò meglio chiamai la con termine greco
più nobile ipomala , mentre questo termine greco sÌ2,nifica
sotto l'ascella, non già sotto la mascella . Resta a mostrare, se ai
tempi d' Ippocrate era questa Epidemia; la quale è comparsa nel-
le nostre regioni poco prima di un secolo fa: tacendone tutti gli
Scrittori sino a! tempo di Frate Cristine da Giovelliua, e del mio
Maestro Girolamo Gaspari, che la osservò nell'Istria l'anno
1717, e la descrive egli minutamente in un suo libro che ha per
titolo : Nuove ed erudite Osservazioni storiche e naturali . Ma ec-
co in Ippocrate il luogo ( non osservato da tanti Autori che han-
no ai giorni nostri tiattato su di questo male ) nel quale appunti-
no vien descritto , e pienamente espresso con caratteri particola-
ri, che da qualunque altro morbo lo distinguono e distaccano*
Leggesi al principio del suo libro intitolato De' morbi epidemici :
tubercula vero circa aurcs. tnultis circa alteram erant^ et ex iitris-
cjue plurimis^sinefebre ambulantibus erede ^ quìbusdam etiam
parum incalescebant , extincta sunt omnibus sine noxa , neque
suppurarunt cuiquam, ut quae ex aliis caussis. Erat autem figu-
ra illorum laxa^ magnai effusa^ sine injìarnmatione . Indolentia
omriibus ohscure evanurrunt . Fiebant autem ìiaec pueris, junior i~
bus , aetate vigentibus , et horum plurimis in palestra et gymna-
sìis exercitatis . Mulieribus vero paucis fiebant . 3Iultis autcm
tusses siccùie. Tussiebant et ni'/il extrahebanty et voces raucae non
multo post . Quìbttsdam autem etiam post qiioddam tempus in-
fiammationes cum dolore in tesiiculuni alterum , quibusdam in
utrumque, Quìbusdam febres, quibusdam non. Laboriosae in plii-
ri-
i6o Su LA Gonorrea nel sonno •
rirnis . Caeteravero quae ad medicum opìficìum spedante slne
morbo agebant •
Non la discordanza che gli Autori abbiano qui dato il nome
di tubercoli alla voce greca Eparrnata^ usata da Ippocrate; i quali
propriamente signiiìcano tumori glandulosi, elevati , duri, circo-
scritti e inclinati alla suppurazione , proprietà che non competo-
no alle gonfiezze , delle quali si parla . Fu loro arbitrio chiamarle
con questo nome di tubercoli; mentre eparmata abbraccia qua-
lunque sorte di enfiagioni e tumori . E perciò per farsi intendere;
e 1 uggire ogni equivoco, discende Ippocrate a spiegarsi di qual
sorte di enfiagioni intenda di parlare , minutamente passando a
dare di essi una esatta descrizione : dicendoli molli , grandi e di-
latati, non molto infiammati e dolenti; i quali però non son dis-
posti a suppurare ; ed hanno la proprietà di passare dall' una all'
altra parte del volto, e dalle alte parti alle inferiori: quel che li
tubercoli non fanno, i quali non hanno la facoltà di mutar sito ,
e di trasferirsi in parti lontane .
Un'altra questione al nostro proposito, ma di poca impor-
tanza, muovono gli Interpreti . Fa menzione Ippocrate al libro
sesto degli Epidemj di un certo Satiro, che era travagliato dalla
notturna gonorrea . Si cerca con affannosa cura se il nome di Sati-
ro sia un aggiunto allusivo alla gonorrea, o pure un vero nome
di quel Soggetto che la pativa. Ma non aggiunge egli , Ippocrate',
che questo Satiro era soprannominato Gripaiope ? Dunque Sati-
ro era il vero naturale suo nome . Molti nomini ai tempi antichi
portavano il nome di Satiro. Cinque Satiri si contano fra i soli
Architetti antichi famosi . Satiro era il nome del Maestro di Ga-
leno. Satiri sono nominati due Martiri nei fasti della Chiesa . 11
soprannome Gripaiope^ significa che quel Satiro avea la visione
notturna detta dai Greci Nictalopia : visione eh' è projoria di
certi animali ; onde Dante disse di Cesare
Cesare armato con occhi grifagni . Inf. 4 •
ME-
i6i
SOPRA LA CADUTA DELLE FOGLIE DEGLI ALBERI
IN AUTUNNO
MEMORIA
Del Sic. Arcii'rete Giuseppe Mauia Giovenk
Ricevuta il di ^i Marzo 1806.
Hj un fenomeno, che ogni anno si rinnova nelle campagne
sotto gli occhi nostri, quello dello sfrondarsi la maggior parte de-
gli alberi in autunno, ed intanto egli è un fenomeno, del quale ,
non ostanti li molti progressi fatti negli ultimi anni del passato
secolo, nella notomia, e nella fisiologia de' vegetabili, non si co-
noscono ancora abbastanza le vere, immediate, e complete cau-
se . Poiché gli alberi si spogliano del beli' ornamento delle loro
foglie al venire della triste, e fredda stagione , e comecché più
presto, o più tardi se ne spogliano, secondocché più presto, o più
tardi sopravviene il cambiamento della stagione ed il freddo ;
facilmente ognuno à creduto dire abbastanza, quando à detto a
se stesso, opera quella essere del freddo, o de'compagni del fred-
do, le brine , li geli ^ le nevi. E per verità non vorrà negarsi il
cambiamento della stagione da calda in fredda , ed il freddo stes-
so , e le brine avere una qualche influenza su tale fenomeno, ma
è poi altresì certo , che esaminandosi bene la cosa, non possono
certamente questi, e quello essere cause adequate. Colpa peral-
tro di questo è, che comunemente non si bada, se non a ciò sola-
mente, che gli alberi cioè si sfrondano in autunno, e si lascia di
riflettere come allo sfrondarsi si preparino, e come ciò facciasi in
seguito, e perchè non solamente insecchiscano le foglie, ma si
stacchino ancora con moltissima facilità da'rami, e non solamen-
te 8Ì stacchino , ma si stacchino precisamente in un sito , e modo
particolare, e costante. E quantunque su di tal cosa celebri Uomi-
T-omo XIH, ai ni
l6:2 Sopra la caduta delle foglie ec.
Ili ahbiano scritto , cosicché sembrerebbe non fosse per me cosa
temeraria l' intraprendere a scriveie dopo di essi; pur nondimeno
comecché sia qviesto un punto importante assai della Fisica vegeta-
Lile, non sarà forse inutile raccogliere dietro ad essi alcune spighe.
Ed a maggior chiarezza della cosa dividerò questo mio scritto in tre
paragrafi, e nel primo di essi , al meglio die io possa, tesserò la
storia di un tale fenomeno, nel secondo riporterò quello che di
esso hanno pensato li più celebri Uomini , e nel terzo final-
niente anderò divisando quello diedi più probabile sembri a me
potersi dire su tal soggetto . Comunque la cosa riesca, avrò il van-
taggio di non aver impiegato inutilmente il mio ozio villereccio .
Storia della caduta delle foglie degli alberi in autunno »
E prima di entrare a trattar la cosa, dirò che forse io mi sarò
conformato piuttosto alla comune maniera di concepire, che al
vero , quando ù messo in fronte a questa mia memoria quel tito-
lo, che già ò messo, poiché non è solamente degli alberi, ovve-
ro degli arbusti lo sfrondarsi in autunno, ma conviene ancora ad
alcune piante che diconsi erbacee . E sebbene in alcuna di que-
ste qualche tempo dopo la caduta delle foglie perisca ancora il fu-
sto, pur nondimeno ve ne sono altre le quali lo mantengono viva-
ce . Ma comunque siasi iuialmente, che perisca dopo il tutto,
sempre il fenomeno è l'istesso, che le foglie cioè vadano prima
cambiandosi di colore, e seccandosi , indi si stacchino egualmen-
te come quelle degli alberi, ed in ultimo cadano giù a terra . Co-
sì, per date un qualche esempio, il ZJ'o/ic/iOo>/';/r/;«7-eii5, e V Jpo-
■ rnaca violacea da me allevate in casa , ad esposizione favorevole
• di mezzogiorno, ed in buona terra, e bene irrigata, sono cresciuti
a grande altezza , ed al principiar dell'autunno àn perduto le lo-
4* ro foglie, né più né meno, come le vigne , e con fenomeni pres-
so a poco simili, restando li fusti vegeti e vivaci, se non che
alcun poco cangiati di coloi e, sebbene poi dopo qualche tempo
- . -V sian-
ì
Del Sic. Arciprete Giuseppe Maria Giovjene l63
slansi anclie questi insecchiti. E non voglio cessar di dire aver
osservato su la prima pianta, che \a. f oliala inipare conservava
iino all' ultimo la curiosa proprietà di mettersi ad angolo retto
col gambo sotto all'azione della luce solare^ non ostante che le la-
terali l'osseio cadute . Cosa è poi notissima, che il cotone erbaceo
in alcuni climi si spoglia delle foglie in autunno , e mantiensi in
vegetazione per tornare a vestirsi di nuove foglie in Primavera .
Quando tal caso però nelle piante erbacee avvenga, sempre si fap
che li fusti divengano alcun poco legnosi, cosa, la quale io credo
di gna di particolar riflessione. Ma checché sia di tali piante erba-
cee, corra più e il titolo, e si tratti dello sfrondarsi, che fan gli al-
jberi e gli arbusti , con che però quello che si dirà , s' intenda do-
versi applicare ancora a molte piante , che diconsi erbacee •
Non tutti gli alberi, però, non tutti gli arbusti si sfrondano
in autunno , e bene ve ne sono molti, che non sono soggetti a
tale perdita di lor bellezza , ma mantengonsi sempre e belli , e
giulivi , e verdeggianti . Cosi, a cagion di esempio, e 1' ulivo, ed
il carubbo , e r arancio, ed il lauro, ed il lentisco non lasciano
giammai di esser verdi durante V autunno e 1' inverno, che an-
zi il carubbo si veste di fiori , allorachè gli altri alberi sembran
perixCj e così ancora il lentisco, del quale Cicerone volle dir cosi
Jam vero semper viridis, semperque gravata
Lentiscus triplici solita est grandescere foetu
Ter fruges fiindens , tria tempora monstrat arandi .
Non già , che tali specie di alberi non vadano mano mano ,
e second.o che van crescendo , non si spoglino ancor essi delle
foglie, ma o anno un altro tempo determinato fuori dell' autunno
per il loro sfrondarsi in tutto , o in parte, ovvero lo van facendo
in tutti i tempi, ed a poco a poco. Così perdare un qualche esem-
pio, V Anacyris foetida si spoglia delle sue foglie in estate, ed al
cader dell'autunno si veste nuovamente, dando fuora de' fiori, in
questo nostro Clima Pugliese: e dell'ulivo può dirsi non aver tempo
alcuno fisso, ma andarsi spogliando a poco a poco. Sicuramente
però può aff"ermai*ij quegli alberi , e quegli ailìusti perdere le lo-
ro foglie in autunno , li quali si arrestano in quella stagione dal
pie-
1 ('y_\. Sopra la caduta delle foghe ec^
pienamente vegetare, ed al contrario quegli alberi, ed ar])iistl
mantener le loro frondi , le quali anche in inverno ,non che in
autunno, si mantengono in piena vegetazione . E pare a me che
siano in ciò simili li primi a quegli animali, che in autunno re-
stano assiderati, e rimangonsi torpidi in tutto 1' inverno per poi
scuotersi, e ripigliar le funzioni tutte della vita in primavera j
li secondi a quegli altri animali , li quali sempre vivaci manten-
gonsi, e presso a poco neiristesso costante grado di forza, e di e-
nergia vitale. Ed io piuttosto questo vorrei chiamare sonno del-
le piante , che quell'altro che dicesi comunemente, ed il qual
consiste in aprirsi, o chiudersi le foglie, o i fiori , ovvero in tale
altro movimento . Se non che tra gli animali assiderati in inver-
no , e gli alberi privi di foglie , ed arrestatisi nella lor vegetazio-
ne, vi è questa grandissima differenza, che 11 prhni si arrestano,
dirò cosi , per crescere, ed andare innanzi, li secondi per ritorna^
re a quello che erano . Ma finalmente è assai 1' aver detto tanto
della somiglianza, e dissimiglianza per tal riguardo, degli anima-
li, e delle piante .
E lasciando da parte gli alberi, ed arbusti sempre verdi , è
primamente da avvertirsi, lungo tempo innanzi prepararsi le fo-
glie alla caduta. Verso il declinar della state, e propriamente, per
quanto mi è paruto osservare, intovno all'epoca del rinnovamentoi
del succhio negli alberi, cioè ne' principii di Agosto, incominciati
le foglie a cambiar colore, e da verdi, che prima erano, vanno
come perdendone il vivace, cosicché appresso passano a farsi
gialle 5 9 ancor rosse, o altrimenti che sia; la qual cosa evidente-
mente dimostra la loro vegetazione non procedere già più così
come prima andava, e le foglie patire una qualche cosa. Ed il pa-
timento bisogna che soglia incominciare nella superficie supe-
riore, poiché questa è la prima ad essere cambiata di colore, co-
me in ispezialità si scorge nella vite . In questo stato le foglie
o diventano più trasparenti , e danno meno ossif;eno, o niente af-
fatto, esposte all' azione solare , siccome è chiaro dall' esperien-
za dell' illustre Senebier. Ciò dee pur far credere 5 che 1' orga-
nizzazione in questo stato si trovi alterata, e che ^non più incor-
po-
Del Sic. Arciprete Giuseppe Marta GioVene » l65
porino a se medesime le foglie il carbonio, siccome sogliono fare
in piena, ed intera vegetazione, giacché non so persuadermi che
nella fine della state possa essere il sugo più acquoso, e men cari-
co di acido carbonico, siccome alcuni àn pensato, che anzi al
contrario pare dover essere più carico , come ognuno può da so
argomentare, senza che io lungamente mi trattenga a dimos-
trarlo .
Nò solamente cambiansi di colore le foglie prima di disseccar-
si, e cadere ma anche cambiano per dir così figura , e posizione»
Il Professore Murray fu il primo ad osservare, che le foglie di va-
rie piante da lui esaminate avvicinandosi al periodo della caduta
facevansi convesse dalla parte superiore, che riguarda il sole, ed
il Seuebier conferma una tale osservazione ^ aggiungendone utk*
altra, che le foglie prima di staccarsi , e cadere divengono come
pendole , la ({ual cosa, dice, particolai-mente osservarsi nel moro
bianco. Tali cose però non àn luogo in tutti gli alberi , e forse
ancora non in tutti i climi , e ficuramente in quello che abito
non ò potuto verificar la prima di esse . Ma non solamente si al-
terano nella loro organizzazione in autunno le foglie, non sola-
mente cambiansi di colore, ma a poco a poco si vanno ancora sec-
cando, e si staccano da' rami , alcune dopo essersi intieramen-
te insecchite, altre ancora prima di arrivare ad un tale stato . Se
ne vogliono eccettuare le foglie della Quercia, e del Carpine, le
quali ancora che secche, restan ferme su de'rami, e non avviene,
che se ne stacchino, e cadan giù, se non quando a primavera eit-
tran gli alberi in nuovo sugo . E questo staccarsi cosi come si è
detto da' rami le foglie, forma il punto capitale di questo fenome-
no . Veggonsi pur talora sotto all'azione di un vento urente , ov-
ver per opera di un grande sbocco di fuoco elettrico, in un tem-
porale, in un sifone, o in altra circostanza seccarsi le foglie degli
alberi, e della vite particolarmente, ina in tali casi le foglie an-
cor secche restansi tenacemente attaccate ai rami. Cosi ancora
foglie in parte, o anche interamente nella loro parte erbacea , o
mangiate da' bruchi minatori, quantunque pressocchè distrutte
mantengonsi tuttavia aderenti ai rami • Questa sola osservazione
per
i66 Sopra la caduta delle foghe ec.
per dirla di vantaggio basta a dimostrare la malattia delle foglie
in autunno, la quale fa seccare , non essere già un malore di es-
se foglie, ma provenir d' altronde . E neppure nel gambo delle
medesime dee ricercarsi la causa del fenomeno, poiché nei casi
sopra già detti , colle foglie si seccano ancora li gambi, senzacchè
però ([ueste dai rami si distaccbino . Che se si aggiunga a ciò la
bella osservazione del Duliamel , il quale riporta aver lui veduto
olmi molto Vigorosi forniti di grandi foglie foltissime ■, e molto
verdi morir i/istantaneamente in estate per una malattia , che se
parata avea la scorza dal legno, dopo del rpiale accidente si secca-
rono le foglie, ma rimanevano tenacemente attaccate ai rami: se si
aggiunga, diceva, una tale osservazione si vedrà chiaro, clie non
perchè seccano le foglie perciò si stacchino, e cadano, ma piut-
tosto perchè incominciansi a staccare, si secchino , e staccate , e
tagliate interamente cadano giù. Ma ritorniamo al proposito .
Chiunque avesse voglia di vedere , senza incomodarsi di
aspettare la stagioii autunnale , e senza osservare nella Campa-
gna , come , e dove le foglie si stacchino dai rami , non avrà a
fare se non bollire più o meno lungamente in acqua li rami con
tutte le foglie. Dopo una tale osservazione morendo esse foglie,
leggermente si staccheranno con facilità, che piima non ei'a ;
e si staccheranno in quel luogo dove s' impianta il gambo nel ra-
mo, e propriamente in quell'anello rigonfio, che unisce il pri-
mo al secondo. Ove egli volesse spezzare il gambo in altro sito ,
v' incontrerebbe difficoltà, e vi bisognerebbe molta forza , e la
separazione porterebbe con se li caratteri della lacerazione ,
quandocchè in quel sito , che si è detto di sopra , la spezzatuia
è liscia , e netta , e senza lacerazione, e dippiù sempre costante,
e dell' istessa figura convessa, o concava in ciascuna specie di
albero . Così né più né meno avviene su gli alberi , che le foglie
si stacchino appunto nell'anello rigonfio , che fa V unione del lo-
ro gambo col ramo , e si stacchino a taglio liscio senza squarcia-
tura , ed in una forma costante, ed è questo, siccome è avvisato,
il particolar carattere del fenomeno • Questo distaccarsi , che fa
cosi il gambo dal ramo , il quale non si fa in un subito , ma ciré
•. '■■ si
[
Del Sic. Akcii'iiete Giuseppe Marja Giovene . 1G7
si va preparando a poco a poco , fino dacché in Agosto gli alberi
entrano in nuovo succhio , è causa , per quanto pare , di tutti gli
altri fenomeni , che antecedentemente si mostrano .
Ma è ancora da osservarsi come, ed in qual maniera, cadano
le foglie , che diconsi come poste . Ed in alcuni alberi cadono
quelle intiere, staccandosisoltanto il gambo comune dalla ma-
dre pianta , siccome avviene nella Blimosa Julìbrissln ^ in altre,
come nella Rohimia pseudo-acacia si seccano prima , e vengon
giù li gambi parziali delle fogliuzze, rimanendosi per qualche
tempo il gambo comune sulT albero , e che alla fine va soggetto
alla stessa sorte. E quantunque quei che diconsi generalmente
agrumi non sieno soggetti a sfrondarsi , pure è da osservarsi una
particolarità, che siccome le frondi ditali alberi specialmente
selvaggi , sono così formate , che appariscono come due foglie
impiantate l' una suif altra , tanto che vi è visibilmente la giun-
tura , è da osservarsi, dicea , che avvenendo di staccarsi , e ca-
dere , cadono indifferentemente staccandosi o dal ramo , ovver
dalia seconda giuntura .
Ed a proseguire la storia della caduta delle foglie, underò co-
sì dicendo le varie osservazioni fatte su tal particolarità . Già il
Duhamel osservò l' esposizione aver alcuna parte perchè più pre-
sto , o più tardi gli alberi si spoglino della loro bella verdura, e
r esposizione appunto a tramontana far che tal caso accada più
tardi. La quale osservazione, a parer mio, quantunque fino ad un
certo punto vera, va presa con criterio, siccome or ora dirò . Nel
clima sotto del qtrtBe io abito, V esposizione anzi al mezzogiorno,
e riparata dal settentrione , talvolta fa che il rosajo non perda le
foglie , e non le perda parimenti il sambuco . Questa osservazio-
ne sembrerebbe contraria a quella del Duhamel, ma non è cosi,
come vedremo appresso . È stato ancora osservato , che dopo un'
estate calda più presto cadono le foglie , che non quando quella
stagione sia passata umida e fresca , e talvolta avviene , che le
foglie per un caldo secco eccessivo in estate cadon giù, e quindi
altre nuove ne vengan fuori , le quali sono poi le ultime a ca-
dere 5 mantenendosi lungamente verdi , e non cadendo se non al
fit-
i68 Sopra la caduta delle foglie ec.
fitto inverno . In ultimo ancora si osserva tutto giorno mante-
nersi le foglie più a lungo ntj'rami giovani , che ne' vecchi , e
più negli arhoscelli teneri, che ne' legnosi , e più in quelli che
mostrano molta energia di vegetazione , che non in altri , che
r anno minore . E questi fenomeni tutti , che io ho qui aduna-
ti , sembra a me, che possano unirsi in un solo : cioè , che tutte
quelle cause , le quali tendono a mantenere in tutto , ovver a
mantenere più lungamente la freschezza , e la tenerezza de' ra-
mi operano sì che non cadano in autunno, ovver cadano più tar-
di le foglie . Per tal ragione 1' esposizione a tramontana ritarderà
la caduta delle foglie , come una estate fresea la ritarderà anco-
ra , perdio più lentamente s' induriscono , e perdono la loro te-
nerezza li rami , e la piena esposizione a mezzogiorno difesa dal
settentrione farà , che si rimangano le foglie su gli alberi, per-
chè non cessano mai essi di essere in pieno sugo , e perciò tene-
ri , e verdi , e freschi , e quasi che direi erbacei , ne' loro rami .
Così io ho veduto una picciola pianta di fico mantener a tutto in-
verno le sue foglie , mentre altre vicine le avean perdute , ma la
prima era attorniata da ioXta. parìe tari a , mentre le altre non co-
sì ; e senza dubbio quell'erba, che così la circondava, dovea
mantener fresca e tenera quella pianta di fico, non ostanti li mol-
ti geli , e brine .
Ed a rendere compita la storia della caduta delle foglie da-
gli alberi , converrebbe forse unire la stoj ia della caduta de'frut-
ti , quando avvenga, che questi sieno maturi . E per veriià ,
siccome tra il picciuolo de' frutti , ed il gamba delle foglie vi è
molta somiglianza, e siccome si stacca il primo senza lacera-
zione , ed ordinariamente si stacca là dove è con quel suo ri-
gonfiamento attaccato al ramo , così ne più uè meno si slacca,
e neir istesso luogo e maniera, il secondo . Ed ò detto ordinaria-
mente, poiché talvolta non di là si staccano li frutti dove sono
col loro picciuolo impiantati ne' rami, ma bensì dove si attacca-
no col picciuolo istesso rimanendosi questo attaccato al ramo . E
però cosa degna di riflessione , che li flutti in ambedue li casi ,
e così ancora le foglie si staccano dove vi è un qualunque siasi ri-
- : • gon-
Del Sic. Arciprete Gittseppe Marta GròvEWE '. 169
gonfiamento , giacché li frutti ne sogliono aver due , e dove il
picciuolo si lega col frutto . Ed è a mio parere importante una ta-
le osservazione , per ciò che non debbe cercarsi la causa dello
staccarsi, e quindi del cadere de' frutti, e delle foglie se non ap-
punto in quel rigonfiamento .
E per dire intorno alla caduta de' frutti una qualche cosa ,
che non sia stata detta per quanto io sappia , mi sembra poter
avanzare , che li frutti a nocciuolo sono più tenaci su gli alberi,
che gli altri non siano , e vadano per esempio le ulive , li frutti
della melia Azedarach , e del Craioegus oxyacantha , li quali
due ultimi si mantengono ancorché nudo resti 1' albero , e spo-
glio affatto di frondi , ed ancorché sien quelli giunti a più che
perfetta maturità, anzi li picciuoli dell' ultimo sono così legnosi,
che anche dopo una non mediocre bollitura , restano tuttavia
aderenti al ramo , ed al frutto . Essi però non anno quasi , ov-
ver r anno poco sensibile , quel rigonfiamento, di cui si è detto,
ed è anche da potersi dire quasi generalmente, che tanto li frut-
ti , e forse ancor le foglie siano più tenaci quanto quel rigonfia-
mento è minore, ovvejo più duro . Ed un'altra osservazione si
può ancora aggiungere, li frutti divenir caduchi , quando do-
po una siccità sopraggiunga abbondante pioggia; e presso a po-
co è r istesso per le foglie . Senebier in fatti à avvisato , che
le foglie delle piante rinchiuse per 1' estate in un luogo oscuro ,
ed umido cadono giù , e cadono similmente da quegli alberi , che
avvezzi ad un suolo molto secco sono trasportati in un suolo umi-
do , ovvero sono inumiditi da copiosa pioggia . E qui mi viene
in pensiero di richiamare alla memoria de' miei leggitori ciocché
avviene alle ciriegie per ragion d' esempio , ed ai fichi , ed alle
melogranate, ed anche talvolta all' uva, che dopo un' abbondan-
tissima pioggia , o anche più pioggie continuate, gonfiandosi, av-
vien che crepino, e sian lacerate, e rotte , la qual cosa non può
provenire , se non dal molto sugo , che distende e gonfia e la-
cera i vasi . E per dirla qui di passaggio, non potrebbe sospettar-
si , che al salire del nuovo sugo in Agosto su gli Alberi un qual-
che dislogamento , una qualche lacerazione possa far;i ne' gambi
Tomo XI IL aa del-
I -ro Sopra la. caduta delle foglie ec.
delle foglie , ossia in quel rigonfiamento, che trovasi alla loro ba-
se, e che le attacca al ramo , e cosi si prepari da lontano ia susse-
guente caduta ? Sia una tal congettura gettata così al caso .
Intanto due altre parole mi viene in mente aggiungere, l'una
delle quali sarà su le ulive , l' altra su le foglie del Riiscus acu-
leatus . E delle prime voglio dire , staccarsi le ulive dal loro pic-
ciuolo, e non questo dal ramo, se non dopo molto tempo, e quan-
do la stagione non sia andata secca , dalla sommità di esso pic-
ciuolo , e propriamente dalla cicatrice rimastavi spesso venir
fuora una peciolina di mele assai aromatico , la quale talvolta ri-
mane cosi come è in forma di mele, e tal altra volta , o in parte,
o anche intieramente si cristallizza in zucchero , e tale sostanza
qualche volta ancora colare da qualche ferita fatta per caso nell'
epidermide dell' uliva istessa pronta a cadere . E giacché di so-
pra ò fatto una dimanda, ne faccio un' altra . Non potrebbe que-
sto sugo melato cristallizzabile , che si raduna nella unione del
picciuolo coir uliva preparar la caduta di questa ? E riguardo al
Rusciis aggiungo qui, che se non bene a proposito , e non per la
verità , sia stato detto delle foglie generalmente esser desse un le-
gno sctiiacciato, per le foglie di tal pianta sia pur troppo vero .
t)i molte altre specie di foglie all' incontro meglio sarebbe dirsi
essere scorza, che si separa, e si stende fuora , e si apre a venta-
glio nell'atmosfera; ma nel /Jujìcz/j sono propriamente fascietti
delle fibre legnose, che si separano , e si stendon fuora, e si apro-
no . Non fia perciò meraviijlia se li fiori nascano su di esse . Né
quelle tali foglie avviene , che si stacchino , e cadano in autun-
no, e quello che è particolare si è , che per lunghissima bollitu-
ra in acqua non é mai che si stacchino , e si separino . Per altro
esse non anno neppure quel rigonfiamento , che le foglie ordina-
riamente soirliono avere alla loro base .
E qui avrei finito, se non potesse sembi'ar omissione im-
perdonabile, che scrivendo Io dalla Puglia lasciassi di accennare
almeno una malattia propria degli ulivi , e questi di una par-
ticolare specie, nella vicina Provincia Salentina , cioè in quel-
la stretta lingua di terra, che forma il calcagno dello stiva-
le ,
l
I
Del Sic. Arciprete Giuseppe Maria GioVene . 171
le «?ell' Italia , e che si estende in mare dividendo 1' Adria-
tico dallo Jonio . Avviene dunque talora in Primavera , che
per una costituzione di aria malefica , per non voler dire altro , si
secchino prestamente tutte le foglie di cpiegli ulivi , e si stacchi-
no, e cadano giù . 0 sia che una tale malattia chiamata colà bru^
5ca provenga da improvvisi e bruschi passaggi dal temperato al
freddo , siccome opinò il mio dotto amico Dottor Moschettini , il
quale ne scrisse un' Operetta , ovvero dall' alito , o spruzza mari-
na, essendo quella Provincia, siccome è detto, messa tra due ma*
ri , siccome credè il fu Sig. Presta , del che non occorre a me ra-
gionare; il vero è, che cadono le foglie all' istesso modo, come
cader dovreLbero per cagion naturale . L' istesso avviene agli
alberi esotici , e pioprii di climi caldi , li quali tocchi da freddo
lascJan cadere le foghe, siccome le lasciano cadere ancora toc-
chi che siano da spruzzo marino quegli alberi , li quali non vi
sono avvezzi , e non sono cresciuti con un grado di durezza ba-
stante a resistere all' azione del muriatico . Finalmente lascian
le foglie quegli alberi , li quali siano stati soverchiamente conci-
mati , ovvero , che siano rosi nelle radici da insetti . Ma è oramai
tempo di porre un fine alla storia della caduta delle foglie, e di
passare all' esame delle cause , che di tal fenomeno anno sommi
Uomini assegnato .
s-
Quello die si è pensato ^ e detto su la causa della
caduta delle foglie .
Già non è mìo intendimento qui riportare quanto sul feno-
meno , del quale si tratta^ è stato pensato e scritto, e molto
meno esaminare , e discutere , e giudicare le varie opinioni pro-
poste per un tale oggetto ^ giacché , né a tanto io valgo , e sarebbe
ancora cosa lunghi^sima . L' illustre Senebier nella sua classica
Opera della fisiologia de' vegetabili , nel lungo capitolo che con-
sagra alla discussione di una tale cosa , si contenta soltanto di ri-
portare r opinione del Sig. Vaucher , e di riprodurre la sua , cor-
re-
I-i SoPIlA LA CAtibl'A DliLLt FOCHE ec.
ledandola di nuove pruove , e cercando di metterla al coperto
dalle obbiezioni . Farò io ancora così : e per dir prima dell' opi-
nione del Sig. Vaucher, riflette egli a fjuello che già si è detto nel
primo paragrafo di questa Memoria, essere, cioè, netti, e lisci do-
po la rottura li punti co' quali il gambo della foglia è attaccato
al ramo , ed essere la sezione simile in tutti gli individui della
stessa specie , mentre in qualunque altro luogo vogliasi il gam-
bo rompere, ciò non accade in tal modo, rompendosi anzi in que-
sto caso le fibre in tutti li sensi : dalla qual cosa egli deduce ,
quella tale sezione essere preparata dalla natura , nel che senza
dubbio egli à tutta la ragione . Quindi va dicendoci, le fibre del-
la coda delle foglie non essere già desse un prolungamento delle
fibre del ramo, ma le une, e le altre essere in orJi:,ine separate,
e soltanto unite come da una sorte di saldatura ; di più gli orga-
ni proprii a preparare , e mandare alle foglie li succhi opportuni
essere là appunto situati , dove trovasi una tale soluzione di con-
tinuità, cioè a dire alla base del gambo . Dalle quali premesse
il Sig. Vaucher va deducendo la sua opinione cosi che sebbene
quando si sviluppa il bottone, e sono in crescenza ed il ramo,
e le foglie che sono aderenti, vi sia poca , o ninna differenza tra
la consistenza, e durezza dell' uno, e delle altre, onde avviene
che le cose vadano in regola : quando però il ramo siasi intera-
mente sviluppato, siccome si fa più duro , e legnoso , che il gam-
bo della foglia non è, così la comunicazione incomincia ad inter-
rompersi, ed il ramo non manda più quei sughi , che prima man-
dava. Cresce in seguito sempreppiù il ramo , ed incomincia per
la già detta causa la saldatura a rompersi , e prima nella circon-
ferenza , mantenendosi il gambo ancora attaccato al ramo nel
centro della inserzione, fino a che questo legame in ultimo ancor
si rompa, e quindi cade la foglia . E per quanto spetta alle fo-
glìuzze delle foglie composte. Egli opitìa , che essendo ritenute
dal parenchima, esse cadano subito che cessano di essere nudri-
te dal gambo maggiore : le fibi-e così vengono a disuniisi , e dal
minimo movimento cadono giù : che se poi le foglie inferiori ca-
dano le prime. Egli soggiunge , ciò avviene , perchè il legno vi è
per-
DelSig. Arcipiiete Giuseppe MìIiiia Gxovene . 170
perfetto , e tutto ciò die disordina 1' organizzazione , come il ge-
lo, farà cader le foglie per lo motivo , che cosi viene F aderenza
del gambo al ramo a diminuirsi .
Non avendo potuto avere sotto gli occhi la memoria originale
del Sig. Vaucher , ò dovuto darne qui V estratto che ne presenta
il Senebier , e non so se io 1' abbia dato esatto . Comunque però
sia, avvegnaccliè il principio assunto dal Vaucher non regga alle
pruove , giacché può dimostrarsi in molti alberi evidentemente
continuarsi la fibra del ramo al gambo delle foglie , pur nondi-
meno nel totale della spiegazione della caduta delle foglie pare a
me che vi sia qualche cosa di vero, del che se ne vedrà appresso .
Ed il Senebier riportando una tale teoria non manca di con-
fessare di essere molto semplice, soggiunge però essere da desi-
derarsi, che r ingegnoso Autore facesse conoscere l'organo nuo-
vo, che forma il punto di contatto tra il gambo , ed il ramo .
L'altra opinione è seliza dubbio seducente anche perchè
semplicissima , ed a questa si attiene il Sig. Senebier, ed ecco
in breve qual essa sia. Tutti li bottoni sono accompagnati da fo-
glie , e quelli nascono appunto alle ascelle di queste , ovver piut-
tosto tra il ramo, e la base del gambo . In tal modo bottone, e fo-
glie in reciproco contatto tra loro si sviluppano insieme a prima-
vera : ma il sugo della state porta nel bottone uno sviluppo con-
siderabile , del quale il gambo delle foglie non è già capace, in
guisa che questo viene ad essere premuto, e perde una gran
quantità di nutrimento , che anche viea diminuito dal meno, o
più debole succhiare, che fa l'albero, e con esso il ramo allorché
si approssima l'autunno, mentrecchè l'umidità dell'aria, e le neb-
bie alterano la costituzione del gambo anzidetto. A buon conto
li bottoni sono altrettanti parastri^ che rubano il nutrimento al
gambo , e sono ancora come altrettanti cunei ^ che sempre più
crescendo, ed ingrossandosi vanno a poco a poco staccando li
gambi dalle foglie del ramo. Si aggiunge di vantaggio che, duran-
te il sugo dell'estate quando il bottone fa il più grande sforzo per
r ingrossarsi , il ramo ancora va in molta crescenza ; onde viene
ad esserne stirata la base dal gambo della foglia , come quella ,
che
lY^ Sopra la caduta delle foglie ec.
che non può più distendersi ; cosi gli attaccamenti di quelli al
ramo vengono ancofa per tal ragion a rompersi , e lacerarsi . Co-
sì cospirano insieme , da una parte il bottone ^ che crescendo , ed
ingrossandosi fa l'uffizio di una leva contro la base del gambo ,
dall'altra parte il ramo che s' ingi'ossa, ed ingrossandosi rompe
e lacera li legami, che alla base già detta del gambo lo attaccano:
e vede ognuno, quanto queste due cause debl^ano essere efficaci
a produrre il distaccamento, e la susseguente caduta delle foglie.
Senza dubbio la cosa così spiegata sembra molto verisimile,
e pare anzi che 1' intelletto vi ci riposi. Nondimeno, salvo il ris-
petto che devo al Sig. Senebier , mi permetterò alcune riflessio-
ni .Osservo gli ulivi , ed àimo questi le loro foglie così disposte,
che facciano un angolo molto acuto col ramo^, a cui sono attac-
cate . Ma venendo appena primavera , e fattosi l'albero in pieno
sugo, le foglie si vanno allargando così , che formano quasi un
angolo retto col ramo, e senza dubbio ciò accade per lo sforzo ,
che li bottoni a frutti, ovvero a legno, li quali allora sono in
pieno sviluppo, esercitano contro la base delle foglie. E da tal
segno appunto, il Contadino ancorché miri da lungi 1' albero
calcola le sue speranze . Intanto però quelle foglie non cadono ,
e venendo la state ritornano alla loro primiera situazione. Ed ò
voluto dire dell'ulivo, perchè li bottoni a frutto tion nascono già
alle ascelle di foglie di fresca nascita, ma già vecchie di uno , o
di due anni , eJ anche dippiìi, cosicché sicuramente non posso-
no di vantaggio svilupparsi . Ora non soggiungerò di aver veduto
rami nelle ascelle delle foglie del Carrubbo , senzacché le foglie
sien cadute. Ma voglio dire bensì cosa di alberi a foglia che cade
in autunno. In Gennajo diquest' anno ò veduto un Sambuciis ni-
ger in felice esposizione conservar le sue vecchie foglie nella mas-
sima parte, non ostanti li forti geli del Decembre, e non ostante
che li nuovi getti impiantati appunto nelle ascelle di esse foglie
fossero molto grossi , e già interamente sviluppati, li quali perciò
dovevano molto sforzare li gambi delle già dette foglie, coinè già
esse lo mostravano di soffrire. Ed a me è paruto osservare, che ap-
punto le vecchie foglie etano più ai rami fortemente attaccate ,
per-
i
Del Sic. AiioirREXE Giuseppe Maria Giovene. 1-5
perchè avevano quel bottone in piena vegetazione e sviluppo ,
cioè per quanto io credo , perchè quella parte del ramo niantene-
vasi in istato di freschezza e di tenerezza .
E come vorrà spiegarsi nella teoria del Sig. Senebier, che le
picciole foglie della Osyrìs alba non restino tagliate, e non ca-
dano nella base, ma cadendo lascino una porzione, sebbene pic-
ciola, del gambo ? Oltre di che pare una cosa molto dura a con-
cepirsi come il picciuolo del fico primaticcio , che è pure impian-
tato nell'ascella della foglia, ingrossandosi tanto quanto ognun sa
non rompa, e non laceri li leganiidel gambo di quella tal foglia ,
poi si vengano a rompere due, o tre mesi dopo, quando lo sforzo
di quello è da lungo tempo cessato? E per non partirmi dal fico ,
già non tutte le di lui foglie anno annesso un bottone quahuique,
come è facile ad osservarsi ne' vecchi fichi- Intanto però quelle
foglie ancora cadono giù al venir dell' autunno . Sembra dunque
che non vi possa entrare affatto nella spiegazione del fenome-
no lo sforzo dei bottone contro la base dal gambo^ ed il rubar
che fa quello a questo del sugo. Mi astengo poi dal dire della se-
conda parte di quella teoria, perchè veramente mi pare, che con-
tenga qualche verità .
Ora benché il Senebier avesse trascurato di far menzio-
ne di ciò che ne avesse pensato sul fenomeno in questione il Du-
hamel» pur nondimeno io non credo di doverlo trascurare, poi-
ché quantunque egli non avesse proposto, che semplici congettu-
re, delle quali egli stesso non era contento , non ostante sembra-
mi, che anche le congetture, e li dubbi de' grandi Uomini, e gran-
de è senza dubbio il Duhamel, in ciò , che spetta alia fisica degli
alberi, dtbbansi rispettare. Egli dunque incomincia dal riportare
giudiziosamente il bel fenomeno, che si osserva nella vite, e
ne fa comparazione colf altro della caduta delle foglie . SI vedo-
no , Egli dice , su i detti tralci di distanza in distanza alcuni nodi ,
„ dove son poste le gemme , da cui parton le foglie, ed ì grappo-
j, li,edi viticci della vite. La parte di questi tralci vicina alcep-
„ pò è ordinariamente dura quanto basta .... Neil' altra estre-
,, uiità, ove il detto tralcio è ordinariamente più tenero, egli è
„ un
:>
i^S Sopra la caduta delle poche ec.
un poco erbaceo . Ciò nulla ostante , quando dolce ed asclut-
„ to sia l'autunno, maturano li tralci per quasi tutta la loro lun-
,, ghezza, ed allora quando anche i diacci alquanto forti venisse-
5, ro, facile non sarebbe il fare la separazione de' nodi, nemme-
no nella vette del tralcio . Non è già così , qualora freschi , ed
umidi vadano gli autunni, poiché allora 1' estremità de* ram-
polli non avendo acquistato una bastevole maturità, i mini-
mi freddi dell' autunno attaccano principalmente i nodi, li
quali allora si separano quasi da se stessi , come appunto si se-
„ parano 1' epifisi dal corpo delle ossa ne' giovani animali. Può
,, farsi la medesima osservazione su i rami del vischio, che fa-
j, cendo bollire nell'acqua delle frondi grandi di detta pianta,
5, vedrassi, spogliate che siano dalla scorza, che ne' grossi rami i
„ nodi sono molto solidi , ma che quei de' rami giovani si separa-
„ no come 1' epifisi delle ossa . Da questi due esempii egli
), è evidente , che la sostanza che separa i nodi in due parti è
,, più facilmente danneggiata dal freddo, ed intenerita dalia
„ ebullizione, che la porzione de' fusti che è tra li nodi, non sia.
j, Avvi forse in mezzo ai detti nodi qualche porzione che rimane
,5 per più lungo tempo erbacea? L'istessa cosa anche trovasi nella
,, inserzione delle foglie su i rami,, O' detto il Sig. Duhamel istes-
so confessare di non essere contento di una tale spiegazione, non-
dimeno su di questa base è appoggiata 1' opinione riportata nel-
la Enciclopedia metodica , che è del Lancry, il quale crede do-
versi trovare, come nelle fibre vicine ai nodi, così in quelle del-
la inserzione del gambo delle foglie col ramo un certo vizio, che
le renda meno perfette, e più fragili , vizio che potrebbe prove-
nire dallo arrestarsi, ovver dal ritardarsi il movimento del sugo
in quei luoghi. Comunque sia nelle ultime parole da me ripor-
tate del Duhamel, per quanto a me ne sembra, vi è mi lampo di
luce. Egli intanto passa a darci un' altra congettura , e giova ri-
portare li proprii di lui termini ,, Le foglie traspirano molto,
„ questa è verità conosciuta, e proverassi in appresso. Quando
„ le radici non cooperano più a questa gagliarda tiaspirazione ne
„ risulta un principio di disseccamento, ed una cessazione di ac-
., ere-
Del Sic. Arciprete Giuseppe Maria Giovene. 177
3, cre^cimento nelle foglie, mentre i rami continuano ad acqui-
j, stare grossezza , poiché sarà provato che 1' accrescimento de*
„ rami in grossezza continua molto tempo dopo , che 1' accresci-
„ mento in lunghezza è cessato. E quindi se i gambi delle foglie
j, cessano d' ingrossarsi, mentre che i rami seguitano a dilatarsi
,, per questo verso, deve accadere una separazione delle fibre di
3, queste foglie da quelle de' rami, ed allora debbono esse neces-
„ sariailiente cadere „ . Ma non occorre che ulteriormente mi di-
lunghi su quello che si è pensato, e scritto intorno al fenomeno ,'
del quale ò preso a trattare , poiché ognuno può , quando ne ab-
bia voglia, da se stesso dissetarsi con maggior soddisfazione, ricor-
rendo alle fonti stesse . Passiamo dunque piuttosto a quello, che
Ognuno dopo si lunga diceria è in dritto da me di aspettare .
S- 3."
Quello che di più ragionevole sembra potersi dire intorno
alla causa della caduta delle foglie .
Nella ricerca delle cause di un qualche naturale fenomeno
su due cose principalmente deesi porre studio , ed applicazione
per quanto a me sembra , delle quali una è di guardar quello sot-
to il suo proprio, e vero punto di vista, come dicesi, 1' altra di
non perdersi in minuzie, e distinzioni , che accade talora ^ che ta*
gliuzzando, e sminuzzando un fenomeno, quello più non si rico-
nosca per quello che è in fatti , ed in verità . E per venire a ciò
che forma 1' oggetto di questa mia picciola fatica , quell' essersi
così minutamente distinte le piante, altre a foglie decidue, altre
a caduche, ed altre a foglie perenni, altre finalmente a foglie per-
sistenti, può menare a credere, che altro sia il fenomeno della cadu-
ta delle prime, altro quello delle seconde, e che abbiansi una tutt'
altra costituzione le terze, e le quarte , quandocchè , a mio giudi-
zio, imo e l'istesso è il fenomeno più o meno dalle altre circostanze
modificato, oalterato. Oche le foglie cadano in autunno, oche po-
co dopo nate periscano in estate, o che cadano allora, che vengaa
Tomo XIIL a3 fuo-
Iij3 Sopra la caduta delle foglie ec.
fuori le nuove, o che finalmente cadano dopo il periodo di uno ,
due o più anni , le Foglie cadono sempre all' istesso modo , e nell'
istessa maniera e per distaccamento, che vorrei chiamare spon-
taneo, non per laceiazione,ed unica sarà sempre la causai Va-
rierà bensì la durata di esse foglie, varierà il periodo della lor vi-
ta , ma caderanno tutte egualmente , e la causa sarà una e V i-
stessa, quantunque possa essere talora anch'essa vanamente mo-
dificata .
Ogni arbusto, ogni albero, per alto, e forte, e duro, e maestoso
che sia sorge dalla terra in istato tenero, erbaceo, e così né più né
meno come un nuovo germoglio spunta fuori a primavera da su di
un ramo, e sorge vestito di verdi foglie, e tenere, e siccome va
avanti crescendo, ed indurandosi, e mi si permetta il vocabolo ,
legnifjcandosi , così a mano a mano lascia da se cader le foglie .
Ed avviene per tal modo, che quello che dapprima era un tenero
stelo coronato di verdura, a capo di un qualche tempo, un rozzo
tronco e scorzuto diviene, e duro , e legnoso ,e rigido. L' istes-
so accade ancora de' rami, che spuntando fuori prima erbacei , e
teneri , e fronzuti, indi si van facendo a poco a poco legnosi, e la-
sciali cader le foglie, e si convertono in altrettanti tronchi par-
ziali , che così pure potrebbonsi li rami chiamare .
Ed a ciò pensando, mi è venuto in memoria quello che anni
addietro osservammo il chiarissimo Sig. Tenente Colonello Don
Giuseppe Saverio Poli^ ed io ,su di una specie di madrepora ramo-
sa, la quale essendo bianca dalla radice per tutto il resto su, nel-
la estremità poi de' rami si vede come tinta di color di mattone ,
ed in questa parte ancora è più tenera, e più fjagile. Noi ci assi-
curammo,che l'animale andandoavanti nella sua vita, estenden-
dosi sempreppiù lasciava quella parte che erasi, a dir così^sover-
cViiaiiiente indurita , ed ossificata , e prolungavasi nuova ossatura
dando a se stesso. Il limite appunto de'due colori indicava la parte
del tubo, lasciato dall' animale, e la divideva dall' altra parte in-
torno e dentro a cui egli ancor vi vea. Ed io non potrei assicurarlo,
ma credo bene, che per il tronco, e per le parti del tronco lascia-
te in abbandono potesse ancora passare , e filtrarsi 1' acqua, che
ser-
Del Sic. Arciprete Giuseppe Maria Giovene . 179
servisse all'animale . Ma comunque la cosa vada, senza dubbio
vi è una specie di analogia tra questa madrepora , e gli alberi^che
questi ancora , così come quella , vanno a grado a grado lasciando
dirò così, ed abbandonando quello, che si va facendo duro , e le«
gnoso, e siccome in quella, così ancora in questi diverso è il co-
lore della parte dura , legnosa e priva di foglie da quello dell'al-
tra 5 che tenera è , ed erbacea , e piena di sugo^ e frondeggiante ,
Quindi se alcuno mi dicesse, perchè si stacchino, e quindi
s'insecchiscano, e cadan giù finalmente le foglie dagli alberi ,
considerando la cosa in pieno , e come in gruppo , risponderei ,
ciò avvenire per 1' induramento , principalmente successivo, de'
rami , e comecché questo induramento facciasi più, o meno com-
pletamente in un tempo, o in un dato periodo costante, ovvero con-
tinuamente, e successivamente senza interruzione, quindi debba
avvenirne, che talune foglie si secchino in autunno, si stacchino
in primavera, tali altre poi si secchino, e si stacchino in autun-
no, e tali altre in primavera, o in estate, o in qualunque altra
stagione, o dopo più anni ancora, e finalmente tali altre vadano
sempre, ed in tutte le stagioni a poco a poco , ed a mano a mano
cadendo . Ed a dire il vero, le foglie sono tali , e così organizza-
te da dover essere sempre erbacee, e parenchimatose, e piene di
v^«ugo , e da non poter giammai foglie come sono passare allo stato
propriamente detto legnoso . Non dee perciò recar meraviglia, se
stiansi attaccate al ramo, fino a che questo mantengasi erbaceo, e
tenero , e sugoso , e se ne stacchino poi quando al contrario quel-
lo divenga e legnoso , e duro , e men ripieno di sugo . . E non solo
negli alberi accade ciò, ed agli arbusti, ma in quelle ancora, che
diconsi erbe. Così a cagion di esempio nella hrassica oleracea av-
viene , che cresciuta sotto alla neve, ed ai geli , e cresciuta ver-
de , e rigogliosa subito che lo stipite duro principia a divenire e
j -legnoso, le foglie incominciando da quelle, che sono inferiori,
come appunto dev' essere, vanno cambiandosi di colore , e rosse
j facendosi , ovvero gialle si staccano a taglio liscio e netto , né più
I Jiè meno come negli alberi , e cadono da se stesse a terra .
Ed a confermare una tale idea, che le foglie perciò ap-
pun-
l80 SorUA LA CADUTA DELLE FOGLIE eC .
punto insecchiscano, e si stacchino , e cadano perchè essendo di
lor natura parenchiniatose tenere, ed erbacee non possono far più
parte di un ramo, che cambia stato, e diviene duramente legno-
so, giova forse V osservare , che le foglie degli alberi , che non le
depongono così subito, e le mantengono più tempo sono più coria-
cee, e più dure, come dell' ulivo, del lauro, del lentisco, dell'aran-
cio, del carubbo, laddove al contrario le altre sono più erbacee .
Ed è questa la ragione per la quale, per quanto io ne credo, nell'
erbe ordinariamente non accade che cadan le foglie , perchè ìa
esse , e lo stile e le foglie presso a poco simili sono sempi'e in ista-
to erbaceo, e vegetano, e periscono insieme, e non avviene che
uno cambii stato rapporto all' altra , che se ciò per avventura, o
per ragion di clima, o per altra circostanza facciasi, tosto il feno-
meno in lui modo, o in un altro avrà luogo siccome di sopra ò
detto.
E qui porta il pregio di notare altra osservazione , e questa
sarà: allora ordinariamente staccarsi, e cader giù le foglie intera'-
mente , quando il ramo si ferma dallo estendersi in lunghezza.
Non è mai che l'albero si sfrondi in tutto anche ad autunno
avanzato , se quello vegeti pienamente, e spinga avanti li suoi ra-
mi, e per conseguenza mantengansi questi teneri, e sugosi, sicco-
me all'incontro appena si fermerà la vegetazione, subito le foglie
si disporranno alla caduta . E per dir cosa di esempio. È in Lu-
glio propriamente, che l'ulivo si arresta dal prolungare li suoi ra-
mi nel nostro clima, ed è allora, che vanno cadendo le foglie da
quella porzione di rami , che s' indurisce, e si fa fermo legno .
Che se, come qualche volta ò veduto per qualche particolar causa si
fermi dal prolungar lì suoi rami in altra stagione, in altra stagione
ancora van cadendo giù le foglie . E per il contrario se un albe-
ro, o un arbusto per qualunque causa, o di favorevole esposizione,
e per abbondante pioggia prematura vada avanti nella sua vege-
tazione, e mantengasi, non ostanti li freddi, tenero, e sugoso, cer-
to è che non cadono le foglie, ma si mantengono verdi, e belle,
e vegete, e solamente allora cadono quando 1' albero si ferma . E
poiché la maggior parte degli alberi si ierma in autunno dallo
sten-
Del Sic. Ahciprete GiiTseppe Maria Giovenh . r8r
stendersi in lunghezza, e quindi si fa duro fino nelle sue ultime
ramificazioni, perciò avviene; che gli alberi per la maggior parte
depongano in tale stagione le loro foglie .
Ma quando cessa 1' albero di stendersi in lunghezza , non
cessa già di crescere in grossezza , siccome a tutti è noto , quasie-
chè la vita vegetativa, e l'umore sempre attivo, non potendo spin-
gersi per una via, agisca per l'altra, distendendo, allargando, e dirò
così: gonfiando la pianta, ed indurandola nel tempo stesso. Né io
penso che un tale ingrossamento de' rami in;diametro non r.bbia al-
cuna influenza pella caduta delle foglie, che anzi credo l'opposto.
Ed un giorno guardando ìa Robinia pseudoacacia,, la quale aveva
in circa dodici annidi età, mi veniva di osservare, e rifletter
così. Si sa che questo albero à ai lati di ciascuna foglia due spine,
e quando quella sia caduta , la cicatrice risveglia l' idea come di
una testa di montone, della quale quelle spine sono le corna . E
comecché tali spine siano persistenti, io vedeva verso la sommità
del tronco quelle essere distanti l' ima dall' altra per due pollici ,
ed anche dippiù. Tra me medesimo dunque così andava dicen-
do. Quelle spine sul principio erano distanti una linea in circa ,
che tanto, o ben poco più, è larga la base della foglia di un tale
albero , ed ora si trovano distanti per più di due pollici. Di tan-
to dunque avrebbe dovuto allargarsi, e distendersi la base del
gambo della foglia, se avesse potuto rimanei-si attaccata così , co-
me prima era . E poiché V al))ero era di circa dodici anni, come ò
detto, io andava calcolando, che la base della foglia avrebbe do-
vuto distendersi per poco meno di due linee 1' anno. Ma questo
era impossibile. Dunque io conchiudeva le foglie di quell' albe-
re essere cadute per una conseguenza inevitabile della vegetazio-
ne e del progresso di essa , e però principalmente dell'indura-
mento , e poi anche dell' accrescimento di esso in grossezza. Così
il S g. Senebier osservando specialmente il pero scoprì le scaglie,
che coprono in inverno li nuovi getti , cadere a primavera per
r ingrossamento appunto del getto istesso , non potendo le fibre
di quelli non essere stirate , e quindi rotte , quando il nuovo suc-
chio gonfia il bottonej e questo si sviluppa, e cresce. Ed io mi so-
no
182, Sopra la caduta delle foglie ec.
no assicurato dell' istessa cosa osservando il fico . Nella parte del
ramo sottoposta alle scaglie esteriori , allorché il bottone si svol-
ge vedesi 1' epidermide screpolata in tutti i sensi , nascendone di
tutto una nuova. Sembra dunque probabilissimo, che l' istesso
presso a poco succeder debba per le foglie .
Sebbene forse il fin qui detto possa credersi bastante a spie-
gne il perchè vada, quasicchè direi, ad interrompersi la piena e li-
bera comunicazione tra il ramo, e le foglie, e quindi queste si am-
malino, e si secchino, e finalmente si stacchino : sicuramente
non basta per ispiegare perchè appunto da quel luogo che si è
detto si stacchino , e si stacchino senza lacerazione. A questo
dunque bisogna più particolarmente dirigere le ricerche, giac-
ché non altrimenti si potrebbe dire spiegato il fenomeno in tut-
te le sue parti, e nelle sue circostanze .
