Pf rfMi. m '
■Aìo+ ifl
MEMORIE
D I OSSERVAZIONI,
E DI SPERIENZE
Sopra la Coltura , e gli ufi di varie Piante che
fervono , o che fervir poflfono utilmente alla Tin-
tura , all’ Economia , all’ Agricoltura ec=
DI PIETRO ARDUINO
Pubblico Profejfore d' Agricoltura nelV XJnìverfttà
DI PADOVA
Socio dell ’ Imperiale Accademia Fijtocritica
DI S I E N A ec.
TOMO PRIMO.
I N PADOVA MDCGLXVI.
Nella Stamperia del Seminario.
CON LICENZA DE' SUPERIORI.
Digitized by thè Internet Archive
in 2015
https://archive.org/details/memoriediosservaOOardu
Cin >
ILLUSTRISSIMI ED ECCELLENTISSIMI SIGNORI
ANGELO CONT ARINI
Procuratore di San Marco
ANDREA. TRON K.
GIROLAMO GRIMANI
SENATORI AMPLISSIMI
E SAPIENTISSIMI RIFORMATORI
Della Celeberrima. Università** e Studio
DI PADOVA
Signori e Padrone Clementissime»,
! Uelfa mìa Operetta r fiata altra voi-
ta fotta i Sapientiffimi Rifieffiì di
quello Eccelìontiffimo e Gravìffimo Magiftrata* elìca-
do ora accrefciuta di varie Giunte molto importanti ,,
e ridotta a quella miglior forma , cui la fcarfezza
dei mio ingegno ha potuto portarla,, onde * in qual-
* 2 che
( IV )
che modo almeno, pofla eflerne tollerabile la pub-
blicazione , ofa ricomparire nuovamente , e riffug-
giarfi lotto r Autorevole Patrocinio e Protezione di
V. V. E. E., e di confacrarli all’ AmplilFimo loro
Nome.
ElTa contiene le Memorie della coltivazione , e
preparazione, e degli ufi di varie Piante, che, o
fervono attualmente , o che fervir poflono utilmente
per la Tintura, e per 1* Agricoltura, e per altri di-
verti Articoli economici ; fopra le quali ho fatte di-
ligenti oflervazioni , e fperienze, iecondo il dovere
della Profetiìone, della quale fono flato dalla Pub-
blica Clemenza onorato .
Ho procurato, per quanto m’ è flato potiibile, di
dare nella medefima a conofcere F importante utili-
tà, che ritrar fi potrebbe nello Stato dall’ introduzio-
ne, e coltura d’ alcune di effe Piante, coltivate e
preparate vantaggiofamente in altri Paefi ; della riu-
scita delle quali, non folo rifpetto alla felicità di lo-
ro vegetazione , ma anche a quella della loro prepa-
razione, ed ufo, mi fono accertato con prove fatte e
replicate con ottimo fuccefio .
Vi ho pure chiaramente efpreflì gli ufi, che li
miei Sperimenti ni hanno moflrato poterti fare con
profitto e comodo confiderabile , d’ alcune altre Pi-
ante , che tra noi crefcono in molta copia , e che af-
fai facilmente fi potrebbono moltiplicare ; li quali
ufi , per eflere o niente o pochiflimo conofciuti , non
vengono praticati, e va confeguentemente perduto il
vantaggio , che potrebbe ritrarfene .
Non
C V )
Non ho però tutte effe Piatite minutamente de-
fcritte , fecondo il collume Botanico , per elìèrmi ciò
parlo poco importante ; giacché le Figure , eh’ io
Hello -ho diligentemente delineate, fufficientillìme fo-
no a farle chiaramente conofcere .
Anche nei modi di coltivarle, e di prepararle, e
nelle figure, e deferizione delle Macchine , non ho
creduto utile d’ entrare in fuperflue minutezze ; non
mi parendo lodevole di rendere voluminofo uno Scrit-
to ( come alcuni fanno ) con ammaliò di cofe di
pochiffima rilevanza, e non bifognevoli ; tanto mag-
giormente, eh’ effo doveva prefentarfi a un Magi lira-
to di tanta Sapienza , il quale giudica della bontà
de’ Libri, non per la loro mole, ma per le utili co-
fe che infegnano .
Degni la Grandezza di V. V. E. E. d’ accogliere
benignamente quelle Memorie de’ miei Sperimenti , e
Ritrovati; le quali in così breve fpazio di tempo,
corfo dopo 1’ Istituzione di quella nuova Profeffione
di Scienza Agraria, non hanno potuto riufeire piu
numerofe. Non è però che fatti non abbia affai più
tentativi fopra altre diverfe Piante, e che varie al-
tre cofe promettenti utilità non abbia ritrovate ; ma
perciocché, o il comodo, o il tempo , o le llagioni
non m’ hanno pennellò di perfezionare le fperienze,
o di potermi allìcurare del loro efito collante col re-
plicarle , fono llato collretto di differire ad altra oc-
cafione più opportuna di raffegnarne la deferizione .
Spero fia per gradire la Sapienza di V. V. E, E*
eh’ abbia dato principio all’ efercizio di quello ono-
re-
( VI )
revoliffimo, ed importantiffimo Impiego coli’ indagi-
ne degli ufi economici delle Piante, e prima di tut-
to di quelle , che in lontani Paefi lì coltivano ; co-
nofcendo dilucìdamente che le medefime entrano nel
Alterna generale dell’ Agricoltura , e dell’ Econo-
mia: e che anzi ne fono uno dei capi principali «
Sembrami certamente che il primo, e più importan-
te Scopo d’ un Profeffiore di quella Facoltà debba ef-
fer quello di far ogni sforzo per fomminiltrare, col
fondamento di lìcure Sperienze , tutti i lumi oppor-
tuni , e cercare di perfuadere T introduzione di
quelle Piante forefìiere , di coltura , e preparazione
moftrate riufcibili da prove accurate, e collanti, per
provveder le quali efcono annualmente dallo Stato
Somme grandi di Denaro. In fecondo luogo, parmi
eh’ egli debba porli ogni Audio e diligenza nell’ in-
dagare con alììdue olfervazioni .e tentativi gli ulì , o
poco, o niente conofciuti , o negletti, che lì poffiono
fare utilmente delle Piante indigene ; di quelle fpe-
cialmente, che creiamo abbondantemente in varj luo-
ghi , o che fi poffiono aliai facilmente propagare , e
moltiplicare *
Quella almeno è la ffirada, che m è parfa la pia
vantaggiofa e congrua da dover calcare , per poter
meglio corrifpondere all5 intereffantiffimo oggetto , cui
fono lìato grazioliffimamente deftinato. Per la med$-
fima progredirò anche in avvenire, fe, come Ipero,
incontrerà 1’ Augufìiffima Pubblica Approvazione : e
fe in poco fpazio di tempo mi è riufeito di trovar
cofe , che , meffie in pratica , poffiono effiere aliai van-
tag-
( VII )
taggiofe, molto più mi lufingo che fimilmente ciò
fia anche in feguito per riufcire .
Io non mancherò certamente cT applicarmi col mag-
gior fervore , e zelo , non folo nella fuddetta parte ,
ma anche in tutte le rimanenti, che fono abbracciate
dall’ Agricoltura ; Scienza , che avendo colla Botani-
ca , da me per tanti anni colf impegno il più ap-
paffionato efercitata, la più intima relazione , come
a fuo vero elfenzialiffimo appoggio e bafe , mi riefce
d’ ogn altra meno afpra , e la più gradita . Egli è
fentimento d’ uno de’ più grandi naturatili della no-
lira Età, tanto delle Scienze , e delle Arti Amico,
voglio dire del Celeberrimo Cavalier Carlo Linneo,
che , quicumque curri fruElu j4griculturam exercere cupit , èlle
certe nojfe debet omnia Vegetabili a , (s'fclre quccnam ilio-
rum fpecies optime crefcit in quacumque terra {a').
Ho per tanto il più lènfibile piacere d’ elfere flato
incaricato d’ un Impiego tanto a miei precedenti Stu-
dj accomodato , da’ quali mi viene confiderabilmente
agevolato Y arduo cammino verfo una Scienza di così
valla eftefa, e quanto importante , altrettanto difficile
da confeguirli in grado eminente*
Certamente, che fe nel poco tempo , che ho F o-
nore d’ efercitare quello nuovo carico , mi è andato
fatto di trovare colla licura fcorta delle Olfervazioni ,
e degli Sperimenti le utili cofe in quelle memorie de~
fcritte , io ne fono debitore alla Botanica ; fenza i
lumi , e pratica della quale 3 forfè non ci avrei po-
tuto giugnere neppure colla fatica di più anni . Affi-
X <* ) Linn. Amoen. Tom. 3. Differt. Cui bono :
( Vili )
fiito adunque dalla medefima onorabile Scienza de'
Vegetabili , e dalla pratica di loro coltura : e col
mezzo d’ infiancabili ofTervazioni , indagini , e tenta-
tivi , ho la maggiore fperanza che ha per riufcire
profittevole, e memorabile l’ Ifiituzione di quella Pro-
le filone , di cui ho la fortuna d’ eflere il primo,, che
qui fia flato decorato ; confidando che dalla Pubblica
Regia Munificenzami faranno dati i mezzi , onde po-
ter fare le neceflarie Sperienze , e le Peregrinazioni
opportune a poter ottenere fine così importante .
Se F Agricoltura, fenza parlare del fommo pregio,
in cui fu tenuta dagli antichi potenti Romani, è a’
giorni noflri in tanta flima preflò la maggior parte
delle cultifiìme Nazioni Europee , che per il fuo avan-
zamento fono e Cattedre , e tante Società , ed Acca-
demie iflituite ; che non debbo io compromettermi
di Protezione , e di mezzi dalla Regia Munificenza
di quella Serenissima Augusta Repubblica, che tutte
F altre Arti e Scienze con Paterna Clemenza, e coti
liberalifiimi premj patrocina, e folliene?
Quelf Arte infieme e Scienza è di tutte la Regi-
na , la più necefiaria , e di tanta importanza per la
felicità de’ Popoli, e per la Potenza degli Stati, che
come dice il celebre M. Duhamel ne’ fuoi Elementi
d’ Agricoltura , ha dritto dT implorare il foccorfo de
Magijlrati . Ma quello Provvidifiìmo di V. V. E. E. ha
prevenuti i fuoi Clamori , avendo colla fua fingolare
Sapienza , e zelo per il Pubblico Bene , dato princi-
pio con modi efficaci a foccorrerla , per trarla dal fuo
antico fiato ofcuro e negletto.
Così
(IX )
Così fia io fortunato a riufcire di mezzo utile al
fuo progreflb, ed alla fua migliorazione , onde, cor-
rifpondendo ali’ Oggetto di sì laudabile iftituzione,
mi fia Tempre propizia la Clementiffima Grazia Pub-
blica^ di quello Graviffimo Magi Arato, vero Mece-
nate delle Scienze , e di chi le coltiva : e con offe-
quiolilfima venerazione profondamente ni umilio p ro-
tolandomi
Di V. V. E. E.
Padova li p. Marzo ij66b
XJm 'th X)ìv, Obbl. ed Offeq . Serv.
Pietro Arduino e
AV-
(X)
AVVISO A’ LETTORI
[Sfendo fiata benignamente accolta dagl’ Illuftrif-
fimi ed Eccellentiffimi Signori Riformatori del-
lo Studio quella mia Operetta, mi fu dal lo-
ro benemerito ringoiare zelo per 1* avvanzamen-
to delle Scienze e delle Arti , e per la pub-
blica utilità , commeffo di doverla rendere di comune notizia
colle Stampe , dandomi nel tempo iftelfo i foccorli , e i mez-
zi necelfarj per ciò efeguire . Il dovere d’ ubbidire a’ vene-
rati Pubblici comandi fa , che ( benché picciola cofa elfa
fìa ) debba fottometterla a" riflelfi di qualunque , che voglia
darli la pena di leggerla . Spero che le Perfone difcrete , ed
amanti delle Georgiche cognizioni, e della perfezione ed au-
mento delle Arti , gradiranno^quella , qual fiafi , prima pro-
duzione del mio nuovo impiego , ed i miei sforzi nella ri-
cerca di cofe utili all’ Umanità , per renderle note , onde o-
gnuno, volendo, polla profittarne. Quelli, che vorranno porre
in pratica ciò , che in quelle Memorie ho ìnfegnato , fopra
la coltivazione di varie Piante , fopra i modi di prepararle
per gli ufi a’ quali fono atte , e fopra i metodi di fervice-
ne , relleranno contenti della rìufcita , purché non manchino
( come fpelfo avviene ) d’ efeguire , o di far efeguire gli fpe-
rimenti, colla dovuta attenzione e diligenza , nei modi indi-
cati , So che molti preftano poca fede a’ Libri per le tante
fai-
( XI )
fallacie , che fi veggono anche in quell’ ordine di materie, pub-
blicate da perfone o poco fincere, o mancanti di pratica ;
ma è alTurda e troppo irragionevole prevenzione quella di
fprezzare i Libri in generale, perchè alcuni ne fono che in-
gannano con erronei , o inefatti infegnamenti . Io certamente
ho ferino colla guida delie mie proprie fperienze ed olferva»
zioni ; i faggi del ribaltato delle quali fono flati fotto i Sa-
pientiffimi Riflellì di detto Eccelìentilfmio e Graviffimo Ma-
gillrato, che li ha anche fatti efaminar da Perfone di tali
materie intendenti , e fpecialmente dall’ Eruditiffimo Sig. An-
tonio Zanon , Celebre per i fuoi Scritti pubblicati , e degno
d’ ogni dima per il fuo zelo per il bene della Patria , per
la fua integrità , e per 1’ altre rare Doti , che lo dilegua-
no *
I fuddetti faggi confiflevano in buona quantica di Guado,
preparato e riufeito d’ ottima qualità, e di Radici di Rubia
tanto fecche , che verdi, buoniffime e -di bel colore, e di
Luteola eccellente per tingere in giallo , e per i colori ver-
di . Eravi inoltre dell’ Indaco ,. o Ondego , cavato dall’ Anil
o Indigofera , ed altri colori preparati , ed Olj ellratti dai
femi di diverfe piante , e varie altre cofe - Ho pure pre-
fentato faggio d’ un fapone vegetabile , compolio di piante
innocentiffime , anzi medicinali, e che potrebbonli mangiare,
facendone pane , che , in qualche modo , imita quello di fru-
mento, e riefee di buon fapore , e molto nutritivo; per il
che elfere potrebbe di giovamento nei tempi almeno di ca-
rellie; elfendovi di tali piante in varj luoghi in grande ab-
bondanza, e potendofi anche facilmente coltivare con ficurez-
za d’ ubertofo prodotto. Tale fapone riefee comoditììmo per
lavarfi ; imbianca, e rende lifcia e morbida la pelle, fenza
avere niente di corrofivo, come hanno i faponi ed altre ma-
terie adergenti: ed è riufeito affai grato a Perfone di gullo
* * ' 2, efqui-
( XII )
efquifito, che ne hanno fatta più volte fperienza . Alle cofè
predette eravi unita una fpecie di Canapa cavata dall’ Al-
tea , e di quel Cotone prodotto dagli Apocini , che quan-
tunque alcuni neghino che pofla filarli , è flato nonpertan-
to da me variamente preparato, fatto filare e teffere in
Drappo ; e ùmilmente una materia a Lana raffomigliante ,
che ho cavata dalla fcorza dell’ Apocino Africano , pianta
che ottimamente alligna anche in quelli Climi , e di facile
coltura , e di rendita ubertofa . Tale Lana vegetabile fi ri-
duce con particolare macerazione , e preparazione , e fi fila
unta d’ olio e mifla con un quinto circa di vera Lana , e
forma un bellifùmo flame , cosi perfettamente ùmile a quel-
lo fatto di pura ùniffima Lana, che non v’ ha intendente,
per quanto pratico egli ùa , che fenza effere prevenuto , po»
teffe accorgerù d’ effervi mefcuglio d’ altra materia. Può fer-
vire effo flame per farne panni , ed altri lavori , che poi ù
purgano dall’ olio , ù poffono follare , tingere , e preparare ,
come quelli di fola Lana . Si può anche filare mifla con
qualche porzione di Bavella di feta, ed anche da fe fola ;
ma colla Lana fa molto migliore e più bella riufcita . Det-
to fapone vegetabile però , ed il Canape d’ Altea , col mo-
do di filare il Cotone degli Apocini, detto feta vegetabile;
e quello di preparare , di filare ec. la fopraccennata Lana
d’ Apocino Affricano , fono per me ritrovamenti tanto recen-
ti, che, non ne avendo ancora potuto fare fperimenti quan-
to defidero variati ed eflefi , mi conviene di differire a pu-
blicarne memorie bene circoflanziate e diffufe in altro To-
mo; giacche fono incaricato con Pubblico Sovrano Decre-
to, e con Terminazione di detto Eccellentifùmo Magiflrato ,
di dover render noto quanto di buono , utile , ed intereffan-
te mi accadere di andare fuccefùvamente fcoprendo colle fpe-
rienze nel vailo Campo , fopra cui devono eflenderù le mie
ricer-
( XIII )
ricerche. Ho già pronti diverfi materiali per il fecondo To»
mo : ed avendo deliberato la Provvida Maturità degli Am-
pliffimi ed Eccellentiffimi Signori Riformatori con loro re-
cente Terminazione, eh’ io debba avere in quella Città un
pezzo di terreno di conveniente eftenfione , e proprio a po-
tervi fare numerofì fperimenti , ho fondamento di fperare
che fia per riufeirmi molto più facilmente che per Y addie-
tro di fare nuove feoperte utili da pubblicarfi . Ma fra tan-
to defidero vivamente che fiano melfe in pratica da Perfone
perfpicaci e diligenti quelle almeno delle cofe infegnate in
quelle Memorie , eh’ elfere polfono di maggiore profitto . La
felice collante riufeita, più volte da me fperimentata, m’ af-
ficura che lo fteffo fia per avvenire nelle mani degli altri ,
quando vengano pontualmente efeguiti i metodi preferiti .
Mi fa veramente compalfione il vedere che per una torpida
negligenza lì comprino a caro prezzo dalle Nazioni ellere
quantità affai grandi di varie Droghe e Prodotti , che pò-
trebbonfi anche da noi feliciffìmamente coltivare , e prepara-
re ; e cosi trattenere nello flato le forarne confiderabiliffime
di Danaro, che n efeono annualmente per il provedimento
delle medefime . Sveglinfi adunque i fortunati Poffeffori delle
Campagne d’ animo genero! b , e pieni di zelo Patriotico ;
quelli capaci d’ effere moffi dall’ amore di vera e giufta glo-
ria , e non folo dalla propria, ma anche dalla comune feli-
cità , e fi pongano con forte rifoluzione , e con prudente co-
raggio ad introdurre anche tra noi la coltivazione e prepa-
razione di quelli degli fopraccennati Prodotti, che poffono effe-
re vantaggiofi , e adattati alla natura delle loro terre , ed
alle circoftanze delle rifpettive fituazioni . Quelli , che così
faranno, e che impiegheranno le loro forze e la loro indu-
ftria per avanzare alla fua perfezione la tanto neceffaria ed
utile coltivazione delle Piante infervienti ai bifogni ed al co-
modo
(XIV)
modo dell’ umana Società, e quelli che arricchiranno la Na-
zione di nuovi Prodotti , ed introdurranno nuove invenzioni
e modi di meglio e più fruttuofamente difporre le terre a
fertilità, s acquatteranno certamente molta lode, e meriteran-
no d’ elfere riguardati come Uomini valorofi , e come bene-
fici ed ottimi Cittadini , e verranno fommamente (limati non
folum , come dice il grande Arittotile , propter inventorum »-
nl'ttatem , fed. tanquam fapientes , & ab al'rìs dtfferentes . Bra-
mo di vedere moltiflìmi di quelli veri Eroi , de’ quali già
molti ne abbiamo,, si nell’ Inclita Dominante, che nelle Cit-
tà, e Terre di quello Sereniffimo Dominio.- ed io non man-
cherò certamente di fare quanto potrò per eccittare ed infer-
vorare gli Animi prodi a cercare d’ accrefcere nelle Venete
Provincie le fpecie dei frutti della terra, ed a migliorare la
coltura di quelli, che abbiamo. Ciò farò, si nelle pubbli-
che Lezioni , che ne’ privati infegnamenti , e cogli Scritti : e
nelli Campi , che fono per avere negli anni ventura-dentro
quella Città , potrà chiunque imparare . a conofcere pratica-
mente le varie Produzioni delle quali fi fa ufo con profitto
in altri Paefi, che riufcir polfono anche nelle nollre terre ;
come pure quelle proprie dei nollri Climi , che. per non ef-
fere bene conofciute , fe ne giaciono inutili e neglette Vi
fi vedranno, parimente i varj modi, di coltivare anche i no-
llri comuni ed ufati Prodotti, e quali di quelli modi riefca--
no i più vantaggiofi : ed una raccolta delle varie fpecie di
terreni coltivabili , dalli più ubertofi fino alli prelfochè af-
fatto Iterili , de’ quali non mancherò di far rimarcare agli
Studiofi della Scienza agraria le differenti proprietà., e la di-
verta, natura , e d5 indicare con quali concimi , mifcugli , e
lavori fi pollano migliorare , e ridurre più fertili . Per me.
in fomma non fi mancherà, per quanto mi farà poffibile ,
di tentare tutti i mezzi, e per ogni via, di corrifpondere a
quei
( XV )
quei Provvidi Sapientiffimi Oggetti, per quali è fiata dalla
Pubblica Regia Munificenza iftituita quella Cattedra d5 Agri-
coltura, e deflinata graziofiffimamente 1’ umiliffima mia per»
fona ad efercitarla.
NOI
NOI RIFORMATORI
Dello Studio di Padova .
AVendo veduto per la Fede di Revifione , ed Approva»
zione del Pubblico Revifor D. Natal dalle Lajìe nel Li-
bro intitolato: Memorie di Offerì azioni /opra la Coltura , e gli
ufi di varie Piante &c . Non v’ effer cofa alcuna contro la
Santa Fede Cattolica, e parimente per Atteftato del Segreta-
rio Noftro , niente contro Principi , e buoni coftumi , conce-
diamo Licenza a Giovanni Manfrè Stampatore di Venezia, che
poffa efiere ftampato , offervando gli ordini in materia di Stam-
pe , e prefentando le lolite copie alle Pubbliche Librerie di
Venezia , e di Padova .
Dat. li 12. Marzo i?66.
( Angelo Contarmi Proc . Rif
( Andrea Tron Proc. Rif.
( Girolamo Grimani Rif.
Regiftrato in libro a Carte 270. al Num. 1 6% 6.
Davìdde Marchefmi Segr>
( XVII )
INDICE
Degli Articoli , e delle cofe principali } che fi
contengono in quefia Opera .
Nell’ avvlfo a* Lettori fono accennate le cofe feguenti.
UN Sapone vegetabile formato di radici , delle quali fi può fare an-
che pane di buon fapore , e falubre . pag. XI
Canapa d' Altea. XII
Cotone prodotto dagli Apocini filato e teffuto in drappo. ivi
Materia filmile a Lana formata colla fcor^a dell ’ apocino Affricano ,
( Apocynum ere£tum Africanum villofo fruflu , falicis folio glabro
angufto. Herm. par. Bar. pag. 24. Tav. II. ) e che come Lana fi può
filare e teff ere , ec. ivi
DEL GUADO Tav. I.
Deferitone, e denominato ni d* effa Pianta. pag. j. 2
Dove crepa fipontaneamente . ivi
Sua coltura . 3
Tempo dì raccoglierla • 4
Metodo che fi deve tenere per prepararla « 5
Mulino da macinarla. 5. 6 Tav. II.
Altro metodo di prepararla . 7
Alcuni Autori , che hanno parlato della fua coltura , e preparatole . 8
Come fi proceda per preparare la Tina di Guado per tingere . ivi
Virtù Mediche del Guado. p
Avvertimenti per ben condurre una Tina, 15
Per conofcere fe il Bagno della Tina di Guado abbia bt fogno dì ce-
nere. 17
Tina di Guado non va mai a male per troppa cenere. ivi
Rimedj per rimettere il Bagno di Guado , divenuto ofeuro , in ì fiato da
potervi tingere . ivi
Bagno di Guado divenuto ofeuro per il troppo lavoro . 3 8
Avvertimenti per ben tìngere ogni forte di roba. ip
Modo di coltivare e preparare il Guado tifato nei Paefi detti dì Levar.-
te. ' 2J
Cerne ivi tingano col Guado fenra Indaco » ivi
Modo
Ut *
(XVIII)
Modo di tingere col folo Indaco , in Caldaja di Rame , chiamata Vafi
fello . 23
Modo di tingere coll * Indaco in Tina a Freddo . 16
Deferitone e figura del Vaffello da tingere in turchino fetida Guado col fo «
lo Indaco . 27. Tav. Ili»
DELL’ INDACO, O ENDEGO. Tav. IV.
Indaco che cofa fi a , come fi prepari , e dove fpontaneamente crefca . 28
Denominazioni varie di quefla Pianta . ivi
Prima fpecie d' Indaco y fua Patria , e Deferitone . 2^
Seconda fpecie d' Indaco , /«e Denominatone , e deferitone . 30. T av. V.
Ufo Medico delly Indaco . ivi
Coltura dello fieffo . 32
Deferitone delle Pine infervienti alla maceratone dell’ Indaco. 34. Tav.
VI.
Avvenimenti del Padre Lahat intorno alla raccolta dell ' Indaco . 33
Modo praticato dagl' Indiani per preparare l' Indaco . 3 <5
Altro modo ufato da' Chine fi . 37
Sperienree fatte fopra la coltura 3 e preparatone dello fieffo. 38
Indaco può cavarfi dalla pianta Guado . 40
DELLA RUBIA Q ROZA. Tav. VII. Vili.
Rubia dove fpontaneamente nafta r e dove fi coltivi . 42
Varie denominatimi della Rubia . 42
Deferitone della medefima . ivi
Coltura di effa , e in quali terreni piu facilmente fi poffa coltivare . 43
Quando fi debbano cavare le Radici della Rubia. 44. 4 <5. 48
Come fi proceda nel cavamente e preparatone delle Radici della Rubia .
49
Utilità che fi ha adoprando le Radici della Rubia. 52
Affertoni del Boeravve intorno l' ufo Medico della Rubia. 53
RUBIA SELVATICA. Tav. IX.
Dove fpontaneamente crefca , e fua deferitone . 53. 54
Lacca di Rubia , come fi prepari. 54
Piante che poffono fervire per tingere in color di Rubia . 55
6W/0 adoprato in vece della Rubia , ivi
Come fi proceda per tingere colla Rubia. $6. 58
Alluminatone delle Robe di Lana , e .feto. ivi
Alluminatone del Filo , e Cotone . 57
DEL'
(XIX )
DEL PLATANO. Tav. X.
Quanto foffe in eflimazjone apprejfo gli Antichi il Platano .. 6®
Utilità dell ’ introduzione del Platano .
Coltura del Platano . ivi
Ufo economico , e Medico dello Jlejfo .
DEL SALICE, DETTO VOLGARMENTE SALGARO.
Scorza del Salgaro può adoprarji per tingere . 64,
Per ridurre la tintura del Salgaro in Lacca, 6 5
Ufo Medico dello Jlejfo , ivi
DEL SALICE DETTO SALIX MONANDRA . Tav. XI.
Defezione di ejfo Salice . 6j
Ufo della feorza , delle bacche , e dell* eferefeenzp fungofe del fuddetto Sa*
lice. 6 8
Bambagia , 0 Cotone de Salici , e d altre piante . ^
Papi di Tiffaì 0 Pavera , <* g»*/! ufi pojfono fervi re » ivi
DEL BERBERIS Tav, XIL
i'wtf deferitone . 7©
Pdrà denominazioni del Berberi s . 71
U/7 economici e medici del Berberis . 72. 7^
DEL RHAMNO GATHARTICO , O SIA SPIN CERVINO,
Tav. XIII,
•fad deferitone . 7^
Pdjy «orai <3/ Rhamno Cathartico . 74
Quando fi debbano raccogliere le bacche del Rhamno , ivi
Ufo economico dello jlejfo » 75
Ciregie ine/late fopra il Rhamno fono purganti » ivi
Ufo nella Tintura delle bacche del Rhamno . ivi
ATodo di preparare , e confervare il fucco del Rhamno per miniare , e di-
pi»,^ . ivi
Perde di Vefcica , co/d fia , e come fi prepari » y<5
Ufo Medico della Scorza , e delle bacche del Rhamno . 77
* * *
DEL
( XX )
DEL RHAMNO GATHARTICO MINORE . Tav. XIV.
Sua deferitone . 77
Denominatovi ed ufi di quefla feconda fpeeie di Rhamno . 78. 7 9
finche dalli Semi dei Rhamni fi può cavar olio . ivi
DELLA FRANGULA. Tav, XV.
Deferitone di ejfa Pianta . 80
Ufi a ' quali può fervire la Frangala . 81. 8 a
Scarda della Fr ungula adoprata in vece di Rh ab arbore . 83
DELLA LUTEOLA. Tav. XVI.
Sua deferitone . 83
Luoco natale della Luteola, e fue denominato ni. 84. 85
Coltura di ejfa. ivi
Varj modi di confervare la Luteola per ufo della Tintura . 8 6
Modo di tingere in beliffimo Giallo colla Luteola. 87
Memorie lafciate dagli vinti chi Scrittori Botanici della Luteola. 87. 88
DELLA CAMELINA. Tav. XVII.
Deferitone della Camelìnd . g p
Nomi varj della Camelina . ivi
Coltura di ejfa . 90
Camelina feminata in Settembre può fervire di concime. ivi
Olio di Camelina. ivi
Panello di Camelina , ferve per nutrire i befliami . ivi
Ufo medico dell' Olio , e di tutta la Pianta. gz
DEL NAPO SELVATICO. Tav. XVIII.
Sua deferitone . P3
Napo ferve d' ingraffamento ai Campi . 93. p5
Marna adoperata da' Francefi e da altre Nazioni per ingraffare le terre
ivi
Coltura del Napo. ivi
Varj nomi , coi quali viene chiamato il Napo . 94
Ufo economico dell' Olio di Napo, e delle fue femen^e 97
Virtù Medicinali dello fiejfo . 9 8
DEL-
( XXI )
DELLA VERGA SANGUIGNA . Tav. XIX.
Sua deferitone . pp
Varj nomi di effa . I oo
Ufo che fi può fare del legno , e dell' Olio cavato dai femi della Verga
Sanguigna. ioo. ioi
Facoltà Mediche della Verga Sanguigna. 102
Ferniciofi effetti creduti produrfi dalla Verga Sanguigna. ivi
Effetti filmili a quelli della Verga Sanguigna creduti produrfi anche dal
Sorbo . ivi
Toxicodendron fuoi pernìciofi effetti. 103
DEGLI VINAGCIVOLI , O SEMI DELL’ UVA.
