\
4
\
fi
NÉ
DI
1145
ATO NA ea
PR
an
PERDE
dI
i
TAnLON
MEMORIE
SULLA STORTA B NOTOMLA
DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE
DEL REGNO DI NAPOLI
VOLUME II.
MEMORIE
SULLA STORIA E NOTOMIA
CE NOZIO VA o V,
Leg di Lrimale SENNA Lintolre
Ù i
DEL REGNO DI NAPOLI
DI STEFANO DELLE CHIATE
ana
(_Fagune:
= TCS
NAPOLI
1822
i ua
me $ Ro
ari ti
MEMORIE
SULLA STORIA E NOTOMIA
| DEGLI ANIMALI SENZA VISTE
DEL REGNO DI NAPOLI
DI
STEFANO DELLE CHIATE
PROFESSORE ‘AGGIUNTO ALLA CATTEDRA DI ANATOMIA PATOLOGICA
DELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI, ED A QUELLA DI BOTA-
-NICA E MATERIA MEDICA DEL R. COLLEGIO MEDICO-CHIRURGICO ;
INSTITUTORE DI NOTOMIA COMPARATA NEL REAL MUSEO SOA
GICO ; MEDICO DEL REAL SITO DI CAPODIMONTE; SETTORE ANA-
TOMICO DELLA CLINICA MEDICA DELLA PACE } SOCIO DEL R. ISTI-
TUTO D° INCORAGGIAMENTO , DELLA REAL ACCADEMIA DELLE SCIEN-
ZE, DELLA SOCIETA’ MEDICO-CHIRURGICA NAPOLITANA; E DI QUELLA
DI MARBURGO , DI ALTENBURGO , EC. EC.
o:
Carrie
di vignetta e di figure incise in rame,
NAPOLI,
STAMPERIA DELLA SUCIETA' TIPOGRAFICA.
1825.
Pre III
ST=:E5AABT | =
C TIBAMST |)
i ite moncsi
ATVEMIYITILITITITILILTZIALIIIIILTTITULILIULLITIUIT LITITITIATILILIIALIIITIVATLITBMRMALILIZZZ'ATIAIAA
Neptuni quaecunque tenent muscosa profundi
Saxa , sub innumeris veniunt visenda figuris.
BITITBIBILLILITBIBTLITITTÌÀ A IIBTIIUITIITTIIIAITITLTI LILITIBIBLEITITD IULTTIDILULIVBVTILUTLITITIITLIT IVA
GiannettAsIUs , Halieut, Lib. VIII.
Gi
ALLA
SAGRA R. MABSLTA'
FRANCESCO LI
RE DEL REGNO
DELLE DUE SICILIE , DI GERUSALEMME EC. EG.
SIRE
Pan che per foriuna de’ suoi popoli
ascendesse al Trono delle due Sicilie, il
generoso suo animo non isdegnò acco-
gliere con Sovrana bontà il primo Vo-
lume delle Memorie da me scritte su la
Storia e Notomia degli animali senza
vertebre del Regno di Napoli.
Avendone ora condotto a termine il
secondo , vengo ad umiliarlo con mag-
giore ossequio e con animo più confi-
dente al Vostro Real Trono, a quel So-
glio augusto donde partono i raggi av-
vivatori della Maestà protettrice delle
arti e delle scienze.
E chi può mai iguorare i nobili
incoraggiamenti, che tuttora riceve dal
Genio augusto di Vostra Maestà la col-
tura di tutt i rami della Storia natu-
rale delle Sicilie ? Cedendo alla forza
della verità lo confessano anche i Dotti
stranieri, che penetrati dal sentimento
della giustizia ricordano eziandio agli
scienziati napolitani il dovere di grati-
tudine verso il loro inclito Mecenate in-
tento sempre ad onorarli ed animarli
col suo favore.
Sento ben io la tenuità del mio in-
gegno e’l poco pregio de’ miei lavori.
Sé però Vostra Maestà dall’ altezza del
R. Trono li degnerà di uno sguardo pro-
pizio e benigno , essi certamente otter-
ranno quel valore che per se stessi aver
non potevano, ove vogliansi riguardare
la brevità de’ lumi e la scarsa suppellet
tile di chi gli scrisse,
Confortato da così dolce speranza m°
inchino con profondo ossequio, e co’sen-
timenti della più devota venerazione mi
riprotesto
Napoli, -- dicembre 1825.
Di V. R. M.
Umilissimo e fedelissimo suddito
Solaro delle Ghiui.
er ne 4
PREBAZIONE
P ER quanto più la Divina Provvidenza @ Sa-
pienti delle spiaggie marittime del Regno di Napoli
abbia somministrato occasione propizia di poterne scru-
tinare gli esseri organizzati, pe’ quali in ogni tempo
le partenopee contrade sono visitate da celebri Profes-
sori esteri ; altrettanto son essi tra noi guardati con
occhio di poca curanza, e totalmente disprezzati.
Ma la nostra classica terra vanterà sempre ì nomi di
Severino e di Poli pel ramo zootomico , non che que’
di Cirillo, Petagna e Cavolini per la zoologia, che
ne impresero ad illustrare le naturali produzioni, vit-
toriosamente trionfando di tutti gli ostacoli, e som-
mo onore procurando al nostro paese.
Scoraggiato dalle esposte riflessioni non avrei al
certo pensato alla continuazione di questa qualsiasi
Opera concernente la descrizione e la notomia degli
(12..)
animali invertebrati del Resno di Napoli ; se molti Dotti
oltramontani non mi avessero premurato, invogliato,
e quasichè toccato nell’onore a dover proseguire l’intra-
preso lavoro, resomi oltremodo penoso dagli artisti: ed
al quale sonosi Eglino degnati profondere quegli elogi,
che io stesso non mi sarei mat lusingato di meritare.
E mi reputo troppo avventuroso di poter in gue-
ste poche linee esprimere la mia riconoscenza vivissi-
ma a celebri prof. Blainville , Ferussac , Edwards
in Francia; Meckel, Rudolphi, Olfers , Baer nel-
la Prussia; Carus, Tiedman, Otto, Huschke in
Sassonia; e Schubert in Baviera, che benignaronsi
di compatire le primizie de’ miei deboli sforzi.
Or senza diffondermi in preamboli inutili nelle
scienze di fatto , espongo in termini generali le ma-
terie trattate în questo volume; come apparisce daî
seguenti titoli :
1) Per completare Vl’ anatomia del Doridium Me-
ckelii presento pochi cenni sul D. Aplysiaeforme, al-
tra novella specie.
2) E stata sempre mai dagli Scienziati di oltre-
monte desiderata una conoscenza precisa della Pte-
rotrachea , il cui attuale lavoro mi appartiene di co-
mune col cav. Poli.
3 ) Son discrepanti i Naturalisti circa i rappor-
ti della conchiglia detta Argonauta Argo e ’l suo abi-
fatore, che a me pare mantenervisi aderente mercè
gli acetaboli de’ cirri. Sul medesimo ospita pure un
ignoto ‘epizoo0 ‘(. Tricocephalus acetabularis ), cui se-
(35)
suono brevi nozioni notomiche sulla Medusa Velelia.
4) La storia naturale delle Attinie è forse trop-
po avanzata; sulla cui fabbrica rimanevano ulteriori
lacune a ripiararsi, ed altre nuove specie a descri-
vere , quali sono l’A. Cari, hyalina, ed aurantiaca.
5) È nota abbastanza la riputazione di M. A.
Severino in ramo medico-cerusico , e vieppiù classi-
ca ne è la rinomanza come zootomista esimio. Cioc-
chè è provato dalla sua anatomia del Mollusco dell’
Helix pomatia, che ho riprodotta pe’ nostri tipi e co-
mentata, da cui chiaramente rilevasi, che pochissime
aggiunzioni sianvisi fatte dagli odierni Anatomici.
‘ 6) Siccome l’aria atmosferica possente impero
esercita sulla vita dell’uomo,e degli altri esseri; così
la circolazione dell’ acqua marina per le interne vie
del loro corpo, mediante un Novello apparato di ca-
nali eseguita , riesce indispensabile pel disimpegno del-
le vitali funzioni degl’ invertebrati subaquei , princi-
piando da’ cefalopodi fino a’ polipi.
7) Non evvi produzione nelle nostre costiere
più ovvia de’ Vermicelli di mare, o sia dell’Alcyonium
vermiculare dî Gmelin. La sua natura è affatto igno-
rata, e dalle mie ricerche risulta essere un placen-
tario di granchi.
8 ) Len pochi Zoologi hanno avuto l’opportuni-
tà di contemplare viventi le Stelle ed i Ricci mari-
ni: razza di esseri numerosa e bizzarra, fra le cui
varie specie del littorale napolitano ho trovato nuove
le A. Jonstoni, pentacantha, Savaresi, Tenorii; e 2’ Echi-
(o
nus neapolitanus. Con ciò nor ho fatto altro che ac-
crescere il catalogo di dette produzioni , e smentire
la esistenza del genere Pedicellaria , che rappresenta
alcuni esilt aculei degli Echini; ma principale ogget-
to del mio tenue lavoro si è una quasichè compiuta
monografia della loro struttura, sulla quale, oso dire,
poco o nulla rimarrà a farsi.
9 ) L'Arca Noae e ’l Murex Truncalus e Bran-
daris non ha guari tempo sono riusciti cibi letali a
due famig olie. 0 lo scopo delle osservazioni, che ne
ho quì registrato , onde fargli evitare.
10 ) Gli anellidi, sebbene di minor complicata
organizzazione de’ molluschi, pure hanno il sangue
rosso ; e la lor notomia è pochissimo avanzata. Mi
soro per ora occupato delle Nereidi, di cui ho de-
scritto come nuove la N. delineata, squamosa, flessuo-
sa, e scolopendroides; 2. degli Spit, avendo tra es-
si notato come finora sconosciuti lo S. coccineus, e
ventilabrum ; 3. delle Naiadi, e soprattutto della N.
coccinea , bipunctata, e de Horatiis; 4. delle Police,
nuovo \genere da me fondato, cui riporto la P. si-
phunculus e lineata; e 5. de' Lombrici terrestri e ma-
rini, fra quali ho creduto non ancora descritti il L.
radiatus, siphonostoma e pusillus.
Me felice, ove riuscito sia a rendere le mie fati-
che degne dell’approvazione de Dotti; e più felice, se Es-
st compiacciansi onorarle del loro autorevole patrocinio.
( 185 )
DESCRIZIONE E NOTOMIA DEL ÎDORIDIO APLISIFORME DA
SERVIRE DI SuPPLEMENTO ALLA Memoria suL Doripro
pi MECKEL. ÎLETTA NELLA SESSIONE ACCADEMICA DE’ 3
GENNAJO 1825 DAL SOCIO ORDINARIO STEFANO DELLE
Curve.
Quid promptius igitur, aut quid sanctius hac via,
quae impune potest totam animalis rem co-
gnoscere , ac veritatem adaperire , lucemque
obscuris facere ?
