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Full text of "Memorie di matematica e di fisica della Societ`a italiana delle Scienze"

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5.  ni: 


MEMORIE 


DI     MATEMATICA 
E     DI     FISICA 


DELLA 


SOCIETÀ   ITALIANA 


DELLE    SCIENZE 


TOMO     XVII 


PARTE  CONTENENTE  LE  MEMORIE  DI  MATEMATICA 


V  E  R  O  N  A 

DALLA  TIPOGRAFIA  DI  LUIGI  MAINARDi 
MDCCCXVI. 


STATUTO 

DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  DELLE  SCIENZE 
RESIDENTE  IN  MODENA  . 

1816. 


I.  J-Ja  Società  Italiana  delle  Scienze  residente  in  Modena 
è  composta  di  Quaranta  Socj  attuali ,  tutti  Italiani ,  di  me- 
rito maturo ,  e  per  Opere  date  in  luce  ed  applaudite  rico- 
nosciuto . 

II.  La  scienza  della  natura  è  il  grande  oggetto,  che  la 
Società  medesima  si  propone.  Pubblicherà  pertanto,  sotto  il 
titolo  di  Memorie  di  Matematica  e  di  Fisica ,  le  produzioni 
di  chiunque  de' Socj  vorrà  render  pubblico  negli  Atti  Sociali 
il  frutto  de'  proprj   studj  . 

III.  De' quaranta  Membri,  uno  sarà  Presidente  della  So- 
cietà,  e  la  presidenza  durerà  sei  anni.  Questi  può  eleggersi 
e  risiedere  in  una  qualunque  Città  dell'Italia,  ma  in  Mode- 
na esister  deve  sempre  sotto  gli  ordini  del  Presidente  una  rap- 
presentanza, e  in  Modena  sempre  si  publicheranno  gli  atti 
della  Società  . 

IV.  Avrà  la  Società  un  Segretario,  ed  un  Vicesegretario 
amministratore  residenti  in  Modena .  Il  primo  sarà  parteci- 
pe di  tutte  le  facoltà  dei  Quaranta ,  benché  non  fosse  uno 
d'essi,  ed  avrà  diritto,  non  obbligo,  di  presentar  Memorie 
da  inserirsi  negli  Atti  .  Il  secondo  terrà  il  maneggio  eco- 
nomico . 

V.  5-  !•  Altra  Classe  vi  avrà  di  Socj  Emeriti  in  numero 
indeterminato  .  Essa  è  preparata  a  chiunque  dei  Quaranta,  o 
per  età  avanzata ,  o  per  abituale  mancanza  di  salute ,  o  per 
altro  motivo ,  non  producesse  verun  suo  lavoro  in  quattro 
consecutivi  tomi  delle  Memorie  sociali  . 


IV 


Statuto 


§.  2.  Ma  se  un  Socio  attuale  passasse  negli  Emeriti  do- 
po aver  posto  otto  Memorie  ne' tomi  sociali,  in  tal  caso  se- 
guiterà a  godere,  quantunque  Emerito,  tutte  le  prerogative 
di  Attuale  . 

5.  3.  Che  se  un  Socio  Emerito  ponga  Memorie  in  tre 
tomi  consecutivi ,  sarà  restituito  nel  ruolo  degli  Attuali  . 

VI.  Un'altra  Classe,  parimente  indeterminata,  compren- 
derà i  Socj  Ouorarj  .  A  questa  saranno  ascritti,  previo  l'as- 
senso di  ventuno»  almeno  dei  Quaranta,  i  Compilatori,  eletti 
dal  Presidente,  degli  elogj  de' Socj  attuali  defunti.  Inoltre, 
esso  Presidente  potrà  aggregare  a  questa  classe ,  nel  suo  ses- 
sennio^ due  Soggetti,  non  più,  che  avessero  operato  cosa  a 
pio  della  Società,  onde  meritassero  d'esserne  onorati  parti- 
colarmente . 

VII.  Ed  altra  Classe  avrà  finalmente  il  titolo  di  Socj  Stra- 
nieri, stabilita  per  distinguere  ed  onorare  il  merito  delle  Scien- 
ze in  qualunque  parte  fuori  d'Italia.  Sarà  composta  di  dodici 
Soggetti,  a  ciascun  de' quali  verrà  esibito  in  dono  un  esem- 
plare d'ogni  Volume,  che  uscirà  in  luce,  delle  Memorie  Sociali. 

Vili.  Le  aggregazioni  alle  classi  de' Socj  attuali  e  degli 
stranieri  si  faranno  nel  modo  seguente  .  Per  ogni  posto  che 
rimanga  vacante,  dovrà  il  Presidente,  col  mezzo  del  Segreta- 
rio proporre  sei  nomi  a  ciascuno  de' Socj  attuali ,  il  qual  farà 
scelta  d'uno,  e  lo  indicherà  per  lettera  al  Segretario.  Quel 
de' sei,  che,  entro  il  termine  di  due  mesi  dalla  proposta,  avrà 
più  suffragj,  s'intenderà  aggregato,  e  la  Compagnia  sarà  fatta 
opportunamente  consapevole  dell'acquistato  Cooperatore. 

IX.  All'elezione  del  Presidente  saranno  invitati  li  Socj 
attuali  con  una  lettera  circolare  del  Segretario,  al  quale  ognu- 
no di  essi  farà  tenere  in  iscritto  la  nomina  del  Socio  da  sé 
eletto  a  Presidente:  e  la  pluralità  de' voti,  che  arriveranno  al 
Segretario,  dentro  il  termine  di  due  mesi  dopo  la  data  del 
circolare  invito,  determinerà  l'elezione,  che  dovrà  esser  dal 
Segretario  annunziata  ai  Membri  votanti  . 


della  Società  .  v 

J.  Ciascheduno  dei  Quaranta  ha  facoltà  d'inserire  negli 
Atti  tuia  scoperta  utile,  un' importante  produzione,  anche  di 
persona  non  aggregata  ma  Italiana,  purché  tal  produzione,  o 
scoperta  sia  giudicata  degna  degli  Atti  stessi  anche  da  un  altro 
Socio,  il  qual  venga  destinato  segretamente  dal  Presidente  di 
volta  in  volta  all'esame  della  cosa  presentata,  ed  il  suo  no- 
me (  quando  approvi  )  si  stampi  insieme  con  quello  del  pre- 
sentatore . 

XI.  Di  questi  Autori  non  Socj  dovrà  il  Presidente  aggiun- 
gere i  nomi,  segnati  con  asterisco^  ai  sei  che  presenta,  a  te- 
nor  dell'articolo  Vili,  per  l'elezione  d'un  Socio  attuale  .  Bensì 
questa  nomina  cesserà,  dopo  fatta  sei  volte,  contate  dalla 
pubblicazione  d'ogni  Memoria. 

XII.  Le  Dissertazioni  o  Memorie  da  pubblicarsi  ne'Volu- 
nii  della  Società,  debbon  essere  scritte  in  lingua  Italiana  e  in 
carattere  chiaro.  Il  Segretario  dovrà  apporvi  la  data  del  re- 
capito, acciocché  sieno  stampate  con  essa  in  fronte  e  per  or- 
dine di  tempo.  Che  se  l'opera  sia  voluminosa,  può  l'Auto- 
re distribuirla  in  due  o  più  parti  pe'tomi  susseguenti. 

XIII.  Tutto  ciò  che  è  destinato  pegli  Atti  dev'  esser  nuo- 
vo,  inedito 3  importante,  ed  analogo  all'indole  scientifica  di 
questi  Volumi,  che  non  ammette  sfoggio  d'erudizione,  né 
moltitudine  di  note  e  di  citazioni . 

XIV.  I  fogli  stampati  di  ciascun  Volume  non  dovranno 
eccedere  il  numero  di  cento .  Le  Memorie  soprabbondanti  re- 
steranno in  deposito  pel  tomo  susseguente,  o  saranno  restitui- 
te agli  Autori  che  le  dimandassero  .  Bensì,  nel  caso  di  soprab- 
bondanza, le  Dissertazioni  degli  Autori  non  Socj  dovranno  ce- 
dere il  luogo  a  quelle  de' Socj  . 

XV.  La  Società  non  si  fa  risponsabile  delle  Opere  pub- 
blicate negli  Atti.  Ogni  Autore  dev'esser  mallevadore  delle 
cose  proprie,  come  se  le  pubblicasse  appartatamente. 

XVI.  Non  permette  peraltro  la  Società  le  invettive  per- 
sonali, e  né  anche  le  critiche  non  misurate:  sopra  di  che  ve- 
glierà il  Segretario,  e  ne  farà  inteso  il  Presidente  per  un  ac- 
concio provvedimento  . 


vi  Statuto 

XVII.  II  Socio  attuale,  Autore  d'una  Memoria  o  d'un 
Elogio,  avrà  in  dono  cinquanta  esemplari  della  sua  produ- 
zione, con  frontispizio  apposito,  e  con  la  numerazion  delle 
pagine  ed  il  registro  ricominciati  .  Ad  ogni  altro  Autore  sa- 
ranno corrisposte  dodici  copie  .  Qualunque  Autore  ne  deside- 
rasse di  più,  non  sarà  aggravato  d'alcuna  spesa  per  conto 
della  composizion  tipografica  . 

XVIII.  Nell'atto  di  queste  spedizioni  sarà  trasmessa  ai  So- 
cj,  che  avranno  mandato  il  voto  per  le  elezioni,  la  dimostrazio- 
ne stampata  del  numero  de' suffragi  toccati  ad  ogni  Candidato, 
senza  il  nome  però  de' votanti,  e  così  ancora  i  conti  stampati 
dell'amministrazione  tenuta  dal  Vicesegretario  amministratore. 

XIX.  Alle  principali  Accademie  estere  sarà  offerto  in  do- 
no un  esemplare  d'  ogni  Volume  delle  Memorie  sociali ,  che 
andrà  successivamente  uscendo  alla  luce  . 

XX.  I  doveri  del  Presidente,  oltre  i  già  mentovati,  so- 
no: mantener  l'osservanza  dello  Statuto;  eleggere  il  Segreta- 
rio ed  il  Vicesegretario,  qualunque  volta  sia  di  bisogno;  ave- 
re in  governo  e  cura  ogn' interesse  della  Società;  rivedere, 
almeno  una  volta  all'anno,  i  conti  dell'amministrazione  del 
Vicesegretario,  alla  validità  de' quali  fa  d'uopo  l'approvazio- 
ne e  sottoscrizione  di  mano  propria  del  Presidente:  e  rag- 
guagliar finalmente  il  Successore  dello  stato  degli  affari  nel- 
l'atto di  rinunziargli   l'Uffizio. 

XXI.  Dopo  il  Presidente,  il  Segretario  è  la  Persona  pro- 
priamente deputata  a  mantener  corrispondenza  con  tutti  i 
Membri  della  Società,  e  quasi  centro,  ove  debbono  metter 
capo  tutte  le  relazioni  Sociali  .  Egli  invia  le  patenti  d'aggre- 
gazione; presiede  alla  stampa,  ai  Correttori  di  quella,  ed  al- 
l'incision  delle  tavole;  prende  cura  delle  spedizioni,  e  d'ogni 
altro  interesse  della  Società,  sempre  però  con  l'approvazione 
del  Presidente  .  Egli  deve  pure  tener  registro  d'  ogni  atto 
che  importi;  custodire  i  voti  de'Socj  per  le  elezioni,  mani- 
festandoli al  Presidente  ad  ogni  richiesta;  e  finalmente  ese- 
guir tutto  ciò,  che  ne' precedenti  articoli  gli  è  addossato. 


della  Società'.  vii 

XXII.  §.  !•  Ad  esempio  delle  principali  Accademie,  la 
Società  Italiana  delle  Scienze  avrà  Membri  pensionar]  :  e  la 
pensione  sarà  d'annui  zecchini  ventiquattro,  pagabili  per  me- 
tà allo  spirare  d'ogni  semestre;  non  computate  in  verun  ca- 
so, sia  di  morte,  o  di  rinunzia,  o  di  transito  negli  Emeriti, 
le  frazioni  di  semestre  . 

§.  2,.  Saranno  capaci  della  pensione  li  tre  più  anziani, 
e  di  permanenza  non  interrotta  ,  nel  ruolo  de'  Socj  attuali  ; 
sin  a  tanto  però  che  rimangano  nel  ruolo  medesimo  . 

§.  3.  Qualunque  volta  1'  eguaglianza  d'  età  accademica 
renda  ambigua  la  scelta  d'uno  o  più  Pensionar]  ;  sarà  tolta 
l'ambiguità  concedendo  la  preferenza  alla  maggior  età  natu- 
rale .  Nel  qual  caso,  il  Segretario  chiederà  a  ciascun  de' coe- 
tanei come  sopra,  documento  legale  dell'epoca  di  sua  nasci- 
ta; e  chi  non  Io  faccia  a  lui  pervenire  entro  mesi  tre  dopo 
la  domanda,  s'intenderà  che  rinunzj  alla  pensione. 

5.  4-  Due  Socj  (  sia  ciascun  d'  essi  attuale  o  emerito  ) 
potranno  inoltre  goder  la  pensione,  loro  vita  naturale  duran- 
te ,  quando  siano  autori  ciascuno  di  dieci  o  più  Memorie 
stampate  ne' Tomi  Sociali,  il  valor  delle  quali  venga  giudi- 
cato degno  di  tal  premio  dalla  pluralità  assoluta  de'  Socj  at- 
tuali ,  a  proposizione  del  Presidente;  ovvero  dalla  pluralità 
relativa ,  quando  si  tratti  di  giudicare  del  merito  relativo  fra 
più  Candidati . 

§.  5.  In  ambi  questi  partiti  le  opinioni  de'-Socj  reste- 
ranno sempre  segrete,  ed  a  sola  notizia  del  Presidente  e  del 
Segretario:  si  pubblicherà  unicamente  il  numero  de'  suffragj 
a  favore  di  ciascun  Candidato,  siccome  è  prescritto  per  le 
elezioni  nell'articolo  XVIII. 

5-  6.  Avranno  titolo  di  Pensionarj  anziani  li  tre  del  §. 
2;  di  Pensionar]  giubilati  li  due  del  5-  4- 

§.  7.  Potrà  il  Pensionarlo  anziano  passare  a  goder  la  pen- 
sione come  giubilato,  sotto  le  condizioni  prescritte  dal  5-  4 -, 
e  quando  l'un  de' due  posti  sia  vacuo. 

XXIII.  A    compensazion    delle    spese,   che    incontrano  i 


Vili  STATUTO 


Quaranta  ne' porti  di  lettere  per  cagion  della  Società,  ogni 
anno,  nel  mese  di  Gennajo,  sarà  fatto  l'esame,  onde  rico- 
noscere i  Membri  attuali,  che  avranno  corrisposto  a  tutte  le 
lettere  del  Presidente  e  del  Segretario  nel  corso  dell'anno 
antecedente,  e  dentro  li  rispettivi  termini  di  tempo  in  esse 
specificati;  ciascuno  de' quali  Socj  avrà  diritto  di  esigere  zec- 
chini tre  dalla  cassa  della  Compagnia  . 

XXIV.  §.  i.  Ogni  volta,  che  la  forza  pecuniaria  della 
stessa  Società  Io  consenta ,  si  esporranno  programmi  al  con- 
corso pubblico.  Risoluto  ciò  dal  Presidente,  il  Segretario  in- 
viterà li  Socj  attuali  a  proporre  argomenti .  Questi  esser  do- 
vranno, o  Fisici,  o  Matematici,  o  Fisico-Matematici,  o  in 
qualunque  modo  giovevoli  a  queste  scienze,  e  sempre  appli- 
cabili ad  utile  general  dell'  Italia  .  Il  Segretario  li  manderà 
stampati  a  ciaschedun  Socio,  pretermettendo  quelli  che  uscis- 
seVo  dalle  condizioni  ora  prescritte  .  Ogni  Socio  spedirà  al  Se- 
gretario il  proprio  suffragio  per  ia  scelta  dell'argomento,  e 
dichiarerà  insieme  qual  premio  reputi  conveniente  e  qual  tem- 
po alla  facitura  ed  alla  presentazione  delle  Memorie  .  Quel 
tema  che  avrà  più  suffragi,  sarà  adottato  :  nel  caso  di  parità 
di  voti ,  deciderà  la  sorte  . 

5.  a.  Tosto  si  comunicherà  alla  Compagnia  l'argomento 
coronato,  ed  il  numero  de'suffragj  riscossi  da  ogni  argomen- 
to. Nell'atto  stesso  sarà  richiesto  ciaschedun  Socio  attuale  di 
nominarne  tre  (  di  qualunque  Glasse,  purché  Italiani,  e  di- 
moranti attualmente  in  Italia  );  quelli  cioè,  che  ciascuno,  os- 
servato il  quesito,  stimerà  più  adattati  a  giudicar  le  Memorie 
che  compariranno  al  concorso.  Quei  tre,  ne' quali  concorre- 
rà maggior  numero  di  suffragi  (  l'uguaglianza  rimovasi  con  la 
sorte),  s'intenderanno  destinati  a  pronunziare  il  giudizio. 

5.  3.  Nelle  occasioni  statuite  sopra,  saranno  come  non 
fatte  le  risposte  de'  Socj ,  qualora  non  giungano  al  Segreta- 
rio dentro  quaranta  giorni  dalla  data  della  rispettiva  Circo- 
lare di  Lui . 

§.  4-  Il  nome   de' Giudici  eletti  rimarrà  a  sola  notizia  del 


della    Società'  .  ix 

Presidente  e  del  Segretario  :  se  non  che  ciascun  di  quelli  sa- 
rà fatto  consapevole  della  propria  destinazione,  con  divieto 
di  concorrere  al  programma  e  di  manifestarla  a  chicchessia: 
ninn  di  loro  saprà  i  suoi  Colleghi  .  Se  qualcuno  ricusasse ,  sa- 
rà sostituito  il  prossimo  inferiore  in  quantità  di  voti  .  Ogni 
Giudice  riceverà,  dopo  pronunziato  il  giudizio,  un  decente 
compenso  dell' esclusion  dal  concorso  . 

§.  5.  Il  Presidente,  considerati  i   pareri  de'Socj,lo  stato 
economico  della  Società,  e  l' importanza  di  moltiplicare  i  pro- 
grammi ,  stabilirà  la  grandezza  del  premio,  ed   il  termine  da 
assegnarsi  al  concorso  .  Sarà  tosto  promulgato  il  problema  per 
tutta  Italia.  Ogni  Italiano,  anche  Socio,  potrà  concorrere:  ri- 
mangono esclusi  li  soli  tre  Giudici.  Le  Memorie  dovranno  es- 
sere  inedite,  scritte  in  lingua  Italiana ,  e  pervenute  nelle   ma- 
ni  del   Segretario  entro  il  termine  prescritto  dal  programma: 
il  nome  degli  Autori  sarà  occulto:  ogni  Memoria  porterà    in 
fronte  un   motto,  e  sarà  accompagnata  da  un  biglietto  suggel- 
lato, contrassegnato  al  di  fuori  dal  medesimo  motto,  e  con- 
tenente, al  di  dentro  in   maniera  occultisima,  nome,  cogno- 
me, patria,  domicilio  e   profession   dell'Autore.   Il   mancare  a 
qualunque  delle  antecedenti   condizioni  fa  perdere  il   premio. 
§.  6.  Tosto   che  il  concorso  sia  chiuso,  il  Presidente,  ve- 
duto  il   numero  e   l'estensione  delle  Memorie ,  definirà  il  tem- 
po,  entro  il  quale  ogni  Giudice  dovrà   pronunziare  il  giudi- 
zio. Allora   il  Segretario  trasmetterà  le  Memorie,  tutte  unite, 
ad  uno  de' Giudici:   da  cui   restituite   che  siano,  e  notificato 
il   proprio  giudizio  a!   Segretario,  saranno  da  questo  fatte  per- 
venire  ad   altro  Giudice;  quindi   con   le  regole  stesse  al  terzo. 
Ogni   Memoria  coronata  da  un  Giudice ,  sarà  stampata  col  no- 
me dell' Autore  .  Il   premio  sarà  dato   a  quella  Memoria,  che 
venga  coronata  da  tre,  o  da  due   Giudici  .    Se  tutti  e  tre  li 
giudizj   fossero  discordi ,  si   dividerà  il   premio  fra  le  tre  Me- 
morie coronate.  Lo  stesso  si   farà  tra  due  coronate,  qualora 
un  Giudice   neghi  il   premio  a  tutte  le  Memorie,  e    gli  altri 
due  non  siano  concordi  .  Che  se  fossero  due  li  giudizj  di  ne- 

b 


x.  Statuto 

gativa  generale  del  premio,  in  tal  caso  il  terzo  giudizio  non 
sarà  di  alcun  valore  :  si  notificherà  alla  Compagnia  l'esito  del 
giudizio  e  si  passerà  alla  pubblicazione  di  nuovo  programma  , 
coi  metodi  stabiliti  sopra  . 

§.  7.  Ma  quando  sia  conferito  il  premio,  il  Segretario  an- 
nunzierà  prontamente  ai  Socj  ed  a  tutta  l'Italia  il  nome  de- 
gli Autori  delle  Memorie  coronate,  indicando  quello  cui  spetta 
il  premio.  Esse  Memorie  saranno  stampate  senza  indugio;  se 
ne  spedirà  un  esemplare  ad  ogni  Socio,  12  della  propria  a 
ciascun  degli  Autori  coronati ,  38  di  più  al  premiato  :  i  ri- 
manenti si  esporranno  a  vendita  pubblica . 


XI 


CATALOGO 

DE'  MEMBRI  COMPONENTI  LA  SOCIETÀ  ITALIANA 

DELLE  SCIENZE . 

RUFFINI  (  Dottor  Paolo)  Presidente.  Professore  di  Clinica, 
Medicina  pratica  e  di  Matematica  applicata  nella  R.  Uni- 
versità .  Modena . 

Socj  Attuali . 

ALDINI  (  Cav.  Giovanni  )  Milano. 

AVANZINI  (  Ab.  Giuseppe  )  Professore  di  Fisica  Teorie? 
nella  I.  R.  Università  .  Padova. 

BONATI  (  Cav.  Teodoro  )  Pensionano  Anziano,  Professo: 
d' Idrostatica  .  Ferrara  . 

BORDONI  (  Antonio  Maria  )  Professor  emerito  di  Matema- 
tica nella  R.  Scuola  Militare  .  Pavia  . 

BRERA  (  Cav.  Valeriano  Luigi  )  Consigliere  Attuale  di  S. 
M.  I.  R.  Direttore  della  Facoltà  Medica  e  Professor  di  Cli- 
nica Medica  nella  I.  R.  Università  .  Padova  . 

BRUNACCI  (  Cav.  Vincenzo  )  Professore  di  Matematica  nel- 
l'Università. Pavia. 

CALDANI  (  Floriano)  Professor  di  Anatomia  umana  nella  R. 
Università  .  Padova  . 

CANTERZANI  (  Cav.  Sebastiano  )  Pensionano  Anziano,  e 
Professore  emerito  di  Fisica  Generale  nella  Pontificia  Uni- 
versità .  Bologna . 

CARLINI  (  Francesco  )  Astronomo  in  Brera  .  Milano  . 

CARRADORI  (  Giovacchino  ).  Prato. 

CESAPJS  (  Cav.  Ab.  Angelo  )  Pensiona/io  Anziano,  Astro- 
nomo R.  alla  Specola  di  Brera  .  Milano  . 

COLLALTO  (  Antonio  ) .  Padova  . 


xii  Catalogo 

CONFIGLIACCHI  (  Pietro  )  .  Pavia  . 

DANDOLO  (  Co.  Vincenzo  ).  Milano. 

FABBRONI  (    Cav.  Giovanni    )    Direttore  e    Amministratore 
della  I.  II.  Zecca  .  Firenze  . 

FERRONI    (    Pietro    j    Professore  di  Matematica    Della  I.  R. 
Università  .  Pisa  . 

FOSSOMBRONI  (  Cav.  Vittorio  )    Segretario  di  Stato  e  Mi- 
nistro degli   affari  esteri  in  Toscana.  Firenze. 

GALLINI  (  Stefano  )  Professore  di   Fisiologia  ,    ed  Anatomia 
comparata   nella   R.  Università.  Padova. 

GIOVENE    (    Cav.    D.    Giuseppe    )  Presidente    delia    Società 
Agraria  .  Lecce  . 

MAGISTRINI  (  Gio.  Battista  )  Professore  di  Matematica  su- 
blime  nella  R.  Università  .  Bologna  . 

MAIRONI    (  Daponte  Giovanni    )    Reggente   e    Professore   di 
C Ili  mica  e  Storia  Naturale  nel  R.  Liceo  .  Bergamo  . 

MALACARNE  (Gaetano)  Professore  di  Fisica  animale.  Padova. 

MANZONI  (  Antonio  )  Professore  di  Ostetricia   nelle  Scuole 
Speciali  della  Provincia  .   Verona  . 

MORICHINI    (    Dottor    Domenico    )    Professore    di    Chimica  . 
Poma  . 

MENGOTTI  (  Co.  Francesco  )  Consigliere   Attuale   di  S.  M. 
I.  R.  Venezia  . 

MOSCATI  (  Co.  Pietro  )  Pensionano  giubilato  .  Milano  . 

PAOLI  (Pietro)  Pensionano  giubilato  Provveditore  dell'Uni- 
versità .  Pisa . 

PARADISI  (  Co.  Giovanni  )  .  Reggio  . 

PLANA  (  Giovanni  )  . 

PIAZZI  (  D.  Giuseppe  )  Astronomo  Regio  .  Palermo  . 

PINI    (    Cav.  Ermenegildo  )    Ispettore    generale    di    pubblica 
Istruzione  .  Milano  . 

RACAGNI  (  D.  Giuseppe  Maria  )  Professore  emerito    di  Fi- 
sica nel  R.  Liceo  .  Milano  . 

RADDI  (  Giuseppe  )  Conservatore  dell'I.  R.  Museo  di  Fisi- 
ca e  Storia  Naturale  .  Firenze  . 


de'    S  O  G  J  .  XIII 

HE  (  Cav.  Filippo  )  Professore  di  Agricoltura  e  Botanica  nel- 
la Ducale  Università  .  Modena  . 

RUBINI  (  Pietro  )  Professore  di  Medicina  Clinica,  Protome- 
dico ec.  Panna  . 

SANTINI  (  Giovanni  )  Astronomo  R.  alla  Specola.  Padova, 

TARGIONI  TOZZETTI  (  Ottaviano  )  Professor  di  Botanica. 
Agricoltura  e  Materia  Medica  .  Firenze . 

VASSALLI  EANDI  (  Cav.  Antonio  Maria  )  Segretario  per- 
petuo della  R.  Accademia  di  Scienze  ecc.   Torino  . 

VENTUROLI  (  Giuseppe  )  Professore  di  Matematica  applica- 
ta nella  R.  Università  .  Bologna  . 

Divisione  de'Socj  Attuali  in  due  Classi 
e  indicazione  de' Tomi,  in  cui  hanno  Memorie. 


Classe  Matematica 

Avanzini 

I7- 

Bonati 

a.  5.  8. 

1 1.  i5. 

Bordoni 

17- 

Brunacci 

14.  i5. 

16.  17. 

Carlini 

Canterzani 

a.  5.  8. 

11.  14.  17. 

Cesaris 

a.    IO.   ( 

pag.  x  )   11.  (  pa 

Collalto 

. 

Ferroni 

5.  7.  9. 

IO.     IO.     II.     li.     ] 

Fossombroni 

3.  7.  9. 

ia.  i3.   17. 

Magistrini 

16.  17. 

Mengotti 

, 

Paoli 

a:  4.  4. 

6.  6.  8.  9.  9.   10 

Paradisi 

•         •         • 

Piazzi 

11.  12. 

1  a .   1 3 . 

Plana 

I7- 

Racagni 

io.   i3. 

16. 

Ruffini 

9.  9.   io 

.   ia.   ìa.   i3.  16. 

Santini 

17- 

Venturoli 

ia.   1-1. 

la.   14.   i5.   16.   17. 


i3.   14.   17.   17. 


17.   17. 


xtfv  Catalogo 

Classe  Fisica . 

Aldini  i^. 

Brera  14.   i5.   16.   17.   17. 

Caldani  Floriano  7.  8.   12.   i3.    16. 
Carradori 
Configliacchi 

Dandolo  17. 

Fabbroni  io.   11.   12.   i3.   14.   16.   17. 

Gallini  14.   i5.   16.   17. 

Giovene  8.  g.   io.   11.   12.   i3.   14.   i4-   *4-   i5   16. 

Maironi  Daponte  4-  9-  9.  n.   i3.   i4-   i5.    16.   17. 
Malacarne 

Manzoni  17. 

Monchini  17. 

Moscati  1.  5.   io.   i3.   17. 

Pini  3.  5.  6.  6.  9.   io.   12.   i3.   i3.   14.   i5. 
Raddi 

Re  12.   14.    17. 

Rubini  14.   i5. 

Targioni    Tozzetti  11.   i3.   i3.   i4- 

Vassalli  Eandi  4-  8.   io.   io.   i3.   14.   17.. 

Socj  emeriti . 

BRUGNATELLI  (  Luigi  )  Professore  di  Chimica  nella  R.  Uni- 
versità .  Pavia  . 

GIOBERT  (  Cav.  Giannantonio  )  Torino  . 

ORIANI  (  Cav.  Ab.  Barnaba  )  Astronomo  nel  R.  Osservato- 
rio di  Brera  .  Milano  . 

POLI  (  Giuseppe  Saverio  )  Direttore  del  R.  Museo  di  Storia 
Naturale  .  Napoli  . 

SCARPA  (  Cav.  Antonio) Professore  nella  R.Università.P^wa. 

STRATICO  (  Cav.  Simone  )  .  Milano  . 

VENTURI  (  Cav.  Gio:  Batista  )  Membro  del  R.  Istituto  Ita- 
liano .  Reggio  . 

VOLTA  (  Cav.  Alessandro  )  Professore  nella  R.  Università  . 
Pavia  . 


D  E      S  O  C  J  .  vx 

SocJ  Onorar/  . 

BALBO  (  Prospero  )  Ambasciadore  di  S.  M.  il  Re  di  Pie- 
monte .   Madrid . 

BRAMBILLA  (  Paolo  )  Professore  di  Matematica  nel  R.  Li- 
ceo .  Milano  . 

CAGNOLI  (  Ottavio  )  Verona  . 

DELBENE  (  Benedetto  )  Membro  del  R.  Istituto  Italiano  . 
DELRICCO  (P.Gaetano)  delle  Scuole  Pie,  Astronomo.  Firenze. 

LANDI  (  Cav.  Ferdinando  )  Piacenza  . 

LOMBARDI  (  Antonio  )  Primo  Bibliotecario  di  S.  A.  R.  il 
Duca  di  Modena  .  Modena  . 

PINDEMONTE  (Cav.  Ippolito)  Membro  del  R.  Istituto  Ita- 
liano .  Venezia . 

ROSSI  (  Cav.  Luigi  ) .  Milano  . 

VIVORIO  (  Ab.  Agostino  ) .  Vicenza  . 

Socj  Stranieri . 

ACHARD  .  Berlino  .  GAUSS  .  Gottinga  . 

BANCKS  .  Londra  .  HAUY  .  Parigi . 

BODE  .  Berlino  .  HERSCHEL  .  Londra  . 

BURG  .  Vienna  .  Co.  LAPLACE  .  Parigi . 

Co.  CHAPTAL  .  Parigi .  OLBERS  .   Brema  . 

DELAMBRE  .  Parigi .  ZACH  .  Gota  . 

Segretario  . 

FATTORI  (  Dottor  Santo  )  Professore  di  Anatomia  nella  R. 
Università  .  Modena . 

Vice  Segretario  Amministratore . 

LOMBARDI  (  Antonio  )  Primo  Bibliotecario  di  S.  A.  R.  il 
Duca  di  Modena  .  Modena . 


AVVISO 

Gli  Annali  della  Società  Italiana  dall'epoca  3o  Giugno 
l3i3  a  tutto  il  ioió  in  continuazione  a  quelli  premessi  al 
Tomo  XVI  della  Società  stessa  vedranno  la  luce  col  1 .°  Fa- 
scicolo del  Tomo  XVIII. 

La  figura  chiamata  dalla  Memoria  Cossali  alla  pagina  2,3f 
e  seguenti  del  presente  Tomo  si  trova  alla  successiva  pagi- 
na 460   insieme  a  quelle  relative  alia  Memoria  Magistrali  . 


MEMORIE 

D  I 

MATEMATICA 

APPENDICE  ALLA  MEMORIA 

SOPRA  UN  NUOVO  METODO  GENERALE 

DI  ESTRARRE  LE  RADICI  NUMERICHE 

Del    Signor    Paolo    Ruffini. 

Ricevuta  li  3o  Settembre  i8ia. 


I  .    V->llḷ 


iamato  P  ,  come  nella  Memoria  (  N.°  i5  )  (*)  un  dato  nu- 
mero intiero ,  ed  m  il  grado  della  radice ,  che  se  ne  vuole 
estrarre,  sappiamo,  che  per  ottenere  il  valore  di  J/¥ ,  con- 
viene da  prima  dividere,  cominciando  dalla  destra  esso  P  di 
m  in  m  cifre,  e  formare  così  dei  membri.  Denominato  poi, 
come  nel  citato  (  N.°  i5  ),  G  il  primo  di  essi,  conviene  de- 
terminare la  massima  potenza  mesima  esatta,  che  contiensi 
in  G,  ed  a  tal  fine  abbiamo  indicato  di  servirci  della  Tavola 
delle  potenze;  ma  come  faremo  noi,  se  questa  Tavola  non  si 
avesse  in  pronto,  oppure  se  il  grado  m  della  radice  fosse  tanto 
alto,  che  le  potenze  corrispondenti  non  vi  si  contenessero?  La 
presente  Appendice  esporrà  alcune  forinole  ,  e  alcune  rifles- 
sioni, mediante  le  quali  potremo  indipendentemente  dalla  Ta- 
vola agevolare  la  determinazione  della  potenza  che  si  richiede  . 

a.  Poiché  la  massima  potenza  mesima  domandata  non  è 
che  quella   di   uno   dei    numeri   i,  a,  3,  ec.  9,   si  potrebbe 

Tom.  XVII.  1 

O  Vedasi  nel  Tomo  XVI  alla  pag.  3y3  Parte  I. 


a  Metodo  di  estrakre  le  Radici  Numeriche  . 

elevare  attualmente  ciascuno  di  tai  numeri  alla  podestà  me- 
sima,  osservare  tra  quali  due  di  queste  potenze  esso  G  fosse 
prossimamente  contenuto,  e  la  minore  tra  le  accennate  due 
sarebbe  la  massima  potenza  mesima  domandata:  trovando  per 
esempio  6m<G>7m,  direi  che  6m  è  la  potenza  richiesta.  Ma 
potremo  abbreviare  questa  operazione  col  trovare  a  principio 
la  potenza  5"1  ;  poiché  se  si  vede  G<5m,  potrem  tralasciare 
la  considerazione  delle  potenze  de' numeri  6,  7,  8,  9,  e  ve- 
dendosi G>5"ì,  si  tralasceranno  le  potenze  degli  altri  1, 
a,  3,  4. 

3.  In  conseguenza  di  quello,  che  si  è  ora  detto  (  N.°  a  ), 
apparisce,  che  sarà  vantaggiosa  al  nostro  intento  la  pronta, 
e  Tacile  determinazione  di  una  potenza  esatta  qualunque  del  5. 
Egli  è  perciò,  che  sonosi  costruite  le  annesse  forinole  (LXX), 
(  LXXI  )  ;  poiché  per  mezzo  della  prima  di  esse  trovasi  una 
qualunque  potenza  dispari  del  5,  e  per  mezzo  della  seconda 
se  ne  ritrova  una  qualunque  pnri.  Tali  formule  sono  costrui- 
te in  modo,  che  suppongonsi  note  le  prime  potenze  5°  =  1 , 
5'  =  5,  52  =  a5,  53=ia5,  54  =  6;i5;  ponesi  quindi  m  nume- 
ro intero  positivo,  e  tale  che  renda  ara —  1  >3,  ara>4:>  on- 
de essere  deve  ni  >  a  ;  l'andamento  iti  fine  delle  due  serie 
costituenti  le  forinole  ,  per  poco  che  si  riguardi ,  è  assai  fa- 
cile a  riconoscersi,  e  potrà  perciò  ognuno  prolungarle,  e  tron- 
carle opportunamente  giusta  i  diversi  valori  di  m ,  avendo 
sempre  l'avvertenza,  che  non  si  debbano  conservare  se  non 
se  i  termini,  i  quali  risultano  positivi.  L'andamento  costante 
delle  due  serie  comincia  soltanto  dai  termini,  che  sono  mol- 
tiplicati per  io5;  e  le  espressioni  (  LXXII  ) ,  (  LXXIII  )  rap- 
presentano le  forinole  generali  de' termini,  che  nelle  serie 
(LXX),  (LXXI)  vanno  soggetti  all'andamento  indicato.  Si 
rifletta,  che  la   lettera  11  nella  forni  'a  (  LXXII  )  esprime  un 

intiero  >  o ,  e  <-,   e    nella    (  LXXIII  )    un    intiero    >  o , 

.,    771  -t-  I 

e  <-^r-. 


Del  Sig.  Paolo  Ruffini  .  3 

i  .*  Vogliasi  per  esempio  la  potenza  ioa  del  5.  Serven- 
domi perciò  della  forinola  (  LXX  ),  faccio  2m  —  i  =  iS,  e 
traendo  da  ciò  m  —  8,  pongo  nella  serie  questo  numero  8  in 
vece  di  m  .  Da  tale  sostituzione  verrà 

5i5=53-i-3(50-i-52-+-4.54)io3-i-32(3.5i-i-3.53)io6-{-33.50.io9. 
Ora  determiniamo  i  valori 
33 .  5°  =  27  . 1  =2.7, 

3a(3.5I-4-3.53)  =  9(3.5-H3.ia5)  =  35io, 
3  (  5°  -w  5a  -j-  4  .  54  )  =  3  (  1  -+-  a5  -i-  4  .  6a5  )  =  7S78  , 
53=ia5. 

Sostituisco,  e  per  la  natura  delle  potenze  del   io  avremo 
5l5  =  27000000000 

35iooooooo  „    „      -   0      - 

.,  _  =  00017570125  . 

7570000  '    ' 

iaS 
Poiché  nelle  nostre  formule  gli  esponenti  del  io  vanno  sem- 
pre crescendo  di  3  in  3,  potremo,  sopprimendo  gli  zeri,  che 
determinano  le  potenze  del  io,  agevolare  il  calcolo,  con  lo 
scrivere,  come  nell'esempio  supposto  i  numeri  trovati  27, 
35 io,  7578,  6a5  nel  modo  qui  sotto  accennato,  cioè  in  ma- 
niera che ,  posto  nella  prima  linea  orizzontale  il  primo  nu- 
mero 27,  nella  seconda  si  ponga  il  secondo  35io,  e  le  tre 
ultime  cifre  5io  di  questo  rimangano  senz'averne  alcun' al- 
tra di  sopra ,  il  terzo  7578  si  scriva  nella  linea  terza  ,  e  le 
ultime  sue  tre  cifre  578  non  abbiano  alcun' altra  cifra  di  so- 
pra ;  e  così  in  progresso  :  poscia  si  sommino  tutti  questi  nu- 
meri così  scritti,  e  il  risultato  che  se  ne  ottiene,  sarà  la  po- 
tenza richiesta,  nel  caso  nostro  il  valore  di  5l5 . 
27 

35io 
7578 

625 

5lS  =  3o5i7578625. 
2.0  Sia  per  secondo   esempio   domandata   la    potenza  2.6a 
del  5  .  Fatto  perciò  2/?i  =  26,  e  quindi  m=i3,  dalla  formo 


4  Metodo  di  estrarre  le  Radici  Numeriche  . 

la  (  LXXI  )  otterremo  5a6=  6a5-i-3  (5-f-  io  .  ia5)  io3h~9X 
(9-H8  .  25-»-a8  .  6a5)  io6-)- 27  (ai  .  5-+-35  .  ia5)  io9-h8i  X 
(ao-f-  io  .  a5-i-S  .6a5)  io,a-4-a43  .5  .  io'5;  ma  effettuando  le 
moltiplicazioni ,  e  riduzioni ,  si  ricava 
a43  .  5  =  iai5  , 

81  (  ao  -+-  io  .  a5  -+-  5  .  6a5  )  =  a7499,5  , 
27  (  ai  .  5  -+-  35  .  ia5  )  =  iao96o, 
9  (  9  -4-  8  .  a5  -+-  a8  .  6a-5  )  =  i5938i  , 
3  (  5  -t-  io  .  ia5  )  =  3765 
6a5. 

Dunque  scrivendo  questi  risultati  con  la  regola  sovraesposta , 
e  poi  sommandoli  otterremo  nella  somma,  che  risulta,  il  chie- 
sto valore  di  5a6  . 

iai5 
a74995 
laogóo 
i5938r 

3765 

6a5 

5a6=  i49on6ii93847ò56a5  . 
3.°  Supposto  %m  ■=■  36  si  domanda  quali  siano  gli  ultimi 
termini  nella   corrispondente  serie  (  LXXI  )  .   Presa  perciò  la 

forinola  (LXXIII),  siccome  deve  essere  l'intiero  ?ì<— r — , 

e  però  nel  caso  nostro  <x5a  il  massimo  valore,  che  potrà  ac- 
quistare n  sarà  3 ,  e  per  conseguenza  otterremo  gli  ultimi 
termini  domandati,  potendo  in  essa  (LXXIII)  /ra=i8,  ed 
n  =  3  .  Tali  termini  adunque  saranno 


36 


/(i8-io)(i8-ii)...(i8-i4)  g0      (i3-n)(i8-ia)...(i8-i5)  ^ 
\  1  .a  ...5  1.2. ..5 


(i8-n)(i8-ia)...(iu-  (olg 


.a.3.. .6 


V  /(l8-ia)(l8-'3)---(r8-'7)5l\  Ioat_ 
\  1 .2  .3. . .6  / 

729  (  56  H- ai  .  ia5-+~7  .  6a5)  io'8 -Ha  187  .  5  .  ioaI  = 

5i438a4.  io,8h- 10935.  ioi,  =  i6o788a4x  io'8. 


Del  Sic  Paolo  Ruffini  .  5 

Volendo    determinare    i    termini    antepenultimi,    faremo 
n  =  a  ?  e  la  l°ro  somma  sarà 

0,/(i8-7)(i3-8)(i8-9)  -  (,8-8)(i8-9)(i8-io)    Ca    , 

34( ■ 71 5  H ~3 ó  "*" 

(i8-8)(i8-9)(i8-io)(i8-ii)gi\  iomJ,_ 
a. 3.4  / 

0,/(i8-9)(i8-io)...(i8-ia)   gl       (  18-9)  (  18- io) .  ■ .(  i8-i3)  g3\        l5 
ó    ^  I3T4  a. 3. 4. 5  "      / 

=  3548967615 X  ioia. 

Le  serie  ,  e  forinole  sovraccennate  sono  le  seguenti 

5--I==53+3(5°+5^(m-4)54)io3+3a((w-5)5'^(-^^)53)Io6+ 

33  /(m-6)(w-7)  ^0_+_  (m-7)(w-8)  ga_^  (m-7)(m-8)(m^9)  g  A  ^ ^  _^ 
\  2  a  2.3  / 

gA/(m-8)(w-9)(w~io)  -,  _^  (m-8)(m-9)(m-io)(w-ii)  ,-3  \  I()ia 

\  2.3  2.3.4  / 

(LXX) 

a5/(w— 9)....(7n—  la)  g0      (TO-ro)....(m— 13)  ,.3      (m— io) ....  (ro— 14)  c^\ 

01  o  h o  ■+■  „  ■    ; o^iioij- 

\  a. 3. 4  a. 3. 4  3.3.4.5  / 


^(li(™—n)....(m—itJ)  ,.         (w— ii)....(m— 16)  ^3\  io,j 
\  a. 3. 4. 5  °  2.3.4.5.6  / 


ec. 


53m=5^3/5I-4-(w— 3)53ìio3-i-3a/(w— 4)5°h-(/»-S)S»-h(ì2=!2Ì2ZÌ>54)  I0 

g3/(w— 6)(w— 7)  .,       (ro  — 6)(m— 7)(ot  — 8)^3\       9 

(LXXI)     )  o    a-3  ' 

V  /3A/(m-7)(m-8)(m-9)5o  |    (ra-8)  (w-9)  (m-io)ga  [   (m-8)  .. ..  (w-n)-  A       , 

\  a. 3  a. 3  2.3.4  / 

35/(m-9)...(m-ra)   g  (ni-9)....(m-lS)  p\lolS 

\  a. 3. 4  a. 3. 4. 5  / 

06  /(m~ io)--(w— 14)  ,Q      (m— ii)....(m— 15)  -         6n— ii)....(7ra— 16)  g  A        [8 
\         a. 3. 4. 5  "       2.3.4.5  a. 3. 4. 5. 6  / 


ec. 


3an/[m~(3re'<-a)] (w— 5ra)-,       1>— (  3re-t-a)]  ....  [re—  (  5re-t-r  )  ]  ^A        fin 

V       3 . 3 .4  •  •  ■  •  (an—  x  )  a  .  3  . 4  •  •  •  2»  / 

(LXXII)3a^'([w-(5W3: 


ri— (3/z-t-3)]  ....[to— (5n-t-a)]  -0       [nt— (3hh-4)]  ....[ni— (5b-h3)] 


.  3  . 4  •  •  •  ara  a .  3  . 4  •  • .  ara 


ll-t-à 


6  Metodo  di  estrarre  le  Radici  Numeriche. 

[re-(3»H-4i]  ...■[m-(5/t-t-4)l  ^\  ioCnH_3 

a.3.4.--(ara-t-i)  / 

3a>i+i/[""|3l'+')l-['"~f5"+l)1  Co       [m— (3re-+-a)]....(ra— 5re)  - 
\         a  .  3  . . . .  (  2»  —  i  )  a  . 3  . . . .  (  are  —  i  ) 

(LXXIII)       ["-(3"-.»)]--['"-(5»-hi)]  54\  io6,^_ 
a . 3  .  4  ...  are  / 

5m+i/["1~'3"","3"--["1"I5'1+s)]  gt  ,   l"»— (3n-t-3)]....[m— (5re-t-3)]  -3\      6 

O  I  — — — — — — ^ ^— —  o  — r—  — ~" — * 0    1 1  o 

\  a  .  3  . 4  •  •  •  2'i  a  .  3  . 4  ■  •  •  •  are  / 

4-  Vogliasi   la   potenza  pesima   del   numero   9  .    Essendo 
o/  — (  io — 1  )*" ,  mediante  la  forinola  Newtoniana  otterremo 

c/=(  1  e- 1  )p=  1  cP-p .  1  cP->-*.p(inl  1 0P-*-p{p~l){p~*)  1  o^-3  -Hec.J 
(LXXIV)  (iv+p^io^^p  ^-.)(j>-^)(/»-3)  I0,_4H_ec  \  j 

V  a. 3  7  a. 3. 4. 5  / 

In  conseguenza  di  ciò,  determino  da  prima  i  coefficien- 

.•  (p—l)  (  P—  l)(p—  2)  -  i> 

ti   i0p,p— 5  y  _l i 9  ec;    e    siccome    gli    uni   1, 

a  a  .3 

p  ■  ,  ec.  presi  alternativamente  sono    moltiplicati  rispet- 


tivamente per  le  potenze  10^,  io*1-1,  ec.  decrescenti  di  ioa 
in  io2,  e  così  gli  altri,  p,  p  — —  ec.  sono  rispettiva- 
mente moltiplicati  per  le  potenze  io^—  ' ,  ioP~ 3,  ec.  decre- 
scenti esse  pure  di  io2  in  io2;  e  siccome,  sottratta  la  som- 
ma di  questi  secondi  termini  dalla  somma  dei  primi ,  il  ri- 
sultato,  che  ne  viene,  è  il  valore  di  9^,  come  apparisce  in 
(LXXIV);  scrivo  in  una  linea  orizzontale  il  primo  coefficien- 
te  1  ,   poscia  in  una  linea  seconda  il  coefficiente  p  — in 

modo,  che  le  ultime  sue  due  cifre  a  destra  rimangano  senz' 
averne  alcun' altra  di  sopra,  come  si  è  praticato  negli  esem- 
pj    1 .° ,  a.°,  del  (  N.*  3  );  scrivo  quindi  in  una  terza  linea  il 

m(p — i)(p—2)(ij  —  3)        ,. 
ciente  p  w  ■■       ' nella  stessa  maniera,  in  aio- 

H  a. 3. 4 


Del  Sic  Paolo  Ruffini  .  7 

do  cioè,  che  le  ultime  sue  due  cifre  a  destra  non  ne  abbia- 
no alcun' altra  di  sopra,  e  così  di  seguito;  e  ciò  fatto,  ese- 
guisco la  somma   di  tutti   questi   numeri .   Nella  stessa  guisa 

scrivo ,  e  sommo   gli   altri   coerhcienti  p  ,  p    - - , 

2  .  3 

(p— 1)  (p  —  a)(»—  3)(p  —  4)  r.      , 

p  y-i- — li il. — IL  5  ec.  finalmente,  aggiunto  uno  ze- 

2.3.4.5 
ro  alla  destra  di  quella  fra  queste  due  somme,  che  contiene 
il  penultimo  coefficiente,  sottraggo  l'ultima  dalla  prima,  e  il 
residuo,  che  ne  viene,  sarà  il  chiesto  valore  di   g?  . 

1 .°  Sia  per  esempio  p  =  12  :  i  corrispondenti  coefficienti 
Newtoniani  essendo  1,  12,  66,  220 ,  49^»  79a  •>  9a4?  79a  •> 
495,  220,  66,  12,  1  ,  li  scrivo  qui  sotto,  e  li  sommo  nelia 
maniera  sovraindicata  ;  alla  seconda  somma  142799942012 , 
che  contiene  il  penultimo  coefficiente  12,  unisco  alla  destra 
uno  zero ,   e  fatta   la  sovra   esposta  sottrazione ,   sarà   il  resi- 


duo  282429.536481  = 

912. 

66 

12 

495 

220 

924 
495 
66 

792 
792 
220 

01 

12 

I7IC42895660I  I42799942O 12 

IiÌ2  7QQ0420I20 


2.0  Se  p  sia  tale,  che  i  corrispondenti  coefficienti  New- 
toniani siano  composti  di  un  numero  di  cifre  non  >•  2 ,  il 
che  succede  nella  ipotesi  di  ^?<g;  determineremo  allora  as- 
sai semplicemente  il  valore  di  9^,  scrivendo  l'un  dietro  l'al- 
tro i  coefficienti  1 ,  »  p~     ,  p     j?~      ;?~"         ~     ,  ec,  col  por- 

2  a .3  .4 

re  uno  zero  alla  sinistra  di  quelli   tra  essi ,   che   contengono 
una  cifra  sola,  e  così  scrivendo  gli  altri  p,  p  — — — ,  ec; 


(>  Metodo  di  estrarre  le  Radici  Numeriche  . 

poscia  alla  destra  di  quello  tra  questi  due  risultati,  che  con- 
tiene il  penultimo  termine,  collocando  un  zero;  e  finalmente 
sottraendo  il  risultato  secondo  dal  primo .  Sia  per  esempio 
y?  =  8.  I  coefficienti  Newtoniani  diventano  i,  8,  2,8,  56,  70, 
56,  28,  8,  1  ,  quindi  i  due  risultati  per  la  regola  ora  accen- 
nata saranno  128702801,8565608,  e  aggiunto  alla  destra  del 
secondo  di  essi.,  che  contiene  il  penultimo  termine  8,  uno  ze- 
ro, e  quindi  sottratto  questo  dal  primo,  ci  verrà  4304672 1  =  98. 
3.°  Poiché   si   ha    iiP  =  (  io  -+-  1  )p  ,   e   per  conseguenza 

11'=  10*-+-»  .  icp-*  -k-p  (lZllicP-i-+-p(p-,)(p~*}lcp-3->-ec., 

vedesi,  che,  se  sommeremo  insieme  quelle  quantità,  le  quali 
sottratte  l'una  dall'altra  ci  somministrano  il  valore  di  g-P, 
otterremo  il  valore  di  11^.  Però  negli  esempj  de'  (  prec.  1 .°,  a.°  ) 
sommando  i  risultati  avuti  dalle  somme  ricaveremo  n8  = 
1 2870280  i-t-85656o8o  =  ai435888i,  1  iia  =  3138428376721. 
5.  1.*  Determinati,  come  nel  (  3.°  N.°  3  )  in  una  delle 
due  serie  (LXX),  (  LXXI  )  i  termini  ultimi,  ossia  quelli,  che 
contengono  la  più  alta,  o  le  due  più  alte  potenze  del  io,  e 
conosciuto  così  il  numero  delle  cifre,  che  si  contengono  nel- 
la loro  somma,  potremo  conoscere  il  numero  delle  cifre,  che 
si  contengono  nella  corrispondente  potenza  del  5,  senzacchè 
tal  potenza  venga  determinata  attualmente.  Così  nell'Esem- 
pio 1 .8  (  N.°  3  )  contenendosi  undici  cifre  nel  termine 
27000000000 ,  e  altrettante  nella  somma  di  esso  col  termine 
susseguente  35roooooooo,  dirò  che  anche  undici  cifre  esisto- 
no nel  valore  sviluppato  di  5'5,  come  di  fatti  si  vede  nel 
cit.  (i.°N.*3).  Così  nell'Esempio  a.°(N.°3)  essendo  19  le 
cifre  dell'ultimo  termine  i2i5XiolS,  e  19  le  cifre  esistenti 
nella  somma  di  questo  col  termine  susseguente  274«M)5xioIa, 
dirò  che  nella  potenza  5a6  esistono  19  cifre  .  Finalmente  poi- 
ché 26  è  il  numero  delle  cifre  che  nell'Esempio  (3.°  N.°  3) 
esistono  nel  termine  ultimo  1093DX1021?  e  nella  somma 
16078824X1018  degli  ultimi  due,  dirò,  che  ancora  la  poten- 
za 5a6  conterrà  26  cifre  .   In    tutti  e  tre   questi    casi  bastava 

osser- 


Del  Sic  Paolo  Ruffini  .  9 

osservare  il  numero  delle  cifre  solamente  dell'ultimo  termi- 
ne ,  per  determinare  il  numero  delle  cifre ,  che  si  contengo- 
no nella  rispettiva  potenza  del  5  . 

a.0  Dicasi  a  il  numero  delle  cifre,  che  esistono  nella  po- 
tenza $p  ,  e  siano  di  numero  x  le  cifre  esistenti  in  a?;  si 
avrà  x=p —  a+i  .  Di  fatti  avendosi  5^>ioa— ' ,  ed  insieme 
<io%  e  2/>  io1-1,  ed  insieme  <io*,  sarà  2^X^>  ioa-*-x— % 
ed  insieme  <  io<!-+-r.  Ora  abbiamo  2^X  5^  =  (  2  .  5)^  =  ic^  . 
Dunque  sarà  10^  una  quantità  compresa  tra  le  due  io"-t-r— 2, 
ioa"l"x,  e  per  conseguenza  p  sarà  un  intero  compreso  tra  i 
due  fl-H.r  —  2,  a-t-x;  ma  tra  questi  due  numeri  non  vi  è 
compreso  altro  intero,  che  a-i-x —  1  .  Dunque  dovendo  esse- 
re a-ì-x — i=p,  ne  verrà  x  =  p  —  a-1-1  .  Pertanto,  cono- 
sciuto il  numero  a  delle  cifre  esistenti  in  $P ,  e  conosciuto 
l'esponente/?,  conosceremo  tosto  in  p  —  a  -+-  1  ,  il  numero 
delle  cifre  che  esistono  nella  potenza  2.P  . 

3.°  Inoltre  si  ha  i\.p  =  2.P .  q.p  ;  ma  supposto/?  —  «-H-  1=6, 
per  la  natura  della  moltiplicazione  le  cifre  nel  prodotto  2.P.2.P 
sono  di  numero  26  —  1  ,  oppure  26  .  Dunque  nella  potenza 
4P  si  conterranno  2  (p  —  a )  -f-  1 ,  oppure  2  (p  —  o)  +  a  cifre . 

4-°  Sia  e  il  numero  delle  cifre,  che  si  contengono  in  ÀP ': 
il  numero  di  quelle  ,  che  si  contengono  in  8^  =  \p  .  a?  sarà 
c-+-b — 1  ,  ovvero  c-hb;  ma,  sostituiti  in  vece  delle  b  ,  e  i 
valori  corrispondenti ,  si  ottengono  i  tre  risultati  3(o — #)-+-i, 
3  (p  —  fl)+a,  3(p  —  a)n-3.  Dunque  da  uno  di  questi  tre 
risultati  verrà  sempre  determinato  il  numero  delle  cifre,  che 
esistono  nella  potenza  8^ . 

5.°  Chiamisi  e  il  numero  delle  cifre,  che  esistono  in  o/, 
ed  x  il  numero  delle  esistenti  in  3^.  Avendosi  o/  =  3^.  3^; 
il  numero  delle  cifre  in  9/  sarà  ancora  2.x ,  oppure  nx — 1; 
poiché  adunque  si  ha  2,x  =  e,  oppure  nx —  1  =e,   risulterà 

x  =  —  s  ovvero  x  = ;  ma  tanto  x ,  come  e  devono  essere 

a  a 

numeri  intieri:  dunque  quando  e  è  numero  pari,  sarà  x  =  — , 

a 

Tom.  XVII.  a 


io  Metodo  di  estrarre  le  Radici    Numeriche. 

e  quando  e  è  numero  dispari,  sarà  x  = ;    e    per    conse- 

a 

guenza  il  numero  delle  cifre  in  3^  sarà  — ,  oppure  se- 

a  a 

condochè  il  numero  e  delle  cifre  in  o/  è  pari ,  o  dispari  . 

6.°  Denominato  f  il  numero  delle  cifre  in  3^,  il  nume- 
ro delle  cifre  in  6^  =  2^.  3^  sarà  b-+-f,  oppure  b-^-f —  i  ,  e 
sostituiti  i  valori  corrispondenti  (  prec.  3.° ,  5.°  )  tal  numero, 

cpiando  e  (  prec.  5."  )  è  pari  sarà  p  —  a  -H -4-   i  ,    ovvero 

p  —  a  -\ ,  e  quando  e  e  disparì  sarà  p —  a-\ t-  i  ,  op- 

a  a 

e-t-  i 
pure  p  —  a-\ . 

Passiamo  ora  a  considerare  il  numero  delle  cifre  nelle 
potenze  dei  numeri  intieri  in  un  modo  generale  . 

6.  Chiamati  h^p  due  numeri  interi  positivi  qualunque, 
cercasi  il  numero  delle  cifre,  che  si  contengono  nella  poten- 
za hP  . 

Denominato  x  questo  numero,  lo  stesso  numero  di  cifre 
si  conterrà  ancora  in  io1-1,  e  siccome  tra  i  numeri,  che 
contengono  x  cifre,  io1-1  è  il  minimo,  dovrà  essere  ìip  non 
<  iox—I  .  Prendansi  ora  i  logaritmi  da  una  parte  e  dall'altra 
nel  sistema  delle  tavole,  e  avremo  x  non  >/?  log.  A-+-  i  .  Ma 
contenendosi  in  iox  un  numero  di  cifre  x-hi ,  abbiamo  iox>hP, 
e  prendendo  quindi  i  logaritmi,  ottiensi  x  >/?  log.  h  .  Dun- 
que, dovendo  x  essere  un  numero  intero,  uguaglierà  quell' 
intero ,  che  supera  immediatamente  il  valore  p  log.  h  .  Que- 
sto valore  di  x  altro  evidentemente  non  è  che  la  caratteri- 
stica di  log.  hP  accresciuta  di   i  . 

i.°  Sia  per  esempio  A  =  5,  e  /?  =  26,  oppure  /z=u,  e 
p=  12,  .  Nel  primo  di  questi  casi  abbiamo  p  log.  A  =  a6  log.  5 
=  a6X°5  099?  non  tenendo  conto  nell'espressione  logarit- 
mica che  di  tre  decimali  per  maggiore  semplicità,  e  perchè 
non    ne    abbisogna    nel   caso   presente    un    maggior    numero . 


Del  Sic  Paolo  Ruffini  .  il 

Dunque  risultando/;  log.A=i8,  174,  il  numero  delle  cifre 
esistenti  nella  potenza  5a6  sarà  19,  come  appunto  si  vede 
nell'Esempio  n.°  del  (  N.°  3  )  .  Nel  caso  secondo  avendosi  p 
log.  h  =  12  log.  1 1  =  ia  X  1  ■>  04 1  =  12,,  49a  ■>  saI"à  i3  il  nu- 
mero delle  cifre  esistenti  in  uia  come  di  fatti  si  vede  nel 
(3.°N.°4). 

a.0  Poiché ,  ritenendo  come  di  sopra  tre  sole  cifre  deci- 
mali,  nelle  espressioni  logaritmiche  abhiamo 

log.   1  =  o 

log.  a  =1  o  ,  3oi 

log.  3  =  0,  477 

log.  4  =  0,  6os 
(LXXV)  log.  5  =  0,699 

log.  6  =  o ,  778 

log.  7  =  0,84-5 

log.  8  =  0,  903 

log.  9  =  0,  954, 
potremo  agevolmente  col  mezzo  di  questi  numeri  determina- 
re quante  cifre  si  contengono  in  ciascuna  delle  potenze   \p , 
2.P,  3p,  ec.  9^,  estendendosi  il  valore  dell'intero  p  dallo  zero 
fino  inclusivamente  al   100. 

7.  Conservate  le  denominazioni  del  (N.°prec),  e  sup- 
posto di  più,  che  q  rappresenti  un  intiero  positivo  </?,  si 
domanda ,  qual  debba  essere  p  acciocché  la  potenza  hp  con- 
tenga p  —  q  cifre  . 

Col  discorso  medesimo  del  (N.°prec.)  trovasi  dover  es- 
sere hP  non  <  10P— i~l  ed  insieme  hP  <  io^"~i?j  presi  adun- 
que i  logaritmi,  poiché  risulta  p  log.  h  non  </?  —  q —  1  ,  p 

log. /i<»  —  <7,  si  otterrà  »  non  >    ?~*~I    ,/?> — - — .  Dun- 

1  —  log.  A  1  —  log./t 

que,  dovendo/?  essere  numero  intiero,  avrà  tanti  valori  quan- 
ti sono  gl'intieri,  che  sono  al  di  sopra  del  valore  — f — -,  e 

0  l  1  —  log.  h 

non  superano  l' altro  — — L_  . 

1  —log.  h 


J  2  Metodo  di  estrarre  le  Radici   Numeriche. 

8.  Pongasi  h  successivamente  =  i  ,  2,  3,  ec.  9  .  Col  ri- 
tenere per  maggiore  semplicità  tre  soli  decimali  nelle  espres- 
sioni logaritmiche  ,  poiché  si  hanno  le  Equazioni  (  LXXV  )  ; 
i  valori  di  p ,  corrispondentemente  ai  quali  le  potenze  pesime 
dei  primi  nove  numeri  intieri  contengono/?  —  q  cifre,  ver- 
ranno determinati  dai  limiti,  che  in  conseguenza  del  (N.°prec.) 
sonosi  ritrovati,  e  vengono  esposti  qui  sotto  in  (LXXVI) 

1         IO,  699       O  ,  699    O  ,  522       O  ,  522 

(LXXVI)  _1_-4?,XÌL;  -L-5*,  Sii;  -J-6^ 


1 


e  ,  398     o  ,  398   o  ,  3oi     o  ,  3oi   o  ,  222     e  ,  222 

-4-7i»,lÌÌ5  -X_8?,lii;  -J-gp,£ÌL. 

o  ,   i55     o  ,  i55   o  ,  097     o ,   097   o ,  046     o  ,  046 

i.°  Sia  q  =  o  .  In  questa  ipotesi  tutti  i  primi  limiti  di- 
ventando zero ,  ed  i  secondi  divenendo  rispettivamente 

1  1  3oi  1  478  1  204 

I         O  ,  699        699     O  ,  522        522    O  ,  398        398 

(LXXVII)  _L-  =  3^-;  _l_  =  4i^;   _i_  =  6-ZL;  _1_  =  I0^. 

o,  3oi  3oi       o,  223  -j.-2.-i.       o,  i55  i55       o,  097  07 

o  ,  046  46 

ne  segue ,  essere  solo  la  prima  potenza  di  ciascuno  dei  nu- 
meri 1  ,  2 ,  3  ,  quella  che  contiene  tante  cifre  ,  quanto  è  il 
grado  della  potenza  medesima;  che  riguardo  al  numero  4 
tanto  la  prima  che  la  seconda  delle  sue  podestà  contiene  tan- 
te cifre  ,  quanto  è  il  grado  rispettivo  della  potenza  ;  che  rap- 
porto al  numero  5  gode  di  questa  proprietà  soltanto  ciasche- 
duna delle  sue  prime  tre  potenze  ;  che  relativamente  al  6  go- 
dono tale  proprietà  solamente  le  sue  quattro  podestà  prime; 
e  che  la  godono  egualmente ,  e  solamente,  riguardo  al  7,  le 
sue  sei  potenze  prime  ;  rapporto  allo  8  le  sue  prime  dieci  9 
e  riguardo  al  9  le  sue  prime  ventitre  . 

a.°  Si  faccia  q=i  .  In  questo  caso  dei  limiti  (LXXVI) 
i  primi  diverranno  gli  esposti  in  (LXXVII),  ed  i  secondi  di- 
venteranno 


Del 

s 

1G. 

P, 

iOLO    R.UFFIN1  . 

r3 

2 
I 

2 

-  a 

602 
699 

e, 

0, 
5^2 

3   434    . 

-  '-> 5 

022 

2 

5 

IO 

398*' 

o,  699 

0  ,  398 

3 

3oi 

2 

:9 

a 

■  5 

2 

140 
:I2  — —  ; 
i55 

0 

2 

=  20 

60 . 

o  ^-3x11 

0   ; 

1  322 

0 ,  i55 

j  °97 

5 
97 

2 

o  ,  046 

,     38 

'■47  —  ■ 
n'46 

Dunque  delle  potenze ,  le  ffuali  contengano  una  cifra  di 
meno  di  quel  che  sia  il  grado  delle  potenze  stesse,  i  nume- 
ri 1  ,  a  ne  hanno  una  sola,  cioè  la  seconda,  il  3  ne  ha  due, 
cioè  la  seconda ,  e  la  terza  ;  il  4  ne  contiene  tre ,  cioè  la 
terza,  la  cpiarta  ,  e  la  quinta;  il  5  ne  contiene  tre,  cioè  la 
quarta,  la  quinta,  e  la  sesta;  cinque  ne  contiene  il  6,  che 
sono  la  quinta,  la  sesta,  ec.  la  nona;  sei  se  ne  contengono 
dal  7,  tali  essendo  le  potenze,  settima,  ottava,  ec.  duodeci- 
ma ;  dieci  ne  contiene  lo  8 ,  essendo  tali  le  podestà  undeci- 
ma,  duodecima,  ec.  vigesima  ;  e  ventiquattro  se  ne  conten- 
gono dal  g,  le  quali  sono  la  ventiquattresima,  la  venticin- 
quesima, ec.  la  quarantasettesima  . 

3.°  Col  fare  ^  =  2,  potremo,  come  nei  (  prec.  i.°,a.°) 
determinare  quante,  e  quali  potenze  dei  numeri  i,a,  3,ec. 
9  contengono  due  cifre  di  meno  del  numero  p  esprimente  il 
grado  delle  potenze  medesime  .  Così  in   progresso  . 

9.  Venga  dato  il  valore  del  primo  membro  G,  il  grado 
m  della  potenza ,  che  vuole  estraersi  ;  e  venga  richiesta  in- 
dipendentemente dalla  Tavola  delle  potenze  la  massima  po- 
tenza mesima  esatta  ,  che  si  contiene  in  G  . 

Denominato  r  il  numero  delle  cifre  in  G,  determino  qua- 
le, o  quali  tra  i  logaritmi  (I.XXV)  moltiplicati  per  m  dan- 
no una  caratteristica  =r — 1  .  Chiamati  a,  b,  e,  ec.  i  nu- 
meri corrispondenti  a  questi  logaritmi,  e  supposto  a>#>c> 
ec,  truovo  attualmente  il  valore  amv  e  lo  paragono  con  G: 
se  veggo  am  non  >G,  dirò  che  am  è  la  massima  potenza 
mesima  domandata:  che  se  sia  ara>G,  determino  Z>m,  e  pa- 
ragonato questo  valore  con  G  ,  dirò  essere  bm  la  massima  po- 
tenza  richiesta ,  mentre   risulti  bm  non  >  G  ;  ma   se   risulta 


14  Metodo  di  estrarle  le  Radici  Numeriche. 

//"■^G,  passo  innanzi,  trovando  successivamente  le  potenze 
cn ,  ec,  finché  ottiensi  quella,  che  sia  non  >  G ,  dicendo 
poi  essere  questa  la  domandata  .  Che  se  niuno  dei  numeri 
a,  b,  e,  ec.  determinati  di  sopra  somministri  potenza  mesi- 
ma  non  >G;  prenderò  allora  l'intiero  prossimamente  ad  essi 
inferiore,  e  la  mesirna  di  questo  sarà  non  >  G ,  e  sarà  la 
richiesta  . 

i .°  Supposto  per  esempio  ra=io,  sia  G  =  35438o,56 . 
Essendo  in  questo  il  numero  delle  cifre  r  =  8,  cerco  in  (LXXV) 
quali  tra  i  logaritmi  ivi  esistenti  sono  quelli  che  moltiplicati 
per  io  somministrano  la  caratteristica  7;  trovo  agevolmente 
non  esservi  fornito  di  tale  propiietà  che  il  logaritmo  0,778, 
il  cui  numero  corrispondente  è  6  .  Dunque  per  la  regola  sta- 
hilita  di  sopra  non  dovrò  che  cercare  il  valore  di  610;  ma 
per  l'attuale  operazione  truovasi  610  =  13810176,  ed  è 
1  38ioi 76 <  35438956  :  dirò  dunque  essere  610  la  massima  po- 
tenza decima ,  che  si  contiene  in  35438q56 .  Che  se  fosse 
G  =  1  io,35686  ;  allora  avendosi  i38ioi76>  ng35686,  direi 
non  essere  già  6'°,  ma  bensì  510  la  massima  potestà  decima 
esatta,  che  contiensi  nel  dato   1 1930686. 

2.0  Abbiasi  ;?z  =  5,  e  G  =  25468.  In  questo  caso  tutti  e 
tre  i  logaritmi  0,954;  o ,  go3  ;  0,845  (LXXV)  moltiplicati 
per  5  somministrano  la  caratteristica  4-  Dunque  converrà,  che 
ritenghiamo  tutti  e  tre  i  numeri  9,8,7,  e,  fattene  succes- 
sivamente le  potestà  quinte,  che  successivamente  le  parago- 
niamo col  dato  a5468 ,  come  si  è  indicato  di  sopra  relativa- 
mente alle  potenze  am  ,  bm ,  cm ,  ec.  con  la  G.  Ora  si  trova 
95  =  59c49,  85  =  32768,  75=  16807  •  Dunque  essendo  fra  que- 
ste solamente  la  potestà  7 J  <.  25468,  ne  segue,  che  sarà  es- 
sa 7S  la  massima  potenza  quinta  esatta  che  si  contiene  nel 
dato  numero  25468  . 

3.°  Sia  G  =  356o4384g5,  ed  m  =  25.  In  questa  ipotesi, 
non  esiste  alcuno  dei  numeri  a,  b,  e,  ec.  il  quale  elevato 
alla  potenza  25."'ma  contenga  tante  cifre,  quante  ne  contie- 
ne il  dato  356o438495  cioè   io,  perchè  in  (LXXV)  non  esi- 


Del  Sic.  Paolo  Ruffini  .  i5 

ste  alcun  logaritmo,  il  quale  moltiplicato  per  2,5  producala 
caratteristica  9;  ma  il  logaritmo  del  a  cioè  o,  3oi  moltipli- 
cato per  a5  dà  il  prodotto  7  ,  5a5 ,  e  però  la  caratteristica 
7  ;  ed  il  logaritmo  del  3  ,  cioè  o ,  477  moltiplicato  parimenti 
per  2.5  somministra  la  caratteristica  1 1  ,  somministrando  il 
prodotto  11,  925.  Dunque  essendo  3a5  fornito  di  12  cifre, 
e  aa5  di  8,  sarà  a25  la  massima  potenza  2.0  esima  esatta,  che 
condensi  in  356c4-38495  . 

io.  Quanto  minore  è  il  numero  delle  quantità  a,  b ,  e, 
ec.  del  (  N.°  prec.  ),  tanto  più  semplice  riescila  la  soluzione 
del  Problema  ivi  proposto.  Ora  quanto  è  maggiore  l'espo- 
nente m  ;  dal  valore  dei  logaritmi  esistenti  in  (  LXXV  ) ,  e 
dai  tre  esempj  del  (  N.°  prec.  )  apparisce,  tanto  essere  mino- 
re l'indicato  numero  delle  a,  b ,  e,  ec,  il  quale  ben  presto 
riducesi  assai  ristretto  .  Dunque ,  mentre  abbiansi  presenti  i 
logaritmi  (  LXXV  ) ,  potremo  assai  agevolmente  risolvere  il 
citato  Problema  del  (  N.°  9  ) ,  il  quale  è  quello,  che  forma  il 
soggetto  principale  della  presente  Appendice,  ed  esso  anzi 
diventerà  sempre  tanto  più  facile ,  quanto  è  più  alto  il  va- 
lore di  m  .  Glie  se  gli  accennati  logaritmi  non  si  abbiano  pre- 
senti,  allora  il  numero  delle  cifre,  che  formano  la  potenza 
richiesta ,  potrà  ricercarsi  dipendentemente  dalle  proprietà 
esposte  nel  (  N.°  5  ),  avvertendo  che  il  numero  e  nel  (  5.°  N.°  5  ) 
è  sempre  =  m  ogniqualvolta  sia  m  un  intiero  non  >  23 
(  i.°  N.°  8  );  esso  e  uguaglia  ni  —  1  ,  mentre  m  sia  >  23 ,  e 
<  48  (  a.0  N.°  8  )  :  uguaglia  m  —  a  ,  allorché  m  superi  47  ■>  e 
sia  <66.  Così  di  seguito.  Che  se  non  si  conoscono  neppure 
queste  proprietà,  allora  conviene  per  isciogliere  il  Problema, 
ricorrere  al  metodo  proposto  nel  (  N.°  2  ) ,  ed  alle  forinole 
(LXX),  (LXX1),  (LXX1V). 


l6 


DEL  MOVIMENTO  DI  UN  FLUIDO  ELASTICO 

CHE  SORTE  DA  UN  VASE 

E  DELLA  PRESSIONE  CHE  FA  SULLE  PARETI 

DELLO  STESSO. 

MEMORIA 

Del  Sic  Ottaviano  Fabrizio  Mossotti 
Preh:ntata  dal  Sic.  Cav.  Brunacci  li  a5  Giugno   1814 

E    APPROVATA    DAL    SlG.    AVANZINI  . 

N.°  1.  v /uesta  Memoria  fu  composta  per  applicare  il  calco- 
lo alla  spiegazione  dei  fenomeni ,  che  il  Professor  Brunacci 
osservò  in  alcune  esperienze  riferite  in  un  discorso  accade- 
mico il  quale  trovasi  stampato  nel  secondo  bimestre  del  1814 
del  Giornale  del  Professor  Brugnatelli .  Pensò  questo  valente 
Geometra  che  la  resistenza  dell'aria  alla  quale  comunemente 
dai  Fisici  si  attribuisce  il  retrocedimento  che  lo  scappare  dei 
fluidi  produce  nei  vasi  che  li  contengono  fosse  una  causa  im- 
potente, e  manchevole  a  produrre  un  tanto  effetto ,  ma  che 
invece  il  giuoco  tutto  fosse  riposto  nella  dilatazione  istessa 
del  fluido.  Richiamato  quindi  questo  suo  divisamento  all'o- 
nor  delle  prove  ebbe  il  piacere  di  vederlo  pienamente  con- 
fermato da  una  serie  di  ripetuti  esperimenti  .  I  risultamene 
di  queste  esperienze  sono  esposti  nel  sunnominato  discorso  la 
lettura  del  quale  io  suppongo  premessa  a  quella  di  questo 
mio  scrìtto  .  In  esso  è  provato  come  le  pressioni  crescano  ac- 
costandosi verso  il  fondo  del  vase ,  come  le  velocità  invece 
siano  maggiori  verso  lo  sbocco,  in  una  parola  nulla  si  lascia 
a  desiderare  per  la  cognizione  del  fatto  .  Tutto  era  quindi 
ridotto  ad  assegnare  da  quali  principii  meccanici  conosciuti 
discendesse  la   causa   di  quei   fenomeni ,   tutto   era   ridotto  a 

sta- 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti  .  17 

«iotteBs^tauilire  una  più  esatta  teorica.  E  questa  seconda  intra- 
presa sarebbe  forse  stata  assunta  un  giorno  dal  prelodato  mio 
Maestro  quando  la  minoranza  delle  occupazioni  glielo  avesse 
permesso,  se  io  approffittaudo  e  dei  lumi  coi  quali  nell'assiste- 
re  alle  sue  sperienze  m' aveva  egli  schiarito ,  e  del  poco  ozio 
che  mi  resta  non  gli  avessi  per  così  dire  carpito  il  lavoro  di 
mano.  L'amorevolezza  però  e  l'interessamento  che  nutre  pe' 
suoi  discepoli  questo  mio  Precettore  fecero  che  un  tale  at- 
to fosse  presso  di  lui  non  solo  in  buona  parte  accolto ,  ma 
che  anzi  riuscisse  all'animo  suo  gradito.  Siccome  nell'  appli- 
care i  principj  di  meccanica  alla  valutazione  degli  effetti  nei 
fenomeni  del  retrocedimento  dei  vasi  io  dovetti  stabilire  le 
equazioni  fondamentali  del  moto  dei  fluidi  elastici  che  ne 
scappano  fuori ,  così  fui  naturalmente  condotto  a  formare  una 
teorica  sul  movimento  dei  medesimi .  È  per  questo  che  alla 
presente  memoria  le  si  conviene  il  titolo  che  io  le  ho  pre- 
messo perchè  appunto  una  teorica  del  movimento  dei  fluidi 
elastici  che  sortono  dai  vasi  è  ciò  che  fa  l'oggetto  della  me- 
desima . 

N.°  2.  Prima  però  d' incominciale  ad  esporre  quanto  nelP 
indagine  del  movimento  di  un  fluido  elastico  che  esce  da  un 
vaso  e  della  pressione  che  fa  sulle  pareti  dello  stesso  mi  ven- 
ne fatto  di  ritrovare,  piacemi  di  qui  premettere  la  soluzio- 
ne di  un  Problema  col  quale  il  sommo  Eulero  si  propose  di 
ricercare  la  velocità  che  ha  nell' uscire  il  fluido  elastico  pro- 
dotto dall'accensione  della  polvere  nello  sparo  del  cannone. 
Questa  elegante  soluzione  mostra  ad  un  dipresso  lo  stato  in 
cui  trovasi  la  teorìa  del  movimento  dei  fluidi  elastici  che 
sortono  dai  vasi,  né  per  quanto  io  sappia  alcuno  mai  pensò 
a  ricercare  se  questi  fluidi  nel  sortire  premano  sui  vasi  ove 
sono  contenuti  né  con  qual  regola  e  gagliardìa  vi  premano  . 
Essa  è  tratta  dalle  note  die  il  suddetto  geometra  fece  all'o- 
pera di  Robins  intitolata  =  Nonveaux  principe*  d' Artillerie  . 
Ecco  com'egli  si  esprime 

„  La  materia  sottile  ed  elastica  prodotta  dall' accensione 
Tom.  XVII.  3 


18  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

„  della  polvere  potendo  essere  considerata  come  un'aria  estre- 
,,  marcente  compressa  noi  supporremo,  che  al  primo  istante 
„  dell'espulsione  della  polvere  nel  cilindro  cavo  AABB  (ftg.  i  ) 
„  quest'aria  riempisca  lo  spazio  AACG  .  Sia  adunque  la  lun- 
„  ghezza  di  questo  cilindro  =  a ,  il  cerchio  della  sua  base 
,,  =  ce,  ed  AC  =  A.  Sia  altresì  l'aria  compressa  nello  spazio 
,,  AG  m  volte  più  densa  dell'aria  naturale;  m  sarà  giusta 
le  regole  più  comuni  il  rapporto  della  sua  elasticità  a  quel- 
la dell'aria  naturale,  e  se  si  supponga  che  il  mercurio  sia 
sostenuto  nel  barometro  ad  un'altezza  =  h,  il  peso  di  qué- 
„  sta  colonna  di  mercurio  sarà  eguale  all'elasticità  dell'aria, 
,,  e  se  i  :  12000  sia  il  rapporto  del  peso  specifico  dell'aria  a 
„  quello  del  mercurio  quest'  elasticità  sarà  espressa  dal  peso 
„  di  una  colonna  d'aria  la  cui  altezza  sia  =  iacoom/i  .  Sup- 
poniamo ora  che  dopo  un  certo  tempo  quest'  aria  si  sia 
estesa  sino  in  MM  e  nominiamo  x  la  lunghezza  AM  , 
la  densità  dell'aria  dilatata  in  questo  spazio  sarà  alla  pri- 
ma densità   dell'aria   rinchiusa   in  AG  come  AC  è   ad  AM 

cioè    come    b  \  x ,    e    per    conseguenza  volte  più  gran- 


de che  la  densità  dell'aria  naturale,  e  la  sua  elasticità  po- 
trà essere  espressa  dal   peso  di  una  colonna   d'aria   la   cui 

altezza  sia  =  — — — -  .  h  .   Se  adunque  quest'aria    si   dilata 

X 

liberamente  colla  sua  propria  forza  ,  e  non  abbia  né  palla 
né  borra  avanti  a  sé  si  determinerà  nella  maniera  seguente 
la  velocità  dell'  espulsione  .  Sia  \/v  la  velocità  progressi- 
va della  lamina  anteriore  MM  in  maniera  che  questa  ve- 
locità sia  dovuta  all'altezza  w,  poiché  noi  supponiamo  che 
quest'aria  compressa  si  dilati  uniformemente  la  velocità 
in  ogni  altra  lamina  ZZ  sarà  d'  altrettanto  minore  che 
questa  lamina  è  più  vicina  al  fondo  AA .  Se  si  chiami  dun- 
que z  la  distanza  AZ  la  velocità  in  ZZ  sarà  eguale  a  —  \/v  e 
nel  mentre  che  la  lamina  anteriore  avanzerà  di  una  quan- 


Del  Sic   Fabrizio  JVìossotti  .  in 

„  tità    infinitamente    piccola   Mra  =  ^.r ,   ZZ   percorrerà    uno 
„  spazio  —  $\X  .    E   siccome   la  velocità  va    aumentando    noi 

X 

„  possiamo    supporre   secondo  le  regole   del   calcolo   differen- 
,,  ziale ,  che  nel  mentre  che  MM  percorre  Mm,   l'altezza  v 

,,  sia  accresciuta  di  ^v ,  e    la   velocità   t/v  di  -1—.  L'accre- 

,,  scimento    della    velocità    della    lamina    ZZ    nel    medesimo 

„  istante  sarà   — ,  e  quella  dell'altezza    ^-  per   acquista- 
sti/^ xx 

„  re  questa  velocità  sarà  — —  .   Diamo  %lla  lamina   ZZ    uno 

XX 

„  spessore  Zz  =  ^z  di  modo  che  il  suo  volume  sia  eguale 
„  a  cc\z\    siccome    in   questa   sezione    1  aria    e  — volte  più 

„  densa  dell'aria  naturale  la  lamina  ZZzz  avrà  una  massa 
,,  eguale  di  un  cilindro  d'aria  naturale  della  medesima  base, 

„  e  di  un'altezza  =  — — .  Il   movimento  di   questa    lamina 

„  essendo  accelerato  bisognerà  necessariamente  che  vi  sia  una 
„  forza  che  produca  quest'accelerazione:  noi  supporremo  a- 
„  dunque  che  questa  forza  sia  eguale  al  peso  di  una  colon- 
„  na  d'aria  naturale  della  medesima  base  della  lamina  e  di 
,,  un'altezza  =  \2.cocp.  Ora  sappiamo,  che  nel  mentre  che 

„  questa  lamina   percorre  lo  spazio  —,  l'altezza  —    s'  ac- 

X  XX 

„  cresce  di  ^-?;  bisogna  adunque  che  secondo  i  principj 
„  della  meccanica  questo  accrescimento  ^^  sia    allo    spazio 

XX 

55  — -5  come  la  forza  iioooc^  che  accelera  il  moto  di  que- 
„  sta  lamina,  è  al  peso  ^-^-\z  della  stessa,  cioè  z—  \  —\\ 

x  XX  X 

„  iaoooc3/?  :  —  %^z  dalla  quale  si  ricava  iaooo»  =  mbecs^=^° 
" t—  z$\z  per  Ja  lorza  acceleratnce  dell'aria  contenuta 


55 
55 
55 


no  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  re. 

„   nella  lamina  ZZzz  :  integrando  si  avrà  ■"'  cc*°  —    per    V  es- 

xxfo       a. 

„  pressione  della  forza  necessaria  all'accelerazione  dell'aria 
„  contenuta   nello   spazio  AAZZ,   e   se   si   f a  z  =  x   si  avrà 

mhccXv  ir  i  ••  •• 

„  — - —  per  la  iorza  acceleratnce   di   tutta   lana  contenuta 

nello  spazio  AAMM.  Ma  questa  forza  allorché  non  vi  è 
ostacolo  a  vincere  non  è  altra  cosa  che  la  forza  elastica 
dell'aria  compressa  che  è  eguale   al   peso   di   una   colonna 

„  d'aria  naturale  la  cui  altezza  eguaglia  ."?c  m      e    ]a    base 

X 

s     j     •  .,  .  %,v  laooombh       ~ 

„  =cc:  si  avrà  dunque  quest  equazione   = e  Q^o 

H&.V  X 

,,  = il  cui  integrale  e  v  =  2,Acccmn  log.  —  e  se  si 

x  °  °     b 

„  mette  AB  =  a  per  x  si  avrà  l'altezza  dalla  quale  il  corpo 
„  dovrà  cadere  per  acquistare  la  velocità  colla  quale  l'aria 
„  scappa    dall'  apertura    BB    e    quest'  altezza    sarà    eguale    a 

„  24000772 A  .  log.  —  . 

N.8  3.  Esposta  così  la  dottrina  dell'Eulero  su  tale  og- 
getto dalla  quale  molto  lume  ricevetti  per  sottoporre  a  cal- 
colo il  movimento  di  un  fluido  elastico  in  circostanze  simili, 
darò  principio  alle  mie  considerazioni  .  E  per  progredire  con 
più  ordine  richiamerò  le  difinizioni  di  alcuni  termini  ,  non 
che  alcune  nozioni  delle  quali  come  di  cose  vere  e  note  pos- 
sa servirmi  nel  seguito  a'   miei  propositi  . 

I.  E  primieramente  intenderò  per  fluido  elastico  quello, 
che  senza  cangiar  la  sua  massa  può  ridursi  ad  un  minor  vo- 
lume allorché  viene  compresso,  e  che  cessando  la  compres- 
sione si  ristahilisce  nel  suo  primiero  stato  per  una  virtù  o 
forza  chiamata  elasticità,  la  quale  in   lui  risiede. 

II.  La  forza  elastica  in  ogni  stato  di  compressione  si  mi- 
sura dalla  forza  che  sarebbe  atta  a  ridurre,  e  conservare  il 
fluido  in  quello  stato  di   compressione  . 

III.  Essendo  poco  ciò  che  finora  ci  ha  mostrato  l'espe- 
rienza sulla   misura,  e  sulla  varietà  di  questa  forza  nei  diversi 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti.  21 

fluidi  elastici  io  sceglierò  l'aria,  e  sulle  proprietà  di  questo 
siccome  del  fluido  più  conosciuto  s'aggireranno  i  miei  ragio- 
namenti, farile  essendo  a  chicchessia  l'applicarli  a  qualun- 
que altro  fluido  purché  del  medesimo  se  ne  conoscano  egual- 
mente le  proprietà.  Assumerò  quindi  ciò  che  l'esperienza  ha 
comprovato  sull'aria,  che  essendo  costante  la  temperatura, 
una  stessa  massa  di  fluido  elastico  venendo  ridotta  ad  occu- 
pare successivamente  diversi  volumi,  le  forze  che  lo  compri- 
mono e  perciò  le  differenti  forze  elastiche  sieguono  la  ragio- 
ne inversa  dei  volumi ,  o  la  diretta  delle  densità  .  Così  sup- 
ponendo uno  la  densità  dell'aria  naturale,  la  sua  elasticità 
essendo  misurata  come  è  noto  dal  peso  di  una  colonna  di 
mercurio  dell'altezza  media  del  Barometro,  o  di  metri  0,76  =  ^, 
quella  di  un'aria  A  volte  più  densa  sarà  misurata  dal  peso 
di  una  colonna  di  mercurio  alta  Ah  ;  e  volendo  ridurre  que- 
ste colonne  di  mercurio  ad  altre  equivalenti  in  peso  della 
stessa  aria,  essendo  il  peso  specifico  dell'aria  a  quello  del 
mercurio  come  uno  a  undecimila  e  trentacinque  (a),  una  co- 
lonna d'aria  dello  stesso  peso  di  una  di  mercurio  dovrà  es- 
sere iio35  volte  più  alta,  per  lo  che  le  due  nominate  co- 
lonne di  mercurio  ridotte  ad  altre  equi  ponderanti  d'aria  do- 
vranno avere  altezze  la  prima  eguale  a  iro35/j,  la  seconda 
eguale  a    1  io35AA  . 

IV.  Per  altezza  dovuta  ad  una  velocità,  intenderò  quel- 
la altezza  dalla  quale  cader  dovrehbe  un  corpo  grave  per  ac- 
quistare quella  velocità  medesima;  ed  egualmente  velocità  do- 
vuta ad  un'altezza  significherà  la  velocità  che  acquisterebbe 
un  corpo  grave  liberamente  cadendo  da  quell'altezza  mede- 
sima . 

V.  Finalmente  assumerò,  ciò   che  è  dimostrato  in  tutti 


(a)  Il  peso  specifico  del  mercurio  è  a 
quello  dell'acqua  come  13,50,0,5  :  1,0000 
(  Ved.  i?iof  annot.  alla  Fisica  Meccanica 
di  Fischer)  ma  quello  dell'acqua  è  a 
quello   dell'aria  come    10000  :  lì,  3a33 


(  Ved.  Brugnatelli  Trattato  elementare 
di  Chimica  generale  T.  I  )  componendo 
le  proporzioni  si  troverà  l'enunciato  rap- 
porto del  peso  specifico  dell'aria  a  quel- 
lo del  mercurio  . 


•-L2  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

gli  autori  d'Idraulica,  che  la  velocità  colla  quale  da  un  pie- 
col  foro  zampillerebbe  un  fluido  compresso  in  un  vase  è  do- 
vuta ad  un'altezza  eguale  a  quella  di  una  colonna  dello  stes- 
so fluido  che  sia  atta  a  produrre  la  medesima  pressione,  che 
soffre  il  fluido  nel  luogo  ove  zampillerebbe  . 

N.°  4>  Questi  principj  e  definizioni  premesse  io  mi  fa- 
rò ora  per  mezzo  di  semplici  raziocini  ad  investigare  più 
addentro  la  natura  del  movimento  di  un  fluido  elastico  ,  ciò 
che  spianerà  viemeglio  la  strada  all'argomento  che  imprendo 
a  trattare  .  Perciò  supporrò  come  ha  fatto  l' Eulero  ,  e  come 
è  provato  dalle  osservazioni,  che  i  fluidi  che  sono  perfetta- 
mente elastici,  o  che  almeno  si  accostano  ad  esser  tali  con- 
servano nel  dilatarsi  la  medesima  densità  in  tutta  l'estensio- 
ne del  loro  volume.  Immaginiamo  quindi  che  la  figura  AABB 
(  fig.  2.  )  rappresenti  lo  spaccato  di  un  cilindro  nel  quale 
debba  stendersi  un  fluido  elastico  compresso  nello  spazio 
AACC  del  fondo,  che  per  comodo  dei  ragionamenti  suppor- 
remo diviso  in  tre  porzioni  eguali  AADD ,  DDEE ,  EECG  . 
Messo  in  libertà  il  fluido  la  colonna  AACC  dello  stesso  co- 
mincierà  ad  allungarsi;  sia  tale  l'allungamento  seguito  nel 
primo  istante  di  tempo  che  la  prima  falda  esterna  CG  sia 
passata  in  ce  (  la  porzione  di  retta  Ce  si  è  fatta  di  grandez- 
za finita  per  rappresentarla  all'occhio  )  anche  delle  due  altie 
porzioni  le  falde  più  esterne  EE,  DD  saranno  progredite  Pu- 
na  in  ee,  l'altra  in  dd.  Siccome  le  porzioni  AADD,  DDEE, 
EECG  erano  eguali  in  densità  e  lunghezza  prima  che  comin- 
ciasse il  moto ,  e  Io  devono  essere  anche  dopo ,  perchè  la 
massa  fluida  si  trova  ancora  disposta  in  una  densità  unifor- 
me, così  converrà  che  l'avanzamento  della  prima  porzione 
Ce  sia  triplo  dell'avanzamento  Dd  dell'ultima,  ed  Ee  doppio 
dello  stesso  Dd ,  per  lo  che  considerando  soltanto  il  moto  del- 
le tre  falde  CG  EE  DD  s'intenderà  che  in  questo  istante  es- 
se sono  progredite  di  quantità  proporzionali  alla  loro  distan- 
za dal  fondo ,  ossia  che  si  son  mosse  con  velocità  proporzio- 
nali a  queste  distanze  istesse.  Dopo  questo  istante  ritornando 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossoiti  .  a3 

cól  pensiero  alla  porzione  Kh.cc  la  concepiremo  dilatarsi  per 
un  altro  momento,  e  quindi  ripeteremo  come  nel  primo  il 
ragionamento  sul  modo  di  agire  e  di  dilatarsi  delle  altre  due, 
indi  passeremo  ad  un  terzo,  e  poi  ad  un  quarto,  e  così  per 
indefiniti  istanti ,  onde  ci  accorgeremo  che ,  la  massa  fluida 
trovandosi  continuamente  disposta  in  una  densità  uniforme, 
la  velocità  colla  quale  si  muove  una  falda  qualunque  in  cia- 
scun tempo  è  a  quella  di  un'altra  nel  medesimo  istante  nel- 
la ragione  diretta  della  distanza  della  prima  alla  distanza  del- 
la seconda  dal  fondo  . 

N.°  5.  Veduta  la  legge  delle  velocità  colle  quali  si  muo- 
ve il  fluido  nelle  diverse  sezioni  dilatandosi  in  un  cilindro, 
passiamo  a  ricercare  qual  sia  la  forza  motrice  che  s'impiega 
a  produrre  ed  accelerare  il  movimento  di  una  porzione  qua- 
lunque della  colonna  fluida  .  Poiché  ho  dimostrato  che  la  ve- 
locità ,  che  in  un  istante  acquista  il  fluido  in  ciascuna  se- 
zione,  è  nella  ragione  della  distanza  sua  dal  fondo  del  cilin- 
dro, le  forze  acceleratrici  nelle  diverse  sezioni  saranno  anch' 
esse  proporzionali  alle  distanze  loro  .  Rappresento  colla  retta 
AB  {  fig.  3  )  eguale  in  lunghezza  alla  colonna  fluida  che  si 
dilata  la  massa  della  medesima,  e  colla  BD  posta  ad  an- 
golo retto  alla  AB  la  forza  acceleiatrice  nella  sezione  ultima 
BB  ,  e  congiungo  AD.  Se  nel  triangolo  ABD  prendo  del  la- 
to AB  una  parte  qualunque  AC,  ed  innalzo  la  CE  parallela 
alla  BD ,  mentre  la  porzione  AC  corrisponderà  alla  massa  flui- 
da compresa  tra  il  fondo  del  cilindro  ed  una  sezione  CC  alla 
stessa  distanza  AC  ,  la  CE  equivarrà  alla  forza  acceleratrice 
nella  detta  falda.  L'area  dunque  dell'intero  triangolo  ABD 
sarà  proporzionale  alla  forza  motrice  che  s'accingerà  a  dar 
movimento  all'intera  colonna  fluida  rappresentata  da  AB,  e 
l'area  della  porzione  ACE  del  triangolo  corrisponderà  alla  for- 
za motrice  della  parte  di  colonna  fluida  rappresentata  da  AC. 
Essendo  poi  le  superficie  dei  due  triangoli  simili  ABD,  ACE 
nella  ragione  dei  quadrati  dei  lati  AB,  AC,  sarà  la  forza  mo- 
trice che  agisce  su  tutta  l'intiera  colonna  fluida  AB,  a  quella 


2.J.  Dei,  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

che   muove  la   porzione  AC  come  il  quadrato  della  AB  al  qua- 
drato della   AC  .    Ma    il   fluido   totale    non    tende   a    muoversi 
che   con    una   forza    equivalente  alla  sua    elasticità,    la   quale 
secondo    i    principj    esposti   al    N.°   3,  III,  II    è    rappresenta- 
ta dal  peso  di  una  colonna  dello  stesso  fluido  che  abbia  per 
base  la  superficie  della   sezione  BB  ed  un'altezza  che  la  ren- 
da atta  ad  equilibrarla.  Dunque   rappresentando  la  forza  dal- v 
la  quale  riceve   il   suo   movimento  la  porzione  espressa  da  AC 
col   peso  di   una  colonna  di   fluido  della  stessa  base,  e  la  cui 
altezza  corrisponda  ad  un'elasticità  che  a  questa  forza  equi- 
valga, sarà  il   peso  dell'intera  colonna  che  misura   l'elastici- 
tà nella  sezione  BB  la  quale  di  movimento  a  tutto  il  fluido 
al   peso  di  quella  parte  che  può  concepirsi   essere    impiegata 
iielf  accelerare  il   moto   nella  porzione  AC,  come   il  quadrato 
della  AB,   al  quadrato  della  AC;  o   ciò  che  è  lo  stesso  sarà 
l'altezza  dell'intiera  colonna  all'altezza  della  porzione   gene- 
rante  il   moto   nella  massa  AC  ,  come    il    quadrato   della    lun- 
ghezza della  colonna   fluida    che  si  dilata,   al   quadrato   della 
lunghezza  della   porzione  di  colonna  fluida  la  cui  massa  è  rap- 
presentata da  AC.  Dalla  quale  proporzione  risulta,  che   l'al- 
tezza della  colonna  dal  cui   peso  può  credersi  mossa  una  por- 
zione qualunque   della  colonna   fluida  che  si   dilata  ,  è   eguale 
al  prodotto  dell'altezza  della  colonna  che  misura  nella  sezio- 
ne BB  la   totale    elasticità   del  fluido  nel   quoziente   del    qua- 
drato  della   lunghezza  della  parte  della  colonna  che  si  consi- 
dera dilatarsi  diviso  pel  quadrato  della  lunghezza  dell'intiera 
colonna  mossa  . 

Il  ragionamento  col  quale  io  ho  dedotta  la  misura  o  l'al- 
tezza della  colonna  dal  cui  peso  può  valutarsi  la  forza  che 
genera  il  movimento  in  una  porzione  qualunque  della  colon- 
na, non  che  per  lo  primo  istante  è  buono  a  qualunque  tem- 
po della  dilatazione  voglia  applicarsi:  perchè  essendo  sempre 
gli  aumenti  di  velocità  che  acquista  il  fluido  nelle  diverse  se- 
zioni in  ragione  della  distanza  di  cjueste  dal  fondo  (N.°4), 
potremo  sempre  ripetere  in  ciascun  istante  la  stessa  consi- 
dera- 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotix.  a.) 

derazione,  onde  necessariamente  la  forza  elastica  nella  sezio- 
ne BJ3  con  cui  tende  il  fluido  in  questo  stesso  istante  a  dila- 
tarsi, e  che  s'adopera  nel  produrre  l'accelerazione  dovrà  colla 
stessa  legge  distribuirsi  nell'estensione  della  colonna  fluida. 

N.°  6.  Veniamo  ora  alla  pressione.  Siccome  la  dilatazio- 
ne del  fluido  succede  in  modo  che  prima  incomincia  a  dila- 
tarsi dalla  parte  esteriore  e  va  continuamente  ristabilendosi 
l'equilibrio  di  densità,  e  di  elasticità  in  tutto  il  rimanente 
del  fluido  in  un  modo  però  continuo,  e  senza  intervalli  finiti 
di  tempo,  prendiamo  perciò  ad  esaminare  il  moto  del  fluido 
in  un  istante  nel  quale  la  prima  porzione  CCBB  (fig.  3  )  fac- 
cia per  dilatarsi ,  e  la  seconda  AACC  quasi  contemporanea- 
mente pigia  per  porsi  in  equilibrio  di  densità  e  di  elaterio 
con  essa.  E  chiaro  che  se  la  seconda  porzione  AACC  invece 
di  premere  in  quest'istante  fosse  in  un  tratto  annichilata, 
tosto  la  porzione  CCBB  si  dilaterebbe  da  amendue  le  parti, 
e  se  ciò  non  avviene  si  è,  perchè  anche  la  seconda  porzione 
cerca  di  distendersi  da  questa  stessa  parte  onde,  nella  sezio- 
ne CC  siegue  un  contrasto  fra  la  porzione  anteriore  CCBB , 
e  la  posteriore  AACC.  Viceversa  se  immaginiamo,  che  si  an- 
nienti la  porzione  anteriore  CCBB,  è  facile  il  vedere  che  l'al- 
tra porzione  AACC  tenderebbe  a  dilatarsi  con  una  forza  cor- 
rispondente alla  forza  elastica  nella  sezione  CC,  ossia  con  una 
forza  eguale  al  peso  di  una  colonna  di  fluido  avente  per  ba- 
se la  sezione  CC  =  BB,  ed  un'altezza  atta  ad  equilibrare  l'elasti- 
cità stessa.  Se  adunque  non  si  dilata,  o  non  è  mossa  che  con 
una  forza  la  quale  come  abbiamo  veduto  (  N.°  5  )  è  a  quella 
che  misura  l'elasticità  del  fluido,  come  il  quadrato  della  to- 
tale lunghezza  della  colonna  fluida  AB,  al  quadrato  della  lun- 
ghezza sua  propria  AC,  forz'è  che  in  questa  sezione  CC  sia 
cosi  contrastata  ,  che  nel  conflitto  perda  una  quantità  di  for- 
za che  sarà  la  differenza  tra  il  peso  della  colonna  che  mi- 
sura l'elasticità  del  fluido,  e  il  peso  di  quella  parte  di  co- 
lonna che  corrisponde  a  quella  forza  che  muove  effettivamen- 
te  la  porzione  AACC,  ossia  il  peso  di  una  colonna  la  cui  al- 

Tom.  XVII.  4 


ofi  UCL  MOVIMENTO  DI  UN  FLUIDO  ELASTICO  eC  . 

tezza  sia  la  differenza  di  quelle  delle  due  dette.  Il  fluido  quin- 
di nella  sezione  GC  si  troverà  compresso  dal  peso  di  mia  co- 
lonna di  quest'altezza,  in  modo  che  schizzerebbe  fuori  dalla 
massa  totale  se  non  fosse  trattenuto  dalla  parete  CC,  premerà 
quindi  sulla   medesima,   e  se  in  un   punto  di  essa   si   facesse 
un   foro  piccolissimo  o  come  suol  dirsi  infinitesimo,  sfuggireb- 
be da  questo  con   una  velocità,  che  come   ho  detto  al  N.°  2, 
V,  sarebbe  quella  dovuta  all'altezza  di  questa  colonna  com- 
primente .  Sarà   perciò  seguendo   la   nozione   data   da  Eulero 
della  pressione  (  il   quale  assegna  per  misura  della    pressione 
di   un  fluido  su  di  un   punto  qualunque  delle   pareti,  il   peso 
di  una  colonna  dello  stesso  dalla  quale  bisognerebbe  che  fos- 
se compresso  per  uscire  colla  stessa  velocità  con  cui  zampil- 
lerebbe  da    un    piccol    foro   nello  stesso   luogo  )  il   peso  della 
detta  colonna  la  misura  della  pressione  nella  sezione  CC .  Sot- 
traendo adunque  dall'intera  altezza  della  colonna  che  misura 
l'elasticità  del   fluido   l'altezza    della   parte  di  quella  che  ge- 
nera   il    movimento    nella    massa  AACC    di    già   determinata, 
troveremo  che  l'altezza  della  colonna  fluida  il  cui  peso  equi- 
vale alla   pressione  nella  sezione  CC,  è  quella  che  risulta  mol- 
tiplicando l'altezza   dell'intiera  colonna    nell'unità    diminuita 
del   quoziente  del   quadrato  della  AG  diviso   per   lo   quadrato 

della  AB. 

Noi   intraprendendo  ora  a  risolvere  col   mezzo  del  calco- 
lo differenziale  il  Problema  col  quale  più  compiutamente  de- 
termineremo le  circostanze  che    accompagnano  il  movimento 
di  un  fluido  elastico   che   si   sprigiona  da  un  vaso    nel   quale 
era  in  uno  stato  di  compressione,    giungeremo  per  altra   via 
ad  uno  stesso  risultamento  per  la  misura  della  pressione.  Ciò 
non  ostante  ho  amato   meglio  di  dedurla  anche  con  un  sem? 
plice  geometrico  raziocinio   si  perchè  questo   metodo   può  dar 
mano  all'analitico,  come  perchè  trattandosi  di  cose  nuove  e 
fìsiche  è  bene  di  renderle  facili  ed  intelligibili  anche  a  quelli 
che  trovandosi  meno  istrutti  nelle  matematiche  non  possono 
tener  dietro  nella  via  del  calcolo  . 


55 
55 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti  .  27 

Problema    I .° 

N.°  7.  „  Siavi  un  cannello  AABB  tutto  ripieno   di  un' 

aria  condensata,  ed  ivi  tenuta  compressa,  se  in  un  tratto 

aprasi  il  cannello  dalla  parte  BB  l'aria,  o  il  fluido  conte- 
„  mito  immediatamente  dilatandosi  si  sbanderà  fuori:  cercan- 
„  si   le  relazioni  tra  gli  elementi  del  moto  di    questa   espul- 
„  sione  . 
Sia 

a2  l' area  di  una  sezione  del  cannello  . 

I     la  sua  lunghezza  . 

m   la  densità  del  fluido  al  principio  del   movimento  . 

t     il  tempo  scorso  dopo  l'istante  in  cui  incomincia  il  mo- 
vimento . 

A    la  densità  del   fluido  alla  fine  di  questo  tempo  . 

v    la  velocità  nell'ultima  sezione  o  bocca  BB  del  cannello 
in  questo  tempo  . 

Di  più  presa  in  considerazione  nell'interno  del  cannello 
una  porzione  o  strato  indeterminato  di   fluido  ZZzz  sia 

z     l'ascissa  AZ  o  la  distanza  dello  strato  dal  fondo  del  ci- 
lindro . 

I  —  I  sarà  come  è  noto  la  velocità  al  principio  ZZ  dello  strato 

I  yt)  'a  f°rza  acceleratrice  nello  stesso  luogo  . 

Indicando  ora  con  (p(z,t)  la  somma  di  tutte  le  forze  ac- 
celeratrici  che  agiscono  sulla  massa  AAZZ  del  fluido,  e  fa- 
cendo l'altezza  dello  strato  Zz  =  w,  poniamo  in  questa  per  s, 
z-f-o,  <p(z-ì-Q  ,t)  sarà  la  somma  di  tutte  le  forze  accelera- 
trici  di  tutta  la  massa  AAzz ,  e  <p(z-h-o,t)  —  <p(z,t)  quella 
delle  forze  agenti  sullo  strato  ZZzz  .  Ora  immaginiamo  una 
forza  acceleratrice  media  A  dalla  quale  essendo  animato  tut- 
to lo  strato  ZZzz  risulti  una  forza  che  alla  <p(z-i-a,t)  —  <p(z,t) 

equivalga,  essendo    1--7-)  la  forza  nella  sezione  ZZ  al  prin- 


2.8  Del  movimento  ni  un  Fluido  Elastico  ec. 

cipio  della  falda  ZZzz  l'espressione  di  A  dovrà  avere  questa 
t'orma  A  =1—^1  -+-  oZ  ,  essendo  <oZ  una  funzione  di  o,  t ,  z 
che  si  annulla  quando  0  =  0,  giacché  allora  dobbiamo  avere 
A  =  l^-H;  moltiplicando  l'espressione  di  questa  forza  acce- 

leratrice  per  la  massa  della  falda  «2oA  avremo  un'altra  espres- 
sione della  somma  delle  forze  che  agiscono  sulla  massa  ZZzz, 
che  eguagliata  alla  prima  darà  l'equazione 

(jì(z  +  o,t)  —  <j}{z,t)  =  a*0A[l^\-hQZ  1 

ossia  sviluppando  il  primo  membro  in  serie 

la  quale  dovendo  sussistere  per  qualunque  valore  di  a ,  darà 
perciò  come  è  noto  la  seguente 

«(£)-*(£)■■ 

Ora  la  forza  (p(z-{-o,t) —  <p(z,t)  non  è  altro  che  l'eccesso 
della  pressione  che  l'aria  fa  in  ZZ  per  spingere  avanti  la 
falda  ZZzz,  sopra  la  pressione  colla  quale  l'aria  al  di  là  di  zz 
pigia  per  {spingerla  indietro.  Se  dunque  rappresentiamo  con 
p  l'altezza  di  una  colonna  dello  stesso  fluido,  e  di  una  den- 
sità uno,  atta  a  produrre  una  pressione  eguale  a  quella  che 
risente  la  faccia  ZZ  della  falda,  gaP-p  (  g  dinota  la  gravità) 
sarà  la  misura  di  questa  pressione,  e  quella  che  soffre  la  fac- 
cia zz  sarà  data  dalla  stessa  espressione  considerando  in  essa 
p  funzione  della  z,  e   ponendo  invece  di  z,  z  -+■  a  ,   per   cui 

sarà  g«a|  p-ho  I— ^-l-t-ec.  I:  eguagliando  adunque  la  diffe- 
renza di  queste  due  pressioni  alla  forza  <p{z-^-o,t) —  <p(z,t), 
avremo  l'equazione 

dalla  quale  paragonando  iJ  coefficiente  di  uà  membro,  e  l'al- 
tro della  prima  potenza  di  o  ,  dedurremo  questa 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti.  aq 

messo  questo  valore  della  differenziale  l-r^-l  nell'equazione 
(i)  avremo  l'altra 

N.°  8.  Corollario  I.  Dalla  considerazione  del  N.°  4  sap- 
piamo che  le  velocità  del  fluido  sono  in  ragione  delle  distan- 
ze dal  fondo  del  cannello;  essendo  dunque  v  la  velocità  del- 
lo sbocco,  ed  l  la  lunghezza  del  cannello  avremo  la  propor- 
zione l  ;  v  ;  :  z  \  I -^-1  ,  dalla  quale  ricaveremo  ( — -  )  =—  :  in 

quest'equazione  v  esprime  la  velocità  colla  quale  si  movereb- 
be un  mobile  che  conservasse  nel  suo  movimento  sempre 
una  velocità  eguale  a  quella  con  cui  sbocca  il  fluido  dal  ci- 
lindro, z  ,  e  I — 1-1  dinotano  la  distanza,  e  la  velocità  al  prin- 
cipio della  falda  ZZzz,  queste  tre  quantità  saranno  tutte  va- 
riabili col  tempo,  e  la  sola  l  ne  sarà  costante,  onde  differen- 
ziando relativamente  al  tempo  quest'equazione  sarà 

ma  I— -  l=— ,  sostituendo  questo  valore  sarà 


w»  iw ) 


l 


e  messa  per  (-—)  nell'equazione  (i)  quest'eguaglianza  avre- 
mo la  seguente 


m~« 


i 

questa  integrata,  ed  estesa  fra  i  limiti  z  =  o,  z=/,  facendo 
75  =  o,  quando  z  =  o,  ci  darà 


3o  Del  movimento  dj  un  Fluido  Elastico  ec. 


(5)  ^=^a^|(m1ij 


e  <p  sarà  così  la  forza  totale  che  anima  la  massa  fluida;  ora, 
siccome  riflette  lo  stesso  Eulero  (  N.°  2  ),  allorché  non  vi  è 
ostacolo  a  vincere ,  questa  forza  non  è  che  la  forza  elastica 
dell'aria  compressa,  la  quale  per  ciò  che  ahhiamo  premesso  al 
N.°  3,  II,  III  sarà  misurata  dal  peso  di  una  colonna  dello  stesso 
fluido,  che  ahhia  per  base  #%  e  che  sia  alta  1  io35./ì.A,  dunque 
ponendo  questa  misura  in  luogo  della  forza  <p  troveremo 

e  (&.)  +  £  ) 

(6)  «aAM  ^^ — -  j=aa.g.no35/*.A 

ossia 

che  riducesi  a 

ng  .  no35  .  h  —  t)1 


(£)  = 


faccio  ag  .  uo35.A  =  a,  e  permuto  la  differenziale ,  sarà 


quest'equazione  integrata  darà 
e  risolvendo  troveremo 


t  = log.- 


ij/a 


v  =  \/a-—o 


l 

e  -t-C 


fatto  in  questa  t  =  o ,  v  sarà  la  velocità  al  principio  dell'e- 
spulsione la  quale  è  nulla:  determinando  così  la  costante  C, 
avremo  per  l'espressione  della  velocità  la  seguente 


tl/zz 

no35/» 

e 

/ 

—  r 

i[/*g 

.  iio35A 

Del  Sic.  Fabrizio  Mossoti!  .  3i 

dalla  forma  della  qual  equazione  vedesi,  che  la  velocità  del- 
lo sbocco  non  può  mai  oltrepassare,  nò  anche  raggiungere  il 
limite  j/ag  •  i  ìo35  .h  . 

N.°  9.  Corol.  II.  Cerchiamo  ora  il  valore  della  densità. 
La  quantità  di  fluido  che  prima  che  incominciasse  il  movi- 
mento era  contenuta  nel  cilindro,  essendo  m  il  numero  del- 
le volte  ,  che  il  fluido  al  principio  del  moto  è  più  denso  del- 
l'aria naturale,  sarà  espresso  da  maH\  ma  essendo  in  se- 
guito A  il  numero  delle  volte  che  il  fluido  rimasto  nel  can- 
nello è  più  denso  dell'aria  libera,  allorché  la  velocità  è  v, 
la  quantità  di  fluido  uscita  sarà  espressa  da  a2/Av^t  (fi),  quin- 
di la  quantità  rimasta  nel  cannello  sarà  /«a1/  —  a^/Av^t ,  e 
questa  massa  trovandosi  egualmente  densa  in  tutta  la  capa- 
cità del  cilindro  (N.°3),  divisa  per  lo  volume  aH  darà  la 
densità  del  fluido ,  che  sarà 

/o\     A    ._  ma^l  —  a'/Av^t 

equazione  che  differenziata  conduce  a  questa 

permutando  la  differenziale  (— )  in  un'altra  presa  relativa- 
me,„c  a„a  viabile  .  ,  sarà  (M)  =  (|i)  (£),  ma  (£)  _ 

s.g  .  no35A  —  v* 


l 


,  dunque  sostituendo  avremo 


—  V 


2£  .  no35./t — v* 


A  \  V  / 
l' integrale  della  quale  è 

log.  A  .C  =  i  log.(ag.  iic35  .h  —  u2) 
e  siccome  fatto  A  =  m,z>  deve  esser  zero  sarà  C  =       s '  ' Io35/t 


(a)  Alla  ricerca  dell' espressione  di 
quest' integrale  servono  anche  facilissi- 
mamente ,  in  quel  modo  di  cui  si  è  già 
latto  uso  per  la  quadratura,  e  rettifica- 


zione delle  curve,  e  in  molti  altri  casi, 
il  principio  di  Lagrange ,  o  quello  di 
Bruniteci .  Ved.  Istituto  Naz.  Italiano 
Tom.  I. 


32,  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

l'equazione  diverrà  togliendo  i  logaritmi 

(io)  A  =  in l  i y 

\  3,g  .  i  io35  .h  / 

e  questa  ci  farà  conoscere  la  densità  per  mezzo  delle  veloci- 
tà :  se  si  volesse  la  densità  data  pel  tempo  non  si  avrebbe 
a  far  altro,  die  sostituire  in  quest'equazione  invece  della 
velocità  il  valore  sopra  ritrovato  in  funzione  del  tempo,  e 
fatta  qualche  riduzione  si  troverebbe 

(n)  A  =  m {OS*5 •  "o35&     -^^.11035/J 

(e  -t-e  ; 

espressione  che  si  sarebbe  egualmente  ottenuta  sostituendo  nel- 
l'equazione (9)  invece  della  v  il  suo  valore  già  ritrovato  in  funzio- 
ne della  t,  ed  integrandola  col  moltiplicar  prima  il  numeratore 

—  tv    Hg  .  lio'65/l 


l 


ed  il  denominatore  del  secondo  membro  per  e 

L'  equazione  testé  ritrovata  ci  fa  vedere  che  la  densità 
non  può  mai  divenir  nulla  che  a  tempo  infinito  . 

Problema    1 1 .° 

N.°  io.  „  Supposto  che  il  fluido  si  sbandi  fuori  dal  can- 
„  nello  AABB  come  si  è  detto  nel  Problema  precedente,  si 
„  dimanda  qual  è  la  pressione  che  in  un  dato  istante  eser- 
,,  citerà  su  qualunque  punto  del  cannello  ? 

Per  risolvere  questo  Problema  abbiamo  già  al  principio 
del  Problema  primo  preparata  l'equazione  (3) 

in  questa  sostituisco  per  (-r-7-)  il   valore  dato   dall'  equazione 
(4)  avremo 

.  -«(fc)-*{fla^l 

la  quale   integrata  nella  supposizione  della  t  costante  ,  darà 

— sp 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti  .  33 

—  EP 

per  determinare  la  costante  faccio  z  —  l,  ed  allora  la  pressio- 
ne dovrà  essere  quella  sulla  faccia  anteriore,  o  sullo  sbocco, 
la  quale  se  si  suppone  ,  che  il  fluido  sorta  nel  vuoto  dovrà 
essere  nulla ,  onde  avremo 


-£i|féK}-ò 


e  quindi  per  questo  valore  della  costante  si  otterrà 

e  quest'  equazione  ci  farà  conoscere  la  pressione  in  ogni  sito 
della  lunghezza  del  cannello  per  mezzo  della  velocità,  e  del- 

la  densità;  pongo  in  questa  invece  dell'espressione  1  aì        - 
il  suo  valore  tratto  dall'equazione  (6)  diverrà 

(13)  gp  =  g.iio35.k.AÌl—^) 

se  in  questa  facciamo  z  =  o ,  avremo  la  pressione  sul  fondo 
che  sarà 

(14)  gp  =  g  .  i  io35  .  h  .  A 

la  quale  ci  mostra  che  essa  equivale  a  tante  volte  la  pressio- 
ne dell'atmosfera  quante  volte  il  fluido  che  è  nel  cannello  è 
più  denso  in  confronto  della  medesima,  e  l'equazione  (i3) 
poi  ci  fa  conoscere  la  legge  colla  quale  questa  pressione  de- 
cresce trasferendosi  in  una  sezione  qualunque  verso  lo  sboc- 
co; equazione  la  quale  altro  non  è  che  l'espressione  analiti- 
ca di  quanto  abbiamo  dimostrato  al  N.°  5 .  Vi  è  adunque  una 
pressione  sulle  pareti  del  vaso  la  quale  può  essere  grandissi- 
ma anche  quando  il  fluido  sbocca  nel  vuoto,  e  da  quanto  di- 
mostreremo in  appresso  si  potrà  dedurre,  che  essendo  egua- 
le la  densità  del  fluido  nel  cannello  la  pressione  sul  fondo  è 
tanta,  quanta  sarebbe  se  il  fluido  uscisse  nell'atmosfera. 

Se  per  A  poniamo  in  queste  due  equazioni  il  valore  ri- 
Tom.  XVII.  5 


34  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

cavato  da  quella   segnata  (  1 1  )  avremo   la    pressione   data   dal 
tempo,  che  per  una  sezione  qualunque  sarà 


t\Zng-  i  ro35.A         —  t\/ ig .  iio35.ài 


" 


l  i 


(i5)  gp=g-i  io3o.h.rn< 
e  pel  fondo 

(r6)  g^=g.iio3S  .ti. m\  *?£*****■*      -n/*g.iio3s.h) 

le  ■+>  e  ) 

Esaminato  il  Problema  nel  caso  ipotetico  che  il  fluido  sorta 
nel  vuoto ,  passiamo  ora  a  considerare  quello  che  in  natura 
succede,  cioè  che  sbocchi  nell'atmosfera. 

Problema    III.0 

N.°  1 1 .  .„  Supposto  il  cannello  ripieno  di  un'aria  con- 
,,  densata  come  nel  Problema  I.°,  ma  che  invece  di  sortire 
„  nel  vuoto,  debba  ora  sbandarsi  nell'atmosfera,  si  diman- 
„  dano  pure  le  relazioni  fra  gli  elementi  del  moto  in  quest' 
„  espulsione  "  . 

Poiché  questo  caso  in  nuli' altro  differisce  dal  primo  che, 
mentre  in  quello  il  fluido  non  incontrava  resistenza  nell'u- 
scire,  in  questo  sente  l'azione  dell'aria  atmosferica,  gli  stessi 
ragionamenti  che  abbiamo  fatti  per  trovare  la  forza  accelera- 
trice  nel  caso  antecedente  sono  buoni  adesso,  e  ci  condur- 
ranno ad  avere  le  stesse  equazioni  (i),  (a),  (3),  (4),  (5).  Ri- 
prendo perciò  l'equazione  (5) 


rf)  esprime  la  forza  totale  colla  quale  si  sbanda  la  massa  flui- 
da la  quale  è  propriamente  la  forza  del  fluido  nella  sezione 
dello  sbocco;  ora  allorché  il  fluido  sorte  nell'atmosfera,  que- 
sta nella  sezione  dello  sbocco  premendo  tutto  allo  intorno 
della  colonna  fluida  produce  su  di  essa  una  forza  ritardatrice 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotti  .  35 

eguale  al  peso  dell'atmosfera  (  proveremo  nel  seguito  più  par- 
ticolarmente quanto  si  asserisce  )  onde  dalla  forza  totale  ela- 
stica che  dà  movimento  all'aria  compressa  nel  cannello  espres- 
sa da  ga2.  i  io35  .h.  A,  converrà  sottrarre  questa  ritardatrioe 
equivalente  a  ga*  .  i  io35  .  h ,  ed  allora  avremo  il  valore  della 
forza  (p,  che  messo  nell'equazione  antecedente  ci  darà 

(17)  «2AHi^ -  j=g.«a.iio35.A(A  —  1) 

a  questa  aggiungasi  quella  segnata  (8)  ritrovata  al  N.°  9  che 
esprime  la  densità 

.  ma*ll—  a'fAv^t 

aH 

o  la  sua  differenziale 

Av 


l     > 


per  eliminare  la  t  fra  queste  due  equazioni,  osservo  che  nel- 
la prima  la  differenziale  [ — —  I  può  cangiarsi  in  questa  (-r— ) 

I  — I,  ed  essendo  I- — 1=: potrò  sostituire  per  I— —  I, 

Av    (  &v  \  .  ,.,  .  •  i    . 

7~lTT/'  e  Per  fIuesta  sostituzione  quell  equazione  ridot- 
ta diverrà 

Av  l^—\  —  Av*  =g  .  32070  .  h  (  1  —  A  ) 
la  quale  ha  per  integrale 

~  =ag .  22070  .  h  \ *—  ■+■  —  }  -4-  C 

.A'  b  '  l        3A3         2A1  { 

ora  rifletto ,  che  quando  v  =  o  si  ha   A  =  m  dunque  dovrà, 
essere 

C  =  2£  .  22070  .  h  \  — ^-  — > 

6  '  \  3m3  m'  ) 

e  quindi  otterremo  la  seguente  equazione 

/      \       a  _     ng .  02070  .  fi  (  (  2— 3»i  )  A3  -+-  3ni3  A  —  sto3  ) 
^9'    °    '  6^*  |  A  | 


36  Del  movimento  ni  un  Fluido  Elastico  ec. 

la  quale  ci  farà  conoscere  in  ogni  istante  la  velocità,  quan- 
do si  conoscerà  |>er  ogni  istante  il  valore  di  A  . 

N.°  12.  Corol.  I.  Se  poniamo  questo  valore  di  v*  iteli' 
equazione  (17)  avremo  questa 

nella  quale  fatto  /-—l  =0,   avremo   la   densità  allorché    la 

velocità  è  massima  data  dall'equazione 
(  2  —  Sm  )  A3  -t-  m?  =  o 
che  sarà 

(ai)  *=-r= 

\/'im  —  a 

e  questo  valore  di  A  posto  nell'equazione  (19)  ci  farà  cono- 
scere la  velocità  massima ,  che  sarà 

/         \         a  «£.11035/*     (  *yS ) 

(22)   t)a  =  -5 )  m  _  y/àm  _  a  I  . 

N.  i3.  Cor.ol.  II.  Per  conoscere  la  relazione  tra  la  den- 
sità, ed  il  tempo  moltiplico  un  membro,  e  l'altro  dell'equa- 
zione (19)  per  A2,  ed  ho 

A>v>  =  *g-*»°7°&  j  /  a  _  3m  )  A4  _h  3w3Aa  -  2m3A  | 

ora  essendo  /(A_)  =  —  At>  sarà  anche 
V  8»*  / 

faccio  in  questa  A  r= ,  si  troverà 

1  -t-mz" 

ossia  permutando  la  differenziale,  estraendo  la  radice,  ed  in- 


tegrando 


i  = 


l/2,.aao7o.,/l/3p-i^3(^)^: 


Del  Sic  Fabrizio  Mo»?otti  .  ?jh 

in  quest'equazione  l'integrale  del  secondo  membro  si  può 
ridurre  alla  forma  della  prima  delle  trascendenti,  cbe  il  Sig. 
Legendre  ha  così  bene  considerate  in  questi  ultimi  tempi,  e 
che  ha  chiamate  trascendenti  ellitiche  . 

Per  ridurre  quest'integrale  alla  forma  della  prima  delle 
trascendenti  nominate  osservo,  che  la  quantità 

\     ma    /  \    ara     / 

risulta  dal  prodotto  dei  due  fattori 

iS(m_2).)./à(^)Vli(6m"^5)        ^  )  i  _2        -3(m-a)-t-t/3i,w-a)'-H8(6ro-5) 

\  "  4m  i  l  4™ 

dunque  facendo  per  semplicità  di  calcolo 

3  (  m  —  a)-t-|/3(m  —  a  )"  -t-  8  (  Gm  —  5  ) a 

4"i 

—  3(m  —  2)-i-l/3(m — a)'  +  8(6w — 5) a 

-  ^r 

m 

e  supponendo  za-4-^a  =  x2,  e  ^2 h- t-2  =^2 ,  ne  verrà  l'equa- 
zione 

^_       i\/Tz        f  %x 


22070  hj     | 


facciasi  p  ~?-  =  ca,  ed  x3  = ? risulterà 

,pa  I—  e1  sin.1/; 

/  _     /t/TI      /•       <M 

ed  ecco  così  ridotta  la  quantità  integrale  alla  forma  della  pri- 
ma delle  trascendenti  ellitiche  considerate  da  Legendre^  e  che 
esso  bramerebbe  di  chiamare  Nome  . 

Si  osservi  che  in  quest'integrale  al  principio  del  moto, 

quando  £  =  o  si  ha  A  =  m,  per  cui  essendo  A  = sarà 

1  -t-  mza 

za  =  o,  ed  x2  =  (jQ-,  e  perciò  sin.2<j5  =  o,  onde  l'integrale  do- 
vrà cominciare  da  <fi  =  o,  come  Legendre  suppone:  questa  è 
la  ragione  per  cui  si  è  fatto  za -f- <72  =  £2  col  quale  artificio 
si  semplifica   il  calcolo  . 

Per  avere  il  valore  di  quella  trascendente  esporrò  l'eie- 


38  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

gannissimo  metodo  proposto  dal  lodato  Geometra  la  dimostra- 
zione del  quale  ha  data  nel  libro  intitolato  Exerclces  de  cal- 
cili integrai . 

l.mo  Caso.  Sia  /w<a,  di  modo  che  la  quantità 

p*  2        2Vi(m  —  2.f-*-8(6m  —  S) 

riesca  minore  di  ^ ,  sì  cercherà  l'angolo  (i  che  ha   per   seno 

e  allora  si  avrà  sin.(i  =  c,  supposto  cos.^/  =  />  si  calcolerà 

i  —  b 
c°  =  — •£-  =  tanghi  ^ 

e  poi  si  farà  c°  =  sin.^°,  ed  operando  similmente  si  otterrà 
c00=-^  =  tan2.a!'/x°=sin.i!i00,  c000=^^  =  tang.a*  #°°  ec. 

sino  che  si  arriverà  ad  un  valore  di  e  trascurabile  . 

Indi   si   calcoleranno   gli  angoli  (p° ,  <^°0  ,  <^000  ec.  colle 
forinole 

(  tang.  (  (^°  —  (p)  =  b  tang.  <j5 
(a3)  |   tang.  (<^0°— 930)  =  è°tang.^0 
(   tang.  (<J5000—  ^°°)  =  £ootang.000 


«00 


e  preso  nella  serie  degli  angoli  (p ,  — ,  — — ,  - —  ec.  l'ultimo 

corrispondente  al  valore  di  e  trascurabile,  ed  indicato  quest' 
angolo  limite  con  $  si  avrà 

...  _.         ,.         -      a|/c°        z,\/~-        a|/~ 

(a4)  *=F(c,^)=$.-—  .— — .  ec. 

a,.a°  Caso.  Se  poi  sarà  m>a  perchè  riesca  ca>g,  si  fa- 
rà &  =  sin./l  c  =  cos.A,  indi  si  cercherà  il  valore  di  U  colla 
formola 

£*=  —  =  tang  .a  4  A 

I-t-C 

si  supporrà  in  seguito  &'  =  sin.A',  c'  =  cos./T,  e  così  via  via, 
e  si  avrà 

—  =tang.a^'  =  sin.r,  b'"  =  ^ 

I+C  1-4- C 

e  poi  si  calcoleranno  gli  angoli,  o  le  amplitudini  <p'  <p"  <p'"  ec. 


b"  =  ~  =tang.ai^'  =  sin.r,  &'"  =  i=^.—  tanghi  A"  ec. 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti.  89 

colle  forinole 

sin .  (  %fp'  —  <p  )  =  e  sin .  (p 

sm.(2(p"  —  (p')  =  csm.<p' 

sm.(2<p'"—<p")  =  c"sm.<p" 
ed  indicata  con  <I>  l'ultima  di  queste   amplitudini   corrispon- 
dente ad  un  valore  b^  piccolo ,  si  avrà 

(aS)  t  =  F{c,(p)—:ìl/c'-c"-c'"-ec-  log.  tang.( 45° -+-£$) 

in  questo  modo  le  due  equazioni  (2,4),  (aS)  ci  daranno  il  tem- 
po corrispondente  a  qualunque  grado  di  densità  per  cui  passa 
il  fluido  nel  farsi  l'espulsione,  qualunque  sia  il  valore  di  m. 
N.°  i4-  ConoL.  III.  Facciamo  nell'equazione  (19)  v  =  o 
risolvendo  quest'equazione  troveremo  che  essa  risulta  dai  due 
fattori 

A  —  m  =  o 

Aa  -t-  mA  h-  -^—  —  o 

a-=-3ra 

il  primo  dei  quali  dà  A  =  m,  cioè  che  la  velocità  è  zero  quan- 
do la  densità  è  m9  ossia  al  principio  del  moto,  il  secondo  dà 

e  questo  sarà  il  valore  della  densità  in  un  altro  istante  in 
cui  la  velocità  è  zero ,  ossia  alla  fine  del  moto  . 

N.°  i5.  Corol.IV.  Se  questo  valore  di  A  ripongasi  nelF 

equazione   A  = ,  troverassi 

Z2,  _  3  (m—  a)  -4-  \/i(  m  —  a  )*  ■+■  8  (  6ro  —  5  ) 

e  questo  valore  di  sa  è  quella  quantità  che  noi  abbiamo  in- 
dicata con  ra  e  quindi  sarà  za  =  ra,  ed  essendo  s3-H^a  =  .ra, 
sarà  .ra  =  ra  ■+■  tf  —p*  onde  si  troverà  sin.a<^=i,  e  quindi 

^=  —  =  90°.  Se  facciamo  perciò  <^  =  —  nelle  equazioni  (a3) 
gli  angoli  <p,  \  <pa,  ±<p™  ec.  saranno  costantemente  eguali  a  — 
onde  il  tempo  totale  dell'espulsione  sarà  dato  da 


a 


4o  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

al/c°        al/c33        s.\Z~" 


(a7)É'==F'(c)  =  i 

nel  secondo  caso  quando  w>2,  converrà  eseguire  il  calcolo 
degli  angoli  <p'  <p"  <p'"  ec.  come  fu  detto,  oppure  si  potrà  ave- 
re il  tempo  totale  dell'espulsione  dalla  equazione 

.       .      ,         _.,  ,  3,Vc'.c".c'"kc.    i     .  4 

(a8)  t'  =  F  (e)  = log.  — —  . 

y      '  v  '  e  a(i       °      IV- 

Per  alcuni  casi  si  vedano  i  N.'  82,  83,  84  dell'opera  citata. 
Passiamo  a  cercare  il  valore  della  pressione  . 

Problema    IV. 

N.°  16.  ,,  Il  fluido  nel  sortire  in  virtù  della  sua  forza 
„  elastica  dal  cannello  AABB  sbandandosi  nell'atmosfera  eser- 
„  citerà  anche  una  pressione  sulle  interne  pareti  del  cannel- 
,,  lo,  si  dimanda  il  valore  di  questa  pressione  in  ciascun  pun- 
„  to  ,  ed  in  ciascun  istante  .  ,, 

A  tale  effetto  riprendo  l'equazione  (3) 

|— .1  il  suo  valore  z  j^^ 

l' integrale  della  quale  abbiamo  veduto  essere 


èP 


G 


per  determinare  la  costante  osservo  che  fatto  z  =  l,p  divie- 
ne l'altezza  della  colonna  fluida,  che  produce  la  pressione 
allo  sbocco  la  quale  altro  non  essendo  che  quella  dell'atmo- 
sfera che  corrisponde  ad  un'altezza  di    lio35.A  si  avrà 

n  l*  a  i  'S*/     T  j  oC    , 

C  = Ai  — ì  -+-  g  .  11  o3.) .  li 


Del  Sig.  Fabrizio  Mossotti.  41 

e  l'equazione  superiore  si  trasformerà  nella  seguente 

o=A^    \WJ    T+g,  rio35,^ 
?     a     )  r        *       ) 
la  quale  ci  farà  conoscere  la  pressione  in  ogni  punto  per  mez- 
zo della  velocità,   e  della   densità   che   abbiamo   insegnato   a 
determinare  in  ogni  istante  ;  se  poniamo  in  questa  il  valore 

di  — ricavato  dall'equazione  (17)  avremo  la  pressione 

data  per  la  sola  densità  dall'equazione 

(a9)  gP  =  \  l  —  ~  jg.no35.À(A— i)-t-g.no35./i 

e  questa  darà  il  valore  della  pressione  per  una  sezione  qua- 
lunque; se  in  essa  facciamo  z  =  o  diverrà  la  pressione  sul  fon- 
do del  cilindro 

(3o)  gp  =  g  .  1  io35  .  h  .  A 
dal  che  si  vede  che  l'altezza  della  colonna  fluida  che  misu- 
ra  la   pressione  sul  fondo  è  eguale  a  quella  che  misura  l'ela- 
terio del  fluido,   quale  si  è  ritrovata   anche   nel   caso   che   il 
fluido  uscisse  nel  vuoto  . 

N.°  17.  Scolio.  Riprendasi  il  valore  della  densità  del  fluii 
do  alla  fine  del  movimento  dato  dall'equazione  (27) 

A  =  i5_i-H|/n-_L_| 

per  poco  che  si  rifletta  su  questo  valore  si  conoscerà  che  per 
qualunque  valore  di  m>i  deve  essere  A<i  ,  infatti  suppo- 
sto A=i   si  ha  appunto 

perchè  fatto  il  quadrato,  e  le  riduzioni  risulta 


a  a    y  om  —  a 


I  > 


2TO 


àm-+-  m%  —  i 

come  lo  è  realmente  per  tutti  i  valori  di  m  maggiori  dell* 
unità  . 

Ciò  ci  fa  conoscere  che  il  fluido  nel  sortire  nell'atmo- 
sfera seguita  a  farlo  sino   che  arriva  ad  una    densità  minore 

Tom.  XVII.  6 


4-a  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

di  quella;  e  questo  è  facile  il  comprenderlo  anche  col  razio- 
cinio considerando,  che  quando  la  densità  del  fluido,  e  quin- 
di la  sua  elasticità  è  eguale  a  quella  dell'atmosfera,  essendo 
esso  dotato  di  una  velocità,  questa  dovrà  impiegare  un  dato 
tempo  nelT  estinguerla,  nella  durata  del  quale  il  fluido  si  ren- 
derà minore  in  densità  .  Ma  dopo  che  la  velocità  del  fluido 
verrà  annientata  non  essendo  fornito  di  un  elaterio  sufficen- 
te  ad  ostare  alla  pressione  dell'aria  esterna,  perchè  ha  una 
densità  minore,  questa  a  guisa  di  uno  stantuffo  comprimerà 
l'aria  contenuta  nel  cannello,  e  l'obbligherà  a  condensarsi. 
Vediamo  quindi,  quali  sieno  la  natura,  e  le  circostanze  del 
moto  di  questa  condensazione  . 

Problema    V. 

N.°  18.  ,,  Essendo  alla  fine  della  sua  espulsione  il  fluì— 
„  do  rimasto  nel  cannello  meno  denso  dell'atmosfera  nella 
„  quale  esce,  non  potrà  più  colla  sua  forza  elastica  equili- 
„  brare  la  pressione  di  quella,  quindi  verrà  in  seguito  dalla 
,,  medesima  costipato;  si  dimanda  la  relazione  tra  gli  elemen- 
,,  ti  del   moto  di   questa  costipazione  ?   „ 

Per  poco  che  sì  rifletta  sul  metodo  col  quale  abbiamo 
dedotto  le  equazioni  (i),  (2.) ,  (3)  si  conoscerà  che  esse  sono 
valevoli  anche  per  questo  Problema .  Conservate  adunque  que- 
ste equazioni ,  e  le  denominazioni  dei  numeri  antecedenti , 
chiamo  di  più  x  la  distanza  dal  fondo  del  cannello  alla  fine 
di  un  tempo  qualunque  della  superficie  più  esteriore  del  flui- 
do che  è  compressa  dall'atmosfera:  essendo  le  velocità  nelle 
diverse  sezioni,  o  falde,  come  abbiamo  esposto  al  N.°  4?  m 
ragione  delle  distanze  loro  dal  fondo,  sarà  la  velocità  di  una 

falda  qualunque  alla  distanza  z  espressa  da  I— — )=  —  ( ). 

In  questo  Problema  x  rappresenta  la  distanza  dell'ultima  fal- 
da, o  della  superficie  del  fluido  in  contatto  coli' atmosfera  la 
quale  passa  continuamente  per  diverse  sezioni,  quindi  diver- 


Del  Sic.  F\biuzio  Mossottl  4^ 

samente  da  ciò  che  al  N.°  8  abbiamo  osservato  della  7,  la 
quale  era  sempre  la  distanza  della  sezione  dello  sbocco  dal 
fondo  ,  o  la  lunghezza  del  cannello  che  rimaneva  costante 
col  tempo,  x  sarà  variabile,  e  perciò  in  questo  caso  tutte  le 
quantità  della  sovrascritta  equazione  saranno  variabili  col  tem- 
po,  e  differenziando  si   avrà 

ma  x[—  I  è  eguale  a  z  l-^—) ,  sostituendo  si  troverà  che 
quest'equazione  si   riduce  alla  seguente 

sostituisco  questo  valore  della  differenziale  (-— )  neh'  equa- 
zione segnata  (j)  sarà 

integrando  relativamente  alla  z,  e  completando  in  modo  che 
(p  sia  zero  quando  z  =  o ,  si  avrà 

faccio  ora  z  =  x  ,  sarà 

e  <p  rappresenterà  la  forza  totale,  che  in  direzione  opposta 
al  crescere  della  x  comprime  il  fluido,  e  siccome  questa  for- 
za non  è  altro,  che  il  peso  dell'atmosfera  esteso  su  di  una 
superficie  =a%  diminuito  del  peso  di  una  colonna  fluida  at- 
ta ad  equilibrare  la  forza  elastica  del  fluido  compresso  alla 
superficie,  sarà  —  tp  =  a!l  .g  .  i  io35  ,h(  i  —  A),  e  sostituendo 
otterremo  l'equazione 

(34)  a>A±(0)  =  a*g.iic35.h.(A-i) 

ora  essendo  m  la  densità  alla  fine  dell'espulsione,  o  al  prin- 


44  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

cipio  di  questo  movimento,  ed  essendo  costante  la  quantità 
di  fluido  compresso  si  ha  l' equazione 

(35)  aaAx  =  a*ml 
dalla  quale  si  deduce 


(36)  A  =  -2L 

X 

sostituendo  questo  valore  di  A  nell'equazione  (34)  avremo 


ossia 


permuto  la  differenziale ,  sarà 

integrando  si  troverà 

ì^ty  =  S  •  a207°  •  h  |  ^g.  a>—  -^-i -4-G 
ossia  permutando  di  nuovo  la  variabile  nella  differenziale 

(39)(^)a=ag-aa07°-/i{Iog-a;-^r}^G 

ora  al  principio  del  movimento  quando  la  velocità  |-^-J  =  o, 
si  ha  x  —  l,  dunque  sarà 

C  =  ag  .  22070A I log.  I  1 

sostituendo  questo  valore  della  costante  nella  (39)  avremo 

e  quest'equazione  ci  farà  conoscere  la  velocità  corrisponden- 
te ai  diversi  luoghi,  ne' quali  troverassi  l'ultima  falda  del 
fluido  sulla  quale  agisce  col  proprio  peso  l'atmosfera. 

N.°  19.  Corol.  I.  Invece  della  x  poniamo  in  quest'equa- 


zione (40)  il  suo  valore  dato  per  A  che  è  x=  —  si  avrà 


Del  Sic.  Faerizio  Mossotti  .  4-5 

e  questa  ci  darà  la  relazione  tra  la  velocità ,  e  la  densità  . 
Se  nell'equazione  (3/j.)  facciamo  A=r,  la  differenziale  I — —  I 

diviene   =  o ,   dunque   essendo   la   velocità  (— — )  in  principio 

del  moto  per  sua  natura  crescente .,  questo  valore  di  A  che 
annulla  la  sua  differenziale  corrisponderà  al  massimo  della 
velocità,  la  quale  sarà  perciò  data  da  quest'equazione  (41) 
ponendo  in  essa  A— 1,  ossia  sarà  data  dall'equazione 

(42)  (fr)"  = a*  •  **°7Ch  li-1- log-  i } 

N.°  ao.  Corol.  II.  Ritorno  all'equazione  (40) 
{ 1    =  2.2,  .  22070/2  ì H  log.  —  )  : 

affine  di  conoscere  per  mezzo  di  questa  il  valore  del  tempo, 
che  il  fluido  impiega  a  restringersi   entro   una  data   sezione  : 

convien  integrarla;  perciò  suppongo  —  =  1  — /2  sarà  l —  x 
=  /y3,  e  l-r^-l  =  —  2,//  I— —  J,  fatte  queste  sostituzioni  otter- 


remo 


4^/2  (jrf= h  -22°7°  •  *{£■+■  log-  (  1— ri) 

permutando  la  differenziale,   ed   estraendo   la  radice,   quest' 
equazione  si  trasformerà  nella  seguente 

/jbiV=      *l 1 

ora  osservando  che 

log.  1—  y»  =  _-ly -t-L-t-L-i-ec.  I 

avremo  sostituendo 

2.1  (  1  ih 


(£)  = 


ì/*g.*u>7o.h      ji.  ,  )  _|^_  }y4-  ec. 


40  DtiL  MOVIMENTO  DI  UN  FLUIDO  ELASTICO  eC. 

sviluppando  in   serie  il   secondo  membro,  facendo  per  sempli- 
cità di  calcolo  |/ag . 251070  . h  =  n ,  sarà 


laccio 

A 


sarà 

/ll\  __  a  -+-  B/a  ■+■  C/4  -+-  ec. 

quindi  integrando  avremo 

(43)  £  =  A/-HìBy3-KC/5-Hec. 
senza  costante  poiché  fatto  t  =  o  ,  si  ha  a;  ==  l ,  ed  /  =  o  ; 
potremo  quindi  per  mezzo  di  questa  seri?  facilissima  a  pro- 
seguirsi determinare  approssimatamente  il  tempo  dato  il  luo- 
go, o  la  distanza  dal  fondo  del  cilindro  alla  quale  trovasi  la 
falda  più  esteriore  alla  fine  dello  stesso  tempo  . 

Se  indichiamo  con  k  la  distanza  dal  fondo  del  cilindro 
alla  quale  Noverassi  la  falda  più  esterna  del  fluido  alla  hne 
del  movimento,  distanza  che  or  ora  insegneremo  a  determi- 
nare, e  facciamo  l  -  X  =  lp ,  avremo  il  tempo  totale  della 
condensazione  dato  dalla  serie 

(44)  £  =  A^-l-ìBfi3-H<V-t-ec. 

N.°  ai.  Corol.  III.  Nell'equazione  (41)  del  Corol.  I. 

faccio   (llUo,  il  secondo  membro  eguagliato  a  zero  ,  e  n- 

V  %,*  ì  ,         .    ,    j    .    r.     ■ 

soluto  relativamente  a  A  ci  farà  conoscere  la  densità  del  flui- 
do rinchiuso  allorché  l'atmosfera  ha  terminato  di  comprimer- 
lo, e  questo  valore  sarà  dato  dall'equazione 


Del  Sic.  FiBRizro  Mossotti  .  47 

'    m  A  °     m 

e  passando  dai  logaritmi  ai  numeri 


(45)  -L  —  L  —  log.  L  .  _  loff.  ■ 

m  A 


A 
e 


che  si  risolve  nella  proporzione 


*_  .    -m    .   .     i     .      i 

•    c  •    •    "7"    •    c 

m  A 


per  mezzo  della  quale  sarà  facilissimo  a  costruire  il  valore 
di  A:  poiché  descritta  una  logaritmica  (fig-  V)  col  parame- 
tro, o  modulo  =  i,  presa  un'ascissa  AP  =  — ,  ed  innalzata 

m 
l'ordinata  PM,  e  condotta  dal  centro  A  ,  o  origine  delle  coor- 
dinate al  punto  M  la  retta  AM,  dal  punto  N  ove  questa  ret- 
ta sega  la  curva  abbassata  NQ  ,  sarà  AQ  =  —  .  Per  mezzo  di 

questa  si  avrà  poi  la  distanza  A  alla  quale  troverassi  l'ulti- 
ma falda  dal  fondo  alla  fine  del  moto,  poiché  nell'equazio- 
ne x=  —  avremo  A  =  AQ  .  m  .  I . 

N.°  2a.  Scolio.  Intanto  noi  dimostreremo  che  questo  va- 
lore di  A  deve  essere  maggiore  dell'unità;  infatti  nell'equa- 
zione 

il  valore  di  ( 1  ,  abbiamo  veduto  che  diviene   massimo  e 

V  U  I 

positivo  fatto  A  =  i  :  ora  noi  possiamo  prendere  per  A  un 
numero  tanto  grande   da  rendere  il  logaritmo   della  frazione 

—  che  sarà  negativo  maggiore  della  somma  di  tutti  gli  altri 

termini ,  e  perciò  fare  che  il  valore  di  l-^-i  passi  ad  essere 
negativo;  vi  sarà  adunque  come  è  noto  fra  1'  unità,  e  quest'ai- 


43  Df.l  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

tro  limite  un  numero  per  A  tale  che  renderà  il  secondo  mem- 
bro =  o,  e  perciò  l-r— )    =o,  e  I  — -1  =  0,  e  questo  sarà  il 

valore  della  densità  alla  fine  del  movimento   cagionato   dalla 
compressione  dell' atmosfera  . 

Quando  adunque  la  densità  del  fluido  giungerà  ad  avere 
questo  valore,  la  velocità  del  medesimo  sarà  zero,  e  l'atmo- 
sfera non  gli  premerà  sopra  più  che  eoi  suo  peso,  quindi  es- 
so dotato  di  una  maggiore  densità  di  quella,  ed  avente  in 
conseguenza  una  forza  elastica  anche  maggiore  ,  di  nuovo  si 
dilaterà,  e  respingerà  l'atmosfera.  Le  considerazioni  sul  mo- 
to di  questa  dilatazione  formano  il  soggetto  del  seguente 
Problema  . 

Problema    VI.0 

N.°  20.  ,,  Il  fluido  rimasto  nel  cannello  dopo  la  prima 
,,  espulsione  essendo  stato  in  seguito  dall'atmosfera  troppo 
„  costipato,  per  cui  ha  acquistato  una  densità  ed  un  elate- 
„  rio  maggiore  di  quella  ,  di  nuovo  tornerà  a  dilatarsi  .  Si 
„  dimanda  la  relazione  tra  gii  elementi  del  moto  di  questa 
„  dilatazione  ?   ,, 

Ritenute  le  stesse  denominazioni  anteriori,  ritroveremo 
colle  stesse  considerazioni  del  N.°  io"  fatte  nel  caso  della  com- 

pressione  antecedente,  che  aaA  —  I- — -)  sarà  la  forza  motrice 

v  *  w/ 

totale  che  sollecita  il  fluido  nel  cilindro;  ma  di  più  essendo 
occupata  dall'atmosfera  la  parte  rimanente  del  cilindro  abban- 
donata dal  fluido  nel  condensarsi,  dovrà  la  forza  elastica  del 
medesimo  comunicare  anche  alla  intiera  colonna  d'aria  che 
la  riempirà  una  velocità  comune,  ed  eguale  a  quella  dell'ul- 
tima sua  falda  ad  essa  contigua,  ossia  una  velocità  =  I — -I, 
la  forza  acceleratrice  quindi  che  animerà  questa  colonna  sa- 
à(^— ls  e  moltiplicando  questa  per  la  massa  della  medesi- 
ma 


ra 


Del  Sic   Fabrizio  Mossotti  .  4') 

ma  che  essendo  di  una  densità  =  i  verrà  espressa  da  a^(l — x), 
otterremo   la  forza   motrice,  che   ne  accelera  il   movimento, 

data  da  a?[l  —  x)\ — -),  e  la  somma  delle  due  forze  motrici 

di  quella  cioè  che  anima  il  fluido  che  si  dilata  ,  e  di  quella 
che  agisce  sulla  colonna  atmosferica  che  viene  espulsa,  dovrà 
eguagliare  la  forza  elastica  del  fluido,  o  il  peso  di  una  colon- 
na del  medesimo  la  cui  altezza  possa  equilibrarla,  ed  avente 
per  base  a*,  diminuito  del  peso  che  l'atmosfera  farebbe  sul- 
la detta  base,  ossia  dovrà  eguagliare  la  forza  aa.g.uo35./?(A-i); 
si  avrà  perciò  l' equazione 

aaA-r(|^)-+-aa^-a;K^')==^-g-IIo35^(A"'l) 

ossia 

(46)  |^--+-/_x|(^)  =  g.iio35^.(A_i) 

ora  la  massa  del  fluido  essendo  costante ,  indicata  con  m  la 
densità  del  medesimo  al  principio  del  moto  N.°  ai,  e  con  X 
la  distanza  dal  fondo  del  cilindro  a  cui  troverassi  in  quest'i- 
stante la  falda  più  esteriore  sarà 

(47)  ma*  A  =  Aa*x 
ossia 

A=~ 

X 

sostituendo  per  A  questa  quantità,  la  nostra  equazione  si  ri- 
durrà alla  seguente 

dalla  quale  fatto  per  semplicità  di  calcolo  — h  /  =  «fi    de- 

durremo 

(^)=g.llo35.h\-^ L-J 

VSM*/  (x(i-X)      i-x  ) 

faccio 

772/1  A  B 

X(lj/  —  x)  X  ■ty—x 

Tom.  XVII.  7 


5o  Dsl  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

si  troverà  riducendo  allo  stesso  denominatore  le  due  frazioni, 
ed  eguagliando  a  zero  i  coeffieenti  delle  potenze  omologhe 
della  .v  p  che  dovrà  essere 

onde  la  nostra  equazione  potremo  trasformarla  in  questa 

(A*.r  \                         Dr<      j   (   mX         i            mi             i                       i         1 
£L_l  =  g  .iio35.k\ — .  — -i } 

moltiplico  un  membro,  e  l'altro  peri — I,  ed  integro  sarà 

(|-)3=3g.Iio35./?j^Ìlog.^(i-^i)log.(^-^)J^G 
per  determinare  la  costante  osservo  che  al  principio  del  mo- 
to allorché  la  velocità  I— — )  è  zero,  si  ha  x  —  A  dunque 

C  =  ag  .  i  io35A  )—  log. X -hi  r —  I  \og.(ip  —  A)  > 

quindi  l'integrale  particolare  sarà  dato  dall'equazione 

mX  mX  mX  mX 

(49)  (£)  =■*■ i  icsbA  ]°s-x *  (^rT-iog^ '  m  *  | 

per  mezzo  della  quale  si  conoscerà  la  relazione  tra  la  velo- 
cità, e  la  distanza  dal  fondo  del  cilindro,  o  luogo  ove  tro- 
vasi l'ultima  falda  in   contatto  dell'atmosfera. 

N.°  2-4-  Corol.  I.  Poniamo  in  questa  in  luogo  di  x  il  suo 
valore  dato  dall'equazione  (47)  si  avrà 

mX  mX  mX  mX 


~  V' 


(So)  (k.)W«io3S.A|tog.^*(^)      '-log.** «Hi) 

dalla  quale  si  ha  la  relazione  tra  la  velocità,  e  la  densità  in 
un  tempo  qualunque.  Nell'equazione  (46)  fatto  A=  1  dive- 
nendo eguale  a  zero  il  secondo  membro,  converrà  che  l-r-7) 
sia  zero,  la  differenziale  adunque  della  velocità  I — -1  è  an- 
nullata da  A  =  1  ,  quindi  essendo   la  velocità  crescente   in 


Del  Sic.  Fabiuzio  Mossotti  .  Si 

principio  del  moto,  A=i   sarà  il  valore  della  densità  quan- 
do la  velocità  è  massima,  e  questa  sarà  data  dall'equazione 

niX  mX  mX  mX 

(Si)  (^f-Y=  2g. 11  o35. h\ log. mÀf(ip-mÀ)        — log./L    (^/-A)     *j 

N.°  2,5.  Corol.  II.  Resta  ora  a  conoscersi  la  relazione  tra 
il  tempo,  che  l'ultima  falda  impiega  a  giungere  ad  una  da- 
ta sezione,  e  la  distanza  di  questa  sezione  stessa  dal  fondo; 
perciò  conviene  integrare  l'equazione  (49)5  e  per  semplifica- 

re  i  calcoli  comincio  a  supporre  ig  .  1  io35  .  A  =  jra, =  a, 

mX  n  ,  .     j- 

1  — =p,  sarà  quindi 

(M.  Y=  ^  j  a  1  og .  x-hp  1  og  .(tfj  —  x)  —  a  log .  A— 0  log .  (<//— X)  j 

faccio  in  questa-  x  ==  A H-jr3 ,  sarà  l -^-M  =  2/ 1 — — I,    e   sosti- 
tuendo avremo 

A.Y"  (  |f  Y=x*  j  a  log  .(Z-hy>)-±-p  log  ;(fA-/H  log  .^— 0  log  .((//-^) 
ossia 

ora  essendo 

log./i-t-^^-i^+i^-ec. 

sostituendo  queste  serie,  e  dividendo  per  4/a  otterremo 

(17)  =t|(t-^)-"  (f*^)^^^-^)^-^- 

nella  quale  equazione  permutando  la  variabile   nella  differen 
ziale,  estraendo  la  radice,  e  rovesciando  dedurrassi 

sviluppando  in  serie  il  secondo  membro  risulterà 


j-Jj  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

a     \  A        -^-A/      f.a'V*"       ("H'W  ) 

e  rappresentando  con  A,  B,  G  i  coefficienti  delle  diverse  po- 
tenze di  /a ,  sarà 

fi  \  A<         y  —  A  / 

b_i  i/f.     _L_\~7i       g    \   t.t±       g    V-» 

~~  2  '2  \A  ~  "    i],  —  x)       VA1         (^-A)1/  *    »  \  A  ""    i//-A  / 

q_(   i ,/*  _  M~7« g  LjJ  _»/«  _  *  Y"*/«  ,    *  Va/a  - 

per  cui  più  semplicemente  scriveremo 

(^-)  =  A  -+-  B/a  -i-  Cy*-f-  ec. 

integrando  quest'  equazione  si  ha 

(5a)  £  =  Ay  ■+■  i  B/3  -+-  £  C/5  -+•  ec . 
senza  costante  perchè  essendo  y%-=.x  —  À  si  ha  x  =  À,  ossia 
_y  =  o ,  quando  £  =  o  ,   e   per  mezzo  di  questa  serie ,   che  si 
può  protrarre  a  volontà,  conosceremo  il  tempo  che  la  prima 
falda   impiega  a  giungere  ad  una  data  sezione  . 

Se  indichiamo  con  X  la  distanza  dal  fondo  del  cilindro 
alla  quale  arriverà  la  prima  falda  fluida  alla  fine  del  moto, 
e  facciamo  (_i*  =  A,'  —  A,  avremo  il  tempo  totale  della  dilata- 
zione espresso  dalla  serie 

(53)  *  =  Af«-H£B{i3-HCft5-+-ec. 
N.°  26.  Corol.  IH.   Per  conoscere  A ,  e  À   alla  fine  del 
moto  riprendo  l' equazione  notata  (5o) 

mX  mX  mX  mX 

(M)=  =  2g.„o35./,j  iog.^-^p-log.A  W_*  j 

fatto  in  questa 

mX  mX  mX  mX 

log.^^-^p'-log.^^-^)1    *  =0 


saia 


Del  Sig.  Fabrizio  Mossottl  53 

(-2^-1=0,  ed  il  valore  che  ricaveremo  per  A  esprime- 


rà la  densità  allorché   la  velocità  è  estinta,  ossia  alla  fine  del 

mX 

movimento;  facendo  per  ahhreviare  — —~-^sa,  e  togliendo  i 

T 

logaritmi  questo  valore  sarà  dunque  dato  dall'equazione 

(54)  t(^-t)  ^(tf-A) 

e  se  per  mezzo  di  questa  determiniamo  il  valore  della  den- 
sità A,  tosto  potremo  conoscere  anche  quello  della  x  ossia 
della  distanza  dell'ultima  falda  più  esterna  del  cilindro  indi- 
cata  con    X,   poiché    abbiamo   dall'equazione   (47)  x  = ; 

oppure  viceversa  si  potrà  mettere  per nella    suddetta    e- 

quazione  la  quantità  x  =  X ,  e  determinare  per  mezzo  della 
seguente 

(55)  X  {ip—X)a  =  A{ip  —  A)a 

il  valore   di   X ,   e   poi    coli'  equazione    A  =  — -  determinare 

quello  della  densità  alla  fine  del  movimento  . 

