This is a digitai copy of a book that was preserved for generations on library shelves before it was carefully scanned by Google as part of a project
to make the world's books discoverable online.
It has survived long enough for the copyright to expire and the book to enter the public domain. A public domain book is one that was never subject
to copyright or whose legai copyright term has expired. Whether a book is in the public domain may vary country to country. Public domain books
are our gateways to the past, representing a wealth of history, culture and knowledge that's often difficult to discover.
Marks, notations and other marginalia present in the originai volume will appear in this file - a reminder of this book's long journey from the
publisher to a library and finally to you.
Usage guidelines
Google is proud to partner with libraries to digitize public domain materials and make them widely accessible. Public domain books belong to the
public and we are merely their custodians. Nevertheless, this work is expensive, so in order to keep providing this resource, we bave taken steps to
prevent abuse by commercial parties, including placing technical restrictions on automated querying.
We also ask that you:
+ Make non-commercial use of the file s We designed Google Book Search for use by individuals, and we request that you use these files for
personal, non-commercial purposes.
+ Refrain from automated querying Do not send automated queries of any sort to Google's system: If you are conducting research on machine
translation, optical character recognition or other areas where access to a large amount of text is helpful, please contact us. We encourage the
use of public domain materials for these purposes and may be able to help.
+ Maintain attribution The Google "watermark" you see on each file is essential for informing people about this project and helping them find
additional materials through Google Book Search. Please do not remove it.
+ Keep it legai Whatever your use, remember that you are responsible for ensuring that what you are doing is legai. Do not assume that just
because we believe a book is in the public domain for users in the United States, that the work is also in the public domain for users in other
countries. Whether a book is stili in copyright varies from country to country, and we can't offer guidance on whether any specific use of
any specific book is allowed. Please do not assume that a book's appearance in Google Book Search means it can be used in any manner
any where in the world. Copyright infringement liability can be quite severe.
About Google Book Search
Google's mission is to organize the world's Information and to make it universally accessible and useful. Google Book Search helps readers
discover the world's books while helping authors and publishers reach new audiences. You can search through the full text of this book on the web
at |http : //books . google . com/
r ) Bound
OCa^TTf^^^.d JUL17 1899
THE SLAVIC COLLECTION
J^arbarli College litjrarg
GIFT OF
Archibald Cary Coolidge, Ph.D.
(Class of 1887.)
Receìved i July, 1895.
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
"òloOJ^'V^X':^
MEMORIE STORICHE
SULLE
BOCCHE DI CATTAHO
DI
GIUSEPPE GELCICH
L' antichità e i tempi di mezzo fino al 1492.
LEIPZIG
K, F. KOEHLER'S ANTIQUARIUM.
' ZARA
Coi tipi di 6. Woditzka
1880.
A spese deiraotore.
Digitized by
Google
Digitized by
Google
MEMORIE STORICHE
SULLE
BOCCHE DI CATTARO
DI
GIUSEPPE GELCICH
ZARA
Coi tipi dì G. Woditzka
1880.
A spese delF autore.
Digitized by
Google
é^ %u^WO''h
Harvard Ocllese Library
O ,::-.g=,Pli.D.
L'autore dichiara di voler godere per questo suo libro, di tutti i
diritti che gli vengono accordati dalle vigenti leggi sulla stampa.
Digitized by
Google
PREFAZIONE.
fi Cattaro e delle Bocche è stato scritto abbastanza;
però spesso sfavorevolmente^ e sempre senza certo fonda-
mento. Causa precipua dì ciò si fu il difetto di un' illustra-
zione qualunque, la quale per via di documenti ne rilevasse
r importanza storica appetto delle altre parti della Provincia,
di cui Cattaro e le Bocche non sono per avventura la parte
meno pregevole. IiAperocchò, fallito colia morte del D.r Ur-
bano Raifaelli (1848) il desiderio, onde i Bocchesi dei primi
decenni di questo secolo furono tanto animati, di vedere tolte
le dubbiezze che intorno alle cose loro avevano ingenerato
Flaminio Cornaro (f 1778), magnificando nella storia di
Cattaro le glorie dei suo S. Marco, e Jacopo Coleti coi cor-
redo di documenti monchi o inconcludenti con cui voile
ampliare T opera del primo, prevalsero le Memorie succes-
sivamente scritte da alcuni viaggiatori sulle traccio dell* Orbino,
deir Appendini ecc. e sotto impressioni più o meno esagerate
dalle condizioni climatiche del Seno Rizonico. Dannoso poi
ai Bocchesi, non meno che alla storia eziandio di tutta la
Dalmazia, tornò il silenzio che intorno alle Bocche fu osser-
vato dai cultori delle cose dalmatiche, i quali, trascurata a-
vendo la storia dei popoli che sono fra la Narenta e la Bojana,
mancarono di quella chiarezza che in generale spesso si
esigeva da loro. Quindi doppiamente necessario ed urgente
rendesi un libro di memorie storiche sulle Bocche di Cattaro.
E se chi, nel desiderio di corrispondere ad entrambi gli scopi
ne pubblica un saggio, non incontrerà il gusto di tutti, vuol
dire avere egli compreso, che ogni indugio a migliorarne la
forma, avrebbe accresciuto il male finora derivato dalla
mancanza appunto d'un tal libro.
■•• -III BitfN 1^^ '
Digitized by
Google
Digitized by
Google
MEMORIE STORICHE SULLE BOCCHE DI CATTAftO
L'antichità ed i tempi ài mezzo
fino all'anno 1492.
Digitized by
Google
Digitized by
Google
PARTE PRIMA.
Fino air immigrazione dei Serbi.
( — 638. d. e.)
estremo confine delF odierna Dalmazia,
'che monti per lo più aridi, scoscesi ed
altissimi, rive ornate di fertili campagne,
copia di seni, di baie, chiese, case campestri ren-
dono quanto si può dire vario, ^ delizioso e incan-
tevole, è chiamato ^Le Bocche di Cattar o^.
Sono esse un canale dell'Adriatico, miracolo di
sicurezza per i naviganti, ^ il quale si interna per
ben tredici miglia, e prende nome dalla città che,
eretta nel sito più interno, ne è la capitale,
* Vedi : — Appiani Alexandrini y,Romanarum Historiarum quae
supersuni^ ab Im. Bekkero recogn. Lipsi^e. Teul^ner 1852. Diodori Siculi
„Bibliotheca Historiea^. Ex recogn, Im. Bekker ^ Lipsiae, Teubner. 1853.
Livii Titi y^Historiarum libri a. U, C, recogn. I. Bekker. Beroliqì Reimer.
~— Polybii Lycor(ae Megalop. ^^ Historiarum libri qui super mnt^, Lipsiae
Tauchnitz. 1816. — Pomponius Mela „De SituOrbis^ Comm. C. H. Tschuc-
chii. — Strabonis „Geographica^* recogn. At Meineke. Lipsiae. Teubner. 1852.
— Palladti Fasci Pai. „/)e situ orae Illyrici Libri^. Notis Ioannis Lucii.
Dalm. illustrati. VI. in Lucii 1, ,yDe Regno Dalmatiae et Croatiae^, Am-
stelodami. I. Blaew. 1666.
' ^11 Canale di Cattaro, che il Balbi paragona al g^fo della Spe-
zia, ricorda splendidamente il Bosforo di Bisanzio^ V. Carrara — La Dal-
mazia descritta — Zara. Battara 1847. p. 8.
2 ibid. p. 49.
Digitized by
Google
Gli antichi, derivandone il nome da Rkhotty che
è l'odierna Risano, ^ chiamavano le Bocche di Catta-
ro jjSinus Rhhonicus ^ e Rhizunitae^ i suoi abitanti. ^
La prima volta che nella storia è fatta men-
zione de'Rizuniti è intorno agli anni a. C. 229-228;
air epoca cioè dell' infelice guerra di Tenta. Contut-
tociò alcuni studiosi che si occuparono di questo
popolo, vollero rimontare ad età più lontana cer-
cando di stabilirne la origine. Così Y Ivanovich *
gli attribuì origine colchica, e TOrbini ^ opinò che
alcuni Troiani dopo lungo errare si fossero in que-
sto seno stabiliti. — Alcune colonie spedite in .Dal-
mazia da Dionigi il vecchio tiranno di Siracusa, fu-
rono causa che altri ritenesse la Sicilia per madre-
patria de' Rizuniti. Con Flaminio Corner ^ opinò
così anche il cattarino Giovanni Bona de Boliris, ^
» Liv. 45. 26 - Plin. 3. 22 (26) 144 -- Polyb. 2. 11. - Sleph.
Biz. 575 — Slrab. 7. 5. (7). Non tutti gli scrittori convengono nell' as-
segnarle questo nome. Il Peuting ha Resinum^ il Ravennate (4. 16) Ruci-
nium^ Ptol. (2. 16.5) scrisse TCatvov e Tifava — Scillace TiJioO<; p. 9 —
Tacio le lezioni Zizio e Rhizio.
^ Anche questa lezione non è accettata da tutti gli storici. Così si
riscontra j^Sinus Rhizaeus^ (Forbiger. Geografia vetus, V. III. ad Illyr.)
e presso i Greci b *PtCa(a)v >cóXto? (Strab. 7. (5. 7) 316) e 'PilJovtx.b?
y,óXxo? (Tolom. 2. 16. 5) — La naturale configurazione del Seno e la di-
rezione delle sue correnti diedero motivo di supporlo' un fiume (Polyb. 1.
e.) Scyl. 24.
^ Liv. 45, 24. 26 (con forma più recente Ti^ovita.
* Ivanovich M. y^Della Dedmone delle Bocche di Catturo a S. M.
r Imp. Francesco I e dell* antica origine di detta Città^. Cattaro. An-
dreola 1799. p. 30-43. Il Bomman G. A. (Storia eiv, e relig. della Dal-
ma%ia. Locatelii. Venezia 1 778) scrive nella carta annessa alla sua storia :
RhiMnus conditum A. C. (ante Chr.) 1236). (!?)
^ Orbini Mauro. „// Regno degli Slavi^. Pesaro Concordia. 1601.
p. 308. Forse sui versi 241. I. delF Eneide.
® Corner FI. ^fiatharus Dalmatiae Civitas in ecclesiasticu atque
civili stata historicis documentis illustrata^, Patavii. Typ. Seminarii 1759.
p. 1 et seg.
'^ Johannis Bonae de Boliris — ^Descriptio Sinus et urbis Ascri-
eiensis ^ad Aelium Zagurinm concivem suum. Carmen (in Corner I. e. p.
104-113 ed in Razzi.^ La storia di Raugia^ — In Lucca. Busdraghi
1595. p. 171-183) w, 317.
Digitized by
Google
e questa opinione è anzi la più generalizzata fra
i Bocchesi, forse perchè non del tutto appartenente
al mondo della favola.
Il Seno Rizonico appartenne al paese che i
Greci chiamavano — Illyris Barbara * — e poi-
ché Livio, enumerando i popoli onde quel regno
si componeva dopo la caduta di Teuta fino alla
rovina di Genzio, ricorda anche i Rizuniti, non si
andrà lungi dal vero opinando che anche ai gior-
ni di Bardile e di Pleurato (360-227 a. C), quel
seno segnasse V estremo limite settentrionale del re-
gno Illirico.
E ricordato dagli storici che nella pace ^ con
Teuta Roma volle ridotto il regno Illirico ai con-
fini che aveva ai giorni di Pleurato, e che si ritirò
a Risano ove condusse gli ultimi giorni di sua vita
(227-220 a. C.) — Da questo fatto si prese a sup-
porre che i re Illirici avessero tenuta in Risano una
seconda residenza capitale. A cosifatta ipotesi però
oppone lo storico, Risano essere stata la sede di
Teuta e non di altri re dicendo : ^ ^Rhizinium ar-
duum coUem ad sinum Catharensem insidens, Ci-
vitas perantiqua Illyrici primigenii; Teutae, Agronis
regis viduae, sedes" — giusta Polibio che scrisse
55 Teuta cum admodum paucis Rhizonam se recepita.
Agrone fu il primo ad estendere il dominio dei
re Illirici, oltre il territorio degli Enchelei. Teuta,
sua moglie, gli successe, nel regno, ma, tradita da
Demetrio di Phara, dovè rinunziare alle conquiste
^Haec Urbis sedes
Ascraeì quondam quam fujidavere coloni.^ (cfr. Tediz. conservata
presso i PP. Francescani di Ragusa, in nota ad dd' Ascraei olim populi
Siculi, e FI. Corner 1. e. da Ascri città di Sicilia).
' Forbiger 1. e. Bewan 6. L. Geografia antica. Firenae Barbera
1872. p. 691.
« Polyb. 1. e.
^ Fejer. Codex Diplomaticus Hungariae, Budae. Typ. r. Univers,
Hung. 1841. T. VII. v. V. sappi, p. 1.
Digitized by
Google
iiìie suo marito aveva portato dai monti Cimara
fino al Friuli. Vanitosa per natura, altera per le
vittorie riportate dal marito, ricca per pedaggi e-
storti, coiitomiata da ipocriti, incoraggiò i suoi Ar-
dici a nuove imprese e diede libertà di corseggiare
a danno di quanti avessero solcato V Adriatico. Issa,
Timica che s'era serbata libera ed indipendente,
portò contro V audacia della regina lagnanze à Ro-
ma e conseguì che i Romani spedissero legati a
Tenta per protestare contro tanto arbitrio. Ma il
più giovane di questi perì di scure al cospetto di
Tenta, per avere offeso la maestà della regina. Que-
sto fatto indignò Roma, che stabilì la distruzione
del regno lUirico. Un potente esercito ed una flotta
ben agguerrita furono mandati all' impresa, che non
tornò difficile, perocché Demetrio — dolente dell' in-
dipendenza frattanto perduta dalla sua Fara — fat-
tasi assicurare la signoria degli Ardici e dell'isola
— defezionò, consegnando ai capitani romani il
paese conquistato da Agrone. Tenta si ritirò al-
lora a Risano ed ottenne pace, abdicando a favore
di Pinnez (227 a. C.) — Da quel giorno Corfii,
Lesina e Lissa rimasero sotto la protezione dei Ro-
mani, e gli miri poterono navigare con due legni
soltanto, non però oltrepiasSando Isso.
Tale catastrofe toccò a quel popolo, per lo in-
nanzi temuto per terra e per mare. Gli Ardici la
tribù prediletta di Tenta, rimasti sotto la signoria
di Demetrio, ebTDcro più degli altri a risentìrsetìe,
non potendo più trarre dal mare i vantaggi ai quali
Tenta U aveva avvezzati. Demetrio a risarcirli dei
danni patiti, approffittando degli impegni che al-
lora aveva Roma in Italia e contro Carta«gine, si
spinse con gli Ardici a nuove imprese. Fatta sen-
tire alle Cicladi e all'Epiro la tremenda loro pre-
senza, volle egli immischiarsi nelle gtierre tra gli
Digitized by
Google
Achei e gli Etoli, ma ben presto dovette ritirarsi
nella sua Fara e provvedere a una forte difesa, che
Boma stava già sulle mosse per punire la sua tra-
cotanza. Ma fu vano ogni tentativo, e vinto dalla
strategia dei Romani, dovette fuggire. Ebbe asilo
da FUippo V (III) di Macedonia, la cui corte di-
venne per opera di Demetrio, un nido di tristi.
Filippo stesso, corrotto, passò tosto ad a;&ioni in-
degne : gli lUirì ed i Greci sentirono ben presto il
peso della sua perfidia. Così operando Demetrio
sperava di riacquistare la perduta signoria ; ma in-
vece rese solamente abbietto se stesso e la corte,
e condusse la Macedonia incontro air ira di Boma.
Le guerre e le rivolte si successero alternata-
mente fino ai giorni di Qenzio, re avido e timo-
roso, sotto il quale il regno di Agrone e di Tenta,
andò totalmente a finire. Allettato da)la promessa
di cento talenti, prese le armi in favore di Perseo
re di Macedonia e fece imprigionare gli ambascia-
tori romani. Ma poi, bene comprendendo come tale
atto r obbligava senz'altro alla guerra con Boma,
ritenne il dei^aro e privandosi esso stesso di un
importantissimo aiuto, abbaiidonò T alleato alV ul-
tima rovina. Lungi però dalV assicurale ip qi^esto
modo la pace agli Illiri, dovette contiftuare la guerf^a,
e finì coU' essere consegnato prigioniero ai Boqx?^.
— Allora rillirio fu ridotto a provincia romana
(168 a. C.) —
Strabene * parlando del seno di Bisano così
riferisce: jjjASTà S' oiv t^jv zm '^.plmm >ca{ IIXìQpa(G>v ]IapaX(<xv 6
*Pi?oviitò<; xóXxo(; èon xal *P{?6)V wóXi?" dopO la COSta degli
ardici e dei Pleriei è il Seno Bizonico e la città
di Bhizon. Da queste parole emerge chiaramente
che i Bizuniti per essere stati confinanti cogli Ar-
dlèi; devono di necessità aver preso parte alle spe-
* 1. e. - 7. 5. 7.
Digitized by
Google
dizioni ed alle scorrerie corsaresche del popolo pre-
diletto di Tenta.. Che anzi in queste si distingues-
sero a tutta possa, ce lo comprova il fatto che la
regina tra essi soltanto ajnò chiudere i giorni della
fortunosa sua vita.
Dopo la morte di Tenta, i Eizuniti rimasero
annessi al regno di Pinnez, e forse partecipi delle
sorti degli Ardici, fino a Genzio, a cui tempi ri-
tornano abbastanza importanti. Perocché, o sedotti
dai Komani o stanchi delle sventure toccate al re-
gno Illirico, li vediamo, d' accordo cogli Issei e coi
Taulanzi, prima ancora della sconfitta di Genzio,
mettersi sotto la protezione di Roma. *
Questo fatto, del quale nessuno ci ha traman-
date le ragioni, rese i Rizuniti grandemente accetti
al vincitore, dal quale ebbero in ricompensa fi'an-
chigie e privilegi. Genzio colla famiglia e con molti
ottimati illirici fu mandato prigioniero a Roma, ed
il suo regno fiaccato mediante nn nuovo ordine
amministrativo. Tutto il paese fu diviso in tre di-
stretti rigorosamente distinti V uno dalF altro, e cia-
scuno presieduto da impiegati e da milizie romane.
Così i Rizuniti, gli Agrunoviti e gli Olcinati coi
rispettivi contadi forniarono allora la terza prefet-
tura, e Risano ed Olcinium, città ifnportanti, fu-
rono affidate al governo di Caio Licinio.
Trasferitosi poi il Pretore Lucio Anicio a Scu-
tari, ove erano arrivati da Roma cinque ambascia-
tori mandati dal Senato, e chiamati colà in as-
semblea generale anche gli ottimati ed i presidi
di tutti i paesi illirici, dichiarò in forza dell' auto-
rità del Senato e del popolo Romano, non solo li-
* Dufrèsne — Du Cange C. y,lllyricum eetus ac notum^ ^osonii.
Haered. Roger. 1746. p. 12. cf. Polyb. 1. e. — App. - Liv. 45. 24.26.
Floro 2. 13. — Eutropio 6. 6. 8. — cfr. Zippel. Die Ròmische Herschaft
in Illyrien bis auf Augustus - Leipzig Teubner 1877. p. 96-97.
Digitized by
Google
7
beri, ma eziandio esenti da qualunque pubblica
gravezza Risano, Isso ed i Tallanti perchè prima
della sconfitta di Genzio si erano messi sotto la
protezione di Roma. ^ Distribuite quindi le guar-
nigioni a ciascuna città, fu finalmente ridonata al-
l' lUirio la pace tanto desiderata.
II.
Rhizinium è V unica città delle Bocche di Cat-
tare, della quale è fatta menzione nella storia del
tempo in cui il regno Illirico era in fiore. Avanzi
*di città, il nome delle quali è dimenticato, si os-
servano a Prevlacca presso Punta d'Ostro, a Stole
presso Combur, a Boboviste di Teodo e a Porto-
Rosa. Quelli di Prevlacca e di Boboviste, comec-
ché scarsi, attestano uAa. antichità più remota di
quella che attestare possono quelli di Stole e di
Porto-Rosa che appartengono forse agli ultimi se-
coli del passato millennio. Talimi credettero ^ ri-
scontrare a Prevlacca gli avanzi dell'antica Epi-
dauro, ed il Mommsen ^ aggiunge che l'Epidauro
di cui si riscontrano reliquie a Ragusavecchia ab-
* Liv. 45. 26. cfr. Zippel. 1. e.
* Vedi: Ballovich-Dentali A, ,^1 fasti di Perasto^ mss. del sec. XVII.
(conservato nella bibl. Vizcovìch di Perasto) — Bócking ^Noiitia digni*
taium et Administrationum ecc.^ Bonnae. Marci 1839-53 — Mommsen T,
^Corpus Inscriptionum latinarum^ Berolini. Reimer. 1873. V. III. 1. 2.
— RaffaelliV. sotto i titoli ^y^rcAco/o^ia'' (Gazzetta di Zara 1843. n. 70),
j^AfUiquaria^ (ibid. n. 95) e j^Lapidi antiche a Cattare^ (1. e. a. 1844.
n. 22. 27. 51.)
^ Becker. M. A. ^Oesterr. Geschichte fUr das Volk.^ I. Voi. Wien.
Prandi. 1867. p. 34.
^ 1. e. T. I. ad Epidaurum. p. 287. cfr. Zippel G. 1. e. p. 12 e seg.
Digitized by
Google
bia avuto vita dagli Epidauritani di Prevlacca, con-
fermando r opinione che V Epidauro della mitologia
sia stato alle porte del Seno Rizonico, e quindi
nella terra più propriamente detta degli Enchelei.
E qui non sarà fuor di proposito ricordare che
negli scavi di Risano furono scoperti monumenti
deir età del bronzo, che a Lastua inferiore si con-
servavano, fino a non molti anni or sono, parec-
chie lapidi sepolcrali di forma e di grandezza pari
a quelle che i Celti hanno altrove lasciato; e fi-
nalmente che, non è molto, fu distrutta a Perzagno
un ara affatto dissimile da quelle usate dai Romani.
Rhizinium ^ — come scrisse lo storico — ad
^arduum collem ad Sinum Catharenaem insidens^ fu
jjCivitas per antiqua Illyrici primigenii^ e secondo Po-
libio, città non grande in vero, ma potente per le
ottime sue fortificazioni: j^oppidum haud magnum qui-
denèy sed optimis munitionibus validum.^ Ed y^oppor-
luna urbs^^ la chiamò Tito Livio ^ nel seguente passo:
„L. Anicius praefecit — Rhizoni et Olchinio, iir-
hibus ùpportunis C Licinium. E le vicende di Tenta
non danno esse sicure prove per stabilire che Rhi-
zinium fu città importante e fortemente difesa ? Nuovo
lustro poi alla storia di questa città è recato dalla
lapide ^ che ricorda il legato di Manlio Rufo decurione
del Municipio Rizinitano e giudice delle cinque decu-
rie giudiziali. I Romani stessi chiamarono le mura di
Risano per molto tempo dopo ^Moenia Acacia^ e-
piteto * che ben documenta sempre la considera-
zione in cui fiirono tenute.
Dopo la caduta del regno Illirico, gli storici
fanno cenno di un altra città di Rìzuniti, conside-
^ Feier 1. e*
2 l. e. 45. 26* - Zippel I. e. p. bi.
^ Vedi lapide n. 45,
^ Mommsen. 1. e. ad Rhizinium.
Digitized by
Google
randola nel novero delle ^oppida Civium Boma-
norum" ed è il superhum Acrumwn o Ascrivium, *
che in un epoca molto posteriore prese il nome di
Cattaro, da un castello fattole edificare d'appresso
dall'imperatore Giustiniano.
Rhizìnium, adunque, e Ascrivium sono I0 sole
città a noi note dall'epoca della caduta del regno
Illirico : né altro si può dire intomo le autiohe sedi
della tribù dei Rizuniti.
Il Seno Rizonico era circondato dagli Agru-
voniti. ^ al N., dai Diocleati ^ all' E., dai Mattii * e
dai Pleriei ^ al S., dai Pleriei, dal mane Adrid'tico
e dagli Ardici^ all'O. —
I Romani per agevolarsi il governo delle lon-
tane conquiste avevano cura di stabilire anzitutto
facili comunicazioni. Conquistato quindi l' lUirio,
impresero tosto la costruzione di una via, la quale
da Aquileia andando fino a Durazzo, attraversava
le principali città di Dalmazia. Da Epidauro (Ra-
gusavecchia) penetrando nelle regioni mediterranee
degli Enchelei, metteva primieramente ove è l' o-
dierna Sutorina, quindi a Casteltiuovo, e costeg-
giando il mare a Risano, a Perasto, ad Orahovàc,
a Dobrota ' e ad Ascrivium. Da Ascrivium andava
' PI. 1. e. 32. 144. Ptol. (2. 16. 5.) 'Aaxpoóiov — Vedi poi Kie-
pert. Carta delP Italia — In altre carte leggesi „Vieinium'* (?) — (L* Or-
bini riferisce che Dom. Nigro parlando di Caltard, per autorità di Plinio
la chiama, Degurto — „Orbini Le. p. 297) cfr^Zippel 1. e. p. 97. Baa-
drand. Lexicon Oeogr. Parisiis M^qnel A^l^^tft Hiner. l, 2.
^Linquitur a tergo Biidua, Ascriviumque superbum.^
^ Dolci — De lllyricae linguae tetustate. Venetiis Corti. 1754.
cfr. Strabone 7. 225. Lucan. 3. 189. App. e. 2. Mela P. 2. 3. 2, cfr. Zippel.
^ Monunsen. 1. e. — Danilo G. Mote e giunte al ^Saggio su la
città di Narona^ di A. Ciccarelli ^ (nel Progr. del Ginnasio di Zara
1859-60) p. 122. M.
^ Danilo ibid. p. 90. G.
* Strabo 1. e. 7
• ibid.
'' Dobrota comunità, detta in latino Dulcidia e Bona >*- Ivanovich •-«
Dedizione 1. e. p. 4.
Digitized by
Google
lo '
elevandosi sulle alture di Castel-Trinità e toccando
la regione di Garbai] proseguiva fino a Budua, a
Lastua ecc. ^ Questa via militare, rimasta ancora
inesplorata, mettendo i Eìzuniti in relazione coi
Dalmati, cogli Enchelei, coi Terbuniati, coi Dio-
cleati, cogli Epiroti, apportava loro senza dubbio
vantaggi considerevoli.
I monumenti che tuttavia si conservano dei
primordi della dominazione romana nel Seno Ri-
zonico, e significanti, perchè accennano alla av-
vanzata coltura degli antichi Rizuniti, sono le
seguenti lapidi;
1.*
(conservata a Perasto.)
AIKINNIOI
ANOIMAC . KAI
AAE2ANAP0C
KATECKETACAN . ZOvTE (TE in nesso)
EAÌTEic . KAI . rrNAm
IMAie . EPmONH . KAI
EmKAPmA
che si leggerà : — Aix{vtoi "Av^iixac axt 'AXé^avSpo? xateoceóacav awvie
éauToT? xal y^vai^i lUat(; *Ep[jL{ovY) xal 'E'7cixapTC(a — cioè: „Dae Licinnii
liberti, schiavi di un Licinnio, che ebbero nello stato di servitù il
nome di Antlumas e di Àlexandros viventi eressero i sepolcri per
sé e per le mogli Ermione ed Epicarpia."
2. **
(ibid. accanto alia prima.)
MOrKU EPEKTI
eie . nOTIoAANO
lAIQ . ANAPI . KAI
EAYTHKATECKET (TH in nesso)
AeEN»"HMEIONEI (TE in nesso)
AE.HC.EICBÀAEI.AA.
AO . COMA . AQCEI
Eie . THN . nOAIN .
xoerE
* Carta in Mommsen 1. e, (2) — cfr. Franceschi G. — Strade an*
liche in DalmMìa (La Dalmazia 1845. n. 8. — )
* Raffaelli — L e.
** Lo stesso. L e.
Digitized by
Google
11
la quale saona: Moxta "EptxtiQfft^ nonoXivco ì3{<i> àvB^t %aà lautv) tax&s^
itsòaae (JLvv2(i.€Tov . et Se tkj èia^^^s^ <3lXXo adìpia Scàaet èw tt^v iióXtv — &fj-
vdpia 7uevTay,69ia. cioè : „ Muoia Erictesis a Puteolano proprio marito
ed a sé stessa pose questo monumento. Chi altro eccetto essi due,
ponesse il proprio corpo, pagherà in pena cinquecento denari."
3.*
AI0NISI02
ElPENAir . lA
SErS.PETOP
ETAAMONHSAS . ETEAEr
1 TA . ETON X .... E
nOIEI . EPIKTH2IS . AnEAEr
eEPA
che si legge : — Atovóaio? EtpYjvafou laaeb? *pi^T6>p €u§at[ji.ovi5ffa^ IteXeói»
èTa)v(?). . . èxo(ei 'Ep{y,TY3C7t(; axeXeu.&èpa é si traduce: ^Dionisio di Ire*
no, nativo di Jaso, Rectore, felicemente visse, morì di a. 60 (? —
il monumento) fece Erictesi sua liberta."
4.**
ZOPIKIQI . HTHSIAS . MENEKPATHS
a>lAQNOS eEQNO? MENEKPATIB02
XAIPETE
che si legge : Zwpixto) 'HfigdCaq MevexpÌTY;(; — liovoa 0é(»)vo(; Mevexf a-
t{Bo<; cioè: „À Zorichio Egesia Menecrate di Jaoh di Theon di
Menekratis sai ve te."
Kizinìum e Ascrivium furono colonie e città
romane, e consta dalle lapidi che nella prima stava
la tribù Sergia. ^ Dalle stesse fonti si apprende che
entrambe erano governate dall' ordo Decurionumy ca-
rica un tempo considerata onorevolissima, ma di-
^ Andò smarrita — Raffàelli ibid.
^ Questa X è forse N che vuol dire 50, o E (csi) che vorrebbe dire 60*
** È citata dal Ballovich. Fasti ^ si conserva nella famiglia Viz-
kovich dì Perasto.
^ Vedi lapidi n. 5. 11. 13. 31« 33. 38. 89. 45 — per Risana
vedi anche la seguente (Mommsen 1. e. n. 2766 hi) disotterrata a Tschelebi-
Pazar (Serajevo)
D • M
T/ CL • MAXI
MO * DECtfftoitf
Coloniae BlSmtt hefunctù
Digitized by
Google
1?
venuta poi^ p^ loppreBsione del governo, distinzione
miseranda e pericolosa dalla quale i decurioni stessi
cercavano di liberarsi in ogni maniera. A Cattaro
il Senato Municipale era presieduto dai Duumviri
jure dicundo — IIVIR — ; ad essi * era affidata
l'intera amministrazione della città e l'esercizio della
giustizia. — Questi duumviri, la cui autorità è sotto
alcuni riguardi da confrontarsi cogli antichi con-
soli dì Roma, venivano come' quelli creati per ele-
zione dal Senato Municipale e rimanevano ordina-
riamente in quella carica per un solo anno. Tanto
per Risano che per Ascrivium restano pure docu-
menti della carica di ^Judex ex V (quinque) de-
curtisi. '
Ma tutta la rinomanza dei Rizoniti di questa
epoca non derivava solamente dalle loro mura Ba-
cie e dalla loro ricchezza. Rhizon era sede del pe-
di-sonante Medauro, divinità la quale, se anche
rappresentata in piccola effigie, era considerata
grandemente potente. Col moto della mano sinistra
sollevava per l'aria un rumore; colla destra man-
dava dall' aere la morte. L' assoluto abbandono del-
le rovine di quella città e l' uso prevalso d' impie-
gare i materiali scoperti nelle moderne costruzioni,
tolgono la possibilità di aggiunger verbo sul culto
tributato a questo nume. Anni sono, nelle vicinan-
ze di Zarine a Risano, furono scoperte tracce di
uri tetnpio che ben presto sparirono sotto l'azione
del badile. Devesi anzi ricordare che la più bella
informazione storica su Risano pagana, è dovuta
alla lapide scoperta fra le magnifiche rovine di
Lambese, ai confini della Mauretania. —
Un legato, il cui nome è obliterato, oriundo
dalmata e verosimilmente di Risano, che Marco
^ cfr. lapide n. 13.
* cfr. inscrizioni n. 13* 45»
Digitized by
Google
Aurelio (161-180 d. C.) mandò console iq Numi-
dia, invocò, ivi pervenuto V aiuto del patrio nume
e gli consacrò una pre^dosa lancia. Ecco ciò che
si legge su quella lapide:
Moenia qui Risinni Acacia, tjui oolis Aroem
Delmatiae, nostri publice Lar populi,
Sancte Medaure domi e (et) sancte hic:. nam tempia quoque ista
Vise precor parva magnus in effigia,
succudsus laeva sonipes (c)ui surgit in auras,
altera dum letum librat ab aure manus.
Talem te Consul iam designatus in Ì8ta
sede loca(t) venerans ille tuus V v -:-
notus Gradivo belli vetas ac tibi Cesar
Marcus, in prituore (cl)arus ubique aeie.
Adepto Consulato -.- v -:- v —
tibi respirantem feciem patrii numinls
hastam e minus que iaculat refreno ex equo
tuus, Medaure, dedicat Medaurus. ^
cioè
Tu, che abiti le Eacie mura di Risine, rocca
della Dalmazia, publico Lare del nostro popolo,
O Medauro santo e in patria e qui — imperciocché io prego che
tu visiti anche questo tempio, tu grande in umile simulacro.
Al quale scosso dalla sinistra s'alza il cavallo nell'aria
mentre la mano destra (prendendo la mossa dall') orecchio manda
la morte.
Tale cotisole già stabffito te pone
in questa sede, venerandoti quel tuo ...
Marco Cesare vecchio in guerra, noto a Gradivo e a te,
sempre illustre nelle prime fi|e.
* tfonimbéii (L e. ad RM^iaittM) sogrgfunge : — ^Détts rédit in altèro
titifp l^i|ibesittno : M^QAyftO AV^to SAQrdm; t)|rAel(ere4 ignolifs e^il
nec apparet, num aliquo modo ad eum pertìneat Madaurì colonia, in Nu-
lÀJdia.^ ~ 'PÌ)tVebbe 'j)er avventura essere questa una colonia staccatasi dff
Risano ed aver portato seco il culto del patrio nume consacrando al suo
nome la nuova sede? tTuestà j^er cèirtò non sarebbe là prima colonia illirica
nel mezzodì.
Digitized by
Google
u
Ottenuto il Consolato
a te che hai l'aspetto del patrio nume
un' asta, che colpisce da lungo dal cavallo rattenuto dal freno,
o Medauro, dedica il tuo Medauro.
Il Nisiteo ^ discorrendo della condizione degli
miri e dei Dalmati sotto il dominio Romano, còsi
si esprime: — ^^Era metodo dei Romani specula-
tori di venire ad accasarsi nelle ricche città dal-
matiche, ed era metodo degli storici di togliere
ogni lustro agli indigeni di quelle e dirle : città
de' Romani, cittadini o colonie romane, senza che
(forse) verificato si fosse un coloniale stabilimento,
di maniera che ogni opera, ogni provvedimento,
ogni arte, ogni industria, per generale opinione,
non fu mai nostra, ma dei Romani nostri rige-
neratori." —
Quale sia stato il contegno dei Romani verso
i Dalmati, nessuno ce lo ha tramandato. È certo
che a toglierli p. e. alla piraterìa i Romani devono
aver adoperata ogni maggior severità. Ad ogni
modo al Dalmata il dominio dei Romani uon piac-
que e quando gli si presentò una propizia occa-
sione, tolse volentieri le armi per liberarsene. Ma
ogni suo tentativo falli, sia che rimanesse sopraf-
fatto dal numero, sia che lo indebolissero interne
discordie. Nell'anno 6 dell'era volgare profittando
delle guerre dei Germani, i Dalmati condotti da
fiatone dalmata della stirpe dei Dessidiati, impu-
gnarono le armi, facendo causa comune coi Branchi, ^
ai quali non tardò di unirsi un altro fiatone venuto
con molti de' suoi dalla Fannonia. AH' appello dei
fiati risposero ben ottocentomila ribellati; esercito
dinanzi al quale Roma ed Augusto stesso trema-
rono. La peste e la fame onde furono colpiti non
^ V. lUostrazioDe alla lapide di Perasto (n. 45).
< Becker 1. e. p. 90.
Digitized by
Google
15
poterono contro di loro quanto la discordia insorta
fra i duci: che fu la causa per cui cedettero, per
non pensare più all' emancipazione. Anzi da quel
tempo la cavalleria e le legioni dalmate furono dai
Romani considerate fedeli e prodi ; dalmati ebbero
meritamente seggio fra i Patres Conscripti di Roma ;
altri ottennero il supremo comando negli eserciti;
altri le prefetture e le più luminose cariche del-
l' impero. Necessariamente queste distinzioni ed i
privilegi concessi ai veterani che ritornavano in
patria conciliavano ai conquistatori le simpatie dei
conquistati.
Ciò agevolò ai Romani la via a nuove intra-
prese, e quando tutte le regioni illiriche, le Pari-
nonie è la Dalmazia furono assoggettate, Ottaviano
le riunì tutte in una sola provincia, di cui questi
erano i confini:
al Nord il fiume Sava,
all'Est i fiumi Drilone e Drìno,
al Sud il mare Adriatico,
all'Ovest il fiume Arsia.
La provincia fu officialmente denominata ^^Dal-
matia^ e quindi lllyricum e Dalmatia divennero
termini usati promiscuamente.
Scaturita frattanto dall'orgoglio del Senato la
distinzione delle Provincie in Senatorie ed in Ce-
saree, la Dalmazia fu delle seconde e veniva am-
ministrata da Pretori. Scardona, Salona e Narona
divennero centri importantissimi. Il Convento Na-
roniano decideva sugli affari di ottantanove città,
fra le quali il Ciccarelli ^ novera anche Budua.
Plinio ^ numerando le decurie che i diversi
popoli mandavano al Convento di Narona, non fa
« 1. 0. p. 15.
« 1. e. 3. 26.
Digitized by
Google
16
oenno dei Riauniti. E vero che il passo: ^Marcus
Vatro LXXXIX civitates eo ventitasse auctor est"
potrebbe lasciar congetturare che fossero in quel
numero comprese eziandìo Ehizinium ed Asorivium.
Ma le magistrature dei IIVIRI jure dicundo, V Ordo
Decurionum ed i Index ex V Decuriis che, come si
è dimostrato, esistevano in questi paesi fanno piut-
tosto credere che il conventus di Narona fosse
superfluo per il disbrigo dei loro negozJÌ. I Rhizu-
niti poi, coir esenzione da tasse e dall' arbitraria
giurisdizione de' governatori, colle loro corporazioni
municipali formate precisamente sul modello di
quella della capitale sono paragonabili ai posse-
dimenti d'Italia anziché alle colonie dalmate.
Gli avanzi monumentali conservati alle Bocche
di Càttaro sono purtroppo scarsissimi. La miglior
parte dell' antica Rhìzon oggi è sepolta nel mare;
Cattaro fu tante volte manomessa da invasori, di-
strutta da terremoti e da incendi. Aggiungi a questo
l'uso invalso di adoperare lapidi ed ornati ne' sel-
ciati e negli edifizì, la facilità di cedere le cose
dissotterrate a visitatori stranieri, e in generale la
apatia per ciò che appartiene al passato.
Cattaro conserva un obelisco, forse sepolcrale,
molto bene conservato. A Risano si vedono gli
avanzi di un edifizio a volta con due scomparti-
menti, che hanno la forma di una tomba antica
e qualche lapide. Alcuni sarcofagi (circa trenta) ivi
scoperti nel 1870, facevano sperare lo scoprimento
di una necropoli; ma ogni ora che fosse stata
consacrata a questo scopo avrebbe recato danno
alla costruzione dell' edifizio, di cui si stavano get-
tando le fondamenta.
Un piede di manzo di bronzo ed uno di marmo
bianco, rinvenuti nel 1868, accennano a sculture
Digitized by
Google
17
preziose e colossali, * La. lapide ^ di Manlio Rufo
ricorda un monumento eretto per legato a scopo
pubblico, e il suo valore — indicato nella stessa
lapide — di 299.000 sesterzi (pari a 24.917 fio-
rini austriaci in oro) ne fa indovinare le grandi
proporzioni. Se si ha da prestar fede al lessico-
grafo francese Bruzer-La-Martineire, lo scoglio di
S. Giorgio dev' essere stato un' importante fortezza ^
ai tempi dell'imperatore Diocleziano (284-305).
LAPIDI.
A Prevlaca di Oastelnnovo. •
C • EGNATIO
C • F • SERG
MARCELLO • DEC
IVLIA • TERTVLLA • MATER
IVLIVM • PHILINVM • ET
IVLIVM • CRESCENTEM
(sic) LVBERTOS • TESTAMÉNTO
PONERE • IVSSIT
L • D D • D •
Fu interpretata per la prima volta dall* archimandrita Popovió.
— oabljar — Nisiteo mss. — M n. 1738. *
1 Ballettioo Archeol. di Roma. VIII-XI. 1868. p. 191.
* V. lapide n. 45.
^ Dictionifire Oeogr. 1749. ad Perasto: y^Unes des quelles (Isles)
appellee Saint Giorgio; le Romain baiirent un fort et le dannerei^ t a
garder aux Peiastins; le quel s' etant de fenda eaillement cantre quelques
Pyràtes^ recurent par r Empereur Diocletien tout le honneur et toùtes /6«
imfnnMe:i dont jocissoient le tiltes d' Italie,
^ Suir istmo di Punta d'ostro.
^ Intèndi Mommsen Corpus Inscriptionnm ecc. l. e. voi. Uf. i.
Digitized by
Google
18
A Oattaro.
6.
D • M •
ANICIAE
IRCIS
frammento.
7.
Q • VALEMVS • L • F . QVADRATVS •
ANN • LX • H • S • E
M. n. 1716. Reines (syntagma inscr. ant. Francoforti 1685)
17. 128.
8.
D • M • S
EVDOXIO • ET • EVDOXIAE
EVDOXIVS • ET • EVDOXiA •
P • ANN • xxin •
9.
ascia
D • M • S •
CAESONIA • NARDIS
CAESONIO • HERMETI
PIEN • CON • VIVA • FECIT
CUM • XLV • ET • SVIS • OMNIB •
SVB • ASCIA • DEDICAVIT
M. 1712. Dìsotterrata (Maggio 1862) nella fabbrica della
casa di Antonio Radimiri — ora infissa nella parete esterna del-
l' episcopio.
10.
SEX • P • GRACILIS • AN ■ LX
l. P • GRACILIS F • A • XX
M • AEMILIVS • CELER • AN
XXV • H • S • S •
M. n. 1714 — ed Additamenta p. 1028 (HI. 2.) Nicolò Vra-
chien esibì copia di questa lapide esistente „nelle muraglie di
S. Paolo esteriore della clausura delle Moniali di S. Domenico'^,
trascrivendola così: (6 Dee. 1668) SEX • P • GRACILIS • AN •
IX I Q • P • GRACILIS • E • AN • XX I M • AEMILIVS •
CELEREN • I XXV • H • S • S 1 - Ùrb. RaflFaelli. Gazzetta di
Digitized by
Google
19
Zara 1843 n. 95 „inca»trata frolle pietre di una porzione di
muro, avanzo dell'or diroccato cenobio delle vergini di 8. Paolo —
interpretò il v. 2 E. P.
11.
SEX • CIPIO
e • FIL • SERG •
FIRMINIANO
G • III CIPIVS • APER
PATER . T • P • I •
ET EPVLO • DE
DICARI
G • OIPIVS • APER
CONSOBRIN
HERES • POS
L • D • D • D •
M. n. 1710 — Lapide bislunga trovata negli scavi presso la
porta Gordicehio — Fortis. Poscia nel museo Nani — Di questa
è memoria nella Bibliot. del Seminario di Padova — ad n. 618.
f. 33. d. d. 1752 — „ricevuta dal Nani di cui la copiò il fratello
in un luogo, se non erro, della MoreaQ?) — Comellius FI. 1. e.
p. 113 - Farlati VI. 422 — Donat. 359, 9 — Driuzzo (Museo
Nani) n. 143 (1 19) — Biagi mon. gr. lat. p. 197.
12.
D • M • S •
STATIAE
FRVNITE
STAT • VINDE
MIATOR • MAR
b ' Mer • FECIT
qWAE • V • AN • LVl •
M. add. 6358 — ^ nella corte dei fratelli Bolizza — Nicolò
Vrachien la diede all'Ursato.
13.
C • CLODIO • C • P • SERG
VITELLINO • II • VIR • I • D
IV DIO • EX • V • DEC • EQVO
PVBL • AVIC • DEFVNCT •
ORDO • DECVR • LOCVM •
SEPVLTVRAE • lìUpensum funeris
decreuit .
M. 1711 - Cyriacus n. 31 — Reines 6. 26.
Digitized by
Google
ao
14.
DMS-
CLODIAE
EVPHROSYNE
ANN • XXIIII •
CLODIVS
EVPHROSYNVS
ET • CLODIA
PREQVENTILLA
PABENTES
• VF-
ET • CLODIO • EV
CARPO MAGISTRO
Grande base quadrata presso la torre dell'orologio (Piazza
marina) — M. 1713 ~ Cornelius FI. p. 113 — Parlati VI. 422
— Sonato f. 261 — Donat. 408 — Dodwel (viaggio in Grecia
1819 p. 16) — Sabljar — Ljubid — Raffaelli (Gazzetta di Zara
1843 n. 70).
15.
siste gradam uiator hnmique sedens | omnigenis
florìbas consperse | membra defatichata corobora |
dehinc limpidissimam aquam fontis | hnins paululnm
degustato pede | dentique in uiam
Bipitaffio ritrovato sui monti di Cattaro.
Falsa — Mommsen n. Ili* p. 13* - Sanato f. 260.
A Scagliarì.
16.
D • M
STATILIAE ^lANVARI
AE • COIVQI
DVLCISSIMAE
P.LVRIVS • Ste PA
NVS
AMORIS
MEI S
PIENTIS
M. 1715 — trovata fra un mondezzaio sorgente dalle macerie
di un piccolo edifizio. — U. Raffaelli. Gazzetta di Zara 1843. n. 95
Capor la diede a Nisiteo.
Digitized by
Google
21
Tdodo.
17.
TI • PANSIANA (AN in una cifra)
/■
18.
':svRi
Tegole dalle officine pansiane — 17) Mommsen — n. 3213.
3. a. — 18) a. e. n. 3213. 19. scoperte nella località di Piaviza
(campagna di Marco Ivano vie) nel 1853.
Scoglio San Giorgio.
19.
VALERIO
FORTVNA
TO • ET • VAL (VA in una cifra)
ERIO . FELICI
\ ET . VALERIAE
CRESCBNTILLAB
VALERIa'^EcILìA
MARCE/UNA
B|i|M-
Mommsen. 1735. — Suarez. (cod. vat. 9139. 249 — 9140. 292).
20.
TIFATIAE AMAT
AE • SECVNDA •
FILIA MAIRI •
ANNO R • XXXXX sic
M. 1734.- Suarez. (cod. vat, 913ft. f. 249 - 9140. f. 292).
Sabljar. Conservavasi nel cenobio di S. Giorgio.
Bisano.
21.
LVRIAE • P. F • M
M. 1726. — dai ms. del Nisiteo.
Digitized by
Google
22
22.
NAEVS
MINVCIVS
LENTINVS
ANN l'hSe
M. 1728. — Zmajevich in Montfacon 1. e.
23.
DMS-
STATIAE
PAVLINAE
ANN-VI-
M. 1733. — da Nisìteo.
24.
DMS
OS- LVPO
DECIA ' L
CL • MAXIMA
MARITO
V. 2. h(upo), forse lupo ai vv. 4. 6. MA in nesso.
25.
dlS ' mANIBVS
ORDIAE
SP- F
IFICAE
E y CENDVS
matRI • f •
M. 1736. — da Sabljar e Nisiteo.
26.
VI • S
"LIO • SA
V • AN • XL
frammento. ÀN v. 3. in nesso.
Digitized by
Google
23
27.
RATERN
ISP ELIPA
M CCCCC
XIIII.
M. 1718. — da NiBit.
28.
PI
H lìiir
PAR
lA F
M. 1737. — con Nìsiteo la congiunge alla segaente consi-
derandole frammenti di una sola inscr.
29.
D •
CASSIA-
M. 1722. (cfr. n. 27.) — Nisiteo.
30.
DMS-
IVLIAE • TERTVL *
LAE
VIX • A • I M Vili •
HORDIONIVS • CILLANVS *)
PATER.
M. 1723. — da Sabljar— ') (CyZZanu*) e Nisiteo ') (Ciranus).
31.
C • STATIO • C • F . SER
RESTITVTO • AN • XV •
M VI • H VI • ET S • H C-
STATIVS • VAL • et ' CNE
SIA SECVNDA • PA ^
RENT • FIL • POSVER •
M. addit. 6360. — Kenner. Mitth. der Central Comm. 14.
(1869) p. XLVIII. — S-H: S(emi) h(oram):
32.
P. LVRIO
VRSO^
V • A • XX • M • li
M. 1726. - da Sabljar e Ni8«
Digitized by
Google
S4
33»
C • STATI VS ' C • F •
SERG-pJELSVS-
EVOC • AVG • PjpNJS •
DONATVS • BIS • CORONA •
* AVREA • TORQVIBVS •
PHALERIS • ARMJLLIS -
OB • TRIVMPHQS • BELLI •
BACICI • AB • ÌM? ' CAESA
RE • NERVA • TRAIANO • AVG •
^« GERM . DAC • PARTHICO •
OPTIMO7LEGVÌI • GEMINAE •
IN • HISPANIA . T • P • I ET • EPVLO
DEDICAVIT III
M. 6359. — Questa interessante lapide (scoperta nel maggio
1867 a Zarine, località al N. di Risano, fra molte pietre atte a
documentare l'esistenza di un qualche importante edificio) venne
primieramente descritta da Pietro Gelcich, allora professore nel-
l'i, r. Ginnasio di Cattaro. Egli desiderava che dessa — sic-
come era anche ottimamente conservata — venisse ricoverata in
qualcuno degli istituti pubblici di Oattaro o della provincia; affin-
chè pochi giorni di sole non bastassero a guastare ciò che non
aveva soffei*to per lunghi secoli di sepoltura. Ma non gli riuscì il
desiderio. Ora essa giace assieme ad altre inscrizioni sulla via
ddla riva : „Caju8 Statius Caji jilius Sergius Celsus — evocatus
Angusti donis — donatus bis corona aurea, torquibuSy phaleris^
m^llis — • ob triumphos belli dacici ab Imperatore Cesare Nervo,
Traiano Augusto Germanico Dacico Parthico optimo — legionis
septimae geminae in Hispania Tribunicia potestate indutus et epulo
— dedicavit/^ — A questa descrizione T. Mommsen aggiunse:
„L' inscrizione, interessante, perchè fa espressa menzione dei due
trionfi dacici di Traiano, è evidentemente degli anni 116-117 del-
l' era nostra, stantechè dà a Traiano non i titoli, che aveva quando
dì^de le decorazioni mentovate ; e la titolatura perciò doveva essere
quella, che usava V imperatore^ allorquando s' ergeva il monun^Qnto.
Insolito è r accoppiamento delle due formolo t, p, i, ed epulo
dedicavit; ma non arrischierei di decidere se la prima significhi
qui non il solito t{estamento) p{pn%) i{u88Ìt), o se vi sia confusione
nella redazione del titolo. La spiegazione t{itulum) p(oni) i{u88Ìt)
solamente potrà ammettersi, essendoché in una pietra non mor-
tuaria^ ma dedicatoria sia di qualche edifizio «la di una stalua sta*
Digitized by
Google
rebbe male assai il restringere eiò che fa posto al solo titolo per
sé di niun conto. V. BulleUi^o d^l! JstitìUo di corrisp. archeolog,
n. Vili, IX di agosto e se^t^i^hre 1?§8, p. 191. - - Kmn&r Mitth.
der Central Comm. 14 (1869) p. XLVIL — Il Dalmata a. 1867.
n. 50 (e sttccessiyani. Osserv, Triestino ed Illystr, Lfigz. ^tung
a. stesso). — Fabianich: La Dalmazia nei primi cinque sec. del
ansi. p. 320-321.
34.
P • LVCI • YIKIA
SAOICYNDA
ANNORVM
XXVI • H • S • n •
M, 1724. — da Nisiteo — forse P(ompeiaf) Luci filia Sae-
cunda (o Saiicunda),
Perasto.
NB. Le lapidi conservate a Perasto sono lapidi di Risano o di
altri luoghi, quivi trasportate per cura per lo più deir arciv.
Zmajevich.
35.
D • M • S
M • OARS
VS • Nifi
Q • VIM • XV
ET • VIX • L
Così M. 1721. — Zmajevich air Ursato ed il Vrachien invece:
— D . M . S I M . CAES I VS NIC I QVINXIT | ET VIXIT A . . . | —
cfr. M. addii, ad n. 1721. p. 1028. — Conservasi nel palazzo arciv.
degli Zmajevich, oggi in rovipa.
C • MARCEL CARI
C • F • CENTIMAIVS • CV
M. 1727. — Zmajevich (in Ursato): „Uma ritravata col suo
coperchio impiombato nelle disiruiHoni della città antica di Risano
Va. 1657 piena di ceneri e carboni^ ora in casa mia,^ Lo Zma*
jevic^ rìferendpsi a Floro (1. 21) la attribuisce a Gneo Fulvio
Geafitimala duce. — Montfaucon*
Digitized by
Google
26
37.
SEXTiTS
BVBVLCVS
ANN-LVI-
M. 1731. et'add. p. 1028. Urna trovata a Budua nel 1648, e de-
positata neir edìf. arciv. di Perasto. Zmajevich all' Ursatto e Nisiteo.
38.
: STATIO . /F • SERG • VALENTI
; PATRI • AN . LXIII (cuore)
ÌeGNATIAE L • F • BVCCVLAE
(cuore) MATRI • ANN • XXXXVII (cuore)
fia|LENTINVS^- ET • CRASSVS
PARENTIBVS • SVIS • FECER
M. 1732. et add. p. 1028. — da Zmajevich in Montfaucon.
1. e. ed in Ursato. — Zm. ha bvccviae. — Nisit. bvccvtae. —
Vrachien: bvccvlae. Trovata ad Orahovaz arando un campo e
trasportata a Perasto nel palazzo arciv. Z.
39.
M • PIAE
M • F • SEr^IA
A. S • E • VIXIT
ANXXV
M. 1730. — da Z. in Montfaucon.
40.
D • M S •
MATER ORDIONIA
FILIO ORDIONIO • CARIS
SIMO QVI • VIXIT
ANOS XXVI
M. 1729. — da Zmajevich in Monfaucon il quale ha carisBlìiLO
— Nis. AN • XXVII •
41.
DIOCAS DIO
CAENV CILIX
ANN • XXXV
LVP • BEN • M •
M. 1719. — da Z. in Montfaucon. „Hiypra la parta d^ ingresso
del vescovato Zmajevich^. U. Raffaelli. Gasz. di Zara. 1844. n. 22.
Digitized by
Google
27
42.
DMS-
M ■ CAESI
VS • LICEN
TIANVS • V •
M. 1720. — da ZmajeTich in Montfaucon.
43.
GN • FVLVIVS • GN • F . N • CENTIMALVS AD- XXV
PROCOS • EX • ILLIRIIS • NATAL ' EGIT • R • QVINTIL •
44.
D •^- D • al
KlyAPONIAN
QVITVIy • ANOX
BLLARyO VX ... . BNyLV
LVS>^ IVCXX.... MAR
ET PRIOa-B >^- M ET...
Entrambi riprodotte da Ballovich. 1. e. conservansi nel palazzo
arciv, Perasto.
45.