Sua Deferitone • 104
Utilità , che può trarfi dall ’ Olio cavato da' Vinaccivoli . 105
AV-
( XXII )
AVVI
s o
Delle pagine alle quali •nanne inferite
le Tavole.
La
Tav.
I. va polla alla
pag. 2
La
Tav.
II.
6
La
Tav.
IH.
27
La
Tav.
IV.
30
La
Tav.
V.
3a
La
Tav.
vr.
34
La
Tav.
VII.
42
La
Tav.
Vili.
42. fud.
La
Tav.
IX.
54
La
Tav.
X.
éz
La Tav. XL
6 8
La Tov. XIL
. 70
La Tav. XIIL
74
La Tav. XIV.
78
La Tav. XV.
80
La Tav. XVI.
84
La Tav. XVII.
9o
La Tav. XVI IL
94
La Tav. XIX.
ICO
Errori
( XXIII )
Correzioni
Pag. 48. lin. 8. Ved. Tav. III. Ved» Tav. 7.
68. lin. 12. Tav. XII. Tav. XI.
lin. 22. Giovanni Bauchino Giovanni Bauhino .
103. lin. 13. pag. Tab. pag. 323. Tab. 243.
( XXIV. )
AVVERTIMENTO.
La /piegatone della Tavola XI. pofta alla pag. <58. y cioè
delle produzioni del Salice , ivi marcate colle
lettere L. ed M.
A lettera L. rapprefenta la figura d’ alcune efcrefcen»
ze fungofe, che nafcono fopra alcuni dei rami del
Salice ivi defcritto , le quali , raccolte in Maggio , mentre
fono tenere, danno fucco di color giallo finiffimo , che può
fervire fenza ajuto d* altro ingrediente per miniare , e che ,
condenfato , fi può confervare lungamente .
La lettera M. moftra alcune gallozzole, che nafcono di
frequente fopra le foglie della fteffa pianta , le quali, co-
me pure r efcrefenze fuddette , vengono prodotte dalle
punture di certo infetto , che ferifce le parti tenere di
quella pianta per inferirvi Ifr proprie uova .
ME-
MEMORIE
SOPRA L A COLTURA
ED USI DI VARIE PIANTE-
DEL GUADO
TAVOLA I.
Sfendo il Guado una delle Droghe coloranti
principali e piti importanti nell’ Arte Tintoria ,
la quale impiegata fola, e molto meglio unita
coll’ Indaco, e preparata come conviene, for-
ma ogni atto di Azzurro, ed anche di Verde
col mezzo del giallo, colori certamente dei piò
nobili e vaghi che da detta Arte ci vengano procurati , ci
pare perciò conveniente eh’ elfo debba occupare il primo luo-
go: e perciocché quella pianta viene chiamata con diverfi
Tom. I. A nomi.
a COLTURA ED USI
nomi , mi lufìngo di fare cofa grata a’ curiofi , e ftudiofi
indicarli , prima d’ entrare a parlarne .
Da’ Scrittori latini fi chiama ; Ifatis fativa , vel latifolia
Bauh. pin. 1 1 3. Ifatis fi ve Glaflum fativum Bauh. hift. Jfa -
tis Domeftica , five Glafium Matth. Ifatis fativa Tragi , Fuchi! ,
&c . Dodonei. Ifatis Tintoria Linn. Spec. plant. Glafium fa -
tivum . Ray hift. 1. pag. 842. &c.
In Italiano fi nomina Guado .
In Francefe Guefde , Guelde , ou Vouede , c Pafiel, vedi Sa-
vary Di&ionaire univerfel de Commece Tom. 2. pag. 2 p%
Se ppp-
In Inglefe dicefi , Wode , e VFade .
In Tedefco , Weydt .
In Arabo, Bili , Dileg , Vefme^ Chat e , C ha tis , Alcha ^
Adlen , overo Adblen .
Nafce il Guado fpontaneamente nei Lidi del Mare Balti-
co, dell’ Oceano , e dei Mediterraneo , Si coltiva in Lin-
guadocea , ed in altri luoghi della Francia , ed in Inghilter-
ra ec. Nafce Y Autunno * e nel Maggio , o Giugno dell*
Anno fufleguente fìorifce , e matura le fue Temenze .
Quella pianta produce moltilftme foglie lunghe una fp a fi-
na , ed alle volte un piede , e larghe una , o due oncie ,
fecondo la qualità del terreno , carnofe , lifeie alla parte di
fopra , ed un poco pelofette ai difetto , particolarmente il
nervo che percorre per mezzo delle medefime . Vedi fig. ( A )
Il contorno di effe foglie è ora intiero , ora incifo , ora den-
ticolato , ed ora crefpato , 0 fia ondulato . ( b c ) Quando in-
cominciano ad invechiarfi , alcune prendono un color pavo»
nazzo verfo 1’ eftremità , ed altre s’ ingialliscono .
Il fufto di quefta pianta s’ erge all* altezza di due , o tre
piedi , veftito di foglie , fatte a guifa di lande , che abbrac-
ciano la meta d’ elfo fufto . Nella Sommità è divifo in mol-
ti
DI VARIE PIANTE. $
ti ramufcelli fparfi , carichi di fiori gialli , compofti di quat-
tro foglie ; caduti li quali , fuccedono le filique , o Temenze ,
pendenti, fatte a guifa di picciole linguette, che ralfomiglia-
no moltiflitno a quelle del Fralfino, o fia Orno, (de) A»
vanti la loro maturità fono verdi , ma nel maturarli fi fan-
no di color violaceo— fcuro , che confervano anche dopo che
fono mature e fecche : e ciafcuna di quelle filique contiene
inclufo un folo Teme picciolo, e lunghetto , di color giallo,
ed oliofo.
G. rapprefenta la pianta appena nata dal Teme.
Coltura del Guado ,
IL Guado fi femina gli ultimi di Febbraio , o nei primi
di Marzo, e crefce in ogni forte di terreno, purché fia
prima fiato ingranato, ed arato due volte almeno ; cioè fi
letama , e s’ ara la terra il mefe di Ottobre , o di Novem-
bre , falciandola così lavorata tutto 1* Inverno , acciò il Ghiac-
cio la firitoli e fciolga. Indi verfo il fine di Febbrajo fi ara
nuovamente detta terra , e fi fpiana grolfamente con F erpi-
ce . Preparata in quello modo vi fi femina il Guado , avver-
tendo che per ogni campo di terra vi vogliono cinque quar-
te di Temenza : e fe il terreno farà ben preparato , ed ingraf-
fato, fe gliene potranno dare fino Tei quarte; poiché, quan-
to più nafcerà fpelfo , tanto più vi fi potranno lafciare delle
gambe alfai, fe faranno morbide e vegete ; ma eflendo ma-
gre , fi dovranno cavare le fuperflue . Seminato dunque che
fia , bifogna erpicare nuovamente più volte la terra , acciò
la femenza fi mefcoli bene con la medefima , e refti coper-
ta. Quando farà nato, e crefciuto all’ altezza di quattro di-
ta, bifogna zapparlo, e ftirpare F erbe cattive; e dove fa-
rà troppo fpelfo fi deve fchiararlo , e le piante , che fi ca-
A 2 veran-
4 COLTURA ED USI
veranno, fi trafpianteranno in terreno preparato a tal ufo di*
fianti f una dall’ altra quafi un palmo , annafiandole la fera
dello fteflo giorno , in cui fi fono trafpiantate , fe però la
terra non folfe bagnata di frefco dalla pioggia . Il medefimo
fi farà nella prima fettimana d’ Aprile , ed anche più pre-
fio , o più tardi , fecondo che la ftagione , e lo fiato del
Guado comporterà . Verfo poi li quindici di Giugno fi. farà
la prima raccolta, ftrappando le foglie del Guado colle ma-
ni , o pure ( col falcetto , ) oflervando però di farlo in tempo
afciutto, e dopo, che il Sole avrà afciugata tutta la rugiada
della notte , e ciò fi olferverà in ogni raccolta: Dopo fi zap-
peranno leggiermente le piante del medefimo fpogliate dalle
Foglie, levandogli tutte le cattive Erbe, facendo lo ftelfo nel-
la raccolta che fi far'a nel mefe di Luglio , ed in quello di
Agofto , e di Settembre , che in tutta la ftagione verranno
ad elfer quattro raccolte •, delle quali le prime tre fono le
migliori ; la prima però è f ottima , e la più flimata , e la
quarta è la più inferiore , e che , fe f Autunno vada piovofo
e freddo, non è d’ alcuna efficacia per la Tintura.
Fatta 1’ ultima raccolta di Settembre , fi lafcieranno ere-
feere nuovamente le foglie del Guado , il quale circa la me-
tà di Ottobre fi arerà fotto, acciò ferva di concime al ter-
reno. Paffati altri quindici, o venti giorni, fi potrà femi-
nare nella medefima terra del Formento , che se n avrà
belliffimo raccolto . Perchè poi ferva quella pianta di mag-
gior ingralfamento alla terra , farà molto meglio di lafciarla
nel campo tutto 1’ Inverno, e nelli primi di Marzo ( che
farà crefciuta all’ altezza di più d’ un piede ) fotterrarla colf
Aratro , e poi feminarvi a fuo tempo del Formentone , che
fi avrà ottimo raccolto. Se i campi di Guado, faranno fiati
cinque , non bifogna ararne che quattro ; lafciandone fempre
d’ ogni cinque uno per la femenza; la quale fi raccoglierà
nei
DI VARIE PIANTE. 5
nel Maggio , o Giugno dell’ anno fufleguente . Quando effa Te-
menza farà matura , fi taglierà il Guado , e fi porterà nell1
Aja, difendendolo, come fi fa il Fermento : e quando farà
ben foleggiato , la fi batterà e fi riporrà in granajo, ferban-
dovela fino a tempo opportuno di feminarla ; avvertendo pe-
rò che bifogna Tempre avere la Temenza del Guado anticipa*
ta per due anni : mentre 1* anno , che fi femina , non fiori-
le e , ma folamente ( come dilli ) nel fecondo anno , nel
quale maturano anche le fue femenze fuori di ftagione di
poterle feminare . Se però fi volefie feminare il Guado fola-
mente per avere le fue femenze nel Giugno fulfeguente , m
tal cafo ballerebbe di farne la feminatura in Autunno »
Metodo che fi deve tenere per preparare il Guado ;
Rima di divenire alla raccolta del Guado, è neceflario di
prepararli il Mulino , rapprefentato nella Tavol. 2. che
per elfere affatto limile a quelli , nei quali fi macinano Y
Ulive , e le femenze di Lino ec. per trame Olio , e la Vallonia
per acconciare i Corami , ftimo affatto fuperfiuo di defcriverlo .
Preparato adunque tale Mulino , e venuto il tempo di
fare la raccolta di detto Guado , il che fi conofce quando le
fue foglie principiano a colorirli nel contorno , e fpecialmen-
te nella fommità , allora bifogna raccoglierle ; cioè , o ifirparle
colle mani di gambo in gambo , o con ferro adattato a tale
operazione, come ho detto altra volta, e riponendole den-
tro delle Corbe , o Celle : e portandole fubito all’ ombra ,
acciocché non venghino danneggiate dal Sole , difendendole ,
ed andandole rivoltando, fino a tanto che fiano alquanto ap«
palfite, acciò efali la foverchia umidità del loro fugo , che
potrebbe elfer dannofa alla palla di Guado da farli. Dopo
dò fi mettono prontamente fatto la Mola A. per macinarle.
la
6 COLTURA ED USI
la quale viene girata dal Cavallo B. fopra il Vafo C. di
pietra , alquanto concavo , che è, poco più grande del giro
che fa la Mola , la quale vi Ila fopra verticalmente , come
la Figura dimortra. Macinata tutta quella quantità di dette
foglie , che può efiere contenuta dai fuddetto Vafo del Muli-
no , tanto fottilmente , che non vi fi difcernino piu le coffe ,
falli fermare il Cavallo, e fe ne eftrae la palla delle mede-
fime , rimettendovi nuove foglie , e macinandole nel medefi-
fimo modo : e così continuando fino che tutta la raccolta
delle rtefie fia ridotta in parta , la quale devefi poi acconcia-
re in uno delli due modi feguenti , de’ quali il fecondo è
il migliore ed il piu facile.
Il primo modo di preparare il Guado fi è di ridurre tutta la
parta, o mafia di foglie macinate in tante palle pefanti circa
20 , o 24. oncie ognuna : e quelle palle fi pongono a fec-
care al Sole , o all’ Aria , (*) fopra delle grade fatte di
legno, oflervando che non s’ imputridifcano, o muffino, co-
me può facilmente accadere quando la ftagione non fia ben
calda e fecca; la quale non efiendo tale, fa d’ uopo di fec-
carie in Forno , o ftufa a ciò adattata . Seccate che faran-
no , le fi metteranno in granajo , fino a tanto , che fi a-
vranno macinate , ridotte in palle , e feccate anche tutte le
foglie dell’ altre tre, o quattro raccolte nel modo fuddetto,
il che fatto , ( che farà in Settembre ) fi unifcono tutte det-
te palle , ed in luogo terreno , e ben mattonato , ed afciut-
to , fi riduranno in polvere grofiolana , battendole con baffo-
ni, o mazze di legno. Quella polvere di Guado fi anderà
poi afpergendo leggermente con acqua , gettandola colla Pa-
la
( * ) Ho ofiervato che la palla di Guado , feccata al Sole cocente , vi acquàia
un color nero azzurrino , e riefce ottima ; e che quanto più fi tiene efpofta all*
aria, ed al Sole, tanto maggiormente fi perfeziona , purché non fi bagni , 0 che
molto s’ inumidifca »
DI VARIE PIANTE. 7
la or dall’ una , or dall* altra parte della danza fino che
continuando ad irrorarla , e mefchiarla , fia temperatamente
bagnata ; ma non troppo , perchè la troppa acqua F an-
nega e guada , nè troppo poco , perchè s abbrucia .
Fatto quedo con diligenza , fi riduce tutta la mafia in un
mucchio non molto alto, nè molto largo, ma lungo: e cosi
fi lafcia fino che vi fia eccitata fermentazione , e che fiali
ribaldata alquanto» Allora bifogna agitarla colla Pala , get-
tandola da un luogo all' altro; e continuare a moverla tutta
ed agitarla nel fuddetto modo una volta ogni giorno , o pure
un giorno sì e F altro no , fino che abbia perfo molto dei
fuo calore, e divenga quali fredda, nel qual cafo baderà poi
moverla ogni quattro , o fei giorni , fino al totale fuo raf-
freddamento; avendo poi cura che bene s’ afciughi.
Quella operazione richiede molta attenzione e diligenza ,
fe fi vuole aver il Guado d’ ottima qualità , e di tutta ef-
ficacia : e quando fi è preparato , e benifiimo difieccato , fi
pone , e fi conferva in luogo frefco , e ben mattonato , fin-
ché venga f incontro d’ efitarlo , o d^adoprarlo nella tintu-
ra : e chiamali Guado in polvere .
Alcuni cofiumano di preparare da fe ogni raccolta di Gua-
do nel modo fopraddetto : e così ne hanno di tante qualità
didime, quante fono le raccolte medefime ; e lo vendono a
prezzi differenti, a norma di fua bontà.
Il metodo fecondo di acconciare il Guado , fi è di maci-
nare le foglie fin tanto che non fi conofcano piu le code
delle medefime, come ho fopra indicato ; ammucchiando poi
la pada , e calcandola bene colle mani , e co’ piedi y bat-
tendola in fine ed uguagliandola colla Pala. Si lafcia così
ammucchiata detta mafia fin tanto che fi vedrà avere for-
mata ederiormente una eroda nera ; la quale di tratto in
tratto che anderà crepando 5 e forgiando delle fiffure , bifo-
gna
$ COLTURA E lì USI
gna andarle bene chiudendo, altrimente la parta (Vanirebbe' ^
e vi lì generarebbono dei vermi, che la guaftarebbono .
Dopo quindici giorni bifogna rompere la fuddetta mafia col-
le mani, e mifchiare bene la parta , formandone delle Pal-
le, pefanti ognuna 20 , o 25, onde. Si premono bene que-
lle Palle , ed il primo uomo le da ad un fecondo , che le
batta e prema in una fcudella di legno , come fi fa il Bur-
ro . In line fi danno ad un altra perfona , che in una fcu-
della più piceiola finifca di modellarle , e renderle lunghe o-
vate , e ben unite , e compatte . Quelle pallottole fi leccano
al fole fopra delle grade di legno, fatte a tal requi fizione .Le buo-
ne sì diftinguono rompendole , che dentro fono violette , e di buon
odore , e pefanti . Quelle palle i Francefi le chiamano Coques 3
o Coquaignes , e tutte unite le chiamano Pajìel en Coquaìgne •
Quelli fono due metodi di preparare tale utile ed impor-
tantiflìma Droga , che da’ noftri Tintori fi chiama Guado j
la quale quando fia preparata, o nell’ uno, o nell’ altro mo-
do colle defcritte diligenze , non fara foggetta a guaftarfi ,
ma anzi più che rtarù lungamente ammucchiata , più lì fara
buona . Egli è defcritto nelli modi eh’ io medefimo ho ef-
peri mentati , ed olfervato efier li migliori , e li meno fati-
eofi . Quelli però che volelfero confrontarli con quelli che
ne infegnano altri Autori , polfono vedere il Dizionario di
M. Savary , (a) 1’ Irtoria delle Piante del Ray (£), quella
del Dalecampio (c). Gli Elementi d’ Agricoltura di M. Du •
hamel ( d)y la Storia naturale ec. di M. AJìruch ( e ) &c.
Defcritto il modo di feminare , coltivare , e preparare il
Guado , refta ora ad infegnare quello veramente particolare s
ed ingegnofifiìmo , d’ impiegarlo nella Tintura di Sete, Filo ^
Bam-
(«) Di&ion. Univerfel de Commece Tom. II. pag. 999.
( b ) Ray. Hift. Plant. Tom. I. pag. 899.
{c) Dalech. Hift. Lugd. Tomi I. pag. 499.
M ) Duhamel. Elements d’ Agriculture Tom. II. pag. 234.
(f) Aftruch Hiftoire Baturelle Du Languedoc pag. 330. & 331.
DI VARIE PIANTE , <?
Bambagio , e Lane. Ma prima di far ciò , mi par bene di
aggiungere che il Guado, oltre all’ eflere neceffario nell’ Ar-
te Tintoria , è anche utile alla Medicina . Le fue foglie pe-
lle , ed applicate , rifolvono le Pofleme , faldano le Ferite
frefche, {lagnano i Fluii! di fangue , guarifeono il Fuoco Sa-
cro , e l’ Ulcere che vanno ferpeggiando per il corpo . Il Ray
parlando della virtù di quella pianta , infegna anche eh’ ella
facilmente fomminiftra un Sai volatile di molta virtù contro
lo Scorbuto , e 1’ Angina . Glajìum ( fono fue parole ) facil-
iime & copio [ìjjime pr&bet falem •volatilem , imo fine igne ,
e gre gii ufus in Scorbuto & Angina .
Ippocrate nel fuo Libro de Ulcerìbus , configlia le foglie
pelle di Guado col feme di Lino , in cataplafmo per le ul-
cere quando vi è pericolo di rilipola ; o vuole che li faccia
un cataplafmo di ferni di Lino inumidito col fugo di Gua-
do. E quello è un eccellente vulnerario.
A preparazione della Tina di Guado è delle più impor-
tanti operazioni dell’ Arte Tintoria , ma inlìeme anche
delle più difficili , e che non di rado fa delirare quelli an-
cora , che fono in tal Arte invecchiati .
Stimo dunque di far cofa molto utile e grata colf infe-
gnare il modo più ficuro per ben riufeirvi , dando anche tutti
quegli avvertimenti , che vi fono necelfarj. Senza entrare nella
deferizione della forma d’ effa Tina , che può facilmente ve-
deri ed olfervarfi in ogni Tintoria, palfo ad infegnare come
vi lì prepari dentro la tinta , e come s’ adopri .
Volendo ( per efempio ) preparare una Tina , che tenga
cento libre grolle di Guado , fi pongono in una Galdaja fe-
Come fi proceda per preparare la Tina di
Guado per tingere .
B
dici
IO COLTURA ED U S T
dici in diciotto Secchi d’ acqua, o di Fiume , o di Fonte *
con entrovi mezza quarta di femola , o fia Crufca di fru-
mento . Si fa fcaldare , e quando è tepida , ma che però non
fcotti , vi il mette dentro la fuddetta quantità di Guado , e
vi fi lafcia più ore, fino a tanto che fia ammollito , e che
pofla ftemperarfi colle mani ; come bifogna fare a pezzo per
pezzo y fciogliendolo quanto meglio fi può dentro detta acqua,
onde pofla comunicare la fua tintura , Si lafcia nella ftefla
Caldaja fino che fia pronta da poter fi gettar nella Tina la
feguente Semolata , o Bagno ; quale fi fa , empiendo d’ a-
cqua di Fiume o di Fonte una Caldaja di circa trenta Sec-
chi , e mettendovi dentro altra mezza quarta di detta Se-
molata , e facendola bollire . Quando bolle , fe le leva il bol-
lore gettandovi dentro due fecchi d’ acqua fredda : e fubito
fi gettano nella Tina le fopraddette libre cento di Guado
{temperate nella Caldaja ; la qual Tina per quella quantità
deve eflere alta cinque piedi , e larga due .
Portovi dentro eflò Guado con tutta la Semolata ,, in cui
fi è difciolto , vi fi va torto gettando fopra la nuova Semo-
lata , alla quale fi è levato il bollore con detti due fecchi
«T acqua fredda, fino che tutta vi fia mefia ; avvertendo però
di continuar fempre a mefchiarvi dentro nel tempo che vi fi
unifce la medefima Semolata, affinchè il Guado non fi fcotti .
Subito dopo fi gettano nella Tina dodici libre grofle di
cenere di Pernumia , fe detto Guado fu pefato alla grofla ,
o dodici libre fottili, fe fofle eflb fiato cento libre alla fot-
tile . Mettavi la cenere , fi paliza ; cioè fi mefchia bene e
prontamente il Bagno, affinchè erta cenere per tutto il me»
defimo fi fparga, e vi fi unifca^
Fatto ciò fi cuopre la Tina col fuo coperchio , e fopra
quello fi pongono Coperte grofle di Lana, e Drappi , accioc-
ché il Bagno vi fi confervi caldo : e fi lafcia poi in ripofo
DI V A 711 E PIANTE.
tìrca ott' ore . Dopo quello tempo , fi lcuopre 3 e nuovamen-
te fi paliza colla pala molto bene ; offervando fé dia alcun
fegno di venir a colore , come dirò qui lotto .
Si ricopre ancora bene, e fi lafcia quieta altre ore quat-
tro ; pattate le quali , fi fcuopre nuovamente , e con fpattola
di legno fi sbatte il Bagno ^ guardando fe viene a colore ,
che fi conoice quando fa una fchiuma come di latte , quale
fi va trafmutando in colore periato , e fi dilegua in parte
come friggendo . Quando ciò s oflerva , fi paliza nuovamen-
te , e fubito fi cuopre , affinchè fila calda , come è necetta*
rio : e dopo mezz5 ora circa fi toma a fcoprirla , ed a sbat-
tere il bagno colla fpattola , come fopra, per vedere fe la
fchiuma fia di color celette carico ; e fe fia piò loda e fuf-
fiftente, e che più non fi dilegui friggendo.
Apparendo quelli fegni , il Bagno della Tina è venuto a
colore e però bifogna gettarvi dentro altre fei libre grotte
( fuppofto che fi fia fempre ufato quello pefo) di detta Ce-
nere di Pernumia , palizando , o fia mefchiandovi dentro mol-
to bene , affinchè etta fi confonda ed unifca con tutto il Ba-
gno medefimo : e fi torna a coprire , lafciandola in ripofo
altre quattr’ ore circa .
In quello tempo fi fanno bollire circa trenta fecchi d*
acqua, unitavi mezza quarta di femola di frumento: e men-
tre che ciò fi efeguifce , fi macinano tre libre grotte d’ In-
daco o Endego , di buona qualità , e che prima fia fiato
quattr ore o più ad ammollirfi in acqua tepida. Macinato,
fi cola per lofiaccio, e quello, che non patta, fi rimacina, e
cola ; cofi facendo , fino che tutto fia pattato , e come di-
fciolto in acqua .
Preparato cosi 1’ Indaco , e bollendo nella Caldaja data Se-
molata, fe le fa perdere il bollore con acqua fredda quanto
Balli, e fi getta nella .Tina^ dandole la piena , e ben pali-
B 2 zan-
312 COLTURA ED USI
2ando tutto il Bagno. Indi vi fi mette dentro detto Indaco,
aggiungendovi tre altre libre della fuddetta cenere , e ripa-
gando beniffìmo , acciò fi confonda con tutto il Bagno ; co»
prendola poi prefiamente , e lafciandola quieta circa quattr
ore .
Pallate le quattr ore , fi fcuopre la Tina , e fi guarda di
qual colore fia il Bagno : e fe fi vede eflere di -color verde
ofcuro, bifogna ricoprirla, e lafciarla ripofare ancora qualche
ora , fino che fi apre detto Bagno il Golor giallaftro roffi-
gno . Arrivata la Tina in quello fiato , vi fi aggiungono altre
due libre di detta cenere , ben palizando , affinchè tutto il
Bagno col fuo fondo di Guado , e d’ Indaco beniffìmo fi
maeftri : e fi ricuopre , lafciandola cosi per cinque in fei ore «,
Bifogna però Ilare attenti , guardando di tratto in tratto ,
le mutazioni che fa, acciò non patifca , e perchè tal volta
il Guado fermenta con furia confumandofi la cenere ; nel
qual cafo il Bagno fi apre in colore aliai giallo roffeggiante ,
e nei contorno della Tina fi vede certa fchiumetta bianchic-
eia; come pure, nel palizarvi dentro, vi fi forma tanta di
detta fchiumetta che tutta la cuopre : e fe non vi fi rime-
dia prontamente, tutto fi guada.
Accadendo tale inconveniente, il Tintore deve fubito get-
tare di detto Bagno in Caldaja, tanto, quanto pofia badare
a ben rifcaldare tutta la Tina , con cinque libre della fud-
detta cenere , e farlo levare il bollore , mettendo nello ftelfo
tempo altre cinque libre della medefima cenere nella Tina,
e palizando, acciò non s’avanzi a peggiore fiato.
Quando la porzione di Bagno polla in Caldaja avra prin-
cipiato a bollir bene, fi rimette tofio nella Tina , e pretta-
mente fi paliza , e fi cuopre . In cotal modo s’ impedirà al
Bagno di guadarli , anzi fi far a ritornare in buono fiato; ma
fi deve però fapere che, per il patimento che ha fatto, re-
ità-
DI VARIE PIANTE. i3
Stara alquanto giallaftro ; e talmente , che uno , che non ab»
bia grande Sperienza , lo gettarebbe come inutile e guaito,
non lo vedendo del colore coniùeto.
Accada però , o non detto accidente , bifogna , fe fi vuo-
le trarre tutto il polfibile profitto dalla fua Tina , allettare y
avanti di tingervi, circa ventiquattr’ ore,; quantunque anche
dopo dodici folitamente vi fi potrebbe colorire, ma con mol-
to minor vantaggio.
Il buono e diligente Tintore , afpettando adunque che fi
compia tal tempo di circa ventiquattr ore dal punto in cui
ha pollo 1’ Indaco nella Tina , deve Ilare molto attento ,
guardando il Bagno di tanto in tanto, e dandogli circa due
libre di detta cenere , quando dal colore gialliccio vede che
ne ha bifogno ; palpandola , e tenendola coperta , fatta tale
operazione , acciò non fi raffreddi . Cosi il Guado ha tempo
ballante d5 efercitare la tua forza, e di fcioglier , o , come
elicono , di maturare 1’ Indaco , e renderlo operativo e tin-
gente : ed allora la Tina è ridotta a perfezione , e vi fi prin-
cipia a tingere , prima robe di Lana fe ve ne fiano , o al-
tre robe grolfe . Le robe di Lana però fono piu a propo-
fito per incominciarvi a colorire , perchè la Lana netta e
purifica il Bagno : e tinte che vi fi abbiano tali robe di
Lana , o altre cofe graffatane , fi dà alla Tina due libre della
predetta cenere, fi paliza , e fi cuopre.
Dopo tre ore vi fi poffono poi tingere lavori di qualun-
que forte , che andera facendo Tempre meglio , dando colori piu
belli, e più lucidi dei primi. Tinto che vi fi abbia, fi torna a
palizare dandovi ancora due libre di cenere , fe fi vede che ne
abbia bifogno , avanti però di palizarla , e tenendola poi coper-
ta . Ogni volta che vi fi è lavorato a tingere , fi dano alla Tina
due libre di cenere , palpando poi bene ; fe però fi vede che
il Bagno la richieda : il che fi conofce ai feguenti fegni.
Se
ì4 COLTURA ED USI
Se ii Bagno tinge affai galiardamente , e che il colore i
attacchi molto alle mani, e che, palizando, fi fente che la
palla , o fedimento non è fiffo nel fondo , ma alquanto fob-
ie vate; come pure quando effo Bagno è affai giallo , e che
fi veggono certi grumetti df Indaco come Lenti che fopra*
nuotano , allora vi bifogna detta cenere . Ma fe effo Bagno
fia come faponofo, e renda le mani ìifeie, e rugofe , come
fa il Ranno, è fegno che ha troppa cenere e però non fe
gliene deve dar altra; ma palizare, e lafciarlo in quiete , e
coperto , che cosi fe la confuma , e viene in buono fiato .
Ma perciocché col continuare a tingere nella detta Tina ,
fi va confumando la foffanza dell’ Indaco ; così ogni volta
che fi offerva mancarvi , ed effere il Bagno debole e fiacco ,
bifogna rinforzarlo col riporvi nuova dofe del predetto En-
dego» Ciò fi fa, macinando, e colando per lo fiaccio quella
quantità d’ effo Indaco , che vi fi vuole aggiungere , quale
deve effere in minor dofe del primo che vi fu pollo, e pro-
porzionato allo fiato del Bagno, fecondo che fi trova più, o
meno indebolito» Preparato , come fopra fi è infegnato^ fi get-
ta nella Tina, avendo prima fatto ben rifcaldare effo Bagno
in Galdaja, e riporto così caldo nella Tina, e fi paliza ben
bene ; indi fi cuopre , e fi lafcia Ilare in quiete un giorno
fenza tingervi , paìizando però altre due volte nello fteffò
giorno : e la fera fi fa ancora fcaldare in caldaja difereta
quantità del Bagno fteffo , e fi rimette nella Tina , ben pa-
lpando , e bene coprendola per averla pronta a colorirvi den-
tro il giorno feguente .
Col rinforzare il Bagno in quello modo ogni volta che fi
vede averne bifogno , rimettendovi nuovo Endego , la Tina ,
o fia il fuo Bagno può continuare ad effere buono ed atto a
tingere fei in fette meli ; fe però il Tintore la tratti con
diferezione di non ifnervarla troppo , ma di tenerla fempre
in
DI VARIE PIANTE. 15
la buon fiftema 3 anzi per chi non tinge che fete , e robe
fine, potrebbe anche durare un anno . Quando però, venga
troppo faticata , tingendovi grande quantità di robe , non fuo-
le durare buono il Bagno , che circa tre mefi * ma quelli
Tintori,, che vogliono cavarne tutto il profitto pofiìbile , de-
vono guardarfi di non fiaccarla troppo.
