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Full text of "Memorie di osservazioni e di sperienze sopra la colutra, e gli usi di varie piante che servono, o che servir possono utilmente alla tintura, all'economia, all'agricoltura, ec"

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MEMORIE 

D I OSSERVAZIONI, 

E DI  SPERIENZE 


Sopra  la  Coltura  , e gli  ufi  di  varie  Piante  che 
fervono , o che  fervir  poflfono  utilmente  alla  Tin- 
tura , all’  Economia , all’  Agricoltura  ec= 

DI  PIETRO  ARDUINO 

Pubblico  Profejfore  d'  Agricoltura  nelV  XJnìverfttà 

DI  PADOVA 


Socio  dell ’ Imperiale  Accademia  Fijtocritica 


DI  S I E N A ec. 


TOMO  PRIMO. 


I N PADOVA  MDCGLXVI. 

Nella  Stamperia  del  Seminario. 

CON  LICENZA  DE'  SUPERIORI. 


Digitized  by  thè  Internet  Archive 
in  2015 


https://archive.org/details/memoriediosservaOOardu 


Cin  > 

ILLUSTRISSIMI  ED  ECCELLENTISSIMI  SIGNORI 

ANGELO  CONT ARINI 

Procuratore  di  San  Marco 
ANDREA.  TRON  K. 

GIROLAMO  GRIMANI 
SENATORI  AMPLISSIMI 
E SAPIENTISSIMI  RIFORMATORI 
Della  Celeberrima.  Università**  e Studio 
DI  PADOVA 
Signori  e Padrone  Clementissime», 


! Uelfa  mìa  Operetta  r fiata  altra  voi- 
ta  fotta  i Sapientiffimi  Rifieffiì  di 
quello  Eccelìontiffimo  e Gravìffimo  Magiftrata*  elìca- 
do  ora  accrefciuta  di  varie  Giunte  molto  importanti  ,, 
e ridotta  a quella  miglior  forma  , cui  la  fcarfezza 
dei  mio  ingegno  ha  potuto  portarla,,  onde * in  qual- 

* 2 che 


( IV  ) 

che  modo  almeno,  pofla  eflerne  tollerabile  la  pub- 
blicazione , ofa  ricomparire  nuovamente  , e riffug- 
giarfi  lotto  r Autorevole  Patrocinio  e Protezione  di 
V.  V.  E.  E.,  e di  confacrarli  all’  AmplilFimo  loro 
Nome. 

ElTa  contiene  le  Memorie  della  coltivazione  , e 
preparazione,  e degli  ufi  di  varie  Piante,  che,  o 
fervono  attualmente , o che  fervir  poflono  utilmente 
per  la  Tintura,  e per  1*  Agricoltura,  e per  altri  di- 
verti Articoli  economici  ; fopra  le  quali  ho  fatte  di- 
ligenti oflervazioni , e fperienze,  iecondo  il  dovere 
della  Profetiìone,  della  quale  fono  flato  dalla  Pub- 
blica Clemenza  onorato  . 

Ho  procurato,  per  quanto  m’  è flato  potiibile,  di 
dare  nella  medefima  a conofcere  F importante  utili- 
tà, che  ritrar  fi  potrebbe  nello  Stato  dall’  introduzio- 
ne, e coltura  d’  alcune  di  effe  Piante,  coltivate  e 
preparate  vantaggiofamente  in  altri  Paefi  ; della  riu- 
scita delle  quali,  non  folo  rifpetto  alla  felicità  di  lo- 
ro vegetazione , ma  anche  a quella  della  loro  prepa- 
razione, ed  ufo,  mi  fono  accertato  con  prove  fatte  e 
replicate  con  ottimo  fuccefio . 

Vi  ho  pure  chiaramente  efpreflì  gli  ufi,  che  li 
miei  Sperimenti  ni  hanno  moflrato  poterti  fare  con 
profitto  e comodo  confiderabile , d’  alcune  altre  Pi- 
ante , che  tra  noi  crefcono  in  molta  copia , e che  af- 
fai facilmente  fi  potrebbono  moltiplicare  ; li  quali 
ufi , per  eflere  o niente  o pochiflimo  conofciuti , non 
vengono  praticati,  e va  confeguentemente  perduto  il 
vantaggio , che  potrebbe  ritrarfene . 


Non 


C V ) 

Non  ho  però  tutte  effe  Piatite  minutamente  de- 
fcritte , fecondo  il  collume  Botanico , per  elìèrmi  ciò 
parlo  poco  importante  ; giacché  le  Figure  , eh’  io 
Hello -ho  diligentemente  delineate,  fufficientillìme  fo- 
no a farle  chiaramente  conofcere . 

Anche  nei  modi  di  coltivarle,  e di  prepararle,  e 
nelle  figure,  e deferizione  delle  Macchine  , non  ho 
creduto  utile  d’  entrare  in  fuperflue  minutezze  ; non 
mi  parendo  lodevole  di  rendere  voluminofo  uno  Scrit- 
to ( come  alcuni  fanno  ) con  ammaliò  di  cofe  di 
pochiffima  rilevanza,  e non  bifognevoli  ; tanto  mag- 
giormente, eh’  effo  doveva  prefentarfi  a un  Magi  lira- 
to  di  tanta  Sapienza  , il  quale  giudica  della  bontà 
de’  Libri,  non  per  la  loro  mole,  ma  per  le  utili  co- 
fe che  infegnano . 

Degni  la  Grandezza  di  V.  V.  E.  E.  d’  accogliere 
benignamente  quelle  Memorie  de’  miei  Sperimenti , e 
Ritrovati;  le  quali  in  così  breve  fpazio  di  tempo, 
corfo  dopo  1’  Istituzione  di  quella  nuova  Profeffione 
di  Scienza  Agraria,  non  hanno  potuto  riufeire  piu 
numerofe.  Non  è però  che  fatti  non  abbia  affai  più 
tentativi  fopra  altre  diverfe  Piante,  e che  varie  al- 
tre cofe  promettenti  utilità  non  abbia  ritrovate  ; ma 
perciocché,  o il  comodo,  o il  tempo  , o le  llagioni 
non  m’  hanno  pennellò  di  perfezionare  le  fperienze, 
o di  potermi  allìcurare  del  loro  efito  collante  col  re- 
plicarle , fono  llato  collretto  di  differire  ad  altra  oc- 
cafione  più  opportuna  di  raffegnarne  la  deferizione . 

Spero  fia  per  gradire  la  Sapienza  di  V.  V.  E,  E* 
eh’  abbia  dato  principio  all’  efercizio  di  quello  ono- 
re- 


( VI  ) 

revoliffimo,  ed  importantiffimo  Impiego  coli’  indagi- 
ne degli  ufi  economici  delle  Piante,  e prima  di  tut- 
to di  quelle , che  in  lontani  Paefi  lì  coltivano  ; co- 
nofcendo  dilucìdamente  che  le  medefime  entrano  nel 
Alterna  generale  dell’  Agricoltura  , e dell’  Econo- 
mia: e che  anzi  ne  fono  uno  dei  capi  principali  « 
Sembrami  certamente  che  il  primo,  e più  importan- 
te Scopo  d’  un  Profeffiore  di  quella  Facoltà  debba  ef- 
fer  quello  di  far  ogni  sforzo  per  fomminiltrare,  col 
fondamento  di  lìcure  Sperienze  , tutti  i lumi  oppor- 
tuni , e cercare  di  perfuadere  T introduzione  di 
quelle  Piante  forefìiere , di  coltura , e preparazione 
moftrate  riufcibili  da  prove  accurate,  e collanti,  per 
provveder  le  quali  efcono  annualmente  dallo  Stato 
Somme  grandi  di  Denaro.  In  fecondo  luogo,  parmi 
eh’  egli  debba  porli  ogni  Audio  e diligenza  nell’  in- 
dagare con  alììdue  olfervazioni  .e  tentativi  gli  ulì , o 
poco,  o niente  conofciuti , o negletti,  che  lì  poffiono 
fare  utilmente  delle  Piante  indigene  ; di  quelle  fpe- 
cialmente,  che  creiamo  abbondantemente  in  varj  luo- 
ghi , o che  fi  poffiono  aliai  facilmente  propagare , e 
moltiplicare  * 

Quella  almeno  è la  ffirada,  che  m è parfa  la  pia 
vantaggiofa  e congrua  da  dover  calcare  , per  poter 
meglio  corrifpondere  all5  intereffantiffimo  oggetto , cui 
fono  lìato  grazioliffimamente  deftinato.  Per  la  med$- 
fima  progredirò  anche  in  avvenire,  fe,  come  Ipero, 
incontrerà  1’  Augufìiffima  Pubblica  Approvazione  : e 
fe  in  poco  fpazio  di  tempo  mi  è riufeito  di  trovar 
cofe , che , meffie  in  pratica , poffiono  effiere  aliai  van- 

tag- 


( VII  ) 

taggiofe,  molto  più  mi  lufingo  che  fimilmente  ciò 
fia  anche  in  feguito  per  riufcire  . 

Io  non  mancherò  certamente  cT  applicarmi  col  mag- 
gior fervore , e zelo , non  folo  nella  fuddetta  parte  , 
ma  anche  in  tutte  le  rimanenti,  che  fono  abbracciate 
dall’  Agricoltura  ; Scienza  , che  avendo  colla  Botani- 
ca , da  me  per  tanti  anni  colf  impegno  il  più  ap- 
paffionato  efercitata,  la  più  intima  relazione  , come 
a fuo  vero  elfenzialiffimo  appoggio  e bafe  , mi  riefce 
d’  ogn  altra  meno  afpra  , e la  più  gradita  . Egli  è 
fentimento  d’  uno  de’  più  grandi  naturatili  della  no- 
lira  Età,  tanto  delle  Scienze  , e delle  Arti  Amico, 
voglio  dire  del  Celeberrimo  Cavalier  Carlo  Linneo, 
che , quicumque  curri  fruElu  j4griculturam  exercere  cupit  , èlle 
certe  nojfe  debet  omnia  Vegetabili  a , (s'fclre  quccnam  ilio- 
rum  fpecies  optime  crefcit  in  quacumque  terra  {a'). 

Ho  per  tanto  il  più  lènfibile  piacere  d’  elfere  flato 
incaricato  d’  un  Impiego  tanto  a miei  precedenti  Stu- 
dj  accomodato  , da’  quali  mi  viene  confiderabilmente 
agevolato  Y arduo  cammino  verfo  una  Scienza  di  così 
valla  eftefa,  e quanto  importante  , altrettanto  difficile 
da  confeguirli  in  grado  eminente* 

Certamente,  che  fe  nel  poco  tempo  , che  ho  F o- 
nore  d’  efercitare  quello  nuovo  carico  , mi  è andato 
fatto  di  trovare  colla  licura  fcorta  delle  Olfervazioni , 
e degli  Sperimenti  le  utili  cofe  in  quelle  memorie  de~ 
fcritte  , io  ne  fono  debitore  alla  Botanica  ; fenza  i 
lumi  , e pratica  della  quale  3 forfè  non  ci  avrei  po- 
tuto giugnere  neppure  colla  fatica  di  più  anni  . Affi- 


X <*  ) Linn.  Amoen.  Tom.  3.  Differt.  Cui  bono  : 


( Vili  ) 

fiito  adunque  dalla  medefima  onorabile  Scienza  de' 
Vegetabili  , e dalla  pratica  di  loro  coltura  : e col 
mezzo  d’  infiancabili  ofTervazioni , indagini  , e tenta- 
tivi , ho  la  maggiore  fperanza  che  ha  per  riufcire 
profittevole,  e memorabile  l’ Ifiituzione  di  quella  Pro- 
le filone , di  cui  ho  la  fortuna  d’  eflere  il  primo,,  che 
qui  fia  flato  decorato  ; confidando  che  dalla  Pubblica 
Regia  Munificenzami  faranno  dati  i mezzi , onde  po- 
ter fare  le  neceflarie  Sperienze  , e le  Peregrinazioni 
opportune  a poter  ottenere  fine  così  importante  . 

Se  F Agricoltura,  fenza  parlare  del  fommo  pregio, 
in  cui  fu  tenuta  dagli  antichi  potenti  Romani,  è a’ 
giorni  noflri  in  tanta  flima  preflò  la  maggior  parte 
delle  cultifiìme  Nazioni  Europee , che  per  il  fuo  avan- 
zamento fono  e Cattedre , e tante  Società , ed  Acca- 
demie iflituite  ; che  non  debbo  io  compromettermi 
di  Protezione  , e di  mezzi  dalla  Regia  Munificenza 
di  quella  Serenissima  Augusta  Repubblica,  che  tutte 
F altre  Arti  e Scienze  con  Paterna  Clemenza,  e coti 
liberalifiimi  premj  patrocina,  e folliene? 

Quelf  Arte  infieme  e Scienza  è di  tutte  la  Regi- 
na , la  più  necefiaria  , e di  tanta  importanza  per  la 
felicità  de’  Popoli,  e per  la  Potenza  degli  Stati,  che 
come  dice  il  celebre  M.  Duhamel  ne’  fuoi  Elementi 
d’  Agricoltura  , ha  dritto  dT  implorare  il  foccorfo  de 
Magijlrati . Ma  quello  Provvidifiìmo  di  V.  V.  E.  E.  ha 
prevenuti  i fuoi  Clamori  , avendo  colla  fua  fingolare 
Sapienza , e zelo  per  il  Pubblico  Bene  , dato  princi- 
pio con  modi  efficaci  a foccorrerla , per  trarla  dal  fuo 
antico  fiato  ofcuro  e negletto. 


Così 


(IX  ) 

Così  fia  io  fortunato  a riufcire  di  mezzo  utile  al 
fuo  progreflb,  ed  alla  fua  migliorazione , onde,  cor- 
rifpondendo  ali’  Oggetto  di  sì  laudabile  iftituzione, 
mi  fia  Tempre  propizia  la  Clementiffima  Grazia  Pub- 
blica^ di  quello  Graviffimo  Magi  Arato,  vero  Mece- 
nate delle  Scienze  , e di  chi  le  coltiva  : e con  offe- 
quiolilfima  venerazione  profondamente  ni  umilio  p ro- 
tolandomi 

Di  V.  V.  E.  E. 


Padova  li  p.  Marzo  ij66b 


XJm  'th  X)ìv,  Obbl.  ed  Offeq . Serv. 
Pietro  Arduino  e 


AV- 


(X) 

AVVISO  A’  LETTORI 


[Sfendo  fiata  benignamente  accolta  dagl’  Illuftrif- 
fimi  ed  Eccellentiffimi  Signori  Riformatori  del- 
lo Studio  quella  mia  Operetta,  mi  fu  dal  lo- 
ro benemerito  ringoiare  zelo  per  1*  avvanzamen- 
to  delle  Scienze  e delle  Arti  , e per  la  pub- 
blica utilità , commeffo  di  doverla  rendere  di  comune  notizia 
colle  Stampe , dandomi  nel  tempo  iftelfo  i foccorli , e i mez- 
zi necelfarj  per  ciò  efeguire  . Il  dovere  d’  ubbidire  a’  vene- 
rati Pubblici  comandi  fa  , che  ( benché  picciola  cofa  elfa 
fìa  ) debba  fottometterla  a"  riflelfi  di  qualunque , che  voglia 
darli  la  pena  di  leggerla . Spero  che  le  Perfone  difcrete  , ed 
amanti  delle  Georgiche  cognizioni,  e della  perfezione  ed  au- 
mento delle  Arti , gradiranno^quella , qual  fiafi , prima  pro- 
duzione del  mio  nuovo  impiego , ed  i miei  sforzi  nella  ri- 
cerca di  cofe  utili  all’  Umanità , per  renderle  note , onde  o- 
gnuno,  volendo,  polla  profittarne.  Quelli,  che  vorranno  porre 
in  pratica  ciò , che  in  quelle  Memorie  ho  ìnfegnato , fopra 
la  coltivazione  di  varie  Piante  , fopra  i modi  di  prepararle 
per  gli  ufi  a’  quali  fono  atte , e fopra  i metodi  di  fervice- 
ne , relleranno  contenti  della  rìufcita , purché  non  manchino 
( come  fpelfo  avviene  ) d’  efeguire , o di  far  efeguire  gli  fpe- 
rimenti,  colla  dovuta  attenzione  e diligenza  , nei  modi  indi- 
cati , So  che  molti  preftano  poca  fede  a’  Libri  per  le  tante 

fai- 


( XI  ) 

fallacie , che  fi  veggono  anche  in  quell’  ordine  di  materie,  pub- 
blicate da  perfone  o poco  fincere,  o mancanti  di  pratica  ; 
ma  è alTurda  e troppo  irragionevole  prevenzione  quella  di 
fprezzare  i Libri  in  generale,  perchè  alcuni  ne  fono  che  in- 
gannano con  erronei , o inefatti  infegnamenti . Io  certamente 
ho  ferino  colla  guida  delie  mie  proprie  fperienze  ed  olferva» 
zioni  ; i faggi  del  ribaltato  delle  quali  fono  flati  fotto  i Sa- 
pientiffimi  Riflellì  di  detto  Eccelìentilfmio  e Graviffimo  Ma- 
gillrato,  che  li  ha  anche  fatti  efaminar  da  Perfone  di  tali 
materie  intendenti , e fpecialmente  dall’  Eruditiffimo  Sig.  An- 
tonio Zanon , Celebre  per  i fuoi  Scritti  pubblicati , e degno 
d’  ogni  dima  per  il  fuo  zelo  per  il  bene  della  Patria , per 
la  fua  integrità , e per  1’  altre  rare  Doti , che  lo  dilegua- 
no * 

I fuddetti  faggi  confiflevano  in  buona  quantica  di  Guado, 
preparato  e riufeito  d’  ottima  qualità,  e di  Radici  di  Rubia 
tanto  fecche , che  verdi,  buoniffime  e -di  bel  colore,  e di 
Luteola  eccellente  per  tingere  in  giallo , e per  i colori  ver- 
di . Eravi  inoltre  dell’  Indaco ,.  o Ondego , cavato  dall’  Anil 
o Indigofera  , ed  altri  colori  preparati  , ed  Olj  ellratti  dai 
femi  di  diverfe  piante  , e varie  altre  cofe  - Ho  pure  pre- 
fentato  faggio  d’  un  fapone  vegetabile  , compolio  di  piante 
innocentiffime , anzi  medicinali,  e che  potrebbonli  mangiare, 
facendone  pane  , che , in  qualche  modo , imita  quello  di  fru- 
mento, e riefee  di  buon  fapore  , e molto  nutritivo;  per  il 
che  elfere  potrebbe  di  giovamento  nei  tempi  almeno  di  ca- 
rellie;  elfendovi  di  tali  piante  in  varj  luoghi  in  grande  ab- 
bondanza, e potendofi  anche  facilmente  coltivare  con  ficurez- 
za  d’  ubertofo  prodotto.  Tale  fapone  riefee  comoditììmo  per 
lavarfi  ; imbianca,  e rende  lifcia  e morbida  la  pelle,  fenza 
avere  niente  di  corrofivo,  come  hanno  i faponi  ed  altre  ma- 
terie adergenti:  ed  è riufeito  affai  grato  a Perfone  di  gullo 

* * ' 2,  efqui- 


( XII  ) 

efquifito,  che  ne  hanno  fatta  più  volte  fperienza . Alle  cofè 
predette  eravi  unita  una  fpecie  di  Canapa  cavata  dall’  Al- 
tea , e di  quel  Cotone  prodotto  dagli  Apocini  , che  quan- 
tunque alcuni  neghino  che  pofla  filarli  , è flato  nonpertan- 
to da  me  variamente  preparato,  fatto  filare  e teffere  in 
Drappo  ; e ùmilmente  una  materia  a Lana  raffomigliante  , 
che  ho  cavata  dalla  fcorza  dell’  Apocino  Africano  , pianta 
che  ottimamente  alligna  anche  in  quelli  Climi , e di  facile 
coltura , e di  rendita  ubertofa . Tale  Lana  vegetabile  fi  ri- 
duce con  particolare  macerazione , e preparazione , e fi  fila 
unta  d’  olio  e mifla  con  un  quinto  circa  di  vera  Lana  , e 
forma  un  bellifùmo  flame , cosi  perfettamente  ùmile  a quel- 
lo fatto  di  pura  ùniffima  Lana,  che  non  v’  ha  intendente, 
per  quanto  pratico  egli  ùa , che  fenza  effere  prevenuto , po» 
teffe  accorgerù  d’  effervi  mefcuglio  d’  altra  materia.  Può  fer- 
vire  effo  flame  per  farne  panni , ed  altri  lavori , che  poi  ù 
purgano  dall’  olio , ù poffono  follare  , tingere , e preparare  , 
come  quelli  di  fola  Lana . Si  può  anche  filare  mifla  con 
qualche  porzione  di  Bavella  di  feta,  ed  anche  da  fe  fola  ; 
ma  colla  Lana  fa  molto  migliore  e più  bella  riufcita  . Det- 
to fapone  vegetabile  però , ed  il  Canape  d’  Altea , col  mo- 
do di  filare  il  Cotone  degli  Apocini,  detto  feta  vegetabile; 
e quello  di  preparare , di  filare  ec.  la  fopraccennata  Lana 
d’  Apocino  Affricano  , fono  per  me  ritrovamenti  tanto  recen- 
ti, che,  non  ne  avendo  ancora  potuto  fare  fperimenti  quan- 
to defidero  variati  ed  eflefi  , mi  conviene  di  differire  a pu- 
blicarne  memorie  bene  circoflanziate  e diffufe  in  altro  To- 
mo; giacche  fono  incaricato  con  Pubblico  Sovrano  Decre- 
to, e con  Terminazione  di  detto  Eccellentifùmo  Magiflrato , 
di  dover  render  noto  quanto  di  buono , utile , ed  intereffan- 
te  mi  accadere  di  andare  fuccefùvamente  fcoprendo  colle  fpe- 
rienze  nel  vailo  Campo , fopra  cui  devono  eflenderù  le  mie 

ricer- 


( XIII  ) 

ricerche.  Ho  già  pronti  diverfi  materiali  per  il  fecondo  To» 
mo  : ed  avendo  deliberato  la  Provvida  Maturità  degli  Am- 
pliffimi  ed  Eccellentiffimi  Signori  Riformatori  con  loro  re- 
cente Terminazione,  eh’  io  debba  avere  in  quella  Città  un 
pezzo  di  terreno  di  conveniente  eftenfione  , e proprio  a po- 
tervi fare  numerofì  fperimenti , ho  fondamento  di  fperare 
che  fia  per  riufeirmi  molto  più  facilmente  che  per  Y addie- 
tro di  fare  nuove  feoperte  utili  da  pubblicarfi . Ma  fra  tan- 
to defidero  vivamente  che  fiano  melfe  in  pratica  da  Perfone 
perfpicaci  e diligenti  quelle  almeno  delle  cofe  infegnate  in 
quelle  Memorie , eh’  elfere  polfono  di  maggiore  profitto . La 
felice  collante  riufeita,  più  volte  da  me  fperimentata,  m’ af- 
ficura  che  lo  fteffo  fia  per  avvenire  nelle  mani  degli  altri , 
quando  vengano  pontualmente  efeguiti  i metodi  preferiti  . 
Mi  fa  veramente  compalfione  il  vedere  che  per  una  torpida 
negligenza  lì  comprino  a caro  prezzo  dalle  Nazioni  ellere 
quantità  affai  grandi  di  varie  Droghe  e Prodotti , che  pò- 
trebbonfi  anche  da  noi  feliciffìmamente  coltivare , e prepara- 
re ; e cosi  trattenere  nello  flato  le  forarne  confiderabiliffime 
di  Danaro,  che  n efeono  annualmente  per  il  provedimento 
delle  medefime . Sveglinfi  adunque  i fortunati  Poffeffori  delle 
Campagne  d’  animo  genero! b , e pieni  di  zelo  Patriotico  ; 
quelli  capaci  d’  effere  moffi  dall’  amore  di  vera  e giufta  glo- 
ria , e non  folo  dalla  propria,  ma  anche  dalla  comune  feli- 
cità , e fi  pongano  con  forte  rifoluzione , e con  prudente  co- 
raggio ad  introdurre  anche  tra  noi  la  coltivazione  e prepa- 
razione di  quelli  degli  fopraccennati  Prodotti,  che  poffono effe- 
re  vantaggiofi , e adattati  alla  natura  delle  loro  terre , ed 
alle  circoftanze  delle  rifpettive  fituazioni  . Quelli , che  così 
faranno,  e che  impiegheranno  le  loro  forze  e la  loro  indu- 
ftria  per  avanzare  alla  fua  perfezione  la  tanto  neceffaria  ed 
utile  coltivazione  delle  Piante  infervienti  ai  bifogni  ed  al  co- 
modo 


(XIV) 

modo  dell’  umana  Società,  e quelli  che  arricchiranno  la  Na- 
zione di  nuovi  Prodotti  , ed  introdurranno  nuove  invenzioni 
e modi  di  meglio  e più  fruttuofamente  difporre  le  terre  a 
fertilità,  s acquatteranno  certamente  molta  lode,  e meriteran- 
no d’  elfere  riguardati  come  Uomini  valorofi , e come  bene- 
fici ed  ottimi  Cittadini , e verranno  fommamente  (limati  non 
folum , come  dice  il  grande  Arittotile , propter  inventorum  »- 
nl'ttatem , fed.  tanquam  fapientes , & ab  al'rìs  dtfferentes . Bra- 
mo di  vedere  moltiflìmi  di  quelli  veri  Eroi , de’  quali  già 
molti  ne  abbiamo,,  si  nell’  Inclita  Dominante,  che  nelle  Cit- 
tà, e Terre  di  quello  Sereniffimo  Dominio.-  ed  io  non  man- 
cherò certamente  di  fare  quanto  potrò  per  eccittare  ed  infer- 
vorare gli  Animi  prodi  a cercare  d’  accrefcere  nelle  Venete 
Provincie  le  fpecie  dei  frutti  della  terra,  ed  a migliorare  la 
coltura  di  quelli,  che  abbiamo.  Ciò  farò,  si  nelle  pubbli- 
che Lezioni , che  ne’  privati  infegnamenti , e cogli  Scritti  : e 
nelli  Campi , che  fono  per  avere  negli  anni  ventura-dentro 
quella  Città , potrà  chiunque  imparare  . a conofcere  pratica- 
mente  le  varie  Produzioni  delle  quali  fi  fa  ufo  con  profitto 
in  altri  Paefi,  che  riufcir  polfono  anche  nelle  nollre  terre  ; 
come  pure  quelle  proprie  dei  nollri  Climi , che.  per  non  ef- 
fere  bene  conofciute , fe  ne  giaciono  inutili  e neglette Vi 
fi  vedranno,  parimente  i varj  modi,  di  coltivare  anche  i no- 
llri comuni  ed  ufati  Prodotti,  e quali  di  quelli  modi  riefca-- 
no  i più  vantaggiofi  : ed  una  raccolta  delle  varie  fpecie  di 
terreni  coltivabili , dalli  più  ubertofi  fino  alli  prelfochè  af- 
fatto Iterili , de’  quali  non  mancherò  di  far  rimarcare  agli 
Studiofi  della  Scienza  agraria  le  differenti  proprietà.,  e la  di- 
verta, natura , e d5  indicare  con  quali  concimi  , mifcugli , e 
lavori  fi  pollano  migliorare , e ridurre  più  fertili . Per  me. 
in  fomma  non  fi  mancherà,  per  quanto  mi  farà  poffibile  , 
di  tentare  tutti  i mezzi,  e per  ogni  via,  di  corrifpondere  a 

quei 


( XV  ) 

quei  Provvidi  Sapientiffimi  Oggetti,  per  quali  è fiata  dalla 
Pubblica  Regia  Munificenza  iftituita  quella  Cattedra  d5  Agri- 
coltura, e deflinata  graziofiffimamente  1’  umiliffima  mia  per» 
fona  ad  efercitarla. 


NOI 


NOI  RIFORMATORI 
Dello  Studio  di  Padova  . 


AVendo  veduto  per  la  Fede  di  Revifione  , ed  Approva» 
zione  del  Pubblico  Revifor  D.  Natal  dalle  Lajìe  nel  Li- 
bro intitolato:  Memorie  di  Offerì  azioni  /opra  la  Coltura  , e gli 
ufi  di  varie  Piante  &c . Non  v’  effer  cofa  alcuna  contro  la 
Santa  Fede  Cattolica,  e parimente  per  Atteftato  del  Segreta- 
rio Noftro  , niente  contro  Principi  , e buoni  coftumi  , conce- 
diamo Licenza  a Giovanni  Manfrè  Stampatore  di  Venezia,  che 
poffa  efiere  ftampato , offervando  gli  ordini  in  materia  di  Stam- 
pe , e prefentando  le  lolite  copie  alle  Pubbliche  Librerie  di 
Venezia  , e di  Padova  . 


Dat.  li  12.  Marzo  i?66. 


( Angelo  Contarmi  Proc . Rif 
( Andrea  Tron  Proc.  Rif. 

( Girolamo  Grimani  Rif. 


Regiftrato  in  libro  a Carte  270.  al  Num.  1 6% 6. 


Davìdde  Marchefmi  Segr> 


( XVII  ) 


INDICE 

Degli  Articoli , e delle  cofe  principali } che  fi 
contengono  in  quefia  Opera . 

Nell’  avvlfo  a*  Lettori  fono  accennate  le  cofe  feguenti. 

UN  Sapone  vegetabile  formato  di  radici , delle  quali  fi  può  fare  an- 
che pane  di  buon  fapore , e falubre . pag.  XI 

Canapa  d'  Altea.  XII 

Cotone  prodotto  dagli  Apocini  filato  e teffuto  in  drappo.  ivi 

Materia  filmile  a Lana  formata  colla  fcor^a  dell ’ apocino  Affricano , 
( Apocynum  ere£tum  Africanum  villofo  fruflu , falicis  folio  glabro 
angufto.  Herm.  par.  Bar.  pag.  24.  Tav.  II.  ) e che  come  Lana  fi  può 
filare  e teff  ere , ec.  ivi 

DEL  GUADO  Tav.  I. 


Deferitone,  e denominato ni  d*  effa  Pianta.  pag.  j.  2 

Dove  crepa  fipontaneamente . ivi 

Sua  coltura . 3 

Tempo  dì  raccoglierla  • 4 

Metodo  che  fi  deve  tenere  per  prepararla  « 5 

Mulino  da  macinarla.  5.  6 Tav.  II. 

Altro  metodo  di  prepararla . 7 

Alcuni  Autori , che  hanno  parlato  della  fua  coltura , e preparatole . 8 

Come  fi  proceda  per  preparare  la  Tina  di  Guado  per  tingere  . ivi 

Virtù  Mediche  del  Guado.  p 

Avvertimenti  per  ben  condurre  una  Tina,  15 

Per  conofcere  fe  il  Bagno  della  Tina  di  Guado  abbia  bt fogno  dì  ce- 
nere. 17 

Tina  di  Guado  non  va  mai  a male  per  troppa  cenere.  ivi 

Rimedj  per  rimettere  il  Bagno  di  Guado , divenuto  ofeuro , in  ì fiato  da 
potervi  tingere . ivi 

Bagno  di  Guado  divenuto  ofeuro  per  il  troppo  lavoro . 3 8 

Avvertimenti  per  ben  tìngere  ogni  forte  di  roba.  ip 

Modo  di  coltivare  e preparare  il  Guado  tifato  nei  Paefi  detti  dì  Levar.- 
te.  ' 2J 

Cerne  ivi  tingano  col  Guado  fenra  Indaco » ivi 


Modo 


Ut  * 


(XVIII) 

Modo  di  tingere  col  folo  Indaco , in  Caldaja  di  Rame , chiamata  Vafi 
fello . 23 

Modo  di  tingere  coll * Indaco  in  Tina  a Freddo  . 16 

Deferitone  e figura  del  Vaffello  da  tingere  in  turchino  fetida  Guado  col  fo « 
lo  Indaco . 27.  Tav.  Ili» 

DELL’  INDACO,  O ENDEGO.  Tav.  IV. 


Indaco  che  cofa  fi  a , come  fi  prepari , e dove  fpontaneamente  crefca . 28 

Denominazioni  varie  di  quefla  Pianta . ivi 

Prima  fpecie  d' Indaco  y fua  Patria , e Deferitone  . 2^ 

Seconda  fpecie  d'  Indaco , /«e  Denominatone , e deferitone . 30.  T av.  V. 

Ufo  Medico  delly  Indaco . ivi 

Coltura  dello  fieffo . 32 

Deferitone  delle  Pine  infervienti  alla  maceratone  dell’  Indaco.  34.  Tav. 
VI. 

Avvenimenti  del  Padre  Lahat  intorno  alla  raccolta  dell ' Indaco  . 33 

Modo  praticato  dagl'  Indiani  per  preparare  l'  Indaco  . 3 <5 

Altro  modo  ufato  da'  Chine  fi  . 37 

Sperienree  fatte  fopra  la  coltura  3 e preparatone  dello  fieffo.  38 

Indaco  può  cavarfi  dalla  pianta  Guado . 40 

DELLA  RUBIA  Q ROZA.  Tav.  VII.  Vili. 


Rubia  dove  fpontaneamente  nafta  r e dove  fi  coltivi . 42 

Varie  denominatimi  della  Rubia  . 42 

Deferitone  della  medefima  . ivi 

Coltura  di  effa  , e in  quali  terreni  piu  facilmente  fi  poffa  coltivare . 43 

Quando  fi  debbano  cavare  le  Radici  della  Rubia.  44.  4 <5.  48 

Come  fi  proceda  nel  cavamente  e preparatone  delle  Radici  della  Rubia  . 

49 

Utilità  che  fi  ha  adoprando  le  Radici  della  Rubia.  52 

Affertoni  del  Boeravve  intorno  l'  ufo  Medico  della  Rubia.  53 


RUBIA  SELVATICA.  Tav.  IX. 


Dove  fpontaneamente  crefca , e fua  deferitone . 53.  54 

Lacca  di  Rubia , come  fi  prepari.  54 

Piante  che  poffono  fervire  per  tingere  in  color  di  Rubia . 55 

6W/0  adoprato  in  vece  della  Rubia , ivi 

Come  fi  proceda  per  tingere  colla  Rubia.  $6.  58 

Alluminatone  delle  Robe  di  Lana , e .feto.  ivi 

Alluminatone  del  Filo , e Cotone  . 57 


DEL' 


(XIX  ) 

DEL  PLATANO.  Tav.  X. 


Quanto  foffe  in  eflimazjone  apprejfo  gli  Antichi  il  Platano ..  6® 

Utilità  dell ’ introduzione  del  Platano . 

Coltura  del  Platano  . ivi 

Ufo  economico , e Medico  dello  Jlejfo . 

DEL  SALICE,  DETTO  VOLGARMENTE  SALGARO. 

Scorza  del  Salgaro  può  adoprarji  per  tingere . 64, 

Per  ridurre  la  tintura  del  Salgaro  in  Lacca,  6 5 

Ufo  Medico  dello  Jlejfo  , ivi 

DEL  SALICE  DETTO  SALIX  MONANDRA . Tav.  XI. 

Defezione  di  ejfo  Salice . 6j 

Ufo  della  feorza , delle  bacche , e dell*  eferefeenzp  fungofe  del  fuddetto  Sa* 
lice.  6 8 

Bambagia , 0 Cotone  de  Salici , e d altre  piante . ^ 

Papi  di  Tiffaì  0 Pavera  , <*  g»*/!  ufi  pojfono  fervi  re  » ivi 

DEL  BERBERIS  Tav,  XIL 

i'wtf  deferitone . 7© 

Pdrà  denominazioni  del  Berberi s . 71 

U/7  economici  e medici  del  Berberis . 72.  7^ 


DEL  RHAMNO  GATHARTICO , O SIA  SPIN  CERVINO, 
Tav.  XIII, 


•fad  deferitone . 7^ 

Pdjy  «orai  <3/  Rhamno  Cathartico . 74 

Quando  fi  debbano  raccogliere  le  bacche  del  Rhamno , ivi 

Ufo  economico  dello  jlejfo  » 75 

Ciregie  ine/late  fopra  il  Rhamno  fono  purganti » ivi 

Ufo  nella  Tintura  delle  bacche  del  Rhamno . ivi 

ATodo  di  preparare  , e confervare  il  fucco  del  Rhamno  per  miniare , e di- 
pi»,^ . ivi 

Perde  di  Vefcica  , co/d  fia , e come  fi  prepari  » y<5 

Ufo  Medico  della  Scorza , e delle  bacche  del  Rhamno  . 77 


* * * 


DEL 


( XX  ) 

DEL  RHAMNO  GATHARTICO  MINORE . Tav.  XIV. 


Sua  deferitone . 77 

Denominatovi  ed  ufi  di  quefla  feconda  fpeeie  di  Rhamno . 78.  7 9 

finche  dalli  Semi  dei  Rhamni  fi  può  cavar  olio . ivi 

DELLA  FRANGULA.  Tav,  XV. 

Deferitone  di  ejfa  Pianta . 80 

Ufi  a ' quali  può  fervire  la  Frangala  . 81.  8 a 

Scarda  della  Fr  ungula  adoprata  in  vece  di  Rh ab  arbore . 83 


DELLA  LUTEOLA.  Tav.  XVI. 


Sua  deferitone . 83 

Luoco  natale  della  Luteola,  e fue  denominato ni.  84.  85 

Coltura  di  ejfa.  ivi 

Varj  modi  di  confervare  la  Luteola  per  ufo  della  Tintura  . 8 6 

Modo  di  tingere  in  beliffimo  Giallo  colla  Luteola.  87 

Memorie  lafciate  dagli  vinti  chi  Scrittori  Botanici  della  Luteola.  87.  88 


DELLA  CAMELINA.  Tav.  XVII. 


Deferitone  della  Camelìnd . g p 

Nomi  varj  della  Camelina . ivi 

Coltura  di  ejfa  . 90 

Camelina  feminata  in  Settembre  può  fervire  di  concime.  ivi 

Olio  di  Camelina.  ivi 

Panello  di  Camelina , ferve  per  nutrire  i befliami . ivi 

Ufo  medico  dell'  Olio , e di  tutta  la  Pianta.  gz 


DEL  NAPO  SELVATICO.  Tav.  XVIII. 


Sua  deferitone . P3 

Napo  ferve  d'  ingraffamento  ai  Campi . 93.  p5 

Marna  adoperata  da'  Francefi  e da  altre  Nazioni  per  ingraffare  le  terre 
ivi 

Coltura  del  Napo.  ivi 

Varj  nomi , coi  quali  viene  chiamato  il  Napo . 94 

Ufo  economico  dell'  Olio  di  Napo,  e delle  fue  femen^e  97 

Virtù  Medicinali  dello  fiejfo . 9 8 


DEL- 


( XXI  ) 

DELLA  VERGA  SANGUIGNA . Tav.  XIX. 


Sua  deferitone . pp 

Varj  nomi  di  effa  . I oo 

Ufo  che  fi  può  fare  del  legno , e dell'  Olio  cavato  dai  femi  della  Verga 
Sanguigna.  ioo.  ioi 

Facoltà  Mediche  della  Verga  Sanguigna.  102 

Ferniciofi  effetti  creduti  produrfi  dalla  Verga  Sanguigna.  ivi 

Effetti  filmili  a quelli  della  Verga  Sanguigna  creduti  produrfi  anche  dal 
Sorbo  . ivi 

Toxicodendron  fuoi  pernìciofi  effetti.  103 

DEGLI  VINAGCIVOLI , O SEMI  DELL’  UVA. 

Sua  Deferitone  • 104 

Utilità , che  può  trarfi  dall ’ Olio  cavato  da'  Vinaccivoli . 105 


AV- 


( XXII  ) 

AVVI 


s o 


Delle  pagine  alle  quali  •nanne  inferite 
le  Tavole. 


La 

Tav. 

I.  va  polla  alla 

pag.  2 

La 

Tav. 

II. 

6 

La 

Tav. 

IH. 

27 

La 

Tav. 

IV. 

30 

La 

Tav. 

V. 

3a 

La 

Tav. 

vr. 

34 

La 

Tav. 