E primieramente la cosa , la quale a me sembra meritare la
maggiore attenzione e riflessione è questa, che la bollitura in
acqua di un ramo con foglie faccia quell' istesso , che fa il tem-
po, cioè che di-ponga le foglie a staccarsi dal ramo, cosicché, fa-
cendo un leciriero sforzo, effettivamente là si stacchino e così né
più né rnenOj come lo farebbero naturalmente nella stagione , o
periodo proprio. E riflettendo a tal cosa, mìo primo sospetto fu ,
che la bollitura sciogliesse una qualche cosa , che servisse come
di ghitine ad attaccarle foglie al ramo . Ma ben presto dovei ri-
nunziare ad un tale sospetto , ripetendo , e poi di nuovo ripeten-
do le osservazioni . Notai però ridursi senza dubbio a minor dia-
metro il gambo della foglia colla bollitura in acqua, ma non già
diminuirsi il diametro del ramo, e da ciò andava tirando una
qualche conseguenza per ispiegare comf avvenisse , che le foglie
bollendo prima in acqua si staccassero dal ramo . Ma pure mi ac-
corsi ben subito, che ciò non era sufficiente a spiegare intera-
mente la cosa : e le ultime porzioni de' sarmenti della vite bolli-
ti si rompono facilmente ne' nodi , siccome di sopra ò detto ave-
re osservato il Duhamel , e che io ancora ò verificato, e gli steli
del Dìanthus , anche all' istesso modo si rompono nelle articola-
zioni . Similmente le foglie dell' arancio dopo aver sofferta la
boi-
Del Sic. Arciprete GiusErrE Maria Ciovene . i83
Lollitura , si rompono con facilità in due luoghi , ed alla base del
gambo , e là ancora dove la foglia ripiegandosi rientra in se stes-
sa per indi tornare a dispiegarsi molto più ampiamente , Quello
però che mi sorprese fu 1' osservazione, che dopo messi a bollire
alcuni bottoni di lieo appena incominciati, alcun poco, ad aprir-
si , e coperti ancora dalla scaglia d' inverno le picciole foglioline
appena toccate si lasciavano staccare propriamente in quel luo-
go , ed all' istesso modo come se vecchie fossero state , e dove , e
come naturalmente sarebbonsì staccate . Pare dunque inevitabi-
le ilsupporsi, chele foglie nascendo portino con se una certa
disposizione a l'ompersi ; e staccarsi in quel luogo . E per verità
spiacemi di non poter aveie sotto gli occhi là memoria originale
del Sig. Vaucher per conoscere cosa egli propriamente inten-
da per quella specie di saldatura , di cui parla, e come conce-
pisca essere le fibre in queMuogo separate , ed indi saldate . Io
non sapi'ei , né vorrei giammai dire separate le fi-bre , che esami-
nandosi la cosa si trova non esser così j ma non saprei negare a
me stesso, che ovunque la vegetazione , lo sviluppo, ed il pro-
lungamento della fibra , si ferma , e si arresta per un qualche
tempo , là essa fibra acquista, se così è lecito dirsi , un certo vi-
zio , o magagna , forse per lo arrestarsi colà per qualche tempo
r umore . Che se indi non continua la fibra a svilupparsi, e pro-
lungarsi sempre quel vizio jimane, eccettocchè se andando più
avanti la vegetazione, ed indurandosi , e legnificandosi il totale
della fibra coli' aggiunzione delle altre che se le attaccano, resti
quel vizio riparato . E sono venuto a formarmi questa idea dallo
aver veduto, che quei bottoni , siccome ò detto, appena incomin-
ciati a svilupparsi , dopo la bollitura si spezzavano in quei luo-
ghi dove vi era un picciolo rigonfiamento , che pure una specie
di nodo , o articolazione potrebbe dirsi , nato senza dubbio dall'
essersi colà per un qualche tempo arrestata la vegetazione e for-
mato lo sviluppo . Ora quell' eccezione , di cui ò poc' anzi par-
lato, se à luogo lungo il ramo non può aver luogo nella inserzione
del gambo delle foglie col ramo istesso , come ognuno da se po-
trà concepirlo , molto più se si farà attenzione a quanto sarò per
i84 Sopra la CADtJTÀ delle foche ec.
aggiungere qui appresso . Resta dunque là quel vizio ; che può
chiamarsi originario, il quale produce il suo effetto tostoche le
altre circostanze lo determinano . Cosi nella hrassica ò veduto la
fibra dura e consistente e nel fusto donde parte , ed in qualche
picciola distanza ancora da tal puntò , e dura parimenti in tutta
la lunghezza del gambo della foglia j ma tenera , e come disposta
a sfilacciarsi nel luogo del distaccamento, e rottura della foglia.
E due altre riflessioni io credo poter fare , la prima delle
quali si è , che a produrre quel vizio che ò detto originario , do-
ì'rebbe forse concorrere ancora una certa angolosità che è sogget-
ta la fibra a soff'rire per uscire fuora dal ramo , e spandersi in fo-
glia , cosa la quale dee produire un rallentamento nel corso del
sugo , e cosi ancora un qualche ristagno. L' altra riflessione sarà,
che a mantener quel vizio originario, di cui ò detto, abbiavi tut-
ta la parte quel cercine , o rigonfiamento che voglia dirsi , obesi
trova alla base del gambo delle foglie , e che è il luogo appunto
donde esse foglie si staccano. Merita una tal cosa di essere più
ampiamente dichiarata .
E voglio incominciare dal dire quanto ultimamente osservai
nella Melia Azederach . Fissò quest' albero particolarmente la
mia attenzione, poiché lo ritrovai nel Decembre intieramente
sfrondato , ma co' grappoli ancora de' suoi frutti fortemente ad
esso attaccati e stretti . E primieramente posi 1' occhio a vede-
re , che la base del gambo delle foglie e molto maggiore della ba-
se del picciuolo del grappolo di quelle bocche . Sarà una stima
forse inferiore al vero, se si dirà esser quella il quadruplo di que-
sta . Ed un tale maggior volume è non solamente 1' efletto della
maggior quantità di parenchima , che si trova alla base del gam-
bo delle foglie , ma anche dalla maggior divisione delle fibre .
Desse sono divise in tre fascetti messi ([uasicchè in triangolo iso-
scele , e non solo sono circondati , ma anche ripieni di parenchi-
ma , laddove una tale divisione non à luogo nella base del pic-
ciuolo del grappolo . Ed avendo messi a bollire alcuni rami ve-
stiti di foglie, osservai, che non solamente erano là dove il gam-
ho si stacca,, le fibre tenere, ed erbacee, e fragili, ma quasi per
tut-
Del Sic. AiLGiPiiETE Giuseppe Maria Giovene . i8<j
tuttala luijgliezza, clic è coperta da quel rigonfiamento , e che
si i-siciiJe ili (|ae»to albero , come in alcuni altri per circa due
liiit^e su per lo gambo ,
Non è senza un uso, che dove nel ramo s' impianta la foglia
là vi sia un rii;onfiamento . Senza dubbio è questa un' ofìicina
del sugo , dove questo liceve una particolare preparazione . Là
ancora si raduna maggior quantità di sugo , perchè vi si trova
radunato maggior quantità di parenchima, il quale involge,
e veste le poche libre , e si mescola tra esse . Quindi avverti ojv-
portunamente il Sig. Sencbier es?ere quella parte del gambo mai
senqire spon2,iosa . Attese le quali cose sembra non potersi nega-
le , che la libra in quel luogo comecché vestita e circondata da
mateiia tenera e spongiosa , e più lontana aucoia dall' azione
dell" aria ambiente j e poi abbondantemente irrigata dal succhio,
debba restarsi sempre in uno stato tenero , molle, ed erbaceo ,
a di/Terenza degli altri siti, dove s' irrigidisce , e s' indurisce an-
che perchè più soggetta all'azione disseccante dell' aria atmosfe-
rica . Se dunque voglia supporsi una spezie di vizio originario
della fibra in quel luogo , siccome sopra ò spiegato , questo vizio
lungi dall' essere riparato sarà anzi accresciuto, o almeno man-
tenuto dalla continua irrigazione, e dalla molta affluenza del su-
go in quel luogo, e dalle aitie causo già dette .
Ed altre considerazioni sono io andato facendo anche tal-
volta , ed osservando la differenza tlie passa tra il ligonfia-
mento , che vi è alle base del gambo delle foglie , e quello che
vi è alla l>ase del picciuolo de' frutti , e delle nuove mes^e . E ri-
^flettendo , che un tale rigonfiamento non può formarsi se non
per uno sforzo , contro la rete dell' epidermide della scorza , e
che il nuovo parenchima adunandosi si dee ripiegare e corica-
re , e quasi direi saldarsi sul parenchima della scoi za , anche in
ciò trovava il comesi faccia che là a|)punto si stacchi il gambo;
ma io non la finirei giammai , se volessi entrare a sminuzzare iti
tutte le sue paiti la teoria della caduta delle foglie, che finora ò
accennata . Piuttosto dunque furò di epilogare quanto finora ò
detto, e metterlo sotto un punto di vista .
Tomo Xill. fl4 Quan-
i86 Sopra la caduta delle foglie ec.
Quando un albero, o arbusto che sia in una parte di vm va-
ino , o per tutto in una volta , o successivamente in un periodo
di tempo, o in un altro più o meno lungo ( e bisogna pure che
ciò succeda una volta, essendo una conseguenza della vegetazio-
ne ) vada facendosi diu-o , e legnoso , forza sarà che le foglie im-
piantate in quel ramo, o parte di esso soffrano nella loro vegeta-
zione , e si ammalino , non potendo trarne tutto quel sugo , che
prima tiravano, e non potendo neppure quello che tirano libera-
mente muoversi , e scorrere, e così cambino colore , e posizio-
ne ;, ed offrano tutti gli altri fenomeni conosciuti. Cosi sarà for-
za ancora, che vadano irrigidendosi a poco a poco esse foglie nel-
la fibra , che vanno lungo il gambo , e più innanzi ancora , le
quali fibre per tal ragione devono soffrire una specie di distor-
sione. E poiché alla base del gambo, dove esse foglie si uniscono
al ramo, trovansi le fibre avere una magagna originaria nata
dall' essersi colà arrestata per un tempo la vegetazione, siccome
sopra ò accennato , e dippiù trovansi ancora essere più tenere
ed erbacee a cagion del copioso parenchima ivi raccolto, e forse
anche a cagione che piegandosi là esse fibre, e deviando dalla
linea retta soffra quindi il sugo un rallentamento nel corso , e
perciò forse un ingorgamento, specialmente in tempo che tutto il
resto, e di sopra, e di sotto è indurito , forza sarà che là appunto
si rompano e si stacchino , dove già per altro 1' epidermide tro-
vasi essere stata più forzata, cooperando ancora all' effetto il cre-
scere del ramo in grossezza .
Ora qui sarebbe il luogo di andare a parte a parte divisando
come li varii fenomeni della caduta delle foglie^ de'quali nel pri»
mo paragrafo fu detto, si accordino colla teoria che ò finora
sbozzato, ma a me piace esser breve per non annojare li miei
lei'gitori, i quali avran maggior piacere di andar essi stessi riflet-
tendovi sopra . Non credo però dover mancare di dire qualche
cosa del come tale teoria possa spiegare la caduta delle fogliuzze
nelle foglie composte, innanzi che si stacchi il gambo della fo-
glia intera . E prima mi piace dire q'ianto ò osservato sul Sam-
hiicus nìgra . Si sa , che in quest' albero prima di staccarsi le fo-
1^^ glie
Del Sic. Auciprete Giuseppe Mahia Ciovene . 187
glie intiere sogliono cadere le fogliuzze laterali. Ora mi è accadu-
to di vedere, che quando sia il tempo di dover ciò succedere,
allora il nervo principale della foglia è disposto a rompersi , e
spezzarsi a taglio liscio e netto, e senza lacerazione in quei luo-
ghi appunto , ne' quali esso nervo principale si divide mandan-
do due fascetti di fibre a formar le fogliuzze laterali . Ora la ma-
lattia generale della foglia nata , siccome ò detto , dall' indura-
mento del ramo dee operare nelle parti , o appendici di essa ,
che vogliansi dire , e le fogliuzze si seccheranno là dove vi è
Una magagna originaria figlia dell' essersi anche colà fermato lo
sviluppo della vegetazione , e vi è un anelletto rigonfio , che
mantiene (juella parte in istato di sugosa, tenera, molle, e spon-
giosa . Siamo dunque all' istesso, e si staccano li gambi delle fo-
gliuzze per le istesse ragioni per le quali si stacca il gambo della
foglia intiera . Sarà poi da ricercarsi nella particolare natura ,
ed organizzazione di ciascun albero in particolare la ragione-
per cui in alcuni casi accada , che si stacchino le fogliuzze pri-
ma che si stacchi il gambo intiero , in altri si stacchi questo, ca-
dendo così la foglia intiera .
Ora io veggo bene, che contro una tale teoria, che io mi sono
contentato di semplicemente abbozzare cosi come meglio p po-
tuto, vorrà oppoisi il difetto della semplicità, ed essere anzi
soverchiamente complrcata , e chiamar io molte cause a produr-
re un effetto . Ma a dire il vero questa mancanza di semplicità ,
quando anche vi fosse , non è stata giammai, e non è per me una
obbiezione solida contro qualunque siasi spiegazione de'fenuiue-
ni della natura . È senza dubbio semplice la natura, ma è anco-
ra ricca, ed ama di variare . E se talora molti fenomeni sono
prodotti da una sola causa semplicissima, tal altra volta un fe-
nomeno solo è prodotto da molte cause, che cospirano insie-
me . Senza di che , a diritto intendere, F unica causa della ca-
duta delle foglie è riposta nell' induramento del ramo , a cui
sono attaccate; e se io ò addotto altre cause , queste sono venu-
te a spiegare il modo , e le circostanze della caduta di esse fo-
glie . Finalmente se la cosa accada così in fatti , siccome a me è
pa-
)
I 88 ?OPRA LA CADUTA DELLE FOGLIE eC.
panilo poter ricavare da innumerevoli osservazioni, clic ò voUito
istituire , è inutile il replicare , che così non dovreLb' essere ,
Comunque però sia io desidero che questo punto di fisica ve-
getabile sia da altri osservatori piìi acuti , e sagaci , che io non
sono, rischiarato e messo in lume . Io conchiuderò col Poet»
Pugliese :
Sì quid novìsti rectlus istis
Candidus imperti , si non , his utere ìnecum
CON-
i8g
CONGETTURE SU DI UN ANTICO SBOCCO DELL'
ADRIATICO PER LA DAUNIA FINO AL SENO
TARANTINO
Del Sic. Arcidiacono Luca dk Samuele Cagnaezi
Presentata il di i Aprile 1806 dal P. D. Pompilio Pozzetti .
JJenchè da' Geografi le Murgìe [a) , o colli petrosi , che costi-
tuiscono le due Provincie di Bari, ed Otranto , dette perciò Pu-
glia Petrosa^ eh' era 1' antico suolo de' Peuceti, Salentini, e Ca-
lahri si abjjìano per diramazioni degli Appennini, che scorrotio
per tutta 1' Italia, nondimeno son esse di una costruzione diffe-
rente da questi , e separati da un'ampia valle. Sono stabilite
queste Murgie con degli angoli sinuosi , e rilevanti in corrispon-
denza, formati da strati orizzontali, o presso a poco così , di pie-
tra calcare ( carbonato di calce ) compatta , e dura, a scgno^ che
non può altrimenti lavorarsi che con martelli, e picconi , e ser-
ve benissimo per durevoli edificj , e più d' ogni altro a lastrica-
re le strade, e si converte in buona calce colla conveniente cot-
tura, l/na tal distinzione giova averla presente in ciocché sarò
per dire . Gli strati predetti nan sono di eguale grossezza , essen-
dovene alcuni di più piedi di altezza, ed altri per progressione
fino a due , o tre linee . È da notarsi poi, che gli strati di una ru-
pe con quelli dell'altra prossima, sogliono uniformarsi nella qua-
lità della pietra, e ad un dipresso nella gi'ossezza . Fra questi stra-
ti orizzontali scorrer si vedono di frequente de' filoni di ossido di
ferro alquanto misto di marna, che in alcuni luoghi prende la
consistenza di araatite .
Le
[n] Diconsi Murgìe corrottamente tla { così sembrano nelle loro falde .
Muriccìe , aramassi di pietre , perchè
igo Congetture su di un antico sbocco ec.
Le Miirgie dunque, che in ampio senso intendo tutto il
suolo delle due Provincie di Bari, e Lecce, ossia Otranto , veiiso-
no costituite da questi solidi strati orizzontali calcarei senz' altra
qualità di sassi, a riserva del tufo calcareo , di cui devo parla-
re. La superficie poi di esso suolo è coperta di terriccio vegetabile
non di molta profondità, misto in alcuni luoghi col sopraddetto
ossidoj e marna (h) . Essi strati sembrano prodotti non giù da
una lenta prf cipitazione di materie , ma più tosto da una solleci-
ta deposizione causata da esto acquoso . È da credersi però , che
qualche spazio abbia dovuto passare tra la formazione, ossia depo-
sizione, di uno strato, ed il suo soprapposto, giacché tra alcuni
non essendovi altra materia frammezzo , se mollo fosse stato il
sottoposto, ncir atto, che si deponeail superiore , si sarebbe con
esso unito, anche in forza dehpeso; anzi la superficie si vede in
molti alquanto più dura , che par dinotare aver sofferta 1' azione
dell' aria • 11 limo calcare, clie produsse questi strati, volendolo
credere prodotto da residui di corpi organici abitanti nelle acque,
dovè certamente soffrire una poderosa azione dalTesto delle acque
duranti più secoli , giacché le sue particelle sono assai assottiglia-
te, ed uniformi 5 o pure è da supporsi primitiva questa terra cal-
care . Voglio però accennare, che tra esse pietie le più dure , e
compatte , mi è riuscito non di rado trovare de' residui di corpi
organici j e specialmente di animali .
Queste riflessioni unite alla monotonia, che si osserva nelle
Murgie per la loro esterna forma, ed umile grandezza, e loro ma-
teriale, persuadono essere di formazione ditìerente, benché su-
bacquea, e non contemporanea degli altri Monti Appennini. Que-
sti sono per lo contrario di una struttura interna assai confusa ,
ed iiTeo^olare per i componenti e posizione de' strati, giacché la
parte sassosa di questi più prossimi alle Murgie , che sono i Monti
di
(J) La descritta natura di questo suo-
lo fa 81 , elle giustamente dal Veno-
»ino Poeta sia stata chiamata , siti-
culo.ia Apidìa . Epodon. IH ad Moe-
cenatem .
Del Sic. AnciDiACOìsro CACWAzzr. 19 1
di Basilicata, suol consistere in disordinati ammassi di cote are-
naria con qualche strato di petroselce, e qualche grosso strato di
pietra calcare , non così bianca e pura quanto la precedente, né
della stessa tessitura. Avendo inoltre più volte livellatele più alte
cime delle Murgie, tra" quali Altamura, l'ho trovate tutte piìi
basse di quelle degli Appennini; quindi è naturale il dedurne,
che le Murgie erano un tempo sotto le acque , mentre al di fuuri
erano gli Appennini .
Dopo , che le acque restarono discoperte le Murgie più ele-
vate doveron per lungo tratto dimorare sopra strati di essa pietra
calcare , di livello inferiore alle falde di esse Murgie, e nelle loro
valli, come anche nelle pianure intermediarie, onde si formarono
de' considerabili sedimenti di residui di corpi marini . Questo se-
dimento comincia presso a poco allo stesso livello all' intorno
delle falde delle Muigie, ed entro le valli , e piccole pianure in-
termediarie. Resasi dunque 1' acqua così bassa , e sinuosa tra le
tante valli dalle Murgie , e piccole pianure predette , vi alligna-
rono infiniti litafiti , e testacei per essere divenuto luogo assai
proprio alla lor vita; e non essendovi più quell'ampio e precipi-
toso esto marino, non poteron essere stritolati e ridotti a fine
particelle i loro residui, onde il sedimento abbondante per le cir-
costanze locali fu di una tessitura assai grossolana .
11 nostro tufo dunque non è che un manifesto ammasso dì
frantumi di testacei , ed altri litafiti , con altri generi men resi-
stenti , che non si riconoscono , perchè disciolti. In esso tufo
con frequenza si ritrovano de' predetti nicclii perfettamente con-
servati, de' quali io avea formata un" ampia raccolta in clas-
si, dissipata dalle guerresche vicende , tra' quali vi erano an-
che de' pezzi di ossa di anfibii. La grana di questo tufo, e la
sua consistenza suol variare , ma tutto però è suscettibile di esse-
re tagliato con sega , e mannaja, benché non egualmente servi-
bile per edifi^j . 11 tufo vicino alle Murgie, ossia a' lidi . e ne' se-
ni e valli , e con ciò meno frantumato e maceralo dall' esto ac-
quoso, suol essere più duro, e poco tmiforme nella tessitura, onde
meno suscettibile di regolarità nel travaglio . Quello poi più len-
ta-
1(^2. Congetture su di un antico sbocco ec.
tano, ossia , che stando nel mezzo ha dovuto soffrire una forte a-
zione dell' esto , del qual tufo vi sono delle Colline nate da^lo
stesso esto, sopra una delle quali è poggiata la Città di Matera, ha
una grana così fina ed uniforme, che rassemhra una hianca cote,
ma più molle, onde d' alcuni ammassi si formano fini travagli ,
e belle scolture con facilità .
Nasce qui una fondata congettura distljiguendo le due soprad-
dette varietà di tufi . Quello racchiuso tiaseni,e valli delle Mur-
gie poco agitato, e che contiene corpi marini intatti è da creder-
si nato tra questi luoghi istessi, ove la corrente poco o niuna a-
zione avea . Il tufo poi di una tessitura più fina , che costituisce
delie Colline lontane dalle Murgie, può credersi trasportato dal-
la conente da' lontani luoghi , e per successive apposizioni aver
formato dette Colline. Il creder, come fanno alcuni , si Y uno ,
che r altro condotto ne' nostri luoghi dalla corrente, è un giudi-
zio grossolano e precipitoso .
Soglionsi ritrovare j abbenchè di raro, alcuni ammassi di un
tufo cosi indurito , chiamato tra noi mazzaro, che non è suscet-
tibile di esser lavorato, che con picconi , come le dure pietre.
Molte altre varietà accidentali , e molti curiosi ammassi di corpi
marinisi trovano in essi tufi da servir di pascolo al curioso Natu-
ralista, ma troppo mi allontanerei dal mio assunto , se descriver-
le volessi .
Dalla carta topografica annessa , da me delineata colla nor-
ma di quella dell'insigne Rizzi Zannoni, si potrà ben intendere
quanto vengo a dii'e, ideando un viaggio .
Allorché si è nel littorale Adriatico verso Barletta', tre og-
getti di considerazione si presentano, i." Il Promontorio del Gar-
gano, le di cui alte Montagne, seguito degli Appennini, vanno
con precipitoso declivio a perdersi nelle acque del Golfo di Man-
fredonia : a." La pianura, o sia bassa terra della Puglia Daunia ,
ossia Capitanata, circoscritta dagli Appennini j su cui 1' occhio
si perde. 3.° La catena delle Murgie, che umilmente in jiarago-
ne degli Appennini ciicoscrive dalla parte orientale essa pianu-
ra. Convien ora scorrere il basso lido da Earietta a Manfredonia^
•- tra-
Dei/ SiG. AnciniACONO Cagnazzi . igS
traversando le jjocclie dfjU'Ofanlo , della Caropella, e del Cande-
laro, fiumi, che traggono origine dagli Appennini, e scorrono per
la pianura Daunia . Da Manfredonia passando a Sansevero , si la-
sciano a diritta gliAppcnnini, ed a sinistra vedesi la pianura Dau-
nia, e così succede da Sansevero andando a Lucerà, e da questa
«d Ascoli , e finalmente a Melfi, eh' è situata al piede de! Vultu-
re . In questo giro già ad occhio conoscesi la pianura Daunia es-
sere stata sotto le acque, mentre le alte Montagne Appennine
erano al di fuori ; che perciò il presente promontorio del Garga-
no non è, che un indice del come esse Montagne , osservate nel
predetto giro, sorgevano dalle acque •
Si arriva già al famoso Vulture non abhastanza esaminato
. nelle sue particolarità, ma all' ingrosso, da tutt' i Naturalisti ri-
conosciuto per un estinto Vulcano. Io non mi dilungo in minuti
dettagli di esso , estranei al mio assunto , riserbandomi farlo in
altra Memoria di proposito, e dopo aver completate le conve-
nienti osservazioni . I suoi componenti dunque, essendo materie
vulcaniche, e la forma a cono troncato col suo cratere dirupato ,
non ammettono difficoltà . Siamo al presente bastantemente
istruiti j che le sotterranee accensioni , e con ciò i vulcani , han-
no origine dalla decomposizione de' sulfuri marziali colla presen-
za dell' acqua, e specialmente marina. Costantemente si vede ,
che tutt'i vulcani in azione son prossimi al Mare , anzi sorti da
entro le acque, come sono i nostri Campi Flegrei , e tutte le Iso-
le vulcaniche . Non di rado il nostro Vesuvio ha vomitato acque
salse , e residui di testacei , e le sue mofete, come quelle dell'
Etna, efilorescono sai marino , e nuiriato d' ammoniaca , onde
vedesi , che r acido muriatico j come mediatore alla più facile
decomposizione dell' acqua, è uno de' motori de' Vulcani .
Comunque ciò sia, la vicinanza del mare , o almeno di va-
stissimi fiumi, che devonsi perdere in voragini, è così necessaria
a' Vulcani, che non ne riconosciamo neppur uno, che sussista in
piena azione senza l'alimento delle acque, che riduconsi, secondo
che la presente Chimica ci mostra , ne' due gas tanto uecessarj
ne' fenomeni vulcanici, e specialmente il gas ossigeno, senza del
Tomo XIJI. 3,5 qua-
ig4 Congetture su di un antico sbocgo ec
quale all' istante smorzato resterebbe il focolare del Vulcano »
Confermasi ciò dal vedere, che tutt' i Vulcani distantì dalle ac-
que in proporzione conveniente , lian già perduta la loro piena a-
zione . Ho detto in proporzione conveniente , perchè un gran vul-
cano , come l'Etna, avendo ilsno laboratorio assai vasto e pro-
fondo , può giugnere fino al mare. Un picciolo vulcano al contrae
rio non è presumibile che possa estendere le sue cavità in distan-»
za considerabili da ricevere alimento dalle acque del Mare .
Il Vulture allorché ardea avea dunque bisogno di acque co-
piose. La posizione della bassa Italia ci dimostra, che grandi fiu-
mi, come ora non ve ne sono, così per lo passato non ve n'erano,
d'aver potuto alimentare il fuoco del Vulture ; dunque ha dovu-
to ricevere alimento dalle acque del mare. La mole, e le vestigia
del Vulture mostrano non essere stato un Vulcano sì grande,
che le sue caverne avessero potuto estendersi fino al mare, che
direttamente è lontano circa quaranta miglia. Non farà perciò
meraviglia il dire, che il Vulture ardea allorché la pianura Daii-
nia era sotto delle acque, vale adire, allorché il suo piede bagnato
veniva dal mare, anzi son persuaso, come l'apparenza chiaramen-
te manifesta , che il Vulture surse vui tempo da entro le acque ,
come tanti altri Vulcani .
Si riprenda un altro viaggio dallo stesso luogo donde si par-
tì, cioè da Barletta verso Canosa , seguendo la catena delle
Murgie, che si lasciano mano mano a sinistra , ed a diritta 1" am-
pia pianura Daunia. Lasciando Canosa sulT alto, e seguen-
do la stessa rotta, si va fin sotto Minervino, che anche è poggiato
su di una Murgia, e quindi progredendo nello stesso modo, si
giunge tra Spinazzola, ed esse Murgie , luogo, che sarà da me in
appresso rimarcato. Gonvien qui fermarsi , e fare qualche rifles-
sione su quanto si è osservato.
Rivolto al settentrione, scorgesi dunque la pianura Daunia ,
di cui si sono conosciuti i confini. Verso la diritta vedesi in qual-
che distanza il Vulture . Di qiuesta pianura esaminandosi il
suolo, che e di tufo calcare vestito di terriccio margaceo, ove piìi
ove men profondo, con qualche dolce collinetta nel mezzo, già
, , , ul; . 1 . mo-
Del Sic. Arcidiacono Gagnazzi . igS
mostra abbastanza essere stata un tempo tal pianura sotto dell©
acque . Questo terriccio in molti luoghi vieii alterato da quello
tiascinato da'le acque discese da' monti, e dalla gliiaja. Due epo-
clie però sono da distinguersi della dimora delle acque in questa.
Comincio dalla meno remota, eli' è quella in cui la Pianura Dau-
11 ia formava un goll'o fin sotto al Vulture, tra gli Appennini , e le
Murgie, non oltre passando Spinazzola . Per ben introdurmi,
formo qualche digressione .
La laguna di Venezia per piìi di un anno oggetto di mie os-
servazioni , va da tempo in tempo mancando di acque, ossia ele-
vandusi di fondo, e ciò per le cause seguenti, i ." La dissoluzione
<Je' corpi organici, specialmente testacei, e crostacei di cui abbon-
da, i quali traggonooriginedairacquaistessa,oper dir meglio, dalla
conversione dell'acqua in terra mediante il lei tro organico, già ri-
conosciuta da tutt' i Naturalisti. 2.°lllimo, edaltro terriccio, che
le acque della Brenta , ed altri torrenti, specialmente nell' ingros-
samento delle pioggie, portano in essa laguna, che.come poco agi-"
tata la sua acqua , perchè riparata dalle isolette nella sua bocca,
cade a fondo conseguentemeute prima che 1' acqua esca dalla la-
guna (<■) . La posizione del lido orientale^ ossia, che guarda il mare
all' oriente, per cui 1' esto ha maggior azione nell' entrata che
nell'uscita, onde le acque portano dentro più limo di quello
che ne caccin via {d} . La Giudeca, ed altre Isolette artificiali,
che
(e) Le aniue della laguna di Vene-
zia sono meno salse di quella del Ma-
re esterno , perchè riceve molta acqua
da tcrra^ ed è maggior questo fenomeno,
quando spira vento di Maestro , giac-
ché V acqua allora vien respinta all'
ingressa nella laguna . Neil' inverno
poi spirando tale vento succedono gli
agghiacciamenti , ed ecco perchè in al-
cune volte è gelata la laguna Veneta
5n tutto, o in parte, lo che mi venne
fatto osservare , e non già come han
creduto alcuni, che i freddi di Vene-
zia siano da eguagliarsi a quelli del
Baltico , che f^n gelare le acque ma-
rine. Ciò fu da me dimostrato per di-
steso in una Memoria sulla tempera-
tura d' Italia, letta alla R. Accademia
de' Georgofili di Firenze .
{d) L'esto marino cammina a norma
della Luna , e del Sole , nascendo dalla
loro azione, onde quando il Mare è po-
sto orientalmente ^ riceve il lido un" a-
zione maggiore nel flusso^ cha nel ri-
l\jb COSOILTIVKE 9U DI UN ANTICO SBOCCO CC.
che contengono giardini nella detta laguna, sono stato formate
dal limo , che mano mano si è con macchine tolto da soli Canali,
per dar passaggio alle barche mercantili . L' indolenza di pochi
anni a piagare questi canali li rende ostruiti in modo da essere
impraticabili da legni meixantili anche piccioli . Allorché la ma-
rea è bassa non solo alcuni canali entro Venezia ho veduto a sec-
co, ma altresì larghi spazj di fondi più elevati nella laguna resta-
re a secco, come se fossero nuove Isole, e ciò ho inteso da' vecchi,
che va crescendo benché lentamente. Questa progressione farà
si , che un tempo a Venezia dovrà dirsi qui fu Mare, e la laguna
prenderà un aspetto non differente dalla Pianura Daunia . Un ta-
le cambiamento però più sensibile rilevasi in essa laguna a lidi di
Terra ferma, in guisacchè, a misura che il fondo si eleva, le ac-
que più sensibilmente si ritirano. E da credersi dunque, che più
estesa assai fosse stata un tempo detta laguna, ed infatti le bas-
se terre, che uniformemente a' lidi si estendono di molto, ed il
loro terriccio margaceo abbastanza lo dimostrano .
La gran laguna di Comacchio ha lo stesso incremento di
fondo, ma per quanto ho osservato, più lentamente, giacché vi
concorrono le cause predette con minor efficacia .
L' antico Golfo Daunio ( siami permesso cosi chiamarlo )
assai più grande delle predette lagune, ha riparata la sua bocca
da isolette come ad esse, onde F esto , che per la parte orientale
s' introducea , era dunque assai maggiore . La sua circoscrizione
furono i monti Appennini , come ho detto , e dall' altra [)arte le
Murgic, e che stender non si potea al di là di Spinazzola (e),
es-
ilusso . Ecco perchè i lidi orientali,
come sono quelli d'Italia iicU' Adriati-
co , si veggono col tempo crescere , ed
aumentarsi , ed all' opposto quelli di
Albania , e di D.ilma^ia diminuirsi . Il
porto tanto famojo di Brindihi per
tal ragione;, e per altre, ò soggetto a
riempirsi continuamente di limo dalle
acque dell' Adriatico , che più delle
altre sporche sono di questo , per i
molti fiumi proporzionalmente, che in
esse 3i scaricano .
[e) Questo paese nell' antico Itine-
rario della Via Appia vien chiamato ,
Del Sic. Arcidiacono Cackaz;?! . 197
essendo ivi il tratto , che si iiappone tra dette Miirgie , ed Ap-
pennini , ossia della gran valle, che formano il più stretto , ma
• il più elevato in tutta la pianura , giacché comincia là con pic-
ciolo torrente , che nelle pioggia va a scaricarsi nelT Otanto, co-
me nella Carta ho segnato. Al di là poi di Spiuazzola prende
origine un altro simile torrente , che unendosi al picciolo iìuine,
o benanche torrente , detto 3Ierdaro , va ad unirsi finalmente
nel Fiume Bradano , che si scarica nel Golfo di Taranto . Vedesi
adunque essere verso Spinazzola e le Murgie il tratto , non solo
il più stretto, ma altresì il punto più elevato della gian valle ,
e da una parte la pianura inclina verso il Golfo di Manfredonia ,
e dall' altra verso il Golfo di Taranto .
Stando ora presso Spinazzola , si vada avanti verso il Gara-
gnone (/) , tenendo sempre a man sinistra le Murgie , ed a dirit-
ta gli Appennini, e così fino a Gravina (g) . Qui la gran valle fra
le Murgie, ed Appennini si apre di molto, ma l'occhio non
ahbandona ambe le catene, che da una parte, e dall' altra pro-
grediscono fino al Jonio, e jiiopriamente vanno a prendere la
direzione de' lidi , che circoscrivono il Golfo di Taranto . Non si
abbandoni per ora la catena continuata delle Murgie , tenendola
sempre sulla siulsira in poca distanza , che perciò conviene la-
sciare la mia Patria Altamura (A) a diritta .
Questa Città è situata su di una Murgia, che con altre simi-
li forma un'isola staccata dalla non interrotta catena, che abbia-
mo detto, progredire fino al Jonio . Le mie osservazioni barome-
triche di paragone con quelle del chiarissimo Monsig. Arcipreta
Gio-
ad Pinum ctl anr:he Op^/ìdiini Pini ,
per qualche pino insigne, clie vi fos-
se stato , ma ora non so per quale stra-
na etimologia vicn latinizzato , Spina
«urea .
[f) Quivi era 1' antica Silvium , o
Silvìanum , ora luogo disabitato .
(s) Giacché siamo incidentemente a
rimarcare la via Appia, dirò, che qiT;-
6ta era 1' antica Piera , bensì non si-
tuata, ov' è al presente j ma più sopra
verso Oriente . ' ' ,
(/() Ella era 1' antica Lupatia , che
che ne dica in contrario il Pratillo nel
J110 libro sulla via Appia , opponendosi
all' Olstenio con vani argomenti .
^sgi' Congetture su di un antico sbocco ec.
Giovene in Molf'etta , mi han fatto conoscere , coila forinola di
de l-,uc , che Altamura è elevata dal livello del Mare Adriatico
circa settecento piedi parigini , ossia circa aao metri . Quebto
Stretto, che formasi dalla catena delle Mm'gie,e da quella su cui
è Altamura in alcuni luoghi è men di un miglio stretto , ma il
fondo è tufaceo ovunque , onde indica » da quanto ho detto , che
quando le acque occupavano i fondi , ove vi è tufo, il sito di
questa Città era con altre ÌMurgie adjacenti un' isola .
Progredendo il cammino colla stessa guida della catena del-
le Murgie sempre a sinistra, dopo sette miglia si giugne su ru-
deri della via Appia , che guida fino a Taranto . Passando da sot-
to Santeramo, e quindi da sotto Castellaneta , e j)roj)riamente
arrivati ad una calata chiamata petto di lepore, all'istante si
presenta alla veduta una bellissima pianura assai fruttifera , che
dolcemente va a perdersi nel seno Tarantino . In questa delizio-
sa Pianura poco distante dalla catena delle Murgie è situata
Massafra (/) . Non si abbandoni intanto la catena delle Murgie ,
la quale va ad abbracciare la laguna, ossia Mari cello di TarantOf
prima di tuffarsi nelle acque , che perciò conviene scostarsi dal-
la comune Via , che fassi per Taranto su ruderi dell' Appia, e si
è già a vista della laguna predetta .
Ho detto di sopra , che un picciolo torrente , che va a sca-
ricarsi in altro detto Merdaro, e questo nel Fiume Biadano,
prende origine da sotto Spinazzola . Volendo circoscrivere la ca-
tena degli Apjjenniiii, che va a perdersi nel mare, non altro in-
dico, che il corso del Bradano , che scorre uniformemente al
piede degli Appennini, come sulla carta può osservarsi .
Circoscritta così la gran valle , che dalla pianura Daunia si
porta al Jonio, o per dir meglio, dal Golfo di Manfredonia a
quello di Taranto , vengo a presentare le mie osservazioni fatte
in essa . Ho detto, che il punto più elevato in questa è sotto Spi-
nazzola , da cui prende origine un torrente , che come altri del
ter-
(i) Si è creduto ria alcuni, che fos- 1 creduta altrove, e che tal pianura era
se r antica Messoria , ma da altri vien .1 un tempo della Peuoezia ,
Del Sic, Akcidiacono Cagt^azzi . igg
territorio di Gravina , e d' Altarniira, si confonde nel Bradano ,
Tra Altamura , che forma Isola, e la catena continnata delle
Murgie prende origine un altro scarso torrente , solo scorrevole
nelle pioggie, e seguendo uniformemente in qualche distanza la
norma delie Murgie , unito ad altri simili , forma ciocché impro-
priamente chiamasi Fiume Lieto. In tutta l'estensione della
gran valle il terreno margaceo è disseminato di ciottoli j ossia
picciole selci, ed altro, rotondate . Essi hanno non solo una, ma
due , tre, ed alle volte quattro incrostature concentriche di pe-
troselce di differenti colori , ne sono poi esternamente uniformi,
il che palesa, che molto han corso nelle acque, ed in diversi
luoghi pria di essere qui giunti . Questi ciottoli con della ghiaja
abbondano perù in certe valli subalterne alla gran valle predet-
ta, che sogliono essere. verso del mezzo. Fra essi ciottoli ve ne
sono de' granitici senza veste alcuna , e di quarzosi puri, ma ben
rari, quali si potrebbero ripetere dalle Alpi, come vedremo .
Vi sono anche tra ciottoli , de' pezzi di lava vulcanica , rna poco
rotondati , e senza veste , i quali io credo assolutamente del Vul-
ture per la loro natura ; altri poi con delicata veste calcarla , che
potrei ripeterli da' Monti Euganei , giacché alla frattura , e ad
ogni altro, somigliano ad alcune di quellelave degli estimi Vulca-
ni dell" alta Italia . Di queste pietre rotondate , ovunque da me
osservate in questa gran vaUe, con precisione se ne vedono nel-
la calata di petto di Lepore , sotto Castellaneta , ed in tutta la
pianura di Massafra se ne trovano sparse fino al Gólfo Tarantino.
La presenza dunque del tufo calcare della natura accennata,
mostra aver dimorato T acqua in questa valle , ma la presenza
della ghiaja, e delle pi. -tre rotondate, mostra di più aver avuto
un corso , e corso veloi e . Queste apparenze pertanto, e ciocché
di pili sarò per dire , mi hanno assicurata , che il Golfo Daunia
in un' epoca anteriore a quella già di sopra menzionata , sbocca-
va per questa gran valle ne! Golfo Tarantino, in modocchè le
Provincie di Bari , e di Otranto erano , o un' Isola , o pure attac*
cate all' Albania , ossia antica Grecia .
Mi couvieu distinguere in questa gran valle: i.' 11 suolo
tu-
aOC CcNGETlUniì su DI UN ANTICO SBOCCO CC.
tufaceo coperto di terriccio vegetabile, e margaceo , clT è pro-
piiameiite , come ho fatto rimarcare, ne' seni formati dalia ca-
tena delle Murgie, e tra le Isole , ossia Murgie , staccate da det-
ta catena in poca distanza , costituendo de' luoghi ^ in cui la cor-
lente delle acque , come sopra ho detto ^ poca azione avca , che
perciò opportuna sede di testacei, e litofiti erano, onde gli am-
massi di tufo poco macerato esistono . 2.° Delle colline in mezzo
della gran valle , che ho sopra descritte , in una delle quali sle-
de IMatera di tufo macerato e fino, per l'estoin grande sofferto .
'ò." I snoli di giiiaja , e gli ammassi di ciottoli rotolati . Tutto ciò
mostra , che non ad un tratto questa gran valle restò esausta:
e (piando mai la natura agisce a salti ? All'anteriore epoca dun-
que, in cui erano uniti i due Golfi Daunio , e Tarantino , biso-
gna far distinzione : i.° Il tempo in cui 1' acqua era così abbon-
dante ed estesa , che solamente le Murgie tenea discoperte , on-
de il suocoi-so non era precipitoso, ed a torrenti, ed abitarvi po-
teano in conseguenza innumerabili testacei, e litofiti, da' cui re-
sidui il tufo nacque , e dall' esto si formarono le colline di mez-
zo , e forse con qualche altro materiale venuto d' altrove . a.° Il
tempo posteriore, in cui I' acqua diminuita per deviazione , prese
i siti più bassi di essa gran valle , ossia le subalterne valli , onde
necessitata a correre con maggiore rapidità, per cui non è capace
più per abitazione di essi animali . Non tralascio poi avvertire ,
che l'epoca, in cui ho detto essere stata la pianura Daunia uu
Golfo , forse contemporaneo, come dirò , a quella , in cui anche
la pianura di Massafra fino al Bradano era parte del Golfo Ta-
rantino , fu dopo il disseccamento del tratto della gran valle tra
Spinazzola , e. petto di Lepore .
Non mi si potrà negare , che f Adriatico nella posizione, in
cui sono ora i suoi fiumi (né altrimenti sembra che sieno stati
per lo passato , senza ricorrere ad altre supposizioni ) dà abbon-
dante acqua al Mediterraneo . Sarei nojoso in cose assai ovvie ,
se numerar volessi i molti fiumi, alla testa de' quali collocar do-
vrei il maestoso Po, che vanno a scaricarsi nel picciolo Mare
Adriatico . Certamente } che 1' evaporazione giornaliera di esso
Ma-
Del Sic. AnciniACONO Cacnazzi . aoi
Mare è minore fidi' accjiia clin riceve ; da che per una costante
osservazione vedcsi , die la sua acqua è sensibilmente meno ca-
rica di sale dopo molti giorni di calma, e sempre poi meno di
quella del Mediterraneo . Posto dunque che l'Adriatico avesse
dovuto scorrere nel Mediterraneo per questa sola gran Valle ,
molto pili stretta della sua presente bocca , o pure contempora-
neamente , certo è che il suo corso sarebbe stato nel primo ca-
so rapidissimo , ma nel secondo anche considerabile .
Mi son deciso a provaie , che il corso delle acque fosse sta-
to in questa gran Valle verso il mezzodì , perchè , a dire il vero ,
parmi che tutte le posizioni ciò annunziino, ma non voglio osti-
narmivi , e sarò contento anche , che mi si dica, che la corrente
fosse stata or verso il mezzodì, ed or al contrario^ secondo le va-
riazioni periodiche dell' esto marino, giacché in ambi i casi non
ne risulta contrarietà alle mie congetture .
Tempo fa l'Orotomia ondeggiava tra l'acqua , ed il fuoco .
I partigiani dell' acqua escludevano intieramente l' azion del
fuoco.; e Azeramente gran peso fa la posizione degli angoli uscenti,
e rientranti in corrispondenza , ravvisandosi lavoi-o dell' esto ac-
quoso , come in picciolo si vede . L' altro partito pel contrario de-
dito alle osservazioni vulcaniche , ed avendo presente il sollecito
sorgimentodi Monte nuovo nelle vicinanze di Pozzuoli, tutto at-
tribuiva a fuochi sotterranei , che colla loro azione aveano vomi-
tato lava ed altre materie , o pure cagionate protuberanze per
ampliare le loro fucine . La conciliazione di questi partiti fatta
da sensati Orittologi dopo un cumulo di esatte osservazioni, tron-
cando ciò che di stravagante eravi in ciascuna delle parti dettato
dal fanatismo, ha sparso del gran lume su questo ramo della Sto-
ria Naturale , onde ora da molte circostanze locali , e dalle ma-
terie componenti i Monti viensi a ragionare della loro formazio-
ne-, ma intanto per i Monti formati sotto le acque tutto attiibui-
scesi all' esto marino, perdendosi di vista ciò che nascer possa
da una corrente continuata .
Ne'gran Fiumi non è raro vedere in poco formarsi un'Isola in
mezzo di un ampio letto . Qualunque picciolo ostacolo, che fcr»
2'omo XllL a6 mar
aoa Congetture su di un antico sbocco ec.
jnar possa la ghiaja, o luto trascinato dalle acque , può successi-
vamente dare origine ad un' Isola, ossia IMontagna, in mezzo del-
la corrente, la quale a primo aspetto credesi opposta a tal lavoro.
Io non nego , che molte ineguaglianze vengono appianate dalle
correnti, ma altre alle volte ne nascono. Mi è riuscito vedere nel
Po un albero staccato con tutt' i rami da qualche riva , arenato
quindi nel letto, formarsi dietro un' Isola . Non in modo diffe-
rente nacque l' Isola nel Tevere dai fasci del frumento segati da'
campi de' Tarquinj, ed in odio di essi gittati dal Popolo nel Fiu-
me (/') , Mi è stato alle volte un' divertimento , 1' andar osservan-
do ne' ruscelli le Isolette nate da plcciolissimi intoppi, che ma-
no mano han ritenuto ed accumulato del limo .
Nelle montagne dunque nate dalle correnti per lo più non si
suole osservare uniformità di angoli uscenti e rientranti , né al-
le volte catene seguite, essendovene delle staccate ed isolate .
Siccome la costanza de'predetti angoli si ravvisa nelle Murgie ,
e negli Appennini, che circoscrivono la gran Valle predetta , così
ninna, o poca regolarità si osserva nelle Colline sparse in essa,
quelle , tufacee, che sono di una data anteriore, serbano qual-
che ombra di regolarità, perchè si devono forse ad un corso meno
precipitoso, come ho detto, ma le ghiajose sono senz' alcuna re-
golarità , e tal è la contrada detta delle Rene nel Territorio Alta-
niurano .
' A tal proposito non lascio di far osservare che il gran Colle,
su cui è situata la Città di Montepeloso , formato di ghiaja , e
ciottoli silicei, è un travaglio della corrente, perchè molto dovea
disturbarsi ivi , sì per la corrente radendo le irregolarissime pro-
minenze degli Appennini assai prossimi , come per un seno, che
ivi si forma dalla catena di essi Monti , dopo la stretta foce di
Spinazzola . Questo colle dunque, o monte che vogliam dire, ri-
peto, essere un ammasso di ciottoli e ghiaja ; ed in alcuni siti all'
interno si trovano essi ciottoli impastati da un cemento marga-
ceo ,
(;) Lìv. Uh. II. Cap. II.
I
Del Sic. Arcidiacono Cagnazzi . ao3
ceo,più, 0 meno forte, costituendo un imperfetto poudingue ,
appena capace il più duro alla costruzione di rozze fabbriche (m).
Di questo podingo ariche nella predetta contrada delle Ptcne si
trova .
Dalle ossei'vazioni fin qui rapportate, resta sicuro di esservi
stata una lunga inondazione , se non vogliam dire un corso di ac-
que dal GoIfoDaunio a quello Tarantino, ma resta da congettura-
re ora come sia cessata .
Due casi sono da supporsi . i ° Che la Penisola Tarantina ,
che sono le Provincie di Bari , ed Otranto , sia stata un tempo at-
taccata al Terreno d'Albania ^ ed allora 1' Adriatico dovea per
una necessità sboccare nel Mediterraneo per la nostra gran valle,
~ e che poi separatasi per una qualche mossa terrestre , sboccò
r Adriatico dalla foce , che ha al presente , restando arida la det-
ta irran valle . a.° Che T azione del Vulture mentre ardea sia sta-
ta capace ad ostruire in qualche punto la gran valle a segno d'im-
pedire il passaggio delle acque per essa , ed in questo caso non fa
d' uopo supporre la penisola Tarantina in remoto tempo attaccata
all'Albania presente, potendo essere stato lo sbocco dell'Adriatico
a due foci, ossia la penisola Tarantina essere stata allora un' Isola.
Esaminiamole partitamente colla scorta delle osservazioni .
Si è veduto, che il tufo calcare è di una formazione poste-
riore alla pietra dura e compatta, che forma le Murgie, e che al
piede di esse poggia su de' strati di detta pietra; e che mentre i
siti in cui trovasi il tufo, era tuttavia sotto le acque la pietra cal-
care delle Murgie era al di fuori; vale a dire dunque, che il suo-
lo
(m) Non so con quale appoggio 1' An-
tonini nel suo l'amoso libro sulla Lu-
cania Jica Montepeloso, o Pìlloso per
essere su di una cretosa Collina situato.
Per creta egli intende volgarmente la
marna. (Questa Città nata ne' bassi tem-
pi , viene sussldiarianìente latinizzata
nel duodecimo secolo, Pelusii Montis ,
ed in un codice manoscritto , che
appartiene a' Duchi d' Andria , quale
descrive una battaglia ivi successa tra
Greci , e Saraceni, dicesi in Monte-
pelusio . A me sembra più naturale
e sicuro credere , che Montepeloso sia
derivato da Mons Lapillosus, o Monte
LapiUoso .
ac4 Congetture su di un antiCO sbocco ec.
lo tufaceo deve essere al disotto del livello della dura pietra del-
le Murgie. Questo costantemente osservasi ovunque, ma un'ecce-
zione evvi nel littorale Adriatico^ cominciando dalla metà della
distanza tra Trani, e Bisceglia,e tirando fino al di là di Giovinazzo
cinque miglia circa , vai a dire presso a poco per quindici miglia
di esso littorale ( come vedesi nella Carta) quale è di pietra dura
calcare, ossia Murgie, che vanno a profondarsi nel Mare , nello
stesso tempo, che il resto del lido Adriatico è suolo tufaceo. Di
più esso suolo tufaceo della gran valle è di livello as-ai superiore
al lido del mare, come risulta dalle osservazioni barometriche da
me fatte di paragone con quelle di Monsig. Giovene, ch'è in Mol-
fetta, quale è sul lido petroso, oltre che l'occhio stesso l' indica .
Come spiegar dunque questa eccezione? Qualunque delle due
antecedenti opinioni, che adottar si voglia, certamente che de-
ve ammettersi una mossa terrestre , che abbia fatto nascondere
nel Mare qualche porzione annessa ad esso littorale petroso di
quindici miglia estesa .
Avendo voluto nel littorale di TrigianOj, distante miglia
cinque da Barij visitare le cave di tufo, per vedere, se tra la pie-
tra dura calcare, ed il tufo soprapposto vi fosse qualche filone di
altra materia, vidi, che non altro vi era fra mezzo , che un deli-
cato filone di una, o due linee circa di pietra rnorgacia dura , né
altro; ed osservai che gli strati dolcemente vanno piegandosi ver-
so del Mare da sotto il tufo(;?). Non è così il tratto di lido petroso
menzionato . Gli strati appajono spezzati , e franti in alcuni luo-
ghi, in altri regolarmente l'uno soprapposto all'altro, ma obliqua-
mente inchnandosi verso itMare, come se di fatto mancato fos-
se al disotto il terreno, e ripiegati si fossero . Se gli strati altrove
al
(n) Questa osservazione fa ben com-
prendercj come possano esservi de' poz-
zi sorgenti di acqua dolce immediata-
mente al Mare lungo il littorale di
Bali ; giacché feltrandosi le acque a
traverso del tufo verticalmente vanno a
riposare su strati di pietra , che suc-
cessivamente a guisa di scalinata van-
no a perdersi nel Mare al di sotto del
tufo, onde le acque per de' meati scor-
rono rasente essi strati ^ e si versano
in conse^enza in essi pozzi .
Del Sic Arcidiacojsto Cacnazzi . ao5
al disotto del tufo si ripiegano nel Mare, si riconoscono come
quelle gradinate regolari , che si veggono generalmente alle fal-
de delle jVIurgie. Dippiù gli strati di esse Murgie serbano la posi-
zione quasi orizzontale ovunque, e se inclinati sono il loro ango-
lo è picciolo, nò hanno regolarità nel!' inclinazione per lursgo
tratto . Quelli, ripeto, del Territorio di Giovenazzo, Molfetta , e
Eisregiia , pajono dunque indicare un mancamento di terreno
verso del Mare, e con ciò il lido presente essere stato uu tempo
al di sopra dell' attuale livello .
Un' altra osservazione mi resta Ja esporre su questo partico-
lare assunto, che feci nel mio viaggio da Messina a Trieste, co-
steggiando l'Albania, avendo avuto delle nojose calme, per cui
mi convenne lentamente scorrere. Mi riuscì dunque osservar da
•vicino il Terreno del Pi-omontorio tra Corfù, eDulcigno, e rav-
visai essere simile a quello delle Provincie di Bari j e d' Otranto;
vale a dire di colline petrose calcarle, ossia Murgie, e Tufacie. Io
non dubito, che siano di una stessa, e contemporanea formazio-
ne le Murgie di Albania con le nostre, allorché le acque erano
assai alte, ma non ardisco dire, che sia stata una e ntinuata ca-
tena di Murgie, e che abbia ligata questa nostra penisola dal lit-
torale di Otranto fino a quello di Albania , e quindi per qualche
rovinos.) accidente, di cui ho mostrate le traceie suli' indicai-
to littorale siasi staccata. Resterebbe a verificarsi ciò con simi-
le usservazione lungo il littorale di Otranto fino al Capo di S.
Maria di Leuca ,
Veniamo alla seconda congettura . La minima ampiezza del-
la nostra gran vallee verso Spinazzola, che perciò qualunque
eruzione del Vulture, mentre era in piena azione, di materie ter-
rose, ossia minuzzate, che sogliono esser lanciate a considerabi-
le distanza, in repHcate volte ha potuto ostruire un tal luogo for-
se naturalmerrte più elevato in mezzo della gran valle. Non è cer-
tamente improbabile . che alla distanza di quindici miglia circa
sieno state lanciate delle mateiie vulcaniche pnlverulente, che
abbiano fattoelevare il suolo più del livello delle acque- in modo
da far perdere cotnunicazione ti a quelle della pianura Daunia ,
e quelle della nostra Valle . Per
ac6 Congetture Su di un antico sbocco ec.
Per ilare maggior peso a questa congettura, riconoscer si do-
vrebbe utr qualche strato di terra vulcanizzata, ossia, che ab-
bia sofferta Tazione del fuoco sotto della Terra vegetabile nella
pianura di sotto Spinazzola. Passando da esso luogo, non ho lascia-
to più volte di tentare un tale esame su quel profondo terriccio,
sempre infruttuosamente per quel che vengo a dire. Noi osser-
viamo, che nelT eruzioni Vulcaniche terrose i piccioli lapilli, e
frantumi di cave , e scorie cadono più vicino, mentre le materie
polverizzate vanno a piombare in maggior distanza j non dico di
quindici miglia, ma assai dippiù, come il Vesuvio ci ha mostra-
to negli anni scorsi. Ng' circondar] del Vulture non è difficile a
misura della sua vicinanza ritrovare piccioli frammenti di cave ,
onde fino a tal distanza, essendovi state eruzioni , non poteano
giugnervi che materie polverose, le quali è noto ad ogni Natura-
lista, che promuovono sollecitamente la vegetazione, e colla terra
vegetabile quindi che ne risulta, mano mano si confondono ,
formando c[.uel bellissimo terriccio, che costituisce la fertilità
della presente Terra di Lavoro, Provincia del nostro Regno, un
tempo chiamata per tal causa Campania Felix. Dopo più miglia-
ja di anni poi non è possibile riconoscere se la sabbia, orgilla , ed
altro, clie va confuso col terriccio vegetabile esposto all' azione
dell' aere abbia sofferta quella del fuoco , dunque ogni mia ri-
cerca giustamente è riuscita vana. L'occhio però di un Osserva-
tore consumato alle volte supplisce all' analisi , quindi il color
cupo , e l'ottima qualità del terriccio di essa pianura , fa giusta-
mente credere, che abbia origine da materie terrose vulcaniche.
Io ho cercato spiegare con questo modo il più facile , e na-
tuiale l'innalzamento di quel suolo coli' azione del Vulture,
ma altri moltissimi non ne mancano a Vulcani , come 1' espe-
rienza ha mostrato . Non solo direttamente per una espansione
sotteranea si videro ad un tratto elevarsi Monti , e sorgere Isole
nel mare , ma altresì indirettamente per terremuoti cagionati
da accensioni sotterranee a lunga distanza dal centro delle ondu-
lazioni sursero anche delle alture, altre si appianarono, delle val-
li si riempirono, de' Fiumi si arrestarono, formando de' laghi >
altri
Del Sic. Arcidiacono Cacnazzi . 2,07
altri cambiaron letto, finalmente in alcuni luoghi il Mare si die-
de in dietro, restando discoperti lunghi tratti di terra , in altri l'in-
gojò con tutte le abitazioni. Un grande esempio ne' nostri luoghi,
e tempi ce ne somministrano gli ultimi Tremuoti di Calabria .
Non è dunque strana la mia congettura^, che dall' azione del
Vulture, in qualunque modo si voglia, fosse stata interrotta la
comunicazione del Golfo Daunio col gran canale che conducea fi-
no al Jonio, e quindi a poco a poco disseccata questa Valle, resta-
ta fosse inondata la sola pianura di Massafra . Doveron dunque
restare sotto le acque nello stesso tempo le due anzidette pianure
formando due Golfi , assai piìi estesi di quelli che sono al presen-
te , di Manfredonia, e di Taranto , mentre il tratto in circa del-
la nostra gran valle da Spinazzola fino alla calata di Petto di Le-
pore, era già disseccato. Farmi poi più probabile, che siasi dissec-
cata con maggior celerità la pianura Daunia , benché più gran-
de di quella di Massafra. La Daunia ha un'ampia Corona di Ap-
pennini con tanti torrenti , che dalle falde di questi scendono »
a tre Fiumi che ora scorrono per essa Pianura, che allora imme-
diatamente si versavano in detto Golfo, i quali tutti l'arricchiva-
no di terriccio . L'azione del Vulture, che ardea, operava in varj
modi al disseccamento, com'è naturale, di ogni Vulcano . Final-
mente r esto orientale avea , come ha , la sua libera e piena azio-
ne su di esso Golfo . La pianura di Massafra fino al Bradano per
lo contrario è dominata da una parte dalle sole Murgie, che so-
no di pietre incapaci ad essere trasportate da pioggie e torrenti ^
e dall'altra parte dagli Appennini, i quali non danno, che le po-
che acque, che formano lo scarso Bradano , giacché sono le sole
del pendio di questa nostra parte, mentre le altre del pendio op-
posto vanno a scaricarsi nelf ampio Fiume Basento che scorre ,
e va a scaricarsi cinque miglia circa distante dal predetto, onde
poco terriccio per tal causa ha potuto acquistare . L' azione poi
dell' esto orientale niun dominio ha su di esso Golfo, perchè ri-
parato da lungo promontorio . che forma la Provincia Otranti-
na, onde per t.di cause questa pianura ha dovuto restare di più
sotto le acque. La presente Laguna di Taranto, ossia Maricello,
è pe-
ao8 Congetture eu di un antico sbocco ec.