' Da faperfi in primo luogo , che il vafo della Tina de-
ve elfere proporzionato alla qualità e quantità delle
robe da tingerfi , ed ai bifogno del Tintore , fecondo che fi
trova in calo di lavorare molto, o mediocremente, o poco.
Per chi annualmente deve tingere robe in grande quantità,
vi bifogna Tina grande.* e fpecialmente per i Tintori di Pan-
ni di Lana , e di Lane fidamente lavate , dove fi confuma
molta tintura ; ma per chi tinge quali fidamente robe di
feta , balla la Tina picciola *
Nelle Tine grandi vi va , a proporzione , anche maggiore
quantità di Guado , e d’ Endego , e degli altri ingredienti :
ed in quelle, effendovi maggiore volume di Bagno, lo ItelTo
vi fi conferva anche più lungamente caldo .
Se il Guado fia di quello di Lombardia, eh’ è fiato mol-
to fermentato, in dodici ore circa fuole venire a colore; ma
fe fia di quello Tedefco , o di quello dei noftri Paefi ( che
non fi coftuma di farlo tanto fermentare , quando fi prepara
dalla fua Erba ) fermenta nella Tina con tanta forza, che
fi riduce a colore in circa nov’ ore; riefee affai più gagliar-
do; mantiene la Tina più chiara: e refifie più al lavoro.
Servendofi di quella feconda qualità di Guado molto più
vigorofa, deve il Tintore Ilare affai attento che il Bagno ,
nel piantarlo da nuovo, non trapafii , e fi volti in male ,
Avvertimenti per ben condurre una Tina . ^
Quan-
ié COLTURA EL> USI
Quando la Tina meffa in piedi con di quello Guado, ha-fer-
mentato , e che fe le è data la piena con iemolata , e po
Uovi 1’ Endego, come abbiamo fopra infegnato; dopo cinque
in fei ore , quando comincia il Bagno a fchiarirfi , bifogna
gettare il Bagno beffo in Caldaja, e farlo fcaldar bene , e
cosi caldo riporlo nella Tina, coll’ aggiungervi tre libre e
mezza di detta cenere , palizar bene , e coprirla , acciò il
Bagno cosi bollente lì maeftri; cioè li maturi,, e venga ai
dovuto fegno di perfezione , ed il Guado fi mortifichi . e s5
acquieti .
Sono alcuni anni che un de’ più efperti Tintori di Vicen-
za fi ferve di Guado di detta feconda qualità, , che elfo bef-
fo coltiva e fi prepara , e gli riefce molto meglio , che non
fa quello di Lombardia , e perchè mantiene la Tina fempre
chiara ; quando quello di Lombardia , niente niente che s’
affatichi il Bagno , s’ ofcura , e più non colorifce : ed allora ,
aggiungendovi Endego-, fi getta a male, nulla più operando.
Rifpetto alla Cenere neceffaria per la Tina; in quelli no-
ftri Paefi s’ ufa di due forti ; una cioè fabbricata in Pernu»
mia, che è la più debole ; 1’ altra preparata in Nervefa, che
è la più forte . Quefta cenere Clavellata da’ Tintori è di
quella comune di legni duri , che poi fi ricuoce ; riverberan-
dola con fiamma lo fpazio di dieci giorni in Forno a river-
bero , fpeffo con gran Pale di ferro rivoltandola .
Se il Tintore vorrà fervirfi di Cenere di Pernumia , fi
regolerà , a proporzione della tenuta della fua Tina , e del-
la quantità di Guado , che vi avrà pofto , a norma delle
Dofi fopra preferitte . Se poi uferà di quella di Nervefa ;
come quefta ha più forza, così ne deve in ogni cafo met-
tere fempre un quarto meno ; cioè , fe di quella di Pernu-
mia ce ne vogliono dodeci libre, di quella di Nervefa fe ne
devono prendere fole libre nove*
In
D 1 VARIE PIANTE . 1?
In Francia ed in altri Luoghi ancora li Tintori , fpecial-
mente di Robe di Lana , preparano le loro Tine di Guado
con Endego colla Calcina viva , in vece di ceneri Clavel-
late .
Per conofcere poi fe il Bagno in Tina abbia bifogno dì
cenere, o non; quando fi fa fcaldare elio Bagno nella Cal-
daja , e che da quafi per bollire , fe ne prende con fefiola y
o con altro fimil vafo , ed alzatolo , fi verfa beibello , guar-
dando attraverfo quello che cade . Se fi vede edere di cole-
re ©fcuro , non ha bifogno di cenere ; ma fe appare gialla-
fìro verdiccio , ne ha bifogno . Cosi fe , gettandolo da alto
con detta fefiola , fa bella Schiuma ( detta Fiorata ) affai
larga , vuol cenere ; ma fe la Fiorata è pallida , e che pre-
fio fi dilegui , è fegno che di cenere ha troppa abbondanza .
Il Bagno fta a dovere , e non ha bifogno di cenere , quan-
do , facendo come fopra , fi vede eh’ è nè troppo feuro , nè
giallaftro, e che la Schiuma,© fia Fiorata è celede , e per-
fidente , fenza dileguarli .
E' poi da faperfi che la Tina , o fia il Bagno mai va a
male per troppa cenere ; ma folo s’ arreda , e per così dire>
s’ ubbriaca , e diventa ©fcuro quafi nero , fenza tenere la
Fiorata: ed allora più non tinge, dando in tale fiato qual-
che volta delle intere fettimane.
Per rimediarvi , fi pongono in Caldaja circa venti fecchj
di detto Bagno ( fuppoda fempre la Tina di tenuta di cen-
to libre di Guado ) e con mezza quarta di Semola di fru-
mento fi fa fcaldar tanto che quafi fia per bollire . Allora fi
fchiuma via ben bene detta femola e ceneraccio di Tina ,
che nuoterà alla fuperficie , e fi getta via ; indi fi ripone
detto Bagno così caldo in Tina , palizando ottimamente , e
coprendola . Dopo quattro in cinque ore , fi ripaliza nuova-
mente ; e tornerà in buono fiato .
Tomo I,
G
Qu an-
18 COLI U ìl A ED USI
Qiiando mai il Bagno fofie cosi oftinato che non volefle
ritornare in buon punto, fa d’ uopo di cavarlo tutto dalla
Tina, fino che s* incomincia a trovare il ceneraccio, o mor-
chia di cenere ; trovato il quale , fe ne cavano circa otto
fecchj; quali fi poflòno gettare in altra Tina di Bagno vec-
chio, e fiacco ( fe vi fia ) per dargli piede, e fargli pafta,
come s’ efprimono quelli dell’ Arte.
Fatto quefto , fi fa fcaldar bene detto Bagno , e fi rimet-
te nella fua Tina , fempre palizando , o fia mefchiando con
Pala ; avendovi aggiunte circa dodici libre di Guado , prepa-
rato, come fi dilfe a principio, ed una libra di cenere. In
quefto modo fi vedrà che il detto Bagno fi aprirà , e ritor-
nerà bello e buono come prima.
Si può anche far ritornare il Bagno in buon punto fenza
levargli il ceneraccio, come fopra fi è detto; ma folamente
coi farlo bene fcaldare, e ponere con elfo nella Tina dodici
libre di Guado ben preparato , fenza mettervi altra cenere ;
indi palizare, e coprirla.
Il Bagno alle volte viene ofcuro , non per troppa cenere ,
ma per troppo lavorare a tingere , fnervandofi , e fiaccando-
ci : e quefto , come dilfi , fuccede facilmente quando s ado-
pra Guado di Lombardia , il quale per poco lavoro fa be-
ne , ma per troppo perde prefto il fuo vigore . Se ciò ac-
cade, vi fi rimedia col porvi un poco di cenere, e palizan-
do poi , e coprendo la Tina , come fopra .
Oltre a quanto fopra fi è infegnato, fi deve avvertire ,
che, poiché il Bagno fi va confumando col continuare a tin-
gervi , fa bifogno d’ aggiungervi femolata per allungarlo .
Si fa perciò bollire tant’ acqua , che bafti a dare la piena
alla Tina, col porvi tanta femola a proporzione, come fi è
di fopra avvertito : e cosi calda darne la piena alla fua Ti-
na ; {chiamandone prima la femola quanto fi può, perchè
meno
DI VARIE PIANTE . i9
meno che ne va in Tina è meglio: ed aggiungendo due li-
bre circa di cenere , palizando , e coprendola .
Il lavoro di tingere non fi deve principiare, nè progredi-
re a Tina torbida, ma folo quando il Bagno è chiaro , e
che la morchia di cenere , e d’ altre materie grofTe ( detta
la Palla di Tina ) fia calata al fondo ; e folamente quando
elfo Bagno fia ridotto in buon punto; cioè che non fia ofcu-
ro, ma convenientemente giallo; altrimente fi tingerebbe af-
fai male, non riufcendo, e non attaccando il colore, che ,
quando le Robe colorite fi lavano , viene diftaccato ed afpor-
tato dall’ acqua . Si badi dunque bene , che quando fi vuol
tingere , fia il Bagno di bel colore giallo ; fe però non pen-
dere al verde, per elfere affai graffo d’ Endego, nel qual
calo tinge egualmente bene.
Quando fi devono tingere fete , bavella , o cofe limili , bi-
fogna che il Bagno fia ben caldo, ma che però non ifcotti;
fpecialmente quando fi fanno colori verdi , o di quel turchi-
no-ofcuro pavonazzo, detto Blò; perchè, fe il Bagno fcotta ,
rode il giallo , di cui fi è colorita precedentemente la RoJ^a
per farla verde, ed il purpureo deli’ Oricello, impiegato per
il Blò .
Per la tintura di Robe di Lana la Tina deve effere cal-
diffima, altrimenti non tinge per niente; ma per Robe di
filo, e di Cotone bifogna che fia folamente bene tepida ,
e che non ifcotti.
Devefi anche avvertire, che ogni volta che fi mette ce-
nere nella Tina , bifogna fpargervela nell’ atto fleflo che fi
paliza, affinchè beniffimo fi confonda con tutto il Bagno , e
lo maturi , o ( come dicono ) lo maeft ri *
Si guardi bene il Tintore di non lafciar mancare la» ce-
nere alla fua Tina, perchè mancando, fi guafia il Bagno :
ed allora, quantunque vi fi rimedj, mai ritorna a perfezio-
C 2 ne .
20 COLTURA ED USI .
ne . Minor male è di ecceder piuttofto alquanto nella dofe <F
effa cenere , che di mancare ; perchè tale eccedo di cenere
viene col tempo dal Bagno confumato .
Il mancamento di cenere , oltre ai fegni fopraindicati , li
conofce anche dal fedimento , o Parta della Tina , quando
fi fente colla Pala che nel fondo fta follevata , e come fan-
go affai liquido : e prendendone colla mano, fe ne fcappa
tra le dita : ed il Bagno ha odor forte di Guado ; quando
al contrario, abbondando troppo di cenere, ha odore di Li-
fciva , e come quella è faponiccio , ed il fedimento è fodo
e fido nel fondo della Tina .
Rifpetto al Guado , ve n’ ha di tante qualità , che non
è poffibile di dare regole generali , e che fiano nel tempo
rteffo adattate ad ogni forte di Piroga; ma da quanto ho
fopra infegnato potrà ogni Tintore prender norma per bene
dirigerfi: avvertendo che tutti i pefi e mifure di querte i-
rtruzioni, fi devono intendere di quegli ufati in Padova, ed
in Vicenza.
Per tingere nella Tina di Guado in qualfifiia atto di co-
lore turchino, baila che le Robe da colorirfi fiano ben net-
te; nè vi bifogna alcuna alluminazione ; ma folamente vam
no alluminate , cioè bollite in acqua impregnata d’ Allume ,
quelle , che prima d’ immergerli nella Tina vanno imbevute
d’ altri colori; come di giallo, di roffo ec, , perchè vi ven-
gano verdi , pavonazze , o d’ altre tinte ; potendoli fare col
mezzo della Tina più di cinquanta differenti atti di colori .
Il fopraddetto modo di preparare la Tina di Guado, e
d’ Indaco , e di bene condurla , fatto conofcere ficuriffimo e
d’ ottima riufcita da lunga e continuata pratica, fpero farà
gradito , non folo dalli Tintori , e da quelli che amano , o
ftudiano tal Arte; ma anche da coloro, che hanno il nobi-
le gefiio da conofcere i modi di quelle operazioni che gli
Ar~
DI VARIE PIANTE. 21
Artefici cududifcono gelofamente, e tengono quanto piu p0f„
fono fecrete ; delle quali quella è una certamente non mai da
alcuno Scrittore pubblicata; almeno in modo genuino, e ve-
ro , e colle neceflarie circodanze . Se alcuno poi bramale d’
illruirfi del modo di fare la preparazione della fuddetta Ti-
na colla Calcina per le Lane, può vedere 1’ Arte della tin-
tura di Lane ec. M. Hellot , il quale didefamente la infe-
gna.
Altro modo di tingere col Guado fen%a Indaco .
NE’ Paefì oltra marini fi tingono da quelle Genti Drappi
di Lana in colore turchino , o fia azzurro , con faci-
lita, fenza 1* ajuto dell’ Endego, e fenza Tina, o Valfello,
e fenza 1* opera de’ Tintori , nel modo feguente , che mi
fu mandato di cola, fcritto efattamente da Perfona Amica
di tutta fede .
L’ Erba Giallo, che in Corfù fi chiama Vali, fi femina
nelli mefi di Febbrajo , e di Marzo , nelle Ortaglie , ed in
altri terreni gralfi, che fono a quella Pianta i più confacen-
ti . Le fue foglie fomminiftrano un color turchino , ma ofcu-
ro, accollandofi al nero, forfè perchè i contadini, che fe ne
fervono, non fanno bene prepararne la tintura, nè le Robe
da tingerfi. Quelle foglie fi raccolgono dal Maggio fino a
Giugno, a milura che vanno maturando; fegno di che fi è,
quando di verdi diventano giallallre . Raccolte fi pedano con
legno, fino che fiano ridotte in palla, la quale fi llende poi
fopra delle tavole , e fi fa feccare al * Sole . Quando è ben
fecca , la pongono in Celli , o Barili , e fi conferva quanto
piace, purché fi guardi dall’ umido, che la farebbe gua-
dare.
Il prezzo comune in quelle Parti di tal Erba pedata e
fec-
21 COLTURA ED USI
feccata , è di lire quattordici in fedeci alla mifura colma e
bene calcata , ma qualche anno non vale più di dieci in
dodici ; intendendo però a Moneta di Levante , eh’ è a
ragione di Lire quarantotto il Zecchino : ed una mifura
pefa circa libre dieci in dodeei , efTendo materia di poco
pefo
Nel mefe di Luglio fe ne raccoglie la Temenza , che neL
colorito efterno radomiglia alla polvere Inglefe da Schioppo :
e fi trova fola col fuo fudo , per elferne fiate di tempo in
tempo fiaccate le foglie. Quella raccolta fallì , quando è
bene matura, tagliando i Fufli, a’ quali da la temenza at-
taccata , e lafciando la Pianta , la quale alle prime pioggie
d’ Agoda getta nuove foglie, da tagliarfi a mifura che ma-
turano , e preparafi nel modo fuddetto ..
Per ogni quindici braccia di Rade di Lana v’ impiegano
una mifura di detta pada fecca di Guado , che acconciate
nel modo feguente . Otto giorni prima di tingere , la pon-
gono in un Cedone, e mattina, e fera la fpruzzano d’ ac-
qua ogni giorno, onde divenga molle, e fermenti. Pigliano
poi una mifura e mezza di cenere dacciata t e poda in ce-
do collocato fopra un Madello , o altro vafo di legno , in
cui tea meda detta Rada , o altra Roba di Lana da tinger-
fi , vanno verfando dell’ acqua chiara fopra la cenere , che
filtrando s impregna dei fall d’ eda cenere , diventa Lifciet-
ta , o tea Ranno , e cade fopra la detta Roba da colorirfi ,
che da nel Madello. Si calcola che per ogni mifura d’ Er-
ba vi voglia una zara e mezza di detta Lifcietta fredda ,
netta, e chiara: ed ogni zara corrifponde ad un quarto di
Barile; cioè a fei Boccie da lira venete..
Quando fopra la Roba, che da nel Madello , vi tea det-
ta quantità di Lifcietta all’ incirca , vi gettano dentro la
fuddetta Pada di Guado, o Glado inumidita e fermentata ,
o/g//. Jet g la
, 't) le-r /^ezA’ rftea^o Aj
rrr
9^
ir> St ezcefi-t:
<jAAc>cl a_- . & sA ^4*- zn. /ec^U* Av
DI VARIE PIANTE . 23
t la {temperano ben bene con detta Lifcietta , e vi tengono
immerfa detta Lana dimenandola , e colla Palla molto sfre»
gandola , e lafciandovela due giorni , ma fpelfo tra il giorno
voltandola e rivoltandola* In fine del fecondo giorno , cava-
no elfa Roba dai Martello , e ben la fpremono , ponendola
poi al Sole ad afciugarfi ; il che fatto , la immergono nuo-
vamente nella fuddetta tintura, che fta nel Martello , per al-
tri due giorni, rivoltandola di quando' in quando* ed in fine
del fecondo giorno cavandola fuori, e fpremendola , e facen-
dola afciugare come foprà.
La medefima operazione va replicata altre quattro volte ,
e cosi dodici giorni vi s impiegano ; ed allora fi trova be-
ri irti mo tinta , e però fi lava nell’ acqua dei mare , o in A-
equa dolce chiara, e fi fa afciugare, dopo di che niente al-
tro fogliono farvi»
Molo , con cut in Germania , ed in altri Paeft , ed anche in
qualche luogo d’ Italia ft fanno i medefimi colori , che ven-
gono prodotti dalla Tina di Guado , fenica far ufo d' ejfo
Guado , ma fol amente d ’ Indaco , in certa Caldaja di Rame
che chiamano Vafello .
SI prepara la Caldaja di Rame detta Vafello , moftrata
dalla Tavola 3. Lettera A., larga in fommità , e che
in forma conica fi vada ftringendo verfo il fondo , come
a un di predo fono quelle, che ufanfi da’ Pallori per farvi il
Caccio e la Ricotta . La fua larghezza ed altezza deve cor-
rifpondere a quella capacità , di cui il Tintore conofce ave-
re bifogno ; avvertendo però, che deve eflere tanto alta, che
nei tingervi, le Robe non tocchino in fondo, dove fta il fe-
dimento, il quafe s alzerebbe ed intorbiderebbe il Bagno.
Quella caldaja , o Vafello deve murarfi in Fornello di mat-
toni ,
24 COLTURA ED usi
toni , indicato dalla lettera B., in modo che il fuo fondo
A A. fia fepolto e profondato nel terreno del fuoio della Tin-
toria fegnato F. dalle otto alle dodici oncie , fecondo la gran-
dezza del Vafello , affinchè la morchia , o fedimento di ce-
nere , calcina , ec. che precipitando al fondo vi fi adenfa , non
poffa venire turbata, fcottata, o bruciata dai fuoco; il che
fuccedendo, V opera fi guaderebbe. Intorno lo fteffo Vafello
vi deve effere il Vacuo fegnato C. dove fi pone il fuoco ,
colla Bocca D, per introdurvelo , ed il Caminetto E. per il
fumo, e perchè ferva di refpiro.
E' neceffario che detto Vafello fia fondato in luogo afciu-
to, altrimente non riefce bene; e che il fuo Fornello fia mu-
rato in modo acconcio a potervifi comodamente lavorare .
Fatto tale preparamento , vi fi forma il Bagno d’ Indaco
per tingere nel modo feguente . Si macina , e fi cola per lo {lac-
cio quella quantità, d’ Indaco ottimo , che fia conveniente alla
tenuta del Vafello , o vaffello , nel modo fteffo infegnato dove-
lio parlato della Tina di Guado , e fi pone nel detto Vaf-
fello . Indi , pofta a bollire in caldaja tanta acqua di Fiu-
me , che fia badante ad empiere il medefimo Vafello , fi
mette nella fteffa ( fuppofto che f Indaco impiegato fia una
libra ) una feffola e mezza di femola di Frumento : e quan-
do 1’ acqua è tanto calda che fcotti , vi fi getta entro Al-
lume di feccia alla quantità di fei libre , con due brancate
d’ Erba Genifta , detta volgarmente Corniola , e' fi fa bollire.
Tofto che ha bollito alquanto , fi leva il fuoco, e fi lafcia tan-
to raffreddare, che vi fi poffa tener dentro un dito , ed al-
lora fi getta tutto il chiaro di queft’ acqua ( che chiamano
la maeftra ) fopra 1* Indaco nel Vaffello. Per porre in iftato
un Vaflello da nuovo, farebbe cofa ottima , e più ficura d’
aggiungervi un poco di fondo, o pafta d’ altro Vaffello vec-
chio , fe fi foffe in cafo di poterne avere .
Do-
DI VARIE PIANTE . f s
Dopo me fifa detta maeftra nel Valfello, vi fi mefchia den-
tro con paia beniflimo , e fi pone nel fuo Fornello tanto
fuoco quanto badi a tenere il Bagno caldo continuamente;
ma però Tempre a fegno che vi fi pofifa tenere dentro un
dito fenza fcottarfi . Dopo dieci ore fi torna a mefchiarvi
dentro , e fi vedrà il Bagno a venir verde , e tingere il dito
immergendovelo . Continuando il fuddetto grado di calore , vi fi
va mefchiando dentro di tre ore , in tre ore : ed in termine d’
ore ventiquattro circa vi fi potrà tingere tuttociò che fi vorrà®
Quando a forza di colorire , ne farà eftratta la fòftanza
dell’Indaco,© Endego, fi rinnova la Tina nell’ ifteffo modo
fòpra infegnato ; ma in vece d’ acqua fi deve fervire del Ba-
gno reftato nel Vafello; aggiungendovi però tant’ acqua, quan*
ta fia neceffaria per dargli la piena . In quello modo lavo-
rando, fi va da fe formando il fuo fondo , o palla , e di-
venta migliore ; ma ogni due , o tre meli , fecondo che vi
fi lavora, bifogna levare tutto il Bagno chiaro del Valfello^
e levar via dalla palla del fondo quel ceneraccio , che vi fi
vedrà fopra; indi rinnovare il Bagno, come fopra fi è detto®
Può accadere talvolta che 1* Allume di feccia fia troppo
corrofivo , ed in taPcafo vi fi aggiunge un poco piu di det-
ta Erba , e di femola ; ma fe detto Allume di feccia fia de-
bole , fi fcarfeggia la dofe della femola , e dell’ Erba .
Se fi olferva che il Bagno fia come legato , e Urenti a ve»
nìre a colore , fi fa disfare alquanto d’ Allume di feccia in
fufficiente quantità d’ elfo Bagno , e fi getta nel Valfello ; ma
vedendofi eflere il Bagno ofcuro , bifogna raddolcirlo facendo
bollire in acqua alquanto di femola e di detta Erba Cornio-
la , ( detta da alcuni Erba intenta , 0 Erba gialla ) e ponen-
do il decotto nel Valfello . Anche il mele ftemprato nel Ba-
gno è ottimo per raddolcirlo , quando è troppo carico del
fale di detto Allume di feccia.
Tomo L D Mo-
26 COLTURA ED USI
Modo di tingere coll' Indaco in Tina a freddo .
SI macina Indaco ottimo, e fi palla per Io (laccio : e per
ogni libra fi prendono libre ventiquattro d’ acqua di Fiu-
me, la quale fi pone in caldaja capace , facendovi poi fotto
fuoco lento di carboni . Quando 1* acqua fia tepida , vi fi
pone dentro 1’ Endego , e fi cuopre bene , fenza melcHiarvi
dentro : ed elfendo tanto fcaldata che fcotti , bifogna aggiun-
gervi due libre d’ Allume di feccia in polvere , fe 1’ Inda-
co fia una libra .
Si devono anche avere per detta libra d’ Indaco due libre
di calcina viva in pezzi , della più recente che fi polla tro-
vare , e fi pone nella detta caldaja in tre volte ; cioè un
terzo per volta, e cosi in pezzi. Fra tanto il fuoco fia lem-
pre continuato, ma lento : e fi abbiano pronte due libre di
Rifagallo, o fia Arfenico citrino polverizzato e llacciato : e
parimente fei oncie d’ orpimento ordinario , detto da llua ,
fatto in polvere , e llacciato , e fi pongano nella ftelfa cal-
daja, con aggiungervi due oncie di limatura di Rame ; ma
avvertendo di maneggiare con cautela il Rifagallo , perchè
è un potente veleno corrolìvo .
Si faccia poi bollire tutto il Bagno lentamente lo fpazio
di circa un ora , e fempre ben coperto ; indi fi leva dal fuo-
co , e fi pone a raffreddare : e con fpatola di legno me-
fchiandovi dentro , fi olferva fe la compofizione fi cangia in
color verde-turchino , e giallo . Se quelli colori fi veggono ,
egli è fegno che il compollo è buono , e ridotto in buono
fiato .
Bifogna avere una Tina di tenuta proporzionata alla quan-
tità della compofizione , che fi è preparata , computarvi la
quantità d’ acqua necelfaria per diluirla , e per eftendere il
co-
DI VARIE PIANTE. 2y
colore quanto è necelfario, onde vi fi polla tingere con pro-
fitto. La fera poi , volendo il giorno feguente colorirvi , fi
getta in elfa Tina la fopraddetta compolizione , e fe le da
la piena con acqua fredda di Fiume , mefchiandovi dentro
ben bene , o fia palizando come fi fa nella Tina di Guado .
La mattina fi tornerà a palizarìa,e dopo due ore vi fi po-
tranno tingere Sete, Bavelle, Filo , Cotone , e cofe limili , che
vi prenderanno ottimo colore, lafciandovele immerfe e rivol-
tandole circa due ore . Confumata la tinta , fe ne fa nuova-
mente , nel modo fopraddetto.
VaJJ'ello , o Vafello da ùngere in turchino fen^a Guado ,
col folo Indaco. Ved. Tav. 3.
A. A~~^Aldaja di Rame , che deve elfere più o meno gran-
y j de , fecondo il comodo del Tintore , che vuole fer-
vicene , la quale fi nomina Valfello , o Vafello .
AA. Porzione d’ elfo Valfello , che deve profondarfi nel
fuolo della Tintoria , circa otto in dodici onde , affinchè il
fedimento di cenere, calcina ec. detto la palla del Valfello,
ftia difotto dal focolare , onde il fuoco , che vi fi mette per
fcaldare il Bagno colorante , non polla turbare ed alzare ,
nè abbrucciare elfo fedimento , che farebbe gualtare il Ba-
gno .
B. Fornello , che cinge e foftiene il Valfello ; quale For-
nello deve elfere murato di mattoni.
C. Vano del Fornello, nel quale fi pone il fuoco per Scal-
dare il Bagno .
P. Bocca d* elfo Fornello, per la quale s introduce il fuoco .
E. Camminetto, o refpiro per f ufcita del fumo.
F. Terreno del piano della Tintoria .
D 2
deli;
2» COLTURA ED USI
DELL’ INDACO.
L* Indaco , nel noftro volgare idioma detto Endego , $
una Droga di molto prezzo , che fi prepara nell’ In^
die , donde trae tal denominazione dall5 Indaco , o fia Anil ,
Pianta indigena di alcuni luoghi di quelle Regioni , la qua!
Droga ferve , come è affai noto , nella Tintura , ed anche
nella Pittura, per colore Turchino, o fia Azzurro, La col-
tivazione di quella Pianta , da cui viene effratta tale Dro«
ga , che è una Fecula, o fia una fpecie d’ elìratto , riefce
di tanta utilità , che in molte Provincie Indiane viene gran-
demente praticata .* e fpecialmente nella China , in Java,
Baleja , ed in quali tutte 1’ Ifole abitate da’ Chinefi , da
quali è pure Hata crafportata nell’ Ifole Molucche , ed in
Amboina. Anche dagli Spagnuoli è Hata introdotta nelle Ifo-
le d’ America , in alcune delle quali fe ne coltiva prefente-
mente grandiffima quantità; fpecialmente nella Carolina, do-
ve ne hanno di tre fpecie , la prima delle quali ff chiama
Indaco Francefe , o dell5 Ifola Spagnuola : la feconda fpecie
fi dice Indaco di Guatimala , o Indaco di Bah ama : e la terza
fi chiama Indaco felvatico , il quale è Indigeno della Caro-
lina , ed è quella fpecie , che piu d’ ogn’ altra coltivano- i
Caroliniani , perchè facilmente , e meglio vi alligna .
Varie Denominazioni vengono date alla detta Pianta deir
Indaco dagli Scrittori che parlano della medefima, e fono le
feguenti .
Indigofera Tintoria Linn. Spec. plant, 751.
Indicum^five Tonon. Rumph. Ambein. par. 5. lib. 8. cape»
3p. pag. 220. Tab. 8.
Anil five Indigo Americana fili qui s. in f aleuta modum con*
tome, Marchant, Aéh Paris. xji8, pag. 114, Tab. 3.
Anil
DI VARIE PIANTE . 7.9
Ami five Nil indorum Color . Bauh. Hift. 2. pag. ^45.
IV// /uè A/7 egregia pianta ex qua fit Color . Cam. Hort«
Ifatis Indica foliis Rorifmavini , Glajìo affini s . Bauh. pin. 1 1 3.
Ameri. Rheed. Malab. Tom. I. pag. 101. Tab 54.
Pongala Indica frutefcens , ex cw/Vi foliis Arni , five Indigo
conficitur , veruni Anil Ceylonenfe villius ejì & ignobilius ,
eo quod ex Maialar y Coromandel , aut Negapatan adfertur .
Hermani .
Colutea Indica humilis , ex gw// Indigo , folio virid, Hern^tan»
Mus. Zeyl. pag. 32. & Thes. Zeyl. 69.