VII. 

42 

La 

Tav. 

Vili. 

42.  fud. 

La 

Tav. 

IX. 

54 

La 

Tav. 

X. 

éz 

La  Tav.  XL 

6 8 

La  Tov.  XIL 

. 70 

La  Tav.  XIIL 

74 

La  Tav.  XIV. 

78 

La  Tav.  XV. 

80 

La  Tav.  XVI. 

84 

La  Tav.  XVII. 

9o 

La  Tav.  XVI IL 

94 

La  Tav.  XIX. 

ICO 

Errori 


( XXIII  ) 


Correzioni 


Pag.  48.  lin.  8.  Ved.  Tav.  III.  Ved»  Tav.  7. 

68.  lin.  12.  Tav.  XII.  Tav.  XI. 

lin.  22.  Giovanni  Bauchino  Giovanni  Bauhino . 
103.  lin.  13.  pag.  Tab.  pag.  323.  Tab.  243. 


( XXIV.  ) 

AVVERTIMENTO. 


La  /piegatone  della  Tavola  XI.  pofta  alla  pag.  <58. y cioè 
delle  produzioni  del  Salice , ivi  marcate  colle 
lettere  L.  ed  M. 

A lettera  L.  rapprefenta  la  figura  d’  alcune  efcrefcen» 


ze  fungofe,  che  nafcono  fopra  alcuni  dei  rami  del 


Salice  ivi  defcritto , le  quali , raccolte  in  Maggio  , mentre 
fono  tenere,  danno  fucco  di  color  giallo  finiffimo , che  può 
fervire  fenza  ajuto  d*  altro  ingrediente  per  miniare , e che , 
condenfato  , fi  può  confervare  lungamente . 

La  lettera  M.  moftra  alcune  gallozzole,  che  nafcono  di 
frequente  fopra  le  foglie  della  fteffa  pianta  , le  quali,  co- 
me pure  r efcrefenze  fuddette  , vengono  prodotte  dalle 
punture  di  certo  infetto , che  ferifce  le  parti  tenere  di 
quella  pianta  per  inferirvi  Ifr  proprie  uova . 


ME- 


MEMORIE 

SOPRA  L A COLTURA 

ED  USI  DI  VARIE  PIANTE- 

DEL  GUADO 

TAVOLA  I. 

Sfendo  il  Guado  una  delle  Droghe  coloranti 
principali  e piti  importanti  nell’  Arte  Tintoria  , 
la  quale  impiegata  fola,  e molto  meglio  unita 
coll’  Indaco,  e preparata  come  conviene,  for- 
ma ogni  atto  di  Azzurro,  ed  anche  di  Verde 
col  mezzo  del  giallo,  colori  certamente  dei  piò 
nobili  e vaghi  che  da  detta  Arte  ci  vengano  procurati , ci 
pare  perciò  conveniente  eh’  elfo  debba  occupare  il  primo  luo- 
go: e perciocché  quella  pianta  viene  chiamata  con  diverfi 
Tom.  I.  A nomi. 


a COLTURA  ED  USI 

nomi , mi  lufìngo  di  fare  cofa  grata  a’  curiofi , e ftudiofi 
indicarli , prima  d’  entrare  a parlarne  . 

Da’  Scrittori  latini  fi  chiama  ; Ifatis  fativa , vel  latifolia 
Bauh.  pin.  1 1 3.  Ifatis  fi  ve  Glaflum  fativum  Bauh.  hift.  Jfa - 
tis  Domeftica , five  Glafium  Matth.  Ifatis  fativa  Tragi , Fuchi! , 
&c . Dodonei.  Ifatis  Tintoria  Linn.  Spec.  plant.  Glafium  fa - 
tivum . Ray  hift.  1.  pag.  842.  &c. 

In  Italiano  fi  nomina  Guado . 

In  Francefe  Guefde , Guelde  , ou  Vouede , c Pafiel,  vedi  Sa- 
vary  Di&ionaire  univerfel  de  Commece  Tom.  2.  pag.  2 p% 
Se  ppp- 

In  Inglefe  dicefi  , Wode , e VFade . 

In  Tedefco  , Weydt . 

In  Arabo,  Bili , Dileg , Vefme^  Chat  e , C ha  tis  , Alcha  ^ 
Adlen  , overo  Adblen . 

Nafce  il  Guado  fpontaneamente  nei  Lidi  del  Mare  Balti- 
co, dell’  Oceano  , e dei  Mediterraneo  , Si  coltiva  in  Lin- 
guadocea  , ed  in  altri  luoghi  della  Francia  , ed  in  Inghilter- 
ra ec.  Nafce  Y Autunno  * e nel  Maggio , o Giugno  dell* 
Anno  fufleguente  fìorifce , e matura  le  fue  Temenze . 

Quella  pianta  produce  moltilftme  foglie  lunghe  una  fp  a fi- 
na , ed  alle  volte  un  piede , e larghe  una , o due  oncie  , 
fecondo  la  qualità  del  terreno  , carnofe , lifeie  alla  parte  di 
fopra , ed  un  poco  pelofette  ai  difetto , particolarmente  il 
nervo  che  percorre  per  mezzo  delle  medefime . Vedi  fig.  ( A ) 
Il  contorno  di  effe  foglie  è ora  intiero , ora  incifo  , ora  den- 
ticolato , ed  ora  crefpato , 0 fia  ondulato . ( b c ) Quando  in- 
cominciano ad  invechiarfi , alcune  prendono  un  color  pavo» 
nazzo  verfo  1’  eftremità  , ed  altre  s’ ingialliscono . 

Il  fufto  di  quefta  pianta  s’  erge  all*  altezza  di  due , o tre 
piedi , veftito  di  foglie , fatte  a guifa  di  lande , che  abbrac- 
ciano la  meta  d’  elfo  fufto . Nella  Sommità  è divifo  in  mol- 
ti 


DI  VARIE  PIANTE.  $ 
ti  ramufcelli  fparfi , carichi  di  fiori  gialli , compofti  di  quat- 
tro foglie  ; caduti  li  quali , fuccedono  le  filique , o Temenze  , 
pendenti,  fatte  a guifa  di  picciole  linguette,  che  ralfomiglia- 
no  moltiflitno  a quelle  del  Fralfino,  o fia  Orno,  (de)  A» 
vanti  la  loro  maturità  fono  verdi  , ma  nel  maturarli  fi  fan- 
no di  color  violaceo— fcuro , che  confervano  anche  dopo  che 
fono  mature  e fecche  : e ciafcuna  di  quelle  filique  contiene 
inclufo  un  folo  Teme  picciolo,  e lunghetto  , di  color  giallo, 
ed  oliofo. 

G.  rapprefenta  la  pianta  appena  nata  dal  Teme. 

Coltura  del  Guado , 

IL  Guado  fi  femina  gli  ultimi  di  Febbraio , o nei  primi 
di  Marzo,  e crefce  in  ogni  forte  di  terreno,  purché  fia 
prima  fiato  ingranato,  ed  arato  due  volte  almeno  ; cioè  fi 
letama , e s’  ara  la  terra  il  mefe  di  Ottobre , o di  Novem- 
bre , falciandola  così  lavorata  tutto  1*  Inverno , acciò  il  Ghiac- 
cio la  firitoli  e fciolga.  Indi  verfo  il  fine  di  Febbrajo  fi  ara 
nuovamente  detta  terra , e fi  fpiana  grolfamente  con  F erpi- 
ce . Preparata  in  quello  modo  vi  fi  femina  il  Guado  , avver- 
tendo che  per  ogni  campo  di  terra  vi  vogliono  cinque  quar- 
te di  Temenza  : e fe  il  terreno  farà  ben  preparato , ed  ingraf- 
fato, fe  gliene  potranno  dare  fino  Tei  quarte;  poiché,  quan- 
to più  nafcerà  fpelfo , tanto  più  vi  fi  potranno  lafciare  delle 
gambe  alfai,  fe  faranno  morbide  e vegete  ; ma  eflendo  ma- 
gre , fi  dovranno  cavare  le  fuperflue . Seminato  dunque  che 
fia , bifogna  erpicare  nuovamente  più  volte  la  terra , acciò 
la  femenza  fi  mefcoli  bene  con  la  medefima , e refti  coper- 
ta. Quando  farà  nato,  e crefciuto  all’  altezza  di  quattro  di- 
ta, bifogna  zapparlo,  e ftirpare  F erbe  cattive;  e dove  fa- 
rà troppo  fpelfo  fi  deve  fchiararlo , e le  piante , che  fi  ca- 

A 2 veran- 


4 COLTURA  ED  USI 

veranno,  fi  trafpianteranno  in  terreno  preparato  a tal  ufo  di* 
fianti  f una  dall’  altra  quafi  un  palmo , annafiandole  la  fera 
dello  fteflo  giorno , in  cui  fi  fono  trafpiantate , fe  però  la 
terra  non  folfe  bagnata  di  frefco  dalla  pioggia . Il  medefimo 
fi  farà  nella  prima  fettimana  d’  Aprile  , ed  anche  più  pre- 
fio , o più  tardi  , fecondo  che  la  ftagione  , e lo  fiato  del 
Guado  comporterà . Verfo  poi  li  quindici  di  Giugno  fi.  farà 
la  prima  raccolta,  ftrappando  le  foglie  del  Guado  colle  ma- 
ni , o pure  ( col  falcetto , ) oflervando  però  di  farlo  in  tempo 
afciutto,  e dopo,  che  il  Sole  avrà  afciugata  tutta  la  rugiada 
della  notte , e ciò  fi  olferverà  in  ogni  raccolta:  Dopo  fi  zap- 
peranno leggiermente  le  piante  del  medefimo  fpogliate  dalle 
Foglie,  levandogli  tutte  le  cattive  Erbe,  facendo  lo  ftelfo  nel- 
la raccolta  che  fi  far'a  nel  mefe  di  Luglio , ed  in  quello  di 
Agofto , e di  Settembre , che  in  tutta  la  ftagione  verranno 
ad  elfer  quattro  raccolte  •,  delle  quali  le  prime  tre  fono  le 
migliori  ; la  prima  però  è f ottima  , e la  più  flimata , e la 
quarta  è la  più  inferiore , e che , fe  f Autunno  vada  piovofo 
e freddo,  non  è d’  alcuna  efficacia  per  la  Tintura. 

Fatta  1’  ultima  raccolta  di  Settembre  , fi  lafcieranno  ere- 
feere  nuovamente  le  foglie  del  Guado , il  quale  circa  la  me- 
tà di  Ottobre  fi  arerà  fotto,  acciò  ferva  di  concime  al  ter- 
reno. Paffati  altri  quindici,  o venti  giorni,  fi  potrà  femi- 
nare  nella  medefima  terra  del  Formento , che  se  n avrà 
belliffimo  raccolto . Perchè  poi  ferva  quella  pianta  di  mag- 
gior ingralfamento  alla  terra , farà  molto  meglio  di  lafciarla 
nel  campo  tutto  1’  Inverno,  e nelli  primi  di  Marzo  ( che 
farà  crefciuta  all’  altezza  di  più  d’  un  piede  ) fotterrarla  colf 
Aratro , e poi  feminarvi  a fuo  tempo  del  Formentone , che 
fi  avrà  ottimo  raccolto.  Se  i campi  di  Guado,  faranno  fiati 
cinque  , non  bifogna  ararne  che  quattro  ; lafciandone  fempre 
d’  ogni  cinque  uno  per  la  femenza;  la  quale  fi  raccoglierà 

nei 


DI  VARIE  PIANTE.  5 
nel  Maggio  , o Giugno  dell’  anno  fufleguente . Quando  effa  Te- 
menza farà  matura , fi  taglierà  il  Guado  , e fi  porterà  nell1 
Aja,  difendendolo,  come  fi  fa  il  Fermento  : e quando  farà 
ben  foleggiato  , la  fi  batterà  e fi  riporrà  in  granajo,  ferban- 
dovela  fino  a tempo  opportuno  di  feminarla  ; avvertendo  pe- 
rò che  bifogna  Tempre  avere  la  Temenza  del  Guado  anticipa* 
ta  per  due  anni  : mentre  1*  anno , che  fi  femina , non  fiori- 
le e , ma  folamente  ( come  dilli  ) nel  fecondo  anno  , nel 
quale  maturano  anche  le  fue  femenze  fuori  di  ftagione  di 
poterle  feminare  . Se  però  fi  volefie  feminare  il  Guado  fola- 
mente  per  avere  le  fue  femenze  nel  Giugno  fulfeguente , m 
tal  cafo  ballerebbe  di  farne  la  feminatura  in  Autunno  » 

Metodo  che  fi  deve  tenere  per  preparare  il  Guado  ; 


Rima  di  divenire  alla  raccolta  del  Guado, è neceflario  di 


prepararli  il  Mulino , rapprefentato  nella  Tavol.  2.  che 
per  elfere  affatto  limile  a quelli , nei  quali  fi  macinano  Y 
Ulive , e le  femenze  di  Lino  ec.  per  trame  Olio , e la  Vallonia 
per  acconciare  i Corami , ftimo  affatto  fuperfiuo  di  defcriverlo . 

Preparato  adunque  tale  Mulino , e venuto  il  tempo  di 
fare  la  raccolta  di  detto  Guado , il  che  fi  conofce  quando  le 
fue  foglie  principiano  a colorirli  nel  contorno  , e fpecialmen- 
te  nella  fommità  , allora  bifogna  raccoglierle  ; cioè  , o ifirparle 
colle  mani  di  gambo  in  gambo , o con  ferro  adattato  a tale 
operazione,  come  ho  detto  altra  volta,  e riponendole  den- 
tro delle  Corbe , o Celle  : e portandole  fubito  all’  ombra  , 
acciocché  non  venghino  danneggiate  dal  Sole  , difendendole  , 
ed  andandole  rivoltando,  fino  a tanto  che  fiano  alquanto  ap« 
palfite,  acciò  efali  la  foverchia  umidità  del  loro  fugo  , che 
potrebbe  elfer  dannofa  alla  palla  di  Guado  da  farli.  Dopo 
dò  fi  mettono  prontamente  fatto  la  Mola  A.  per  macinarle. 


la 


6 COLTURA  ED  USI 

la  quale  viene  girata  dal  Cavallo  B.  fopra  il  Vafo  C.  di 
pietra , alquanto  concavo  , che  è,  poco  più  grande  del  giro 
che  fa  la  Mola , la  quale  vi  Ila  fopra  verticalmente , come 
la  Figura  dimortra.  Macinata  tutta  quella  quantità  di  dette 
foglie , che  può  efiere  contenuta  dai  fuddetto  Vafo  del  Muli- 
no , tanto  fottilmente , che  non  vi  fi  difcernino  piu  le  coffe , 
falli  fermare  il  Cavallo,  e fe  ne  eftrae  la  palla  delle  mede- 
fime , rimettendovi  nuove  foglie , e macinandole  nel  medefi- 
fimo  modo  : e così  continuando  fino  che  tutta  la  raccolta 
delle  rtefie  fia  ridotta  in  parta  , la  quale  devefi  poi  acconcia- 
re in  uno  delli  due  modi  feguenti , de’  quali  il  fecondo  è 
il  migliore  ed  il  piu  facile. 

Il  primo  modo  di  preparare  il  Guado  fi  è di  ridurre  tutta  la 
parta,  o mafia  di  foglie  macinate  in  tante  palle  pefanti  circa 
20  , o 24.  oncie  ognuna  : e quelle  palle  fi  pongono  a fec- 
care  al  Sole  , o all’  Aria  , (*)  fopra  delle  grade  fatte  di 
legno,  oflervando  che  non  s’  imputridifcano,  o muffino,  co- 
me può  facilmente  accadere  quando  la  ftagione  non  fia  ben 
calda  e fecca;  la  quale  non  efiendo  tale,  fa  d’  uopo  di  fec- 
carie  in  Forno  , o ftufa  a ciò  adattata  . Seccate  che  faran- 
no , le  fi  metteranno  in  granajo  , fino  a tanto  , che  fi  a- 
vranno  macinate , ridotte  in  palle  , e feccate  anche  tutte  le 
foglie  dell’  altre  tre,  o quattro  raccolte  nel  modo  fuddetto, 
il  che  fatto , ( che  farà  in  Settembre  ) fi  unifcono  tutte  det- 
te palle , ed  in  luogo  terreno  , e ben  mattonato  , ed  afciut- 
to , fi  riduranno  in  polvere  grofiolana , battendole  con  baffo- 
ni, o mazze  di  legno.  Quella  polvere  di  Guado  fi  anderà 
poi  afpergendo  leggermente  con  acqua  , gettandola  colla  Pa- 
la 


( * ) Ho  ofiervato  che  la  palla  di  Guado  , feccata  al  Sole  cocente  , vi  acquàia 
un  color  nero  azzurrino  , e riefce  ottima  ; e che  quanto  più  fi  tiene  efpofta  all* 
aria,  ed  al  Sole,  tanto  maggiormente  fi  perfeziona  , purché  non  fi  bagni  , 0 che 
molto  s’ inumidifca  » 


DI  VARIE  PIANTE.  7 
la  or  dall’  una  , or  dall*  altra  parte  della  danza  fino  che 
continuando  ad  irrorarla  , e mefchiarla  , fia  temperatamente 
bagnata  ; ma  non  troppo  , perchè  la  troppa  acqua  F an- 
nega e guada  , nè  troppo  poco  , perchè  s abbrucia  . 

Fatto  quedo  con  diligenza  , fi  riduce  tutta  la  mafia  in  un 
mucchio  non  molto  alto,  nè  molto  largo,  ma  lungo:  e cosi 
fi  lafcia  fino  che  vi  fia  eccitata  fermentazione  , e che  fiali 
ribaldata  alquanto»  Allora  bifogna  agitarla  colla  Pala  , get- 
tandola da  un  luogo  all'  altro;  e continuare  a moverla  tutta 
ed  agitarla  nel  fuddetto  modo  una  volta  ogni  giorno , o pure 
un  giorno  sì  e F altro  no  , fino  che  abbia  perfo  molto  dei 
fuo  calore,  e divenga  quali  fredda,  nel  qual  cafo  baderà  poi 
moverla  ogni  quattro  , o fei  giorni  , fino  al  totale  fuo  raf- 
freddamento; avendo  poi  cura  che  bene  s’ afciughi. 

Quella  operazione  richiede  molta  attenzione  e diligenza , 
fe  fi  vuole  aver  il  Guado  d’  ottima  qualità  , e di  tutta  ef- 
ficacia : e quando  fi  è preparato  , e benifiimo  difieccato  , fi 
pone , e fi  conferva  in  luogo  frefco  , e ben  mattonato , fin- 
ché venga  f incontro  d’  efitarlo , o d^adoprarlo  nella  tintu- 
ra : e chiamali  Guado  in  polvere . 

Alcuni  cofiumano  di  preparare  da  fe  ogni  raccolta  di  Gua- 
do nel  modo  fopraddetto  : e così  ne  hanno  di  tante  qualità 
didime,  quante  fono  le  raccolte  medefime  ; e lo  vendono  a 
prezzi  differenti,  a norma  di  fua  bontà. 

Il  metodo  fecondo  di  acconciare  il  Guado  , fi  è di  maci- 
nare le  foglie  fin  tanto  che  non  fi  conofcano  piu  le  code 
delle  medefime,  come  ho  fopra  indicato  ; ammucchiando  poi 
la  pada  , e calcandola  bene  colle  mani , e co’  piedi  y bat- 
tendola in  fine  ed  uguagliandola  colla  Pala.  Si  lafcia  così 
ammucchiata  detta  mafia  fin  tanto  che  fi  vedrà  avere  for- 
mata ederiormente  una  eroda  nera  ; la  quale  di  tratto  in 
tratto  che  anderà  crepando  5 e forgiando  delle  fiffure  , bifo- 
gna 


$ COLTURA  E lì  USI 

gna  andarle  bene  chiudendo,  altrimente  la  parta  (Vanirebbe' ^ 
e vi  lì  generarebbono  dei  vermi,  che  la  guaftarebbono . 

Dopo  quindici  giorni  bifogna  rompere  la  fuddetta  mafia  col- 
le mani,  e mifchiare  bene  la  parta  , formandone  delle  Pal- 
le, pefanti  ognuna  20  , o 25,  onde.  Si  premono  bene  que- 
lle Palle  , ed  il  primo  uomo  le  da  ad  un  fecondo  , che  le 
batta  e prema  in  una  fcudella  di  legno , come  fi  fa  il  Bur- 
ro . In  line  fi  danno  ad  un  altra  perfona  , che  in  una  fcu- 
della più  piceiola  finifca  di  modellarle  , e renderle  lunghe  o- 
vate  , e ben  unite , e compatte . Quelle  pallottole  fi  leccano 
al  fole  fopra  delle  grade  di  legno,  fatte  a tal  requi fizione  .Le  buo- 
ne sì  diftinguono  rompendole , che  dentro  fono  violette  , e di  buon 
odore , e pefanti . Quelle  palle  i Francefi  le  chiamano  Coques  3 
o Coquaignes , e tutte  unite  le  chiamano  Pajìel  en  Coquaìgne  • 
Quelli  fono  due  metodi  di  preparare  tale  utile  ed  impor- 
tantiflìma  Droga  , che  da’  noftri  Tintori  fi  chiama  Guado  j 
la  quale  quando  fia  preparata,  o nell’  uno,  o nell’  altro  mo- 
do colle  defcritte  diligenze  , non  fara  foggetta  a guaftarfi , 
ma  anzi  più  che  rtarù  lungamente  ammucchiata  , più  lì  fara 
buona  . Egli  è defcritto  nelli  modi  eh’  io  medefimo  ho  ef- 
peri mentati  , ed  olfervato  efier  li  migliori  , e li  meno  fati- 
eofi  . Quelli  però  che  volelfero  confrontarli  con  quelli  che 
ne  infegnano  altri  Autori  , polfono  vedere  il  Dizionario  di 
M.  Savary , (a)  1’  Irtoria  delle  Piante  del  Ray  (£),  quella 
del  Dalecampio  (c).  Gli  Elementi  d’  Agricoltura  di  M.  Du • 
hamel  ( d)y  la  Storia  naturale  ec.  di  M.  AJìruch  ( e ) &c. 

Defcritto  il  modo  di  feminare  , coltivare  , e preparare  il 
Guado  , refta  ora  ad  infegnare  quello  veramente  particolare  s 
ed  ingegnofifiìmo , d’ impiegarlo  nella  Tintura  di  Sete,  Filo ^ 

Bam- 

(«)  Di&ion.  Univerfel  de  Commece  Tom.  II.  pag.  999. 

( b ) Ray.  Hift.  Plant.  Tom.  I.  pag.  899. 

{c)  Dalech.  Hift.  Lugd.  Tomi  I.  pag.  499. 

M ) Duhamel.  Elements  d’  Agriculture  Tom.  II.  pag.  234. 

(f)  Aftruch  Hiftoire  Baturelle  Du  Languedoc  pag.  330.  & 331. 


DI  VARIE  PIANTE , <? 

Bambagio  , e Lane.  Ma  prima  di  far  ciò , mi  par  bene  di 
aggiungere  che  il  Guado,  oltre  all’  eflere  neceffario  nell’  Ar- 
te Tintoria , è anche  utile  alla  Medicina . Le  fue  foglie  pe- 
lle , ed  applicate  , rifolvono  le  Pofleme  , faldano  le  Ferite 
frefche,  {lagnano  i Fluii!  di  fangue , guarifeono  il  Fuoco  Sa- 
cro , e l’ Ulcere  che  vanno  ferpeggiando  per  il  corpo  . Il  Ray 
parlando  della  virtù  di  quella  pianta , infegna  anche  eh’  ella 
facilmente  fomminiftra  un  Sai  volatile  di  molta  virtù  contro 
lo  Scorbuto , e 1’  Angina  . Glajìum  ( fono  fue  parole  ) facil- 
iime & copio [ìjjime  pr&bet  falem  •volatilem  , imo  fine  igne , 
e gre  gii  ufus  in  Scorbuto  & Angina . 

Ippocrate  nel  fuo  Libro  de  Ulcerìbus , configlia  le  foglie 
pelle  di  Guado  col  feme  di  Lino , in  cataplafmo  per  le  ul- 
cere quando  vi  è pericolo  di  rilipola  ; o vuole  che  li  faccia 
un  cataplafmo  di  ferni  di  Lino  inumidito  col  fugo  di  Gua- 
do. E quello  è un  eccellente  vulnerario. 


A preparazione  della  Tina  di  Guado  è delle  più  impor- 


tanti operazioni  dell’  Arte  Tintoria  , ma  inlìeme  anche 


delle  più  difficili  , e che  non  di  rado  fa  delirare  quelli  an- 
cora , che  fono  in  tal  Arte  invecchiati . 

Stimo  dunque  di  far  cofa  molto  utile  e grata  colf  infe- 
gnare  il  modo  più  ficuro  per  ben  riufeirvi , dando  anche  tutti 
quegli  avvertimenti , che  vi  fono  necelfarj.  Senza  entrare  nella 
deferizione  della  forma  d’  effa  Tina  , che  può  facilmente  ve- 
deri ed  olfervarfi  in  ogni  Tintoria,  palfo  ad  infegnare  come 
vi  lì  prepari  dentro  la  tinta , e come  s’  adopri . 

Volendo  ( per  efempio  ) preparare  una  Tina  , che  tenga 
cento  libre  grolle  di  Guado  , fi  pongono  in  una  Galdaja  fe- 


Come  fi  proceda  per  preparare  la  Tina  di 
Guado  per  tingere . 


B 


dici 


IO  COLTURA  ED  U S T 

dici  in  diciotto  Secchi  d’  acqua,  o di  Fiume  , o di  Fonte  * 
con  entrovi  mezza  quarta  di  femola  , o fia  Crufca  di  fru- 
mento . Si  fa  fcaldare , e quando  è tepida , ma  che  però  non 
fcotti , vi  il  mette  dentro  la  fuddetta  quantità  di  Guado  , e 
vi  fi  lafcia  più  ore,  fino  a tanto  che  fia  ammollito  , e che 
pofla  ftemperarfi  colle  mani  ; come  bifogna  fare  a pezzo  per 
pezzo  y fciogliendolo  quanto  meglio  fi  può  dentro  detta  acqua, 
onde  pofla  comunicare  la  fua  tintura , Si  lafcia  nella  ftefla 
Caldaja  fino  che  fia  pronta  da  poter  fi  gettar  nella  Tina  la 
feguente  Semolata  , o Bagno  ; quale  fi  fa  , empiendo  d’  a- 
cqua  di  Fiume  o di  Fonte  una  Caldaja  di  circa  trenta  Sec- 
chi , e mettendovi  dentro  altra  mezza  quarta  di  detta  Se- 
molata , e facendola  bollire . Quando  bolle , fe  le  leva  il  bol- 
lore gettandovi  dentro  due  fecchi  d’  acqua  fredda  : e fubito 
fi  gettano  nella  Tina  le  fopraddette  libre  cento  di  Guado 
{temperate  nella  Caldaja  ; la  qual  Tina  per  quella  quantità 
deve  eflere  alta  cinque  piedi , e larga  due . 

Portovi  dentro  eflò  Guado  con  tutta  la  Semolata  ,,  in  cui 
fi  è difciolto , vi  fi  va  torto  gettando  fopra  la  nuova  Semo- 
lata , alla  quale  fi  è levato  il  bollore  con  detti  due  fecchi 
«T  acqua  fredda,  fino  che  tutta  vi  fia  mefia  ; avvertendo  però 
di  continuar  fempre  a mefchiarvi  dentro  nel  tempo  che  vi  fi 
unifce  la  medefima  Semolata,  affinchè  il  Guado  non  fi  fcotti . 

Subito  dopo  fi  gettano  nella  Tina  dodici  libre  grofle  di 
cenere  di  Pernumia  , fe  detto  Guado  fu  pefato  alla  grofla  , 
o dodici  libre  fottili,  fe  fofle  eflb  fiato  cento  libre  alla  fot- 
tile  . Mettavi  la  cenere  , fi  paliza  ; cioè  fi  mefchia  bene  e 
prontamente  il  Bagno,  affinchè  erta  cenere  per  tutto  il  me» 
defimo  fi  fparga,  e vi  fi  unifca^ 

Fatto  ciò  fi  cuopre  la  Tina  col  fuo  coperchio  , e fopra 
quello  fi  pongono  Coperte  grofle  di  Lana,  e Drappi , accioc- 
ché il  Bagno  vi  fi  confervi  caldo  : e fi  lafcia  poi  in  ripofo 


DI  V A 711  E PIANTE. 
tìrca  ott'  ore . Dopo  quello  tempo , fi  lcuopre  3 e nuovamen- 
te  fi  paliza  colla  pala  molto  bene  ; offervando  fé  dia  alcun 
fegno  di  venir  a colore  , come  dirò  qui  lotto . 

Si  ricopre  ancora  bene,  e fi  lafcia  quieta  altre  ore  quat- 
tro ; pattate  le  quali , fi  fcuopre  nuovamente , e con  fpattola 
di  legno  fi  sbatte  il  Bagno  ^ guardando  fe  viene  a colore , 
che  fi  conoice  quando  fa  una  fchiuma  come  di  latte  , quale 
fi  va  trafmutando  in  colore  periato  , e fi  dilegua  in  parte 
come  friggendo . Quando  ciò  s oflerva , fi  paliza  nuovamen- 
te , e fubito  fi  cuopre , affinchè  fila  calda  , come  è necetta* 
rio  : e dopo  mezz5  ora  circa  fi  toma  a fcoprirla , ed  a sbat- 
tere il  bagno  colla  fpattola  , come  fopra,  per  vedere  fe  la 
fchiuma  fia  di  color  celette  carico  ; e fe  fia  piò  loda  e fuf- 
fiftente,  e che  più  non  fi  dilegui  friggendo. 

Apparendo  quelli  fegni  , il  Bagno  della  Tina  è venuto  a 
colore  e però  bifogna  gettarvi  dentro  altre  fei  libre  grotte 
( fuppofto  che  fi  fia  fempre  ufato  quello  pefo)  di  detta  Ce- 
nere di  Pernumia , palizando , o fia  mefchiandovi  dentro  mol- 
to bene , affinchè  etta  fi  confonda  ed  unifca  con  tutto  il  Ba- 
gno medefimo  : e fi  torna  a coprire  , lafciandola  in  ripofo 
altre  quattr’  ore  circa . 

In  quello  tempo  fi  fanno  bollire  circa  trenta  fecchi  d* 
acqua,  unitavi  mezza  quarta  di  femola  di  frumento:  e men- 
tre che  ciò  fi  efeguifce  , fi  macinano  tre  libre  grotte  d’  In- 
daco o Endego  , di  buona  qualità  , e che  prima  fia  fiato 
quattr  ore  o più  ad  ammollirfi  in  acqua  tepida.  Macinato, 
fi  cola  per  lofiaccio,  e quello,  che  non  patta,  fi  rimacina,  e 
cola  ; cofi  facendo  , fino  che  tutto  fia  pattato  , e come  di- 
fciolto  in  acqua . 

Preparato  cosi  1’  Indaco , e bollendo  nella  Caldaja  data  Se- 
molata, fe  le  fa  perdere  il  bollore  con  acqua  fredda  quanto 
Balli,  e fi  getta  nella  .Tina^  dandole  la  piena  , e ben  pali- 

B 2 zan- 


312  COLTURA  ED  USI 
2ando  tutto  il  Bagno.  Indi  vi  fi  mette  dentro  detto  Indaco, 
aggiungendovi  tre  altre  libre  della  fuddetta  cenere  , e ripa- 
gando beniffìmo , acciò  fi  confonda  con  tutto  il  Bagno  ; co» 
prendola  poi  prefiamente  , e lafciandola  quieta  circa  quattr 
ore . 

Pallate  le  quattr  ore , fi  fcuopre  la  Tina , e fi  guarda  di 
qual  colore  fia  il  Bagno  : e fe  fi  vede  eflere  di -color  verde 
ofcuro,  bifogna  ricoprirla,  e lafciarla  ripofare  ancora  qualche 
ora  , fino  che  fi  apre  detto  Bagno  il  Golor  giallaftro  roffi- 
gno . Arrivata  la  Tina  in  quello  fiato , vi  fi  aggiungono  altre 
due  libre  di  detta  cenere  , ben  palizando  , affinchè  tutto  il 
Bagno  col  fuo  fondo  di  Guado  , e d’  Indaco  beniffìmo  fi 
maeftri  : e fi  ricuopre  , lafciandola  cosi  per  cinque  in  fei  ore «, 

Bifogna  però  Ilare  attenti , guardando  di  tratto  in  tratto , 
le  mutazioni  che  fa,  acciò  non  patifca , e perchè  tal  volta 
il  Guado  fermenta  con  furia  confumandofi  la  cenere  ; nel 
qual  cafo  il  Bagno  fi  apre  in  colore  aliai  giallo  roffeggiante , 
e nei  contorno  della  Tina  fi  vede  certa  fchiumetta  bianchic- 
eia;  come  pure,  nel  palizarvi  dentro,  vi  fi  forma  tanta  di 
detta  fchiumetta  che  tutta  la  cuopre  : e fe  non  vi  fi  rime- 
dia prontamente,  tutto  fi  guada. 

Accadendo  tale  inconveniente,  il  Tintore  deve  fubito  get- 
tare di  detto  Bagno  in  Caldaja,  tanto,  quanto  pofia  badare 
a ben  rifcaldare  tutta  la  Tina  , con  cinque  libre  della  fud- 
detta  cenere  , e farlo  levare  il  bollore  , mettendo  nello  ftelfo 
tempo  altre  cinque  libre  della  medefima  cenere  nella  Tina, 
e palizando,  acciò  non  s’avanzi  a peggiore  fiato. 

Quando  la  porzione  di  Bagno  polla  in  Caldaja  avra  prin- 
cipiato a bollir  bene,  fi  rimette  tofio  nella  Tina  , e pretta- 
mente fi  paliza  , e fi  cuopre  . In  cotal  modo  s’  impedirà  al 
Bagno  di  guadarli , anzi  fi  far  a ritornare  in  buono  fiato;  ma 
fi  deve  però  fapere  che,  per  il  patimento  che  ha  fatto,  re- 
ità- 


DI  VARIE  PIANTE.  i3 
Stara  alquanto  giallaftro  ; e talmente  , che  uno , che  non  ab» 
bia  grande  Sperienza  , lo  gettarebbe  come  inutile  e guaito, 
non  lo  vedendo  del  colore  coniùeto. 

Accada  però , o non  detto  accidente , bifogna , fe  fi  vuo- 
le  trarre  tutto  il  polfibile  profitto  dalla  fua  Tina  , allettare  y 
avanti  di  tingervi,  circa  ventiquattr’ ore,;  quantunque  anche 
dopo  dodici  folitamente  vi  fi  potrebbe  colorire,  ma  con  mol- 
to minor  vantaggio. 

Il  buono  e diligente  Tintore  , afpettando  adunque  che  fi 
compia  tal  tempo  di  circa  ventiquattr  ore  dal  punto  in  cui 
ha  pollo  1’  Indaco  nella  Tina  , deve  Ilare  molto  attento , 
guardando  il  Bagno  di  tanto  in  tanto,  e dandogli  circa  due 
libre  di  detta  cenere , quando  dal  colore  gialliccio  vede  che 
ne  ha  bifogno  ; palpandola , e tenendola  coperta  , fatta  tale 
operazione , acciò  non  fi  raffreddi . Cosi  il  Guado  ha  tempo 
ballante  d5  efercitare  la  tua  forza,  e di  fcioglier  , o , come 
elicono , di  maturare  1’  Indaco  , e renderlo  operativo  e tin- 
gente : ed  allora  la  Tina  è ridotta  a perfezione , e vi  fi  prin- 
cipia a tingere  , prima  robe  di  Lana  fe  ve  ne  fiano , o al- 
tre robe  grolfe  . Le  robe  di  Lana  però  fono  piu  a propo- 
fito  per  incominciarvi  a colorire  , perchè  la  Lana  netta  e 
purifica  il  Bagno  : e tinte  che  vi  fi  abbiano  tali  robe  di 
Lana , o altre  cofe  graffatane , fi  dà  alla  Tina  due  libre  della 
predetta  cenere,  fi  paliza  , e fi  cuopre. 

Dopo  tre  ore  vi  fi  poffono  poi  tingere  lavori  di  qualun- 
que forte  , che  andera  facendo  Tempre  meglio , dando  colori  piu 
belli,  e più  lucidi  dei  primi.  Tinto  che  vi  fi  abbia,  fi  torna  a 
palizare  dandovi  ancora  due  libre  di  cenere  , fe  fi  vede  che  ne 
abbia  bifogno , avanti  però  di  palizarla , e tenendola  poi  coper- 
ta . Ogni  volta  che  vi  fi  è lavorato  a tingere  , fi  dano  alla  Tina 
due  libre  di  cenere , palpando  poi  bene  ; fe  però  fi  vede  che 
il  Bagno  la  richieda  : il  che  fi  conofce  ai  feguenti  fegni. 

Se 


ì4  COLTURA  ED  USI 

Se  ii  Bagno  tinge  affai  galiardamente  , e che  il  colore  i 
attacchi  molto  alle  mani,  e che,  palizando,  fi  fente  che  la 
palla  , o fedimento  non  è fiffo  nel  fondo  , ma  alquanto  fob- 
ie vate;  come  pure  quando  effo  Bagno  è affai  giallo  , e che 
fi  veggono  certi  grumetti  df  Indaco  come  Lenti  che  fopra* 
nuotano  , allora  vi  bifogna  detta  cenere . Ma  fe  effo  Bagno 
fia  come  faponofo,  e renda  le  mani  ìifeie,  e rugofe  , come 
fa  il  Ranno,  è fegno  che  ha  troppa  cenere  e però  non  fe 
gliene  deve  dar  altra;  ma  palizare,  e lafciarlo  in  quiete  , e 
coperto  , che  cosi  fe  la  confuma , e viene  in  buono  fiato . 

Ma  perciocché  col  continuare  a tingere  nella  detta  Tina , 
fi  va  confumando  la  foffanza  dell’  Indaco  ; così  ogni  volta 
che  fi  offerva  mancarvi , ed  effere  il  Bagno  debole  e fiacco , 
bifogna  rinforzarlo  col  riporvi  nuova  dofe  del  predetto  En- 
dego»  Ciò  fi  fa,  macinando,  e colando  per  lo  fiaccio  quella 
quantità  d’  effo  Indaco , che  vi  fi  vuole  aggiungere  , quale 
deve  effere  in  minor  dofe  del  primo  che  vi  fu  pollo,  e pro- 
porzionato allo  fiato  del  Bagno,  fecondo  che  fi  trova  più,  o 
meno  indebolito»  Preparato , come  fopra  fi  è infegnato^  fi  get- 
ta nella  Tina,  avendo  prima  fatto  ben  rifcaldare  effo  Bagno 
in  Galdaja,  e riporto  così  caldo  nella  Tina,  e fi  paliza  ben 

bene  ; indi  fi  cuopre  , e fi  lafcia  Ilare  in  quiete  un  giorno 

fenza  tingervi  , paìizando  però  altre  due  volte  nello  fteffò 
giorno  : e la  fera  fi  fa  ancora  fcaldare  in  caldaja  difereta 
quantità  del  Bagno  fteffo , e fi  rimette  nella  Tina  , ben  pa- 
lpando , e bene  coprendola  per  averla  pronta  a colorirvi  den- 
tro il  giorno  feguente . 

Col  rinforzare  il  Bagno  in  quello  modo  ogni  volta  che  fi 
vede  averne  bifogno , rimettendovi  nuovo  Endego  , la  Tina , 

o fia  il  fuo  Bagno  può  continuare  ad  effere  buono  ed  atto  a 

tingere  fei  in  fette  meli  ; fe  però  il  Tintore  la  tratti  con 
diferezione  di  non  ifnervarla  troppo  , ma  di  tenerla  fempre 

in 


DI  VARIE  PIANTE.  15 
la  buon  fiftema  3 anzi  per  chi  non  tinge  che  fete  , e robe 
fine,  potrebbe  anche  durare  un  anno  . Quando  però,  venga 
troppo  faticata , tingendovi  grande  quantità  di  robe  , non  fuo- 
le  durare  buono  il  Bagno  , che  circa  tre  mefi  * ma  quelli 
Tintori,,  che  vogliono  cavarne  tutto  il  profitto  pofiìbile  , de- 
vono  guardarfi  di  non  fiaccarla  troppo. 