M. A. Severini) Anat. gener. , pag. 122.
Di tutti rami delle scienze naturali la parte, che
tratta de’ vermi, è stata sempre la meno conosciuta .
Siffatta classe di animali a cagione della loro piccio-
lezza ha riscosso dal pubblico un’ idea di negligenza
e di poca importanza 3 ma in paragone degli altri ra-
mi della zoologia meritava realmente l’ attenzione par-
ticolare di coloro, che nelle scientifiche inchieste cerca-
no un utile qualsiasi pel vantaggio, e pe’ progressi del-
le letterarie discipline. ac
Se infatti considerasi il numero degli animali de-
signati col nome di vermi ; se osservasi la semplici
tà, o l’ apparecchio talora complicatissimo di loro or-
ganizzazione ; e se riflettasi alle svariate maniere del-
le diverse naturali , ed artificiali rigenerazioni di
essi ; la immaginazione nostra è ben tosto sorpresa ,
i
( 196 )
e per la moltiplice combinazione delle loro forme
esteriori, e per l’ ingente numero de’ medesimi , e
per talune loro vitali e singolarissime proprietà. Le
acque tutte sì fredde che termali popolate sono di mo-
lecole animate e di vermi, provveduti di perfettissimi
organi come i grandi animali, non escluso. lo stesso capo
d’ opera della creazione. Attesochè hanno particolare e
propria riproduzione, e nel regno organico occupano
“un posto tanto poco equivoco , quanto meno i1mmagi-
nar potevasi.
La elmintologia daltronde è stata trascurata , non
per altro motivo , che pe’ numerosi ostacoli, che pre-
senta. Imperocchè i vermi e gli stessi molluschi sono
ordinariamente privi di una consistenza solida da es-
sere conservati ne’ musei e nelle convenevoli collezio-
ni. Per qualche: istante solo ne permettono la contem-
plazione , e sono poi rare in modo le circostanze di
poter riosservare la medesima specie , che debbesi ciò
riguardare come tante felici combinazioni.
Ecco perchè questo ramo di scienza non farà mai
estesi progressi; ed a ‘malgrado le novità, che può of-
frire a’ suoi coltori, non arriverà che lentamente alla
sua perfezione , e non mai con quella certezza ; con
cui dissipate esser dovrebbero le tenebre foltissime da
cui è avvolta, e bandite ancora le ipotesi le più az-
zardate e le meno convincenti.
Molti però di simiglianti esseri sarebbero da noi
perfettamente ignorati senza che l’ occhio aiutato fosse
da’ vetri; ed altri non sarebbero stati mai conosciuti
DSi
ni 97)
senza le peregrinazioni di valenti uomini in lontanis-
sime regioni.
Tale è stato lo scopo del celebre Meckel, Rudol-
phi, ed Olfers, che hanno intrapreso de’ viaggi nel
nostro Regno per la raccolta di parecchi nuovi generi e
di moltissime novelle specie di siffatta razza di animali;
tra quali fu il genere Doridium nel 1806 osservato da
Meckel in Pozzuoli, e la cui notomia è stata da noi
nel 1822 intrapresa: pel compimento della quale il no-
stro socio corrispondente Olfers, che scevro di quella
gelosia che è senza fallo lontana da coloro , a’ quali
unicamente importa i progressi e la illustrazione delle
scienze, mi ha fatto dono di un’ altra specie di Do-
ridio non ancora conosciuta , che chiamo Doridium
Aplysiforme.
A. Descrizione. Il corpo del D. aplysiforme , che
per la esteriore conformazione poco. differisce dal D. di
Meckel, è levigato e privo de’ tubercoli perlacei ap-
partenenti a quest’ultimo, di cui è due volte maggiore
per lunghezza e larghezza. Ha il corpo colorito bleu ,
e corredato di‘ una linea rancia nel perimetro delle
ale, de’ dischi carnosi dorsali, e del piède. Le bran-
chie sono bastantemente lunghe, e fanno chiaramente
conoscere sì la vena che l’ arteria loro , terminando
nell’ interno dello speco già descritto nel D. Mecke-
liano. Quale speco anche offre nella tunica, che su-
periormente lo veste , numerosa serie di minutissime
glandulette, che separano un umore bianchiccio.
Nell’anterior parte del suo corpo, tra il disco car-
. *
(11890)
noso superiore ed il piede , prolungasi un tubo musco-
lare, che nell’ estremità presenta la bocca. Le aperture
del membro genitale e della vulva giacciono a dritta
del corpo; e propriamente quella del primo poco lun-
gi dalla bocca, e l’ altra della seconda è alquante li-
nee distante dalle branchie. Nell’ avvertenza però che
amendue i forami degli organi genitali sono in corre-
lazione fra loro mercè il solito solco , ch’ esiste in
tutti gli individui di questo gruppo di esseri.
B. Anatomia. Sparate le pareti del disco carnoso
posteriore penetrasi dentro una cavità , che nelle aplisie
chiamai branchiale. Il suo fondo è fatto da valido pan-
no muscoloso , o sia dal diaframma , su cui aderisce
un abbozzo di conchiglia o meglio di opercolo osseo ,
conformato quasi a spira, che nel D. Meckeliano era
stato negato dal celebre Cuvier, offrendo in su sottile
membrana cartilaginea di forma presso che orbicolare.
Non è questo il luogo opportuno per fare conoscere
gli usi di questo piccolo pezzo osseo paragonato al
resto del suo corpo perfettamente molle. Quale oper-
colo pare che dimostrasse , che il tipo di organizza-
zione di tal. razza di animali sia in tutti ad un di
presso la stessa.
Attesochè i molluschi nudi diversificano da’ testa-
cei per la deficienza del guscio calcareo, appena abboz-
zato negli animali nudi. Ne? quali 1’ opercolo hassi da
considerare come loro conchiglia poco sviluppata ed oc-
culta. E per rendere questa idea più veridica, con-
viene riflettere a quello che la natura fa nelle Bulle ;
.
( 189 )
‘nelle quali talune specie presentano la conchiglia ester-
na, come la £. ampulla , la B. lignaria ; e le altre
poi la offrono nell’ interno e poco dissimile da un oper-
colo, come la 5. aperta ec.
La notomia generale umana e comparata, che oggi
forma lo studio prediletto de’ dotti di europa, i quali
non si limitano alla nuda e sterile considerazione del-
le parti della macchina umana, ma da questa con
rapido sguardo si slanciano fino al polipo ; riceve in-
finiti rischiaramenti dalla conoscenza delle diverse mo-
dificazioni, che presentano gli stessi organi considerati
nelle differenti classi degli esseri organizzati animali.
Proseguendo intanto la descrizione dei, visceri
del presente Doridio è facil cosa ravvisare che il me-
desimo manca della serie di denti delle aplisie , delle
Fillidie, delle Doridi ec. —. E la natura ha supplito
a mancanza siffatta munendo la bocca di valido sfin-
tere, e col rendere l’ esofago non membranoso come
le specie di animali esposte, ma perfettamente carno-
so, e capace a schiacciare e rendere pastosi gli ali-
menti irrorati dalla saliva. Nè quì debbasi credere
compiuta la digestione, essendo quasi alla sua metà :
attesochè è perfettamente assoluta nell’ intestino duo-
deno dove per vari condotti sbocca la bile , il quale
in questa specie di animale puossi senza fallo dire
stomaco succenturiato.
Dopochè | assorbimento siasi operato ‘le feccie
escono per l’ intestino retto. Amo in ultimo di evi-
tare sul conto di questo mollusco le ripetizioni delle
190 )
stesse cose da me riferite nel Doridio Meckeliano,
soprattutto per lo di lui fegato, l’organo genitale ma-
schile e femmineo, pel sistema nervoso e muscolare ,
e per l’ apparato vascoloso , che a cagion della scar-
sezza di animali non ho potuto riempiere di mercurio,
onde esattamente descriverne il corso.
Doridii Aplysiformis descriptio tabula aenea illu-
strata.
Doripium — Corpus repens , lateribus alatum; Cly-
peum carnosum duplex, dorsum obtegens. £'orami-
na bina dextrorsum pro genitalibus , posteriusque
tertium pro ano, locata. Zenfacula, ac oculi nulli.
D. Aplysiforme — D. Aplisiforme.
Dorso , pede, alisque nigro-violaceis , margine ‘aurantiaca
vitta communito. NoBis.
Habitat rarissime in sinu puteolano, et ab amico
Olfers, dum is anno 1825 hac in urbe commoratus
est, illud accepimus.
(191 )
Spiegazione della Tavola XIII.
Fig. 1. A Bocca del Doridio Aplisiforme situa-
ta nel termine della proboscide allungata @, esterna-
mente fornita di un orlo muscolare compatto, che fa
l’officio di sfintere.
B ne rappresenta il mantello. carnoso superio-
re ed anteriore, e 4 il posteriore, continuato: e quasi
circolarmente a modo di un disco C. disposto, e ros-
siccio nel mezzo. ce Sono le parti laterali del pie-
de rivoltato sopra il dorso di siffatto animale da co-
prirne alquanto sì il mantello anteriore prolungato su
l’ inferiore, che i lati di questo ultimo.
Le sopraddette parti intorno intorno il corpo di
tale vivente rimangono un solco contrassegnato da
dddddd, da cui a dritta e posteriormente escono
le branchie gialliccie , abbastanza prolungate , nelle
quali si distingue la vena D e l’arteria F branchiale;
ed elleno costantemente offrono una linea rancia nel
perimetro f f. i
Fig. 2. Lo stesso Doridio Aplisiforme è stato
delineato dalla parte inferiore del piede, onde far-
ne conoscere la conformazione dei lati somiglianti
presso a poco alle ali , e ’l1 suo prolungamento po-
steriore libero , rotondato, che ne copre in parte la
restante faccia inferiore e posteriore del corpo. In que-
sta medesima Figura si sono allontanate le branchie
dallo speco branchiale , affinchè ravvisar si possa la
( 192 )
forma e larghezza di esse, come pure la situazione
dell’ ano 2.
Fig. 3. Rappresenta il destro lato del Doridio
aplisiforme , in cui è da notarsi il forame K della
borsa, dove trovasi racchiuso il membro genitale, dal
quale principia un solco Z, che termina nell’ orificio
della vagina È.
Fig. 4. Sezionato il disco carnoso posteriore ap-
parisce una piccola cavità , ove giace l’ opercolo osseo
Z ricoperto da una specie di membrana cartilaginea L,
che riempie lo spazio, che lo ricetta. Il medesimo
opercolo m ingrandito , e fornito della sua membra-
na M, vedesi delineato nella £ig. 5.
Nell’ addomine poi ravvisasi la proboscide N cir-
condata dal cervello 7, che sezionata ( £7s. 6. ) os-
servasi composta di valide fibre muscolari 0, e conti-
nuata con un breve tubo, che può dirsi esofago p,
cui segue lo stomaco O, ed indi l’ intestino serpeg-
giante nella massa del fegato P, contigua alla ma-
trice Q.