è però im residuo di esso Golfo antico , il (jualeassai lenlaincnte
va disseccandosi , ma vi sarà un tempo, che farà parte della pre«
sente piamua .
Queste mie congetture non sono state fin ora poggiate , clic
sopra osservazioni naturali 5 ed ottimo sarebbe , se convalidate
anche venissero da' monumenti istorici , per quanto la lonta-
nanza ed oscurità de' tempi può permettere; ma che di più dir
potrei di quello , che il fu Sig. Abate D.Ciro Saverio Minervi-
no, onore della nostia Puglia, ha detto su questo assunto nella
sua eruditissima lettera suU' etimologia del Vulture ? (o) Egli da
radici Etiopica, Pehivi, Persiana, Caldaica, Ebraica, Greca ec.
ec , e con la più profonda erudizione discute 1' Etimologia della
A'oce J'nltur, quindi dalle brocche, o boccali roversciati, impresse
nelle antiche monete Tai-antine,e di altre Città, senza preven-
zione alcuna ricava quanto io ho di sopra congetturato dalle os-
servazioni. Siccome alle profonde e purgate erudizieni aggiu-
gnea Egli le più ampie cognizioni di Istoria naturale , se scorsa
avesse più volte, come io ho fatto, la gran valle descritta, avreb-
he senza meno pensato come io . La preziosa lettera anzidetta
meriterebbe, che io la trascrivessi qui da capo a piedi , essendo
ogni sua parola interessantissima, ma ciò lungo sarebbe, onde mi
contento rapportarne qualche pezzo, col quale conclude dopo am-
pie dimostrazioni, e tralascio con dispiacere le copiose utilissime
note, che Io corredano, per non rendere oltre misura volumino-
sa la presente. Dice egli dunque nel §. XXXIX ,, Altro chela
,, presente lettera scriver dovrei , se volessi , ora a pieno provar-
5, vi, che le brocche in attodi essere rovesciate, lequali s'incoii-
5, trano nelle monete dell'illustre e nobile Città di Taranto con
5, altri simboli , dimostrano, che il suolo , sul quale poi fu essa
„ fondata, ed il suolo del suo Territorio fu un tempo ricoperto da
j, acque crasse , paludose , e cretacee ; che poi in parte fu inabis-
sa-
(o) Dell' etimologia del Monte Vul-
ture : Lettera Al Sig. Ab. D. Dome-
nico Tata di Ciro Saverio Minervino
Napoli 1778 nella Stamperia SimO'
55
J>
55
55
55
5J
J
Del Sic. Aucidiacono Cagnazzi. acg
?ato dalla <^io\cuz?. de' fuochi sotterranei, ch'è V Srcole , che
iucontiiaino nelle sue monete, in parte profondato da casmi,
che oneravano pian piano , e che si personificarono in Palla-
de ,, la quale ravvisasi oltre ad altri tipi di ciò , nelle stesse sue
monete, ed in parte inalzato in altri siti , con dare scolo a tali
acipu; nel Mare, ch'ò il genio di Taranto , o sia TAPA2 , il
quale vedesi seduto sopra un delfino con tali brocche in aito
di rov€sc;ar3 , o rovesciando uè V acqua . Se volessi qui spiega-
re tutte Itì favole , che la riguardano, e tutt' i tipi delle sue
, monete , o discorrere sulle qualità naturali del suo terreno ,
„ con ragione sentirci dirmi , che questa mia lettera sul Mon-
, te Vulture, è la •^dpnrX^ vnoTyiTii. A lungo io ragiono di
, tutto ciò in altio iu )go . Permettetenii però, che almeno
alla sfuggita ora vi accenni qualche cosa . Quesio scolo dato m
parte alle sue acque nel Mare (giacché pur ora molte ve ne so-
„ no anche stagnanti nel suo Territorio , oltre a varj Fiumiccl-
j, li) con essersi innalzato il suolo in alcuni siti da' fuochi sotter-
„ ranci , viene espresso nella citatavi hellissima moneta d' oro
5, del peso di grani centonovaiUa , che si possiede dallo spesso
mentovatovi Si^. Birouste , colf iscrizione TAPANTINflN. Ifi
essa vedrete il genio del luogo , ossia il TAPA2 , voce , che
appunto dinota lo scrAo dato da fuochi sotterranei alt acque
con inalzare il suolo in tal luogo [p) , in età di baml3olo , che
,, tiene il piede sinistro sollevato, le braccia innalzate sul viso di
Nettuno in atto di abbracciarlo . Osserverete inoltre Nettuno,
che sta seduto col tridente in mano, che il guarda in atto assai
cruccioso, quasi dispiacendogli, che TAPA2 volesse fare scor-
rer (pielle acque nei Mare , e si veggono alcune cose già but-
tategli da Taras nella Veste, che tiene Nettuno sulle ginoc-
„ chia . La stella che tiene Nettuno presso a' reni, dimostra ap-
,, punto, che per opera divina, e soprannaturale fu dato lo scolo
Tomo XI LI. 2.J ,, a
{jj) Qui l'eriulitissiino Avit. con una
lunga nota ila radici «li più lingue ve-
tuste sopra menzionate giustifica que-
sta interpretazione . Di essa moneta
rapporta anche il Jiàegno , come di
ogni altra ^ che uomina ,
310 CojJGEXTUllE SU DI UN ANTICO SISOUCO CC
„ a tali acque . L'essere questo suolo uscito dalle acque, e l'aver
„ avuto esse il loro scolo, ci vogliono indicare il Delfino (7), sul
,, quale siede TAPA2 , e V altro Delfino, che tiene sulle brac-
„ eia, come, per non recare le monete già edite , potrete osser-
vare in una di oro inedita nelle mie tavole, clie si possiede dal
dotto ed erudito mio amico il Sig. Abate Zarrilli, che mi
permise prenderne un disegno . Uniti i simboli di queste mo-
uete con due altre assai rare di tale Città date in luce dal Sig.
Pellerin ( Sup. IV pi. i', n. io, ed 1 1 ), e non avrete esitamen-
to alcuno in credere ciò, che mi reco a [)regio di esporvi. Ec-
covi adunque, che ci vollero far toccare con mano i Taianti-
ni , cosa dinotano le brocche in mano di TAPA2 , 0 in atto di
rovesciarle, o tenendole ritte .
,,XI. In alcune monete di Città poste presso a fi u miceli i, da'
quali viene irrigata la nostra P«g//a Daunia, cosi detta perchè
è Regione irrigata da più Fiumicelli ( Vedi l' eruditissimo Bar-
ter Glos. Ant. Brit. V.Donum, Daiiniim, Daunnf)^.\\on è me-
}'aviglia, se scorgiamo talvolta la biocca , o il boccale , o altri
simboli allusivi all' ac(/zie. Non ragiono ora de' simboli dcMe
monete di Canosa, né delle acque, eh' erano intorno a qu(^sta
Città, ricliiedendo molte parole le quali riserbo a miglior tem-
po; ma mi restringo alla broccato s,'va boccale , che incontria-
,, mo nelle monete d' /Irpaiio^ una delle quali con tal simbolo
,, viene recata dal P.Magnam ( Miscel. Aum. toni. Ili, tab.6, n.
,,4)- I*«^^>'i voglio neanche trattenermi presentemente intorno
,, a" naturali antichissimi avvenimenti di cotesta parte della Pu-
„ glia, giacché ne ragiono molto alla distesa in altro proposito ;
„ ma, come testé ho detto, solo restringo il discorso alla broccut
„ o boccale, che vedesi nell' anzidetta moneta à^Arpano. Comu-
,, nemente si vuole che questa Città fosse situata in quel luogo
„ della Daunia, il quale è non lungi da Foggia y e presso al sito
„ do-
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55
35
(y) Con ima nota dottamente laosti'a
qui V A. , elle il Delfino sulle moneto
urhiche , non è , come si creile ;, sim-
bolo fli Città commerciale, ma di es-
ser nata dalle actjue .
Del Sic. i\uciniACONO Cagnazzi . aii
,, elove si uniscono i fiumire'li Celane y e tolgano; il qnal luogo
„ o\-a. dìcianw V jJrj)i • Sono di contrario avviso. Io credo, che
„ essa fosse stata edificata nel mezzo, ove si uniscono i detti due
„ Fimnicelli, che la bagnavano da più parti; purché il luogo det-
,5 to r -Jrpi sia ben situato nella Carta del nostro Regno disegna-
., ta dai SiiT- do. Antonio Rizzi Zannoni, ed incisa in l'a\i<ii nel
,, ijOgper opera del dottissimo Sig. Ab Consiglier Galiani ,
,, colà Segretario d' Imbasciata , e in quell' anno Incaricato del-
,, la Nostra Corte : e purché qualcuno di essi fiumicelli , com' è
,, f;icile ad avvenire per più cause, non abbia in picciola parte
,, cambiato letto, con far restare di fuori il luogo, che chiarnia-
y, mo 1' yj/-pi . Mi muovo a ciò credere, perchè Licofrone^ Alex.
,, V.Sga srg.g.) venendo nel suo poema a cantare l'av.venture del
,, personific^Uo Diomede {^n cui si personificarono, come appieno
j, provo nella spesso proaiessa mia opera, queir acque, che lascia-
,, rana di scorrere in ruscello , e diventarono rio, le quali vennero
,5 puie ad irrigare la DtZM/zia presso Jbggifl, discendendo da'Mon-
,. ti A])pennini,che ar<kanocome tante fornaci (r), eh' -è V Jeto-
j. Un da esso e da altii mentovala , donde si finse giunto nella
^j Daunia ) dice, che avendo Diomede veduta V amara morte di
j, sette suoi Compagni., dovendosi leggere E;j-ra p-j)piòj-j)ii , ove ora
>, leggesi tutto insieme iTnrpxìiJ^i.'ìì.') cioè di setle altri ruscelli , e
., fu/ ini, i quali aveano un placido^ e sommesso mormorio, ( ciòdì-
„ notando pu>fxòi"j't> anche ajipo Virgilio) esso vicino la Fossa, ossia
,, presso la Foggia degli Ausonj edificherà Argiripp-a, o sia Arpano
„ chiusa da un luccio di acque correnti ( dovendosi TiwyKXnp.pci' in-
,, terpretarc secondo le parole che entrano nella composizione di
., tal voce); con che ci dimostra, che nel mezzo, ove si uniscono
„ i fiumicelli Ctdone, e l algano er^i f'ssa situata. Lo stesso ci vol-
„ lero dire Virgilio , e Strabene , allorcliè il primo cantò ( Miu
,, XI), e il secondo scrisse [^^ìspag. Ji^o^)yc\\'t&%di fu fondata da
„ Dio-
(r) Nel tempo elle r erudito A. seri;- I il sistema, che tutti i iiiouti fossero
se quest.i iircziosa Operetta , vij^eva I stati piodotti di l'uochi gotterrauoi .
i5
33
55
55
Eia Cjìngetture su di un antico sbocco ec.
„ Diomede. Qnesro stesso e'' insegnò Stefano Bizanti;:a ( De
,, Urbib. V. Apyvc/JTTJc) , meutre ci nana la favola, che Dìo/ne- ■
de la cinse di mura . Ma anche iiidipendenteinente da tiò e'^li
è certo, che, o fosse stata essa posta nel mezzo, ove si univano
i detti due fiumicelli , o presso al ì'olgano, e Gelone , era sein-
„ pre soggetta a cotali allagamenti per poco , che le acque , che
piovevano dal Cielo, o le nevi, che si liquefacevano negli Ap-
pennini j arcrescessero le acque di cotesti fiumicelli , e del
5, Piio della Salzola, che si andava pure a scaricar nel Volgano.
,5 Di più Licofrone { L. e. v. 6i5. segg ) siegue a dire, che Dio-
5) mede fortificherebbe tra sassi della Daunia le sue membra, e
5, gli dà l'aggiuntò di KoXora-o.Scifxm' , che il Cantero interpetra
}, coluniniscensor , dal salire che facevano per le piene d' acque
}, cotesti rivi . In olfre si finse , che anche /Uano o sia Aleno te-
,, nea parte delia Daunia , cioè le piene d'' acque, alle quali fu-
„ rono , e sono soggetti cotesti fiumicelli ; lo^cìie piir eia lutto
55 di veggiamo j essendo, che Alnùniìi , onde è formato Alaen-u,
,, ed Alnen-7/s , appunto nell' antiche lingue significa plenus
5, amnis ( Vedi Baxter , e così opinò MazzoccJà ) . Eccovi dun-
„ que ciò die specificossi colla brocca , o boccale nelle monete
,} d' Arpano o sia Argirippaec.
il dotto Sig. Minervino, non uscendo dal suo piano tutto
filologico-istoiico , e non avendo jaresente la precisa posizione ,
e natura de' luoa,hi della Daunia , cercò appropriare alle sue pre-
senti acque , come si è veduto , tutt' i simboli acquosi ^ che si
veggono sulle monete urbiche di questa regione , e tutt' i pezzi
di Licofrone, e degli altri Scrittori , che celebrarono le sue ac-
• que _, di cui come ogn' uno sa è scarsa nello stato presente , giac-
ché quei pochi fiumicelli , e piccioli ristagni temporanei , che
sommamente corrompono r aria in tempo estivo, sono tali da
non meritare che parlato se ne fosse eoa celebrazione , ma più
tosto con disprezzo , ed abboininio . In però servomi della stes-
sa sua interpretazione , che sopra al>biamo veduta , circa il
simbolo delle brocche , e boccali sulh; monete di Canosa , vale
a dire, d' essere stata circo/idata d'acque^ e siccome ella è situata
su
">
Dkl Sic Arcidiacono Cagnazz: . ai 3
su di un colie vicino ali Ofanto nella pianura Daunia, così è da
credersi , che si alludesse al tempo, eh' era tutta allagata la pia-
nura . Indegno sarehbe stato per gli antichi famosi Canosini
adottare sulle loro monete un simbolo relativo ad un picciol fiu-
me , o paludi, ed acque ristagnate, e putride , che circondata
avessero la loro Città, onde è ben giusto il credere, che pregiati
si l'ossero d' indicare acque marhie , cioè salutari e maestose ,
come appunto il nostro stesso Autore credè de' Tarantini, sopra
veduto .
Assodato ciò, non occorre far perdere il cervello agli Erudi-
ti sul ricavare l' etimologia della Daunìa , e per limediare sup-
porla Regione irrigata da fiumìceUi , perchè sappiamo essere
assai pochi , ripeto , in paragone di quelli delle altre vicine Pro-
vincie, anzi di essere siticulosa , come la chiamò Orazio, ma
reputarla , come un tempo Regione inondata. Cessa inoltre ogni
altra contraddizione , ed affettazione nel determinare il sito
d' Arpano o Argirìppa , ora Jrpi , e delle altre antiche Città del-
la presente arida Daunia , che hanno per simbolo numismatico
le brocche ., e hoccali, vedendole poste in distanza da quei me-
schini fiumicelli . Ecco come intendasi bene la salita , che face-
vano i rivi per le piene di acqua : e che , se inondazioni ed alte
inondazioni, ossia maree , non vogliamo supporre , come salir
poteario i rivi ? Spiegasi pure chiaramente come abbiano potuto
esservi le cinte di acqlia sopra menzionate intoriso s.à Arpano^ ed
a Foggia degli Ausonj , facendosi riflessione al tempo posteriore ,
in cui la pianura Daunia andava disseccandosi, onde le acque non
erano continuate , ma in errotte ; e che i siti bassi prendevano
acqua solamente nell' alta marea , come avviene al presente in
molte Lagune d' Olanda , ed altrove, che perciò cominciava a
rendersi abitabile con delle artifiziali circonvallazioni idrauliche
ossia fossi che cingevano , da cui può essere derivato Fossa , o
Foggia degli Ausonj , giacché in antica lingua Pugliese equi-
val£;ono .
DI
ai4
DI DUE NUOVI LEGAMENTI
PROPRI DELLA TRAMEZZA DELLE NARICI
MEMORIA
Del Sic Flouiano Caldani .
Ricevuta il di 8 A^jrìlc i8c6.
l^e utile impresa mi parve Hcg'i anni addietro l'esaminare tiitt'
i legamenti del corpo umano , confrontandoli colie descrizioni,
che di essi pubblicaronsi dagli Anatomici; e se da questa fatica
un' Opera risultò {a), a parer di taluno men difettosa di quelle
che sopra simile argomento erano credute le più perfette; non è
perciò ch'io non vegga potersi fare di più che io non feci, e molto
rimanere ancora a scoprirsi in questo ramo di anatomia, pochis-
simo dagli studiosi coltivato e promosso. Sia infatti che poco tra-
vnoliassero essi per lo passato su le fascia legamcntose, perchè
«difficoltà grande si scontra nello svolgere quegli intreccj di fila
che vi formò natura, o sia piuttosto clie conoscendo gli Anato-
mici ciò che s'intese col vocabolo generico di legamento non ab-
biano preso molta cura nel rintracciarne le differenze moltissime
che vi scopre il coltello ; egli è certo che per lungo tempo si ar-
ringò sui legamenti delle vertebre superioii del collo , su quello
che unisce il capo del femore alia cavità dell' ischio, e quel eh' è
peggio si va tutto dì barcolloni nel curare le oscurissime malattie
delle articolazioni e deMegamenti. Né si creda già che io mi
pensi di avere con quelle Tavole arrecato un gran lume pella co-
no-
(a) Floriani Caldani Tahulae analo-
Tiiicae ligamenturum corporis humani .
Venetiis i8t3. fol. max.
so "^
' 1
gtlOl
za si
^e ijamut/e Voafiazzi f<:ff
Too.m.
Òoc . Z/a/ . JOm .Ji/u /Ju<f . 'i/^
/r/yM-ty/',' y/tv'/5v /^c'w .
^etjaatue/ff C^aatz/ /^'"f.
Dei, Sic. Floriano Caldaki . ai 5
Doscenza di tante e si varie infermità. A me bastò di vedere co-
me sien collocati i legamenti tutti del corpo umano, ed insegnar-
li altr.ii con maggior verità e precisione che non fu fatto da alcu-
no. E crederei di esservi riuscito, pei'cliè procurando di schivar
que' dir tti clic in altri simili Trattati qualchedun potrelthe
scorgere, esaminai sul cada-vere la serie nota de' legamenti con
quello scrupolo ed attenzione eh' è necessaria;, quando la meta
vogliasi oltrepassare, cui molti per lo innanzi pervennero glorio-
samente. E per verità allorché non si sapesse ciò che nel corpo^
umano si conosceva da quo' che ci- prevennero , o si conosce da'
contemporanei , sarebbe facile dare alle nostre osservazioni il ti-
tolo di scoperta .
Le quali cose io non intendo aver qui accennate a lode di
un' 0[)era, nella quale non mi proposi di pubblicar novità. Volli
piuttosto eh' esse disponessero chi legge questo scritto ad usai'
meco le armi medesime , se, di due legamenti favellando nel na-
so non pria veduti da alcuno ., non si trovassei'O in questa Memo-
ria que' caratteri che dovrebbero soli distinguere gli annunzj:
delle cose nuove .
Meno poi può quelT Opera mia sperare alcuna lode dopo-
che per replicati esami io stesso mi avvidi che, ad onta della di^
ligenza da mu impiegata, due elegantissime funicelle mi sfuggi-
i"ono che alla tiaiuozza apjìaitengoiio delle narici .
Aliinchè però s'intenda più facilmente dove abbiano gli ac-
cennati legamenti la loro origine e fine, egli è necessario che
delle cartilagini almen principali brevemente faccia parola, che
la porzione compongono più prominente del nostro naso .
E questa fatta di cinqne cartilagini, quantunque, e pel nu-
mero e per la figura tanto variino esse tra loro ([uanto i nasi . Su-
pei lori si dicono quelle che sono attaccate alle ossa nasali , e
sono due, RuhchìOi Haller, ed altri le descrivono come cartilagini
che possono separarsi dalle altre . Duverney però coglie nel se-
gno meglio di tutti , poiché dice che la e artilagine della tramez-
x-u si divide nelle laterali superiori, alle quali è continua {a).
Due
(«) Almeno cosi ho veduto il più delle volte . Ho pure oòjervato clie ta-
at6 Di due nuovi ltc amenti ec.
Due altre sono inferiori, ed a queste dcvesi restremìtà tnncleg-
giante o punta del naso (Fig. 1. e. d. e. ). Senza cercar perchè ne
rassomigliassero alcuni lafìguraal gnomone, possono in cia^c^na
di esse considerarsi due porzioni: esterna l'una e, che i'urrua
l'ala del naso, l'altra interna d, eh' è continua all' esterna ed al-
la regione del globo del naso ripiegasi internamente , scorrendo
per breve tratto presso la tramezza, che è in tal guisa abbraccia-
ta inferiormente da queste due cartilagini. Videro molti non es-
servi nella parte inferiore di ciascheduna pinna che questa sola
cartilagine ; ma se posso credere a me stesso, come vorrebbesi
che si credesse a quanto ci dicono gli altri, posso assicurare che
assai di rado trovai queste cartilagini fatte di un pezzo solo; ed
oltre che la porzione interna è talvolta divisa affatto dall' ester-
na , anche là dove le pinne sorgono dalla mascella, osservasi una
cartilagine di figura assai irregolare ( Fi^. I./. i. ) , la quale seb-
bène apparisca unita alla gnomonica , non manca però mai
una piega o specie di divisione tra l^un pezzo e 1' altro^che in-
cisura potrebìie anche dirsi nel linguaggio degli Anaton.ici {a) .
Tra le c.fitilagini finalmente superiori e le inferiori v' ha un
piccolo spazio a destra ed a sinistra, cli'è occupato da alcune mi-
nori cartilagini, ira le quali una più spesso si osserva di forma al-
lungata ( Fig. {• li), e che perciò clavicola da taluno fu detla .
Cosi diverso è però ne' varj soggetti il numero di questi piccioli
pezzi in ultimo luogo accennati j e tanto dissimile è la forma lo-
ro ,
gllando il naso in modo che si tron-
chi la tramezza e le cartilagini snpe-
liori ad un tempo medesimo , nella
sezione scorgesi' evidentemente la con-
tinuazione della sostanza . Ciò fu da
me espresso in una figura delle Ta-
vole che dimostrano 1' organo dell' o-
dorato ( Icones Anatomicae Tab. GII.
fig. ù. ) . Talvolta però sulla cima del
dorso , ove le due cartilagini nascono
dalla tramezza , è una incisura o sel-
co che la divide dalla cartilagine di
mezzo j cui sembrano soltanto contì-
gue .
(a) Le Figure che unisco a questa
breve Memoria furono disegnate con
somma diligenza , e corrispondono e-
sattamente alla forma e grandezza del-
le pai ti preparate .
Del Sic. Floriano Caldani . 217
ro, clic non dee-sorprenderci se altiidi cinque, altri di sette, ed
alui infine tritamente bilanciando -ogni minima particella che
talvolta vi s' incontra, di undici cartilagini scrisse il nostro naso
essere fabbricato .
Ma qualunque siasi la distribuzione e la forma delle parti che
fanno i lati del naso, una cartilagine v' ha tia e^se che occupa il
centro, e compie quella tramezza che le destre narici divide dalie
sinistre. Avria infatti mancato al naso tutto la necessaria pieghe-
volezza , se l'ossosa lamiuetta che posteriormente discende dall'
osso etmoideo e col vomere si congiuiige fino al dorso ed al ^lobo
del naso si fosse avanzato . Vi collocò binatura una cartilagine
eh' è attaccata alla suddetta lamina delTosso etmoideo , ed infe-
riormente è incastrata in un solco scolpito nella porzione anterio-
re del vomere e compiuto dalle ossa mascellari là dove si unisco-
no sotto il naso .
Una simile connessione però forse non bastava per mantenere a
suo luogo una cartilagine che debolmente legata colle ossa supe-
riori e posteriori era esposta a tante e cosi diverse flessioni o cur-
vature. Che se da due particolari legamenti io farò vedere essere
sostenuta quella tramezza ; non si potrà a meno di non ammirare
altamente r industria di chi li fabbricò, e di non meravigliarsi
insieme che per tanto tempo siano stati ignorati dagli Anatomi-
ci .
Dall' arco inferiore di ciascheduna nai'ice ossosa presso l'a-
polisi nasale inferiore dell'osso mascellare ( apofisi che unita a
quella delfosso compagno forma l' incastro cui si attacca la carti-
lagine di mezzo ) nasce un legamento bianco sottile , molto teso,
robustissimo j largo quasi una linea dell'antico piede di Parigi ;
coperta dalla membrana pituitaria, che scorre poco al di sopra
del lembo inferiore della tramezza cartilaginosa pel tratto di cin-
que linee incirca , ed in essa svanisce e si perde ( Fig, Ih). In
dodici testé da me recentemente a tale oggetto notomizzate tro-
A'ai questi legamenti, che differivano tra loro solo nell'essere più
o meno lunghi e robusti , a misura che i nasi a' quali appartene-
vano maschj erano e proffilati .
Tomo XI IL a8 Ed
ai8 Di due nuovi lic amenti ec.
Ed è ben facii cosa di conoscere 1' uso di q^uesta particella,
quando in un cadavere^ me.^sa alio scoperto la tramezza cartilagi-
nosa con uno dei legamenti, si faccia e^sa piegare un poco all' op-
posto lato: poiché lo stiramento che soffre quel legamento ci av-
verte della resistenza che oppone ad ulterior curvatura . Che se
in ambi i lati si scuoprano i ligamenti e si contemplino riguardan-
doli dal di sotto allo insù ( come nella Fig. 11 . ) , manifestamente
apparisce Tuffizio che hanno di regolare e mantenere a suo luogo
la cartilagine alla quale si attaccano .
Né di questi legamenti io credo che siasi parlato finora da ve-
run altro Anatomico . Haller infatti, che nella sua Fisiologia
tutte riportò le opinioni, le osservazioni ed i ritrovamenti che
sulle varie parti del corpo umano si fecero sino a' suoi tempi, ap-
pena disse che septum narìuni cartìlagìneiun., a mucrone nasa-
lìum ossium antrorsum descendit , nudumque nares dividit , aiit
connatum cum cartilaginibus inferioribus y aut certe brevi cellulo'
sa tela conjunttitm [a) .
Più minutamente di ogni altro gli attacchi descrissero della tra-
mezza gli Anatomici Francesi Duverney e Winslow^ ma ignoraro-
no essi pure i legamenti de' quali favello . Ci dice infatti Duver-
ney [b) , che la cartilagine di mezzo è semplicemente appoggiata
sulle ossa mascellari , senza essere incastrata nel solco fatto da
quelle ossa, che può in conseguenza facilmente spingersi qua e
là, e che per mantenerla nel luogo dove dee poggiare, è dessa ab-
bracciata da due piccole cartilagini nel punto in cui si unisce alle
ossa della mascella . Wiuslow per lo contrario chiama affatto im-
mo-
la) Elem. Physiol. Lib. XIV Sect. I
S. li . .
[b] Oeuvre! anatomìq. Tom. I pag.
ai3. La cloiion cartilagineuse . . . de~
vieni plui épaisse dans fc/iJroìt oh la os
maxillaìres soni evase > et sur lesqucls
elle est simplcrmnt appujéc , au lieti
que par-tout ailleurs elle est enchas-
see et engrenée . Cette dispoiitiou faìt
<iue cette pnrtìe de la cloison qui est
au-dessris dt celle des narines , peiit
étre jacilement poussée de coté et
d'uutre; et poiiT la maintenir sur son
appai; elle est soutenue par deu.r pe-
tiìs cartìlages , qui soni placés aux
cótés de Vempatement de chaque os
maxilluire .
Del Sic, Floriano Caldani. aig
mobile la tramezza , percliè è intimamente attaccata alle ossa del
naso, e tra queste anche alla parte anteriore del i'ossctto o cana-
le delle ossa mascellari , fino alla spina nasale di queste ossa {b) .
Vede osnuno che né da Duvern^Y, uè da JVinslowalcun legamento
si accenna proprio della tramezza , Non sono essi però d' accordo
sulla unione della cartilagine stessa alle ossa mascellari e sulla
mobilità sua. Ma che le due piccole laminette cartilaginose , che
in alcuni soggetti sorgono lateralmente alla tramezza, possano
trattenerla nella propria sede, come insegna Duverney, ho Jauone
ragioni per dubitarne . E primieramente queste laminette sono
un' a^j;giunta al'e spoglie del vomere , né si trovano in tutti : in
secondo luogo anche colla presenza delle laminette trovai sempre
i legamenti che ho descritti, e che diverrebbero inutili se le due
sfoglie cartilaginose avessero l'uffizio assegnato loro da Duverney:
in terzo luogo finalmente se le due cartilagini osservate dall' A-
natomico Francese legano la tramezza per un buon tratto delle
narici ossee, libera affatto in tutto il rimanente del naso cartila-
ginoso non avria essa resistito agli urti esteriori, l'effetto de'quali
quanto può essere più pronto , tanto maggiore esser dovea i' in-
dustria della natura peixhè fosse vano .
Per le quali cose a me sembra dimostrato che il ritrovamen-
to delle due picciole funicelle legamentose descritte, non solo ar-
ricchisca l'Anatomia di una cognizione che pria non si possedeva;
ma sf-rva ancora a migliorar quelle idee che finora si stimarono
le più fondate e perfette.
SPIE-
(4) E^posit, tmatomiq. Traité de la téte , num. 3^3, 837
aao Di due nuovi lec armenti ec.
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.
a> a. Tramezza cartilaginosa del naso spoglia della membrana
che la ricuopriva .
b. Cartilagine superiore sinistra .
e, d- Cartilagine inferiore laterale sinistra, chiamata gnomonica^
e. porzione esterna che forma 1' ala del naso : d. porzione in-
terna che scorre presso la tramezza .
e- Picciola parte della cartilagine gnomonica destra .
y. i- Cartilagini minori .
h' Cartilagine chiamata clavìcula .
g. Fibre lega mentose .
k. Legamento particolare e distinto, di cui si parla in questa
Memoria.
Fig. a.
a. a. Tramezza cartilaginosa del naso .
b. b. Ossa nasali .
e e. Apofisi nasali inferiori delle ossa mascellari j sulle quali pog- ||
già la tramezza a. a.
h. h. Leganicuto destro e sinistro veduto dalla faccia inferiore .
DELL'
ME MORI K DI FISICA
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A
22,1
DELL' AZIONE DI VARIE SOSTANZE
SOPRA ALTRE SOSTENUTE PENDEìNTI SU DI ESSE
SPERIMENTI
Del fu Alberto Foutis Socio
Ripetuti ed accompagnati da analoghe osservazioni.
LETTERA
Del Sic. Ab. Carlo Amoretti
AL P. D. POMPILIO POZZETTI
Ricevuta il di 9 Aprile 1806 .
Lio vi promisi, nel passar di costà , mio prestantissimo Colle-
ga ed Amico , d' inviarvi in iscritto le notizie che ho dei
in celebre comune amico Alberto Fortis , di cui siete stato
destinato a scriver per la Società nostra l'elogio; e già in altro fo-
glio vi mandai una nota delle opere d'ogni argomento da lui
pubblicatesi col suo nome che anonimejO pseudouime . E poiché
Jiello svolgere le lettere, che di lui ho conservate , parecchie ne
trovo sul movimento de' Pendoli, ossia sull' azione di varie sostan-
ze sopra altre che un uomo tenga su di esse pendenti , le quali
lettere possono, a parer mio, apportare de' lumi aila Fisica , io
penso di comunicarvele accompagnate da analoghe mie osserva-
zioni ,sperienze, e ricerche; riputandole non indegne del volu-
me della Società, il quale avetd ora sotto il torchio .
IL So in quale discredito sia pre-so molti Fidci (non però
tutti) l'argomento di cui Egli tratta, e di cui pur io intendo trat-
tare ; ma, oltrecchè la sempre rispettabile opinione de' «ostri
Avi intorno ai pendoli indicatori , o palle geomantiche , avverte
• di
32-2 Delle Sostanze pendenti soriiA. altre
di non trascuiarlo , e molto più di non deriderlo , Fortis adduce
sperimenti cotanto moltiplicati , testimonj , compagni , e autori
degli stessi sperimenti sì probi e sì dotti , che vi vuole ben del
coraggio a negargli fede . Io non gliela ho negata né poteva io ne-
gargliela certamente , poiché gli stessi fenomeni ijuasi tutti vid\,
replicati in me , e in altri parecchi; e fra questi fommi gloria di
nominare il eh. Marco Fantuzzi, uomo superiore ad ogni so-
spetto d' errore o d' inganno, che alle sperienze di Fortis diede
origine, e nella cui villa di Gualdo presso Savignano ( Diparti-
mento del Rubicone ) nelT autunno del 1 790 , facemmo insieme
cento pruove ; e me le rammentò Egli stesso non ha gjiari, invi-
tandomi colà a seco ripeterle . Aggingn rò pure che qne' tutti ,
de' quali , di loro consenso, feci menzione come d'individui,
nelle cui mani gira la bacchetta divinatoria e 1' asta (1) , e che
sperimentarono il pendolo , ne video in lor medesimi que' mo-
vimenti che son per descrivere , tranne qualche rara anomalia ,
dipendente da particolari circostanze . Dirò di più: ho trovati
alcuni uomini dotati di somma probità e di sommo sapere , nel-
le cui mani non movesi né vergane asta, e si move 'il pendolo
colla regolarità che son per esporre .
Ili Io poi con tanto maggior fiducia v' indirizzo le osserva-
zioni mie, quanto che, avendo veduto nelle vostre dita aggirar-
si , senza il voler vostro, un'asta calamitata, il che dimostrommi
esser voi dotato della opportuna sensibilità, son certo che anche
il pendolo in convenevol modo e su adattate sostanze tenuto so-
sp'so, glreià sotto le dita vostre medesime, come girava al no-
stro Fortis , e a me gira : e non solo di quanto Egli mi scrisse,
sono ornai tre lustri , sarete persuaso ; ma pur altri , i quali non
credono, perchè (come scrive Cristoforo Bernoulli delie sperien-
ze di Fùtter) pensano che nessuno possa vedere ciò eh' essi non
vedono (2) , convincere potrete agevolmente .
IV.
(i) Vedasi la mia Lettera VI. &c,
nella Nuova scelta d' Opuscoli &c.
Tom. I, pag. a36 .
(2) Journ. de Ghymie & de Physique
num. 17.
Di FonTis E DI Amouetti , aa3
IV. Potrei mandarvi per intero le lettere di Fortìs che pa-
recchie sono , contenenti il Giornale de^ suoi sperimenti dal 3o
di Luglio sino al i3 di Novembre del 1791 . Egli infatti spedi-
te me le avea perchè le pubblicassi negli Opuscoli set Iti , ripu-
tando gli sperimenti suoi una conferma della verità de'fenomeni
della el. ttrometria sotterranea (i) ; n>a poi , per avviso s-no, io le
tenni inedite pernon aizzare maggiormente le liti scientiliche, le
quali una letteraria gelosia avea da lungi destate sulla ordimostra-
ta sensibilità di Pennet, e d'altri simili individui . Ma dal pubbli-
care per intero e con ordine cronologico tutte quelle lettere, due
buone ragioni mi trattengono, e mi consigliano a trasmettervene
piuttosto ut transunto . La prima si è, perchè , avendomi Egli
mandato il ragguaglio degli sperimenti suoi con quell' ordine
con cui li faceva , dovea necessariamente ripeteisi, e si lipetè so-
vente ; e voi sapete , mio cohissimo Collega , che siffatte ripeti-
zioni non possono non riuscire nojose a chi legge. La seconda si
è , perchè , avendo Egli scritto prima che Galvani ti'ovasse una
elettricità animate, e Fò^tó costruisse la sua colonna o pila , non
sapea Fortìs né poteva indovinare quali sostanze omogenee fos-
sero fra loro , e quali eterogenee ; e molto meno quali circostan-
ze per fluido attratto o rispinto , o per rotta circota^iot.e del me-
desimo, mettessero i pendoli in moto, o gli accheiassero : onde
sovente trovava delle anomalie , ove non v' era che della regola-
rità; e separava inopportunamente i fenomeni che analoghi era-
no, e che vicendevol lume, da lui non osservato, gli uni sugli al-
tri spargeano . Ma , avendo io poi rilette tutte le lettere sue colla
mente piena di Galvanismo e di Voltaismo; e pirt ancora dell' a-
zione che le sostanze de' tie regni della natura le une sulle altre
esercitano vicendevolmente coli' intermezzo del corpo animale
vi-
(1) Vedasi la sua Lettera al cel. Spal-
lanzani sulle Sperìenze Pennetìche . O-
pusc. Srelti . Tom. XIV^ pag. 169, e il
secondo >olume dell' ultima Opera su»
intitolata ; M èmoÌTes pour lervir à l'hi-
stoire iiaturelle d'Italie . Farig , chtz
Fuchs 1801 voi. a in 8. iìg.
224 Delle Sostanze pendenti sopra altre
vivente (i) , ho ci'eduto miglior consiglio il ridurle sotto certi ca-
pi; onde meglio vedere l'analogia fra le conseguenze del moto de'
pendoli, e quelli delle piìi recenti scoperte intorno al galvanismo,
al magnetismo j al calorico, alla luce, alla elettricità, e alla rad-
domanzia medesima : conseguenze che tutte forse devonsi ad un
principio solo non ancora ben definito da' Fisici .
Adoperò Fortis ne* suoi sperimenti i pendoli or di sostanze
volcaniche 5 or di metalli , or di sali , or di bitumi ; e sorpresi li
tenne sopra sostanze or uguali a quelle de' pendoli stessi ora di-
verse, ora a varie altezze verticali ora a distanze laterali . Gli ef-
fetti che n'ebbe furono ora il moto circolare, ora il longitudi-
nale , ora il trasversale, ora la cessazione di moto, ora la costan-
te immobilità . Questi effetti ebbe non solo per le diverse sostan-
ze , perle cangiate proprietà loro , e pel vai io stato dell' atmosfe-
ra; ma anche per la formata o rotta comunicazione , che in mol-
ti modi avviene , e pel contatto d' altre sostanze , o d' alcune par-
ti di se medesimo e d'altri . Io , nel inferire gli sperimenti suoi ,
aggiugnerò come gli ho ripetuti ; e studieromini, se non di ren-
dere la rai^ione de' fenomeni, almeno di mostrarne Tanalogia con
altri "ià noti ai Fisici, e specialmente cogli sperimenti miei espo-
sti nelle citate lettere sulla Raddomanzia: e ove non si accordi-
no le sue colle mie risultanze, sinceramente dirollo ; esponendo,
ove il potrò , le mie conghietture sulla cagione della differenza .
FaciI cosa mi fu il rifare con esattezza, una parte almeno , degli
sperimenti da lui descritti ne'comunicatimi fogli, poiché insieme
a questi Egli allora mi trasmise molte delle sostanze delle quali s'
era valso ; e parecchie ne ho conservate. Ma poiché delle cose
volcaniche mandatemi ve n' avea d' indole diversa, non sono si-
curo, che siano d' un luogo anziché d'un altro quelle che ho ne'
miei sperimenti adoperate; onde credo da ciò nata la diversità
che talora trovai fra i risultamenti suoi ed i miei .
Pri-
(i) Posson vedersi, lamia Breve Stona
del GalvanUmo . Opusc. Scelti Tom-
XXII, pag. 357 , e le mie Lettere sulla
Raddomanzia . Tom. XXI pagg. 3c)3 j
e Nuova Scelta Tom. I pag. icS e 317-.
j'''~'^ Di 'Foi;ti5 e jì' Asoretts . 225
, ■ ■ ] ii-ip
Primi sperimenti di Fortis «fa m£ ripetuti ,
VI. Cominciò egli con una scheggia di lava br«cciata petro-
silicea carnicina tenuta a peipeiidi«iio con fil <ji lino o di cana-
pa , e gli girò circolarmente
I. Suir oro ,
a. Suir argento ,
3. Suir ai-ena ferrigna retrattoria de' colli Euganei .
4- Su alcuni cristalli ijuarzosi d" Ungheria,
5. Su vetri verdi da occhiali,
6. Su una bottiglia di vetro verde-cupo di Francia,
y. Su Ufi pezzo deUa stessa lava ^
8. Sul marmo di Carrara,
<). Sulla gomma d' olivo detta v^jlgaTment^ gomma di
Lecce .
IO- Sulle ostie colorate da sigillare,
1 1 Sul suo nitro nativo di Molfetta . ' .
la. Su molte delle mentovate sostanze adoperò per pendo-
lo lo stesso nitro , e n' ebbe i medesimi risultaci , come gli ebbe
xidoperando 1' oro , e la gomma d' olivo .
i3. Ma su u«a bottiglia di vetro verdognolo veneziano la
scheggia volcanica summeutovata non ebbe .ehe lan oscilla-^
mento -
i4' Lo stesso sul diaspro-lava di Monte-Mussato ( uno degli
Euganei ) e su alcuni altri vetri volcanici ,
j 5. Su due bastoni inverniciati ,
i6. Snir acciajo ,
1 7. Sulla uiiniera dell' Isola d' Elba .
VII. Io ripetei, e feci ad altri ripetere gli sperimenti di For-
f/j co' mentovati pendoli, e n' ebbi il moto circolare costaute-
raente sulle sostanze de' numeri i- a. 3. 7. g. 10. 1 1. Ma , rela-
tivamente ai primi due , devo avvertire che v' ha dell'oro e deli'
arge-nto anche monetato ; e molto più di quello con cui sono for-
mati alcuni ornati ed utensilj , il quale, a motivo della lega ,
Tomo JiJII 29 agi-
iiÒ SpiLUIENZR
agisce come, se zinco fosse o stagno, anziché argento eJ oro (i) .
Questa dilFeienza, di cui cento speiiiiienti da me fatti , e da al-
tri ripetuti mi hanno accertato, non conosciuta allora da Fortis,
gli ha fatto credere di veder poi delle anomalie nel moto de' pen-
doli che con tutta regolarità moveansi .
Riguardo ai cristalli del num. 4» dirò, che su i cristalli di
monte puri e limpidi non ebhi mai movimento nessuno . Ebbi
però moto circolare su! diamante , il quale , com' è noto , ap-
partiene alle sostanze bituminose . Lo stesso moto ebbi sui cri-
stalli nericci e rossi , come pure sul rubino , sul granato , e suU'
ametisto . Sui cristalli gialli, e verdognoli contenenti clorite, co-
me anche sul topazio , sullo smeraldo, e sul giacinto co' mento-
vati pendoli non ebbi moto . L' ebbi poi eoa pendoli d' indole
opposta , come dirò .
I vetri verdi da occhiali del num. 5 , a me diedero e danno
un risultato opposto al suo . Se Fortìs fosse allora in una di quel-
le circostanze che rovesciano 1' azione , o se '1 suo vetro fosse
d' una composizione diversa da' miei , noi so . È noto che anche
in elettricità v' ha de' vetri inservibili pel quadro magico, e per
la boccia di Leiden .
La bottiglia ( num. 6 ) eh' io sperimentai non era di Fran-
cia , ma di vetro trappico , (non però cangiato in glastene)
e diernnii moto circolare ,
Così il marmo di Carrara del num. 8, non diede nessun mo-
to al pendolo ; ma questo girò quando lo sostenni su una superfi-
cie dello stesso marmo sparso di belle piriti cristallizzate . È os-
servabile che sul marmo bianco, e carnicino della Candoglia ,
con cui si costruisce l' interminabil nostra Metropolitana , nes-
sun pendolo ha moto ; ma dove questo marmo ha delle vene pi-
ritose movesi circolarmente il positivo , e non il negativo se non
all' altezza di cui parlerassi. Nessun pendolo ha moto sulla dolo-
mia , specie di marmo che ho preso quasi in vetta al Sempione ,
sebben abbia delle sottili lamine luccicanti e argentine .
Co-
(i) Vedi la citata mia lettera VI, p.ifr. aao.
Di Foivns E d' Amoretti . 2.2.7
Cosi i mentovati pendoli non ebbero moto , o solo ebbero
oscillamento (che a principio dello sperimento nasce dalla mano
o dal polso ) , e non mai moto circolare sulle sostanze de' nuraeii
l3. i4- i5. 16.
Riguardo al ferro dell' Elba del num. 17 , due osservazioni
ci convien fare , che non fece certamente il nostro Foriis . Pri-
nio : v' ha della miniera d' ossido di ferro dell" Elba, che senz'
avere l'attrazione e la ripulsione della magnete , ne ha però i po-
li galvanici: proprietà riconosciuta in altri minerali del cehHimi-
bolt (() . Secondo : quell' ossido, come molti altri , è negativo
all' o'nbia , e positivo al Sole (2) . Quindi non dee far maraviglia,
se , rifacendo lo sperimento senza queste avvertenze, taluno ve-
desse uno de' mentovati pendoli girare sull'ossido di ferro , e
un altro staie immollile ; dipendendo ciò da! tenere il pendolo
più su una parte che sulT altra del pezzo , e forse dall' essere
esposto al raggio solare anziché all' ombra .
Vili. Una scheggia d' altro sasso vulcanico adoperò poi ne'
suoi cimenti il nostro Amico , e veggo dalla lettera sua, che man-
dommela segnata col num. 2. Io da lungo tempo i' ho smarrita ,
o r ho ad altri data ; ma veggo molte lave vitree frai varj pezzi
vulcanici che spedimmi allora , e che raccolsi io stesso quando
insieme percorremmo i colli Euganei e i Berici ; ond' è possibile
che a queste appartenesse il secondo pendolo , il quale non mo-
veasi nelle sue dita , o soltanto oscillava , sulle sostanze , supe-
riormente alle quali la prima scheggia vulcanica , il nitro mol-
fettano ec. giravano ; e girava poi ove questi stavano immobili .
Di ciò mi persuade 1' aver sempre veduto che così a me succede
quando d'alcune di quelle lave vitree fo uso .
Con-
(i) V. Journ. de pliysiiiue . Tom. » (2) Vedi la mia cit. lett. VI pag.
£9 pag. 192 . J aaS .
i>a8
S p
E 11 I E N Z E
Conghietture sulla cagione de fenomein del Pendolo •
IX. Se de" mentovati fenomeni mi chiedete la ragione., di-
31JVVÌ qnelk) che ne penso senza pretendere a teorizzare . E nota
che nel galvanisma altre sostanze chianiansi positive come lo zin-
co, ed altre- negative , come t'argento {a) •■, ed io ho ritrovato che
nella vaddomanzia quelle operano divergenza , e qneste convec-
gen^za ; e gli stessi effetti cagionano ne' movimenti dell' astai .
Ciò nasce, non v' ha dubbio , da un fluido , il quale da una so-
frtaaza esce e all'altra si comunica , o da una sostanza è attratto,
e r altra abbandona: uasce da un fluido affluente ed effluente, d'i
cui già da molti anni ha dimostrata V esistenza il mio do-tto Ami-
co Sig. Tlwiivenel , spit'^ando con esso i fenomeni della clcttro-
metvia sotterranea. Ciò posto, io osservo che il pendolo rnovesi'
circolarmente sulle sostanze ad esso omogenee \ vale a dire it
pendolo positivo sulle &QStanze positive , e sulle negative il nega-
tivo . Come poi col rrspingersi- vicendevolmente e coll'attraersi di
due sostanze , delle tj^uall una sia immobile, e 1' altra pendente a
sotti! filo , la seconda prender possa moto circolare agevokiiente'
comprendesi , e vedesi anche nelle s-peiienze elettriche {p\
X, Moto circolare non ebbe Fonis , ma solo oscillamento^
quando il pendolo tenne, non verticale sulla sostanza, ma a fian-
co d' essa , o fi^ due sostanze analoglie, nel qual caso dall' una
air altra' portavasi. Se le due sostanze toccavansi, il motosi face»
trasversale . Tutto ciò pur a- m;e avvenne^ ma dir devo che a me
non sempre oscilla il- petidolxj, come oscillava a J^oa/ì^^ secondxa
la lunghezza della' sottoposta sostanza di forma oblonga .
JI-
l^a) Alcuni chiamano ne^ativoXo zin-
co , & jiositi-iio V argento ; ma non sono
i pili . Altronde nui i nomi poco im-
portano .
(i) Vedi 1.1 mia- Lettera sulla Rad-
domanzia . Ojmsc. Scelti . Tom. xx
pag. i58 .
Di FOIITIS E d' AiVtOIlETTI. 3!i9
j4ltri Fenomeni, e Con^hietture .
D
XI. Altri curiosi fenomeni osservò Fortis- Vide che, se mens»
tre il pendolo i^irava su una sostanza omogenea , egli lo solleva-
va all' altezza d' alcuni poli., o cessava ogni moto > o '1 moto cii-
colaie cangiavasi . Cosi reciprocamente vide, che se il pendolo
su una sostanza ( eterogenea ) non moveasi finché le era vicino y
alzandolo per alcuni pollici moveasi circolarmente. Questi due
fenomeni ho pur io infinite volte osservati ^ ed avendoli con,
moltiplicati e variati cimenti esaminati, ho trovato che dipendo-
no dalla stessa a me ignota cagione , per cui , rompendosi il cic-
colo galvanico , cioè la comunicazione d'un polo coli' altro nella
pila voltianaj i poli si cambiano, e si ha l'acido, ove dianzi avea-
si r alcali ; cagione per cui, allontanandomi dalla perpendicola-
re d' un corpo sotterraneo che su di me agisce , tanto quanto es-
so è profondo, ho divergenza nella bacchetta e nell'asta, ove
dianzi avea convergenza^ e viceversa : cagione por cui gì' indivi-
dui indagatori di vene acquee, metalliche, bituminose, colla pro-
pria sensibilità sentono il contraccolpo , quando ne sono a di-
stanza orizzontale corrispondente alla verticale ; cagione in som-
ma, che cangia e rovescia i movimenti, quando il pendolo, come
r uomo, è portato fuori dall' atmosfera e dell' azione di quella
sostanza che produceva il moto, o la sensazione .
XII. Io ho poi fatto un' osservazione di più; ed è che solle-
vando a poco a poco il pendolo , il quale presso la sottoposta so-
stanza moveasi circolarmente , pel tratto d' alcuni pollici resta
immobile; e Io stesso succede se senza inovere la mano del pendo-
lo, vien abbassata la sostanza ; ma giunto il pendolo ad una certa
distanza ripiglia il moto circolare in senso opposto; cioè dove nei
primo moto il pendolo tenuto colla destra , andava da sinistra a
-destra nell'arco esterno del giro,nel secondo moto va da destra a
^sinistra . Ho tentato di determinare a quale altezza il pendolo ri-
. pigliava il moto per girare in un senso opposto ai primo: ho vedu-
to olle iiJ generale sopra piccoli corpi basta alzarlo dai 4 ai 0 pol-
li-
aio Sperienze
liei; masti sostanza di maggior massa e volume l'ho veduto re-
stare immobile dai 3 sino ai la pollici. Vidi poi nelle cotidiane
sperienze, ripetendo quelle di Furtìs, che, seguitando a ten( re il
prudolo sulla sostanza su di cui gira , dopo qualche tempo oscilla
longitudinalmente, e quindi trasveisalniente : poscia, or subito
oi dopo breve pausa , ricomincia a girare. Volli tentare di deter-
minare in quanto tempo o almeno in quanti circoli ed oscilla-
menti si compieano i moti diversi; ma trovai tanta difFeri'nza
ne' varj cimenti, che solo parvemi di poterne inferire, che sui
piccoli corpi cangiasi il moto circolare in longitudinale fra i 3o e
i 4o giri: dopo un minor numero d' oscillamciiti (se il ])raccio è
ben fermo ) passa dal moto alla pausa ; e maggior numero di giri
e di oscillamenti si ha su corpi di maggior volume e massa. Ta-
lora non ebbi il moto trasversale. 11 passaggio da un moto all'al-
tro si fa gradatamente . Forse con moltiplicati sperimenti si po-
trà determinare il rapporto fra le quantità e qualità delle so-
stanze, e le distanze de' pendoli , e la durata de' loro movimen-
ti diversi e riposi . Questo fenomeno , mentre oflfre un'evidente
analogia col contraccolpo , e col rovesciato moto della bac-
chetta e dell' asta , ed anche colle oscillazioni dell' ago-ma-
gnetico, dimostra che dei movimenti del pendolo accagionar non
si può né la debolezza del braccio , né la pulsazione dell' arteria,
né l'agitazione dell'aria; ma argomentar sen deve che il fenome-
no nasce dalla azione della sostanza sottoposta al pendolo stesso :
azione perù che per isvilupparsi ha bisogno dell'animai vivente,
da cui sembra che il fluido di cui parlammo, attratto sia, o siane
fuori spinto .
XIII. Un' altro strano fenomeno Forfis osservò , che col
precedente ha della analogia. ,, Tenete , mi scriss' egli , il pen-
j, dolo su una sostanza su cui circolarmente movasi . Ritiratelo
„ per poco, o sottraetene la sostanza, tanto che il pendolo s' ar-
, resti. Rimettetevelo poi sopra come v'era dianzi: non avrete
5, pili il moto circolare, ma longitudinale .Se però vi levate di
5, nuovo da quella posizione e vi ritornate poi , n' avrete il moto
j, circolare . Questo doppio alterno movimento ho veduto ripe-
■'' „ ter-
j
Di Fortis e d' A;mo retti . a3t
„ tersi per moltissime volte di seguito, sempre una sì, e una no .,,
Molte fiate collo stesso successo lo sperimento io ripetei; ma è da
notarsi che se il pendolo s' arresta per sollevamento verticale ,
come ho detto nel num. xii , allora , riabbassandolo , gira , e non
oscilla . 11 fenomeno pure si spiega col dire, che, al primo ritirar-
si, (equivalente al rompere il circolo galvanico) il pendolo can-
giò indole, di positivo divenendo negativo, o viceversa, o piut-
tosto ritenendo una porzione della 'prima proprietà, e una por-
zione avendo acquistata della proprietà contraria; e allora il con-
trasto produsse oscillamento. Si disperde presto l' azione d'op-
pusizione, tanto nel galvanismo quanto nella raddomanzia e nell*
uso delle aste^ e tutto ritorna allo stato primiero; e allora nuo-
vamente va in circolo il pendolo . Vedremo più sotto altri feno-
meni , che con questo hanno rapporto .
XIV. Non sì facilmente forse si applica la precedente spie-
gazione, qualunque ella siasi, ad un altro da lui osservato feno-
meno . Egli tenne il pendolo successivamente su tre pezzi di so-
stanza analoga staccati, ma non molto distanti fra loro; e lo vide
moversi sul primo circolarmente, longitudinalmente oscillare
sul secondo, e trasversalmente sul terzo. Di più : avendo messi
nove pezzi di sostanza omogenea nella medesima disposizione ,
vide il fenomeno ad ogni tre pezzi ricominciare e replicarsi. Un'
altra volta fece, insieme col Sig. March. Dondi-Orologio^ lo speri-
mento su trenta pezzi di lava omogenea , e sempre ebbe i movi-
menti a tre a tre . E quello che più stratio ancora gli parve fu il
vedere che, volendo per ordine retrogrado dall'ulti mo pezzo tor-
nare al primo , il pendolo non ebbe più nessun moto , se non do-
po qualche tempo ; e allora retrogrado fu il movimento, girando
il pendolo ove prima oscillava trasversalmente, e viceversa . Non
altro soggiugnerò, se non chei riportati esperimenti furono qua-
si tutti da me, e da altri, più volte replicati, ed ebbero lo stesso
successo .
Spe-
iuae:) ngMsta :ii
iS» S P E II I !L N Z E
N
Sperimenti sopra le sostanze coperte .
' XV. Sci'issemi in seguito Tortis d'avere sperimentato il pen-
lIoÌo tanto sulle sostanze scoperte, quanto queste coprendo con
carta comune j e di averne sempre avuti gli stessi risultati . Se
r accidente avesse portato lui, come me portò , a raddoppiare e
moltiplicare e piegare le carte, avrebbe veduti de' fenomeni an-
cor più curiosi de' precedenti . In vista delle osservazioni fatte
sulla bacchetta ^ e suH' asta , coprii con una carta un metallo o-
inogeneo al pendolo, e '1 pendolo girò . Sovrapposi alla prima
una seconda carta, e non si mosse il pendolo, se non alzato a 5
pollici; ma girò tosto un pendolo eterogeneo . Ne sovrapposi una
terza, girò l'omogeneo; una quarta; questo fermossi , e girò
]' eterogeneo: alla quinta girò il primo^alia sesta il secondo &c. (a).
Se alle p. ime carte molte ne aggiungo ad un tratto ,0 più carte so-
vrappongo a principio, allora non è più regolare 1' azione del pari
e dispari 5 sebbene frequentemente corrisponda ai risultati prece-
denti ; ma sempre i' uno o 1' altro de' pendoli sopra esse si move
in giro , e non mai amendue; se non che, coli' accrescere delle
carte, l'azione tarda a mostrarsi. Piegando la carta in due, e met-
tendo la sostanza fra le due pagine, gira 1' eterogeneo , e non I' o-
moffeneo Ed è rimarchevole, come già osservai, clie se il pendolo
tenuto vicino alla sottoposta sostanza, era per le frapp\)ste carte
stazionario, alzandolo da quattro in sei pollici girava-, e se da vi-
cino "-irava in un senso, alzandolo girava nel senso opposto; il
che è consentaneo a quanto dicemmo al num. xii.