' Da  faperfi  in  primo  luogo , che  il  vafo  della  Tina  de- 


ve elfere  proporzionato  alla  qualità  e quantità  delle 
robe  da  tingerfi , ed  ai  bifogno  del  Tintore , fecondo  che  fi 
trova  in  calo  di  lavorare  molto,  o mediocremente,  o poco. 
Per  chi  annualmente  deve  tingere  robe  in  grande  quantità, 
vi  bifogna  Tina  grande.*  e fpecialmente  per  i Tintori  di  Pan- 
ni di  Lana , e di  Lane  fidamente  lavate  , dove  fi  confuma 
molta  tintura  ; ma  per  chi  tinge  quali  fidamente  robe  di 
feta , balla  la  Tina  picciola  * 

Nelle  Tine  grandi  vi  va , a proporzione  , anche  maggiore 
quantità  di  Guado  , e d’  Endego  , e degli  altri  ingredienti  : 
ed  in  quelle,  effendovi  maggiore  volume  di  Bagno,  lo  ItelTo 
vi  fi  conferva  anche  più  lungamente  caldo  . 

Se  il  Guado  fia  di  quello  di  Lombardia,  eh’  è fiato  mol- 
to fermentato,  in  dodici  ore  circa  fuole  venire  a colore;  ma 
fe  fia  di  quello  Tedefco , o di  quello  dei  noftri  Paefi  ( che 
non  fi  coftuma  di  farlo  tanto  fermentare , quando  fi  prepara 
dalla  fua  Erba  ) fermenta  nella  Tina  con  tanta  forza,  che 
fi  riduce  a colore  in  circa  nov’  ore;  riefee  affai  più  gagliar- 
do; mantiene  la  Tina  più  chiara:  e refifie  più  al  lavoro. 

Servendofi  di  quella  feconda  qualità  di  Guado  molto  più 
vigorofa,  deve  il  Tintore  Ilare  affai  attento  che  il  Bagno  , 
nel  piantarlo  da  nuovo,  non  trapafii , e fi  volti  in  male  , 


Avvertimenti  per  ben  condurre  una  Tina . ^ 


Quan- 


ié  COLTURA  EL>  USI 

Quando  la  Tina  meffa  in  piedi  con  di  quello  Guado,  ha-fer- 
mentato  , e che  fe  le  è data  la  piena  con  iemolata  , e po 
Uovi  1’  Endego,  come  abbiamo  fopra  infegnato;  dopo  cinque 
in  fei  ore  , quando  comincia  il  Bagno  a fchiarirfi , bifogna 
gettare  il  Bagno  beffo  in  Caldaja,  e farlo  fcaldar  bene  , e 
cosi  caldo  riporlo  nella  Tina,  coll’  aggiungervi  tre  libre  e 
mezza  di  detta  cenere , palizar  bene  , e coprirla , acciò  il 
Bagno  cosi  bollente  lì  maeftri;  cioè  li  maturi,,  e venga  ai 
dovuto  fegno  di  perfezione  , ed  il  Guado  fi  mortifichi . e s5 
acquieti . 

Sono  alcuni  anni  che  un  de’  più  efperti  Tintori  di  Vicen- 
za fi  ferve  di  Guado  di  detta  feconda  qualità, , che  elfo  bef- 
fo coltiva  e fi  prepara , e gli  riefce  molto  meglio , che  non 
fa  quello  di  Lombardia  , e perchè  mantiene  la  Tina  fempre 
chiara  ; quando  quello  di  Lombardia , niente  niente  che  s’ 
affatichi  il  Bagno , s’  ofcura  , e più  non  colorifce  : ed  allora , 
aggiungendovi  Endego-,  fi  getta  a male,  nulla  più  operando. 

Rifpetto  alla  Cenere  neceffaria  per  la  Tina;  in  quelli  no- 
ftri  Paefi  s’  ufa  di  due  forti  ; una  cioè  fabbricata  in  Pernu» 
mia,  che  è la  più  debole  ; 1’ altra  preparata  in  Nervefa,  che 
è la  più  forte  . Quefta  cenere  Clavellata  da’  Tintori  è di 
quella  comune  di  legni  duri , che  poi  fi  ricuoce  ; riverberan- 
dola con  fiamma  lo  fpazio  di  dieci  giorni  in  Forno  a river- 
bero , fpeffo  con  gran  Pale  di  ferro  rivoltandola . 

Se  il  Tintore  vorrà  fervirfi  di  Cenere  di  Pernumia  , fi 
regolerà , a proporzione  della  tenuta  della  fua  Tina , e del- 
la quantità  di  Guado , che  vi  avrà  pofto , a norma  delle 
Dofi  fopra  preferitte . Se  poi  uferà  di  quella  di  Nervefa  ; 
come  quefta  ha  più  forza,  così  ne  deve  in  ogni  cafo  met- 
tere fempre  un  quarto  meno  ; cioè , fe  di  quella  di  Pernu- 
mia ce  ne  vogliono  dodeci  libre,  di  quella  di  Nervefa  fe  ne 
devono  prendere  fole  libre  nove* 


In 


D 1 VARIE  PIANTE . 1? 

In  Francia  ed  in  altri  Luoghi  ancora  li  Tintori  , fpecial- 
mente  di  Robe  di  Lana , preparano  le  loro  Tine  di  Guado 
con  Endego  colla  Calcina  viva  , in  vece  di  ceneri  Clavel- 
late  . 

Per  conofcere  poi  fe  il  Bagno  in  Tina  abbia  bifogno  dì 
cenere,  o non;  quando  fi  fa  fcaldare  elio  Bagno  nella  Cal- 
daja , e che  da  quafi  per  bollire , fe  ne  prende  con  fefiola  y 
o con  altro  fimil  vafo , ed  alzatolo , fi  verfa  beibello , guar- 
dando attraverfo  quello  che  cade  . Se  fi  vede  edere  di  cole- 
re ©fcuro , non  ha  bifogno  di  cenere  ; ma  fe  appare  gialla- 
fìro  verdiccio , ne  ha  bifogno . Cosi  fe  , gettandolo  da  alto 
con  detta  fefiola  , fa  bella  Schiuma  ( detta  Fiorata  ) affai 
larga , vuol  cenere  ; ma  fe  la  Fiorata  è pallida , e che  pre- 
fio fi  dilegui , è fegno  che  di  cenere  ha  troppa  abbondanza . 

Il  Bagno  fta  a dovere , e non  ha  bifogno  di  cenere , quan- 
do , facendo  come  fopra  , fi  vede  eh’  è nè  troppo  feuro  , nè 
giallaftro,  e che  la  Schiuma,©  fia  Fiorata  è celede  , e per- 
fidente  , fenza  dileguarli . 

E'  poi  da  faperfi  che  la  Tina  , o fia  il  Bagno  mai  va  a 
male  per  troppa  cenere  ; ma  folo  s’  arreda  , e per  così  dire> 
s’  ubbriaca , e diventa  ©fcuro  quafi  nero  , fenza  tenere  la 
Fiorata:  ed  allora  più  non  tinge,  dando  in  tale  fiato  qual- 
che volta  delle  intere  fettimane. 

Per  rimediarvi  , fi  pongono  in  Caldaja  circa  venti  fecchj 
di  detto  Bagno  ( fuppoda  fempre  la  Tina  di  tenuta  di  cen- 
to libre  di  Guado  ) e con  mezza  quarta  di  Semola  di  fru- 
mento fi  fa  fcaldar  tanto  che  quafi  fia  per  bollire . Allora  fi 
fchiuma  via  ben  bene  detta  femola  e ceneraccio  di  Tina  , 
che  nuoterà  alla  fuperficie , e fi  getta  via  ; indi  fi  ripone 
detto  Bagno  così  caldo  in  Tina , palizando  ottimamente  , e 
coprendola . Dopo  quattro  in  cinque  ore  , fi  ripaliza  nuova- 
mente ; e tornerà  in  buono  fiato  . 

Tomo  I, 


G 


Qu  an- 


18  COLI  U ìl  A ED  USI 

Qiiando  mai  il  Bagno  fofie  cosi  oftinato  che  non  volefle 
ritornare  in  buon  punto,  fa  d’  uopo  di  cavarlo  tutto  dalla 
Tina,  fino  che  s*  incomincia  a trovare  il  ceneraccio,  o mor- 
chia di  cenere  ; trovato  il  quale , fe  ne  cavano  circa  otto 
fecchj;  quali  fi  poflòno  gettare  in  altra  Tina  di  Bagno  vec- 
chio, e fiacco  ( fe  vi  fia  ) per  dargli  piede,  e fargli  pafta, 
come  s’  efprimono  quelli  dell’  Arte. 

Fatto  quefto , fi  fa  fcaldar  bene  detto  Bagno , e fi  rimet- 
te nella  fua  Tina , fempre  palizando , o fia  mefchiando  con 
Pala  ; avendovi  aggiunte  circa  dodici  libre  di  Guado , prepa- 
rato, come  fi  dilfe  a principio,  ed  una  libra  di  cenere.  In 
quefto  modo  fi  vedrà  che  il  detto  Bagno  fi  aprirà , e ritor- 
nerà bello  e buono  come  prima. 

Si  può  anche  far  ritornare  il  Bagno  in  buon  punto  fenza 
levargli  il  ceneraccio,  come  fopra  fi  è detto;  ma  folamente 
coi  farlo  bene  fcaldare,  e ponere  con  elfo  nella  Tina  dodici 
libre  di  Guado  ben  preparato  , fenza  mettervi  altra  cenere  ; 
indi  palizare,  e coprirla. 

Il  Bagno  alle  volte  viene  ofcuro , non  per  troppa  cenere , 
ma  per  troppo  lavorare  a tingere , fnervandofi , e fiaccando- 
ci : e quefto , come  dilfi , fuccede  facilmente  quando  s ado- 
pra  Guado  di  Lombardia  , il  quale  per  poco  lavoro  fa  be- 
ne , ma  per  troppo  perde  prefto  il  fuo  vigore . Se  ciò  ac- 
cade, vi  fi  rimedia  col  porvi  un  poco  di  cenere,  e palizan- 
do poi , e coprendo  la  Tina , come  fopra . 

Oltre  a quanto  fopra  fi  è infegnato,  fi  deve  avvertire  , 
che,  poiché  il  Bagno  fi  va  confumando  col  continuare  a tin- 
gervi , fa  bifogno  d’  aggiungervi  femolata  per  allungarlo  . 
Si  fa  perciò  bollire  tant’  acqua  , che  bafti  a dare  la  piena 
alla  Tina,  col  porvi  tanta  femola  a proporzione,  come  fi  è 
di  fopra  avvertito  : e cosi  calda  darne  la  piena  alla  fua  Ti- 
na ; {chiamandone  prima  la  femola  quanto  fi  può,  perchè 

meno 


DI  VARIE  PIANTE . i9 
meno  che  ne  va  in  Tina  è meglio:  ed  aggiungendo  due  li- 
bre circa  di  cenere  , palizando , e coprendola . 

Il  lavoro  di  tingere  non  fi  deve  principiare,  nè  progredi- 
re a Tina  torbida,  ma  folo  quando  il  Bagno  è chiaro  , e 
che  la  morchia  di  cenere , e d’  altre  materie  grofTe  ( detta 
la  Palla  di  Tina  ) fia  calata  al  fondo  ; e folamente  quando 
elfo  Bagno  fia  ridotto  in  buon  punto;  cioè  che  non  fia  ofcu- 
ro,  ma  convenientemente  giallo;  altrimente  fi  tingerebbe  af- 
fai male,  non  riufcendo,  e non  attaccando  il  colore,  che  , 
quando  le  Robe  colorite  fi  lavano , viene  diftaccato  ed  afpor- 
tato  dall’  acqua  . Si  badi  dunque  bene , che  quando  fi  vuol 
tingere , fia  il  Bagno  di  bel  colore  giallo  ; fe  però  non  pen- 
dere al  verde,  per  elfere  affai  graffo  d’  Endego,  nel  qual 
calo  tinge  egualmente  bene. 

Quando  fi  devono  tingere  fete , bavella , o cofe  limili , bi- 
fogna  che  il  Bagno  fia  ben  caldo,  ma  che  però  non  ifcotti; 
fpecialmente  quando  fi  fanno  colori  verdi , o di  quel  turchi- 
no-ofcuro  pavonazzo,  detto  Blò;  perchè,  fe  il  Bagno  fcotta  , 
rode  il  giallo , di  cui  fi  è colorita  precedentemente  la  RoJ^a 
per  farla  verde,  ed  il  purpureo  deli’  Oricello,  impiegato  per 
il  Blò . 

Per  la  tintura  di  Robe  di  Lana  la  Tina  deve  effere  cal- 
diffima,  altrimenti  non  tinge  per  niente;  ma  per  Robe  di 
filo,  e di  Cotone  bifogna  che  fia  folamente  bene  tepida  , 
e che  non  ifcotti. 

Devefi  anche  avvertire,  che  ogni  volta  che  fi  mette  ce- 
nere nella  Tina  , bifogna  fpargervela  nell’  atto  fleflo  che  fi 
paliza,  affinchè  beniffimo  fi  confonda  con  tutto  il  Bagno , e 
lo  maturi , o ( come  dicono  ) lo  maeft ri  * 

Si  guardi  bene  il  Tintore  di  non  lafciar  mancare  la»  ce- 
nere alla  fua  Tina,  perchè  mancando,  fi  guafia  il  Bagno  : 
ed  allora,  quantunque  vi  fi  rimedj,  mai  ritorna  a perfezio- 

C 2 ne . 


20  COLTURA  ED  USI . 
ne . Minor  male  è di  ecceder  piuttofto  alquanto  nella  dofe  <F 
effa  cenere , che  di  mancare  ; perchè  tale  eccedo  di  cenere 
viene  col  tempo  dal  Bagno  confumato . 

Il  mancamento  di  cenere , oltre  ai  fegni  fopraindicati  , li 
conofce  anche  dal  fedimento , o Parta  della  Tina , quando 
fi  fente  colla  Pala  che  nel  fondo  fta  follevata , e come  fan- 
go affai  liquido  : e prendendone  colla  mano,  fe  ne  fcappa 
tra  le  dita  : ed  il  Bagno  ha  odor  forte  di  Guado  ; quando 
al  contrario,  abbondando  troppo  di  cenere,  ha  odore  di  Li- 
fciva  , e come  quella  è faponiccio , ed  il  fedimento  è fodo 
e fido  nel  fondo  della  Tina  . 

Rifpetto  al  Guado , ve  n’  ha  di  tante  qualità , che  non 
è poffibile  di  dare  regole  generali , e che  fiano  nel  tempo 
rteffo  adattate  ad  ogni  forte  di  Piroga;  ma  da  quanto  ho 
fopra  infegnato  potrà  ogni  Tintore  prender  norma  per  bene 
dirigerfi:  avvertendo  che  tutti  i pefi  e mifure  di  querte  i- 
rtruzioni,  fi  devono  intendere  di  quegli  ufati  in  Padova,  ed 
in  Vicenza. 

Per  tingere  nella  Tina  di  Guado  in  qualfifiia  atto  di  co- 
lore turchino,  baila  che  le  Robe  da  colorirfi  fiano  ben  net- 
te; nè  vi  bifogna  alcuna  alluminazione  ; ma  folamente  vam 
no  alluminate  , cioè  bollite  in  acqua  impregnata  d’  Allume  , 
quelle , che  prima  d’  immergerli  nella  Tina  vanno  imbevute 
d’  altri  colori;  come  di  giallo,  di  roffo  ec, , perchè  vi  ven- 
gano verdi , pavonazze , o d’  altre  tinte  ; potendoli  fare  col 
mezzo  della  Tina  più  di  cinquanta  differenti  atti  di  colori . 

Il  fopraddetto  modo  di  preparare  la  Tina  di  Guado,  e 
d’  Indaco , e di  bene  condurla , fatto  conofcere  ficuriffimo  e 
d’  ottima  riufcita  da  lunga  e continuata  pratica,  fpero  farà 
gradito , non  folo  dalli  Tintori , e da  quelli  che  amano , o 
ftudiano  tal  Arte;  ma  anche  da  coloro,  che  hanno  il  nobi- 
le gefiio  da  conofcere  i modi  di  quelle  operazioni  che  gli 

Ar~ 


DI  VARIE  PIANTE.  21 
Artefici  cududifcono  gelofamente,  e tengono  quanto  piu  p0f„ 
fono  fecrete  ; delle  quali  quella  è una  certamente  non  mai  da 
alcuno  Scrittore  pubblicata;  almeno  in  modo  genuino,  e ve- 
ro , e colle  neceflarie  circodanze  . Se  alcuno  poi  bramale  d’ 
illruirfi  del  modo  di  fare  la  preparazione  della  fuddetta  Ti- 
na colla  Calcina  per  le  Lane,  può  vedere  1’  Arte  della  tin- 
tura di  Lane  ec.  M.  Hellot , il  quale  didefamente  la  infe- 
gna. 

Altro  modo  di  tingere  col  Guado  fen%a  Indaco . 

NE’  Paefì  oltra marini  fi  tingono  da  quelle  Genti  Drappi 
di  Lana  in  colore  turchino , o fia  azzurro , con  faci- 
lita, fenza  1*  ajuto  dell’  Endego,  e fenza  Tina,  o Valfello, 
e fenza  1*  opera  de’  Tintori  , nel  modo  feguente  , che  mi 
fu  mandato  di  cola,  fcritto  efattamente  da  Perfona  Amica 
di  tutta  fede . 

L’  Erba  Giallo,  che  in  Corfù  fi  chiama  Vali,  fi  femina 
nelli  mefi  di  Febbrajo , e di  Marzo  , nelle  Ortaglie  , ed  in 
altri  terreni  gralfi,  che  fono  a quella  Pianta  i più  confacen- 
ti . Le  fue  foglie  fomminiftrano  un  color  turchino , ma  ofcu- 
ro,  accollandofi  al  nero,  forfè  perchè  i contadini,  che  fe  ne 
fervono,  non  fanno  bene  prepararne  la  tintura,  nè  le  Robe 
da  tingerfi.  Quelle  foglie  fi  raccolgono  dal  Maggio  fino  a 
Giugno,  a milura  che  vanno  maturando;  fegno  di  che  fi  è, 
quando  di  verdi  diventano  giallallre . Raccolte  fi  pedano  con 
legno,  fino  che  fiano  ridotte  in  palla,  la  quale  fi  llende  poi 
fopra  delle  tavole , e fi  fa  feccare  al  * Sole . Quando  è ben 
fecca , la  pongono  in  Celli , o Barili , e fi  conferva  quanto 
piace,  purché  fi  guardi  dall’  umido,  che  la  farebbe  gua- 
dare. 

Il  prezzo  comune  in  quelle  Parti  di  tal  Erba  pedata  e 

fec- 


21  COLTURA  ED  USI 

feccata , è di  lire  quattordici  in  fedeci  alla  mifura  colma  e 
bene  calcata  , ma  qualche  anno  non  vale  più  di  dieci  in 
dodici  ; intendendo  però  a Moneta  di  Levante  , eh’  è a 
ragione  di  Lire  quarantotto  il  Zecchino  : ed  una  mifura 
pefa  circa  libre  dieci  in  dodeei , efTendo  materia  di  poco 
pefo 

Nel  mefe  di  Luglio  fe  ne  raccoglie  la  Temenza  , che  neL 
colorito  efterno  radomiglia  alla  polvere  Inglefe  da  Schioppo  : 
e fi  trova  fola  col  fuo  fudo , per  elferne  fiate  di  tempo  in 
tempo  fiaccate  le  foglie.  Quella  raccolta  fallì  , quando  è 
bene  matura,  tagliando  i Fufli,  a’  quali  da  la  temenza  at- 
taccata , e lafciando  la  Pianta  , la  quale  alle  prime  pioggie 
d’  Agoda  getta  nuove  foglie,  da  tagliarfi  a mifura  che  ma- 
turano , e preparafi  nel  modo  fuddetto .. 

Per  ogni  quindici  braccia  di  Rade  di  Lana  v’  impiegano 
una  mifura  di  detta  pada  fecca  di  Guado , che  acconciate 
nel  modo  feguente . Otto  giorni  prima  di  tingere  , la  pon- 
gono in  un  Cedone,  e mattina,  e fera  la  fpruzzano  d’  ac- 
qua ogni  giorno,  onde  divenga  molle,  e fermenti.  Pigliano 
poi  una  mifura  e mezza  di  cenere  dacciata  t e poda  in  ce- 
do collocato  fopra  un  Madello  , o altro  vafo  di  legno , in 
cui  tea  meda  detta  Rada , o altra  Roba  di  Lana  da  tinger- 
fi , vanno  verfando  dell’  acqua  chiara  fopra  la  cenere  , che 
filtrando  s impregna  dei  fall  d’  eda  cenere , diventa  Lifciet- 
ta , o tea  Ranno , e cade  fopra  la  detta  Roba  da  colorirfi  , 
che  da  nel  Madello.  Si  calcola  che  per  ogni  mifura  d’  Er- 
ba vi  voglia  una  zara  e mezza  di  detta  Lifcietta  fredda  , 
netta,  e chiara:  ed  ogni  zara  corrifponde  ad  un  quarto  di 
Barile;  cioè  a fei  Boccie  da  lira  venete.. 

Quando  fopra  la  Roba,  che  da  nel  Madello  , vi  tea  det- 
ta quantità  di  Lifcietta  all’  incirca , vi  gettano  dentro  la 
fuddetta  Pada  di  Guado,  o Glado  inumidita  e fermentata  , 

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DI  VARIE  PIANTE . 23 

t la  {temperano  ben  bene  con  detta  Lifcietta , e vi  tengono 
immerfa  detta  Lana  dimenandola  , e colla  Palla  molto  sfre» 
gandola , e lafciandovela  due  giorni  , ma  fpelfo  tra  il  giorno 
voltandola  e rivoltandola*  In  fine  del  fecondo  giorno  , cava- 
no elfa  Roba  dai  Martello  , e ben  la  fpremono  , ponendola 
poi  al  Sole  ad  afciugarfi  ; il  che  fatto  , la  immergono  nuo- 
vamente nella  fuddetta  tintura,  che  fta  nel  Martello , per  al- 
tri due  giorni,  rivoltandola  di  quando'  in  quando*  ed  in  fine 
del  fecondo  giorno  cavandola  fuori,  e fpremendola  , e facen- 
dola afciugare  come  foprà. 

La  medefima  operazione  va  replicata  altre  quattro  volte  , 
e cosi  dodici  giorni  vi  s impiegano  ; ed  allora  fi  trova  be- 
ri irti  mo  tinta , e però  fi  lava  nell’  acqua  dei  mare  , o in  A- 
equa  dolce  chiara,  e fi  fa  afciugare,  dopo  di  che  niente  al- 
tro fogliono  farvi» 

Molo , con  cut  in  Germania , ed  in  altri  Paeft  , ed  anche  in 
qualche  luogo  d’ Italia  ft  fanno  i medefimi  colori , che  ven- 
gono prodotti  dalla  Tina  di  Guado  , fenica  far  ufo  d'  ejfo 
Guado , ma  fol amente  d ’ Indaco  , in  certa  Caldaja  di  Rame 
che  chiamano  Vafello . 

SI  prepara  la  Caldaja  di  Rame  detta  Vafello  , moftrata 
dalla  Tavola  3.  Lettera  A.,  larga  in  fommità  , e che 
in  forma  conica  fi  vada  ftringendo  verfo  il  fondo  , come 
a un  di  predo  fono  quelle,  che  ufanfi  da’  Pallori  per  farvi  il 
Caccio  e la  Ricotta  . La  fua  larghezza  ed  altezza  deve  cor- 
rifpondere  a quella  capacità , di  cui  il  Tintore  conofce  ave- 
re bifogno  ; avvertendo  però,  che  deve  eflere  tanto  alta,  che 
nei  tingervi,  le  Robe  non  tocchino  in  fondo,  dove  fta  il  fe- 
dimento,  il  quafe  s alzerebbe  ed  intorbiderebbe  il  Bagno. 
Quella  caldaja , o Vafello  deve  murarfi  in  Fornello  di  mat- 
toni , 


24  COLTURA  ED  usi 

toni  , indicato  dalla  lettera  B.,  in  modo  che  il  fuo  fondo 
A A.  fia  fepolto  e profondato  nel  terreno  del  fuoio  della  Tin- 
toria fegnato  F.  dalle  otto  alle  dodici  oncie  , fecondo  la  gran- 
dezza del  Vafello  , affinchè  la  morchia , o fedimento  di  ce- 
nere , calcina , ec.  che  precipitando  al  fondo  vi  fi  adenfa , non 
poffa  venire  turbata,  fcottata,  o bruciata  dai  fuoco;  il  che 
fuccedendo,  V opera  fi  guaderebbe.  Intorno  lo  fteffo  Vafello 
vi  deve  effere  il  Vacuo  fegnato  C.  dove  fi  pone  il  fuoco , 
colla  Bocca  D,  per  introdurvelo , ed  il  Caminetto  E.  per  il 
fumo,  e perchè  ferva  di  refpiro. 

E'  neceffario  che  detto  Vafello  fia  fondato  in  luogo  afciu- 
to,  altrimente  non  riefce  bene; e che  il  fuo  Fornello  fia  mu- 
rato in  modo  acconcio  a potervifi  comodamente  lavorare  . 

Fatto  tale  preparamento  , vi  fi  forma  il  Bagno  d’  Indaco 
per  tingere  nel  modo  feguente  . Si  macina  , e fi  cola  per  lo  {lac- 
cio quella  quantità,  d’  Indaco  ottimo , che  fia  conveniente  alla 
tenuta  del  Vafello  , o vaffello , nel  modo  fteffo  infegnato  dove- 
lio  parlato  della  Tina  di  Guado  , e fi  pone  nel  detto  Vaf- 
fello . Indi  , pofta  a bollire  in  caldaja  tanta  acqua  di  Fiu- 
me , che  fia  badante  ad  empiere  il  medefimo  Vafello , fi 
mette  nella  fteffa  ( fuppofto  che  f Indaco  impiegato  fia  una 
libra  ) una  feffola  e mezza  di  femola  di  Frumento  : e quan- 
do 1’  acqua  è tanto  calda  che  fcotti  , vi  fi  getta  entro  Al- 
lume di  feccia  alla  quantità  di  fei  libre  , con  due  brancate 
d’  Erba  Genifta  , detta  volgarmente  Corniola  , e'  fi  fa  bollire. 
Tofto  che  ha  bollito  alquanto , fi  leva  il  fuoco,  e fi  lafcia  tan- 
to raffreddare,  che  vi  fi  poffa  tener  dentro  un  dito  , ed  al- 
lora fi  getta  tutto  il  chiaro  di  queft’  acqua  ( che  chiamano 
la  maeftra  ) fopra  1*  Indaco  nel  Vaffello.  Per  porre  in  iftato 
un  Vaflello  da  nuovo,  farebbe  cofa  ottima  , e più  ficura  d’ 
aggiungervi  un  poco  di  fondo,  o pafta  d’  altro  Vaffello  vec- 
chio , fe  fi  foffe  in  cafo  di  poterne  avere . 


Do- 


DI  VARIE  PIANTE . f s 

Dopo  me  fifa  detta  maeftra  nel  Valfello,  vi  fi  mefchia  den- 
tro con  paia  beniflimo  , e fi  pone  nel  fuo  Fornello  tanto 
fuoco  quanto  badi  a tenere  il  Bagno  caldo  continuamente; 
ma  però  Tempre  a fegno  che  vi  fi  pofifa  tenere  dentro  un 
dito  fenza  fcottarfi  . Dopo  dieci  ore  fi  torna  a mefchiarvi 
dentro , e fi  vedrà  il  Bagno  a venir  verde , e tingere  il  dito 
immergendovelo . Continuando  il  fuddetto  grado  di  calore , vi  fi 
va  mefchiando  dentro  di  tre  ore , in  tre  ore  : ed  in  termine  d’ 
ore  ventiquattro  circa  vi  fi  potrà  tingere  tuttociò  che  fi  vorrà® 
Quando  a forza  di  colorire  , ne  farà  eftratta  la  fòftanza 
dell’Indaco,©  Endego,  fi  rinnova  la  Tina  nell’  ifteffo  modo 
fòpra  infegnato  ; ma  in  vece  d’  acqua  fi  deve  fervire  del  Ba- 
gno reftato  nel  Vafello;  aggiungendovi  però  tant’  acqua,  quan* 
ta  fia  neceffaria  per  dargli  la  piena  . In  quello  modo  lavo- 
rando, fi  va  da  fe  formando  il  fuo  fondo  , o palla  , e di- 
venta migliore  ; ma  ogni  due  , o tre  meli  , fecondo  che  vi 
fi  lavora,  bifogna  levare  tutto  il  Bagno  chiaro  del  Valfello^ 
e levar  via  dalla  palla  del  fondo  quel  ceneraccio  , che  vi  fi 
vedrà  fopra;  indi  rinnovare  il  Bagno, come  fopra  fi  è detto® 
Può  accadere  talvolta  che  1*  Allume  di  feccia  fia  troppo 
corrofivo , ed  in  taPcafo  vi  fi  aggiunge  un  poco  piu  di  det- 
ta Erba , e di  femola  ; ma  fe  detto  Allume  di  feccia  fia  de- 
bole , fi  fcarfeggia  la  dofe  della  femola  , e dell’  Erba . 

Se  fi  olferva  che  il  Bagno  fia  come  legato , e Urenti  a ve» 
nìre  a colore  , fi  fa  disfare  alquanto  d’  Allume  di  feccia  in 
fufficiente  quantità  d’  elfo  Bagno , e fi  getta  nel  Valfello  ; ma 
vedendofi  eflere  il  Bagno  ofcuro  , bifogna  raddolcirlo  facendo 
bollire  in  acqua  alquanto  di  femola  e di  detta  Erba  Cornio- 
la , ( detta  da  alcuni  Erba  intenta  , 0 Erba  gialla  ) e ponen- 
do il  decotto  nel  Valfello  . Anche  il  mele  ftemprato  nel  Ba- 
gno è ottimo  per  raddolcirlo  , quando  è troppo  carico  del 
fale  di  detto  Allume  di  feccia. 

Tomo  L D Mo- 


26  COLTURA  ED  USI 

Modo  di  tingere  coll'  Indaco  in  Tina  a freddo . 

SI  macina  Indaco  ottimo,  e fi  palla  per  Io  (laccio  : e per 
ogni  libra  fi  prendono  libre  ventiquattro  d’  acqua  di  Fiu- 
me, la  quale  fi  pone  in  caldaja  capace  , facendovi  poi  fotto 
fuoco  lento  di  carboni  . Quando  1*  acqua  fia  tepida  , vi  fi 
pone  dentro  1’  Endego  , e fi  cuopre  bene  , fenza  melcHiarvi 
dentro  : ed  elfendo  tanto  fcaldata  che  fcotti , bifogna  aggiun- 
gervi due  libre  d’  Allume  di  feccia  in  polvere  , fe  1’  Inda- 
co fia  una  libra . 

Si  devono  anche  avere  per  detta  libra  d’  Indaco  due  libre 
di  calcina  viva  in  pezzi , della  più  recente  che  fi  polla  tro- 
vare , e fi  pone  nella  detta  caldaja  in  tre  volte  ; cioè  un 
terzo  per  volta,  e cosi  in  pezzi.  Fra  tanto  il  fuoco  fia  lem- 
pre  continuato,  ma  lento  : e fi  abbiano  pronte  due  libre  di 
Rifagallo,  o fia  Arfenico  citrino  polverizzato  e llacciato  : e 
parimente  fei  oncie  d’  orpimento  ordinario  , detto  da  llua , 
fatto  in  polvere  , e llacciato  , e fi  pongano  nella  ftelfa  cal- 
daja, con  aggiungervi  due  oncie  di  limatura  di  Rame  ; ma 
avvertendo  di  maneggiare  con  cautela  il  Rifagallo  , perchè 
è un  potente  veleno  corrolìvo . 

Si  faccia  poi  bollire  tutto  il  Bagno  lentamente  lo  fpazio 
di  circa  un  ora , e fempre  ben  coperto  ; indi  fi  leva  dal  fuo- 
co , e fi  pone  a raffreddare  : e con  fpatola  di  legno  me- 
fchiandovi  dentro  , fi  olferva  fe  la  compofizione  fi  cangia  in 
color  verde-turchino  , e giallo . Se  quelli  colori  fi  veggono , 
egli  è fegno  che  il  compollo  è buono , e ridotto  in  buono 
fiato . 

Bifogna  avere  una  Tina  di  tenuta  proporzionata  alla  quan- 
tità della  compofizione  , che  fi  è preparata  , computarvi  la 
quantità  d’  acqua  necelfaria  per  diluirla  , e per  eftendere  il 

co- 


DI  VARIE  PIANTE.  2y 
colore  quanto  è necelfario,  onde  vi  fi  polla  tingere  con  pro- 
fitto. La  fera  poi  , volendo  il  giorno  feguente  colorirvi  , fi 
getta  in  elfa  Tina  la  fopraddetta  compolizione  , e fe  le  da 
la  piena  con  acqua  fredda  di  Fiume  , mefchiandovi  dentro 
ben  bene , o fia  palizando  come  fi  fa  nella  Tina  di  Guado . 
La  mattina  fi  tornerà  a palizarìa,e  dopo  due  ore  vi  fi  po- 
tranno tingere  Sete,  Bavelle,  Filo , Cotone  , e cofe  limili , che 
vi  prenderanno  ottimo  colore,  lafciandovele  immerfe  e rivol- 
tandole circa  due  ore  . Confumata  la  tinta , fe  ne  fa  nuova- 
mente , nel  modo  fopraddetto. 

VaJJ'ello  , o Vafello  da  ùngere  in  turchino  fen^a  Guado , 
col  folo  Indaco.  Ved.  Tav.  3. 

A.  A~~^Aldaja  di  Rame , che  deve  elfere  più  o meno  gran- 

y j de , fecondo  il  comodo  del  Tintore , che  vuole  fer- 
vicene , la  quale  fi  nomina  Valfello , o Vafello . 

AA.  Porzione  d’  elfo  Valfello  , che  deve  profondarfi  nel 
fuolo  della  Tintoria  , circa  otto  in  dodici  onde  , affinchè  il 
fedimento  di  cenere,  calcina  ec.  detto  la  palla  del  Valfello, 
ftia  difotto  dal  focolare , onde  il  fuoco , che  vi  fi  mette  per 
fcaldare  il  Bagno  colorante  , non  polla  turbare  ed  alzare , 
nè  abbrucciare  elfo  fedimento  , che  farebbe  gualtare  il  Ba- 
gno . 

B.  Fornello , che  cinge  e foftiene  il  Valfello  ; quale  For- 
nello deve  elfere  murato  di  mattoni. 

C.  Vano  del  Fornello,  nel  quale  fi  pone  il  fuoco  per  Scal- 
dare il  Bagno . 

P.  Bocca  d*  elfo  Fornello,  per  la  quale  s introduce  il  fuoco . 

E.  Camminetto,  o refpiro  per  f ufcita  del  fumo. 

F.  Terreno  del  piano  della  Tintoria . 

D 2 


deli; 


2»  COLTURA  ED  USI 

DELL’  INDACO. 

L*  Indaco  , nel  noftro  volgare  idioma  detto  Endego  , $ 
una  Droga  di  molto  prezzo  , che  fi  prepara  nell’  In^ 
die , donde  trae  tal  denominazione  dall5  Indaco , o fia  Anil  , 
Pianta  indigena  di  alcuni  luoghi  di  quelle  Regioni  , la  qua! 
Droga  ferve , come  è affai  noto  , nella  Tintura  , ed  anche 
nella  Pittura,  per  colore  Turchino,  o fia  Azzurro,  La  col- 
tivazione di  quella  Pianta  , da  cui  viene  effratta  tale  Dro« 
ga  , che  è una  Fecula,  o fia  una  fpecie  d’  elìratto  , riefce 
di  tanta  utilità  , che  in  molte  Provincie  Indiane  viene  gran- 
demente praticata  .*  e fpecialmente  nella  China  , in  Java, 
Baleja  , ed  in  quali  tutte  1’  Ifole  abitate  da’  Chinefi  , da 
quali  è pure  Hata  crafportata  nell’  Ifole  Molucche  , ed  in 
Amboina.  Anche  dagli  Spagnuoli  è Hata  introdotta  nelle  Ifo- 
le  d’  America  , in  alcune  delle  quali  fe  ne  coltiva  prefente- 
mente  grandiffima  quantità;  fpecialmente  nella  Carolina,  do- 
ve ne  hanno  di  tre  fpecie  , la  prima  delle  quali  ff  chiama 
Indaco  Francefe , o dell5  Ifola  Spagnuola  : la  feconda  fpecie 
fi  dice  Indaco  di  Guatimala , o Indaco  di  Bah  ama  : e la  terza 
fi  chiama  Indaco  felvatico  , il  quale  è Indigeno  della  Caro- 
lina , ed  è quella  fpecie  , che  piu  d’  ogn’  altra  coltivano-  i 
Caroliniani  , perchè  facilmente , e meglio  vi  alligna  . 

Varie  Denominazioni  vengono  date  alla  detta  Pianta  deir 
Indaco  dagli  Scrittori  che  parlano  della  medefima,  e fono  le 
feguenti . 

Indigofera  Tintoria  Linn.  Spec.  plant,  751. 

Indicum^five  Tonon.  Rumph.  Ambein.  par.  5.  lib.  8.  cape» 
3p.  pag.  220.  Tab.  8. 

Anil  five  Indigo  Americana  fili  qui  s.  in  f aleuta  modum  con* 
tome,  Marchant,  Aéh  Paris.  xji8,  pag.  114,  Tab.  3. 

Anil 


DI  VARIE  PIANTE . 7.9 

Ami  five  Nil  indorum  Color . Bauh.  Hift.  2.  pag.  ^45. 

IV//  /uè  A/7  egregia  pianta  ex  qua  fit  Color . Cam.  Hort« 
Ifatis  Indica  foliis  Rorifmavini , Glajìo  affini s . Bauh.  pin.  1 1 3. 
Ameri.  Rheed.  Malab.  Tom.  I.  pag.  101.  Tab  54. 

Pongala  Indica  frutefcens , ex  cw/Vi  foliis  Arni , five  Indigo 
conficitur  , veruni  Anil  Ceylonenfe  villius  ejì  & ignobilius  , 
eo  quod  ex  Maialar  y Coromandel  , aut  Negapatan  adfertur  . 
Hermani . 

Colutea  Indica  humilis , ex  gw//  Indigo , folio  virid,  Hern^tan» 
Mus.  Zeyl.  pag.  32.  & Thes.  Zeyl.  69. 