N.°  27.  Scolio  I.  Diamo  all'equazione  (5o)  la  forma 

mX  mX 

(mX  *  /         mX\          T 
^-Y=2g.rio35.Alog.^    y~> - 
&t  f             b                                  °           mX                _mX 

ih  ih 

X     (ip—X) 
per  mezzo  della  medesima  facilmente  dimostreremo  che  il  va- 
lore di  A  che  corrisponde  alla  densità  alla   fine    del    moto  è 
minore  dell'unità.  Perciò  comincio  a  riflettere  che  gli  espo- 

.      mX  j  mX  -,  ..... 

nenti — -,  ed   1 ,   sono    amendue  positivi;   il  primo  lo 

Vi])  *  l 

è  evidentemente  siccome  tutto  composto  di  quantità  positive, 
il  secondo  lo  si  potrà  dimostrare  osservando,  che  a?mA  rap- 
presenta la  massa  fluida  al  principio  della  dilatazione  la  qua- 


54  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

le  deve  essere  la  medesima  di  quando  il  fluido  cominciò  ad 
essere  compresso  dopo  la  prima  espulsione;  ma  la  massa  flui- 
da in  quel  tempo  era  minore  di  ari ,  perchè  la  densità  fu 
dimostrata  al  N.°  17  minore  dell'unità,  sarà  perciò  a2mA<.aal, 


mX 


ossia  7?zA<l,  e  quindi  — —  sarà  una  frazione;  a  maggior  ra- 
gione adunque  sarà  una   frazione  —  perchè  ip  è   eguale   ad 

1    ,     mX             ,                  mX  ,  .  .   .  , 

H ,  onde  1 —  sarà  una  quantità  positiva.  Ciò  po- 
sto ahbiamo  veduto  al  N.8  2,4  che  il  quadrato  della  velocità 
(t-1  è  reso  massimo,  e  positivo  da  A  =  1  ,  dunque  A  =  1  , 
renderà  positiva  la  quantità 

mX 

T 

(mX\      / ,       mX\ 


mX  mX 


log.. 


mX  mX 

A*  ($—X)        * 


ma  questa  stessa  quantità   può   rendersi  negativa  col  dare  a 
A  un  valore  così  piccolo  da  rendere  il  numeratore  minore  del 

denominatore  giacché  A  eguale  alla  frazione  -—    annulla    il 

numeratore;  vi  sarà  adunque  fra  l'unità,  e  questa  frazione 
un  valore  per  A  frazionario  che  renderà  questa  quantità  ze- 
ro ,  e  questo  sarà  il  valore  della  densità  alla  fine  del  moto  . 
N.°  2,8.  Scolio  II.  Il  fluido  si  sarà  adunque  dilatato  in 
modo,  clie  la  sua  densità  sarà  divenuta  «<  1  ,  ossia  minore  di 
quella  dell'atmosfera,  non  avrà  quindi  più  una  forza  elasti- 
ca bastante  ad  equilibrare  il  peso  della  medesima  onde  verrà 
per  un'altra  volta  compresso,  e  noi  risolveremo  il  Problema 
di  questa  seconda  condensazione  colle  stesse  equazioni  ,  dei 
numeri  (18) ,  (19) ,  (20) ,  (21) ,  (a3),  (24) ,  (a5) ,  (26) ,  che  servi- 
vano a  risolvere  quello  della  prima,  salvo  che  in  questa  per 
m  ora  deve  intendersi  la  densità,  die  aveva  il  fluido  alla  fi- 
ne dell'ultima  dilatazione,  e  per  l  dovrà  porsi  A',  intenden- 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotti  .  55 

do  con  questa  lettera  rappresentata  la  distanza  dal  fondo  del 
cannello  alla  (piale  ritrovasi  la  falda  più  esteriore  alla  fine 
della  detta  dilatazione.  Siccome  l'equazione  (45)  che  dà  il 
valore  delia  densità  del  fluido  contenuto  nel  cilindro  alla  fi- 
ne della  condensazione  non  può  essere  soddisfatta  che  essen- 
do A  un  numero  >■  i  ,  ciò  che  dimostra  che  la  densità  del 
fluido  deve  essere  maggiore  di  quella  dell'atmosfera,  così  in 
seguito  a  questa  condensazione  succederà  un'altra  dilatazio- 
ne, dopo  questa  si  troverà  seguire  una  terza  condensazione, 
e  così  successivamente  in  modo  che  il  fluido  contenuto  nel 
cilindro  farà  per  così  dire  una  serie  di  oscillazioni  le  quali 
aneleranno  sempre  più  restringendosi  •  Noi  potremo  risolvere 
i  problemi  del  movimento  di  queste  dilatazioni,  e  condensa- 
zioni colle  forinole  che  abbiamo  date  per  la  prima  condensa- 
zione, e  dilatazione  attribuendo  soltanto  alle  lettere  che  es- 
primono le  diverse  quantità  nello  stato  iniziale  del  movimen- 
to quei  valori  che  al  principio  di  ciascuna  condensazione,  e 
dilatazione  si  convengono  . 

In  queste  oscillazioni  che  il  fluido  fa  nell'interno  del  ci- 
lindro la  pressione,  che  soffrono  le  pareti  sarà  sempre  varia, 
determiniamone  perciò  la  grandezza  in  ogni  istante,  e  in  ogni 
luogo . 

Problema    VII. 

N.°  29.  „  Nelle  oscillazioni  che  il  fluido  rimasto  nel  can- 
„  nello  dopo  la  prima  espulsione  farà  neh'  interno  del  mede- 
„  simo,  le  pareti  verranno  continuamente  ora  più  ora  meno 
„  premute  .  Si  dimanda  il  valore  di  questa  pressione  per  cia- 
„  scun  punto  in  ogni  istante  .  „ 

Per  ottenere  tale  valutazione  riprendasi  l'equazione  (3) 
del  numero  7  che  è 

e  sostituisco  in  questa  per  (—),  l'altro  differenziale  -(^) 


56  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

che  gli  è  eguale,  come  si  è   veduto  al  N.°  18  sarà  quindi 

integrando  questa   relativamente  alla  variabile  z  sarà 

(S6)  -g  .ay  =  a»  .AZU^)  +C 

la  costante  deve  essere  determinata  iti  modo  che  quando  z 
divenga  eguale  ad  x  cioè  all'ascissa  della  falda  più  esteriore 
la  g-a^p  che  rappresenta  la  pressione  diventi  appunto  quel- 
la che  soffre  questa  falda  .  Ora  allorché  il  fluido  è  compres- 
so dall'atmosfera  evidentemente  la  sua  pressione  equivale  al 
peso  della  medesima  ,  che  è  espresso  come  abbiamo  veduto 
da  g  .  a?  .  i  io35  .  h  :  sarà  perciò 

C  =  —  e  .  a?  .  i  io35  .  h  —  a*A  -  (^-) 
onde  sostituendo  risulterà 

e  questa  sarà  l'espressione  della  pressione  in  questo  caso. 

Non  così  avverrà  però  allorché  il  fluido  si  dilata;  per 
questo  secondo  caso  allorché  z  diviene  eguale  ad  x  la  pres- 
sione g-a?-p  dovrà  diventare  quella  che  soffre  l'ultima  fal- 
da, la  quale  oltre  il  peso  dell'atmosfera  risente  la  resisten- 
za, o  pressione  che  esercita  nel  muovere  la  colonna  d'aria 
esterna  che  le  è  avanti;  converrà  adunque  prima  ricercare 
questa  pressione  .  A  tal  fine  s'  indichi  con  ti  la  pressione  in 
una  sezione  qualunque  della  colonna  d'aria  atmosferica  con- 
tenuta nel  cilindro,  e  con  £  la  sua  ascissa,  o  distanza  dal 
fondo,  collo  stesso  ragionamento  col  quale  abbiamo  ottenuta 
l'equazione  (3)  al  N.°   6  avremo 

uva  essendo  la  velocità  in  tutta  l'estensione  della  colonna  at- 
mosferica eguale  a  quella  della   falda   più  esteriore  drl  fluido 

che  si  dilata,  e  che  le  comunica  movimento,  sarà  (— 1=1  — J, 

W/     W/ 


Del  Sic  Fabrizio  Mossoti!  .  57 

e  quindi  (-*— 7)  =  (-^4)  dunque  sostituendo  avremo 

ed  integrando  relativamente  a  £,  ossia  all'estensione  della 
colonna  atmosferica 

allorché  £  =  /,  la  pressione  — g.cfn  deve  essere  quella  dell' 
atmosfera ,  dunque  sarà 

e  quindi  troveremo 

g.a»«=fl-(i-e)(^)-Hg.a-.iio3S.A 

e  quest'equazione  ci  farà  conoscere  la  pressione  sulle  pareti 
di  quella  porzione  di  cannello,  che  è  occupata  dall'atmosfe- 
ra: fatto  poi  £•=#,  avremo  la  pressione  sull'ultima  falda  os- 
sia quella  che  soffre  la  superficie  del  fluido  dilatandosi,  che 
sarà 

ga».;r  =  aa(2  — #)/-^Ì)-4-g.aa.iio35  .h 

determinando  ora  la  costante  nell'equazione  integrale  (56)  col 
fare  che  quando  z  diviene  eguale  ad  x,  sia  g  .  cfp  =  ga?  .  Jt 
risulterà 

(58)g.aV  =  j(^)A-t-/-^J(|7)-f-g.«Mio35.A 

e  questa  varrà  per  valutare  la  pressione  nel  secondo  caso  nel 
quale  il  fluido  si  dilata  . 

N.°  3o.  Corol.  Nelle  due  equazioni  (57)  (58)  sostituiamo 

per  ( — ~\  il  valore  in  funzione  della  densità  tratto   dalle  e- 

quazioni  (34),  (46),  si  troverà  per  la  prima  che  vale  nel  ca- 
so in  cui  è  condensato  il  fluido 

(59)  g.aa/?  =  <zaj  1— -^lg.iio35.A(A— i)-f-a3.g.  no35.  h 

Tom.  XVII.  8 


ò8  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

e  per  la  seconda  che  dà  il  valore  della  pressione  nel  caso 
che  il  fluido  si  dilati 

(60)  g  .  à1p  =  a2-\  i  — x^~ >g.iTo35/i(A-i)-f-ai*g.iio35.A 

e  queste  due  equazioni  serviranno  a  determinare  la  pressione 
in  ogni  luogo,  ed  in  ogni  tempo  per  mezzo  della  densità  nel- 
lo stesso  tempo , 

Fatto  in  queste  z  =  o  si  avrà  la  pressione  sul  fondo  la 
quale  si  troverà  in  amendue  i  casi  espressa  da 

(61)  g  .a*p  =  g  .a?  .  1  io35  .  /* .  A 
ciò  clie  e'  insegna  che  la   pressione   sul    fondo  ha  per  misura 
il   peso  di  una  colonna  di  lluido,  che  abbia  per  base  il  fon- 
do istesso,  ed  un'altezza   tale  da  equilibrare  la  forza  elastica 
che  il   fluido  ha  nello  stesso  istante  . 

N.°  01.  Esempio.  Applichiamo  tutte  le  ritrovate  equa- 
zioni ad  uq  caso  particolare  e  numerico.  Suppongo  per  que- 
sto caso  che  la  lettera 

l  la  quale  dinota  la  lunghezza  del   cannello    sia   eguale   ad 

un   metro, 
a3  ò  l'area   del   circolo   che   gli  è  di  base  =  o ,  004  metri 

quadrati  , 
m  o  la  densità  al  principio  dell'espulsione  eguale  ad  80 
volte  quella  dell'  atmosfera  ;  cosicché  il  fluido  contenuto  nel 
cannello  abhia  un  elaterio  80  volte  più  grande  della  medesi- 
ma, elaterio  che  secondo  le  esperienze  del  Sig.  Rumford  egua- 
glia presso  a  poco  quello  che  avrebbe  l'aria  che  si  sviluppa 
nell'accensione  di  una  quantità  di  polvere  che  riempisse  la 
venticinquesima  parte  della  capacità  del  cilindro. 

g.  che  è  la  gravità   sia  come  si  fa  comunemente   eguale  a 
9,8088   metri;  questa  essendo  la  velocità  che  un  grave  acqui- 
sta liberamente  cadendo  in   un  secondo  di  tempo  . 
L'unità  di  tempo  sarà  perciò  il  secondo. 
L'unità  di   peso  sia  il  chilogrammo:  poiché  un  metro  cu- 
bico d'acqua  nel  vuoto  pesa  prossimamente  chilogrammi  1000 


Del  Sic  Fabrizio  Mossotti  .  5q 

essendo  la  gravità  specifica  dell'acqua  a  quella  dell'aria  co- 
me iooo:i2,3233  (vedi  la  nota  al  N.°  3.  III.)  sarà  il  peso 
di  un  metro  cubico  d'aria  =  12,  3233  chilogrammi  . 

Dati  questi  valori  alle  lettere  delle  sovra  esposte  equa- 
zioni ,  e  risolute  numericamente  per  approssimazione  le  equa- 
zioni segnate  (4-5)  (55)  si  troverà,  che  per  la  prima  espulsio- 
ne, e  per  20  oscillazioni  consecutive  corrisponderanno  alle 
densità,  e  pressioni  alla  fine,  e  principio  di  ciascuna  oscil- 
lazione ,  e  alle  rispettive  velocità  massime  i  valori  registrati 
nella  seguente  Tavola  . 


bo 


TAVOLA. 


Lunghezza 

Densità 

Velocità 

Tempo  totale 

Pressione 

Numero 

della  colonna 

della  colonna 

massima 

dal  principio 

sul  fondo 

delle 

fluida 

fluida 

a  cui  giunge 

alla  fine 

del  cilindro 

Oscillazioni 

al  principio 

al  principio 

l'ultima  falda 

del  moto  . 

al  principio 

del  moto  . 

del  moio  . 

più  esteriore. 

del  moto  . 

J 

ESPULSIONE 

i  |    Espulsione 

1 

1  ,  0000 

chil. 
80  ,  0000 

211",  3445 

0",  37oo 

chil. 
33072,  i83o 

OSCILLAZIONI 

a 

1. "Condensa?,. 

1 ,  0000 

0 ,  6667 

176,5247 

0",  0042 

275, 6i53 

3 

i."  Dilataz. 

0 ,  4184 

I  ,  5935 

no,  8443 

0  ,  0047 

658,7566 

4 

a.**  Condens. 

0  ,  9i5o 

0  ,  7286 

i35 ,  5932 

0  ,  0041 

3oi ,2049 

5 

2. ''•Dilataz. 

0  ,  4680 

1 ,  4246 

87  ,  5863 

0  ,  0048 

588 , 8328 

6 

3."  Condens. 

0  ,  8654 

0  ,  7704 

110,4887 

0  ,  0041 

319,2194 

7 

3."  Dilataz. 

0 ,  5oio 

1  , 33o6 

72 j  5656 

0   ,  0048 

55o,o73o 

8 

4.'"  Condens. 

0 , 8324 

0  ,  8009 

93  , 556o 

0   ,  0041 

33i ,0938 

9 

4.'"  Dilataz. 

0 ,  5243 

1,2717 

6a ,  0092 

0   ,  0049 

5a5 , 7237 

IO 

5.'*  Condens. 

0  ,  8091 

0  ,  8240 

8r ,  1233 

0  ,  0041 

340,6430 

ir 

5.'»  Dilataz. 

0 ,  5420 

I  ,  2300 

54  ,  1844 

0   ,  0049 

508,4848 

12 

6.'"  Condens. 

0,7914 

0  ,  8424 

71  ,6297 

0  ,  0041 

348,2502 

i3 

6.'"  Dilataz. 

0  ,  5509 

1  >  J994 

48  ,  0716 

0  ,  oo5o 

495 ,  8347 

•4 

7."""  Condens. 

°>7775 

0  ,  8575 

63 ,  8766 

0  ,  0041 

354,4925 

i5 

J.ma  Dilatiz. 

0  ,  5670 

1 ,  1760 

43 ,  0746 

0  ,  oo5i 

486,1611 

16 

8.""  Condens. 

0 ,  7664 

0  ,  8699 

58,2i83 

0  ,  0041 

359,6190 

]7 

8. ""Dilataz. 

0  ,  5760 

1  ,  1575 

39, 4IC|3 

0  ,  oo5i 

478,5i3i 

18 

9.""  Condens. 

0 ,  75?4 

0  ,  88o3 

5a ,  5739 

0  ,  0041 

363,9181 

19 

()."'  Dilataz. 

0  ,  5834 

1  ,  1428 

35 ,  8899 

0  ,  oo52 

472,4359 

20 

io."1"  Conden 

0  ,  7.500 

0  ,  8889 

49,  0108 

0  ,  0041 

367,4733 

21 

io.""1  Dilataz. 

0  ,  5897 

1  ,  1307 

33  ,  4299 

0  ,  oo53 

467 ,  4340 

Del  Sic  Fabrizio  Mossotti  .  61 

Dalle  pressioni  scritte  in  questa  tavola  converrà,  allorché 
si  vuole  il  valore  della  spinta  dalla  quale  è  cacciato  il  cilin- 
dro, sottrarre  il  peso  di  chilogrammi  4i3,40a^  cne  e  'a  Pres- 
sione  che  fuori  del  cilindro  si  fa  dall'aria  esterna  sul  fondo 
del  medesimo  . 

Da  questa  tavola  si  vede  quanto  è  forte  la  pressione  che 
un  fluido  che  sorte  da  un  va.se  nel  quale  sia  condensato  fa 
sul  fondo  del  medesimo  al  principio  della  sua  prima  espul- 
sione se  la  densità  è  un  po'  grande  ;  questa  dura  però  bre- 
vissimo tempo,  nel  quale  altresì  scema  rapidamente:  ciò  non 
ostante  non  è  maraviglia  se  da  così  enormi  pressioni  accade 
che  pesantissimi  cannoni  ancorché  caricati  senza  palla  sono 
nello  scoppio  fortemente  smossi  e  respinti  indietro  ciò  che 
non  si  saprebbe  comprendere  se  tanta  forza  dovesse  prove- 
nire dalla  resistenza  dell'aria  . 

Finita  la  prima  espulsione  succede  tra  l'aria  esterna,  ed 
il  fluido  contenuto  nel  cilindro  un  contrasto  che  produce  una 
serie  di  velocissimi  tremiti;  in  natura  però  l'imperfezione  dell' 
elaterio  dei  fluidi  può  forse  alterare  in  gran  parte  il  risulta- 
melato  del  calcolo  applicato  a  questo  caso  puramente  specu- 
lativo . 

N.°  3a.  Scolio  .  Nel  sottoporre  a  calcolo  il  moto  del  flui- 
do elastico  che  sorte  nell'aria  esterna  la  resistenza  che  io  ho 
considerata  fu  quella  della  pressione  che  l'atmosfera  fa  sulla 
colonna  fluida  che  esce.  Ciò  non  basterebbe  secondo  l'opi- 
nione di  alcuni  i  quali  credono  che  l'urto  che  il  fluido  fa 
sull'aria  esterna  sia  un  ostacolo  fortissimo  alla  sua  uscita,  ed 
anzi  vogliono  che  si  debba  a  questo  solo  attribuire  i  sorpren- 
denti effetti  del  retrocedimelo ,  o  rinculo  de' razzi  a  polve- 
re, della  nota  esperienza  dell' Eolipila  a  vapori,  e  di  varj 
altri  consimili  fenomeni.  Ma  a  quest'asserzione  io  opporrò 
primieramente  le  ripetute  esperienze  del  Prof.  Brunacci ,  il 
quale  primo  provò  che  questa  non  era  la  vera  causa  del  fe- 
nomeno facendo  che  il  fluido  Dell'uscire  andasse  a  percuo- 
tere su  di  una  dura  tavola  molto  più  resistente   che   l'aria, 


02,  Del  movimento  di  uh  Fluido  Elastico  ec. 

e  non  iscorgenclovi  veruna  alterazione  di  effetti,  né  una  spin- 
ta all' indietro  con  maggiore  efficacia,  il  che  prova  che  il 
rinculo  del  vaso  è  affatto  indipendente  dalla  resistenza  od  ur- 
to che  il  fluido  potrehhe  incontrare  al  di  fuori,  perchè  se 
questa  fosse  la  vera  causa  essendo  state  variate  notabilmente 
le  circostanze  della  medesima  per  la  relazione  che  vi  deve 
essere  tra  causa  ed  effetto  ne  dovrebbero  essere  risultati  ef- 
fetti diversi  (a).  Aggiungerò  in  seguito  un'osservazione  che 
mi  par  decisiva  .  Se  si  risguardi  la  colonna  fluida  che  sorte 
dal  vaso,  si  vede  che  questa  continua  per  una  lunga  tratta 
ad  essere  calibra  col  diametro  del  cilindro  stesso,  o  coll'a- 
pertura  della  bocca  del  vaso ,  questo  evidentemente  non  po- 
trebbe succedere  se  il  fluido  in  avanti  reagisse  per  la  resi- 
stenza che  incontra  nell'aria  su  quello  che  è  alla  bocca  in 
modo  da  produrre  ivi  una  pressione  maggiore  di  quella  dell' 
atmosfera,  perchè  in  tale  circostanza  la  colonna  fluida  dovreb- 
be rigonfiarsi,  e  formare  per  così  dire  un  gozzo.  La  resisten- 
za dell'aria  adunque  s'impiega  nelF estinguere  la  velocità  che 
ha  il  fluido  che  la  urta,  ed  è  la  causa  che  la  colonna  fluida 
dopo  qualche  tratta  si  allarga,  e  poi  si  converte  in  nuvole, 
e  si  dissipa  lentamente  nell'atmosfera,  ma  per  la  massima 
indipendenza  che  vi  è  tra  le  molecole  fluide,  e  per  la  cede- 
volezza del  mezzo  in  cui  si  spande,  questa  resistenza  non  può 
cagionare  veruna  reazione  ,  o  pressione  allo  sbocco  . 

Ho  supposto  finora,  che  il  vase  nel  quale  è  compresso 
il  fluido  fosse  cilindrico,  per  rendere  completa  questa  teori- 
ca dedurrò  ora  le  equazioni  fondamentali  del  movimento  del 
fluido  qualunque  sia  la  figura  del  vaso,  purché  essa  sia  data. 


(a)  Trovasi  nel  discorso  accademico 
del  Prof.  Brunacci  citato  nelle  prime 
linee  di  questa  Memoria  una  quantità 
tale  di  argomenti,  e  di  esperienze,  che 


comprovano  la  verità  di  quanto  si  dice 
in  questo  scolio  cosicché  essa  è  piena- 
mente posta  fuor  di  dubbio  . 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotti  .  63 

Problema    Vili. 

N.°  33.  „  Essendovi  un  vase  di  figura  qualunque  cono- 
„  sciuta  nel  quale  sia  racchiuso  un  fluido  elastico  condensa- 
„  to,  data  ad  esso  la  libertà  di  sbandarsi  fuori  nell'atmosfe- 
„  ra  coli' aprire  il  vaso  da  una  parte,  si  cercano  le  equazioni 
„  per  la  risoluzione  del  moto  di  quest'  espulsione  .  „ 

A  tale  proposito  seguirò  un   metodo    consimile   a  quello 
col  quale  al  N.°  7  ho  stabilite  le  equazioni   pel   caso   che   il 
vase  fosse  cilindrico  .   Perciò  sia   una    sezione    o   spaccato  del 
vaso  rappresentato  dalla  fig.  6  A  A'Z'Z'B'B' ,   ed  il  fluido   sor- 
ta dalla  bocca  BB  movendosi  nella  direzione  dell'asse  AX;  con- 
servate le  denominazioni  d'allora  chiamo  di  più 
A3  la  capacità  totale  del  vaso 
u?  l'area  della  sezione  dello  sbocco 
F(z)  la  solidità  o  capacità  della    porzione   di  vaso  AA'ZZ' 

corrispondente  all'ascissa  AZ,  l'origine  essendo  in  A 
f(z)  l'area  della   sezione   normale   all'asse  AX  nello   stesso 

luogo 
F(z-+-o)  sarà  la  solidità  corrispondente  all'ascissa  x-i-o=Az 
f(z-ì-o)  l'area  della  sezione  normale  all'asse  alla  fine  di  que- 
sta ascissa  . 
Essendo  come  abbiamo  denominato  al  N.°  7  (p(z)  la  somma  di 
tutte  le   forze   acceleratrici   che   animano   le    particelle   fluide 
entro  la  porzione  AA'Z'Z'  del  vaso,   e  (p(z-^a)  quella  entro 
la   porzione  A'A'^,   sviluppando    in    serie   secondo   i  principi 
del  calcolo  diffnenziale  la  funzione  <p(z-+-o)  e  sottraendo  dallo 
sviluppo  la  funzione  <p (s) ,  la  serie 

esprimerà  la  somma  di  tutte  le  forze  acceleratrici  che  anima- 
no la  falda  Z'Z'z'z' . 

Nello  stesso  modo  si  troverà  che  l'-espressione  della  so- 
lidità della  falda  Z'Z'z'z'  sarà  data  dalla  serie 


64  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

moltiplicando  questa  per  la  densità  A  avremo  la  massa,  che 
sarà 

se  immaginiamo  ora  una  forza  acceleratrice  A  dalla  quale  es- 
sendo animata  tutta  la  falda  indeterminata  Z'Z'z'z'  risulti  una 
forza  equivalente  alla  somma  di  tutte  le  forze  acceleratici, 
che  animano  la  medesima  falda,  che  è  espressa  dalla  serie  (6a), 

è  evidente  che  questa  forza  deve  essere  della  forma  A  =1-^-1 -H 
©Z  poiché  fatto  o  =  o  la  forza  A  deve  essere  quella  della  se- 
zione Z'Z'  la  quale  è  appunto/ — M;    moltiplicando   adunque 

questa  forza  A  per  la  massa  A  \  o  (— )  ■+■  —  I  — I  ■+■  ec.  > 
dovremo  avere  in  tale  supposizione  l'equazione 

dalla  quale  col  paragone  dei  coefficienti  della  prima  potenza 
di  o  dedurremo  l'equazione 

féMS)(S) 

ma  come  è  noto  I  — |=/(z),  dunque  avremo 

(63)  (£)  =  A/M  (£). 

Di  più  la  stessa  somma  delle  forze  acceleratrici  che  animano 
la  falda  Z'ZVs'  la  quale  è  espressa  da 

•(*K(S) 

e^uaglierà  l'azione  di  tutte  le  forze  che  agiscono  sulla  falda 
medesima.  Ora  essendo/?    l'altezza  della   colonna  che  misura 
la  pressione  nel\a  sezione  ZZ=/(s),  il  fluido  sarà  spinto  in 

questa 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotti  .  65 

questa  sezione  dà  una  forza  =zg.pf(z),  ma  a  questa  esso  op- 
pone Ja  forza  del  suo  elaterio  la  quale  in  questa  sezione  è 
g.f(z)  no.35  .  h  .  A,  ne  risulterà  perciò  nella  stessa  sezione 
una  forza  g  .f(z)(p—  i  io35  .  h  .  A) ,  che  tenderà  a  trasporta- 
re Io  strato  nella  direzione  del  moto  o  in  direzione  contraria 
secondo  che  sarà  o  positiva,  o  negativa.  Nell'altra  sezione 
sV=/(z  +  o)  il  fluido  tende  a  dilatarsi  con  una  forza  dovu- 
ta al  suo  elaterio  la  quale  è  espressa  da  g  .f(z-ha) .  i  icoB.h.A, 
a  questa  si  oppone  la  pressione  che  fa  il  fluido  posto  in  avan- 
ti la  quale  è  misurata  dal  peso  espresso  dalla  serie  g  .f(z-ho) 

I  p-\-o(  —  )-+-  —  (^4)-<-  ec.  I,  si  dilaterà  quindi  in  questa 
sezione  con  una  forza  data  da 

M*+4»o?5.A.A-/,-.(£)_£(^)-ec.]i 

la  somma  adunque  di  queste  due  forze  che  agiscono  sulle  due 
sezioni  Z'Z' ,  z'z'  equivalerà  a  quella  della  serie  suddetta,  e  si 
avrà  l'equazione 

»  (fyi&?hec-=gfWP-<  io35.A.AHj/(--^)[.  io35.AA.ji 

dalla  quale  sviluppando  in  serie  f(z-+-o) ,  riducendo,  e  pa- 
ragonando i  coefficienti  della  prima  potenza  di  a  ricaveremo 
la  seguente 

ossia  integrando ,  e  trasportando 

(64)  g./(3b==g./(«).iio35A.A_0-HC. 
Siccome  al  N.°  4  abhiamo  supposto  che  il  fluido  si  dilati  uni- 
formemente e  che  quindi  gli  aumenti  di  volume  delle  varie 
quantità  di  fluido  che  si  dilatano  sieno  proporzionali  alle  mas- 
se ,  dovranno  essere  le  quantità  di  fluido  che  passano  per  le 
diverse  sezioni  nello  stesso  istante  proporzionali  alle  quantità 
di  fluido  comprese  fra  le  stesse  sezioni,  ed  il  fondo;  dunque 
Tom.  XVII.  9 


66  Dei-  movimento  di  uin  Fluido  Elastico  ce. 

essendo  v  la  velocità  dello    sbocco,  e  I — -I  quella  del  fluido 

V  &<  / 

nella  sezione  f(z)  si  avrà  la   proporzione 

AA3  :  AF(z)  :  I  Aaa©  :  A/(z)  /-|iì 
dalla  quale  dedurremo  l'equazione 

(6S)(|l)=^M.« 

V       '    V  U  f         A'  f(z) 

differenziata  questa  relativamente  al  tempo  poiché  lo  stesso 
fluido  passa  sempre  per  diverse  sezioni,  F(z)  e  f(z)  saranno 
variabili   col  tempo,  si   avrà  quindi 

ma  abbiamo  (-^-)=^-  .  — —  .  v  sostituendo  ,   quest'equazio- 
V  fc  }        A*       /(*) 

ne  si  potrà  ridurre  alla  seguente 

(66)  fc)  =(^) u AT ;  "^  7^  (ir) 

riponiamo  questo  valore  della  differenziale  (-— )  ne"'  ecluaz>0" 
ne  (63) ,  si  avrà 

\te ì      \Av     <    /«       /«■ \ ^ / j       A3     ; ' V ^ / 

integrando  questa  relativamente  a  z,  per  lo  stesso  istante 
A,u,  e  (— )  saranno  costanti,  si  avrà  perciò 

ora  se  si  osservi  che  integrando  per  parti  si  ha 

e   che  (— — )  =f(z)  •>  avremo  sostituendo 


Del  Sig.  Fabrizio  Mossotti  .  (yj 

nella  quale  equazione  (p  rappresenterà  la  somma  di  tutte  le 
forze  acceleratrici,  che  animano  il  fluido  compreso  nella  por- 
zione di  vaso  la  capacità  della  quale  è  F(^) ,  se  facciamo  in 
quest'  equazione  z  —  o ,  dovrà  essere  qj(z)  =  o.y  F(z)  =  o,  de- 
terminando così  la  costante  si  troverà  che  dessa  è  zero;  fat- 
to poi  z  =  Z,  cioè  a  tutta  la  lunghezza  del  vaso,  e  dinotato 
con  M  l'integrale  f¥(z)\z  esteso  fra  i  limiti  z  =  o,  e  z  =  l 
avremo  per  rappresentare  la  forza  totale  che  anima  il  fluido, 
1'  equazione 

(68)*=A^H-AJ-($V^(£)JM 

e  questa  forza  (p  non  essendo  altro  che  la  forza  elastica  con 
cui  tende  a  dilatarsi  il  fluido  allo  shocco  diminuita  della  pres- 
sione dell'atmosfera  su  lo  stesso,  che  è  espressa  come  abbia- 
mo veduto  da  g  .  aa  .  i  io35/z(  A — r),  avremo  l'equazione 

(69)  Aa*v*  +  A\-^)\*+£(^)ÌM=g .a\i  ioZ5h .{&—i) 

alla  quale  aggiungendo  l'equazione  che  dà  la  densità,  che  si 
deduce  nello  stesso   modo  che  abbiamo  fatto  al  N.°  9 

(7o)  a  =  A3"-»y^« 

u  A3 

potremo  calcolare  il  moto  del  fluido  che  sorte  dal  vaso  quan- 
do sia  data  l'equazione  della   figura  dello  stesso. 

Il  valore  di   (p  dell'equazione  (67)  sostituiamolo  in  quel- 
la segnata  (64),  sarà 

fatto  in  questa  z  =  l  sarà  g-f(z)p  la  pressione  allo  sbocco, 
la  quale  è  quella  dell'atmosfera,  e  la  quantità  nel  secondo 
membro  fra  le  parentesi  diventerà  il  primo  membro  dell' e- 
quazione  (69)  il  quale  eguaglia  g  .  aa  .  1  io35  h{  A — 1),  deter- 
minando così  la  costante  si  troverà  che  è  zero,  onde  l'equa- 
zione diverrà 


60  Del  movimento  01  un  Fluido  Elastico  ec. 

(7a)ff=A|g..Io35^(0(M)V.^j(0r+£^/FW^| 

se  in  questa  facciamo  z  =  o ,  avremo  la  pressione  sul  fondo 
la  quale  a  motivo  che  è  sempre  F(z)  =  o  si  ridurrà 

(73)  gp  =  g  .  1  io35A  .  A 
ciò  che  c'insegna  che  la  pressione  su  di  un  punto  qualunque 
del  fondo  ha  sempre  per  misura  l'altezza  della  colonna  che 
equivale  col  suo  peso  all'elaterio  del  fluido  in  quell'istante. 
L'equazione  (72)  poi  quando  sia  cognita  la  figura  del  vaso  ci 
farà  conoscere  la  pressione  su  di  un  punto  qualunque  delle 
pareti  del  medesimo  . 

N.°  34.  Corol.  I.  Sia  la  figura  delle  pareti  del  vaso  una 
superficie  di  rivoluzione  generata  da  una  curva  che  ahbia  per 
equazione  y  =  azn  intorno  all'asse  delle  z,  è  facile  a  vedersi 
che  il  vaso  sarà  un  cono  se  n=  1 ,  una  paraboloide  se  »  =  a  ec. 
In  queste  supposizioni  avremo 
f(z)  =  7ta>z*» 

FM=~ 


(  3.11  -+-  I  )  (  2n  ■+-  a  ) 

onde  sostituendo  questi  valori  nell'equazione  (69)  avremo 
A*<*^M-A  j_<f^V-^(HÌ  J^£-=g.^°.i  io35.A(A-i) 

la  quale  riducesi  a 
l'equazione  (70)   poi  diviene 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotti  .  69 

posti  infine  gli  stessi  valori    nell'equazione  (72)   avremo  per 
la  pressione  in  un  punto  qualunque  delle  pareti 

A  oe  7     *  a         «     U3**1)*  a    '"■"■Mi    «^"^     | 


che  si  riduce  a 


(76)  g.p=A \g  .  noS&h- 


KM     1  ; 


sostituisco  per  ìlMi__Lf  il  valore  che  si  ha  dall'equazione 
(74),  sarà 

(77)  g.p=g. noSSh. A  —  Lg.no35À(A— 'i  ) 
alla  quale  equazione  si  può  dare  anche  la  forma 

(78)  g.p=\  1  —  —  \ g  ■  1 1  o35  . h (  A  —  1  )  —  g  .  1 1  o35  .  A 

dalla  quale  si  vede,  che  la  pressione  nel  cono,  e  in  generale 
nelle  paraboloidi  di  ciascun  ordine  segue  la  stessa  legge  an- 
dando verso  il   fondo  che  abbiamo  ritrovata  pel  cilindro  . 

N.°  35.  Terminerò  ora  questa  Memoria  applicando  i  prin- 
cipi della  Teorica  esposta  alla  spiegazione  de' fenomeni  che  il 
Prof.  Brunacci  ha  osservato  nelle  sopralodate  esperienze  lat- 
te col  mezzo  di  un'eolipila  a  vapori,  e  così  dalla  perfetta 
corrispondenza  di  queste  colle  conseguenze  che  si  deducouo 
da  quelli  una  valida  conferma  ritrarranno  . 

Per  conoscere  se  la  pressione  nell'interno  dell' Eolipìla 
variasse  in  più  o  in  meno,  o  fòsse  costante  andando  verso  il 
fondo  fece  il  sulodato  Prof,  costruire  un'Eolipìla  quale  è  quel- 
la rappresentata  nella  fig.  VII ,  al  dosso  superiore  della  me- 
desima applicò  un  cannellino  di  vetro  ABC  curvo,  e  rivol- 
gente la  sua  convessità  verso  la  stessa  Eolipila  :  questo  can- 
nellino si  appostava,  e  s'internava  in  due  bocchelliui  comu- 
nicanti colla  capacità  interna  della  medesima.  Prima  però  di 
unire  il  cannellino  all' Eolipila,  faceva  entrare  nel  concavo, 
o  pancia  dello  stesso  un  poco  d'acqua  che  rimaneva  stagnan- 
te in  GF,  e  ciò  affinchè  quando  fosse  unito  coli' Eolipila ,  e 


^O  DilL  MOVIMENTO  DI  UN  FLUIDO  ELASTICO  eC. 

non  facesse  che  un  corpo  solo  colla  medesima,  ogniqualvol- 
ta la  pressione  nella  stessa  divenisse  maggiore,  o  dalla  parte 
A  verso  il  fondo ,  o  dalla  parte  C  verso  lo  sbocco ,  l' acqua 
nel  cannellino  movendosi  da  GF,  ed  ascendendo  dalla  parte 
opposta  lo  avesse  indicato .  Fece  altresì  a  diverse  distanze 
dal  fondo  alcuni  forellini  da'  quali  quando  venissero  aperti 
potesse  il  lluido  sfuggire.  II  becco  poi  DE  dell'  Eolipìla  era 
guernito  di  una  chiavetta  a  tenuta  del  vapore,  che  apriva  al- 
lorché voleva  lasciarlo  uscire  nell'aria  esterna. 

In  quest'  Eolipìla  così  apparecchiata  riponeva  un  po'  d'ac- 
qua, e  con  una  lucerna  mantenuta  accesa  collo  spirito  di  vi- 
no applicatavi  sotto  faceva  evaporarla  a  quella  densità  di  va- 
pore che  credeva  sufficiente  per  lo  fine  dell'esperienza.  Indi 
apriva  colla  chiavetta,  e  nell'espulsione  si  sono  veduti  i  se- 
guenti fenomeni  . 

i  ™°  L'acqua  che  era  stagnante  nella  cavità  GF  del  can- 
nellino movendosi  ascendeva  dalla    parte  C  verso  Io  sbocco  . 

2.do  Aperti  alcuni  di  quei  forellini  nelle  pareti  dell' Eo- 
lipìla, si  vedeva  sortire  il  fluido  con  una  velocità  sempre  mag- 
giore ,  allungandosi  di  più  il  zampillo  quanto  più  il  fiorellino 
si  scostava  dalla  bocca  dell' Eolipìla  . 

3.20  I  zampilli  di  vapore  che  uscivano  dai  diversi  forel- 
lini erano  tutti  inclinati  verso  l'orificio,  e  la  loro  inclinazio- 
ne  cresceva  più  gli  erano  vicini  . 

4.to  Accadde  alcuna  volta  che  venne  spinta  fuori  una  quan- 
tità d'acqua  di  quella  nell' Eolipìla  che  rimaneva  ancora  da 
evaporare  . 

Ecco  come  tutti  questi  fenomeni  sono  spiegati  dalla  teo- 
rica da  noi  esposta  ,  e  pienamente  la  confermano  . 

Spiegazione  del   1  .m0  fenomeno  . 

Noi  abbiamo  dimostrato  che  la  pressione  cresce  più  si 
allontana  dallo  sbocco,  e  ai  N.'  (16),  (33)  abbiamo  assegnata 
la  legge  di  questo  accrescimento,  dunque  forz' è  che  la  pres- 


Del  Sic.  Fabrizio  Mossotti  .  71 

sione  del  vapore  anche  nel  cannellino  di  vetro  ABC  il  quale 
forma  un  corpo  solo  coll'Eolipìla  divenga  maggiore  più  il  luo- 
go è  vicino  al  fondo;  la  pressione  quindi  sull'acqua  stagnan- 
te nel  medesimo  allorché  il  fluido  sorte  sarà  maggiore  dalla 
parte  G  verso  il  fondo  che  dalla  parte  F  verso  lo  sbocco,  e 
la  differenza  di  questa  pressione  è  appunto  quella  che  dà 
movimento  all'acqua  GF . 

Spiegazione  del  %.do  fenomeno  . 

Noi  sappiamo  dall'Idraulica  che  i  fluidi  zampillano  dai 
piccioli  fori  fatti  nelle  pareti  dei  vasi  per  cagione  della  pres- 
sione che  ivi  soffrono ,  e  che  anzi  dalla  stessa  velocità  con 
cui  escono  si  deduce  la  misura  della  pressione  .  Dunque  nell' 
Eolipìla  avendosi  dimostrato  che  la  pressione  è  maggiore  ver- 
so il  fondo,  il  fluido  dovrà  uscire  con  più  velocità  più  i  fo- 
rellini  sono  vicini  al  fondo  come  fu  esperimentato  . 

Spiegazione  del  3. z0  fenomeno  . 

L'inclinazione  de' zampilli  è  l'effetto  della  velocità  com- 
posta che  risulta  da  quella  che  ha  il  fluido  nello  scorrere 
dentro  l' Eolipìla,  e  di  quella  colla  quale  escirebbe  per  la 
sola  pressione  ;  e  quanto  più  grande  è  la  velocità  colla  quale 
scorre  nel  vaso  all'istante  in  cui  zampilla,  maggiore  deve 
riuscire  la  convergenza  .  Noi  abbiamo  dimostrato  che  questa 
velocità  è  maggiore  più  il  fluido  è  vicino  ad  uscire  allorché 
il  vaso  è  cilindrico,  e  che  anzi  questa  velocità  è  in  ragione 
diretta  della  distanza  dal  fondo;  è  dunque  evidente  che  in 
virtù  di  questo  principio  i  zampilli  devono  riuscire  più  in- 
clinati verso  lo  sbocco  come  mostrò  l'esperienza. 

Spiegazione  del  4--t0  fenomeno . 

La  causa  poi  per  cui  alcune  volte  fu  lanciata  fuori  an- 
che dall'acqua  contenuta  nell' Eolipìla  panni  facile  il  ricono- 


7»  Del  movimento  di  un  Fluido  Elastico  ec. 

scerla  nella  diversità  istessa  della  pressione  che  vi  è  da  un 
luogo  all'altro:  poiché  essendo  maggiore  la  pressione  del  va- 
pore verso  il  fondo,  questa  farà  sì  che  l'acqua  nell'Eolipila 
perdendo  la  sua  posizione  orizzontale  s'inalzi  dalla  parte  dell' 
orificio,  e  quando  questo  innalzamento  giunga  a  tanto  da 
chiudere  l'orifìcio,  o  sfogo  al  vapore ,  questo  continuando  a 
dilatarsi  la  slancerà  fuori  . 

Non  v'è  dunque  fenomeno  che  non  riceva  una  sempli- 
ce,  e  facile  spiegazione  dai  principi  esposti.  Se  talee  il  pre- 
gio che  devono  avere  le  teoriche  fìsiche  per  meritarsi  il  no- 
me di  dimostrate  verità,  credo  che  anche  a  questa  un  tal 
nome  possa  convenire  . 

I  Problemi  che  in  questa  Memoria  ho  risoluti  suppongo- 
no che  nel  tempo  nel  quale  esce  il  fluido  non  se  ne  produca 
del  nuovo  nel  vaso  ,  e  tale  appunto  prossimamente  è  il  caso 
dell'esperimento  dell'Eolipìla  a  vapori.  Volendo  però  valuta- 
re la  pressione  che  il  fluido  elastico  prodotto  dall' accensione 
della  polvere  esercita  sulle  pareti  dei  razzi,  conviene  necces- 
sariamente introdurre  la  circostanza  della  generazione  nel  va- 
se  di  un  nuovo  fluido  nel  tempo  istesso  in  cui  esce,  ed  in 
tal  caso  si  apre  la  strada  ad  una  serie  di  Problemi  consimili, 
i  quali  però  una  più  grande  difficoltà  di  quelli  che  ho  espo- 
sti, presentano  nell'integrazione  di  alcune  equazioni.  Le  ri- 
soluzioni di  questi  Problemi  le  ho  di  già  in  grau  parte  con- 
dotte a  buon  termine,  e  spero  che  un  qualche  giorno  mi 
verrà  l'occasione  di  renderle  publiche  . 


V    -. ... -9/t      '/&r?èm<atca         t,-^<  ^é/^ '^WH- 


lyw  72. 


y 


Zi M    /ti 


%  *■'  M    »'' 


-  %L.  ii 


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Z     i 


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A  D</         E  e         C 


A  n^7         E?        C 


5  //,/.  nr 

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A 


-  v    [^ 


L                             C 

Z  : 

M    ,n                               B 

a:           c 

z'  *'                 M  m"                                B 

p  r     fluaZem 


lemaceca. 


foci    'M//r   '■■■"■>yìJÌLj.>j{jr:"7Q., 


•'  ^n.        -    A  .  //:t7/-^„/..r         .  /..  .  *£/<££ 


\\ U.-y*'   7* 


?3 

SULLE  OSCILLAZIONI  DI  UN  CORPO  PENDENTE 
DA  UN  FILO  ESTENDIBILE 

MEMORIA 

Del    Signor    Pietro    Paoli. 
Ricevuta  li  5  Agosto  i8i4- 


N, 


lei  Tomo  XIV  delle  Memorie  della  Società  Italiana  delle 
Scienze  ho  trattato  delle  piccole  oscillazioni  di  un  corpo  ap- 
peso ad  un  punto  fisso  per  mezzo  di  un  filo  capace  di  disten- 
dersi e  di  scorciarsi  .  Ho  supposto  nel  principio  del  moto  il 
pendolo  in  quiete  nella  situazione  verticale,  dalla  quale  ven- 
ga rimosso  mediante  un  piccolo  impulso  .  11  Sig.  Poisson  ha 
in  seguito  preso  in  esame  il  medesimo  problema  senza  fare 
alcuna  particolare  ipotesi  sulle  condizioni  iniziali  del  moto,  e 
per  mezzo  d' ingegnosi  artifizj  di  calcolo  ne  ha  data  una  ele- 
gante risoluzione  .  Ma  questa  maggior  generalità  non  rende 
la  questione  più  difficile,  e  l'analisi  adoprata  nel  caso  più 
particolare  da  me  contemplato  serve  egualmente  senza  biso- 
gno di  altre  considerazioni  allo  scioglimento  dì  tutti,  come 
mi  propongo  adesso  di  dimostrare  . 

Ritenute  le  medesime  denominazioni  della  citata  Memo- 
ria il  moto  del  centro  di  oscillazione  del  pendolo  è  determi- 
nato dalle  seguenti  equazioni 

{p  +  7»-M«-«j-f£—«(i-oo«.fl)=o.'...(i) 

(•r->^-£^-t«"^« M 

le  quali  conviene  integrare  per  approssimazione  nella  ipotesi 
che  ^,b  ed  u  siano  quantità   piccolissime. 

Incominciamo   dal   trascurare    nella   seconda  i  termini  di 
Tom.  XV  11.  io 


74  Sulle  Oscillazioni  di  un  Corpo  pendente  ec. 

due  dimensioni  per  rapporto  a  d  ed  «,  ed  avremo 

di  cui  l'integrale  completo  è 

ove  lascio  le  costanti  h  e  k  sotto  una  forma   indeterminata , 
perchè  all'origine  del  moto  tanto  6  clie  possano    avere 

qualunque   valore;   e  solo  osservo   che  h  è   una   piccolissima 
quantità,  perchè  tale  per  ipotesi  dev'esser  6. 

Sostituendo  il  valore  trovato  di  d  nella  equazione  (1),  e 
conservando  solamente  i  termini  di  due  dimensioni  per  rap- 
porto a  6  ed  u  avremo 

^£„_££sen,(,/f-K,)^/,.gcos,(t(/l^)=o; 

la  quale  posti  in  luogo  di  sen.2, 1  '1 /  —  -\-k  1  e  cos.a('l/  — hkì 

x-cM.3(*J//i.H.A)  *+<M.*(t[/&-*-k) 

1  loro  valori  ,  ed  di- 

a  a 

venterà 

L'integrale  completo  di  questa  equazione  è 

a 

ove  possiamo  scrivere  l'unità  in  luogo  della   frazione   j^9 


1  —  ■ 

a 


perchè  in  questa  approssimazione  ci   proponghiamo  di  trascu- 
rare i  termini   moltiplicati   per  oa  .  Sarà   perciò 

Proseguendo  l'approssimazione  ripigliamo  l'equazione  (a) 
e   trascurando  i  termini  65  e  63u  essa  diventerà 


Del    Sic    Pietro    Paoli.  70 

&t*  a  a        6  a1  a       &t  &t 

o  sia  facendo  per  più  semplicità  ti/  —  -+-k  =  t' 

W    ,'ft  —  *'       **   ,    »       ^1       _*A=0. 

Ponghiamo  0  =  /i  sen.£'-i-0',  essendo  0'  di  un  ordine  più  ele- 
vato di  /i,  e  mettendo  nel  secondo  membro  dell'equazione 
precedente  in  luogo  di  6  il  suo  valor  prossimo  A  sen.*',  e 
riducendo  i  prodotti  di  seni  e  coseni  in  seni  e  coseni  di  ar- 
chi multipli  avremo 

w f-0=  —  I  ih Isen.* (  i__L— Isen.o* 


U 


1/ 

Se  facciamo  per  più  brevità 

I    /               no \  . 

—  (   IH |=A 

192   \  a     f 

otterremo  per  mezzo   della  integrazione 
&  —  —  A h V  cos .  *'  ■+•  B/i3  sen .  %t\ 

_^^  cos.  *'cos.[(*'-a)j/.1 -+-£'] 

ove  tralascio  le  costanti  arbitrarie,  perchè  possono  reputarsi 
comprese  nelle  indeterminate  li  e  k  .  Sarà  dunque 
6  =  h  sen.  *'  —  A/i3*'  cos.  *'  ■+■  B/i3  sen.  3*' 

_£^iCo8.i'cos.[(t'-A)|/^-H-yt']. 

Per  trovare  le  massime  deviazioni  del  pendolo  dalla  ver- 

ticale  dobbiamo  porre  o=—  =  —  1/  — ,  cioè 

c  =  h  cos.  *'  —  A/i3  cos.  *' -f-  A/i3*'  sen.  i*  ■+-  3B/i3  cos.  3*' 


^6  Sulle  Oìcillazioni  ih  un  Coupo  pendente  ec. 

^^se„.,c„S.[(,-*)/^r] 

-+-  —  oos.  t'  sen.  \\t' —  k  II/   —  -+-  A'  I  . 

per  mezzo  della  qual  equazione  potremo  esprimere  t'  in  una 
serie  ordinata  per  le  potenze  e  per  i  prodotti  di  A2  ed  lì  . 
Facciamo  i'  =  M-i-N/i2-t-P/i'-Hec. ,  e  sostituendo  questo  va- 
lore nella  equazione  precedente,  e  trascurando  i  termini  h5 
ed  h?K  come  sopra  avremo 
o  =  Aoos.  M  — &sen.M(NAa-t-PA')  —  \hK  cos.M-*-AA3M  sen.M 

2M1 


—  cos.M  sen.l  [  M-—  k Jl/  —•+■*'  I 


II  paragone  dei  termini  simili  ci  darà  cos.M=o,eioè  M= jt, 

essendo  i  un  numero  intero  qualunque,  e  %%  la  circonferen- 
za del  cerchio  che  ha  per  raggio  l'unità;  ±N  +  AM  =  o, 

±Prp±^cos.T/M--A)i/~-4-y5;']  =  oscioèN==A^Ì3r, 
e  P  =    —cos.  &  I  — — -  ti  —  k  1 1/  —  ~¥-k'  I .  Sarà  pertanto 

Relativamente  a  questi  valori  di  £'  troveremo  dentro  i 
limiti  della  nostra  approssimazione 

±0  =  /i-  B/i3 
lo  che  ci  avverte  che  le  massime  deviazioni  del  pendolo  da 
una  parte  e  dall'altra  della  verticale  sono  tutte  eguali  tra  loro  . 

Chiamando  *('),  tW,  *(3),  ec.  i  tempi,  che  il  pendolo  im- 
piega per  giungere  dall'origine  del  moto  alla  massima  devia- 
zione la  prima  volta,  la  seconda,  la  terza  ec.  ,  avremo 


Del    Sic    Pietro    Paoli.  77 

«  generalmente 

Pertanto  la  durata  di   una  oscillazione  qualunque  sarà 
^0_^=(I+A/^>^--^sen.l^/^.sen.[(^-/OJ/^^,]. 

Nel  caso  contemplato  nella  memoria  citata  lì  è  dell'or- 
dine haa,  e  quindi  U\/q  dell'ordine  h2o\/o ,  cioè  una  quan- 
tità piccolissima  quando  il  filo  è  pochissimo  estendibile  .  Se 
in  grazia  della  sua  piccolezza  ci  permettiamo  di  trascurare  il 

termine  moltiplicato  per  -h  ,  le  oscillazioni   saranno   iso- 

crone ,  e  chiamando  T  la  durata  di  ciascuna  di  esse  avremo 

Facendo  T=i  ricaveremo  da  questa  equazione  la  lunghezza 
a  del  pendolo,  il  quale  compie  le  sue  oscillazioni  nell'unità 
di  tempo ,  che  sarà 

Questi  valori  sono  un  poco  divergi  da  quelli  della  predetta 
memoria  per  un  piccolo  sbaglio  ivi  occorso  ,  che  abbiamo  a- 
desso  corretto  . 

Ma  se  per  le  condizioni  del  problema  ■  non  sarà  co- 

sì  piccola  perchè  possiamo  trascurare  il  termine  per  essa  mol- 
tiplicato, allora  le  oscillazioni  non  saranno  isocrone  a  motivo 

della  quantità  sen.  I  I  in  —  ^  )  1/    — -+-&  j  la    quale    varia    da 

una  oscillazione  all'altra.  Qualora  però,  come  si  pratica  d'or- 
dinario, cercheremo  la  durata  media  di  una  oscillazione  de- 
ducendola dal  tempo  che  il  pendolo  impiega  nel  fare  un  gran 
numero  di  vibrazioni ,  dopo  che  per  la  prima  volta  è  giunto 
alla  massima  deviazione  dalla  verticale,  essa  si  troverà  egua- 
le al  valor  precedente  di  T;  e  questa   riflessione   si   deve   ?! 


7*3           Sulle  Oscillazioni  di  un  Corpo  tendente  ec. 
Sig.  Poisson  .  Infatti  questa  durata  media  è  = : ,    o 


sia 
(i-hA/ì-^ti/ 


é$,\/o 


e 


«[/s 


sen 


7  *  |/f sen  [icr  *-*)j/7  *  *'] 


4^'iXo 


ove  quantunque  il  coefficiente  y'K  "  non  sia  abbastanza  pic- 

a[/e 

colo  per  esser  trascurato,  lo  diviene  però  quando  è  diviso  pel 
numero  considerabile  i .  È  facile  il  vedere  clie  otterremo  il 
medesimo  resultato,  se  invece  d'incominciare  l'osservazione 
dalla  prima  massima  deviazione  la  incomincieremo  da  una 
qualunque  delle  seguenti . 


79 
SUL  L'  URTO    DEI    FLUIDI 

MEMORIA 

Del  Signor  Vincenzo  Brunacci  . 
Ricevuta  li  19  Agosto  18 14. 


I 


1  Sig.  Cav.  Morosi  celebre  inventore  di  macchine  e  conge- 
gni meccanici  si  avvisò  di  aumentare  l'urto  di  una  vena  fluida 
su  di  una  lastra,  col  circondare  questa  di  un  orlo,  congettu- 
rando che  nel  trattenere  che  questo  faceva  l'acqua,  la  quale 
per  ogni  Landa  sfuggiva  dopo  avere  urtato ,  dovea  essa  in 
questo  contrasto  comunicare  un'altra  spinta  alla  lastra  me- 
desima; egli  poi  ne  inferiva  di  qui  che  utile  doveva  essere 
il  contornare  di  un  bordo  le  palette,  0  ali  delle  rote  idrau- 
liche, in  quanto  che  la  stessa  corrente  dell'acqua,  le  avreb- 
be mosse  o  più  velocemente,  o  caricate  di  maggior  peso.  Gli 
sperimenti  confermarono  le  di  lui  congetture,  ed  ei  ne  die 
sommaria  contezza  al  Reale  Istituto  Italiano,  del  quale  fa 
parte  . 

Questa  cosa  la  mi  è  paruta  tanto  importante,  che  io  mi 
sono  determinato  ad  assoggettarla  ad  esame,  rintracciandone 
la  ragione  nelle  stesse  leggi  del  moto  dei  fluidi  .  La  sola  os- 
servazione ed  esperienza,  può  in  certe  favorevoli  circostanze 
scoprite  un  fenomeno,  e  da  questo  si  possono  congetturare 
alcune  forze  naturali;  ma  la  scoperta  di  tutti  gli  altri  feno- 
meni, che  hanno  relazione  con  quello,  la  di  loro  valutazio- 
ne, e  la  determinazione  delle  circostanze  più  favorevoli  a  pro- 
durli, non  si  possono  ottenere  che  coll'ajuto  delle  geometrie; 
così  la  pensò  il  divino  Neutono ,  quando  scrisse  a  phoeno- 
menis  motuum  investigemus  vires  naturae,  et  ab  hìsdem  viri- 
bus  phoenomena  reliqua  . 


80         Sull'  ukto  dei  Fluidi. 

5-  1.  Per  riuscire  in  quest'indagine  io  farò  uso  disila  dot- 
trina che  sull'urto  dei  fluidi  ci  dette  l'immortale  La-Grange 
negli  atti  dell'Accademia  di  Turino  del  1784;  non  che  que- 
sta dottrina  non  sia  soggetta  ad  alcune  difficoltà,  come  lo 
sono,  e  Io  saranno  sempre  tutte  quelle,  le  quali  1  Geometri 
hanno  date  su  qualunque  argomento,  che  al  moversi  dei  flui- 
di si  riferisca ,  ma  la  mi  è  sembrata  la  più  sicura  e  la  più 
conforme  pel  computo  dell'effetto  preso  di  mira. 

Una  colonna  di  fluido  EF  fig.  1  ,  la  quale  per  un  momen- 
to fingiamo  solo  dotata  di  due  dimensioni,  cioè,  della  lun- 
ghezza EF ,  e  della  larghezza  AE  ,  si  muova  lungo  la  linea 
AB;  a  questa  linea  AB  con  un  angolo  qualunque  ne  sia  uni- 
ta un'altra  BC ,  la  quale  obblighi  la  colonna  EF  a  piegare  e 
cangiare  direzione  .  Nella  piegatura  questa  colonna  fluida  de- 
scriverà un  arco  MN,  e  nel  triangolo  misti! meo  MBN,  il  flui- 
do resterà  come  stagnante;  la  qual  cosa  non  è,  per  vero  di- 
re, che  un'ipotesi,  ma  il  mentovato  Geometra  pensa,  che 
essa  sia  molto  vicina  alla  verità,  e  per  tale  possa  prendersi 
nell'attuale  ricerca;  ecco  dunque  che  il  fluido  si  muoverà 
entro  un  canale  AMNC ,  la  di  cui  porzione  MN  sarà  curvi- 
linea, e  dalla  forza  centrifuga  del  fluido  nel  correre  entro 
questa  curva,  ne  verrà  una  pressione  o  spinta  sul  fondo  del 
canale  medesimo  . 

5.  2,.  Siccome  nulla  accelera  o  ritarda  la  velocità  dell' 
acqua  nel  canale,  ne  segue  che  la  sua  larghezza  sarà  per  tut- 
to costante.  Sia  dunque  b  questa  larghezza;  sia  a  l'altezza 
dovuta  alla  velocità  dell'acqua  in  una  qualunque  sezione/;/; 
sia  r  il  raggio  di  curvatura  di  qualunque  punto  //  della  cur- 
va MN  ;  sia  pq  una  linea  fluida  perpendicolare  nel  punto  p 
all'arco  MN  :  ora  questa  linea  di  fluido  in  virtù  della  sua  for- 
za centrifuga,  eserciterà  contro  la  curva  MN,  e  precisa  me  n 

te  nel  punto/?,  una  pressione  eguale  a  —  0,  essendo  questo  — 

l'espressione  della  forza  centrifuga  di  una  molecola  qualunque. 
Risguardanddsi  poi  il  fluido   MBN  come  stagnante,  bisognerà 

che 


Del  Sic.  Vincenzo  Brunacci  .  81 

che  la  pressione  su  tutti  i  punti  della  superficie  sua  MN  sia 


la  stessa,  e  che  perciò  —  b  sia  una  quantità  costante;   sarà 

dunque  anco  costante    il   valore  di  r,   e  quindi  MN  sarà  un 
arco  di  cerchio  . 

§.  3.  La  pressione  fatta  su  ciascun  punto  p  della  super- 
ficie MN  del  fluido  stagnante  MBN  si  comunica  a  ciascun 
punto  delle  linee  MB,  BN,  e  giusta  i  principj  dell'Idrosta- 
tica ,  ciascun   punto  di  queste  è   premuto  perpendicolarmente 

da    una  forza  eguale    a  —  b  ;  dunque  tutta   la  forza  'perpen- 


dicolare ad  MB,  da  cui  è  premuta  la  linea  stessa  sarà  —  b  .MB  ; 
e  quella  perpendicolare  a  BN ,  e  da  cui  la  stessa  BN  è  pre- 
muta ,  sarà  —  b  .  BN  . 

T 

Ora  prolungato  il  lato  GB  (  Fig.  a  )  in  H  sia  1'  angolo 
ABH  =  o:  rappresentiamo  con  LF  perpendicolare  a  BN  la  for- 
za —  &XBN ,  e  condotta  FG  parallela ,  ed  LG  perpendicolare 

r 

ad  AB  ,  onde  si  abbia  il  triangolo  rettangolo  LFG  ,  si  avrà 
LF  =  -£.BN; 

T 

LG  =  -6.BN.cos.o; 

T 

FG  = -è.  BN.sen.«; 


§.  4-  Supponendo  che  la  linea  BG  sia  tanto  lunga ,  che 
il  fluido  allorché  l'abbandona,  corra  con  direzione  a  lei  pa- 
rallela, l'arco  di  cerchio  MN  sarà  toccato  allora  nei  punti 
M,N  dalle  due  rette  AB,  BG  unite  in  B;  e  sarà  BN=BM; 
di  più  conducendo  nei  punti  M,  N  due  perpendicolari  alle 
rette  AB,  BG,  il  loro  punto  Q  d'incontro  sarà  il  centro  dell' 
arco  MN ,  e  sarà  MQ  il  raggio  di  curvatura,  che  rappresen- 
tato abbiamo  con  r;  l'angolo  poi  MQN  sarà  eguale  ad  MBH; 

„:~a        1                               *     *     MB        NB  » 

cioè,  ad  o ;  avremo  pertanto = =  tane.  —  . 

Tom.  XVII.  11 


8o.  Sul l'  urto    dei    Fluidi. 

La  forza  adunque  che  spingerà  la  linea  AB  in  una  dire- 
zione ad  essa  normale  sarà  2,ab  .  tang.  —  ; 

La  forza  che  spingerà  la  linea  BC  in  una  direzione  pa- 
rimente ad  essa  perpendicolare  sarà  ancor  essa  lab  .tang.  —  ; 

La  forza  che  premerà  questa  stessa  linea  BC  in  una  di- 
rezione perpendicolare  ad  AB,  sarà  2,ab  .  cos.  a  .  tang.  —  ; 

La  forza  infine  che  premerà  questa  medesima  linea  in 
una  direzioue  parallela  ad  AB,  sarà 


%ab  .  sen.  o  .  tang.  — 


5-  5.  Chiamando  ip  la  somma  delle  forze  le  quali  spin- 
gono le  due  linee  AB,  BC  unite  insieme,  nella  direzione  per- 
pendicolare ad  AB,  sarà  ip  =  2,ab  .  tang. \-^ab  .cos.  «tang.  — , 


0 
a 
che  ridotta  diviene 

0 
a 


ip  =  zab (  1  -+- cos.  a )  tang.  —  ; 


sen.- 


cos.  — 
a 


,  »  »         »  i  -, 

•  1    \  o  o  ìi  a      I 

ih  =  2,ao  \  cos -+-  sen -+-  cos.  —  —  sen.  —    ? 

la  a  a  a      ' 

ih  =  zab  .  a  cos.  —  .  sen.  —  : 

*  a  a 

ili  =  2,ab  .  sen.  a  . 

T 

Il  valore  poi  di  «,  il  quale  rende  la  quantità  ?/'  massi- 
ma sarà  0  =  90°,  e  si  avrà  allora  ip~a,ab;  dovrà  dunque  BN 
esser  perpendicolare  ad  MB  affinchè  la  somma  ip  di  quei  sforzi 
sia  massima  ;  conseguenza  rimarcabile  in  quanto  che  allora  è 
nulla  quella  forza,  la  quale  si  esercita  sopra  BN  in  direzio- 
ne normale  a  BM  . 

§.  b.  Supponiamo  ora  che  la  vena  fluida  dopo  essersi  ri- 
piegata in  MN  fig.  3,  abbandoni  la  linea  BN  facendo  con  es- 
sa prolungata  in  L  un  angolo  LNF  :  anco  in  questa  supposi- 
zione troviamo  la  spinta  che  le  due  linee  AB,  BN  sopporta- 
no in  direzione  perpendicolare  ad  MB  . 


1):.l  Sic;.  Vincenzo  Bau  n acci  .  83 

Prolungata  BN  in  H,  ed  NF  in  D  sia  DBH  =  a ,  DBN 
=  i8o°  —  a  ;  LNF  =  <p;  BDN  =  o  —  f;  e  sarà 

BD  =  DN. ^ ; 

sen.(  i8o°  —  0) 

BNr=DN.     Se"-(°-^      ; 
sen.  (  1800  —  u) 

nei  punti  M,  N  condotti  i  raggi  MQ,  NQ  dell'arco  MN,  ed 
unito  il  punto  D  col   centro  Q  sarà  DQM  =  -^^-  ;    dunque 

o  —  é 
sen.  <p  tang. - 

DN  =  r  .  tane.  ^^-  =  DM  ;  e  quindi  DB  =  ; r-rz — V  » 

"         a  *  sen.  (  1800  — o) 

n  tvt  sen.(o  —  al)  o  —  è 

BN  =  r 5 2-—.tang -; 

sen.(i8o°  — o)  a 

È  poi  BN  premuto  perpendicolarmente  da  una  forza  eguale 
a  BN.—  b;  e  questa  decomposta  in  due,  che  una  normale, 

l'altra  a  DB  parallela,  si  avrà  —  b  .  BN  .  cos.  a  per  la  forza 

r 

normale  alla  DB;  e  postovi  il  valore  di  BN,  sarà  una  tale 
forza 

aa  ,  sen.  (a  —  0)  o  —  è 

—  br  .  — ■ — : -—  .tang. —  .cos.o; 

r  sen.(  1800  —  a)  2, 

tutto  lo  sforzo  adunque  che  fa  la  vena  fluida  EF  per  spin- 
gere le  due  linee  AB,  BN  in  una  direzione  ad  AB  norma- 
le ,  sarà 

-£.MD-+--6.DB-t--£.BN.cos.a; 

t  t  r 

e  fatte  le  opportune  sostituzioni,  e  riduzioni,  sarà  questa  for- 
za ,  la  quale   indicheremo  per  ip , 

,  ,    <  sen. ai         sen.(o —  è)  f  .  a  —  é 

ip  =  nab  <  1  H -H ! —  cos.  a  (tang. —', 

sen.o  sen.o  '  2 

3  —  é 


,  ,   S  sen.  7)        sen.o  .  cos.  è—  sen.  al  cos. e  1. £>• 

ip  =  2,ab  {  1  H -H - cos.o  (tang.  — 

l  sen.o  sen.o  ' 


4  7    ;  sen.  ifi  ,  sen.iji  .   f  ,  e—ip 

i}j  =  2ab  )  1  -1 --t-eos.<I>cos.G •  cos.  »a  (tang. ; 

'  sen.o  sen.o  '  a 

t//  =  2aZ»  <  1  -+-sen.<^  .sen.o-+-cos.o  .cos.  <p  ?  tang. ; 


$4  Sul  l'  urto    dei     Fluidi. 

ip  =  -lab  \  i  -+-  cos.  ( a  —  <p  )  >  tang.  °         ; 

tp  =  aa/>  seri .  (  a  —-  <p  )  ; 

onde  pò!  questa  forza  \\i  sia  massima,  dovrà  essere  a — ^  =  90°, 

e   sarà  allora   ip  =  aab  . 

§.  7.  Una  colonna  fluida  EO  fig.  4?  come  quella  imma- 
ginata al  §.  1  vada  a  battere  sulla  linea  CC,  alle  cui  estre- 
mità siano  le  linee  CD',  CD  unite  ad  essa  con  qualunque 
angolo  .  Cerchiamo  lo  sforzo  che  fa  1'  acqua  su  questo  siste- 
ma di  linee  in  una  direzione  perpendicolare  a  CC,  supponen- 
do che  l'urto  si  faccia  in  una  tal  direzione,  cioè  che  EO  sia 
normale  a  CC  . 

La  colonna  EO  all'avvicinarsi  alla  linea  su  di  cui  ha  da 
urtare,  si  dividerà  in  due  rami  OF  ,  OF'  e  ciascuno  di  que- 
sti rami,  dopo  essersi  ripiegato,  anelerà  scorrendo  l'uno  da 
una  banda,  l'altro  dalla  opposta,  lungo  il  piano  CC  .  Verso 
il  punto  B  centro  dell'urto,  cui  corrisponde  l'asse  della  co- 
lonna urtante,  si  formerà  un  ridosso  triangolare  NON'  di  flui- 
do, il  quale  si  potrà  sensibilmente  considerare  stagnante.  I  due 
rami  poi  della  colonna  fluida  OFH,  OF'H'  incontrando  le  li- 
nee CD ,  CD'  da  esse  saranno  obbligati  a  ripiegarsi  per  po- 
tere scappar  via,  lasciando  negli  angoli  C,  C  due  masse  di 
fluido  stagnanti  come  nel  caso  del  5-  a  •  Non  faccio  una  de- 
scrizione più  minuta  delle  circostanze  fisiche  dell'urto,  per- 
chè è  facile  ad  immaginarsele  . 

Ora  indicando  con  a&  la  larghezza  della  colonna  fluida 
urtante,  ognuno  dei  due  rami  in  cui  si  divide  avrà  per  lar- 
ghezza b ,  ed  a  tenore  di  ciò  che  si  è  dimostrato  al  5-4  5  10 
sforzo  o  pressione  sopra  NB  nella  direzione  a  lei  normale  sarà 

2,ab  sen.  go°  tang.  — —  =  a,ab  ; 

egualmente  la  spinta,  o  la  pressione  sopra  BN'  sarà  o.ab  ;  on- 
de se  non  ci  fossero  le  due  linee  CD,  CD'  l'impulsione  so- 
pra il  piano  CC  sarebbe  aa  .  2.b;  cioè  eguale  al  peso  di  una 
colonna  di  fluido  avente  per  base  l'area  ab  della  sezione  del- 


Del  Sic  Vincenzo  Bkunagci  .  85 

la  vena  urtante ,  e  per  altezza  il  doppio  di  quella  dovuta  al- 
la velocità  dell'acqua  urtante. 

§.  8.  Per  ciò  che  spetta  all'impulsione  del  fluido  sulle 
linee  componenti  gli  angoli  C,  C.  Se  questi  angoli  sono  tra 
loro  eguali  ed  eguali  ciascuno  a  180  —  o,  e  se  di  più  si  sup- 
pone che  le  linee  CD,  CD'  siano  di  tale  lunghezza  che  il 
fluido  nell' abbandonarli  corra  con  direzioni  loro  parallele,  sa- 
rà 2,  .aflèsen.o  la  somma  delle  impulsioni  del  fluido  fatte 
sulle  linee  D'C,  C'N',  DC  ,  CN  in  una  direzione  parallela  ad 
OB;  e  questa  quantità  esprimerà  l'aumento  dell'urto,  che 
si  è  ottenuto  aggiungendo  alla  linea  CC  le  due  linee  CD, 
CD',  sulle  quali,  il  fluido  che  scappava  dopo  avere  urtato 
la  semplice  linea  CC,  è  obbligato  a  battere.  Questo  aumen- 
to poi  dell'urto  sarà  massimo,  quando  0  =  90°,  ed  allora  avrà 
per  misura  za  .  zb ,  cioè  la  stessa  misura  che  ha  l'urto  sopra 
CC.  Dunque  coli' aggiunta  delle  due  linee  CD,  CD'  poste  ad 
angolo  retto  nei  punti  C ,  C  abbiamo  potuto  rendere  doppio 
l'effetto  dell'urto  della  nostra  vena  fluida. 

§.  9.  Se  le  due  linee  aggiunte  CD,  CD'  non  avessero 
tale  estensione  che  il  fluido ,  dopo  averle  abbandonate  ,  po- 
tesse correre  con  direzioni  parallele  alle  medesime,  ma  cor- 
resse con  tali  direzioni ,  che  facessero  con  quelle  linee  un 
angolo  <p ,  allora  da  ciò  che  si  è  dimostrato  al  §.6  si  ricava 
che  l'aumento  dell'urto  originato  da  queste  linee  CD,  CD', 
sarebbe  2,  .aab  .  sen.(o  —  (p),  e  questo  sarebbe  massimo  quan- 
do 0  —  (^  =  90°,  e  diverrebbe,  come  al  §.  ant.,  za.zb;  così 
se  le  linee  CD,  CD'  fossero  mobili  attorno  degli  angoli  C,  C, 
per  avere  il  massimo  aumento  d'impulsione  converrebbe  por- 
tarle ad  angolo  retto  colla  retta  CC,  quando  in  questa  situa- 
zione il  fluido  dopo  averle  abbandonate,  tornasse  indietro  con 
direzione  parallela  ad  OB  ;  e  ciò  non  succedendo  converreb- 
be rendere  gli  angoli  in  C ,  C  acuti ,  cioè  o  ottuso ,  ed  in 
modo  che  diminuito  di  <p ,  vale  a  dire,  dell'angolo  che  fa  il 
fluido  con  queste  rette,  si  abbia  o  —  <j5  =  90°;  la  quale  cosa 
in  ambidue  i  casi  si  riduce  a  fare  in  guisa ,  che  i  due  rami 


86  Dell    ukto     dei     Fluidi. 

della  vena  fluida  si  ripieghino  indietro  con  direzioni  norma- 
li a  CC  . 

§.  io.  Il  caso  contemplato  di  una  vena  fluida  piana,  la 
quale,  cioè,  non  abbia  altro  die  due  dimensioni  (  §•  i  ),  è 
puramente  immaginario;  ma  supponiamo  che  la  colonna  flui- 
da abbia  la  figura  di  un  parallelepipedo  rettangolo,  e  che 
scorrendo  essa  tra  due  piani,  di  cui  fan  parte  le  facce  oppo- 
ste del  parallelepipedo,  sia  obbligata  a  conservare  sempre  la 
stessa  grossezza,  che  è  la  distanza  di  quei  due  piani;  allora 
se  questi  fanno  angolo  retto  con  i  due  piani  AB,  BG  fig.  i  , 
formanti  il  fondo  del  canale ,  o  con  i  tre  piani  CC ,  CD , 
CD'  fig.  4 5  allora  dico,  tutto  ciò  che  abbiamo  detto  nei  §§. 
precedenti,  è  egualmente  vero  per  questo  caso  concreto,  e 
legittime  sono  le  tirate  conseguenze,  purché  alle  parole  linee 
CD,  CD',  CC  si  sostituiscano  le  parole  piani  CD,  CD',  CC; 
dunque  l'effetto  di  una  cotal  vena  urtante  ad  angolo  retto 
sur  un  piano  tanto  esteso,  che  essa  dopo  l'urto  scappi  con 
direzioni  parallele  al  piano  stesso  ,  si  può  accrescere  fino  a 
rendere  doppio,  coli' alzare  alle  estremità  del  piano  urtato  un 
orlo,  il  quale  obblighi  il  fluido  a  ripiegarsi  indietro  con  di- 
rezioni normali  al  medesimo  piano  urtato  . 

§.  li.  Veniamo  a  parlare  dell'urto  di  una  vena  cilindri- 
ca, la  quale  batta  un  piano  CC  con  direzione  ad  esso  nor- 
male .  Il  fenomeno  seguirà  come  ci  mostra  la  figura  5  .  La 
colonna  EO  neh' avvicinarsi  al  piano  anderà  allargandosi  da 
ogni  banda,  ed  essendo  da  ogni  banda  eguali  le  circostanze, 
essa  formerà  un  solido  di  rivoluzione  ACC'D ,  il  cui  asse  BO 
sarà  lo  stesso  asse  EO  della  colonna  fluida  cilindrica.  L'ac- 
qua poi  che  forma  la  superficie  della  conoide,  all'incontro 
del  piano  anderà  ripiegandosi ,  e  se  il  piano  è  abbastanza  e- 
steso ,  correrà  su  di  esso  con  direzioni  a  lui  parallele,  se  no 
lo  abbandonerà  partendo  con  direzioni  ad  esso  inclinate.  Neil' 
interno  del  solido  di  rivoluzione  acqueo,  vi  si  troverà  un  im- 
buto conoideo  NON',  e  l'acqua  che  lo  compone  giusta  l'ipo- 
tesi assunta  (  §•  i  )  si  potrà  risguardare  come  stagnante  , 


Del  Sic.  Vincenzo  BRUNACcr .  87 

Se  per  l'asse  EOB  si  conduce  un  piano,  la  sezione  di 
questo  con  la  vena  fluida,  porrà  sotto  gli  occhi  la  figura  pia- 
na dalla  rivoluzione  della  quale  nascerà  quel  solido  di  rivo- 
luzione del  quale  si  parla;  così  il  triangolo  mistilineo  OBN 
produrrà  l'imbuto  conoideo  ;  la  figura  AOG  produrrà  il  cana- 
le conoideo  nel  quale  coire  il  fluido  ;  la  linea  CB  il  piano 
circolare  su  cui  si  fa  l'urto,  ec. 

Ora  preso  un  punto  qualunque  G  nell'asse  OB  si  con- 
duca MM'  parallela  a  CC,  e  che  incontri  le  curve  ON,  ON' 
in  M,  M' .  Nei  medesimi  punti  si  conducano  le  rette  MP , 
M'P' ,  le  quali  siano  perpendicolari  alle  curve  OMN,  OM'N' 
ed  incontrino  in  P ,  P'  le  curve  esterne  APS,  DP'S' .  Nella 
rotazione  attorno  dell'asse  OB  ,  queste  descriveranno  un  tron- 
co di  cono,  la  cui  superficie  sarà  la  sezione  del  canale  conoi- 
deo pel  quale  scorre  il  fluido  . 

§.  12.  Queste  cose  premesse  facciamo  BG  =  x,  GM=/; 
%  la  semicirconferenza  di  un  cerchio  che  ha  per  raggio  l'u- 
nità ;  sarà  allora  2jr/  la  circonferenza  del  cerchio  descritta 
col  raggio  MG  .  Ora  indichiamo  per  z  quella  funzione  dell'/ 
per  la  quale  moltiplicando  2jr/,  si  ha  la  superfìcie  del  tron- 
co di  cono  descritto  da  PM .  Il  valore  della  z  è  facile  a  tro- 
varsi, ma  non  ci  fa  di  bisogno:  sarà  dunque  a^/s  l'area  del- 
la sezione  del  canale  conoideo  per  cui   corre  l'acqua. 

Questo  %7tyz  esprìmerà  anco  il  velo  fluido  che  passa  per 
la  sezione  del  canale  conoideo.  Non  gli  considero  alcuna  gros- 
sezza, perchè  questa  dimensione  sparirebbe  dal  computo.  Rap- 
presentando poi  con  r  il  raggio  di  curvatura  della  curva  OMN 
corrispondente  al  punto  M,  e  con  a  l'altezza  dovuta  alla  veloci- 

tu  dell  acqua  scorrente  nel  canal  conoideo,  sarà  —  .  =  —  z 

r         2,ny  r 

l'espressione  della  forza  centrifuga  su  ciascun  punto  M  della 
circonferenza  del  cerchio  da  MG  descritto;  ma  la  celerità  del 
fluido  dovendo  essere  la  stessa  in  qualunque  luogo  del  cana- 
le, ed  in  qualunque  sezione,  giacché  non  vi  è  alcuna  causa, 
la  quale  inclini  a  far  crescere  o  scemare  questa  velocità,  sarà 


oc!  Dell'  urto    dei    Fluidi. 

dunque  l'area  2izyz  una  quantità  costante   qualunque  sia  / , 
ed   eguale  alla  sezione   della  vena  cilindrica  .   Sia  dunque  B 

ì'area  di  questa  sezione,  e  sarà  a;r/z  =  B,  e  quindi  s  = . 

ajty 

L'espressione  allora  della  forza  centrifuga  su  ciascun  pun- 
to M  della  superfìcie  dell' imbuto  conoideo  sarà  .  —,  es- 

wz        yr 

sendo  r,  come  si  è  detto,  il  raggio  osculatore  corrispondente 
all' ordinata  y . 

§.  i3.  Siccome  l'acqua  la  quale  forma  l'imbuto  conoideo 
NON'  si  suppone  stagnante,  perciò  la  pressione  qui  sopra  de- 
terminata dovrà  essere  dappertutto  la  stessa .  Rappresentia- 
mo ora  per  p  questa  pressione  costante,  ed  in  ciascun  punto 

della  superficie  dell'imbuto  conoideo,  dovrà  essere .  —=v. 

3tX  ry 

Questa  equazione  ci  dichiara  die  la  curva  OMN  debbe  avere 
in  qualunque  punto  M  il  raggio  osculatore  in  ragione  inver- 
sa dell'ordinata  MG;  ed  ecco  in  questa  guisa  ridotta  l'inda- 
gine alla  soluzione  di  un   problema  Geometrico  . 

5-    i4-  Essendo  r  =  — — — cercasi  la  curva  che  avrà 

per  equazione 

(£0 

(  i  )  •  .  .  •  td  r;     =5  my  essendo  m  una  costante  data  . 

Moltiplicata  l'equazione  (r)  per  (  — )  dx,  ovvero  per  dv , 
ed  integrata  si  ha 

essendo  C  la  costante  arbitraria  aggiunta   integrando  . 

Per   determinare   questa    costante,    osservo    che    quando 
j  =  o,   cioè    quando   il    punto   considerato  è  in  O,   la    curva 

tocca  l'asse  OB ,  ed  allora  {  —  J  =  o;   con  questa  condizione 

trovo 


Del,  Sig.  Vincenzo  Brunacci 
trovo  C  =  i  .  Si  avrà  dunque 
(3)  .  .  . 


89 


'! 


I / 

a 


5-  i5.  Da  questa  equazione  (3)  si  può  intanto  trovare  il 
valore  dell'impulsione  della  vena  sul  piano  CC  Infatti,  po- 
sto che  il  piano  circolare  su  cui  si  fa  l'urto,  sia  cosi  esteso 
che  l'acqua  lo  abbandoni,  dopo  avere  urtato,  con  direzioni 
parallele  ad  esso,  se  facciamo  BN  =  v,  si  ha  allora  nel  pun- 
to N 


e  perciò   1 j3  =  o; 

a 


,.         ...  P  1  ìììv       2.xy*  r,  a.iry* 

e  di  qui  si  ricava,  tacendo  m  =  — —  ,  0=  a&B  ;  ma  


aaB 


es- 


prime l'area  del  cerchio  che  ha  per  raggio  BN ,  e  p  espri- 
me  la  pressione  che  soffre   ciascun  dei  suoi   punti ,   dunque 

p  esprimerà  la   pressione  totale,  che  sopporta  il  piano  GCr 

per  causa  dell'urto  della  colonna  fluida;  dunque  questa  pres- 
sione o  quest'  urto  sai'à  eguale  al  peso  di  un  cilindro  fluido  , 
il  quale  abbia  per  base  la  base  B  della  colonna  urtante ,  e 
per  altezza  il  doppio  di  quella  dovuta  alla  velocità  dell'ac- 
qua ,  colla  quale  si  fa  l'urto  (a). 

§.  16.  Se  il  piano  circolare  su  del  quale  si  fa  l'urto  non 
è  tanto  esteso ,  che  il  fluido  possa  scappare  con  direzioni  ad 
esso  parallele,  allora  chiamando  <p  l'angolo  che  fanno  queste 
dilezioni  col  piano  urtato,  sarà  BN  l'ordinata  della  curva  OMN 
a  quel  punto  N,  ove  la  tangente  fa  con  l'asse  un  angolo 
=  go°  —  (p  ;  avremo  dunque 

/r     * /drvi  =^cos-(9°0  —  0)  =  seri.0,  e  di  qui 

kI,+(ì)  J 

Tom.  XVII.  ia 


(a)  Nel  Tonio  Vili  dei  Commentari 
dell' Accademia  di  Pietroburgo  dell'an- 
no i"36,  il  celebre  Daniele  Ber  nulli 
aveva  per  questo  caso  trovato   la   stessa 


misura  dell'  urto  ,  deducendola  però  da 
una  dottrina  differente  da  quella  del  Si- 
gnor La-Grange  . 


qo 


s 

ull' 

URTO 

DEI      F 

LUIDI 

sen 

.<? 

=  I 

y* 

a 

5 

2.T.V* 

P' 

=  la 

B(r- 

sen 

•ì)\ 

allora,  cioè,  la  misura  dell'urto  sarà  il  peso  di  quel  doppio 
cilindro ,  come  alla  fine  del  5-  precedente,  moltiplicato  però 
per  la  differenza  tra  il  seno  tutto,  ed  il  seno  dell'angolo  che 
le  direzioni  del  fluido  fanno  nello  scappare  col  piano  urtato . 
§.  17.  Gol  ritrovamento  della  formola  qui  sopra  riferita, 
il  Sig.  La-Grange  messe  in  qualche  modo  d'accordo  le  spe- 
rienze  dei  fisici  sull'urto  di  una  vena  fluida;  alcuni,  in  fat- 
ti, come  il  Mariotte,  il  Gravesand ,  Y Eulero,  ec.  aveauo  sta- 
bilito colla  teorica,  e  confermato  coll'esperienze,  che  una  ta- 
le impulsione  aver  dovea  per  misura  il  peso  di  una  colonna 
di  fluido,  che  avesse  per  base  l'area  della  sezione  della  vena 
fluida  urtante,  e  per  altezza  quella  dovuta  alla  velocità,  con 
cui  il  fluido  fa  l'urto;  altri  come  il  Bernulli  Daniele,  il  Krafft, 
il  Michelotti ,  il  Bossut ,  ec.  volevano  una  misura  doppia  di 
questa  ;  il  D'  ^lambert  infine  ne  voleva  una  poco  minore  di 
quest'ultima  .  Il  Sig.  Zuliani  nella  prima  parte  del  Tomo  IH 
degli  atti  dell'  Accademia  di  Padova  del  1794?  dà  contezza 
di  tutto  ciò  che  a  questo  proposito,  per  ciò  che  spetta  alle 
sperienze,  si  era  ritrovato,  onde  io  a  quella  memoria  riman- 
do i  miei  lettori  .  Qui  soltanto  mi  basta  di  osservare  che  nel- 
la formola  del  Sig.  La-Grange  sono  comprese  tutte  quelle  mi- 
sure date  per  l'impulsione  di  una  vena  fluida.  La  circostan- 
za che  questo  Geometra  ha  messo  in  computo,  è  la  direzio- 
ne colla  quale  i  filetti  fluidi  abbandonano  il  piano  dopo  d'a- 
verlo urtato;  e  siccome  questa  circostanza  nasce  dall'altra 
dell'estensione  del  piano  su  del  quale  si  fa  l'urto,  perciò 
possiamo  dire  che  nella  formola  Grangiana  è  in  certo  modo 
contenuto  l'elemento  dell'estensione  del  piano;  dico  in  cer- 
to modo ,  perchè  sebbene  s' intenda  come  dalla  estensione  del 
piano  su  cui  si  fa  l'urto,  dipenda  la  direzione  colla  quale  i 
filetti  fluidi  abbandonano  il   piano,  pure  ci   è   ignota  la  legge 


Del  Sic.   Vincenzo  Brunacci  .  o,i 

di  questa  dipendenza  ,  e  non  si  saprebbe  fare  uso  della  for- 
inola di  La-Grange,  se  invece  di  esser  data  quella  direzione, 
data   fosse  la  grandezza  del   piano  mentovato  (a)  . 

Questo  sullodato  Sig.  Zuliani  riferisce  nella  memoria  so- 
pracitata una  serie  di  sperienze ,  da  lui  fatte  colla  mira  di 
stabilire,  quanto  ha  che  fare  l'estensione  del  piano  urtato 
nella  misura  dell'urto,  e  così  esse  e  la  formola  del  Sig.  La- 
Grange  vengono  a  confermarsi  reciprocamente  .  Perspicacia 
Dell'  instituire  l'esperienze,  diligenza  nell'  eseguirle,  tutto  si 
trova  in  queste,  ma  si  resta  col  desiderio  di  vederle  ripetu- 
te più  in  grande,  onde  poterne  ricavare  più  sicure  conse- 
guenze; non  ostante  finché  non  se  ne  abbiano  delle  miglio- 
ri ,  giova  valersi  di  quelle  . 

C.   18.  Nella  terza   parte   adunque   della  qui  riferita  me- 
moria sono  registrate  queste  sperienze  . 

Conservata  l'acqua  in  un  vaso  ad  una  altezza  maggiore 
di  due  piedi,  in  un  adattato  pertugio  circolare  il  cui  centro 
era  per  l'appunto  due  piedi  sotto  la  superficie  dell'acqua, 
furono  posti  successivamente  l'uno  dopo  dell'altro  tre  can- 
nelli orizzontali  ,  i  quali  tutti  dotati  dello  stesso  diametro  di 
mezzo  pollice,  aveano  però  lunghezze  diverse,  uno  essendo 
di  due,  uno  di  quattro,  uno  di  dodici  pollici.  L'acqua  sgor- 
gando per  questi  a  piena  gola  andava  ad  urtare  un  piano  cir- 
colare di  metallo  dello  stesso  diametro  di  mezzo  pollice ,  e 
collocato  ad  un  pollice  di  distanza  dalla  bocca  dei  cannelli  . 
Con  adattato  ordigno  il  Sig.  Zuliani  misurò  le  forze  di  que- 
sti urti ,  e  nel  tempo  stesso  fece  in  ciascuna  sperienza  il  cal- 
colo del  peso  di  un  cilindro  di  acqua  avente  per  base  l'area 
della  sezione  della  vena  urtante  e  per  altezza  quella  dovuta 
alla  velocità  con  cui  si  faceva  l'urto.  Di  qui  si  può  ricavare 
a  qual  porzione  di  questo  cilindro  equivaleva  la  misura  del- 
l'urto . 


(a)  Alberto  Eulero  figlio  del  gran  Leo- 
nardo ,  in  una  dissertazione  sul  modo 
d'applicar  l'acqua  a  muovere  col  mas- 
simo vantaggio  gli  edilizi,  premiata  nel 


1754  dalla  Reale  Società  di  Gottinga  , 
fé  un  cenno  dell'aumento  dell'impeto 
di  una  vena  fluida  coli' aumentare  il 
piano  su  del  quale  va  a  battere . 


<)a  Sull    miro     dei     Fluidi. 

Collo  stesso  vaso,  ed  alla  stessa  profondità  adattando  in 
nn  pertugio  che  aveva  per  diametro  un  pollice,  altri  tre  tubi 
di  quel  diametro,  e  di  lunghezza  di  4>  85  Ia  pollici,  ricevè 
P  urto  della  vena  fluida  ,  che  sboccava  a  piena  gola  da  essi , 
su  di  un  piano  circolare  metallico  di  un  pollice,  e  ne  asse- 
gnò le  misure  come  nell'altro  caso. 

Ecco  la  Tabella  di  questi  sperimenti  . 

Le  dimensioni  sono  in  pollici  del  piede  di  Parigi  ;  i  pe- 
si sono  in  once  di  Padova ,  di  cui  dodici  fanno  una  libbra 
piccola,  ed  un'oncia  è  granì  546. 


I.»  a.0 

J.°   Cannelli  del  diametro  d 

mezzo  pollice 

I.» 

4.0  5.° 

5.°  detti  del  diametro  di  un 

pollice  . 

Lunghezza 

in 

pollici 

Misure 
dell'  urto 
in  grani 

Peso  del  ci- 
lindro 
d' acqua 

Misura  dell'urto 

in  parti 

del  cilindro 

a 

810 

1043 

0,  776 

2.° 

4 

770 

990 

°>  777 

3.° 

ia 

702 

909 

e  ,  772 

4-° 

4 

33t6 

4"9 

0  ,  8o5 

5.° 

a 

3oi5 

4016 

0  ,  750 

6.° 

12 

2782 

3652 

0  ,  762 

E  prendendo  un  medio  tra  questi  sei  sperimenti,  stabi- 
liremo che  quando  il  piano  circolare  su  di  cui  si  fa  l'urto 
ha  per  area  quella  della  sezione  della  vena  cilindrica  urtan- 
te ,  F  urto  è  eguale  al  peso  di  21—  del   cilindro  che   ha  per 

1000 

base  l'area  della  detta  sezione,  e  per  altezza  quella  dovuta 
alla  celerità  dell'acqua.  Anco  le  altre  sperienze  riportate  dal 
Sig.  Zuliani  nella  seconda  parte  della  mentovata  memoria, 
nelle  quali  l'altezza  dell'acqua  nel  vaso  al  di  sopra  dei  can- 
nelli è  talvolta  sei  piedi,  conducono  prossimamente  alla  stes- 
sa conseguenza  . 


Del  Sic.   Vincenzo  Brunacci  .  93 

Avremo  adunque  2(1  —  sen.  <p  )  =  o  ,  773  ,  dalla  quale 
equazione  ricaveremo  il  valore  di  <p ,  cioè  dell'angolo,  che 
fanno  i  filetti  fluidi  col  piano  urtato  nell' abbandonarlo,  quan- 
do questo  piano  è  della  stessa  grandezza  della  sezione  della 
vena  fluida  .  Sarà  pertanto  sen.  (p  =  1  —  o  ,  386  =  o  ,  614  ■>  e 
quindi  0  =  37°.  53'. 

Al  §•  I0  abbiamo  trovato  — —p  =  2.aB(  1 — sen.<^);  ora 
posto  b  il  raggio  della  vena  cilindrica  abbiamo 

—  />  =  2,aB(  1  — sen.<^)  =  «B  .  o  ,  773  ; 
2, 

ma  B  =—  ba  ,  dunque  j»  =  o  ,  773  .  a  .  Ottenuto  il  valore  del 

p,  si  potrà  trovare  il  valore  del  raggio  del  piano  circolare, 
che  dà  la  massima  misura  dell'urto,  cioè,  di  quel  piano,  che 
dall'acqua  dopo  l'urto  è  abbandonato  con  direzioni  ad  esso 
parallele;  infatti  dal  §.   i5  si  avrà 


P  x  e,  773. a 


=  ;  e  quindi  y   ■=  b 

2  P 

y  =  b  %/-?-?  =  1  ,  6  .  b  ; 

V     0,773 


>773 

dunque  il  raggio  di  siffatto  piano  circolare  sarebbe  eguale  al 
raggio  della  vena  cilindrica  più  T60  di  questo  raggio,  e  l'area 
sarebbe  due  volte  e  mezzo  circa  l'area  della  vena  cilindrica; 
ma  questo  non  corrisponde  bene  alle  sperienze  del  Sig.  Zu- 
liani ,  le  quali  danno  per  questo  piano  un  raggio  assai  mag- 
giore . 

Il  valore  del  p  trovato  nel  supposto  che  il  piano  urtato 
sia  eguale  alla  sezione  della  vena,  l'ho  ritenuto  lo  stesso  per 
un  piano  anco  di  maggiore  estensione  .  Ciò  nasce  dalla  sup- 
posizione da  noi  fatta ,  che  il  fluido  contenuto  nello  spazio 
NON'  si  ha  da  risguardare  come  stagnante,  pel  che  le  curve 
MO  ,  M'O,  pelle  quali  si  è  trovato  il  valore  di  p ,  non  can- 
giano ,  se  1'  urto  invece  di  farsi  sopra  MJYT  si  farà  sul  piano 
NN'. 


<l4  Sul  l'   urto    dei     Fluidi. 

§.  19.  Nelle  sperienze  del  Sig.  Zuliani  si  trova  che  fatto  il 
piano  circolare  su  cui  caderà  la  vena  fluida  quattro  ed  anco  sei 
volte  più  grande  in  diametro  del  diametro  della  vena  mede- 
sima, non  arrivava  mai  l'urto  a  contrabbilanciare  il  peso  di 
un  cilindro  d'acqua  d'altezza  doppia  di  quella  dovuta  alla  ve- 
locità dell'acqua,  per  quanto  poco  se  ne  allontanasse;  anzi 
vi  si  accostava  a  segno  di  non  differire  che  di  un  settimo  cir- 
ca del  detto  peso,  quando  il  piano  aveva  un  diametro  sem- 
plicemente doppio  di  quello  della  vena  . 

Ciò  al  parer  mio  nasce  da  questo  che  lo  spandimento 
dell'acqua  in  giro,  obbligando  il  suolo  di  acqua,  che  scorre 
sul  piano  ad  assottigliarsi  continuamente,  è  necessario  onde 
avvenga  questo  assottigliamento  (  il  quale  continua  anco  do- 
po che  l'acqua  ha  abbandonato  il  piano  ),  che  le  particelle 
acquee ,  le  quali  non  radono  il  piano  immediatamente ,  ab- 
biano direzioni  tendenti  ad  avvicinarle  al  piano  stesso,  siano, 
cioè,  a  questo  piano  inclinate,  e  quindi  non  avviene  mai  che 
tutte  abbandonino  il  piano  con  direzioni  ad  esso  parallele  . 
Il  sullodato  Fisico  dichiara  nel  §.  ^3  della  detta  Memoria, 
d'avere  osservato  appunto  questo  accidente.  Ora  di  una  ta- 
le circostanza  non  avendone  tenuto  conto  nella  Teorica ,  la 
formola  non  risponde  bene  alle  sperienze  ;  così  la  forinola  di- 
chiara che  quando  il  diametro  del  piano  è  eguale  ad  un  dia- 
metro e  sei  decimi  di  quello  della  vena,  aver  si  debbe  il 
massimo  urto,  poiché  i  filetti  acquei  dovrebbero  allora  ab- 
bandonare il  piano  con  direzioni  parallele;  ma  la  sperienza 
non  dà  questo  massimo  urto,  perchè  i  mentovati  filetti,  mer- 
cè quella  circostanza  non  computata  nel  calcolo,  scappano  via 
con  dilezioni  a  quel   piano  inclinate  . 

§.  ao.  Riprendiamo  l'equazione  del  §.   14 

");V'Vi-(È)r,"fr"' 

da  questa  si  ricava 


Del  Sic.  Vincenzo  Brunagci  .  9,5 


—  dx\ 


ed  integrando 

f  dy H  f        ydy -.+  6- 


y 
ma 


l/(-f,-)    ■•/i/(»-^)' 


4"-'  /  J|/    Vm--7  /  C/^"*" 


/</)'  _  _a_   f  dy  —.       I        1  1/" 


4 

duncfue 


(5) ,//i_rU_L_log.!^Ìl^ir)=^c. 

E  quest'è  l'equazione  della  curva  cercata  . 

Per  determinare  C  osservo  che  quando  x  =0  dobbiamo 


avere 


[  —  I  s=  oo  ,  e  perciò  l'equazione  (4)  ci  darà  1  —  — /a  =  o . 
da  cui  73  =  —  ;  sarà  dunque 

5 iX- 


1  |/r 

log.1— 


C=i/--+- 

V      m  ?\/m        °    _» ni/—' 

e  l'equazione  della  curva   NMO  sarà 

(6) . . .  >l/(±_^_l/iH.  _i_hg.  !Èd/£^fei^iU. 

Kl"      '  |/"    ^"      i^-|/(i--)iì^-|/l! 

5-  21.  Supponiamo  che  alla  periferia  del  piano  circolare 
CC,  su  del  quale  si  fa  l'urto,  sia  adattata  una  fascia  o  con- 


o/>  Sui. l'  urto    dei    Fluidi. 

torno  CD;  ma  per  formarsi  una  chiara  idea  di  questo  con- 
gegno, su  del  quale  fingo,  che  si  faccia  l'urto,  poniamo  che 
all'asse  OB  Jìg.  6,  unita  ad  angolo  retto  la  linea  BG ,  ed  a 
questa  nel  punto  C  con  un  angolo  qualunque,  la  retta  DG, 
poniamo  dico  che  le  rette  DC,  CB  si  ravvolgano  attorno  l'as- 
se OB  .  Allora  CB  descriverà  il  circolo  su  di  cui  si  ha  da  far 
l'urto,  e  CD  descriverà  un  tronco  di  cono,  la  superficie  del 
quale  sarà  quella  fascia  posta  alla  periferia  del  cerchio  . 

Ora  la  vena  cilindrica   scappando   da   ogni   banda,   dopo 
avere   urtato   il   piano   circolare    descritto  da   CB ,  incontrerà 
quella  fascia  dalla  quale  sarà  obbligata  a  ripiegarsi  ;    e  se  la 
figura  6  rappresenta  la  sezione  ,   che  un  piano   passando  per 
l'asse  OB  fa  della  vena  cilindrica,  e  delle  superficj  sulle  quali 
essa  vena   urta,   è   facile   a  comprendere,   che  la   curva   DQ 
potrà  rappresentare  la   piegatura  del   fluido  all'incontro  della 
fascia  ,  e  dalla  forza  centrifuga  che  esercitava  il  fluido  in  que- 
sta ripiegatura,  ne  nascerà  una  nuova  spinta  o  pressione  nel- 
la direzione  stessa  dall'asse  OB,  e  questa  sarà  l'aumento  del- 
l'effetto dell'urto  della  vena  cilindrica,  procurato  dall'aggiunta 
di  quella  fascia  CD.  L'acqua  poi  contenuta  nello  spazio  QCDM 
la  continueremo  a  risiniardare  come  sensibilmente  stagnante  . 
Supponiamo  che   la   fascia  sia  tanto   grande   che   l'acqua 
scappi  secondando  la  direzione  di  essa;  supponiamo  anco  che 
il  piano   circolare   sia   così   esteso,   che  tra   il    plinto  N,  ove 
terminando   la   piegatura  della  vena  fluida  essa  tocca  il  piano, 
ed  il   punto  Q,  ove  la  medesima  vena  mercè  l'avvicinamento 
della  fascia  CD,  torna  a  piegarsi,  ci  sia  un  qualche  intervallo. 
Sia  BG  =  x,  j  =  GM  parallela  a  BC  ;  l'angolo  fatto  dal 
prolungamento  di  BG  e  da  DC  chiamisi  o'z  sarà  DCB=  i8o° — a. 
Siano   in  D  e  Q  i   punti   ove   la  curva  QMD   tocca  le    rette 
BG  ,  CD  .  Sia  BQ  =  /?  . 

Seguendo  paiola  a   parola  il   discorso  dti  §§.  12,   (3,  14, 
si  arriva  alla  medesima  equazione  (a) ,  cioè 

esseti- 


Del  Sic  .  Vincenzo  Brunacgi  .  97 

essendo   C  la    costante    arbitraria    portata    dall'  integrazione . 
Per  determinarla   io  osservo  che  quando  y  =  ft  debbe  es- 

sere  — ? —    ,  ,  w,  =  °;  sarà  dunque  G  —  m—  =  0,  G  =  m  — , 


e  perciò 


(7)-:-i7Ri5i=^- 


Conduciamo  l'ordinata  FD  al  punto  D,  prolunghiamo  BG  fin- 
ché incontri  la  DX  abbassata  dal  punto  D  su  di  lei  perpen- 
dicolare j  ed  essendo  in  questo  punto  D,  — -r — — — =sen.«, 

/ 2         a  V 

si  avrà  —  1  BX  — BQ  )  =  —  sen.o;  sostituendo  in  questa  e- 
quazioue  il  valore  di  m  ,  il   quale  è  — '■ — ,  si  troverà 

2^(BXJ  — BQ1)  „ 

p  =  —  zali  sen .  a  . 

2 

Ora  se  si  ha  una  forza  normale  a  DC,  ed  alla  stessa  DC 
proporzionale,  si  potrà  questa  decomporre  in  due  altre  nor- 
mali e  proporzionali  una  ad  XD  ,  i' altra  ad  XG  ;  e  di  qui  ne 
deriva  che  le  pressioni  del  fluido  sopra  le  due  linee  DG,CQ 
considerate  queste  pressioni  nella  direzione  parallela  all'  asse 
OB ,  sono  le  stesse  che  sopporterebbe  tutta  la  linea  QX;  fiat- 

T»  V  *  ,    DA1 

tanto  è  facile  vedere  che  2jr  . p  rappresenta  la  pres- 
sione o  la  spinta  del  fluido  sulla  zona  circolare  descritta  da 
QC  ,  e  sulla  fascia  descritta  DC  ;  sarà  dunque  questa  pressio- 
ne 2aB  sen.o;  cosi  l'aggiunta  di  quella  fascia,  o  contorno 
inclinato  dell'angolo  o  al  piano  circotare,  aumenterà  l' effet- 
to dell'urto  di  una  vena  fluida,  e  mentre  prima  la  sua  mi- 
sura era  2«B  -  essa  è  ora 

2#B  -+-  2aB  sen.  a  . 

5-  32.   Se   poi    si   cercasse   quale   esser   debbe  l'angolo  0 
onde   quell'aumento    2aB  sen.  ©   sia    massimo,   si    troverebbe 

Tom.  XV LI.  i3 


9&  Sul l'  urto     dei     Fluidi. 

a  ss  900 ,  ed  allora   l'effetto  dell'urto  sarebbe   doppio  di   pri- 
ma, e  l'urto  eguaglierebbe  un   peso  eguale  a  4a^  • 

5.  0.3.  Se  la  fascia  CD  non  fosse  tanto  estesa,  che  l'ac- 
qua scappar  potesse  con  direzioni  ad  essa  parallele,  allora  chia- 
mato <p  l'angolo  fatto  dai  filetti  dell'acqua  con  la   direzione 

CD,  si  avrà   — y — — — •  =  cos . ( (p -+- 90  —  «)  =  sen.(«  —  <p); 

e  quindi  ragionando  come  al   §.  ai  ,  si   avrà 

a,T(BXa-BQ') 

p  =  —  aaB.sen.(o —  <p  )  . 

Sarà  pertanto  2«Bseii.(o  —  (p)  l'aumento  dell'urto  che 
porta  l'aggiunta  di  quella  fascia,  il  quale  aumento  sarà  mas- 
simo quando  o  —  <p  =  90 ,  il  quale  risultamento  è  compagno 
a  quello  ottenuto  al  §.  q  ;  e  quando  gli  angoli  a  e  <p  avran- 
no questa  relazione  tra  di  loro,  l'urto  totale  su  qnel  piano 
contornato  dalla  fascia   sarà  come  qui  sopra  (§.  aa),  4#B  . 

5.  a4-  Al  §•  ai  noi  abbiamo  supposto  che  i  due  punti 
NeQ  fig.  6  avessero  qualcbe  distanza  tra  loro  ,  ora  rifletten- 
do a  quanto  si  è  detto  di  poi  si  vedrà,  che  di  questa  condi- 
zione non  abbiamo  tenuto  alcun  conto,  e  che  essa  nulla  ha 
che  fare  nel  risultamento,  così  l'intervallo  QN  può  anco  ri- 
dursi a  nulla,  e  tutto  ciò  che  abbiamo  dimostrato  è  parimen- 
te vero;  anzi  se  noi  ci  figuriamo  il  piano  circolare  ed  il  con- 
torno di  tali  dimensioni  che  le  curve  fluide,  OND ,  O'N'D' 
fig.  7  non  vadano  a  toccare  il  piano  circolare,  ma  si  ripie- 
ghino prima  di  giungersi,  e  facciano  come  ci  mostra  la  figu- 
ra, la  misura  dell'urto  sarà  anco  quella  che  abbiamo  as- 
segnata qui  sopra;  giacché  l'acqua  contenuta  nello  spazio 
ONDCBC'D'N'O  risguardandosi  come  stagnante,  possiamo  fin- 
gere un  piano  EF,  il  quale  tocchi  quelle  curve  nei  punti  N, 
N' ,  e  che  sia   il   piano,  su  del  quale  si   fa   l'urto. 

In  generale  qualunque  superficie  concava  di  rivoluzione 
descritta  dalla  curva  DED' fig.  8,  la  quale  sia  urtata  da  una 
vena  fluida,  il  cui  asse  sia  l'asse  stesso  della  superficie  urta- 
ta, la  misura  dell'urto  non  potrà  essere  mai  maggiore  di  4*B, 


Del  Sig.  Vincenzo  Bruna  cor  .  gg 

cioè  del  quadruplo  del  peso  del  cilindro  che  ha  per  base  l'a- 
rea della  sezione  della  vena  fluida  ,  e  per  altezza  quella  do- 
vuta alla  velocità  . 

Infatti  se  noi  poniamo  die  OND ,  ON'D'  siano  le  piega- 
ture del  fluido  all'incontro  della  concava  superficie,  siccome 
l'acqua  clie  è  contenuta  entro  lo  spazio  ONDBD'N'O  si  ris- 
guarda  come  stagnante,  così  se  noi  conduciamo  un  piano  EGF, 
che  tocchi  quelle  curve  nei  punti  N,  N',  e  se  noi  supponia- 
mo che  questo  piano  circolare  sia  contornato  da  una  fascia 
conica,  la  quale  tocchi  la  superficie  di  rivoluzione  nel  cerchio 
descritto  dal  punto  D  ,  nulla  con  queste  supposizioni  si  can- 
gerà nelle  ripiegature  del  fluido,  e  quindi  la  misura  dell'ur- 
to esercitato  contro  quella  superficie  di  rivoluzione,  sarà  la 
stessa  che  quella  dell'urto  sul!' immaginato  piano  circolare 
circondato  da  quella  fascia  .  Sarà  dunque  una  tal  misura  quel- 
la da   noi   determinata  al   §.  2,3,  il  cui  massimo  valore  è  4flB. 

5-  2.5.  Il  su  Molato  Sig.  Morosi,  nella  sommaria  relazione 
che  ei  fé  all'Istituto  di  Milano  delle  sperienze  sull'urto  dei 
fluidi  ci  assicurò  di  avere  potuto  per  mezzo  di  contorni  po- 
sti al  piano  urtato  dall'acqua  rendere  l'effetto  dell'urto  due, 
tre,  quattro,  ed  anco  sei  volte  maggiore.  Ora  non  sapendosi 
come  erano  disposti  i  contorni  posti  dal  Sig.  Morosi,  non  sa- 
pendosi da  qual  misura  egli  partiva  ,  né  conoscendosi  altri 
dettagli  delle  sperienze,  nulla  si  può  dire  su  di  esse;  certo 
si  è,  che  se  la  prima  misura  dell'urto  da  cui  partiva  questo 
Meccanico ,  era  la  misura  dell'  urto  di  una  vena  fluida  su  di 
un  piano  avente  un'area  eguale  a  quella  della  sezione  della 
vena  urtante ,  allora  essendo  una  tal  misura  circa  §  del  peso 
del  cilindro  (  §.  18  )  che  ha  per  base  l'area  della  sezione  del- 
la vena ,  e  per  altezza  quella  alla  velocità  dovuta ,  certo  si 
è,  io  dico,  che  col  crescere  l'area  del  piano  urtato,  e  coli' 
aggiungerci  anco  un  contorno ,  si  può  ridurre  quelP  urto  ad 
aver  per  misura  il  quadruplo  di  quel  cilindro  (§-2,3),  ed  in 
conseguenza  ad  essere  cinque  volte  ed  \  maggiore  di  quella 
prima  misura  dell'urto;  e  se  quella  prima  misura  fosse  stata 


ico  Sul l'  urto     dei     Fluidi. 

quella  dell'urto  su  di  un  piano  anco  più  piccolo,  allora  il 
peso  del  quadruplo  cilindro  a  cui  si  può  portare  l'urto,  po- 
teva essere  anco  sei  ,  otto ,  e  più  volte  maggiore  di  quel  pri- 
mo urto  . 

5-  26.  Comunque  però  sia  la  faccenda,  è  indubitato  die 
obbligando  l'acqua  che  scappa  dopo  avere  urtato,  a  ripiegar- 
si, in  tali  ripiegature  che  si  fanno  sempre  per  mezzo  di  cur- 
ve, ella  eserciterà  una  forza  centrifuga,  la  quale  potrà  ope- 
rare in  guisa  da  aggiungere  spinta  al  piano  urtato  .  Io  sono 
persuaso  che  se  in  qualunque  delle  sperienze  del  Sig.  Morosi, 
descritto  fosse  con  esattezza  il  congegno,  e  fosse  anco  fatto  in 
modo  da  poterne  valutare  le  dimensioni,  allora  colle  Teoriche 
dimostrare  si  potrebbe  l'effetto,  in  quelle  sperienze  annunziato. 
Queste  stesse  Teoriche  rendono  anco  ragione  dell'aumen- 
to dell' urto ,  che  si  ottiene  facendo  che  la  vena  fluida,  non 
sur  una  superficie  piana,  ma  sur  una  concava  faccia  T  impul- 
sione ,  e  mostrano  l'avvedutezza  di  quei,  che  hanno  fatto  le 
ali  o  palette  delle  rote  concave  verso  la  venuta  dell'  acqua  . 
5-  27.  Ma  nel  fare  le  sperienze  sull'urto  dei  fluidi  con- 
viene avere  avvertenza  di  non  attribuire  all'urto,  ciò  che  da 
altre  circostanze  può  dipendere;  così  se  la  colonna  fluida  è 
verticale,  ed  il  piano  è  orizzontale  conviene  {fig.  4  )  valuta- 
re il  peso  di  quei  ridossi  di  acqua,  che  si  trovano  tanto  ne- 
gli angoli  C,  C,  quanto  attorno  del  centro  B,  come  pure  il 
peso  di  quell'acqua,  che  è  in  moto,  entro  quella  specie  di 
cassetta ,  che  formano  i  piani  HG ,  H'G' ,  giacché  per  essere 
essa  in  moto  non  cessa  già  di  essere  pesante ,  ed  aggravare 
la  bilancia,  colla  cpiale  si  misura  l'urto.  La  somma  poi  di 
questi  pesi  si  ha  da  sottrarre  dal  peso  totale ,  che  la  detta 
bilancia  avrà  dato  per  misura  dell'  urto  .  La  stessa  avverten- 
za si  ha  da  avere  quando  sia  orizzontale  la  direzione  dell'ur- 
to ,  e  verticale  il  piano  GC ,  almeno  per  quella  porzione  di 
acqua,  la  quale  può  esser  trattenuta  dai  contorni  nella  parte 
inferiore  .  Ma  è  facile  prescrivere  così  in  generale  queste  av- 
vertenze ,  difficilissimo  nell'  atto  pratico  ad  esegni  re  quanto 
esse  richiedono  . 


Del  Sic  Vincenzo  Brunici.  ioi 

AGGIUNTA. 

Al  §•  a  abbiamo  ritrovato  che  la  pressione,  la  quale  per 
cagione  della  forza  centrifuga  si  fa  su  ciascun  punto  p  (fig.  i  ) 

della  curva  MN,  è   —  b  :  Ora  potendosi  fare  alcune  difficoltà 


alla  dottrina,   che  ha    condotto  a  quella    misura,    ho   cercato 
di  ottenerla  per  un'altra  via. 

Non  accelerandosi  né  ritardandosi  la  vena  fluida  nella  pie- 
gatura ,  cui  l'obbliga  l'angolo  ABG  {fig.  9),  il  primo  filetto 
acqueo  descriverà  la  curva  MN,  e  gli  altri  filetti  descriveran- 
no delle  curve  a  lui  parallele,  di  modo  che  l'ultimo  descri- 
verà una  curva  E^F  parallela  ad  MN,  e  distante  da  essa  del- 
la quantità  b ,  se  b  indica,  come  si  disse,  la  larghezza  della 
vena  piana  .  Ogni  filetto  acqueo  conserverà  nella  piegatura  la 
velocità  che  aveva  prima?  dal  che  ne  conseguita,  che  per 
tutto  Io  spazio  della  piegatura,  le  particelle  come  p,  a,  q  che 
si  ritrovano  insieme  in  una  sezione  pq,  non  si  trovano  più 
unite  tra  loro  in  una  qualunque  sezione  successiva  ,  giacché 
a  misura  che  esse  sono  vicine  a  q  hanno  una  maggior  velo- 
cità rotatoria  . 

Ora  tutte  le  particelle,  che  si  trovano  nella  sezione/?^, 
avendo  diversa  celerità  di  rotazione ,  aver  debbono  diversa 
forza  centrifuga,  e  la  pressione  che  si  esercita  sul  punto/?, 
si  ha  da  ricavare  dalle  diverse  forze  centrifughe  di  cui  sono 
dotate  le  particelle  acquee  componenti  la  linea  pq  . 

Siano  ora  LP ,  PQ  i  due  assi  ortogonali  ai  quali  si  rife- 
riscono le  curve.  Siano  le  coordinate  PR  =  x  \  R/?=j.  Sia 
ef\a.  curva  descritta  da  un  filetto  acqueo  qualunque .  Sia  PS=f, 
Sa  =  u;  essendo  ef  una  curva  parallela  ad  MN,  se  facciamo 
la  distanza  ap-=z  sarà 

m 

t  —  x^-z—- 7-7-TT-;  u=y- 


]/\-*(m   '   iTRiri 


T^a  Sul  l    urto    pei    Fluidi. 

avremo  poi  essendo  z  costante  rispetto  ad  a , 

_(d>y\/djr\ 

al    differenziale    dell' y  ho   dato   il   segno  negativo,   perchè  / 
scema  quando  x  cresce  . 

Ora  il   raggio  di    curvatura   della  curva  ef  nel  punto  a, 
se  lo  rappresentiamo  con   R,  è 

<  \dx  I         \dx  /    )  .  .  „  ir 

;  se  dunque  in  questa  rormola  lac- 


R  = 


ciamo 


si  avrà 


ldt\  (d*u\     (du\  ld*t  \ 
\dx)\dx*)     \dx/\dx') 

\dx'l  \dx>)\dxf       \<f//Uv' 


\  dx*  I  \dx*ì 


ma  — 


è  l'espressione  del  raggio  di    curvatura  nel 


punto  p ,  dunque,  se  questo  raggio  è  indicato  con  r ,  sarà 
R  =  r  —  z  . 

Condotte  nei  punti  M ,  N  le  perpendicolari  MM' ,  NN' 
l'arco  mn  della  curva  ef  compreso  tra  quelle  perpendicolari, 
sarà  (*)  m«  =  MN  —  zA  essendo  A  l'arco,  che  misura  l'an- 
golo fatto  dalle  normali  MM' ,  NN'  e  descritto  col  raggio   i  . 

Sia  dz  la  grossezza  della  molecola  acquea  la  quale  si  tro- 


(*)  Si  veda  una  Memoria  del  Signor 
Bordoni  inserita  nel  Tomo  XVI  degli 
atti  della  Società  Italiana ,   nella  quale 


la  dottrina    delle   curve    delle    superficj 
parallele  è  compiutamente  trattata  . 


>C.  <  ?fr/'  -  y^tn.  XKZZss 


/.',/■  l/.  S  £"2, 


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Sa?»  ■ 


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R 

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oc 

C        9     N 

.,r.  <■>. 


B 


Del  Sic.  Vincenzo  Bkunacci  .  io3 

va  in  a,  e  sarà  dz  la  pressione  che  questa  molecola  eser- 


citar debbe  a  causa  della  forza  centrifuga  :  ora  la  pressione 
su  tutti  i  punti  dell'arco  MN  dovendo  essere  la  stessa,  ed 
in  ciascun  punto  p  questa  pressione  non  potendo  essere  che 
una  funzione  dei  raggi  osculatori  delle  molecole  che  si  trova- 
no tra  p  e  q,  cioè  una  funzione  di  r,  dovrà  questa  funzione 
essere  una  quantità  costante  per  tutti  i  punti  tra  M  ed  N  ; 
sarà  dunque  r  costante,  ed  MN  in  conseguenza  un  arco  di 
cerchio  .  La  somma  allora  di  tutte  le  pressioni  nate  dalle  for- 
ze centrifughe  delle  molecole  contenute  nel  filetto  fluido  nifi 

sarà  (MN  —  zA)-^-dz,  cioè  MN  .  —  -+-2,aA{  i —]  dz  , 

r  —  z  r—z  l  r—  z  ) 

ed  integrando  rispetto  a  z,  avremo  la  somma  di  tutte  le  pres- 
sioni ,  che  nascono  da  tutte  le  forze  centrifughe  delle  parti- 
celle acquee  comprese  nello  spazio  MNN'M',  e  perpendicola- 
ri queste  pressioni  all'arco  MN  ,  e  questa  somma  indicata  per 
S  sarà 

S  =  —  MN  . 2«log.(  r  —  z ) -+- 2,akz -+-  zaAr  log.(r  —  z)  +  C  . 
Determiniamo  la  costante  per  modo  che  z  =  o  dia  S  =  o,  e 
poscia  estendendo  l'integrale  sino  a  z  =  b,  sarà 

S  =  —  MN  .o.a  log.(r —  b)-t-2.a  .  Ab-t-  2.aAr\og.{r —  b)  : 
Ora  essendo  Ar=MN,  si  avrà 

S  =  MN  j  —  za  log. {r  —  *)-+."* -*..aa  log.  (r—  b)\ 
S  =  MN.—  b.  La  pressione  infine  su  di  un  qualunque  punto 
p  dell'arco  MN,  sarà  =  — b  come  trovammo  al  Q.  2. 

MN  t  J 


104 

SOPRA  L'EQUAZIONI  PRIMITIVE  CHE  SODDISFANNO 
ALL'EQUAZIONI  DIFFERENZIALI  TRA  TRE  0  UN  PIÙ' 
GRAN  NUMERO  DI  VARIABILI . 

RIFLESSIONI 

Del     Signor     Pietro     Paoli. 
Ricevuta  li  a5  Agosto  1814. 


i 


grandi  geometri  del  nostro  secolo  hanno  portata  al  più  al- 
to grado  di  perfezione  la  teoria  delle  soluzioni  particolari  dell' 
equazioni  differenziali  tra  due  variabili.  Ma  allorché  l'equa- 
zioni differenziali  contengono  tre  o  un  maggior  numero  di  va- 
riabili, s'ignorano  in  generale  i  mezzi  di  rintracciare  le  loro 
soluzioni  particolari  .  Eppure  sarebbe  importantissimo  di  po- 
terla scuoprire,  perchè  quando  l'equazioni  differenziali  non 
soddisfanno  alle  condizioni  d'integrabilità,  queste  soluzioni 
particolari  sono  le  sole  che  possano  verificare  l'equazioni  da- 
te, se  pure  non  si  faccia  qualche  ipotesi  per  diminuire  il  nu- 
mero delle  variabili  indipendenti.  Si  deve  però  osservare,  che 
il  Sig.  Conte  Laplace  nelle  sue  eccellenti  ricerche  sopra  le 
soluzioni  particolari  pubblicate  nell'anno  1772,  diede  le  rego- 
le necessarie  per  determinare  in  tutti  i  casi  le  soluzioni  par- 
ticolari dell'  equazioni  differenziali  del  prim' ordine  tra  tre  va- 
riabili .  A  ciò  si  riduce  tutto  quello  che  fin  qui  si  conosce, 
e  niuno,  ch'io  sappia,  ha  procurato  di  estendere  le  medesi- 
me regole  all'  equazioni  degli  ordini  superiori  .  Dopo  molti 
inutili  tentativi  per  vincere  le  difficoltà,  che  presenta  la  ri- 
soluzione del  problema  ,  son  giunto  finalmente  a  dedurre  dai 
primi  principj  della  teoria  delle  funzioni  un  metodo  generale 
per  trovar  le  soluzioni  particolari  dell'equazioni  differenziali 
di  tutti  gli  ordini  tra  un  numero  qualunque   di    variabili,  o 

più 


Del  Sic.  Pietro  P.,oi.i  .  io5 

più  generalmente  per  determinare  tutte  l'equazioni  primitive 
senza  differenziali ,  non  esclusa  la  primitiva  completa  quando 
può  aver  luogo,  le  quali  soddisfanno  aiPequazioni  differen- 
ziali date.  Un  tal  metodo  forma  l'oggetto  di  questa  memo- 
ria; ma  prima  di  esporlo  comincierò  dal  fare  alcune  riflessio- 
ni sopra  l'equazioni  differenziali  del  prim' ordine,  le  quali 
non  soddisfanno  alle  condizioni  d'integrabilità,  affine  di  ben 
distinguere  la  natura  delle  diverse  specie  di  soluzioni,  e  la 
loro  dipendenza  da  quel  sistema  composto  di  più  equazioni 
simultanee,  che  dal  Sig.  Conte  Monge  vien  chiamato  l'inte- 
grale completo  di  questa  sorta  di  equazioni  differenziali  . 

i.  È  noto  che  l'equazione  differenziale  tra  tre  variabili 
0_  te  te 

"  te     p     q  te  ' 

la  quale  non  soddisfa  alla  condizione  d' integrabilità,  non   ha 
equazione   primitiva  completa,  finché  si   riguardano  le  varia- 
bili x  ed  y  come  tra  loro  indipendenti,  e   la  z  come   funzio- 
ne di  x  ed  y  .  Ma  se  si   suppone  una  relazione  qualunque  tra 
x  ed  j,  si   potrà  soddisfare  alla   proposta  in  infiniti  modi,  ed 
il  sistema  formato  da  due  equazioni,  che  gli   comprende  tut- 
ti, si  chiama  il  suo  integrale  completo.  I!   Sig.  Monge  ed  io 
abbiamo  dati  varj   metodi    per  la  ricerca   di    questo    integrale 
completo  richiamandola  all'integrazione  dell'equazioni  tra  due 
sole  variabili  :  tutti  questi  metodi   possono  ridursi   al  se^uen- 
te  .  Supponghiamo  y  costante,  e  sia  M  il  fattore  che  in  que- 
sta ipotesi  rende  esatta  la  differenziale  I  — p  I  \x ,  in 

do  che  sia  f^l~ P  )  o\x  =  N  ;  ed  avremo  per  una  dell' 

equazioni  integrali  della  proposta 

o  =  Nh-F.j, 
ove  F  .y  è  una  funzione  arbitraria  di  y ,  perchè  y  è  stata  sup- 
posta costante.  Per  trovare  la  seconda   equazione,  che  insie- 
me con  la  prima  soddisfa  alla  proposta,    prendiamo   il    diffe- 
renziale della  prima  facendo  variare  x  ed  j,  ed  avremo 
Tom.  XVII.  ,4 


mo- 


io6  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

te         r         M  L  V  fcy  f  te    J   te 

la  qual  equazione  paragonata  con  la  proposta  ci  darà 

\  te  /        te  1 

Dunque  l'integrale  cercato  sarà  rappresentato  dalle  due  equa- 
zioni simultanee 

o  =  N  -+-F  ./ 

Se  da  queste  due  equazioni  si  elimina  s,  si  otterrà  una 
equazione  tra  ar,  j,  F.jy,  e ,  la  quale  si  potrà  prende- 
re in  luogo  di  una  delle  due  equazioni  integrali,  per  esem- 
pio della  seconda  .  La  variabile  x  non  potrà  mai  mancare  nel- 
la equazione  proveniente  dalla  eliminazione,  perchè  altrimen- 
ti questa  ci  darebbe  il  valore  di  F._y,  e  questo  valore  es- 
sendo determinato  da  una  equazione  differenziale  conterrebbe 
una  costante  arbitraria.  Sostituendo  il  valore  di  F  .  y  la  pri- 
ma equazione  sarebbe  la  primitiva  completa  della  proposta, 
lo  che  è  contro  la  nostra  ipotesi  ,  perchè  abbiamo  supposto 
che  la  condizione  d'integrabilità  non  sia  soddisfatta,  e  per 
conseguenza  che  la  proposta  non  possa  avere  un  integrale 
completo  rappresentato  da  una  sola  equazione  . 

Invece  di  y  si  potrebbe  egualmente  supporre  x  costante,  e 

P  essendo  il  fattore  che  rende  esatta  la  differenziale  I- <7j9\JK:> 

e  Q  =  /  P  (— ^K/,    si   avrebbe   il    medesimo   integrale 

completo  della  proposta  espresso  sotto  un'altra  forma  dal  si- 
stema delle  due  equazioni  simultanee 
o  =  Q-*-f.  x 

\tet     te      r 

a.  Quantunque   l'equazione,  che  risulta  dall'eliminazio- 
ne di  z  dalle  due  equazioni  (a),  debba  in  generale  contenere 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  107 

x  ed  y.j  contuttociò  può  accadere  che  dandosi  un  valore  con- 
veniente alla  funzione  F.j  essa  sia  verificata  indipendente- 
mente da  x,  in  modo  che  i  termini  che  contengono  x  e  quei 
che  non  la  contengono  si  annullino  separatamente  .  In  que- 
sto caso  sostituendo  il  valore  trovato  di  F  .7  le  due  equazio- 
ni (a)  si  ridurranno  ad  una  sola,  ed  avremo  un  integrale  del- 
la proposta  espresso  da  una  sola  equazione ,  ma  questa  non 
conterrà  costante  arbitraria ,  perchè  per  ipotesi  la  proposta 
non  ammette  un  integrale  di  questa  forma  . 
Sia  data  per  esempio  l' equazione 

0=  |L_  ,_!/(*_* _7)_(l-HX_ar)|l 

0\x  (TV* 

la  quale  non  soddisfa  alla  condizione  d'integrabilità.  Suppo- 
sta y  costante  la  differenziale/— 1 — \/z —  x — j|3\xdi- 

venta  esatta  essendo  moltiplicata  per  ,    ed    il    suo 

integrale  è  ai/(z — x—y) — x.  Abbiamo  adunque  M= , 

N  =  2|//(z  —  x — y)  —  x,  e  l'integrale  completo  è  dato  dalle 
due  equazioni  simultanee 

o  =  2,[/(  z  —  x  — y  )  —  x  -+-  F  .  y 

o  =  [/(  z  —  x  — /  ) .  — x  -+-  2/  . 

Eliminandone  z  avremo  l'equazione 

a  p 

O  =  (  X  —  F  .  /  )  -j ax  -+-  4/  • 

Se  la  ponghiamo  sotto  la  forma 

è  evidente  che  possiamo  farne  sparire  la  x  ponendo =  2,, 

cioè  F.j  =  2y-+-c,  e  che  il  medesimo  valore  soddisfa  al  ri- 
manente dell'equazione  purché  si  prenda  la  costante  arbitra- 
ria e  =  0  .  Dunque  facendo  F./  =  ay,  le  due  equazioni  in- 
tegrali si  riducono  alla  medesima  equazione 


io8  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

o  =  -2i/(  z  —  x  — y  )  —  x  •+-  -2/ , 
e  perciò  esiste  un  integrale  particolare  espresso  da  una  sola 
equazione,  il  quale  soddisfa  alla  proposta,  e  questo  integra- 
le particolare  è  compreso  nell'integrale  completo,  e  se  ne 
deduce  dando  i!  valore  determinato  a/  alla  funzione  arbitra- 
ria F  .  y  . 

3.  L'equazione  differenziale 

te        P"q   te 
non  ha  una  equazione   primitiva  completa,  quando  la  condi- 
zione 

non  è  identica  indipendentemente  da  una  relazione  qualun- 
que tra  le  variabili  x,  y  e  z.  Ma  se  non  essendo  identica, 
soddisfa  però  all'equazione  differenziale,  in  questo  caso  ne  è 
un  integrale  ma  particolare,  perchè  non  ha  costante  arbitra- 
ria, o  piuttosto  non  ne  è  propriamente  che  una  soluzione 
particolare ,  perchè  la  proposta  non  ha  equazione  primitiva 
completa.  Nell'esempio  precedente  la  condizione  d'integra- 
bilità diventa 

[a,]/{z  —  x  —y  )  —  x  -+-  ay  ]  , 


2\/(z  —  x—y) 

e  ci  dà  quella  medesima  relazione,  che  abbiamo  trovato  es- 
ser compresa  nell'integrale  completo  formato  da  due  equa- 
zioni. Lo  stesso  accade  in  molti  altri  casi,  e  ci  fa  conoscere 
l'origine  di  queste  relazioni  particolari,  e  la  loro  dipenden- 
za dall'integrale  completo.  Perchè  abbiamo  veduto  che  esse 
hanno  luogo ,  quando  per  un  conveniente  valor  determinato 
della  funzione  arbitraria  le  due  equazioni  integrali  si  riduco- 
no  ad  una  sola  ,  cioè  quando  divengono  affatto  simili  . 

4-  Accade  contuttociò  qualche  volta  ,  che  la  condizione 
d'integrabilità  dia  una  relazione  soddisfeciente  all'equazione 
differenziale,  che  non  sia  compresa  nel  suo  integrale  comple- 
to .  Così  per  l' equazione 


Del  Sig  .  Pietro  Paoli  .  i  og 

la  condizione  d'integrabilità 

o  =  -  \V [z*  —  x*  —  y*) 

yz  v 

ci  dà  la  relazione  z3  —  x1 — /2  =  o,  la  quale  verifica  la  pro- 
posta. Se  adesso  cerchiamo  l'integrale  completo,  lo  trovere- 
mo espresso  dalle  due  equazioni  simultanee 

o  =  3  J/^(  a2  —  xa  —y%  Y  —  x*  -+-  aF  .  y 

e  si  vede  facilmente  che  non  è  possibile  di  dare  un  valore 
determinato  alla  funzione  F./,  in  modo  che  le  due  equazio- 
ni integrali  si  riducano  ad  una  sola .  Dunque  la  soluzione 
2*  —  .ra — y%  =  o  annunziata  dalla  condizione  d'integrabilità 
non  è  compresa  nell'integrale  completo. 

Se  integrando  la  proposta  in  luogo  di  y  si  supponesse  x 
costante ,  si  avrebbe  il  medesimo  integrale  espresso  in  altro 
modo  dalle  due  equazioni 

o  =  z2  —  x%  -+-  y%f .  x 

le  quali  posta  f.x  = —  1  si  riducono  all'equazione  unica 
za  —  x2  —  y2=c  annunziata  dalla  condizione  d'integrabilità. 
Sembra  dunque  che  l'integrale  (b)  sia  più  generale  dell'integra- 
le (a),  in  quanto  il  primo  contiene  la  soluzione  za — xz — jKa=o, 
che  non  è  compresa  nel  secondo  .  Ma  si  potrà  dedurre  la  me- 
desima soluzione  anche  dall'integrale  (a)  col  seguente  ragio- 
namento . 

L'equazione 

o  =  -^l  _*['-♦- t>(zJ-*a-y')] 

nella  ipotesi  di  y  costante  ha  per  integrale  completo 

o  =  3  \//r{  z*  —  x2  — 7a  )%  —  x*  ■+-  2F  .7 
ove  F.y  rappresenta  la  costante  arbitraria.  Siccome  l'equa- 


iio  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

zione  z* —  xa — j2  =  o  non  è  compresa  nell'integrale  comple- 
to, qualunque  valore  si  dia  a  F.j,  e  contuttociò  soddisfa 
all'equazione  differenziale,  converrà  che  ne  sia  una  soluzio- 
ne particolare,  e  questa  si  troverà,  com'è  noto,  differenzian- 
do l'integrale   per  rapporto  a  z  ed   a  F./,  ed  eguagliando  a 

zero  il  valore  di  — —  ,  che  se  ne  ricava  .  Infatti  abbiamo  — — 

¥ 
5.  Tuo  ancora  succedere  che  la  relazione  data  dalla  con- 
dizione d'integrabilità  non  sia  contenuta  né  nell'una  né  nel- 
l'altra forma  dell'integrale  completo.   Sia   data   per   esempio 
l'equazione 

%"  Sk  V 

per  la  quale  la  condizione  d' integrabilità  annunzia  la  soluzio- 
ne z  —  ax-t-3/  =  o.  L'integrale  completo  della  proposta  sarà 
rappresentato  dal  sistema  dell'equazioni 
o  =  2,  [/(  z  —  2,x  •+■  oy  )  —  xy  -+-  F  .  y 

o  =  [/ { z  —  2.X -+-  3j )  I  — x  •+■  xy£f  ( £  —  2,x  -+•  3/  )  I 

L  b\X  J 

oppure  da  quello  delle  seguenti 

e  =  8  j/(  z  —  2.t-i-3/)  —  xy3  -4-f .  x 

o  =  i/(z  —  2,x-*-3y)\zy-i-L^-—  Y*\{y(z—  nx-+-3y)  I 

ina  né  l'uno  né  l'altro  contiene  l'equazione  z — ax-+-3y=:o. 
Bisognerà  dunque  dedurra  da  ciascuno  degl'integrali  col  me- 
todo che  Lagrange  ha  insegnato  per  trovare  le  soluzioni  par- 
ti 
ticolari  :  cioè  eguagliare  a  zero  il  valore  di  — —  ricavato  dal 
'  °      °  &F 

a, 
primo  ,  o  quello  di  — -    ricavato  dal  secondo  . 

6.  Euler  pensava  che  l'equazioni  differenziali  tra  più  va- 
riabili ,  le  quali  non  hanno  una  equazione  primitiva  comple- 
ta, non  potessero  esser  verificate  che  dalle  sole  relazioni  da- 


Del  Sig.  Pietro  Paoli  .  1 1  i 

te  dalle  condizioni  d'integrabilità.  Il  Sig.  Laplace  nelle  sue 
ricerche  sulle  soluzioni  particolari  pubblicate  tra  le  Memorie 
dell'Accademia  delle  Scienze  di  Parigi  dell'anno  1772,  dimo- 
strò che  questa  regola  non  era  generale  coli' esempio  dell'e- 
quazione 

0=^-1  -^{z-x-yly^a^z.x.yyb^z.x-yM ,  ^(z-x-y)] .  g 

alla  quale  soddisfa  l'equazione  z  —  x  —  y  =  o,  quantunque  la 
condizione  d' integrabilità  non  ne  dia  alcuno  indizio  .  Quando 
questo  caso  ha  luogo,  ciascuna  delle  forme  dell'integrale  com- 
pleto non  conterrà  la  soluzione  soddisfacente,  ma  bisognerà 
dedurla  da  esse  in  forma  di  soluzione  particolare,  come  di- 
mostreremo in  seguito  .  Intanto  per  darne  un  esempio  ripi- 
gliamo l'equazione  del  Sig.  Laplace 

ove  per  più  semplicità  ho  posto  (X  in  luogo  di  z  —  x — y. 
L'integrale  completo  di  questa  equazione  sarà  rappresentato 
dall'uno  o  dall'altro  dei   sistemi  seguenti 


r         &» 

o  =  /  - — — - — ; —s — 7  —  x  -+■  F  .  y 

{ o  =  JlJL  —  xy  -+-f .  x 

Niuno  di  questi  sistemi  comprende  come  integrale  particola- 
re l'equazione  ^  =  0,  che  si  deduce  però  dal  primo  median- 

te  l'equazione  — ^-  =  0,  o  dal  secondo  per  mezzo  della  equa- 
/ione  -^—  =  o  . 

7.  Vediamo  adesso  da  che  dipenda,  che  l'equazioni  pri- 
mitive  soddisfacenti  all'equazione  differenziale  o  =  -^-—p—q—?- 


ila  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

alcune  volte  siano  comprese  nelP  integrale  completo  formato 
da  due  equazioni,  e  prendano  perciò  il  carattere  d'integrale 
particolare,  altre  volte  non  vi  siano  contenute  e  si  presenti- 
no sotto  l'aspetto  di  soluzioni   particolari.  Se  fi  =  o  ove  fi  è 

una  funzione  data  di  x,  y  e  z  soddisfa  all'equazione  o  =  — 

— p  —  q  — ,  soddisferà  ancora  all'equazione  o  =  '- p  nella 

ipotesi  di  y  costante  .  Ora  in  questo  caso  ha  dimostrato  il  Sig. 
Laplace  nella  Memoria  citata,  die  ponendo  in  luogo  di  z  il 

suo  valore  in  x  „  y  e  fi  nell'equazione  o  = psi  può  tra- 

sformar  questa  nella  seguente  o  =  - hfin,  ove  h  è  una  fun- 
zione di  x ,  y  e  fi  che  non  diventa  né  zero  né  infinita  quan- 
do vi  si  fa  fi  =  o ,  n  un  numero  positivo,  e  precisamente 
«=  o  >  i   se  fi  =  o  è  un  integrale  particolare  dell'equazione 

o  =  -r— — p,  «■<  i  se  n'è  una  soluzione  particolare.  L'equazio- 
ne  fi  =  o  soddisfarà  ancora  nella  ipotesi  di  x  costante  all'equa- 
zione  <>  =  ,-— ■  —  q,  che  potrà  egualmente  ridursi  alla  forma 
o  __  3^ —  h'fi"\  ove  lì  ed  ri  sono  astrette  alle  medesime  con- 

dizioni  di  h  ed  n  .  Pertanto  riunendo  le  due  equazioni  par- 
ziali  precedenti,  quando  si  fa  insieme  variare  x  ed  y,  si  po- 

tra  sempre  trasformar  la  proposta  o=- p  —  q  —  nella  se- 

euente  o  =  - hun —  han  .  —  . 

Ora  se  ciascuno  dei  numeri  n  ed  ri  è  uguale  o  maggio- 
re dell'unità,  l'equazione  fi  =  o  sarà  un  integrale  particola- 
ri 3\Z 

re  dell'equazioni  o  =  - p,  o==- q,  e  si   potrà   dedur- 

re  dalle  loro  equazioni  primitive  complete,  quando  si  darà  un 
Valore  determinato  conveniente  alle  funzioni  F./  ef.x;  dun- 
que la  soluzione  fi  =  o  sarà  compresa  in  ciascuna  delle  due 

forme 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  ii3 

forme  (a)  e  (b)  dell'integrale  completo  .  Se  n  è  uguale  o  mag- 
gior dell'unità,  ma  n' <  i  ,  la  soluzione  (jl  =  o  sarà  un  inte- 
si- 

graie  particolare  di  0  =  *- p ,  ed  una  soluzione  particolare 

4Z 

di  o  =  —  —  q  ;  perciò  essa  sarà  contenuta  nella  forma  (a)  ma 

non   nella   forma  (b)  .  Finalmente   se  n  ed  ri  sono  ambedue 

<iz  az 

<i,  (jlz=zo  sarà  soluzione  particolare  di  o=- p,  e  o=^- — q, 

e  non  sarà  compresa  né  nell'una  né  nell'altra  forma  dell'in- 
tegrale completo.  Quest'ultimo  caso  avrà  sempre  luogo,  quan- 
do l'equazione  ,u=:o  non  è  data  dalla  condizione  d'integra- 
bilità. Poiché  il  Sig.  Laplace  ha  dimostrato  che  la  condizio- 
ne d'integrabilità  comprenderà  sempre  la  soluzione  (i  —  o 
quando  ciascuno  dei  due  numeri  n  ed  «'  è  =  o  >  1  ;  ma  col 
medesimo  ragionamento  si  può  provare,  che  affinchè  ciò  suc- 
ceda basta  che  la  somma  dei  due  numeri  n  ed  ri'  sia  mastio- 
re  dell'unità  .  Per  conseguenza  quando  l'equazione  (i  =  o  non 
sarà  annunziata  dalla  condizione  d'integrabilità,  bisognerà  che 
ciascuno  dei  due  numeri  ìl  ed  rC  sia  <  1  ,  e  saremo  perciò 
nell'ultimo  dei  casi  contemplati. 

Non  è   però  necessario  che  si  conosca  l'integrale  comple- 
to composto  di  due  equazioni  per  trovare  le  relazioni  singo- 

lari,  che  sole  soddisfanno  alla  proposta  o  = p  —  q  — f 

poiché  dalle  riflessioni  precedenti  apparisce,  che  quest'equa- 
zioni singolari  saranno  per  lo  più  comprese  in  quella,  che 
rappresenta  la  condizione  d'integrabilità,   e   se   mai   n'esiste 

alcuna  che  non  vi  sia  contenuta,  questa  sarà  soluzione   par- 

az                           az 
ticolare  di  ciascuna  dell'equazioni  o=-r--  —  P,  0  = n. 

ove  y  ed  x  sono  respettivamente  riguardate  come  costanti ,  e 
potremo  ottenerla  cercando  con   i  metodi   conosciuti  le  solu- 
zioni  particolari,  che  sono  comuni  a  quelle  due  equazioni. 
8.  Passiamo  all'equazione  tra  quattro  variabili 
Tom.  XVII.  i5 


n4  Sopra  l'Equazioni  Pkimitive  ec. 

te       *       x   te  te 

la  quale  non  soddisfaccia  a  tutte  o  ad  alcuna  delle  tre  note 
condizioni  d'integrabilità  .  Supponendo  /ed  «  costanti  sia  M 

il  fattore  che   rende  esatta   la  differenziale  [ — p  J  ^x  ,   e 

sia    /k  /  ^i-  —p  \  %x  =  N  ;  avremo 

o  =  N  -+-  F(/,  u) 
per  una  dell'equazioni  integrali  della  proposta.  Affine  di  tro- 
var le  altre  che  devono  aver  luogo  insieme  con  essa ,   pren- 
diamone il  differenziale  facendo  variare  x,  y,   ed  u  ,    ed  ot- 
terremo 

o  =  *!_«.+- -lY^WMYI  a^jT/^  , /MYI  k 

te   1    M|AW    W/J'te    mLU"/    vWJ  te 

ed  il  paragone  di  questa  con  la   proposta  ci  darà 

\  te  I      V  te  / 
Pertanto  l'integrale  completo  della   proposta  sarà    rappresen- 
tato dal  sistema  delle  tre  equazioni  simultanee 

o  =  N  +  F(/,h) 

\  te  f  \  te  ) 
Il  Sig.  Monge  nel  suo  supplemento  all'Analisi  pubblica- 
to tra  le  Memorie  dell'accademia  delle  Scienze  di  Parigi  del- 
l'anno 1784  pensava,  che  ad  eccezione  di  alcuni  casi  parti- 
colari tre  equazioni  fossero  necessarie  per  rappresentare  in 
generale  l'integrale  completo  dell'equazione  tra  quattro  va- 

riabih   c=— v  —  ri— r  — —  .  Io  osservai  nel  sesto  vo- 
te               te  te 
lume  delie  Memorie  della  Società  Italiana  delle  Scienze,  che 


Del  Sic.  Pietro  Paoli  .  nS 

sì  poteva  in  tutti  i  casi  ridurre  l'equazioni  (e)  a  due  sole  li- 
mitando convenientemente  la  generalità  della  funzione  F(j,  u). 
Infatti  se  si  eliminano  dall'equazioni  (e)  le  variabili  x  e  z, 
si  giungerà  ad  una  equazione  a  differenze  parziali  tra  y ,  u  e 
F(/,«),  la  quale  potrà  tener  luogo  di  una  qualunque  dell' 
equazioni  (e)  .  Integrando  questa  equazione  a  differenze  par- 
ziali avremo  il  valore  di  F  (/,«),  il  quale  sostituito  nell'e- 
quazioni (e)  le  ridurrà  a  due  sole ,  perchè  due  di  esse  com- 
porteranno la  terza ,  o  sia  la  terza  non  sarà  che  una  combi- 
nazione delle  altre  due  . 

Sia  data  per  esempio  l'equazione 

o=—  -i-z-*-x-*-2,y-i-3u-[2.-*-x(z-x-2,y-duy].—  -[3-*-y(z-x-2.y-3u)].— . 

Integrandola  nella  ipotesi  di  y  ed  u  costanti  abbiamo 

o  =s e~x (z  —  x  —  2/  —  3u ) -+-  F (y  ,  u ) , 
e  essendo  il  numero  che  ha  per  logaritmo  iperbolico  l'unità. 
Prendiamo  il  differenziale  dell'  equazione  trovata  facendo  va- 
riar tutto,  e  paragonandolo  con  la  proposta  avremo  le  altre 
due  equazioni 

o  =  ex[  —  )  ■+•  x  (  z  —  x  —  2,y  —  Su  )2 

o  =  exl  -2—  J  -+-  y  (  z  —  x  —  2,y  —  3u  ) . 

Per  diminuirne  il  numero  eliminiamo  z  dalla  prima  e  dalla 
terza,  con  che  sparirà  anche  la  x,  e  giungeremo  all'equazio- 
ne a  differenze   parziali  I  1 — yF (j,  u)  =  o  ,  la  quale  in- 

tegrata  ci  dà  F(/,  u)  =  eyu(p  .y  .  Dopo  la  sostituzione  di  que- 
sto valore  l'integrale  completo  della  proposta  sarà  rappresen- 
tato dalle  due  equazioni  simultanee 

0=2  —  x  —  a/  —  Su-¥- ex*~yu  .<p  .y 

o  =  x  (  z  —  x  —  %y  —  Su  Y  -+■  e*-**»!  utpy  ■+-  —  1 . 

In  luogo  di  una  di  esse  si  può  prendere  la  seguente 

o  =  xex+*u. $~y  -+- wpy-ì-  —  , 


Jjf»  Sopra  l'Equazioni   Primitive  ec. 

e  questa  diventa  identica  se  si  fa  <j5  .  y  =  o  ;  dunqne  la  sola 
equazione  o  =  z  —  x —  2/ — 3?/  soddisfa  alla  proposta,  e  ne  è 
integrale  particolare  . 

9.  Potremmo  con  un  ragionamento  simile  a  quello  usato 
al  n.°  7  distinguere  i  diversi  casi,  nei  quali  queste  speciali 
relazioni  contenute  in  una  sola  equazione  e  soddisfacenti  al- 
la proposta  sono  comprese  nell'integrale  completo  composto 
di  due  equazioni,  come  integrali  particolari,  o  se  ne  deduco- 
no a  guisa  di  soluzioni  particolari  .  Piuttosto  indicheremo  il 
modo  di  ritrovare  tali  singolari  relazioni,  quando  l'integrale 
completo  non  è  conosciuto,  lo  che  forma  l'oggetto  principa- 
le di  queste  ricerche.  Sia  dunque  ft  =  o  una  speciale  relazio- 
ne, che  soddisfaccia  all'equazione  0  =  — n  —  a  -^  —  r—^-  , 

essa  soddisfarà  ancora  all'equazione  c=  — p  allorché  y  ed 

u  si   riguarderanno  come  costanti ,  e  perciò  questa  equazione 
sostituitovi  il  valore  di  z  in  x, y,  u  e  {i  si  ridurrà  alla  forma 

0  = k",  ove  n  è  un  numero   positivo,  ed  h  una  tal 

funzione  di  x,  y,  u  e  (i,  che  non  divenga  né  zero  né  infi- 

nita  quando  ^  =  0.  Così  l'equazioni  0  = q,  O: — 


ove  si  suppongono  respettivamente  1  ed  u,  x  ed  y  costanti, 
ed  alle  quali  in  queste  ipotesi  soddisfa  l'equazione  ^=0,  si  can- 

geran  no  nelle  seguenti  o=— h'fjLn' ,  o  =  ~ h"{j,n" .  Dun- 

quo   riunendo  queste   parziali  equazioni   potremo    mettere    la 

proposta  sotto  la  forma  o  =  ìf-  —  hun  —  h'^'.^-  —  h"(in".^. 

Le  condizioni  d'integrabilità  per  questa  equazione  o  sia 
per  la  proposta  sono,  com'è  noto,  le  seguenti: 

^,w^-viv|)-,,|)].,(|)-,f) 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  uy 

M,-#J^-:^t,(^)^tl)Hf)-,(l) 

Ora  se  la  somma  di  due  qualunque  dei  numeri  n,  ri,  n"  sa- 
rà maggiore  dell'unità,  queste  tre  equazioni  saranno  soddis- 
fatte da  [i  —  o.  Infatti  le  quantità  h,  ti,  ti'  svolte  in  una 
serie  ascendente   per  le   potenze  di  y,  avranno  la  forma 

h  =  H  -4-  Hy  -i-  H>"  -+-  ec. 
ove   H,  H' ,  ec.  sono  funzioni  di  x,y  ed   u,  e  gli  esponenti 
i ,  /' ,  ec.  tutti   positivi   e  crescenti.  Onde  apparisce  che  tan- 
to le  quantità  h ,  ti ,  h" ,  quanto  i   loro  differenziali   presi   pet- 
i-apporto ad  x,y  ed  u  non  diventano  infiniti  quando  ^i  =  o, 

e  quindi  i  termini  http*-*-*1— *,  ("^") ^*»  ("|" j  ***»  ed  i  cor" 
rispondenti  nelle  altre  equazioni  si  annulleranno  allorché  £i=o. 
Ma  il  termine  per  esempio  (-—  )  potrà  nel  medesimo  caso  di- 
venire infinito  se  j<  i  ,  perchè  riescirà  moltiplicato  per  (l*~*9 
ove  l'esponente  i — i   è  negativo;  contuttociò  il  prodotto  di 

i — -I  per  n"-*"'  conterrà  la  potenza  yJn-*-n'-*-'—t ,  ove  l'esponen- 
te sarà  positivo  a  motivo  di  n  -+-  ti  >  i  .  Pertanto  anche  il 
termine  ^n-*_ni  hi — -I —  ti  l II,   ed  i  corrispondenti  nelle 

altre  equazioni  svaniranno  nel  caso  di  (i  =  o ,  e  le  tre  con- 
dizioni d'integrabilità  si  uniranno  tutte  ad  indicarci  la  solu- 
zione (i  =  o  . 

Quando  adunque  la  proposta  ammetterà  una  soluzione 
particolare  (i  =  o ,  la  quale  non  venga  indicata  dalle  condi- 
zioni d'integrabilità,  bisognerà  che  la  somma  di  due  dei  nu- 
meri n,  ti,  n"  sia  eguale  o  minore  dell'unità,  e  tanto  più 
ciascuno  di  essi  <i  .  Perciò  l'equazione  (i  =  o  sarà  una  soluzio- 

ne   particolare  di  due  dell'equazioni  o  ==  — />,o  =  - q, 

©  =  — r,  e  questa  si  troverà  se  con  i  metodi  conosciuti 


i  i8  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

si  ricercheranno  le  soluzioni  particolari,  che  sono  comuni  a 
due  di   tali  equazioni,  e  soddisfanno  alla  terza. 

io.  In  generale  data  l' equazione  tra  un  numero  qualun- 
que di  variabili 

0==|i_A-B^-C^-D|i-ec. 

la  quale  non  ammetta  una  equazione  primitiva  coaipleta,  sic- 
come l'equazioni  esprimenti  le  condizioni  d'integrabnità  man- 
tengono sempre  una  forma  simile  a  quelle  contemplate  nel 
numero  antecedente,  se  ne  potranno  dedurre  conseguenze  a- 
naloghe  .  Quindi  le  soluzioni  particolari  o  ci  verranno  indica- 
te dalle  condizioni  tutte  d'integrabilità,  o  potranno  ritrovarsi 

tra   le  soluzioni   particolari  di  due  dell'equazioni  o  = A, 

9\x 


e  =  — —  B,o  =  -^ — G,o  =  -^-  —  D,  ec;   in    modo   che  la 


loro  ricerca  si  ridurrà  sempre  a  quella  delle   soluzioni  parti- 
colari  dell'equazioni  tra  due  sole  variabili. 

ii.  Fin  qui  abbiamo  parlato  dell'equazioni,  le  quali  non 
soddisfanno  alle  condizioni  d'integrabilità;  diciamo  ancora  una 
parola  di  quelle,  che  ammettono  una  equazione  primitiva  com- 
pleta .  Sia 

te      F      1  &* 

una  tale  equazione:  io  comincio  dall' osservare  che  si  può  giun- 
gere alla  di  lei  primitiva  completa  nel  modo  seguente.  S'in- 

tegri  l'equazione  o  =  — ■ p,  ove  y  è   supposta   costante; 

0\x 

l'integrale  conterrà  una  funzione  arbitraria  di  y,  e  potrà  es- 
ser rappresentato  dall'equazione  F(iJ,/,s,^./)  =  o:  s'in- 

tegri  pure  1  equazione  o  =— qv  ove  x  si  suppone  costan- 

te ,  e  P  integrale  ne  sia  espresso  da  f(x,y3z3ip.x)  —  o: 
adesso  si  diano  i  valori  i  più  generali  alle  funzioni  <p  .y  e  ip  .x, 
«on  i  quali  le  due  equazioni  trovate   si    riducono   alla  mede- 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  iiq 

sima ,  e  questa  equazione  unica  sarà  la  primitiva  completa 
della  proposta  .  Ciò  posto  se  /i  =  oè  un  integrale  particolare 

di  ambedue  l'equazioni  o  = p  ,  e  o=  — q  ,  dando 

dei  valori  determinati  alle  funzioni  <p  .  y  e  ipx  le  due  equa- 
zioni F(x,y,z,(j).y)  =  o,f(x,y,z,ip.x)=:osi  ridurran- 
no alla  medesima  p  =  o ,  e  perciò  questi  valori  determinati 
saranno  compresi  in  quei  più  generali,  i  quali  somministrano 
la  primitiva  completa.  Dunque  ^i  =  o  sarà  un  caso  particola- 
re dell'equazione  primitiva  completa,  cioè  sarà  un  integrale 
particolare  della  proposta  .  Viceversa  se  fi  =  o  è  una  soluzio- 
ne  particolare  della   proposta,  non  potrà  essere  integrale  par- 

Xz  Xz 

ticolare  di  ambedue  l'equazioni  o  =  — p,  o  =  — - — q,  ma 

dovrà  essere  soluzione  particolare  di  una  almeno  di  esse.  Dun- 
que cercando  con  le  regole  note  le  soluzioni  particolari  di  que- 
ste,  che  sono  tra  due  sole  variabili,  troveremo  le  soluzioni 
particolari  della  proposta  .  E  facile  estendere  il  medesimo  ra- 
gionamento all'equazioni  del  prim' ordine  tra  un  numero  qua- 
lunque di  variabili  . 

Le  riflessioni  precedenti  mentre  rendono  evidente  la  con- 
nessione e  dipendenza,  che  esiste  tra  l'equazioni  primiti- 
ve singolari  dell'equazioni  differenziali  del  prim' ordine  non 
soddisfacienti  alle  condizioni  d'integrabilità,  ed  il  loro  inte- 
grale completo  espresso  in  due  o  più  equazioni,  nel  medesi- 
mo tempo  ci  somministrano  il  modo  di  ritrovare  tutte  quest' 
equazioni  singolari  .  Sot+o  questo  punto  di  vista  esse  non  pre- 
sentano nulla  di  nuovo,  poiché  il  Sig.  Laplace  ha  già  inse- 
gnato a  trovare  in  qualunque  caso  le  soluzioni  particolari  del- 

la   equazione  o  =  — - p  —  q  -^—  .  E  quantunque  egìi  non  ab- 

bia  estesi  i  suoi  ragionamenti  all'equazioni,  che  contengono 
più  di  tre  variabili,  l'applicazione  n'è  così  ovvia,  che  a  lui 
deve  attribuirsi  tutto  il  merito  di  questa  ricerca  .  Ma  quan- 
do si   passa  a  cercare   le  soluzioni   particolari   dell'  equazioni 


120  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

del  second' ordine,  sulle  quali  fino  ad  ora  non  è  stato  scrit- 
to da  alcuno,  il  problema  diventa  assai  più  difficile  a  motivo 
del  numero  e  della  forma  differente  delle  condizioni  d'inte- 
grabilità, che  bisogna  discutere  nel  caso  in  cui  la  proposta 
non  ammette  una  primitiva  completa.  Affine  di  non  smarrir- 
mi in  mezzo  a  queste  difficoltà,  prenderò  un'altra  strada,  la 
quale  si  applica  ancora  al  ritrovamento  della  equazione  pri- 
mitiva completa,  qualora  essa  può  aver  luogo.  Intraprendo 
tanto  più  volentieri  a  far  qualche  tentativo  in  questa  nuova 
carriera,  in  quanto  che  nei  differenti  trattati  di  calcolo  in- 
tegrale non  si  trova  alcuna  regola  per  l'integrazione  dell'e- 
quazioni differenziali  tra  tre  o  più  variabili  al  di  là  del  prim' 
ordine  .  Del  resto  io  devo  avvertire  che  riguardo  in  ogni  caso 
il  problema  come  risoluto,  quando  è  ridotto  alle  sole  difficol- 
ta ,  che  sono  proprie  dell'equazioni  tra  due  sole  variabili.  Ma 
prima  di  entrare  in  materia  conviene  che  io  rammenti  alcu- 
ni prìncipj  della  teoria  delle  funzioni  . 