Della Prima Specie . TVu. 4,
LA Pianta dell7 Indaco della prima fpecie nafce fponta-
neamente nel Regno di Cambaja , o Guzaratta ; par-
ticolarmente nella Jurifdizione chiamata Chirches;e vive cir-
ca tre anni . In Italia , coltivandola , e tenendola nel verno
in luogo caldo, vive egualmente , ma iafdandola efpofta all’
intemperie dell’ Aria , riefce folamente annua la fua durazio-
ne . Crefce all’ altezza di circa quattro piedi guernita di ra-
mi dal piede fin alla cima , formando una figura piramidale «
I fuoi furti non fono più grofiì d’ un dito, retti ed alquan-
to angolofi , di colo-r mirto di verde e di rolficeio , carichi
di fottililfimi e brevirtìmi peli , che nell’ invecchiare della
pianta la fanno apparire di color cenerognolo . I rami fono
di color verde ferruggineo, con alcune linee bianchiccie ed e-
levate, che li percorrono. Le fue foglie fono compofte, cioè
fopra d’ un picciuolo ve ne fono molte , come al naturale
rapprefenta la figura (A. A.), di foftanza confidente , di co-
lor verde chiara al di fopra , ed al di lotto le giovani fono
ferrugginee, e l’invecchiate cenerognole , pelofette . I fiori na~
fcono all’ afcelle dei rami e delle foglie , foftenuti da pic-
ciuoli
30 COLTURA ED USI
duoli lunghi una , due , o tre oncie , fecondo 1’ età ; difpo»
ili a guifa di tante piramidi . Ogn uno è compollo di quat-
tro foglie , una delle quali è più grande , e rivoltata all’ in-
dietro , di color verde ferruggineo al di fuori ( B.B. ). Le
due laterali fono di color di rofa , ( C. C. ) e Y inferiore , o
fìa la quarta foglia è fatta a guifa di barchetta, nella qua-
le ftanfi rinchiufi gli (lami ed il Germe . ( D. D. ) Caduti
che fono li fiori , fuccedono le fue teghette , o filique , di
color verde , che poi nel maturarli divengono rofficcie , pelo-
fette , e fono incurvate come tanti uncini ( E. ) . I fuoi fe-
rii i fono di color verdiccio, lunghetti , con un punto nei mez-
zo ( F. ) .
Quella pianta , oltre ai fomminiflrare la fopraddetta pre-
ziofa Droga , colorante in ogni atto di Turchino, unita col
Guado , ed anche fola ; ed ogni atto di verde con Droghe
coloranti in giallo , con quei modi , che fono infegnati dall5
Arte Tintoria , poffiede pure delle facolta Mediche . Elfa è
Vulneraria , rifolvente , alfringente , difeccante , e nefritica . Le
fue foglie, pelle, ed applicate , rifolvono i Tumori, e le
Parotidi: e guarirono le ferite . La polvere fatta delle me-
defime cicatrizza le Piaghe , lavandole prima coll’ Orina . La
Decozione della flelfa Pianta , e fpecialmente delle fue Radi-
ci giova moltiffimo, a chi patifce difficoltà d’ Orinare.
Della Seconda Specie . Tav. 5.
LA feconda fpecie d’ Indaco è V Indigofera Hirfuta Ltnn.
Spec . pianta 751.
AJìragalus fpicatus , filiquls penàuìlis , hirfutis , folli s ferie eh .
Bwman. Zeyl. pag. 37. t. 14.
Kattu-tagera , Hort» Maialar. Tom. 9. Tab. 30,
CW
DI VARIE PIANTE . ar
Colutea Scorpioide s , o vero Endico Affricano . Hijì„
pag. 18. u 12.
Quella pianta crefce all’ altezza di circa due piedi e mez-
zo, e ricerca più attenzione della prima fpecie, e relitte più
al freddo deli’ Inverno . Le fue foglie fono di color cenero-
gnolo, e i fnoi furti e rami fono di color d’ argento , mol-
liflimi al tatto. I fiori fono limili a quelli della prima fpe-
cie , ma le fue teghette fono affatto diverfe , cioè più brevi ;
rotonde ed articolate , e pendenti tutte verfo terra , di color
d’ argento ; e contengono due o tre femi per ciafcuna , ed
alle volte anche un folo , rotondi , fimiii ad un picciol gra-
zio di veccia , lifci , con una picciola macchia nera da una
parte , da Botanici chiamata Hillo .
Credo fuperfluo di defcrivere più minutamente tale fpecie
d* Indaco ; giacche la figura d’ uno de’ fuoi rami , che ho
rapprefentata al naturale nella Tavola 3. è fufficiente per
darla a conofcere : ed ommetto anche la definizione della
terza fpecie parendomi per noi di poca importanza.
Quantunque quella feconda fpecie non crefca a tanta gran-
dezza quanto la prima , con tuttociò rende quafi la fletta
quantità di Color Endego , come ho rilevato con replicate
fperienze . Supplifce alla grandezza della prima fpecie colle
fue foglie molto più lunghe , e larghe , e più polpofe , e pe-
rò sì dell’ una, che dell’ altra fi potrebbe tentare F introdu-
zione in quelli Paefl , e fpecialmente nei vicini al mare , e
nelle Ifole , dove ho fondamento di fperare buona riufcita*
come in feguito renderò maniferto . Ma per fare tali tenta-
tivi d’uopo farebbe di procurarli quantità fufficiente di, femi,
cofa molto difficile , dovendoli far venire da Regioni così lon-
tane. Si potrebbono però propagare quelle piante col mezzo
di quei pochi femi eh’ io tengo , e che potrei procurarmi
da varj Illuftri Botanici miei corri fponden ti ; ma a volerle
per
3z COLTURA ED USI
per tal via moltiplicare , la cofa anelerebbe troppo in lun-
go.
Della Coltura dell ’ Indaco , feminandone
in molta quantità,
SI femina V Indaco i primi d' Aprile in quefto modo ;
Prima bifogna che la terra Ha bene lavorata , ed in-
granata il mefe di Settembre , ovvero di Ottobre , e nel
mele di Marzo fi ara nuovamente. Si ara ancora a’ primi
d’ Aprile, e dopo arata, fi farchierà bene col Erpice facen-
dovi poi dei piccoli folchi , non più fondi di tre dita , drit-
ti e dittanti un piede e mezzo 1’ uno dall’ altro . Si femi-
nerà 1’ Indaco per entro detti folchi a linea , cioè un grano
dopo 1’ altro; ma fpeffo; perchè non tutto nafee : avvertendo
però che prima di lemmario , bifogna avere ammolliti i le-
nii nell’ acqua per lo fpazio di due o tre giorni , e che bi-
fogna feminarlo in tempo afeiutto, e quando fi vegga però
effere vicina la pioggia . Difpotti cosi i femi nei detti fol-
chetti , fi cuoprono col Raftrello , uguagliandovi bene fopra
la terra .
Quando fara nato , e crefciuto all5 altezza di circa tre
onde, fi zapperà leggiermente , eftirpandone tutte 1’ erbe
cattive , e fchiarendolo , fe farà troppo fpeffo ; dovendo ette-
re dittanti le piante una dall’ altra una fpanna . Verfo la
metà di Maggio fi ritornerà a zapparlo , calzandolo di ter-
ra più di quattro dita , come fi pratica di fare al For-
mentone, o Sorgho. Arrivate le Pianterelle all’ altezza d’
un piede , e mezzo , il che farà circa la metà di Luglio ,
e che fiano per fiorire, e che i loro rami fiano di color
verde ferruggineo; allora farà I’ Indaco giunto a perfezione
da
DI V A \ I E PIANTE . 33
eia doveri! cogliere . ( a ) Si taglieri adunque allora alto da
terra più di mezzo piede , lalciandone qua e la fparfe alcu-
ne piante delle più vegete lenza tagliarle , per la iemenza .
Di tratto in tratto che fi taglierà , fi anderà portandolo in
una Tina per cè preparata, come fi dirà a luo luogo.
Tofto che fi avrà terminato di tagliare 1’ indaco biiogna
adacquarlo, ed ii giorno feguente zapparlo, e ricalzarlo be-
ne di terra.
Altra raccolta fi farà nei primi di Settembre, o verfo la
metà delio fieflo mefe; e quella larà nel noftro clima T ul-
tima raccolta ; onde fi raccoglieranno tutti i rami e foglie ,
lafciandovi folo i furti legnofi , e le piante per la femenza ,
che deve andarfi raccogliendo di tratto in tratto, fecondo
che fi anderà maturando.
Modo dì ejìraere il Colore detto Indaco , o Endegè
dalle Piante fopraddeferitte .
PRìma di fare alcuna raccolta d’ Indaco, fa d’ uopo di
prepararfi tre Tine , fituate una fotto T altra , come
fono rapprefentate nella Tav. 6, Quelle devono effere affai
capaci e forti .* e fe fi fanno di legname , bifogna che lo
fteffo fia d’ ottima qualità , e che fiano ben cerchiate di fer-
ro. Meglio rie l'ce però di farle di muro di mattoni ottima-
mente conneffi ; ma fpecialmente la prima , la quale fuole
coftruirfi di forma quadrilunga, di circa venti piedi di lun-
ghezza , larga dalli dodici ai-li quindici , e quattro profonda ,
e forte tanto che porta refiftere alla fermentazione deli’ In-
daco, che vi deve entro fuccedere affai galiarda. La Figu-
Tomo I. E ra
C a ) Il Padre Labat , parlando della Coltivazione, e preparazione dell’ Indaeo , dice,
che bifogna tagliar le piante dell’ Indaco medefimo prima che fiorivano , fe fi vuole
avere un Endego .piti fino ; e che , tagliate quando fono fiorite , ne dano maggiore
quantità, ma molto inferiore di quello eftratto dalle piante tenere , Vedi Tom» L Vo»
yage aux isles de 1’ Amerique pag. 721.
COLTURA ED USI
ra F. rapprefenta detta prima Tina quando è fatta di le-
gno, e della è quella ( fia poi di legno, o di muro ) in
cui fi deve far macerare e fermentare 1’ Indaco fopraddet-
to , come fi dirà qui lotto. La Tina G. deve edere a un
diprefio la metà piu picchia della prima: e lervir deve per
ricevere 1* acqua impregnata della ioftanza dell’ Indaco dopo
la fermentazione , che vi fi fa entro cadere , e vi fi sbatte ,
affinchè 1’ Indaco fi fepari dall’ acqua , e fi precipiti . La
Tina H., collocata più bada di tutte , deve edere più pic-
ciola della feconda, e di poca altezza , dovendo lolamente
fervìre per farvi cadere la Fecula turchina dell’ Indaco , do-
po , che precipitata nella Tina G. fe le è levata da dodo
V acqua.
La prima Tina ( F. ) avrà una fola cannella appredo al
fondo (I.) colla quale poterne eftraere tutta 1’ acqua . La
feconda bifogna che né abbia diverfe dal bado all’ alto , una
diftante dall’ altra mezzo piede ( K. L. M. ) ; ma la terza
Tina ne avrà blamente una come la prima.
Preparate le fuddette tre Tine , e giunto il tempo della
prima raccolta, s incomincierà a tagliare I’ Indaco : e di
mano in mano, che fi anderà tagliando, fi farà portare nel-
la prima Tina, empiendo della medefima folo tre quarte
parti , acciocché 1’ acqua che vi fi pone , non formonti ,
quando 1’ Indaco fermenta . Empita che fi avrà fino al det-
to fegno la Tina, vi fi getta fopra tanta acqua, che fupe-
ri f Erba di circa mezzo piede , e fi lafcia così , fino che
fi vegga alzarfi la materia. Allora vi fi porranno fopra del-
le sbarre di legno, e delle pietre, acciocché detta Erba fe
ne dia fott’ acqua: e lafciafi fermentare, fino che la fer-
mentazione termini da fe , che farà allor quando 1’ acqua fi
vegga ritornata alla futa primiera altezza ; cioè a quella che
aveva quando vi fu polla . Ceffata la fermentazione , bifogna
pron-
DI VARIE PIANTE. 35
prontamente aprire la Cannella della prima Tina , e lafcia-
re cadere tutta 1* acqua , carica della foftanza dell’ Indaco ,
nella feconda Tina, collocata perciò più balla. Ufcita che
ne fia 1’ acqua , fe ne tira fuori tutta V Erba , riponendo*
vene di frelca nuovamente , fe fe ne avrà da tagliare : e
procedendo in tutto e per tutto come prima.
Raccolta f acqua , impregnata della detta foftanza colorifi-
ca nella feconda Tina , fi abbiano pronti due forti Remi di
legno, in capo a ciafcuno de’ quali fia attaccata una fec-
chia pure di legno , fenza fondo , e che dentro abbia due
legni in forma di croce , per dar maggiore fcuotimgnto a
detta acqua, li quali Remi colle fecchie attaccate fi veggo-
no fig. ( N. N. ) . Due Uomini gagliardi devono sbattere f a-
cqua fuddetta nella feconda Tina immergendovi ed alzandone
reiteratamente, e con molta velocità dette fecchie , fino a
tanto che la fchiuma s alzi all’ orlo d’ tifa Tina . Alcuni
sbattono detta acqua con una Ruota a Palette, girata velo-
cemente , e collocata in modo che le Palette entrino nell’
acqua. Allora celiando di sbattere , vi fi getta un poco d’
Oglio d’ Uliva , e s’ agita un poco infieme colla fchiuma
ed acqua; poi fi lafcia in ripofo, che f Olio farà precipi-
tare tutta la fchiuma nel fondo . Indi fi anderà di tratto in
tratto prendendo fopra un piatto di Majolica , o pure in
tazza di Criftallo, della detta acqua, guardandovi per entro
fe vi fi veggano molecole d’ Indaco . Quando vi fi vedrà,
per entro la foftanza dell’ Endego ( che prima vi. era di-
fciolta ) andarli unendo, ed infieme aggrumolando , fi gette-
rà dentro la medefima Tina alquanta acqua di Calcina vi-
va , agitandovela alquanto , e poi lafciando ogni cofa in quie-
te , fino che tutto f Endego far'a precipitato , per virtù di
detta acqua di Calcina . Quando fi vedrà che la foftanza d’
Indaco , o Endego precipitato , farà difcefa di fotto dalla pri- '
E 2 ma
3 6 COLTURA ED USI.
ina cannella (K) della Tina, fi aprirà la fletta cannella, la-
rdandone ufcire T acqua chiara : e cosi fi anderà facendo di
cannella in cannella , a mifura che 1’ Endego anderà caden-
do al fondo , fino che tutta 1’ acqua chiara , e Spogliata di
detto colore, ne fia ufcita. Allora, aperta T ultima cannella
( M ) che è appreflo il fondo di detta Tina , fi fa cadere
tutto T Endego ( il quale è come un fango liquido ) nella
terza Tina ( H. ) , dove fi lafcia in ripofo tanto , che s’ ad-
denfi in modo da poternelo facilmente eftrarre . Ridotto a tal
fegno , fe ne lo cava fuori ponendolo in facchetti di tela ad
afciugarfi al Sole fopra letti di fabbia . Ufcita che ne fia F
umidità talmente , che abbia confidenza di palla , fi cava
da’ facchetti , e riducefi colle mani in pani , a pure in ta-
volette, e faffi poi feccare perfettamente al Sole, o nella
Stuffa dentro Scatole di legno ; il che fatto , fi pone dove
piace di confervarlo: e cosi haffi i* Indaco, o Endego perfe-
zionato , e vendibile .
Altro modo praticato dagl ’ Indiani di preparar V Indaco , de-
ferino dal Signor Giovanni Van Tivvijì Mercante della
Società dell ’ Indie *
TAgliano li rami colle foglie di quella pianta , e dopo
tagliati , li diftendono al Sole per un giorno , poi li
vanno prendendo , e mettendoli dentro vafi di pietra fatti per
tale operazione , quali fono fiati prima empiti d’ acqua pu-
ra all’ altezza di un uomo . Agitano la materia di tratto in
tratto con un legno lungo , affinchè 1* acqua ne cavi più fa-
cilmente la tintura.
Quando detta acqua ha beniffimo eftratta la tintura delle
foglie e furti dell’ Indaco , la fanno cadere in altro vafo,
dove la lafciano una notte in ripofo , acciò la foftanza colo-
ran-
DI VARIE PIANTE ; 37
rante, della quale è impregnata, fe ne cada al fondo . Indi
fanno ufcire tutta 1’ acqua rertata chiara , e pongono il Se-
dimento, che è 1* Endego , dentro un pezzo di tela di tef-
fitura rara , acciocché ne filtri fuori 1* acqua tettatavi , e
fanno poi leccare perfettamente quella Tintura al Sole in
facchetti di tela. Quello è l’Indaco, o Endego, che prepa-
rano li Rullici Indiani; li quali, per accrefcerlo di pefo , u-
fano la frode di mefchiarvi certa terra in polvere , che lo
affomiglia nel colore : e vi unifcono anche dell’ Oglio , affin-
chè riefca nuotante nell’ acqua .
Altro modo ufato da Cbìnejì.
P Reparano 1* Indaco i Chinefi, tagliando tutta la Pianta,
e talvolta cavandola colle radici , e ponendo ogni cofa
in Vafo , o Tina beniffimo calcata : e gettandovi fopra tant9
acqua , che beniffimo tutta detta Erba cuopra , e fommerga .
Cosi la lafciano ventiquattr’ ore a macerarfi, per il che fare
nel nollro Clima ci vorrebbono due in tre giorni ; indi ne
fanno ufcire tutta detta acqua carica della tintura dell* Inda-
co . Gettano via tutta detta Erba (lata in macerazione : e
nell’ acqua impregnata della tintura , pongono alquanto di
Calcina fottilmente (tacciata, e ve la fanno beniffimo incor-
porare , sbattendo l’ acqua fortemente con groffe verghe di le-
gno, fino che foprannuoti una fchiuma purpurea . La lafcia-
no allora in ripofo ventiquattr’ ore , nel qual tempo il color
Endego cade al fondo , e poi ne fanno ufcir 1’ acqua, e lo
pongono ad afciugarfi al Sole , fino che fia ridotto a confi-
denza di parta, che formano in pani, e fanno feccare total-
mente , efponendolo nuovamente al Sole *
Spe-
3& COLTURA ED USI.
Sper\en%e da me fatte Sopra la Coltura , e preparatone
dell Indaco
SEminai 1* Indaco a’ primi d’ Aprile dell’ anno 1754. in
terreno graffo , leggiero , e ben lavorato ; e quando fa
crefeiuto all’ altezza di quattro dita , lo feci zappare e netta-
re dall’ Erbe cattive . Circa la metà di Maggio lo feci rizzap-
pare , e calzare di terra : ed agli ultimi di Giugno prefi le
foglie , e le fommita d’ alcune di dette Piante ,, che erano
crefciute all’ altezza di circa un piede e mezzo , tagliandole
più di mezzo piede fopra terra . Troncate che furono le fe-
ci zappare nuovamente , e ricalzare di terra , come fi prati-
ca di fare al Formentone, o Sorgo, e le feci innaffiare; la-
fciandole poi fenza ulteriore coltura , fe non che di tenerle
nette dal! Erbe.,
A’ primi di Settembre , quantunque la ftagione foffe an-
data affai fecca , le fuddette Piante d’ Indaco , eh’ erano fia-
te troncate, giugnevano all’altezza di circa due piedie mez-
zo; ed a circa quattro piedi quelle, che lafciai intere.
Delle foglie e rami, tagliati dalle Piante fopraddette al fi-
ite di Giugno , feci le feguenti fperienze . Cosi tagliate di
frefeo le pofi in Vafo di Majolica, e le coprj con tant’ acqua
che le fuperafle di tre dita , caricandole con una pietra ,
affinchè fe ne fteffero immerfe. Efpofi il Vafo al Sole; vili
fufeitò fermentazione : e 1’ acqua s’ alzò , formando una fpiu-
ma violacea. Quando vidi 1* acqua abbaffarfi e ritornata alla
fua primiera altezza, la feci paffare in altro Vafo , via get-
tando T Erba fuddetta , reftata fpogliata della Tintura ; e
quell’ acqua 1’ agitai fortemente, e velocemente, fbattendola
con una picciola ruota dentata , conficata nell’ efiremita d’ un
manubrio di legno , nel modo fteffo , che faffi preparandofi la
be-
DI VA PIE PIANTE . 3p
bevanda di Chioccolate , fino a tanto che vidi effervi for-
mata fopra altra fchhima . Allora vi gettai dentro alcune goc-
cie d’ Olio d’ Uliva , che fece rollo precipitare nell’ acqua
detta fchiuma : e continuai a (batterla ancora fino che 1*
acqua llelfa fi vedeva ripiena di molecole piccioliflime di co-
lor Endego . Ciò veduto , vi aggiunfi un poco d’ acqua di
Calcina viva , ed agitai ancora tanto che i liquori fi confon-
deflero; indi lafciai tutto in ripolo fino alla totale precipita-
zione dell’ Endego , o Indaco al fondo del vaio . Seguita tale
precipitazione , gettai deliramente fuori del vaio 1’ acqua re-
fiata chiara; e pofi il Cedimento in Sacchettino a leccarli all’
aria . Secco che fu , lo cavai dal Sacchetto , e lo trovai In-
daco di buon colore , quali affatto fimile a quello che ci vie-
ne di Guatimala.
Ho replicato tale fperi mento anche fopra le foglie e rami
d’ Indaco , tagliati in Settembre , e mi è riulcito egual-
mente .
Ometto di riferire varj altri tentativi , fatti fopra tale
Pianta in picciola quantità , feguenda altri metodi dagli
Autori infegnati , parendomi badante d’ avere defcritta la fud-
detta iperienza, la meglio riufcitami; dal buon fuccefio della
quale mi fembra di poter con fondamento conchiudere elfere
1’ Indaco un prodotto che potrebbe addattarfi anche al no-
fi ro Clima . Sono perfuafo che fpecialmente { come dilfi ) nel-
le Ifole maritime folfe per riufcirvi molto bene , e che fe
ne caverebbe un Endego tanto buono , quanto quello delle
Ifole Francefi , e della Carolina . Un Campo feminato di
quella Pianta dovrebbe elfere di rendita cosi grande, e di
tanto maggiore di qualunque altro Prodotto de’ nofiri Paefi ,
che bene vaierebbe la pena di tentarne i’ introduzione . *
Sa-
(.*) Anche nell’ Anno fcorfo 176$. ho replicati i fuddetti fperimenti fopra I’ Indaco con
ottima riufcita; e però tanto maggiormente ho coraggio di efortare chi può a tentare
40 COLTURA ED USI
Sapendo che il Celebre Linneo indica alcune fpecie di
Piante , dalle quali crede che fi potefie cavar il color Ende-
go ; e che M Hellot nel luo Trattato, di Tintura fi inoltra
dello fieflfo parere , non ho mancato di raccoglierne d’ ognu-
na delle Ipecip indicate, e di farne Iperienze; ma ho cono-
fciuto efier affai facile d’ avanzare delle congetture , ma dif-
ficiliflìmo di toccare nel legno lenza 1’ ajuto di fperi menti .
Neffuna di tali Ipecie m’ ha dato nè pure ombra di tintu-
ra, che all’ Indaco s’ avvicini. Il folo Guado, tra le Piante
Europee , è quello , dal quale ho ofifervato produrfi qualche
picciola quantità di detto colore. Forle da quella pianta po-
trebbe riufcire di cavarfi dell’ Endego con profitto ; ma per
afiicurarfi le in fatto ciò fia riufcibile , bifognerebbe farne
delle fperienze in grande , ufandovi tutta 1’ arte , e diligen-
za neceflfaria , e più d’ una volta replicandole • il che non
può farfi fenza confiderabile dilpendio , per li preparamenti ,
e molta quantità di Guado , che vi abbifognano .
d6 introdurne la coltura. Quello che ho coltivato nell’ Orto è flato veduto con am-
mirazione da diverfi preftantifiìmi Perfonaggi , e fpecialmente dal tanto benemerito
delle Arti e del Commercio il Nobil Uomo J2cc. Sig. Niccolò Tron Cavalier , mai a
baftanza lodato.
DEL-
Dì VARIE PIANTE .
41
DELLA RUBI A, O ROZA (r^.7.8.)
A Rubia è una Pianta , delle cui radici preparali una
Droga detta volgarmente Roza , di moltiffimo ufo nella
tintura, fpecialmente di Lane, dando efia un color rolfo fuo
proprio molto forte e rendente , e fervendo anche per ingre-
diente d’ altri colori .
Nafce fpontaneamente in molti luoghi d’ Italia , di Germa-
nia, di Francia, di Spagna , e dell’ Àfia : ed in molta co-
pia fe ne coltiva in Fiandra , in Olanda , nell’ Inghilterra ,
e nella Francia medefima, e falfene grande commercio.
Di quella pure ( olfervando che per noi forma un com-
mercio palfivo , che porta fuori dello Stato annualmente fora-
me confiderabili di danaro ) ho fatti molti fperimenti , per
rilevare fe polla riufcire anche nei noftri Paelì con utile ,
e felicitk . Accertatomi , per quella eh’ io ftelfo ho coltiva-
ta , e di cui ne ho anche prefentemente nell’ Orto , e per
altre olfervazioni , che potrebbe la fteffa elfere in molti dei
noftri terreni un Prodotto di coltura agevole , e molto van-
taggiofo , ho per lo ftelfo buon fine accennato nella me-
moria fopra il Guado , fcritta a comune utilità la prefente
Iftruzione , che potrà fervire di ficura norma a chiunque vo-
Ielle porfi a coltivarne .
Seguendo 1’ ordine della prima memoria , depriverò in pri-
mo luogo i nomi, co’ quali viene diftinta , ponendovi dopo
la definizione Botanica, e fono li feguenti.
Nominali da Scrittori Latini
Tomo I. F Ru-
Sua coltivazione , e preparazione , e modo di fervìrfene
nella tintura ec .
42 COLTURA ED USI
Rubia rinfiorimi fativa , Baub. piti, 333. Tournef. Injì.
R. H. 1 14.
Rubia fativa . Batih. hifl. 3 . pag. 714.
Rubia major. Lob . icon. 768. ciuf. hifì.
Rubia officinarum , & Dod. pempt. 120.
Rubia domeftica. Matth .
Dagl’ Italiani . Rubia , Ro-ga , Erythrodano volgare , Radice
rojfa . &c.
In Greco. E’RTGPO'AANON, e Lipari.
In Arabo. Paavet , Favealfabagin , G" Fuoy.
Da’ Tedefchi. Ferberroet , (2?* Ferber Rodte .
Da’ Francefi . Garance , 0^ Garence .
Da’ Spagnuoli . Ruvua , Ruvia , Roya ^ Garanzia .
In Inglefe . Madder .
Ha quella pianta la fua radice perenne , lunga , e fucco-
fa , divifa per ordinario in molti rami: (Vedi Tav. 7.%. A®
A. A. , dove al naturale è rapprefentata ) ed è della grolfez-
za , poco più poco meno d’ un dito , ai dì fuori rofla , e nel
mezzo ripiena d’ una midolla di color croceo. Produce i fuoi
farmenti , o fufti lunghi, quadrati, nodofi , afprilfimi al tat-
to , e vanno ferpendo per terra . Le fue fòglie fono ancor
effe afprilfime , a caufa di certi fottili uncini fparfi nel con-
torno , e nelle coltole delle medefime : e Hanno attaccate in-
torno ad ogni nodo , difpolte in forma di ftella , ed aventi
Politamente la lunghezza di circa due oncie ( vedi Tav. 8è
fig. F. ) . I fuoi rami , nelle loro eltremitù , fono divifi in
varj ramofcelli carichi di piccoli fioretti ( G. G. ) di color
verde-giallo, compolti d’ una fola foglia, e divifi nel contor-
no in quattro o cinque, ed alle volte in fei parti , a gui-
fa di Stella, ed ognuna di quelle fogliette , o parti , ha la
fua punta rivoltata verfo il fuo centro (H. H.). Vengono
elìì foltenuti dagli embrioni , i quali pofcia crefcono in bac-
che
DI VARIE PIANTE . 43
che della groffezza d’ un pifello, prima verdi, e che quando
fono mature divengono nere, e ripiene di fugo. (I. I.)
K. indica il difegno della pianta appena nata dal feme.
Della coltura della Rubia , e prima dei terreni ,
che vi fono atti •
Refce la Rubia in ogni forta di terreno ben coltivato.
ed ingranato come ufafi per la canapa; ma non però
in ciafcuno ugualmente . Suole provar bene nelle terre me-
diocremente umide , dolci , e di buona qualità ; e fpecial-
mente nelle graffe arenofe , e fabbiofe , nelle quali , trovan-
do le radici facilità, di penetrare per ogni lato , e di crede-
re , vi divengono più lunghe , e più groffe , che in qualun-
que altra forte di terreno . Alligna anche nelle terre tenaci
e magre , ma vi fa radici fottili , ed il prodotto ne riefce
lcarfo . Queft* Erba è molto a propofito per i terreni che s*
inondano , purché 1* acque non vi ftieno fopra troppo lungo
tempo ; avendo io offervato che la flelfa nafce fpontaneamen»
te , e vigorofamente vive in alcuni lìti del Padovano alle
ripe de’ Eoffi, che nelle piene delle acque reftano annegate
frequentemente .
Due fono i modi di coltivare , e di propagare la Rubia ;
uno cioè di feminarla , 1* altro di trafpiantarne i germogli 5
che fi levano dalle piante invecchiate : e si F uno , che F
altro può riufcire ottimamente , purché non fi manchi della
neceffaria diligenza .
Volendo propagare la Rubia per feminagione , bifogna in
Settembre principiare a preparare la terra , arandola profon-
damente .* ed agli ultimi d’ Ottobre devefi concimare , ed
arare nuovamente . Nel fine poi dei Febbrajo fiiffeguente , o
al principio di Marzo fi riarerà ancora , e fi ridurrà in va-
F 2
neze
44 COLTURA ED USI
neze o Gombine della largezza di due piedi circa , fpianan*
dole con buona erpicatura . Indi in ciafcuna di tali vaneze
fi faranno per lungo tre piccioli Solchi, uno nel mezzo, ed
uno per ogni lato , in modo tale che le file dei femi , da
porli nei medefimi , riefcano tra fe difianti quali un piede <>
Quelli folchi non devono efiere più profondi d’ un palmo
circa ; ed in elfi fi pongono i femi di Rubia , non però trop-
po fpefii. Prima di feminarveli, devono efiere flati ammolli-
ti nell’ acqua due giorni , affinchè germoglino più prello ,. e
ne forgano vigorofamente le pianterelle dalla terra . Io ho
fatto oflervazione che quando i femi fiano flati ammolliti
prima di porli nella terra, nafcono quafi tutti, ma che fen-
za quella preparazione non ne nafce la metà , oltre che le
piante dei primi crefcono anche più facilmente.
Subito feminati , bifogna coprirli di terra ; anzi di tratto
in tratto , che uno anderà fpargendo i femi dentro i Solchi ,
bifogna che un altro lo vada feguendo , coprendoli di terra
all’ altezza di circa quattro dita , levandola da ambi i lati
de’ Solchi. Terminato di feminare, e di coprire detti femi,
bifogna ben fpianarvi ed uguagliarvi la terra fopra con pic^
dolo Rallrello a denti di ferro ■ lafciandovi però rilevata
quella, che, dopo d’avere coperti i femi, farà reflata in-
tatta tra Solco e Solco . Quando fi avefie il comodo di qual-
che acqua , farebbe molto utile d’ irrigare il terreno fe mina-
to, fe la flagione fia fecca .
Nate le pianterelle di Rubia , e crefciute alF altezza di
circa tre dita, bifogna zapparle leggermente : e fe il terreno
farà arenofo e fciolto , baderà farchiare col Rafirello , eftir-
pando le malerbe ; cioè tutte quelle che non fono Rubia •
Crefciute poi che faranno all’ altezza di circa mezzo piede ,
fi zapperanno di nuovo , e fi calzeranno di terra all’ altezza
di quattro dita , fervendofi di quella fuddetta , reflata rile-
DI VARIE PIANTE . 45
Vita tra i folchi; ne’ vi fi fara più altra coltura, fe non
quella di tenerle nette dall’ Erbe.