Della  Prima  Specie . TVu.  4, 

LA  Pianta  dell7  Indaco  della  prima  fpecie  nafce  fponta- 
neamente  nel  Regno  di  Cambaja  , o Guzaratta  ; par- 
ticolarmente nella  Jurifdizione  chiamata  Chirches;e  vive  cir- 
ca tre  anni . In  Italia  , coltivandola , e tenendola  nel  verno 
in  luogo  caldo,  vive  egualmente  , ma  iafdandola  efpofta  all’ 
intemperie  dell’  Aria , riefce  folamente  annua  la  fua  durazio- 
ne . Crefce  all’  altezza  di  circa  quattro  piedi  guernita  di  ra- 
mi dal  piede  fin  alla  cima , formando  una  figura  piramidale  « 
I fuoi  furti  non  fono  più  grofiì  d’  un  dito,  retti  ed  alquan- 
to angolofi  , di  colo-r  mirto  di  verde  e di  rolficeio  , carichi 
di  fottililfimi  e brevirtìmi  peli  , che  nell’  invecchiare  della 
pianta  la  fanno  apparire  di  color  cenerognolo  . I rami  fono 
di  color  verde  ferruggineo,  con  alcune  linee  bianchiccie  ed  e- 
levate,  che  li  percorrono.  Le  fue  foglie  fono  compofte,  cioè 
fopra  d’ un  picciuolo  ve  ne  fono  molte , come  al  naturale 
rapprefenta  la  figura  (A.  A.),  di  foftanza  confidente , di  co- 
lor verde  chiara  al  di  fopra , ed  al  di  lotto  le  giovani  fono 
ferrugginee,  e l’invecchiate  cenerognole , pelofette . I fiori  na~ 
fcono  all’  afcelle  dei  rami  e delle  foglie  , foftenuti  da  pic- 
ciuoli 


30  COLTURA  ED  USI 
duoli  lunghi  una , due , o tre  oncie  , fecondo  1’  età  ; difpo» 
ili  a guifa  di  tante  piramidi . Ogn  uno  è compollo  di  quat- 
tro foglie , una  delle  quali  è più  grande , e rivoltata  all’  in- 
dietro , di  color  verde  ferruggineo  al  di  fuori  ( B.B.  ).  Le 

due  laterali  fono  di  color  di  rofa  , ( C.  C.  ) e Y inferiore , o 

fìa  la  quarta  foglia  è fatta  a guifa  di  barchetta,  nella  qua- 
le ftanfi  rinchiufi  gli  (lami  ed  il  Germe  . ( D.  D.  ) Caduti 

che  fono  li  fiori  , fuccedono  le  fue  teghette  , o filique  , di 

color  verde  , che  poi  nel  maturarli  divengono  rofficcie , pelo- 
fette  , e fono  incurvate  come  tanti  uncini  ( E.  ) . I fuoi  fe- 
rii i fono  di  color  verdiccio,  lunghetti , con  un  punto  nei  mez- 
zo ( F.  ) . 

Quella  pianta  , oltre  ai  fomminiflrare  la  fopraddetta  pre- 
ziofa  Droga  , colorante  in  ogni  atto  di  Turchino,  unita  col 
Guado  , ed  anche  fola  ; ed  ogni  atto  di  verde  con  Droghe 
coloranti  in  giallo  , con  quei  modi  , che  fono  infegnati  dall5 
Arte  Tintoria  , poffiede  pure  delle  facolta  Mediche  . Elfa  è 
Vulneraria , rifolvente , alfringente , difeccante , e nefritica . Le 
fue  foglie,  pelle,  ed  applicate  , rifolvono  i Tumori,  e le 
Parotidi:  e guarirono  le  ferite  . La  polvere  fatta  delle  me- 
defime  cicatrizza  le  Piaghe  , lavandole  prima  coll’  Orina . La 
Decozione  della  flelfa  Pianta , e fpecialmente  delle  fue  Radi- 
ci giova  moltiffimo,  a chi  patifce  difficoltà  d’  Orinare. 

Della  Seconda  Specie . Tav.  5. 

LA  feconda  fpecie  d’  Indaco  è V Indigofera  Hirfuta  Ltnn. 
Spec . pianta  751. 

AJìragalus  fpicatus  , filiquls  penàuìlis , hirfutis , folli s ferie  eh  . 
Bwman.  Zeyl.  pag.  37.  t.  14. 

Kattu-tagera , Hort»  Maialar.  Tom.  9.  Tab.  30, 

CW 


DI  VARIE  PIANTE . ar 

Colutea  Scorpioide s , o vero  Endico  Affricano  . Hijì„ 

pag.  18.  u 12. 

Quella  pianta  crefce  all’  altezza  di  circa  due  piedi  e mez- 
zo, e ricerca  più  attenzione  della  prima  fpecie,  e relitte  più 
al  freddo  deli’  Inverno  . Le  fue  foglie  fono  di  color  cenero- 
gnolo, e i fnoi  furti  e rami  fono  di  color  d’  argento  , mol- 
liflimi  al  tatto.  I fiori  fono  limili  a quelli  della  prima  fpe- 
cie , ma  le  fue  teghette  fono  affatto  diverfe , cioè  più  brevi  ; 
rotonde  ed  articolate , e pendenti  tutte  verfo  terra , di  color 
d’  argento  ; e contengono  due  o tre  femi  per  ciafcuna  , ed 
alle  volte  anche  un  folo , rotondi , fimiii  ad  un  picciol  gra- 
zio di  veccia  , lifci  , con  una  picciola  macchia  nera  da  una 
parte  , da  Botanici  chiamata  Hillo . 

Credo  fuperfluo  di  defcrivere  più  minutamente  tale  fpecie 
d*  Indaco  ; giacche  la  figura  d’  uno  de’  fuoi  rami  , che  ho 
rapprefentata  al  naturale  nella  Tavola  3.  è fufficiente  per 
darla  a conofcere  : ed  ommetto  anche  la  definizione  della 
terza  fpecie  parendomi  per  noi  di  poca  importanza. 

Quantunque  quella  feconda  fpecie  non  crefca  a tanta  gran- 
dezza quanto  la  prima  , con  tuttociò  rende  quafi  la  fletta 
quantità  di  Color  Endego  , come  ho  rilevato  con  replicate 
fperienze  . Supplifce  alla  grandezza  della  prima  fpecie  colle 
fue  foglie  molto  più  lunghe , e larghe , e più  polpofe  , e pe- 
rò sì  dell’  una,  che  dell’  altra  fi  potrebbe  tentare  F introdu- 
zione in  quelli  Paefl  , e fpecialmente  nei  vicini  al  mare , e 
nelle  Ifole  , dove  ho  fondamento  di  fperare  buona  riufcita* 
come  in  feguito  renderò  maniferto  . Ma  per  fare  tali  tenta- 
tivi d’uopo  farebbe  di  procurarli  quantità  fufficiente  di, femi, 
cofa  molto  difficile , dovendoli  far  venire  da  Regioni  così  lon- 
tane. Si  potrebbono  però  propagare  quelle  piante  col  mezzo 
di  quei  pochi  femi  eh’  io  tengo  , e che  potrei  procurarmi 
da  varj  Illuftri  Botanici  miei  corri fponden ti  ; ma  a volerle 

per 


3z  COLTURA  ED  USI 
per  tal  via  moltiplicare  , la  cofa  anelerebbe  troppo  in  lun- 
go. 

Della  Coltura  dell ’ Indaco , feminandone 
in  molta  quantità, 

SI  femina  V Indaco  i primi  d'  Aprile  in  quefto  modo  ; 

Prima  bifogna  che  la  terra  Ha  bene  lavorata  , ed  in- 
granata il  mefe  di  Settembre , ovvero  di  Ottobre  , e nel 
mele  di  Marzo  fi  ara  nuovamente.  Si  ara  ancora  a’  primi 
d’  Aprile,  e dopo  arata,  fi  farchierà  bene  col  Erpice  facen- 
dovi poi  dei  piccoli  folchi , non  più  fondi  di  tre  dita , drit- 
ti e dittanti  un  piede  e mezzo  1’  uno  dall’  altro . Si  femi- 
nerà  1’  Indaco  per  entro  detti  folchi  a linea , cioè  un  grano 
dopo  1’  altro;  ma  fpeffo;  perchè  non  tutto  nafee  : avvertendo 
però  che  prima  di  lemmario , bifogna  avere  ammolliti  i le- 
nii nell’  acqua  per  lo  fpazio  di  due  o tre  giorni , e che  bi- 
fogna  feminarlo  in  tempo  afeiutto,  e quando  fi  vegga  però 
effere  vicina  la  pioggia  . Difpotti  cosi  i femi  nei  detti  fol- 
chetti , fi  cuoprono  col  Raftrello , uguagliandovi  bene  fopra 
la  terra  . 

Quando  fara  nato , e crefciuto  all5  altezza  di  circa  tre 
onde,  fi  zapperà  leggiermente  , eftirpandone  tutte  1’  erbe 
cattive , e fchiarendolo , fe  farà  troppo  fpeffo  ; dovendo  ette- 
re  dittanti  le  piante  una  dall’  altra  una  fpanna  . Verfo  la 
metà  di  Maggio  fi  ritornerà  a zapparlo  , calzandolo  di  ter- 
ra più  di  quattro  dita  , come  fi  pratica  di  fare  al  For- 
mentone, o Sorgho.  Arrivate  le  Pianterelle  all’  altezza  d’ 
un  piede , e mezzo , il  che  farà  circa  la  metà  di  Luglio  , 
e che  fiano  per  fiorire,  e che  i loro  rami  fiano  di  color 
verde  ferruggineo;  allora  farà  I’  Indaco  giunto  a perfezione 

da 


DI  V A \ I E PIANTE . 33 

eia  doveri!  cogliere . ( a ) Si  taglieri  adunque  allora  alto  da 
terra  più  di  mezzo  piede , lalciandone  qua  e la  fparfe  alcu- 
ne piante  delle  più  vegete  lenza  tagliarle , per  la  iemenza . 
Di  tratto  in  tratto  che  fi  taglierà , fi  anderà  portandolo  in 
una  Tina  per  cè  preparata,  come  fi  dirà  a luo  luogo. 

Tofto  che  fi  avrà  terminato  di  tagliare  1’  indaco  biiogna 
adacquarlo,  ed  ii  giorno  feguente  zapparlo,  e ricalzarlo  be- 
ne di  terra. 

Altra  raccolta  fi  farà  nei  primi  di  Settembre,  o verfo  la 
metà  delio  fieflo  mefe;  e quella  larà  nel  noftro  clima  T ul- 
tima raccolta  ; onde  fi  raccoglieranno  tutti  i rami  e foglie  , 
lafciandovi  folo  i furti  legnofi , e le  piante  per  la  femenza  , 
che  deve  andarfi  raccogliendo  di  tratto  in  tratto,  fecondo 
che  fi  anderà  maturando. 

Modo  dì  ejìraere  il  Colore  detto  Indaco , o Endegè 
dalle  Piante  fopraddeferitte . 

PRìma  di  fare  alcuna  raccolta  d’  Indaco,  fa  d’  uopo  di 
prepararfi  tre  Tine  , fituate  una  fotto  T altra , come 
fono  rapprefentate  nella  Tav.  6,  Quelle  devono  effere  affai 
capaci  e forti  .*  e fe  fi  fanno  di  legname , bifogna  che  lo 
fteffo  fia  d’  ottima  qualità , e che  fiano  ben  cerchiate  di  fer- 
ro. Meglio  rie l'ce  però  di  farle  di  muro  di  mattoni  ottima- 
mente conneffi  ; ma  fpecialmente  la  prima  , la  quale  fuole 
coftruirfi  di  forma  quadrilunga,  di  circa  venti  piedi  di  lun- 
ghezza , larga  dalli  dodici  ai-li  quindici , e quattro  profonda , 
e forte  tanto  che  porta  refiftere  alla  fermentazione  deli’  In- 
daco, che  vi  deve  entro  fuccedere  affai  galiarda.  La  Figu- 
Tomo  I.  E ra 

C a ) Il  Padre  Labat , parlando  della  Coltivazione,  e preparazione  dell’  Indaeo  , dice, 
che  bifogna  tagliar  le  piante  dell’  Indaco  medefimo  prima  che  fiorivano  , fe  fi  vuole 
avere  un  Endego  .piti  fino  ; e che , tagliate  quando  fono  fiorite , ne  dano  maggiore 
quantità,  ma  molto  inferiore  di  quello  eftratto  dalle  piante  tenere  , Vedi  Tom»  L Vo» 
yage  aux  isles  de  1’  Amerique  pag.  721. 


COLTURA  ED  USI 
ra  F.  rapprefenta  detta  prima  Tina  quando  è fatta  di  le- 
gno, e della  è quella  ( fia  poi  di  legno,  o di  muro  ) in 
cui  fi  deve  far  macerare  e fermentare  1’  Indaco  fopraddet- 
to , come  fi  dirà  qui  lotto.  La  Tina  G.  deve  edere  a un 
diprefio  la  metà  piu  picchia  della  prima:  e lervir  deve  per 
ricevere  1*  acqua  impregnata  della  ioftanza  dell’  Indaco  dopo 
la  fermentazione  , che  vi  fi  fa  entro  cadere , e vi  fi  sbatte , 
affinchè  1’  Indaco  fi  fepari  dall’  acqua , e fi  precipiti . La 
Tina  H.,  collocata  più  bada  di  tutte  , deve  edere  più  pic- 
ciola della  feconda,  e di  poca  altezza  , dovendo  lolamente 
fervìre  per  farvi  cadere  la  Fecula  turchina  dell’  Indaco , do- 
po , che  precipitata  nella  Tina  G.  fe  le  è levata  da  dodo 
V acqua. 

La  prima  Tina  ( F.  ) avrà  una  fola  cannella  appredo  al 
fondo  (I.)  colla  quale  poterne  eftraere  tutta  1’  acqua  . La 
feconda  bifogna  che  né  abbia  diverfe  dal  bado  all’  alto , una 
diftante  dall’  altra  mezzo  piede  ( K.  L.  M.  ) ; ma  la  terza 
Tina  ne  avrà  blamente  una  come  la  prima. 

Preparate  le  fuddette  tre  Tine  , e giunto  il  tempo  della 
prima  raccolta,  s incomincierà  a tagliare  I’  Indaco  : e di 
mano  in  mano,  che  fi  anderà  tagliando,  fi  farà  portare  nel- 
la prima  Tina,  empiendo  della  medefima  folo  tre  quarte 
parti , acciocché  1’  acqua  che  vi  fi  pone , non  formonti  , 
quando  1’  Indaco  fermenta . Empita  che  fi  avrà  fino  al  det- 
to fegno  la  Tina,  vi  fi  getta  fopra  tanta  acqua,  che  fupe- 
ri  f Erba  di  circa  mezzo  piede , e fi  lafcia  così , fino  che 
fi  vegga  alzarfi  la  materia.  Allora  vi  fi  porranno  fopra  del- 
le sbarre  di  legno,  e delle  pietre,  acciocché  detta  Erba  fe 
ne  dia  fott’  acqua:  e lafciafi  fermentare,  fino  che  la  fer- 
mentazione termini  da  fe , che  farà  allor  quando  1’  acqua  fi 
vegga  ritornata  alla  futa  primiera  altezza  ; cioè  a quella  che 
aveva  quando  vi  fu  polla . Ceffata  la  fermentazione , bifogna 

pron- 


DI  VARIE  PIANTE.  35 
prontamente  aprire  la  Cannella  della  prima  Tina  , e lafcia- 
re  cadere  tutta  1*  acqua , carica  della  foftanza  dell’  Indaco  , 
nella  feconda  Tina,  collocata  perciò  più  balla.  Ufcita  che 
ne  fia  1’  acqua , fe  ne  tira  fuori  tutta  V Erba  , riponendo* 
vene  di  frelca  nuovamente , fe  fe  ne  avrà  da  tagliare  : e 
procedendo  in  tutto  e per  tutto  come  prima. 

Raccolta  f acqua , impregnata  della  detta  foftanza  colorifi- 
ca  nella  feconda  Tina  , fi  abbiano  pronti  due  forti  Remi  di 
legno,  in  capo  a ciafcuno  de’  quali  fia  attaccata  una  fec- 
chia  pure  di  legno  , fenza  fondo , e che  dentro  abbia  due 
legni  in  forma  di  croce , per  dar  maggiore  fcuotimgnto  a 
detta  acqua,  li  quali  Remi  colle  fecchie  attaccate  fi  veggo- 
no fig.  ( N.  N.  ) . Due  Uomini  gagliardi  devono  sbattere  f a- 
cqua  fuddetta  nella  feconda  Tina  immergendovi  ed  alzandone 
reiteratamente,  e con  molta  velocità  dette  fecchie  , fino  a 
tanto  che  la  fchiuma  s alzi  all’  orlo  d’  tifa  Tina  . Alcuni 
sbattono  detta  acqua  con  una  Ruota  a Palette,  girata  velo- 
cemente , e collocata  in  modo  che  le  Palette  entrino  nell’ 
acqua.  Allora  celiando  di  sbattere  , vi  fi  getta  un  poco  d’ 
Oglio  d’  Uliva , e s’  agita  un  poco  infieme  colla  fchiuma 
ed  acqua;  poi  fi  lafcia  in  ripofo,  che  f Olio  farà  precipi- 
tare tutta  la  fchiuma  nel  fondo . Indi  fi  anderà  di  tratto  in 
tratto  prendendo  fopra  un  piatto  di  Majolica , o pure  in 
tazza  di  Criftallo,  della  detta  acqua,  guardandovi  per  entro 
fe  vi  fi  veggano  molecole  d’  Indaco . Quando  vi  fi  vedrà, 
per  entro  la  foftanza  dell’  Endego  ( che  prima  vi.  era  di- 
fciolta  ) andarli  unendo,  ed  infieme  aggrumolando , fi  gette- 
rà dentro  la  medefima  Tina  alquanta  acqua  di  Calcina  vi- 
va , agitandovela  alquanto , e poi  lafciando  ogni  cofa  in  quie- 
te , fino  che  tutto  f Endego  far'a  precipitato  , per  virtù  di 
detta  acqua  di  Calcina  . Quando  fi  vedrà  che  la  foftanza  d’ 
Indaco , o Endego  precipitato , farà  difcefa  di  fotto  dalla  pri- ' 

E 2 ma 


3 6 COLTURA  ED  USI. 
ina  cannella  (K)  della  Tina, fi  aprirà  la  fletta  cannella,  la- 
rdandone ufcire  T acqua  chiara  : e cosi  fi  anderà  facendo  di 
cannella  in  cannella  , a mifura  che  1’  Endego  anderà  caden- 
do al  fondo  , fino  che  tutta  1’  acqua  chiara  , e Spogliata  di 
detto  colore,  ne  fia  ufcita.  Allora,  aperta  T ultima  cannella 
( M ) che  è appreflo  il  fondo  di  detta  Tina  , fi  fa  cadere 
tutto  T Endego  ( il  quale  è come  un  fango  liquido  ) nella 
terza  Tina  ( H.  ) , dove  fi  lafcia  in  ripofo  tanto  , che  s’  ad- 
denfi  in  modo  da  poternelo  facilmente  eftrarre . Ridotto  a tal 
fegno , fe  ne  lo  cava  fuori  ponendolo  in  facchetti  di  tela  ad 
afciugarfi  al  Sole  fopra  letti  di  fabbia  . Ufcita  che  ne  fia  F 
umidità  talmente  , che  abbia  confidenza  di  palla  , fi  cava 
da’  facchetti  , e riducefi  colle  mani  in  pani , a pure  in  ta- 
volette, e faffi  poi  feccare  perfettamente  al  Sole,  o nella 
Stuffa  dentro  Scatole  di  legno  ; il  che  fatto , fi  pone  dove 
piace  di  confervarlo:  e cosi  haffi  i*  Indaco,  o Endego  perfe- 
zionato , e vendibile  . 

Altro  modo  praticato  dagl ’ Indiani  di  preparar  V Indaco  , de- 
ferino  dal  Signor  Giovanni  Van  Tivvijì  Mercante  della 
Società  dell ’ Indie  * 

TAgliano  li  rami  colle  foglie  di  quella  pianta  , e dopo 
tagliati , li  diftendono  al  Sole  per  un  giorno , poi  li 
vanno  prendendo , e mettendoli  dentro  vafi  di  pietra  fatti  per 
tale  operazione  , quali  fono  fiati  prima  empiti  d’  acqua  pu- 
ra all’  altezza  di  un  uomo  . Agitano  la  materia  di  tratto  in 
tratto  con  un  legno  lungo  , affinchè  1*  acqua  ne  cavi  più  fa- 
cilmente la  tintura. 

Quando  detta  acqua  ha  beniffimo  eftratta  la  tintura  delle 
foglie  e furti  dell’  Indaco  , la  fanno  cadere  in  altro  vafo, 
dove  la  lafciano  una  notte  in  ripofo  , acciò  la  foftanza  colo- 

ran- 


DI  VARIE  PIANTE ; 37 

rante,  della  quale  è impregnata,  fe  ne  cada  al  fondo  . Indi 
fanno  ufcire  tutta  1’  acqua  rertata  chiara  , e pongono  il  Se- 
dimento, che  è 1*  Endego  , dentro  un  pezzo  di  tela  di  tef- 
fitura  rara  , acciocché  ne  filtri  fuori  1*  acqua  tettatavi , e 
fanno  poi  leccare  perfettamente  quella  Tintura  al  Sole  in 
facchetti  di  tela.  Quello  è l’Indaco,  o Endego,  che  prepa- 
rano li  Rullici  Indiani;  li  quali,  per  accrefcerlo  di  pefo  , u- 
fano  la  frode  di  mefchiarvi  certa  terra  in  polvere  , che  lo 
affomiglia  nel  colore  : e vi  unifcono  anche  dell’  Oglio  , affin- 
chè riefca  nuotante  nell’  acqua . 

Altro  modo  ufato  da  Cbìnejì. 

P Reparano  1*  Indaco  i Chinefi,  tagliando  tutta  la  Pianta, 
e talvolta  cavandola  colle  radici  , e ponendo  ogni  cofa 
in  Vafo , o Tina  beniffimo  calcata  : e gettandovi  fopra  tant9 
acqua , che  beniffimo  tutta  detta  Erba  cuopra , e fommerga . 
Cosi  la  lafciano  ventiquattr’  ore  a macerarfi,  per  il  che  fare 
nel  nollro  Clima  ci  vorrebbono  due  in  tre  giorni  ; indi  ne 
fanno  ufcire  tutta  detta  acqua  carica  della  tintura  dell*  Inda- 
co . Gettano  via  tutta  detta  Erba  (lata  in  macerazione  : e 
nell’  acqua  impregnata  della  tintura  , pongono  alquanto  di 
Calcina  fottilmente  (tacciata,  e ve  la  fanno  beniffimo  incor- 
porare , sbattendo  l’ acqua  fortemente  con  groffe  verghe  di  le- 
gno, fino  che  foprannuoti  una  fchiuma  purpurea  . La  lafcia- 
no allora  in  ripofo  ventiquattr’  ore , nel  qual  tempo  il  color 
Endego  cade  al  fondo  , e poi  ne  fanno  ufcir  1’  acqua,  e lo 
pongono  ad  afciugarfi  al  Sole  , fino  che  fia  ridotto  a confi- 
denza di  parta,  che  formano  in  pani,  e fanno  feccare  total- 
mente , efponendolo  nuovamente  al  Sole  * 


Spe- 


3&  COLTURA  ED  USI. 


Sper\en%e  da  me  fatte  Sopra  la  Coltura , e preparatone 
dell  Indaco 

SEminai  1*  Indaco  a’  primi  d’  Aprile  dell’  anno  1754.  in 
terreno  graffo  , leggiero , e ben  lavorato  ; e quando  fa 
crefeiuto  all’  altezza  di  quattro  dita , lo  feci  zappare  e netta- 
re dall’  Erbe  cattive . Circa  la  metà  di  Maggio  lo  feci  rizzap- 
pare , e calzare  di  terra  : ed  agli  ultimi  di  Giugno  prefi  le 
foglie  , e le  fommita  d’  alcune  di  dette  Piante  ,,  che  erano 
crefciute  all’  altezza  di  circa  un  piede  e mezzo  , tagliandole 
più  di  mezzo  piede  fopra  terra . Troncate  che  furono  le  fe- 
ci zappare  nuovamente , e ricalzare  di  terra , come  fi  prati- 
ca di  fare  al  Formentone,  o Sorgo,  e le  feci  innaffiare;  la- 
fciandole  poi  fenza  ulteriore  coltura  , fe  non  che  di  tenerle 
nette  dal!  Erbe., 

A’  primi  di  Settembre  , quantunque  la  ftagione  foffe  an- 
data affai  fecca , le  fuddette  Piante  d’  Indaco , eh’  erano  fia- 
te troncate,  giugnevano  all’altezza  di  circa  due  piedie  mez- 
zo; ed  a circa  quattro  piedi  quelle,  che  lafciai  intere. 

Delle  foglie  e rami,  tagliati  dalle  Piante  fopraddette  al  fi- 
ite  di  Giugno  , feci  le  feguenti  fperienze  . Cosi  tagliate  di 
frefeo  le  pofi  in  Vafo  di  Majolica,  e le  coprj  con  tant’  acqua 
che  le  fuperafle  di  tre  dita  , caricandole  con  una  pietra , 
affinchè  fe  ne  fteffero  immerfe.  Efpofi  il  Vafo  al  Sole;  vili 
fufeitò  fermentazione  : e 1’  acqua  s’  alzò , formando  una  fpiu- 
ma  violacea.  Quando  vidi  1*  acqua  abbaffarfi  e ritornata  alla 
fua  primiera  altezza,  la  feci  paffare  in  altro  Vafo  , via  get- 
tando T Erba  fuddetta  , reftata  fpogliata  della  Tintura  ; e 
quell’  acqua  1’  agitai  fortemente,  e velocemente,  fbattendola 
con  una  picciola  ruota  dentata , conficata  nell’  efiremita  d’  un 
manubrio  di  legno , nel  modo  fteffo , che  faffi  preparandofi  la 

be- 


DI  VA  PIE  PIANTE . 3p 
bevanda  di  Chioccolate  , fino  a tanto  che  vidi  effervi  for- 
mata fopra  altra  fchhima . Allora  vi  gettai  dentro  alcune  goc- 
cie  d’  Olio  d’  Uliva  , che  fece  rollo  precipitare  nell’  acqua 
detta  fchiuma  : e continuai  a (batterla  ancora  fino  che  1* 
acqua  llelfa  fi  vedeva  ripiena  di  molecole  piccioliflime  di  co- 
lor Endego  . Ciò  veduto  , vi  aggiunfi  un  poco  d’  acqua  di 
Calcina  viva , ed  agitai  ancora  tanto  che  i liquori  fi  confon- 
deflero;  indi  lafciai  tutto  in  ripolo  fino  alla  totale  precipita- 
zione dell’  Endego  , o Indaco  al  fondo  del  vaio  . Seguita  tale 
precipitazione  , gettai  deliramente  fuori  del  vaio  1’  acqua  re- 
fiata  chiara;  e pofi  il  Cedimento  in  Sacchettino  a leccarli  all’ 
aria . Secco  che  fu , lo  cavai  dal  Sacchetto  , e lo  trovai  In- 
daco di  buon  colore , quali  affatto  fimile  a quello  che  ci  vie- 
ne di  Guatimala. 

Ho  replicato  tale  fperi mento  anche  fopra  le  foglie  e rami 
d’  Indaco , tagliati  in  Settembre  , e mi  è riulcito  egual- 
mente . 

Ometto  di  riferire  varj  altri  tentativi  , fatti  fopra  tale 
Pianta  in  picciola  quantità  , feguenda  altri  metodi  dagli 
Autori  infegnati , parendomi  badante  d’  avere  defcritta  la  fud- 
detta  iperienza,  la  meglio  riufcitami;  dal  buon  fuccefio  della 
quale  mi  fembra  di  poter  con  fondamento  conchiudere  elfere 
1’  Indaco  un  prodotto  che  potrebbe  addattarfi  anche  al  no- 
fi  ro  Clima . Sono  perfuafo  che  fpecialmente  { come  dilfi  ) nel- 
le Ifole  maritime  folfe  per  riufcirvi  molto  bene  , e che  fe 
ne  caverebbe  un  Endego  tanto  buono  , quanto  quello  delle 
Ifole  Francefi  , e della  Carolina  . Un  Campo  feminato  di 
quella  Pianta  dovrebbe  elfere  di  rendita  cosi  grande,  e di 
tanto  maggiore  di  qualunque  altro  Prodotto  de’  nofiri  Paefi , 
che  bene  vaierebbe  la  pena  di  tentarne  i’  introduzione  . * 

Sa- 

(.*)  Anche  nell’  Anno  fcorfo  176$.  ho  replicati  i fuddetti  fperimenti  fopra  I’  Indaco  con 
ottima  riufcita;  e però  tanto  maggiormente  ho  coraggio  di  efortare  chi  può  a tentare 


40  COLTURA  ED  USI 

Sapendo  che  il  Celebre  Linneo  indica  alcune  fpecie  di 
Piante , dalle  quali  crede  che  fi  potefie  cavar  il  color  Ende- 
go  ; e che  M Hellot  nel  luo  Trattato,  di  Tintura  fi  inoltra 
dello  fieflfo  parere  , non  ho  mancato  di  raccoglierne  d’  ognu- 
na  delle  Ipecip  indicate,  e di  farne  Iperienze;  ma  ho  cono- 
fciuto  efier  affai  facile  d’  avanzare  delle  congetture  , ma  dif- 
ficiliflìmo  di  toccare  nel  legno  lenza  1’  ajuto  di  fperi  menti  . 
Neffuna  di  tali  Ipecie  m’  ha  dato  nè  pure  ombra  di  tintu- 
ra, che  all’  Indaco  s’  avvicini.  Il  folo  Guado,  tra  le  Piante 
Europee  , è quello  , dal  quale  ho  ofifervato  produrfi  qualche 
picciola  quantità  di  detto  colore.  Forle  da  quella  pianta  po- 
trebbe riufcire  di  cavarfi  dell’  Endego  con  profitto  ; ma  per 
afiicurarfi  le  in  fatto  ciò  fia  riufcibile  , bifognerebbe  farne 
delle  fperienze  in  grande  , ufandovi  tutta  1’  arte  , e diligen- 
za neceflfaria  , e più  d’  una  volta  replicandole  • il  che  non 
può  farfi  fenza  confiderabile  dilpendio  , per  li  preparamenti , 
e molta  quantità  di  Guado , che  vi  abbifognano . 

d6  introdurne  la  coltura.  Quello  che  ho  coltivato  nell’  Orto  è flato  veduto  con  am- 
mirazione da  diverfi  preftantifiìmi  Perfonaggi  , e fpecialmente  dal  tanto  benemerito 
delle  Arti  e del  Commercio  il  Nobil  Uomo  J2cc.  Sig.  Niccolò  Tron  Cavalier  , mai  a 
baftanza  lodato. 


DEL- 


Dì  VARIE  PIANTE . 


41 


DELLA  RUBI  A,  O ROZA  (r^.7.8.) 


A Rubia  è una  Pianta  , delle  cui  radici  preparali  una 


Droga  detta  volgarmente  Roza , di  moltiffimo  ufo  nella 
tintura,  fpecialmente  di  Lane,  dando  efia  un  color  rolfo  fuo 
proprio  molto  forte  e rendente , e fervendo  anche  per  ingre- 
diente d’  altri  colori . 

Nafce  fpontaneamente  in  molti  luoghi  d’ Italia , di  Germa- 
nia, di  Francia,  di  Spagna  , e dell’  Àfia  : ed  in  molta  co- 
pia fe  ne  coltiva  in  Fiandra  , in  Olanda  , nell’  Inghilterra , 
e nella  Francia  medefima,  e falfene  grande  commercio. 

Di  quella  pure  ( olfervando  che  per  noi  forma  un  com- 
mercio palfivo , che  porta  fuori  dello  Stato  annualmente  fora- 
me confiderabili  di  danaro  ) ho  fatti  molti  fperimenti  , per 
rilevare  fe  polla  riufcire  anche  nei  noftri  Paelì  con  utile , 
e felicitk . Accertatomi  , per  quella  eh’  io  ftelfo  ho  coltiva- 
ta , e di  cui  ne  ho  anche  prefentemente  nell’  Orto  , e per 
altre  olfervazioni  , che  potrebbe  la  fteffa  elfere  in  molti  dei 
noftri  terreni  un  Prodotto  di  coltura  agevole  , e molto  van- 
taggiofo  , ho  per  lo  ftelfo  buon  fine  accennato  nella  me- 
moria fopra  il  Guado  , fcritta  a comune  utilità  la  prefente 
Iftruzione  , che  potrà  fervire  di  ficura  norma  a chiunque  vo- 
Ielle  porfi  a coltivarne . 

Seguendo  1’  ordine  della  prima  memoria , depriverò  in  pri- 
mo luogo  i nomi,  co’ quali  viene  diftinta  , ponendovi  dopo 
la  definizione  Botanica,  e fono  li  feguenti. 

Nominali  da  Scrittori  Latini 

Tomo  I.  F Ru- 


Sua  coltivazione , e preparazione , e modo  di  fervìrfene 
nella  tintura  ec . 


42  COLTURA  ED  USI 

Rubia  rinfiorimi  fativa  , Baub.  piti,  333.  Tournef.  Injì. 

R.  H.  1 14. 

Rubia  fativa . Batih.  hifl.  3 . pag.  714. 

Rubia  major.  Lob . icon.  768.  ciuf.  hifì. 

Rubia  officinarum , & Dod.  pempt.  120. 

Rubia  domeftica.  Matth . 

Dagl’  Italiani . Rubia , Ro-ga , Erythrodano  volgare  , Radice 
rojfa . &c. 

In  Greco.  E’RTGPO'AANON,  e Lipari. 

In  Arabo.  Paavet , Favealfabagin , G"  Fuoy. 

Da’  Tedefchi.  Ferberroet , (2?*  Ferber  Rodte . 

Da’  Francefi  . Garance  , 0^  Garence . 

Da’  Spagnuoli . Ruvua  , Ruvia  , Roya  ^ Garanzia . 

In  Inglefe . Madder  . 

Ha  quella  pianta  la  fua  radice  perenne , lunga  , e fucco- 
fa , divifa  per  ordinario  in  molti  rami:  (Vedi  Tav.  7.%.  A® 
A.  A. , dove  al  naturale  è rapprefentata  ) ed  è della  grolfez- 
za  , poco  più  poco  meno  d’  un  dito , ai  dì  fuori  rofla , e nel 
mezzo  ripiena  d’  una  midolla  di  color  croceo.  Produce  i fuoi 
farmenti , o fufti  lunghi,  quadrati,  nodofi  , afprilfimi  al  tat- 
to , e vanno  ferpendo  per  terra  . Le  fue  fòglie  fono  ancor 
effe  afprilfime , a caufa  di  certi  fottili  uncini  fparfi  nel  con- 
torno , e nelle  coltole  delle  medefime  : e Hanno  attaccate  in- 
torno ad  ogni  nodo  , difpolte  in  forma  di  ftella , ed  aventi 
Politamente  la  lunghezza  di  circa  due  oncie  ( vedi  Tav.  8è 
fig.  F.  ) . I fuoi  rami  , nelle  loro  eltremitù  , fono  divifi  in 
varj  ramofcelli  carichi  di  piccoli  fioretti  ( G.  G.  ) di  color 
verde-giallo,  compolti  d’  una  fola  foglia,  e divifi  nel  contor- 
no in  quattro  o cinque,  ed  alle  volte  in  fei  parti  , a gui- 
fa  di  Stella,  ed  ognuna  di  quelle  fogliette , o parti  , ha  la 
fua  punta  rivoltata  verfo  il  fuo  centro  (H.  H.).  Vengono 
elìì  foltenuti  dagli  embrioni  , i quali  pofcia  crefcono  in  bac- 
che 


DI  VARIE  PIANTE . 43 

che  della  groffezza  d’  un  pifello,  prima  verdi,  e che  quando 
fono  mature  divengono  nere, e ripiene  di  fugo.  (I.  I.) 

K.  indica  il  difegno  della  pianta  appena  nata  dal  feme. 

Della  coltura  della  Rubia , e prima  dei  terreni , 
che  vi  fono  atti  • 

Refce  la  Rubia  in  ogni  forta  di  terreno  ben  coltivato. 


ed  ingranato  come  ufafi  per  la  canapa;  ma  non  però 


in  ciafcuno  ugualmente  . Suole  provar  bene  nelle  terre  me- 
diocremente umide  , dolci  , e di  buona  qualità  ; e fpecial- 
mente  nelle  graffe  arenofe , e fabbiofe  , nelle  quali  , trovan- 
do le  radici  facilità,  di  penetrare  per  ogni  lato  , e di  crede- 
re , vi  divengono  più  lunghe  , e più  groffe , che  in  qualun- 
que altra  forte  di  terreno  . Alligna  anche  nelle  terre  tenaci 
e magre  , ma  vi  fa  radici  fottili  , ed  il  prodotto  ne  riefce 
lcarfo . Queft*  Erba  è molto  a propofito  per  i terreni  che  s* 
inondano  , purché  1*  acque  non  vi  ftieno  fopra  troppo  lungo 
tempo  ; avendo  io  offervato  che  la  flelfa  nafce  fpontaneamen» 
te  , e vigorofamente  vive  in  alcuni  lìti  del  Padovano  alle 
ripe  de’  Eoffi,  che  nelle  piene  delle  acque  reftano  annegate 
frequentemente . 

Due  fono  i modi  di  coltivare  , e di  propagare  la  Rubia  ; 
uno  cioè  di  feminarla  , 1*  altro  di  trafpiantarne  i germogli  5 
che  fi  levano  dalle  piante  invecchiate  : e si  F uno  , che  F 
altro  può  riufcire  ottimamente  , purché  non  fi  manchi  della 
neceffaria  diligenza . 

Volendo  propagare  la  Rubia  per  feminagione  , bifogna  in 
Settembre  principiare  a preparare  la  terra  , arandola  profon- 
damente .*  ed  agli  ultimi  d’  Ottobre  devefi  concimare  , ed 
arare  nuovamente . Nel  fine  poi  dei  Febbrajo  fiiffeguente  , o 
al  principio  di  Marzo  fi  riarerà  ancora  , e fi  ridurrà  in  va- 


F 2 


neze 


44  COLTURA  ED  USI 

neze  o Gombine  della  largezza  di  due  piedi  circa  , fpianan* 
dole  con  buona  erpicatura  . Indi  in  ciafcuna  di  tali  vaneze 
fi  faranno  per  lungo  tre  piccioli  Solchi,  uno  nel  mezzo,  ed 
uno  per  ogni  lato  , in  modo  tale  che  le  file  dei  femi  , da 
porli  nei  medefimi  , riefcano  tra  fe  difianti  quali  un  piede  <> 
Quelli  folchi  non  devono  efiere  più  profondi  d’  un  palmo 
circa  ; ed  in  elfi  fi  pongono  i femi  di  Rubia , non  però  trop- 
po fpefii.  Prima  di  feminarveli,  devono  efiere  flati  ammolli- 
ti nell’  acqua  due  giorni , affinchè  germoglino  più  prello ,.  e 
ne  forgano  vigorofamente  le  pianterelle  dalla  terra  . Io  ho 
fatto  oflervazione  che  quando  i femi  fiano  flati  ammolliti 
prima  di  porli  nella  terra,  nafcono  quafi  tutti,  ma  che  fen- 
za  quella  preparazione  non  ne  nafce  la  metà  , oltre  che  le 
piante  dei  primi  crefcono  anche  più  facilmente. 

Subito  feminati , bifogna  coprirli  di  terra  ; anzi  di  tratto 
in  tratto , che  uno  anderà  fpargendo  i femi  dentro  i Solchi , 
bifogna  che  un  altro  lo  vada  feguendo  , coprendoli  di  terra 
all’  altezza  di  circa  quattro  dita  , levandola  da  ambi  i lati 
de’  Solchi.  Terminato  di  feminare,  e di  coprire  detti  femi, 
bifogna  ben  fpianarvi  ed  uguagliarvi  la  terra  fopra  con  pic^ 
dolo  Rallrello  a denti  di  ferro  ■ lafciandovi  però  rilevata 
quella,  che,  dopo  d’avere  coperti  i femi,  farà  reflata  in- 
tatta tra  Solco  e Solco  . Quando  fi  avefie  il  comodo  di  qual- 
che acqua  , farebbe  molto  utile  d’  irrigare  il  terreno  fe  mina- 
to, fe  la  flagione  fia  fecca  . 

Nate  le  pianterelle  di  Rubia  , e crefciute  alF  altezza  di 
circa  tre  dita,  bifogna  zapparle  leggermente  : e fe  il  terreno 
farà  arenofo  e fciolto  , baderà  farchiare  col  Rafirello  , eftir- 
pando  le  malerbe  ; cioè  tutte  quelle  che  non  fono  Rubia  • 
Crefciute  poi  che  faranno  all’  altezza  di  circa  mezzo  piede  , 
fi  zapperanno  di  nuovo  , e fi  calzeranno  di  terra  all’  altezza 
di  quattro  dita  , fervendofi  di  quella  fuddetta  , reflata  rile- 


DI  VARIE  PIANTE . 45 

Vita  tra  i folchi;  ne’  vi  fi  fara  più  altra  coltura,  fe  non 
quella  di  tenerle  nette  dall’  Erbe. 