Q • MANLIVS • Q • FILIVS • SERG • RVFVS
DEC • IVDEX • EX • QVINQ • DECVRlls • EQVO • PVBlLcO
TESTAMENTO FIERI • IVSSIT
ET • EPVLO (cuore) DEDICARI
1N.H0C.0PYS.STATÌA.SEX.F.FIDA.MATER.ADIECIT.HS.XXXV.ET.SVHHAE.0PERI.ET.EPVL0.RELICTA1S
XX .FÌSCO . INTVLIT . HS . Vili CC ' SOLO * PVBLICO
M. 1717. — Lapide grande; bellissimi e grandi i caratteri.
— Lucio la ricorda a Risano. — Suarez : „Nella città di Risano
Digitized by
Google
posta nella facciata della chiesa di S. Pietro dagli hahitatori Ckri'
stianiy perchè fusse d' ornamento essendo in pietra di marmo alta
palmi 4Vg, lunga 15. Ultimamente nelV a. 1660 ritrovata dal Signor
Abbate (Andrea Zmajevich 1656 1670) di PerastOyfu trasferita in
Perasto.^ Da quelPanno rimase nella parete estema della catte-
drale (edifizio non terminato) di Perasto. — M. cita: Pavinius
cod. vat. 6035. f. 138'. - Suarez cod. vat. 9139 f. 249 e 9140
f. 292. — Lucius p. 36. — Montfaucon diar. Ital. p. 428. e cod.
S. Oerm. 1293. f. 114 (dallo Zmajevich). — Ballo vich. — Visconti.
Ouevres divefrses. IL 99. e lettera a Lod. Lamberti a. 1806. Fa-
bretti 119. 4 ed altrove. — Forcellini Lexicon ad vocem Vicesimus.
— Muratori. Antiq. 478. 5. — Qoracucchi A. Die Adria und ihre
Kiisten. Triest Lloyd. 1863. p. 134.
Q(nintus) ManliuSj Q(uinti) F{ilius\ Serg{ia) Rufus, dec(urio)y
index ex quin(que) decuriis, equo publico, testamento fieri iussit et
epulo dedicari. In hoc opus Statia S(exti) f(ilia)fida Mater adiecit
(sestertium) XXXV (milia) et summae operi et epulo relictae (vi-
gesimam haereditatam) fisco intulit {sestertium) XIII (milia) ducento.
Solo publico.
Bndua.
46.
D.M.S
• STATIO • FeS/0
VIXIT
ANN • II • MEN • II • D • XXII
Q • STATIVS • cpERAsTVS • FIL
M. add. 6338. — da Zmajevich fra Ursattiane : ^trovata 1668
a Za^agh pertinenza della mila di Lastua appresso la chiesa di-
roccata di S, Giacomo.
Digitized by
Google
Ili
Per r epoca della quale fin qui si è discorso,
gli antichi scrittori non fanno menzione alcuna di
Perasto. Gli abitanti di questa città ne ripetono
tuttavìa r origine dai Parteni illirici, al tempo della
guerra tra Cesare e Pompeo : fondandosi principal-
mente su quanto scrisse il Ballovich. ^ Ma delle
autorità citate dallo storico perastino, noi troviamo
a proposito solamente quella dell' Orbini. ^ Le altre
non corrispondono. ^ La prossimità di Eisano ci la
però credere che anche Perasto possa essere stata
popolata da tempi antichissimi, * che anzi . la sua
origine possa andare confusa con quella dei Ri-
zuniti.
Altrettanto si deve ritenere di quel territorio
che si estende da Cattaro a Budua. *
La fondazione di Budua è universalmente at-
tribuita a una colonia di Fenici. ^ Philone di Bi-
blos ' ne fa derivare il nome dalla copia de buoi
che tiravano il carro di Cadmo ; altri, così StdTano
^ 1. e. p. 1. e seg. — Parteni per trasposizione Pertani popoli del-
l' Illirio, della Superior Dalmazia (sic) -
^ 1. e. p. 306. Questi Perastini prima forono chiamati Pertani^ et
sono antichissimi habitatori di quei luoghi dove al presente habitano, come
testifica Baldassar Spalatino.
^ cfr. Vulovich. F. Dopis Narodnih Bokeikih Spisaielja (Prvi Pro-
gram C. K. Gìmnazija u Kotoru) Dubrovnik. Pretner 1873. p. 2b,
* cfr. Orbini 1. e.
^ cfr. Appendini F. M. ^Memorie spettanti ad alcuni Hlustri di
Cattavo^ Ragusa Martecchini. 1811. p. 74 — e Danilo 1. e. G. 89*. seg,
^ Zippel. 1. e. p. 21 — Bùschiiig L* Italia Geografica ecc. Venezia,
Zatta 1780. III. 247) ha cot&nia greca — Id. Usi e costwmi di tutti i
popoH, Milano. Sanvito 1859. IV. p. 30.
'^ Zippel 19 ex Philo fr. 15 (Muller fr. 3. 574).
Digitized by
Google
30
Bizantino, * dal nome della presunta madre patria
BouTcó. Che in antichissimi tempi essa sia stata mi
nobile emporio, lo conferma l'autorità di Scilace. '
E forse perciò che V Appendini * fa V ipotesi es-
sere stata Budua „la sola città che i Sardiati (Ar-
dici) avessero al mare, di dove incominciavano la
piratica, e si davano i segni onde dall' intemo delle
parti mediterranee Tarmata gioventù accorresse al
lido ed agisse secondo il bisogno e la speranza
del bottino^. — Quello che, dopo quanto asserisce
Scilace, risulta di positivo e di certo è che Budua
fu oppidum dvium Romanorum. ^
Come del nome di Ascrivium, cosi pm'e del
nome di questa città ricorrono non poche varianti.
Scilace la chiama Bou3óy)v, Plinio Butuay ^ Tolomeo
BóuXoua, • Porfirogenito BóuTo^a ^ e finalmente Peu-
tinger Batua. — Nei secoli di mezzo troviamo Gu-
dua,"" Cudua,^ Bodua,^"" Butaba,'' Butama.^^ Il
Carrara là dove cercando le sufiraganee di Salona,
non trova il nome di Budua tra le chiese di Al-
bania, la suppone denominata con quello di Bistve ' ^
che è numerata subito dopo Doclea.
^ p. 177. V. anche: Volaterra j^Commeniarium Urbanorum"' Basileae
Froben 1544. p. 856. — Butua priscum retinet nomen a Cadmo aegyptio
conditOy dictaque bubus ad currum junctis huc commigraterii^ tei a Buto
AegypU citUate — Buto (Kem-Kasir) sul Delta, oracolo della Dea Bato.
2 Peripl. 24.
3 1. e.
* Plin. 3. 23. 144 (1. 1).
^ id. in Bandrand 1. e. ex itiner 1. 2. Linquitur a tergo Butua —
Boccardo Betua, Cluver (Introd. in univ, Geographiam Elzewir 1641) p.
214 Budoa.
6 1. e. 2. 16. 5.
7 Tliemtt. XI.
® Onorio P. al Cap. di Ragusa — Feier I. 6. 236 (121)
» Feier ibid 283 (161).
^« ibid 7. 92. 94 (50. 51.) Parlati V. 62.
^^ Der risles cfr. Banduri Imperium Orientale,
^^ Orbini 1. e. 182 — Biisching p. 245. Buthama,
>^ Carrara F. y^Chiesa di Spalato un tempo Salonitana"' Vienna
1844. p. 32. n. 2.
Digitized by
Google
IV.
Morto Teodosio e seguita la definitiva divisione
dell'impero romano fra i suoi due figli, il Seno
Rizonieo restò soggetto ^ all' Occidentale (395 d. C.)
Staccatosi da questo per la soppravvenuta dei Bar-
bari, seguì le sorti della Dalmazia, ^ di cui fino
dai giorni di Diocleziano segnava il limite meri-
dionale. ® Giustiniano lo tolse al dominio degli 0-
strogoti, e consideratolo parte della Dardania, prov-
vide tosto alla sua difesa dalle scorrerie dei Bar-
bari (582) fortificando il castello di KiTrapoc;, Cat-
taro. * — Questo fatto è confermato da Procopio ^
che, noverando le opere militari decretate da Giu-
stiniano, pone Cattare fra i castelli restaurati. Altri
* Vedi: Procopii. C, jyHisioria sui temporis^ e De Aedif. JusHn
(^^Corpus Historiae Bizantinae) Boonae. Weber 1898. I-III. Porphyro^
geniti C. „De Themaiibus^ e De Admtnistrando Imperio „(ibid 1840.) —
Mareeltini Am. y^Quae 8uper$uni^' Lipsiae Tauchoitz 1867. — Le Beau
yjSforia del Basso Impero'^ Siena 1778 — Gibbon ecc.
^ cfr. Mommsen 1. e. I. 280.
^ a. 325. Dalla Dalmazia è separata la Praevalis tra il lago di Sgu^
tari e il Drilooe — 408. Alarico coi Visigoti passa dalf Epire per la
Dalmazia — 419 Siccità — 449. Discesa degli Unni e degli Slavi in Dal-
mazia — 450 — Marcellino esce colla flotta contro i Vandali delF Africa
che corseggiano T Adriatico — 457 Gli Svevi in Dalmazia — 48(.0doa-^
ere cogli Eruli in Dalmazia, vi prende possesso e titolo di re — 489.
Teodorico cogli Ostrogoti dalF Epiro, attraversando la Dalmazia, passa in
Italia ^ 493. Sconfitti gli Eruli, si fa re d'Italia e di Dalmazia — 534
Mundo generale di Giustiniano, vince i Goti in Dalmazia (Danilo 1. e. 0.
133-125).
^ Dalmazia propria o Salonitana — Mommsen 1. e. cfr. Hierocle 5t-
necdemum (Cont. al Voi. Ili di C. Porph.) 395, 15. (cfr. S* Gregorio
Magno Ep. I. 10. lett. 34) — vedi s. ad a. 325.
* Forbiger 1. e. III.
» De Aedif. IV. 4. 12.
Digitized by
Google
32
confermando * quest'asserzione dicono ch'esso esi-
steva fin dal tempo dei Romani. Mommsen sog-
giunge; ^sed non constai de nomine antiquOy ma se
ne ignora il nome antico.''
Bocking ^ leggendo i Numeri sub magistris
militum i (23) Catharienses intra lUyricum cum tiro
spectabili cernite lUyrici atfermò questa schiera es-
sere stata nominata ab hodierna Dalmatina civitale
Cattare. ^ E questo fatto può per avventura com-
provare che Cattaro esisteva anche prima del decreto
di Giustiniano. Abbiamo notizia di un Acrutium op-
pidum civium Romanorum ^ e gli scrittori concordano
neir asserire che l'odierna Cattaro fu eretta sulle
rovine dì quello. Dalle parole poi di Porfirogenito *
iMìi Tb xa(Trpov Ta AixfltTspa to xìto) si argomenta l'esistenza di
due città di Cattaro, l'una inferiore, ai piedi dello
Stiro vnik; • l'altra superiore sulle sommità di esso.
Constando che il castello riedificato da Giustiniano per
far fronte alle tendenze dei Barbari fu denominato
Cattaro, e constando che i Barbari eransi già spinti
nelle regioni montuose di Doclea (Montenero), ne
segue che l' inferiore, quella cioè in cui si scopersero
i nionumenti latini, dev'essere stata la Ascrìvio,
mentre l'altra che occupò le falde del monte dev'es-
sere stata la antica Cattaro. Che poi rendendosi
necessaria una certa comunanza fra esse, il nome
possa essere stato adoperato promiscuamente, e che
per r opera di Giustiniano abbia prevalsa la deno-
minazione odierna lo addimostrano i Numeri Deca--
^ MommseB. ad Acrnviuin I. e.
^ Bocking-NoiUia Digmiaium eec. Bonnae. Marci. 1839-53. II. 35. 10.
^ ibtcL 279. 873 seg.
^ V unico fra i Castelli dei Rizunitt del quale gli scrittori hattno
fatto menzione — Rhizaeorum sinus et eoruméem oppidum cum quibus-
dam castellis. — Strabo. 1. e.
^ I. e. 29. p. 130. 139. e xaorpov t(5v AeiMCTépttv — 6. Ravennate
(1.1) ha Decadarom — Diocleate: Ecalarum,
^ Così si denomina la roccia sopra Cattalo.
Digitized by
Google
m
tr0S9i che aiWamo gi^ coaoaciuto, E come d'al-
tronde potarebbest spiegare*, i' origine .del quasi inac*
oassiblle. viUaggio di Spigliari? r-^
Ma ben presto sulle orme dei Goti) altri po-
poli vennero a devastare la Dalmazia, e Risano,
al pariodi Salona e idi Epidauro, fini rovinata dagli
Avari;:(639). V
w \ Eraclio impotente a frenare gli Avari, racco-
mandò la Dalmati» ai Croati ed ai Serbi, e questi,
:rimasti;. vincitori, se la divisero* I Serbi occuparono
laJDalm^zia ultramontana cbe poi si chiamò Raacia
e BoBua, e Ja Mesia superiore che prese da loro a
denominarsi Serbia. Nellf^ divÌBÌoqe della Dalmazia
ciOTaojitana, la parte meridiotiale toccò ai Serbi, e
fe diyisa in quattro Èupanie: ^
Ni^ona (Pagania e Pogania) che estendevasd
dairOronte alla Cetìna;
Zatolmia (a monte Clutno uuncupata) dal ter*-
ritbrio di Ragusa airOronte;
Diadea da Durazsso a Cattato ; *
Trebunim dsi Cattaro a Ragusa e verso le re*
gioiii mos^itane; * — m '
Da questa divisione risulta che una parte del
Seno di Risano andò ad appartenere ai Serbia Non
così' 'Cattare né il territorio vicino, imperocché Era-
clio nel concedere ai Serbi ed ai Croati V occupa-
zione della Dalmazia, ritenne sotto di sé le città
j)iù importanti della costa. Non aveùdo Porfiroge-
iiitò nominato Cattare fra le città conservate fino
^ Forfìrog. non parla della distrmione di Risano: ci aulorizza però
a credere, eli" essa. incQiitrò la sorte d«Ue ccwsorelle città dalmatiche, no-
veralldQla^ f ra le città. roYÌQate dagli Avari (^e JBraclio abbandonò ali' ar-
bilriQ dei Serbi. Da questa epoca in fatti il nome di Risano sparisce dalle
fa^ne della storia. (Gap. 32).
^ Porph. De Adm. 30 Èupanijcy Zupe si. Contee.
» / 3 ibid. 35. 8-9.
* ibid. 29. 2-5.
3
Digitized by
Google
34
ai suoi giorni alV impero, taluno ^ opinò che Cat-
tato fosse stata unita ai Diocleati. Ma a torto, giadchè
lo stesso Porfirogenito tessendo la storia delle città
rimaste all'impero, nomina anche Asxatépov Cattaro. ^
Air incontro non ne fa parola noverando le città
importanti delle singole Ènpanie. E nello stesso
luogo descrivendo T irruzione dei Saraceni nei do-
mini di Bisanzio nomina Boòxoga (fiurffia), TtStraav (Rose)
e AexiTepa (Cattare) vale a dire l'intera penìsola che
dal Lovéen al mare, forma la costa occidentale del
Seno Risonico. Eraclio concesse ai Serbi ( Trebuniati)
'p{cr£va (Hisano) e il tratto della costa Orientale dèi Seno
che da questa città si protende fino a Punta d'Ostro,
Gli Avari non del tutto abbandonarono la Dal-
mazia, e Budua conservò il nome di Atararum Sli-
nus avendo preso senza dubbio questo ixome' da
quell'avanzo di Avari di cui dobbiamo riconoscere
la discendenza negli abitatori delle Zupe'di Grbalj-
Dopoché gli Slavi si sono stabiliti nella Dalr
mazia, la storia di essa si compendia negli «forzi
dei Bizantini per .riacquistarne il dominio,, e. nella
bveve epoca della dominazione di Oarlomagno. Muta
rimane la storia del Serio Risonico e delle sue. città
fino all'epoca (867) della scorreria dei Saraceni.
Distrutta da costoro Budua, mossero * con trentasei
navi alla distruzione di Rosa (Porto Rosa) e di
Ascrivio, e posero cosi fine alla loro storia. Ab-
bandonato per sempre il suo nome romano, Ascrivio
assume quindi quello (Jel vicino castello di Cattaro,
con che principia una seconda era nella sua storia.
^ Cattalinich — ^^Storia della Dalma%ia^ Zara. Battara 1855. II. 183.
* 1. e. 29. 1-10. — Da non confondersi con Katépa citato da Porf.
al S 34 che corrisponde al Kotorsko bosniaca non gii a Cattaro —
cfr. Ljubié Ogledalo Kniietne Potjesti Jugoslaten$ke, Rieèki (Finme) Mo-
hovió 1864. I. 157 — Bomman 6. A. Sioria della Dalmawia. Yenesia
Locatelli 1775. II 157. n.
3 Feier l. e. VII. 5. 92. 94 (50. 51.) 111. (56) - cfr. Parlati V. 62.
* Porf. 29, 2. 7.
Digitized by
Google
V.
Gli lUiri ridotti alla sudditanza dei Romani,
dovettero abbracciare con le loro consuetudini anche
le religiose credenze. Giove Ottimo Massimo, gli
Dei Mani e le altre divinità del Campidoglio eb-
bero, tra gli miri venerazione e sacrifizi con grave
danno dell'olimpo nazionale di queste genti.
La carità evangelica fu predicata ai Dalmati
da S. Tito discepolo di S. Paolo. L' uso degli Apo-
stoli e dei loro discepoli di incominciare la predi-
cazione dalle città più importanti, e l'importanza
goduta da Risano attorno il ^55 d. C possono in-
durre air ipotesi, che i Rizuniti non siano Stati tra-
scurati. Ma un gran vuoto si deplora nella storia
del Seno Rizonico di questa epoca.
* Vedi: Anonimo ^NoiUia delti Vescovi di Cattato^ tratta dagli
atti di quel Vescovado, da Scrittare particolari ecc. (apparteneva ad Ap,
Zeno^ Ms8. in f. sec. XVUI. Marciana di Venexia ci. CI. XI. u. 62. —
Parlati !llyrieum Sacrum „VenetiÌB. Coleti. 1801. T. VI e VII — Ughelli
E Atalia Sacra^ Roma 1644 T. VII. p. 696 ad 699. — Tkeiner A.
^Manutnenia Slavorum meridionalium'^ Romae 1863. — Paulovich-Lucich
Si, ^De Origine Episcopatus et de sin gulis episcopii dioecis Catharensis,
Tergeste Lloyd 1853. — Gekich Vinc, y^Serie dei vescovi di Cattaro^ (Aum-
mentatore Dalmatino) Zara. Battara. a. 1861-67 — Mattei, ^Catalogo dei
Vescovi di Cattare ^Zibaldoni V. III. (n. 266 bibl. Fruncescana. Ragusa)
— Comelius FI, 1. e. -- Neale M. A, ^^Notes ecclesiologal and picturesque
on Dalmatie ecc. London-Hayes 1861. (p. 156-171) — Legenda de Misser
San Tryphon Martire Gonphalon et Protector de la citade de Catharo
(traduzione fatta nel 1466 a dì 8 de Marzo, della leg. latina scrìtta at-
torno il 1000. — Qrubogna ei Buechia j^Offitium S. Tryphonis Martyris,^ —
Venetiis in aedib. Calepini a. d. 1561. — Bassiek A, ^Ftto di S, TVi-
fone, Vienna 1845 — Raffaelli Urbano j^Cattedrale di Cattare^ e Col-
legiata di S. Maria del fiume ,, (Gazzetta di Zara 1844 n. 39, n. 47 —
Fabianich D, „ìa$ Dalma^iia nei primi cinque secoli del Cristianesimo^
Zara. Jancovich 1874 ~ Diocleatis Presb. ed Archid Spalatense (Schwandt-
ner. y^Script vet. rerum Hung. Dalm.^ ecc. Vienna Kraus 1748. T. III.
Digitized by
Google
36
L' autore del Prospetto cronologico della Storia
della Dalmazia discorrendo del Concilio convocato
nel 341 a Roma da S. Giulio Papa e citando Rhi-
zinium, asserisce che questo Vescovato fu istituito
fino dai tempi di S. Doimo e quindi sullo scorcio
del primo secolo, o al principio del secondo. ^
Deirorigiue del Cristianesimo alle Bocche di
Cattare, non si hanno monumenti. Alle falde del
monte che s'innalza, sopra Perasto. si riscontrano
traccie di un tempio che il Ballovich ^ asserì gra-
tuitamente eretto in costrui^ione gotica. Rovine impor-
tanti di im tempio antico si riscontrano a Porto
Rose, ma anche queste non salgono ad un' età troppo
remota^ Di più venerata antichità è il tempio di S.
Giorgio ^^ sullo scoglio omonimo presso Perasto.
Unft Chiesuola (S. Stefano) sullo Stìrovnik, ^ le; ro-
vine del tempio di S. Doimo * mostrano un età
indeterminabilmente avanzata.
; Oscura è pure X origine, dell episcopato alle Boc-
che ove si annoverano due Cattedre ; i' una a Cat-
taro, che dura tuttoggi, Y altra a Risano, soppressa
da secoli.
La prima, secondo T Anonimo esisteva già nel
secolo quinto ;. secondo il Moroni, ^ essa vanta la
sua origine nel secolo sesto, come sufiraganea
di Spalato^ Da una memoria 'già posseduta da
U. Raffaeli, si sa, , ck^ Giovanni L vescovo di Cat-
tare, assistette al primo Concilio di Nicea (325)
^ Fabianich 1. e. 108. n. — Proapetlo », e. p. 209.
« 1. e. p. 2.
^ Tempia abbaziale rieatitmto al culto il dì 27 Ottobre 1878, dal-
r Abate di Perasto D. Pasquale Guerriiti.'
^ Donde la denonunazione di Duimoeina a tutta la località.
^ Dizionario é' erudh. Star. EcoL T. XVI. 263.
^ i. «. di Saloua. Spalato metrop. s. dal 650 in poi. cf. Carrara
1. e. 31. .
e "^ pergam. Cop^ pj^easo M. G. Forti.. .
Digitized by
Google
Il (Dolati 'peì?ò a qu^te aBBetrzioQÌ oppone? * ^gU.
esQij^i del vescovato di Cattaro non,eono conosaiutì,
riè vi hanno monumenti anteriori al secolo IX, dai
quali si possa desumere sue traocie, . se aache :0-^
scaire". Ed il Carrara z . ^ Oatarum (Catfcaro) , ebbe-
il suo primo vescovo nelF 877. — Ma, osserveremo
col.Biassich, ^ per la so Ja . circostanzia che da parte
nostra maùchiamo di dati positivi, non è a Qonr
venirsi né col Coleti, né con altri avier Cattaro
solo nel secolo IX oojniijoiato ad aver v€ìsgovÌ/
propri. Il Diocleate in fatti — r la principale :auto-t
rità su cui fondansi le opinioni del Coleti e Hel
Carrara — attestando* Cattaro e Budua essej:e
state dichiarate suflfragane. di Dioclea nèir atto ^ in
cui questa divise (877) con Spalato gli antichi di-
ritti metropplici di Salona, dà ragione a conchiu-
dere che la cattedra episcopale di . Cattaro è ^an-
teriore air.877. Iraperoché se le voci obedUebat^^ re-
spond^bant^ sub regimine . declarotae ^ adoperate . di-
scorrendo del concilio Dalmatino e de' su^ce^givi
cento. .anni oorrispo»doi)o a ^uffraganea^.^ se chiesa
suffragmea (Pitrochiaì ^ iuache a quei t^mpi^igair»
fico sede di un vescovo, Cattaro ebbe senza dubbio
il ,8uo vescovo allora che Terpimiro Duca de' Croati
confermò. (837) a Spalato gli antichi privilegi .Epr-,
clesiasticO'Salonitaniy. lo. ebbe av giorni, di Giovanni
di Ravenna primo vescovo di SpalaÉo, \Iq .ebbe fi- j
i^sduawte.ai :bei; gio;r^i*.di Sala^v ^ I ilimiti di \qwesta
^ \IiìUia .^i^opatqsv Cayi'aran8Ì6< incag^ijl^ , funt, neqae. pillisi eic^, ta^t ,
monumenta ante saeculum nonum in quìbus aliqua illiu^, yel obscura .vestigia .
deprehendi queant. Parlati VI 427. Ecclesia Cath. * ' ... — .*
* Cap. XIII. ,:
•*.OtìBcì!io Dèlmit^ào;-^* - ^^ > ' r ^ \ \ ^ ^.i^ \ :•/.
^ OrtjViw B2/''87..;../; ^ *. ». - • s... V .-^ ■• =.w . ) *, .-,»
' ibid. 43.
^ Principio Ecclesia Catharensis subdita fuit Metropoliti»^. ,l$^toiiitano,
ac deinde Spaiatensi. . , . . . « :
Digitized by
Google
metropoli sacra restarono inalterati per Spalato olire
r837. — Lo stesso Coleti scrive: Da principio*
la chiesa di Cattare fu soggetta (subdìta fuit) al
Metropolita Salonitano (quindi fino alla distrazione
di Salona avvenuta nel 639) e poscia (cioè dal
639 in poi) a quello di Spalato.
Il Paulovioh ^ forte delF autorità del Coleti e
del Carrara, e lieto di poter citare qualche linea
del Diocleate, incomincia senz'altro la serie dei
vescovi di Cattaro dair877, epoca del Concilio
Deimitano, con un Ananimus.
L'Anonimo, nel rivendicare all'episcopato di
Cattaro l'antichità della sua origine, si riferisce a
testimonianze che gli procacciano autorità e la pre-
ferenza rimpetto a quanti altri discorsero di questa
istituzione. A convalidare adunque la illazione in-
serita dalle espressioni del Diocleate citeremo an-
cora una volta l' asserto di questo scrittore che con
tanta pazienza e dottrina si occupò della Chiesa
di Cattaro:
— y^Paulns Episcopus Cathari Civitatis interfuit
Concilio Chalcedonensi nelt anno 451. (Histor. Condlior
p. 597.) —
„iV. N. vescoeo di Ascrivio (Cattaro) eletto nei
Concilio Remnense (recte Remense o Rehmense). 631
con molti altri (anonimi) ancora dopo la prima con-
versione degli Slam.
y^lohannes (IL) Episcopus Decaterra (Cattaro) in
terfuit Concilio Nicaeno secundo ann. 649 {Histor.
Condlior. f. 603).
yjN. iV. vescovo di Ascrivio che sedette ai tempi
di Andreaccio^ il quale (Andreaccio) fondò il Mona--
stero e chiesa di S. Maria in Funario e fece acquisto
del corpo di S. Triphone. 809. (Mem. EccL CathO —
* Carrara 81-33.
' Pe Ori^. Epiac. Cath. 55. (0
Digitized by
Google
,Amh^i Pietro Gtu)bogua -e Gitolaino , Btic^hia,
cafttarinì^ Vfeoero c^iJW)?di quest' uitimo vescovo .nelr
Tuffiiaio di S. Trifone^ eh' è oggi iù disuso. Nel 1561,-
quando eiofi vivevano il Grubpgwi. /ed il ^upohi^^
era. :^9^i ben^ pon^sciut^t. a Cattato la stor^^ patri^t^
A sostenere^ r asserto del Farlàti si citò T isted-
mento d'' acquieto ^ del corpo ^ di S- Trifòne --^ 13
Gennaio '809 — - in 'cui non> è fatta menaionè» del
vescovo; Verissimo : quel documento di lingùay^ forme »
e concetto: barbari, parla assai diiaro in argo-
mento: jj.... quando e^j^posuerunt ^m (cioè il c^rpo
di S. T.) ite nam^ venemnt cleriei secunéum ordimm.
qui pertinet^ — Ma da quiestò si potrà logica-
mente inferire l'assoluta mancanza di vescovo a ^
quei dì a Cattaro ? "Poteva esistervi il. vescovo -r-
dice Bassàch • — sebbene non nominato neiristru-
mento ; poteva essere stato compreso nella generica^
espressione: — cleriei secundum ordinem qui perti-^
net^^ poteva avervi spedito i suoi sacerdoti^ senza
esservi intervenuto egli stesso; poteva essere stato
assente od altrimenti impedito d'intervenirvi.
Citeremo da ultimo il Mattei che nel voluifne
secondò de' suoi ^^materiali per là storia di Ragusa^
esibisce la serie dei vescovi di Cattaro, incomin-^
ciaiido dal 451 con Paolo; e' prosegue:
451.
Paolo
624.
Anonimo
787.
Giovanni
808.
860.
Anonimia...
8S7.
- . . :
^ L 0. in. fosto TfQslaUoni» Uct V{,,,.
^ Instrumentum corpóris Nostri Gloriosi Confalonis l^anctì Tryphonis.
Anno a Christi Incarnatione octangesimo nono die decima tertia Januarii.
(FI. Cjon^elius l. *. 7. Coleti,, L cJt . , , » : : ;
Digitized by
Google
4Ù
Il Diooleate dlscoyrdndo del Oondlio Délmitano
scrisse: ^ e come nella Dalinazi A inferiore star-
bili quale metropoli 1^ Chiesa di Salona; cosi nella
Dalmazia superiore aveva stabilito secondo il di-
ritto antico la Obiesa Diocietana quale ibeftropoiiy
sortola cui giurisdibione misero le seguenti phiese: —
Antivari, Budua^ CàUani»^^ t- B il Carrara Vdimenr'
ticando di.av^r noverato col Diocleate Michie Bu-^
dna fra le suffragane di Dioclea^ .disse òhe essa
ebbe il suo primo vescovo 1148, forse per 1a cir-
costanza che il primo veecoyo conosciuto visse apr
punto attorno a quest'eoo». Le deduzioni inferite
dall'espressione del Diooleate a. favore della cat-
tedra vescovile di CattorO; valgono anche per pror
vare la antichità di quella <U Budua.
Dopo quello che prese parte al coincilib di
Roma nel 141, il primo vescovo di Risano, del
quale è fatta menzione nella storia, è Siebastiano
che amministrò quella cattedra attorno il 591 : per-
sonaggio carissimo a Gregorio magno e dalla Chiesa
tenuto in grande consida?£|Zione. Se non che Seba-
stiano fu poco fortunato dinanzi alle persecuffloni
che alla Chiesa romana erano derivate dalle prer
tese dell'imperatore, dagli errori di Froptinianp ve-
scovo di Salona e dalle scorrerie degl^ Avari.; Se-
bastiano discacciato (594 e.) dalla sua sede andò
per qualche tempo ramingo, dividendo le péne del-
l' esilio con quell'Anastasio a cui per ' opera di
Giustino il giovane era toccata la stessa Ssorte. Of-
fersegli Anastasio la reggenza di una chiesa di sua
giurisdizione, ma egli ne rifiutò l' esibitone, ifi»cuo-
tendo perciò il plauso del papa che frattanto! aveva
preso a confortarlo con lettere contro i flagelli della
tribolazione. ^ Anche Gregorio magno gli esebi' una
^ ibid. 37.
' Fiibianich. I. e. 316-323. S. Gtregarii Staglii P. Prnn. ópmttxi. 1
Digitized by
Google
4i^
catt6di*d^ iù S^cilk, tua noii • ieònstìsi se «égli ìa akkmì
accettata o dóve altrimenti andasse a chiedere j i!
suoi gtortìii uno dei più ragguardevoli vemo^ di i
quél seeotoi ^' » ; . -
Cacciati gli Avati e rimante Cattaro fiotto il-
dominio degli' Imperatori Bizantini, i Oristlani dèi*
Sentì -Rizo^iico non liirono più sturl>ati itóir eser-
cizio dèi loro culto; tanto più liberamente poi Te*- •
seìtjittófotìo qttando anche gli Slavi ivi accadati
ebbero abbracciata la causa deirevangeio, ed il ti**
mote di nuove invasioni era pifessochè cessato.
Dei benemeriti che frattaiito cooperarono per >
r incremento e [>er illustro della ciattolica religione
è ricordato^ soltanto „ certo Zifadino nobile Zin*-»
tilhomo si de generazion come de Rioheza preclaro ^
nomine Andreaccio Saraceni»^ -^ che ' vissuto at-
tórno la filie deirVIII e r primordi del secolo IX^i
si rese tìònsiderevole mercè quei dispettdiosi edi-^
tìzi che tuttavia formano il più beb vanto della
città di Cattaro. Eretto fin dallo scórcio del -700
il tempio di Sv Maria Infunara ^ per atderire «alle-
pietose 'brame- della secondogenita Teodora, vi im-
prese attigua a questo, la costruzione di un chio^
stró^ ove ella si chiuse per menar vita di contem-
plàiiione. * Con questa risoluzione Teodora Saiia- •
ceriiS aveva: illuse le' speranze di -Un giudi<se^ di'
Diocka che s era di Idi stranam^ite invaghito.'' Ma
non perciò; questi volle rassegnarsi; che anzi vo^-
VIL E^. XXyH<.^^(fq,Revfrsio!?« Apaàtasii Fatr.^' (I. 4. pr., ^5). -r Fei^/
1. e. VII. V.. 21/ Coleti. l. V ' * ' '
* Legènda e. in cop. arit. presso G. Porli e V. de Pasquali — cfH'
Bassich. 1. c.^
^ Sono vive due tradizioni intorno alla derivazione' dèi ìltoìtte * /fi/fi'<
nàriariàM è quella che lo -deriva da in fiumarió^ dail' fiume - (Parilo alias
Scurda) itòh che scórre là presso; TàHni, certo più verosimile, da- to'
funario (fiimiO tf^ocUs —- come nota il Coleti (1. e.) — ex^a urbein uhi '
futvés tonfiei soiebàtU*^ ote si trovavatio le rinomate ^ fabbridhé di totée» '
^ Instrumeniumi h e* '1 ' ^ • . j .
Digitized by
Google
42
lexkdo. ad ógni patto farla sua ricorse alla violenza.
La congiura da lui qrdita allo scopo di rapirla
non rimase secreta; che Andreaccio informato a
tempo di tutto, e messa in chiaro l'innocenza deUa
figlia, : la ricoverò nelle proprie stanze e ^ rese in
tal guisa vano il tentativo dei congiurati^
Continuando Andreaccio in opere di pietà, a.
favore della patria ebbe presto occasione di assi-
curarsi una fama tra le venienti generazioni di .
Cattaro imperitura.
Portatisi sui primordi del secolo IX alcuni mer-
canti veneziani nell'Asia Minore, non trascurando
in mezzo agli affari di occuparsi conforme al pio
uso dei tempi, anche in opere di religione, trova-
rono le spoglie di S. Trifone martire del UI se-
colo d. C ed avendole acquistate s' accinsero a ri-
tornare col prezioso carico alle patrie lagune. Il
desiderio fu reso vano da una procella, che aven-
doli colti nell'Adriatico li indusse a cercar salvezza
nel Seno di Risano. Allora quei di Catjtaro venuti
a conoscenzsa del carico di questa naye, — j^chon-
vocati ^ per loro più zintilhomini et migliori de
la dita Cita" — deliberarono di fame essi l'ac-
quisto. Andreaccio Saracenis ed altri patrizi cit-
tadini, incaricati di trattare col pilota, conclusero
r acquisto pagandogli 200 soldi romani per l'urna, ^
e J.OO per una corona di gemme che la sormon-
tava. Il dì 1 8 Gennaio (809) clero e popolo, mos-
sero per navi alla volta di Porto Rose, onde le-
vare il corpo del Santo. Ritornati coli' urna a Cat-
taro, e giunti là dove oggi è la Cattedrale, il vesco-
^ Leibenda \* <d.
^ (Questa veccliia urna si conserva religiosamente in una pila di
pietra e la si mostra a chi visita k Cattedrale. L' odierna urna è di argei|to,
lunga 1M0'\6''' e larga li'\ 6''\ — Tutto intorno vi è. des(&riUo in
bassorilievo il maftirio del S. (cfr. Kukuljevié y^Arkio sta PQfi^J0ilnieu Jttr*.
goslwensku^ Voi. IV (2agreb. Gaj. 1857.) p. 341.
Digitized by
Google
41
vo invitò naoerdoti popolo e padri; a fermare il
passo sa quel sito ove era da innalzami il tempio
in onore di Trifone, Alle parole del prelato segui-
rono inni di laude ^ di benedizione; I Cattarioi
allora lieti di tanto possesso, ^er unanime accia*-;
mazione, tosto in primario p«itroiio e tutelare della
città lo elessero, stabilendo, giusta il Menologio
bizantino che il giorno della morto — (1) S Feb-
braio — s'awesse nell'avvenire a celebrare coti
ogni maggior solennità. ^ Da quel giorno l'^gie
del santo fu la bandiera della citta, fu P insegna
della repubblica e battuta in moneta, diede il nome
ad alcuni danari.
Sostenuta la spesa dell'acquisto, Andreaccio
assunse tosto anche quella della costruzione del
tempio, che, come informa Porfirogenitò, fii eretto
su base circolare, ^ e nel secolo XIV ampliato e
ridotto nella forma in cui oggi si trova.
Nulla più ci venne tramandato intomo ad An-
dreaccio. Urbano Raflfaelli, il solerte indagatore
delle nostre patrie memorie, ha il merito di avere
fatto riporre il sarcofago ^ che. contiene le spoglie
di Andreaccio e di Maria sua consorte in luogo più
corrispodente al merito di tanto cittadino: cioè
nell'atrio della porta laterale sinistra del duomo
di S. Trifone. —
^ Non è adunque, come si vorrebbe asserire, ohe per trattenere i
Bocchesi dal concorso a Ragusa nel di di S. Biagio che Cattaro addottasse
di solennizzare il 3 Febbraio, mentre si sa che appena dal 997 i Ragusei
presero a venerare. S. Biagio quale loro prolettore.
' de Adm. 29. p. 139 6 8è vao; àuTou èorlv éiXYjjJLaTiYjb;.
^ Fu rinvenuto negli scavi praticati Tanno 1840, nella via tra la
Cattedrale e F episcopio. Sull'urna si legge:
•f-^ B^M • NDN ' EGO • AndreacivS • Cvm • ConiygE • Mea -f Maria • Ebi^icaVimVs *
• Arca • Is • Et • Reqvìevìhvs • m • Ipsa •{• Vos • Onkes • Qv • Esus • RpoAi e • s • » •
PRO ' N08 • PECCATORES ' «
Digitized by
Google
44
i> Comecché nbn sìa mostro intebdim^ito di ce*
lebrarer spédiali gesta b miracoli pure narrando i
progressi dei cristianesimo a Oattaro^ non sarà fuor
di; proposito ricorda&'e anche qnei Bocdiesi^ i quali
lontani dalla ^patria lo hanno eroicamente pri^es-
satò/ Ecco adunque come in proposito fu scaritto:
^L'Imperatore Leon^ che seconda gli Iconoclasti,
sdegnato dalla costanzardei Oattolìci, ne punisfiò
gli autori -^ Il nuòvo Patriarca fautore di tali
vìol^izé (la distruzione dèlie immagini) convoca
un- sinodo generale. Così ha cominciameuto la più
CTudele delle • persecuzioni contro il clero e i mo-
naci. Niceta Macario e „ Giovanni da Gattaro" che
fornito d^l dono della profezia, aveva tutto pre-
sagito, .sono avvinti di cat^e e col martirio pa-
ga^flLO la fermezza in non. esibire le immagini.^ '
Sopra il sarcofago il Comune aggiunse
SARCOPHAGVM
CONIVGVM • NOBILISSÌMORVM • , .
• QVIÀNNO'ACHRNDC CCIX ^
eCCLBSIA * S* MARIAE • INÌ^VNARfO ' lAMPRIDEM . CONDITA
, D t TRIPHONIS • AMERCATGRIR . VEN ; EMPTIS ^ EXYIS
TEMPLVM PRIMO • HEIC • EDIFICÀRETVR
QVVM • EIVS • AMBITVS • NOVISSIME • STERNERETVR
HOC • PROPE SVB FORNICE DETECTVM • EFFVSVMQVE
V • NONAS ' APRILIS • ANN * MDCCCXL
MVWCIPVM • ORDO ; HEIC • PONENDVM • CVRAVIT •
E memoria ancora di Andriea<icio nella seffseate iscnsione : .
iANDRÈESCÌ • AD • HOlfJORÉMi SOCIÓliVMO • MÀIOREM \- :
incisa suir architrave dì una porta nella sacrJstiadellii chiesa <Ìi S. trifòne.
Si noti che i fregi dell'arco sono simili a quelli che si oss^rvano^ sulla
parte esterna dei tìnestroni dell' ambone della chiesa stessa, ciò che com*^
prova r identità deir origine di questi due lavoti.
> Cacciatore L. y^Ailanie storico^ II 42-434
Digitized by
Google
•rj.
PARTE seconda:
i:if
I '■■:
Le Bopphe ^ Cattaro fìnp ai giorni di Lodoyìci
il grande.
(867-1366) '. ■
VI.
Giusta r asserzione del BalloYiph, A^crivio ai
giorni iji Qui fu aggradita dai Saraceni non si ^7
stendeva troppo al mare, i suoi priipi abitatore, eb-
bero sedi ai piedi della sopprtistante roccia lungo
la via che da Fiumera, * attraverso le odierne ca<c-
céri criminali e la chiesa di S. Paolo mena aljia
sorgente Gordicchio, Ma h^ luogo una tradizip^e
diversa! E^ga vuole che V antica, Ascrivio fospie ài
piedi del Vermang, ^ nella, valle di Sc^gliari e,phe
;d,a quei sito gli abitanti, dopo T irruzione dei Saf
racepi (867-). si fossero trasportati ove. giace .l'o-
dierna Cattaro. Contro di che importa osservare che
a ScagUari non si riscontrano rovine, o traecie capaci
a dimostrare la cessata esistenza di una città e éhe
dopò r irruzione dei Serbi il nome di Ascrivio andò
y Così ha nome il rione presso la sorgente del Parilo.
^ Ferifianifs m. (Bona-Boliris De9enipiio h ^.)< Verwax sk VroMi^.
Digitized by
Google
46
affatto cancellato. Oltre a ciò i monumenti romani
tratto tratto dissotterati a Cattaro, gli edifizì eretti
fin r 809 da Andreaccio e tuttavia conservati, da ul-
timo il sarcofago dei conjugi Saracenis, morti senza
dubbio innanzi 1*867, rinvenuto appunto entro i
limiti della primitiva città di Cattaro, sono prove
aver esistita su quel sito la città assai prima del-
Peccidio dalla leggenda tanto poeticamente descritto.
Sappiamo d' altro canto la pianura di Scagliari es-
sere sedimento alluvionale ^ che, in ragione delle
proporzioni colle quali va ampliandosi ai di nostri,
non può essere considerato fin dai giorni del fiore
di Ascrivio tanto esteso da capire una città. Sono
tuttodì visibili le traccie della via che antichissi-
mamente menava da Cattaro alle alture di Trinità
lungo la riva del Lovcdn, ^ Porfirogenito scrive a-
vere i Saraceni distrutto il „ castello di Cattaro in-
feriore", il quale asserto è chiarito dal chiosatore
con queste parole: ^ „ Questa città è stata occupata
dai Saraceni, eccettuata soltanto la sua parte su-
perióre, situata in luogo alto e dirupato, ove anche
oggi si vede un castello assai forte."
La ritirata degli abitatori deW inferiore dinnanzi
alle navi saracinesche non può aver avuto luogo
che sulle alture dello Stiro vnik. L' illazione poi che
questi nella riedificazione del nativo luogo possano
essere stati assistiti dall'opera e dai mezzi degli
abitatori della superiore, torna più logica di quanto
la leggenda vorrebbe farci credere. La storia di
Ascrivio si chiude col fatto della totale sua distru-
' cfr. D. Francesco Davila y^ScriUura intorno Cattaro et suo Distretto^
1645, 28 Agosto. Venezia. Visentini 1874. p. 37.
^ CloYco. hora detto Loftin. (Orbini 398) si. Lovéen. lat. Leftenus
m. (Bona-Boliris. ibid.)
^ 1. e. e p. 339 n. j^haec autem urhs occupata fuit a Saracenis^
ewcepta superiori tantum ipsius parte in alto oc praerupto sita ubi ho--
dieque ars nmnitisBima cemitur*^.
Digitized by
Google
47
zìone nel 638 ; per la vicinanza e T affinità che deve
essére stata tra i Cattarini (gli abitatori del monte)
e gli Ascriviensi (gli abitatori della costa); torna
necessaria V argomentazione che la città ripense sia
risorta già in quel teftipo dal felice conubbia di
questi popoli identici. Le parole j^excepta superiori
tantum ipsius parte^ del chiosatore di Porfirogenito di-
mostrano in fatti che al tempo dell' invasione dei
Saraceni Cattaro comprendeva già anche la costa
marittima dello Stiro vnik.
L'Orbini * che tradusse a suo modo la storia
degli Slavi del Diocleate, rivestendola di leggen-
dàrie particolarità, ma senza critica, ordine e sa-
pore, e quanti altri del nostri scrìssero^ di Cattaró
dopo di lui, discorrendo dell'eccidio di Cattaró nar-
rano tma storiella nella quale io storico altro non
può scòrgere che una bella allegoria dell' immigrar
zióne degli Slavi alle Bocche di Cattaro. Ed ecco
òome si esprimono: * — „Gli Ungheri che dà tempo
andavano infestando il regno di Bosna distrusseix)
VìSikótor o Kotor poco distante da Banjaluka. Ne-
dor, Vuksan e Miroslav, ricchi abitanti di quella,
mal fidando di ristabilirsi fra le macerie della città
nativa, discesero a Risano cóli' intenzione di fermar
quivi dimora. Venuti a conoscenza del fatto di Cat-
taro, mandarono colà notizia di sé, ed invitati dai
Cattarini, concorsero coi loro averi a riedificare
Cattaro — Sorta questione sul nome della nuova
dimora, il vescovo consigliò si abbandonasse il que-
sito alla sorte. Il dado fu favorevole ai Bosnesi e
da Kotor di Bosna Ascrivio fu da quel giorno de-
nominata Cattaro. . ..^
*
« 4:
^ Orbini 1. e. Vedi anche y«k. Stef. Karaiié y^Éieot i obicaj$ Naroda
Srpskoga^, U Beéu. Sommer. 1867 p. 234. Caitaro Mìo si. Koé^Tor (Kotor,)
» 1. e. p. 298,
Digitized by
Google
4a
I, Serbi ed i Croati;, occupitta ch'ebbero anche
Idt Dalqi^^^ia cismontana^ eransi riesi. tributari agli
imperatori di Bisanzio e tali si mantennero fìno
ai giorni di Michele Balbo- Amoreo (827). Sciocco,
empio e trascurante, questi suscitò il malcontento dei
popoli. Gli Slavi lo abbandoparono, ma non . tardò
troppo che la sovranità di Bisanzio fu di bel nuovo
riconosciuta. Ma non pea^ci^ fu assicurata la pace,
<^è dppo il furore delle invasioni, una funesta
guerra civile scaturita dall'avidità dei bani, desolò
per qualche tempo il paese. Prelemiro dìvìoe ancora
vivente il dominio fra i suoi figli, assegnando la
città e il territorio (Kucew) ^ di Budoa oon Gripuli
(tenritorio di Garbai) ^ a Hvalimirp, cui aveva dato la
Zetfi; Bisano e il territorio di Brade vica ^ a Boleslaó
bano d^Ua Terbunia. Questo provvedimento non
potò scongiurare la lotta che doveva nascere dopo
la sqc^ morte^ Ne fu causa jio sci^ca^to Lelettp,
bastardo di Prelemiro, che venuto a,ncor fucinilo
alla corte di Boleslaó suo 240 naturale, crebbe
quivi, neir odio verso di lui e, gli preparò una
sanguinosa rivoluzione. Leletto compiuto il mas-
sacro de' congiunti, e sembrandogli assicurata la
corona ;suL cQ.po del figlio, si ritirò nel castello di
Traietto, * fatto da lui edificare non si Sft in qijal
sito delle Rocche, ma la. peste che in, quell'anno
(987) menò ivi. gran strage, massime a Cattarp ed
a Risano, tolse con e^so il pericolo di nuove
sciagure.
* cfr. Jiriéek C. — Landstrassen ecc. von Bosnien und Serbien in
MiUeUHers' '^ Prag. Gregr- 1879 — p. -21. OùwUì Cvceoo, Cuùceui e
(Orbini p. 219) Cucieva. — ' Grepoli, Jiricek. ibid. 22. .
^ ibid. p. 23 — cioè T odierno territorio a ponente di Castelnuovo,
cbe allora prendeva il nome dal castello ' di Draceviza. Una parte di esso^
come oggidì, anche nel m. e. chiamasi Subtorina Suttorina.
' * Secondo alcuni (cfr. Jirióek. ibid.) il iocm Trajecfus :Con Castel-
Inm et Curia di Diockate, in cui Lelletto edificò un i^adtello, fu sulla
punta di Prevlaca (baia di Cartolli).
Digitized by '
0?
Air annunzio della morte dj tale .ipdiyidiiQ: U t
popolo condusse al trono Silvoatr^o, che non fu più
fortunato de' suoi predejqessori. r ^ .r «» n> i'l>f
Frattanto i Bulgari cl^e & ergano avvanzatjL nelW r
terre (iegli Slavi; pel pacifico conmiercio cqiiJQreoiii i
e per la religione cristiaua da, lo;;9 . at)bra9ciata, , vi
ingentilirono e il loro stato a^y^v^, preaq posto, tea »
i più inciviliti d'Europa. Ma ^ai suc<?esspri, v^i ^ i»
meone'non era data la forza^, di coiiservare questa ^r .
regno nella fam^ che s'era ^uadagp^ta. i Samueiloy v ; -
spinto dalia bramosia di possedere la Serl^ia coljc^,, •
regioni finitime/ vi penetra, ^.girmatanjano, jfaceiid<?;fv
provare anche ai Éocchesi Jl^, p^S9 . c^^lla. sua. pjrer .
senza/ Risano e Cattaro sc^c^cheggiate, ^i^ìrono -di-iiMi
strutte dàir incendio (1002). Alcuni. dj B^anp) allora [,,
vedehclb quanta era poco sicura. I9., Ip^o patria, .> e-
cercarono asilo fra le mura, (^i Catti^rp, poritftndo .hi
così nuovo incremento alla popolazione di questa
città ^^
>if 'Il
Non potepao compiere col valore ^^W^ .ftnni
il conquisto ài queste terre, ^s|,muej^q, ricarsci ,^L
tradiinento, a cui poscia posQ. ripa;i;Q .cqI sancir9>^,
gli sponsali di sua figlia col^p.^ste8a9, re, e d^onan-
dogli te conquiste fatte nelF i^ltiqtjiA scorreria. , Cosi
Cattàro col patrocinio dei BisantìJjLi avey^ perdutali^
anche la propria indipendenza, e jfipiva^...sÌQ?pipe>,^
conquista ^di guerra a fonpar parte del regj:^o ser-i
bico dèlia' Prevatis. Ma il diUt^rsi della,. potenza »
dei Bulgari, che non piacque ^i. Bisantini^ , fu ca-
gione m nuove guerre. Trionfarono, dapprim^^l^
armi bisantine, ma il brutale .rnaltrattaipjento ipljip.
s ebbero i Bulgari prigionieri, ainipoLÒ il^^i^g^ di .,
Samuéìlfo; Hadomiro, alla riscossa e Basilio dovette
assoggettarsi a ristringere ,i limiti ^ del, suo. impero.
Valsegli a vendicarsi di tanta umiliazione Vladislao,
^ Coriolanus Cepio — De Gestis Petri Mocenigi. ecc. 1. Ili.
4
A't
Digitized by
Google
60
che promise la morte di Radomiro al prezzo della
corona di Bulgaria. A questo assassinio quello suc-
cesse di Vladimiro, chiamato in Bulgaria dal regi-
cida sotto pretesto di trattare secolui gli interessi
di una buona vicinanza. Successe a Vladimiro come
nelle ragioni del regno cosi nelle sciagure lo zio
Draghimiro. I nobili Cattarini però sia che troppo
si dolessero della perduta libertà, sia che nel regno
di Draghimiro temessero un giogo troppo sangui-
noso, o sia in quella vece che piegassero alle isti-
gazioni dei Bisantini, la memoria dei quali era
troppo fresca e forse troppo accarezzata mercè
lusinghevoH promesse, negarongli obbedienza. Dra-
ghimiro s'incamminò a quella volta, ed alla vista
delle sue armi fecero sembiante di rassegnati. ^
Non r accolsero però tosto a Cattare, che Y improv-
viso arrivo porgeva a loro V occasione di trattenerlo
allo scoglio di S. Gabriello ^ affinchè la città avesse
tempo di preparargli un degno ricevimento. Troppo
lusinghiero era T invito, e fu d'uopo accondiscen-
dervi. Ma condotto a banchetto, in sul finir della
cena gli si avventarono contro colle armi, ed inse-
guitolo fin nel tempio, ivi lo uccisero e proclama-
rono sul suo cadavere redenta la libertà della patria
sotto il patrocinio degli Imperatori bisantini. Ecco
a che si lasciò indurre per la prima volta il pa-
triziato di Cattaro, quella casta che tanto stimata
per la saviezza e le virtù de' suoi membri, fu dal
Sandi chiamata ^modello^, ^
Ma questi fatti irritarono viemmaggiormente
la nazione, e mentre dall' un canto i Germani cer-
cavano di togliere ai Bisantini ogni ulteriore in-
fluenza sull'Ungheria, accostandola alla Chiesa ro-
^ Dn-Cange 1. e. 45. Bomman. 91 e gli altri.
> Nella baia di Cartolli.
' Sandi — Storia civile IV. 458. — Bùphing ecc.
Digitized by
Google
51
mana, dall'altro i Serbi colle loro rivolte ponevano
un' altra barriera all' influenza greca suU' Occidente.
L' esercito dei Bisantini si incontrò ancora una
volta colla falange serbica, non lunge da Cat-
taro, ^ ma fu T ultima: e la vittoria riportata dai
Serbi, famosa negli annali di quel tempo, sparse
il primo raggio di valore sulla nazione serbica.
In quella memorabile giornata (1043) 40.000 sol-
dati bisantini, fra i quali 7 condottieri, trovarono
la morte. ^
Sì strepitoso successo accrebbe l'orgoglio dei
Serbi. I Cattarini vedendo che per tal guisa l'im-
pero volgeva a gran passi verso il tramonto e che
in quella vece la possa dei vicini Serbi andava
mano mano estendendosi e che quindi diveniva
vieppiù pericolosa, pensarono ottima cosa scongiu-
rare il pericolo di una capitolazione col cercare il
loro patrocinio. E lo conseguirono di fatto conti-
nuando a reggersi con proprio governo, con leggi
proprie, indipendenti da qualsifosse straniera in-
fluenza, e quel eh' è più significante, esenti da quei
tributi e da quelle regalie onde in quell' età erano
aggravati la maggior parte dei municipi. ^ Gli
storici — dal Rafiaelli in fuori — dissero che la
città di Cattare fu soggetta ai Serbi, che cioè fu
da questi considerata siccome suddita. Ma prote-
zione in quei giorni non era voce sinonima di
padrone, né tale era lo spirito di quei tempi che
i Serbi potessero intenderla, siccome l' hanno intesa
poi Cromwell e Napoleone I. I fatti potranno
dame le prove.
Conseguita l'indipendenza nazionale di fronte
alla tracotanza bisantina, i Serbi erano tuttavia
^ Così Da-Cange 1. e.
' Da-Cange 45-46. — Schlytz 754. — Dìocleate. ecc.
^ Corner 1. e. 50.
Digitized by
Google
62
lontani dall' ottenere il benefizio della pace,, pia-
^^^ttiiità, la vèdóVk^ dello Spodestato ré Bpdino,. riti-
•>ràtasi a' Ckttàroi j^rèpàr?) dà questo luogo la rivolta
i Cóntro ài re che i Sèrbi avevano sostituito a Bonino,
• B4e astùzie' di lei tatrtò poterono s\iiraninio. de'
i^ suoi partigiani/ che' il regnante fini per suo volere
•^ cieco ed evirato. Fu allora maìzato al potere Vla-
• Rimiro, 'ma; Giacinta' che voleva vedere ré,,^il pe-
condogemto Gfòrgid, "preparò a quello una poipiope
^ di 'erbe veléìbsé^^ raccòlte' a Cattaro, che minisira-
tagli a tradimento le facilitò la via alla desiderata
^ itìeta. ^ '■ ' " '■'' " ''■ ■
- ' E Giorgio salito al regno, per accarezzarsi il
popolo/ si' mostrò largo di benefizi verso ognuno,
^ttìdstìime vèrso i Cattarini che avevano tollerate, le
-pferfide trame di sua madre. Ampliò adunaue egli
il dominio dei Cattarini,' aggiungendo ai loro pos-
iisedimenti, con rescritto 15 Agosto 1115, i territori
-di Prevlaca, Lustiia, CartòUi e Pasiglav j^no ai
cotìfinirii della Stipa di Garbai. ^ '
'i Gontuttociò Giorgio non fu meno infelice de'
snoi predecessori, che imitando poscia le arti della
mftdté per ' assicurarsi ir trono, andò incontro alla
vendetta del popolo e dei BisantinL
•Un' esercito greco s" avanzò ne' suoi stati; Gia-
cinta présa a Cattaro fu tradotta prigione a Co-
stantinopoli ove cessò di vivere, e sul trono di
Giorgio • fìi posto suo cugino Grubessa eh' egli
teneva' in carcere. Impotente a sostenere l'urtò dejle
armi 'bisantine, Giorgio al loro apparire fuggì in
Btìtìtia,' ove!* rimase klcuni anni meditando la rivin-
cita. Ivi trovò di fatto fautori e armi ; bàttè e vinse
il competitore. Ma invano, che volendo reintegrarsi
liei diritta del padre, tolse d' suoi popoli quella
^ Da-Cange. 49.