XVL
(a) Quando pubblicai la Lettera ti più
volte mentovata, pensava che le due
carte le quali fermavano il moto della
verga divinatoria, ciò facessero elidendo
l'azione della sostanza con cui io era
Ja mediato contatto ; ma questo spe-
rimento fatto col pendolo , m'ha por-
tato a conghietturare, che le due car-
te cangiassero polo anche per l' asta
magnetica; e i replicati cimenti di ciò
mi convinsero .
Di F 'rtis e d' Ajioretti . a33
XVI. Trovò poi Fortis che il pendolo moveasl ancorché fra
questo e le sostanze delle quali sperimentava l'azione, frapposta
fosse una tavola di legno o di marmo ; e manifestommi allora la
maraviglia che questo fenomeno destogli. ,, Se alcun mi dicesse,
„ mi jcnu' eg// , d' avere , col mezzo d'una pirite marziale, di
5, schieggie di lava , d' un anello di ferro , d' una moneta d* oro ,
,, d'argento, e di rame, con una palla di ragia d'olivo ec. appesi
,, ad un filo di canapa o di lino, d'avere dissi, la facoltà dideter-
,, minare il sito pieciso occupato da qualunque deposito metal-
,, lieo in un barò chiuso { purché il deposito non fosse involto in
,, sostanza isolante, e nel barò non vi fossero sparse altre sostan-
„ ze metalliche che sviassero l'azione ) , io non ci avrei che dire.
„ E se mi proponesse un tal uomo di scoprire un deposito, salve
,, le COI. dizioni suddette, fra cento burò, non ardirei di scomraet-
5, tere uno scudo contro lo sperimento . Calcolando la superficie
j, d'ogni ^«rò a sei piedi quadrati, e a mezzo piede il luogo orcupa-
j, todal metallo, voi ben vedete eh' io stimo e possibile e facile il
„ trovare!" unità piena in i aoo vote; cosa che m'avrebbe fatto
„ ridere e stringermi nelle spalle un anno fa, se l'avessi udita
„ proporre sul serio. Tanto è vero che exploranda est veritas
,, mitltum priusquam stulta ^rave judicet sententia , come dis-
5, se quel buon Liberto d' Augusto ; e dirote certamente anche
„ voi quando , al ricevere questa mia, rifarete lo sp-.'rimento .
p, Osservate però che il burò non dev' essere impellicciato di ri-
„ messo, perchè allora vi si frammezzano i chiodi e la colla. „ Sin
qui l'Amico. Lo sperimento ho pur io piìi volte rifatto, e n' ebbi
sempre un ugual risultato, quando ho usate le debite diligenze,
cioè, pievedendo ed evitando le cagioiii delle anomalie, che in
parte ho già indicate , e in parte indicherò . Notai fra le altre co-
se, che se fra '1 metallo, ed il legno v'era molto vano, il pendolo,
ancorché omogeneo non girava ; e che se il deposito v'era messo
da poco, talora il pendolo non me lo indicò; ma indicollo quando
era in contatto, o quasi in contatto, e v'era da qualche teinpo,
come se il sovrapposto legno avesse prima ad imbeversi del flui-
do che n'esce . Analogo è quest' ultimo fenomeno alle osservazio-
Tomo XIII. 3o ni
2^4 SpEKIENZE "^
Ili l'atte dal Sig. Thouvenel e da me ripetute, siili' azione della
terra , e de' vasi, ov' erano stati sotterrati ile' metalli, e n'erano
stati levati da poco. È noto che i pendoli adopransi tanto dagli
uomini di buona fede quanto dagli impostori per ricercar tesori ;
e ianno a quest'O'igetto delle pallottole, chiamate //a/Zeg^owc/v^j-
che , formate di non so quali sostanze ( certamente negative) che
indicano 1' oro e 1' argento . Una nien fé vedere negli scorsi gior-
ni il oh. Sig. Dott. Ilati , già r. Consigliere di Governo per gli
affari di sanità, avuta da onesto amico che di essa, di buona fede,
servià'-i , e negli sperimenti fatti alla presenza diMlo stesso Signor
Consigliere generalmente indovinava; sicché glie ne fé dono co-
me d'un portentoso amuleto. La sperimentammo noi pure, giac-
ché egli al par di me della opportutia sensibilità è dotato, e ve-
demmo in fatto esseie un jx-ndolo negativo, che sull'oro, l'argen-
to, e '1 ferro, sul polo sud della calamita girava; e non moveasi
sul polo nord di questa, né sull' acciaio , né sul piombo .
XVII. ,, Bello é lo sperimento ( prosieguo Fortis a scriver-
mi in data de' 12 Settembre dello stesso anno 1791 ) dell'asta d'
„ argento, a cui stiano sospesi due pendoli. Io ne prendo le estre-
„ mità fi a le mani , e fo mettere sotto ai pendoli de' corpi atti a
,, moverli. Dapprincipio si movono entrambi all'unissono . Poi,
,, a poco a poco, si ferma il sinistro, e l'altro va con maggior vi-
j, eore . Se alcuno si mette in comunicazione coli me, cresce
j, l'energia del movimento : se , toccando me, tocca anche il ta-
,, volino, il pendolo si ferma; se un terzo tocca il secondo e poi
,, il tavolino, il pendolo riva: se un quarto fa lo stesso, si ferma;
„ e così chi sa per quanto lunga serie d'alterazioni . ,, D' un ana-
logo sperimento mi scrisse poi in un' altra Lettera . „ leniii ,
„ scrìv'E'j,U,(\ue schieggie ad un tempo appese sulle sostanze ine-
„ desiine una per mano: quella della destra si mosse con molta
„ attività; quella della sinistrasi mosse appmia .,, Anche questi
sperimenti ho ripetuti : non ebbi gli stessi regolari fenomeni ri-
guardo al moto dei due pendoli attaccati alla stessa asta d'argento
o d'altro metallo; ma lividi moversi or amendue insieme, or Pu^io
or r altro solitarj , senza eh' 10 v' inlluissi, o potessi inlluirvi coi
Di Foutis e d' Amoretti . a3j
movere delle mani • Fermi stavano quando teneali appesi ad un
asta eterogenea ai metalli de'pendoli, e delle sottoposte sostanze.
Tutto ciò prova che il moto era fisico , e non meccanico . Speri-
mentai pur io con questi , e con analoghi cimenti ( p. e. pren-
dendo in mano la cima del filo del pendolo chesporgea fuori del-
le dita altrui ) l' effetto del rompere e ristabilire la catena, come
del numero pali e dispari , di cui ho superiormente parlato . Te-
nendo i due pendoli nelle mie due mani, or l'uno or l'altro suc-
cessivamente, e alternando, giravano; e generalmente il destro più
del sinistro. L'Amico nededucea che la sua destra fosse piìi sen-
sibde che la sinistra , e ciò pur io credo della mia per 1' uso mag-
giore che ne fo . Vidi frattanto che F azione della sottoposta so-
stanza sur un pendolo impediva l'azione della sostanza analoga
sull' altro: poiché se, mentre era stazionario il sinistro e in moto
i' destro, ipu'sto fermavasi ( o da se stesso, o perchè io lo solle-
vassi ) cavasi tosto a girare il sinistro .
Effetto del contatto colla sottoposta sostanza .
XVIII. Se il contatto mediato del tavolino agiva sul pendo-
lo or arrestandolo, or dandogli moto, tanto più questo effetto
produr doveva la comunicazione, ossia contatto immediato. Co-
sì di fatti avvenne, e scrive Fortis d'aver avuta la cessazione di
moto toccando la sostanza sottoposta al pendolo, o il fulcro su
CUI essa posava ; e di tal mezzo si valse per conoscere in altri se
artificioso o fisico era il moto de' pendoli nelle loro mani . „ Qui
j, siamo, scrw Ei^li , g\k parecchi letterati, gentiluomini , citta-
,, dini , e v'è anche un architetto {a) . . . Taluno ha voluto dar-
„ ce-
(a) I principali Cooperatori suol ne-
gli sperimenti furono il Slg. Marcii.
JJoncti-Orologlo già mentovato, valen-
te Fi»;ro e Naturalista che da poclii
anni cessò di vivere, il Sig Ab. Co-
lombo , e "1 Sig. Ab. Fabris Prefetto
del Museo di Storia Naturale di Pa-
dova. Quest'ultimo avea meno sensi-
bilità degli altri ; cioè non sentla l'a-
z'on; di' piccoli corpi «entità dagli
altri . , . .
aS6 Sperienze
,, cene acl intenctere^ ma è facil cosa lo scoprire l' inganno, met-
,, tendo la persona sospetta , senza eh' essa se n' avvegga , in co-
,, municazione colle sostanze sottoposte ai pendoli o co' loro ful-
„ cri. Se il movimento è d'impulsione artificiale, esso continua :
„ se d' elettricità, si ferma. Ho colto così in bugia più d'uno, e
,, mi sono divertito assai . ,, Simile sperimento rifacendo, di tal
mezzo mi son pur io servito per iscoprire il vero . Ho sempre ve-
duto che toccando coli' altra mano la sostanza sottoposta al pen-
dolo , ovvero il tavolino su cui la sostanza posava, il pendolo, se
dianzi moveasi , arrestavasi , diminuendo gradatamente il suo
moto , e se dianzi era stazionario, metteasi in giro. Ciò però suc-
cedeva quando con tutte le dita toccava il tavolino o la sostanza,
o almeno coi pollice, indice, medio, e mignolo ; ma se toccava
col solo dito anulare j succedea l' opposto . Di cj_uesto dito ripar-
lerò al uum. xxu.
Azione delV atmosfera, sui Pendoli •>
XIX. Nello sperimentare trovò il nostro Fortis e i Compagni
snof un* anomalia generale ne' movimenti del- pendolo pel turba-
mento dell'atnjosfera. I>opo d' aver narrate le sperienze fatte ne'
giorni 4) S» 6 d'Agosto (i 791), giorni procellosi con venti , tuoni,
e pioggia nelle oi^e degli sperimeuti, Egli così conchiude. ,, In
„ somma tutto ciò elie ad aria asciutta, e serena fermava iraovi-
„ n^enti del pendolo, lo eccitava in «juella mattina, non però
„ senza qualche balzo, e irregolarità di ora in ora — Ne' di prò-
„ ccUosi 5 e6 del corrente (scrive in altra lettera de' la Ottobre )
5, nessun pendolo si mosse . lo eredea d' aver perduta la facoltà j
„ ma il dì 7 il tempo si rasserenò, la ritrovai bello e sana , e i
j, movimei*ti si ristabilirono.,, Già nella mia Lettera vi sovrac-
citata,ho narrato il rovesciato niovimento,sì della bacchetta di-
vinatoria, che dell' asta metallica in un dì dello scorso Novem-
bre , che in me cagionò un forte vento , ed ho riportata una let-
tera del dottissimoamico mio Monsign. Cassina, il quale nel 1797
avca provato che il vento soffiantegìi in faccia toglieva ogni moto
al-
Di Fortis e d' Amoretti . 207
alla da lui impugnata bacchetta, che girava per la sottoposta ve-
na acquea quando al vento volgeva il dorso. Or soggiugnerò che
r enunciato rovescio sentito colla hacchetta e coli' asta , lo pro-
vai col pendolo nel di del forte vento; e 1' ho altre vohe speri-
mentato anche con vento non molto forte d' Est, e di Nord-lì^st,
quando al soffio avea volta la faccia; e soprattutto in giorni in cui
r igrometro segnava molta umidità .
jìzìone diversa delle varie parti del corpo umano .
XX. E moto e sospension di moto ebbe Fortis in varj cimen-
ti quando, mentre con una mano tenea sospeso il pendolo, coli*
altra toccava se stesso . Eccone il ragguaglio
I. ,, Trovammo che come i movimenti cessano se lo speri*
„ mentatoie si mette in contatto col tavolino , così cessano se si
,, applichi r altra mano alla regione gastrica ,, .
a. ,, Mentre il pendolo girava, applicai la sinistra alla re-
„ gione gastrica , e si fermò: 1' applicai alla fronte , e *1 moto
5, continuò . „
3. „ Provammo il pendolo sopra I capegli di varie persone,
„ e si mosse sempre nelle tre consecutive direzioni . ,,
4- ?, Tenni il pendolo sulla parte pelosa del mio braccio, e
„ non si mosse : ne depclai col rasoio per alcuni pollici , e si mos-
„ se . j,
5. ,, Il pendolo stazionario sull'argento si metteva in moto
„ tosto che ci applicavamo la sinistra al ventre .
6. „ Il pendolo era stazionario sull'argento a nudo: applicai
„ la sinistra alla regione gastrica, e si pose subito m moto : l'ap-
„ plicai alla fronte . all' occipite , al petto, e non si mosse . „
7. ,, Sopra il dito medio girò ; e non si mosse sopra il mez-
„ zo della palma della mano . ,,
Ho messi sotto questo capo tutti gli sperimenti fatti da Fortis
eda'suoi Compagni sopra il corpo umano scrittimi in varie lette-
re . IS'on conoscendo egli allora 1' azione positiva e negativa, che
io
a38 Speuienze
io ed altri prima di me {a) trovammo nelle diverse membra , non
pensò a ben determinare la qualità delle sostanze tanto pendenti
quanto sottoposte, e le altre circostanze che nrl moto e nella
t|niete de' pendoli influiscono j ma veggiaiiio, clie in generale la
Ironie, i capegli, l'occipite, lo sterno, la [)arte depelata o in-
terna del braccio , e la palma della mano hanno sul pendolo un'
azione opposta a quella che ha il ventre o la region gastrica, e le
dita verso la palma della mano. Io ho determinata, per quanto ho
potuto , r azione positiva , e negativa d'ognuna delle parti ester-
ne del corpo umano, e ne ho ])ubbiicata la figura, che qui ripro-
duco ( Tav. I e a ) disegnata ed incisa da gentil Persona, che ,
dotata della opportuna sensibilità, quasi tutti gli sperimenti miei
ha ri tatti. JNelie due disegnate figure le parti segnale a lineette
son positive, cior' su di esse moversi devono, emovonsi, i pendo-
li positivi; negativesono le pani segnate a piuiti. Cosi la freccia
segnata a linee indich rà il pendolo positivo , e la segnata a pun-
ti il negativo, perche il primo cagiona la divergenza, e la conver-
genza il secondo. Sulle parti che non hanno linee né punti, non
movesi pendo'o positivo , uè negativo . 1 Galvanisti che hanno
trovate tante differenze fra i muscoli e i nervi, fra i flessori e gli
estensori, fra i tesi e i piegati, che cotanto hanno disputato sulla
sensibilità delcuore , e della fibrina alio stimolo galvanico &c. ,
potranno, ove sian essi della opportuna sensibilità dotati , o per-
sona abbiano che'l sia, vedere i rapporti fra le convulsioni i^alva-
niche e '1 moto de' pendoli , i quali sono la più semplice e la più
comoda macchina che aver p ssa un Fi-ico .
XXI. Or veggasi come ai sin qui detto corrispondano le spe-
rienze di Fortis riferite di sopra . Supponendo eh' Egli nello S{)e-
rim . I avesse adopeiato un pendolo positivo su ;:Ostanza pur posi-
ti-
(a) V. le sperienze di Ritter presso
BragnatelU. Ann. di Chim.Tom. XXII
pag. 8a . Di ciò si avvide prima di
tutti Galvani medesimo, determinan-
de il viaggio del fluido elettrico-ani-
male negli animali scoisi da' metalli
eterogenei .
Di FouTis E d' Amoretti . a 89
tira ; cessò il moto toccando parte di se negativa = Positivo esser
doveva il pendolo delio sperini. a, , die fèimcssi ugualmente al
contatto del ventre , e coutinuò a moversi toccando la fronte =
Cosi positivo quello dello sperim. 3 sui capegli , = e positivo
quello del 4? se non si mosse sulla parte pelosa del braccio, e si
mosse sulla glabra , che suol essere riuterna . Ma scrive Fortìs
che il movimento ebbe sulla parte stessa, quando ne fu raso il pe-
lo Io ho ripetuto lo sperimento su di me , ed ho avuto lo stesso
fenomeno : l'opposto m'avvenne (juando adoperai il pendolo ne-
gativo ; e se , mentre il pendolo girava , io abbassava il sottopo-
sto braccio di cinque in sei pollici , senza mover la mano che so-
steneva il pendolo, questo fermavasi rtel tempo dei lento abbas-
samento, iinchènon era giunto alla distanza de' 5 pollici incir-
ca , indi ricominciava il moto circolare in senso opposto ( vedi il
num. XII ) . Per qnal ragione ciò succeda noi so . So che in ge-
nerale i peli hanno l'azione della parte su cui stanno , e la han-
no anche recisi; e perciò nello sperimento 3, il pendolo positivo
girò sui capegli. So che i peli d'animali diversi diversamente
agiscono sui pendoli, come vedremo al num. XXiV, trattando
delle pellicce. Qui solo soggiugrierò , che dopo tre giorni , essen-
do spuntato nuovamente il pelo fuori dell' epidermide , ebbi su
quella parte di braccio il moto circolare coi jiendolo negativo,
come dianzi . Negativi per l'opposto esser doveano i pendoli
degli sperimenti 5 e 6 ; se non si mossero sull'argento, che
(come rilevo dalle sue lettere ) esser soleva un astuccio di bassa
lega e positivo , e perciò eterogeneo ; ma si mossero al contatto
della regione gastrica loro omogenea , e non al contatto della
fionte , del petto, e dell' occipite , che positivi sono , e perciò
eterogenei a que' pendoli .
Azione singolare del dito anulare .
XXII. Lo sperimento 7 relativo al dito medio, mi porge oc-
casione di riferire alcune oss rvazioni singolari sulle dita e spe-
cialmente suir anulare . Dalla ispezione delle mentovate figuie
urna-
2^0 SpERIENZE
umane (Tav. i e a ) vedesi che il dosso della mano è Inattivo in
ogni sua parte , fuorché nel dito anulare. Quindi , qualunque
pendolo Fortis adoperasse , non dovea girare sopra la parte supe-
riore del dito medio , ma dovea girare sulla punta di esso il pen-
dolo negativo , che tale certamente era quello che non girò sulla
palma della mano . Ma se sul dito anulare Fortis e i Compagni
suoi si fossero cimentati, oh! si che avrehbono trovate delle stra-
vaganze ! Mille sperimenii , dacché il casu mi fece di ciò avve-
dere nel maneggio iell'asta c;damitata (i) , mi hanno provato
che r azion sua e posiriva Eccone alcuni ben facià a ripetersi .
I. Se tengo il pendolo positivo sulla punta o su altra parte
dell'anulare, gira , e non ajovesi sulle altre dita , sulla punta e
sulla interna parte dellr quali gii a il pend. lo negativo; e questo
è immobile suH'anuìare . E si taeil « osa 1' alzare sotio il pei dolo
or il medio, or 1' anulare , che successivamente veggonsi i feno-
meni del giro , e del riposo . Alzisi il pendolo positivo, o s'abbassi
r anulare di circa 5 pollici , gira quello in senso opposto .
a. Lego al dito anulare il filo : se il pendolo tenuto fra l'in-
dice e 1 pollice girava , si ferma : se era fermo , gira .
4. Tengo il pendolo positivo su sostanza pur positiva, in mo-
do che avanzi qualche pollice del filo sopra le dita, il pendolo
gira : prendo e tengo teso coli' indice e '1 pollice dell' altra mano
il filo r» siduo , e segue il pendulo a girare : lo prendo fia 'I polli-
ce e V anulare, e s' arresta . Se il pendolo e negativo sopra sostan»
za positiva non movesi , come più volte lio detto; ma gira^ se
prendo fra V indice , e l' anulare il filo residuo .
4. Se , mentre gira il pendolo su una sostanza, io tocco que-
sta, ovvero la tavola che la sostiene, col pollice, coli' indice, col
medio . e col mignolo , e anche con tutte le dita , il pendolo s' ar-
resta . Se la tocco col solo anulare , continua il moto .
5. Succede il rovescio se, con tutte le dita toccando la sot-
toposta sostanza o 'l fulcro , do moto al pendolo stazionano : al-
lora il contatto del solo anulare 1' arresta .
Sic-
(i) Vedi la mia citata Lett. VI *
Di Foktis e d'Amoretti. ù^l
Siccome 1' azione della cima delle dita è sentita aiiclie a tra-
verso d' una carta che impedisca di vederle , si può col pendolo
indovinare se in contatto della carta v' è 1' anulare o altro dito ;
e colle moltiplicate prove convincere 1° incredulo ; ma bisogna
ben fare attenzione alle cagioni delle anomalie . D' alcune pro-
prietà fisiche e particolari del dito anulare s' avvidero gli uomi-
ni in tutti i tempi , e qualche differenza anatomica fra questo e
le altre dita ravvisò Albino^ come può leggersi nella più volte
mentovata mia lettera Yl. Fortis non s' accorse deli' azione singo-
lare del dito anulare •, ma ben vide F azione delle dita sui residuo
del filo j di cui parlammo pocanzi alnum. 3.
Sperimenti fatti su altri Animali .
XXIII. Anche sur un cavallo fece Fortis degli sperimenti,
„ Tengo il pendolo, scrìv' Egli , sospeso sulle groppe d' un ca-
j, vallo , e gira gagliardamente: appoggio la sinistra alle groppe
,, medesime , e si ferma . ,, A me lo stesso avvenne ; ma se dal
pelo 5 o dalla parte del cavallo dipenda , noi so . Se da questa ,
come argomentar deggiamo per analogia coli' uomo , convien
d re che il pendolo di Fortis fosse positivo, ed io difatti ebbi il
fenomeno con un tal pendolo . Lo ebbi ugualmente su i gatti ,
e sui cani ; e su di essi osservai la mentovata analogia coli' uo-
mo . In molti sperimenti girò sempre il pendolo positivo sul ca-
po , e sul dorso dalie spalle in giù per tutta la parte superiore
della coda ; e per sino sul dito del cane corrispondente al nostro
anulare: il negativo sulle orecchie, sul collo sino alle spalle, sul
ventre e sotto la pianta de' piedi. Alcuni sperimenti feci su gli
insetti vivi, ma pochi potei farne in questa stagione jemale , in
cui il freddo giunse sino a -9; e i risultati furon talora opposti,
il che forse dalla diversità di sesso provenìa ; ma un' osservazio-
ne costante io feci, che se fra le dita, insieme all' insetto , tene-
va il filo del pendolo, o 1' insetto vivo tenea fra le dita della si-
nistra, mentre il pendolo sostenea colia destra, questo or positi-
vo, or negativo girava j e più non moveasi quando gettava f in-
Tonio XIII. 3x set-
a^a Spertenze
setto : il che dimostra , che da questo e non da altro quel moto
era cagionato .A più opportuna stagione farò ricerche più esat-
te e mohiplici .
XXIV. Dagli animali vivi passai agli estinti . Memore del-
la proprietà d' alcuni gorgoglioni , che stiacciati fra le dita la-
sciano in queste la facoltà di togliere il dolore de' denti , sicco-
me osserv ò il eh. Sig. Prof. Gerii , ed altri , ne stiacciai in que-
sto modo parecchi i e avendo fra le stesse dita presi successiva-
mente i fili de' due pendoli , trovai che girava il positivo , e im-
mobir era il negativo. Quindi sperimentai allo stesso modo alcu-
ne parti degli animali estinti, che al proprio uso applica 1" no-
mo , cioè le pelli e le pellicce . ,, Vennenii voglia di tentare i
j, pendoli ( scrissemi Fortis ) sovra sostanze coperte di pelle da
,j guanti , ed una massa di 6«o scudi in un sacco di tal pelle non
„ fu sentita , sebbene quantità assai minori dello stesso argento
„ fossero sentite attraverso la carta , il legno , il marmo ec. " •
Trovò egli poi che il guanto di quella pelle che si può lavare ., fa
che giri il pendolo di vetro vulcanico ( positivo ), o ne siano co-
perte le dita , o sia esso la sottoposta sostanza. Quindi conviene
argomentare che il pendolo da lui adoperato nello sperimento
precedente fosse negativo ; e la pelle fosse di quella specie che
diciamo di dante, o di camoccia . Tutto ciò pur io verificai ; e
nel rifare questi sperimenti altre analoghe verità rìsultaronmi :
cioè verificai co' pendoli intorno alle pelli e alle pellicce que' fe-
nomeni , che veduti già aveva coli' asta o colla bacchetta divina-
toria (i). Vidi che i guanti bianchi di pelle sottile e non lavabi-
le non hanno un' azione loro propria sui pendoli , e la mano di
essi coperta agisce come se fos-e ignuda . Osservai al tempo stes-
so che le pellicce, e i peli recisi di cammello, d'agnello, e di pe-
cora fanno girare il pendolo negativo a cui son sottoposte, e non
il positivo j e per opposto le pellicce d' orso , di lupo, di volpe,
di lepre ec. fanno movere il positivo. Le stoffe delle medesime
la-
(i) V. Lftt. VI Bovraccitata pag. 284 •
Di Fortis e d' AsioiiETTr . a43
lane e peli agiscono come le rispettive pellicce . Ciò rìsultommi
da varj esperimenti. Tuttavia deggio pur dire che in generale,
come le varie parti del corpo animale vivente hanno diversa
azione , cosi succede de' peli anche recisi ad esse proprj . Il pelo
reciso dalle orecchie d' un can barbino agi su un pendolo negati-
vo , e quella del suo ciuffetto in mezzo al capo, sul positivo.
Quindi nascono le anomalie sui peli dello stesso animale .
XXV. Alle sostanze animali appartiene la seta . I risultati
degli speinmenti di Fortis su questa sembrano talora in contrad-
dizione ; il che nasce dal non avere indicate le qualità de' pen-
doli adoperati, ne accennate le altre circostanze, che sovente ap-
portano alterazioni e rovesci di movimento . In generale però
vedo dagli sperimenti suoi che la seta agiva come sostanza posi-
tiva , o l'adoprasse come pendolo , o come sottoposta sostanza ,
o come intermedio. Cosi deducesi dagli sperimenti miei , che il
filo di seta sostituito a quello di lino o di canapa toglie l'azione
delle sostanze sul pendolo omogeneo si positivo che negativo ;
che la stessa azione è tolta coprendo le dita di seta ; che si resti-
tuisce Fazione (perla fatta comunicazione) toccando il tavoli-
no , come s' è detto al num. XVIII ; e che la stoffa di seta agisce
sul pendolo positivo .
XXVI. Disputano i Naturalisti se sostanza animale sia la
cera. Ma, o sia essa un prodotta dell' ape , o quest' insetto la ce-
ra già formata sulle piante raccolga , è certo per gli sperimenti
mieij giacché Fortis sulla cera non ne fece, che questa è una
sostanza positiva . Io la ho trovata tale adoperandola non solo
come pendolo , e come sottoposta sostanza , ma eziandio come
asta ; poiché tenendo fra V indice e 'J pollice una candela di ce-
ra anche sul candeliere gira in fuori , come gira una palla della
sostanza medesima . Un filo di lino coperto di cera , o come di-
cesi incerato , divien coibente, e impedisce ogni azione come il
ilio di seta . Se V inceramento non giunge alle due estremità del
filo, non toglie punto 1' azione , ossia il passaggio del fluido . La
cera-lacca , eh' è di tutt' altra origine e natura , agisce in senso
opposto , cioè come sostanza negativa ad ogni riguardo .
Co-
:i44 Spekienze
Come la cera agiscono i Funghi (sulla natura de' i[!nli si
disputa ugualmente ) , almeno quo' tutti clie ho potuto provaie.
.0- Sperimenti sui Vegetali .
XXVI. Esaminai allo stesso modo i Vegetali . Questi non di-
menticò Fortis , ma piìi per giuoco provoUi , che pei- fare una
serie d' esperimenti . ,, Tenni sospesi i pendoli, wi scriveva Egli,
„ di pietruzze, di monete , di raggia ec sui pomidoro {solanuin
„ Lycopprsicum ) , e si diedero successivamente i ti'e movimen-
j, ti, circolare, longitudinale , e trasversale .,. . Su un limo-
j, ne girò un pendolo di smalto di monte Pendi-e . " E eviden-
te che i primi pendoli , de' quali già molto s' è parlato , ciano-
negativi ; quindi su di essi doveano agire i pomidoro , eh' io ne-
gativi ho sempre trovati , anche coli' asta, e colla bacchetta, co-
me tutti i solani, sì ne' frutti che nelle foglie, e rie' tuhei'i , o
bulbi. Positivo è il vet)o volcanico o smalto j e girar dovea sulj
limone» che positivo sempre mostrossi ne' miei sperimenti . Ri-
guardo ad altri frutti soggiugiierò, che nel provarli colla bacchet-
ta , e coli' asta metallica , cofue ho narrato nella citata inia Let-
tera VI , io gli sperimentava contemporaneamente co' pendoli ,
e trovai sempre analoga l' azione : cioè il pendolo positivo gira-
va, sui divergenti, e "1 negativo sui convergenti. Così il primo'
girava ed avea q-uindi gli altri movimenti sugli aranci , sulle me-
le , sui fichi, sulle cipolle, sugli agli, ed altri simili bulbi o
fi'utli ; e l negativo sulla pera , sul!' ananasso , sul mellone, sul-
la'prugna ec. E noto eh* il eh. Sig. Dott. Baronio, unitamente al
Sig. 31aun , formarono una pila voltiana con fette di rafano , e
di bieta-rapa frammezzate da dischi di legno , facendo quello le
veci dello zinco , e questa del rame j e u' ebl^f-ro 1' azione galva-
nica su una rana j e osservò quindi il eh. lÌTugnateUi che sulla
rana agisce anche un-a sola coppia di fette presf da due niewto-
vati bulbi ; onde non dee far maraviglia 1' azione diversa de' ve-
getali differenti sui pendoli . Io più di cento piante nelle varie
loro patti ho sperimentate, e u' ho ilconosciuta i' indole pos^ti-
" , va
Di Foutis e d' AiMouetti . 24'^
va o negativa, e se credessi utile a qualche cosa il ciò rìsapere,ne
pubblicherei la nota che n'ho nel mio giornale . Noterò qui so-
lo che ho trovato negativo lo zucchero, anche col solo asperger-
ne le dita con cui teneva il filo del pendolo negativo, il quale
prese moto circolare ancora che non fosse su nessuna sostanza .
Il pendolo positivo non si mosse •
XXVIll. Nel fare i riferiti sperimenti sui frutti^ vennenii ifi
pensiero d'adoperarli come pendoli, agevolmente ciò facendo
con quelli che aveano picciuolo e trovai sempre che i frutti pen-
doli corrispondeano ai frutti considerati come sottoposta sostan-
za.Il caso, e quindi fanalogia feronmi andare più oltre. Non
contento d'appendere i frutti a un filo, presi pel picciuolo quelli
che l'aveano; e li v^di e li sentii convergere e divergere fra le mie
dita a norma dell' indole loro. Mi venne pensiere di prendere
fra le dita i frutti stessi, e specialmente quelli ch'erano alquanto
oblonghi; e sentiva che tendeano a girare e giiar li vedeva, ora
convergendo e ora divergendo: nel che, a forza di pazienza e d'e-
same, trovai se non una cagione, almeno una regolarità. Alcu-
ni frutti , come la bacca del tiglio , tenuti fra 1' indice e 1 polli-
ce , in modo che interna sia P estremità staccata dal picciuolo ,
ed esteina la punta, divergono; se la punta è interna, convergo-
no; ma deve tenersi fra le dita solo la metà delia bacca o del fiut-
ato, poiché se tengasi , dirò così, per 1' equatore e intera fra le
dita, non movesi o ha moto opposto. Con molte persone, e con
molti frutti ho ciò verificato ; e '1 curioso risultato che ne ho si-
nora, si è che i frutti tenuti dalla parte del picciuolo, nm sotto
di es<o, hanno moto contrario a quello che hanno, tenuti pel pic-
ciuolo medesimo : quindi i positivi , p. e. il limone, e la mela
convergono se voltata verso il braccio è l' estremità del picciuo-
lo ; e divergono se interna è l'estremità opposta . Il contrario av-
viene co' frutti negativi qual' è p. e. la pela . Col pendolo , e col-
la bacchetta f[nindi trovai che i mentovati frutti avevano i due
poli . Sulla mela , quando superiore è la parte del picciuolo, gira
il pendolo negativo; e '1 positivo gira sull'opposta parte : il con-
tfiiiio avviene sulla pera . Ma ncìsun pendolo gira sul mezzo ; co-
me
246 Sperienze
me la bacchetta non movesi se sul mezzo tengo la mano, o il pie-
de . Ciò avrcLb' egli rapporto alla posizione della plumula e dei
coricino ne' semi? Checché ne sia della cagione, io trovo che con
questo metodo ogni frutto può servirmi d' asta calamitata .
XXIX. Sulle piante due altre osservazioni ho fatteugualmen-
te importanti per la Fisiologia vegetale, e per la Fisica. La prima
è la difFerenza trovata in loro, anche col pendolo, fra le parti es-
poste all' azione dell' aria , delia luce, e del sole, e le parti sotter-
rate, al momento che queste all' aria si espongono . Quando la
pianta sia d' indole negativa o almeno indifferente e neutra,
siccome molte lo sono, il pendolo positivo non movesi sulle pri-
me, ma ben vi gira il negativo , e viceversa , il positivo gira sul-
le seconde sulle quali il negativo è stazionario. Tale è l' indole di
molti alberi, ed a ciò devesi , siccome altrove osservai ^ lo speri-
mento de' Sigg. Vassalli i eBalbis, che videro prodursi da un
albero a cui due fili metallici aveano attaccati ^ ai rami l' uno e
l'altro alle radici, alcuni effetti della pila voltiana , ma ciò noa
in tutte le piante succede, come già dissi, e vedrassi anche da
ciò che sono per dire .
XXX. La seconda osservazione risguardala differenza de' ses-
si nelle piante sentita anche dal pendolo . Quando la verga divi-
natoria e r asta metallica indicaronmi colla divergenza gli albe-
ri maschi del palmiere, del nasso, del mora papirifero &c. , me
gli indicò pure il pendolo positivo col muoversi su di essi , men-
tre il negativo eza immobile, e girava sulle femmine de' primi
due alberi ( non essendo fra noi eh' io sappia la femmina del ter-
zo ), sulle quali immobile stava il positivo. Questa differenza
de' sessi meglio ancora sentilla il pendolo nelle piante dìoecie
( cioè che hanno in separato fiore il diverso sesso) , come sono il
ricino , il mais, la zucca &c. Su queste il pendolo positivo col suo
moto circolare indica il fior maschio , e '1 negativo la femmi-
na: e sulla zucca ciò avviene non solo a fiore aperto, ma anche a
corolla chiusa . Il rudimento del frutto, ossia la piccola zucca che
vedesi sotto il fiore piramidale, indica la femmina ; e aprendo I»
corolla ben distinguesi questa col moltiplice pistillo dal maschio,
che
Di Fortis e d'Amoretti . a47
che su piccola e solitaria piramide ha impiantati gli stami. Chi
sa come nella fecondazione delle piante facciasi un quasi vo-
lontario diffondimento di polline ; come veggasi nelle parti ses-
suali un moto che direhbesi spontaneo; come producano queste
un calore quasi di 20 gradi reaum. , e ben anche delle scintilluz-
ze elettriche, non si farà maraviglia che anche il sesso delle pian-
te agir possa sul pendolo .
XXXI. Ma se a ciò Fortis non rivolse le sue ricerche , ben
importante fu l'osservazione ch'Ei fece sulle tele, prodotto vege-
tale pur esse „ Portai, mi scriv" Egli, il pendolo su d' una ca-
„ miàcia di lino, e fu stazionario : su d'una camiscia di bambagi-
„ na delle indie, e si mosse con bastevole energia ,,. Riflettendo
al fenomeno, non mi parve strano, perchè sapea che il cotone è
un pappo, ed osservato già aveva in molti pappi ch^ essi sono posi-
tivi (a) , onde ri' argomentai che con un pendolo positivo Fortis
avesse fatto lo sperimento. Lo ripetei e'I feci ripetere, e lo trovai
sempre vero . Questo fenomeno può forse servire a rendere qual-
che ragione perchè la tela di bambagia, detta ora jjercal, ritenga
il sudore , mentre quella di lino o di canapa lo rende alla cute ,
siccome osservò Senebier {h) ; perchè a filacce per le piaghe da
Chirurghi si ricusi la bambagia , a meno che adoperar non
si voglia come un leggiero caustico; e perchè fazzoletto di bam-
bagia adoperare generalmente non vogliasi pel naso. Può questa
osservazione aver anche un vantaggio per evitare gli errori o gì'
inganni, o non comperare ad alto prezzo una mussolina come
scorza d' albero .
XXXII. Ma per chi va frugando negli antichi codici, sicco-
me voi ed io facciamo per dovere del nostro impiego , questa sco-
perta dà il solo mezzo a me noto di distinguere i codici di carta
bambiigina da quei di carta fatta con cenci di lino o di canapa .
Voi
(a) fiifatti agiscono come un acido ,
adoperanàosi specialmenfe quei djl car-
ciolFo per ciuagliare ì\ latte .
(l) Acad. Irap. de Tuiln pour les ann.
XII&.\IH. Tom. a,pa-. 5i .
a48 SrERIENZE
Voi sapete, mio colto Collega, quanto i pruni siano pìia prpr!,"evo-
li de' secondi , poiché la carta è argomento della vetustà loro ^ e
non ignorate che gli Scrittori di Diplomatica non hanno ancora
saputo indicare come i cartacei dai bambagini distinguansi, giac-
ché s' è veduto che né la grossezza della carta , né la cortezza de'
filamenti, né l'esser questi appuntati e lesini-f'ormi , non erano
])rove né facili , né sicure abbastanza. Io con un pezzolino di
zinco appeso ad un filo distinguo la carta bambagina dalla comu-
Jic. JMalgrado alcune importanti perdite fatte nel 1796 dalla no-
stra Biblioteca Ambrosiana , è noto che ricclii siamo ancora di
vetusti codici dall' immortale Federico Borromeo fatti a proprie
spese comperare specialmente nella Grecia. Su questi io feci i
miei cimenti. Presi senza scelta un dopo l'altro tutti i volumi d'u-
na scanzia^e trovai che lo zinco girò su tutti quelli che per l'età,
per la forma dc'caratteri , e per tutta l'esterna apparenza som da
roi riputati bambagini; e non si mosse né sulla carta comune,
nò sulla pergamena . Non contento di questo sperimento, presi
r opera di Schaejfer [a) , il quale fonnù carta con quante sostan-
ze gli vennero alle mani , e di tutte le carte da lui fatte diede nel
suo libro le mostre , che sono ottantuna , sulle quali io mi speri-
mentai, ed altre feci sperimentare e con pendoli or positivo or
negativo. Questo non si mosse in giro se non sulla carta fatta con
nido di vespe . Il positivo girò sulle carte formate co' pappi del
cardo salvatico, del linagrosti, del viburno, del salcio, della maz-
za-sorda [t'ipha aquatica ), dell' albero da seta , [asclepias Syria-
ca) , del pioppo, del qual ultimo pappo, detto volgarmente co-
tone di pioppo, ha pur fatte tessere e lavorare a maglia delle
stoffe , sulle quali girò ugualmente il pendolo positivo; se non
che arrestavasi quando tiovavasi sopra alcune linee colorate di
rosso .
Spe-
(a) Jacob Christian Schaffers. Versu- j papier machm . Regensburg 1765, Tol.
che und Master das P/lansenreich zum
Di Fortis e d' Amoretti. a49
Sperimenti sulle sostanze fossili ,
XXXIII. È tempo ornai che parliamo de' Fossili; e sarò
breve giacché molto sen parlò dapprincipio . Io fui sorpreso la
prima volta che trovai 1' acciajo divergente alla bacchetta e all'
asta, mentre convergente era il ferro. Fortis molto prima di me
s' era accorto che „ un pendolo di nitro nativo di Molfetta, di la-
5, va , di gomma, d'oro ec. girava sull'argento e sul ferraccio d'un.
„ martello , e non moveasi sull' acciajo della catenella da orolo-
,5 gio ., ..Sull' acciajo egli ripetè lo sperimento più volte sempre
col medesimo successo. Io vidi, come già ho detto, lo stesso fe-
nomeno; e quasi tutte quindi esaminai col pendolo le sostanze
fossili , che ho nella mia piccola collezione, trovando corrispon-
denti al negativo quelle che fanno convergere la bacchetta, e al
positivo quelle che la fanno divergere ; quali sono fra le prime ,
oltre le mentovate al num. vii, il litantrace, il succino, e all'om-
bra, gli ossidi di ferro, di rame, ed altri; e fra le seconde il piom-
bo, e lo zinco, e quasi tutti gli ossidi metallici al sole . Vero è che
alcune sostanze, le (piali meco essendo in contatto, avean agito
sulla bacchetta e sull'asta, non fecero movere gli omogenei pen-
doli ; ma ciò attribuii alla piccolezza delle sostanze medesime ,
che agiscono bensì in contatto immediato della mano o del pie-
de, ma non col frammezzo dell' aria .
XXX IV. Il pendolo negativo provai sulle acque sottocorrenti,
e me le indicò; ma non ho ancor veduto come dinotar ne possa la
profondità. So che alcuni indagatori di sorgenti colla bacchetta e
col pendolo pretendono d' argomentarne la profondità dall'altez-
za a cui devono sollevarsi or colle scale , ora salendo sugli alberi ;
ina ignoro con qual principio, e con qual successo ciò facciano .
Veggo però il rapporto che ciò ha con quanto scrissi al num. xii .
Pochi sperimenti feci sinora sulle miniere, ma propongomi di
farne alla buona stagione .
Tomo XIII. 3a JIcu
a-5o S PEUIENZE
Alcune cagioni cf anomalie .
XXXV. Riguardo agli sperimenti sui metalli , narra Por/Ì5
che „ il pendolo non si mosse sali' oro di forma troppo piatta jj
„ qual era una doppia da otto; ma mettendovi sopra alcuni zec-
,, chini , e alzando così la massa - girò . ,, Egli non dice di qual
indole fosse il pendolo, e l'oro della doppia ; ed io so a cento pro-
ve, come già dissi, esservi dell'oro anche monetato che à l'azione
dello zinco. L'oro degli zecchini e de' luigi V ho sempre trova-
to negativo qual' è foro puro; ma non sempre cosi qn'ello delle
sovrane , e delle doppie di Roma . Altronde più volte ho fatto
sperimento su monete più sottili ancora della doppia; e non ho
mai veduto che la forma piatta ne togliesse 1' azione. Ho bensì
trovato che altre cagioni parecchie, alle quali non si fa sovente
attenzione , cangiano il polo galvanico delle sostjnze . E noto lo
sperimento di Ritter che galvanizzò un luigi tenendolo in mezzo
ad una pila voltiana; ma io trovo che basta molto meno . Prendo
due luigi fra i pollici e gì' indici delle due mani : gii strofino per 1
pochi secondi T uno contro l'altro; e laddove dianzi erano amen-
due negativi , quello ch'era in contatto de' pollici riitian negati- !
vo ; e quello che toccava gì' indici divien positivo; e notisi che
il pi imo è negativo, eM secondo è positivo in amendue le faccio.
La bacchetta, 1' asta , il pendolo cento volte di questo fenomeno
mi hìnno assicurato . Quello che ho detto de' luigi succede con
ogni altra moneta, e con molte altre sostanze metalliche . Così
avviene d' un grosso pezzo di zinco strofinato sul pavimento: il
metallo divien negativo da ambe le parti ; e '1 mattone su cui fu
strofinato, che dianzi non aveva azione su nessun pendolo, divien
positivo . Ciò però dura pochi minuti, dopo i quali lo zinco ridi-
vien positivo, e inattivo il mattone. Come la verga divinatoria
e r asta movonsi diversamente sulla cera- lacca e su! vetro, prima
e dopo lo strofinamento, così agiscon sul pendolo negativo il vetro
sMofinato e la cera-lacca non isf legata ; e viceversa agiscono sul
positivo .
Al-
Dt FoRTis E d'Amoretti. aSi
Allo strofinio equivalgono le percosse, che sembrano pro-
durre io stesso interno rovesciamento del fluido, giacché del pa-
ri cangiano il positivo in negativo e viceversa;ed è rimarchevole
che succede nelle percosse un fenomeno analogo a quello che al
num. XV osservammo relativamente alle carte . Una percossa , o
diasi al pendolo, o alla sottoposta sostanza, cangia il polo; due lo
restituiscono : tre fanno reifetto di una, quattro di due ; e così
andando innanzi: nel qual fenomeno però vedesi che, dove nelle
carte l' azione della sottoposta sostanza è alterata dalle carte pa-
ri, qui il cangiamento nasce dal numero dispari •
XXXVI. Oltre i mentovati, un altro mezzo v' è per cangia-
re il polo galvanico ,dirò cosi , d'un metallo , e d'altre sostanze .
Fate scaldare le positive, divengono negative , e viceversa . Non
so'o ho ciò provato co' metalli, ma 1" ho sperimentato colla tor-
malina, cogli scerli,e con molti ossidi . Narrommi, non ha guari,
il eh. Prof. Bnignatelli d' aver osservato che un carbone tenuto
nel gas flogogeno (idrogeno) , oppure rovente tuffato nell'acqua,
cambia polo galvanico. Jo non tardai a ripetere lo sperimento co-
gli stromenti miei: presi un carbone ardente, lo spezzai in due ,
metà ne misi nell'acqua , e lasciai che l'altra metà si spegnesse,
e si raffreddasse ali* aria . Allora trovai che il pendolo negativo gi-
rava sul secondo , e '1 positivo sul primo, e stazionar] erano reci-
procamente sul secondo il positivo , e sul primo il negativo, fin-
ché non alzavansi ali' altezza di circa 5 pollici . M'assicurai poi
del diverso polo de' due carboni colf asta e colla bacchetta.
XXXVII. Le altre cagioni di cangiamento nella convergen-
za e divergenza de' due mentovati miei stromenti, che nelle mie
LettereRuddomantiche ho indicate,agtscono ugualmente sul pen-
dolo . Le principali sono l'esser io isolato co' piedi , o tener que-
sti sollevati da terra, mentre seggo sopra una seggiola non isolata:
1' avere il vestito si lungo che su vi stia co' piedi , e tocchi esso
terra ; o inginocchiandomi l'abbia sotto le ginocchia ; o sì lunghe
n' abbia le maniche da coprirmi la mano , siccome ora vuol la
moda : l' avere le scarpe foderate , o le calze di sostanze eteroge-
nee a quelle che intendo di sperimentare &c. — Vedemmo che
1' ìi\-
aoa S P E R 1 E N Z E
l' indice messo all' asta :oetalIica come ai raanlclii della bacchet-
ta, se è luio solo, sospende ogni moto; se è doppio, lo rovescia .
Sperimentai così i pendoli: attaccai al positivo un' indice da un
lato , e non si mosse uè sullo zinco, né sul ferro; lo stesso avven-
ne al pendolo negativo. Raddoppiai V indice cosiccliè si stendes-
se fuori dei due opposti lati : il pendolo negativo girò sullo zinco,
il positivo fui ferro . Di molte altre cagioni d' alterazioni ho in
questa Lettera bastantemente parlato; e forse altre più ve n' ha
slnora ignote a me che debbo al caso piucchè ad altro la notizia
di si strani fenomeni ..
Osservazioni fatte già dal Sig. Doti. Thouvenel
siili' uso de pendoli .
XXXVIÌI. Quando nel riandare le lettere di iv)r^/Vj lessi in
una degli 8 d'Ottobre 1791 •,•, Il nostro amico Tliouvenel mi dice
,, d' aver già pubblicato cinque o sei anni fa un primo risultato
j,, sopra le sperienze de' pendoli ,, pensai tosto a chiedere a
j, questo illustre Fisico e Medico ( che a Vicenza da molti an-
,, ni vive utile e caro a quegli Abitanti ) le notizie , che su cjue-
sto argomento darmi Ei potea; nrala guerra alior minacciata e poi
insorta, fé si che non u' ebbi il riscontro se non negli ultimi tem-
pi; ed ecco ciò eh' egli mi scrive. „ E* fu nel l'jiyi^ ovvero 87,
„ per quanto j-isovvienmi ,. che annunziai in uno de' Giornali di
„ Parigi una serie d' esperimenti da me fatti j^ni nìctalii e su al-
„ tri corpi elettro motori celle palle o pendoli elettromeirici .
5, Altr' oggetto allora io non avea che di mostrare l'apparente
,, conformità di queste sperienze o piuttosto de' loro risultati con
„ quelle dell' elettroaìetro-bacchetta; ina non volca pubblicar-
„ ne i dettagli se non era ben accertato di (juesti, come lo era di
„ quelle a d. spetto delle controversie di que'di; controversie
„ che mille fatti avverati in molte persone e in diversi luoghi e
„ tempi devono avere alfin sopite ma non lichiamiamo
,, gli scandali letterarj ai quali hanno data origine - Io ben vo-
„ lentieri or comunicherei a Voi, che siete sempre stato e siete
„ per-
51
55
Di Foutis e d' Amorétti. a53
„ perseverante in sostenere una verità che si volea proscritta ,
5, le notizie positive die ho raccoite sui pendoli elettrometrici ;
,, ma tutti i miei manoscritti su quest'argomento appena abboz-
„ zati sono r< stati in Francia ; e sol mi ricordo che quando il no-
5, stro amico Fortis nel 1791 , itjterrogommi ^ siccome voi ora fa-
„ te, su quest' oggetto , non potei altro fare che prevenirlo sul-
„ la necessità d' usare della massima cautela e diligenza nello
), sperimentare, attese le differenze moltiplici che io medesi-
55 mo avea sovente trovato ne' risultati . L' analogia de' fenome-
,, ni del pendolo con quella della elettrometria sotterranea, del
55 magnetismo , e del galvanismo posteriormente scopertosi , mo-
stra abbastanza a quante circostanze bisogni fare attenzione per
non errare nelle ricerche sui pendoli elettrometrici; sopra tutto
5, qualora taluno volesse di questi vabrsi pf-r l' investigazione di
5, minerali sotterranei . Ed invero , nelle sperienze fatte nel mio
,y gabinetto sulle sostanze minerali allo scoperto, trovai moltissi-
,, me anomalie provenienti dalla maniera di tenere i pendoli ,
„ dalle diverse loro sostanze, dai fili a cui stanno appesi, dall'
,, isolamento della persona , e delle sostanze medesime , dall' es-
j> sere queste sotterrate o scoperte, fredde o riscaldate, dallo
5, stato dell'atmosfera; e soprattutto dalla sensibilità elettrome-
„ trica di chi opera . Sono per ultimo da osservarsi i movimenti
,, stessi eie' pendoli , cioè, se semplicemente oscillano, ovvero
„ movonsi in giro; e se, girando , vanno da destra a sinistra, ov-
„ vero da sinistra a destra . La quantità poi del moto dipende
dalla forza elettrofurica delle sostanze minerali , e dalla capa-
cità elettrica del corpo organico sostenente il pendolo . Per
tutte queste ragioni io dissuasi un' onest'uomo, che de' pen-
„ doli volea valersi per fare un piano di topografia minerale ;
„ preferibili trovando le bacchette graduate in mano d' indivi-
,, dui ,clie le miniere sotterranee sentano, e pel lungo esercizio
„ le di'Stinguano . ,,
XXXIX. Non copierò qui il resto della lunga lettera, per-
• che versa sulle teorie colle quali si può tentar di spiegare i sin
qui riferiti fenomeni j tanto più che il Sig. Thouvend piuttosto i
suoi
55
71
a54 Esperienze
suoi sospetti su di ciò espone, che la sua accertata opinione. Dal-
la lettera sua però si vede che molte delle osservazioni mie da
questo valente Fisico erano state già da venti anni meditate, e
in parte anche eseguite; ma che Egli era stato trattenuto dal
proseguirle , perchè , non conoscendosi allora , come or si cono-
sce, 1' azione de' corpi elettromotori, e di tutto ciò che que-
sta azione accompagna , trovavansi assai più incerti i risultati
degli sperimenti fixtti colla palla geomantica^ che non erano
quelli che aveansi colle interne sensazioni di alcuni Indivi-
dui , e col mezzo della bacchetta divinatoria. Ora l' uso del-
la ujentovata palla, ossia de' pendoli ridotto in certa maniera a
principi riconosciuti da" Fisici , può servire di un nuovo criterio,
onde verificare gli altri, cioè quelli delle sensazioni diverse che
hanno alcuni Individui , de' movimenti convergenti e diver-
genti della verga divinatoria, e del girare in dentro o in fuori
delle aste o d'altre moltiformi sostanze. Quando tutti questi fe-
nomeni, o alcuni di questi si combinino come l'effetto analogo
d' una sostanza sull' altra coli' intermezzo del corpo organico, il
savio Fisico , e l' uomo sensato , comunque atto egli non sia a
sentire e vedere in se que' fenomeni, gli osserverà negli altri, e
rinirrazierà la Provvidenza che abbia conceduta ad alcuni de'
e
suoi simili questa facoltà, che può tornare in comodo di tutti .
XL. lo non farò qui 1' apologia dell'uso de' pendoli, poiché
quanto ho detto nelle Lettere V e VI della verga divinatoiia e
delie aste, basta a giustificare da ogni imputazione i pendoli stessi.
Perchè, mi dicono parecchi, la sottoposta sostanza non agisce sul
pendolo attaccato ad un legno, o ad un chiodo , senza che voi lo
tocchiate? Perchè, io rispondo, il fatto mi prova essere necessa-
rio che il fluido passi per un corpo animale vivente, d'una parti-
colare facoltà dotato, o v'entri, o n'esca. Perchè sì pochi,
altri ripiglia, hanno ad essere gli uomini nelle mani de' quali
hanno moto non meccanico i pendoli, mentre ^««^i tutti sento-
no r elettricità e 'l galvanismo ? E perchè , ripiglio io, son si po-
chi quelli che non sentono Fazione di questi due fluidi ? Son po-
chi, ma pur vi sono; e se loro si crede,quaado dicono k= la macchi-
na
Di Fortis e d' Amohetti . 2^6
na elettrica non mi dà scossa , il contatto della pilavoltiana non
mi si fa mai sentire oltre il primo nodo del dito, i due metalli ete-
rogenei non danno alla mia lingua sapore né vitriolico né alca-
lino, [erchè non bassi a credere a cento persone ( che tante per
Io meno io ne ho in nota ) e a me, che diciamo, essere involonta-
rio l'aggirarsi, il fermarsi, il volgersi in senso retrogrado de' pen-
doli? Sopra tutto non ne farò l'apologia con voi, mio dotto Colle-
ga ed Amico, che, come dissi a principio di questa Lettera,
potete agevolmente delle verità di mie osservazioni sopra voi
stesso, e su molti altri che troverete ai par di voi sensibili , eoa
mille cimenti assicurarvi . Sono ec.
SE
a56
SE LA GRAVITA' SPECIFICA DEGLI ORI E DEGLI
ARGENTI ALLEGATI SEMPIICEMENTE IN COM-
BINAZIONI BINARIE POSSA SERVIRE
A DETERMINARNE IL VALORE ?
MEMORIA
Del Sic. Giovanni Fabbroni .
Ricevuta il dì io Ajirile 1806.
AJ oro , e l'argento nel rispettivo grado di purità , e per conse-
guenza in quello del maggior prezzo , sono si pastosi e pieghe-
voli , che non può vantaggiosamente la mano dell' Orefice ed
Argentiere condurli a tutte quelle delicate modificazioni , che
la eleganza , e la moda in varia guisa richiedono . E quindi forza
unirli in diverse proporzioni tra loro , o con metalli meno pre-
ziosi \ dalle quali unioni risulta il colore che più piace , e la sal-
dezza , ed elasticità che si vuole .
L' oro purissimo , come ognun sa , è di un bel giallo di Sole,
o piuttosto di un giallo , che nel suo splendore metallico non si
descrive . Una soia parte d'argento introdottavi per la fusione ,
piacevolmente lo impallidisce; e senza diminnirne molto la dut-
tilità, lo fa più resistente , e più rigido : una quantità maggiore
lo rende anco fusibile a minor fuoco ; proprietà che lo costitui-
sce idoneo a saldare, o riunire insieme i distinti membri di uno
stesso lavoro. Varie dosi di argento ne scalano il tuono in diver-
so modo , sino a renderlo verdeggiante , e quindi atto a formar-
ne eleganti fogliami negli ornati in rilievo, e dorature in colori . *
11 rame fa gratamente volgere in color d' aurora il giallo
aperto dell' oro* gli comunica molta elasticità, sonore tà, resi-
stenza; e ne facilita esso pur la fusione . Simili proprietà , egual
men-
I
fi.z-S6
Tiu. /'
MKMOJIIC DI r\»\CA
w Txni^.i^
>i
k
d
i
^
/ \
<l*
s^
Del Sic. Giovanni F.^bbroni • aS^
mente conferisce il Rame all'argento, nel quale qnantopiù en-
tra copiosujtanto più offusca, e rosseggia il naturale amenissiino
candore .
Queste sono le Leghe, che si ricliieclono dall'uso, con le
quali si ibrmauo i lavori di prezioso ornamento , e la maggior
massa delle monete in Europa , sul pietesto che più resistano al
logoramento della contazione .
Se non avessero questi tre metalli una reciproca affinità ;
per cui può, e forse deve mutarsi la naturale disposizione sim-
metrica delie molecole; se non fossero essi compressibili, e piro-
luetrici , non vi sarebbe un più comodo espediente di quello ac-
cidetitalnìente pensato da Archimede (*) per verificare nell'atto,
come la frode possa aver mentita la qualità della lega: la sempli-
ce immersione entro l'acqua, ossia il peso specifico idrostatica-
mente desunto, fai ebbe conoscere in un subito la quantità effet-
tiva dei metalli nobili introdotti, unitamente al rame, nei diver-
si lavori, senza degradarli con la operazione del Saggio. Como-
dissimo riuscirebbe questo metodo anco alle Zecche, sia per aver
norma imuìediata al conveniente acquisto di algenti, e d"' ori bi-
nariamente allegati , o sia per la più pronta verificazione del ti-
tolo prescritto alle diverse monete. Avevasi ragione di desid< rar-
iie adottato 1' uso comunemente, e di accordargli fiducia, veden-
do che Ward , Cotes , Muschembroek , Ferguson concordemente
indicano con simili cinque cifre 18,888 { non è facile il rendersi
ragione di questo numero). La gravità specifica della moneta di oro
Inglt-se, come quella dell'argento ivi monetato si vede a io,535.