Nel  fufieguente  Autunno  poi,  o nella  Primavera,  avanti 
che  la  Rubia  incominci  a germogliare  , fi  deve  fchiarirne  le 
piante  in  modo , che  quelle , che  vi  fi  lafciano  interzate  , 
fiano  tra  fe  diftanti  circa  un  palmo:  e dopo  fi  zappano  , e 
fi  ricalzano  di  terra.  Tutte  le  pianterelie , che  faranno  fiate 
cavate  nel  fare  tale  fchiarimento , fi  trafpianteranno  in  altro 
terreno , fiato  preparato  come  il  primo , in  cui  furono  lami- 
nate ; difponendole  collo  ftefio  ordine  di  folchi , e 1’  una  lon- 
tana dall’  altra  un  palmo,  e coprendole  di  terra  talmente- 
chè  i loro  capi  reftino  fotterrati  circa  tre  dita  , e quella  u° 
guagliando  poi  bene  col  Raftrello  . 

Nel  mefe  di  Giugno,  o di  Luglio,  crefciute  le  piante  di 
Rubia , tanto  le  prime  , che  le  trafpiantate , all’  altezza  d’ 
un  piede  circa  , fi  calzeranno  per  un  mezzo  piede  di  terra  £ 
loro  Gambi , acciò  fi  convertano  in  radici  buone  per  la  tin- 
tura , come  fuccede . Per  calzare  la  Rubia  in  qualunque 
tempo,  e con  pochiflima  fpefa,  il  miglior  modo  fi  è di  far- 
fi  fare  un  picciol  aratro  , che  poffa  edere  agevolmente  tira- 
to da  un  Cavallo , e con  quello  andar  facendo  un  folco  tra 
una  fila  e F altra  in  modo,  che  la  terra  s’appoggi  ai  Gam- 
bi della  Rubia;  e cosi,  oltre  il  grande  rifparmio  di  fatica, 
fi  avra  anche  quello  di  facilmente  efiirpare  1*  Erbe  , che  la 
danneggiano . 

Nei  terreni  gradi  e ben  coltivati  le  radici  di  quella  Pian- 
ta fi  podbno  cavare , per  ufo  delle  Tintorie  , in  capo  a di- 
ciotto mefi  dalla  fua  piantagione  , contando  fempre  dal- 
la Primavera  ; poiché , fe  la  fi  avede  piantata  in  Autunno  , 
non  fi  deve  contar  per  niente  quel  primo  Inverno  , nel 
quale  non  fa  che  tenerli  viva.  Ma  nelle  terre  magre  bifo- 
gna  afpettare  che  fieno  padati  due  anni,  ed  ancora  più, 

affin* 


4f?  COLTURA  ED  USI 

affinchè,  le  radici  fieno  fufficiente mente  grolle,  e pregne  di 
colore , 

In  foni  ma  non  fi  deve  differire  a cavarla  più  del  bifogno, 
perchè  Y utile  verrebbe  a minorarli,  nè  fi  deve  raccoglierla 
avanti  che  fia  ridotta  a perfezione;  poiché  le  radici  cavate 
troppo  prefio,  cioè  avanti  che  giunte  fieno  a groflezza  con» 
veniente,  non  folo  rendono  la  raccolta  affai  fcarfa  , ma  an- 
che di  poca  efficacia  per  la  tintura , dando  un  colore  più 
rancio  che  roffo , e poco  fodo  . Devefi  però  fapere  che  più 
che  quelle  radici  invecchiano  , più  anche  fi  perfezionano 
e fi  caricano  di  colore , come  puoffi  vedere  nella  Rnbia , che 
nafce  fpontaneamente  in  var;  luoghi  degli  Euganei  ec. 

Quando  tali  radici  fono  in  iftato  da  poterli  utilmente  ca- 
vare, le  maggiori  fogliono  elfere  della  groflezza  d*  un  dito  , 
ed  i loro  rami  fono  più  grolfi  d’  una  penna  d’  Oca.  Tor- 
cendole fi  rompono  facilmente , e fono  di  pafta  fifla  e con 
molta  parte  rofia  : e nel  feccarfi  calano  poco  nella  groflez- 
za. 

Il  modo  poi  di  propagare  la  Rubia,  non  per  feminagio- 
ne,  ma  col  piantarne  i germogli,  come  ho  fopra  indicato, 
fi  fa  come  fegue  . Potrebbono  procurarfi  tali  germogli  dai 
Luoghi , nei  quali  elfa  fpontaneamente  nafce , o dove  fi  col- 
tiva ; ma  elfendo  che  per  quella  via  riunirebbe  il  propagar- 
la molto  difficile  e difpendiofo,  dove  la  medefima  non  fiali 
ancora  introdotta;  cosi  devo  arricordare  che  la  maniera  più 
facile  fi  è quella  di  preparacene  un  ballante  vivajo  , donde 
poterne  cavare  il  bifogno,  fecondo  le  puntazioni , che  fi  de- 
lfina di  farne. 

Per  formarli  quello  vivajo,  fi  prepari  un  pezzo  di  buon 
terreno  Ortivo , o altro  fumile , ben  lavorato . Sia  quello 
per  efempio  un  quadro  di  quindici  pertiche,  per  ogni  lato, 
o pure  un  quarto  di  campo,  che  è duecentodieci  Tavole  * 

Per 


DI  VARIE  PIANTE . 47 

Per  feminarlo  vi  è d’  uopo  una  quarta  Padovana  , o Ila 
quartaruolo  Veneto  di  Temenza  di  Rubia  , la  quale , dopo  d’ 
averla  tenuta  ad  ammollirfi  in  acqua  due  giorni,  fi  fpargera 
fopra  detto  terreno,  come  fi  fa  feminando  la  Canapa.  Fat- 
to ciò,  fi  ridurrà  elfo  terreno  in  vaneze,  o Gombine,  lar- 
ghe ognuna  circa  tre  piedi , gettando  la  terra  de’  folchi  fo- 
pra le  vaneze , e coprendo  detta  Temenza  , e fpianandovela 
poi  bene  con  Raftrelio;  col  quale  Te  ne  leveranno  le  zollette 
dure  di  terra , i fallì , Te  ve  ne  fodero  , ed  altre  materie 
grolfe , facendole  cadere  nei  folchi . 

Nata  la  Rubia , e crefciuta  all*  altezza  dì  due  dita , lì 
farchierà , o con  Raftrelio  a denti  di  ferro , o con  zappetta 
da  Ortolani  bicornuta , ufando  diligenza  di  non  farle  danno  . 
Io  non  ripeto  il  modo  di  preparare  la  terra  , ed  il  tempo 
da  feminare  la  Rubia,  che  ho  già  fopra  infegnato  ; e profe- 
guirò  a dire  come  fe  ne  coltivi  il  Vivajo. 

Nel  mefe  di  Luglio  fi  caverà  la  terra  dai  fopraddetti  fol- 
chi colla  vanga  alla  profondezza  d’  un  piede,  e bene  limo- 
lata, fi  fpargera  fopra  le  pianterelle  di  Rubia,  olfervand© 
di  non  fotterrarne  le  fommità  dei  rami . Si  lafcierà  così  il 
vivajo  fino  alla  fulfeguente  Primavera  ; venuta  la  quale  li 
caveranno  nuovamente  i folchi  come  prima , e fi  copriranno 
tutte  le  vaneze  della  terra  da’  medefimi  cavata  all’  altezza 
di  circa  tre  dita  ; bene  uguagliandovela  fopra  col  Raftrelio  : 
e ciò  deve  farfi  prima  che  principino  a germogliare  le  piante . 

Altro  non  vi  fi  farà  poi  fino  alla  metà  di  Settembre , a 
riferva  di  tenere  il  vivajo  netto  dall’  Erbe  dannofe  : ed  allora 
fi  potrà  fegare  la  Rubia  per  farne  fieno . Nel  Mefe  d’  Ot- 
tobre farà  in  iftato  da  poterli  cavare  per  farne  le  piantagio- 
ni; quali  però  farà  meglio  di  farle  in  Primavera,  avanti 
che  le  piante  principino  a moverli:  e fi  procederà  come  fe- 
gue. 


Si 


4$  COLTURA  ED  USI 

Si  caverà  dal  vivajo  tutta  la  Rubia,  e cavata  fe  le  fiac- 
cheranno tutti  i germogli  , o buti  , legnati  nella  Tav.  7. 
fig.  1.  2,  3.  4.  dividendo  ogni  pianta  in  quante  parti,  atte 
a poter  vegetare , che  fi.  potrà  . Quei  germogli , che  avran- 
no troppa  lunghezza,  fi  taglieranno  in  pezzi  lunghi  circa  un 
palmo  , facendo  il  taglio  nel  luogo  fegnato  nella  Tav.  7. 
fig.  a.  a.  a.  a.  a. , ma  avvertendo  che  vi  refti  in  ogni  par- 
te qualche  gemma,  o butone:  Ved.  Tav.  3.  fig.  c.  c.  c.  c. 
c. , e tenendole  guardate  dal  Sole , che  cosi  fi  pofiono  tene- 
re due  o tre  giorni  fenza  riporle  in  terra . 

Prima  di  cavare  la  Rubia , bilogna  aver  preparata  quella 
quantità  di  terra , che  fi  vorrà  piantare , nello  flefib  modo  , 
che  ho  fopra  infegnato , e ridotta  in  vaneze  della  fletta  lar- 
ghezza; nelle  quali  con  un  paletto  fi  anderanno  facendo  dei 
buchi  interzati  dittanti  1’  uno  dall’  altro  un  palmo , ed  in 
file  rette , dittanti  1’  una  dall’  altra  un  piede  . Nel  mentre 
che  uno  anderà  facendo  detti  buchi,  un  altro  feguirà  po- 
nendovi un  germoglio  , o piantone  di  Rubia  per  buco,  e 
coprendoli  di  terra  in  modo,  che  la  fommità  de’  medefimi 
retti  fotterrata  più  di  tre  dita  , uguagliandovi  poi  la  terra 
fopra  col  Raffretto.  Fatta  la  puntazione,  vi  fi  uferà  pofcia 
la  fletta  coltura,  e diligenze  già  infegnate  , e che  non  ri- 
peterò qui  fuperfluamente. 

Introdotta  una  volta  la  Rubia , non  fi  avrà  più  bifogno , 
nè  di  vivajo , nè  di  Temenze  per  propagarla  ; poiché  , quan- 
do fi  cava  per  fervirfi  dette  fue  radici  , vi  fi  trovano  tanti 
germogli  da  doverli  neceffariamente  levare , che  d’  un  cam- 
po che  fe  ne  fia  cavata,  fi  trova  da  piantarne  due  , ed  an- 
che tre , e più  campi , fecondo  che  vi  fi  vorrà  ufare  dili- 
genza netto  fcieglierli . 

Io  ho  fperimentato , che  facendo  propagini,  o come  dice- 
fi, rifoflando  i rami  detta  Rubia,  netti  mefi  di  Maggio  , e 

di 


DI  VARIE  PIANTE . 49 

Si  Giugno , fi  trafmutano  tutti  in  tante  radici  ottime  per  la 
cintura.  Facendo  in  cotal  modo,  da  una  fola  pianta  ho  rac- 
colto una  libra  di  radiche  perfette,  e più  di  venti  germogli 
da  trafpiantare  ; quando  colla  coltura  ordinaria  non  fe  ne 
hanno  al  più  che  da  tre  in  quattro  oncie , e lo  Hello  nu- 
mero all*  incirca  di  germogli  . 

Nell’  Autunno  del  fecondo  anno  d’  ogni  piantagione , quan- 
do le  Bacche  della  Rubia  faranno  mature , fe  fi  vorrà,  aver- 
ne la  femenza  , fi  faranno  raccorre  da  Donne  , o da’  Ra- 
gazzi . In  vece  di  ciò , fi  può  anche  far  legare  1*  Erba 
colla  falce , portarla  fopra  1*  A ja , e farla  leccare  , andan- 
dola rivoltando  colle  forche  di  legno , come  falbi  al  fieno , 
e bene  fcuotendola  , acciocché  le  Bacche  fe  ne  fiacchino  ; 
le  quali  poi  fi  nettano  , fi  beccano , e fi  confervano  per  fe- 
minarle . 

Se  poi  non  fi  avelie  bifogno  di  raccogliere  femenze , fega- 
ta  la  Rubia,  fi  lafcierà  beccare  nello  ftelfo  luogo,  fopra  cui 

fi  è tagliata  , facendone  fieno  , che  fi  condurà  al  Fenile 

per  cibo  degli  Animali  nell*  Inverno  , a’  quali  ferve  d’  otti- 
mo nutrimento,  fpecialmente  a’  Buoi,  ed  alle  Vacche,  nel- 
le quali  produce  abbondanza  di  Latte  pendente  al  rolficcio  , 
ed  il  cui  Burro  è giallo,  e di  buon  fapore  , come  alferifce 
M.  Duhamel  ( a ). 

Come  fi  proceda  nel  cavamente  e preparatone  delle 
Radici  della  Rubia  per  ufo  de ’ Tintori  . 

Giunte  che  fìano  le  radici  di  quella  Pianta  alla  loro  con- 
veniente perfezione , come  fopra  fi  è detto , per  farne 

ufo , o commercio , bifogna  cavarle , e prepararle . 

Le  ftagioni  per  cavarle  fono  1*  Autunno , e la  Primavera  : 
Tomo  I.  G e 

Ce)  Duhamel  Elementi  d!  Agricolt.  Tom,  j,  pag.  ipjo 


50  COLTURA  ED  USI 
e quando  fi  volefiero  impiegar  verdi,  fi  potrebbe  principiare 
a’  primi  d’  Ottobre  , e continuare  a trarle  dalla  terra,  a 
inifura  dei  bifogno , fino  al  principio  d*  Aprile . 

Il  cavamento  principia  a farli  da  uno  dei  capi  del  cam- 
po , formando  un  folfetto  dall’  uno  all’altro  lato  del  medefimo  , 
lunghelfo , e vicino  al  principio  della  Rubia , e tanto  pro- 
fondo, quanto  all*  incirca  lo  fono  le  fue  radici;  il  che  fi 
rileva  collo  fcoprirne , andando  effe  piu  profonde  ne’  terreni 
fciolti  e dolci , e negli  arenofi  ec. , che  in  quelli  che  fono 
forti  e tenaci  « Cavato  tale  folfetto , fi  va  cavando  la  Ru- 
bia, facendo  nel  medefimo  cadere  la  terra,  per  dar  luogo  a 
quella,  che  fuccefiìvameme  fi  anderà  colle  zappe,  o vanghe 
tirando  fempre  alla  medefima  parte  , fino  che  fi  fia  giunti 
all’  altro  capo  del  campo , e che  tutta  fiafi  cavata  , Nel 
tempo  ftelfo  che  le  radici  fi  anderanno  fcoprendo , fi  faran- 
no raccorre  da  Donne,  o da’  Fanciulli  per  minor  fpefa  , e 
fe  ne  farà  fcuotere  la  terra,  che  vi  refia  attaccata.  Già  la 
parte  Erbofa  fi  farà  fegata,  e ridotta  in  fieno  prima  di  prin- 
cipiarne il  cavamento  ; ma  contuttociò  , cavata  che  fia,  fe 
ne  fepara  quella , che  vi  farà  refiata  ; e parimente  fe  ne  le- 
vano tutti  i germogli  inutili  per  la  tintura  , cioè  quelli , che 
fi  veggono  poco  coloriti,  de*  quali  do  le  Figure  i.  2.  3.  4, 
nella  Tavola  3.  Tali  germogli  fi  devono  raccogliere  con  dili- 
genza, per  fare  con  elfi  nuove  piantagioni  di  Rubia  nel  mo- 
do fopra  infegnato;  o nella  medefima  terra,  come  alcuni  u« 
fano  per  molti  anni;  o pure  in  altro  terreno,  preparato  fe- 
condo le  regole  da  me  date. 

Quando  ion  fi  voglia  piu  replicarne  di  feguito  la  pianta- 
gione nello  fteffo  terreno , da  cui  fiafi  una , o xpiù  volte  ca- 
vata la  Rubia,  vi  fi  potrà  feminare  il  Frumento,  fe  farà 
in  tempo  d’  Autunno , o pure  il  Formentone , o fia  forgo  , 
fe  farà  in  Primavera  . Quefta  pianta  tintoria  ha  anche  la 

facci- 


DI  VARIE  PIANTE.  51 
facoltà  di  difporre  il  terreno  a maggiore  fertilità  per  1*  altre 
piante:  e però  vi  fi  avrà  ubertofo  prodotto  per  tre  anni  al- 
meno , il  quale  farebbe  ancora  più  abbondante , fe , in  vece 
di  fegare  1*  Erba  della  Rubia,  lì  aveffe  lafciata  ammarare 
fui  campo. 

Raccolte  le  radici  atte  alla  tintura , fi  devono  bene  net- 
tare dalla  terra e da  ogn’  altra  eterogenea  foftanza , anche 
col  lavarle,  quando  folle  necelfario . Ma  perchè  il  lavamen- 
to  Tempre  le  danneggia,  fpogliandone  la  corteccia,  che  è la 
parte  più  tingente  , fempre  di  qualche  parte  del  fuo  co* 
lore  , è ottima  avvertenza  di  cavare  le  radiche  ftefle  in 
tempo  afciutto  ; nel  qual  modo  , portando  feco  pochiffima 
terra , facilmente  fi  nettano  fenza  lavamento.  Purgate  che 
fiano  , bifogna  farle  feccare  ottimamente  , o nei  Forni 
caldi  , o nelle  ftufe  ; indi  macinarle  , riducendole  in  fa- 
rina groffolana , che  poi  fi  ripone  in  luogo  alciutto  in  caf- 
fè , o barili  , ben  guardata  dall’  umido , dove  fi  conferva 
fino  all’  occafione  di  farne  ufo , o vendita  ; e quella  fari- 
na di  radici  di  Rubia  è la  Droga  tintoria  detta  volgarmen- 
te Roza. 

Stimo  fuperfluo  d*  entrare  in  più  minute  circofianze  fopra 
la  preparazione  d’  elfa  Droga;  giacché  da  chiunque  fi  polfo» 
no  vedere  gli  Elementi  d’  Agricoltura  di  M.  Duhamel , col- 
le Figure  de5  Mulini  che  vi  fi  adoprano;  e parimente  il  Di- 
zionario delle  Piante  del  Miller.  Devo  però  avvertire,  affin- 
chè niente  manchi  a quella  memoria  di  ciò,  che  è necelfa- 
rio , che  fenza  entrare  ( almeno  nel  principio  dell’  impre- 
fa  ) nella  difpendiofa  collruzione  delle  macchine  nelle  dette 
Opere  rapprefentate  ; fi  può  con  ficurezza  di  buon  fuccelfo 
fervirfi  di  qualche  mulino  da  Vallonia;  o pure  di  quello  , 
di  cui  ho  data  la  figura  nella  memoria  fopra  il  Guado,  fa- 
cile a trovarfi  3 non  folo  nelle  Città , ma  anche  in  molte 

G 2 Ter- 


52  COLTURA  ED  USI 

Terre  grolle:  ed  in  mancanza  di  queAi , polfono  anche  ado- 
perarli le  Pile  da  Tabacco  , e limili . 

Le  radici  della  Rubia,  ufate  verdi,  fom minorano  un  co* 
Ior  rolfo  molto  più  bello  e più  vivace  , che  adoperate  fec- 
che  : e però  utile  farebbe , come  infegnafi  anche  nel  Mufeo 
Ruftico  della  Reai  Società  d’  Agricoltura  di  Londra , di  far- 
le ufare  alli  Tintori  cosi  verdi,  tanto  maggiormente  che  pof. 
fono  confervarfi  in  tale  flato  lunghiflìmo  tempo . In  quello 
modo  fi  avrebbono  delle  Tinte  belliflime , ed  un  grandiflìmo 
rifparmio,  non  folo  nella  preparazione,  ma  anche  nella  Tin- 
tura;  poiché  leccandole,  perdono  quali  lette  ottavi  del  lo* 
ro  pefo.  Adoprate  verdi  , cinque  libre  fanno  lo  flelfo,  che 
una  libra  di  fecche;  e però  vi  fi  ha  il  rifparmio  anche  nella 
quantità  di  circa  tre  libre  per  ogni  otto  . 

Potrebbono  anche  efl’ere  affai  utili , impiegate  verdi , per 
tingere  in  roffo  il  Cotone  alla  maniera  orientale , come  lo 
avverte  M.  Hellot  nel  fuo  Trattato  di  Tintura,  e M.  Du- 
hameL  nel  Trattato  fopraccitato  ; effendo  fuori  di  dubbio  , 
che  1’  Azala , o Izari,  con  cui  gli  Orientali  tingono  il  Co- 
tone di  color  incarnato,  altro  non  fia  che  la  Rubia. 

Quella  fpecie  di  pianta  nefce  cosi  attiva  in  quelli  noftri 
Paefi.,  che  avendo  io  fatte  diverfe  prove,  e fatte  anche  fa- 
re da  Tintori  molto  abili,  fopra  la  Rubia  da  me  coltivata, 
è riufcita  fempre  fuperiore  di  tintura  a quella,  che  ci  vie- 
ne d’  Ollanda,  e d’  Inghilterra;  tanto'  adoperata  verde,  che 
fecca . Egli  è appunto  per  ciò  che  mi  fono  Adotto  a feri- 
vere  quella  iftruzione  , defiderofilfimo  , per  pubblico  e priva- 
to  vantaggio,  che  venga  introdotta  nello  flato  la  fua  colti- 
vazione ; ficuro  elfendo  eh’  elfa  potrebbe  elfere  uno  dei  mi- 
gliori prodotti  per  molte  qualità  di  terreni  , e fpecialmente 
per  quelli  foggetti  alle  inondazioni , come  ho  fopra  accenna- 
to, de’  quali  pur  troppo  ne  abbiamo  in  quantità.» 


Nè 


DI  VARIE  PIANTE . 53 

Nè  {blamente  le  radici  della  Rubia  fono  di  grand’  ufo 
nella  Tintura  ; ma  fono  anche  dotate  di  Mediche  facolta  ; 
aderendo  il  Gran  Boerhave  ( a ) edere  le  ftede  aperitive  3 
ed  avere  facolta  promovente  1’  Orina , ed  i Meftrui . Vengo- 
no per  ciò  ufate  utilmente  nell’  Idropifia,  e nella  Cachedia, 
e nelle  Oftruzioni . La  dofe  è da  mezza  Dramma , fino  a 
due . La  Radice  della  Rubia , data  da  mangiare  agli  Ani- 
mali , ha  forza  di  tinger  loro  le  oda  , e talvolta  anche  i peli , 
e penne  ; come  fcrivono  cladici  Autori . 

Oltre  la  Rubia  fopra  defcritta , ve  n’  ha  altra  fpecie  y 
chiamata  da’  Botanici  Rubia  Sylvefìris  afpera  ; quce  Sylveftris 
Diofcoridi . Bauh.  pin,  333.  Vedi  Tav.  9. 

Rubia  Sylvedris  afpera  Ravennenfis  Zanom  Hift,  pag.  48^ 
Tab . 145. 

Rubia  Sylveftris  monfpefulana  major  Bauh,  hijl . 3.  pag . 
7 1 5* 

Rubia  erratica  Tragt , Rubia  Sylveftris  vera  Cordi . 

Rubia  maxima  Lob.  oh. 

Quella  Rubia  nafce  fpontaneamente  nei  : monti  Euganei  , 
ed  anche  nei  lidi  marittimi , ed  ha  la  ftruttura  limile  alla 
prima,  ma  è però  in  tutte  le  fue  parti  minore,  ed  è fem- 
pre  verdeggiante  , anche  nell’  Inverno.  La  radice  è molto 
più  ferpeggiante , ed  ha  un  colore  al  di  fuori  quafi  fimile  a 
quello  della  prima , ma  la  fua  midolla  è più  legnofa  , e di 
color  rancio-chiaro.  Ha  le  fue  foglie  difpofte , per  lo  più,  a 
fei  a fei , di  color  verde  fcuro , lucide  al  di  fopra  ; afpre  , 
e molto  più  angufte  , e più  corte  della  fativa  . 

Eda  potrebbefi  propagare  nei  luoghi  fabbiofì  e fterili  , 
fpecialmente  marittimi,  per  cavarne  con  poca  fpefa  qualche 
vantaggio , I terreni  falfi  farebbono  i più  atti  ; avendo  io 
fperimentato,  che  ne’  medefimi  riefce  bene;  ma  difficilmente 

in 


C ° ) Boerhav.  hift.  plant.  Horr.  Lugduno-Batavì  » 


54  COLTURA  ED  USI 

in  quelli  , che  di  falfo  non  partecipano  : e non  vaierebbe- 
neppure  la  pena  di  coltivarla  in  terre  fruttanti  , avendo  le 
fue  radici  fiottili,  in  confronto  della  vera  Rubia,  quantunque 
affai  lunghe.*  e dando  anche  molto  meno  di  colore.  Falfo  è 
certamente  che  quella  fia  la  fpecie  più  vantaggiofa  per  il 
Coltivatore , e quella , che  appreffo  di  noi  maggiormente  al- 
ligna; ma  non  è quello  il  folo  errore,  che  fi  legga  nell! 
tanti  fcritti  che  tutto  dì  vanno  pubblicandofi  fopra  quelle 
materie  d’  Agricoltura* 

Non  è ancora  noto  1’  ufo  medico  di  quella  pianta  , ma. 
gli  Speciali  frequentemente  comprano  le  fue  radici  per  quel- 
le della  prima  fpecie,  che  è la  vera.  Quello  è però  piccio- 
lo sbaglio  a fronte  d’  altri  piu  gravi,  eh’  io  lleffo  ho  vedu- 
to accadere , e che  qualche  volta  ho  dovuto  correggere . 

Modi  dì  efiraere  dalla  Rubi  a Lacca  per  dipingere  , e minia- 
re ; ed  ottima  per  Jìampare  tele  dì  filo , e di  cotone , refi - 
ftendo  ejja  molti  filmo  all'  azione  di  quelle  cofe  , che  la  mag- 
gior parte  dei  colori  alterano , o dìflruggono .. 

SI  prendono  le  radici  della  Rubia  beniffimo  lavate  e net- 
te, e tagliate  minute . Si  pellano  in  mortajo  di  pietra 
indi  fi  pongono  in  caldaja  con  tanta  acqua  , che  poffa  te- 
nerle coperte , e con  un  poco  di  Lifciva , o d5  Allume  cari- 
na , o di  feccia , a diferezione  , e fecondo  la  quantità  di 
dette  radici , e fi  fanno  lentamente  bollire  circa  mezz’  ora  . 
Dopo  fi  gettano  dette  radici  colf  acqua,  entro  cui  hanno 
bollito,  in  facchetto  di  tela, flato  prima  bagnato,  e fpremu- 
to,  e fi  fpremono  al  Torchio  quanto  più  fi  può,  acciò  n 
efea  tutta  la  tintura,,  la  quale  fi  fara  di  nuovo  bollire  fino 
alla  confumazione  della  meta . Ridotta  a quello  fegno , vi  fi 
aggiugnera , per  ogni  Boccia  da  libra  Veneziana  , due  oncie 

d’  Al- 


DI  VARIE  PIANTE. 
d’  Allume  di  Rocca,  e fi  far'a  ancora  alquanto  bollire  . Sì 
pone  poi  in  vali  a raffreddarli , nei  quali  deporrk  la  Lacca , 
che  cade  al  fondo , lafciando  1 acqua  chiara  y che  fi  deve 
diligentemente  decantare  ; facendo  poi  feccare  elfa  Lacca  , 
quale  fara  di  buono  e fortiffimo  colore.  Chi  voleffe  eftrarre 
dalla  Rubia  più  quantità  di  Lacca , e più  carica  di  colore , 
vi  aggiunga , quando  bolle  la  Rubia  nella  Galdaja  , mezz’  oncia 
di  Calcina  viva  per  ogni  libra  di  Rubia  , palfata  però  pri- 
ma per  lo  ftaccio  finilfimo,  ed  avvertendo  di  prendere  di  quel- 
la bianca , con  cui  s*  imbiancano  i muri  ■. 

Da  diverfe  altre  piante  della  ifìeffa  clajfe  della  Rubia , ft 
può  trarre  color  rojfò  fumile  a quello  della  me  de f ma  , an- 
che per  tìngere  ; ma  ejfendo  che  la  fpefa  fuperarebbe  dì 
molto  V utile , mi  contenterò  Jolo  d'  indicarle , e fono  le 
feguentì . 

Afperula  odorata  Linn.  fpec,  plant.  105. 

Afperula  tintoria  Linn,  fpec , plant.  104, 

Galium  Veruni  Linn.  fpec . plant.  107. 

Galium  boreale  Linn.  fpec.  plant . i©8. 

Galium  Sylvaticum . Linn , fpec.  plant , (a) 


X a ) M’  è accaduto  di  rilevare  da  uno  Speciale  di  molta  riputazione  di  Biadene , Vii-» 
Ja  del  Trevifano,  che  in  tutti  quei  contorni  s’  ufa  nelle  Specierie  quelle  fpecie  dì 
Galio,  credendoli  comunemente  eh’  elfo  lia  la  vera  Rubia . Quantunque  Ila  quella  un*  er- 
ronea fuppofizione,  ho  però  oflervato , fperimentando  a tingere  Lane  colle  fue  radici  , 
che  fomminillra  un  color  rollò  ancor  piò  bèllo  e vivace  di  quello  cavato  dalla  Rubia 
felvatica  Tav.  4.  Quello  Galio  Selvatico  abbonda  talmente  in  moltilfimi  luoghi  , che 
medico  di  fame  raccorre  in  quantità  per  fperimentarlo  in  grande,  e pubblicare  poi  il 
modo  di  fervirfene  per  la  tintura,  colla  fiia  deferizione e figura  ec. , fe  feoprirè  Ila 
pratica  che  polfa  riufeire  vantaggiofo  il  fervirfene  » 


Come 


'5  6 VOLTURA  ED  USI. 

Come  fi  proceda  per  ùngere  colla  Rubia , 

IL  modo  di  tingere  colla  Rubia  è veramente  a’  Tintori 
affai  noto;  ma  effondo  faciliiiimo,  tanto  fervendoli  delle 
radici  verdi,  quanto  delle  fecclie  e macinate,  credo  bene  d* 
infegnarlo,  potendo  ciò  riufcire  di  comodo  , e beneficio  di 
molti,  che  non  lo  fanno,  e fpecialmente  alla  povera  Gente 
per  colorirli  da  fe  con  poca  fpefa , Drappi  di  Lana  in  roffo 
bello , e molto  refiftente , e cosi  pure  robe , di  feta  e filicel- 
lo  ec. 

Le  robe , che  li  vogliono  tingere , devono  prima  nettarfi  , 
o purgarli,  ed  alluminarfi,  fenza  di  che  non  potrebbono  ri- 
cevere, nè  ritenere  il  colore,  e ciò  li  fa  nel  modo  feguen- 
te. 

Allumìn  azione  delle  Robe  dì  Lana , e di  feta . 

PEr  ogni  libra  di  Lana  , o di  Robe  , fatte  della  medefi- 
ma;  cioè  Drappi,  Calze,  Berrette  ec.  Si  pone  in  Cal- 
daja  netta  tant*  acqua  pura , che  poffa  ballare  a bene  im- 
mergervele,  e comodamente  rivoltarle.  Si  fa  indi  bollire,  e 
quando  bolle  , vi  fi  getta  dentro  Tartaro  buono  in  polvere 
un  quarto  e mezzo  d’  oncia , o poco  più , per  ogni  libra  di 
dette  Robe  : e di  li  a poco  vi  fi  mette  Allume  di  Rocca 
oncie  due  e mezza,  e femola  di  frumento  un  ottavo  d’  on- 
cia circa,  già  che  poco  più,  o poco  meno  non  fa  male.  Un 
poco  dopo,  fciolto  che  fia  il  Tartaro,  e 1’  Allume,  vi  s im- 
merge la  Lana , o Robe  fatte  della  medefima , prima  , co- 
me diffi , ben  purgate  e nette , e fi  fa  bollire  galiardamente , 
fempre  rivoltando  con  legno  effe  Robe,  per  lo  fpazio  di  due 
ore.  Dopo  fi  cava  fuori  della  Caldaja,  e fi  fa  forare,  co- 
me 


DI  VARIE  PIANTE. 


me  dicono  i Tintori,  cioè  fi  difiende  affinchè  fi  raffreddi  5 
e cosi  fi  lafcia  tutta  la  parte  del  giorno  che  avanza , ed 
anche  la  notte  che  fiegue.  Il  giorno  feguente  poi  fi  lava 
molto  bene  in  acqua  netta , e , fe  fi  può , corrente , Quello 
modo  di  alluminazione  ferve  anche  per  qualunque  altro  co- 
lore , che  abbia  bifogno  di  tale  preparamento  per  poterfi  at- 
taccare . Il  Tartaro  non  è però  affolutamente  neceffario  ; ma 
è Tempre  bene  che  vi  fia , perchè  rende  il  colore  più  aper- 
to , e più  bello , ed  anche  più  fodo  e durevole  . 

Nel  modo  medefimo  s’  alluminano  anche  le  fete , filicel- 
li , ed  altre  cofe  di  tal  fpecie  ; ma  fi  deve  avvertire  che 
quelle  non  devono  bollire  nel  Bagno  alluminato  , nel  quale 
fidamente  s’  immergono , dopo  che  fi  fia  levato  dal  fuoco  , 
e che  fiafi  raffreddato . Vi  fi  rivoltano  dentro  a principio  tan- 
to , che  il  Bagno , o acqua , impregnata  d’  Allume  di  Tar- 
taro , vi  penetri  dentro  per  tutto  : e fatto  ciò , vi  fi  lafcia 
così  immerfa  detta  roba  di  feta  tre,  o quattr’  ore;  cavan- 
dola poi,  e nel  giorno  feguente  lavandola,  come  fi  è detto 
della  lana. 


Nche  il  filo  di  lino  , e di  canapa  , ed  il  bambagio  £ 


o cotone,  e le  robe  de’  medefimi  com polle  , s’  al- 


luminano , per  tutti  i colori , che  ne  hanno  bifogno , nel  fud- 
detto  Bagno  freddo , nel  modo  fteffo , e colla  fteffa  dofe  in- 
fegnata  per  la  feta  ec. , ma  però  fenza  porvi  Tartaro . S* 
avverta  però , che  volendoli  tingere  in  color  di  Roza , o Ru= 
bia,  prima  d’  alluminarli  è neceffario  di  farvi  altra  prepara- 
zione , che  da’  Tintori  dicefi  ingallare , o toccare  di  Foglia , 
o Foglietta. 

Quella  fi  fa,  ponendo  due  onde  di  Galla  d’  Iltria  in  poi- 
Tomo  J.  H vere , 


Alluminatone  del  Filo , e Cotone 


58  COLTURA  ED  USI 
vere , o pure  una  libra  di  Foglia  fecca  , detta  Foglietta  di 
Sgodene , o di  Romagnina  ; cioè  del  Cotino  coriario  ( Coti- 
nus  coriaria,  o Rofolo  ) per  ogni  libra  di  filo  ec.,  in  Cal- 
daja  con  tant’  acqua  pura  che  batti.  Si  fa  bollire  circa 
mezz’  ora;  indi  fi  leva  dal  fuoco,  fi  lafcia  raffreddare,  e 
chiarificafi:  e fi  decanta  in  altro  vafo  il  Bagno  chiaro  , nel 
quale  poi  s’  immerge  detto  filo  ec.  lafciandovelo  dentro  cir- 
ca un  quarto  d’  ora,  fpelfo  rivoltandolo.  Fatto  quello  , fi 
cava  il  filo,  o altra  roba  che  fia,  dal  detto  Bagno,  e fi 
fpreme  ottimamente;  pofcia  s’  infonde  nei  Bagno  d’  Allume, 
alluminandolo  nel  modo  fopra  defcritto  a freddo , e poi  lavan- 
dolo dopo  che  fiano  pattate  ventiquattr’  ore,  o piu. 

Il  Filo , ed  altre  robe  di  lino , e di  canapa , con  quelli 
preparamenti , fi  difpongono  a ricevere , benché  non  così  fa- 
cilmente , anche  il  colore  della  Rubia  ; ma  il  bambagio , a 
dir  vero,  aliai  fcarfamente  fe  ne  carica:  ed  in  quelli  noftri 
Paefi  il  modo  di  tingerlo,  come  fatti  nell’  Oriente,  è anco- 
ra fconofciuto  . 


Er  ogni  libra  di  lana  , o di  robe  di  lana  alluminate  , 


come  ho  fopra  infegnato,  fi  pone  in  Caldaja,  in  l'uffi- 
ciente quantità  d’  acqua  pura  mezza  libra  di  Roza , o Ru- 
bia fecca  e macinata,  o pure  circa  due  libre  e mezza  delle 
fue  radici  verdi  pettate  ; avvertendo , che  quando  fi  getta  la 
Rubia  nella  Caldaja,  1’  acqua  fia  ancor  fredda,  o fittamen- 
te tepida:  e fubito  vi  fi  aggiunge  un  ottavo  d’  oncia  circa, 
o poco  più  di  femola  di  frumento  per  ogni  libra  di  lana 
ec.  come  fopra  . Vi  fi  fa  fuoco  fotto , facendo  fcaldare  tan- 
to il  Bagno,  che  fia  per  fiorire,  come  dicono  i Tintori; 
ma  che  però  non  bolla.  Allora  vi  s immerge  la  detta  la- 


Modo  di  tingere  in  Color  di  Rubia , 


DI  VARIE  PIANTE . 55? 

na,  e vi  fi  tiene  circa  un  quarto  d’  ora  , Tempre  rivoltan- 
dola , e facendovi  fuoco  che  dia  qualche  bollo . Se  fi.  facefle 
bollir  troppo,  o che  bolliffe  avanti  d’  infondervi  la  lana,  il 
colore  diverrebbe  meno  bello , e ruggì nofo  .*  e però  fopra  ciò 
devefi  (lare  attenti.  Il  legno,  che  la  roba  s abbia  bevuto 
tutto  il  colore  del  Bagno,  fi  manifelta  chiaramente  alla  vi- 
lla; poiché  , quando  ciò  fia  feguito , elfo  Bagno  rella  chiaro 
con  poca  tinta  pendente  al  Cannellino.  Veduto  ciò,  fi  cava 
la  lana  dalla  Caldaja , e bene  fi  lava  in  acqua  pura , e, 
corrente,  fe  vi  fia  quello  comodo,  e fi  fa  afciugare . 

La  feta  ed  altre  cofe  del  fuo  genere  alluminate  come  fa- 
pra , fi  tingono  colla  ftefia  dofe  della  lana,  a Bagno  ben 
caldo,  vicino  al  bollire,  ma  che  però  non  bolla:  e cosi  pu- 
re li  devono  tingere  le  robe  di  lino  e di  canape  ec.. , le 
quali  devono  elfere  affai  più  gagliardamente  alluminate  che 
la  lana  , e la  feta  , ftantechè  molto  difficilmente  ricevono' 
quello  colore.  In  vece  della  quantità,  d’  Allume  fopraindica- 
ta , bifogna  nel  Bagno  della  loro  alluminazione  porvene  di 
più , cioè  da  fei  oncie  circa  per  ogni  libra  delle,  medefime . 