Di tutte’ le esposte parti si è dato un dettaglio
maggiore nel Doridio Meckeliano pag. 117-123. I
lacerti de’ muscoli retrattori del suo piede apparisco-
no in 94.
( 193 )
QLIVALIYIVMMIBMILITIIVIVUAIIIVILLITIVBULIIIVITILIN LITILTIE LILITITI LIBLLITULIITIVIL TIM VIVIV VALVAANRO
Dx PIEROTRACHEA OBSERVATIONES POSTHUMAE AUCTORE
ToserÒio Xaverio Porti Huius R. InstituTI PerPETUO
PRAESIDE CUM ADDITAMENTIS ET ANNOTATIONIBUS STE=
PHANI DELLE CHIAJE ACADEMIAE EIUSDEM ORDINARII
| SODALIS,
INTRODUCTIO.
Clarissimus Forskaohl primus cognitionem Generis
Pterotrachea inter rerum naturae cultores invenit. At
Caulinus noster, qui multis abhinc annis structuram
hujus Mollusci quodammodo investigavit, ejusque ima=
ginem aliquot praestantissimis Europae viris communi-
cavit, morte correptus, suas observationes absolvere
haud potuit , et nonnisi indicia aliquot rerum super
hoc argumento religpit. Forskaohl in suo Opere: De-
scriptiones animalium pag. 117 quatuor Pterotracheae
species annumeravit ; scilicet. P. cororatam , hyali=
nam, pulmonatam, et aculeatam, easque descripsit,
iconibusqne exornavit. Ex his vero nulla cum ‘nostra
specie, da qua disputamus , convenire videtur , licet
Caulinus ipsam Pterotracheae Forskaohl perperam as-
similaverit.
Post ipsum praestantissimi viri Gmelin, Lamarck,
Bory de St. Vincent, aliique de illa pertractaruui ; at
29
(194 )
laboriosissimus Cuvier prae caeteris ejus structuram par-
tim cognovit et sane perfecte cognovisset , si specimen,
quod mutilatum obtinuit, integrum fuisset.
Ad nos igitur pertinet, quos aliquot Pierotracheas
sintegras adipisci fors tulit., hujus Mollusci singulari
perfectam descriptionem, atque anatomen iconibus. or-
natam evulgare. Gratissimum porro Clarissimo Cuvier
hoc nostrum molimen futurum confidimus, quo aliquot
suas conjecturas ad hujus Mollusci viscera pertinentes,
quae in mutilato suo specimine assequi non potuit ,
esse re vera ad veritatem adductas intelliget.
Summa raritas hujus Mollusci in nostro mari dif-
ficillimam reddit ejus comparationem, et nonnisi prae-
ter expectationem in aliquot annis unum vel alteram
reperitur secus littus Pausilypi, a saevientibus procellis
austro flante super arenam propulsum inter fucos , et
algam. Id quoque difficultatem ‘auget, quod piscatores
nostri temporis hoc Molluscum . penitus ignorant. Hinc
Clar. Xaverii Macrì , Materiae medicae in hac Regia
studiorum Universitate Professoris egregii, amicitiam
atque humanitatem grato animo jugiter prosequemur ,
qui Pterotracheas , quas possidebat. liberaliter nobis
obtulit, atque earum structuram investigandi opportu-
nitatem praebuit: in qua investigatione solertissimus
Stephanus delle Chiaje enixe suam dexteritatem , et
diligentiam. cum nostra conjunxit.
Pterotracheam hanc nostram Sepiae veliferae quo
dammodo affinem esse arbitramur ne dum propter ve-
( 195 )
lum, quo instruitur, sed potissimum propter concham
Argonautae simillimam, qua exornatur; ideoque in Gme-
lini sententiam adducimur, quod ei Pterotracheae vi-
treae nomen recte tribuendum sit, eoque magis quia
corpus ejus re vera vitreum apparet, et concha ad
vitream naturam quodammodo accedit. i
* CONCHAE DESCRIPTIO AC HISTORIA (1).
Ital. Nautilio vitreo ; Carinaria vitrea. Neapol. Scorza
del Galluccio, o dell' Elefante di mare.
Gall. Carinaire , ou Nautile vitré.
Gualtieri Z'estacea Tab. XII , Fig. B.
Argenville App. Conchyl. Tab. X., Fig. B.
Martini Conchyl. tom. 1, Tab. XVII , Fig. 163.
Linn. Syst. Nat. pag. 3568. Argonauta vitreus.
Linn. eur. Gmel. Syst. Nat. , pag. 3710. Patella cristata?
Favanne Conchyl. Tab. VII ,jFig. C 2.
Bosc His. nat. de Coq. tom. 3, Tab. XXXVI, Fig. 2,
Carinaria vitrea.
Denys-Montfort ist. nat. des Moll. tom.4, Tab. XLUI,
Fis. 1.
nu. aux Isl. d’ Afrig. tom. 1, Tab. VI, Fig. 4.
Bosc Nouv. Dict. d’ Hist. Nat. tom. 5, Tab. B. XV,
ife: 46: i
— e e
(1) Versus aut paginae hac in dissertatione
praestantissimi Equitis ac Commendatoris Poli aste-
riscis ** signalae vel comprehensae , acque ac anno=
tationes omnes, nostri sunt iuris.
*
( 196 )
Testae characteres. Testa exigua galeaeformis ,
hinc patula , inde coarctata , laxe recurva; carina un-
dulata , levi; striis simplicibus transversis, fragilissima.
Testae descriptio. Testa ( Tab. XIV, Fig. 2 )
exigua, nullo modo respondens magnitudini sui Mollu-
sci; hinc dilatata , inde aliquanto coarctata , instar
galeae priscorum militum Romanorum, laxe recurva g,
dorso carinato , undulato , levi G; striis transversis
simplicibus parallelis praedita , exilissima.
Obtegit ipsa peculiarem tantum dorso animantis
plagam, in qua, ut videbimus, praecipua viscera con-
tinentur , eidemque ope tenuis membranae circumundi-
que coniungitur. Maximopere suspicari licet conchas,
quas Gualtieri et Martini ad Argonautae speciem perti-
nere retulerunt ad speciem Pterotracheae oceanicam esse
referendas.
* Historia. Perrara , ac usquedum apud nos pe-
nitus ignota isthaec vitrea, fragilisque concha observa-
tur. Cujus duo tantum specimina, earumdem Mollusco
adhaerentia , in Regio Poliano Museo adservata viden-
tur, quae a doctissimo Xaverio Macrì Historiae natu-
ralis praecipue patriae eximio fautore accepimus. Nec
ipsam postea consequi nobis facultas fuit : quamvis
impigre , conctisve modis conchytarum auri famem la-
cessere saepe saepius studuerimus. In Neapolitani Cra-
teris laetissimo litore scopulis allisam illustris Philippus
** Caulinus hyeme, aut vere ejectam olim deprehendit.
Ci
(Gg)
* MOLLVSCI DESCRIPTIO,
Molluscî characteres. Animal concham , de qua
sermonem instituimus, inhabitans ad Pterotracheae spe-
cies, perperam ab illustri Linnaeo testis destitutas ,
traducendum -esse curavimus. Essentiales genericas ,
specificasque notas , quibus hanc Molluscorum proge-
niem dignosci constituimus , «hisce verbis definimus.
Corpus teres, utrinque d c attenuatum, gelati-
noso-hyalinum, dorso viscera in translucidam con-
cham a recondita , ventre mobili pinna E praedi-
tum. -
Os rotundum , antice locatum.
Oculi f nigerrimi.
Tentacula e e, aeque ac pinna, glabra, subti-
lissima, subulata, ad proboscidis basin posita.
Inspice Figuram 1 Tab. XIV.
PTEROTRACHEA.
Linn. Syst. Nat. pag. 3137.
Rondel. De Insect. et Zooph., Fig. 126. Holothurium
exantheratum.
Forksaohl Icon. rer. nat. Tab. XXXV, Fig. A. P. co-
ronata.
Caulini Moll. Crat. Neap. Tab. I, Fig. 1-4. Pterophora
conchacea.
Bruguière Encyel. méth. Tab. LXXXVIMI, Fig. 1.
( 198 )
* Pèron Ann. du Mus. de Paris tom. 15, Tab. II, Fig. 15.
Cuvier Mem. sur la Pterotrachée Tab. II, Fig. 15.
Macrì Act. Soc. Borb. tom. 3 ined. Pierotrachea na-
Li vigera (1).
noce)
(1) De PTEROTRACHEA OBSERVATIONES CLAR. PROFESSORIS
Xav. Macrì. :
Characteres generici. Corpus lberum, oblongum,
pellucidum , carne seu gelatina , ut dicunt, maxime
dura , seu tendinea, vel chartilaginea fabrefactum ,
punctis minimis aliquantulum eatantibus hinc atque
illine exasperatum ,, ore patulo circulari. Collum
longum, proboscidi persimile. Oculi duo rotundi ed
colli basim. Abdomen carinatum , inflatum ; cauda
longa, acuta.
PTEROTRACHEA NAVIGERA. 3
| Characteres specifici. Pinna subrotunda , gelati-
nosa, mobili, ad superiora caudam versus , parva
navicula Nautilii modo ad abdomen. i
‘Id animantis genus obtuso praeditum wvidetur
sensu. Nam stimulis percitum, vexatumque parum
sentit. Vita orbatum , licet per multos menses ma-
rina vel dulci aqua detentum, aegre tamen putrescit.
Ob longum collum proboscidi persimile nostrates
nautae , haud inepte Elephantem marinum i//ud di-
cere consueverunt. Etus longitudo spithamae unius
cum dimidio, et ultra. Protensa pinna, ut guberna-
( 199 )
* Pterotrachea lophyra (1) corpore crystallino ,
muricato J ; cauda acutissima, superne cristata m; ven-
tre pinna orbiculari , reticulato-fibrosa , acetabuloque
* insignitaz dorso testa geleaeformi, fragili, vitrea, visce-
——_——————@>m@——@—@—@— —_——@—— ____ —m_ s<@@_——Òe@
culo huc atque illuc se movente, ad summam aquam
se regit et Tyrrhenun navigat aequor.
Varietates 9 quae sariart ab avulsa pinna, e
navicula proveniunit , sunt -
(a) Pinna subrotunda , gelatinosa , mobili ad
superiora caudam versus , sine parva navicula ad
abdomen.
(b) Size pinna da » gelatinosa , mobili
ad superiora caudam wersus , sine parva navicula
ad abdomen.
Hoc animal, in quo hujusmodi varietates ob-
servantur, spithamam unam longitudine sua plus mi-
nus acquanies , a nostratibus piscatoribus ob breve
collum Galluccio di mare appellatur , ab tisque ex
oleo frixum innoxie editur.
Saeviente Noto atque Africo , Januario vel
| Februario mense ad nos venit. Quo fortasse factum
est , ut marts Auctibus ejus pinna , atque navicula
avellantur.
(1) Nomen supra dictum a nobis huic Ptero-
tracheae impositum, a greca voce rogo promanai ,
quae cristam significat.