L'accuratissimo e celebre Fisico Francese Brisson spinge in que-
ste ricerche il suo calcolo per sino a sei figure, e stabilisce la ^ìsl-
vita, specifica pesando una Ghinea a ..... i^jGani
Una Moneta di Luigi decimoterzo . . , 17,5531
Un doppio Luigi del suo tempo . , . 17,6474
Un Quadruplo di Spagna I7,ò55i
Una Lisbonina 17.9664
Tomo XIÌI. 33 Un
(*) Vitruirio 1. IX, e. 3 . Plutajc
258 Se la gravita' specifica degli qui ec'
Un Durato di Olanda 19,3.119
Uno Scudo Francese da sei Franchi . . • io,_jri77 .
In seguito di tali dati, riposando sulla conosciuta esLittczza
di questi Fisici rinomatissimi, e ponendo mente alle lo.o singola-
ri indicazioni , era naturale immaginarsi che tutte le monete di
Francia, Inghilterra ec. essendo allo stesso costante titolo. Ao»
vesserò anco avere la loro densità rispettiva espressa culi le fra-
zioni medesime .
Niente di più occorrerebbe per determinare ogni comunque
cauta persona a ricorrere senza esitanza airesperimeuto idrosta-
tico, non ostanti le dubbiezze precedentemente promosse, aspet-
tandone rigorose induzioni .
Leutman non vide, infatti , altra difficoltà per 1' esito desi-
derato^ che nella insufficienza delle Bilance, al pater suo , nota
al bastanza sensihili, come suol dirsi (*)i ed una ne fece e consi-
gliò a tale uopo , il cui braccio esplorato: e era otto volte maggio-
re di quello cui sospendevasi il contrappeso: per mezzo di tale
bilancia Egli promise quello che si voleva, cioè che senza il biso-
gno di far saggio a coppella , senza scemare la materia, o guastar
la forma delle Medaglie , e lavoii. si potesse precisamente deter-
minare la quantità della lega costituente i medesimi (*). Lunga
tavola fu da lui calcolata, incomiuciando dalla tenue proporzio-
ne di una Graena di Hame. sopra 287 simili di argento costituen-
ti insieme il peso della Marca di Pietroburgo, e terniiuaudo con j
quella di una sola parte di argento sopra afly di Rame, ossia , in
modo inverso , procedendo di unità in unità , sempre nei limiti
del nominato peso .
È
C) Expllcatio inventi Hydrostati-
cl , de pondere Argenti Cupro mìxti
investigando , hactenus theoretìce ex-
plicati , et in calcalo demonstrati , ad
proxin perducti et re ipsa ante ociilos
positi : per ]oh. Georg. Leutraann.
(*) Si vero talis Bilanx adhibetur ,
tunc Tct ex vvt» «edit, ^ «t argenti
quaìitìtas aeque ac Cupri determìnari
poi est , ita ut vasorimi argeiiteorunl
moìiet arum rariorum et antiijuitate aesti-
tnandurum i-c. Si ex Argento Capromix-
to piiratae iiint ^ quatiiUas et valor Ar-
genti absque Catino probatorio^ b- si-
ne deperdilione formae determinurt
egregie possit . . .
Del Sic. Giovanni Fadbroni. aSg
È rincrescevole molto che debba riescir lontana dalla ])io-
messa esauezza la molta Tatica di quel laborioso Calcolatore , per
non avere E^li avvertito che il volume della lega , troppo rara-
mente-ed in molte combinazioni ^ non mai è pari alla somma
esatta dei componenti volumi, conforme, per difetto di esperien-
za , erroneamente supponeva Archimede . Pure gli esperimenti
di Becker, e di Glauber avevano già manifestato l'abbaglio del
]Vlateinatico Siracusano : e si accertò in seguito con molti fatti ,
che, o la compenetrazione reciproca dei metalli diversi aumen-
tava la den^ilà del composto, o la nuova simmetrica disposizione
delie molecole forse per la mutata loro polarità , ne accresceva
variamente il volume .
Si ebbero ulteriori risultamenti sperimentali dì questa veri-
tà da Hahn da Geilert , da Kiaft, da Lehman , da Zeiher ec.
Hahn , per esempio, Z^z'ij. inaugur. de efficacia mixtìonìs
in nnitandis corporum volumìnìbus: Lug. Bat. 1751, unì 1 36 gra-
ni d' oro puro , la cui gravità specifica era 19, 5ììi i a grani i36
d" a?gento puro a 10,04^6 ; e mentre la densità Archimedea del
^Rlisto doveva essere j 3 , 69 i i , Ei la rinvenne col fatto i3,456o.
Questa combinazione è una di quelle il cui risultato meno diffe-
risce dal calcolo,eccetto quella di rame ed antimonio, onde ebbevi
manifesto aumento nella sonnna dei due volumi. Brisson, al con-
trario, combinando una dodicesima parte di Rame, la cui gravità
specifica era 7,7880 con undici dodicesime di oro puro i9,a58i,
riscontrò iu.l composto una gravità specifica di i 7, 48Ó3 , invt-ce
di 17, iiìi3, che ne dava la formola di Archimede ; e dovette
concludere, che ebbe luogo compenetrazione tra i componenti
della sua Lega .
Per quanto sia indubitabile, che alcune leghe si addensano,
altre accrescono di volume , Hatchet ebbe in questo caso un ri-
sultato intieramente opposto .
Si vide aucoia che le proporzioni diverse dei componea-
ti , secondo che al punto di saturila si approssimavano , o da que-
sto si dipartivano, producevano alterazione diversa nel risultan-
te volume ; ed era chiaro agli occhi della ragione , che saturata
/ pie-.;.
260 Se la gravita' specifica degli ori ec.
pienamente la chimica affinità, ogni dose ulteriore non \>\\ò unir-
si che per meccanica miscela, o ricusarsi all' unione. Ciò si vede
specialmente accadere tra diversi di quei che altre volte ehiama-
■yansi mezzi metalli.
Ma, oltre alle alterazioni che una forza chimica induce nel
volume delle diverse Leghe , era noto altresì da gran tempo che
i metalli, eccettuatone il piombo, e lo stagno fors'anco (*), erano
condensabili dalla pressione, e dal colpo. Quindi è. che tra gli
altri sporimcntatori il sempre diligente Brisson distingue con di-
verse cifre la gravità specifica dei metalli comprt'ssi, o non com-
pressi, e specialmente assegna all' oro puro dopo la fusione
19,7581
dopo la malleazione .... iq,<')(ii7
air oro allegato a aa Karati , dopo la fusione j 7,4003
dopo la malleazione .... 17,5894
air oro al titolo della Zecca di Parigi K. a i , e -^^ dopo la
fusione i 17,4^23
dopo la monetazione .... 17,11474
air oro dei Chincaglieri a Karati ac dopo la fusione . . 15,7090
dopo la malleazione .... 15,7746
all' argento puro , dopo la fusione io,474'^
dopo la malleazione .... 10,8517
all'argento al titolo degli Argentieri Parigini, ossia a den.
1 1 . aa dopo la fusione io,i75a
do-
(*) Se è contrassegno della purità
dello stagno la sua relativa leggerez-
za , puro era quello che Gmelin , e
Kirwan riscontrarono idrostaticamen-
te a 6,900 . Conteneva forge qualtho
Lega qviello esaminato da Brisson, che
dopo la fusione accennò per sua gra-
vità specifica 7,3oi3, e che dopo bat-
tuto non fu che 7,81 ;5. Io ne esplo-
jai fuso j e gettato in forma di f<;rro_,
alla gravità di 9,626 , che niente creb-
be di poi, comunque battuto col mar-
tello . Non pensai in allora di verifi-
care il siiu grado di purità : mi ram-
mento bensì che dal suo splendore ,
colore , e stridore lo presi per puro :
ma la sua gravità darebbe da sosjjet-
tare che contenesse del piombo, e che
a questo dovesse la sua comprestibili-
tà al martello ,
Del Sic Giovanni Faiìerohi . is6r
dopo la malleazione 10,3765
all'argento al titolo della Zecca di Parigi, den. io. 21
dopo la fusione 10,0476
dopo la monetazione .... 10,4077
al Piarne dopo la fusione 7,7*580
compresso dalla filiera .... 8.8780.
Hatcliel trovò 1' oro a a3 K. 3 gr. I- dopo rincotto . . . 19,173
dopo laminato , e coniato , 10,277
Io riscuiitnii un Fedone di iluspoiie a 24 ^^- rincotto 18 7083
io stesso dopo stampato 19,3979
Eia anco tiota, e tu opportunamente avvertita in ultimo
luogo da Kirwan , un'altra e rcostanza importantissima, per la
esattezza di questo genere di osservazione ^ ed è che V Acqua en-
tro cui si esplora la gravità specifica dei corpi, non si dilata in uu
modo proporzionato al calore cui viene esposta . Deluc discopri
il primo, che la sua espansione è ineguale sino al grado 43 di
Farhcidieit ; Blddh disse sino al 36,6 . La Commissione Parigina
sopra il nuovo sistema di Pesi , e Misure, specialmente per i sug-
gerimenti del dotto Maiematico Tralles, e la sagace diligenza
dell' abile Fisico le-Fevre Gineau , riconobbe la massima densi-
tà di questo fluido a — al disopra del punto cui si fonde il ghiac-
cio. E siccome ad egual calore, assai meno sono dilatabili le so-
stanze solide (*) , ne avviene che queste facciano minor perdita
del loro peso , ed appariscano perciò più gravi del vero nelle più
alte che nelle più basse temperature .
Tutte le già descritte avvertenze, che dovettero necessaria-
mente far contemplare come non pienamente fedele la Tavola di
Leutnian , sembravano offerite , non già tanti ostacoli insormon-
tabili, maaltretianti utili elementi, che, accuratamente contem-
plali ed aiirudotti nei calcolo, dovessero avvicinare al vero, e
pur-
{*) Risultò aurora alla Commissione
prenominata, die in modo irregolare,
o per salto procedono le sostanze Me-
talliche n'ile loro dilatazioni, e re-,
stringimenti .
a6a Se la gravita' specifica degli oiu ce.
purgare da ogni errore la invenzione Archimedea. Per mezzo To-
ro era da procedersi alla sperimentale costruzione di sicure Ta-
telle convenieiitemente modificate , e corrette per qualuru|ue
lega metallica semplice, simili a quelle , per eseiii])io, che si l'e-
cero da Ì3lagden, da Gi più ])er le misce'e di Alcooìe, ed Acqua
ad uso delle dogane, e da altri molti se ne fecero di quelle di sa-
le ed acqna per i so delle Saline .
Questo è ciò che una volta sembrommì si potesse , o dovesse
fare con buon esito per le leghe dei metalli in verga, che libera-
mente dilatati dair azione del fuoco restarono , o per le monete ,
almeno , che di determinata e sicura lega si fanno, e che soffri-
rono tutte la compressione del Laminatojo, e del Torchio .
Io stava costrtieiidomi , e non senza la indicata veduta , una
tavola di Gravità specitìclie , non già p^r le sostanze metalliche
soltanto , ma per tutte le altre molte del nostro Globo , riunendo
le mie osservazio i a le altrui, allori he comparve la estesa, e di-
ligente Opera =S ir la pesauteur specificfue des Corps=: pubbli-
cata dal lodato Brissou ("), dalla quale ho estratto i precedeiti
fatti sutto suo nome citati . Eoli con racione scrisse nel suo Di-
scorso preliminare = Le tems qu'exige un Ouviage de cette na-
5, ture, les soinsqu"il faut se donner pour se procurer toutes les
jy substances, et l'exactìtude que je me flatte d'avoir cbtenue ,
5, me font croire que cet ouviage ne sera janiais recommencc =
Io aveva non soltanto incominciate , ma sommamen'e inol-
trate le mie ricerche a quell' epoca in questo genere : le abban-
donai tosto, come superflue ; uè oserei riprodurle, e proseguirle,
in contemplazione della fiducia illimitata che devo, e del rispet-
to piofondo che professo a quel Fisico insigne , e giustamente ce-
lebrato dai Dotti. È mia gloria il rammenrarmi di issergli stato
prima Discepolo, e potermi chiamare adesso doppiamente suoos-
seipiioso Collega, e per 1' onore che ebbi di essere seco lui nella
grandiosa e memorabile operazione relativa al sistema dei Pesi ,
e JVIi-
(') Dalla JtamperJa Reale 1787 voi. I. in 4. p. 453.
DiiL Sic. Giovanni Faiìbroni." 263
e Misure , e per quello clie godo preziosissimo di appartenere ali*
Istituto NaziiMiale di Francia. Ma comparve in i.oiidia neirauuo
i8o3, elìi poi tradotto in Irancese nel consecutivo i8c4dal Cun-
tiollore della Zecca di Parigi Lerat (*) 1' interessante iavoro in-
titolato --- Expeiiences et observations sur les difleients ailiages
„ de l'or &c. = di Carlo Hatchet (degno Membro della Società
di Londra) nel quale della gravità specifica di alcune Leghe sem-
plici, e triplici, e di varie monete d'erosi parla. Allora fu elicmi
venne in pensiero di estrarre dalle mie note le analoghe osserva-
zioni , e compararne la risultanza, che parevami non dover esser
diversa : formano esse una copiosa serie , perchè io , occupando-
mi circa alle gravità specifiche in generale, aveva specialmente
rivolte da principio le mie ricerche, come già dissi, alla possibi-
lità di dedurre per loro mezzo l' intrinseco valore, se non dei
vasellami, e ornamenti , che composti sono di distinti membri
saldati , e di getto, e variamente battuti ; almeno delle Leghe ili
verga, e delle digerenti monete.
Io doveva tanto più lusingarmi di un esito favorevole in quel
tempo quanto che naina trascurai di quelle sostanziali avverten-
ze, che necessariesono a rettificare l'inesatto metodo di Archime-
de . lo riguardava come dotato di una costante tessitura (toltene
le accidentalità) il metallo che in dose e fuoco determinato usci-
va dall i fusione: lo considerai come giunto alla massima, e quin-
di ad una costante densità , dopo esser fatto moneta, per la com-
pressione ricevuta tra i cilindri laminatoi] , e pel colpo del
torchio. Avrebbe dovuto mutare la lusinga in sicurezza ciò che
nel citato Libro ci promette Brisson .= Lesmetaux, (Egli dice
„ p. a ) forment un ordre de substances dont il paroit qu'il est
,, plus important de connoitre les pcsanleurs specifiques . . . Ils
, sonr d'un si freqnent usage dans le commerce, et sont si em-
ployés dans les arts de tant de manières ditiéreutes qu'il fst
„ tris
(*) La traduzione fu fatta all' in- 1 Zecca , e fu stampata in quarto prel-
eitamento della Ammiuiitrazione Uella \ eo Bernard %
£04 Se la gravita' specifica decli oni ec.
,, très interessant [)Our iious de connoitre leur ètat , et Irur A'a-
„ lem* réelle: or cet ctat^ et cette v/deur peuvent se connoitre par
5, leur pesanteur specifique. L'or et V argeiit , par Rxein|)le , lors-
;,, «ju'ils sontalliés avec quelques autres nielaux d'une moiiidre
j, valeur , ii'oiit jamais une pesanteur s|iecifi([iie si grande que
,, lorsqu'ils sont pnr , 6Ì l'oii excepte le cns où l'argeut servit ;il-
„ lié avec le plomb, et le mercure .... J'ai dono eprouvé ces me-
55 taux dans leur état de pureté,et d'alliage permis daiis le Com-
„ rnerce;d"où je crois pouvoir conclnreqne tOLite antre pesanteur
5, specifique, sensiblement differente de celies que j'ai indi(.|uées
5, dans ces differens états, sera une marque certaine d'erreur,
,, ou d'une proportion difTeiente dans les substances aliiées . . .
Questo diligente Esperinientatore ha fatto anco di pili di
quello che qui ci dice; poiché ha esplorato i metalli, conforme
abbiamo veduto, giunti allo stato della maggior densità , che ac-
quistano dai colpi, quale è quello in cui si trovano, dopo mone-
tati . . . quindi è che (a p.8 ) aggiunge . . . = Le degré d'ecroui
„ qu'il est important d'eprouver pour savoir , en la pesant ,
,, hydrostritiquement, si une piece est de bon,oude mauvais
,, aloi, est celui que cette picce recoit sous le Lalancier ... Nien-
te adunque parrebbe che restasse da temere per la sicura deduzio-
ne del titolo della moneta d' appresso alla sua gravità specifica ;
ed a questo importante oggetto immaginai che dar potessero un
qualche utile schiarimento le mie antiche esperienze . Farò spe-
cialmente osservare che niuna moneta giammai ( nuova , o vec-
chia che fosse ) esposi alla prova idrostatica , se non dopo averla
accuratamente forbita con lessiva caustica in prima ,e lavata con
acqua pura di poi ; indi la sospendeva per mezzo di un laccio di
crino al dato braccio delia Bilancia, non senza porre un simil
crino dal braccio opposto; e dopo averne verificato il peso asso-
luto, la immergeva ad una costante profondità sotto la superficie
dell' acqua . Il vaso, che questa conteneva eia di figura quadrila-
tera , e di distailo tersissimo, affinchè, senza illusione si potesse
discernere qualunque più tenue Lolla di aria, cTie, restando ca-
sualmente adesa alle facce della Moneta , avesse potuto portare
Del Sio. Giovanni Fabbroni . a65
una alterazione qualunque alla sua naturale gravità. Un facile
meccanismo immaginai, che senza niuovci e la bilancia , egregia-
mente serviva per piontamente alzare, o abbassare il vaso, quan-
to chiedeva il bisogno, per la costante immersione .
Hatchet avverte di avere usato nelle sue prove una de-
licata Bilancia , la quale , caiicata di mille giani in peso
( e suppongo nel suo totale) rompeva l'equilibrio alla centesima
parte di un grano solo. La bilancia adoprata da Brisson era tale ,
che , caricata di una libbra per parte, si determinava all'eccesso
di una ottava parte di grano. Io ebbi sempre 1' avvertenza di
proporzionare la delicatezza , o la forza delle Bilancie alle masse
da esplorarsi; e credo che la sensibilità della Bilancia', che usai
generalmente perle monete, sia sufficiente all'oggetto; poiché
eccedeva i limiti delle frazioni, che a\ vertire si sogliono nella
stessa operazione del Saggio. Le sue braccia erano lunghe cento,
e dieci linee Francesi; salde nella loro lunghezza; non incurva-
bili ;e sotto un carico superiore a 600 grani per parte, propende-
va quella , ove aggiungevasi la trentaduesima parte della unità ,
ossia, meno che la quarantottomillesima del totale .
Sarà inutile dire che adoprai costantemente acqua stillata,
perchè deve supporsi; ma aggiungerò che 1' adoprai di tempera-
tura non mai diversa da quella deil'Ammosfera in cui erasi pesa-
to il corjto , che occorreva esplorare , per evitar così qualunque
errore imputabile alla nota dilatabilità diversa , poco avanti av-
vertita .
La variazione Barometrica tra noi a poco più di un pollice
limitata, non poteva ])ortare alterazione tale sul peso di un pic-
colo pezzo di metallo , da meritar la cura di contemplarne il pe-
so nel vuoto. Cosi egualmente , riflettendo che poclii momenti
bastano per verificare i due pesi di una stessa sostanza , non eb-
bi apprensione alcuna circa al possibile cambiamento della tem-
peratura ammosferica, che istantaneo non è, specialmente ope-
rando in stanze chiuse, e che un termometro, il cui bulbo non
eccedeva due linee in diametro , avrebbe prontamente annun-
ziato . Quindi non mi venne in pensiero la piecauzione usata
Torno XUL H daU'
a66 Se la. gravìta' specifica degli ori ec.
dall' esitti-simo e scrupoloso Hatchet , quelki cioè di cnoprir
con flanella il vaso contenente V acqua destinata a'ia immersio-
ne delle monete. Vidi con piacere che ([uesto Fisico non erasi li-
mitato , come i predecessori suoi , alT esame idrostatico di una
sola moneta nella respettiva specie ; e senza sorpresa osservai , a
norma delle mie stesse contemplazioni , che diverse cifre segna-
rono la gravità specifica di una medesima lega , quantunque ri-
conosc uta per tale ( previo 1' esperimento del S iggio ) dalla stes-
sa pubblica autorità. Egli esaminò primieraniente alcune mone-
te in diversi regni battute dalla medesima Zecca, le quali accen-
narono gravità diversa nelle seguenti ("razioni
Una quintupla Ghinea di Cartoli dell'anno 1681 17,825
Una doppia Ghinea di Giacomo II .... 1687 I7>^'34
Una quintupla Ghinea di Guglielmo III , . 1701 17,710
Un quarto di Ghinea di Giorgio I 1718 16,894
Una Ghinea di Giorgo II 17.35 17 687
Una doppia Ghinea del medesimo '74*^ '7'4'"4
Simili diflerenze riscontrate sotto diversi Sovrani e soprin-
tendenze diverse potrebbersi attribuire ad una qualche diveisità
di diligenza , o principj nella fabbricazione ^ ed in fatti , rileva
r Autore stesso, in sequela delle verificazioni fatte dai Saggiato-
ri della Zecca , sopra più di 170000 Ghinee richiamate a fusione
che si deviò dallo stabilito titolo di ventidue Karati, ed in ineno^
grani 26 per la libbra Troy (1) nel regno di Giacomo II
grani lò in qui-llo di Guglielmo terzo
giani 7 in quello della Regina Anna
grani 6 in quello di Giorgio primo
grani 3 in quello di Giorgio secondo (a).
Ma anco sotto il Regno di Giorgio III , nel quale il titolo della
Ghinea si dice rigoroso e costante , pure os-ervò questo medesi-
mo Autore, che variava anco nella prima cifra dt Ile sue frazioni,
la gravità specifica delle diverse Ghinee sottomesse alla prova .
Eccone le espressioni una
^ ' ■ —
„ (1) Che è grani Ingl. S760. 1 van d'accordo con quelle della gravi"
(2} Si noti che (queste diiferenze non J tà specifica ,
Del Sic. Giovanni Fabbroni • 267
una Ghinea del 1761 17, 787
una Ghinea del 176Ó 17, 055
una Ghinea del ^774 179726
una Gliinea del 177-5 . . » . . 17,698
una Ghinea del 1776 17,486
una Ghinea del 1777 1757^0
una Ghinea del 1782, 17,202
una Ghinea del 178Ó 17» 4^5
una Ghinea del 1788 17,418
cinque Ghin. del 179-3 17,712.
dieci mezz. Ghin. 1801 17,751
quindici da 7 Scelini 1802 17)79^
L'Autore d'appresso a tali dati conclude la gravità specifica me-
dia deli' oro Inglese circa a 17, 724 (i) .
Furono queste notabili ineguaglianze, eh' io già presume-
va , la cagione che mi indusse a calcolare i pesi da me fatti, ed
a farne ancora dei nuovi , provando altre monete, che mi tro-
vava tra mano , onde verificare se offrivano delie analoghe
differenze .
Hatchet fece , o calcolò le sue osservazioni al sessantesimo
grado di Farhenheit : Brisson le eseguì tutte scaldando l'acqua
al grado 1^.° di Reaumur (a) : a me parve assai più sicuro ado-
prare acqua alla stessa temperatura dell' aria ambiente ; ne mi
sono impegnato ai fastidio di ridurre tutte le mie osservazioni ad
un grado comune col calcolo, perchè bastantemente conferma-
no le ineguaglianze che il citato Autore Inglese aveva già riscon-
trato, e perchè non accennano quel resultato favorevole al com-
merciale vantaggio , eh' io aveva in mira allorquando mi deter-
mi-
(i) Morveau la &ssì f>our l'or mon-
noyé à 1764 •
(a) ,, EUes sont aussi ( dice delle
5, proprie osservazioni p. III. ) tou-
5, tes faites à la méme temperature ,
5, qui est marquée par 14 degrcs au
;; defius de la congelation du Iher-
,1 mometre de Reaumur : et jai fait
,, en sorte qiie la temperatile du lieti
„ où j'operois ne djfferat pas beaucoup
,, de celle-ci , afin quo celle dont j'a*
j, vois besoin , put deineurer pluslong-
,, tems la méme .
a68 Se la C latita' Sl'ECU'lCA DEGi.I OlU CC.
minai a riunirle . Furono esse fatte, come è da credere , in più
tempi , secondo l' opportunità e l' occasione : ma non avendo io
trascurato di notare ogni volta la temperatura del momento in
gradi del termometro centesimale, ossia Svede-;e , oggi di tutti i
Fisici, potrà ciascuno, cui piaccia, condurleaquel punto di com-
parazione che vuole , con la formola offertaci da Kirwan (i) .
Eccone il risultato , unitamente a quello di osservazioni , che
ho aggiunto in seguito alle altre che aveva fatte precedente-
mente.
Monete d" Oro . Toscana .
Termometro
'o Zecchino di Repubblica segnato con
ioo ramo di corallo
la altro segnato con sigla del 147S
altro segnato corna Cervine e G
altro segnato Pera e due punti
altro segnato Spina del 14^7
Zecchino del Principato segnato 1719
ao
12
IO
1 702
1787
1789
1789
1789
1789
8, 471 (a)
9,6^89
9,5466
9 7-585
8,1894
8, 647
8, 683
8,98^^3
8 9172
8,67^1
9,042,0
g, 02,7
9j38tj3
Ruspone della Tratta del 26 Marzo 1806
Monete cT Oro . Roma .
Zecchini a Kar. 2,3 i3 Arg. se-
gnato del 1758 189827
1769 18, o3
Ter-
(i) Remarks on specìfic Gravìties ta~
hen at different degree of heat , and
an easy method of reducing them to
a common Standard 1785.
(2) L' attrito della contazione per
lungo tempo sofferta da tali monete
può averne diminuita la specifica gra-
vità , conforme vedremo altrove pro-
vato i
Del Sic. Giovanmi Fausroni.
Teimom.
i6 1770
1775
1776
Doppia a Kar. ai i5 Arg. . . 1780
Mezza doppia 17^^
Mezza doppia 1784
Doppia 179^
Blonete d" Oro . Napoli .
i5 da Scudi sei segnato .... 1764
da Scudi quattro 177^
da Scudi tre ly^ó
da Scudi due 17^"^
o lo stesso da Scudi sei • . . 1754
3
9 : • • •
10
Monete d' Oro . Genova .
IO da Lire la segnata .... 1793
1794
Monete d' Oro . Venezia (1) .
la Zecchino di Mocenigo ....
di Mocenigo d' altro conio
di Lodovico Manin .
d'altro conio . . *
di Francesco Loredano
d' altro conio
Monete d' Oro . Bologna -
10 Mezza doppia segnata . . . 1788
Monete d' Oro. Francia . (2)
11 Luigi segnato del 1776 ....
aóg
i3, a65
18,5714
19, eoo
17,6320
18, 39
17' 77
17,6605
I7,i3fl6
i6,7338
17,1348
16,8747
1 7,36a4
i7,a575
17,0543
17,0543
17, 5io
17'
i33
i9,co3o
18,9066
18,9100
"18,873©
18,9410
i9,oa5o
16, 64a
365 900
Ter-
(i) È da osservare ohe 1' oro di
Venezia è rinato dopo la stampa .
(^] Cet or doit étre à aa Karatj de
fin 3 mais on pcrmet „— de K ara t de
470
Termorn.
Se la gravita' specifica degli ori ec.
del 1785
I
6, 47i
del 1786 1
7. 564
18
del 1787
i7> 5.4
altro ]
7, 38i
1788
16, 55
Doppio Luigi del l'jSg
17. 6.4
17
Luigi segnato del 1786
17. 504
12
segnato A del ]7o6
jb oag
altro (i) . . .
t4, 54a
altro ....
ib, a5o
. altro .... I
7, o38
12
Luigi del 1786 segnato BB
16, 48.3
segnato I ]
[8, Sii
altro
16, 529
J787 segnato W . . .
[7, 081
J78Ó segnato D . . ,
»7. 307
segnato B . . .
16, 714
altro
16, 289
segnato AA .
ib,4o84
segnato N . . .
]
6,3p94
10
segnato A . . .
16, Sca
altro . . .
ib, 4o5
altro . . .
ib,3586
altro ....
16,5775
altro . . .
17,3246
altro . . •
i6,8o36
Monete d' Oro . Inghilterra (a) .
A
Ghinea segnata .... 1794
17, 847
Ter-
reraede , que l'on ne manque jamais
d'y mettre . Brisson . Pesanteur tpe-
cif. des corps .
(r) Forse per 1' effetto dell'attrito,
some altrove sì avverte ^ non ne fu ve-
rificato il titolo col Saggio , perchè non
pensavasi a tal differenza .
(2) Ripeteremo a tal proposito , cii
che Hatchet dice a pag. 99. := C'est iti
le lieu d'observer (jue si une livre d'or
Teimom.
4
8
8
IO
II
Del Sic. Giovaìsni Faebuoni .
segnata . . • • 179"'
Monete d'Oro . Olanda
a Kar. 23. i5. Jrg-
segnata .... 1?^°
altra ....
1777
1770
Monete cF Oro . Spagna .
Quarto di Doppia ... del 1794
Monete d' Oro. Portogallo.
Lisbonina da paoli ^o
Monete d'Oro . Germania .
. . del 1757
1788
ayi
185O096
38, rro
IO
reo
1 1 Ungliero segnato
altro . • •
IO Uiigliero segnato . .
i51 Mezza Sovrana segnata
9^
i5
9 Salisburgo
. • *
1789
1715
1708
1777
1787
1796
17.57
1786
1787
1750
1702,
1751
1761
1793
19, DIO
19, 180
17 5435
18, 979
i9>
[5a
18,9086
19, 101
i8,85:>6
18, 783
i8,i8o3
19,1541
18, 710
18, 979
18, 622
18, 871
17. 4^5
17, 871
17, 93
17, 485
19, ou,5
jR US-
I ^ 5760 gr. ) raonnuyé ne varie pas
plus de 4" gr- soit pour le fin , soit
pour le poids , oh pour tous les deux
«nsemble , on delivre un acte qui au-
toriie à la lécéroir comme si elle é-
toit au tltre legai ^ Niuna
giunse a 18 di gravità specifica tra le
Gliinee pesate da Hatrhet ; e la più
leggiera fu i6,óij6. Stabilisce il laer
dio a 17,724.
i27a Se la gravita specifica degli oui ec.
Termo ni.
PiiLSsìa JyS? 17, i33
Oro antico
Aureo di Filippo, battuto a Troezene 19, oog
di Alessandro (i) (Caswell). 18, 806
Monete d' Argento . Toscana .
8 Del Duca Alessandro io,3o5o
Testone di Cosimo primo, segnato 1567 10,37^9
Testone di Francesco I.'' , segnato 1577 ic/jbG'j
i5 Ferdinando primo .... 1601 ic.4964
Cosimo seconde i6:io io,aig3
9 Piastra di Ferdinando secondo . . 1629 io,35o5
Testone i63i io, 375
di Cosimo terzo 1676 10, 307
i5 Piastra 10,0,469
II Pezza 1 701 IO, 356
i5 Da cinque Paoli, Francesco di Lor. 1708 io,3òia
la altro ^""^Q ^^A'4^
da dieci Paoli ^ 74*^ 10,2 3 14
9 da V Paoli falso 1 740 8,9393
10 da V Paoli ^74^ io,3c84
i5
tunque siano al medesimo titolo , e nel-
le coudizioni medesime , secondo la na-
landro , e di Filippo a Kar. a3 ^ . tura , e quantità dei metalli , che si
(i) Carlo Patin trovò 1' evo di Ales-
a
uniscono all' oro per condurlo al tito-
(a) Nelle monete d' oro, nelle quali ,^ determinato . Hatchet trovò le se-
si ammette una data quantità di lega , g^^^^j ^^^^jj^ specifiche nelle leghe so-
di-fferisce la gravità specifica loro, quan- jj^^ ^^^^^. ^ j^^^^^j ^^ ^ ^.^^
oro gr.
argento gr.
442 a 10,172 ) .~
la a 10,474 f S^-av- specif. 17,927
oro .... 44^ a 19,172 ,
argento. . 19 a 10 4"'4 > • • ■ • • • • '7^344
8,895 )
19 a
oro .... 44^ ^
Tuae ... 08 a 8,895 )
8.8q5 '7.15?
Del SiG. Giovanni FabbrOni . ayS
Termom.
j5^ ^74^ 10,25163
i6 J743 10,1470
IO • 1745 10,2731
1746 (-) 9,4528
9 ." . • '747 10,2678
a6 altio 10^3502
II. . 1748 10,3 182
9 1749 io,3o3a
IO. . 1750 10,3354
17,51 10,3896
16 ; 1755 10,2916
ai. 1757 10,3239
10 . 1758 IO, 635
la. Da dieci Paoli i75g io,3i8o
19 1760 io,3i8o
14. Da dieci Paoli segnato del . . 1761 io,332i
8 1762 10,2697
y 1763 10,3l53
i5 1764 10, 334
8 1765 IO, 3oa
9 1766 10,3132
. 1767 10,3072
1760 10,2559
1769 10,3799
10. '77*^ 10,3404
1771 10,3032
9. . 1772 io,3oo6
ai ; 1773 10,3070
17 ^774 io,3i56
II '775 10,2792
Tomo XIII. 35 Ter-
(*) Non sono in grado di verificare 1* intrinseca bontà di questa moneta .
2,74 Se la ckavita' srEciriCA degli ohi ec.
Teimom.
^° 1777 C)
ai altra 1777
II 1773
2i5 altra
ao 1779
1780
1781
16. 178^
1783
18 1784
ao 1785
10 1786
ao ^7'*^ 7
1789
1790
1791
ao. Da dieci segnata .... 1793
i5 1794
1795
19. .......... i79(>
i3 1797
a5. ......... . 1798
a3 i?99
aa. - 1800
altra 1800, fusa
9. . « . . 1801
altra
i8oa
a4. Denaj o Moneta da X lire del i8o5
1806 . .
9, 12,1 5
0,6543
o aSOi
o,a32,3
0,3 ia4
0,2909
o 3 194
0,3 ia4
0,3194
0,3733
o,3i35
0,1291
o,2a6r
e, 29.5
0.2825
0,3294
o,3oi6
o,.783
0,2764
0,3093
0,3225
0,3453
0,2962.
0,3333
0,2697
0,2933
0,1950
o,oa,34
0,3673
•
Ter-
(.*) I^o;a è più in mia man» l'identica moneta per verificame la bontà egl (aggio-
Del Sic. Giovanni Fabbroni . 276
Termom.
24. Doppia crazia aonce 3 den. i5. . . 9, aaS
Monete d' Argento. Stato Pontificio .
i5 Testone di Leone decimo ic,o63a
di Clemente settimo .... 10,7 184
altro 10,3398
di Paolo teizo 10.4006
di Giulio terzo 10,2408
14» di Clemente XI anno V . . . io,coc5
Testone del 1 735 10^3579
i5. del 1786 lo^i Ì07
8. del 1796 10,1075
17. di Bologna io, 245
16. Mezzo Scudo del 1778 10,8793
22. lo stesso 10^8798
12. altro IO, 819
16. ^^ del 1777 ...... 10,5844
i3. deli754 10,8001
li. altro 10,2881
34' del 169Ó . ; . . . 10,1862
IO. Scvido del 1780 , .. . 10,8841
altro IO, 297
g. Da cento Bajocchi Bolognese del 1789 10,8100
22. Da LX Bajocchi del 1798 94587
Da LX detto ^79^ ..... 9,5
'J.L.i.;S. . , . , altro . . . . 9,8798
ai» - . 1796 . . , . i 9 4887
altro , .. / j 9,5162
1798 . .. i . 9 8Ó69
da XXV Bajocchi 1798 ... . . 9,5817
altro ...... 9 9804
. • ■ 1795 9.6122
5' altro . . . . 95940
Momta.iV Argento . Najjolì -.
Term. 20. XX Grana antico 10,6575
Ter-
276 Se la cuavita' specifica degli ohi ec,
Termotn.
ao. del 1790 io,ai3a
XXIV Grana senza anno io,385a
del 1688 io,a636
XXX Grana del 1738 io,53a9
XL Grana del 173Ó 10^1841
L Grana del 1784 io,ao8a
del 1716 io,3i 17
LXVI Grana del 1 684 io, o3i
C Grana del 1693 ...... 10,1596
del 1753 io,3ac4
del 1753 io,i55a
del 1790 io,i55a
10. di Carlo VI io,o5o9
ao. CXXXII Grana del 1684 io, 3oo
Ducato del 1785 10,0007
26. XII Tari io,i855
3Ionete cV Argento . Spagna .
18. Colonnato del 1766 io,a870
la • . 1772 10,1901
II* ' . . i . 1774 IO5O696
i5 1775 io,a7ia
1776 . . - . . . io,3aia
11. Quarto di Colon. 1776 .... . , io,a3o7
19. Colonnato . 1778 io,a8ia
17 1779 i©,33i6
6 1781 io,37oa
19 1785 io,a7oa
i3 1787 • • 10,3770
i5. . .* altro .... 10,3453
i3. i . . . . 1788 10,3764
ao. Colonnato del 1 789 10,3463
8 1790 io,a6i4
i4' • ' • • • 1791 « io,383a
Ter-
Del Sic. Giovanni Fabbkoni. 377
Termom.
7 . 1794 .... IO, 279
14 altro ....... lOj aaS
12 179^ .... 10,2074
j3 ^799 .... io,2,ììfi6
Monete cT Argento. Francia,
i3. .Scudo da sei Fr. di Francesco 1° . . io,3o53
ir. del lóSa io,355o
8. Mezzo Scudo . 1720 10,6228
14 1726 10.4
Scudo .... 172.7 9,99.53
i3 ..... . . 1728 10,3711
Mezzo Scudo • . . . 10,408
8 T7S0 10,3878
7.Ì Scudo .... 1735 io,453a
8. Mezzo Scudo . . 1766 io,4aia
Scudo io,63ia
Mezzo Scudo . . 1765 10,3472,
i4' Scudo . . . .1771 . . , ,._ . 9,9826
177^ 9^9480
1776 9,9585
16. 1- 1780 io,4i3r
II- ^ 1784 10,2963
1785 10,4300
i3. i 1786 10,3174
8. Mezzo Scudo . . . 1790 10,3702,
17. Scudo . . . . 1791 . . ... io,3y43
i3. Scudo da sei franchi di Francesco r . io 3o53
del i65a . . ... . io,35oo
8. Mezzo Scudo 1720 10,6228
j4' 1726 > . 10.4
Scudo . . 1727 9,99-53
i3 1728 10,3711
Mezzo Scudo io, 408
8. f 1730 10,3878
Ter-
27^ Se la gravita' srECincA degli ori eo.
Termoni
7.Ì- Scudo . . . 1735 . . . . . io,453a,
8. Mezzo Scudo . 1766 10 421 a
Scudo - 10,6'. I a
Mezzo Scudo . 1765 ..... 10, -472'
i4' Scudo . . .1771 99826
177^ •• 9'94«^o
1776 9 9585
16. i 1780 ic,4i3r
II 1784 10,2<,Ò3
1785 10,4360
i3. i 1786 ...... 10,3174
8. Mezzo Scudo . 1790 10,8700,
17. Scudo . . . 1791 10,3943
- Moneta d' urgenzo . Piemonte .
17.^ Scudo . . . 1706 '9- 2^7
IO. Mezzo Scudo 17^9 io.5o43
17- Quarto di Scudo 17Ó9 ... . • • 10,2808
IO. Mezzo Scudo . 1789 io,3io5
1798 10,2604
Monete cV Argento . Milano
10. f Scudos guato del 1776 . .... 97820
da trenta soldi 1779 7^ 663
10. Mezzo Scudo ^779 10,27^9
1784 98144
1785 . . . . . 10,2197
10,2337
8. Scudo . . ■ 1791 IO, 2558
da Trenta soldi 1796 7,a5i5
Monete cV Argento . Venezia .
11. Ducato di Lodov. Manin 10,1467
di Doni. Contarla .... 10,142.3
di Alvise P.sani . . . < . 10,1274
di Paolo Rainer 10,147»
di Pietro Grimani . . . . • ia,i3o9
Ter-
Del Sic. Giovanni Fabbuoni .
Termora.
Da X lire, primo anno della Lilif^rtà 1797
Monete d' Argento . Baviera .
Tallero . . .
i7')5
177'
1770
177Ì
17:!!
1786
4-
ao.
7-
i5.
6
Monete cV Argento . Brunsvìch .
ao. XVI. Gute Grosch. . . i7!'.7 .
Monete d' Argento . Treveri .
18 1785 .
Monete d' Argento . Danimarca
7. J 1702 .
Monete d' Argento . Sassonia .
10. Ein Mark. XX, segnata J763
1767
i3. Ein Mark XX . . .
1 1. Ein Mark X . . .
12. XX • •
i3
la
Monete cV Argento
12. Mezzo Tallaro . . .
Tallaro .• . . ^
li. da soldi venti .
la • .
14. Tallaro i^ijó
•la. Quarto di Tal'aro . . 1797
II. Da dodici Kreutzer . 179.5 . ,
Monete (T Argento . Polonia .
li. XX ex marca pura . . 1777 .
1768 .
1768 .
1768 .
1770 .
1788 .
. Vìi nna .
1756 .
1780
1786 .
1795 .
379
7,1 3 3a
io,D,r99
io,i883
10^1879
10,2144
10,1680
IO, ior
10,1970
io,,o54o
10,2000
9,7307
io,aooo
10,24--:2
10,1575
10,1435
10, 208
j 0,1 585
10,1370
11, 208
10 3896
9,6786
9.23
987^4
10,2649
9,2 j4a
10 4:54
Ter-
aìio Se i.a gravita' specifica dfgli ohi ec.
Termo in.
Blonete d' Argento . Ungheria.
^i- Scudo 1779 . . . 10,1880
Monete cV argento . Svi'zla .
IO. Scudo 1779 ♦ • • 10,1611
Monete d' Argento . Fuis.^ia .
IO. Pietro primo .... 1728 . . . 10,0066
Pietro secondo . . . 17^') ■ • • 10,0387
Anna 1733 . . . iOjo633
Monete di rame puro , e mislo .
II. Lisimaco; metallo giallo quasi elione . . 8,4222
Antonino ; metallo duro giall rossastro . . 8,0444
Claudio Nerone; quasi color d'oio . . 8,8408
Trajano ; giallo pallido SjSg^JS
Tiberio; rame 8,8481
Rixdallero di Svezia 8,7788
Petiny di Giorgio Terzo d' Inghilterra . . 9,1170
i3. Bajocco del 1740 8,7889
di Pio sesto anno IX 8 8363
altro 8,8782
aa. Bajocchi due e mezzo di Perugia . 1796 . 8,8:i86
1795 . 8,8578
2. Pubblica di Napoli • 8,9890
Ancorché leggermente contemplisi questa serie di risulta-
ti, vi si scorgeranno differenze significanti, e non limitate alle
sole frazioni , quantunque trattisi di una- medesima categoria di
monete . 11 primo argomento, che perciò si risveglia nell' ani-
mo, è quello del difetto di precisione rispetto alla bontà stabili-
ta, ossia nella quantità effettiva del metallo nobile componente
la data Lega: può aver luogo simile circostanza o perii composto
ammesso in più zecche, o per la imperfezione del saggio ^ o per
la ineguale miscela dei metalli allegali Ottenni, di faito, riscon-
trando peso , e saggio di cinque monete di una stessa Zecca , e
dello stesso anno (i 799) i seguenti risultati della bilancia idrosta-
ti-
Del Sic. Giovanni Fabbroni. a8r
tlcn , e coppella , essendo al 0,4" grado il termometro centesima-
le
I Grav. specifica io,388o . Bontà once io ^
II ic,3io8 - - - - 10^
III. ... - - io,3a34
3a
10^
1,4
IV - - - - - 10,3887 - - - - ^St
Ma anco da questo esame resta confermato che non si accor-
da la gravità specifica con la intrinseca cornppsizione . Un altro
genere di curiosità mi aveva fatto didurre altre volte, median-
te il sagg'o , la quantità del fino di alarne specie in argento, già
idrostaticamente pesate , e f'iu-uiio lo seguenti • . .
I. Tetradram ma Ateniese con testa nongaleala, con la civetta
impressa da un conio quadro, e la sola iscrizione A0E .
II. Deiiario della famiglia Metia. L.MET.IR.S.F. iielrovescio
una vittoria C. . . MAL , e sotto ROM .
III. Denario della famiglia Siusia: Testa nella faccia: nel ro-
vescio quadriga, e sotto SIVS, E .
IV. Denario della Famiglia , forse Cornelia , simile ad altro
idrostaticamente esaminato da Leutman , avente sulla facciala
testa di Roma Galeata con attorno M CIPI.IMP : nel rovescio la
biga e ROMA : dietro la testa è la nota X .
V. Denario della Famiglia Irpia, con Lupa lattante i fanciulli
nel rovescio, e la iscrizione IRPI : di getto, e forse falsa , ma an-
ticamente falsificata, e trovata in alcuni campi presso il castello
di S.Casciano in vicinanza di Firenze: ne dà una figura simile
r Augustino a pag. 93 .
VI. Denario della famiglia Clodia .
VII. di Augusto, col rovescio un bue .
Vili, di Augusto, col rovescio due figure sedenti^ due scudi;
e gli strumenti de' sacrifici .
IX. di Faustina .
Tomo XIIL 36 X
•i8a Sic LA gravata"' specifica degli OKI ec.
X. di Tiberio con la vittoria, nel rovescio, sedente col pie-
de sinistro sovrapposto al destro .
Xf. di Tiberio con la vittoria, sedente che incrocia il pie
destro sul sinistro.
XII. Di Massiniino .
XIII Una Dena, o nuova moneta Toscana da lire dieci del
i8o5 .
XIV. Una medaglia da lir. 40 per r Accademia delle Belle
Arti di Firenze .
XV. Una medaglia dell' Accademia economica , detta dei
Georgofili . ' -
XVI. La già citata moneta da paoli cinque del 1740 falsa.
XVII. La lega delle doppie crazie Tose.
XVIII. La lega dei mezzi soldi Tose.
La lega dei doppj soldi Tose
La Bilancia, e la Coppella dettero per ciascuna di queste
monete alla medesima temperatura di presso gradi 10, i risul-
tati seguenti .
Peso specifico
Bontà
I
10,4078
once II den
. la
li
io,i6g6
II
18(1)
III
9,9915
IO
20
IV
lOÓÓilI
II
19
V
g,36g5
4
14 {^)
VI
9,9096
II
i3
VII
10,4490
II
i3 (3)
vili
10,0410
II
i3
IX
9,0700
9
2a
X
10,7142,
II
20
XI
(i) Anco Tillet, e Paveton assegnano
questo medesimo titolo al Tetradiam.
uno per altro ne ebbe Tillet a ii. 23,
altro a ii. 9 •
(3) Avrebbe meritato analisi questa
medaglia per la discordanza grande del
SUO titolo dalli sua gravità speciiica ,
che annunzia la miscela d' altro che
solo rame .
(3) Bouteroue trovò i denari di An-
gusto « Il 19 Carli a io •§•: forse av-
vi errore nei saggi , o nella stampa ,
poiché tali diverjità sotto uno steste
Sovrano non sembrano verisimili •
XI
IO 77c5
XII
7,854o
XIII
10,3673
XIV
io,o8rfo
XV
10,1 lao
XVI
8,9893
XVII
9,2a5o
Del Sic. Giovanni Fabbroni. a83
I £ 19
8
I I i ( Term. 2.4 )
1 1
IO
4 a
3 i5 (Term.a4)
XVIII 8,9287 0 9 (Terra. 11 )
9,co65 o 16
Bastano questi fatti ( in conferma dei precedenti ) ad accer-
tare che il peso specifico non va d' accordo con la bontà; e che
male userebbesi come indizio della medesima .
Debbo rilevare peraltro, che all'eccezione del Tetradramma,
il quale era terso nelle sue facce , non trovai miglior compenso
che uunrincottura efficace, per nettare le altre medaglie antiche
e specialmente quella di Faustina, che a luogo a luogo mostra vasi
macchiata, e coperta di malachite verde-cerulea splendente,
tanto pregiata dai Collettori: le feci infuocare perciò, e le estin-
si in poca acqua leggermente acuita con acido solforico . Tale
infuocamento, 0 come dicesi, rincottura , si reputa capace di ri-
condurre il metallo a quello stato, in cui era avanti la compres-
sione del martello: sarà aduncjue diminuita alquanto la gravità
specifica delle monete, che tale operazione subirono, alla ecce-
zione forse dei numeri IX. XII. Rileverò in ischiarimento di que-
sto dubbio, che avendo fatto subire la medesima operazione dì
infuocamento ed estinzione ad una grossa moneta effettivamen-
te alla bontà di 1 1 once, trovai che crebbe di volume alquanto :
ma avendo fatto lo stesso sopra un'altra moneta alla bontà di on-
ce IO, rimarcai un vero restringimento di volume in vece di una
permanente dilatazione: la moneta a 11 del 1773. Terra. 9 .
aveva di gravità specifica io,3ci6
dopo la rincottura, e immersione 10,1607
la moneta a dieci era avanti 10,1 ic8
dopo io,2,c20 (i) . Adun-
■
li) Scema in pes» assoluto ^r- di grano .
/ oa
aS4 Se la gravita' specifica d'^gli Oiir ec.
Adnii(|iie non sano che le due sole inferiori medaglie sopraindi-
cate quelle, che possono avere offerto qualche differenza da esclu-
dersi alla comparazione .
E noto che l'oro puro non incrudisce, estinguendolo canden-
te nell'acqua : altrettanto può diisi del rame puro. Osservai, per
altro, chela tenue aggiunta di nove dsuari d'argento per ogni
libbra di rame, rende capace questo metallo di ricever tempera
nella sua estinzione, acquistando una durezza e rigidità conside-
rabile. Le proporzioni della lega contribuiscono adunque , non
sodamente a variare il volume del composto nelT atto della com-
binazione , ma ancora nella circostanza di un rapido raffredda-
mento .
La perfeita miscela di una lega; la esatta omogeneità di una
mas»a considerabile di metallo composto , è più difficile ad otte-
nersi di quello possa credere chi non è al fatto di tali cose . Il
metallo più grave cala al fondo del vaso fusorio , se l'esta lunga-
mente esposto ad una tranquilla fusione. Homberg afferma con
la propria esperienza , che oro e argento in eguali dosi, in breve
spazio si separano, seguendo le leggi della gravità se si conserva-
no fusi per alquanto tempo a un discreto calure .
Era noto ai fonditori tutti, che le bocche delle forme, nel-
le quali gettansi i metalli allegati , contengono maggior dose di
metallo nobile , perchè è 1' ultimo che vi discende ,
Hatchet gettando in una forma verticale di ferro, lunga un
piede, grani ii5ao di oro condotto al titolo della Zecca Inglese,
per mezzo , o dell'argento, o del rame, o d'egual dose d' entram-
bi, trovò la estremità supcriore più densa e più ricca , la infe-
riore più povera, o al disotto del titulo della lega . Una di queste
verghe fu divisa in tre pezzi ; la punta superiore aveva di gravità
i8,''i4i , ed era superiore all'indicato titolo grani 3 x : la mezza-
na aveva di densità 17,043, e di bontà grani i f al disotto del
titolo . La inferiore era 16,689 e per la bontà scadeva gr. 3 f .
Presa ogni precauzione , ed ottenuta omogenea una lega d' oro a
Karatiaa,gettatain simile canale verticale, la cima superiore
fu trovata in un caso essere alla densità di 1 7,o35 , e mighore gra-
ni
Dei. SiG. Giovanni Faberoni . 285
ni otto del titolo contemplato: 1' estremità inferiore era 17,364
quantunque esattamente simile alla superiore , rispetto alla bon-
tà , si riscontrasse col saggio . Pvifusa, e gettata di nuovo que-
sta verga , si trovò affinata due grani dalla azione del fuoco , ma
perfettamente omogenea in tutta la sua lungliezza , quantunque
la gravità specifica a bocca fosse 17,2.03, ed al fondo i7,3o7, per
eifetto , senz' altro , di semplice compressione • (1)
A tale cagione attribuisco se , pesando quattro monete da
Paoli dieci , formata dalla stessa massa in questa Zecca di Firen-
ze nel dì So Novembre i8c5 , offrirono diversa gravità specifica
nei termini seguenti
10,2
69 )
I
II ,0,3096 ) Term.aio
IH 10,27:19 )
IV 10,3341 )
Hatchet osservò ancora, che non solamente la lunghezza, e la
direzione della forma in cui si getta il metallo fuso, ma la mate-
ria stessa di cui è formata , influiscono sulla gravità specifica del
metallo medesimo. Cosi l'oro fuso con due ventiquattresime di
rame ottimo di Svezia , e gettato in forma di ferro fu 1 7,072
ed in forma di terra 17,312
Altro con rame di Brettagna gettato in ferro fu 1 7.28 1
interra 16,994'
A slmili circostanze, alla rìncottura , alla compressione di-
versa, dovrannosi attribuire le differenze da me riscontrate sul
peso specifico di cinque Rusponi uscenti dalla stessa monetazio-
ne , del i3 Novembre i8o5, cioè
I Fedone rincotto , non ancora stampato 18,7083)
II Ruspone stampato ------ 19,3979)
III altro .-..--- -.-- 19,12,82 ) Term. a IO
IV. altro ---*-.-.. 19.1282)
V. altro ------ . -- 19,3270). Non
(i) Nickolson assicura che in ripe-
tute esperienze istituite sopra due egua-
li cilindri di piombo derivanti dalla
3te«ea fiuione e dalla cteesa forma, li-
scontrò la gravità specifica variante da
li 38 a iiaS. Kraft una lega d'oro e
piombo trovò i3, 6to, e i36oo .
aST) Si'. L.V ORAViTA* SPECIFICA DFGM OKI eC
Non è percò che a qu sta ultima cuiisidcirazione si possano
senza eccezione ascrivere le differenze die si riscontrano nelle
monete, ancorché reputate di meta'lo puro, quandoché latte
sono m tempi, e luoghi diversi . Non fu sempre egualmente, né
bastantemente accurata l'arte del saggio; non sempre diligenti,
espertissimi i Saggiatori , che accertar devono della purità del
metallo, prima di ridurlo in moneta siane testimonianza ciò
che il Conte Carli pubblicò (i) circa al saggio fatto fare (a)
espressamente, nelU Zecca di Venezia, suH' oro risultante da
sei Zecchini Veneti , e da due Rusponi gigliati separatamente
fusi in quella di Firenze . I Saggiatori Grappiglia , e Gottardi ,
dal saggio fattone giudicarono a Karali 28,0^2, 1' oro provenien-
te dai Rusponi , ed a 28 , e 2.3 e non a 2.4 quello del Veneto Zec-
chino . II processo verbale, che ivi si legge, mostra ben chiaro
quanto poco si conoscevano i principj docimastici da tutti gli
Interlocutori , ed Operanti in quella verificazione promossa dal-
le dubbiezze del Conte Bogino, e dalle stampe dello stesso ce-
Irbiatissimo Carli. Andranno sempre soggette a differenze più
o meno grandi nella purità del metallo tutte le Zecche in quelli
intervalli, nei quali casualmente avvenga che siano a guida di
chi non conosce ; o empiricamente e non per principj conosce
le operazioni , che a tal fine conducono . A questa circostanza ,
e non ad altro dovrassi attribuire se diversi Zecchini, di diversi
tempi , accuratamente saggiati offrono qualche tenue difetto a
quella purità assoluta, che si ebbe in mira nel fabbricarli (3) ,
Dal
(i) Tomo II , p. 349 .
(2) Fatto nel i^èj .
(3) Il metodo di saggiare in allora
lajciara una quantità dell' Argento
Cinque Saggi iititniti sopra Zerchini
Veneti del Secolo XVII dettero Kar. aS. nS ^
, : del Secolo XVIII dettero Kar. aS. a3 f
. otto S'ipra lo Zecchino Rezzonico
tre Saggi di Zecchini di Repubbl,
■ • cinque sul Z ecchino del
del
dell' inquartazione nell' Oro , e faceva
sentenziare per 34 Karat. quello che
non Io era .
a3.
aa |.
23.
=^3|.
a3.
aa
a3.
a-i
Del Sic. Giovanni pAUBnoNi . 187
Dal complesso di tutti gli avvertiti fatti risulta che le mone-
te , ancorché coniate ad uno stesso titolo, mostrano delle notabili
differenze nella loro gravità specifica ; le ([uali differenze si pos-
sono attribuire in gran parte alla difficoltà di effettuare una eiiua-
bilo diffusione della lega . Ma è indubitato egualmente che una
identica bontà può , in simil modo , mostrare alla bilancia idro-
statica un diverso peso . Si è osservato di fatto che tali differen-
ze si incontrano nelle monete formate con metallo puro , ed an-
co in quelle di una stessa ed identica monetazione . Si è veduto
di più che perfino una stessa verga può avere una eguale gravità
specifica , e non la stessa bontà in tutta la sua estensione , e che,
al contrario, può esser per tutto di metallo purissimo, o egual-
mente allegato , e mostrare nelle sue opposte parti una densità
notabilmente diversa . Non vi è operazione adunque, per cui pas-
si il metallo , o la lega, che non influisca sopra simili differenze .