Li  Tintori,  dopo  che  nei  primo  bagno  di  Rubia  hanno 
tinto  ciò  , che  vogliono  redi  di  color  rolfo  proprio  di  tale 
droga  , fogliono  prendere  un  poco  di  detta  lémola , con 
nuova  dofe  di  Roza  ; porla  in  qualche  vafo  con  acqua  fola- 
mente  ben  tepida , per  fcaldarla  lentamente  che  non  fi  fcot- 
ti , bene  colf  acqua  mefcolandola  : e gettarla , dopo  che  fia 
cosi  ammollita  , nel  Bagno  bollente  rellato  nella  Caldaja  . 
Quando  abbia  comunicato  il  fuo  colore  a detto  Bagno  , vi 
tingono  quelle  cofe , che  vogliono  ridurre  in  colore  di  mar- 
rone, o d’  altri  fintili  atti;  ai  quali  le  fanno  poi  pervenire 
col  farle  palfare  per  la  tina  di  fcorze  di  radici  di  noga- 
ra. 

Terminerò  quella  memoria,  avvertendo  che  bifogna  guar- 
ii 2 darfi 


6o  COLTURA  ED  USI 
darli  dallo  fcottare  la  Roza  a principio  , quando  la  fi  getta 
in  Caldaja , perchè  fi  guafta  / che  fe  fi  vuole  il  fuo  colore 
bello , vivace , ed  infuocato  , non  fi  deve  mai  lafciarla  bol- 
lire avanti  d’  infondervi  le  robe  , altamente  diventa  ruggi- 
nofo  : e che  fe  fi  volelfe  un  color  carico  ofcuro , pendente 
al  marronato  , balla  aggiugnere  al  Bagno  un  poco  d’  Allu- 
me cattino , o di  qualcti’  altro  Sale  alcali , o di  Lifciva , o 
anche  d’  acqua  di  Calcina  ( ma  quella  fidamente  per  le  la- 
ne ) che  fi  avrà  1*  intento  . 


Arlato  avendo  di  varie  piante  tintorie  non  voglio  om> 


mettere  di  dire  qualche  cofa  anche  del  Platano  , giac- 
ché ho  rilevato  eh’  elfo  può  fomminiltrare  un  color  rotto-, 
oltreché  può  fervire  per  altri  moltilfimi  ufi. 

Il  Platano  , pochiffimo  conofciuto  , e meno  coltivato  in 
quelli  Paefi,  è uno  degli  arbori  grandiffimi , e belliflimi;  e 
fu  in  tanta  ellimazione  appretto  gli  Antichi  , che  fidamente 
per  godere  della  fua  ameniffima  ombra  lo  ferono  trafporta- 
re  per  il  Mar  Jonio  nell’  Ilbla  di  Diomede , indi  in  Sicilia  , 
e poi  a Roma  . Si  legge  che  in  quella-  Capitale  del  Mondo 
furono  i Platani  in  tanta  confiderazione  , che , per  allevarli , 
fi  abbeveravano  lungo  tempo  le  loro  radici  col  vino  . Plinio 
ci  lafciò  fcritto  ( a ) , che  primamente  celebrati  furono  quel- 
li della  Loggia  dell’  Accademia  d’  Atene,  dove  crebbero  all’ 
altezza  di  piu  , che  trentafei  cubiti  . N’  era  uno  famofo  in 
Licia  fopra  una  fonte,  dentro  il  quale  eravi  una  fpelonca  d’ 
ottantaun  piede  di  circonferenza  , e di  molti  piedi  d’  altez- 


DEL  P L A T A N O ( Tav.  io.  > 


Platanus  orientali  verus  Park . 


C « ) Plin.  2.  Hift,  nat,  Tom.  z.  pagi  338.  cap.  X’. 


DI  VARIE  PIANTE . Si 
za,  fopra  cui  s’  ergevano  i rami  a guifa  di  grandi  Arbori y 
mandando  la  loro  ombra  affai  lontana  : e dentro  tale  caver- 
na eranvi  anche  dei  ledili  tutt’  intorno  di  mufcofe  Pomici . 
Era  quello  groffiflìmo  Platano  di  tanta  ammirazione , che  Li- 
cino  Muziano  tre  volte  Confole , e poi  Legato  di  quella  Pro- 
vincia , lo  giudicò  degno  di  lafciarne  memoria  a’  Polleri . 
Cajo  principe  riferifce  che  nel  Contado  di  Veletri  vi  era  un 
Platano,  che  con  fuoi  rami  di  fopra  faceva  tavolati  , come 
Palchi , o Solari , e con  le  travi  dei  rami  più  baffi  faceva 
ampj  lcanni  , nel  mezzo  de’  quali  flava  la  tavola,  ove  con 
effo  Cajo  mangiavano  quindici  convitati  in  una  cena , cui  effo 
diede  il  nome  di  nido  ec.  Anche  Erodoto  ci  fa  fapere  ( b ) 
che  Xerfe  trovò  un  Platano  paffando  per  la  Lidia,  al  quale, 
per  la  bellezza,  appefe  un  monile  d’  oro  : ed  Eliano  (c) 
parlando  del  Platano,  amato  da  quello  Principe,  dice  Piata» 
ni  umbra  adeo  deleliatum  fuijfe  Xerfem  in  Lydia , ut  diem  inte- 
grimi fub  ea  confumpferit  , nulla  pojìulame  necejjitate  , & 

cajìra  pofuit  in  Solitudine  circa  Platanum  . &c, 

Tralafcio  le  moltiffìme  altre  cofe  dette  dagli  Antichi  in 
lode  di  quello  nobiliffìmo  Arbore , non  effondo  mio  fcopo  che 
di  trattare  dell’  utilità  ed  ufi  economici  delle  Piante  : e fa- 
talmente ho  riferite  le  fuddette  memorie , affinchè  dalla  ripu- 
tazione in  cui  era  in  que’  remoti  tempi  , s’  impari  a fervir- 
fene  anche  nella  noftra  coltiffima  etk  . Si  fa  ora  tanto  ufo 
ne’  Viali , ne’  Giardini  , Parchi  Scc.  degl’  Hyppocaftani , detti 
Caftagnoni , e Caftagne  d’ India,  i frutti,  e legno  de’ quali 
non  fono  lì  può  dire  , d’  alcuna  utiliza  . Egli  è certo  che 
il  loro  legno  non  può  impiegarli  utilmente  in  alcun  lavo- 
ro , fla  civile  , o ruftico  , effendo  effo  di  pochifflma  dura- 
zione  ; nè  può  riufcire  gran  fatto  vantaggio!©  per  alimen- 
to 


(#)  Erodoto  hift.  Greca  parte  2.  libr.  7.  pag.  iÈ. 
(O  ffiliani  varia  hift.  lib.  2.  pag.  39.  Cap.  13. 


6 2 COLTURA  ED  USI 
to  del  fuoco  , producendo  poca  e debole  fiamma  . Anche 
i fuoi  frutti  maturano  in  cosi  fcarfa  quantità  , che  , an- 
corché non  fodero  inutili  per  la  loro  fomma  amarezza,  non 
vi  potrebbe  efiere  un  grande  profitto  a raccorli  . L5  edere  i 
fuoi  frutti  , e la  corteccia  antifebbrili  non  fa  neppure  che  fia 
quefta  pianta  d’  un  gran  pregio,  quando  ne  abbiamo  ne’  no- 
ftri  Climi  molt’  altre  di  maggiore  efficacia  ,,  che  vi  nafcono; 
fpontaneamente . 

Non  farebbe  dunque  molto  meglio  d’introdurre  i Platani,, 
piante  ancor  più  belle  , e che  pofiòno  fervire  utilmente  a 
varie  cofe  , come  farò  rimarcare . Se  però  vi  fofie  chi  defi- 
derafie  di  avere  maggiori  notizie  di  quefta  fpeciofa  pianta’ 
legga  Teofrafto  : opera  omnia  : Difcoride , Plinio  Se c. 

Io  ho  veduti  dei  Platani  nella  Valle  di  Caprino  del  Ve- 
ronefe  fopra  la  ripa  d’ un  Torrente  , in  una  Villa,  che  da’  me. 
defimi  ha  il  nome  di  Platano  , li  quali , oltre  all’  efiere  d’ 
infigne  altezza , fono  anche  tanto  groffi  , che  quattro  uomini 
non  potrebbono  abbracciare  il  loro  Tronco  : e tre  ne  fono, 
anche  nell’  Orto  Pubblico  affai  .grandi  . 

Tralafcio  di  deferivere  1’  efterna  forma , o abito  di  quefF 
arbore  , parendomi  fufficiente  di.  dare  la  Figura  d’  una  fua 
foglia,  ed’  un  racemo  de’ fuoi  frutti,  che  ho  delineati  al  na- 
turale, come  moftra  la  Tavola  io  , efiendo  ciò  attiffimo  & 
farlo  diftinguere  da  qualunque  altra  fpecie. 

Coltura .. 

NAfce  il  Platano  fpontaneamente  nelle  parti  Orientali , 
ed  ora  anche  in  Italia  in  quei  luoghi  , nei  quali  av- 
vene  alcuna  pianta:  ed  ama  terra  leggiera,  luogo  umido,  e 
particolarmente  le  ripe  de’  Fiumi  ; nè  teme  freddo,  e propa- 
gafi  facilmente  con  margotte  , ed  alle  volte  anche,  impian- 
tai 


DI  V A \1  E PIANTE . 6$ 

tando  dei  rami  . Nafce  pure  di  Temenza  -,  ma  non  infogna 
lemmario  fe  non  che  ne’  luoghi  incolti  , e tra  le  fiflure  del- 
le pietre  ; fi  trafpianta  in  Autunno  , ed  in  Primavera , e 
crefce  facilmente.  Io  ne  feci  venire  diverfe  piante  dalla  fud- 
detta  Valle  di  Caprino  per  S.  E.  N.  U.  Sig.  Ab.  Filippo 
Farfetti  mio  Benigniffimo  Padrone  , le  quali  in  quattro  anni 
fono  crefciute  all’  altezza  di  circa  fei  in  otto  piedi  , quan- 
tunque fieno  in  terreno  alla  loro  natura  non  molto  confa- 
cente . 

Ufo  economico  •« 

IL  Platano  , oltre  1’  elfer  uno  dei  belliffimi  arbori  da  po- 
terfi  impiegare  , come  dilli , nei  Giardini  , e da  fare  dei 
Viali,  Parchi,  Bofchi , e vedute  ; ferve  anche  il  fuo  legno 
da  farne  Stipi,  Armadj,  Cornici,  Tavolini,  ed  altre  fimi- 
li  cofe  molto  vaghe,  per  le  di  lui  macchie  e vene  curiofa- 
mente  intrecciate  , e fcherzanti.  Ho  fcoperto  che  può  anche 
fervire  alla  Tintura  per  trarne  un  color  rollo  , adoperandolo 
nel  modo  Hello  del  legno  chiamato  Verzino  ; la  difficoltà  di 
poter  avere  d’  elio  legno  in  copia,  fpecialmente  di  quel  vec- 
chio , che  è il  più  carico  di  colore  , non  ni’  avendo  permei- 
lo di  poterne  fare  fperimenti  in  grande  , non  fo  prefente- 
mente  che  indicare  quella  fua  tingente  facoltà  ; della  quale 
mi  fono  afficurato  con  varie  prove  in  piccolo . 

Ufo  Medico  •» 

DIofcoride  dice  che  la  decozione  delle  foglie  tenere  del 
Platano , fatta  nel  vino , giova  alle  fluffioni  degli  oc- 
chi, e che  guarifce  le  infiammazioni , ed  i tumori.  La  fcorza 
bollita  nell’  aceto  è rimedio  al  dolor  de*  denti  : ed  i frutti , 

quan- 


64  COLTURA  ED  USI 

quando  fono  teneri  , peftati  , cotti , e bevuti  con  Vino , di- 
cono giovare  al  morfo  de’  ferpenti . La  fcorza  torrefatta , ed 
anche  ridotta  in  cenere  , guarifce  le  fcottature  , e 1*  ifteflò 
fanno  i fuoi  frutti , o pillole  . La  polvere , fatta  delle  foglie 
fecche  del  Platano,  è ottimo  rimedio  a’  Fanciulli  &c.  , che 
pifciano  in  letto  dormendo. 

Del  Salice , detto  volgarmente  Salgaro  , chiamato  da  Botanici 
Sali te  vulgaris  alba  arborefcens . Bauh.  pin.  473.  Salite  matei « 
ma  fr agili s , alba  , hirfuta  . Bauh.  hift.  1.  pag.  212.  &c. 

IL  Salice  è arbore  tanto  comune  e noto  , che  non  abbifo- 
gna  di  defcrizione , nè  che  ne  dia  la  Figura , e però  mi 
riduco  a indicare  gli  ufi , a’  quali  ho  rilevato  con  fperimen- 
ti  che  potrebbe  fervire. 

La  fua  fcorza , e fpecialmente  quella  delle  radici , potreb- 
be adoperarfi  nelle  Tintorie  per  tingere  in  colore  di  cannel- 
la chiaro  , ed  aggiungendovi  un  pochetto  di  vetriuolo , in 
color  di  cannella  fcuro  ; il  che  fa  anche  il  legno  vecchio , 
ma  con  piu  debole  effetto  . Se  ne  potrebbe  anche  cavare 
Lacca  dello  fteflo  colore , con  poca  fpefa , per  iftampare  tele , 
Scc. , colorire  carte , miniare  , e dipingere . 

Per  eftrarne  la  tintura  io  mi  fono  fervito  della  lifciva , 
fatta  di  ceneri  ordinarie  ; mettendo  della  fuddetta  fcorza , 
minutamente  tagliata  , in  un  vafo  e verfandovi  fopra  tanta 
di  detta  lifciva  , quanta  poteva  badare  ad  eftrarne  il  colo- 
re , lafciandovela  in  infufione  alcuni  giorni , e facendola  poi 
bollire  in  Caldaja  di  Rame. In  quefto  modo  la  lifciva  fi  ca- 
rica tanto  di  colore  che  pare  veramente  fangue  : e per  tin- 
gervi lana  , feta  , filo  & c.  , bifogna  diluirla  con  acqua  , e 
procedere  lecondo  F arte , e fi  avranno  tali  cofe  in  detto  co- 
lore di  cannella. 


Per 


DI  VARIE  PIANTE . #5 

Per  ridurre  tale  tintura , edratta  col  Ranno  , in  Lacca , vi 
fi  aggiugne  alquanto  di  Allume  di  Rocca  in  polvere  , e fi 
fa  fvaporare  a fuoco  lento  , fino  che  fia  ridotta  a confiden- 
za di  mele.  Allora  fi  leva  dal  fuoco  , e fi  pone  il  vaio  in 
ifèufa , o fopra  ceneri  calde  affinchè  efali  f umidita  , fenza 
che  il  colore  polla  effiere  danneggiato  dal  fuoco  : e ridotto  a 
confidenza  di  pada , fi  può  formare  in  tavolette  , e feccarfi 
totalmente  al  Soie  : e così  la  Lacca  farà  preparata  . 

Io  non  ho  ancora  potuto  fare  fopra  il  Salice  un  gran  nu- 
mero di  fperienze  , che  pollano  farmene  conofcere  con  più 
di  precifione  la  fua  colorante  facolta , che  mi  pare  debba  ef- 
fe re  ancor  più  edefa  , ma  con  tuttocciò  ho  creduto  bene  d5. 
indicare  quel  poco  che  ho  potuto  rilevare,  affinchè  altri  pof- 
fano  con  ifperienze  farvi  maggiori  Icoperte.  La  Lacca  cavata 
da  queda  pianta  è di  tanta  fortezza  , che  collo  fpirito  di 
vetriuolo,  e di  nitro,  anzi  che  mutarli  , fi  fa  più  bella  e 
vivace  ; qualità  che  dovrebbe  renderla  pregievole . Anche  dai 
fuoi  fiori  femmine  fi  può  cavarne  qualche  utilità  raccoglien- 
doli prima  che  fi  aprano  , e raccogliendone  il  loro  cotone  co- 
me infegnarò  parlando  della  fpecie  feconda  » 


A fcorza,  e le  foglie  del  Salice  fono  adringenti  e refri- 


geranti , Il  decotto  della  fcorza  fi  da  per  la  Difente- 
ria , ed  a chi  fputa  fangue . Dicefi  che  la  fua  principale  vir- 
tù fia  di  reprimere  il  fomite  venereo  : e Diofcoride  afferifce 
che  le  Donne  divengono  derili,  fe  ufano  di  prenderne  il  de- 
cotto la  mattina  a.  domaco  digiuno  . Anche  il  Dalecampio , 
(a  ) parlando  della  virtù  di  queda  pianta  , afferma  lo  deff 
Tomo  I,  I fo  5 

(«)  Dalech.  hift.  Lugd.  Tom,  I,  pag.  27 <?, 


Ufo  Medico  ■<> 


66  COLTURA  ED  USI 
fo  , e gli  attribuifce  altre  virtù  , dicendo  : Trita  folta  cum 
exìguó  piperò , & ex  •vino  pota  ileofis  fubveniunt  : fumpta  per 
fe  , & cum  a qua  prceftant  mulier’tbus , ne  colici  piani . Il  Ce- 
lebre M.  Geofroys  nella  fua  materia  medica  efalta  ancora 
più  la  virtù  del  Salice  colle  feguenti  parole,*  Semicupia  , ac 
pediluvia  foliorum  decottione  parantur , ad  ìmpetus  febrìbus  ar- 
dentibus  fupervenìentes  pacandos  , nec  non  ad  infomnia  , mor- 
bofque  a nimia  fanguinis  agitatlone  obortos  . Hac  ipfa  de  cau - 
fa  folta  eadem , in  febricitantìum  cubiculo , frigida  , macerata  , 
magnis  patinis  expofìta , evaporatione  refrigeri um , fomnurn  , ac 
pojì  deliri a tranquillitatem  iis  conciliare  folent . Etmullerus 

autem  adverfus  Phthifim  : excrefcentiam  fungofam  extremis 
Salicis  caudibus  frequenter  adiventam  commendar.  In  hujufce 
remedii  elogium  Obfervatìones  duas  in  Ephemeridibus  Germani - 
cis  Decurta  IL  anno  L D . Georgius  Sertorius  attulit  ; Quibus 
colli gitur , laudatum  virum  a duobus  defperatis  Pbtbijìcis  evo - 
fcilicet  bellica , jfrz/m  fputo  cum  Jìomachi  reflu- 
itone , totali ; confumptione , capili  or  um  decidentìa , demum  facie 
hippocratica  vexatos  ( eadem  autem  Au£loris  verba  funt  ) é-os 
perfette , menfts  fpatio  fanajfe  , folis  dr.  2.  Eungofce  excrefcen - 
/■/>  predittae  cum  pari  facchari  candidi  quantitate  exhibitis , 
prafcripto  quoque  Latte  caprili , quotidiano  alimento  , cr?- 
Orpzce , Hordei  foctato  , Emuljione  fero  bora  fortini  . 

Diofcoride  dice  che  le  ceneri  fatte  della  fcorza  del  Sali- 
ce , impattata  con  aceto , ed  applicata  ai  Calli  , che  vengo- 
no atti  piedi , ed  ai  Pori  , che  vengono  alle  mani  , ed  in 
altre  parti  del  corpo,  li  difeccano  , e guarifcono . 

Le  foglie  pette,  e bevute  ( dice  il  foprannominato  Dale^ 
campio  ) giovano  moltilfimo  a quelli  , che  vogliono  vivere 
catti  : e facendo  ufo  quotidiano  di  tal  bevanda  , ettingue  af- 
fatto la  libidine.  Il  fucco,  che  dittilla  dalle  ferite  fatte  nella 
fcorza  del  Salice  in  Primavera,  deterge  le  nuvole  , che  ven- 

go- 


DI  VARIE  PIANTE . 67 

gono  nelle  pupille  degli  occhi  y ed  altri  difetti  che  offufcano 
la  villa . 


D’ALTRA  SPECIE  DI  SALICE, 


lacchè  ho  parlato  del  Salice  volgare  , ommettere  non 


voglio  di  dire  qualche  cofa  anche  di  quella  fpecie 


chiamata  volgarmente  Sai  garello,  felvatìca  , o Gì  arino  , della 
quale  benché  fia  affai  comune  in  molti  luoghi,  ignorali  l5  ufo , 
che  potrebbe  farfene  per  tingere,  ec® 

Ho  chiamata  quella  pianta  Salix  Monandra  , perchè  ha 
un  folo  11  a me , o fia  malchio,per  ciafcuno  de5  fuoi  Fioretti  9 
che  molti  infieme  conglomerati  , vengono  a formare  gli  A- 
mentì  della  pianta  mafchio  fimili  a fpighe * 

Viene  chiamata  quella  pianta  da'  Botanici: 

Salix  ( purpurea  ) . foliis  ferratis  glabris  lanceolatis  : infe- 
rìoribus  oppofitis . Limi.  fpec.  plant.  1017.  ediól.  2.  pag.  1444® 
fior.  Suec . 2.  n.  884. 

Salix  folio  longo  fubluteo , non  auriculata  , viminibus  ru« 
bris.  7{aiy  angl .3.  pag.  450. 

Salix  vulgaris  nigricans,  folio  non  ferrato®  Bauh.pin.  475. 

Salix  rubra  minime  fragilis  , folio  longo  angullo  . Bauh. 
hi  fi.  1.  pag.  215. 

Nafce  fpontaneamente  alle  ripe  de5  Fiumi  quell5  Àrbofcel- 
lo , e crefce  fino  all’  altezza  di  circa  quindici  piedi , ed  alla 
grolfezza  a un  di  predo  d’  una  gamba  umana  ; ma  d’  ordi- 
nario crefce  in  cefpugli  poco  più  alto  di  circa  quattro  piedi . 
La  fuperficie  della  fua  fcorza  è di  color  cenerognolo  , ma 
nell5  interno  elfa  è d’  un  giallo  finifiimo  , che  diviene  più 
bello  , fe  , levata  dal  fuo  legno , fi  lafcii  afciugare  all’  om- 


Da  me  denominato  Salix  Monandra  (Tav.  11.) 


I 2 


bra  ; 


58  COLTURA  ED  USI 
bra;  quella  però  dei  teneri  ramufcelli , recentemente  crefcin- 
ti , è di  color  rodo  nell’  efterno  . 

Sono  le  Tue  foglie  di  forma  lancealata  minutiffimamente 
ferrate,  o fatte  a fega  apprettò  la  loro  punta,  di  color  ver- 
de chiaro  di  fopra  , e cenericcio , o d*  acqua  marina  al  dì 
fotto:  e difpode  le  inferiori  quafi  1’  una  all’  altra  oppode, 
e quelle  che  fono  nelle  parti  fuperiori  dei  rami  , fi  veggo- 
no fituate  confufamente , e fenza  ordine  . 

Anche  quella  fpecie  è didima  , come  tutti  gli  altri  Sali- 
ci, in  mafchio  e femmina:  ed  ha  pure  de’  medefimi  la  for- 
ma , o abito  di  fruttificazione  , come  la  figura  d’  un  ramu- 
fcello  , difegnato  al  naturale  nella  Tav.  12.  fa  chiaramente 
eonofcere. 

Gli  Amenti^  o fpighe  di  fiori  della  pianta  mafchio,  fono, 
come  ditti , una  congerie  di  moltiflimi  fioretti,  ognuno  de’ qua- 
li coda  d’  un  folo  dame  , fodenuto  da  un  calice  coinpodo  di 
due  fogliette  lanuginofe , di  color  folco  ( A.  ) A principio , fono  efli 
fioretti  di  color  rotto;  ma  dopo  che  hanno  gettate  e perdute 
le  loro  polveri  gialle  , padano  gli  dami  al  colore  ofcuro , e 
cadono  infieme  coll’  Amento , o Spiga  che  li  contiene  , Quel- 
li però  della  Pianta  femmina  (B.  ) fudìdono  fino  alla  maturi- 
tà del  loro  feme , quale  fuccede  in  Aprile  : e maturati , get> 
tano  fuori  le  femenze , che  fono  minutidìme  , ed  involte  in 
finittìmo  e bianco  cotone,  che  fi  fviluppa,  e gonfia,  e loro 
ferve  come  di  ale,  col  mezzo  delle  quali  il  vento  per  ogni 
parte  le  fparpaglia  e difperde  . ( C.  ) modra  la  figura  del 
fiore  mafchio  a grandezza  naturale . ( D.  ) quello  della  fem- 
mina . (E.)  la  Capfula  del  feme  matura  . (F. ) la  detta, 
che  fi  apre  per  gettar  fuori  il  feme  col  fuo  Bambagio. 

La  fcorza  di  quefto  Salice , raccolta , e tagliata  in  pezzet- 
ti , ed  ammaccata  in  mortajo  di  pietra  , e fatta  indi  bolli- 
re , con  aggiugnervi  un  poco  di  lifciva. , o d’  Allume  cati- 
no, 


DI  VARIE  PIANTE . 69 

fio,  o di  feccia,  o di  cenere  di  fpagna  , o d’  altri  fali  ai- 
calici,  fomminiftra  un  bel  color  giallo,  ad  ogni  forta  di  drap- 
pi, prima  però  alluminati  , e preparati  nel  modo  fteffo  che 
ufafi  tingendo  coll’  Erba  Genijìa , detta  volgarmente  Qornio - 
la , Erba  gialla , 0 Erba  intinta . 

Il  Bambagio,  0 Cotone  , prodotto  abbondantemente  dalla 
pianta  femmina,  o fia  fruttifera,  è bianchilfimo , e finiamo , 
come  quello  degli  altri  Salici , e delli  Pioppi  ; ma  per  effe- 
re  di  pelo  cortiffimo , non  può  filarli , Potrebbe  però  , tanto 
quello,  quanto  quello  dell’  altre  fpecie  , e de  detti  Pioppi, 
fervire  per  imbottire  coltre  da  letto  , e velli  ti  per  1’  Inver- 
no , e per  farne  di  quelle  falde  coliate  , che  fogliono  porfii 
in  alcuni  vellimenti  ; come  pure  per  farne  carta  che  riufci- 
rebbe  affai  fina  e bianca  . 

Egli  è giù  noto  che  fi  fono  trovati  modi  di  fare  della 
carta  quafi  di  tutte  le  materie  fibrofe  : ed  io  ne  ho  fatta 
fare  anche  dei  Papi  della  Tiffa  palullre  , detta  volgarmente 
Pavera  ; ma  quella  non  riefce  bianca  , ed  ha  bifogno  di  qual- 
che glutine  per  acquiflare  confidenza . Elfi  Papi  però  , o pe- 
li attaccati  ai  femi  della  Tiffa  , fono  comodiffimi  per  em- 
pirne i letti , e cufcini , come  io  ho  trovato  di  fare  .*  e rie- 
scono affai  piu  morbidi  e follici  della  Lana;  e dove  fono  Pa- 
ludi , fi  poffono  avere  in  molta  abbondanza  con  poca  fpefa  » 

Fatte  che  avrò  più  numerofe,  e più  grandi  fperienze , an- 
che fopra  tutte  le  fuddette  materie  , ne  parlerò  più  diffufa- 
mente  ; ma  fra  tanto  non  ho  voluto  mancare  di  farne  cen- 
no, perchè  quello  può  ballare  ad  alcuni  di  buon  ingegno  per 
cercare  a trarne  qualche  profitto . 

Il  Bambagio  delle  fuddette  Piante  è una  delle  poche  co- 
le , che , dopo  i cencj  di  canapa  , lino  , ec. , pollano  fer- 
vire  comodamente  per  fare  della  carta  di  bianchezza  pura  ; 
ma  perciocché  i cencj  fi  trovano  in  abbondanza , e vengono 

eom- 


7o  COLTURA  ED  USI 
comperati  a viliffimo  prèzzo  ,.  non  pare  che  riufcir  potette 
vantaggio!©  di  raccoglierlo  per  tale  oggetto.  Le  carte  di  tan- 
te fpecie  fatte  induftriofamente  da  alcuni  moderni  Filofofi, 
non  fono  ( almeno  per  la  mattana  parte  ) che  oggetti  di 
curiofìtà , e da  Gabinetti  di  Storia  Naturale . Sono  però  de- 
gni di  molta  ftima  quelli , che  con  iftudio , fatica  , e fpefa 
s applicano  a fcoprir  cofe,  che  poffano  riufcir  utili  agl3  Uo- 
mini : e quantunque  tra  un  numero  grande  di  ritrovamenti , 
folamente  alcuno  ne  fotte  d’  effettiva  confiderabile  utilità,  , il 
loro  tempo  verrebbe  ad  edere  molto  bene  impiegato  . 

Sono  più  anni  , e molto  prima  che  ufciffero  le  Opere  ; 
che  ora  abbiamo  in  propofito  dell’  invenzioni  di  far  carta  di 
varie  non  ufate  fpecie  ,,  eh’  io  meditava  fopra  il  medefimo 
foggetto,  come  è noto  a molti  de5  miei  Amici  ; ma  la  dif- 
ficoltà, chequi  trovo  di  farne  fargli  fperimenti  ; la  poca  im- 
portanza , che  mi  pareva  di  vedervi  : e la  molto  maggiore , 
che  conofcevo  di  dover  invigilare  fopra  cofe  molto  più  utili 
ed  intereffanti  , ha  fatto  eh’  altri  abbiano  la  gloria  dell’  in- 
venzione ; la  quale  farebbe  molto  maggiore  , fe  alcuni  d’  etti 
non  avellerò  efagerato,  pubblicando  calcoli  di  rendite  più  che 
quadruple  del  vero . 

DEL  BERBERI  S.  ( Tav . 12.) 

IL  Berberis  è una  pianta  affatto  incognita  ne’  noflri  Paefì 
all’  Arte  Tintoria,  benché  ne  abbiamo  , come  dirò  più 
a baffo  , in  grandiffima  copia  . Ciò  nafee  dalla  negligenza , 
che  regna  ne’  Tintori, che  non  fogliono  fare,  nè  rintraccia- 
re niente  più  di  quello  hanno  imparato  da’  loro  anteceffori . 

Il  Berberis  dunque  è un  picciolo  Fruttice  , che  non  ec- 
cede ( nei  luoghi,  nei  quali  nafee  fpontaneamente  ) T altez- 
za di  quattro  , 0 di  cinque  piedi  ;■  ma  di  quello  coltivato 


DI  VARIE  PIANTE.  yt 
negli  Orti  , e nelle  fiepi  ne  ho  veduto  di  cresciuto  alp  al- 
tezza di  circa  fette  piedi  , e col  fuo  tronco  della  groffezza 
d’  un  braccio  umano  . Crefce  retto  , divifo  in  molti  rami 
armati  di  lunghi  fpini  , difpofli  a tre  , a tre . Ha  le  foglie 
dentate , o fia  contornate  di  fottiliffimi  fpini . I fuoi  fiori  na- 
fcono  in  grappoli  pendenti  , di  color  giallo  , comporti  di 
fei  foglie  caduche . Le  fue  bacche  , o frutti  fono  ancor  effe 
difpofte  in  grappoli  di  color  roflo  , di  figura  ovale  , di  fapor 
accido , fuccofe,  e contengono  nel  mezzo  un  feme  lunghetto  % 
e tal  volta  due.  La  figura, che  ho  difegnata  nella  Tav.  io. 
è d’  un  ramo  della  medefima  pianta  delineato  al  naturale, 
quale  può  badare  per  far  conofcere  il  Berberis  anche  a quel- 
li , che  non  fanno  nè  pur  leggere . 

Nafce  quello  bel  frutice  e degno  ds  effere  coltivato  , 
in  diverfi  luoghi  d5  Italia,  e di  Germania  8cc. , e particolar- 
mente nelle  colline , e balfure  vicine  alle  montagne  . Io  ne 
ho  veduto  in  così  grande  quantità  nelle  Valli  del  Friuli , 
andando  alla  Pontiebba , che  reftai  veramente  forprefo  offer- 
vando  che  tutte  quelle  Vallate  parevano  coperte  d’  un  rortb 
manto,  per  la  grandifiìma  copia  de’  frutti  , de’  quali  erano 
cariche  le  dette  innumerabili  piante  di  Berberis . Anche  nella 
Valle  dell’  Adice  ho  vedute  moltiflìme  fiepi  di  quefta  pianta  t 
ed  artailfimo  ve  n’ha  anche  nel  Trentino  , e nel  Titolo, 
dove  ho  intefo  cavarfi  da’  fuoi  frutti , prima  fermentati , ot- 
tima Acquavite. 

Fiorifce  il  Berberis  nel  mefe  di  Giugno , e matura  i fuoi 
frutti  nell’  Autunno  : e però  viene  chiamato  con  varj 

nomi,  ecco  li  principali. 

Berberis  dumetorum . Baub,  pia.  454.  Tournef,  Infl.  614, 

Berberis  vulgo  qua?  Oxyacantha  putata  . Baub . bijì . 1 . pag,  5 2. 

Spina  acida,  fi  ve  oxyacantha  Dod,  pempt . 750, 

Crefpinus  Mattinoli . 


Ani  ir- 


7S  VOLTURA  ED  USI 

Amirbaris  Avicena . 

Dagl’  Italiani.  Spina  fannia , Cbrifti , Spina  acuta  y e 

crefpina . 

I Francefi . Efpine-vinette . 

Ufi  economici , <?  Medici . 

IL  Berberis , oltre  1’  elfere  bellilfima  pianta  da  farne  fiepi 
da  Giardini  , e campi  , che  fpecialmente  nell’  Autunno 
forma  vaghici  ma  veduta  col  rodo  corallino  vivaciffimo  de’fuoi 
frutti,  può  fervire  anche  agli  uh  feguenti . 

Il  fuo  legno , e particolarmente  la  radice  , tagliata  minu- 
tamente , come  fi  fa  del  legno  Verzino  , fi  può  confervare 
per  1’  ufo  de’  Tintori,  per  tingere  in  giallo  belliflìrno» 

Volendofene  fervire  , fi  pone  di  detto  legno  minutamente 
tagliato  dentro  lifciva  forte  , lafciandovelo  fino  a tanto  che 
la  medefima  farà  tinta  d’  un  color  giallo  carico  , allora  fi 
mette  detta  lifciva  e legno  dentro  d’  una  Caldaja  al  fuoco 
con  tanta  acqua  che  balli  a raddolcire  il  caullico  della  li- 
fciva , onde  non  polla  recar  danno  alle  cofe  da  tingerli  ; e 
dopo  che  avr'a  bollito  più  di  mezz’  ora , vi  fi  potranno  tin- 
gere Lane,  Panni,  Sete,  ec.,  preparate  prima  fecondo  l’Ar- 
te , che  fi  avranno  colorite  in  giallo  vaghilfimo  . 

La  fcorza  dei  Berberis  dà  un  color  giallo  molto  più  viva- 
ce di  quello  del  legno , e perciò  in  alcuni  paefi  fe  ne  fervo- 
no per  tingere  i Marrocchini,  ed  altre  forte  di  Pelli. 

I frutti  del  Berberis,  raccolti  quando  fono  maturi  , fervo- 
no per  far  conferva  , e fciroppo  rinfrefcante  , firingente  , e 
corroborante  . Ufafi  quello  fciroppo  , o conferva  in  bevanda 
con  acqua  frefca  nelle  liagioni  calde  , e riefce  molto  grata, 
e falubre  , ed  eftingue  la  fete  . Giova  moltilìimo  tale  bevam 
da  nelle  febbri  maligne  , e peffilenziali , ed  è preftantilfimo 

rime» 


DI  VARIE  PIANTE.  73 
rimedio  ai  fluflì  biliofi  di  ventre  ; corrobora  lo  ftomaco  , ed  eccita 
1’ appetito . Bifogna  per  altro  guardar  di  non  dare  di  tale  be- 
vanda alli  temperamenti  di  ftomaco  troppo  freddo  , e ciò 
raccomanda  il  Gelebre  Hoffmano , dicendo:  Tu  vero  ante  0- 
mnia  vide  ne  ventrkulus  fit  frigidior  . Sìquidem  acida  minus 
conveniunt  illis  , quorum  ventriculus  cibos  tardius  concoquit  , 
tum  oh  caloris  Jtut  potius  fpmtuum  defeftum  in  hujus  vifceris 
fucco , tum  ob  ejufdem  fucci  tenacitatem , quam  acida  femper  au- 
gent  . Il  Vino  cavato  dagli  fteftì  frutti  fi  conferva  per  gli 
fteflì  ufi . I Semi  del  Berberis  lecchi  e polverizzati , fono  po- 
tentemente aftringenti , e perciò  fe  ne  dva  al  pelo  d’ una  dram- 
ma nelle  fluflìoni  di  ventre  , e nei  fluflì  bianchi  delle  Donne» 
La  decozione  della  feconda  fcorza , fatta  in  Vino  bianco , 
b in  altro  liquore , fi  da  con  grandiflimo  giovamento  agl’  ite- 
rici. Mefla  in  infufione  in  Vino  bianco  per  lo  fpazio  di  4., 
o 5.  ore  eflb  purga  mirabilmente  il  corpo. 

DEL  RHAMNO  CATHARTICO,  O SIA 
SPIN  CERVINO.  Specie  I.  (Tav.  13.) 

NAfce  il  Rhamno  cathartico  in  luoghi  incolti  , comu- 
nemente tra  le  fiepi , e bofchi  , fpecialmente  alle  ri- 
pe de’  fòfiì , e de"  fiumi  . Crefce  ordinariamente  all’  altezza 
di  otto,  o dieci  piedi,  e coltivandolo  diviene  anche  a gran- 
dezza arborea  ; avendone  io  uno  veduto  alto  da  trenta  e piu 
piedi,  ed  il  cui  tronco  aveva  piu  d’  un  piede  di  diametro. 
I fuoi  rami  fono  armati  di  fpini , ed  ogni  ramo  , e tutti  i 
rampfcelli  finifcono  in  punta  acuta , e portano  le  loro  foglie , 
ora  oppofte  una  all’  altra  , ora  alterne  , lifcie  nella  fu  perfi- 
de , dentate  minutamente  nel  loro  contorno  , e moltiflìmo 
raflomiglianti  a quelle  del  Pruno  , fe  non  che  fono  un  po- 
chette più  rotonde  , e più  confidenti  (A. A. );  ed  al  Pruno 
Tomo  L K s’ 


74  COLTURA  ED  USI 

s avvicina  anche  affai  colla  teffitura , e colore  della  foftanza 
legnofa , I fiori  nafcono  in  gran  copia  alle  afcelle  delle  me- 
defime  foglie,  di  color  verde,  e compofti  d’ un  fol  pezzo, 
ma  divifi  in  quattro  parti , ed  alle  volte  in  cinque , foftenu- 
ti  da  un  picciol  calice  (B.  B.  ).  Caduti  i fiori,  fuccedono  le 
bacche,  le  quali,  prima  fono  verdi,  e poi  nel  maturarfi  di- 
vengono nere,  ripiene  d’  un  fucco  vinofo,  pendente  al  verde 
di  fapor  un  poco  amaro.  Ogni  bacca  contiene,  ora  diie,ora 
tre  femi , ed  alle  volte  anche  più , ma  affai  di  rado . Quando 
fono  fecche  divengono  quadricche,  (C.  C.  ),  di  colore  ofcuro . 

Fiorifce  il  Rhamno  cathartico  nelli  meli  di  Maggio,  e di 
Giugno , e matura  le  fue  bacche  in  Autunno . 

I Latini  lo  chiamano  Rhamnus  catharticus . Bauh.pin.  478. 
Bauh,  h'tft.  I.  pag.  55.  Tournef.  Injì . 573.  Ray  hijì . 1^25. 

Rhamnus  catharticus,  five  folutivus.  Dod,  pempt.  796. 

Rhamnus  folutivus , live  fpina  infe£loria  vulgaris . Park- 

Spina  infefloria  Matth,  158.  Bell 0 nii , Lobelii  , Clufi  &c . 

Spina  cervina  vulgo  Gefneri . 

Merula  Offmani  74. 

Gli  Italiani  lo  nominano  Spino  cervino , Spino  guergo , Spi- 
no da  tingere  , e Spino  merlo  , per  effer  i Merli  avidiffimi 
delle  fue  bacche. 

I Francefi  , Bourgefpine , Nerprun  , ou  Noirprun  . 

I Tedefchi  VVeghedornbeer  , VPegdoron  , Ferbkotner^  Ter - 
beur . &c. 