( 200 )
* ra tegente communita , branchiis pinnatis , extra con-
cham pendulis.
Inspice Figuram 1 et 3 Tabulae XV, ex qui-
bus ea luculenter delineata apparet. Pterotracheae mo-
tus pro re nata progressivus ; variusque observatur.
Nunc ipsa in altum se librat, alam remigii instar, fra-
gilemque' testam puppis officio fungentem , atque cau-
dam gubernaculi more , hinc atque illinc dimovet ;
nnnc collum diversimode contorquet 3 nunc denique
maxillam , seu linguam producit ac retrahit.
Evenit saepissime, ut animal istud, africo flante,
in scopulos saxaque allisum, sese tam fortiter contra-
hat ; ut pinnam, etiam viscerum massam , simulque
testam diffractam eodem ictu amittat, imumque maris
petat. Ex quo denominatio ejusdem animantis a prisci
aevi Zoologis, et speciatim a celeberrimo Rondeletio
jamdiu prolata sub ZMolothurit exantherati (1) valde
apposito nomine , orta fuit. i
» Inter maris purgamenta id reperi ( Rondeletius in-
quit ), quod hic repraesentatur , quod quia vita, in-
“* tegumenti asperitate et duritia, partibus internis indi-
I e = ‘
(1) Conferatur Memoria nostra edita in hoc
volumine pag. 77 de maxima contractile vi Holothu-
riarum extra corpus intestina ejicientium , quibus
summopere quadrat distractio viscerum a corpore
hutus Mollusci, haud secus atque eiusdem tenvissi»
mae testae ruptio,
Akt
Gi2010)
scretis cum Holothurio conveniat , Holothuriorum spe-
ciem esse puto. Altero extremo caput discretum habere
videtur rotundum, os in medio rotundum, rugosum ,
quod aliquando dilatatur , aliquando constringitur. Se-
quitur corpus crassius , aculeis multis rigens, videtur
in caudam deficere, ex cujus utraque parte duae sunt
appendices, pedum , pinnarumque loco , sed differen-
tes. Superior enim strictior est , in ambitu incisa , in
acutum desinens , ad quam a cervice producta est li-
nea, altera latior ubique. Harum beneficio motum
aliquem habere videtur, cujus prorsus expers est pri-
mum genus, quod aliquando acetabulis suis saxis hae-
ret, sed solvitur, quo differt a Tethyis (1). »
Mollusci descriptio. Est huic animanti corpus
teres , oblongum , utrinque attenuatum , ad caudam
tenuius. Ejus substantia perlucens, gelatinosa, sed sa-
tis firma , et scalpello ipsam secanti resistens , adeo
vitreae naturae assimilatur, ut sub aqua demersa vix
ab ea distingui queat , ut supra monuimus.
Caput binis tentaculis subulatis, glabris exornatur,
simulque oculis geminis pone ientacula prominentibus,
satis inter se distantibus, et ob eorum nigredinem valde
conspicuis. E capite proboscis exseritur subconica, cras®
siuscula , quae ad nutum animantis longe producitur ,
et de more Elephantis quaquaversum inflecitur. Hinc
a nostris piscatoribus Elefante di mare nunecupari so-
(1) De Insect. et Zooph. Cap. XX.
26
( 202 )
let. Corpus universum albescens (1), verrucis innume-
ris în apicem exilissimum desinentibus exasperatur.
Inferius e ventre, e regione loci, ubi concham
sitam esse diximus, descendit veli species, seu potius
pinna coloris lutei, fere orbiculata, compressa , glabra,
acetabulo C satis conspicuo , rugoso, concavo, subova-
to praedita ad latus posticuam. Acetabulum hoc iis,
quibus Polypi gaudent , licet latius, quodammodo as-
similatur, et magis etiam illi, quo Remorae species
ornantur.
Hinc in sententiam adducimur quando opus est,
corporibus quibuslibet affigendam , haud secus ac Po-
lypi, Remoraeque uti solent. Pinna vero ejus nata-
tioni inservit quemadmodum in piscibus. Ad haec omnia
oculis subjicienda Figuram 1 Tab. XV delineare cu-
ravimus.
MOLLVSCI ANATOME.
Exteriori membrana verrucosa (Tab. XV, Fig. 3)
JJ, quam antea descripsimus , sublata , in conspe-
ctum venit musculus latus K, striis secundum longi-
tudinem oblique decussatis , retisque speciem effingen-
tibus, compactus, qui totum animantis corpus veluti in
sacculo cireumundique complecitur , ideoque musculus
(1) Corpus hujusmodi animalis, dum vivit, co-
lore dilute roseo infectum apparet.
( 203 )
circumflexus dici meretur. Musculus hic juxta caudam
in plures fasciculos M extenuatos dividitur , omnesque
caudam petunt, ubi desinunt. Ab eodem musculo su-
perius fasciculus alter musculosus fibris parallelis I in
longitudinem dispositis secedit , cui adhaeret sacculus
membranaceus H concha obductus , de quo infra ser-
monem faciemus.
Ab eodem musculo circumflexo ortum insuper
ducunt fibrae reticulatae velum L 7 efformantes, ad
cujus latus ulterius productae acetabulum o constituunt.
Fibrae hujusmodi, quae ad velum pertinent, musculo
peculiari recto pinnato juxta medium ventris firmiter .
alligantur.
Musculo circumflexo avalso, membrana ( Fig. 4)
RR tenuis corpus universum obvestiens atque perito-
naci (1) munus gerens , obviam venit : qua dissecta
(1) Nunc abdominis cavum contemplando paul-
lum immorari operae pretium ducimus , quandoqui-
dem interius cius officium Zootomis omnibus usque
ad Kal. Mart. anno 1822 fuit prorsus absconditum.
Scitu verumtamen dignissimum quomodo aqua ma-
rina Pterotracheae lophyrae corporis cavitate immitta-
tur, quae illico turgida efficitur, donec ad animan-
fis nutum , et contractione correpta aquam ejiciat,
flaccidaque evadat.
Conferatur idcirco Dissertatio nostra, cui inest
titulus : Descrizione di un nuovo Apparato di canali
*
(204 )
illico sese conspiciendi praebent oesophagus , ventricu-
lus, et pars praecipua intestinorum , quoniam reliqua
per la circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo
de’ Molluschi marini delle due Sicilie, Aaud secwus at-
que indicium ejusdem aquei nostri systematis in Dia-
rio medico Tirolensi, ac Neapolitano aliquot abhine
annis typis enuntiatum. De hoc argumento diligen-
lissimus Eques Polius, st morte haud correptus fuis-
sel , disserere etiam opinabatur, prout ex suis di-
ctis huc apposite relatis clarius patet. Vir iste nobis
conjunctissimus, neapolitanisque literis olim fulgidis-
simum lumen atque ornamentum , ita hac de re
inquit.
» In antica pedis Muricis Tritonis regione insunt
conspicua foramina , quae Antra delle Chiaje ru7-
cupare fas est, ipse enim in primis illa detexit. Per
ista foramina in totidem foveas tis subjectas aditus
patent, quae inlteriorem pedis substantiam permeare
conspiciuntur. Insuper inter ipsa canaliculi interce-
dunt ad cadem foramina confluentes , quorum ad-
miniculo cuncta inter se communicant. En igitur
praecipuum siphunculi munus , quem postea descri-
demus.
Siphunculus aquam absorbet ad nutum ani
manlis , quae super pedis inferiorem superficiem in
illius substantiam immissa et in antra pracdicta ,
eorumque foveas profluens , pedem ipsum aqua tur-
(‘205 )
eorum portio in sacculum ovatum concha obtectum im-
mittitur. Inibi, ut supra dictum est, cetera viscera
continentur.
Nunc concha avulsa ( Fig. 3 ), detegitur saccu-
lus ille membranaceus H, pellucidus , fuscus, elatus,
conchae formam exacte referens , striasque transversas a
concha impressas, in qua includitur, leviter ostendens.
Ejus basis I ovata, solida, musculosa, cui concha al-
ligatur. Eo itaque ( Tab. XVI, Fig.4 ) dissecto ss,
statim in conspectum veniunt cor, hepar , oviductus ,
et extrema pars intestini, si rectum propter flexus suos
dicere nolis.
Cor T pericardio # involutum , ovatum, arteriae
aortae truncum promit, et ex adverso venam branchia-
lem U, quae in duos ramos discreta branchiis prospicit
altera ex parte pinnatis. Has extra concham perbelle
productas, atque fluctuantes, ut Fig. 1 et 2 Tab. XV
ostendit B 7, in cunctis speciminibus , quae forte for-
gidum reddit, atque fovet: quae aqua postea stre-
nua pressione facta per pedis substantiam tran-
sudare cernitur, vel sponte ejicitur prout vita ani-
mantis deficere videtur; tunc enim pes exlenuatus ,
fraccidusque evadit.
Haec omnia in vivario , in quo Mollusca di-
versi, generis viva servabamus , investigare nobis
occurrit. Hoc artificium in Muricis Tritonis arato-
me fusius explicabitur ».
( 206 )
tuna adipisci potuimus, constanter invenimus. Reliquas
circulationis vias nullo pacto assequi datum est (1).
(1) Post obitum clarissimi Equitis Poli nunquam
satis fletum , ulteriores venarum , arteriarumque
semitas investigare conati sumus , de quibus antea
semper incassum laboravimus; namque carum mem-
branae a vi hydrargyri in cas propulsi distruptae,
spem, laboremque nostrum pertinaciter frustraverunt.
Sed animante isto in spiritu vini et aqua per ali-
quot tantum dies servato, donec earumdem tunicae
solummodo validiores fiant , perquisitiones nostrae
successu per quam felici, et iamdiu exoptato, haud
caruere. Adeout ad sanguineum huius Mollusci sy-
stema rite ac perpiscue dignoscendum Figuram 5
T'abulae XVI inspicere oportet.
Dissecto pericardio a a summopere inflato în
conspectum weniunt ventriculus ac cordis A auricu-
la, eo tenuior, magisque expansa. Vivo animante
pulsationes seu utriusque systoles ac diastoles admo-
dum ccleres, frequentioresque exequi videtur, prout
e pericardio transparent. In qua auricula immittitur
vena branchialis B aliguanto superius in geminis
ramis bb maxime ampliatis disiuncta , unoquoque
eorum venae cc a branchis flexuoso tramite obor-
tae, arterius dd branchialibus comites , tisque ana-
stomosim. efficientes , hince atque illinc fere vesicu-
fosae, seorsim confluunt. At si hydrargyrus in cor-
( 207 )
Hepar SS subrotundum emplam, super quo re-
cumbunt oviductus, et extremus intestini tractus satis
dis ventriculo propulsus etiam strenue , posteriusque
urgeatur, numquam in eius auriculam refluit; ex quo
facile arguitur, quod valvulae semilunares ostium
venosum claudent.