ì-2.  Data  tra  le  variabili  x-,  y  e  z  una  equazione  qualun- 
que ¥  (x ,  y ,  z)  =  o,  segue  dalla  teoria  delle  funzioni,  che 
avranno  luogo  insieme  con  essa  l'equazioni  derivate  del  prim' 
ordine 

(a)     °  "  ***''  "*"  ***"'  ™*' 

°=(£  MS  )(£) 

e  qualunque  combinazione,  che  si  faccia  di  esse  e  della  pro- 
posta . 

Dall'equazioni  derivate  del  prim' ordine  si  deducono  le 
seguenti  del   secondo 

le 


&•*  i 


Del  Sic  .  Pietro  Paoli  .  12; 

le  quali  sussisteranno  insieme  con  la  proposta,  come  pure  avrà 
luogo  qualunque  combinazione,  che  si  formi  della  proposta  e 
dell'equazioni  (a)  e  (b)  .  E  così  in  seguito. 

i3.  Se  nel  prendere  le  funzioni  derivate  dai  termini  del- 
la equazione  data  non  si  riguardano  le  variabili  x  ed  y  come 
indipendenti,  ma  si  suppone  die  y  sia  funzione  di  x,  si  giun- 
gerà in  questa  ipotesi  all'equazione  derivata 

(a)  0-(w  +  {TF)te+\-&)*r* 

Questa  è  ciò  che  si  chiama  una  equazione  differenziale  ordi- 
naria o  totale,  mentre  quelle,  che  abbiamo  considerate  nel 
numero  precedente,  sono  equazioni  a  differenze  parziali.  Ora 
io  dico  che  questa  equazione  (a)  sussisterà  anch'  essa  nel  me- 
desimo tempo  che  la  proposta,  qualunque  sia  il  valore  della 

funzione  — ,  cioè  qualunque  funzione  di  x  si  supponga  la  7. 
Infatti,  poiché  z  è  funzione  di  x  eày,  ed  y  è  riguardata  co- 
me funzione  di  x,   abbiamo  r1  =  |  —  | -f- |  — )  ^;  sostitui- 

te      \teì     Vfcr/.V 

to  il  qual  valore  l'equazione  (a')  diventa 

H2MS)(£M(2W2)(£)]-S. 

e  si  vede  chiaramente  che  a  motivo  dell'equazioni  (a)  essa 
ha  luogo   indipendentemente   dal    valore   della  funzione  -^- . 

te 

Sarà  lo  stesso  di  una  combinazione  qualunque,  che  si  for- 
masse della   proposta  e  dell'equazione  (a'). 

Dalla  equazione  (a')  si  passa  nella  medesima  ipotesi  all' 
equazione  differenziale  del  second' ordine 

(ly)         U*a/       Vfo&r/&*       \tetefte    UWv-1 

\  fotel  te  'te     \&y)  te*      \te*j  j^      \  te  J  fa* 

la  quale  ha  egualmente  la  proprietà  di  sussistere  nel  mede- 
simo tempo  che  la  proposta.  Poiché  —~(Kl\^.2(_Kl.\ 

te'      \te>!        \tetoJ 
Tom.  XVII.  16 


1:22  Sopiia  l'Equazioni  Primitive  ec. 

&-  ■+■  1^)  —  -+-  (—)  —  ,  e  sostituendo  questo  valore  e 

4- 

quello  di  ^-   l'equazione  (1>')  si  cangia  in 

"""nlva^J/  tew  te/  V SrP/ te/  v i^7/  te/ te/  v W UwJ  '  *$ 

Hi£M£)te)]-g      .  ! 

ed  è  visibile  che  a  motivo  dell'equazioni  (a)  e  (li)  essa  ha 
liio^o  indipendentemente  dai  valori  delle   funzioni  — -  e    — —  . 

Lo  stesso  accaderà  di  una  combinazione  qualunque,  che  si 
formasse  della  proposta  e  dell'equazioni  (a')  e  (b')>  E  si  po- 
trà applicare  un  ragionamento  simile  all'equazioni  differen- 
ziali  del  terz' ordine  e  dei  seguenti. 

i4-  Dal  modo,  con  cui  abbiamo  dimostrate  le  proposizio- 
ni enunciate  nel  numero  precedente,  si  deducono  conseguen- 
ze importantissime  per  l'oggetto,  che  abbiamo  in  vista.  Da- 
ta una  equazione  differenziale  del  prim'  ordine  tra  le  varia- 
bili x,  y,  z,  se  esiste  una  equazione  primitiva  che  gli  sod- 
disfaccia, cioè  se  z  è  realmente  funzione  delle  variabili  indi- 
pendenti x  ed  j,    la   proposta    dopo   la   sostituzione    di  I-1—} 

-^-1  .  r-   in  luogo  di  —  sussisterà  indipendentemente  dal 

valore  della  funzione   —  :  per  conseguenza  ordinati  i  suoi  ter- 

<j\x 

mini  per  le  potenze  di   — —  i   coefficienti  di  ciascuna  potenza 

eguagliati  a  zero  daranno  altrettante  equazioni,  ciascuna  del- 
le quali  dovrà  aver  luogo  separatamente.  Se  l'equazione  dif- 
ferenziale proposta  sarà  del  second' ordine,  dopo  la  sostituzio- 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  12,3 

te  te* 

ne  dei  valori  precedenti  di  —  e  di   ~—    sussisterà    indipen- 

te  te' 

dentemente  dai  valori  delle   funzioni  — -  e  :   pertanto   se 

te         te'       r 

dopo  di  averla  ordinata  secondo  le  potenze    ed   i   prodotti  di 

—  e  — «e.  eguagliamo  a  zero  i  coefficienti  di  ciascun  termine, 

te       I>    6     B 

avremo  altrettante  equazioni,  che  dovranno  tutte  aver  luogo 
nel  medesimo  tempo.  E  così  in  seguito  per  l'equazioni  dif- 
ferenziali degli  ordini  superiori.  Una  parte  di  quest'equazio- 
ni separate,  alle  quali  giungeremo  in  ciascun  caso,  ci  darà 
delle  condizioni  tra  i  coefficienti,  le  altre  serviranno  alla  ri- 
cerca dell'equazione  primitiva  della  proposta,  e  queste  ulti- 
me saranno  sempre  tra  due  sole  variabili,  e  si  potranno  ad 
esse  applicare  le  regole  conosciute  . 

Si  vede  facilmente  che  si  può  usare  il  medesimo  meto- 
do per  1'  equazioni  differenziali  tra  un  maggior  numero  di  va- 

•  i  •  •  •  te     te~ 

riabili,  se  non  che  bisogna  aggiungere  ai  valori  di  r-,  -~-,  ec. 

D        &&       °  te    te' 

i  termini  ,    che  vi  sono  introdotti   dalle   nuove  variabili  . 

i5.  Facciamo  l'applicazione  dei  principj  esposti  alla  ri- 
cerca dell'equazioni  primitive,  che  soddisfanno  all'equazioni 
differenziali  di  tutti  gli  ordini  ;  e  quantunque  sia  noto  tutto 
ciò  che  appartiene  al  prim' ordine  pure  per  meglio  illustrare 
il  nostro  metodo  consideriamo  in  primo  luogo  l'equazione 

o=il  +  A+  B^- 
te  te 

ove  i  coefficienti  A  e  B  sono  funzioni  date  di  x,  y  e  z  .  Po- 
nendovi in  luogo  di  —  il  suo  valore  (—)  ■+■  (—\  .  —  es- 

b         te  \te!      Xbr!     te 

sa  diventa 

e  se  esiste  una  relazione  tra  se  le  due  variabili  indipendenti 
x  ed  7 ,  che  gli  soddisfaccia ,  dovranno  aver  luogo  separata- 


I24  Sopra  1/ Equazioni  Primitive  ce. 

mente  le  due  equazioni 

HtrH 

B. 


■>=(£) 


Sia  M  il  fattore  che  rende  la  funzione  l-^-J  -+-  A  una   der 


\  w 


l'I' 


vata    esatta,  in    modo   che   N   ne   sia    la   funzione   primitiva, 
N  ==*//. 7  sarà  l'integrale   completo   della   prima   equazione. 

Esso  cidà/HV^V^  S=-W,  e  quindi  (VL^JÉ, 
sostituito    il  qual  valore  la  seconda  equazione  diventa 


o=w  Jm)+b(M), 


f,  da  questa  dobbiamo  dedurre  il  valore  della  funzione  i]j  .y. 
Ora  se  la  proposta  ammette  una  equazione  primitiva  com- 
pleta con  una  costante  arbitraria,  sarà  questa  contenuta  nel 
valore  di  ip  .  y ,  che  risulterà  dalla  integrazione  dell'equazio- 
ne precedente  .  Ma  affinchè  essa  possa  integrarsi,  bisogna  che 
sostituitovi  il  valore  di  z  dedotto  dalla  equazione  N  =  t//.j 
sparisca  anche  la  x,  e  non  vi  rimangano  che  le  due  variabili 
y  e  ip  .  y  .  Converrà  dunque  che  sia 

e  questa  è   la  condizione  necessaria,  perchè  la  proposta  am- 
metta un    integrale  completo  . 

La  condizione  trovata  si  può  anch' esprimere  indipenden- 
temente dalla  cognizione  della  funzione  N  .  Infatti  se  pren- 
diamo la  funzione  derivata  da  <£»(N,/)  per  rapporto  ad  x , 
ricordandoci  che  z  è  una  funzione  di  x  ed  r  data  dall'equa- 
zione  (_££-)  _h  A  =  0  troverei 


mio 


3HS)[G^GR£)KSX(SMS)] 


Del  Sig  .  Pietro  Paoli  .  i  a5 


Ora  siccome  l'equazione  N  =  t/>./  è  l'integrale  di  /—  j-t-A=o 
abbiamo  (^\  —  A  l^\  =  o  ,  e  quindi  (MA  dev'  essere  ==  o  . 


otterremo 


H^)-(S)-B(a--(P)-(f)(S)-(Qf) 

L'equazione  identica  (^-J  —  A(^~)=:0  essendo  differenzia- 
ta per  rapporto  alle  variabili  y  e  z  riguardate  come  indipen- 
denti ci  dà 

/ _^N_\  _  A  /_^N_\  _  (U\(  W\ 

e  sostituendo  questi  valori  nella  equazione  precedente  si  tro- 
va finalmente 

H£)4SMS)-B(S)- 

Questa  condizione  d'integrabilità  è  nota  da  lungo  tempo,  e 
vi  si  giunge  in  una  maniera  molto  più  semplice;  ma  quella 
che  abbiamo  usata  ha  il  vantaggio  di  far  conoscere  più  chia- 
ramente la  necessità  della  condizione ,  perchè  si  possa  ese- 
guire l'integrazione  della  proposta. 

Se  l'equazione  di  condizione  non  è  identica,  la  proposta 
non  potrà  avere  una  equazione  primitiva,  la  quale  contenga 
una  costante  arbitraria .  Poiché  se  non  si  può  ridurre  l' equa- 


zione 


a  non  contenere  altre  variabili  che  y  e  ip  .  y ,  non  si  potrà 
in  generale  integrarla.  Contuttociò  vi  sono  alcuni  casi,  nei 
quali  un  valore  conveniente  della  funzione  ip  .  y  può  soddis- 
fargli, in  quanto  renda  nulli  separatamente  i  termini  che  con- 


iaó  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

tengono  la  variabile  x  e  quei  che  non  la  contengono.  In  que- 
sti casi,  poiché  esiste  un  valore  di  rp .  y ,  il  quale  soddisfa 
all'  equazione 

indipendentemente  da  a;,  l'equazione  derivata  da  questa  per 
rapporto  ad  x  sarà  soddisfatta  dal  medesimo  vaiore  di  ip  ./  . 
Ma  questa  equazione  derivata  non  è  che  la  condizione  d'in- 
tegrabilità; dunque  la  condizione  deve  dare  il  valore  di  ip  .y 
dopo  la  sostituzione  di  quello  di  s,  o  sia  prima  della  sosti- 
tuzione deve  avere  per  fattore  l'equazione  N  —  ip.y  =  o.  In- 
tendo generalmente  per  fattore  di  una  equazione  ogni  fun- 
zione eguale  a   zero  che  la  rende,  identica  . 

La  proposta  adunque,  sebbene  priva  di  equazione  primi- 
tiva completa  ,  può  avere  altre  soluzioni  meno  generali  com- 
prese nell'integrale  completo  N  =  $/y,  e  queste,  allorché  han- 
no luogo,  devono  esser  sempre  indicate  dalla  condizione  d'in- 
tegrabilità .  Ma  l'integrale  N  =  ip.y  non  dà  tutte  l'equazio- 
ni primitive,  che  possono  soddisfare  all'equazione  o=(~H-A: 

per  conoscerle  tutte  bisogna  aggiungervi  quelle  che  non  so- 
no comprese  nel  medesimo  integrale  completo ,  cioè  le  solu- 
zioni particolari .  Trovate  con  le  note  regole  le  soluzioni  par- 
ticolari dell'equazione  o=  l-^-J -t- A  ,   quelle   tra  esse,  che 

soddisfanno  all'equazione  o=|—  J-hB,  daranno  altre  equa- 
zioni primitive  della  proposta.  È  evidente  che  il  discorso  fat- 
to relativamente  all'equazione  o  =  1-^- 1  ■+■  A   può  applicarsi 

egualmente  all'equazione  o  =  (-^1-) -+- B ,  di  cui  le  soluzioni 
particolari  daranno  nuove  soluzioni  della  proposta  ,  purché 
soddisfacciano  all'altra  equazione  o  =  f—  1-4-A. 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  127 

16.  Se  fosse  proposta  l'equazione 

0_K+A^H-B-aC^.-aD^~aEl2..ÌL 
—  te*         te*  ^  te  te      te 

ove  i  coefficienti  A,  B,  ec.  sono  funzioni  date  di  x,  y  e  2, 
ponendo  in  luogo  di  -|l  il  suo  valore   (^)^(^)  .  ~,  ed 

ordinando  i  termini   per  le  potenze  di   ~  avremmo 

-(IT—® 

l\  te  )  \  te  /  J     &** 

Dunque  se  esiste  una  equazione   primitiva,    che   soddisfaccia 
alla  proposta  ,    le  tre  equazioni 

<■>  °=(£)"-*D(l)*B 
«  -&)*—(£)** 

»  °KI)(£)-D(£)-E(i;)-C 

dovranno  aver  luogo  nel  medesimo  tempo.  Eliminandone  (  —  ì 
e  I  r-j  avremo  V  equazione  di  condizione 

o=BEa-AB  +  Gl  +  aCDE  ■+?  AD3 , 
la  quale  posta  sotto  la   forma 

(  Da  —  B  )  (Ea-A)  =  (DE  +  C)' 
ci  avverte  che,  quando   essa  ha  luogo,  la   proposta  è  risolu- 
hile  in  fattori  del   primo  grado  . 

Se  l'equazione  di  condizione  non  è  identica,  è  evidente 
che  la  proposta  non  può  avere  altre  soluzioni ,  che  quelle , 
Ir  quali  sono  fattori  della  medesima  condizione,  perchè  qua- 
lunque altra  relazione  non  può  insieme  soddisfare  alle  tre  equa- 


ì-io  Sorr.A  l'Equazioni  Primitive  ec. 

zioni  (i),  (a),  e  (3).  Se  è  identica,  basta  soddisfare  alle  due 
equazioni  (i)  e  (2),  le  quali   risolute  diventano 

GD=D-i/(D'-B) 


("£)_**/(»_A.)-*± 


DEh-C 


l/(D»-B  ' 

e  la  questione  rientra  in  quella  del  numero  precedente  . 
Prendiamo  per  esempio  l'equazione 

o  =  —  —  az*m  .  ^—  —  bz%n  —  2.czm-*-n  .  — 

te*  te*  te 

ove  <7,  b,  e  sono  quantità  costanti,  m  ed  n  numeri  positivi. 
È  chiaro  che  ad  essa  soddisfa  z  =  o;  vediamo  come  nei  dif- 
ferenti casi  si  troverebbe  questa  soluzione,  se  non  fosse  stata 
avvertita.  L'equazione  di  condizione  diventa  {c% — fl£)z3m-*-a'z==o, 
e  non  è  identica  se  ca  non  è  =  ab  ,  ma  il  fattore  -am-*-2re  ci 
avverte  allora  della  soluzione  z=so  .  Se  c*  =  ab,  bisogna  con- 
siderare le  due  equazioni  (-^)+z'n\/a=zo,(  —  )z£.z"\/b=o. 

La  condizione  necessaria,  perchè  esse  somministrino  una  equa- 
zione primitiva  completa,  diventa  [/ab  .{m  —  n)zm~Lmn~t=o . 
Questa  non  è  identica  se  il  numero  m  è  diverso  da  ti ,  ma  il 
fattore  zm-*-"~ '  annunzia  la  soluzione  z=o,  purché  sia  m-*-ii>i. 

Se   m  =  ri  ,  la  proposta   ha  1'  integrale    completo   — - 

zì=\x\/a±yi/b  =  cost. ,  il  quale  posta  la  costante  infinita  ci 
dà  la  soluzione  z  =  o  quando  m  >  1  :  se  poi  m<  1  la  solu- 
zione z=o  non  è  compresa  nell'integrale  completo,  ma  si  trova 

cercando  le  soluzioni  particolari  dell'equazione  (  —  \=±zzm[/at 
o  dell'equazione  (  ~  ]  =  ±  zm\/ b  .  Finalmente  allorché  m  è 
diversa  da  »,  ed  m-\-n  <  1  ,  l'equazione  z  ■=.  0  è  soluzione 
particolare  di  ambedue  l'equazioni  f  — —  J  =  ;+: zn\/a  ,  f  — ■—  \ 

=  d=  z\/b . 

17.  Pas- 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  129 

17.  Passiamo  all'equazioni  tra  quattro  variabili 

te  fa  3\* 

ove  A,  B,  G  sono  funzioni  date  di  x,y,  u  e  z.  Sostituen- 

dovi  il  valore  di  *L  =  (^-)  -4-  (-^-)  .  ±2L  +  /11)  .  *  es. 
sa  si  cangia  in 

Dunque  se  la  proposta  ha  una  equazione  primitiva  in  x,y,  u 
e  z,  questa  equazione  primitiva  deve  soddisfare  alle  tre  equa- 
zioni 

-    W  °  =  (fhA 

Sia  N  =  ^(y,w)  l'integrale  completo  della  prima;  avremo 

tM.\  -h  l^~)  /li\  ==  (M\ 
\  W      l  te  /  \  A»/      \  A«  / 

e  sostituendo  nell'equazioni  (2)  e  (3)  i  valori  di  (—)  e  |  — | 
dati  dalle  precedenti  otterremo 

«  •-(£):-(©-»© 
<3'>  H£)-($MS)- 

Perchè  queste  due  equazioni  ci  diano  il  valore  di  xp(y\u) 
con  una  costante  arbitraria,  cioè  perchè  la  proposta  abbia  una 
primitiva  completa,  bisogna  che  la   sostituzione   del  valore  di 

Tom.  XV IL  17 


l3o  Sonia   l'Equazioni   Più  miti*,  e  ec. 

z  dedotto  dalla  equazione  N  =  ip  (y ,  u)  faccia  da  esse  spari- 
re anela-   la  x  .  Dovrà  dunque  in  primo  luogo  essere 

(S)-B($)-F(.,,r..,8 

e  poiché  (  —  J  =  e  a  motivo  della  equazione  identica  f    —  J 
—  Al   — )  =  o,  sarà  nulla  la  differenziale  della  funzione  (  —  ) 
—  ]  presa  relativamente  ad  x ,  cioè 

Ma  1  equazione  identica    I  r—  1 — Ai  —  )  =0  ci  da 

dunque  sostituendo  questi  valori  nella  equazione  precedente, 
giungeremo  all'equazione  di  condizione 

<■)  °=(£)-(tH(£)-B(t) 

la  quale  dovrà  essere  identica ,   perchè   la  proposta    ammetta 
una  primitiva  completa  . 

Nel  caso,  in  cui  la  condizione  trovata  è  identica,  sia 
f(y  yu  ,  tp)  =  <p  .  a  l'integrale  completo  della  equazione  (2'). 
Ponendovi  N  in  luogo  di  tp  ,  e  facendo  /( y  ,  u  ,  N  )  =  P  per 
pili  semplicità,  P  =  (p.u  soddisfarà  nel  modo  il  più  generale 
alle  due  equazioni  (1)  e  (a);  onde  avremo 

(£)-A(f)  =  ° 
■     (£)t»(£)« 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  i3i 

e  l'equazione  (3)  diventerà 

dalla  quale  convien  dedurre  il  valore  della  funzione  <p  .  u  . 
Ma  affinchè  questo  contenga  una  costante  arbitraria,  è  neces- 
sario che  dopo  la  sostituzione  del  valore  di  z  ricavato  da  Y—<p.u 
l'equazione  (3")  non  contenga  altre  variabili  che  u  e  <p  .  u , 

e  ciò  non  può  accadere  che  quando  lr—\  —  C  I77  1=F'(P,m)  . 
Ora  poiché  (—  )  =  o  e  I  —  )  =  o  a  motivo  dell'equazioni  iden- 

«ich0  (s)-A(s)=0-fe-B(l)=°' avremo  in  q,,e- 

sto  caso 

°=(©  -  ^m- c  (&)  -  ac  (phc)  -  a  é\  $ 

Le  medesime  equazioni  identiche  ci  danno 

/  *»p  \    A  /  ,yp  \  _  Aa\  /m 
Vìww       l&«^/     VwVW 

/fr'P  \  _  R  /JlL\  _  /^_\  /8vP\ 

dunque  combinando  quest'  equazioni  con  le  due  precedenti 
troveremo  altre  due  condizioni 

W     °=(H)-(©*A(f)-C(||) 

Le  tre  condizioni  trovate  devono  essere  identiche,  perchè  una 
medesima  equazione  primitiva  contenente  una  costante  inde- 
terminata soddisfaccia  insieme  alle  tre  equazioni  (1),  (a)  e  (3), 


i3a  Sopra  l'Equazioni  Piumitive  ec. 

e  per  conseguenza  alla  proposta  ,  e  la  ricerca  di  tale  equa- 
zione primitiva  dipenderà,  come  abbiamo  veduto,  dalla  inte- 
grazione di  equazioni  tra  due  sole  variabili  . 

Ma  quantunque  la  proposta  non  ammetta  una  primitiva 
completa,  potrà  però  esser  soddisfatta  da  altre  relazioni  me- 
no generali  .  Supponghiamo  die  le  condizioni  (b)  e  (e)  o  una 
di  esse  non  siano  identiche  .  Nella  equazione  (3")  dopo  l'eli- 
minazione di  z  rimarrà  tuttavia  quella  tra  le  variabili  x  o  y, 
che  corrisponde  alla  condizione  non  identica.  Quindi  l'equa- 
zione (3")  non  ci  darà  il  valore  di  <p  .  u  con  una  costante  ar- 
bitraria ,  ma  alcune  volte  potrà  soddisfarvi  un  valore  meno 
generale  di  <p  .  u  indipendentemente  da  so  o  da  y .  In  questo 
caso  il  medesimo  valore  di  <p  .  u  soddisfarà  ancora  alla  deri- 
vata della  equazione  (3 ")  presa  relativamente  ad  x  o  ad  y  . 
Ma  una  tal  derivata  è  la  stessa  che  la  condizione  non  iden- 
tica ;  dunque  la  condizione  non  identica  ci  darà  il  valore  par- 
ticolare di  <p  .  u  dopo  l'eliminazione  di  z,  e  prima  della  eli- 
minazione avrà  per  fattore  l'equazione  P  —  <p.u  =  o. 

In  questo  medesimo  caso  si  deduca  dalla  soluzione  par- 
ticolare P  —  (p  .  n  —  o  il  valore  corrispondente  di  ip  (y,  u)  \ 
esso  soddisfarà  all'equazione  (2,')  quando  la  condizione  (a)  è 
identica,  perchè  è  compreso  nell'integrale  completo  della  me- 
desima equazione  (2.')  .  Ma  se  la  condizione  (a)  non  è  identi- 
ca ,  la  x  rimarrà  nella  equazione  (a')  dopo  l'eliminazione  di 
z  ,  ed  il  valore  trovato  di  ìp(y,u)  non  potrà  verificarla  che 
indipendentemente  da  x  .  Dunque  in  vigore  del  solito  ragio- 
namento la  soluzione  particolare  N  —  ip(y  ,  u)  =  c  equivalen- 
te a  P  —  <p.u-=-o  sarà  fattore  della  condizione  (a). 

Dalle  precedenti  riflessioni  si  può  concludere  in  genera- 
le, che  tali  relazioni  singolari  soddisfacenti  alla  proposta  man- 
cante della  primitiva  completa  saranno  sempre  comprese  in 
tutte  le  condizioni  non  identiche  ,  ed  al  loro  ritrovamento 
basterà  la  discussione  dei  fattori  comuni  alle  condizioni  non 
identiche,  i  quali  soddisfanno  alle  tre  equazioni  (1),  (a), 
e  (3). 


Del  Sic.   Pietro  Paoli.  i 33 

Le  soluzioni  della  proposta ,  che  abbiamo  fin  qui  consi- 
derate, sono  tutte  comprese  nell'integrale  completo  dell' equa- 
zione  (i).  Ma  questa  può  esser  soddisfatta  indipendentemente 
dall'integrale  completo  anche  per  mezzo  delle  sue  soluzioni 
particolari  .  E  poiché  i  medesimi  ragionamenti  si  applicano 
egualmente  alle  altr' equazioni  (a)  e  (3),  ne  segue  che  per 
render  completa  la  ricerca  di  tutte  l'equazioni  primitive  del- 
la proposta  bisogna  aver  riguardo  anche  alle  soluzioni  parti- 
colari di  ciascuna  dell'equazioni  (1),  (2,)  e  (3),  ed  ammetter 
quelle  che  soddisfanno  alle  altre  due  .  È  facile  il  vedere  che 
il  metodo  stesso  si  applicherà  con  un  andamento  sempre  uni- 
forme all'equazioni  differenziali  del  prim'ordine  tra  un  nu- 
mero qualunque  di  variabili ,  qualora  siano  lineari  per  rap- 
porto alle   funzioni  derivate  . 

18.  Consideriamo  adesso  l'equazione 

&*»        kx»       &x»  &*  te  te 

_aG—     — H—     — 1—     — 

&*  "  te  te  "  te         te  '  te  ' 

ove  i  coefficienti  A,  B,  ec.  sono  funzioni  date  di  x,  y .  u  - 

e  z.  Mettendovi  in  luosro  di   —  il  suo  valore  I — ^— 1  — l —  ■ — — I. 

&         te  \tef     \tef 

- H- 1^1  .  t-  ,  ordinando  i  termini  per  le  potenze  ed  i  pro- 

te        \tef     o\x 

dotti  di  —  e  di  —,  ed  eguagliando  a  zero  il  coefficiente  di 

te  te 

ciascun  prodotto  avremo  le  sei  equazioni  seguenti 

(0  »=<*)' —"tè).-1:0 

(»)     o  =  (fe)"-aI(è)*B 

(4)     o  =  (£).(^)-F(|i)-H(fe)-D 


i  34  Si  tra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

<*>     —  (S)(S)-F(fc)-l(fe)-E 

W  -  =  (H)  (fe)-H(fe)-'(ff)-«- 

Eliminandone  (— —)  i  (~r~)'  ("T~")  ù'unSeremo  a"e  tre  ecIua- 
zioni  di  condizione 

o  =  CH2  —  AC  -t-  Da  -+■  aDFH  -+-  AFa 
o  =  CP  —  BG  +Ea  ■+■  aEFI  -4-  BF9 
o  =  AP  —  AB  ■+-  Ga  -+-  aGHI  -ì-  BHa  . 
Quest'  equazioni  sono  quelle  stesse ,  che  devono  aver  luogo , 
perchè  la   proposta  sia  risolubile  in  fattori  del  primo  grado  . 
Se  esse  non  sono  identiche,  la  proposta  non  potrà  avere  al- 
tre soluzioni ,  che  quelle ,   le   quali   sono  fattori   comuni  alle 
medesime  condizioni  . 

Se  sono  identiche ,  la  ricerca  dell'  equazione  primitiva 
della  proposta  dipende  da  quella  della  primitiva,  che  soddisfa 
all'equazioni  (1),  (a),  (3),  perchè  le  tre  condizioni  tengon 
luogo  dell'equazioni  (4),  (5),  e  (6).  L'equazioni  (1),  (a),  e 
(3)  risolute  diventano 

fè)-l--'<p-B> 

e  tutto  si  riduce  al  caso  contemplato  nell'articolo  precedente. 
19.  Passiamo  all'equazione  del   second' ordine 

o  = hA  — +  B hC  —  -+-D 

dx*  dx*  dx  al- 

lineare per  rapporto  alle  funzioni  derivate,  ove  i  coefficienti 

A,  B,  ec.  sono  funzioni  date  di  x,  y  e  z.  Ponendovi  (— —  ) 

/  Sz\      Sy  Sz  /$*z\  /    s*z   \      Sy       fSaz\ 

<tra         /  Sz  \       d'y    .      ,  ,.    S'z  .. 

— —-+-  I— — I  •  - —  in  luogo  di  essa  diventerà 

ox  \  oy  1       ox*  a  $x* 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  i35 

Eguagliando  a  zero  i  coefficienti  delle  funzioni  .—  ,    -£-  ,  — — 
65  **       8x*       fa' 

avremo  quattro  equazioni 

(4)    ..(i)+i. 

Siccome  due  equazioni  bastano  per  giungere  all'equazio- 
ne primitiva  della  proposta  ,  avremo  due  equazioni  di  condi- 
zione ,  che  troveremo  col  mezzo  dell' eliminazione  nel  modo 
seguente.  Prendiamo  nell'equazione  (4)  le  funzioni  derivate 

relativamente  ad  y  ,  ed  avremo  o  =  (|^f)  "^(l")  "^(^(Ij) 
=  ( — — !  — i —  f  — — I  —  A(  —  I,  e  sostituendo  il  valore  di  ( — -) 
nella  (3)  troveremo  la  prima  condizione 

Prendendo  nella  medesima  equazione  (4)  le  funzioni  derivate 

relativamente  ad  x  avremo  o  =  ( ^ — 1  — ! —  f 1 -f-( ||-r—  |j 

\8x9yf       \SxJ       \8z/\dxr 

e  sostituendo  i  valori  di  I — —  I  e  |— ^l  nella  (a)  otterremo 

\8x8yf  \d7f  V    ' 

E  poiché  questa  equazione  dev'esser  d'accordo  con  l'equa- 
zione (i),  se  sostituiamo  nella  seconda   il  valore  di  ij^J  Pre" 


1 36  SorRA   l'Equazioni  Primitive  ec. 

so  dalla   prima,  avremo  un'altra  equazione  di  condizione.  Fa- 

D-AB  —  (j£) 

cendo  per  più  semplicità *  -  =  P,  questa  equazio- 

ne) 

ne  di  condizione  sarà 

Se  le  due  condizioni  (a)  e  (b)  non  sono  ambedue  identi- 
che, bisognerà  cercarne  i  fattori,  e  quei  tra  loro  che  soddis- 
fanno all'equazioni  (i)  e  (4)  ci  daranno  altrettante  soluzioni 
della   proposta,  e  le  sole  che  possa  ammettere,  se  si  prescin- 
de da  quelle,  le  quali  sono  soluzioni  particolari  dell'equazio- 
ni (4)  e  (n')  .  Per  comprendere   la   ragione  di   questa  distinzio- 
ne basta  riflettere,  che   siamo  giunti  alle  condizioni  (a)  e  (b) 
prendendo   le  funzioni   derivate  dall'equazióni  (4)  e  (a').  Ora 
sappiamo  che  ogni   integrale    particolare  di  queste  soddisfa  a 
tutte  le  loro  equazioni  derivate,  ma  non  è  lo  stesso  delle  so- 
luzioni  particolari,  le  quali  in  generale   non  soddisfanno   alle 
loro  equazioni  derivate  del  second' ordine  .  Quindi  ogni  inte- 
grale particolare  dell'equazioni  (4)  e  (a'),  che  soddisfa  all'e- 
quazioni (i),  (a)  e  (3),  dovrà  ancora  soddisfare  alle  condizio- 
ni (a)  e  (b).  Ma  una  soluzione   particolare  di   una  delle  due 
equazioni  (4)  e  (a'),  quantunque  soddisfaccia  all'equazioni  (i), 
(a)  e  (3),  potrà  non  verificare  le  condizioni  (a)  e  (b) .  Per  dar- 
ne un  esempio  supponghiamo  che  A  sia  —y\/z ,  che  B  non 
diventi  infinita  quando  z=o,  e  C  e  D  siano  nulle  nel  me- 
desimo caso:  l'equazione  (4)  avrà  la  soluzione  particolare  z=o, 
ed  è  evidente  che  z  =  c  soddisfa  alle  tre  equazioni  (1),  (a) 
e  (,3),   e  per  conseguenza  alla  proposta,    ma   non  verifica  la 
condizione  (a)  .  Pertanto  dopo  di  avere  esaminati  i  fattori  di 
quelle  tra  le  condizioni  (a)  e  (b)  che  non  sono  identiche  fa 
d'uopo  tentare  ancora  le  soluzioni    particolari   dell'equazioni 
(4)  e  (a'),  la  ricerca  delle  quali  soluzioni  particolari  non  pre- 
senta alcuna  difficoltà  . 

Allorché  le  condizioni  (a)  e  (b)  sono  identiche,   si  cer- 
cherà 


Del  Sic.  Pietro  Paoli  .  187 

t 

cherà  l'equazione  primitiva  della  (4)  ■>  e  siccome  x  vi  è  ri- 
guardata come  costante,  l'equazione  primitiva,  di  cui  si  trat- 
ta, conterrà  una  funzione  arbitraria  di  x  che  chiameremo  ip  .x. 
Sostituendo  il  valore,  che  ci  dà  la  predetta  primitiva,  nella 
(a')  ne  dedurremo  il  valore  di  ip  .  x ,  il  qual  essendo  deter- 
minato da  una  equazione  differenziale  del  prim' ordine  non 
potrà  contenere  che  una  costante  arbitraria  ,  Se  adunque  la 
proposta  ammette  una  primitiva  completa,  si  dovrà  determi- 
nare il  valore  di  ip  .  x  dalla  equazione  (t),  che  essendo  dif- 
ferenziale del  second' ordine  potrà  darcelo  con  due  costanti 
indeterminate  .  Ma  questo  valore  di  ip  .  x  non  potendo  nella 
sua  generalità  soddisfare  all'equazione  (a'),  la  quale  deve  pu- 
re aver  luogo,  bisognerà  che  in  questo  caso  l'equazione  (2/) 

sussista  indipendentemente  dal  valore  di  I — — 1 .  Avremo  dun- 

1  V  te  1 

que  le  nuove  condizioni 

(e,     o  =  (£±),         (..)    o=C-AB-.(£). 

La  seconda  determina  il  coefficiente  C,  la  prima  paragonata 

con  la  condizione  (a)  ci  dà  0  =  1 1,  e  per  conseguenza  ci 

V  te  ì 

avverte  che  A  non  deve  contenere  né  y  né  z ,  ma  esser  sem- 

plicemente  funzione  di  x  . 

2.0.  Ciò  posto  l'equazione  primitiva  della  (4)  sarà 

z  -+-  ky  —  ip  .  x  . 

a           ti        /  te  \       te  te      <fc*a      W         &*a       , 

Se  ne  deduce  I- —  )  =  — y  - — ,  - —  =  ^_L  —  y— — ,  e  do- 

\  te  /       te         te     te'      te*      J  te* 

pò  la  sostituzione  di  questi  valori  l'equazione   (1)  diventa 

te*  te  \     te       te*  ì 

Acciò  questa  equazione  possa  essere  completamente  integra- 
ta ,  bisogna  che  la  sostituzione  di  tp  .  x  —  A/  in  luogo  di  z 
ne  faccia  sparire  la  / ,  in  modo  che  non  vi  rimangano  altre 
variabili  che  x  e  ip  .  x  .  È  dunque  necessario  che  sia  in  tal 
caso 

Tom.  XVII.  18 


1 38  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

Bt5F(»-,»+  Av) 

"-••(l!f-p)=/(;r'^A^- 

Potremo  esprimere  queste  condizioni  nel  modo  ordinario  per 
mezzo  delle  differenze  parziali  dei  coefficienti;  poiché  le  fun- 
zioni derivate  dai  loro  secondi  membri  relativamente  ad  y  do- 
vendo svanire  a  motivo  dell'equazione  (4),  dovranno  ancora 
esser  nulle  le  medesime  funzioni  derivate  dai  primi  membri, 
e  quindi 

(f)    o  =  /^_a(!H\bJì1-^. 

Bisogna  che  quest'equazioni  siano  ambedue  identiche,  perchè 
la  proposta   possa  avere  una  equazione   primitiva  completa. 

2t.  Se  la  sostituzione  di  ip  .x —  Ay  in  luogo  di  z  nell'e- 
quazione (T)  non  ne  fa  sparire  la  variabile/,  cioè,  se  le  con- 
dizioni (e)  ed.  (f)  non  sono  identiche,  può  accadere  che  di- 
visa l'equazione  (i')  in  due  parti,  una  delle  quali  contenga 
ip  ed  a*,  e  l'altra  ip  ,  x  ed  /,  un  medesimo  valor  di  ip  ren- 
da nulla  l' una  e  l'altra  parte:  ma  questo  valore  e  per  con- 
seguenza l'equazione  primitiva  della  proposta,  che  se  ne  ri- 
cava, non  potrà  avere  die  una  costante  arbitraria.  In  que- 
sto caso  poiché  l'equazione  (l1)  è  soddisfatta  qualunque  sia/, 
se  ne  prendiamo  le  funzioni  derivate  per  rapporto  ad  y  avremo 

<-W(èVC)RH*7)-C)-Br<-e 

e  questa  equazione  (i")  dovrà  sussistere  nel  medesimo  tempo 
die  l'altra  (i').  Ma  affinchè  il  valore  di  ip  contenga  una  co- 
stante arbitraria,  conviene  die  dopo  la  sostituzione  del  va- 
lore di  z  l'equazione  (i'r)  non  comprenda  altre  variabili  che 
x  e  ip  .   Dunque  dovrà  essere 


©-MS) 


:F'(*,g-f-A/) 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  i3g 

oppure  sotto  un'altra   forma   chiamando  M  il  numeratore  ed 
N  il  denominatore  della  frazione  precedente 

«  °=N(fHN(fMt;VM(f)- 

M 

2.2.  Se  la  funzione  —  dopo  la  sostituzione  del  valore  di 

N 

z  contiene  tuttavia  j,  cioè  se  l'equazione  (g)  non  è  identica, 
succede    alcune    volte    clie   si    possa   soddisfare   all'  equazione 

1 =  o  con  un  valore  di  ih ,  il  quale  renda  nulli  sepa- 

te  N  r 

ratamente  i  termini   che   contengono  /,   e   quei   che   non   la 
contengono.    In   questo  caso  1' equazione   che   si    ottiene   col 

prender  le  funzioni  derivate  dall'equazione h  — =o  re- 
lativamente ad  /,  cioè  l'equazione  (g)  deve  aver  luogo.  Se 
il  valore  di  ip ,  che  ci  dà,  soddisfa  ancora  all'equazione  (l'i; 
ci  somministrerà  una  soluzione  della  proposta  ma  molto  par- 
ticolare, pei'chè  non  conterrà  alcuna  costante  arbitraria.  È  evi- 
dente che  questa  soluzione  sarà  fattore  della  condizione  (g). 
Per  illustrare  con  esempj  questi  differenti  casi  conside- 
riamo in  primo  luogo  l'equazione 


O  =  — -  -I-  .T2 — H  Sx H 

&x>  &x*  x    te  te  x» 

Le  condizioni  (a) ,  (e) ,  (d) ,  (e),  (f)  sono  tutte  identiche;  dun- 
que la  proposta  ha  l'equazione  primitiva  completa z-*-x*y=ip. x, 
e  ip  .  x  è  determinata  dall'  equazione 

te'  x      te  *»■ 

la  quale  ci  dà  \\>  =  x  (  c-H  6  log.  a;  ) ,  e  e  e   essendo  due  costan- 
ti indeterminate;  e  quindi  z-k-x'J,y=x  (c-+-  c'iog.x) . 
Sia  data  in  secondo  luogo  Y  equazione 

-t-  (  2,x  —  3x*  ) y"> — 3j3z-t-(2,  —  4-s— 3x2)/  —  Sz  . 
L'equazioni  (a),  (e)  e  (d)  sono  identiche,  ma  le  (e)  ed  (f)  non 


i4°  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

lo  sono;  dunque  la  proposta  non  ha  una  equazione  primiti- 
va completa  .  Ma  poiché  la  condizione  (g)  è  identica,  la  pro- 
posta può  avere  una  soluzione,  che  contenga  una  costante 
indeterminata.  Per  trovarla  qualora  esista,  esaminiamo  l'e- 
quazioni 

(i")     o  =  3y*%L-qy>(s  +  x*y), 
ove  la  seconda  è  la  differenziale  della  prima  relativamente  ad  y. 
Sostituito  il  valore  di  z  l'equazione  (i")  ci  dà  |^  =  3tf/,  on- 

te 

de  si  deduce  ip  =  ce3x ,  e  rappresentando  il  numero  che  ha 
per  logaritmo  iperbolico  l'unità  e  e  una  costante  indetermi- 
nata. E  siccome  questo  valore  di  ip  soddisfa  all'equazione  (T), 
ne  segue  che  la  proposta  ha  l'equazione  primitiva  z-*-x*y=ce3x. 
Sia  proposta  finalmente  l'equazione 

te'  te'  x        te        w  'te       *         J 

-+-(#  —  x*  H-  a  )y*  -+-  x*y5  . 
Le  condizioni  (a) ,  (e)  e  (d)  sono  identiche,  ma  le  condizioni 
(e),(f)  e  (g)  non  lo  sono;  dunque  la  proposta  non  ha  equa- 
zione primitiva,  che  contenga  due  costanti  indeterminate,  o 
una  solamente.  Restano  a  considerarsi  l'equazioni  (i')  e  (g), 
che   in  questo  caso  sono 

y  '  te'         *       <M       x 

(g)     o  =s  ^t  (  z  +.  xy  _  &  ) . 

X 

La  seconda  ci  dà  ip  =  x* ,  e  siccome  questo  valore  soddisfa 
anche  alla  prima,  la  proposta  ha  la  soluzione  z -+- xay  =  x* . 
a3.  Ritornando  all'equazione  generale  supponghiamo  che 
le  condizioni  (a)  e  (b)  essendo  identiche  le  condizioni  (e)  e  (d) 
non  siano  tali,  in  modo  che  l'equazione  (a')  non  sia  soddis- 
fatta indipendentemente  dal  valore  di  I  —  I:  in  questo  caso 


ne 


zione 


Del  Sic  Pietro  Paoli  .  14 1 

la  proposta  non  avrà  una  equazione  primitiva  completa,  ma 
potrà  avere  altre  soluzioni  meno  generali,  che  si  troveranno 
nel  modo  seguente  .  A  motivo  della  condizione  (a)  la  funzio- 

(ihll-t-A  essendo  moltiplicata  peri )  diventa  una  fun- 

derivata  esatta ,  perchè  (|)  (-^)  +  A  (j£)  ={^j  (|i) 

-h  (— -  j  è  la  funzione  derivata  da  A  relativamente  ad/  :  per- 
tanto  A  =  ip  .  x  è  l'equazione  primitiva  completa  dell'equa- 
2io„e  (4).  So  „.  deduce  (AL)  |fc.)  +  (J£)  =  g ,  e  sostituì- 

to  il  valore  di  {  r—  j  l'equazione  (a1)  diventa 

(a")     o  =  aiÌ4-  AB  —  C. 

Ora  acciò  questa  ci  dia  il  valore  di  i//  con  una  costante  ar- 
bitraria ,  bisogna  che  la  sostituzione  del  valore  di  z  ricavato 
dall'equazione  A  =  ip.x  faccia  sparire/  dalla  quantità  AB — C, 
in  modo  che  questa  quantità  si  riduca  a  non  esser  funzione 
che  di  x  e  ip .  È  dunque  necessario  che  sia  AB  —  G=/(or,A), 
e  quindi  prendendo  le  funzioni  derivate  relativamente  ad  / 
giungeremo  all'equazione  identica 

«  °Ht)-A^)-(£H(f)- 

a4-  Quantunque  la  sostituzione  del  valore  di  z  non  fac- 
cia sparire  /  dalla  quantità  AB  —  C,  può  accadere  però  che 
si  soddisfaccia  all'equazione  (a")  con  un  valore  conveniente 
di  \\> ,  in  quanto  renda  nulli  separatamente  i  termini  indipen- 
denti da  /,  e  quei  che  contengono  questa  variabile.  In  tal 
caso  l'equazione  (a")  avendo  luogo  qualunque  sia  /,  l'equa- 
zione che  se  ne  forma  con  prender  le  funzioni  derivate  re- 
lativamente ad  /,  cioè  l'equazione  (h),  dovrà  egualmente  sus- 
sistere .  Pertanto  la  soluzione  ci  sarà  data  da  quel  fattore  del- 
la condizione  (h) ,  il  quale  soddisfa  all'equazione  (a"). 


i4=ì  SorRA  l'Equazioni  Primitive  ec. 

Nel  percorrere  questi  differenti  casi  non  abbiamo  ancora 
ottenute  tutte  le  soluzioni,  che  può  aver  la  proposta.  Resta- 
no a  considerarsi  quelle,  che  sono  soluzioni  particolari  dell' 
equazione  (4)  ed  insieme  soddisfanno  alle  altre  tre  equazioni, 
oppure  sono  soluzioni  particolari  dell'equazioni  (i),  o  (a')  e  nel 
medesimo  tempo  verificano  le  altr' equazioni  (i)9  (a),  (3)  e  (4). 
Ma  la  ricerca  di  queste  soluzioni  particolari  non  presenta  al- 
cuna difficoltà,  e  dipende  dai  metodi  conosciuti,  perchè  l'e- 
quazioni (i),  (2,')  e  (4)  sono  equazioni  derivate  tra  due  sole 
variabili  . 

Segue  dall'analisi  precedente  che,  quando  alla  proposta 
corrisponde  una  equazione  primitiva  completa,  si  trovano  fa- 
cilmente l'equazioni  primitive  singolari,  poiché  tutto  si  ri- 
duce a  cercare  le  soluzioni  particolari  dell'equazioni  (i)e(4): 
ma  allorché  la  proposta  non  ha  una  primitiva  completa,  con- 
viene esaminar  molti  casi  per  trovare  l'equazioni  primitive 
singolari,  che  essa  può  avere.  Questa  differenza  ha  luogo  in 
generale,  ma  la  stessa  analisi,  come  negli  esempj  preceden- 
ti ,  ci  somministrerà  sempre  con  un  andamento  uniforme  le 
condizioni  d'integrabilità,  che  converrà  discutere  in  ciascun 
caso  ,  senza  che  siamo  obbligati  di  cercarle  altrove  . 

a5.  Il  medesimo  metodo  applicato  all'equazioni  lineari 
del  second' ordine  tra  un  numero  qualunque  di  variabili  non 
ci  presenterà  alcuna  nuova  difficoltà.  Consideriamo  l'equazio- 
ne tra  quattro  variabili 

te*         te*         te*         te         te         te 
Sostituendovi    il    valore   di    — -  che  in  questo  caso  è  I  — —  I 

KteteJ    te        Xteteì    te     UW     te*        \tetej    te 

±  +  t*À.  ^  +  (£).&  +  t£):&*&\\oii'*L 
te      yte'fi     te*       \tef     te*       \tef     te*       '  te 

=  l^L\  _h  /lf_\  .  |£  _j_  (jk.)  .  |? ,  ordinando  i  termini  per 
\tel      \te/     te      \teJ    te'  r 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  ifò 

le  potenze  ed  i  prodotti  di-^,  ^,  ~-  e  — j,  ed  eguaglian- 
do  a  zero  il  coefficiente   di   ciascun   prodotto  troveremo  P  e- 


quaztoni 


«  «*.(&)+»  fé)*0 

(5)    c  =  (-^) 
<*>     "(g) 

(7)  »-(£H 
m  °=(f  h* 

le  quali  tutte  devono  insieme  sussistere  . 

Se  dall'equazioni  (7)  e  (8)  prendiamo  i  valori  di  (  —  1, 

I  —   "  ■  )  ,  (^-7)7  e  li  sostituiamo  nelle  (4) ,  (5)  e  (6)  avremo 
l'equazioni  di  condizione 

w  "(SMS)    w  -(£)-"(£) 

;  «  r(SMS)   «  -(SMS)- 

Di  queste  la  terza  è  compresa   nelle   due  prime:    infatti  l'e- 
quazioni identiche  (a)  e  (b)  ci  danno 

o  =  (J±)-a(*±-)-(IL)  (IL) 

\  SySu  J  \  Su$z  J  \  Su,  J    \  3z    J 


i-j-i-  Sopra  l' Equazioni  F&ùciyive  ec. 

\   Ò  yBu   f  \   cySz   )  \  Sy   )    \    dz   ) 

ed  eliminate  da  queste  le  funzioni  derivate  seconde 

pertanto  la  condizione  (e)  ò  una  conseguenza  delle  condizio- 
ni (a)  e  (b). 

Prendiamo  adesso  i  valori  di  (*S),  (t),  (01. \    /Zl\ 

\9yJ  \iiuj  \Sx9yJ  '  \8x9uf 
dalle  medesime  equazioni  (?)  e  (8) ,  e  sostituiamoli  nelle  (a) 
e  (3);  queste  si  cangeranno  nelle  seguenti 

<*>     °=<^)(l)-<^)-AB-C 

<3'>     0=0(£)-^(S)-BE-F. 
E  poiché  quest'equazioni   devono  esser  d'accordo  tra  loro  e 
con  l'equazione  (i) ,  eliminandone  (~\  otterremo  due  nuove 
condizioni 

ove  P=  r~-. 

/8A\ 

3  (ir) 

26.  Supponghiamo  in  primo  luogo  che  la  proposta  abbia 
una  equazione  primitiva  completa  .  Con  un  ragionamento  si- 
mile a  quello  del  n.°  19  si  dimostrerà,  che  in  questo  caso 
l'equazioni  (a')  e  (3')  devono  aver  luogo  indipendentemente 

dal  valore  di  1  —  I,  e  per  conseguenza  è  necessario  che  sia 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  *    1^.5 

Le  due  ultime  condizioni  determinano  li  coefficienti  G  ed  F, 
le  due  prime  paragonate  con  le  precedenti  (a) ,  (b) ,  (e) ,  (d) 
ci  avvertono  che  A  ed  E  sono  semplici  funzioni  di  x  .  Ciò 
posto  l'equazione  (7)  integrata  ci  dà  z  ■+-  Ay  =  <p(  x,  u) ,  e 

sostituito  il  valore  di  z  la  (8)  diventa  1  —  )  h- E  =  o ,  onde 

V  te  ì 

si  deduce  <p-ì-Eu  =  ip  .  x;  pertanto  l'equazione 

z  -+•  Ay  -+-  Ew  =  ip  .  x 
soddisfa  nel  modo  il  più  generale  all'equazioni   (7)  e  (8).  Se 

ne  ricava  f-*L'\  =  ** '.L.,±£_„*     /^i)  =  ^_7^ 
V  te  /      te     y  te         te     \te*  J       te'     J  te% 

—  u  — -,  e  sostituiti  questi  valori  la  (1)  si  cangia  in 

te* 

v   '         te%         te  y  \     te      te-/        \  te     \te  I 

Affinchè  questa  possa  avere  una  equazione  primitiva  con 
due  costanti  indeterminate,  è  necessario  che  la  sostituzione 
di  xp  .  x  —  A/  —  E«  in  luogo  di  z  ne  faccia  sparire  le  varia- 
bili y  ed  u  .  Bisognerà  dunque  che  sia 

B  =  F  (  x ,  z  -+-  Ay  ■+■  Eu  ) 

D-(Bf-P)-"(Bf-P)=/(  —  ^E„). 
E  poiché  le  funzioni  derivate  dai  secondi  membri  relativamen- 
te ad  y  ed  u  svaniscono  a  motivo  dell'equazioni  (7)  e  (8),  le 
medesime  condizioni  si  potranno  esprimere  nel  modo  seguente 

-féMS) 
°Mi)-E(£) 

\te)        \tet         te       te' 
Quando  queste  condizioni  sono  identiche,  l'equazione  (1)  sa- 
rà integrabile  completamente ,  ed  il  valore  di  ip  .x,  che  ci 
Tom.  XVII.  19 


izj.6  Sopra  l'Equazioni  Pkimitive  ec. 

Java,  posto  nell'equazione  z-\-Ay-\-Eit  =  tp.x  fornirà  l'equa- 
zione primitiva  completa  della  proposta  . 

Ma  se  la  sostituzione  del  valore  di  z  non  fa  sparire  le 
variabili  y  ed  u  dall'equazione  (i'),  può  avvenire  che  si  sod- 
disfaccia alla  medesima  con  un  valore  meno  generale  di  ip.x, 
il  quale  renda  nulli  separatamente  i  termini  indipendenti  da 
)■  e  da  !«,  e  quei  che  contengono  y  ed  u  .  In  questi  casi  l'e- 
quazioni, che  si  formeranno  con  prendere  dall'equazione  (i) 
le  funzioni  derivate  prime  o  seconde  relativamente  ad  y  o  ad 
il  ,  dovranno  aver  luogo  nel  medesimo  tempo  che  l'equazio- 
ne (i);  e  col  loro  mezzo  si  troverà  1' equazione  primitiva  con 
una  sola  costante  indeterminata  o  senza  costante,  che  soddis- 
fa alla  proposta  nel  modo  stesso  praticato  per  l'equazione  tra 
tre  variabili  (  num.'  ai   e  2,2  )  . 

27.  Ponghiamo  adesso  che,  le  condizioni  (a),  (b),  (e),  (d) , 
(e)  ed  (f)  avendo  luogo,  le  due  equazioni  (2'),  (3'),  o  una  di 
esse   non   siano   soddisfatte   indipendentemente    dal   valore   di 

1 Y1) .  Moltiplicando  l'equazione  (7)  per  I  — I  abbiamo  0  =  1^1 

(£)-*(£)=(•&)(£)-*-£  a  motivo  della  cm"lizi°- 

ne  (a),  e  quindi  A  =  (p(x,  u)  .  Se  ne  deduce  (st)  (^T/"*"!  rf") 

= U)-  •  '•— -  («)  *«»«">= (£  )-(£MS) 

cioè  o=( 2z~ )  a  motivo  della  condizione  (b) ;  perciò  <p(x? u)  =  ip.x. 

Pertanto  A.  =  ip  .  x  è  l'equazione  primitiva  la  più  generale, 
che  soddisfaccia  all'equazioni  (7)  e  (8).    Se  ne  prendiamo  il 

,!ore  di  l^—  )  ■>  e  lo  sostituiamo  nella  (a'),  essa  diventerà 

(2")     o  =  a^  +  AB-C, 

e  sopra  questa  faremo  ragionamenti  analoghi  a  quelli  dell'ar- 
ticolo 2.3  ;  avendo  riguardo  alla  nuova  variabile  u  . 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  ifyt 

28.  Proponghiamoci  adesso  di  trovare  l'equazioni  primi- 
tive di  una  equazione  differenziale  del  second' ordine,  in  cui 
le  funzioni  derivate  non  siano  lineari,  considerando  la  seguente 


te'         te'         te'         te    te         te'         te        te 

ove  i  coefficienti  A,B,  ec.  sono  funzioni  date  di  x,  y  e  z. 

te  \*~ 

Sostituendo  in  luogo  di  — ^  e  di  2—    i    loro    valori ,    ed 

0         te  te' 

eguagliando  a  zero  i  coefficienti  di  — ,   e  avremo  le 

00  te'  te'       te'- 

quattro  equazioni 

v  '  \  tete  ì  \  te  1    \  V  y  !        \tel         \  te  I 

(4)    o  =  (|^)^A 

ciascuna  delle  quali  deve  sussistere  . 

L'  ultima    differenziata    relativamente   ad   y  ci   dà   \^—\ 

questo  valore  come  pure  quello  di  j-^-l  nella  (3)  avremo  l'e- 
quazione di  condizione 

<a>°=(t)-A(F)-A"B*AC-D- 

Dalla  medesima  equazione  (4)  differenziata  relativamente 
ad  x  si  deduce  (J±S  =  -  (  *L)  _  (M.  Vii  \    e   V  e- 

V  tete  J         \teJ      \teJ\teJ 

quazione  (2)  dopo  la  sostituzione  dei  valori  di  (-^--)  e  (-— ) 

r  \teteJ     \te! 

diventa 


14S  Sofra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

<,,o4(f)^AB-c](£)_(fi)^E-F. 

E  poiché  questa  equazione  dev'  esser  d' accordo  con  1'  equa- 
zione (1),  se  eliminiamo  da  esse  (,— I  e  I  — —  1,  avremo  una 
nuova  equazione  di  condizione  .  Facendo  per  più  semplicità 


afè^)- 


=  P,  questa  equazione  di  condizione  sarà 


,b)  °=(ÌH(fHpa+EP*G- 

Se  ambedue  l'equazioni  (a)  e  (b)  non  sono  identiche, 
bisognerà  cercare  i  loro  fattori ,  e  quei  che  soddisfanno  all' 
equazioni  (4)  e  (a')  ci  daranno  altrettante  equazioni  primiti- 
ve della  proposta,  e  le  sole  che  la  proposta  possa  ammette- 
re, se  si  prescinda  da  quelle,  le  quali  sono  soluzioni  parti- 
colari dell'equazioni  (4)  e  (a').  (Si  veda  il  n.°    19). 

2,9.  Ponghiamo  adesso  che  le  condizioni  (a)  e  (b)  siano 
identiche,  e  di  più  che  l'equazione  (a')  sia  soddisfatta  indi- 
pendentemente dal  valore  di  (ir")'  lo  che  è  necessario  per- 
chè la  proposta  possa  avere  una  equazione  primitiva  comple- 
ta .  In  questo  caso  avremo  due  nuove  condizioni 

(e)  o  =  2(|^)-+-2AB-C,       (d)  o  =  a^)  +  AE-F, 

e  poiché  le  tre  condizioni  (a),  (e),  (d)  tengon  luogo  dell'e- 
quazioni (2)  e  (3),  non  rimarrà  che  a  soddisfare  alle  altre  (1) 
e  (4).  Sia  N=sip  .x  l'equazione  primitiva  completa  dell'ulti- 
ma; avremo 

Hf)-A(f) 

Prendendo  da  questa  i  valori  di  I--I  e  (v-t)»  e  sostituen- 


Del  Sic  Pietro  Paoli  .  149 

doli  nella  equazione  (i)  otterremo 


ove  sarà 


p  __  vgv 


© 


Q=E_aP(M) 


R=G(f)-^(f)-p(f)-(P)- 

Affinchè  l'equazione  (i')  possa  darci  il  valore  della  fun- 
zione ip  .x  con  due  costanti  arbitrarie,  bisogna  che  la  sosti- 
tuzione del  valore  di  z  preso  dall'equazione  N  =  ip  .x  ne  fac- 
cia sparire  anche  la  y ,  e  questo  non  può  accadere  che  quan- 
do le  quantità  P,  Q  ed  R  sono  ciascuna  funzioni  di  x  e  di  N. 
Tali  sono  le  condizioni  necessarie ,  perchè  la  proposta  possa 
avere  una  equazione  primitiva  completa  . 

3o.  Tali  condizioni  si  possono  esprimere  anche  senza  co- 
noscere la  funzione  N  .  Infatti  la  differenziale  presa  per  rap- 
porto  ad  y  di   ogni  funzione   di  x  e  di  N  essendo   eguale  a 

zero  a  motivo  della  equazione  identica  (-^—  )  —  Al-2— J  =  o, 

la  stessa  differenziale  relativa  ad  y  di  ciascuna  delle  quanti- 
tà P ,  Q  ed  R  dovrà  essere  nulla  .  Pertanto ,  se  ci  rammen- 
tiamo  che  z  è  una  funzione   di  x   ed  /  data   dall'equazione 

{— ^1  = —  A,  avremo  l'equazioni  identiche 


i.jo  SorKA  l'Equazioni  Primitive  ec. 

^©[(i-:)-a('ì)]--[(S)-a(P)] 

I.v  VwJLU,^7/         U*&=/J     W^y/         U**W 

^~  / — ^  (  V"  )=:o 

per  rapporto  alle  variabili  xty,  e  z  riguardandole  come  in- 
dipendenti tra  loro,  avremo 

w^//       Vìi»/      w/ u*W    u*v\W 

tei  ~  A 117/  - 2  tei  tev  *  vi?;  tev 

Sostituendo  questi  valori  e  quei  di  P  e  Q  nell'equazioni  pre- 
cedenti avremo  le  tre  condizioni  cercate 

w  •-(gH(S)-G9-(£) 

«  h£)-<m^e(sm£)- 

oi.   Per  confermare   i   resultati    ottenuti   applicherò  alla 
ricerca  delle  medesime  condizioni  il  bel   metodo  proposto  da 
Lagrangc  nelle  sue  lezioni  sul  calcolo  delle  funzioni.  Coeren- 
temente ai   principi   di  questo    metodo,  se   facciamo 
f(x,y, z,y', z\y\  e")  =■*"-+- A/V Ba,aH-G/z'-+. D/aH-Ez'-t-F/+G 

ove  secondo  la  notazione  di  Lagrange  z'=-r— ,  2"":= — -,  ec. 


Del  Sic  Pietro  Paoli.  i Si 

otterremo  le  condizioni  necessarie  perchè  la  proposta  possa 
avere  una  equazione  primitiva  completa  eliminando  M  dalle 
tre  equazioni 

o  =/'  (y)  -f-  M/'  (z)  -+-  M'f(z')  -t-  M"f"(z") 

o=f'{y')-*-W'{z')  +  *W{z") 
o=f'(y")  +  Mf'{z). 

Secondo  la   medesima  notazione 

/'(/).=  Gs'-HaD/H-F,       /'(/')  =  A, 
/'(3')  =  2BZ'-4-C/'-hE,       f(z")=i  . 
Ciò    posto    la    terza    equazione    ci    dà    M  =  —  A,    e    quindi 

Sostituiti  i  valori  di  M  e  di  M'  nella  seconda  equazione,  es- 
sa diventa 

Ora  affinchè  la  proposta  possa  avere  una  equazione  primiti- 
va completa,  quella  che  abbiamo  trovata  dev'essere  identica 
indipendentemente  da  una  relazione  qualunque  ti-a  x,y,  z, 
y'  e  z'  ;  dunque  essa  ci  dà  le  condizioni  seguenti 

(a')     c  =  F-AE-a(£) 

(K)     o  =  C-aAB-a(ii) 

(e')     o  =  aD  — AG  — 2/-^-) 

le  quali  sono  d'accordo  con  le  nostre  condizioni  (a),  (e)  e  (d) . 
Sostituendo  nella  prima  dell'  equazioni  di  Lagrange  i  va- 
lori trovati  di  N,N',N",  e  ponendovi  in  luogo  di  z"  il  suo 
valore  preso  dalla  proposta  otterremo  la  seguente 


i5ì  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

°  =  4(g)-A(S)-B('i)-(g)] 
H-/<©TA©-.B.(g)-.(gÈ)] 

H-/[f)-A@-C(f)-(P)^D(|)] 

+• :[©-a©— b©-ì(£é)] 

E  poiché  questa  equazione  dev'essere  identica  indipendente- 
mente da  una  relazione  qualunque  tra  x ,  / ,  z ,  y'  e  z' ,  ci 
darà  le  sei  condizioni 

M    —  (&-i©— b©  — (SS 

te')  »-©-a©-»b©-.Q 

w  »=|)-i©-'©-M|)-©^(!) 

(«1     o  =  (©-A(|)-E(^)-Q-.G(|). 

Di  queste  la  prima,  la  quarta,  e  l'ultima  sono  le  stesse  che 
le  nostre  condizioni  (e),  (f),  e  (g);  le  altre  tre  sono  sovrab- 
bondanti, ed  è  facile  provare  che  son  comprese  nelle  prece- 
denti .  Infatti 

M  =  (ȣ>)_  A  (MI)  ^Afcl) 

O')=(^)-A(^)-.A(g')-H(a)(|)-(b')0. 

32.  Se 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  i  53 

32.  Se  le  condizioni  trovate  non  sono  identiche  .  l'equa- 
zione (i)  non  potrà  darci  per  mezzo  dell'  integrazione  un  va- 
lore di  ip ,  il  quale  contenga  due  costanti  arbitrarie,  e  per 
conseguenza  la  proposta  non  avrà  una  equazione  primitiva 
completa  .  Contuttociò  potrà  accadere  che  un  valore  meno 
generale  di  ip  soddisfaccia  all'equazione  (i')  rendendo  nulli 
separatamente  i  termini,  che  dopo  l'eliminazione  di  z  con- 
tengono la  variabile  j,  e  quei  che  non  la  contengono.  In. 
questo  caso  nella  equazione  (ir)  non  avremo  riguardo  che  ai 
termini  indipendenti  da  y  trascurando  gli  altri  che  contengo- 
no questa  variabile,  ed  integrando  questa  equazione  parziale 
otterremo  il  valore  di  ip  con  due  costanti  arbitrarie;  dopo  di 
che  determineremo  le  due  costanti  o  una  di  esse  in  modo  che 
svaniscano  ancora  nella  equazione  (i)  i  termini  che  abbiamo 
trascurati  .  Così  troveremo  una  equazione  primitiva  della  pro- 
posta o  con  una  sola  costante,  o  senza  costante  arbitraria. 

Ma  potremo  rendere  questa  ricerca  più  facile  se  riflettia- 
mo ,  che  quando  esiste  un  valore  di  ijj ,  il  quale  soddisfa  al- 
l'equazione  (ir)  indipendentemente  da  /,  l'equazioni  deriva- 
te da  questa  per  rapporto  ad  y  dovranno  esser  soddisfatte  dal 
medesimo  valore  di  \\)  .  Dunque  prevalendoci  di  quest'  equa- 
zioni derivate  piuttosto  che  della  equazione  (i')  otterremo  il 
valore  di  ip  mediante  l'integrazione  di  una  equazione  del  prim' 
ordine,  e  qualche  volta  ancora  senza  integrazione.  Da  ciò 
apparisce,  perchè  le  due  costanti,  che  troveremmo  non  con- 
siderando nell'equazione  (i')  che  i  termini  indipendenti  da /, 
non  possano  restare  ambedue  indeterminate  . 

Per  trovare  tutte  l'equazioni  primitive  della  proposta  nel 
caso  che  abbiamo  fin  qui  esaminato ,  restano  a  considerarsi 
le  soluzioni  particolari  dell'equazioni  (i)e(4),  la  ricerca  del- 
le quali  non  presenta  alcuna  difficoltà.  Quelle  tra  tali  solu- 
zioni, che  soddisfaranno  al  rimanente  dell'equazioni  (i),(a), 
(3)  e  (4),  daranno  altre  equazioni  primitive  della  proposta. 

33.  Supponghiamo  adesso  che  le  condizioni  (a)  e  (b)  es- 
sendo identiche  l'equazione  (a')  non  sia  soddisfatta   indipen- 

Tom.  XVII.  20 


1 5-4-  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

dentemente  dal  valore  di  {  —  ]  .  Quan Jo  ciò  accade  convien 
dedurre  il  valore  della  funzione  ip.x  dall'  equazione  (a').  So- 

8jE  _  /?£\ 

.       ...  j-    /  Sz\    ..  .  Sx         \dx)  c 

stituendovi  in  luogo  di  (  —  1  il  suo  valore    ,  ■        — ,    e    ia- 

F-AE-a(|i) 
cendo  come  sopra      ,\  .  ; - —  =  P,  l'equazione  (a')  diventa 

3(M)-H»AB_C 

ed  acciò  possa  darci  il  valore  di  ip  con  una  costante  arbitra- 
ria, è  necessario  che  la  sostituzione  del  valore  di  z  preso  dal- 

——I 

-j_P(ÌL_J  .  Dovrà  dunque  questa  quantità  essere  una  funzio- 
ne di  x  e  di  N ,  e  per  conseguenza  la  sua  differenziale  presa 
relativamente  ad  y  dovrà  esser  nulla  .  Pertanto  avremo 

H»K«H(«Hft5)HS)[0H©]- 

Questa  è  la  condizione  necessaria  perchè  la  proposta  abbia 
una  equazione  primitiva  con  una  costante  indeterminata  ,  e 
quando  essa  è  identica  si  trova  1' equazione  primitiva  median- 
te l'integrazione  dell'equazioni  del   prim' ordine  (4)  e  (a"). 

34.  Quantunque  la  sostituzione  del  valore  di  z  non  fac- 
cia sparire  y  dall'equazione  (a"),  può  accadere  però  che  essa 
sia  soddisfatta  da  un  valore  meno  generale  di  ip  ,  in  quanto 
renda  nulli  separatamente  i  termini  indipendenti  da  y  e  quei 
che  ne  dipendono.  In  questo  caso  poiché  l'equazione   (2,")  è 


Del  Sic.  Pietro  Paoli.  i 55 

verificata  qualunque  sia  y ,  ìa  sua  equazione  derivata  relati- 
va ad  /  sarà  soddisfatta  dal  medesimo  valore  di  ip  .  Ma  è  evi- 
dente che  questa  equazione  derivata  non  è  che  la  stessa  con- 
dizione (h);  dunque  la  condizione  (li)  ci  darà  il  valore  di  ip 
dopo  l'eliminazione  di  z  ,  e  prima  dell'eliminazione  avrà  per 
fattore  l'equazione  cercata  N  —  ip  .  x  =  o  ,  iti  modo  che  si 
avrà  in  tal  caso  l'equazione  primitiva  della  proposta  senza 
alcuna  integrazione  . 

Anche  rapporto  al  caso  esaminato  nei  due  precedenti  ar- 
ticoli si  deve  osservare  ,  che  non  abbiamo  fin  qui  trovate  tutte 
l' equazioni  primitive,  dalle  quali  la  proposta  può  esser  sod- 
disfatta. Per  averle  tutte  bisogna  aggiungervi  quelle,  che  so- 
no soluzioni  particolari  dell'equazioni  (4)  o  (a1),  e  verificano 
le  altr' equazioni,  le  quali  devono  sussistere  insieme  con  esse  . 

35.  Negli  esempj  generali  che  abbiamo  dati,  e  che  po- 
tremmo facilmente  moltiplicare,  abbiamo  procurato  di  mo- 
strare il  modo,  con  cui  dobbiamo  condurci  nei  diversi  casi. 
Ma  in  ciascun  caso  particolare  tornerà  meglio  applicare  le 
operazioni  ed  i  ragionamenti  all'equazione  data  che  riportar- 
la ad  un  caso  più  generale,  perchè  le  condizioni  identiche 
spariranno  dal  calcolo ,  e  così  ci  risparmieremo  molte  discus- 
sioni inutili  .  Porremo  fine  a  queste  ricerche  con  l'esempio 
di  una  particolare  equazione  del  second' ordine,  che  abbiamo 
scelto  espressamente  per  prevenire  una  objezione  ,  la  quale 
potrebbe  esserci  fatta  relativamente  alle  soluzioni  particolari . 
Sia   dunque  proposta  l'equazione 

Dopo  aver  posti  in  luogo  di  —  e  —-  i  loro  valori  (  — ^ ) -+- 1  t—  I 

£'  e  M*'W).F+ll?/à?",-fe/i?'  e  dopo 

avere  ordinato  il  primo  membro  per  le  potenze  ed  i  prodotti 

&y       %,'y 
di  —  e  — -  otterremo  molt'  equazioni ,  delle  quali  la  prima  è 


& 


i 56  Sopra  l'Equazioni  Primitive  ec. 

l' ultima  è 

e  tutte  l' equazioni  intermedie  son  tali  che  diventano  identi- 
che, quando  l'ultima  è  soddisfatta  da  un  integrale  partico- 
lare (n.°  19).  Questa  integrata  ci  dà  z — y  =  ip.x,  onde  si 

—  J=i-~,  e  sostituito  questo  valore  la  (1)  diventa 

E  poiché  non  contiene  altre  variabili  che  x  e  tp ,  essa  ha  un 
integrale  completo,  che  si  trova  essere  ip  =  ex -ì- -?— -i- e',  es- 


sendo e  e  e   le  due  costanti  indeterminate  .  Pertanto  la  pro- 
posta ha  l'equazione  primitiva  completa 

z  =  y  -+-  ex  -+- 


26 


Per  vedere  se  ha  qualch' equazione  primitiva  singolare, 
bisogna  cercare  le  soluzioni  particolari  dell'equazioni  (1)  e  (a).. 
La  seconda  non  ne  ha,  la  prima  ha  la  soluzione  particolare 

I  —  \  =  zt:x  (si  veda  la  lezione  XV  di  Lagrange).  Se  ne  de- 
duce  z  =  z£z  —  -ì-<p.y,  ma  quest'equazione  non  può  nella  sua 

generalità  convenire  alla  proposta  .  Resta  a  vedere  se  dando 
un  valore  determinato  alla   funzione  arbitraria  <p . y   l'equa- 

zione  s  =  zt H<^.j  può  soddisfare  all'equazione  (2)  .  Ciò  si 

ottiene  se  si  fa  —  =  1  ,  cioè  (p  ./=/-t-cost. ,  dunque  la  pro- 

posta  ha  l'equazione  primitiva  singolare 

z=zìz \-  y  -+-  cost. 

3, 

L'avremmo  suhito  trovata,  se  avessimo  cercate  le   soluzioni 

particolari  dell'equazione  (1'). 


i57 

SUL  MOTO  DISCRETO  DI  UN  CORPO, 

OSSIA  SOPRA  I  MOVIMENTI  NEI  QUALI  SUCCEDONO 

DI  TEMPO  IN  TEMPO  DELLE  VARIAZIONI  FINITE 

MEMORIA 

Del     Signor     Antonio     Bordont. 
Presentata  li   i5  Settembre   1814  dal  Sic  Brunacci 

ED    APPROVATA    DAL    SlG.    RuFFINI  . 


N, 


Ielle  questioni  di  moto  trattate  sino  ad  ora,  la  velocità, 
ed  altre  quantità  dalle  quali  dipende  la  conoscenza  dello  sta- 
to del  corpo  in  moto  ad  un  istante  qualunque  del  suo  mo- 
vimento, o  non  variano,  cioè  sono  le  medesime  per  tutto  il 
tempo  che  dura  il  moto,  ovvero  variando,  le  variazioni  loro 
sono  infinitesime,  ed  accadono  continuamente,  ossia  senza 
intermissione,  in  tutti  gl'istanti  del  movimento.  Ma  vi  sono 
molte  altre  quistioni  di  moto,  nelle  quali  le  medesime  quan- 
tità ,  oltre  di  essere  sottoposte  a  quelle  stesse  affezioni  ,  co- 
me nelle  suddette,  sono  di  più  soggette  ad  altre  variazioni, 
le  quali  per  essere  finite,  e  succedendo  solamente  di  quando 
in  quando,  cambiano  successivamente  il  moto,  e  qualche  vol- 
ta anche  la  sua  natura ,  rendendolo  una  serie  di  moti  ordi- 
nar)  di  una  ,  o  più  specie  . 

11  moto  continuato  di  un  obus.  è  un  esempio  naturale  di 
questa  specie  di  moto  ,  imperciocché  tutte  le  volte  che  esso 
percuote  il  suolo,  quasi  tutte  le  quantità,  dalle  quali  dipen- 
de la  cognizione  del  suo  stato,  variano  di  quantità  finite. 

La  dichiarazione  della  teorica  di  questi  movimenti,  che 
denomineremo  discreti,  per  distinguerli  dagli  ordinari  o  co- 
muni, unitamente  ad  alcune  nuove  considerazioni  analitiche, 
è  lo  scopo  di  questa  Memoria  . 


i.k'5  Sul  moto  discreto  di  un  co  aro  ,  ec. 

Il  modo  più  naturale  di  trattare  qualunque  questione  di 
moto  discreto,  sarebbe  quello  d'incominciare  a  trovare  le  quan- 
tità'dalle  quali  dipende  la  conoscenza  del  moto  prima  di  suc- 
cedere il  primo  cambiamento  finito  in  alcuni  elementi  del 
medesimo,  e  poi  determinare  cosa  diventano  queste  quantità 
stesse  per  forza  di  questo  cambiamento:  fatto  ciò,  discoprire 
quelle  dalle  quali  dipende  la  cognizione  del  moto  nel  tempo 
che  trascorre  dopo  il  primo  cambiamento  finito  sino  al  secon- 
do,  e  di  nuovo  determinare  le  medesime  quantità,  compu- 
tando questo  secondo  cambiamento  finito:  e  così  continuare. 

Ma  siccome  con  questo  metodo  difficilmente  si  potrebbe- 
ro determinare  le  quantità  dalle  quali  dipende  la  conoscenza 
dello  stato  del  corpo  in  moto  ad  un  istante  qualunque  del 
suo  movimento,  stante  la  eccessivamente  grande  prolissità  ; 
perciò  ne  preferiremo  un  altro,  col  quale  potremo  trattare 
completamente  molte  questioni  di  questa  specie  di  moto;  va- 
le a  dire  il  seguente  „  Jncomincieremo  a  trovare  le  sole  quan- 
tità dalle  quali  dipende  la  conoscenza  dello  stato  del  corpo 
in  moto  negl'istanti  prossimi  a  quelli  nei  quali  succedono  le 
variazioni  finite  in  alcune  di  esse;  e  poscia  passeremo  a  tro- 
vare quelle  altre  dalle  quali  dipende  la  cognizione  del  moto 
dello  stesso  corpo  ad  un  istante  qualunque  di  un  qualsivoglia 
di  quei  tempi,  che  passano  tra  gl'istanti  in  cui  accadono  i 
cambiamenti  finiti  anzidetti  ,,  . 

E  siccome  si  possono  determinare  le  prime  di  queste  quan- 
tità col  metodo  che  diede  Lagrange  per  trovare  i  termini  ge- 
nerali delle  serie,  allorché  si  conoscono  le  loro  equazioni  di 
relazione ,  ed  in  conseguenza  approfittare  di  alcuni  vantaggi 
elio  somministra  attualmente  il  calcolo  delle  differenze  finite 
la  cui  fecondità  si  è  moltissimo  accresciuta  nelle  mani  del 
cel.  Geometra  Brunaccì  ;  così  usando  questo  metodo,  procu- 
reremo alle  soluzioni  delle  questioni  di  moto  discreto,  che 
tratteremo,  la  semplicità,  la  uniformità,  e  qualche  volta  an- 
che la  eleganza  .  Anzi  risultando  la  determinazione  delle  al- 
tre quantità  una  questione  di  moto  puramente  ordinario,  avre- 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni.  f5o, 

mo  particolarmente  di  mira  in  questa  Memoria,  la  determi- 
nazione delle  sole  prime;  e  solamente  qualche  volta  determi- 
neremo anco  le  seconde . 

Avendo  riguardo  ai  rapporti  che  hanno  le  proposizioni 
di  moto  discreto  che  esporremo,  tanto  fra  loro,  quanto  colle 
proposizioni  conosciute  di  moto  ordinario,  parleremo  di  esso 
seguendo  quest'ordine,  cioè  ;  i  .*  Del  moto  discreto  rettilineo; 
a.°  Del  moto  su  di  un  poligono  dato;  3.°  Di  quello  sopra  di 
un  dato  poliedro;  4-°  Di  una  specie  di  moto  discreto  che  chia- 
meremo semilibcro;  5.°  finalmente,  del   moto  libero. 

Del  moto  rettilìneo  . 

Stante  che,  tutte  le  difficoltà  rimarcabili,  che  s'incon- 
trano nella  teoria  generale  della  prima  specie  di  questi  mo- 
vimenti, cioè  di  quella  nella  quale  il  corpo  descrive  una  sola 
retta,  sono  o  soluzioni  di  equazioni,  od  integrazioni  finite  di 
date  espressioni ,  o  di  equazioni  delle  differenze  finite  ,  vale 
a  dire  sono  esse  puramente  analitiche,  e  non  si  possono  su- 
perare, senza  individuare  le  leggi  del  moto  stesso;  incomin- 
cieremo  immediatamente  la  teorica  di  questo  moto  colla  pro- 
posizione che  qui  segue,  e  procureremo  di  trattarla  comple- 
tamente, ossia  di  non  lasciare  nulla  a  desiderare  rispetto  al- 
la medesima,  nella  ipotesi  che  la  resistenza  del  mezzo  segua 
la  ragione  del  quadrato  della  velocità  del  mobile^  cioè  nella 
ipotesi  comunemente  accettata  . 

Proposizione    I. 

„  Un  grave  di  elasticità  imperfetta  cadendo  verticalmen- 
„  te  urti  un  piano  orizzontale,  con  una  data  velocità,  e  sa- 
„  rà  dal  piano  medesimo ,  obbligato  a  salire  ad  una  certa  al- 
„  tezza ,  dalla  quale  scendendo,  ed  urtando  di  nuovo  nello 
,,  stesso  piano,  sarà  obbligato  a  risalire;  e  così  continuerà  il 
„  suo  movimento:  alla  fine  della  discesa  xesima,  quale  sarà 


i6*  Sul  moto  discreto  di  un  corto,   ec. 

„  la  velocità,  lo  spazio  percorso,  ed  il  tempo  corso,  moven- 
„  dosi  il   grave  in   un   mezzo  resistente  ,,  . 

Soluzione  .  Sia  tx  il  tempo  corso  dal  principio  della  pri- 
ma salita  alla  fine  della  x  esima  discesa  ;  2,sx  lo  spazio  percor- 
so in  questo  tempo;  vx  la  velocità  alla  fine  della  discesa  x 
esima,  ossia  quella  colla  quale  il  corpo  urta  la  (x-±-  i  )  esima 
volta  il  piano  orizzontale  ;  tx^.,  ,  3,sx+r  ,  e  v'x^-i  siano  per  la 
discesa  (.r+i)  esima  ciò  che  sono  tx,2,sx,  e  vx  per  Vx  esi- 
ma -,  e  sia  tanto  in  questa ,  quanto  in  tutte  le  proposizioni 
seguenti,  r  il  rapporto  della  elasticità  del  corpo  alla  percos- 
sa, g  la  forza  costante  di  gravità,  gk*  il  coefficiente  pel  quale 
moltiplicando  il  quadrato  della  velocità  del  mobile,  si  ottie- 
ne la  forza  ritardatrice  della  resistenza  del  mezzo,  nel  quale 
si  move  il  corpo  . 

Egli  è  evidente,  che  sono  eguali  tra  loro  la  salita  e  la 
discesa  (  x-+-  i  )  esima ,  e  che  la  salita  continua  fino  a  tanto 
che  la  resistenza  del  mezzo  insieme  alla  gravità  abbiano  di- 
strutto la  velocità  colla  quale  è  stata  incominciata  ;  e  la  di- 
scesa finché  il  corpo  urti  di  nuovo  nel  piano  orizzontale  . 
Queste  tre  verità  per  sé  stesse  evidenti  saranno  il  fondamen- 
to della  soluzione   presente  . 

Per  quello  che  si  è  premesso,  il  corpo  comincia  la  sa- 
lita (  x-+-  1  )  esima  colla  velocità  rvx  ,  e  sale  all'altezza  Asx  ; 
e  però,  colla  teorica  del  moto  verticale  ascendente  ne' mezzi 
resistenti ,  si  avrà 

2,gk*Asx  =  log.  (  i  ■+■  k*r*v\  )  ; 
e  finisce  la  discesa  corrispondente  coli' acquistare  la  velocità 
dj+i  ,  scendendo  dalla  medesima  altezza  Asx ,  adunque  colla 
stessa  teorica,  rispetto  ai  gravi  che  scendono,  avrassi  pure 
ngk*Asx  =  —  log.  (  i  —  ^©Vh,  )  . 
Essendo  uguali  i  primi    membri   di  queste  due   equazio- 
ni ,  sarà  anche 

logr4x-4-£k/*e*,)ae-log.(  i-fc&c+i),  ossia  (mfcV»e».)(i*A*oV*.T)=iS 
cioè  si  avrà  tra  le  velocità  vx ,  vx+t  V  equazione  delle  diffe- 
renze finite  seguente 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni  .  161 

fcVflVJ'W,  -4-  v axH-,  —  r*v*x  èà  o  , 
la  quale  integrata,  ci  darà  la  velocità  del  corpo  alla  fine  del- 
la discesa  x  esima,  espressa  per  k,  r,  e  pel  numero  x  delle 
salite  o  discese  . 

Per  integrare  quest'ultima  equazione  da  cui  dipende  at- 
tualmente la  velocità  cercata,  supponghiamo  wax  =  — ,  yx  es- 
sendo una  nuova  funzione  incognita  ,  ed  avremo 

7*+.  —  \yx  —  £a  =  o, 

r 

la  quale  è,  come  si  vede,  un'equazione  anch'essa  del  primo 
ordine ,  ma  lineare  ,  in  conseguenza  integrabile  colle  regole 
generali  a  tutti  note  . 

Con  queste  regole,  integrando  quest'ultima  equazione, 
si  ha  (5-4°)  (*) 

_  c-4-AV'r" 

y*  —  r~i      rrr  ' 

c  rappresentando  la  costante  arbitraria  .  Ma  abbiamo  suppo- 
sto vax  =  — ,  adunque  il  quadrato  della  velocità  del  corpo  al- 
la  fine  della  discesa  x  esima  sarà 

(ra—  i)r>» 
c  -4-k*r'T*'  ' 

ossia  tra  la  velocità  stessa  ed  il  numero  x,  vi  sarà  la  rela- 
zione espressa  dalla  equazione 

„,  C-Or". 

e -*- k*r*r*' 

Per  trovare  la  costante  arbitraria  e,  osservisi,  che  per 
ipotesi  si  conosce  la  velocità  colla  quale  il  corpo  ha  urtato 
la  prima  volta  il  piano  orizzontale,  urtamento  dal  quale  è 
nata  la  prima  salita,  che   ha   fatto  il  corpo,   come   nasce  la 

Tom.  XVII.  ai 


(*)  In  questa  Mem.  i  JJ.  citati  si  riferiscono  all'esimio  Compendio  del  Calcolo 
Sublime  del  Prof.  Brunacci  . 


idi  Sul  moto  discreto  ni   un  corpo,  ec. 

(  x  -+- 1  )  esima  dall' urtamento  [x-t-ì  )  esimo;  cioè  pei  dati 
della  proposizione  conosciamo  la  velocità  v0  .  Ma  supponendo 
x  =  o  nell'equazione  di  relazione  anzi  trovata,  tra  x  e  vx , 
bassi 

7>-0  = ,  ossia  c  = ;  adunque 

c-t-£ar°  v*. 


VX=V0VT\/   - - . : 

V      r'-i  +  (r"'-i)r'iV, 


espressione  nella  quale  tutte  le  quantità  sono  immediatamen- 
te conosciute  . 

Sostituendo  nHla  equazione 

2,gk*Asx  =  log.  (  i  •+■  h~r-vx  ) , 

esposta  superiormente,  in  vece  di  va~  il  suo  valore  , 

si   ha 

dalla   quale  desumesi 


agk2Asx  =  \og. aj     , 

c-+-rs«*rax 


A5X  = loc 


c-t-r^V3!*-1-') 


cioè  l'altezza  a  cui  sale,  e  da  cui   poscia  discende  la  (#-t-  i  ) 
esima  volta  il  corpo  . 
Per  essere 

*0g~  , >■ -  =  A  log;.  (c-4-raAar") 

c-4-r  A   rlx 

l'ultima  equazione  equivale  a  quest'altra 

2.gk*Asx  =  A  log.  (  e -+-  £2rV2x  ) 
che  è  per  sé  stessa  integrabile,  ed  integrata  dà 

3.gkzSx  =  log.  (c-HÌVVr)  -+-  cost. 
Ma  ad  x  =  o  corrisponde  2,j0  =  o,  perchè  comincia   Io  spazio 
2,sr  coli' incominciare  della  prima  salita;  adunque  sarà 

o  =  log.  (c-l-£V2)-t-cost.,  ossia  cost.  =  — log.(  c-+-k2r2). 
Quindi  zgfrsx  =  log.  (  c-t-  £2rVar  )  —  log.  (  c-+-k,Jr*  )  ;   e   perciò 
lo  spazio  oeroato 

i        ,  c-t-l'r'r" 

asx  =  —  log.  . 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  i 63 

Passiamo  ora  a  trovare  il  tempo  decorso  dal  principio 
della  prima  salita  alla  fine  della  x  esima  discesa,  cioè  la  e- 
spressione  del  tempo  tx  .  Chiamando  dx  la  somma  dei  tempi 
delle  x  prime  salite,  e  §x  quello  delle  corrispondenti  disce- 
se, saranno  Adx ,  Adx  i  tempi  della  salita  e  discesa  (.r-Hi) 
esima  ;  e  perciò ,  colla  teorica  del  moto  verticale  dei  gravi 
che  si  movano  in  mezzi  resistenti ,  si  avrà 

agkAdx  =  log.  -"*"  Vx*'.  ,  e  gk  Adx  =  Are.  tang.  rkvXÌ 

i  —  kvx+I  a 

ossia  Adx  = log.  -1"1"  1"h'  ,  e  A6X  =  —  Are.  tang.  rkvx  : 

agk  i—  mite  ek 

cioè  il  tempo  <5X  delle  discese  sarà  eguale  all'integrale  finito 

2-1- log.  *  +  kv~' 

3-gk  i  —  kv,+. , 

preso  tra  i  limiti   di   i   ad  a;;   e   quello    delle   salite,   cioè  6X 
sarà  eguale  all'  altro 

2  —  Are.  tang.  rkvx 
gk 

preso  fra  i  limiti  o,  ed  x —  i  ;  vale  a  dire,  sarà 

»  i      /,  i-*-kvx  ,  J-*-kvx_,  ,  i-t-kv,  \ 

<?*=  — ri  loS- 1 i"log-  : L-H -i-log. '-), 

agk\     a     i—ho*  °     i— A«,_,  °    1—kvI}, 

e  0x  =  -^(A.tang.rAz;x_I-f-A.tang.r/;ux_2-H....-+-A.tang./->luoj. 

Ma  la  somma  dei  logaritmi  di  un  numero  qualunque  di 
quantità  è  eguale  al  solo  logaritmo  del  loro  prodotto,  adun- 
que sarà  il  tempo  delle  discese 
g  —   »   ioe  /  »«■**  \  /  * -*-*»—,  V /'*i».W'^.| 

a.gk  V    i—  kvx   )  \   i—*w_ì   /  \1—kv2}  \l-kVtJ  ' 

Se  è  vantaggiosa  la  sostituzione  fatta  del  solo  logaritmo 
del  prodotto  delle  quantità 


■kvx       i  +  ic,.,  i-t-kv2      i-t-kv. 


i — he»        i — Avx_,  i—kv2      i — kf>, 


in  luogo   della   somma   dei    logaritmi   delle   medesime ,  molto 

più  lo  sarà  la  sostituzione  di  un    solo    arco   in    vece  degli  x 

archi 

A.tang.r^t;,., ,  A.tang.rA^—^, A, tang.  rkvtì  A.tang.rAuo, 


164  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

la  quale  divisa  per  gk  dà  il  tempo  dx  .  Vediamo  pertanto, 
come  si  possa  trovare  un  solo  arco  eguale  alla  somma  di  quel- 
li, che  hanno  per  tangenti  le  quantità  attualmente  conosciu- 
te rkvj;—!  ,  rkvx—^  ,  .  .  .  .  rkvt  ,  rkv0  . 

Supponendo 
A.tsmg.rkvx_1-i-A.tang.rkVjL_2-*-....-*-A.tar)g.rkt>l-*-A.tang.rkv0=l;x 
si  ha  tang.  f*^,  =  tang.  (  §x  -t-  rkvx  )  =  (  rkvx  ■+-  tang.  Zx  )  ; 
(i — krvx  tang.£x) ,  ossia  l'equazione  delle  differenze  finite 

(A)  ....rkvxtar\v.$xtang.  x+l—tang.%x+1->l-X.ix\ìg.Zx-*-rkvx=o 
dalla  cui  integrazione  dipende  il  valore  cercato  dell'arco  |x. 
Ad  ottenere  l'integrale  dell'equazione  qui  trovata,  sup- 
pongasi in  essa  tanjr.?x  = — ,  itx    esprimendo    una    nuova 

funzione   incognita,  e  si  camhierà  in   quest'altra 
7tx7tx-*-i  —  bxnx  —  ax  =  o  , 

posto vx+j  =  ax  ,  e  =  bx  , 

fi  Vx 

la  quale  dà  evidentemente  JFa.=&a-.IH — '^-   a  _ 

b*—?.-*-  7    '     2~  Or—i 


«4- 


Ma  pel  significato  della  funzione  £x  si  ha  tang.f,  =rkv0, 
e  per  forza  della  fatta  supposizione,  cioè  di  tang.£x  =  - 


«*■ 


hassi    anche    tan^;.  f,  = ;  adunque  rkv0  = ,   ossia 

31,—  I  31,-1 

f,  =  n —  ;  e  pero 


«# 


itx-=-bx—  ,-*- 


ar 


■- 

i-h=ì: 

valore  che  messo  in  quello  supposto  di  tang.  |XJ  ci  dà  la  nuo- 
va e  singolare  forinola  trigonometrica 


Del  Sic.   Antonio  Bordoni  .  1 65 

tang.  §*= — -  az_, 

b*-2-+--r-2 Or-, 

b'—i-*-  — — ■ 


^± 


v,  . 
Va 


cioè  l'arco  cercato  |x  =  Are.  tang. «~  Quindi 

°    —  H-JI_,-H-j 

«x_2  -+-  ec. 

il  tempo  delle  salite ,  sarà  anche  eguale  ad 

i      ,  rkvx 

—  Are.  tang. - ai_t 


b> 


Ora,  essendo  il  tempo  cercato,  cioè  il  decorso  dal  prin- 
cipio della  prima  salita  alla  fine  della  x  esima  discesa,  egua- 
le alla  somma  dei  tempi  corsi  nelle  x  prime  salite  e  nelle 
corrispondenti  discese,  vale  a  dire  tx  =  0X  ■+-  dXÌ  sarà  esso 
eguale  ad 

log.  ( ){ )...( I-i — A.  tang. 

agk       °    yi—kvjyi—kvt—j         \\—kvJ      gk  —  i-»-èi_1-(-- — ! at_% 

b  .  -t V . 

IH 

Corollario  I.  Essendo  Adx  il  tempo  della  (*+i)  esima 
salita,  e  Adx  quello  della  corrispondente  discesa,  sarà  Atx 
=  Adx  ■+■  Adx ,  ossia 

L  (  Are.  tang.  rkvx  +  \  log.  g£~  ) 

il  tempo  corso  tra  gli  urtamenti  x,  (x-+- 1  )  esimi.  Similmen- 
te, per  essere  vx  la  velocità  del  corpo  alla  fine  della  discesa 
x  esima ,  sarà  rvx ,  ovvero 

rx-*-!v0  \/ llZi 

Y       t1—  i-*-(r"  —  i  )  r'^u1. 

la  velocità  colla  quale  il  corpo  comincierà  la  salita  (#-»-r  ) 
esima  .  In  ultimo 

i      ,         c  +  4V('+>) 

log. 

ag*a       B    c  +  k'r'l'+'y 


100  Sur,    IIOTO    DISCRETO    DI    UN    CORPO,    tìC. 

sarà  l'altezza,  sopra  il  piano  orizzontale,  a  cui  salirà  il  cor- 
po nella  (x-ì-l  )  esima  salita. 

Corollario  II.  Facilmente  colla  teorica  del  moto  verti- 
cale ascendente  dei  pravi  ne' mezzi  resistenti  (*)  e  colle  espo- 
ste nell'antecedente  Corollario,  si  trovano  le  due  equazioni 
seguenti 

gkt  x  =  Are .  tang.  k ,  2,gk-s  x  =  log. 


■  rk^Vxiix  i  -*-  k*u*x 

nelle  quali  z^  ,  s'x ,  e  t'x  esprimono  la  velocità,  lo  spazio,  e 
il  tempo  corrispondente,  per  la  salita  (x-+- 1  )  esima  .  Simil- 
mente, colla  medesima  teoria  rispetto  al  moto  discendente, 
trovatisi  le  altre  due  equazioni 

nelle  quali  u'x  ,  s"x  ,  t"x  esprimono  la  velocità ,  lo  spazio,  e 
il  tempo  corrispondente  per  la  (.r-f-i)  esima  discesa. 

Con  queste  quattro  equazioni  ,  insieme  ai  valori  delle 
quantità  vx  ,  sr  ,  e  tx  trovate  sopra,  si  conoscerà  il  moto  del 
corpo  in  un  istante  qualunque  del  tempo  A^  ,  che  passa 
dall' urtamento  oc  esimo  all'  (x-+-  i  )  esimo  . 

Proposizione     II. 

„  Supposte  le  leggi  del  moto,  come  nella  proposizione 
„  antecedente,  e  dato  di  più  una  delle  tre  quantità,  spazio, 
„  velocità  ,  e  tempo ,  trovare  le  altre  due  corrispondenti  ,  e 
„  la  distanza  che  avrà  il  corpo  dal  piano  orizzontala  . 

Soluzionb  .  Primieramente  sia  dato  lo  spazio  S  . 

Ponendo  nella  equazione  2,gk*sx  ==  log. — —  in  luogo 

C  ■+■  K    T 

di  2.sx  lo  spazio  dato  S,  ed  x  invece  di  a-;  e  poscia  cavando 
Yx'  dalla  risultante,  si  ha 


(*)  Questa  teorica  si  può  vedere  al  $.  204  del   primo   volume   della    Meccanica 
del  Sig.  Professore    Fenturoli . 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni.  167 

, log.  [(c4Tai*)eriS- ci— a  log.  kr 

a  log.  r 

Se  il  numero  ar' ,  così  determinato,  sarà  intero,  nell'i- 
stante che  il  corpo  avrà  terminato  di  percorrere  lo  spazio 
dato  S ,  si  troverà  nel  piano  orizzontale ,  sarà  trascorso  il 
tempo  tx' 1  ed  avrà  la  velocità  tv,  o  zero,  ovvero  rvx< ,  se- 
condo che  si  considererà  prima  o  dopo  la  compressione,  op- 
pure dopo  la  stessa  dilatazione  . 

Se  poi  x'  sarà  frazionario,  per  avere  le  stesse  quantità, 
si  osserverà  primieramente,  se  S  eguaglierà,  o  sarà  minore, 
ovvero  maggiore  di  zsni  ■+-  Asm  ,  m  esprimendo  il  maggior  nu- 
mero intero  contenuto  nell'a;';  e  nel  primo  di  questi  tre  ca- 
si, il  corpo  troverassi  distante  dal  piano  orizzontale  di  As,„ , 
non  avrà  velocità ,  e  sarà  corso  il  tempo  tm  ■+•  A0„,  ;  nel  se- 
condo sarà  distante  dal  piano  di  S  —  zsm ,  avrà  la  velocità  um 
data  dalla  equazione 

ZgK^S,,,  =  log.    , 

ed  il  tempo  decorso  sarà  t„,  -+■  t'„, ,  t'm  essendo  determinato 
mediante  la  equazione 

pkt'm  =  Are.  tang.  k ? —  . 

1  "T"  T K   V   mU    m 

Finalmente  nel  terzo  caso  il  corpo  sarà  distante  dal  piano 
orizzontale  di  SLSm-t-i — S,  si  moverà  colla  velocità  u'm  cavata 
dalla   equazione 

ag^(awI-S)  =  log.-Ii^ll-, 

e  tm-ir  Ad,„  -+-£",„  sarà  il  tempo  decorso,  purché  t"m  venga  de- 
sunto dalla  equazione 

agkt  r„  =  log    — —  . 

I  *~  /CU  fu 

Sia  ora  conosciuta  la  velocità  V  . 

Sostituendo  nella  equazione,  esposta  anch'essa  superior- 
mente , 


vx  =  v0r*  1/  - - 

V        r1-i+(r"-i)r'ÌV, 


1 63  Sur.  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

invece  di  x  1'/,  e  di  vz    la   velocità   data  V;    poi   liberando 
lo  stesso  y ,  liassi 

log.  Va(  r»  —  i  —  r'J-'o',,  )  —  log.  »%(  r1  —  i  —  r'PV  ) 
y  —  9 

a  log.  r 

espressione  la  quale  potrà   essere   anch'essa   intera   o   frazio- 
naria . 

Qualunque  sia  il  numero  /,  il  corpo  si  potrà  trovare  in 
una  qualunque  delle  m  prime  salite,  come  in  una  qualsivo- 
glia delle  corrispondenti  discese  ,  m  rappresentando  il  mag- 
giore numero  intero  contenuto  nell'r;  e   però  sarà 

'°S- T777T  ■>    °    A*„  — J  „=  — -log. 


la  distanza  che  esso  avrà  dal  piano  orizzontale,  2.?n -w'„  ,  ov- 
vero 2.Sp  -+-  As„  -+-  s"„  Io  spazio  che  avrà  percorso,  e 

i    ,•                    7      rvh  —  V                                       .  „            i     ,         ì-t-kV 
t„-\ — -tArc.tang.k ■ -,  oppure  t„-t-AO„-l r'°g- TT7' 

il  tempo  corso,  qualunque  numero  rappresenti  V  n ,  tra  i  po- 
sitivi, interi ,  e  non  maggiori  del  maggior  numero  intero  con- 
tenuto in  y.,  cioè  di  ni.      ...     \..;, 

Di  più,  se  sarà  v„,  >V>ro„,  il  corpo  potrà  trovarsi  nel 
piano  orizzontale,  aver  percorso  lo  spazio  25,,,,  ed  essere  cor- 
so il  tjjempo  tm  ,  precisamente  come  nel  caso  di  V  =  u„,;ese 
sarà  V  =  /•!»,„,  ovvero  rvm>> V>u,„_Hl  ,  il  numero  ri  contenu- 
to nelle  prime  forinole  sopra  esposte  potrà  essere  eguale  an- 
che ad  ni  maggior  numero  intero  contenuto  nell' y .  Vale  a 
dire,  nel  caso  di  Y  =  vm  il  problema  o  la  proposizione  avrà 
•xm  soluzioni,  e  negli  altri  (  2/»  +  1);  cioè  tante  soluzioni 
quanti  sono  gl'istanti  del  tempo  corso  nella  durata  del  moto 
continuato  nei  quali  la  vel&ità  del  corpo  eguaglia  la  data  V. 

In  ultimo  sia  dato  il  tempo  T  . 

Troveremo  la  velocità  ,  lo  spazio  ,  e  la  distanza  dal  pia- 
no orizzontale  che  corrispondono  al  tempo  dato  T,  senza  de- 
terminare il  valore  della  quantità  posta  invece  di  x  nella  e- 
spressione  di  tz  espresso  pel  tempo  dato  T  stesso  ;  e  sì  vedrà 
con  ciò,  come  si  possa  scoprire  il  numero  intero  rappresen- 
-  tante 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  169 

tante  la  stessa  quantità ,  se  essa  è  intera ,  o  il  maggior  nu- 
mero intero  contenuto  in  essa ,  se  sarà  frazionaria  ,  senza  la 
suddetta  determinazione  . 

S'incominci  a  supporre  x,  cioè  il  numero  delle  salite  o 
discese  uguale  successivamente  a  o,  i,a,3,ec.  nella  espres- 
sione generale  del  tempo  tx  trovata  nella  precedente  propo- 
sizione, e  si  continui  questa  operazione,  finché  siasi  trovato 
un  numero  intero  m,  che  renda  la  stessa  espressione  uguale 
al  tempo  dato,  cioè  che  dia  t,„  =  T  ;  e  se  ciò  non  sarà  pos- 
sibile, come  succederà  quasi  sempre,  si  continuerà  la  stessa 
operazione,  finché  se  ne  saranno  trovati  due  contigui  m,  m-+-i , 
che  sostituiti  invece  di  x  nella  medesima  espressione,  diano 
due  risultamenti ,  tra  i  quali  sia  compreso  lo  stesso  tempo 
dato  ,  cioè  che  diano  tm  <  T  <  t„,  .+.  t  . 

Quando  succederà  il  primo  di  questi  casi,  cioè  che  un  nu- 
mero intero  m,  renderà  tn  —  T  ,  il  corpo  alla  fine  del  tempo  da- 
to T  si  troverà  nello  stesso  piano  orizzontale;  e  però  la  veloci- 
tà si  avrà  immediatamente,  col  sostituire  il  numero  stesso  m 
invece  di  x ,  o  nella  espressione  di  vx  trovata  sciogliendo  la 
proposizione  antecedente,  o  io  quella  esposta  nel  suo  Corol- 
lario 2.0,  secondo  che  si  vorrà  il  valore  della  velocità,  pri- 
ma ,  ovvero  dopo  la  compressione  istantanea  del  corpo  ;  e  Io 
spazio  sarà  a,sm ,  cioè  si  otterrà  sostituendo  in  luogo  di  x  il 
numero  m  nella  espressione  di  zsx  trovata  anch'essa  scioglien- 
do la  proposizione  precedente  . 

Negli  altri  casi,  dopo  avere  trovato  i  numeri  w,  772-4-1, 
si  osserverà,  se  T  sarà  eguale,  o  minore,  ovvero  maggiore 
di  /;„,-+- Ad„r,  e  nel  primo  di  questi  casi,  il  corpo  sarà  distan- 
te dal  piano  orizzontale  di 


Aj"*=;ilos 


c-*-/fc»rara<""*,>' 


non  avrà  nessuna  velocità,  ed  avrà  percorso  lo  spazio  a^-t-As,,,; 
nel  secondo  avrà  velocità  um  data  dalla  equazione 

TVm—Um 

k    ^rHnuni   =tang.g*(T-*.), 
Tom.  XVII.  aa 


1 70  Sul  moto  discreto  di  un  corpo  ,  ec . 

che  desumesi  dalla  prima  delle  esposte  nel  Corollario  2,.0  del- 
la precedente  proposizione,  e  sarà  distante  dal  piano  orizzon- 
tale di 

t     .  1  ■+■  r*k*v*m 


s  ,„  = 102;. 


ed  avrà  trascorso  tino  spazio  eguale  a  aj^-+-s'm  .  Finalmente 
nel  terzo  ed  ultimo  caso,  avrà,  alla  fine  del  tempo  T,  la  ve- 
locità u'„,  che  dà  la  equazione  seguente 

e2giT_/  1-t-*a'M\    agi(f    -A<?    ) 

dedotta  anch'essa  dalla  terza  dell'accennato  Corollario,  sarà 
distante  dal  piano  di 

j  I  — £V\, 

Asm  —  s'm  =  —  log.  — — , 

ed  avrà  percorso  lo  spazio  a, sm  H-  A*»  -4-  s"m  . 

Non  aggiungo  altre  proposizioni  di  moto  discreto  retti- 
lineo, persuaso  che  bastano  le  due  trattate  per  indicare,  co- 
me si  debbono  trattare  le  altre  :  anzi  fo  qui  osservare ,  che 
la  seconda  delle  medesime  proposizioni,  generalmente  parlan- 
do, senza  alcun  cambiamento  notabile,  si  estenderà  anche  al- 
le proposizioni  delle  altre  specie  di  movimento  di  cui  si  par- 
lerà in  questa  Memoria . 

Del  moto  sopra  di  un  poligono  dato  . 

Proposizione    III. 

„  Data  la  velocità  colla  quale  un  corpo  comincia  a  per- 
„  correre,  scendendo,  il  primo  lato  di  un  dato  poligono  qua- 
„  lunque ,  tra  quelli  che  hanno  tutti  gli  angoli  ottusi,  co- 
,,  munque  disposto  nello  spazio,  trovare  la  velocità,  ed  il 
„  tempo  corso ,  quando  sarà  giunto  alla  fine  di  un  lato  qua- 
„  lunque  del  medesimo  poligono  . 

Soluzione  .  Sia  OH  ( Fig.  1  )  una  retta  verticale;  . . .  ABC  . . . 
il  poligono  a  semplice  o  a  doppia  inflessione   lungo  al  quale 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni.  iji 

scende  il  corpo;  BG  =  lx  il  suo  lato  (x-+-  i  )  esìmo;  tx  il  tem- 
po decorso  nelP  arrivare  in  B ,  e  Atx  nel  percorrere  BG  ;  vx 
la  velocità  del  corpo  alla  fine  del  lato  AB ,  e  vx^.l  alla  fine 
di  BC;  in  ultimo,  sia  0X  l'angolo  che  fa  il  lato  (x-h  i  )  esimo 
colla  verticale,  ed.  ax  quello  che  fa  il  medesimo  lato  col  pro- 
lungamento del  suo  antecedente,  cioè  <zr  =  GBM. 

Rappresentando  vx  la  velocità  del  corpo  alla  fine  del  Ia- 
to AB,  vx  cos.  ax  esprimerà  quella  colla  quale  il  corpo  co- 
mincierà  a  percorrere  BG  ;  ma  il  moto  secondo  BG,  essendo 
il  corpo  grave ,  è  uniformemente  accelerato ,  adunque  ,  colla 
teorica  conosciuta  di  questo  moto  si  avrà 

«Vi-i  =  %glx  cos.  @x  -+-  v\  cos.3ax  ,  ossia 

v*x+i  —  cos.2axz;2x  =  %glx  cos.  @x  : 
equazione  la  quale  integrata  colla  regola  colla  quale  s'inte- 
gra  qualsivoglia  equazione   delle   differenze   finite   del   primo 
ordine  e  lineare,  somministra  (5-4°) 

v\  =  es  log.  «».»«;/  o  _+_  .2gz  L£2!_fi  e  -s  iog.  cos.2»,  \ 

\  cos.3ax  / 

nella  quale  Ga  esprime  la  costante  arbitraria,  ed  e  la  solita 
base  ;  e  perciò  la  velocità  del  corpo  alla  fine  del  lato  x  esi- 
mo ,  cioè 

Vx  =  eS  log-  c°s-  »-l/    Ca  -1-  3g2  -  C°S"  -  e-S  log.  cos.3ar  , 
V  cos.*»» 

Percorrendosi  il  lato  BC  con  moto  uniformemente  acce- 
lerato, si  avrà,  per  ciò  che  si  dimostra  nella  teorica  ordina- 
ria di  questo  movimento 

«x+i  =vx  cos.  ax-hg  cos.  0xAtx  ; 
cioè  la  velocità  alla  fine  del  Iato  (x-+-  i  )  esimo  eguale  a  quel- 
la colla  quale  ha  cominciato   a   percorrerlo,   più   il   prodotto 
della  forza  acceleratrice,  costante  per  tutto  questo  lato,  mol- 
tiplicata pel  tempo  corso  nel  percorrerlo;  e  però 


a  .    *>*-+-i  —  ^i  cos.  a, 


ossia 


\t    —    eSloS-cos-"*H-.     K./nk  «  kcog.ft.         Vì 

*±tx  = . &  1/  G2  -+-  aff2 e—  a  loS-  cos.1», 

gcos.tì,  V  °        cos.aa. 


172.  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

ponendo  in  luogo  di  vx ,  e  di  vx+t  i  loro  valori .  Quindi  in- 
tegrando quest'ultima  espressione  di  Atx  relativamente  alla  x, 
e  trovando  opportunamente  l'arbitraria,  avrassi  il  tempo  cor- 
so  nell' arrivare  in  B,  cioè  il  dimandato. 

Nella  soluzione  presente  abbiamo  supposto  tacitamente 
cbe  il  poligono  fosse  nel  voto,  passiamo  adesso  a  sciogliere 
la  stessa  proposizione ,  nella  ipotesi  che  esso  sia  in  un  mez- 
zo resistente  . 

È  dimostrato  nella  teorica  del  moto  scendente  dei  gravi 

ne' mezzi  resistenti,  che  — nms  =  \og.  - — — ,  esprimendo  m 

tj>  —  ma* 

il  nostro  prodotto  gk' ',  ed  s ,  <p ,  <z,  ed  w,  al  solito,  lo  spa- 
zio, la  forza  acceleratrice  costante,  la  velocità  iniziale,  e  la 
finale;  adunque,  supponendo  s—lx,  <p=-g  cos./?*,  «=UxCOS.as, 
ed  11  =  «w, , 

,  ,  ,  COS.  6X — k'v^iCosSctx 

si  avrà  2,mlx  =  \os.  • ; 

COS.  6,  —  k'v*:,-,., 

cioè  ordinando  rispetto  alla  velocità  vx ,  sarà 

u  Vw  —  e-am/*  cos.aa^ax  =  ^^-  (  1  —  e~2m^  )  : 

k* 

equazione  la  quale  integrata  colla  regola  anzi  accennata ,  dà 
immediatamente 

2  log.  e~m!*cos.ax       //a.,         l  Tr,(e*m!*—i)cos.6I      —  Slog.e-  2m  *  cos.2»*) 
Y      \  k*  cos.'a,  I 

Aa  esprimendo  la  costante  arbitraria,  la  quale  si  determinerà 
secondo  le  circostanze  . 

Nella  teorica  medesima  del  moto  dei  gravi,  si  dimostra 
anche  ,  che 

V^»        1         (|/0-+-K|/m)(l/0  —  cu/m) 
?n<p  =  log.  -i-^ - — - , 

(l/<fi-iH/m)(l/<fi-t.al/m) 

0  rappresentando  il  tempo  ;  e  perciò ,  supponendo  in  questa 
equazione  d  =  AtXÌ  si  avrà 

,.          ,             n          ,         (l/cos.  6t-t-kvx^.l  )(l/cos.  6X—  kvzcos.at) 
2,gkAtx\/  COS.  0a  =  log.  f- -f- • 

((/  COS.O*  —  KVx+l  )((/  COS.  0x-*-kVzCOi.  »«) 

Quindi   integrando  il  valore  di  Atx  cavato  da  quest'ultima 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  173 

equazione,  ed   estendendo   l' integrale  fra  i  limiti  prescritti, 
si  otterrà  il  tempo  dimandato  tx  . 

Corollario  i.  Supponendo  nell'ultima  espressione  della 
velocità  £  =  o,  cioè  supponendo  trascurabile  la  resistenza  del 
mezzo  nel  quale  è   posto  il  poligono,  si  ha 

vx  =  e  2  los- cos-  »-/A3H-2g , 
cioè  un  apparentemente  indeterminato  e  di  secondo  ordine  *  e 
però  il  valore  dell'integrale,  che  diventa  indeterminato  in  que- 
sto caso,  sarà  eguale  all'integrale  finito  del  differenziale  se- 
condo del  numeratore 

(  e»»»*,  _  1  )  cos.  (ìx  e -2  log.  «?-*""*  cos.3»*  9 
diviso  per  quello  del  denominatore  kacòs.aax,  presi  ambedue 
questi  differenziali  rispetto  alla  k,  e  fatto  poscia  in  essi  k  —  o 
($.  So)  :  operazioni  le  quali  eseguite  danno 

Sg  =  sg2  jC0Sa-  '  e-2log.cos.*«j;  e  perciò 

C06»   tfj 

t>x  =  e2l0g.C0S.«,l/A2_t_ag2Jl2£Ì_£;    e-Slog.COS.Vr 
V  COS.'«x 

come  abbiamo  superiormente  trovato  . 

Corollario  2.  Se  il  poligono  fosse  piano,  e  i  lati  e  gli 
angoli  fossero  fra  loro  eguali ,  e  che  il  primo  lato  cadesse  se- 
condo  la   verticale  OH,   si   avrebbe,   mediante   la   equazione 

(3x=:xa 

vx  =  cos  /a  tr^'l/k*  -4-  £^Z1 2  cos-xa  e™i* 

r  k2  cos.'a       cos.**» 

ossia  facendo  l'integrazione  ancora  semplicemente  indicata 

Vx  =  COS .xa  e-ml*\/(k*  -+-  e'"'~  *     .    McoB.^-t-Nsen.jra  «-*  \ 

V      \  k*cos.*a    '  M't-N1  "'cos.3'»/' 

e2"1'  —  cos. a        „_  sen.a 

supposto  =  M,  e  — — -eam/  =  N. 

cos.»  cos.*a 

Corollario  3.  Ammesso  che  abbiano  luogo  simultanea- 
mente le  cose  espresse  nei  due  Corollari  antecedenti ,  avrassi 

P,  =  CQ8.*«l/7A»-t--ggL        Mcos.r»--Nsen.s»  \ 

V      \  cos.a«  M3-t-N»  /' 

essendo  qui  M  =    r~C05-a  ?  ed  N  = 


sen.  a 


174  Sul  moto  discreto   di  un  corpo,  ec. 

Corollario  4-  Nel  caso  che  il  poligono  fosse  tutto  in  un 
piano  orizzontale,  sarebbe  /?x  un  angolo  retto;  e  perciò 

ux  =  Ae21oS-e~m,-cc°s-«i  . 
E  se  il  poligono  fosse,  di  più,  nel  vóto,  o  fosse  trascurabile 
la  resistenza  del  mezzo,  si  avrebbe  vx  ss  Ae s loS- cos- a* ,  ovve- 
ro  (  $.  a8  ) 

vx  =  A  cos.ax_,  cos.  a  r_2  cos.  «^—3 cos.  a2  cos.  ai  cos.a0  i 

di  più  se  gli  angoli  fossero  tra  di  loro  uguali,  quest'ultima 
espressione  darebbe  vx  =  A  cos .xa ,  cioè  le  successive  velocità 
v0 ,  vt ,  »a , . . . .  Uj^  ,  yx_t ,  cx  , . . .  formerebbero  una  progres- 
sione geometrica  decrescente  . 

Osservazione  i.  Ommetto  qui  un  Corollario  simile  al  se- 
condo della  prima  proposizione ,  ed  altri  quattro  rispetto  al 
tempo  analoghi  agli  anzi  esposti  per  la  velocità  ,  perchè  sa- 
rebbero quasi  una  ripetizione  di  quelli,  e  passo  invece  a  ge- 
neralizzare la  proposizione  esposta,  cioè  ad  indicare  come  si 
possono  trovare  la  velocità,  e  il  tempo,  nella  ipotesi  di  qua- 
lunque poligono  e  di  qualsivoglia  moto  ordinario,  lungo  a 
ciascun  lato;  tali  però,  come  qui  sotto  suppongansi . 

Qualunque  sia  il  poligono  dato,  cioè  sia  a  semplice,  o 
a  doppia  inflessione,  rettilineo,  o  curvilineo,  ovvero  rnisti- 
lineo,  rappresentando  colla  lx  la  lunghezza  del  suo  lato  (x-t-i  ) 
esimo,  e  colla  f{d)  una  funzione  del  tempo  0,  la  quale  sia 
eguale  allo  zero  con  esso  nel  principio  dell' (x -+•  t  )  esimo  la- 
to, e  dia  lo  spazio  percorso  nel  moto  col  quale  il  corpo  per- 
corre lo  stesso  lato  ,  si  avranno  le  due  equazioni 

colle  quali  si  otterranno,  siccome  superiormente,  i  valori  del- 
la velocità  vx ,  e  del  tempo  tx  . 

Osservazione  a.  Conoscendo  il  poligono  e  la  sua  posizio- 
ne, e  però  le  espressioni  del  lato  lx  ,  e  degli  angoli  a*, /?*  , 
abbiamo  veduto ,  come  si  possono  trovare  i  valori  e  della  ve- 
locità vx  e  del  tempo  tx  ;  reciprocamente,  conoscendo  le  es- 
pressioni del  tempo  tx  e  della  velocità  vx ,  e  di  un'  altra  del- 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  170 

le  cinque  quantità  lx,  ax,  /?x  contenute  anch'  esse  nelle  due 
equazioni ,  che  hanno  servito  per  risolvere  la  proposizione  di- 
retta ,  troveransi  facilmente  le  altre  due  .  In  generale  ,  date 
tre  delle  stesse  cinque  quantità,  si  potranno  rinvenire,  col- 
le medesime  equazioni ,  le  altre  due  corrispondenti  :  anzi  le 
stesse  tre  quantità  che  le  medesime  equazioni  lasciano  inde- 
terminate in  modo  tale,  che  il  poligono  ahhia  qualche  sin- 
golare proprietà  . 

Osservazione  3.  Volendo  paragonare  fra  loro  gli  elementi 
dei  moti  di  due  o  più  corpi ,  che  percorrono  un  medesimo 
poligono,  ovvero  poligoni  diversi,  che  hanno  tra  loro  dei 
rapporti  dati,  coll'ajuto  delle  forinole  esposte  nella  proposi- 
zione anzi  trattata,  si  potranno  seguire  le  stesse  regole,  che 
seguonsi  in  casi  simili,  quando  i  moti  sono  ordina rj  ;  ossia 
quella  che  si  seguirà  nell'esempio  seguente  ,  esposto  per  ta- 
le soggetto,  la  quale  è  particolare  alla  natura  del  moto  di 
cui  si  parla  in  questa  Memoria  . 

Esempio.  „  Quale  distanza  avranno  due  corpi,  che  per- 
„  corrono  lo  stesso  poligono  rettilineo  .  .  .  ABC  .  .  .  (  Fig.  1  ) 
„  interamente  posto  in  un  piano  orizzontale,  quando  il  più 
„  avanzato  di  essi  sarà  arrivato  all'angolo  x  esimo  B,  essen- 
do v ,  ,  v\  le  velocità  colle  quali  hanno  percorso  il  primo 
„  lato  del  medesimo  poligono,  ed  m  la  distanza  che  aveva- 
no quando  il  più  avanzato  trovavasi  alla  fine  dello  stesso 
lato;  e  tale  essendo  il  poligono,  che  il  primo  corpo  non 
arriva  giammai  alla  fine  di  un  lato  qualunque,  prima  che 
non  sia  arrivato  al  medesimo  il  secondo  corpo  . 

Soluzione.  Supponendo  il  primo  corpo  giunto  all'ango- 
lo a:  esimo  B,  e  il  secondo  in  n,  dx  la  distanza  11B  cercata, 
vx  la  velocità  colla  quale  il  primo  corpo  percorre  V  x  esimo 
lato  AB,  e  v'x  quella  del  secondo,  sarà  dx  ',  v'x  il  tempo  cor- 
so nel  passare  il  secondo  corpo  dal  punto  n  all'angolo  x  esi- 
mo B;  e  perciò  dx'.vx  moltiplicato  per  la  velocità  vx-+-n  os- 
sia il  prodotto  dMvx+j  '.  v'x  sarà  lo  spazio  o  porzione  del  lato 
(x-hi  )  esimo  BC ,  che  avrà  percorso   nel   medesimo  tempo 


;■> 


176  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

dx\v'x  il  primo  corpo;   quindi  alla   fine  di  questo    medesimo 
tempo  sarà  esso  distante  dall'angolo  (x-+-i)  esimo  C,  di 

;  s* 

distanza  o  spazio ,  che  percorrerà  evidentemente  nel  tempo 
espresso  da 

/x-f. ,  di 

Ma  in  questo  stesso  tempo  il  secondo  corpo  percorre  lo  spa- 
zio o  porzione 

( r)u^« 

del  medesimo  (^+1  )  esimo  lato  BC  ;  adunque  arrivato  che 
sia  il  primo  corpo,  ossia  il  più  avanzato  all'angolo  (x-4-i  ) 
esimo ,  la  distanza  di  essi  sarà  eguale  ad 

*x-t-i  —~  I r  I  v  x-ì-i  3 

e  per  tanto  si  avrà ,  fra  le  funzioni  incognite  dx  ,  dx-*-t  di- 
mandate ,  la  equazione 

Wj+i  ~ ~  lx-*-i  —  ( "  ~r  I  v  x-t-i  9 

la  quale  si  riduce  evidentemente ,  col  Corollario  ultimo  del- 
la proposizione  anzi  esposta  alla  seguente 


_  s.  vt—v  ,    , 

Oxh-i  — COS.ag(7a=  "■  *g-+-i  » 


che  integrata  dà  (  §..  40  ) 

§    __g21og.cos.ax  /g^.  ______  2    **"''      e  — Slog.cos.a^X  ^ 

\  i;,  cos.a*  / 

B  rappresentando  la  costante  arbitraria  introdotta  dalla  inte- 
grazione,  la  quale  si  determinerà  col  soddisfare,  con  essa, 
alla  equazione  data  dt  =  m  . 


Del 


55 


Del  Sic.  Antonio'  Bordoni.  177 

Del  moto  sulla  superficie  di  un  poliedro  dato  . 

Proposizione     IV. 

„  Determinare  le  quantità  dalle  quali  dipende  la  cono- 
scenza sì  geometrica  che  meccanica  dello  stato  di  un  corpo 
obbligato  a  scorrere  sopra  la  superficie  di  un  dato  poliedro 
di  faccie  piane ,  conoscendo  le  equazioni  delle  successive 
faccie  del  medesimo  poliedro  nelle  quali  trovansi  i  lati  del 
„  poligono  che  descrive  il  corpo,  e  la  grandezza  e  direzione 
„  della  velocità  colla  quale  comincia  a  moversi  sulla  medesi- 
„  ma  superficie,  supposto  che  non  sia  stimolato  da  veruna 
„  forza  acceleratrice  . 

Soluzione.  Siano  «(*),  j(r),  e  z(x)  le  coordinate  di  un  pun- 
to qualunque  di  quel   piano  di  cui  è  porzione   la   faccia  del 
poliedro  nella  quale  vi  è  il  lato  x  esimo  del  poligono  descrit- 
to dal  corpo  ;  »(*+"0,  yi*-*-1) ,  e  z(*-*-1)  di  quel  nel  quale  vi  è 
la  faccia  in  cui  trovasi  il  Iato  (1+1  )  esimo;  e 
zi1)  -+-  Axu(x)  ■+■  Bxy(x)  ■+-  Cx  ==  o , 
z(*-h»)  _h  a^mC*-»")  ■+-  Bx+Sy<*-*-')  -f-  CU-i  =  o 
le  equazioni   dei  piani  medesimi ,   Ax  ,  Bx  ,  e  Cr  rappresen- 
tando i  tre  soliti  parametri,  in  questo  caso  funzioni  conosciu- 
te della  x,  dai  quali  si  fa  dipendere  ordinariamente  la  posi- 
zione del  piano  rispetto  a  tre  assi  ortogonali  . 

Similmente,  siano  b/"','//'1  le  coordinate  di  un  punto 
qualunque  della  projezione ,  sul  piano  delle  coordinate  u,  y 
della  retta  nella  quale  si  trova  il  lato  x  esimo  del  poligono 
che  descrive  il  corpo;  u^'1  ,yll"h'ì  quelle  della  projezione  di 
quella  retta  nella  quale  vi  è  il  lato  seguente  ;  ed 

le  loro  equazioni ,  a,  ,  e  /?x  esprimendo  due  funzioni  incogni- 
te del  numero  x,  dalle  quali  dipende,  evidentemente,  la  co- 
noscenza dello  stato  geometrico  del  corpo  . 
In  ultimo, 

z  ■+■  Mxu  ■+-  Nx/  ■+■  P  ,  =  o 
Tom.  XVII.  23 


iyo  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

sia  la  equazione  del  piano  che  passa  pel  lato  x  esimo  del  po- 
ligono suddetto,  perpendicolarmente  alla  faccia  del  poliedro 
nella  quale  vi  è  il  lato  (x-¥-  i  )  esimo  dello  stesso  poligono; 
cioè  li  suoi  parametri  Mr  ,  Nx  ,  e  Pr  abbiano  le  relazioni  es- 
presse dalle  seguenti  equazioni 

Mx  —  Nxax  -t-  Bxax  —  A*  =  o  , 
P,  —  NXl5,  -+-  BJX  —  Cx  =  o  , 
i  -+-  Mx a*-».,  -+-  N^Bx^.,  =  o  . 
Se  la  velocità  che  ha  il  corpo  alla  fine  del  lato  x  esimo 
del  poligono  che  esso  descrive,  cioè  nell'istante  che  urta  nel 
piano  della  faccia  del  poliedro  nella  quale  vi  è  il  lato  (#-+- 1  ) 
esimo  del  poligono  stesso,  si  scompone  in  due,  una  perpen- 
dicolare e  l'altra  secondo  il  piano  medesimo,  la  prima  di  que- 
ste componenti  sarà  interamente  distrutta   dal    piano   stesso, 
e  la  seconda  sarà  quella  colla  quale    continuerà  il  movimen- 
to, descrivendo  il  lato  (  x -h  i  )  esimo  :  e  siccome  la  direzio- 
ne di  questa  componente  cade  nella  intersezione  dei  due  pia- 
ni espressi  dalle  equazioni 

z^l)  +  AI+t  u^'  >  +■  K+y~-'>  +  CJ+=o, 

z  -+-  Mxii  -+-  Nxy  -+-  P*  =  o  , 
per  cui  ha  per  projezione  sul  piano  delle  coordinate  u, y  una 
retta  avente  per  equazione 

J  B^.-N,  BIH_,-N,  '         y 

la  quale  risulta  eliminando  l'ordinata  z  dalle  due  anteceden- 
ti :  così ,  quest'  ultima  equazione ,  che  rappresenta  la  proje- 
zione della  direzione  della  velocità ,  sul  piano  delle  coordi- 
nate u,y,  colla  quale  il  corpo  percorre  il  lato  (x-t-i)  esimo 
del  poligono  che  esso  descrive,  dovrà  coincidere  colla  equa- 
zione supposta  del  medesimo  lato,  cioè  colla  seguente 
7,(*+,,-+-a,+  1w/*',"')  -»-/?,+,  =  o  ;  e  perciò  sarà 

<*,+.  =  - —  «  e  0X_ 


Vale  a  dire  fra  le  cinque  funzioni  ancora  incognite  M,  , 
N*  ,  P* ,  ax ,  e  Qx  si  avranno  le  cinque  equazioni  seguenti 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  179 

Mi  —  Nxccx  ■+-  Bxax  —  Ax  =  o  , 
Px  — Nx/?x-t-Bx/3x  — Cx  =  o, 
1  -+-  M.Art.,  -+-  NxB^  =  o  , 
Mx  —  AXH-i  -1-  (  Bx^_,  —  Nx  )  aXH.t  =  o  , 
Nx  —  C^,  ■+-  (  Bx+t  —  N,  )  &_,  =  o  , 
colle  quali  si  potranno  esse  determinare  . 

Ponendo  nella  terza  e  quarta  di  queste  equazioni  in  luo- 
go della  Mx  il  suo  valore  desunto  dalla  prima  di  esse,  si  ot- 
tengono le  due  nuove  equazioni 

A  (  Bxax  —  Ax  )  —  NxA<xx  =  o  , 
1  -+-  AxAx_h,  —  BxBXH-iaz  -+-  (  Bx  -+-  Ax^.,ax  )  Nx  =  e  ; 
e  da  queste  eliminando  la  Nx,  ed  ordinando  rispetto  alla  ax 
la  equazione   risultante,   hassi  la  sola  equazione   delle    diffe- 
renze finite  seguente 

<B)....Ai^.,AB,«JaI^.,-t-(AxA^t.I-t-B:'»^.I-+-r)a;t^.1— (Aax+I-4-BIBI+I-t-i)a»— BI^.IAAI=o 

dalla  cui  integrazione  dipende  attualmente  il  valore  della  fun- 
zione ax  . 

Per  integrare  quest'ultima  equazione,  suppongasi 


ax  =  £x  —  ■ 


Ax^AB* 


|x  esprimendo  una  nuova  funzione  incognita  ,  e  si  avrà 

i+AA+.+BV,  i-+-Aax_t.I-t-BxB,+  I  , 

supposto  -H —  ax,  e 

B^.AAx         (  AxAx-n,  -+-  BaTH.,  +  i)(  A»  ,.4-,  -+-  BA^,  -4-  1  )  _ 
Ax+,ABr  "  ("i^AE;)' 

la  quale  dà  immediatamente 


bx «X-t-I 


«J 


->x_0 


^-a*"*— T— 3 


5  I 


Quindi  l'integrale  completo  della  equazione  (B)  sarà 

i  +  A,A,+,  +  B'I+,  ,  e,_, 

«*  = : 77, +  »i-i+j — ~  «aa 

Ax+ ,  ABX  ««- ,  ■+■  j —  e,-  , 


d^y—e, 


£,  esprimendo  la  costante  arbitraria  . 


l8o  Sur.    MOTO    DISCRETO    DI    UN    CORPO,    eC. 

Dalle  medesime  cinque  equazioni  desumonsi  anche  i  va- 
lori delle  altre  quattro  funzioni  Mx  ,  Nr  ,  (ìx  ,  Px  ;  cioè 

Mx  =  A*  —  Bxax  -+-  —  A  (  Bxax  —  Ax  ) , 
A», 

lyr     A(Bxa*  — A.,) 


/  AC  v  ,nr  B'-h,-N,\      v.         B.-N, 


px  =  a  ■+-  (  n«  —  bx  )  /?x , 

F  esprimendo  una  nuova  costante  arbitraria  introdotta  da  una 
integrazione  eseguita  di  una  equazione  lineare  di  primo  or- 
dine . 

Le  costanti  f;  ,  ed  F  introdotte  dalle  integrazioni ,  de- 
termineransi  col  soddisfare,  con  esse,  alle  due  condizioni  es- 
presse nel  dato  della  proposizione;  cioè  che  il  corpo  parte 
da  un  punto  dato  di  una  faccia  del  poliedro,  vale  a  dire  di 
quella  nella  quale  trovasi  il  primo  lato  del  poligono  che  esso 
descrive  ;  e  che  dirigesi  secondo  una  retta  di  direzione ,  pu- 
re data  . 

Ponendo  nella  equazione 

r/r)  ■+■  axuf>  -+-  $x  =  o 
invece  delle  funzioni  ax  ,  /5X  i  loro  valori  trovati  sopra ,  ot- 
terrassi  la  equazione  della  projezione  sul  piano  delle  coordi- 
nate n,y,  del  lato  a;  esimo  del  poligono  che  descrive  il  cor- 
po, la  quale  combinata  coli' altra  della  faccia  a;  esima  del  po- 
liedro ,  cioè  colla 

zW  -t-  A^M  -+-  Bx/W  -t-  Cx  =  o  ; 
ovvero  combinata  colla  seguente 

ZM  .+.  (  Ax  —  Bxax  )  »W  —  BJX  -t-  Cx  =  o  , 
che  risulta  eliminando  la  _yw  dalle  due  antecedenti,  darà  la 
posizione   del   medesimo  lato  x  esimo  del   poligono   descritto 
dal  corpo  . 

Chiamate  ux  ,  yx  ,  e  zx  le  tre  coordinate  del  vertice  del- 
l'angolo  formato  dai  lati  x ,  (x-¥-  i)  esimi  del  poligono  sud- 
detto,  avransi,    fra    esse,    evidentemente    le    tre    equazioni 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  fSi 

yx  -t-  axux  -+-  fx  =  o  , 

Jx    -+-  «jm-jH*   ■+-  /?x-HI    =  C  , 

zx  -+-  (  Ar  —  Bxa,  )  —  Bx(ix  -+-  C ,  ss  o  , 

le  quali  danno  ut  = , 

A«x 

yx  —  , 

_  A,Aft,  —  CA»,,  -+-  B.  (  6 rag,  —  a^S,  ) 

Zx  ~  aZ  ' 

per  le  coordinate  del  vertice  dell'angolo  sopradetto. 

Ora  ,  conoscendosi  le  equazioni  dei  vertici  degli  angoli 
del  poligono  che  descrive  il  corpo  ,  cioè  le  così  dette  equa- 
zioni del  medesimo  poligono,  e  perciò  il  poligono  stesso;  e 
pel  dato  della  proposizione,  conoscendosi  la  velocità  colla  qua- 
le il  corpo  descrive  il  primo  lato  del  medesimo  poligono,  fa- 
cilissimamente colla  proposizione  antecedente  si  determine- 
ranno tutte  le  altre  quantità  dalle  quali  dipende  la  conoscen- 
za completa  dello  stato  del  corpo  ad  un  istante  qualunque 
del  suo  movimento  . 

Osservazione.  Se  i  piani  delle  faccie  del  poliedro  nelle 
quali  vi  sono  i  lati  del  poligono  descritto  dal  corpo,  fossero 
perpendicolari  al  piano  delle  coordinate  Sf,'jy,  od  a  quello  del- 
le u ,  s,  si  avrebbe  nel  primo  caso  A.r  =  o ,  e  nel  secondo 
Br  =  o;  e  però  la  equazione  (B)  delle  differenze  finite,  tro- 
vata superiormente  ,  diventerebbe 

(  i  -+-  B2*-,.,  )  cJ+1  —  (  BsBx-h,  -+-I  ) aa  =  o ,  od 
(  i  -+-  AxAx-,-,  )  ttxH-,  —  (  i  -t-  A^h-,  )  ax  =  o  , 
le  quali  sono  integrabili  colla  stessa  regola  colla  quale  s'in- 
tegrano tutte  le  equazioni  del  primo  ordine  lineari  (§-4°)- 

Esempio  .  Le  faccie  del  poliedro  nelle  quali  vi  sono  i  la- 
ti del  poligono  descritto  dal  corpo  siano  perpendicolari  tutte 
al  piano  delle  coordinate  u,z  sopra  i  lati  del  poligono  equi- 
latero inscritto  in  un  cerchio  avente  il  centro  nella  origine 
delle  coordinate,  e  per  raggio  r,  e  di  cui  cadaun  lato  sot- 
tenda un  arco,  della  circonferenza  del  medesimo  circolo,  di 


i8ì  Sul  moto  discreto  di  un  corto  ,  ec. 

gradi  a  ;  cioè  sia 

.  ,  A  oos.  xa      ,  ,  sen.  a 

A  sen.  ara  Ascn.xa 

la  equazione  del  piano  della  faccia  del  poliedro  nella  quale 
trovasi  il  lato  x  esimo  del  poligono  che  descrive  il  corpo,  e 
si  avrà 

A  co»,  xa       _  ~,  seti,  a  ., 

Ax  = ,  B,  =  o ,  e  Cr  =  —  r  ;    e  perciò 

Asen.xa  Asen.ra 

i-hA^A^^.,  =  2(1  — cos. a) cos. a  :  Asen.ax-Asen.(ar-4-i  )a,  ed 

1  +Aa^,  =  a(  1  — cos.a)  I  ( Asen.(#-»-  1  Y  . 
Quindi  la  seconda  delle  ultime  equazioni  qui  sopra  esposte, 
diventerà  ,  in  questo  caso  , 

Asen.(x-t-  1  )a 
«,.,-, ; «r  =  O  , 

cos.  u  1  sen.  xa 

la  quale  integrata ,  colla  regola  sopra  accennata ,  dà 

ax  ■=■  T  ;  cos.xaAsen.xo, 
T  esprimendo  la  costante  arbitraria  . 

Ommetto  alcune  altre  osservazioni  rispetto  alla  equazio- 
ne (B) ,  perchè  sarebbero  relative  a  dei  casi  particolarissimi 
della  proposta  proposizione:  come  pure,  tralascio  di  trattare 
la  proposizione  medesima  nella  ipotesi  che  le  faccie  del  po- 
liedro sieno  superficie  qualsivogliano ,  ed  il  moto  in  ciascu- 
na di  esse  qualunque,  ordinario,  o  discreto  esso  medesimo; 
giacché  pochissimo  potrei  sviluppare  la  sua  dichiarazione , 
nello  stato  attuale  della  analisi ,  abbracciando  questa  gene- 
ralità . 

Del  moto  semilibero  . 
. 
Un  corpo  che  si  move  liberamente  urti  in  una  linea  o 
in  una  superficie  data  per  cui  sia  esso  obbligato,  continuan- 
do il  movimento,  a  moversi  ancora  liberamente,  ina  con  un 
altro  moto  della  medesima  o  di  diversa  specie  dell'antece- 
dente ;  di  nuovo ,  dopo  un  certo  tempo ,  urti  altrove  nella 
linea  o  superficie  già  urtata,  o  in  un'altra  differente,  e  ve n- 


Djll  Sic.  Antonio  Bordoni  .  t83 

ga  obbligato  nuovamente  a  moversi  con  un  altro  moto  della 
stessa  natura,  o  di  natura  diversa  dalle  due  precedenti:  e 
così  continui  indefinitamente  il  suo  moto  . 

Il  moto  di  questo  corpo,  il  quale  dipende  evidentemente 
dalle  linee  o  superficie  urtate  di  mano  in  mano ,  senza  per- 
correrle, lo  chiameremo  semilibero  .  Ed  incomincieremo  a  par- 
lare di  esso  colla  proposizione  clie  qui  segue ,  la  quale  fu 
trattata  già  da  altri ,  e  particolarmente  da  Francesco  M.  Za- 
notti  per  via  sintetica,  e  dal  Sig.  Luigi  Forni  per  via  anali- 
tica, ma  sempre  però  nella  ipotesi  che  il  corpo  fosse  perfet- 
tamente elastico,  e  che  il  moto  si  facesse  nel  vóto,  circo- 
stanze le  quali  rendono  sì  facile  la  soluzione  di  essa ,  che 
sembra  allora  di  tutt' altra  natura. 

Proposizione  V. 

„  Trovare  la  velocità  colla  quale  un  corpo  di  elasticità 
,,  imperfetta  percuote  un  lato  qualunque  di  un  poligono  da- 
,,  to  posto  in  un  piano  orizzontale,  l'angolo  d'incidenza,  la 
,,  posizione  del  punto  della  percossa,  ed  il  tempo  corso,  co- 
,,  noscendo  queste  quattro  quantità  pel  primo  Iato  ;  e  sa- 
„  pendo  che  il  corpo  è  stato  riflesso  dal  primo  lato  contro 
„  il  secondo,  dal  secondo  contro  il  terzo,  da  questo  contro 
„  il  quarto ,  e  così  di  mano  in  mano  da  un  lato  contro  il 
„  suo  seguente  ;  e  che  tutto  è  succeduto  in  un  mezzo  resi- 
,,  stente  . 

Soluzione  .  Sia  .  .  .  ABC  ...  il  poligono  dato  (  Fig.  a  ); 
AB  =  lx  ,  BG  =  lift  ,  .  .  .  i  suoi  lati  x ,  x  •+■  I ,  .  .  *  esimi  ;  B 
V  x  esimo  angolo;  E  il  punto  della  percossa  x  esima,  e  D  del- 
la (x-+- 1  )  esima;  tz  il  tempo  corso  nell' arrivare  in  E,  e  AtT 
quello  decorso  nel  percorrere  ED;  sx  Io  spazio  trascorso  dal 
principio  del  moto,  ossia  dalla  prima  percossa,  sino  in  E, 
e  però  Asx  =  ED  ;  vx  la  velocità  alla  fine  del  lato  x  esimo  EF 
del  poligono  che  descrive  il  corpo ,  ossia  la  cercata ,  e  vx+i 
quella  alla  fine  dell' ( x -+- 1  )  esimo  Iato  dello  stesso  poligono; 


i84  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

AE  =  /?r  ,  BD  =  /?,+.,  .  •  .;  il  poligono  EAF  .  .  .  sino  a  tutto 
il  primo  lato  del  medesimo  poligono  dato  uguale  a  cr  ;  ax  , 
ai+i  ,  .  .  .  finalmente,  siano  le  tangenti  degli  angoli  B,G,... 
del  poligono  dato,  ed  ax  ,  arH_t  .  .  .  quelle  degli  angoli  d'in- 
cidenza dimandati  . 

Benché  in  questa  proposizione  siano  molte  le  quantità 
incognite,  nulla  di  meno,  la  sola  tangente  dell'angolo  d'  in- 
cidenza è  quella  tra  esse,  che  abbia  colle  quantità  cognite, 
un  immediato  rapporto,  \\  quale  sia  indipendente  dalle  altre 
quantità  incognite;  e  per  questo,  comincieremo  la  soluzione 
colla  ricerca  della  espressione  generale  dell'angolo  d'inciden- 
za dimandato,  cioè  della  sua  tangente. 

Essendo  la  somma  degli  angoli  BED„  EDB,  DBE  eguale 
a  due  retti,  sarà  la  tangente  di  uno  di  essi,  per  esempio  di 
EDB  eguale  a  meno  quella  delia  somma  degli  altri  due;  cioè 
tang.EDB=(tang.BED-Htang.DBE):(tang.BEDtang.DBE-i); 
e  sostituendo  ax  ,  rox  ,  ed  oJ+I  invece  di  tang.DBE,  tang.BED, 
tang.  EDB,  ed  ordinando  la  equazione  risultante  rispetto  al- 
la Ox  ,  si  avrà 

(C)  .  .  .  .  raxQxQx+x  — nx^.l  —  rax  —  ax  =  o  : 
equazione  la  quale  integrata,   darà  la  espressione  della  tan- 
gente di  un  angolo  qualunque  d'incidenza,  esprimendo  essa, 
come  si  vede,  la  relazione  fra  le   tangenti  di   due   di   questi 
angoli  tra  di  loro  contigui  . 

Per  avere  l'integrale  della  equazione  (C),  supponghiamo 


0,    =  


5 


esprimendo  la  ax  una  nuova  funzione  incognita,  ed  avremo 
axo.,+l  —  kxax  —  Br  =  o  , 


supposto  r a^^B.,  ,  ed =  Ai  ,  la  quale  equa- 

ax  n, 

zione  dà 


ax  —  Ax_,  -t — —  ,  ovvero 


a, 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  iQ<Ì 


a0  rappresentando  una  costante  arbitraria  .  Qui  ndi  sostituen- 
do questo  valore  della  ax  nella  espressione     a"       si  avrà 


(3x~ 


A0H-f2 

integrale  completo  della  equazione  (C);  ossia  espressione  ge- 
nerale della  tangente  dell'angolo  d'incidenza  . 

Onde  determinare  la  costante  arbitraria  a0,  nella  ipotesi 
a-mmessa,  che  si  conosca  cioè  il  valore  di  o0  -,  facciasi  x  =  o 

in  quest'ultima  equazione,  e  si  avrà  o0  =  — — — ;   e  perciò 

«o  =  r  H . 

a. 

Corollario  i.  Se  tutti  gli  angoli  del  poligono  dato  fos- 
sero eguali  fra  di  loro,  sarebbero  eguali  ancora  le  loro  tan- 
genti, per  cui  tanto  ax ,  quanto   Ax  e  Bx  sarebbero  costanti; 

e  pero  ax  == 


—  r-f-A-t-- — B 

A-f-  — 

A- 


A- 


continuando  la  frazione  continua  sino  alla  x  esima  divisione. 

Quantunque  si  possa  avere  l'integrale  della  equazione  (C) 
nella  ipotesi  attuale,  collo  stesso  metodo  col  quale  si  ha  in 
generale ,  come  vediamo  ,  nulladimeno  espongo  il  seguente  , 
per  averlo  senza  il  soccorso  delle  frazioni  continue ,  e  con 
una  espressione  composta  di  pochi  termini  finiti  , 

Tom.  XVII.  a4 


1 86  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

Supposto  c?x=/x-H^5  rappresentando  yx  una  funzione, 
e  (i  una  costante  ambedue  incognite,  si  avrà 

rayxyx+l-*-{ra(}-i)yx+i-*-{raP-r)yx-*-ra8--(r->-i){ì—a=o,  ossia 
rayxyx^.l  -+■  (  rd§  —  i  )j*-»-i  -+-  (  rafì  —  r  )yx  =  o  ; 
purché   si  determini  il  valore  di  (i  colla  equazione  di  secon- 
do grado  seguente 

ar  r 

Ma  la  equazione  in  yx  ha  la  forma  di  quella  ,  che  ci  diede 
la  velocità  nella  prima  proposizione  ,  e  che  integrammo  col- 
la supposizione  di /x  =  —  ;  adunque  anch'essa  sarà  integra- 
bile  colla  medesima  supposizione.  E  di  fatto,  supponendo 
jx  =  — ,  essa  si  cambia  in  un' altra  equazione  lineare,  la  qua- 
le  integrata    colle   regole   note  (  §.  4°  )  •>   dà  immediatamente 

„  /  arfS—i  \x  ar  r\    •      1  • 

zx  =  C[ 1    H Quindi 

\r  —  arti  f  r  —  2.aro-t-i 

n  {   _  /  arg—i  \x  ar  ì 

(,)x  =  $  +i:   c    — - )  h —  > , 

(        \r  —  arC/  r  —  2.ar6-i-i    ) 

C  esprimendo  la  costante  arbitraria  introdotta  dalla  integra- 
zione della  equazione  in  zx  ,  la  quale  facilmente  si  determi- 
na, nella  ipotesi,  che  si  conosca  o0  ,  come  sopra. 

Corollario  a.  Considerando  successivamente  gli  angoli  di 
alcuni  poligoni,  e  collo  stesso  ordine  come  si  succedono  nel- 
la figura,  accade,  che  dopo  un  determinato  numero,  ne  se- 
guono altrettanti,  eguali  ciascuno  agli  antecedenti,  cioè  il 
primo  di  questi  eguaglia  il  primo  di  quelli,  il  secondo  egua- 
glia il  secondo,  il  terzo  il  terzo,  ec;  a  questi  ne  seguono 
di  nuovo  altrettanti  che  hanno  tanto  coi  primi ,  quanto  coi 
loro  antecedenti  la  stessa  proprietà,  e  così  di  mano  in  ma- 
no: dimodoché  la  serie  degli  angoli,  in  questi  poligoni ,  non 
è  che  una  ordinata   ripetizione  dei   primi  . 

In  tutti  i  poligoni  nei  quali  ha  luogo  questa  proprietà, 
tra  i  quali  evidentemente  avvi  il  ramo  estesissimo  dei  chiusi 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  187 

o  rientranti ,  si  può  avere  la  espressione  generale  della  tan- 
gente dell'angolo  d'incidenza  col  metodo  che  segue,  il  qua- 
le è  assai  più  breve  del  generale  ,  esposto  superiormente  . 

Sia  il  periodo  degli   angoli   del   poligono   dato  composto 
di  n  di  loro  ,  cioè  sia 

a0=an=aa„=ec.,aI=a„^.,=aan-t-i=ec.,....fln_I=«2??_1=«,n.j=ec.,  e  sarà 
A0=A„=A2n=ec,  A,=A„^.I=Aa«-(-i=ec.,  ....An_]=A2„_i=A3n.,=ec..J  e 
B0=B„=B2„=ec,  BI=BnH.,=B3„^.I=ec.,....B„_I=B2n-I=B3„_1=ec.; 
e  perciò,  supponendo  x  =  i?i  nella  espressione  di  ax  trovata 
sopra,   i  esprimendo    un    numero    intero   qualunque,   avrassi 

.  B„_, 

ain  =  ii„— 1  H — ; b„_ 


A„_, 


A,+  ,     °      B„_, 

A»—  "+-A —  B,_, 

A„_,-+-  -=A 


E  considerando  a  funzione  del    numero   dei   periodi   indicato 
colla  i,  i  quali   precedono  l'angolo  che  ha  per  tangente  «,„, 


.  B„_, 

si  avrà  a, ■  =  A„_j  -1 B 

A„_,-+-   -2=s 


Quindi  facendo  sparire    la   frazione   continua,   otterrassi ,  tra 
a,  ,  ed  «,_,  una  equazione  della  forma 

Moc,a,_,  -+-  Na,  -+-  Pa,_,  -+■  Q  =  o , 
la    quale    è    integrabile    colla     supposizione  ,    già    usata  ,    di 

ai  =  /?  h ,  essendo  qui  pure  tutti  i  coefficienti  M,  N,  P,  Q 

quantità  costanti  . 

L'integrale  della  ultima  equazione  ci  darà  i  valori  di  a,  . 
ossia  di  ain  ;  e  perciò  della  tangente  <ox  corrispondenti  ai  va- 
lori o,  ri,  ara,  3re ,  „ .  . .  della  x,  cioè  con  essa  conosceransi 
le  espressioni  delle  tangenti  degli  angoli  d'incidenza  corri- 
spondenti ai  primi  dei  successivi  periodi  degli  angoli  del  po- 
ligono dato  , 


j 88  Sul  moto  discreto  di   un  corto,  ec. 

Ora  per  avere  le  espressioni  di  tutte  le  tangenti  degli 
altri  angoli  d' incidenza,  cioè  di  quelli  che  corrispondono  agli 
altri  angoli  dei  periodi  anzidetti,  supponghiamo  nella  espres- 
sione generale  della  a,  ,  trovata  nel  principio  dì  questa  solu- 
zione, l'indice  x  eguale  ad  iii-+-m,  m  esprimendo  un  nu- 
mero intero  qualunque  fra  quelli  minori  di  ri  ;  ed  avremo  ctìn-t-m. 
eguale  alla  quantità 


AB/I T 
"<—  "+-  7 Bm-3 

la  quale  è  affatto  conosciuta.  Adunque,  intendendo  colla  l 
il  numero  dei  periodi  suddetti,  e  colla  coin-*-m  la  tangente 
dell'angolo  d'incidenza  corrispondente  all' m  esimo  del  perio- 
do ( i -+-  i  )  esimo  ,. avremo  cnn-+-m  = — b,-. 

— r-*-A,„_ ,  -+-  — - B.7,  —■>, 

Avi—  2  -I : 

cu 

purché  la  funzione  a,  sìa  desunta  dalia  equazione  trovata 
qui  sopra  . 

Corollario  3.  Se  tra  le  successive  tangenti  ax  ,  «n-,  re- 
gnasse la  equazione  rax  =  aI+I,  ovvero  fosse  (§.  39)  ax=.crx  ; 
cioè  le  tangenti  dei  successivi  angoli  del  poligono  dato  for- 
massero una  progressione  geometrica  avente  per  primo  ter- 
mine c=fl05  e  per  ragione  la  r,  sarebbe  Aj=o,  e  Bx=r2(c-+-carax); 

m  p 

e  perciò  ax  =  r~- 

5 


i-  -  B,_,B,_ B.B. 

a0 


vaie  a  dire ,  nei  caso  di  x  pari  at  =  ■  r~"  z~3 3  ' 

B,_2B.T_, BaB0 

nel  caso  di  x  dispari  ax  = - —  .  _  • 

Bi_aB^_4 B3B,     «„ 

e  perciò  i  valori  corrispondenti  della  tangente  ox  cercata  sa- 
ranno i  seguenti ,  cioè 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni  .  ioq 

,    (  (n-car:"-s)(i-1-tir^-«) (i+fV6)(i+cVa)        ) 

pel  caso  di  x  pan  ax—crx[< — rH — o.j>  -, 

,.        ,.  .  !>.<  (n-eV'^Xi+cV1'-6) (n-cM)(n-c>)        1  ? 

epe!  caso  di  x  dispari  ox=cr  .<— rn — — — — — — —  ( 

Osservazione  .  Se  tutti  gli  angoli  del  poligono  dato  fos- 
sero retti,  sarebbe  V  ax  infinita,  ossia  —  =0;  e  però  la  e- 
quazione  (C) ,  ovvero 

rfJjO^+i  —  (  o x  -4-  rox  ) 1  =  e 

«.r 

si  ridurrebbe  alla  seguente  rcdxOx-^t  —  1=0,  la  quale  dà 
rox^.sox^., —  1=0;  cioè  ox  =  ox^.^;  vale  a  dire  tutti  i  valori 
della  tangente  ox  corrispondenti  alla  x  pari  eguali  fra  loro, 
come  pure  tra  loro  eguali  quelli  che  corrispondono  ad  x  di- 
spari; ciò  che  è  singolare,  avuto  riguardo  alla  elasticità  im- 
perfetta del   mobile  . 

Trovata  la  espressione  generale  della  tangente  dell'an- 
golo d'incidenza,  passiamo  a  cercare  quelle  delle  altre  quan- 
tità incognite  contenute  nella  proposizione  . 

Qualunque  sia  il  poligono  dato,  e  qualunque  sia  il  rap- 
porto della  elasticità  del  corpo  alla  percossa  ,  si  ha  sempre 

BE  :  BD  :  :  seni  BDE  :  sen.  BED ,  ossia 
h~Pxl@x+\Y.<p&>x-¥*  !^ra.T,  supposto  ax\  /(M-o^j^y,,;  e  perciò 

Px-t-i  -+- Px  —  -7 h  —  o  : 

equazione  la  quale  integrata  colla  solita  regola  generale  dà 
il  valore  di  @x  . 

La  costante  arbitraria  che  conterrà  questo  valore  di  /?*, 
si  determinerà,  soddisfacendo  la  condizione,  che  è  data  la 
posizione  del  punto  ,  ove  è  accaduta  la  prima  percossa  . 

Essendo  Acx  =  /I-^I+(?I  +  IJ  sarà  cx  =  A  -+-  (3x  -+-  24  , 
A  esprimendo  la  costante  arbitraria,  la  quale  determinerassi, 
conoscendosi ,  per  ipotesi ,  la  posizione  ove  è  stato  percosso 
il  primo  lato;  cioè  come  si  è  determinata  quella  contenuta 
nella  0X  .  Adunque  conosciamo  cx ,  e  però  la  posizione  della 
percossa  x  esima . 


jqo  Sul  moto  discreto  di  un  coiipo  ,  ec. 

11  triangolo  BDE  dà  DE=/(BDM-BEa— -BD.BE  cos.B), 
ossia  ^=|/j(/^ft)»+^,- aft+i(/.— ^.):/(i ■*■**.) i'5 
e  perciò  lo  spazio  percorso  dal  corpo  ,  cioè 

Si^Si/P^PxY-^P*^— Zollar- Ps)  I  [/(  l-Hlax)\-hB  . 

Colla  teorica  del  moto  ordinario  dei  corpi  che  si  mova- 
no nei  mezzi  resistenti  sopra  di  un  piano  orizzontale,  si  tro- 
vano le  equazioni 

u  =  aé—6k*' ,  gk*s  =  log.  (  i  ■+fgkad  ) , 
nelle  quali,  a  esprime  la  velocità  iniziale,  ed  s  ed  u  lo  spa- 
zio e   la  velocità  alla  fine  del   tempo  6;  e   perciò,  se  in  esse 
supporremo  s  =  AsXÌ  d  —  Atx,  u  =  vx+,  ,  ed 

a  =  z^L/(cos.aAEF-t-rasen.aAEF),  ossia  —  vxi/  I  "^  °   j  ■> 
avremo  le  equazioni  tvt-i — e~ el'&s*t/  l— — 7~)Vx=z;(  '.  » 

colle  quali  si  determinerà  la  velocità,  ed  il  tempo,  che  so- 
no le  sole  quantità  ancora  incognite  . 

Integrando  la  prima  di  queste  due  ultime  equazioni ,  e 
determinando  la  costante  arbitraria  introdotta  dalla  stessa  in- 
tegrazione,   soddisfacendo  la  condizione  s0  =  e  ,  si  ha 

-— /(^)fe) (^f)(^)' 

E  la  seconda  delle  medesime  dà 

la  costante  arbitraria  D  si  determinerà  secondo  le  circostanze  , 

Proposizione    VI. 

„  Un  grave  di  elasticità  imperfetta  scagliato  secondo  la 
„  retta  OE ,  che  non  è  verticale ,  descriverà  un  arco  para- 
„  bolico  OSF  (  Fig.  3  ),  e  giunto  nel  punto  F,  percuotendo 
„  il  piano  immobile  Oz ,  ed  essendo  riflesso,   descriverà  un 


,, 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  iqi 

„  secondo  arco  parabolico  FTG ,  arrivato  alla  fine  del  quale 
,  di  nuovo  percuotendo,  ed  essendo  riflesso  dallo  stesso  pia- 
no, ne  descriverà  un  terzo;  e  così  continuando  il  suo  mo- 
vimento, per  la  velocità  di  riflessione,  alla  fine  dell'arco 
parabolico  #  esimo,  che  tempo  sarà  corso,  con  che  velo- 
cità ed  angolo  d'incidenza  percuoterà  il  piano  immobile, 
ed  in  qual  punto,  essendo  n  l'angolo  che  fa  lo  stesso  pia- 
no colla  verticale,  v0  la  velocità  di  projezione,  ed  a0  l'an- 
„  golo  che  fa  la  direzione  di  questa  velocità  col  piano  me- 
desimo . 

Soluzione  .  I/?zH  sia  V(x  -+-  i  )  esimo  arco  parabolico  de- 
scritto dal  corpo;  tx  il  tempo  cercato,  cioè  il  decorso  nelP 
arrivare  in  H;  sx  la  distanza  OH;/?*  1' angolo  d'incidenza  cer- 
cato,  AHO,  ed  c^  quello  di  riflessione  corrispondente;  ux  la 
velocità  d'incidenza,  e  vx  la  corrispondente  di  riflessione; 
£e-w  -,  Ji+u  ec.  siano  per  la  percossa  (x-jr  i  )  esima,  ciò  che 
sono  tx  ,  sx  ,  ec.  per  la  x  esima  . 