Gli  Spagnuoli,  Avarem- 

Le  Bacche  del  Rhamno  fi  colgono  in  differenti  tempi  per 
ufo  della  Tintura  , e della  Pittura  ; cioè  in  Luglio  quando 
fono  verdi,  per  fervirfene  da  tingere  in  giallo:  in  Agofto  ed 
a primi  di  Settembre,  quando  fono  appena  mature,  per  far- 
ne color  verde  : ed  in  Ottobre , quando  fono  paffate  di  ma- 
turità , per  eftrarne  colore  violetto  . La  fcorza  del  legno  fi 

può 


DI  V A \ 1 E PIANTE.  75 
può  raccogliere  in  ogni  tempo,  benché  il  piu  acconcio  fìa  la 
Primavera  : e la  medefìma  ferve  pure  per  tingere  in  giallo  , 
ma  di  molto  inferiore  a quello  delle  bacche . 

Ufo  Economico  # 

IL  Rhamno  cathartico,  oltre  a’  colori , che  utilmente  fom- 
minirtra , è anche  Arbofcello  di  fufficiente  bellezza  da 
potere  occupare  il  fuo  luogo  nei  Giardini  : ed  è comodia- 
mo da  porfi  nei  feti  , nei  quali  fi  vogliono  richiamare  gli 
uccelli,  che  vi  vengono  attirati  dalle  fue  bacche,  loro  cibo 
gra  tifiamo. 

Il  Garidel  nel  fuo  Trattato  delle  piante  dei  campi  Aqui- 
fetienfi  , parlando  di  quella  pianta  dice  , che  , inneftandovi 
fopra  il  Pruno , o il  Ciriegio  vi  attaccano , ma  che  le  Pruno 
e le  Ciriegie  che  produce  fono  purganti  , quanto  le  bacche 
dello  flelfo  Rhamno  * 

Le  bacche , raccolte  verdi , fi  Peccano  al  Sole , e fi  con- 
fervano per  ufo  delle  Tinture  in  giallo  , in  verde , in  limon- 
ano , ed  in  varj  altri  gradi  di  confinili  colori  . Quel  colo- 
re , detto  da’  Droghieri  , e da’  Pittori  Giallo  fanto , viene 
comporto  col  fugo  di  quelle  bacche  immature  , e con  gelfo 
bianchirtirao  d’ Alabaftro,  o di  Scagliola,  finirtimamente  ma- 
cinato , e fatto  in  pani . 

M.  Duhamel , parlando  di  quella  pianta  dice , che  foni- 
miniftra  una  buona  tintura  gialla , di  cui  falfi  grand’  ufo 
per  tingerne  drapperie:  e che  li  Pittori  sì  a olio,  che  in 
miniatura,  fi  fervono  delle  fue  bacche,  dopo  d’  aver  incor- 
porato il  loro  colore  in  una  materia  terrofa  , che  fovente 
è la  bafe  dell’  Allume , e d’  averne  fatto  quel  colore  , che 
chiamano  Stil-de  Graine . Anche  M.  Savari  dice  quarti  le 
me'defime  corte,  nel  fuo  Dizionario  del  Commendo;  e che 

K 2 delle 


76  COLTURA  ED  USI 
delle  bacche  immature  verdi,  fe  ne  fa  del  giallo,  lardan- 
dole macerare  lungo  tempo  nell’  acqua,  chiamandoli  Grana 
d’  Avignone , perchè  cola  molto  fe  ne  prepara . 

Dalle  bacche , raccolte  quando  fono  appena  mature , fi  ca- 
va il  fucco,  fpremendolo  ben  bene  col  torchio,  o con  altro 
ftrumento , avendole  prima  benilfimo  pelle  ; quello  fucco  li 
fa  bollire  fin  tanto  che  fia  fvaporato  , e ridotto  a confiflen- 
za  di  mele,  mettendovi  allora  dentro  un  poco  d’  Allume,  e 
lafciandolo  ancora  bollire  un  poco,  poi  levandolo  dal  fuoco, 
agitandolo  bene,  e lardandolo  raffreddare.  Raffreddato  che  fia, 
bifogna  metterlo  dentro  vefciche  di  Bue  , o di  altro  anima- 
le, efponendo  poi  le  vefciche  al  Sole,  o pure  attaccandole 
fu  per  il  cammino  a feccarfi . Secco  che  farà,  fi  conferva  per 
venderlo;  ed  è quel  belliffimo  verde,  tanto  ricercato  da’ Pit- 
tori, che  lo  chiamano  verde  di  Vefcica . 

Si  può  anche  confervare  il  fuddetto  fucco , fenza  farlo  bol- 
lire ai  fuoco,  mettendolo  dentro  Boccie  di  vetro  ben  ottura- 
te . Io  ne  confervo  da  tre  anni , ed  è ancora  tanto  bello  , 
quanto  fe  foffe  recentemente  ellratto:  ed  è cofa  mirabile  , 
e curiofa  a vederfi , che  effendo  effo  di  color  di  vino  roffo , 
fcrivendo  col  medefimo,  o miniando  carte  , fi  trafmuta  fu- 
bito  in  belliffimo  verde , fenza  ajuto  dell’  Allume  . Si  può 
fcrivere  collo  lleffo  quanto  piace  fenza  timore  che  mai  piu 
fvanifca;  ma  bifogna  però  aggiungervi  conveniente  quantità 
di  Gomma  Arabica,  volendofene  fervire  per  fcrivere,  o per 
miniare  , acciò  non  trafcorra:  e ciò  può  farfr  nel  tempo 
lleffo,  che  fi  pone  il  fucco  delle  bacche  dentro  le  Boccie  ; 
mentre,  cosi  facendo,  lo  fi  avrà  fempre  pronto  per  detti  ufi. 

Dalle  bacche  raccolte  in  Autunno,  cioè  quando  fono  fom- 
mamente  mature,  fi  cava  il  fucco,  e fi  condenfa  e conferva 
nel  fuddetto  modo,  per  colorire  in  violetto  ,,  o fia  pavonaz- 
zo. 


Il 


DI  VARIE  PIANTE . 77 

Il  legno  del  Rhamno  diventato  a grandezza  arborea , pu& 
fervire  per  farne  lavori;  cioè  Tavolini,  feggiole , e cofe  li- 
mili , effendo  legno  affai  bello , e di  color  fimile  a quello  del 
ciriegio,  e più  duro. 

Ufo  Medico , 

LA  feconda  fcorza  del  Rhamno  cathartico , come  pure  le 
fue  foglie , bollite  nel  vino  , con  un  poco  di  Alluni^ 
fervono  mirabilmente  per  fanar  Y ulcere,  che  vengono  alla 
bocca  gargarizzandoli  di  tratto  in  tratto  con  tale  decozione . 
Le  bacche  fono  purgative , e fi  bimano  buone  nelle  malat- 
tie croniche:  Diofcoride  lib.  1.  cap.  101.  Una  dramma,  e 
mezza  della  fua  polvere  mefcolata  con  alquanto  di  fciroppo 
di  cedro,  o di  conferva  d’arancj,  giova  nella  Paralifia , nel- 
la cacheflìa  , nella  fciatica,  ne’  Reumatifmi,  e nelle  oppilla- 
zioni . Lo  fciroppo  delle  beffe  bacche  poffiede  uguale  facolta , 
e fe  ne  prefcrive  da  un’  oncia  fino  a tre.  Si  avverta  che 
quebo  è rimedio  affai  potente,  onde  ci  vuole  difcernimento 
e cautela  nell’  adoperarlo , mentre  non  folo  purga  validamen- 
te per  feceffo;  ma  anche,  eccedendo  la  dofe  moderata,  pro- 
move il  vomito. 

DEL  RHAMNO  CATHARTICO  MINORE» 

Specie  2.  ( Tav,  14.  ) 

IL  Rhamno  cathartico  minore  è un  picciolo  fruticetto,  che 
non  crefce  a maggiore  altezza  di  tre , o quattro  piedi  , 
ed  i fuoi  rami  fi  fpargono  vicini  a terra  . Le  fue  foglie  all’ 
intorno  fono  minutamente  ferrate,  e non  fono  niente  più 
grandi  di  quello  rapprefenta  la  figura  d’  un  rametto  della 
medefima  pianta,  da  me  delineato  al  naturale  nella  Tavola 

r4* 


7&  COLTURA  ED  USI . 

14.  Li  fiori,  fono  affatto  fimili  a quelli  della  prima  fpecie,., 
ma  più  piccioli ,,  e le  bacche  fono  meno  fugofe , forfè  per 
la  flerilità  de’  luoghi , nei  quali  nafce  fpontaneamente  .*  ed 
i fuoi  rami  fono  più  fpinofi . Crefce  quella  feconda  fpecie  di 
Rhamno  in  varj  luoghi  d’  Italia  ,.  di  Francia , e di  Germa- 
nia. Io  ne  ho  veduto  in  quantità  nel  contorno  efterno  delle 
mura  di  Verona,  particolarmente  alla  parte  del  monte,  fuo- 
ri della  porta  detta  del  Vefcovo . Li  Botanici  chiamano  que- 
lla pianta 

Rhamnus  catharticus  minor.  Bauh.  ptn.  478. 

Rhatnni  foluti  minor  fpecies  Camerarj 

Spina  infeéloria  puntila  prior  Ciuf,  hift . 

Conviene  moltiffimo  la  noflra  feconda  fpecie  di  Rhamno5 
col  Ltc'tum  Galltcum  di  Gafparo  Bauhino  ; e credo , che  que- 
lla pianta  non  fia  niente  diveda,;  fe  non  che  una  fia  Hata 
ritrovata  in  Francia  , e perciò  detta  Gallica  , 1’  altra  in  Ita- 
lia , dr  onde  trae  il  nome  d’  Italica  ; come  fpeffo  fi  vede 
efier  accaduto  a’  fcrittori  Botanici . M.  Duhamel  ( a ) , par- 
lando del  Rhamno-  cathartico  minore  , dice  che  nafce  in  gran- 
de quantità  in  Avignone , e che  perciò  le  fue  bacche  fi  di- 
cono Graines  d’  Avignon.  I Tintori  Francefi  le  chiamano 
anche  Graine  à teindre , ou  Graine  jaune  . Giovanni  Bauchi- 
no ( b ) parlando  del  Lycio  Gallico  dice  ancor  egli . Back 
ad  tìngendum  fericum  aureo  colore  mfeóìores  utuntur , eaque 
vocant  Tintorium  granum , Grame  dì  Avignon  ; il  che  confer- 
ma maggiormente  effer  il  Lycio  Gallico , lo  fleffo  che  il 
Rhamno  cathartico  minore  di  M.  Duhamel  , e di  Gafparo 
Bauhino.  ( a ) Rapprefenta  il  fiore  in  profilo  ( b ) il  fiore 
aperto  ( c e )r  le  bacche  appena  fpogliate  del  fiore,  ( d d ) 
le  bacche  mature . 

Ufo 

( * ) Duhamel.  traite  des  Arbres  Tom.  2.  pag.  213.  fìg.  <iv 

C b ) Bauh.  hift.  Tom.  I.  pag.  58. 


DI  VARIE  PIANTE . 


79 


Ufo  Economico . 

LE  bacche  di  quefta  feconda  fpecie  di  Rhamno  fono  mol- 
to migliori  di  quelle  della  prima  fpecie , per  tingere 
in  giallo  fete , ed  altre  cofe . Il  verde , che  cavali  dalle  bac- 
che mature  è più  bello  del  primo,  ma  è meno  abbondan- 
te , perchè  le  bacche  fono  meno  fugofe , e conleguentemente 
meno  ricche  di  colore . In  Francia  fi  fa  grandilfimo  ufo  del- 
le bacche  di  quefta  feconda  fpecie  tanto  fecche , quanto  fre- 
fche . Coftumano  anche  di  peftarle  grolla  mente  , tofto  che  le 
hanno  raccolte,  e di  farle  macerare  con  acqua,  e di  fervir- 
fene  poi  per  tingere  tele  , fili , fete  ec.  in  belliflìmo  giallo  »- 
In  femi  del  Rhamno , tanto  della  prima  fpecie , quanto  di 
quefta  feconda , fono  ripienilfimi  d*  Olio , come  io  ho  recen- 
temente fcoperto  : e benché , elfendo  fuori  di  ftagione  da  po- 
terne raccorre  in  quantità  fufficiente  da  farne  fperienza  in 
grande,  non  fia  in  cafo  di  poter  per  ora  rilevare  con  preci- 
sone quanto  ne  pollano  rendere  per  ftajo,  o per  altra  qual- 
fivoglia  mifura  ; fono  certo  non  per  tanto  , per  la  pratica 
che  ho  d’  altre  fimili  femenze  oliofe , che  quelle  ne  polfono 
dare  circa  otto  libre  per  ogni  ftajo , o fia  due  libre  per 
quarta  . Non  Spregevole  utilità  adunque  potrebbe  ritrarfi  dal- 
le fuddette  Bacche,  cavandone  prima  il  color  verde,  indi  e- 
ftraendo  1*  olio  dai  femi  che  racchiudono . Ne  farò  a tempo 
opportuno  formale  fperimento  ; intanto  ho  creduto  bene  di 
pubblicare  quanto  ne  ho  fcoperto , affinché , fe  alcuno  aman- 
te dell’  avanzamento  delle  Arti , voleffe  fare  lo  ftelfo , gli 
ferva  quefta  notizia  d’  eccitamento» 


Ufo 


8o  COLTURA  ED  USI 


Ufo  Medico* 


Serve  quefta  feconda  fpecie  di  Rhamno  in  medicina  a tut- 
ti gli  ufi,  a’  quali  giova  quello  della  prima  fpecie  * 


On  v ha  pianta  che  più  s’  accorti  al  Rhamno,  sì  nel- 


le facoltà  medicinali , che  negli  ufi  tintorj , quanto  la 
Frangula;  per  il  che  il  celebre  Linneo  1’  ha  porta  nello  ftef- 
fo  genere  dei  Rhamni:  non  voglio  perciò  ommettere  di  par- 
larne, ed  utile  mi  fembra  di  defcriverla,  di  darne  la  Figu- 
ra, e d’  indicare  gli  ufi  a quali  la  credo  poter  effere  van- 
taggiofa  ; tanto  più  , che  effa  nafce , e crefce  abbondante- 
mente alle  ripe  de’  folfi , e de’  fiumi  ; e che  produce  gran- 
diflima  quantità  di  frutti.  In  quello  Territorio  Padovano  , 
nel  Vicentino , e lungo  la  Piave  , ed  in  moltilfimi  altri  luo- 
ghi nafce  la  Frangula  copiofamente  alle  ripe  , come  dilfi , 
de’  fiumi,  degli  fcoli,  e de’ Mi:  e fpecialmente  nei  fiti  baf- 
fi, e foggetti  alle  inondazioni. 

Grefce  all’  altezza  di  cinque , e fino  di  dodici  piedi  circa , 
ed  è Arbofcello  affai  elegante  per  1’  immenfa  quantità  di 
bacche  che  produce,  le  quali  prima  fono  verdi  , indi  matu- 
rando fi  fanno  roffe , e nell’  autunno  divengono  nere . La 
fcorza  della  Frangula  è di  color  fofco  , carica  di  picciole 
macchiette  bianchiccie,  o giallognole.  Le  foglie  fono  ovate  , 
nell’  eftremità  terminate  in  punta , col  loro  contorno  intero  , 
lifcie  al  di  fopra  , ed  al  difotto  venofe  . I fiori  nafcono  alle 
afcelle  delle  foglie  foftenuti  da  corti  piccivoli , ( a a ) di  brut- 
tura affatto  diverfa  da  quelli  del  Rhamno , ( b ) con  un  fo- 
la ftilo  nel  mezzo  ( c ) . 


DELLA  FRANGULA  ( Tav.  15.  ) 


Le 


DI  VARIE  PIANTE ; Si 
Le  bacche  fono  rotonde  (d),  e contengono  tre  femì  per 
ciafcuna,  ma  alle  volte  non  ne  maturano  che  due:  e quan- 
do fono  fecche  , quelle  che  ne  hanno  maturati  tre , fono 
tricocche  ; quelle  che  non  ne  hanno  maturati  che  foli  due , 
fono  licocche  ( d d ) . I ferai  fono  quafi  rotondi , un  poco 
compresi  da  una  parte,  ed  un  pochette  divifi  in  due  par- 
ti , le  quali  fono  bianchiccie , ed  il  relto  del  feme  è di  co- 
lor ferrugineo . 

Fiorifce  la  Frangula  quafi  tutta  V diate  , e nell’  autunno 
matura  le  fue  bacche. 

Ufo  Economico  • 

SErvono  le  bacche  della  Frangula , raccolte  avanti  la  lo- 
ro maturità,  per  tingere  in  giallo, ed  in  verde,  tele,  fi- 
li , lane  ec.  Si  polfono  preparare  in  tutte  le  maniere , co- 
me ho  detto  del  Rhamno,  ma  i colori  che  fe  ne  cavano, 
fono  meno  belli.  Anche  la  feorza  può  fervire  a tingere  in 
giallo  ; come  pure  le  foglie  tanto  verdi  , che  fecche  ; delle 
quali  ( avendomi  inoltrato  1*  efperienza  poter  effere  comodif- 
fime  a chiunque  volelfe  tingerfi  da  fe  filo , feta , lana , te- 
le , panni , e drappi  ) non  voglio  mancare  d*  indicare  il  mo- 
do facile  di  fervirfene,  che  è il  feguente . 

Si  prende  a diferezione  quella  quantità  d5  effe  foglie,  che 
poffa  effere  fufficiente  per  ciò  che  fi  vuol  tingere,  e polle 
con  baltevole  quantità  d’  acqua  in  una  Caldaja  , e meffavi 
tanta  cenere  comune  -,  che  riefea  all’  incirca  un  quarto  di 
libra  groffa  per  ogni  fecchio  d’  acqua,  fi  fa  bollire  fino  che 
fi  vegga  effere  1*  acqua  ben  carica  di  color  giallo  aranciato. 
Allora  avendo  pronto  ciò , che  fi  vuol  colorire , prima  bene 
alluminato;  cioè  fatto  ben  bollire  in  acqua  impregnata  à9 
allume  di  Rocca,  e poi  lavato,  e ben  fpremuto,  s’  immer- 
Tomo  I.  L ge 


Ss  COLTURA  ED  USI 
ge  nella  fuddetta  Caldaja,  dopo  d’  averne  'eftratte  le  dette 
foglie  5 e vi  fi  fa  bollire , fempre  rivoltando , fino  che  fi  of- 
ferva  edere  tinto  a quel  fegno  che  piace  . Ciò  veduto,  fi 
cava , e fi  lava , e falfi  afciugare , ed  avrafiì  un  gialle  non 
fpregievole  per  varj  ufi. 

La  maggiore  utilità  però,  che  a me  fembra  fe  ne  polla 
ritrarre,  oltre  alli  fuddetti  ufi,  fi  è di  raccogliere  le  fue 
bacche,  quando  fono  ottimamente  mature;  di  fpremerne  il 
fugo,  come  fallì  dell’  uva;  e di  condenfarlo,  o al  fuoco,  o 
al  fole  per  ufo  de’  Pittori.  Indi  raccogliere  i femi  d’  effe 
bacche,  lavandoli  e nettandoli  bene,  facendoli  feccare,  e ca- 
varne poi  F olio,  come  dilli  parlando  dei  femi  del  Rham» 
no  cathartico , elfendone  anche  quelli  ripienilììmi . 

Nel  Vicentino,  ed  altrove  fi  fervono  moltiffimo  della  Fran- 
gala nelle  fiepi  e Bofchetti  da  prendere  uccelli  gentili,  detti 
con  idiotifmo  generico , Beccafichi , delle  cui  Bacche  ottima- 
mente s’  impinguano,  e riefeono  di  grato  fapore. 

Ufo  medico . 

La  fottofeorza  della  Frangala  ha  facoltà  di  rifolvere , data 
internamente;  ed  applicata  elieriormente  , di  difeccare  ed  a- 
flringere  : e perciò  pella  con  aceto  fortilfimo , ferve , ungen- 
dofene,  per  guarire  la  Rogna,  ed  è rimedio,  che  fana  in 
pochi  giorni . La  decozione  della  feorza , fatta  con  aceto  , 
giova  moltiffimo  per  confervare  i denti , ed  a nettare  , e fa- 
nare  quelli,  che  hanno  incominciato  a tarlarfi.  La  medefima 
feorza  data  in  polvere , o in  Trocifci , o in  Pillole , purga  il 
corpo  , e moltiffimo  s’  approffima  alla  virtù  del  Rabarba- 
ro. 

La  decozione  della  fteffa  feorza , del  pefo  ds  un’  oncia , con 
poco  di  Finocchio,  o di  Abfintio  , giova  molto  agl’  Idropi- 
ci, 


DI  VARIE  PIANTE.  83 
ci,  ed  agl’  Itterici 3 prima  però  purgato  il  ventre,  acciò  non 
riefca  troppo  impetuofa . Scioglie  mirabilmente  il  ventre , fen- 
za  alcun  incomodo , e viene  lodata  moltifììmo  tale  decozione 
perle  oftruzioni,  e per  quelli,  che  hanno  mal  affetto  il  fega- 
to, e la  milza,  per  caufa  di  troppa  abbondanza  d5  umori 
fierofi . 

Si  raccoglie  la  detta  fottofcorza,  eh’  è gialla  , in  Prima- 
vera , quando  incomincia  la  pianta  a germogliare , e fe  le 
leva  la  prima  feorza , effendo  inutile  : fi  fa  poi  feccare  alP 
ombra , e fi  conferva  per  gli  ufi  fuddetti . 

Il  Dodoneo  parlando  delle  facoltà  di  quella  feorza , dice  e 
Corte x in  vino  maceratus , aut  cerevìjìa  ? deinde  epotus , poten- 
ter  vomitum  movet , pituitam  & humores  putridos  contentos  in 
ventriculo  pellit . 

La  dofe  è da  due  a tre  dramme  della  feorza  in  polve- 
re, data  in  bevanda,  e fi  corregge  con  alquanti  femi  di  fi- 
nocchio , o di  anifo , acciò  non  agifea  con  troppa  violenza  . 
li  Camerario  dice,  che  in  molti  luoghi  della  Saffonia  ufano 
quella  feorza  in  vece  del  Rabarbaro . 


A Luteola  è una  pianta  inferviente  alla  Tintura  per  co- 


lorire in  giallo  belliffimo,  ed  anche  per  il  verde  col 
color  turchino . Effa  non  vive  che  un  anno , ó al  più  uno 
e mezzo,  ed  ha  la  radice  bianca,  della  groffezza  d’  un  di- 
to, e di  fapor  e odore  fimile  a quello  del  Rafano,  dalla  qua- 
le forge  ora  uno,  ora  più  furti,  alti  due,  tre,  ed  alle  vol- 
te quattro  piedi , eretti , ramofi , rotondi  , e con  alcune  li- 
nee elevate  , che  li  percorrono  , di  color  verde  chiaro . Le 
foglie,  prima,  che  la  pianta  incornine)  ad  inalzarli  per  fio- 
rire , fono  diftefe  fopra  la  terra  difpofte  in  circolo  , lunghe 


DELLA  LUTEOLA»  ( Tav.  1 6.  ) 


L 2 


circa 


84  COLTURA  E L)  USI 
circa  un  palmo  di  color  verde  giallo,  lucide  al  difopra,  e 
col  margine  increfpato,  come  è pur  anche  la  fuperficie  del- 
la foglia  ( i ) ed  hanno  per  lo  più  verfo  la  loro  ertremit'a 
due  5>ine  inermi  una  per  parte.  ( 2 3 ) Le  foglie  dei  fil- 
iti fono  difpofte  fenza  alcun  ordine , più  brevi , e più  angu» 
Ite  delle  radicali. 

I fuoi  fiori  ( fig.  1.  ) fono  difpolti  nelle  fommità  dei  gam- 
bi , e dei  rami  in  lunghilfime  fpighe , ognuno  de’  quali  è 
comporto  di  quattro  foglie  irregolari , di  color  gialletto . Quel- 
la d’  erte  quattro  foglie  che  Ita  alla  parte  di  fopra  è per  1* 
ordinario  divifa  in  lei  parti  ( B ),  ed  ognuna  delle  altre  tre 
è tagliata  per  lo  più  in  tre  parti  ( c c c ) . Nel  mezzo  del 
fiore  vi  fono  moltiflimi  Itami  che  contornano  il  Germe , ( D ) 
il  quale  diventa  poi  una  capfula  terminata  da  tre  Itili  ( E E ). 
Quella  capfula , o fia  recettacolo , in  cui  Hanno  rinchiufi  i 
femi , è crefpo , e terminato  in  tre  punte  . Quando  elfo  re- 
cettacolo è maturo  , fi  apre  nella  fommita  in  tre  parti , e 
contiene  nel  mezzo  moltiftimi  femi  piccioli,  lucidi,  e neri  . 
( F ) rapprefenta  la  pianta  appena  nata  dal  feme . ( G ) ino- 
ltra una  piantina  di  et'a  d’  otto , o di  dieci  giorni . Si  deve 
però  avvertire , che  tanto  il  fiore , quanto  le  altre  parti  del- 
la fruttificazione  fono  delineate  un  poco  più  grandi  dello  Ha- 
ta naturale , 

Nal'ce  fpontaneamente  nel  Genovefato , ed  in  altri  luoghi 
d’  Italia,  in  Francia, in  Inghilterra,  in  Ifpagna,  in  Islefia  , 
in  Boemia,  e nei  Paefi  Baili,  in  terreni  incolti,  e fartofi  , 
ed  anche  a’  lati  delle  ftrade  , e fopra  muraglie  antiche . Fio- 
rile il  Maggio,  e poco  dopo  matura  le  fue  femenze. 

I nomi , coi  quali  viene  chiamata  , fono  li  feguenti . Da’ 
Latini  fi  dice  Refeda  luteola . Linnai  fpec . plant . 448, 

Luteola  herba,  falicis  folio.  Bauh.  pin.  100.  Tournef,  lnfta 
Lob.  ad  ver.  14,9. 


DI  VARIE  PIANTE.  85 
Lutea  vel  Luteum  Gejnerì , Camerarii  ec. 

Lutum  herba . Dod.  pempt,  80. 

Herba  lutea.  D al ech ampli  hifi . Lugd,  501» 

Pfeudo  Struchium.  Matthiolì  1307* 

Struchium.  Gefneri . Hon. 

Antirrhinum  . Trago,  » 

Catananche . Loniceri . 

Guadarella  vulgo.  Cafalpinìi . 

Da’  Greci.  Se  $oivclyr)  Se  AafJLVci[ji.sv^ * 

Da’  Spagnuoli . Unge  de  Gatto  herba . 

Da’  Portoglieli.  Unhas  del  Gatto  yerva. 

Da’  Franceli  . Gaude  . Savary  Dittionnaire  univerfel  de 
Commerce  Tom.  2.  p.  121. 

Dagl’  Inglefi.  Dierneve. 

Coltura  » 

SI  femina  la  Luteola  nel  mefe  d’  Agofto , o a5  primi  di 
Settembre  , ed  anche  a’  primi  di  Marzo , nell’  ifteffo 
modo  del  Lino . Crefce , tanto  nei  terreni  graffi , quanto  nei 
magri  e faffofi;  a differenza  però,  che  nei  luoghi  graffi  ere» 
fee  in  più  abbondanza , e più  alta , ed  è migliore  per  la 
tintura  ; e nei  magri  più  picciola , e men  ramofa . Per  aver- 
ne belliffimo  raccolto  bifogna  feminarla  in  terreno  preparato 
nello  fteffo  modo,  come  fi  fa  a quello,  dove  fi  vuole  femi» 
nare  la  Canape. 

Quando  è nata  e crefciuta  alla  lunghezza  di  due  dita  s 
bifogna  ftirparne  le  mai’  erbe,  fe  ve  ne  foffero  , acciò  non 
1’  ammazzino,  ciò  facendo  o colla  zappa,  o colle  mani.  Si 
raccoglie  in  Giugno,  o Luglio,  cioè  quando  ha  terminato 
di  fiorire , e che  incominciano  a feccarfi  le  foglie  vicine  a ter- 
ra ; e raccolta  fi  porta  a feccarfi  all’  ombra  , fe  fi  può  : e 

non 


%6  COLTURA  ED  USI 
non  potendo,  feccafi  al  Sole  tagliandole  prima  le  radici.  Sec- 
cata che  fia , fi  lega  in  fafci,  e fi  raccolgono  tutte  le  Te- 
menze, che  da  effa  cadono  facilmente  nel  maneggiarla,  per 
poi  feminarle  a fuo  tempo. 

Legati  i fafci,  fi  pongono  in  luogo  afciutto,  ammucchiati  1® 
uno  l'opra  1’  altro , e fi  confervano  fino  all*  occafione  di  a- 
doperarli , o di  venderli . 

Dopo  aver  io  fatti  e replicati  varj  fperimenti  fopra  la  col- 
tura , e preparazione  di  quella  pianta , e d’  elfermi  accertato 
dell’  ottima  riufcita,  che  fa  anche  apprelfo  di  noi,  mi  ven- 
ne in  penfiero  di  tentare  due  modi  differenti  di  prepararla 
più  comoda  all*  ufo  delie  Tintorie  , e di  molto  più  facile 
trafporto,  per  farne  commercio;  giacché  nel  modo  fopradde- 
fcritto , ufato  dalle  nazioni  che  la  coltivano , riufcendo  di  gran 
volume  e di  poco  pefo , riefce  al  trafporto  incomodilfima  , e 
di  grave  fpefa . 

Il  primo  modo  fu,  di  farla  tagliare,  e cosi  verde  maci- 
narla come  fi  fa  il  Guado,  e ridotta  in  palla,  farla  in  pal- 
lottole 9 che  feci  poi  feccare  all*  ombra . 

Il  fecondo  modo , fu  di  tagliare  detta  Luteola , e di  far- 
la feccare  all*  ombra,  dopo  di  che  la  feci  ridurre  in  polve- 
re . 

Sperimentai  poi,  fe  preparata  in  quelli  due  differenti  mo- 
di , faceva  nella  tintura  il  medefimo  effetto  di  quella  prepa- 
rata all*  ordinario , e trovai , non  fenza  molto  piacere  , che 
non  folo  faceva  lo  Hello,  ma  che  dava  anche  il  fuo  colore 
in  maggiore  quantità  : dal  che  rifulta  che  potrebbe!!  ridurre 
quella  Droga  di  molto  più  facile , e meno  difpendiofo  tra- 
fporto . 

L’  introduzione  della  Luteola  , quando  venilfe  fatta,  riu* 
fcirebbe  di  molto  profitto  alla  Tintura  , per  il  fuo  bellilfimo 
colore , e confeguentemente  anche  a’  Tuoi  coltivatori  : e fareb- 
be 


DI  VARIE  PIANTE.  87 
be  di  comodo,  al  Popolo  per  la  facilit'a  con  cui  ciafcuno 
potrebbe  da  fe  tingerfx  in  giallo  ciò , che  occorrere  . Percioc- 
ché per  colorire  Drappi  di  feta , di  lana , di  filo  ec. , bada 
di  far  bollire  fufficiente  quantità  della  fletta  Erba  nell’  acqua 
con  alquanto  di  Allume  cattina,  o di  Feccia,  o anche  di  li- 
fciva  forte  di  ceneri , aggiungendovi , dopo  aver  bollito  un 
quarto  d’  ora,  altrettanta  acqua,  quanta  fu  la  lifciva,  e fa- 
cendola bollire  un  altro  quarto  d5  ora , ed  anche  piu , e poi 
immergervi  le  cofe  da  tingerli  : prima  però  alluminate  fecon- 
do F Arte , rivoltandole  nella  Caldaja  con  un  legno  , ed  e- 
ilraendole , quando  faranno  al  grado  di  colore , che  fi  defide- 
ra  ; lavandole  poi , e facendole  afciugare  . 

Il  giallo  che  cavali  da  quella  pianta  fupera  in  bellezza 
quello  d’  ogn’  altra  : ed  il  Gel  Linneo  nelle  fue  Amenità 
Accademiche,  Tom.  5.  pag.  327.,  la  loda,  dicendo:  Nerba 
luteum  pulcherrimum  dat  colorem , unde  frequentarne  finitori- 
bus  in  ufu , & copiofe  ab  exteris  afportatur , quamvis  facilli - 
me  apud  nos  proveniate  Virgilio  ne  fa  menzione  nella  Buc- 
colica col  nome  di  Luto  nell’  Egloga  quarta  con  quelli 
verfi  : 

Ipfe  fed  in  pratis  aries , jam  fuave  rubenti 
Murice , jam  croceo  mutabit  veliera  luto  . 

Il  Gel.  Girolamo  Trago  fcrilfe , già  due  fecoli  e più , del- 
la medefima  Luteola  (a)'  Hoc  apud  nos  Mediomatrices  non 
nifi  linamentis  lettorum  luteo  colore  tingendis  ufurpatur  : e po- 
co dopo  foggiunge:  Mulierculee  hanc  berbam , five  ficca  fit  , 
five  recens , in  aqua  cum  alumine  decoqunt  , tingendis  lina- 
mentis &c.  ed  il  Lobelio  ( b ) nell5  illetto  fecolo , parlando 
della  Luteola , cosi  s’  efpreffe  : Magno  ufui  & emolumento 
eft  Luteola , recentiorìbus  tantum  cognita , ad  colorem  fulvum 

au - 


( * ) Trag.  De  ftirpium  qua:  in  Germania  maxime  nafcuntur.  Argentari»  anno  i S S 
( * ) Lobelii  Stirpium  adverfaria  nova  Londini  1571.  pag.  144. 


8$  VOLTURA  ED  USI 

aureumve  pannis  concìli andum  valde  expepita  , prafertim  in 
Belgio  y ubi  magna  copia . 

Nel  1 587,  il  Dalechampio,  parlando  della  fteffa  pian- 
ta , fc riffe  : Multis  locis  , quamvis  /ponte  nafcatur  , magno  t am- 
en compendio  ferunt  in  agris  , & nifi  fortuna  domino  deco - 
quat , magnum  rufiicus  ex  e a fentit  proventum  , quoniam  eru - 
ta  folo  radìcitus , in  fafces  magnai  cogitur  , ufurpaturque  ad 
infeftus . Siccata  in  luteum  colorem  p all e fòt , aut  certe  lati- 
guet  in  pallidum  . Cortinis  infefforiis  indita , luteo  quoque  co- 
lore pannos  tingit , cujus  apud  nos  maximus  increbuit  ufus  . 
Prceterea  infeftores  colori  ceruleo , quem  Glafium  excitàvit  , 
fuperinducunt  y & viridem  efficiunt  colorem . Anche  il  Geleb. 
Roberto  Dodoneo  (a  ) nel  1616.  la  defcriffe  e delineo,  e 
della  fua  facoltà  ci  lafciò  quanto  fiegue  : Ufus  hujus  in  me- 
dicina quidem  nullus  efi  , fed  in  tintoria  frequentijfimus . In- 
ficiuntur  hac  herba  panni  lanei , aliaque  ex  lana  opera , & li - 
ne  ce  tela  colore  luteo  & virenti . Luteo  quidem  candida  , & 
nullo  alio  prius  imbuta  : virenti  vero  cceruleo  ante  tinfta  : nam 
Luti  herbce  color  cceruleo  fuperindu&us  viridem  efficit  . Così 
utile  pianta  all’  Arte  Tintoria  fu  per  fino  nota  anche  a Vi- 
truvio  , ( b ) che  la  raccomandò  per  fuccedaneo  della  Crifo- 
colla  nelle  Pitture , dicendo  : Qui  non  po/funt  Chryfocolla , 
propter  caritatem  utì , herba  quce  Luteum  ( aut  potius  Lutum  ) 
appellatur , utuntur  viridijfimo  colore . Alcuni  pretendono  che 
fia  la  Luteola  antidoto  contro  veleni  , e preftantiffima  con- 
tro i morfi  d’  Animali  velenofi;  per  il  che  da  alcuni  fia 
detta  Theriacaria.  L’  odore  ed  il  fapore  di  quella  pianta  5 
fpecialmente  della  radice , danno  manifefto  indici©  che  aff&ia 
facoltà  antifcorbutica , 

( « ) Dod.  pempt.  pag.  8. 

C ^ ) Vitruvius  de  Architettura  Lib»  7,  cap.  14.  pag.  119. 


DEL- 


DI  VARIE  PIANTE . %9 

DELLA  CAMELINA , O C AMEMINA . 

( Tavè  1.7.  ) 

Arlato  avendo  del  Guado  , dell’  Indaco , della  Rubia , e 


di  varie  altre  piante  , ora  tratterò  di  alcune  altre , la 
Temenza  delle  quali  ferve  per  trarne  Olio;  ed  in  primo  luo- 
go parlerò  della  Camelina  , o Myagro  , ietta  volgarmente 
Semenzina  . 

Nal'ce  fpontaneamente  quella  pianta  in  varj  luoghi  della 
noftra  Italia,  di  Germania,  e di  Francia  , fpecialmente  ne9 
campi  flati  feminati  a Lino,  fpuntando  dalla  terra  nell’  Au- 
tunno , e maturando  i femi  nel  Maggio  fufleguente. 

Ella  crefce  all’  altezza  d’  un  piede  e mezzo , ed  alle  vol- 
te di  due  , col  fullo  , o gambo  eretto  , divifo  in  molti  ra- 
mi , rotondo , ed  alquanto  pelofo . Le  fue  foglie  fono  lunghe , 
angulle , ed  all’  intorno  dentate , e pelofettc  ; ed  ognuna  ab- 
braccia quali  la  metà  del  furto  colla  propria  bafe,  come  rap- 
prelenta  1’  annelfa  figura. 

I Tuoi  fiori  fono  gialli  , comporti  di  quattro  fogliette  , ed 
ognuno  è follenuto  da  picciolo  calice . Di  mano  in  mano  che 
vanno  cadendo , fuccedono  le  capfulette  ripiene  di  minuti  Te- 
mi gialletti,  triangolari,  e di  acuto  fapore. 

Varie  denominazioni  le  vengono  date  , ed  ecco  le  princi- 
pali . 

Myagrum  Sativum  Lìnn.  Spec.  plant.C^i*  Bauh. pin*  109. 

Myagrum  Sylveftre  Bauh.  ptn.  jop.diélum  Camelina  Bauh . 
hìjì.  2.  pag.  Spi.  Myagrum  Dalech . hifl . Lugd,  Tom.z.pag » 
1135. 

In  Greco.  MY'ArPOS,  Se  Me\c i/xrvpov , 

In  Francefe  . C ameline  , 0 Camemìne  . 

In  Tedefcho  . Flachdotter , e Làndotter . 


Tomo  /, 


M 


Col 


9 o 


COLTURA  ED  USI 


Coltura  della  Camelina  » 

SI  femina  querta  pianta  a principio  di  Marzo  in  terreno 
prima  ben  arato  , e goffamente  fpianato  , non  troppo 
forte , nè  foggetto  alle  inondazioni  ; fi  fparge  la  Temenza  co- 
me fi  fa  quella  del  Lino  , farchiando  dopo  bene  la  terra 
colf  erpice  a denti  di  ferro  , acciò  redi  fotterrata.  Non  vi 
fi  ufa  altra  diligenza,  fe  non  che  di  raccoglierla  quando  fa- 
rà matura;  il  che  fuole  accadere  verfo  il  fine  di  Maggio,  o 
a’  primi  di  Giugno.  Raccolta,  lafciafi  efpofta  al  Sole  in  luo- 
go ben  netto,  tanto  che  fi  lecchi,  poi  fi  batte  fino  che  ne 
fiano  ufcite  tutte  le  Temenze  , le  quali  fi  feparano  dall’  im- 
purità vagliandole , o pure  palandole , come  farti  al  Formen- 
to.  Nette  che  faranno,  fi  confervano  in  luogo  afciutto,o  in 
granajo  , fino  a tanto,  che  fi  voglia  farne  cavar  f olio. 