Rammentiamoci che 1' ampiezza, l'altezza , la direzione, la mate-
ria della forma destinata a ricevere il metallo fuso; la quantità ,
ed il calore di questo , il suo raffreddamento più o meno rapido ,
la rincottura , la tempera, la laminatura , il colpo, e finalmente
lo stesso attrito dell'uso (i); servono a variare la presunta, o sup-
posta-gravità specifica che il calcolo assegnerebbe , e pel cui
mezzo si pretenderebbe esattamente rinvenire le proporzioni
della miscela •
Vorrei concludere , che se è riconosciuto come impossibile
il dedurre dalla gravità specifica i componenti una lega di tre ,
o più metalli ; si debba da ora in poi riguardare come infidò , se
non come affatto insufficiente indizio , del preciso titolo , il pe-
so idrostatico delle combinazioni , o leghe binarie , egualmente
che della semplicità assoluta di un modello puro . La gravità spe-
ci-
(1) Hatchet sperimentalmente osservò che 1' oro a Karati aS 3,70 grani aveva di
gravità specifica avanti "un artificiale sofiregamento 195-77 dopo 19. 171
Oro allegato con Argento . . . . t . , . lo.oga .... i8.c55
Oro allegato con Argento, e Haine .... 18,184 .... i8,i8a
Oro allegato al Rame i8,o53 .... j8jOi4
a83 Se la guavita' specifica degli ohi ec.
cifica doir oro fino si vede fluttuare sotto le mani dei diversi Spe-
rimentatori da 19,863 19,00(2).
Il titolo Inglese da 17,89 a 10,09
e per i «iiiei pesi da 18,06 a 17,84
L' oro Toscano dalia Repubblica al Regno da 18,18 a 19,75
L' oro di Venezia da 18, ()7 a ig.,62,
E adunque frustranea fatica , in quesìo genere , estendere il
calcolo a indite frazioni, con la idea di stabilire la identità della
cosa in genere, ed assegnar il titolo delle leghe con la precisione
del saggio .
Posso annunziare che alle molte frazioni nemmen si mostra-
no fed li le aUre produzioni della natura e dell' arte, la cui ef-
fettiva gravità specifica mal si desume da un unico esperimen-
to . Le irieoolarità e ine<ruajilianze avvertite non sono limitate
soltanto alle sostanze ma leabili : ne partecipano anco le più ri-
gide , e non ne vanno esenti nemmeno quelle , che dotate della
più omogenea apparenza ci si offrono dalla natura. Ma sarebbe
un deviare dall' argomento pr po-to , il trascrivere adesso le os-
servazioni a ciò relative, le (piali in altro luogo circostanziata-
mente e più opportunamente verranno esposte .
DE-
(a) Krafft ( de densitate metallorum 1 adopratovi aveva di densità ao^944 •'
^ecum ptrmixiorum) dà, nel §. 13, un 1 Conteneva forje del Platino ?
Saggio di comLinazione nel quale r oro I ■ . • • -Jìu »« .- v
209
DESCRIZIONE DI UN MUTI LINGUA
CIOÈ' DI UNO STROMENTO , CON CUI I MUTI ,
E SORDI POSSONO CON ALTRI PARLARE
Del P. D. Ermenegildo Pmt
Ricevuta il dì 9 Maggio 1806,
i-/ eir umanità fu assai benemerito chi trovò il modo d'Insegna-
re a' muti , e sordi una lingua da altri parlata. L' istruzione loro
si riguarda come compiuta, ([uando sono ridotti a tale stato da
poter parlare in iscritto . Ma allo scrivere richiedesi molto più
tempo, che a parlare colla lingua , né ogni luogo è comodo a tal»
funzione, né sempre sono pronti gli stromcnli a ciò richiesti .
Quindi è che i muti , e sordi col mezzo della scrittura hanno mi-
nor comodo di conversare cogli altri Uomini, e di esercitarsi nel-
la lingua di quel che avrebbero, se parlassero : ond' è che la loro
istruzione riesce assai lenta , e sempre molto imperfetta .
Per supplire a tale difetto io imaginai uno Stromento porta-
tile^ col fjnale i muti , e sordi possono esprimersi quasi lauto ra-
pidamente, come se parlassero: onde lo chiamo 3'IutiUngua. Di
questo Stromento io primamente darò la descrizione, di poi gli
usi, e finalmente agglugnerò alcune avvertenze riguardanti una
più pronta, e più compiuta istruzione di que' Uomini, a cui la
natura ha negato I' uso dell' udito e della favella.
Lo Stromento è quasi un piccol Cembalo , in cui il movimen-
to dei tasti invece di darei varii suoni secondo le note musiche
presenta all'occhio le lettere dell' Alfabeto, che dall' operatore
si fanno succedere con quell'ordine, che richiedesi per formare
le parole di una data lingua .
La costruzione di esso è disegnata in grandezza reale nelle
Tomo XIII. 37 tre
ZgO DlìSCUIZIONE DI UN MuTILINGUA CC.
tre figure annesse . I.a prima ne ia{3presenta l' Ichiicrafia . Tn
essa il rettangolo ABCD è una tavoletta di legno , sul mezzo dil-
la cui lunghezza sorge un rialzo YXVT la cui sezione è rappresen-
tata nella figura 2,". In <{uesto rialzo sono fissate tante punte di
ferro E, E, (juanti sono i tasti , poiché questi hanno intorno ad
esse il loro moto . Quale sia la disposizione delle punte , e dei ta-
sti vedesi nella figura prima alle Lettere E, E. Quelli perù sono
di due qualità diverse. U uno QaAO (/g." a." ) è rettilineo; 1' al-
tro NBEi è più corto, ed ha una prominenza curvilinea Z'E. Que-
ste due qualità sono disposte alternativamente sulla tavoletta; e
le prominenze indicate servono per potere ahbassare ogni tasto ,
senza che il dito , ciie 1' abbassa , vada a toccare il tasto vicino .
Nella figura 3.* uno dei tasti rettilinei è disegnato in prospet-
tiva . In esso \ edesi il foro E superiormente svasato sino ad una
certa profondità, affinchè quello si possa intorno alla corrispon-
dente punta alzare , ed abbassare in forma di leva; ed affinchè
r abbassamento, e F elevazione si faccia in un piano rettilineo ,
r estremità sua è terminata in una fessura rnO , dal mezzo della
quale sorga un' asta di ferro G fissata nella sottoposta tavoletta
(fig'" I a 3). La fessura è formata da due lastrine di ottone
m'.n'.O. , mn, fissate nell' estremità del tasto medesimo ,
Verio il termine di ogni tasto {fig' 2." ) è attaccato un car-
toncino KH, K'ir, su cui è scritta da ambe le parti una Lettera
dell' alfabeto , l' una rnajuscola, e l'altra corsiva; e di tale gran-
dezza, che possano vedersi distintamente da diversi spettatori ad
una sufficiente distanza . La stessa Lettera è segnata anche al
principio del corrispondente tasto, affinchè sia visibile all' ope-
ratore. Nell'Istromento disegnato nella yFg." i." sono 29 tasti^ dei
quali quelli, che soprabbondano al numero delle Lettere dell'Al-
fabeto, serviranno per indicare alcune modificazioni del parlar
vocale , come il punto interrogativo , 1' accento ec.
Tutte le lettere scritte sui cartoncini rimangono coperte le
une dalle altre, e per sottrarre alla vista anche le lettere, e segni
che sono sul principio e sul fine, si fissa dirimpetto ad esse un
cartoncino bianco . Come poi esse si facciano comparire all' oc-
chio
Del P. D. Ermenegildo Pini . agi
cliio deoli spettatori è rappresentato neUafig." a/, clie è la sezio-
ne sulla linea Bb presa nella y?g-. i /. In questa sezione sono rappre-
sentati due tasti , 1' uno iNMVB supposto quieto nella sua posi-
zione primaria , 1' altro «QAE supposto elevato, e presentante
perciò air occhio il cartoncino , in cui è scritta la lettera A .
Per rendere lo Stromento facilmente portatile, vi si farà un
coperchio amovibile di assicelle, il quale vi si soprapporrà fis-
sandolo con uncini.
Allorachè il Muto ha da usare il rautilingua lo pone su di un
tavolino, o an^ilie lo tiene con una mano, bastando i diti dell'al-
tra per farlo giuocare . Avendo Egli sott' occhio le lettere dell*
Alfabeto segnate nella parte superiore dei tasti , egli tocca suc-
cessivamente quelli, che servono a formare le paiole, che in-
tende di esprimere, e col toccar questi, ossia colf abbassarli , sor-
gono le corrispondenti lettere scritte nei cartoncini ; e queste
divengx)no visibili agli spettatori, che sono situati ai fianchi del-
lo Stromento. In tal modo dalla successione delle lettere vengo-
no formate le parole . Allorachè una parola ha una lettera dop-
j)ia , il tasto si toccherà due volte : se ha qualche accento si toc-
cherà il tasto, in cui è segnato l'accento: se abbisogna di far
vedere terminato un periodo, si farà alzare il tasto segnato col
punto , co.
Con tale stromento si potrà parlare all' occhio quasi colla
stessa rapidità, con cui la lingua parla all'orecchio: il che si ot-
terrà coli' esercizio. Certamente noi vediamo, che i Suonatori
di Cembalo riescono a suonarlo con somma celerità, abbenchè
leggano nello stesso tempo le note musiche. Molto piìi pertan-
to potrà uno, che giù ha in mente le parole^ e le lettere, di cui
quelle sono composte j manifestarle coli' abbassare rapidamente
i corrispondenti tasti .
Ma dirassi che forse la difficoltà sarà negli spettatori , i quali
non potrannoseguirecoirocchiolarapidasuccessione delle lettere
sorgenti dall' Istromento . Io bt-n concedo, che questo accaderà ,
quando il muto parlerà collo Istromento a quelli , che non sono
esercitati in questa maniera di parlare: ed allora il muto dovrà
ope-
aqa Pe^cuizionf. ni un Mutiuxcu.a. ec.
opeiare più lentamente . Mai muti tra loro , siccome qiioìli ciie
devono pailare continuamonte collo .'tromento, acquisteranno
una pratica non minore di quella, con cui essi speditamente par-
lano tra loro coi gesti .
Per altro a facilitare all'occhio la fissazione fugace delle let-
tere, gioverà ad ogni cartoncino, in cui è segnata una diversa
lettera, dare un diverso colore: giacché il colore si riconosce più
facilmente , che la figura di una Lettera: E per T unione simul-
tanea di un dato colore con una determinata lettera , quello ri-
chiamerà questa alla mente .
Il mutilingua è destinato principalmente f^)ei muti, e sordi ,
che sono già sufficientemente istruiti a parlare in iscritto. Ria
può servire anche per molti di (juelli , che per malattia hanno
perduto r uso della favelia ^ o dell' udito, essendo però loro ri-
masto r uso dell' intelletto , e degli altri sensi .
11 vantaggio, che da tale Sti-omeiito possono ritrarre i muti,
e sordi è considerahile . Una lingua dai fanciulli non s' impara ,
se non per la continua conversazione con altri, che la parlano ;
e per la conversazione medesima in essi si aumentano le idee.
Ma i muti, e sordi, a cui s'insegna una lingua per iscritto, non
sogliono conversare se non tra loro , e per qualche o-ra del giorno
col loro Istitutore : e ciò avviene in quanto che ad essi manca il
mezzo spedito di conversare con altri: ond'è , clie lùesce assai
lenta, ed imperfetta la loro istruzione. Avendo pertanto nel pio-
posto Istromentoun mezzo, con cui possono facilmente comuni-
care con un numero maggiore di persone, potranno più pronta-
mente acquistare una data lingua, eduna maggiore copia d'idee.
Rimane ora che io esponga quelle avvertenze per cui V uso
del descritto strumento possa riuscire più vantaggioso al fine a
cui è destinato. I muti e sordi devono dal loro Istitutore esser ri-
guardati come uomini, i quali a quell' età, in cui gli altri soglio-
no cominciar a parlare , hanno l'intenzione di manifestare i loro
sentimenti interni con quegli atti esterni, che sono in loro pote-
re . In essi parimenti devonsi supporre le nozioni , che negli uo-
mini generalmente sono, cioè le nozioni di unità, di eguaglianza,
di
Dei, r. D. Eiain^vEGiino Pini . 1^3
di Jlstlnzione , di ordine ec. , come pure ia propensione al vero,
ed al Lene permanente, onde devonsi ripa, u dare come abili ad
esprimere con altri esponenti diversi daila \oce quello, che gli
altri esprimono CL/lIa voce . In fatti il principio pratico , da cui
dipende il parlar vocale, si è, clic le cose ri^'uardate come egiia-
li , si esprimono colla stessa voce, f* le diverse con diverse voci :
e questo , che vale per le voci, vale pur anco per alfri esp.nenti
diversi dalla voce, come sono i gesti, e \iìscnnnra . Solo !a voce
ha il vantaggio di essere 1' esponente più spedito, e più conve-
niente del parlare, al compimento del ([uale però spesso concor-
re anche il gCrto. Coinè realmente i muti, e sordi debhansi sup-
porre atti [)er natui-a a parlar con esponenti loroproprii, es-
si lo mostrano col fatto. Perciocché essi giungono da se son-
ica verun maestro a formare tra loro una lingua a loro mo-
do, ed a farsi intendere anche da quelli? coi quali per innanzi
non mai conversarono: e da essi così viene sciolta la quistione ,
che con glande apparato di parole i Filosofi fanno suH' origine
del linguaggio, cercando se i primi uomini abbiano potuto for-
mare una lingua, oppure se dovette essere ad essi comunicata
dal loro Creatore . Certamente se al presente i muti , e sordi , che
sono privi delTesponente più facile dei loro sentimenti, forma-
no una lingua loro propria , molto più avranno potuto formai la
quelli, che erano dotati delia voce ^ edcH' udito . Né si può diie
che il convei-sare de' muti , e sordi con altri uomini parlanti pos-
sa a quelli sei vire per formare la loro lingua . Perciocché le paro-
le altrui sono nulle pei sordi, siccome cpielli , die non le possono
ascoltare . Potettero pertanto i primi Uomini formare un lin-
guaggio vocale, concorrendovi però lo spinto di Locuzione: il
che per altro non toglie, che per maggior facilità di communi-
cazione fra loro, possa dall' Autore della natura essere stato ad
essi comunicato un particolare linguaggio. Quindi erra chi stima
essere i muti , e sordi meno atti al parlare di quel che siano gli
altri Uomini .
Erra parimenti chi crede, che il Maestro nell' istruire i Mu-
ti , e Sordi dia loro la parola . Perciocché egli anzi la riceve pri-
ma-
2f)4- Descrizione di un Mutilincua ec.
mainente dagli Scolari . E veramente chiunque parla o scrive una
lingua già usata è come Muto, e Sordo quando tratta coi Muti ,
e Sordi . Se dunque il Maestro ha per oggetto d' insegnare ad essi
una data lingua per iscritto , conviene ch'egli primamente co-
Jiosca in qualche parte la lingua loro , affinchè con questa possa
dar loro ad intendere quale s'gnificazione abbia l'esponente scrit-
to , eh' egli ad essi propone. Il celebre Istitutore di Muti , e Sor-
di M.r Sicàrd confessa egli stesso , che talora , mentr' egli si af-
faticava di dar loro ad intendere qualche cosa , alcuni di essi ,
avendo conosciuto qual fosse l'intenzione di luij mostrarongli
essi stessi come si dovea fare per esprimerla .
Avendo i Muti e Sordi da natura la stessa propensione al
parlare , che hanno gli altri , ben potrebbero essere fino dalla lo-
ro prima fanciullezza istruiti in un modo non molto dissimile da
quello , con cui agli altri fanciulli s' insegna il parlare vocale .
Ma si crede , che quelli abbiano bisogno di una molto più stu-
diata isti'uzione : il che la ritarda considerabilmente ; e tan-
to più, quanto che ad essi nel tempo, in cui non dovrebbero
imparare , che i termini della lingua, che loro s' insegna, si vo-
gliono dare le cosi dette idee metafisiche, e la Filosofia stessa
della Gramatica , che neppur dai Maestri è intesa . Noi vedia-
mo , che all' età di tre , o quattro anni i fanciulli dotati di voce ,
e di udito, ed istruiti nella lingua materna si spit-gano abbastan-
za bene nelle cose domestiche , e più comuni . Essi usano i nonji,
i verbi , distinguono il tempo passato, presente, e futuro, si
esprimono per generi, ed eseguiscono le regole gramatiche , ab-
benchè nessuno abbia ad essi date le idee metafisiche , né 1k de-
nominazioni gramatiche . Ciò essi fanno in quanto che ritengo-
no a mente il diverso suono delle voci udite, e le replicano ia
quel senso , in cui le hanno ricevute . Pei fanciulli Muti , e Sor-
di , che si vogliono istruire in una data lingua , basterebbe sosti.
tuire alle voci pronunciate le voci scritte , facendo loro intende-
re il senso delle parole scritte , come si fa a dar ad intendere agli
altri il senso delle parole pronunciate . Il Muto al presentargli
una parola scritta , certamente non la leggerà ; ma terrà a mente
la
lE Ul FISICA
J'oc. Jra/. T.XIII.^. 'J.gS
R
rau.n.
MEMORIE DI FISICA
J'oc. Jtal. 77 XIIlp. xg S
J'oc . Jccd. T.XUL ^.0.9''
t%o. 3.
Ta</. VJI.
MEMORIE DI FISICA
J'ocJt^. T.XÌIlf' • a V •■•
DiiL P. B. Ermenegildo Pini,. sqS
hi figura , e l;i successione dei caratteri, che la compongono ; e la
vista replicata dello stesso scritto gli richiamoià il senso , in cui
r ha per innanzi ricevuta. Ed affinchè i! Muto possa esprimersi
iiuitando Io scritto ,come fa chi parla imitando colla voce le vo-
ci da altri proferite, gioverebbe eh' egli avesse a sua disposizio-
ne le lettere delf Alfabeto almeno in duplicato, acciocché com-
binandole ad imitazione della parola scritta , che già gli fu pre-
sentala , egli possa essere come parlante con parola propria : ma
ciò finche egli non sia giunto allo stato di poter scrivere, non po-
trà fare se non in parole isolate; in tal modo però acquisterà una
facile disposizione a scrivere , ed a far uso del Mutilingua .
Invece di lettere staccate da apporsi ordinatamente 1' una
all'altra per formare una parola , sarebbe meglio preparare un
cartoncino, in cui fossero dentro di quadratelli scritte le lette-
re dell' Alfabeto . Queste servirebbero al Muto per formare una
parola qualunque ^ che sia a lui presentata in iscritto , toccando
successivamente , e ordinatamente quelle lettere, che la costi-
tuiscono; o anche mettendo ordinatamente nei quadratelli con-
tenenti le divisate lettere un segnale, come sarebbe un pezzetto
di carta : col quale mezzo si riconoscerebbe meglio 1' ordinata
successione delle lettere costituenti la parola : ed allorquando
questa avesse qualche lettera doppia , a questa si replicherebbe
il contatto, ovvero si porrebbero due segnali . Quando il Muto
abbia alcune volte veduto farsi da altri questa operazione , e ne
abbia conosciuto il fine, egli saprà ben presto imitarla, come i
fanciulli imitano le voci , che altri proferisce per istruirli nel
paìlare . Tale operazione sarebbe nel Muto come una lettura del-
la parola scritta , e quando da se ripeterà nel modo indicato una
parola -, con questa eg'i parlerà in mqdo da essere inteso da altri .
Questa pratica sarà come una preparazione al sopraindicato uso
del 3Iutiliiigua .
BRE-
296
BREVI RIFLESSIONI
Del Sic. L. M. A. Caldani
SUL CALORE ANIMALE
Ricevute il dì 1 1 Giugno 1806 .
JLj i fenomeni della natura , considerata in tutta la sua estensio-
ne, eccitarono mai sempre gli uomini, qualunque sia il rango da
essi occupato nella Società , a ricercarne 1' origine e la cagione.
La difficoltà di rintracciarla fu certamente quella, che diede na-
scimento alla notissima sentenza, cui giustamente può conveni-
re il nome , ed il carattere di assioma, FelÌM qui potuit rerurn.
cognoscere caitsas .
Ad onta però di tale e tanta difficoltà pochissimi sono colo-
ro , che , paghi soltanto dell' esistenza e dell' apparizione di sì
nioltiplici e svariati naturali fenomeni , si contentino di ammi-
rarli, e quindi non procurino di conoscer la fonte d'onde tras-
sero i lor natali . Ed avvegnaché la voglia di acquistare siffatta
conoscenza sia forse tanto antica quanto il globo che abitiamo ,
pure si dee convenire che ne' secoli più a noi vicini ima tal vo-
glia è cresciuta a dismisura , se gli uomini più zotici , che collo
studio non cercarono di coltivare anche per poco lo spirito , e
deporre la natia rozzezza, interrogati essi pure da qualche lor
simile sulla' cagione di qualche fenomeno, ardiscono di asse-
gnarne qualcuna j quasi vergognar si debbano se rispondono di
non saperla .
Non è più lecito da gran tempo di render ragione di tutto
chinando il capo a quanto fu proposto dalla , non so se dica ve-
nerabile o non piuttosto tirannica , autorità, che in altra sta-
gione era , in luogo di ragione, il non plus ultra. Ninno a questi
giorni può difendersi o sbrigarsi da qualunque ricerca coli' ipse
di-
Del S(g. L. M. a. Caldawi . 297
dìxìt : e ciò percliè di tutto si vuol tener dialogo , analizzar tut-
to j di tutto vuol sapersi o almeno potersi parlare, e sovente an-
che decidere .
Eppure si loda universalmente la moderazione di Socrate,
il quale esaltando co' modi più energici la sapienza di Protagora ,
d' Hippia, di Prodico , di Gorgia , e di altri sommi Filosofi di
que' tempi , pronunziò di se stesso quel famoso detto , che noa
vuol pronunziarsi a dì nostri da chi specialmente ne sa meno :
hoc unum scio , me nihil scire .
Io non so bene , se questa Socratica espressione debba in-
tendersi della sola primaria cagione delle cose tutte . In tal caso
avrebbe Socrate pronunziata la più sublime di tutte le verità .
Ma non avrà perciò mancato egli pure di cercare di molte cose
r origine : di quelle cioè , delle quali può assegnarsi ragion plau-
sibile , e quindi atta a persuadere .
Siccome però non v' ha chi non sappia che la cagione di
molte cose è tutt' ora coperta da oscuro densissimo velo, e quin-
di agli occhi umani impenetrabile ; co?! se sono da lodarsi gli
sforzi di coloro, che procurano 0 colla ragione, o colle sperienze
di svelare il segreto della natura, indovinando la cagione di que-
sto o di quel fenomeno ; non si potrà per lo contrario fare altret-
tanto di quelli, che invasati da uno spirito di soverchia o irra-
gionevole curiosità, si accingono alla ricerca di ciò che non può ,
nò potrà sapersi giammai : o che per l'entusiasmo da cui sono
animati , cangiano tal volta il valore de' termini , atti ad espri-
mere ciò cVie realmente si cerca, attaccandovi idee insolite, equi-
voche , incompetenti . Entusiasmo commendabile, se non vada
al di là di certi confini; poiché il desiderio di sapere, siccome
scrisse 1' Oratore di Roma , è nato con noi : est enim nohìs , per
usare le stesse sue parole , insita quaedam , seu potius inna-
ta , scientiae cupìditas . Quindi è che, se generalmente si ammi-
rano gli sforzi regolati de' coltivatori di qualunque ramo dello
scibile, per V opposto non si approvano quelli che , oltrepassati
i limiti alla stessa più calda fantasia prescritti , mostrano di es-
Tomo XIIL 36 se-
!>f)8 BxiEV'i Riflessioni ec.
sere degenerati in arroganza : vizio giudicato in ogni cosa odioso,
e negli umani ingegni poi odiosissimo .
Di questa arroganza io vorrei die non si potessero addurre
altri esempi oltre quelli che ci furono tramandati da alcuni an-
tichi Filosofi : ma pur troppo-altri ce ne somministrarono a que-
sti giorni alcuni Scrittori . Si consideri , quanto ai primi , quali
fossero i loro sentimenti , parlando del Mondo , del Cielo , dell'
Anima umana , della sostanza di questo Globo destiiiato a domi-
cilio de' viventi, della generazione , della corruzione de' corpi ,
e di altre cose spettanti alla Fisica : e si rifletta , per ciò che ri-
guarda i secondi , alle nuove dottrine di due Filosofi recentissi-
mi : pretendendo 1' uno che la lisonomia indichi e quasi coman-
di alle passioni , alle virtù, ai vizi ; e sostenendo 1' altro che le
nervose contrazioni ( certamente sognate ^ perchè smentite da
innumerabili sperienze ) sono una stessa cosa con le idee, e
che quindi li vegetabili stessi j forniti di qualche contrattilità ,
abbiano delle idee , e delle percezioni , gustino il piacere, si ri-
sentano del dolore , e siano dotati di un' anima simile all'
umana .
Ecco a quali errori conducono l'entusiasmo ed il fanatismo.
Vedo questo le cose con occhi forniti di colorati vetri, che, pre-
stando il proprio colore a que' raggi che li trapassano partendo
dall' oggetto contemplato , lo presentano alla mente infardato
di una tinta che non è sua .
Io non mi fermo qui a combattere siffatti errori, perchè
ciò fu eseguito da valorosissimi Scrittori . Non può dunque es-
sere siffatta materia argomento di questa mia qualunque Memo-
ria . Mi propongo soltanto di mostiare che spesso li più eccel-
lenti coltivatori dell' Arti , e delle Scienze, non saprei dirne la
ragione, oltre la voglia di proporre qualche cosa di nuovo, cangia-
no, siccome dissi poco sopra, il valore de termini atti ad esprime-
re ciò che realmente si cerca , attaccandovi idee insolite , equivo-
che, incompetenti . Un siffatto cangiamento è palese a mio giudi-
zio in quella parte della Fisiologia che tratta del calore animale,
di cui vado a discorrere alcun poco .
Che
\ /
Del Sjg. L. A. M. Caldani. 299 —
Glie il sangue umano, non che quello di qualunque anima-
le , sia più o men caldo, e clie in lui solo abbia suo seggio il
principio che produce il calore , ossia il calorico come a questi
giorni viene chiamato un tal principio, per diffonderlo equabil-
mente in tutte le parti componenti il corpo animale , molte so-
no r esperienze che lo dimostrano . Le principali però sono , che »
legata un' arteria in lui animale vivo, le parti sotto la legatura
si raffreddano , e , sciolto il laccio , l'itorna il calore : anzi , senza
far uso di legatura , se per qualche cagione rallentasi il movi-
mento naturale del sangue . scema il grado di calore ; e per con-
trario, accresciuto a cose uguali il detto movimento, il calore in
proporzione si accresce . Questi differenti gradi di calore si pro-
vano da chi si esercita o vive ozioso , e si manifestano nelle fre-
gagioni , ed in quelle affezioni dello spirito che si chiamano gau-
dio j allegrezza , collera , pudore .
Si è mai sempre cercato dai Fisici , e più particolarmente
dai Fisiologi , qual sia l' origine di questo calore animale : e li
moderni Chimici credono di averla scoperta anzi che indovina-
ta ; e di questo loro ritrovamento tanto sono persuasi , che , a
loro parere, su di siffatto argomento non può più aver luogo di-
sputa di sorte alcuna .
E per verità non si può a meno di restar sorpresi al riflette-
re che fu detto e creduto da non pochi antichi , che il centro del
calore animale avesse sua sede o nel ventricolo destro del cuore,
o nel sinistro, o nella tramezza che divide un ventricolo dall' al-
tro : e che da una di queste parti come da un centro si comuni-
casse al sangue , e quindi al corpo tutto. Imperocché per qual
sorprendente magia , e da qual fonte scaturito il principio del
fuoco , era andato a fissarsi in uno de' tre indicati luoghi ? poi-
ché vi lu disputa ad oggetto di sostenere che uno di questi luoghi
più che r altro aver doveva il privilegio di conservare dentro di
se questo principio animatore della vita .
Fu sentita finalmente la fralezza di quest' opinione , cui fu
sostituito il giuoco delle fermentazioni ed effervescenze insensi-
Ijili, nate fra umori d' indole opposta ^ qualunque yplta^accadeva
- 'ùq
che
3co BuEvi RiFLirssiONi cn.
che s' incontrassero tra via . Ijiotesi smentita dal Boorliaave là
dove scn^8e che o si doveva dare altro nome ai movimenti insen-
sibili j nati dal reciproco incontro di tali fluidi, o bisognava con-
venire che le sognate insensibili agitazioni non constituivano Icr-
mentazioni o effervescenze propriamente dette , che sono mai
sempre accompagnate da qualche sensibile movimento.
Egli è pressocchè diflicile a credersi , che alle ragioni addot-
te da sì rinomato Fisiologo e Chimico taluno ceder non vulc-se ,
e portasse a pruova <!elle suddette effervescenze gli esempi del
calore sviluppatosi dai cadaveri di uccelli ammonticchiati gli uni
sopra degli altri ; dall' ammassato sterco de'coioinbi ; e iinalmen-
te dal fieno secco ,- che alle volte spontaneamente ne' fenili si ac-
cende. Ecco, diccvan essi, casi evidenti di calore eccitato da fer-
Tnentazioni inconspicue . E |>erchè dunque non si dirà, anzi non
potrà accadere lo stesso nel corpo di un animale vivente? Le par.
ticole sulfuree del sangue circolante , moltissimo assottigliate ,
incontrandosi colle lisciviali , debbono necessariamente eccitare
effervescenze , e quindi piodurre il calore .
Siccome però bisognava provare e non supporre gratuita-
mente , che nel sangue vi erano particole sulfuree , la preseiiza
delle quali da fatti chimici è smentita; cosi non senza gran ragio-
ne fu abbandonata questa ipotesi , e sottentrò a questa, come alle
altre , la considerazione o piuttosto la sentenza , passata pressoc-
chè in assioma , che il solo attrito reciproco de' corpi generasse il
calore .
Quali e quanti siano li fatti che dimostrano , come dal fre-
garnento de' corpi nasca che la loro temperatura cresca di grado ,
cioè che si riscaldino più o meno ^ non può essere ignoto a' Fisi-
ci . 11 celebre Mailer nella sua grande Fisiologia espose quanto fi-
no a' suoi tempi fu detto a favore dell' attrito come cagione del
calore animale . Quest' immortale Fisiologo tutti insieme combi-
nando gli esperimenti ,li fatti noti, e li fenomeni tutti, con-
chiuse, che dal fregamento reciproco del sangue tra le particole
di densità diversa delle quali è composto , e tra le pareti de' so-
lidi cavi oscillanti pe' quali scorre , si producesse il calore : e ciò
più
Del Sic. L. ÌM. A. Caldani . Sor
più facilmente perchè nel sangue si trovano particole oìit se e
ferruginee, le (piali dall'azione del fregameiito più [)resto delle
altre si riscaldano ; lo che , se non erro grandenieute, si è lo stes-
so che dire, contenersi nelle particole suddette maggior cpianti-
tà di fuoco principio , cioè di calorico ; o esstnvi meno legato co-
gli altri principj, che insieme uniti formano il sangue medesimo .
In fatti ([ual è t[uel corpo , se foise si eccettui il solo pretto
diaccio , che fregato , battuto, o in cpialsivoglia altro modo mal-
trattato non si riscaldi? E f[uale si è cpieVIo , in cui il Boerhaave
fiagli altri non dinjostrasse conteno'si questo fuoco principio ?
questo calorico ?
Se dunque non v' ha corpo senza calorico, come non ve n'ha
che col f, egainenio non aumenti li gradi del proprio calore , mi
sia permesso di chiedere, perchè mai si è cercata da tutti 1' ori-
gine del calore animale? E perchè si è voluto ripetere anche a'di
nostii quest' origine da un processo chimico operato dentro de'
polmoni in tempo della respirazione? processo che in ultima ana-
lisi , siccome dirò fia poco, altro non sarehhe che una vera ma
lenta combustione ?
Sonovi forse in natura animali che nascano freddi a rigor di
termini, perche si abbia a cercare come sia nato in essi il calore?
Si potrebbe mai quindi sospettare che l' immortai vecchio di
Coo con quel suo calor innatns avesse appunto voluto significa-
re , che come dalla prima madre dei viventi tutti li primi frutti
riceverono il calore , così questi per legge di natura lo traman-
dassero con successiva e non mai interrotta serie al resto de' mor-
tali di qualunque specie? E se la cosa è così, cioè se niuno nasce
fi-eddo , perchè beccarsi il cervello a fine di rintracciai e 1' origi-
ne del calore di cui qui si tratta ? Questa inutilissima ricerca, im-
possibile a mio debole intendimento ad essere soddisfatta, e che
fu pri'ducitri( e di molte e stravaganti ipotesi, si fa tuttora a' dì
nostri ^ perchè anche li moderni Chimici facendo uso di alcuni
gas, invece di scrivere che possono forse questi conservare il calor
animale , pretendono anzi che da certo giuoco de' suddetti flu?-
di aeriformi questo calore assolutamente dipenda .
Si
3o2 Brevi iui'LEssioni ec.
Si nscoUi, ili piuova di <juaiito asserisco , l'esposizione del
processo chimico ^ che , seguendo le tiacce impresse su di (luc-
sto inutile argomento dal Dott. Crawfordj ci han regalato li Chi-
mici pneumatici . Il Crawford dunque vuole , che la capacità , la
(juale ila il sangue di contenere il calore , sia in lagione inversa
del flogisto che nel sangue istesso si contiene: 1' aria ispirata ,
ci dice , abbandona ne' polmoni il suo calore , e riceve il flogisto
dal sangue. Essendo c|uesto spoglio di flogisto , attrae il calore
abbandonato dall' aria . Ma siccome il sangue riceve sempre nuo-
vo flogisto dagli umori che influiscono nel torrente della circo-
lazione , cosi esso sangue perde sempre proporzionatamente del
calore \, e questo, reso libero, accresce la temperatura del corpo ,
e mantiene quindi il calore animale .
Sbandito il flogisto dai moderni Chimici , non però da tut-
ti , qual Ente di ragione , sostituirono quelli la seguente teoria .
Il gas ossigeno che s' inspira si unisce ne' polmoni all' idrogeno
ed al carbonio del sangue ,e per conseguenza nelT espirazione si
ottiene il gas azoto ( già ispirato coli" ossigeno a cui sta unito per
comporre Tarla atmosferica) ; più il vapor ac(jueo risultante
dall' unione del gas ossigeno col gas idrogeno; più finalmente il
gas acido carbonico , composto d' ossigeno e di carbonio . In
quest'atto di respirazione, per la combinazione dell'ossigeno
con alcuni principj de' iluidi animali che gli sono più affini , il
gas ossigeno abbandona il calorico ; e perciò il processo della re-
spirazione fu rassomigliato ad una lenta combustione . Del calo-
rico poi , perduto dal gas ossigeno, una parte mantiene l'acqua
in istato di vapore , e l'acido carbonico in cjuello di gas; mentre
r altra parte penetra nel sangue per generarvi il calore .
Finalmente se si ricerca quali siano i principj co'quali il
gas ossigeno si unisce per la maggiore affinità , e quindi abban-
dona il calorico, si risponde che tali sono il muco che spalma le
vie aeree de' bronchj , e le esalazioni oliose e glutinose del san-
gue, perchè e quello e queste sono composte d' idrogeno e di
carbonio . Non e però si esatta V unione dell'ossigeno inspirato ,
con
V
DcL Sic. L. M. A. Caldani. 3o3
con questi due piiiicipj , che qualclie porzione di esso , siccome
si è detto , non entri nel sangue .
Quanto ho qui brevemente esposto appartiene , se non erro,
alle recenti ipotesi sull'origine del calore animale. Snppongo
noto che il fu Sig. Scopoli Professor di Pavia fu uno di quelli che
combattè la teoria Crawfordiana (i) apportando fra molte ragioni
quella che , posta siffatta teoria , non s' intende come dall' attri-
to de' corpi nasca il calore. Non mi è ignoto che uno de' miei
Commentatori , a sostegno dell' opinione del Crawford ha riferi-
ta una congettura in forma di domanda j-'tioè , se forse svolgen-
dosi per r attrito il flogisto , il calore discenda daW aria? Ma la
voce forse non rinforza punto la teoria del Crawford : e conside-
rando che iti tutti li corpi annida la materia del fuoco , ossia il
calorico , principio dotato , siccome insegnano li Chimici , di
sorprendente elasticità, e quindi moltissimo compressibile, s'in-
tende abbastanza come 1' attrito lo sviluppi;, e quindi produca il
calore .
Ed a proposito di questo calorico , o fuoco principio , dif-
fuso e sparso più o meno in tutti li corpi della natura, s' egli tro-
vasi per conseguenza in tutti gli alimenti ; e se^ com' è noto da
infiniti cogniti esperimenti, l'attrito , procurato per (jualunque
modo, comprimendo le molecole de' corpi sprigiona il calorico
che vi è contenuto, e quindi que' corpi si riscaldano, anzi talu-
ni si accendono , come accade talvolta agli assi e ruote de' carri
di qualunque spezie, qualora il moto loro è troppo veloce ; e
quando si passa anche leggermente la lima su di iin metallo com-
posto ad arte di antimonio , e di ferro ; nel qual caso tutto scin-
tilla fuoco; se la vita consiste in una perenne azione e i-eazione
delle parti solide e fluide che il corpo vivente compongono : e se
finalmente questa perenne azione e reazione non può andar dis^
giunta da f. eoamente, e per conseguenza da sviluppo di calore:
se tutto ciò, dico, è sì certo che uiuno v' ha che possa rivocar-
lo
(i) Vedi Tiaduzionc del Dizion. del Macquer alla voce Calore ,
3o4 BllEM niFLESilONI cc.
]o ni dubbio , se fede negar non voglia ai proprj sensi , clie l)iso-
gno v' era d'immaginare una teoria, atta a far compiende-
re per qualcbe modo 1' origine di una qualità coetanea al
primo animale di qualunque specie sortito per qualsivoglia ma-
uiera dalla mano della natura? poiché ( tni piace di ripetere
una verità tanto vecchia quanto il Mondo ) non v' ha esempio
che qualche animale sia nato, o nasca freddo, perchè debba cer-
carsi come in lui si generi il calore : e ciò eh' è più, sono caldi an-
che quegli animali, che , privi di polmone , non possono trai-re
r ossigeno dall' atmosfera .
Non dovevasi dunque , a mio giudizio, nell'argomento di
cui si fa qui parola , usare le voci di or'v^ine, cagione, fo nte^ pro-
duzione^ dipendenza, generazione del calore ; ma sibbene quella
soltanto di conservazione . Né vi sia chi, a difesa di que' Fisiolo-
gi, e Chimici che delle suddette voci si servirono, mi opponga
che qui si fa disputa di parole . Alle voci comuni non si debbo-
no ^attaccare nuove idee: inoltre 1' indole delle proposte teorie
per la spiegazione di alcuni fenomeni, congiunti colla respirazio-
ne, dimostra ad evidenza che si tratta della generazione del calore.
Cagione di questi cangiamenti di vocab(di, di equivoche e
poco precise espressioni si è la voglia di generalizzare alcune teo-
rie . Col flogisto , pel tratto d' anni 60 in circa tutto voleva spie-
gaisi, o certamente della maggior parte de' fenomeni naturali si
tentava di rendere ragione, tuttocché si confessasse di non sapere
veramente cosa ei fosse^ perchè non mai si era potuto averlo iso-
lato , siccome suol dirsi, ad oggetto di farne l'analisi . Sban-
dito questo, tutto pare che ripetere si voglia dalla composizio-
ne e scomposizione dell'acqua, non meno che dal giuoco di alcu-
ni gas, o fluidi aeriformi , le cui basi, o radicali , come altri di-
cono , non si conoscono per alcun modo . lo non ardisco entrare
in questo nuovo labirinto di Fisica : quindi non dirò con qualche
celebre Autore , che per sostenere la suddetta composizione e
scomposizione si doveva dimostrare che ne' due gas, ossigeno ed
idrogeno, niente vi era unito di acqua: o con altri, che l'acqua
prodotta dalla combinazione de' due suddetti fluidi aerifòfuii,
non
Del Sic. L. M. A. CAtnANr. 3c5
non è che mia jìvecipitazioiie delT accjii()So fluido contenuto mai
sempre più o meno noli' atiuosfeia , non più sostenuto e conser-
vato dal dissipato calorico in istato vaporoso . Non azzarderò di
pronunziare che la baso di tutti li gas sia V acqua, siccome pa-
re che da un immenso nùniero di spcrienze concliiudesse il fu
Sig. Priestley . Non cercherò con altri ancora ( seivendi mi delle
loro parole) per qual magia singolarissima l'aria inspirata d separi
tosto ne' due gas che la compongono, sì die 1' ossigeno in parte
non piccola entri nel sangue per generarvi il calore , e l'azoto sia
rimandato o in tutto o in parte ( giaccìiè di questo ancora non si
conviene da tutti ) con altri gas ; cioè idrogeno, acido carbonico,
e con acqua (della quale questo gas abbonda secondo le osserva-
zioni del suddetto Priestley ) sia , dissi, rimandato coli' espira-
zione .
Alla per fine io non deciderò se alcuni cliielono a rag'one
come possa tr;iscuraisi ( se pure ciò fu realmente fatto ) la consi-
derazione che l'aria , conosciuta sempre mescolata or piti or me-
-no j di varie spezie di vapori, di esalazioni, di magnetismo , di
iiioco elettrico ec. ec. possa dirsi formata soltanto dei due noti
gas , e se ripugni alla ragione stessa , o almeno intender non si
possa il come li due iluidi aeriformi, uniti al calorico sommamen-
te elastico , e com.pressibile, si risolvano in acqua pressocchè in-
capace di qualunque compressione : ne cbiederò qual sia la spe-
rienza che dimostri a convincimento la supposta separazione de'
componenti l'aria , entrata ne' polmoni , ed asserita per modo ,
che sembra essere stata veduta ad occhj nudi.
Non vi sia però chi s'immagini o sospetti eh' io creda che
quanto ho (jui esposto di volo possa render dubbiosa l'esistenza
dei due noti gas nell' aria atmosferica o la decomposizione dell'
acqua dimostrata con tanta evidenza da' moderni chimici cele-
jaratissimi .
Rifletto soltanto ( quando però io non isbagli moltissimo)
che la generazione dell'acqua nel caso della respirazione ( gene-
razioiìe conosciuta da chiunque ajjplica una mano alla bocca
quando espira ) non pruova la separazione delli due gas che la
Tomo XIII. 39 coni-
3o6 Brevi kiflessioni ec.
compongono , dentro de' polmoni , e del sangue. E ciò percliè in
non poche parti del corpo animale, cioè in tutte quelle che per-
spirano si raccoglie, e si può raccorre dell' acqua . Cosi dentro la
cavità del petto nel feto che non respira trovasi un pò d' acqua
sovente rossiccia : acqua s' incontra nel pericardio , nel hulbo de-
gli occhi , sotto la tonaca della lente cristallina , nell' intima ca-
vità dell'orecchio, entro gì' inviluppi del feto contenuto nell'ute-
ro; e finalmente il vapore, che esala da tutte le superficie inter-
ne ed esterne del corpo, in acquoso fluido si condensa . Ciò ve-
dasi ancora nella perspirazione della cute. Allo staccare qualche
cerotto glutinoso da una qualunque parte attaccata da tumore ,
cui fu per alcun giorno applicato, si vede scolare un poco di ac-
quoso fluido , che consola gl'infermi, ugualmente che certi igno-
ranti Chirurghi , li quali portano opinione che quell' umoie sia
porzione della materia nel tumore contenuta .
Li fluidi acquosi qui accennati, e le perspirazloni , che in
acqua si addensano , non possono essere certamente altrettanti
prodotti dell'unione de' due gas, che si risolvono in ai qua ; sem-
brando piuttosto che lo siano del calore aiiitiiale . che vaporizza
una qualche parte dell' acqua del j-angue., in quella guisa che l'ac-
qua contenuta in un vaso posto al fuoco sul principio di sua in-
calescenza comincia a fumare, cioè a sotti'izzarsi per modo da
manifestarsi in forma di vapore: o se si vuole , cume avviene ne'
fiumi, allorché le loro acque sono più calde dell'atmosfera.
L' aria , la quale è a contatto dell' acqua riduce in una spezie di
nebbia 1' acqueo vapore esalante che pria era insensibile all' oc-
chio . Tale parimenti per questa stessa ragione sì è la metamor-
fosi della perspirazione, si cutanea che polmonare, in tempo di
freddo ; facendosi visibile laddove per l' innanzi anche all'occhio
di vetri armato, era inconspicua .
Né per ciò si dee credere che l'acqua del sangue di qualun-
que animale, ridotta a vapore sia acqua semplice, siccome non
lo è quella che si espira . ^Troppo è noto che la perspiiazione de-
gli animali che sono privi di polmoni , e che vissero qualche tem-
po nel pieno, cioè nell' aria non rinnovata , ammazza qualunque
al-
Del Sic. L. M. A. Caldani. 3r7
altro animale che vi si rinchiuda; siccome appunto fa l'aria ch'esce
dai polmoni . Egli è perciò die può dirsi , forse più ragionevol-
mente, essere congiunta alla perspirazione moli' aria fìssa , ossia
gas acido carbonico, insieme con altri gas sviluppati dai fluidi a-
nimali^ che finalmente altro non sono che il prodotto degli ali-
menti animalizzati,anzi che asserire, come fece il troppo celebre
Lavoisier, che 1' ossigeno inspirato in acido carbonico in gran
parte si converte .
E qui è da notarsi che il vapore espirato è sempre notabil-
mente più caldo dell'aria entrata ne' polmoni. Questo fatto notis-
simo fece dire a Galeno, ed a' nostri giorni al Margraff essere più
il calore che dal corpo animale esce espirando , di quello che vi
entra in tempo dell' inspirazione . Né io saprei ripetere dà altro
fonte che dall' attrito questo aumento di calore . E ciò special-
mente perchè, sussistendo in noi , ed in qualunque animale res-
pirante la consueta respirazione, e p°rciò V ingresso del gas ossi-
geno nel sangue, se il corpo non si t-serciti, equii.di si rallenti il
movimento de' solidi e de' fluidi , si muore di freddo .
Quindi è che non sembra sì vero ciò che. da alcuni autori o
Patrocinatori delle nuove teorie, sulla respirazione fu proposto:
cioè che il calore di un animale è in ragione , ossia in proporzio-
ne, della quantità d' aria eh' ei respira in un tempo dato . Si res-
pira bene, e naturalmente, da non pochi ii.fermi di cachessia ,
di chiorosi, di leucoflegmazia; ma il calor naturale in questi è più
o meno sensibilmente scemato . E questa diminuz one di calore
non può riconoscere altra cagione che la debolezza ile' solidi , e
quindi lo scemamento del loro attrito su dei fluidi : attrito che re-
stituendosi colla pratica de'rimedj tonici tratti specialmente dall'
acque ferruginose e dalle preparazioni mediche del ferro, combi-
nate col moto possibile di tali infermi, fa ritornare le forze, ed in-
sieme il perduto color vermiglio, il quale se non eccede certi li-
mili , e sia misto con certa proporzione alla bianchezza della cu-
te, tanto nel bel sesso da noi si desidera , si apprezza, e si loda .
Ho detto che gli accennati presidj tonici debbono essere com-
binati col moto possibile della persona,, perchè senza di questo, se
a a-
3c8 Bkevi lUFLr.ssiONì ec.
anche la respirazione o volontariamente si rendt^ssc iVcfriiciilc, o
tanto ampia e profonda (jiianto quellaclie coslitnisce losbadi'lio,
non si otterrebbe la qnantità di calore necessario a sostentanieu-
to della sanità e delia vita . Si respiri pure a piena bocca du clii
sta in ([uiete , e massime se V atmosfera sia fredda , s' ci non fa
moto si die per l'attrito si svolga più calore del naturale, si morrà
agghiacciato, e si dee credere che certi grandi abitatori d^.l mare
settentrionale, e tra questi le Foche, si esercitino con moto vio-
lento ad oggetto di tanto accrescere il proprio calore, quanto ba-
sti a resistere al freddissimo elemento, entro di cui conducono la
vita . Io soche le Foche sono dotate di polmoni; ma siccome po-
co ne possono far uso, così la interrotta loro respirazione non pa-
re che possa somministrare tanto di ossigeno da procurare adesse
un aumento di calore molto maggiore del nostro ^ secondo le os-
servazioni di Martiife, registrate ne' saggi di Edimburgo (i): au-
mento che al solo attrito e non già all' aria inspirata si dee attri-
buire.
Ma io debbo finalmente ricordarmi che non si dee stancare
la pazienza di chi legge. La conchiusione adunf[ue di ({uesta ({ua-
lunque memoria si è, che inutilmente si è cercata F origine di
una proprietà animale , che è nata con noi : che ne' solidi e fluidi
nostri j come ne' corpi tutti, annida la materia del calare, la
quale nel ferro spezialmente , che non manca nel sangue , vi si
trova in copia tale, e sì pronto a svolgersi, che il moto veloce e
quindi 1' attrito di due pezzi di ferro F uno cavo ,e 1' altro solido,
si però che l'uno si accomodi all' altro, sviluppa tanto calore
da ridur prestissimo l' acqua, in cui sono immersi allo stato di
ebuUizione; siccome sento essere stato provato dal Rumford ce-
lebre Fisico Americano : che questa materia, la quale ci viene
dagli alimenti , sommamente elastica, dalF azione de' solidi con-
tro de'fluidi animali, di questi fra di loro e contro di quelli, spri-
gionata, esaltata , accresciuta, mantiene in noi il calore -, cosa di-
mo-
(J) Vedi Haller £lcm. Phyiiol. Voi. II Lib. VI Sect. HI §. X .,
Del Sig. L. M. A. Caldani . 009
mostrata dàlia diaiirnizione di questa qualità ne'casi di movimen-
to languido, e dall'aumento di quello nel v^^lido esercizio del cor-
po : e che finalmente volendosi far nascere il caluie animale dall'
ossigeno inspirato, conveniva pria diimostrare , che l'attrito re-
ciproco de' nostri solidi e fluidi non bastava a mantenere in npi
quella quantità di calorico, che il calor animale non già produce
o genera , ma soltanto ahmenta e conserva sino a tanto che sussi-
ste la vita, oltre la quale il calore^ giù prima il più delle volte sce-
mato alla fine gradatamente svanisce.
SO-
aio
SO P R A
ALCUNI PRODOTTI SINGOLARI DELL' ANIMALE ECONOMIA MORBOSA
MEMORIA
Del Sic. Pietro Moscati
Ricevuta il dì i3 Giugno 1806.
Aje maravigliose operazioni dell' organismo vitale danno orìgi-
ne mai sempre a risultati curiosi e singolari degni in ogni tempo
dell' attenzione dei Filosofì e dei Naturalisti. Dipende probabil-
mente dalia variabilità dell' organizzazione e della vita, oppure
dalla loro costanza , la variazione nel suo modo d' agire e di pro-
durre, l'estensione del suo dominio , eia costanza de' suoi pro-
dotti; per lo che succede che molteplici ed impreveduti acciden-
ti si osservano, i quali indeterminatamente riproducendosi, e
rinnovandosi, presentano di continuo nuovi generi e nuove spe-
cie di sostanze , non mai conosciute e neppur sospettate .
AU'influen/a di tali cagioni credo che la Patologia animale
e la Medicina pratica debbano il complesso degli eft". tti su cui in
ogni tempo hanno basatele proprie osservazioni quegl' illustri cul-
tori , che non hanno mai cessato d' arricchirle colle loro opere ;
e ad una tale influenza penso che si debbano pure attribui-
re due interessanti fenomeni, che riportati per la prima volta in
questo scritto, aumenteranno il numero delle cognizioni sui pro-
dotti singolari dell' animale economia morbosa .
Rari , e si può dire unici , ne' casi clinici , questi due fatti
hanno risvegliata la mia attenzione, e mi hanno eccitato a Hirli
no-
Del Sic Pietro Moscati. 3ii
noti al Pubblico, nel tempo stesso che gli accompagno con qual-
che discussione, relativamente al modo dalla natura impiegato
per la produzione di questi , e di analoghi fenomeni, egualmen-
te strani e meravigliosi
Il primo caso verte su di una produzione di calcoli urinarj ,
nuovi per la loro chimica natura , ricavati da Antonia Civeiti
d' anni 4-5 > che abitava nel conservatorio di Como, la quale per
certa serie di anni continuò a somministrarne : e questi furono
sempre tra di loro chimicamente simili , sebbene nel colore pre-
sentassero ([ualche piccola differenza. M' avvidi esplorandone
.le qualità Fisiche e Chimiche, che differivano da tutti queUi
che aveva avuto campo d'osservare nelle numerose collezioni di
calcoli vedute,, e possedute ; imperocché alcuni avevano un co-
lore verde-bigio, altri un colore più uniformemente verdastro e
sparso qua e là di macchie di un verde più chiaro : erano leviga-
ti nella loro esterna superficie , da cui separate alcune scaglie ,
comparivano trasparenti, e di un verde smeraldo, e semina-
ti di punte più o meno lucide nel loro interno ^ ove presentava-
no una specie di cristallizzazione, ed erano, come sono pressoché
tutti i calcoli, fatti a strati . Conobbi poi ai chimici assaggi insti-
tuitij che essi coptenevano del ferro, della magnesia, e delia
terra silicea , dal che conclusi , che singolari e nuovi dovevano
essere simili calcoli , non descritti da alcun autore, e nemmeno
dagl'illustri Fourcroy eVauquellin nella loro classificazione dei
calcoli, stabilita pell'analisi la più estesa che finorsi conosca {a).
Fatti questi analizzare dal Regio Farmacista Sig. Pietro Ale-
manni, Chimico dottissimo (t), vi si è trovato oltre i riferiti prin-
cipi , anche F acido fosforico, e si è conosciuto che la magnesia
vi
{a) Fourcroy, sistéme de conn. Chim.
te. T. X. pag. 219 e seg.
(t) H sud. Sig. Pietre Alemanni mi
diede i multati dell'analisi dei medesimi
unitamente al processi analitici ado-
perati , in una lettera che sarà inse-
rita in questo volume della Società
Italiana .
3l2 SOI'BA ALCUNI PrODOTTI CC.
vi era. contenuta, parte in istato di magnesia pura, parte in quello
cìicarbonato niagnesiaco; che l'acido foòforico era unito all' o^^do
di terrò, e perciò in istato di fosfato di ferro, che non cuntrne-
vano né acido urico, né calce , uè acido benzoico, od altri pr.in-
ci|,),j contenuti ordinariamente nelTorina , e nei calcoli da essa for-
mati, e che linai mente la terra selciosa forniava coi suddetti [)rin-
<:ij)j una conibinazione chimica molto coerente e quasi come una
pietra dura, segnando essi il vetro come fa la pietra foi aja . Dall'
analisi dei suddetti calcoli si rilevò pure che i pùncipj componenti
vi erano contenuti nelle proporzioni seguenti cioè in cento parti
Magnesia pura 5 1
Fosfato di ferro al minimo d' ossidazione
Silice
Carbonato di magnesia
Sostanze volatili e jaerdita
Somma loo .
Dalla cognizione de quali principi', se autentica e sicura non
mi fosse stata la provenienza dei calcoli riferiti , io gli avrei sti-
mati piuttosto un prodotto minerale che animale {a) . Ma dei cal-
coli composti di silice erano pure stati os^cr^ati dai citati Four-
croy e Vauquelliu , sebbene due soli in pari^cchie centinaja ossi
ne accusino . Di più questi calcoli nostri contengono la silice in
minor quantità che quelli osservati dai citati autori ; ed oltre al-
la magnesia in buona quantità, contengono anche il fosfato di
ferro, sale che pur si ritrova in alcune sostanze animali, e princi-
palmente nel sangue , sebbene in questo liquido sia allo stato di
fos-
ai.
84
ao
4
3
, i6
(a) La sicurezza dell' osservazione
presente è fondata . i. Sul non cono-
scersi finora alcun fossile, che presen-
ti analogia con tali calcoli, a. SuU'
essere la persona che faceva questi
calcoli sotto gli occhi di un" intera co-
anunità ■ 3. Dal non aver essa avuta
alcun interesse o fine per simulare ma-
lattia . 4- Dall' aver essa mandato fuo-
ri (juesti calcoli a diversi intervalli per
una serie di anni . 5. Per ultimo dall
essersi osservati e trovati questi cal-
coli colla soprascritta analisi semj>r»
uniformi nella loro composizione .
Del Sic. Pietuo Moscati . 3 i 3
fosfato di fèrro iper-ossidato e ad eccesso di ossido . Trovandosi il
fosfalo di ferro anche tiel sangue , si trova per conseguenza nel
liquido universale da cui tutte le secrezioni dipendono , ed è più.
facile da spiegare la provenienza di questo nei calcoli , di quello
che a spiegarvi la presenza della silice . Imperciocché il sistema
venale non doveva far altro nel fabbricare 1' orina the separare
dal sangue un poco del suo fo.-lato , non trattandosi al più che di
niodilicarlo colla sottrazione di un poco d'ossij;eno per licondur-
reil fosfato al minimo d'ossidazione, cosa facile da operarsi, giac-
ché molti umori avidi sono di combinarvisi, come sarebbe 1' al-
bumina, l'ureo ec., e coli' aggiunta d' un pò d'acido fosforico,
cosa parimente facile da eseguirsi, stantechè l'organo secernen-
te nel separare roiina3 la separa quasi sempre acidulata d' acido
fosforico. Non cosi della silice, a cui forse è necessaria se non
la formazione, almeno una elaborazione tale della macchina ani-
male da ridurla sottilissima e per così dire in liquore. I mezzi,
che la natura organica adopera per trasportare la silice in parti
finissime del corpo animale, ci sono affatto ignoti, come ignota è
a noi la maniera con con cui la natura stessa converte forse la si-
lice in carbonato di calce nei gallinacei . Infatti una terra più
coerente di tutte le altre , che non viene intaccata dagli agenti
i più energici , se si eccettuino gli alcali fissi e l'acido fluorico;
che segna lamaggior parte delle pietre dure e resiste alle mecca-
niche pressioni del pestello, e che ridotta più fina che mai si pos-
sa , resta sempre ruvida al tatto , è sorprendente, come possa es-
ser trasportata in organi sottilissimi, come p. e. i capelli , in cui
fu trovata cosi abbondantemente, anche poco fa dall'illustre
Vauqnellin {a) . Un esempio tale ci porge un' idea dell' energia
delle forze vitali e dell' estesa influenza dell' orgaliizzazione sull'
elaborazione dei corpi bruti, comunque anche dai vegetabili, in
cui si ritrova pure la silice abbondantemente, si voglia spiegare in
parte la presenza di questa terra nei prodotti animali .