Muscularibus lacertis inter sese varie intextis
cordis ventriculus compingitur; cuius sanguis , albi-
do-coerulescente colore iînfectus , per arteriam aor-
tam D, cordisque auriculae ex adverso locatam, vi-
scera in concham contenta, totumque corpus vivifi-
cat. Huiusmodi arteria a cordis ventriculo exorta
in duobus ramis C C seiungitur semicirculari cursu
secundum exteriora hujus conchylit latera pergenti-
bus, donec in unam coalitis artèriam, aortam E E
ascendentem efformant; quae recta fere directione ,
oesophagi e comes, huiusque bulbum inferne perfo-
rat, quo tribus £ ff dividitur arteriolis ori, muscu-
lis inibi dispositis , dentibus , aliisque finitimis par-
tibus distributis.
Arteria branchialis e cordis ventriculo oborta,
tramite FF in orbem digesto secus palliù extimam
regionem percurrens , et antequam pinnas attingit ,
de more venae branchialis dichotoma evenit, cx qua
separatione arteriae branchiales dd dd ad supre-
mam pinnarum plagam , ubi finem habent, distri-
buuntur.
(12084)
flexuosus ; quorum oscula proxime ad se accedentia
anum attingunt prope branchias, prout Figura 4 osten-
dit. Insuper in eodem sacculo conclusum conspicitur
corpus ovatum V, quod testiculus sit an non definire
non audemus. Tuba w infra branchias posita ad ovo-
rum receptaculum (1) pertinere videtur.
n
(1) Praestat deinde, quae ad huius animantis
genttalia spectant, hoc dicere loco. St mea non fallit
opinio, ad maris organa pertinent ductus GG ( Fig.5 )
usquedum prorsus ignoti , in abdominis cavo contenti,
per paria iugati , et flexuoso pergentes itinere a po-
stica, supremaque pinnae regione antica cristae plaga
tenus, in quam, quoad mihi videtur, uno ac brevi
canaliculo g, quo gaudent , et extra corpus hiato,
finem fiunt: papilla ideo , seu exilis canalis modo
dictus, penis munere fungitur.
Paullo longius ab intestini recti n orificio ob-
servatur vulvae apertura H fere cordata , sinistrorsum
collocatae , et ad vaginam h ducens , in quam con-
fluunt oviductus i ab ovorum receptaculo j proce-
dens , matrix in spiram intorta ac laminoso-plicata
K., hic clausa et în Fig. 6 dissecta, alia duo cor-
pora l L, et in Fig. 6 autem discissa; quorum pri
mum pro fabrica matrici assimile, alterum plurimis
violaceis vesiculis constructum , cuiusque officium
prorsus ignoramus.
( 209 )
OEsophagus O deorsum productus abit in ven-
triculum 7 (1) ovatum, intus rugosum C, e quo de-
inceps intestinum cc varie inflexum procedit. Extrema
ejus pars recipitur a sacculo ovato concha obtecto ,
quem supra descripsimus.
Quo clarius autem hujusmodi partium structu-
ra intelligatur, Figuram 7 Tabulae XV ante oculos
subjicere oportet, in qua superiorem oesophagi tractum
A dissecuimus ad patefaciendos. aliquot dentes ligulae
a, bulbumque dd ocesophagi crassum, carnosum, va-
lidum, musculis variis compactum, ad ipsum vel retra-
hendum , vel relaxandum , vel alios hujusmodi motus
efficientes.
(1) Egresius Caulinus noster ca qua pollebat
solertia in ventriculo animalis, de quo nunc agimus,
vermes ciborum substantiae immiaxtos se invenisse
testatur. Sed est hic operaec pretium fateri helmin-
thos a Caulino in Pterotracheae stomacho detectos
nunquam nos inspexisse. Quin immo jure , meri-
toque suspicamur Taeniam , compressam , filifor-
mem , albam ;, geniculis nigris se flectentem , et
articulos clongando vel contrahendo a clarissimo
Forskaohl in Prerotrachea aculeata visam , zihil aliud
fuisse, nisi intestinum ca abdominis cavitate , post
separationem viscerum ab eiusdem corpore , exortum,
exteriusque fluctuantem.
20)
( 210 )
‘ Ligula quinque (1) denticulorum ordinibus | F
(1) Ligula lentis vitreae ope melius perspecta
septem denticulorum ordinibus constare videtur; co-
rum scilicet quatuor ( Fig. 9g) EEE E cateriores
ac liberi cernuntur, duo ali e e hinc per paria at-
que illine iugati immobiles remanent, totidem tran-
versalibus , arcuatis , cartilagineis fasciis £ f , au-
rantioque colore praeseferentibus coalescunt. In me-
dio wniuscuiusque vittae dentes tres conici, parvi ,
recti, adunci disponuntur. Deinde secus extimam
thecae dentariae oram hac illac coriacea lamina
FF adhacret , superius dilatata , inferne magis ma-
gisque attenuata , supergue oesophagi bulbo recum-
bens , cui firmiter alligatur, ut dentium thecam
recta , stabilique positione sustineat.
Oportet autem aliqua ad digestionis organa per-
linentia exponere , quae post illustrissimi Auctoris
nostri mortem forte fortuna sedulo contemplari no-
bis concessum fuit. Et in primis salivares extant
binae glandulae ( Fig. 5) mm varie inflecae , te-
retes , satis longae , peculiarique communitae ductu
in oris hiatum ad dentium utraque latera patente,
ac pone cerebrum locatae , e quo duo nervi exter-
ne ac. hinc inde promanant: quorum unus N ramu-
sculos suos hepati, intestinis , generationisque visceri-
bus impertit; alter denique N inter abdominis tuni=
Ciari )
resque , et magis adunci FI conspiciuntur ; singuli
musculis teretibus ff alligati. Ordo medius g g diversa
cas, et prope musculum peclinatum + dispertitur ,
atque ulterius ramificatur.
OEsophasi bulbus de more illius Sepiae velife-
rae plurimis musculosis stratis compingitur. Sunt huic
bulbo musculi compressores , dilatatores , constri-
ctores, abductores, adductoresque , praeter transver-
sam aponcuroticam vitlam M superne sitam, ac unun
alterumque bulbi lobum sustinentem. In ciusdem ven-
triculi cavitate aliquot Alcyonia , Fucosque partim
digesta invenimus. Notatu est quoque dignissimum ,
quod dum huiusmodi Molluscum vita gaudet, oesopha-
gus, stomachus , ciusque intestina maxime distenta
videntur, et chordae instar e comunibus integumentis
atro colore maculata translucent. Intestinus, in quem
biliarit ductus ab hepate flexuoso itinere prodeuntes
immittuntur , tortuosus , violaceusque aspicitur.
Nullo autem pacto assequi potuimus, unde marina
aqua inPrerotracheae abdominis cavitatem ingreditur,
ut antea dictum est; sed bini canales 00 caudam ver-
sus directi perspicue observavimus , hydrargyro im-
plevimus , corumque tramitem , si animal huiusmodi
integrum fiisset, investigare ulterius potucrimus. In-
ter substantiam. gelatinoso-hyalinam. corpora pene
dendrilica xx, înteay numero satis ingenti explora-
vimus, de quorum natura, usuque nihil adhuc rati
habemus.
bd
(202)
gaudet structura 3 dentes enim recti, acuti, atque bre-
viores, totidem fasciis transversis cartilagineis D D in-
sistunt, ut Figurae 8 et 10 ostendunt.
OEsophago ( Fig. 4) proxime imminet corebasi
P, e quo tria ganglia p oriuntur , quorum unum re-
vera speciosum quadruplex esse videtur. Fx eo bini
nervi promanant , qui deorsum porrecti , statim atque
animantis ventrem attingunt , ganglium alterum g effi-
ciunt, e quo alii duo surculi ortum ducunt. versus
caudam descendentes, praeter surculos minimos circum
circa (1).
n -
(1) A peculiari bulbo in corporis huiusmeodi
animantis substantiam locato oculi concluduntur. Hu-
moribus propriis, aeque ac crystallina lente constant.
Bulbus ( Fig. 5 ) s oculorum adhuc relatus aterri-
ma tunica , seu choroidea est fabrefactus: ci în ca-
merae obscurac loco triangularis :sacpissime eatat
apertura.
Figuram 11 Tabulae XV, ut palam fiat lens
crystallina orbicularis, veluti în piscibus construcia ,
sed. minus compacta , ac nigrescente circumundique
vuita communita , inspicere conventt.
Scitu denique dignissimum s et nunc in _propa-
tulo ac libere fateri non omittimus, quod perscru-
tationibus nostris, hic apposite relatis, de hujusmo-
di animantis mirifica structura , zootomisque omni-
bus hactenus fere prorsus abscondita, maximam prae-
(123)
E suprema cerebri ora nervei ramusculi tum o-
culis 00, tum oesophagi bulbo , ejusque vicinitati
distribuuntur.
mn
buit opportunitatem excellentissimi Comitis de Fic-
quelmont obsequentia, Sacra Cesarar-Rec1ar Apo-
stoLicae Masestatis apud munificentissimum Utrius-
que Siciliae Regem Franciscun I. Borsoniun P.F.A.
summa cum potestate Legati ea quae, erga literato-
rum familiam solet benignitate. Namque nostratis
conchyta secus laetissimum Pausilypi litus piscante
Prerotrachea lophyra per aequor transcurrens se ob-
viam venit, quan illico perfecte vivam , integerri-
mam , atque sub aqua demersam , eidem praestan-
tissimo Comiti obtulit.
Hinc factum est hunc praeclarissimum , doctis-
simumque virum Pterotracheam , quam possidebat ,
fragili testa tantum paullo labefactatam , Joh. Bapti-
sta Quadri in hac Regia Studiorum Universitate cli-
nicae ophtalmicae professore eximio ac peritissimo
pracfecto intercedente, nobis catemplo donare et mit-
tere dignatum esse; ut huius Mollusci penitiorem
compagem, quoad fieri posset , per anatomen inda-
garemus, et de qua antica satis superque disseruimus.
(214 ) di
* SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XIV.
L’ oggetto di queste due Tavole è quello di mo-
strare tanto la conformazione esteriore dell’ Argonauta
vitreo ( Argonauta vitreus Linn. ), che la notomia
del suo abitatore conosciuto col nome di Pterotrackea
( Pterotrachea lophyra ) .
La Figura 1 indica la suddetta Pferotrachea , la
quale superiormente offre il suo guscio A, dove ne
sono appieno visibili i solchi a traverso a, e la care-
na d. La esposta conchiglia ricopre la massa de’ vi-
sceri fuori del cavo addominale situati; donde esce
la vena branchiale in due rami separata B, nella
cui esterna faccia soltanto sboccano le vene delle pinne
doppiamente incise.
Una specie di sacco muscolare D lega i visceri al
dorso del suo corpo affatto cristallino, punteggiato, e
muricato , che anteriormente tiene la proboscide d, ed
in dietro la coda c. Quella ha nell’ apice l’orificio della
bocca, e presso la di lei base superiormente appari-
scono situati tentacoli e e con uno degli occhi f.