• Corott) 51* ) •
Digitized by
Google
^^53
o libertà.' per; la quale avevano tanto èòfaibattuto con-
tro i Bisautini^ e senza conseguirne lo scopo, lacerò
la nazione» in una serie di sanguinose discordie.
: 1 In:ipugnò bensì una seconda volta lo scettro degli
avi, ma i popoli flagellati dalla tirannia dì Giacinta,
esecranti a questo fatale trionfo, chiamarono le àtùii
.imperiali, e dove queste non poterono giùngere,
operò: la rivolta; Cosi Cattare estranea alle vicènde
cortigianesche e alle sorti del trono, perchè' da
., questi nson s'attendeva più di quàiito*'avi*ebbe'po-
ituto aspettarsi dal patrocinio dei Biààntìni, ìjuesta
volta non sì accontentò ^di rimantersi iiidifFeretìle
>dinjianzi.a si sanguinosi avvenimenti, e póiòhè ebbe
consentita la violazione delF asilo accordato 'a
Giacinta, ora nell'interesse della pace del re-
gno, .sorse antesignana nelV universale sobbolli-
mento e coli' aiuto dei Eassiani acclamò re il
; perseguitato Dragano. * Giorgio cercò salvezza nel
castello di Obolen, donde una mano vendicatrice
lo i fece tradurre prigioniero a • Costtintinópbli.
Dragano sorretto dal favore dei Bìsantini potè
conservare al regno la pace; non cosi suo figlio
Badoslao, a cui nulla valse il favor délF imperatore
-diananzi al furor popolare che, detrónizzatÒlb,' óhia-
OPQÒ in sua vece quel Dess&, che poi fu il-fòndàtòre
di Casa Nemagna. SalvoUola città di 'Gattaro della
•quale prese a denominarsi j^Conte^^ e quivi, quasi
in residenza capitale, si fermò a governare Ìl limi-
tatissimo territorio che tuttavia ergagli rimasto fe-
dele e che nessuno pensò a contendergli.
Bimano allora segnava V estremo limite *dél
domini di Dessa. Tanta vicinanza non poteva ès-
sere portata in buona pace dall' infelice ^Cònth dì
* Corner 46. — Da-Cange 51.
^ Popò 4i Badoaiao i retori di Caltaro aséititséro ì\ titolo di
Digitized by
Google
54
Cattare'^ il quale, per riacquistare una parte almeno
de domini perduti, mandò ai Ragusei David Re-
nessio, allora suo luogotenente a Budua. Ma David
traversando nel ritorno il territorio di Risano fu
assassinato dai partigiani di Dessa. — Andato per
tal guisa a vuoto il primo tentativo, Radoslav trovò
necessario recarsi egli stesso in quella città, ove
ben tosto fu conchiusa a suo favore Y alleanza offen-
siva tra Cattaro, Ragusa, Dolcigno e Perastò. Né
l'alleanza andò sciolta senza cimentarsi in una
grande giornata campale, — Morto Dessa, i figli
di lui, Miroslav e Nemagna continuando a soste-
nere la causa del padre, mossero armata mano
all'occupazione della Zeta e delle città finitime.
Non riuscirono però ad occupare Cattaro che, ferma
neir alleanza contratta a favor di Radoslavo, seppe
reggere V urto nemico. Volto indi il passo verso
Ragusa, domandarono da quel senato la persona
di Radoslao, ma i Ragusei jgiustificandosi alla me-
glio, gliela negarono, A punire il rifiuto credettero
di potersi giovare del braccio del Bano di Bosna
Baric, il quale cogliendo pretesto da alcune diffe-
renze insorte nel 1159 tra il vescovo di Ragusa
e quello di Bossina, discese nel contado di Ra-
gusa, portando dovunque distruzione e rovina. In
cotali frangenti i Ragusei fecero appello agli alleati.
Dolcigno sotto il comando di Nicolò Chervio mandò
200 soldati ; Cattaro 400 capitanati da Pietro Boi-
lizza; Perasto 150 condotti dal Chiefalia * Milos
Sestokrilié. — L'esercito così stanziato, raggiunse
il numero di 6000 soldati, ed il comando generale
ne fu raccomandato al nobile raguseo Michele
Bobali, che li condusse ad accamparsi nel contado
di Chelmo. Distribuite quindi le forze in due corpi,
^ Kef^oìkiq = Capo o Governatore, dignità che ricorda il ritorno dei
fiisantini i\lle Bocche. Ballovich ha Ktvjf aX(^ per itao.
Digitized by
Google
65
collocò il Sestokrilic ed il Dolcignano al fianco
sinistro, trattenendo seco al destro il cattarino Boi-
lizza. ^ Primo tra gli alleati cadde Nicolò Chervio,
che s'era esposto fuori della fila per difendere un
suo capitano. S' avanzò allora il Sestokrilic e coi
suoi si gittò nella lotta. Questo fu fatale per il
nemico, poiché caduto Vukmiric, cognato al bano,
questi smarritosi d' animo si diede a precipitosa
ritirata. La testa del Vukmiric fu portata al Bobali
in segno di vittoria, né tardarono a venire gli
ambasciatori del bano per trattare la pace.
Quali perdite abbiano sofferte gli alleati, nes-
suno lasciò scritto : Ballovich asserisce che BoUizza
restò ferito sotto la mammella destra. ^
Le truppe degli alleati ed i condottieri furono
licenziati con larghi donativi. Ma fra i Bocchesi
ritornati in' patria sorse una guerra fi-atricida, dalla
quale, fomentata dal principio del taglione, sareb-
bero derivati infiniti guai, se i Ragusei stessi non
si fossero frapposti mediatori di pace. — Cele-
brandosi in appresso a Cattaro la festività di S.
Trifone, si ritrovarono quivi assieme gli eroi di
Trebigne, il BoUizza cioè e il Sestokrilic. Nell'i-
stante che il popolo celebrante questa patria festi-
vità percorreva le vie, tanto più giubilante per la
memoria delle vittorie testé raccolte, i due con-
dottieri discutendo sull'impresa sostenuta a favore
dei Ragusei, e ciascuno esaltando alla sua volta
il merito dei propri, dalle parole vennero ai fatti.
I marinari ' eh' erano sotto le armi, ed il popolo
che nella ricorrenza di questa festività affluisce
numerosissimo alla città dai contadi i più lontani,
furono in un istante alle prese. Quei di Perasto
che nella città stessa non avrebbero potuto pigliarsi
la vendetta che l' ira del momento faceva loro de-
* Orbini 349. — «Ballovich 62. — Lucari 35. — ^Balìovich. p. 65.
Digitized by
Google
56 ;,;
siderare,» corsero in traccia del fratello del' BollizJzaJ
che si troyava in villa. * Presolo lo legarono ad'
un albero ^d erano in procinto di tagliargli il naso.
Accprse, per^ a liberarlo un Eisanotto a lui legato
da ricojiosoenza per favori anteriormente ricevuti.
I Perastini, poiché l'ebbero spietatamente battuto,
corsero alle campagne di lui tagliando tutte le
piantagioni. Il qual fatto destò neir animo deiCat-
tarini il .desiderio della vendetta, e così ebbe prin-
cipio una serie di vicendevoli vessazioni. Mossero
i Cattarini nottetempo verso Perasto ed appicca-'
rono U fuoco a due navigli .dei Perastini. Questi
alla lor volta,, fattisi forti dell'aiuto dei Risanotti
vennero parimenti di notte a Cattaro ed incendia-
rono due gallere cattarine, che stavano ancorate
alla focq del Parilo. ^ I Ragusei mandarono allora
alle Bocche ambasciatore Niccolò Radazza, affinchè
mettesse pace fra i contendenti.
Accomodate così le inteme discordie ciascuno
pensò ai. bisogni del proprio, pae^e, massime i Gat-
tarini che traendo Tessere <3al commercio' di mare,
si vedevano già prossimi al pericolo di dovere
abbandojnarne V esercizio, perchè gli Almissaiii, forti
per mare, andavano infestando le acque dell' Adria-
tico. Mandato , quindi il vice-conte a Niccolò Conte
d'Almissa perchè trattasse con efiso^ sulla libertà
della i^ayigazione, dei Cattarini,: ottennero da lui
un documento col quale Niccolò giurava loro, per
sé e successori fino alia nona generazione che si
sarebbe tenuta pace coi Cattarini, e che qualunque
naviglio fosse stato incontrato tra Molonta e Traste, ^
diretto per Cattaro, sarebbe stato rispettato. (1 1-6 7).
* Orbini 349. j. ,
^ Così è chiamatif la fiumera- ehe !::){rna la parte N-E di Cattaro',
3 Pfirlali IV, (Coleti) 434.
Digitized by
Google
VII.
Distrutta Dioclea, la cattedra vescovile di Cat-
tare ritornò sotto la giurisdizione metropolitica di
Salona, ma per poco. Correndo Tanno 1033 il
Metropolita indetto un concilio provinciale, chiamò
a parteciparvi cogli altri sufiraganei anche il ve-
scovo di Cattaro. Questi (il suo nome non restò
conservato) per superare ^ le difficoltà che allora
erano congiunte ai viaggi dì mare si uni ai vescovi
di Dolcìgno, di Antivari e di Suacia e s'imbarcò
in compagnia loro alla volta di Spalato. Avevano
corsa mezza la via con abbastanza buona fortuna^
allora che un'improvvisa burrasca lì sorprese tra
le scogliere di Lesina e reso vano ogni sforzo dei
marinari, li gettò con impeto veemente sopra una
secca, tanto che rotta la barca, neppure uno di
loro potè scampare alla morte. Ciò accadde a Ba-
cile presso Torcole, dodici miglia lontano da Le-
sina e tutt'oggi presso quei marinari se ne man-
tiene la tracUzione. ^
Appresero da questo fatto i Cattarìni quanto
poco comoda tornasse loro la subordinazione al
metropolita di Spalato, Mandarono perciò ^ rappre-
sentanti al Papa che gli esponessero le difficol-
tà che impedivano al loro vescovo di giovarsi
diel consiglio e dell'opera del primate salonìtano,
^ Carrara 1. e. 58. — Parlati 432. — Thom. Arcid. , Hist. jsalonit.
cap. XV.
^ Altri additano lo scoglio Biskupada, Carrara ibid.
« Parlali ibid.
Digitized by
Google
58
massime per T impossibilità di accedere a quella
città tutte le volte: bisogno che andava diventando
assai frequente. Ottennero in fatto dal Papa di
essere subordinati alla arcidiocesi di Antivari, ma
il tempo trascorso nel conseguimento della relativa
bolla, ritardò V elezione del nuovo vescovo di Cat-
taro con non poco disavvantaggio delle leggi ca-
noniche, che il popolo incominciò a non voler più
riconoscere.
8' incominciò dal non voler rispettare gli im-
pedimenti che al ricevimento del sacramento del
matrimonio derivano dai vincoli di parentela. Il
matrimonio fra cugini di primo grado (parentela
di quarto grado) era divenuto un uso comune sug-
gerito forse da falso interesse di conservare nella
stessa famiglia le avite ricchezze. E poiché il clero
avrà naturalmente opposto a questi errori i canoni
della Chiesa, si credette poterne senza, e si prese a
celebrare il matrimonio alla presenza di due o tre
parenti chiamati a tal eifetto da entrambe le parti
contraenti, e mercè il semplice scambio delF anello.
Fu eletto finalmente vescovo di Cattaro Grimoaldo,
il quale, osservato l' errore, prese tosto a toglierne
l'uso così influendo presso i singoli, come anche
esortando dalF altare. Ma le sue sollecitudini non
ebbero il desiderato eifetto, se non dopo eh' egli
ebbe minacciati con lettera pastorale, ^ dell' estremo
^ Ego Grimoaldus p. Dei gratia. electus Ep.us Caiharensis ab universo
clero ejnsd. civìtatis et populo cuncto. Veniens Catharom inveni cives in-
volutos in consuetudinem que contra D.ni et ficcl. regalas erant. Quotiescq.
aliquia eorum accipiebant uxorem et uxor accipiebat virum non Consilio
Ecclesie quemadmodum D.nus precepit sed ad libitum et voluntatem ^uam
Tocabant tluo vel tres parentes ex utraque parte, et ante eos dabant anno-
lum et sic conjugebantur. Et quia Ecclesia est que de parentela
et si juste jungi possint, et ad eam ire nolebant, idcirco bonjugebantur
nonulli in quarto gradu et per malam consuetudinem jam per lege habebant
contra eis sermonem in ecclesia et reprehendi acrius illorum pravam
consuetudinem, et dixi nescio si per negligentiam meorum antecessorum
Digitized by
Google
59
della scomunica coloro che avessero operato contro
i riti e le leggi della Chiesa. (1089).
Eeso cosi tranquillo T esercizio dell'episcopato
di Cattaro, il suo successore Ursacio che discen-
deva da famiglia patrizia cattarina^ ebbe agio di
dedicarsi all'incremento del lustro della religione.
Mentre allora da una parte i cittadini consigli si
adoperavano a tutta possa per T interesse della
pubblica cosa, stanziando quel sistema di civile
amministrazione, che per il suo ordine e per la
sua gravità ebbe ad attirarsi più volte Y attenzione
degli scienziati, ^ Ursacio propose e consegui un
annuo reddito pecuniario per la rifabbrica e per
l'ampliamento della chiesa di S. Trifone. Fu a
tale eflfetto destinata la rendita del terreno sito in
Sant'Arcangelo nella sua estensione da Vaiza al
lido del mare. E giovarono al desiderio di Ursacio
di comune consenso nonché il Rettore del Comune
Mele, il Catapano Buzina, ^ Giorgio de Gorbanna,
Evaicio BoUizza de Groni Crosi, Vita de Dabrazza,
Trifone de Domani, Ursacio de Visao, Simeone
Paoli,^ Vitale de Grasani Darsa, Sergio di Budua,
Mica de Belez, Goislavo Darsa BoUizza (1123). —
Ad imitazione di questo tratto il Consiglio
maggiore della città stanziò più tardi la legge in
virtù della quale ogni erede doveva pagare a fa-
vore della chiesa stessa il tre per cento sul valore
Ep. vel per superbiam vestram qui noluistis obedire eis contra B.num liane
sceleratam conjunclionem faciatis in quarto gradn. Hoc qaod eorum lom»-
poraliter factum est illi reddant rationem D.no. Sed a modo ex auctoritate
Op.tis Dei P. et F. et SS. excomunicamus et maledicimus et anatematiza-
mus et a gremio Matris Ecclesie separamus oiQues illos qui accipiunt uxo-
res, et que accipiunt raaritos sine Consilio Ecclesie et — — Et excomunica-
tionem dicentes late (Dci/r originale presso V. Raffaela, — G. forti.)
> cfr. Sandi 1. e. III. 459. Reutz.
^ Catapanus^ Catepanus o Catipanus era il capitano o prefetto della
provincia o della città mandato dall'imperatore bisantino a rappresentarvi
il governo. Du-Cange. Glossarium.
Digitized by
Google
eo
della massa ereditata. ^ E Y opera della riedifica-
zione e dell'ampliamento di questa chiesa, mercè
cosifatti benefizi potè raggiungere il suo compi-
mento tanto presto che già nell'anno 1166 (giugno
19) il vescovo Maloue ne consacrò gli altari in
mezzo al giubilo di tutti i Bocchesi. Fra coloro
che r assistettero nella sacra funzione furono i ve-
scovi Lazzaro d'Albania, Giovanni di Dolcigno,
Martino di Drivasto e gli abati diocesani Michele
di S. Giovanni, Pietro dei SS. Sergio e Bacco,
Giovanni del Salvatore di Antivari, Pietro di S-
Pietro, Giovanni di S, Giorgio (di Perasto) ecc.
Erano pure presenti parecchi altri illustri perso-
naggi d' ordine civile come il governatore bisan-
tino di Dalmazia e Dioclea intervenutovi sponta-
neamente, Pietro priore di Soacia, ilndrea, priore
di Albania ed altri, ^
Ma la tranquillità dì cui fii segno questa so-
lennità p,on durò gran tempo. Giusta V VUI de-
creto ^ del concilio nazionale salonitano tenutosi
nel 925, Cattaro fin da quell' anno, in virtù d*una
vetusta, consuetudine della Chiesa romana, poteva
amministrare, se orbata del suo pastore, la diocesi
di Eagusa: Ragusa quella di Cattaro, sebbene in
giurisdizioni differenti. 11 vescovo di Ragusa, forse
interpretando a suo modo quel decreto, continuò ad
occuparsi delle cose di Cattaro anche quando questa
chjie@a ebbe il suo pastore, e reputandosi succeduta
nei diritti metropolitici a Salonain vece di Dioclea,
con insistenza sempre crescente * domandò dai ve-
1 Statuto 351. e. VII. 23 Apr. 1422. cfr. Decr. S. Coli. Patav. 30
Dio. 1632 — Veronem. 13 Geno. 1716. sulla base deir altro statuto 1416.
ind. XXIII. Apr. 23. ^exceptis hetedibus defunciis aul quihw legatum
fuerii debiium in quo defunctis sibi teneiur,.,^
3 Parlati ibid. 433. Vi.
3 l e. IH. Cap. I. S V. cfr. Carrara I. e. 44 e s.
* 1. e. VI. 81. 432.
Digitized by
Google
61
scovi di Oattaro e di Budua la soggezione dovuta
a un metropolita. Cattaro e Budua all' incontro conti-
nuavano ad obbedire all' autorità delF Arcivescovo
di Antivari, ilei quale erano state dichiarate ^ suf-
fraganee nel 1062. Occorreva un decreto del ponte-
fice o di un concilio che li autorizzasse a fare altri-
menti, e Niceforo II vescovo (11 67- li 78) di Cattaro,
nel difetto di cosifatte autorizzazioni fin dai primordi
del suo apostolato si manifestò avverso ai decreti
di Ragusa per provocare finalmente una decisione
della curia romana- Tribunio, allora reggente la
diocesi di Ragusa, lo colpi dell' anatema, e corso
a Venezia dove Alessandro III trattava di pace
con Federico I, espose al pontefice le cagioni della
fulminata scomunica, domandandone V approva-
zione. ^
Altrettanto indisposti a riconoscere Y autorità
deir arcivescovo di Ragusa, prima ancora di quello
di Cattaro, eransi dichiarati i vescovi di Soacia,
Drivasto, Scodra, Pulati ed altri. Ma questi vive-
vano sotto il patrocinio di N emagna; e contro
Nemagna Tribunio doveva procedere cautamente. *
Succeduto allora allora a Dessano nel dominio della
Rassia e della Serbia, Nemagna vedeva nei Ragusei i
propugnatori della causa di Radoslavo al detro-
nizzamento del quale egli doveva il vasto suo
patrimonio. Egli necessariamente aveva preso a stu-
diare i moti dei Ragusei, ed aspettando il pretestò
per procedere ai fatti contro di loro, s' affaticava
di scemarne la potenza, scostandoli da quanti ave-
vano alleati fin dai tempi di DessanOf E Cattaro,
1 Carrara. 1^5 ex . j^Àlexandri IL P. Episi. Peiro Yen. Archiep.
Dioeleeniis aique AnHbarensis Eccl.^ Parlati VI. 1. e.
' Appendini F. Notìzie St. crìt. sulle antichità, Storia e lett. dei
Ragusei — Rag. Martecchini 1802. t. I. 268. Parlati fbid.
^ Cfr. i doet riferiti dal Parlati ibid.
Digitized by
Google
62
la più forte alleata di Ragusa pagò a prezzo ben
caro la sua fermezza in favore di Radoslavo. Im-
perocché, Nemagna vedendo di non poterla * ri-
durre per altre vie sotto il suo dominio, fattosi
fautore delle turbolenze religiose ond' erano agitati
i popoli del suo regno, ne gittò il seme tra i
Bocchesi.
Conseguì infatti e presto un buon numero di
aderenti, massime fra gli Zaguri, de' quali uno
prendendo tosto ad agitare fuori di Cattaro a fa-
vore di Nemagna, intimò ai suoi coloni che abiu-
rata la riverenza al romano pontefice si accomo-
dassero nel rito dei Patareni.
Air intimazione s' arresero i più e la penisola
di Lustiza fu in breve patarina. Tre soli, i fratelli.
Pietro, Lorenzo, Andrea, nativi di Zagnice, osarono
sfidare Tira del padrone professando volere piut-
tosto far perdita della vita che della fede nella
quale erano nati. Ritiraronsi es,sì quindi a vivere
romiti in penitenza e preghiera in una spelonca
del Lovcen, sopra la località di Scagliari, ripro-
mettendosi r esistenza dall' elemosina della città e
dei villaggi vicini. Ma quivi pure li raggiunse V ira
dello Zaguri. Mentre andavano questuando furono
presi per ordine di esso, e carichi di catene rele-
gati neir alta ed orrida grotta della FiVa, ' eh' è
sul monte Praciste. Si credette di poter vincere i
loro annni colla fame, colla sete e collo esporli
nudi ai rigori del sole estivale (4-6 luglio). Ma
invano: e fu decisa la loro morte. Consumata il
* Cìsilla Abati (fratelli) Memorie dalle Cronache di S. Giorgio (Pe-
rasto) — m.s. cart. fol. sec. XVIl. bibl. Smecchia. Baosieh.
^ Detta anche grotta delle /a/#. Dentro questa spelonca vegetano
ire ceratonie dì diversa grandezza» Abbiamo una pia leggenda la quale vuole
queste tre ceratonie nascessero dai pali ai quali furono appAsi 7 martiri P. A. L*
Digitized by
Google
1
63
di 7 luglio 11 69 r iniqua ^ sentenza, i loro corpi
furono occultamente sepolti a Pladina ^ nella villa
di Lepetane, accanto air antichissimo tempietto di
8. Lorenzo. La memoria della loro intrepidezza
restò sacra negli annali della Chiesa, che li in-
nalzò alla venerazione degli altari.
A tale punto aveva Nemagna condotte le cose
dei Bocchesi, quando ad angustiarli viemaggior-
mente s aggiunsero le velleità di Tribunio ^ arci-
vescovo di Ragusa (1176). Niceforo li. poiché fu
colto dair estremo della scomunica, rivolse l' animo
a Nemagna, ed a lui portò doglianze contro il
procedere di Tribunio. Nemagna nella fidanza di
cattivarsi così V animo dei cattarini, tolse a pro-
teggere Niceforo muovendo tosto con un esercito
ai danni di Ragusa (1177) — Ma tanto non ave-
vano domandato i Cattarini, per cui all' appello
dei Ragusei alle città amiche a Radoslavo, rispo-
sero mandando loro in aiuto 200 soldati da fazione
sotto la condotta dei capitani Giorgio Bisanti e
Marino Drago, entrambi nobili e patrizi cattarini. ^
Né della vittoria riportata dalle armi alleate sugli
eserciti di Nemagna, s'accontentarono i Cattarini.
Prevedendo essi che Nemagna per altre vie an-
cora avrebbe cercato di renderseli soggetti ^^foedus.
cum Graecis Imperaloribus inierunt^ strinsero lega
cogli imperatori bizantini. ^ Nemagna allora ve-
' Exemplum ex Annalib. lUyr-latin. And. Zmaievìch Archiep. Anti-
barens. (ms. presso U. Raffaelli dalle Cronache di S. Jacopo di Visniza.
Raduto. Ploée) — cfr. Parlati 1. e. 13. 430 — ex Meleto.
^ Plat.. Piada. Plavda — Perciò sono anche detti i mm. di Lepetane.
^ L^Appendini (Notiz. st. crit. suir antichità ecc. dei Ragusei. I. 268.)
volendo propugnare la causa di Tribunio e i diritti metropolitici di Ragusa
anche su Cattaro accusa Niceforo di apostasia e lo dice y^t^ecchio scQsiu-
maio ed irreligioso,^ — L'autorità dell' Appendini cessa dinnanzi ai do-
cumenti riferiti dal Coleti (Parlati 1. e.)
* Zmaievich — Coleti — Orbini p. 243. ecc.
^ Corner 1. e. p. 46. Niceta Chon. (Prancof. ad M. Pabricii 1568)
p. 206. Orbini 299.
Digitized by
Google
64
deiido inutili tutti ì suoi maneggi^ veane in Budua,
e di là s'adoperò con ogni sorta di promesse per
ottenere almeno che Cattare si dedicasse spontanea
alla sua protezione. Ma Emanuelo Comneno, allora
imperatore, seppe i maneggi di lui e gli mandò
contro Teodoro Padiata con grosso esercito che
r obbligò a ritirarsi e giustificare ogni suo operato. •
Vili.
Guarentiti in tal guisa dalle aggressioni di
Nemàgna, i Cattàrini rivolsero le loro cure alla
prosperità materiale pubblica e privata. Mandarono
quindi sollecitamente a Bagusa in nome di Dessano
rettore, e del comune e del popolo di Cattare delegati
affinchè fossero regolati i rapporti commerciali con
quella città, e con più fermi legami fosse consoli-
data la pace che fioriva tra i due stati vicini. ^ Il re-
lativo atto fu infatti segnato il dì 20 Settembre
1181.
Nemagna frattanto non aveva cessato di ade-
scare Cattare con le più lusinghiere promesse, tanto
più che l'imperatore bizantino preoccupato dalle
cose deir Oriente, non poteva pensare alla Serbia.
Cattare allora vedendo sempre maggiore il pericolo
di appartenergli per la forza delle armi, gli mandò
ambasciatori per ottenerne la protezione . (1184).
* Niceta ibid.
^ LjubicH Mónum. Slav, Merid, 1. 11. dalla pergam. esistènte nel-
TArchiv. di Vienna.
Digitized by
Google
Questa risoluzione cattivò ai Cattarìni T animo di
Nemagna^ il quale^ uso a distruggere le città da
lui conquistate^ non solo risparmiò Cattare, ma la
fortificò e vi fece costruire un palazzo di residenza. *
Cosi la libertà municipale dei Cattarini fu salva
sotto il patrocinio della Serbia, Che ad un tempo
venisse rispettata e tutelata anche la loro libertà
religiosa lo comprova la sollecitudine da essi ma-
nifestata per r incremento del culto nel decreto ^
col quale il consiglio nobile di Cattare, presente
il setnico ^ di Nemagna, impose nel Gennaio 1186
il reddito di 5 micalati a benefizio della chiesa dì
San Trifone e di 1 m. a benefizio del rettore da
pagarsi da tutti coloro che avessero fatto l'ac-
quisto di canne o di salici da uno schiavo. * Ma
in cambio di tanta protezione pretese la distru-
zione di tutti i monumenti greci, perchè del nome
greco non vi rimanesse neppure la memoria. *
Fortunatamente questo intendimento non ebbe
tutto il desiderato effetto. La chiesa di S. Trifone,
dopo i ristauri subiti verso il 1166 non serbava
dello stile bizantino che la parte superiore formante
il limite del tempio edificato da Andreaccio, e fu
impossibile di distruggerla tutta per alterarne il
sito più importante. Oltre a questo tempio ciò che
tuttavia esisteva di costruzioni bizantine erano le
fortificazioni e la chiesa di Santa Maria Infunara.
A quali alterazioni andassero quindi soggette le
^ Domentijtn ìitot St Simeona i Sv Save^ edidit Danicié. Belf^radc;
1865. — V. anche Milakovic htorija Cme Gore. Zara. Battara. 1856!! p.
9. dalla Vita di Nemagna scritta da Stefano Prvovjencani.
> Parlati VI. 435, cfr. Rad JugosL Akademije (Zagrabria) I. 124.
' Delegato^ rappresentante o luogfOlenente nelle, citlà libere protette
dal re •— dignità diplomatica dei Serbi che ricorda il Catapanns . dei
Bizantini.
^ Seivus sdiiavo^ caloAo, efr. Reujtz A« Vérf0$$9mgMn4 rechisutsfand
des Dalmaimùehen Kusiensiàdie im Hiii^lmliéf, Dorpat.' Schttnvwn 1851.
* Milakovié 1. e. .
Digitized by
Google
66
opere fortificatorie^ nessuno scrittore ha lasciato
memoria; ma si sa che le famiglie patrizie Darza,.
Bisanti ed un altra alla quale apparteneva Giovanni
allora rettore di Cattaro, quali esercitanti il jus-
patronato sulla chiesa di S. Maria Inf. stabilirono
di diroccare questo tempio perchè vecchio e cadente
e di rifabbricare sullo stesso luogo un nuovo. Fu
compiuto difatti nel 1221 * e fu cpnsecrato il di
17 Ottobre dello stesso anno.
Nemagna abbandonò il trono Tanno 1195 per
dedicarsi alla vita monastica^ ^ lasciando il dominio
della Serbia a Stefano Nemanida, detto poscia il
re Primo-coronato (Prpoojenéani)^ ed il governo
della Zenta sotto la sovranità del primo a Volco.
Quest'ultimo forte prima deir aiuto dell' Ungheria,
poscia di quello del papa, corse in armi contro il
fratello, e conquistata eh' ebbe V Erzegovina pretese
eziandio al domìnio della Serbia. Racko, ^ terzo-
genito di Nemagna s' affrettò a ricomporre la pace
fra i fratelli e restituita la Serbia a Stefano, per-
suase Volco ad accontentarsi dell' Ercegovina. Cat-
taro fin dai primordi di questa guerra abbracciò la
causa di Volco, e finch'egli visse, restò sotto la
protezione dell' Ercegovina. ^
Intanto l' appello che la Chiesa faceva alla
Cristianità per la liberazione di Terra santa giunse
ai Cattarini, ed essi seguendo la religiosità dei loro
cuori affrettaronsi a raggiungere con una gallerà
la grande armata navale che raccoglievasi fra gli
altri stati dell' Adriatico. ^ Contemporaneamente
(in sul finire del 1199) comparve in Cattare il
^ U. Raffaelli Ga%%etta di Zara 1844. n. 47. — . V. «nehe Baronio
I. 61 (Annalea Bcclefliaslicì).
' Col nome di Simeone, Vedi sopra nota 2.
^ Noto negli annuali Seiiii col nome di S. Saba (e. a.)
^ Parlati ibid. -- Du Gange 55.
^ Goracucbi. Lezioni sulle Bocche di Cattaro.
Digitized by
Google
67
le^to della Sede Apostolica Gualtiero per visitare
la diocesi e per riscuotere la relativa parte del
tributo che per quell'impresa era stato importo
dalla curia romana all' orbe cattolico. Il popolo
di Cattare aggravato per le passate vicissitudini
della patria, si trovò neir impossibilità di corri-
spondere pienamente il chiesto importo. E però il
d\ 3 gennaio 1200 il rettore, il clero, i rappre-
sentanti del popolo e dal popolo eletti ed i rap-
presentanti dei nobili stabilirono in arrengo uni-
versale che e per il decennio passato e per il
successivo la curia romana avrebbe dovuto accon-
tentarsi della metà dell' importo domandato. *
Stefano il re primo-coronato, aveva frattanto
ristabilito l'impero di suo padre assoggettandosi
anche la Zeta e l'Erzegovina. Cattaro necessaria-
mente ne domandò tosto la protezione, mentre la
riviera di Castelnuovo continuando a formar parte
della Zacolmìa o dell' Ercegovina andò ad appar-
tenere al ducato che Nemagna donò a San Sava '
(ducato di S. Sava). — Promise Stefano ai Cat-
taiini che avrebbe rispettata e difesa la loro libertà,
ma di lui nulla è registrato dagli scrittori in favore
di Cattaro.
Abbiamo un documento il quale attribuisce a
Stefano il merito di avere fabbricato e dotato non
solamente il tempio di S. Maria Iniunara, che come
s'è detto fu rifabbricata a suoi giorni, ma quelli
eziandio di S. Trifone di Cattaro, di S. Gioi^io di
Perasto e di S. Michele degli Stradiotti. Una tra-
duzione di questo documento, autenticata dal prov.
veneto Pizzamano (d: d. 4 Agosto 1753) è con-
servata fra i manoscritti della famiglia Smecchìa
di Baosich. Biprodut^ìamo qui il documento in slavo,
^ Parlati ìbid.
^ Gliobich. Oglédalo I. 254.
Digitized by
Google
68
quale ci resta esitratto da altra copia per maBO
di Trifone Smecchia, il d\ 28 Marzo 1806, Si
noti poi che e la copia slava e la tradazione ita-
liana si intendono estratte da certo libro mstente
presso i monaci di Santa Maria in MiloSevo.
„Blago«lovlieniem ' Otza, i pospesienjem Sina, i svrsoenjem
Svetoga Daha. Ab Stefan parvovjenciani Kragl- Siin Simeona
Nemagne, pò postavgliegna otza moga i vanciagna Bratta moega
Sveti teglia Sa va na Kragliestomi : Proidoh sìemglie i Darscave
svoje, i pridoh a Graad Kottor. Ne obretoh u niem Hrama, i
zgradih Hraam Svet^ velihoma Maceniku Tripanu, i draga Va-
vedeniu prisvete Bogorodize. I pridoh na Prevlaku, i zgradi Hraam
Svetoga Arkangela Mihaila; i postavih u gnem Patriarka Arseniu
i deh joj peet selaa uà sluibi : Lustizu, Kartole, Glieacevichiey
Barda i Bogdascicchie. I priidoh u mjesto Pirast i zgradih Hraam
Svetomu velikomu Muceniku Qeorgiu na Otoko, i postava iga-
mena 5 bracchiom. I dah Czarqui Svetoga Georgia na sluxbu
Biela do Potoka, losizzu do visce Risna, i Stoltv stranom do Ar-
giakova, i Kava9, i Mar9evaz u Tivtu i zapovidjeh Pirastu da se
tua nazirre i da je sluxe . . . Az rasenni Iguman Milloscevski
Vassilie Jermonak vaobrazih na lietto ' 7141 a at exe poplti Rodstva
Kristeva ^1*33 Ind. I. Krug Sulnzu L Luni Erug 16 Epatta-miesseza
Junia 13 —
La copia dell* originale slavo non è finita;
nella traduzione italiana si legge ancora : ^/a chiesa
di S. Giorgio al scolgio di più dele descritte ville che
dia il butiro nella lampeda F anno . . ..^
Dopo quanto si è detto intomo ai tempi dì
S. Trifone e di Santa Maria Infunara^ convien qui
aggiungere anzitutto che la chiesa di &• Giorgio
sullo scoglio presso Perasto esisteva già da anti-
chissimo tempo, appartenente alF ordine de' Bene-
dettini che vi tenevano una commenda* Abbiamo
memorie * che danno la serie degli abati commen-
* Qui è conservata T ortografia dello Snddcchiti*
' Era del Mon.
3 Era Voi.
^ Theiner Monam. Slav. Merìd. I. BàUòvich e Cisilla 1. e.
Digitized by
Google
69
datari fin dal 1166, ed altre intorno alla chiesa
ed al monastero che risalgono al secolo X. Di
una chiesa di S. Michele alle Bocche è memoria
neir iscrizione, non si sa da dove né quando traspor-
tata ed infissa nella chiesa parocchiale (S. Pietro)
di Bogdasic. Ed eccola: *
^ V ime atea i sina i svetago duha i svete (Marie)
bogorodice i svetih vrhovnih apostoL milostiju bo&iom
jepiskup . . t^é. i Teofit. sai^dàh hram sij t? oblast sve-
lago Mihaila. v dni bogoóastitago i bogom dréavnago
i svetorodimago gospodina Kralja Stjefana Uroéa sina
prvovjenéanago Kralja Stjefana^ vnuka scetago Simeona
Nemanje o lieto 6757-6777 (cioè 1249-1269).
Premesso che dall' incertezza della provenienza
di questa inscrizione consegue il dubbio se real-
mente essa appartenne a un tempio eretto nelle
Bocche di Cattaro, aggiungiamo che ad ogni modo
accenna a un tempio eretto ai tempi di Stefano
Orosio figlio del re Stefano primo-coronato, cioè
30-50 anni più tardi dell'origine attribuitagli dal
documento da noi esposto. ^ Dall'altro canto è im-
possibile stabilire la sede del vescovo, cui l'iscri-
zione celebra siccome autore del tempio in discorso.
Il Kukuljeviò trascrisse ..tvc. i ed il Miklosic ^ che
la tolse al primo alterò queste ciffre, scrivendo
s.tv..i. e finalmente G. P. * riferendosi al Miklosic,
scrisse Zet kiy per cui Teofito divenne vescovo
di Zenta, residente a Prevlàca, nella Baia di Car-
telli, nelle Bocche di Cattaro. In appoggio di
^ Essa è scritta con caratteri cirilliani. La riproduciamo senza le
abbreviature, quale la interpretò Kukuljevic neW Arkiv sia PovjesL Jugosi
IV. 343 e nelle hvjestje o putovanju 39. da 2abljar. —
2 cfr. Glasnik Srpskog Umjetnog: Druitva. XXL Belgrado 1867 e
Srpsk. ObceL 1839.
^ Monumenta Serbica. Vienna, Braumùller 1858 p. 50 ex Izvjesjje L e.
^ Sematizam Pravosl. Eparh. Bokokotorske Dubrov. za g. 1874. p. 4.
«
Digitized by
Google
70
questo asserto si fece appello all' autorità di S. Saba,
santo arcivescovo serbo, fratello a Stefano primo-
coronato, attribuendogli T istituzione del vescovato
ortodosso per la Zenta in Prevlaca. ^ S. Saba
instituì bensì una cattedra vescovile nella Zenta,
ma Domentiano, ^ la Chronica Serbica. ^ Maikov *
e gli altri più accreditati scrittori serbi sanno
dirci in proposito soltanto che fu sul litorate della
Zenta. E fin dove propriamente si estendesse que-
sto litorale V apprendiamo dal Maikov, ^ il quale,
suir autorità del re Stefano primo-coronato, * con-
sidera il territorio di Cattaro fuori dei limiti
di essa.
Il rescritto attribuito al re Stefano primo-
coronato, da noi ricordato, è dunque da conside-
rarsi dal lato storico nulla più di un parto del genio
inventivo di Basiglio Irmonak monaco di MiloSevo,
che si da il vanto di averlo scoperto neir anno
1633. — Vedremo più tardi come questi stessi
possedimenti fondiari, de' quali in quel documento
è attribuito l'arbitrario possesso a Stefano, appar-
tenessero in parte a privati, in parte al comune di
Cattaro; come il successore del re in discorso
nell'atto in cui riconosce al comune ed ai nobili
di Cattaro i possedimenti ottenuti da Giorgio
(1115), si riferisce bensì ai rescritti de' suoi pre-
decessori, ma senza far cenno di questo documento,
^ 6. P. Sematizam 1. e. Novakovié. ^t. // campo et Azione di Ne^
magna (trad. F. Alaòevié) Spalato, Zannoni 1878, p. 85. ecc.
^ 2ivot Sv. Simeuna i Sv. Save — edit. Danicié.
^ E codice serbico latine reddita operante L. B. F. Pejacevìé, nel-
V ArkifD, za Povj. Jugosl. di Kukuljevié III. p. 10.
^ Istorija Srpskoga Naroda — trad. Danicié (II. ediz.) Belgrado
1876, p. 22.
^ 1. e. 10. cfr. Daniòié. Rjeènik Knji2evnik Starina Srpskih —^
Belgrado 1863. II. 376 e seg.
^ Miklosié Mon. e, 4.
Digitized by
Google
71
ed in senso ad esso affatto contrario. Ove questo
privilegio fosse stato realmente rilasciato da Ste-
fano, esso per certo non sarebbe stato dannato
così presto a dimenticanza.
IX.
Assicuratasi la protezione del re Stefano Pri-
mocoronato i Cattarini ebbero campo di provve-
dere ai bisogni ed all' ordine della civile ammini-
strazione. Incominciarono quindi dal determinare i
limiti deir autorità del vescovo fino allora * forse
arbitrariamente invasi dalle potestà secolari (1215)
e fu statuito che V autorità ecclesiastica rimanesse
affatto ristretta nel limite delle sue attribuzioni
esclusivamente riguardo al clero. ^ Sorsero neces*
sariamente su questo punto non poche controversie
fra il vescovo ed il Consiglio maggiore, finché ai
giorni del vescovo Domnio (1264-1281) fu trovata
opportuna la legge „il vescovo non avere a pro-
nunciarsi sui laici senza V intervento dei due' giu-
dici giurati, mentre nel caso diverso ogni suo giu-
dicato verrebbe ritenuto nullo.'-* — Oppose Domnio
^Parlati 4S5. Era vescovo dì Cattaro Sefgio lieoni, di cai è me-
moria nella lapide sepolcrale:
^Sum pulvis factus — Pulvis de pulverè tractus
Sergius sum Episcopas. Leonis cajusdam filias.
Qui cum fratre Episcopo sistimus, inclusi hoc in tumalo.
Omnes qui aspicitis orate et prò nostris contagiis
Sedalo Dominum deprecate, cujus discessus fuit
M.CCXIX."
Fn riportata -da Neale. Notes Eccl. e. p. 167.
^ Statato p. 64. 241. (cap. 106. 421).
Digitized by
Google
72
il suo veto a questa legge, ma non perciò essa
restò lettera morta^ che anzi fu gelosamente osser-
vata e con indefesse premare messa in attività,
come del pah si invigilò affinchè né il conte né
i giudici né il notaro avessero mai ad ingerirsi
negli affari del clero e del vescovo, ^ Altrettanto
estesa era la linea di azione del vescovo di Budua.
Quivi chi ^ avesse voluto domatyiare ragione ad un
chierico non poteva farlo ^se non auanti il vescouo
e auanti li suoi vicarii, et la sentenza deve esser
senta per mano de Notaro de la terra et sigilata
con il sigillo del vescouo.^ Dallo stesso Capitolo
poi apprendiamo che a quel vescovo spettava giu-
dicare ^heretici, religiosi, usurarli di usura^ de dote
se fosse parzogna fra moglie e marito." —
Anche Biagio successo a Sergio nelV episcopato
di Cattare, ebbe a sostenere una lieve controversia
col rettore e questa volta a motivo dei proventi,
che dovevano derivare al vescovo dal commercio
marittimo della città. Opponeva il rettore essere
tenute ai diritti della mensa vescovile unicamente
le navi di maggior portata, neutre le minori ne
dovevano andare esonerate. Biagio portò lagnanze
al Consiglio Maggiore, al quale di fatti non oc-
corse troppo per capacitare il rettore del contra-
rio^ imperocché citati in giudizio alcuni padroni
(1222) questi depositarono a favore del vescovo.
Da quel tempo quindi restò fermo e statuito per
legge che ogni bastimento avrebbe pagato al ve-
scovo il diritto d'alboraggio in ragione di mezzo
moggio di grano per albero.
1 Stat. p. 240 (e. 420).
^ Leggi ed usanze dì Badna — Ms. cart. in 4.® sec. XVII. (it ce.
11. n. 37) nella Marciana di Venezia (ii. 22. Valenlinelli Bibliogr. DaN
mata dai codici della M.)
Digitized by
Google
Appianata la questioDee dei diritti spettanti alla
&ua qoepsa^ Biagio volse V animo al suo olerò per
mondarlo, se fosse stato bisogno, da quei germi di
corruzione onde a suoi tempi era in qualche parte
fìm^tato il sacerdozio cattolico. Trovò in fatti che,
sìa per avidità di lucro o sia piuttosto per bisogni
ingenerati da una amministrazione poco savia, i
monaci e T abate di S. Giorgio avevano incomin-
ciato a depauperare il patrimonio sì del ten^pio
che del monastero alienandone e ipotecando i beni
ed i paramenti sacri. E parendo che in cosifatto
abuso si fosse andato tMito oltre eh' ogni più blando
ammonimento sarebbe riuscito vano a correggerlo,
Biagio fece appello al sussidio delle autorità civili-
Mentre adunque queste giovandosi dei pròpri mezzi
vietavano severamente l'acquisto di beni o il credito
pecuniario sopra fondi stabili o arredi ecclesiastici
verso i monaci e T abate di S. Giorgio, pena la
perdita del prezzo contribuito, il vescovo minacciò
da parte sua di scomunica tutti coloro che a questa
legge fossero contravvenuti (1228).
Intanto! Bocchesi andavano ritraendo non pochi
vantaggi dal commercio d'oltremare, che avevano
spinto fin anche nelle regioni mediterranee dell' Asia
minore. Tra i più fortunati di quest' epoca in tali
imprese, la storia ricorda Matteo Bonascio. * Ed ecco
ciò che più lo rese benemerito della patria e ne
p^petuò la memoria. Visitate avendo per ragioni
di commercio la Macedonia e la Misia superiore,
Matteo pertossi a Costantinopoli, ove stretta ami-
cizia con un vecchio Monaco, volle fermarsi più
a lungo, non dimenticando nella ressa delle sue
sipeculazioni anche le cose di rehgionct Vedendo
quindi di quanto poteva quel monaco tornargli
^ In altro docomeAto riferibile a questo faUo leggesi Matieo Bovali.
Parlati v. nota 4 p. 438 e docum. ibid, p. 43d.
Digitized by
Google
74
utile in questo suo pio proposito, e quanto era da
fidarsi di lui, gli confidò un giorno amichevolmente
suo più grande desiderio essere V acquisto del pre-
zioso Teschio del patrono di Cattaro, stato a questa
furato insieme a molti altri oggetti sacri nel sacco
onde fii desolata nel 997. Gioì il pio vecchio a tale
confidenza soggiungendo che di questo tesoro egli
appunto era da gran tempo il depositario, e che la
notte prima di aver conosciuto il Sonaselo, il Santo
apparsogli in sogno V aveva ammonito a non celare
il teschio a quel Dalmata che glielo avrebbe ri-
chiesto. Convenutone il prezzo, Matteo lietissimo
per l'acquisto fatto, sollecitò il ritomo alla pa-
tria, ^ e profittando d'una nave che allora allora
salpava per Tessalonica, continuò il suo viaggio
per terra fino a Durazzo. E quivi indotto più dal-
l' imperversare del tempo che dalle fatiche di così
lungo viaggio s'arrestò, per discendere ben presto
a Dolcigno. Ma poiché da questo porto non gli fii
possibile di proseguire per mare, depositata la sacra
reliquia in un monastero riprese tosto la via dei
monti. Giunto a Cattaro ove era pervenuta prima
la fama del pietoso acquisto, raccoltosi senza indu-
gio il Consiglio Maggiore gli preparò festevole
ricevimento. Quando poi ebbe esposto il modo per
il quale era giunto al possesso di quel prezioso
oggetto, ed il prezzo versato, ed i disagi patiti nel
viaggio, ^summa cum exultatione, soggiimge il
„ cronista, exceptus, officiosisque osculis, laudibusqùe
„prosecutus certam spem futurae liberalitatis ac-
cepit.**. ^ — Ritornato a Dolcigno con due patrizi
nel pomeriggio del dì 19 Decembre 1227 approdò
alle rive di Cattaro, avendo noleggiata da Dolcigno
1 Parlati p. 437 — Grabogna « Bucchia Off. b. e. lez. VIIL IX. -
Razzi Storia di Raugia p. 35. — Corner fl. 1. e. '
^ Bucchia A Grubogna Le.
Digitized by
Google
75
una nave. Depositò quindi il sauto teschio nella
chiesa suburbana di San Pietro, dalla quale fu nel
giorno dopo con solenne processione trasportato
nella cattedrale* H Bonascio quindi ebbe in dono
il campo di S. Teodoro, e la sua famiglia fu eso-
nerata in. perpetuo da ogni imposta e gabella al
Comune. Alla sua morte un mausoleo ^ eretto nel
vestibolo della cattedrale perpetuò la memoria del
benemerito cittadino, assicurandogli ad un tempo
la riconoscenza della posterità.
Dalla pace conseguita col patrocinio del re
Stefano primo-coronato, l'apprendemmo dai fatti
fin qui esposti, giova vansi i Cattarini per ristabilire
quell'ordine che per le vicissitudini subite prima
della dedizione ai re serbi era mancato, quando
ogni loro sollecitudine in prò della patria fu resa
vana dalla grave sciagura che colse i Bocchesi in
seguito alle infelici sorti delle armi ungariche im-
pegnate ad opporre un argine all' invasione dei
Mongoli* Imperocché questi, devastata l'Ungheria,
si posero ad inseguirne il re Bela IV riparato in
Dalmazia, e discesi fino a Ragusa si spinsero, tra-
versando (Giugno 1241) il territorio e la città di
Cattare, fino a Drivasto, donde poi l'anno seguente
si ritirarono saccheggiando e distruggendo per ogni
dove passavano, * Ma i Mongoli mancando loro i
mezzi per prendere il mare, limitaronsi al conti-
nente, e l'antichissimo tempio abbaziale di San
Giorgio, sullo scoglio omonimo presso Perasto, fii
' Dì questo mausoleo non resta più alcuna traccia.
' Palaòki : Der Mongolea Einfall. p. 382. Pessler. Gesch. y. Ung:arn
(bearb. Klein) Leipzig 1867. I 375. — Thom, Arcid. Hist. Salonit. e. 40
(Sehwandtner l. e.)
Digitized by
Google
76
runico monumento cui i Barbari lasciarono intatto.
E però i Bocchesi quasi ad inaugurare il materiale
risorgimento della patria^ provvidero tosto che dal
vescovo di Cattaro ne venisse sollecitamente decre-
tata la consacrazione. Fu così adunque che Deodato,
successore di Biagio, incominciò il suo episcopato,
stabilendo ^ per questa festa il dì XII del Settem-
bre 1242.
Deodato morì Tanno successivo. Fu promosso
a suo successore un cittadino di Cattaro, Centiberio
della famiglia de' Donati, che dal principio del suo
apostolato ebbe a deplorare le controversie novel-
lamente insorte (1249) fra il vescovo di Antivari
e l'arcivescovo di Bagusa. Centiberio per obbe-
dienza agli ordini ricevuti ^ dal papa, dovette intro-
mettersi; ma la causa e la vera fine di questa
contesa non riguardano i Bocchesi e noi tralasce-
remo di occuparcene per registrare la traslazione
dei corpi dei martiri di Lepetane a Ragusa, seguita
ranno 1249.
Presentatasi ^ in questo tempo a Centiberio,
Catterina Marozia romana, monaca, stabilitasi quasi
in religioso ritiro nel canale delle Bocche di Cat-
taro gli faceva noto il sito ove giacevano i corpi
dei martiri Pietro, Andrea e Lorenzo, asserendp
aver avuto dagli stessi il carico di questa missione.
E come Centiberio per ben tre volte la accolse
con indifierenza, così anche il Consiglio Maggiore
la lasciò dire e la derise. Sdegnata della poca fede
^ Così l'anonimo nel ms. della Marciana di Veneda. e II Coleti ha
ranno 1247. 1. e. p. 439
» Parlati 1. e. 162-3 e 441. Lett. Perusii XII. Kal Maji 1251.
' Zmajevich: Ljetopis Crkovni. ms. nella bibl. Smeechia in Baosfch.
— Babich: CateUogo dei Vespovi di Cattaro (ms. presso Urb. Raffi|elli) —
ad Centib. Donati. — Anonimo 1. e. — Parlati 47. 431. 441. — Raszi
35. — Luccari: Ristretto degli Annali di Ragusa, -— Ibi. Trevisan. 1790.
— Dolci, Appendini, Melezio, t'errari: Caialogus generalis ianctorum. '—
Bolland. IL die VII, m. Julii in Prntermissis,
Digitized by
Google
n
oppostale dai Oattarìni^ fé' appello ai Ragusei, i
quali, porgendo orecchio ai suoi detti, armarono
sollecitamente una nave e spedironla alle Bocche
col Capitolo e con dodici nobili. Giunti a Plavda
a notte avanzata e recatisi tacitamente al luogo
indicato da Marozia disotterrarono i corpi che ella
aveva loro promesso. Trasportatili nella nave, ritor-
sero tosto la prova verso Eagusa, privando così
per sempre i Bocchesi delle spoglie dei loro martiri.
Due anni dopo, la pietà dei Ragusei innalzò in loro
onore un tempio. Distrutto questo dal terremoto del
1667, fu dalle sue rovine (1801) eretta un altare
ai tre martiri nel tempio di S* Maria Maggiore.
Morto Centiberio fu promosso a vescovo di
Cattaro il cittadino patrizio Giovanni ^ che assunse
1^ cattedra col nopie di III. Ma Tanno 1254 fu
l'ultimo di sua esistenza e la sede restò vacante
dopo di lui per circa un anno. Il Clero in questo
frattempo si resse secondo i canoni della chiesa.
Ma l'appoggio che l'insubordinazione del Clero
antibarino verso il metropolita aveva trovato nello
stesso re, non fu nelle chiese vicine senza conse-
guenze, avendo suscitati gli animi de' più tenden-
ziosi. D'altro canto ferveva nella vicina Bosna il
Bogomiiismo che inclinante a distendersi almeno
fin dove giungevano i confini della influenza de'
suoi re, aveva preso a perseguitare la diocesi cat-
tolica di Cattaro, sia violentandone i fedeli, sia
suscitando nel suo Clero odi, che avrebbero potuto
condurne allo scisma una parte almeno. E poiché
né il martirio subito dagli ìncliti Lepetanesi, né le
* Ecco la lapide sepolcrale che lo ricorda:
y)Praesul obiit Cathari Palritius Joannes insignis moribus et dogmate nobi-
litatus, corpus habet lumulus quod iiovimus in cineres, Spiritus astra petit
quem spes est glorificari. Anno Dni MCCLIIII.^
/V. — Le lapidi sepolcrali dei vescovi di Cattaro sodo infisse nelle
pareti della cattedrale.
Digitized by
Google
costumanze introdotte contro Tuso dei sacramenti,
né finalmente il tentativo di spogliare il vescovo
dei diritti avevano potuto indurre i Oattarini al-
l' apostasia, s' incominciò dal proporre al sacer-
dozio bigami ed ammogliati e gente d'ogni fatta,
capaci di promuovere il disordine e lo scandalo
con grave disdoro di tutto il Clero. *
Pare che dello scopo di cosifatte promozioni,
sempre contrarie alle leggi ecclesiastiche, il Capitolo
di Cattaro si avvedesse solamente quando ebbe
a provarne gli effetti. Forte allora come in ogni
tempo del suo attaccamento alla chiesa Romana,
nella pienezza de' suoi poteri decretò doversi to-
gliere ad ogni costo l' uso incorso, minacciando di
scomunica chiunque avesse osato proporre l'ordine
sacro a persone contro le quali gravava il divieto
dèi canoni;
Il re Giorgio, dalla cui munificenza Cattaro,
come si è già appreso, ebbe tanti vantaggi, col
rescritto rilasciato ai Cattarini il di 15 Agosto
1115 mise i nobili ed il comune di Cattaro nel
possesso di tutte le terre che si stendono lungo
le penisole del Vermaz e di Lustiza, la pianura
di Cartolli fino alle Zupanije di Garbalj e Prevlaca
^nel patrimonio ^ che riedificano la Giesia (chiesa)
1 Parlati 1. e. 441. d. d. 12. Giugno 1255. Ind. Xm.
^ Il docum. è riportato da Flam. Corner (con la trad. lat.) 1. e. p.
49-52. — Parlati 400. — Nani De Duobus Rassiae Imperalorum nummis. -
Venezia, Albrizzi, 1852. — V. anche Maschek Manuale del Regno di
Halmazia a. V. 156^160. — nei pairimonio intendi quam ab inilio ipsi
quoque ut veri fundatores aedifkaeerant — Parlati 1. e.