Tomo XIII. 4o Pas-
(«) Vedi Ann. de chim. 3o Avril i8o6 .
3i4 Sopra alcuni phodotti ec.
Passo al secondo fenomeno , certamente piìi singolare e mera-
viglioso del sopradescritto. Consiste questo nella produzione di
una sostanza salina , per la maggior parte mnriato di soda, che
nell'estate dell'anno i8o5 presentò un individuo Imólese (Anto-
nio Topi), assalito nell'età di anni 66 in 67 da una tabe, e morto
in pochi mesi tabidoper una cangrena ai piede destro. Si racconta
nella storia di questa malattia dataci dal Siii Lui^ii Monari Prof.
di Chirurgia (a), che I' Individuo suddetto d'abito di corpo ca-
chetico , figlio di un padre morto apopletico , e di madre morta
attrofica , nelT età di anni i5 si lussò il pollice del piede destro ,
e trascurò poscia ogni presidio, che l'arte chiruriiica poteva som-
ministrargli al primiero ristabilimento Dell' età d'anni 36 in
ciica cominciò a sentire alcune doglie articolari massime ai piedi
con nodi alle dita, e benché qualche fastidio gli arrecassero, pu-
re non vi fece alcuna cuia. So«;<riac(rue nel corso di sua vita due
volte ad una febbre nervosa di quelle , che volgarmente fra noi
si chiamano putride, dalla quale mediante i presidj ben ammini-
strati dell' arte salutare perfettamente si rimise. Altre doglie an-
cora sofferse sebbene di poca entità. Contando già gli anni 66
della sua età il dolore al pollice lussato fino dall' età d'anni i5, e
restato fino d' allora torto , cominciò a farsi sentire fastidioso,
ed alle voltegli produceva delle leggiere punture, altre volte que-
ste crescevano in njodo che fieramente lo tormentavano . Cor-
raggioso però 1' ammalato, se la passò in questo stato ancora per
tre mesi, scorso il qual tempo essendo un giorno per istrada, ed
assalito dal dolore consultò un Professore che per caso incontrò ,
e che avendogli mosso con qualche violenza il pollice suddetto
per ricondurlo al primo suo posto . fece soffiire all' ammalato
un acerbo dolore. Passati tre di, sotto alla prima falange gli si
ruppe la pelle , e cominciò a condurre una materia sieroìa , che
in
(a) La storia che ci spedi in una let- 1 che a bella posta inetituite dal Sig. Pog-
tera il suddetto Sig. Dottor Monari I giolini, e che notificò per lettera al 5Jg.
fu per anche confermata dalle ricer- I Dottor Reraondini ,
Del Sic. Pitxro Moscati. 3i5
in fine Io costrinse a giacere in letto. Furono allora cliiarnati
dei Cliirnr^hi, che lo medicarono, sebhenesenza Irutto; ed esten-
dendosi quella rottura intorno alle altre dita, in 20 giorni circa
sfacellò e distrusse il minimo dito, formandosi una piaga sopra le
fulangi delle altre dita tarso e metatarso con dei seni , talché
quella del metatarso era come un uovo di gallina . Si tentarono
i più validi presidj dell' arte, e si arrivò ad arrestare alquanto i
progressi rapidi di questa corrusione, da cui però trasudò sempre
molta materia purulenta. Passato circa vui mese di medicatura
s' accorsero li chirurghi , che dalle piaghe sortivano dei granelli
lucidi e ciistallini, i quali si moltiplicavano se per poco tempo si
lasciava la materia purulenta esposta all' aria , cangiandosi essa
in gran parte in una cristallizzazione , Raccolta una quantità di
questa sostanza salina, fu esanunata e licoiiosciuta per lui sai co-
mune, del quale con diligenza avendo poi sempre tenuto conto
riesci a loro d'accumularne una quantità considerevole, che asce-
se nello spazio di tre mesi al peso di alcune libbre. Scorsi quattro
mesi da che avevano già scoperta la detta sostanza salina l' am-
malato cominciò a riprendere la moglie , rimproverandole di sa-
lar troppo il cibo accordatogli dal Medico. Sul principio essa gli
credè, e si pose a saggiare ogni vivanda cercando di tenerla sem-
pre insipida . Egli non ostante sempre si lamentava dicendo che
persino r acqua era salsa . Avvisati su ciò i Medici ordinarono
che si conservasse a parte tutta la saliva sputata dall' ammalato ,
ed avendola poi osservata nel giorno seguente s' accorsero che
nella saliva v' era del sale simile a quello della piaga , che di con-
tinuo sputava, e in alcuni giorni quasi asciutto e ben granito e
tal volta sino al peso di due oncie al giorno dopo essere perfetta-
mente asciuttato . Osservarono ancora, che quando sortiva molto
sale dalla piaga , diminuiva la quantità di sale dato dalla bocca ,
e quando al contrario poco sale e materia scaturiva dalla piaga
suddetta, molto sale veniva sputato dal malato; talché le quantità
di sale ottenuto nello stesso tempo dalla piaga e dalla bocca erano
nella ragione inversa funa dell'altra. Frattanto le piaghe si erano
unite insieme, ed avevano con ciò sfacellata la sostanza nìuscola-
re
3i6 Sopra Ai.cuNr Pjiodotti ec.
re del tarso metatarso e delle dita, e producendo di coiUimio buo-
na copia di sostanza salina analoga a quella che sortiva sempre
dalla bocca fu ridotto 1' ammalato ad un punto tale di consunzio-
ne e di debolezza, che alla fine dovette soccombere nell" età d'an-
ni bò riesi q e giorni i5 , dopo sei mesi di malattia . La quantità
del sale raccolto si è calcolata a cin([ue libbre, tre delle quali som-
ministrata dalla piaga, e due dalla bocca: si pretende anche esser-
ne uscito in maggior quantità, e la Moglie del n)aIato lo assicura .
La sosianza salina cristallizzata fu riconosciuta., come si dis-
se, da quei Medici un sale di cucina , Io però sorpreso dalla sin-
golarità del fciiomeno , ero curioso di veder f[uesto sale e di sa-
pere se tale fosse in realtà oppure in qualche modo differente .
Fattami pervenire una certa quantità del medesimo , dallo cure
del Sig. Dottor Remondini medico dottissimo, lo diedi da analiz-
zare { giacché le mie gravose e continue incombenze non mi per-
misero d' analizzarlo io stesso) al Chimico sopracitato Sig. Pietro
Alemarni , il quale vi trovò, oltre il muriato di soda o sai comu-
ne , ai che il muriato di magnesia , ed un sale particolare ricono-
sciuto per malato di soda . Differivano il sale della piaga e quel-
lo della saliva soltanto per le proporzioni dei principj ; poiché il
sale della piaga si trovò composto ogni cento parti
4 di una sostanza vegetabile (i) analoga alla Fibra
8i di muriato di soda
IO di muriato magnesiaco
5 di malato di soda .
e quello della saliva , composto di
I materia eterogenea
^7 muriato di soda
12, muriato di magnesia •
IO malato di soda (
Per mezzo di dilicati esperimenti si conobbe pure cbe i suddetti
due sali non contenevano uè fossati alcalini o terrei , uè sali cal-
ca-
(i) Questa sostanza è probabilissimo ] le si medicava la piaga. Infatti il salo
che porti origine dalla China colla qua- j della piaga era di un colore rossastro.
i
Del SiG. Pietro Moscati. 3i7
carei di alcuna sorte, o altri sali ordinarj alla saliva , e proprj di
altri umori e secrezioni animali .
Un fenomeno tanto raro e stravagante come il summenzio-
nato , non è stato per quello che mi è noto, mai registrato ne' li-
bri di Patologia e di Medicina pratica L' osservazione della sali-
va salsa forse è pivi comutie, e Gilibert ne rammenta un caso (i) ,
e molti ne ponno succedere senza che alcuno vi porga attenzio-
ne . Ogni volta per esempio ( e questi casi sono frequenti) che
si ode qualclie ammalato lamentarsi di vivande a lui prestate con
troppo sale , contro la verità della cosa , se si raccogliesse la di
hii saliva, e si facesse evaporare, forse si otterrebbero delie
quantità più o meno abbondanti di muriato di soda , e la saliva
salsa sarebbe conosciuta un fenomeno piìi generale e frequente .
Ma una produzione di sale tanto abbondante scaturito da una
piaga maligna , e questo in relazione con una quantità di sale
analogo separato dalle glandule salivali j è certanieiìte un fatto
nella sua natura piano ed ammirabile .
L' organizzazione vitale di un individuo ammalato ha ita
questo caso operato un fenomeno analogo forse a quello che la
natura presenta nella formazione del sai marino e del sai culina-
re . Ignoto il modo con cui si genera e 1' uno e 1' altro attesa V i-
gnota natura del radicale muriatico, lascia il Naturalista incerto
sul come le acque marine continuamente salse si mantengano ,
o.tali si sieno stabilite ; e nel caso nostro lascia pure incerto il Fi-
SÌo-p;itologo sulla etiologia di un fenomeno cosi stravagante co-
me quello che abbiamo riportato .
Se si verificasse 1' ipotesi che l'acqua sola sotto l'influsso
dell' elettricità galvanica cangiarsi possa in acido muriatico , ed
in alcali di soda, si sarebbe in parte trovata la spiegazione, sic-
come alla salsedine delle acque marine cosi alla salsedine di uii
in-
(i) Mulier s"xagenarìa a quiiitpje an-
nis salivam tiabet ver» muiiatiram : sa-
lem maiiniim prò condimento respnit ,
tritla hoc incommodum non sustulit . ^
Gililiert ::; Ailversaria medico -practi»
ca iz: Cactierls s; Obs. 35 m Saliva mu-
calor orjs ac pruritus vexat . Febris pu- ] riatica pag. ig5^
3 IO Sopra alcuni prodotti ec.
individuo, che sotto 1' influenza di uno stato movl)oso lia dato
tanto sale quanto non avreljbero somministrato i princi|)i com-
ponenti di cento volte il cibo con cui si è nel tempo della malat-
tia alimentato , e tutti i liquidi ed i solidi che lo costituirono in-
dividuo . Comunque perù T influsso dell' fleltricità animale, e
la decomposizione dell' acqua avessero potuto dar origine alia
predetta sostanza salina , egli è certo che gli organi vitali , qua!
strumenti di qualunque operazione che nella macchina animale
si eseguisce , devono aver concorso colla loro particolare maniera
d' esistere e di agire, alla produzione predetta . Uno strumento
di una costruzione sempre eguale , maneggiato da costante forza
ed operante su' medesimi principj, non può che fabbricare iden-
tici e costanti prodotti; non poteva c[uindi generarsi nel caso no-
stro fuorché saliva , ossia un liquido composto d'albumina , di
una mucilagine animale , di fosfato e rnuriato di soda, ammonia-
ca , e calce , e dalla piaga non si doveva ottenere che un umore
linfatico. Io credo pertanto che questo ed analoghi fenomeni,
che nelle diverse malattie si presentano debbansi tutti attribuire
in ultima analisi ad una modificazione d' or"ani , e ad un esube-
rante , o deficiente grado d' eccitamento vitale . Difatti , se co-
stante si rimanesse l'organizzazione p. e. dei reni e dei linfatici,
ed immutato nella sua intensità l'universale eccitamento vitale,
come dovrebbe succedere che un' orina composta, com'è in ista-
to sano, d' ureo, di materia animale gelatinosa, di muriato di
soda e d' ammoniaca , di fosfato di calce e di magnesia , e 1' aci-
do fosforico , urico e benzoico, sciolti in acqua (i) ^ si cangiasse
nei diabetici in un liquido spoglio delia maggior parte dei sud-
detti principi , e saturato invece di una quantità prodigiosa di
zucchrro e di mucoso {a) ? In qual modo 1' urina medesima po-
trebbe divenir acida come 1' osservò Grant; sopraccaricata di fos-
fa-
(i) Fourcroy Sistem.de Conn. Clilm.
T. X.
(a) Sui principi e sulle differenze dell'
orina in due specie di diabete, confron-
tata colla naturale. Memoria di Fran-
cesco Marahdli ec. indirizzata al Prof,
Frank-
Del SlG. PlETJlO IMoSCATI . 3uj
fato calcare come la vide Baldin^er; insipida ed acquosa come
molte volte s' Osserva ; arenosa , come Ticiiy , \V eigei e molti al-
tri la attestano ; chilosae lattea come vieu riportato dalie effe-
meridi dei curiosi della natura ? Cosi se costante si rimanesse
r organizzazione delle glandolo salivali , ed identico sempre T u-
niversale eccitamento vitale, non si capirebbero i cangiamenti
osservati nella saliva , da tali glandole separata; perche dessa si
presenti ora salsa, e ben saturata di sai marino , come da Gili-
bert , e da noi si è riportato, ora di una natura acre (i) , ora dol-
ce (:i); tinta di color ceruleo, o di color giallo ; contagiosa, come
quella degl' idrofobi; sanguigna , lattea ec. come da Camerax'io ,
Dolco e Nuch fu varie volte osservata . Nella medesima oscuri-
tà rimairebbeto le altre secrezioni , die nelle diverse malattie si
mutano o si moltiplicano , né si potrebbe comprendere la secre-
zione di un umore per opera di un organo che in istato sano tutt'
altro secerne che quello .
Ribelli , per cosi dire, un gran numero di fenomeni analo-
ghi a quel legame , che insieme unisce i fatti , e ne forma un
complesso dipendente da leggi generali e regolato da un princi-
pio costante ed unico, hanno vagato ne' libri di Medicina pratica,
nei codici cioè dell" arte salutare , sino a che lo zelo ed il genio
di alcuni Medici Filosofi , e giudiziosi Fisio-patologi si è occupa-
to a considerarli sotto quel punto di vista , che il progresso delle
scienze e della Filosofia non permetteva più di trascurare . Il ce-
lebre Sig. Dumas è quello , che in questo genere, come già in al-
tri rami di Fisiologia ^ si è assai distinto ; ed in una Memoria so-
pra la trasformazione degli organi del corpo umano (3) ha dato
ragione dei fenomeni che hanno luogo in tali cangiamenti . Ho
creduto dietro le traccie del menzionato Fisiologo di poter anch'
io spiegare plausibilmente ciò che di straordinario accade nelle
f un-
ii) Kft'era. Natur. Cur.Dec III. A. IV
Obs. io5 . (Riedlini. Linear. Med. An.
1697.).
(i) Act. Hafn. IV. olis. 72, Schurjgio
Scialologia Historico- medica^ Riedli-
110 . L. A. Au. i6g5 . ratns. Auj. Obs.
3 pag. 242 • Borichio , Giovanni Bur-
gio, Reiserio , Fabri , Paolini , ed altri.
(3) Journal de Phy5Ì<iue f evrier i 806,
3ao Sopra alcuni rnouOTTi ce.
funzioni animali disordinate da qualche malattia , e mi diedero
spinta a ciò fare i due casi clinici rammentati più sopra oi'inui
de' quali avrebbe attirata l'attenzione di quahin([ne amatore di
Fisica animale . Se nelle esposte mie considerazioni non sarò an-
dato lungi dal vero, le liiodificitzioni dell' intima struttura degli
organi ^ecernenti, e le variazioni del loro eccitamento vitale, non
che dell' universale, saranno le cagioni dei cangiamenti che os-
servansi nei liquidi separati sotto l' influsso delle malattie . Così
infinito dovendo essere il numero dei gradi di queste variazioni ,
e le maniere di modificarsi dell' organizzazione , proporzionata-
mente infiniti si dovranno aspettare i prodotti straoniiuarj dell'
organismo vitale , sublime aitefice delle migliori produzioni che
la natura abbraccia nel complesso delle sue opere; tutte d'altron-
de ammirabili e suscettibili di essere qualche volta imitate , non
mai superate .
■"- - LET-
I
3oi
LETTERA
Del Sic. Pietro Alemanni
REGIO FARMACISTA
Al Sic. Consigliere Consultohe Moscati
Dal medesimo presentata il dì i3 Giugno 1806.
SULL' ANALISI DI ALCUNI CALCOLI ORINARI ,
E DI DUE SOSTANZE SALINE .
\J norato da lei illiisfie Sig- Consultore dell' incarico di analiz-
zare due sostanze saline, ed alcuni calcoli da lei conosciuti di no-
vella specie, né ancora descritti , mi fo un dovere di compiegarle
il rapporto delle sperienze analitiche intraprese per assicurarmi
dei principj componenti le sostanze suddette, non che delle lo-
ro rispettive proporzioni, ed entro subito in dettaglio senza ul-
teriore preambolo .
analisi dei calcoli .
Questi calcoli avevano una figura irregolare, tendente al sub-
rotondo , erano di diverse misure , e nel mezzo fatti a strati con
delle punte più o meno lucide, secondo le diverse esposizioni
alla luce, di un colore variato bianco, verde, e bigio-bruno, assai
compatti, e dilficilinente frangibili , e segnavano il vetio . La
gravità specifica dei suddetti calcoli sta a quella dell' acqua, co-
me a635 a 1000 .
ESP. I,
Resi in sottile polvere , ne ho versati la grani in una solu-
zione di potassa pura in cristallo bene chiuso, alla temperatura
Tomo XIII, 41 di
3oa Lettera
di gradi 20 di H. , e non lio rilevato , che si svolgesse alcun odo-
re ammoniacale, ed in capo a giorni i5 apparvero cou un colore
d' oltremare .
a.
Separato il liquore , 1' ho tentato parte coli' acqua di calce,
e parte l' ho saturato coli' acido muriatico, ed ho ottenuto qual-
che precipitato bianco dal primo, e nessun precipitato dal secon-
do .
Fattine bollire altri dodici grani con una soluzione di carbo-
nato alcalinato di potassi , filtrato il liscivo , e saturato perfetta-
mente coir acido mur atico non precipitava, né i sali calcari, né
le dissoluzioni metalliche .
Avendone trattati per un'ora al fuoco altri dodici grani in
crogiuolo di platino non ho rilevato alcuno svolgimento odoroso;
raffreddati , e pesati. mancavano un quarto di grano, ed avevano
acquistato un colore giallognolo, mentre la detta polvere aveva
dapprima un colore bianco-bigio .
5.
Versati nell' acido zolforico concentrato altri dodici grani
fra due cristalli concavi , mi mostrarono qualche piccola effervcr
scenza , ma non ho rilevato alcun appannamento al cristallo su-
periore .
Gli stessi calcoli stati trattati cogli alcali dopo bene lavati
furono versati nell' acido muriatico, e dopo tre giorni d' infuso a
gra-
Del Sic. Pietro Alemanni 3o3
graili 20 dì R., ho ottenuto un liquore giallo-verde , essendo ri-
masto un residuo bianco, polveroso, ruvido ai tatto .
Ho cominciato al trattare la detta dissoluzione muriatica,
parte col prnsiiato di calce, e questo le diede un colore verde ca-
rico, che passò fra qualche tempo all' azzurro .
8.
Ne ho tentata parte coir alcoole gallato , e fece un abbon-
dante precipitato fioccoso piuttosto leggiero , di un colore giallo-
gnolo , solubile neir acido muriatico, e che si cangiava pronta-
mente in azzurro col prussiato di potassa .
La detta dissoluzione muriatica dopo essere stata otto gior-
ni esposta all' aria^ trattata di nuovo coli' alcoole gallato diede
un colore bruno , ed un precipitato verde bruno .
IO.
Nel restante della detta dissoluzione versai goccia a goccia
del carbonato saturo di potassa sino che faceva effervescenza , e
produsse un giallo precipitato , che diventava più giallo col re-
stare esposto all' aria .
II.
Nel liquore stato trattato col carbonato saturo di potassa >
versai della potassa pura, da cui ottenni un pronto precipitato
bianco solubile nell'acido acetico, ed insolubile nella potassa pu-
ra .
12.-
3o4 L E T T
ERA
la.
Ho diviso in due bicchieri il Uscivo stato trattato col carbo-
nato di potassa, e colla potassa pura, feltrato, ed ho versato dell'
acqua di calce in uno , del muriato di calce nell' altro, e d'ambi
ottenni un pronto precitato bianco, solubile nell' acido acetico j
il di cui acetato precipitava il nitrato di piombo .
Dagli Esperimenti finora esposti sembramisi possa conchiu-
dere . I. Che li detti calcoli non contenevano né acido urico, né
urato ammoniacale . II. Che non contenevano acido ossalico, né
ossalati terrosi . III. Che non contenevano sostanza animale, nò
fluato calcare , ma bensì dei carbonati, dei sali marziali in stato
di minima ossidazione , della magnesia, qualche fosfato, ed una
terra inalterabile dagli acidi minerali, ed avente i caratteri delia
silice , ed essere in conseguenza una specie di calcoli non ancora
^conosciuta (coni' ella benissimo lo aveva sospettato) e nemmeno
descritta dal celebre Sig. Fourcroy per non essere compresa nelle
dodici specie da esso indicate in conformità dell' esteso travaglio
fatto sopra i calcoli urinar] dell' uomo da lui medesimo e dal Si-
gnor Vauquelin : Sisteme des connoissances chimiques ^ Par M.
Fourcroy . T. X , p. 2,04 .
In vista di che , per vieppiìi assicurarmi della presenza de'
suddetti principi , e delle precise proporzioni con maggior esat-
tezza , ho stimato bene intraprender un' analisi più regolare , e
metodica, ed ho proceduto nel modo che segue .
ESP. I.
Spezzati due di questi calcoli ne ho presi cinqnatita granì, e
resi in sottilissima polvere gli ho fatti boUire nell' acqua distilla-
la .
2.
Feltrata la detta decozione, e trattata coi seguenti reagenti,
. f ho
Df.L Sic. Pietro Alemanni . Soó
ho rilevato, clie non alterava i colori ve^^etabiii, nemmeno veni-
va aiterata dal muriato di barite, dal nitrato di piombo, dall' ace-
tato di calce, né dall' alcool© gallato ; ma bensì venne appannata
dail'acrjua di calce , e produsse un abbondante precipitato coli'
aortite di [)ioml)0 (solubile nell' acido acetico) la di cui soluzio-
ne venne precipitata dalT ammoniaca pura .
3.
L' altra metà della detta decozione svaporata a secco riusci
prontamente solubile a freddo nell' aceto distillato , con qualche
effervescenza, la di cui dissoluzione venne precipitata dalla po-
tassa pura .
4.
Il residuo disseccato, che pesava grani 43 fu fatto bollire
con 60 grani di potassa pura In due volte nell' acqua distillata ,
lidi cui Uscivo alcalino trattato coli' acqua di calce diede un pre-
cipitato bianco, il quale bene lavato, ed arroventato rimase del
peso di dodici grani . Questo si è disciolto prontamente nell' ace-
to distillato , la cui dissoluzione dava un precipitato bianco colf
acetato di piombo ( solubile nell'aceto distillato ), e non intorbi-
dava la soluzione del nitrato d' argento .
La polvere residua all' azione della potassa fu versata nell'
acido muriatico , ed in capo a qualche minuto acquistò un colo-
re giallo-verde Questa trattai ripetute volte con del nuovo aci-
do tanto a freddo , che al fuoco , sino che le dette dissoluzioni
muriatiche tentate col prussiato di calce , dopo qualche giorno
non facessero comparire più un colore verde-azzurro , lavato il
residuo, e disseccalo pesava grani dodici . j
6,
3o6 Lette u a
6.
Le dissoluzioni muriaticlie unite insieme furono fatte sva-
porare a metà , indi vi versai una soluzione di carbonato saturo
d' ammoniaca in eccesso, ed ottenni un precipitato giallo Lian^
castro .
. 7-
Il Uscivo muriato ammoniacale svaporato a secco, fu calci-
nato per un' ora , e rimase una materia giailo-bruna , la quale
sciolta neir acqua , e feltrata, fu trattata col carbonato alcalinu-
lo di potassa, da cui ebbi un abbondante precipitato bianco , il
quale ben lavato, ed arroventato, pesava grani 24. Questa pol-
vere era solubile nell' aceto a freddo, ed insolubile nella po-
tassa a caldo . 11 residuo sul filtro, Lene lavato,, e disseccato aveva
un colore giallo-bruno , ed era del peso di grani uno e mezzo .
Il precipitato giallo biancastro ottenuto dall'esperimento se-
sto, ed il precipitato giallo-briuio dell' esperimento settimo, fu-
rono versati nell'aceto distillato a freddo, e tenutivi per un gior-
no, lavati, e disseccati pesavano grani otto. La dissoluzione aceto-
sa saturata col carbonato alcalinulo di potassa diede un grano , e
mezzo di magnesia , dopo essere stata arroventata .
II Uscivo stato trattato col carbonato alcalinulo di potassa co-
me nell'esperimento settimo , fu saturato a caldo con aceto di-
stillato, e trattato coli" acqua di calce non diede alcun precipita-
to , . . .1. . . i.r,
3"
Del Sic. Pietko Alemanni So 7
IO.
I dodici grani, residuo del calcolo non intaccato dall' acido
muriatico, come dall' esperimento quinto, furono fatti bollire
iieil' ac({ua con 3b ^rani di potassa pura sino a secco , il tutto fu-
so per un'ora^ e raffreddato, fu disciolto nell'acido nitrico con ec-
cesso, e ciò fu ripetuto per tre volte , cioè sino alla totale dissolu-
zione .
II.
Unite le dissoluzioni nitriche furono svaporate a consistenza
gelatinosa , e laflreddate , vi versai dell'acqua distillata, colla
quale lavato bene , e disseccato il residuo pesava grani dieci, ed
era una polvere bianca , insipida^ ruvida allatto, ed insolubile
negli acidi .
la.
Le soluzioni del nitrato acidulo di potassa svaporate a secco,
calcinate, e disciolte nel!' acqua distillata diedero un grano , e
mezzo d' ossido giallo di feiro .
Da tutte le sopr' accennate esperienze ^ e dalle riduzioni,
che col calcolo delle diffeienti proporzioni d' ossigena, e di fer-
ro si dovevano rilevare, ho potuto conchiudere essere li detti cal-
coli composti per la maggior parte di magnesia in parte carbona-
ta , di fosfato di ferro al minimo d' ossidazione , e di silice ; le di
cui proporzioni prese dalla decomposizione di cinquanta grani so-
no
di Magnesia pura grani j, a5,5o
Fosfato di ferro - - j» io, ga
Silice ... - - ,, IO
Carbonato di magnesia ,, a
Perdita -----,,1,58
Giani òo
3o8 Lettera
ANALISI DI DUE SALI
UNO OTTENUTO DALLA SALIVA, L'ALTRO DA UNA PIAGA
DELLO STESSO INDIVIDUO
Sale della saliva .
ESP. I.
\^ uesto sale aveva 1' apparenza del sale comune ; cristallizzato
a cubi, di un sapore salatole crepitante al fuoco .
II.
Fatto in polvere , e mescolato con delP ossido nero di man-
ganese , indi versatovi dell' acido zolforico mandava un vapore
d' acido muriatico ossigenato, il quale ha scolorate alcune lette-
re scritte con inchiostro comune .
Da questi esperimenti ho tratta la conseguenza , che questo
fosse realmente un sale muriatico, e per assicurarmene vieppiù
che fosse tale , non misto a' sali di diverse qualità, ho fatto li se-
guenti tentativi .
Ho sciolto 36 grani di questo sale nelP acqua distillata , e
feltratolo, lo versai in diversi bicchieri .
Primo. La carta tinta col tornasole non venne arrossita , co-
me né pure la carta tinta colla curcuma .
a.° Il muriato di barite \
,- 3." Il nitrato di barite J Nongi
.. 4» L' acido muriatico _ _ {^
5° L'acido ossalico, l'ossalato, ed il fosfato d' ammoniaca ( sitile
6.° Il solfato di potassa J
7." Il solfato iper-ossidato di ferro '
Del Sic. Pietro ALEMANNr . 829
8.° II nitrato di piombo produsse un precipitato bianco solu-
bile neir acido acetoso .
9.*' Il nitrato d' argento fece un abbondante precipitato
bianco, die, per quanto lio potuto vedere, sembrava insolubile
neil' acido nitrico .
io.° L' acetito di calce ha prodotto un appannamento , indi
un leggiere precipitato bianco .
1 1°. L'ammoniaca, e la soda pura fecero un pronto precipi-
tato solubile negli acidi, ed insolubile nella potassa pura .
ia.° Calcinata parte del detto sale per un' ora in crogiuolo
d' argento, e sciolta nell' acqua distillata la soluzione , non venne
intorbidata né dall' acetato di calce , né dall' ac(iua di calce .
Questi esperimenli danno jier l'isultato, clic il sopiaccenna-
to sale non era acido, uè alcalino , non conteneva solfiti , nò fos-
fati, non conteneva borati sohibitr, non urati di potassa, né di
soda, non sali calcari solubili, non sali baritici prussiati, né gai-
lati. I tentativi 8jio,e 12 mi fecero dubitare, che fosse misto con
qualche sale combinato con acido vegetabile . L'esperimento 1 1
mi assicurò 1' esistenza di un sale magnesiaco .
Ho quindi sciolto 100 grani di detto saie S. nell'acqua di-
stillata , e feltrata la soluzione vi versai a poco a poco del nitrato
d' argento sino che non produceva precipitato. Rimase sul filtro
un grano circa di frantumi di legno, e qualche granello di terra .
Lavai più volte colf acqua distillata il muriato d' argento preci-
pitatOj e l' asciugai al fuoco a gradi i3o . Questo pesava 214 gra-
ni , ed era di un colore bigio bruno. L' ho infuso nell'acido ni-
trico sino che il detto acido , saturato colla potassa pura non fa-
cesse precipitato . Lo stesso acido nitrico stato infuso sopra il
detto muriato, tentato col nitrato di piombo, ha dato qualche
precipitato . II precipitato che ottenni saturando I' acido nitrico
colla potassa pura, disseccato pesava sei grani, ed era solubile
neir ammoniaca pura.
Il creduto muriato puro d'argento die pesava a 14 grani do-
po infuso nell'acido nitrico, lavato e disseccato^ era ridotto a 202
grani .
Tomo XJII^ 42 Quel
33o L E T T E U A
Quel poco ci' ossido d' argento, che si è dlsciolto nell' ;icido
nìtrico , ed il precipitato , che fece il nitrato di piombo versato
sopra l'acido nitrico stato infuso nel suddetto muriato d' argen-
to , mi fecero sospettare, che r acido vegetabile contenuto nel
detto sale fo^^se il malico: per la qual cosa sciolto del nuovo sale
S. nell' acqua distillata, e liltrato , vi versai di nuovo dell' aceti-
to di calce, fatto l'appannamento, vi tornai a versare dell' acido
malico, ed ecco che scomparve il df-tto appannamento: questo
avvalorò molto la mia congettura sulla presenza del detto acido .
Misi a svaporare il Uscivo colle lavature , quando furono ri-
dotti a circa tre oncie si vide intorbidarsi, il llquitlo, e col filtro
separai una polvere cinerea : in seguito ho messo a contatto del-
lo stesso Uscivo delle lastrine di rame ben pulite, le quali in ca-
po a poche ore si sono coperte di una materia cinerea argentina ;
levate le dette lastrine di rame , ne ho rimesse delle nuove , ciò
che ho ripetuto , sino che la superficie del rame non veniva in-
taccala . Filtrato di nuovo il liquore, lo posi a svaporare a leggier
calore, sino che ottenni un sale bianco del peso di 70 grani .
Sciolsi questo di nuovo nell' acqua distillata, e filtratolo , vi ver-
sai dell' ammoniaca pura sino che faceva precipitato. Questo la-
vato , e disseccato pesava 5 grani ed era una polvere bianca inso-
lulùle nella potassa pura: filtrato , e svaporato di nuovo il detto
Uscivo a leggier calore ottenni \\n sale bianco del peso di ó6 gra-
ni ; esso aveva tutti i caratteri di un nitrato; lo feci quindi deto-
nare in crogiuolo d'argento per conoscere la qualità della base .
Scomposto dal suo acido rimasero 35 grani di un sale bianco,
che aveva un sapore alcalino, che arrossiva la tintura di curcu-
ma , che non faceva precipitato coli' acido tartaroso , che combi-
nato coir olio, faceva un sapone non delicjuescente , che satura-
to coir acido acetoso formò un sale eflorescente all' aria , il quale
calcinato, e lisciviato diede un carbonato di soda cristallizzato .
La polvere cinerea separata dal liscivo era ossido d'argento,
la sostanza , cinerea argentina, deposta sopra le lastrine di rame
era os-ido d' argento , e rame insieme : metalli misti al Uscivo
in causa de' reagenti stessi .
Dal-
Del Sic. Pietro Alemanni . 33l
Dalli sopraindicati esperimenti e da altri analoghi mi risultò
essere il suddetto sale composto ogni cento parti , una di mate-
ria eterogenea, 77 di muriato di soda, io di malato di soda, e I2f
di muriato di ma2:nesia .
o
ANALISI
Del sale ottenuto dalla Piaga .
Avendo anche questo l'apparenza del primo, un sapore sala-
to ^ e crepitando parimenti al fuoco j non ho fatto che ripetere
gli eguali tentativi come nel primo, ed lio avuto de' risultati qua-
si eguali .
Ne ho quindi sciolti 100 grani nell'acqua distillata , e filtra-
to restò sul filtro maggior quantità di materia , che nell' altro .
Questa lavata bene, e disseccata pesava 4 giani. La tentai per me-
tà sopra un ferro rovente, e s' infiammò rapidamente, mandan-
do un odore niente ammoniacale , ma che s'accostava molto all'
odore della combustione dell' amito j 1' altra metà versata in una
soluzione di potassa pura fra 24 ^^^ si era appena spappolata .
Precipitai il sale filtrato col nitrato d' argento, ed ho proce-
duto come nell'altro, essendo rimasto il muriato d' argento del
peso di 200 grani , e dopo infuso nell'acido nitrico di 2.00 grani .
Il precipitato che ottenni saturandoli detto acido nitrico colla
potassa pura disseccato pesava 3 grani . II nitrato ottenuto dallo
svaporamento del liscivo era 74 grani, la magnesia avuta dal det-
to nitrato era 4 grani . La soda ottenuta dalla detuonazione del
detto nitrato era Sa grani , e non faceva precipitato coir acido
tartai'oso .
Dalli sopraccitati esperimenti e da altri tendentla determina-
re le proporzioni dei principj potei conchiudere , che il detto sa-
le P. è conquesto ogni cento parti , di quattro d'una sostanza ve-
getabile analoga alla fibra vegetabile , sostanza forse adventizia
proveniente dal metodo di medicazione, di 81 parti muriato di
goda, 5 malato di soda e io muriato di magnesia .
Sod-
33a L E T T E 11 A
Soddisfatto con ciò al noljile incarico affidatomi dalle zelan-
tissime cure colle quali Ella,Sig. Consultore, ama di promovere
/ mai sempre l'avanzamento delle scienze naturali, noti mi resta
più che offrirle 1' opera mia in altre analoghe circostanze, e di ri-
cordarle nel tempo stesso quell' alta stima e profonda venerazio-
ne, colla quale ho l'onore di dichiararmele ec. ec.
'^:^
SO-
00
SOPRA UNA SPECIE DISTINTA DI CIPERO
LETTERA
Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti
AL P. DON POMPILIO POZZETTI
Ricevuta il dì 3i Luglio i8c6 .
Firenze 29 Luglio i8c6
Xi ori attribuite, vi prego, a negligenza , 0 a poca stima dell'
onore di Accademico , se non ho prima soddisfatto alle vostre
sollecitazioni, coli' indirizzarvi qualche Memoria da inserirsi nel
Tomo XIII della nostra Società , ma alle molte occupazioni , e
ad alcune circostanze poco favorevoli , Voleva in mancanza di
una Memoria , che non poteva ultimare perora, inviarvi alcune
osservazioni botaniche da me fatte qualche tempo fa , e disegna-
tene le figure; ma queste avendo bisogno della conferma in qual-
che parte, e portando una spesa magj^iore per 1' incisione deile
tavole da unirvisi , mi hanno trattenuto da spediivcle . Nella
necessità che ho avuto di riordinare alcuni fasci del mio erbario,
ed aggiungere alcuni nuovi esemplari , mi è data fra mano una
specie di C7/>ero volgarissimo per le nostre campagne, il quale
non è descritto da Linneo , ed è stato fin ora confuso con altri
Ciperi dai Botanici, o trascurato da altri j ma che per diversi ca-
ratteri merita di esserne fatta una specie distinta . Con V esem-
pio pertanto di altre memorie sopra generi o specie di piante nuo-
ve , o illustrate , inserite nei passati volumi , ho risoluto di pre-
sentare alla Società la descrizione del predetto Cipero, e di altri
due consimili con i quali è stato confuso . Prima di tutto esporrò
le definizioni e le descrizioni dei detti tre Ciperi , per dimostra-
re , che devono farsene tre specie distinte dai Botanici .
I.
334 SOPKA UNA Sl'ECIE DISTINTA DI CIPERO
I.
Cyjpems rotundiis L, Cipero orientale V.
Cyperiis ( rotiindus ) culmo trìquetrcf suhnudo , umbella de-
composìta^ spìcis alterais linearìbus . Limi. Sp. pi. 67- Ed. Wild.
T. I. p. 20.3. n. 53. Ed. Relch. p. 124. n. 8- Fior. zèyl. 36. mat.
nied. Ed. Schreb. 49- Syst. veg. ed Gmel. p. iSo,. n. 5.
Cyperus orientalis major . Bauli. Pin. i3.
Cyperus orientalis radice olìvari , spicis longis , e spadiceo
purpurescentibus . Sclieuchz. Gram. 091. tab. 9. f. 3.
Cyperus rotundus orientalis major. Bauh. Th. 207. Moris.
hist. 3. p. 236. s. 8. t. II. f. a. non bona .
Cyperus rotundus Hodveg. jEgyptius . Alp. jEgypt. cap. 37.
p. 112. le. 1 13. mala.
C'^perus sive juncus angulos/is rotundus major Syriacus. Lob.
adv. 36. 37.
Cyperus rotundus odoratus Syriacus ìnaj or . Park. Th. 145.
n. a. quoad descriptionem' Iconem vero vide adp. 146. ad dexte-
ramfig. i« Cyperi rotiindi odorali vulgatiorìs .
Cyperus rotundus odoratus . Ambros. Phythog. 190.
Cyperus rotundus orientalis . Matth. Ed. Bauli, p. 20.
Cyperus Syriaca &. Craetica , rotundave . Jo. Bauli liist. 2.
p. 5o2. le. radicis bonae . Cbab. Sciagr. p. 194/5. eadem .
Cyperus rotundus . Carrier. Epit. 10. le dextera .
Cyperus tertìus Syriacus . Ger. Emac. 3i. sine Icone .
Cyperus . Dioscor. Ed. Sarrac. L. i. cap. 4. Carrier. Epit. 9.
quoad descriptionem , non quoadfiguram , quam vide adpag. io
ad dexteram .
Cyperus Dioscoridis . Caes. bist. 189.
^. Cyperus rotundus orientalis minor . Baub . pin. i3. Tb. so8.
ó-i Cyperus rotundus odoratus Syriacus minor. Park. Tb. p.
145. n. 3. quoad descriptionem : Iconem vide adpag. 146 ad si'
nìstram Cyperi rotundi odorati vulgatioris .
Del Sic Ottaviano Targioni Tozzetti . 335
Cyperus rotundus . Cauer. Epit. 9. Icori, sinistra .
Cjperiis sive juncus angtilosus rotundus minor Syrìacus .
Lob. a<lv. 36 37.
Cyperus quartus craetìcus . Ger. Emac. 3r. descriptìo si ne
Icone .
Cippero primo. Ptic. Fior Ed. 1097.
Cippero , e Cipero orientale^ o tondo . Off. volg.
Descrizione .
Le radici o tubercoli del Cipero orientale, die si ritrovano
nelle Spezierie piìi antiche (giacché ora non viene in commer-
cio questa droga) sono di figura tiulnnata, o di Kamolaccio, lun-
ghe da otto linee o un pollice ed anche più , larghe verso la ci-
ma da sei a otto linee un poco piane, appuntate nella parte in-
feriore opposta , dove terminano con una fibra radicale terete
grossa circa due linee per la quale erano attaccati alla pianta .
Sono cinti al di fuori da zone scure larghe circa ima linea e più,
chiare nel confine fra T una e 1' altra , le quali nella pianta fre-
sca pare , che sieno la base di im invoglio membranoso foliaceo,
del quale rimangono alcuni tratti sfilaccicati verso la cima , nel
centro della quale , spesso si vede una cicatrice bianca, alla qua-
le era connesso un altro tubercolo , come dimostra la figura dell'
Alpino , e come crede il Camerario dicendo , Radices sunt suini-
grae cohaerentes oblongis oleis similes , aliquando etiam longae
Galangae modo ; quo fit ut hoc cyperi genus a nonnullis njipelle-
tur sylvestris Galanga. Camer. Epit. 9. Se ne trovano anche dei
più grossi , e che hanno 1' abbozzo di fibre radicali , come quelle
della punta , sparse per la superficie del tubercolo . La sostanza
interna è farinoso- legnosa, bianca , di sapore amaro piccante: l'o-
dore è aromatico simile a quello della Cunzìa , o Cipero lungo .
2.
336 SuPUA UNA oPECIE DISTINTA DI CIPERO
Cypenis esculentus L. Cipero commestibile V.
Cyperus ( esculentus ) culmo trìquetro nudo , umbella foUo-
sa, radicuììi tuberculis ovatis zonis ìmbricatis . Lino. Syst. nat.
ed. 12. T. 3. p.8i. ed. Gmel.p. iSa. n. 89. Syst.Veg.ed. i3. p.8a.
ed. 14. p. 96. ed. Reich. p. i24- «• 7- Sp. pi. 67. ed. Wild. T. i.
p. ^84. Roycn Lugdb. 5i.
Cyperus esculentus . Ger. Emac. p. 3i2,. 11. 1. 2.. exDod. noti
bona .
Cyperus esculentus aetiopìcus . Am])ros. hort. Stud. bon. 24.
et 79. le. 78. mediocris Ambios. Phytliogr. le. eadem 191.
Cyperus rotundus esculentus angustìfolius . Bauh. pin. 14.
Ih. 2.2,2,. jftg. mediocris ex Tabern.Toum. Inst. P. H. 527. Mi-
cheli Hort. Fior. 3i. Gen. pi. 43. n. 7.TÌIIÌ Pis. 5i. Ciipani Hort.
Cath. 64. Scheuchz. Grani. 882. Moris. hist. 3. p. a36. s. o. t.
1 1. f. IO. Radic. figura mala. 'Monti fnd.pl. agr. Con. Prodr. 12.
Cypents dulcis rotundus esculentus , Trasi dulce vocatus .
Park. Th. p. 146. n. 5. io. p. 147- ex Dod. non bona .
Cyperus hort'ensis . Caes. Hort. siccus. p. 109. n. 279. Mi-
cheli illust. Hort. sicci Andr. Caes. MSS. p. 3i.
Cyperus dulcis Theophrasti . Tab. ic. dS'j.fig. mediocris .
Trasi. Caes. hist. 191. Cast. Dur. 444- .^5- mala. Matt.
Valgr. 573. Dalech. Lugdb. i5o4. Jo, Bauh. hist. a. jj. 5o4. fi^.
5o5. ex Colonna .
Trasi veronensium . Lobel. Adv. 87. hist. 41 • 4^- Tcou. 78.
Trasi nostrum iVel esculentus Cyperus . Pone Mont. baldi
p. 20.
Trasi : MacUnaethalle Theoprasti : Anthaeliuni Plinii : Aba-
zelin arabum '. Italis Dolcichini . Chabr. Sciagraph. 19.5.
Dulcichinum . Dod. pempt. 338. Ic. 840. aroniat. 61.
Malinathalla . Col. Phytob. 6. ed. fior. p. 3. t. 2. fig. optima
Malinatlialle £% ylnthaelium Plinii . Jo. B. hist. 2. p. 504,
Jba-
Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti 337
Abazelin, sive Granum alzeliti ^ veteribus . Io. B. hist. a.
p. 504.
j8. Cyperus rotiindus escidentus angustìfolius minorìbus ò.
rotundioriùits radicibus . Monti Catal. agr. Bon. Prodr. la. Mi-
elicli Gen. 45- n. 8.
Cyperus esculenta radice ^ sive Trasì . Ambros. Hort. Stud.
bon. a4-
Cyperus esculentiis . Ambros. Phythog. p. 190.
Trasi miìiores . Jo. Bauli, liist. a. pag. 5o6.
y. Cyperus. esculentus latifolius? Bauli, piti. 14.
Caceras Trasium modo nascens foliis ìridìs Luteae ? Jo.
Bauh. hist. a. p. ao6.
Bacicci vulgo . Micheli Hort. fior . 3 r .
Bacicci , Dalcichliiì , Dalzalìnì ^ Babbagigi , Trasi . voig.
Cabbasìsi di Trapani . volg. in Sicilia . dipani Hort.
Cath.
Descrizione .
Radici fibrose capillari , dalle quali pendono dei tubercoli
ovati lunghi circa sei linee , larghi la metà, di colore giallo bru-
no all' esterno , e ricoperti di zone nieinbranose-filamentose , le
quali poi si perdono e rimangono soltanto certi circoli, i quali
nel seccarsi , e ajjpassirsi i tubercoli rimangono più elevati , in
numero di cinque o sei. Nella parte opposta all'attaccatura que-
ste fibre formano una punta o cono , che è la gemma del tuber-
colo . Dentro, i tubercoli sono di una sostanza bianca, morbida,
dolce , la quale nel seccarsi prende un colore gialliccio , diviene
più dolce , oliosa , non aromatica simile alle mandorle, e sgmmi-
nistra olio coli' espressione . Posti in terra questi tubercoli nella
primavera , pullulano molte figgile simili a quelle degli altri Ci-
peri : lunghe un piede, o un piede e mezzo lineari anche larghe
circa tre linee scannellate e piane di sopra , combinate di sotto
nei bordi , lisce intatte, fisrmanti vagina inferiormente membra-
nacea , che diviene poi arida e lacera, e che una accavalcia o ve-
Tomo XIIL 43 ste
333 SoiniA UNA SPECIE DISTINTA DI ClPtUO
sto l'altra. Le radici producono molti altri tubercoli, diesi ca-
. vano iiell' autUnno . Is'ou suole fiorire presso di noi .
3.
Cyperus olìvarls. Nob. Cipero Scialino . V.
Cvperus (olivarls). Culmo iriquetro, umbella foliosa triphyl'
la^ pednncidis ìnaequalìhus^ spìcuUs lanceolatìs simplìcibus com-
positisque , radice tuherculis subovatìs odoratìs . Nobis .
Cyperus . Lob. hist. Sq. ic. bona .
Cyperus rotundus .Doà. Vcm\)\.. 3^8. fig. bona .
Cyperus rotundus vulgaris . Bauli. Più. i3. Th. aio. fig.
non bona . Tourn. Inst. Sa?. Tillipis. 5i Ainbros. Phytliog. 190.
Monti Prodr, i t. Garid. aix. i53. Ger. Emac. So. fig. Lobelii .
Moris. liist. 3. p. a35. s. 8. t. 1 1. f. i. Maiiiioi. Bot. monsp. 83.
Cyperus rotundus ìnodorus esculentus. Moris. s. 8. t. 1 1. f. io.
quoad fig. radicum tantum .
Cyperus rotuudits odoratus parvus . Mich. Gen. p. /[5. n. 6.
Hoit. fior. 3i. agr. Fior. MSS. n. 5.
Cyperus rotundus odoratus vulgatìor. Park. Th. p. i45.'n. i.
Ic. mtdia 146. n. i.
'■ Cyperus alter exìlis palmi altitudine , numerosìs radici bus
oleae figura , valde odoratis . Caes. hist. 189.
Cyperus olìvaris . Caos. hort. sicc. p. iii. n. a83. Micheli
adv. in hort. siccum Andr. Caes. p. 11. MSS.
Cyperi alterum genus . Bauh. hist. a. p. 5oa. fig. 5oi. atf
de X ter ani .
Cyperus i prima species . Lemery Diz. delle Droghe .
Cyperus esculentus. Savi Fior. Pis. T. i.p. i4o. Goiian.
Fior. Monsp. p. 388.
|2. Cyperus rotundus pumilus ? Eius. Cur. past. p ya.
■ ■: Cyperus roturtdus mitiimus hispanicus ? Bauh. pin. i4-
Cyperus alter humìlius hispanicus . Park. Th. p. i45- sub
n. I.
-■ . - Cip-
Del Sic. Ottaviano Targion£ Tozzetti . oog
Cippeio d' Italia, prima specie . Rie. Fior, del i5()Y.
Cippeio coil radici olivari. Rie. Fior, del 1597.
Scialino . volg' Micheli Gen.
Descrizione .
Radici fibrose cappellute ramose, dal centro delle quali esce
lina radice piii grossa tiliioniie scura , che si protouda a perpen-
dicolo pili di un mezzo piede nel teneno , e che termina in un
tubercolo ovato irregolare scabro che prò luce altre radicelle fi-
brose , e altre filiformi con i detti tubercoli per ogni verso . Que-
sti tubercoli di varia grandezzate di figura per lo piìi ovale acu-
minata in ambi i lati , o sia a oliva sono scuri al di fuori , senza
segni di zone , ma con qualche segno di esse verso la gemma del-
la cima , e manifestamente poi nei giovani , sono dentro di colo-
re bianco, duri, di consistenza legnosa farinacea, non oliosi, di
sapore austero ingiato al gusto e odorosi come la cunzia ( Cypeius
longus ) e più , quando sono appassiti o secchi . Questi sono i tu-
bercoli dell'anno passato, i quali rimanendo nel terreno traman-
dano la fibra filiforme la quale arrivata alla superficie del terre-
no produce una pianta , e forma le fibre capillari sopradescritte ;
infatti da qualcuno di detti tubercoli si vede spesso diramarsi
pili di un filo, che produce più di una pianta. Queste piante poi,
ed anche i tubercoli tramandano altre fibre , o suicidi , o radici
filiformi orizzontali , che si stendono alla medesima distanza di
un mezzo piede e più , e sono allora ricoperte dappertutto di
squamine nere fibrose, e terminano in un altro tubercolo consi-
mile il quale in principio è bianco, vestito di sfoglie striate fi-
brose , che poi si macerano e si perdono , e rimane il tubercolo
nero nudo, e con diverse punte e rami filiformi dei tralci , per
ogni verso j i quali rami o fibre filiformi ogni tanto s' ingrossano
in simili tubercoli onde vi pajono come iniilati ; e così per ogni
verso prodigiosamente si moltiplicano queste piante . Lo scapo è
triangolare , nudo, liscio, alto un piede o poco più , vestito alla
radice da luglie lineari più lunghe dello scapo, larghe due linee,
5cau-
040 SlU'RA UNA SPECIE DISTINTA UI ClPEUO
scanuellate di sopra, di sotto cariiiate, col rimanente della Icnn ina
piegato iiidiftro così che didietro apiiaiiscono con due sol< lii ,
scabre nel bordo a scorrere ili giù. La vagina delle foglie che ve-
ste io scapo diviene scura e arida , e si lacera , ed una vagina ac-
cavalcia e veste l'altra, come negli altri Ciperi. Lo scapo è terini-
Xiato da un'ombrella di circa nove peduncoli ineguali spigati , gli
esteriori più lunghi, gl'interiori sempre più piccoli, tereti, un po-
co coin[)ressi, vaginati alia hoòe. Ciascun peduncolo, oltre la va-
gina , ha una l'oglia alla ha-e , il pi imo o più esterno l'ha più
grande di tutte , ed in seguito sempre minori fino a diventare li-
neari e minime ; ma le prime tre sono più lunghe dell' umbella;
per il che 1' umbella apparisce come tritbliata . Questi peduncoli
equeste foglie si alzano, dal primo in poi, un poco V uno dopo l' al-
tro . sopra di un rachis; così che il piii piccolo , o ultimo , è più
elevato ed ha la foglia sottoposta appena visibile. Ciascun pedun-
colo porta diverse spighettine nella cima , seni[)lici , sparse, lan-
elolate , sessili di calore scuro ferrigno. Nei peduncoli mnfTf/iori e
più esterni si contano alle volte alcune spighette peduncolate,
che portanodue otre altre spighette. Comincia a germogliare
nel JMaggio , e fiorisce in Luglio fino a Ottobre .
L' ho ritrovato nei campi di Legacia vicino alla città a Sìgnay
e nei Lu'ghi arenasi ; come pure è comune ed assai incomoda
reir antico giardino dei semplici. Micheli ( Gen. pi. p. ^5 , dece
che habitat in rìp'is £^ alluvionìhus Arni fluminis copiosissiinus^ ,
cu/n in Pisano titm in Fiorentino agro . Lo stesso Micht-li nelle
Piante dell' agro Fiorentino MSS. presso di ine, cosi ne parla :
Nasce copiosissimo per tutte le rive cV Arno, e specialmente a Sì-
gna , dove si vede fiorito di Giugno^ ò. è detto da quella Gente
Scialino diminutivo di Sala, così detta quella roba che ncuopro-
no le veste dei fiaschi [a) ; onde per stimar quella gente questa
pianta una sptcie dì Sala pìccola V hanno detta Salino e per la
varietà delle persone, e per da relazione del tempo si è corrotto
, tal
(a) Sono le foglie dello Sparganium erectum . L.
Del Sio. Ottaviano Taiigioni Tozzettt . 34 1
tal nome e di Salino se n è formato Scialino . La pianta è di l tut-
to simile al Cypenis odoratus radice iongi , sive Cyperus offici-
riaruni C B: varia solo da quello per non crescere piìi che alV al-
tezza dì un palmo o poco ina , e dalf avere la radice fibrosa con
alcuni pendenti olivi bulbi , come il Tia-i , e come bene esprime
la figura del detto G. B. , e del Tabernemontuno , quali sono ne-
ri aromatici di sapore, e odorosi come cpielli del Cyperus oriea-
talis , per il die manifestamente dal sopraddetto distinguer si fa .
11 nostro Cesalpiuo [hìst. pi. 1O7) uno dei primi a distin-
guere questo Cipero , così ne parla =• Alterum exile pahni\alti-
tndine , nume'osis radicibus olivae figura media quadani fibra
tamquarìi filo connexis inultuni odoratis : amai loca arenosa .
Ossei
razioni
Questo Cipero , che io chiamo Olivarìs si distingue dall'
esridcntus e dal rotundus (dei quali non ho veduta la fruttifica-
zione) [)er le radici , o tubercoli, perchè sono prodotti dagl' in-
grossamenti fatti a oliva delle vere radici o surcoli striscianti ,
e come da quelle trapassati o infilati a guisa di spago . Per cagio-
ne di questi tubercoli neri e odorosi è stato confuso col Cipero
rotondo , orientale , e con V esculentus , perchè si è creduto, che
quest' 15lti.no nascesse nel nostro paese.
Confrontando i sinonimi da me citati , e i-ettificati per cia-
scheduna (li queste tre piante si vedrà , che incominciando da
Linneo , si devono escludere dall' esculentus i sinonimi da lui ci-
tati dv 1 Lobel , e del Dodoneo, i quali appait-ngono sicuramen-
te al mio OUvarii. Quest' errore è nato perchè Lobel ( Advers.
p. 87. ) assicura , che nei paesi cristiani non si vede che pre>so
Verona , dove è anche coltivato per vendersi col nome di Trasi.
Mattiulo (Comm. a Diosc. ed. valgr. p. 5^ 1) asserisce che non na-
scono in tutta Italia , se non sul Veronese ; ed il Fona ( Iter mon-
tis Baldi p. 2.1 ) confermando tale opinione dice : haec pianta
propria Veronensis est , nuUìbi enim in tota Europa, praeterquarn
apud noi sponte nasdtur . Non è pertanto maraviglia se questo
fai-
o4a Sopii 'v una specie distinta di Cipero
falso supposto è stato abbracciato dal due Bauhini, dal Dodo-
iieo , dal Morison , e da quasi tutti gli Scrittori di Piante . Per tal
modo, seguitando Linneo, sono rimasti ingannati anche i piìi
dotti ed avveduti moderni Scrittori di Botanica, fra i quali
Coiian nella Flora Monspcliana (p. 58()) dicedei Cyperus esculen-
tns: Habitat à Lattes, versus stagna &. infossìs submarinis^ à Ma-
quelone, Perauls ; il qual Cipero deve credersi V olìvarìs, perchè
V esculentus non è registrato fr.ille piante di Mohtpelieri dal Ma-
gnol nel Botanicon Monspelieiise^ ma bensì il Cyperus rotundus
vulgariSi che è VoUvarìs^ del quale poi non ne è fatta menzione da
Goùau. Il celebre Giuseppe Monti nel Prodromo delle Piante del-/
la Campagna Bolognese [p. la.) dice d'aver avuto il Cyperus escu-
lentus da Tripoli , e dall' Egitto , ed asserisce , che non si ritrova
nella Campagna Veronese , dicendo : Quamquam Trasi Stripto-
res plurimi iadigeiiarn agri veronensis plantam facìant , miuime
tamen ibi per haec tempora, reperiri mihi certuni est . Seguier an-
cora , nella descrizione delle Plantae veronenses ( T. i . p. £ i3 )
parlando di diversi Ciperi , dice , che avrebbe dovuto parlare
di quella specie detta 7>a« la quale , secondo il Mattiolo ed il
Pona , nasce a Verona, e finisce con dire = at cum nuriì^tempo-
ris nitllibi in agro Veronensi invendatur , ìllam omisi ^
La maggior parte poi degli Scrittori hanno confuso V olìvarìs
col Cyperus di Dioscoride, [Cyperus rotundus L. ) o sia V orientale
delle Farmacopee (che ci è portato di Levante per alcuni composti
medicinali, e che di presentesi ritrova soltanto in alcune antiche
Spezierie ) perchè essendo ambedue tubercolosi e odorosi, e di fi-
gura olivare, come dice Dioscoride dell' orientale, si sono credu-
ti la stessa cosa dai commentatori di quel Greco Scrittore in capo
dei quali vi è Mattioli, dicendoci : E' non poco odoroso quello che
nasce in Toscana con le radici quasi di Filipendola ; ma non è pe-
rò da preporre a quello che ci si porta di So ri a , pjer essere questo
molto più odoroso .ed amaretto. Con tale autorità questo Cipero,
o siano i suoi tubercoli, tanto del maggiore che del minore, sono
stati effigiati lateralmente accanto al Cipero olivare dal Camera-
rio, dal Parkinson . Lomery pure nel Dizionario delle Droghe al
ti-
Dei. Sic. Ottaviano Taugioni Tozzetti , 343
Cipero orìeritate à'ìcii^ che. è portato d' Estan.pes , il quale non
può esseie che 1' OUvaris ; e quanto alla figuia ne riporta una cat-
tiva ilelio scnijnis rnaritimus . Giovanni 13auI)ino ancora ( hist. a.