Nel fufieguente Autunno poi, o nella Primavera, avanti
che la Rubia incominci a germogliare , fi deve fchiarirne le
piante in modo , che quelle , che vi fi lafciano interzate ,
fiano tra fe diftanti circa un palmo: e dopo fi zappano , e
fi ricalzano di terra. Tutte le pianterelie , che faranno fiate
cavate nel fare tale fchiarimento , fi trafpianteranno in altro
terreno , fiato preparato come il primo , in cui furono lami-
nate ; difponendole collo ftefio ordine di folchi , e 1’ una lon-
tana dall’ altra un palmo, e coprendole di terra talmente-
chè i loro capi reftino fotterrati circa tre dita , e quella u°
guagliando poi bene col Raftrello .
Nel mefe di Giugno, o di Luglio, crefciute le piante di
Rubia , tanto le prime , che le trafpiantate , all’ altezza d’
un piede circa , fi calzeranno per un mezzo piede di terra £
loro Gambi , acciò fi convertano in radici buone per la tin-
tura , come fuccede . Per calzare la Rubia in qualunque
tempo, e con pochiflima fpefa, il miglior modo fi è di far-
fi fare un picciol aratro , che poffa edere agevolmente tira-
to da un Cavallo , e con quello andar facendo un folco tra
una fila e F altra in modo, che la terra s’appoggi ai Gam-
bi della Rubia; e cosi, oltre il grande rifparmio di fatica,
fi avra anche quello di facilmente efiirpare 1* Erbe , che la
danneggiano .
Nei terreni gradi e ben coltivati le radici di quella Pian-
ta fi podbno cavare , per ufo delle Tintorie , in capo a di-
ciotto mefi dalla fua piantagione , contando fempre dal-
la Primavera ; poiché , fe la fi avede piantata in Autunno ,
non fi deve contar per niente quel primo Inverno , nel
quale non fa che tenerli viva. Ma nelle terre magre bifo-
gna afpettare che fieno padati due anni, ed ancora più,
affin*
4f? COLTURA ED USI
affinchè, le radici fieno fufficiente mente grolle, e pregne di
colore ,
In foni ma non fi deve differire a cavarla più del bifogno,
perchè Y utile verrebbe a minorarli, nè fi deve raccoglierla
avanti che fia ridotta a perfezione; poiché le radici cavate
troppo prefio, cioè avanti che giunte fieno a groflezza con»
veniente, non folo rendono la raccolta affai fcarfa , ma an-
che di poca efficacia per la tintura , dando un colore più
rancio che roffo , e poco fodo . Devefi però fapere che più
che quelle radici invecchiano , più anche fi perfezionano
e fi caricano di colore , come puoffi vedere nella Rnbia , che
nafce fpontaneamente in var; luoghi degli Euganei ec.
Quando tali radici fono in iftato da poterli utilmente ca-
vare, le maggiori fogliono elfere della groflezza d* un dito ,
ed i loro rami fono più grolfi d’ una penna d’ Oca. Tor-
cendole fi rompono facilmente , e fono di pafta fifla e con
molta parte rofia : e nel feccarfi calano poco nella groflez-
za.
Il modo poi di propagare la Rubia, non per feminagio-
ne, ma col piantarne i germogli, come ho fopra indicato,
fi fa come fegue . Potrebbono procurarfi tali germogli dai
Luoghi , nei quali elfa fpontaneamente nafce , o dove fi col-
tiva ; ma elfendo che per quella via riunirebbe il propagar-
la molto difficile e difpendiofo, dove la medefima non fiali
ancora introdotta; cosi devo arricordare che la maniera più
facile fi è quella di preparacene un ballante vivajo , donde
poterne cavare il bifogno, fecondo le puntazioni , che fi de-
lfina di farne.
Per formarli quello vivajo, fi prepari un pezzo di buon
terreno Ortivo , o altro fumile , ben lavorato . Sia quello
per efempio un quadro di quindici pertiche, per ogni lato,
o pure un quarto di campo, che è duecentodieci Tavole *
Per
DI VARIE PIANTE . 47
Per feminarlo vi è d’ uopo una quarta Padovana , o Ila
quartaruolo Veneto di Temenza di Rubia , la quale , dopo d’
averla tenuta ad ammollirfi in acqua due giorni, fi fpargera
fopra detto terreno, come fi fa feminando la Canapa. Fat-
to ciò, fi ridurrà elfo terreno in vaneze, o Gombine, lar-
ghe ognuna circa tre piedi , gettando la terra de’ folchi fo-
pra le vaneze , e coprendo detta Temenza , e fpianandovela
poi bene con Raftrelio; col quale Te ne leveranno le zollette
dure di terra , i fallì , Te ve ne fodero , ed altre materie
grolfe , facendole cadere nei folchi .
Nata la Rubia , e crefciuta all* altezza dì due dita , lì
farchierà , o con Raftrelio a denti di ferro , o con zappetta
da Ortolani bicornuta , ufando diligenza di non farle danno .
Io non ripeto il modo di preparare la terra , ed il tempo
da feminare la Rubia, che ho già fopra infegnato ; e profe-
guirò a dire come fe ne coltivi il Vivajo.
Nel mefe di Luglio fi caverà la terra dai fopraddetti fol-
chi colla vanga alla profondezza d’ un piede, e bene limo-
lata, fi fpargera fopra le pianterelle di Rubia, olfervand©
di non fotterrarne le fommità dei rami . Si lafcierà così il
vivajo fino alla fulfeguente Primavera ; venuta la quale li
caveranno nuovamente i folchi come prima , e fi copriranno
tutte le vaneze della terra da’ medefimi cavata all’ altezza
di circa tre dita ; bene uguagliandovela fopra col Raftrelio :
e ciò deve farfi prima che principino a germogliare le piante .
Altro non vi fi farà poi fino alla metà di Settembre , a
riferva di tenere il vivajo netto dall’ Erbe dannofe : ed allora
fi potrà fegare la Rubia per farne fieno . Nel Mefe d’ Ot-
tobre farà in iftato da poterli cavare per farne le piantagio-
ni; quali però farà meglio di farle in Primavera, avanti
che le piante principino a moverli: e fi procederà come fe-
gue.
Si
4$ COLTURA ED USI
Si caverà dal vivajo tutta la Rubia, e cavata fe le fiac-
cheranno tutti i germogli , o buti , legnati nella Tav. 7.
fig. 1. 2, 3. 4. dividendo ogni pianta in quante parti, atte
a poter vegetare , che fi. potrà . Quei germogli , che avran-
no troppa lunghezza, fi taglieranno in pezzi lunghi circa un
palmo , facendo il taglio nel luogo fegnato nella Tav. 7.
fig. a. a. a. a. a. , ma avvertendo che vi refti in ogni par-
te qualche gemma, o butone: Ved. Tav. 3. fig. c. c. c. c.
c. , e tenendole guardate dal Sole , che cosi fi pofiono tene-
re due o tre giorni fenza riporle in terra .
Prima di cavare la Rubia , bilogna aver preparata quella
quantità di terra , che fi vorrà piantare , nello flefib modo ,
che ho fopra infegnato , e ridotta in vaneze della fletta lar-
ghezza; nelle quali con un paletto fi anderanno facendo dei
buchi interzati dittanti 1’ uno dall’ altro un palmo , ed in
file rette , dittanti 1’ una dall’ altra un piede . Nel mentre
che uno anderà facendo detti buchi, un altro feguirà po-
nendovi un germoglio , o piantone di Rubia per buco, e
coprendoli di terra in modo, che la fommità de’ medefimi
retti fotterrata più di tre dita , uguagliandovi poi la terra
fopra col Raffretto. Fatta la puntazione, vi fi uferà pofcia
la fletta coltura, e diligenze già infegnate , e che non ri-
peterò qui fuperfluamente.
Introdotta una volta la Rubia , non fi avrà più bifogno ,
nè di vivajo , nè di Temenze per propagarla ; poiché , quan-
do fi cava per fervirfi dette fue radici , vi fi trovano tanti
germogli da doverli neceffariamente levare , che d’ un cam-
po che fe ne fia cavata, fi trova da piantarne due , ed an-
che tre , e più campi , fecondo che vi fi vorrà ufare dili-
genza netto fcieglierli .
Io ho fperimentato , che facendo propagini, o come dice-
fi, rifoflando i rami detta Rubia, netti mefi di Maggio , e
di
DI VARIE PIANTE . 49
Si Giugno , fi trafmutano tutti in tante radici ottime per la
cintura. Facendo in cotal modo, da una fola pianta ho rac-
colto una libra di radiche perfette, e più di venti germogli
da trafpiantare ; quando colla coltura ordinaria non fe ne
hanno al più che da tre in quattro oncie , e lo Hello nu-
mero all* incirca di germogli .
Nell’ Autunno del fecondo anno d’ ogni piantagione , quan-
do le Bacche della Rubia faranno mature , fe fi vorrà, aver-
ne la femenza , fi faranno raccorre da Donne , o da’ Ra-
gazzi . In vece di ciò , fi può anche far legare 1* Erba
colla falce , portarla fopra 1* A ja , e farla leccare , andan-
dola rivoltando colle forche di legno , come falbi al fieno ,
e bene fcuotendola , acciocché le Bacche fe ne fiacchino ;
le quali poi fi nettano , fi beccano , e fi confervano per fe-
minarle .
Se poi non fi avelie bifogno di raccogliere femenze , fega-
ta la Rubia, fi lafcierà beccare nello ftelfo luogo, fopra cui
fi è tagliata , facendone fieno , che fi condurà al Fenile
per cibo degli Animali nell* Inverno , a’ quali ferve d’ otti-
mo nutrimento, fpecialmente a’ Buoi, ed alle Vacche, nel-
le quali produce abbondanza di Latte pendente al rolficcio ,
ed il cui Burro è giallo, e di buon fapore , come alferifce
M. Duhamel ( a ).
Come fi proceda nel cavamente e preparatone delle
Radici della Rubia per ufo de ’ Tintori .
Giunte che fìano le radici di quella Pianta alla loro con-
veniente perfezione , come fopra fi è detto , per farne
ufo , o commercio , bifogna cavarle , e prepararle .
Le ftagioni per cavarle fono 1* Autunno , e la Primavera :
Tomo I. G e
Ce) Duhamel Elementi d! Agricolt. Tom, j, pag. ipjo
50 COLTURA ED USI
e quando fi volefiero impiegar verdi, fi potrebbe principiare
a’ primi d’ Ottobre , e continuare a trarle dalla terra, a
inifura dei bifogno , fino al principio d* Aprile .
Il cavamento principia a farli da uno dei capi del cam-
po , formando un folfetto dall’ uno all’altro lato del medefimo ,
lunghelfo , e vicino al principio della Rubia , e tanto pro-
fondo, quanto all* incirca lo fono le fue radici; il che fi
rileva collo fcoprirne , andando effe piu profonde ne’ terreni
fciolti e dolci , e negli arenofi ec. , che in quelli che fono
forti e tenaci « Cavato tale folfetto , fi va cavando la Ru-
bia, facendo nel medefimo cadere la terra, per dar luogo a
quella, che fuccefiìvameme fi anderà colle zappe, o vanghe
tirando fempre alla medefima parte , fino che fi fia giunti
all’ altro capo del campo , e che tutta fiafi cavata , Nel
tempo ftelfo che le radici fi anderanno fcoprendo , fi faran-
no raccorre da Donne, o da’ Fanciulli per minor fpefa , e
fe ne farà fcuotere la terra, che vi refia attaccata. Già la
parte Erbofa fi farà fegata, e ridotta in fieno prima di prin-
cipiarne il cavamento ; ma contuttociò , cavata che fia, fe
ne fepara quella , che vi farà refiata ; e parimente fe ne le-
vano tutti i germogli inutili per la tintura , cioè quelli , che
fi veggono poco coloriti, de* quali do le Figure i. 2. 3. 4,
nella Tavola 3. Tali germogli fi devono raccogliere con dili-
genza, per fare con elfi nuove piantagioni di Rubia nel mo-
do fopra infegnato; o nella medefima terra, come alcuni u«
fano per molti anni; o pure in altro terreno, preparato fe-
condo le regole da me date.
Quando ion fi voglia piu replicarne di feguito la pianta-
gione nello fteffo terreno , da cui fiafi una , o xpiù volte ca-
vata la Rubia, vi fi potrà feminare il Frumento, fe farà
in tempo d’ Autunno , o pure il Formentone , o fia forgo ,
fe farà in Primavera . Quefta pianta tintoria ha anche la
facci-
DI VARIE PIANTE. 51
facoltà di difporre il terreno a maggiore fertilità per 1* altre
piante: e però vi fi avrà ubertofo prodotto per tre anni al-
meno , il quale farebbe ancora più abbondante , fe , in vece
di fegare 1* Erba della Rubia, lì aveffe lafciata ammarare
fui campo.
Raccolte le radici atte alla tintura , fi devono bene net-
tare dalla terra e da ogn’ altra eterogenea foftanza , anche
col lavarle, quando folle necelfario . Ma perchè il lavamen-
to Tempre le danneggia, fpogliandone la corteccia, che è la
parte più tingente , fempre di qualche parte del fuo co*
lore , è ottima avvertenza di cavare le radiche ftefle in
tempo afciutto ; nel qual modo , portando feco pochiffima
terra , facilmente fi nettano fenza lavamento. Purgate che
fiano , bifogna farle feccare ottimamente , o nei Forni
caldi , o nelle ftufe ; indi macinarle , riducendole in fa-
rina groffolana , che poi fi ripone in luogo alciutto in caf-
fè , o barili , ben guardata dall’ umido , dove fi conferva
fino all’ occafione di farne ufo , o vendita ; e quella fari-
na di radici di Rubia è la Droga tintoria detta volgarmen-
te Roza.
Stimo fuperfluo d* entrare in più minute circofianze fopra
la preparazione d’ elfa Droga; giacché da chiunque fi polfo»
no vedere gli Elementi d’ Agricoltura di M. Duhamel , col-
le Figure de5 Mulini che vi fi adoprano; e parimente il Di-
zionario delle Piante del Miller. Devo però avvertire, affin-
chè niente manchi a quella memoria di ciò, che è necelfa-
rio , che fenza entrare ( almeno nel principio dell’ impre-
fa ) nella difpendiofa collruzione delle macchine nelle dette
Opere rapprefentate ; fi può con ficurezza di buon fuccelfo
fervirfi di qualche mulino da Vallonia; o pure di quello ,
di cui ho data la figura nella memoria fopra il Guado, fa-
cile a trovarfi 3 non folo nelle Città , ma anche in molte
G 2 Ter-
52 COLTURA ED USI
Terre grolle: ed in mancanza di queAi , polfono anche ado-
perarli le Pile da Tabacco , e limili .
Le radici della Rubia, ufate verdi, fom minorano un co*
Ior rolfo molto più bello e più vivace , che adoperate fec-
che : e però utile farebbe , come infegnafi anche nel Mufeo
Ruftico della Reai Società d’ Agricoltura di Londra , di far-
le ufare alli Tintori cosi verdi, tanto maggiormente che pof.
fono confervarfi in tale flato lunghiflìmo tempo . In quello
modo fi avrebbono delle Tinte belliflime , ed un grandiflìmo
rifparmio, non folo nella preparazione, ma anche nella Tin-
tura; poiché leccandole, perdono quali lette ottavi del lo*
ro pefo. Adoprate verdi , cinque libre fanno lo flelfo, che
una libra di fecche; e però vi fi ha il rifparmio anche nella
quantità di circa tre libre per ogni otto .
Potrebbono anche efl’ere affai utili , impiegate verdi , per
tingere in roffo il Cotone alla maniera orientale , come lo
avverte M. Hellot nel fuo Trattato di Tintura, e M. Du-
hameL nel Trattato fopraccitato ; effendo fuori di dubbio ,
che 1’ Azala , o Izari, con cui gli Orientali tingono il Co-
tone di color incarnato, altro non fia che la Rubia.
Quella fpecie di pianta nefce cosi attiva in quelli noftri
Paefi., che avendo io fatte diverfe prove, e fatte anche fa-
re da Tintori molto abili, fopra la Rubia da me coltivata,
è riufcita fempre fuperiore di tintura a quella, che ci vie-
ne d’ Ollanda, e d’ Inghilterra; tanto' adoperata verde, che
fecca . Egli è appunto per ciò che mi fono Adotto a feri-
vere quella iftruzione , defiderofilfimo , per pubblico e priva-
to vantaggio, che venga introdotta nello flato la fua colti-
vazione ; ficuro elfendo eh’ elfa potrebbe elfere uno dei mi-
gliori prodotti per molte qualità di terreni , e fpecialmente
per quelli foggetti alle inondazioni , come ho fopra accenna-
to, de’ quali pur troppo ne abbiamo in quantità.»
Nè
DI VARIE PIANTE . 53
Nè {blamente le radici della Rubia fono di grand’ ufo
nella Tintura ; ma fono anche dotate di Mediche facolta ;
aderendo il Gran Boerhave ( a ) edere le ftede aperitive 3
ed avere facolta promovente 1’ Orina , ed i Meftrui . Vengo-
no per ciò ufate utilmente nell’ Idropifia, e nella Cachedia,
e nelle Oftruzioni . La dofe è da mezza Dramma , fino a
due . La Radice della Rubia , data da mangiare agli Ani-
mali , ha forza di tinger loro le oda , e talvolta anche i peli ,
e penne ; come fcrivono cladici Autori .
Oltre la Rubia fopra defcritta , ve n’ ha altra fpecie y
chiamata da’ Botanici Rubia Sylvefìris afpera ; quce Sylveftris
Diofcoridi . Bauh. pin, 333. Vedi Tav. 9.
Rubia Sylvedris afpera Ravennenfis Zanom Hift, pag. 48^
Tab . 145.
Rubia Sylveftris monfpefulana major Bauh, hijl . 3. pag .
7 1 5*
Rubia erratica Tragt , Rubia Sylveftris vera Cordi .
Rubia maxima Lob. oh.
Quella Rubia nafce fpontaneamente nei : monti Euganei ,
ed anche nei lidi marittimi , ed ha la ftruttura limile alla
prima, ma è però in tutte le fue parti minore, ed è fem-
pre verdeggiante , anche nell’ Inverno. La radice è molto
più ferpeggiante , ed ha un colore al di fuori quafi fimile a
quello della prima , ma la fua midolla è più legnofa , e di
color rancio-chiaro. Ha le fue foglie difpofte , per lo più, a
fei a fei , di color verde fcuro , lucide al di fopra ; afpre ,
e molto più angufte , e più corte della fativa .
Eda potrebbefi propagare nei luoghi fabbiofì e fterili ,
fpecialmente marittimi, per cavarne con poca fpefa qualche
vantaggio , I terreni falfi farebbono i più atti ; avendo io
fperimentato, che ne’ medefimi riefce bene; ma difficilmente
in
C ° ) Boerhav. hift. plant. Horr. Lugduno-Batavì »
54 COLTURA ED USI
in quelli , che di falfo non partecipano : e non vaierebbe-
neppure la pena di coltivarla in terre fruttanti , avendo le
fue radici fiottili, in confronto della vera Rubia, quantunque
affai lunghe.* e dando anche molto meno di colore. Falfo è
certamente che quella fia la fpecie più vantaggiofa per il
Coltivatore , e quella , che appreffo di noi maggiormente al-
ligna; ma non è quello il folo errore, che fi legga nell!
tanti fcritti che tutto dì vanno pubblicandofi fopra quelle
materie d’ Agricoltura*
Non è ancora noto 1’ ufo medico di quella pianta , ma.
gli Speciali frequentemente comprano le fue radici per quel-
le della prima fpecie, che è la vera. Quello è però piccio-
lo sbaglio a fronte d’ altri piu gravi, eh’ io lleffo ho vedu-
to accadere , e che qualche volta ho dovuto correggere .
Modi dì efiraere dalla Rubi a Lacca per dipingere , e minia-
re ; ed ottima per Jìampare tele dì filo , e di cotone , refi -
ftendo ejja molti filmo all' azione di quelle cofe , che la mag-
gior parte dei colori alterano , o dìflruggono ..
SI prendono le radici della Rubia beniffimo lavate e net-
te, e tagliate minute . Si pellano in mortajo di pietra
indi fi pongono in caldaja con tanta acqua , che poffa te-
nerle coperte , e con un poco di Lifciva , o d5 Allume cari-
na , o di feccia , a diferezione , e fecondo la quantità di
dette radici , e fi fanno lentamente bollire circa mezz’ ora .
Dopo fi gettano dette radici colf acqua, entro cui hanno
bollito, in facchetto di tela, flato prima bagnato, e fpremu-
to, e fi fpremono al Torchio quanto più fi può, acciò n
efea tutta la tintura,, la quale fi fara di nuovo bollire fino
alla confumazione della meta . Ridotta a quello fegno , vi fi
aggiugnera , per ogni Boccia da libra Veneziana , due oncie
d’ Al-
DI VARIE PIANTE.
d’ Allume di Rocca, e fi far'a ancora alquanto bollire . Sì
pone poi in vali a raffreddarli , nei quali deporrk la Lacca ,
che cade al fondo , lafciando 1 acqua chiara y che fi deve
diligentemente decantare ; facendo poi feccare elfa Lacca ,
quale fara di buono e fortiffimo colore. Chi voleffe eftrarre
dalla Rubia più quantità di Lacca , e più carica di colore ,
vi aggiunga , quando bolle la Rubia nella Galdaja , mezz’ oncia
di Calcina viva per ogni libra di Rubia , palfata però pri-
ma per lo ftaccio finilfimo, ed avvertendo di prendere di quel-
la bianca , con cui s* imbiancano i muri ■.
Da diverfe altre piante della ifìeffa clajfe della Rubia , ft
può trarre color rojfò fumile a quello della me de f ma , an-
che per tìngere ; ma ejfendo che la fpefa fuperarebbe dì
molto V utile , mi contenterò Jolo d' indicarle , e fono le
feguentì .
Afperula odorata Linn. fpec, plant. 105.
Afperula tintoria Linn, fpec , plant. 104,
Galium Veruni Linn. fpec . plant. 107.
Galium boreale Linn. fpec. plant . i©8.
Galium Sylvaticum . Linn , fpec. plant , (a)
X a ) M’ è accaduto di rilevare da uno Speciale di molta riputazione di Biadene , Vii-»
Ja del Trevifano, che in tutti quei contorni s’ ufa nelle Specierie quelle fpecie dì
Galio, credendoli comunemente eh’ elfo lia la vera Rubia . Quantunque Ila quella un* er-
ronea fuppofizione, ho però oflervato , fperimentando a tingere Lane colle fue radici ,
che fomminillra un color rollò ancor piò bèllo e vivace di quello cavato dalla Rubia
felvatica Tav. 4. Quello Galio Selvatico abbonda talmente in moltilfimi luoghi , che
medico di fame raccorre in quantità per fperimentarlo in grande, e pubblicare poi il
modo di fervirfene per la tintura, colla fiia deferizione e figura ec. , fe feoprirè Ila
pratica che polfa riufeire vantaggiofo il fervirfene »
Come
'5 6 VOLTURA ED USI.
Come fi proceda per ùngere colla Rubia ,
IL modo di tingere colla Rubia è veramente a’ Tintori
affai noto; ma effondo faciliiiimo, tanto fervendoli delle
radici verdi, quanto delle fecclie e macinate, credo bene d*
infegnarlo, potendo ciò riufcire di comodo , e beneficio di
molti, che non lo fanno, e fpecialmente alla povera Gente
per colorirli da fe con poca fpefa , Drappi di Lana in roffo
bello , e molto refiftente , e cosi pure robe , di feta e filicel-
lo ec.
Le robe , che li vogliono tingere , devono prima nettarfi ,
o purgarli, ed alluminarfi, fenza di che non potrebbono ri-
cevere, nè ritenere il colore, e ciò li fa nel modo feguen-
te.
Allumìn azione delle Robe dì Lana , e di feta .
PEr ogni libra di Lana , o di Robe , fatte della medefi-
ma; cioè Drappi, Calze, Berrette ec. Si pone in Cal-
daja netta tant* acqua pura , che poffa ballare a bene im-
mergervele, e comodamente rivoltarle. Si fa indi bollire, e
quando bolle , vi fi getta dentro Tartaro buono in polvere
un quarto e mezzo d’ oncia , o poco più , per ogni libra di
dette Robe : e di li a poco vi fi mette Allume di Rocca
oncie due e mezza, e femola di frumento un ottavo d’ on-
cia circa, già che poco più, o poco meno non fa male. Un
poco dopo, fciolto che fia il Tartaro, e 1’ Allume, vi s im-
merge la Lana , o Robe fatte della medefima , prima , co-
me diffi , ben purgate e nette , e fi fa bollire galiardamente ,
fempre rivoltando con legno effe Robe, per lo fpazio di due
ore. Dopo fi cava fuori della Caldaja, e fi fa forare, co-
me
DI VARIE PIANTE.
me dicono i Tintori, cioè fi difiende affinchè fi raffreddi 5
e cosi fi lafcia tutta la parte del giorno che avanza , ed
anche la notte che fiegue. Il giorno feguente poi fi lava
molto bene in acqua netta , e , fe fi può , corrente , Quello
modo di alluminazione ferve anche per qualunque altro co-
lore , che abbia bifogno di tale preparamento per poterfi at-
taccare . Il Tartaro non è però affolutamente neceffario ; ma
è Tempre bene che vi fia , perchè rende il colore più aper-
to , e più bello , ed anche più fodo e durevole .
Nel modo medefimo s’ alluminano anche le fete , filicel-
li , ed altre cofe di tal fpecie ; ma fi deve avvertire che
quelle non devono bollire nel Bagno alluminato , nel quale
fidamente s’ immergono , dopo che fi fia levato dal fuoco ,
e che fiafi raffreddato . Vi fi rivoltano dentro a principio tan-
to , che il Bagno , o acqua , impregnata d’ Allume di Tar-
taro , vi penetri dentro per tutto : e fatto ciò , vi fi lafcia
così immerfa detta roba di feta tre, o quattr’ ore; cavan-
dola poi, e nel giorno feguente lavandola, come fi è detto
della lana.
Nche il filo di lino , e di canapa , ed il bambagio £
o cotone, e le robe de’ medefimi com polle , s’ al-
luminano , per tutti i colori , che ne hanno bifogno , nel fud-
detto Bagno freddo , nel modo fteffo , e colla fteffa dofe in-
fegnata per la feta ec. , ma però fenza porvi Tartaro . S*
avverta però , che volendoli tingere in color di Roza , o Ru=
bia, prima d’ alluminarli è neceffario di farvi altra prepara-
zione , che da’ Tintori dicefi ingallare , o toccare di Foglia ,
o Foglietta.
Quella fi fa, ponendo due onde di Galla d’ Iltria in poi-
Tomo J. H vere ,
Alluminatone del Filo , e Cotone
58 COLTURA ED USI
vere , o pure una libra di Foglia fecca , detta Foglietta di
Sgodene , o di Romagnina ; cioè del Cotino coriario ( Coti-
nus coriaria, o Rofolo ) per ogni libra di filo ec., in Cal-
daja con tant’ acqua pura che batti. Si fa bollire circa
mezz’ ora; indi fi leva dal fuoco, fi lafcia raffreddare, e
chiarificafi: e fi decanta in altro vafo il Bagno chiaro , nel
quale poi s’ immerge detto filo ec. lafciandovelo dentro cir-
ca un quarto d’ ora, fpelfo rivoltandolo. Fatto quello , fi
cava il filo, o altra roba che fia, dal detto Bagno, e fi
fpreme ottimamente; pofcia s’ infonde nei Bagno d’ Allume,
alluminandolo nel modo fopra defcritto a freddo , e poi lavan-
dolo dopo che fiano pattate ventiquattr’ ore, o piu.
Il Filo , ed altre robe di lino , e di canapa , con quelli
preparamenti , fi difpongono a ricevere , benché non così fa-
cilmente , anche il colore della Rubia ; ma il bambagio , a
dir vero, aliai fcarfamente fe ne carica: ed in quelli noftri
Paefi il modo di tingerlo, come fatti nell’ Oriente, è anco-
ra fconofciuto .
Er ogni libra di lana , o di robe di lana alluminate ,
come ho fopra infegnato, fi pone in Caldaja, in l'uffi-
ciente quantità d’ acqua pura mezza libra di Roza , o Ru-
bia fecca e macinata, o pure circa due libre e mezza delle
fue radici verdi pettate ; avvertendo , che quando fi getta la
Rubia nella Caldaja, 1’ acqua fia ancor fredda, o fittamen-
te tepida: e fubito vi fi aggiunge un ottavo d’ oncia circa,
o poco più di femola di frumento per ogni libra di lana
ec. come fopra . Vi fi fa fuoco fotto , facendo fcaldare tan-
to il Bagno, che fia per fiorire, come dicono i Tintori;
ma che però non bolla. Allora vi s immerge la detta la-
Modo di tingere in Color di Rubia ,
DI VARIE PIANTE . 55?
na, e vi fi tiene circa un quarto d’ ora , Tempre rivoltan-
dola , e facendovi fuoco che dia qualche bollo . Se fi. facefle
bollir troppo, o che bolliffe avanti d’ infondervi la lana, il
colore diverrebbe meno bello , e ruggì nofo .* e però fopra ciò
devefi (lare attenti. Il legno, che la roba s abbia bevuto
tutto il colore del Bagno, fi manifelta chiaramente alla vi-
lla; poiché , quando ciò fia feguito , elfo Bagno rella chiaro
con poca tinta pendente al Cannellino. Veduto ciò, fi cava
la lana dalla Caldaja , e bene fi lava in acqua pura , e,
corrente, fe vi fia quello comodo, e fi fa afciugare .
La feta ed altre cofe del fuo genere alluminate come fa-
pra , fi tingono colla ftefia dofe della lana, a Bagno ben
caldo, vicino al bollire, ma che però non bolla: e cosi pu-
re li devono tingere le robe di lino e di canape ec.. , le
quali devono elfere affai più gagliardamente alluminate che
la lana , e la feta , ftantechè molto difficilmente ricevono'
quello colore. In vece della quantità, d’ Allume fopraindica-
ta , bifogna nel Bagno della loro alluminazione porvene di
più , cioè da fei oncie circa per ogni libra delle, medefime .
Li Tintori, dopo che nei primo bagno di Rubia hanno
tinto ciò , che vogliono redi di color rolfo proprio di tale
droga , fogliono prendere un poco di detta lémola , con
nuova dofe di Roza ; porla in qualche vafo con acqua fola-
mente ben tepida , per fcaldarla lentamente che non fi fcot-
ti , bene colf acqua mefcolandola : e gettarla , dopo che fia
cosi ammollita , nel Bagno bollente rellato nella Caldaja .