«In opposizione poi dell’ attacco delle viscere al
corpo della Prerotrachea esce un’ ala muscolosa È ,
orbicolare, e quasi intera nel perimetro; la quale ver-
.so la sua posteriore parte offre una specie di acetabo-
** lo ovale GC, la cui cavità a forma conica sino presso
Kt
(02 150)
la metà della sostanza della suddetta ala continuata
rimarcasi.
« È scopo della Figura 2 di contrassegnare la con-
chiglia fragile e trasparente dell’ Argonauta vitreo, che
presenta la sua apertura 1, l’ apice un pò ricurvo g,
e la carena G.
La Figura 3 rappresenta in H il pallio carnoso,
con cui la Pterotrachea lofira è legata al suo guscio,
quì tolto ; come pure indica il cuore in 4, l’ apertura
dell’ ano e dell’ organo genitale in 7, non chè le bran-
chie 7 poco più oltre situate.
Tutto fornito di longitudinali fascie. apparisce il
sacco muscoloso I, che sostiene le viscere. al, corpo
unite. Si è sezionato il primo integumento J cristal
lino, crasso gelatinoso , e punteggiato all’esterno; per
mettere in veduta il sottoposto strato. muscoloso dt ,
che risulta da plessi fibrosi obliquamente diretti ; ed
intersecati co? compagni. Ben inteso però che tali fibre
nella proboscide & della Plerotrachea lofira hanno retta
direzione , e nel dintorno dell’ orificio della bocca s0-
no a ‘guisa di sfintere conformate. Nella. coda;poi pre-
sentansi gli anzidetti. plessi fibrosi in lacerti M dispo-
sti, fra essi disuniti, ed a poco a poco assottigliati.
Lao sua ala L anche è fatta da un tessuto fibroso
a reticolo , dalla quale tolta la tunica esterna /, si
vede l'andamento delle sue fibre oblique tanto. da
destra a sinistra, che da questa a quella. Nè riesce
difficoltoso osservarsene talune altre con orbicolare di-
( 216 )
* rezione 7. Notasi in ultimo che |’ attuale Figura offre
l’ acetabolo su indicato in 0, ed una specie di cresta
rilevata 72, che giace sul dorso della coda di animale
siffatto, e per la quale è stato esso Pterotrachea lo-
fira da me appellato.
TAVOLA XV.
La Figura 4 espone il bulbo muscoloso N dell’ e-
sofago O, ai di cui lati esiste il bulbo degli occhi 00,
la fascia del cervello P_con due gangli p il primo so-
litario, e p il secondo quadrigemino. Da quest’ultimo
partono due lunghi nervi, che in g costituiscono il
ganglio simpatico addominale, donde nascono de’ fili
nervosi pel dintorno, e due più lunghi verso dietro.
Dippiù nella Figura attuale si dimostra non solo
lo sparo fatto alle addominali pareti QQ della Ptero-
trachea lofira, non chè la di lei membrana peritonea-
le interna RR; ma se ne rappresenta ancora lo sto-
maco , ed il iubo intestinale variamente flessuoso 7,
che attraversa la sostanza del fegato S, allogato nel
pallio muscolare s sezionato, e dalla conchiglia pro-
retto. Il pericardio è #, che racchiude il cuore T,
donde in sotto esce l’ arteria aorta ,, ed in sopra vi
sbocca la vena branchiale bifarcata U. Evvi eziandio
un, canale % aperto vicino l’ano, che sarà forse l’aper-
tura della vagina», ed un corpo ellittico V.
Maggiore sviluppo degli organi digestivi, sessuali,
** e.del' sistema circolante dash nella Figura 5; la qua-
(217)
* le fa conoscere il peritoneo y, le glandule saliva-
ri m , la fascia aponeurotica M sostenente il bul-
bo muscolare, | occhio s , l’ esofago e, lo stoma-
co , l'intestino 7, l’ apertura della vulva H, la vagi-
na È colla matrice X chiusa, l’ovidotto z, l’ovaia I,
ed il corpo vescicoloso Z , da cui esce forse un umore
violaceo, ed un altro corpo accessorio L alla matrice
K (quali parti veggonsi ingrandite e, sparate nella
Figura 6 ), i canali GG spermatici col membro geni-
tale g, il muscolo pettinato #, i due canali 00 per la
circolazione dell’ acqua marina, i corpi dendritici x a
racchiusi nella - cavità addominale o sia verso la coda,
il cervello, i due nervi che formano 4 ganglj , ed il
nervo simpatico N, le due vene 25 branchiali , che
riunite in una B sboccano nell’orecchietta A del cuore,
alla quale ne segue il ventricolo, donde escono le ar-
terie delle branchie d d, l’ aorta separata in due arte-
rie CC, che si riuniscono per formare l’ aorta ascen-
dente E E divisa nell’ estremità in tre ramoscelli fff.
Le Figure 7, 8, 9, € 10 sono destinate ad es-
porre l’ apparato digestivo di siffatto Mollusco, di cui
A mostra il principio della’ bocca , inferiormente esi-
stendovi la serie de’ denti a, e su particolare bulbo
b allogata. Il quale è di natura muscolosa , e co’ suoi
parziali movimenti aiuta a masticare i cibi dall’ esofa-
go B penetrati nello stomaco sparato C, che è nell’ in-
terno di leggere rughe longitudinali fornito, donde con-
** tinuasi l’intestino c variamente flessnoso.
29
218 )
È La inferior faccia della di lui lingua di forma
ovata è dimostrata dalla Figura 8, in cui appariscono
i denti laterali maggiori aderenti ad un arco cartilagi-
neo D su cui sono disposti.
Siffatto dentario apparato d’ingrandito diametro
appalesasi nella Fig. 10, dove chiaramente scorge-
sì , che ogni dente maggiore rotondo , assottigliato ed
uncinato nell’ apice f, sia col compagno per la base
congiunto, essendovi in cadauno una specie di orlo
legamentoso. Tali denti di qua e di là F sono in du-
plice serie disposti ,. cioè la superiore or nominata e
la inferiore G. I denti minori egualmente conici so-
no tre per ogni arco legamentoso g, ed il media-
no di essi denti è più grande de’ suoi laterali. La
lingua poi osservata colla lente vedesi ( Fig. 9) for-
nita di 3 ordini di denti maggiori EE per ogni la-
to, oltre la lamina coriacea F, e de’ denti minori su
le fascie cartilaginee ff allogati.
La Figura 11 espone la lente cristallina della Pte-
rotrachea lofira sì di naturale grandezza , che ancora
ingrandita , in cui più chiaramente scorgesi la zona
** che nel dintorno la cinge.
( 219 )
ISFAARA LILLIMUI ILIILITL LITIIITITLITTTTTLUIVIBATTI SISP LLIIBTIY LIVALTATILITEVITAVLIATIO ARSARAI
Nora sur MorLusco pELL’ ARGONAUTA ARGO , SU UNA
NUOVA SPECIE DI EPIZOO CHE VI OSPITA, E SULLA ME-
DUSA VELELLA.
$.I. La storia della singolare industria di questo
specioso abitatore de’ mari caldi è abbastanza celebre
nella più remota antichità , ed altrove mi ha benan-
che somministrato lungo argomento di occuparmene
con particolar cura. Il cav. Poli ne ha minutamente
esaminato lo sviluppo delle uova , in cui riconobbe
l abbozzo della sua conchiglia. Da qualche individuo
vivente posto a mia disposizione parve di avervi ravvi-
sato una tenuissima membrana , che univa l’ animale
al corrispondente guscio.
La munificenza del nostro Augusto Sovrano Fran-
cesco I. P.F.A. mi ha dato occasione propizia di viep-
più verificare siffatta asserzione , essendosi benignato
donarmi varj Nautilj co’respettivi viventi, che , essendo
stati da me esaminati, mi han dimostrato che tale
Mollusco ne occupa tutto il cavo, dove è nel seguen-
te modo allogato.
I suoi due cirri maggiori e veliferi giacciono nel-
la parte anteriore ed inferiore della suddetta conchi-
glia, e gli altri due cirri semplici a quelli opposti son
*
( 2204)
collocati nel termine della carena, ove dopo la fecon-
dazione sono aderenti le sue uova ; ed un’altra coppia
di cirri semplici occupa i lati del prefato guscio , per-
fettamente riempiuto da detto animale; che a livello
dell’ apertura di quello presenta la bocca, l’ infondibolo,
l’ orifizio dell'ano, degli ovidotti ec. Per la trasparen-
za della suddetta conchiglia , gli occhi, che giacciono
a’ lati del di lui corpo , avvertono benissimo gli og-
getti disturbatori del suo pacifico riposo , o pure gli
animaletti di cui cibar vogliasi. Dimodochè , tenendo
i Nautilj coi loro abitatori nell’ acqua marina, è cu-
rioso osservare, che appena un corpo qualunque sia
verso loro diretto, ben tosto cercano di rintanarsi alla
meglio nella propria abitazione. Inoltre si è da me
costantemente ravvisato che questa per grandezza sem-
pre corrisponda all’ animale cui appartiene , anzichè
il contrario.
Avendo approssimato la mano a tale Mollusco,
mi sono avveduto che gli acetaboli dei suoi cirri vi si
erano attaccati in modo, che furon' valevoli a mante-
nerlo pendente. Dippiù quando esso vuol cangiar sito
rovescia in su il guscio, e fuori di questo caccia i
cirri veliferi,, che spande sulla superficie dell’ acqua ,
egualmente che que’ rivolti verso la posteriore e late-
rale parte della conchiglia , nel cui interno rimane il
solo di lui corpo, proccurando di restare aderente alla
propria casa mediante ‘una porzione degli acetaboli ,
che appartengono al principio di ogni cirro.
(«221 %)
Tostochè poi il suddetto vivente sia prossimo a
morire spontaneamente abbandona la sua nicchia per
la mancata aderenza. degli acetaboli. Daltronde, essen-
done separato tuttavia vivo, ed indi di bel nuovo ri-
messovi, continua ad esservi attaccato finchè abbia la
proprietà di godere aura di vita. Sappiasi infine che
i solchi, che nel suo guscio rimarcansi per lo più
bifurcati , e cadauno di questi spesso ulteriormente
in due separato , non dipendono da analoghe promi-
nenze nel corpo di siffatto essere stabilite , il quale
osservasi affatto levigato : e molto meno poi .hansi da
ripetere dalla ripiegatura de’ cirri,, che neppure vi
corrispondono.
Bisogna dunque conchiudere che il Nautilio ap-
partenga al suo respettivo animale, il quale con gli
acetaboli de’ cirri solamente vi si mantiene aderente ,
da’ quali trasuda il materiale calcareo necessario pel
di lui successivo accrescimento.
È cosa degna di avvertirsi che oltre la mem-
brana esterna, che veste tutto il corpo dell’ abitante
del Nautilio,, lascamente aderendovi , è nella fac-
cia interna corredata di uno strato fibroso , che pro-
duce il moto e ’1 cangiamento di sito de’ follicoli cro-
mofori, che sono ovali, ellittici, spesso. minori e ro-
tondi, e ripieni di un umore color di joide. Sottopo-
sta a detta tunica n’ esiste una seconda peritoneale ,
di qua e di là corredata di più rari follicoli aventino
la medesima figura poc’ anzi esposta.