^. 5oi) confuse A Cipero orientale cuW Olivarìs citando male a
proposito Lobel, ed il Ricettario Fiorentino, nel quale è distinto
assai hene 1' uno dall' altro. Co-ì lo stesso Bauhino ed il Chatreo
riportano la cattiva figura dell' i\Ipino per il Cipero orientale o ro-
tondo minore, e per il rotondo volitare, o sia Volivaris, ma di nuo-
vo Ciiabreo parlando dell'olivare alia figura dell'alpino dice : No-
strum cyperum videlicct longum niajorem^ rninorein , £\ rotnndum
{ de quo Iiic) alìqua ex parte a Dioscorid'^o differre patet ^ licet vi-
Ttbus non sit inferiur ( Scìag- p. 194)5 '"'^ '^ radici o tuliercoli del
Cipero orientale [Cyperus rotundii>-) , diesi trovano nelle Spe-
zierie sono, a differenza di quelle dchO' livari s più grandi, e con
le zone l)en marcate, come ho notato al Cyperus rotundus .
Peggio ha fatto Mattioli , il quale dopo aver confuso il Cipe-
ro olivare coli' orientale , 1' unisce dipoi col Cipero Lungo o Cun-
zia.e lo combina nella medesima figura; mala Cunzia, anche essa
fra noi volgare, mai produce ingiossamenti o tubercoli nelle radi-
ci, le quali ha belisi striscianti cilindriche. Anche quest' errore
è stato seguitato, ed è stata copiata 1' erronea figura del Mattioli
da Gaspero Bauhino nel ( Teatro alla p. aio ), dal Camerario
( Epit. p. Q ) del Dalecliampio ( Hist. pi. p. 991 ) e di poi ripor-
tata in due" figure separate dal Bauhino nell' edizione da lui fat-
ta in latino del Mattioli, le quali figure poi fuiono altresì copia-
te se[)aratamente da Morison. Giovanni Bauhino ( Hist. 2.. p.
5oi,5ca) ed il Chatreo (5czagr. /». 194»/- a) suo seguace, confon-
dono di nuovo il Cipero lungo col rondo; e quest' ultimo al ti-
tolo Cyperus i mettendo la figura del lungo, dice: Cyperum Lon-
guìn panicìda sparsa Ilio pingimus , cujus radices inopportuno
n'optata lux.ìtriant longe ., et mox in olivares portiones extube-
ranles odori s grati , colori s fasci .
Altri finalmente ^ ritrovando simili tubercoli nello scirpo
marittimo , 1' hanno confuso con l'oli vare, dalla qual tace ia non
è andato esente ravvedutissimo Micheli 3 il quale nei nuovi ge-
ne-
344 Sopra una specie distinta di Cipero
neri;, dopo di aver descritto e definito il mio Cyperus oliraris ,
cioè il suo Cyperus rotundusodoratitsparvus.p.^^ n-G diceiii nota:
Jb /iac specie non immerito distinguimiis &■ sea^regamits Cypenim
panicula crassiore minus sparsa I.B. a. Soi.j et ad Scirpo-cype-
ritm revocamiis (cioè allo^c/>/'Zi!d- rnarltimus di Linneo ) cujus Sy-
jionima sunt Cyperus rotiindus Dodouaei penipt. 338, Cyperus ro-
tundus vel angulosus et triangularis Celsi et Plinti Lab. le. 73 , e
lo conferma nella nota al secondo scirpo-cipero deirordine45 p- 4°»
i quali Sinonimi del Lobel , e del Dodoneo appartengono cer-
to al rotundus odoratus parvus di Micheli , cioè al mio olivaris .
Micheli è stato seguitato in questo da Seguier ( PI. ver. T. 1, p.
114)3 il quale ricopiando tutto il paragrafo del detto Scirpoci-
pero di Micheli gli adatta i sopraccitati sinonimi de!!' olivaris.
Questo minuto dettaglio mi è sembrato jiecessario per di-
mostrare quale incertezza si trovi nel detenninaie con gli autori
sole tre specie di piante, e quanto necessario sarebbe, come dice
il Sig. Savi [Meni, della Soc. /^a/.;f.^}, che una Società di Botanici
facesse un Pinace universale combinando i tanti e diverbi nomi
deo^li autori , e fissasse una volta i nomi da ritenersi per quelle
specie , che hanno di già sofferto una o più mutazioni di genere .
Tale utile ed ogglmai necessarissimo lavoro, sembrava , die do-
vesse aspettarsi e ritrovarsi nella parte botanica dell' Enciclope-
dia metodica ; ma un Dizionario compilato con i termini volga-
ri francesi, e non con quelli della scienza conosciuti da tutti,
mancberà sempre di quella universale necessarissima utdità; ed
i botanici dovranno come han fatto fin ora , spesso rimanere in-
certi sulla determinazione delle specie , fino che una stoj ia uni-
versale ben fatta, e che dia esatte figure non sia compilata , e
adottata da tutti , come il Codice universale delle Piante .
Ho r onor di confermarmi vostro ec.
DEL-
345
DELLE SPECIE NUOVE DI FUNGHI
RITROVATE NEI CONTORNI DI FIRENZE
E NON REGISTRATE NEL SYSTEMA NATURJE DI LINNEO
EDIZIONE XIII.
MEMORIA
Del Sic. Giuseppe Raddi Fiorentino
Presentata il dì 4 Giugno 1806
DAL SIGNOR GIOVANNI FABBRONI
Jgaricus subscrispus •
Solitario, e grandissimo . Il Cappello plano, rosso-ocraceo con
il margine striato ondulato, e quasi increspato . Le Lamelle car-
nicine 5 e parimente ondulate. Il Gambo color verde uliva, car-
noso, e ingrossato alla base. Tav: I.
a. parte inferiore :
h. porzione del Cappello veduto superiormente .
Trovasi in Autunno lungo 1' Argine del fiume Eraa .
jégaricus-niger.
Solitario e grandissimo. Il Cappello piano, ocraceo ferrugi-
neo, con fascio concentriche, ovvero zone verdi, e con il margi-
ne intero . Le Lamelle nere , numerosissime , carnose , e assai
lucide . Il Gambo carnoso , pallido , gobbo , e più sottile verso la
tase . Tav: II.
a. parte inferiore
b. porzione del Cappello veduto superiormente .
Nel mese di Novembre nei Boschi presso la Certosa di Fi-
renze sul Fiume Greve .
Tomo XIII 44 ^ga-
346 Delle specie nuove ui i-uncui
Agarìcusfusco-cano-toìnentosus.
Il C;ippello piano, fuscescente e tomentoso, tomento bian-
co Le Lamelle bianchissime, crasse, e molto fragili . 11 Gambo
cilindrico , pieno, egualmente tomentoso , e un poco più colorito
del Cappello . Tav: II. fig. a.
Nel mese d' Ottobre in Buboli .
ytgaricus ìiivolucratus .
Solitario, e di statura mediocre. Il Cappello convesso e
quasi conico, ottnsoj e colore argentino assai splendente . Le La-
melle bianche. Il Gambo bianco, pieno, e con un Anello, o piut-
tosto involucro bianco^, il quale involge tutto il Cappello prima
del suo sviluppo a guisa di Volva , e dopo si perde interamente ,
restando S(dtanto diversi pezzetti del medesimo attaccati sopra
la superficie del Cappello mediante un umore glutinoso contenu-
to in principio sopra la supeificie suddetta . Tav: III. fig. i.
a. 11 Fungo adulto g à sviluppato .
b, 11 medesimo quando comincia a svilupparsi , e lace-
rarsi r involucro.
In Autunno nelle R. Cascine presso la Ghiacciaja non molto
distante dalla R. Villa .
Agarìcus elegans .
Il Cappello concavo , d' un bellissimo verde , e quasi lobato
al margine . Le Lamelle pavonazze , fragili , e che scendono un
pochetto sul gambo, il quale è in parte pallido, ed in parte oscu-
ro j con strie sanguigne, pieno, ingrossato e lanoso alla base .
Tav: III. fig. a.
Questa è la piìi bella specie, ch'io abbia veduto fra gli Aga-
rici in ragione dei suoi vivi colori .
Nel mese di Ottobre nella Ragna ja del Vecchietti circa tre
miglia fuori della Porta Romana . lì.V/ Aga-
Del SiG. GiusEprE Raddi . 847
Agarlcus plxìdatus .
Minuto , in forma di pisside, e quasi simile nella sua figura
al Lichene pissidato. Il Cappello , e il gambo sono di colore ros-
so-ocraceo . Le Lamelle gialle semplicissime ;, e quasi decurren-
ti .Tav:]IL flg. 3.
In Autunno nel Bosco dei Cappuccini .
" .; ' !■■ , Agaricns dentatus .
II Cappello quasi conico ottuso, non carnoso , di color san-
guigno alquanto trasparente e con il margine dentato . Le La-
melle giallognole . Il gambo coiur di Zafferano , internamente
•hianco , fistnloso, fragile , e un poco contorto. Tav: III. fig. 4-
Nel mese di Novembre in Boboli in un piccolo Boschetto
A icino all' Isolotto dalla parte delle mura della Città . Cresce a
piccoli cespugli .
Jgaricus monstruosus .
Solitario e di statura mediocre . Il Cappello è piano, di fi-
gura irregolare , non carnoso, anzi quasi coriaceo, color di pat-
tona-cupo , o sivvero di Castagnaccio, e con il margine arricciar
to verso le Lamelle , le quali sono assai distanti fra Joro , palli-
de , e quasi carnicine . Il gambo comincia dalla di lui inserzione
con il Cappello in un grosso tuberculo solcato, e dalla metà del
medesimo fino alla base cilindrico ; tutto il gambo è pieno , al-
quanto pallido, anzi inclina piuttosto al colore del Cappello-,
e i di lui solchi bianchi . La Carne è bianchissima. Tav: 111.
fig. 5.
a. veduto inferiormente .
b. veduto superiormente .
Nel mese di Novembre in Boboli nelle vicinanze del così
detto Laberinto .
Jga-
348 Delle specie nuove di funghi
Àgarìcus fii'formis .
Solitaria, piccolissimo, e. molto frafijile. Il Cappello campa-
niforme, gia'Io ocraceo, peloso al margine , i di cui peli sono
oscuri . Le I amelle bianche • 11 gambo filiforme , fistuloso, e co-
lor rosso-sanguigno . Tav: ITI. fig. 6.
a. veduto superiormente .
b. veduto per la parie inferiore .
Nel mese di Novembre a S. M. a Montici sopra le Foglie
putride del Quercus llex Lìnn.
Agarìcus suhulatus ,
ri Cappello è fatto a guisa d' Ombrello , non carnoso , co-
lor verde-oliva , e tomentoso , che sembra un velluto : il mar-
gine arricciato verso le Lamelle , le quali sono pallide, sempli-
ci , e distanti fra loro . Il gambo è lunghissimo , snbulato , pie-
DO , e giallognolo . Tav: IV. fig. i.
a. 11 Fungo giovine nel suo primo sviluppo .
h. Il Fungo già adulto .
Trovasi nei mesi di Settembre e Ottobre nel Bosco presso il
così detto Pollajo alle Rose .
Agarìcus^ dentato-crenatus .
li Cappello è convesso-conico-acuminato, giallo, ocraceo--
fusco nel centro , con strie del medesimo colore, le quali princi-
piando dal centro medesimo vanno fino al margine , il quale è
dentato-crenato . Le Lamelle bianchissime. Il gambo del mede-
simo colore , fistuloso , e alquanto ingrossato verso la base .
Tav: IV fig. a.
Nel mese d' Ottobre lungo 1' Argine del Fiume Arno di-
rimpetto le Pv. Cascine .
Jga-
Del Sic. Giuseppe Raohi, 349
Asarìcus rubro-maculatus .
Solitario . Il Cappello emisferico , lìscio , e odor di Filiggl-
ne . Le Lamelle nniiierose, olivacee , e fragili . Il gambo lungo,
sottile , lineare , fistulo.-o , fragile , pallido , e sparso di piccole
macchie sanguigne . Tav: IV. fig. 3.
Nei mese di Novembre a Scandieci alto.
Agarìciis pìlosus .
Solitario . Il Cappello emisferico-globoso , liscio , e turchi-
no. Le Lamelle vinate , semplici, e cainose . Il gambo terete ,
tulboso , pieno , color carnicino , peloso, e ì di cui peli sono
bianclii . La Carne è parimente bianca . Tav: IV. fig. 4-
In Autunno in una Macchia presso S. Matteo in Arcetri .
Agarìcus pygmaeus .
Solitario , carnoso , e nano di statura . Il Cappello piano-
subconcavo, di color grigio, e con il margine sublobato-ondula-
to . Le I anielle pallide , duplicate , ovvero disposte due per
due . Il gambo cortissimo, pieno , rotondoj e olivaceo • Tav. IV.
fig, 5.
Nel mese di Marzo nel Bosco di Montesenario .
Agarìciis rubro-striatus»
Solitario, in forma d' imbuto , intieramente giallo, e con la
superficie del Cappello rigata di rosso . Il gambo pieno, e cilin-
drico . Le Lamelle decurrenti , e quasi ramose . La Carne d' un
color giallo-dorato , Tav: IV. fig. 6.
Nel mese d' Ottobre nel luogo sopraddetto .
Aga^.
35o Delle specie nuove di funghi
Agarìcus fuscus .
Solitario . Il Cappello emisferico , fosco , e liscio . Le La-
melle del inedesinu) colore . II gambo cilindrico , carnoso , palli-
do e asperso di spiazzi sanguioiii . Tav: IV. iig. 7. '
In Autunno alia Romola .
Agaricus subsquamosus .
Solitario . Il Cappello è convesso, bianco, sparso di piccole
sqnamme rosso-sanguigne ^ le quali a prima vista sembrano piut-
tosto alticttante piccole strie, o linee disposte inegualmente in
tondo alla superficie del Cappello medesimo . Le Lamelle bian-
clie . Il gambo parimente bianco , alquanto lanoso alla base , ci-
lindrico , e vuoto . Questa specie è assai velenosa , ed ba un for-
te odore nauseanie , il quale appena si può soffrire qualclic poco
di tempo . Tav: IV. fig. 8.
a. veduto inferiormente .
b. veduto superiormente .
Nel mese di Novembre nel Bosco detto della Fattucchia di
là dal Fiume Erna, due miglia circa distante dalla Città fuori
della Porta S. Niccolò .
Jgariciis coeruleus .
Solitario. Il Cappello convesso, ceruleo, trasparente, e
quasi piegbettato. Le Lamelle nere , fragili , e nella sua matu-
rità si dissolvono in un Umore acquoso e nero. Il gambo molto
lungo , sottile , lineare , gracilissimo, vuoto, e dell' istesso co-
Jore del Cappello . Tav: IV. fig. 9.
Nel mese di Novembre nelle R. Cascine .
■* Aga-
Del Sic. Giosepi'e Uaddi . 3ji
jigariciis rubellus .
Solitario , e piccolissimo . II Cappello piano convesso , e al-
quanto ro->sigiio . Le Lamelle bianche . Il gambo listuloso , gra-
ciie , rotondu , e parimente bianco . Tav: iV. fig, io.
Nel mese d' Ottubre a piò d' un Olivo nelle vicinanze di
Trespiauo .
Agaricus conoìdeiis ■
Solitario, e piccolissimo . Il Cappello è conico, in parte ros-
so, ed in parca giallo, particolarmente verso il margine . Le La-
melle bianche , e distanti fra loro . Il gambo parimente bianco ,
lineare, e qua^i fistuloso. Tav : IV. fìg .11.
Nel mese di Novembre nella cosi detta Ragnaja del Vec-
chietti .
Agarìciis hulboso-pìlosus .
Solitario,, e intieramente bianco. II Cappello convesso glu-
tinoso , e con piccoli solchi giallognoli al margine . Lamelle nu-
merose . Il gambo bianchissimo, bulboso alla base, pieno , e il
di cui bulbo è ricoperto di peli piuttosto lunghi più bianchi an-
cora del eambo medesimo. Tav: IV. fìg. la.
Trovato nel mese di Deceinbre nel Giardino botanico del
R. Museo co. in un' Areola nel Parterre delle Piante officinali .
Merulius albus .
Tutto il Fungo è bianco , e non carnoso . Il Cappello ìnfun-
dibuliforme . Vene ramose, decurrenti , e color cenerino. 11
gambo sottile, e un pochino fistuloso . Tav: IV. fig. i3.
Nel mese di Decembre a pie d' un Cerro nelle vicinanze di
Trespiano .
Bo.
35a DjìLLE Sl'IiClE KUOVE DI FUNGHI
Boletus tomentosus .
Il Cappello è piano , tomentoso, e color di marrone . I Tubi
minutisbiiiii , rotondi , in principio bianchi , e nell' invecchiare
divengono color di zolfo-chiaro . 11 gambo fistuloso , fragile , in-
grossato alla base , tomentoso , e dell' istesso colore del Cappel-
lo . La Carne è bianchissima . Tav: V. lis- i-
Trovasi in Autunno in Boboli .
Boletus viaculatus .
Il Cappello emisferico, rosso, e con delle strie longitudina-
li rosso-scure . I Tubi minuti , corti , quasi angolati , e color ca-
narino . Il gambo molto lungo , carnoso , alquanto ingrossato al-
la base , color castagno-chiaro , e asperso di macchie scure . La
Carne è bianca , e un poco dura . Tav: V. fig. a.
Nel mese di Marzo a Moiitesenario .
Boletus rubro-purictatus .
Intieramente bianco. Il Cappello convesso, e alquanto glu-
tinoso . I Tubi minuti corti , e quasi rotondi. Il gambo cortissi-
mo , e asperso di punti rosso-sanguigni . Rompendolo esce un
Umore lattiginoso alquanto denso . Tav: V. fig. 3.
Nel mese di Settembre alla Romola .
Boletus hìcolor .
Il Cappello è quasi conico , liscio , e color grigio-carneo . I
Tubi minuti , angolati , e gialli . 11 gambo del medesimo colore
del Cappello, terete , e bulboso-globoso alla sua estremità , con
Ja quale s' unisce al Cappello . Tav: V. fig. 4-
Nel fa^s>e di Ottobre nel Bosco della Real Villa di Pratolino •
Bjd-
Del Sic. Giuseppe Raddi . 353
Boletus riiher .
Il Cappello convesjo-emisferico , e rosso . I Tubi minutissi-
mi , angolati , e f[nasi dell' istesso colore > ma più chiari . Il gam-
Lo rotondo, lineare , piuttosto lunghetto , superioraieuto bian-
co , e rosso a^ciso la base . Tav: V. fìs. 5. "
In Autunno nelle vicinanze della Romola .
Hydnum hlcolor .
/
Il Cappello è concavo nel centro , color di mattone-cbìaro,
« con il margine un poco rivolto inferiormente . Gli Aculei sono
bianchi . Il gambo parimente bianco, cilindrico , e alquanto tor-
to . Tav: V. fig. 6.
Trovasi in Autunno in Boboli presso F Isolotto dalla parte
delle Mura della Città .
Hycliium hulbosum ;
Il Cappello è alquanto convesso , e color di mattone . Gli
Aculei dell' istesso colore , ma un poco più chiari . Il gambo
bianco , carnoso , e ingrossato a guisa d' un bulbo alla base .
Tav: V. fig. 7.
La grandezza del Cappello è assai variabile ; nella figura a
è rappresentato nella massima grandezza, e nella fig. b la mino-
re 5 ed anche più piccolo .
Trovasi parimente nel sopra indicato luogo .
Hjfdnum paUidiim .
Intieramente bianco-pallido . Il Cappello convesso , tomen-
toso , e di figura irregolare . Gli Aculei sono molto acuti , e nu-
merosissimi. Il gambo laterale, pieno, e tomentoso. Tav:V. fig 8.
JSel mese di Novembre in Boboli . \
Tomo Xni. 45 Hyd-
354 Delle specie kuove di funghi
Hydnuni roseutn .
Il Cappello nn pochetto convesso, e color di rosa . Gli Acu-
lei biaiulii. Il gambo parimente bianco, terete^ e pieno . Tav: II.
ị. 3. Vold. steccherino color di tosa .
Nel mese di Novembre nel Bosco presso la R. Villa di Pra-
tolino .
Clavaria minuta .
Candida , ramosa, minutissima, e fragilissima; rami tereti,
ottusi , e cortissimi . Tav: V. fig. 14.
Trovasi nel mese di Novembre sopra i rami del Ginepro
( Juniperus communìs Liiin. ) , e particolarmente sulla Strada,
che conduce alla Villa dell' 111. Sig. Marchese Cerini verso la
Concezione .
Helvella hìcolor .
II Cappello è superiormente color d' ocra-scura , inferior-
mente bianco, e piegato per la metà , le di cui punte provenien-
ti dalla piegatura sono volte all' insù formando presso a poco una
mezza Luna . Il gambo cilindrico , pieno , e bianco . Tav; V.
iig. IO.
Nel mese di Novembre nel Bosco di Monte Oliveto .
Helvella tomentosa .
Il Cappello è quasi rotondo, con II margine quasi ondulato ,
e rivolto insù. Il gambo è pieno, rotondo , alquanto ingrossato
verso la base , e spesso ancora compresso . La Carne tanto del
Cappello , che del Gambo è scura tendente al nero, e un poco
gelatinosa . Tutta la superficie sì del gambo , che della parte su-
periore e inferiore del Cappello è ricoperta da un tomento di co-
lor caruiciiio-chiaro . Tav: V. fig. !!•
a»
Del Sic. Giuseppe Raddi. 355
a. Veduta per la parte superiore del Cappello .
h. Veduta perla parte inferiore del medesimo .
Trovasi nei mesi di Novembre, e Dicembre iu Boboli in al-
cuni Boìclictti presso l'Anfiteatro .
Helvella undulata .
Il Cappello è nella parte superiore di color nericcio , e in-
feriormente color d' Ocra-scura; margine incero , e ondulato . Il
gambo è parimente ocraceo-scuro , corto, pieno, e lineare.
Tav:V. fiff. xa.
Nel ine^e di Novembre alla Romola .
Peziza sanguinea .
Sesslle , globosa , liscia , internamente carnicina , esterna-
mente di color sanguigno , e con il margine dentato, i di cui
denti sono alquanto ottusi . Tav: V. fig. i3.
Nel mese d'Ottobre nei Boschi della Certosa presso il Fiu-
me Greve .
Lycoperdon clavariaeformls .
Peduliculato e subramoso ^ bianco , ovale , o sivvero di for-
ma olivare , e la di cui superficie è sparsa di corti aculei , ovve-
ro punte triangolari , nere , e distanti fra loro : polline grigio .
Il gambo è parimente bianco , liscio, pieno , e rotondo . Tav: V.
fig. 9.
Nel mese di Novembre a Monte Murello .
NUO-
356
Delle specie nuove ni funghi
NUOVI GENERI.
Myklìclienia .
Fungus mhgelatìnosus , expansiis , lac'ni'tatus-ramoslssimus ,
ò- fructìficatìone in ejiis superficie conspersus .
Myklichenia repens .
Bianro-candida , serpeggiante, di sostanza Fungoso-gelati-
no^a , laciniata , e le di cui lacinie sono terminate da delle dira-
mazioni setacee , le quali poi ingrossandosi e diramandosi .sem-
pre più , si anastoniizzano insieme ^ e Ibrinano quella sostanza
Fungoso gelatinosa sopra indicata .
Trovasi in Autunno in Boboli sparsa fra le Foglie putride di
Leccio j ed anche sopra la nuda Terra .
Agarìciun lichenosum , album , eleganter lacinìatum , bru-
mali te.npore inter hunium^ &\. putrida arborum (olia late se dif-
fundit , ac crescit . Mich. Nov. pi. gen. p. 12,5. Tav: 66. fig. 5.
La sostanza alquanto fungosa , la figura, e la maniera di ve-
getare di questa specie di Fungo molto simile a quella del Liche-
ni , mi hanno determinato di adottare, nella denominazione del-
la medesima , il termine Myklichenia formato dalla riunione dei
due vocaboli greci (jtÓKn? , che significa Fungo , e >,iiiiyii , che si-
gnifica Lichene (*) . Per abbreviare questo nome, e renderlo an-
cora meno aspro a pronunziarlo, ho stimato bene il tor via le
due ultime lettere j;? dal vocabolo [j.óx.ìic .
Bòh-
C] Il termine Lichene , o Lichen è
stato appropriato dai Greci ad ima spe-
cie di Pianta, die nasce in luoglii sas-
sosi e unii- li , specialmente nelle cascate
d'Acqua, la qital Pianta vien»! dai Latini
«hiaiuatit Lichen, e dagV Italiani Fega-
tella per aver la medesima la proprietà
di guarire una specie di Male , die na-
sce nella Faccia e particolarmente nel
Mento, la qual Malattia vien detta dai
Greci KiK,iy«s Lichnnas , e dai Latini
MeiUo^ra . (ved, PUnio LiL>. aé cap. 4) '
Dzh Sic. Giuòeppe Raddì . 357
Bòhmia .
Fiingns m^.rnhranaceus , pellacldus , ererJus , &^- vesslciiUs
seinìnalibus ad ejusdetn oras^ ò. perifcriarn conspersus .
.^ Bòhmìamiiscoides .
Flabelliforme ovvero fatta a foggia di ventaglio, memBra-
uosa , eretta , traspaiente , del colore dell' Argilla , plicato-den-
tata al contorno, i di cui denti sono alquanto rotondi , e con una
continuazione laterale a guisa di un piccolo gambo, lineare, del-
la medesima sostanza , parimente membranosa , e trasparente •
Tav: V. fig. x5.
A. Le vessichette seminali ingrandite sotlo il Microscopio,
e le quali non sono punto visibili all'occhio nudo .
Trovasi nel mese di Novembre tra il Musco nei Boschi pres-
40 Cere nia .
Questo genere è stato da me dedicato , in contrassegno d' a-
micizia , al Sig. Giovanni Battista Bòhm di Nazione Tedesco, e
segnatamente nativo di Vienna, il quale dall'Anno 1797 ^' i^co
inclusive fu impiegato nella Legazione Imperiale Austriaca pres-
so la Real Corte di Toscana .
IN-
358
INDICE
DI TUTTI LI GENERI E SPECIE
OSSERVATI
DALSIG. RADDI
E de' quali lia mandato la descrizione alla Soeietà non avendo
trovato luogo nel Tomo presente che quella delle specie nuove
Agaricus abhreviatus .
acerrìmus .
acicularìs ,
acrìs •
adherens .■
adustus .
aggregatus .
alabastrìnus .
alliaceus .
alutaceus .
amariis .
androsateus .
angulatus .
aqueus .
arwenìacus •
atrosquamosus .
atro-tomentosus •
Balanus .
Beryllus .
bicolor .
bulbosus .
bulboso pìlosus Nobf
caerulescens .
caliciformìs .
campunulatus ,
^garicus cnmpestris .
candìdo-bulbosus ,
caryophillaeu s .
castaneus .
cereolus .
cespitosus .
cinereus .
cìnnamomeus .
clavus .
coeruleiis Nob.
cocìdearìformis .
confertus .
conicus .
conoideus Nob,
crassipes .
crenulatuSi .
croceus .
cuspìdatus :
clecurrens .
deliciosus .
dentatO'Crenatus Nob.
dentatus Nob.
dimidìatus .
dulcis .
elatior .
Jga-
Indice
Jgaricus elegans Nob.
emeticus .
esculentus .
fagìneus .
fallax .
farlìiosus .
fascicularis .
fastlgiatiis ,
ferrugineus .
fiUforinìs Nob,
jlabellatus .
flabellifortnis .
flaninteus .
flavìdus .
jloccosus .
fragillimus .
fragìlìs .
fuliginatus .
ftilvescens .
fuscescens .
fnsco-cano-tomentosus Nob
fuscus Nob.
fusìpes .
gflati'ìosiis .
giganteus .
gilz'us .
glaucus .
griseo-alhus .
griseiis .
h'irtus .
ìiolosericeus .
liypnì .
janth'mus .
ìlici t US .
ìnfuaUibuHformis .
Jgaricus
359
involucratiis Nob.
viTolutus ,
ìntegcr ,
laccatus .
Inceratus .
larvi malis ,
lactifluus .
leonìnus .
liiìgiia . •
loiigipes .
luce US .
lycoperdonoides .
melleus .
minhelianus Nob.
minor ,
mìnutiilus .
monstriiosus Nob.
muscar'ms ,
mnscoriim ,
mutahilìs .
neptuneiis .
niger Nob.
nìtens .
niveiis .
ohscurus .
ochraceiis •
olìvaceus .
ostreatus •
ovatus .
j)allidus .
perforans .
phospJioreus Nob.
Phalloìdes Nob.
pìlosulus .
pilosus Nob.
36o
A^arlciis pìperatus .
plicatus .
plnmbeiis .
plìimosiis .
praf.ensis .
procerus .
pusilbis .
pygìneus Nob.
pìxiclatus Nob.
radìans :
radiatus .
Rotula .
rubellus Nob.
ruhro-maculatus Nob.
Tubro-striatus Nob.
riifcscens .
rufus .
llusìulla .
sanguineus ,
sanguinolentus .
saccharinus .
scissjis .
scrobiculatus .
semipetìolatus .
sericeus .
setaceus '.
sordidulus .
stellatus .
strìatellus .
striai US .
siibcorìaceus .
subscrispiis Nob.
subferrugineus .
iub^iuaulatus.
iubsipiainosus Nob.
Indice
Jgaricus
subnlafiis Nob,
succineus .
suljihureus .
tennis .
terreus .
toììientosus .
tonni iiQsus .
tremiilus .
turbììiaìus .
umbellatus .
umbeWferus .
umbìUcafus .
vn/'cìitiis .
Vaillantìi .
varìus .
velutipes .
ventrìcosus .
versicolor .
violaceus .
virescens .
•virgineus
viridis Nob.
viridissìmus Nob.
VÌSCOSllS .
Xerampeliniis ,
Bòhmia nmscoìdes Nob.
Boletus bovìnus .
bicolor Nob.
fagìneiis .
fasciatus .
Favus .
fragilis .
hepaticus .
igiiavìus .
iiifuiuUbuliformìs .
Bo'
I N
Boletus lapidiim .
lobatus .
luteus .
vinculatus Nob.
medulla panìs .
mesenterìcus ,
mittabiUs .
n'ìtens .
ohlìquatus .
pallescens .
jmsìllus .
ramesissìmiis .
ruber Nob.
rubro punc.tatiis Nob.
siiaveolens .
subtomento sus .
suhvescus .
siilpliureus
tomentosiis Nob.
tubero sus .
versicolor .
vìscidus .
Clatlmis cancellatus .
Clavaria candidissima .
coralloides .
Cornu Alces .
Cornu Cervi .
cornuta .
cylindrica .
delicatula .
fistulosa .
inaequalis .
media .
minuta Nob.
muscoides ,
Tomo XI IL
DICE. 36l
Clavaria pistillarls .
purpurea .
simpUcìssìma •
Cyathus crucihidiformis,
Cupula .
strìatus .
laevìs .
Fuligo punìcea .
septica .
Ilelotiuni cucullatum .
Helvella hicolor Nob.
hrutmea .
ciliaris .
coccinea i
cocleata .
hispida .
Mitra .
pallida .
revoluta .
sulcata .
tomentosa Nob.
undidata Nob.
Hydnuni album Nob.
hìcolor Nob.
hulbosum Nob.
candidum .
corulloldes .
cyathiforme .
ìnibricatum .
palUdum Nob.
pectiniforme .
repandum .
roseum Nob.
rufescens .
tomentosum .
46 Hyd-
362. Indi
Hydnum Zonatum .
Lyco/>er(Ion utriim .
Jjovista .
capìtatum .
cìrcumscìssum .
Clavarìaeformis Nob.
furfurnceiiin ^
Geaster .
gemmatiim .
lacerum .
multìfidum .
murìcatum .
polyrhizon .
punctatum Nob.
py riforme .
squamosum •
■Merulìus alhiis NoIj.
alneus .
Cantharellus .
ÌTìflexiis .
pezizoicles •
quercìnus .
Wonilìa cespitosa .
Mucor minìmiis .
M II cedo .
Myklichenia repens Nob,
Peziza acetabulum .
Juriciila •
bulbosa ,
caliculus .
cìUaris .
convìvalìs .
coronata .
Crater .
erenata .
e E .
Peziza crucibulinn .
ciipressi .
Fungoidaster .
Jiìans ,
Iurta .
hispida .
lacera .
minutissima .
nigrescens •
nutans .
pusfulafa .
quercina Nob,
snnguinea Nob.
scutellata .
sepulcralis .
tuberosa .
varia .
vìridans .
Phallus esculentus .
impudicus .
Reticularia J ragilis .
Sphaeria Hypoxylon .
Spumaria Mucilago ..
Stemonìtis crocea .
vitellina .
Thaelaephora appianata .
mesenterica •
m,esenteriformis .
sericea .
Tremellajuniperina .
Nostoc .
Sagarum .
verrucosa .
Tuher gulosorum .
DEL-
y-i-\^Ui j^^ j. _L i.\j X y-- J. X.
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MEMOBJE DI FISICA
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MEMORIE DI TTSICA
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303
DELLA TINTURA DEL COTONE E FILO
IN ROSSO COLLA ROBBIA.
MEMORIA
Del Sic. Gio. Antonio Giobert
Ricevuta il dì 5 Dicembre 1806 .
Hi opinione generale che il filoj e il cotone non possono essere
disposti a ricevere la materia colorante della Robbia , e nemme-
no il mordente die è destinato a fissarla nella operaziou di tin-
tura , se per mezzo di operazioni preliminari non si prepara, e si
muta per così dire , la natura di esso per mezzo di sostanze ani-
mali, per cui, secondo la comune maniera di vedere , il cotone
e filo si ravvicinano alla natura della lana , della seta , che è
quanto dire a quella delle sostanze animali . A questa prepara-
zione preliminare che suole essere il risultato di operazioni com-
plicate, e varianti nelle differenti manifatture si è dato per con-
seguenza il nome di animalizzazione .
In una serie di esperienze intese a deternii tiare le modifica-
zioni clic il filo , e cotone ricevono per mezzo della cosi detta
animalizzazione , il di cui risultato fu esposto in una memoria
letta in Aprile 1698 all' Accademia delle Scienze di Torino , ho
provato che il complesso di questa operazione a ciò si riduce nel-
le maniere di tintura comunemente adottata, in cui V animalizza-
zione precede j 1 ." alla formazione cioè di ita vero cuojo risultali^
te dalle sostanze animali che si adopranoy e la materia conciante
della galla , che si reputa ugualmente necessaria ; il quale cuojo
si precipita e si appiglia a filamenti del cotone , di cui ciasche-
duno rimane intonacato . a." A una successiva coriatura di det-
to cuojo 0 combinazione di esso per mezzo delV olio che gli si fa
assorbire presentandoglielo in istato di divisione per mezzo di
so-
S()4 Della tintura del cotone ec.
sostanze alcaline , od in istnto di saponificazione incompleta .
3.° Alla condii nazione del mordente alumina con questo cuojo .
Dai quali principj risulta che la tintura in rosso sul filo e cotone
animalizzati è una tintura piuttosto del cuojo di cui ciascun iìla-
mento tiglio o pelo è ricoperto, che della materia stessa del lilo.
Tra le osservazioni che i Chimici hanno fatto intorno a que-
sta tintura , fra le quali mentano di essere particolarmente di-
Stinte quelle del Socio nostro Chaptal , nissuna ha contradetto
questo principio fonriamentale che io aveva stabilito, in vigere
del quale si veniva facilmente a comprendere la ragione per cui
la colla propo>ta da Voglero . e poi molto raccomandata da Ber-
tholet rif sce cotanto vantagsiosa .
Questo principio noti va nemmeno soggetto ad alcuna ec-
cezione nello stato attuale delle nostre cognizioni quando si trat-
ta di applicarlo alle maniere di tintura , in cui le sostanze anima-
li, l'olio, gli astringenti vegetali qualunque essi siano , e salia
base di alumina sono messi in reazione . Ma siccome egli è ora
ben provato, che la alumina e la materia colorante della rohbia
si possono ottimamente applicare al filo, e cotone senza 1' in-
tervento uè di sostanza animale , nò di astringenti, cosi la for-
mazione di un vero cuojo, la quale ha sempre luogo quando si
procede con queste sostanze , e serve ottimamente a disporre il
cotone a ricevere r alumina, e la materia colorante della roh-
bia , non si può più riputare né come necessaria , e tanto meno
qual si credeva, esclusiva .
Haussman al quale l'arte della tintura deve molti progres-
si , e sopvattntto prove assai ronvinnenti dì quanto la scienza
Chimica influisca negli avvanzamenti dell' arte tintoria , seppu-
re è vero che di ciò si possa convincere i Tintori , in una bella
Memoria inserita negli annali di Chimica , Hau«sman ha dimo-'
stiato che il cotone si dispone ottimamente a ricevere la mate-
ria colorante della rohbia quando è stato da prima preparato in
un bagno in cui molecole di alumina si trovano divise e in con-
tatto con olio di lino diviso da un alcali; oche si ottiene con
questa sola preparazione del cotone un rosso elegante per mez-
zo
Del Sxg. Gio. Anxonìo Giobert . 365
zo (l'Ila successiva tintura in bagno di rol:)l)ia , senza die vi con-
corra né sostanza animale , uè astringenti . Quando si sa clie l' a-
lumina assorbisce avidamente le sostanze oleose; quando si sa
che gli olj soprattutto essiccanti comunicano all' alumina una te-
nacità molto maggiore di quella che le è naturale come nei luti
grassi ; quando si sa finalmente che la materia colorante della
robbia è dissolubile negli olj, allora egli è facile di comprendere
ciò che in questa operazione ha luogo . Le molecole di alumina ,
che nel loro stato naturale non si trovano dotate di una tenacità
sufficiente per far^i aderenti alll filamenti del canape , ai peli
del cotone in una maniera abbastanza efficace per resistere alle
successive operazioni di lavatura , fatte più tenaci per la loro
combinazione coli' olio, trovansi avere acquistata la facoltà di
aderenza sufficiente verso il cotone , facoltà resa più ancora ef-
ficace per le ripetute essiccazioni , che è noto riuscire moho
utili in questa maniera di tintura , nelle quali non solamente si
opera una più intima combinazione tra l'olio, e 1' alumina , ma
la tenacità stessa dell' olio, o se si vuole del sapone a base di alu-
miua viene ad essere singolarmente accresciuta per la ossigena-
zione dell' olio per mezzo dell' aria. La successiva comljiuazione
della materia colorante della robbia con questo sapone terroso è
la necessaria conseguenza di due attrazioni naturalmente efficaci
tia la materia colorante della robbia con 1' alumina , e della ma-
teria col.r.nte con I' olio, divenute probabilmente più efficaci
anco; a nella loro riunione ; e per 1' azione disponente che 1' uno
esercita reciprocamente sopra dell' altro . Il gran che adunque
nel disporre il filo e cotone a ricevere il mordente aluniina nelle
operazioni tintorie consiste in aumentare la tenacità nelle mole-
cole di alumii'a, per mezzo della quale possano lendersi più stret-
tamente aderenti ai filamenti del cotone e filo quando sono es- .
siccate . Quindi a preparare il cotone col mordente alumina deb-
bono necessariamente servire tutte le sostanze che in una c]ua-
lunque maniera possono contribuire ad aumentarne la tenaci-
tà ; e di qui dipendono certamente gli effetti che anco indi-
peudenteuiente dallo intervento di astringenti si osservano esse-
re
'
366 DlCLLA TINTURA DEL COTONE CG .
re prodotti dalla sola colla animale p, e. con V alumina , ed anco
per un esempio di esclusione di sostanze animali , dell' amido j
della gomma arabica , e simili cose glutinose e tenaci .
Non è mio scopo di entrare ne' piìi minuti dettagli che sa-
rebbero proprj a dare a questi principj tutta la estensione di cui
sono suscettibili . Le poche osservazioni che ho fatto precedere
sono più che sufficienti per quelli^ i quali essendosi molto occu-
pati di questo genere di tintura , ben conoscono i risultati delle
sperienze innumerabili , che su questo proposito sono state fat-
te in questi ultimi tempi ; i quali risultati sono tutti non sola-
mente collegati , ma dipendenti da questi principj . A quelli che
non sono al livello delle cognizioni dipendenti dalle accennate
ricerche , le osservazioni qui fatte possono abbastanza servire di
guida .
Partendo intanto da questi principj mi pare sin d' ora che
si può travedere, che in un caso, e nell'altro, cioè in primo luo-
go che nella maniera di tintura in rosso colla robbia per mezzo
di sostanze animali e di astringenti vegetali , o nella maniera
certamente più sicura e più soda e piìi economica in quanto che
si ottiene un aumento di peso considerevole , in cui vi è forma-
zione di cuojo 5 le operazioni complicatissime che sono state pre-
scritte possono essere estremamente semplificate , e il risultato
di queste operazioni, che nelle maniere prescritte ricerca un tem-
po assai lungo, può ottenersi nel breve periodo di poche ore, e in
uno spazio di tempo , non maggiore di quello che è necessario
per ottenere qualunque altro colore . In secondo luogo che nell'
altra maniera di preparazione del cotone senza formazione di
cuojo, ed aumentando soltanto la tenacità dell' alumina si può
ottenere la tintura con uguale prontezza .
Le maniere di tinture che io sono per descrivere molte vola-
te ripetute anco su ragguardevoli quantità di cotone , ne potran-
no somministrare argomenti di prova . Ma nella tintura del co-
tone in rosso colla robbia qualunque sia la maniera di prepara-
zione del cotone e di tintura , s' incontrano di varj ostacoli , che
soventi il metodo anco il migliore , non può sortire verun suc-
ces-
Del Sic. Gio. Antonio Giobf.rt . 867
cesso. Questo è almeno ciò che mi è soventi \olte accaduto nel
periodo di molli anni , che mi sono ostin itamente applicato a
questo genere di ricerca . Alcune osservazioni generali che pre-
cedano le maniere di tintura saranno per conseguenza opportu-
ne per quelli, i quali non sono ancora esercitati nella tintuia in
rosso colla robbia . Queste osservazioni si aggirano principalmen-
te sulla scelta della robbia , e sulla preparazione del filo , e co-
tone .
SCELTA DELLA ROBBIA .
Quegli che desidera di occuparsi in questo genere di tintura ^
deve assicurarsi prima di tutto della bontà df^lla robbia colla
quale si propone di operare • La buona robbia è rarissima nel com-
mercio^ e SDventissime volte mi è accaduto di eseguire delle ma-
niere di tintura eccellenti senza successo anche colla robbia co-
nosciuta nel commercio col nome di Lizari, mentre colle stesse
maniere di tintura otte/ieva costantemente eleganti colori se pro-
cedeva con radici di robbia verde da me raccolta ed essiccata . l^a
radice di robbia comunque conservata intiera o in polvere, attrae
avidamente 1' umidità , soffre facilmente una fermentazione che
Ja altera, e per poco modificata che essa sia da questa fermentazio-
ne , allora non è più atta alla tintura in rosso., o per Io meno rioa
somministra più lui colore vivace. Chiunque desideri di rendersi
famigliare questa specie di tintura, non può adottare miglior con-
siglio , che cominciando con radici di robbia recenti . Nel nostro
paese la robbia che cresce spontanea attorno agli antichi edifizj
e castelli , quella che si coltiva negli orti , è tutta eccellente , e
sempre migliore che quella istessa di Levante , che ci sommini-
stra il commercio. Le radici debbono essere di tre anni almeno .
Si scielgono le migliori rigettando ugualmente le più piccole, le
corrose dag!i insetti, e sopra tutto li nodi. Il loro colore de-
ve essere giallo rosso, o ranciato, e I' udore grave, e piace-
vole. Si lavano accuratamente con acqua, e lavate si lascia-
no sgocciolare . Ciò fatto si contundono in un mortajo di pie-
tra ,
3^68 Della tintura del cotone ec.
ti'a , allontanando ogni contatto con ferro , o rame , e contuse si
fanno seccare all' aria . Nello essiccarsi il loro colore diventa ros-
so; e se una volta essiccate si innaffiano con acqua e si fanno secca-
re di nuovo, e ciò si ripete per ben tre o quattro volte, pare che
d' assai si migliori ossidandosi la materia colorante. Quando in tal
modo è preparata la robbia , essa è eccellente . Se ben seccata si
ritira in recipienti di vetro ben asciutti, ben otturati, e si rimet-
te in luogo secco allora può conservarsi . Colla robbia preparata
in questa maniera è impossibile di non riuscire , a meno che non
sia buona la maniera di tintura , o non siano condotte con accu-
ratezza le operazioni .
PREPARAZIONE DEL FILO E COTONE .
Un buon lissivio o bucato può in generale servire di prepara-
zione al cotone, ma è sempre insufficiente per il filo . Da altra
parte un solo bucato non può servire mai anche con il Cotone
quando si desidera un rosso fino, e molto vivace. Egli è indispen-
sabile allora che il filo e cotone siano perfettamente imbiancati.
Si è creduto di osservare una differenza nel colore che può riceve-
. re il cotone , secondo la differenza delle macchine con cui è
stato filato. Ho soventi tinto cotone filato per orditura , e so-
venti altro filato per trama , o per tessitura ; e non ho trovato
differenze sensibili . Ne produce per altro delle molto sensi-
bili la maniera d'imbiancamento. Quando il cotone è imbian-
cato con semplici bucati ,6 1' azione del sole , il color ros-
so è meno vivace , più tendente al cremesi , meno infuocato ,
Se al contrario s' imbianca il cotone coli' acido muriatico ossi-
genato il color rosso è più vivace assai, più tendente allo scarlato,
più simiglievole a quello di Turchia . Io sono inclinato a credere
che la ragione di queste differenze deve cercarsi nelfi presenza
di un pò di carbonato di calce che esiste sempre nel filo e coto-
ne stato imbiancato senza il concorso degli acidi , e £>rs' anco in
. una piccola porzione di ossigeno di più che il cotone riceve dall'
acido muriatico ossigenato, e cede successivamente alla materia
co-
Del Sic. Gio. Antonio Giobert. 36g
colorante rossa della robbia, che troppo ossidata inclina al gial-
lo.Convien dire peraltro che il colore, che riceve il cotone im-
biancato con soli bucati e l'azione del sole è in generale più pie-
no, e come suol dirsi più nutrito;, ma egli è vero altresì, che
tende pure più al bruno .
Quando si sono portate le attenzioni che noi abbiamo pro-
poste perla scielta delia robbia , e nello imbiancare il cotone o
filo, allora si può procedere alla operazione per cui il filo e coto-
ne si dispon2;ono'a ricevere, a ritenere combinata la mateiia co-
lorante , alia operazione cioè del mordente .
DELL' APPLICAZIONE DEL MORDENTE
AL FILO E COTONE .
Nelle maniere di tintura del filo e cotone in rosso , ciocché
più difficilmente vi riesce si è nel disporre il filo e cotone a ri-
cevere la materia colorante o nella applicazione del mordente .
Le maniere generalmente prescritte che comprendono bagni al-
calini con olio, bagni di sostanze animali, bagni altri alcalini,
altri bagni di galla, altri di soluzioni di allume sono estremamen-
te complicate, e le essiccazioni tante volte ripetute rendono anco
necessariamente lunghissimo il ribaltato di operazioni cosi varia-
te, e successivamente moltiplicate. I principj che abbiamostabi-
lito in sul principio di questa Memoria possono servire a render-
ne facilmente ragione , siccome essi provano, che lo stesso inten-
to si può facilmente ottenere sia nel sistema di accrescere sempli-
cemente la tenacità dell' alumina combinandola con sostanze
oleose, sia nell' altro di far intervenire sostanze animali , e pro-
cedere successivamente alla formazione di cuojo i-iunito all' alu-
mina .
Nel primo sistema la maniera seguente che è semplicis'^ima
può essere eseguita da chiuncjue, e ci ha procurato costantemen-
te un cotone dispostissimo a ricevere la materia colorante della
robbia .
Per una libbra di dodici oncie di cotone si prendono quTtti'O
Tomo XIII. 47 eie
I^O DeFXA TINTUKA DEL COTONE
oncie di buon sapone, che si taglia in pezzi sottili, i quali si asper-
gono con mi pò di acipia, e si conservano a tenue calore sinché heii
penetrati dali'ac([na siano rammolliti e possano formare una specie
di pasta molle gelatinosa. Si agita la pasta e vi si versano sopì a e
si frainischiano esattamente con essa da un'oncia a due di olio se-
condo la varia bontà del sapone, e la più o meno facile dissolubili-
tà nel sapone dell' olio, il quale si adopera , giacché dall' olio co-
mune fra i grassi sino a quello di lino fra gli essiccanti tutti posso.
no servire a questo uso . L' olio essendo ben unito al sapone si di-
lunga la mistura con acqua. Separatamente si fa una dissoluzione
di sei oncie di allume comune nell'acqua; alla quale si aggiugne o
un pò di muriate di stagno , o direttamente dell' ossido di stagno
bianchissimo in qualunque manierasia stato preparato. Ciò fitto
si può procedere in due differenti maniere; la prima consiste a
passare il cotone nella soluzione calda dell' olio e sapone a ben
impregnarlo, e saturarne ciascun filamentodi essa; indi a passarlo
successivamente nella dissoluzione di allume, con muriato di sta-
gno, ciò che può alternativanrente ripetersi due o tre volte .
Nella seconda si possono frammischiare insieme le due dis-
soluzioni , che si erano messe a parte ; formarne un solo bagno ,
e in esso dimenare a caldo il cotone per lo spazio di un' ora circa.
L' una e 1' altra maniera produce lo stesso effetto. La soda
del sapone appropriandosi gli acidi muriatico e nitrico , V alumi-
na e l'ossido di stagno riuniti all'olio si fanno innatanti e sospese
nel bagno e successivamente aderenti al cotone , che per mezzo
di esse viene disposto a ricevere la materia colorante. Nella prati-
ca passa per altro una qualche differenza tra l' una e l' altra ma-
niera,e ciascheduna riunisce de' vantaggi particolari. Le immer-
sioni alternative producono nelT interiore stesso della stoffa la
precipitazione dell' alumina , e ossido di stagno , e quindi in una
maniera più uguale; ma la operazione è più complicata e più lun-
ga; noi crediamo che possa preferirsi quando si tratta di stoffe ,
o cotone finissimo .
La seconda è più assai speditiva , ma ricerca maggior atten-
zione neir impregnameli cotone nel bagno .
Qua-
I
Dj:r, SiG. Gio. Antonio Giobeht . T^i
Qualunque maniera si adutti , il cotone si trova ben dispo-
sto a riceve le la maleria colorante anche senza la essiccazione pre-
liminare . Questa essiccazione per altro è molto utile, ed è anzi
vantaggioso ripeterla, il cotone ben essiccatosi lava in acqua cor-
rente, e si passa successivamente in acqua calila sinché si osservi
che non depone più alcuna molecola terrosa. Ci è sembrato di os-
servare che se si fa bollire per qualche tempo il cotone nell' ac-
qua, la aderenza tra T aKimina 1' olio e la stoffa si fii più forte .
Nel secondo sistema di far concorrere le sostanze animali ,
che riescono sempre utili, la maniera di proced -re è ugualmente
speditiva ; noi ne indicheremo diverse , che ci hanno bene riu-
scito .
La prima consiste ad aggiugnere della gelatina animale alla
dissoluzione di olio e sjpone, di cui abbiamo parlato. Due oncie
di colla comune ben chiara bastano per le proporzioni prescrit-
te. L' alumina che allora si precipita oltre dell' olio prende una
porzione di gelatina che si < omhina con essa , e eh' essa ritiene
malgrada le lavature successive . Che se poi si essicca il cotone
senza lavarlo, e allora si passa in hagoo di galla, la gelatina che si
precipita in cuujo ritiene più fortemente 1' alimiina, l'olio, ec.
Noi abbiamo messo a cimento anco il sapone direttamente
animale ; un sapone di 1 ma. Essa dispone benissimo coll'allume il
cotone a ricevere la materia colorante , ma per l'azione probabil-
nwivte, che la sodao potassa spie^anosopia la lana, ilsapone sem-
pre bruno induce nel cotone delle modificazioni, percui il rosso
che si ottiene, benché pieno, ben saturato, tende soverchiamen-
te al bruiiOj e manca di quella vivacità che si desidera . Un pò
più d' ossido di stagno coli' alumina lo migliora, ma non lo ridu-
ce mai allo stato dj quello che può ottenersi nelle altre maniere.
Una terza maniera^ la più semplice , e senza dubbio la più
economica quando coincidono le circostanze, quella che noi rac-
comandiamo di preferire, consiste nel flir uso in luogo del sapone
e della gelatina animale di un sapone naturale animale, che ci
presenta la lana nel suo stato di succidume, e soprattutto la lana
sopì affina d§lle razze Spagnuole .
Si
57^ Della tintura del cotone
Si lava la lana secondo la niaiiiera Spagnuola descritta da La-
sterycj e nell' actjiia di succiduniebeu densa si dissolve l'alkime
e si dimena il cotone . Ciò basta per disporlo a ricevere la ma-
teria colorante. Siccome per altro l'olio contribuisce molto a
fissare non solamente la materia colorante, ma a rendeila più
infuocata, è ottimo consiglio farne uso; si evapora per que-
sto effetto dell'acqua di succidume sino a consistenza di estratto;
si unisce a questo l'olio, che viene saponificato, poi si dilunga la
mistura con altra acqua di succidume; ciò fatto si può ugualmen-
te dissolvere in questo ])agno 1' allume e maneggiarvi il cotone ,
oppure impregnare primieramente e con esattezza il cotone nel
primo bagno e passarlo successivamente nella dissoluzione di allu-
me . La quale operazione si può ripetere due o tre volte essiccan-
do il cotone senza lavarlo .
Un bagno successivo di galla non è necessario per la tintura
del cotone in rosso; ma questo bagno riesce utile per ottenere
un rosso più pieno e soprattutto più resistente .
L'analisi del succi'dume della lana, fatta da Vauquelin rende
ragione di ciò che accade nella reazione di questi corpi. Il succi-
dume è un sapone animale a base di potassa, la quale decompo-
nendo l'allume comune precipita 1' allumine che si riunisce alla
materia animale del sapone, l'olio che si è aggiunto, e questo tri-
plice corpo si riunisce successivamente alla materia conciante
nel bagno successivo di galla .
ircotone così preparato è ottimo consiglio di farlo bollire
qualche tempo in acqua prima di metterlo nel seguente bagno di
robbia .
. DELLA TINTURA .
Quelli che hatino scritto intorno a questo genere di tintura non
sono ben d' accordo intorno alla maniera di applicare al cotone il
bagno di robbia, volendo gli uni che sia da evitarsi F ebullizione ,
e consigliando di dimenarvi il cotone soltanto per circa tre ore a
una temperatura vicina a quella dell'acqua bollente; mentre al-
tri reputano la ebullizione quando non fosse che per circa uu
quar-
Del Sic. Gio. Antonio Giobert . $78
quarto di ora, incUspensabilp . A questo riguardo noi crediamo di
aver osservato , clie gii uni e gli altri hanno ragione . In tutte le
sperienze die abbiamo fatte sempre ci è accaduto che colla'ebul-
hzione si ottiene un rosso pieno , ma sempre tendente al bruno;
e che al contrario a una temperatura piìi tenue si ottiene un ros-
so più elegante . Paragonando per altro la sodezza dell' uno e dell'
altro ci parve molto sensibile la diiTerenza, e molto più fissala ma-
teria colorante per mezzo della ebullizione . Una maniera che ci
sembrò conciliare i vantaggi dell'una e dell'altra consiste a dime-
nare il cotcHie nel bagno a una tenipcratin'a vicina a quella dell'
acqua bollente, quindi quando si trova saturato di materia colo-
rante si estrae , e si fa Jjollire mezz'ora circa in acqua pura . Per
mezzo di detta ebullizione la combinazione della materia colo-
rante si fa più intima assai con la materia excipiente di essa nel
cotone; e vengonsi a conseguire i vantaggi della ebullizione sen-
za correre il rischio di riunire molecole di color bruno a quelle
di color rosso .
Essiccato il cotone e ripetendo le ebullizioni nell'acqua o
pura o unita a un pò di crusca , o in vasi aperti , o meglio ancoia
in vasi chiusi, si giugae facihnente a dare al colore una maggiore
vivacità. La massima jjer altro, che può ricevere noi crediamo
che non si possa altrimenti ottenere, che col tempo e colf azione
dell'aria, sopra tutto conservandolo steso sull'erba. I mezzi leg-
germente ossigenami , che a prima vista parrebbero dover sup-
plire all' azione deif aria non che utili ci sono riusciti dannosi .
AVVISO
,Nel Foglio 41 in vece delle
Pagine 301 - 308 devesi leggere
1-328.