Digitized by
Google
19
de Santo Arcangelo la qual a principio fo edificada
per loro come per veri fundatori e cusi la Giesia
reedificasseno.^ — Né fu mai alcuno, almeno così
è rpemoria, dei re succeduti a Giorgio che con-
tendesse o mettesse in dubbio il limite da questo
rescritto assegnato al dominio del comune di Cat-
tare. Ciononpertanto i patrizi desiderosi di essere
anche per V avvenire in qualche modo garantiti non
solamente nella pienezza della loro libertà, ma
anche nell'integrità dei loro possedimenti, reputa-
rono opportuno di mandare ad Orosio (1250) due
ambasciatori, per conseguire una volta di più la
riconferma del privilegio ottenuto da Giorgio. Mauro
ed Orsatto a ciò delegati, presentatisi al re con-
seguirono un nuovo rescritto, nel quale questi ^re-
dendo che sono vere le scripture le quali erano scripte
nei MCXV Nativitate domini a di 15 Aoosto^ e ve-
dendo che j^fidel s&entilhomeni de Catharo d'ogni ora
et tempo a mi otdeno....^ dichiarò: y^benedissemo et
benedi^mo. tutta suprascripta scriptura a Catharo,
tutte le possession delle vigne et orti, Lustiza^ Pasiglav
e la Pianura in aeternum.,.. in confirmation de li
Brevelegi de Domino Domino Re Zorz>i^ lo qual por-
tasseno suprascripti Zentilhomini de Catharo.^
Assicuratisi per tal guisa che la protezione
dei re non sarebbe loro mancata con danno del
comune, i Cattarini volsero tosto le loro cure al
commercio e alla navigazione^ ottenendo dai vicini
quella libertà e quelle franchigie ch'eglino pure
accordavano agli esteri che approdavano alle loro
rive. Di un simile vicendevole accordo si ha me-
moria nel trattato ^ stipulato il di 26 Dicembre
1257 tra i delegati nobili cattarini Basilio de Brace
e Giovanni dei Gige in nome di Dessano conte
di Cattaro da una parte e il Consiglio Maggiore
^ Ljubich* Monumenta. I. 89. d. in Cattaro.
Digitized by
Google
80
di quel comune dall' altra^ col quale fu statuito che
qualunque Cattarino si trovasse per ragioni di
commercio a Ragusa, e similmente qualunque Ra-
guseo a Cattaro, potesse comperare e vendere senza
incorrere negli aggravi doganali, salvo sempre il
caso in cui avessero a tenervi bottega. Il quale
dociunento confermò l'altro trattato, * in forza del
quale fin dal 1206 i porti delle due città erano
aperti e sicuri ai rispettivi legni.
Frattanto il Patarenismo aveva prese radici fra
i popoli della vicina Ercegovina e della Bosna, e
già facevasi sentire anche tra i Bocchesi il bisogno
di un braccio forte che preservasse i dogmi della
cattolica religione da quegli errori che tanto vio-
lentemente si procurava diffondere anche lungo la
costa orientale dell' Adriatico. Cattaro allora scossa
dair entusiasmo che la presenza dello stesso S. Fran-
cesco aveva destato per il suo ordine in Zara e in
altri luoghi della Dalmazia, chiamò sollecita entro
le sue mura i seguaci dell' Assisiate, prevenendone
i bisogni con larghi donativi. ^ Ed i Francescani
si cattivarono ben presto T animo dei cittadini.
Natale e Picenego di Dragone de Scleppi andando
a prendere domiciliò in Ragusa assegnarono loro
in dono con tutte le pertinenze una casa situata
presso la porta di Gordicchio, coir espressa condi-
zione ^ che dovesse essere restituita ai proprietari,
ove i Minoriti avessero creduto di non se ne poter
più giovare. Il Wadding poi ha il Breve col quale
^ Appendini. Notile si, criL ecc. e. I. 277.
^ P. Marcellino da Civezza. St. unto, ihiie Missioni Franceserte.
Roma. Tip. Tiberina 1858-66. II. III. 223. 552. IV. 105. 427. 500, 596
— dello stesso: Cronaca delle Missioni Franca, V. 193. (Monaldi. Roma
1865). — V. Fabianich. Storia dei FF, Minori in Dalmazia ecc. Zara.
Battara 1863. IL ad Catterò.
^ Doc. orig. presso Urb. Raffaelli — Cop. da M. G. Fort. (d. d.
Ragusa 1 Sett. 1265.)
Digitized by
Google
81
Clemente IV loda la pietà del patrìzio cattarino
Tommaso Basili che a quel tempo (1268) si era
incaricato dell'uffizio di sindaco dei Minori di sua
patria. ^
Contemporaneamente furono chiamati in Cat-
tare i figli dell'ordine di S. Domenico. Il nobile
Paolo Bari colla moglie Bona, sorella di Marco
allora vescovo di Cattaro, volendo, perchè privi
di prole, impiegare il proprio patrimonio in, prò'
della religione, edificarono dietro la cattedrale il
tempio di S. Paolo e d' appresso a questo un comodo
monastero, che ofirirono ai Dominicani di Ragusa
perchè quivi si stabilissero. ^
Con l'opera di questi due ordini e la solleci-
tudine di tanti generosi cittadini, Marco ebbe la
soddisfazione di vedere ritornati alla cattolica chiesa
non pochi renitenti, e altri comechè pochi, che ade-
rivano alla setta dei Bogomili, senza perdere punto
di quell'affetto che il re, manifestando devozione
per la chiesa romana, avevagli addimostrato ogni
qualvolta ebbe a rivolgersi a lui pei bisogni della sua
cattedra. ^ Tanto anzi volle Orosio apparire solerte
' Fabìanieh St. I. e. 88.
^ Ift questo cenobio, passato poi alle domenicane, menò i suoi giorni
la h. Osanna dì Montenegro (vulgo di Catlaro.) Fin dal 1814 il tempio
ed il convento sono ridotti a caserma militare. L' atto della donazione ai
Predicatori di Ragusa è segnato 8 Aprile 1266. — Ecco la memoria del-
r origine del convento, scritta in versi leontini ed incisa sopra la porta
maggiore del tempio:
Anno Triceno — bis terno mileno
Quo fuit Urbanus — vice quartus Papa romanus
Orosio dante ~ Domino regnum moderante,
Ecclesia Christi — cum Marcus praefnit isti
Vir generis clari — Paulus cognomino Bari.
Nobilibus nata — cum coniuge Dobre vocata
Istud fnndavit — templum gentisqae dicavit
Doctori Sanlo — mutato nomine Paulo
Pro quibus exores — quisquis venia hiic ut ores.
Quod coelos opere — tali mereantur babere,
^ Parlati 1. e. 442. -- Anonimo ibid.
Digitized by
Google
82
in prò' del cattolicismo, non però smettendo del-
l'usuale predilezione verso i Patareni, che avendo
certo Basilio Drago involato dalla chiesa di S. Luca ^
una particella del legno della croce, T immagine e
delle reliquie di S. Trifone, ordinò ^ al conte di
Cattaro che convocati nella chiesa di 8. Trifone
il clero ed i nobili della città e fatti esporre gli
oggetti furati, fosse coram populo pronunziato V a-
natema contro il reo. E quasi a dimostrare che
un oltraggio fatto al culto cattolico, non poteva
essere tollerato nemmeno dai Patareni che final-
mente questi non tendevano ai danni della chiesa
cattolico-romana, ordinò che a quella cerimonia do-
vesse prender parte anche il patareno Neofito ve-
scovo di Zenta. Neofito difiatti discese a Cattaro
e il di 18 Agosto 1270 nella chiesa di S. Trifone,
sebbene non conforme ai canoni del suo rito, si
unì al vescovo e al clero di Cattaro per soddÌ3fare
alla decretata sentenza.
^ Fu edificata questa chiesa dalla pietà concorde dei conjugi Marco
di Andrea Casa Pranci (?) e Èona figlia di Basilio Priore di Cattaro nel
1195 — Cosi di essi T iscrizione che tuttavia si leggpa sulla pajrete esterna
della detta chiesa :
f In Xpi, Nomine. Anno ab Incarnatione Dui {Nri Jesu Xpi, Millesimo
Cento. Nonag. Quinto Ind. Tertia| Decima. Bgo Marcus Filiiis Andree Casa
Franci. Una cum {Buona mea conjnge filìa Prioria Basilii ediftcavimns Eccfemj
ad Honorem Dni et Sti. Luce Ap.li et Evang. p. remedio Aiarum nrarum
|et omnium fidelium Xpianorum sub tempore Dni Ne| Mane Magni Jupani
et fili sui Velcami Regi Dioclie |Dalmatie Tribunie Toplize et Bosne Oms
qui legitisj p. nobis orare dignemini ut Xps sit nobis semp, vita. Amen f
Dal suo slato attuale argomentiamo una volta di più T inutilità dei
decreti di Nemagna contro i monumenti dett^ arte bizantina in Cattaro. (Neal-
Notes Ecclesiologal ecc. 1. Ci p. 169) cfr. pag. 65 di questo libro —
È funzionata secondo il rito gr-orientale fin dalF anno 1689, nel
quale fu ceduta ai gr. or. pubblica auctoritate verso un annuo livello alle
monache degli Angeli — Vedi Lettera del vescovo cattolico di Cattaro a
Benedetto XIV Papa — d. d. 7 Settemb. 1747 ed atti per T ampliamento
della chiesa di S. Luca anno stesso — Archivio del Capitanato Distrettuale
di Cattaro.
* Parlati ibid. cfr. Bogamili i Patirmi (nel Rad JgsL Akad.) di Ra£ki«
Digitized by
Google
Mentre tali cose si andavano svolgendo neir in-
teresse del culto cattolico, il comune di Cattaro non
trascurò i suoi interessi materiali. Nulla anzi lasciò
intentato per migliorare le proprie condizioni, mas-
sime per quello che riguardava la navigazione ed
il commercio oltramarino allora come sempre unica
fonte di risorse al Bocchese, Vigevano tuttavia i
trattati stipulati coi Ragusei negli anni 1181, 1206
e 1257, ma questi non regolavano che una parte
dei bisogni del commercio, e la prosperità raggiunta
ora dalla marina bocchese faceva sentire T urgenza
d'una convenzione la quale avesse potuto, nonché
regolarne i rappòrti con quel comune, assicurare V ac-
cesso e qualche guarentigia nel porto che allora era
lo scalo più facile e più favorito del commercio del-
l' Ercegovina, Andarono perciò a Ragusa delegati
i cattarini Trifone arcidiacono, Tom. de Drago, Ca-
listo Povergeni, Giov. de Pribi, Martolo de Pa^
squali. Michele di Pietro, Dimne e Giovanni Be-
lecci, per dévenire ad un nuovo patto con quella
repubblica commerciale. 11 ^ 5 Luglio 1279 nella
sala del palazzo rettorile di Ragusa, * fu infatti
firmato il nuovo trattato, mercè il quale i dazi ed
i diritti marittimi venivano reciprocamente modi-
ficati^ regolate le leggi sui debiti, ed assicurato sì
in tempo di guerra che in tempo di pa^je, libero
r esercizio della navigazione fra i porti delle parti
contraenti. Ma più dei capitoli riguardanti il com-
naercio e la navigazione dei cattarini, importa qui
rilevare le condizioni alle quali i Ragusei sono de-
venuti alla stipulazione di cosifatto trattato, impe-
rocché se queste dalV una parte danno al documento
piuttosto il carattere di alleanza ofiensiva e difen-
siva tra i due limitrofi comuni contro i re di Ras-
sia, che di trattato meramente commerciale, mentre
^ Ljnbìch. MonumetUa I. 120*
Digitized by
Google
84
il commercio ne' suoi dettagli vi si fa conoscere
siccome pretesto, dall'altra le condizioni dell'al-
leanza stessa sono la più solenne prova dell'im-
portanza alla quale il comune di Cattaro era salito
in quel tempo. Premesso adunque che scopo del
trattato era unicamente il desiderio di vedere as-
sicurata la pace e la concordia fra i comuni, vi è
poi detto che quando il re di Rassia avesse voluto
muovere guerra ai Ragusei^ i Cattarini si sarebbero
tato posse suo adoperati per impedirla: e pel caso
che ogni tentativo fosse riuscito infiruttuoso e la
guerra avesse dovuto aver luogo, prima della dif-
fida sarebbe stato stabilito un termine di tempo,
nel quale i Cattarini avrebbero potuto mandare
ambasciatori per ottenere pace a favore dei Ragusei.
Le quali condizioni accennano al comune di Cat-
taro come ad uno stato libero nelle sue azioni,
indipendente affatto, ebbene protetto dal re, ca-
pace di impegnarsi e colle armi e colla prudenza
diplomatica a vantaggio di uno stato, come era
p. e, il comune di Ragusa, anche contro il re me-
desimo, da cui del resto può sperare molto a fa-
vore altrui anche senza procedere ai fatti, perchè
vi gode i^on poco influenza e considerazione.
Né questa fu la prima volta che i Ragusei
mostrarono dì riconoscere l'indipendenza del co-
mune di Cattaro. Il trattatto in discorso non è altro
che la riconferma di quello segnato nel 1206 in
cui è detto: ^ ^Se Cattaro sarà assediata per mare
da qualunque potenza, fuorché dai Veneziani e dai
Re di Sicilia, con cui Ragusa ha delle relazioni,
i Ragusei ne accorreranno alla difesa, e l' istesso fa-
ranno i Cattarini, se V assedio di Ragusa non sia
però posto da Stefano Grangiupano, o dal suo fra-
* Appendini. Notizie ibid.
Digitized by
Google
85
tello Velcamo, con cui Cattare ha dei particolari
impegni. I buoni uffizi per procurarsi a vicenda la
pace avranno luogo in tutti i casi e la premura
di perseguitare i corsari dovrà essere comune;.^
XI.
Intanto ' Orosio 1, il terzogenito del re pri-
mocoronato, che succeduto nel dominio della Serbia
ai ftatelU Stefano Radoslavo (1224-1234) e Stefano
Ladislavo, ne aveva fin dal 1420 felicemente gui-
date le sorti, fu costretto (1272) ad abbandonare
lo scettro, e fini di crepacuore a Durazzo. Impe-
rocché il figlio Stefano Dragutino, impaziente di
succedergli nel potere, gli levò contro poderoso
esercito e soprafattolo presso Gacko in Ercegovina
lo destituì proclamandosi re di Serbia. Questa fine
toccò il re cui la storia serbica ricorda col nome
di „ grande.^' Della munificenza di Orosio I l'istoria
bocohese, dopo il rescritto da noi già ricordato,
registra V ampliamento territoriale dei possedimenti
del comune di Cattaro colle Zupe di Garbai da
lui ricevute in dono. ^
Né meno di Orosio si mostrò sollecita in prò'
dei Cattarini la sposa di lui Elena Maria Chieriz
figlia di Balduino li da Courtenay imperatore di
Costantinopoli. Quei di Spigliari, gente senza dubbio
derivata dai Cattarini ^ che essendosi boia riparati
dal furore de' Saracini (867) non furono più nel-
r opportunità di riton^iare alle patrie mura, traendo
^ Ljubic. Ogledalo 1. e. 166 e seg.
^ V. il prÌYÌl. dì Stefano Dnscìano Siini d. d. 1351 FI, Corner 1,
e. 54-58.
^ V. p. 33. di questo libro,
Digitized by
Google
86
il vivere dalla pastorìzia^ rivolsero preghiera ad
Elena perchè fossero demarcati e garantiti loro i
terreni entro il limite de' quali nessun altro avesse
avuto il diritto di penetrare col gregge. Elena ade-
rendo sollecitamente all'inchiesta stabili il deside-
rato limite^ y^camenzando da Schurda^ ^ così il regio
rescritto, ^ y^ verso Pestingrad drito in Kerstaz, da Ker-
staz et come core el torente a Zueroniak e Zapezno^
e mochra-ploza fin el pian de Catharo et la montagna
de Zator.^ imponendo a chi avesse osato violare
questo decreto y^che pag(h)i aUa mia regia maestà
ppi (perperi) cinquecento.
Dragutino perseguitato dal rimorso, dopo tre
anni di regno, si ritirò (1275) ad espiare in un
chiostro Tonta fatta al genitore, e lasciò il trono
a suo fratello ^ Stefano Milutino Orosio II. Questi,
smesse d'un tratto le simpatie che nel principio
del suo regno mostrò di nutrire per i Ragusei, si
fece, né mai se ne è saputa la cagione, il loro
più accanito nemico. * Mancogli però il pretesto
per venire ad aperta guerra, e d'ogni suo inten-
dimento venivano preveimti da Elena. Laonde im-
paziente di procedere ai loro danni, volse accor-
tamente l'animo ai Cattarìni, e la sconsigliatezza
di questi lo condusse infatti assai presto alla meta
desiderata. Ed ecctìne il modo. * — Il giupano
Dessa figlio del re Ladislavo ® e la madre di lui
* Scarda alias Parilo.
^ Maschek. Manuale del reg^o di Dalmazia a. V. p. 162 n. ex copia
e relativa'' versione conservata neir archiv. degli atti antichi in Zara : — ^
copia e versione autenticate a nome del conte e cap. di Cattare Bertuccio
Gabriel, dal cancelliere ed interprete Natalino de Methito addì 20 Agosto
iod. UL a. 1470.
^ Ljubió. Opis novaca ed Ogledalo 1. e.
4 Majkov. 1. e. 30. 227. Appendini. Notizie 1. e. II 282. Engel
Geschichte des Freislaates Ragusa. Wìen. Doli 1807 p. 115.
* Appendini ibid.
^ Lad. abdicò 1241.
Digitized by
Google
87
Belislava avevano lasciato in deposito al Comune
di Ragusa degli oggetti preziosi di grande valore. ^
Ordsio II com' ebbe notizia ^ deUa morte di Dessa,
per mezzo di alcuni delegati cattarini, ^ mandò a
ritirare ogni cosa con carte sottoscritte in Cattaro.
All'autorità dei regi rescritti i delegati arbitrarono
aggiungere la dichiarazione che (2 Luglio 1281)
nessuno avrebbe più domandata la restituzione di
quegli oggetti e che in qualunque caso il Comune
di Cattaro ne sarebbe malevadore. Necessariamente
quando Belislava si presentò ai Ragusei per riavere
le cose sue (1285), questi conforme la promessa
loro fatta, ne ripeterono per mezzo di ambasciatori
la restituzione dal Comune di Cattaro. * Gli inca-
ricati non essendosi intesi, fatta scrivere una protesta
(3 Ottob.) dal notaro veneto che ve li aveva ac-
compagnati, abbandonarono Cattaro dichiarando
cessati i rapporti amichevoli che per Io innanzi
erano stati fra essa e i Ragusei. La guerra che
ne consegui durò alcuni anni (1285-1298) e con-
sistette in sole rappresaglie per mare, tornando
perciò dannosissima al commercio marittimo di
entrambi. Orosio II col pretesto di favorire i Cat-
tarini, spinse le sue armi nei sobborghi di Ragusa,
costringendone gli abitanti a ritirarsi nella città,
ma né questo, né gli altri mali onde fu fino al
1298 travagliato, indussero quel comune a metter
fine alle ostilità, mentre il re, volto avendo V animo
ad imprese di maggiore rilievo, privò i Cattarini
del suo aiuto.
Morto Orosio I, Elena si ritirò in un convento,
ove anche morì dopo avere lasciato monumenti di
^ Rad Jgsl. Akad. I 135. V. anche Ljubìé Opis novaca 3f.
^ Appendini ibid.
' ^ Giov. de Pribi, Nic. di Dabro, Giov. Gimani; Giov. Gille, Marco
Hasiii 6' Téod. di Tom. de Drago. (Rad. ibid.)
^ Ljubié. Monumenta i. 140. Majkov 1. e.
Digitized by
Google
sua pietà in tutte le più importanti città apparte-
nute sia per ragione d' imperio, o sia per patrocinio
alla corona di Serbia. E come in Scutari, in Àn-
tivari ed altrove, cosi pure a Gattaro, fuori del-
l' attuale compreso murato, edificò (1288) di pianta,
per i conventuali di questa città il cenobio e la
chiesa di S. Francesco. " È anzi opinione che Y an-
tichissimo crocefisso conservato nel santuario «Iella
cattedrale sia dono fatto al tempio di S. Francesco
dalla sua istitutrìce.
Ma lasciando la corte per vivere vita contem-
plativa. Elena abbandonò i' propri figli Dragutino
ed Orosio II alle insidie de' Patarini, i moti de
quali sotto il patrocinio de' giovani principi, di-
vennero necessariamente sempre più perniciosi alla
causa della cattolica chiesa ne' paesi dei Serbi. E
però l'anno 1288 Nicolò IV inviò ^ a questi prin-
cipi due frati minori, uno dei quali fu Marino da
Cattaro, che li ammaestrassero e traessero nella fede
cattolica, dando loro lettere per i medesimi e per
la genitrice, affinchè ella pure mettesse in opera
le sue sollecitudini onde ridurli quanto più presto
si potesse alla chiesa romana. Ora a conoscere il
successo che sortirono le fatiche del bocchese Ma-
rino e del socio di lui, aiutati da Elena che con
ogni maniera di venerazione e di affetto li ebbe
accolti e messi nella sua grazia, basta sapere che
* Corner 12. Parlati 429. 440. P«bianich. Missioni II 89, nPer
motivi di difesa e mentre ardeva la gfuerra fra Venezia e il Turco, farono
d' ordine pubblico demoliti ed in luogo di quelli riedificata in città (presso
la porta di GordiccMo eh' è perciò detta anche porta S, Francesco) V altra
chiesa ' coir annessovi chiostro." Il convento è ora destinato ad iisilo degli
artiglieri di presidio; la chiesa a deposito di materiali da costruzione. —
U. Raffaelli ^Chiesa e conv. dei M.M. €onv, di S. Prancesco in Cattaro"
La Dalmazia a. 1645 (n. 19) p. 177.
^ Marcellino da Civezza. Storia IL l e. Cronaca a. 193. De 6u-
bernatis. De Mission. antiq. Uh. L e. IV. 150. 151. Y. poi WaddiAf,
Pnynal, Assemao e finalmente FabìwHcb ^tor» l 116. Il 9B,
Digitized by
Google
09
CkiS^Q^ edificato dallb soUMiiadmi flei Qutf Fiàà^
c«fy^j$iii^ gi módttòl toirto pieno ài teiiercRZ|sa e * )dì)
90lo pel ^ftttaticbmai domaiadaAdo ^ld98) al ;pàp|i^
i^^vi njiwicmfin vernati nell'idioma del tBno^pMÀBj
^ m9do e£Seàci eranxo firatÉlniito FÌ|U8ott0> lèi
pvei»W0 ^ dei Emacefitoani e éei Dòthiniosabi aji^
|veBiw> i G«ttmmi ì quali ile ypllero liimeiìtato >toi
adh> fl|,VQMiidb l-ÌQdremeiìto' é.k; dttfisdone dei lerò:
otdiiid^ I^ttì mentre il. Hobile Baldovino de Drago*
impicfgtfva ^ran pat^ del proprio patrimonio hélh*
ì Qseziiotie di un tetopio a S. Nioolòj * vèrdiantei
Heiinid de fiibabi, osittarino, (1281) iimalzflute ìii>
Priaeovo ub tempio* di cui fece domyaofPiedieattxrB
di Ef(giiisa> ^ perchè quivi pore bì stabilissero^ ef
meccò il favore del Comune vediamo eostituirBÌ ifa)
Catturo Botto il nome di Bìzocche alcune pie donne
descritte al terto ordine delV AAsisiate^ ^
Ma' se questi fatti attestano la pietà del popplot
ejBsere stata a> quei ^ più che m«i feitma nei domìtii
della cattoH^ chiesa^ rilevasi daltronde eotne* epxk]
e lèf ib mezzo ai saoi rainìstiri avvenissero^ singoli!
fatti cnon ecmveuftenti dia saoerdotale dÌBAiplì»ja;ì
Il grudo e la> na^yura della corf unione aliai qolAM
eriM^ abbì^ndonato taduno del elero di Budua> èi
iodi^altó dai' cap. 365 detto s(tatu4io di quella cèbtk^/^'
il qiì^e diiniiai alla peBuar di* peifperi cento (juei*
pileti lehe imb&Bài^ a^rrebibeFO datai la< préferdnaa ai
figli naturali e non ai genitori o ad altii^ leghtioiv^
parenti. E per non tacere di Domnio vescovo di
1 MNroelL d« Cmtifa, GiMadatbìdI. 196
^ Consecrato età Viweovo Doimo nelT à. ÌZWI FétMi 44^; t 9au<uf
l#rì4r Mr Coyoeif eoiDu.
^ Piypluli iWA Mitiila 4* Lefpea Oinlaftis CaSiaii — VvdcpIiDi MMr
R. Heietti, cap. CCXIL p. 123. (d. d. 1323). '
^ bigf» l»n«fei|lÉlifc dìh Bttdua. Hsa! pttsMo lat Mairbìaini' dit Venezia
CPl'a:Mm^3r7 (IVu ViaitalftiiMlt. Biblio|(T«fla dalmata* dafir> Codici« diHiì
Varcìana. Cecchini 1845). ' , .. i
T
Digitized by
Google
90
CJattaro che da mecenate dell' ordine dei Predica-
tori di qaeBta città se n^ fece (1287)jtil più iiidi-
spettìto avversario ^ unicamente perchè «edotìjo àa
false accuse, e forse per far cosa grata a;l rè che
li aveva persi alla sua grazia, diréfno che, come già
gli Italiani dalla ferocia di Ezzelliitio, i Ctfttarini
pronosticando da questi fatti il finimóndo, ^ tutti si
dassero a vita di penit^iKa e di pregEìera; (Quindi
nuovi tempi, quindi la congregatone dei flfagel-
lanti o battenti costituita (1298) da ceutocinquàn-^
tatre cittadini sotto gli auspici di « Sanità Grocé. *
Questa fratria, che ha il vanto di essere la più
antica in Dalmazia, si mantiene .tuttavia, avendo
però attraverso i secoli smesso il suo prisco rigore.
Domnio stesso poi soprafatto dal rimorso smise ben
presto ogni rancore per darsi a vita di espiazione.
E tanto si umiliò, tanto fu prodigo de' propri averi
in prò della religione e dei poveri, che essendo in
obbedienza al breve ^ di Niqolò IV ito a porgere
personalmente al papa le proprie discolpe, com^
parve in Roma in istato si miserando da abbiso-
gnare fino di un vestito. Sta scritto nelle Régeste
delle elemosine dei Pontefici che ottenuta (30 Gen-
naio 1304) l'assoluzione papale, perchè povero
bisognoso la Curia romana lo fornì (2 Febbraio)-
di alcuni abiti, di un messale, di un breviàrio ^
di venti fiorini d'oro perchè potesse restìtuiirsi alla
sua diocesi. * , » i'
' Theiner MoDum. Slavorum Meridionalinm I. 105.
^ Parlati 429. 442. -• Ta«lcKTÌeh 64. — L'ospizio df qn^ta fratria
ftt. eretto nei 1372. Eccone T Scrizione commemoraléva :
Anno MIIILXXII. Die III Januarii huius Ospitialis Opus'ad' D«v lautfeni' et'
laudem et Honorem Sanctae Cracis Inceptum fuit per l^faft^ifttttì iScolae
Swiclae Crncis tempore BeltramoH Dei in bollitale •^Magistéf Sdotae prae-
dictae. H ,•'••.•..'.»•■■•
3 Theiner ibid. d. d. Rieti 5 8«tt. 1888 a ilMiel» «baie di' Peklina
(Pnkljina lin ìemipo monastero diBettedettiniàS.Giorgìó suììMsòfa di'Gi«ppina').-
*JFarlati. 443. — Corner. ' l '«»'»' > n.i . •
Digitized by
Google
df
XII.
U epoca deir istòria bocchese che ora vtiol
essere pertrattata ha'.incominciamento colla mòrte'
di rin illustife cattarino, vissuto' povero al secolo e
per lo più lontano dalla patria, perchè impegnato
a propugnare mercè la predicazione la causa della
c^ttòìitìa Chiesa contro il Patarenismo. È questi il
beato Marino ^ della regola Francescana, alla quale
fu educato nel convento di Cattaro. Le sue mis-
sioni in Bosna ed in Serbia sono già note; qui
occorre, adunque, unicamente aggiungere che tolto
a queste passò nella Tartaria a prender parte della
missione ivi inaugOTata da Nicolò IV e che quivi
dopo alquanti anni di vita apostòlica riportò la
palma del martirio.
Dopo la sua missione alla corte serbica si
mostrò queéta da principio alquanto favorevole al
ctìlto cattolico, il quale se non fu Sicuro di^ aver^
sempre in Steft.no' Orosio li uno zelantissimo av-
vocato, ebbe ragione di sperare in lui un principe
benigno e tollerante di fronte al Patarenismo oràtfaai
bene radicato. Tale di fatto si manifestò quésto- re'
' ^ Pabbianié I. e. II. p. ^8. - Ljubié. Diz. illustri Dalmati. --
Wftdditi§f ad a. 1288. e ad a. 1308. Dì Marino e del suo dodo có^i'
Nicolò ÌV. ad Otosio: „ftros protidùs et discretos transmiiiimus ,:J'9Ìros
y^èlecioà de Frattuin Minorùm Ordine^ ttros utique paup'eres in hòc mukd!ó\
^th fide dèmtos^ in lege DùmtAi piéHius eruditos^ dt7éciros ....^ e ad Elena
ripetiili gli stessi elogi liello scritto Aea/è Vh Idus Augusti anno V:
y^praèdictos ^óquè Fratres hàbéns prò divina et nostra revérén^ia '|?i^o-'*
y^pensius comntendatùs :.,.^ . . - . =
Digitized by
Google
essendo a Cattato nel 1305 allorquando riconfermò '
ai conventi di Prasquizza e di Gradiate nel terri-
torio di Pastrovicchio le donazioni ottenute da
Elena sua madre, alle pi@ sollecitudini della quale
il culto cattolico doveva tanta parte del suo lustro
a Cattare. In quell'atto di fatto vediamo coi ve-
scovi cattolici di Cattare e di Antivari i vescovi
greco-or. di Zenta e di Hum, ed il vescovo Pata-
v^Og sm^ova,^ coqtìtiaìeBi.^vla s»ft iwrti^i Acl ^|®W «odo
il 4qro ei:^ IwiPìglMWo et 4%'.primofl4^ #<$gq^^d#
t^n^, genj^rofliità, « à^. talie tQU0j;^ins» ^B?^,:Cpnfl«ltQ
^Pf^rar^ ^m' epoca, propperowWPOft 4i P*9P ?> direj^:
gipi^ Ul?ertà.
; A rAflfermw- PQÌ; gli ^.rùm yiy,witì *1V<ìW^ì»
dj^l W9. pat|?09Ìnio i» aqe^ fatta l^sing^, ^^gvìme
O^Q^^o ^l v^vo d^s^d^o n^Qsti;Mo dì -tr^t^rr 4elr
l'^ima; svia con Aadre* da ^Pira appena; qwsti, fi*
4^gatQ d^, Clemente V ^l^.^edem^rapoli^adi
A^tiyarl, H novello pr^^to. seoopdp-i^ eifa^itQ WQ
<^i.\^m/?njto,, fanirnd 4 ripiau^iftii^ SQft?5\l^a ^'.^fn
rpre . ifl, cu^ viyev*. e a^ inviar^ pxm^ Vh *fl4<è Pwn
tificia ambasciatori perchè vi p9ff<Hì.pft^p ;.tftlQ.,ÉftWi
vjOloiii;^; Mo^^j.eglii 4i »4wù*:^^ dj; t)up|i .^p|o a
tftje ÌB9Ìta»?i^tp,^ ^ <?apRj (}^H'pi}j^a^Ìj6ffÌ^'mw4^.
i.,Ppbi^simÀ perq9p^gg^ JjlCa^^p, , tu^ai?^ :^, Jrifow
]yÌ49h^ di Cìftt^rp„,tl Pap* gU;i;i^pj^§«.,cftnl«ttfi?*^
p^^, )i»iiie?pQ, di de^g^ 9, ri(fp,ve;fel*wa |»flQfeijtsw>pe,.
4i fjBi^. e ]^ pfiftifli^pqft 4i ric9poiJjqfe).i,pii4<^,fty#,
Q1?J^<?*..?I9«W^ ?.. peBSQ4i}^fiWi;e.«i|l, 4esÀdi^ft,f^p<^^'
•■"^0 .«««((«r. *J. aftPV *»IW«.... epe. ia Kejer 1, e. \^\. 7(.. ^,Q. ^.„JPfi^
Jugosl. Akademie — Zagreb 1869. Znpan. Voi. VII.,8,,.,^^p,.,,, „ .
Digitized by
Google
m di AVfet Mti Itfiiiòi-i, ^ér éàseré rtiéwè r&^&iàtéttóa
loro il^endtò nel dbmitii della cattolica i-éllffióbe,
il ^Otìtefifce ilello stesso mése (ilprllfe 1308) gif
delegò frate Ghregorìo da Cattam, coti Un doóid a
etti Itttìdiè iilimitata la libertà dell'anióne apostolica'
si ndJft dtìrata della missione che rielF efttetì&ìóiiè.
dèlie sue escursioni. „Se avverrà ^ — cosi Clemènte V
ài bò^echése francescano -- che Itì dure del re é
„rtìlili«à del sno reame chieggano V opera tua atriblié
quelle tèrre non sue, nulla osta che tu posàèt prb-
^irà«* la dimora per Ttìtilità della Chiesa e de*
^sttOi figli-* — Gli premetteva però: --- ^Quando
„a^rrAi dato fino àgli affkri spirituali che sono l' o^-
„ getto precipuo del ttìo offizio, e a tiuelle incòtti-'
^bense dhe bòqo indicate nella scritta da noi di-
^reita alla peissona- di Orosio,: è nostra vdonftk dhe
^dd lìoi: € dai Soggetti irvi meii2ìon«ti èia ogni eoM
^totehtioàta e messa tO0tame(Eyte in pratica;^ — ^
Dalle ^qùaii .^rote chiaito emerge la ipredì^it&otìb
non emsm Btàto V dmco carico del minoriffl caitA'-
idii4) òhe già aa tempi di* Nicolò IV éVojà fa^
oonoftòeitei ìùi una iÀissaonie in Oriente e che a Bér-^
trando Cardinal k^ato ddl» santa^ Sede^ aveva ]i6^
v»«t^ggÌQW«8Ìrai sertsrigi. ^ ; — : Gregorio di fatto si
reaò 91 <palle pariti e jvisse più anni con Oroai<D(,»
CSUC0 ai lui; ed agU amici dì busl Corte;, visitò più.
volste le /popttwtnini te*re, portando dovimque il
lume dell'evangelica carità, e moA in biAÒna v^j-
chiaia onorato nelle sue esequie dai figli di Elena,
dqpp Aver ravvicinato prelati e sacerdoti dissidenti
aikkOhiesa oocidetìtalle.
M^o efficaci all' incontro riuscirQno i suoi co-
niaiti A suir ammo' • del i re, il quale, veggendo^ V Un-^
* Maròelltìitt da divezza ttt: I. e. -^ FaBìanié t. e. — lUeinpr. —
WàrfArfg. -'lìHm. Ogìemo ecc. I. ItS^. . . . '
« Fabianìó 1. e. II. p. 99.
Digitized by
Google
a*
gherìa angustiata da interni dissìdi, credette poter
rinunziare al patrocinio del romano Pontefice e
volgere liberamente V animo a nuove . conqmste.
Smesso adunque quello zelo che fin qui lo aveva
reso caro aUa cattolicità de' suoi stati, favorì lo
scisma si, che i cattolici dovettero far appello al-
l'influenza del Papa. ^ Giovanni XXTT di fatto
aderendo ai loro reclami scrisse soUecitamente a
Federico imperatore perchè aiutasse il re d' Unghe-
ria contro i Serbi, mentre Carlo Roberto assestate
le cose del suo regno, corse in armi e presso le
rive dell' Obona riusci a vendicare i diritti alla
corona ungarica, e a far riconoscere il primato del
Pontefice e della Chiesa romana. ^
Orosio per la toccata sconfitta dovette neces-
sariamente smettere per allora l'idea di maggiori
conquiste e favorire ancora una volta ne' suoi stati
il rito latino. Mandò quindi a Bari Abrado di
Dessislavo da Cattaro coli' incarico di erìgere in
quql tempio di S. Nicolò un altare d'argento ' ed
alla, nobiltà dì Cattaro donò nello stesso anno (1:319)
il tempio di Santa Maria in Rose (Porto R.) e
quello di S. Giorgio presso Peyasto. *
Stefano Orosio III (1321-1336), cognominato
DeSansky, che gli successe al trono, continuò nel-
r atteggio del suo predecessore verso la Chiesa
romana, ma non ne tutelò in ogni incontro e pron-
tamente la libertà.
^ Portqtiam fidetn fefellisset, Catholicos praessisset, hi praesidiun a
Johanne XXll implorarunt obtinueruntque ut IHierae ipsius anno HI (1319)
Avenione XV. Kal. Juni datae contestantur. — Feier L e. Vili. 7. 52.
2 Fessler I. A. ^Geschfchle y. Ungarn*' 11. 37. — Feièr Vili. 2. p,
200. — Timon ),Iinag:o Nova Hungarìae^ Cap. XVIII. >p. . 220. --- Katona
III. p. 416-17.
3 Orbini 1. e. 255. — Appendini ^Illustri di Cattaro^ e. p. 59. 60.
'- Ljubié ^bizìonario Biografico degli illustri balmati". Vienna. Lechner 1856.
* Vedi privilegio di Stef. Dusciano.
Digitized by
Google
9S
Cantaro : intanto^ non è serajire aliena alle vi-
oisaitudini religiose della Serbia, della quale godeva
tuttavìa il patrocinio, fin dal giorno in cui Stefano
Orosio II ebbe assunto il dominio di quel regno,
ebbe giorni di pace in fatto di religione noumeno
che nelle sue cose politiche ed amministrative. Non
perciò poteva dirsi afiatto garantita contro il Pata-
renismo che — già radicato nelle vicine regioni
d'oltremonte. — r- minacciava invadere anche le altre
torre. ;dۓlla penisola balcanica. Con Gregorio ella
aveva perduto il suo migliore avvocato a Corte,
e r apparente apatia religiosa colla quale Orosio III
inaugurò il suo regno doveva indurla al timore di
nonJontane molestie. Air incontro la pace religiosa
goduta: .tanti anni e V efficacia delle sollecitudini del
romano Pontefice verso, i re setbi a vantaggio de'
suoi, fedeli diedero argomento at Oattarini a rite-
néra se non impossibile , almeno assai lontana la
riproduzione di? que' guai, onde la loro patria per
Ip innanzi era qtata si di frequente funestata. Morto
ppY^ il loro YfJBcovp, Pomponio (1328) ebbero a
speriuii^ntare/,bqn di'^ere^mente;, ,
^. Baecoltiai.nel tempio di ,S. Trifone il Clero, il
popsojp ed il Senato ; peri eleggere il succe^ore di
PfWJfcponió). fu elètttì vescovo di Gattaro Sergio» di
Daimp ideila. (Hobilé e patrìzia famiglia d^' BobalL
L'elezione ^i-quesfjo. prelato, zelante prc^ugnatore
dei c^tx>liieispDK>ynoQ! piacque agli avversari reU-
gÌQsi di.qpiella città, e T arcivéscovo di Bari' a cui
CattMiQdeira sufiraganea, aderendo ai loro voti,
oppose il suo veto e creò in quella vece vescovo
Tappetata Giovanni da Viterbo. Protestò Sergio*
contro il favore, .accordato ad un apostata (1328)i
ed ai suoi reclami fecero eco eziandio altri vescovi.
1 Theinep 1. e. I. 165-66. 178-81.
Digitized by
Google
li aroltiescovo fu destituito e Oattaxo data ad altra
metropoli^ ma non perciò vi fìi rkt^bilito rxMfdti^e.
GiovaiÉtni rìteuendosi già investito de)la c^anaide
epi^popale di Cattaro in virtà dell' eleeione prepa-
ir»feagU dall' arci veijcovo, venne in queste cJjttà^ si
&4rmò bea presto un partito, ed elesse il proprio
vìoarìo* Sergio, leso n?' suoi diritti dalla presenaa
e pi^ dagli oltraggi dd suo antagonista, scrisse
di nuovo a Roma, ed ottenne dal Pontefice il suf-
£r^io iQ^iandio del Patriarca di Orado e di pus-eeciii
v^fiovi (1330).' Ma le BoUeeitudini di tanti insigni
ptelati non condussero Sergio ad essere tó<5ono-
sciato nella sua dignità. Avvenne ansiehe essendosi
Sergio allontanato per pochi dì <liiilla sua resìdenea
psk ragioni ecM^lesiastiohe; T arcivescovo €rioviHiin
ebbe tempo di ottenere dal ^Senato goveanaativo
(1330) si stanziasse una l^ge in virtù deMa qui4e
ifcessim cittadino avrebbe potkto ^ quel tempo in
po(ij eésere eletto Vescovo di OsM^o.
Sulla base di questa légge ^fti quindi tòsto
iunpeditó a Sergio il rlt»«io ih patria, ed 11 fra->
tello, i parenti ed il suo vicario che avevano 'preso
à: ^ofitìÉiievne i diritti, (fìiroi^o tradotti in caf^cere»
B; quiasi questa prim^ violenta non^sse istata 'SU^
ficientfìy -col pirétesto sempre delk legge alloca 9ton-
2alaÉa, il patrimpnio della foaniglia Bobali fìi^ con^
fisc^Q pe^ pjagaare l'ingente muka di pei^peri 3000
ali ne, 1000 al ka^oneso, al (^oiitie 500, àfià Comune
di ^Qattaro iOOO, ad ogni citt^kio di qqesla elttl^
500, ai giudici 200, ed altri 1000 distribuiti fra
altri officiaM. ^
Giovanni XXU scrisse allora anche ad Grosio,
iljstando s' adoperasse presso i Gattarfni perchè ri vo-
* Theiner 1. i e. 178-81. d. d. 1 Luglio 1330*
* Theinep p. 191.
Digitized by
Google
09
camino la i^ge Btanziarto a: danno éì Bèrgio; ^ e
poiché anohe per questa via non ottenne di ved^r
rioonosciuto Sergio, richiamato a sé il diritto del*-
reiezione dei vescovo, dichiarò il Consiglio nobile
di Cattare ribelle alla Chiesa e lo ftiMinò del-
r anatema. ' Traslatato quindi (13S1 Apr. Ì5) Sergio
alla sede Polense, forse per togliere cofì lui il pire*
testo deirostinatezea conIxK) ai canoni della Chiesa,
elesae vescovo dì Cattare certo R«,imando daCla^
reto. ^ Scossi dal rigore di queste mipure i Catta-
rini, bandito dalle loro mura l' apostata e riv^cata
la legge che riguardava l' elezione del vescovo, in-
viarono sollecitamente ambasciatori al Ftspa pe>^
mspetifaane V assoluzione, ohe, premesse le cerimonie
d'uso, ottennero di fatto il di 81 Ma^o I831>
grazie le sollecitudini di Giacomo Oardi^^le Aròi-^
diacono in S. Teodoro. *
n successone di Giovanni XXII <)ontinu6 «
tutelare la causa della famiglia BobaJii, ma ofiÉetme
unicamente la libeitfò. d^^ prigioni, i qaali abban-*
donata la terra nati^oors^ro tosto a^cercareidti^ové
pace e mi^ioie fortuna. ^
Budiu^ allora scossa daB' esempio di tatrte in-
quietudini, vedendosi nel periccdo di 'soccombere
sotto il peso di sintill imddiei, convocati pareste ì
s«ibi Consigli, trovi^ idla sua volta opportuno dì
prev^enire in tempo altrettantì orrori nel proprio
seno. Stabilì quindi ^ che „pernissun tempo, nissun
,, nostro cittadino b sa^k dentro la città, òfóra non
„se possa intrometter a procurar de esser vescovo
„per eletion del Capìtolo de la nostra città, né
» IqaW^, Oglpdiilo i 6. l p. 173-4.
" Theiner p. 183.
3 Thekier p. 185. 15 Marco i331.
4 Th^iser r iS^ ai.5 1^31.
^ Ljubié ibid. lettera pout. 30. Agosto 133Cf.
^ Leggi di Budua ms. e. ari. 1^4/
Digitized by
Google
^con la Signoria temporale, né per grifttid. papale^
^per alcun modo né ingegno, et se alcuno se tro-
„va8se et andrà contro il presente comandamento
„ volemo che paghi di pena al nostro Signor ducati
„500 d'oro, et se per caso il Signor li donasse
,, detta pena ò non la volesse cercare volerne che
„lo piaghi al nostro Comun. Et colui che li desse
„ aiuto o favore, pubblicamente che si potesse
„cou legittima prova paghi ancor la detta pena
„al modo sopradetto."
Orosio ni aderendo alle instanze del Papa si
adoperò a favore dell'.esiliato vescovo di Cattare,
ma le sue sollecitudini non riuscirono sì pronte e
sì efficaci come la Corte pontificia erasi ripromesso.
Ilpatrocinio accordato ai Gattarini non lo auto^
rizzava ad imporre loro la revoca di un atto, qua-
lunque ; d' altro canto poi le cose della reiligione in
queU' istante T, interessavano assai poco. Egli aveva
l'animo rivolto a cure di ben .maggiore rilievo: per
la sua, corona. Feice adunque quel tanto che senesa
disgustare, l'animo dei Cattarini^ avrebbe bas^o a
non alterare i suoi interessi.. alla Corte pontificia^
. ; Ad , OrQsio successe Stefjariv> Durian' qogopminato
Sil»i>, il. forte, (1336-rl356!) il quale domati gli altri
Èupani,. : continuò la gmnde impresa iniziata da' sjijoi
predecessori, che «doveva raccogliere éotto il suo
sc^tjtro rimperio e la . Monarchi» di Costantino
Magno. Ebb^ la Bulgjaria, ; la Servia,. hr Bosna,
l'Albania, la M^oedoma ecc. che .gQvernif) da. solo.
Si proclamò quindi Car. (Zar), assunse il titolo di
imperatore dei . Greci e dei . Serbi, ^e mps$e ialja
conquista di Costantinopoli durante la quale lo
colse la morte nell'anno 1356. Ebbe cari i Cat-
tarini e parecchi ne vplle seco a Corte,: onorati de'
più importanti carichi del suo impero. Di tali furono
p. e. Nicolò e Michele dei Bucchia, nòbile e pa-
Digitized by
Google
•99
trìzia famìglia di Cattaro. Di Michele sappiamo
unicamente che i^el 1351 fu ambasciaibore a Ve^
nezia, delegatovi ad invitare il doge al convegno
nel quale Stefano lusingavasi ottenerne l'all^na^a
per r impresa, di Costantinopoli, As^i più sappiamo
di Nicolò, ^ che la storia ricorda siccome valente
capitano e prudentissimo consigliere del re. Educato
all'arte della guerra, ne sperimentò per la prima
volta il furore sendo alla testa delle armi cattarine
ite in sussidio al re contro ai Bulgari. Come si
mostrasse in questa sua impresa lo dicono la ban-
diera e la croce, che egli coi suoi strappò all'ini-
mico, e che il Re lasciò ai Cattarini, trofeo perenne
di gloria e di leale attaccamento. Il Bafiaelli rife-
riBce da un cronista che i Cattarini -k a perpe-
tuare la memoria di tale successo -^.da quel tempo
in poi usarono ^la croa>e ^ ^ -4— sópra il ^en^
dardo alla fa^ de S. Triphim inpiaia deS. Ti^iphon.^
Il re allora avutolo in speciale benevolenza lo
prese seqo a Corte nel carico di suo ProtovesHar^iQ^^
^ HofiOLer qe dà il nome alterato in Beeehe^* V. Oe^l^rr. ,Gj6a9kf;:4lr
das Volk — Voi. V. p. 18. (Wien. 1867. Staats Drackerei). -,
« U. Raffaeli!. Botilo' di S. Tritóne, p. 2. — Gtelcich Gitó. La Mari^
nerexza.di Cattaro. Tije«te. Bello \S^Z p. 12. •> « -.
^ Questa dignità TOrbini (p. 266) interjpi;eta in marcine nptiindo,
y^ProioeesHatio era il gran tesoriere'^, L* autorità dqì solo'Orbini non ci
è si^ciente. N^U'atto (d. d* 12 Ottob. 1344) d^Ila donazione del tempio
e del cenobio di S, I^icolq (jchie^a oggi fiioi^iona^, giuftijft ài rito \gr.r:^)
ai predicatori (Parlati VI..p. 446) Nicolò s'intitola y,Nps Nicolaus Bucchiq
Comes 'CHumetairiias Excetlentissimi Domini Regis' Rassiàe'* Cioè
Conte del Palalo. Il quale titolo, sapendo avere i Serbi adottate non
poche delle dignilà usate alla corte Bizantina^ opineremmo dovérsi tradurre
piuttosto con y^Protosevasio^f voee colla qaai« i Greci usavano- appunto
significare il f^Comes Camerarins^' o Conte dei Palazzo, quapdo ^etò sia
per r uscita (Protovesti-ar«o), sia per il fatto aver egli «ccompagnato il
re in tutti i suoi viaggi non si volesse preferire la lezione ^Protospadar«o^,
titolo di dignità bizantina dato a quello che colla spada sguainata prece-
deva il sovrano. Non .è .fuor di proptosito' notare ehe gli scrittori in ge-
nerale liannp tenuto la l^ione ^Protoxestimrio" e che il Ljnbié (Ogled;
p. 175). traduA^e y^Komornik^ che è. quanto y^Comes Camerwius^s ^(Puèiél
Spom. II. 19. Protovestiarius).
Digitized by
Google
900
Bto£ftno volendo Indi a poco dàt .HìOglié al
proprio figlioio^ inviò Nicolò alla Corte di' i^nttia
a ic|ùedergli in. i»po«a la figlia di qurf te. ^ Nico^lò
aeseokoa Corte ooa grandfeftimo onojpe, fliunlver-
ealmepte am|nirato ^ oomecdiè la miB^ione non
aT»8fie il smecesso desiderato pure al suo ritomo
m patria fu &e^9ào dell'insegna del giglio {Vero
di quella casa reale, che poscia pet i&peciale ^on*-
oeaaione ìnseià nel suo etemma e divenne il MaBone
gentilizio della patrizia famiglia «cattatina de' Bue-
Ghia, lilel 1 945 poi fu ìsvkvto a Venezia per esilri*e
a quella Bepiubblica l' alleanza di Orosio contro le
armi ungariche, eei ha la lettera ^ <^ollà qti^e pre-
venne, il doge del calcico avivto.
Il re ito quindi a poco a visitare le terl^èdcfgli
stqii vifisu^ all'ombra del mo protettòrtirtO; Mtì^
dusbe seoo iSFicolò e dovunqtie^ il volle onoi^até^.
Cobì •« eagioci d'««pmpio a Ragusa oye^vdoine^f^
lìsce il Luecafi, ^ fu d' cordine liov^rado as^itto al
C^MTpo^ Nobile di q<iiella Bepobblica; ^a quale^ me»óè^
le sue valide istanze aveva tanto giovato conse-
gnandole la ricottfenha del possesso dj Stagno e
di J^unta, — VOrbinji * :fo fedo' epS#re ateftp il più
intimo consigliere del re e lo lioorda «ìccjome
/i^uamo teraft^ente; cki^rQ e pel valore e per ornamento
(f Q0^i \vkitiih dfel ^uak iwdì^ « pottàlodme a *a-
ètcmm la virtà^ e* pr^éessM. E f H«fler ricordando *
Io scritto col quale il Fapa sollepita Nicolò. ^
^ Mtovìé M. «. Pi. 61. -^ Afpendim. Motiflie CHt«èÌèUvt.'p. f9f.
^ LJNbié. il. p; 379 (Ca^JCffl. d. è. Ottobre).
^ 1. o< p: !Bfr« PaiBS MiczkMfviezv Gmili pof«tori ilUrit*. Zitf0, M*
tara ihWù^ p. 13. e. n.
« l a p. Mi.
^ ibiA p. 3ea
.^ h e; pw IB ^..mÌii dsr Tliat (liiiteliieir eìntft Kifcbficihéil' Ve^efaii*-
Ifm^ Berìàfmi ìùà Rom £U MMàiu>> iadèt 8i«h< ulcbv bl&s eiil- fkAkH^llìfe»
dto flpste». as. Slephan. Bu^aD ..^ aondean^ aéeh «# ^NikòtiMM' iabishìà .....
Protoveatiariua. . i .
Digitized by
Google
«ni
ado{ti«!rftrsi j^emo ii ra iwì^Ia quistione cM rìAvvi-
outaDae^to «eli» 8«rlÀa ali» dd^sft ramanA^ dii^o-
strot QoiQfì il «uMrixo Boei^ia £e^issq tewitei ia <}iiAl«tiEi
qcxaìq «dobe pKoaeo 1» C<h^ iNMift^cia. L'Appeor
dini pai Air^utoriità éell' Obino aggiunge oha » Ni-
col^ 9m^tèi il «tto^ pri»«}fi«t iw i pùàk IwiHanti soet-
oepsj»»'* "- , Desilo jfu, * oesar^ai «uoena kt , stesso
^^tore^ che 4«.Stefan(0 focQoooifecinttrè'a' BfligeUfei
la ^QnAWoiK^. di Bitagno-ediNe nel 13^ K» p«-s»«8e
a poetissi «iQlla» fogìna « Baguem.
Da Bogusa il TQ. si poré^ eoa le gaiette lagKta^
a (^ttMCo, ^ seopU» vi* vea»e «nobe i«l Bucuehi^ a
cui dopo il lustro della sua fama q«^a città- do-
veri» non pochi, beKual&eì.
Non fa liWBtiieri diare con quanto anoee. fti aq-
cp\t(y. ij re. ,(^ Ofttikarìiii, i qn*U l!anaò seguente,
(18d>l) mian^l«^ 9% sua Corte aoabaseiiEukNri ,i luv
bilie^nti g«9>tLlwttBà«i Michele Biteqhia,. BiTito Bi^,.
Giov«n^ Ba»egH, Gregorio Gi«iv«»i e< Natale. Ifolf-
1Ì9%. ottqnnei;^. 4a lui k nqonfeKBftft. dei pri\4k©i.
rìfc^iafe 4^' sQpi pI|ed^Q9aswii alla «©«tBa, ejitt^ €(
r wnpli^pftntia!, dpi loro» dOBaiw. cqì jv(t)S8edMn«»*l -di.
1>»g^lt^ BiwiQ»,, .fci^eivic^ con l«t vitìe:. e. pejrtir
Aew^^ fi» l^t iìwtHiiMm, I,<ed«nia5e sup* ed ip^. «.2a^
Im, con^,!^ QOfttewnftiw, tfiTre>, , --r-" — «wn^ a«Wl¥»,
<i«<^^ jPQSfi, il, reswittiQvd* §>ttP(fo^o, ' %(!H>r:W.«i<S^«**
j^lmmd^ 4^ 90vr<ii^ « ck). «(^'«i 40f» MAfi M 4«i c(w/i«i..«\
^^clMt ^ 4ìf ^hqmgm Pofifigmr»». 6*0 www»
y^tiUiósi ^ Sé queìkkli0f9 ogni ma\ ooftHtfià. comA^éA
^ Noliiie 1. e. 11. 121.
^ ^^r. nidbm^'MoD. Serb. p. 149: N. €lgL}f . (d. d^. fHStitta, 139f);
Digitized by
Google
102
y^.j.'è diktò tante de [Zappa de Garhli^ quanto de le
jyf>igne de Ulastici {Lusticd) e de tereniy Prodi e de
^^Pa$culi cum HUe le sue Èmirae^ perlimntie .... Lo-
y^si^a (Jo8Ìca\ Dobrota fina Gluta {Lfuta^ Olitila ital.)
^6 Monastero de San Zorzi cùm tute te peHinentie
y^sne.d.. e vedendo le seripture .... come..., ReZorzi....