Quando abbia comunicato il fuo colore a detto Bagno , vi
tingono quelle cofe , che vogliono ridurre in colore di mar-
rone, o d’ altri fintili atti; ai quali le fanno poi pervenire
col farle palfare per la tina di fcorze di radici di noga-
ra.
Terminerò quella memoria, avvertendo che bifogna guar-
ii 2 darfi
6o COLTURA ED USI
darli dallo fcottare la Roza a principio , quando la fi getta
in Caldaja , perchè fi guafta / che fe fi vuole il fuo colore
bello , vivace , ed infuocato , non fi deve mai lafciarla bol-
lire avanti d’ infondervi le robe , altamente diventa ruggi-
nofo : e che fe fi volelfe un color carico ofcuro , pendente
al marronato , balla aggiugnere al Bagno un poco d’ Allu-
me cattino , o di qualcti’ altro Sale alcali , o di Lifciva , o
anche d’ acqua di Calcina ( ma quella fidamente per le la-
ne ) che fi avrà 1* intento .
Arlato avendo di varie piante tintorie non voglio om>
mettere di dire qualche cofa anche del Platano , giac-
ché ho rilevato eh’ elfo può fomminiltrare un color rotto-,
oltreché può fervire per altri moltilfimi ufi.
Il Platano , pochiffimo conofciuto , e meno coltivato in
quelli Paefi, è uno degli arbori grandiffimi , e belliflimi; e
fu in tanta ellimazione appretto gli Antichi , che fidamente
per godere della fua ameniffima ombra lo ferono trafporta-
re per il Mar Jonio nell’ Ilbla di Diomede , indi in Sicilia ,
e poi a Roma . Si legge che in quella- Capitale del Mondo
furono i Platani in tanta confiderazione , che , per allevarli ,
fi abbeveravano lungo tempo le loro radici col vino . Plinio
ci lafciò fcritto ( a ) , che primamente celebrati furono quel-
li della Loggia dell’ Accademia d’ Atene, dove crebbero all’
altezza di piu , che trentafei cubiti . N’ era uno famofo in
Licia fopra una fonte, dentro il quale eravi una fpelonca d’
ottantaun piede di circonferenza , e di molti piedi d’ altez-
DEL P L A T A N O ( Tav. io. >
Platanus orientali verus Park .
C « ) Plin. 2. Hift, nat, Tom. z. pagi 338. cap. X’.
DI VARIE PIANTE . Si
za, fopra cui s’ ergevano i rami a guifa di grandi Arbori y
mandando la loro ombra affai lontana : e dentro tale caver-
na eranvi anche dei ledili tutt’ intorno di mufcofe Pomici .
Era quello groffiflìmo Platano di tanta ammirazione , che Li-
cino Muziano tre volte Confole , e poi Legato di quella Pro-
vincia , lo giudicò degno di lafciarne memoria a’ Polleri .
Cajo principe riferifce che nel Contado di Veletri vi era un
Platano, che con fuoi rami di fopra faceva tavolati , come
Palchi , o Solari , e con le travi dei rami più baffi faceva
ampj lcanni , nel mezzo de’ quali flava la tavola, ove con
effo Cajo mangiavano quindici convitati in una cena , cui effo
diede il nome di nido ec. Anche Erodoto ci fa fapere ( b )
che Xerfe trovò un Platano paffando per la Lidia, al quale,
per la bellezza, appefe un monile d’ oro : ed Eliano (c)
parlando del Platano, amato da quello Principe, dice Piata»
ni umbra adeo deleliatum fuijfe Xerfem in Lydia , ut diem inte-
grimi fub ea confumpferit , nulla pojìulame necejjitate , &
cajìra pofuit in Solitudine circa Platanum . &c,
Tralafcio le moltiffìme altre cofe dette dagli Antichi in
lode di quello nobiliffìmo Arbore , non effondo mio fcopo che
di trattare dell’ utilità ed ufi economici delle Piante : e fa-
talmente ho riferite le fuddette memorie , affinchè dalla ripu-
tazione in cui era in que’ remoti tempi , s’ impari a fervir-
fene anche nella noftra coltiffima etk . Si fa ora tanto ufo
ne’ Viali , ne’ Giardini , Parchi Scc. degl’ Hyppocaftani , detti
Caftagnoni , e Caftagne d’ India, i frutti, e legno de’ quali
non fono lì può dire , d’ alcuna utiliza . Egli è certo che
il loro legno non può impiegarli utilmente in alcun lavo-
ro , fla civile , o ruftico , effendo effo di pochifflma dura-
zione ; nè può riufcire gran fatto vantaggio!© per alimen-
to
(#) Erodoto hift. Greca parte 2. libr. 7. pag. iÈ.
(O ffiliani varia hift. lib. 2. pag. 39. Cap. 13.
6 2 COLTURA ED USI
to del fuoco , producendo poca e debole fiamma . Anche
i fuoi frutti maturano in cosi fcarfa quantità , che , an-
corché non fodero inutili per la loro fomma amarezza, non
vi potrebbe efiere un grande profitto a raccorli . L5 edere i
fuoi frutti , e la corteccia antifebbrili non fa neppure che fia
quefta pianta d’ un gran pregio, quando ne abbiamo ne’ no-
ftri Climi molt’ altre di maggiore efficacia ,, che vi nafcono;
fpontaneamente .
Non farebbe dunque molto meglio d’introdurre i Platani,,
piante ancor più belle , e che pofiòno fervire utilmente a
varie cofe , come farò rimarcare . Se però vi fofie chi defi-
derafie di avere maggiori notizie di quefta fpeciofa pianta’
legga Teofrafto : opera omnia : Difcoride , Plinio Se c.
Io ho veduti dei Platani nella Valle di Caprino del Ve-
ronefe fopra la ripa d’ un Torrente , in una Villa, che da’ me.
defimi ha il nome di Platano , li quali , oltre all’ efiere d’
infigne altezza , fono anche tanto groffi , che quattro uomini
non potrebbono abbracciare il loro Tronco : e tre ne fono,
anche nell’ Orto Pubblico affai .grandi .
Tralafcio di deferivere 1’ efterna forma , o abito di quefF
arbore , parendomi fufficiente di. dare la Figura d’ una fua
foglia, ed’ un racemo de’ fuoi frutti, che ho delineati al na-
turale, come moftra la Tavola io , efiendo ciò attiffimo &
farlo diftinguere da qualunque altra fpecie.
Coltura ..
NAfce il Platano fpontaneamente nelle parti Orientali ,
ed ora anche in Italia in quei luoghi , nei quali av-
vene alcuna pianta: ed ama terra leggiera, luogo umido, e
particolarmente le ripe de’ Fiumi ; nè teme freddo, e propa-
gafi facilmente con margotte , ed alle volte anche, impian-
tai
DI V A \1 E PIANTE . 6$
tando dei rami . Nafce pure di Temenza -, ma non infogna
lemmario fe non che ne’ luoghi incolti , e tra le fiflure del-
le pietre ; fi trafpianta in Autunno , ed in Primavera , e
crefce facilmente. Io ne feci venire diverfe piante dalla fud-
detta Valle di Caprino per S. E. N. U. Sig. Ab. Filippo
Farfetti mio Benigniffimo Padrone , le quali in quattro anni
fono crefciute all’ altezza di circa fei in otto piedi , quan-
tunque fieno in terreno alla loro natura non molto confa-
cente .
Ufo economico •«
IL Platano , oltre 1’ elfer uno dei belliffimi arbori da po-
terfi impiegare , come dilli , nei Giardini , e da fare dei
Viali, Parchi, Bofchi , e vedute ; ferve anche il fuo legno
da farne Stipi, Armadj, Cornici, Tavolini, ed altre fimi-
li cofe molto vaghe, per le di lui macchie e vene curiofa-
mente intrecciate , e fcherzanti. Ho fcoperto che può anche
fervire alla Tintura per trarne un color rollo , adoperandolo
nel modo Hello del legno chiamato Verzino ; la difficoltà di
poter avere d’ elio legno in copia, fpecialmente di quel vec-
chio , che è il più carico di colore , non ni’ avendo permei-
lo di poterne fare fperimenti in grande , non fo prefente-
mente che indicare quella fua tingente facoltà ; della quale
mi fono afficurato con varie prove in piccolo .
Ufo Medico •»
DIofcoride dice che la decozione delle foglie tenere del
Platano , fatta nel vino , giova alle fluffioni degli oc-
chi, e che guarifce le infiammazioni , ed i tumori. La fcorza
bollita nell’ aceto è rimedio al dolor de* denti : ed i frutti ,
quan-
64 COLTURA ED USI
quando fono teneri , peftati , cotti , e bevuti con Vino , di-
cono giovare al morfo de’ ferpenti . La fcorza torrefatta , ed
anche ridotta in cenere , guarifce le fcottature , e 1* ifteflò
fanno i fuoi frutti , o pillole . La polvere , fatta delle foglie
fecche del Platano, è ottimo rimedio a’ Fanciulli &c. , che
pifciano in letto dormendo.
Del Salice , detto volgarmente Salgaro , chiamato da Botanici
Sali te vulgaris alba arborefcens . Bauh. pin. 473. Salite matei «
ma fr agili s , alba , hirfuta . Bauh. hift. 1. pag. 212. &c.
IL Salice è arbore tanto comune e noto , che non abbifo-
gna di defcrizione , nè che ne dia la Figura , e però mi
riduco a indicare gli ufi , a’ quali ho rilevato con fperimen-
ti che potrebbe fervire.
La fua fcorza , e fpecialmente quella delle radici , potreb-
be adoperarfi nelle Tintorie per tingere in colore di cannel-
la chiaro , ed aggiungendovi un pochetto di vetriuolo , in
color di cannella fcuro ; il che fa anche il legno vecchio ,
ma con piu debole effetto . Se ne potrebbe anche cavare
Lacca dello fteflo colore , con poca fpefa , per iftampare tele ,
Scc. , colorire carte , miniare , e dipingere .
Per eftrarne la tintura io mi fono fervito della lifciva ,
fatta di ceneri ordinarie ; mettendo della fuddetta fcorza ,
minutamente tagliata , in un vafo e verfandovi fopra tanta
di detta lifciva , quanta poteva badare ad eftrarne il colo-
re , lafciandovela in infufione alcuni giorni , e facendola poi
bollire in Caldaja di Rame. In quefto modo la lifciva fi ca-
rica tanto di colore che pare veramente fangue : e per tin-
gervi lana , feta , filo & c. , bifogna diluirla con acqua , e
procedere lecondo F arte , e fi avranno tali cofe in detto co-
lore di cannella.
Per
DI VARIE PIANTE . #5
Per ridurre tale tintura , edratta col Ranno , in Lacca , vi
fi aggiugne alquanto di Allume di Rocca in polvere , e fi
fa fvaporare a fuoco lento , fino che fia ridotta a confiden-
za di mele. Allora fi leva dal fuoco , e fi pone il vaio in
ifèufa , o fopra ceneri calde affinchè efali f umidita , fenza
che il colore polla effiere danneggiato dal fuoco : e ridotto a
confidenza di pada , fi può formare in tavolette , e feccarfi
totalmente al Soie : e così la Lacca farà preparata .
Io non ho ancora potuto fare fopra il Salice un gran nu-
mero di fperienze , che pollano farmene conofcere con più
di precifione la fua colorante facolta , che mi pare debba ef-
fe re ancor più edefa , ma con tuttocciò ho creduto bene d5.
indicare quel poco che ho potuto rilevare, affinchè altri pof-
fano con ifperienze farvi maggiori Icoperte. La Lacca cavata
da queda pianta è di tanta fortezza , che collo fpirito di
vetriuolo, e di nitro, anzi che mutarli , fi fa più bella e
vivace ; qualità che dovrebbe renderla pregievole . Anche dai
fuoi fiori femmine fi può cavarne qualche utilità raccoglien-
doli prima che fi aprano , e raccogliendone il loro cotone co-
me infegnarò parlando della fpecie feconda »
A fcorza, e le foglie del Salice fono adringenti e refri-
geranti , Il decotto della fcorza fi da per la Difente-
ria , ed a chi fputa fangue . Dicefi che la fua principale vir-
tù fia di reprimere il fomite venereo : e Diofcoride afferifce
che le Donne divengono derili, fe ufano di prenderne il de-
cotto la mattina a. domaco digiuno . Anche il Dalecampio ,
(a ) parlando della virtù di queda pianta , afferma lo deff
Tomo I, I fo 5
(«) Dalech. hift. Lugd. Tom, I, pag. 27 <?,
Ufo Medico ■<>
66 COLTURA ED USI
fo , e gli attribuifce altre virtù , dicendo : Trita folta cum
exìguó piperò , & ex •vino pota ileofis fubveniunt : fumpta per
fe , & cum a qua prceftant mulier’tbus , ne colici piani . Il Ce-
lebre M. Geofroys nella fua materia medica efalta ancora
più la virtù del Salice colle feguenti parole,* Semicupia , ac
pediluvia foliorum decottione parantur , ad ìmpetus febrìbus ar-
dentibus fupervenìentes pacandos , nec non ad infomnia , mor-
bofque a nimia fanguinis agitatlone obortos . Hac ipfa de cau -
fa folta eadem , in febricitantìum cubiculo , frigida , macerata ,
magnis patinis expofìta , evaporatione refrigeri um , fomnurn , ac
pojì deliri a tranquillitatem iis conciliare folent . Etmullerus
autem adverfus Phthifim : excrefcentiam fungofam extremis
Salicis caudibus frequenter adiventam commendar. In hujufce
remedii elogium Obfervatìones duas in Ephemeridibus Germani -
cis Decurta IL anno L D . Georgius Sertorius attulit ; Quibus
colli gitur , laudatum virum a duobus defperatis Pbtbijìcis evo -
fcilicet bellica , jfrz/m fputo cum Jìomachi reflu-
itone , totali ; confumptione , capili or um decidentìa , demum facie
hippocratica vexatos ( eadem autem Au£loris verba funt ) é-os
perfette , menfts fpatio fanajfe , folis dr. 2. Eungofce excrefcen -
/■/> predittae cum pari facchari candidi quantitate exhibitis ,
prafcripto quoque Latte caprili , quotidiano alimento , cr?-
Orpzce , Hordei foctato , Emuljione fero bora fortini .
Diofcoride dice che le ceneri fatte della fcorza del Sali-
ce , impattata con aceto , ed applicata ai Calli , che vengo-
no atti piedi , ed ai Pori , che vengono alle mani , ed in
altre parti del corpo, li difeccano , e guarifcono .
Le foglie pette, e bevute ( dice il foprannominato Dale^
campio ) giovano moltilfimo a quelli , che vogliono vivere
catti : e facendo ufo quotidiano di tal bevanda , ettingue af-
fatto la libidine. Il fucco, che dittilla dalle ferite fatte nella
fcorza del Salice in Primavera, deterge le nuvole , che ven-
go-
DI VARIE PIANTE . 67
gono nelle pupille degli occhi y ed altri difetti che offufcano
la villa .
D’ALTRA SPECIE DI SALICE,
lacchè ho parlato del Salice volgare , ommettere non
voglio di dire qualche cofa anche di quella fpecie
chiamata volgarmente Sai garello, felvatìca , o Gì arino , della
quale benché fia affai comune in molti luoghi, ignorali l5 ufo ,
che potrebbe farfene per tingere, ec®
Ho chiamata quella pianta Salix Monandra , perchè ha
un folo 11 a me , o fia malchio,per ciafcuno de5 fuoi Fioretti 9
che molti infieme conglomerati , vengono a formare gli A-
mentì della pianta mafchio fimili a fpighe *
Viene chiamata quella pianta da' Botanici:
Salix ( purpurea ) . foliis ferratis glabris lanceolatis : infe-
rìoribus oppofitis . Limi. fpec. plant. 1017. ediól. 2. pag. 1444®
fior. Suec . 2. n. 884.
Salix folio longo fubluteo , non auriculata , viminibus ru«
bris. 7{aiy angl .3. pag. 450.
Salix vulgaris nigricans, folio non ferrato® Bauh.pin. 475.
Salix rubra minime fragilis , folio longo angullo . Bauh.
hi fi. 1. pag. 215.
Nafce fpontaneamente alle ripe de5 Fiumi quell5 Àrbofcel-
lo , e crefce fino all’ altezza di circa quindici piedi , ed alla
grolfezza a un di predo d’ una gamba umana ; ma d’ ordi-
nario crefce in cefpugli poco più alto di circa quattro piedi .
La fuperficie della fua fcorza è di color cenerognolo , ma
nell5 interno elfa è d’ un giallo finifiimo , che diviene più
bello , fe , levata dal fuo legno , fi lafcii afciugare all’ om-
Da me denominato Salix Monandra (Tav. 11.)
I 2
bra ;
58 COLTURA ED USI
bra; quella però dei teneri ramufcelli , recentemente crefcin-
ti , è di color rodo nell’ efterno .
Sono le Tue foglie di forma lancealata minutiffimamente
ferrate, o fatte a fega apprettò la loro punta, di color ver-
de chiaro di fopra , e cenericcio , o d* acqua marina al dì
fotto: e difpode le inferiori quafi 1’ una all’ altra oppode,
e quelle che fono nelle parti fuperiori dei rami , fi veggo-
no fituate confufamente , e fenza ordine .
Anche quella fpecie è didima , come tutti gli altri Sali-
ci, in mafchio e femmina: ed ha pure de’ medefimi la for-
ma , o abito di fruttificazione , come la figura d’ un ramu-
fcello , difegnato al naturale nella Tav. 12. fa chiaramente
eonofcere.
Gli Amenti^ o fpighe di fiori della pianta mafchio, fono,
come ditti , una congerie di moltiflimi fioretti, ognuno de’ qua-
li coda d’ un folo dame , fodenuto da un calice coinpodo di
due fogliette lanuginofe , di color folco ( A. ) A principio , fono efli
fioretti di color rotto; ma dopo che hanno gettate e perdute
le loro polveri gialle , padano gli dami al colore ofcuro , e
cadono infieme coll’ Amento , o Spiga che li contiene , Quel-
li però della Pianta femmina (B. ) fudìdono fino alla maturi-
tà del loro feme , quale fuccede in Aprile : e maturati , get>
tano fuori le femenze , che fono minutidìme , ed involte in
finittìmo e bianco cotone, che fi fviluppa, e gonfia, e loro
ferve come di ale, col mezzo delle quali il vento per ogni
parte le fparpaglia e difperde . ( C. ) modra la figura del
fiore mafchio a grandezza naturale . ( D. ) quello della fem-
mina . (E.) la Capfula del feme matura . (F. ) la detta,
che fi apre per gettar fuori il feme col fuo Bambagio.
La fcorza di quefto Salice , raccolta , e tagliata in pezzet-
ti , ed ammaccata in mortajo di pietra , e fatta indi bolli-
re , con aggiugnervi un poco di lifciva. , o d’ Allume cati-
no,
DI VARIE PIANTE . 69
fio, o di feccia, o di cenere di fpagna , o d’ altri fali ai-
calici, fomminiftra un bel color giallo, ad ogni forta di drap-
pi, prima però alluminati , e preparati nel modo fteffo che
ufafi tingendo coll’ Erba Genijìa , detta volgarmente Qornio -
la , Erba gialla , 0 Erba intinta .
Il Bambagio, 0 Cotone , prodotto abbondantemente dalla
pianta femmina, o fia fruttifera, è bianchilfimo , e finiamo ,
come quello degli altri Salici , e delli Pioppi ; ma per effe-
re di pelo cortiffimo , non può filarli , Potrebbe però , tanto
quello, quanto quello dell’ altre fpecie , e de detti Pioppi,
fervire per imbottire coltre da letto , e velli ti per 1’ Inver-
no , e per farne di quelle falde coliate , che fogliono porfii
in alcuni vellimenti ; come pure per farne carta che riufci-
rebbe affai fina e bianca .
Egli è giù noto che fi fono trovati modi di fare della
carta quafi di tutte le materie fibrofe : ed io ne ho fatta
fare anche dei Papi della Tiffa palullre , detta volgarmente
Pavera ; ma quella non riefce bianca , ed ha bifogno di qual-
che glutine per acquiflare confidenza . Elfi Papi però , o pe-
li attaccati ai femi della Tiffa , fono comodiffimi per em-
pirne i letti , e cufcini , come io ho trovato di fare .* e rie-
scono affai piu morbidi e follici della Lana; e dove fono Pa-
ludi , fi poffono avere in molta abbondanza con poca fpefa »
Fatte che avrò più numerofe, e più grandi fperienze , an-
che fopra tutte le fuddette materie , ne parlerò più diffufa-
mente ; ma fra tanto non ho voluto mancare di farne cen-
no, perchè quello può ballare ad alcuni di buon ingegno per
cercare a trarne qualche profitto .
Il Bambagio delle fuddette Piante è una delle poche co-
le , che , dopo i cencj di canapa , lino , ec. , pollano fer-
vire comodamente per fare della carta di bianchezza pura ;
ma perciocché i cencj fi trovano in abbondanza , e vengono
eom-
7o COLTURA ED USI
comperati a viliffimo prèzzo ,. non pare che riufcir potette
vantaggio!© di raccoglierlo per tale oggetto. Le carte di tan-
te fpecie fatte induftriofamente da alcuni moderni Filofofi,
non fono ( almeno per la mattana parte ) che oggetti di
curiofìtà , e da Gabinetti di Storia Naturale . Sono però de-
gni di molta ftima quelli , che con iftudio , fatica , e fpefa
s applicano a fcoprir cofe, che poffano riufcir utili agl3 Uo-
mini : e quantunque tra un numero grande di ritrovamenti ,
folamente alcuno ne fotte d’ effettiva confiderabile utilità, , il
loro tempo verrebbe ad edere molto bene impiegato .
Sono più anni , e molto prima che ufciffero le Opere ;
che ora abbiamo in propofito dell’ invenzioni di far carta di
varie non ufate fpecie ,, eh’ io meditava fopra il medefimo
foggetto, come è noto a molti de5 miei Amici ; ma la dif-
ficoltà, chequi trovo di farne fargli fperimenti ; la poca im-
portanza , che mi pareva di vedervi : e la molto maggiore ,
che conofcevo di dover invigilare fopra cofe molto più utili
ed intereffanti , ha fatto eh’ altri abbiano la gloria dell’ in-
venzione ; la quale farebbe molto maggiore , fe alcuni d’ etti
non avellerò efagerato, pubblicando calcoli di rendite più che
quadruple del vero .
DEL BERBERI S. ( Tav . 12.)
IL Berberis è una pianta affatto incognita ne’ noflri Paefì
all’ Arte Tintoria, benché ne abbiamo , come dirò più
a baffo , in grandiffima copia . Ciò nafee dalla negligenza ,
che regna ne’ Tintori, che non fogliono fare, nè rintraccia-
re niente più di quello hanno imparato da’ loro anteceffori .
Il Berberis dunque è un picciolo Fruttice , che non ec-
cede ( nei luoghi, nei quali nafee fpontaneamente ) T altez-
za di quattro , 0 di cinque piedi ;■ ma di quello coltivato
DI VARIE PIANTE. yt
negli Orti , e nelle fiepi ne ho veduto di cresciuto alp al-
tezza di circa fette piedi , e col fuo tronco della groffezza
d’ un braccio umano . Crefce retto , divifo in molti rami
armati di lunghi fpini , difpofli a tre , a tre . Ha le foglie
dentate , o fia contornate di fottiliffimi fpini . I fuoi fiori na-
fcono in grappoli pendenti , di color giallo , comporti di
fei foglie caduche . Le fue bacche , o frutti fono ancor effe
difpofte in grappoli di color roflo , di figura ovale , di fapor
accido , fuccofe, e contengono nel mezzo un feme lunghetto %
e tal volta due. La figura, che ho difegnata nella Tav. io.
è d’ un ramo della medefima pianta delineato al naturale,
quale può badare per far conofcere il Berberis anche a quel-
li , che non fanno nè pur leggere .
Nafce quello bel frutice e degno ds effere coltivato ,
in diverfi luoghi d5 Italia, e di Germania 8cc. , e particolar-
mente nelle colline , e balfure vicine alle montagne . Io ne
ho veduto in così grande quantità nelle Valli del Friuli ,
andando alla Pontiebba , che reftai veramente forprefo offer-
vando che tutte quelle Vallate parevano coperte d’ un rortb
manto, per la grandifiìma copia de’ frutti , de’ quali erano
cariche le dette innumerabili piante di Berberis . Anche nella
Valle dell’ Adice ho vedute moltiflìme fiepi di quefta pianta t
ed artailfimo ve n’ha anche nel Trentino , e nel Titolo,
dove ho intefo cavarfi da’ fuoi frutti , prima fermentati , ot-
tima Acquavite.
Fiorifce il Berberis nel mefe di Giugno , e matura i fuoi
frutti nell’ Autunno : e però viene chiamato con varj
nomi, ecco li principali.
Berberis dumetorum . Baub, pia. 454. Tournef, Infl. 614,
Berberis vulgo qua? Oxyacantha putata . Baub . bijì . 1 . pag, 5 2.
Spina acida, fi ve oxyacantha Dod, pempt . 750,
Crefpinus Mattinoli .
Ani ir-
7S VOLTURA ED USI
Amirbaris Avicena .
Dagl’ Italiani. Spina fannia , Cbrifti , Spina acuta y e
crefpina .
I Francefi . Efpine-vinette .
Ufi economici , <? Medici .
IL Berberis , oltre 1’ elfere bellilfima pianta da farne fiepi
da Giardini , e campi , che fpecialmente nell’ Autunno
forma vaghici ma veduta col rodo corallino vivaciffimo de’fuoi
frutti, può fervire anche agli uh feguenti .
Il fuo legno , e particolarmente la radice , tagliata minu-
tamente , come fi fa del legno Verzino , fi può confervare
per 1’ ufo de’ Tintori, per tingere in giallo belliflìrno»
Volendofene fervire , fi pone di detto legno minutamente
tagliato dentro lifciva forte , lafciandovelo fino a tanto che
la medefima farà tinta d’ un color giallo carico , allora fi
mette detta lifciva e legno dentro d’ una Caldaja al fuoco
con tanta acqua che balli a raddolcire il caullico della li-
fciva , onde non polla recar danno alle cofe da tingerli ; e
dopo che avr'a bollito più di mezz’ ora , vi fi potranno tin-
gere Lane, Panni, Sete, ec., preparate prima fecondo l’Ar-
te , che fi avranno colorite in giallo vaghilfimo .
La fcorza dei Berberis dà un color giallo molto più viva-
ce di quello del legno , e perciò in alcuni paefi fe ne fervo-
no per tingere i Marrocchini, ed altre forte di Pelli.
I frutti del Berberis, raccolti quando fono maturi , fervo-
no per far conferva , e fciroppo rinfrefcante , firingente , e
corroborante . Ufafi quello fciroppo , o conferva in bevanda
con acqua frefca nelle liagioni calde , e riefce molto grata,
e falubre , ed eftingue la fete . Giova moltilìimo tale bevam
da nelle febbri maligne , e peffilenziali , ed è preftantilfimo
rime»
DI VARIE PIANTE. 73
rimedio ai fluflì biliofi di ventre ; corrobora lo ftomaco , ed eccita
1’ appetito . Bifogna per altro guardar di non dare di tale be-
vanda alli temperamenti di ftomaco troppo freddo , e ciò
raccomanda il Gelebre Hoffmano , dicendo: Tu vero ante 0-
mnia vide ne ventrkulus fit frigidior . Sìquidem acida minus
conveniunt illis , quorum ventriculus cibos tardius concoquit ,
tum oh caloris Jtut potius fpmtuum defeftum in hujus vifceris
fucco , tum ob ejufdem fucci tenacitatem , quam acida femper au-
gent . Il Vino cavato dagli fteftì frutti fi conferva per gli
fteflì ufi . I Semi del Berberis lecchi e polverizzati , fono po-
tentemente aftringenti , e perciò fe ne dva al pelo d’ una dram-
ma nelle fluflìoni di ventre , e nei fluflì bianchi delle Donne»
La decozione della feconda fcorza , fatta in Vino bianco ,
b in altro liquore , fi da con grandiflimo giovamento agl’ ite-
rici. Mefla in infufione in Vino bianco per lo fpazio di 4.,
o 5. ore eflb purga mirabilmente il corpo.
DEL RHAMNO CATHARTICO, O SIA
SPIN CERVINO. Specie I. (Tav. 13.)
NAfce il Rhamno cathartico in luoghi incolti , comu-
nemente tra le fiepi , e bofchi , fpecialmente alle ri-
pe de’ fòfiì , e de" fiumi . Crefce ordinariamente all’ altezza
di otto, o dieci piedi, e coltivandolo diviene anche a gran-
dezza arborea ; avendone io uno veduto alto da trenta e piu
piedi, ed il cui tronco aveva piu d’ un piede di diametro.
I fuoi rami fono armati di fpini , ed ogni ramo , e tutti i
rampfcelli finifcono in punta acuta , e portano le loro foglie ,
ora oppofte una all’ altra , ora alterne , lifcie nella fu perfi-
de , dentate minutamente nel loro contorno , e moltiflìmo
raflomiglianti a quelle del Pruno , fe non che fono un po-
chette più rotonde , e più confidenti (A. A. ); ed al Pruno
Tomo L K s’
74 COLTURA ED USI
s avvicina anche affai colla teffitura , e colore della foftanza
legnofa , I fiori nafcono in gran copia alle afcelle delle me-
defime foglie, di color verde, e compofti d’ un fol pezzo,
ma divifi in quattro parti , ed alle volte in cinque , foftenu-
ti da un picciol calice (B. B. ). Caduti i fiori, fuccedono le
bacche, le quali, prima fono verdi, e poi nel maturarfi di-
vengono nere, ripiene d’ un fucco vinofo, pendente al verde
di fapor un poco amaro. Ogni bacca contiene, ora diie,ora
tre femi , ed alle volte anche più , ma affai di rado . Quando
fono fecche divengono quadricche, (C. C. ), di colore ofcuro .
Fiorifce il Rhamno cathartico nelli meli di Maggio, e di
Giugno , e matura le fue bacche in Autunno .
I Latini lo chiamano Rhamnus catharticus . Bauh.pin. 478.
Bauh, h'tft. I. pag. 55. Tournef. Injì . 573. Ray hijì . 1^25.
Rhamnus catharticus, five folutivus. Dod, pempt. 796.
Rhamnus folutivus , live fpina infe£loria vulgaris . Park-
Spina infefloria Matth, 158. Bell 0 nii , Lobelii , Clufi &c .
Spina cervina vulgo Gefneri .
Merula Offmani 74.
Gli Italiani lo nominano Spino cervino , Spino guergo , Spi-
no da tingere , e Spino merlo , per effer i Merli avidiffimi
delle fue bacche.
I Francefi , Bourgefpine , Nerprun , ou Noirprun .
I Tedefchi VVeghedornbeer , VPegdoron , Ferbkotner^ Ter -
beur . &c.