Potendo  incominciare  la  soluzione  di  questa  proposizione 
colla  ricerca  di  una  qualunque  delle  quattro  quantità  tt  ,  ux  , 
0X  ,  sx  dimandate,  comincieremo  con  quella  dell'angolo  /?r  , 
per  risparmiare,  di  preparare  alcune  formole ,  approfittando 
di  altre  ,  che  si  conoscono  nella  teorica  ordinaria  de'  proiettili  . 
Facilmente  colla  teorica  de'  projettili  si  trova 

tang.  /?*.+.,  =  , 

i  +  a  cotang.  n  tang.  a* 

e  con  quella  della  percossa  obbliqua  dei  corpi  ,  che  non  so- 
no dotati  di  una  elasticità  perfetta,  che  tang.aJCH_,=rtang./?lM.,; 
e  però  sarà 

r  tang.  ar 
tang.  «;_,_,  =  ■ 2 — ; 

I -H  2  cotang.  »  tang.  a* 

e  facendo  sparire  la  frazione,  e  supponendo  cotang.  n  =z  a, 
tang.  ax  =  or  ,  ed  ordinando,  si  avrà,  tra  le  tangenti  degli 
angoli  di  riflessione,  contigui,  ar  ,  aI+I,  la  equazione 

artico*-,-,  -H  ox-»-i  —  rax  =  o  , 
la  quale    integrata ,   ci   darà  il  valore    della   tangente  os  del- 


K)±  Sul  moto  discreto  or  un  corpo,  ec. 

l'angolo  di  riflessione  x  esimo,  ossia  corrispondente  a  quello 
d'incidenza  dimandato. 

Per  integrare  questa  equazione ,    la  quale  di   poco  diffe- 
risce da  quella  della  prima  proposizione,  che   ha  servito   per 

avere  la  velocità,  supponghiamo ,  qui  pure,  ax  =  — ,   ed    a- 

y* 

vremo  la  equazione 


I  2.O. 


che  integrata,  colla  solita  regola  generale  a  tutti  nota  (5-4°)? 

dà  yx  = ,    e  rappresentando  la    costante   arbitraria;  e 

perciò  ox,  ossia 

(r-i)r' 


tang.  aÀ 


Egli  è  facile  la  determinazione  dell'arbitraria  e,  poiché 
pel  dato  della  proposizione  conosciamo  l'angolo  EChr,  e  per- 
ciò ancora  la  sua  tangente  «0  ;  e  colla  equazione  anzi  trova- 


ta,  tatto  in  essa  ,t  =  o,   liassi  «0  =  ;  quindi  e— 


Ponendo  questo  valore  dell'arbitraria  e  nella  espressione 
trovata  di  ox  ,  si  ottiene  ax  ,  ovvero  tang.ax  = 


ma  la  tangente  dell'angolo  d'incidenza  fix  è  eguale  a  quella 
dell'angolo  di  riflessione  ax  ,  divisa  pel  rapporto  r  della  ela- 
sticità alla  percossa,  cioè  tang.  @x  =  —  tang.  ax  ;  adunque 


tang.  0,== 


r 

o0(r—  i  );■"- 


t  —  i  -t-3,ao0  (rr  —  i  ) 

espressione    che  fa   conoscere   l'angolo    cercato  @x,  mediante 
la  sua  tangente  . 

Abbiamo  trovato  il  valore  della  tangente  di  $x  ,  qualun- 
que sia  la  inclinazione  del  piano  immobile  all'orizzonte,  e 
qualunque  sia  il  rapporto  della  elasticità  del  corpo  alla  per- 
cossa:  cosi   si   potrebbero   trovare   anche  i  valori  delle    altre 

tre 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni.  io,  3 

tre  quantità  sx  ,  tx  ,  ux  conservando  nei  due  suddetti  elementi 
la  medesima  generalità;  ma  siccome  alla  fine  di  questa  Me- 
moria si  tratterà  una  proposizione  di  moto  semilibero,  di  cui 
la  presente ,  come  vedrassi ,  non  è  che  un  caso  particolare  ; 
per  ciò  ci  limiteremo  per  ora  a  trattare  estesamente  i  due 
casi  seguenti,  cioè;  primo,  che  il  piano  immobile  sia  oriz- 
zontale, ed  il  rapporto  della  elasticità  del  corpo  alla  percos- 
sa qualunque  ;  secondo,  che  il  piano  sia  comunque  inclinato 
all'orizzonte,  ma  il  corpo  dotato  di  elasticità  perfetta. 

Primo    C a  so  . 

L'ipotesi  che  sia  il  piano  0-;  (  Fig.  3  )  orizzontale,  dà 
cotang.ra,  ossia  eguale  a  zero;  e  però  le  espressioni  generali 
delle  tangenti  degli  angoli  ax  ,  l3x  trovate,  diventeranno,  in 
questo  caso,  Oor*  ,  o0rx~ '  ;  cioè  tanto  le  tangenti  degli  angoli 
d'incidenza ,  quanto  quelle  degli  angoli  delle  riflessioni,  for- 
mano una  progressione  geometrica,  la  quale  ha  per  ragione 
il  rapporto  della  elasticità  del  corpo  alla  percossa  . 

Essendo  per  la  medesima  ipotesi  vx  =  ux-r-i,  e  per  quel- 
lo che  accade  nella  percossa  obbliqua  dei  corpi  di  elasticità 
imperfetta  vx  =  ux  j/(  cos.*j3x  -+-  r-  sen.*^  ) ,  sarà 

ux^.l  —  ux  |/(  cos.2£c  -+-  >-3  sen.3^  )  =  o  ; 
ossia  sostituendo  in  luogo  di  cos./?x  ,  e  di  sen.^x  i   loro  va- 
lori, desunti  da  quello  della  tangente  del  medesimo  angolo, 
si  avrà 

ux^.l-uxt/l   *~*~°  °r^ì=o, ovvero Alog.»g=Alog4/([H-oVar~a); 

e  però  integrando 

ux  =  B  j/(  i  -f-  o  V31-2  )  j 
B  esprimendo  1" arbitraria  introdotta  dalla  integrazione:   così 
sarà 

vx  =  Bl/(  i-h©V"  )• 
Onde  trovare  l'arbitraria  B,  facciasi  x  =  o  nella  equa- 
zione vx  =  B|/(  i  -+-  oV3r  )  e  si  otterrà  va  =  B|/(n-o5o); 
Tom.  XVII.  a5 


ìqA  Sul  moto  discreto  di   un  coltro,  ec. 

cioè   B  =  v0  cos.  a0  .   Quindi    la   velocità   d'incidenza   cercata 
sarà 

v0  cos.  a0 1 /(  i  -+■  o^r3*- »  )  ;  e  v0  cos.  a0  j/(  i  -t-  aV2r  ) 
quella  di   riflessione  corrispondente. 

È   dimostrato   nella  teorica   del   moto   de'projettili ,    che 

l'ampiezza  HI  eguaglia  — vxsen.ax,   e  che  il   tempo   corso 

6 

nel  descrivere  l'arco  IwH  è  eguale  a  —  vx  sen.a*;  sarà  adunque 

g 

Ast  =  — vz  sen.ar  ,  e  Atx  =—  vx  sen.  ax  ; 

g  g 

cioè  ponendo  in  luogo  di  vx,  sen.ax  i  loro  valori  Bj/( i -f-«V" ) ' 
o0rx  :  j/(  i  ■+-  «  V21  ) ,  si  avrà 

A<r,  =  ^— ^.  rv  ,  e  Af,  =tJl  rr  ;  e  perciò  (  $.  2,7  ) 

_  aBao0         rr— 1  _  2Ba„        r*  —  i 


r —  1 


SI 


essendo ,  per  ipotesi ,  s0  e  t0  ambedue  eguali  a  zero  . 

Corollario  i.  Per  essere  [/(  1  H-oV2*  )  =  1  :  cos.  a, 
avrà  vx  =  B  :  cos.  a*  ,  ossia  »*  còs.  ar  =  B  ;  e  però  w.r  cos.  a» 
=  v0  cos.a0\,  cioè  la  velocità  orizzontale  del  corpo  nel  prin- 
cipio della  parabola  (x-H  1  )  esima  eguaglia  quella  che  aveva 
nel  principio  del  moto  .  Ma  nel  descrivere  le  parabole  non 
si  altera  la  velocità  orizzontale;  adunque  gli  spazj  sx  ,  A$r 
percorsi  orizzontalmente,  sono  percorsi  con  moto  uniforme  e 
colla  velocità  B  . 

Corollario  a.  Essendo  Atx  =  — —  rx  ,  e  Asx  =  - — -  r1  ; 

g  s 

e  queste  espressioni  esprimendo  i  termini  (  x  -H  I  )  esimi  di 
due  progressioni  geometriche,  ne  risulta,  che  tanto  i  tempi 
corsi  nel  percorrere  le  successive  parabole,  quanto  le  ampiez- 
ze delle  medesime,  costituiscono  una  progressione  geometrica. 
Corollario  3.  Se  d  indicasse  la  distanza  di  un  punto  H 
dal  punto  O  da  cui  si  getta  il  corpo,  e  che  si  volesse  col- 
pirlo col  corpo  stesso  nella  (1+1)  esima  sua  caduta,  baste- 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  190 

rebbe  soddisfare,  colla  opportuna  determinazione  dell'angolo 
a0 ,  della  velocità  v0 ,  la  equazione 

.  =  «,  o  la  equivalente  ya0sen.  aa0= ag; 

g  T—  I  T'—l 

ciò  che  potrebbesi  fare,  evidentemente,  in  infiniti  modi.  Se 
poi  fosse  dato  l'angolo  che  dovesse  fare  la  direzione  della 
velocità  col  piano  orizzontale  nel  colpire  l'oggetto  fisso,  sup- 
posto la  sua  tangente  eguale  alla  b,  avrebbesi  anche  la  equa- 
zione &  =  a0rc,  la  quale,  combinata  coli' antecedente,  darebbe 
i  valori  della  tangente  o0  e  della  velocità  per  soddisfare  le 
due  condizioni  .  In  generale  colle  quattro  equazioni 
ax  =  a0r*  ,  Vx  =  B\/'(  1  +»aor"  ) , 

2Bo0        r* — 1                      aB'Oo         r*  —  i 
tx  =  .  ,    Sx  =  .   

g  r—i  g  r— 1 

potremo  sempre  trovare  quattro  delle  quantità  in  esse  con- 
tenute, quando  conosceremo  le  altre,  o  i  loro  rapporti  col- 
le prime  . 

Corollario  4-  Essendo  st  = —  •  ■>    ossia    a  — -  . 

S  r—i  S 

sen.2,a0,  il  medesimo  corpo  scagliato  colla  stessa  velo- 

T—  I 

cita,  cioè  a  pari  circostanze,  la  distanza  della  x  esima  caduta 
dal  punto  da  cui  gettasi,  sarà  massima,  quando  sarà  sen.  2«0=i, 
ossia  l'angolo  di  projezione  primitiva  a0  eguale  alla  metà  di 
un  retto  :  ciò  che  è  singolare  . 

Corollario  5.  Supposto  Op=zx  ,  pm—yx  ,  e  dx  il  tem- 
po impiegato  nel  descrivere  l'arco  tìm,  si  ha  zx  =  Bdx  ->r-sx  , 
ed  y,  =  dxitx  sen. Oc  —  \g03,x  ;  cioè  eliminando  0X  ,  e  ponen- 
do invece  di  vx  ,  sen.  ax  i  loro  valori  espressi  per  x ,  si  avrà 

yx  =  0or*(  zx  -  sx  ) B—  (  zx  -  sx  Y 

Ha 

per  equazione  della  parabola  descritta  nel  rimbalzo  x  esimo, 
supposto  l'origine  delle  coordinate  nello  stesso  punto  O  da 
cui  si   getta  il  corpo  . 

Perchè  la  equazione  anzi  trovata  competa  alla  sola  por- 
zione della  (a?-fr-l  )  esima  parabola  effettivamente  descritta  dal 


196  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

corpo,  cioè  alla  sola  porzione  Hwl  superiore  alla  orizzontale 
0.3,  converrà  circoscrivere  l'ascissa  zx  tra  sx  ed  sx-t-,  . 

Corollario  6.  I  valori  delle  coordinate  zx,yx  trovati  nel 

Corollario  precedente,  danno  l  — J==B,  e  I  —  \=uxsen.ax — gdj,; 

cioè  le  velocità  del  corpo  alla  fine  del  tempo  tx-*-6x  secon- 
do gli  assi  delle  coordinate;  e  perciò,  alla  fine  del  medesi- 
mo tempo ,  la  sua  velocità  assoluta  sarà 

t/JB--H(^sen.«x-g^,)2(,  ed   «""■«—*'- 

sarà  la  tangente  dell'angolo  che  essa  fa  col  prolungamento 
dell'asse  delle  ascisse. 

Secondo    Caso. 

Essendo  il  corpo  perfettamente  elastico,  sarà  la  sua  ela- 
sticità eguale  alla  percossa,  cioè  r—  1  ;  e  perciò  il  valore  del- 
la tangente  dell'angolo  d'incidenza  /?x,  si  otterrà,  in  questo 
caso ,  facendo  7-  eguale  alla  unità  nella  espressione 

»o(' t)rx~  '■ 

IJ —  1  -*-  2ao0(  t'  —  1  ) 

trovata  sopra  .  Ma  appunto  in  questo  caso,  questa  espressio- 
ne diventa  g;  adunque  il  valore  cercato  della  tangente  @x, 
si  avrà,  facendo  r=i   nella  frazione 

<JyT'—1  -+-  o0  (  r  —  1  )  xr'~ » 
1  -4-aaooXr1-' 

la  quale  ha  visibilmente  per  termini  le  derivate  dei  termini  co- 
gnomini della  antecedente;  vale  a  dire  sarà  tang./?a  =  — — —  : 

i-t-aao,,:* 
COSÌ 

tang.  ax  = — — -  , 

1  -f-2ao0Jc 

come  è  naturale,  per  essere  l'angolo  di  riflessione  eguale  a 

quello  d'incidenza,  nel  caso  del  mobile  perfettamente  elastico» 

Facilmente  dimostrasi,  coi  principi  della  balistica,  che, 


Del  Sic  Aktonio  Bordoni.  197 

la  velocità  del  corpo  alla  fine  dell'arco  parabolico  Hml  è  egua- 
le a  quella  colla  quale  ha  incominciato  a  descriverlo,  molti- 
plicata per  la  espressione  seguente 

j/(4fl2  sen.-  ax  ~t-4#sen.ccxcos.  ax-f-  1  )  ;  adunque 

vI^_I=uJ;l/(4«asen.aax-H4asen-a*c0S-a-c"t"  *  )■> 
ossia  sostituendo  invece  di  sen. a*,  e  di  cos.ax  i  loro  valori 
desunti  da  quello  della  tangente  del  medesimo   angolo,  tro- 
vata qui  sopra,  avrassi  tra  le  velocità  vx,  vx+s  la  equazione 
delle  differenze  finite 

oao-»-)  i  +  ain.li+i)         , 

'A+.  —  -i— ; —-1-  W*X  =  O  , 

a  0-t-(  1  -t-aao„r)- 

la  quale  integrata  dà  (  §•  39  ) 

Aa  rappresentando  la  costante  arbitraria  portata  dalla  inte- 
grazione .  Ma  si  conosce  la  velocità  v0,  e  perciò  ancora  Aa, 

essendo  essa  eguale  a  — —  \  quindi 


v*=vy{ — —a — )• 


Vale  a  dire  è  completamente  determinata  la  velocità,  sì  d'in- 
cidenza,  che  di  riflessione,  per  la  caduta  x  esima  . 

Trovasi  pure  coi  principj  stessi  della  balistica,  che  il  tem- 
po corso  nel  descrivere  l'(x-4-i)  esima  parabola  è  eguale  a 

■  vx  sen.ax  ,  e  che  l'ampiezza  della  stessa  eguaglia  —a3* 


gten.n  g 

sen.(ccx-t-rc)sen.ax  ;  sen.a«-,  e  perciò  ,  sostituendo  in  queste 
espressioni  in  luogo  di  vx  ,  e  di  sen.ax  ,  cos.ax  i  loro  valori 
conosciuti ,  si  avrà 

A  2AoQ  .  nA^o,  /  .  .  \ 

Afx  = ,  e  £sx  = (  1  -+-  naa0   1+1       ; 

gsen.n  gsen.n  \  } 

equazioni  le  quali  integrate,  e  trovate  le  arbitrarie  colle  con- 
dizioni di  j0  =  o,  e  di  £0  =  o, 

anno  tx  = x,  ed  sx  = (  1  -+-  zaooX  )  x  . 

gserr.n  gita. a 

Corollario  .  Essendo  A^  =  aAo0  :gsen./»,  e  questa  quan- 


198  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

tità  indipendente  dalla  x,  ne  risulta,  che  tutti  gli  archi  pa- 
rabolici sono  descritti  in  tempi  tra  loro  eguali . 

Del  moto  libero  . 

Se  ad  un  corpo,  nel  mentre  che  descrive  con  moto  li- 
bero una  linea,  verrà  comunicata  una  qualunque  velocità  fi- 
nita secondo  qualsivoglia  direzione,  esso  continuando  il  mo- 
vimento, devierà  dalla  linea  medesima,  ed  incomincierà  a  de- 
scriverne un'altra;  e  se,  dopo  che  avrà  descritto  una  por- 
zione di  quest'altra,  verrà,  di  nuovo,  ad  esso  comunicata 
una  seconda  velocità  finita,  devierà  pure  da  questa  seconda, 
cominciando  a  descriverne  una  terza;  e  cosi  continuando, 
descriverà  un  poligono  rettilineo,  o  curvilineo,  ovvero  misti- 
lineo  .  Questa  è  la  specie  di  moto  discreto  che  denominere- 
mo lìbero,  analogamente  a  quello  che  così  nominasi  nella  teo- 
rica del  moto  continuo  ordinario  . 

Se  si  trattasse  una  proposizione  di  moto  discreto  libero, 
abbracciando  tutta  quella  generalità  concepita  nella  esposta 
sua  definizione,  cioè  nella  ipotesi  che  la  forza  acceleratrice 
stimolante  continuamente  il  corpo  fosse  qualunque,  pochissi- 
mo si  potrebbe  sviluppare  la  teorica  di  questa  specie  di  mo- 
to, e  per  ciò  nessun  vantaggio  trarrebbesi  da  essa;  per  que- 
sto motivo,  e  per  l'altro,  cioè  che  trattata  una  proposizione 
di  questa  specie  di  moto,  nella  quale  nessuna  delle  quantità, 
che  dir  si  possono  gli  elementi  del  moto,  sia  eccettuato  o 
supposto  zero,  facilmente  si  può  trattarne  un'altra  qualun- 
que, ci  limiteremo  al  caso  che  la  forza  acceleratrice  stimo- 
lante continuamente  il  corpo  sia  la  sola  gravità,  per  cui  i 
lati  del  poligono  descritto  dal  corpo  risultano,  in  generale, 
tanti  archi  parabolici  ;  vale  a  dire  scioglieremo  la  seguente 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni  •  199 

Proposizione     VII. 

„  Conoscendo  la  legge  delle  grandezze  e  delle  direzioni 
,,  delle  velocità  finite,  che  successivamente  si  comunicano 
„  al  corpo,  e  quella  dei  tempi,  che  passano  tra  gl'istanti  ne' 
„  quali  sono  comunicate,  di  più  conoscendo  la  posizione  del 
„  punto  da  cui  si  è  scagliato  il  corpo,  la  grandezza  e  dire- 
„  zione  della  velocità  di  projezione  per  la  quale  ha  descrit- 
„  to  il  primo  arco  parabolico ,  ed  il  tempo  corso  nel  descri- 
„  verlo,  trovare  i  valori  di  tutte  le  quantità  dalle  quali  di- 
„  pende  la  conoscenza  dello  stato  sì  geometrico  che  mecca- 
„  nico  del  corpo  in  un  istante  qualunque  del  suo  movimento. 

Soluzione  .  Siano  OE  ,....,  AB  ,  BC  ,  .  .  .  il  primo  ,  .  .  . , 
gl'-r,  (re-t-i)  esirai  archi  parabolici  descritti  dal  corpo  (  Fig.^)~ 
(px  la  espressione  della  x  esima  velocità  finita  comunicata  ad 
esso,  trovandosi  in  B  ;  v'  la  velocità  di  projezione  per  cui  de- 
scriveva la  prima  parabola,  essendo  stato  scagliato  dal  pun- 
to O,  che  noi  fisseremo  per  origine  delle  coordinate,  e  vx 
quella  che  esso  ha  alla  fine  dell'arco  a- esimo;  d  il  tempo 
corso  nel  descrivere  il  primo  arco  parabolico  OE  ,  tx  quello 
decorso  dopo  6  per  arrivare  in  B,  t'x  quello  impiegato  nel 
descrivere  l'arco  B«,  porzione  indeterminata  di  BC;  zx,uxì 
ed  yx  le  coordinate  del  punto  B,  e  z'x,  u'x,  y'x  quelle  del- 
l' m,  tutte  rispetto  agli  assi  orizzontali  Oz ,  0« ,  ed  al  ver- 
ticale Oj;  in  ultimo,  sieno  ax,  a'x,  a"x  gli  angoli  che  fa  la 
tangente  condotta  alla  fine  dell'arco  x  esimo  coi  prolungamenti 
degli  assi  delle  coordinate  zx,  uxvyx;  ed  ox,  o'x,  o"x.,  m,  m\  m' 
quelli  che  fanno  le  direzioni  delle  velocità  (px ,  v'  cogli  assi 
stessi  prolungati  . 

Essendo  v'  la  grandezza  della  velocità  di  projezione  per 
l'arco  parabolico  OE,  ed  m,ni,m"  gli  angoli,  che  fa  la  sua 
direzione  OF  cogli  assi  delle  coordinate,  e  d  il  tempo  decor- 
so nel  descriverlo,  saranno  v'  cos.  m,  v'  cos.  ni ,  v'  cos./»" — g6 
le  componenti  della  velocità  del  corpo  alla  fine  dell'arco  stes- 


aoo  Sul  moto  discreto  di  un  conro ,  ec. 

so,  dirette,  al  solito,  secondo  i  prolungamenti  degli  assi  del- 
le coordinate;  e  dv'cos.7?i,  6v'  cos.m  ,  dv'cos.m"  —  \gQ*  sa- 
ranno le  coordinate  dell'ultimo  punto  E  del  medesimo  arco, 
ossia  di  quel  punto  nel  quale  trovasi  il  corpo ,  quando  suc- 
cede il  primo  cambiamento  finito  negli  elementi  del  suo  mo- 
to ,  cioè  sarà 

OG=fa/cos.7;i,GH=0z/cos.m',ed  HE=0w'cos.w"— \%Q*\ 
stante  sempre  la  ipotesi,  che  il  corpo  sia  scagliato  dalla  stes- 
sa origine  delle  coordinate.  Premesso  questo,  passiamo  alla 
soluzione  della  proposizione  . 

Il  metodo  più  semplice  per  trovare  le  espressioni  di  tutte 
le  quantità  dalle  quali  dipende  la  conoscenza  completa  dello 
stato  del  corpo  in  un  istante  qualunque  del  suo  movimento, 
è  quello  di  cominciare  a  trovare  la  grandezza  e  la  direzione 
della  velocità  che  ha  il  corpo  nell'istante  che  trovasi  alla  fi- 
ne dell'arco  #  esimo  che  esso  descrive;  e  per  trovare  questi 
valori  il  modo  più  facile  è  quello  di  paragonare  tra  loro  se- 
paratamente le  componenti,  secondo  i  tre  assi  delle  coordi- 
nate, della  velocità  che  esso  ha  alla  fine  degli  archi  x,  (x-^-i) 
esimi,  ossia  negli  istanti  appena  antecedenti  a  quelli,  nei  quali 
succedono  gV x,  (x-h  i)  esimi  cambiamenti  finiti  negli  elemen- 
ti del  suo  movimento  . 

Scompongasi  pertanto  le  velocità  vXÌ  (px ,  vx+s  ciascuna 
in  tre  parallele  agli  assi  delle  coordinate,  ed  avransi,  secon- 
do l'asse  delle  zx  le  componenti 

vxcos.ax,  (px cos.ox,  wxh-i  cos.ar-t-i;  secondo  quello  delle  i/x 

vxcos.a'x,<pxcos.o'x,vx+l  cos.a'x-Kij  e  secondo  quello  dellej>x 

vx  cos .  a"x ,  (px  cos .  o"x ,  vx^.l  cos .  d'x-*-i  ; 
cioè  nell'istante  in  cui  il  corpo  incomincierà  a  descrivere  l'ar- 
co parabolico  (  x  -+-  i  )  esimo,  avrà,  secondo  i  tre  assi  delle 
coordinate  le  tre  velocità  seguenti 

Vx  COS.  «x  ■+-  (pX  COS.  Qx 

vx  cos .  a'x  -t-  (px  cos .  q'j 
vx  cos.d'x-i-(px  cos.«"x-  ; 
e  nell'istante  che  avrà  terminato  di  descriverlo,  si  troverà 

invece 


'  X   1 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  aoi 

invece  colle  altre  tre 

p1+,  cos.ccx-4-i  5  Wi+iCos.a'n-, ,  oJ+Icos.«"I+I  . 
Essendo  gli  assi  Oz,  Ou  orizzontali,  le  velocità  del  cor- 
po secondo  i  medesimi  assi  non  saranno  alterate  negli  inter- 
valli di  tempo,  che  passano  tra  gli  istanti  nei  quali  vengono 
ad  esso  comunicate  le  velocità  finite;  e  però  le  velocità  che 
avrà  il  corpo,  secondo  gli  assi  stessi,  alla  fine  dell'arco  pa- 
rabolico (x-h  i  )  esimo,  saranno  le  stesse  di  quelle  che  ave- 
va nel  principio  del  medesimo  arco ,  cioè 

iti  cos.az  -+- <px cos . o <  ,  vx  cos.a'r  -4-<pxcaa.e?x  ; 
ma  abbiamo  veduto  che,  stante  le  stabilite  supposizioni,  deb- 
bono essere  ancora   eguali  a  «Wi  cos.  ax-*-i  ■>  Vx-t-i  cos.  a'x-*.,  ; 
adunque  sarà 

vx*-i  cos.  «x^-r  =  vx  cos.  ax  -r-<px  cos.  Or  ,  e 
vx-t.i  cos.a'x-t-!  =  vx  cos .  a'x  -+- <px  cos.  a'x  . 
Similmente,   essendo   la   forza   acceleratrice ,    per   ipotesi 
costante,  nel  tempo  Atx  corso  nel  descrivere  l'arco  (x-+-i) 
esimo,  esso  avrà  diminuito  la  velocità  verticale 

vx  cos.a"x  -r-(px  cos.o'r  di  gAtx  ; 
cioè  nell'istante  che  il  corpo  sarà  giunto  alla  fine  dell'  (#-4-1  ) 
esimo  arco,  avrà,  secondo  l'asse  verticale,  la  velocità 

vx  cos .  a"x  ■+-  (px  cos .  o"x  —  gAtx  ; 
ma  questa  velocità  deve  essere  anche  eguale  ai;I+Icos.a"I+I, 
per  quello  che  superiormente  abbiamo  osservato,  così  sarà 

uI+Icos.a"J+I=^  cos.a"r  -+-(pxcos.o"x  — gAtx  . 
Vale  a  dire,  si  avranno,  tra  le  velocità  vx  ,  vx+s ,  e  gli  an- 
goli ax  ,  d t  ,  a"x  ,  «x-t-i  5  a'x-i-i ,  a"x-+-i  che  esse  fanno  coi  pro- 
lungamenti degli  assi  delle  coordinate,   le  tre  equazioni  se- 
guenti 

vx^.1  cos.ar-,-,  —vx  cos. a*  — «^.tcos.g*  =o  , 
^xh-i  cos.a'z-»-i — vx  cos.a'r  — ^jccos.o'r  =o, 
fj+i  cos.a"x-i-i — vx  cos.a'r  — (pxcos.a"x  -\-gAtx  =o 
delle  differenze  finite  del  primo  ordine ,    le  quali   integrate , 
daranno  la   grandezza  e  la  direzione   della   velocità  alla   fine 
dell'arco  #  esimo,  ossia  nell'istante  antecedente  a  quello  nel 
quale  succede  l' a;  esimo  cambiamento  finito  suddetto. 
Tom.  XVII.  a6 


aoa  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

Integrando  le  tre  equazioni  trovate ,  ossia  le  loro  equi- 
valenti 

Avx  cos .  ax  —  <px  cos .  ax  =  o ,  Avx  cos .  a'x  —  <px  cos .  a'x  =  o , 
Avx cos . al' x  —  <px cos . o"x -+- gAtx  =  o  , 
ed  indicando  colle  a,  b,  e   le   costanti   arbitrarie    introdotte 
dalle  integrazioni ,  si  ottengono  le  tre  seguenti 
vx  cos.  ax  =  H'px  cos.  ox  -+-  a , 
t;x  cos . a'x  =  S^J.i:  cos.  gìx  ■+-  è  , 
?>x  cos .  al' x  =ps  2^5.c  cos .  o"x  —  g£x  -+-  e , 
le  quali,  combinate  colla  notissima  cos.3ax-+-cos.2a'x-t-cos.3a''x=i, 
danno 

vx=i/tiZl<pxcos.ax+ay+(Z(pxcos.a'x+by+(2<pxcos.Q'x—gtx-*-cy\i 
cos. ax  =  (I,tpx cos. qx-¥- a)  ;  vx  , 
cos.  al  xz=(H<px  cos.  a' x-+-b)  *  vx , 
cos.a"x=(2<^.r  cos.f/x —  gt£-^-c)  \  vx; 

cioè  la  grandezza  e  la  direzione  della  velocità  del  corpo  alla 
fine  dell'arco  x  esimo,  che  esso  descrive. 

Supponendo  che  gli  integrali  2<^xcos.ox,  2^x  cos.  o'x  , 
~L<px  cos.  o"x  incomincino  col  valore  di  x  eguale  ad  uno  ,  ciò 
che  è  permesso,  evidentemente  le  costanti  arbitrarie  a,b,c 
contenute  nelle  formole  esposte,  rappresenteranno  le  compo- 
nenti, secondo  gli  assi  delle  coordinate,  della  velocità  del 
corpo  alla  fine  del  primo  arco  parabolico;  ma  perciò  che  ab- 
biamo premesso ,  le  medesime  velocità  sono  anche  espresse 
da  v  cos.  ni ,  v'  cos.  /re',  v'  cos.  m"  —  gd  ;  adunque  sarà 
a  =  v'cos.m,  b  =  v' cos.  tri,  c  =  v'cos.m"  —  gd  . 
Vale  a  dire,  le  tre  costanti  a,b,c  espresse  colla  velocità  ed 
angoli  della  projezione  primitiva,  e  col  tempo  corso  nel  de- 
scrivere il  primo  arco  parabolico,  quantità  tutte  conosciute, 
pei  dati  della  proposizione  . 

L'(.r-Hi  )  esimo  arco  parabolico,  BG ,  essendo  descritto 

nel  tempo  Atx  ,  e  mediante  una  velocità  di  projezione  le  cui 

componenti ,  secondo  i  tre  assi  delle  coordinate ,  sono 

vx  cos.  ax  -ì-<px  cos.  oT  , 

vx  cos .  air  -+-  <px  cos .  o'x  , 

vx  cos.a'x  -4- <px cos . a" 'x  , 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  2o3 

sarà,  per  la  teorica  ordinaria  de' progettili 
Azx  =z(vx  cos.  ax~ì-(px  cos.  ax)  Atx , 
Aux  =  (  vc  cos .  a'x  -4-  (px  cos .  o'x  )  Atx  ,  e 
Ayx  =  (  vx  cos .  a"x  -+-(pxcos.o"x)  Atx  —  \  g&tx  ; 
ossia  ponendo  in  luogo  di  vXÌ  cos.ax,  cos.a"x  i  loro  valori, 
ed  integrando,  otterrassi 

(a) zx='ZAtx'E(p(x-hi)cos.ax-+.1-i-atx-v-A' , 

(b) ux=2Atxl,tf(x-\-i)cos.a'x+1-+-btx-hB',  ed 

(e) yx-=:2lAtx2<p(x-i-i)cos.a"x-t-z  —  %gt*x-*-ctx-+-C'ì 

A' ,  B' ,  e  C  rappresentando  le  costanti  arbitrarie  introdotte 
dalle  integrazioni,  le  quali  si  determineranno,  soddisfacendo, 
con  esse,  alle  tre  equazioni 

Zi  =  dv  cos .  m  ,  ul=dv'  cos.m',  y1=dv'  cos.m" — ig®** 
desunte  anch'esse  dalle  cose  premesse  a  questa  soluzione. 

Se  si  eliminasse  dalle  tre  equazioni  (a),(b),(c)  la  x  con- 
tenuta nei  secondi  membri ,  si  avrebbero  due  sole  equazioni 
tra  le  coordinate  zx  ,  ux  ,  yx  ,  o  semplicemente  z ,  u ,  y  ed 
altre  quantità  date,  le  quali  rappresenterebbero  le  equazioni 
delle  projezioni  di  quella  linea,  nella  quale  vi  sono  tutti  quei 
punti  in  cui  trovasi  il  corpo  negl'istanti,  che  succedono  i 
cambiamenti  finiti  negli  elementi  del  suo  moto  . 

Considerando  il  moto  continuo,  che  ha  luogo  per  tutto 
l'arco  (*+i)  esimo  BmC,  hansi  le  tre  equazioni  differenziali 
di  secondo  ordine 

\dt'*f  '   \dt'*J  \dt"} 

le  quali  integrate,  e  determinate  le  costanti  arbitrarie  colle 
condizioni,  che  zx  ,  ux  ,  yx  sono  le  coordinate  del  suo  primo 
punto  B ,  e 

vx  cos .  ax  ~r~  (px  cos .  ox  , 

vx  cos.  a'x  ■+•  <px  cos.  o'r  , 

vx  cos.  a"x  -+- (px cos .  o"x 
le  componenti,  secondo  gli  assi  delle  coordinate,  della  velo- 
cità  del  corpo ,  quando   comincia  a  descrivere   il  medesimo 
arco,  danno  le  tre  equazioni 


ao4  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

z'x  =  (  vx  cos .  ax  -+-  <px  cos .  ox  )  t'x  -+-  zx  , 
u'x  —  (  *>*  cos.  a'x  ■+■  <px  cos.©'*  )  t'x  -+-  ux  , 
yx  =  (  vx  cos.  a",  -+-  <px cos.  o"x  )  t'r  -t-/c  —  \  gt'*x  , 
le  quali  fanno  conoscere  evidentemente  la  posizione  del  cor- 
po alla  fine  del  tempo  fl+f, +  t't,   ossia  dopo  il  tempo  t'x 
da  che  è  partito  dal  punto  ne.l  quale  succede  l' a;  esimo  cam- 
biamento finito  negli  elementi  suddetti  . 

Essendo  1-^1  =  ^  cos-a*  -r-(px  cos.  ax  % 

cos.a'r  H-^xcos.o'j  , 


cos .  a"x  -+-  <px  cos .  o"x  —  gt': 


saranno  vx  cos.  az  -+-  <px  cos.  ox  ,  vx  cos.  a'x  ■+■  i^x  cos.  arx  ? 
vx  cos.  «"*  -+-  <px  cos.  «"x  —  gt'x  le  velocità  del  corpo  alla  fine 
del  tempo  d-r-tx-T-t'x,  secondo  gli  assi  delle  coordinate;  e  però 
supposto  cos.OxCos.Os-t-cos.a'j:  cos.«'x-t-cos.a"x  cos.o"a:=cos.luJ, 
cioè  (ix  l'angolo  che  fa  la  tangente  BD  colla  direzione  del- 
la velocità  <j>x  ,  sarà 

l/fy^x-Hp^x-T-nVxqixcos.fix — ù.gt'  J(vxco?,.a!'  x-r-<pxco$.o"  x)-^rg^t^x3 
la  velocità  assoluta  del   medesimo,  e 

(vx  co&.  a"  x  -i-  (fìx  cos .  q"  x — gt'x)  '.  (VxCOS.ax-4-<pXCQ$.Qx)  , 
(  vx  cos .  a"x  -+-  <px  cos .  o"x  —  gt'x  )  !  (  vx  cos .  a'x  ■+-  <px  cos .  dx  ) 
le  tangenti   degli   angoli    che    fanno   le   proiezioni,   sui    piani 
yx%xi  XxUm,  della  direzione  della  stessa  velocità  coi  prolunga- 
menti degli  assi  delle  coordinate  zx ,  ux  . 

Eliminando  dalle  tre  equazioni,  che  danno  i  valori  del- 
le coordinate  z»,  u'x,y'x  il  tempo  t'x ,  si  hanno  le  sole  due 
seguenti 

,  ,v  ,  V, cos.  a',-)- ex  cos.  »'»  /     ^  » 

(a) Ux— {zx  —  zx)-hux, 

Vi  COE.  «i  +  ^teCOS.Bi 

y  *= (s  *—z*)—hg  ; 5  *r« 

HiCOè.  ax-+-ipi'cos.  /■•«■  (UxCos.aj-t-pxcos.Oi) 

le  quali  rappresentano  la  parabola  (  x  ■+■  i  )  esima;  anzi,  la 
sola  sua  porzione  BraC  che  descrive  effettivamente  il  corpo, 


Del  Sig.  Antonio  Bordoni  .  ao5 

purché  si  limitino  i  valori  delle  coordinate  z'x,  u'x  tra  quel- 
li delle  zx,  zx-*.x  ,  ed  ux  ,  ux^.I   dei  punti  B,  e  G. 

Esempio.  Sia  Atx  =  e  ,  ox  =  e,  <px=f,  0  =  0  ;  cioè  sia 
costante  il  tempo  che  passa  da  un'impulsione  all'altra,  la 
forza  d'impulsione,  l'angolo  che  essa  fa  coli' asse  delle  zx, 
il  tempo  d  eguale  a  zero,  ossia  la  origine  delle  coordinate 
cada  in  E,  e  di  più  tutto  sia  in  un  piano;  e  si  avrà 
a  =  o,  b  =  o  ,  e  =  o ,  t'x  =  (x  —  i)c' 
1i(pxcos.Ox=f(x —  i)cos.e,  2<pxcos.a"x=f(x —  i  )  sen.gy 

2A^2<^(o:-t-i)cos.ox^=i/^:^cot.e,SA^S^(a;-Hi)cos.o'',^t=c/^^-sen.c; 

e  perciò  tang.  ax  =  tang.  e  —  c'g  '.feos.  e, 
vx  —  (x  —  i  )|/(/'a-Hc'2ga  — ac/geos.e) 

, rX{x—  l)  ,rx(x—l)  J  Ir,  I  \n. 

zx=zcf— cos. e, yx=^cf sen.e —  ìgc*(x —  i  f  ; 

a  a 

e  quindi  facilissimamente  si  deduce  la  velocità  del  corpo  al- 
la fine  del  tempo  d  ->rtx  -4-t'x  =  (x — i)c'-*-t'x,  la  tangente 
dell'angolo  che  fa  la  sua  direzione  col  prolungamento  dell' 
asse  delle  ascisse  zr  ,  e  la  equazione  di  quella  parabola  alla 
quale  appartiene  1'  (  x  •+-  i  )  esimo  arco  parabolico  descritto 
dal  corpo  . 

Eliminando  dalle  equazioni  zx  —c'f*  r~ — cos.e, 

yx-=c'f— —  sen .  e—\gc'a(x-i  )a 

l'indice  x,  si  ha  una  sola  equazione  della  forma  (my — nz)* 
-ì-py-+-qz-*-r  =  c ,  la  quale  c'insegna,  che  i  punti  nei  quali 
succedono  i  cambiamenti  finiti  negli  elementi  del  moto,  os- 
sia i  punti  ove  si  tagliano  le  successive  parabole  a  cui  ap- 
partengono gli  archi,  che  descrive  il  corpo,  sono  tutti  in  una 
sola   e   medesima   parabola  . 

Egli  è  evidente  che,  conoscendo  le  coordinate  di  quel 
punto  nel  quale  succede  Vx  esimo  cambiamento  finito  negli 
elementi  del  movimento,  la  grandezza  e  direzione  della  ve- 
locità, che  ha  il  corpo  alla  fine  dell'arco  x  esimo,  le  equa- 


aoó  Sul  moto  discreto  di  un  corpo  ,  ec. 

zioni  dell' (x-t-i  )  esimo  arco,  la  direzione  e  grandezza  della 
velocità  del  corpo  in  un  punto  qualunque  di  questo  arco,  si 
conosce  lo  stato  del  corpo  in  un  istante  qualsivoglia  del  suo 
moto  :  è  adunque  completamente  soddisfatta  la  proposta  pro- 
posizione . 

Corollario   i.    Se   si  trascurasse   l'azione   della  gravità, 
avrebbesi 

v  j;=|/|(2(^x  cos .  ax-t-a)2-t-(2(^a:cos  ,dx-*-  b)a-*-{  2^xcos .  o"x-*-  cW', 
cos.ar  =  (2^x  cos. 0,  -+-  a)  \  vx  , 
cos. a'x  =  ( 2<px  cos. o'x  +  i);»n 
cos .  a"x  =  (  2gJx  cos .  o"x  -+-  e  )  :  vx  ; 

quindi  facilissimamente  le  altre  quantità  ed  equazioni  neces- 
sarie a  determinarsi  per  conoscere  lo  stato  del  corpo,  le  ul- 
time delle  quali  sono  le  due  seguenti 

ux  =  -LI : — (  z'x  —  zx  )  -+-  ux  , 

Xfi  (  x-t-  1  )cos.  Om-,  -t-a 
,  2tfì(.r-+-  I  )  COS.  £>"*-+-, -t-  c  ,     ,  , 

r  x  = (  -  *  —  zx  )  -+-  yx  , 

20  (x-+-  :  )  cos.  o,+  I  -t-a 

le  quali  rappresenteranno  la  retta  di  cui  è  parte  il  lato  (x-*-i) 
esimo  del   poligono  rettilineo  che  descriverà  il  corpo  (*)  . 

Corollario  a.  Se  di  più  la  forza  d'impulsione  fosse  con- 
tinuamente diretta  alla  origine  delle  coordinate  ,  avrebbesi 

cos.  Or  =  zx  :  [/  (  z*x  -+-  u%x  •+-  y*x  ) , 
cos .  o'x  =  ux  :  |/  (  z2*  ■+-  «3*  -+-  yax  ) ■> 
cos.o"r  =/*  :  i/(z2x  -4-  zì\  -+-/2x  )  ;  e  perciò 

A ! =  o,  A  — =  o 

A/x  l/tll'.+Z'.-l-A)  A?x  l/(sax-*-Jiax-r-JK%) 


e 


A 


A/x  7^lf''r  


A<x  [/(«"x-r-Z'x-f-7^) 

equazioni  colle  quali  si  troveranno  le    coordinate  dei  vertici 
del  poligono  che  descrive   il   corpo ,   quando    si   conoscerà  il 


(*)  Questo  caso  di  moto  discreto  fa  trattato  altrimenti  anche  dal  Sig.  Maglstrìni 
nella  sua  elegante  Poligonoraetrìa  Analitica  . 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  2,07 

tempo  tx  e  la  velocità  <px;  e  reciprocamente  avrassi,  con  es- 
se, la  forza  (px ,  quando  conosceransi  oltre  del  tempo  tx  le 
equazioni  del   poligono  . 

Osservazione.  In  questa  ultima  proposizione,  abbiamo  tro- 
vato tutte  le  quantità  dalle  quali  dipende  la  conoscenza  del- 
lo stato  del  corpo  in  moto,  nella  ipotesi,  che,  tra  le  cogni- 
te vi  fossero  così  le  direzioni  che  le  grandezze  delle  velocità 
finite  che  di  tempo  in  tempo  vengono  comunicate  al  corpo, 
non  che  i  successivi  tempi  che  passano  tra  gl'istanti  nei  quali 
sono  comunicate  queste  medesime  velocità;  passiamo  adesso 
a  vedere,  come  si  possono  trovare  i  valori  delle  stesse  quan- 
tità (px ,  ox  ,  q'x  ,  o"x  ,  Atx  ,  od  almeno  a  discoprire  la  diffi- 
coltà analitica,  che  s'incontra  nella  loro  ricerca,  quando  sia- 
no solamente  dati  i  rapporti,  che  esse  hanno  colle  altre  quan- 
tità :  e  per  trattare  questioni  naturali ,  esponghiamo  le  due 
seguenti  . 

Prima    Questione. 

„  Siano  conosciuti  i  tempi  che  passano  tra  gli  istanti 
nei  quali  sono  comunicate  al  corpo  le  velocità  finite,  e  sia 
data  pure  la  grandezza  <px  della  stessa  velocità  finita,  co- 
me nella  proposizione  trattata,  ma  la  sua  direzione  sia  ora 
quella  della  tangente  condotta  alla  fine  dell'arco  x  esimo, 
che  descrive  il  corpo;  cioè  sia  ®x-=ax,  o'lc-=ax,  a"x  =  a"x, 
„  essendo  az  ,  a'x  ,  a"r  funzioni  qui  pure  incognite ,  come 
„  succede  nel  tiro  di  alcuni  razzi  . 

Siccome  tutte  le  equazioni  trovate  nella  proposizione  trat- 
tata ,  sono  indipendenti  da  tutte  le  ipotesi,   che   si    possono 
fare  rispetto  alle  quantità  che  esse  contengono,  così  suppo- 
nendo ox  =  ax  ,  ó'x  =  a'x  ,  e  però  a"x  =  a"x  nelle  tre  equa- 
zioni    vx+t  cos.ax_,_,  — vxcos.ax  —  tpxcos.  ax  =  o  , 
ax+x  cos.a'x-,.,  — vxcos.a'x —  <^xcos.o'x  =  o 
v xJrI  cos .  a"x-i.t  —  vx  cos .  a"x  —  (px  cos .  o"x  -+-  gAt x  =  0  , 
si  avranno  per  questa  questione  le  seguenti 


2o8  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

Vx-t-i  cos .  aJ+,  —  (  vx  -+-  <px  )  cos .  ax  =  o  , 
Vx-t-i  cos.  aWi  —  (  t't  -+-  <£>.r  )  cos.  a'r  =  o  , 
vx-*-i  cos. a"xH-,  —  (  wa :  ■+-  ^x  )  cos.  a  x  -+-  gAtx  =  o , 
che  converrà  integrare  per  avere  i  valori  delle  funzioni  vx  , 
OLx  ,a'x  ,  a"x  dalle  quali  dipendono  tutte  le  altre  quantità  ed 
equazioni,  che   abbiamo   bisogno  di  determinare,   per   cono- 
scere completamente  lo  stato  del   corpo   in   un   istante   qua- 
lunque del  suo  moto  . 

Le  prime  due  di  queste  tre  ultime   equazioni   sommini- 
strano 

cos.  «i^:, cos.a'i+7 

cos.  a*  cos.a'x 

da  cui  si  cava,  integrando,  cos.oc'x  =  recos.ar  ,  re  esprimen- 
do una   costante   arbitraria  .  E  sostituendo   questo   valore  di 
cos.a'r  nelle  equazioni  (a),  (b) ,  (d)  esse  diventano 
zx  =  2  Atx2<p  (x+i)  cos .  ax-t-i  -+-  atx  ■+-  A  , 
ux  =  n'EAtx2<p  (x+i)  cos.  ax-f.i  -+-  btx  -+-  B , 
u'x=n(z'x  —  zx)-t-Uxì  le  quali  danno 
ux  =  nzx  ■+-  (  b  —  ari  )  tx  -+-  B  —  Are ,  ed 
u'x  =  nz'x  -+-(b  —  ari  )  t %  ■+•  B  —  Are  . 
Ma  re  è  eguale  a  cos.a'j  :  cos. a, ,  ossia  a  cos. /re' I  cos. /re,  per 
essere  evidentemente 

,/  (  «/*  _  2gw'0  cos .  ree"  -+-  g202  ) 
la  velocità  del  corpo  alla  fine  del  primo  arco ,  per  cui 
cos.oci  =v' cos. m  '.[/ (v*  —  ngv'd  cos.  /re"-t-ga#a) ,  e 
cos.  a',  =v'  cos.m'  '.[/  [v*  —  ù.gvdcos.  ni' -+- ga02  )  ; 
adunque  6 — an=v'cos.m' — reu' cos.m=u'cos.7re' — w'cos./re'=o  ; 
e  perciò 

B  cos.  m  —  A  cos.  m' 


COS.  TO 

B  cos.  m  —  Acos.m' 


,  ed 


equazioni  le  quali  rappresentando  sempre  una  sola  e  mede- 
sima retta,  qualunque  sia  la  x,  c'insegnano,  che  il  poligo- 
no descritto  dal  grave  ,  trovasi  in  un  piano  verticale,  che  ha 

per 


Dei,  Sic.   Antonio   Bordoni.  aoc 

per  equazione 

cos.  to'  B  cos.  to  — A  cos.  to' 

u  = z-\ : 


così  prendendo  questo  piano  per  quello  delle  coordinate  yx, 
zx  ■>  i  valori  della  velocità  e  della  sua  direzione,  dipenderan- 
no dalle  sole  due  equazioni 

vx+.x  cos .  «x-f-t  —  (  Vx  -+-  <px  )  cos .  Otu  =  o  , 

vx+t  cos .  <x"z-t-i  —  (  vx  -+-  (px  )  cos .  a"x  -+-  gAtx  =  o  , 
ossia  dalle  loro  equivalenti 

Avxcos.ax—  (px  cos. 0^=0,  Avxsen.ax—(pxsen.ax-^gAtx=oi 
per  essere  in  questo  caso  gli  angoli  ax  ,  a"x  complemento  uno 
dell'altro  . 

Per  avere  i  valori  delle  funzioni  ax  ,  vx  colle  due  equa- 
zioni qui  esposte,  seguendo  la  regola  generale,  elimineremo 
una  di  esse,  ed  avremo  una  equazione,  la  quale  integrata, 
ci  darà  il  valore  della  funzione  rimasta,  indi  quello  dell'al- 
tra; e  siccome  si  può  eliminare  indifferentemente  o  una  o 
l'altra  delle  due  funzioni  ax  ,  vx  ,  così  preferiremo  la  elimi- 
nazione della  vx  ,  perchè  la  equazione  che  ne  risulta,  è  mol- 
to più  semplice  di  quella,  che  si  otterrebhe,  eliminando  la  ax  . 

Cavando  il  valore  della  funzione  vx  da  ambedue  le  equa- 
zioni anzi  esposte,  si  ha  vx  =(A-t-2i(pxcos.ax  );cos.ax  ,  e 

vx=  (  B  —  gtx  ■+■  2<px  sen .  ax  )  '.  sen .  ax  , 
A,  e  B  esprimendo  le  costanti  arbitrarie;  ed  eguagliando  fra 
loro  questi  due  valori  di  vx  ,  hassi  la  sola  equazione 

(  A-hS^xcos.c^  ) tang.ctx  =B  —  gtx  -i- 2>(px sen . ax  , 
senza  la  funzione  vx  ,  la    quale  differenziata   due   volte ,    per 
eliminare  i  segni  d'integrazione  che  essa  contiene,   si  ridu- 
ce alla  seguente 

(plx-+-i  )cos.aj;^-I-4-gA =o; 

r  v  Atang.a, 

si  avrà  il  valore  della  funzione  ax  ,  e  quindi  il  corrisponden- 
te della  vx  che  bisognerà  conoscere ,  per  continuare  la  pre- 
sente soluzione  . 

Tom.  XVII.  27 


aio  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

Seconda    Questione. 

Da  un  punto  dato  superiormente  ad  un  piano  immobile 
comunque  posto  nello  spazio  sia  scagliato  un  grave  di  elasti- 
cità imperfetta,  secondo  qualsivoglia  direzione,  ed  esso  de- 
scriverà naturalmente  un  arco  parabolico;  arrivato  ad  un  cer- 
to punto  del  quale,  incontrandosi,  scendendo,  nel  piano  im- 
mobile, verrà  compresso,  e  però  stante  la  sua  elasticità  sarà 
obbligato  a  descrivere  un  secondo  arco  parabolico;  così  un 
terzo,  un  quarto,  ec;  cioè  succederà  di  questo  corpo,  ciò 
che  succede  ordinariamente  nel  tiro  degli  obis  . 

,,  Data  la  equazione  del  piano  immobile ,  la  grandezza 
e  direzione  della  velocità  colla  quale  è  stato  scagliato  il 
corpo ,  trovare  tutte  le  quantità  necessarie  a  sapersi ,  per 
conoscere  lo  stato  del  corpo  ad  un  istante  qualunque  del 
suo  movimento . 

Supponendo  l'asse  orizzontale  delle  zx  parallelo  al  pia- 
no immobile,  e  chiamando  n  l'angolo  che  fa  il  medesimo 
piano  coll'orizzonte,  e  b  l'ordinata  verticale  dello  stesso  pia- 
no corrispondente  alla  origine  delle  coordinate,  che  supor- 
rerao  il  punto  da  cui  si  è  scagliato  il  corpo,  sarà 

y'  ss  tang.  n  .  u'  —  b 
la  equazione   data  del    medesimo   piano  immobile,  y' ,  ed  u.' 
esprimendo  le  sue  coordinate  . 

Il  corpo  percuotendo  la  x  esima  volta  il  piano  dato  col- 
la velocità  vx  diretta  secondo  la  tangente  condotta  alla  fine 
dell'arco  parabolico  x  esimo,  sarà 

(  sen .  n  cos .  a'x  —  cos .  n  cos .  a"x  )  vx 
la  componente   della    medesima   velocità,   effettivamente   di- 
strutta nell'urto  x  esimo,  essendo  sen.rccos.a'x  — cos.rccos.a"r 
il  seno  dell'angolo  che  fa   la   stessa  tangente   col   medesime 
piano  immobile  ;  e  perciò ,  sarà 

*  r(sen.recos.a'x  — cos.  re  cos.  a" r  )vx 
la  porzione  della  medesima  componente,  che  il  corpo  acqui- 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  211 

sterà  mediante  la  elasticità ,  in  verso  contrario  a  quella  che 
aveva  prima  di  urtare  .  Vale  a  dire ,  il  piano  immobile  pro- 
durrà alla  fine  del  tempo  tx  un  tale  cambiamento  nel  moto 
del  corpo  ,  che  esso  invece  di  avere  la  velocità 

(  sen.  n  cos.a'x  — cos.»  cos.a'x  )vx 
diretta   perpendicolarmente   contro  il    piano   medesimo,  avrà 
la  velocità 

r(sen.»  cos.a'x  — cos.m  cos.a'x  ) vx 
diretta  in  verso  affatto  contrario  .  Quindi  si  potrà  prescindere 
dal  piano  stesso,  e  considerare  il  moto  semilibero,  come  li- 
bero ,  supponendo ,  che  alla  fine  del  tempo  tx  venga    comu- 
nicata al  corpo  la  velocità 

(  r-t-  i  )( sen.» cos.a'x  — cos.»  cos.a'x  )vx 
con   una   direzione   perpendicolare   al    piano ,  e  tendente  ad 
allontanarlo  dal  medesimo  . 

Sostituendo  nella  equazione  Ayx  =  tang.  nAuXÌ  dedotta 
dalla  equazione  delle  differenze  finite  di  quella  del  piano  im- 
mobile ,  in  luogo  delle  differenze  Ayx ,  Aux  i  valori  esposti 
superiormente  ,  si  otterrà 

(vxcos  .a"  x+(pxcos  .a"  x)£  tx-{g&t^x=tang  .n  .(vxcos  .a'  x+(pxcos  .ox)Atx , 
ossia,  ponendo  invece  delle  quantità  cos.o'a;,  cos.»"*,  <px  i 
loro  valori 

—  sen . n , cos .  n ,  ( r-\- 1 )  ( sen . » .  vx  cos . a'x  —  cos .n.vx  cos . a"x ) , 
si  avrà  r(sen.»  ,vxcos.a'x — cos.n.vxcos.a"x)  =  ^gcos.nAtx; 
e  perciò  il  tempo  corso  nel  descrivere  l'(x-t-i)  esimo  arco 
parabolico ,  cioè  Atx  sarà  eguale  a 

(sen.»  .  vx  cos.a'x —  cos.»  .  vxcos.a"x  I  . 
/ 

Dalle  cose  qui  esposte,  si  comprende,  che  per  iscioglie- 

re  la  presente  questione  di  moto  semilibero  colle  stesse  for- 

mole  ed  equazioni  trovate  superiormente,  parlando  del  moto 

libero ,  basterà  supporre  nelle  formole  stesse 

<px  cos  .ax=o ,  <px  cos  .o'x=(r-+- 1  )(sen  .«cos  .»cos  .a"x-sen  .3»  cos  .a'x)vx, 

0#  cos  .©"*=( /•-+■ 1  )(sen  .»cos  .»cos  .a'x-cos  .a»cos  ,a"x)vXi  e 

Atx=-^—(sen.ncos.a' x—cos.ncos.ncos .a"x)v3c  : 

pcos.n\  / 


ara  Sui.  moto  discreto  di   un  corpo,  ec. 

supposizioni  che  riducono  le  equazioni 

vx+i  cos.aIH_,=pa.  cos. ax-*-<px  cos. o.c  , 

Vj^-ì  cos .  a'n_,  =ux  cos .  a'x  -+-  <px  cos .  a'x , 

vx+ìcos.a"x-i.l=vxcos.a"x-+-(pxcos.Q"x-gAtx  alle  tre  seguenti 
*i+,  cos.aj:^.I=z)xcos.ax , 

vx-t.i cos.a'xH-^l (cos .2«-rsen .2«)cos .a'x-+-(/-t- 1 )sen .tìcos .n cos .a"x  I £>c  , 

'c'x^.iCos.a"x^_i=|(sen.art-rcos.a/i-t-2,r)cos.a"x-4-[(r-t-i)cos.« —  lcos.«'x|y,  , 

che  converrebbe,  al  solito,  integrare,  volendo  continuare  di- 
rettamente la  presente  soluzione  . 

Se  la  superficie  che  obbliga  il  corpo  a  descrivere  i  suc- 
cessivi archi  parabolici  invece  di  essere  piana,  fosse  una  su- 
perficie curva  qualunque,  ma  di  cui  si  conoscesse  la  equa- 
zione, coi  medesimi  ragionamenti  fatti  superiormente  si  ar- 
riverebbe a  trovare  opportunamente  le  quantità  <px,  axì  o'x, 
ra"x,  Atx  espresse  colle  altre  vx,  ax,  a'x,  a"x,  onde  potere  con- 
siderare il   moto  siccome  libero  . 

Trovate  le  quantità  (px,  rax,  o'T  ,  o"x  espresse  colle  altre 
vx,  ax,  a'x,  a"x,  od  almeno  le  equazioni  tra  tutte  queste  quan- 
tità, dalle  quali  converrebbe  cavare  le  espressioni  delle  pri- 
me da  sostituirsi  nelle  tre  equazioni 

vx-*-i  cos.ctxH_i  =  vx  cos .  ax -+-  <px  cos .  ox  , 
Vjc-ì-!  cos .  a'x-*-i  =■  vx  cos .  a'x  -+-  <px  cos .  o'x  , 
Vx+j  cos .  a'Wi  =  ^x  cos .  a"x  ■+■  <px  cos .  o"x  —  gAtT  , 
onde  determinare ,  mediante  le  integrazioni  delle   tre   equa- 
zioni risultanti,  i  valori  delle  quantità  vXÌ  ax,  a'x,  a"x,  come 
abbiamo  fatto  superiormente,  sarà  utile  qualche  volta,  l'os- 
servare, se  si  potranno  avere  i  valori  delle  quantità  c?x,o'x, 
o"x,  <px,  e  Atx,  senza  conoscere  le  altre,  le  quali  dipenden- 
do dalle  integrazioni  delle  tre  equazioni  risultanti  molte  volte 
non  si  possono  determinare  . 

Per  chiarire  questa  osservazione  ,  e  nello  stesso  tempo 
mostrare  con  un  esempio,  quanto  sia  utile  in  alcuni  casi,  ne 
usaremo  per  continuare  la  soluzione  di  questa  questione  di 
moto  semilibero  già  cominciata  , 


1  Del  Sic  Antonio  Bordoni.  ai ò 

Eliminando  la  espressione 

sen.  n  .  vx  cos.a't  — cos.  n  .  vx  cos.a"x 
dalle  due  equazioni  (px=(r-t-i)(sen.n.vxcos.a'x-cos.n.vxcos.a"x), 

A£z=2/-(sen  .n.vxcos  ,a'x-cos  .ri .  vxcos  .a"x)'.  gcos  .n . 
si  ottiene  la  sola  semplicissima  equazione  seguente 

Atx  =  — — — .  <px 

{(r+i)  cos.  n 

colla  quale  si  avrà  il  valore  di  una  delle    due  quantità  (px , 

Atx  ,  quando  si  conoscerà  quello  dell'altra. 

Ponendo  x-¥- 1   in  luogo  della  x  nella  equazione 
tpx  =  (  r  -+-  i  )  (  sen .  n  .  vx  cos.a'x  —  cos  .n.vx  cos .  a"x  ) , 

bassi  <p(x-T-i)=:(r-+-i)(sen.n.vx+.I  —  cos. ri. vx^.!  cos.a"x^.,);  ma 
»I+1  cos .  gc'xh-,  =  vx  cos .  a'x  —  (px  sen .  n ,  e 
vx^.Icos.a"x^.1,=  vx  cos.a"x  -+-<px cos. n  —  gAtx  ,  ossia 


ar 


Vx+^cos.a  x—i=-vxco$.a  x-*-(pxcos.ri .(px,  per  essere 

(r-t-i)cos.  re 

Atx  =  2,r(px  ;  g  (r-Hi  )  cos.  /z,  come  abbiamo  dianzi  veduto; 
adunque  sarà 

(p(x+ 1  )=(r-*- 1  )(sen  ./z  .wxcos  .a'x—  cos .re  .^cos  .a"x—  <^.r-+-  ^— <^x)  j 

ovvero  <^5  (  x  •+-  i  )  =  r^t;  ; 
e  perciò  (px  =  Arx  ,  (  §.  3c;)  , 

A  esprimendo  la  costante  arbitraria  introdotta  dalla  integra- 
zione .  Così  sarà 

Af  *  = r*  ; 

g  (r-H  i  )  cos.n 

ed  integrando,  e  soddisfacendo  colla  nuova  costante  arbitra- 
ria alla  condizione  £0  =  o,  si  avrà 

ut  A  (  r*  —  i  )  j  c  . 

g( r   — i)  cos. re 

Per  trovare  il  valore  della  arbitraria  A  da  cui  dipendo- 
no attualmente  i  valori  delle  quantità  (px,  Atx  ,  ti  ,  facciasi 
x  =  i    nella  equazione 

Ar1  =(  r-t-  i  )(  sen. re  .  vx  cos.a'x  — cos. n  .  vx  cos.a"x  ), 
risultante  dall' eguagliare  fra  loro  le  due   espressioni   trovate 


214  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

di  <px ,  e  si  avrà 

Ar  =  (  r-H  i  )(sen.»  .  vxcos.a\  —  cos.  n  .  v,  cos.a",  )  ; 

cioè  A=^^|  sen.  ri. ti  cos.m'  —  cos.  ri  .v'  cos .  m"  -i- gd  cos .  n  1 , 

ponendo  in  luogo  di  v,  cos.a', ,  vt  cos.a",  i  loro  valori  espo- 
sti nel   principio  della  Proposizione  VII. 

Ora  essendo  j,  =dv' cos.m"  —  \gQ°" ,  ih  =  6V cos. ire',  e  per 
la  equazione  del  piano  yt  =  hul  — b ,  supposto  tang.  rv=.hì 
si  avrà 

6* (cos.m"  —  hcos.m')6  =  —  , 

S  S 

n.  a/o'  sen.  x  r\         ab 

ossia  0a d =  O  , 

g  cos.  re  g 

supponendo  %  l'angolo  che  fa   la  direzione  della  velocità  v' 
di    projezione    primitiva    col    piano    dato  ;    e    perciò  ,    posto 

l/(u'3sen.2;r-t-2,£gcos.3/z)=:R,  sarà  0=  -  sen,;r'H     :  e  con  cj0 

g  cos.  re 

u,  cos.  a,  =:u  cos.w  ,  zt  = (v  sen.jr-HK), 

g  cos.  re 

li) .  ,v,  cos.  a,  —v  cos.m  ,   e  (/)  ..u1= (v  sen.  jr-t-R} , 

g  cos.  re 
ir        7     r  i        R  hv'cos.m"  i    ,  ti  \      ? 

y,cos.a  1=/iucos./72 ,         y,  = (w  sen.jr-i-R)— o. 

cos.m  g cos.  re 

Sostituendo  il  valore  del  tempo  6  nella  espressione  della 
arbitraria  A  ,  e  facendo  le   riduzioni ,  si   avrà  A  =  - — -  R  . 

r 

Quindi 

<px=  — Rr%  Atx  = .  rx,  e  tx  = .  . 

r  gcos.re  gcos.n        r—i 

Essendo  adesso  conosciute  le  quantità  d ,  »x ,  o'x  >  o"x  ■> 
<px,  tx\  cioè  il  tempo  corso  tra  l'istante  nel  quale  si  è  sca- 
gliato il  corpo ,  e  quello  nel  quale  esso  ha  percosso  la  pri- 
ma volta  il  piano  dato,  la  grandezza  e  direzione  delle  velo- 
cità finite  che  vengono  comunicate  al  corpo  di  quando  in 
quando,  e  la  legge  dei  tempi  che  passano  tra  gl'istanti  nei 


Del  Sic.  Antonio    Bordoni  .  ai  5 

quali  vengono  comunicate  le  stesse  velocità  finite ,  la  pre- 
sente questione  di  moto  semilibero  è  ridotta  a  potersi  trat- 
tare precisamente,  siccome  un  caso  particolare  della  propo- 
sizione VII ,  che  è  di  moto  libero . 

Pongasi  nelle  espressioni  delle  quantità  vx cos .ax ,  vx cos . a'x , 
v'x  cos.  a'x   esposte   nella  proposizione   accennata    i   valori  di 
ox  5  o'x  ,  o "x  3  <px ,  Atx  •>  e  si  avrà 
vx  cos.  a*  =  B, 

(k) uxcos.a'x  =  C Rsen.re  .  rx~ ' , 


r  —  i  \     r 


vxcos.a  x  =  LM l  cos. re 


cos. 


B,  C,  e  D  esprimendo  le  costanti  arbitrarie,  colle  quali  sod- 
disfacendo alle  tre  equazioni  (z),  si  ha  B  =  u' cos .  rez ,  C  =  v' 

cos.rez'n Rsen.re,  e  D=AC;  cioè  restano  esse  determinate  . 

r  —  r 

Le  tre  equazioni  (k)  danno  immediatamente 

vx-s/  \  B2H-C2-f-Da lEL_r»+Ra/r-»H-4/is(r- 1  h*W , 

(  (r—  i)  cos. re  V  f       * 

cos.a2=B:i/{Ba-HCa*D2 ̣^^Ra/r--2-t-4/ia(r-i)-2V"K 

t  (r— i)cos.n  \  /        J 

.a'x=/c-— Rsen.re.  r'-'^i/SB^-C^D* i£L_rI-»-Ra//-^4/i2(r- 1  )-aVaxK 

V       r—  i  /  '  (r— i)cos.ra  \  /        ' 

)S.a"ijD+l  /^icos.re— — Wl:./JBa-C2-Da ÉSL-^-W/"- H^M^W, 

r— 1\    r  cos.n/     J         j  (r— i)cos.ra  \  /        ) 

vale  a  dire,  la  grandezza  e  la  direzione  della  velocità  del 
corpo  alla  fine  del  tempo  tx ,  ossia  dell'  arco  x  esimo  che  es- 
so descrive  . 

Sostituendo  nelle  equazioni  Azx=vxH.lcos.ax^-iAtXÌ 

Aux=vx^-iCos.a'x^.lAtx, 
Ayx=Vx-t-lcos.a"x+lAtx-ÌgAt*x 
in  luogo  delle  quantità  vx^.x  cos.  az-t-i ,  vx+t  cos.  a'x-+-i  5  ^x-*-i 
cos.a"x+, ,  At*  i  loro  valori  sopra  trovati,  e  poi  facendo  tut- 
te le  integrazioni ,  si  avrà 

aBR  „ 

zx  = .  rx  -+-  ti , 

g(r— i)cos.re 


2l6  Sur    .MOTO    DISCRETO    DI    UN    CORPO,    CO . 

aCR  2//R1  _ 

u,  — '•, Tax   -+-  F  , 

g{r—i)cos.ii  g(r—,y 

aDR  2/i'R»  .  -, 

7*  = ■ •  rx .  r9x  ■+•  G  ; 

g(r  — i)cos.re  £(r— i)> 

cioè  le  coordinate  di  quel  punto  del  piano  immobile,  nel  qua- 
le esso  è  percosso  dal  grave  la  x  esima  volta  .  Le  costanti  ar- 
bitrarie E,  F,  G  introdotte  dalle  tre  integrazioni,  determi- 
neransi   facilmente  soddisfacendo  alle  tre  equazioni  (/)  . 

Colla  stessa  facilità  colla  quale  si  sono  trovate  le  quan- 
tità vx  ,  cos.  ax  ,  ec.  si  troverebbero  le  coordinate  z'x  ,  u'T  , 
y'x  di  un  punto  qualunque  dell'arco  cresimo  die  descrive  il 
corpo,  la  grandezza  e  direzione  della  velocità  che  esso  avrà 
alla  fine  del  tempo  6  -t-  tx  ■+-  t'x  ,  e  le  equazioni  della  x  esi- 
ma parabola   che  descrive  . 

Corollario  i.  Indicando  colla  sx  la  perpendicolare  tirata 
dal  punto  corrispondente  alle  coordinate  zx  ,  ux  ,  yx  sulla  in- 
tersezione del  piano  immobile  col  piano  delle  coordinate  zr  , 
yx  ,  sarà  evidentemente  5r  cos.  «  =  «r  ;  e  però,  prendendo 
per  origine  delle  coordinate  il  punto  a  cui  corrispondono  le 
coordinate  zx  =  o  ,  ux  =  o  ,  ed  yx  =  b  ,  il  poligono  rappresen- 
tato dalle  ultime  tre  equazioni  esposte ,  si  potrà  rappresen- 
tare ancora  colle  sole  due  equazioni  seguenti 

zx  =  ./J  +  E1 

g  (r —  i)  cos. re 

aCR  ,.  a/jR1  „_  F 

Tx  — 


g(r — i)cos.a/i  g(r — i)2cos.re  cos.  re 

le  coordinate  essendo  ora  zx  ,  ed  sx  . 

Eliminando  da  queste  ultime  equazioni  l'indice  x  degli 
angoli   del   poligono,  si  ottiene  la  sola  equazione 

C  /  -,-,  >  ^sen.re  ,  f-,  >  F 


Sx  = 


.{Zx-E)-^l(zx-EY 


B  cos.  re  B* 


la  quale  esprime  che  il  poligono  suddetto  è   parabolico  . 

Corollario  2.  Se  il  corpo   fosse   perfettamente   elastico, 
ossia  fosse  r  =  1  ,  si  avrebbe 

fax  =  21/  (  v 2  se  ri  ?7t  ■+■  2.b£  cos  ?n  ) ,  e  Atx=2\/  I 1 V-, 

'  V  or  v       Yg.i  C(>s  »  n  g  j 

cioè 


Del  Sig.  Antonio  Bordoni.  ai 7 

cioè  tanto  le  successive  velocità  <pi,  ^2,  ec,  quanto  i  tem- 
pi impiegati  nel  descrivere  i  successivi  archi  parabolici ,  sa- 
rebbero quantità  costanti  ;  ossia  così  le  percosse  successive 
<£>i,  (p2.,  ec,  che  i  tempi  AtXi  Af3,  ec.  eguali  separatameu- 
te  fra  loro  .  Ciò  che  è  veramente  singolare  . 
Nella  medesima  ipotesi  avrebbesi 

vx  cos.  ax  =  v  cos.  m  , 

vx  cos.ax  =  v'  cos.  ni  -+-  aR  sen.  a  —  2,  seu.  ri  .  Rx  , 

vx  cos.a"x  =hv'  cos.ra'-t-AR  sen.  n — R  cos.  11 — 2/2.  sen.  «  .  Rx, 

ec. ,  ec. ,  ec 

Osservazione  .  Se  il  rapporto  r  della  elasticità  alla  per- 
cossa, invece  di  essere  costante,  come  abbiamo  supposto  ta- 
citamente sino  ad  ora  ,  fosse  una  funzione  variabile  rx  del- 
l'indice  x,  con  ragionamenti  in  tutto  simili  a  quelli  fatti  su- 
periormente per  avere  la  equazione 

<p(x-r-  1  ) —  r<px  =  o,  avrebbesi  in  suo  luogo  quest'altra 

(p(  x  -+-  1  ) —  (  rx  -f-  1  )  <px  =  o  , 

la  quale  integrata  dà  (  §.  So,  ) 

<px  =  A  (  rx  -+-  1  )  es  lo6- T*  ; 

.  x     A                  aA        Slog.  r,.,.,                            aA     „   S  log.  r*+, 
e  perciò  Atx  = e  ,   e  tx  = 2,e 

g cos. re  g  cos.  re 

vale  a  dire,  anche  nel  caso,  che,  il  rapporto  della  elasticità 
alla  percossa,  sia  una  funzione  conosciuta  dell'indice  x,  si 
potrà  trattare  la  presente  questione  di  moto  semilibero,  co- 
me si  è  trattata  nella  ipotesi  del  medesimo  rapporto  costante  . 

Paragonando  fra  loro  tutti  i  metodi  particolari  coi  quali 
si  sono  sciolte  le  proposizioni  esposte  in  questa  Memoria,  fa- 
cilmente scopresi  una  parte  di  essi  esclusivamente  comune  a 
tutti ,  la  quale  da  sé  sola  dà  una  idea  generale  non  solo  de- 
gli stessi  metodi  particolari  esposti,  ma  ancora  di  quelli  che 
si  dovranno  seguire  per  isciogliere  una  proposizione  qualun- 
que di  moto  discreto ,  anche  nel  caso  che  i  successivi  moti 
ordinar]  siano  di  più  specie  differenti  ;  anzi  la  medesima  dà 
una  idea  della  maniera  di  ridurle  ad  essere  di  semplice  mo- 
to libero  . 

Tom.  XVII.  28 


218  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

Nota    prima. 

In  tutti  i  trattati  di  trigonometria  vi  sono  esposte  e  di- 
mostrate le  equazioni  colle  quali  bassi  la  tangente,  il  seno, 
ed  il  coseno  della  somma  di  due  archi,  quando  queste  linee 
si  conoscano  per  gli  ardii  stessi  ;  ed  in  alcuni  vi  sono  anche 
dedotte  da  quelle  delle  altre  equazioni ,  le  quali  danno  simil- 
mente la  tangente,  il  seno,  ed  il  coseno  della  somma  di  tre, 
di  quattro,  ec.  archi  .  E  quantunque  coli' osservare  quelle  e- 
quazioni,  non  sia  difficile,  siccome  io  medesimo  mi  sono  per- 
suaso, lo  scoprire  la  legge  onde  avere  immediatamente,  per 
induzione,  una  simile  equazione  rispetto  alla  somma  di  un 
numero  qualunque  di  archi,  ciò  non  ostante,  siccome  la  in- 
duzione immediata,  che  in  queste  e  simili  ricerche,  sembra 
indispensabilissima,  non  è  mai  una  dimostrazione  diretta, 
così  in  questa  nota ,  approfittando  della  opportunità  che  mi 
si  presenta,  esporrò  un  metodo  con  cui  avere  immediatamen- 
te la  tangente,  il  seno,  ed  il  coseno  della  somma  di  un  nu- 
mero qualsivoglia  di  archi ,  quando  tali  rette  conoscansi  per 
gli  archi  semplici,  e  ciò  senza  il  minimo  soccorso  della  im- 
mediata induzione  . 

Qualunque  siano  le  quantità  A,  B,  G,  .  .  .  .  M,  purché 
il  loro  numero  non  sia  infinito,  possono  sempre  rappresen- 
tare, per  quello  che  si  dimostra  nella  teorica  delle  interpo- 
lazioni, i  primi  termini  di  una  medesima  serie,  ossia  i  risul- 
tamenti  che  si  hanno,  supponendo,  nel  suo  termine  genera- 
le ,  successivamente  l' indice  del  numero  dei  termini  eguale 
a  o,  i,  a,  3,  ec;  anzi,  variando  la  disposizione  delle  me- 
desime quantità,  esse  potranno  rappresentare  i  primi  termi- 
ni di  tante  diverse  serie,  quante  sono  le  combinazioni,  chfi 
si  possono  fare  con  esse  ;  e  però  altrettanti  saranno  i  termi- 
ni generali,  o  le  funzioni  del  numero  dei  termini  delle  stes- 
se serie,  che  avranno  l'anzidetta  proprietà. 

La  prima  di  queste  due  verità  sarà  il  fondamento  delle 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni.  2,19 

ricerche,  che  daranno  le  equazioni  dimandate;  e  la  seconda, 
ci  previene  ,  che  potremo  variare  le  equazioni  stesse ,  per- 
mutando fra  loro  le  funzioni  trigonometriche  degli  archi  sem- 
plici ,  che  le  equazioni  medesime  conteranno  . 

Proposizione  . 

„  Date  le  tangenti ,  i  seni ,  ed  i  coseni  di  un  numero 
„  qualunque  di  archi,  trovare  la  tangente,  il  seno,  ed  il 
,,  coseno  della  somma  di  essi  . 

Della  tangente . 

Siano  a0,  a,,  aa, . .  . ,  a„  (n-+-  1  )  archi,  e  f0)^)^vs^ 
le  loro  tangenti ,  le  quali  sono  per  ipotesi  conosciute  . 

Supponendo  a0  -+-  a,  -+-  a2  -+- .  .  . .  -f-  a*-_i  =  ?*  ,  sarà  |ih-i 
=  |x-<-ax;  e  però  tang.|lH.,  =  tang. (!*-+- ax)  =  ( tang. tx-^rtx)'. 
(  1  —  tx  tang.|x  ),  ossia  si  avrà  la  equazione  delle  differenze 
finite 

(D) . . . .  tx  tang.!*  tang. §*+.,-— tang.  f^j-Htang.  5*-tT*»==0  , 
la  quale  integrata  con  una  regola  simile  a  quella  usata  nelle 
proposizioni  I.  IV.  e  V.  di  questa  Memoria  per  integrarne 
altre  affatto  simili  ad  essa,  e  trovato  il  valore  della  costante 
arbitraria  introdotta  dalla  integrazione,  come  si  trovò  nella 
proposizione  prima,  cioè  per  la  equazione  (A),   somministra 

tang.!x  = ai_t 


b,. 


bt-f-^-t, 

essendo  bx  =   ,*W*H-'  .  ed  ac  = —  — — -£r-t-i  .  Quindi,  ponen- 

tx  t, 

do  invece  delle  due  quantità  bx—1,a,x^.1  i  loro  valori,  e  sup- 
ponendo nella  formola  risultante  #  =  /i-t-  1  ,  si  avrà  tang.  £n-t-i, 
ossia  la  tangente  dimandata 


220  Sul  moto  discreto  di  un  corpo»  ec. 


tang.(a0-4-a,-i-a2-+-...  -+•«„): 


1 ; a„_, 

*„_,-(-  -: — 


0,-t" * 


Corollario   i  .  Siano  gli  archi  a0 ,  ar ,  a2 ,  .  .  .  a„  eguali 
fra  loro,  e  sarà  tx  costante;  e  perciò  tang.(a0-+-aI-(-a3-(-...a71) 

=  tang .  (  ti  -+-  i  )  a  = — 


sec.  a 
fi- 


sco.aa 
a : 


sec.  « 
a  — ■ 


sec.  « 
a  — 


continuando  la  divisione  (rc-+-r)  volte. 

Corollario  2.  Essendo  l'integrale  finito  dell'arco,  che 
ha  per  tangente  la  funzione  tx  qualunque,  eguale  alla  som- 
ma degli  archi ,  i  quali  hanno  per  tangenti  tQ,  ti ,  t* i ■>  tx—  ,  ; 

cioè  eguale  ad  a0  +  a,+aJ  +  ....  +  ai_I,  sarà,  per  le  cose 
esposte 

2  Are.  tang.  tx  =  Are.  tang. 


I  -H ; -  a*_ 

P*w_a-* 


^4,_,-h^ 


7  "' 

I  -+-  —  . 
ta 


Del  seno  e  del  coseno  . 


Indicando  colle  sa ,  st  ,  s.^,....s„  i  seni,  e  colle  c0,  cI5 
ca  , ... ,  Cfl  i  coseni  degli  angoli  a0 ,  a, ,  a2 ,  . .  .  . ,  «„  ;  e  colla 
|r  la  somma  a0  -+-  al  -t-  a2  ■+-  .  .  .  .  ax_i  ,  come  sopra ,  si  ha 
sen.^-t.,  =  sen.(l;x-i-ax),  ossia  sen.  %x+1=cxsen.£,x-+-sxcos.  %x\ 
così  cos.^-t-,  =cx  cos.  t.x — SrSen.^xi  cioè  hansi  le  due  equa- 
zioni 

sen.  Zx-t-i  —  cx  sen.fz  — sx  cos.  %x  =o  , 

cos.|2_t-,  —cx  cos.|x  -+-sx  sen.|x  =o, 
le  quali  integrate  daranno  le  espressioni,   o    forinole  diman- 
date . 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni  .  aai 

Eliminando  sen.  |x  da  queste  due  equazioni,  si  ha 

COS.^x-t-, COS.^sh-jH cos.  §r  =o; 

ed  eliminando  cos.  |T  ,  si  ottiene 

sen .  §xH-a sen .  ^h-i  h sen .  £*  =  o , 

*x  *x 

equazione  la  quale  contenendo  la  funzione  sen.|r  ,  come  l'an- 
tecedente contiene  cos.  %x  ,  c'insegna,  che  i  valori  cercati 
delle  due  funzioni  sen.|x,  cos.£x  sono  due  integrali  partico- 
lari di  una  medesima  equazione  del  secondo  ordine  delle  dif- 
ferenze finite  ,  cioè  della  equazione  lineare  seguente 

sen.(»,  +  aI+I)  sen.ar-t-i 

yx^ ! ±_/x^lH 7x  =  o. 

sen.  a»  sen.  a, 

Ad  ottenere  l'integrale  di  questa  equazione  di  secondo 
ordine,  e  da  cui  dipendono  attualmente  le  espressioni  o  for- 
mole  dimandate  delle  due  funzioni  sen.|x,  cos.  %x ,  si  userà 
la  regola  generale,  ormai  notissima,  colla  quale  s'integrano 
le  equazioni  lineari  del  secondo  ordine  delle  difFere,n^c  rini- 
te, vale  a  dire  la  regola,  che  dal  suo  autore,  io  dirò  Bru- 
nacciana  . 

Corollario  i.  Se  tutti  gli  archi  a0  ,  a,  ,  a2  ,  .  .  .  .  ,  an 
fossero  tra  loro  eguali ,  la  equazione  superiormente  esposta 
diventerebbe 

yz+z  —  2C/.+,  -+-  yx  =  e  , 
la  quale,  avendo  i  coefficienti  costanti,   è  anche  integrabile 
colla  supposizione  di   yx  =  Aux,  colla  quale  s'integrano  tutte 
le  equazioni  di  questa  natura   (§.4-5),  ed  integrata,  dà 

yx  =  A  (cos.a-H^/ —  i  sen.a)x-H  A'(co§.a  —  j/ —  i  sen.a)x-, 
cioè  determinando  opportunamente  le  due  costanti  arbitrarie 
A ,  A',  hassi 

(  r"s.  a-f-i/ —  i  sen.  a  )*  —  (cos.  a  —  jX —  i  sen.  a)' 


sen .  xa  =  • 


cos.  xa=. 


2j/—  I 

(  cps.  a-t-|/  —  i  sen.  a  )'  -<-(cos.  a  —  [/  — >  i  sen.  a)1 


2 

che  sono  le  notissime  formole  Bernulliane  . 


222  Sul  moto  discreto  di  un  corpo  ,  ec. 

Corollario  2.  Per  essere 

2Arc.sen.<?x=A.sen..yx_I-HA.sen..?x_2-f- -i-A.sen.j0, 

e  2  Arc.cos.cx=A.cos.cI_[-i-A.cos.cI_i-)-  .  .  .  . -hA.cos.c0  , 
potremo  dare  a  questi  integrali  finiti  le  forme  seguenti 
2A.sen..?x  =  A.sen.£x,  e  2  A.cos.cx  =  A.cos.  £x  , 
rappresentando  sen.|r  ,cos.?x  i  due  integrali  particolari  sud- 
detti della  medesima  equazione  generale  in  yx  . 

Nota    seconda. 

In  questa  nota  si  espone  un  metodo  per  integrare  l'e- 
quazione 

(E) ....  axyxyx^.x  -4-  bxyx+t  ■+■  cxyx  -+-  dx  =  o  , 
nella  ipotesi  di  ax  ,  bx ,  cx ,  e  dx  funzioni  qualsivogliono  co- 
gnite della  #,  per  riunire  in  un  solo  quelli  coi  quali  si  so- 
no integrate  le  quattro  equazioni  (A),  (B) ,  (C) ,  (D) ,  trovate 
nelle  proposizioni  I.,  IV.,  V.,  e  nella  nota  antecedente,  le 
quali  sono  visibilmente  casi   particolari  di  questa  . 

Onde  integrare  l'equazione  (E),   supponghiamo  yx  =  — , 

tx ,  e  zx   rappresentando   due   nuove   funzioni   incognite  ,   ed 
avremo,  colla  stessa  equazione 

yx+s  =  —  (  cxtx  ■+-  dxzx  )  :  (  axtx  -+-  bxzx  )  ; 

ma  per  supposizione  dev'essere  yx+,  =  J~*~'  ;  adunque,  tra  le 
funzioni  incognite  tx  ,  zx  ,  si  avrà  l'equazione 

tz-t-,  _  Cxtx  -+•  dxZx 

Zx-*-,  a*ti-t-bxZx 

Per  soddisfare  quest'equazione  e  determinare  nel  mede- 
simo tempo  i  valori  delle  due  funzioni  tx  ,  zx  ,  si  supponga 
tx-i-i  = —  cxtx  —  dxzx  ,  e  si  avrà  2I+1  =  axtx  -+■  bxzx  ;  cioè  si 
avranno  le  due  equazioni 

tx+i  ■+-  cxtx  -+-  dxzx  =  o  ,  zx^.1  —  axtx  —  bxzx  =  o 
anch'esse  delle  differenze  finite  di  prim' ordine,  come  la  pro- 
posta ,  ma  lineari . 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  aa-j 

Eliminando  la  funzione  tx  da  queste  due  equazioni ,  e 
supponendo =  A.r  ,  e  (  vxcx  —  axax  )  =  bx  , 

az  a, 

liassi  la  sola  equazione  seguente 

zx-t-2  —  Axzx-*-i  —  oxzx  =  o  > 
la  quale,  benché  sia  del  second' ordine,  ed  abbia  i  coefficienti 
variabili ,  nulladimeno ,  si   sa   integrare   colla  regola  Brunac- 
ciana  . 

Diffatto ,  supponghiamo  zx  =  Ce2Z"*,  C  esprimendo  una 
costante  arbitraria,  l .  ax  il  logaritmo  Neperiano  della  funzio- 
ne incognita  ar  ,  ed  e,  al  solito,  la  base  dei  medesimi  Ioga- 
ritmi  ,  ed  avremo 

".l'^i+i  "~  Ax0Cx  —  ox  :=  O  '•) 

e  perciò  ax  =  Ar_,  H — — ,  ovvero 

A  B'— 

ttx  —  Ai — i  -+- B,_ 


A— &5^ 


B'      B. 


a0  esprimendo  una  costante  arbitraria  . 

Per  trovare  il  valore  dell'altra  funzione  tx  ,  si  sostituisca 
nq^  suo  valore  (  21+1  —  bxzx  )  '.  ax  ,  desunto  dalla  prima  delle 
due  equazioni  esposte,  qui  sopra,  in  luogo  della  zx  il  suo  va- 
lore Ce2*  • a' ,  ed  avrassi 

a* 

Ora  sostituendo  nella  frazione  1 1  ',  zx  ,  invece  delle  fun- 
zioni t x  ,  zx  i  loro  valori 


Ce^.«,,  Z^±CeV-«>> 


si  ha 


==  - — '-  ■-,  quindi  yx—  —  (-bx-hAx-.I-*-^—  B         ) 

**  A,_3-r-_i-BI_, 


A,_,-+--r- 


a. 


224  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

integrale  completo  dell'equazione  (E),  per  essere  a0  una  quan- 
tità tutt'ora  arbitraria. 

Osservazione  i  .  Potrei  qui  esporre  molte  eleganti  questio- 
ni di  geometrìa,  le  soluzioni  delle  quali  dipendono  dalle  in- 
tegrazioni di  equazioni ,  che  sono  aneli'  esse  casi  particolari 
della  (E)  integrata  qui  sopra,  e  ciò  servirebbe  per  mostrare 
l'uso  dovizioso  di  essa  anche  nella  pura  geometrìa;  ma  sic- 
come con  questa  esposizione  mi  allontanerei  troppo  dallo  sco- 
po che  mi  sono  prefisso,  così  mi  limiterò  alle  due  seguenti. 

Proposizione    prima. 


„  Iti  uh  dato  poligono  rettilineo  inscriverne  un  altro  ri- 
,,  entrante,  i  lati  del  quale  prolungati,  se  occorre,  passino 
„  per  altrettanti  punti  dati  (*)  . 

Siano  numerizzati  i  Iati  del  poligono  dato,  quelli  del  di- 
mandato, ed  i  punti  dati  di  posizione;  e  sia  y  =  axz  •+-  bx  l'e- 
quazione della  retta  nella  quale  trovasi  il  lato  x  esimo  del  dato, 
cioè  y  e  z  le  coordinate  di  un  punto  qualunque  ,  ed  ax  ,  e 
bx  i  soliti  parametri,  qui  funzioni  cognite  del  numero  x,  dai 
quali  dipende  la  posizione  della  medesima  retta,  relativamen- 
te a  due  assi  ortogonali  a  cui   essa  si   riferisce  . 

Similmente,  siano  A,  e  B,  i  due  analoghi  parametri,  in 
questo  caso  funzioni  incognite  di  x ,  dai  quali  dipende  la  po- 
sizione di  quella  retta  di  cui  è  parte  V x  esimo  lato  del  po- 
ligono dimandato;  cioè,  sia  u  —  Axt  -+•  Br  l'equazione  della 
stessa  retta ,  rappresentando  « ,  e  t  le  coordinate  di  un  pun- 
to qualunque  di  essa  . 

Supponendo ,  che  il  vertice  dell'  angolo  formato  dai  lati 
x,  (  x  -+-  i  )  esimi  del  poligono  dimandato,  od  inscritto,  sia 
quello   che   cade   nel   lato   x  esimo    del    poligono   dimandato, 

avran- 


(*)  Quando  i  vertici  degli  angoli  di  un 
poligono  sono  nelle  rette  in  cui  trovansi 
i  lati  di  un  altro  poligono,  quello  si  di- 


ce qui  Inscritto  in  questo;  e  reciproca- 
mente questo   Circoscritto  a  quello  . 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni  .  aa5 

avranno  luogo  insieme  le  tre  equazioni 

y  =  axz-i-bx  ,  y  =  Axz-*-Bx  ,  /  =  AI+Iz4-BI+I , 
passando  le  rette  espresse  da  esse  pel  medesimo  punto,  cioè 
pel  vertice  anzidetto  . 

Eliminando  da  queste  tre  equazioni  trovate  le  quantità 
y,  s,  che  rappresentano  qui  le  coordinate  del  punto  comune 
alla  retta  nella  quale  vi  è  il  Iato  x  esimo  del  poligono  circo- 
scritto,  e  delle  due  nelle  quali  vi  sono  i  due  x,  (x-¥-  i  )  esi- 
mi dell'inscritto,  si  avrà  la  sola  equazione 

(a) BXAAX  —  AXABX  =  b*AAx  —  ax  ABX . 

E  questa  è  l'equazione  esprimente  la  relazione,  che  debbo- 
no avere  in  generale  i  parametri  Ax ,  Bx ,  ax ,  bx;  perchè  il 
poligono  di  cui  il  lato  x  esimo  trovasi  nella  retta,  che  ha  per 
equazione  u  —  Axt-*-Bx,  sia  inscritto  in  quello  avente  il  lato 
x  esimo  nell'espressa  dall'  altra  /  =  axz  ■+•  bx  ,  o  questo  circo- 
scritto a  quello  . 

Rappresentata  colla  mx  l'ordinata,  e  colla  nx  l'ascissa 
dell' x  esimo  punto  dato  di  posizione,  e  supposto  che  passi 
per  esso  la  retta  nella  quale  vi  è  il  lato  x  esimo  del  poligo- 
no dimandato,  si  avrà,  fra  le  funzioni  Ax ,  Bx  incognite,  e 
le  cognite  mx  ,  ux  ,  l'equazione  mx  =  Ax«x  ■+•  Bx  .  Adunque, 
affinchè  la  retta  in  cui  trovasi  il  lato  x  esimo  del  poligono 
dimandato  sia  espresso  dall'equazione  supposta  u  =  Axt-Js-Bx, 
le  due  funzioni  AX,BX  debbono  avere  le  relazioni  che  espri- 
mono le  due  equazioni 

BXAAX  —  AXABX  =  bxAAx  —  axABx 
mx  =  Axnx  -+-  Bx  . 

Eliminando  da  queste  ultime  equazioni  la  funzione  Bx , 
si  ha  la  sola  equazione  delle  differenze  finite,  fra  le  sole  fun- 
zioni Ax ,  AI+I  , 

AxAx^.1Anx-(bx-*-axnx^.l-mz)Ax^.1-(mx-axnx-bx)Ax-t-axAmx=o, 
la  quale ,  siccome  si  vede ,  è  un  caso  particolare  dell'  equa- 
zione (E);  e  perciò  anch'essa  integrabile  col  metodo  superior- 
mente esposto  . 

La  costante  arbitraria,  che  conterrà  l' integrale  di  quest' 
Tom.  XVII.  a  9 


2i6  Sul  moto  diòcheto  dì  u^  (sauro ,  ec. 

equazione,  ossia  il  valore  della  Ax ,  si  determinerà,  soddisfa- 
cendo la  condizione  che  il  poligono  dimandato  dev'essere  rien- 
trante, vale  a  dire,  che,  sì  il  suo  primo,  che  il  suo  ultimo 
lato,  debbono  avere  uno  stesso  punto  comune  colla  retta  del- 
la quale  è  porzione  l'ultimo  lato  del  dato. 

L'equazione  mx  =  A.xnx  ■+-  Br  ,  esposta  sopra,  dà 
B.r  =  mx  —  Axiix  , 
cioè  il  valore  richiesto  dell'altra  funzione  Bx  . 

Conoscendo  attualmente  i  valori  delle  funzioni  Ar  ,  Br  , 
e  perciò  l'equazione  u  =  Axt-+-Br  della  retta  di  cui  è  parte 
il  lato  .e  esimo  del  poligono  dimandato,  avransi  facilissima- 
mente tutte  le  altre  equazioni  e  quantità  dalle  quali  dipen- 
de la  conoscenza  completa  di  esso  . 

Se  le  successive  rette  nelle  quali  sono  situati  i  lati  del 
poligono  inscritto,  invece  di  passare  per  altrettanti  punti  da- 
ti di  posizione  ,  come  si  è  supposto  nella  proposizione  trat- 
tata, dovessero  formare  angoli  che  avessero  alcune  proprietà, 
o  fra  loro,  o  con  quelli  di  un  secondo  poligono  dato,  ossia 
con  quelli  del  dato  stesso ,  si  conoscerebbe  la  funzione  Ar  , 
immediatamente,  o  previa  l'integrazione  dell'equazione  espri- 
mente la  stessa  passione,  come  appunto  accade  rinvenendo 
con  questi  principi  ,  il  poligono  che  descrive  il  corpo  nella 
Proposizione  V.;  ed  avrebbesi  sempre  la  B*  integrando  l'e- 
quazione generale  (a)  dei  poligoni  inscritti ,  o  la  sua  equi- 
valente 

am  —  Ai  Oi—Ax 

Ancora  la  soluzione  del  famosissimo  problema,  d'inscri- 
\ere  in  un  dato  cerchio  un  poligono  rientrante,  che  i  suoi 
lati  passino,  distesi,  abbisognando,  per  altrettanti  punti  da- 
ti di  posizione ,  trattato  come  lo  fu  dal  Signore  Magistrini 
nella  sua  ingegnosa  poligonometrìa  analitica,  dipeude  dall' 
integrazione  di  un'equazione  della  forma  della  (E),  e  però 
esso  si  potrà  sciogliere  e  generalmente,  anche  seguendo  que- 
sto metodo,  integrando  l'equazione  risultante,  come  un  ca- 
so particolare  della  stessa  (E)  . 


Del  Sic.  Antonio  Bordoni  .  227 

Non  essendomi  noto  che  siasi  pubblicata  la  soluzione  della 
proposizione  „  Inscrivere  in  una  linea  qualunque  di  second' 
ordine  un  poligono  rettilineo  rientrante  di  un  numero  qual- 
sivoglia di  lati ,  i  quali  prolungati  se  fa  bisogno  passino  per 
altrettanti  punti  dati  di  posizione  nel  piano  di  essa  „  la  qua- 
le è  evidentemente  rispetto  all'Ellisse,  alla  Parabola,  ed  aila 
Iperbola ,  cioè  in  generale  alle  linee  di  second' ordine  ,  ciò 
che  è  il  Problema  anzi  accennato  relativamente  al  solo  cir- 
colo, ed  il  superiormente  trattato  pe' poligoni  rettilinei,  ap- 
profitto della  presente  occasione  onde  esporre  di  essa  la  so- 
luzione seguente  ,  benché  appoggiata  puramente  alla  geome- 
trìa descrittiva ,  e  però  a  principi  ,  che  non  hanno  nessun 
rapporto  cogli  esposti  in  questa  Memoria  . 

Eretto  un  Cono  ordinario  sul  piano  della  linea  di  secon- 
d' ordine,  e  fatto  al  medesimo,  con  un  piano,  una  sezione 
circolare,  si  unisca  il  suo  vertice  coi  punti  dati  nel  piano 
della  linea  stessa,  e  si  prolunghino  queste  rette,  se  fa  biso- 
gno, sino  all'incontro  di  quel  piano  nel  quale  vi  è  la  sezio- 
ne circolare,  ed  avransi  così  in  questo  piano,  tanti  punti  e 
dati  di  posizione,  quanti  sono  quelli  nel  piano  della  stessa 
linea  data  :  fatto  questo,  s' inscriva  nella  sezione  circolare  un 
poligono  rientrante  cui  i  lati  passino  pei  punti  anzi  determi- 
nati nel  piano  della  medesima,  e  poscia  si  prolunghino,  ab- 
bisognando, i  lati  del  cono  che  passano  per  i  vertici  di  que- 
sto poligono,  sino  all'incontro  della  linea  data  di  second' or- 
dine ,  e  questi  punti  d'incontro  saranno  manifestamente  i  ver- 
tici del  poligono  inscritto  nella  data  linea  di  second'ordine, 
i  cui  lati  passeranno  prolungatile  fa  bisogno,  pei  punti  dati 
di  posizione,  vale  a  dire  i  vertici  del  poligono  dimandato. 

Esempio  .  Inscrivere  nella  parabola  ABC  un  triangolo 
A'B'C  tale,  che  i  suoi  lati,  prodotti  se  sia  d'uopo,  passino 
per  tre  punti  Q  ,  R ,  ed  S  dati  ? 

Fissiamo  per  primo  piano  dei  coordinati  quello  della  pa- 
rabola medesima  ,  e  per  secondo  quello  che  passa  per  DBE 
suo  asse ,  perpendicolarmente  allo  stesso  suo  piano  . 


22,8  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 

Da  un  punto  F  della  parabola  si  tiri  la  FG  perpendico- 
lare al  suo  asse ,  si  prenda  sul  medesimo  GH  =  GF  ,  si  uni- 
sca il  punto  H  coll'I  del  prolungamento  della  FG  ;  conducasi 
la  HJ  perpendicolare  all' HI,  e  si  estenda  sino  in  J  punto  del- 
l'altro prolungamento  della  FG  ;  si  tirino  le  JL ,  IL,  la  pri- 
ma parallela  all'  asse  della  parabola  ,  e  la  seconda  pel  suo 
vertice,  cioè  per  B;  e  saranno  queste  le  intersezioni  del  pri- 
mo piano  coordinato  ,  e  di  una  superficie  conica  ordinaria 
avente  il  vertice  in  L ,  e  di  cui  la  stessa  parabola  data  ne 
è  una  sezione  fatta  parallelamente  al  lato  JL  . 

Trovati  in  questo  modo  i  lati  JL,  BL,  si  conduca  la  MN 
perpendicolare  a  DBE  ,  e  sarà  MO  il  diametro  di  una  sezio- 
ne circolare  del  medesimo,  disegnata  nel  piano  le  cui  tracce 
sono  PN  ,  PM  . 

Condotte  le  rette  Q»T ,  RU ,  SV ,  LX  perpendicolari  al- 
l'asse,  ed  uniti  i  punti  T ,  U ,  e  V  col  vertice  L  del  cono, 
e  gli  altri  Q,  11,  ed  S  col  punto  X-  le  rette  TL ,  QX  ;  UL, 
K.X  ;  VL ,  SX  saranno  le  prelezioni  di  quelle  altre  ebe  uni- 
scono il  vertice  del  cono  coi  punti  dati  Q ,  B. ,  ed  S  . 

I  punti  Y,  Y';  Z,  Z';  W,  W  così  determinati,  espri- 
mono le  projezioni  dei  tre,  ove  le  rette,  le  quali  passano  pel 
vertice  L,  e  pei  dati  Q,  R,  ed  S  incontrano  il  piano  rap- 
presentato dalle  tracce  PN  ,  PM  . 

Per  inscrivere  ora  nel  cerchio,  ebe  ha  per  diametro  OM, 
il  triangolo ,  i  cui  lati  prodotti ,  se  abbisogna ,  passino  pei 
punti  le  cui  projezioni  sono  le  anzi  determinate ,  cioè  per 
trovare  le  projezioni  dei  vertici  degli  angoli  di  questo  trian- 
golo ,  si  prenda  Pw  =  PW,  Pra  =  PM,  e  si  descriva  sulla  wm 
come  diametro  il  cerchio  obmc ,  e  tirisi  perpendicolarmente 
alla  traccia  PN  la  Y>  =  PY,  Z's  =  PZ,  e  la  WV  =  PW;  in- 
di s'iuscriva  nel  cerchio  anzi  descritto  il  triangolo  abe,  che 
il  suo  lato  ac  passi  per  z,  e  i  prolungamenti  degli  altri  due 
abvbc  per  gli  altri  due  punti  wvy,  con  una  delle  regole  in- 
segnateci da  Giordano,  Malfatti,  Lexel,  Carnot,  Lagrange,  ec. 

Fatto  ciò ,  dal  punto  a  vertice  di  un  angolo  del  triango- 


Del  Sic  Antonio  Bordoni.  2,29 

lo  abc  si  tiri  la  am  perpendicolare  alla  PN  ,  e  il  punto  m 
trovato  in  questo  modo  sarà  la  projezione  nel  primo  piano 
coordinato  del  vertice  di  un  angolo  del  triangolo  suddetto  in- 
scritto nel  cerchio  avente  per  diametro  MO  . 

L'altra  projezione  del  medesimo  vertice  sarà  il  punto 
della  PM  la  cui  distanza  dal  P  eguaglia  ma  .  In  un  modo  af- 
fatto simile  si  determineranno  le  projezioni  dei  vertici  degli 
altri  due  angoli  del  medesimo  triangolo  . 

Conoscendosi  attualmente  le  projezioni  dei  vertici  degli 
angoli  del  triangolo  inscritto  nel  cerchio  che  ha  per  diame- 
tro MO ,  i  cui  lati  distesi ,  se  fa  bisogno ,  passano  pei  pun- 
ti, che  hanno  per  projezioni  Y,  Y'  ;  Z  ,  Z  ;  W,  W,  facilmen- 
te si  determineranno  le  projezioni  dei  lati  del  cono,  i  quali 
passano  per  vertici  del  triangolo  medesimo,  ed  in  conseguen- 
za i  vertici  A' ,  B' ,  C  del  triangolo  dimandato  . 

Determinato ,  come  sopra ,  il  punto  m ,  si  potrà  conti- 
nuare la  soluzione  nel  modo  seguente  :  uniscasi  immediata- 
mente il  punto  X  coll'w,  prolungasi  questa  retta  sino  in  A' 
ad  incontrare  la  parabola  ;  indi  si  conduca  la  SA'B' ,  poscia 
la  B'C'Q,  in  ultimo  la  C'RA' ,  e  sarà  A'B'C  il  triangolo  di- 
mandato . 

Osservazione  a.  Se  in  un  poligono  se  ne  iscriva  un  altro, 
in  questo  un  terzo,  in  quest'altro  un  quarto;  e  così  si  con- 
tinui .  Indicando  colla  zt  = t ax,y -t-.&c,/  l'equazione  fra  le  coor- 
dinate rettangolari  u ,  t  della  retta  nella  quale  trovasi  il  lato 
x  esimo  del  poligono/  esimo  degli  inscritti,  l'equazione  (a)  dà 

(.) A^'A^Si==A^A:^±i; 

y  x  y  x 

ed  esprimendo  colla  r  =  sdz>y-^-^z,y  quella  nella  quale  vi  è  il 
lato  x  esimo  del  primo  dei  medesimi  poligoni,  il  quale  è  an- 
che V y  esimo  ciscoscritto  all' y  esimo  suddetto,  la  stessa  equa- 
zione (a)  somministra 

W A'Ì 

Similmente,  chiamando  ux,r,  tx,y  le  coordinate  rettango- 


la)  A^A-^-=A^A^ 

x  y  y  x 


r 


a3o  Sul  moto  discreto  di  un  coiiro ,  ec. 

le  del  vertice  dell'angolo  x  esimo  dell'/  esimo  poligono  degli 
inscritti,  trovasi,  colla  medesima  equazione  (a),  ma  molto 
più  speditamente  colla  ispezione  della  figura,  l'equazione 

(3) A^.A^-=A^A^: 

y  x  x  y 

così  si  dimostra  facilissimamente,  che  ha  luogo  l'equazione 
seguente 

(4) A^A^££i  =  A-^A  ' 


y  x  y  x 

tra  le  coordinate  ortogonali  r.r,r ,  sx,r  dei  vertici  degli  angoli 
del   poligono  y  . 

È  singolare,  che  la  seconda  equazione  (4),  dei  poligoni 
circoscritti  è  affatto  simile  alla  (i),  prima  degli  inscritti,  e 
la  seconda  (3)  di  questi  alla  (2),  prima  di  quelli. 

Esempio  .  Sia  A  -— -  =  nL.  -—-,  cioè  la  distanza  fra  i  ver- 
y  x 

tici  degli  angoli  x  esimi  dei  poligoni  j,(_v+  1  )  esimi  inscritti 

sia  l' n  esima  parte  del  lato  x  esimo  del  poligono  y  esimo  dei 

medesimi,  e  si  avrà,  mercè  l'equazione  (3),  dianzi  esposta, 

A  -^-  =  tzA  -^  ;  ossia  avransi   le   due   equazioni   delle  difife- 

X  x 

renze  finite,  lineari,  e  del   primo  ordine,  seguenti 

nux+t,y  —  u^y+,  —  (n—i)  u„y  =  o  , 
fra   loro   simili,    le   quali    integrate    colla   regola    notissima  di 
Lagrange  (§.86),  o  con  quella  che  insegnammo  in  altra  oc- 
casione, e  determinate  opportunamente  le  funzioni  arbitrarie 
introdotte  dalle  integrazioni  ,  somministrano 

tx,y={l-n)y}tx,o+y[-^-\tx+i,o-*-y  * ^  '  (^7-)  *:d-a,o-i-....-»-(-^J  t#+.y,o\  , 
^,^(1-/^,,,^ 

vale  a  dire  le  coordinate  del  vertice  x  esimo  dell'/  esimo  po- 
ligono degli  inscritti  espresse  per  quelle  dei  vertici  degli  an- 
goli del  primo  poligono. 


Del  Siu.  Antonio  Bokuoni .  201 

Se  fosse  »  =  |,  ossia  se  i  vertici  degli  angoli  del  primo 
poligono  y  esimo  inscritto  cadessero  nelle  metà  dei  lati  del- 
l'(j —  i  )  esimo  ,  le  formole  integrali,  anzi  esposte,  divente- 
rebbero 


x,y  —  —  Y 


y(  y^~  i  )  ") 


ed 


i  (                                        y(y — i)  ? 

Ux,y  =  —  )UX,0  —yuz-*-i  ,0  H Ux-t-^io  H- "+"  Ux+y,of  ■ 


a.* 


come  fu  trovato  altrimenti  dal  Sig.  Magìstrinì  nella  sua  Po- 
ligonometria  sopra  citata  . 

Proposizione    seconda. 

„  Trovare  le  equazioni  di  un  poligono  circoscritto  alla 
„  curva  ,  che  ha  per  equazione  f{y  ,  z  )  =  o  fra  le  coordina- 
„  te  ortogonali  s,/,  conoscendosi  le  tangenti  de' suoi  angoli 
„  esteriori . 

Siano  zm,  yx  le  coordinate  del  punto  di  contatto  della  cur- 
va data  col  lato  x  esimo  del  poligono ,  (  —  )    ,    o    semplice- 

\  dx  f  x 

mente  I  —  I  la  tangente  che  fa  il  lato  stesso  col  prolungamen- 
to dell'asse  delle  ascisse  zx  :  così  z,+1,/I+i,  (— )       ,o  I  — l 

\<is/x-t-i  \dzf 

le  analoghe  quantità  pel  punto  di  contatto  (x-\-  i  )  esimo;  e 
tx  la  tangente  dell'angolo  esteriore  x  esimo  del  poligono,  cioè 
quello  compreso  dal  lato  x  esimo  e  dal  prolungamento  del- 
l' (x-t-  i  )  esimo  . 

Essendo  l'angolo,  che  ha  per  tangente  tx,  eguale  all'an- 
golo avente  per  tangente!  -)   ,  meno  quello  che  ha  (—)        , 

\dz/x  \dz/x-hi 

si   avrà 


\dz/x\dzff*-i        \dzfx-*-'        \dzf 


ossia 


•+■  tx  =  o  ;  ovvero 


2oì  Sul  ivr>0T0  discreto  di  un  corpo,  ec. 

V  «T  /j  V  dy  /i-i-i        \  rfj  /x-)-i         \  dy  fx 

equazione,  la  quale  è  anch'essa  visibilmente  un  caso   parti- 
colare della  (E),  ansi  è  la  stessa  (D)  ;  e  perù  sarà 

(—  I  =  — -  ,  oppure  (  —  I  =  -Ci!  ,   tx  essendo  eguale  ad 
dy  1  x      Z,—i  \dzfx        tx  ° 


.  Bx_, 


ove  Ax ,  e  Bx  esprimono  le  funzioni  conosciute  i  -+-  — ^ , 
—  (  i  -+-  tx*  )  -^  ■>  e  la  C  una  costante  arbitraria. 

*x 

Ora  dall'equazione  data  della  curva  cavasi  1  —  1  =  —  (  — )' 
[  —  J  ;  e  perciò  eguagliando  questi  due  valori  della  tangente 

/dy\  .  ,    „ 

I  —  i   ,  si  avrà  1  equazione 

la  quale  esprime  una  relazione  delle  coordinate  zx  ,  yT  .  Ma 
queste  medesime  coordinate  banno  anco  la  relazione  espres- 
sa dall'equazione  data  f(z ,  y)  =  o  ;  adunque  fra  le  coordina- 
te dei  singoli  punti  di  contatto  della  data  curva  e  dei  lati 
del  poligono  avranno  simultaneamente  luogo  le  due  seguenti 
equazioni 

\dzf  '    \  dy  )  tz       ' 

le  quali  potranno  servire,  conseguentemente,  per  determina- 
re le  medesime  coordinate  . 

Espresse  colle  t%u  le  coordinate  rettangole  di  un  punto 
qualunque  della  retta  nella  quale  cade  il  lato  x  esimo  del  po- 
ligono ,  e  colle  A ,  B  i  parametri  da  cui  si  fa  dipendere  so- 
lita- 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  .  a33 

latamente  la  posizione  della  medesima  rispetto  agli  assi  delle 
stesse  coordinate,  cioè  espressa  coli' equazione  ?i  =  A£-f-B  la 

medesima  retta  si  avrà  A  =  I  —  1   , 

e  B=r*-s*(g)x,(5.?8) 

dovendo  essa  passare  pel  punto  a  cui  corrispondono  le  coor- 
dinate yx  ,  zx  ed  essere  tangente  la  curva  nel  medesimo  pun- 
to .  Vale  a  dire ,  sarà 

\dzfx  \dzfx 

l'equazione  del  lato  x  esimo  del  poligono:  cosi  sarà  quest'altra 
»'«*(&)        ^yx^-zx^(dA 

\dz/x-*-i  \dzfx-t-i 

quella  del  seguente ,  u  ,  e  t'  esprimendo  le  sue  coordinate 
ortogonali  . 

Il  vertice  dell'angolo  x  esimo  del  poligono,  ossia  dell'an- 
golo formato  dai  lati  x,  (x-+-  i  )  esimi ,  egli  è  evidentemente 
un  punto  comune  alle  due  rette  espresse  dalle  equazioni  an- 
zi esposte  ;  e  però  avransi ,  fra  le  coordinate  di  questo  pun- 
to, che  denomineremo  tx  ,  ux  ,  simultaneamente  le  due  equa- 


zioni seguenti 


Ux  =  tx  I   ■f  I         H-Jx-i-,  —  Zx+-i  (  /  I  , 

\dz/x-t-i  \dz /x-t-i 

le  quali  somministrano  immediatamente 

*— Af-(S)-'l:A(£). 

cioè  le  coordinate  del  vertice  dell'angolo  a;  esimo  del  poligo- 
no circoscritto  alla  curva  espressa  dall'equazione  data/(.z,/)=o, 
ossia  le  equazioni  dimandate  . 

Esempio.  Sia  il  poligono  equiangolo,  l'asse  delle  ordina- 
Tom.  XVII.  3o 


2.^4  Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 


te  y  parallelo  al  suo  primo  Iato,  e  si  avrà  Ax  =  i  H — =sa, 
—  B*  —  n-^2  =  sec.3e;  e  perciò 


sec.   e 
a  — 


sec.   e 

2  —  -! 

sec.ae 


sec.2 e 
i 


C 

e  esprimendo  qui  l'angolo,  che  ha  per  tangente  t. 

Essendo  I  —  )   infinita ,  stante  la  disposizione  particolare 

degli  assi,  ed  eguale  ad— G  per  la  forinola  qui  esposta,  sa- 


i 
t 

sec.ae 


ra  =  o  ;  quindi 

C  ' 

(dy\    r       /  sec.ae  \ 

dz/x        tang,  e  \  .       sec.'e  f 


sec.   e 
a : 


sec.  « 
a 5 


supposto  la  divisione  continuata  (x — i  )  volte.  Ma,  da  ciò 
che  abbiamo  dimostrato  nel  primo  Corollario  della  prima  No- 
ta ?  risulta  il  secondo  fattore  del  secondo  membro  di  quest' 
ultima  equazione ,  cioè  la  frazione  continua 


sec.   e 
a  — 


sec*  e 

»-2Si  eguale  all'ordinaria  — ^^ — ;  adunque 

a  tang.(x  —  i)e 


sarà 


cioè 


(dy\              i       /        tana,  e        \ 
T  )   = (  2 )'   C1( 
dz/x        tang.  e  \  tang.  (  x—  i)  e  / 

—  I  =  — ■ =  cotang.i  x —  i  )<?  : 

dz/x       tang.(x  — i)e  °    v  ' 

siccome  era  facile  a  prevedersi . 

Individuiamo  ora  la  curva  a  cui  dev'essere  cirscoscritto 
il  poligono,  e  sia  dessa  l'Ellisse,  che  ha  per  equazione 


Del  Sic  Antonio  Bordoni  235 

y [/(aaz  —  s2)  =  o, 

a 

a,  e  b  indicando  i  suoi  semiassi,  ed  avrassi 

e  perciò  le  equazioni ,  trovate  superiormente ,  dei  punti  dì 
contatto  diventeranno  in  questo  caso  particolare 

b(a —  zx)  :a[/(2.azx  —  saI)  =  cotang.  (x —  i  )e  , 

ayx  —  b\/(  %azx  —  z*x  )  —  o  , 
le  quali  danno 

zx  =  a  —  a2  :  |/[aa-H^atang.(a: — *)e],  ed 

yx  —  b  ;i/[ia-)-«acotang.2(x —  i  )e]; 
cioè  le  coordinate  od  equazioni  dei  punti  di  contatto  dell'El- 
lisse coi  lati  del  poligono  equiangolo  ad  esso  circoscritto  . 
Sostituendo  nelle  espressioni  delle  coordinate  tx  ,  ux  ,  e- 

sposte  sopra ,  invece  delle  quantità  zx  ,  yx  ,  (  —  I    i  loro  va- 

\  dzfx 

lori  anzi  trovati,  avransi  le  stesse  coordinate,  ossia  le  equa- 
zioni del  poligono  equiangola  circoscritto  all'Ellisse  espressa 
dall'equazione 

ay  —  b\/ '  (naz  —  s2  )  =  o  . 
Se  fosse  b  =  a,  ovvero  la  curva  data  una  circonferenza, 

avrebbesi  (  —  I  =cotang.(.a; — i)e,  zx=a[i  —  cos.(# — I)e]o 
ed  yx  =  a  sen.(a;  —  i  )e;  e  perciò 

(  A  seti,  (x—  i  )  e  f 

tx  =z  a  {i >  , 

(  sen .  e  ) 

ux  = A  cos.  (x —  i  )e 

sen.  e 

per  equazioni  del  poligono  circoscritto  alla  periferia ,  che  ha 
per  equazione  al  vertice  j2 —  2«z -4- z2  =  o  ,  a  esprimendo  il 
suo  raggio,  e  z,y  le  coordinate  rettangole  dì  un  suo  punto 
qualunque  . 

Osservazione  3.  Nel  cercare  l'integrale  dell'equazione  (E), 
dopo  eh' ebbi  trovato 


a.% 


Sul  moto  discreto  di  un  corpo,  ec. 


Si 

avrei  potuto  ominettere  il  metodo  esposto  col  quale  ottenni 
questo  singolare  risultamento ,  e  supporre  immediatamente 
yx  =  (  <x.r  —  bx  )  '.  ax  ,  come  si  è  fatto  integrando  le  equazio- 
ni (A) ,  (B) ,  (C) ,  e  (D) ,  ed  indi  determinare  la  funzione  ax 
opportunamente  ,  perchè  fosse  soddisfatta  l'equazione  che  trat- 
tavasi  d'integrare,  ed  avrei  avuto,  come  sopra,  l'equazione 

«i«rt-i  —  Axax  —  B^  =  o, 
per  trovare  la  funzione  ax  .  Ma  siccome  collo  stesso  metodo 
si  possono  integrare,  o  rendere  integrabili  molte  altre  equa- 
zioni delle  differenze  finite ,  non  lineari ,  per  questo   ho  di- 
visato di  esporlo  . 

Finalmente  avverto  che  si  ottengono  bensì  immediatamen- 
te gl'integrali  delle  equazioni  (A),  (B) ,  ec.  sostituendo  nel- 
l'integrale trovata  della  (E)  in  luogo  delle  funzioni  ax  ,  bx  , 
cx  ,  dx  i  loro  valori  che  hansi  paragonando  le  medesime  equa- 
zioni a  questa,  ma  con  formole  su  cui  fa  d'uopo  fare  alcu- 
ne considerazioni  onde  comprendere  che  sono  dessi  equiva- 
lenti agli  esposti . 


SU  LA  DETERMINAZIONE  DELLA  CAPACITÀ  DI  UNA 
BOTTE  O  ELITTICO-CIRCOLARE  OD  ELITTICO-ELIT- 
TICA,  A  FONDI  UGUALI  O  DISUGUALI,  ED  A  PARTI 
ANTERIORE  E  POSTERIORE  SIMILI  O  DISSIMILI . 

MEMORIA 

Del    Signor    Don    Pietro    Cossali. 
Ricevuta  li  io  Novembre  i8i4- 


I 


l  celebre  Barnaba  Oriani  ha  insegnata  la  seguente  bellis- 
sima Regola  pratica  per  determinare  la  capacità  di  una  Botte 
a  fondi  disuguali  .  Moltiplichiamo  tra  loro  i  rispettivi  diame- 
tri di  ciascuna  delle  tre  sezioni  di  una  Botte ,  ed  avremo  tre 
prodotti:  al  quadruplo  del  prodotto  che  ci  danno  i  diametri 
della  maggior  sezione  aggiungansi  gli  altri  due  prodotti:  se 
ne  moltiplichi  la  somma  per  il  sesto  della  lunghezza  della 
Botte,  e  questo  prodotto  si  moltiplichi  anche  pel  0^,785398, 
che  è  la  quarta  parte  della  circonferenza  di  un  circolo  che 
ha  per  diametro  1  ,  ed  avremo  espressa  da  quest'  ultimo  pro- 
dotto la  capacità  della  Botte.  V.  Tomo  II  dell'esteso  corso 
di  Calcolo  Sublime  del  chiariss.  Cav.  Vincenzo  Brunacci  Cal- 
colo Integrale  Capo  I,  §.  100.  Curioso  io  di  vedere  i  prin- 
cipi ,  e  le  condizioni  di  tal  Regola  mi  proposi  in  generale  il 
Problema  di  determinare  la  capacità  di  una  Botte  . 

PROBLEMA. 

Determinare  la  capacità  di  una  Botte  0  Elittico-Circolare,  0 
Elittico-Elittica ,  0  sieno  i  suoi  fondi  uguali  0  disuguali, 
e  le  due  parti  anteriore  e  posteriore  0  simili  o  dissimili . 

Sia  FOPG  la  sezione  della  Botte  verticale  in  lungo,  Q(p(p'Q' 
la  sua  sezione  orizzontale  in  lungo,  AZBZ'  la  sua  sezione  tras- 


2,38  Sulla  determinazione  della  capacita1  ec. 

versale  massima,  AZBPi^'GQ'Z  la  sua  parte  anteriore,  e  G^'PQ' 
il  fondo  che  a  distinzione  chiamerò  testa,  AZBO<pFQZ'  la 
parte  posteriore  ,  della  quale  FtpOQ  il  fondo  .  Sia  CA  il  se- 
miasse maggiore  della  sezione  elittica  trasversale  massima  =B, 
ed  il  suo  semiasse  minore  CZ  =  «  .  Sia  il  semiasse  della  testa 
1G  =  Z>,  e  supposta  la  parte  anteriore  tutta  regolare,  e  per- 
ciò la  testa  simile  alla  sezion  trasversale  massima,  sarà  I(p'=—bv 

B 

e  sia  il  semiasse  maggiore  DF  =  V  conseguentemente  per  il 
supposto  medesimo  della  regolarità  della   parte   posteriore  il 

semiasse  minore  D^>  =  —  V  .  Sia  poi  l'elissi  dell'arco  anterio- 
re  verticale  AG  espressa  per  l'equazione  jy2=r—  (A2 — xz), 

A. 

e  l'elissi  dell'arco  anteriore  orizzontale  Z(ji'  per  l'equazione 
0*  =  —  (  G-  —  x%  )  .   L' elissi   dell'  arco  vertical   posteriore  AF 

abbia  per  equazione  /2  =  —  (  A'2  —  x*  )   e   l'ellissi  dell'arco 

posteriore  orizzontale  abbia  a  sua  equazione  0'2  =  — (G'2 — x2). 

Sia  G  il  centro  di  tutte  e  quattro  le  elissi  .  Si  concepisca 
nella  parte  anteriore  ad  una  indeterminata  ascissa  .r  =  CR  la 
sezione  trasversale  S<p"NQ"  .  A  fine  che  questa  sia  simile  al- 
la massima  AZBZ'  dovrà  essere  B  :  a  ]  \y  \  6 ,  e  perciò  d  =  aX 

2L     0i  =  <za-—  •  Dunque  le  due  equazioni  delle  due  elissi  CC- 
B*  . 

stituenti  la  forma  della  parte  anteriore  saranno /2=— (A2 — x2), 
^^■^■(A2  —  xa).  Similmente  si  troverà  che  le  due  equazioni 
delle  elissi  costituenti  la  forma  della  parte  posteriore  esser 
dovranno  /2  =  ^  (  A'2  —  x*  ) ,  0a  =  £ ;  (  A'2  —  x*  ) .  Ciò  posto 

non  ostante  la  diversa  curvatura  della  botte  da  A  in  G ,  e 
da  A  in  F  ;  da  Z  in  (p  e  da  Z  in  (p}  le  sezioni  trasversali  tutte 
saranno  simili  alla  sezione  massima  AZBZ'  e  simili  tra  loro . 


re 


Del  Sic  D.  Pietro  Cossali  .  2,3q 

Sia  ora  la  lunghezza  intera  DI  della  Botte  =  k ,  e  sia 
indeterminatamente  —  £  =  CI  la  lunghezza  della  parte  anterio- 

m 

I  i I  k  quella  CD  della  posteriore  .  Significata  per  % 

la  circonferenza  del  circolo  di  diametro  =  i   sarà  —  .xy3  l'a- 

B      J 

rea  della  elittica  trasversale  indeterminata  sezione  S^TNQ" , 
ed  essendo  RS=/,  CR  =  #  sarà  —  y3dx  l'elemento  della  so- 
lidità della  parte  anteriore  della  Botte,  e  la  porzione  di  essa 


5 


da  G  in  R  sarà  =/>A«=pf  /(B*-|>)^=f  (b**~.J) 

e  fatto  #=  —  k  si  avrà  l'intiera  parte  anteriore  della  Botte 

ni 

=—  l  B3 .  —  k — —  .  — -  1.  Similmente  si  vede  risultare  la  in- 

B  \  m  A1        3ra5  / 

tiera  parte  posteriore  —  I  Ba  I  i J  k j  i -\    —  I . 

Dunque  la  capacità  della  Botte  intera  che  chiamerò  (C)  sarà 

<c>=f[™-£-è-£(.-i)ì], 

Ba 

ma  dall'equazione  j3  =  — -(A' — x3)  fatto /=IG=£,  x  —  —  .k 

ricavasi  A2  = .  E  dall'equazione 

TO»  (  Ba  —  4»  )  ^ 

y'a=^(A'*-^)  fatto  y'  =  BF  =  b',  x  =  (i  —  l-\k 

ricavasi  Aa  =  —    _     "' —  sostituendo  sarà 

(C)  =  ^[3B^-Ì(Ba-^)-(i--i)^(B^^)] 

3B    L  m  V  rnf\ 

Passo  io  al  presente  ai  casi  particolari  :  se  la  parte  an- 
teriore e  la  posteriore  siano  ugualmente  lunghe,  cioè  se  sia 


a4°  Sulla  determinazione  della  capacita'  ec. 

—  k-=-hk,  e  ciò  non  ostante  siano  i  semi-assi  b ,  b'  della  te- 
rra 

sta  e  del  fondo  disuguali ,  saranno  A  ed  A'  disuguali ,  cioè 
la  curvatura  della  parte  anteriore  sarà  diversa  dalla  curvatu- 
ra della  parte  posteriore ,  e  si  avrà 

/ri,         ank  /  Sa        b"\  k     /,D  b'.a         b'\a\ 

(C)  = 1  2B2  h 1 I  =  ji  . (  4  B«  -i h  - —  I 

W         3B   \  2         a  /  3.2  V  B  B     / 

n        k   /    .        n  .       2ai  , ,     aai'  \ 

=  —   .-      4-2B.28  +  2&. 1-  2,b I 

4        6   V  B  B     / 

=  -  .  y/4.AB.2CZ-i-CP.aIf  -f-FO.^D^); 

questo  è  il  caso  del  Teorema  dell'  Oriani ,  né  può  che  sotto 
tali  condizioni  aver  luogo  .  Si  può  anche  adoperare  la  formola 

n  .  j  (  4AC  X  CZ  -t-  Gì  X  W  +  FDxD^) 

che  anzi  tornerà  più  comoda  essendo  più  facile  tenere  a  me- 
moria il  numero  esprimente  la  circonferenza  %  del  diametro 
i    che  è  3,i4i5c;2,  di  quello  che  la  sua  quarta  parte. 

Se  A  =  A',  cioè  se  la  curvatura  della  Botte  sia  la  stessa 
nella  parte  anteriore  e  nella  posteriore,  ed  i  semiassi  b,  V 
siano  disuguali  si  avrà 

_B^_==_^_(I__LV,  d'onde 

m=(Ba  — ia)  Ba  —  b'*  \  m  I 

??2a  I  i I  =  (  m  —  i  )2  = ,  ed  m  —  i  = , 

\  mfK  '  B»~**  ,/(B>-ò*) 

.     ,.    ,_v         ankt    „  b>l/(R*-b*)  i'V(B2-*2)         \ 

e  quindi  (G)= laBn — - 1 — 1 

H  y    '         3B  V  |/(B»-i»)-»-|/(B»-J'1)      i/(B>-b*)*-i/(B*-b'*)J 

che  moltiplicando  e   dividendo   le  frazioni  per  |/  (  B2  —  è2  ) 
—  j//(  B2 —  è'2)  si  riduce  alla  forma  più  semplice  (C)  =  -jr-X 

Oli 

[BaH-£a-+-è'a-f-|/(Ba  —  £2)(B2  —  b'a)].  Se  £'  =  &  si  avrà  (C) 
ss  —  (  aBa  ■+■  b%  )  :  se  oltre  questo  fassi  a  =  B,  nel  qual  caso 

36 

la  Botte  è  elittico-circolare  ,  si  avrà  (C)  =  —  (  aB2  -+-  b*  ) . 

SOLU- 


/<■  f     TVcLZarndTtcei  <■  Socx    '/<(/.''  /'«.OT/y-w/.?./ 


IO. 


X. 


';,<>■'   i(:t7em,ir„-n  ■  '< .  ■  !','„/-  ^^-X\'//y„;r,  ;,<• 


24 1 


SOLUZIONE  DI  DUE  PROBLEMI 

APPARTENENTI  ALLA  TEORIA  DE'  MASSIMI 

E  MINIMI 

Del  Sic.  Cav.  Sebastiano  Canterzani. 

Ricevuta  li  20  Novembre  18 i/j.- 


iD, 


"ata  la  retta  AB  (  Fig.  1  )  e  dato  in  essa  il  punto  G  è 
stato  dimostrato  (*) ,  che  dividendola  in  E  nella  stessa  manie- 
ra ,  nella  quale  trovasi  divisa  in  C ,  e  alzandole  da  E  la  per- 
pendicolare indefinita  ED,  essa  riesce  la  minima  di  tutte  le 
rette ,  che  per  lo  punto  C  si  possono  inscrivere  all'  angolo 
ADB  formato  da  due  rette  DA,  DB,  che  da  qualsivoglia  pun- 
to D  della  perpendicolare  ED  vanno  a  passare  per  le  due  di 
lei  estremità  A ,  B . 

In  fatti  intendendole  condotta  per  G  la  infinitamente  vi- 
cina KH,  e  descritti  dal  centro  G  i  due  archetti  circolari  Krc, 
Bm,  il  decremento  di  essa  da  una  parte  è  eguale  all'incre- 
mento dall'altra  parte,  e  cosi  è  nulla  la  differenza  infinite- 
sima della  KH  dalla  AB ,  perchè  essendo  generalmente  Ara  ; 
ìriR  ;  ;  AC .  AE  :  CB  .  BE  (  perciocché  generalmente  ahhiamo 

Are  :  k«:  :  ae  :  ed,  e  mW  :  Bm:  :  be  :  ed,  e  nii  :  Bm  :  :  AG:  cb  ) 

la  ragione  AC  .  AE  :  CB  .  BE  riesce  ragione  d'eguaglianza  ap- 
punto quando  sia  AE  :  BE  :  :  CB  :  AC ,  o  vogliam  dire  quan- 
do sia  AE  =  CB,  e  però  anche  BE  =  AC. 

II.  Apresi  quindi  la  via  alla  soluzione  di  varj  problemi 
di  massimo,  o  minimo,  i  quali  senza  il  presidio  dell'esposto 
teorema  porterebbero  forse  per  le  vie  ordinarie  dell'algebra  un 

Tom.  XVII.  3i 


C)  Vedi  la  Parte  I  del  Tomo  XIV  di  questa  Società  a  pag.  167. 


a4a  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

lavoro  assai  laborioso.  Io  qui  supporrò  che  all'angolo  ADB 
(  Fig.  i  ,  e  a  )  debba  subentrare  una  curva  ;  e  siccome  si  avran- 
no da  aver  in  considerazione  tre  cose,  la  curva  cioè,  la  retta 
AB,  e  il  punto  C,  così  a  tre  problemi  principalmente  viene 
a  farsi   luogo  . 

i .°  Data  la  curva,  e  dato  il  punto  C,  trovare  la  retta 
AB,  che  inscritta  alla  curva  pel  punto  C  riesce  la  massima, 
o  la  minima  di  tutte  le  inscrivibili  pel  punto  medesimo  C . 

a.0  Data  la  retta  AB,  e  dato  in  essa  il  punto  G  trova- 
re la  curva  di  dato  genere ,  e  di  data  specie ,  a  cui  quella 
retta  rimane  inscritta  in  modo  che  sia  la  massima,  o  la  mi- 
nima di  quant'  altre  rette  le  si  possono  inscrivere  pel  punto  C. 

3.°  Data  una  curva  coli' inscritta  AB  trovare  in  questa 
il  punto  C  tale  che  faccia  riuscirla  massima  o  minima  di  tut- 
te le  rette ,  che  per  esso  possono  a  quella  curva  inscriversi  . 

Ovvia  essendo  la  soluzione  del  primo,  come  quella  che 
si  ottiene  col  metodo  ordinario  de' massimi  e  minimi,  mi  li- 
mito a  trattare  soltanto  il  secondo  problema,  e  il  terzo.  Ma 
prima  convienmi  notare  alcuna  cosa  nel  semplice  caso  dell' 
angolo  ADB  . 

III.  Posto  che  dall'estremo  A  il  più  vicino  al  punto  C 
si  prendano  le  ascisse  positive  x  voltate  verso  l'altro  estre- 
mo B ,  e  che  le  corrispondenti  ordinate  positive  y  parallele 
alla  perpendicolare  ED  sieno  voltate  verso  l'angolo  D,  chia- 
misi AB  =  a,  AC=»BE  =  £,  ED  =  £.  Sarà  (Fig.  i  )  a  —  b\ 
k'.'.x'.y.j  onde  (a  —  b)y  —  kx  =  o  l'equazione  alla  linea  ret- 
ta AD  ;  e  b'.k'.'.a  —  x'.y ,  onde  by  -+-  kx  —  ak  ==  o  l' equazione 
all'altra  linea  retta  BD,  e  quindi  [(a-b)y-kx][by-*-kx-ak]=ot 

.    .  (a-~2.b)k  kz  ak  akz  ,, 

cioè  yy->t- —  xy xx /-+-- — x  =  olequa- 

•/-  b(a-b)     J         b(a-b)  b  '         b(a-b) 

zione  alle  due  rette  AD ,  BD  . 

Differenziando  quest'equazione  risulta 

,  ,  (a  —  2,b)k  ak  2.k*  (a—s.b)k  àk% 

dx:dy::zy  +  ——x-T.——x-——y- 


b(a  —  b)  b        b(a—b)  b(a—b)  b(a—b) 

dove  mettendo  x  =  o  ,  e  insieme  /  =  o  si  ha  dx  '.  dy ,  cioè 


Del  Sic  Sebastiano  Canteezani  •  2,43 

a  —  b  ;  k  :  :  a —  b  '.  k  analogìa  che  sussiste;  mettendo  poi  #=«, 
e  insieme  y  =  o  si  ha  dx]  dy ,  cioè  b\k  \\  —  b  \  k  analogìa 
che  non  sussiste  ,  e  perchè  sussista  convien  prendere  nega- 
tivamente o  dx ,  o  dy  .  Dunque  per  avere  la  ragione  dei  dif- 
ferenziali dx ,  dy  nei  due  punti  estremi  della  linea  AB  biso- 
gna prendere  questi  differenziali  affetti  del  medesimo  segno 
per  l'estremo,  in  cui  è  #  =  0,  e  y  =  o,  ma  prenderli  affet- 
ti di  segno  contrario  per  l'estremo,  in  cui  è  x  =  a,  e  y  =  o. 
In  fatti  i  due  archi  circolari  infinitesimi  Kn ,  Bm  sono  vol- 
tati uno  in  un  senso,  l'altro  in  senso  contrario;  e  questa 
semplice  osservazione  avrebbe  potuto  bastare  a  far  compren- 
dere ciò ,  che  per  altro  non  sarà  stata  cosa  inutile  d'  aver 
dimostrato  . 

Di  qui  apparisce ,  che  qualora  il  punto  G  cade  nel  pro- 
lungamento della  retta  AB ,  come  nella  figura  2, ,  nel  qual 
caso  i  due  archi  circolari  infinitesimi  Un ,  Bm  sono  voltati 
verso  la  stessa  parte ,  per  avere  la  ragione  dei  due  differen- 
ziali dx ,  dy  convien  prenderli  affetti  del  medesimo  segno 
tanto  per  l'uno  estremo  A,  quanto  per  l'altro  B.  Qualun- 
que espressione  poi,  o  equazione  s'incontri  pel  caso  che  ab- 
bia luogo  l'una  delle  due  figure  1,  e  a,  è  chiaro  che  per 
averla  pel  caso  dell'altra  non  occorre  ripigliare  il  calcolo  da 
capo,  ma  basta  nella  ritrovata  espressione,  o  equazione  mu- 
tare il  segno  alle  potestà  dispari  di  b,  che  sta  in  luogo  del 
segmento  AG  . 

La  premessa  avvertenza  egualmente  vale ,  come  è  evi- 
dente,  per  ogni  curva,  che  passando  per  li  punti  A,  B  ab- 
bia per  tangenti  in  questi  punti  le  due  rette  DA,  DB. 

IV.  Vengan  pertanto  proposti  il  genere,  e  la  specie  del- 
la curva  da  descriversi  per  rispondere  al  Problema  secondo 
(  §•  II  ) .  Due  principalmente  possono  essere  i  metodi  da  te- 
nersi per  trovare  l'equazione  di  tale  curva  riferendola  alla 
data  retta  AB  mediante  due  coordinate  ortogonali  x,y.  L'uno 
è  del  seguente  tenore  . 

Suppongasi  M  (  Fig.  3  )  uno  de'  punti  della  curva  .  Sup- 


^44  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

pongasi  pure  che  preso  il  principio  delle  ascisse  x  in  A ,  e 
condotta  da  B  la  BK  =  n  parallela  alle  ordinate  PM  =  y,  in- 
di tirata  la  AE  =  e  =  l/fl«  +  nK,  questa  AE  sia  parallela  al- 
l'asse DQ ,  al  quale  mediante  le  due  coordinate  ortogonali 
CQ=z,  QM  —  u  vien  riferito  il  medesimo  punto  M  di  cur- 
va nell'equazione  la  più  semplice  che  possa  aversi  della  cur- 
va stessa.  Si  denoti  per  r  la  distanza  AD,  o  GF  delle  due 
parallele  AE,  DQ  présa  parallelamente  alle  ordinate y,  e  per 
s  la  distanza  del  punto  D  dal  principio  C  delle  ascisse  CQ  =  z. 
Poste  questa  costruzione,  e  queste  determinazioni  sarà  QM, 

.    ,  ay  —  noe  —  ar  nn         .    .  ny -t-  ar  — ■  nr  —  es     n 

cioè  w=- ,  e  CQ  ,  cioè  z  = .  Pongansi 

e  e 

dunque  questi  valori  di  u ,  e  z  nell'equazione  semplicissima 
della  curva,  e  risulterà  l'equazione  della  medesima  curva  ri- 
ferita alla  retta  data  AB  .  In  questa  equazione  introducaci 
le  quattro  condizioni  1  -°  che  la  curva  passi  pel  punto  A  fa- 
cendo in  essa  #=0,  e  insieme  y  =  o;  2..0  che  passi  pel  pun- 
to B  facendovi  x  =  e,  e  insieme  y  =  c;  3.°  che  la  retta  DA 
sia  tangente   della   curva  in  A  ponendo  x  =  o ,  e  y  =  o  nel 

valore  di  —,  e  mettendo  il  risultato  =  - — •  nel  caso  della  fig.  1, 

ày  k 

ma  =  ^-  nel  caso  della  fig.  a;  4-°  cne  'a  retta  DB  sia  tan- 
fo 

dx 

gente  in  B  ponendo  x  =  a,  /  =  o  nel  valore  di nel  ca- 
so della  fig.   1  ,  o  nel  valore  di  —  nel  caso  della  fig.  a,  met- 

dy 

tendo  poscia  il  risultato  =  — .   Ognuna  di  queste   condizioni 

avrà  somministrata  un'equazione  tra  le  quantità  a,bvk,  ec. 
date,  o  arbitrarie,  e  le  nv  r,  s,  ec.  incognite;  e  tutta  la 
difficoltà  consisterà  nel  ricavare  da  tali  equazioni  i  valori  del- 
le dette  incognite  dati  per  le  cognite,  e  le  arbitrarie,  tro- 
vati i  quali,  e  sostituitili  nell'equazione,  che  riferisce  la  cur- 
va alla  retta  AB  risulta  1'  equazione  della  curva  del  dato  ge- 
nere,  e  della  data  specie,  che  scioglie  il  problema  . 


Del  Sic.  Sebastiano  Canterzani  .  24$ 

V.  L'altro  metodo  forse  più  semplice,  e  comodo  del  pre- 
cedente consiste  nel  prender  l'equazione  generale  a  coefficienti 
indeterminati,  che  abbraccia  tutte  le  curve  del  dato  genere, 
e  nell' introdurre  in  essa  le  quattro  condizioni  di  già  anno- 
verate nel  paragrafo  precedente,  con  che  verranno  determi- 
nati tutti  que' coefficienti,  che  in  tal  guisa  possono  determi- 
narsi ;  indi  determinarne  altri  mediante  quelle  proprietà ,  o 
vogliam  dire  condizioni ,  che  servono  a  distinguere  la  data 
specie  dalle  altre  sottoposte  allo  stesso  genere  .  Così  risulta 
l'equazione  cercata,  della  curva  cioè  del  dato  genere,  e  del- 
la data  specie,  che  scioglie  il  problema  .  Quei  coefficienti  in- 
determinati ,  che  dopo  tutto  ciò  rimanessero  per  avventura 
nell'equazione,  sono  arbitrarj ,  e  lascian  luogo  a  introdurre 
nel  problema  nuove  condizioni  .  • 

Anche  in  questo  secondo  metodo  l'angolo  delle  coordi- 
nate x,  y  si  presuppone  retto,  poiché  la  terza,  e  la  quarta 
delle  quattro  suddette  condizioni  involve  questa  supposizione, 
mercè  che  gli  angoli  in  m ,  e  n  (  Fig.  1  ,  e  a  )  sono  per  co- 
struzione retti  . 

VI.  A  chiarezza  maggiore  gioverà  applicare  l'uno,  e  l'al- 
tro metodo  a  qualche  esempio  nel  caso  della  figura  1 .  Pren- 
diam  dunque  le  curve  del  primo  genere ,  o  vogliam  dire  le 
linee  del  secondo  ordine,  che  sono  le  sezioni  coniche,  e  co- 
minciamo dalla  parabola  . 

Esempio  I.  L'equazione  semplicissima  di  questa  curva  è 

ua  =  cz,  nella  quale  secondo  il  primo  metodo  metto  ay~nx~ — 

e 

ni  luogo  di  zi,  e  - in  luogo  di  s,  e  ottengo 

aajKa  —  zanxy  -4-  rfx*  —  aaa/j  -+-  zanrx  •+■  a^r*  ) 

—  ceny  — acex  -t-  cenr\  =0 
-l-  ce*s  ] 
equazione ,  in  cui  la  medesima  parabola  viene  riferita  alla  da- 
ta retta  AB.  In  questa  equazione  facendo  #  =  0,   e  insieme 
7  =  0,  risulta  la  prima  equazione   i.°  aV -H cenr  ■+■  ceas  =  0 


2,^6  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

ponendo  poi  x=a ,  e  insieme  y=o  risulta  la  seconda  a.a  n*-t-2,nr 
—  ce  =  o.  Differenziando  l'equazione  della  curva  si  ricava  — 

ao'r —  aanx  —  aaJr —  cen         ,  j  .      ,. 

=  — - ,  dove  mettendo  #  =  o,  7  =  0   risulta 

aan.r  —  an*x  —  aarcr  -+■  ace 

il  qual  risultato  fatto  eguale  a ne  dà  la  terza 


—  aunr  ■+■  ace  k 

equazione  3.a  2,aanr  —  a?cr  —  zabnr -+-  abce —  2.a?kr — cken=zo  . 

.  ,  ,.    — dx  —aa1y-*-ù.anx-t-2.a1r-t-cen 

Finalmente  nel  valore  di  = metto 

4y  nany  —  2.n?x  —  nanr  •+■  ace 

,  2.a*n-+-aa'r-*-cen 

x  =  c,  y  =  o,  e  mi  risulta  -  :  metto  questo  rs- 

—  aarca —  aanr-t-ace 

sultato  eguale  a  —,  e  ottengo  la  quatta  equazione  4-a  za^kn. 

te 

■+•  2.a?kr  -+-  cken  ■+-  labri*  -+-  aabnr  —  abce  =  o  . 

In  vigore  della  prima  equazione   sparisce  dall'equazione 

della  curva  l'ultimo  termine,   onde   essa  si  riduce  ad  essere 

aay^  —  aanxy  -t-n^x2,  —  a.aary  ■+■  zanrx 

—  ceny  — acex 

e  in  questa  ponendo  in  luogo  di   ce   il   suo  valore  n*  -+-  arar 
somministrato  dalla  seconda  nasce 

a2ja  _  zanxy  ■+■  n^x2,  —  aaVy  —  an^x  ' 

—  n3y  1  =  o 

—  o,nary 

Questo  stesso  valore  di  ce  posto  nella  terza,  e  nella  quarta 
equazione  ,  le  trasforma  in 

abrf  —  a2n?  —  za3kr  —  kn3  —  a.kn*r  =  o 
na2kn  -f-  2,azkr  ■+•  kn3  -+-  nk?i2r  -+-  abn*  =  o 

che  sommate  insieme  danno  re  = ,  e  sottratte  l'una  dal- 

a  —  ai 

l'altra  danno  r  = — —  •  Posto  questo  valore  di  r 

4&(a1H-»:')  a 

nell'equazione  della  curva  ridotta  la  riduce  ad  essere 
a3ja  —  zanxy  -+-  rfx"1  -+-  a?ny  —  an*x  r 

a& 


Del  Sic  .  Sebastiano  Canterzani  .                 a4y 
Resta  che  in  questa  si  sostituisca  ad  n  il  già  trovato  di  lui 
valore.  Il  che  fatto  risulta  finalmente  y2 - — xy-\- — - 

a  — ab  (a  — 2i)* 

xx-+-  y — x  —  o.  E  questa  ò  l'equazione  del- 

le  parabole,  che  sciolgono  il  problema:  dico  delle  parabole, 
perchè  l'arbitraria  k  dà  luogo  a  infinite  soluzioni  del  proble- 
ma, quando  non  vi  si  voglia  aggiunger  qualche  condizione  di 
più ,  come  sarebbe ,  che  la  parabola  dovesse  passare  per  un 
punto  dato  oltre  A ,  e  B ,  o  avere  un  dato  parametro  .  Solo 
non  si  può  prendere  k  —  o,  né  =  oo ,  perchè  il  parametro 
riuscirebbe  zero,  o  infinito. 

Esempio  IT.  Con  lo  stesso  metodo  tratto  il  problema , 
quando  si  voglia  che  la  curva  sia  il  circolo  .  Chiamato  =  e 
il  raggio  ,  e  preso  il  principio  delle  ascisse  z  dal  centro 
l'equazione  semplicissima  del  circolo  è  u2  -+-  sa  —  ca  =  o  ,  la 
quale  fatte  le  solite  sostituzioni  in  luogo  di  «,  e  z  si  tras- 
forma in 

y*  ■+■  xa  —  zry x  ■ 

e 
unsy 
e  t 

-Ir  SS 

—  ce 
Facendo  le  quattro  supposizioni  di  sopra  esposte  si  ricavano 

1  •  SUITI 

le  quattro  equazioni   i .°  tth 1-  ss —  ce  =  o 


» 


a/;  rs  e 

a.a  s  =  -, 


e 


3."  aas  —  abs -+-k er -t-/l >is  =  o  ,  4-a  abs  —  abe  —  ker  —  kns  =  o. 
Per  la  prima  si  riduce  l'equazione  del  circolo  ad  essere 

Aas 

yy  -v-  xx  —  ary  — - —  x  =  o  . 

e 
a.nby 
e 

Sommando  insieme  le  due  ultime  si  cava  5=  —  :  ma  per  la 

a 


^48  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

seconda  si  ha  s—~;  dunque  —  =  — ,  onde  b  =  —  ,    il    che 

2  ti  3  Q. 

mostra ,  che  perchè  sia  possibile  il  problema  bisogna  cbe  il 
punto  C  dato  nella  retta  AB  la  divida  in  parti  eguali.  L'u- 
nica maniera  di  rendere  non  necessaria  questa  condizione  si 
è  di  prendere  l'arbitraria  k  infinita,  perchè  allora  sparisce  b 
dalle  quattro  equazioni,  e  così  arbitrario  riesce  il  segmento 
AC  =  b. 

Tutto  ciò  si  conferma  col  riflettere ,  che  le  due  tangen- 
ti DA  =  l/(a  — £)2-t-Aa,  e  DB  =  l/££-+-£a  non  possono  es- 
sere eguali,  come  avviene  nel  circolo,  se  o  non  sia  b=z — , 

o  non  si  prenda  k  =  co  . 

Nel  caso  che  si  assuma  k  =  co  la  terza,  e  la  quarta  del- 
le quattro  equazioni  diventano  una  sola  equazione,  che  som- 
ministra r  = ,  perchè  abbiamo  s  —  — .  Posti  questi  valori 


3, 


di  r,  e  s  nella  prima  equazione  risulta —  h ce  =  o 

r  1  4*4 


aa 


cioè 1 —  =  cc;  ma  e3  =  a%  -+-  n2,  ;  dunque  cc  =  —  .    Non 

4     •  4  a    ...  4 

essendovi  stato  luogo  a  determinare  n  è  ciò  indizio,  che  que- 
sta linea  è  arbitraria  .  L' equazione  pertanto  dell'  unico  cir- 
colo ,  che  in  questo  caso  scioglie  il  problema  col  dare  un  mas- 
simo ,  è  yy  •+•  xx  —  ax  =  o  ,  tale   divenendo   1'  equazione 

nas 

yy  ■+-  xx  —  nry x  =  o  , 

e 

2.71S 

e 

ove  in  essa  si  mettano  invece  di  /-,  s  i  ritrovati  loro  valori. 
Anche  nel  caso  di  3  =  —  le  due  ultime  delle  quattro  e- 

2 

quazioni  diventano  una  sola  equazione,  perchè  mettendo  nel- 
l'altra —  in  luogo  di  b,  ed  —  in  luogo  di  s  ottiensi  —  — — kr 


Del  Sic.  Sebastiano  Canterzani  .  249 
-=o,  che  offre  r  = .  Ora  mettendo  nella  prima 

questo  valore  di  ;• ,  e  quello  di  s  risulta 1 —  ce  :  po- 
nendoli poi  nell'equazione  del  circolo  questa  diviene  yy  ■+■  xx 
H y  —  cr=:o,  ed  ecco  l'equazione,  che  scioglie  il  proble- 

ma  col  somministrare  infiniti  (attesa  l'arbitraria  k)  circoli, 
che  hanno  la  corda  AB  minima  di  tutte  le  altre,  che  in  cia- 
schedun  di  loro  si  possono  condurre  pel  punto,  che  la  divi- 
de per  metà.  Il  raggio  c=      e-— ~- —    dà   a    divedere,    che 

l'arbitraria  k  solo  non  può  assumersi  =0  :  che  se  si  assuma 
k  =  co  ,  ritorna  il  caso  precedente  . 

In  nissuno  dei  due  casi  è  stato  luogo  a  determinare  la 
linea  71,  donde  segue  che  essa  è  arbitraria  senza  per  altro  che 
tale  arbitrio  moltiplichi  il  numero  de' circoli,  che  sciolgono 
il  problema,  poiché  il  luogo  del  centro  del  circolo,  e  il  rag- 
gio cambiano  bensì  al  cambiarsi  di  k  nel  secondo  caso ,  ma 
ritenuto  lo  stesso  valor  di  k  al  cambiarsi  di  ri  non  cambia 
né  il  raggio ,  né  il  luogo  del  centro ,  come  può  facilmente 
dimostrarsi  anche  nel  secondo  caso  . 

Esempio  III.  Passando  ora  a  far  uso  del  secondo  meto- 
do sia  la  curva  da  descriversi  la  ellisse.  L'equazione  gene- 
rale a  coefficienti  indeterminati  delle  curve  del  primo  genere  è 
F/a-nEa;/-HD;ca-*-C/-t-Bx-t-A  =  o  t 

La  condizione  che  posta  x  =  o  sia  anche  7  =  0  determina 
A  =  o,  onde  l'equazione  diventa 

F/a  -+-  Exy  -+-  D^a  ■+■  C/  ■+•  Bx  =  o  . 
La   condizione  che   posta  x  =  a  torni  y  =  o   porta  che  sia 
a2D-t-flB  =  o,  onde  B  =  —  aD,  e  l'equazione  diventa 

F/a  ■+•  Exy  ■+-  Dxa  -hCy  —  àDx  =  0  . 
Questa  equazione  differenziata  dà  dx  '.  dy  \  \  aF/  •+■  Ex  -H  C  ;  aD 
—  2,T>x  —  Ey ,  e  però  la  condizione  che  posta  #  =  o«  e  7  =  0 
Tom.  XVII.  3a 


a5o  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

.     dx         a  —  b  -T-.  m         7r,  -,       „  fl'D  —  abD 

sia  —  = porta  a*D  —  abD=fcL,  onde  L  = ■ ,    e 

dy  k       r  k 

quindi    1'  equazione    diventa    F/a  -+-  Exy  •+■  Dx2  -t- 

—  àDx  =  o  .   Finalmente   la  condizione   che    posta  x  =  a  ,  e 

y  =  o   sia =•—  porta  abD  =  akE  •+-  kG  ,  cioè  (  mettendo 

in  luogo  di  G  il  valore  già  ritrovato  )  zabD  —  a2D  =  akE , 
onde  E  =  —  ,  e  così  l' equazione  della  curva  si  ri- 

te 
-,  i  t-i„        (a  — aJ)D  t-»-.        ala  —  b)T)  ,-. 

duce  ad  essere  F/a — — xy-t-Dxa-\ ■ y—aDx=c. 

k  k 

Ora  la  proprietà,  che  distingue  l'ellisse  dalle  altre  cur- 
ve del  primo  genere,  è  che  disposta  l'equazione  in  modo  che 
il  quadrato  yy  non  abbia  per  coefficiente  che  l'unità,  il  coef- 
ficiente del  quadrato  xx  sia  maggiore  del  quadrato  della  me- 
tà del  coefficiente  del  rettangolo  xy  .  L'equazione  adunque 
ricavata  fin  ora  diventa  l'equazione  dell'ellisse  subito  che  sia 

—  >v - — ,  cioè  F> - — .  Mettasi  dunque  F= — 

F  4/fc'F1  av  *  4fc» 

•+■  aD ,  dove  o  rappresenti   un   numero   qualunque    positivo  . 

Quindi 

Ala  —  s.b)k  àk%  Aa{a  —  b)k  àak* 

yy 11 J Xy  H - XX-h  — Y - X=0 

y         (a-2.b)*-+-Aek*  (a-ab)*-*-Aok*  (a-2.b)'-t-Aok^         (a-2.b)*-*-A0k* 

è  l'equazione  dell'ellisse,  che  passa  per  li  due  punti  A,  B 
estremi  della  data  retta  AB,  ed  ha  in  essi  per  tangenti  le 
rette  DA  ,  DB  .  Attese  le  arbitrarie  k ,  o  havvi  luogo  a  infi- 
nite soluzioni  del  problema,  quando  aggiunger  non  si  voglia- 
no altre  condizioni  .  Non  si  può  assumer  k  =  o ,  perchè  il 
diametro  dell'ellisse  riuscirebbe  infinito. 

Se  l'arbitraria  k  si  supporrà  infinita,  anche  le  due  tan- 
genti AD,  BD  riusciranno  infinite,  e  siccome  sono  allora  per- 
pendicolari alla  data  AB ,  così  è  chiaro  che  questa  verrà  ad 
essere  uno  de' due  assi  dell'ellisse,  cioè  l'asse  maggiore,  se 
sia  o>i,  e  il  minore,  se  ©<i;  che  se  sia  oz=.  i  ,  1'  ellisse 


Del  Sic  Sebastiano  Canterzani .  2,5 1 
si  converte  in  un  circolo,  come  mostra  l'equazione  della  cur- 
va ,  che  posta  k  ss  co ,  diventa  yy  n —  =  o  . 

o  a 

Esempio  IV.  Per  ultimo  debba  la  curva  essere  la  iper- 
bola  .  È  manifesto ,  che  introducendo  nell'  equazione  genera- 
le a  coefficienti  indeterminati  delle  curve  del  primo  genere 
le  quattro  solite  condizioni  risulterà  la  stessa  equazione,  che 

è  risultata  trattando  dell'ellisse,  cioè  Fy a  — (a ~ a&)    xy -4- Dar* 

K 

a(a  —  b)D  t-.  T  ...  ...... 

-+- y  —  aux  =  o  .   La  proprietà  ,  per  cui  si  distingue 

rC 

l' iperbola  dalle  altre  curve  dello  stesso  genere,  è  che  lascia- 
ta 1'  unità  per  coefficiente  del  quadrato  //  il  coefficiente  del 
xx  sia  minore  del  quadrato   della  metà   del   coefficiente   del 

rettangolo  xy  .  Dovrà  pertanto  essere  —  <  - - ,    cioè 

°  J  r  F  4A»FJ 

F        (a-zbr-D      .j    che      .   Qtterrà   facendo    F  =  (f_aJ)!D  _ 

intendendo  per  o  un  numero  qualsivoglia  positivo  .  Da  tutto 
ciò  apparisce ,  che  l' equazione  deir  iperbola ,  che  passando 
per  li  due  estremi  A ,  B  della  retta  data  AB  ha  in  questi 
punti  per  tangenti  le  DA  ,  DB,  è  la  medesima  che  è  stata 
trovata  per  l'ellisse,  se  non  che  il  numero  a  vi  è  col  segno 
—  invece  del  ■+■ .  Sarà  dunque 

Ma— nb)k  4k*  àa(a—b)k  Aak* 

yy xy* - xx-*--2-± - — y 2 # =c, 

dove  le  due  arbitrarie  k ,  o  dan  luogo  anche  qui  a  infinite 
soluzioni,  avvertendo  per  altro  di  non  prendere  k  =  o,  per- 
chè infinito  riuscirebbe  il  diametro  della  curva  .  Prendendo 


A=co  l'equazione  diventa  yy—  —  -+-  —  =  o  ,  e  allora  la  da 


ta  AB  riesce  l'asse  trasverso  dell'  iperbola ,  la  quale  è  equi- 
latera ,  se  sia  o  =  1  ,  ottusangola  se  sia  o  <  i  ,  acutangola 
se  a  >  1  . 