^a la Comunità de Catharo benedisse é con firmò la
yjGiesià delP Archangelò in mar piculo .... e adesso
j^ioró o dato de più. u. dietro el Tragett&^ Bianca e
^Crusceviza cum tute le tille, confini, sue giurisdi^
y^zioni in fina la Fiumara de sotto e de sovra, Exalasi
yyCam tuH i sui confini, sia de soprascripti Zintilho-
y^mini è de sua Zità.^
Tale ingrandimento di territorio portò' neces-
sariamente degli inconvenienti coi limitrofi che ne
violavano i confini per cui fruendo della presenza
deir Imperatore in Budua, i nobili Cattarini Michele
Succhia, Bruto Bisti, Marco Bagassi, Pietro Buc-
cina e Drago Marco gli presentarono querela in
nome della patria. Stefano compreso dell'equità
delle loro doglianze, raccolse nella chiesa di S. Maria
ir Oonsiglio della sua Corte, e quivi dettò egli
stesso i limiti dello stato di Cattaro, imponendone
ai confinanti la più rigorosa osservanza. Ed ecco
come si* esprime nel suo imperiale rescritto: ,,Da
Jas 4n piera rossa a Prieuùr aita Gièsia de San Trifan
in suso atti coppi a là scala de Bubouiza^ a Vetma"
fosèa in Pouisdoy cusi come sono segni sei^adi per
tempiere per mezo de Drienùuióh'in suso in Satnno^
giano, in ^ suso a la portò de 'MaistoTe in dietro per
tutta la corona de la montagna. Per la òorortà de
Làutien^ pei^lu costiera in fontana d^ €orUhe ^de fo
dà^ la' fontana per mezza^de - la valle de lasiuizaa
ChersteZy in Pestingrad in dreto a Salase per la co-
rqn» 4el ^n^onte, in zoso ai fmme de, GUnta. Questi
sono li confini antichi de Catharo fina é' li confini
Digitized by
Google
che ha Hàdè ef nostro Imperio h; là. àomuhilà déCà^
thàrù^ !3eé'Lddeni!6é et Saìase:.,:Ì)alf altra /parte pét
la riviera de la marina^ comenza i cénfim de Ca-
tharOy dui mar de Cùtharo fiho a Gìinfa tutta' Do-
bròtà.rE de r altra piarle cothema li confini de Catkàré
per là rióiera ; dei mare a Bòhonistà et casi a M'tó-
ùtùcha d la^ Giesia de Santo Archàngelo Michtièlè^'
Gi^èia reàouàdà per i Hsèntilhuomeni et Comunità de^
Càtharó^ z>o che coté fermò et donò el nostro Impeiio'
a Catharo^ et Lustiia imm tutte k pertinenHé^ et plani^
^ cùstiete^ et ville .... et cusi indretò per marina a
Rnoxé à' la Giesia de Santa Maria per riùiera de
mar a Jas.^
Das Gorazda adunque compresa la riviera di
Dobrota fino a Zalasi e Ledenize^ quindi le due
penisole del Vermaz e di Lustiza, e finalmente le
pianure di Cartolli e di Garbai fino a Jazi, ecco
dove si estendeva il dominio del Comune di
Cattaro. * '
!: ••!
* 'Mòhti erti e dirupata, vaste località* 'inferiate è.
rese sterili da torrenti impetuosamentjé precipitanti
dai somilii càciiirii, spesso a danno eziandìo del-
l' esistenza personale degli abitanti,' ^ estesi 'tratti
bùotìa pìarte deir anno per la ìorq geografica piìfei-
tiii-a priSfi del beneficò ràggio del sole; ecdò^ rin-
fejic?^ ca^rattere^ del suolo delle bocche 4i Csittaro,
all'aspetto si deliziose ed ' amenie. Necessariamente'
'»V.PrtV:t riportato da' éòrner 50-^1 -*4 (^collà traci.)' Stólàta 'il.\
271-274. — Segaimmo la lezione' di' 't(ae^t^ ultimo petcKé menò scorretta '
di quella del Corner. • '" - *• •••• ' ''' ''"' ••""•' "' •''*''•''' ^
Digitized by
Google
tv^a ^o^ pinbi flioddiBfai^fì «he^ aUA> vomnMr pai^
d^' suoi Iptisc^iìi. *
Al tampp. (aecolaXIV) di C5ui qui à pwol% le
ptwjwa di Teodo e di Cwtolli ed i^ parto queU»
di GaKbaUi eran^ le uniche term produttive 4i
qualphe importaB^a appafteu^nti al dQmi»io del
OomttB,» di Cattaro; della fertile riviera di Castelr
WQvoi gli appai^ueva appena la parte più piecoi»
e ^oriwiatajKiieQte la^ meno prodianttÌMa..
Ài Bocchesi qaiudi. faceva mestiere ripetere dal
mare qtjaUe risorse che d'altronde won potevaao
loro derivare. Molto tempo innanzi di fiitto Be
avevaao tratto grandi vantagg^y e ce lo attentano
le spequlazioni, di ]VL Boiiascio nelVA^a soiaor^^
i pre^ioai oggetti d'artp conservagli da q^ei dà, il
iHStro materiale della città e più che tutto il &ot-
Ipcito incremento della famosa Corporazione dei
marinari di cui è a noi monumento la Marinerez^.
Ora all'incontro a poter fruire del mare faceva
mestieri accapararsi il favore de' Veneziani i quali
sia col favore dell'armi sia mercè speciali trattati
s'erano appropriato il iBOfìopolio del commercio
marittimo dell'Adriatico.
Dall'atto con cui Venezia nel 1282 (Ottobre 29)
decretava, il baqdP delle monete- falsificate, di* certo
Bresc<?,, appreiidiamo che a quel tempo iif Cattato
eliaco domiciliati.^ non pochi veneti trafficatone
l;ia pfeaepiza pei di un console veneziano in questa-
città c'induce a concludere che ii rapporti coi».-
m^roiali fra quella B^epubblica e il Comune di
' A gìuslificatìone ' dì qaantKr (|aì si asseriste e che iremlfrerà coli-
lMÌTe>,^n(lintor9t^ è*4pHo ateorpr celc^nnèoK la vKgbezttt dia|t'0aiaAè di
Cattaro, ag^ungasi tutto eh" è in esso di delizioso e di ameno doversi alle
mnltiformi. siiKUOMtà dellai coii^a^ jroso allo stator attuali» al p.cfMO di* seco-
lai'i, e„ nece9i»iriaiQc9iit«. dianeaidiowaiinit travagli;
^ Ljubiéi Monum. SI. m. I. 133 (GXCVIII).
Digitized by
Google
105
Càii^uro devono essere stati convedìeotemeiite re-
gelati; ed in fine che Cattare se non frui il bene^
fìzio di uno speciale trattato, ad ogni modo vil^se
con essa in buon accordo.
Tale armonia però non durò lungamente. Ob-
bligato dalle ristrettezze nelle quali in quest'epoca
versava il suo erario^ il Comune di Cattare malico
di pagare al tempo stabilito il debito incontrato
coi veneziani Lorenzo Mengelo e Hetro Savbnari
per sale da loro acquistato. L' indugio del Comune
impazientando i creditori provocò l'ita della Ee-
pubblica che * d'un tratto vietò (1288) ai pre|)tì
non solo di accordare ai Cattarìni il fido ohe tanto
agevola lo spaccio delle mercanzie^ ma bensi atiché
dì portare e mandar sale al mercato di Cattard,
E questa prima ostilità fu quasi il segno di una
persecuzione lunga ed accanita che i Cattarini do-
vettero subire nelle loro speculazioni commerdali.
Né occorse gran tempo perchè a quel primo s' ag^
giungessero nuovi increscevoli argomenti alla tena*
cita con cui Venezia \ eleva tutelati i diritti e gli
interessi de suoi sudditi, e Cattare forse anche
senza sue gran torte fesse oggetto di lunghe «d
accanite persecuzioni.
Cosi a cagion d'esèmpio nell'anno 1320 trovasi
decretato ^ ai Eagusei di non ricevere i Cattarìni
„ut non recipiant illes de Cathare, sed persequatoir
eos," ma di perseguitarli e nel 1331 in aggiuntla \
a queste decreto si trova l'altro ohe impone la
pena del 50 per cento a tutti colore — alcuni
singoli eccettuati — i qbali avessero osato recarci
e inviar agenti per conto proprio a Cattaneo. Una
volta soltanto in queste periodo di tempo, nel 1324
1 Ljubió 1. e. I. 176 - d. d. 9 Agosto.
« Ljubió L 0. p. 156.
» Ljubìé I. 0. 168. VII.
Digitized by
Google
106
troviamo 1' ordine ^ ai Ragusei di non impedire
le negoziazioni di alcmii Veneziani che si recavano
a Cattare ^saltem cmn barohis suis.'' —
Tale inasprimento datava dall'epoca dello spo-
glio di una nave dei Barbo e dei Contarini naufragata
(1 308) nelle prossimità del seno e del distretto di
Cattaro. Il vescovo di San Michele, entro i limiti
de possedimenti del quale quella nave era stata
spogliata, esibì Y indennizzo del danno, ma Y importo
fu versato in danaro » non equivalente al danaro di
S- Marco, Protestò Venezia provocando la mediazione
del re, e in breve non si sa come, anche il Comune
di Cattaro fii avvolto nella questione dapprima
limitata fra il vescovo di S. Michele e il Senato
Veneziano. Da quel tempo necessariamente le ostilità
inasprirono come abbiamo veduto; T accesso alle
Bocche fri imputato delitto a un Veneto. Una ec-
cezione ^ a questo divieto fri fatta in via di grazia
appena nel 1335 a favore di Francesco Belosello
che, costretto dal bisogno di riscuotere alcuni cre-
diti nelle terre del Comune di Cattaro, instò ed
ottenne di inviare a tale effetto un incaricato a
quelle parti.
Quest' eccezione però, quest' atto di grazia spe-
ciale non era affatto insignificante. Cattaro impo-
tente a sostenere più a lungo Y urto di tanta potenza
al prezzo delf annientamento del proprio commercio,
della propria marina, fin dall'aprile ^ di quell'anno
aveva iniziato delle trattative per regolare final-
mente in via giudiziaria i rapporti di debito e credito
fra i propri e i sudditi di Venezia. 11 dì 19 Dicembre
1395 di fatto il contratto fu solennemente sancito
» Ljubié p. 162. vili.
2 l. e. p. 449. (30 Luglio).
3 Ljubié I. p. 464 — 26 Aprile 1395 — Accedi* d. d. 19 Die.
1335 — Incaricato da parte del Comune di Cattaro fu Marinò FiKppo.
Digitized by
Google
107
dal Senato e cosi iniziata un era meno sfortunata
pel commercio marittimo dei bocchesi.
Ma il trattato non era segnato che per up
decennio soltanto e al tempo (1345) appunto in
cui Cattaro doveva chiederne la rinnovazione Ve^-
nezia fu distratta da cure di ben maggiore momento.
Dalmazia * non poteva ancora tranquillamente ac-
comodarsi al domìnio di quella Kepubblica; e la
scontentezza cresceva ogni dì più. Quindi nuovi
tentativi di rivolta. Venezia, avuto sentore dei segreti
maneggi che Lodovico re d' Ungheria teneva vivi a
Zara^ mandò dieci galee a chiudere quel porto, ma
alle dure condizioni proposte, risposero i Zaratini
volere piuttosto difendersi agli estremi e chiamarono
in soccorso Lodovico. La guerra che per tal: guisa
veniva ancora a ridestarsi per U dominio della
Dalmazia andava prendendo un aspetto assai serio,
e il Comune di Cattaro dopo i danni che da tal
guerra erano per derivare al suo commercio ma-
rittimo, corse il pericolo di essere eziandio per
buona pezza e non senza gravi conseguenze privato
dei benefizi del trattato. Questo timore però fu ben
presto reso vano dal Senato Veneto, il quale sia che
desiderasse scoprire V animo di Stefano Imperatore
di Serbia, o sia piuttosto che ritenesse in qualche
modo giovevole in queir istante anche l'amicizia
dei Cattarini, chiese il primo ai Cattarini la ri-
nnovazione del trattato e si raccomandò all' influenza
di Stefano, perchè l'affare sotto gli auspici di lui
avesse a concludersi senza difl&coltà. Stefano di
fatto scrisse in proposito, raccomandando ai Cat-
tarini di aderire all'inchiesta dei Veneziani, e mandò
quindi (1245) Nicolò Bucchia non solo ad informare
il Doge delle sollecitudini e della adesione dell' Im-
' Romanin. Storia docunentata di Venezia — Tip. Narratpyich. Ve-*
nezia 1855. Voi IH, p. 149.
Digitized by
Google
108
peratore nell'affare coi Oàfctarini, ma eziàiidio ad
esibirgli V alleanza delle armi serbiche^ * neìF impresa
di Zara. ' " ^' '' ; "
Venezia per quell'impresa ave Vài già agguerrite
un esercito sul quale poteva contare senza raiu*o
altrui, e quindi significata ^ la p!*op*ia riconoscenza
per gli aiuti esibiti che non poteva accettare/ diehiàrò
che avrebbe rinòvato il ti^attatò col Gattarinl per
altri due anni y^eit tantum phs, quàn^tun^ fùtìrit de
^pwHnm votnntate'^y e più ancora • secondò ' deside-
reranno le parti contraenti. '
La rinnovazione di tale trattato pare* tornasse
conveniente alla Repubblica non meno che al Gb*-
mune di Cattaro, Imperocché, spirato aiicbe questo
secondo termine, Venezia domandò tosto fosse rin-
novato per altri otto anni. Ed ecco come si espresse
in proposito al Doge, Stefano, la sollecitudine dèi
quale fu anche in questo incontro impegnata per
i Oattarini: „ Avete ^ domandato, che da parte
„ nostra sia prolungato per otto anni l'accordo che
„ sussiste tra il vostro Comune e il Comune dì
„Cattaro? Noi Vi portiamo amore, e vogliamo of-
^frirVi pegno d' amicizia, affinchè i posteri possano
„dire essere stata sempre fra noi amicizia leale.
„Ftt sempre nostra cura di soddisfare possibilmente
„ai Vostri desiderii. Mandate persona esperta ed
„idonea a Cattaro la quale si presenterà a quéi
„ nostri fedeli con vostre commendatizie. 8i tratti
„fra il Comune di Cattaro e il vòstro, si confermi
„ogni convenzione pei venturi otto anni, ma Vi
j^raccomandiamo di disporre affinchè i Cattarinì
^non abbiano ad essere aggravati.^
^ V. Leu. di Stefano 9f[ Andrea Dandolo doge — 15 Ottobre 1345.
iir Ljubté I. e. If. p. 't78 e Leltepa di Nkòfò Bneehia pFotbvestlarb al
doge — Ottobre 1345 — ibid. p. 279.
> Vefiberatcy Ì2 Novembre f84&. LjuMé t. e. p. 28^.
3 Corner 1. e. p. 83. Vedi in fine N.«» d. d. V^ 134«. '
Digitized by
Google
I Veneziani necessariamente si afirettarono di
segnare Tatto di pròroga e regolarono le condi-
zioni del loro rappresentante * che fin dai primordi
del secolo XIII troviamo stabilito in Cattaro colle
insegne di „ Console Veneto".
Cuttapco infatti nell'età di mezzo era. conside-
rata una delle più importanti piazze commerciali
della costa orientale dell' Adriatico. ^ Gareggiò con
Ragusa nei principali mercati d' oltremonte ; mas-
sime in Berscovo ove i più accreditati trafficatori
erano appunto i Cattarini. ^ i Ragusei. Una strada
menava da Cattaro attraverso i boschi del Lovden
a Cetinje, a Podgorica. a Piava ed a Berscovo;
un'altra lungo la costa attraverso Risano e sulle
trajcciedi quella che ai ten^pi dei Romani metteva
in cojnunicazione il Seno di Risano col Danubio,
a QraliQVQ, donde per. vari rami iu Trebinje, in
IS^il^wéed in Plovlj^ Mandava a Berscovo special-
njepte/vino e. lane, per riportare in cambio cera,'
ipiele, argento» .
Centro import9.uta al commercio dei Cattarini
ei*a, ancora Pracevizi^, che fu poi la causa di lunghi
dissapori coi Ragusei. La fiera pii\ importante dei
Cattarini era presso la chiesa oggi ^castello S.
Trinità".
^ Fi Corner (1.. e.) i^oduce il facsìmile del spggello di questa
rappresentanza consolare in Cattaro e soggiunge che ai suoi dì esso si
conservava in Padova presso i Canonici lateranensi di S. Giovanni in Ver-*
darà. U margine attQrno il leone alato ha la leggenda:
SCugellum) 9(Co»)S0LATVS . VENETI . IC«) CATHARO
^ Jirièek. Landstrassen eee. 68 et seg.
Digitized by
Google
PARTE TEBZA.
Dalla morte di Orosio alla dedizione alla
Eepuì}bHca di Venezia.
(1866-1420).
x;iv.
Rassia e Serbia erano già tributarie al re
d'Ungheria. * Nel 1356 tentarono di sottrarsi a tale
condizione e di risvegliare lo scisma, ma presto
furono obbligati a scongiurare la crociata che Lo-
dovico aveva bandita contro di loro, domandando
la pace. ^ La accordò di buon grado Lodovico,
anche perchè cosi rimoveva da sé il pericolo di
dovere difendersi contro la coalizione che i Veneti
erano per formare coi Rassiani. Per questa pace e
per il favore dello stesso re di Rassia, il cattoli-
cismo a Cattaro ebbe salva da inciampi la libertà
del suo culto. Per conseguenza gli ordini regolari
poterono acquistar\d una maggiore stabilità, special-
mente quello dei Predicatori che dal 1345 ebbe dal
Papa la licenza di possedere in Cattaro il mona-
stero e beni stabili. ^ Al maggior lustro del culto
contribuivano anche i cittadini con pie largizioni : il
corpo della Marinerezza bocchese p. e. nel 1353
* Lodov. d'Ungheria al Pontefice a. 1356. Ind. Vili. 4 Gio^o —
^regnum (Rassiae) quod juris praedecessorum nostrornm fuìt et existit^ —
Feier 1. e. IX. 2. p. 471.
2 Feier ibid. p. 475. — Raynald ad a. 1356. (Ann. IL p. 103).
^ Feier ibid. I. p. 301. (doc. CLX). Il docum. non è conosciuto dal
Parlati e dagli altri scrittori di cose bocchesi.
Digitized by VjOOQIC
i
ni
si espropriò a prò dei frati Minori, del tempio di
S. Nicolò nel suburbio, e la città concorse ad in-
nalzarvi dappresso un conveniente cenobio. * A
complemento poi della tranquillità di cui in questo
tempo fruivano i Cattarini s' aggiunse la riconferma
di tutti i privilegi goduti, ^ ottenuta da Stefano
Orosio V, cui appena salito al potere furouo perciò
mandati i nobili Giacomo Disti, Giovanni Bucchia
e Basilio BoUizza.
Ma non passò gran tempo e furono di nuovo
avvolti ne trambusti della guerra. Già nel 1301
i Ragusei, continuando le ostilità incominciate ai
tempi di Orosio II (1285) eransi riversati^ sopra
Cattaro con formidabile esercito di raccogliticci
zaratini, vene^iiani e croati con animo di abbat-
terla e di distruggerla. * L'impresa non ebbe il
desiderato successo; ma i Cattarini per tale vio-
lenza dichiarandosi svincolati da ogni obbligo verso
il Comune di Ragusa, statuirono doversi neir av-
venire fare rappresaglia. ^ Tuttavia o che ad altre
imprese i Ragusei avessero volte le loro cure e
reputassero convenevole non provocare nel Comune
di Cattaro un nemico, di più, o che mancasse loro
una occasione propizia alle contese, la pace non
fu più turbata, finché per la guerra sorta fra il
Comune di Ragusa e Voisavo Voino conte di Usciz
ai Ragusei interessava avere Cattaro per alleata.
Chiesero essi difatti il sussidio delle armi cattarine,
proponendo fra gli altri capitoli che i Cattarini
negassero il sale a Voisavo ed a suoi sudditi. Quel
' Parlali 1. e. 449.
2 Corner 1. e. 64-68.
^ Appendini. Notizie I. 287.
* Statula (p. 209). Cap. CCCLXXI.
^ ibid volumus et ordinamus illud quod ipsi faciunt et feceriht
nobis, el lllud idem nos illis faciamus cum nullam stabilitatem habeant in
suis obbligationibus et promissis.
Digitized by
Google
4à
tratto però della Suttorina, che oggi è parte del
distretto giudiziario di Castelnuovo, nou apparte-
lieva ai Cattarini, né conveniva loro, aderendo alle
esigenze dei Ragusei, disporre delle speculazioni
private di sudditi non propri, e perciò il Consiglio
Maggiore di Cattare, forse anche fidente nell' ami-
cizia e nell'alleanza di Voisavo, si ricusò alla
meglio. Ragusa allora rispose * che si stupiva del
contegno da molto tempo in tutti i modi osservato
a suo discapito dai Cattarini, mentre essa erasi
sempre adoperata in loro prò ed onore, e che giu-
rava dì procedere questa volta contro di loro e dì
considerarli siccome di lei nemici e sudditi di Voi-
savo^ (26 Luglio 1361), — 11 bano di Bosna
deputò tosto * per pacificatore il voivoda Jànko,
ma questi, vedendo di non potervi riuscire e ade-
rendo ai Ragusei attaccati da V^oisavo, procurò loro
r amicizia dei Balsa signori della Zenta. Assicura-
tasi dell'aiuto del bano di Dalmazia, Ragusa pro-
cedette infatti tosto contro i Cattarini incomin-
ciando dallo scorrere il mare a danno delle navi
bocchesi non solo, ma anche delle straniere e delle
stesse venete dirette per Cattare con armi, vetto-
vaglie o merci dei Cattarini. * Protestò il senato
veneziano per lettere ài bano contro il contegno
de' Ragusei, chiedendo li obbligasse ali* osservanza
dei trattati anteriormente stipulati. Paolo Quirini ^
infatti e due deputati di Zara, stabilito V armistizio,
portaronsi in Ragusa; ma per raggiro di Voisavo
nulla fu concluso, mentre intanto molti Cattarini
^ Vuèetié. Dubrovaèkoj Pomorskoj sili do svrhe srednjega vijeka
(Progr. del Ginnasio di Ragusa) 1872. Pretner p. 26.
^ Matkovic. Prilozi k' tergo va 5ko-politi5koj historiji Republ. Dubro-
vaèke. Zagreb. Albrecht 1869, p. 19 ed in nota ibid. n. 5. ex Lib. Reform.
V. a. 1361.
^ Appendini. Notizie I. 294.
* Matkovié ibid.
^ Appendini ibid. 295.
Digitized by
Google
gemevano nelle carceri di Ragiiaa^ e molti Ragusei
in quelle di Cattaro. E perciò V anno Bruente (1362)
Ragusa spedì due' navi sotto il comando di Paolo
àe Sorgo ^ ad assediare Cattare. Vennero le navi
alle Bocche, ma l'impresa finì colla distruzione
delle saline di Teodo. Voisavo intanto traversava
saccheggiando il territorio dei Ragusei. — Questa
guerra fraterna non parve più tollerabile né ai
Veneziani nò ad Orosio, i quali interposero V opera
loro perchè venisse sollecitamente ristabilita la pace* ^
E così i Cattarini poterono volgere novella-
mente r animo agli interessi interni. Accadendo in
pari tempo al maggior lustro del culto religioso
riedificarono V ara maggiore della cattedrale, e resóla
più maestosa per preziosi marmi e per ricchi me-
talli ne fu rinovata (1362) con solenne pompa la
consacrazione, che già nel 1166 era stata celebrata
da Malone ad onore del .patrono della, città. ^ Ri-
stampato quindi il chiostro delle Benedettine, eoa-?
djuvante la pietà dei cittadini, veniva addotato di
buoni proventi, perchè vi si domiciliassero * le
Francescane (1362).
Ma lo zelo dei Cattarini nelle' cose dell' am-
ministrazione civile ingenerò controversie tra il
vescovo (Doimo) e i cittadini Consigli, perchè, il
primo arrogavasi di giudicare i laici in afiarì. spet-
tanti esclusivamente alle magistrature secolari. La
quistìone non diventò grave mercè V accortezza del
Consiglio Maggiore che, con soddisfazione di. en-
trambe le parti, statuì ^ non poter il vescovo sen-
* Vucetié 1. e.
^ Glasdik Druìtra Srbske Slovesnosti di Bel^ado — IL. p. 27
(a. 1359) e XH. p. 41. 42 (ad 6 Dicembre 1961).
^ Raffaeli!. Cattedrale di Cattaro. Gazz. di Zara 1844 d. . 39. —
Gelcich G. Le arti e le lettere alle Bocche, p. 22.
^ Parlati ibid. 452.
^ Corner 1. e. ~ Parlali ibid. Statato p. 241.
Digitized by
Google
114
tenziare un secolare senza il concorso dei giudici
del Comune (leS68).
Eransi in questo mentre stabiliti nel dominio
della vicina Zenta i Balsa estendendo i propri
domini fino a divenire immediati confinari del
Comune di Cattaro. Variano le opinioni intorno
r origine di questa famiglia. Il Ballovich ^ -per V ana-
logia del nome li vuole originari di Baosich, villa
del territorio di Cattaro, nella riviera di Castel-
nuovo, e di famiglia di pescatori; il Barlezio al-
l' incontro ^ li suppone della famiglia de' Nemagna,
e il Safarik ' li ritiene più precisamente rampolli
di Volcan della stessa casa, mentre il Farlati as-
serisce siano venuti di Francia. *
Dai Balsa, ^ non si sa se per ricompensa di
servigi prestati o per vendita, la città di Budua e
la terra di Dobravoda furono cedute a certo Po-
vresco, di origine sconosciuta, il quale vedendo
r Adriatico sprovvisto di presidi incominciò a scor-
rerlo pirateggiando. Più di tutti ebbero a speri-
mentarne la violenza i Perastihi finché i Ragusei,
soprafattolo con grosso naviglio, ne lusingarono
r ambizione firmando una pace ed ascrivendolo al
loro patriziato. * Morto Povresco, i Ragusei spedi-
rono tosto a Budua una gallerà, esibendo ricovero
alla famiglia di lui; però al capitano era stato
imposto di incendiare il castello, ove fosse stato
informato che altri si apprestava al conquisto di
quella città. Riusci ai Ragusei di mettere in salvo
la vedova ed i tesori di Povresco ; ma due giorni
^ 1. e. p. 86. Sono detti anche Baosi.
^ Historìa Univ. delP origine, guerre et imperio dei Turchi. Venezia,
Combi e Zanon 1654 al Cap. Assedio di Scutari di M. Barletio L. I. p. 304.
* Ljetopis 60 — cfr. Ljubic. Opis Nov. 171.
4 1. e. VI. 374.
s Orbini 1. e. p. 307.
^ Ballovich 87 — Luccari. Annali 68»
Digitized by
Google
115
dopo la loro partenza da quella città^ Budua fu
presa per opera dei Perastini che memori dei danni
patiti da Povresco vollero cancellata ogni memoria
del tiranno e restituirono la città ai Balsa. Ebbe
perciò Perasto innumerevoli favori di Zenta e la
perenne loro alleanza. *
Frattanto V imperatore di Serbia ^ aborrendo
dalle cure dello stato, aveva tutto rimesso a Vu-
cassinO; popolano che era da lui stato elevato ai
più alti seggi, e Cattare mancando della tutela di
Orosio, vide in pericolo la libertà di fronte alle
velleità dei vicini signorotti, che da gran tempo
ne vagheggiavano il possesso. Tvarko bano di Bosna,
quelli di Zeta ed i signori d'Albania, attendendo
un'occasione propizia per aggredirla con l'armi,
preparavansi la via prendendo a perseguitarla dal
lato della religione; e tanto fecero che le chiese
più esposte del Canale dovettero essere chiuse al
pubblico culto. ^ Non senza grave commozione d' a-
nimo udì il papa (Urbano V) le querele dei Cat-
tarìni, e caldamente li raccomandò (1367) alle sol-
lecitudini dei Veneziani e dei duchi di Apulia e
di Durazzo. * Ma il soccorso si fece desiderare per
ben due anni, quanto appunto bastava ai Balsa
per armarsi al conquisto di Cattare. Correndo di-
fatto il 1369 calarono questi nelle Bocche con un
formidabile esercito e strinsero Cattaro dalla parte
dei monti, mentre un grosso naviglio ne chiudeva
r accesso dal mare. *
Quantunque ridotti in estreme strettezze, i Cat- "
tanni, risoluti di combattere fino all'ultimo citta-
^ Ballovich ìbìd. — ^ Orosio V ruUimo rampollo dì casa Nemagna.
^ Vedi r inscrizione analoga, che in seguito sarà riprodotta, tolta
dair architrave superiore del campanile deir oratorio dei nobili (intitolato
a S. Antonio) sito in Teodo.
^ Parlati 452 ex Raynald. T. 26. a. 1367. n. 12.
^ Glasnik. XII. 51.
Digitized by
Google
(Jipo, rigettarono costiantemente ogni capitolazkme,
e wbirono con eroica fermezza, i guai d'un lungo
assediiOi nella fiducia, non. .sarebbero loro mancati
alla perfine gli invocati soccorsi. E perchè altro
indugio non si avesse a naette^e alla loro reden-
zione, trovarono chi, superate accortamente le ve-
dette nemiche, potè recarsi al cospetto di Orosio
inaperatore di Serbi», Contro la baldanza de' Balsa,
suoi vassalli, Orosio si rivolse per . aiuti alla Re-
pubblica 1 di Venezia, mentre un legato del papa
stava sollecitando la Repubblica ad aiutare Cattare, ^
E poiché l'impresa a iC^i vojevà^i indurre quel
seijatQ età yantaggioaa anche per la . Repubblica
ven^^iana, che liberando Cattare daHe insidie dei
BaJsia pi toglieva' ai Rag^st^i la possibilità, di im-
po$8ep»ajrsi con danno dei Veineziani del commercio
delle. Rocche, allora fiorente, Je pra^iohe del papa
ej, di . Or^osio Y ebbero, presto il desiderato . successo.
Spedito. (18 Sett, 1369) un ambasciatorfe alle parti
belligeraiiti^ perchè ristabilisce: fra ess^ la ip^ce, iu.
intimato ai Balsa: di levare immediatamente T as-
sedio da Cattare,: minacciando ove ; fQs^e occoafso
di obbligarveli colla forza. I B^lsa^. avendo saputo
ohe la fiotta del golfo, aveva di £^tto . salpato alla
volta delle Bocche, levarono frettolosaniente Va&r
sedio, se anche nqn abbandonarono le mire di
conquiste sulla città di Cattare. ^ Jìqxi fu ,conohiusa
qua pace formale, ma Cattare la godc^tte di fatto
all'ombra della protezione di Venezia. E quando
nel seguente anno (7 Maggio 1370) i Balsia do-
maudaropo al jsenato^ il permaso di artìaate delle
navi, fu loro opposta la nimicizia non per anco
smessa coi Cattariuì, ed il dubbio che tale con-
cessione potesse servire ai danni di Cattare. ^
* ibid. 52. - 2 ibid. 65. (48 Settewl^re 1369>
3 ibid. 56. 57.
Digitized by
Google
117
I Cattarini intanto, dovendo provvedere alla
sicurezza della patria, colto il pretesto dei dissesti
onde era infestata la Serbia sotto il governo di
Vucassino, succeduto ad Ostoia V, per emanciparsi
dal patrocinio dei Serbi avevano mandato amba-
sciatori aj loédovkod: Ungheria, allora, il pifì po-
tente principe « d/ Féavopa^ • per . inv(i)care la» sua : pix)-
te&icmQ.r} La accordò, l^ro^ di * buon gm^o. quel re
(13X0), e asaiciìrò- l^iloifo libertà. dBalsa medesimi
e gli altri ^che me bramav^Muo il pos&esao e Bagusa
stessa,, allora bisògnosissima del favore d^i Balsaiy
si guardarono dal compromettersi j per cagione t dei
Cattarìm dinanzi a Lodomoo. In queir anno iute-?
desimo di fatto aL Comune di Eagti»a afobisogojòr
il braccio forte dei Balsa contro Nicolò d'Alto-
nkanno ohe da Draceviza ^ minacciava di calare ai
danni di Ragusa, e le genti mandategli in soajorso.
dalla Zenta dovevano calare al mare in qualcfoe
parte del canale di Cattaro. I Ragusei temendo in
quest'incontro » qualche eccesso di Giorgio Balsà
contro Oattaro affrettaronsi mandargli ambasciatore
Paolo Giorgi, pregandolo: ^chenon fa9a nessuna
novitade con tra a Catharini in <}uesto . tratto a 90
che ' li ditti Catharini non habia materia de lamen-
tarsi alo re di Ungaria.'' Alla preghiera era ag-»
giunto che >desf>uo ^ un'altra -fiada lo ; ditto Jura
(Giorgio Balsa) porà procedere coiiitra li Gatharini,
chbmo li piasera^' (!).
. , ' Conif&r 69^. .
^ Nella valle della Sittorina a .NO. dì Castelnuovo, viUaggù) oggi
pavef*o, ma un tempo emporio rfi grande importanza (cfr. p. 4& dJ quésto^
Uhrcf n. 8). -^ Itttorio a questo tempo fu go?/ermita> da- un giwimm
(Zupanus Drazenize) — Jiricek 1. e. 23.
^ Matkovié 1. e. 23. die 10 Junii 1371. ^ lett. e eomift. di Le^
vunfe. Vof. iS59»-ia8^; ÀréMv. ree«*!fe dr 'ftugiWH.
Digitized by
Google
XV.
Ma conseguendo il patroeimo di Lodovico,
Cattare perdette l'amicizia tanto efficace dei Ve-
neziani, i quali se con la pace del 1358 avevano
rinunziato nuovamente al dominio di Dalmazia, da
secoli contrastato sanguinosamente ai re d' Ungheria,
non avevano invece rinunziato all'idea di nuova-
mente riaverla. Prevedendo quindi non lontano un
nuovo conflitto coli' Ungheria, cercarono intanto di
farsi forti dell'alleanza dei Balsa e di Nicolò
d'Altomanno, promettendo a quelli i territori di
Draceviza e di Cattaro, a questo il territorio di
Stagno. * Ragusa che da qualche tempo erasi pa-
rimenti ricovrata all'ombra del patrocinio unghe-
rese, che anzi aveva perciò perduta la grazia dei
Veneziani a segno di non poter più accedere con
navigli mercantili a Venezia, come ne ebbe saputi
i maneggi coi Balsa e con l'Altomanno, mandò
ambasciatori a renderne informato Lodovico.
Lodovico si affrettò infatti di comporre le
tensioni dei Ragusei coi Veneziani, ma dovè ben
presto prepararsi ad imprese di maggiore ri-
lievo, poiché ^ r avversione che in onta alla pace
del 1358 durava fra l'Ungheria e Venezia, ed i
continui loro dissidi per la Dalmazia scoppiarono
in aperta guerra l'anno 1378. Il patriarca di Ve-
nezia, il signore di Padova ed i Genovesi, eglino
pure in continue lotte coi Veneziani, si collegarono
con Lodovico; il re di Cipro e Milano, perchè
nemici ai Genovesi, impugnarono le armi per Ve-
1 Matkovié 1. e. 24.
3 Cattolinich. Storia della DalmasU. Zara. Battura.. T. IH. 80. 82.
Digitized by
Google
119
nezia. Allo scopo di tener lontana dall' Adriatico
la flotta genovese, ^ ed afHnchè questa non venisse
a congiungersi con le navi che, d' ordine di Lodo-
vico, armavansi alacremente in Dalmazia, Vettor
Pisani, messo al comando del naviglio veneto, si
portò nel Tirreno ad incontrare le triremi genovesi
e coltele ad Anzio le vinse e distrusse. I Genovesi
non tardarono ad armare delle altre navi e solcare
felicemente T Adriatico per isvernare a Zara, im-
pedire ai Veneziani la navigazione, ed infestare le
coste d'Istria ed i lidi di Venezia. Frattanto il
Pisani, eh' erasi ritirato nell'Egeo per riparare ai
guasti sofferti, rimesso presto in istato di tenere il
mare, ripassò il Jonio ed entrò con vent' otto navi
alle Bocche ponendo tosto l'assedio a Cattare. E
poiché la città non si arrese alle prime proposte
di capitolazione, Vettor Pisani sbarcò e coli' aiuto
dei Pastrovicchi, dopo un triplice assalto dato senza
lasciar tempo agli assediati di formare un piano,
la domenica 14 Agosto 1378 la prese e l'abban-
donò al saccheggio. ^ — II presidio della città
^ Romanin. St. documentata di Venezia. Ibid. Narratovich 1855. V.
HI. IV. — Cappelletti. St. della Rep. di Venezia. Ibid. Antonelli 1850. III.
p. 444. — Corner 1. e. — Kreglìanovich. Memorie per la st. della Dal-
mazia. Zara. Battara 1809. — Zeisberg. Oesterr. Geschichte fiir das Volk.
V. HI. — Lucio 1. e. — Parlati ecc
^ Parlati VI. 453. Lucios de R. Dalmatiae 389. ~ Pesler 1. e. II.
179. — Cappelletti III. 444. Tra gli oggetti più preziosi perduti nel
saccheggio, i Cattarini deplorano la reliquia di un piede di S, Trifone
legato in argento, che il Pisani portò in Venezia fra i trofei della im-
presa e depose in S. Pantino. Nel 1433 i Cattarini domandarono per la
seconda volta dal senato veneziano la restituzione di quella reliquia, ma
indarno. — „Duc. Prancesco Poscari D. V. ad XII. Item T è qui a S. Pantin
una gamba de Missier San Trifon, la quale tolse in Catharo in tempo della
nostra Brusada missier Vettor Pisani, si che supplichemo la Vostra Excelsa
Signoria che ve piacqua degnarse, di concederne che Noi la portiamo in
Catharo in la Ghiesa di S. Trifon, la dove la stette anticamente. Respon-
demas quod alias similis requìsitio facta fuit nostro dominio per alios saos
ambaxatores, qiiibus respondimvs .... quod prò bona et honesia causa non
possomus eis compiacere.^ d. XIII. mens. Jul. Ind. IV. M*CCCC*XXXi*
cfr. Nani. De Duob. Nummis. ecc. p. 63.
Digitized by
Google
120
sof)ttaiSitto dalla fora« si ritirò nella cittadella ^
provvista di maggiori mezzi dì difesa; ma quivi
pure tion durarono troppo* Béco come di questo
£ittx> lasciò = ficrittJo il Balknvich; *— < La rocca se
gli arrese col valore: di dodici Perastiui alla testa
de' quali era eerto Vucassovioh-MikuliGicli, che dal
castellano fu cbìamato a lauto banchetto. Il Vu-
cassòvich noti rifiutò, perchè conobbe V invito per
molto utile al suo piano e passato di ooìnAelligenza
col Pisani, il quale gli approvò ogni piano, sene
andò coi suoi, portando seco nascosta una insegna
di 8- Marco. Salito al castello, prese cibo finché
gli riuscì di render ebbro dal vino il castellano,
e r impegnò quindi in ostinate <ìontese. Il castel-
lano magnificando Lodovico, faceva rimprovero ai
Perastini di essersi dedicati al dominio dei Vene-
ziani. Allora il Vucassovich gli si avventò contro
armata mano, e poiché gli ebbe immerso più volte
lo stile nel seno, lo prese per precipitarlo giù dal
castello. Si sostenne il castellano colla forza del
disperato, ma inutilmente; il Vucassovich fattosi
forte di un caprifico, si liberò di lui, abbando-
nandone il cadavere al precipizio. Tutti gli altri
soldati quindi finirono sotto i colpi dei pera-
stini, e fra clamorose grida di vittoria tu inal-
berato il gonfalone di S. Marco." ^ Tale catastrofe,
soggiungono il Ballovich e il Corner, diede motivo
ad una nuova emigrazione; molti Cattarini abban-
* L'odierno Castel S. Giovanni di CtiUara.
^ 1. e. p. 91 — cfr. „ Stampa Benemerense della Comunità ed Uni-
versità di Perasto comprovale dalli sottoscritti pubblici doeumenti. Venenia.
Andreola.
^ Nel palazzo dacale di Venezia e precisamente nella sala dMo
seruiinio^ a destra, sopra la finestra é un quadro rappresentailte la pi>esa
della cittadella di Csttaros dipinto da A. Vicentino;. — V. P*ol«lti B. Il
Fiore di Venera. — Ibid. Foqtam Voi. IL p. 91^. — Zmotto. PmiéHM
dusealb illustrttto, fasc^ XXXVIIL ^^Presii di Cattaro compiuta dai Veneznni
nel 1378^ incis. eseguita da A. Zainetti — ^ rilla8t^ziè«e* a p, 4.
Digitized by
Google
m
éox^iia la patria eangraroiio neiritaU» meriolMH
naie.
Dì^poBti i presìdi nella città e nel caatello;
dati gli oordinatnenti per la difesa iniliiare dì queste
fortezze, e racoouandato ai Peirastini il governo
deOe Booche^ Yettor Pisani salpò c^Ua sua floitta
contro le altre città dalmate devote a Lodovica. ^
Ma i Eagusei vedevano nei Veneziani alle Bocohe
un immioo troppo pericoloso par la loro libertà. ^
Essi mandarono perciò tosto (13 Nov. 1378) a
pregar Lodovico onde si adoperasse alméno affin-
chè i Serbi non permettessero l' importassìonB di
vettovaglie alle Bocahe, asserendo dbe altrimenti
Cattaro sfarebbe divaaato il centro delle operaskMii
dei Veneaianì contro la Dalmazia. Né qoi ^ arre-
starono le pratiche dei Ragusei* Ma a nome di
Lodovico, inviarono secretanckente a Cattaro fì-ate
Pietro Ghiada, minorità cattarino, perchè eccitarne
la rivolta a favore della corona di S, Stefano^
promettendo in cambio al Comune franchigie ed
ogni prerogativa a quanti fossero venuti . ad allie-
tate in Ragusa. Fiaccati dalle recenti stragi e aor^
vegliati da un presidio che ad ogni bisogno poteva
venire rinforzato dai Perastini e da quelli di Pa-
strovicchio, risposero i Cattarinì di non poter in-
sorgere e di non dichiararsi per TUngaro finché
non vedessero qualche aiuto. Venne allora in loro
soccorso Antonio Fieschi con quattro triremi ge-
novesi, ma i Cattarini rimasero impassibili e V im-
presa non toccò V effetto desid^ato. Necessariamente
il presidio divenne sospettoso^ ed un secondo am-
basciatore dei Ragusei eh' era venuto a promuovere
la cacciata dei veneti da Cattaro fu rimandato
malconcio. Questo fatto attribuito ai Cattarini e
* Ballovié 93.
« Ballovié ibid, - Matko««6 l e. 9S.
Digitized by
Google
122
più ancora l' impossibilità di snidare i Veneziani
dalle Bocche di Cattaro, inacerbirono vie maggior-
mente r animo dei Ragusei, i quali decretàitono *
Contro Cattaro Tarmo di navi. Così mentre ado-
peravansi ad eccitare la rivoltai dei Cattarini a fa-
vore dell'Ungheria anche mercè del bano di Dal-
mazia, mandarono a bloccare il canale di Cattaro
uh piccolo naviglio capitanato da Stefano Sorgo.
E' poiché i legni dei Cattarini avevano allora cat-
turate due navi Ragusee cariche di grano, fu dato
ordine al Sorgo di fermare tutti i legni diretti per
Cattaro, e di abbruciare quelli che non avesse po-
tisto rimorchiare a Ragusa. Il presidio di Cattaro
allora inviò Marino de' Bucdiia ambasciatore a
Tvarco baoo di Bosna per ottenere soccorso Contro
i Ragusei. E T varco che in tutta l'impresa aveva
favorito i Veneziani in ogni loro bisogno alle Bocche,
provvedendoli di genti, di vettovaglie, di armi e
di danari, ^ prese ad oste^iare i Ragusei vietando
r esportazioni di vittuali per il loro territorio. Fra-
tanto anche il bano di Dalmazia s'era adoperato
per indurre i Cattarini alla rivolta contro il presidio ;
ma questi o perchè indispettiti contro i Ragusei,
o perchè il presidio era coadiuvato dalle armi di
Tvarco, non si diedero per intesi. E Ragusa, so-
stenuta da una flottiglia genovese e dall' alleanza
dei Balsa, ai quali ogni pretesto tornava opportu-
no per muovere contro Cattaro, mandò ^ quattro
galere Ragusee capitanate da M. Menze, con al-
trettante genovesi ad assediare la città, e per la
via di terra P. Sorgo al conquisto delle saline,
mentre i Balsa invadevano e saccheggiavano il
territorio devastando Garbai, le Saline, Cartelli e
» Vuèelié. I. 19. (d. d. 18 Nov. 1378) -
^ Glasnik, XII. 63.
3 Matkovic p. 29 (15 Laglio 1379).
Digitized by
Google
123
Teofio.- JVta la pervicacia della nobiltà cattarina in
una guerra come quella che ora guerreggiavasi fra
r^ijgh^iifl, e Y^nQZfìet^ nel momento iu cui i Ragusei
iiull(i;^yrel3berp,risp^miato per , garantire l£t propria
fiBis^eu?^ 4i fronte alle insidia dei Veneziani, scosse
il pppoJifQ di Gattaro phe, impotente, a sostenersi
cpntrp tf^ii^a aggre^sioj^e senza riuscirne malconcio,
aanmwjtinò e d' ogpi guaio chiesei ragione al governo.
Erapp : àì\a tesata delibi riyplta i Cattarini Matteo e
M^doie, 4^' qiiali ,si ignora il casato, agiati popolani
e; dpt?iti di ; nqn comune facondia. ^ Destituito il
gQYer»9. ari^tpcratico, la. nobiltà fu mq^ft al bando
ie . d^s99.p«iata dall* citjtà in upp col presidio Ve-
neziana. .Clamato quindi il soccorso della squadra
genovese, la città si proclamò ancora una volta
sotto il patrocinio del re d' Ungheria (Giugno
I Ra^gusei litjti di tanto successo mandarono
immantinente Giov. Longo ambasciatore a recare
le loro congratulazioni al comune di Cattaro, che
col ritorno alV Ungheria veniva restituito nella pie-
nes^za delja sua libertà e di tutte le sue prerogative.
Ma non in tutti i suoi diritti veniva Cattaro real-
mente restituito, che Ragusa ^ riserbava a se il
commercio del sale. — La nobiltà Cattarina esi-
liata otteneva l'asilo promesso dai Ragusei i quali
nulla lasciarono d intentato per ricompome i dissidi
col popolo e ristabilirla nel potere. Ed a riuscirvi
chiesero eziandio V aiuto del bano di Dalmazia. Ma
più. delle sollecitudini dell' ambasciatore raguseo
M^ Giprgi inviato a tale scopo a Cattaro e più
delle lettere di Secez bano di Dalmazia ai Cattarini,
potè la facondia di Medoie, il quale siccome aveva
: avuta la più grande influenza nella rivolta, ara in-
^ Matkovic 1. e. Orbini.
« Malkovic 29 (2o' Giugno 1379). ,
Digitized by
Google
124
duceva il popolo alla riabilitazione del gOTemo
aristocratico.
I nobili dunque furono riamtoessi nella città
e ristabiliti nel potere: rimaneva però a viricersi
il dispetto dei Perastihi. Poiché questi protestando
ì danni patiti in causa dell'ostinatezza de' nobili
Cattarini nella guerra contro i Eagusei, vedevano
ora di mal' occhio la loro riabilitazione, ^ special-
mente perchè così essi pèrdevano quella certa ege-
jiionia sui Boochesi che loro aveva data il Pisani.
Ma anche nell'animo dei Perastìtìi trov^ò eco la
facondia di Medoie, capopopolo divenuto favorevok
ali* autorità aristocratica contro la quale erasi pochi
mesi innanzi sollevato. L'autore * del Regno degli
Slavi, avendo discòrso di questi fatti, còsi scrive
intomo a Medoie: „Egli fu molto potente et di
gran riputazione nella città di Cattaro ; nella quale
non si trovava non pure un altro del popolo, ma
ninno etiandio nobile che lo paregiasse di richezze.
dostui hebbe, tra gli altri, Nìchscia figliulo, di cui
nacque Francesco et Clara che fu poi maritata a
Matteo di Luccari gentil' huomo Rauseo e bano di
Dalmazia..." —
Venezia frattanto aveva perduta Chioggia e
già teme vasi uno sbarco dei Genovesi. ^Novembre
correva alla fine, scrive Romanin, e Venezia era
agli estremi; stretta dal nemico, il potere in mano
del popolo che aveva le armi e la custodia della
città e del lido. Fu decretato un prestito forzato
e, ad animare vieppiù il popolo, si decretò ancora
che, conseguita la pace, verrebbe distribuita an-
liualmente una somma fra le famiglie dì scarse
1 Ballovich. 1. e.
^ Orbini 1. e. 303. di Medoi6 è tuttavia im pfezidso ricbfdo nel
santuario della cattedrale, nella reliquia del lignum crucis legata in un osten-
sorio d'argento, da lui donata alla chiesa di S. Croce Tanno 13412. cfr^
Parlati 1. e. 429.
Digitized by
Google
125
fo^une^ che ogni straniero che si fosse prestato
con zelo otterrebbe il diritto di piena cittadinanza,
e finalmente ohe trenta tra le famiglie che più
avessero contribuito colle persone e cogli inveri in
prò' di Venezia, sarebbero chiamate al consiglio
maggipre e dichiarate perciò nobili." Da tutte ^e
parti si accQjpreva quindi alle armi, larghe obbla-
zioni venivano da ogni parte raccolte. E fra gli
altri benemerito si rese pure un bocchese, Barto-^
Iqmeo Paruta di Lep^aiie, ivi stabilito per ragioA
di commercio, offereijdo la paga di dugentoqua-
ranta uomini da remo e di <5entoventi pedoni per
due ga^lere da armarsi come quelle che tenevano
i dogi, e mandando alla guerra il figlio Giovanni. /
Tali meriti furono rimunerati conforme alla pro-
messa, e Bartolomeo fu anmaesso al consiglio mag-
giore e dichiarato nobile Veneziano. —
I Veneziani armarono una nuova flotta e, con-
siderando che nessun altro poteva adoperarla meglio
di chi coU^ propria sventiira aveva apprese le
arti dell'inimico, tolsero al carcere il ÌPisani e lo
mandarono a capo di quest'ultima e decisiva im-
presa. Vittore chiuse l'imboccatura di Chio^gia e
facendo per la prima volta uso dell' artiglieria nelle
battaglie di mare, obbligò (27 Lugl 1381) il ne-
mico a rendersi a discrezione. Maruffo Doria ac-
cQX&o con ventitré galere dalmate in soccorso de'
suM^ fu battuto e ndotto alla fuga. Il Pisani l' in-'
segui, restituendo al dominio di 8. Marco i sog-
giogati acquisti delle sue prime imprese^ e fra
* V. Benemerenze della Famiglia Parata — Estr. dall' archiv. dnc.
dì Venezia — Romanin esaltando la generosità di Bartolomeo asserisce
avere questi spedito alla guerra il fratelto Giotanni. Preferiamo la lezione
del docum. riprodotto nella s. e. Benemerenze. Dopo i Paruta, V altra fa-
miglia dalmata che fu inscritta nel libro del patriziato Veneziano e che fu
assunta al Cons. M. della Rep. è quella degli Zaguri, essi pure Bocchesi
(di Cattaro) — Tenlori. Storia di Venezia.
Digitized by
Google
126
questi anche la citta di Cattato *àl governo della
quale lasciò Giacomo de Riva. *
Ma i due competitori al dominio dì Dalmazia
sentivano ormai urgente il bisogno della pace. Ne
sorse dì fatto mediatore Aniedeo VI di Savoia. I
plenipotenziari d' ambe le parti convennero in To-
rino e quivi conclusero (8-16 Agosto 1081) la pace
stabilendo tra le altre la restituzione da parte dèi
Veneziani di tutte le città e le fortezze tplte in
questa guerra al rè, che le loro navi nòti potreb-
bero quindi innanzi entrare in alcun regio portò
chiùso a catene, e che Cattaro verrebbe consegnata
al cavalier Paolo de Giorgi Zaratino, plenipoten-
ziario di Lodovico.^ Così per effetto di questa
pace i Bocchesi ritornarono sotto ' la pròtezibiié di
Lodovico, e in memoria di ciò i Cattàrini .coniarono
la moneta d'argento pbrtianté F effigie del. re ih
mezzo a un giro di gigli, ^ é quella di S'. l^rifone
fra stelle. Furono allora jpuniti i Pastroyicchi che
avevano aiutato alla presa di Cattaro. Uria legione
ungarica marciò contro di loro, li privò' di due
castelli che tenevano in loro possesso e lì spogliò
di tutti i privilegi. Così narrano di questa impresa
le memorie dei Privilegi di Pastrovicchto * ^... messe
* Glasnik XII. ad 1382.*
^ S Ag. 1381 — ^ftéiki fìiit actnm et speeralìter coÀVéntuiA iitter
dietì6..«. qood Doo Regiresliti^iiftui^ omoaB. tevrae et oa^ra qiuie pdr coMane
Veneciarum tenentur, quae dicto Regi ablf^tìa fuìssent per YfBaetis tempore
praesentis guerrae et specialiter Civitas et Castrum Cathari.^ (Cappelletti
Voi. V. 162) — „16 Ag. 1^81. Oood... Vfenetorum trìrerneW ingredi nea
possent aliquem portoni regium clausum et prò restitutione civitatis Cathari
coDventum et traderetur in maQUS Pauli Ge^rgio de Jadrsi .(Romanin IX. 5.
p. 456.)
^ Il giglio reale degli Anjou.
^ Da copia autenticata da G. D. Spinolla auditore generale della Curia
della Camera Apost. 15 Nov. 1616 — e da altra senza data, da Iseppo
Zambon nodaro della Curia delF esaminMor — Memoria a F. Bembo. Gap.
del Golfo pres. 4 Aprile 1423. — Confermata sulla base degli autentici da
F. Foscari doge 1424. Maggio 7.
Digitized by
Google
127
a saceo e foóo e ^mma il $uo paese (di Pastrovicchio)
non restando altro se non li putti dalli quali sono
discesi questi che ai presente si attrotano.^
Ai Cattar ini ai quali neiranno seguente (1382)
raccomandò ^ di dar aiuti al re Carlo di Durazzo^
Lodovico rilasciò un rescritto con cui, riconoscendo
il corpo nobile di Cattaro, confermò al conte il titolo
e le prerogative che per sé e successori gli erano
dovute per le leggi cittadine. Nello stesso apno
agli ambasciatori cattarini Damiano e Marco ver
nuti alla sua corte in nome del comune di Qattaro
rilasciò un altro rescritto, nel quale, lusingandoli
in pari tempo di futuri aumenti e concessioni, di-
chiarò rieouiermati tutti i privilegi che questo co-
mune da aatichissimo tempo godeva, e in p^np
di sua sovrana benevolenza promise di visitare cori,
la regina la cittìi, . che tanti guasti aveva sofierti ^
nelV ultima guerra. * Ma ned egli, nò la regina vi-
sitarono >Cattaro siccome avevai^o promesso; colto
dà grave morbo Lodovico morì il dì 12 Settembre
1582ì.
Intanto non lungi da Draceviza,, sc^ra un
ameno colle (1382) veniva eretto da Tvarco re di
Bosna un nuovo castello^ le cui vicinanze si pò-
pelarono in seguito da formare la città di Castel-
nMOf)o che al tempo della dominazione veneta ebbe
grande importanza. '
XVI.
Alla morte di Lodovico fu incoronata regina
d' Ungheria la sua primogenita Maria, conforme
1 Feier IX. 5. p. 456. d. d. 20 Luglio 1382.
« Parlati 1 e. Feier IX. 7. 470.
^ Castrum novum Subtoriaae — Jirièek Landatraisei 23« n. 71.
Digitized by
Google
128
r avevano promeBSo aldeftinto re i laobiM Ungheresi
ed i Potacchi. Ma non perciò veniva assicurata la
corona di S. Stefano alla casa di quel graixde mo-
narca, per il quale T Ungheria era gtota elevata
air apogeo della floridezza e della potenesa. Maria
era appei*ra dodicenne, e necessariamente le redini
dell governo furono asstinte dalla regina madre,
la quale, trattenetìdo a corte come proprio oonsi-
gliero Nicolò Gara grande paladino del regno at-
tirò a sé ^ alla figliuola l'odio che T alta nobiltà
gli portava. Avvene quindi che i nemici del Gara,
non riuBcendo a balzare lui dal potere, tramata una
cotigiura, tentarono di strappar la corona alla stessa
vedova ed alla figlia di Lodovico* Al segnale della
rìvdita, che venne dal castello di Vratia in Dal*
massia, sorse in armi Tvarco, re di Bosna e già
vassallo di Lodovico, movendo alla conquista ideile
città éalmatkihe litorane, con Tes^ncito che aveva
raccòlto a I>racevi2a netle Bocche di Cattare. Ad
assieufarsi poi d'un centro d'opemaiòiie compiè le
opere fortificatorie di Castelnuovo. Ragusa fì*attanto
grave danno andava a patire ne suoi cmtimercì
per la concorrenza che i trafficanti di Dalmazia
le 'facevano liei commercio del pane e del sale ac-
cedendo, contro il diritto di esclusività pnesuiifto
da quel comune, a Dracevìaa, * e 'Verosimilmente
col favore di Tvarco, (1383) Elisabetta ad^^peado
alle istanze dei Ragusei, decretò nessuno abbia per
r avvenire a far a loro concorrenza, e con apposito
rescritto li dichiarò ristabiliti nella pienezza de'
loro vetustissimi privilegi. Ma il rescritto della re-
gina riusci vano; i Dalmati non si diedero per in-
tesi.