Gli Spagnuoli, Avarem-
Le Bacche del Rhamno fi colgono in differenti tempi per
ufo della Tintura , e della Pittura ; cioè in Luglio quando
fono verdi, per fervirfene da tingere in giallo: in Agofto ed
a primi di Settembre, quando fono appena mature, per far-
ne color verde : ed in Ottobre , quando fono paffate di ma-
turità , per eftrarne colore violetto . La fcorza del legno fi
può
DI V A \ 1 E PIANTE. 75
può raccogliere in ogni tempo, benché il piu acconcio fìa la
Primavera : e la medefìma ferve pure per tingere in giallo ,
ma di molto inferiore a quello delle bacche .
Ufo Economico #
IL Rhamno cathartico, oltre a’ colori , che utilmente fom-
minirtra , è anche Arbofcello di fufficiente bellezza da
potere occupare il fuo luogo nei Giardini : ed è comodia-
mo da porfi nei feti , nei quali fi vogliono richiamare gli
uccelli, che vi vengono attirati dalle fue bacche, loro cibo
gra tifiamo.
Il Garidel nel fuo Trattato delle piante dei campi Aqui-
fetienfi , parlando di quella pianta dice , che , inneftandovi
fopra il Pruno , o il Ciriegio vi attaccano , ma che le Pruno
e le Ciriegie che produce fono purganti , quanto le bacche
dello flelfo Rhamno *
Le bacche , raccolte verdi , fi Peccano al Sole , e fi con-
fervano per ufo delle Tinture in giallo , in verde , in limon-
ano , ed in varj altri gradi di confinili colori . Quel colo-
re , detto da’ Droghieri , e da’ Pittori Giallo fanto , viene
comporto col fugo di quelle bacche immature , e con gelfo
bianchirtirao d’ Alabaftro, o di Scagliola, finirtimamente ma-
cinato , e fatto in pani .
M. Duhamel , parlando di quella pianta dice , che foni-
miniftra una buona tintura gialla , di cui falfi grand’ ufo
per tingerne drapperie: e che li Pittori sì a olio, che in
miniatura, fi fervono delle fue bacche, dopo d’ aver incor-
porato il loro colore in una materia terrofa , che fovente
è la bafe dell’ Allume , e d’ averne fatto quel colore , che
chiamano Stil-de Graine . Anche M. Savari dice quarti le
me'defime corte, nel fuo Dizionario del Commendo; e che
K 2 delle
76 COLTURA ED USI
delle bacche immature verdi, fe ne fa del giallo, lardan-
dole macerare lungo tempo nell’ acqua, chiamandoli Grana
d’ Avignone , perchè cola molto fe ne prepara .
Dalle bacche , raccolte quando fono appena mature , fi ca-
va il fucco, fpremendolo ben bene col torchio, o con altro
ftrumento , avendole prima benilfimo pelle ; quello fucco li
fa bollire fin tanto che fia fvaporato , e ridotto a confiflen-
za di mele, mettendovi allora dentro un poco d’ Allume, e
lafciandolo ancora bollire un poco, poi levandolo dal fuoco,
agitandolo bene, e lardandolo raffreddare. Raffreddato che fia,
bifogna metterlo dentro vefciche di Bue , o di altro anima-
le, efponendo poi le vefciche al Sole, o pure attaccandole
fu per il cammino a feccarfi . Secco che farà, fi conferva per
venderlo; ed è quel belliffimo verde, tanto ricercato da’ Pit-
tori, che lo chiamano verde di Vefcica .
Si può anche confervare il fuddetto fucco , fenza farlo bol-
lire ai fuoco, mettendolo dentro Boccie di vetro ben ottura-
te . Io ne confervo da tre anni , ed è ancora tanto bello ,
quanto fe foffe recentemente ellratto: ed è cofa mirabile ,
e curiofa a vederfi , che effendo effo di color di vino roffo ,
fcrivendo col medefimo, o miniando carte , fi trafmuta fu-
bito in belliffimo verde , fenza ajuto dell’ Allume . Si può
fcrivere collo lleffo quanto piace fenza timore che mai piu
fvanifca; ma bifogna però aggiungervi conveniente quantità
di Gomma Arabica, volendofene fervire per fcrivere, o per
miniare , acciò non trafcorra: e ciò può farfr nel tempo
lleffo, che fi pone il fucco delle bacche dentro le Boccie ;
mentre, cosi facendo, lo fi avrà fempre pronto per detti ufi.
Dalle bacche raccolte in Autunno, cioè quando fono fom-
mamente mature, fi cava il fucco, e fi condenfa e conferva
nel fuddetto modo, per colorire in violetto ,, o fia pavonaz-
zo.
Il
DI VARIE PIANTE . 77
Il legno del Rhamno diventato a grandezza arborea , pu&
fervire per farne lavori; cioè Tavolini, feggiole , e cofe li-
mili , effendo legno affai bello , e di color fimile a quello del
ciriegio, e più duro.
Ufo Medico ,
LA feconda fcorza del Rhamno cathartico , come pure le
fue foglie , bollite nel vino , con un poco di Alluni^
fervono mirabilmente per fanar Y ulcere, che vengono alla
bocca gargarizzandoli di tratto in tratto con tale decozione .
Le bacche fono purgative , e fi bimano buone nelle malat-
tie croniche: Diofcoride lib. 1. cap. 101. Una dramma, e
mezza della fua polvere mefcolata con alquanto di fciroppo
di cedro, o di conferva d’arancj, giova nella Paralifia , nel-
la cacheflìa , nella fciatica, ne’ Reumatifmi, e nelle oppilla-
zioni . Lo fciroppo delle beffe bacche poffiede uguale facolta ,
e fe ne prefcrive da un’ oncia fino a tre. Si avverta che
quebo è rimedio affai potente, onde ci vuole difcernimento
e cautela nell’ adoperarlo , mentre non folo purga validamen-
te per feceffo; ma anche, eccedendo la dofe moderata, pro-
move il vomito.
DEL RHAMNO CATHARTICO MINORE»
Specie 2. ( Tav, 14. )
IL Rhamno cathartico minore è un picciolo fruticetto, che
non crefce a maggiore altezza di tre , o quattro piedi ,
ed i fuoi rami fi fpargono vicini a terra . Le fue foglie all’
intorno fono minutamente ferrate, e non fono niente più
grandi di quello rapprefenta la figura d’ un rametto della
medefima pianta, da me delineato al naturale nella Tavola
r4*
7& COLTURA ED USI .
14. Li fiori, fono affatto fimili a quelli della prima fpecie,.,
ma più piccioli ,, e le bacche fono meno fugofe , forfè per
la flerilità de’ luoghi , nei quali nafce fpontaneamente .* ed
i fuoi rami fono più fpinofi . Crefce quella feconda fpecie di
Rhamno in varj luoghi d’ Italia ,. di Francia , e di Germa-
nia. Io ne ho veduto in quantità nel contorno efterno delle
mura di Verona, particolarmente alla parte del monte, fuo-
ri della porta detta del Vefcovo . Li Botanici chiamano que-
lla pianta
Rhamnus catharticus minor. Bauh. ptn. 478.
Rhatnni foluti minor fpecies Camerarj
Spina infeéloria puntila prior Ciuf, hift .
Conviene moltiffimo la noflra feconda fpecie di Rhamno5
col Ltc'tum Galltcum di Gafparo Bauhino ; e credo , che que-
lla pianta non fia niente diveda,; fe non che una fia Hata
ritrovata in Francia , e perciò detta Gallica , 1’ altra in Ita-
lia , dr onde trae il nome d’ Italica ; come fpeffo fi vede
efier accaduto a’ fcrittori Botanici . M. Duhamel ( a ) , par-
lando del Rhamno- cathartico minore , dice che nafce in gran-
de quantità in Avignone , e che perciò le fue bacche fi di-
cono Graines d’ Avignon. I Tintori Francefi le chiamano
anche Graine à teindre , ou Graine jaune . Giovanni Bauchi-
no ( b ) parlando del Lycio Gallico dice ancor egli . Back
ad tìngendum fericum aureo colore mfeóìores utuntur , eaque
vocant Tintorium granum , Grame dì Avignon ; il che confer-
ma maggiormente effer il Lycio Gallico , lo fleffo che il
Rhamno cathartico minore di M. Duhamel , e di Gafparo
Bauhino. ( a ) Rapprefenta il fiore in profilo ( b ) il fiore
aperto ( c e )r le bacche appena fpogliate del fiore, ( d d )
le bacche mature .
Ufo
( * ) Duhamel. traite des Arbres Tom. 2. pag. 213. fìg. <iv
C b ) Bauh. hift. Tom. I. pag. 58.
DI VARIE PIANTE .
79
Ufo Economico .
LE bacche di quefta feconda fpecie di Rhamno fono mol-
to migliori di quelle della prima fpecie , per tingere
in giallo fete , ed altre cofe . Il verde , che cavali dalle bac-
che mature è più bello del primo, ma è meno abbondan-
te , perchè le bacche fono meno fugofe , e conleguentemente
meno ricche di colore . In Francia fi fa grandilfimo ufo del-
le bacche di quefta feconda fpecie tanto fecche , quanto fre-
fche . Coftumano anche di peftarle grolla mente , tofto che le
hanno raccolte, e di farle macerare con acqua, e di fervir-
fene poi per tingere tele , fili , fete ec. in belliflìmo giallo »-
In femi del Rhamno , tanto della prima fpecie , quanto di
quefta feconda , fono ripienilfimi d* Olio , come io ho recen-
temente fcoperto : e benché , elfendo fuori di ftagione da po-
terne raccorre in quantità fufficiente da farne fperienza in
grande, non fia in cafo di poter per ora rilevare con preci-
sone quanto ne pollano rendere per ftajo, o per altra qual-
fivoglia mifura ; fono certo non per tanto , per la pratica
che ho d’ altre fimili femenze oliofe , che quelle ne polfono
dare circa otto libre per ogni ftajo , o fia due libre per
quarta . Non Spregevole utilità adunque potrebbe ritrarfi dal-
le fuddette Bacche, cavandone prima il color verde, indi e-
ftraendo 1* olio dai femi che racchiudono . Ne farò a tempo
opportuno formale fperimento ; intanto ho creduto bene di
pubblicare quanto ne ho fcoperto , affinché , fe alcuno aman-
te dell’ avanzamento delle Arti , voleffe fare lo ftelfo , gli
ferva quefta notizia d’ eccitamento»
Ufo
8o COLTURA ED USI
Ufo Medico*
Serve quefta feconda fpecie di Rhamno in medicina a tut-
ti gli ufi, a’ quali giova quello della prima fpecie *
On v ha pianta che più s’ accorti al Rhamno, sì nel-
le facoltà medicinali , che negli ufi tintorj , quanto la
Frangula; per il che il celebre Linneo 1’ ha porta nello ftef-
fo genere dei Rhamni: non voglio perciò ommettere di par-
larne, ed utile mi fembra di defcriverla, di darne la Figu-
ra, e d’ indicare gli ufi a quali la credo poter effere van-
taggiofa ; tanto più , che effa nafce , e crefce abbondante-
mente alle ripe de’ folfi , e de’ fiumi ; e che produce gran-
diflima quantità di frutti. In quello Territorio Padovano ,
nel Vicentino , e lungo la Piave , ed in moltilfimi altri luo-
ghi nafce la Frangula copiofamente alle ripe , come dilfi ,
de’ fiumi, degli fcoli, e de’ Mi: e fpecialmente nei fiti baf-
fi, e foggetti alle inondazioni.
Grefce all’ altezza di cinque , e fino di dodici piedi circa ,
ed è Arbofcello affai elegante per 1’ immenfa quantità di
bacche che produce, le quali prima fono verdi , indi matu-
rando fi fanno roffe , e nell’ autunno divengono nere . La
fcorza della Frangula è di color fofco , carica di picciole
macchiette bianchiccie, o giallognole. Le foglie fono ovate ,
nell’ eftremità terminate in punta , col loro contorno intero ,
lifcie al di fopra , ed al difotto venofe . I fiori nafcono alle
afcelle delle foglie foftenuti da corti piccivoli , ( a a ) di brut-
tura affatto diverfa da quelli del Rhamno , ( b ) con un fo-
la ftilo nel mezzo ( c ) .
DELLA FRANGULA ( Tav. 15. )
Le
DI VARIE PIANTE ; Si
Le bacche fono rotonde (d), e contengono tre femì per
ciafcuna, ma alle volte non ne maturano che due: e quan-
do fono fecche , quelle che ne hanno maturati tre , fono
tricocche ; quelle che non ne hanno maturati che foli due ,
fono licocche ( d d ) . I ferai fono quafi rotondi , un poco
compresi da una parte, ed un pochette divifi in due par-
ti , le quali fono bianchiccie , ed il relto del feme è di co-
lor ferrugineo .
Fiorifce la Frangula quafi tutta V diate , e nell’ autunno
matura le fue bacche.
Ufo Economico •
SErvono le bacche della Frangula , raccolte avanti la lo-
ro maturità, per tingere in giallo, ed in verde, tele, fi-
li , lane ec. Si polfono preparare in tutte le maniere , co-
me ho detto del Rhamno, ma i colori che fe ne cavano,
fono meno belli. Anche la feorza può fervire a tingere in
giallo ; come pure le foglie tanto verdi , che fecche ; delle
quali ( avendomi inoltrato 1* efperienza poter effere comodif-
fime a chiunque volelfe tingerfi da fe filo , feta , lana , te-
le , panni , e drappi ) non voglio mancare d* indicare il mo-
do facile di fervirfene, che è il feguente .
Si prende a diferezione quella quantità d5 effe foglie, che
poffa effere fufficiente per ciò che fi vuol tingere, e polle
con baltevole quantità d’ acqua in una Caldaja , e meffavi
tanta cenere comune -, che riefea all’ incirca un quarto di
libra groffa per ogni fecchio d’ acqua, fi fa bollire fino che
fi vegga effere 1* acqua ben carica di color giallo aranciato.
Allora avendo pronto ciò , che fi vuol colorire , prima bene
alluminato; cioè fatto ben bollire in acqua impregnata à9
allume di Rocca, e poi lavato, e ben fpremuto, s’ immer-
Tomo I. L ge
Ss COLTURA ED USI
ge nella fuddetta Caldaja, dopo d’ averne 'eftratte le dette
foglie 5 e vi fi fa bollire , fempre rivoltando , fino che fi of-
ferva edere tinto a quel fegno che piace . Ciò veduto, fi
cava , e fi lava , e falfi afciugare , ed avrafiì un gialle non
fpregievole per varj ufi.
La maggiore utilità però, che a me fembra fe ne polla
ritrarre, oltre alli fuddetti ufi, fi è di raccogliere le fue
bacche, quando fono ottimamente mature; di fpremerne il
fugo, come fallì dell’ uva; e di condenfarlo, o al fuoco, o
al fole per ufo de’ Pittori. Indi raccogliere i femi d’ effe
bacche, lavandoli e nettandoli bene, facendoli feccare, e ca-
varne poi F olio, come dilli parlando dei femi del Rham»
no cathartico , elfendone anche quelli ripienilììmi .
Nel Vicentino, ed altrove fi fervono moltiffimo della Fran-
gala nelle fiepi e Bofchetti da prendere uccelli gentili, detti
con idiotifmo generico , Beccafichi , delle cui Bacche ottima-
mente s’ impinguano, e riefeono di grato fapore.
Ufo medico .
La fottofeorza della Frangala ha facoltà di rifolvere , data
internamente; ed applicata elieriormente , di difeccare ed a-
flringere : e perciò pella con aceto fortilfimo , ferve , ungen-
dofene, per guarire la Rogna, ed è rimedio, che fana in
pochi giorni . La decozione della feorza , fatta con aceto ,
giova moltiffimo per confervare i denti , ed a nettare , e fa-
nare quelli, che hanno incominciato a tarlarfi. La medefima
feorza data in polvere , o in Trocifci , o in Pillole , purga il
corpo , e moltiffimo s’ approffima alla virtù del Rabarba-
ro.
La decozione della fteffa feorza , del pefo ds un’ oncia , con
poco di Finocchio, o di Abfintio , giova molto agl’ Idropi-
ci,
DI VARIE PIANTE. 83
ci, ed agl’ Itterici 3 prima però purgato il ventre, acciò non
riefca troppo impetuofa . Scioglie mirabilmente il ventre , fen-
za alcun incomodo , e viene lodata moltifììmo tale decozione
perle oftruzioni, e per quelli, che hanno mal affetto il fega-
to, e la milza, per caufa di troppa abbondanza d5 umori
fierofi .
Si raccoglie la detta fottofcorza, eh’ è gialla , in Prima-
vera , quando incomincia la pianta a germogliare , e fe le
leva la prima feorza , effendo inutile : fi fa poi feccare alP
ombra , e fi conferva per gli ufi fuddetti .
Il Dodoneo parlando delle facoltà di quella feorza , dice e
Corte x in vino maceratus , aut cerevìjìa ? deinde epotus , poten-
ter vomitum movet , pituitam & humores putridos contentos in
ventriculo pellit .
La dofe è da due a tre dramme della feorza in polve-
re, data in bevanda, e fi corregge con alquanti femi di fi-
nocchio , o di anifo , acciò non agifea con troppa violenza .
li Camerario dice, che in molti luoghi della Saffonia ufano
quella feorza in vece del Rabarbaro .
A Luteola è una pianta inferviente alla Tintura per co-
lorire in giallo belliffimo, ed anche per il verde col
color turchino . Effa non vive che un anno , ó al più uno
e mezzo, ed ha la radice bianca, della groffezza d’ un di-
to, e di fapor e odore fimile a quello del Rafano, dalla qua-
le forge ora uno, ora più furti, alti due, tre, ed alle vol-
te quattro piedi , eretti , ramofi , rotondi , e con alcune li-
nee elevate , che li percorrono , di color verde chiaro . Le
foglie, prima, che la pianta incornine) ad inalzarli per fio-
rire , fono diftefe fopra la terra difpofte in circolo , lunghe
DELLA LUTEOLA» ( Tav. 1 6. )
L 2
circa
84 COLTURA E L) USI
circa un palmo di color verde giallo, lucide al difopra, e
col margine increfpato, come è pur anche la fuperficie del-
la foglia ( i ) ed hanno per lo più verfo la loro ertremit'a
due 5>ine inermi una per parte. ( 2 3 ) Le foglie dei fil-
iti fono difpofte fenza alcun ordine , più brevi , e più angu»
Ite delle radicali.
I fuoi fiori ( fig. 1. ) fono difpolti nelle fommità dei gam-
bi , e dei rami in lunghilfime fpighe , ognuno de’ quali è
comporto di quattro foglie irregolari , di color gialletto . Quel-
la d’ erte quattro foglie che Ita alla parte di fopra è per 1*
ordinario divifa in lei parti ( B ), ed ognuna delle altre tre
è tagliata per lo più in tre parti ( c c c ) . Nel mezzo del
fiore vi fono moltiflimi Itami che contornano il Germe , ( D )
il quale diventa poi una capfula terminata da tre Itili ( E E ).
Quella capfula , o fia recettacolo , in cui Hanno rinchiufi i
femi , è crefpo , e terminato in tre punte . Quando elfo re-
cettacolo è maturo , fi apre nella fommita in tre parti , e
contiene nel mezzo moltiftimi femi piccioli, lucidi, e neri .
( F ) rapprefenta la pianta appena nata dal feme . ( G ) ino-
ltra una piantina di et'a d’ otto , o di dieci giorni . Si deve
però avvertire , che tanto il fiore , quanto le altre parti del-
la fruttificazione fono delineate un poco più grandi dello Ha-
ta naturale ,
Nal'ce fpontaneamente nel Genovefato , ed in altri luoghi
d’ Italia, in Francia, in Inghilterra, in Ifpagna, in Islefia ,
in Boemia, e nei Paefi Baili, in terreni incolti, e fartofi ,
ed anche a’ lati delle ftrade , e fopra muraglie antiche . Fio-
rile il Maggio, e poco dopo matura le fue femenze.
I nomi , coi quali viene chiamata , fono li feguenti . Da’
Latini fi dice Refeda luteola . Linnai fpec . plant . 448,
Luteola herba, falicis folio. Bauh. pin. 100. Tournef, lnfta
Lob. ad ver. 14,9.
DI VARIE PIANTE. 85
Lutea vel Luteum Gejnerì , Camerarii ec.
Lutum herba . Dod. pempt, 80.
Herba lutea. D al ech ampli hifi . Lugd, 501»
Pfeudo Struchium. Matthiolì 1307*
Struchium. Gefneri . Hon.
Antirrhinum . Trago, »
Catananche . Loniceri .
Guadarella vulgo. Cafalpinìi .
Da’ Greci. Se $oivclyr) Se AafJLVci[ji.sv^ *
Da’ Spagnuoli . Unge de Gatto herba .
Da’ Portoglieli. Unhas del Gatto yerva.
Da’ Franceli . Gaude . Savary Dittionnaire univerfel de
Commerce Tom. 2. p. 121.
Dagl’ Inglefi. Dierneve.
Coltura »
SI femina la Luteola nel mefe d’ Agofto , o a5 primi di
Settembre , ed anche a’ primi di Marzo , nell’ ifteffo
modo del Lino . Crefce , tanto nei terreni graffi , quanto nei
magri e faffofi; a differenza però, che nei luoghi graffi ere»
fee in più abbondanza , e più alta , ed è migliore per la
tintura ; e nei magri più picciola , e men ramofa . Per aver-
ne belliffimo raccolto bifogna feminarla in terreno preparato
nello fteffo modo, come fi fa a quello, dove fi vuole femi»
nare la Canape.
Quando è nata e crefciuta alla lunghezza di due dita s
bifogna ftirparne le mai’ erbe, fe ve ne foffero , acciò non
1’ ammazzino, ciò facendo o colla zappa, o colle mani. Si
raccoglie in Giugno, o Luglio, cioè quando ha terminato
di fiorire , e che incominciano a feccarfi le foglie vicine a ter-
ra ; e raccolta fi porta a feccarfi all’ ombra , fe fi può : e
non
%6 COLTURA ED USI
non potendo, feccafi al Sole tagliandole prima le radici. Sec-
cata che fia , fi lega in fafci, e fi raccolgono tutte le Te-
menze, che da effa cadono facilmente nel maneggiarla, per
poi feminarle a fuo tempo.
Legati i fafci, fi pongono in luogo afciutto, ammucchiati 1®
uno l'opra 1’ altro , e fi confervano fino all* occafione di a-
doperarli , o di venderli .
Dopo aver io fatti e replicati varj fperimenti fopra la col-
tura , e preparazione di quella pianta , e d’ elfermi accertato
dell’ ottima riufcita, che fa anche apprelfo di noi, mi ven-
ne in penfiero di tentare due modi differenti di prepararla
più comoda all* ufo delie Tintorie , e di molto più facile
trafporto, per farne commercio; giacché nel modo fopradde-
fcritto , ufato dalle nazioni che la coltivano , riufcendo di gran
volume e di poco pefo , riefce al trafporto incomodilfima , e
di grave fpefa .
Il primo modo fu, di farla tagliare, e cosi verde maci-
narla come fi fa il Guado, e ridotta in palla, farla in pal-
lottole 9 che feci poi feccare all* ombra .
Il fecondo modo , fu di tagliare detta Luteola , e di far-
la feccare all* ombra, dopo di che la feci ridurre in polve-
re .
Sperimentai poi, fe preparata in quelli due differenti mo-
di , faceva nella tintura il medefimo effetto di quella prepa-
rata all* ordinario , e trovai , non fenza molto piacere , che
non folo faceva lo Hello, ma che dava anche il fuo colore
in maggiore quantità : dal che rifulta che potrebbe!! ridurre
quella Droga di molto più facile , e meno difpendiofo tra-
fporto .
L’ introduzione della Luteola , quando venilfe fatta, riu*
fcirebbe di molto profitto alla Tintura , per il fuo bellilfimo
colore , e confeguentemente anche a’ Tuoi coltivatori : e fareb-
be
DI VARIE PIANTE. 87
be di comodo, al Popolo per la facilit'a con cui ciafcuno
potrebbe da fe tingerfx in giallo ciò , che occorrere . Percioc-
ché per colorire Drappi di feta , di lana , di filo ec. , bada
di far bollire fufficiente quantità della fletta Erba nell’ acqua
con alquanto di Allume cattina, o di Feccia, o anche di li-
fciva forte di ceneri , aggiungendovi , dopo aver bollito un
quarto d’ ora, altrettanta acqua, quanta fu la lifciva, e fa-
cendola bollire un altro quarto d5 ora , ed anche piu , e poi
immergervi le cofe da tingerli : prima però alluminate fecon-
do F Arte , rivoltandole nella Caldaja con un legno , ed e-
ilraendole , quando faranno al grado di colore , che fi defide-
ra ; lavandole poi , e facendole afciugare .
Il giallo che cavali da quella pianta fupera in bellezza
quello d’ ogn’ altra : ed il Gel Linneo nelle fue Amenità
Accademiche, Tom. 5. pag. 327., la loda, dicendo: Nerba
luteum pulcherrimum dat colorem , unde frequentarne finitori-
bus in ufu , & copiofe ab exteris afportatur , quamvis facilli -
me apud nos proveniate Virgilio ne fa menzione nella Buc-
colica col nome di Luto nell’ Egloga quarta con quelli
verfi :
Ipfe fed in pratis aries , jam fuave rubenti
Murice , jam croceo mutabit veliera luto .
Il Gel. Girolamo Trago fcrilfe , già due fecoli e più , del-
la medefima Luteola (a)' Hoc apud nos Mediomatrices non
nifi linamentis lettorum luteo colore tingendis ufurpatur : e po-
co dopo foggiunge: Mulierculee hanc berbam , five ficca fit ,
five recens , in aqua cum alumine decoqunt , tingendis lina-
mentis &c. ed il Lobelio ( b ) nell5 illetto fecolo , parlando
della Luteola , cosi s’ efpreffe : Magno ufui & emolumento
eft Luteola , recentiorìbus tantum cognita , ad colorem fulvum
au -
( * ) Trag. De ftirpium qua: in Germania maxime nafcuntur. Argentari» anno i S S
( * ) Lobelii Stirpium adverfaria nova Londini 1571. pag. 144.
8$ VOLTURA ED USI
aureumve pannis concìli andum valde expepita , prafertim in
Belgio y ubi magna copia .
Nel 1 587, il Dalechampio, parlando della fteffa pian-
ta , fc riffe : Multis locis , quamvis /ponte nafcatur , magno t am-
en compendio ferunt in agris , & nifi fortuna domino deco -
quat , magnum rufiicus ex e a fentit proventum , quoniam eru -
ta folo radìcitus , in fafces magnai cogitur , ufurpaturque ad
infeftus . Siccata in luteum colorem p all e fòt , aut certe lati-
guet in pallidum . Cortinis infefforiis indita , luteo quoque co-
lore pannos tingit , cujus apud nos maximus increbuit ufus .
Prceterea infeftores colori ceruleo , quem Glafium excitàvit ,
fuperinducunt y & viridem efficiunt colorem . Anche il Geleb.
Roberto Dodoneo (a ) nel 1616. la defcriffe e delineo, e
della fua facoltà ci lafciò quanto fiegue : Ufus hujus in me-
dicina quidem nullus efi , fed in tintoria frequentijfimus . In-
ficiuntur hac herba panni lanei , aliaque ex lana opera , & li -
ne ce tela colore luteo & virenti . Luteo quidem candida , &
nullo alio prius imbuta : virenti vero cceruleo ante tinfta : nam
Luti herbce color cceruleo fuperindu&us viridem efficit . Così
utile pianta all’ Arte Tintoria fu per fino nota anche a Vi-
truvio , ( b ) che la raccomandò per fuccedaneo della Crifo-
colla nelle Pitture , dicendo : Qui non po/funt Chryfocolla ,
propter caritatem utì , herba quce Luteum ( aut potius Lutum )
appellatur , utuntur viridijfimo colore . Alcuni pretendono che
fia la Luteola antidoto contro veleni , e preftantiffima con-
tro i morfi d’ Animali velenofi; per il che da alcuni fia
detta Theriacaria. L’ odore ed il fapore di quella pianta 5
fpecialmente della radice , danno manifefto indici© che aff&ia
facoltà antifcorbutica ,
( « ) Dod. pempt. pag. 8.
C ^ ) Vitruvius de Architettura Lib» 7, cap. 14. pag. 119.
DEL-
DI VARIE PIANTE . %9
DELLA CAMELINA , O C AMEMINA .
( Tavè 1.7. )
Arlato avendo del Guado , dell’ Indaco , della Rubia , e
di varie altre piante , ora tratterò di alcune altre , la
Temenza delle quali ferve per trarne Olio; ed in primo luo-
go parlerò della Camelina , o Myagro , ietta volgarmente
Semenzina .
Nal'ce fpontaneamente quella pianta in varj luoghi della
noftra Italia, di Germania, e di Francia , fpecialmente ne9
campi flati feminati a Lino, fpuntando dalla terra nell’ Au-
tunno , e maturando i femi nel Maggio fufleguente.
Ella crefce all’ altezza d’ un piede e mezzo , ed alle vol-
te di due , col fullo , o gambo eretto , divifo in molti ra-
mi , rotondo , ed alquanto pelofo . Le fue foglie fono lunghe ,
angulle , ed all’ intorno dentate , e pelofettc ; ed ognuna ab-
braccia quali la metà del furto colla propria bafe, come rap-
prelenta 1’ annelfa figura.
I Tuoi fiori fono gialli , comporti di quattro fogliette , ed
ognuno è follenuto da picciolo calice . Di mano in mano che
vanno cadendo , fuccedono le capfulette ripiene di minuti Te-
mi gialletti, triangolari, e di acuto fapore.
Varie denominazioni le vengono date , ed ecco le princi-
pali .
Myagrum Sativum Lìnn. Spec. plant.C^i* Bauh. pin* 109.
Myagrum Sylveftre Bauh. ptn. jop.diélum Camelina Bauh .
hìjì. 2. pag. Spi. Myagrum Dalech . hifl . Lugd, Tom.z.pag »
1135.
In Greco. MY'ArPOS, Se Me\c i/xrvpov ,
In Francefe . C ameline , 0 Camemìne .
In Tedefcho . Flachdotter , e Làndotter .
Tomo /,
M
Col
9 o
COLTURA ED USI
Coltura della Camelina »
SI femina querta pianta a principio di Marzo in terreno
prima ben arato , e goffamente fpianato , non troppo
forte , nè foggetto alle inondazioni ; fi fparge la Temenza co-
me fi fa quella del Lino , farchiando dopo bene la terra
colf erpice a denti di ferro , acciò redi fotterrata. Non vi
fi ufa altra diligenza, fe non che di raccoglierla quando fa-
rà matura; il che fuole accadere verfo il fine di Maggio, o
a’ primi di Giugno. Raccolta, lafciafi efpofta al Sole in luo-
go ben netto, tanto che fi lecchi, poi fi batte fino che ne
fiano ufcite tutte le Temenze , le quali fi feparano dall’ im-
purità vagliandole , o pure palandole , come farti al Formen-
to. Nette che faranno, fi confervano in luogo afciutto,o in
granajo , fino a tanto, che fi voglia farne cavar f olio.