Se  si  assumesse  ^ok%  =  aa ,  l' equazione  della  curva  si 
convertirebbe  in 


s5ìì  Soluzione  di  due  Pboblemi  ec. 

ala  —  ai)  a%  a3  a3 

yy-\ - Txy xx y -\ —  x=c. 

ai(a  —  b)[/ a    '  /\ub(a  —  b)  aby/o  ^ab(a —  b) 


che  è  il  prodotto  delle  due  vh =o,  r— =o, 

1  ab[/a  2.b\/o  s.(a-b)[/o 

ciascuna  alla  linea  retta  .  E  se  si  assumesse  ^ak2=(a — a£)% 
l'equazione  della  curva  diverrebbe  xy xx  —  ^—^ y 

a  — ab  a  — ab 

ak  x*a(a  —  b)  ax  . 

x  =  o  ,  ovvero  xy y  -\ =  o  ,  che 


a  — ab  2[/o  p  —  ab    "  aj/'o 

è  tuttavia  all'iperbola  . 

VII.  Trovata  che  siasi  l'equazione,  che  riferisce  la  cur- 
va del  dato  genere,  e  della  data  specie  alla  data  retta  AB, 
e  che  la  determina  a  passare  per  li  due  di  lei  estremi  A,  B, 
e  ad  avere  in  questi  per  tangenti  le  rette  DA,  DB,  non  sem- 
pre sarà  possibile  definire,  mediante  l'andamento  della  cur- 
va, e  qualche  altra  circostanza,  se  la  inscritta  AB  riesca 
massima ,  o  se  riesca  minima  ,  o  se  non  riesca  né  massima , 
né  minima.  Richiedesi  dunque  un  metodo  generale,  onde  sco- 
prir ciò;  e  siccome  l'essere  massima,  o  minima,  o  non  es- 
ser né  l'uno-  né  l'altro  dipende  dalla  diversa  proporzione, 
che  può  avere  il  segmento  AC  =  è  a  tutta  la  retta  AB  =  «, 
e  dai  diyersi  valori,  che  dare  si  possono  all'arbitraria  k  ,  e 
alle  altre  arbitrarie ,  se  altre  ve  ne  sono ,  così  pare  che  il 
metodo  opportuno  possa  essere  il  seguente  . 

Introducasi  nella  suddetta  equazione  in  luogo  di  b  quel- 
la quantità,  che  manifesta  la  relazione,  che  si  vuol  che  ab- 
bia ò  ad  a,  come  pure  il  valore,  che  si  dà  all'arbitraria  k, 
e  a  ciascheduna  delle  altre  arbitrarie,  quando  ve  ne  son  al- 
tre .  Preparatasi  così  l' equazione  si  concepiscano  due  rette 
(  Fig.  4  )  RS ,  RS  condotte  pel  dato  punto  C,  che  facciano 
ciascuna  con  la  inscritta  AB  un  angolo  picciolissimo  una  da 
una  parte,  l'altra  dall'altra  parte  della  stessa  AB,  e  trovisi 
l'espressione  di  quella  porzione  di  ognuna,  che  resta  inscrit- 
ta alla  curva  .  A  fale  effetto  tirata  per  A  la  retta  AR  per- 
pendicolare ad  AB,  e  però   parallela  alle   ordinate   MP  =/, 


Del  Sic  Sebastiano  Ganterzani  .  2,53 

la  quale  incontrerà  l'una  e  l'altra  RS  in  qualche  punto  R, 
si  nomini  a  '.  h  la  ragione  del  raggio  alla  tangente  dell'an- 
golo ACR ,  onde  sia  Ti  una  quantità  picciolissima,  e  tale  che 
le  più  alte  potestà  di  essa  possano  trascurarsi  a  fronte  delle 
meno  al|e  .  L'ordinata  MP  tagli  in  G  la  retta  RS,  alla  qua- 
le dal  punto  M  sia  perpendicolare  MQ .  Chiamando  l'ascissa 
RQ  =/,  e  l'ordinata  MQ'=  q  sarà  a  \  h  \  \  AC  :  AR ,  e  però 

AR—  a  ■>  °  rR  = - — — ,  e  mettendo  per  comodo  g  inve- 


ce 


ce  di  l/aa-±-hh«  CR=— ,  essendo  AP=#,  e  quindi  CP=#—  b, 

a 

sarà  a\g\  \x  —  b  \  CG  =  gx~-£  ;  sarà  pure  a\h\\x  —  b  \  PG 

hx—bh  >     ii  i    11       i         ti  e     •  ■>    ■»*•/-»        ay—hx-t-hh 

= ,  e  quindi  per  una  delle  due  Ro  si  avrà  M(r=— , 


e  per  l'altra  MG  = .  Per  maggiore  speditezza  d'ora 

a 

innanzi  si  farà  il  calcolo  per  una  sola  delle  due  RS,  giacché 
è  chiaro,  che  nell'ultimo  risultato  col  semplice  mutar  il  se- 
gno ai  termini ,  che  hanno  le  potestà  dispari  di  h  si  ottie- 
ne  l' ultimo   risultato  per  l' altra  RS  .   Tenendo   dunque  MG 

ay-hr-t-bh        ,  ,         ,;,,ri,j,n/i     •  >    /i/-k      ahy-%*X+-bh* 

=- — ,  ed  essendo  g:A::GM:GQ  si  avrà  GQ=— - , 

a  ag 

•'     ti  r\         /-ir»         i-io         n/-v        gìx-*-ahy~hzx-¥-bh*  „        _, 

e  perciò  RQ  =  CR  -+-  CG -+-  GQ  =  - =/•    Es- 

as 

sendo  poi  g  :  a  :  :  GM  :  MQ  sarà  MQ  =  «*-**-**  —q .  Ora  da 

s 

j  ...  af — ha  g^g—lgh-t-afh  —  h*q 

queste  due  equazioni  si  cava  x  =  — i,e/=— — e £_ £5 

e  ag 

dove  in  luogo  di  b  convien  porre  quella  quantità,  che  espri- 
me la  relazione ,  che  si  suppone  avere  b  ad  a  . 

Questi  valori  di  x,  e  di  y  sostituiti  che  sieno  nell'equa- 
zione preparata,  come  di  sopra  si  è  indicato,  la  trasforme- 
ranno in  un'equazione  tra  le  coordinate  ortogonali  /,  q,  nel- 
la quale  ponendo  q  =  o  avrassi  un'equazione  in /determina- 
ta ,  e  in  questa  i  valori  di  /  somministreranno  quei  punti , 


e.54  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 
ne' quali  la  retta  RS  incontra  la  curva.  Di  questi  valori  di 
/quello,  che  appartiene  al  punto  di  curva  vicinissimo  al  pun- 
to A ,  si  sottrerrà  da  quello,  che  appartiene  al  punto  di  cur- 
va vicinissimo  al  punto  B ,  e  facilmente  si  vede ,  che  verrà 
«osi  ad  ottenersi  l' espressione  d'  una  inscritta  pel  dato  punto 
C  vicinissima  alla  data  AB  da  una  parte  della  stessa  AB. 
L'espressione  di  tale  nuova  inscritta  si  paragoni  con  «,  che 
è  l'espressione  dell'inscritta  data  AB.  Se  in  questo  parago- 
no oi  uvTniit  ~t--  i_  ^  iiioviiua  sia  maggiore  della  data 

AB,  vedasi  col  mutare  il  segno  alla  h  se  anche  l'altra  nuo- 
va inscritta  riesce  maggiore  della  AB  ;  oppure  se  quella  pri- 
ma nuova  inscritta  si  troverà  che  sia  minore  della  data  AB, 
vedasi  col  mutare  il  segno  alla  li  se  sia  minore  anche  l'altra. 
Quando  amendue  le  nuove  inscritte  riescano  maggiori  della 
data  AB,  è  evidente  che  la  data  AB  è  minima,  e  quando 
riescano  amendue  minori  di  AB  è  parimenti  evidente  che  la 
data  AB  è  massima  .  Che  se  una  delle  due  nuove  inscritte 
ziesca  maggiore  della  data  AB,  e  l'altra  riesca  minore,  la 
data  AB  non  godrà  della  proprietà  né  di  massimo  ,  uè  di 
minimo  . 

Molto  più  semplice  ancora  si  renderà  il  calcolo ,  se  la 
condizione  di  q  =  o  non  si  aspetterà  a  adempierla  neh'  equazio- 
ne tra/",  e  q ',  ma  anzi  si  passerà  a  trovare  l'equazione  de- 
terminata in  f  dopo  d'averla  introdotta  nelle  formolo  stesse, 
che  debbon  sostituirsi  ad  #,  e  /,   il  che  fa   riuscire   queste 

medesime  formolo  assai  semplici,  cioè  x  =  — ,  e/  =  ' 


s  ae 

Fin  ora  si  è  supposto  il  punto  dato  C  collocato  tra  i  due 
estremi  della  data  AB  .  Se  fosse  collocato  nel  prolungamento 
di  essa  ,  altro  non  s' avrebbe  a  fare  se  non  se  mutare  nelle 
ritrovate  espressioni  il  segno  alla  potestà  dispari  di  b ,  come 
ognun  sa ,  e  come  si  è  già  altrove  avvertito  . 

Vili.  Qui  pure  per  chiarezza  maggiore  gioverà  vedere 
V  esposto  metodo  applicato  a  qualche  esempio  . 

Esempio  I.  Sia  dunque  l'equazione  della  parabola  trova- 


Del  Sic  Sebastiano  Canterzani .  2,55 

ta  già  di  sopra  (  §.  VI  ) ,  in  cui  la  curva  viene  riferita  alla 
retta  AB  con  la  condizione  che  abbia  in  A ,  e  B  per  tangen- 
ti la  DA ,  e  la  DB ,  cioè 

Ak  Ak*  Aa(a  —  b)k  Aak* 

yy - —  x  y  H xx  H y x  =  o  . 

■  J         a  — ab     y         (a— ab)*  (a  —  ab)*  J        (.a— ab)* 

Suppongasi  il  dato  punto  C  collocato  nell'  estremo  A  della 

data  AB,  onde  sia  b  =  o.  Questa  condizione  muta  l'equazio- 

i   11                     •                  »    i                     Ak             Ak*                .  ,           Ak* 
ne  della  curva   in  quest  altra  yy —  —  xy-\ -xx-+-$ky 

xz=o,  nella  quale  mettendo  —  in  luogo  di  x,  e  —(giacché 

e  e 

abbiamo  b  =  o  )  in  luogo  di  y  ottiensi  la  seguente  equazione 
in/,  (ti*  —  4^/j -+- 4^a  )/a -+- 4g  (  ^  —  iJ)/=0)  io  cui  i  valori 
di  f  sono  f=o,  e  fss-M . — .  Sottraendo  il  minore,  cioè 

J  J  ■>        J  Ak*—Akh-*-h* 

zero,  dall'altro  si  ha  l'espressione  di   una  delle  nuove   due 

Agite  — Ih)        „  , 

inscritte  =  — ^ -.  Paragonando  questa  espressione  con  a, 

la  prima  parte  della  comparazione  sarà  4o(^2  —  kh) ,  e  la  secon- 


7  1 

da  4«/i2  —  ^akh  ■+-  ah?  .  Essendo  g  =  V  aa  -+-  hh  =  a-\ 


hi 


ì 


aa        a  a 
.  ì>  "k*h*        k*h^  akh* 

ec.  la  prima  parte  diventa  4«^3-h -ec  — àakh 

a  aa3.  a 

kh5 

H ec.  Sottratti  da  una  parte  e  dall'altra  i  due  termini  Aak*, 

aa 

,     ,  7   ,  .  .  zk*h*         k*h*  akh3         kh3 

e  — i\akh  la  prima  parte  riesce ec. 1 ec, 

a  aa?  a  aa\ 

e  la  seconda  -i-ah*  .  Dividendo  ora  tutti  i  termini  per  la  quan- 

.   .         ah* 

tata  sempre  positiva ,  e  trascurando  nel  quoziente  le  po- 
testà di  h  superiori  alla  prima,  la  comparazione  viene  ad  ave- 
re nella  prima  parte  k?  —  kh,  e  nella  seconda  -+-  —  .  Final- 

a 

a* 
mente  trasportando  il  termine  H dalla  seconda  nella  pri- 

a 

ma  parte ,  e  il  termine  —  kh  dalla  prima  parte  nella  secon- 


a56  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

_a 

da  si  riduce  la  prima  parte  ad  essere  k* ,   e  la  seconda 

ad  essere  -+■  kh  . 

Qui  tre  casi  possono  aver  luogo,  perchè  o  è  Aa>  — ,  o 

è  Aa<  — ,  o  è  k*  =  — .  Nel  primo  caso    attesa  la  picciolezza 

di  h  è  chiaro  che  la  prima  parte  è  maggiore  della  seconda , 
e  a  più  forte  ragione  quando  si  muta  il  segno  ad  h  ;  dunque 
in  questo  caso  la  AB  si  trova  in  mezzo  a  due  inscritte  mag- 
giori di  lei ,  e  quindi  ella  è  minima  .  Nel  secondo  caso  riu- 
scendo negativa  la  prima  parte  essa  è  certamente  minore  del- 
la seconda ,  che  è  positiva  :  che  se  si  muti  il  segno  ad  h , 
onde  sia  negativa  anche  la  seconda  parte ,  questa  attesa  la 
picciolezza  di  h  è  al  di  sotto  di  zero  meno  che  la  prima,  e 
quindi  la  prima  seguita  ad  esser  minore  della  seconda ,  per 
lo  che  la  AB  si  trova  in  mezzo  a  due  inscritte  amendue  di 
lei  minori ,  e  perciò  ella  è  massima  .  Finalmente  nel  terzo 
caso  riuscendo  zero  la  prima  parte  essa  è  certamente  minore 
della  seconda  -+-  kh  ;  ma  mutando  il  segno  ad  h  la  prima  par- 
te ,  che  è  zero ,  è  maggiore  della  seconda  ,  che  è  divenuta 
—  kh ,  cioè  negativa  :  dunque  in  questo  caso  la  AB  si  trova 
in  mezzo  a  due  inscritte  una  minore  di  lei ,  1'  altra  maggio- 
re ,  e  per  conseguenza  ella  non  è  né  massima ,    né  minima  . 

Esempio  II.  Sia  l'equazione 

4(a-t-2.b)k  àk*  Aata-t-b)k  ù.ak7' 

yy — z Xy-\ xx-i r— - x—  o 

che  nel  caso  della  fig.  a  riferisce  l'iperbola  alla  retta  AB  con 
la  condizione  che  le  due  rette  DA,  DB  le  sieno  tangenti  nei 
due  estremi  A ,  B  della  medesima  AB  .  Assumendo  il  nume- 
ro a  =  i  ,  e  supponendo  che  la  ragione  del  prolungamento 
AC  =  b  alla  retta  AB  =  a  sia  quella  di  i  ;  4  3  onde  si  abbia 

r  a        u      ih  t  s.àak  i6fca 

0  =  — ,   1  emanazione   diventa  yy xy-ì xx 

4  9<*l—i6&»  9«a—  16J;1 

2.oa*k  i6afc* 

-T-  — — — — «  y  — pQ  — -  Q 

9a*  — i6fcV  9aa—  16*» 

In 


Del  Sic  Sebastiano  Ganterzani  .  2,5f 

In  questa  per  passare  all'  equazione  in  /  si  metta  —  in 

6 

luogo    di  x ,  e  ^'*t"g    in  luogo  di  y  perchè   siamo   nel   caso 

della  figura  a,  e  abbiamo  b  =  — .  Fatto  il  calcolo,  i  due  va- 

4 
lori  di  f  trascurando   le   potestà  dì  h  superiori   alla  seconda 
risultano  tali,  che  sottraendo  il  minore  dal  maggiore  l'espres- 
sione d'una  delle  due  nuove  inscritte,  che    così  si   ottiene. 

.      .  .  Aakei/i6a*k*  —  A8a*kh-i-  nok^h*  -t-3ia*k* 

si  riduce  a  - — ■ • 

i6a*/t2  —  s^a'kh  —  ibfrh*  -*-  ga^k1 

Paragono  dunque  questa  espressione  con  a ,  e  in  questo 
paragone   trascuro  le   sole   potestà  di  h  superiori   alla   terza  . 

Essendo  g  =  a-i — ,  e  l/i6«3/ca  —  fòa^kh-t-zok^h2 -ì-3i  a~h~ 

2.0, 

,     ,  ,     ,         bah*        hkh*  ibah3  ibk3      ,  ,    , 

=  Aak —  bah 1 1 ,  la  prima  parte  del- 

^  8/fc  a»  i6&*  La  v 

,  .  .  ,       7  ,     ,,,  5a*A.a  0,,,,      iba*h* 

la  comparazione  riesce  iba^fc2 — 2,A-a2k/i i-ioAr/i2, 

-+-3M3,  e  la  seconda  i6a2£a —  ^i\a2kh — 1 6£2/t*  -+■  qa^h*  ,  on- 
de trasportando  tutti  i  termini  della  seconda  parte  nella  pri- 
ma questa  diventa H  3zpWt2 - -t- 3/fc/t3  rimanen- 

a  4& 

do  zero  nella  seconda  .  Dividendo  ora  per  la  quantità  h2  po- 
sitiva, e  trasportando  nella  seconda  parte  i  due  termini,  che 

zia* 

restano  affetti  da  h,  la  prima  parte  è  34&a ,   e  la  se- 

a  e ókh  . 

k 


È  chiaro,  che  la  seconda  parte  mutando  il  segno  ad  A, 
se  è  positiva,  diventa  negativa,   e   viceversa  se  è    negativa, 

diventa  positiva;  e  però  se  si  assuma  l'arbitraria  A  =  «|/-, 

onde  la  prima  parte  della  comparazione  sia  zero,  ella  è  mi- 
nore della  seconda,  quando  questa  è  positiva,   e   maggiore, 
quando  questa  col  mutar  il  segno  ad  h  passa   ad  essere    ne- 
Tom.  XVII.  33 


2-58  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

gativa,   così  che  una  delle  due   nuove   inscritte  è  minore  di 
AB,  e  l'altra  maggiore,  e  quindi  la  AB  non  è  nò  massima, 

né  minima:  che  se  si  prenda  k  >  a  |  / —  la  prima  parte  del- 
la comparazione  è  positiva  ,  e  però  maggiore  della  seconda 
non  solo  quando  questa  è  negativa ,  ma  attesa  la  piccolezza 
di  h  ancora  quando  è  positiva;  onde  in  questo  caso  l'una  e 
l'altra  delle  due  nuove  inscritte  è  maggiore  della  AB,  e  quin- 
di AB  è  minima:  finalmente  se  si  prenda  k  <ai/  — ,  la  pri- 
ma parte  della  comparazione  è  negativa,  e  minore  certamen- 
te della  seconda,  quando  questa  è  positiva,  e  minore  pure 
di  essa  quando  è  ancor  essa  negativa,  e  ciò  attesa  la  piccio- 
lezza  di  h  ;  in  questo  caso  pertanto  la  data  AB  è  massima  . 
IX.  Ma  abbastanza,  se  non  anche  soverchiamente  ci  siam 
trattenuti  nel  secondo  dei  tre  problemi  enunciati  nel  5-  H- 
Veniamo  al  terzo  .  E  qui  basterà  per  evitare  ogni  prolissità 
indicare  le  semplici  costruzioni  lasciando  da  parte  i  calcoli , 
giacché  questi  mediante  le  cose  notate  nel  problema  prece- 
dente potranno  sempre  dall'  industre  analista  eseguirsi  . 

Dunque  data  V  equazione  d' una  curva ,  e  data  la  posi- 
zione d'una  inscritta  AB  debba  trovarsi  in  questa  inscritta 
(  Fig.  i,  e  a  )  il  punto  C  tale,  che  tra  tutte  le  rette,  che  per 
esso  si  possono  alla  curva  inscrivere  riesca  la  data  AB  mas- 
sima ,  o  minima  . 

Soluzione  .  Dalla  data  equazione  della  curva,  e  dalla  da- 
ta posizione  della  inscritta  AB  ricavisi  la  posizione  delle  due 
tangenti  AD,  BD,  che  appartengono  ai  due  punti  estremi 
dell'inscritta  AB.  Conducansi  queste  tangenti,  e  dal  punto 
del  loro  concorso  D  menisi  la  DE  perpendicolare  alla  AB. 
Verrà  così  la  AB  ad  essere  divisa  in  due  segmenti  AE,  EB. 
Notisi  per  ultimo  nella  stessa  AB  il  punto  G,  che  la  divide 
nella  stessa  maniera,  nella  quale  trovasi  divisa  in  E.  E  chia- 
ro pel  Teorema  (  §.  I.  )  che  il  punto  G  scioglie  il  Proble- 
ma . 


Del  Sic  Sebastiano  Ganterzani  .  a,5q 

Esempio.  La  proposta  curva  (  Fig.  5  )  sia  l'epicicloide 
semplicissima  LABR  riferita  all'asse  LR  mediante  le  coordi- 
nate ortogonali  x,y  nell' equazione  j* -(- aa;a/a  —  sexy*  —  e2/2 
_j_  XA  —  sex3  =  o  ,  nella  quale  ac  esprime  l'asse  LR,  il  cui 
punto  L  è  il  principio  delle  ascisse  x  .  La  data  posizione  del- 
l'inscritta data  AB  sia  tale,  che  l'estremo  A  corrisponda  al- 
l'ascissa negativa  LI  = ,   e  l'altro  estremo  B  all'ascissa 

positiva  LS=— .  L'equazione  della  curva  porta   che  la  sot- 

tangente  IG  positiva  per  1  estremo  A  sia  = ,    e 

6  f  f  40-1-331/2 

la  ST  negativa  per  l'estremo  B  sia  =  ■ Trovati  orue- 

6  r  8  — 121/6  * 

sti  due  punti  G,  T  tirinsi  le  due  tangenti  GA  ,  TB,  e  dal 
punto  D  del  loro  concorso  conducasi  su  l'inscritta  AB  la  per- 
pendicolare DE  .  Finalmente  al  segmento  AE  prendasi  eguale 
dall'altra  parte  dell'inscritta  medesima  il  segmento  BG.  Il 
citato  Teorema  non  lascia  dubitare  che  non  sia  G  il  punto 
cercato  . 

Qualora  non  incresca  al  paziente  calcolatore  d'ingolfarsi 
in  un  calcolo,  che  per  lo  più  sarà  assai  prolisso,  potrà  egli 
anche  trovare  il  valore  del  segmento  AE  =  BC  dato  per  i  pa- 
rametri della  curva  proposta ,  riflettendo  che  qualunque  ella 

•      ■         li.-  »r         AB'-t-AD1  —  BD*     ,  , 

siasi,  abbiamo  sempre  AE  = da  prendersi  po- 
sitivamente, se  il  punto  E  cade  tra  A,  e  B,  e  negativamen- 

.  ir         j       v  1       *  t>t-.         AB'h-BD2  —  ad3    , 

te  ,  se  Hi  cade  di  qua  da  A  :  e  BE  = da  pren- 

n  aAB  r 

dersi  positivamente  nel  primo  caso,  e  negativamente,  se  E 
cade  oltre  B.  Quanto  poi  ai  tre  quadrati  AB3  5  AD%  BD% 
il  primo  si  ottiene  sommando  il  quadrato  della  differenza  tra 
le  due  ascisse  corrispondenti  ai  punti  A,  B  con  quello  della 
differenza  tra  le  due  ordinate,  come  ognuno  sa;  e  trovato 
che  siasi  questo  quadrato  AB2,  e  messolo  eguale  ad  aa  (  vo- 
lendo chiamare  =a  la  inscritta  AB  )  si  avrà  la  relazione  tra  a, 


:iGo  Soluzione  di  due  Problemi  ec. 

e  i  suddetti  parametri  della  curva  .  Gli  altri  due  quadrati  si 

otterranno  intendendo  condotta  da  D  all'asse  la  perpendico- 

1         T-»/-»     i  i  i  Al  .BS  .GT  ..     .   ., 

lare  DO,  Ja  quale  sarà  =  ,  e  taglierà  1  asse  m 

1  AI  .  ST  -+-  Gì  .  BS  b 

i  i    /~.r\         DQ  .Gì  _._  DO  .ST 

maniera  che  si  avrà  GQ  =  —^ ,  e  QT  = — - ;  trovate 

AI  BS 

le  quali  quantità  è  pure  trovato  ADa==(GQ— GI)a-i-(DQ— AI)a, 

e  BDa  =  (TQ  — ST)a-n(DQ  — BS)2. 

Per  conoscere  poi  se  la  AB  sia  massima ,  o  minima  del- 
le inscrivibili  pel  ritrovato  punto  C,  o  se  non  sia  né  l'uno, 
né  l'altro,  si  potrà  usare  un  metodo  analogo  a  quello,  che 
è  stato  proposto  di  sopra  (  §.  VII  )  . 

Se  la  curva  proposta  fosse  una  sezion  conica,  speditissi- 
ma sarebbe  la  costruzione ,  che  conduce  alla  soluzione  del 
problema  .  In  fatti  sia  proposta  la  parabola  AVB  (  Fig.  6  )  con 
Ja  inscritta  AB  .  Inscrivasi  parallela  alla  AB  una  qualunque 
altra  FS,  e  1' una  e  l'altra  inscritta  dividasi  per  metà,  la  pri- 
ma in  O,  l'altra  in  Q.  Per  O,  e  Q  tirisi  la  retta  OQ,  che 
incontrerà  la  curva  in  un  punto  V,  e  sarà  un  diametro,  che 
avrà  V  per  vertice  .  Prolunghisi  questo  diametro  oltre  il  ver- 
tice in  D,  così  che  sia  VD  =  VO.  È  noto  cadere  appunto  in 
D  il  concorso  delle  tangenti  della  curva  nei  punti  A ,  B  . 
Dunque  da  D  calisi  alla  AB  la  perpendicolare  DE  .  Ecco  tro- 
vato il  punto  E,  trovato  il  quale  è  insieme  trovato  C. 

Venga  ino  proposta  la  ellisse  AVB  (  Fig.  7  )  o  la  iperbo- 
la  AVB  (  Fig.  8  )  con  la  inscritta  AB.  Se  non  vi  è  notato  il 
centro  K,  questo  si  trovi  mediante  l'intersecazione  di  due 
diametri,  ciascun  de' quali  si  conduce  come  si  è  poco  fa  con- 
dotto quello  della  parabola  .  Dal  centro  K  sia  la  KO ,  che  di- 
vida per  metà  la  AB ,  e  tagli  la  curva  in  V  ;  indi  facciasi 
KO  :  KV  :  :  KV  :  KD  .  È  noto  essere  D  il  punto  di  concorso 
delle  tangenti  ai  due  punti  di  curva  A  ,  B  .  È  dunque  D  il 
punto,  da  cui  deesi  calare  alla  AB  la  perpendicolare  DE. 

Se  l'inscritta  giacesse  tra  le  due  opposte  iperbole,  come 
nella  fig.  9,  allora  non  potendo  più  il  concorso  delle  tangenti 


'S\  «  <7hzS.  Ss^t  X77/  #00.  „fo       ì 


« 


■■'  \/// 


f&    £&  <-  yff/ztes? l/Z SZf/Z 


<Sl?c  ^yY&/  ^J/2>/f.  ■J^CP'ZT- /aas/.  a,J0. 


^-i/ac  /u 


<-/2?<r  ^i7?&/  jSjn.  PCA  ~'7 


/ 


raa#.  zoo. 


Del  Sic  Sebastiano  Canterzani  .  2,61 

ne' due  punti  A,  B  cadere  in  un  diametro  cognito,  bisogna, 
se  non  fosse  già  notato ,  trovar  il  centro  K  mediante  il  con- 
corso di  due  diametri ,  come  si  è  detto  di  sopra  :  indi  con- 
dotte da  K  ai  punti  A ,  B  le  rette  KA,  KB,  che  prolungate 
ciascuna  entro  la  propria  iperbola  sono  due  diametri ,  tirar 
comunque  due  parallele  Mra,  Mm  equidistanti  da  KA  una  da 
una  parte,  l'altra  dall'altra  parte  della  stessa  KA  ,  ed  altre 
due  Nra ,  Nra  equidistanti  da  KB  ;  poiché  unendo  i  due  pun- 
ti M,  M,  e  gli  altri  due  N,  N,  dove  esse  incontrano  la  ri- 
spettiva iperbola,  la  MM  sarà  una  doppia  ordinata  al  diame- 
tro KA ,  e  la  NN  una  doppia  ordinata  al  diametro  KB  .  Per 
lo  che  condotta  pel  vertice  A  del  diametro  KA  la  AD  paral- 
lela alla  doppia  ordinata  MM ,  e  pel  vertice  B  del  diametro 
KB  la  BD  parallela  alla  doppia  ordinata  NN  saranno  questa 
AD ,  e  questa  BD  le  tangenti  delle  due  opposte  iperbole  nei 
punti  estremi  della  data  inscritta  A,  B.  Il  punto  pertanto  D, 
dove  queste  due  tangenti  s'incontrano,  è  quello,  da  cui  si 
dee  condur  alla  inscritta  AB  la  perpendicolare ,  che  va  a  se- 
gnare in  essa  il  punto  E ,  il  qual  serve  a  trovare  il  punto 
cercato  G  . 


2.Ó2, 

SEGUITO  DE'  SAGGI 
DI  MECCANICA  E  DI  ALGEBRA  TRASCENDENTE 

•Del  Signor  Pietro  Franchini 

Presentati  dal  Sig.  Giuseppe  Ventvroli  li  so  Novembre  1814 
ed  approvati  dal  slg.  magistrini . 

ARTICOLO     VI. 

Nuovo  metodo  per  misurare  le  grandi  altezze 
la  cui  base  sia  inaccessibile . 

§.  1.  fer  misurare  le  grandi  altezze  non  si  conoscono  che 
tre  metodi ,  il  primo  trigonometrico ,  fondato  sulla  risoluzio- 
ne di  alcuni  triangoli  rettilinei ,  determinati  per  mezzo  di 
esattissimi  sperimenti  :  il  secondo  dipendente  da  osservazioni 
barometriche  e  termometriche  ,  fatte  sulla  base  e  sulla  som- 
mità dell'altezza  richiesta:  il  terzo  appoggiato  alla  formola 

s  =  -~\og.h{^H^-e-s^),...{i), 

dove  g  esprime  la  gravità  terrestre,  t  il  tempo  che  un  cor- 
po di  nota  figura  e  di  noto  peso  impiega  a  percorrere  libe- 
ramente l'altezza  richiesta,  k  un  coefficiente  che  dipende  dal- 
la figura  e  dalla  densità  del  corpo  suddetto,  e  dal  rapporto 
della  sua  gravità  specifica  a  quella  del  mezzo  in  cui  si  effet- 
tua la  caduta,  e  la  base  de' logaritmi  Neperiani. 

I  primi  due  metodi  suppongono  però  la  base  accessibile, 
e  divengono  inutili  se  niuna  osservazione  può  farsi  su  di  es- 
sa ;  come  quando  si  tratta  di  misurare  la  profondità  di  un 
pozzo ,  o  la  elevazione  di  una  rupe  che  verticalmente  sovra- 
sti ad  una  valle  inaccessibile  . 

II  terzo  soggiace  a  delle  gravi  difficoltà  quando  è  inac- 


Del  Sic.  Pietro  Franchini  .  2,63 

cessibile  la  base ,  e  quando  manca  un  secondo  osservatore  su 
di  essa,  perchè  rimane  ignoto  l'elemento  t. 

Né  può  essere  di  alcun  uso  il  calcolo  degli  spazj  libera- 
mente percorsi  da  un  grave  in  forza  della  legge  Galileiana, 
perchè  l'elemento  t  non  può  precisamente  determinarsi,  e 
perchè  la  resistenza  del  mezzo  eccessivamente  ne  modifica  il 
risultato  (*)  .  È  dunque  necessario  un  nuovo  metodo  generale 
che  supplisca  nell'occorrenza  al  difetto  de' metodi  conosciuti. 

§.  2.  Dalla  sommità  dell'altezza  richiesta  si  lasci  cadere 
una  sfera  di  noto  peso,  e  si  osservi  il  numero  de' minuti  se- 
condi che  scorrono  dal  principio  della  caduta  sino  all'istante 
-in  cui  giunge  all'orecchio  il  suono,  prodotto  dall'urto  della 
sfera  contro  il  piano  della  base.  Essendo  a  il  numero  de' se- 
condi,  s  il  numero  de' piedi  parigini  che  misura  l'altezza 
cercata,  siccome  il  suono  in  i"  percorre  uniformemente  1042 
piedi,  s'istituisca  la  proporzione 

. 
1 042?- 


sP- 


icAa 


Pongasi  la —  I    per  t  nella  nota  formola  j=^gi2  = 

1 5^- ,  098  £2  ;  si  risolva  l'equazione  quadratica  che  ne  deriva,  ed 
una  delle  risolventi  darà  per  s  un  valore  sz ,  che  sarebbe  il 
vero  se  la   caduta   della  sfera   si   fosse   effettuata   nel    vuoto  . 

Ciò  posto  si  assuma  la  formola  (1);  vi  si  sostituisca  I  a —  1 

V        1042/ 

per  t  :  si  appuri  il  valore  di  s,  e  indicandolo  per  sa  si  sosti- 
tuisca  nella  stessa  formola  [a —  I   per  t:  si  calcoli  di  nuo- 

V  1042/   * 

vo  s  e  si  replichi  due  altre  volte  la  stessa  operazione .  II  ri- 
sultato finale   esprimerà   quasi  esattamente   quello   che  si  ri- 


O  II  Sig.  Ab.  Marie  (Traité  deMécan. 
p.  225)  si  propone  il  seguente  Probi.: 
Trouver  la  profondeur  d'un  puits ,  au 
fond  da  quel  on  sait  qu' un  corps  n~ 
parvient  qu' au  bout  de  7"  ;  ma  il  ri 
sultato  739/"  .  |  ch'egli  ottiene  è  desti 


ne 


tuito  d'ogni  apparenza  di  verità,  per- 
chè vi  si  trascura  la  resistenza  dell'aria  , 
e  gratuitamente  si  suppone  cognito  il 
momento  nel  quale  il  grave  perviene  al 
fondo  del  pozzo  . 


264  Sacgi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

cerca  .  Ecco  un  Problema  che  porge  un  compiuto  schiarimen- 
to dell'esposto  metodo. 

§.  3.  Problema  .  Dalla  sommità  di  una  rupe  che  vertical- 
mente sovrasta  alla  soggetta  valle  si  lascia  cadere  una  data 
sfera  .  Dal  principio  della  caduta  sino  al  momento  in  cui  si 
sente  il  suono  prodotto  dall'urto  della  sfera  contro  il  suolo 
della  valle  scorrono  io"  .  Si  dimanda  di  quanti  piedi  parigini 
sia  la  verticale  che  misura  l'altezza  della  rupe  sul  piano  del- 
la sua  base  . 

Soluzione  .  Due  sono  le  ricerche  a  cui  fa  d'uopo  soddi- 
sfare :  i .°  Qual  sia  il  tempo  assoluto  che  la  sfera  impiega  nel- 
la sua  caduta  :  a.0  Qual  sia  lo  spazio  che  ad  onta  della  resi- 
stenza dell'aria  la  sfera  percorre  nel  tempo  assegnato.  Sia  il 
numero  de' piedi  che  prescindendo  dalla  resistenza,  misure- 
rebbe la  linea  della  caduta  .   Siccome  si  ha   1042/  ?4?e?*,¥"  ; 

s" 

,  se  la  sfera  cadesse  nel  vuoto  il  tempo  della  sua  caduta 

1043 

sarebbe  =10" .  In  questa  ipotesi  la  nota  forinola  s=^gt2, 

1042 

5" 
sostituendo   i5^  ,  098  per  §g,  e   io" —  per  t  diviene  s  = 

"2      .    ,  e  „  108576400  —  ao84o5-w3 


1085764 


15^, 0081  io —  )     cioè  s=  iS^,  098 

V  '°4a  / 

fatte  le  riduzioni  si  ha  l'equazione 

s*  —  92754,  42^  X  *  =  —  108576400  : 
quindi  5  =  46377,  2,12875:+: 4^191  ,  475ag4, 

e  preso  il  segno   inferiore  perchè  la  somma  dà  un'altezza  in- 
compatibile col  tempo  assegnato  di   io",  risulta 
5,  =  n85^,73758i  . 

Dunque  t=  io"-1-^-^^  io"-i",  i37236  =  8",862o56. 

Siccome  nel  calcolo  di  5  non  si  è  avuto  riguardo  alla  re- 
sistenza,  il  valore  ii85^-,  737581  ottenuto  per  s  è  >  del  ve- 
ro, e  n'è  per  conseguenza  minore  quello  che  ne  risulta  per 
t  cioè  8" ,  86ao56  .  Si  vede  peraltro  che  ci  vuole  un  errore 
di  104^,2  nel  valore  di  5  per  averne  uno  di  T'0  di  1"  in  quello 

di  t. 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  265 

di  t.  Ciò  posto,  passiamo  a  stabilire  i  principj  che  sono  ne- 
cessari per  introdurre  nel  calcolo  la  considerazione  della  re- 
sistenza . 

Peso  di  un  poli.  cub.  d'aria     ....  gr.         0,317 
Peso  della  sfera ,  che  per  fissare  le  idee 

supponiamo  di  marmo  nero  d'Italia,  e 

di  un  diam.  di  5^o/- ,  28,  e  però  di  un 

volume  =  77^'- cui- ,  073  ,       ....  gr.    1186,679488 

Peso  di  un'eguale  sfera  d'aria       .      .     .  gr.       24,4,3;1I4I 

Peso  assoluto  della  sfera  di  marmo  .  .  gr.  12,11,  11 1579 
Valore    assoluto    della    gravità    terrestre 

in   1" poli.     36a,352, 

Valore  relativo  della   gravità   nella   sfera 

durante  la  sua  caduta poli.     355  ,  042 

Resistenza  totale  sofferta  dalla  sfera  cadente  j  =  (  Meccan.  ) 
alla  metà  del   peso  di  un  prisma  d'aria,  avente    per   base  il 
circolo  massimo  della  sfera ,   cioè  2.qPolL  i- ,  895 ,  e  per  altez- 
za 1          o ,  3i7  X aI  >8q5  .  uz           6,q4o7i5Ma  „-            u? 

za  —i= i - =  =1,735179  —  . 

*B  '  a  •  *g  As  g 

Resistenza  elementare ,  cioè  quella  che  vien  provata  da 
ciascuna  particella  elementare  della  sfera  \  =  al  valore  prec. 

1,735179  —  diviso  per  la  massa  della  sfera,  cioè  per  — — - | 

=  o  ,  001432M'- . 

Dunque  (  Meccan.  )  gkz=o,  ooi433;  e  perchè  g  =  355, 042 

si  ha  £a=  — — — —  =  o  ,00000  4o36i  A2,  1  k  =  o  ,  002009; 

355,o4a  '  T  T      ' 

g£  =  o,  71 327 19378  ed  =  697,836706.  Si  ha  d'altronde 

e  =  2  ,  718282  . 

Per  diminuire  la  prolissità  del  calcolo  si  prenda 
gk  =  0,713,  e  =  2  ,  7 1 8  ,  £  =  8",  862 1  . 
Così  la  formola  (1)  si  riduce  ad 

5=697,830706  l0g.|J2,  7l86'?,8677_H2,  7-K-M-8677j. 

Tom.  XVII.  34 


266  Sacci  di  Meccanica  e  di  Alcebra  ec. 

Per  mezzo  de'logaritmi  tabulari  si  trova  3,7 i86,3,8677=554.4-70963. 

Dunque =  o,ooi8o3;  per  conseguenza 

■l        a^iS6,3'36"  r  ° 

.?  =  697  ,  886706  log.  2,77  ,  2,36383  : 
Ma  log. /aJ- 277,  a36383  =  a, 443^5o  ,  e  però 

log .ne^  277,2,36383  =  5,62.5791  :  Dunque  si  ha 
^=  697,836706x5, 625791  =  3925/'0/S88i52o=3a7^>-,  156793. 
Questo  valore  è  <  del  vero  perchè  tal  è  il  valore  8",  8621 
assunto  per  t  nella  formola  (1).  Per  altro,  siccome  ad  ogni 
104^,2  di  aumento  nel  valore  di  j  corrisponde  un  decremen- 
to di  jL  di  1"  nel  tempo,  se  si  rappresenta  per  z  il  numero 
de' secondi  che  deesi  aggiungere  all'assunto  valore  di  t,  l'e- 
quazione 

327,  156793-4-  104,2  Xs=  1185,737581  , 
il  cui  secondo  membro  supera   il  vero  valore  di  s,  c'insegna 
che  z  è  necessariamente  <o",  828973.   Ma   facendo 

*  =  8",  862 1+  o",  823973  =  9",  686o73 
la  formola  (  1)  dà 

j  =  4335^- ,i8562325  =  36 1^,265469, 
e  questo   risultato  differisce  dall'antecedente  di  34/,S  108676. 
Dunque   l'errore  del  valore  difettivo  ia  =  3a7*"-,  156793   non 
giunge  a   34/",2;   e  qualora   si   assuma   il    precedente   valore 
di  s,  e  si  faccia 

f  =  1  o"  —  32?"  ' ,56?93  =  1  o"  —  o" ,  3 1  3q7o  =  q" ,  686o3o 
1042  ■"         -    , 

l' errore  per  eccesso    che    può   commettersi   nella   valutazione 

di  t    non  giunge  a  — cioè  a  o  ,082822. 

1042 

Pongasi  dunque  £  =  9",686o3o.  La  formola  (1)  si  cangia  in 
s  =  697 ,  886706  log.  \ 1  2 ,  7 1 86 •  9°6'39  -4-  a ,  7 1 8~6>  906139  j 
e  dà       53=4335^0/-,  148637  =  361^,262394. 

Calcolando  il  tempo  che  il  suono  impiega  a  percorrere 
36i-P'- ,  262894  si  trova  o" ,  346709  ,  e  questo  tempo  unito  a 
quello  assunto  per  t,  cioè  9",686o3o  dà  io",  082789.  Si  ha 
dunque  un'aberrazione  in  più  di  o",  082789,  n.°  <  del  limi- 
te o" ,  082822  sopra  determinato  . 


Del  Sic.  Pietro  Franchini  .  267 

Pongasi  t=io"  —  3-^^2l=  io"-o", 34670 1  =9",653a99 
e  si  avrà 

J=6o7,836706  log.ij  2,,  7l86'88a02a-4-a,  718 — 6.88aoaa  j 

e  fatto  tutto  il  calcolo  J4  =  43i5^>/-,5a6oa8  =  359'"-,627i69. 
Il  tempo  che  il  suono  impiega  a  percorrere  359^"-,  627169 

è  =    9  '   2?I  9  =  o",3i5i3a,  e  questo  unito  al  valore  Q",653aqq 

1042 

assunto  per  t  dà  9",  998431  ,  cioè  un  risultato  che  aberra  di- 
fettivamente dal  vero  di  o",  001569,  va^e  a  dire  di  un  mo- 
mento insensibile  . 

Pongasi  finalmente 

^=IO"-3Ì?-^I^=io"-o",345i3a  =  9", 654868 
1043 

s  =  697, 836706  log.  \  \  a,  7i86-883^  -f-  a,  7i8~6-  8839a  j 
ossia    s5=43i9/")S  644806  =  359^'-,  9704005  . 

La  proporzione  io4a  ;  1"  ::  35g,  9704005  \  x  =0",  345461 
ci  dà  luogo  di  riconoscere  che  si  ha 

9",  654868  -+- o",  345461  =  io",  ooo3a9 
cioè  che  la  soluzione  precedente  è  dotata  di  tutta  quell'esat- 
tezza che  in  un  problema  di  questa  natura  può  desiderarsi  . 

ARTICOLO     VII. 

Dimostrazione  del  teorema  fondamentale 

ni  p  m  p 

n  q  no 

a    .a'  =  a  . 

I  Geometri ,  dopo  eh'  ebbero  trovata  la  formola  genera- 
le, esprimente  lo  sviluppo  di  (a-*-b)m  nell'ipotesi  di  m  in- 
tiero, conobbero  la  necessità  di  determinare  la  forma  dello 
sviluppo  analogo  nell'ipotesi  che  m  sia  una  frazione  qualun- 
que .  Per  la  stessa  ragione ,  dopo  che  si  è  provato  essere 
am  .  an  =  a"1*"  nell'ipotesi  che  m,  n  sieno  intieri,  convien 
determinare  l'espressione  di  am.an  nell'ipotesi  che  m,n  sien 


2Ó8  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

numeri  fratti ,  perchè  la  dimostrazione  con  cui  si  prova  es- 
sere am  .  an  =  am-*~n  quando  m,n  sono  intieri,  non  ha  luogo 
se  m ,  n  sieno  fratti.  Questo  teorema  è  uno  de' fondamenti 
dell'Algebra,  e  ninno,  per  quanto  è  a  nostra  notizia,  lo  ha 
sin  qui  dimostrato  . 

Si  riduca  il  numero  a  alla  forma  a  -+-0,  indi  per  mezzo 
della  formola  del  binomio  si  deduca 

!±  Il  —  —  i  /  \     ——a 

I....(aH-/?)B  =«*-*--«*       P+i-(--i)a'i       0a-*-ec. 

v  '  n  n   \ìì  / 

11... .(a -4-3)1  z=ai^-i-ai       3-^^U—i)ai       3^-hec. 
v  q  i  \<l  1 

lll....(a^3)^l=a~  *7-H(i^)a»  +7     V+|^|^+|l|»  %     >* 
L'ordinata  moltiplicazione  de' primi  due  sviluppi  dà 


71  7J 

p  m  m  p 


al"'  a'1  3  +  l-(-—i\an"* al  3* 

p  ni 

_h i Z /Z  _  j  \ a~9  "  3  a^  £2  -+- ec. 

m       p  m      j>_  J2  _ 

Ma  supponendo  an  .ai  —an      ?  ,  e  per  conseguenza  a™ 

p  m        p 

aV  =  an  1  (*)  il  IV  sviluppo  si  cangia  nel  III,  ed  un'i- 
potesi che  trasforma  uno  sviluppo  legittimo  in  un  altro  svi- 
luppo legittimo  è  necessariamente  legittima.  Dunque  l'equa- 

77i         p  m_        p 

zione  an  .ai  =an      *   è  vera  generalmente. 


(*)  Basta  fare —  — 1  =  — ;  per  ricondurre  questa  equazione  alla  precedente. 
n  ti 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  269 

ARTICOLO     Vili. 


Nuovo  metodo  per  formare  speditamente  le  alte  potenze 

delle  cifre 3  e  de' numeri  ch'equivalgono  al  prodotto 

di  più  cifre  . 

Siccome  si  ha  4ra  =  %m  •  a'*  ■>  6m  =  am  .  3™ ,  8m  =  a"1 .  a"1 , 
9m_3m.3ra,  per  formare  speditamente  una  data  potenza  in- 
tiera positiva  di  una  delle  cifre  a  ,  3  ,  4 9,  altro  non  si 

richiede  che  un  metodo  compendioso  con  cui  si  ottenga  una 
potenza  qualunque  delle  cifre  a,  3,  5,  7.  Noi  diciamo  che 
a  quest'effetto  basta  introdurre  nel  calcolo  le  successive  po- 
tenze sudduple  de'  successivi  quadrati  della  cifra  proposta  . 
Come  ciò  si  eseguisca  non  si  può  meglio  dichiarare  che  con 
gli  esempj  . 

Volendo  formare  la  potenza  a3°  si  deduca  successivamente 
a3o_4,5_4 .414  =  4.  167  =  4.16.  i66  =  64.(i62)3  =  64.a563 
=  64.a56.a56a  =  64.a56. 65536=  16884.65536  =  1073741824. 
Nella  stessa  guisa  si  ottiene 

*64=43»=ir3^=(i6^)«=a568  =  (àS6a)4  =  (  65536)4  ==(65536*)° 

=  (4294967296 )a=  i8446744°8370955i6i6  • 

L'ultimo  prodotto  non  richiede  che  cinque  diverse  mol- 
tiplicazioni .  Così 

3I?  =  3.3,8=3.99=3.9.98  =  27.8i4  =  27.(8ia)a  =  27.656ia 
=  2,7  .43046731  =  1  i6aa5i467  . 

Se  il  numero  proposto  sia  il  prodotto  di  più  cifre  si  fa 
la  potenza  di  ciascuna,  ed  il  prodotto  de' risultati  è  ciò  che 
si  cerca  .  Cosi  facilmente  si  trova 

4a8  =  a8 .  38 .  78  =  256  .  656 1  .  57648o  1  . 
Per  formare  la  potenza  am  essendo  m>  o,  si  osservi  che  si  ha 

—  =  o,5  —  =  o,a5 

a  a* 

—  =o,ia5  4-  =  °?°6a5 


2. 


4 


a7Q  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  . 

4  =  o,o3i25  4  =  o,oi56aS 

a-"  a6 

—  =  0,0078l2,5  ^  =  0,003906a5 

—  =0,  OOIG;53l25  —=0,0009765625 

Formato  il  io.0  quoziente  si  abbrevia  l'operazione  osser- 
vando che  le  ultime  tre  cifre  sono  alternativamente  125  e 
625 ,  e  che  le  cifre  antecedenti  alle  ultime  tre  si  ottengono 
con  moltiplicare  per  5  le  simili  cifre  del  quoziente  anteriore, 
ed  aggiungendo  3  al  prodotto  se  trattisi  di  formare  un  quo- 
ziente di  ordine  dispari  .  Si  ha  per  esempio 

i5=  3  .5;  78=  i5.  5-i-3;  390  =  78.5;  ig53  =  3go.  5-+-  3,  ec. 

Mediante  l'espressione  di  22m  si  ha  quella  di  4'"  perchè 
aam  =  4m  •  Le  potenze  negative  di  5  si  ottengono  anche  più 
facilmente  .  Essendo 

—  =  0,2=0,2',  ^.  =  0,04  =  0,02a 

—  =  0  ,008  =  0  ,O023  ,  —  =  0,00l6  =  0,002^ 
53  5+ 

—  =  0  ,00032  =  0  ,00025,  —  =  0  ,000064  =  0  ,  000026 

si  vede  che  il  numero  degli  zeri  cresce  di  due  unità  per  ogni 
tre  divisioni,  il  che  basta  ec.  Si  ha  per  esempio 

—^—  =  0,00000  00000  00000  02a4; 

e  perchè  234  =  41»  =  166  ==  2563  =  256  .  65536  =  16777216, 
risulta 

—  =0,00000  00000  00000  01677  7216. 
Per  conseguenza  si  ha  =  —  . 

a5"*  51"1 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  271 

ARTICOLO    IX. 

Nuovo  metodo  elementare  per  cui  direttamente  si  ottiene  il 
valore  prossimo  dell'  incognita  i  spettante  alla  nota  equa- 
zione 


■('-+■  0'  =  '{— : \ 


dove  i  è  V annuo  interesse  di  una  lira,  t  un  dato  numero 
di  anni,  r  un'  annua  rendita,  e  un  capitale,  che  nell'ipo- 
tesi dell'  interesse  composto  equivale  al  profitto  risultante 
dall'esazione  di  un  numero  t  di  rendite  consecutive  . 

Noi  supponiamo  che  fatto  r=  1  siasi  calcolato  il  valore 
di  e  corrispondente  alle  quattro  distinte  ipotesi,  d'  i  =  o  ; 
i  =  o  ,  04  ;  i  =  o,o5;i  =  o,o6,  e  per  tutti  i  valori  intieri 
positivi  di  t  inclusivamente  compresi  fra  1  e  100.  Le  tavole 
che  risultano  da  questo  calcolo  si  trovano  nella  Dottrina 
degli  Azzardi  del  Sig.  Moivre  tradotta  dal  P.  Gaeta  (  Milano 
per  il   Galeazzi   1776). 

Chiamando  e' ,  r  ,  t'  il  rispettivo  dato  valore  di  c,r,t; 
e,  j  Cj, ,  cm  ,  ep,  il  capitale  corrispondente  alla  rendita  di  ih-  nel- 
l'ipotesi di  t  =  t' ,  e   nelle  rispettive   ipotesi  di 

i,  =  o  ,  o3  ;  i„  =  o  ,  04  ;  iiu  =  o  ,  o5  ;  ilV  =  o  ,  06  , 
le  proporzioni 

jc,  :  e  :  :  1  :  /-,;  c„  :  e'  :  :  1  :  r„;  CjJ1  :  e'  :  :  i  :  r(jl-,  <>  :  e'  :  :  i  :  r,„  j . . .  (a) 

danno  il  valore  r, ,  ru,  r„, ,  rlU  della  rendita  respettiva  che  nel- 
le accennate  ipotesi  corrisponde  al  capitale  e  . 

Posto  che  niuno  de' valori  r,  ,  r„ ,  rm ,  r|U  si  trovi  =r',  al- 
trimenti i  sarebbe  già  noto,  il  valore  di  r'  cadrà  fra  due  de' 
consecutivi  numeri  r, ,  ru  ,  r„, ,  rlV  (*) . 

Se  /  cade  fra  r, ,  ed  rn  si  osservi  a  quale  de' due  limiti 


(*)  Se  si  trovasse  r,„  <  r'  l'interesse  sarebbe  >o,o6  e  però  non  ammissibile. 
Si  dovrebbe  dunque  diminuire  la  rendita  r'  . 


27a  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  . 

sia  più  vicino  :  qualora  sia  più  vicino  ad  r,  si  faccia  i  =  it-i-d  : 
essendo   r'  più   vicino  ad  r„  si  farebbe  i  =  i;i  —  d  .   Dicasi  lo 
stesso  nelle  respettive   ipotesi  che  r-  cada  fra  rìt  ed  rm  o  fra 
T.IU  ed  rtV  .  Suppongasi  per  esempio   che   abbia    luogo  l'equa- 
zione i  =  ii-i-d  .    Sostituita  questa  espressione  d'i  nell'equa- 
zione del  problema,  siccome  il  massimo  valore  di  §  è  o,oo5, 
e  però  il  massimo  valore  di  d3  è  0,0000001 2,5,  si  trascurino 
le  potenze  di  d  superiori  alla  seconda;  si  sciolga  l'equazione 
quadratica  che  ne  risulta,  equazione  che  più  speditamente  si 
ottiene  mettendo  la  proposta  sotto  la  forma 
(ci  —  r)  (  t+i)'  +  r  =  o, 
e  si  avrà  con   un'approssimazione   assai   notabile   il  richiesto 
valore  z'i-h^(  =  ì)  . 

Sia  per  esempio  c'=ioo5C,  r'=i5sc-,5;  £'  =  8art-.  Con- 
sultando le  tavole  terza  e  quarta  si  vede  che  le  ultime  due 
delle  proporzioni  (a)  si  riducono  a 

6 ,4602  :  100  :  ;  1  :  r,u  -,  6 ,  2097  :  100  :  :  1  :  rlV , 

e  danno 

rm  =  1 5SC- ,  472  ,  r,v  =  1 6SC- ,  1  o3  . 
Dunque  r   cade  fra  rlu  ed  r,v  e  si  ha  i  =  o ,  o5  ■+■  d  . 
Posto  iul  -+-  d  per  i  V  equazione  del  problema  è 
(  c'ilu  -+- c'd  —  r>  )  (  1  ■+■  im  +  ^)f'  +  /  =  o,     ossia 

\  (  di„,  -  /■-)  I  (  t'  - 1  )  (  1  -+-  im  y->  ■+■  c'f  (  1  -h  ilu  )"-  \  a-  + 

e  sostituiti  i  valori 

|(5-i5,5)a8(i,o5)6*3oo(i)o5)7|^H-jioo(i,o5)8+(5-i5,5)8(i,o5)7J^ 
(5— i5,5)(i,o5)8-hi5,5  =  o. 

Siccome  (  i  ,  o5  )6  =  i  ,  340095  ;  (  1 ,  o5  )7  =  1  ,  407099  ; 
(  r  ,o5)8=i  ,4774-55'  la  precedente  si  riduce  a 
(725,679800— 393,98793o)^m-(  147,745474— 1 18,196379)^— 
0,013275  =  0,    ossia 

33 1  ,  69 1870^ -1-29, 549095  d  —  0,013275  =  0  . 
Quindi 

d*  ■+■  o  ,  089082  d  —  o  ,  000040  =  0  , 


■> 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  273 

j  ss —  o ,  044541  — 1/(°»  000040  -t-  o ,  001 984)  = —  o,  o4454i  ±: 
j/o  ,  002024  =  —  o  ,  044541  —  °  •>  o44988  =a  o ,  000447 
ed  z'(  =  o,o5-h^)  =  o,o5o447  • 

ARTICOLO    X. 

Teoria  de'  vitalìzi  dedotta  da'  suoi  veri  prìncipi  . 
Nozioni    Preliminari. 

J.  li  I.  Dicesi  montante  di  un  capitale  e  la  somma  del 
capitale  stesso  e  del  suo  interesse  composto,  al  termine  di 
un  dato  tempo  t . 

Chiamando  ì  V  annuo  interesse  di  una  lira  la  proporzione 

1  ',  i  '.'.  e  '.  ci 

'c'insegna  che  il  montante  di  e  al  termine  del  primo  anno  è 

e (  1  -+- i ) ;  che  al  termine  del  secondo  è  c(i-4-i)-t-c(i-f-?)i 

=  e  (  1  -i-  i  )a  ;  che  al  termine  del  terzo  è  e  (  n-  z  )3  -H  e  (  1  -t-  i  )2i 

=  c(  1  -+-i)3,  ec. 

In  generale  al  termine  del  tempo  t  il  montante  del  ca- 
pitale e  vien  espresso  per  m  =  c(i-t-z)'. 

Fatto  e  = - —  si  ha  m  =  \li- ,  e   posto  i+i  =  /i  si 

scuopre  che  i  capitali 

111  1 

T  '  à»  '  F I» 

danno  tutti  al  respettivo  termine  di  1 ,  2 ,  3 ,  .  .  .  .  t  anni  il 
montante  di  una  lira  . 

II.  La  probabilità  p  che  un  dato  evento  fortuito  succe- 
da sta  in  ragione  diretta  del  numero  F  de' casi  favorevoli  al 
successo,  ed  in  ragione  inversa  del  numero  P  de' casi  possi- 

bili ,  cioè  si  ha  p  =  —  . 

Infatti  se  resta  F  invariato,  l'aumento  di  p  è  proporzio- 
Tom.  XVII.  35 


2-74  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ee. 

naie  al  decremento  di  P  e  viceversa  :  se  resta  invariato  P,  la 
variazione  di  p  è  =  alla  variazione  di  F  . 

Indicando  con  la  lettera  G  il  numero  de' casi  contrarj  al 
successo  si  ha  P  =  F  -+-  C ,  e  mentre  la  probabilità  del  suc- 

F  •  G 

cesso  è  ,  la  probabilità  contraria  risulta  =  ossia 

F-i-G  l  F-*-C 

F 


F-(-C 

III.  La  probabilità  di  un  avvenimento  composto  di  più 
avvenimenti  semplici  indipendenti,  è  uguale  al  prodotto  del- 
le probabilità  assolute  di  ciascuno  avvenimento  semplice  . 
Dimostrazione . 

Il  numero  de' casi  possibili  relativi  all'avvenimento  com- 
posto equivale  al  prodotto  de'  numeri  che  respettivamente 
rappresentano  i  casi  possibili  di  ciascuno  avvenimento  sem- 
plice, perchè  ognuno  de' suddetti  casi  relativi  ad  uno  degli 
avvenimenti  semplici  può  combinarsi  con  ciascuno  de' casi  pos- 
sibili relativi  a  ciascuno  degli  altri  .  Dicasi  lo  stesso  per  rap- 
porto ai  casi  favorevoli  e  si  concluderà  ec. 

IV.  Il  prodotto  cp  di  un  certo  capitale  e  nella  probabi- 
lità p  che  vi  è  di  guadagnarlo ,  dicesi  sorte  e  speranza  ma- 
tematica . 

Se  il  capitale  e  non  può  conseguirsi  che  al  termine  del 
tempo  £,  il  valore  della  sorte  corrispondente  al  principio  del 
tempo  t  si  ottiene  con  sostituire  in  cp  per  e  il  capitale  do- 
vuto alla  somma  stessa  ,   tale  cioè  che  al  termine  del  tempo 

t  dia  il  montante  e  .  Questo  capitale  è  . 

(  i  -+-  »  )' 

Con  questi  semplicissimi  principi  siamo  in  grado  di  sod- 
disfare ai  principali  problemi  spettanti  aila  dottrina  de' vita- 
lizi e  delle  successioni . 

§.  a.  Teorema  .  Prescindendo  da  ogni  particolare  perma- 
nente cagione  di  deperimento,  la  vita  media  o  probabile  equi- 
vale alla  frazione  il  cui  numeratore  sia  il  numero  de' super- 
stiti dopo  l' età  data ,  il  denominatore   il   numero  de'  viventi 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  2,75 

nell'età  stessa.  Dimostrazione.  Dai  registri  di  Sussmilch  (*) 
risulta  che  di   1000  nati  giungono 


Mortalità 

Mortalità 

All'età  di  anni  90 

11 

a 

All'  età  di  anni  94 

4 

1 

91 

9 

a 

95 

3 

1 

go, 

7 

2 

96 

2 

1 

93 

5 

1 

97 

I 

1 

Abbiasi  un'urna  che  contenga  11  biglietti:  suppongasi 
che  per  7  anni  consecutivi  al  termine  di  ogn' anno  si  faccia 
l'estrazione  di  un  numero  di  biglietti  espresso  dalla  ispet- 
tiva cifra  della  terza  colonna,  e  che  gl'individui  il  cui  bi- 
glietto resta  nell'urna  guadagnino  uno  zecchino  per  ciasche- 
duno .  È  chiaro  (  n.°  IV  )  che  nell'istante  della  prima  estra- 
zione ciascuno  degli  11  biglietti  ha  diritto  a  fj  di  zecchino, 
perchè  T\  è  la  sua  probabilità  di  vincere  nella  predetta  estra- 
zione ;  che  ciascuno  degli  stessi  biglietti  nell'istante  medesimo 
ha  diritto  a  T9T.|  =  T7T  di  zecchino  per  conto  della  seconda  estra- 
zione ($.  i.n.°III);che  ha  diritto  a  &  .|.f=T\,  a  &.f.f  .§==#, 


7543. 


1   § 

9  *7 


a   IT  •  §  •  ?  •  5  •  4 ìt  '    a     II  •  9  •  7  •  5  '  %  '  3  lì  '   a    lì  •  9  '  ?  •  5  •  4  *  3  •  2 II 

per  conto  delle  respettive  estrazioni  3.a,  4-a,  5.%  ò.a  e  7.0. 
Dunque  il  diritto  che  risulta  da  tutte  l'estrazioni  equivale  ad 
uno  zecchino  moltiplicato  per  una  frazione,  il  cui  numeratore 
sia  la  somma  3i  di  tutte  le  cifre  della  colonna  media  eccettuato 
il  i.°,  e  il  denominatore  sia  il  primo  termine  11  .  Il  diritto 
in  questione  è  dunque  =  f{"c  =  2,zec-  ^  .  Alla  vincita  di  uno 
zecchino  si  sostituisca  la  sopravvivenza  di  un  anno,  e  si  con- 
cluderà che  un  individuo  di  90  anni  ha  diritto  ad  una  vita 
media  di  %an-  e   xo  mesi  presso  a  poco  . 


(*)  Die  gòttliche  ordnung  in  den  ve- 
randerungen  den  menschlichen  gesch- 
lechts  aus  der   geburt ,   dem  tode  und 


der   fortpflanzung   desselben    erwiesen . 
Beri.  1765. 


27  6  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

Il  raziocinio  precedente ,  quantunque  applicato  ad  un  e- 
sempio  particolare,  essendo  di  sua  natura  generico,  se  dicasi 
E  l'età  data,  e  però  E  -h  i  ,  E  +  a,  ec.  ciascuna  dell'età 
consecutive,  indicando  per  re,  re',  re"  ec.  il  numero  de' viventi 
nell'età  respettive ,  onde  si  abbiano  le  due  seguenti  serie  in 
colonna 


la  vita  media  dell'età  E  risulta 

n'  -t-  n"  -+■  n'" -4-  i 


E 

n 

E-h  1 

n 

E -+-a 

r 

ri 

E-h3 

ri 

E  +  /«     i 

§.  3.  Il  teorema  stabilito  è  vero  in  astratto,  cioè  indi- 
pendentemente da  qualunque  permanente  cagione ,  la  quale 
in  una  speciale  maniera  tenda  a  conservare  o  diminuire  la 
vitalità  .  Le  principali  cagioni  del  primo  genere  sono  :  la  tran- 
quillità dello  spirito ,  un  proporzionato  esercizio  delle  mem- 
bra,  un'esatta  morigeratezza  e  la  salubrità  dell'aria.  Il  diu- 
turno difetto  di  ciascuna  delle  predette  cagioni  costituisce  una 
cagione  contraria  ossia  del  secondo  genere ,  ed  è  una  cagio- 
ne non  dissimile  la  discendenza  da  genitori  mal  sani  e  l'eserci- 
zio di  una  professione  pregiudizievole  (*)  .  Sì  dell'une  che 
delle  altre  cagioni  convien  tenere  il  più  esatto  conto  in  ogni 
caso  particolare,  ed  a  tal  effetto  sono  utili  le  tavole  di  Hogdson 
e  di  Deparcieux ,  la  prima  formata  sui  registri  di  Londra, 
città  per  la  natura  del  clima  e  per  la  eccessiva  popolazione 
assai  nemica  della  longevità;  la  seconda  ricavata  dai  registri 
delle  comunità  religiose  e  dei  tontinisti  di  Parigi  {**) .  La  ta- 


(*)  Veggasi  la  bell'Opera  De  Morlis 
Artificum  di  Bernardino  Ramazzini . 

(**)  Tontina  così  detta  perchè  Loren- 
zo Tonti  Napoletano  nel  i663  la  intro- 
dusse in  Francia  ,  è  una  lotteria  vitali- 
zia da  cui  risulta  un'annua  rendita  de- 
terminata per  ciascun  socio  ,  con  la  con- 
dizione che  cessando  di  vivere  un  qua- 
lunque numero  di  8°cj,  le  rendite  loro 


restino  a  vantaggio  de' superstiti  .  La  mo  - 
glie  di  un  barbiere  che  aveva  impiegati 
3oo  franchi  nella  R.  tontina  di  Parigi 
del  1687,  divenne  padrona  dell'annua 
rendita  di  franchi  735oo  .  I  socj  della 
predetta  tontina  furono  59 ri,  e  furono 
3349  quelli  che  composero  la  susseguen- 
te tontina  di  Parigi  del   1696. 


Del  Sic.  Pietro  Franchini  .  377 

vola  di  Hogdson  per  esempio  c'insegna  che  la  massima  vita 
media  è  in  Londra  di  39an- .  9"1  ,  e  dalla  tavola  di  Deparcieux 
risulta  ch'essa  è  di  48an-  .  3m-  . 

Il  confronto  delle  due  tavole  precedenti  ci  dà  luogo  di 
riconoscere  un  singoiar  fenomeno ,  ed  è  che  sino  all'  età  di 
80  anni  la  regolarità  del  metodo  dietetico  e  della  condotta 
morale  vince  l' effetto  della  insalubrità  dell'aria  derivante  da 
un'eccessiva  popolazione,  e  che  al  di  là  dell'anno  ottuagesi- 
mo  il  vizio  dell'aria  prevale  al  benefizio  del  regime.  Per  es. 
la  vita  media  di  un  individuo  di  90  anni,  secondo  i  registri 
di  Sussmilch,  i  quali  sono  ricavati  dal  complesso  di  più  re- 
gni, è,  come  abbiamo  veduto,  di  aan  .  io7™-,  mentre  la  tavo- 
la di  Deparcieux  non  dà  che   ian-  .  gm-  . 

Un  fenomeno  simile  si  ravvisa  confrontando  la  tavola  di 
Sussmilch  con  quella  di  Kersboom  costruita  per  l'Olanda  (*). 

Lasciate  da  parte  le  tavole  di  Duprè  de  S*  Maur  e  di 
Halley ,  la  prima  perchè  limitata  a  i5  parrochie,  3  di  Pa- 
rigi, 12,  dell'adiacente  campagna;  la  seconda  perchè  formata 
sui  registri  della  sola  città  di  Breslavia ,  noi  ci  proponiamo 
di  calcolare  a  tenore  del  teorema  stabilito  (  §..  n  )  la  vita  me- 
dia d'ogni  età  su  i  dati  di  Sussmilch,  nella  cui  tavola,  ri- 
portata nella  Dottrina  degli  Azzardi  di  Moivre  tradotta  da! 
P.  Gaeta  (  Milano  per  il  Galeazzi  i^^d  )  il  valore  delle  vite 
medie  aberra  quasi  sempre  dal  vero  .  Abbiamo  aggiunto  nel- 
la colonna  3.a  il  numero  de' sopravviventi  in  tutte  l'età  con- 
secutive ,  numero  che  è  quello  di  tutti  i  casi  favorevoli  .  Il 
numero  de' sopravviventi  nell'età  data,  e  che  trovasi  nella 
colonna  a.a,  è  il  numero  de' casi  possibili.  Così  in  una  stes- 
sa linea  orizzontale  si  hanno,  accanto  al  numero  esprimente 
una  data  età ,  gli  elementi  della  vita  media  .  Per  esempio  la 

vita  media  dell'età  di  5oa"    è  =  — —  =  17  i.  I  numeri   che 

3i3.  '    * 


(*)  Batavia  insalulris  est  et  brevis  cevi  (  Haller  Pliysiol.  T.  8  ) . 


2,78  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

Sussmilch  adduce  nella  3.tt  colonna  appartengono  ai  soprav- 
viventi contati  dal  principio  della  tavola,  e  ci  sembra  che 
non  sieno  di  alcun  uso  . 

Un  numero  n  della  n.a  colonna  diviso  pel  numero  supe- 
riore m ,  misura  la  probabilità  che  l'età  corrispondente  al 
numero  m  nella  colonna  antecedente  ha  di  vivere  per  un  an- 

3o5 

no  .  Così è   la  probabilità  di  vivere  un   anno  spettante 

3i3 

.  all'età  di  5o  anni . 

Le  frazioni  adottate  sono  le  più  semplici  e  prossime.  Ciò 
basta  in  un  problema  che  non  ammette  una  soluzione  rigo- 
rosa . 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  279 

TAVOLA 

Dell'  annua  probabilità  di  vivere,  e  della  vita  media. 


Età 

Di  1000 

Sopravvivuti 

Vita 

Età 

Di  1000 

Sopravvivuti 

[Vita 

attuale 

soppraviv. 

in  tutte  l'età 

media 

attuale 

sopravviv. 

in  tutte  l'età 

media 

ogn'anno 

consecutive 

ogn' anno 

consecutive 

An.  0 

1000 

28924 

29 

An.5i 

3o5 

5i97 

'7 

1 

740 

28184 

38 

52 

297 

4900 

16  £ 

2, 

660 

27624 

4'  1 

53 

289 

461 1 

16 

3 

620 

26904 

43  f 

54 

280 

433 1 

i&i 

4 

596 

a63o8 

44  t 

55 

271 

4060 

i5 

5 

584 

25724 

44 

56 

262 

3798 

41 

6 

574 

25i5o 

43  ì 

57 

a53 

3545 

14 

7 

564 

29596 

43  \ 

58 

244 

33oi 

i3  i 

8 

554 

24042 

43  ì 

59 

a35 

3o66 

i3 

9 

546 

23496 

43 

60 

226 

2840 

ia  i 

10 

540 

22956 

4*  i 

11 

535 

22421 

42 

61 

217 

2623 

12 

12 

53o 

21891 

4'  ì 

62 

208 

a4i5 

11  i 

i3 

526 

2i365 

4°  I 

63 

199 

2216 

11  * 

i4 

522 

20843 

4° 

li 

190 

2026 

IO  f 

i5 

5i8 

ao325 

39  i 

180 

1846 

IO  J 

16 

5 14 

19811 

38  l 

66 

170 

1676 

9  ♦ 

17 

5io 

ig3oi 

37  t 

67 

160 

i5i6 

9  1 

18 

5o6 

18795 

37  t 

68 

i5o 

i366 

9 

'9 

5oi 

18294 

36  i 

69 

140 

1226 

8  * 

20 

496 

17798 

36 

70 

i3o 

1096 

8  * 

21 

491 

17307 

35  ; 

71 

120 

970 

3  } 

22 

486 

16821 

34  f 

72 

ni 

865 

7  1 

23 

481 

16340 

34 

73 

102 

763 

7  è 

24 

476 

i5864 

33  | 

74 

93 

670 

7  i 

25 

471 

15393 

32  | 

75 

85 

585 

6  « 

26 

466 

14927 

3a 

76 

77 

5o8 

6  f 

27 

461 

14466 

3i  i 

77 

69 

439 

6  ! 

28 

456 

140  IO 

3o  | 

78 

62 

377 

6 

29 

45 1 

i3S59 

3o 

79 

55 

322 

5  f 

3o 

446 

i3n3 

29  | 

80 

49 

278 

5  £ 

3i 

441 

12672 

28  f 

81 

43 

23o 

5  1 

3a 

436 

12236 

28 

82 

37 

193 

5  i 

33 

43 1 

n8o5 

27  ì 

83 

32 

161 

5 

34 

426 

ii379 

26  | 

s 

28 

i33 

4  ì 

35 

420 

10959 

«6* 

24 

109 

4  ì 

36 

4i3 

10546 

25  | 

86 

21 

83 

4  t 

37 

406 

ioi4o 

25 

87 

18 

70 

4 

38 

399 

9741 

24  ? 

88 

i5 

55 

3  f 

39 

392 

9349 

23  ? 

89 

i3 

42 

3  i 

40 

385 

8964 

23  i 

90 

11 

3i 

3 

4» 

378 

8586 

22  ì 

91 

9 

22 

2  è 

42 

37i 

8215 

22  j 

92 

i5 

2  t 

43 

364 

785i 

•I  è 

93 

5 

io 

2 

44 

357 

7494 

21 

94 

4 

6 

1  2 

45 

35o 

7144 

20  $ 

95 

3 

3 

1 

46 

343 

6801 

19  * 

96 

2 

1 

0  a 

47 

336 

6465 

-9  ì 

97 

1 

0 

0 

48 

329 

6i36 

18  f 

98 

0 

0 

0 

49 

321 

58i5 

18  i 

5o 

3i3 

55oa 

17  £ 

a8o  Saggi  di  Meccanica,  e  di  Algebra  ec. 

4'  Teorema  .  Chiamando  p\  p" ,  p'"  .  .  .pi')  la  successiva 
probabilità  che  al  termine  di  ogn'anno  una  vita  v  ha  di  so- 
pravvivere un  anno,  e  U  il  valore  della  vita  stessa,  cioè  il 
valore  dell'annua  rendita  di   ili-  sulla  vita  v ,  si  ha 

u^i  +  ùL-i-ùy:  .     ,  jw"--j*>     (a) 

h  h*  h*  h"  '  ' V    ' 

dove  pV)  è  l'ultima  probabilità  e  però  p(*r*°1l  =  o  .  Dimostraz. 
Infatti  (  §.  i.n.°IV)  il  i.°  termine  del  a.°  membro  esprime 
la  sorte  della  vita  v  relativamente  alla  sopravvivenza  del  i .° 
anno;  il  a.°  termine  esprime  la  sorte  della  vita  v  relativa- 
mente alla  sopravvivenza  del  a.0  anno,  e  così  in  seguito  fino 
all'anno  te"mo  inclusivamente ,  oltre  il  quale  non  evvi  proba- 
bilità di  sopravvivenza  . 

Esempio.  Vogliasi  il  valore  dell'annualità  di  ih-  sopra  una 
vita  di  86  anni,  nell'ipotesi  che  sia  i  =  o ,  o5  . 

La  tavola  dà  p'  =  —  ,/?"=  —  ,  p'"  =  — ,  ec.  Dunque 

jy  6i  5  I  l3  I  II  I 


\ 


7      i,o5  7     (i,o5)a         ai     (i,o5)3         ai     (i,o5)+  7      (i,o5) 

I  I  5  I  '4  I  11  ai 

H —  •■ — rrr-*--  •: — r?H —  ■': — — -*- 


3     (i,o5)6       ai    (i,o5)7       ai    (i,o5)8        7     (i,o5)9       ai     (i,o5)'< 
1  1 


ai     (i,o5)" 


,  Q£Sia 


TT  6  5  i3 

U  = 1 1 -H -——-«- 


7,35         7,7175         24,3ioi25  a5,5a56a6         8,933969        4>oaoil85 

5  4  1  ai 

1 2 1 1 H- 

'29,5491         3i, 026555         10,859294        34,206760        35,91709 

=  0,81 63a6-t- 0,647878 -4-o,534756 -1-0,430939 -1-0,33579 1 -+- 
0,348738-1-0,168871  -+-0,138931  -+- 0,093087  -+-o,o58464 ■+- 
0,037841  =3,49c6ia''- . 

Nella  stessa  maniera  per  rapporto  ad  una  vita  di  90  anni  si  ha 
9171  5i  41  3  1 


U  = 


11        i,o5        11     (i,o5)2        11     (1,05)*        11     (i,o5)+        11     (i,o5)5 


ai  11 

77    '    (i,o5)5        11  '(i,o5)' 


Del  Sic  Pietro  Franchini  . 


19916' 


281 
•  0 ,  ai368' 


=  o ,  77922  -+-  o ,  57720  •+-  o  ,  39265  -+-  1 
0,1 3567  ■+•  o  ,  06460  =  2 ,  462 18''- . 

5.  Se  l'annua  rendita  sia  di  r  lire  il  valore  U'  della  me- 
desima si  ha  dalla  proporzione     1  ;  r  *  ;  U  ;  U' . 

Per  esempio  se  U  è  il  valore  di  una  vita  di  86  anni, 
cioè  3,490612''-  il  valore  U'  di  un'annua  rendita  di  ioo*'- 
sulla  vita  stessa  si  trova  =  349,  °6i'1-  • 

La  stessa  proporzione  serve  a  determinare  l'annua  ren- 
dita r,  corrispondente  ad  un  dato  valore  di  U' .  Per  mezzo 
dell'equazione  (a)  si  può  dunque  risolvere  il  seguente. 

Problema.  Dato  che  un  capitale  effettivo  c(  =  U')  si  vo- 
glia impiegare  a  vitalizio  sopra  una  data  vita  v,  qual  è  l'an- 
nua rendita  o  prestazione  che  gli  compete  . 

Sia  per  esempio  U'  =  ioo"-;   la  vita  data  di  86  anni,  e 

si  avrà   1  :  r  \  \  3  ,  4906  :  iòo«- ,  r=  Jgf!2i  =  a8"  ,  648  (*) . 

04900 

Il  Sig.  Moivre  chiama  compimento  della  vita  quel  num. 
d'anni  che  manca  a'  86  :  posto  =  k  il  compimento  rappresen- 
ta le  respettive  probabilità  di  vivere  1 ,  2,  3  ....t  anni  coi  n.' 

(A — 1       A —  2      k  —  3  k — t)  / , .. 

e  ne  deduce  che  il  valore  della  vita  il  cui  compimento  è  k  sia 

k—(k—  1)        l  fui  \       .  j  . 

.  .  .H -  =  [  1 I     ( h—  1  ) , 


= \ 


A  A 


AA1 


AA3 


1 


dove  u  =  —  n h  —  . . . 

A  A»         A3 

Questa  formola  per  altro  ha  il  difetto  di  non  essere  ap- 
plicabile ad  una  vita>85a"  ,  e  di  essere  oltre  di  ciò  del  tut- 
Tom.  XVII.  36 


(  )  L  equazione  c(i-t-z)  —  r  j ■ 

relativa  alle  rendite  certe  (  Art.  IX  )  non 
si  rende  opportuna  al  calcolo  vitalizio 
con  sostituirvi  la  vita  media  per  r .  De- 
ducendone per  esempio  il  valore  dell'an- 
nua rendita  di  i''-  sulla  vita  di  90  an- 


ni si  trova  e  (  =  U  )  zz  2  ,  58a  ,  mentre 
l'equazione  (a)  somministra  Uizra, 46218. 
Ricavandone  r  nelP  ipot.  di  e—  ioo'1 
e  di  t  ~  2™  |  (  valore  medio  della  vita 
di  900*   )   si  ottiene  r  —  38,  733'"  ,  men- 


tre   la    proporzione    1 
r =40,614"  . 


U  :  U'    dà 


aOa  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

to  fallace  :  né  poteva  essere  altrimenti  perchè  i  rapporti  (b) 
non  abbastanza  corrispondono  ai  dati  della  tavola  di  Halle/, 
con  cui  Moivre  gli  confrontò  ,  perchè  la  stessa  tavola  di  Halley 
è  notabilmente  inesatta ,  e  perchè  l' ipotesi  del  compimento 
contiene  anch'essa  qualche  principio  d'incertezza  e  di  equi- 
voco . 

6.  Problema.  Qual  è  il  valore  dell'annua  rendita  di  ih- 
nell' ipot.  che  questa  si  debba  pagare  finché  coesistono  due 
vite  date  ? 

Soluzione  .  Sieno  p'  ,p",p"  •  •  •  le  respettive  probabilità 
che  la  i ."  vita  ha  di  durare  per  il  i .°  ,  2.°,  3.°  ec.  anno: 
sieno  et',  ct",  ct"'  , . . . .  le  simili  probabilità  respettive  della  2.a 
vita  .  Le  probabilità  che  le  due  vite  hanno  di  durare  insie- 
me 1  ,  2,  3,  ec.  anni  sono  respettivamente  (  §.  1.  n.°  III  ) 
p'rs' ,  p'p"sr'a" ,  pp"p"'tr'nvij'" ,  ec.   Dunque   il   valore    cercato  è 


TT p'si'  p'p"  w'm"  p'p"p"'a'vi"v"' 


ec. 


(e)  (*) 


h  h*  A3 

Esempio.  Posto  z  =  o,o5  le  due  vite  date  sieno  una  di 
80  anni  l'altra  di  90.  La  serie  da  sommarsi  è 

18      9  18      i5      9       7  18     t5     i3      9       7       5 

ai  '  11         ù.i  '  18  '  11  '    9  21  "  18  '  i5  "  11  "    9   '    7 


18 
21 


1  ,o5 
i5  i3  11 
i3  '  75  "  73 


(i,o5)« 

J.    1     1 
9   '    7   "    5 


-(- 


(1,05)* 


+- 


1» 
21 


(i,o5)3 
i3     11     9a 
i5     i3     11 


(1,05)5 


-H 


18 

i5 

i3 

1 1 

9» 

71 

5 

4 

3 

2 

21 

18 

iS 

i3 

n» 

V 

7 

5' 

'  4 

3 

(', 

o5)6 

18 

i5 

i3 

11 

Q* 

71 

5* 

4 

3 

2 

1 

21 

18 

ib 

i3 

il» 

V 

r' 

5  • 

4 

3  ■ 

a 

(1,05)7 


vale  a  dire 


(*)  La  soluzione  del  Sig.  Moivre  è 
molto  più  semplice  ma  guasta  per  l'in- 
fluenza di  quattro  gravi  cagioni  di  er- 
rore ,  e  sono  :  i.°  1'  ipotesi  che  sia 
p'=p"  =p'"  ec.  ,  s'  =  v"  =  v'"  ec. 
2.°  l' ipotesi  che  la  serie  decrescente  (e) 
p'n.' 


sia  infinita  e  però  : 


3.°   l'es- 


ci— p'u' 
pressione  di  p'  ,  v' ,  calcolata  nella  sup- 


posizione che  la  probabilità  di  ciascuna 
vita  sia  costante  da  un  anno  all'altro, 
=  a  per  la  prima  ,  =i  per  la  seconda  ; 
4-°  1'  ipotesi  che  la  serie 

dove  5  è  il  numero  de' casi  possibili  , 
sieno  infinite  . 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  a83 

54  5  5.i3  4  3.o 

_. —  — I _i_  -i-- 


7.ii(i,o5)         11(1, o5)a        n.ai(i,o5)3       ai(i,o5)4        n.ai(i,o5)5 

— 1 =  1 ,6i3g  . 

11 .21  (  1  ,o5)6  n.ai(i,o5)7 

La  solita  proporzione  1  ;  r  ;  ;  U  ;  U'  dà  uno  de' termini 
r,  U'  .  Supponendo  per  esempio  U'rsioo''-  e  le  due  vite  da- 
te una  di  86,  l'altra  di  go  anni  si  ha 

1  '.r'.'.  1,6139:  100,  cioè  r  =  — —  =  6 1  ,  96 1  "■  . 

1,6139 

7.  Problema.  Dato  il  valore  di  due  viteÀ,B,  si  diman- 
da quello  di  un'annua  rendita  di  i.**-  nell'ipotesi  che  la  ren«- 
dita  debba  pagarsi  finché  una  delle  vite  sussiste  . 

Soluzione.  Sieno  a,  b  le  respettive  probabilità  che  le  vi- 
te A  ,  B  hanno  di  esistere  per  lo  spazio  di  un  anno  .  Sicco- 
me (  1  — a  )  (  1  —  b)  è  (  5-  i-  n.°  II  )  la  probabilità  che  le  vi- 
te A  ,  B  hanno  di  cessare  in  un  anno,  1 — (i — «)(i — b) 
esprime  la  probabilità  contraria,  cioè  che  non  cessino  ambe- 
due in  un  anno.  Così  se  a',  b' ,  rappresentano  le  respettive 
probabilità  che  A,  B,  hanno  di  durare  pel  secondo  anno, 
i — (1 — a')(i — b')  è  la  probabilità  che  entrambe  non  ces- 
sino nel  secondo  anno,  ec.  Dunque 

1         (i_a)(,_J)         ,         (,_«')(,_&')         j        (!_«")  (t_y) 

— ; (-— 1~— ec.  ossia 

h  h  h*  A»  h*  hl 

a         a'        a"  b         b'        b"  (  ab         a'V        a"b" 

— H 1 — r  ec.  -f-  — n 1 — -  ec.  —  1  — 1 1 ec. 

h        h'       hì  h        h>       A3  l   h         h*  h3 

rappresenta  la  somma  de' valori  dell'annua  rendita  di  i1*-  da 
pagarsi  al  termine  degli  anni  1 .°  ,  a,°,  3.°  ec.  Essa  costitui- 
sce per  conseguenza  il  total  valore  dell'annua  rendita  suddet- 
ta  sulla  più   lunga  delle  vite  A,  B,  e  però  si  ha  l'equazione 

tt         ad        a"  b         V        b"  (ab         a'V        a"b"  \ 

U=  — H h  — ec.H 1 1 — -ec- 1 1 -ec.)....(d). 

Introducendo  nel  calcolo  una  terza  vita  C,  la  cui  pro- 
babilità di  vivere  1,2,  3  ec.  anni  sia  respettivamente  e,  e', 
e"  ec.  si  trova  che  il  valore  dell'annua  rendita  di  in-  sulla 
più  lunga  delle  vite  A,  B,  G,  vien  espressa  per 


a84  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  . 

a  a!         a"  b  V         b"  e  e'         e" 

—  h h  —  ec.H 1 H  —  ec.H 1 H— ■  ec.  — 

h         h%         h3  h         h*         h3  h         h%        h3 

ab       a'b'      a"b"  )       lac        a' e'       a"  e"  )      {be       Ve'       b"c" 

— i 1 — —  ec. }—{ — i 1 — —  ec.  >-{  —  -+-— h — ;-ec. 


h3  \       )  h  h*  h3  S      )  h         h*  h3 

'Ve' 


ale  a'b' e'  a"b"c" 


ec. 

h  h?  h3 

Questa  forinola  c'insegna  che  qualora  il  n.°  delle  vite 
A,  B,  C  ec.  sia  n,  il  valore  dell'annua  rendita  di  i1'-  sulla 
più  lunga  di  esse  equivale  alla  somma  de' valori  di  tutte  le 
vite,  meno  la  somma  de' valori  delle  vite  stesse  combinate 
a  due  per  due,  più  la  somma  de' valori  delle  vite  combinate 
a  tre  per  tre,  ec.  sino  alla  combinazione  inclusiva  de' valori 
di  tutte  le  vite  date  . 

Esempio.  Sia  A  =  86,  B  =  c)o.  Le  vite  separate  valgono 
respettivamente  (5-4)  3, 4906,  2,4622.  Le  due  vite  unite 
valgono  (  §.  antec.  )  1  ,63iq  .  Dunque  il  valore  della  vita  più 
lunga  è 

U  =  5  ,9528 —  1  ,63 19  =  4  5  2209  . 

Dato  un  capitale  U'  la  determinazione  dell'annua  rendi- 
ta dovuta  alla  più  lunga  di  due  vite  date  si  riconduce  alla 
solita  proporzione  1  ;  r  '.  ;  U  ;  U'  .  Sia  per  esempio  U'  =  ioo'!-, 
A  =  86an-,  B  =  9o"n-,  e  si  avrà 

4-,                1000000  07;      r 

.  2209  ;  1 00  ed  ;•  = =  2o"- ,  69 1  . 

42209 
8.  Problema  .  Tizio  ha  diritto  di  succedere  a  Cajo  nel  go- 
dimento di   un'annua  rendita.   Si  dimanda  il  valore  U  della 
successione    1 .°  nell'ipotesi  che  Tizio  succeda  per  se  e  per  li 
suoi  eredi  :  2.0  che  succeda  per  se  solo  . 

Soluzione  .  Dal  valore  —  dell'  annua  rendita  perpetua  si 

tolga  il  valore  u  dell'annua  rendita  dovuta  alla  vita  di  Cajo 

ed  U  =  -^-  —  u  sarà  il  valore  cercato  nella  prima  ipotesi. 

i 

Chiamando  u  il  valore  dell'  annua  rendita  dovuta  alla 
vita  di  Tizio ,  ed  un!  il  valore  delle  vite  unite  di  Tizio  e  di 


Del  Sic.  Pietro  Franchini  .  a85 

Caio,  il  valore  cercato  nella  seconda  ipotesi  è  manifestamente 

U  =  u  —  uu'  . 
Se  si  avesse  un  terzo  successore ,  chiamando  u"  il  valo- 
re dell'annua  rendita  dovuta  alla  sua  vita,  il  valore  della  sua 
espettazione  sarebbe  nella  seconda  ipotesi 

Uff  ff  i      il  r      fr 

=  U    —  UU    —  U  li    -+•  uuu 

e  così  in  seguito  . 

Supponendo  che  l'età  di  Tizio  sia  di  86  anni,  quella  di 

Cajo  di  90 ,  la  forinola  U  =  u'  —  uu'  dà 

U  =  3  ,49°°  —  *  ,6139  =  1  ,8767  . 

ARTICOLO     XI. 

Supplemento  all'  Articolo  III  de'  Saggi  di  Meccanica 
e  di  Algebra  Trascendente . 

5.  1.  Per  compiere  la  risoluzione  dell'equazioni  cubiche 
aventi  una  o  tutte  le  risolventi  razionali ,  resta  da  trovarsi 
un  metodo  sufficientemente  semplice,  per  cui,  qualunque  sia 
il  coefficiente  del  secondo  termine ,  vengano  determinati  i 
criterj  da' quali  dipende  che  almeno  una  risolvente  della  pro- 
posta sia  razionale,  e  per  cui  si  scuopra  il  valore  della  risol- 
vente razionale  s'ella  è  unica,  di  tutte  e  tre  se  sono  più  di 
una  . 

Sia  x3  -t-  lx%  -+-  mx  ■+-  n  =  (  x*  -+-fx  -»-  g  )  (  x  -+•  h  ) 

=x3-+-(f-+-h)x2-*-(g-*-fh)x-+-gh=:o , 
Il  confronto  dà 

/-+■  hz=l,  g -*-fh  =  m  ,  gh  —  n. 
La  prima  moltiplicata  per  /  diviene  f*-*-fh=fl .  Da  questa 
si  tolga  la  seconda ,  e  si  avrà 

fa         jf  •    .      r       l*=l/[4(g  —  m)-*-l>]  .    . 

p  —  lf—g  —  m,  cioe/= — Z-k2±£ i ì («  . 

a 

Affinchè  la  proposta  abbia  almeno  una  risolvente  razio- 
nale bisogna  che  fra  i  divisori  di  n  ve  ne  sia  uno  che  ren- 
da l2  —  4/?i^-4g  un  quadrato  positivo  (U3 ,  tale  che  l-±:u  sia 


286  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

numero  pari ,  e  bisogna  che  abbiasi 

"~^  ■+-  h  =  /  cioè  a/i  zìz  u  =  l  . 

Se  ciò  non  si  verifica  le  risolventi  sono  tutte  irrazionali; 
ma  qualora    le  condizioni  anzidette   rimangano  soddisfatte  si 

ha  la  risolvente  razionale  h  =  —,  e  si  ha  il  fattore  quadra- 

6 
tico  x*  -+-  fx  ■+■  g  che  comprende  le  altre  due  risolventi. 

Sia  per  esempio     x3  —  5.ca  •+-  hxx  -+-  4-5  =  o  . 
Siccome   la    risolvente   ipotetica  h  dev'essere   negativa   altri- 
menti non  può  produrre  l'evanescenza  della  proposta,  si  pren- 
dano per  g  i  soli  divisori  positivi  di  45  ■>  e  siccome 

2,5  —  4X  22  -f-  4g  ossia  —  63  -+-  4g 
è  un  numero  sempre  -<  o ,  ancorché  si  prenda  per  g  il  divi- 
sore massimo  i5,  si  concluderà  che  la  proposta  non  ha  ve- 
runa risolvente  razionale  . 

Sia         x5  —  gxa  —  3  ix  —  6o  =  o. 
Omessi  i  divisori   i  ,  6o ,  il   i  .G  perchè  troppo  piccolo,  il  2.° 
perchè  troppo  grande,  si  ponga  g  =  2 ,  3  ,  4  5  5  .  La  funzione 
l3,  —  i\m  -+-  4g  i  a  motivo  che  Za  —  ^m  =  8i  -+-  124  =  2o5  ,  di- 
viene respettivamente 

2,cSz±z  8  =2i3  ,  197  |  n.'  non  quadrati  perchè  finiscono  in  3,7. 
2o5:±:  12  =  217 ,  193  |  n.*  non  quadrati  per  la  ragione  addotta  . 
2o5±  16  =  221  ,  189  j  n.'  non  quadrati  . 
2,o5:±=2o  =  22-5 ,  186 \  n.1  il  primo  de'quali  è  =  i5a. 

L'equazione  (a)  si  riduce  pertanto  a  — — —  =  3,  =  — 12;. 

e  perchè  f—  3  verifica  1'  equazione  f-+-  h  =  l  che  diviene 
3 — 12= — 9,  si  conclude  che  si  ha  #=12  e  poi  x2-+-3x-t-5=o. 

§.  2.  Trattandosi  di  un'equazione  di  4-°  grado,  il  cui  2.0 
termine  sia  affetto  da  un  coefficiente  non  divisibile  per  4» 
giova  procedere  col  seguente   metodo  . 

Pongasi  x^-*-px3-t-qx2-¥-rx-ì-s=(x3-i-fx0,-t-gx-hh)  (.r-t-z)=o, 
e  paragonando  la  trasformata 

x^  -+•  (/-+-  i  )  x3  -+-  (  g  -¥-fi  )  x*  -+-  (  h  ■+■  gi  )  x  ■+■  hi  =  o 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  2,87 

con  la  proposta  si  avrà 

f-hi=p,  g+/i  =  ^,  A-4-gi  =  r,  hi  =  s. 
Eliminando  i  dalle  prime  due  si  ottiene 

f=ì\p±:l/(p>-4q  +  4g)\-- 
ma  dalla  terza  risulta  g  =  — —  :  dunque 

Si   divida  .5  in  due  fattori  reciproci  h,  i,  e  quelli  che 
danno 

=  n.   int.  ;  /?3 —  4?-*- 4 — : —  =  -t-w3,  £ =  n.    int.  , 

j  i  2. 

serviranno  alla  determinazione  della  risolvente  razionale  e  del 
fattore  cubico  della  proposta . 

Sia  per  esempio     x^  —  x3  —  Sx*  —  5x  —  12  =  0. 
Osservo  che  qualora  esista  una    risolvente   razionale   questa 
non  può  essere  negativa ,  perchè  il  1 .°  membro  dell'  equazione 

x^  —  x3  —  Bx  =  3a;a  •+•  1  a 
è  minore  del  a.0  se  #=h-  1 ,  ed  è  maggiore  del  a.°  se  — £>-+- 1 . 
Divido  pertanto  l'ultimo  termine  ia  in  due  fattori  — i,-\-h, 
e  fo  i  =  —  3,  A  =  4.  Risulta 
—  5-4        „ 

/  /  (r  —  h)  „ 

p*  —  4?  ■+"  4  — : —  =  i  -H  ia  -+-  ia  =  5*  . 

_/=i(-n-5)  =  a, 
e  però  i  fattori  cercati  sono 


x 


.3 


axa  ■+-  3x  -+-  4 ,  x  —  3  . 


ARTICOLO    XII. 

Soluzione  Analitica  de' Problemi  spettanti  alla  Geodesia. 

La  Geodesia  ha  per  oggetto  di  risolvere  il  seguente  Pro- 
blema generale  : 


2.88  Saggi  di  Meccanica   e  di  Algebra  ec. 

Problema  .  Data  una  superfìcie  piana  terminata  da  linee 
rette ,  dividerla  in  m  parti  che  stiano  fra  loro  in  una  data 
ragione  per  mezzo  di  m  linee  rette,  le  quali  passino  tutte 
per  un  dato  punto  o  sieno  parallele  ad  una  retta  data  di  po- 
sizione . 

Per  procedere  dal  semplice  al  composto  noi  ci  proponia- 
mo di  contemplare  successivamente  il  trigono,  il  trapezio,  il 
rombo,  il  tetragono,  il  pentagono,  l'esagono  ed  un  poligo- 
no qualunque  . 

Problema  .  Dividere  un  trigono  dato  BAC  (  Fig.  i  )  in  due 
parti  che  stiano  come  a  '.  a" ,  i .°  con  una  retta  che  passi  per 
un  dato  punto  P;  2..0  con  una  retta  parallela  ad  una  retta 
data  (*). 

Soluzione.  Chiamando  s  la  superficie  del  trigono  dato, 
s'  quella  del  seni  mento  richiesto  EAF  si  ha 

s  .  s  —  s  .  .  a  .  a    e  pero  s  = . 

Così  tutto  si  riduce  a  condurre  la  retta  PEF  in   guisa  ,    che 
il  semmento  EAF  risulti  =  ■ .  Se  il  semmento  EAF  do- 


vesse corrispondere  ad  oc"  il  suo  valore  sarebbe . 

Per  P  si  tiri  una  parallela  al  lato  CA  e  sia  I  i!  punto 
in  cui  essa  incontra  il  lato  BA  prolungato  :  indi  si  abbassino 
PH ,  EG ,  perpendicolari  alla  retta  BAI  .  Siccome  il  punto  P 
è  determinato  quando  si  conoscono  le  rette  AI,  PH  (**)  pon- 


(*)  In  questo  e  ne'seguenti  Problemi 
può  aggiungerei  la  condizione  che  il  sem- 
m  '.ito  corrispondente  ad  a'  sia  da  una 
determinata  parte  della  trasversale  . 

(**)  11  punto  P  può  esser  dato  in  85 
maniere  .  Sieno  PH  ,  PL  ,  PN  (  Fig.  2  ) 
respettivamente  perpendicolari  ai  lati  BA  , 
AC  ,  BC  ,  e  si  tirino  le  rette  PA  ,  PB  , 
PC,  e  due  qualunque  degli  elementi  PH, 
PL  ,  PN  ,  PA  ,  PB ,  PC ,  AH  ,  AL,  CN , 
PAC  ,  PBC ,  PCN  ,  il  che  dà  66  combi- 
nazioni, basteranno  a  determinare  il  pun- 
to P  .  Lo  stesso  si  ottiene  mediante  il 
semmento  AI  ed  una  delle  rette  PH , 
PA ,  o  mediante  il  semmento  stesso  e 
l'angolo  PAI  .  Siccome  ciò  vale  per  cia- 


scun vertice  si  hanno  9  combinazioni  . 
Finalmente  se  per  P  si  conducono  le 
XX' ,  YY'  ,  ZZ' ,  respettivamente  paral- 
lele ai  lati,  due  de'semmenti  AI,AR, 
AS,  CT  ,  CV,  bastano  per  determinare 
il  punto  P:  ciò  produce  io  combinazio- 
ni .  È  poi  facile  il  vedere  che  gli  ele- 
menti di  una  combinazione  bastano  per 
determinare  quelli  di   tutte  le  altre  . 

Nell'ipotesi  da  cui  siamo  partiti  il 
punto  P  si  determina  con  prendere  sul- 
la parallela  Y'IY  una  parte  1M  di  una 
grandezza  arbitraria  ,  poiché  tirando  la 
MO  perpendicolare  ad  AI  si  ha  MO  =: 
IM 

^-7,  e  poi  MO  :  PH:  :  IM  :  IP  . 

sen.BAC       r 


Del  Sig.  Pietro  Franchini  .  289 

gasi  AI  =  a  ,  PH  =  b  ,  AF  =  x  .  La  proporzione 

if  :  af  (  :  :  ip  :  ae  )  :  :  ph  :  eg 

bx 

ossia  a  -+-  x  \  x  :  :  b  \  EG  = 


a-*-x 


bx*  bx1 

dà         tri.  EAF  = :  dunque  =  s' 

2(a-f-x)  n(a-t-x) 


cioè 


x* —  —  x-=^-  ed  x  =  —  \s  -t-\/(s*-t-2.abs  )\ 

b  b  b   v  3 


espressione  che  non  si  costruisce  perchè  giova  averne  il  va- 
lore in  numeri ,  che  sieno  per  esempio  pertiche ,  braccia , 
once,  ec. 

Se  il  punto  P  è  in  un  lato,  per  esempio  nel  lato  AG, 

basta  fare  a  =  o  e  risulta     x  =  —  . 

b 

Se  trovasi  dentro  al  perimetro  in  PF,  la  solita  parallela 
al  lato  CA  determina  il  semmento  negativo  AI'  e  però  con- 
vien  fare  a  <  o  . 

Se  il  punto  P  fosse  nel  prolungamento  Af  si  troverebbe 
b  =  o  ed  x  =  o ,  che  dimostra  l'impossibilità  del  Problema 
nell'ipotesi  che  la  trasversale  debba  incontrare  il  lato  AB. 
Bisogna  dunque  prendere  per  incognita  un  semmento  degli 
altri  due   lati  . 

Succede  lo  stesso  se  il  punto  P  coincide  con  uno  de' ver- 
tici,  per  esempio  col  punto  A;  ma  in  questo  caso  basta  di- 
videre il  lato  BG  nella  ragione  data,  e  condurre  la  trasver- 
sale  pel   punto  di  divisione  e  per  A  . 

Passando  alla  seconda  parte  in  cui  la  trasversale  vuoisi 
parallela  ad  una  retta  data  ,  suppongasi  primieramente  che  la 
retta  sia  uno  de' lati,  per  esempio  BG  (  Fig.  3  )  . 

Sia  E  il  punto  cercato,  facciasi  AE  =  x,  AB  =  «,  e  sic- 
come 

tri.  EAF  :  tri.  BAG  :  ;  x*  ]  a* 
si  avrà     x*  :  aa  :  ;  a'  :  a'  -+■  a"  ed  x  =  a\/ — - —  . 

Se  la  retta  data  è  AK  (  Fig.  4  )  si  tiri  la  trasversale  CD 
Tom.  XVII.  3  7 


noo  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  . 

ad  essa  parallela;  indi  si  determini  la  ragione  de' trigoni  DAG, 
BDG,  il  che  può  sempre  ottenersi,  perchè  oltre  l'angolo  DAG 
ed  il  lato  AC  si  ha  AGD  =  CAK,  angolo  noto  a  motivo  che 
AK  è  data  di  posizione.  Se  l'anzidetta  ragione,  die  indichia- 
mo per  al  '.  a"  t  è  maggiore  di  al  \  al'  s'istituisca  l'analogia 
tri.  DAC  —  d  :  tri.  BDG  -+-  9 i ":■«*{  a" , 

.     ,     ,  ^         a"  tri. DAC  —  a'tri.BDC 

si  deduca         a  — — — 

a'-t-a" 

e  si  divida  (Probi,  prec.  )  il  trigono  DAG  con  una  retta  EF 
parallela  a  CD  in  due  parti  che  stiano  come  à\  tri.  DAC  —  9. 

Parleremo  della  divisione  in  m  parti  quando  avremo  trat- 
tato della  maniera  di  spartire  un  tetragono  . 

Problema  II.  Dividere  un  trapezio  ed  un  rombo  dato  in 
due  parti  che  stiano  come  al ,  al'  i .°  con  una  retta  che  pas- 
si per  un  dato  punto;  a.0  con  una  retta  parallela  ad  una  ret- 
ta data  . 

Soluzione  .  La  prima  parte  del  Problema  esige  che  si 
considerino  separatamente  due  ipotesi  cioè  i.°  che  attesa  la 
posizione  del  dato  punto,  il  lato  incontrato  in  primo  luogo 
dalla  trasversale  richiesta  sia  uno  de' lati  paralleli,  a.°  che 
sia  uno  de'  lati  convergenti  . 

Essendo  (  Fig.  5  )  AD,  BC  lati  paralleli  si  supponga  PEF 
la  trasversale  e  sia  L  il  punto  in  cui  taglia  il  lato  AB  pro- 
lungato .  Per  P  si  tiri  una  parallela  ad  AD  e  sia  I  il  punto 
nel  quale  incontra  il  lato  BA  prolungato:  dai  punti  P,E,F 
si  conducano  PH,  EG,  FM,  perpendicolari  ad  LBAI,  e  pon- 
gasi AI  =  a  ,  PH  =  b  ,  AB  =  a  ,  BL  =  #.  Sostituendo  a-*-x 
per  x  nella  espressione  di  EG  (  Prob.  I  )  si  ha 

tri.  AEL  = — : —  . 

a(o-f-a-t-i) 

bx 

La  proporzione  IL  :  LB  :  :  PH  :  FM  dà  FM  = .  Dunque 

a-t-a-t-x 

tri.  BFL 


a  (  a  ■+-  a-f-  x  ) 

La  superficie  richiesta  AEFB  è  per  conseguenza  = - — 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  291 

.         .  a,'s 

La  stessa   superficie  si  è   trovata  (  Prob.  I)  =  — (  =  y). 

Dunque 

l  (  <xa  ■+■  nax  )  ,  /    \.        __  a*5  — 2  («-»-«  )s'  <T« 

—  *y  •  •  •  •  (  1 1  ^  &  — —  '  —  •  » .  .(ij 

s(a+«  +  i)  x    '  z(s'-ab)  v    ' 

forinola  che  mutando  i  segni  corrisponde  all'ipot.  che  il  Ia- 
to AB  e  la  trasversale  convergano  dalla  parte  opposta  come 
nella  fig.  6  . 

Infatti  supponendo  AI  =  a ,  PH  =  £,  AB  =  a,  BL  =  .r, 
il  metodo  precedente  dà 

2(a-+-a)  s'  —  o.'b 

%  —  . 

2,(5'  — ab) 

Quando  x  =  co ,  cioè  quando  s'  =  ab,  la  trasversale  è  paral- 
lela ad  AB  e  viceversa  . 

Se  il  lato  CD  si  rivolge  intorno  al  punto  C  finché  di- 
venga parallelo  ad  AB  il  metodo  precedente  è  ugualmente 
applicabile  .  Difatto  il  rombo  non  è  altro  che  un  caso  parti- 
colare del  trapezio  come  questi  è  un  caso  particolare  del  te- 
tragono .  Dunque  la  forinola  (I)  serve  anche  alla  divisione 
del   rombo  . 

Se  il  punto  P  è  nel  lato  AD  basta  fare  <a=o;  se  den- 
tro al  perimetro  a  <  o  .  Nel  primo  di  questi  casi  evvi  però 
la  maniera  di  ottenere  direttamente  una  più  semplice  espres- 
sione d'  x  tanto  pel  trapezio  che  pel  rombo  . 

Sia  {Fig.  6)  AE=a,  BC  =  @ ,  AD  =  y,  BF  =  x  e  la 
distanza  de' lati  BC ,  AD,  =h.  Si  ha 

!/i(/?-+-y)  :  i/i(a  +  i)  ::  «'+«"  :  «' 

e  però      x  =  *'('-r)  — («W>  . 

Se  il  trapezio  degenera  in  rombo  è  y  =  @  e  si  ha 

na.'6  —  a(a'-t-a") 
X  = . 

a'  -+-  a," 

Si  danno  de' casi  che  non  restano  compresi  nella  formola 
(I)  e  sono  quelli  in  cui  il  punto  dato  cade  nel  prolungamen- 
to AL  del  lato  AB.  Infatti  si  ha  b  =  o  e  l'equazione  (1)  si 


292  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

riduce  a  o  =  s' ;  il  che  dimostra  incompatibile  l'ipotesi  da 
cui  siamo  partiti,  cioè  che  l'incognita  x  rappresenti  un  sem- 
mento  del  lato  AB  o  del  suo  prolungamento.  Facendo  =  x 
il  semmento  di  un  altro  lato  l'incompatibilità  sparisce,  e  si 
trova  x  sotto  una  nuova  forma  .  Per  vederlo  sia  il  punto  P 
in  I  (  Fig.  7  )  e  posta  la  BF  =  x  si  conducano  le  solite  per- 
pendicolari EG ,  FM  .  Siccome  FM  =  ;c  sen.B  ed 

IA(  =  a)  :  EG  :  :  IB(  =  a-t-ar)  :  FM(=xsen.B) 
si  ha 

tetr.AEFB(=tri.IFB— tri.IEA)=if(a-t-a)*8en.B— ^f!l?l 

]_  a-+-  a    J 

ma  tetr.  AEFB  =  s'  :  dunque 

x  sen.B[(a-+-aY  —  a2  ]  =  2  (  a  -t-  a  )  j' 

.  1  2  (a-*- a)  s' 

e  però  x  = . ; 

sen.  B         naa-t-a* 

formola  che  quando  a  =  o  si  riduce  ad 

25'  1  a'  (  6  ■+■  y  )  h 

a  sen.  B  sen.B       a(a'-t-a") 

Se  il  trapezio  degenera   in   rombo  h  equivale  ad  a  sen.B,  è 

•   1                                za'e 
y  =  /?  e  si  ha  x  = . 


Nella  seconda  ipotesi  in  cui  il  lato  incontrato  in  primo 
luogo  è  uno  de' convergenti  (  Fig.  8  )  si  prolunghino  i  lati  CB, 
DA  finché  s'incontrino  in  G  ,  si  determini  la  superficie  A  del 

trigono   AGB    che    è   =  ABa   ■-"'         — ,  e  siccome  AEFB 

6  2»en.G 

altro  non  resta  che  dividere  il  trigono  CGD  con  una 


■«"' 


trasversale  che  passi  per  P,  in  due  parti  che  stiano  come 


.                as                             a  $ 
Ah :  S 


ossia  come  a'  (  A  ■+■  s  )  -t-  a"A  '.  a"s  . 

Per  risolvere  la  seconda  parte  del  Problema  suppongasi 
1 .°  che  la  trasversale  debba  essere  parallela  ad  uno  de'  lati 
convergenti ,  per  esempio  ad  AB  (  Fig.  9  ) . 


Del  Sic  Pietro  Franchini  .  29  3 

Condotta  AH  perpendicolare  ai  lati  paralleli  si  faccia  AH=h 

m's 
e  si  prenda  sul  lato  contiguo  BC  il  seramento  BF= —  ; 

*  A(a -*■«  ) 

indi  si  tiri  EF  parallela  ad  AB ,  ed  il  rombo  ABFE  sarà  uno 
de'semmenti  richiesti. 

Si  supponga  a.°  che  la  trasversale  vogliasi  parallela  ai 
lati  paralleli.  Prolungati  {Fig.  io  )  i  lati  convergenti  finché 
s'incontrino  in  L  si  cali  sul  lato  BG  la  perpendicolare  LG 
che  tagli  in  I  il  lato  AD,  si  ponga  BG  =  y,  AD  =  /? ,  AH, 
distanza  de' lati  paralleli,  =h,  e  mediante  la  proporzione 
LI  :  LI  -+-  h  :  :  Q  :  y  si  deduca 

y — 6 

Facciasi  AE=x,  si  tiri  EF  parallela  a  BG ,  e  siccome  risul- 
ta A^  =  a;sen.B  la  proporzione  LI  :  Ll-\-ll\  \  (ì  \  EF  ,  ossia 

4L;  iÌ-f-*sen.B::/?:EF 

y— 6     y — 6 

1,  -pp, 6li-*-x(y  —  g)sen.B 

h 

Quindi     trap.  ADFE  =  ^^- J  a/JA-f-*  (y  —  0)sen.B  ì. 

Ma  si  sa  che  questa  espressione  dev'essere  =  s  .  Dunque  l'e- 
quazione del  Problema  è 

o.6h  ahs' 

X  = 


(y  —  tf)sen.B  (y  —  6)sen.:LB 

e  dà       x=^^\-^^^'(y-^^^\- 

Suppongasi  3.°  che  la  trasversale  debba  essere  parallela 
ad  una  retta  DG  (  Fig.  1 1  )  data  di  posizione  . 

Condotta  la  diagonale  AC  si  determini  la  superficie  del 
trigono  ACD,  indi  si  cerchi  la  superficie  è  che  gli  sì  dee 
togliere  o  aggiungere  affinchè  sia 

trL  BCDzpd  I  tri.  ABDrt#  :  :  a'  ;  a" . 
Trovato  d  tutto  si  riduce  a  dividere  (  Probi.  I  }  in  una  ragio- 
ne data  uno  de' trigoni  ACD,  ABC,  con  una  trasversale  pa- 
rallela ad  una  retta  DG  data  di  posizione  . 


294  Saggi  di   Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

Quando  avremo  trattato  dello  spartimento  del  tetragono 
ci  occuperemo  della  divisione  di  un  trapezio  e  di  un  rombo 
dato  in  un  numero  di  parti  >  2  . 

Pkohlema  III.  Dividere  un  tetragono  dato  in  due  parti 
che  stiano  come  a' ,  a" ,  i.°  con  una  trasversale  che  passi  per 
un  dato  punto;  a.°  con  una  trasversale  parallela  ad  una  ret- 
ta data  di  posizione  . 

Soluzione,  Immaginando  i  Iati  AD,  BG  (  Fig.  12  )  pro- 
lungati finché  s'incontrino  in  G  si  determini  la  superficie  A 
del  trigono  CGD  .  Siccome  si  sa  che  uno  de'semmenti  richie- 
sti, per  esempio  CDEF  è  = non  si  ha  che  da  dividere 

a'-t-a 

il  trigono  cognito  AGB  con  una  trasversale  che  passi  per  P, 
in  due  parti  che  stiano  nella  ragione  di 


La  soluzione  si  riconduce  sempre  al  Prob.  I  qualunque  sia  la 
posizione  del  punto  P  . 

Volendo  che  la  trasversale  sia  parallela  ad  una  retta  BH 
data  di  posizione  (  Fig.  12)  si  conduca  la  diagonale  AC,  si  cal- 
coli l'aja  A  del  trigono  ACD,  e  se  la  ragione  A '.  s —  A  è 
>  a'  ;  a" ,  mediante  la  proporzione 

a  ■+-  d  :  s  —  A  —  ò'  :  :  «'  :  a" 

si  calcoli  ò*  e  si  divida  il  trigono  ABG  con  una  parallela  a 
BH  in  due  parti  che  stiano  come  è  '.  j— A —  cr,  avvertendo 
che  il  semmento  ^  cada  fra  la  trasversale  ed  AC  . 

Se  il  tetragono  si  vuol  dividere  in  tre  parti  che  stiano 
come  a' ,  a",  a" ,  si  divida  in  due  che  stiano  come  uno  de' 
numeri  a  ,  a",  a'",  alla  somma  degli  altri  due,  per  esempio 
come  a'  ad  a" -+-a";  poi  si  divida  il  tetragono  che  corrispon- 
de ad  a"-+-a'"  in  due  parti  che  stiano  come  a",  a"  .  Si  pro- 
cede nella  stessa  guisa  se  il  numero  delle  parti  debba  esser 


maggior»; 


Sapendo  dividere  un  tetragono  in  un  numero  di  parti 
>2,  una  simile  divisione  di  un  trapezio,  di  un  rombo  e  di 
un  trigono  non  soggiace  a  difficoltà  . 


Del  Sig.  Pietro  Franchini  .  295 

Problema  IV.  Dividere  come  sopra  un  pentagono,  un  e- 
sagono ,  un  ettagono  ed  un  poligono  qualunque  in  due  parti 
che  stiano  come  a! ,  a" . 

Soluzione.  Sia  il  pentagono  ABCDE  {Fig.  i3).  Avendo 
prolungati  i  lati  convergenti  EA,CB,  finché  s'incontrino  in 
H,  ed  i  lati  convergenti  BC,  ED,  finché  s'incontrino  in  I  (*) 
si  determini  la  superficie  A,  A',  de' respettivi  trigoni   ABH, 

DCI  ;  e  fissato  che  sia  il  semmento  ABGF  = ,  si  divida 


a  -Ha 


il  trigono  cognito  IHE  con  una  trasversale  PFG  condotta  pel 
dato  punto  P,  in  due  parti  che  stiano  nella  ragione  di 

a+— :  — +  A'. 

a'-t-a"      a'-f-a" 

Trattandosi  di  un  esagono  ABCDEF  (  Fig.  14)  si  tirino  le 
diagonali  AC,  FD ,  e  si  calcoli  la  superficie  de' trigoni  ABC , 

DEF  .    Dal    semmento   AGHCB  = si    tolga    il    trigono 


ti . 

ABC  =  A;  dal  semmento  FGHDEF=- — -  si  tolga  il  trigono 


DEF  =  A' ,  e  non  si  tratterà  che  di  condurre  pel  dato  pun- 
to P  una  trasversale  PGH,  la  quale  divida  il  tetragono  co- 
gnito ACDF  in  due  parti  che  stiano  nella  ragione  di 

JJlì  -  a  :  -£- .- -A'.. 


Qualora  siavi  ragione  di  sospettare  che  la  trasversale  non 
incontri  il  lato  CD  si  prolunghino  sino  all'  intersezione  i  lati 
CB ,  DE,  AF  ;  si  calcoli  la  superficie  de' trigoni  ABL ,  EFI, 
come  pure  quella  de' richiesti  semmenti  s' ,  s"  dell'esagono, 
e  si  spartisca  il  tetragono  CLID  in  due  parti  che  stiano  co- 
me trig.  ABL  -+-  s'  :  trig.  EFI  -+-  s"  . 

Volendo  la  trasversale  parallela  alla  DH  (Fig.iB)  data 
di  posizione  si  tiri  la  diagonale  AC  ,  si  determini  la  superfi- 


(*)  Si  otterrebbe   lo    stesso  se  invece   si   prolungassero  i  lati  BG  ,  ED.  sino  alla 
loro  intersezione. 


■2(jb  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  ec. 

eie  A  del   trigono  ABC,  e  chiamando  s  la  superficie  del  pen- 
tagono ,   se   la    ragione  A  :  s  —  A  è  >«':«"   dicasi  d  la  su- 
perficie che  deesi  aggiungere  a  A;  dalla  proporzione 
A  -+-  9  :  s  —  A  —  9  :  :  a'  :  a"  ....  (2) 

.     -,     ,  «  a's  —  A  (  a'  -+■  a"  )  a's  . 

si  deduca  d  = : -  = A; 

a'  +  a"  a' -ha." 

quindi   pel  Probi.  Ili  si  divida   il    tetragono  ACDE  con  una 
trasversale  parallela  alla  retta  data,,  nella  ragione  di 

A  ;  s ossia  as  —  (a  ■+■  a  )A.as. 

a'-fa"  a'-fa" 

Se  A'.s —  A  fosse  >«';«"  basterebbe  dividere  con  una 
parallela  a  DH  il  trigono  ABC  nella  ragione  di  A  —  d  '.  d  . 
Nell'uno  e  nell'altro  caso  la  superficie  d  dee  trovarsi  fra  la 
trasversale  e  la  diagonale  AC  . 

Se  si  tratta  di  un  esagono  si  conduca  una  diagonale  per 
esempio  BD  (  Fig.  16  )  si  determini  la  superficie  del  trigono 
BCD,  e  siccome  si  conosce  la  superficie  s  —  A  del  pentago- 
no ABDEF,  non  resta  che  dividerlo  con  una  trasversale  pa- 
rallela ad  AG,  iti  due  parti  che  stiano  come  d  '.  s  —  A  —  d, 
dove  9  si  suppone  trovata   mediante  la   proporzione  (2)  . 

Abbiasi  finalmente  un  ettagono  ABCDEFG  (  Fig.  17  ).  Il 
punto  dato  essendo  P  si  tiri  la  diagonale  AF  e  si  calcoli  la 
superficie  di  AFG  :  si  prolunghino  i  lati  CD,  FÉ,  finché  s' in- 
contrino in  H  e  si  calcoli  la  superficie  del  trigono  DHE  . 

Posto  che  il  semmento  espresso  per    debba    essere 

1  a'-fa" 

IAGFL  si  divida  il  pentagono  AFHCB  in  due  parti  che  stia- 

a's  A    .       a"s  .  ,  .  > 

no  come A 1-  A   e  si  avrà  ec. 

a'-fa"  a' -t-a" 

Si  procede  in  una  maniera  del  tutto  simile  se  il  poligo- 
no dato  abbia  un  maggior  numero  di  angoli  . 

Per  non  trascurare  il  caso  che  la  superficie  proposta  pre- 
senti qualche  angolo  rientrante,  sia  l'esagono  ABCDEF  (Fig.  18) 
coli' angolo  rientrante  D. 

Si  prolunghi  il  lato  ED  finché  incontri  in  I  il  lato  AB 

e  si 


Del  Sic  Pietro  Fkanchini  .  297 

e  si  calcoli  la  superficie  A  del  tetragono  BCDI .  Pel  dato  pun- 
to P  si  conduca  la  retta  PGH  perpendicolare  ad  AF,  che  in- 
contri AF  in  G ,  DE  in  H  .  Trovati  con  la  misura  o  con  le 
formole  della  Tetragonometria  i  lati  BI ,  DI  del  tetragono  BCDI 
si  conoscono  i  lati  AG,  AI  (  =  AB  —  IB  )  e  gli  angoli  del 
tetragono  AGHI;  in  conseguenza  si  possono  calcolare  i  lati 
GH,  IH  e  la  superficie,  e  Io  stesso  può  farsi  per  rapporto 
al  tetragono  EFGH  .  Sieno  /,  s"  le  respettive  superficie  de' 
tetragoni  AGHI,  EFGH.  Posto  che  la  ragione  di  j'  +  A;  $" 
sia  >  a  ;  a"  dicasi 

s  _t_  a  —  è-  :  s"  -h  d  :  :  a  :  a"  ; 

•      1      1  *.  a,  s  —  a  s    -*-  a  l\ 

si  deduca  0  := 

a'  -+-  a" 

e  non  si  avrà  che  da  dividere  il  tetragono  AGHI  in  due  parti 
con  una  trasversale  PML  tale  ,  che  risulti   GHLM  =  d  . 

Sia  per  ultimo  il  seguente  Problema  riputato  dagli  Agri- 
mensori assai  dimoile  e   non  solubile  che  per  tentativo. 

Problema  .  È  dato  il  campo  ABCDEF  (  Fig.  19  )  ed  in  es- 
so è  compresa  la  parte  infruttifera  AOQE  .  Si  vuol  dividere 
la  parte  fruttifera  con  due  trasversali  che  passino  per  un  dato 
punto  P  in  tre  porzioni  che  stiano  come  a' ,  a" ,  al" ,  ed  a 
ciascuna  si  vuole  unire  una  simile  porzione  del  terreno  in- 
fruttifero . 

Soluzione  .    Dicansi   s' ,  s" ,  s'"   i   richiesti  sentimenti   del 
terreno  fruttifero,  la  cui  superficie  s  si  suppone  cognita,  s'i- 
stituiscano le  proporzioni 
s':s-s'::a':  a"+a'"  ;  s"  :  s—s"  :  :  a"  ;  a -ha'"  :  s'"  :  s—s"  :  :  a'"  :  a'-f-a" 


e  si  deduca  s' == 


Ciò  posto  si  misuri  la  diagonale  GQ  e  la  superficie  s,  del 
pentagono  CBAOQ  ;  questo  si  divida  con  la  trasversale  PMG 
in  due  parti  ABMG,  GMCQ  ,  la  prima  delle  quali  sia  =s' 
ed  il  Problema  sarà  ridotto  a  dividere  la  figura  CDEQOGM 
in  due  parti  che  stiano  come  a" ,  a" .  Si  prolunghi  il  lato  QO 
finché  incontri  la  PMG  in  a ,  si  tiri  la  diaconale  CE,  si  mi- 

Tom.  XVII.  38 


2C)&  Saggi  di  Meccanica  e  di  Algebra  . 

suri  la  superficie  A  del  trigono  CDE ,  si  divida  il  pentagono 
CEQaM  in  due  parti,  la  prima  delle  quali  verso  *'  sia  =j", 
l'altra  =  s"  —  A,  ed  il  terreno  fruttifero  sarà  diviso  a  teno- 
re della  condizione  assegnata  .  Pel  punto  H  già  determinato 
si  tiri  una  trasversale  che  divida  il  pentagono  AOQEF  in  due 
parti ,  una  delle  quali  EFIH  stia  a  tutto  il  pentagono  come 
a'"\a-*-a":  pel  punto  G  si  tiri  la  GL  che  divida  il  penta- 
gono AIHQO  in  due  parti  AILG,  GLHQO ,  che  stiano  come 
a' ,  a" ,  e  le  superficie  MBAILG  ,  MGLHRHN  ,  NHIFEDC , 
daranno  lo  spartimento  richiesto,  purché  nella  definitiva  de- 
marcazione ,  mediante  un  opportuno  e  quasi  insensibile  spo- 
stamento della  retta  NH,  si  spartisca  fra  i  due  ultimi  possi- 
denti,  nella  solita  ragione  respettiva  di  a',  a",  a'",  la  picco- 
lissima superficie  aOG  oh'è  rimasta  indivisa  . 


'f/star/z^'m,  ■     <S<7£ 


cJ^z^f  <J?0/n  sX~£ZT  /'^f-    *J>  A 


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*99 
CALCOLO    D'OCCULTAZIONI    DI    ALCUNE   STELLE   E 
RELATIVE    RICERCHE    INTORNO    ALLA    POSIZIONE 
GEOGRAFICA   IN  LONGITUDINE  DELL'OSSERVATO- 
RIO DI  PADOVA  RISPETTO  AL  MERIDIANO  DI  PARIGI . 

MEMORIA 

Dell'  Abate  Francesco  Bertirossi-Busata 

P PRESENTATA    LI    6     DICEMBRE     l8l4    DAL    CaV.    CeSARIS 
ED     APPROVATA     DAL    SOCIO    SlG .    SANTINI  . 


J_Ja  determinazione  della  Longitudine  e  Latitudine  del  luo- 
go in  cui  si  osserva  è  uno  degli  oggetti  più  interessanti  per 
l'Astronomo,  giacché  è  sopra  di  questa  base  principalmente 
ch'egli  deve  lavorare  alla  perfezione  della  scienza  .  La  cor- 
rezione delle  Tavole  Astronomiche  di  cui  egli  abbisogna  in- 
cessantemente ,  è  un  altro  oggetto  del  pari  interessante  ed 
importantissimo.  Questi  due  oggetti  o,  a  dir  meglio,  Proble- 
mi restano  soddisfatti  mirabilmente  (  per  quanto  spetta  alla 
posizione  in  longitudine  ed  alia  correzione  delle  Tavole  Lu- 
nari )  dalle  occultazioni  delle  fisse  .  Eccitato  da  questo  dop- 
pio scopo  intrapresi  a  calcolarne  alcune  osservate  qui  in  Pa- 
dova dalli  Signori  Professori  Chiminello ,  Santini,  e  da  me. 
Dopo  di  ciò  ho  calcolato  pure  le  osservazioni  medesime  per 
altri  paesi  .  Ho  scelto  fra  le  altre  quelle  cui  avevo  più  di  fi- 
ducia e  per  l'esatta  determinazione  del  tempo,  e  per  la  bon- 
tà delle  osservazioni  .  Ho  cominciato  dalle  Plejadi  che  furono 
osservate  nella  notte  dei  7  Febbrajo  i8o5  dal  sopracitato  Sig. 
Chiminello  e  da  me  ;  e  sebbene  intorno  alla  precisione  di 
queste  vi  possa  esser  qualche  piccolo  dubbio,  giacché  la  po- 
sizione della  Luna  era  in  quella  circostanza  molto  incomoda 
per  noi,  e  d'altro  canto,  essendo  di  già  passata  la  prima 
quadratura,  mandava  una  luce  assai  forte  e  copiosa,  cosa  che 


3co         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

noceva  non  poco  all'osservazione  di  Stelle  molto  minute  quali 
esse  sono  ;  tuttavia  non  riscontrando  nel  calcolo  degli  errori 
grandi  a  segno  di  renderle  trascurabili  affatto  ed  incerte,  ho 
creduto  bene  di  tenerne  conto  e  di  trascriverle  coli'  ordine 
stesso  con  cui  sono  state  osservate  .  Il  numero  delle  occulta- 
zioni da  me  calcolate  non  è  in  vero  gran  fatto  considerabile, 
ma  spero  che  si  accrescerà  in  avvenire,  ed  avrò  così  l'occa- 
sione di  potermi  prestare  a  cpieste  ricerche  con  una  maggior 
suppellettile  di  osservazioni  e  di  confronti,  e  di  assicurarmi 
in  tal  guisa  assai  meglio  della  posizione  in  longitudine  della 
nostra  Specola  e  dell'esattezza  delle  Tavole  Lunari  pubblica- 
te sino  al  giorno  presente;  e  ciò  con  maggiore  sicureaza  in 
quanto  che  la  suddetta  Specola  trovasi  ora  arricchita  d'un 
eccellente  stromento  dei  passaggi,  opera  del  eh.  Sig.  Reichen- 
back,  con  cui  possiamo  determinare  con  precisione  i  tempi 
dei  celesti  Fenomeni  .  Quanto  al  metodo  di  cui  mi  sono  ser- 
vito nel  calcolo  delle  occultazioni  seguenti  egli  è  puramente 
analitico  .  Le  forinole  per  ottenere  la  parallasse  lunare  in  lon- 
gitudine e  latitudine  sono  quelle  pubblicate  dal  Professore 
Santini  nella  sua  Memoria  stampata  nel  1807  presso  il  Semi- 
nario .  I  luoghi  di  Luna  sono  stati  da  me  calcolati  sulle  Ta- 
vole del  Sig.  Biirg  pubblicate  nel  1806  dal  Bureau  delle  Lon- 
gitudini di  Francia  ,  e  su  quelle  del  Sig.  Burckhardt  recen- 
temente uscite  alla  luce,  cioè  nel  1812.  Per  ciò  che  riguar- 
da alla  posizione  media  delle  Stelle,  io  l'ho  presa  dal  gran- 
de Catalogo  del  Professor  Piazzi  facendovi  le  correzioni  indi- 
cate dall'Autore  medesimo  nel  Libro  VI  del  Reale  Osserva- 
torio di  Palermo.  Ciò  premesso,  chiamisi 

3-  l' Ascensione  retta  del   mezzo  del  cielo  . 

a  l'obliquità  apparente  dell'Eclittica. 

(p  la  latitudine  dell'Osservatorio  diminuita  dell'angolo  del- 
la verticale  . 

tj  la  parallasse  orizzontale  dell' Osservatore  ,. 

g  la  longitudine  del  Nonagesimo  . 

h  la  sua  distanza  al  Zenit . 


Del  Sic  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3oi 


P  la  parallasse  della  Luna  in  longitudine  . 

P'  quella  di  latitudine  . 

A  il  Semidiametro  orizzontale  della  Luna  . 

a  la  longitudine  vera  della  Luna  . 

fi  la  latitudine  vera  . 

a  la  longitudine  apparente  della  Stella  occultata  . 

b  la  sua  latitudine  . 

a!  e  fi'  la  longitudine  e  latitudine  apparenti  della  Luna  . 

A'  il   semidiametro  d'altezza  al   momento  dell'immersione. 

A"  Io  stesso  semidiametro  nell'istante  dell'emersione. 

a"  e  fi"  l'apparente  longitudine  e  latitudine  lunare  per  quel 
medesimo  istante  ;  e  siano  finalmente 

s ,  ed  s'  le  distanze  corrispondenti  dei  centri  per  i  due  mo- 
menti suddetti  . 
Per  le  note  fondamentali  Dottrine   dell'Astronomia  avremo; 

_  sen.  o  .  seri,  ii  ■+■  cos.o  .eos.  é  .  seri,  ò 

I.°      tang.  g  = '— -— Z 

cos.  rp  .  cos.  e 

II.0    sen.  ^  =  sen.<^  .cos.»  —  sen.o  .  cos.  <p  .sen.  3- 

TrT  o                           cos. ai  .  cos. 3 
III.       COS.  g  =  - . 

cos.  h 

E  per  le   forinole  del  Sig.  Santini 


(sen.  a  .  cos.  h  \a 
cos.  6  ) 


p sen.a  .cos.h  .s"n.(a- g)        /  sen.  v  .  cos.  h  Ya       sen.2(«  —  g  ) 


-I-  ec 


cos.  6 .  se.i.  ì  \  cos.o  /  sen.  a 

forinola  di  sufficiente  esattezza  trascurando  eziandio   le   terze 
potenze  . 

Facciasi   ora 
st=isen^zr\sétì\  h  .sen.  fi -+- cos. h  .cos.  fi  .  cos.  (« — g)],  avremo 

p, sen.  sr  .  seri.  h(  i  -+-J,)  sd .  sen.  6 


cos.  6  .  sen.  i"  cos.  6  .  sen.  i" 


e  il  semidiametro  aumentato,  ossia  A'  =  A(i-+-^) 
sarà  poi  a'  =  a  -+-  P 

fi' —  fi  ■—  P' 

ed  s  =  l/  (  a  —  a  )a  .  cos.  5'2  -+-  (  fi'  —  b  f 
e  per  l' emersione  similmente  dopo  di  aver  operato  come  sopra 
«"  =  a  +  P 


3ca        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

fi"  =  fi  —  F 

s'  =  /(  a"  —  a  f  .  cos.a  fi"  +{fi"—bf. 
Se  le  Tavole  sono  esatte  dovrà  essere  s  =  A' ,  ed  s'  =  A". 
In  caso  diverso  sia  A'  =  ^  +  ^,  e  A"  =  s'-t-ds{,  e  sia  la  lon- 
gitudine vera  della  Luna  =za-i-da,  e  la  latitudine  =  fi-^-dfi  . 
Differenziando  le  due  superiori  equazioni ,  e  trascurando  il 
termine  che  nascerebbe  dalla  differenziazione  di  cos.a  fi'  il  qual 
diventa  presso  che  zero,  avremo 

s  .ds  =  — (a  — a'). cos*  fi'  .da-h(fi'  —  b)dfi 
s'  .ds'  =  (a"  —  a)  .cos.*  fi"  .da-+-(  fi"  — b)dfi 
dalle  quali  si  otterranno  i  valori  di  da,  e  di  dfi  d'applicarsi 
convenevolmente  alla  longitudine  e  latitudine  lunare  .  Per  tro- 
vare le  distanze  apparenti  dei  centri ,  piuttosto  che  risolvere 
le  due  equazioni  s  =  \/(a  —  a' )*  . cos *  fi' -+- (  fi'  —  b )*  ,  ec,  ec, 
le  quali  non  sono  molto  comode  pel  calcolo  logaritmico,  ho 
amato  meglio  di  cercare  prima  uno  degli  angoli  del  triango- 
letto  rettangolo  formato  dai  lati  s,  (a  — a'),  e  (fi'  —  b).  Chia- 
mando u  quest'angolo,  si  ha  per  la  Trigonometria 

(a  —  a')  .  cos.  6"       j    .  •  (6'  —  b) 

tanu.7i= ed  m  seguito  s= 

»  (g'  —  b)  cos.  ri 

Seguono  i  Calcoli  . 

Tavole    di    Burckhardt. 

Calcolo  dell'Occultazione  di  Elettra  osservata  in  Padova 
nella  notte  dei  7  Febbrajo   i8o5. 

Immersione  =    5*.  3i'.    a",  a     tempo  medio. 

a  .  4°  •  aa  1  l     tempo  sidereo  , 
3-  =4o°.    5'.  33" 

a  =  56  .  ai  .  59  ,  8 

fi  =    4  •  3°  •  a5  ,  6     Bor, 

a  =  56  .  41  •  So  ,  a 


b  =    4  •  IO  ■  '5  '    5     B° 


r. 


Del  Sic.  Ab.  Francesco  Bektirossi-Busata  .  3o3 

g  =  5a  .  ai  .  3o 

h  =  a8  .    3 
Log.  sen.  &  =    8  .  a354i 

A  =  16'.    8",    a 

P  =    3  .  4a  ,    4 

P'  =  a4  .     a  ,    9 

A'  =  1 6  .  a4  ,    9 

a'  =  56°.  a5'.  4*\  a 

0'  =    4  .     6  .  aa  ,  7 
(a  —  a')  =968",  o 
(V—  £)  =  —  a3a",  8 

.s    =  993",  o 

ds=  —  8,  1 
Dalla  prima  equazione  s.ds  — —  (a  —  a' )  .  cos .a /2  .  da  -+- 
(/?'  —  6)^/3  facendovi  J/J  =  o  ,  ottiensi  tì?a  =  8",45  e  quindi 
a  corretta  =  56°  .  aa' ,  8" ,  a  .  Distanza  dalla  congiunzione  in 
gradi  =o°.  ig/.^'jO.  Moto  orario  in  longitudine  =  35'.a5"; 
e  quindi  distanza  dalla  congiunzione  in  tempo  =oA.  33'.  ai",  5, 
e  perciò  l'istante  della  congiunzione  per  Padova  =6A.4'.33",  7 
tempo  medio . 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  Merope  osservata  in  Padova 
nella  notte  dei  7  F ebbra] 0   i8o5. 


Immersione  =    6*.  ai'.  44"»  7 

tempo  medio  . 

3  . 3i  .  i3 , 0 
3  =5a°.48'.  i5" 
a  =  56  .  5i  .  55  ,  7 

tempo  sidereo  . 

/?  =    4  •  a9  •    o,5 
a  =  56  .  5g  .    5,o 
£   =    3  .  56  .  14,6 

Bor. 
Bor. 

g   =61  .54 
A   =a5  .  18 

Log.  sen.  vs  =    8  .  a354i 
A=  16'.    9",  9 

3c>4         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

p  =  4  .  47 ,  o 

P'  =  a  i  .  2,6  ,  a 
A'=  16  .a5,5 
a' =  56°.  47'.    8",  7 
?  =    4  .    7  .  34  ,  3 
(a  — a')  =  716",  3 
(£'_£)  =  679,  7 
s    =  986  ,  a 
ds  =  — o  ,  7 
Dalla  prima  equazione  s  .  ds  = —  (a —  a' ) .  cos .* &' . da -+- 
(0'  —  b  )  f//3  ,  facendo  dfl  =  o,  abbiamo  t/a=  i",o  ,  sarà  quindi 
la  longitudine  della  £  corretta  =  56°  .  5i'  .  56",  7  .   Distanza 
dalla  congiunzione  in  gradi=o°.7'.8",3.  In  tempo  =o\ia'.4",8; 
perciò   l'istante   della   congiunzione  =  6h  .  33' .  49 "  ■>  5   tempo 
medio  . 

Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  in  Marsiglia 

da  M.  Thulis  . 

Immersione  =    5*.  43' .  Sa",  45     tempo  medio  . 
a  .  53  .  18  ,    8     tempo  sidereo  . 
&  =43°.  19'.  4a" 
a  —  56  .  44  .  56  ,    3 

/?  =    4  •  a9  •  20  5    ° 
a  =  56  .  59  .    5  ,    o 
è  =    3  .56  .  14,    6 
g   =  54  •    1  .  3o 
h  =  a5  .  1 8  .    o 
Log.  sen.  sr  =    8  .  a3554 
A  =16'.    9",    9 
P  =    a  .  a5  ,    3 
P'  =ai  .a5  ,    3 
A'=  16  .  a5  ,    3 
a'  =56°.47'.3i",    6 
(3'  =    4  .    7  .  54  ,    7 

(  a  —  a  ) 


Del  Sic.  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3o5 

(  a  —  a'  )  =  693",  4 
(  /?'  -  b  )  -  700  ,  1 
s  =  984  ,  1 
ds  —      1  ,  a 
Dalla  prima  equazione ,  fatto  al  solito  d@  =  o ,  si  ottie- 
ne da  =  — 1" ,  7  s  e   quindi   sarà   la   longitudine   della   Luna 
corretta    =  56°  .  44  •  &4"  •  6  •    Distanza    dalla    congiunzione 
=  o°  .  14'  •  io" ,  4  •  Moto  orario  =  35'  .  a5"  .  Distanza  in  tem- 
po =  oh  .  sl^.'  .  o" ,  7  .    Istante    della    congiunzione   per   Marsi- 
glia         =  6h.    7' .  53",  1    tempo  medio 

Congiunzione  per  Padova     .     =  6  .  33  .  49  ■>  5 
Differenza  de' Meridiani    .     .    si       a5' .  56",  4 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  Maja  osservata  in  Padova 
nella  notte  dei  7  Febbrai o  i8o5. 

Immersione  =    6*.  28'.  59",  7     tempo  medio. 
3  .  38  .  29  ,  a     tempo  sidereo  . 

9  =54°.  37'.  18",  o 

a  =  56  .  56  .  12  ,  5 

0   =    4  .  28  .  48  ,  2     Bor. 

a  =  56  .  57  .  48  ,  4 

b   =    4  •  22  •  J5  ,  o     Bor. 

g   =  63  .  i5  .  3o 

h  =  24  •  59  .    o 
Log.  sen.  zr  =    8  .  23554 

A  =16'.  io",    o 

P  =-6  .0,1 

P' 'ss ai  .    6  ,    3 

A'  ==  16  .  24  ,    5 

a'  =56°.  5o'.  12",  4 

P  =    4  •    7  -41  >9 
(«.  —  «')  =    455",  o 

(/?'-£)  =-873,  1 
s  =    984  j  o 
ds  =        o,5 
To/72.  XF/7.  39 


3c6 


Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 


Non  ho  tenuto  conto  che  dell'immersione,  giacché  l'e- 
mersione non  è  registrata  come  precisa,  e  perciò  facendo  co- 
me sopra  dfì  =  o  nella  prima  equazione  differenziale  ,  si  ha 
da=z —  i",i,  e  quindi  la  longitudine  della  C  corretta  neh' 
istante  dell'immersione  =56° .  56' .  1 1",  4-  Distanza  dalla  con- 
giunzione =  il.  37".  Moto  orario  =  35' .  26", 8,  e  perciò  l'istan- 
te della  congiunzione  per  Padova  =  6*.  3 1  '.  43",  9  tempo  medio  . 


Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  a  Viviers 


da  M.  Flaugergues . 

Imraers.  =    6''.  19'.  48", 9  t. 

m.    Emers.=   6*.  53'.  14",  7  t.  m. 

a=56°.5o'.47",4 

.      .      .     =57°.  10'.  32",  0 

$  =s   4  •  29  •   3,6 

.     .     .     5=   4  • a0*  •    6,9 

a  =56  .  57  .4B  ,4 

b  =   4  -2,21  •  *.S  5° 

g=55-49       •     •     ■ 

.     =562  .10 

h  =  26  .    1 

.     .     .     =24.18 

log.sen.sr=   8.a3554 

.     .     .     =   8  .23554 

P=   o'.58",   6     . 

.     .     .     =-4'.46",    1 

P'=22  ,l5,     8       . 

.     =20  .28  ,   8 

A' =  16  .24,   6     . 

.     .     A"  =  16  .25,   6 

a' =56°.  Si'. 46", 0     . 

.     .     a"  =  57°.   5'. 45", 9 

0'=   4.    6.47,8     . 

.     .     /?"  =   4.    7  .38,7 

(a  —  a')  =    6.    2".   4    . 

{a"  —  a)=    7'. 57",    5 

(0'  —  £)  =  -i5.27  ,    a     . 

.     (£".—  £)  =  -i4.36,   3 

j  =  995",  2     .     . 

•     •     •      *'=997">3 

ds  =  —  10,6     .     . 

.     .     .   ds'  =  —  1 1 ,  7 

Le   due   equazioni   differenziali  per  ottenere  il  da  ed  il 
dfì  sono  le  seguenti  : 

12",  987  =  o",  389  da  -h  dff 
—  1 5  ,  023  =  o  ,  543  da  —  d(} 
E  quindi  da  = —  2",  1  ,  e  d@s&  12",  2  (  troppo  forte  )  .  Lon- 
gitudine corretta  nell'  immersione  =  56°  .  5o' .  45" ,  3  ,  e  nel- 
F  emersione  =  570  .  io' .  29" ,  9  .  Distanza  dalla  congiunzione 


Del  Sic  Ab.  Fhancesco  Berti rossi-Busata.  .  307 

per  l'immersione  =  o°.7'.3",  i;  e  per  l'emersione  =  —  o°.  ia'. 
4i",5;  le  quali  ridotte  in  tempo  col  mezzo  del  moto  orafio, 
si  ha  il'.  56",  a  d'aggiungersi  all'immersione,  e  ai'.ag",o 
da  togliersi  dall'emersione  per  ottenere  l'istante  della  con- 
giunzione .  Ciò   fatto  si  trova  : 

Congiunzione  col  mezzo  dell'immersione  =64.    a'.  5a",  i 

col  mezzo  dell'emersione     =6  .    a  .59  ,  7 

"Medio  =6  .    a  .59  ,  8 

Congiunzione  di  Padova  =6.  3 1.43,  9 

Differenza  dei  Meridiani  =       a8  .44  •>  5 

Calcolo  dell'  Occultazione  d' Alcione  osservata  in  Padova 
nella  notte  dei  7  Febbrajo   i8o5. 

Immersione  =    6h.  55'.  3o",  o     tempo  medio. 
4  .    5  .    3,8     tempo  sidereo  . 
3-  =6i°.  16'.    o" 
a  =  57  .  1 1  .  5a 
0  =    4  .  a8  .     3,i      Bor. 
a   =  57  .  16  .  38  ,  6 
b    =    4  .     1  .  56  ,  4     Bor. 
g   =  68  .  i5  .  3o 
h   =s  a3  .  53  .  3o 
Log.  sen.  or   =    8  .  a3554 
A  =  16'.  io",    o 
P  =-  io  .  33  ,    9 
P'  =  20  .    7  ,    6 
A'  =  16  .  a5  ,    5 
a'   =  57°.     i»,  18",  1 
0'  =   4  .    7  ,  55  ,  5 
(#  —  a)   =  920",  3 
(P-b)  =359,i 
,$   =  985  ,  9 
ds  =  —  0,4 
L'emersione   registrata  a  8;'.9'.o",  7  tempo   medio  non 


3o8        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

pare  troppo  giusta,  giacché  darebbe  un  errore  non  ammissi- 
bile in  latitudine ,  quindi  ho  creduto  bene  di  trascurarla  ,  e 
di  tener  conto  solamente  dell'immersione  da  cui  si  ricava 
<7a  =  o",4-  Perciò  la  longitudine  della  C  corretta  pel  mo- 
mento dell'  immersione  =  07°  .11'.  5a",  4-  Distanza  dalla  con- 
giunzione in  gradi  =  o°  .  4'  •  4^ "■>  a  5  m  tempo  =  o*.  8' .  4",  4- 
Istante  della  congiunzione  =  7* .  3'  .  34" ,  4  tempo  medio  . 

Calcolo  della  stessa  occultazione  osservata  a  Marsiglia 

da  M.  Thulis. 


Immersione  =    6'1. 

17'.  40",  7 

tem 

pò  medio  . 

3 

27  .  12,  ,  6 

tem 

pò  sidereo 

3-  =  5ie 

48'.    9" 

a  =  57  . 

4  .  54  ,  1 

$  =  4- 

38  .  2,3  ,  1 

Bor 

a  ■=.  57  . 

16  .38,6 

b  =    4. 

1  .56  ,4 

e  =6°  • 

3i 

h  =  a3  . 

29 

Log.  sen.  sx  =    8  . 

23565 

A  =  16' 

io",    0 

P  =-3 

.  18,    6 

P'  =  19 

39  ,    2 

A'  =  16 

.  25  ,    5 

a'  =  57° 

.    i',35",  5 

P  =  4 

.    8,43,9 

(a  —  a')  =  9o3",  1 
(8'-b)  =4o7,5 
s  =  988  ,  3 
ds  =  —  2,8 
Nell'equazione  s .  ds  =  —  (  a— a'  )  cos .a  8 ' .  da  -t- (  0' — è  )  d8 
sostituendo  i  valori  qui  sopra  trovati,  e  facendo  d3  =  o,  ab- 
biamo da  =s  3" ,  1  ,  e  quindi   la   longitudine   della  C  corretta 
=  570  .  4'  •  5'7",  2,  e  la  distanza  dalla  congiunzione    in   gradi 


Del  Sic.  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3oo 

=  o°  .  n'.  4I">4«  Moto  orario  in  longitudine  =35'.  26",  8. 
Distanza  dalla  congiunzione  in  tempo  =  o* .  19'.  47",  2,  perciò 
il  momento  della  congiunzione   per  Marsiglia  =6h.  %f .  27",  q 

Congiunzione  di  Padova  =7  .    3.34,4 
Differenza  dei  Meridiani  =      26  .    6  ,  5 

Calcolo  dell'  Occultazione  medesima  osservata  a  Viviers 
da  M.  Flaugergues. 


Imniers.  =   6S.  i3'.  17", 8  t.  m.    Emer 
3  .22  .49  ,4  t.sid. 
S-  =  So°.4a'.ai",o      .     . 
a  =  57  .    3  ,55  ,  7 
/?  =    4  -28  .  25  ,9  Bor. 
a  =  57  .  16  .38  ,6 
b  =    4  .    i.56,4 
g  =  60  .   2 
A  =  24  .  5o 
log.sen.sr  =    8.23554 
A  =  16' .  io",    o 
P  =-2  .49  ,    7 


P'  =20  .58  ,  5 

A'  =  16  .25  ,  5 

a'  =57°.    1',  6",o 

0'    =3     4.       7,27,4 

(a  —  a')  =932",  6 

(/?'  —  £)  =33i  ,0  .      . 

5  =988  ,7  .      . 


s.  =    7;'.25'.    5", 4  t.  m. 

=  4  -36  -49  5  !  t.  s. 
=  69°.  12'.  i5",o 
=  57  .47, 3i  ,4 
—•   4  .26  ,20  ,4  Bor. 


=  74.   6 
=  21  .58  .3o 
=   8  .23565 

=  16'  .  io",    1 


=  -i5  .41 


.    =18  .20  ,   8 
A"  =  16  .25  ,    6 
a"  =57°.3i',5o",3 
/3"  =   4.    7,59,6 

(a". -a)  =9n",7 

{0"  —  b)  =363,2 

•     ■       s  =  979  » 3 
ds  =     6,3 


6?.?  =  —  3,2       .      . 
Dalle  due  equazioni  differenziali  seguenti 
—   9",  558  =  —  2",  8o3  da  +  d@ 
16,    99=      2  ,  497  da  ■•+-  d(3 
abbiamo  da  =  5",  o  e  i^  =  4  "•>  5  ,  e  correggendo  per  l' istan- 
te dell'immersione  la  longitudine  e  la  latitudine  della  £,  sa- 
rà a-*-da  =  5?° .  4!  •  °"  »  7 .  »  e  1?  +  ^  =  4°  •  ao>' .  3o" ,  4  3  e  si- 


3 io        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

milmente  per  l'emersione  a -+- da  =  57° . 47' •  36", 4,  e  0-+-  d(3  = 
4°  •  a6' .  a4'5  9  •  Distanza  dalla  congiunzione  in  gradi  ottenuta 
dall'immersione  =o°.  ia' .  37", 9  .  Distanza  dalla  passata  con- 
giunzione per  mezzo  dell'emersione  =  o°  .  3o' .  57",  8  .  Moto 
orario  in  longitudine  =  35'.a6",8;  e  quindi  distanza  dalla 
congiunzione  in  tempo  coli' immersione  =  oh  .  ai'  .  aa" ,  9  ,  e 
coli'  emersione  =  —  oh  .  5a'  .  a4" ,  6  .    Congiunzione    ricavata 

dall'immersione =  Gh.  34' .  4° "»  7 

e  dall'emersione =  6  .  34  •  4°  »  °* 

Congiunzione  di  Padova  come  sopra    =  7  .    3  .  34  ,  4 
Differenza  de' Meridiani     .     =        a8'.  53",  7 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  Atlante  osservata  in  Padova 
nella  notte  dei  7  Febbrajo   i8o5. 


Immersione  =    8A. 

i'.36", 

6 

tempo 

medio  . 

5  . 

1  :  .ai  , 

3 

tempo 

sidereo 

»  =77° 

So'.  19" 

a  =  57 

5o  .  55  , 

7 

P  =  4 

a6  .  io  , 

6 

Bor, 

«  =  57 

. 38  .  a4  , 

a 

é  =    3 

53  .53, 

3 

Bor. 

*  =80 

47 

h  =  aa 

.    8 

Log.  sen.  ct  =    8 

.  a3566 

A  =  16' 

io",     1 

P=-ai  . 

43,    7 

P'  =  18 

38,    8 

A'=  16  .  »4,    6 
a!  —  57°.  a9'.  ia",  o 
0'=    4.    7  .  3i  ,8 

(a  —  a')  =  SSa",  a 

(0'  —  è)  =  818",  5 
«    =986",  7 
</i  = —  a  ,  1 


Del  Sic  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3i  i 

Facendo  secondo  il  solito  d(ì  =  o  nella  prima  equazione 
ottiensi  da  =  3"98  col  qual  valore  correggendo  la  longitudi- 
ne Lunare  pel  momento  dell'  immersione  avremo  a  -t-  da  = 
570.  5o'.5c«'',  5,  che  confrontata  con  la  longitudine  della  Stella 
dà  o°.  12,'.  35",  3  per  differenza  in  gradi,  la  qual  in  tempo 
si  trova  = — oA.  ai'.  18", 5  ;  e  perciò  l'istante  della  congiun- 
zione =  ih  .  4°'  •  J8" ,  1  tempo  medio  . 

Calcolo  dell'Occultazione  di  X  dell'  Acquario  osservata 
in  Padova  li  22  Luglio  1807. 

Immers.=    1 1\  18'.  54", 4  *•  ra-     Eraers.  =  ia\8\    3",    5  t.m. 


19  .  17  ,  5a  ,  7  t.  sid. 


=  ao  .  7  .    9  ,    a .t.  s  ■ 


a  =  336°.  aa'.  43",  o  (  Tav.  di  Bicrg)  =  336°.  47'  .17",  9 


/3  =     5  .   6.    1  ,0 

Bor. 

. 

.    =      5  .    6.6,1 

a  =336  .44  -44  '° 

b  —     4  .    7  .  a4  , 5 

g  =3o5  .  4a  . 

.    =3a4. 18 

h  =   66  .  18  .     . 

.     =    òa  .49 

v  =  54'.  11",   5 

.     =    54'.  11",    4 

A=    14.48,    9 

.     =14.48,    7 

P'  =   48  .    6  ,    8 

.    =    46  .16,    1 

P  =    1 1  .  12  ,    3 

.    =      5  .  24  ,   2 

A'=    i4.54,    9       ■ 

A"=    i4.55,   9 

a'  =336°.  33',  55",  3 

a"  =  336°.5a'.42",  1 

/?'=     4. 17. 54, a 

0"=      4.19.50,0 

(a  —  a')  =            io  .48  ,7 

(«" 

—  a)  =              7  .58  , 1 

{P'  —  b)  =            io  .29  ,7 

(/?" 

—  b)  =            12  .a5  ,  5 

.$  =         9oa",    8 

. 

s'  =         884",   9 

ds=  —       7,9      . 

. 

ds'  =           11,0 

Equazione  prima      — 

11", 

33  = 

: —  i",C24  da-\-d(ì 

Equazione  seconda 

i3", 

06  = 

-.     o\6ò8da-t-dp 

dalle  quali  si  ha  da  =  14",  7  ,  e  dff  =  3",  7  .  Correggendo  i 
luoghi  di  Luna,  e  prendendo  il  moto  orario  =3o'.o",45  si 
trova  la  distanza  dalla  congiunzione  in  tempo  per  mezzo  del- 
l'immersione  =  oh .  43'.  3a",  o;  e  per  mezzo  dell'emersione 


3 1:2,         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

= — oA.5'.37",  i;  e  quindi  l'istante  della  congiunzione  ottenuto 

dall' immersione  =  ia*.  a'.  a6",  A  )  .. 

j  ,.,  .  c      ,  >  tempo  medio  . 

dal!  emersione     =  ia  .  a  .  ab  ,  4  ) 

Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  a  Lilienthal 
dal  Sig.  Bessel . 

Immers.=   ri''.  ia'.a8",   8  t.m.    Emers.  ==    la*.  12'.  34",  7t.n1. 


19  . 1 1  .a8 

,    at. 

s. 

.     =t"  ao  .11  .  43  ,  9t.  s. 

a  =336°.a5'.a8", 

0 

. 

.     =336°.  55'.  3i",  6 

0  =     5.6.1. 

5 

.     .     =     5.6.7,7 

a  =336  .44.44 

0 

b  =     4  .    7  .  a4  . 

5 

g  =3i  1  .36 

.    =  335°.58'.3o" 

k  5=  73  .5i 

.    =  68  .59 

ct  =  54  •  io ,   5 

.     =  54  .10,   4 

A=   14.48,   9 

.    =   14.48,    7 

P   =     6.aa,    4 

.     .    =     0  .19,   5 

P'=  5o  .53,    1 

.    =  48  .  5g  ,    1 

A'=    4.53,    6 

A"=   14  .54,    8 

a'  =336°.  3i\  So" 

,4    ■ 

. 

a"  =336°.  55'.  5 1",  1 

/?'  =     4.1S.   8 

4 

0"  =     4.17.   8,6 

(a- 

•  a')=           ia.53 

,6 

(a" 

—  a)  =           11.7,1 

(/»'- 

-b)  =             7.43 

>9 

•     (£" 

—  b)—             9-44'1 

s=           i5  .   0 

,5 

■       *'=           i4 -44  ^ 3 

<£?  =          —  .6 

>7 

■ 

ds'  =                   9,5 

Equazione  prima      —  1 3" ,  o  =  —  1"  ,  658  da  -+-  d(ì 
seconda        14" ,  4  =        l"  ■>  1 36  da  -+-  dj) 
dalle  quali  da  =  g",Q  e  r//3  =  3",a.  Distanza  dalla  congiun- 
zione in  tempo  per  mezzo  dell'immersione  =o&.38',  n",  9 
e  per  mezzo  dell'emersione  =  —  o'" .  21'  .  54", 5  .  Congiunzio- 
ne ottenuta  dall'immersione  =  1 1  .  5o  .  4°  ,    7 
dall'emersione      =  1 1  .  5o  .  40  ,    a 
Medio     =  11  .  5o  .  40  , 4'5 
Congiunzione  di  Padova  .  .    =12.    a.a6,4o 
Differenza  de' Meridiani    .  .    =  1 1  .  46 

Cal- 


Del  Sic.  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  . 


3i3 


Calcolo  della  medesima  osservata  a  Dresda 
dalli  Signori  Lindenau  e  Seiffert . 


Immers.=   u*.  34'.46"»a  t.i 

ri.    Emers. 

= 

12* 

.3i'.    3',at.m 

19  .  33  .  46  ,0  t. 

3. 

. 

= 

20 

.  3o  .  12  ,3  t.s. 

S-  =  293°.  26'.  3o" 

. 

. 

= 

3o7° 

.33'.   4",  5 

a  =336  .  26  .55  ,6 

. 

. 

= 

336 

. 55  .  4  ?a 

0  =      5.6.i,8     . 

• 

. 

= 

5 

•    6.    7,4 

a  =336  .44  -44  s° 

b   =     4  .   7  .  24  , 5 

A  =           i448,9     • 

. 

= 

i4'.48",7 

ET    =                54  .  I  0  ,  8 

. 

= 

54 . io  ,4 

P  =            5  .  38  , 9     . 

. 

= 

— 

O  . 4^  ,2 

P'  =           49.  38, a 

. 

= 

47.34,1 

A'  =           i4.54,5 

A' 

:= 

14 .55  ,5 

a'  =336  .  3a  .  34  ,  5     . 

a" 

= 

336 

.  54  •  22,  ,0 

0'  =      4.i6.23,6     . 