( 222 )
Di 12 Nautilj forniti del respettivo animale, che
finora ho notomizzati , la maggior parte de’ quali non
molto grandi , e co’ grappoli di uova fecondati ed esi-
stenti nell’ apice della conchiglia , neppur uno ne ho
trovato di sesso maschile.
To era nella ferma credenza che gli acetaboli de’ cirri
avessero servito all’ animale în esame per aderire a’ cor-
pi adiacenti; ma I’ iniezione di mercurio fattavi mi ha
dimostrato, chi essi servono ad altra più importante fun-
zione. Cosicchè introdotto il mercurio nel cavo, ch’ esi-
ste lungo ogni cirro , ho osservato che tale metallo ave-
va libera uscita nel loro termine : ed il medesimo com-
presso tra una porzione di cirro da non poter andare
nè innanzi è nè in dietro; è stato forza che si facesse
— strada per gli acetaboli , î quali ne rimangono intera-
mente pieni senza che potesse liberamente uscirne. Cosa
che opino dipendere da qualche valvula,; che ne per-
mette il passaggio da fuori in dentro, e non al contra-
rio, come è accaduto nel caso attuale.
Nella continuazione dell’ opera del cav. Poli (1)
ho avvertito che niuna diligenza aveva fatto sull’ orga-
no dell’ udito del Nautilio. Ora che questa perquisi-
zione è stata da me assoluta , mi si permetterà dire
ciocchè penso su tal punto. Sezionata la teca membra-
no-cartilaginosa , che rinchiude anello cerebrale , e
——
(1) Testac. utrivisg. Sicil. tom. 3, pag. 24.
(d223))
direttomi verso gli occhi, ho veduto che i nervi ottici
figurati dal cav. Poli tomo citato, Tab. XLI, fig. 13
terminino a guisa di un cappello di fungo , tutto dis-
seminato di granolazioni, cui adattasi il fondo del
bulbo dell’ occhio :. ma non ho potuto accompagnare
alcun filetto nerveo, che fosse penetrato nell’ interno di
cotale organo; attraversandone le solite membrane. Que-
sta sostanza è dunque allogata in un cavo particolare
situato tra la teca cerebrale . e la posterior parte. del
bulbo dell’occhio , senza che vi fosse alcun forame
esteriore 5 ed osservata al microscopio si è veduta ri-
sultare. da. un aggregato. di globetti. . Appartiene esso
all’ organo dell’ udito , o:pure:ha altro incarico a me
affatto ignoto? non oso certamente deciderlo .; con-
tentandomi’ della semplice esposizione del fatto.
G.IL. Nel cavare 1° abitante dell’ Argonauta dal suo
guscio , @ precisamente i dilui cirri veliferi, mi accorsi
che se ne distaccò un corpo ovale, espaso, con lunga
coda, e fornito di irrequieto :moviinento dentro l’acqua
marina , ove-conservava siffatto rtestàceo , guadagnando
ora la superficie di tal liquido, ed ora occupandone
il fondo. Poca attenzione posi all’ esposto. fenomeno,
poichè era mio. principale scopo di rettificare quanto
ho esposto sul Nautilio; e debbo eziandio confessare,
che credei il suddetto corpicciuolo qualche porzione de’
cirri di simil vivente, che separata dal medesimo con-
tinuasse a godere la proprietà, contrattile; Proseguii le
mie intraprese ricerche senza più attendere all’ acca-
(224 )
duto ; e dopo un’ ora dacchè aveva distaccato il Mol-
lusco dal primo Nautilio , andai per cavarne dall’ acqua
marina il secondo col respettivo: animale , e vidi che
il corpicino suddetto continuava a muoversi, ed in va-
riate guise dimenando la sua parte assottigliata, che pro-
lungavasi dal corpo di figura semi-ovale. Allora fu che
rivolsi tutte Je mie cure all’ esame di tale epizoo, non
trascurando: di osservarlo ad occhio nudo ,:con lente
di bastante ingrandimento, e col microscopio.
La diagnostica del presente animaletto parassito mi
ha obbligato a percorrere i caratteri de’ generi de’ vermi
intestinali riportati nella celebre opera dell’ illustre fisio=
logo di Berlino C. Asmund Rudolphi (1), ed in quella
di Bremser (2). Nelle quali opere non ho trovato alcun
carattere generico e ‘specifico , che avesse potuto conve-
nirgli. Al più potrebbe esso ravvicinarsi al genere Tri
cocephalus. per la figura ingrossata del corpo terminato
da sottile’ proboscide ; ma ne differisce per la duplice
serie di acetaboli, che incominciano dalla fine della
proboscide, e terminano:all’ estremo opposto del corpo.
Qui non conviene ommettere la considerazione che tale
vivente non’ sia un verme intestinale , siccome sono
tutte le specie. di Z7icocefali e Tricosomi 3 ma uno
epizoo , egualmente | che il Fenicuro vario di Ru-
(1) Entozoor. Synops. Berol.:, 1819.
(2) Zrait. zoolog.» et physiol. des vers intest.
avee notes de M. de Blainville. Parisi; 1924.
( (22/590)
dolphi (1) corrispondente alla nostra Plenaria ocella-
ta (2); che aderisce alla Tetide fimbrica mercè una
fovea ellittica , comunicante colla di lui bocca , che
applicasi ad una papilla bucata , donde si penetra
nel cavo addominale della Tetide (3). Io intanto sul-
la considerazione che non amo di gravare la scienza
di un genere nuovo , lo considero come un Zricoce-
falo, sebbene irregolarmente vi appartenga in grazia
delle ragioni testè esposte.
TricocernaLus , Rud. ( Op. cit., pag. 16. )
T. acetabularis — ricocefalo acetabolario.
Parte capillari longa, corpore sensim sensimque crassiuscu-
lo, acetabulis in dorso; Nozrs.
Descriptio. Corpus huic animanti est ovato-oblon-
gum , antice proboscide terete , filiformi , valde con-
tractili, apice summopere attenuata communitum ; qua
in plaga de oris existentia nihil rati habemus , sensim
increspatum, arcuatumque ; postice attenuatum , in.
cuius converitate a proboscidis origine usque ad
sui finem duplex acetabulorum series solummodo ob-
rr _rT——€ym———— = @—Ét_É_—_ÉÉom ue
——— ai
(1) Op. cit., pag. 973.
(2) Mem.1I, pag. 59 ; Tab. II ch. g-15.
(3) Delle Chiaje, Sunto di mem. Nap. 1024 3
pag. 20.
9
( 229)
servatur alterne dispositorum , numero hinc inde
trigintiquinque , aequidistantium , et satis retractilium :
unumquodque eorum peculiari ac tereti pedusculo affi-
xum , centrali hiatu est praeditum , cuiusque ope
epizoon istud, Mollusco in mirificam concham A47g0-
nautam Argum L. degenti, adhaeret. Eius corpus
carneo-subluteo colore depictum , praeter ovorum re-
ceptaculi vicinia , ubi fusco-punctatum , turgidumque
videtur. I
Historia. Huiusmodi epizoi Kal. Julii anno 1827
specimen unicum femineum reperi, quod in phiala spi-
ritus vini repleta asservo , et in Figura 1 Tab.XVI na-
turali dimensione delineare curavi.
6. III. Pochissime cose riferisco sulla Medusa ve-
lella. È molto ben descritta e figurata da’ miei com-
patrioti Imperato e Colonna , ed avendo esse riguardo
più alla di lei struttura, che a’ suoi naturali caratteri.
La velella de’ nostri pescatori è comune nel mare di
Nisida dopo i temporali della primavera , osservandosi
abbastanza graziosa e per la forma del corpo interna-
mente guernito di una cartilagine ovale, trasparente ,
sottile, con strie concentriche, e nel mezzo umbilica-
te, ove con verticale ed obliqua direzione prolungasi
in giù una cresta a cuore della stessa sostanza , aven-
te leggere ramificazioni ; e per la tinta bleù, di cui il
pallio che copre e questa e quello rimarcasi colorito,
e di tratto in tratto di rotondi acinetti giallo-verdicci
disseminato : i quali vedatì colla lente num. 3 del mi-
(227 )
croscopio composto di Dollond risultano da vesciche
giallo-fosche con globetitini cerulei. Dal margine ed an-
- che da tutta la faccia superiore del di lei corpo si
prolungano i tentacoli molto coptrattili , pieni di cile-
stro umore , chiusi nell’ apice, variabili per lunghezza,
e circondanti l’ orificio. della bocca , la quale comu-
nica con una tromba terminata nel sacco ovale , che
fa l’officio di stomaco. Questo è allogato tra la massa
del fegato, che occupa tutto lo spazio centrale supe-
riore della cartilagine poc’ anzi descritta. Dal ricettacolo |
della digestione, e per lo, pallio del corpo e per quello
della cresta, veggonsi disperse talune ramificazioni va-
scolari, che forse trasportano i sughi nutritivi in tutta
l’economia animale di siffatto vivente. Il mercurio in-
trodotto nello stomaco non è affatto passato dentro i
tentacoli. Ho dippiù ravvisato tra questi ultimi alcuni
fili lunghetti, bianchicci, e corredati nell’ apice di par-
ticolari globetti. Sono forsi essi gli ovidotti comuni-
cantino coll’ ovaia, che potrebbe essere confusa colla
massa epatica descritta ; o pure hanno eglino analo-
gia co’ tentacoli delle attinie?. Le figure 1 e 2 della
presente medusa riportate nella tav. XC dell’ Enciclo-
pedia metodica sono alquanto esatte; per cui mi dis-
pensano di corredare di ulteriori disegni quanto si è
da me a tale obbietto esposto.
Dro i ( 228 )
BrEvI CENNI SULLE ATTINIE.
Le Attinie sono state serio oggetto di contempla-
zione de’ naturalisti antichi, ed han fissata l’ attenzione
degli odierni zootomi, che non ne hanno affatto esau-
rita la indagine. Per altro Spix e Cuvier se ne sono oc-
cupati col più felice successo, ma molte cose rimane-
vano a doversi meglio determinare , onde potersi dire
l’ anatomia loro perfettamente compiuta. Ecco la ra-
gione del mio lavoro, del quale però non sono pie-
namente contento , attesochè l’ indagine anatomica di
siffatti esseri mi è sempre riuscita oltremodo: difficol-
tosa. Ciò non ostante il poco, che ne espongo, è ba-
stante a farne conoscere alquanto chiaramente la fab-
brica.