La Camelina, oltre che non è fogge tta ad elfere divorata
da quafi nelfuna forte d’ Animali , per aver effa quando è
verde un fapore amaro, e grave di modo, che gli Animali,
e gl’ Inietti la fuggono; recca anche il comodo di poterfene
avere due raccolte in una ftagione . Ciò può farfi , feminan-
dola dietro il fermento , torto che fi è tagliato ; o pure ri-
feminandola anche nel terreno rtelfo, da cui quella maturata
al fine di Maggio, o al principio di Giugno farà fiata ca-
vata e raccolta ; purché fiafi prima arato , almeno due
volte .
Per feminare un campo Padovano , o Vicentino , che po-
chi (fimo differirono , un quartaruolo , o fia quarta parte d’
una quarta di Temenza è fufficiente ; ma avertafi di feminar-
la , o Tubilo dopo la pioggia,© quando la fi vede imminen-
te, altamente, feminandofi in tempo fecco, non nafeerà, fe
prima non piova , e che la terra s’ inumidifea .
Io
pi VARIE PIANTE . 9i
10 ne no feminata verTo la metà di Settembre , ed alli
primi di Gennajo del 1764. era in Temenza e matura , e
parte ancora fiorita ; dal che fi conofce poterli feminare an-
che in Settembre, non però per raccoglierne la Temenza , ma
per ararla e fot ferrarla quando fia crelciuta , e prefio al fi-
orire , onde Terva di ottimo concime alla terrà . Nella Pri-
mavera poi dello fieflb Anno ne Teminai un’ ottava parte di
campo , e quantunque andalfe Toggetta a quell’ orrida Tem-
pefta , che tolTe in quelli contorni , o tutto , o quafi tutto
il raccolto del Tormento ,, ne ho ricavate Tei quarte di Te-
menza , da quattro delle quali ne ho Tatto cavar 1’ Olio, e
due ne ho conlervate per Teminarle . Quelle quattro quarte
hanno reTo dodici libre Padovane d’ Olio bellilfimo , del colo-
re quafi fimile a quello di mandorle dolci ; ma più carico,
pendente al color d’ oro»
La cruTca rellata nei Tacchi , detta Panello , fi olfervava
ancora partecipe d’ Olio , ma perchè era in troppa picciola
quantità , mi dille il Torchiatore che non era poffibile di
Tpremerne l’Olio interamente: e che non vi fi può riuTcire,
Te la Temenza non fia almeno otto quarte . Io Teci dar a
mangiare di detto Panello a degli Animali , e li purgò co-
me Te preTo avellerò un valido catartico , a cagione , cred’
io, dell’ Olio , di cui era impregnato . Dato però a detti
Animali in poca quantità , non gii ha recato alcun nocu-
mento : e quando TolTe bene privato d’ Olio Tervirebbe per in-
granarli .
11 Ruellio parlando di quello Templice, Tcrive : Camelinam
Agrieoi ce nojlrates probe norunt , ac pofìquam ejus granum con -
cuterint , ac vel 'ventilabro , vel cribro mundatum congrega -
verint , ex eo torcularis ope oleum exprimunt , quo pauperes
non in lampadibus folum , verum etiam ad fritturas , aliaque
condimenta utuntur . Il Trago , intendendo di voler parlare
M 2 dell’
pi coltura ed usi
dell’ Olio di quella pianta , dice Oleum quod ex hoc /emine
con/citur longe praflantijjìmum ejì , gratius & jucundius y
quam Oleum Olivarum . Io credo per altro che il Trago
fiali ingannato: cioè eh’ abbia prefo l’Olio di Sefamo per
quello delia Camelina , ma egli è per altro certilììmo che
anche quello è buono da mangiare , e che arde nelle Lu-
cerne , fa più chiara luce , ed è di maggiore durazione di
quello di Noci, e di Lino ; nè ha cattivo odore, ed è an-
che buoniffimo per dipingere , come quello di Lino , e di
noci &c.
Le Temenze di quella pianta , oltre li fopraddetti ufi , fer-
vono anche maravigliofamente a nutrire ed ingranare gli uc-
cellami , delle quali fono elfi molto ghiotti .
? Olio di quella pianta arnmollifce, e rilafia . Dadi in-
ternamente nei cafi di grande llitichezza , e di dolori
di ventre . Dato al pefo di 4 , o di 6. onde per bocca , è
validilfimo rimedio contro la Pleuritide, ed ufafi perciò in
molti Paefi , contro tale pericolofiffima malattia dalla povera
Gente: ed io medefimo ne ho veduti guarire in gran nume-
ro con quello folo rimedio , prefo al pefo di fei oncie . Un-
gendoli col medefimo Olio , leva la fcabrofita , e ruvidezza
della pelle, e guarifee le crepature della medefima.
La decozione di tutta la pianta frefea , bollita nel vino,
è ottimo rimedio contro ogni Torta d’ infiammazione degli Oc-
chi , elfendo un potente lodativo ,
Ufo Medico della Camelina*
DEL
DI VARIE PIANTE. 9Ì
DEL NAPO SALVATIGO ( Tav. 18. )
E Geo un’ altra Pianta, che ferve allo fteffo ufo della Ca-
melina per farne Olio , e per impinguare le terre e
difporle a maggiore fertilità per altre piante. Una delle cofe
più importanti nell* Agricoltura fi è certamente quella di tro-
var modi facili d’ ingranare i terreni , e fpecialmente quelli y
che per loro natura fono magri , e poco fruttanti , e di fup-
plire alla fcarfezza dei letami. Sopra di ciò fono fiate fatte
molte e varie fperienze; ma nella maffima parte fi fono in-
contrate fpinofe difficolti . Tra i femplici impinguanti , la
Fava , i Fagiuoli gentili , ed il Lupino fono fin ora fera-
brati i migliori , e fi praticano per tale effetto in varj Pae~
fi . Da molti però fonofi abbandonati , per la troppa quan-
tità di tali femenze che bifogna impiegare , a cagione della
loro groffezza , per feminare i campi nel modo che convie-
ne. In Inghilterra, in Francia, ed in altri Paefi Oltramon-
tani ufano con profitto la Marna ; ma tra noi ancora igne-
rafi quale delle noftre Marne fia veramente atta a tale ufo ;
nè fi conofce precilaniente a quali terreni fia quello Foffile
utile, o dannofo, o indifferente: nè quale convenienza debba
effervi tra certe fpecie di Marne , e certe fpecie di terre col-
tivabili. Egli è per tanto certiffimo, che, parlando di Mar-
ne , altro ci vuole per rendere fufficientemente legato un ter-
reno fabbionofo, e troppo fciolto ; altro per render dolce, e
bafianteraente foluto un terreno cretofo, ed argillofo , troppo
vilcido e tenace ; il che è uno dei grandi mezzi della ferti-
lizzazione . Sarebbe neceffario , per poter pronunciare qualche
cofa di certo fopra la natura, 1’ ufo, e 1* utilità delle Mar-
ne de’ noftri Paefi , di farne varj , e replicati tentativi ; ma
la molta fpefa 5 1’ incertezza dell’ efito 3 ed altre difficoltà ci
pa-
24 COLTURA ED USI
parano cT avanti un oftacolo non cosi agevole da fuperarfi».
Servirfi , per chi manca , o fcarfeggia di Letame , di Pian-
te fertilizzanti, è cofa a tutti faciliflima : e fe quelli, che
amano la buona Agricoltura , vorranno far ufo del Napo,
che fon per defcrivere , fe ne troveranno affai contenti , e non
doveranno impiegarvi che affai poca femenza , in confronto
di quella, che è neceffaria , fervendofi di Fava, di Fagiuoli,.
o di Lupino.
Nomi diverft di quejìo Napo »
NApus fylveflris. Bauh. pin. £5. Baub. bijl\ 2. pag* 8 43.
Ray. bijì. 802. Tournef injì. 229.
Braffica radice caulefcente fufiformi ., Linn»Spec. plant. va ~
rietas 3.
Bunias fylveflris, Napus flore luteo. Lob . icon . 200.
Bunium feu Bunios officinarum .
I Francefi. Navefìe , 0 Rabette , & Navetta*
I Spagnuoli . Nebo commuti , & Naps .
I Greci. B vel fiévtov .
Deferitone .
ISuoi fufti , i fiori, e le filique fono quali fimili al Na-
po fativo; ma le fue foglie fono più incife , e lancinate,,
attaccate ai furti .
La radice è lunga, e bianca, della groffezza quafi d* un
dito , di fapor quafi fimile a quello del Napo fativo , ma
un poco più acre . ( A. ) rapprefenta una foglia di grandezza
naturale . ( B. B. ) due filique mature .
Nafce il Napo Salvatico fpontaneamente nei luoghi areno-
fi, marittimi della Gotlandia, d’Inghilterra, d5 Irlanda , di
Francia, ec.
Si
DI V A 7^1 E PIANTE .
Si coltiva in varie parti deli’ Europa , e particolarmente
in Fiandra , ed in Olanda ; come pure in Normandia , ed in
qualche altra parte della Francia, e nella Lombardia.
L’ Olio di quella pianta è un capo di commercio di mol-
ta importanza , particolarmente apprettò gl’ Irlandefi , ed G-
landefi , i quali ne coltivano una grande quantità , Io ho
avuti i femi di quella fpecie di Napo da Cremona , nel Ter-
ritorio della quale Città coltivafene in molta copia col no-
me di Ravizzone , e fe ne fa 1’ Olio dello fletto nome , af-
fai buono a mangiarfi , di cui la matti ma parte di que’ Po-
poli fe ne ferve nelle vivande in vece d’ Olio d* ulive , al
quale molti lo preferirono , come affai più fano .
Coltura del Napo Salvatici),
SI può feminare quella pianta per due ufi; cioè uno per
ingraffare la terra , 1’ altro per aver un’ abbondante rac-
colta di femenza da trarne Olio . Volendo dunque fervirfene
per ingrattare i campi, bifogna feminarla a’ primi d’ Agoflo
nella fletta maniera , che fi feminano le Rape , ma però
molto più fpeffa. Crefciute che faranno le piante all’ altezza
di circa un piede, ( che farà verfo la metà d’ Ottobre ) fi
fotterraranno coll’ Aratro . Arata la terra , fi, lafcia cosi in
ripofo quindici, o più giorni , affinchè le loro foglie fi ara-
marcifcano ; indi fi riara , e pochi giorni dopo vi fi può
feminare il Formento; o pure fi può lafciare in quiete fino
alla Primavera , per porvi il Formentone , o altre Biade , ed
avraflì un prodotto tanto bello, quanto fe tale terreno fotte
flato concimato.
Tra tutti i modi d’ ingrattare le terre , il predetto panni
dei più facili ed economici ; poiché con una quarta di fe-
menza di quello Napo fi poffono feminare almeno tre cam-
pi
96 COLTURA ED USI
pi di terra , fenza altra fpefa , che quella d’ ararla , ed er-
picarla, e di riararla a fuo tempo.
Volendo poi feminare il Napo per raccoglierne il feme da
cavarne 1* Olio , bifogna fciegliere il terreno di buona natu-
ra , e prepararlo nel modo feguente . Avendolo prima bene
letamato, fi ara, ed erpica una volta a’ primi di Luglio,
e fi replica lo fteflb a’ primi d’ Agofto ; alla meta poi del-
lo ftelfo mefe fi ara ancora per la terza volta; vi fi fparge
la Temenza, ma non troppo fp'effa , affinchè le piante , che
ne nafceranno , poffano dilatarli coi loro rami : ed erpicando
coll’ erpice a denti di ferro, beniffimo fi cuopre . Quando li
fa tale feminagione il terreno deve elfer umido , e fe non
folfe tale , bifognarebbe allettare il beneficio di qualche piog-
gia , o che almeno fi vedelfe imminente ( a ) ; poiché nella
terra fecca nè pure quella Temenza può bene Tvilupparfi , e
germogliare .
FioriTce il Napo falvatico al fine di Febbraro , o a5 primi
di Marzo , e matura le Tue Temenze nel MeTe di Maggio .
Tolto che le fi veggono mature biTogna farne la raccolta,
o tagliando i gambi , o cavandoli , che è molto meglio ; e
fi pongono in luogo netto a leccarli al Sole . Il tempo op-
portuno per far detta raccolta è quando le Silique , o Te-
ghette lono ancora umide per la rugiada , o per la pioggia;
poiché cogliendole quando fono aliai fecche , ne fcappa fuori
facilmente il grano , e fi perde .
Secche poi che faranno , fi battono , e nettano nel modo
fielfó, che diffi della Camelina : e fi confervano in granajo,
o in altro luogo afciutto fino che piacerà di cavarne F Olio ;
il
( a ) Come riferifce anche Columella nel fuo libro io. della Coltura degli Orti con li
feguenti verfì ( vide Au&ores Rei Rufticae pag. 739, )
Quin & Tardipedi, facris jam rite folutis ,
Nube nova feritur, cadi pendeiitibus sndis,
Gongylis , illuftri mittit quarti Nurfia Campo ,
Quoque Amiterninis defertur biuùas arvis ,
DI VARIE PIANTE . g7
il quale fi eftrae come quello di Lino , di Camelina &c.
Un campo di terra feminato di Napo Salvatico , Te qual-
che acuto freddo non danneggi i fuoi fiori, o che foccomba
a qualche altro infortunio , fuol rendere ordinariamente il tri-
plo di più di quello faccia feminato a fermento .
Io ho fatta fperienza di feminarne un pezzo di terreno a’
quattro di Settembre , ed in poco più d’ un mefe le piante
di Napi erano crefciute all’ altezza di circa un piede , e cosi
vegete e folte che hanno recata maraviglia a molti dilet-
tanti d’ Agricoltura . Alli primi di Gennajo , ad onta delle
brine e diacci eh’ erano accaduti in Novembre , erano elfi
Napi belliftìmi, verdi, e vigorofi , che a mirarli fembravano
un prato de’ più ubertofi nel mefe di Maggio ; dal che fo-
no indotto a credere che tale pianta potrebbe efiere molto
utile per ufo de’ Beftiami a ftagione avanzata , perchè refifte
al freddo, e loro riefee cibo fano e piacevole.
Ufo economico deli Olio del Napo Salvatico .
U Irlandefi , ed Olandefi , non folamente fanno elfi
confumo di quello Olio in tutte le manifatture di La-
ne , cioè Panni, Berrette , e limili , ma anche ne mandano
in altre Provincie. Se ne fervono per le lucerne , e per le
vivande: e ne fabbricano anche il Sapone per imbiancare le
tele di Lino. Ciò viene alferito dai Dodoneo con quelle pa-
role : Nam ex hoc , & una fortijfimo ex nonnullis cineribus
lixìvio , fapo decoquitur , quo ad eluendas expur gandafque li -
neas vejìes univerfum fere Belgium utìtur .
Quell’ Olio , quando è di buona qualità , ha uh color d5
oro, ed un odor grato. Coftumano in alcuni Paefi,per man-
giarlo di prepararlo prima, cuocendolo, come faffi il Burro,
a lento fuoco , e ponendovi dentro qualche Pera tagliata in
Tomo I. N pez-
c? 8 COLTURA ED USI
pezzi , ed un poco di Ramerino . Gotto che fìa lo conferva-
no ai bifogni, e lo ufano nelle vivande : e loro riefce tanto
gudofo che comunemente viene preferito ad ogn’ altra fpe-
cie d’ Olio, e creduto molto utile alla fanith.
Le Temenze di quella pianta fono affai bramate dagli uc-
celli, e perciò fervono, non folo per nutrirli, ma anche per
ingolfarli . Le fue foglie e radici fono buone da mangiarft
in mineltra ; ma non però tanto , quanto quelle del Napo
Sativo , di cui mangiafene in diverfi Paefi in grandilfima
quantità , e mangiavafene anche da’ Romani , come fcrilfe
Plinio .
Giovanni Bauh. ( a) parlando di quella pianta dice : Ra*
•pitto cujus foliis , non focus atque rapaceis , vefcuntur
agri , prafertim cum rufiicos olerum inopia premit *
Virtù Medicinali del Napo Salvatieo ,
IL Seme è uno degl’ ingredienti della Teriaca fotto il no-
me di Buniados . Diofcoride , parlando della virtù della
Temenza del Napo Salvatieo, alferifee : Napi femen , fi pne-
bibatur , letbalia venena inefficacia reddere , & antidotis admi-
feeri : e ciò anche afferma Galeno nella fua idoria dei Sem-
plici. Il feme pedo e dato a bere con fucco di Limoni
ammazza i Lombrici del corpo.
Nel Vajuolo , ed in altri mali maligni dadi una Dramma
di tal feme, pedo in mortajo di pietra, e ridotto in forma
d’ emuldone con decozione di cardo benedetto , o Adiamo ,
o di Lente , o pure di Scorzonera , e colato , e fpremuto
per panno lino ; avendo forza di portare il male alla cute ,
e di efpellerlo. Prefa una Dramma per molti giorni di que-
da Temenza , peda e bollita in decozione di Marobbio, guarifee
r it-
(<0 Bauh. hift. 2, pag. 843,
DI VARIE PIANTE . 99
T Itterizia, ed i principj d’ Idropifia ; il che però, come della
virtù d’ ogn altro medicamento, non fi deve prendere a ri-
gore, ed affolutamente, ma con quella difcrezione che con-
viene , non eifendo efenti da incertezza nè pure i più famo-
fì. Semplici , e gli altri medicamenti .
DELLA VERGA SANGUIGNA , O SIA
CORNO FEMMINA. (Tav. 1 9.)
LA Verga fanguigna è un Arbofcello , che nafce fponta»
neamente nelle fiepi, e nei luoghi incolti, non folo d’
Italia, ma anche di moltiflìmi altri Paefi , Fiorifce nelli Meli
di Maggio, e di Giugno, ed i fuoi fiori fono bianchi, dif-
pofti a guifa di tante ombrellette , ognuno compofìo d’ una
fola foglia , che alla fua bafe fi riftringe in picciolo tubo:
ed i lembi di elfi fiori fono divifi in quattro parti . Caduti
che fono i fiori , fuccedono i frutti , o bacche rotonde , di
color prima verde, poi nero quando fono mature, il che acca-
de nel Mefe di Settembre » Ogni bacca contiene nel mezzo
un nocciolo rotondo , nel quale fta rinchiufo il feme , La
polpa , che 1’ invoglie , è verde, di fapor alquanto fimile a
quello delle Ulive mature.
Crefce a mediocre altezza, e fi adatta molto all’ ufo delle
Siepi , allignando in ogni forte di terreno , purché non fia
creta , o fabbia : e non tagliandolo crefce all’ altezza di otto ,
o dieci piedi, e forma degli arbofcelli di bell’ afpetto , e
molto acconcj anche per ufo de’ Giardini . La radice produ-
ce molti tronchi , ed ogni tronco molti rami verfo 1’ eftre-
mita, vediti di corteccia di color di fangue fino che fono
giovani , che diviene poi cenerognola nell’ invecchiarli . Le
fue foglie nafcono oppofte una contro 1’ altra , lifcie al di*
N 2 fo-
100 COLTURA ED USI
fopra , ed al difotto pelofette , e venofe , della grandezza
rapprefentata dalla fig. (A.).
Viene chiamata quella pianta da’ Latini:
Cornus fanguinea. Linn. Spec. plant. 117..
Cornus foemina. Bauh. pon . 447.
Cornus foemina sputata Virga fanguinea. Bauh. bijì. 1»
pag. 114.
Virga fanguinea. Dod . pempt. ySi.Mattb. 2 di .
Volgarmente fi dice Sanguinella , Sanguine , San%ana ec»
I Tedefchi la dicono F aulbeeirbaum , e Faulholt
I Francefì Sanguine , <? Cornelier Jauvage
fi può fare di quejìa Pianta <>■
IL legno quando è invecchiato è duriffimo^ ed è buono da
farne denti alle Ruote , ed ai Raftrelli ec. Plinio per al-
tro non fu di quello parere forfè per non averlo bene efa-
minato , oppure per non averne veduto d’ invecchiato ;
mentre die’ egli che il Corno femmina dopo l’Autunno pro-
duce le fue bacche acerbe , delle quali non ne mangia al-
cun animale , e che il fuo legno è fongofo , ed inutile . Ciò
però non è vero certamente , effendo, come dilli 5. legno du*
riffimo; e venendo le fue bacche mangiate dagli uccelli; per
il che in molti luoghi , e fpecialmente nel Vicentino ufafi
molto la Verga fanguigna nelle fiepi da uccellare . Io ho an-
che fatto fperimento di dare a’ Galli di dette bacche, chele
le hanno mangiate allegramente : e potrebbono loro fervire
di nutrimento; ferve in oltre quella pianta , tagliandola ogni
cinque anni , per farne ottime falcine da abbruciare .• e le
Genti di Campagna ne fanno anche delle Scope .
Le bacche d’ ella pianta fono Oliole quanto le Ulive , e
danno un Olio molto limile a quello , che fi dice nollrana,
ma
DI VARIE PIANTE . ioi
ma ancor più verde , del quale ne fanno le povere Genti
abitatrici de’ monti Berici Vicentini , fpecialmente a Barba»
rano , Solfano , Orgiano , e luoghi vicini , e fe ne fervono
per condimento , e per le Lucerne . Ognuno , che raccoglie
di dette bacche , fe le prepara da fe , elfendo manifattura
affai facile, e che fi efeguifce nei modo beffo, con cui faffi
T Olio d’ ulive.
Io ho fperimentato in Autunno ad eftrarne f Olio in que-
llo modo. Feci raccorre di tali bacche , e lafciatele qualche
tempo in granajo , le feci peftare ; indi polle dentro un Sac-
chetto di tela, e legata la bocca del medefimo, lo immer-
fi dentro 1* acqua bollente, in una Caldaja , lafciandovelo un
pochetto, e poi eflraendolo: e ne ho toflo efpreffo 1* Olio a
fola forza di mano, quanto meglio ho potuto.
Da due quarte di bacche , ne ho cavato due libre d’ Olio
puriffimo di colore affai pendente al verde . Arde quell' Olio
molto bene ; ed avendo prefe due lucerne uguali , ed em-
piute , una del medefimo , e 1* altra di quello d’ uliva , ed
ambe accefe nel medefimo momento , ho offervato che non
vi era alcuna differenza nel lume, che facevano, e che quel-
lo di dette bacche fu di maggior durazione. Il iapore è af-
fatto fimile a quello d’ Olio noflrano , ma 1* odore è molto
più acuto ; non però tanto ingrato quanto quello dell’ Olio
di Lino .
La mia curiofita fu molla a farne detta fperienza dall’
avere vedute delle Siepi di Verga Sanguigna talmente cari-
che di bacche, che nel tratto di circa quaranta pertiche in
lunghezza fe ne farebbe raccolto un fiacco di ledici quarte,
e più ancora .
Quella Pianta produce le fue bacche in grande quantità,
ed effendo di poca altezza , riefce facile alle Donne , e fino
alli Ragazzi a farne la raccolta: e non richiede altra coltu-
N 3 ra,
102 COLTURA ED USI
ra , che quella unica di farne la piantagione . Di quanto
tile poffa effere adunque il piantarne Siepi alle ripe de’ fiu-
mi, de’ fotti ec. , e bofchetti in luoghi incolti , detta mia
fperienza lo indica chiaramente .
Il Mattioli, (0) pattando perla valle Annania , ora det-
ta valle di Nonne, vide cavarfi 1* Olio delle fuddette bac-
che, e lo riferifce colle feguenti parole : Vìrgce Sanguinea bac«
cce gufiu fune amaro , acerbo , adjìrìngente , nude necejfe ejì
eonfimili facilitate prcedttum cjfe earum Oleum , quod Anna -
nienfta rura in Tridentino agro conficiunt ad lucernarum ufum ,
exprejjìs torculari , decottis prius in aqua baccis . Può ettere
che. detto Olio fia un poco aftringente ; ma certamente effe
non è nè amaro , nè acerbo : ed è cofa affai ordinaria ,
che gli Olj, o niente o poco partecipino delle qualità, dello
piante, a’ quali vengono eftratti .
Rifpetto alle facoltà mediche della Verga fanguigna non
ho potuto trovare niente di certo , nè appretto detto Auto-
re, nè appretto altri, fe non eh’ effa è aftringente . Riferi-
re però detto Mattioli cofa , che mi par meritare affai
poca credenza; cioè, che fe uno, che prima fotte fiato mor-
ficato da cane rabbiolo , prendette in mano un ramo di que-
fta pianta, e ve lo teneffe fitto, che la mano lo rifcaldatte,
fubito gli fi manifeftarebbe la rabbia. Quella è cofa di cui
non è, nè lecito, nè facile di farne fperienza : e per dir ve-
ro parebbe debolezza il crederla; ma però non bifogna etter
cosi pronti a riderfi di ftrane,e raaravigliole facoltà di cer-
te piante . Il celebre Fracaftoro Medico di tanta riputa-
zione , nella fua Opera de Contagiofts Morbis , libro 2. in
fine capitis io. pagina pi. , parlando dell’ Arbore Sorbo ,
dice : Cur vero & qui fub / orbo arbore jacent , rurfus
in rabiem vertantm , fi alias rabidi fuere , confimilem habet
la*
O) Matth. pag. 2 67. & 2 62.
DI VARIE PIANTE. 105
latentem caufam , fi modo verum ef quod fama quadam cir -
cumfertur ; nihil autem prohibet vapores , qui ex ea arbore con -
tinenter exhalant ,Jìyptici quidem , & fi licet dicere melancolì -
ci , ad hominem delatos , w/w calefatlos , idem facere pojfe y
. quod & [eminaria rabici , magie autem in eo , qui rurfus rabi -
propter reliftam difpofìtionem , Che che fia di tali affer-
zioni , io ho pur troppo fperimentato con graviffirao perico-
lo della vita uno degli effetti ftupendi delle Piante , che non
poffo lafciar di riferire . Mentre ero Cuttode del Pubblico
Orto Botanico , mi accadde di toccare fuperficialmente con
una fola mano il legno della velenofiffima pianta detta To-
xicodendron foliis alatis , frullìi rhomboideo , E>ill, Hort.
Elth. pag Tab Quantunque mi lavaffi fubito più
volte con acqua , fregando bene la fletta mano con fabbia ,
e terra, niente mi giovò contro la fomma violenza di detta
pianta perniciofittima ^ poiché il giorno dopo mi $’ incomin-
ciarono a gonfiare le guancie , e poi il collo : e nel terzo
giorno eramifi talmente gonfiata la faccia , il collo , le brac-
cia, e le cofcie, che perduta avevo quali la figura d’ uomo.
Benché , affittito da valenti Medici , mi fodero flati dati
molti rimedj con eftrazione di Sangue , mi fu forza di ftar-
mene venti e più giorni cosi malconcio in letto fenza po-
ter aprire gli occhi: e ceffata tale dolorofa infiammazione mi
fi mutò tutta la pelle. Tale trillo accidente , da molti ve-
duto , e da moltifftmi altri faputo , fece bene conofcere qual
forza abbiano fopra i corpi animali alcune piante . Il Toxi-
codendron in quei paett d’ America , nei quali naturalmente
alligna , ha tanta forza , che infetta del fuo veleno non fole
a toccarlo , ma anche ad infpirarne gli aliti , fino alla di-
ftanza d’ un tiro di Schioppo ; per il che dagli abitanti , f pe-
nalmente della Penfil vanta , è flato quafi affatto eflerminato ;
e pure , egli è da quella pianta , che cavali la vernice del
ja-
104 COLTURA ED USI
Japone. Ma ritornando alla Verga Sanguigna, Plinio non la
fa efente di molta malignita ; poiché, parlando della mede-
fima, (b ) feri ve : Nec Virga Sanguinea felicior b ab e tur j cor-
te* ejus interior cicatrices , qua prafanavere , aperit : ed in
altro luogo foggiunge anche del fuperftiziofo , dicendo ; funt .
qui Sanguineis V'trgts tangunt ea qua volunt iis obnoxia effe :
nimirum , formicis , eruca ec.
Il Camerario ne aveva molto miglior opinione , ingegnando
che F acqua, la quale diftilla dalle incifure fatte in quella
pianta è buona per guarire le Strume, o fia Scrofole : An^
che la fperienza, vera maeltra delle cofe, e contro la quale
non vale autorità, ha fatto, e fa conofcere, che quello Ar-
bofcello , comunilfimo a tanti Paefi , non ha niente di vene-
fico, mangiandofi le fue foglie dagli Armenti, le fue bacche
dagli uccelli , ed il fuo Olio da molti degli Abitatori dei
Monti .
D’ una pianta adunque, della quale, coltivandola, potreb-
be cavarfi molta utilità , come ognuno può raccogliere da
quanto ne ho detto, dovrebbono farfene copiofe piantagioni,
ed introdurla nelle fiepi, bofehetti; ec.
Altre molte piante vi fono , dalle Bacche , e Semenze
delle quali fi può cavar Olio ; ma poiché poche altre ne
abbiamo , dalle quali polla eftrarfi con utilità coltivandole ,
ommetto di parlarne, non elfendo mio iftituto, che di fcri-
vere di quelle, eh’ elfere polfono di qualche vantaggio negF
ufi economici.
Degli Vinaccivol't , o femi dell ’ Uva .
PRima di terminar di trattare delle piante Oliofe , utile
mi fembra d’ indicare li femi d' Uva, dalli quali e-
ftra-
(£) Plin. 2. hift. Naturai. Tom. 2. pag. 138. Gap. X.
COLTU. ED USI DI VARIE PIANTE 105
firaefi quantità d’ Olio in varj luoghi; ma fpecialmente nel
Brefciano , nella Riviera di Salò , e nel Bergamafco . Ognu-
no vede in quanta copia fi potrebbono avere qui nel Pado-
vano , nel Vicentino , ed in tanti altri Paefi circonvicini,
nei quali non è punto praticata , ed a pochiffimi nota 1’ uti-
le effrazione di quell’ Olio , ottimo per le Lucerne , e per
altri ufi economici .
Quello è un prodotto , che, dove fi abbonda d’ uva , fi
può avere in molta quantità ; che pochilfimo colla a racco-
glierlo : e da cui 1’ Olio fi cava facilmente , nel modo ftef-
fo ufato per quello di Lino, e d’ altri fimili femi : e per-
ciò mi lufingo che vi farà chi vorrà profittare di quello mio
fuggerimento , ed eccitamento.
Spero che quelle mie Memorie verranno gradite dagli A-
matori delle arti, e della pubblica utilità; e fe avrò la for-
tuna di ciò ottenere , avrò anche maggior coraggio di con-
tinuare le mie ricerche, ofTervazioni , e fperienze fopra le
Piante che fono , o che pofibno efiere utili alle Arti , all*
Economia, ed al Commercio , ed a pubblicarle; fenza darmi
pena di quelli , che non avendo mai prodotto in pubblico
niente di proprio, s’ affaccendano di farli credere Letterati ,
ed Uomini d’ importanza col criticare , e dileggiare fenza mi-
fura le altrui fatiche .
I L FINE.
Iru/t 'yo/èra. éhcioria.
lav. S.
Tav. 7.
JLubta ,0 R.ozcl
o
L : cJ M ' a-'/a p*j>. XX 11'
*d-C
Tav.
4
I
special. 1&'P>