é" 

= 

4 

.i8.33  ,3 

(a — a')  =            12.9,5 

(«""- 

-a) 

= 

9 . 38  ,0 

(/?'—  &)=             8.59,1 

[0"~ 

-b) 

= 

11  .   8,8 

s  =           i5  .    5  ,4 

. 

s' 

= 

14.42,8 

ds  =  —             1 0  , 9 

• 

ds' 

= 

12  ,7 

e  perciò  da  =  i5",9,  e  é?/j 

=  3", 

1  . 

Istante  della  Congiunzione 

=  12* 

•9'. 

5i' 

,2  1 

tempo  medio 

Congiunzione  di  Padova 

=   12 

.  2  . 

26 

A 

Differenza  de'  Meridiani  = 
Latitudine  vera  di  (£ 


7  •  M  »  » 
=  5°  .  6' .  8" ,  5  Boreale  . 


Calcolo  dell'  Occultazione  di  fi  1   </eZ  Sagittario  osservata 
in  Padova  li  6  Luglio  1808. 


Immers.=   icA 49'.  i4",8  t.m 
17  .43  .    3  ,0  t.  s. 
3-  =267°.    o'.45  ,0      . 
a  =270°.i4'.3o",3      . 
Tom.  XVII. 


Emers. =   12*.    5'.  37",  5  t.m. 

.     .     =   19  .   4  -38  ,0  t.  s. 
.     .     =286°.    9'.3o",o 
.     =270  .59  .42  ,  a 
4o 


3i4         Calcolo  d  occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

/?  =     3  .  18  .    2  ,4  Bor.       .     .     =      3  .ai  .    5  ,a 

a   =370  .  3a  .5i  ,8 

b  =     a  .  aa  .    6  , 1 

g    =a64  .  14 

h    —  68  .37 

v    =   59'.    a",    6 

A  s=    16  .    8  ,    5 

P    =     a  .  16  ,    a 

P'  =  54  .    3  ,    1 

A'  =   16  .  i5,   4 

a    =a7o°.i6'.46",5 

/?'   =:     a  .a3  .  59  ,  3 
(a — a')  =ió.5,3     . 
(0'-£)  =      1  .53,    a     . 
.?   =    16  .  11  ,    5 

ds   =  4  •>    3 

L' equazioni  che  ne  risultano  sono  le  seguenti  : 
35",  89=—  8",  zi  da-t-dp 
—  4a  5  4°  =      2  ,  79  Ja  -t-  J0 
dalle   quali   si  ottiene  da  =  — 7",o,  e   dfl  =  —  ai",  7:  va- 
lore troppo  forte,  e  quindi  non  ammissibile.  Si  noti  che  la 
Stella   passò  vicina  al  centro  della  Luna  .   Longitudine  vera 
di    C    nell'  immersione    =  a70°  .  i4'  .  a3" ,  3  .    Nell'emersione 
=  a70°.  5g'.  35",  a  .  Moto  orario  in  longitudine  =35'.3o",  a; 
in  latitudine  =  a'.a5",o  .  Istante  della  congiunzione  dato  dal- 
l'immersione  .     .     =  1  ih.  ao'.  a8'V,     1 
dall'emersione      .     =  1 1  .  20  .  27  ,    8 

Medio       .     .     =  1 1  .  20  .  37  ,  g5  tempo  medio  . 


. 

=  3oo 

•  7 

. 

=  67 

.  0 

. 

=   59' 

.  1",  6 

. 

=  16 

.  8  ,  a 

. 

=  - 1 1 

.18,  4 

=  53 

.  a5  ,  5 

. 

=  16 

■  i4o  8 

.  a" 

=270° 

48'.a3",8 

.  .  £" 

=  2 

a7  .39,7 

.  (a"— a) 

= 

i5  . 3a  ,0 

•    (£"-*) 

= 

5  .33  ,6 

f 
s 

=c 

1 6  .  29  , 1 

.     .    ds' 

=  — 

i4,3 

Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  a  Seeberg 
dalli  Signori  Lindenau  e  Pabst . 


Immers.es  ich.^'.a.i"ì'ó  t.m.     Emers.  = 

17  .42  .  9  , 1  t.  s.    .     .     .     = 

3-  =265°.3a\i6",5      .     .     . 


n*.58'.34",3  t.med. 
18  .57.34,1  t.  sid. 


=284°.a3'.3i",5 


Del  Sic.  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3 1 5 

.     =270.  58. 14?  5 
.     =     3.20.59,2. 


=3oi  .47 
=  72.38 
==  59'.   o",  5 
=  16.    8,   2 

=  -   9-  4,    » 

=   55.37,   6 

A"  =    c6.i3,    3 

^=2700.49'.     9",  7 

P"  =     2  .25  .  21  ,6 
(a" — a)  =  .16.17,9 

(/?"—£)==  3.i5,5 

.    .    j  =     99ry,  3 

.     ds   =   —     23",     O  (  troppo  forte  ) 

Le  due  equazioni       563°,  8  =  —  93",  89  da —  dft 
—  1 1 4  ,  o  =        4  5  98  da  ■+■  dp 
dando  dei  valori  insussistenti  per  dp ,  passando  la  Stella  qua- 
si  pel  centro  della  Luna;   ho   trascurato  la  seconda   e   fatto 
dp  —  o  nella  prima,  con  che  ottenni  da.=.  —  ó",o.  Corretto 
quindi  l'errore  in  longitudine,  ed  istituito  il  calcolo  necessario, 
si  ha  l'istante  della  congiunzione     .     =  r  1  .  i5  .  5o  ,0  t.  med. 
Congiunzione  di  Padova  come  sopra  =  r  r  .  20  .  27  , 9 
Differenza  de' Meridiani     =  4  -37,9- 

Calcolo  della  medesima  Occultazione  osservata  in  Bologna 
dal  Sig.  Caturegli. 


a  =270.  i3  .43  ,8 

P  =     3. 17.59,2 

a  =270  .  32. 5 1 ,8 

b  =     2.22.  6 ,  t 

g  =25q.4o       •      • 

h  =  74.  4     •    • 

0  =  59'.    1",  3     . 

A  =  16.  8,   5     . 

P  =     2.59,   3     . 

P'  =  56 .   3  ,   4     . 

A'  =  1 6  . 1 3  ,   9     . 

a'  =270°.  16. 43",  1 

fi  =    2.21 .55 ,8 

(a- 

-a')=         16.   8,7 

(/?'■ 

— b)=          —    io,3 

s  =       967",    9     . 

ds  =           6,0. 

Imraers.  =10'*. 46'.  12", 9  t.m.    Emers. 
17  .45  .   o  ,  6  t.  s.        .     . 
S=2660.i5'.    9"         .... 
a  =270  .  i3  .58 


=    12* 


p=     3  .  18 


o  ,2 


2r.4o",o  t.  m. 
=    19  .    1  .40  ,3  t.  s. 
=  285°.  25'.   4",  5 
=  270  .  59  .  12  ,9 

=        3.21.     3,2 


3i6       C. 

\LCOLO  D'OCCULTAZIONI  DI  ALCUNE  STELLE  eC. 

a  =270 

.3a  .5i  ,8 

b  = 

2 

.  aa  .    6,1 

A  = 

16  .    8,5     . 

.     .     .     =      16  .   8  ,    a 

CT  = 

59  .    a  ,  6 

.     .     .     =     5g  .    1  ,    7 

P  = 

a  .  5a  ,  1 

.     .     .     = —  io  .57  ,    3 

P'  = 

53  .38,7 

.     .     .     =      53  .   4 ,   8 

A'  = 

1 6  . 1 5  , 6 

.     .    A"=     16  .i5,   0 

a'  =270° 

.  i6'.5o",5 

.     .     .    a"  =  370°.  48'.  1 5",  6 

0'  = 

a 

.a4  .ai  ,5 

.     .     .     0"  -ss       a.a7.58,4 

(a  — a')  = 

16  .    i.3 

(a"  — a)—             i5  .a3  ,8 

(£'-*)  = 

a  . i5  ,4 

{0"  —  b)=               5.5a,3 

s  = 

16  .    8,9 

.     .     .      s'  =             16  .37  ,9 

ds  = 

6,   7 

.   ds'  ss            —     1  a  ,  9 

Questi  valori  danno  le  due  equazioni  seguenti  : 
6",  765  =  —  da  ■+-  o",  141 1  d& 
—  1 3  ,  8a    =       da  -+-  o  ,  382 1  d@ 
dalle  quali  ricavasi  da  =  —  8",  7,  e  d(l  =  —  i3",5.   Longi- 
tudine corretta  nelP immersione  270°.  i3'. 49 "s  7  ■>  e  nell'emer- 
sione =  270°  .  59' .  4"  5  a  ■  Istante  della  congiunzione  dato 
dall'  immersione  ss  1 1 h  .  1 8'  .  a3 " ,  o 
dall'emersione     =  11   .  18  .  aa  ,     7 
Medio    ==  1 1 
Congiunzione  di  Padova    =  1  r 


18  .  aa  ,  85  tempo  medio 

ao  .  27  ,     9 


Differenza  de'  Meridiani    ss 

Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  in  Parigi 


Immersione   =       9* 
16 

S  =a53° 

.56.  i3",  2 
.  54  .  58  ,  5 
.  44'.  38" 

tempo  medio  . 
tempo  sidereo 

a  =270  . 
0=     3. 
a  =370  . 

5  .  4a  ,  8 
1 7  .  26  ,  5 
3a.  5i  ,8 

l  =      a  . 

22  .      6,1 

A== 

16.    8,5 

Del  Sic  Ab.  Fhancesco  Bertirossi-Busata  . 

59  .  1,8 
n  .  1,0 
54  .  48  ,  6 

l6   .    l4   ,    O 

16.43  ,8 
aa  .  37  ,  9 


■s  = 
P  = 
P'  = 

A'  = 
oc'  =270 


=  16. 


6,4 

Sostituiti  i  valori  or  ora  trovati  nella  prima  equazione  , 
abbiamo  6,4T  =  —  da  -+-  o" ,  o3a9i  d@  nella  quale  trascura- 
to il  d@  si  ha  da  = — 6", 41  •  La  longitudine  della  Luna  cor- 
retta pel  momento  dell'immersione  sarà  =  270°  .  5'  ,  36"  ,  4  • 
Distanza  dalla  congiunzione  =  o°  .  37' .  i5",4- 
Moto  orario  in  longitudine  =  35' .  3o" ,  a  . 
Istante  della  congiunzione  =  io6.  4^'.  17'',  a  tempo  medio, 
Congiunzione  di  Padova    .  =  1  1  .  ao  .  37  ,  9 
Differenza  de' Meridiani     .  =  38  .  io  ,  7  . 

Calcolo  dell'  Occultazione  dì  9  dei  Pesci  osservata  in,  Padova 

li  io  Agosto  1808. 

Immers.  =  ia\    a'.  34",7  t.  ra.     Emers.  =  i3*.  18'.  34", 4  t.m 


ai  .  19  ,  34  ,  a  t.  sid 
a  =ii°.  o'.4a", o 
0  =  »  .55.45 ,1 
a  =11  .  28  -4a  ,  a 
b  =  a  .  55  .45  , 1 
Iog.sen.jT  =  8  .aooi3 
A  =  i4'.54",  o 
P  =  12  .53  ,   6 

P'=44.i6,  4 

A'  =  1 5  .    a  ,    o 
a'=n°.i3',35",6 
fi'  =   a  .  1 1  .  a8  , 7 
(  a  —  a'  )  ■=         1 5  . 1 6  , 6 


=  aa  .  35  .46  , 3  t.  s. 
=  ii°.  38'.  48",  8 
=    a  .  53  .   0,7 


.     =    8  .  aooia 
.    =i4'.53",  8 
.     =    4  -3<>»    o 

.    =3  39  .  34  5   6 
A"=  i5  .    3  9  8 
a"  =  n°.43'.a4",8 
fi"  =    a  .  1 3  .  a6  ,  1 
(a" — a)  =         14  .4^'^ 


3i8        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

(/?'-£)  =  57,5       .     (/?"-£)=            a.  54, 9 

S  ss  907",  8        ...        j'  =                 889",  I 

^  =  —  5,8       .     .     .    ds'  =                  4  »  7 

Dai  superiori  risultamenti  abbiamo  le  due  seguenti  equa- 


zioni 


5,8i6=  —  da 


o",  06 3 5  d$ 
4 ,  795  =     da  -+-  o  ,  1985  J0 
e  perciò  J/?  =  —  3" ,  9  .  da  =5.5",  6  .  E  fatte*  le  necessarie  cor- 
rezioni alle  due  longitudini  si  ricava  l'istante  della  congiun- 
zione dato  dall'immersione  =  ia*.  58'.  i3",  8 
dall'emersione     =  ra  .  58  .  i3  ,    7 


Medio 


=  ia  .  58  .  i3  ,  75  tempo  medio 


Calcolo  della  medesima  Occultazione  osservata  in  Milano 
dal  eh.  Sig.  Oriani  . 

Immers.ss   1 1*.49'.  35",    6  t.m.   Emers.=    i3;'.    4'.  45",  1  t.m. 

.     se  aa  .  ai  .  54  ,  8  t.  s. 
.     .     =335°.a8.4a" 
.     .     =   11  .  37  .  16  ,8 


ai  .    6  .  33  ,0  t.  8 
S-  =3i6°.38.i5     .     . 
a  =   io  .  59  .  35  ,4     • 
/?  =     a  .  55  .5o  ,0    . 
«  =    11  .  a8  -4a  ,a 
è   =     a  .  55  .  45  ,  r 
Jog.seu.w==     8.aooi3     . 
A  =  14  .54  ,0 

g  =  34a  .  35  .  5a  . 
h  =  57  .  34  .  3o  . 
P  ss  14.    1  .a 

P'=  44.59,9 

A'  =  i5.    1  ,a 

a'  =  1 1  .  i3  .  36  , 6 

/?'  =  a  .  1  o  .  5o  ,  1 

(a  —  a')=  i5.    5,6 

(/?'  —  b)—  18 
s 
ds 


>9 


=  i5.   5. 

=  —  .3,8 


=      a  .53  .    7  ,4 


8  . aoo  1  a 
i4.53,8 


ss      1  .  ao 


a,o 


=  5o 


A" 


.  io  .  3o 

6.18,  1 
4o . a9  , 6 
i5.    a, 9 


a"  =  1 1  .  43  .  34  ,  9 

0"  =  a  .ia.37,8 

(a"  —  a)=  i4-5a,7 

(V  — *)=  a.    6,6 

.     .      s'  =  1 5  .    o ,  9 

.     .<£?'==,  a ,  o 


Del  Sic  Francesco  Bertirossi-Busata  . 

Si  ricavano  quindi  le  due  seguenti  equazioni 
—  3",    80  =  —  da  -+-  o",  0209  d(ì 


3ig 


2 , 021  =      da  •+-  o  ,  i4ao  dfì 
e  perciò  da  =  ^',o  e  d@=  lo" ,g  .  Istante  della  Congiunzione 
ottenuto  dall'immersione  =  i2A.  47'.  3o",  8 
dall'emersione      =  12  .  47  ■  3r  ,0 

Medio     .     .     =  12  .  47  •  3o  ,  9  tempo  med. 
Congiunzione  di  Padova    .     =  12  .  58  .  i3  ,  8 
Differenza  de' Meridiani     =  io  .  \i  ,  9 

Calcolo  dell'  Occultazione  dì  A  della  Vergine  osservata 
in  Padova  li  27  Gennajo  1810. 

Immers.  =  16''.  àpi.   6",4t.m.    Emers.  =  17*. 29'.  io".  9 1.  m. 


i3  .    9  .    5  ,2  t.sid 

3-  =197°.  16'.  18" 

a  =2 13.43.   a  ,  8 

p  =     1  .25.53  ,4  Bor. 

a  =214  .  18  .    3,o 

Z>  =     o  .3o  .26  ,4  Bor. 

g  =172  .  19  .20 

/i  =  47  .  i5 
log.sen.£r=     8.22584 

A  =  i5'.49",    l 

P  =  26  . 1 1  ,    5 

P'  =  42  .    5  ,   4 

A' =  i5  .57  ,  4 

a'  =214  .    9  »  i4  5  ^ 

0' -..«&    o  .43  ,48  ,0 
(a  —  a')=  528",  7 

(P'  —  b)=  801,6 

.?  =  960 , 4 

ds  =  —  3,o 

Col  mezzo  delle  due  equazioni 

—  5",45=  —  da-+-  i",5i6d0 

—  12,28=        rf«+I,  2,^2,  && 


=  i3  .  56  .  17  ,0  t.  s. 
=209°.   4'.  i5" 
=214  .   9,29  ,1 
=     r  .28,    7  ,8 


.    .     .    =i8ii 

.55  .  3o 

.     .     .     .    =  5i 

.56 

.     .     .     .    =    8 

. 22592 

.     .     .     .    =  i5' 
.     .     .     .    =  18 
.     .     .     .    =  45 

.     .     .    A"=  i5 

•49",  4 
.  3g  ,   5 

•  9»    * 
.58,    1 

.    a    =214 

28  ,   8,6 

.     .     ./?*'=    0 
.     (a"  — a)  = 

42,58,7 
60  5",  6 

.     (£"-*)  = 

.     .     .       s  = 

.     .     ds  = 

752  ,3 
965,8 

—  7  >7 

3ao         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

si  ottiene  da  =  —  4"  ■>  3  e  d@  =  —  6" ,  4  ;  e  quindi  la  longi- 
tudine  e    latitudine  corrette   nel   momento  dell'  immersione , 
cioè  a-*-<fa  =  ai3°.4a'.58",  5  e  /?  +  (//)=  i°.aS'.47",  a  Bor. 
con  che  abbiamo  l' istante  della  congiunzione  dato 
dall'immersione  =  17*.  44-  33",    7 

dall'emersione     =  17  .  44  •  34  •>   ° 

Medio  dei  due     =17  •  44-  33  ,85  tempo  med. 

Calcolo  dell'  Occultazione  medesima  osservata  in  Roma 
dal  eh.  Sig.  Oriani  nella  Specola  del  Collegio  Romano. 

Immers.=    i6*.54'.    4'\lt-m-    Emers.=    17*. 2,6'. 23",  a  t.tn. 


i3  .ai  .44  ,5  t.  s. 

#  =200°.  26'.    7",  5     .     . 
a  =ai4  .i8.3,o     . 
/?  =     1  .a6  .aa  ,6    Bor. 
a  =ai4  .  18  .    3,o 
b  =     o  .  3o  .26  ,4 
g  =177  .53      .     . 
h  =  45  .  34  .  3o     . 
log.sen.jr=     8.aa588 

A  ss  i5'49",  1 

P  =  a3.5c;  A 
F  =  40  .  5a  ,  5 
A'=  i5.58,6 

a'  =ai4  .  ia  .44  » I 

0'  =     o  .  45  .  3o  ,  1 
(a  —  a')  =  3i8",9     .     (a"  —  a)  = 

(£'-$)  =  9o3,7     •     (/?"-*)  = 

5   =  958  , 3       .       .       .        s'  ss 

ds  =  o,3...    ds  ss 


=   i3  .  53  .  3i  ,  7  t.  s. 
=ao8°.aa'.55",5 
=  ai4  •   6  .  33  , 1 
=     1  .37 .53  ,0 


=  i85  .16 
=  48  .44 
=     8 . aa597 
=  i5'.49",4 

=        18.35,0 

=         43  .   2  , 7 
=  i5.58,9 

=ai4  .25  .   8,1 
=     o  .44  -So  ,  3 

4a5",  1 


863  ,9 
962  ,8 
—  3  ,q 


Le  due  equazioni  risultanti  dai  calcoli  superiori  sono  le 
seguenti  : 

o",  902  =  —  da  -+-  a",  834  d(ì 
8  ,  835  =       da  -+-  2  ,  o32  d@ 

dalle 


Del  Sic  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3ai 

dalle  quali  si  ottiene  da  =  —  5",  5  e  d@  = — i",6;  e  quindi 
la  longitudine,  corretta  pel  momento  dell'immersione  =  ai3°. 
48'.  09",  a,  e  per  l'istante  dell'emersione  =  ai4°.  6'.  27", 6  . 
Distanza  dalla  congiunzione  in  gradi  =  o°.  2,9'.  a3"  ,8  .  Moto 
orario  in  longitudine  =33'.  41  ",  6  ;  perciò  l'istante  della  con- 
giunzione dato  dall'immersione  =17*.  47-    i",    6  , 
dall'emersione      =  17  .  47  •    1  ,    9 
Medio      .     =  1 7  .  47  •    1  ,  75 
Congiunzione  di  Padova      »     »     =  17  .  44  -33  ,85 
Differenza  de' Meridiani  .     .     =            a  .  27  ,    9  . 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  p  dell'  Acquario  osservata 
in  Padova  li  11  Settembre  18 io. 

Immersione  =     i3/!.  47'-  3o",  5     tempo  medio. 
1  .    9  .     1  .  a     tempo  sidereo  , 
3-  =    170.  i5\  18",  o 
a  =  33i  .  5i  .  35  ,  3 
0  =      a  .  55  .  37  ,  3     Bor. 
a   =  33i  .  a3  .  a5  ,  6 
b    =      a  .  a3  .     1  ,  3     Bor. 
g   =    35  .  io  .  40 
A  =    34  .  35  .  5o 
Log.  sen.  a  =      8  .  a444^ 

A  =  i6'.3o",  a 

P=   -   44-44,4 

F  =  33  .  19  ,  6 

A  =  16.37,1 

a'  =  33 1  .    6  .  5o  ,  9 

/3'  =      a  .  aa  .  17  ,  7 

(a  —  a')  =  16.34,7 

(/?'-£)  =  -    43,6 

5  =  16  .  34  ,  6 

ds  =  a  ,  5 

Col  mezzo  di   questi  valori   l'equazione    prima    diventa 

Tom.  XVII.  41 


osa  Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 
a">  5  =  —  o",  9984  da  —  o",  o438  d(t ,  in  cui  fatto  d(ì  =  o  si 
ottiene  </«.  =  —  a",  5 ,  e  quindi  la  longitudine  corretta  nel 
momento  dell'immersione  =  33i°.  5i' 3a",8  .  Moto  orario  in 
longitudine  =37'.o",8,  e  perciò  il  momento  della  congiun- 
zione =  i3A.  i'.55",5  tempo  medio. 

N.B.  Ho  trascurata  l'emersione  segnata  a  14*.  49'.  58",  4 
perchè  sembra  poco  esatta . 

Calcolo  della  medesima  Occultazione  osservata  in  Milano 

dal  Sig.  Carlini  . 

Immersione  =    i34.  34'.  i3",  5     tempo  medio, 
o  .  55  .  44  )  °     tempo  sidereo  . 
3-  =    i3°.56' 
a  =  33 1  .  5o  .    2,2 
P   =      2  .  55  .  44  ,  3 
a   =  33i  .  23  .  25  ,  6 
b   =      2  .  23  .     i,3 
g   =    32  .  4^ 
h   —    35  .  46 
Log.  sen.  ct  =      8  .  2445o 

A=  i6'.3o",  2 

P  =      —  43  .    8  ,  2 
P'  =  34  .  16  ,  6 

A'=  16.37,4 

a'  =  33 1  .    6  .  54  ,  o 
/?'  =      2  .  21  .  27  ,  7 
(a  —  a' )  =  1 6  .  3 1  ,  6 

(F  —  b)  =      —     1  .33,6 
s  =  16  .  34  ,  6 

ds  ■=>  2,8 

Prendendo  ora  l'equazione  s.  ds= — (a — a')  .cos*  ()'.  da -i- 
(£' —  b)d@  e  fattovi  J/?  =  o,  si  ha  Ja  =  —  a",8  ,  e  sarà  quin- 
di la  longitudine  della  Luna  corretta  =  33i°  .  49'  •  59"  ,  4  • 
Distanza  dalla  congiunzione  in  gradi  =  o°  .26'.  33", 8  .  Moto 


Del  Sic  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3a3 

orario  in  longitudine  =  37'  .  o",  8;  e  dalla  proporzione: 
aaao" ,  8  :  36oo"  :  :  i5g3"  ,  8  :  x  ;  avremo  x  =  —  43' .  3"  ,  ó  . 
Istante  dell'immersione  =  i3*  .  34' .  i3",  5  . 

Congiunzione  per  Milano     =  iaA-.  5i'.    9",  9  tempo  medio 
Congiunzione  per  Padova     =  i3  .     1  .  55",  5 
Differenza  de' Meridiani    =  io  .45  ,6. 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  A  dei  Gemini  osservata  in  Padova 

4  Marzo  181 1 . 

N.B.  In  questa  come  nelle  seguenti  Occultazioni  i  luo- 
ghi di  £  sono  stati  calcolati  colle  Tavole  di  M.  Burckhardt . 
Immersione  =     13*.    5'.  5i",  3     tempo  medio. 
11  .  53  .  16  ,  o     tempo  sidereo  . 
3-  =  1780.  19' 
a   —  106  .  %i  .    o  ,  a 
0  =      4  •  ^7  •  i5  ,  o     Aust. 
a   =  106  .    8  .  54  ,  o 
b   =      5  .  39  .  aa  ,  5     Aust. 
g   =  i56  .  5o 
h  ss   4°  ■    l 
Log.  sen.  sr  =      8  .  J9815 

A=  i4'.48",  6 

P  =     —    3a  .  aa  ,  6 
P' =  37.16,9 

A'  =  14  .  54  ,  7 

a'  =  io5  .  54  .  37  ,  6 
/?'  =  —  5  .34  .3i  ,9 
(a  —  a')=  856",  4 

(£'  —  £)=  —  ago",  6 
In  questa  occultazione  non  tengo  conto  che  dell' immer- 
sione essendo  l'emersione  registrata  come  incerta.  Ricavasi 
pertanto  dai  dati  superiori  s  =  900"  ,  5  ,  e  ds  =  —  5" ,  8 ,  e 
quindi  ne  nasce  l'equazione  17"  97  =  a",  919  da  -t-dp  in  cui 
facendo  J$  =  o  si  ha  da  =0" ,  a  ,  E  correggendo  la  longitu- 


3a4        Calcolo  d'ogcultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

dine  della  C  si  trova  pel  momento  dell'immersione:  Longit. 
della  C  =  3*  .  i6°  .  27' .  6",  a  .  Moto  orario  in  longitudine 
=  29'.  49' '5  5:  perciò  l'istante  della  congiunzione  per  Pado- 
va =  iaA  .  29' .  14" ,  o  tempo  medio  . 

Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  in  Milano  » 

Immersione  =    12*.  54'.  18",  6     tempo  medio . 
11  .41  .  43  ?  o     tempo  sidereo  . 
3  =  175°.  25'.  45" 
a  =  106  .  26  .  36  ,  2 
/?  =      4.57  .24,4     A. 
a  =s  106  .    8  .  54  ,  o 
b  =      5  .  39  .  22  ,  5     A. 
g   =  1 54  •  33  .  3o 
h  =     38  .  57 
Log.  sen.  ®  —      8  . 19817 
A  =    i4'.48",    6 
P  =— 3i  .  5o  ,    o 
P'  =    36  .  39  ,    6 
A  =    14  .  55  ,    1 
a'  =  io5  .  54  •  46  5  2 
0'  =      5  .  34  .    4  ,  o 
(a  —  a')  =  847",  8 

(/3'  —  b)  =  —  3i8,5 

.?  =  901  ,  8 

ds  =  —       6,7 

E  quindi  l'equazione  s.ds=s — (a— a' ). cos .*/?'<£« -4-(/3'— b)dfi;. 
facendo  J0=o,  diventa  (9oi",8)(-6",7)=— 847",8.cos.30'.^os 
dalla  quale  si  ottiene  da  —  y",  2, .  Istante  della  congiunzione 
per  Milano.  .     .     ,     ^    ,    =3  12*.  18'.  27".  3  tempo  medio 

Congiunzione  dì  Padova  =  ia  .  29  .  14  ■>  0 

Differenza  de' Meridiani  =         10.46,7. 


Del  Sic  Francesco  Bertirossi-Busata  .  3a5 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  a  del  Toro  osservata  in  Padova, 
li  29  Novembre  181 1. 


Immersione  =    i8A.  42'.  23",  0 

tempo  medio  . 

11  .  i5  .  io  ,  8 

tempo  sidereo  . 

&  =i68°.  47'.4a",o 

a  =    67  .  4'  •  i4  »  4 

0  ss     4  .  5g  .    5  ,  5 

Aust. 

a  =   67  .    9  .  49  5  3 

3  =     5  .  a8  .  5a  ,  8 

Aust. 

g  =  149  .  36 

h  =  36  .  37 

Log.  sen.  tr  =     8  .  2,2895 

A=           i5'.  53",  9 

P  =    —  46.  3i  ,8 

P'  =           35.i3,7 

A'=            i5.54,8 

a'=   66  .  54  .  4a  ,  6 

0'  ss       5.34.I9,a 

(a  —  a')  =                906",  7 

(£'  —  $)=                 3a6,4 

j   =                 959  ,  7 

fik    ss                 —  4  ,  9 

Facendo  ora  dp  =  0    nella   solita 

equazione  s  .  ds  ss  — 

(a  —  a' ) .  cos.a  0' .  Ja -+- ( $  —  b )  d(ì  si  ottiene  da  =  5",  a  con 
che  correggendo  la  longitudine  avremo  pel  momento  dell'im- 
mersione. Longitudine  di  C  =  67°. 41'.  19", 6  .  Distanza  dalla 
congiunzione  =s3i',  3o",  3.  Moto  orario  in  longitudine  =34'. 
45,45  e  perciò  l'istante  della  congiunzione  =  iih.ty.  58",9 
tempo  medio . 


3a6         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 


Calcolo  dell'  Occultazione  di  a  del  Toro  osservata  in  Padova 
li  a3  Gennajo  i8ia. 

Immers.=     7*.48'.5o",a  t.  ra.    Emers.=     8*.  Si'. 46", 9  t.m. 

•     =     4  -Sg.  49»  8  t.  8. 

.    =  74°.57'.a7",o 


3  .56  .4-2  ,8  t.  s. 
fr==  5g°.  io'.4a",8     .     . 
a  =  66  .58.   6 ,6    .     . 
/?  =     5.11.19,1    Aust. 


67  .3a  .  58  ,9 
5  . 1 1  .  n'i  ,  6 


a   =: 

67 

•   9-47^5 

£    = 

5 

.a8.48,9 

g    = 

66 

.41      ... 

= 

78 

.36 

h   = 

*4 

.i3      ... 

>     .     = 

aa 

.ai 

log.sen.sr  = 

8 

aai87 

— 

8 

. aai73 

A  = 

i5'.38",5     . 

= 

i5'.38",a 

P  = 

i5  ,8     . 

.      r= 

— 

io .ai  ,0 

P'  = 

a8  .  a8  , 9 

.      = 

a6  .  4a  ,  0 

A'  = 

i5 . 5a  ,6     . 

A"  = 

i5 . 5i  ,3 

a'  = 

66 

. 58 .aa  ,4 

.     a"  = 

67 

. aa .37  ,9 

£'  = 

5 

39  .  48  , 0     .     . 

/?"  = 

5 

38  .    5,6 

(a  — a')  = 

684",  9     .     ( 

a" 

-«)  = 

770",  6 

(?-*)  = 

659  ,0     .     ( 

P" 

-*)  = 

556,6 

5  = 

948,1     .     . 

. 

s'  = 

947  >7 

c?j  = 

4,5    .    . 

ds'  = 

3,6 

Dai  calcoli  superiori  si   ottengono   le   due   equazioni  se- 
guenti ;  cioè 

6",  474  =  —  1",  oag  da  —  d0 

6  ,  1 3o  =       1  ,  37 1  da  —  d(ì 

dalle  quali  abbiamo  da  =  —  o",i4?   e  dfkss —  6",3a.  Con 

questi  valori  correggendo   le   longitudini  e  latitudini   lunari , 

si  ha  pel  momento  dell'  immersione  ,  longitudine  di  C  —  66°. 

58'.  6",  5;   latitudine  =  5°  .  11' .  a5" ,  4  Aust.   e  per  l'istante 

dell'emersione  a -+-</<*  =  67°  .  3a'  .  58",  8,  e  0-t-  d@  =  5°.  11'. 

a9",g.  Per  mezzo  poi  del  moto  orario  in  longitudine  =33'.  i4"j4 

ricaviamo  l'istante  della  congiunzione 

per  Padova         =  8*.  9'.  55", 

dall'emersione  =8.9 


55",  a   ) 

/-e     o   )  tempo  medio  . 


Del  Sic.  Ab.  Francesco  Bertikossi-Busata  .  027 


Calcolo  dell'  occultazione  medesima  osservata  in  Milano 

dal  celebre  Sig.  Oriani  . 

Immers.    =   7^.  34'. 49",  3  t.  m.      Emers.=    8*.  35'.  i5",  7  t.m. 


3  .42 -41  ?4 t,s> 

3-  =55°. 4.0'. ai"      .     . 
a  =66  .56  .  18  ,6 
/?  =   5  .  11  .  19  ,0 

a  =67  .    9  -47  '3 
b    =    5  .28.48  ,9 

g  =64.  4      • 

5a 

22,195 
i5'.38",5 
2  .  39  ,  3 


Aust 


Aus 


h  =24 


log.sen.sr  =   8 


A  = 

P  = 

P'  =         29  .    1  , 9 

A'=         i5  .5i  ,6 

à  =66  .  58  .57  ,9 

fi  =  -  5  . 4°  ■  ao  j  9 

(a-a')  =  649",4 

(/?' — è)  =     —     692  ,0 

j  =  946  , 9 

Jj  =  4,7 


=     4  -43  •  17  ,7  t.  8. 

=  70°.  49'.  25",  5 
=  67  .29.47  ,7 
=   5  . 1 1  .23  ,5 


A"  = 
a"  =67 
0"  =-5 

(a"— a)  = 

«3»- A)  =       - 

.     .     i  = 

.     .    ds'  = 


:75   .29 
:22  .47 

1   8  . 22178 

i5'.38",2 

=   —     7.28  ,6 

27  .    9,6 

i5  .  Sa  ,  3 

22 . 17  ,8 

38  .  32  ,  8 

75o",5 

583  ,9 

948,1 

4,2 


Le   due  equazioni  per  ottenere   il  da   ed   il  d3  sono  le 


seguenti 


6",  921  =  —  da  —  1",  076  d@ 

5",  357  =  da  —  o,  786  d(l 
dalle  quali  da  =  -f-  o"  ,  2  ,  e  d 0  =2  —  6"  ,  6 
e  quindi  la  longitudine  corretta  pel  momento  dell'  immersio- 
ne =  66°  .  56'.  18",  8  ,  e  per  l'emersione  =  670.  29' .  47 " •>  9  • 
Moto  orario  in  longitudine  =  33'.  14",  4-  Distanza  dalla  con- 
giunzione in  tempo  =  oh .  24'  •  19",  9  da  aggiungersi  air  im- 
mersione, e  o*.  36'.  6", o  da  togliersi  all'emersione,  e  perciò 
l'istante  della  congiunzione  per  Milano  =  7*.  59'.    9", 3  t.m. 

Congiunzione  di  Padova     =  8  .    9  .  55  ,  2 
Differenza  de'  Meridiani  =        io  .  45  ,  9  . 


3a8        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ce. 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  d  del  Sagittario  osservata 
in  Padova  li  9  F ebbra jo   18  ia. 

Immersione  ss    18''.    9' .  56",    7     tempo  medio  . 
i5  .  2,6  .  3a  ,  77     tempo  sidereo  . 
3-  =  a3i°.38'.  ia", 


Bor. 
Bor. 


a   = 

_  •  1 
284 

.  59  .  a3  , 

7 

£  = 

4 

.  i3  .  18  , 

7 

a   = 

a85 

.  43  •  1 1  5 

1 

b    = 

3 

16  .56 

S    = 

307 

•  9 

h   — 

60 

.34 

Log.  seri 

.    CT  = 

8 

.  a33ai 

A  = 

16'.  3", 

3 

P  = 

28  .  aa  , 

8 

P'== 

5o  .  47  , 

4 

A'  = 

16  .  6, 

a 

r 

a  = 

a85 

27  .  46  , 

7 

(?'  = 

3 

.  aa  .  3i  , 

3 

(a- 

oc')  — 

9*4", 

6 

(/- 

-b)  = 

335  , 

3 

s   = 

981  , 

9 

ds  = 

— 

i5  , 

7 

Per  mezzo  dei  calcoli  superiori,  facendo  d@  =  o,  nell'e- 
quazione prima  si  ottiene  da  =  16" ,  y  .  Differenza  di  longi- 
tudine tra  la  Luna  e  la  Stella  =  o°  .  43'  •  3o" ,  7  .  Moto  ora- 
rio in  longitudine  35'.  7",  54-  Istante  della  congiunzione 
=  I9*.  a4'.  16",  a  tempo  medio  . 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  87  (i  della  Balena  osservata 
in  Padova  li  3o  Luglio   i8ia. 

Immers.  =  15*.  i6'.4a",5  t.m.    Emers.  =  i6\  37'.  58".  7 1.  m. 
a3  . 5o  . 57  , 3  t.sid.      .     .     =     1  .    a  .a5  , 3 1.  s. 
3-=357°.44'.ao",o     .     .     .     .     =  i5°.36'.  i5",o 

a  — 


Dnx  Sia.  Ab.  Francesco  Bertirossi-Bitsata 


0  2Q 


a  = 

38 

.47.58,7 

. 

.     = 

39 

.  3o  .     r  ,  a 

P  = 

4 

.  55  . 3 1  ,3  Aust. 

.     = 

4 

. 56 . 5o  ,0 

a  = 

39 

.18.18  ,6 

b  = 

5 

.34.35,6 

g  = 

ao 

.    3  .3o 

.     = 

33 

.  55  .  3o 

A    EB 

4' 

.28       ... 

.     = 

35 

.    8 

log.sen.zr  = 

8 

.  43456      . 

.     —a 

8 

a343i 

A  = 

16'.    6",  3     . 

.     = 

16'.    5",  7 

P'  = 

43  .  56  , 6     . 

.     = 

38  .a3  ,4 

P  = 

i4.35,5     . 

.     = 

4-46,i 

A  = 

16.16,9 

.    A"  = 

16  . 18  ,  a 

a!  = 

39 

.  a  .  34  ,  a 

a"  — 

39 

34.47,3 

f  = 

S 

.38  .27  ,9 

•     /?"  = 

5 

35  . i3  ,4 

(  a  —  a')  = 

944",  4 

(«" 

-a)  = 

988",  7 

{B'-b)  = 

a3a  ,  3 

.    (/?" 

-*)  = 

37,8 

s  = 

968  ,a 

. 

s    = 

984,7 

C?.y  = 

8,7 

.     ds'  = 

-6  ,5 

Sostituiti  questi  valori   nelle   due   equazioni    differenziali 
abbiamo 

36",a6  =  —  4",  c3  da -i-dfi 
—  1 69  ,  3a  =      a5  ,  9 1  da  -+-  d@ 
dalle  quali  si  ricava  da  =  —6",<)  e  c?/?  =  8",5.  Corregger 
do   ora  con   questi   valori  le   longitudini   e    latitudini  lunari , 
avremo  per  l'immersione:  longitudine  di  C  =  38°.  47'- 5i",  8  : 
latitudine  4%  55'  .  39",  8  Australe  .  Similmente  per  l'emersio- 
ne otterremo  la  longitudine  di   (£  =  390  .  39'  .  54 " ,  3  ;  la  lati- 
tudine =r4°-  56'.  58",5.  Distanza  dalla  congiunzione  =3o'.a6'.8. 
Moto    orario    in    Longitudine  35'.a3",4»  e  quindi    l'istante 
della  congiunzione  dall'immersione  =  \òh.  8'.  19",  6 
dall'emersione      =  16  .  8  .  19  ,  a 

Medio      =  16  .  8  .  19  ,  4  t.  med. 


Tom.  XVII. 


4* 


33o        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 


Calcolo  dell'  Occultazione  di  a  del  Toro  osservata 
in  Padova  li  aa  Ottobre   i8ia. 

Immers.=     iaA.a6'.  34",  3  t.m.   Emers.=    i3*.  3g'.a4",8  t.m. 


a  .3i  .3i  ,6  t.  s. 
fr  =  370.5a'.54",o     . 
a  =  66  .  3g  .  a4  ,  i     . 
/?  =     4  .  5g  .  34  , 3  Aust 
a  =   67  .  io  .26  ,0 
b  =-S  .28.48,6 
g  =   5o  .42 
h  =  28  .  36      .     . 
Iog.sen.CT=     8.24354     . 
A=  16'.  26",  7 

P  =  14.48  .1 

P' =  33.33,5 

A'  =  16.40,5 

a'  =  66  .  54  .  1 2  ,  a 
0'  =  -5.33.    7,8 


sa  3  .44.34  ,a  t.  s. 

=  56°.  8'.  33" 

=  67  .  a4  . 1 3  ,  3 

=  4 • 53 . 52  ,4 


=  64.  a5 
=  a4  .  43 
=  8  . 24337 
=     i6'.a6",  1 
=     2 . 54  , 1 
=    3o . 12  ,2 
A"=     16.41,0 
a"  =   67  .  27  .  7  , 4 
/?"  =-5.29.  4,6 


1001 ,4 


(«  —  «')=  973,8    .     (a"  —  a)  — 

(F  —  b)=  259,2     .     (V  —  H=F  i6,o 

5=  ioo3,6    ...      y=  997 , 1 

ds  =  —    3  ,  1     ...    fifa'  =  3,9 

Le  due  equazioni  presenti 

12",  o  =  3",  722  da  —  d(ì 
a43  ,  o  =  62  ,  oa  da  -+-  d@ 
ci  danno  da  =  3",  9  e  d@  =  1",  8  .  Con  questi  valori  correg- 
gendo le  longitudini  e  le  latitudini  lunari,  avremo  a  -+-  da 
=  66°.  39'.  a8  e  /3-t-J^  =  4  •  59  .  36 ,  1  A.  Le  corrispondenti 
pel  momento  dell'emersione  saranno  a -t- da  =  67  .  24  .  17,2 
e  0  -+-  d0  =  4  •  58  .  54,  a  Aust.  Distanza  dalla  congiunzione 
=  38'  .  58" .  Moto  orario  in  longitudine  =36'  .  55",  3  ;  e  quin- 
di l'istante  della  congiunzione 

dall'immersione  =  i3A.  16'.  53",    7 

dall'emersione      =  i3  .  16  .  54  ■>    P 

Medio     =  i3  .  10  .  53  ,  85  tempo  med. 


Del  Sic  Ab.  Francesco  Berti rossi-Busata  . 


33i 


Calcolo  della  stessa  Occultazione  osservata  in  Milano 
dal  eh.  Sig.  Oria  ni  . 


Immers.=    ia*.  ia'.  So",  3  t.m. 
a  .  17  .47  -,  3  t.  s. 
3-  =   34°.aó'.48" 
a  =   66  .  37  .  34  , 6 
0  =  -  4  .  5g  .  36     .     . 
a  =  67  .  io  .a6 
b   =  —  4  ■  5o,  .34  ,3 
g   =  48  .  io 
h   =  39  .  34 
log.sen.«r=     8  .  a4366 

A  =  i6'.a6",7 

P    =  16  .54, a 

P'  =  34  .ai  ,6 

A' =  i6.4o,5 

a'   =  66  .  54  .  a8  , 8 

?  =-5  .33  .57,6 

(a — a')  =  9S7",  a 

Ì/5'— £)   =  —  309  ,0 

i   =  1001  ,7 

ds  =.  —    1",  a 


Emers.=    i3\  a4'.  18", 8  t.m. 

.     =     3  .29  .527  ,  S  t.  s. 

.  =  5a  .  ai  .  5a  ,  5 
.  .  =  67  .ai  .  33  ,  3 
.     .     =-4.58.54,9 


.     =     8  .a434a 
.     =  i6'.a6",a 

.     =  5  .  35  ,  1 

.    =  3o  .  54  , 5 

A"=  16.41,0 

a"  =  67  .37  .    8,4 
0"=-5  .a9  .49,4 
(a" — a)  =  iooa",4 

(/T— b)  =  —60,8 

.     .      s' =  999,9 


.     .    ds' =  1",  1 

Le  due  equazioni  che  somministrano  il  Ja  e  il  d(3  sono 
le  seguenti  : 

3",  89  =  3",  07  da  ■+-  ^/? 
18,09=  1 6  - ,  34  da  —  d(} 
dalle  quali  abbiamo  da  =  1" ,  1  ,  e  d@  =  o",4,  e  quindi  la 
longitudine  e  latitudine  corrette  al  momento  dell'immersio- 
ne, come  segue.  Longitudine  di  (£  =  66°  .  37'.  35",  7  :  latitu- 
dine =  —  4°-  59'.  36",  4  5  e  per  l'istante  dell'emersione:  lon- 
gitudine di  C  =  67°.  a/.  34",  4:  latitudine  =—4°.  58'.  55",  3. 
Distanza  dalla  congiunzione  in  gradi  =  oh  .  3a'.  5o",  3  .  Moto 
orano  in  longitudine  =  36'.55"^3,  e  perciò  il  momento  del- 


33a         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 
la  congiunzione  ricavato  dall'immersione  =  i3A.6'.  ia",  a 


dall' 


emersione 


=  i3  . 6  . la  ,6 


Medio  =  i3  .6  .  ia  ,4  t.  m. 
N.  B.  Non  volendo  nell'osservazione  di  Padova  tener  con- 
to che  dell'immersione ,  che  per  errore  si  notò  ia''.  a6'.  34",  3 
(giacché  l'emersione  è  registrata  come  incerta  essendosi  un 
poco  annuvolato  il  cielo)  si  ha  s=  ioo%",  1  ,  e  ds=. —  a",6; 
e  quindi  la  prima  equazione  diventa  io'',  01  =  3",  7a  da-4-d(} 
e  facendo  J/3  =  o,  si  ha  da  =  2,".J  6,  e  la  longitudine  della  £ 
corretta  =66°.  3g'.a6",  7  .  Distanza  dalla  congiunzione  in  gra- 
di =  3o' .  5g" ,  3  .  Moto  orario  =  36' .  55" ,  3  . 

Istante  della  congiunzione  per  Padova  =  i3A.  16'.  56",  3 
Congiunzione  di  Milano    =  i3  .    6  .  ia  ,4 
Differenza  de'Meridiani     ss  10.43,9. 

(  Osservazione  di  molta  fiducia  )  . 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  a  7  v  del  Leone  osservata 
in  Padova  li   18  Gennajo   181 3. 


Immers.  =     7*.5i'.    6",it.m.    Emers.=     8\  5o'.  i4",3  t. 


m. 


3  .  42  .  i5  ,  o  t.  s. 
3=  55°.  33'.  45",  o     . 
a  =i43  .  38  .    1,7 


/?  =    0 

.ai  .39  ,8  Bor. 

a  =i44 

•43.4a ,4 

b   —     0 

.    a  .  3i  ,  5 

g  =  63 

.58       ... 

h  =  a4 

•49       .     .     . 

log.sen.sr=    8 

. aao34 

A  = 

i5'.35",  1     . 

P    SS 

5i .   7 ,3     . 

F  = 

a3.58,6     . 

A' ss 

i5  .  37  ,9     . 

a'  =r44 

.  39  .   9  , 0     . 

/?'  ss-o  .   a.a8  ,8 


A"  = 


=     4  -41  -33  ,0  t.  s. 
=  70  .a3  .  i5  ,0 

= 1 44  . 1  o .  1 3  ,4 

=     o  .  a4  •  a6  ,  7  Bor. 


=  75  .    8 
=  aa  .  45  •  ao 
=     8 . 32009 
=s  i5'.34",6 

=  49  .  a4  ,  a 

ss  aa  .    4  •>  a 

1 5 .4°  , a 


a 


'  =i44  .59  .37  ,6 


0"=s 


a  .aa 


(a"— a)  = 

9-55  ,  a 

((ì"-b)  = 

—  9,0 

t 

.     .     s   = 

954,9 

.  ds'  = 

—  *4»7 

Del  Sic.  Ab.  Francesco  Beutirossi-Busata  .  333 

(a-a)=      .  873",4 

(£'—£)  =         —    3o3,3 

s  =  9^3,7 

Avremo  quindi  le  due  seguenti  equazioni 

—  43",  68  =    a",  909  da  -+-  d& 

—  i56,    0  =  10,    61  da  —  d(ì 

per  conoscere  da  e  «"/?,  le  quali  risolute  danno  </a  =  — I4"?0 
e  rf/?=7",  a.  Correggendo  con  questi  valori  i  luoghi  di  £  si 
avrà  pel  momento  dell'immersione  la  longitudine  della  C 
=  143°  .  37' .  47" ,  7  ,  e  la  latitudine  =  o°  .  ai' .  37" ,  o  Bor. 
E  per  l'emersione  :  longitudine  di  C=  J44°  •  9-  ^9"' 4  •  Latitu- 
dine =o°.a4'.33",9.  Distanza  dalla  congiunzione  =  i°.5',S4"»7  . 
Istante  della  congiunzione  dall'immersione  =9*.  5a'.  8",    4 

dall'emersione    =9  .  5a  .  9  ,    1 

Medio     =9  .  5a  .8  ,  75  t.m. 

Calcolo  dell'Occultazione  di  (i  della  Balena  osservata 
iti  Padova   1   Gennajo   1814. 

Immersione  =  io''.  17'.    i",8t.m.  Emers.  =  n*.aS'.8",  1  ±t.m. 
5  .    o  .  35  , 9  t.  s. 

3-  =  75  .    8  .  59  ,  o 

a  =  39  .  38  .  59  ,  a 

/?  =    5  .  1  a  .  1 5  , 3  Australe  . 

a  =f  39  .  19.34,7 

b   =  —  5  .  34  •    6,9 

g   =78  .44.30 

h   =  aa  . 19 .40 
Log.sen.cr  =    8  .a3834 

A  =  16'.  14",  7 

P   =  —  38.17  ,1 

F  =         a6  .  40  ,  o 

A'  =         1 6  .  a6  , 4 

a'  =  39  .   3  .  4a  ,  1 


334        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 


e  =-5 

(a  — a1)  = 


38.55,3 

95a",  6 

—  a58  ,4 

983  ,4 

4,0 

Non  ho  tenuto  conto  dell'emersione,  perchè  non  è  mol- 
to precisa  e  d'altronde  l'errore  in  latitudine  diventava  trop- 
po forte  (  di  16"  circa  ).  Feci  pertanto  d$  =  o  nella  prima 
equazione  ed  ebbi  da= —  4 "j2  (  errore  probabile  delle  Tavole) 
col  quale  corretta  la  longitudine  della  (£,  si  ha  nell'istante 
dell'immersione:  longitudine  =  39°.38'.55", o  .  Distanza  dal- 
la congiunzione  in  gradi  =o°.i9'.ao",3:  in  tempo  =- 3a'.  ia",6; 
perciò  l'istante  della  congiunzione  =  —  9*.44f-49"sa  *•■**• 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  y  della  Libra  osservata 
in  Padova  11    Febbrajo   18 14. 

Immers.  =  i5\  a5'.  16",  7  t.  m.    Emers.  =  16^.29'. 45".  1 1.  m. 

.    =  i3  .55  . 59  , 1 1.  s. 
.     =209°.    o\    o" 

=a3a  .  16  .  a3  ,  5 
.     ss     4.54.19,9 


ia  .  5i  .ao  ,  1  t.sid. 
S-=i9a°.5o'.    o"  .     . 

a  — a3i  .44  •    7  5^ 
0  =     4.55.a3,3 


Bori 


a  =23a  .  3a  .    1,7 

b  =     4  •  a4  •  a4  1  & 
g  =168  .33,    3      . 
A  =  45  .  3o  ,    7  •  . 
log  .sen  .zr  =    8.19970 

A=  i4'.5i",6 

P  =  34  ■  a  1  ,  o 

P'=  37.a7,3 

A'  =  14.56,9 

a'  =a3a.i8.a8,8 

P  =     4  .  1 7  .  56  , 1 

(a  — a')  =  Sia  ,9 

(0'^£)=         —388,4 

5=  898,9 


=ri8a°.5i' 
=  5i  .55 
=     8 


o 
o 

19957 

i4'.5i",5 
a5  . 45  ,  3 


=•       4, 


ds  = 


—  a  ,0 


A"  = 
a"  =a3a 

&"=    4 

(  a"  —  a  )  = 

(/?"-£)  = 
.      .      s'  ==• 
.     .    ds'  = 


'4-57.7 
4a  .    8,8 

.i3.ia  ,8 

607  ,  1 

—  671  ,7 

904  ,a 

-6,5 


Del  Sic  Ab.  Francesco  Bertirossi-Busata  .  335 

Dalle  due  equazioni  seguenti  : 

4",  629  =  a",  o3i  da  -+-  dfi 
—  8  ,  750  =  o  ,  899  da  —  dfi 
si  ottiene  da  =  —  1  " ,  4  9  e  ^==s7"»5,  i  quali  applicati  al- 
le longitudini  e  latitudini  Lunari  danno  la  longitudine  di  £ 
corretta  pel  momento  dell'immersione  =  2,3 1°  .  44  •  6",  4'  'a 
latitudine  =  4  •  55' .  3o",  9  Bor.  e  per  l'emersione  =232°. 
16'.  2,2",  1  .  Latitudine  =4°  ■  54'.  27",  4  5  quindi  distanza  dalla 
congiunzione  in  gradi  col  mezzo  dell'immersione  =  o°  .  47'  • 
55",  3,  e  coli' emersione  =  o°  .  i5' .  39" ,  6  .  Moto  orario  in 
longitudine  =3o'.  1", 4-  Distanza  dalla  congiunzione  in  tem- 
po d'aggiungersi  all'immersione  =  ih  .  35'  .  46"  ,  1  .  Distanza 
d'aggiungersi  all'emersione  =oA.3i'.  17",  7;  perciò  il  momento 

della  congiunzione  dato  dall'  immersione  =  1 7*.  1'.  2",  8 

j  in  •  u  1 1.  m. 

dall  emersione    =  1 7  .  r  .  a  ,  o 


Calcolo  dell'Occultazione  di  g5ip3  dell'Acquario  osservata 
in  Padova  7  Luglio   1814. 


Immers.=   i3\    i'.54",6t.ra.   Emers.=   i3\  i5'.48",3  t.m. 
ao.    3  .  1 1  , 6  t .  s .       .     .     =ao.i7.    7  ,6  t.s. 
3-=3oo°.47'.54",o     .     . 
a  =344  .0.18,9     .     . 
fi  =     4  •  I0  •    8  ,  2   Aust. 
a  =344  .  12  .23  ,  3 
b  =     4-46-a3,4   Aust. 
g  =322  .56      .     . 


h  =  63  .    7  .  3o 
log.sen.ar=     8.20731 

A  =  i5.    7,5 

P  =  8.36,8 


P'  = 

A'  = 


Si  .  10 
i5.i3 


a' =344.    8.55,7 
fi'  =-5.    1  .19,1 


=  3o4°.i6'.54",o 
=  344  •   7  •  32  ,  3 

B3         4    "IO  •$*    »   7 


=327°.  38'.  40" 
=  61  .59  .    o 
=     8 . 20736 
=  15.7,6 

=  6  .  58  , 9 

=  50.47,6 

A"=  i5.i3,i 

a"  =344  •  '4  •  3i  1  2 
0"=-5.    1  .20,3 


336  CALCOLO  n*  OCCULTAZIONI  DI  ALCUNE   STELLE  eC. 

(a  —  a')=  207",  6     .     (a"  —  «)=  '27",  9 

($'-ù)=        -895,7     .     (/?"-/>)  =         -896,9 
j==  919, a...      #'  sa  905  ,6 

c?j  =  —  6  ,  a     »     .     .   -ds'  =±  7,5 

Col  mezzo  delle  due  solite  equazioni  si  ricava  l'errore 
delle  Tavole  in  latitudine  = — i",3.  Tralascio  di  dedurre  la 
congiunzione,  giacché  l'errore  in  longitudine  diventa  troppo 
forte,  e  perciò  improbabile.  Si  noti  bene  che  la  Stella  andò 
per  molto  tempo  radendo  il  lembo  della  Luna  prima  di  oc- 
cultarsi . 

Calcolo  dell'Occultazione  di  3a.i/  del  Sagittario  osservata 
in  Padova  li  2.9  Luglio   1814. 

Immersione  ==    1  ih.  a%.  a3",  a     tempo  medio. 
19  .  5a  .    8,5     tempo  sidereo  . 
3-  =  1980.    a.    7",  5 
a  =a79  .  57  .  5a  ,  o 
P  =      1  .     7.16,9     Bor. 
a  =279  .  5a  .  58  ,  7 
b  =      o.8.6,5     Bor. 
g  =319  .    o 
h  =   63  .  53  .  3o 
Log.  sen.  vs  —     8  .  ig5a7 

A=  16'.  aa",  8 

P  =     —    i4.58  ,5 

P'  =  48  .  ao  ,  o 

A'=  i6.a7,8 

a'  ■=■  379  .  4a  •  53  ,  5 

/?'  =     o  .  18.  56  ,9 

(a  —  a')  =  6o5",  a 

{p  —  b)=  65o,4 

s   =  888,4 

ds    =  —  0,6 

Dalla  prima  equazione  s.ds=-(a-a').co$.:iP'.da-i-(fi'-b)dp 

dopo 


Del  Sic.  Ab.  Fkangesco  Bertikossi-Busata  .  33? 

dopo  di  aver  fatto  d@  ==  o ,  si  ottiene  da  =  o" ,  86,  e  quin- 
di la  longitudine  della  C  corretta  pel  momento  dell'immer- 
sione =  279°.  57' . Sa", 9  .  Distanza  dalla  congiunzione  in  gra- 
di =  —  o°  .4'  •  54"  ,  2,  .  Moto  orario  in  longitudine  =29'.  3 1". 
Distanza  dalla  congiunzione  in  tempo  =  —  o7'  .  9'  .  58"  ,  o  . 
Tempo  dell'immersione  =  1 17' .  a4'  .23",  2  .  Istante  della  con- 
giunzione =  1  ih  .  14'  •  a5" ,  2  tempo  medio  al  Meridiano  di 
Padova  . 

Calcolo  dell'Occultazione  di  78.  |  2  della  Balena  osservata 
in  Padova  li  7  Agosto   18 x4- 


Immersione  = 

167' 

.3o'.4o",  7 

tempo   medio  . 

1 

.  34  .  45  ,  2 

tempo  sidereo 

3-  = 

a3° 

.41'..  18" 

a  = 

34 

,  43  .  54  ,  2 

0   = 

5  , 

•    7  •  J7  >6 

Australe  . 

a  = 

34, 

,  52   .  32  ,   I 

b  = 

5  , 

.52.11,4 

Australe  . 

g   = 

40 

.    2  .  3o 

h  = 

32 

•34- 

Log.  sen.  vs  = 

8 

. 22451 

A  ss 

i5'.44",2 

P  = 

-4  •  34 , 6 

P'  = 

35  .  37  ,  9 

A'  = 

i5  .  56  ,  5 

d  = 

34 

.  39  .  19  ,  6 

9  = 

-5 

.  42  .  55  ,  5 

(a  — a')  = 

792",  5 

(/?'-*)  = 

555  , 9 

s  = 

964,8 

ds  = 

—    8,3 

Gol  mezzo  de' superiori  risultamene,  fatto  d@  =  o,  nella 
prima  equazione,  si  trova  da=io" ,  2,  .  Longitudine  della  (£ 
corretta  nel  momento  dell'immersione  =  34°  .  44  •  4"  j4  •  Di- 

Tom.  XVII.  43 


338        Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

stanza  dalla  congiunzione  in  gradi  =o°.  8'.  37",  7  .  Moto  ora- 
rio in  longitudine  =  33'.5a",6.  Distanza  dalla  congiunzione 
in  tempo  =oh.  1^!.  5c/',  a.  Istante  della  congiunzione  =  i6;'. 
45' .  39" ,  9  tempo  medio  . 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  58  d  dell'  Ofiuco  osservata 
in  Padova  li  a4  agosto   18 14. 

Immers.=     8h.  Sa'.  4o",5  t.  m.    Emers.=    io*.    8'.38",  it.m. 

=    ao  .  18  .41  53  t.  s. 
=  3o4  . 4°  •  ao 
=  a64  .  io  .    a  ,a 
=s      a . a3  .57  ,9 


.     =3a8°.   9'.3o" 
.     =   61  . 5i  .    o 
.     =     8  .  19708 

•   =        i4'-46",4 

.     =      —  a3  .    a  ,6 
.     =  47.a3,9 

A"=  14-49^9 

a"  =  a63  .  46  .  5g  ,6 

§r  =    1 .30.34,0 

a)  =  787",  7 

(P"-b)=  -4*9,5 

s'  =  896  , 9 


19  .  a  .  3i  ,  3  t. 

s. 

&  =a85°.37'.5o" 

a   =a63  .  3a  .  35  ,  3 

(i   =      a.a6.57,a  Bor. 

a   =a63  .  33  .  5 1  ,9 

b    =      1  .43.43  ,5  Bor. 

g    =  299  .  1 1  .  ao 

h   =  67  .  5  .ao 

log.sen.CT=   8.19710 

a  =    i4'-46",4 

P  =  —  ia  .  1 1  ,a 

P'  =     49  .  1 1  , 1 

A'=     14.  5i  ,7 

a'  =  a63  .  ao  .  a4  ■>  1 

/?'=   1.37.46,1 

(a—a')=               807",  8  . 

(«"- 

(/?'-£)=    -  357,4  . 

(/?"- 

s  =               883 ,0  . 

. 

8 


ds'  = 


—  7 


Le  due  equazioni   per   ricavate   il  valore  di  da  e  di  d@ 
sono  le  seguenti  : 

ai",  49  =  —  a"r»  a7  ^a  —  d0 
—  14  ,  6a  =       1  ,  83  da  —  d@ 
le  quali  i-isolute  danno  da=.  —  8" ,  8  e  d$  = — 1",  5;  e  per- 
ciò la  longitudine  corretta  pel  tempo  dell'  immersione  =a63°. 
3a'.a6",5.  Latitudine  =  a°.a6'.55",  7  Bor.  Similmente  per 


Del  Sic  Ab.  Francesco  Berti rossi-Busata  .  339 

1'  emersione  :  longitudine  di  C  corretta  =  264°  •  g'  •  53"  ,  4  . 
Latitudine  =  a°  .  a3'  .  56"  ,  4  •  Moto  orario  in  longitudine 
=  29'.  34".  8.  Distanza  dalla  congiunzione  in  tempo  col  mez- 
zo dell'immersione  =  oh .  2'.  53",  2  .  Distanza  col  mezzo  del- 
l'emersione =  \h .  1 3'  .4"»  3,  e  quindi  l'istante  della  congiun- 
zione ottenuto  col  mezzo  dell'immersione  =  8^.55'. 33",    7 

coli' emersione     =8.55.33,    8 

Medio     =8.55.33,  75  t.nì. 

Calcolo  dell'  Occultazione  di  ip  3  dell'  Acquario  osservata 
in  Padova  li  27  Settembre   i8i4- 

Immers.  =      8''.  27' .  54",  6  t.m.   Emers.=9/'.3o'.5a",a:±:t.m. 
ao  .  5i  .  43  ,  8  t.  s. 

a  =3430.  58'.  i3",  5 

/?  =      4  .    6  .  33         Austr. 

a  =  344  .  12  .  4a  ,  o 

b    =      4  •  4-6  •  a5  ,  a  Austr. 

g   =  338  .  19  .  ar 

h  =    58  .  54  .  46 
log.sen.sr=      8.21119 

A=  i5'.i5",  6 

P  =  2  .  5a  ,  4 

P'  =  5o  .    9  ,  o 

A' =  i5  .  aa  ,  o 

a!  =  344  •     l  •    5,9 

P  =  -  4  .  56  .  42  ,  7 
(a  —  a' )  =  696  ,  1 

(£'-£)  =  -617,5 

s  =  9a8  ,  6 

ds  =  —      6,6 

L'emersione  è  incerta.  Dalla  prima  equazione  abbiamo 
da  =  8" ,  9  ;  e  perciò  a  -\-  da  —  343°  .  58' .  aa" ,  4  •  Distanza 
dalla  congiunzione  =o°  .  14' .  19"  .  6  .  Moto  orario  in  longitUr 
dine  =3i'.55",5.    Distanza    dalla    congiunzione    in    tempo 


3^0         Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  Stelle  ec. 

=  o*  .  26'  .  55",  5;    e    quindi    l'istante   della  congiunzione 
=  8;' .  54' .  5o",  1  tempo  medio  . 

Il  mio  scopo  principale,  come  in  principio  accennai,  era 
quello  di  stabilire  con  qualche  esattezza  la  differenza  de' Me- 
ridiani tra  l'Osservatorio  di  Parigi  e  quello  di  Padova,  ma 
siccome  pochi  sono  i  confronti  de' quali  possa  servirmi  con 
tutta  fiducia,  così  mi  contenterò  semplicemente  di  porli  qui 
sotto  senza  voler  spacciare  come  precisa  la  longitudine  che 
ne  deduce  .  Il  eh.  Sig.  Cagnoli  avea  già  stabilita  la  differen- 
za de' Meridiani  fra  Parigi,  e  Padova  a  — oà .  38'  .10":  alla 
qual  determinazione  quasi  ognun  degli  Astronomi  si  è  dopo 
attenuto  senza  istituire  altri  calcoli  ed  altri  confronti,  ma 
io  comincio  ad  entrare  in  qualche  sospetto  che  detta  diffe- 
renza abbia  ad  essere  alquanto  miuore,  giacché  tale  assumen- 
dola ,  primieramente  gli  errori  delle  Tavole  sarebbero  più  di- 
screti e  plausibili,  ed  in  secondo  luogo  sembra  che  la  di- 
mostrino le  differenze  di  longitudine  tra  il  Meridiano  di  Pa- 
dova e  quelli  dei  luoghi  seguenti  . 

Differenze  in  Longitudine  tra  V  Osservatorio  di  Milano, 
e  quello  di  Padova  dedotte  dalle  Occultazioni  di 

d  dei  Pesci,  io  Agosto  1808  .  .  .  = — io'.  4*"j  9 
p  dell'Acquario,  11  Settembre  1810  .  = —  io.  45  ,  6 
A  dei  Gemini ,  4  Marzo  181 1  .  .  .  =  —  io  .  46  ,  7 
a  del  Toro,  a3  Gennajo  1812  .  .  .  = —  10.45,9 
a  del  Toro,  22  Ottobre  1812  .  ,  .  = —  io  .  43  ,  9 
tra  Lilientlial  e  Padova  con  a  dell'Acqua- 
rio 22  Luglio   1807 =  —  oh.  il'.  4?"»  3 

tra  Dresda  e  Padova  con   la  stessa  occulta- 
zione      =-+-0  .    7.22,3 

tra  Seeberg  e  Padova  con  (i  1   del   Sagitta- 
rio 6  Luglio    1807 = — 0.4-38»0 

tra  Bologna  e  Padova  con  la  stessa  occul- 
tazione        = —  o.a.5,2 


Del  Sic  Francesco  Bertirossi-Busata  .  34 1 

tra  Parigi  e  Padova =  —  o.  38. io, 9 

tra  Roma  e  Padova  con  A  della  Vergine  27 

Gennajo   1810 =  -ho  .    2.27,8 

tra  Viviers  e  Padova  con  Maja  7  Febbrajo 

i8o5 =—0.28.44,1 

con  Alcione    .     .     .    =  —  o.a8.5i,o 
tra  Marsiglia  e  Padova  con  Alcione  7  Feb- 
brajo  i8o5 = — o.aó.6,4 

con  Merope  .  .  .  =  —  0.25.57,2 
Di  queste  ho  rigettato  le  tre  seguenti;  cioè  x  dell'Ac- 
quario per  Lilienthal  ;  Alcione  per  Viviers  e  Marsiglia ,  poi- 
ché mi  davano  delle  determinazioni  molto  lontane  (  a  mio  cre- 
dere ) ,  e  fra  loro  discordi  :  cioè  —  oh  .  38' .  1"  ,  3  .  La  seconda  : 
—  o'\38'.  1 4" ,  4  .  La  terza:  —  oh  .38' .  i5",  3  .  Le  altre  rite- 
nute in  numero  di  12  (supponendo  bene  determinata  la  po- 
sizione de' luoghi  sopracitati  rapporto  al  Meridiano  di  Parigi  ) 
danno  per  la  differenza  de?  Meridiani  fra  Parigi  e  Padova  co- 
me segue      .     .     .     .*    =  —  o*.38'.    7",  9 

38  .  io  ,6 
38  .  11  ,7 
38  .  io  , 9 
38  .  8,9 
38  .  io  ,  9 
38  . i3  ,  o 
38  .  8,2 
38  .  7,3 
38  .  7,2 
38  .    8,1 

38  .    5,2 

Medio  di  tutte  =  — oA.38'.  9",  1 
Quanto  poi  alla  determinazione  degli  altri  Astronomi  ho 
trovato  nel  Giornale  Astronomico  del  eh.  Sig.  Barone  di  Zach 
Voi.  I ,  II ,  e  III ,  che  il  rinomato  Astronomo  Sig.  Triesnecker 
con  tre  ecclissi  di  Sole  e  9  occultazioni  di  Stelle  ha  trovato 
per  la  differenza  dei  Meridiani  tra  Padova  e  Parigi 


34a 

C, 

lLCOLO  e 

'occultazioni  di 

alcune  Stelle  ec. 

=  —  oh.  38'. 

19", 

o 

38  . 

9 

A 

38  . 

9 

»o 

37. 

58 

,5 

38  . 

IO 

=  7 

38  . 

ia 

,6 

38  . 

i5 

»* 

38  . 

9 

»ó 

38  . 

IO 

,3 

38  . 

IO 

,6 

38  . 

8 

>9 

38  . 

IC 

,  o. 

Di 

queste 

ne 

ho  rigettato 

tre 

,  come  più  lontane 

di  quel- 

le 

ornmesse 

da 

me 

;  cioè     .     - 

—  o 

.38 

,19,0 

3? 

58,  5 

38  .  i5  ,  a. 
Il    soprammentovato  Signor    Barone   di  Zach    parimente 
(  Voi.  XXII  dello  stesso  Giornale  )   con  due   occultazioni  ha 
trovato     .     .    —  oh .  38'.    5",  4 

38  .  ia  ,  6 . 
Il  Professor  Wurm  (  Voi.  XXVI  )  con  due  ecclissi  Solari 
ed  una  occultazione  di  Stella  ha  dedotto  la  differenza 
=  —  o  .  38  .  16  ,  a 
38  .    4  5  a 
38  .  1 1  ,  8  . 
Di'  queste  ho  rigettato  la  prima  . 

Finalmente  il  eh.  Signor  Cagnolì  (  Voi.  V  della  Società 
Italiana  )  col  mezzo  di  quattro  occultazioni  fisse  trovò  con  fe- 
licissimo accordo 

—  oA.38'.  io",  o 
38  .  io  , o 
38  .  io  ,  o 
38  .  io  ,  o  . 
Riunendo  pertanto  tutte  queste  determinazioni  alle  mie- 
e  ricavandone  il  medio ,  si  ottiene  per  la  differenza  de'  Me- 


Del  Sic  Francesco  Bertirossi-Busata  .  343 

ridiani  tra  Padova  e  Parigi  — oA.38'.9",4-  E  dal  medio  del- 
le mie  solamente,  come  si  vede  qui  sopra  — oh.  38'.  9",  1. 

Da  questi  due  medj ,  che  bastantemente  si  accordan  fra 
loro  sembrerebbe  che  la  differenza  de' Meridiani  fra  Parigi  e 
Padova  si  potesse  stabilire  con  qualche  fondamento  a  —  o'^SS'. 
9",  eh' è  più  piccola  di  un  secondo  di  quella  ricavata  dal  Sig. 
Cagnoli  a  cui  sempre  si  attennero  i  Signori  Toaldo  e  Chi- 
minello .  Nuove  osservazioni  e  nuovi  confronti ,  come  spero 
di  fare ,  ci  guideranno  ad  un  grado  di  maggior  precisione . 


344 

DESCRIZIONE  DI  UN  NUOVO  MICROMETRO 

MEMORIA 

Del  Signor  Gio.  Battista  Amici  . 

P PRESENTATA    ZI     1 3    DlCEMBRE     l3i4    DAL    CaV.    RuFFINt 
B    APPROVATA    DAL    CaV.    CeSARIS  . 


ì 


1  perfezionamento  dato  in  questi  ultimi  tempi  al  Microme- 
tro a  fili  lo  ha  reso  uno  dei  più  pregiabili  istrutnenti ,  es- 
sendo molti  i  vantaggi  che  da  questo  ne  ritraggono  i  colti- 
vatori delle  Scienze  Naturali  :  allorché  però  se  ne  vuole  far 
uso  nella  misura  dei  diametri  di  Corpi  Celesti,  o  delle  loro 
rispettive  distanze,  conviene  limitarsi  a  determinare  quelle 
soltanto  che  sono  perpendicolari  al  loro  moto  apparente,  non 
potendosi  le  altre  distanze,  o  diametri  obbliqui  assegnare  con 
sufficiente  accuratezza.  A  questo  difetto  suppliscono  il  micro- 
metro a  lampada  di  Herschel?  e  que'  micrometri  che  raddop- 
piano le  immagini,  come  il  prismatico,  l'obbiettivo  del  Do l- 
lond,  i  due  inventati  da  Ramsden:  ma  se  si  eccettui  il  pri- 
mo ,  gli  altri  o  non  sono  assolutamente  applicabili  ai  grandi 
Telescopi  di  forma  Nevtoniana,  (  i  quali  mostrano  gli  ogget- 
ti, come  l'esperienza  ha  provato,  meglio  di  quelli  di  tutt'al- 
tra  costruzione  )  o  non  possono  applicatisi  senza  gravi  incon- 
venienti e  svantaggi;  e  quantunque  il  micrometro  a  lampa- 
da sia  stato  utilmente  a  tal  genere  di  riflettori  addattato  ; 
chiunque  però  avrà  tentato  di  farne  uso  debbe  avere  ricono- 
sciuto la  necessità  di  una  lunga  e  penosa  pratica ,  e  il  fre- 
quente bisogno-  di  ben  molte  cautele  onde  non  cadere  in  gra- 
vissimi errori  . 

Ed  io  sono  d'avviso,  che  se  col  mezzo  di  questo  istru- 
mento  il  celebre  Herschel  è  pervenuto  a  misurare  grandezze 

sì 


Del  Sic  Gio.  Battista  Amici.  34-5 

sì  piccole  da  essere  sfuggite  alla  diligenza  degli  altri  osser- 
vatori, ciò  attribuir  si  debba  alla  forza  grande  de' suoi  Tele- 
scopj ,  ed  alla  abitudine  e  sagacità  somma  di  questo  grand' uo- 
mo nell'arte  di  osservare,  piuttosto  che  alla  perfezione  del 
suo  micrometro  . 

Per  la  qual  cosa  ho  più  volte  meco  stesso  pensato  che 
recar  potrebbe  un  rilevante  servigio  agli  osservatori ,  ed  alle 
Scienze  la  costruzione  di  un  nuovo  ordigno,  il  quale  essendo 
applicabile  a  canocchiali  di  massima  apertura  fosse  al  tempo 
stesso  di  facile  e  pronto  uso,  e  capace  di  misurare  angoli  pic- 
ciolissimi  con  un  grado  di  precisione  superiore  a  quella  de- 
gli strumenti  sin  qui  conosciuti  .  Anzi  occupandomi  di  que- 
sto mio  pensiere  siccome  di  oggetto  a  parer  mio  importantis- 
simo, son  giunto  ad  immaginare  e  costruire  un  nuovo  micro- 
metro, il  quale  se  pur  non  prendo  abbaglio,  sembrami  sod- 
disfare più  d'ogni  altro  all'indicato  scopo.  Ed  è  di  questo 
mio  tentativo,  che  mi  propongo  qui  di  dare  contezza,  nella 
lusinga  che  possa  interessare  la  curiosità  di  que' Dotti  i  quali 
avendo  mestieri  di  maneggiare  frequentemente  siffatti  arnesi, 
sanno  abbastanza  quanto  importi  l'ottenere  in  essi  la  mag- 
gior possibile  perfezione,  perchè  vogliano  saper  grado  de' suoi 
tentativi  a  chiunque  si  adopra  per  procurarla  . 

Ma  siccome  dall' un  canto  questo  mio  lavoro  è  appoggiato 
al  principio  della  lente  bipartita,  sul  quale  è  pur  regolata  la 
costruzione  del  micrometro  obbiettivo,  e  dall'altro  canto  que- 
st'ultimo è  stato  da  alcuni  giudicato  difettoso,  così  comin- 
cierò  dal  premettere  alcune  considerazioni  sulle  diverse  im- 
perfezioni al  medesimo  attribuite  . 

Il  Sig.  Maskeline  nella  sua  relazione  riguardante  un  istru- 
mento  per  misurare  i  piccoli  angoli  letta  alla  Reale  Società 
di  Londra  18  Dicembre  1777  si  avvisò  di  aver  rinvenuta  la 
cagion  vera  di  un  principale  difetto  de'  micrometri  obbietti- 
vi, e  furono  per  lui  sì  certe,  e  sì  convincenti  le  ragioni  sue, 
che  credè  indispensabile  partito  quello  di  rivolgere  le  sue  ri- 
cerche ad  un  metodo  diverso  di  principj ,   e  di  costruzione . 

Tom.  XVII.  44 


346 


Descrizione  di  un  nuovo  Micrometro  . 


Si  prefisse  egli  pertanto  di  produrre  due  distinte  immagini 
dello  stesso  oggetto,  ma  in  maniera  che  gli  assi  dei  coni  lu- 
minosi partissero  dal  medesimo  punto,  o  da  punti  sommamen- 
te vicini;  e  su  questo  principio  regolò  egli  l'invenzione  del 
suo  micrometro  prismatico  (a) . 

Sul  punto  di  dovere  io  scegliere  un  micrometro  per  cor- 
redarne i  miei  Telescopj,  l'autorità  di  un  sì  dotto  ed  illustre 
Astronomo  non  potea  non  rendere  esitante  la  mia  determi- 
nazione per  un  sistema  di  mezzi  fra'  quali  ha  luogo  la  lente 
divisa  .  Imperocché,  sehbene  nel  micrometro  da  me  immagi- 
nato la  lente  bipartita  non  sia  applicata  come  nel  microme- 
tro obbiettivo ,  nullameno  non  avrei  per  questo  evitata  una 
imperfezione,  la  quale ,  sarebbe  stata  per  ogni  combinazione 
inevitabile  qualora  le  cagioni  della  medesima  fossero  le  indi- 
cate dal  prelodato  Autore  . 

Un  attento  esame  però  della  Teoria  del  medesimo  mi 
mostrò  le  ragioni  sue  non  assistite  da  sufficiente  evidenza , 
anzi  parvenu ,  e  comunque  pure  la  venerazione  dovuta  ad  un 
tanto  rispettabile  Autore  mi  ponesse  in  dubbio  di  Ravvede- 
re ,  mi  convinsi  che  la  imperfezione  dei  micrometri  obbiettivi 
a  tutt' altra  causa  attribuire  si  debba,  che  alla  immaginata 
da  lui  ;  e  così  mi  rassicurai  che  da  questa  non  dovesse  deri- 
varmene argomento  per  abbandonare  la  concepita  idea  . 

A  dimostrare  la  quale  asserzione  mia,  ed  all'oggetto  di 
fare  conoscere  sopra  qual  fondamento  io  abbia  appoggiate  le 
mie  deduzioni,  esporrò  prima  le  considerazioni  del  Sig.  Ma- 
skeline,  come  le  ho  tratte  dalle  transazioni  filosofiche. 

„  Ma  per  quanto  indubitatamente  (  così  si  esprime  )  sia 
apprezzabile  il  Micrometro  obbiettivo ,  vi  si  sono  trovati  al- 
cuni difetti  dovuti  alle  alterazioni  del  fuoco  dell'occhio,  per 


(a)  Anche  il  Padre  Boscovich  immagi- 
nò circa  nella  medesima  epoca  un  Mi- 
crometro di  questa  specie,  e  cosi  ancora 
fu  Fatto  da  M.'  Rochon  ;  ma  quest'  ulti- 
mo si  è  particolarmente  distinto  coli' in- 


gegnosissima idea  di  adoprare  la  doppia 
rifrazione  del  cristallo  di  Rocca  ,  ed  ha 
formato  un  istromento  assai  superiore,  e 
molto  più  utile  degli  altri . 


Del  Sic  Gio.  Battista  Amici.  347 

le   quali ,  in   tempi   diversi ,  il   medesimo   angolo  può   essere 
rappresentato  sotto  varie  grandezze .  Per  esempio,  trattandosi 
del  Diametro  del  Sole ,  allorché  gli  assi  dei  coni  di  luce  che 
partendo  dai  lembi  opposti  del  Sole,  ed  attraversando  le  due 
semilenti  si  vanno  a  segare  al  fuoco  del  Telescopio ,  il  con- 
tatto apparente  de' medesimi  lembi  non  può  essere  rimarcato  , 
a  menochè  la  conformazione  dell'occhio  non  sia  tale  che  gli 
oggetti  situati  al  punto  d'intersezione  possano  essere  distin- 
tamente veduti.  Ma  se  l'occhio  sia  disposto  a  vedere  distin- 
tamente quegli  oggetti ,  che  sono  più  prossimi  all'  obbiettivo 
di  quello  che  lo  sia  l'intersezione,  i  due  lembi  compariran- 
no separati  per  un  intervallo  eguale   alla  distanza   degli   assi- 
dei coni  luminosi  in  quel  medesimo  luogo  j  e  se  poi  l'occhio 
sia  conformato  in  maniera   da   vedere  distintamente  gli  ogget- 
ti ad  una  più  grande   distanza   dalla   lente   obbiettiva   che  il 
punto  d'intersezione,  si  vedranno  i  lembi  soprapporsi  per  lo 
spazio  eguale  allo  scostamento  degli  assi  in  quello  stesso  sito, 
Per  rendere  ciò  più  sensibile,  O,  V  (  Fig,  1  )  rappresen- 
tino i  centri  delle  due    semilenti   del    micrometro    obbiettiva 
separate  per  la  distanza   OV  che  sottende  al  punto  A  l'ango- 
lo OAV  eguale   al   diametro   del   Sole   il   quale   punto  A  è  il 
fuoco  comune  dei  due   pennelli  di  luce  che  hanno  OA  e  VA 
per  assi ,  cioè  quelli  che  procedono  da  parti  opposte  del  So- 
le,   e   passano   per   le    diverse   semilenti;    e    sia  D  l'oculare, 
Egli  è  evidente  che  se  l'oculare  è  posto  in  modo  da  scoprire 
distintamente  gli  oggetti  situati  al  punto  A,  i  raggi  OA,  VA, 
come   pure  tutti  gli  altri  appartenenti  a  quei  penelli  saranno 
raccolti  in  un  punto  sopra  la  retina  dell'occhio;  e  perciò  li. 
due  opposti   lembi  delle  due  immagini  del  Sole  sembreranno 
coincidere,  e  le  due   immagini  solari  toccarsi   esternamente. 
Ma  se  lo  stato    dell'occhio   si    altererà,   l'oculare    rimanendo 
a  suo  posto,   l'occhio  non  sarà  più  disposto  a  vedere  distin- 
tamente la  immagine  formata  al  punto  A,  ma  piuttosto  a  ve» 
dere  un  oggetto  situato  in  EF  più  vicino,  o  più  lontano  dal- 
l'obbiettivo ,  onde  si  formerà  sulla  retina  una  immagine  esat- 


v 


&J.8  Descrizione  di  un  nuovo  Micrometro  . 

tamente  simile  alla  immagine  un  poco  confusa  formata  dai 
raggi  sopra  un  piano  perpendicolare  al  loro  corso  in  EF  .  In 
conseguenza  ,  siccome  i  due  coni  dei  raggi  solari  BOA  GVA 
formati  dalle  due  semilenti,  sono  separati  o  si  attraversano 
a  questo  punto  dell'asse  per  la  distanza  EF ,  le  due  imma- 
gini non  sembreranno  toccarsi  esternamente,  ma  appariran- 
no separate  o  soprapposte  per  l'intervallo  EF  .  Perciò  l'er- 
rore introdotto  nella  misura  del  diametro  del  Sole  sarà  l'an- 
golo ERF  sotteso  da  EF  ad  R  punto  di  mezzo  tra  O,  e  V, 
il  quale  sta  all'angolo  EAF  ossia  OAV  "  diametro  apparente 
„  dal  Sole  come  AE  ad  ER  od  anche  ad  AR  atteso  la  pic- 
„  colezza  di  AE  rispetto  ad  AR  „  . 

Nel  surriferito  ragionamento  del  Sig.  Maskeline  si  rileva 
ch'egli  ha  supposto  nel  Telescopio  l'oculare  immobile,  e  non 
vi  ha  dubbio  che  per  le  alterazioni  dell'occhio  l'osservatore 
potrà  in  diversi  tempi  vedere  gli  oggetti  distinti,  o  più  vi- 
cini, o  più  lontani  dell'intersezione  degli  assi  dei  coni  di  lu- 
ce, che  procedono  da  parti  opposte  dell'oggetto;  ma  è  altresì 
vero  che  il  fuoco  dell'obbiettivo  restando  il  medesimo,  l'os- 
servatore sofferto  che  abbia  un  cangiamento  di  vista,  non  ve- 
drà più  che  confusamente  l'immagine  in  quel  luogo,  in  cui 
da  prima  gli  si  mostrava  distinta  .  Per  la  qual  cosa  in  que- 
sto nuovo  stato  non  dovrà  giudicare  della  grandezza  dell'an- 
golo, se  prima  col  rimover  l'oculare  non  si  sarà  procurata 
la  visione  perfetta  .  In  questa  ipotesi  è  evidente  che  vedrà 
le  immagini,  come  se  niun  cambiamento  fosse  accaduto  all'oc- 
chio ;  e  che  perciò  niuna  differenza  troverà  nella  grandezza 
dell'angolo.  Egli  è  poi  agevole  il  persuadersi  che  quand'an- 
che l'oculare  restasse  fisso,  e  si  supponessero  alterazioni  nel 
fuoco  dell'occhio,  non  per  questo  si  vedrebbero  le  immagini 
in  EF  separate  per  quello  spazio;  poiché  i  raggi  che  termi- 
nano i  diametri  delle  immagini  in  EF  non  sono  come  si  vor- 
rebbero terminati  dagli  assi  VA,  OA,  ma  bensì  lo  sono  dai 
raggi  che  appartengono  ai  medesimi  assi,  e  che  vengono  ri- 
fratti all'  estremità  delle  semilenti  come  sarebbe  MA ,  NA   i 


Del  Sic  Gio.  Battista  Amici.  3^n 

quali  si  accavalciano  in  EF;  onde  tanto  in  EF ,  quanto  in 
FÉ ,  qualunque  siasi  il  cambiamento  di  vista ,  le  immagini 
confuse  debbono  sempre  mostrarsi  incrocicchiate  . 

Un  facile  esperimento  basta  per  confermare  l'esposto. 
Con  un  Telescopio  armato  di  micrometro  obbiettivo  si  guar- 
di un  qualche  oggetto;  per  es.  Giove.  Accomodato  l'ocula- 
re per  la  vision  distinta ,  si  separino  le  semilenti  finché  i 
lembi  opposti  delle  due  immagini  del  pianeta  si  tocchino;  quin- 
di si  accosti,  o  si  allontani  alcun  poco  l'oculare  dall'obbiet- 
tivo, locchè  equivale  ad  un  accorciamento,  o  ad  allungamento 
divista  prodotto  da  alterazioni  dell'occhio;  ed  in  ambedue  le 
posizioni  si  vedranno  sempre  le  deformi  immagini  di  Giove  ac- 
cavalciarsi, e  se  per  maggior  spazio  si  avvanzi,o  si  ritiri  l'o- 
culare, si  perderanno  affatto  le  immagini,  rimanendo  soltan- 
to una  luce  dispersa  in  una  forma  e  posizione  eguale  od  in- 
versa delle  due  semilenti  che  costituiscono  il  micrometro  . 

Non  è  così  nell'Eliometro  del  Sig.  Boagner,  ma  allorché 
si  tratta  di  misurare  angoli  un  poco  grandi,  il  cambiamento 
di  vista,  e  di  distanza  dell'oculare  può  alterare  qualche  po- 
co la  loro  grandezza  .  La  ragione  è  fondata  in  ciò ,  che  per 
la  vision  distinta  di  un  oggetto  non  fa  d'uopo  che  tutti  i 
raggi  emanati  da  un  punto  del  medesimo  coincidano  esatta- 
mente in  un  punto  della  retina;  per  la  qual  cosa  se  O,  0-' 
sono  gli  obbiettivi  di  queir istromento  convenientemente  se- 
parati per  far  coincidere  nel  loro  fuoco  F  le  immagini  di  due 
oggetti  S ,  S' ;  l'occhio  situato  dietro  l'oculare  AB  potrà  nel 
medesimo  tempo  vedere  perfettamente  gli  oggetti  toccantisi 
in  F  o  divisi  in  f  o  finalmente  soprapposti  in  f  essendo  gli 
angoli  formati  dai  raggi  che  partono  dalle  estremità  degli  ob- 
biettivi minori  dell'angolo  SFS' ,  per  cui  può  accadere  che 
dallo  smuovere  l'oculare  per  lo  spazio/,/',  o  da  un  cam- 
biamento del  fuoco  dell'occhio,  che  a  ciò  equivalga,  i  pri- 
mi non  cagionino  aberrazione  sensibile,  mentre  per  quella 
stesso  movimento  la  separazione  dei  due  assi  SF,  S'F  si  ren- 
de manifesta  .   Di  qui  si  vede  che  quanto  è  più  grande  l' a- 


35o  Descrizione  di  un  nuovo  Micrometro  . 

pertura  degli  obbiettivi  la  precisione  delle  misure  deve  essere 


maggiore 


Un'altra  imperfezione  del  micrometro  obbiettivo  appli- 
cato ai  cannocchiali  si  è  ritenuto  esser  quella  proveniente 
dalla  parallassi  ottica  ,  per  cui  se  le  due  immagini  di  diversi 
oggetti  si  toccano  in  mezzo  al  campo  del  Telescopio,  queste 
allorché  saranno  vedute  ai  bordi  si  separeranno  . 

Questo  difetto  però  è  di  poco  momento,  essendo  assolu- 
tamente nullo  nel  centro  del  campo,  ed  insensibile  nelle  vi- 
cinanze del  medesimo,  ove  si  giudica  sempre  del  contatto  del- 
le immagini,  perchè  ivi  sono  più  distinte.  Ed  è  poi  per  que- 
sto riguardo  senza  dubbio  meno  imperfetto  del  micrometro 
a  fili  in  cui  la  coincidenza  de' medesimi  co' diversi  punti  del- 
la immagine  si  fa  ad  una  maggior  distanza  dal  centro  . 

Finalmente  gli  errori  che  si  sono  commessi  col  microme- 
tro, obbiettivo  nella  misura  dei  piccoli  angoli  si  sono  da  al- 
cuni fatti  derivare  dalla  dilatazione  prodotta  per  la  diversa 
temperatura  nel  tubo  del  Telescopio  al  quale  è  applicato:  ma 
è  facile  il  conoscere  che  questo  preteso  diffetto  non  ha  più 
fondamento  di  quello  enunciato  dal  Sig.  Mas/celine,  poiché 
l'allungamento  o  accorciamento  del  tubo  non  facendo  che 
rendere  diversa  la  distanza  fra  il  grande  specchio  e  lo  spec- 
chietto del  telescopio  equivale  come  è  manifesto  ad  un  cam- 
biamento di  vista  O  diversa  posizioni?  J^IT  oculare ,  laonde 
per  quello  che  abbiam  veduto  ciò  non  può  per  conto  alcune 
alterare  la  misura  dell'angolo. 

Le  tre  principali  surriferite  circostanze  adunque  dalle 
quali  si  è  creduto  dipendere  la  diversità  di  valori  ottenuti 
nel  misurare  in  vari  tempi  un  medesimo  angolo,  non  posso- 
no per  le  fatte  osservazioni ,  essere  le  vere  origini  di  tali  er- 
rori .  Noi  dobbiamo  per  conseguenza  derivarli  da  altre  cause, 
le  quali  per  le  osservazioni  che  ho  fatte  credo  che  siano  le 
seguenti . 

L'apertura  della  lente  divisa  è  comunemente  grande  in 
proporzione  della   sua  lunghezza  focale ,  e   ciò   perchè   nella 


Del  Sic.  Gio.  Battista  Amici  .  35 1 

misura  dei  grandi  diametri  per  esempio  del  Sole ,  e  della  Lu- 
na, non  venga  otturata  molta  parte  della  bocca  del  Telesco- 
pio ove  la  detta  lente  è  applicata  ,  e  tolta  così  troppa  luce 
allo  specchio  .  Ora  questa  troppo  ampia  apertura  cagiona  una 
considerabile  aberrazione,  per  la  quale  le  immagini  sono  in- 
distinte specialmente  nella  circostanza  delle  maggiori  separa- 
zioni delle  semilenti;  se  a  ciò  si  aggiunge  la  difficoltà  di  ri- 
mettere le  semilenti  nella  medesima  situazione,  che  avevano 
prima  di  tagliarle,  sarà  questa  un'altra  circostanza  che  con- 
correrà ad  aumentare  ognor  più  l' indistinzione  delle  immagi- 
ni vedute  nel  Telescopio  .  Ma  questa  indistinzione  di  contor- 
no porta  di  necessaria  conseguenza  che  non  si  possa  accertar 
bene  il  contatto  dei  lembi  delle  immagini  .  Dunque  non  è  da 
maravigliarsi  se  accada  sovente  di  ottenere  con  siffatto  stru- 
mento dei  valori  diversi  per  un  angolo  medesimo  . 

Ho  veduto  de' micrometri  obbiettivi  fabbricati  dai  celebri 
Dollond ,  e  Short ,  che  applicati  ai  rispettivi  telescopi  ren- 
devano gli  oggetti  manifestamente  confusi,  mentre  i  sempli- 
ci Telescopi  lavorati  colla  maggior  perfezione  li  mostravano 
eccellentemente  . 

Un'altra  causa  estrinseca  contribuisce  all'incertezza  del- 
le misure,  e  deriva  questa  dallo  stato  dell'atmosfera.  Per  ve- 
dere come  ciò  avvenga  ,  si  rifletta ,  che  i  raggi  emanati  da 
un  punto  di  un  oggetto  attraversando  l'aria  ricevono  una 
quantità  di  storcimenti  dai  vapori  che  incontrano,  li  quali 
cambiano  la  loro  primitiva  direzione,  ed  avvegna  che  la  de- 
viazione sia  infinitamente  piccola,  allorquando  l'atmosfera  è 
placida  e  chiara ,  ella  è  però  assai  sensibile  in  uno  stato  di 
aria  agitata,  o  pregna  di  esalazioni,  per  cui  l'unione  di  quei 
raggi  raccolti  dall'obbiettivo  del  cannocchiale  facendosi  in  un 
piccolo  spazio,  le  immagini  di  due  punti  vicinissimi  dell'og- 
getto si  soprappongono,  e  ne  nasce  quindi  l' indistinzione  . 
Ora  se  si  considera  che  le  semilenti  convenientemente  sepa- 
rate per  misurare  il  diametro  di  un  oggetto  sono  basi  di  due 
semiconi  di  raggi  che  provengono  dai  due  punti  estremi  del 


35a  Descrizione  ni  un  nuovo  Micrometro  . 

diametro  dell'oggetto,  e  che  questi  semiconi  di  raggi  nel  lo- 
ro transito  attraverso  l'aria  possono  esser  piegati  in  differen- 
ti maniere,  si  vede  chiaramente  che  le  immagini  confuse  di 
que' due  punti  prodotte  dalle  semilenti  potranno  essere  alter- 
nativamente portate  al  contatto,  od  alla  separazione,  o  soprap- 
posizione ,  e  cagionar  quindi  errore  nella  grandezza  dell'  an- 
golo. 

Tutto  ciò  viene  confermato  dalla  esperienza,  ed  ho  sem- 
pre trovato,  allorché  lo  stato  dell'aria  era  favorevole,  le  due 
immagini  immobili;  mentre  al  contrario  in  circostanze  diver- 
se, costantemente  le  ho  vedute  in  continuo  tremore,  per  cui, 
ora  sembravano  toccarsi,  ora  accavalciarsi,  ed  altre  volte  stac- 
carsi, e  per  quanta  attenzione  mettessi  nell' assegnare  il  con- 
tatto, pure  alle  volte  l'errore  nella  misura  dell'angolo  am- 
montava a  più  secondi  .  Ma  fortunatamente  questo  difetto  do- 
vuto ad  una  causa  fisica  indipendente  dall' istrumento,  e  che 
può  aver  condotto  in  errore  alcuni  osservatori,  viene  appun- 
to distrutto  nel  tempo  stesso  che  l' aspetto  dell'  oggetto  è  il 
più  propizio  per  essere  contemplato  . 

Le  maggiori  imperfezioni  adunque  del  Micrometro  obbiet- 
tivo si  riducono  a  mio  credere  a  due  soltanto;  primo  cioè, 
quella  dell'impossibilità,  o  almeno  estrema  difficoltà  di  co- 
struire delle  lenti  da  poter  applicare  ad  ampi  Telescopi  ca- 
tadiottrici  ;  e  secondariamente,  l'altra  dell'aberrazione  pro- 
dotta dalle  lenti  medesime,  la  quale  rendendo  indeterminati 
i  contorni  delle  immagini  turba  perciò  la  precisione  della  mi- 
sura degli  angoli  ;  ma  col  trasportare  semplicemente  come  ho 
immaginato  il  Micrometro  Dollondiano  tra  l'obbiettivo,  e  l'o- 
culare di  un  Telescopio  si  toglie  affatto  la  prima  imperfezio- 
ne ;  e  si  diminuisce  di  tanto  il  secondo  diffetto  da  renderlo 
insensibile  ;  e  nel  medesimo  tempo  ci  si  offre  il  vantaggio  di 
una  più  ampia  scala  unitamente  ad  altri  comodi,  e  speditez- 
za dell'  osservazione  . 

In  effetto ,  sia  MN  una  lente  obbiettiva  di  un  cannoc- 
chiale del  fuoco  OF,  e  sia  B'A'  l'immagine  di  un  oggetto  AB 

che 


Dei.  Sic  Gio.  Battista  Amici.  353 

che  si  vuol  misurare.  Se  in  M'N'  tra  l'obbiettivo,  ed  il  suo 
fuoco  si  ponga  un'  altra  lente  convessa ,  questa  rifrangendo 
di  nuovo  i  raggi  formerà  in  F'  una  nuova  immagine  dell'  i- 
stesso  oggetto  AB  la  quale  sarà  perfettamente  simile  alla  B'A' 
non  differendo  in  altro  che  nella  grandezza  .  Supponiamo  ades- 
so la  lente  M'N'  divisa  in  due  parti  alla  maniera  de'  Micro- 
metri obbiettivi .  È  certo  che  si  potranno  scostare  li  due  seg- 
menti in  modo,  che  le  estremità  delle  due  immagini  di  AB, 
che  ne  provengono  coincidono  in  F'  :  ciò  posto  egli  è  d'  uo- 
po osservare  che  il  punto  A  manda  alla  lente  MN  un  cono 
di  raggi  luminosi  i  quali  essendo  dalla  medesima  rifratti  si 
dirigono  tutti  verso  A'  per  formarvi  l'immagine  del  punto  A; 
ma  venendo  questi  raccolti  prima  dalle  semilenti,  si  piegano 
in  modo  da  produrre  due  immagini  del  medesimo  punto  A, 
una  delle  quali ,  e  precisamente  quella  proveniente  dalla  se- 
milente M'C  ,  si  suppone  essere  in  F' .  Di  tutti  que' raggi,  che 
incontrano  la  semilente  M'C  quello  soltanto  che  passa  pel  cen- 
tro soffre  rifrazione  .  Questo  stesso  raggio  adunque  auderebbe 
in  A'  ove  è  diretto  in  virtù  dell'obbiettivo .  Riflettendo  per- 
tanto che  questo  medesimo  raggio  avanti  di  giungere  in  A' 
deve  unirsi  nel  punto  F'  cogli  altri  tutti  rifratti  dalla  semi- 
lente M'C  per  farvi  l'immagine  di  A ,  si  vede  chiaramente 
che  conducendo  per  A'F'  una  retta,  questa  prolungata  passe- 
rà pel  centro  C  della  semilente,  e  così  tirando  la  B'F'  ella 
indicherà  la  direzione  del  centro  C  dell'altra  semilente .  Da 
tutto  ciò  ne  segue ,  che  sarà  la  metà  della  distanza  dei  cen- 
tri delle  semilenti  alla  tangente  della  metà  dell'angolo  sotte- 
so dall'oggetto  al  centro  dell'obbiettivo,  come  O'F'  a  F'F, 
essendo  il  raggio  uguale  alla  distanza  focale  dell'obbiettivo 
MN  ;  laonde  il  valor  dell'angolo  che  si  vuol  misurare  verrà 
determinato  dall'apertura  delle  semilenti,  la  quale  per  un 
dato  angolo  può  essere  aumentata  a  piacimento,  dipendendo 
questa  dalla  lunghezza  focale  dell'obbiettivo,  e  della  lente 
che  serve  per  Micrometro,  come  pure  dalla  diversa  distanza 
di  quest'ultima  dall'obbiettivo  medesimo. 
Tom.  XVII.  45 


354  Descrizione  di  un  nuovo  Micrometro  . 

L*  estensione  della  scala  però  non  deve  farsi  troppo  gran- 
de, e  ciò  perchè  la  misura  degli  angoli  non  sia  ridotta  a  trop- 
po stretti  confini ,  ma  basta  limitarla  a  tale  ampiezza ,  che 
gli  errori  dipendenti  dalla  medesima  siano  al  disotto  di  quel- 
le più  piccole  distanze  delle  quali  si  può  portar  giudizio  col- 
la forza  del  Telescopio  . 

L' accostamento  del  micrometro  al  fuoco  del  cannocchia- 
le deve  anche  esso  essere  limitato;  poiché  per  il  troppo  gran- 
de restringimento  del  cono  di  luce,  che  spetta  a  ciascun  pun- 
to dell'oggetto,  la  laminetta  di  metallo  che  attraversale  se- 
milenti intercetterebbe  la  maggior  parte  de'  raggi  che  vanno 
a  formare  le  immagini  . 

Questa  situazione  poi  del  Micrometro  fa  che  gli  errori 
provenienti  dalla  aberrazione  delle  lenii,  e  dalla  difficoltà  del- 
la loro  giusta  rettificazione  siano  infinitamente  diminuiti  tan- 
to per  la  ristrettezza  del  cono  di  luce  che  riceve ,  quanto  per 
il  suo  accostamento  al  fuoco  dell'  obbiettivo  . 

Non  picciol  vantaggio  è  poi  quello  di  ottenere  le  imma- 
gini egualmente  luminose  nella  misura  dei  diversi  angoli,  loc- 
chè  non  si  ha  con  l'altro  Micrometro,  a  meno  che  l'aper- 
tura delle  semilenti  non  sia  molto  più  grande  dell'obbiettivo 
del  cannocchiale  . 

Finalmente  l'applicazione  del  medesimo  a  qualunque  sor- 
ta di  Telescopi  catadiottrici ,  o  diottrici  non  ha  alcuna  diffi- 
coltà ,  ed  è  con  uno  di  questi  istromenti  che  io  ho  corredato 
un  Riflettore  da  me  costruito  di  forma  Newtoniana  avente 
otto  piedi  di  fuoco  con  undici  pollici  di  apertura  . 

Il  Micrometro  è  attaccato  alla  parte  esterna  del  cursore 
che  porta  il  piccolo  specchio  piano,  ove  è  pur  fissato  un  cer- 
chio graduato  per  conoscere  la  posizione  del  medesimo  Mi- 
crometro nel  suo  moto  rotatorio.  L'oculare  conserva  sempre 
una  egual  distanza  dalle  semilenti,  la  quale  è  circa  sette  pol- 
lici, e  la  visione  distinta  nel  Telescopio  si  ottiene  col  solito 
movimento  del  cursore  a  cui  è  applicato  tutto  il  macchinismo. 

Al  fuoco  dell'oculare  vi  sono  due  sottilissimi  fili  che  s'in- 


Del  Sic  Gio.  Battista  Amici.  355 

tersecano  ad  angoli  retti,  mentre  uno  sta  paralello  alla  divi- 
sione della  lente  del  Micrometro;  e  ciò  per  misurare  la  dif- 
ferenza di  ascensione  retta  e  declinazione  di  due  oggetti  nel 
cielo,  quando  queste  distanze  non  superino  l'estension  totale 
della  scala,  la  quale  è  di  due  minuti  e  a5",  ed  ogni  minuto 
primo  corrisponde  ad  una  separazione  di  quattordici  linee  dei 
centri  delle  semilenti,  cosicché  l'apertura  g$  di  linea  equi- 
vale ad  un  minuto  secondo  . 

Questa  scala  che  ho  determinato  col  calcolo  dietro  la 
cognizione  dei  fuochi  dello  specchio  obbiettivo  e  della  lente 
divisa ,  come  pure  della  distanza  di  questa  al  fuoco  del  pri- 
mo l'ho  anche  verificata  coli' esperimento  mediante  il  solito 
mezzo  di  trasportare  ad  una  conveniente  distanza  un  oggetto 
di  cognita  grandezza  perchè  sottenda  al  centro  dello  specchio 
un  dato  angolo  . 

Le  semilenti  possono  ambedue  muoversi  tanto  a  dritta 
che  a  sinistra,  e  le  divisioni  sono  al  di  qua,  come  al  di  là 
dello  zero,locchè  è  un  grande  vantaggio  per  determinare  col- 
la massima  esattezza  il  contatto,  come  pure  la  perfetta  coin- 
cidenza delle  due  immagini  . 

L' indistinzione  del  Telescopio  cagionata  dalla  aggiunta 
del  Micrometro  è  insensibile ,  ed  anche  con  esso  alla  distan- 
za di  890  piedi  parigini  con  un  ingrandimento  di  n5a  si 
possono  leggere  dei  caratteri ,  e  de'  numeri ,  la  di  cui  altez- 
za è  nove  punti  del  medesimo  piede  di  Parigi  . 

La  divisione  dell'anello  di  Saturno,  la  banda  oscura  che 
ne  attraversa  il  disco,  come  pure  li  cinque  satelliti  più  ester- 
ni restano  visibili,  quand'anche  le  semilenti  siano  separate 
alla  maggior  distanza ,  meglio  che  in  un  buon  Telescopio  New- 
toniano di  otto  piedi  di  lunghezza,  e  pollici  6  \  di  apertura 
senza  micrometro  . 

La  sera  degli  8  Ottobre  alle  ore  7  osservando  Saturno 
presi  le  misure  del  diametro  maggiore  dell'anello,  e  del  glo- 
bo, e  trovai  che  il  rapporto  di  questo  a  quello  sta  come  88  :  37, 
e  che  l'angolo  sotteso  dal  diametro  maggiore  dell'anello  era 


356  Descrizione  di  un  nuovo  Micrometro  .' 

38",  06.  II  Signor  Barone  Zach  (a)  lo  trovò  di  soli  35",  089? 
ma  altri  osservatori  lo  trovarono  maggiore:  Pound  4av'j  Rochon 
4o" ,  6  ;  Herschel  4U"  ?  682 ,  ed  io  non  ho  motivo  di  creder- 
mi lontano  dalla  vera  nemmeno  di  un  minuto  secondo,  seb- 
bene rilevata  da  un'unica  osservazione,  poiché  negli  esperi- 
menti che  io  aveva  già  fatti  anche  in  terra,  la  differenza  di 
un  minuto  secondo  si  è  sempre  resa  a  colpo  d'occhio  mani- 
festa; ed  avendo  posto  ad  una  distanza  di  mille  piedi,  esat- 
tamente perpendicolare  all'asse  del  Telescopio  un  rettangolo 
il  di  cui  lato  maggiore  cresceva  di  ^  dall'altro,  mentre  il 
minore  sottendeva  al  centro  dello  specchio  obbiettivo  un  an- 
golo di  un  minuto  primo,  ho  sempre  trovato ,  girando  il  Mi- 
crometro dopo  aver  separate  le  lenti  in  modo  che  le  imma- 
gini del  rettangolo  nel  »enao  minoro  fusscru  portate  al  con- 
tatto ,  che  le  altre  immagini  nella  direzione  più  lunga  si  ac- 
cavalcian  di  molto  . 

Io  non  parlerò  qui  di  tutti  i  diversi  usi  de'  Micrometri., 
e  de' vantaggi  che  da  essi  ritraggono  l'Astronomia,  la  Geo- 
desia ,  la  Nautica ,  e  la  Storia  naturale  perchè  troppo  cogni- 
ti ;  ma  farò  bensì  riflettere  che  questo  mio  istrumento  si  pre- 
sta comodamente  alla  misura  della  distanza  degli  oggetti  ter- 
restri ,  cognita  la  loro  grandezza  assoluta  -,  poiché  non  è  ne- 
cessaria che  l'applicazione  di  un  Vernìer ,  o  Nomilo  al  cur- 
sore che  porta  la  macchina  per  marcare  le  variazioni  del  fuo- 
co del  Telescopio ,  e  di  costruire  una  Tavola  che  mostri  i 
cambiamenti  della  scala  che  da  ciò  ne  derivano  . 

Ho  avvertito  che  l'oculare  del  mio  istromento  porta  al  suoi 
fuoco  due  fili  che  s'incroccichiano  ad  angeli  retti,  e  situati, 
in  modo  che  uno  di  essi  riesce  paralello  al  taglio  della  len- 
te del  Micrometro  per  determinare  la  differenza  di  ascensio- 
ne retta,  e  declinazione  di  due  oggetti  celesti. 

È  noto  come  debba  operarsi  per  ottenere  il  medesimo  in- 


fo) Secondo  supplimento  alle  Effemeridi  Astronomiche  del  Sig.  Bode , 


Del  Sic  Gio.  Battista  Amici  .  3S7 

tento  col  Micrometro  del  Dollond;  ma  siccome  il  metodo  da 
usarsi  col  mio  è  alquanto  differente  a  causa  dei  fili  dell'o- 
culare, i  quali  conservando  sempre  la  medesima  posizione  ri- 
guardo alle  semilenti  hanno  con  esse  di  comune  il  movimen- 
to circolare  ,  così  credo  che  non  dispiacerà  che  io  qui  mostri 
questo  metodo  facile  che  ci  può  far  conoscere  se  le  piccola 
stelle  hanno  intorno  ad  altre  vicinissime  maggiori  alcun  mo- 
vimento ,  nella  quale  delicatissima  ricerca  si  è  molto  eserci- 
tato il  celebre  Herschel  . 

Siano  dunque  A  ,  B  (  Fig.  4  )  due  stelle  delle  quali  si  ve- 
glia sapere  la  differenza  di  ascensione  retta,  e  di  declinazio- 
ne .  Il  circolo  MXNY  rappresenti  il  campo  del  cannocchiale, 
ed  XY,  MN  i  due  fili  che  si  segano  ad  angoli  retti,  mentre  MN 
è  costantemente  paralello  alla  linea  c.\\p  congiugne  i  centri 
delle  semilenti  .  Si  faccia  ruotare  il  Micrometro  finché  una 
stella  per  esempio  la  B  scorra  col  suo  moto  diurno  lungo  il 
filo  MN ,  e  quindi  si  separino  le  semilenti,  fintanto  che  la 
seconda  immagine  a  della  3tella  A  passi  il  filo  orario  XY  nel 
medesimo  istante  che  vi  passa  la  B .  La  distanza  de' centri 
delle  semilenti  indicherà  in  questo  caso  la  differenza  di  ascen- 
sion  retta  delle  stelle  .  La  ragione  ne  è  evidente  .  Ciò  fatto 
si  giri  circolarmente  il  Micrometro  sinché  le  due  immagini 
B,#  della  stella  B,  che  scorrevano  lungo  MN  lo  attraversi- 
no pel  loro  moto  diurno  nel  medesimo  momento  .  In  tal  cir- 
costanza il  Micrometro  avrà  girato  900  .  Perciò  la  separazione- 
delie  semilenti,  che  da  prima  si  faceva  nel  senso  dell'equa- 
tore, si  farà  ora  nella  direzione  del  circolo  orario  il  quale 
sarà  rappresentato  da  MN  .  Si  avrà  dunque  la  differenza  di 
declinazione  se  si  scostino  le  semilenti  per  modo  che  la  im- 
magine più  settentrionale  della  stella  più  meridionale  tocchi , 
e  scorra  lungo  il  filo  parallelo  all'equatore  nel  medesimo  tem- 
po che  è  scorso  dall'  immagine  più  meridionale  della  stella 
più  settentrionale  . 

I  fili  che  servono  per  l'oggetto  suindicato  sono  anche  di 
un  ottimo  uso  e  rimedio  per  evitare   gli  errori   che  possono- 


358  Descrizione  di  un  nuovo  Micrometro  . 

con  questo  istrumento  commettersi  per  ragione  delle  diver- 
sità di  viste  .  Infatti  un  cambiamento  di  vista  fa  che  attra- 
verso l'oculare  non  si  vedano  le  immagini  distinte  in  quel 
luogo ,  che  da  prima  si  scorgevano  tali ,  onde  restando  l' o- 
culare  stesso  costantemente  ad  una  egual  distanza  dal  micro- 
metro ,  per  procurarsi  la  visione  distinta  converrebbe  muo- 
vere il  cursore  che  porta  il  micrometro  medesimo  insieme  al 
piccolo  specchio  piano;  per  un  tale  movimento  l'immagine 
dell'  oggetto  cambierebbe  di  distanza  rapporto  alla  lente  bi- 
partita,  e  così  alterandosi  questa  distanza  che  è  uno  degli 
elementi  che  determinano  l'ampiezza  della  scala  si  commet- 
terebbe errore  nella  misura  dell'angolo.  Si  evita  questo  in- 
conveniente col  mezzo  dei  sopraddetti  fili  i  quali  si  conserva- 
no sempre  egualmente  distanti  dalle  semilenti,  e  l'oculare 
avendo  uu  piccolo  movimento  parziale  lungo  il  tubo  permet- 
te che  i  fili  possano  essere  attraverso  il  medesimo  veduti  di- 
stintamente accostandolo  ,  o  allontanandolo  secondo  le  diver- 
se viste.  Corretto  cosi  col  parziale  movimento  dell'oculare  il 
cambiamento  del  fuoco  dell'occhio,  la  grandezza  dell'angolo 
non  può  più  per  questa  ragione  venire  alterata  . 

L'uso  del  micrometro  che  ho  descritto  è  limitato  soltan- 
to alla  valutazione  di  picciolissimi  angoli,  e  quantunque  ciò 
bastasse  per  riconoscerne  la  utilità,  poiché  hanno  in  tali  mi- 
sure fondamento  molte  bellissime,  ed  interessanti  ricerche; 
non  ostante  ho  cercato  di  renderlo  servibile,  e  sempre  colla 
medesima  esattezza,  alla  misura  di  angoli  maggiori ,  come  sa- 
rebbero i  diametri  del  Sole ,  e  della  Luna  . 

A  tale  effetto  bastano  due  prismi  acromatici  uguali  la 
di  cui  rifrazione  posti  nel  Telescopio  vicini  alle  lenti  del  Mi- 
crometro, sia  di  sedici  minuti,  e  trenta  secondi  circa.  Uniti 
questi  per  le  basi  triangolari  in  modo  che  i  loro  angoli  re- 
fringenti  sieno  opposti  ,  e  situati  in  prossimità  delle  semilen- 
ti in  tal  maniera ,  che  il  piano ,  per  cui  sono  uniti  prolun- 
gato passi  pel  taglio  delle  medesime  lenti ,  la  rifrazione  to- 
tale di   ambidue   sarà  circa  minuti  3i  la  quale  potrà  essere 


ab'  t /rft-ttd'/iia 


zrt&ca-. 


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Del  Sic.  Gio.  Battista  Amici  .  359 

assegnata  molto  esattamente  colla  esperienza  .  Ora  la  gran- 
dezza delle  semilenti  può  farsi  tale  che  la  rifrazione  giunga 
a  tre  minuti  e  più  senza  che  ne  provenga  alcuna  aberrazio- 
ne sensibile  ;  e  siccome  debbono  essere  le  semilenti  montate 
in  modo  da  separarsi  tanto  da  una  parte  come  dall'altra  del- 
lo zero  della  scala ,  locchè  si  è  di  sopra  avvertito ,  così  le 
rifrazioni  di  queste  si  faranno,  o  nel  senso  di  quelle  dei  pris- 
mi ,  od  in  senso  opposto ,  e  si  potranno  perciò  valutare  gli 
angoli  dai  a8'  alli  34' ,  nei  quali  limiti  sono  compresi  li  dia- 
metri del  Sole ,  e  della  Luna  . 

Ciò  che  si  è  detto  riguardo  alla  misura  degli  angoli  sot- 
tesi dai  diametri  del  Sole,  e  della  Luna  si  estende  anche  ad 
altri  diversi  angoli  di  limitata  grandezza  sostituendovi  altre 
coppie  di  prismi  acromatici  di  conveniente  rifrazione  . 


36o 

TEORIA  DEL  NUOVO  PIANETA  VESTA 

RICAVATA  DALLE  OPPOSIZIONI 

DEGLI    ANNI    1808  —  io  —  11  —  ia  —  14, 

CON  LE  TAVOLE  PER  CALCOLARE  AD  OGNI  ISTANTE 

LA  SUA  POSIZIONE  GEOCENTRICA 

MEMORIA 

Del    Signor    Giovanni    Santini. 
Ricevuta  li  2,4  Dicembre  1814. 

I  /npo  la  scoperta  di  questo  Pianeta  si  sono  con  tutta  cura 
osservate  dai  più  rinomati  Astronomi  d' Europa  le  sue  oppo- 
sizioni col  Sole,  e  sonosi  pubblicati  in  diverse  Effemeridi,  gior- 
nali, ed  atti  d'Accademie  i  risultati  di  queste  importanti  osser- 
vazioni.  Il  celebre  Dott.  Gauss  e  colle  opposizioni  osservate, 
e  col  mezzo  di  altre  osservazioni,  corresse  successivamente  gli 
elementi  ellittici  di  questo  Pianeta,  e  determinò  così  diverse 
Elissi,  le  quali  rappresentano  con  molta  regolarità  le  osserva- 
zioni di  Vesta  fatte  in  diversi  punti  della  sua  trajettoria  . 

Nello  scorso  Gennajo  del  corrente  anno  (1814)  intrapre- 
si a  calcolare  le  opposizioni  degli  anni  181 1,  1812  da  me  os- 
servate in  questa  Imperiale  Regia  Specola,  servendomi  per 
tale  oggetto  degli  elementi  ellittici  che  trovansi  riferiti  nel 
Voi.  XXIV ,pag.  102,  del  riputato  Giornale  intitolato  Monat- 
liche  correspondenz  etc,  e  che  riferiremo  qui  per  comodo 
dei  nostri  lettori  . 

Epoca  18 11  24  Ottobre  0'' in  Gottinga.  =    2.5°.    4'-    3l" 

Moto  diurno  tropico =  977 "569 

Longitudine  del  Perielio =  2,49  .  19  .      6 

Longitudine  del  Nodo       .„...=  io3  .    9  .    3g 

Inclinazione  dell'  Orbita =      7  .    8  .    aa 

Eccentricità  =  sen.  5°  .  6'.  o"      .     .     .=      0,088894 
Log.  semiasse  maggiore =      o  ,  373a4o  • 


Del  Sic  Giovanni  Santini-.  36 i 

Questi  elementi ,  rappresentando  con  sufficiente  esattez- 
za le  osservazioni  fatte  intorno  all'  opposizione  dell'  anno  181 1 , 
si  allontanano  già  sensibilmente  dalle  osservazioni  dell'anno 
1812,  e  perciò  ho  tentato  di  determinare  un'elissi  che  sod- 
disfacesse alle  quattro  osservate  opposizioni  .  Avendo  in  se- 
guito confrontato  i  luoghi  calcolati  in  questa  ellisse  con  gli 
osservati  nell'anno  1807,  e  con  l'opposizione  del  181I  ac- 
caduta in  Febbrajo,  mi  accorsi  facilmente,  ~he  non  era  pos_ 
sibile  rappresentare  queste  posizioni  senza  tenere  uv~+0  jgj. 
le  perturbazioni  prodotte  dagli  altri  pianeti ,  massime  da  Gio- 
ve ,  le  quali  per  la  sua  vicinanza ,  e  per  la  sua  forte  massa 
si  rendono  molto  sensibili  ,  ed  a  tale  oggetto  calcolai  dietro 
la  teoria  del  celebre  La  Place  le  disuguaglianze  di  Vesta , 
prodotte  dall'azione  di  Giove,  e  di  Marte  dipendentemente 
dalle  prime  potenze  dell'eccentricità.  Introducendo  nel  cal- 
colo queste  disuguaglianze  ho  determinato  una  nuova  ellisse , 
la  quale  rappresenta  con  sufficiente  esattezza  le  posizioni  fin 
ora  osservate  . 

Mi  propongo  di  render  conto  di  questo  mio  tenue  lavo- 
ro Astronomico  in  questa  Memoria ,  che  dividerò  iti  due  ar- 
ticoli, investigando  nel  primo  l'orbita  ellittica,  che  soddisfa 
alle  opposizioni  degl'anni  1808,  1810,  181 1,  1812,,  e  nel 
secondo  le  perturbazioni  dipendenti  dall'azione  di  Giove,  e 
di  Marte  (  non  avendo  riguardo  che  alle  prime  potenze  del- 
le eccentricità,  ed  inclinazioni  )  unitamente  alle  variazioni 
secolari  degli  elementi  ellittici ,  ed  alla  ulteriore  correzione 
dei  medesimi ,  avuto  riguardo  alle  perturbazioni  .  Per  ultimo 
ridurremo  le  perturbazioni  in  alcune  tavole  molto  comode  , 
dando  le  opportune  formole  per  il  calcolo  dei  luoghi  geocen- 
trici di  Vesta  . 


Tom.  XV IL  46 


302 


Teoria  del  kuovo  Pianeta  Vesta  ec. 


ARTICOLO     I. 

Osservazioni  intorno  alle  opposizioni  degli  anni  1811,  1812; 
Elementi  ellittici ,  che  rappresentano  le  prime  quattro  op- 
posizioni dì  Vesta .  Osservazioni  di  Vesta  intorno  all'  oppo- 
sizione dell'anno  i8i4- 

j  O'-^rvazioni  originali  fatte  al  quadrante  Murale  di 
Kamsden  nel  181 1  ponendo  in  uso  il  pendolo  di  Grani  rego- 
lato sul  tempo  sidereo  . 


1811 

Gior. 

Nomi 

Tempo 
del  Pendolo 

Distanza 
al  Zenit 

Bar.  in 
poli.  lin. 

Term.  di 
Reaumur 

Maggio 

'4 

Vesta 

16*.  3»'.  17",  5 

57°.55'.3o" 

a8    .  2 

IO  ,  0 

5 

1 1  Scorpione 
Vesta 

i5  .  57  .    5  ,  o5 
16  .  3i  .32  ,68 

57  .  36  .   5 

57  .  54 . 4° 

28    .   1 

i3  ,  0 

8 

11  Scorpione 
Vesta 

i5.56.55  ,66 
16  .  29  .  12  ,32 

57  .  36.   3 
57  .  52  .  42 

28    .   2 

i5  ,  0 

16 

11  Scorpione 
Vesta 

i5  .  56  .  40  ,44 
16  .  22  .    7  ,  66 

57  .  36  .   2 
57  .  5o  .   5 

28    .  0 

i5  ,  0 

'7 

11  Scorpione 
Vesta 

i5.56.38  ,16 
16.21.    9 ,66 

57  .  36  .   4 
57  .  5o  .    6 

28    .   1 

14  ,  0 

23 

11  Scorpione 
Vesta 

i5  .  56  .26  ,28 
16  .  i5 .    6  ,64 

57  .  36  .  io 
57  .  5i  .58 

24 

1 1  Scorpione 

Vesta 

i5  .56  .  24  ,  12 
16.  14.    4 ,72 

57  .  36.    3 
57  .  52 .3i 

25 

11  Scorpione 
Vesta 

i5  .  56  .22  ,    6 
16  .  i3  .    2  ,  5o 

57  .  53  .  14 

28    .  2 

16  ,  0 

Ho  calcolato  la  posizione  apparente  della  stella  di  con- 
fronto, desumendone  la  posizione  media  dal  catalogo  di  Piazzi, 
ed  applicandovi  le  opportune  correzioni  per  l'aberrazione,  e 
nutazione,  che  calcolai  colle  tavole  del  Sig.  Gauss.  Ho  ot- 
tenuto in  tal  guisa  per  il  giorno  4  ■>  e  a5  di  Maggio  le  se- 
guenti posizioni  apparenti  . 

4  Maggio  2,5  Maggio 

11   Scorpione  AR  app.    =  i5A.  57'.  9",  27     .     i&.fy'.    9",46 
decl.aust.app.    =  120.  i3'.37",    3     .     ia°.i3'.36",    1 


Del  Sic  Giovanni  Santini  .  863 

Col  mezzo  di  queste  posizioni  apparenti  ho  dedotto  le 
seguenti  AR,  e  declinazioni  di  Vesta,  rapporto  alle  quali  os- 
servo, che  non  ho  tenuto  conto  della  correzione  al  catalogo 
prescritta  dal  celebre  autore  nel  suo  VI  libro  della  Specola 
Palermitana,  e  che  rapporto  alle  declinazioni  ho  calcolato 
l'errore  del  principio  di  numerazione  dello  stromento  per  tut- 
te le  sere,  e  di  questi  errori  ho  preso  il  medio,  del  quale 
mi  sono  servito  per  correggere  le  distanze  al  zenit  di  Vesta 
osservate .  Con  queste  avvertenze  si  trovano  i  seguenti  risultati 


Magg. 


Gior. 

Tempo  Medio 

AR  app. 
di  Vesta 

Deci.  Austr.  app. 

Aber. 

Nut. 

in  A.  R. 

Aber. 
nut.  par. 
in  declin. 

4 

i34. 44'.  18",  1 

2480.  4'.  37", 6 

-12°.  33'.    3", 5 

-5",  3 

-+-3",  4 

5 

i3  .  39  .40  ,  7 

247  .  54  .  14  ,  8 

i2  .  3a  .  i3  ,  4 

8 

i3  .  25  .  42  ,  3 

247  .  21 .  28  ,  6 

12  .  3o  .  i5  ,  4 

16 

12  .  47  •  26 ,  9 

245  .  39  .    8,3 

12  .  27  .  38  ,  2 

i7 

12  .  4^  ■  35  ,  3 

245  .  25  .  12  ,  6 

12  .  27  .  39  ,2 

23 

12  .  i3  .    9,8 

243  .  57  .  26  ,7 

1 2  .  29  .  3 1  , 2 

M 

12  .    8  .  14  ,  3 

243  .  4a  •  3o  ,  6 

12  .  3o .    4  >  3 

25 

12  .    3  .  18  ,  0 

243  .  27  .  20  ,  4 

—  12  .  3o  .  47  ,  4 

—  7 ,  0 

-+-  2  j  7 

Mediante  i  sopradescritti  elementi  ellittici  ho  calcolato 
le  Ascensioni  rette,  e  declinazioni  di  Vesta  per  il  momento 
di  ogn'una  delle  precedenti  osservazioni,  ed  ho  ridotte  le 
posizioni  osservate  all'equinozio  medio,  applicandovi  l'aber- 
razione e  la  nutazione ,  e  la  paralasse  per  renderle  compara- 
bili alle  calcolate;  ho  ottenuto  così  i  resultati   qui  annessi. 


364 


Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 


Maggio 


Giorni 

AR  calcolate  dall' 
Equin.  Medio 

Errori 

Declinazioni 
calcolate 

Errori 

4 

248°.    4'.  18",  8 

-i-i3":4 

—  I2°.33'.39",4 

-t-38", 9 

5 

247  .  54  •    8,0 

-1-    1  ,  5 

12  .  32  .  53  ,  0 

-t-4a  ,6 

8 

247  .21  .  17  ,  0 

+   6,c 

ia  .  3o  .  5a  ,  5 

-t"40    1    ! 

16 

245  .  38  .  52  ,  3 

■+-  9,9 

12  .  28  .  14  ,  6 

-+-39 ,4 

J7 

245  .  24  .  5o  ,  4 

-+-  r6  ,  0 

12  .  28  .  14  ,  0 

-(-37  ,  8 

a3 

243  .  57  .    3,o 

-+-17  ,0 

12  .  3o  .    1,8 

i-33  j 6 

*4 

243  •  4a  •    '  j  8 

+  21  ,  9 

12  .  3o  .  39  ,  2 

-+-37;9 

25 

243  .  26  .  56  ,  8 

->-->7  >4 

12  .  3i . 22  ,  3 

-1-37  ,9 

Medio 

-t-io',4 

^37", 3 

Nel  prendere  il  medio  ho  escluso  le  prime  tre  osserva- 
zioni perchè  troppo  remote  dall' opposizione,  e  discordano  un 
poco  dalle  altre  riguardo  all'AR. 

Applicando  ora  ai  sopra  descritti    medj  l' errore  del  ca- 
talogo,  che  inerendo  al  precetti  del   Sig^  Piazzi  è=-+-5",o 
in  AR  ,  1",  5  in  declinazione,  avremo 
err.  in  AR  =  da=+ 2.  i",^);  quindi  risulta  err.  in  long.=-»-i4",2 

in  decl.==-dd=-i-'ò5  ,8)  err.  in  latìt.  =-+-39  ,0 

ove  i  segni  devono  interpretarsi  in  modo,  che  la  quantità 
calcolata  debba  sempre  algebraicamente  sommarsi  col  suo  er- 
rore per  ottenere  la  corrispondente  quantità  osservata  . 

Correggendo  in  tal  guisa  le  longitudini,  e  latitudini  geo- 
centriche calcolate  per  i  giorni  2,4,  e  2,0  Maggio,  e  facendo 
uso  delle  tavole  solari  del  Sig.  Carlini ,  trovo  i  seguenti  ri- 
sultati 


Del  Sic  Giovanni  Santini 


365 


Maggio 

Gior. 

Tempo  Medio 

Long,  di  -A 
dall' Equin.  Med. 

Long,  di  S 
dall' Equin.  Med. 

Lat.  Bor.  g 

M 

la*.    8'.i4",3 

344°.   3'.39",o 

34*0.49'.  aa'r,  6 

8°.37'.28",3 

a5 

12  .    3  .  18  ,o 

243  .  49  .  7,3 

243  .  46  •  46  >  7 

.8  .  34  .    7,2 

Differenze 

a3  .  55  .   3,7 

—     4.3i  ,  7 

•*■     57  .  24  ,  1 

—    3  .21    ,1 

Di  qui  risulta,  che  l'opposizione  di  Vesta  ebbe  luogo  il  gior- 
no a5  Maggio  181 1  a  iaA.  5o'.  3",  1   T.  medio  al  mer.  di  Padova 
La  long,  del  Pianeta  dall' Equin.  Med.  era  =243°.  48'.  38",  9 
La  latitudine  Geocentrica  boreale      .     .     .       8  .  34  .    5  ,  8 

IL  Opposizione  dell'anno   1812. 

L'Osservatorio  Astronomico  fu  arricchito  in  quest'anno 
dalla  Sovrana  munificenza  di  un  secellente  stromento  dei  pas- 
saggi del  Sig.  Reichenbach  di  tre  piedi  e  mezzo,  fornito  di 
un  ottimo  livello  internamente  lavorato  diviso  dalla  parte  del- 
la bolla  in  parti  decimali  segnate  sulla  canna  medesima  di 
vetro  .  Ogni  parte  contiene  linee  1  |  del  piede  di  Parigi  ,  e 
corrisponde  a  o" ,  8 ,  come  me  ne  sono  assicurato  col  mezzo 
del  micrometro  annesso  al  quadrante  murale  di  Ramsde/i .  li 
canocchiale  acromatico  è  di  tale  forza,  e  chiarezza,  che  si 
può  vedere  la  polare,  e  (5  dell'orsa  minore  nel  mezzogiorno. 
L'  apertura  dell'  obiettivo  è  di  tre  pollici  .  L'  illuminazione 
dello  stromento  si  fa  per  l'asse,  ed  ha  cinque  sottilissimi  fili 
di  ragno  tesi  nel  foco  dell'oculare  dei  quali  il  terzo  giace  nel: 
piano  del  Meridiano  .  È  montato  nella  medesima  sala  del  qua- 
drante, cosicché  dopo  di  avere  osservato  l'appulso  di  un  astro 
ai  cinque  fili  dello  stromento  dei  passaggi  si  ha  ancora  il 
tempo  di  osservare  al  quadrante   la   distanza  al  zenit. 

Le  seguenti  osservazioni  sono  state  fatte  nel  modo  indi- 
cato riducendo  gli  appulsi  ai  cinque  fili  dello  stromento  dei 
passaggi  al  terzo  filo,  ed  osservando  le  distanze  al  zenit  nel 
quadrante  di  Ramsden ,  ove  è  da  notarsi,  che  si  sono  lette 
le  due  divisioni ,  e  si  è  preso  il  medio  . 


366 


Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 


Nomi 

app.  al  3°  filo 

Distanze 

Barom.  in 

Term. 

Giorni 

delle  Stelle 

al  Zenit 

poli.  lin. 

Reaumnr. 

Ottobre  16 

0  della  Balena 

2'-.    7'.  47",  42 

49°.  12'.  18" 

1812 

Vesta 

2  .  22  .      4  j  7a 

42  .  5i  .53 

12%  O 

y  Balena 

2  .  3i  .  3o  ,  66 

43  . 56 .12,5 

37.P.  n!,  5 

J7 

O  Balena 

2  .    7  .  47  ,  3o 

49  .  la  .  27 

Vesta 

2.21.    8  ,  70 

42  .  56  .  47 

y  Balena 

2  .  3i  .  3o  ,  34 

42  .  56  .  18 

p  Ariete 

2  . 43  .    7 , 02 

y  Perso 

2  .  49  .  i3  ,  4a 

6  Perseo 

a  .  53  -  56  ,  26 

z  Eridano 

3 .    4.38 ,5o 

a8  .  0  ,  7 

11  ,  3 

24 

v  Pesci 
0  Pesci 
e  Cassiopea 

1  .  29  .  37  ,  18 
1  .  33  .  26  ,  5o 
1  . 39  .    0  ,  04 

«  Ariete 

1 .  54 .  33  ,  80 

22  .  49  •    0 

0  Balena 

2  .  17  .  48  ,  82 

49   .    12 

Vesta 

2  .  14 .  23  ,  55 

43  .  28  .  i5 

d  Balena 

a  .  27  .  48  ,  60 

45  .  5i  .  38 

y  Balena 

a  .  3i  .  3o  ,  85 

42  .  56  .  a3 

38  .  0  ,  0 

11,0 

25 

v  Pesci 

1  .  29  .  36  ,  55 

40  .  5o  .  40 

s  Cassiopea 

1  .  39  .    0  ,  60 

—     —     — 

a  Ariete 

1  .  54  .  33  ,  60 

22  .  48  .  59 

0  Balena 

a.    7.48,44 

49  .  12  .  29 

Vesta 

a  .  i3  .  24  ,  72 

43  . 3a  .  22 

d  Balena 

2  .  37  .  48  ,  66 

45  .  5i  .  42 

y  Balena 

2  .  3i.3i  ,58 

42  .  56  .  22 

38  .  0  ,  4 

io  ,  6 

27 

v  Pesci 

1  .  29  .  37  ,  47 

40  .  5o  :  5i 

quadrant 

e  rimesso 

£  Cassiopea 

1  .  39 .   1,4° 

—     —     — 

a  A  liete 

1  .  54 .  34  ,  48 

22  .  49  •  14 

0  Balena 

a  .    7  .  49  ,  55 

—     —     — 

! 

Vesta 

2  .  1 1  .  26  ,  64 

43  .  4°  •  a5 

S  Balena 

a  .  27  .  49  ,  42 

45  .  5i  .  59 

y  Balena 

a  .  3i  .  3a  ,  34 

42  .  56  .  29 

Novemb.  a 

y  Pesci 

e  Cassiopea 

1  .  29  .  45  ,  58 
1  . 39  .    9  , 36 

a  Ariete 

1  .  54  .  42  ,  38 

23  .  49  •  i3 

Vesta 

2  .    5  .  4a  ,  °5 

44  •   0  .  47 , 2 

S  Balena 

2  .  27  .  57  ,  24 

45  .  5a  .    0,2 

y  Balena 

42  .  56  .  34 , 9 

38  .  5  ,  0 

9  .7 

.        .— J 

Del  Sig.  Giovanni  Santini  .  367 

Le  posizioni  apparenti  delle  stelle  di  confronto,  prendendo 
le  posizioni  medie  del  catalogo  sopra  citato  del  Sig.  Piazzi, 
vai  risultano  come  segue 


Per  il  16  Ottobre 

Per  il  2  Novembre 

Nomi 

AR.  app.  in 
tempo 

declinaz.  appar. 

AR.  appar.  in 
tempo 

Declin.  apparenti 

v  Pesci 
0  Pesci 
a  Ariete 
0  Balena 
S  Balena 
y  Balena 
p  Ariete 

i*.3i'.4a",  14 
1  .35 .3i , 65 

1  .56  .38  ,81 

2  .    9  .  53  ,  77 
2  .  29  .  53  ,  70 
a  .  33  . 37  ,  24 
2  .  45  .  53  ,08 

-+-  4°.3a'.  i3",3 
-+-    8  .  i5  .  42  ,  9 
■+-  22  .  34  .  22  ,  6 

-  3  .  49  .  54  ,  9 

—  0  .  29 . 16  ,  7 
-t-  a  .  a6 . 33  ,  0 

i''.3i'.4a",i9 
1  .  35  .  3i  ,  74 

1  .56  .38,91 

2  .    9  .  53  ,  98 
a  .  29  .  53  ,  91 
a  .  33  .  37  ,  36 

-+-    4°.3a'.  i3",i 
-t-    8   .  i5  .  43  ,  3 

-♦-22     .  34  •  24  ,  3 

—  3  .  49  •  56  ,  0 

—  0  . 29  .  18  ,  2 
-+-   a  .  26  .  34  ,  0 

y  Perseo 
6  Perseo 
z  Eridano 

2  .  5i  .  19  ,  58 
a  .  56  .    a  ,  65 

3  .    6  .  44  ,  85 

Da  queste  posizioni  apparenti  ho  dedotte  le  sottonotate 
ascensioni  rette  e  declinazioni  osservate  di  Vesta,  ove  devo 
notare,  che  ho  aggiunto  alle  declinazioni  3",  9  per  liberarle 
dall'effetto  della  paralasse  .  Quindi  facendo  uso  delle  tavole 
del  Sig.  Carlini  rapporto  al  Sole,  e  dei  superiori  elementi 
ellittici  di  Vesta,  ho  calcolato  le  AR,  e  declinazioni  per 
gl'istanti  delle  osservazioni,  e  le  ho  cangiate  in  apparenti 
applicandovi  l'effetto  dell'aberrazione,  e  la  nutazione.  Otteti- 


ni  cosi  1  seguenti  risultati 


Giorni 

Tempo  medio 
in  Padova 

AR  apparen- 
te calcolata 

AR  apparen- 
te calcolata 

Differenza 

Declinaz. 

boreale 

osservata 

Declinaz. 

boreale 

calcolata 

Differen- 
za 

Ottob.  16 

J7 

24 

25 

27 

Nov.     2 

I2l42'.5o",4 
12.37.58,5 
12.     3.4l,5 
II  .58.47,7 

I  I   .48  .57,1 

II  .  19  .3o ,2 

36°.  2'.47"58 
35.48.46,5 
34.  j.  9,7 
33 . 52 .32 ,  3 
33.22.48,2 
3i  .54.39,8 

35°45'45",3 
35.3i.44,2 
33  . 5o. i5  ,6 
33  . 35 .24 , 0 
33.    5.47,4 
31.37.49,6 

•4-17'.  2",5 
17.   2,3 
16.54 , 1 
17.   8,3 
17.  0,8 
i6.5o,2 

a°.3o'.5i",8 
a . 26.   4j9 
1  . 54 . 39  , 2 
1  .  5o .3a  ,  0 
1 .42.39  ,8 
1  . 23 . 19 ,  6 

2.23 .3o,  7 
2.18.42,0 
I.47.i3,5 
1.43.  7,2 
1.35.17,0 
1. 14.55, 2 

H-7'.2l",I 

7.22,7 

7-25,7 
7.24,8 

7 .23  ,  8 
7.24,8 

Medio 

16.59,7] 

Medio 

7.23,6 

3Ó8  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

Per  tener  conto  della  correzione  al  catalogo  ho  aumen- 
tato il  medio  in  ascensione  retta  di  5",o  e  diminuito  quello 
in  declinazione  di    i",5.  Ponendo  pertanto 

da  =  -i-i'j'.    4'j  7    ì  trovasi..  dl  =  -t~  i8'.5o",  a 
dd='+-    7«aa,i    )  db  =  -+-    i.i3,j 

applicando  chieste  correzioni  alle  longitudini,  e  latitudini  geo- 
centriche calcolate  cogli  elementi  per  i  giorni  2,4,  e  2,5  di 
Ottohre ,  e  partendo  dall'equinozio  medio^  trovatisi  i  seguen- 
ti risultati. 


Giorni 

Temp.  Medio 

Long,  di  5 

Long,  di  5 

Latit.  geoc.  di  55 

24 

25 

12  .   3  .41  .,5 

11 .58.47,7 

3a0.3i'.  18",  6 

>-.     -   1  •  -  -4 1    ,9 

3i°.25'.  18",  5 
32  .  25  .   0,7 

-  11°.  6'.  22",  I 

—  ii  .  5  .  14  , 5 

Differ. 

23  .  55  .   6,2 

0 

—     i5  .  36  ,  7 

-+-      59    .  4^    3  % 

■*■     »  •    7.6 

quindi  il  moto  composto  è  =  75".i8",9.  L'istante  dell'op- 
posizione trovasi  2,5  Ottobre  9^.2,'.  39".  7  tempo  medio  al  me- 
ridiano di  Padova 

Longitudine  di  0  in  opposizione  =  32,°.  17'.  41  "»  o 
Latitudine  geocentrica  australe     =11.    5  .  2,6  ,  3 

III.  Ricerca  dell'ellisse  che  soddisfa  alle  opposizioni  de- 
gli anni   1808  -  1810  -  181 1  -  1812. 

Prima  di  dare  i  dettagli  del  calcolo  numerico  ,  che  ho 
eseguito  per  giungere  al  desiderato  fine ,  credo  opportuno  di 
riferire  nei  due  seguenti  Problemi  le  formule,  di  cui  mi  so- 
no servito,  le  quali  non  sono,  che  un  caso  particolare  di 
formule  più  generali  sviluppate  dal  celebre  Gauss  nell'insi- 
gne sua  opera  intitolata  :  Theoria  motus  corporum  ccelestiu/n 
in  sectionibus  conicis  solem  ambientium .  Amburgi  1809.' 


Pao- 


Del  Sig.  Giovanni  Santini  .  369 

Problema     I. 

Trovare  V  espressione  generale  del  differenziale  della  longitu- 
dine eliocentrica  di  un  pianeta  . 

Sia  per  tale  oggetto 
L       l'epoca  delle  longitudini  medie 
t        il  tempo  decorso  dopo  l'epoca  espresso  in  giorni 
z       il  moto  diurno  sidereo  del  Pianeta 
e  =  sen.<^=  l'eccentricità  dell'orbita 
%  =  la  longitudine  del  perielio  al  momento  domandato 
Q,      la  longitudine  del  nodo  ascendente 
i        l'inclinazione  dell'orbita 
a       la  distanza  media 
M      l'anomalia  media  del  pianeta 
E       l'anomalia  eccentrica 
v       l'anomalia  vera 
r        il  raggio  vettore  . 
Le  formule  del  moto  ellittico  danno  .  . .  M  =  E  —  sen.<^  .  sen.E 

'*-  ;  tang.£o=/(— ).tangiE=tang.(45°-40)tang.|E; 


i-Hsen.a>.cos.' 


Il  valore  di  r  si  può  ancora  scrivere  sotto  il  seguente  aspetto 

as.cos.*.^  a  cos.'s}  .  cos.a§E 

(  i-t-sen.0)cos.a5i>-»-(  i  — sen.ai)  sen.3^D         (  i  -t-sen.ffJ)  eoe."  £u  ' 

Da  quest'ultima  equazione  deducesi  .  .  .  |/|r(  1  -+-sen.<£>)] 
cos.^v=[/a  .cos.tp  .cos.^E  che  moltiplicata  perii  valore  di 
tang.^u  dà  ...j/[r(i  — sen.(p)].sen.^v=i/a  .cos.tp.  sen.^E  . 
Le  quali  due  equazioni  sono  molto  comode  per  dedurre  i  va- 
lori di  v ,  e  di  r  tosto  che  siasi  calcolato  il  valore  di  E  . 

Il   prodotto  di  queste  due  equazioni  dà 
r  sen.  v  =  a  .  cos.(p  .  sen.E 
e  la  somma  dei  loro  quadrati  ci  porge 

a  .cos.1  .ai  T  _  a  .cos.1 .  ti  „  ,  „ 

r  = —  .cos.2|Eh *-.sen.a4E 

i-t-sen.aJ  i  —  sea.ti 

Tom.  XVII.  47 


3^o  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

ovvero  r  =  a(i — sen.^5 .  sen.E) . 

Riunendo  ora  queste  diverse  formule  avremo 
M  =  E  —  sen.  $  .  sen.  E  ....  (i) 
tang. £v  =  tang.(45° -*-£#).  tang.£E.... (a) 

a  costai  a .  008.0 .  sen. E  ,  ,  „  >  /ox 

~  —  " = =  a(  i  — sen. <p cos. E)  .  .  .(3) 

i-H  sen. <p  cos. v  sen.  v 

//•.sen.>  =  i/2a.sen.(45°-4-^).gen.|E)  ,,» 

j/r.  cos.%v  =  \/2,a  .cos. (45°  -*-{$)  .cos.  £E  j  * 

Il  differenziale  della  prima  equazione  (  avendo  riguardo 
alla  terza  )  dà 

,„  a.dM  a  .cos.  Ai  sen.  E         7,         a.dM  7, 

JE  = 1 - d(p  = i-sen.u  .  d<p  . 

r  T  T 

Se  nel  differenziale  logaritmico  della  seconda  equazione  si  so- 
stituisce il  precedente  valore  di  dE ,  dopo  le  opportune  ri- 
duzioni si  ottiene 

,            a*cos.0        7„^        a*. sen. E/                           r  \       7, 
dv= j-2L  .aMh 1  C0S.3(^H I  .rf<^  . 

Se  ora  indichiamo  per  H  la  longitudine  nell'orbita,  avremo 
H  =  v  -+-  it  e   perciò  .  .  .  dK  =  dv  -*-  dit .    Frattanto    essendo 

M  =  L  -t-  te  —  s+  5o"  ,  a  .  - —  sarà  *£M  =  dL  -t-  £  .  <te  —  dn  . 

365 
Quindi  otterremo 

JH=^^.JL*^^.^^-H(i-^^).^^sen.E(cos.^-t-I-ì#. 

Per  trovare  ora  il  differenziale  della  longitudine  eliocen- 
trica ridotta  all'ellittica,  si  consideri  il  triangolo  sferico  ret- 
tangolo, la  di  cui  ipotenusa  è  w  =  H —  Q, ,  il  lato  adiacente, 
all'angolo  i  inclinazione  dell'orbita  è  =  /l  —  Q ,  il  lato  oppo- 
sto, ossia  la  latitudine  eliocentrica  sia=B.  Si  avranno  dal- 
la trigonometria  le  seguenti  relazioni  . 

tang.  (  A  —  Q  )  =  cos.  i .  tang.  u 

cos.  u  =  cos.(  A —  Q) .  cos.  /? 

tang./?  =  sen.z .  cos.  (A  —  Q)  .  tarìg.u  . 
Differenziando  la  prima  di  queste  equazioni ,  ed  avendo 
riguardo  alle  altre  due ,  si  ottiene 


Del  Sic  Giovanni  Santini  ."  371 

dÀ  =  do,  ■+■   c        .  du  —  tang.  B  .  cos.  (A  —  Q,  ) .  di  . 

COS.*  6 

Ora  du  =  dR  —  dQ  ;  sostituendo  nella  precedente  i  valori  di 
du  e  di  dR  si  otterrà  il  differenziale  della  longitudine  elio- 
centrica 

j  „       a^ cos. (A  .cos.  i      ,T  a*  cos.  é  .cos.  i      ,  1  cos.  i   i  a?cos.(t>  \       7 

dX  = .  dh  -{ .  tdz  -f- (  1 -  1 .  ave 

ra  cos.a  6  t%  cos.a  6  cos.a  6  \  ra       / 

H--^^.sen.E(^*cos.a^y^+(i-£iij.^-cos.(^-tì).tang.i?.^ 

Che  se  si  volesse  eliminare  il  valore  di  E  dall'espres- 
sione precedente  ,  (  la  qual  cosa  può  essere  comoda  quando 
si  abbiano  già  delle  tavole  per  l'equazione  del  centro,  e  per 
il  raggio  vettore  )  allora  non  si  deve  far  altro,  che  sostituire 

nel  coefficiente  di  d(p  il  valore  di  sen.E,  che  è  .  ..sen.E=— — -, 

a.cos-j* 

il  quale  diverrà  in  allora  .  .  .  '*'  e°"    (  — -t-cos.ag>  )  . 

t  .cos."  6 .  cos.ip  \a  / 

Problema     II. 

Trovare  l'espressione  generale  del  differenziale  della  latitu- 
dine geocentrica  di  un  Pianeta  in  opposizione . 

Sia  r  la  distanza  del  Pianeta  al  Sole  nel  momento  dell5 
opposizione,  ed  R  la  distanza  della  terra  al  Sole  per  il  me- 
desimo istante  .  Il  triangolo  rettilineo ,  che  ha  i  suoi  vertici 
nel  centro  del  Sole  ,  del  Pianeta ,  e  della  terra  darà  (  chia- 
mando b  la  latitudine  geocentrica ,  (i  la  latitudine  eliocentri- 
ca del  Pianeta  ) 

—  sen .  b  =  sen .  (  b  —  /?  ) 

la  quale  differenziata   nell'ipotesi,   che  variino  tutti  gli  ele- 
menti dell'  orbita  ellittica  del  Pianeta ,  porge 

7,  sen.  b.  sen.  (b  —  6)      dr  sen.  b  .cos.  (b  —6)    ,. 

db  = :  . 1 :  r//? 

sen.  6  r  sen.  6 


3?*  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

nella  quale  dobbiamo  ora  introdurre  i  valori  di  dr,  e  di  d(ì 
espressi  per  i  differenziali  degli  elementi  dell'  orbita  . 

Il  valore  di  —  otterrassi  facilmente  prendendo  il  differen- 
ziale logaritmico  dell'equazione  .  .  .  r  =  a(l  — sen.<^  .cos.E), 
e  rammentando,  che  dE  =  — Hsen.u  ,d<p  si  troverà  facil- 
mente 
— = — 1—  sen.<^.sen.E.^M-H-f(sen.(^.sen.w.sen.E-cos.(^.cos.E)^. 

Per  eliminare  E  da  questa  espressione  si  rifletta,  che 

Er.sen.i)                cos.aì  sen.1» 
=  = Z 

a. cos.  <p  i-+-sen.  ji  .cos.  v 

,-,  sen.<2Ì-t-cos.t> 

cos.  E  = £ . 

1  -*-sen.i^ .  cos."o 

Introducendo  questi  valori  di  sen.E,  cos.E  nel  preceden- 
te valore  di  —,  e  facendo  le  opportune  riduzioni,  si  ottiene 

dr  da         a.  tane,  a} .  sen.'U       ,,„        a.  cos.  <A  cos.  v     7, 

—  = 1 — dM. d<p 

r  a  t  t 

1  •       «  1 .    da     ...  a       dz 

dove  in  luogo  di  —  si  può  scrivere  ancora  ... .  — ,  giac- 

a  3        z 

che  per  la  terza  legge  di  Keplero  si  ha  ...a3=K.s""2  es- 
sendo K  costante  per  tutti  i  pianeti  .  Quanto  poi  al  valore 
di  dfl  conviene  ricavarlo  dal  differenziale  della  latitudine  elio- 
centrica .  Ora  essendo  il  Pianeta  in  opposizione ,  noi  possia- 
mo servirci  della  longitudine  osservata  per  calcolare  la  lati- 
tudine eliocentrica,  nel  qual  caso  essa  non  varierà  che  per 
una  variazione  nel  nodo,  e  nell'inclinazione.  Chiamando  per- 
tanto a  la  longitudine  eliocentrica  osservata,  avremo  per  de- 
terminare tang.  /?  1'  equazione 

tang.  @  =  tang.  i .  sen.  (a  —  Q,  ) 
ìa  quale  differenziata  logaritmicamente  nel  supposto  di  a  co- 
stante darà 

_  ft.cos.^  _  j.  —  cos  p  ,cot.(a —  Qi)  .dSL 

sen.  6  sen.  ai 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  .  373 

sostituiti  questi  valori  nell'espressione  superiormente  determi- 
nata per  db,  ed  osservando  che  dM  —  dh-t-t  .dz  —  dn  avremo 

„  a.sen.b.  sen.(  b-6)  .tang.  tìsen.  t)      ,T        a.ien.b.sen.(b-6)tang.é  .een.v    7 

db— ; .  clLi  -1 — — .citi 


(I- 


rsen.S  r.sen.6 

sen.b  .  seri,  (b  —  6)         a.  i.sen.  b  .seti,  (b-6)  tang.  tp  . sen.i^ 

z  .seti.  6  .  sen.  i"  r.sen.6  ( 


dz 


a  .seti,  b  .  sen.(i-  6)  tang.  <j> .  cos.v        ,  a  .  sen.  ècos.  (  b-  6  )  cos.  6        7, 

.  «^  ■+- : .  di, 


t  sen.  o  sen. ai 

-sen. b  .  cos.(&  —  $)cos./?  .cot.(cc —  Q)  .  */& (B) 

ove  nel  coefficiente  di  g?z  si  è  diviso  per  sen.  i"  il  termine 
diviso  per  z  ad  oggetto  di  ridurre  il  valore  di  z  dato  in  se- 
condi a  parti  di  raggio  . 

Per  dedurre  ora  dalle  formule  precedenti  le  correzioni 
degli  elementi  dell'orbita  (correzioni,  che  supporremo  tan- 
to piccole ,  che  le  loro  potenze  superiori  alla  prima  siano  tra- 
scurabili )  calcoleremo  cogli  elementi  stessi  già  molto  prossi- 
mi al  vero  le  longitudini  eliocentriche  ,  e  le  latitudini  geo- 
centriche per  l'istante  dell'opposizione.  Supponiamo,  che  sia 

la  longitudine  osservata  =  a 

la  latitudine  osservata  =  $ 

la  longitudine  calcolata  =  A 

la  latitudine  geocentrica  calcolata  =  b  . 
Porremo  a  =  A  ■+■  d/L  ;  6  =  b  -+-  db  ,  donde  ricaveremo- 
dA  —  a  —  Pi,  db  =  6  —  b.  Scrivendo  questi  valori  nelle  equa- 
zioni (A),  (B),  e  riducendole  a  numeri  per  ogni  opposizione 
si  avranno  delle  equazioni  numeriche  dalle  quali  ricaveremo 
le  correzioni  degli  elementi ,  le  quali  se  saranno  troppo  for- 
ti,  daranno  un  nuovo  sistema  di  elementi,  rapporto  al  qua- 
le ripetendo  le  operazioni  medesime,  potremo  determinare 
in  modo  più  preciso  le  sue  correzioni,  e  quindi  ottenerne  un 
altro  sistema  molto  più  prossimo  al  vero.  Apparisce  di  qui, 
che  se  il  pianeta  descrive  un'ellisse,  tre  sole  opposizioni  bar 
steranno  a  determinare  queste  correzioni  .  Se  pertanto  gli  e- 
lementi  corretti  con  queste  opposizioni  non  soddisfanno  alle 
altre  opposizioni ,  sarà  un  indizio  o  della  poca  esattezza  del- 


374  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

le  osservazioni  o  della  necessità  di  tenere  conto   delle   disu- 
guaglianze provenienti  dalle  attrazioni  degli  altri  Pianeti  . 

Prima  di  passare  alle  applicazioni  numeriche ,  crediamo 
Lene  rammentare,  che  le  latitudini  geocentriche  devono  cal- 
colarsi colle  seguenti  formule  . 

(i)  tang./?  =  sen, («-&). tang.z;  (a)tang.^  =  -^-^— -.tang./J. 

Applicazione  delle  precedenti  formule  alle  citate  opposizioni . 

Le  opposizioni  di  Vesta  da  me  osservate ,  e  ridotte  all' 
equinozio  medio  somministrano  i  seguenti  dati 


=  e  o 


Tempo  Medio 
in  Padova 

Long,  elioc.  ZZi  a 

Latit.  Geocen.=  0 

1808.  8  Settembre 

8\    4'.    8" 

345"».  53'.  47",  5 

—  il0.    0'.  24",  1 

1810.   1  Gennajo 

3  .    9  .  45  , 5 

ice  .  36  .  3i  j  2 

—    0  .  3i  .    3,3 

181 1.  25  Maggio 

12  .  5o  .    3,i 

243  .  48  .  38  ,  9 

-+-    8  .  34  .    0,8 

1812.  a5  Ottobre 

9  ■   2  .  39  , 7 

32  .  17  .  41  J  0 

—  11  .    5  ,  26  ,  3 

Nel  ridurre  a  numeri  le  formule  (A),  (B)  date  superior- 
mente ho  supposto  gli  elementi  ellittici  invariabili,  ed  ho  sol- 
tanto tenuto  conto  della  precessione  degli  equinozj  nel  ridur- 
re la  posizione  del  perielio,  e  del  nodo  agli  istanti  delle  so- 
pra riferite  opposizioni .  Dietro  queste  avvertenze  ottenni  i 
seguenti  risultati . 


(*)  Le  opposizioni  di  Vesta  degli  an- 
ni 1808,  1810  trovansi  riferite  con  mol- 
te altre  osservazioni   degli  altri  Pianeti 


in  una  mia  Memoria  inserita  nel  volu- 
me XVI  della  Società  Italiana . 


Del  Sic  Giovanni  Santini-  ^5 

Opposizione  dell'anno  1808, 

M  =  86°.37'.57",a;    /?  =  —  6°.  21'. 23";   A  =  345°.  53'.  39",  5 

E  =  9i  .  43 -2,4  ,6     log.  r=o  ,3743998    £  = — 11.    o.5o,6 

u  =  96.48.5i,8     log. R=o  ,0028180   t= — 479^79^^7 

ove  è  da  osservarsi,  che  il  valore  di  t  suppone,  che  venga 

fissata  l'epoca   nell'istante   dell'opposizione  accaduta  l'anno 

1810  .  Quindi  risulta 

(A)  =  0,9952,7  .dL — 477'  53  .  dz  -1-0, 00933.  J?r-f- 1,99233.^ 

—  o  ,  00460  .  dQ,  —  o  ,  o5og3  ,di  =  -+-  8",  o 

(B)  =-4-0 ,0 1 2,38 .  dL — a5 , 65  . dz — 0,01 238  .d7i-t-o,oi65i.d<p 

-+-  o  ,  09732  .  dQ,  —  1  ,  5346o  .  di  =  -+-  26",  5 

Opposizione  dell'anno  18 io. 

M  =  2i6°.55\   3",4;  0  =  —  o°.i8'.53";  X'—  ioo0.'36\a5",o 
E  =  ai4-    3.53,1    log.r=o  ,4o4°990    b-=  —  o  .  3o  .  5o  ,  1 
u  =  2ii  .i8.3o,4   log. R=9 ,9926633    £=     0,0 
d' onde  si  deduce 

(A)  =  0,85744  .dL-*-o  ,00  iz  +  o,  1 3483. dit  —  0,99564.^ 

-+-  o  ,00773  .dQ,-t-o  ,oo549  .<&  =  -+- 6",  o 
(B)= —  o,  00024.  dL —  o,  80.  dz-\- 0,00024.  dir -i-o,  oo45i  .d<p 

—  o  ,20438  .  dQ,  —  o  ,07278  .  <&  =  —  i3",  2 

Opposizione  dell'anno  181 1. 