La  Camelina,  oltre  che  non  è fogge tta  ad  elfere  divorata 
da  quafi  nelfuna  forte  d’  Animali , per  aver  effa  quando  è 
verde  un  fapore  amaro,  e grave  di  modo,  che  gli  Animali, 
e gl’  Inietti  la  fuggono;  recca  anche  il  comodo  di  poterfene 
avere  due  raccolte  in  una  ftagione . Ciò  può  farfi  , feminan- 
dola  dietro  il  fermento , torto  che  fi  è tagliato  ; o pure  ri- 
feminandola  anche  nel  terreno  rtelfo,  da  cui  quella  maturata 
al  fine  di  Maggio,  o al  principio  di  Giugno  farà  fiata  ca- 
vata e raccolta  ; purché  fiafi  prima  arato  , almeno  due 
volte . 

Per  feminare  un  campo  Padovano , o Vicentino  , che  po- 
chi (fimo  differirono  , un  quartaruolo  , o fia  quarta  parte  d’ 
una  quarta  di  Temenza  è fufficiente  ; ma  avertafi  di  feminar- 
la , o Tubilo  dopo  la  pioggia,©  quando  la  fi  vede  imminen- 
te, altamente,  feminandofi  in  tempo  fecco,  non  nafeerà,  fe 
prima  non  piova , e che  la  terra  s’  inumidifea . 


Io 


pi  VARIE  PIANTE . 9i 

10  ne  no  feminata  verTo  la  metà  di  Settembre  , ed  alli 
primi  di  Gennajo  del  1764.  era  in  Temenza  e matura  , e 
parte  ancora  fiorita  ; dal  che  fi  conofce  poterli  feminare  an- 
che in  Settembre,  non  però  per  raccoglierne  la  Temenza , ma 
per  ararla  e fot  ferrarla  quando  fia  crelciuta  , e prefio  al  fi- 
orire , onde  Terva  di  ottimo  concime  alla  terrà  . Nella  Pri- 
mavera poi  dello  fieflb  Anno  ne  Teminai  un’  ottava  parte  di 
campo  , e quantunque  andalfe  Toggetta  a quell’  orrida  Tem- 
pefta , che  tolTe  in  quelli  contorni  , o tutto  , o quafi  tutto 
il  raccolto  del  Tormento  ,,  ne  ho  ricavate  Tei  quarte  di  Te- 
menza , da  quattro  delle  quali  ne  ho  Tatto  cavar  1’  Olio,  e 
due  ne  ho  conlervate  per  Teminarle  . Quelle  quattro  quarte 
hanno  reTo  dodici  libre  Padovane  d’ Olio  bellilfimo , del  colo- 
re quafi  fimile  a quello  di  mandorle  dolci  ; ma  più  carico, 
pendente  al  color  d’  oro» 

La  cruTca  rellata  nei  Tacchi  , detta  Panello  , fi  olfervava 
ancora  partecipe  d’  Olio  , ma  perchè  era  in  troppa  picciola 
quantità  , mi  dille  il  Torchiatore  che  non  era  poffibile  di 
Tpremerne  l’Olio  interamente:  e che  non  vi  fi  può  riuTcire, 
Te  la  Temenza  non  fia  almeno  otto  quarte  . Io  Teci  dar  a 
mangiare  di  detto  Panello  a degli  Animali  , e li  purgò  co- 
me Te  preTo  avellerò  un  valido  catartico  , a cagione  , cred’ 
io,  dell’  Olio  , di  cui  era  impregnato  . Dato  però  a detti 
Animali  in  poca  quantità  , non  gii  ha  recato  alcun  nocu- 
mento : e quando  TolTe  bene  privato  d’  Olio  Tervirebbe  per  in- 
granarli . 

11  Ruellio  parlando  di  quello  Templice,  Tcrive  : Camelinam 
Agrieoi  ce  nojlrates  probe  norunt , ac  pofìquam  ejus  granum  con - 
cuterint  , ac  vel  'ventilabro  , vel  cribro  mundatum  congrega - 
verint  , ex  eo  torcularis  ope  oleum  exprimunt , quo  pauperes 
non  in  lampadibus  folum  , verum  etiam  ad  fritturas  , aliaque 
condimenta  utuntur  . Il  Trago  , intendendo  di  voler  parlare 

M 2 dell’ 


pi  coltura  ed  usi 

dell’  Olio  di  quella  pianta  , dice  Oleum  quod  ex  hoc  /emine 
con/citur  longe  praflantijjìmum  ejì  , gratius  & jucundius  y 
quam  Oleum  Olivarum  . Io  credo  per  altro  che  il  Trago 
fiali  ingannato:  cioè  eh’  abbia  prefo  l’Olio  di  Sefamo  per 
quello  delia  Camelina  , ma  egli  è per  altro  certilììmo  che 
anche  quello  è buono  da  mangiare  , e che  arde  nelle  Lu- 
cerne , fa  più  chiara  luce  , ed  è di  maggiore  durazione  di 
quello  di  Noci,  e di  Lino  ; nè  ha  cattivo  odore,  ed  è an- 
che buoniffimo  per  dipingere  , come  quello  di  Lino  , e di 
noci  &c. 

Le  Temenze  di  quella  pianta  , oltre  li  fopraddetti  ufi  , fer- 
vono anche  maravigliofamente  a nutrire  ed  ingranare  gli  uc- 
cellami , delle  quali  fono  elfi  molto  ghiotti . 


? Olio  di  quella  pianta  arnmollifce,  e rilafia  . Dadi  in- 


ternamente nei  cafi  di  grande  llitichezza  , e di  dolori 

di  ventre  . Dato  al  pefo  di  4 , o di  6.  onde  per  bocca , è 

validilfimo  rimedio  contro  la  Pleuritide,  ed  ufafi  perciò  in 
molti  Paefi , contro  tale  pericolofiffima  malattia  dalla  povera 
Gente:  ed  io  medefimo  ne  ho  veduti  guarire  in  gran  nume- 
ro con  quello  folo  rimedio , prefo  al  pefo  di  fei  oncie . Un- 
gendoli col  medefimo  Olio  , leva  la  fcabrofita  , e ruvidezza 

della  pelle,  e guarifee  le  crepature  della  medefima. 

La  decozione  di  tutta  la  pianta  frefea  , bollita  nel  vino, 
è ottimo  rimedio  contro  ogni  Torta  d’  infiammazione  degli  Oc- 
chi , elfendo  un  potente  lodativo , 


Ufo  Medico  della  Camelina* 


DEL 


DI  VARIE  PIANTE.  9Ì 
DEL  NAPO  SALVATIGO  ( Tav.  18.  ) 

E Geo  un’  altra  Pianta,  che  ferve  allo  fteffo  ufo  della  Ca- 
melina  per  farne  Olio  , e per  impinguare  le  terre  e 
difporle  a maggiore  fertilità  per  altre  piante.  Una  delle  cofe 
più  importanti  nell*  Agricoltura  fi  è certamente  quella  di  tro- 
var modi  facili  d’  ingranare  i terreni , e fpecialmente  quelli  y 
che  per  loro  natura  fono  magri , e poco  fruttanti , e di  fup- 
plire  alla  fcarfezza  dei  letami.  Sopra  di  ciò  fono  fiate  fatte 
molte  e varie  fperienze;  ma  nella  maffima  parte  fi  fono  in- 
contrate fpinofe  difficolti  . Tra  i femplici  impinguanti  , la 
Fava  , i Fagiuoli  gentili  , ed  il  Lupino  fono  fin  ora  fera- 

brati  i migliori , e fi  praticano  per  tale  effetto  in  varj  Pae~ 

fi . Da  molti  però  fonofi  abbandonati  , per  la  troppa  quan- 
tità di  tali  femenze  che  bifogna  impiegare  , a cagione  della 

loro  groffezza  , per  feminare  i campi  nel  modo  che  convie- 
ne. In  Inghilterra,  in  Francia,  ed  in  altri  Paefi  Oltramon- 
tani ufano  con  profitto  la  Marna  ; ma  tra  noi  ancora  igne- 
rafi  quale  delle  noftre  Marne  fia  veramente  atta  a tale  ufo  ; 
nè  fi  conofce  precilaniente  a quali  terreni  fia  quello  Foffile 
utile,  o dannofo,  o indifferente:  nè  quale  convenienza  debba 
effervi  tra  certe  fpecie  di  Marne , e certe  fpecie  di  terre  col- 
tivabili. Egli  è per  tanto  certiffimo,  che,  parlando  di  Mar- 
ne , altro  ci  vuole  per  rendere  fufficientemente  legato  un  ter- 
reno fabbionofo,  e troppo  fciolto  ; altro  per  render  dolce,  e 
bafianteraente  foluto  un  terreno  cretofo,  ed  argillofo , troppo 
vilcido  e tenace  ; il  che  è uno  dei  grandi  mezzi  della  ferti- 
lizzazione . Sarebbe  neceffario , per  poter  pronunciare  qualche 
cofa  di  certo  fopra  la  natura,  1’  ufo,  e 1*  utilità  delle  Mar- 
ne de’  noftri  Paefi  , di  farne  varj , e replicati  tentativi  ; ma 
la  molta  fpefa  5 1’  incertezza  dell’  efito  3 ed  altre  difficoltà  ci 

pa- 


24  COLTURA  ED  USI 

parano  cT  avanti  un  oftacolo  non  cosi  agevole  da  fuperarfi». 

Servirfi , per  chi  manca  , o fcarfeggia  di  Letame , di  Pian- 
te fertilizzanti,  è cofa  a tutti  faciliflima  : e fe  quelli,  che 
amano  la  buona  Agricoltura  , vorranno  far  ufo  del  Napo, 
che  fon  per  defcrivere , fe  ne  troveranno  affai  contenti , e non 
doveranno  impiegarvi  che  affai  poca  femenza  , in  confronto 
di  quella,  che  è neceffaria , fervendofi  di  Fava,  di  Fagiuoli,. 
o di  Lupino. 

Nomi  diverft  di  quejìo  Napo  » 

NApus  fylveflris.  Bauh.  pin.  £5.  Baub.  bijl\  2.  pag*  8 43. 
Ray.  bijì.  802.  Tournef  injì.  229. 

Braffica  radice  caulefcente  fufiformi .,  Linn»Spec.  plant.  va ~ 
rietas  3. 

Bunias  fylveflris,  Napus  flore  luteo.  Lob . icon . 200. 
Bunium  feu  Bunios  officinarum  . 

I Francefi.  Navefìe , 0 Rabette , & Navetta* 

I Spagnuoli . Nebo  commuti , & Naps  . 

I Greci.  B vel  fiévtov . 

Deferitone  . 

ISuoi  fufti , i fiori,  e le  filique  fono  quali  fimili  al  Na- 
po fativo;  ma  le  fue  foglie  fono  più  incife , e lancinate,, 
attaccate  ai  furti . 

La  radice  è lunga,  e bianca,  della  groffezza  quafi  d*  un 
dito  , di  fapor  quafi  fimile  a quello  del  Napo  fativo  , ma 
un  poco  più  acre . ( A.  ) rapprefenta  una  foglia  di  grandezza 
naturale  . ( B.  B.  ) due  filique  mature . 

Nafce  il  Napo  Salvatico  fpontaneamente  nei  luoghi  areno- 
fi,  marittimi  della  Gotlandia,  d’Inghilterra,  d5  Irlanda , di 
Francia,  ec. 


Si 


DI  V A 7^1  E PIANTE . 

Si  coltiva  in  varie  parti  deli’  Europa  , e particolarmente 
in  Fiandra , ed  in  Olanda  ; come  pure  in  Normandia , ed  in 
qualche  altra  parte  della  Francia,  e nella  Lombardia. 

L’  Olio  di  quella  pianta  è un  capo  di  commercio  di  mol- 
ta importanza  , particolarmente  apprettò  gl’  Irlandefi , ed  G- 
landefi  , i quali  ne  coltivano  una  grande  quantità  , Io  ho 
avuti  i femi  di  quella  fpecie  di  Napo  da  Cremona  , nel  Ter- 
ritorio della  quale  Città  coltivafene  in  molta  copia  col  no- 
me di  Ravizzone  , e fe  ne  fa  1’  Olio  dello  fletto  nome , af- 
fai buono  a mangiarfi  , di  cui  la  matti  ma  parte  di  que’  Po- 
poli fe  ne  ferve  nelle  vivande  in  vece  d’  Olio  d*  ulive  , al 
quale  molti  lo  preferirono , come  affai  più  fano  . 

Coltura  del  Napo  Salvatici), 

SI  può  feminare  quella  pianta  per  due  ufi;  cioè  uno  per 
ingraffare  la  terra , 1’  altro  per  aver  un’  abbondante  rac- 
colta di  femenza  da  trarne  Olio . Volendo  dunque  fervirfene 
per  ingrattare  i campi,  bifogna  feminarla  a’  primi  d’  Agoflo 
nella  fletta  maniera  , che  fi  feminano  le  Rape  , ma  però 
molto  più  fpeffa.  Crefciute  che  faranno  le  piante  all’  altezza 
di  circa  un  piede,  ( che  farà  verfo  la  metà  d’  Ottobre  ) fi 
fotterraranno  coll’  Aratro . Arata  la  terra  , fi,  lafcia  cosi  in 
ripofo  quindici,  o più  giorni  , affinchè  le  loro  foglie  fi  ara- 
marcifcano  ; indi  fi  riara  , e pochi  giorni  dopo  vi  fi  può 
feminare  il  Formento;  o pure  fi  può  lafciare  in  quiete  fino 
alla  Primavera , per  porvi  il  Formentone , o altre  Biade , ed 
avraflì  un  prodotto  tanto  bello,  quanto  fe  tale  terreno  fotte 
flato  concimato. 

Tra  tutti  i modi  d’  ingrattare  le  terre , il  predetto  panni 
dei  più  facili  ed  economici  ; poiché  con  una  quarta  di  fe- 
menza di  quello  Napo  fi  poffono  feminare  almeno  tre  cam- 
pi 


96  COLTURA  ED  USI 
pi  di  terra , fenza  altra  fpefa , che  quella  d’  ararla  , ed  er- 
picarla, e di  riararla  a fuo  tempo. 

Volendo  poi  feminare  il  Napo  per  raccoglierne  il  feme  da 
cavarne  1*  Olio  , bifogna  fciegliere  il  terreno  di  buona  natu- 
ra , e prepararlo  nel  modo  feguente  . Avendolo  prima  bene 
letamato,  fi  ara,  ed  erpica  una  volta  a’  primi  di  Luglio, 
e fi  replica  lo  fteflb  a’  primi  d’  Agofto  ; alla  meta  poi  del- 
lo ftelfo  mefe  fi  ara  ancora  per  la  terza  volta;  vi  fi  fparge 
la  Temenza,  ma  non  troppo  fp'effa  , affinchè  le  piante  , che 
ne  nafceranno  , poffano  dilatarli  coi  loro  rami  : ed  erpicando 
coll’  erpice  a denti  di  ferro,  beniffimo  fi  cuopre . Quando  li 
fa  tale  feminagione  il  terreno  deve  elfer  umido  , e fe  non 
folfe  tale , bifognarebbe  allettare  il  beneficio  di  qualche  piog- 
gia , o che  almeno  fi  vedelfe  imminente  ( a ) ; poiché  nella 
terra  fecca  nè  pure  quella  Temenza  può  bene  Tvilupparfi , e 
germogliare . 

FioriTce  il  Napo  falvatico  al  fine  di  Febbraro , o a5  primi 
di  Marzo  , e matura  le  Tue  Temenze  nel  MeTe  di  Maggio . 
Tolto  che  le  fi  veggono  mature  biTogna  farne  la  raccolta, 
o tagliando  i gambi  , o cavandoli , che  è molto  meglio  ; e 
fi  pongono  in  luogo  netto  a leccarli  al  Sole . Il  tempo  op- 
portuno per  far  detta  raccolta  è quando  le  Silique  , o Te- 
ghette  lono  ancora  umide  per  la  rugiada  , o per  la  pioggia; 
poiché  cogliendole  quando  fono  aliai  fecche  , ne  fcappa  fuori 
facilmente  il  grano , e fi  perde . 

Secche  poi  che  faranno , fi  battono  , e nettano  nel  modo 
fielfó,  che  diffi  della  Camelina  : e fi  confervano  in  granajo, 
o in  altro  luogo  afciutto  fino  che  piacerà  di  cavarne  F Olio  ; 

il 

( a ) Come  riferifce  anche  Columella  nel  fuo  libro  io.  della  Coltura  degli  Orti  con  li 
feguenti  verfì  ( vide  Au&ores  Rei  Rufticae  pag.  739,  ) 

Quin  & Tardipedi,  facris  jam  rite  folutis , 

Nube  nova  feritur,  cadi  pendeiitibus  sndis, 

Gongylis  , illuftri  mittit  quarti  Nurfia  Campo , 

Quoque  Amiterninis  defertur  biuùas  arvis , 


DI  VARIE  PIANTE . g7 
il  quale  fi  eftrae  come  quello  di  Lino  , di  Camelina  &c. 

Un  campo  di  terra  feminato  di  Napo  Salvatico , Te  qual- 
che acuto  freddo  non  danneggi  i fuoi  fiori,  o che  foccomba 
a qualche  altro  infortunio , fuol  rendere  ordinariamente  il  tri- 
plo di  più  di  quello  faccia  feminato  a fermento . 

Io  ho  fatta  fperienza  di  feminarne  un  pezzo  di  terreno  a’ 
quattro  di  Settembre  , ed  in  poco  più  d’  un  mefe  le  piante 
di  Napi  erano  crefciute  all’  altezza  di  circa  un  piede , e cosi 
vegete  e folte  che  hanno  recata  maraviglia  a molti  dilet- 
tanti d’  Agricoltura  . Alli  primi  di  Gennajo  , ad  onta  delle 
brine  e diacci  eh’  erano  accaduti  in  Novembre  , erano  elfi 
Napi  belliftìmi,  verdi,  e vigorofi , che  a mirarli  fembravano 
un  prato  de’  più  ubertofi  nel  mefe  di  Maggio  ; dal  che  fo- 
no indotto  a credere  che  tale  pianta  potrebbe  efiere  molto 
utile  per  ufo  de’  Beftiami  a ftagione  avanzata , perchè  refifte 
al  freddo,  e loro  riefee  cibo  fano  e piacevole. 

Ufo  economico  deli  Olio  del  Napo  Salvatico  . 

U Irlandefi  , ed  Olandefi  , non  folamente  fanno  elfi 


confumo  di  quello  Olio  in  tutte  le  manifatture  di  La- 


ne , cioè  Panni,  Berrette  , e limili , ma  anche  ne  mandano 
in  altre  Provincie.  Se  ne  fervono  per  le  lucerne  , e per  le 
vivande:  e ne  fabbricano  anche  il  Sapone  per  imbiancare  le 
tele  di  Lino.  Ciò  viene  alferito  dai  Dodoneo  con  quelle  pa- 
role : Nam  ex  hoc  , & una  fortijfimo  ex  nonnullis  cineribus 
lixìvio  , fapo  decoquitur  , quo  ad  eluendas  expur gandafque  li - 
neas  vejìes  univerfum  fere  Belgium  utìtur . 

Quell’  Olio  , quando  è di  buona  qualità  , ha  uh  color  d5 
oro,  ed  un  odor  grato.  Coftumano  in  alcuni  Paefi,per  man- 
giarlo di  prepararlo  prima,  cuocendolo,  come  faffi  il  Burro, 
a lento  fuoco , e ponendovi  dentro  qualche  Pera  tagliata  in 
Tomo  I.  N pez- 


c?  8 COLTURA  ED  USI 

pezzi , ed  un  poco  di  Ramerino . Gotto  che  fìa  lo  conferva- 
no ai  bifogni,  e lo  ufano  nelle  vivande  : e loro  riefce  tanto 
gudofo  che  comunemente  viene  preferito  ad  ogn’  altra  fpe- 
cie  d’  Olio,  e creduto  molto  utile  alla  fanith. 

Le  Temenze  di  quella  pianta  fono  affai  bramate  dagli  uc- 
celli, e perciò  fervono,  non  folo  per  nutrirli,  ma  anche  per 
ingolfarli . Le  fue  foglie  e radici  fono  buone  da  mangiarft 
in  mineltra  ; ma  non  però  tanto  , quanto  quelle  del  Napo 
Sativo  , di  cui  mangiafene  in  diverfi  Paefi  in  grandilfima 
quantità  , e mangiavafene  anche  da’  Romani  , come  fcrilfe 
Plinio . 

Giovanni  Bauh.  ( a)  parlando  di  quella  pianta  dice  : Ra* 

•pitto cujus  foliis  , non  focus  atque  rapaceis  , vefcuntur 

agri  , prafertim  cum  rufiicos  olerum  inopia  premit  * 

Virtù  Medicinali  del  Napo  Salvatieo , 

IL  Seme  è uno  degl’  ingredienti  della  Teriaca  fotto  il  no- 
me di  Buniados  . Diofcoride  , parlando  della  virtù  della 
Temenza  del  Napo  Salvatieo,  alferifee  : Napi  femen , fi  pne- 
bibatur , letbalia  venena  inefficacia  reddere  , & antidotis  admi- 
feeri  : e ciò  anche  afferma  Galeno  nella  fua  idoria  dei  Sem- 
plici. Il  feme  pedo  e dato  a bere  con  fucco  di  Limoni 
ammazza  i Lombrici  del  corpo. 

Nel  Vajuolo  , ed  in  altri  mali  maligni  dadi  una  Dramma 
di  tal  feme,  pedo  in  mortajo  di  pietra,  e ridotto  in  forma 
d’  emuldone  con  decozione  di  cardo  benedetto  , o Adiamo , 
o di  Lente  , o pure  di  Scorzonera  , e colato  , e fpremuto 
per  panno  lino  ; avendo  forza  di  portare  il  male  alla  cute  , 
e di  efpellerlo.  Prefa  una  Dramma  per  molti  giorni  di  que- 
da  Temenza , peda  e bollita  in  decozione  di  Marobbio,  guarifee 

r it- 


(<0  Bauh.  hift.  2,  pag.  843, 


DI  VARIE  PIANTE . 99 

T Itterizia,  ed  i principj  d’ Idropifia  ; il  che  però,  come  della 
virtù  d’  ogn  altro  medicamento,  non  fi  deve  prendere  a ri- 
gore, ed  affolutamente,  ma  con  quella  difcrezione  che  con- 
viene , non  eifendo  efenti  da  incertezza  nè  pure  i più  famo- 
fì.  Semplici , e gli  altri  medicamenti . 

DELLA  VERGA  SANGUIGNA , O SIA 
CORNO  FEMMINA.  (Tav.  1 9.) 

LA  Verga  fanguigna  è un  Arbofcello , che  nafce  fponta» 
neamente  nelle  fiepi,  e nei  luoghi  incolti,  non  folo  d’ 
Italia,  ma  anche  di  moltiflìmi  altri  Paefi , Fiorifce  nelli  Meli 
di  Maggio,  e di  Giugno,  ed  i fuoi  fiori  fono  bianchi,  dif- 
pofti  a guifa  di  tante  ombrellette  , ognuno  compofìo  d’  una 
fola  foglia  , che  alla  fua  bafe  fi  riftringe  in  picciolo  tubo: 
ed  i lembi  di  elfi  fiori  fono  divifi  in  quattro  parti  . Caduti 
che  fono  i fiori , fuccedono  i frutti , o bacche  rotonde  , di 
color  prima  verde,  poi  nero  quando  fono  mature,  il  che  acca- 
de nel  Mefe  di  Settembre  » Ogni  bacca  contiene  nel  mezzo 
un  nocciolo  rotondo  , nel  quale  fta  rinchiufo  il  feme  , La 
polpa  , che  1’  invoglie  , è verde,  di  fapor  alquanto  fimile  a 
quello  delle  Ulive  mature. 

Crefce  a mediocre  altezza, e fi  adatta  molto  all’ ufo  delle 
Siepi , allignando  in  ogni  forte  di  terreno  , purché  non  fia 
creta , o fabbia  : e non  tagliandolo  crefce  all’  altezza  di  otto , 
o dieci  piedi,  e forma  degli  arbofcelli  di  bell’  afpetto  , e 
molto  acconcj  anche  per  ufo  de’  Giardini . La  radice  produ- 
ce molti  tronchi  , ed  ogni  tronco  molti  rami  verfo  1’  eftre- 
mita,  vediti  di  corteccia  di  color  di  fangue  fino  che  fono 
giovani  , che  diviene  poi  cenerognola  nell’  invecchiarli  . Le 
fue  foglie  nafcono  oppofte  una  contro  1’  altra  , lifcie  al  di* 

N 2 fo- 


100  COLTURA  ED  USI 
fopra  , ed  al  difotto  pelofette  , e venofe  , della  grandezza 
rapprefentata  dalla  fig.  (A.). 

Viene  chiamata  quella  pianta  da’  Latini: 

Cornus  fanguinea.  Linn.  Spec.  plant.  117.. 

Cornus  foemina.  Bauh.  pon . 447. 

Cornus  foemina  sputata  Virga  fanguinea.  Bauh.  bijì.  1» 
pag.  114. 

Virga  fanguinea.  Dod . pempt.  ySi.Mattb.  2 di . 
Volgarmente  fi  dice  Sanguinella , Sanguine , San%ana  ec» 

I Tedefchi  la  dicono  F aulbeeirbaum , e Faulholt 
I Francefì  Sanguine , <?  Cornelier  Jauvage 

fi  può  fare  di  quejìa  Pianta  <>■ 

IL  legno  quando  è invecchiato  è duriffimo^  ed  è buono  da 
farne  denti  alle  Ruote , ed  ai  Raftrelli  ec.  Plinio  per  al- 
tro non  fu  di  quello  parere  forfè  per  non  averlo  bene  efa- 
minato  , oppure  per  non  averne  veduto  d’  invecchiato  ; 
mentre  die’ egli  che  il  Corno  femmina  dopo  l’Autunno  pro- 
duce le  fue  bacche  acerbe  , delle  quali  non  ne  mangia  al- 
cun animale  , e che  il  fuo  legno  è fongofo  , ed  inutile . Ciò 
però  non  è vero  certamente  , effendo,  come  dilli  5.  legno  du* 
riffimo;  e venendo  le  fue  bacche  mangiate  dagli  uccelli;  per 
il  che  in  molti  luoghi  , e fpecialmente  nel  Vicentino  ufafi 
molto  la  Verga  fanguigna  nelle  fiepi  da  uccellare . Io  ho  an- 
che fatto  fperimento  di  dare  a’  Galli  di  dette  bacche, chele 
le  hanno  mangiate  allegramente  : e potrebbono  loro  fervire 
di  nutrimento;  ferve  in  oltre  quella  pianta , tagliandola  ogni 
cinque  anni  , per  farne  ottime  falcine  da  abbruciare  .•  e le 
Genti  di  Campagna  ne  fanno  anche  delle  Scope . 

Le  bacche  d’  ella  pianta  fono  Oliole  quanto  le  Ulive  , e 
danno  un  Olio  molto  limile  a quello  , che  fi  dice  nollrana, 

ma 


DI  VARIE  PIANTE . ioi 
ma  ancor  più  verde  , del  quale  ne  fanno  le  povere  Genti 
abitatrici  de’  monti  Berici  Vicentini  , fpecialmente  a Barba» 
rano , Solfano , Orgiano , e luoghi  vicini  , e fe  ne  fervono 
per  condimento , e per  le  Lucerne  . Ognuno  , che  raccoglie 
di  dette  bacche  , fe  le  prepara  da  fe  , elfendo  manifattura 
affai  facile,  e che  fi  efeguifce  nei  modo  beffo,  con  cui  faffi 
T Olio  d’  ulive. 

Io  ho  fperimentato  in  Autunno  ad  eftrarne  f Olio  in  que- 
llo modo.  Feci  raccorre  di  tali  bacche  , e lafciatele  qualche 
tempo  in  granajo , le  feci  peftare  ; indi  polle  dentro  un  Sac- 
chetto di  tela,  e legata  la  bocca  del  medefimo,  lo  immer- 
fi  dentro  1*  acqua  bollente,  in  una  Caldaja , lafciandovelo  un 
pochetto,  e poi  eflraendolo:  e ne  ho  toflo  efpreffo  1*  Olio  a 
fola  forza  di  mano,  quanto  meglio  ho  potuto. 

Da  due  quarte  di  bacche , ne  ho  cavato  due  libre  d’ Olio 
puriffimo  di  colore  affai  pendente  al  verde . Arde  quell'  Olio 
molto  bene  ; ed  avendo  prefe  due  lucerne  uguali  , ed  em- 
piute , una  del  medefimo  , e 1*  altra  di  quello  d’  uliva  , ed 
ambe  accefe  nel  medefimo  momento  , ho  offervato  che  non 
vi  era  alcuna  differenza  nel  lume,  che  facevano,  e che  quel- 
lo di  dette  bacche  fu  di  maggior  durazione.  Il  iapore  è af- 
fatto fimile  a quello  d’  Olio  noflrano  , ma  1*  odore  è molto 
più  acuto  ; non  però  tanto  ingrato  quanto  quello  dell’  Olio 
di  Lino . 

La  mia  curiofita  fu  molla  a farne  detta  fperienza  dall’ 
avere  vedute  delle  Siepi  di  Verga  Sanguigna  talmente  cari- 
che di  bacche,  che  nel  tratto  di  circa  quaranta  pertiche  in 
lunghezza  fe  ne  farebbe  raccolto  un  fiacco  di  ledici  quarte, 
e più  ancora . 

Quella  Pianta  produce  le  fue  bacche  in  grande  quantità, 
ed  effendo  di  poca  altezza  , riefce  facile  alle  Donne  , e fino 
alli  Ragazzi  a farne  la  raccolta:  e non  richiede  altra  coltu- 

N 3 ra, 


102  COLTURA  ED  USI 
ra , che  quella  unica  di  farne  la  piantagione  . Di  quanto 
tile  poffa  effere  adunque  il  piantarne  Siepi  alle  ripe  de’  fiu- 
mi, de’  fotti  ec.  , e bofchetti  in  luoghi  incolti  , detta  mia 
fperienza  lo  indica  chiaramente . 

Il  Mattioli,  (0)  pattando  perla  valle  Annania , ora  det- 
ta valle  di  Nonne,  vide  cavarfi  1*  Olio  delle  fuddette  bac- 
che, e lo  riferifce  colle  feguenti  parole  : Vìrgce  Sanguinea  bac« 
cce  gufiu  fune  amaro  , acerbo  , adjìrìngente  , nude  necejfe  ejì 
eonfimili  facilitate  prcedttum  cjfe  earum  Oleum  , quod  Anna - 
nienfta  rura  in  Tridentino  agro  conficiunt  ad  lucernarum  ufum , 
exprejjìs  torculari , decottis  prius  in  aqua  baccis . Può  ettere 
che.  detto  Olio  fia  un  poco  aftringente  ; ma  certamente  effe 
non  è nè  amaro  , nè  acerbo  : ed  è cofa  affai  ordinaria , 
che  gli  Olj,  o niente  o poco  partecipino  delle  qualità,  dello 
piante,  a’  quali  vengono  eftratti . 

Rifpetto  alle  facoltà  mediche  della  Verga  fanguigna  non 
ho  potuto  trovare  niente  di  certo  , nè  appretto  detto  Auto- 
re, nè  appretto  altri,  fe  non  eh’  effa  è aftringente  . Riferi- 
re però  detto  Mattioli  cofa  , che  mi  par  meritare  affai 
poca  credenza;  cioè,  che  fe  uno,  che  prima  fotte  fiato  mor- 
ficato  da  cane  rabbiolo , prendette  in  mano  un  ramo  di  que- 
fta  pianta,  e ve  lo  teneffe  fitto,  che  la  mano  lo  rifcaldatte, 
fubito  gli  fi  manifeftarebbe  la  rabbia.  Quella  è cofa  di  cui 
non  è,  nè  lecito,  nè  facile  di  farne  fperienza  : e per  dir  ve- 
ro parebbe  debolezza  il  crederla;  ma  però  non  bifogna  etter 
cosi  pronti  a riderfi  di  ftrane,e  raaravigliole  facoltà  di  cer- 
te piante  . Il  celebre  Fracaftoro  Medico  di  tanta  riputa- 
zione , nella  fua  Opera  de  Contagiofts  Morbis  , libro  2.  in 
fine  capitis  io.  pagina  pi.  , parlando  dell’  Arbore  Sorbo  , 
dice  : Cur  vero  & qui  fub  / orbo  arbore  jacent  , rurfus 

in  rabiem  vertantm , fi  alias  rabidi  fuere  , confimilem  habet 

la* 


O)  Matth.  pag.  2 67.  & 2 62. 


DI  VARIE  PIANTE.  105 

latentem  caufam , fi  modo  verum  ef  quod  fama  quadam  cir - 
cumfertur  ; nihil  autem  prohibet  vapores , qui  ex  ea  arbore  con - 
tinenter  exhalant  ,Jìyptici  quidem  , & fi  licet  dicere  melancolì - 
ci  , ad  hominem  delatos , w/w  calefatlos  , idem  facere  pojfe  y 
. quod  & [eminaria  rabici , magie  autem  in  eo , qui  rurfus  rabi - 
propter  reliftam  difpofìtionem , Che  che  fia  di  tali  affer- 
zioni , io  ho  pur  troppo  fperimentato  con  graviffirao  perico- 
lo della  vita  uno  degli  effetti  ftupendi  delle  Piante , che  non 
poffo  lafciar  di  riferire  . Mentre  ero  Cuttode  del  Pubblico 
Orto  Botanico , mi  accadde  di  toccare  fuperficialmente  con 
una  fola  mano  il  legno  della  velenofiffima  pianta  detta  To- 
xicodendron  foliis  alatis  , frullìi  rhomboideo  , E>ill,  Hort. 

Elth.  pag Tab Quantunque  mi  lavaffi  fubito  più 

volte  con  acqua  , fregando  bene  la  fletta  mano  con  fabbia  , 
e terra,  niente  mi  giovò  contro  la  fomma  violenza  di  detta 
pianta  perniciofittima  ^ poiché  il  giorno  dopo  mi  $’  incomin- 
ciarono a gonfiare  le  guancie  , e poi  il  collo  : e nel  terzo 
giorno  eramifi  talmente  gonfiata  la  faccia , il  collo , le  brac- 
cia, e le  cofcie,  che  perduta  avevo  quali  la  figura  d’  uomo. 
Benché  , affittito  da  valenti  Medici  , mi  fodero  flati  dati 
molti  rimedj  con  eftrazione  di  Sangue  , mi  fu  forza  di  ftar- 
mene  venti  e più  giorni  cosi  malconcio  in  letto  fenza  po- 
ter aprire  gli  occhi: e ceffata  tale  dolorofa  infiammazione  mi 
fi  mutò  tutta  la  pelle.  Tale  trillo  accidente  , da  molti  ve- 
duto , e da  moltifftmi  altri  faputo , fece  bene  conofcere  qual 
forza  abbiano  fopra  i corpi  animali  alcune  piante  . Il  Toxi- 
codendron  in  quei  paett  d’  America  , nei  quali  naturalmente 
alligna , ha  tanta  forza  , che  infetta  del  fuo  veleno  non  fole 
a toccarlo  , ma  anche  ad  infpirarne  gli  aliti  , fino  alla  di- 
ftanza  d’  un  tiro  di  Schioppo  ; per  il  che  dagli  abitanti , f pe- 
nalmente della  Penfil vanta  , è flato  quafi  affatto  eflerminato  ; 
e pure , egli  è da  quella  pianta  , che  cavali  la  vernice  del 

ja- 


104  COLTURA  ED  USI 
Japone.  Ma  ritornando  alla  Verga  Sanguigna,  Plinio  non  la 
fa  efente  di  molta  malignita  ; poiché,  parlando  della  mede- 
fima,  (b  ) feri  ve  : Nec  Virga  Sanguinea  felicior  b ab  e tur  j cor- 
te* ejus  interior  cicatrices , qua  prafanavere  , aperit  : ed  in 
altro  luogo  foggiunge  anche  del  fuperftiziofo  , dicendo  ; funt . 
qui  Sanguineis  V'trgts  tangunt  ea  qua  volunt  iis  obnoxia  effe  : 
nimirum  , formicis  , eruca  ec. 

Il  Camerario  ne  aveva  molto  miglior  opinione , ingegnando 
che  F acqua,  la  quale  diftilla  dalle  incifure  fatte  in  quella 
pianta  è buona  per  guarire  le  Strume,  o fia  Scrofole  : An^ 
che  la  fperienza,  vera  maeltra  delle  cofe,  e contro  la  quale 
non  vale  autorità,  ha  fatto,  e fa  conofcere,  che  quello  Ar- 
bofcello , comunilfimo  a tanti  Paefi , non  ha  niente  di  vene- 
fico, mangiandofi  le  fue  foglie  dagli  Armenti,  le  fue  bacche 
dagli  uccelli  , ed  il  fuo  Olio  da  molti  degli  Abitatori  dei 
Monti . 

D’  una  pianta  adunque,  della  quale,  coltivandola,  potreb- 
be cavarfi  molta  utilità  , come  ognuno  può  raccogliere  da 
quanto  ne  ho  detto,  dovrebbono  farfene  copiofe  piantagioni, 
ed  introdurla  nelle  fiepi,  bofehetti;  ec. 

Altre  molte  piante  vi  fono  , dalle  Bacche  , e Semenze 
delle  quali  fi  può  cavar  Olio  ; ma  poiché  poche  altre  ne 
abbiamo  , dalle  quali  polla  eftrarfi  con  utilità  coltivandole , 
ommetto  di  parlarne,  non  elfendo  mio  iftituto,  che  di  fcri- 
vere  di  quelle,  eh’  elfere  polfono  di  qualche  vantaggio  negF 
ufi  economici. 

Degli  Vinaccivol't , o femi  dell ’ Uva  . 

PRima  di  terminar  di  trattare  delle  piante  Oliofe  , utile 
mi  fembra  d’  indicare  li  femi  d'  Uva,  dalli  quali  e- 

ftra- 

(£)  Plin.  2.  hift.  Naturai.  Tom.  2.  pag.  138.  Gap.  X. 


COLTU.  ED  USI  DI  VARIE  PIANTE  105 

firaefi  quantità  d’  Olio  in  varj  luoghi;  ma  fpecialmente  nel 
Brefciano , nella  Riviera  di  Salò  , e nel  Bergamafco  . Ognu- 
no vede  in  quanta  copia  fi  potrebbono  avere  qui  nel  Pado- 
vano , nel  Vicentino  , ed  in  tanti  altri  Paefi  circonvicini, 
nei  quali  non  è punto  praticata  , ed  a pochiffimi  nota  1’  uti- 
le effrazione  di  quell’  Olio  , ottimo  per  le  Lucerne  , e per 
altri  ufi  economici . 

Quello  è un  prodotto  , che,  dove  fi  abbonda  d’  uva  , fi 
può  avere  in  molta  quantità  ; che  pochilfimo  colla  a racco- 
glierlo : e da  cui  1’  Olio  fi  cava  facilmente  , nel  modo  ftef- 
fo  ufato  per  quello  di  Lino,  e d’  altri  fimili  femi  : e per- 
ciò mi  lufingo  che  vi  farà  chi  vorrà  profittare  di  quello  mio 
fuggerimento  , ed  eccitamento. 

Spero  che  quelle  mie  Memorie  verranno  gradite  dagli  A- 
matori  delle  arti,  e della  pubblica  utilità;  e fe  avrò  la  for- 
tuna di  ciò  ottenere , avrò  anche  maggior  coraggio  di  con- 
tinuare le  mie  ricerche,  ofTervazioni  , e fperienze  fopra  le 
Piante  che  fono , o che  pofibno  efiere  utili  alle  Arti  , all* 
Economia,  ed  al  Commercio  , ed  a pubblicarle;  fenza  darmi 
pena  di  quelli  , che  non  avendo  mai  prodotto  in  pubblico 
niente  di  proprio,  s’  affaccendano  di  farli  credere  Letterati  , 
ed  Uomini  d’  importanza  col  criticare , e dileggiare  fenza  mi- 
fura  le  altrui  fatiche  . 


I L FINE. 


Iru/t  'yo/èra.  éhcioria. 


lav.  S. 


Tav.  7. 


JLubta  ,0  R.ozcl 


o 


L : cJ  M ' a-'/a  p*j>.  XX 11' 


*d-C 


Tav. 


4 


I 


special.  1&'P>