Le armi di Tvarco continuarono la marcia vit-
toriosa attraverso la Dalmazia, minacciando di ri-
^ Ludo. Memorie di Traù eec. p. 803.
Digitized by
Google
m
volgerai anobe verso il mez«)di. luiimorito ^ co*-
nwi>e' di Cattare, per non vedersi Boprafatto dalle,
armi bosaesi, a cui indarno avrebbe tentato resi-
stere, reputò consulto approffittare delle lusinghiere
promesse con le quali T varco da lungo tempo cJbia-;
mavalo air ombra del suo patrocinio. Ottenuto solle-
citaocbBnte anche V assenso del popolo, il cui suf&agio
nelle cose di pwblico interesse era stato statuito
fin dall'ultima sommossa, ^ furono (1385) spediti
ambasciatori a Tvarco i nobili Gian-Marino Bucchia,
Laica Drago e Niccolò BoUizza coli' ia2U3arico di
presentargli la dedizione della città e del comune»
di Cattaro, e di ottenere da lui La riconferma de^
privilegi. Li accolse Tvarco amorevolmente» ed ag-
graditi i preziosi presenti che il comune gli in-
viava, li ammise, col consenso della regina d'Un-
gheria, sotto il suo patrocinio, e segnò il rescritto
aderendo ad ogni loro istanza. „V^enerunt, ^ cosi
ne! rescritto stesso, itaque Zintilhomìni de la nostra
Zitta de Catharo et con degni et molto appretiabll
presenti dò tal Terra e Commiìtà et aj)-
portasseno dauanti cospetto nostro li Brèuelegi de
li precedenti Genitori Etiam volendo a-
dempiere la parola de lo imperio — deti la
grazia a la ditta Zita e confermai li Breudlegi del
nostro Prezesor^ — Né venne meno alle promesse
anteriormente fatte ai Oatfearini. Dichiarò anzitutto
riaperto il golfo di Cattaro alle navi Veneziane, e
rimise questa città ne' suoi rapporti commerciali
con Venezia (23 Agosto 1385) conforme agli an-
tichissimi trattati e privilegi *che per la guerra di
Chioggia erano cessati. ^ I Cattarini poterono ri-
* Corner p. 69;
^ Gorner ibié. - FarliHi L e. -^ Àifciv. Xllt 79. Ljiibié tìgìedatd
h 2ai -- efri LmuB De R. Dalmatiae 1. V. e. m.
« Glasnik XII. 79 -
Digitized by
Google
m
stabilire il cttlto cattolico, ove per cagìon di Tvarco
àavh anteriormente essere soppresso o limitato* E
a contrassegno di speciale benevolenza li fregiò di
nuove distihzioni. Così fregiò della sua reale corcma
le insegne gentilizsie della famiglia Pima-Pasquali, ^
e chiamò a dòrte in qualità di suo protovestiario
un Trifone da Cattaro di cui si ignora il casato. '
Così mercè le sollecitudini di Tvarco fu rìstauràto
e riaperto al culto divino V oratorio dei nobili che,
come s'è già detto, questo aveva anni innanzi pro-
fenato. Esultanti per questo avvenimento i patrìzi
Càttarini ne vollero perpetuata la memoria col se^
gttente distico che leggesi sulf architrave superiore
del campanile
OUA REX TUARCO AEDE VOLVIT VIOLARE
EN FULGEt irfERlTIS IPSA DICATA SUIS.
Quest' oratorio, ^ oggi: deposito di attrezzi agri-
coli, è a Teodo, sul sentiero maestro della tenuta
villereccia appartenente alla; famiglia Ivanovich di
Dpbrota. Sulle pareiti interne veggonsi ancora di-
pinte le insegne gentilizie e sotto ciascuna il nome
delle varie famiglie ond'era costituito V ordine ari-
stocratico di Cattaro, ed al . sommo della porta
sotto uno stemma che non è più decifrabile il se-
guente frammento di iscrizione:
MCCCLXXHI • ACfiftoj
REGI • NOMINIS • ET • MVNERIS
MAGNANlMlT^-a/^m;
HdC STEUiATfé?; ANTIQVA NOBILITAR
TE9l?0^(ibu8 Omnibus?)
AETEmA(9it).
^ Ani della famiglia Pasquali --•
^ Così neiratto in cui riconfermò i privilegi alla città di Sebenico
^praesentibus Tryphone de Catharo, aulae nostrae Protovestiarins^ (Feier
X. I. 618) -
® Aiiche la rovina di questo monumento importantissimo, che ricorda
la grandezza dei padri bocchesi nell'età di mezzo, meriterebbe di essere
€00 ogni cura custodita e conservata.
Digitized by
Google
m
Dalla quale si rileva c?he lo stemma reale di
Lodovico, il cui patrocinio in queir anno Cattaro go-
dìeva, sia quivi stato per decreto pubblicò collofcatò,
onde eterfiarne il nome e la memoria di qualche'
speciale Sovrana grazia. ' * '
Ma kCol favore di Tva^co, il comune di Cattarp
si: attirò nuovamente la, collera dei Ragusei, i quali
esseijdo tuttavia soggetti alla corona ungarica, jper
il ristabilimento del commercio fra Cattafb e ver-*
nezia, teneva V alleanza fra la Bosna e la jRep. di
S.; Marco. E se J)restiamo fede alT Qrbinì V la , còl-
lera del comune di Ragusa fu anche questa volta
assai dannosa ai Cattarini. Pretesto alV ostilità fu,
r arresto di , nn Cattarino avvenuto ad istanza di
un Ragusep. suo creditore, j mentre quegli era .a
Ragusa di passaggio per T Italia. In Italia' il Cattarino
doveva soddisfar^ a4 alcuni pressanti incarichi di
patrio interesse, e perciò il comune di Cattaro né.
domandò sollecitamente la libertà* Ala Ragusa non'
ad^rì alle istanze. I Cattariiiì poiché conobbero
r infrattuosità de' loro maneggi, mandarono a Porto
Rose due galere armate ai danni del commèrcio
Raguseo, e in breve altrettante mercantili dei Ra-
gusei, cariche di vettovaglie, traduss^erOj a Cattaro
come-preda di guerra. I Ragusei chiesero la libertà;
dei due legni, e non essendovi riusciti per via
d'ambasciatori, mandarono tre galere sperando di
riuscirvi colla forza. Ma il naviglio raguseo sor-
preso da quello dei Cattarini, fu obbligato alla
fuga, dopo di avere lasciata una galera in potere
del vincitore. L' Orbini, attribuisce la disfatta al
tradimento perpetrato da Bozidar narentino, capitano
di nave, smanioso di vendetta per certi maltratti
ricevuti dai Ragusèi. AH' annunzio di questa rotta,
> Regno degli Slavi 1. e. 303-306.
Digitized by
Google
Ida
E9.gasa aiutata dai Sìgiiorì di Zeìita pronti .sempre
a suBaidiarla contro Cattaro, spedi alle Bocche
cinque galere capitanate da Michele di Volgo Bobali.
Questi incominciò le ostilità con un sbarco a 8.
Gabriello, ' né gli riuscì difficile vincere e metter
in fuga il drappello armato di Cattarini accorsi
alla difesa delle Saline. Mosse quindi verso Cattaro,
e mentre 3000 armati speditigli in soccorso dalla
Zenta, cingevano d' assedio la città, il Bobali trin-
cieratosi nelle prossimità di Misuric, prese a strin-
gere e battere Cattaro da quella parte.
Forte era il soccorso d' oltremonte e la via del
mare precluda ed inevitabile la rovina della città.
Importando scongiurare sollecitamente tanta cala-
mità, fii mandato Girolamo Drago a trattare la pace
col Bobali in nome del comune di Cattaro. Obbli-
gavasi Cattaro alla restituzione d'ogni cosa tolta
in questa guerra ai Ragusei, ed il Bobali, avutane
r approvazione del suo governo, segnò la pace de-
siderata e tolse l'assedio. Soggiunge quindi T Or-
bini \ che quei di Perasto „ esortarono i Cattarini
che potendo accordar la cosa amorevolmente, non
entrassero in guerra coi loro vicini, che altrimenti
facendo, protestavano di non accostarsi né all' una
parte, né all'altra." Onde fu loro risposto dai Cat-
tarini „che del consiglio ò aiuto loro non ne have-
vano bisogno."
Tvarko intanto, tutto intento ai danni d'Un-
gheria, progrediva lungo le coste della Dalmazia
estendendo sempre più i propri domini. Quando,
come a Spalato, ebbe a sperimentare in una resi-
stenza ostinata l'attaccamento alla corona di Un-
gheria, aggiunse allora all'anione degli eserciti
terrestri quella di un buon naviglio fatto allestire
^ Uno degli scogli Stradiotti nella baia di CartoUi.
^ 1» e. e. BalloTich p. 95.
Digitized by
Google
188
a sue spese nei cantieri dì OattarO; ' e ridosse colla
forza le città che non volevano aderire alla rivo^
luzione alla ctd testa egli erasi messo. Né meno
fortunato fu questo re n>eUe sue imprese contro il
Turco. L'indipendenza serbica era rimasta distratta
a Kossovo (16 Giugno l^S9) e le armi bosiliache
erano state messe in fuga. Non perGL{> la Bosaa
cadde allora sotto il giogo della Mezzaluna, raA
le risparmiò la <^vastazìone e la schiavitù Tecoi^
smo di Vlatko Hranicli, ^ il quale arrestò nelle
strette di Novibazar le irrompenti orde.tutchesche,
le battè e le obbligò a ritirarsi. ' La premio di
questa vittoria Tvarko lo investa del prìncipa4;ò
Ghelm^ise, ohe comprendeva la Narcnta e Gcadko,
con ev^itualì diritti sul golfo di Cattiuro, *' o meglici
sul liatto allora annesso ai domìni dell' Ercegovina
che mette al mare nel baeino di Castelnuovo. ^
Ma Tvaiko prima di aver fatto valide i diritti
accordati al suo valoroso capitano, morì (1392)
senza prole legittima e quindi la sua OK>rte, ag-
giungendo nuovi stimoli alle passioni dei grandi,
fu origine di gravi turbolemse nel regno. Prima
però che qualche altro, approfittando di questo stato
di cose, accampasse diritti e pretendesse il pos^
sesso di Cattare, questa città cogliendo il momento
propizio per emanciparsi anche dal patrocinio del
regno di Bosna subito per dieci anni, (1383-1392)
si proclamò * comune libero ed indipendente da
straniere influenze. E perchè la forma di governo
^ Commiss. degli Spalatini X Junii 1388. — V. Lueìo. Isiotia di
Daimmvb» «ec. p. 340. — OòMiwbi. QestkidUe der Kìmigr€éckB DalmoHeny
Croaiien ecc. Pesi. Seyrer 1805 p. 418. — Fesaler ecc.
3 Ljubich. Ogledalo,
* Diirando. NòHtiè storitfhe^ g^ffr» e s/af. tMa BQ$tw ecc, --r
LJnbicIi. Ogted. I. e.
^ Durando ibid.
» Jirìèek.
• Corner K e, TI. - Orbini 800. - FarM ibid.
Digitized by
Google
184
ritnanesae quale era stata i <per secoli^ e nesauno
aveàBe. ad 'arrogarsi diritti q .Q)ut|ire m tinauuide
il. potere ccHiferitogli, fu statuito che relftaione.del
bonte avesse per V: avvenite ad es^re. ineusile^ e
catdere sulla persona di «n nobile oattarìno. ^ .
A fare questo i Cattarini' furono Verosimilmente
animati dalla fiducia nelle ipoténze^ alle quali Roma
arevali pochi anni prima raccomandati/ tautdpìù
ohe una di queste, la Rep. di Venezia, da principio
pareva che guardasse di mal' occhio il l'apido au-
mento de' possedimenti dei Balsa. Ma i Balsa senza
attendere un piretesto alla guerra, conkiossero difi-^
lato il loro esercito attraverso il territorio; del
coinune • di Cattare occupando successivamente
Oarbalj, le Saline, ' OartolH e tutta la penisola di
Lustiza e • minacciando di vwsarsi sulla città di
Cattaro. Era sensibilissima la perdita dì questi
possedimenti; oltre <3i che i Cattarini, assaliti tsenza
colpa," sapevano minacciata nella libertà municipale
quella eziandio della coscienza. Avrebbero voluto
resistere^ ma gtierreggiando da pressoché quaran-
ta anni i Balsa, avevano ornai logora ogni forza mate-
riale e morale. Occorreva quindi opporre ai Balsa
una potenza capace di soverchiarli e fu preso il
partito d' invocare V aiuto della republica di» Vene-
zia, offerendole senz' altro la sudditanza della città
e del territorio di Cattaro.
Ammessi al cospetto del doge e della Signoria,
gli ambasciatori Cattarini, dopo che ebbero ricor-
dati i rapporti amichevoli che da tempo antichis-
simo esistevano fra la republica ed il comune di
1 AUi dei giudici. Val. a. 1390-^1420. Archivio yeciCliÌQ( dell' I. R.
Tribunale di Cattaro.) Si noti che il conte per lo iuQan7.i dovev» ei^^efe
uno straniero, appunto come nella maggior parte dei comiiw di quel tempo.
— Cfr. Sismondi.
^ Terr. di),TiK)do« libile. promimiità; dì. Prevlapt. > , ,
Digitized by
Google
OattarO; vivamente narrarono la morale prostrazióne
della loro patria in pericolo di essere soggiogata
dai Balsa, domandando alla serenissima pronto
soccorso per quel pòpolo cattoiicoi il qùale^ purché
salva gli fosse rimasta la fede, era pronto piutto*-
sto a sacrificare al Turco la sua indipendesEiza; ^
mievarono ancora i vantaggi che dal possesso di
Oattaro sarebbero a Venezia derivati, ma né i
diecimila sudditi che ancora rimanevano al comune
di Oattaro, né la loro perìzia nell'arte nautica, né
la bellezza del loro porto, i ricchi cantieri, le mol'-
tissimè navi, i d^>oBÌti di armi, lusingarono la seré-^
nìssima ad accettarne la dedizione. Quasi contem^
poraneamente avevano i Balsa fatto appello a Ve^
nezia per aiuto contro il Turco, offerendo in cambio
possedimenti ben più lucrosi di quelli del comune
di Oattaro. Ora pendendo le trattative = con quelli
cui il bisogno e T ambizione ^ inducevano ad esi-
bizioni sempre più larghe, non conveniva ai Ve-
neziani prestar mano a Oattaro, ridotto del resto
a tale che alla serenissima non sarebbe mancata
presto nuova occasione nella quale, volendo, poter-
sene impossessare. Imperocché come già secoli
innanzi sotto il pretesto di frenare le piraterie degli
Almissani aveva ottenuto il dominio delle città
dalmatiche, così l'avanzarsi delle armi turchèsche
prepara vale ora la via ad ampliare i possedimenti
^ GlasHik 1. e, XII. 159. ^ d. d. 21 Gennaio 1395. - Ind. jiV.
(ex secr. Cons. Rog. Lib. III. E. eh. 121 — Quod de necessitate èos
(i Canarini) oppoHetmt se sabmittere alieni, quia in ipsis termitiié stare
non poienuit, et propterea non att^deatiNs nobis ad/ hoc, erat net^^ssi^-
rium se subjugare a ut Albanesibus^ aut Sclauis^ aut Turchis ; et quod si
se subjugarent primis duobus, cognoscebant sé ex toto desertos, et propterea
potius eligerent adherere Turcho quia non habuerent ita propinguam de-
ttruetionem snam de quo forent exeusati ratronabiliter deo et milndo, nam
quiiìlbet bene poterat coMÌderare, quantum male libeuler istnd feoerunl;
M» inter «iias suorum irartium, ipsi semper Caiolici fuercnt^ et ita, si deo
piacerei, eme velleil.
' ibid p. 161. Volevano essere tmnesfi atte nefcéltà di & Marco.
Digitized by
Google
136
nell'Adriatico^ i^ da compraiidere sotto il iiomQ di
bftckiQ Veneziano qnaM tutto il mane dalle Lagune
al JonÌG* Né alle sae cotiquifite poteva dmvare
ìiioìampo dalle pretese dei Balea' o di altri sigtio-
rotti d' oltremonte, mentre i Cattarìni tra il Tuteo
^di efcd nem potevano desiderare il gtogo^ ed i Ba-
gusei^ de' quali, dopo secoli di aoGMÙtiBsime gare
municipali, male avrebbero sofferto il patrocinio,
altra via di scampa non potevano avere all'iiifìiorì
di quella cbe menava sotto le ali del veneto Leena
Gli ambasciatori Cattarìni furono .lioensiati coUa
4iclìiaraBÌone ohe il doge ed il sfitnato^ del iiesio
amantissimi ^mpre dei Cattarìni, ^ non potevano
accettarne la dedìadone e che per ciò qnel comune
veniva abbandonato alla pruden&ia de' suoi arcmiti.
Allord per non durare nel pericolo di soggia*-
cere alle pretese dd Balda deliberarono (1398) di
far appello al patrocinio dì Ladislao di Napoli.
XVII.
Erasi Ladislao di Napoli levato in armi per
contendere la corona di Santo Stefano a Sigismondo
di Brandeburgo, succeduto nel regno alla sposa
Maria, figlia di Lodovico. Più che il diritto di suc-
cessione per la parentela onde vantavasi legato a
Lodovico, avevalo condotto a questa impresa il
partito già formidabile della rivoluzione. Ne secon-
^ Oiasnik, I. o. p. 16(^161 „ita esl rei veritas, qned bos tmiper
llflbmniis el tenuMiM illitt ciMitimltteiii ìm noclros èottiirole* ot mumos^
el ialer aliai iHamai partiwn ea« amaviiaus^ al «mania me anara liiapaaéli
isumas... et propterea ipai suot bene aapientes et paAertmt aaper bmmIìUb
pravidere, BmvmAwm ifmé m fiiabilar «ppwlaBÉaiib^
Digitized by
Google
davano i moti il clero Ungherese, i grandi cM
Croazia, 11 Papa, il re di Boshà è, itidirettaioaieiitè,
Venezia, la quale per lo innanzi erasi adoperata
ih ptò ài Maria non perciò aV^eva mai secondata
la politica di Sigismondo, né ^rilèsse la ^ùe tfiirè
sulla Baltnazia. Ostili àirinóóntfò èe gli màtiife-
starono (1400) tòsto i Ragusei, i quali inòóitlln-
dahdo di là donde per ì trionfi di Itii satèìb1)ero
derivati i maggiori danni ai loro commértìt e alla
loro municipale indipendeùza, mandaroùo solTécl-
tàrtiente ambasciatori * al coùitìfne di Càttaro, pèrcliè
esso pure rifiutasse i precidi delle navi dì Ladi-
slao e gli offersero il soccorso d' una flottiglia pèH
la difesa del porto (1403). H timore dell'irà àèì
Bosnesi non meno che il bisogno di guadagnarsi
l'animo del Papa, dei Veneziani e dei Croati, in-
dussero i Cattarini a non aderire alle esibizioni
del vicino che questa volta avrebbero dovuto ac-
cettare. Mandarono quindi ambasciatori a Zafà,
ove Ladislao trionfatore di parecchie città daltùa-
tiche stava per venire coronato re d'Ungheria.
Questa risoluzione sarebbe riuscita perniciosis-
sima ai Cattarini se Ostoia di Bosna, scoperte lè
sollecitudini di Ragusa non fosse disceso cóntro di
questa per indurla armata matio alla causa del i^è
di Napoli. Ricorse di fatti Ragusa ài ^atrocittio di
Ladislao, ma ogni esibizione di lei fu tes^ltlta.
Quanto gradita all' incontrò tornasse a Ladislao la
dedizione dei Cattarini lo dimostra il rescriittò ^^
Agosto 1403 còl quale dichiaravali àmmeàsi sttttó
il Suo sovrano patrocìnio: * — y^inìeàààmuè^ con-
clude questo rescritto, ipsos (i Cattarini) sicut fideles
* tn\koy\é. ÌPrilozI I. e. 39. dd. 13 Marzo.
^ Là perj^aineiia otìginale iròvavasi presso (Gfregorìo Zutich, c^e me
la favorì nel 1870 perchè ne traessi copia. Oggi? Era assai bené^ con-
servata; vi mancavano alcune poche parole obliterate ìcfàirè piegature e
della bolla pendènte le rimanevano soltanto \ córjom.
10
Digitized by
Google
138
nostros alias bene et amicabiliter perir actari^ e con-
cede a loro franchigie ed immunità ne' suoi stati,
il diritto di scorta per mare e per terra ecc. Ma
le grazie e le promesse di Ladislao non giovarono
alla causa de' suoi protetti; chiamato dalle cose
d'Italia, abbandonò la Dalmazia per non farvi più
ritomo.
Questa circostanza e la notizia della vittoria
riportata da Sigismondo sulle armi del lontano
competitore diede nuovo \ igore ai Ragusei i quali
ripigliati i maneggi a favore di Sigismondo, pre-
sero tosto di mira il comune di Cattaro. * Invita-
tolo quindi e consigliatolo ^come parenti et amixi
(11 dee. 1403) a levar le insignie del jiitto signor
et tornar alla sua debita fedeltà^ j dovettero accor-
rere a punirne armata mano la renitenza. Ma la
spedizione di Rausinio che con alquante galere
doveva porre l'assedio a Cattaro, fu sventata da
quel di Bosna, che fermo sempre nella politica de'
suoi predecessori contro i successori di Lodovico,
erasi intanto avanzato con grosso esercito fino ai
confini del territorio raguseo. Finché Ostoia fii al
potere Ragusa non ebbe pace, sicché Cattaro fruendo
della tregua per tal guisa conseguita, mandò Gior-
gio, abate di S. Giorgio (7 Aprile 1405), ad invo-
care novellamente ^ il dominio di S. Marco, ed ebbe
tempo di accomodarsi coi Ragusei senza dichia-
rarsi o meno per Sigismondo e coi Balsa obbli-
gandosi verso questi a un annuo tributo. ^ Tro-
viamo infatti riguardo i Ragusei che il dì 5 Giugno
1405 il senato cattarino, * revocata ad unanimità
^ Matkovié ibid. 42.
^ L'atto è conservato nella cassetta delle pergamene delF Archivio
del Consiglio Maggiore e dei Rettori di Cattaro presso TI. R. Capitanato
Distrettuale.
3 Glasnik XII. 368.
* Statuta Cap. XVI. (Tempore Catharinorum p, 290).
Digitized by
Google
139
di voti la légge del 1391, dichiarò ristabiliti con
quelli gli. eccellenti rappòrti commerciali che le
ostilità e le rappresaglie fino allora incorse ave-
vano tronchi*
Ma i vantaggi che da questo fatto erano per
derivare al commercio ed alla navigazione dei
Bocchesi non furono di durata. Ostoia di Bosna
accortosi dei maneggi per la dedizione di Cattaro
sd Veneziani, intimò ^ a questi (13 Settem. 1405)
non si ingerissero nelle cose di quel comune. L' am-
basciatore cattarino infatti era stato licenziato il
mese innanzi (7 Agosto) con una risposta negativa :
Venezia, che essendo impanata contro ai Padovani,
non poteva per allora accettarne la dedizione, rac-
comanda ai Cattarini di attendere tempi più op-
portuni. ^ Fondandosi su questo fatto la republica
dichiarò ad Ostoia di non aver mai aderito alle
inchieste dei Cattarini ; soggiunse però che voleva
ritenere la città e il territorio di Budua che aveva
ottenuti da Giorgio ed Elena Balsa. Ostoia occu-
pato in altro non ebbe tempo di sostenere le sue
pretese; non corse però troppo quando sorse un
nuovo pretendente al dominio di Cattaro.
Era questi Sandal, dell' illustre famiglia Hra-
nich, alla quale il re dì Bosna aveva donato come
s'è detto, (1389) la signoria di Chelmo con eventuali
diritti sul bosforo di Cattaro. ^ Reclamò dunque San-
dal da Ladislao di Napoli i diritti de' suoi maggiori,
pretendendo anzitutto il possesso di Budua. La-
dislao * domandò quindi ai Veneziani (12 Giugno
1406) Budua e le vicine ville delle quali egli si
teneva padrone, essendo esse antica proprietà dei
» Giasnik Xll. 21 T.
»,6U8Mk. ibid.
^ Vaèetié. Odnoiaja Dubrovcana sa bosanskijem velikasima ecc. (Progr.
ginnasiale) Ragusa, Prcttoer 1875.
* Giasnik. XII. ^39.
Digitized by
Google
Caittarini che ooridid^rava sèmpre a iìd «oggetti.
Ma a queste sollecitudini ed a tpste^ di Sr^oi
duca di Spalato * (12 Decembre 1407) rispose Ve-
nezia ch'ella aveva ottenuta Budua fin dal 1398
dai Baisa e non intendeva disfarsene. Avvenne
invece che i Balsa avendo ottenuto nell' tono stesso
(80 Die. 1406)' il permesso di abitare in Bud«a
siccome cittadini veneti^ si ribeIMrono oonie tante
altre volte al senato^ dichiarandosi padroni di questa
città e pronti a sostenèrvisi a qualunque prezs&o.
Venezia non se lo fece dite due volte: assicuratìn
i possedimenti che meglio avrebbero avvanÉaggiato
il mio erario, accontentò i Balsa, concedendo loro
Budua e 1500 ducati annuì in eambio ' di Seutari
(0 Giugno 1408). Ma presto i Balsa mancaroiio
al patto pretendendo (t5 Marzo 1409) il possesso
di Scutari. *
Venezia se ne arrecò e Cattafro sperando v^
derlà in armi, se le oiferse alleata. Accolse quel
senato T esibizione dei Cattarini; ma non se negìovò^
che, preferendo evitare il laccio di una guerra di-
spendiosa e complicata, accordò ai Balsa pia di
quanto avevario domandato. E io ricompensa dei
servizi esibiti dai Cattarini, fecesi' loro mediatore
di pace presso Bandai. Convocati * di fatti (14
Maggio 1411) i rappresentanti deiruno e degli
altri ptopose si accontentasw Sailda) di rinunziare
ai suoi diritti sul compiine di Oatiiaro verso un an-
nuo tributo. I legati dei Oattarini però, sìa che sì
sentissero aggraivati dalle pretesa dèi Voitoda, ^ o
sia piuttosto che Sdegnassero ricoÉiosceie mercd dì
qoést'atto una sovranità ifaaké non iì diritto, heaBoA
la violenza era per imporre a lorO| eoqbosciijito ap-
pena il grave argomento che quivi «vevalì 0hia-^
1 ibid 241. ^ ibid. 254. ' ibid. * «istiik SUI. 39a
^ bandai s'intitolava Grande Voivoda di Boiié;
Digitized by
Google
HI
mutì^ 9]l>b«o4ouaroQo ^ la cìi^h, dei dogi (141 1)»
(J^chìaraudo superflua ogni ulteriore soUediudioe in
lorQ; vant^gio. Non perciò cessò Venezia di ado-
prar^i in prò' di Cattaro: rinnovata a Sandal la
dichiarazione eh' ella non pretendeva il possesso
di Oattaro, se gli offerse ancora mediatrice di pace.
Ma ogni tentativo di accomodamento riusci vai^a
S$^4^ fetto danaro ^ vendendo ai Veneziani il c^-
steUo . di Oetorovi^za, fcipe tosto af mi per aggredire
e occupare Catino. Vepiezia allora, aid^eado alle
istwize dei Cattarinj^ mandò a questi V aiuto ^i
alquante galere; sentendo poi che Sandal aveva
raccoljli 5000 Turchi, per non ingolfarsi in più
grossQ affare; s^ restrinse nnovamentQ ei, far la pa-
cìera. 3tomò difatti i progressi di Sandal mediante
Tai^wo^ indcQnizzo di 6000 ducati dai redditi del
^alje, ìnden^i^z^o ^ cui s ohfbligò C^ttarO; ma al patto
ch'jegli d» qu?3ta pomma fl^apjiyesse ' il debito
anigmo chu^ qji^ cpmune ayeys. verso i B^sa{1414.
I Bftlsa ii^t^a^to, j^ai contenti degli ottenuti
pQ^^edimeIltì^ rotta novelUla^nente la fede al senato
v^^to, avevano jjecjumato un'altra volt^ il pos-
^e»so di Antìvaxi e di Scutari. Due aimi durarono
le ,Qonti9^, e siar^l?,l?ero durata? ben più, ove Sandal
non fosse accorsa a metterli in pace. Venezia in
q^el .tempo^ t^nto in arj;ni y^loro^, studiavasi ogni
vi# per non v^ire ^ fattji con qijei pignori, e fu
B^biUto (26 Noy, 1412) che i Bajsa continuassero
a godersi la città e il territprio di Bucjna, rinun-
ziando ad ogjii altr* pretesa, mentre Sandal obbli-
g^vasì di prestare a Ven^ia il suo aiuto arma;fco
ove dai Balsa fosse obbligata alla guerra. *
Assicurato^ p^r tal guisa il favore dei Vene-
zì^ni; Scaldai, non contento dell'importo annuo
1 Glasnik XII. 322. (20 Maggio).
» Dorando 1. e. ^ Glasnik XII. 368. « ibid. 352« 357.
Digitized by
Google
142
accordatogli dal comune di Cattaro, domandò im-
mediatamente il doppio. Gli mandò il comune allora
quattro ambasciatori perchè mitigasse Y imposizione,
ma furono trattenuti ostaggi finché gli fossero con-
segnati i pretesi 12.000 ducati.
Cattaro fece appello a Venezia, perchè facen-
dosi sua mallevadrice ottenesse la libertà degli
ostaggi, ma il messaggio falli sebbene, vedendo
vana ogni supplica, ricordasse ' al senato che i
Cattarini aspettavano y^et cum Ula amditate^ qua
expetahant antiqui patres existentes in limbo adtentutn
Chrisli^ il giorno promesso in cui verrebbero as-
sunti sotto il dominio di S. Marco (5 Giugno 1414).
Cattaro nondimeno non volle pagare il tributo se
prima non venivano restituiti i legati, e questa
ostinatezza sarebbe tornata dannosissima se Venezia
non fosse sorta novellamente in armi contro i Balsa
(Luglio 1419). Imperocché colta T occasione in cui
ogni aiuto era per riescire di grandissimo giova-
mento a Venezia, ottenne finalmente d'essere am-
messa ^ sotto il suo dominio (25 Luglio 1419).
Questa volta però, scrive il Ballovich, i Cattarini
non furono unanimi a favore di Venezia. Ciascuno
studiando alla sua maniera il modo di non sog-
giacere ai Balsa, a Sandal o all'ottomano, i padri
eransi divisi in firazioni, chi proponendo pel re
di Napoli, chi per quello d' Ungheria e dei Romani,
chi finalmente per S. Marco. Trionfarono gli ultimi
e furono iniziati tosto i maneggi, convenendo con
quel senato ogni cosa dovesse rimanersi secreta
fino al XV del prossimo settembre, ' ad ruinam
et perditionem illius nequissimi proditoris Balsae (25
Luglio 1419). Messi quindi al bando i Balsa, di-
chiarò il senato veneto alla Porta ottomana non
' ibid. 368. ^ Statuta. Atti della Dedizione.
3 Glasnik XII. 390.
Digitized by
Google
143
poterle continuare il tributo per ccmto di Budua
già da tempo dei Balsa^ vassalli di essa, ove aiu-
tato non r avesse nel riconquisto di quella città.
Mentre poi dall' altra parte Drago de Drago conte
di Cattare in nome del suo comune còUegavasi in
alleanza contro il Balsa coi fratelli Giorgio e Ales-
sio Juras baroni di Zenta (17 Marzo 1420) prò-
mettend^o loro da parte di Venezia il dominio di
Budua, * fu stabilito che Cattare dopo il riccolto
di quell'anno avrebbe inalberato il vessillo di S,
Marco ai patti seguenti: ^ ,
I. A nostra Dominatione civitatem et districtum Cathari nul-
latenus removeamus, et si dictam civitatem et districtum sub gu-
bernatione nostri Dominii retinere noliemus, reducamus dictam
civitatem et Districtum in eamdem libertatem^ cum qua se nostro
Dominio snbmiserunt.
II. Statuta ed ordinamenta dictae Comunitatis observentur.
III. Territoria tyrannice occupata, quae pervenerint sub no-
strum Dominium, dentur iiiis quorum sunt.
IV. De introitibus; gabellis ed aliis datiìs dictae Terrae
Cathari soivatur saiarium comìtìs Cathari et Castellani Castri, et
aliorum deputatorum ad custodiam dicti Castri, et fiant solutiones
saiariorum aliorum officialium, fiant etiam solutiones laboreriorum
et reparationuum aliarum expensarum occurentium fieri in dieta
civitate.
V. De pecunia quae superabundabit singulo anno ab expensis,
dentur usque X annos omni anno ducati M prò solutionibus fien-
dis creditoribuB.
Convenuto quindi che Venezia pagherebbe i
ducati dovuti dai Cattarini a Sandal, obbligandosi
al riscatto degli ostaggi da questo ritenuti, che il
governo e F amministrazione pubblica del comune
rimarrebbero nelle mani della nobiltà, la quale
del pari continuerebbe a godere di tutti i privi-
legi ottenuti dai re serbi, non eccettuato quello
^ 1. e. XUl. 13. 16. 17.
^ Atti della Dedizione. Glasnik XIII. 16. 17 seg. Statuta p. 313-341.
Digitized by
Google
144
di batter moneta, venne a Cattare Pietro Loredano,
Capitano del golfo, per assumerne formalmente e
solennemente il possesso. E nel giorno 25 Luglio
1420, portate processionalmente per Cattaro le
insegne del comune e le chiavi della città, che
furono consegnate al rappresentante della repub-
blica, ed inalberato il vessillo di S. Marco sulla
Cattedrale di S. Trifone, fu prestato il giuramento
di fedeltà e di suddita devozione alla serenissima
dai rappresentanti la città Paolo Bucchia conte, da
Marino Bisanti e Lupa Drago giudici, e dai 40
membri del Consiglio Maggiore.
Digitized by
Google
PARTE TERZA.
Del Governo di Cattaro.
XVIIL
Nel medio evo Cattaro e Perasto formavano
due comuni aventi ciascuno proprio governo, pro-
prio statuto ed un'assoluta autonomìa, mentre a
Risano e dove oggi sta Castelnuovo, qualche altro
piccolo stato dal monte metteva al mare l'ultimo
lembo. Quasi necessariamente allora alle Bocche,
in luogo di quella solidarietà che avrebbe dovuto
essere fra comuni tanto vicini, sorse l'interesse
individuale. Di qui il disaccordo nell'ora del co-
mune pericolo, l'apatia con la quale gli uni guar-
darono spesso la rovina degli altri, l'egoismo in
fine che li rese svogliati a procedere concordi in
imprese di comune utilità.
Né migliori furono le condizioni di quella parte
dell' odierno distretto di Cattaro, che è suU' Adria-
tico: Budua e Pastrovicchio formavano, alla ma-
niera di Cattaro, due comuni autonomi a parte,
ma meno estesi e meno antichi di questo, e il
primo non sempre assolutamente indipendente.
Lo stato di Cattaro limitato dapprima al solo
bacino di questa città fu a poco a poco ampliato
fino a Porto Rose, a Risano, Ledenizze, e per la
riva del golfo a Jasi.
Digitized by
Google
146
L'amministrazione del comune ' era affidata
alla nobiltà, che lo resse a repubblica. Che tale
infatti ne sia stata la forma del governo lo pro-
vano la R. Cathar di alcuni nummi, gli statuti
cittadini e da ultimo la forma e la costituzione
del senato a cui era affidato il reggimento della
pubblica cosa. Tra gli scrittori che s'occuparono
di cose bocchesi, dopo il Darù ^ ed il Bouillet, ' il
Jiriczek * è il solo che denomini repubblica la forma
di governo colla quale Cattaro si reggeva.
L'origine e la prima costituzione dell'ordine
nobile di Cattaro non è per anco abbastanza co-
nosciuta. Il più antico nòbile di cui sia fatta men-
zione nella storia risale al secolo IX, perocché
Andreaccìo Saracenis, fondatore della chieda di S.
Maria Infunara ed acquirente del corpo di S. Tri-
fone, era nobile. Così di lui una antica perga-
mena: jjCerto Zfitadino nobile zintilhomo^ sì de gene-
ration come de richeza pr acciaro, nomine Andreacio
Saracenis ....'^ Flam. Corner discorre di lui siccome
di un nobile, e come tale esso è menzionato in
tutte le patrie memorie.
Dice l'Orbino che all'epoca (638 d. C.) in Cui
Ascrivio rimase distrutto dagli slavi, ben veritìdue
famiglie d'ottimati cattarini passarono nelV inci-
piente Ragusa, ove istantaneamente furono ammessi
a quella nobiltà. E fermandoci là dove si hanno
dati' positivi, si sa essere stati nòbili di Cattaro
quelli che dopo il 1017 uccisero a S. Gabrielo il
* Vedi Statuta et leges. I. e. Reutz Verfassung ecc. 1. e. Memoria
ed informazione 'che alcuni individui attinenti al corpo Nobile di Cattaro
assc^ggettano al. Connine oad« possa iiié^tpare colle occ^orrenze del D.to
10 Marzo 1820 N.<> 975-153 ed il :GDe poi medesimo contemplato. —
Corner FI. 1. e.
*^ Stòrie* di Venezia. Chp. XV. Libro Xll.
^ A^Pgtamps refwbUque i iqdepeifdate, elle se m^taìt a Vems4) ea
1420 — Bouillet. Dict. Geogr. Hist.
^ liandstràssen ecc. p. 72.
Digitized by
Google
147
re Dragotnìro, e che queir Ursacio il quale fece
una donazione alla chiesa di 8. Trifone (1124)
era nobile e che da nobili, come si legge neir atto
della donazione stessa, la città era governata. Anzi
la menzione che si riscontra in questo documento
prova la preesistenza del ceto nobile di Cattare
In quanto all' eccellenza di questo corpo il Sandi *
con distinta erudizione dimostra Cattaro nella civile
amministrazione superiore a tutte le città della
Dalmazia, ad instar di quella stessa di VTenezia
j^et in purgata Comitiorum nobilitate.^ Ed all'autorità
di costui fanno concordemente eco nelle loro opere
il Biiphinz, il Salucone ed altri. E certo che delle
famiglie nobili in Dalmazia una sola, quella degli
Zaguri di Cattaro, fu ammessa al patriziato sena-
torio di Venezia; ^ che le nobili di Cattaro pas-
sando matrimonio con un patrizio veneziano veni-
vano inscritte nel libro d' oro. ^
Abbattuto ne' suoi primordi delle irruzioni
barbariche, mancarono a quest' ordine i mezzi
di sostenersi; non perciò venne esso meno nella
intraprendenza e più si nobilitò preferendo il profitto
dèlia propria operosità. Non si tosto però la pace
fu ripristinata e l'ordine ristabilito nella pubblica
cosa, fu tolto l'uso fino allora tollerato che un
nobile potesse speculare tenendo per proprio conto
fabbriche di cuoi e di salumi, * molini ecc. E per
garantire il lustro della casta, preservarne la pu-
rezza del sangue, e allontanare ogni ombra offu-
scante la nobiltà, venne per legge statuito ^ che
il nobile di Cattaro non avesse a tor moglie se
non dal seno di nobile progenie : y^aisi fuerint pro-^
» Storia Civile IV. 458.
^ Tentori. Storia di Venezia. III.
^ L^ ultima fu Giulia Burovich vissuta verso la fine del secolo passato.
* Ballovich. 1. e.
^ Statuta 224. e. CCCXCIV. - 2. IL -- 20. XXXV.
Digitized by
Google
MS
genie not^Uis ilHm cwitatis ubi nata fuerinL^ Vn nojbiU
che sposava d,onaa eìttadina o volgare decadeva
da ogqi titolo, ed i figli ne venivano riguardati
siccome plebei. Un membro della benemerita ed
illustre famiglia Vrachieu, nel 1447 fu per q^uesto
motivo allontanato dal ComsigliQ nobile, né mai
più, per quanto si adoperasse, ^ vi potè egsere
riam.messo. Non bastava incontrare m^trimonip con
una donna di buoni natali, per quanto anche i^03ae
ottijipa la fama ed oiwrevole rinapiego del geoir-
tore; bisognava che appartenesse ad un consiglio
uobile legalj]Qiente riconosciuto.
Come i nobili di tutti gli altri stati in quei
tempi avevano chiostri destinai^ esclusivamente per
loro, COKI un talje convento se lo ebbero pure i
nobili cattarini. Santa Maria al ponte .Gordicchio
(fin al 1340), Santa Chiara (dal 1364) e quello
della Visitazione (dal 1514) furono conventi jdi-
schì^ unicannente ^e ziteUe nobili, ' mentre quelli
di S. Maria e Lucia (dal 1360) * e di S. Giuseppe
(dal 1510) accettavano soltanto le figlie del popolo.
L' ordine de predicatori a S. P^lo ed a S. Nicolò
escljudeva chi non avesse appartei^to all' ordine
nobile. L' ordine nobile di Cflitaro ^ra riconosciuto
per tale anche presso le corti europee di quei
^ Ducale 26 Luglio.
» Raffaem U. La Dalmazia. 1846. N.» 12.
' In origlile deUo di S. Maria ed aperto eselusivamente alle ù^ììfi ^opiU
— Abbandonato nel 1360 ai popolari, questi ne riedi6caroDO la chiesa
intitolandola a S. Lucia. — Della riedificazione è memòria nella seguente
inscrizione scoperta Ti^no 1816:
Ckrisio agotw grtUia di§na — Peients luci0. In cuius ecclesia einffiUT
cum laude — Immensa : haedificaia a civibu$ — Losio Stanchi Teodorog.
— Caiharensìb. quos fécunda — Paren$ fecit fare germanos — Herttis
cuius reddat eos omni — Tempore $ano8 MGCCLX.
Bra eretta presso T antichissima porta dì Gordicchio. Divepulo so'-
verchio pel numero sufficiente di chiostri aperti nella città alle nebili e
alle popolane e perchè poco favorito dal sito, questo cenobio fìi attorno
il 1622 ravvolto e compenetrato nella rifabbrica delle mura — -
Digitized by
Google
tem^. I privflegi concessigli dai due prilli ve dì
Serbia, si rìtijene non siano che la riconferma di
ciò «he i l<!>ro proavi avevano <5onces80 ai nobili di
Catterò, ^i è detto che nel 1178 per garantire la
loto libe^tii Cùtharenèes foedus curi Graecis impera-
tèribm ini^rma'j da queste parole chiaro risulta che
i nobili di Cattare erano riconosciuti andhe presso
la corte bizantina come tali e muniti di sommi
po*er!. Kadoslao riconfermò loro (1260) gli antichi
pri'i^ilegi in riflei^o delia fede afppalesata all' avo
ed al padre di lui dagli ofwmndi nobiU ài Cantaro.
Dallo stesso regio rescritto desumiamo ancora che
questi nobili, anzi i loro antenati hanno ricevuto
dall'avo di Radoslao doni cospicui, e che non ad
altri che agli ambeisciatori nobili di Cattarò, venne
quest' atto consegnato. Né fa mestieri esporre gli
altri privilegi loro dai re Slavi accordati ; in tutti
i relativi rescritti si trovano espressamente nomi-
nati i nobili di Cattaro.
L'importanza nella quale fu tenuta la classe
dei nobili di Cattaro presso le corti di Rassia e
di Serbia è attestata dall' atto segnato coi Ragusei
Tanno 1272, in cui, come vedemmo, nel caso ai
Ragusei fosse da quei re o dai loro bani intimata
la gueri*a, i Cattarini si impegnavano di iiiterporsi
con ambasciatori y^ad ptocurandum et laborandutn ut
pax detur Comuni Rhagusii.^ Il Comune di Ragusa *
con la costante sollecitudine di ammettere nel suo
oi*dine senatorio quei nobili di Cattaro che in essa
ricoveravano, e con la premura onde nel 1368 si
adoperò, perchè nobili Cattaritìi passassero a far
parte delta nobiltà Ragusea^ dimostrò ripetutamente
di riconoscer^ non solo V autonomia del governo
' Qui sì dice Raj^sa j^cotnune.^ Qvtt^H assonse fi Ulolo dK l^epa^^
|>|ica appena nel secolo XV.
Digitized by
Google
160
di Cattare^ ma bensì anche e sopratutto T eccellenza
del cèto al quale esso ei'a raccomandato.^
Il rescritto di Lodovico d'Ungheria del 1382^
quello che il successore di lui nel 1404 ìndirbfiaa
j^Nobiiihw^ ecc. e tanti altri, anteriormente conse-
guiti, nonché T accoglienza e le distinzioni che la
corte di Francia e Venezia fecero ai Bucchia e ad
altri nobili di Cattaro, le alte cariche alle quali
furono elevati dalla corte serbiana, ofl&rono la più
desiderabile i)rova del riconoscimento di questa
nobiltà fino da tempo più remoto* Non sarà fuor
di proposito ricordare qui almeno i nobili Trifone
Bisanti che nel secolo XV insegnò greche e latine
lettere pria nelF università di Bologna ^ indi nel-
l'altra di Perugia e fu bibliotecario alla corte di
Modena, e Girolamo Bucchia, il quale ai giorni dello
stesso Trifone visse alla corte estense adoperato
negli uffizi della maggiore importanza.
Geloso de' suoi privilegi T ordine nobile di
Cattaro nulla ommise perchè F autonomia del suo
comune fosse costantemente conservata. Caduta
Ascrivio, Cattaro da suoi primordi fii libera e si
governò con proprie leggi. Quando divenne forte
la potenza dei Rassiani, Cattaro si assoggettò sola-
mente alla loro protezione. Che se così non avesse
durata la sorte di quella città fino al 1178, non
avrebbe potuto nel 1149 staccarsi dalla lega di
' V. Darsa ed i Tiburtini Genealogie e Storia delle famiglie citta-
dine. — I Darsa ed i Pellegrina trapiantaronsi nel XIII secolo a Ragusa,
l'uno perchè caduto sotto i rigori delle patrie leggi penali, T altro perchè
funzionario considerato come pubblico traditore, ed entrambi furono accolti
ed inscritti nel ceto nobile di quella città. Altre famiglie nobili trapianta-
tesi da Cattaro a Ragusa : Renescia, Cotrugli (1330), Basegli Bisanti (1380),
Bucchia (1333), Cerva, Darsa, Demitri, Pozza, Florio (1520), Catena,
(cfr. Lucari, RazEÌ, Appendini; questo a p. 7. SI. 98 ecc. II. Antichità)
— Secondo TOrbini (p. 301) oltre le predette sarebbero originarie cat-
tarine anche le seguenti famiglie nobili di Ragusa : Bascha, Dabro, Giorgi,
Mechsia, Pesagna, Volpeli, Zriena.
> U. Raffaelli, La Dalmazia. 1846 N. 39,
Digitized by
Google
161
Giorgio, formando alleanza con DraghÌAd> né poscìft
alleata di Radoslao avrebbe potuto aiutar questi
contro a suoi nemici. Sé fòsfee stata iti maggiore
dipendènza dai Rassiani, non avrebbe potuto ade-
rire alle istanze dei Ragusei, ai quali prestò valido
aiuto nel 1154 contro il bano di Bosna- Né meno
importante è in proposito V atto segnato col conte
di Almissa nel 1167, — Quando poi i nobili cat-
tarini si accorsero che i re di Rassia intendevano
sottometterli a sudditanza, gelosi sempre della loro
indipendenza, si staccarono immediatamente da quelli
(1178) e strinsero lega cogli imperatori greci* Ri*
masero alleati di questi fino alla caduta dell' im-
pero, né aderirono di unirsi ai re di Rassia, se
non perché i privilegi loro offerti erano assai estesi,
e perchè fu loro esplicitamente promesso di difen-
dere i diritti della loro libertà. Premesso ciò non
é a dubitare che diu:arono nello stato di indipen-
denza, tanto più che non molto dopo (1368) fu-
rono da cittadino interesse mossi a domandare la
protezione del re tTUngheria. Se da questo poi
passarono a Tvarco, ciò accadde, n' assicura il Corner
assensum ultra praebentihus ipsis Cathari civibus quos
muneribus et pr omissis sibi (Tvarco) devinxerat.^ Né
altrimenti avrebbero potuto cosi presto staccarsi
da Ostoia e collegarsi con Ervoie duca di Spalato.
Torna a convalidare X asserto sulle condizioni d' in-
dipendenza dei Cattarini, la memoria, che, sciolti
finalmente da ogni altro legame, si ressero da sé
finché costretti domandarono la protezione di Ve-
nezia.
Il regime pertanto della pubblica cosa era af-
fidato all'ordine nobile ai membri del quale si
conferivano tutti i carichi più importanti ed au-
torevoli. In numero di XL, non vincolati fra
loro da parentele od affinità formavano il Consiglio
Digitized by
Google
m
Maffgiùfe ch'era auftorità legidlativa e quella dalla
quale dipendeTano le pubbliche imposte, i prov-
vedimenti alle chiese, tuttociò che concerne le cause
civili e le pene crimhiaK non escluse le capitali
e da ultimo V elezione e la conferma degli altri
pubblici magistrati. Teneva le sue sessioni fino al
seòoìo XIV nella chiesa di 8. Trifoùe, quindi, fino
al 1667, nella grm ^ala del palazzo dei consigli, *
ore raccoglievatìi al suono della campana ^ e sotto
la presidenza del Conte. Era il conte * la prima
dignità dello stato o diremo il principe che fin al
1398 rimaneva in carica per un anno; da questo
tempo in poi per un mése. Veniva eletto dall' of*-
reuffé generale dei nobili, che fin al 1398 chiamò
per lo più a questo seggio uno dell' ordine nobile
delle città amiche di Dalmazia. Una sovvenzione
di tìiille perperi in grossi cattarini eragli assegnata
dai fondi del comune, per alleggerirne le spese
inerenti alla carica, e gli competevano di ogni
tratta di rete 18 pesci, d'ogni carico di legne
tre balle, * di ogni gondola due, di ogni lontro
una, di ogni fascio di tede un pezzo. A Natale una
rete pescava esclusivamente per il conte e per i
giudici. Nessuno poteva osare chiamarlo apatrino,
né altri di sua famiglia poteva contrarre affinità
spirituale con alcun cittadino. Né egli né i suoi
congiunti potevano ricevere donativi; non poteva
andare a banchetto né in città né fuori, tranne in
caso di nozze e sen^a ptender licenza dal consiglio
maggiore non poteva assentarsi o dormire fuori di
*- Edifiskr che crollò pel terremota ctol 1667 -^ Brg«fvaaì nella
piazza di S. Trifone.
^ La maggiore della cattedrale allora volgarmente detta la babba.
^ SMto il dotttittio dei Bizantini chiamato Priore^ quindi Aetioré, ì\
jtitok) c^te risale air anno 1159 — (Vedi p. 54 di questo libro). —
^ Una balla equivale alla quantità che un uomo di ordinaria robu-
^tezia può portare dulie i^palle.
Digitized by
Google
153
città. Canipariva sempre ségótto da un cavaliere
e dà sei séudiferi a sue spese vestiti.
Fincliè rimase sotto la protezione delF impero
bizantino, Cattaro ebbe il Catapano * quivi come
in tutte le città e provincie dell'impero, mandato
a rappresentare stabilmente il governo cesareo e
a riscuotere i dirrtti sovrani. Cessata la protezione
delV ìtìapero il Catapano fu sostituito dai Rasslani
fin circa la fine del secolo XII col Satnicus ^ eli' era
il delegato nelle regioni contribuenti al re cento
eàttiatì né suoi bisogni. Ma questa ultima magi-
stratura, come appiarer dair atto statutario del 1186
non si trova più a Cattaro dopo quest' anno né si
incontra più ricordata ne pubblici documenti, es-
sendo fin d' allora cessata quella condizione di sud-
ditanza che richiedeva la presenza di tale delegato
regio.
Jì Coniglio dei Ptegati o de' Rogati (Rogatorum)
che veniva annualmente il di di San Giorgio ri-
novato dal consiglio maggiore, si componeva di
XV membri o Senatori, scelti tutti dall' ordine no-
bile. Appartenevano ai Pregati sopratutto le fa-
cende della pace e della guerra, e il trattamento
degli affari di stato ' più urgenti ; nominava gli am-
basciatori da spedirsi fuori di patria e li forniva
delle debite istruzioni; assumeva gli appelli delle
cause civili; rivedeva ìV più delle vòlte le criminali;
ordinava la pubblicazione delle leggi e ne sorve-
gliava r osservanza.
Dal consiglio dei Pregati venivano presi i tre
Giudici annualmente rinovati dal Consiglio Minore
colla restrizione che un giudice, spirata l' epoca del
suo mandato, noti poteva esservi rieletto che dopo
quattro anni, né poteva esonerarsi dalf incarico
" V. p. S9 (nota) di questo libro.
^ Du Gange Glossarium — Lucio de Regno Dalmatiae l. tì
11
Digitized by
Google
154
altrimenti che pagando una multa di 50 perperi.
Tostochè l'elezione veniva confermata, i giudici
cessanti dovevano al suono della campana procla-
mare i neoletti ed assumerne pubblicamente il giu-
ramento. Le quali solennità ci provano V alto conto
in cui questa magistratura veniva tenuta. Difatti
essa col conte rappresentava la magistratura su-
prema. In casi dubbi o preveduti dalle leggi, essi
dovevano consultare gli anziani della città o giu-
dicare secondo il diritto consuetudinario. Il lunedi
ed il sabato giorni fissati per la definizione delle
cause, sedevano in giudizio almeno da prima a sesta^
e con loro un nodaro. Ali interesse delle parti li-
tiganti erano destinati i quattro Avvocati della Curia.
La legge 6 ottobre 1367 regolava giudizi ed
appellazioni nel modo seguente : — Le appellazioni
dovevano essere presentate nel termine di dieci
giorni a datare dalla pubblicazione della sentenza,
e venivano inoltrate o al Sacro Collegio di Roma
y^ad collegium Doctorum Auditorum Causarum Sacri
Palata Domini Papae^ o ai collegi di Perugia, Pa-
dova o Bologna. L' appellante doveva però antici-
parne la spesa. L' appellazione si inoltrava a quei
collegi o da un nodaro o da un cancelliere. ' Venezia
nel 1433 trovò ^ di stabilire che i Bocchesi aves-
sero a ricorrere d'allora in poi ai collegi di Pa-
dova, Treviso, Verona e Vicenza. ^
11 Consiglio minore eletto per voti da quello dei
Pregati, era composto di sei nobili, che come tutte
le altre magistrature non duravano in carica che
^ Statuta cap. CCCXC. cfr. Modif. Padova io 5-2 Nar^o 1446 —
n. 10 — 1469 — 27 ottobre 1553 - 28 Luglio 1636 — 17 Ottobre
1553 — Venezia Ducale 30 Gennaio 1622 — Verona 27 Giugno 1573
-- 7 Aprile 1618 — 23 Giugno 1634 — 19 Dieembre 1693 — 14
Agosto 1710.
' Ducale 30 Luglio 1433.
^ Il Lucio (Mem. di Traù) sa questa legge non essere staia stan^
ziata unicamente a Cattaro.
Digitized by
Google
165
per un anno. Questo consiglio presieduto dal conte
aveva potestà esecutiva sui vari rami amministrativi
statuiti dal consiglio maggiore o dai Pregati, rice-
veva appelli ed altri atti per le autorità superiori,
aveva il maneggio degli atti diplomatici, formava
col conte nelle solenni circostanze la suprema rap-
presentanza.
In aiuto del consesso dei giudici fungeva fino
al 1400 (31 gennaio) la Curia minore incaricata
degli affari bagatellari (fino a X perperi), i quali
poi furono mandato personale del conte e di ogni
singolo giudice.
Al consiglio dei Pregati spettava ancora l'ele-
zione degli officiali minori, i quali erano: — due
doanari del sale che curavano in nome del co-
mune la comprita e la vendita del sale, la costru-
zione "^e la manutenzione delle saline, — due ca-
merari del comune impiegati nella riscossione degli
introiti doganali — tre conti degli Slavi o dei
Passamnici — tre auditori degli atti dei nodari,
quasi altrettanti controllori e revisori di quanto
veniva esteso dai nodari, — due gabellari del vino
— due officiali tecnici — tre giustiziar! addetti alla
sorveglianza delle importazioni furtive di generi di
privativa, aventi al loro servizio sei fanti tolti dal
popolo — due ceccari — due procuratori del comune
— due procuratori p^li intestati — due periti.