M  =  355°.i4'.3o",5;     /?=h-4°.32'.2o";  /L=a43°.48'.  3a",l 
E  =  354  .46.41  ,8     log.  r=o,  3329852  b=     8. 33. 18, a 
u  =  354  •  17  •  32  ,2    log.R=o  ,oo58a53    £=-1- 509  ,40298 
(A)=  1, 197 io  .  dL •+- 609 , 82 . dz — o,  19860.  dit  —  0,20827.^ 
-4-  o  ,  00 1 5o  .  dQ,  -+-  o  ,  06 1 55  .di  =  -+-  6",  8 

(B)  =  o  ,00128  .dL-*-  19,17.^  —  0,00128  .dit -t-o,  14317.^ 

-ho  ,  i8o53  .dQ.-+- 1  ,  19960  .^i  =  -+-4a',6 


376  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

Opposizione  dell'anno  18 12,. 

M=i36°.  7'.46",4;  0=— 6".44'.4S",S;  ^  =  32°. 6'.  i8",4 
£=139.26.28,7  log. r=c  ,4016200  b  =  — n.5.5a,2 
1^=142.39.    1,0     log.R=9  ,9970829     t  =-*- 1028,24508 

Con  questi  dati  si  ottiene 

(A)... o, 87922. dL-H 904,  i5.f/z-t-o,  12678.^-4-1,  \§<±i$.dp 

—  o  ,  00600  .  dQ  ■+•  o  ,  o3846  .di  =  -+-  682",  6 

(B)      o,oo63i  .dh —  11,01  .dz  —  o,oo63i  .  f/jr -1- o ,  09225  .d<p 

—  o  ,06620  .dQ, —  1  ,5473o  . di  =  -+- 25", 9 . 
Avendo  ora  otto  equazioni  fra  sei  indeterminate ,  con- 
verrebbe combinarle  fra  loro  nella  maniera  più  vantaggiosa 
per  ricavarne  le  correzioni  degli  elementi  dell'orbita  .  La  pic- 
colezza dei  coefficienti  di  dQ, ,  e  di  di  nelle  quattro  equazio- 
ni in  (A),  fa  sì  che  si  possano  da  principio  risolvere  queste 
separatamente  trascurando  l'influenza  di  dQ ,  e  di  di  nelle 
medesime.  Si  otterranno  così  i  valori  di  dh  ,  dz ,  dtp ,  djt , 
che  sostituiti  nelle  equazioni  (B)  daranno  quattro  equazioni, 
che  combinate  fra  loro,  daranno  i  valori  di  dQ,,  di.  Le  quat- 
tro equazioni  (A)  divise  per  il  coefficiente  di  dh  divengono 
le  seguenti  . 

(1)  ...  dL  —  479  ,80  .  <fz-+-o  ,009574  •  dn-t-z  ,ooi3i  .  dtp 

=  -t-8".o38  —  o  ,004622  .  dQ-+-o  ,o5ii7  .di 

(2)  dh  ■+-  o  ,  00  .  dz  ■+-  o  ,  i5725o  .  dit  —  1  ,  16 120  .  dtp 

=  -4-  7  .  23 1  —  o  ,  0090 1 5  .  dQ  —  o  ,  00640  .  di 

(3)  dL  -+-  509  ,  40  .  dz  —  o  ,  !  Ó5898  .  dn  —  0,1 7398  .  d<p 

=  -4- 5  ,680  —  o  ,ooi253  .  dQ  —  o  ,o5i43  .di 

(4)  dh  -4-  1028  ,  25  .  dz  -4-  o  ,  i44I9^  -dir -hi,  34454  •  d(p 

—  "+"  776 1 370  -4-  o  ,  006824  .  dQ  —  o  ,  04374  •  di . 
Sottraendo  una  dall'altra  queste  equazioni  secondo  l'ordine 
sotto  notato ,  e  dividendo  per  i  coefficienti  di  dz ,  si  otten- 
gono le  tre  seguenti  equazioni  . 

(2)  —  (1)  =  (1)'  =  dz-+-c  ,ooo3o82  .  dx — 0,006591 3  .  dtp 
— —  o", 001682  —  o  ,000028  .dQ  —  o  ,  000120  .di 

(3) 


Del  Sic  Giovanni  Santini  .  377 

(3)  —  (2)  =  (a)'  =  dz  —  o  ,  ooo6344  •  <&r -1-0,0019380  .  d(p 

=  —  o  ,  oo3o45  -+-  o  ,  0000 1 5  .  dQ,  —  o ,  000086  .  di 

(4)  —  (2)  =  (3)'  ■=.  dz  —  o  ,  0000 1 27  .  drc  ■+-  o  ,  002,4369  .  d(p 

=  -l-  o  ,  748008  -+-  o  ,  0000 1 5  .  dQ  —  o  ,  000086  .  dì 
Da  queste  si   formano  ora  le  due  seguenti 
(1)'—  (2)—  dn—  9,04807.  dtp—^-i  ",446—  0,03607.  di—  0,04562  .</tì 
(1)'—  {ò)—dn—  28,13400.^=— 2336,2io—  0,2 1676.^-0,1 3400.  dQ, 
Per   ultimo  si   dedurranno   i    valori   di  d<p ,  dm,  dz ,  dh 
dalle  precedenti  serie  di  equazioni  espressi  come  segue: 
d<p  =  ->r-    1 22",  48  ■+■  o  ,  00463  .  dQ,  -+-  o  ,  o  1 1 82  .  di 
dir  ■=■-¥•  1 109  ,65  —  o  ,  00373  .  dQ-i-o  ,07092  .  di 
dz  =  -i-        o",  463629  -1-  o  ,  ooooo3  .  dQ  —  o  ,  oooo65  .  di 
dh  =  —  25  ,  o5  —  o  ,  00307  .  dQ  —  o  ,  oo388  .  di . 
Sostituendo  ora  i  primi  valori  prossimi  di  dh ,  dz ,  dn, 
d(p  nelle  quattro  equazioni  (B)  si  formano  le  quattro  seguenti 
(i)-ho  ,09732  .  dQ  —  1  ,  5346o  .  di  =  -*-5o",  5 
(2)  —  o  ,  20438  .  dQ  —  o  ,  07278  .di  =  —  1 3  ,7 
(3)-t-o  ,  i8o53  .  dQ  -+- 1  ,  19960  .di  —  -\-  17  ,6 
(4)  —  o  ,  06620  .  dQ  —  1  ,  5473o  .  di  =  -+-  26  ,8 
le  quali  combinate  col  noto  metodo  dei  minimi  quadrati  som- 
ministrano le  due  seguenti 

-+-  o  ,  0882  .  dQ  -h  o  ,  1 845  .  di  =  -¥■    9",  118 
-+-  o  ,  1845  .  dQ-i-  6  ,  1935  .di  =  —  97  ,804  • 
Risolvendo  queste  due  ultime  equazioni  si  ottiene  di=z—  2o",2; 
^Q  =  -hi45",5. 

Se  ora  si  sostituiscono  questi  valori  di  di ,  e  dQ  nei  va- 
lori sopra  riferiti  di  d<p ,  dz ,  dit ,  dh  si  otterranno  le  seguen- 
ti correzioni 

d<p  =  -+■    122",  9 
dit  =  -t-  1107  ,  6 
dz  =  -+-        o",  46537 
dh  =  —      25",  4  . 
Applicando  ora  le  precedenti  correzioni  ai  superiori  elementi 
ellittici ,  otterremo  i  seguenti  corretti 
Tom.  XVII.  48 


378 


Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 


Epoca  al  meridiano  di  Padova  per  il 

Gennajo   1810 =  io5°.  5a'.  55",  o 

Moto  diurno  tropico 16  .  18 ,  i5537 

Eccentricità  =  sen.  5°.8'.a",9 

Longitudine  del  Perielio  (  1810  )        .      .     =  249  .  35  .  1 1  ,  6 

Longitudine  del  Nodo  (  1810  )      .     .     .     =  xo3  .    9.4.2,5 

Inclinazione  all' ecclittica =      7.    8.    1,8 

Logaritmo  d  semiasse  maggiore  =  0,3^31065  . 
Se  ora  si  confrontano  i  luoghi  calcolati  con  questi   elementi 
cogli  osservati ,  si  troverà  che  per  fare  coincidere  quelli  con 
questi ,  si  devono  aumentare  i  calcolati  delle  seguenti  quan- 
tità . 


Long.  Elioc. 

Latit.  Geoc. 

1808 

-+-  2.",  0 

-+-  5,4 

1810 

-+-  0  ,  1 

•*•  »4  >6 

1811 

+  C,0 

■+-  i5  j  5 

1812 

—  0,9 

-+-    5  ,3 

Questi  elementi  soddisfanno  assai  bene  alle  longitudini 
osservate ,  e  poco  si  dilungano  dalle  latitudini  geocentriche. 
Se  per  altro  si  confrontano  colle  osservazioni  dell'anno  1807 
fatte  in  Marzo ,  ed  Aprile  si  troverà ,  che  si  allontanano  di 
circa  25  minuti  in  longitudine,  ed   1   in  latitudine. 

D'onde  si  può  già  concludere  la  necessità  di  tener  conto 
delle  perturbazioni  provenienti  dall'attrazione  degli  altri  pia- 
neti per  accordare,  o  almeno  rappresentare  con  più  precisio- 
ne le  osservazioni  di  Vesta  colla  Teoria  . 

Scolio  .  Un  leggero  errore  di  calcolo  commesso  nell'equa- 
zione (B)  corrispondente  all'anno  1812,  ci  aveva  condotti  ad 
elementi  ellittici  un  poco  dai  superiori  diversi ,  e  sui  quali 
è  fondata  la  riduzione  delle  osservazioni  seguenti  fatte  intor- 
no all'opposizione  dell'anno  1814  •  Siccome  i  risultati  finali 
non  sono  alterati ,  così  ho  creduto  inutile  ripetere  il  calcolo 
delle  seguenti  osservazioni  nei  superiori  elementi  purgati  dal- 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  .  379 

l'anzidetto  errore.  Basterà  solo  di  qui  riferire  gli  elementi, 
che  hanno  servito  di  base  alle  seguenti  riduzioni  per  como- 
do di  coloro ,  che  volessero  ripetere  i  calcoli . 
Epoca  delle  longitudini  Medie  (1810)=  io5°.5a'.55",  1 

Moto  medio  diurno =  16.  18,1 56 11 

Longitudine  del  perielio  fisso  rap- 
porto alle  Stelle  (1810)  ....     =249.35.10,9 
Eccentricità  =  sen.  5°.  8'.  a",  73  =  0  ,0894866  J(A) 

Longitudine       Nodo  fisso  rapporto 

alle  Stelle  (  1810  ) =  io3  .    9 .ag  ,4 

Inclinazione  rapporto  all'Ecclittica   =      7  .    7  .  5o 
Logaritmo  della  distanza  media  =  o  ,  3731061 
i  quali  non  differiscono  quasi  sensibilmente  dai  superiori,  che 
nel  nodo,  e  nell'inclinazione. 

IV.  Osservazioni  di  Vesta  intorno  all'opposizione  dell'an- 
no  1814. 

Le  osservazioni  di  Vesta  furono  eziandio  in  quest'anno 
fatte  al  medesimo  stromento  dei  passaggi ,  ed  al  medesimo 
quadrante  murale ,  di  cui  abbiamo  fatto  superiormente  men- 
zione .  Noi  riferiremo  le  osservazioni  originali ,  affinchè  pos- 
sa ciascuno  verificare  il  loro  accordo  . 


38o 


Teoria   del  nuovo  Pianeta   Vesta  ec. 


Barom.  in 
poli.  lin. 

Term. 

1814 

gjor. 

Nomi 

appul.  al  3  filo 

Distan.  al  Zenit 

di 
Reau. 

Felibrajo 

3 

ft  Leone 
n  Leone 
Regolo 

9''.  45'. 45",  20 

9  .  53  .  58  ,  00 

io  .    a  .    2  ,  73 

18°. 3i'.    0" 
36  .  27  .  :  : 
3a  .  3o  .  49 

4 

Vesta 

io  .  11  .44  ,  a5 

25  .  53  .   4 

270. 11', 3 

-4-0  ,0 

;t  Leone 

9  .  46 .    0  ,  8a 

18  .30.46 

n  Leone 

9  .  54  .    6  ,  o3 

36  .  27 .   8 

Regolo 

10  .    a .  io  ,  65 

3a  .  3o .  49 

5 

Vesta 

io  .  io  .  59  ,  89 

25  .  42  .  43 

28  .   0,7 

-HO  ,0 

fi  Leone 

9  .  46 .    0  ,  82 

18  .3o.43 

n  Leone 

9  .  54 •  1 3  ,  60 

36  .  27 .  io 

Regolo 

IO  .     2 .  18  ,  28 

32  .  3o  .49 

9 

Vesta 

io  .  io  .  14  5  32 

25   .  34  .  12 

28  ,  0,7 

-HO  ,  0 

fi  Leone 

9  . 46 .3i  ,08 

18  .  3o .52 

ìi  Leone 

9    .  54  •  43    ;   70 

36  .  27  .  i5 

Regolo 

IO    .       2  .48  ,   57 

32  .  3o  .  53 

IO 

Vesta 

IO    .      7.     2   ,47 

25  .    0 . 5o 

28  .  0,0 

-f-0  ,0 

fi  Leone 

9  .  46  .  38  ,  48 

18  .3o.53 

ji  Leone 

9  .  54.5i  ,42 

36  .  27 .  14 

Regolo 

io  .    a . 55  ,  92 

32  .  3o  .  54 

Vesta 

io  .    6.12,  85 

24  .  52  .  39  ,  5 

28  .    4 1  ° 

-t-a  ,0 

i3 

ft  Leone 

71  Leone 

Vesta 

X  Orsa  maggiore 

9  .  46 . 53  ,  65 

9  .  55  .  1 1  ,  48 

io  .    3  .  37  ,  93 

io  .  io  .  3g  ,  o5 

18 .3o.5i 
36  .  27  .  io 

24  •  28  .  22 

•4 

y  Leone 

io  .  14 .3o  ,  93 

24  .  36  .39 

28  .    3,i 

-t-2  , 2 

Vesta 

io  .    a .45  ,  12 

24  .  ao  .  3o 

X  Orsa  maggiore 

io  .  io . 45  ,  24 

y   Leone 

io  .  14  .  37  ,  i3 

24  .  36  .  40 

28  .    4,9 

-+-0  ,5 

i5 

fi  Leone 

io  .  3o  .  54 

71  Leone 

9  .  55  .  24  ,  48 

36  .  27 . 12 

Vesta 

io  .     1  .5a  ,  35 

a4  ■  1 a .  45 

X  Orsa  maggiore 

io  .  io  .  52  ,  o5 

1  .  33 .3o 

y  L^one 

io  .  14  -43  1  82 

24  .  36  .41 

28  .    0,9 

+  1,0 

J7 

n  Leone 

9  .  55  .37  ,  93 

36  .  27  .  i3 

Vesta 

Regolo 

X  Orsa  maggiore 

io  .    0  .    6,  aa 
io  .    3-4a ,47 
io  .  1 1  .    5  ,  25 

a3  .  57  .  32 
1 ,33.3i 

20 

y  Leone 

io  .  14  .  53  ,  a5 

24  .  36   45 

y,  Leone 

9  -47 -45  :47 

18    3o  .  53  , 5 

Vesta 

9  ■  57  .  27  ,  97 

a3  .35.46 

Regolo 

io  .    4.    2  ,88 

3a  .  3o . 54 

X  Orsa  maggiore 

io  .  1 1  .  a5  ,  87 

y  Leone 

io  .  i5.  17  ,  88 

24  .  36  .44 

28  .    4.2 

-i,5 

ai 

fi  Leone 

9  .  47  •  5a  ,  22 

18  .  3o.53 

Vesta 

9  .  56  .  35  ,  67 

a3  .  28  .  43 

Regolo 

io  .    4 ■    9  >  80 

3a  .  3o  .  54 

X  Orsa  maggiore 

10  .  11  .33  ,08 

y  Leone 

io  .  i5  .  24  ,  66 

24.36.45 

a8  .  3o ,  0 

-2,4 

Del  Sic  Giovanni  Santini  .  38i 

Le  posizioni  delle  stelle  sono  state  prese  dall'Effemeridi 
di  Milano  per  il  1812,  ove  si  trova  un  estratto  del  Catalo- 
go di  Piazzi  con  le  correzioni  da  questo  celebre  Astronomo 
citate  nel  libro  VI  della  Specola  Palermitana.  Applicando  al- 
le posizioni  medie  ivi  riferite  l'aberrazione,  la  nutazione,  e 
la  precessione  degli  equinozj ,  trovansi  per  i  giorni  4?  e  a4 
Febbrajo  le  seguenti  posizioni  apparenti 


24  Febbrajo 

A.R.  appar.  deci.  app. 

i45".  3a'.  38",  o  =  26°.  52'.  35",  o 
147  .  35  .  48  ,  1  =  8  .  55  .  49  ,  2 
149  .  37  .    1  ,  9  =  ia  .  5a .  12  ,  1 


4  Febbrajo 

A.  R.  appar.  deci.  bor. 

li  Leone  =  i45°.3a'.34",  6  =  a60.52'.  33",  4 
ìi  Leone  =;  147  .  35  .  45  ,  8  —  8  .  55  .  5o  .  4 
a  Leone  =  149  .  36  .  55  ,  o  =  12  .  5a  .  14  ,  3 

Per  il    16  Febbrajo 

A  Orsa  maggiore  =  i5i°.  27'.  40",  7 

y  Leone  ==  1 5a  .  25  .  36  ,  3  =  20  .  46  .  38 ,  4 

Con  questi  calcolando  per  tutti  i  giorni  l'equazione  del  Pen- 
dolo, e  l'errore  del  quadrante  murale,  e  prendendo  il  risul- 
tato medio  d'ogni  giorno ,  si  ottengono  le  seguenti  posizioni 
apparenti  di  Vesta  . 


1814 

Gioì  ni 

Tempo  Medio 

A.R.  apparente 

Declinaz.  appar. 

in  Padova 

di  Vesta 

Boreale 

Febbrajo 

3 

iìh.  14'.    0",  0 

i5a°.    2'.i9",o 

19°.  32'.    8",  3 

4 

i3  .     9.11,8 

i5i  .49  .  i3  ,  3 

19  . 4°  •  29  ,  5 

5 

i3  .    4.23  ,  8 

i5i  .35.55  ,3 

19  .  49  .    0,6 

9 

12  .  44.57  ,  8 

i5o  .  40  .a5  ,  9 

ao  .  22  .  28  ,  8 

IO 

12  .  40  .    5,o 

i5o  .  a6  .    9,5 

20  .  3o  .  39  ,  9 

i3 

12    .    a5  .  22  ,   7 

149  .  42  .a3  ,6 

20  .  54  .  55  ,  4 

'4 

12   .    20  .  27  ,   9 

'49  •  27  .  37  ,  9 

21  .    2  .48  ,  8 

i5 

12  .  i5  .32  ,  6 

149  .  ia .  45  ,  3 

21  .  io  .  35 , 0 

'7 

12  .    5  .  42  ,  6 

148  .  42  .  54  ,  2 

21  .  25  .  5o  ,4 

20 

11  .  5o .36  ,  0 

147  .  58.i3  ,a 

21  .  47  .35  ,  8 
21  .  54  .  38  ,  8 

21 

1 1  .  46  .    0,8 

147  .43.25  ,  1 

Ho  confrontato  cjueste  osservazioni  cogli  elementi  ellit- 
tici (A)  sopra  riferiti,  tenendo  conto  delle  variazioni  secolari 
die  verranno  esposte  in  seguito  .  Per  ridurre  le  superiori  os- 
servazioni all'equinozio  medio  vi  ho  applicato  le  seguenti  cor- 
rezioni . 


38a 


Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta   ec. 


Giorni 

3          :       ai 

3          :      ai 

Nutazione  Lunare 

-+-  16",  8  :  -t-  i7"to  3 

-3",i:-2»,7 

Nut.  Solare  -    - 

:  —     1,2:—     1,4 

-H  o  ,  4  :  ■+■  o  ,  3 

Aberraz.   -     -     - 

•"  —     6  ,  5  :  —    7  ,  3 

•4-4  ,  1  :-H  3  ,  5 

■+-  2  ,  6  :  -H  a  ,  4 

Correzioni      -     - 

:  -H    9",  i  :  -H    8",  6 

-*-4",o:-k3",5 

Servendomi  delle  tavole  Solari  del  Sig.  Carlini,  ho  ottenuto 
i  seguenti  risultati  . 


gior- 
ni 

3 

4 

5 
9 

IO 

i3 

«4 

i5 

20 
21 

ARosserv.  di^ 

ridotta  all'Eli. 

Medio 

Decli.  osserv. 

di  X, 

ridotta  ali 'Eq. 

Medio 

AR  calcolate 

dall' Equin. 

Medio 

Declinazioni 

Boreali 

calcolate 

Differ. 
in  AR 

Differ.  in 
declin. 

i5a°.   a'. 27" ,8 
i'i  1  . 4'i .  22  ,  i 
i5i  .36  .  4,1 
1S0  .40  •  34  , 8 
i5o  .26  .  17  , 3 
149  .42  .32,4 
149  .  27  .  46  , 7 
149  .  12  . 54,  1 
147  .  58  .  22  , 0 
147  .43.33,9 

I9°.3a'.i2",i 
19  .40  .33, 3 
>9  -49-  4>4 

19  .  22  .  32  ,6 

20  .  3o  .  43  ,  7 

20  .  54  •  S9 ,  3 

21  .    2 . 5a  ,  6 
21  .io.38,8 
ai  .47 • 39  ,6 
21  .54  .42;  6 

i5a°.  5'.54",8 

i5i  .  5a  .  47  ,9 
i5i  .  39  .  39  ,9 

i5o  .  44  •    *>  >2 
i5o  .39.44,7 
149.45.57,8 
149  .  3i  .  11  ,0 
149  .  16  .  19  ,5 
148  .    1 . 5a  ,  0 
147  .  47  .   2,0 

19°. 3i'.  3" ,5 
19  .  39  .  3i  ,  a 

19  .  47  .  56  ,  1 

20  .  21 . ao  ,3 

20  .  29  .  34 ,  5 
20.53.49,6 
21.    1.43,4 
ai.    9.32,7 

21  .46  .33  , 3 
31  .  53  .  3a ,  0 

-3'.a7",o 
— 3.25,8 
— 3  .  a5  , 8 
— 3  . 3o  ,  0 
—3  .  27 , 0 
— 3  . 25  , 4 
— 3 . 24  ,  3 
— 3  .  25  , 4 
— 3  . 3o  ,  0 
— 3  .  28  , 1 

W 
-Hi 

-HI 
-I-I 
-HI 
-HI 
-HI 
-HI 
-HI 
-HI 

8"  ,6 
2  ,  2 

8,3 

ia ,  3 

9,2 

9>7 

9,2 

6,i 

6,4 
IO  ,  0 

Medio 

— 3  . a6 ,  9 

-HI  . 

8",33 

Calcolando  per  il  giorno  i3  di  Febbrajo  i  valori  di  dh , 
e  db ,  cioè  le  differenze  fra  la  longitudine  osservata.,  e  la 
calcolata,  e  fra  la  latitudine  Geocentrica  osservata,  e  la  cal- 
colata trovansi  i  seguenti  risultati 

dh  =  -+-  o  ,  8847  .da  —  o,35o8  .dd  =  —  3'.  2,7",  io 
db  =  +  0, 3^44  ia  +  Oj  9^77  .dd  = —         3, 04 
Correggendo  con  questi  dati  la  longitudine  di  Vesta  calcola- 
ta col  mezzo  dei  medesimi  elementi  ellittici  per  il  giorno  i3 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  .  383 

a  mezzodì  e  a   mezzanotte  (  tempo   medio  ) ,   e   prendendo  i 
luoghi  del  Sole ,  si  trovano  i  seguenti  risultati  . 


i3  Febbrajo     oA 

li 


Long,  di  2  corr. 


i44°.4o'.58",3 
144  •  33  .    5,0 


Latit.  geoc. 
boreale 


8°.  i'.3",  5 
8  .  a  .a4,  4 


Longitudine 
della  terra 


i44°.ii'.38",8 
144  .  41  .  56  ,  6 


Quindi  si  deduce,  che  l'opposizione  col  Sole  ebbe  luo- 
go il  giorno  i3  Febbrajo  a  9*.  ia'.  56",  4  T.  Medio  in  Pado- 
va ,  mentre  era  la  longitudine  di  Vesta ,  e  della  terra 

=  i44°.  34'.  54",  8 
Latit.  Geoc.  boreale  di  K .  .  =      8.    a  .    5,9. 

ARTICOLO     II. 

Calcolo  delle  perturbazioni  di  Vesta  dipendenti  dall'  attra- 
zione di  Giove,  e  di  Marte,  tenendo  conto  soltanto  delle 
prime  potenze  dell'  eccentricità ,  ed  inclinazioni  delle  orbi- 
te loro  . 


Siccome  non  è  possibile  conciliare  le  opposizioni  già  os- 
servate, e  le  osservazioni  fatte  nel  1807  con  un'orbita  pura- 
mente ellittica,  così  ho  voluto  tentare,  se  con  qualche  esat- 
tezza si  potessero  rappresentare  le  osservazioni  fatte  fin  ora 
tenendo  conto  delle  perturbazioni  di  Giove ,  giacché  V  azione 
di  questo  Pianeta  sopra  Vesta  deve  essere  di  gran  lunga  più 
sensibile  di  quella  degli  altri  Pianeti  attesa  la  sua  vicinanza  , 
e  la  sua  forte  massa  .  A  tale  oggetto  mi  sono  servito  delle 
formule  dal  celebre  La- Place  date  nella  sua  Meccanica  Ce- 
leste Voi.  I,  pag.  272,  e  seg.  Noi  supporremo,  che  i  nostri 
lettori  abbiano  sotto  occhio  le  citate  formule ,  e  daremo  i 
risultati  numerici  delle  medesime,  che  sono  i  seguenti. 


Teoria   del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 


384 
Log.a  =     9,6508696 

MCL,  :a  =        a  ,  I  043093 

= —  o  ,44 'Soi  5 
=-+-2 ,  1 16928 


H% 

mt 

M3), 
£«), 

£(6)r 

b(7)t 

d.mt 
dM'\ 

d.bw, 

dM\ 
d.b&h 

d.b(5)s 
d.bl.% 
d^.U0), 

d*.M% 

d*M% 
d*.M\ 
d*.bW)t 

d\b(5), 


Log.  A(°)_x: 


i  =  o ,  3a3iaaO' 
=  9  ,6452272 
=  0 ,  3257060  ■ 


.===     0,494171 =9,6938778 


169830 


=  9  ,  23ooi44' 


0,064541 =  8,8098357-+- 

0,025702 =  8,4099669-+- 

o,oio5i3 =  8,0217267-+- 

0,004320 =  7  ,6354837 -+- 

0,001701  .  =7,2307043-+- 

0,587488 =  9,7689990-+- 

1,294587 =o,ri2i3i5-+- 


0,827364 =  9,9176966-+- 

0,458289 =  9  ,  6ói  1 3g5  -1- 

0,239592 =9,3794723-+- 

o, 122216 =  9,0871281-+- 

o,o6i364 =  8,7879137-+- 

2,042862 =  0,3102369-4- 

1,648936 =0,2172038-+- 

2,635o4o =0 ,42i07&7'2,~*~ 

2,4i5862 =  o  ,  3830722 -+- 

1,765986 =0,2469872-+- 

1,162347  ......  =o,o653357-+- 

Ove  devo  osservare,   che  per   comodo    ho  scritto    ^.M'),;a, 


d\b(')i:.. 


in  luogo  di 


da  da* 

Ponendo  poi  il  moto  sidereo  di  Vesta  per  365 ,  25  =  n 
quello  di  Giove  =«',  come  anche  la  sua  massa  =ìrìv  si  avrà 
in   numeri 

7^  =  357222"  1  Log.  a  =  o ,  373io65 

»'=  109256,4  1067,09'      Log.  a' =  o  ,  7162365  . 

Con  questi  dati  calcolando  1  valori  numerici  di  D('),  E(!),  FW, 
G(')  tanto  per  i  positivo,  che   per  i  negativo,  e  sostituendoli 
nei  valori  di  dr,  e  dv  delle  pag.  279,  280  della  citata  Mec- 
canica , 


Del  Sig.  Giovanni  Santini  .  385 

canica,  si  troverà  [  ponendo  per  brevità  i(nt— n't-*-K— E')=iD] 
dr  =  —  0,0000457  -ho  ,0000254  -cos.  A 

-+-0,  0004844  .cos.D        —  o  ,ooooo53  .  cos.(D-f-  A'  ) 

—  o  ,0009302  .cos.  2D      — o  ,  0000864  •  cos.(  D  —  A) 

—  o  ,  000 1 1 85  .  cos .  3D      -ho,  0000244  • cos  •  -A-' 

—  o  ,0000274  .cos.  4D      — o,ooo3ioi  .cos.(2D  —  A) 


—  0  ,  0000078  .  cos .  5D 

—  o ,  oooooa5  .  cos.  6D 


$v  —  —  1 14",  59 

-I-  n3  ,  28 
-H    i3,87 


,  2,3 


sen.  D 
sen.  2D 
sen.  3D 
a  ,  90  .  sen.  4D 
o  ,  77  .  sen.  5D 
sen.  5D 


Tom.  XVII. 


•  o  ,  oooo636  .  cos.  (  D  —  A'  ) 
-ho,ooii353  .cos.(3D  — A) 

—  0,0010285  .cos.(2D  —  A') 
-+-0,0000472  .cos.(4D  —  A) 

—  o  ,  0000495  .  cos.  (  3D  —  A'  ) 
-+-  o ,  0000 1 1 5  .  cos .  (  5D  —  A  ) 

—  0,0000121  .cos.(4D  —  A') 
-+- o  , 0000640  . cos .(D  +  A) 
-+-o  ,0000068  .cos.(  2D-H  A') 

—  o  ,000081 3  .cos.(2D-+-A) 
-+-  o  ,  ooooo32  .  cos.  (  3D  -h  A'  ) 

—  o  ,0000125  .  cos.(  3D-H  A  ) 
-+-  o  ,  00000 1 3  .  cos.  (  4D  -+-  A'  ) 

—  o  ,  0000037  • cos-  (  4D  -+■  A  ) 
-+-  o  ,  0000006  .  cos.  (  5D  -+-  A'); 

—  18",  45  .sen.  (D  — A) 

—  14  ,  5i  . sen. A' 

-+-  1 68  ,  47  .  sen .  (  2D  —  A  ) 

—  24,  02.  sen.  (D  —  A') 

—  i83  ,  37  .sen.(3D  — A) 
-+-  1 70  ,  42  .  sen.  (  2D  —  A'  ) 

—  5  ,  00  .  sen .  (  4D  —  A  ) 
-+-      6  ,  19  .  sen.  (3D  — A') 

—  o,99.sen.(5D  —  A) 
-H  1  ,  32  .  sen.  (4D  — A') 
•+■    i3  ,  66  .  sen.  (D  +  A) 

—  o  ,  90  .  sen.  (2D-H A') 

—  19  ,  88  .  sen.  (aD  +  A) 

—  o  ,  36  .  sen.  (3D-+-A') 

49 


386  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

—  a  ,  98  .  sen.  (3D-hA) 

—  o  ,  14  •  sen.  (4D-H  A') 

—  o  ,84  .sen.(4D-+-A) 
Ove  dr  rappresenta  la  quantità  da  aggiungersi  al  raggio 

vettore  ellittico,  §v  la  quantità  da  aggiungersi  alla  longitudi- 
ne ellittica  di  Vesta  nell'orbita  per  conto  delle  attrazioni  di 
Giove,  A  rappresenta  l'anomalia  media  di  Vesta,  A'  l'ano- 
malia media  di  Giove  contate  dal  Perielio  .  Se  pertanto  chia- 
miamo 

S  la  longitudine  media  di  Vesta 
Tf  la  longitudine  media  di   Giove 
k  longitudine  del  perielio  di  Vesta  =  2490.  ^5" 
ri  longitudine  del  perielio  di  Giove  =  11  .  17 
sarà  D  =  S  —  TJJ ,  A  =  25  —  sr ,  A'  =  ip  —  n  . 

Introducendo  questi  valori  nelle  espressioni  di  dr ,  e  di 
dv ,  e  sommando  insieme  quei  termini,  che  dipendono  da 
un  medesimo  angolo  variabile,  si  ottiene  (esprimendo  dr  in 
decime  millionesime  parti  dell'unità) 

dr  =  —    457  -+-      a85  .cos.(S-t-U9°.3o') 

-+-4844.COS.D        -+-    ioai  .cos.(TP-*-3oa°.38',5) 

—  936a.cos.aD      -+-    3478. cos. (S  —  2T£-t-6o°.38') 

—  n85  .cos.3D      -4-  18903  .cos. (a£  —  31£ -t-aaa°.  i') 

—  374. cos. 4D      ■+-      845.  cos.  (  325  —  4%  4-  ai  90. 40') 

—  78.cos.5D      -h     ao6.cos.(45  — 5ip-t-ai9°.37') 

—  a5.cos.6D      4-     607  .cos.(a^  — TJJ-i- io4°.56') 

■+■      829  .cos.(3s  — aip-»-a9a0.  19') 
4-      i3a.cos.(43  —  3T|J-H2950.ia') 
-+-       41  .cos.(5s  —  41P-Ha97°.39') 
dv  =  —  u4",59.sen.D      -4-    a8",87  .sen.(  TJJ-t- i35°.48') 

-+-  i33  ,a8.sen.aD     -+-  i8a  ,  a3  .sen.  (S  —  aT£  4-2430.9') 
-4-    13,87. sen. 3D     -4- 3og  ,09  .sen.  (  a£  —  3>IP-h4i°.36') 
-f-      a, 90. sen. 4D     -4-      9  ,79  .sen.  (32  — 4"lp-»-370.a',5) 
H-      0,77. sen.  5D     4-      a  ,  09  .sen.  (4^5  —  5l£4-38°.6') 
-f-      o,a3.sen.6D     -4-    14  •>  i4  .sen.(a2S —  TJJ4- ii30.3i') 

■4-    19, 69.  sen.  (33 -211^289°. 3i',5) 
4-     a,9i  .sen.(4^-3TjjH-a88°.4'). 


Del  Sic  Giovanni  Santini  .  387 

Queste  formule  sono  state  dedotte,  facendo  uso  dei  su- 
periori elementi  ellittici  da  noi  calcolati,  ed  i  loro  coefficienti 
possono  subire  qualche  alterazione  sopra  tutto  se  l'eccentri- 
cità variasse  notabilmente.  Siccome  l'eccentricità  dell'orbita 
di  Vesta  entrava  soltanto  come  moltiplicatore  nei  soli  termi- 
ni contenenti  l'anomalia  A,  così  chiamando  é  l'eccentricità 
di  un  nuovo  sistema  di  elementi  ellittici  di  Vesta  ,  e  quella  dei 
nostri  elementi ,  è  chiaro ,  che  basterà  moltiplicare  i  termini 

contenenti  A   per  il  rapporto  —  per  avere  i  nuovi  coefficienti 

e 

corretti  .  Resta  ora  a  calcolare  le  perturbazioni  di  Vesta  in 
latitudine  .  A  tale  oggetto  conviene  prima  preparare  i  valori 
di  M')3  , ,  0(!) ,  i  quali  mi  risultano  come  segue  . 
M0)3:J=3,33745....Iog.M0)3.-,=o,5a34i48....Iog./?(0)=8,3747o59-K 
M')3 :2  =2, 10204....  l°o-  WOs..,  =0,322,64 1 3....  log.  /?(')=8,i  73932,4-»- 
£(*)3  :a= i,i  59.55.  ...log.  Ma)j:  ,=0,0642896.  ...log  ./?(*)=7,9i  55807-*- 
è(3)3a=2,6o5i  1....  log.  b(3h:,  =9,7818343.  ..dog  ./?(3)=7,633i254-H 
£(4)3:5l=o,3o620....1og.£(4)3:2=9,486oi      ....log./?(4)=7,3373o     h- 

Chiamando  poi  (p' ,  <p  l'inclinazioni  delle  orbite  di  Giove 
e  di  Vesta  all'ecclittica,  d\d  le  longitudini  dei  loro  nodi  a- 
scendenti,  assumendo  <p'=i°.  i8,.5i",^=7°.8'.o",0'  =  98?.3o':, 
0=io3°.  io',  e  riducendo  a  numeri  le  formule  della  pag.  283  5. 
troveremo 

/»'  =  +  o  ,0226885  ,.../?  =  -t-o,i2i8i37 

q'  =  —  o  ,0033914  •  •  •  .  q  =  —  o  ,0284777 

d'onde  deducesi  .  .  .  log. 7  =  9  ,0096623  ;  n  =  284°.  12,'.  18"  . 

Con  questi  dati  la  forinola  ds  della  pag.  282  (  trascuran- 
do  il  termine  moltiplicato  per  t  }  diviene 
ds  =  -h    3",  00  .  sen.CiP  —  ti) 

—  5  ,  04  .  sen.  (£  —  alf-t-  ti  ) 
■+-  i3  ,  74  .  sen.  (  2&  —  3%-+-tt) 
-f-    o  ,  57  .  sen.  (  3£  —  ^% -^- rt  ) 
-+-    1,26.  sen.  (22 —  *1£ —  %-) 

—  o  ,  26  .  sen .  (  3£  —  %%  —  n  )  . 

V.  Affinchè  poi  nulla  mancasse  alla  precedente  teoria^ 
di  Vesta ,  ho  calcolato  eziandio  le  variazioni   secolari    dipeu*- 


388  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

denti  sì  dall'attrazione  di  Giove,  come  da  quella  degli  altri 
Pianeti ,  e  per  questo  oggetto  mi  sono  servito  della  bella  teo- 
ria data  dal  Sig.  La-Place  nel  Cap.  VII  della  sua  Meccanica 
celeste  libro  II.  Ritenendo  le  quantità  ad  indice  o  per  quelle 
relative  al  Pianeta  perturbato ,  noi  supporremo ,  che  siano  le 
quantità 

[  o  ,  i  ] ,  (  o  ,  i  )  relative  a  Giove 

[0,2],  (o, a)  relative  a  Saturno 

[o,3],  (o,3)  relative  ad  Urano 

[o,4]  5  (0,4)  relative  a  Marte 

[  o  ,  5  ] ,  (  o  ,  5  )  relative  alla  Terra 

[  o  ,  6  ]  ,  (  o  ,  6  )  relative  a  Venere 

[0,7],  (0,7)  relative  a  Mercurio. 
Poniamo  (  come  La-Place  ) 


(0,1)  =  . 


(!-«*)> 


r             n               3w'Hai(n-aa)i('L1.J+|aJ(<lL1..i 
[o,2]  = i 1 


=(0,1) 


a(i  — a»)1 
2  .(  1  -t-aa) 


Sm'na 


■  *ML,S, 


a  2(  1  —  a*  )a 

ove  m'  rappresenta  la  massa  del  pianeta  perturbante  (  nel  ca- 
so attuale  quella  di  Giove  )  ed  d  la  sua  distanza  media  dal 
Sole  . 

Rapporto  agli  altri  indici  (0,2),  [0,2]  ec.  si  deduco- 
no dalle  precedenti  forinole  scrivendo  per  oc,  M')_, :»,  M0)_,:2, 
m'  le  quantità  relative  agli  altri  Pianeti  perturbanti .  Trove- 
rassi  così 

(0,1  )  =  -(—  36",  229 

(0,2)  =  -+-    1  ,  363 

(o,3)  =  . 

(o,4)  =  H-     O 

(o  ,5)  =  -H     O  ,  090 

(  o ,  6  )  =  ■+-   o  ,  024 

(0,7)  =  -+-    O  ,  OO  I 
Con   questi   valori ,   mediante   le   formule ,   che   trovansi  alla 
pag.  3o8  del  I  Voi.  si  ottiene 


o  ,  026 


108 


0 

.1]= 

=-HI9' 

,985 

0 

,2j  = 

:-H 

O 

>4i9 

0 

,3|  = 

:-t- 

O 

,  oo3 

0 

,4]  = 

:-»- 

O 

,093 

0 

,5]  = 

:-H 

O 

,049 

0 

,6j  = 

-+- 

O 

,009 

0 

>7J  = 

-+- 

O 

,  000 

Del  Sic  Giovanni  Santini  .  S89 

—  =  -f-  o",  829  =  -h  o  ,  000004009 
dt 

—  =  -+-  44'?  J35  . 
dt 

Le  variazioni  secolari  dell'inclinazione,  e  del  raggio  vettore 
dovranno  calcolarsi  colle  seguenti  formule 

^=[(0, 1  )-(5, 1  )]  .tang  .f.  sen  .(0-0'H(o,a)-(5,a)]  .tang  jf .  sen  .{d-d") 

*[(o,3H5,3)].tang.^"'.sen.^,"H(o,4)-(5,4)].tang.^,''.sen.(^^) 
H-[(o,6)-(5,6)].tang.^°'.sen.(0-^,)-H[(o,7)-(5,7)].tang.^".sen.(0-0''") 

J=  —  [(c>*)  •+"  (°'a)  ■+■  (°'3)  -*-(°'4)-i-(o55)-t-(o,6)-i-(o,7)]— (S,o) 

tang.i^  tang.0 

-4-  H-[(o,7)_(5,7)].Ì^.COS.(0-0-), 

tang.  <p 

Nelle  formule  precedenti  gli  indici  0,  1,3,  3,  4»  5,  6,  7 
sono  relativi  a  Vesta  ,  Giove  ,  Urano ,  Marte ,  la  Terra ,  Ve- 
nere ,  Mercurio  ;  le  quantità  <p  rappresentano  le  inclinazioni 
delle  orbite  planetarie  all'ecclittica ,  e  le  quantità  0  le  lon- 
gitudini dei  loro  nodi  ascendenti  sulPecclittica.  La  quantità 
(  5 ,  o  )  è  =0  (  per  lo  meno  supponendo  =  o  la  massa  del 
Pianeta  Vesta  )  .  Le  quantità  (5,i),  (5, a)...  sono  state 
desunte  dal  terzo  tomo  della  Meccanica  celeste  pag.  87  ,  e 
riducendo  le  denominazioni  ivi  adoperate  alle  nostre ,  e  la  di- 
visione decimale  alla  sessagesimale ,  si  troverà 

(  5 ,  1  )  =  •+-  6",  948        (5,4)  =  -+-  o",  433 
(  5  ,  a  )  =  -+-  o  ,  341         (  5  ,  6  )  =  -t-  5  ,  4a7 
(5,3)  =  +  o,  007         (  5  ,  7  )  =  -1-  o  ,  098  . 
Sostituendo  questi  valori,  e  quelli  di  <p' ,  <p" ,  .  .  .  .  6' ,  d" 
dati  dal  Sig.  La-Place  nelle  due  superiori  equazioni,   si  ot- 
tiene 

—  =  — 0,  iaoj    —  =  —  34,481. 

dt  dt  T  '  /* 

Supponendo  ora  la  precessione  annua  degli  equinozi  =5o",  11 


390  Teoria  del  nuovo  Pianeta   Vesta  ec. 

avremo  le  variazioni  annue  rapporto  all'equinozio  medio,  ed 
all'ecclittica  vera  espresse  così: 

Variazione  annua  del  Perielio  di  Vesta  =  -+-  94", 24 
del  nodo  .     .     .     .     = -hi 5, 63 
dell'inclinazione     .     = —    o  ,  12 
dell'eccentricità     .     =  ■+-    0,000004009 
Chiamando  ora,  come  sopra,  e  —  sen.<p  la  variazione  annua 
dell'angolo  <p  sarà  =0", 828. 

VI.  L'azione  di  Marte  sopra  Vesta  è  di  gran  lunga  me- 
no sensibile  di  quella  di  Giove  a  motivo  della  sua  piccolis- 
sima massa  .  Avendo  ridotto  a  calcolo  il  suo  influsso  nella 
longitudine  geocentrica,  ho  trovato  le  seguenti  equazioni  da 
aggiungere  alla  longitudine  eliocentrica  nell'orbita 
dv  =  -+-  1",  02  .  sen.  (  e?  —  S  ) 

—  o,  i3.sen.2(cf  —  £  ) 

—  2" 

essendo  ^  =  249°.  35';  jr'  =  332°.3o'  (longitudine  del  Perielio 
di  Marte  ) . 

Le  equazioni  dipendenti  dalla  distanza  angolare  di  Mar- 
te a  Vesta  sono  così  piccole ,  che  possono  essere  trascurate . 
Le  altre  due  dipendenti  dal  doppio  della  longitudine  di  Ve- 
sta meno  la  longitudine  di  Marte  possono  ridursi  alla  seguen- 
te ,  (di  cui  solamente  terremo  conto  ) 

-I-  io",  75  .  sen.  (  2£.—  <f  ■+»  337°.  35'  ) . 

L'equazioni  del  raggio  vettore  dipendenti  dal  medesimo 
angolo  variabile  sono  le  seguenti 

-+-  O  ,  0000022  .  COS.  (  2£  —  cf  —  7t  ) 

-—  o  ,  000007-8  .  cos.  (235  —  cf  —  ri  ) 
le  quali  si  riducono  alla  seguente 

•4-0, eoo         75. cos. (2^  —  cf-t-  i58°.29') . 
Queste  equazioni  sono  sì  piccole ,  che  si  potranno  quasi  sem- 
pre trascurare  .  Tuttavia  se  ne  è  tenuto  conto  nella  seguente 
correzione  degli  elementi . 

VII.  Correzione  ulteriore  degli  elementi  ellittici  di  Vesta 
avendo  riguardo  alle  precedenti  perturbazioni  ... 


Del  Sic  Giovanni  Santini  .  3gi 

Quando  si  vuol  tener  conto  delle  perturbazioni  nella  cor- 
rezione degli  elementi  ellittici,  conviene  calcolare  le  pertur- 
bazioni sì  in  longitudine,  die  in  latitudine,  e  nel  raggio  vet- 
tore, ed  applicarle  alle  posizioni  ellittiche  calcolate.  In  al- 
lora per  ogni  opposizione  si  formerà  un'  equazione  di  condi- 
zione fra  le  correzioni  dell'epoca,  del  perielio,  del  moto 
medio,  e  dell'eccentricità.  Avendo  colla  combinazione  di  que- 
ste equazioni  ricavati  i  valori  numerici  di  queste  correzioni , 
si  calcoleranno  per  ogni  opposizione  le  latitudini  geocentri- 
che coi  nuovi  elementi  corretti ,  e  colla  vecchia  inclinazione, 
e  nodo,  unitamente  alle  equazioni  di  condizione  fra  la  cor- 
rezione della  longitudine  del  nodo,  e  dell'inclinazione ,  e  col 
mezzo  di  queste  nuove  equazioni  di  condizione  si  otterranno 
le  ricercate  correzioni   per  il   nodo  ed   inclinazione. 

Aggiungeremo  qui  gli  elementi  di  questi  calcoli  per  le 
opposizioni  di  Vesta  fin  ora  osservate,  supponendo  il  luogo 
del  Nodo  nel  1810  =  io3°  .  9'  .  4-5  '  ,  5  e  1'  inclinazione 
=  7°.  8'.  1",  8. 


1808 

1810 

18 

1812 

1814 


i_ 


Long.  Elmo. 

di  £ 
osservata  —  a 


-S45°.53'.47",5 

100  .  36 . 3 1 

243  .  48 .  38  , 9 

3a . 17 .41  ,0 

44.34.54,8 


Lat.  Geoc. 
osservata  ~ 


-n°.  o'.a4",i 

-  o  .  3i .  3,3 

-  8  .  34 .   0,8 
-11.    5  .26  ,3 

-  8  .   2.  5, 9 


Luugit. 

osòc 

— 

vat 

;  ridott 

i 

a! 

'  orbita 

.Ì46  ° 

•  4'-37" 

100 

35 

19 . 

6 

2^3 

35 

32, 

3 

3a. 

9 

26, 

4 

144. 

48 

i3, 

2, 

L01 

cale, 


g.   ellitt. 
nell'ori) 


346°.  4' .35" ,3 
00  .35  .20  ,  8 

^43  .  35  .  21  ,6 

3a  .    9  45  ,  6 

i44.5o.    7,7 


par.  in 

long. 

di  Vesta 


C.  5"4 
-4.  7  ,6 
-3 . 5o  ,  o 
h8 . 24  ,  o 
-2 .  26  ,9 


Longit.  in  orb 
calcolate 


3460.  4'. 29", 9 
100  .  3i .  i3  ,2 
243  . 3 1 . 3 1  ,6 
3a  .  18 .  9,6 
144.47.40,8 


dn 


■*-    f,3 
-1-246  , 4 

-+-240  , 7 
—  5a3  , 2 
32,4 


L'espressione  di  dìl  data  di  sopra,  quando  si  sostituisca  per 


sen.  E   1:  suo  valore diviene 

cos.  <p 


dR= -.dL-\ -.t.dz->r-\  1 -\dlc-\ (cos  .=  .©-+-_  I 

Riducendo  questa  equazione  a  numeri  per  ciascuna  delle  su- 
periori opposizioni,  e  fissando  il  principio  del  tempo  t  nelP 
istante  dell'opposizione  dell'anno  i8n,si  otterranno  per  or- 
dine le  cinque  seguenti  equazioni . 


392  Teoria   del  nuovo   Pianeta  Vesta  ec. 

(I)=o  ,99162,  .dL  -  980,92,  .dz-*-o,oo838  .dn-*- 1 ,9849 1  .d<p=->-     7", 3 
(II)=o,86o82.  dL-439, 5 i.dz-*-o,i3gi 8.dir—  o,96iì38.tì?(^=-t-2,46, 4 
(III)=i,20o3o.6?L-h     o,oo.tì?z-o,2oo3o.Jjr—  0,2,2,048 .^=-1-2,48,  7 
(1  V)=o,8735a.tì?L-t-453,2, 1  .dz-t-o,  1 2,648 .cfo-i- 1 , 1 7900 .^=-523 ,  2 
(V)=o,9662o.rfL-t-g6i, 24.^2*0,03380 .dit-  1,91870.^=-*-  3a,4 
Applicando  a  queste  equazioni  il  metodo  dei  minimi  qua- 
drati se  ne  dedurranno  le  quattro  seguenti  . 
-+-  4588272.^—27,48.^2-1-  o,o3i  1 3.Gfrr-i-o,o4934. fi?<7}=-t-83",o2 
—27,48     </L-»-2284754^2-+-ao,42o6.J^:— 2834,04.^=— 3ai433" 
-+-  o,o3i  1 3. ^L-i-20,4206. ^-1-0,07670. fifo-i-0,0 11  i%.d(p-=.~  78,9.38 
■+■  0,04934.^—2834,04.^2-1-0,01 1 12.^-1-9,98597.^=— 954,73 
Risolvendo  queste  equazioni  si  otterrà 
dL  —  -t-    22",  74 
dz  =  —      o  ,  3855 
d<p  =  —  204  ,116 
dn  =  —  916  ,4 
Ora  la  differenza  dei   tempi   fra  l'opposizione   dell'anno 
18 1 1  ,  ed  il  principio  del   1810  essendo  di  5o9s,4°'    'a  cor~ 
rezione  dell'epoca  del   18 io  sarà 

=  dL  = —  5io,5o  .dz  =  22",  74 -t-  196",  76  =  -4- 3'.  39",  5  . 
Applicando  pertanto  queste  correzioni   agli   elementi  el- 
littici superiormente  calcolati  otterremo  i  seguenti 

Epoca   1810 =  io5°.  56'.  34",  5 

Moto  diurno  medio  .     .     .     =  16.17,  7699 

Perielio  (1810).     .     .     .     =  249  .  1 9  .  55  ,  2 

Eccentricità =  sen.    5°.    4  ?  27", 78 

Logaritmo  della  distanza  media  =  o  ,  3732206  . 

Resta  ora  a  determinare  le  correzioni  della  longitudine 
del  Nodo,  e  dell'inclinazione.  A  tale  oggetto  si  calcolino  le 
latitudini  eliocentriche  di  Vesta  per  ....  tang./?=tang.i.sen.(a-£ì), 
ed  a  queste  si  applichino  le  perturbazioni  in  latitudine  per 
formare  le  latitudini  eliocentriche  corrette,  che  indicheremo 
per/?',  quindi  coi  superiori  elementi  si  calcolino  i  raggi  vet- 
tori ,  e  vi  si  applichino  le  loro  rispettive  perturbazioni  ;  si 
otterranno  così  i  veri  raggi  vettori,  che  chiameremo  r.  Chia- 
mando 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  .  3g3 

mando  R  la  distanza  della  terra  al  Sole,  e  b  la  latitudine  geo- 


centrica ,  avremo  ....  tang.  b  = 


— .  tang./?'.  I  valori  b 

r  .  cos.  6  —  R 

paragonati  ai  valori  osservati  6  daranno  gli  errori  in  latitu- 
dine in  quanto  che  questi  possono  dipendere  dall'errore  del 
nodo,  e  dell'inclinazione.  Ora  non  facendo  variare,  che  que- 
sti due  elementi  si  ha 

a.  sen.J.  cos.  (b-6')  cos.  6'     ,.  ,  .,    nn  n,  .  v     Jn 

: .dì-sen.b.cos.(b-8).cos.0  '.cot  Ja-Q).dù 

sen.  2i 


db=- 


Riducendo  questa  equazione  a  numeri  per  le  superiori 
opposizioni  si  formeranno  le  equazioni  di  condizione,  da  cui 
dipendono  i  valori  di  di ,  dQ,  .  Ecco  i  dati  per  questo  calcolo 


anni 

Latitudine 

eliocentrica 

=  6 

perturb. 

in 
latitud. 

Valori  di  6' 

Valori 
di  r' 

Valori 
diR 

Valori  di  b 

Valori  di  0 

Valori 
di  db 

1808 
1810 
i8n 
1812 
1814 

-6°.  20'.  54",3 
— 0  .  19  .  9,9 
-4-4.32  .16 , 7 
-6.44.38,4 
-+-4 .  43  .  53  , 9 

—  7", & 
-+-18  ,0 

—  7.9 

—  5,6 

-h  4,3 

-6° .ai'.   i",6 
— 0 .  18. 5 1  ,9 
-1-4.32.  8,8 
-6.44.44,0 
-1-4.43.58,4 

2,365858 
2,537477 
2,i5o3i8 
2,521931 
a. 396387 

i,oo65io 
o,98325o 
i,oi35o4 
o,9933o5 
0,987909 

—ii°.  o'4i",4 
—  0 . 3o  .^8  ,  0 
-+-  8  .33  .26  ,9 
—11  .   5.a6  ,  8 
-t-  8  .   2.  i3  ,  9 

—  ri0,  o'.ai",! 

—  0  .3i .   3,3 
-t-  8  .3A.  0,8 
—11  .   5  .26  ,3 
-+-  8  .    2.  5,9 

-t-i7",3 
-i5,3 
-1-33  ,9 
-i-o,5 
—  8,0 

Le  equazioni   di  condizione   per  determinare  i  valori  di 
di ,  dQ,  saranno  le  seguenti 

—  1  ,  5353  .di-ho,  0935  .  dQ,  =  -+-  1 7",  3 

—  o,  072,7.  <ii  —  0,2009.^  =  — i5,3 
-+- 1  ,2010  .di-\-o  ,  1824  .d£l  =  -r-33  ,9 

—  1  ,  5460  .di  —  o  , 066 1  . dQ,  =  -+-    o,5 
-+-  1,1  zgo.di  —  0,1578.^  =  —    8,0. 

Le  quali  trattate  al  solito  secondo  il  metodo  dei  minimi  qua- 
drati danno  le  due  seguenti 

7,    58o3  .di-t-o  ,oo56i  .*£&  =  ■+-   5",  477 
o  ,oo56i  .fi?i-t-o,    1 1 12, .  dQ  =  -t-  12  ,  106 
d'onde   rilevasi  di  =  -*-o", 64;  dQ=.-\-  108", 84  ,   e   quindi  la 
inclinazione  vera  dell'orbita  di  Vesta  all' ecclittica  nel   181  o 

era £=      70.    8'.    a", 4 

La  longitudine  del  nodo  alla  stessa  epoca   =  io3°.  ii'.3i",  3 
Tom.  XVII.  5o 


394 


Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 


Ecco  pertanto  qui  ritmiti  gli  elementi  dì  Vesta  corretti 
dall'influsso  delle  perturbazioni. 
Epoca   al  Meridiano   di   Padova   per  il 

giorno  o  Gennajo   1810       ....     =  io5°.  56'.  34",  5 

Moto  diurno  medio        =  16.17,7699 

Longitudine  del  Perielio  (  18  io)     .     .     =^49  -19. 55, a 
Eccentricità  (1810)  =  sen.  5°.4'-37", 78  =  sen.<^ 
Logaritmo  della  distanza  media       .     .     =      0,3732306 
Longitudine  del  nodo  ascendente  (  i8ro  )    =  io3°,  1 1'.  3i",  'S 


Inclinazione  (  1810) 

Variazione  annua  della   longitudine  del 

perielio = 

della  longitudine  Nodo  = 
dell'angolo  <p       .     .     = 


=      7.8.    a, 4 


34  ,  &4 
i5  ,63 
o,8a8 


dell'eccentricità  .     .     =  —  0,000004009 
dell'inclinazione.     .     = —       o",  ia. 
Errori  di  questi  elementi    nelle    opposizioni ,   che  hanno 
servito  di  base  (  i  segni    indicando  al  solito  quantità  da  ag- 
giungersi alle  quantità  calcolate  per  avere  le  osservate  ) 

Errori 


anni 

nella  long, 
eliocentrica 

nella  lat. 
geocent. 

1808 
1810 
1811 
1812 
1814 

-*■  if,  9 

—  i5  ,  a 

—  ir,5 

—  io  ,7 
-t-i4  ,8 

-+-   5",  9 

■+-     3,3 
-t-  16  ,  3 
-+-8,0 

-t-  io  ,7 

Formule  numeriche  che  si  sono  adoperate  nella  costruzione 
delle  annesse  tavole  di  Vesta . 


Chiamando  E  l'equazione  del  centro,  z  l'anomalia  me- 
dia contata  dal  perielio,  r  il  raggio  vettore  ellittico,  avremo 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  .  39 5 


E  =  3647i",  98 

.  sen. z 

( 

dE  \ 

di')  • 

I   •= 

II9",  18 

. sen. z 

-+-    ao  1 3  ,  48 

, sen.az 

•+- 

i3  ,  i5 . 

sen. az 

■+■      1 54  j  1  2  . 

sen. 3z 

•+■ 

1  ,  5i  . 

sen. 3z 

■+•        i3,4g. 

sen. 43 

-+- 

0  ,  18. 

sen.4z 

■+-          1  •>  27  ■ 

sen. 5z 

-f- 

0  ,  02  , 

. sen.5z 

-+-         0  ,  i3. 

sen. 62 

r=a,3709a5  —  o,ao8388a  .  cos.  z     \  d<p  )  .1—0,00006081 

—  0,0091998  .  cos.az  — 0,00067983.005.3 

—  0,0006093  .  cos.3z  — 0,000060 18.cos.2z 

—  0,0000479  •  cos.42  — 0,0000071  i.cos.3z 

—  0,0000042  .  cos.5z  — 0,00000064 -cos ,4-z 

—  0,0000004  •  cos.  6z  — 0,00000009. cos. 5z 
Se  indichiamo  per  /?  la  latitudine  eliocentrica,  per  u  l'argo- 
mento di  latitudine,  sarà  . . . .  sen./9  =  sen.i  .sen.w  ,  e  quindi 

0=1  sen.i-t-  —  sen.3  in —  sen.5  il  sen.  u — I— sen.3  in sen.5ii 

\  8  64  /  \a4  *a8  / 

3 

sen .  3u  h .  sen  .5  i .  sen .  5a  . 

640 

La  quale  ridotta  in  numeri  nel  caso  nostro  unitamente  alla 
sua  variazione  per   io"  sarà 

/?  =  a5665",  77  .sen. u  —  16", 60  .  sen.  3«-ì-o",o3  .sen.  Su 

1  —  1 .  io"  =  -4- 9  ,98  .sen.  u  —  o  ,oa  .sen.  Su  . 

La  tavola  II  contiene  per  ogni  mezzo  grado  dell'anoma- 
lia media  i  valori  di  E,| 1  .  1', r,  I— —  l .  1':  col   mezzo  di 

V  d$  f  >\d<p  / 

questa  tavola  si  può  calcolare  con  somma  facilità  l'equazio- 
ne del  centro ,  ed  il  raggio  vettore  corrispondenti  per  ogni 
anomalia  media  al  sistema  superiore  di  elementi  .  Che  se  si 
desiderassero  le  analoghe  quantità  per  un'altra  ellisse,  in  cui 
l'angolo  <p  (  il  seno  del  quale  rappresenta  l'eccentricità  )  dif- 
ferisce dal  precedente  di  un  numero  a"  di  secondi,  bastereb- 
be prendere  i  valori  di  | 1 .  1',  f — —  I  .  1'  corrispondenti  al 


«S96  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

ri 

medesimo  grado  di  anomalia,  ed  avendoli  moltiplicati  per  — 

si  applicheranno  i  prodotti  col  loro  segno  ai  valori  di  E  ,  e 
di  r .  Si  suppone  per  altro  che  il  numero  a"  sia  tale  da  non 
oltrepassare  due  o  al  più  tre  minuti  primi .  Allo  stesso  modo 
si  potrà  tener  conto  della  variazione  secolare  dell'  equazione 
del  centro,  e  del  raggio  vettore,  moltiplicando  i  numeri  del- 

le  colonne  I |.i  ,1  — l.i  per  il  numero  ... t=o  ,oi38.£, 

V  d<fi  }         \d<pf        V  60" 

ove  t  esprime  il  numero  degli  anni  e  parti  d'anno  compresi 
fra  il  principio  del  1810,  e  l'istante  per  cui  si  calcola;  gli 
anni  posteriori  al  i8ro  essendo  assunti  positivi,  e  gli  ante- 
riori negativi.  Questi  prodotti  daranno  le  variazioni  cercate, 
le  quali  si  dovranno  sommare  coi  loro  segni  ai  valori  di  E, 
e  di  r .   La  tavola  HI   dà  la   latitudine   eliocentrica   di  Vesta 

supposta  l'inclinazione  7°.8'.2,",4;  e  la  colonna  (  — )  •  i°"  rap- 
presenta la  variazione  di  questa  latitudine  per  una  variazio- 
ne .  In  tal  guisa  potrà  servire  a  calcolare  la  latitudine  ezian- 
dio per  un'inclinazione  differente  dalla  superiore,  ed  a  tener 
conto  della  variazione  secolare  della  medesima,  qualora  si  cre- 
da opportuno  .  Chiamando  m  il  numero  corrispondente  ad  un 

dato  valore  dell'argomento  nella  colonna  I  —  I  .  io",  la  varia- 
zione secolare  della  latitudine  sarà  = — o", 012,. m.t  essendo 
t  i!  numero  degli  anni  al  di  sopra  del    1810. 

La  longitudine  di  Vesta  lidotta  alPecclittica   si   troverà 
comodamente  per  la  formola 

X  =  X  —  tang,à'  tang.  0  .  cos.  u 

sen. 1" 

ove  À  è  la  longitudine  vera  nell'orbita  corretta  dalle  pertur- 
bazioni, che  si  calcolano  con  le  tavole  seguenti,  come  ora 
indicheremo,  u  è  l'argomento  di  latitudine,  ossia  la  longi- 
tudine vera  nell'orbita  meno  la  longitudine  del  nodo.  Per  il 

sistema  attuale   di    elementi  il  numero   costante  .  ■  .  a"s "''     è 

sen.  1 

tale,  che  il  suo  logaritmo  è  . .  .=z4->  lo917  • 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  .  397 

Spiegazione  delle  Tavole  delle  perturbazioni  dì  Vesta 
poste  in  seguito  alle  precedenti . 

Siccome  l'eccentricità,  ed  il  perielio  hanno  subito  una 
forte  variazione  in  virtù  delle  precedenti  correzioni,  così  ho 
creduto  opportuno  di  correggere  le  equazioni  rappresentanti 
le  perturbazioni  dipendenti  dall'eccentricità,  e  dal  perielio- 
di  Vesta .  Avendo  poi  sommato  le  equazioni  dipendenti  da 
un  medesimo  angolo  variabile  ho  ottenuto  le  seguenti  espres- 
sioni per  §v  ,  e  dr  . 
dv=—iì4"ìBg.sen.D      -+-   28",  75  .  sen .  (  *!£ -t-  i36°.  o') 

-+-  1 33  ,  a8 .  sen .  aD     -+-  1 80  ,  5o  .  sen .  (  35  —  aT£  -+■  242°. 5 1  ') 
•+-    13,87. sen. 3D     -+-3o7  ,62.sen.(a25 —  3ljJ-t-4i0.i8') 
-+-     a,  90.  sen.  4D     -+-     4  ,  76  .sen.  (3£  —  4T£-t-36°.45  ) 
■+-     0,77.  sen.  5D     -+-     a  ,o3  .sen.(4£  — 5T£-*-35°.35) 
■+•      o,a3.sen.6D     -+-    14  ,  oa  .sen.(a£ — Tp-t-  1 13°.46) 

■+-    19,49 -sen.(3c5— a1|?-i-a890.47,5) 
-+-      a,87.sen.(4^-3TjJ-i-a880.i5) 

d>=— o,oooo457-+-4844-cos-D  "+"     a85  .cos4(£-H  ii9°.49') 

— 936a.cos.aD  -4-    ron  .cos.(Tp-*-3oa  .59) 

— u85.cos.3D  -f-   3436'.cos.(£  — a1jr-t-6o0.  19') 

—  a74.cos.4D  ■+- 18817  .cos.  (a£  —  3TJJ-Haai.4a) 

—  78.cos.5D    -+-     841  .cos.(3S  —  41^-f-arg  .a3) 

—  a5.cos.6D    -+-      ao6.cos.(4S  —  5l£-nai9  •  2a) 

-+-      6oo.cos.(a25  —  %-+•  105.9) 
■+■      8ai  .cos.(3£  — aTjJ-Haga  .34) 
•+-      i3i  .cos. (4^  —  3ljJ-+-a95  .ag) 
-+-       40  .cos.(5s  —  41|J-t-a97  .53), 
ove  è  da  notare,  che  tutti  i  coefficienti  esprimono  dieci  mil- 
lionesime  parti  dell'unità. 

La  tavola  III  comprende  le  parti  di  àv,  e  di  dr  dipen- 
denti dall'angolo  D  =  long.  med.  di  25 — longit.  med.  di  1p  . 
L'argomento  suppone  la  circonferenza  divisa  in  quattrocento 
parti:  esso  occupa  le  due  prime  colonne,  e  quando  in  ogni 


398  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

caso  particolare  l' argomento  D  si  trova  sotto  la  prima  colon- 
na ,  in  allora  il  segno  che  precede  il  valore  di  dv ,  o  di  dr 
è  quello  che  deve  adoperarsi;  ma  se  trovasi  scritto  l'argo- 
mento nella  seconda  colonna,  conviene  in  allora  dare  ai  va- 
lori di  dv ,  e  dr  il  segno  seguente  . 

Per  i  valori  di  dr  il  segno  precedente  è  sempre  identi- 
co al  seguente  ;  non  cosi  per  quelli  di  dv  .  Di  più  essendosi 
nelle  tavole  rigettata  l'ultima  cifra,  i  calcoli  concernenti  il 
raggio  vettore  portano  sempre  sei  cifre  decimali  ;  così  la  por- 
zione da  applicarsi  al  raggio  vettore  ricavata  da  questa  ta- 
vola esprime  delle  millionesime  parti  dell'unità  .  Per  ridurre 
in  tavole  comode  all'uso  le  altre  equazioni  dipendenti  dalla 
longitudine  di  Vesta ,  e  di  Giove ,  ho  adoperato  la  seguente 
trasformazione  .  Chiamando  dv'  la  seconda  parte  di  dv,  e  dr 
la  seconda  parte  di  dr  si  ottiene  facilmente 
dv'=— ao",68-+-  8a",36.cos.D  — i6o",6i  .sen.D 
— 236,  77  .cos. 2D     -4-190  ,  19  .sen.aD( 

—  1,22.  cos.  3D     -+•  24, 18  .sen.  3DI 

—  0,75.  cos.  4D     -+-     3, 91.  sen.  4D, 
19", 97 —  82, 36. sen.D       — 160", 61  .cos. D 

-+-225  ,47  .sen.2D  -t-2i5  ,87  .cos.2D( 

-+-  14  ?  4a  •  sen.  3D  —  12  ,  5o  .cos.  3DI 

-+-     2,  55.  sen.  4D  —      i,55.  cos.  4D> 

Il  valore  di  dr   espresso  in  dieci  millionesime  parti  dell'uni- 
tà sarà  il  seguente  . 

#r'  =  848-t-     1847.  sen.D  -+-     2749.  cos.  D 

—  13892.  sen.  2D  —   13097.  cos.  2D 

—  965.  sen.  3D     -+-       225  .cos.  3D  )  .  sen.T£ 

—  21 5.  sen.  4D      —         11.cos.4D 

—  19.sen.5D     -+-         36.cos.5D 
55o-h     i565.cos.D       —     3239.  sen.D 

—  142 16.  cos.  2D     -+-   1 1939.  sen.  2D 

—  335.  cos.  3D     -+-     1293  .sen.  3D  )  .cos.  % 

—  io3.cos.4D     ■+■       249. sen. 4D 
■+•         19.cos.5D    -+-         36.sen.5DJ 


sen.lp 


.cos.  TJJ 


Del  Sic  Grò  vanni  Santini  ■.  3gg 

ossia  più  brevemente 

dv'  =  A  .  sen.  TJJ  -+-  B  .  cos.  TjJ 

<V  sa  A',  scn.  f  H     B'.  cos    »IJS 

Le  quantità  A,  B,  A',  B'  dipendono  unicamente  come  si  ve- 
de dall'angolo  D.  La  tavola  IV  comprende  i  valori  di  que- 
ste quantità  per  tutti  i  gradi  della  circonferenza  divisa  in 
quattrocento  parti.  Prendendo  pertanto  da  essa  coli' argomen- 
to D  i  valori  di  A  ,  B,  A',  B',  e  moltiplicando  A,  A'  per 
sen.TJJ;  B ,  B'  per  cos.  %  si  l'ormeranno  le  seconde  parti  del- 
le perturbazioni  cercate  in  virtù  delle  superiori  formule  . 
Conviene  soltanto  osservare,  che  nei  valori  di  A',  B'  si  è  ri- 
gettata l'ultima  cifra,  e  così  il  valore  di  dr'  sarà  espresso  in 
millionesime  parti  dell'  unità  .  Per  ultimo  il  valore  di  fts  da- 
to di  sopra  si  può  porre  sotto  la  seguente  forma  . 
&s  =  -+-o',  74 -H  i  ,2,4.  cos.  D       -H   4  "•>  89.  sen.  D 

—  3  ,65  .cos.  aD     —  12  ,  ao  .sen.  2D  )  .  sen.  % 

—  0,20.  cos.  3D     —   o,3o.sen.3D 
a",  91  —  1,24.  sen.  D      ■+■   4  ■>  89.  cos.  D 

-4-3,09  .  sen.2D    — i4j44-C0S-aD  }.cos.T£ 
-+-0  ,08  .sen.  3D    —   o  ,  80  .  cos.  3D 
ossia  ds  =  A"  .  sen.  T£  -+-  B"  .  cos.  %  . 

La  tavola  V  dà  i  valori  di  A",  e  di  B",  che  sostituiti 
in  questa  formula  danno  le  perturbazioni  prodotte  da  Giove 
nella  latitudine  eliocentrica  di  Vesta  . 

Non  si  sono  aggiunte  le  tavole  delle  perturbazioni  pro- 
venienti da  Marte  sia  perchè  sono  esse  trascurabili  nel  pre- 
sente argomento,  sia  perchè  se  ne  può  tenere  conto  con  tut- 
ta facilità,  qualora  si  creda  opportuno,  calcolandole  colla  for- 
inola seguente  . 

Perturbazione    in    longitudine    proveniente    da    Marte 
=  io" ,  75  .  sen.  M  essendo  M  =  2£  —  a*  ■+■  337°  .  35' . 
Il  valore  di  M  nel   1810  era  =  2o3°  .  o' 

il  suo  moto  annuo  =      6°  .  59' .  2"  . 


4°° 


Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

TAVOLA       I. 

Per  calcolare  la  longitudine  media  di  Vesta 


e   gli    argomenti  per    l.p  perturbazioni 


Anni 


1807 
1808 
1809 
1810 
1811 
1812 
i8i3 
1814 
t8i5 


Lung.  med. 

a.  a 


Perieli» 

a4<ì° 


1819 
1820 


i68'.iV.58",i 
267. 24.  4,6 
6.48.^8,4 
io5.56.34,5 
2o5.    4.50,7 

3o4  •  1 a  ■ 46  >  ° 
I    43.37.10,5 
143  .  45  .  i6,5  26  .12,4 
241  .  53  .22,627  .46,7 

29  .  20  , 9 

30  .55,4 
32.29,7 
34.  3,9 
35.38  ,a 


l5'.I2",2 

6.46,4 

18 .20  ,9 

19.55  ,2 

21 .29  ,4 

23.  3,6 

24.33,1 


1816)341 .   1.28,7 

80  .  25  .  52 , 5 

179  .  33  .  58  , 6 

278 .  4a  •  4-7 

17  .  5o  .  io,1? 


2 
3 

4 
5 

6 

7 
8 

9 

io 

20 

3o 

40 

5o 
60 

70 
80 
90 

100 

no 

120 

i3o 
140 
i5o 
160 
170 
180 
190 

200 
210 
220 
23o 
240 
200 

260 
270 

280 

290 
3oo 
3io 

320 

33o 

340 
35o 
3  60 


o°.i6'.i7",8 
o  . 32  .35  ,5 

0  .  48  .  53  , 3 

1  .  5.ii,i 
1  .21 . 28  ,  3 
1  .37.46,6 

1  .54.  4,4 

2  .  io  .  22 
2  .26  .  39  , 9 
a  .  42 . 57  , 7 
5  .  25  .  55  , 4 
8  .  8 . 53  , 1 

io  .  5i  . 5o  ,  8 
i3  .34.48,5 

l6  . 17 .46 )2 

19  .  o . 43  , 9 

21  .43 .41 >° 

24  .  26  .  39  , 3 
27  .  9 .37  ,0 
29  .  52  .  34 ,  7 
32.35.32,4 
35  .i8.3o 
38  .  1  .27 
40  .  44  •  a^> ,  5 
43  .  27  .  a3  ,  2 
46  .  io  .  ao  ,  9 
48  .53.i8,6 
Si  .36. i6,3 
5A  .  19  •  14  >  ° 
57  .  42  . 1 1  ,7 
59  .45.  9  ,4 
62  .  28  .  7,) 
65  . 1 1 .  4,8 
67  .  54 •  2 

70  .37 .  o  . 

73  .19.57,9 

76  .  2  .  55  , 6 
78  .45.53,3 
8r  .28 .5r  ,0 

84.11.48,7 
86  .54.46,4 

89.37.44,1 
92  .20  .ài  ,8 
9-5  .  3  .  S9  , 5 

q7 .46.37,2 


Giorni 

dell'  anno 

Co- 

Bisc- 

mune 

stile 

Gennajo 

0 

0 

Febbrajo 

3i 

3i 

Marzo 

5q 

60 

Aprile 

90 

91 

Maggio 

120 

121 

Giugno 

i5i 

l52 

Luglio 

181 

182 

Agosto 

212 

2l3 

Settemb 

243 

244 

Ottobre 

273 

ni 

Noverai) 

304 

Dicemb. 

334 

335 

Del  Sic  Giovanni  Santini  . 

TAVOLA       II. 

Argomento  =  Long.  med.  3  —  Perielio  .  25 


401 


Argom. 

Equazione 
del  centro 

■+■ 

Differ. 

©•■' 

Raggio  vet- 
tore 

Differ. 

\dtfi) 

Argom. 

o  .    o 

o°.   0'.   o",o 

5'.58",o 

57;  9 
57,8 

57,7 
57,6 
57,  5 

0',  00 

2 , 152675 

-  687  ,  4 

36o .    0 

o  .  3o 

5  .  58  ,  0 

1  ,  3a 

2  ,  i52685 

IO 

687  ,0 

359 . 3o 

I   .     0 

11  . 55  ,  9 

2,  63 

2  ,  152714 

a9 

48 

67 
86 

io5 

125 

143 
i63 

686  ,9 

359  .   0 

i  .  3o 

17.53  ,7 

3,95 

2 ,  152762 

686  ,7 

358. 3o 

2   .      O 

23  .  5i  ,4 

5,  27 

2  ,  152829 

686,4 

358.   0 

2  .  3o 

29.49  ,0 

6,58 

2  ,  15291$ 

686,  1 

357 .  3o 

3   .      O 

35  .  46  ,  5 

7,89 

2  ,  i53o20 

685  ,7 

357.   0 

3  .3o 

41.43  ,7 

°7  >  2 
56  ,9 
56    5 

9,20 

2  ,  i53i45 

685  ,  a 

356.3o 

4-  o 

47.40  ,  6 

io,  5i 

2 , iò3a88 

684,6 

356.   0 

4.3o 

53 . 37  ,  1 

56 '2 

11 ,  82 

2  ,  i5345i 

181 

683  ,9 

355 . 3o 

5  .    o 

59  .  33  ,  3 

i3 ,  i3 

2 ,  i53632 

—  683  ,  2 

355 .   0 

56  ,  0 
55    5 

201 
220 

5  .3o 

1  .    5  .  29  ,  3 

•4,44 

2  ,  i53833 

—  682  ,  4 

354.30 

6  .    o 

11  .24  ,8 

55    0 

'5,74 

2  ,  i54o53 

239 
258 

681,6 

354.   0. 

6  .3o 

17.19  ,8 

54  '5 

53  ,  9 
53,4 
5a     8 

17,04 

2  ,  154292 

680,6 

353. 3o 

7  •   ° 

a3 .  14  ,  3 

18,33 

2  ,  i5455o 

276 

679  ,6 

353.   0 

7  .  3o 

29  .  18  ,  2 

19,62 

a  ,  154826 

678,5 

35a . 3o 

8  .    o 

35 .   i,6 

20, 92 

2  ,  i55iai 

3,5 

677  ,3 

352 .   0 

8  .3o 

40  .  54  ,  4 

21 ,  21 

2  ,  i55436 

333 

676  ,  1 

35i.3o. 

9  .    o 

46  .  46  ,  5 

5i',4 
5o  ,  8 

23 ,  5o 

2  ,  155769 

3o2 

674,8 

35i .   0 

9  .  3o 

52.37,9 

34>79 

2  ,  i56i2i 

36a 

673,4 

35o  .  3o 

io  .    o 

58  .  28  ,  7 

26,08 

2  ,  156490 

—  672  ,  0 

35o.    0 

5o  ,  1 
49,  0 
48,3 
47,5 
46,6 
45,7 

44,7 
43,6 
42,6 
41,5 

390 
408 
426 
445 
464 
482 
boi 
Si? 
536 

io  .  3o 

2  .    4.18  ,  8 

27,  36 

a,  i5688o 

—  670  ,  4 

349 . 3o 

Il    .      0 

io.    7,8 

28,  63 

a,  157288 

668  ,8 

349  •    0 

li  .  3o 

i5  . 56  ,  1 

29  ,  90 

a  ,  157714 

667  ,  1 

348 . 3o 

12  .      0 

21  .43  ,6 

3i ,  17 

a  ,  i58 1.59 

665,3 

348.   0 

12  .  3o 

27 .3o  ,  2 

32,43 

a  ,  i586a3 

663,5 

347 • 3o 

i3  .    o 

33  .  i5  ,  9 

33 ,  68 

2  ,  i5gio5 

661  ,6 

347.  0 

i3  .  3o 

39 .   0,6 

34,93 

a  ,  159606 

659  ,6 

346.30 

14  .   o 

44.44,9 

36,  18 

2  ,  160123 

657  >6 

346.   0 

14  •  3o 

5o  .  26  ,  8 

37,43 

2 ,  160659 

555 

655  ,  5 

345  .  3o 

i5  .    0 

56  .  8,3 

38,68 

2  ,  161214 

—  653  ,  4 

341.    0 

4o,4 
39 , 2 

38     2 

573 
5g2 
609 
626 

i5  .  3o 

3.    2.48,7 

39,90 

2  ,  161787 

—  65i  ,  2 

344.30 

16  .    0 

7  •  27  >  9 

41,  12 

a  ,  162379 

648,8 

344.    0 

16  .  3o 

i3 .    6,1 

36  ,  9 
35  ,  5 

42,34 

a  ,  162988 

646,4 

343.3o 

17  .    0 

18  .  43  ,  0 

43,56 

2  ,  i636i4 

644 
662 

643,9 

343.    0 

17  .  3ó 

24. 18  ,  5 

33  ,  3 

44.77 

2  ,  164258 

64i,3 

342 .  3o 

18  .    0 

29 . 52  ,  8 

33  '  0 

45,97 

2  ,  164920 

680 

638  ,  7 

342.   0 

18  .3o 

35.25,8 

3i  )e 
3o  ,  3 

28  ,  9 

47-  17 

a  ,  i656oo 

698 

636  ,  1 

341 -3o 

19  .    0 

40  .  57  ,  4 

48,36 

2  ,  166298 

633,4 

341 .   0 

19  .  3o 

46  .  27  ,  7 

49 ,  54 

a  ,  167022 

724 

73a 

63o  ,  6 

340  .  3o 

20  .    0 

5i .56  ,6 

5o  ,  72 

2  ,  167744 

—  627  ,  8 

340 .    0 

20  .  3o 

5y  .  23  ,  9 

27  ,  3 
25    8 

5i ,  90 

2  ,  168494 

75o 
767 
784 
800 
818 
834 
852 

—  024  ,  9 

339 . 3o 

21  .    0 

4  •   à.49  ,7 

H.4 

22,8 

53 ,  07 

2 , 169261 

621  ,  9 

339 .    0 

21  .  3o 

22  .    0 

8  .  14  ,  1 
i3  .  36  ,  9 

54,  22 
55,36 

2  ,  170045 
2  ,  170845 

618  ,8 
6i5  ,7 

338.  3o 
338.   0 

22  .  3o 

23  .    0 

18 .58  ,  1 
24.  17  ,  8 

SI    ,  2 

*9  ,7 
J7>9 

56 ,  5o 
57,64 

2  ,  171663 
2  ,  172497 

612  ,  5 
609  ,  3 

337 .So 
337  .   0 

28  .  3o 

29  .  35  ,  7 

58,77 

a  ,  173349 

368 

606  , 0 

336.3o 

24  •    0 

34.51,9 

14  '5 
5.12,9 

59,89 

2  ,  174217 

883 

602  ,  6 

336.   0 

24  .  3o 

40.   6,4 

61 ,  00 

a  ,  176100 

599  ,  2 

335. 3o 

25    .      O 

45 .  19  ,  3 

62,  IO 

2 , 176001 

901 

—  595  ,  7 

335.   0 

— 

1            1 

Tom.  XVII. 


01 


4o2,  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

Continuazione  della  Tavola  li. 
Argomento  =  Long.  med.  £  —  Perielio  .  £ 


Argom. 

Equazione 
del  centro 

Differ. 

Raggio  vet- 
tore 

'  Differ 

($)-' 

Argom. 

25  .      0 

4».  45'.  1 9",  3 

5'.Il",2 

9,3 
7,3 
5,6 
3  ,9 
1,8 
4.59,8 

57,9 
56  ,  0 
54,0 

62  ,  IO 

2 ,  176001 

—  595  ,  7 

335.    0 

25  .  3o 

5o  .3o  ,  5 

63  ,  18 

2,  176918 

917 
932 
95o 
965 
981 
996 
1012 

592,  1 

334.3o 

26  .    0 

55  .  39  ,  8 

64  ,26 

2  ,  177850 

588,5 

334.   0 

26  .  3o 

5  .    0  .  47 ,  1 

65  ,  34 

2,  178800 

584,8 

333. 3o 

27  .    0 
27  .  3o 

5  .  52  ,  7 
io  .  56  ,  6 

66,42 
67  ,48 

2,  179765 
2  ,  180746 

58i  ,  1 
577,3 

333.  0 
332 . 3o 

28.    0 

28.  3o 

i5.58,  4 
20  .  58  ,  2 

68  ,  53 
69,  57 

2,181 742 
2 ,  182754 

573,5 
569  ,  6 

332.  0 
33i . 3o 

29  .    0 

25  .  56 ,  1 

70  ,  61 

2  ,  183782 

1042 
1059 

565  ,  7 

33 1 .   0 

29  .  3o 

3o  .  52  ,  1 

71,64 

2,  184824 

56i  ,  7 

33o .3o 

3o  .    0 

35  .  46  ,  1 

72  ,  66 

2  ,  i85883 

—  557  ,  6 

33o .   0 

3o  .  3o 

40  .  38  .  0 

5i  ,9 
49,8 

47,9 
45,6 
43,3 

73  ,  66 

2,  186956 

1073 
1089 
no3 
1118 
n33 
1146 
1161 
1176 
1189 
1204 

—  553  , 5 

329 . 3o 

3i  .    0 

45.27,8 

74,66 

2,  188045 

549  ,4 

329 .   0 

3i  .  3c 

5o .  i5  ,  7 

76  ,65 

a,  189148 

545  ,  2 

328 .  3o 

3a  .    0 
32  .  3o 

55  .    ij 
59.44,6 

76  ,  63 

77  y  59 

2 ,  190266 
a,  191399 

540  ,  9 
536  ,6 

328.  0 
327 ,3o 

33.    0 

6  .    4 . 25  ,  7 

41 , 1 
39,4 
37,0 
34,8 

32  ,4 

78,54 

2 ,  192545 

532  ,  2 

327 .    0 

33.  3o 

34.  0 

9.5,1 
13.4»,  1 

79:49 

80,43 

2  ,  193706 
2 ,  194882 

5a7  ,8 
5a3  ,3 

326 .  3o 

326 .   0 

34.30 

18  .  16  , 9 

81  ,36 

2 ,  196071 

5i8  ,8 

326 . 3o 

35.    0 

22  .  49  ,  3 

82  ,  29 

2,  197275 

—  614  ,  2 

325 .   0 

35.  3o 

27  .  19  ,2 

29  ,9 

83  ,  20 

2 , 198492 

1217 
ia3i 
1245 
1258 

—  509  ,  6 

324 . 3o 

36  .    0 

3i  .46,9 

a7,  7 
25  ,  6 
23  , 2 
20 ,  8 
18,4 
15,9 
i3  ,  7 

84  ,  IO 

a,  199723 

5o5  ,  0 

324.    0 

36  .  3o 

36.i2,5 

84,98 

2 ,  200968 

5oo  ,  3 

323. 3o 

37  .    0 

40 . 35  ,  7 

85  ,  86 

2  ,  202226 

495  >  5 

323 .   0 

37  .  3o 

44.56,5 

86,73 

2,  203497 

1284 
1298 

49°  >7 

322  .  3o 

38  .    0 

49  .  14  ,  9 

87,59 

2,  204781 

485  ,  9 

322  .    0 

38.  3o 

53  .  3o  ,  8 

38,44 

2  ,  206079 

481  ,  0 

32i .  3o 

89  .    0 

57.44,5 

89,28 

2,207388 

i32jj 

476  ,  1 

031  .      0 

39  .  3o 

7  .     1  .  55  ,  6 

11  ,  1 

8,7 

90  ,   IO 

2  ,  20871 1 

i336 

471  ,2 

320 . 3o 

40 .    0 

6.   4,3 

90  ,  92 

2  ,  210047 

—  466  ,  2 

320  .    0 

40  .  3o 

10  .  io  ,  3 

6,0 
3.3,6 
i,3 
58,6 
56  ,  0 
53,4 
5o  ,  9 
48,3 
45,6 
43  ,0 

91  ,  72 

2  ,  2ii3g4 

1347 

—  46  r  ,  2 

319.  3o 

41  ■    0 

14  .  i3  ,  9 

92  ,  52 

2,  212754 

456  ,  1 

319 .  0 

41  •  3o 

i8.i5,2 

93  ,  3o 

2  ,  2  14  125 

i384 
1396 
1406 

45 1  ,  0 

3i8.3o 

42  .    0 

aa  .  i3  ,  8 

94,  °8 

2  ,  ai55o9 

445,8 

3i8.   0 

42  .  3o 

a6  .   9,8 

94,84 

a ,  216905 

44°  '6 

317. 3o 

43.    e 

3o .  3,2 

95  ,  59 

2  ,  ai83n 

435 , 4 

317 .   0 

43.3o 

33  .  54  ,  1 

96  ,32 

2  ,  219730 

14'9 
14JJI 

400  , 2 

3i6.3o 

44.    0 

37-4*  >4 

97  >°5 

2  ,  221161 

1440 
1453 

424  ,9 

3i6 .   0 

44.  3o 

41 ■ 28  , 0 

97  ,  77 

2 , 222601 

419  ,  6 

3i5 .3o 

45.    0 

45 . 11 , 0 

98,48 

2 ,  2240.54 

-414,6 

3 1 5 .   0 

45.3o 

48.  5i  ,6 

4° , 6 
37,7 
35,0 

32  ,  2 

99  ,  '7 

2  ,  225517 

—  408  ,  8 

3 14.30 

46.    0 

02  .  29  ,  3 

99  >  86 

2  ,  226991 

*474 
1484 

»494 

4o3  ,  4 

3i4.    0 

46.  3o 

56.   4,3 

100  ,  52 

2  ,  228475 

398  ,  0 

3i3.3o 

47.    0 

59  . 36  ,  5 

101  ,  18 

2  ,  229969 

392  ,  5 

3i3.   0 

47.  3o 

8 .    3.6,2 

a9 ,  7 
26,9 

24,2 

21  ,4 

18,7 

3    i5    8 

ioi  ,  83 

2,  23 1474 

i5i6 
1524 
i535 

387  ,  0 

3i2. 3o 

48.    0 

6  .  33  ,  1 

102  ,  48 

2  ,  232990 

38 1  ,4 

012.   0 

48.3o 

9.57,3 

io3  ,  IO 

2,  234514 

375  ,8 

3n  .3o 

49.    0 

i3  .18,7 

io3  ,  72 

2 ,  236049 

i545 
i553 

370  ,  2 

3n  .   0 

49  .  3o 

i6.37,4 

104  ,  33 

2 ,  237594 

364  ,  6 

3io . 3o 

5o  .    0 

19  .  53  ,  2 

104,9.3 

2,  289147 

—  358  ,  9 

3io.    0 

— 

Del  Sic  Giovanni  Santini  . 

Continuazione  della  Tavola  li 
Argomento  =  Long.  med.  £  —  Periel 


4°3 


io  .  ù 


Argom. 

Equazione 
del  centro 

Differ. 

Q- 

Raggio  vet- 
tore 

Differ. 

(1)"' 

Argom. 

5o  .    o 

8".  19'.  53",  2 

3'.  i3",  1 
io  ,  4 

4,8 

1     8 

104  ,  y3 

2,  239147 

i564 
i57i 
i58a 

—  358  ,  9 

3io .    0 

5o  .  3o 

a3  .   6,3 

io5 ,  5i 

2  ,  24071 1 

353,3 

309 . 3o 

5i  .    o 

26  .  16  ,  7 

106 ,  08 

2  ,  242282 

347,6 

309 .   0 

5i  .  3o 

29  .  24  ,  3 

106 ,64 

a ,  243864 

1590 
i598 
1608 

341,9 

3o8 .3o 

5a  .    o 

32  .  29  ,  1 

107,18 

a  ,  245454 

336,i 

oco.    0 

5a  .  3o 

35 .3o  ,  9 

a  .  5g  ,  1 

56,3 
53  ,4 
5o  ,  7 

47  >  8 

107,72 

a ,  247052 

33o,3 

007. 3o 

53.    o 

38  .3o  ,0 

108 ,  25 

a ,  248660 

i6i5 

324 ,  5 

307 .   0 

53  .  3o 
54.    0 

41 .  26  ,  3 
44-  J9  >  7 

108 ,  77 
109,28 

a,  350275 
2 ,  251899 

1624 
i63i 

3i3,7 

3l2  ,  9 

3o6 .3o 
3o6.    0 

54.3o 

47 .  io  ,  4 

109,77 

2 ,  25353o 

i638 

3o7 ,  1 

3oo. 3o 

0     r 

55.    0 

49  .  58  ,  a 

110,24 

a  ,  255i68 

—  3oi ,  2 

000 .    0 

55.  3o 

56.  0 

52  ,^,c 
55 .25  ,  0 

44  =  8 
42 , 0 

39  >  1 
36  ,2 
33  ,3 
3o  ,5 

27  =  4 
^4,7 

110,70 
ni ,  16 

2,  a568i5 
2  ,  258472 

1647 
1657 
1663 
1669 
1677 
i68> 

—  295  ,  3 
289,  4 

304. 5o 
3o4-    0 

56.  3o 

57  .    0 
57  .  3o 

58  .    4,1 

9  .    0  .40  ,  3 

3  .  i3  , 6 

111,61 
112  ,o5 

112,47 

2  ,  260134 
2,  261800 
2  ,  263480 

283,5 

277  ,  5 
271,0 

3o3.3c j 
3o3 .   0 
3o2. 3o 

58.    0 

5.44,  1 

112,89 

2  ,  265lÓ2 

1691 
1696 

a65,  6 

3oa .    0 

58.  3o 

59 .  0 

8. 11  ,5 
io . 36  ,2 

113,29 
n3,68 

2  ,  266853 
2  ,  268549 

259  ,  7 
a53  ,  7 

3oi . 3o 
3oi .   0 

59  .  3o 

12 .57  ,  9 

18,7 

114, o5 

2 ,  270252 

1709 

24?  >  7 

3oo . 3o 

60 .    0 

i5.i6  ,6 

114,42 

2 ,  271961 

—  341 ,  6 

3oo .   0 

60  .  io 

17  . 3a  ,  5 

i5  ,  9 
i3  ,0 

114,78 

2  ,  27^077 

1721 
1728 
1-733 

—  335  ,  6 

299 .  3o 

61  .    0 

19 .45  ,  5 

n5,i3 

2 ,  275398 

239  ,  6 

299.   0 

61  .  3o 

21.55  ,6 

n5,46 

2 ,  277136 

32.3  ,  5 

298 . 3o 

6a  .    0 

24  •   a  >  7 

7  >  * 
4,i 

"5,79 

a  ,  278859 

i737 

217,4 

298 .    0 

62  .  3o 

36 .   6,8 

116,10 

a  ,  28o5g6 

su ,  4 

297 . 3o 

63.    0 

63.  3o 

28  .   8,0 
3o  .   5,3 

1  .  58  ,  3 
55  ,3 
5a,  4 

49  ,4 

116,41 
116,70 

a ,  28244° 
2 ,  284083 

1744 
1748 
i753 
i757 
1763 

3o5  ,  3 

199,2 

297.    0 
296 . 3o 

64.    0 
64.30 

3a .    1,6 
33  .  54  ,  0 

116,99 

117  ,25 

2  ,  285841 
a ,  287598 

193  ,  I 

187,0 

396.   0 

295 .3o 

65.    0 

35  .43  ,4 

117 ,5i 

2  ,  289361 

—  180  ,  9 

295 .   0 

65.  3o 

37 .29  ,  9 

46  ,  5 
43  ,6 

4°  ,7 
37,8 

34  =  7 
3i    8 

117,70 

2  ,  291130 

1769 
i773 

-174,8 

294 .  3o 

66.    0 

39  .i3  ,5 

"7  =99 

a  ,  392903 

168,  7 

294.    0 

66.  3o 

40  .  54  ,  2 

1 18  ,22 

2  ,  294680 

1777 

:779 
1783 
1788 
1791 

162  ,  6 

293 . 3o 

67 .    0 

42  .  32  ,0 

,18,44 

3  ,  396458 

i56  ,  4 

293 .  0 

67  .  3o 

44-  6,7 

,.8,64 

2 ,  298242 

i5o  ,  3 

292 . 3o 

68.    0 
68.  3o 

45  .  38  ,  5 

4?  •   7  ■>  3 

28  ,8 
26  ,  0 

118, 83 
119,01 

2  ,  3ooooo 
2  ,  301821 

144,2 
i38,  1 

aga.   0 
291 . 3o 

69  .    0 

48  . 33  ,  3 

119,19 

2  ,  3o36i5 

1794 

i3i  ,  9 

291 .   0 

69  .  3o 

70  .    0 

49  . 56  ,  2 
5i .  16  ,  2 

20  ,  0 

ii9,35 
119  ,5o 

2 ,  3o54i3 
2  ,  307215 

1798 
1802 

125,  8 
—  119  ,  6 

290 .3o 
290 .    0 

17,2 

i8o3 
180-? 

70  .  3o 

5a.33  ,  4 

119,65 

2  ,  309018 

—  n3,5 

289.Sc 

71  .    0 
71  .  3o 

53.47  >6 
54  .  58  ,  8 

n  ,  ja 
8,3 

5,5 

1.2,5 

0  .  5g  ,  5 
56    6 

119,80 
119,91 

2 , 3io8a5 
2  .  3 12634 

1809 
1813 

107,4 
101  ,  4 

289  .    0 
a88.3o 

72.    0 

56 .   7,1 

120  ,  oa 

2 ,  3 14446 

1814 
1817 

95 ,  3 

388.    0 

72 .  3o 

57  .  12  ,  6 

120  ,  11 

2 ,  3i6a6o 

89,  2 

387.Sc 

73.    0 

58  .  i5  ,  1 

120  ,20 

2  ,  318077 

1818 
1820 

83,  0 

387.    0 

73 .  3o 

59 .  14  ,  6 

120  ,  28 

a  ,  319895 

76,8 

286 .  3o 

74.    0 

IO  .    e  .  I  I  ,  2 

53  ,8 

5o  ,8 

120,36 

a ,  3ai7i5 

l8"2 

70  ,  6 

386.   0 

74.30 

75 .    0 

i.5,o 
ir.55  .8 

120 ,42 
120  ,47 

2  ,  333537 
2  ,  3a536o 

1823 

61,  5 

—     58  ,  4 

285. 3o 

285.    0 

— 

1 

4o4  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

Continuazione  della  Tavola  II. 
Argomento  =  Long.  med.  £  —  Perielio  .  g 


Argom. 

Equazione 
del  centro 

-+- 

Di  (Ter. 

:.($v 

Raggio  vet- 
tore 

Differ. 

(§)••' 

Argom. 

75  .    0 

75  .  3o 

76  .  0 

76  .3o 

77  0 
77-3o 

78.  0 
78.30 

79.  0 
79.30 

80.  0 

io0.  i'.55',8 

£  43    ,  7 

3.28  ,  7 
4.  io  ,g 

4  .  5o  ,  2 
5.36,4 

5  .  59  ,  9 

6  .3o  ,6 
6  .  58  ,4 
7-23,3 
7-45,3 

°'.47",9 
45  ,0 
43,2 
3g  ,3 
36  ,  2 
33  ,5 
3o  ,  7 
37,8 
24,  g 

32  ,  O 

120,47 
120  ,  5i 
120 ,  55 

130, 57 

120 ,  58 
120 ,  5g 
i2o,58 
iao  ,  56 
120  ,54 
120 ,5i 
120 ,46 

3 , 32536o 
3 , 327185 
a ,  23gon 
3,33o83g 
2 ,332667 
2 , 334496 
a ,3363a5 
a,338i56 
2 ,33gg87 
a ,341817 
3,34364g 

i8a5 
1826 
1828 
1828 
1829 
1829 
i83i 
i83i 
i83o 
1882 

-58,4 
52 ,  3 
46,3 

4°j  » 
34,0 

a7=9 
21,9 
iS;g 
io  ,  0 
—      3,9 
-+-      3,3 

a85.    0 
284.30 
284.    0 
283 . 3o 
383.   0 
383 .3o 
282.   0 
281 . 3o 
281  .   0 
280 .3o 
380  .    0 

19  ,  3 

i5  ,5 

i3,4 

io  ,  7 

7  =  9 

5  ,  a 
0  .    3,2 
0  .    5,5 
1.   3,3 

6  .  1 

1880 
i83i 
i83i 
i83o 
i83o 
1828 
1828 
1827 
1826 
1825 

80.  3o 
81  .    0 
81 .3o 
82.   0 

82.  3o 

83.  0 
83. 3o 

84.  0 
84-3o 

85.  0 

8.    4,5 
8.21  ,0 
8  .  34  ,  4 
3.45  .  1 
8  .  53  ,  0 
8  .  58  ,  a 
9.0,4 
8 .5g  ,  9 
8.56  ,6 
8  .  5o  ,  5 

120  ,40 

120  ,  32 
120  ,  25 
120,  l8 

120 ,  og 

120 ,00 

ng,8g 

"9  =  77 

1 19=64 
1 19 ,  5i 

2 , 34547g 
3,347310 
2,349141 
2 ,300971 
2 , 352801 
2 ,354629 
2 ,356457 
2,358284 
2 , 36oiio 
2 ,36ig35 

-+-      8,3 
i4,3 

30  ,  3 

26  ,  3 
32,  3 
33,3 

44  =  3 

5o  ,  2 

56,  1 

+-     62 .  0 

37g. 3o 
37g.   0 
378.30 
378 .  0 

277 .3o 
377.    0 
376 . 3o 
276 .    0 
275 . 3o 
375 .   0 

8  ,  8 
11  ,  6 
14,  a 

17  ,  0 

30  ,  0 
32  ,  6 

a5  ,  1 
28  ,  0 
3o  ,  6 
33,4 

1828 
1821 
1820 
1817 
1816 
1814 
1811 
1809 
1806 
1801 

85. 3o 

86.  0 
86. 3o 

87.  0 
87  .  3o 

88.  0 
83. 3o 

89.  0 
8g.3o 
go  .   0 

8.41,7 
S.3o,  1 
8  .  i5  ,9 
7-58,9 
7-38,9 
7  .16  ,3 
6.5i,a 
6  .  23  ,2 
5  .  52  ,  6 
5. 19  ,  2 

119 ,36 
119,21 
ng ,  o5 
118,88 
118  ,  70 
118,53 

I  18 ,  32 

n8 ,  12 
117, gì 

117,69 

2,363758 
2 ,365579 
2 , 367399 
2 ,369216 
2 , 371082 
2 , 372846 
a ,374657 
2 ,376466 
2 ,378272 
2 ,380073 

■+■     67>9 
73,8 

79  =  7 
85,5 

91  =4 

97  =  2 

io3  , 0 

108  ,8 

114,  6 

374.30 
274.   0 
378 .3o 
273 .   0 
272 .  3o 
272.   0 
271 . 3o 
271 .   0 
270 .3o 
270 .    0 

36  ,  0 
38,g 

41 1  ' 

44,0 

46>7 
49  ,3 
5i  ,7 
54,5 
56,9 
0  .  5g  ,  6 

1799 
1796 
1794 
179-5 
1788 
1787 
1782 

'779 

1775 
1771 

go  .3o 
gì  .   0 
gì  .  3o 
92  .    0 
92  .  3o 
98  .   0 
g3  .  3o 
94.   0 

94  ■  3o 

95  .    0 

4.43,2 

4-  4,3 
3  .33 ,3 

2  .  89  ;  a 

1  .  5a  ,  5 

i.3,2 

0  .  11  ,5 

9  .59.  17  ,0 

58 .ao  ,  1 

67  .  ao  ,5 

117,45 
117,22 
116 ,98 
116,74 
116  ,48 

Il6  ,  32 

n5  ,g4 
n5,65 
n5  ,  36 

n5 ,  07 

2,381872 
2,383668 
2,885462 
2 ,387257 
2,389045 
2 ,390882 
2 ,392614 
a , 394393 
2 ,396168 
2 , 397g3g 

-+-  136  ,  1 
i3i,3 
137,  5 
143  ,  3 

i48=9 
154,  6 
160  ,  3 

165,7 
171  ,  3 

-+-  176,  g 

269 .3o 
26g .    0 
268.3o 
268.   0 
267  .3o 
267 .   0 
266 . 3o 
266 .    0 
a65 . 3o 
a65  .   0 

1  .    2,2 
4,8 

*'! 

9,8 

12  , 3 
'4  =  7 
17  =  4 
19,8 
22  , 3 

0'.24   ;  7 

1767 
1763 
1759 
1706 

"749 
1746 
1742 
i735 
i73 1 
1726 

95  .  3o 
g6  .   0 
g6  .  3o 

97-    » 
g7.3o 
g8.    0 
g3  .3o 

99-   ° 
gg  .3o 
100  .    0 

56.  18  ,3 
55 .  i3  ,  5 
54  .    6,2 
5a  .  56  ,  4 
5i .44  ,  1 
5o  .  sg  ,4 
49  .  12  ,  0 
47 • 5a  ,  2 
46  .  29  ,  g 
45 .    5  ,  a 

114 ,76  ' 
114,45 
114,  i3 
n3 ,  80 
n3,46 

Il3  ,  13 

113  ,  76 
113  ,4-0 

na  ,  03 
in  ,68 

2 ,899706 
2 ,401469 
2 , 403228 
a , 404984 

3 ,4o6733 
3  ,  408479 
2 ,410221 
2 ,411956 

a, 413687 

2  ,  4 1 54 1 3 

-i-  182  ,  5 
188,0 
ig3  ,  5 

i99  =  0 
204,  5 
3og,  g 

3l5    ;    3 

220,  7 
23Ó  ,  I 

-1-  a3 1 , 4 

264.80 
264.   0 
263 .  3o 
263 .   0 
262. 3o 
262 .   0 
261 . 3o 
261 .   0 
260. 3o 
260 .   0 

— 

' 

Del  Sic.  Giovanni  Santini. 

Continuazione  della  Tavola  II. 
Argomento  =  Long.  med.  £  —  Perielio  .  X, 


4c5 


Argom. 


Equazione 
del  centro 


100  .  o 

ioo  .  3o 

101  .  o 


101 

102 

102 

io3 


3o 
o 

3o 
o 


io3  .  3o 

104  .  o 
io4  •  3o 
io5  .  o 

io5  .  3c 
106  .  e 

106  .  3o 

107  .   O 

107  .  3o 

108  .  0 

108  .  3o 

109  .  0 
109  .  3o 

ITO.   O 


9°45' 
43 

4* 

to 
9 
37 
35 

lì 

3o 
28 


no 
III 
III 

112 
I  12 
Il3 


3o 

o 

.  3o 

,  o 

3o 

o 


n3  .  3o 
114  .  o 
114  ■  3o 
n5  .  o 


rio  .  3o 
116  .  o 

116  .  3o 

117  .  o 

117  .  3o 

118  .  o 

118  .3o 

119  .  o 

119  .  3o 

120  .   O 


120 
121 
121 
122 
122 
123 


So 

,   O 

.  3o 

o 

.3o 

1  t> 


.  5",  2 
.38  ,  1 
.8,5 
.36  ,3 

•  1  ,9 

.  25  ,  o 

.45,8 

•  4,4 

.20  ,4 

■34,1 

.45,5 


26 

25 
23 

21 

»9 

J7 
i5 

12 , 
10 


54,5 
1  ,2 

5,7 
7  ,9 
7,8 
5,6 

1  ,  1 
54,3 

45,4 
34,3 


Differ. 


6 

4 

1 

59 

^7 

<4 
02 . 

49- 
47'- 

44  • 


20 , 9 

5,4 

47,8 

a7  ,9 
6,0 

41 ,9 

i5  ,  5 
47,  ? 
J7  ,  1 

45  ,  2 


42 
39 
36, 

34 
di  , 

28, 

26, 

23. 

20 . 
J7' 


io  ,8 

34,4 
56  ,  1 

i5,7 

33,5 

49  ,  a 
3,o 

54,  7 
24  ,6 
32  ,6 


123  .  3o 

124  . 

124  .  3o 

125  .  o 


14 

II 
8 
5 

2 

59 
56 
53 
5o 

47 


.38,7 

■43,1 
.45,3 
.45,8 

44,5 
■4*»4 

.36,7 
.  3o  ,  1 

.21  ,  7 

■  " ,  4 


I'.2?",I 

29  ,  6 

32  ,  2 

34,4 

36  ,9 
39,2 
4',  4 

44,o 
46,3 

48,6 


5i  ,0 

53,3 

55  ,5 

57,8 

o  ,  1 

2  ,  2 

4,5 

6,8 

8,9 

11,2 


i3  ,3 

i5,  5 
17,6 

'9  ,9 
21,9 

24,  1 

26,4 

28  ,4 

30  ,  o 

3 1  ,9 


34,4 
36,4 

38,3 

4o,4 

42,2 

44,3 
46,2 
48,3 

5o  ,  1 

52  ,  o 


53  ,9 
55,6 

57,8 

2  .  59  ,  5 
3.  i,3 

3,i 

4,7 
6,6 
8,4 

3  .  io  ,  3 


11  ,68 
11 ,  28 
10,92 

IO  ,  §2 

10 ,  14 

09,  72 
09,34 
08  ,  90 

08, 5i 
07,87 
07  ,  63 


Raggio  vet- 
tore 


07,  18 
06,74 
06 ,  27 
o5 ,  84 
o5,36 
04,90 
04,41 
o3,94 

03,44 

02  ,  96 


2  ,  4i54i3 
2  ,  417135 
a,4i885i 
2  ,  420661 
2  ,  4.22267 
2  ,  423966 
2  ,  425660 
2  ,  427349 
2  ,  429032 
2  ,  430708 
2  ,  432377 


02,  45 
01,95 
01,44 
00 ,  9.3 

00,  40 
99,88 
99,33 
98,  81 
98  ,  27 
97,73 


2  ,  4340.39 
2  ,  435697 
2  ,  437.347 
2  ,  438993 
2  ,  44°63i 

2  ,  442262 

2  ,  443886 
2  ,  4455o4 
2,447114 
2  ,448718 


97,  *7 
96,  61 
96,04 
95,47 
94-4° 
94,33 

93,74 
93,  i5 
92,  55 

9',96 


91 ,  36 
90,  76 
90,  14 
89,53 
88,91 
88,29 
87,66 
87,  02 
86,38 
85,74 


2  ,  45o3i4 
2  ,  451902 
2  ,  453483 
2  ,  455o58 
2  ,  406624 
2,458182 
2  ,  4597.33 
2  ,  461276 
2 ,  462810 
2  ,  464340 


2 ,  466857 
2  ,  467366 
2,468868 
2  ,  470.362 
2,461848 
2  ,  473325 
a , 474?9a 

2  ,  476262 
2  ,  477702 
2  ,  479 l43 


2  ,  48<s574 
2,481997 
2  ,  4834l4 
2  ,  48482O 
2,486216 

2  ,  487602 

3  ,  48897O 
2  ,  490347 
2,491707 

2  ,  493o55 


Differ 


©■' 


1722 
1716 
1710 
1706 
1699 
1694 
1689 
i683 
1676 
1669 


1662 
1668 
i65o 
1646 
i638 
1629 
1624 
1618 
1610 
1604 


109O 
i588 
i58i 
i575 
i566 
i558 
i55i 
1.542 
i533 
i53o 


23 1  ,4 
236  ,3 
242,  1 
247  ,  3 

252  ,  6 

a57  ,  9 
263  ,  1 
268,3 
273,4 
278  ,5 
283  ,  6 


280  ,  7 
29.3  ,  8 
298  ,  9 
3o3  ,  9 
3o8  ,  3 
3i3  ,  7 
3i8,6 
323  ,5 
328,4 
333  ,  2 


i5i7 
i5o9 

l502 

1494 
i486 

'477 
1467 
1460 
1460 

'441 


143 1 
423 
1417 

1406 

i3g6 
i386 
i377 
i368 
i36o 
1348 


338  ,  1 
342  ,  9 
347,6 
35a,3 
307  ,  o 
36i  ,  7 
366,4 
371  ,0 
370  ,  6 
38o,  1 


Argom. 


260 .  o 
259 .3o 
269  .  o 
2-58  .  3o 
258.  o 
2.57 .  3o 
257.  o 
256 . 3o 
256 .  o 
2.55 .  3o 
255.    o 


234 . do 
254.  0 
2.53 .  3o 
253.  o 
252  .  3o 

252.     O 

26 1 .3o 

2-5  T.     O 

25o . 3o 
2.5o .    o 


384  ,  6 

389  ,  2 
3g3  ,7 
398,I 

402  ,  5 
406  ,  9 
411  , 2 
4*5,5 
419,8 
434,  j 


•  428,3 
432  ,  5 
436  ,  7 
440,8 
444,9 
449  ,  ° 
453,0 
457,0 

461  ,  o 

464  ■  9 


249 

do 

249 

0 

248 

3o 

248 

0 

247 

do 

247 

0 

246 

3o 

246 

0 

245 

3o 

240 

0 

244  - 3o 
244  •  o 
243 . 3o 
243 .  o 
24?.  ■  3o 
242 .  o 
241 . 3o 
241 .  o 
240 .  3o 
240 .  o 


239 . 3o 
2.39 .  o 
a38  .  3g 
238.  o 
287 . 3o 
237.  o 
2.36  .3o 
236.  o 
2.35.3o 
235.  o 


4có 


Teoria  del  jvuovo  Pianeta   Vesta  ec. 


Continuazione  della  Tavola  li. 

Long.  med.  £  —  Perielio  .  S 


Argomento  = 


Equazione 

^^^ 

Raggio  vet- 
tore 

Argom. 

del  centro 

-4- 

Differ. 

0- 

Differ. 

($■■' 

Argom. 

ia5  .    o 

?M7'-n",4 

3'.  11",  9 
i3,7 
i5,3 

85,74 

2 ,  4g3o55 

i338 

-1-  464  ,  9 

235  .    0 

ia5  .  3o 

43  .  5o  ,  5 

85  ,  io 

2 ,  454393 

i3a8 

468  ,  8 

a34- 3o 

126  .    0 

40.45  ,8 

84  ,  46 

2  ,'49J>72r 

i3i9 
i3o9 
1299 

472>7 

234.   0 

126  .  3o 

S7 . 3o  ,  5 

83  ,  81 

2 ,  497040 

476  ,  6 

a33 . 3o 

127  .    0 

34.i3  ,  5 

17  ,  0 

iè  ,7 

20 ,4 

83,  i5 

a,  498349 

480  ,  4 

a33.    0 

127  .  3o 

\3o  .  54  ,  8 

8^,49 

2  ,  499648 

484,2 

a3a .3o 

128 .    e 

27  .  34  ,  4 

81  ,  82 

2 ,  5oog38 

1290 
1279 
1268 
ia58 

488  ,  0 

23a.   0 

128  .  3o 

129.    0 

a4  •  12  ,  5 
20  .  48  ,  8 

21 , 9 

a3  ,7 
25  , 3 
26,8 

81,  16 
80  ,  5o 

2 ,  502217 
2  ,  5o3485 

491  >7 
495.4 

a3i . 3o 
a3i  .   0 

129 .  3o 

17 .28  ,  5 

79,84 

2  ,  5o4743 

,249 

499  >  ' 

23o .3o 

j3o  .    0 

i3  .  56  ,  7 

79  >  l5 

a ,  5o5g<)2 

-+-  5o2  ,  7 

a3o  .    0 

28  ,2 

JZÓ'ó 

i3o  .  3o 

10.28  ,  5 

78  ,48 

2 ,  507280 

-+-  5o6  ,  3 

229.30 

i3i  .    0 

6  .  58  ,  6 

29  ,9 
3i    5 

77,78 

a,  508457 

1227 

1217 
1206 

509  ,  8 

229 .   0 

i3i  .  3c 

3 .27  ,  1 

33  ,  1 
34,5 

36,  1 

37,5 
39,  1 
4°,4 

4a  >  « 

77  ,  10 

a  ,  509674 

5i3,4 

228 .  3o 

i3a .    0 

6  .  59  .  54  ,  0 

76  ,  40 

a  ,  5io88o 

1196 
1184 

T   WnK 

5i6  ,  9 

228 .   0 

102 .  3o 

56  .  19  ,  5 

75  ,70 

a,  512076 

520  ,  4 

227 .3o 

i33 .   0 

52.43,4 

75  ,  oe 

a ,  5i326o 

523  ,  8 

227 .   0 

i33  .  3o 

49  •   5  >  9 

74  ,3o 

a  ,  5i4435 

II70 

n63 

527  ,  2 

226 .  3o 

134 .    0 

45 . 26  ,  8 

73  ,  60 

a ,  5i5593 

53o  ,  5 

£■,26 .   0 

134 .  3o 

4l 46, 4 

72  ,  89 

a ,  516750 

1.41 

533  ,8 

225 . 3o 

i35  .    0 

38.   4,3 

7a  )  18 

a  ,  517891 

■+■  537  ,  1 

225  .     O 

43,3 

44,7 
46,  1 

ii3i 

I  1  20 

i35 .  3o 

34  .  2 1  ,0 

71  >47 

2  ,  519022 

-t-  540  ,  4 

224 -3o 

i36 .    e 

3o  . 36  ,  3 

70  ,  75 

a ,  520142 

543,6 

224.   0 

i36  .  3o 

26 . 5o  ,  2 

70   ,  02 

a,  52i25i 

I  100, 

546  ,8 

2a3 .  3o 

137  .    e 

23  .  2  ,  5 

47  >  7 
48,9 
5o  ,  1 
5i  ,5 
53  ,  0 
54,1 
55  ,4 

69    ,  29 

a  ,  522348 

1097 
1086 

549  ,9 

223  .     0 

137 .  3o 

19  .  i3  ,  6 

68,57 

2,523434 

1075 

1064 

io52 

553,o 

222. 3o 

i38  .    0 

1.5  .23  /5 

67    .  84 

2 ,  524S09 

556,  1 

222.     0 

i38 .  3o 

I  I  . 32  ,  0 

67  ,   II 

2  ,  525573 

559  ,  2 

221  .  3o 

139 .    0 
189  .  3o 

7  •  39  >  ° 
3.44,9 

66,38 
65,  64 

2,  5a6Ó25 
2  ,  527666 

1041 
1029 

56a  ,  2 
565  ,  2 

221  .     O 

220. 3o 

140 .    0 

5  .  59  .  49  ,  5 

64  ,  90 

2,  528695 

-t-  568  ,  1 

320.     O 

56  ,  b 
58    a 

1018 

1006 

140  .  3o 

55  .  5a  ,  9 

64,  17 

2  ,  Ò29713 

-t-  571  ,  0 

219. 3o 

141  •    0 

5i .54  ,  7 

3  .  59  ,  1 
4.    o,5 

63,43 

2 ,  500719 

995 
982 
972 

960 

948 

936 
9i3 
914 

573  ,9 

219  .     O 

141  .  3o 

47.55,6 

62  ,  67 

a ,  531714 

576  ,8 

ai8 .3o 

142  .    e 

43  .  55  ,  1 

61  ,  91 

2  ,  532696 

579,6 

218.  0 

142 .  3o 

3g  .  53  ,  4 

1  >  7 

61  ,  16 

3,533668 

682  ,4 

217 .  3o 

43.    0 

35 .5o  ,  5 

a  ,  9 
3  ,8 
5,i 

6,5 

7,4 

60 , 4° 

2  ,  534628 

585,  1 

217 .    0 

143 .  3o 

31.46,7 

59  ,  64 

2,535576 

587  ,8 

216 . 3o 

144.    e 

27.41  ,6 

58  ,88 

2  ,  5365ia 

590  ,  4 

216 .   0 

144  •  3c 

ao  ■.  35  ,  1 

58  ,  12 

2 ,  537435 

593  ,  1 

2i5 .3o 

145.    0 

19.27,7 

57  ,  35 

2,538349 

■+■  SgS  ,  7 

2l5  .    0 

145  .  3o 

i5  .  19  ,  3 

8  ,4 

9  ,6 
io  ,  8 

56  ,58 

2  ,  539250 

9OI 

887 
877 
863 

-t-  5g8  ,  3 

214 .  3o 

146  .    0 

11.   9,7 

55  ,81 

2  ,  540137 

600  ,8 

.■- 14  -   0 

146 .  3o 

6.58,9 

55,o4 

a  ,  541014 

6o3,3 

2i3 .  3o 

147.    0 

a  .47  ,  2 

11  >  7 

54,  26 

a  ,  541877 

852 

6o5  ,  7 

■-'.  1  ■> .   0 

147  •  3o 

4  .  58  .  34  ,  5 

ia  ,  7 
i3  ,9 
i5    0 

53,49 

a ,  542729 

840 
828 

608  ,  1 

312.  3o 

148.    0 

54  • 20  ,  6 

52  ,  71 

2  ,  543569 

610  ,  5 

aia.    0 

148 .  3o 

5o  .  5,6 

i5  ,  7 
16     6 

5i  ,  93 

a,  544397 

816 

612  ,  9 

211 .3o 

149 .   0 

45.49,9 

5i  ,  14 

2 ,  545a i3 

8o3 

6i5  ,  2 

211 .   0 

1A9  .  3o 

41.  H3,  3 

4  .  18  ,'  0 

5o,  35 

2  ,  5460 1 6 

617  ,  5 

210. 3o 

i5o  .    0 

37.i5,3 

49  >  56 

2,  546806 

790 

-+-  619  ,  7 

210 .    0 

— 

Del  Sic  Giovanni  Santini  ^ 
Continuazione  della  Tavola  IT. 


4o7 


Argomento  =  Long.  ined.  £  —  Perie 

io  .  % 

Ai'gom. 

Equazione 
del  centro 

-t- 

Differ. 

Ìt)-1' 

Raggio  vet- 
tore 

Differ. 

(*)■■■ 

Argom. 

i5o  .   0 
i5o  .  3o 
i5i  .   0 
i5i  .3o 

l52  .    0 

i53 .  3o 
i53  .   0 
i53  .3o 
154 .    0 
154 .  3o 
i55 .   0 

4<\37'.i5" 
32.56 
28.37, 
24  •  16 
19 .55  , 
i5  .32 
11.    9 
6.45. 

2  .  30 

3 .  57 . 54 
53.38 

,3 
8 
2 
5 

5 
3 
2 
3 
5 
0 

4'.  18",  5 
19  ,  6 

ap  ,  7 
21  ,  5 
aa  ,  5 
23  ,  2 

-4  >  ' 
24,9 
25  ,8 
a6,5 

49,56 
48,77 
47,99 
47,i9 
46,39 

45,59 
44,80 
44,00 
43,20 
42,40 

4i  ,60 

a , 546806 
a , 547585 
2,54835a 
2 , 549106 
2 ,549847 
2 , 550576 
2 , 551293 
2,551996 
2,552687 
2,553366 
2 , 554o33 

779 

767 

754 
74 1 
729 
717 
703 
691 
679 
666 

■+"  619  ,  7 
621  ,  9 
624 ,  1 
626  ,  2 
628,3 
63o,4 
632,4 
634,4 
636,4 
638,3 

-+-  640 ,  2 

210 .  0 
209 . 3o 
209 .  0 
308. 3o 
208 .  0 
207 .  3o 
307 .  0 
306. 3o 
206 .  0 
2o5 .3o 

205  .     0 

a7,4 
28  ,2 

28  ,9 

29  ,8 

30  ,3 
3o  ,  9 
3i  ,  9 
3a,4 
33,3 
33,7 

653 
641 
628 
614 
6oa 
5go 

577 
564 
55 1 
538 

j55.3o 
i56  .   0 
i56 .3o 
157  .   0 
157 .3o 
i58.    0 
i58.3o 
159  .   0 

159  .3o 

160  .   0 

49.   0 
44.32 
40.   3 
35.33 
3i.    3 
26.33 
22 .   0 
17  .28 
12  .55 
8.21 

6 

4 
5 

>7 
4 
5 

6 
a 
0 
3 

40 ,  80  ' 

39,99 
39,18 

38,36 
37,55 
36,74 
35  ,92 
35, 11 
34,29 
33,46 

3,554685 
2 , 555326 
2,555954 
2,556568 
2 , 557170 
2 , 557760 
2,558337 
2 , 558901 
2 , 559452 
2 ,559990 

-+-  643 ,  0 
643,8 
645,6 
647,3 

649  ,  0 

650  ,  7 
653,3 
653,  g 
655,5 

-t-  657 ,  0 

204. 3o 
204.  0 
2o3 . 3o 

203.  0 
303  .  3o 
202.  O 
201  .  3o 
201  .  0 
200 .3o 
200  .     O 

34  >  4 
35,  1 

35  , 5 
36,3 
36,8 

37 . 4 

38,o 
38,3 
3g  ,  0 
39,3 

5a5 
5ia 

499 
486 
473 
460 
446 
433 
422 
408 

160 .3o 

161 .  0 
161 . 3o 

162 .  0 
162 .3o 
i63  .   0 
i63  .  3o 
164 .   0 
164  ■  3o 
i65  .   0 

3.46 
2. 59  .11 
54.36 
5o .    0 
45.23 
40  .45 
36.    7 
3i .  29 
26  .  5o 

23  .  II 

9 
8 
3 
,  1 
3 
9 
9 
6 
6 
3 

3a ,  64 
3i,8a 
3i ,  00 
3o  ,  17 
29  ,35 
28  ,5a 
37,69 
36,86 
26  ,o3 
35  ,  20 

2 , 56o5i5 
2 ,561027 
2 ,56i526 
2 , 562012 
2 , 562485 
3 , 562945 
2 ,563391 
2,563824 
2 , 564246 
2 , 564654 

-+-  658 ,  5 
65g  ,  9 
661  ,4 
66a,8 
664,  1 
665,3 
666,6 
667  ,8 
669 , 0 

-t-  670 ,  1 

199.30 
199.  O 
ig8.30 

198.    0 

197.30 
197.     O 

196 . 3o 
ig6 .  0 
ig5 .3o 
195.   0 

09  ,8 

40  ,3 
4°  ,8 

41  ,3 
41  ,  5 
41  >9 

4*, 4 

42,9 

43  ,2 

43,4 

394 
38 1 

368 
355 
340 
3a8 
3i5 
3oa 

388 

275 

i65  .3o 
166.  0 

166 .  3o 

167 .  0 
167 .3o 
168  .   0 
168. 3o 
169 .   0 
169 .  3o 
170  .   0 

17.31 

12  .  5l 

8.  io 
3  .29 

1 .58 .47 
54.   5 
49.28 
44.40 
39.57 
35.  i3 

,5 
,  a 

4 
,  1 

.6 

>7 
,3 

.4 

> a 

8 

24,37 
23,54 
22 ,  71 
ai, 88 
21  ,o5 
20  ,21 
19,37 
i8,53 
17,69 
16.86 

2,565o48 
3 , 565439 
3 ,565797 
2 ,566i53 
2 , 566492 
2,566820 
a ,567i35 
2 ,567437 
2 ,567725 
2 , 568ooo 

-+■  671  ,  3 

673  ,  3 
673,3 

674  ,  2 
675,  2 

676  ,  1 

677  ,  0 
677;9 

678,  7 

■+■  679  ,  5 

194.30 
194.  0 
193.30 
193 .  0 
192 .3o 
192 .  0 
191 .  3o 
191 .  0 
190 .  3o 
190  .  0 

43,7 

44,» 
44»? 

44,3 

44,7 
45  =  4 
45,4 
45,6 

45  =  7 
4  -45  >  7 

262 

348 

a35 
222 
207 
ig3 
181 
169 
i55 
141 

170  .  3o 

171  .  0 
171 .3o 

172  .  0 
173 .  3o 
173 .   0 
173 .3o 
I?4    0 

174  -3o 

175  .    0 

3o  .3o 

25.46 

21  .    1 

16  .  17 

11  .3a 

6.47 

2  .   2 

0 .57 .  16 

0 .52 .3o 

47.45 

1 

>  ° 
>8 
,5 
,8 

4 

>  ° 

»4 

7 
0 

16  ,02 
i5,i8 
14,34 
i3,  5o 
ia  ,66 
11,81 
10,97 
io,  14 
9,3o 
8,45 

2 , 568262 
2 ,5685io 
2,568745 
2 , 568967 
2 ,  569174 
2,  569367 
a,56955o 
2 ,569719 
2 ,569874 
2 , 570015 

-+-  680 ,  2 
680,9 
681,6 
682,2 
682,8 
683,3 
683,8 
684,3 
684,7 

-1-  685,i 

189. 3o 
189.  0 
188. 3o 
i38.  0 
187.30 
187.  0 
186. 3o 
186.  0 
i85.3o 
i85  .   0 

— 

4o8  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

Continuazione  della  Tavola  II. 
Argomento  =  Long.  med.  X —  Perielio  .  U 


Argom. 

Equazione 
del  centro 

■+■ 

Differ. 

Kdfì'1 

Raggio  vet- 
tore 

Differ. 

(I)-1' 

Argo  in. 

175  .    0 

175  .  3o 
176 .    0 

176  .  3o 

177  .    0 

177  .  3o 

178  .    0 

178  .  3o 

179  .    0 

179  .  00 

180  .    0 

o°.47'.45",o 
43.59,  1 
38.13,9 
33 .  36  ,5 
28  .  39  ,  9 
a3  .  53  ,  4 
19.   6,8 

l4  •  30  ,  I 

9 .33  ,  6 
4.46,8 
0  .   0,0 

4'45",9 
46,  a 

4<>,4 

46,6 
46,5 
46,6 

46,7 

46,5 

46,8 

4.46,8 

8,45 
7,60 

6,76 

5,ya 
5  ,07 

4,32 
3,37 
2  ,  52 

1,69 

0,84 

0 ,00 

2 ,  570016 

3 ,  570142 
3  ,  5703S7 
2,  570368 
3  ,  570445 
a ,  570519 
2 ,  57o58o 

2 ,  670627 

3 ,  570660 
a,  570681 
a  ,  570688 

ia7 
n5 
101 
87 
74 
71 
47 
33 
ai 

■+-  685  ,  1 
685,5 
685,8 
686,  1 
686,4 
686,6 
636,7 
686  ,9 
687,0 
687,0 

-4-  687 ,  0 

i85.   0 
184.30 
184 .   0 
i83.3o 
i83.  0 
183. 3o 
i8a.    0 
181. 3o 
181.    0 
180. 3o 
180 .   0 

— 

1 

Del  Sic.  Giovanni  Santini."  4c9 

TAVOLA       III. 

Argomento  =  Long,  in  orbita  corretta  dalle  perturbazioni  —  Nodo 


gra- 

0'. Lat.  Bor. 

(d6\      -/ 

I*.  Lat.  Bor. 

(d6\      « 

in)-10 

IP. Lat. Bor 

(d6\      , 

Gra- 

di 

VP.  Lat. 

Diff. 

\Tth° 

VIP.  Lat. 

Diff. 

VIIP.  Lat. 

Diff. 

br)-10 

di 

Aust. 

Aust. 

Aust. 

0 

o°.  0'.  o",o 

7r.37",o 

o",  00 

3".33'.36",3 

6'.25",9 

4  ,97 

6°.I0'.27",3 

3\4i",5 

8  ,  66 

3o 

i 

0  .    7 .27  ,0 

26,9 

0  ,  17 

3  .  40 .  2,2 

22, 1 

5,  i3 

6  .  14  .  8  ,  7 

34,6 

8  ,  75 

29 

3 

0 .  14 .53,9 

26,8 

o,35 

3  .46  .24  ,3 

*7)9 

5  ,38 

6.17.43,3 

27,6 

8  ,  83 

28 

3 

0  .  22 .20 ,7 

26  ,2 

0  ,  52 

3 .52.42 ,2 

13,7 

5  .43 

6  . 21 .10,9 

20,9 

8  ,  9° 

27 

4 

0.29.46,9 

25,7 

0  ,  70 

3.-58.55,9 

9=4 

5,57 

6.24.31,8 

i3,6 

8,98 

26 

5 

0 .37  .  12,6 

25  ,  I 

0  ,86 

4.   5.   5,3 

4,8 

5  ,  71 

6  .27.40,4 

3.    6,( 

9  ,o5 

ao 

6 

0.44  .37,7 

24,2 

1  ,  o3 

4  •  11. io  ,  1 

6.0,4 

5  ,86 

6 . 3o.52  ,0 

2.59,/t 

9  ,  l3 

24 

7 

0 .63  .   1 ,9 

23  ,2 

1  ,  21 

4. 17.  io  ,5 

5  .55  , 7 

6  ,  00 

6.33.5i,4 

52 ,3 

9  ;  T9 

23 

8 

0  •  5g  .  a5 , 1 

22,4 

1  ,33 

4 .23  .  6,2 

5i  ,0 

6,  i3 

6.36.43,7 

44,8 

9  ;  aS 

22 

9 

1  .   6  .47,5 

31   ,0 

1  ,55 

4.28.57,2 

46,1 

6  ,  27 

6.39.38,5 

37>7 

9  ,3i 

31 

io 

1.14.   8,5 

19,8 

1  ,  72 

4.34.43,3 

41  >  ° 

6,42 

6 . 42 .  6,2 

3o  ,2 

9  ,37 

30 
*9 

ii 

I  . 31   .28,3 

l8,I 

1  ,  89 

4  .  40 . 34 , 3 

36  ,0 

6  ,56 

6 . 45 . 36  , 4 

23  , 0 

9,43 

12 

I  .28.46,4 

l6,7 

2  ,  07 

4  .  46  .  o,3 

3o,8 

6,69 

6.46.59,4 

i5,3 

9;  49 

l8 

ii 

1 .36  .   3,i 

J4>9 

2  ,  22 

4 .  5i  ,3i  ,1 

25,6 

6  ,83 

6  •  49  •  J4  >  7 

7,9 

9  ,  54 

'7 

*4 

1 .43.18,0 

i3 , 0 

2  ,  39 

4.56.56  ,7 

20  , 1 

6,94 

6  .  5i  .22, 6 

3.  o,3 

9  >  59 

16 

ib 

1  .  5o .3i  ,0 

11, 1 

2  ,56 

5.   3.16  ,8 

14 , 5 

7  ,  °7 

6  .53  .32,9 

1 .53,7 

9  ,  63 

i5 
i4 

16 

1  .  57  .  43 , 1 

8,9 

a  ,  73 

5  .  7.31,3 

9,0 

7  ,  '9 

6  .  55.  i5 ,6 

45,2 

9  >  68 

J7 

3 .   4 -5i  ,0 

6,7 

3  ,  90 

5 . 12.40 , 3 

5  .  3,3 

7  >3a 

6 . 57 .  0,8 

37,5 

9  >  71 

i3 

18 

2. 11 .57,7 

4, a 

3,o6 

5.17.43,6 

4.57,6 

7:44 

6.58.38,3 

29,9 

9;75 

13 

19 

2  .  19  .    2,0 

7.  1,8 

3  ,23 

5 . 23 . 4 I , 2 

5i  ,6 

7,55 

7  .   0  .  8,3 

32,0 

9  ;  79 

II 

20 

3.26.   3,8 

6  .59  , 2 

3,39 

5 .27 .32  ,8 

45,8 

7  ,°7 

7  .    1 .3o  ,2 

'4,4 

9  ,82 

IO 

21 

2  .33  .   3,o 

56,3 

3  ,  56 

5.33.18,6 

39  ,5 

7,78 

7  •  3-44>6 

1.  6,0 

9,84 

9 

22 

2  .  39 .59,3 

53,6 

3  ,  73 

5.36.58,1 

33,6 

7  ,89 

7  .   3  .5i  ,2 

o.58,6 

9,87 

8 

23 

2 .46 • 5a,9 

5o  ,5 

3  ,88 

5.4i.3i  ,7 

27,3 

7  ,99 

7  .    4'5o,o 

5i ,  0 

9;  89 

7 

24 

2.53.43,4 

47,4 

4>°4 

5 .45 .58 , 9 

20  ,8 

8  ,  io 

7  .    5.41,0 

43,1 

9  ;9° 

6 

2Ò 

3.   o.3o,8 

44  >* 

4  > 2I 

5.50.19,8 

i4,3 

8  ,  19 

7.    6.24,1 

35,3 

9,92 

5 

4 

26 

3.7.  14,9 

40,8 
37, 1 

33  ,6 

4  ,36 

5.54.34,1 

8    3 

8  ,  39 

7.    6.59,4 

27,6 

19,6 

11,9 

3,9 

9,93 

27 

3.i3.55, 7 

4  )  52 

5.58.43,4 

4.1,5 
3  .55  , 0 

8,39 

7.    7.27,0 

9  ,  95 

3 

28 

3 .20 . 32,8 

4,67 

6  .    3 . 43  , 9 

8  ,48 

7.    7.46,6 

9,95 

2 

29 

3.27."  6,4 

29,9 

4  ,83 

6.   6.38  ,9 

48,3 

8,57 

7.    7.58,5 

9  .96 

1 

3o 

3.33.36,3 

4'  97 

6 . io .27  ,  2 

8  ,66 

7.   8.  2,4 

9  ,  96 

0 

XI».  Lat. 

X'.  Lat. 

IX1.  Lat. 

Aust. 

Aust. 

Aust. 

V*.  Lat. Bor. 

IV.  Lat. 

Bor. 

IIP.  Lat. 

Bor. 

Per  ottenere  le  latitudini  eliocentriche,  si  entri  in  que- 
sta Tavola  coli' argomento  Longitudine  Eliocentrica  in  orbita 
corretta  dalle  perturbazioni  seguenti  meno  la  longitudine  del 
Nodo  ;  la  Latitudine  così  trovata  corrisponde  all'  inclinazione 

7°.o".a",4.  La  colonna  /  —  I  .  io"  indica  la  variazione  della 

latitudine  per  un  aumento  di  io"  nell'inclinazione,  e  serve 
a  trovare  la  latitudine  per  un'altra  inclinazione  poco  diversa 
dalla  precedente  .  Volendo  tenere  conto  della  variazione  se- 
colare dell'inclinazione,  conviene  moltiplicare  i  numeri  di 
questa  colonna  — o, oia.it,  t  rappresentando  il  numero  de- 
gli anni  al  di  sopra  dal   1810  . 

Tom.  XVII.  5a 


410  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

TAVOLA     IV. 

Contenente  la  prima  parte  delle  perturb.  in  Long,  e  nel  rag.vet. 
espresse  in  millionesime  parti  dell'unità  . 


Arg. 
D 

Arg. 

Ferturbaz. 

in 
longitud. 

Perturbai. 

nel 
rag.  vett. 

Arg. 
D 

Arg. 

D 

Terturbaz. 

in 
longitud. 

Pcrturbaz. 
nel 

rag.  vett. 

o 

400 

-+-  o",o  — 

—  654  — 

5o 

35o 

-4-  61", 3  — 

-4~4i3  -4- 

i 

399 

3, a 

653 

5i 

349 

5g  ,2 

440 

2 

398 

6,5 

65i 

52 

348 

57  ,  0 

467 

3 

397 

9,8 

648 

53 

347 

£4,7 

493 
Ò19 

4 

396 

i3  ,  i 

644 

li 

346 

5a,4 

5 

3g5 

16  .3 

63g 

345 

49  =9 

544 

6 

394 

19  ,6 

63a 

56 

344 

47  ,  a 

56g 

7 

3g3 

22,8 

624 

5? 

343 

44,4 

593 

8 

3g2 

a5  ,9 

616 

58 

342 

41 ,6 

617 

9 

391 

28,9 

6o5 

59 

34, 

38,7 

63g 

.0 

3go 

•+-3i  , 9  — 

-592- 

60 

340 

-4-  35  ,  7  — 

-4-  661  -+- 

II 

389 

-+■  34  ,  8  — 

—  579  — 

6r 

339 

-4-  3a  ,  5  — 

-4-  683  -4- 

12 

388 

37  ,7 

566 

62 

338 

29  ,3 

703 

i3 

387 

4o,5 

55 1 

63 

337 

25  ,8 

723 

'4 

386 

43,3 

535 

64 

336 

22  ,4 

743 

i5 

385 

45;9 

5x8 

65 

335 

18,9 

761 

16 

384 

48,5 

5oi 

66 

334 

x5  ,3 

779 

J7 

383 

5i  ,0 

482 

67 

333 

11  j  6 

796 

i8 

382 

53,4 

462 

68 

332 

7  ,9 

8l3 

'9 

38i 

55  ,6 

44. 

69 

33 1 

4,i 

827 

20 

38o 

-+-  57  ,  0  — 

—  420  — 

70 

33o 

-+-  0,3  — 

-4-843-4- 

21 

379 

■+■  59  , 8  — 

—  397  — 

71 

329 

—  3,7-4- 

-4-356-4- 

2-2 

378 

61  ,3 

374 

72 

328 

7  >7 

869 

23 

377 

63  ,6 

35o 

73 

327 

n  ,  8 

881 

24 

376 

65,3 

3a6 

74 

3a6 

i5,9 

89^ 

25 

375 

66,8 

Boi 

75 

3a5 

20  ,  1 

902 

36 

374 

68  ,3 

275 

76 

324 

24,3 

912 

27 

373 

69  ,6 

249 

77 

323 

28  ,5 

920 

28 

372 

70,8 

222 

78 

322 

3a  ,8 

928 

29 

37i 

71,8 

195 

79 

321 

37  ,  1 

934 

3o 

3i 

370 
36g 

-4-  72  ,  8  — 

-t-  73  ;  6  — 

—  167  — 

80 
81 

3ao 

319 

-41,4-4- 

-4-  940  -4- 

—  139  — 

—  45  ,  8  -4- 

-4-  945  -4- 

32 

368 

74  ;a 

HO 

82 

3i8 

5o  ,  2 

949 

33 

367 

74  >  7 

81 

83 

3*7 

54,6 

953 

34 

366 

75  ,0 

52 

84 

3  rè 

59  ,0 

955 

35 

365 

75  , 1 

—  23  — 

85 

3i5 

63  ,4 

956 

36 

364 

75,a 

-4-   7 -4- 

86 

3 14 

67,8 

9-56 

37 

363 

75,0 

37 

87 

3x3 

72  ,2 

955 

38 

36a 

74,7 

66 

88 

3ia 

76,6 

954 

39 

36i 

74,3 

95 

89 

3xi 

81  ,0 

95i 

40 

36o 

-+-  74  , 1  — 

■+•  125-4- 

90 

3io 

—  85  ,  4  -+- 

-4-  948  -t- 

4i 

359 

-4-73  ,4  — 

-H  l55-t- 

91 

3og 

-  89  ,  8  -4- 

-4-  944  "•" 

42 

358 

72,6 

i85 

92 

3o8 

94  ,  » 

939 

43 

357 

71  ,6 

214 

93 

307 

98,4 

933 

44 

356 

70,6 

243 

94 

3o6 

ioa  ,  7 

926 

45 

355 

69,4 

272 

95 

3o5 

107  ,  0 

918 

46 

354 

68  ,0 

3oi 

96 

3o4 

m,3 

909 

47 

353 

66,4 

33o 

97 

3o3 

ii5  ,  0 

899 

48 

352 

64,8 

358 

98 

302 

119  ,6 

889 

49 

35 1 

63  ,0 

386 

99 

3oi 

123  ,7 

878 

r„, 

35o 

•4-  61 , 3  — 

-4-  4x3-4- 

100 

3oo 

-137  ,7-4- 

-4-  866  -1- 

Del  Sic.  Giovanni  Santini. 


4u 


Continuazione  della  Tavola  IV. 


ArS. 
D 

Arg. 

D 

Perturbaz. 

in 
longitud. 

Perturbaz. 

nel 
rag.  vett. 

Arg. 
D 

Arg 
D 

Perturbaz. 

in 
longitud. 

Perturbaz. 

nel 

rag.  vett. 

IOO 

3oo 

—  I27",7-H 

•+■  866  -t- 

i5o 

25o 

—  204",  7-+- 

—  45o  — 

IOI 

299 

i3i  ,7 

853 

IÓI 

249 

2o3  ,  0 

481 

102 

298 

i35,6 

839 

l52 

248 

201  ,3 

5  13 

io3 

297 

139  ,5 

834 

i53 

247 

199  ,3 

54.3 

104 

296 

43,4 

808 

154 

246 

197,3 

573 

io5 

295 

J47  >! 

792 

i55 

245 

195  ,1 

60.2 

106 

294 

i5o  ,7 

775 

i56 

244 

192  ,8 

63a 

107 

293 

i54,3 

758 

i57 

243 

190  ,4 

661 

108 

293 

157,8 

74  r 

i58 

SiÀÙi 

188  ,0 

690 

109 

291 

161  ,2 

721 

i5g 

241 

i85  ,3 

719 

I  IO 

1 1 1 

290 
289 

—  164  ,  6-t- 

-+-  700  -+- 

160 
161 

240 

—  182  ,4-r- 

—  747  — 

—  167  ,8-t- 

-+-  679  -H 

239 

—  179  ,4-f- 

-775- 

1 12 

288 

171  ,0 

658 

162 

338 

176  ,4 

802 

n3 

287 

*74  j1 

636 

i63 

287 

17-3,3 

829 

114 

286 

x77  j  * 

6i3 

164 

236 

170  , 1 

856 

n5 

285 

180  ,0 

5go 

i65 

235 

166  ,7 

882 

116 

284 

183,8 

566 

166 

234 

i63  ,a 

907 

117 

283 

i85,4 

54  r 

167 

233 

159  , 6 

g3s 

118 

282 

188  ,0 

5i6 

168 

232 

i55  ,9 

g56 

119 

281 

190  ,4 

49 1 

169 

23  I 

l52  , 1 

980 

120 

280 

—  192  ,8-t- 

-t-  4&5  -+- 

170 

2.3  ò 

—  148  ,  3  ■+• 

— 1004  — 

131 

279 

—  195  ,6  + 

-t-  438  -t- 

171 

229 

—  144  ,3-H 

— 1027  — 

122 

278 

197  ,2 

4n 

172 

220 

140  , 3 

1049 

123 

277 

199  ,2 

383 

i73 

227 

i36  , 1 

1070. 

124 

276 

2UI  ,  I 

355 

«74 

226 

i3i,8 

1091 

125 

375 

202  ,8 

327 

VJÒ 

225 

123  ,5 

11 11 

126 

274 

304  >5 

398 

176 

224 

123,1 

n3i 

127 

273 

20C  ,0 

269 

177 

223 

118  ,6 

1  i5o 

128 

272 

207  ,4 

239 

178 

223 

114,0 

n63 

129 

371 

208  , 7 

209 

'79 

221 

109  , 3 

n35 

i3o 

270 

—  209  , 9  -+■ 

■+•  179  ■+■ 

180 

220 

—  104  5  6  -t- 

— 1202  — 

1JI 

269 

—  210  ,  8-f- 

-+-  149  -+- 

181 

219 

—  99  >  3  ■+■ 

— I2l3— 

i3a 

268 

211  ,7 

118 

182 

2l3 

95  ,0 

1233 

i33 

267 

213  ,4 

88 

i83 

217 

90  ,  1 

1247 

134 

266 

ai3  , 1 

56 

184 

216 

85  ,1 

1261 

i35 

265 

2i3  ,6 

-4-  25  -+■ 

i35 

2l5 

80  ,0 

1274 

i36 

264 

214  ,0 

—   6  — 

186 

214 

74=9 

1286 

i37 

263 

214, a 

38 

187 

2l3 

69,8 

1297 

i3S 

262 

214,3 

70 

188 

213 

64,6 

i3o8 

i3g 

261 

214,3 

102 

189 

211 

59,4 

i3i8 

140 

i4> 

260 

—  214  , 0  -+- 

—  134  — 

190 

210 

—  54  ,1  •+■ 

—  1027  — 

269 

—  2l3  ,6-H 

—  166  — 

191 

aog 

—  48  ,  8  -t- 

—  i335  — 

.42 

258 

2l3  ,2 

198 

192 

208 

43,5 

i343 

.43 

25? 

212  ,6 

280 

i93 

207 

38  ,1 

1349 

'44 

s56 

212  ,0 

261 

.94 

206 

32  .7 

i354 

145 

255 

211,1 

293 

,95 

20  5 

*i,\ 

i359 

146 

254 

210  ,  I 

3a5 

196 

204 

31  ,9 

i363 

'47 

253 

208  ,9 

357 

197 

ac3 

16,4 

i366 

i.(:: 

252 

207  ,6 

383 

198 

202 

io  ,  9' 

i368 

■49 

2ÓI 

ac-6  ,  a 

419 

199  1  301 

5  ,5 

1369 

i'5o 

25o 

—  304  ,  "H- 

—  45o  — 

20O  1  300 

—  0  ,0  -t- 

— 1370  — 

4ia  Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ec. 

TAVOLA     V. 

Per  calcolare  la  seconda  parte  delle  perturbaz.  in  Iongit. 

e  nel  raggio  vettore  . 


Arg. 
D 

A 

B 

* 

Br 

Arg- 
D 

5o 

A 

B 

A' 

"1 

0 

— 177"--1 

-+-     6l",2 

—   925 

—  12S1 

-t-i3a"j8 

-+-  94",8 

—  io63 

■+-  1252  1 

i 

173,  1 

67,8 

971 

1210 

5i 

i36,5 

88  ,  0 

1018 

1286 

3 

167  ,  0 

74»3 

1016 

1168 

5a 

139,9 

81,4 

972 

i3i8 

3 

161,6 

80 , 5 

1060 

1124 

53 

143 ,  1 

74,8 

924 

1349 

4 

i56 ,  1 

86,5 

1103 

1078 

54 

146,  0 

67,9 

875 

i378 

5 

i5o ,  3 

92,4 

1143 

io3a 

55 

148,6 

60  ,  8 

824 

1406 

6 

144,  5 

98,2 

1182 

985 

56 

i5i  ,  0 

53,6 

773 

1432 

7 

i38,3 

io3,7 

1320 

986 

57 

i53,2 

46,3 

720 

i457 

8 

i32,  0 

109,  1 

1257 

886 

58 

i55,4 

38,6 

667 

1480 

9 

ia5,7 

114,  3 

I292 

835 

59 

157,2 

3o,9 

612 

i5oi 

IO 

— 119  ,  3 

-+-119,  2 

—  i3a6 

-  784 

60 

-t-i58,  8 

-+-  28 ,  0 

—    556 

-+-  l52I 

il 

— 112  ,  7 

-+-  123,8  —  i358 

—  733 

61 

•+•  160 ,  0 

■+■   J4'9 

—   499   -*-i539 

12. 

io5  ,  9 

128,3 

i387 

679 

62 

161 ,  1 

-t-     6,6 

442 

i556 

i3 

99  j  1 

i32 , 4 

1415 

6a5 

63 

161,8 

-      1,8 

384 

1571 

'4 

92,  1 

i36,4 

1442 

671 

64 

162,  4 

10  ,  3 

326 

1584 
1595 

iS 

85,  1 

140 , 2 

1467 

5i6 

65 

162,  7 

18,8 

266 

16 

78,0 

143,9 

1490 

460 

66 

162 ,  9 

37>4 

206 

1606 

'7 

71,0 

147,  2 

i5io 

4°4 

67 

162,  6 

36,  1 

145 

1614 

18 

63,9 

i5o  ,  0 

i52g 

348 

68 

162,  2 

44  >  9 

84 

1621I 

'9 

56,7 

i52  ,  6 

i545 

292 

69 

i6i,5 

53,7 

—        23 

i6a6| 

20 

ai 

—  49*4 

—  43,2 

-+-  1 55  ,  1 

—  i56o 

-  235 

70 

-t-160  ,  6 

—  62 ,  6 

-+-     38 

-f-i63o  | 

-1-  157  ,  3 

—  i573 

—   179 

71 

-+-159,  5 

—   73,  5 

-+-     99 

-1- 1 63 1 

22 

35,o 

i5g,2 

i584 

121 

72 

i58,  1 

8o,5 

161 

i63i 

23 

27>  7 

160 ,  9 

1692 

64 

73 

i56,4 

89,4 

223 

1629 

24 

20,4 

162,4 

i599 

—       7 

74 

154,  5 

98,3 

285 

1626 

25 

13,2 

i63,4 

1604 

■+-     49 

75 

i5s ,  3 

107,  2 

346 

1621 

26 

—     5,9 

164,  1 

1606 

106 

76 

49  >  9 

116  ,  i 

408 

i6i5 

27 

-+-     iji 

164,4 

1606 

162 

77 

147,2 

125  ,  0 

469 

1607 

28 

8,1 

164,6 

i6o5 

218 

78 

4m 

i33,8 

53o 

1597 

29 

i5,i 

164,4 

1602 

274 

79 

141,4 

142  ,  6 

591 

i585 

3o 
3i 

-e  22,  1 

-t-  i63 ,  9 

— 1696 

•+•  829 

80 

-t-i33,  1 

—  i5i  ,3 

-+-   65 1 

-)-i572 

H-    28,9 

-+-  i63 ,  2 

—  i588 

-+-   383 

81 

-t-134,  7 

—  160  ,  0 

-+-    711 

-t-  i558 

32 

35,  6 

162,  2 

i578 

437 

82 

i3i ,  0 

168,  5 

771 

1542 

33 

42,3 

160,8 

i566 

490 

83 

127,0 

176,9 

83o 

i5a4 

34 

49'  ° 

159,  1 

i552 

543 

84 

122 ,  8 

i85,  1 

887 

i5o5 

35 

55,4 

157,  1 

i536 

5g5 

85 

118,4 

193  ,  3 

944 

1484 

36 

61 ,  7 

i55, 1 

i5i7 

646 

86 

n3,8 

201  ,  1 

1000 

1462 

37 

67  >  7 

i5a,6 

1496 

696 

87 

109,  0 

209  ,  3 

io55 

1439 

38 

73,6 

149,  7 

1474 

746 

88 

104  »  1 

217  ,  0 

1109 

i4i5 
i388 

39 

79  >5 

146 ,  6       i45o 

794 

89 

99,  e 

224  ,  6 

1162 

40 

-t-  85,4 

-+-  143  ,  3|  —  1424 

-+.   842 

qc 

•+•  93,  7 

—  233  ,    1 

-4-  I2l5 

-+-i36o 

4l 

-t-  90,  9 

-+-  i39  ,  5 

— 1396 

-+-   888 

9' 

-t-  88,  i 

—  339  ,  'i 

-+-  1266 

-+-  i33i 

42 

96,4 

i35,E 

i366 

934 

9= 

83,  S 

246  ,  2 

1817 

i3oi 

43 

101 ,  ( 

i3i  ,  2 

i334 

978 

9' 

76,/ 

\      253  ,  e 

i366 

1370 

P 

4° 

106,  S 

126,  ( 

i3oi 

1021 

9- 

\       7.%>l 

aS9)6 

141^ 

1237 

1 11  ,  ( 

121 ,  i 

1266 

1062 

9: 

>          64: 

266  ,  e 

ii6c 

I2o3 

46 

116,  e 

116, ( 

ì       1228 

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9< 

)          57,' 

1      272  ,  '. 

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Ìl68 

47 

120  ,  ( 

1       ni ,  i 

>       1189 

1 142 

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>        1549 

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124,  ì 

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j       1149 

1180 

9' 

J      44, 

?       283  ,  ! 

>        1592 

1094 

49 

128,  i 

1            IOO  ,  ! 

!       1107 

1216 

9 

ì      37,/ 

\      289  ,  < 

>       i63S 

io55 

5o 

1  -+-  l32  , 

5  -+-    94, 

3  —  io63 

-1-  ia52 

IO 

3  ■+■  3o  ,  5|     294  , . 

i  -t-  167? 

-+-  1016 

Pert.  in  Long.  =  A  sen.  2/,  -t-  B  cos.  2£ 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  . 


4i3 


Continuazione  della  Tavola   V. 


Arg. 
D 

IOO 

A 

B 

A' 

B' 

Arg. 
IJ 

IÓO 

A 

B 

A' 

B' 

-+-   3o",5 

-  a94">3 

-1-  io  fi 

-1-  1016 

—  365". 6  —  i47",i 

-t-i363 

— 1402 

101 

a3,4 

299 ,  2 

i7n 

9?5 

i5i 

37i,4 

i36,8 

i3i4 

1440 

102 

16  ,  1 

3o3,  7 

1743 

934 

1Ó3 

377,2 

126,  4 

I3Ó3 

1477 

io3 

8  •  ; 

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1816 

847 

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388  ,  1 

104  ,  3 

1 158 

1547 

—     6,3 

3x5,  8 

1847 

8o3 

ióó 

393,2 

93  ,  7 

1104 

i58o 

106 

14,  1 

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1876 

758 

iS6 

398,0 

82,  6 

1049 

i6i3 

107 

22 ,  0 

322  ,  2 

1904 

713 

i57 

402,  5 

71,3 

993 

1644 

108 

29'9 

3a5  ,  0 

ni  >  1 

665 

i58 

406  ,  8 

59,  9 

937 

i673 

iog 

38  ,  0 

327  ,  5 

1955 

618 

i5g 

410  ,  8 

48,3 

880 

1701 

no 

-  46  ,  1 

—  029  ,  7 

-+- 1973 

-+-  570 

160 

-4.4.8 

-   36  ,  7 

■+■   821 

-,728 

111 

-  54,4 

—  33i  ,4 

■+■  '994 

-+-     531 

ibi 

—  418,4 

—   34 ,  8 

-t-    761 

-17.54 

112 

62,  7 

332 ,  8 

2018 

472 

163 

421,8 

12  ,  9 

701 

I778 

ii3 

71»  ' 

333,9 

ao35 

422 

i63 

424,9 

—     0,9 

640 

1800 

.14 

79  >  5 

334,8 

2o5o 

372 

164 

427,8 

-t-     II  ,   I 

578 

1831 

no 

83,o 

335  ,  2 

2064 

3ai 

160 

4-3o  ,  4 

23,3 

5i6 

1841 

116 

96,  & 

335,5 

2076 

270 

166 

432  ,  9 

35 ,  5 

454 

18.59 

117 

io5  ,  0 

335  ,  2 

2086 

218 

167 

435 ,  0 

47  »  4 

392 

1876 

118 

n3,  6 

334  ,  7 

2093 

166 

168 

436,8 

60, 0 

329 

1891 

119 

122,  2 

333 ,  7 

2098 

114 

.69 

438,3 

72,  2 

266 

1904 

120 
121 

— i3o , 8 

—  332,5 

-t-3103 

-t-     61 

170 

-439,5 

-1-84,5 

■+■  aoa 

-.916 

— 1:39  ,  5 

—  33o  ,  9 

,-t-2I03 

■+■       9 

171 

— 44°  ■> 3 

-(-96,7 

-+-    i38 

—  1936 

123 

148,2 

329  , 0 

2104 

-    44 

172 

44°  »  9 

109 , 0 

74 

1935 

123 

i56  ,  9 

326,8 

2101 

96 

17.3 

44^3 

121 , 2 

-4-         IO 

1942 

T24 

i65  ,  5 

324  ,  3 

2098 

149 

'74 

44t ,  5 

i33  ,  5 

-     55 

'947 

12.5 

J74>  > 

321,  à 

2092 

202 

i75 

44i,3 

145,6 

119 

190 1 

12  h 

182,7 

3i8,  1 

2o85 

255 

176 

440,8 

157,8 

i83 

1953 

I27 

191  ,  ò 

014,4 

2075 

3o8 

»77 

439  .  9 

169,  8 

247 

1953 

123 

*99>9 

3io ,  i 

2064 

36 1 

r78 

438  ,  8 

181,8 

3io 

in52 

129 

208 ,  5 

3o6,  0 

ao5i 

414 

179 

437  ,  3 

193,7 

3?3 

1949 

i3o 

—  217  ,  0 

— 3oi  .  6 

-H2o35 

—   466 

180 
181 

—  435,6 

-+-  2o5 ,  5 

—  436 

-1944 

i3i 

—  225  ,  5 

—  296,  5 

-t-2018 

—    5i8 

-4.33,5 

-+-2I7  ,  2 

-   498 

-i937 

l32 

233,9 

291  ,  3 

1998 

570 

182 

43 1,  3 

333,   8 

060 

1929 

t33 

242  1  2 

285,6 

'977 

621 

i83 

428,7 

240  ,  3 

6a  1 

1919 

.34 

a5o  ,  4 

279  ,  8 

io55 

671 

184 

425 ,  8 

25l  ,  7 

63 1 

1908 

i35 

258,4 

273  ,  5 

igio 

7-- 

i85 

433,  6 

262  ,  7 

741 

1895 

i36 

266  ,  4 

266  ,  9 

1903 

773 

186 

4r9;  ' 

27.3  ,  8 

801 

i38o 

.37 

274,  3 

260  ,  1 

i875 

822 

.87 

4i5 ,  2 

284,8 

860 

i863 

i33 

282,  1 

253  .  2 

1845 

871 

188 

410,  9 

295,  6 

918 

1845 

139 

289,8 

245  ;  7 

18  i3 

920 

189 

406,  5 

3o6 ,  0 

975 

182.5 

140 

—  297,4 

—a38,o 

i-t-  1730 

■+■  968 

190 

—401  ,9 

-+-  3 1 6 ,  2 

—  ic3i 

—  i3o3 

141 

—  3o4 ,  8 

—  a3o  ,  4 

-1-1745 

—  ioi5 

191 

—  396  ,  8 

■4-3a6,3 

— 1086 

—  1-80 

142 

3l2  ,  2 

222  ,  8 

1709 

1061 

193 

391 ,  6 

336 ,  3 

n39 

i755 

143 

319,4 

ai3,8 

1671 

1107 

i93 

386,  1 

346  ,  0 

1 191 

1729 

'44 

326  ,  6 

204,8 

i632 

ll52 

«94 

38o,3 

355  ,  6 

1243 

/701 

145 

333,6 

195,7 

1591 

1196 

195 

374,2 

364,8 

1294 

1671 

làh 

340  ,4 

186  ,  5 

i543 

1239 

196 

367,7 

373,9 

i343 

1640 

147 

347,0 

176,9 

i5o4 

1281 

i97 

36i ,  0 

333,  5 

i3qi 

1607 

148 

353,5 

167  ,  2 

1458 

l333 

198 

354,o 

391  ,  1 

1438 

i573 

149 

349  '7 

157 ,  2 

141 1 

i36a 

199 

346,  8 

399,  3 

i483 

i538| 

i5c 

—365  .  6 

— 147,  1 

-+- 1363 

—  1402 

200 

-  339  ,  5 

-1-407.4 

—  l527 

-i5ot 

Pert.  in  rag.  vett.  espressa  in  millionesimi  =:  A'  sea  2/,  h-  B'  cos  2/- 


44 


Djìl  Sic  Giovanni  Santini 


Continuazione  della  Tavola  V 


Arg. 
D 

200 

A 

B 

A' 

B' 

Arg- 
D 

25o 

A 

B 

A' 

B' 

—  339",5 

-t-4°7'V 

-  .527 

—  i5oi 

-t-207",8 

■+-399^9 

—  i543 

-t-i3db 

201 

33i,8 

4i5,i 

1569 

1462 

s5i 

218,4 

392 ,  0 

l502 

i3.7 

203 

323,8 

422 , 5 

1610 

1422 

35a 

228,7 

383,  8 

1460 

i368 

2C3 

3i5,5 

429>7 

1649 

i38t 

253 

a38.8 

375,5 

1417 

204 

3o6 ,  9 

436,7 

1687 

i33g 

354 

248,  8 

367,  1 

1370 

,464 

205 

298 ,  2 

443,0 

1724 

1295 

355 

258,6 

358  .  ^ 

1324 

i5io 

206 

289  ,  3 

449,6 

1759 

1350 

356 

268,2 

349,4 

1278 

i556 

207 

280,  2 

455,4 

1792 

I304 

357 

277,  6 

340,  3 

ia3o 

1600 

208 

270,  8 

460,9 

1823 

n56 

358 

230 ,  8 

33i,2 

1181 

1643 

209 

261,2 

466,  0 

i853 

1 107 

s5g 

295 ,  8 

321 ,  7 

ii3i 

1686 

2IO 
21  I 

—  201  ,  5 

—  241  ,  6 

-+-471 ,  2 

—  1881 

— 1057 

260 

-t-3o4,  6 

-+-3l2,  2 

—  ioSo 

-i-  1729 

-f- 476,0 

—  1907 

— 1006 

261 

-+-3i3,  e 

-t-3o3  , 4 

—  1028 

-+-  17O8 

212 

28 1  ,  5 

480,  4 

1932 

955 

262 

33i,3 

292 ,  6 

975 

i8o5 

ai  3 

221,2 

484 ,  5 

1955 

902 

263 

329  ,3 

282 ,  6 

922 

1840 

214 

aio,  7 

488  ,  2 

'977 

848 

264 

337 ,  0 

273  ,  5 

869 

.874 

2l5 

200  ,  1 

491  =  4 

1966 

793 

265 

344,4 

263  ,  3 

814 

1906 

216 

189  ,4 

494^ 3 

201 3 

738 

266 

35 1 ,  5 

253  ,  0 

758 

1935 

217 

178,5 

497  >° 

2o38 

683 

267 

358,3 

34r  ,  6 

7o3 

1963 

218 

167,3 

499  =  4 

2042 

625 

268 

364,9 

33  I  ,  1 

648 

1991 

219 

166,  0 

5oi  ,  3 

2054 

567 

269 

371,  1 

230  ,  5 

592 

2017 

220 

-i44,6 

-t-5o2,  9 

—  3064 

—  509 

370 

-1-377  >  t 

-+-209  ,  8 

—  535 

-f-2041 

221 

— 133 ,  1 

-t-  504 ,  2 

—  3072 

—  45o 

371 

-+-382,  8 

"*"  *,?9  '  l 

—  47» 

-1-2063 

222 

121,6 

5o5 ,  2 

2078 

391 

272 

388,  1 

188  ,  3 

430 

2085 

323 

109,  9 

5o5 ,  7 

2082 

33 1 

273 

393 ,  2 

177,5 

363 

2104 

224 

98,2 

5o6  j  0 

2o85 

371 

274 

398,  1 

166  ,  7 

3o5 

2121 

225 

86,3 

5o5 , 9 

2o85 

210 

275 

402 , 3 

i55 ,  8 

347 

2i36 

326 

74,3 

5o5  ,  5 

2o85 

149 

276 

406,  3 

J44>9 

188 

2l5o 

227 

62,  3 

604,  7 

2083 

88 

277 

409,9 

134 , 0 

i3o 

2161 

228 

5o  ,  3 

5o3  ,  6 

20^8 

-  27 

278 

4*3,4 

133,  0 

7? 

2  I  72 

229 

48,3 

503,  2 

3071 

-t-  35 

279 

416,4 

uà  ,  1 

—  i3 

2l80 

23  0 

a3i 

—  26,3 

-t-5oo ,  5 

—  3063 

97 

280 

-i-4'9  ,  2 

-i-ioi,3 

-+-  46 

-+-2i36 

—  14, 2 

-+-498,4 

205l 

-t-  169 

381 

-f-42I,  6 

-1-90,4 

-+-  104 

-1-2190 

232 

—  2,0 

496,0 

2039 

220 

282 

423,6 

79,  5 

161 

2193 

233 

-1-  10  ,  1 

493,  1 

2025 

282 

283 

435,  3 

78,8 

318 

2193 

234 

32,3 

489,9 

2010 

343 

284 

426 ,  6 

58,  1 

276 

3193 

235 

34,5 

486,4 

1993 

4o5 

285 

427,  6 

47,4 

333 

2188 

236 

46,6 

482,7 

1974 

466 

386 

428,2 

36,8 

390 

2i83 

237 

58,  6 

478,7 

ig53 

537 

287 

428,4 

26,4 

446 

2176 

238 

70,  2 

474,  3 

1931 

587 

288 

428,5 

16  ,  0 

502 

2167 

239 

82,5 

469,7 

1907 

647 

_  O 

2oy 

428,4 

-4-  5,6 

557 

2i56 

240 

-+-  94*4 

-4-  404 ,  7 

—  188 1 

•+"  7°7 

290 

-1-427  ,  3 

-  4,7 

-1-  610 

-1-2144 

241 

H-iou  ,  I 

■4-459,4 

—  1854 

-t-  766 

291 

-1-425 ,  0 

—  ■'4, 9 

H-  66a 

-1-3129 

242 

117,8 

453 ,  9 

1835 

024 

393 

4*4,5 

25,  0 

718 

31  13 

243 

129,4 

448,1 

1795 

882 

293 

432,6 

34,8 

770 

3094 

244 

141 ,  0 

442,  0 

1763 

94° 

294 

420  ,3 

44,6 

823 

30?4 

245 

i52  ,  3 

435,6 

1730 

996 

295 

4'7>7 

54,3 

873 

3053 

246 

163,7 

429,0 

1696 

1067 

396 

4'4>  9 

63  ,  8 

933 

2028 

247 

J74>9 

423,  1 

i65j 

1107 

397 

4"  ,7 

73,2 

971 

2002 

248 

186,0 

414,  8 

1621 

1161 

398 

408  ,  I 

82,  5 

1030 

1975 

249 

196,9 

4°7,4 

i58a 

12 14 

399 

404,2 

91  ,  6 

1068 

1946 

250 

[  -+-207 ,  8 

-+-099,  9 

—  i543 

-1-  1266 

3oo 

-+"4co  ,  1 

—  100  ,  7 

-f-  11 15. 

-+-  igi5 

Del  Sic.  Giovanni  Santini 


.i5 


Continuazione  della  Tavola  V. 


A 1-5. 
D 

A 

B 

A' 

B' 

AvS. 
D 

A 

B 

A' 

B' 

000 

-H4°°",I 

— ioo",7 

-h  in5 

-H  U)  1  J 

35o 

—    J4";6 

—  2(J0",7 

-H  IÓ07 

—    855 

3oi 

895 ,  6 

109,4 

11 60 

1882 

35i 

63 ,  9 

257,4 

i556 

908 

3oa 

390  ,  7 

"7  5  9 

1204 

l843 

352 

73,0 

254,  0 

i523 

960 

3o3 

385,5 

126,4 

1247 

l8l2 

ibi 

81,9 

25o  ,  4 

1488 

1010 

804 

38o  ,  1 

i34,8 

1289 

1775 

334 

90.7 

246,6 

1453 

1060 

3o5 

375,4 

142  ,8 

i33o 

1736 

35j 

99  >2 

342,6 

i4i5 

1108 

3o6 

368,3 

i5o  ,  6 

1370 

1695 

356 

107,4 

238,4 

1877 

n  54 

307 

36i  ,  9 

i58,2 

1408 

i653 

357 

n5,4 

233  ,  9 

i337 

1199 

3o8 

355  ,  2 

i65,8 

1445 

1609 

358 

123 , 4 

229,  1 

1396 

1242 

3og 

348,2 

173,  e 

148 1 

i564 

3òg 

i3o,  9 

224 , 2 

1254 

1283 

3io 

-t-34o  ,  9 

— 179 '9 

-t-  i5i5 

-h  1517 

3  60 

— 138,2 

— 219  , 3 

-H  13IO 

—  i3a3 

j3n 

-<-333,  4 

—  186,7 

-t-1547 

-H  1469 

36 1 

— 140  ,  2 

—214,  1 

-H  Il6Ó 

—  i36i 

l3ia 

3a5,  7 

193,4 

i579 

1420 

362 

i5i,8 

208,7 

1120 

1898 

3i3 

3i7,8 

i99  >  7 

1609 

1370 

363 

i58,  2 

203  ,    I 

1073 

1432 

3.4 

3og ,  6 

ac5,  8 

i638 

i3i8 

364 

164,  3 

197,3 

1025 

1464 

iib 

3oi ,  2 

211,7 

i665 

1265 

365 

170,3 

J9i  ,4 

976 

1494 

816 

292,  6 

217,5 

1691 

1211 

366 

176  ,  0 

i85,3 

926 

i5a3 

3:7 

233  ,  7 

223  ,  C 

1716 

n56 

367 

181,  1 

179,0 

8?5 

1549 

3i8 

274,6 

228,3 

1739 

1099 

363 

186  ,  e 

172,6 

824 

1579 

319 

265  ,  3 

233  ,  2 

1760 

1042 

369 

190,7 

166,  0 

771 

1596 

3ao 

-+-256,  0 

—  «37,9 

-4-1779 

-H     984 

370 

—  195  ,  1 

—  159,  3 

-H     718 

— 1617 

ini 

-1-  245 ,  3 

-242,/ 

-t-1796 

-H     Q25 

S71 

-  198 ,  8 

— 152 ,  5 

665 

— 1635 

322 

236,4 

246,  6 

1813 

866 

372 

202 ,  5 

145 ,  6 

611 

i65i 

828 

226  ,  5 

25o  ,  6 

1827 

806 

373 

205,9 

i38  ,  6 

556 

i665 

3^4 

316,  5 

254,5 

184° 

745 

374 

209  ,  1 

i3i  ,  5 

5oo 

1677 

3aó 

206,4 

257,g 

i85i 

683 

i7b 

211,9 

124,3 

444 

1687 

826 

196,  1 

261  ,  1 

1861 

621 

376 

214,2 

117  ,0 

387 

1694 

327 

i85  ,  7 

264 ,  0 

1869 

l>58 

377 

216 ,  1 

109  ,  6 

33 1 

1699 

828 

175 ,  3 

266,  7 

1875 

495 

07U 

217,  8 

106  ,  3 

274 

1703 

329 

164,7 

269  ,  e 

1879 

432 

379 

219,  3 

94  j  7 

220 

1703 

33o 

-HI 54  ,  O 

—  271 , 2 

-H1882 

-h   368 

3«o 

38i 

—  220  ,  4 

-  37,  1 

■+-    160 

— 1702 

33 1 

-+-148,  3 

—  273  ,    T 

-hi  883 

-H     3o4 

— 221  ,  0 

—  79  >  5 

-H    io3 

-HI  699 

332 

i32,  6 

^74=9 

1884 

240 

382 

221 ,  3 

71,8 

-H       45 

lÓgS 

333 

121  ,  8 

276,4 

i38a 

176 

383 

321  ,  3 

64,  1 

-      i3 

i685 

334 

no,  9 

277,6 

1878 

III 

384 

221  ,  2 

56,3 

70 

i675 

335 

100,  1 

278,4 

1872 

-H     47 

385 

220  ,  6 

48,7 

127 

i663 

336 

89,4 

278,9 

1864 

—        16 

386 

219,7 

41,2 

184 

1649 

ii7 

78  ,6 

279,3 

i855 

80 

387 

2l8,4 

33,5 

241 

i633 

338 

67>7 

279,6 

1844 

143 

338 

216,9 

25,8 

297 

i6i5 

339 

57,c 

279,2 

i832 

206 

389 

2l5  ,  2 

18,2 

353 

1595 

340 

■+■  46  ,  4 

—  278,8 

-H1818 

—     269 

390 
391 

-2i3,3 

—   io ,  6 

—   408 

— 1672 

341 

-h  35  ,  9 

—  278  ,  0 

-H  1802 

—   33 1 

— 210 ,  8 

-     3,o 

—    463 

— 1547 

342 

25,4 

277,0 

1785 

393 

393 

208 , 0 

-1-4.5 

5i8 

l522 

343 

i5  ,  1 

270,  8 

1766 

453 

3q3 

2o5 ,  5 

12,0 

57i 

1494 

$& 

-+-4,7 
—     5,5 

274,  6 

1746 

5i3 

394 

202,  9 

J9  >4 

624 

67(J 

1465 

345 

272,  8 

1723 

57a 

3g5 

198,7 

26,6 

1434 

346 

i5,6 

270,9 

1699 

63 1 

396 

194,5 

33,7 

728 

i4co 

=M7 

25  ,  5 

268,8 

1673 

689 

B97 

190  ,  5 

4°;  7 

778 

i365 

348 

35,3 

266,4 

1646 

746 

098 

186,4 

4:  >  7 

828 

1829 

1  oóo 

45,o 

263,7 

1617 

801 

399 

181,8 

54,5 

877 

1290 

-  54  ,  1. 

260 ,  7 

-h  i587 

—   855  | 

4'   ' 

—  177  ,  1 

-H    61  ,  2l 

—   925 

125  I 

4:6 


Del  Sic.  Giovanni  Santini  . 


TAVOLA    VI. 


Per  calcolare  le  perturbazioni  nella  latitudine  eliocentrica 


Arg 
D 


80 
85 

9? 
95 


100 
io5 
no 
n5 
120 

71$ 

i3o 
i35 

140 
i45 


A" 


3,43 

4,34 
6,00 

7*o5 


7,82 

8,29 

8,49 
8,35 

7>9a 


4,94 
3,47 
1  ,81 


o ,  o3 
1,89 
3,85 
5,82 

7>75 


diff. 


i",56 

*,¥ 

1,0.1 

1  ,  00 

Q.77 


0)47 
0 ,  20 

°,  "4 
0,43 

o  ,  72 


100 
i55 
160 
i65 
170 
TFS 
180 
i85 
190 
19S 


■  9)58 
11 ,29 
12 ,  80 
14,09 

-i5  ,i5 


■  i5,93 

16,41 

16,57 

16  ,42 

-16,-95 


-i5,i8 

4,  io 

12,73 

1 1 , 1 3 

9,3i 


7,^2 

5, 17 
2,93 
0,62 
1,69 


>99 

>a7 
)47 
,  66 

>78 


>  92 
,96 

>97 
,93 
,83 


5  71 

,.5i 

,  39 
,06 

,78 


0,48 
0,16 
o,  i5 

o ,  47 

o>  77 


1,  08 
1,37 
1 ,  60 
1,82 

1,99 


B" 


7",44 
6,84 

5  ,9° 
4,66 

3,i4 


I  ,32 

0,67 
2,76 
4)95 
7'11 


-9,22 
11,18 
12  ,96 

14,52 
-i5,8o 


■16 , 70 
17,29 
17,  58 
17,42 

-16,91 


diff. 


0 ,  60 

°)94 
1,24 

1,52 

1,  82 


i)99 
2,  09 
2,  19 
a,  16 
2  ,  11 


1,  96 
1,78 
1  ,56 
1,28 
o  ,  95 


-16  ,  o3 
14,81 
13,28 
11,46 

-   9.43 


7, .5 
4)78 

2,32 
0,l8 

2,64 


2  ,  IO 
2,24 
2,3l 

2,28 

a  ,20 


■  5  ,02 

7)27 
9,35 

1 1 ,20 

■12,79 


•  14  ,  IO 
io  ,  04 

l5)74 

1 6 ,  04 

■  16  ,  00 


0,54 
o,  29 
o  ,  16 
o  ,  5i 


Arg 
D 


200 

205 
210 

ai5 

220 

225 


230 

235 
240 
245 
25o 


200 
260 

265 
270 

275 


A" 


■3,90 

6,i3 

3,i6 

io,  o5 

11,71 

•  i3 ,  12 


■  14,27 
i5, 12 
i5,63 
.5,84 

-i5 , 72 


— 15,27 
14,42 

'3)47 

12  ,  i5 

—  io  ,59 


1  ,22 

1  ,  53 
1,82 

2  ,  o3 
2,  28 


2,37 
2,46 
2  ,  5o 
2,46 
2  ,  38 


2,  25 
2,08 
i,35 
i,59 
i,3i 


0,  94 
o,  70 
o ,  3o 

0,04 

jo,38 


280  |—   8,85 
6,95 

4,94 

2,87 

—  o  ,80 


35 

I290 

295 

3  00 


3o5 

3io 
3ió 
3ao 

325 

33o 

335 

340 
345 
35o 
355 
36o 
365 
37o 
3?5 

38o 
385 
390 
3g5 
400 


liff. 


2  ,  iH 

2  ,  o3 

1,89 

1,66 
1,  39 
1 ,  i5 


o  ,  35 
o ,  5i 
0,21 
o ,  12 

0,45 


o,  85 

0  ,95 

1  ,  32 

1,56 

1  »  74 


I  ,23 
3,l6 

4.97 

6,  57 

7  )97 


1,  90 
2,01 

2,07 
2,07 

2 ,  o3 


B" 


•i5",62 
14,90 
13,84 
12,46 
10,86 

■   8  ,92 


6  ,83 
4,55 
2,17 
0,29 

2  ,78 


0,26 

7,66 

9,92 

12  ,  00 

•'3,  87 


diff. 


0,72 

1  ,  06 
i,38 
1 ,  60 
1,84 

2  ,  09 


-  9,11 

9.97 
io  ,52 

10,77 

•io  ,  70 


■  I  o  ,  34 

9,69 

8,79 

7,61 

-   6  ,26 


4,75 
3,i3 
1,46 

O  ,23 

1 ,87 


1 ,93 
1 ,81 

I  ,  60 

1 ,40 
1  )  4 


0,86 
o  ,  55 
o ,  25 
o  ,07 
o,36 


0  ,  t>5 
o,  90 

1  ,  18 
i ,  35 
i.5i 


1  ,  62 
1 ,  67 
1,  69 
1,64 


4-  io  .43 
i6i  78 
17,76 
i8,39 
18,67 


2  ,  28 
2,33 
2,46 

2,49 
2,48 

2 , 4° 
2 ,  26 
2,08 

1,87 
1,  56 


4-18,57 
18,  io 
17  ,3o 
16, 21 


■  i3  ,02 
11 ,  12 

9:  04 

6,88 

■  4)66 


a)4? 

o ,  37 

—  I  ,  60 
3,37 

—  4,86 


1,35 
0,98 
o,63 
0,28 

O  ,    IO 


0 ,  47 

0  ,  80 

1 ,  io 

1  ,  5o 

1,69 


,90 
,  08 
,  16 

,  s— 

i .  19 


—    6  :  c4 
6,98 

7,  5o 
7,66 

-  7)44 


2  ,    IO 

1 ,  97 
i)67 
1  ,49 
1  ,  18 


0)94 

O  ,  52 

0,  16 

O  .  22 


Terturb.  in  Latit.  =  A" 


B"  cos  2/. 


4*7 


DEL  MODO  DI  RENDERE  MEN  DIFETTOSA 

CHE  ADESSO  E  PIÙ'  COMODA 

LA  STADERA  VOLGARMENTE  DETTA  ROMANA 

MEMORIA 

Del    Signor    Pietro    Ferroni. 
Ricevuta  li  3i   Dicembre  1814. 


E, 


Jgli  è  fuor  d'ogni  dubbio  che  le  Stadere  Romane  sono  d'as- 
sai più  comode  delle  Bilancie  nel  corso  ordinario  di  quelle 
brevissime  giornaliere  contrattazioni ,  per  rispetto  alle  quali 
abbia  luosro  la  conoscenza  del  Peso  delle  materie  da  valutar- 
si  a  proporzione  dei  loro  prezzi  quandoché  siano  esposte  in 
commercio  .  La  riguardevole  prerogativa  della  Stadera ,  di 
potersi  cioè  con  un  Peso  solo ,  volgarmente  chiamato  il  Ro- 
mano ,  contrappesare  dal  minimo  al  massimo  altri  innumere- 
voli diversissimi  Pesi,  laddove  nella  Bilancia  comune  fa  di 
mestieri  contrapporre  a  ogni  Peso  il  suo  respettivo  Equipon- 
dio,  rende  per  universal  sentimento ,  avvalorato  dall' uso  del- 
la più  parte  dei  Popoli  culti,  preferibile  all'ultima  la  preci- 
tata Stadera  Romana,  ed  eziandio  alla  Teutonica,  altramente 
detta  tascabile,  perchè  questa  con  impiegare  un  elastro ,  o 
molla  spirale,  alla  cui  testata  appendesi  il  Peso,  ne  misura 
la  sua  gravezza  col  più  o  meno  distendersi  della  molla  suddet* 
ta  ,  ed  è  sottoposta  perciò  all'influenza  delle  moltiplici  Cause 
fìsiche,  le  quali  mostrano  chiaramente  incerto,  e  variabile 
il  grado  di  Forza  dell'elasticità  competente  a  tutti  i  Corpi 
terrestri  . 

Ha  il  suo  fondamento,  siccome  ognun  sa,  la  Stadera  Ro- 
mana nell'equilibrio  della  Leva,  o  del  Vette  }  eh' è  il  princi- 
pio unico,  e  saldo,  cui  s'appoggia  la  Statica  universale;  pria- 

Tom.  XVII.  53 


4i8  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

cipio  però  intimamente  collegato  con  quello  della  Bilancia 
(evidentissimo,  ed  anzi  intuitivo  di  sua  natura)  posto  clie 
questa  in  vece  di  sole  due  braccia  eguali  situate  nella  me- 
desima Linea  retta  sia  composta  di  più  braccia  in  qualunque 
numero  o  dispari  o  pari,  ma  però  tutte  eguali,  e  distribuite 
con  angoli  tutti  eguali  tra  loro  nel  vertice,  o  centro  comune  a 
foggia  di  Stella  più  o  meno  raggiante  (i)  .  E  dalla  Bilancia 
medesima  parimente  dipende ,  come  suo  Corollario  immedia- 
to, il  Parallelogrammo  o  Triangolo  risguardante  la  composizio- 
ne ,  e  la  risoluzion  delle  Forze  (a) . 

A  fronte  del  maggior  comodo ,  e  dell'  utilità  maggiore , 
che  nella  vita  civile  ricavasi  dalla  Stadera  Romana,  la  ma- 
niera ordinaria  di  costruirla,  e  d'usarla  fa  sì  ch'essa  sia  sog- 
getta nulladimeno  ad  alcuni  difetti;  laddovecchè  la  Bilancia 
per  Io  contrario,  anche  viziosa  che  fosse  nella  sua  costruzio- 
ne ,  si  corregge  di  per  sé  stessa ,  o  come  dicesi  in  termini 
d'Arte  „  ha  la  sua  verificazione  in  sé  medesima  „  collo  scam- 
biare al  Peso,  ed  all'  Equipondio  i  Bacini,  ed  estrar  poscia 
la  radice  quadra  dal  prodotto  dei  due  Contrappesi.  Non  s'in- 
tende già  qui  di  parlar  degl'inganni,  o  delle  frodi  d'ogni 
maniera ,  che  nascer  mai  possano ,  o  nascati  difatto  dal  mal- 
talento,  e  dai  giuochi  di  mano  d'un  suddolo  Pesatore:  im- 
perocché essendo  simili  trufferie  comuni  a  tutti  gl'Istrumen- 
ti  possibili  adoperati  nel  traffico ,  comunque  sieno  perfetti  se 
si  considerino  dal  lato  della  Meccanica,  non  c'è  nessuno 
scampo  o  riparo  per  esimersi  dalle  medesime  ad  eccezion  del- 
l'accorgimento, e  dell'avvedutezza  e  vigilanza  istancabile  dei 
Compratori . 

Derivano  spezialmente   i    mancamenti    fisici ,    o    per    dir 


(i)  Volume  X,  Parte  II  delle  nostre 
Memorie  -  Modena  mdccciii  dalla  p»g. 
43 1  sino  a  633  incl.  -  I  principi  della 
Meccanica  richiamati  alla  massima  sem- 
plicità, ed  evidenza  .  Ragionamento  ec. 

(a)  Vedasi    nel    Tomo   IX    degli   Atti 


dell'Accademia  delle  Scienze  detta  de' 
Fisiocritici  (  Siena  mdcccviii  )  la  Disser- 
tazione latina  dalla  pag.  241  a  254  incl. 
-  Compositio  Virium  unicum  Mechanices 
fundamentum  noviter  positum  etc. 


Del  Sic  Pietro  Ferroni  .  4J9 

meglio  meccanici  delle  volgari  veglianti  Stadere  da  tre  diver- 
se cagioni  d' errore ,  e  sono 

i .°  La  loro  incongrua  conformazione ,   avuto   ancora   ri- 
guardo al   modo  ,  col   quale  elle  agiscono  : 

a.0  L'imperfezione  loro  proveniente  dal  Fabbricatore  od 
Artefice  : 

3.°  La  divisione  e  suddivisione  per  lo  più  erronee  del  mag- 
gior braccio,  su  cui  passeggia  il  Romano. 

Affin  d'  ovviare  colle  debite  correzioni  alle  suddivisate 
sorgenti  d'errori  meccanici  avendo  avuta  più  volte  occasione, 
passati  ormai  due  Anni  interi,  o  in  quel  torno,  di  tenerne 
insieme  proposito  col  giovine  amicissimo  mio,  ed  espertissi- 
mo in  tutte  le  Matematiche  Discipline  Capitano  Soalhat ,  Uf- 
fiziale  Francese  dell'Imperiai  Corpo  del  Genio^  ed  essendoci 
scambievolmente  comunicate  le  proprie  idee,  e  quindi  con- 
fermatele in  pratica  a  grado  per  mezzo  degli  Sperimenti  op- 
portuni,  concepimmo  sino  d'allora  il  pensiere  di  render  pub- 
blici colla  stampa  i  reciprochi  nostri  divisamenti,  come  quel- 
li,  i  quali  miravano  a  conseguire  lodevolmente  il  maggior 
perfezionamento  possibile  dell'utilissima  Stadera  Romana.  E 
tantopiù  volentieri,  e  tantopiù  presto  m'accingo  a  palesare 
in  succinto  il  riuscimento  di  tali  nostre  iterate  ricerche  quan- 
tochè  conservandole  io  manoscritte  di  carattere  dell'Amico, 
che  ne  disegnò  eziandio  le  Figure  colla  sua  solita  precisione  , 
ed  intelligenza,  vengo  col  pubblicarle  a  pagargli,  per  quel- 
la parte,  che  giustamente  a  lui  si  compete,  un  tributo  di 
grata ,  e  perpetua  rammemoranza  dopo  la  sua  morte  avvenuta 
nel  mdcccxii.  durante  la  terribil  Campagna  della  Guerra  di 
Francia  contra  la  Russia,  la  qual  tragica  circostanza  non  che 
di  Lapide  lo  privò  forse  per  avventura  anche  d'onorevol  Se- 
polcro. In  capo  al  MS.0,  che  abbraccia  i  cambiamenti ,  e  le 
aggiunte  da  noi  immaginate  in  comune  all'effetto  di  perfe- 
zionar la  Stadera  essendosi  apposta  dall'egregio  Amico  sunno- 
minato l'Epigrafe  sensatissima  — Il  vaut  mieux  prevenir  des 
abus  que  punir  des  délits  —  mi  giova  ripeter  talquale    que- 


^20  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

sta  eccellente  massima  di  Morale  politica,  che  onora  ad  un 
tempo  la  mente ,  ed  il  cuore  di  chi  l' ha  scritta ,  e  profon- 
damente sentita ,  appunto  perchè  il  togliere  dalle  contrat- 
tazioni degli  uomini,  se  non  tutti  gli  abusi,  almeno  quelli, 
che  siano  inerenti  all'indole  delle  Macchine,  e  degli  Stru- 
menti, che  s'usano  andantemente  pei  Pesi  e  Misure,  tenden- 
do a  diminuire  i  motivi,  ed  i  mezzi  d'una  fraudolenta  di- 
suguaglianza delle  permute,  torna  sempre  a  profitto  della  fe- 
licità universale  . 

ARTICOLO      I. 

Dei  difetti  causati  dall'  attuai  forma  delle  Stadere 
e  dei  loro  rimedj  . 

Oltre  alle  Stadere  semplici  frequentemente  per  la  maggio- 
re comodità  di  pesare  si  costruiscono,  e  s'usano  le  composte. 
A  differenza  delle  prime  hanno  l'ultime  la  particolarità  d'a- 
ver disponibili  a  piacimento  di  chi  le  impieghi  due  diversi 
punti  di  sospensione,  ed  in  vece  d'una,  come  le  semplici, 
hanno  doppia  divisione,  ciascuna  sul  taglio  o  spigolo  oppo- 
sto della  verga  metallica,  ossia  del  maggior  braccio  di  leva. 
Il  Romano  o  il  contrappeso  (Sacoma)  resta  sempre  l'istes- 
so  ,  e  solamente  si  rivolta  la  Verga  all'effetto  di  sospenderla 
ora  dall'uno  ora  dall'altro  lato  o  punto  soprindicato;  dal  primo 
e  più  ordinario  pei  Pesi  piccoli,  dal  secondo  pei  Pesi  grossi. 
Con  siffatto  ingegnoso  compenso  senza  cambiare  il  Romano  può 
un  solo  Istrumento  destinatosi  alla  ricerca  della  diversa  gravez- 
za assoluta  de' Corpi  solidi  o  liquidi  soddisfare  a  quest'uopo 
per  due  diverse  serie  di  Pesi  comprese  tra  due  limiti  diffe- 
renti ;  e  tal  vantaggio  potrebbe  ugualmente  estendersi  median- 
te le  convenevoli  divisioni  sopra  i  quattro  spigoli  della  ver- 
ga a  tre  e  quattro  serie  quando  vi  fossero  preparati  altret- 
tanti punti  di  sospensione  .  Facilissima  cosa  si  è  poi  conce- 
pite sino  d'adesso  come  trovando  un  meccanismo  semplice  per 


Del  Sic.  Pietro  Ferroni  .  4ai 

rivolger  la  Verga  della  stadera  su  ciascheduno  de' suoi  quat* 
tro  taglj  otterrebbesi  una  Macchina  portatile  comparativa,  in 
virtù  della  quale  senza  nessuna  necessità  di  calcolo  o  di  già 
preparate  Tavole  dì  riduzione  si  paragonerebbero  infra  di  lo- 
ro i   più  celebri  dei   Pesi  antichi  ,  e   moderni  . 

Quanto  i  Costruttori  delle  Bilancie,  e  specialmente  delle 
docimastiche  per  le  materie  preziose  ,  come  ancora  di  quelle 
dedicate  agli  sperimenti  Fisico-chimici  ,  ed  alle  Droghe  me- 
dicinali o  tintorie,  son  soliti  d'esser  cauti  nel  far  sì  che  i 
due  punti  ,  dai  quali  pendono  i  due  Bacini  ,  ed  il  punto  in- 
termedio di  sospensione,  ovvero  del  centro  di  rotazione  del- 
la Bilancia  siano  scrupolosamente  disposti  nella  medesima  li- 
nea retta  affinchè  l' Istrumento  non  riesca  né  sordo  né  folle 
a  qualunquesiasi  leggieri  trabocco  (i),  altrettanto  gli  Stade- 
raj  nel  lavorare  le  Stadere  semplici ,  e  moltopiù  le  composte , 
o  per  abitudine  d'anticata  ignoranza,  o  per  effetto  d'incu- 
ria sempre  corrente  sogliono  non  attendere  a  questo  princi- 
pio fondamentale  dell'aggiustatezza  e  stabilità  dell'equilibrio, 
eh' è  dalla  Statica  magistralmente  prescritto.  Dato  che  i  tre 
punti  suddetti  non  fossero  precisamente  nella  medesima  di- 
rittura, come  non  di  rado  addiviene,  la  Leva  diritta  sarebbe 
angolare,  ed  è  quanto  dire  equivalente  all'  inflessa  ;  ed  allo- 
ra si  dà  di  soventi  luogo,  in  vece  d'un  solo  e  verace,  a  di- 
versi equilibrj  possibili  con  Pesi  falsi,  cioè  all'errore  o  al- 
l'inganno, il  qual  procedendo  dal  vizio  intrinseco  della  Sta- 
dera, conosciuto  tosto  eh' e' sia  per  lunga  pratica  dal  vendi- 
tore, torna  sempre  a  disavvantaggio  del  compratore,  né  v'ha 
legge  cotanto  efficace,  che  mai  potess' esser  valevole  a  repri- 
mere tal   prevaricazione,  ed  abuso  della  pubblica  confidenza. 


(i)  Van  Swinden  nel  primo  volume 
delle  sue  Positiones  Physicce  stampato 
nel  mdcclx.xxvi  ad  Harderwyck  (  Lib. 
Ili  ,  Parte  I  ,  Sez.  II,  Cap.  I ,  Art.  IX 
dalla  pag.  204  a  212  incl.  ,  e  dal  N.°  qò 
a  tutto  il  99  (  si  vedano  specialmente  i 
N .'  88  e  q'i  )  ha  raccolto  in  compendio 


tutto  ciò  che  sapevasi  sulla  Teoria  ,  e 
sulla  Pratica  delle  Bilancie  .  Per  riguar- 
do poi  alle  Stadere  sia  consultata  l'Ope- 
ra stessa  sino  alla  pag.  216  ,  ed  al  N.° 
107  incl.,  e  soprattutto  si  leggano  i  N.' 
102,   ic5. 


42,2,  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

Ma  d'altra  parte  nelle  Stadere,  che  in  sé  riuniscono  il  Peso 
grosso,  ed  il  piccolo ,  conforme  alla  foggia,  in  cui  dagli  ar- 
tisti si  lavorano  comunemente,  rendesi  inevitabile  questo  di- 
fetto; laonde  sarebbe  assai  commendevole  rintracciare  il  mo- 
do di  prevenirlo.  Ecco  dunque  il  rimedio  più  acconcio,  che 
non  difficilmente  conduce  al  conseguimento  della  correzione 
desiderata  . 

La  Figura  I.ma  manifesta  di  subito  con  tutta  chiarezza 
in  una  Stadera  fornita  del  comodo  di  due  punti  di  sospensio- 
ne gl'inconvenienti,  che  accaderebbono  ancora  casochè  per 
diminuire  o  ragguagliare  l'errore  si  volesse  aver  l'avverten- 
za, la  qual'è  in  uso  presso  alcuni  artefici  più  accurati  ed  in- 
telligenti degli  altri,  di  collocare  cioè  ciascuno  di  quei  due 
punti  nella  direzione  dell'asse,  o  della  linea  centrale  della  ver- 
ga parallelepipeda  rettangolare  ,  ovvero  del  Giogo  su  cui  scor- 
re il  Romano ,  da  un  punto  della  qual  linea  penda  altresì  il 
capo  raccomandatovi  delle  tre  o  più  catenelle  sostenenti  il 
Bacino  .  Conciossiachè  il  predetto  Romano  obbligato  a  scor- 
rere immancabilmente  mediante  V  oncino  od  anello  tagliente, 
che  lo  sostiene ,  sul  taglio ,  costola ,  o  spigolo  della  verga , 
nel  quale  sono  segnate  ed  incise  le  divisioni ,  rimarrebbe  sem- 
pre a  contatto  con  un  punto  di  quello  spigolo  situato  fuor 
della  linea  retta  congiungente  il  punto  di  sospensione,  e  l'al- 
tro da  cui  pende  il  Peso ,  e  tanto  precisamente  al  di  fuori 
quanto  importa  la  metà  della  diagonale ,  che  congiunge  i  due 
spigoli  opposti  .  Conoscevasi  a  vero  dire  da  molto  tempo  quel- 
la foggia  special  di  Stadera  denominata  Danese  o  Svedese, 
ove  il  Bacino  e  il  Romano  restando  fissi  maisempre  alle  due 
estremità  della  Verga  si  conseguisce  la  notizia  de'  Pesi  col 
cambiare  e  far  iscorrere  avanti  o  indietro  sulla  Verga  mede- 
sima il  punto  mobile  di  sospensione  (  i  );  ma  conoscenza  sif- 
fatta non  avea  mai  risvegliata  l'idea  d'approfittarne  a  vantag- 


(i)  Posit.  Phys.  1.  e.  al  Num.°   io5. 


Del  Sic  Pietro   Ferroni .  4^3 

gio  delle  Stadere  Romane.  Ora  all'effetto  di  tener  sempre  i 
due  o  più  punti  di  sospensione  nella  medesima  linea  retta  pre- 
cisa ,  che  congiugne  quelli,  dai  quali  pendono  il  Bacino,  e 
il  Romano,  era  ben  facile  divisare  che  ciò  s'otteneva  mediante 
un  traforo  rettangolo  ABCD  (Fig.  II.)  procurato  nel  sodo  della 
testa  della  Stadera,  e  talmente  sdrucito  che  l'orlo  o  il   lab- 
bro superiore  dell'apertura,  o  per  dir  meglio  le  sommità  M, 
M,  ec.  degl'incavi  in  piccole  lastre  fermatevi  d' acciajo  ben 
temperato  o  di   pietradura,  dentro  cui  dee  posarsi  il  taglio  a 
coltello  DE  dell'Ondino  di  sospensione  disegnato  di  faccia  e 
di  fianco   nella  III.    Figura,   tornassero   appunto   in   dirittura 
degli  altri  due  suddescritti  .  Il  perchè  ,  oltre  a  sospendere  nel 
modo  chiaramente  indicato  alla  lettera  F,  ed  in  totalità  rap- 
presentato dalla  Fig.  VII.  il  Bacino,  ed  i   Pesi,    onde  posta 
orizzontale  la   Verga  della  Stadera  la  direzion  verticale  della 
gravità  assoluta   degli  ultimi    colla   pienezza   della   sua   forza 
riesca   sempre   perpendicolare  alla  Leva,  fa   eziandio    di  me- 
stieri costruire  di  tal   maniera    il   Romano   qual    manifestane 
di  prospetto,  ed  in  istato  d'azione  la  IV.  e  la  II.  Figura,  e 
vale  a  dire  unendolo  ad  un  boccinolo  o  cassetta  vuot     metal- 
lica GHIK ,  che  abbracciando  leggiermente  le    due    faccie  e- 
guali  del   braccio   lungo   della   Leva ,   lavorata   in   quadro ,  e 
disposta  colla  sua  diagonale  verticalmente  ,  sia  con   pochissi- 
mo o  morbido  attrito  scorrevole  sul  taglio  o  spigolo  superiore 
del  braccio  predetto  .  Le  divisioni  corrispondenti  alle  due  ma- 
niere di  pesare  or  coli' uno  or  coli' altro  punto  di  sospensione 
senza  bisogno  di  rivoltar  la  Stadera  possono  incidersi  sottilis- 
sime sulle  due  faccie  della  Verga  con  lasciar  intatto  il  taglio 
intermedio,  nel  qual  esse  s'incontrano ,  ed  aprire  una  rimu- 
la o  fessura  in  L,  punto  di  mezzo,  sull'una  e  l'altra  faccia 
della  cassetta  mobile  per  iscorgere  i  segni  della  duplice  divi- 
sione mediante  gli  Indici  respettivi  . 

Molti,  e  rilevantissimi  sono  i  vantaggj,  che  nascerebbe- 
ro da  questo  cambiamento  di  forma  delle  Stadere  d'uso  co- 
mune in  commercio,  a  scanso  dei  loro  inevitabili  errori,  che 


4.2,4  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

porta  seco  la  costruzione  attuale,  ai  quali  intendesi  adesso 
recar  rimedio  e  facile  ed  opportuno  .  Accennerò  solamente  i 
più  ovvj  per  non  dilungarmi  di  troppo  dal  principale  assun- 
to propostomi  . 

1 .°  Si   toglie   primieramente  il   mancamento,  che   hanno, 
o  sogliono    avere    tutte   le   Stadere   comuni   (  ed  in  particola!" 
modo,   e   più   sensibilmente    le   Stadere   meu  lunghe),   delle 
divisioni  cioè   per  solchi  o  tacche  sul  dosso  della   Verga ,  più 
o  meno  larghe  ,   più  o  meno   profonde  ,   dentro   d.  cui  dehha 
incastrarsi  V oncino  reggente  il  Romano,   che   così   vien  ob- 
bligato di  scorrere  a  salti.   Intaccature  di  simil  fatta,   oltre 
a  non  esser  giammai  della   stessa   larghezza   in,  bocca ,   ed   a 
servire  d'incastro   ad  un  oncino   grossolano  o  lordo  e  di  ta- 
glio ottuso,  impediscono  l'incisione  delle  suddivisioni  inter- 
medie, e  danno  luogo  a   non   potersi   apprezzar  tutte  quelle, 
le  quali  sono  occupate  a  vicenda  dalla  metà  della  larga  bocca 
dei  taglj,  non  sempre  eguali,  e  scavati  a  mano  senza  regola 
e  norma,   per  lo  più  colla   lima.   All'opposto   adottandosi  il 
nuovo  metodo  di  costruzione,  non    solamente   verrebbero  ad 
essere  chiare,  precise,  e  sottilmente  segnate  tutte  le  divisio- 
ni e  suddivisioni  assolute  più   piccole,  ma  queste  eziandio  si 
potrebbero  facilmente   spartire   col   virtuale  ajuto  d'un  Nonio 
o  Vernier  sino  alle   più  minute  frazioni  .   Ed   il   Promano   con 
insensibile  gradazione  discorrendo  allora  tutti  i   punti  dell'a- 
sta farebbe  cosi  apprezzar  meglio  i  piccoli  Pesi,  darebbe  cam- 
po di  valutarli  appuntino  a  causa  del   passaggio    men    rapido 
o  men  saltuario  dagli   uni  agli  altri   vicini,  e  per  rispetto  ai 
Pesi  maggiori  verrebbe  a  crescere  la  portata  delle  Stadere  . 
a.0  In  secondo  luogo  risparmierebbesi ,  perchè  inutile  nel- 
la maniera  proposta  ,   il   secondo  oncino  di  sospensione  delle 
Stadere  ordinarie  ,  che  (  come  ho  già  detto  )   associandosi  al 
primo  fa  sì   che  ambedue  sieno  ad   un   tempo  una  vicendevol 
sorgente  d'errore.  Né   poco  è  da  valutarsi  a  mio   senso    per 
la  giustezza  del  pesare  le  merci  la  mastiettatura  data  al  Ro- 
mano ,   ed  all'  ingegno   che    tien  sospeso  il  Bacino ,  in  virtù 

del 


Del  Sic  Pietro  Ferroni  .  42,J 

del  quale  artifìcio  d'agevolissima  pratica  i  medesimi  si  dispon- 
gono subito  di  per  sé,  a  loggia  d'una  Bussola  nautica  ben 
imperniata  sui  pulì,  nella  vera  direzion  della  gravità,  a  scan- 
so di  deviazioni  o  d'impedimenti  di  sorte  alcuna;  lo  die  so- 
vente addiviene  lavorandogli  della  forma  rozza  e  inesatta  pra- 
ticata nelle  Stadere,  che  sono  oggigiorno  in  commercio.  La- 
vorata in  quadro  la  verga,  e  per  tutto  il  braccio  più  lungo 
tirata  dell' istessa  misura  o  dello  stesso  calibro,  perchè  vi  scor- 
ra in  ogni  punto  egualmente,  e  l'abbracci  a  contatto  facile 
e  morbido  il  conduttor  del  Romano  (  Fig.  IV.  ),  vengono  ad 
esser  posti  gli  artisti  nelP  obbligo  d'usar  di  tutta  l'attenzio- 
ne possibile  all'effetto  che  nella  Verga  non  vi  restino  dise- 
guaglianze, le  quali  disturbino,  e  falsino  le  divisioni  della 
medesima  avvegnaché  riportatevi  mediante  un  Compasso  fe- 
dele dal  Campione  o  dalla  Matrice,  verificata  con  ogni  mag- 
gior premura  per  via  di  reiterate  sperienze  . 

3.°  Quanto  sarebbe  facile  per  un  artista  accurato  la  strut- 
tura d'un  Campione  esatto  delle  Stadere  (  piccole,  grandi, 
e  mezzane  ) ,  e  quanto  il  nuovo  metodo  esposto  di  costruir- 
le,  in  apparenza  diffìcile  e  laborioso,  non  oltrepasserebbe  in 
sostanza  il  confine  dell'  ordinaria  capacità  d' un  esperto  fab- 
bricatore di  siffatti  strumenti ,  altrettanto  farebbe  mestieri 
d' avvedutezza  e  bravura  per  conseguire  un  altro  prezioso  van- 
taggio, e  vale  a  dire  quel  di  comporre  una  Stadera  compa- 
rativa dei  principali  Pesi,  o  antichi  o  moderni,  ch'erano  o 
sono  in  uso  presso  i  popoli  commercianti  .  Sarebbe  questa 
non  meno  comoda  di  quei  Bastoni  metrici  o  Canne  portatili, 
sulle  quali  si  segnano  le  differenti  Misure  lineali  più  frequen- 
temente adoprate  in  Europa,  o  in  altre  Regioni  del  Mondo . 
Più  che  dal  discorso  analitico  intorno  alle  parti,  che  compor- 
rebbero una  forbita  Stadera  comparativa,  se  n'intenderà  be- 
nissimo da  chicchessia  la  conformazione  gettando  l'occhio  sul- 
le Figure  V,  VI  e  VII,  le  prime  due  delle  quali  sono  deli- 
neate di  grandezza  naturale  o  effettiva,  e  l'ultima  diminui- 
ta sino  ad  ^  con  una  Scala  di   proporzione   onde   mostrasse 

Tom.  XVII.  54 


A-i6  Della  Stadera  Romana  ec. 

nella  sua  integrità  il  congegnamento  della  Stadera .  Essa  così 
conformata  avrebbe  due  divisioni  diverse ,  corrispondenti    da 
un   lato  e  dall'altro  a  ciascuno  dei    quattro  spigoli  dell'Asta 
o  Verga  dell' Istrumento  ;  di  tal  maniera  che  servirebbe  alla 
comparazione  di   otto    differenti  Pesi,  e   divisioni  e  multipli 
loro    particolari,    compresovi   il    metrico  o   decimale,    ch'era 
l'unico  segnato  per  comodo  a  confronto  del  vecchio  Peso  in 
alcune  delle  più  moderne  Stadere.  Tutta  l'arte  consiste  nel 
far  girare  il  capo  rotondo  della  Verga  parallelepipeda/'er  quarti 
di  cerchio  da  uno  spigolo  all'altro,  e  ciò  mediante  una  Vite 
maschia  impegnata   nella  sua   femmina  mobile  C  sul   sodo  ci- 
lindrico B,  e  nel  fermarla  a  stretta  col  corredo   solito    degli 
appoggi  o  guancialetti  A  ,  i   nel  punto  preciso  (  manifestato 
dalla  coincidenza  dei  due  indici  ?n,n)  per  mezzo  d'una  Vite 
K ,  che  volgarmente  dicesi  di  pressione  .  Gli  Accademici  del 
Cimento  (siccome  apparisce  dall'autentico  loro  Diario  in  data 
de' 3o  Agosto   1811  )  giudicarono,  in  linea  di  dubbio,  diffici- 
le il  caso  che  la  detta  Stadera  rotatoria  fosse  dapprima  così 
rigorosamente  centrata  che  nel  compire   il   suo    giro  affin  di 
condurre  sotto  il  Romano  ora  questo  ora  quel  cantovivo  del- 
l'Asta  mantenesse  sempre  in  tutta  l'intera  rivoluzione  il  suo 
stesso  ed  unico  centro  di  movimento,  o  dato  ancora  che  co- 
sì fosse  all'uscir  di  mano  all'Artefice  si  conservasse  tal  quale 
dipoi  nel  lungo  uso  ed  attrito  della  medesima,  e  dopo  d'es- 
sersi coordinata  colla  Vite  di  pressione,  e  coli' altre  parti  del- 
l' Tstrumento ,   suggette   ancor  desse   ad   assestarsi    col  tempo 
qualche  poco  diversamente  a  quel  che  erano  state   nell'  Offi- 
cina .  Nulladimeno  una  Stadera  comparativa  o  universale  con- 
simile costruita  a  proposito  nell'Isola  dell'Elba  pel  Corpo  del 
Genio,  e  statavi  in  uso  pel  corso  di  più  anni  consecutivi  non 
ha  mostrata  patentemente ,  a  malgrado  di   ciò,  la  minima  mu- 
tazione: tanto  è  vero  che  la  puntualità  e  l'esattezza  avutesi 
in  mira  nel  lavorare  sin  dapprincipio   una  Macchina  qualun- 
que siasi  sommamente  contribuiscono  alla  durata  del  suo  buon 
effetto ,  come  si  scorge  nei   Micrometri   dilicatissimi ,  ed   al- 


Del  Sic  Pietko  Fekkoni  .  4a7 

trettali  strumenti  di  molto  maggior  finezza,  e  d'assai  più  ela- 
borata composizione  delle  Stadere,  di  cui  ora  si  tratta.  Po- 
trebbe ancora  riflettersi  che  il  giudizio  sul  inerito  della  dure- 
vole idoneità  d'una  Macchina  non  si  fa  mai,  né  può  farsi 
per  avventura  colla  certezza  medesima,  che  si  pronunzia  qua- 
lora si  prenda  in  esame  il  pregio  della  materia  trattata  in  un 
argomento  di  Scienze  esatte.  E  di  fatto  gli  stessi  Fiorentini 
Accademici  prenominati  dietro  all'invito  dell'Autore  (i)  elet- 
ti Giudici  della  sua  pretesa  scoperta  della  soluzione  dell'e- 
quazioni cubiche ,  e  biquadratiche  (  le  quali  dalle  prime  di- 
pendono, come  ognun  sa  )  al  pari  di  quelle  del  second' ordi- 
ne,  e  torna  a  dire  mediante  la  linea  retta,  e  la  Periferia  cir- 
colare, senza  fermarsi  sulla  trasformazione  del  primo  membro, 
e  sul  trovare  tutte  le  tre  radici  reali  nel  caso  irriducibile  per 
mezzo  dell'iscrizione  del  Triangolo  equilatero  in  un  Circolo 
(  cose  ovvie  e  notissime  sino  dal  primo  avanzamento  dell'Al- 
gebra )  viddero  immantinente  dove  consisteva  il  paralogismo 
di  toglier  di  mezzo  per  la  costruzione  geometrica  la  Parabola 
Apolloniana,  ed  era  quello  d'aver  considerate  diverse  le  due 
equazioni  x3  —  3r^x  -+-  aara  =  o  ,  x^  —  a.ax3  —  Sr^x3,  -+-  Sar^x 
—  4#Va  =  o ,  mancando  d'essersi  accorto  l'Autore  che  salvo 
la  radice  estrania  positiva  uà  introdotta  nella  seconda  elleno 
sono  sostanzialmente  una  medesima  e  sola  equazione  . 

ARTICOLO    IL 

Dell'  imperfezione  delle  Stadere  procedente  immediatamente 
dall'  imperizia  dei  Costruttori . 

Lasciata  a  parte  pel  seguente  Articolo  la  considerazione 
importantissima  riguardante  i  limiti  da  prescriversi  nelle  Sta- 


ti) Capitano  Pasquale  Navarro  -  Co-     j      poli  mdcccx,  Operetta  brevissima  divisa 
struzione  Geometrico -piana   dell'equa-  in  tre  Articoli. 

aioni  dì  terzo,  e  quarto  grado  -  In  Na-     | 


4^8  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

dei  e  di  questa  o  quella  grandezza  individuale,  all'effetto  che 
le  divisioni  sien  tutte  chiare  e  patenti,  ed  abbastanza  distin- 
te per  intervalli  l'una  dall'altra,  né  siavi  il  pericolo  che  in- 
dicliin  falso  pel  piegamento  dell'asta  atteso  la  troppa  portata 
della  Stadera,  o  la  non  serbata  proporzion  delle  parti,  e  dei 
materiali,  che  la  compongono,  esaminiam  più  d'appresso  i 
vizj  dell'  Istrumento ,  ai  quali  dà  causa  per  abitudine  antica 
l'ignoranza  degli  artigiani. 

A  ragione  dei  prezzi,  o  maggiori  o  minori,  delle  specie 
diverse  delle  derrate,  che  si  misurano  dal  loro  Peso,  le  di- 
visioni della  Verga  dall'una  all'altra  dovrebbero  avere  mag- 
giore o  minor  latitudine,  onde  poter  segnare,  e  ben  distin- 
guere in  quelle  anche  i  rotti  più  piccoli.  Ma  per  l'opposto 
addiviene  che  il  solo  arbitrio  o  capriccio  dei  Costruttori,  sen- 
za curarsi  di  proporzione  nessuna  ,  assegni  per  ogni  sorte  di 
merci,  o  care  o  vili  che  siati j,  la  gradazione  stessa  per  tut- 
te, e  qualche  volta  la  gradazione  contraria  all'intrinseca  lo- 
ro importanza  .  Bisogna  dunque  aver  sempre  presente  che  vi 
debb' essere  un  rapporto  determinato  dalla  Teoria,  e  confer- 
mato dall'esperienza  tra  la  lunghezza  e  grossezza  dell'Asta, 
il  peso  del  Romano  della  Stadera ,  la  sua  scempia  o  doppia 
portata,  e  la  gradazione  più  o  meno  ristretta  delle  sue  di- 
visioni . 

Un'altra  comunissima  inconseguenza  si  è  quella  di  non 
partirsi  nelle  Stadere  di  doppia  portata,  o  fornite  di  due  pun- 
ti di  sospensione ,  dall'ultimo  termine  della  prima  serie  de' 
Pesi  ond'incominciare  la  serie  della  seconda,  replicando  cioè 
inutilmente  per  un  certo  intervallo  i  medesimi  Pesi,  ed  im- 
piegando più  presto  quell'inutile  spazio  a  scapito  dell' augu- 
mento  notabile  di  portata,  o  del  miglioramento  delle  divi- 
sioni, o  della  lunghezza  superflua  della  Verga,  perduta  così 
senz'oggetto,  e  senza  trarne  il  convenevol  profitto. 

Inconsideratezze  di  simil  sorte  nascono  per  lo  più  dal- 
l'erronea pratica  degli  Artisti,  i  quali  a  capriccio  prendono 
una  Verga  qualunque  di  Ferro  uscita  dalla  Filiera,  e  credo- 


Del  Sic  Pietro  Ferroni  .  4a9 

no  che  nuli' altro  rimanga  per  convertirla  in  una  buona,  e 
giusta  Stadera  se  non  che  stabilire  a  piacimento  loro,  senza 
niun  altro  rispetto ,  i  due  punti  di  sospensione  .  Né  accade 
di  rado  che  accompagnando  ad  una  Verga  arbitraria  un  Ro- 
mano di  peso  parimente  arbitrario,  e  forzando  sino  all'esor- 
bitanza la  portata  della  Stadera,  questa  pel  carico  spropor- 
zionato alla  sua  resistenza  s'incurvi,  il  maggior  braccio  del- 
la Leva  s'accorci,  e  le  divisioni  diventin  fallaci  in  pregiudi- 
zio dei  compratori  . 

Il  Problema  dell'  equilibrio  considerato  come  puramente 
analitico  è  semplicissimo,  e  si  risolve  colla  dottrina  teorica 
de' momenti ,  fondamento  di  tutta  la  Statica,  e  immediatamen- 
te della  Dinamica  .  Ma  quando  il  Problema  esiga  il  riguardo 
a  tutte  le  circostanze  fisiche  della  Materia  cosicché  dall' a- 
strazion  matematica  passi  al  concreto  della  natura  delle  cose 
corporee,  cambia  d'aspetto,  e  diventa  assai  complicato.  Egli 
è  allora  il  caso  di  domandar  soccorso  al  magistero  della  Spe- 
rienza ,  interrogata  non  senza  frutto  in  proposito  del  soffre- 
gamento ,  dell'adesione  e  coesione  d'affinità  chimica,  della 
rigidità  delle  corde ,  ed  altrettali  particolarità ,  per  cui  la 
Meccanica  fisica  differisce  moltissimo  dall'  analitica  .  Sarebbe 
veramente  desiderevole  che  più  sovente  scendessero  dalla  su- 
blimità dei  lor  calcoli  gli  Analisti ,  e  si  prestassero  più  vo- 
lentieri di  quello  che  facciano  a  coadiuvare  le  arti .  Imperoc- 
ché il  possibile  perfezionamento  di  queste  non  può  mai  con- 
seguirsi d'altronde  che  dal  cospirare  amichevolmente  la  Teo- 
ria colla  Pratica,  e  tendere  entrambe  al  medesimo  ottimo  fine, 
ch'è  quello  di  non  fermarsi  ai  soli  ideali  concepimenti,  ma 
di  tradurli  col  valutare  quanto  si  possa  le  specialità  o  le  con- 
dizioni della  materia,  talquale  ella  è,  a  vantaggio  della  vita 
civile,  e  riempire  siffattamente  l'ampia  lacuna ,  che  resta  an- 
cora tra  l' Arti ,  e  le  Scienze  .  Isolate  quanto  lo  sono  per  la 
massima  parte  l' ultime  dalle  prime  ,  slegate  come  se  fossero 
estranie  una  a  riguardo  dell'altra,  tolte  la  continuità  e  co- 
gnazione ,  che  vi  dovrebb'  essere  naturalmente  tra  loro ,  non 


43o  Sulla  Stadera  Romana  ce. 

dee  recar  maraviglia  se  le  principali  invenzioni  nell'arti  sia- 
no state,  come  c'insegna  la  Storia,  più  l'effetto  del  caso  che 
della  dottrina,  e  se  queste  scoperte  per  la  mancanza  del  soc- 
corso teorico  restino  tuttavia  incomplete,  imperfette,  e  non 
quanto  forse  potrebbero  essere  avvalorate ,  e  promosse.  Dal- 
l'altro canto  non  può  negarsi  che  alcune  delle  particolarità 
o  essenziali  o  accidentali  della  materia  non  siansi  ancora  in- 
trodotte tra  gli  altri  dati  o  elementi  dei  più  astrusi  calcoli 
dell'Analisi,  ossia  perchè  manchi  quel  complesso,  e  novero 
d'  esperienze  ,  che  sarebbono  necessarie  a  tal  uopo  ,  ossia  per- 
chè l'Algebra  non  abbia  ancor  mezzi  di  porle  insieme  coli' 
altre  variabili  dell'  Equazioni ,  o  ponendole  conducano  &  For- 
mule o  Funzioni  intrattabili,  o  a  quelle  che  diconsi  inespri- 
mibili .  L' Analisi  fisica  in  generale  si  trova  adesso  ben  lon- 
tana dal  segno,  al  quale  è  giunta  l'Analisi  matematica,  e  Va. 
prima  dovrebbe,  mirando  alla  pubblica  utilità,  traslatar  l'e- 
spressioni dell'ultima  in  processi  grafici  alla  portata  di  tutti 
gli  artisti,  onde  servissero  loro  di  scorta  come  i  Modelli  nel- 
le Bell'Arti.  Moltiplicate  le  Osservazioni,  e  gli  Sperimenti, 
rintracciate  le  Leggi  delle  variazioni  di  quelli  attributi  cor- 
porei tralasciati  sino  al  presente  nel  calcolo,  trovati  i  limiti 
delle  medesime,  e  le  Funzioni  acconcie  a  rappresentarle,  e 
per  mezzo  dell'  interpolazione,  e  dei  prescelti  parametri  de- 
terminato approssimativamente  lo  stato  intermedio  tra  detti 
limiti  dipendente  dalla  Teoria  delle  Inequazioni  (  se  così  sia 
permesso  chiamarle  )  verrebbe  a  formarsi  un  Manuale  utilis- 
simo a  vantaggio  dell'Arti  segnatamente  meccaniche,  di  cui 
n'abbiamo  tra  i  pochi  altri  un  esempio  nella  Memoria  di  Prony 
sulla  spinta  de'  Terrapieni ,  ed  in  un  MS.0,  che  serbo  intito- 
lato Analisi  fisica  delle  Volte  . 

Dopo  questa  indispensabile  digressione  preparatoria  tor- 
no all'assunto  della  lavorazione  delle  Stadere,  ed  osservo  dap- 
prima che  niente  sarebbe  più  facile  quanto  eseguirle  perfet- 
te se  ne  dipendesse  la  Pratica  dalla  nuda,  e  sola  Teoria  de' 
momenti.  Difatti,  consultando  la  Statica,  tre  sole  condizioni 


Del  Sic  Pjetro  Ferroni .  4^' 

rappresentate  da  altrettante  Equazioni  semplicissime  bastereb- 
be che  fossero  soddisfatte,  cioè  quella  dell'eguaglianza  de' 
momenti  contrarj  per  rapporto  ai  due  carichi  estremi  nella 
Stadera  diritta,  e  rivolta,  e  la  terza  dell'eguaglianza  mede- 
sima riguardante  \  pesi  intermedj .  Di  tutte  le  parti,  che  com- 
pongono la  Stadera  ,  lasciatene  dunque  variabili  o  incognite 
sole  tre  a  piacimento ,  il  Problema  verrebbe  ad  essere  sciol- 
to teoricamente  parlando  ;  ma  praticamente  però  risoluzione 
siffatta  potrebbe  condurre  a  metter  in  essere  una  Stadera  di- 
fettosa nell'altre  rimanenti  sue  parti,  ed  in  certi  casi  ezian- 
dio ineseguibile .  Posto  che  le  quantità  date,  a  causa  d'esem- 
pio ,  siano  la  Verga ,  il  Romano ,  e  il  Bacino ,  e  prese  per 
incognite  le  distanze  dei  tre  punti  di  sospensione  dall'origine 
delle  divisioni,  s' ovvierebbe  per  un  lato  al  pericolo  che  s'in- 
curvasse la  Verga,  ma  per  l'altro  lato  mancherebbe  ogni  mez- 
zo di  regolare  a  volontà,  e  nel  modo  più  convenevole  il  pro- 
cedimento delle  divisioni  predette.  Aggiungo  che  si  potrebbe 
anche  correre  il  rischio  che  gli  occhj ,  i  perai ,  il  Romano , 
il  Bacino  dovendo  avere  dimensioni  bastanti  onde  reggere , 
e  proporzionarsi  al  carico  estremo  non  lasciassero  luogo  (  per- 
chè non  espressi  nelle  loro  misure  tra  i  dati  )  a  segnar  tut- 
te le  divisioni .  In  una  parola  le  condizioni  si  pratiche  che 
teoriche  da  adempirsi  comprendon  otto  variabili ,  cioè  4  Per 
V  equilibrio ,  come  orora  vedremo,  a  per  regolare  nelle  due 
serie  dei  Pesi  le  divisioni,  i  per  aver  riguardo  ai  due  limiti 
della  ponderosità  del  Bacino,  e  del  Romano,  e  finalmente 
i   perchè  non  si   pieghi   la  Verga  . 

Sia  dunque  A  il  primo  dato,  vale  a  dire  l'ultimo  o  mas- 
simo Peso ,  cui  la  Stadera  da  costruirsi  debba  giugnere  a  sta- 
bilire o  determinare  .  Ed  i  simboli,  e  i  limiti  dell'altre  parti 
siano  i  seguenti  (  vedasi  la  Vili  Figura  ) . 
Lunghezza  della  Verga,  tanto  larga  quanto  /riportata aiiwtó  ddiÀ 

grOSSa,    l  ^  Misure  correnti  J 

Sua  grossezza  e, suo  taglio  o  profilo  per  largo ea 
Peso  del  Romano  p  tra  i  limiti  dati  \  "„ 


43a  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

e  p' 
Peso  del  Bacino  P  tra  i  limiti  parimente  dati  <  p„ 

Peso  di  passaggio  tra  la  serie   dei  Pesi  / incosnila di mez*o termine , e v 

..  ti         j     5  !•  I   rllenta  comc  g1'  »''«  Pesi   al-   I 

piCCOll,    e    Cpiella    de    grandi    K  \]a  vegliarne  unità  della  Libbra/ 

Distanza  dei  due  punti  di  sospensione  della   Stadera  diritta  , 

e  rivolta  x 
Altra  dei   punti   di   sospensione  del  Bacino ,  e  della  Stadera 

pei  Pesi  grandi  y  (  non  mai  <  di  a  ) 
Altra  del  primo  punto,  da  cui  cominciano  le  divisioni,  z 
Somma   di   tutti    i   Momenti    parziali   della    ponderosità    della 
Verga ,    riportandola   al   primo   punto    di    sospensione ,  M  , 
Funzione  di  l,e,z,p 
Simile  della  testa,  dal  lato  opposto,  N,  Funzione  di  x,y 
Somme  respéttive  M',  N'  concernenti  il  secondo  punto  di  so- 
spensione ,  cioè  le  parti  riunite  del  Momento  M  applicate 
al  braccio  comune  di  Leva  x  dal  lato  della  Verga ,  e  per- 
ciò M'  Funzione  di  x,  l,  e,  z,p,  ed  N'  il  Momento  del 
rimanente  della  testata  dal  lato  del  Bacino,  Funzione  di  y 
Queste  Somme  dipendono   dalle  masse,   e  dalle  distanze 
d'ogni   particella  dell'impiegata  Materia   dal   centro  di 
rotazione,  e  non  volendo  ricorrere  ad  ottenerle  per  via 
dell'Analisi,    chiunque    siasi    famigliar  mente    applicato 
alla  Fisica  Sperimentale  può  averne   subito   in    pratica 
la  misura  mediante  un  solo  equipollente  Momento . 
Ciò   premesso   la   Statica  somministra   quattro  Equazioni 
fondamentali 

IV  M -*-/?z  =  N  H-P  (#-*-/) 

II .a    M+^(z  +  /)  =  N-r-(P-r-K)(n-/) 

III.»  M  +  M,+/>(z  +  a)  =  N,-t-(P-i-K)7 
IV."  M  +  M'+/>(s  +  a;H-/)  =  N'  +  (P-i-A)/. 

Sottraendo  la  prima  dalla  seconda  Equazione,  la  terza 
dalla  quarta,  la  prima  dalla  terza,  e  lasciando  l'ultima  in- 
tatta ,  le  IV  riduconsi  alle  più  semplici 

pl  =  K(x-i-y) (i) 

pl  =  (A-K)y (a) 

M'4- 


Del  Sic  Pietro  Ferroni .  4^3 

M'-f-/»x  =  N'  —  N-hKj  —  ?x      ...     (3) 

M  +  M,+/»(«+*+f)'s=N'+(f+A}7(4j 
delle  quali   le  sole  due  prime  abbracciano   incontanente  cin- 
que delle  otto  incognite,   e   ciascheduna  di  queste  al    primo 
grado,  ossia  d'unica  dimensione. 

Ora  assegnisi  a  per  intervallo  d'ognuno  de'due  adiacenti 
segni  di  divisione  da  Libbra  a  Libbra  nella  scala  dei  Pesi 
piccoli,    e    b    in    quella    de' grossi  .    Divien    dunque   l  =  ali , 

l  =  b(A  —  li);  laonde  K=-^-=Kr,  l  =  -S5£.  =  V ,  due  in- 

cognite  determinate.  Sostituiscansi  1 3  li'  nella  (2),  che  darà 

tosto  p  =  (A. —  K')  — >// <//',  e  farà  conoscere  i  fónzYi  d'j, 

cioè  7' ,  7" ,  tra  i  quali  dee  cader  a  ;  e  se  mai  non  cadesse 
tra  questi,  sarebbe  mestieri  modificare  gli  spazj  a,  e  b  pre- 
supposti .  Preso  allora  il  valor  disponibile  d'/,  e  posto  nell'e- 
quazione (1)  verrà  a  conseguirsi  quello  di  x,  e  le  cinque  in- 
cognite dell'equazioni  (1)  (a)  resteran  tutte  così  conosciute  . 
Ne  rimangono  ancora  tre  da  determinarsi,  cioè  e  (  o  per  dir 
meglio  e2),  z,  P,  a  disposizione  dell'Analista,  che  si  rica- 
vano dalle  (3)  (4)  dopo  fattevi  le  congrue  sostituzioni  dell'al- 
tre .  Dee  P  contenersi  tra  P',eP";  e  questi  valori  sostituiti 
a  vicenda  daranno  i  limiti  di  e,z,  ovvero  e  ,  e" ,  z' ,  z" ,  on- 
de disporre  degli  intermedj  .  Il  calcolo  si  facilita  assai  ponen- 
do mente  alla  circostanza  che  e  rappresenta  una  frazione  ben 
piccola,  ed  ea  molto  più,  a  paragone  delle  lunghezze,  ch'en- 
trano nelle  Formule  de'  Momenti  M,  N,  M',  N',  ed  osservan- 
do oltracciò  che  nel  solo  M  c'è  la  seconda  potenza  di  a,  e 
torna  a  dire  nella  sola  quarta  equazione.  Debbono  e,  l,p 
coordinarsi  talmente  che  la  Verga  anco  nel  maggior  carico  si 
tenga  sempre  diritta;  e  quantunque  s'ignori  con  qual  preci- 
sa Funzione  analitica  di  e,  l,p  esprimasi  il  piegar  d'una 
Verga  di  Ferro,  o  d'altro  Metallo  più  o  men  lavorato,  trat- 
to da  questa,  o  da  quella  Miniera,  ec,  mi  riservo  a  parlar- 
ne nell'ultimo  Articolo,  facendo  intanto  riflettere  che  ea,  a 
Tom.  XVII.  55 


434  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

cagione  della  citata  relativa  sua  picciolezza,  influisce  pochis- 
simo nella  determinazione  dell'altre  incognite,  ed  anzi  eli' è 
di  tal  tempra  e  carattere  da  somministrar  tutto  il  comodo  di 
stabilire  la  sua  misura  quale  si  convenga,  ritoccando  di  leg- 
gieri il  bottone  o  risalto  (  Fig.VII)  all'estremità  della  Ver- 
ga, la  gravezza  del  Bacino,  ec.,ec,  e  conduce  alla  sempli- 
ficazione del  calcolo,  perocché  scelto  e  da  principio  quale 
l'esiga  la  resistenza  del  ferro  dedotta  da  un  corso  di  ben  isti- 
tuite sperienze  l'equazioni  agevolissime  (3)  (4)  immediatamen- 
te appalesano  i  valori  di  2,  P  anche  al  meno  addestrato  Al- 
gebrista . 

Contuttoché  non  abbia  nessun  bisogno  assoluto  di  schia- 
rimento il  detto  sin  qui ,  gioverà  non  ostante  a  maggior  lu- 
me dei  meno  intendenti  un  prospetto  pratico  circostanziato, 
con  applicarlo  alla  stessa  Vili  Figura,  ed  all'ipotesi  familia- 
rissima  delle  decimali  Misure. 

Debbasi  costruire  una  Stadera  della  portata  di  aoo  chi- 
Jiogrammi ,  spartiti  in  due  differenti  serie,  una  di  piccoli,  e 
l'altra  di  grossi  Pesi,  e  sotto  la  condizione  che  la  Verga  di- 
ritta mostri  i  ventesimi ,  e  la  rovescia  i  decimi  del  chilio- 
grammo  ;  di  tal  maniera  che  appurar  vi  si  possa ,  e  distin- 
guere almen  per  approssimazione  ?'0  della  Libbra  unità  nella 
prima  scala,  j$  nella  seconda,  e  coli' esercizio  dell'occhio  an- 
che rotti  minori  ;  laddove  per  lo  contrario  nelle  Stadere  usua- 
li, che  s'estendono  a  2,0,  a  3o  libbre,  non  si  distingue  che 
-^,0  l'oncia,  e  in  quelle  di  aoo  gli  unici  interi,  e  le  più 
dilicate  bilancie  affin  di  giugnere  a  minutezza  cotanta  diven- 
tano folli ,  e  perciò  sovente  intrattabili,  o  meno  adatte  al 
commercio  . 

Stantechè  la  chiara,  e  sottil  divisione  effettiva  d'una  li- 
nea retta  suol  limitarsi  a  un  Millimetro ,  avremo  nel  caso 
speciale  propostoci  a  esempio  Z  =  o™- ,  oaK  =  om- ,  o  1  (200  —  li), 
d'onde  /=im  ,  33,  e  li  —  66chil-,  ultimo  termine  dei  Pesi  pic- 
coli ,  ed  incominciamento  dei  grossi  . 

Dunque  l'equazioni  (1)  (a)  son  adesso 


Del  Sic.  Pietro  Ferroni 


435 


1  ,  33/?  =  66  (  x  -+-y  ) 

r ,  33/?  =  i34/  ; 
dalle  quali ,  se  si  restringa  il  peso  del  Romano  fra  i  3  ed  i 
5  Chiliogrammi ,  e  dei  due  piuttosto  si  scelga  il  maggior  e- 
stremo  ,  deduconsi  y  vicinissimo  a  om  -,  044  •>  x  =  om- ,  09  alTin- 
circa  ,  e  per  conseguente  le  cinque  incognite  1  =  im-,  33; 
K  =  66chiL  ;  p  =  hcUL  ;  x  =  om- ,  09  ;  y  =  om- ,  044  =  om- ,  04  :  in- 
tervallo ultimo  anche  a  prima  vista  sufficientissimo  tostochè 
si  getti  uno  sguardo  sulla  distanza  mn  nella  Figura  II,  e  sul- 
la Scala  di  proporzione  ov'essa  mostra  distinti  i  quarantaquat- 
tro Millimetri . 

Più  laboriosa ,  ma  non  astrusa  si  è  la  ricerca  dei  valori 
particolari  di  M,  M',  N,  N'  partendo  dal  fatto  sperimentale  che 
un  Centimetro  cubo  di  ferro  (ommm- ,000001  )  pesa  ocAi7-,oo84, 
ovvero  j&fó  di  Chiliogrammo  .  Con  questo  dato,  e  colla  scorta 
della  seguente  Tavola ,  calcolata  per  le  Misure  lineali  in  Cen- 
timetri . 


Nomi 
delle  parti 
individuali 


Dimensioni 


Volumi 


Pesi 


Bottone     <        0,03        >o, 000008 

(  C,02  ) 

(  gross.*0o,oi4) 

Parte  z     <  altezza  0,057  ;  0,000798 z 

(  larghezza  z     ) 

(gross."o,oi4) 

Parte  x     <  altezza  0,087  >o,ooo5i8r 

(  larghezza  1    ) 

(gross."o,oi4) 

Parte  y     <  altezza  0,067  >o,  0007987 

(  larghezza  y    ) 

v  .  ,  l  gross. "0,014) 

Estremità  Jalt         0  057  }o, 0000798 
della  Testa  }j       heMa'0j  j  " 

I I 


0,0672 

84  le1 

6,7  .s 

4,35. a: 

6,7 -y 

0,67 


Bracci 
di  Leva 


2-»-z-t-o,oi 
l 


x-t-y-i-o.ob 


Momenti 


o,o672Z-t-o,o673z-*-0;Ooo672 

84Zeaz-*-4ae1Za 

3,35  za 

2 ,  175  .r* 

6 ,  7  xy  ■+■  3 ,  35  y* 

0,6737-1-0  ,67y-t-Oj0335 


■>4^6  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

ricavami 

M  =  0,000672  -1-  0,0672  /  -+-  0,06722  -+-  84/e3^  -+-  42  Z2ea  ■+-  3,35.2° 
M'  =  0,0672,:»;  ■+-  84/ea.r  -+-  6,7^2  -+-  a,  1 75  x* 
N  =  a,  1 75#a  -+-  3,35ja  -+-  6,7^7  -+-  0,673;  -+-  0,677  -+-  o,o335 
N'  =  3,35/a  -4-0,677-4-0,0335  . 

Sostituiti  in  queste  espressioni  i  valori  di  già  trovati  delle 
grandezze  l ,p,  x?y ,  e  dai  Sperimenti  notissimi  sulla  resisten- 
za delle  squadrate  Verghe  di  ferro,  a  confronto  di  1  =  im,  33, 
e  d  i  p  =  5c,uL ?  ottenuto  il  prossimo  valore  di  e  =  o,oi8,  si 
determinano  agevolmente  per  mezzo  delle  due  restanti  equa- 
zioni  (3)  (4)  i  valori  approssimativi  delle  ultime  incognite 
z  =  om- ?  35 ,  P  =  iS^'^-j  e  così  viene  ad  essere  la  ricercata 
Stadera  esemplare  in  tutti  i  particolari ,  che  le  competono , 
circoscritta  ,  definita  ,  e  determinata  . 

Con  più  di  sì  fatti  Prototipi  di  Stadere  Campioni  a  di- 
verse portate  di  Pesi  gli  Artefici  nuli' altro  averebbero  da  far 
che  copiarli,  ed  abbandonerebbero  finalmente  l'uso  difetto- 
sissimo invalso  per  antica  abitudine  nelle  loro  officine,  eh' è 
quello  d'improntar  subito  la  Stadera  sopra  una  Verga  qua- 
lunque con  un  Bacino?  e  Romano  già  dati?  senza  punto  cu- 
rare la  proporzione  della  grossezza  colla  lunghezza  dell'Asta, 
l'andamento  e  il  passaggio  delle  due  divisioni?  e  la  colloca- 
zione più  acconcia  de'due  Oncini  di  sospensione  dell'Istrumen- 
to  .  Ma  indipendentemente  ancora  dall'avere  sott' occhio,  e 
consultar  sempre  i  preindicati  Modelli  un  oculato ,  ed  esperto 
Artista,  cui  stia  ben  a  cuore  il  pregio  della  sua  professione, 
sa  procedere  accortamente  saggiando  e  risaggiando ,  provando 
e  riprovando?  verso  il  punto  di  perfezione.  Tutta  l'arte  con- 
siste nel  far  passi  ben  misurati,  e  nel  tenerli  ristretti  fra  certi 
limiti?  che  non  si  deggiono  mai  trapassare.  Nasce  dal  molto, 
ed  avveduto  esercizio  quella  Regola  pratica  ?  che  salva  in  que- 
sto Problema  statico  le  relazioni  delle  parti  nel  tutto  rintrac- 
ciati che  ne  siano  una  volta  mediante  l' Analisi  matematica 
i  limiti  l'?l"?p'?p"?  P',  P" ,  ec.ee,  dentro  dei  quali  l'Ar- 
tefice ha  poi  campo  di  contenersi  o  più  stretto  o  più  largo  per 


Del  Sic  Pietro  Ferroni  .  4^7 

rispetto  ai  termini  estremi,  uniformandosi  in  ciò  alle  circo- 
stanze particolari,  ed  all'importanza  del  suo  lavoro.  Prove- 
rebbonsi  a  tal  oggetto  molti  punti  di  sospensione  reggendo 
qua  e  là  la  Verga  per  mezzo  di  fili  metallici  provvisionali, 
e  meglio  se  fosse  corredata  la  testa  della  medesima  Verga 
ornandola  col  suo  traforo  (Fig.eII,  V,  VII,  Vili)  onde  a 
talento,  ed  a  passi  lentissimi  lo  Sperimentatore  facesse  scor- 
rervi avanti  e  indietro  il  taglio ,  su  cui  riposa  od  aggirasi  la 
Stadera . 

Quest'ordine  lucido,  questa  facile,  semplice,  e  naturai 
deduzione  d'una  ricerca  analoga  consecutiva  ad  un'altra  sen- 
za disturbar  né  confondere  l'intima  lor  connessione,  che  di 
rado  è  osservata  da  chi  professa  le  Arti  meccaniche,  sembra 
qualche  fiata  negletta  anche  nelle  discipline  severe.  Ho  letto 
indicarsi  come  proprietà  (  veramente  singolare  !  )  del  Circolo 
da  taluno  l'Equazione  cos.o-i-cos.jJt-Hcos.f  jr-4-cos.7r  =  o, 
mentre  nasce  immediata,  e  quasi  intuitiva  dall' iscrizion  del- 
l'Esagono, e  n'ha  altre  simili  innumerevoli  derivanti  dalla 
nuda  ispezione  d'ogni  Poligono parilatero  (i).  Un  valente  Scrit- 
tore ,  dopo  la  prova  fatta  della  forza  centrifuga  all'Equator 
della  Terra  pari  a  553  della  gravità,  rinnova  il  calcolo  per 
trovare  qual  dovesse  mai  essere  la  velocità  della  rotazione 
diurna    perchè    s'agguagliassero   le    due   forze  ;  dimenticatosi 

per  avventura  che  la  Formula  generale  — ,  ovvero  la  dà 

R  aR 

immantinente  tanto  maggiore  di  quella  del  Movimento  diurno 
attuale  quant'è  la  radice  quadra  di  2,89  a  confronto  dell'  uni- 
tà, cioè  diciassette  volte  più  grande  (2). 


(  1  )  Gurnier  Analyse  Algèìrirjue  fai- 
mnt  suite  auv  J'iémens  d'  Algebre  .  A 
Paris  an  XII-  1804  ■  Capo  su,  §.  61  _, 
pag.    167. 

(a)  Alémoires  de  Mathématiques   etc. 


Par  Charles  Bussut  -  A  Paris  mdcccxii. 
alle  p.tgg.  259  e  260  Esempio  I. ,  §.  Vili , 
Esempio  IL,  §.  IX  ,  eli' è  Corollario  im- 
mediato del  J.  III ,  Teoiema  I.  a  254-55 
56  . 


438  Sulla  Stadera  Romana  ec. 

ARTICOLO     III. 

Del  modo  adequato  da  usarsi  nel  dividere  e  suddividere 
V  Asta  o  il  Giogo  delle  Stadere . 

La  più  preziosa ,  e  la  più  essenziale  prerogativa  della 
Stadera  è  riposta  nell'accuratissima  sua  divisione.  Non  ho 
mancato  ne' due  Articoli  precedenti ,  ogni  volta  che  portavalo 
l'argomento ,  d'accennar  di  passaggio  i  più  volgari,  e  più  gros- 
solani difetti  della  medesima:  cade  ora  in  acconcio  d'esporre 
paratamente  i  rimedj  valevoli  colla  debita  diffusione  . 

Presuppongo  che  il  Romano  diligentemente  accampionato 
o  legalizzato  sia  tale,  e  tali  siano  le  dimensioni  della  Verga 
di  Ferro  trascelta  per  la  Stadera  che  quella  non  s' incurvi 
giammai  dovunque  si  posi  il  Romano.  E  qui  torno  a  dire  che 
vane  sarebbero  ogni  cautela ,  ed  ogni  premura  d'attendere  a 
porre  in  regola  la  divisione  subitochè  suggetta  fosse  a  pie- 
garsi l'Asta  della  Stadera  ,  manifesto  essendo  a  chiunque  co- 
me una  Retta  ugualmente  divisa  riducesi  a  Curva  disugual- 
mente divisa  nell'inflessione,  scemano  i  bracci  di  Leva ,  e  il 
contrappeso  al  Romano,  cioè  la  Merce  venduta,  si  fa  sempre 
minore  del  giusto  . 

Havvi  un'esperienza  normale,  che  servir  potrebbe  di  ca- 
none o  di  guida  agli  artisti  per  non  errare  in  siffatta  mate- 
ria .  Una  Verga  di  buon  ferro  grossa  in  quadro  om-, oi5  non 
si  piega  sensibilmente  giammai  purché  sia  limitato  il  Bacino 
vuoto  tra  i  io,  e  a5  Chiliogrammi  di  peso,  e  il  Romano  dai 
3  ai  5  Chiliogrammi,  e  purché  la  lunghezza  della  medesima 
Verga  non  oltrepassi  la  solita  delle  Stadere  comuni  .  Le  dif- 
ferenti qualità  del  metallo  combinate  con  diverse  misure,  ed 
esposte  ad  un  corso  di  sagacissimi  sperimenti  son  contenute 
a  maggior  lume ,  avvertimento ,  e  indirizzo  di  pochissimi  tra 
i  bravi  Artisti  nella  Tavola  annessa  . 


Del  Sic  Pietro  Ferroni  . 


439 


ESPERIENZE  SULLA  RESISTENZA  DEL  FERRO 


Numeri 

delle 

Esperienze 

Lunghezze 

delle 

Vergile 

Grossezze 

in 

quadro 

Pesi 

applicati 

alle 

estremità 

1 

jm-     Ao,c' 

O"*',  Ol5 

ò'h";  58 

a 

1    ,  i3 

0    ,  oi3 

3 

3 

0    ,87 

0    ,  oi3 

5 

4 

1     A9 

0    ,  016 

3 

s 

1     ,40 

0    ,  0i65 

4 

6 

1     ,11 

0    ,  016 

5 

7 

1     ,o3 

0    ,  016 

6 

8 

1     ,3o 

0    ,oi65 

5 

9 

1     ,0.5 

0    ,  01 65 

6 

IO 

a    ,  ia 

0    ,  oa 

3 

11 

1     >7J 

0    ,  oa 

5 

ia 

1     ,65 

0    ,  oi85 

3 

Osservazioni 


Ha  principiato  a  incurvarsi  manifestamente 
al  carico  di  Chilogrammi  181,  ed  è  an- 
data crescendo  la  Curvatura  sino  a  210. 


Verghe  d'uniforme  calibro  uscite  dai   Di 
stendini  delle  Ferriere . 


Verga,  che   andava   assottigliandosi  o  de- 
crescendo . 


Verghe  non  lavorate  nei  Distendini . 


Son  soliti  gli  Stadera]  principiare  dall'  equilibrio  del  Ba- 
cino vuoto,  e  del  Romano  correspettivo,  stabilito  il  qual  equi- 
librio pongono  sucessivamente  nel  primo  i  varj  Pesi  Campioni , 
e  bilanciato  ciascun  col  Romano  danno  un  colpo  di  martello 
sopra  l'Orlano,  il  cui  taglio  è  di  rado  ben  temperato,  ed 
acuto  .  Contenti  di  poche  divisioni  principali  spartiscono  col- 
le Seste  gl'intervalli  frapposti  a  quelle,  e  quinci,  dove  son 
tutti  i  primi,  e  secondi  punti  segnati,  lavorano  colla  Lima, 
e  fanno  un  solco  a  ogni  punto  .  Questa  operazion  manuale 
produce  più  inconvenienti;  i.°  si  perde  il  primo  segno  già 
fatto ,  e  manca  ogni  regola  per  sapere  se  corrisponda  al  can- 
cellato segno  l'apice  appunto  della  concava  Curva  rovescia 
del  solco;  a.0  molte  delle  importanti  suddivisioni  intermedie, 


44°  Della  Stadera  Romana  ec. 

atteso  la  larghezza  dei  solchi ,  come  ho  notato  altra  volta , 
non  possono  aver  più  luogo,  o  diventano  incerte;  3.°  si  per- 
de ogni  qualunque  fatica  impiegatasi  nella  scelta  dei  giusti 
Pesi,  e  nelP accertarsi  dell'esatto  loro  bilanciamento  a  ogni 
punto . 

Tutti  i  predetti  inconvenienti  s'eviterebbero  allorquan- 
do nella  Stadera  di  nuova  foggia  (  Fig.e  II  e  V)  andando  die- 
tro alla  Cassa  mobile  del  Romano  si  segnassero  leggiermente 
i  principali  punti  8  con  uno  stile  di  fino  acciaro  guidato  da 
una  piccola  Squadra ,  e  tanto  questi  che  i  secondar]  per  via 
di  Punzoni  più  o  meno  larghi  si  scalpissero,  e  s'imprimes- 
sero quant' occorra  a  render  essi  facilmente  visibili,  e  a  con- 
servarli tali ,  e  di  lunga  durata  in  processo  di  tempo  . 

Non  si  possono  tutti  i  punti  dal  primo  all'  ultimo  deter- 
minar col  Compasso  ,  perchè  l'Asta  d*  una  Stadera  comunque 
forbita  ha  sempre  qualche  irregolarità  di  figura  non  mai  ap- 
pieno geometrica,  ed  entra  anche  l'Asta  medesima,  col  suo 
centro  di  gravità  posto  quasi  nel  mezzo,  tra  gli  elementi  im- 
portanti del  Peso  nell'equilibrio;  laonde  i  punti  principali, 
ossia  di  riposo  per  le  punte  del  Compasso,  conviene  che  sie- 
no  col  suddescritto  diretto  metodo  stabiliti  . 

Segnate  lievi  lievi  le  divisioni  e  suddivisioni  colla  mas- 
sima cura,  ed  attenzione  possibile,  affine  di  renderle  poscia 
più  patenti,  e  men  facili  a  scancellarsi,  non  si  può  a  meno 
di  non  toglier  parecchie  particelle  di  ferro  alla  Verga,  di  non 
menomarne  il  suo  peso,  e  di  non  guastare  a  causa  della  mol- 
tiplicità  delle  particelle  tolte  a  punzone ,  pel  nuovo  ripuli- 
mento di  tutte  le  sbavature,  ed  in  virtù  dei  lunghi  bracci 
di  Leva  il  primo  divisato  equilibrio  .  A  correzione  di  ciò  fa 
mestieri  che  i  Costruttori  osservino  col  massimo  scrupolo  le 
infrascritte  tre  Regole  importantissime  : 

I."  Di  tracciar  tutte  in  principio  le  divisioni  dall'uno  al- 
l'altro estremo  colla  medesima  leggerezza  di  segno,  perchè 
l'errore,  che  dee  poi  nascere  immancabilmente,  si  repartisca 
con  eguaglianza  sulla  totalità  dell'Asta  della  Stadera: 

II .«  D'in- 


Del  Sic.  Pietro  Ferroni  .  44 ' 

H.a  D' incominciar  dalle  divisioni  dell'Asta  inversa,  die 
si  referiscono  ai  grossi  Pesi  (  seguon  l'opposto  metodo  ordi- 
nariamente gli  Staderaj  ),  perchè  egli  è  sempre  miglior  par- 
tito che  gl'inevitabili  piccoli  errori,  men  difficili  ad  accade- 
re nello  sperimentar  l'equilibrio  in  una  Leva  più  corta,  per- 
cuotano i  grandi  più  presto  che  i  Pesi  piccoli  : 

III.a  Di  correggere  il  tolto  dal  punzonare  o  limare  coli' 
aggiunta  d'un  piocol  peso  al  Romano,  o  nel  conveuevol  rap- 
porto col  defalco  d'un  peso  piccolo  dal  Bacino,  prendendo 
norma  dai  soliti  esatti  Campioni  posti  di  nuovo  alla  prova, 
per  la  restituzione  del  perduto  equilibrio  . 

Sennonché,  avanti  d'accingersi  all'esecuzione  dilicatissi- 
ma  dell'ultima  delle  tre  Regole  teste  spiegate,  dovrà  l'Ar- 
tefice prudentemente  aspettare  quel  tempo  che  la  Stadera 
sia  stata  sottomessa  nell'Officina  (  e  vale  a  dire  prima  di  con- 
segnarla per  uso  del  Pubblico)  a  molti  saggj,ed  esperimen- 
ti da  farsi  coi  Pesi  maggiori .  Imperocché  essendo  vero,  com'è 
verissimo,  il  fatto  suggerito  dall'esperienza,  e  convalidato  dal 
raziocinio,  cioè,  che  tutte  le  Macchine  postesi  in  esercizio 
prima  d'assestarsi  subiscono,  a  proporzione  dell'esser  più  o 
meno  composte,  come  i  Molini,  gli  Orologi,  i  Vascelli,  o 
consimili;,  cambiamenti  notabili  dal  primo  stato,  non  sola- 
mente per  la  diversità  delia  temperatura  dell'aria  ,  in  cui  so- 
no ,  ma  assai  maggiormente  per  Y  azione ,  e  reazione  conti- 
nua delle  lor  parti,  e  provando  l' istesso  effetto  sensibile  con- 
tuttoché semplicissime  le  Bilancie ,  molto  più  le  variazioni 
del  giusto  equilibrio  dato  dapprima  alle  nuove  Stadere  si  ri- 
sentiranno nei  forti  carichi  ;  laonde  sarà  allora  il  tempo  op- 
portuno di  rimediarvi  col  Peso  addizionale,  o  sottrattivo  pro- 
posto. E  se  non  si  manifestano  chiare,  e  isolate  le  variazio- 
ni predette  nelle  Stadere  volgari,  fornite  d' Oncini  improprj, 
e  ma!  lavorati,  procede  ciò  dalla  circostanza  ch'elle  restano 
involte ,  e  confuse  in  massa  con  altri  errori ,  che  non  danno 
né  possono  dar  mai  luogo  ad  estimar  separatamente  le  picco- 
le differenze  . 

Tom.  XVII.  56 


44^,  Della  Stadera  Romana  ec. 

L'error  però  massimo  è  quello  di  non  essere  in  linea 
retta  disposti  i  tre  punti  di  sospensione  .  Conciossiacliè  nella 
posizione  mac  (  Fig.a  I.a  )  stando  m  più  in  alto  di  e,  e  l'uno 
e  l'altro  più  sollevati  di  a,  va  il  vizio  a  profitto  del  vendi- 
tore, e  tanto  meno  il  compratore  lo  pensa  quantochè  lo  cre- 
de rivolto  a  suo  prò,  e  lo  sarebbe  se  i  tre  punti  suddetti 
fossero  nella  medesima  dirittura;  di  modo  che  il  venditore 
froda,  ed  inganna,  sapendolo,  con  sollevar  l'asta  della  Sta- 
dera, ed  il  comprator  vi  concorre  appagato,  contento,  e  de- 
luso, perchè  non  ignora  che  sollevandosi  rapidamente  V  Asta 
d'una  Stadera  perfetta  si  è  questo  un  indizio  d'un  soprap- 
più  di  carico  nel  Bacino.  Fenomeno  singolare,  che  spiega  l'i- 
nefficacia sperimentata  dei  Regolamenti  di  Polizia  a  tal  pro- 
posito ,  in  fatto  cioè  di  frodi  così  coperte  o  larvate  che  tol- 
gano ogni  motivo  apparente  di  querelare  ,  o  ricorrere  ! 

Quando  il  popolo  fosse  ammaestrato  incessantemente  dai 
Dotti ,  quando  la  diffusione  dei  lumi  inoltrata  si  fosse  fino 
alle  ultime  classi  del  volgo ,  quando  la  Storia  dei  ritrovati 
nelle  Scienze,  e  nell'Arti  fosse  tutta  qual  dovrebb' essere  , 
chiara,  imparziale,  compendiosa,  e  verace,  disparirebbe  to- 
sto ogn' inganno,  e  finirebbero  parimente  gli  equivoci,  per 
cui  sono  insorte  ,  ed  insorgeranno  quistioni ,  e  gare  polemi- 
che interminabili,  a  scapito  per  lo  più  della  nobile,  e  schiet- 
ta Letteratura.  Che  valeva  infatti  ripetere,  a  causa  d'esempio, 

x 

nella  Dottrina  dei  Logaritmi  (i)  che  log.j=M  .co  (  i  -+-7)    —  r , 

e  ripeterlo  manchevolmente  così  log./ =  M  .co (7  ) — 1 ,  co- 
me se  nuovo  fosse  questo  Teorema  co' molti  altri  suoi  deri- 
vati ,  e  non  ispiegato  ,  e  promosso  abbastanza  dopo  Halley , 
ed   Euler  in   Opere   posteriori  (2.)  ?   Perchè   volendo   ricolmar 


(1)  Analyse  Alghbrique  etc.  precitati, 
Capicelo  XVj  pag.  aio.  „  Ainsi  on  a  deux 
3J  limites  ....  ensorte  que  dans  le  cas  de 
„  r  infiaiment  grand  il  est  permis  etc.  „ 


(a)  Magni! ndinum  exponentinlium  , 
Logarithmorum ,  et  Trigonometrìa?  su- 
blimis  Tkeorìa  etc.  Florentice  mdccxxcii 
Cap.  II,  §.'60. 


Del  Sic.  Pìetro  Ferront 


443 


di  lodi  Pascal  il  Compilatore  d'una  moderna  Istoria  o  Cro- 
nica Matematica  sì  nel  testo  che  nelle  note ,  divulgate  po- 
scia per  illustrarla  (1),  si  è  astenuto  parlando  della  Cicloide 
(  Roulette  )  da  riportare  che  quasi  un  intero  secolo  e  mezzo 
dopo  il  mdcliix  i  Geometri  finalmente  si  accorsero  che  da  un 
passo  del  suo  Trattato  deducevansi  quelle  celebri  Formule 
differenziali ,  le  cui  somme  s'ottengono  mediante  la  rcttifica- 
zion  delle  Coniche  (a)?  Quell'Autore  medesimo  riputatissi- 
1110,  che  dimostrate  le  somme  delle  potenze  delle  radici  d'un' 
equazione  per  mezzo  de' suoi  coefficienti,  da  cui  dipendono 
l'altre  funzioni  simetriche , 

S,=  — A 

S,  =  —  fB-H  =  Aa 

S3=  — |C-j-|aAB  — fA3 

54  =  —  | D  -+-  !(  aAC ■+■  Ba  )  —  |  A3B-f- f A+ 

55  =  —  fE-4-§(aAD-l-aBG)  —  §(3A2CH-3ABa)-4-fA3B— |AS 
ec.  ec.  ec. 

imposta  dipoi  un  lunghissimo  calcolo  all'effetto  di  sciogliere 
il  Problema  inverso,  cioè, 

A  =  —  8, 

B  =  —  Ss-h-S*  , 

2.  1.2 

C  =  -  S £ -+-_!_  aSIS_i_  -  S3 j_ 

3  "  1.2  1.2.3 

ec.  ec.  ec. 

senz'avvedersi  che  queste  ultime  espressioni  analitiche  im- 
mediatamente procedono  dalle  prime,  non  si  permette  di  ci- 
tare tampoco  chi  fosse  il  primo  a  sviluppar  pienamente,  e 
direttamente  le  quantità  esponenziali  generalizzando  la  nota 
serie  del  Binomio  di  Newton  (3) ,  e   pare, che  in  linea  di  no- 


(1)  Mèmoires  etc.  di  Bossut  indicate 
di  sopra  =  ivi  =  Discours  sur  la  vie  et 
les  ouvrages  de  Pascal,  pag.  307  ,  Traitè 
de  la  Roulette  (  367-71  ),  Histoire  de 
la  Roulette  (365);  e  si  Teda  oltracciò  la 
pag.  xii. 


(2)  De  Calculo  Integralium  Exercìta- 
tio  Mathematica  .  Fiorentine  mdgcxcii. 
(  Opera  citata  tra  l'altre  da  Lacroix  — 
Sectio  I.°,  Sectio  II.»  . 

(3)  Siemens  d'Algebre.  Par  J.G.  Gar- 
nier  .  A  Paris  an  XII-i8o3,  pag.  123, 


444 


Sulla  Stadera  Romana  ec. 


vita  proponga  questo  sviluppo  senza  compirlo:  lacune  siffat- 
te oscurali  la  Storia-,  tali  mancanze,  ed  anacronismi  intor- 
bidali la  chiarezza,  ritardano  l'istruzione,  e  tutto  insieme 
rallenta  il  naturale  progredimento  dello  spirito  umano  . 


N.°  214  ,  Cap.  XV  a  confronto  [di  tutto 
il  Capo  II.0  dal  §.  lip,  in  poi  della  surrife- 
rita Opera  Magnitudinum  exponentìa- 
l'tum  eie.  Leggansi  ancora  del  Professore 
medesimo  la  prefata  Analyse  Algèbr'upie 


(6)  al  Cap.  XV ,  N.°  74 ,  pag.  2o3  e  sus- 
seguenti ,  e  le  sue  Notes  sur  le  Calcili 
D/.fferentiel  et  sur  le  Calcai  Integrai . 
A  Paris  anlX.(  1800)  pag.  389  ,  N.°  12. 


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445 


OSSERVAZIONI   VARIE 

SOPRA   ALCUNI   PUNTI   PRINCIPALI 

DI   MATEMATICA   SUPERIORE 

MEMORIA 

Del  Signor  Gio.  Battista  Magistrini  . 

Ricevuta  li  7  Gennajo  181 5. 

I. 

Della  precipua  fra  le  obbiezioni  prodotte  contro  la  Teorica 

delle  funzioni  Analitiche  di  La-Grange ,  e  tentativo 

di  una  nuova  confutazione  della  medesima  . 

1 .  XV  chiunque  viene  introdotto  nel  Calcolo  Differenziale  e 
Integrale  per  la  via  dell'infinito,  la  sola  per  altro,  che  po- 
tè per  lungo  tempo  seguirsi ,  dura  ipotesi  riesce ,  e  penoso 
artifizio  quell'  essenziale  concetto  di  quantità  matematiche 
attualmente  infinite  e  infinitesime,  e  molto  più  dura  neces- 
sità quel  dover  trarre  dall'infinito  principj  ,  ragionamenti,  e 
formole  destinate  unicamente  all'analisi,  e  misura  di  quan- 
tità finite  .  Io  stesso  trovavamo  in  quest'angustia,  quando  a 
toglierne  la  cagione  pubblicò  La-Grange  il  metodo  delle  Fun- 
zioni Analitiche  ,  nel  quale  di  fatti  io  credetti  con  molti  al- 
tri di  rinvenire  più  saldo  fondamento,  e  spiegazione  più  de- 
cisiva del  Calcolo  Differenziale  ,  e  Integrale  .  Ma  questa  cal- 
ma fu  turbata  ben  presto  dai  Geometri  Pasquitz^  e  Wronski, 
massime  dal  secondo,  del  quale  considerando  la  moltiplicità, 
e  la  singolarità  degli  argomenti  proposti  contro  La-Grange , 
il  romore  della  controversia,  le  repliche,  le  decisioni  diresti 
essersi  a'  nostri  dì  quasi  esattamente  rinovata  la  lunga  e  ce- 


44'1        Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore  . 

lebre  contesa  di  Leibnitz  con  Rolle ,  Gouye ,  e  Nieuwentiit. 
Leibnìtz ,  e  Bernoulli  pratici  nelP  uso  del  loro  nuovo  meto- 
do di  calcolo ,  e  pienamente  sicuri  della  verità  e  importanza 
dei  risultati  poco  curarono  le  obbiezioni  metafisiche  talvolta 
anche  piccanti  dei  loro  avversar] ,  e  forse  più  che  non  avreb- 
ber  fatto  speculando  con  Ermanno  risposte  dirette  e  catego- 
riche ,  giovarono  alla  scienza  limitandosi  ora  a  mostrarli  in 
opposizione  col  fatto ,  ora  a  metterli  in  diffidenza  dei  loro 
stessi  principj ,  ora  ammettendo  le  premesse,  e  poi  scambian- 
do le  conseguenze ,  ora  in  fine  esortandoli  loro  malgrado  a 
coltivare,  e  promuovere  l'uso  del  nuovo  metodo.  Una  simi- 
le difesa  potrebbe  per  avventura  in  parte  contrapporsi  a  mol- 
ti fra  gli  argomenti ,  che  Wronski  ha  tratti  dalla  sua  pretesa 
Filosofia  delle  matematiche  contro  il  metodo  delle  funzioni 
analitiche  .  Tra  queste  accuse  però  vi  ha  quella  gravissima , 
che  è  l'unica  di  Pasquitz ,  per  conto  delia  quale  non  si  fa- 
rebbe più  luogo  a  sutterfugj  ,  né  a  transazione  ,  essere  ine- 
satta,  e  insussistente  la  dimostrazione  di  La-Grange  di  quel- 
la nota  e  generale  trasformazione  in  serie  delle  funzioni,  che 
è  veramente  il  cardine,  che  tutto  regge  il  nuovo  edifizio  ana- 
litico. La  mancanza,  in  cui  sembrami,  resti  tutt'ora  il  nuo- 
vo metodo  di  una  compita  difesa  sopra  questo  punto,  tenne 
me  pure  lungamente  inquieto,  e  malcontento,  finché  ritro- 
vai il  ragionamento,  che  ora  esporrò,  onde  credetti  di  ras- 
sicurarmi ,  e  di  giustificare  il  principio  di  La-Grange . 

2.  Teorema.  La  trasformazione,  o  equivalenza  f(x -4- i) 
=f(x)-i-ip-¥-i:2q-ì-i3r-+-ec.  nella  quale /(x)  è  una  funzione 
qualunque  della  quantità  variabile  e  indeterminata  x ,  ed  i 
una  quantità  essa  pure  arbitraria,  e  nella  quale  s'intende  la 
quantità  i  esclusa  dai  coefficienti  f{x),p,  q,  r,  ec. ,  ed  esclu- 
so pure  dalla  serie  qualunque  esponente  fratto,  negativo,  e 
immaginario  della  quantità  i,  è  generalmente  vera  e  legit- 
tima . 

Dimostrazione.  Primieramente  la  funzione  f(x -l-z)  si 
può  decomporre  in  due  parti  f(x),M  tali,  che  sia  f(x-*-i) 


Del  Sig.  G.  B.  Magistrini  .  44? 

==/"(  .r  ) -t- M  .  Che  una  quantità  qualunque  possa  riguardarsi 
come  la  somma  di  altre  due,  è  verità  così  evidente,  che  non 
credo,  sia  d'uopo  rintracciarne  una  dimostrazione  in  un  ap- 
posito esame  delle  facoltà  intellettuali,  come  ÌVronski  ha  cre- 
duto doversi  fare  nel  nostro  caso,  e  in  tutti  quelli,  nei  qua- 
li trattisi  di  metodi  di  calcolo  fondati  sopra  l'algoritmo  di 
sommazione  .  Cosi  la  funzione  f(x -+-i)  esprimendo  ciò,  che 
diviene  f(x),  quando  in  questa  la  variabile  componente  x 
riceve  l'aumento  i,  stimo  egualmente  manifesto,  che  si  pos- 
sa stabilire  per  valor  di  essa  il  valor  primitivo  f{x)  più  un 
aumento,  o  decremento  M,  che  in  essa  risulta  necessaria- 
mente iti  causa  della  variazione  dell'elemento  x,  qualunque 
poi  sia  il  modo,  o  la  legge,  con  cui  si  opera  nella  funzione 
siffatto  incremento,  o  decremento,  potendosi  qui  con  tutta 
ragione  applicare  quanto  disse  Leibnitz  in  un  caso  analogo... 
Nos  in  Geometria ,  aut  analysi  nostra  minime  Jiabere  opus 
controversiis  methaphysicis  de  compositione  continui  . 

Ora  è  chiaro  ,  che  nell'equivalenza  f(x-t-i)=f(x)-*-M. 
la  quantità  M  debb' essere  di  tal  forma,  che,  fatto  i  =  o, 
essa  pure  s'annulli.  Dovrà  dunque  M  essere  della  forma  i''.P, 
dove  li  sia  numero  positivo,  e'1  massimo  esponente  di  z.  in 
M  si  contenga  ,  e  P  funzione  ,  che  non  divenga  infinita  per 
lo  stesso  valor  di  i  =  o,  ossia  non  cresca  a  segno  col  scemar 
di  i  da  impedire  la  condizione  i/'.P  =  o,  quando  i  =  o.  Che 
l'esponente  A  debba  essere  positivo,  è  pur  manifesto  giacché, 
se  fosse  negativo,  col  scemar  di  i  la  quantità  ihP  crescereb- 
be, e  non  potrebbe  annullarsi  per  i  =  o,  come  dee  succede- 
re. Resta  a  vedersi,  se  l'esponente  h  debb' essere  inoltre 
reale  ,  e  intero  . 

Se  fosse  h  immaginario  della  forma  m-¥-n^/ — i,  sareb- 
be anche  immaginario  il  termine  i''.P.  Di  fatti  non  avendosi 
in  P  alcuna  potenza  dell'i  per  fattoi'  comune,  non  sarebbe 
possibile  l'elisione  dell'esponente  immaginario  n\/ — i;  poi- 
ché fra  i,  ed  x  nell'espressione  in*-n\/—1'P  non  ponno  spe- 
rarsi riduzioni,  essendo  due   quantità  indipendenti   fra  loro, 


44^        Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore  . 

e  indeterminate.  Avressimo  pertanto f(x -«')—  j//(r)=im-,-"K~IP, 
quantità  essenzialmente  immaginaria,  ciò,  che  è  assurdo,  al- 
meno quando  f(x)  non  sia  essa  stessa  immaginaria. 

Siay(or)   immaginaria,  e  supponiamo,  che  in  questo  ca- 
so risulti  /(x-hi)-f(x) -+■  im-(-"l/—.P;  e  quindi  /(*~f;;)~/(*) 

2™.P 

=  i"l/  —  l.  Qui  il  primo  membro  dovrà  essere  immaginario, 
altrimenti  avressimo  l'assurdo  precedente.  Avremo  dunque 
un'equazione  della  forma  A  -+-  B|/ —  i  =i"l/— r  .  Ma  di  qui 

seguirebbe  (Ah-Bj/—  i)l/_ '=;— ra,  oppure — - — Iog.(A-f-Bi/ — *) 

=  Iog.i,  cioè  l'assurdo  ancora  dell'uguaglianza  di  una  quan- 
tità immaginaria  ed  una  reale.  E  dunque  impossibile,  che 
risulti  immaginario  l'esponente  h  nella  forinola  f(x-t-i) 
=/(*)-HÌA.P. 

Supponiamo  adesso  h  =  ~ ,  cioè  uguale  ad  una  frazione  rea- 

m 

n 

le,  e  positiva  .  Nell'equivalenza  f(x-ì-i)=f(x)-ì-i~P  il  fattore 

n 

i"  avrà  per  ciascun  valore,  che  ci  piacerà  dare  all'indetermina- 
ta i  un  numero  m  di  valori.  Ora  dico,  che  ciò  è  impossibile. 
Prima  di  tutto  la  funzione  P  per  le  condizioni  già  prescrit- 
te sarà  della  forma  p  -+-  ik.Q  ,  p  essendo  funzione  indipenden- 

n 

te  da  i,  k  un  esponente  positivo,  e  la  quantità  i'" .  Presterà 
dopo  la  moltiplicazione  una  funzione  multiforme  in  riguardo 
ad  i  almeno  del  grado  m .  Di  qui  siegue ,  che  la  funzione 
f(x),e  quindi  anche  f(x-ì-i)  saranno  radicali  del  grado  stes- 

TI 

so  .  Perciò  nell'  equazione  f(  x  •+-  i  )  ==/(  x  )  -+-  ìm  P  ciascuno  de- 

n 

gli  m  valori  del  termine  im .  P  dovrà  combinarsi  con  un  da- 
to soltanto,  e  non  con  uno  qualunque  degli  altrettanti  va- 
lori di  /(  x  )  ,  e  di  f(  x  ■+-  i  )  . 

Ciò  posto,  o  si  vuole  m   numero    pari,   o   dispari.  Se  è 
pari  —nr,   s'immagini   un   valore   di  i  negativo  =  —  ì  tale, 

che 


Del  Sic  G.  B.  Magistkini  .  449 

che  non  alteri  che  la  grandezza  dei  valori  di  f(x-t-i)  lascian- 
do i-ea!i  quelli  >  che  tali  sarebbero  per  ì  positivo;  del  che 
nissuno  dubiterà  ponendo  attenzione  al  modo  d'esistere  del- 
la quantità  i  nella  funzione  f{x -+->)■•  In  tal  modo  avressimo 

n 

P  equazione  /(  x —  i'  ) — f(x)  =  (  —  j)2.P,  il  cui  primo  mem- 
bro sarebbe  reale ,  e  tutti  i  valori  del  secondo  sarebbero  im- 
maginar].  Non  potrà  dunque  nell'equivalenza/^ x  -+-i  )=f(x  ) 

n 
■m     t»  " 

-+- 1    .  r  essere  m  numero  pan. 

Se  m  fosse  dispari  ;  rimanendo  pure  di  grado  dispari  tut- 

n 

to  il  termine  i".P,  ne  seguirebbe,  che  la  funzione  f{x) ,  e 
f(x-ì-i)  fosse  pure  di  grado  dispari.    Ma  se  formiamo  colla 


—     x 

2 
5 


supposta  quest'altra  equivalenza  \/\f{x-*-i) — f(x)ì  =  C'".P 
ci  troviamo  in  istato  di  ridurre  anche  questo  caso  all'assur- 
do precedente.  Dunque  l'esponente  li  proposto  non  può  es- 
sere numero  fratto  di  denorninator  dispari  .  Abbiamo  prova- 
to ,  che  lo  stesso  esponente  non  può  esser  fratto  a  denorni- 
nator pari,  che  non  può  essere  negativo,  né  immaginario. 
Sarà  dunque  numero  intero,  e  positivo. 

Collo  stesso  ragionamento  si  escluderanno  potenze  frat- 
te,  negative,  e  immaginarie  dell'indeterminata  i  dai  termini 
dell'  ulteriore  decomposizione  T=p-ì-ik.Q,  Q  =  q-^ig.R,  ec, 
dalla  quale  risulterà  perciò  la  serie  della  forma  proposta  . 

II. 

Del  princìpio  delle  velocità  virtuali ,  e  del  modo  di  evitarne 

l'  uso  ,  salvi  gli  stessi  mezzi ,  e  vantaggi  analitici , 

die  al  medesimo  si  attribuirono  . 

L'amor  del  vero,  e   la  brama  di   istruirmi  mi  sforzano  a 
sottoporre  al  giudizio  della  Società  anche  le  seguenti   osser- 
Tom.  XVII.  57 


45o         Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore  . 

vazioni ,  e  una  mia  opinione  analoga  ,  sebbene  qui  mi  stia  a 
fronte  l'autorità  dei  più  distinti  Geometri  moderni,  l'eccel- 
lenza di  un  principio,  e  di  un  metodo  sopra  ogni  altro  fecon- 
do nella  più  importante ,  e  più  estesa  parte  delle  Matemati- 
dhe,  in  una  parola,  l'opera  immortale  della  Meccanica  ana- 
litica di  La-Grange  . 

a.  Nella  moderna  generale  ordinazione  delle  Matematiche 
perchè  si  tenne  ancora  divisa  la  Statica  dalla  Dinamica  ana- 
litica, e  non  si  fece  d'entrambe  una  scienza  unica?  Gli  ele- 
menti della  prima  non  potino  essere  che  una  particolare  de- 
terminazione   degli   elementi   della   seconda ,  e   le   forinole  di 
questa    non  si  potrebbero   aver    per   buone    e   generali,  se  il 
caso  non   comprendessero  dell'equilibrio  con   tutti   gli    acci- 
denti ,  che  ad  esso  appartengono  .   La  pratica   slessa  dei  ra- 
gionamenti, che  impiegansi  nel  premettere  la  Statica  alla  Di- 
namica, ci  fa  sentire  questa  verità  colla  irregolarità,  e  colla 
contraddizione  almeno  apparente  del   suo    procedere   medesi- 
mo .  Perciocché  vedesi  costretta  a  mettere  in  campo  il  ripie- 
go di  certo  meccanico  movimento  fittizio  infinitesimale,  che 
diede  occasione  bensì  alla  scoperta  d'insigni   verità   maravi- 
gliose  ,  ma  che  lascia  nel  tempo  stesso  sussistere  tutt'ora  il 
desiderio  di  una  chiara  semplice  ed  unica  dimostrazione  del 
vincolo  primitivo,  e  necessario,  che  ad  esso  lega  siffatte  pro- 
prietà, dimostrazione,  che  può  dirsi  non   ancora  conseguita, 
se  si   considera    l'incostanza,   la    complicazione,   e    l'oscurità 
dei  tentativi  ,  che  per  essa  sono  stati  fatti  . 

3.  Ma  perchè  in  quelle  sue  preziose  applicazioni  della 
Teorica  delle  funzioni  analitiche  alla  Meccanica  La-Grange 
non  si  diede  pensiere  di  togliere  il  bisogno  di  si  indiretto 
artifizio,  anzi  per  ben  due  volte  ne  richiamò  l'uso  egli  stes- 
so in  mezzo  al  suo  assunto  di  togliere  al  calcolo  il  bisogno 
del  principio  dell'infinito?  Non  va  questo  strettamente  inne- 
stato col  principio  di  quelle  velocità  generatrici  dell'equili- 
brio? Oppure  cambia  natura  e  vien  purgato  dalle  accuse, 
che  gli  si  danno  altrove,    in   virtù  di   siffatta  combinazione, 


' 


Del  Sic  G.  B.  Magistrini  .  4p5' 

o  per  l'aggiunta,  che,  fassi  a  quelle  velocità,  del  titolo,  e 
qualità  di  virtuali  ?  In  tal  modo  ragionando  faressimo  per  av- 
ventura del  calcolo  delle  velocità  virtuali  un  calcolo  almeno 
soverchiamente  peripatetico,  cioè,  non  più  diretto,  riè  più 
intelligibile  del   calcolo  stesso  infinitesimale  . 

4.  La  moltiplicità  però,  l'eccellenza,  e  l'importanza  del- 
le verità,  che  alla  Statica  appartengono;  l'uso  frequentissi- 
mo, e  indispensabile,  che  ne  richiedono  le  arti  più  utili, 
non  permetterebbero  ,  che  sparse  giacessero  ,  e  inviluppate 
in  mezzo  alle  innumerevoli  e  lunghe  quistioni  della  Dinami- 
ca, o  coli' ordine  delle  formole  Dinamiche,  dalle  quali  di- 
pendono, venissero  come  semplici  corollarj  ad  una  ad  una 
separatamente  dichiarate  .  La  Statica  non  solamente  per  la 
somma  utilità,  e  nobiltà  del  suo  soggetto ,  ma  pel  vanto  ezian- 
dio d'essere  fra  le  parti  della  Matematica  applicata  quella, 
che  ci  offre  il  complesso  scientifico  più  compito  e  perfetto  , 
merita  senza  dubbio  un  distinto  e  tutto  suo  proprio  tratta- 
mento .  L'osservazione  superiore  non  offende  punto  questi 
giusti  titoli,  e  veri  pregi  della  scienza  dell'equilibrio,  ma 
soltanto  è  diretta  a  mostrare,  come  sinora  fu  tenuta,,  dirò 
così ,  con  artifizio  veramente  forzato  e  violento  in  posto  non 
suo  nelle  opere  di  Meccanica  raziowale ,  a  far  sentire  la  ne- 
cessità di  restituirla  nella  sua  sede  nativa ,  di  ricondurla  al- 
la sua  primitiva  e  necessaria  sorgente  .  Ecco  ora  una  propo- 
sizione analitica  geometrica  semplicissima  ,  che  mi  ha  spinto 
in  questo  desiderio ,  e  mi  ha  confermato  nella  fiducia  di  po- 
terlo felicemente  adempiere  . 

5.  Lemma  .  Siano  quanti  punti  si  vogliono,  le  coordinate 
dei  quali  a  tre  piani  dati  ortogonali  siano  respettivamente 
a,  b,  e;  a,  b' ,  e'  ;  a",  b" ,  e"  ;  ec.  Da  un  altro  punto  di 
coordinate  x,  7,  z  siano  tirate  ai  primi  altrettante  rette  q  , 
q '3  q" >  q" >  ec,  ie  espressioni  delle  quali  sappiamo  essere 
q=l/\{x-aY-^{y-bY-^{z-cY\ ,  q'=l/\(x-alY-+-(y-b'Y+{z-c'Yl, 
q"  =  i/\(x  —  a"  Y -4-  (7  —  b"  f  -*-(z  —  c"  Y  j ,  ec  Rappresentisi 
col  simbolo  solito  ci  la  differenziazione  di  queste  espressioni 


4'5a  SoTRA  ALCUNI   PUNTI  DI  MATEMATICA  SUPERIORE. 

relativamente  alle  sole  coordinate  x,  /,  z,  ossia  dq,  dq,  dq",ec. 
esprimano  l'aggregato  dei  termini  di  prima  dimensione  risul- 
tanti dopo  d'aver  posto  in  ciascuna  espressione  x-+-i ,  /-i-i', 
s  +  i"  in  luogo  di  «,j,Zj  e  dopo  d'averla  sviluppata  in  se- 
rie ordinata  secondo  le  dimensioni  di  i,  i ',  i" ,  le  quali  quan- 
tità s'intende  inoltre,  che  siano  indeterminate  e  arbitrarie. 
In  fine  dal  punto  corrispondente  alle  coordinate  x-\- j,jy-*-z', 
z-t-i"  immaginando  tirate  le  normali  alle  rette  q,  q,  q",  ec, 
si  esprimano  i  segmenti  di  queste  rette  compresi  tra  le  nor- 
mali, e'1  punto  di  coordinate  x,y,z  con  dq,d'q\d"q",d'"q'",ec. 
Dico,  che  sarà  dq  =  dq  ,  d'q'  =  dq\  d"q"  =  dq"  ,  ec. ,  cioè, 

secondo  l'algoritmo   delle   differenziali    parziali,  dq  =  l— —  li 

Dimostrazione  .  Sopra  la  retta,  che  congiunge  il  punto 
di  coordinate  x,y,  z  coli' altro  di  coordinate  x-t-i ,  y-+-i' , 
z-¥-i"  presa  per  diametro  descrivasi  la  sfera.  In  essa  rimar- 
ranno iscritti  tutti  i  segmenti ,  dei  quali  si  tratta  .  Conside- 
rando il  primo  dq  ,  chiaminsi  x' ,  y' ,  z  le  coordinate  del  pun- 
to d'intersezione  della  retta  q  colla  sfera  oltre  a  quello  di 
coordinate  x,y,z:  avremo  le  tre  equazioni  fra  x,y',z  due 
proprie   della   retta,    e  la  terza   propria   della   sfera,  /  =y 

x—  a  x—a 

(  z'  —  z  Y  —  i  (  x  —  x )  —  i (/'  —y  )  —  i"{z'  —  z )  =  o  ;  e'1  segmen- 
to dq  sarà  =  /[(*'  —  xY+-{y'—  /)2-h(s'  —  zf\.   Dalle   tre 

.       .       ..  ,  /  x  (*— a)i-t-(y— J)i'-4-(z— c)i"  , 

equazioni  risulta  x  — x  =  (x  —  a) — - — — — — -  ,  y  — y 

.  ,  .  (x— d)iMy— &)»'■+{*- c)i"       ,  ,  ,(x—a)i-t-(y—b)i'-t-(z—c)i" 

r=  I  V  —  u  I — ■ i  Z — 3:=!  Z— C) , 

KJ  '  (x-arMy-bYM--cY  (p-aYMy-tYMp-oy 

.   :              (x—a)i-*-{y-hji'-*-iz-c)in 
e  con   questi  valori  trovasi   dq  =  — y. 7 

L/|(*'T«),+(?-*),tW| 
=  d  .y/\{x  —  a)2-t-(y  —  £)a-+-(z  —  cY\  =  dq,  come  si  propo- 
se. Lo  stesso  si  ritroverà  per  d'q  ,  d"q" ,  ec . 


Del  Sic.  G.  B.  Magistrini  .  4'i>3 

6.  Nella  direzione  delle  i-ette  q ,  q  ,  q" ,  ec.  concorrano 
ora  altrettante  forze  Q ,  Q' ,  Q" ,  ec.  al  punto  stesso  di  coor- 
dinate x,y,z.  Il  principio  della  decomposizione,  e  compo- 
sizione delle  forze ,  supposto,  che  tra  le  precedenti  per  esem- 
pio Q(")  sia  la  risultante,  ci  dà  la  nota  equazione  Qdq-ì-Q'd'q' 
-4-Q"ò"^"-f-ec.  =  Q(")^(")^('0.  Ma  questa  pel  Lemma  preceden- 
te prende  subito  l'aspetto  ben  più  determinato,  e  più  im- 
portante Qdq  -+-  Q'dq'  ■+■  Q"dq"  ■+-  ec.  =  Q(B)  dq(") ,  equazione 
tuttavia  universale  nella  meccanica,  la  quale  abbraccia  tutti 
i  casi  dell'applicazione  di  più  forze  ad  un  punto  dipendenti 
tanto  dal  valore,  quanto  dalla  direzione,  o  dal  valore  e  dal- 
la direzione  insieme  di  ciascuna,  equazione  perciò  egualmen- 
te atta  a  servire  all'analisi  del  movimento,  e  a  quella  dell' 
equilibrio,  dei  quali  due  casi  generali  il  secondo  altra  modi- 
ficazione non  richiede ,  se  non  che  facciasi  la  supposta  risul- 
tante Q(")  3=  o  ,  come  è  ben  manifesto  . 

La  proprietà  dei  segmenti  superiori  òq  ,  d'q  ,  d"q" ,  ec. 
d'essere  tutti  risultati  analoghi  della  medesima  differenziazio- 
ne ordinaria  =dq  ,  =dq',  =dq"  ,  ec.  è  la  vera  chiave  unica 
dei  vantaggi  dell'equazione  generale  tra  un  sistema  di  forze 
applicate  ad  un  punto,  e  la  loro  risultante,  sì  pel  giusto  nu- 
mero di  equazioni  secondarie,  che  se  ne  derivano,  quante, 
cioè,  ogni  Problema  particolare  può  richiedere,  come  altresì 
pel  modo  mirabilmente  semplice  e  spedito,  che  offre  l'equa- 
zione stessa,  di  siffatta  derivazione.  Così  nel  caso  dell'equi- 
librio ,  divenuta  1'  equazione  Qdq  ■+■  Q'dq'  -+-  Q"dq"  -+-  ec.  =o 
si  spezza  tosto,  attesi  i  valori  arbitrai j,  e  indipendenti  degli 
incrementi  1,1,1"  delle  variabili  x,y,z  prescritti  di  sopra, 

„eHa  «re  Q(S)  +  Q  (il)  +  Q»(i)^ec.  =o,  Q(A)  h- 

-+-  ec.  =  o  . 

Per  dare  all'equazione  Qdq-i-Q'ò'q  -i- Q"  d"  q"  -h  ec .  la  for- 
ma ora  trovata ,   o   almeno   per  rendere   questa  forma   stessa 


4-54        Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore  . 

applicabile  alla  meccanica  si  credette,  come  accennai  in  prin- 
cipio, che  i  segmenti  dg,  d'g' ,  d"g" ,  ec.  avessero  essenzialmen- 
te a  riguardarsi  come  gli  spazi,  che  in  un  tempo  stesso  in- 
finitesimo dt  percorresse  nelle  direzioni  delle  forze  il  punto 
mobile  per  un  impulso  opportuno,  che  malgrado  l'equilibrio 
venisse   dato   al    medesimo .   Con   che   formandosi   le   velocità 

similmente  differenziali  — ,  -?-.  — — ,  ec.  del  punto  lumro  le 

dt        dt*      dt  l  ° 

linee  g,g',g",ec,  e  osservando,  che  tali  sarebbero  appun- 
to le  velocità  prodotte  dalle  forze   liberamente   operanti    per 

un  tempo  t,  si  conchiuse  l'equazione  Q  —  -+-Q'— — Hec.=o, 

ut  &* 

che  si  ritenne  come  simbolo  essenziale,  ed  espressione  carat- 
teristica di  una  proprietà  delle  velocità  virtuali  .  Se  doman- 
davasi ,  qual  fosse  codesto  impulso  opportuno ,  che  il  punto 
equilibrato  doveva  ricevere,  acciocché  le  velocità  virtuali  di- 
venissero attuali,  o  attualmente  calcolabili:  tale,  si  rispon- 
deva ,  che  produca  un  moto  minimo  conciliabile  colla  dispo- 
sizione del  sistema,  di  cui  il  punto  proposto  forma  parte,  e 
colle  condizioni  particolari  del  Problema,  come  di  ostacoli 
immobili,  di  linee  o  superficie  resistenti;  oppure  un  moto 
minimo  qualunque,  qualora  tra  le  forze  sollecitanti  siasi  te- 
nuto conto  anche  delle  resistenze.  Ma  in  quest'ultimo  stes- 
so caso  restava  il  dubbio ,  se  fosse  tuttavia  possibile  un  sol 
moto  il  più  picciolo  immaginabile,  che  li  conciliasse  col  si- 
stema, non  che  un  moto  minimo  qualunque;  giacché  un  si- 
stema equilibrato  appunto  per  questo  non  indica  né  permet- 
te alcuna  ipotesi  di  suo  reale  movimento.  Oltr'a  ciò  mentre 
si  percorressero  quelli  spazietti  dg ,  dg' ,  dg" ,  ec.  sotto  l'a- 
zione libera  di  ciascuna  forza,  cioè  nel  tempo  dt,  non  sem- 
bra ben  chiaro,  se  legittimamente  si  potrebbe  supporre,  co- 
me si  fa,  che  restassero  immuni  da  variazione  i  centri,  le 
direzioni  delle  forze,  e  le  forze  stesse,  o  tra  questi  elementi 
avendo  luogo  variazione ,  se  dovrebbe  questa  trascurarsi  ,  e 
non  piuttosto  aversi  riguardo  almeno  ai  notabili   cangiamen- 


Del  Sic  G.  B.  Magistrini  .  4^ 

ti,  die  anche  nel  tempo  minimo  dt  potrebbero  succedere  nelle 
direzioni  delle  forze,  e  se  le  forze  virtuali  dQ,  dQ',  dQ" ,  ec. 
non  avrebbero  diritto  di  venire  in  calcolo  al  pari  degli  spa- 
zj   dq ,  dq' ,  dq" ,  ec. 

Comunque  sia  di  queste  difficoltà  ,  per  noi  la  forma  si- 
milmente differenziale  relativamente  alle  coordinate  del  pun- 
to mobile  dei  segmenti  dq ,  B'q\  d'q" ,  ec.  risultò  da  una 
semplicissima  proprietà  puramente  geometrica,  e  dal  solo  prin- 
cipio della  composizione,  e  decomposizione  delle  forze,  il 
quale  ci  dà  ih  quest'incontro  una  novella  prova  di  occupare 
nella  meccanica  analitica  lo  stesso  rango,  che  occupa  nel  cal- 
colo il  binomio  di  Newton,  e  il  teorema  di  Taylor,  né  eb- 
bero a  che  fare  col  nostro  intento  velocità ,  o  moto  alcuno 
attuale  né  virtuale.  La  dimostrazione  precedente  è  altresì 
indipendente  dall'infinito:  poiché  gli  incrementi  da  noi  as- 
sunti nella  convenuta  differenziazione  altro  non  debbon  esse- 
re che  indeterminati  e  indipendenti  .  Se  non  che  la  nostra 
equazione  è  simbolicamente  simile  all'equazione  delle  infini- 
tesime velocità  virtuali,  quantunque  dedotta  con  tutt' altri 
principj,  e  ragionamenti.  Gli  incrementi  i,  i',  i"  appunto  per 
essere  arbitrarj,  si  dirà,  che  ponno  uguagliarsi  alle  differen- 
ze infinitesime  dx,  dy 3  dz,  e  allora  la  nostra  equazione  è  la 
stessa  equazione  dei  momenti  infinitesimi  ,  o  delle  velocità 
virtuali.  Questo  potrebbe  farci  sperare,  che  l'innovazione, 
di  cui  abbiamo  osato  gettare  il  fondamento,  non  sia  per  re- 
care disturbo  ai  progressi  della  Meccanica  analitica,  potendo 
perfino  servire  a  coloro  stessi,  che  amano  di  proseguire  per 
la  via  delle  qualità  occulte  . 


456        Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore  . 

III. 

Della  misura   dei   Solidi ,    e   delle   loro   superficie ,    quando  i 
punti  di  queste  son  dati  da  equazioni  fra  tre  coordinate  . 

7.   Tra   le   formole  più   importanti    dell'applicazione   del 
calcolo  alla  Geometria  superiore  sono  certamente  da  noverarsi 

le  due  note  ffzdxdy ,  ffdxdy\/\  1  -+-(— -7)  ■+■  (—7)  [  ■>  delle 

quali  si  fa  uso  per  la  cubatura,   e   quadratura  dei  solidi,  le 
cui  superficie  sono  date  da  equazioni  fra  le  coordinate  %,y,  z 
a  tre  piani  ortogonali  .   Gli  Autori  per  la  pratica  applicazio- 
ne di  queste  formole  prescrivono  di  sostituire  il  valor  di  una 
delle  tre  coordinate  espresso  per  le  altre  mediante  l'equazio- 
ne della  superficie  curva,  di  eseguire  una  delle  due  integra- 
zioni, indi  d'introdurre  il  valor  di  una  delle    residue    varia- 
bili tratto  dall'equazione  della   linea,   che   dee   circoscrivere 
la  misura  proposta,   in  fine  di  procedere   all'ultima  integra- 
zione.   Oltrecchè  siffatta  regola    d'inverso    operare   non   ben 
chiara  apparisce  nella  diretta  deduzione  delle  formole  stesse 
come  succeder  dee  nei  metodi  di  calcolo  esattamente  recipro- 
ci ;  ha  il  difetto   di  nulla   dire  della  funzione   arbitraria  ,  cui 
la  prima  integrazione  sembra   richiedere,  e  molto    meno   del 
modo  di  determinarla  nei  casi  particolari.   Queste  difficoltà, 
trovai  per  esperienza,  che  soglion  essere  di  non  lieve  imba- 
razzo ai  principianti  .  Il  perchè   mi  son  fatto  a  cercare  di  bel 
nuovo  la  soluzione  generale  dei  due  problemi,  di  cui  si  tratta  . 
8.  Problema  .  Sopra  una  base   piana   in   NC/ra   di   figura 
continua  o  discontinua  sorge  normale  un  solido  cilindrico  ter- 
minato superiormente  da  una  superficie  curva  data  per  rispet- 
to al  pian  della  base  stessa,  e  ad  altri  due  piani  normali  fra 
loro,  e  colla  base  tirati  pei  due  altri  AX,  AY .  Cercasi  l'e- 
spressione del  solido  cilindrico,  e  l'espressione  della  porzio- 
ne di  superficie  curva  da  esso  tagliata  . 

SoLU- 


Del  Sic.   G.   B.  Magistrini  .  4.37 

Soluzione  .  Dimando  prima  di  tutto.,  che  si  ammetta  per 
dimostrato  1 .°  die  se  di  tre  quantità  funzioni  della  stessa 
variabile  i,  m-i-f(i),  h-hf  (i) ,  m-k-f'(i)  la  prima  e  la 
terza  hanno  per  limite  comune  ni ,  e  la  seconda  ha  per  li- 
mite h,  e  in  oltre  la  seconda  per  qualunque  valor  di  i  ha 
la  proprietà  di  avere  un  valore  compreso  fra  i  valori  corri- 
spondenti delle  estreme;  la  seconda  quantità  avrà  anch'essa 
per  limite  la  quantità  m,  cioè  sarà  h  =  ni .  2,.0  Che  di  due 
superficie  concave  dalla  stessa  parte  iscritte  in  un  medesimo 
parallelepipedo,  che  abbiano  almeno  un  punto  comune  sopra 
uno  spigolo ,  quella  ,  che  colla  sua  concavità  guarda  la  con- 
vessità dell'altra,  è  la  maggiore.  Il  primo  postulato  ammet- 
te la  stessa  dimostrazione  della  simile  proprietà  dei  limiti 
costanti  .  Il  secondo  fu  riconosciuto  dalli  stessi  geometri  an- 
tichi . 

Sia  kV  =  x,  AP'  =  *-hz\  CP  =  y,  hP—y',  Vf=y",  z 
l'ordinata  della  superficie  cur^a  ,  che  termina  in  h,  e  siano 
y=f(x) ,  y"  =f'(x)  le  equazioni  date  delle  curve  NG ,  mf, 
che  formano  colle  rette  0  ordinate  ;«N  ,  fG  la  base  del  ci- 
lindro proposto;  e  s.r,V(  ==/"  (x  , /'  )  l'equazione  della  super- 
ficie pel  punto,  che  ha  per  projezione  h,  quindi  zT  ,r=f"(x,y) 
l'equazione  del  punto,  che  sovrasta  al  punto  G.  Il  solido, 
che  s'appoggia  normale  al  quadrilineo  ra/CN/?2,  sarà  funzione 
delle  coordinate  dei  quattro  punti  7?i,~N,C,f,  e  delle  ordi- 
nate z  dei  quattro  punti  corrispondenti  della  superficie  cur- 
va :  ma  tranne  quelle  dei  due  punti  m,  N,  e  loro  corrispon- 
denti, che  suppongonsi  costanti,  e  date,  le  altre  si  riduco- 
no alla  sola  ascissa  x,  attese  le  equazioni,  che  fra  esse  ab- 
biamo .  Esprimeremo  dunque  il  solido  proposto  colla  funzio- 
ne ìp(x),  quindi  colla  ip(x-ì-i)  il  solido  di  base  mlPNm.,  e 
perciò  con  ip(x-ì-i) —  4'(x)  ^  solido  di  base  CD//C  . 

Tirisi  hi  parallela  a  PP',  e  alla  distanza  gh  =  o  arbitra- 
ria la  parallela  g/c  .  Sia  f( x  ,  i , y  )    il    solido   di  base  / li hf, 
quindi  f(x,  i  ,y  -t-o) — f(x,i,y)  il  solido  di  base  M  .  Per 
l'estremità  superiore  del  minore  dei  quattro  spigoli  di  quest' 
Tom.  XVII.  58 


458        Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore  . 

ultimo  solido,  che  supporremo  esser  quello,  che  termina  in 
// ,  cioè,  l'ordinata  zx>1',  tirisi  un  piano  normale,  e  un  al- 
tro piano  alla  base  pure  parallelo  facciasi  passare  per  l'estre- 
mità superiore  del  maggiore  spigolo,  che  supporremo  essere 
zr+«,r_Ho '•  Si  determinano  così  due  parallelepipedi  iazx,y<, 
iozx+.i,r'+o  uno  maggiore,  e  l'altro  minore  del  solido/(.r,z',y-(-o) 
— f{x,iiy)  per  tutti  i  valori  positivi  di  i,  ed  o  di  meno 
in  meno  al  di  sotto  di  limiti  assegnabili  .  Sviluppando  que- 
ste tre  espressioni  per  le  potenze  di  o  avremo  le  tre  oizx,r', 

0  (rf7H(P)+  e°-'  oUs'^r'^0^{^)^-ec->  delle  clua- 
li  le  due  estreme  saranno  limiti  della  seconda  per  qualunque 
valor  di  o ,  e  tali  resteranno,  tolto  a  tutte  tre  il  fattore  o. 
Ma  in  questo  caso  le  due  serie  estreme  hanno  per  limite  co- 
mune la  quantità  izxy  .  Dunque   l  —  J,  che  è   limite  analogo 

della  serie  media,  sarà  =  izx,r<.  Di  qui  integrando  risulta 
F  (  x,  ì,y  )  =  ifzx  ,r'  dy  =  ifzx,fdy'-¥-  i<p(  x,i),  essendo  f  (  x,  i  ) 
la  funzione  dovuta  all'integrazione.  Il  solido  ¥(x,i9y')  do- 
vendo cominciare  dalla  curva  fi,  si  annullerà  la  sua  espres- 
sione, quando  pongasi  y'  =y"  ==f  (x)  .  Questa  sarà  la  condi- 
zione, colla  quale  determinerassi  (p(x,i).  Eseguita  in  fine 
l'integrazione,  si  porrà  y'  =y=f(x  ) ,  e  l'espressione  risul- 
tante F  (x ,  i  ,yx)  rappresenterà  il  solido  di  base  Ccl/G,  in 
cui  Ce  è  parallela  a  PP' . 

Del  solido  superiore  iji(x-+-i)  —  ip(x)  ci  resterebbe  da 
misurare  la  porzione,  die  ha  per  base  il  trilineo  CDc;  ma 
non  sarà  necessaria  tutta  questa  operazione  .  Prolungando  il 
solido  residuo  ,  e  tagliandolo  con  due  piami  paralleli  alla  ba- 
se alle  estremità  della  più  grande,  e  della  più  piccola  delle 
tre  ordinate  zx  ,r ,  zx^,r,  s,.+i,/r+i»  formeremo  i  due  solidi 
cilindrici  CDc.zlir,,  GBe .  zx^j ,r  .  maggiore  l'uno,  e  l'al- 
tro minore  del  solido,  di  cui  si  tratta,  e  che  chiameremo 
F'(x,  i,yx)  •  In  oltre  prolungando  le  ordinate  GP ,  DP'  del- 
la curva  NS,  tirando  le  tangenti  dei  punti  C,D,  e  traspor- 


Del  Sic.  G.  B.  Magistrini  .  ^St) 

tando  in  Ce  la  tangente  Dr  formeremo  i  due   triangoli  Cce 

_Cc.ce  _i>  dy,^  j»       dyx 

~~~  ~d~T  '  <-*»='—  .    —,  che  saranno  limiti  del  tri- 

lineo  CDc:  quindi  il  solido  F'(x,i,yx)  avrà  altresì  per  li- 
miti le  due  espressioni  £..-!*.-.,     .„  i!  ^L 


dx    •*x>y*i 


os- 


Sia  ~  dx"  Zx 'r  ~*~  e° '  °'a  è  faci,e  vedere  clie  ciò  non  può  es- 
sere a  meno  che  sia  F'(x9i,yx)  di  seconda  dimensione  al- 
meno, in  riguardo  ad  i,  cioè,  della  forma  i2M.  Essendo  per- 
tanto 4(x  +  n-4>(x)  =  F(xvi,yx)-i-F'(x,i,7x)=zifz>x,j,dy 

-4-ec,  avremo  g=F(a;, <?,/,),  in  fine  ^(*)=/<faF(*,o,r,), 

cioè,  uguale  all'integrale  della  funzione  trovata  postovi  £ 
uguale  a  zero  . 

9.  Ritenendo  le  denominazioni  superiori,  chiamando^) 
anche  la  superficie,  che  sovrasta  alla  base  wNG/,  e  le  su- 
perficie, che  sovrastano  alle  basi  hfli,  CcD  esprimendo  col- 
le funz.oni  stesse  F(*,»,/)9  F' (*,  i , yx)  precedenti  la  por- 
zione  di  base  hk  sarà  =F(i,i,/  +  0)_F(I,i,/).  Pel- 
le estrem.tà  delle  due  ordinate  zx,y ,  z^,^  tiriamo  ora  i 
p.ani  tangenti  della  superficie  .  Taglieranno  questi  il  paralle- 
lepipedo, e  le  sezioni  saranno  due  parallelogrammi  espressi  uno 

""  *A.  ■  H-(^H^)j  e  l'ateo  Ja  -•|.^i^À 

\  W*  /s'  prWn°  magS10re  delJa  superficie  iscritta 
nel  parallelepipedo  Ff>,  i,y  +  o)-F(x9  *,/);  poiché  tra- 
sportando parallelamente  a  sé  stesso  il  piano  tangente,  che  pas- 
sa per  l'ordinata  maggiore,  fino  a  passare  per  l'estremità 
della  minore,  avremo  i  due  parallelogrammi  aventi  sopra  lo 
spigolo  zx,xt  un  punto  comune  colla  superficie,  e  l'uno  so- 
vrapposto, sottoposto  l'altro  alla  superficie  stessa.  Sviluppar* 


4<3o         Sopra  alcuni  punti  di  Matematica  Superiore. 

do  queste  tre  espressioni  in  serie  per  le  potenze  di  o,  e  ri- 
petendo   il    ragionamento    superiore    ritroveremo  F(x,i,y) 

=  ;/i/y/{i-H(^)  +  (^)^-H^(a;,i),   dove  <p(x,l) 

si  determinerà,  come  sopra.  Posto  qui  pure  dopo  l'integra- 
zione y'  =  yx  =f( x  ) ,  avremo  la  superficie,  che  copre  la  ba- 
se CflcC.  Il  resto  a  compiere  l'espressione  ip(x-i-i) —  i}j(x) 
della  superficie  C/7DC ,  ossia  la  porzione  sovrapposta  al  tri- 
lineo  CcD  si  troverà  come  il  solido  corrispondente  della  for- 
ma i2M  .  Dunque  abbiamo  ip{x  -i-  i)  —  ip(x)  =  F(xì  i,  yx) 


dji(x) 
dx 

superficie  cercata 


i2M,  ossia  — p-?—}=F(x,o,yx),  in  fine  ip(x)=  fdxF(x,o,yx), 

dx 


S.af?/7ì(zteca  Soc  Yfa/.  -Zo//>o  XVTT-  y (<!{?.£  So. 


(    \>Ji/a/s      ne C     '     'm/io  XVIZ    /3ay.%-f.o. 


7:<,xz. 


.u.w„./y;  ./;  M»s„„.rfoa        Sr>r  str/.  7Z„,o  xvti.  fy*** 


"  St</t/ì<i  yj~r\    /i    g.      /itifmo 


f.      ^sojja./t      nel    t^Settn 


xvtr 


/*"y 


»fo. 


?         '/,/rt\,r     /?<v     /a     < '         /  ('r/ztCtt**    r  '  l 'rrt/r./fis/?/     nel  Z.     't'jHt'    W  11  /->u,/ ,£&o. 


'  s</'s\  /r   / 


V: 


i 

/ 

'\       ' 

n 

r 

'/ 

K 

N 

/ 
/ 
/ 

e    j 

/ 

/ 
/ 

tu 

OC 

ì 

A 

1 

i 

1 

t  ' 

46  r 

Correzioni  per  la  pag.   241  de' Saggi  di  Meccan.  e  d'  Alg. 
inseriti  nel  vol.  xvi  della  società   italiana 

ALLA    PAG.    223    DELLA    PaB.TE    I. 


Pag.  Lin.  Errori  Correzion 


1  i  M''  TVT7  N''  HT7 

241  10,11,14 i-N/t  hML 


ùZ.  21 


Nelle  7  linee  che  seguono  bisogna  retti- 
ficare alcune  espressioni ,  che  per  altro 
non  influiscono  nell'esattezza  della  di- 
mostrazione . 


Pongasi  nell'espressione  di  P"  e  di  Q" ,  A' ■+•  k'  per  X , 
(p'->t-ti  per  ^';  s'indichi  per  M',N'  la  respettiva  somma  de' 
termini  indipendenti  da  /t'  e  da  /Y  che  risultano  dalla  varia- 
zione delle  funzioni 

Mk         AT,        NA         ,,, 

NA , 1-  Mk  ; 

per  M" ,  N"  le  respettive  somme  de' termini  che  nelle  varia- 
zioni di  M/c,  N/i,  si  trovano  affetti  da  k\  ti  ;  e  scrivendo  per 
brevità  A"  per  X  -+-  k'  si  avranno  due  equazioni  della  forma 
seguente 

P'"  =  P"  -+-  M'  •+-  M"  -  —  N"  ti  =  o 

A" 

Q"'  =  Q"  +  N'+N"-+  M'T  =  0  . 

A" 

S'istituiscano  l'equazioni 

M'h-M"-  —  N"A'=dra 
X" 

N'  +  N"-  +  MT  =  ±a'; 
X," 

quindi  si  deduca  il  valore  di  ti  e  di  k'  e  risulte  rà 
P"  —  P'"  =  P  —  P" ,  Q"_ Q"  =  Q'  —  Q" . 


46a 

ERRORI  CONTENUTI  IN  QUESTA  PRIMA  PARTE  (*) 

Correzioni 

536 

b 

Av 

(è* 

pel  che 

i 

m 

2fl   ^-x)    \  ~2U>         2\x     $-*)    \    2V 

mX  mX  mX 

60  8         8ocA"-  80 

63         11         BB  BB' 

67  17  alla  quale  colla  quale, 


Pag. 

Linea 

Errori 

8 

35 

5,6 

9 

17,  19 

6 

3i 

18 

av 
T 

35 

i4 

m 

38 

21 

perchè 

45 

1 

l 

m 

5* 

1 

-*U-  -i 

68 


ai.        £<£  FJ£ 

/(*)  /(=) 

a3     AjtaH*»-*-  A  i-.(a**x?     AjraH"-"v"-hA  [— (- 


ajj-i-i)1^» 


(*)  Il  Correttore,  benché  conosca  non  aver  da  incolparsi  d'incuria  nella  revi- 
sion  della  stampa  dei  Manoscritti  ,  dove ,  per  difetto  degli  Amanuensi  ,  trovansi 
alcune  delle  inesattezze  ,  ora  rettificate  ,  e  dove  mancano  certe  aggiunte ,  che  ades- 
so vengono  inserite  dai  respettivi  Autori ,  ha  chiesto  ed  ottenuto  da  questi  la  Nota 
completi  degli  Errori  occorsi  ,  onde  pienamente  corretta  comparisca  1*  edizione  di 
questo  Tomo . 


463 


Pag. 

Linea 

Errori 

Correzioni 

68 

25 

a;3»+j 

AZa 

a«+2 

2?i-t-a 

71 
85 

3o 

7 

dall'acqua 
abbandonarli 

dell'acqua 
abbandonarle 

88 

I-©"1 

i-dri1 

ll 

© 

95 

4 

1  +  6 

i  +  C 

96 

16 

esercitava 

eserciterà 

98 

22 

OND ,  O'N'D' 

OND,  OND' 

102 

1 

ad  a 

ad  x 

— 

12 

*44 

r7 

x  =  e 

x^a. 

246 

4 

2aar  —  ceri 

—  ia?r  —  ceri 

—  3,anr-+-  ace 

—  acuir  ■+■  ace 

— 

5 

—  a°-cr 

—  a2ce 

— 

21 

—  aa3kr 

—  a,aakr 

ìì47 

25 

—  Aas 

—  X 

e 

—  2as 
e 

— 

26 

—  anby 
e 

—  ansy 
e 

248 

35 

nell'  altra 

nell'una,  e  nell' 

altra 

a5o 

2 

a(a  —  i)D 

a(a  —  b)D 

253 

9 

essendo 

ed  essendo 

a55 

j5 

4a/ia 

4a/ca 

257 

7 

■+-  qa*k* 

■+■  9a2/i2 

■ 

1 1 

-+-i5fc3 

-1-  i5A3 

—  12 


—  *9 


4a 
-ihafìi 


4» 
—  i5ft3 

4& 

i5a^ 


4& 


464 


Pag. 

Linea 

Errori 

Correzioni 

264 

i3 

Sia  il 

s 

ia  s  il 

266 

IO 

nel  tempo 

ne 

/          5  \" 

1  tfMiinn  f*3 If*r»I'ì tn  1/7                 1 

V       i°4a/ 

268 

IO   ... 

\n        q /      \n        q 

■) 

\n          qf\n        q             f 

269 

1 

..  Sm  =  2m  .  2m 

firn nTn     n™.     0m 

— 

3  ul 

t .  m  >  0 

m  intiero  e  <  o  . 

286 

7 

x3  —  5xa 

x3  -h  5.K2 

298 

32  tri 

.BCD=p#:tri.ABD:±tf 

tri.BGA=ir5:tri.ACD=t^ 

294 

21 

L-i-dìs—  A  —  ( 

ì 

A  —  §:s  —  A-i-d 

296 

2, 

è  >  a'  ;  a" 

è  <a':a" 

3o4 

1 

p=4.4?,o 

p=_4.47,o 

— 

28 

P  =  2.o5,3 

P=      2.35,3 

307 

8 

6 .2  .59 ,8 

6 .2  .5g  ,4 

309 

8 

7 .25 .5,4 

7.27.5,4 

— 

27 

ds 

ds' 

3,7 

25 

6  =  2.55.45,1 

6  =  2.11  .28,  7 

— 

ult. 

i5 . 16  ,  6 

i5 .6 , 6 

3i8 

2 

^=889",  1 

y  =  899",  1 

320 

IO 

16.54.4, J 

16 .54  -41  ■>  ° 

— 

i3 

2l4  .l8.3,0 

2 1 3 .  48 .  44  •>  7 

326 

ult. 

8.9.65,3 

8.9.55,3 

328 

IO 

307.9 

207 . 9 

33o 

3i 

38.58 

3o.58 

33i 

9 

— 4 .5g .  34 ,  3 

—  5.28.48,6 

000 

2 

3o3 ,  3 

3oo ,  3 

— 

3o 

38  .  17  ,  1 

35  .  17  ,  1 

336 

4 

1 98 . 2  .  7  ,  5 

298  .2.7,5 

— 

22 

16  .  22  ,  8 

14.42,8 

— 

25 

16  .  27  ,  8 

14.47,8 

339 

4 

4  .  6  .  33 

4.6.33, 7 

340 

9 

che  ne  deduce 

che  se  ne  deduce 

N.B.  La  longitudine  delle  stelle  occultate  che  in  ogni 
calcolo  si  è  chiamata  a  si  denomini  a.  per  non  confonderla 
colle  Longitudini  di  Luna  . 


465 

Alla  pag.  33 1  dirimpetto  a  g  si  ponga  6i°.35'5  e  dirim- 
petto alla  lettera  A,  25°.  28'. 


Pag. 

Linea 

] 

Ekroiu 

Correzioni 

349 

*7 

Bougner 

Bouguer 

— 

»3 

0 

,  0' 

0,0'(F/g.2.) 

35a 

34 

MN 

MN  (Flg.  3.) 

353 

18 

so 

ffre 

non  soffre 

355 

3a 

8 

Ottobre 

8  Ottobre   181 3 

364 

a 

IO 

243.26.56,8 

243 .26 .56 ,0 

366 

4 

io 

49.  12 

49  •  12  .  26 

370 

-- 

24 

sia  =  B 

sia  =  p 

37i 

- 

22 

—  seri.  6 

T 

—  sen.o 

r 

372, 

_ 

3 

facilmente 

si  levi 

376 

- 

21 

0,009574 

0,009374 

378 

-- 

8 

d 

t 

382     in  testa  alla  I.  Tav.     si  aggiunga  per  V Ascensione  retta 

nella  prima  colonna,  per  la  de- 
clinazione nella  seconda  colonna 


389 

- 

3 

del  raggio 

vettore 

del  nodo  ascendente 

391 

- 

29 

1  C0S.2^-H 

7) 

|  cos.a<^-H—  \d(p 

392 

— 

3 

-+-  248  ,  7 

-+-  240 ,  7 

— 

« 

18 

5o9s ,  40 

509^ ,  40 

393 

•- 

21 

-HO  ,0935 

-HO, 0975 

394 

~ 

i5 

eccentricità  =  — 

eccentricità  =  -*- 

396 

— 

i5, 16 

variazione  . 

variazione  di  io"  nell5 
inclinazione  . 

399 

•- 

i5 

"+-  °',  74 

+  0" , 74 

400 

6 

5 

294°,  38 

294°,  38' 

— 

4 

4i 

4,2 

5 ,  2 

— 

3 

47 

45,4 

46,4 

401 

7 

4 

687,4 

687,0 

466 


Pag. 

Col. 

LlN. 

Erroiu 

Correzioni 

4ci 

6 

2  3 

36a 

369 

— 

0 

39 

33,3 

34,3 

— 

5 

44 

2 ,  16702,0, 

2 , 167017 

— 

6 

4* 

724 

714 

402, 

3 

35 

0      0     e 
0.0,0 

4.3,6 

— 

3 

3? 

58,6 

3.58,6 

4o3 

5 

3i 

a , 38244° 

2 ,282340 

— 

- 

39 

a , 296458 

2 , 296459 

404 

3 

i5 

i5,5 

16 ,  5 

— 

~ 

21 

o.5,5 

o.o,5 

— 

— 

22 

i.3,3 

o.3,3 

40  5 

4 

i3 

107,87 

108 ,  07 

406 

5 

6 

2,454393 

a ,494393 

410 

7 

54 

1 15 , 0 

1 15 ,  5 

4.4 

4 

18 

1966 

1996 

— 

r7 

44 

-+-  4a5  ,  O 

-4-  3a6 , 0 

4,6 

2, 

6 

4>34 

4,84 

467 

INDICE 

DELLE  COSE  CONTENUTE  IN  QUESTA  PRIMA  PARTE . 


Otatuto  della  Società  Pag-     nr 

Catalogo  de' Socj  xi 

Appendice  alla  Memoria  sopra  un  nuovo  metodo  ge- 
nerale di  estrarre  le  radici  numeriche,  del  Sig. 
PAOLO  RUFFINI  i 

Del  movimento  d'un  fluido  elastico  che  sorte  da  un 
vase ,  e  della  pressione  che  fa  sulle  pareti  dello 
stesso,  del  Sig.  OTTAVIANO  FABRIZIO  MOS- 
SOTTI  :  presentata  dal  Sig.  Cav.   Brunacci  16 

Sulle  oscillazioni  d'un  corpo  pendente  da  un  filo  esten- 
dibile, del  Sig.  PIETRO  PAOLI  73 

Sull'urto  dei  fluidi  del  Sig.  VINCENZO  BRUNACCI  79 

Sopra  l'equazioni  primitive  che  soddisfanno  all'equa- 
zioni differenziali  tra  tre,  o  un  più  gran  numero 
di  variabili,  del  Sig.  PIETRO  PAOLI  104 

Sul  moto  discreto  d'nn  corpo,  ossia  sopra  i  movimenti 
nei  quali  succedono  di  tempo  in  tempo  delle  va- 
riazioni finite,  del  Sig.  ANTONIO  BORDONI, 
presentata  dal  Sig.  Cav.  Brunacci  i57 

Sulla  determinazione  della  capacità  d'una  botte,  o 
elittico-circolare  od  elittico-elittica  a  fondi  eguali , 
o  disuguali,  ed  a  parti  anteriore,  e  posteriore  si- 
mili, o  dissimili,  del  Sig.  D.  PIETRO  COSSALI       2,3? 

Soluzione  di  due  problemi  appartenenti  alla  teoria  de' 
massimi,  e  minimi,  del  Sig.  Cav.  SEBASTIANO 
CANTERZANI  241 


468 

Seguito  de' saggi  di  Meccanica,  e  di  Algebra  trascen- 
dente, dèlSig.  PIETRO  FRANCHINI,  presentata 
dal  Sig.  Giuseppe  Fenturoli  PaS-  a^;i 

Calcolo  d'occultazioni  di  alcune  stelle,  e  l'elative  ri- 
cerche intorno  alla  posizione  Geografica  in  longi- 
tudine dell'Osservatorio  di  Padova  rispetto  al  me- 
ridiano di  Parigi  dell'Abate  FRANCESCO  BER- 
TIROSSI-BUSATA ,  presentata  dal  Cav.  Cesaris  299 

Descrizione  d'un  nuovo  micrometro,  del  Sig.  GIAN- 
BATTISTA  AMICI,  presentata  dal  Cav.  Raffini  344 

Teoria  del  nuovo  Pianeta  Vesta  ricavata  dalle  opposi- 
zioni degli  anni  1808-  io-  11  -  ia-  14  con  le  tavole 
per  calcolare  ad  ogni  istante  la  sua  posizione  geo- 
centrica ,  del  Sig.  GIOVANNI  SANTINI  36o 

Del  modo  di  rendere  men  diffettosa  che  adesso  e  più 
comoda  la  stadera  volgarmente  detta  Romana ,  del 
Sig.  PIETRO  FERRONI  4r7 

Osservazioni  varie  sopra  alcuni  punti  principali  di  Ma- 
tematica superiore,  del  Signor  GIO:  BATTISTA 
MAGISTRINI  445 

Errori  scoperti  nella  Memoria  Franchini  nel  Tomo  XVI 

pag.  aa3,  Parte  I.  4^[ 

Errori  scoperti  in  questa   parte  del  Tomo  4^^