Al talento poi dei giudici era affidata l'ele-
zione del vicario e dei ripari addetti alla cura ed
alla sorveglianza del porto nonché di dieci guar-
daboschi. E come i membri dei consigli, cosi i
singoli officiali minori non potevano allontanarsi
dalla città più di L miglia (Ragusa ed Antivari);
chi non ritornava al suo posto entro un mese lo
perdeva e veniva sostituito. Tutti necessariamente
erano tenuti al giuramento.
Digitized by
Google
i5e
Sapiamo dallo statuto ohe due nobili venivano
eletti a pwcuratari della chiesa di & Trifone^ e che
altri due con un sacerdote tenevano una delle
chiavi del santuario col titolo di procuratori delie
reliquie. Parimenti due nobili venivano eletti pro-
curatori e difensori del monastero di S. Giorgia
allo scoglio presso Perasto, di quelli di S. Chiara
e delle Benedettine della città e del convento di
S. Pietro nel rione di Gordicohio. Sulle chiese anzi
e sui monasteri il comune esercitava una specie
di juspatronato e ne tutelava e garantiva i beni.
Dopo la festa di S. Giorgio le chiese, i monasteri
ed i rispettivi beni dovevano essere visirati da of-
ficiali a tale scopo espressamente eletti.
11 vescovo di Gattaro fino al secolo X veniva
eletto dal solo capitolo, poscia dal Clero e dal
popolo. Grimoaldo (1089) s'intitola; * ^p. R gr;
electus Episcopus Cathari ab universa Clero efusdem
cimtatis et populo cuneto.^ — Nel secolo XIII rele-
zione del vescovo fu riservata alla sola autorità dèi
Pontefice romano. Appartenevano al vescovo i redditi
di alcuni castelli e di terreni formanti 1^ sua mensa. ^
La cattedrale e la collegiale fòrma\ano due
capitoli a parte. ^ I sacerdoti erano provedutì con
benefizi. L' arciprete e V arcidiacono venivano eletti
dal capitolo e confermati dal vescovo. Al paroop
erano aggiunti altri quattro calonaei, i quali: nei
' V. p. 58 di questo libro.
^ Ex origi Reg. Ann. IV. co». lib. I. fol. 311. (p. 701). — Tit^iner
I. 2ÌA 316. - Clemente V a Stefana re 7 Genn. 1346. „.... percjepi-
mus, quod licet Catharensis Ep.us qui fuit prò tempore de Canal, Tribunia^
DrazaviM^ Ressón, Bvdua, Lastuà, Prhreiìtj Noi»aheida^ Trepte^ Janeva^
Caporick Piane, Osta^i^ B^sekova^ Rpdni^h, Lipnicfi^ Gi^^kfUnù^ Save^
Maièovia^ Golubezii et Albia dieta Beigrad^ Vilt^s et castra et nonnulla alia
loca Catharensis et Schlavònensium dioecesium ,.., tamquam dioecesanus
ipsornn Castrorum ett. gobernare et] re^ere aonsiievenftt ab aitiqto let por^
ceptio .d^citnarom proyenien^iutii de pvoyen(ibi)^ terr^nm, etc, in dietim ca-
stris etc ad Episcopum Catharensem pertinere noscatur....^
® In tutto ventiquattro calonaei^,
Digitized by
Google
m
rispettivi rioni fungevano ed erano considerati come
altrettanti parochi.
Jn Qgni angolo quasi della città sorgeva una
ohì^a: qna e là un solo edifizio racchiudeva due
e perfiiio tre capello. Sotto la chiesa di S. Giuseppe
qrdvi un tempietto dedicato a S. Antonio Abate;
sopra IfL (jhiesiaola di S. Cattarina si trovavano al-
tre fdue oapella I più antichi chiostri de' quali
fticoift .menzione la storia sono quelli di 8. Giorgio
allo scoglio e di S. Maria Infunara in Cantaro.
L'idea religiosa nell'età di mezzo tanto potente
ueirBiUropa civile, toccò a quel tempo anche alle
Bocche di Cattaro il massima di sua potenza. Tanto
aazi che fu un tempo in cui, come s' è veduto, i
Oàttaritìi non ad altro parvero dedicati che a fab-
brigare ed arrichire. di doni templi e monasteri,
la questo tempo (sec. XIII. XIV) pertanto si fon-
darono i chiostri S. Domenico S. Benedetto, S. Fran-
cesco,. S. Chiara, S. Pietro, S. Nicolò e S. Paolo
nella oittà, e quello dei calonaci di S. Benedetto di
CaFtplli.
Nel secolo XIII eranvi in Cattaro due fratrie :
qu^U^i di S. Croce che allora incominciò a sorgere
e queUa di S. Nicolò detta altrimenti la Marine-
re^za che esisteva già da quattro secoli e che poscia
ebbe t^nta parte nella storia di Gattaro. Nel secolo
seguente? furono istituite altre fratrie ancora e du-
rarono piBr parecchi. secoli; solamente le due prime
restano tuttora monumento della patria politica
economia di quei tempi. Alla prima potevano ap-
parteneare fin certo tempo esclusivamente i nobili,
alla seconda i marinai. L'una e l'altra nelle adu-
naijtze generali erano presiedute dal Maestro di
Seidd^y . ed evano amministrate dai rispettivi gastaldi,
officiali, capellanì, segretari ecc. La confiratema di
S. Nicolò o la S^avi^er^^a era composta dal ceto
Digitized by
Google -^
168
dei marinai e costituita sulla base delle odierne
società di mutuo soccorso. Il capitale formatosi
dalla minella che ogni marinaro doveva contribuire
era tale che poteva soccorrere i confratelli infermi
e gli impotenti, provvedere la dote alle loro figliuole
ed assumersi il trasporto in patria delle salme dei
propri morti su scogli o in paesi infedeli. La Ma-
rinexezza rappresentava V armata navale del comune
di Cattaro anche al tempo del veneto dominio.
Riconosciuta dai re ed imperatori serbi, prediletta
dai cittadini consigli, essa fruì di sempre maggiori
poteri; regolava l'approdo alle rive di Cattaro,
riscuoteva minelle da tutte le località delle Bocche ;
ogni marinaro nazionale era obbligato di apparte-
nervi. Ebbe privilegi nei mercati di Venezia, nelle
Marche, nel Levante e nelle vicine rive di Dalma-
zia. Essa infine fu nel medio evo parte importante
dell'economia politica del comune, e come nei
secoli a noi più vicini, in quelli eziandio contribuì
grandemente alla gloria della patria, rimanendo
sempre per pietà e ricchezza, per fasti ci\^li e glorie
militari, per antichità e quantità di privilegi, supe-
riore alle tante che, auspice il dominio veneto,
sorsero a Venezia, nel Levante ed altrove ancora. *
Le cariche dalle quali essa veniva governata di-
stinguevansi in maggiori e minori. L'ammiraglio,
il maggiore ed i due capitani appartenevano alle
prime, alle seconde tre offiziali dell' anziguardia,
tre della retroguardia, il tenente ed i due sergenti.
L' ammiraglio scelto da principio tra i nobili, poscia
(dal sec. XVIL) anche tra i cittadini era eletto a
vita, doveva risiedere nella città, andava col ba-
stone e governava non solo le file dei marinari,
ma fino all'epoca del dominio veneto egli sovra-
intendeva agli affari marittimi del porto, era il
^ Gelcich 6. La Marinerezza. Trieste, Bello 1872.
Digitized by
Google
159
capo della flotta del golfo, il direttore dei pubblici
arsenali; ecc. Gli altri officiali rimanevano in carica
per un anno.
Il tre febbraio, giorno consacrato al ]>rotettore
della città, festeggiavasi non solo con spendidis-
sima pompa ecclesiastica, ma con pubblici e pri-
vati banchetti, con giostre, fuochi, luminarie e spe-
cialmente col ballo religioso e s^olenne che, come
oggi, veniva pure condotto dai più svelti marinari,
dinnanzi la cattedrale. La ricorrenza di tale solen-
nità veniva annunziata otto dì prima, al tocco del
mezzodì da un giovinetto volgarmente appellato
^il piccolo ammiraglio" perchè ornato, meno che
del bastone, di tutte le insegne militari che distin-
guevano r ammiraglio. Lo sue parole (le Lodi) si
chiudevano sempre in mezzo alle esultanti accla-
mazioni del popolo, allo scampanio dei bronzi, al
«uono dei pifferi e dei tamburri, alle lagrime de'
commossi vegliardi che vicendevolmente abbrac-
ciandosi e baciandosi s'auguravano' il ripetersi di
quella lieta riccorrenza per una lunga serie di anni
futuri. ~ A renderla vie più importante fu dato
alla Marinerezza il privilegio di chiedere la libertà
di qualche esule o carcerato. Per queir occasione poi
ogni autorità cittadina era in essa riposta. Riceveva
per quei giorni dal conte le insegne cioè il ves-
sillo della città e il grande stemma del comune;
l'ammiraglio cingevasi della spada e portava il ba-
stone del conte. Le insegne venivan deposte nel
tempio ; le chiavi della città si conservavano presso
r ammiraglio. Così le autorità spoglìavansi per quella
festa delle proprie prerogative cedendole al corpo
della Marinerezza che nelle notti (2-3-4 febbraio)
accompagnato da due cavalieri in completa arma-
tura i quali portavano le chiavi, chiudeva ed apriva
le porte della città e sorvegliava X ordine pubblico.
Digitized by
Google
160
Straordinai'ia era del pari, la solennità delle
funzioni ecclesiastiche. Come al giovedì santo, cosi
alla sera del 2 febbraio, durante il vespero ed i
matutiiii sei nobili dei più ragguardevoli invitati
dai procuratori delle reliquie, dai quali ricevevano
nobili presenti, e sei scelti dall'ordine civico, in-
censavano, come oggi pure si usa, due a due in
grande assettp di gala le Ss. Reliquie. La Maari-
nerezza partecipava a tutti i sacri riti. Il conte, i
giudici, i consiglieri del maggiore e del minore
consiglio, i medici, i notai e tutti gli altri officiali
erano tenuti a offrire alla cattedrale in tale circo-
stanza un cero di peso determinato a seconda del
grado deir obblatore ; per chi avesse manc^-to eranvi
stabilite delle ammende — In occasione di queste
feste il consiglio maggiore di Cattaro aveva ^ (1343)
stabilita la tregua di Dio, Fu concessa cioè libertà
ai profughi e latitanti per delitti che non avessero,
inaportata la pena capitale di accedere iujpunemeate
nella città nei t^e giorni precedenti e nei tre se-
guenti la festa di S. Trifone.
N
La tortura, male comune dì tutti i pt>pi(DÌi del-
r età di liiezzo, la troviamo usata anche a Cattaro*
Il <5apitolo dello Statuto (82) che riguarda gli omi-
cidi fa menzione di torménti, per ricavare il ^inero,
sotto la frase propria di quei tempi di ^^esame riffa-
rosoj'^ non però trattandosi di cittadino, m di Al-
banese Slavo o Vlaco, cioè a dire di un Icontadino
del territorio del comune. Il bando, ^ le busse, la
1 Stalut9 Cap. CDIV. 15 febbr. 1343. riconf. con lett due. 13
Novembre 1566.
^ iGràno banàiti i pirati e coìoro che andavàDo corseggiare cogli
Almissaii -^ Stot. cap. 400-401.
Digitized by
Google
pena peiQuniare ^ e T arresto perspxwife i^anx) iBiPu-*-
nÌKÌonl ordinarie del delinquente- Ciji fiiCm poteva;
pagare , Ja multe veniva condajcuwto al carcere, (^e.
secondo l^a gravezza del misfatto poteva eg^r^ iif^-.
*sprito colJLe bu^.e e colla catena. Vi eranp^treyflarrf.
ceri: quelle di S. Trifone, quelle .presso la. Ipggl^
di S. Trifone e queiUe nei sotterrane del pftla?}zo
del copXe. Ma.uijL nobile che ayeva solaimenjte.qm^t*-
tordici anni, accusato di qualph^e . cqnte*yyen«Ì4)^
veniva chiuso in un^, ^an;^a sopya la S9.la <^el ^ì^r,
sigilo nel palazzo: del gjenato che ^rs^ a nie^zogiqynj^
di S. Trifone. — Chi proBao^eva p aiutava jwi..^j\-,
restato a fuggire dal carcere, dovey?» subire. ,pqi, la
pena del fuggito, fossp purje la pena capitale. .
Qui, come da per tutto nel pjediQ evo, er^O;
in vjgore Jie pene di canip9.razione. Il reo di sti^pro
cioè o di furto . che ncwa poteva pftggi'^ Ja. pena;
peculiari* alla qu^e era stato cpndanniitQ doveva
perdere un membro del corpo oppure * yenÌY;a. ]bol-|
lato. L'accusato di furto, essendo ricpnjQscwfltq reo>:
era obbligato alla restituzione dall'oggetto ;involi^tp,
o ad una multa. Se l'oggetto n^on valeva più 4i 5i.p^rr*
peri, doveva pagarne 15; v^va chiusp in ^^arqeiie
e se noix poteva esborsare Tinjiportp entro jl j;ermijja/e^
di cinque giorni,, dopo che nudo Qpa sjtajto ,battp|^.
pmbblicajtneute, restava in ppìg^ppe fipchè .^ye^a^^j
avuto i m^ezzi di.redimor^. Cti:avev^ rubato flp
oggetto di 15 perp. se. dopo V^ giorni di .carceije
ijioi) pagava. il triplo, veniva battuto e ballato m
fronte; se il valpre era di 20 a 25 perj^. il la^TP:
veniva battuto e orbato d'un occhio, se di .50 a
100 egli veniva privato di un occhio e dpl)ft qiano
^ Pene pecani»ejfi : ehi . ^rap^avR altriii ia barba* perfy. IO • *-■' dll giia-*
stava ima pianta appartenente al comune p» 1 — chi tag;|iatfi, .le viti ;dei;
Possanici p. 12 — chi ingiuriava àllrjii p. 3 — chi batteva uno slavo
od ttiì 'albanese p, 3 — chi entrava in «asà arltrilf ed òifendevà 24 -^'
ehi bntleva la sei^é o i\ servo d'ieri 3 ee«. . .\
Digitized by
Google
162
deàtra ; se finalmente il valore del furto sorpassava
i cento perp. Il ladro che non poteva pagare la
somma veniva condannato alla perdita degli occhi
e delle mani. Chi una seconda volta rendevasi reo
4
di' furto doveva essere bastonato e pagare un somma
sei volte maggiore del prezzo dell' oggetto rubato,
e dopo il carcere di quindici giorni non potendo
rimborsare l'importo veniva più volte battuto e
bollato e finalmente di bel nuovo mutilato. Se l'im-
pòrto superava i per. 100, il ladro, così mutilato,
Se tion risarciva il danno finiva al capestro. Il pub-
blico ladrone veniva orbato. — Lo stupro era con-
dannato secóndo la condizione della donna sulla
quale veniva perpetrato, perchè vigeva anche a
Cattato là distinzione fra schiavo e libero, essendo
il primo un servo della gleba, un essere tenuto
ib poco conto ed in ogni riguardo dipendente dalla
volontà del suo padrone. Chi pertanto perpetrava
lo stut)fo sulla schiara era condannato alla pena
di per. 50, e, non potendo pagare questo importo, a
pèrdere il pollice destro nel caso non avesse avuto
il consenso della donna e del padre o del padrone
di lei di sposarla senza pretese di dòte. Chi vio-
lava uri orfana od una donna libera, si esonerava
dilla pena di per{)eri 100 sposandola, altrimenti,
non potendo né pagare la pena, né ottenere dalla
offesa r adesione ài matrimonio, veniva condannato
alla perdita del pollice e del mignolo destri. Colla
stéssa alternativa del carcere o del matrimonio, il
nobile o pagava perperi mille o si vedeva privato
della destra.
L'omicida era condannato al capestro se egli
e Tinterfetto erano cittadini. Trattandosi di inter-
fetto straniero, T omicida soggiaceva alla pena ^quam
nostri cives in cimiate unde est ille interfectus snsti-
nerent^^ che i nostri cittadini avrebbero subita
Digitized by
Google
nella patria dell' ucciso. H forese che nella città
uccideva un' altro forese finiva al capestro. Nobili
od offiziali del comune rei d'omicidio venivano
decapitati. 11 fuggitivo consideravasi còme bandito;'
venendo colto subiva la pena capitale. Il falsario
di un pubblico documento perdeva la destra; il.
traditor della patria veniva bandito, la sua casa
distrutta dalle fondamenta^ i suoi beni divisi fra'
il popolo. Il bando per due anni veniva inflitto à
chi si ostinava a non entrare nel carcere, restando
fermo l'obbligo di scontare la pena al suo ritomo
in patria. Chi non osservava il bando incorreva
nell'esilio a vita; il renitente à quest'ultima con-
danna ed i complici finivano decapitati. Chi per-
cuoteva i servitori veniva bollato su entrambe ie
guancie e il suo misfatto si pubblicava in tutto lo
stato* ■ '
Abbiamo veduto il codice penale del èomtine'
di Cattare essere stato in maniera che si espiala
il delitto con una pena pecuniaria relativamente
inferiore. Ma chi non poteva pagarla si e&póneva
ad espiazioni senza confronto più dure : la prigione,
la mutilazione, il capestro. Si vede quali da questa
ingiusta alternativa erano i favoriti/ quali, i colpìtò;
* .
„Per comprovare i danni campestri la legge
richiedeva il giuramento del proprietario del campo;
il danneggiatore pagava, oltre alla compensazione
del danno, la multa di 12 perperì ; non pagando,
lo si frustava alla colonna e segnava col marchiò.
Quando non si scopriva il malfattore, la villa più
vicina era tenuta alla compensazione del danno.
^Era proibita l'esportazione del vino, grano,
caccio, lardO) sevo e legna dal distretto di Cattaro,
Digitized by
Google
,,No|;i fermio valide le testimoilìaiize 41 dontia,
di qopgiunti e nepEìmeno quella d'un sacerdote in
afferri laici, lì padre poteva ilieatinioniare fra figli
deJlji.^tóssft, moglie.
^iNelle oaiuste oltre i 10 perp. si rid^iedeva .un
pubblico doppiuensbo. Un apposita perfioua pubblica
doYrea sorvegliaBe i docunae^^ti, cije ei facevano ddl
nqtajp,; Qud'.p^elud^rvi; ogni frod^. Nei doeumeuti
il documento pubblico di data più antica avea là
prpftreiwa ^u quello d'wm più recente, I documenti
fatti da nn notaio st^pniero non erano considerati
yalevolL Proibite le. pegnorazioni, vendite od alie-
nazioni idi cfondi dati ed obbligati a dote. Per Tu-
socapiope s;i eaigteva \m pos^sso tr^-nquillo di soli
dj[>e JMWW^ -Altrimenti per la pre^cmioae : qna carta
di dej^ito od obbligazione, Qltr;e{)4ssaiido treiit'aam
e mezzo e non venendo registrala o presentata se-
co?^dp la legger (perdeva ogni efficaccia. P(^ji<> questo
t^riaaine era prolungato d' un annp pel creditore
nqì\ ial^itaiite la citt^^ di Cattaro.
, . ^Cjhl dava a coltura , la propria terra no» po-
teva. togUeiila al' colti vatpre che iallp. fine dcil terzo
^uno, pujfcbè avesse soddis&ttp agli obblighi as-
suni^W, cpjue d'j^ltronde non poteva Iftsciarl» il
coltivatore.
„Un padre, avente eredi di due mogli, nella
divisione coi figli della prima, era tenuto di dare
Ipro JJa ^netà de suoi beni; T altra x^th rimaneva
al ,^44*"^ wi .%li deUp. seconda.
. j^NeU^» divisione deJL patrimonio tra fratelli era
prescritto, che il frpitello minore dividesse i beni
in ptj^rtì eguali ; il maggiore preudpya il primo la
sftft p^Tte, poi gli ^tri. I. genitori potey^^p disere-
dare ^ji:£gUo, che gli avesse, perco^si^ ote^e loro
iugjLdjjB col veleno. . ^
.. jjXjBa doftfli»» f^h^ ': non avesse avuto: epedi col
Digitized by
Google
1«6
seocmdo marito, ma col primo, moriapdo, aupeistite
il secondo marito^ i di l«i bexà rianaaevaQo «i figli
del primo".
Dopo il patriziato eh' era la classe governativa
gli abitanti della città si distinguevano in cittadini
e plebei. Fra le varie distinzioni di questj; diversi
ordini, va riferita quella antichissima delle axmi,
che i Veneziani poi trovarono di conservare e ri-
conoscere siccome, statutaria. ' Il liobile teneva
spada, ballestra ed arco con saette e verettohi, il
cittadino ballestra soltanto e daga; il plebeo arco
di legno ed un. coltello. In caso di bisogno do-
vevano comparire i! nobile con due ballestre a
molla fornite cadauna di 2,5 verettoni, ed un arco
con 25 saette; il cittadino con una ballestra a
molla e 25 verettoni; il plebeo con. un arcò di
legno e 25 saette. In tempo di pace però, tranne
il nobile> nessuno poteva mostrarsi armato dopo il
tocco della sera.
Fra le molte prerogative delle quali godevano
i cittadini, quella, eziandio avevano di potei: co-
prire le cariche minori del comupe. Cittadini erano
i commerciianti, gh esercenti la na^vigazione, le arti
più nobili ed i più estesi rami di industria comq
i lanifict, le concerie ecc. e distinguevansi per fratrie,
col diritto dì sepoltura nelle chiese alle quali ihét-
tevàno capo le rispettive loro corppraziòijL ^ /
Sopratutto curavasi la costruzióne navale, siq-
cpme quella alla quale le Bocche di C'attaró dò-.
» m. p. 4*6. D- V. \ 1492.
^ Del ^f|ic|,o di, perfezionamento « cui in ^au^^to . tei^go, sonq .i^9)He.
alle Bocche di Cattaro le arti belle, T abbiamo dimostrato nel saggio ,,Le
arti e le lettere alle Bocche di< CaHafeepi^ FMai L Vidneciai Véatefini 1879,
Digitized by
Google
166
vevfttìo le migliori loro risorse. Occorreva ohe il
governo fosse assicurato della solidità del naviglio^
e quando i legni usciti dagli squeri di Perasto, fu-
rono riconosciuti poco solidi e pericolosi, né in
Perasto, né altrove nel seno di Cattaro fu mai più
permessa la costruzione navale per conto dei Cat-
tarini; che solamente a Cattaro, dove il corpo della
Marinerezza prevedeva e regolava quant' era alV uopo
necessario, E chi avesse costruito un legno mag-
giore della barchetta da traghetto, fuori di Cattaro,
perdeva il diritto di esercitare V arte sua e pagava
25 perperi in grossi cattarini, o scontava la pena
di tre mesi di carcere. I calafati, i carpentieri ecc-
non potevano pretendere merpede giornaliera mag-
giore di quella che la fratria della Marinerezza
di tempo in tempo stabiliva. Ed i singoli ope-
rai non venivano assunti se dalla Marinerezza
non avevano ottenuto il permesso di lavorare. Nel
1436 fu stabilito che „M. Radeglia habia a ti-
rare tutti li navilii in terra, e che per cadauno
navilio grando habia grossi 4 et deli menori
grossi doi. Etiam li sopradicti padroni habia a
chiamar lo dito Radeglia ali suoi lavorieri come
fidele fradèlo dela scola. Et caso quo dito Radeglia
no volesse andar habia a pagar la pena de grossi
4 per cadauna volta. Etiam se li ditti patroni non
volesse , chiamar lo ditto Radeglia habianli pagare
la sua giornada." ' — L'industria, dopo la marit-
tima la più proficua al paese era quella dei cuoi;
così si raccoglie dalla matricola che incomincia
col 20 Marzo 1509, ma accenna tosto a sviluppo
che non avrebbe potuto toccare senza una ben
lunga preesistenza. Arrogi a questa il retificio, le
fabbriche delle schiavine, delle rascie e dei pan-
nilani grossi e villaneschi e dà ultimo quella delle
<^ Mmlreregolii dei Marineri foglio i5;
Digitized by
Google
167
candelle di Bego^ prodotti tutti dei quali si faceva
spaccio non solo nell'interno, ma anche nella vi-
cina Albania, a Venezia e nelle Apulie. * —
I plebei non potevano essere ammessi quali of-
ficiali del comune, ma servivano soltanto neir ese-
cuzione delle pene sentenziate. ' Esercitavano le
arti più basse, erano manu<ali di piazza, calàfatti,
giornalieri ecc.
Il comune di Cattare nei primordi della sua
indipendenza possedeva soltanto le ville di Spi-
Ijari, Skaljarì, Kavad, MerSevac, Bogdasiò ed il
tratto che dalla città si protende fino a S, Elia di
Dobrota. Nel secolo XI e successivamente fino al
secolo XIV i suoi possedimenti territoriali furono
mano mano ampliati dai re di Rassia e di Serbia.
Ricevuti in dono i territori di Garbalj, Lede-
nice, KruSevice e Bianca, il comune ritenne questi
territori siccome feudi cui esso solamente poteva
disporre e li suddivise in particelle ^ fra le varie
famiglie costituenti V ordine aristocratico, a patto
però che ciascuna conservasse la parte sua in linea
discendentale e collaterale, né avesse mai per ra-
gione alcuna ad espropriarsene. Nella mancanza di
una parentela legittima, il podere ritornava al co-
mune che nuovamente lo distribuiva in eque par-
ticelle fra le altre famiglie, Necessariamente la ven-
dita, anche di una parte dei terreni cosi conseguiti
^ U. Raffaelli: La Dalmazia 1845 p. 139.
^ Sex famvlos populare« devooo accompan^nare ì giudici per V ese-
cuzione delle busse. Stat. XII. cfr. Reulz.
^ Libro rosso — conservasi nella casselta delie per)[;ani«ie delFar^-
chivio del C. M. di CaUaro presso TI. R. Capit. Distret. -^ Slat. GCCCXIl
decis Coli. Patavini 5 Giugno 1560 n. 28-81. Gap. CCCCXIII (15 fingila
1355) -, CC€GXY< (15 Ag. 1334) ;CCCGXV1II (28 Mng. 1339)
Digitized by
Google
188
era server ameQte proibite ; l' errentuale àcqiiirente pèr-
deva r importo eBboraato, perchè un cosifatto ac-
quisto veniva al fiisoo. Né era lecito alterare il
namero dei ooòitadim che alle féttaiglie Tenlvano
eoi rispettivi terre»! às^egnati^ meno poi il licen-
alare o icltmbiare una parte di essi. E i contaidini
atessi do V4^vanò etìsere obbedienti ai padroni, e ri-
conoscere r alta sovranità del comune. Quelli di Galr-
balj dopo di esser venuti sotto il dominio di Cat-
tare continuarono per qualche tempo presentere al
re di Rassia certe regalie a nome del cessato loro
paunipip^o ; Catturo ajlo scopo di ipdqrli a smiettere
qjUQsta . costumanza impose loro il livello annuo di
4 grossi: per ogni ca^po maschio.
1 foresi erano in. generale detti Slavi però an-
davano distinti i Posamciy ' o Posauioi^ cioè quel*
li mandati ' a cplojiizzare i terreni ohe mano
mano vanivano ad appartenere a^l comune. I posa-
indici cjostitiiivano una cla,sse abbastanza apprezzata
in copfrontp agli altri foresi: un pQsamico poteva
stabilirsi in città per esercitarvi un arte e vi go-
deva, di . tutti i privilegi accordati ai cittadini. Alla
fest;a di S. Trifone, fino allo scorcio del passato
secqVo, i possamici intervenivano armati, condotti
dal capitano del contado che precede vali assiso su
bianco pal^eno, ^ Sappiamo che tutti gli affiari
politico milit?i,ri dei confini erano diretti da un nobile,
dijilV autprità del quale dipendevano anche alcuni
legni destinati alla custodia del golfo, e che a lui
era subordinata U forza tprritoriale sotto gli cor-
dini di un sopra-intendente e del capitano del con-
^) Pvsad -^ veter - Mqv* $obb&9t(^ Posa(d)nici aMUIoH dèi borgo.
PosadUi piantare, collocare ; posa^fimk piantato, collocato e probabilmente
ooioilOi Rcttls ha band$èevié eontaéim.
'^)'Fortoe dalU vt^ cmititiueiiti il prìmittvo possedimento territorinle
Ìbì, Oemoiie.
3) W Ri Buìll^ di*. S. Tl^lbM. 6. €Meicfe< Ltf Variteéi^i^' I. e.
Digitized by
Google
169
tado. ^ Da questa circostanza possiamo per avven-
tura argomentare i possamici avere costituita la
forza territoriale del comune, e che come tali siano
intervenuti alla festa di S. Trifone.
L' autorità territoriale era appoggiata a tre of-
ficiali boniy probi et legalis^ detti conti degli Slavi
(comites slavorum.) Al conte di Garbalj erano ag-
giunti tre rettori o giudici i quali dovevano per-
correre mensilmente, a spese delle rispettive casate
proprietarie, tutto il contado e provvedere all' esatta
osservanza delle leggi, non meno che ai bisogni
più urgenti per la conservazione e la prosperità
del paese. — La consuetudine dei giudici arbitri
era religiosamente osservata dai territoriali nei tempi
di cui è parola, e sancita e riconosciuta dalle su-
preme magistrature, le quali ai due delegati eletti
dalle parti litiganti aggiungevano im proprio rap-
presentante nella persona di qualche perito giuri-
sprudente.
Infima classe del popolo nelF epoca medioevale
delle Bocche, classe che ricorda i res mancipiae dei
Eomani, affatto dipendente dall' arbitrio del padroue,
era quella indicata negli statuti col nome di servi. ^
Non potevano questi fare cosa alcuna senza il con-
senso del padrone, ogni loro più leggiera contrav-
venzione veniva punita colla massima severità. Se
nn servo fuggiva, la curia prestava al padrone i
mezzi per rinvenirlo e Y abbandonava alle punizioni
eh' egli credeva opportuno d' infliggergli. Il padrone
poteva non solo legarlo e batterlo, ma anche baijLr
dirlo temporariamente di casa, esporlo senainudo
ed affamato al pubblico dispregio, né alcuno a-
') U. Raffaeli!. 1. e. Osservatore Dalmata 1851 N.r 123;
2) Stat. Gap. 221, 222, 120, 125, 109, 219, 2i7, 220, 223.
12
Digitized by
Google
170
«
vrebbe potuto offrirgli ricovero e nutrimento senza
averne prima ottenuto il consenso dal padrone. Non
essendo persona sui juris il servo non aveva diritto
di reclamare dalle leggi la tutela della personale
sua sicurezza; così, perchè l'insulto fattogli non
fosse rimasto impune, bisognava che il padrone ne
avesse reclamata dal giudizio la punizione che del
resto era lievissima (multa di tre perperi). Un servo
che avesse percosso il servo d' un altro padrone,
veniva fatto battere, se il padrone non lo riscat-
tava colla multa di 3 perperi ; bisognava però sem-
pre che il padrone del percosso reclamasse la pu-
nizione del reo. Se percòteva un cittadino questi
aveva diritto di battere il servo ed ogni lagnanza
del servo in giudizio veniva condannata alla multa
di perperi 10; se percòteva un nobile veniva mar-
chiato sulle guancie e menato a furia di frustate
per tutto il territorio; se il padrone, subiva oltre
a tutto ciò, la mutilazione della mano. Non bastava
che il padrone avesse acconsentito al matrimonio
della serva con un libero ; bisognava ottenere ezian-
dio in via di grazia la sua dichiarazione di libertà
per la prole di un tal matrimonio. Altrimenti i figli
della serva, sebbene moglie di un libero, rimane-
vano proprietà del padrone, ed al padre non era
libero di redimerli che entro il primo anno della
nascita, e ciò al prezzo di 10 perperi per ogni capo.
Mite, si è già veduto, era la punizione di chi vio-
lava una serva.
Il servo poteva essere dichiarato libero [liberto^
Hberticius) ma dal suo padrone soltanto, mentre la
stessa autorità del regnante, di cui Cattaro godeva
il patrocinio, veniva esclusa da questo diritto. E
come già in Francia, ^) il liberto costretto da man-
canza di lavoro o dall'impossibilità di mantenere
1) cfr. S, Luigi di Tour. VII 45.
Digitized by
Google
171
la famiglia poteva ritornare alla schiavitù venden-
dosi, dandosi in pegno o donandosi al prezzo sol-
tanto del mantenimento. Ma così egli non toglieva
il diritto al suo primitivo padrone di riaverlo, ri-
sarcendone r acquirente del prezzo per esso e-
sborsato,
* *
Non si ha che assai tardi memorie di istituti
di pietà. Le prime notizie sulF ospizio degli Esposti,
risalgono appena al 1516; non perciò dobbiamo
argomentare che da queir anno appena ne dati re-
sistenza : r atto che a quest' epoca si riferisce ac-
cenna ai benefizi lasciati dal cittadino Nicolò Bat-»
tier air Hospital de la Pietà già esistente colla di-
sposizione che per T avvenire questo dovesse es-
sere amministrato da una commissione di tre com-
missari scelti tra i nobili e di tre cittadini- ^) Più
antica assai ma del pari sconosciuta è T origine
dell'istituto di S. Lazzaro che fu ad un tempo e
nosocomio e gerontotrofio.
Da questi brevi cenni si raccoglie che gli sta-
tuti del municipio di Cattaro rassomigliavansi molto
a quelli degli altri municipi dalmati, e comprovano
splendidamente quelV umanità, integrità, sapienza e
quel sentimento dell' onore e del dovere, che fanno
si ammirabile la storia della legislazione de' mu-
nicipi dalmati nel medio evo.
^) Atti deir Ospizio degli Esposti. Archivio dell' I. R. Capit. Distr.
di Cattaro Voi. A. fol. 8. 8 Aprile 1610: legato el Maggior et Minor
consiglio .... per crear .... un commissario nobile e tre zitadini — —
giusta la disposizione del sig. Nicolò q.m R. Battier dell' anno 1516, Tatto
alla pag. seg. del detto voi. accenna a livelli pagati nel 151^0.
Digitized by
Google
173
Perasto.
Dopo le lotte incorse fra Perastini e Cattarini ')
r anno 1160 neir occasione degli aiuti portati ai
Ragusei nella guerra contro al bano di Bosna, la
storia di Perasto si compendia nel fatto che questa
città fino all'anno 1365, seguì le sorti di Cattaro. ^)
Imperocché in queir anno, mentre Cattaro ottenne
di esaere assunta sotto il patrocinio del re d'Un-
gheria, Perasto ') si assoggettò alla Repubblica di
Venezia, che probabilmente istigò i Perastini (1367)
all'impresa contro Biidua a favore dei Balsa. Si è
già detta V importante parte presa dai Perastini
nell'assedio di Cattaro sotto il comando di Vittor
Pisani (1368); qui occorre aggiungere soltanto che
Perasto assalita poscia dalle armi alleate a Lodo-
vico il grande, fu battuta e saccheggiata. *) Per la
pace di Torino fu compresa entro il limite del golfo
di Cattaro rinchiusa da catena, e quindi sotto la
sovranità di Lodovico (1381); poscia fu soggetta
a Tvarco. Attorno il 1400 ritornò sotto il dominio
di Venezia.
Nell'istoria successiva a questo tempo Perasto
si distingue per una grande operosità specialmente
militare in conseguenza di un privilegio, del quale
tuttavia quella città conserva non poche care e pre-
ziose memorie. Esso è il privilegio del carico della
difesa del Gonfalone onde Perasto ebbe il titolo di
fedelissima gonfaloniera^ titolo meritato dai Perastini
primi nelle imprese dei Veneziani e carissimi alla
dominante. 11 francese Bruzer-La-Martineire ^) scrive
p. 54 e seg. di questo libro.
^) V. Informazione documentata per la com. di Perasto nella causa
con la com. di Cattaro a. 1712 p. 34.
^) Ballovich 1. e. e Stampa Benemerenze della fed. com. gonf. di Perasto,
^) Informaz. 1. e. p. 47.
^) Dìotìonaire geogr. 1749. T. Vili, ad PerasU)f«
Digitized by
Google
173
Les Babitas (di Perasto) paasant paur etra brama et
belliqueux... Ce sout eux qui gardent en les Armées
F Etendart de la Bepublique. — Il Gonfalone consi-
steva in una bandiera ^) rossa con margini gialli e
nel mezzo Y effigie del leone alato che dal mare è
giunto alla difesa della croce piantata sur un ma-
cigno. Era esso il carroccio dei Veneziani, ma ve-
niva consegnato all' armata unicamente nelle im-
prese terrestri e marittime di Levante. La guardia
ne incombeva esclusivamente ai Perastini, ed il
Bassich, discorrendo delle glorie di Perasto sua
patria, fa risalire fino ai tempi del dominio dei re
serbi T origine di tale privilegio. Così egli : ^) sotto -
il dominio dei Re di Serbia, nei tempi di guerra,
dodici Perastini venivano destinati alla custodia e
difesa del Regio Gonfalone ; ciò prova eh' era te-
nuta Perasto in alta estimazione per fedeltà e va-
lore militare. Ciò risulta anche dallo stemma del
Comune disposto dallo stesso Re Serbico Stefano
Nemanic, nel quale figurano dodici famiglie... ^11
Ballovich invece riporta T origine di questo privi-
legio al giorno in cui Vittor Pisani ebbe bisogno
deir aiuto dei Perastini per impossessarsi della cit^
tadella di Cattaro. Infatti furono i Perastini ^) che
spontanei si assunsero di penetrare nella cittadella
e di piantarvi le insegne di S. Marco.
^) Lunga p. V. 6 alta 4.8 margini in lungh. larghi poli. 6 in alt. 8.
^) Anno centenario secondo della riportata vittoria XV Maggio MDCLIV
dai Perastini ecc. Trieste, Lloyd 1857. p. 12 et seg.
^) Verdizzolti. Hist. Ven. cfr. Inforraaz. 1. e. 45-47. Nei quaderni del
comune di Perasto e negli scritti del Ballovich è detto che il documento
riCèrentesi a questo privilegio conservasi fra gli atti delF archivio vecchio
di Cattaro che è nei locali di queir I. R. Capitanato Distrettuale Ho inutilmente
svolto un infinità di quaderni per cercare il documento ; la confusione e sopra--
Intto il deperimento di quelle carte per umidità e per insetti non ne per-
mettono lo studio. Neir informazione citata (p. 29) è detto che il diploma
della dedizione di Perasto alla Rp. di Venezia andò smarrito nel saccheggio
delle tredici galere di Biserta È probabile che come questo atto, sia an-
dato a finire anche quello riferibile al gonfalone, che vi doveva essere allegato.
Digitized by
Google
174
Intorno al modo nel quale veniva formato il
drappello destinato alla difesa del gonfalone, così
è scritto nel libro verde del comune di Perasto :
^Jjsl comune del consiglio debbe destinare una per-
sona per casada delle dodici, delle quali persone
dovrà essere eletto un capitano, il più sufficiente
dair ordine della Comunità, a chi verrà toccare et
in caso non trovandosi in questa muta uno che
fosse capace o che volesse trovare chi in sua vece
con minor paga possi farlo in cambio suo, e men-
tre, come suole nascer il caso che più non si po-
tesse trovare in quella muta allora la Comune possi
destinare con li voti uno delli quattro giudici at-
tuali per capitano o qualche altra persona capace
per tal carica a beneplacito della comunità e che
sii pagato da quello di uno delli dodici che avrà
maggior comodo de beni di fortuna. Il tenente sarà
destinato con voti ; il più abile che si trovasse nella
compagna suddetta delli dodici e non trovandosi
puossi sceglier un altro a beneplacito della Comu-
nità in conformità del capitano suddetto. Dopo che
saranno destinati, dovrà ogni capo di casada sco-
dere ad ogni uno della propria casada queir aiuto
che è stato sempre praticato, che consiste in un
zecchino per ogni casa di casada.,, Prima di met-
tersi in viaggio, dovevano tutti assieme recarsi "per
le benedizioni iu Giesa dal Signor Abate o chi per
lui, tutti armati. „ Tre giorni prima della partenza
il capitano doveva "venire in consiglio a ricevere
il bastone e la spada, accompagnato dalla sua com-
pagnia.,, — Quivi gli si leggevano e davano in
copia "le commissioni per norma del suo contegno.
La paga del capitano è solita praticarsi darla qui
in Perasto, da quello per il quale andrà a servire,
che sono due. 40, o come meglio potrà accordarsi. ,5
Similmente al tenente competevano due. 30, ed a
Digitized by
Google
175
ciascuno ^subito li correranno le paghe mensuali
giusta decreto nel Privileggio dal giorno nel quale
sarà segnato in lettera, con la quale saranno ac-
compagnati al Capitan-Generale. Il sopradetto ca-
pitano del Gonfalone dovrà intervenire in tavole
di detto Capitan-Generale, t^nto in mare che in
terra, tanto di giorno che di sera, ed il tenente con
altri letenti (cioè gli altri dieci gonfalonieri) man-
gieranno alle proprie spese a tutte le marchie.„
Ciascuno poi doveva provedersi V uniforme distinta
sempre dalle altre per un fustan' di panno, e per
un mantello nero.
In quanto alle summentovate Casate di Perasto,
noteremo quanto segue. Perasto fin da antichissimo
tempo osservò nella sua costituzione un ordine che
ricorda bene il regime feudale d' altrove. Tutta la
città veniva divisa nelle seguenti dodici casate:
Studeni Sestocrilich Peroevich Dentali oSubazi
Smiloevich Sciloppi Stoisich Cismai
Vucasevich Raicovich Bratiza Miocovich
costituite dalle dodici famiglie originarie. Ogni ca-
sata aveva un capo, e gli altri erano compresi nel
solo capo. Una casata pertanto abbracciava più case
e più famiglie. Alla casata degli Sciloppi p. e. ap-
partenevano le famiglie Sciloppi, Galletti, (poscia
Kokotovié), Bronza, Zambella, Cigo ecc. a quella
dei Dentali le famiglie Balli (Ballovich), Viscovich,
Ammiragli ecc. per cui ciascuna famiglia portava
spesso il nome eziandio della casata come Dentali-
Ballovich ecc. Le famiglie che davano il nome alle
casade costituivano un ordine chiuso di cittadini,
geloso di sue prerogative.
A questo ordine di ottimati appartenevano i
carichi stabiliti all' amministrazione interna e al buon
ordine della città. Il Ballovich riferisce che il Se-
Digitized by
Google
176
stocrilieh fu Chiefalia^ un chiefalia è pure ricordato
dàl'Lucari ^) ai tempi di Stefano Cosaccia. Questa
dignità del tempo della dominazione bizantina di-
mostra come anche Perasto contemporaneamente a
Gattaro, ne subisse l'influenza.
n Chiefalia venne quindi sostituito dal Capi-
tano, eletto il dì delle Pentecoste nella chiesa pa-
rocchiale. Durava in carica due anni. Egli doveva
dopo le Pentecoste raccogliere il consiglio degli ul-
timati (consiglio generale) e col sufiraggio di questi
eleggere : i quattro giudici ; il castellano a cui incom-
beva la sorveglianza delle vedette e dei forti, T ordine
dell'allarmi ecc.; i quattro procuratori della comunità,
i procuratori delle chiese; ed i quattro giustizieri. Il
governo permanente della città era nelle mani del
capitano e del consiglio degli anziani — costituito dai
dodici capi delle casate, i quali capi venivano eletti
dal consiglio generale. Ritornata sotto il dominio di
Venezia Perasto aggiunse a questi officiali il nunzio
(agente) della comunità che doveva dimorare in
Venezia, e gli ambasciatoriy titolo accordato dalla
Serenissima per ispeciale privilegio a tre deputati
destinati a recarsi di tempo in tempo a Venezia
per impetrare la riconferma degli speciali privilegi
che godeva la comunità.
Perasto negli affari contenziosi si servì dello
statuto di Cattaro ; ebbe però anche una specie di
liber reformationum detto Libro verde. Sotto il do-
minio veneto fu subordinata alla autorità del con-
siglio minore dì Cattaro che, costituito sempre dal-
l' ordine nobile di quella città, fu sempre eziandio
r unica corte giudiziaria iq Dalmazia che nelle cause
civili e criminali ebbe voto deliberativo. ^)
*; AntiaH 1. e. p. 173. «) Biisching. Geograf. ecc. 1. e. m.
Digitized by
Google
177
Budua.
Budua dopo la caduta dell' Impero Bizantino
subì il dominio dei Rassiani, indi quello dei Serbi.
Vissuta per poco tempo sotto la sovranità di Po-
vresco, fu dai Perastini (1367) consegnata ai si-
gnori della Zenta. I Balsa la cedettero ai Vene-
ziani (1398) che riconosciuta poscia Talta sovranità
della Porta ottomana sulla Zenta, s'assunse anche
un tributo al Sultano per conto di Budua. Budua
ebbe proprio statuto ^) e V autorità legislativa ne
era riposta nel consiglio nobile costituito da almeno
trenta gentiluomini (ottimati) della città. Da questo
consiglio venivano eletti tre giudici, otto consiglieri
constituenti il consiglio piccolo, due capitani, due
avvocati, due speditori e due auditori. Nessuno du-
rava in carica più di un anno; i neoeletti dove-
vano prestare il giuramento dinanzi il vescovo "et
il vescovo debbi metter a sacramento li detti of-
fiziali essendo fatti. „ — Alla testa del consiglio
nobile i Re di Rassia e di Serbia mandavano un
proprio rappresentante col titolo di conte, al quale
il comune doveva "darli tre manzari d'ogni barca
de' forestieri di biava, hover di sai che se vendesse
alla marina mozo uno se havesse un arboro, et se
avesse doi arbori deve haver moza doi, et quanta
biava o sai debia parLirla con il comun per mità.
Ma del zittadino non deve aver cosa alcuna. An-
cora è tenuta la terra de dar al conte danari cin-
que dalli danari dell' arrostiello. Ancora se il volesse
star nella terra il comun sia tenuto di darli la casa
et ancora ciascun alpedo delle vigne sia tenuto
darli corbuUa una di vino. 55 Al conte la repubblica
veneta sostituì un suo patrizio col titolo dì podestà
^) Usanze et statuti della, città di Budua, nella Marciana di Venerili
Ms. ital. ci. II. eod. XXXVII.
Digitized by
Google
178
la curia del quale veniva formata dai tre giudici.
In assenza ^) del podestà, il più vecchio, per ispe-
ciale privilegio goduto dalla comunità, governava la
città ed il contado.
Sotto il dominio dei re di Serbia ogni famiglia
di Budua era obbligata ''dar ogni anno alla festa
di S. Zuanne a messer Imperador perperi cento,
manco denari quattro.,, Il comune poi doveva "far
hoste da uomini cinquanta fin a Scutari, fin a Zenta
et fin a Cattaro quando messer Imperador andasse
personalmente . • . . et la nostra hoste facesse alcuna
preda lo messer Imperador debbia haver la deci-
ma parte della preda. „ Sui diritti poi del re : "Cia-
scun deve saper che messer lo Imperator concede
alla nostra città che d' ogni cosa possano giudicar
li giudici con li nostri statuti, tanto homo terriero,
quanto forestiero che avanti loro se placitasse ec-
cetto che tra a se de infedeltate, de omicidio, de
segno de serva, et de cavallo robado o morto „
Pastrovicchjo. ^)
I Pastrovicchi occupano il litorale dal contado
di Budua fino al confine di Antivari per lo spazio
di dieci miglia marittime. Fin dai tempi di Stefano
Nemagna costituivano una comunità con prerogativa
di nobiltà ^) e con ampi privilegi loro accordati dai
serbi e dal governo veneto. Il loro consiglio chia-
^) Biisching. 1. e. p. 246.
^) S. Ljubisa. ObStestvo Pastrovsko u Okraiju Kotorskom. (Srpsko
Dalmatinski Magazin 1845). Zara Battara 1845. p. 117-135. Summario e
Memoria delli Privilegi et esentioni concesse e confermate ecc. alli nobili
Pastrovicchi.
^) Biisching. l e. III.
Digitized by
Google
179
mato Zbor, eleggeva quattro giudici, alcuni capi-
tani ed un cancelliere. — Nel 1378 accorsero sotto
il comando di Vittor Pisani all' assedio di Cattaro,
Ritornata Cattaro sotto il patrocinio di Lodovico
il grande, le armi di questo re si rivolsero contro
i Pastrovicchi e "spoglioUi delli due castelli *) che li
aveva donato l'imperatore di Bulgaria e re diServia, ')
messe a sacco e foco e fiamma il suo paese, non
restando altro se non li putti dalli quali sono di-
scesi questi che al presente^) si attrovano „
Nel 1423 (4 aprile) si assoggettarono alla re-
pubblica di Venezia che li unì al reggimento di
Cattaro.
Castel di Hontenodo e Castel yetsó le vallade.
'*) Secondo il Sommario predetto nell'anno 1350^
^) Si riferisce all'anno 1423.
Digitized by
Google
PAETE QUARTA.
Le Bocche di Cattare sotto il dominio
di Venezia fino al 1492.
XVII.
Ma la causa che aveva promossa V annessione
di Cattaro ai domini di San Marco era ancora lon-
tana da una definitiva soluzione. Iniziate trattative
di pace i contendenti andavano temporeggiando fra
le promesse e le minaccie, non senza qualche pro-
fitto per Venezia alla quale frattanto riuscì di a-
vere Lustizza^ le Saline e Budua.
Qtlando Sandal conobbe la dedizione dei Cat-
tarini a Venezia fece scalpore, ^) e un messaggio
al senato (10 marzo 1421) espresse la sua sorpresa
sul procedere della Repubblica, la quale ventìcin-
que anni prima aveva riconosciuto i diritti di lui;
ne domandò ora la restituzione e chiese ad un tempo
anche Budua. Venezia rispose di avere annesse ai
suoi domini quelle città, perchè non cadessero in
mano ai Balsa comuni nemici, e al patto di non
cederle a nessuno, che perciò giudicasse egli stesso
s ella poteva violare la data fede. Gli dichiarò quindi
che se egli pure volesse sostenere la Repubblica
contro i Balsa, questa darebbe a lui gli utili che
per lo innanzi aveva ricevuti da Cattaro. Sandal
dopo aver molto esitato, anche per salvare i danari
*) Glasnik. XIV 37.
Digitized by
Google
181
impiegati in un banco di Venezia che altrìitienti
avrebbe perduti, rinunziò per sempre ai suoi diritti
su Cattare verso un indennizzo di 600 zecchini
annui dai redditi del sale del comune ^) di Cattaro
e verso il diritto di tener casa in quella città. Pro-
mise inoltre (12 agosto 1423) di acquistare il sale
a Cattaro ; di diriggere le carovane piuttosto a Cat-
taro che a Ragusa; di non rivolgere mai più le
armi contro i Cattarini, fosse anche nel caso di
guerra contro Venezia.
Ma Sandal non fu il solo che aspirasse al dò-
minio di Cattaro; Venezia dovette affrontare le
pretese del despota di Serbia Giorgio Brancoviò
che discese nel territorio delle Bocche, occupandone
la più gran parte. Salpò tosto dalle lagune alla
difesa delle Bocche un ben agguerrito naviglio, ma
presto costretti dal bisogno di sostenersi conteo
l'ottomano s accomodarono (11 dicembre 1425)
ritenendo Venezia Pastrovicchi, Garbai, la penisola
di Lustiza e Cattaro, mentre Brancovich ottenne
Budua, ove, così il Ballovich, discese e stanziò pa-
recchi giorni. Così il territorio del comune di Cat-
taro riebbe per sempre i suoi antichi confini : da
Jas a Cattaro e a Punta d' Arxa al mare : ^^fei Jas ^)
al sasso rosso e a pruovo a la gfesia de san TrifoUj
suso a la cappa s^ino a la scatta de Dubom^a^ e Vii-
linajama a Ponesdel come so siegni per signi tùiadi
per i saxi fermi e per mezo de I^riemmis si$so a Nu-*
sera glava e a S. Zorzo^ e suso a la porta de Mair*
stori e per zima per tuta la montagna. j^
Mentre così assicuravasi il dominio di Cattaro,
Venezia non trascurava di acquistare sempre più
terreno contro ai Balsa, e in breve tempo, aggiun-
gendo ai suoi possedimenti non pochi dei comuni
1) Glasnik. XIII ISS^dOl.
«) ibid, 266.
Digitized by
Google
182
a quelli soggetti. Pa^trovicchio segnò V atto della
dedizione alla Repubblica il di 4 aprile 1423 ai
patti seguenti: ')
1. Pastroviechio conserverà inalterato il suo
antico regime municipale, continuando nel diritto
di cingere dal seno dei suoi il rettore e i giudici
che verranno confermati dal senato.
2. Venezia s' obbliga di ristabilire e conservare
inalterati gli antichi confini di Pastroviechio.
3. Nel caso Pastroviechio venisse invasa quod
Deus averlat dai Turchi, gli abitanti ne saranno
dalla Kepubblica ricoverati a Cattare o altrove e
sussidiati. ^
4. Nel caso di pace col despota di Serbia,
Venezia si terrà ad ogni costo per sé Pastroviechio.
5. I Pastrovicchi serviranno la Repubblica in
guerra ^) e in pace senza stipendi; sempre pronti
a marciare fino Antivari ed entro tutto il territorio
di Cattaro. Dovendo recarsi nel territorio di Scu-
tari si obbligano a provvedere per soli 8 dì al
proprio mantenimento.
6. Il senato darà al comune 20 pezze di panno-
lano e 50 mantelli nazionali. I Pastrovicchi paghe-
ranno per casa 12 grossi d'argento all'anno, e sa-
ranno esenti da dazi nelle terre della Repubblica.
Venezia accordò (17 maggio 1424) ai Pastro-
vicchi, ^) ed i capitoli della loro dedizione servi-^
rono poi di modello per la costituzione delle co-
munità più degne della sovrana benevolenza. *)
*
* *
1) Gl88QÌk. Xm 174 et seg.
^) Davano 500 uomini d'arme. Bùsching. ibid.
3) Glasnik. XIII 213.
^) efr« Stampa Documenti Saggi, Eccelse Pruove ed eroiche im-
prese della famiglia dei conti Babich p. 19 anno 1646 art. XVII. (Atto
di dedizione). ^Che a tutti li abitanti di Macarsca e riviera di Craina
siano concessi li Privilegi che godono li Pastrovicchi, ^^ p. Z2 li 22 Gen-
Digitized by
Google
183
Stefano, nipote e successore (1433) di Sandal
si afirettò ') a conseguire (1436) dai Veneziani V an-
nualità di 600 zecchini per Cattaro, la proprietà
della casa in quella città e i privilegi di cittadi-
nanza e di nobiltà. Ma tre anni dopo malcontento
dei patti stipulati chiese di avere Cattaro offerendo
(15 aprile 1439) in cambio la Narenta. ^) Molto
doveva interessare ai signori di Chelmo il possesso
di Cattaro; perchè appartenendo loro quel tratto
dalla Sutorina a Perasto che allora chiamavasi il
Primorije ed oggi "Riviera di Castelnuovo„ col-
r aggiungervi Cattaro dominavano interamente le
Bocche, ed oltre ad un porto importante come di-
fesa, creavansi una grossa entrata proveniente dalle
saline. Ma Venezia non accettò, V offerta rispondendo
che Cattaro aveva avuto dalla Repubblica la pro-
messa di non venir mai ceduta ad altro signore.
Stefano rinuovò ben presto le sue pretese né so-
lamente sopra Cattaro, ma anche sopra Budua, Dri-
vasto, Scutari e Antivari. Amicatosi ^) quindi Ste-
fanizza, uno dei Juras ligi a Venezia, che coman-
davano nella Zenta superiore, attraversò la valle
di Rjeka e si accampò (1441) a tre miglia da Scutari.
Gli ambasciatori veneti venuti con facoltà di con-
cedergli 1500 annui zecchini per Scutari, di ceder-
gli Budua, Drivasto e parte della Zenta inferiore
inalberarono a Scutari la bandiera di tregua per
trattare la pace. Stefano vi aderì, ma, a un tratto
levato il campo assali Antivari e se ne impadronì
naio 1646. (Disp. al Principe da L. Foscolo) confermaiion di tutti li Pri-
vilegi che gode li Pastrovicchi, p. 27 li 8 Febb. 1646. (Ricon. di Macarsca
e Prìmorgie e Craina). ^E perchè possiate pienamente comprendere la di-
sposinone e benevolenza nostra^ concorremo col Senato a concedervi tutti
i Privilegi^ prerogative j immunità et esenzioni che godono li fedelissimi
Nostri Pastrovicchi in conformità delle vostre istanze ,,,.y,
>) Glasnik. XVI 29, (15 Maggio),
«) Ibid. 32.
3) Ibid. XIV 39-45.
Digitized by
Google
184
(1442). Per poco però fruì dell' inganno; *) le forze
venete venute da Cattare lo ricacciarono nella Zenta
superiore e ricuperarono Antivari. ^) Aderì quindi
nel 1445 (28 agosto) alla pace ') rinim^iando alle
terre in Albania, ad Antivari ecc. addattandosi al
solito annuo indennizzo di 600 ducati per Cattare
e alla casa che quivi possedeva. Ma ben presto
riprese le armi e collegatosi col re di Aragona,
tentò riavere il perduto.
Succedettero a Stefano i figli Vladislao cui
lasciò il territorio da Nevesinje a Livno, e Vlatko
che con la madre ebbe il territorio che si esten-
de da Nevesinje a Castelnuovo. Ma al possesso
di Castelnuovo col tratto della costa occidentale
fino all' entrata delle Bocche, produsse tosto diritti
il re di Aragona, e Vlatko dovè invocare il soc-
corso dei Veneziani. Questi si adoperarono in suo
prò' e il re d' Aragona desistette, ma soprafatto dal
Turco ed in causa del forte tributo che questi pretese
per Castelnuovo, fu indotto a vendere questa città
con l'annesso litorale alla Repubblica di Venezia.
Cosi Venezia aveva compiuto il conquisto delle
Bocche di Cattaro e del territorio di Pastrovicchio,
ai quali reggimenti fu a^iunto quello di Budua che
le si era volontariamente sottomessa. Ma non potè
conservare a lungo tutti questi possedimenti, per-
chè sovverchiata dal Turco nel 1478 dovette ri-
durli alle città di Perasto, di Budua e di Cattaro
e al territorio compreso tra queste e il mare, mentre
nel 1483 Hassy-Beg sangiacco di Triconessi, di-
sceso dall' Ercegovina a Castelnuovo conquistò Ri-
sano e stabilì un sangiaccato mussulmano nella più
bella parte delle Bocche di Cattaro.
1) Ibid. 20 Marzo 1442. 24 Luglio 1442.
3) Corner 1. e. 91. ^) Glasnik. XIV 115.
Digitized by
Google
M»
xvm.
Cultura dei Bocchesì neU' evo medio.
Primo bisogno dei Bocchesi in mezzo alle ca-
lamità dalle quali per tanti secoli sotio stati dn-
gostiati, fu quello della loro difesa: di qui prima
di tutte r architettura militare, nella quale seguirono
i Bizantini. Quasi coeva a questa, troviamo nelle
Bocche di Cattare V architettura ecclesiastica, la
quale quivi, come dovunque, fu di quel tempo un
bisogno di tutti i cuori. Ma anche in questa, mal-
grado i divieti del re Nemagna, segtìiron fedel-
mente i Bisantini, neir imitazione dei quali perse-
verarono fino al secolo XIV. Cosi testimoniano la
cattedrale, la collegiale e S. Luca erette prima di
quel tempo. ^ Tra gli innovatori Cattarini di mag-
gior conto troviamo registrati dopo il 1 300 il mi-
nor osservante frate Vitale da Cattare, a cui la
storia accorda un seggio fra gli eccellenti archi-
tetti del suo tempo, ed il Cattarino Pietro genero
di Radoslavo, che nel tempio (1336) e nel mona-
stero di S. Benedetto, da lui eretti in Cattare sua
patria, seguì lo stile gotico. ^ Opera di Vitale fu
la basilica di Decau, alla costruzione della quale
fti chiamato nel 1327 del re Orosio Decano. Né
occorreva di più per immortalarlo. L' annalista serbo
dopo aver decantate le proporzioni di quella stu-
penda mole, la lucentezza dei marmi con mirabile
arte connessi e lo slancio delle arcate; dopo averia
^ V. pag. 65 ed 83 dì questo libro.
^ Kukttyevìó. Slovnik Umjetnika Jugsl. Zagreb. Gaj. 1858. Per eiò
che riguarda i monumeati architettonici in Cattaro, ai ricordi che i( mate*
naie fu sempre d' origine nazionale. Il baldacchino p. e. i gradini, le ba-
laustrate ecc. della Cattedrale sono di marno rosso di Lustissa, di eui Ve-
nezia e Ragusa ambirono ornare i migliori cdifisl.
18
Digitized by
Google
186
eguagliata alla stella del mattino, aggiunge che per
enumerarne le bellezze non basterebbe un anno in-
tero. (!) Questo tempio, cosi il Kukuljevic, * inalzato
in onore della Ascensione, rivela colle sue forme
che Vitale anteriormente s' era occupato anche di
templi di rito romano. Il Merteny vi scorge il gu-
sto occidentale, il romano ed il gotico misti al bi-
zantino; il Kukuljevic vi riscontra delle analogie
nell'aspetto esteriore con la cattedrale di Pola in
Istria, inalzata verso il 1300.
E come nelF architettura, cosi in ogni altra arte
i Cattarini servirono esclusivamente ai bisogni della
chiesa.
H più antico dipinto cattarino è quello che a-
dorna Turna di legno, nella quale si rinchiusero
nell' 815 le spoglie di S. Trifone, ed è V effigie ^
del santo; la quale per la precisione dei contorni,
per la vivacità dei colori e per V espressione nulla
lascia a desiderare. Oggidì questo prezioso monu-
mento della pittura cattarina, anteriore al secolo X
è celato dall' involucro d' argento onde fu poscia
rivestita l'urna. Si sa inoltre, che le volte ^ deUa
cattedrale e le pale degli altari nelle varie chiese
erano ornate di mirabili affreschi e di tele, pres-
soché tutte da pennelli nazionali.
^ ibid. ad Vita ex Hilferding Bosnia Putevanja Zamjetki. U Raskoj
Besedi 1858 T. IV. II. 66. Engel Geschichte v. Serbien ecc. Fu compiuta
nel 1335. Così la seguente lapide riportata dal Miklosié Monumenta Serbica.
Vienna BraumuUer 1858 n. 91, e dal Kukuljevié, Slovnjik p. 205. "Fmd
Vita mali bratj protomajstor i& Kotora grada Krafjeva, szida ovuzi Crkov
svatago pandokratora^ gospodinu Kralju Stefanu Urosu glagolajemu^ i stoe-
mu sinu svjetlomu i prjeeelikomu i prjeslavnomu gospodinu Kralju Stefanu.
Snida se aa 8 god. i dospjelaje se vsem Crkov v' IJeto 6843 (1335 d. C.)y,
^ Scoperta nel 1875, cioè quando fu ristaurato V argento di cui
circa il 1 300 fu rivestita V urna. I frammenti della cassetta nella quale fu
portato il corpo di S. Trifone sono conservati in un"* urna di pietra.
^ cfr. Bona Boliris. Descriptio Sinus et Urbis Ascriviensis 1. e. —
Il secolo XIX vide all'incontro tingere quelle volte a calce e sparire sotto
il pennello dell' imbianchino queir avvanzo della pittura cattarina medioevale,
che a detta de' sorvissuti meritar doveva qualche riguardo.
Digitized by
Google
187
Tra i pittori bocchesi che nei secoli fin qui
descritti salirono a qualche rinomanza, più di tutti
levò grido di sé quello vissuto in Venezia nel XHI
secolo e noto sotto i nomi di Katharinus e Kattarinus ^
derivatigli dal nome della sua città natale. Fu egli
dei primi che, abbandonata la scuola bizantina,
abbracciarono quella più viva degli Italiani ; ed il
Lanzi narra certo Sasso aver trovato nel convento
Corpusdomini un suo dipinto firmato colF iscrizione
Katharinus pinxiiy che in nulla reputavasi inferiore
a quelli del celebre Giotto* Il quadro di lui, fir-
mato Kattarinus pinxit che si conserva nella pina-
coteca Tini in Città di Castello, rappresenta la Ver-
gine assisa sur un rialzo cosparso di fiori, con ai
piedi la luna. Asseriscono molti questo essere un
bel saggio di stile gotico-tedesco; oppure il Ku-
kulievic essere piuttosto un monumento del pas-
saggio dal bizantinismo alla scuola italiana.
Qui dev' essere del pari ricordato Vincenzo del-
l' antica famiglia Catene di Cattaro, cui V Artaud ^
chiama "cittadino ricco e ragguardevole nato nello
stato veneto il quale attese per inclinazione parti-
colare allo studio della pittura,, velandone cosi la
nazionalità che non aveva perduta pel trasferimento
della famiglia in Venezia, lorchè Cattaro si dedicò
a quella repubblica. Di Vincenzo si hanno vari ri-
tratti e quadri di piccola dimensione ed alcuni af-
freschi nello stile di Giorgione che si conservavano
a S. Simon Grande, alla carità ed a S. Maurizio
in Venezia. Marc' Antonio Venieri scrivendo di lui
ad Antonio di Marsilio dice: "poiché el tocca alli
eccellenti pittori. „
^ Kukuljevié. 1. e. ex Lanzi Storia pittorica Milano 1823 IH 18.
Ticozzi. Diùonario degli Architetti ecc, ÌAììnno 1830-33. Mancini Memorie
di alcuni artefici del disegno che fiorirono in Città di Castello 1142,
^ cfr. Gelcich 6. Le arti e le lettere alle Bocche di Cattaro., Venezia
1879 L e Dizion. biogr. Universale. Vincenzo mori nel 1530,
Digitized by
Google
m
P^nm di questi fiorirono in patria, in fama di
buoni pittori, Manuele * da Cattaro di cui negli
atti, del foro, Tanno 1335, è ricordata la vedova,
e Lorenzo ^ da Cattaro che nel 1427 forni il ce-
nobio e la chiesa di S. Giorgio presso Perasto di
alcuni dipinti sacri.
Certo Cattarino di Andrea di S. Lvtca fu inta-
gliatore del secolo XV. Di lui ^ è memoria in una
croce, cosi il Kukuljevic, intagliata in legno e in
un ornato da altare del convento del Corpusdominì
in Venezia, oggi conservato nella collezione delle
immagini della Chiesa di S. Giovanni Ev. di Ve-
nezia. Sulla croce è la leggenda: '^MCCCCIIII
Nicolaus Paradixi Mile de Venetiis pinxit et Cha-
tarinus Sancti Lucae incixit^ nell'ornato in carat-
tere gotico è scritto : "Bartholomey mi Paul pinxit.
Catharinus filius Magistri Andreeincixit hoc opus. „
L' arte di tirar V oro e di lavorarlo e quella dei
cesellatori erano comunissime ; che poi fossero an-
che abbastanza progredite ed oneste nella lega lo
provano per avventura le reliquie dei santuari. In
questo si distinsero specialmente Abrado e Trifone
da Cattaro. Del primo s* è già detto * il lavoro più
importante essere stato la pala e le statue d' oro e
d'argento^ che fino all'anno 1649 ornavano Tal-
^ KukuUevìé 1. e.
* Alti dei Vescovi (nella Caria Vescovile). Voi. II. f. 142.
^ Ibid. 201 ex Cicogna. Iscriz. Veneziane edit. 1824 III 89.
* Vedi p. 94 di questo libro.
* Kukuljevié 1. e. e Arkiv. jugsl. povjesl. IV. 350 Orbini 255. cfr.
poi Historia della vita ecc. del S. Nicolò Patrono di Bari, scritta verso il
1649 da Ant. Beatillo. L'iscrizione che ricordava l'erezione dell'altare.
Citata dai predetti scrittori è la seguente : ^Anno Domini Millesimo trecen-
tesimo decimo nono. Mense Junii. Secunda indictione. Urosius rex Rasie et
Dioclie, Albanie, Bulgarie et totius maritime de Gulpho Adriatico a mari
osque ad flumen Danubii magni, presens opus altaris, yoonam magnam ar-
genteam, et coperturam tribui^alem supra hoc altare, da argento fieri fecit,
ad honorem Pei ac Beatissimi Nicolai ejus, Obrado odstante de Cattara
fiiio dp Sistwa fideli ed esperto a predicto rege svper dicto opere deputato.
Et nos Rogeritts de Invilia protomagister et Robertus de Baralo magist^r
Digitized by
Google
m
tare (li 8. Nicolò di Bari. Trifone Cattarino vissuto ^
verso il 1476 illustrò sé e la patria sua essendo in
Mosca al servizio del granduca Giovanni per il qualef
compiè non pochi preziosissimi oggetti d' arte. De-
vesi ad Ambrogio Contareni, * che viaggiò per conto
del senato veneto attraverso la Russia e la Persia
negli anni (23 febbraio) 1473, (10 aprile) 1477, se
il nome di questo orefice non andò perduto è at-
tribuito a qualche altra nazione. Conobbelo da vi-
cino il Contareni nel suo soggiorno in Mosca e di
lui cosi lasciò: "Io rimasi de li, nel detto luogo,
nel quale si ritrovò uno maestro Tryphon orefice da
CattarOy il quale hàveva fatto et faceva di molto
belli vasi et lavori al signor duca (Zuan di Mo-
sco via). „
Né mancò alle Bocche chi nei primordi del-
l' arte tipografica, a questa si applicasse e con fe-
lice successo. Il Kukuljevid ^ rammenta certo Si-
meone da Cattaro fra i più antichi stampatori dal-
mati. Più conosciuto è Andrea figlio di Giacomo
Poltessich, nato in Cattaro verso il 1440, di famiglia
fin da antichissimi tempi e nei secoli successivi gran-
demente considerata. Andrea recatosi a Venezia vi
piantò il suo stabilimento tipografico verso il 1472.
Nel 1476 pubblicò "C. Cornelii Taciti Liber de
Moribus Germanorum. FoL Venetiis. Andr. Catha-
rensis„ libro che trovasi riportato nella biblioteca
dei classici di Arvóod. * Nel 1478 pubblicò con
Bonino de Boninis le opere di Lottanzio, e nel 1484
il Legendario di Jacomo da Voragine ; poi con
Giovanni di Leodia nel 1483 le opere di Alessan-
ÌD oniBibQis preftttis opus de predicto mense junii incepimus et per totum
mensem martii anni sequentis, tertia indictione fideliler complevimus.^
* Knknljevìé 1. e.
^ Viaggio de) clariss. M. Ambrog. Contareni (Vedi viaggi da Venezia
alla Tana in Persio, in India et in Constantinopoli. Venezia. Aldus. 1543.
» l. e. 232. * II: 21T.
Digitized by
Google
190
dro Gallo (vulgo de Villa Dei). Tutte le opere da
lui pubblicate portano soltanto il suo nome e sono
d' importanza o classica o teologica.
m *
Medesimamente coltivando le scienze, i Boc-
chesi dovettero inanzi a tutto pensare alla difesa
e alla conservazione della loro libertà municipale
non meno che a quella della loro religione, di fronte
alle velleità di conquista e alle sette religiose di
oltremonte, onde furono per tanti secoli insidiati.
E perciò il maneggio delle armi, la prudenza di-
plomatica e la teologia furono i primi e più cari
studi. Nelle prime accanto ai BoUiza, a Michele e
Nicolò Bucchia, accanto ai Boboli, ai Sestokrilic
ecc. dei quali abbiamo già esposti i meriti, sono
ricordati specialmente Trifone de Bucchia nel 1313,
Paolo de Toma nel. 1325, Biste de Primuti nel 1328,
Lampredo de Menze nel 1334 nunzi dei re di Serbia
al senato di Ragusa; * Nicolò Drago che assai si
distinse ^ alla corte di Tvarco re di Bosna, e
molto fii riputato nelle arti e nei maneggi difficili
del governo ; e finalmente Nicolò e Marino Bisanti
che nei secoli XIV e XV vennero in lode di ce-
lebratissimi capitani. * Il primo di questi, Nicolò,
morì sullo scadere del 1500 in Venezia, al suo ri-
tornò dal Levante ove servi la Repubblica col grado
di colonnello del reggimento dei Candiotti, ed ebbe
onorevole urna sepolcrale nella chiesa di S. Zac-
^ Puòìc Orsetto. Spomenici Srpski ecc. Belgrado 1858 V. II. p. 1,
2, 8, 12.
* Orbini 1. e. p. 308. Appendini. Illustri di Cattaro 1. e. p* 21.
3 U. Raffaeli. Della famiglia Bisanti (V. la Dalmazia a. 1846 p. 418).
Orbini 1. e. Gliubich. Dizionario biogr. degli illustri Dalmati. Vienna, 1856.
Puringsfeld I. Aus Dalmatien. Prag. Bellman 1857 III p. 310.
Digitized by
Google
191
caria. Si distinse V altro nella memorabile guerra
tra r Ungheria e Venezia, per la quale Cattaro nel
1378 fu presa d' assalto e saccheggiata da Vittor
Pisani. Imperocché presa di mira Cattaro * dalla
flotta genovese, che nel seguente anno scorse l'A-
driatico, Marino alla testa de' suoi patriotti in di-
stanza di quattro miglia dalla città ne investi un
numeroso distaccamento con tanto valore e corag-
gio che pienamente lo sconfisse e sbaragliò, aven-
dogli prese le bandiere e fatto ricco bottino. Né
fu in questo fatto solamente che Marino si rese
celebra negli annali di Cattaro pugnando sotto il
vessillo veneto. Entrata la flotta sottile dei vene-
ziani nella Boiana, colV idea d' impossessarsi di Scu-
tari, chiusa dall' inimico la bocca del fiume, si vide
tolta air improvviso ogni speranza al proprio scampo.
Si propone dall' ammiraglio veneto un pubblico pre-
mio a chi avrà il coraggio di fare sloggiar il ne-'
mico dalla foce del fiume. Mentre tutti tacciono,
così l'Appendini, e si guardano. Marino Bisanti monta
la nave cattarina di cui era sopracomite, assalisce
i legni che bloccano l'imboccatura della Boiana,
li vince, li disperde, si ferma dov' era il nemico e
libera così dall'evidente pericolo a cui sconsiglia-
tamente era andata incontro la flotta veneziana.
E ricusò l'ofiertogli premio, contento soltanto di
aver sostenuto il decoro e la salvezza della sua
patria. In seguito, scoppiata in Budua una terribile
ribellione. Marino con numerose truppe vi si recò
in nome del comune di Cattaro, scoprì tosto la
congiura ed assicurato fra ceppi il traditore, liberò
quella città dalla grave sciagura in cui trovavasi
involta. Marino finalmente fu quello che più giovò
alla patria, trattando sebbene in età assai avanzata
^ Appendini 1. e. 15 Duringsfeld. ibid>
Digitized by
Google
m
i patti ^ della dedizione di Cattaro alla repubblica
di Vefteaia (1420).
Qui devono essere ricordati ancora Ostoia di
Perasto, certo Jano Bocchese e Mustafa Pascià go-
vernatove tiel Cairo. Qstoia^ educato ^ presso Ra-
doslavo Pavlovié signore di Canali e di Popovo,
fii da questo attorno ai 1420 spedito ambasciatore
alla Porta ottomana^ ove procurando d'ordine di
Eadoslavo, di fare scendere i Turchi in Dalmazia,
si alieijò gli animi dei compatrioti. Del Bocchese
^no il RaUovich toglie l'elogio da Leando vescovo
di Metelino, che lo chiama ^Ercole di fortezza „
pej; avere vinto in Coatantinopoli nel 1453 una
partipolare tenzone con un drappello turchesco. ^
Mqptafia Pascià, cosi V Orbini, mandato da Solima-
no n al governo del CairO; nacque in Cattaro.
Ancorché * per sangue fosse di bassa condizione,
fii pero ornato d' ogni virtù e bellissimo di corpo ;
ebbe per moglie la soreUa di Solimano, che fu pri-
ma moglie di Costansi Pascià a cui Selimo fece
tagliare la testa.
Le lettere, come dovunque, anche nelle Boc-
che di Cattaro furono primieramente un privilegio
dei monaci e dei preti. Della commenda di S. Giorgio
sullo scoglio di questo nome, presso Perasto, si
hanno notizie fin dal secolo X; dei francescani e
dei predicatori sono stati già detti i primordi Se
i benedettini non prosperarono a S. Giorgio Io si
deve ascrivere alla lunga contesa tra il comune di.
' Slatota p. 340. Corner l. e. p. 88.
^ Luccari. Annali, p. 149. Ballovich 1. e. p. 110.
3 Ballovich ibid.
* Qrbini 308 ex Ciriaco Spangeberg e Cost. SjMQdiigì^o.
Digitized by
Google
Cattaro ed i Pèrastinì per il possesso dello scoglio, ^
ed alla posizioue dello scoglio a quei tempi per
certo malsicuro, angusto e troppo esposto alle in-
sidìe del Bogomilismo che si estendeva fino a Risano»
I francescani ed i dominicani tenevano in Cattaro
regolari noviziati, ed i loro monacandi venivano»
quivi educati nelle discipline teologiche, mentre
alla cultura dei secolari il senato cattarino prov-^
vide dal secolo XIII in poi, ckluuando ^ d' altronde
e per lo più dall'Italia un pubblico istitutore di
belle lettere, salariato dai fondi del comune con
oento ducati annui. Egli è perciò che prima dei
secolari, illustrarono quella, città i tìgli degli ordini
ecclesiastici. Accanto ai minoriti Adamo, Marino,
Gregorio, e a quegli illustri Bocchesi che abbiamo
già conósciuto, ricorderemo ^ qui adunque, col Baf*-.
facili anche il nome di quel Bisanti che il 4: biglia
1 028 venae consacrato arcivescovo di Bari ; il quale
dopo aver meritato nome distinto fra quanti furono
i Pastori più benemeriti di quella sede, cesse al
comune destino nella città dei Cesari dell Oriente
1' anno 1035; il nome dell' altro Bisanti Faxnvo 1069
vescovo pur esso nel regno di Napoli, che sotto«<
scrisse alla donazione fatta dal duca Rob€ii:o del
convento della Trinità in Venosa; di quel Bisanti
ancora, che verso Tanno 1071 occiipava la cattedra
vescovile di Trani; delV altro vescovo. pure di Trani
' Contesa termìiMta coir assassinio deir abate e collMacaméraiaeiito
dello scofflio e dei beni a questa apparlenuttf ki cambio dei fnalì 1« Rp«
Veneta assegnò al comune di Cattaro un annuo livello. cfr« Processus ob
detestabile scelus Perastinorum et sacrilega mors illata D. Pompejo Pasquali
cathareasi eoram commendatario, cum s^iiteiitia eJu^omvoicalivfMS, IHe 8 Maii
154d. Chi scrive ebbe questo docmmento dal R. Vucolao Popovich.
3 U. RaffaelU. Mem di educazione delia CUià. di Caitara (GaEMtta
dì Zara 1844 n. 9$) cfr. Ferrari*-Gup*Ui, Salale e ma0stri eh' ebbe mef
Pfismo lar.a. (Progr. Ginnasiale. Zara 1859' p. 71). During^ld. t e.
HI 310.
> IMla famiglia BisanU 1. e. ex Ugbelli IMia MOfm VII 603^741,
898, 900, 902, 943, 944.
Digitized by
Google
19%
cui Urbano II domandò nel 1099 Tesarne della
causa per la canonizzazione del B. Nicola Pellegrino ;
del vescovo di Bi^caglia nella terra di Bari V anno
1197; e per tacere di tanti altri di questa illustre
famiglia, canonici, arcidiaconi, primiceri ecc. dire-
mo deir arcivescovo di Aceranza in quel di Bari
il 1380, la memoria dei quali Girolamo Bigarella
compendiava molto acconciamente nell' orazione *
per la morte di Paolo Bisanti con queste parole:
^Hic Cathari honestissimam Byzantium familiam
septingentis et amplius abbine annis praecipue flo-
ruisse nemo profecto est qui ignoret : si quidem ex
ea veluti ex Troiano ilio equo, innumera quoda^m-
modo togae mìlitiae ac praesulatus insignia tote
hoc alinorum curriculo prodire nunquam destite-
runt Ita sane ut jam non tam senatoria dignitas,
sed et militaris gloria et copiusus summorum sa-
c^dotum numeruB certatim cohonestare ac illustrare
videantur.,, Ricorderemo quindi un altro minorità
di nome Marino, ^ celebre non meno che per pietà,
per dottrinai Enea Silvio Picoolomini, che ben co-
nosceva le cose di Dalmazia, come fu assimto al
pontificato (Pio II), diede a Marino la più ardua e
scabrosa di tutte le incombenze. Imperocché nel
1472 lo inviò suo legato al re di Persia per affari
concementi la cattolica religione e per indurre quel
monarca a eoUegarsi coi principi cristiani contro
il Turco. Attesta il Haynald che la missione ebbe
ottimo successo ; però Marino vi perdette la vita,
trucidato dai barbari (1474), dopo aver sofferto in
^ Bigarellae Hieronymi: Oraiio in funere PauH Bysaniii Episcopi
Catharensis (15^5-1587) ei in tota diaecesi Aquileiensis Suffragami et
Vicarii generaiis dignissitni, habita Utini die 4 Martii 1587. Venetiis 1587
ex typ. Guerraei Edit da Paolo Grìsaldi Perugino e dedic. Septem. viris
DObitibus Utinensts civitatis. Di qaesta oraz. evvi anche una II ediz. coi
tipi dei fratelli Guerra di Venezia d. d. 1637.
^ Appendini 1. e. 8. Sigismondo da Venezia Biografia Serafica, Venezia
Merlo 1846 p. 1^19 ad a. 1450.
Digitized by
Google
m
quelle parti molte fatiche e travagli a vantaggio
della chiesa.
Contemporaneamente a Marino * fu Nicolò
Macchinese, oratore, teologo, diplomatico. Creato
da Pio II vescovo di Modrussa, fu nel 1462 in-
viato ' a Stefano Sandal di Bosna ed ai principi
vicini per iscopi religiosi e per distaccarli da Mao-
metto IL Raggiunse Nicolò lo scopo, ma il Turco
indispettito al diniego del tributo invase la Bosna
e in breve la ridusse in suo potere. Quindi Nicolò
si trasferi in Ungheria quale legato pontificio, ma
incorso nella collera del re (Mattia) che non volle
apprezzarne la fedeltà, uscì da quegli stati. Mori
in Roma e fu sepolto a S. Maria del popolo* Sul
sarcofago che gli fece erigere là cugina Francesca
di Ragusa, leggonsi i seguenti distici:
D. O. M.
Quem nallum latuit stadiuni, vis nulla loquendi
Urna tegit celebrem quantula Nicoleum.
Hic meruit post te certas, Hieronyme^ laudes
Alter honos et spes, Illyris ora, tìbi.
* Occidit an vivit praeBul Parca improba? vivlt,
Non iimet ut rapìat parva Modrusa decuB.
Del Macchinese ci è rimasto il libro super Psal-
mosy che trovasi nella Vaticana, e Y orazione fune-
bre del cardinale di S. Sisto Pietro Riario arcive-
scovo di Firenze ^ che non si sa dove né quando
fu stampata. Il di lui trattato della Consolas^ioue
dedicato ad Dominum Marchum Vicentinum praesu--
^ Appendìtti 9. Parlati IV 74, 108. Gliubìch. Dmonario 190 e ^eg.
^ Cosi Pio ì\ nello scritto con cui gli confida questo carico. ^Cun
itaque in presentiarlim opus sit prò qaibusdam arduis negotiis iidem catho-
licam concernentibus, nos aliquem pruclentem et fidum, atque expertum viram
ad regnum Bosnae, qui ibidem negotia ipsa diligenter et accurate tractare
et ad debitum fìnem reducere sciat, et valeat, destinare; tuque de cuìus
singulari prudentia et exìmia probitate, rerumque experientia apud nos fide
dignia testimonia facta sunt, ut ad hujusmodi negotia tractanda, et. pera-
genda aptissimus, nobis fueris propositus . . . . (Parlati 4, 74).
3 M. in Roma 1474.
Digitized by
Google
hm^ fu ritrovato a Corfò nei primordi di questo
secolo da Evasio Leone ; il quale giudicandolo la-
voro pieno di sapienza e di erudizione, e adorno
delle più ingenue grazie dell' immaginazione e dello
stile aveva stabilito di pubblicarlo coi tipi della regìa
stamperia di Modena. Ma il Leone mori in quel-
ranno stesso (1817), e il manoscritto passò fra i cadici
della vaticana, ove si conserva sotto il N. 5139.
Il più antico monumento della cultura lette-
raria dei Cattarini, risale al secolo X, ed è la vita
di S. Trifone, che un anonimo dettò in versi latini
e che Tanno 1460 adì 8 de Mar^o fu da altro a-
nonimo voltata in prosa, dal titolo "Lezenda de Mìs^
ser San Tryphon Martire Gonfelon et Protector de
la Citade de Catharo.„ Esposta in forma poetica
la storia delfa vita e del martirio di questo santo,
vi è descritto V arrivo e l' acquisto delle spoglie di
esso a Cattaro, sicché riesce abbastanza importante
per la storia cattarina di quel tempo. ' Un saggio
di cultura scientìfica è il codice teologico ohe il be-
nedettino frate. Gregorio di S. Giorgio compiè Vanno
1102, nel tempo eioèi/neui questa scienza era an-
cora lontana da quei sistemi a cui fu più tardi por-
tata» Qui dev'essere ricordato il catalogo delle chiese
'Una panrfresì di quesfiiEi tite ridoHB in parecchie lenoni da ^ec^-
%^Mii odia fesiWità e per latta V ottava, agpiuitivi' due inni saffici ed al*
trettanti giambici per le diverse ore canoniche, fa pubblicata dal vescovo
di' Cattaro Luca Bisanti quando afferrò Venezia onde ridursi at sfuodo trl-
deìiiltOve4 utcl> k luce il 15^1^ dai torchi dì Gir. Calephio a spese del-
r arcidiacono Pietro Grubogna e del canonico Girol. Succhia entrambi di
CaliRro. QneMf ultimo poi, assunto nel 15 SI al vescovato ài Cattaro, la
rifuse, compendiandola in tre sole leetoni; approvate da Clemente Vili il
("SOé, quelle stesse che tuttodì si recitano. Ma il lavoro del Bacchia non
andò a"' versi di Gregorio Bisanti, il quale, conservate le tre lezioni appro-
vate già da papa Clemente, cangiò le allre introdotte dal' Bacchia, siccome
alfe quattro odi saffrcfae, altre due ne aggiunse, di ciii una* è il famoso e
tanto popolare "'Inelfium Chrtsti ceUhrefmes kymnis. „ Questo terzo offizio
approvato tlalfa Congregaz. dei riti ed impresso- ih Venezia il 17S3 serve
presentemente di Tegola al ' Clero di Cattaro. (cfr. U. R. di Gregorio Bisanti,
ia Dalmazia 1846 N.r 19 p. 149).
Digitized by
Google
e 4€Ì vesco\d, che ai consOTv^va riellfv vatìcaiia ai
N. 3226 e 2988, scritto da Malioiacca Vvq^cpvo
di Cattare. Ai dubbi dell' Appendini, ^ che Malicìacc^
fosse veramente da Cattare, T autore delle uotizi^Q
auir episcopato di Cattare ^ oppone Y asserto essere
stato esse del patrizio casato cattarii^o dei Darsa, ^
L'unica memoria che di Maliciaqca ci resta .si è
aver egli nel 1328 ridotto air obbedienza Dotoqdìco
abate refrattario di S. Giorgio. Né da questi ebbero
dì hii ad occuparsi è ricordato alla stessa maniera.
Taluni lo dicono Meliciacca, M eliciate e Mali^iiate.
Il catalogo eh' egli ci ha lasciato s' intitola : ^ No-
titia Ecclesiarum Urbis et Orbjis ad Episcopo Oa-
tharensi Meliciacca exposita„ e fu dalle Scheelstrate
inserito nel T. II delle sue antichità ecclesiastiche. ^
Ma di quanto potrebbe riguardare la cultura
delle lettere nelle Bocche, il più è andate perduto
nelle sciagure delle guerre e delle invasioni a cui
Cattare fu tanto spesso soggetta. Nulla necessaria-
mente si può dire di Bernardo Pima del quale è nella
chiesa collegiale di Cattare il sepolcro coU' inscrizione
seguente :
EPYTAPYUM
BERNARDI • PIMAE
POETAB LAVREATI.
HAS EGO SVPREMAS TABVLAS
IN . MORTE • RELINQVO:
NUDAM • ANIMAM • CHRISTO,
PVTRIDA • MEMBRA • SOLO.
' Coleli 1. e. 444, « l. e. 7-8.
^ Anonimo. Ns. citato dalla Marciana di Venezia.
^ Di questo casata alcuni si trasferirono a Ragusa Tanno 1287
(Vedi Lib. Reform.), ove furono tosto ammessi air ordine nobile e ali*
dignità senatorili. Leonardo Darsa, per avere abbirndonata Ragusa «el tempo
della peste (1348) ^ cadde nella disobbedientia et dichiarato incorso nel
bando della privatione della nobiltà. .,, (Vedi Darsa e Tiburtinì. .Genealogie^
dei cittadini di S. Antonio di Ragusa). I Darsa fin dal loro arrivo in Ragusa
ebbero ivi il juspatronato della chiesa d' Ognissanti (Domino) e il rettorato
di S. Pietro in Galamotta, (Origine et descendenza della f«ni|ig1ia di Dfirsfi^
Ns. nella Francescana di Ragusa n, 977).
^ Scheelstrate. Antiq. Ecci T. Il f. 759 in poi.
Digitized by
Google
Ì98
L' Appendini * crede di poter stabilire Y epoca
in cui Bernardo fioriva, cioè verso il 1350 o verso
la metà del secolo susseguente, sapendosi che in
queste due epoche furono fatte in Italia molte in-
coronazioni poetiche. Il Reinsberg, ^ convenendo
coir Appendini, sulla base di scritti consultati presso
gli eredi di U. Raffaelli, conferma avere Bernardo
ottenuto il lauro attorno al 1350. Il Kukuljevic
air incontro, ne sappiamo da che autorizzato, ne fa
risalire ' Tanno della morte verso il 1508.
Così pure poco si può dire di Nicolò Chierlo
di Cattare, che, fra il dechino del secolo XV
ed il principio del secolo XVI, visse in Venezia
coltivando con amore le umane lettere e ricrean-
dosi della poesia. L' illustratore * delle iscrizioni
veneziane è d' avviso essere stato esso uno di quei
sei grammatici e sei umanisti che nel secolo XVI
furono stabiliti per i forensi, come notò il Galli-
cioUi, ^ oppure uno di quei maestri di sestieri che
il patriarca Antonio Contarini, reggente la veneta
chiesa dal 1508 al 1524, aveva istituito per V e-
ducazione dei chierici. Mori Nicolò® Tanno 1522,
e fu sepolto nella chiesa di Severo, ove fu onorato
della seguente iscrizione ^ latina in versi giambi :
Presbyteri jacet hic ossa Nicolai
Grammatici; Poetici ac Humanistae;
Patria qui natus fuit Catbarensi
Cbierlaq familia proles erat sua.
1 1. e. 27. U. RaflFaelli Gai%eUa di Zara 1844 n. 46. la Dalmazia
1845 n. 32.
« Dttringsfeld UI 313.
^ Patne uspomene iz Hnratske, Dalmacije ecc. Zagreb 1873 p. 95.
La lapide è ornai in uno stato di grande deperimento.
* Cicogna. Inscriz, 9ene%, f. 9.
* Memorie Venet. V. p. 317 e 372.
* U. RaffanelH. Di N, Chierlo vedi La Dalmazia a. 1847 N. 50.
'^ Il marmo ne fu tolto non prima del Gennaio 1829 da! pavimento
della chiesa che allora stavasì demolendo.
Digitized by
Google
199
£t hoc Bibi taatam statoit manimon
Firn post obìtum^ ne qais in^rediatar.
Anima prò cuius, tu presbyter ora,
Dum ad hanc aram celebraturus eris.
Qui ad hunc finem tot servavit nummos
Ut coelico Regi sacra ministrentur.
Tu qui cuncta nosti, animam ìpsius
Cunctorumq. nurum suscipe praecamur
Famuli tui.
Obiit id. Nov» M-DXXII.
Di quesf epoca sono invece conosciutissirai Vin-
cenzo e Domenico da Cattato dell' illustre famiglia
Bucchia, nati ambidue ad un parto ^ ed ambidue
deir istituto dominicàno, al quale, siccome alla loro
patria apportarono lustro e splendore. Imperocché,
così TAppendini, diventarono ambidue teologi re-
putatissimi. Domenico, che fu Provinciale della sua
provincia dalmatica e predicatore di vaglia, diede
in luce due opere cioè Y Etymon super seplem psal--
mos penilentiales. Impressum Venetiis in edibus Aurelii
IHnHi veneti a. d. 1531 die 14 Junii dedicato a fr.
Luca Dumaneo Prov. dell' ordine dominicano, e
r Exposito perutilis omnium epistolarum Dominicalium
quae per totius anni circulum leguntur impressa Ve-
netiis per Nicolaum Bascarinum Briooiensem a. d. 1545
die 22 Maij dedicata al celebre cardinale Giovanni
di Toledo, da cui era grandemente amato e sti-
mato. Ebbe per la prima di dette due opere gli
elogi di Simeone Begna vescovo di Modrussa, ^ e
di Agostino Natali vescovo di Trebigne, ^ per T altra
che scrisse in Spalato, fo encomiato da Elio To-
lomerio di Sebenico col seguente epigramma: *
* Orbino 1. e. 308. Appendini 1. e. 18-19.
' d. d. Zara 27 Febbraio 1523. p. e. 2 del libro stesso.
^ d. d. Ragusa 8 Novembre 1526 ibid.
^ cfr. Appendini I. e.
Digitized by
Google
Aeliut VoiooMiii» Sloeiwli Ed Iiéoterem.
Ne gine luce forent Tarsensis dogmata Pauli.
Ad populos variis edita temporibus
Ne^ sub nocte pari Joannis verba laterent
Que tonat in templis, septima queque dies.
Buchius eloqui! princeps, et buccina sacri
Antiquae precibus victus amicitiae.
Haec adit et tenebris niinc bine, nunc inde fugatis,
Reddidit illustri splendidiora die.
Qui sint hic plenis, spumat vindetnia labris,
Pocula coelicolum non meliora bibent.
Coevo dei fratelli Bueohia è Trifone Bisanti^
eletto vescovo di Cattaro sua patria da Leoue X
nei 1513. Insegnò ^ letteratura greca e latina nelle
uoiverdità di Bologna e Perugia e fu bibliotecario
del duca di Modena^ ^ Assistette alla nona (1513)
e alla ventesima (1517) sessione del terzo conciliò
Lateraaese e lasciò una bella raccolta di lettre
latine, dirette al celebre cardinale Domenico Gri-
mani suo amico e mecenate, nelle quali narra le
vicende della guerra che in quel tempo ferveva in
Dalmata contro il Turco.
Non meno rinomato fii in questo secolo Gio-
vanni Alberto Duimio da Cattaro, dell' ordine dei
predicatori* ^ Giovane ancora fu scelto a leggere
pubblicamente teologia nell' Archiginnasio Romano
e ad interpretarvi la sacra scrittura, coli' onorario
annuo di 227 zecchini. Riguardato dalla Santa Sede,
così r Appendini, * come un oracolo, era da tutti
giudicato non inferiore ad alcuno di quella schiera
di saggi e di dottori che proferire dovevano il loro
' Bìgarelfa 1 e.
* A|ipeiHUBÌ 17 ex P. Valerìuo de Infelicit. LiUerat. Gliubieh. 37
Trifone morì Tanno 1540.
^ Pallavicini. Istoria del Concilio di Trento. Venezia. Zanardi 1803.
T, XIV p. 112.
^ 1, e. 23. Gliubieh 127. Justiniano Micfa. Patr. Januen. Saoroaautum
i^oncilium T. ejusqae Patres in trìpnta quìnque Indices expositi. Romae.
gnmpt. F. CaesarelM 1674.
Digitized by
Google
201
sentimento sul dogma e sulla disciplina contro i
novatori di quel secolo. Nel 1546 Paolo III lo
scelse con quattro altri teologi per rivedere il de-
creto dei Padri Tridentini sulla giustffieamoney pri-
ma che fosse promulgato. A nchiesta dello stesso
papa nel 1547 fece imprimere il celebre trattato
del Turrecremata sulla Cance^ianey a cui premesse
una dotta prefazione. Paolo III poi non dubitò di
sottoporre alla di lai revisione, al di lui giudizio ed
alla sua approvazione tutti i decreti del concilio che
da Trento si spedivano in Roma per essere firmati
dal papa. Nel 1548 fu creato vescovo di Modnissa,
donde fu trasferito come tale io Veglia. Richiamato
in Trento alla XVII sessione del Concilio dinanzi
ad esso nella festività di S. Domenico tenne un
discorso che poi fu stanipato col titolo: Oratio in
Solemnitate S. Dominici. Tridenti die 5 Augusti dieta.
LVEceard ed il Pallavicino nelle storie di quel Con-
cilio, asseriscono essere stato dietro le dimostra-
zioni di Alberto determinato, non si dover comu-
nicare sotto ambe le spezie. Pio IV, così T Orbino,
ammirava * talmente la letteratura di Alberto, che
diceva di lui, non esservi nella Chiesa di Dio sì
alto grado, che per il suo valore e dottrina non
meritasse. "Quid diceres — così di lui Giov* T.
Marnavioh — si nosceres virum in Tridentinis Co-
mitiis divinarum consultationum facile principem
Albertum Duimium Veglens. Episcopum, sed Ca-
tharensem, quem uisi legati Picena ab ilio Patrum
consessu abduxisset, fortassis alium Hieronymum
Romana Curia fuisset experta; certe Plus IV Pont.
Max. tanto viro aequa praemia deesse saepe con-
questus est,,, Si sa dal Gregorina, Alberto avere
^ cfr. Joannis Tomeo Marnavich. De Illyrico Caesaribusq. Illyricis.
DùHagorqm libri VII 1603. (Ns. finora . desiderato aaiai «Ui .(sullori delle
cose dalmato-croate). Lib. I f. 26,
U
Digitized by
Google
202
scritto anche un opusculum de Gratia che i diritti
di quel tempo magnopere probarunt.
Dopo Alberto il Pallavicini registra fra i padri
del Concilio Trentino un altro Cattarino, Angelo
Pasquali, ^ dell' ordine dei Predicatori, che l'anno
1537 (5 marzo) fu eletto vescovo di Motula, e lo
dice insigne teologo e caro a Carlo V. Angelo morì
in Napoli e fu sepolto nella Chiesa di S. Caterina
di Formelle.
A questo tempo appartiene anche Lodovico
Pasquali cattarino, ^ il quale, compiuti gli studi in
Padova, si dedicò alla vita militare. Essendo di
guarnigione in Candia, cadde schiavo dei pirati e
fu tradotto in Africa. Trovato il modo di uscire
dalla schiavitù, ritornò in patria e quivi fini i suoi
giorni, lasciando molti componimenti poetici. Di
questi uscirono in luce i latini sotto il titolo "Lu-
dovici Pascalis. Carmina ad IH. et Doctissimum
Marchionem Auriae Bernardinum Bonifatium per
Ludovicum Dulcium nunc primum in lucem edita
in Venetiis apud Gabrielem Jolitum et fratres de
Ferrariis„ l'anno 1551; e gli italiani sotto il titolo
"Poesie volgari di Lod. Pasquali. Vinegia appresso
Stefano e Battista Cugnati al segno di S. Moisè,,
l'anno 1549. Nel primo di questi volumi, che con-
tiene XXVI elegie divise in tre libri e VI selve
ossia sei lunghi carmi in esametri che formano un
quarto libro, egli canta le guerre terrestri e ma-
rittime di quei tempi, e vi riesce così, che 1' Ap-
pendini sostenne, essere stato il Pasquali il miglior
poeta che avesse prodotto in quel secolo la Dal-
mazia, secolo dei Leoni e dei Cosimi. "Egli, così
r Appendini, si studiò, e gli riuscì^ di imitare la
bella facilità di Tibullo nella condotta e nell' an-
* U. Raffaelli. Di Lodovico Pasquali vedi La Da/masta a. 1845 N. 32.
2 1. e. p. 33.
Digitized by
Google
203
damento delle sue elegie, e Properzio nel fare un
saggio e moderato uso della storia e della mito-
logia. Quindi egli seppe sfuggire del pari e la mo-
notona uniformità di Ovidio, e quel tuono rotto e
cascante che certi poeti degli ultimi due secoli
hanno dato ai loro versi credendo di imitare Ca-
tullo.55 Ma egli ha pure le sue mende: neir erotico
è qualche volta petrarchesco, il che è degli italiani
soltanto, e non dei latini; talora è un po' troppo
prolisso nelle descrizioni. Le poesie volgari com-
prendono CLXXVIII sonetti, XIII madrigali, XV
canzoni, due capitoli ed altrettante composizioni in
stanze. Nella prima parte tesse V istoria della sua
vita amorosa con andamento affatto petrarchesco,
ciò che non gli toglie il merito dell' originalità, con
tale spontaneità e lindura di stile, che ben gli me-
rita il serto di poeta anche nella lingua delF Arno.
La seconda parte comprende una serie di compo-
nimenti indirizzati a letterati amici suoi, o con-
terranei, com' erano Giorgio Bisanti, Vincenzo e
Francesco Bucchia, Camillo Drago, Alberto Dui-
mio; od italiani quali Camillo Besalio, Lorenzo
Venier, V. Burazzi, V. Giuliano, Lod. de Gonte,
il Patriarca Grimani, Cristoforo Canal, il G. Maria
Balbi, Angelo Pegolotto, Bernardino Crisolfo da
Schio ; o finalmente a veneti illustri sia nelU armi,
sia nella scienza del buon governo, come a dire
Stefano Tiepolo, Luigi de Riva, Antonio de Mula,
Gian Matteo Bembo, Ercole e Claudio Martinengo,
Urbin da Cremona, Francesco Pisani, Marchiò Mi-
cheli ecc., ed è superiore alla prima per originalità
di pensiero, per epigrammatico sapore di chiusa,
per delicatezza e venustà.
Chiuderemo questi cenni ricordando Giovanni
Bona de Boliris, di cui il Razzi stampò in Lucca
presso il Busdraghi r anno 1595 la descrizione della
Digitized by
Google
2Ò4
città e delle Bocche dì Cattare fatta in 330 èlle-
gantissimi esametri latini^ nella quale V Appendiai
vide rivelato un grande genio poetico. Di Giovanni
si ha eziandio un sonetto ed un epigramma latino
nella famosa raccolta intitolata: ^11 tempio alla
divina donna Giovanna di Aragona fabbricato da
tutti i più gentili spiriti ed in tutte le lingue prin-
cipali del mondo.^ Venezia. Pietrasanta 1555.
Digitized by
Google
205
SERIE
dei
Vescovi di Risano.
Elez. è memoria morto
(Anonimo) . .
Sebastiano . .
Michele da Trento
Nicolò . . .
Dòmnio da Spalato
591
1271
1350
341
594
1350
1352
Enrico d» Tolva .
Costantino . . .
Giorgio . . . .
Giovanni . . ,
Stef. Dionisio belga
Egidio . . . .
Elez. è memoria morio
1400
1423
Andrea da Zagabria [1 398
Vescovi di Cattare.
<€oiiosciu«i).
Giovanni I . . .
Paolo I . . . .
(Anonimo) . . .
Giovanni II . . .
(Anonimo) . . .
(Anonimo) . . .
(Anonimo) . . .
(Anonimo) . . .
Grimoaldo . . .
Ursacio da Cattaro
Niceforo I . . .
Maloire I . . .
Niceforo II . . .
Maio (Malone li) .
Buccino ( Bacchia )
da Cattaro . .
Michele Leoni da
Cattaro ') . .
Sergio l Leoni da
Cattaro . . .
Biagio . . . .
Deodato . . . .
Centiberio Donati da
Cattaro . . .
Giovanni III . .
Marco I da Cattaro
—
325
—
—
451
—
631
—
—
—
649
^
—
809
_
—
868
—
—
1020
■^
—
—
1033
1090
—
—
_
1123
_
—
1141
—
1154
—
—
1167
—
1178
1179
—
-
lidi
—
—
-
1205
.
—
1219
1220
—
1240
—
—
1247
1249
1254
1254
—
—
1260
~
«70*
Domnio I . . .
Meliciacca Darsa da
Cattaro . . .
Pomponio . . .
Sergio II de Bobali
da Cattaro
Gùmanni IV da Vi-
terbo Antivescovo
Raimondo I Agosti
da Clareto . .
Tommaso de Riva-
tratisone da Dol-
cigno . . . .
Sergio III .. .
Bartolomeo I da La-
bico . . . .
Adamo da Cattaro
Domnio II da Spa-
lato . . . .
Stefano deNigris da
Venezia . . .
Bernardo I . . .
Giovanni Y beato
da Durazzo . .
Nicolò . . . .
Bartolomeo II . .
1432
1436
1442
1436
1442
1442
—
1280
1326
1328
—
—
1328
1328
—
1331
—
1334
1344
—
1348
,
1349
—
1352
—
1369
1374
—
1375
—
—
__
1328
1334
4545*
1^49
iWi*
- 1368*
1374
1375
1397
1408
') Di questo vescovo così !« lapide sepolorale: f Hìe jacet in tumba serpfns
mitìa o colomba - Presul di8cret«s Michael etatt repletus - Leonis hac urbe Aftins
peecatorum sorde pìatus (?) - Jostitie caltor. Prece blanda criminìs ultor -
Milleno CC.V transivit, celica regna petivìt. -f-
*) I nanfè^ri leganti con usterlsoo significano : ctftea V «tino.
Digitized by
Google
206
Eiez. è memoria morto
Elei, è memoria morto
Antonio da Bitonto
Raimondo II da Vi-
terbo . . . .
Francesco de Pavoni
Secondo Nani da Ve-
nezia . . . .
Marino Contarini da
Venezia .
1410
1421
1422
1425
1429
1420
Bernardo li de Ber-
nardi . . . .
Angelo Fasolo da
Venezia .
Marco II de Nigris
da Venezia . .
[Pietro de Brutis da
Venezia .
1422
1425
1429
Vescovi di Budua.
(Conosciuti).
Silvestro
1143
__
— 1
Sebarisio
1196
—
— 1
Tolomeo
1245
—
— 1
Incellerio
1276
—
—
Anselmo .
1297
—
1326
Giovanni I
1326
—
— 1
(Anonimo)
1347
—
1351
Giovanni II
Luciani
1
da Venezia . .
1361
— ■
—
Giovanni IH . .
—
—
—
Ottone Roder tede-
1
sco
.
1401
—
— 1
IV f.
Giovanni
Mattia . . . .
Giovanni V de Sil-
lanego . .
Giovanni VI Rubini
da Curzola . .
Giacomo di Bribir
dalmata . . .
Giovanni VII . .
Girolamo Magnani
da Padova . .
1454
1457
1459
1475
1423
1433
1447
1455
1509
1457
1458
1474
1493
1433
1446
1518
Abati commendatari
di S. Oiorgio sullo Scoglio presso Perasto.
<ConoBcÌuti).
Giovanni I 1166
Matteo I 1229
Giorgio 1247
Matteo II . . , . . . 1288
Domenico 1320
Nicolò 1336
Bonaventura 1353*
Pasquale I . . . 1353 e
Pasquale
Giovanni
Antonio
Trifone de Bollizza da Cattaro
. detto
D' Estruso
Alcuni Priori e Conti di Cattaro.
Mele 1120
Radoslao Re di Rosita . . 1159
ViU 1166
Trifone 1180
Dessa 1181
Giorgio 1186
Benessa 1190
Basilio 1195«
Bosdano 1197
Dessimiro . .
Tupza ....
De Solis . . .
Giovanni . .
De Catene
Giunio da Zara
Dessano ....
Vladislao . . .
Giorgio di Voissavo
1362
1362
1372
1403
1457
1461
1493
1200
1215
1220
1221
1239
1246
1257
1270
127?
*') I nameri seji^ati con asterisco significano: circa Tanno.
Digitized by
Google
Sergio Gentilizzi .
Giorgio da Zara . . .
Biagio Abraso, Luglio
Biagio Golia, Agosto
Matteo de Palma, Ottobre
Marino Drago, Novembre
1344
1373
1399
207
Michele Bucchia, Decembre . 1399
Marino Mecsa, Aprile . . 1400
Giorgio 1417
Marino Pacchi 1419
Marino Bisanti 1420
Conti Veneti in Cattare.
Antonio dalle Boccole 1420 e 1422
Marco Barbadigo .... 1423
Stefano Quirino di Guglielmo 1425
Pietro Duodo 1426
Giovanni Balbi .... 1429
Nicolò Pisani 1431
Antonio Pesaro .... 1433
Lorenzo Vitturi . . . . 1435
Paolo Contarini di Lorenzo 1437
Albano Sagredo .... 1439
Pietro di Andrea Dalmario . 1442
Leonardo Bembo .... 1442
Giovanni dì Costantino Nani 1446
Giacomo di Frane. Morosini 1447
Giovanni Lion 1450
Alvise Baffo
Giovanni di Paolo Barbo
Paolo Barbo vice -conte , .
Alvise di Pietro Duodo . .
Antonio di Benedetto Donato
Paolo di Giacomo Priuli . .
Alvise Bono di Giovanni
Eustacchio di Bernardo Balbi
Bertuccio Gabriel di Giacomo
Michele di Francesco Michiel
Lodovico Mosto vice-conte .
Giovanni di Alvise Donato .
Francesco di Alv. Lippomano
Francesco Ciuran ultimo conte
di Cattavo
Provveditori.
Antonio di Giov. Ferro 1480 e 1481
Marin di Nicolò Zeno 1483
Francesco di Simeone Lion 1485
Francesco di Pietro Basadonna 1 486
Podestà Veneti in Budua.
Luca da Canal . . 1442 e 1443
Nicolò Diedo 1453
Andrea da Molin .... 1462
Lodovico Bembo vìce-pudes/à 1465
Zuanne Zonta 1472
1451
1454
1456
1457
1460
1463
1464
1467
1470
1472
1474
1476
1480
1480
Priamo di Michele Tron . . 1488
Paolo di Ant. Erizzo procurai. 1 489
Michel di Nicolò Emo . . 1491
Girolamo di Pietro Orio . . 1492
Antonio Ghizzi. . .
. , 1484
Giacomo Quirini . .
. . 1485
Daniel Cogo . . .
. . 1490
Alvise Longo , . .
. . 1492
FIN e.
Digitized by
Google
208
Errori di stampa.
Pag.
40
1.
10
leggi appena nel 1148
r)
41
n
37
volle leggi
: potè
r)
49
y»
28
ma
«
intanto
n
w
19
ai
ma il bratale
T)
e il brutale
n
82
V
3
(Nota ») parete
esterna
facciata
n
85
Ti
9
1420
r>
1240
r>
95
n
1
non è sempre
T)
non sempre
Y>
n
Yl
Yt
alle
Hi
dalle
yy
96
•n
16
ottenere dal
fi
ottenere che dal
n
126
r>
7
1081
•n
1381
r>
130
Ti
jì
REGI
•n
REGI(i)
»
137
V
3 la quale per
m
la quale se per
r)
140
r>
32
quale
Vi
che
n
142
r>
25
ottomano
V
Ottomano
V
n
r>
n
proponendo
n
propendendo
r>
n
r>
r>
frazioni
ti
fazioni
T)
150
n
4
(Nota fun-
aionario
7)
fazionario
n
157
r)
12
alle
n
nelle
V
V)
v
27
e durarono
r>
che dorarono
V)
167
n
18
feudi cui esso
r>
fendi de' quali
T)
168
r)
15
Slavi, però
r>
Slavi, tra i quali
r>
177
n
8
s' assunse
V
s' assunsero
•n
187
n
16
oppure
w
oppone
n
189
•n
8
è
T)
m
T)
n
21
Poltessich
V
Pattassich
f)
190
n
13
Boboli
r>
Bobali
•n
195
T)
3
contemporanea-
mente
ri
contemporaneo
n
197
V
8
questo
•n
quanto
n
w
rt
11
Me1iciacca,Meli-
ciate e Meliziate
n
Neliciacca e Melilacca,
altri Neliciate ecc.
w
n
n
12
ed
n
ab
V
198
V
23
di Severo
«
di S. Severo
Digitized'by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google
Digitized by
Google