I. Descrizione. ) IL’ Actinia crassicornis Lin.
presenta un largo e levigato piede nella base , da cui
si solleva il corpo costrutto da parecchie fascie longitu-
dinali e trasversalmente rugose , essendo nel dintorno
terminato da regolar serie di tubercoli : nel mentre
che il suo centro affatto piano offre la bocca orbico-
lare, chiusa da’ margini di due canali biancastri , e
dal cui mezzo., oltre due linee bianche superiore la
prima ed inferiore la seconda , altre lineette giallo-fo-
sche, e presso a poco raggianti, dirigonsi verso la pe-
riferia del corpo , ossia ove esistono i tubercoli; le
quali indicano la naturale separazione della filiera cir-
colare de’ tentacoli, taluni allungati ed aventi nell’
( 329.) i
apice il respettivo forame, ed altri di minor numero,
e la metà più corti de’ precedenti. Il colorito di siffat-
ta attinia è verde-fosco , ravvisandosi però l’ apice
de’ tentacoli maggiori rosso, e la boccuccia di questi
e de’ minori nericcia : dimanierachè furon presi per
occhi da taluni naturalisti, avendo Dicquemare osser-
vato che la luce troppo viva sia molto incomoda a
simile razza di viventi. Ne ho veduto parecchie varie-
tà cineree e violette , di cui non ho stimato tener
conto.
L’A. pedunculata Gaertn. ha il piede meno allargato
dellA. crassicorris Linn. , fornito di rughe circolari e
concentriche , i tentacoli a subbia, la bocca egualmente
orbicolare , e tutto il suo corpo è cosperso di papille
ombilicate nel centro, rosse, disposte in linea retta,
le quali alternano con una triplice serie di altre pa-
pillette rosine. Il corpo di questa attinia è verde,
‘avendo i tentacoli rossi mischiati ai foschi.
1° Actinia effoeta Lin. tiene il piede castagno e
come il corpo corredato di fascie bianche, quasi paral-
lele, e privo di qualunque sorta di tubercoli. Ha inol-
tre i tentacoli assottigliati, corti, giallicci con macchie
circolari più fosche. Lo spazio che esiste tra questi
ultimi e la bocca, risultante da una fessura longitu-
dinale fornita di molte increspature a traverso ed ovali
nel dintorno , offre una graziosa disposizione di linee
curve e raggianti. Ben inteso però che il corpo di
tutte e tre le attinie esposte, come pure quello del
V alta ( A. carciniopados ) descritta da Otto indi»
( 230 )
gena del mate nostro, ed abitante su la Merita
canrena è N. glaucina Lin. , cangia in un momen-
to di figura, ed i suoi coloriti ben tosto svaniscono.
Ecco perchè non sonosi trovate esatte le descrizioni
fattané dagli autori : e le specie da costoro ammesse
su la diversa forma delle stesse trovansi. per lo più
abbastanza vacillanti. Le attinie possono vagare : nel
mare, aiutandosi nel cammino coloro tentacoli, ed è
in balia delle medesime di rimaner fisse, attaccandosi
col piede a’ corpi adiacenti. Tra noi con bastante
trasporto mangiansi fritte nell’olio , essendo chiamate
da’ nostri marinai ardichelle di mare.
Il. Anatomia. ) Il corpo delle attinie è ricoper-
to da una sottilissima tunica spalmata di moccio, da
cui hassi da ripetere il colorito delle varie loro spe-
cie, giacchè, quando quello siasi dissipato , i colori
benanche svaniscono. Siffatta membrana è levigata nelle
specie da me esaminate , tranne l’ A. crassicornis
Lin.,i cui tentacoli soprattutto si attaccano fortemente
alla cute, donde con difficoltà possonsi separare. A
tale fenomeno gli antichi attribuirono i pretesi danni
delle così dette ortiche di mare. È certo però che col-
Ì’ aiuto del microscopio non vi ho potuto affatto scor-
gere vestigio alcuno di ventosa od altro mezzo , la
cui mercè si fissano a’ corpi adiacenti ; facendo anche
sperimentare non già prurito, come anticamente crede-
vasì , ma una molesta sensazione quasichè fosse pro-
dotta da infiniti corpi scabrosi e muricati.
( 231 )
Il secondo integumento degli animali in esame ri-
sulta da lacerti fibrosi con longitudinale direzione , in-
tersecati con altri traversalmente disposti. A questi si
attaccano le lamine muscolari emolanti le pieghe di un
ventaglio, fatte da fibre longitudinali assai valide e da
altre traversali molto sottili, le quali hanno un estre-
mo fissato nel centro interno del piede , indi alle in-
teriori pareti del corpo, e coll’ altra estremità finiscono
ne’ tentacoli, ove chiaramente ravvisansi i due strati
di fibre a lungo ed a traverso, necessarie alla contra-
zione ed alla estensione de’ medesimi. L° À. peduncu-
lata ha le fibre trasversali del corpo, che sembrano
essere circondate dalle longitudinali per formare le
papille, di cui all’ esterno vedesi guernita.
L° apertura della bocca non solo è corredata da
valido muscolo orbicolare con fibre concentriche, cui
sta soprapposto un altro strato muscoloso a fibre rag-
gianti; ma è inoltre fornita di due canali quasi carti-
laginosi , fra essi opposti, e ad un di presso l’uno ab-
bracciante l’ altro. Talchè gli animali , ch’ essa ingoia
per nutrirsi, quali sono alcuni piccoli testacei , asci-
die ec. restano in parte uccisi e sfrantumati da’ suc-
cennati canali, che si continuano nell’ interno dello
stomaco, onde maggiormente favorire la digestione col
rendere gli alimenti pastosi. Lo stomaco poi è molto
più ampio di quello, che osservasi nello stato di con-
trazione, attesochè è desso fatto da una tunica moc-
ciosa continuazione della esteriore del corpo, e da
un’altra fibrosa, le quali sono divise in dieci cerchi
( 232 )
concentrici dal suo principio sino al fondo , essendo
ognuno «i essi infinitamente rugosi a traverso. Anzi
maggiore validità acquista mediante la connessione ,
che presenta colle lamine muscolari o ad una mem-
brana particolare , che mancano nel suo fondo , ove
sotto le forti e mortali contrazioni si lacera, e dà
uscita alla ovaia, che taluni scrittori hanno erronea-
mente sostenuto aprirsi nel cavo centrale del ventri-
colo.
Da ciò chiaro n’ emerge che lo stomaco sia ca-
pace di somma ampliazione e di massimo restringi-
mento a piacere dell’ animale, ed a seconda de’ bi-
sogni della digestione. Essendo questa ultima operazio-
ne assoluta , ed i succhi nutritizj assorbiti sia da’ vasi
lattei e sia dall’ estremità delle vene esistenti forsi nel-
le rughe della membrana gastrica intonicata sempre di
umor moccioso , giacchè niun vestigio di qualunque
siasi apparato vascolare, e molto meno nerveo ho po-
tuto mai ravvisarvi ; il residuo di quello , che non è
stato assimilato , come i frantumi di conchiglie e cro-
stacei, è dalla bocca di bel nuovo evacuato.
Il corpo delle attinie , quando trovasi dentro
l’acqua marina , vedesene turgido , la quale vi circo-
la, entrando dall’ estremità de’ tentacoli lunghi e cor-
ti, ed indi pe’ canali in essi esistenti fassi strada ne-
gli spazj de’ muscoli a lamette, che aderiscono alle in-
terne pareti del corpo. Ed è curioso osservare la cor-
rente di acqua, che, qualora l’ attinia si rilasci, pe-
netra per alcuni tentacoli ; e tostochè si contragga,
( 233 )
esce per altri a’ primi perfettamente opposti. Questo
artifizio eseguesi in tutte le specie di Attinie, richiesto
essendo dal voto conservatore della provvida natura.
In cadauna lamina muscolosa, qualche volta me-
diante esile membrana, aderisce la matrice di forma
spirale, compressa, e piena di moccio. Essa è rosso-fo-
sca nell’ 4. crassicornis L., gialliccia nell’ A. effoeta
L. contenente immensa quantità di uova, scarlatto nel-
l 4. rubra Brug. (1), e violacea in un’altra novella
specie da me detta 4. Cari in onore del celebre prof.
cav. Carus medico di S. M. Sassona (2), nella quale se ne
Ba
(1) L’orificio della sua bocca, che osservasi
molto elevata , è circondato da triplice serie di ten-
tacoli alguanto assottigliati, tra la cui esteriore fi-
liera e’! margine interno dell’ orlo, che ne chiude
l atrio , esiste la corona di tubercoli glandulosi, pe-
dicellati, bianchicci , e già conosciuti da Forskahl.
Il suo corpo è fornito di leggere rughe traversali,
e st ravvisa rosso-scarlatto , tranne È orlo sinuoso
della base del piede, che è di color celeste.
(2) Za sua grandezza è il doppio dell'A. rubra,
cui somiglia per la triplice serie di tentacoli e per
la filiera di tubercoli bianchicci. Il corpo è casta-
gno con moltissime fascie circolari parallele fosche.
Vagante nel mare osservasi eziandio un’ altra
specie di Attinia, che sulle prime reputai esser ana-
loga alla Madrepora denudata dî Cavolini ( op. cit.,
pag. 57, tav. II, fig. 6, 7,8), da cui differisce
do
( 234 )
veggono le pareti risultanti da pezzi pentagoni ed ombi-
licati nel centro. Le sue inestrigabili spire finiscono con
apice forato e pendente nell’ interno di ogui tentacolo ,
che nell A. crassicornis è foderato, da membrana violetta.
Le circonvoluzioni di cotal matrice dall’ incominciamento
fino. al termine presentano. due. lamine membranose con-
formate a guisa di mesenterio , ed, aventi al margine li-
bero nell A. crassicorzis ed. effoeta un canalino gial-
liccio (cui attaccasi il dutto spermatico, facile ad essere
separato , ricolmo di globettini giallastri nelle testè citate
Attinie ), rosso nell’ 4. rubra, scarlatto nell’ A. carcizio-
pados, bianco nell’ 4. Cari, e hianco-macchiato nel-
lA. pedunculata. I due canali spermatici quindi e la stessa
matrice terminano pendenti nel cavo di. ciascheduno ten-
tacolo.. Nè riesce difficile di vederli. allungati ed uscire
per la mancanza della triplice serie di tentacoli,
della. sua. disposizione a ceppaia aderente agli sco-
gli, e del color porporino del corpo. Questa. orti-
chella, che appello A. hyalina, offre una, sola; filiera
di tentacoli intorno la bocca, priva, di. qualunque
specie di rughe nel corpo lungo poco più di 10 li-
nee, di color carnicino sbiadato , e trasparente in
modo che guardato con semplice. lente chiarissima-
mente dimostra la sua anatomia, el fondo dello
stomaco all’ intutto chiuso ; attesochèé le ovaia ed. i
canali spermatici n’escono quando vi esiste qualche
lacerazione. Nel resto è analogo alle altre Attinie.
(‘855 )
per l'apertura di cadauno di questi appena che vi si pratichi
leggiera pressione; o pure, lacerandosi lo stomaco, venir
fuori per detta parte. Tale fatto anche da Cavolini ( Mem.
su’ Polipi p. 51.) fu osservato dicendo: » il superfluo
«che da’ cibi si estrae ho veduto che vien rigettato in for-
ana di fili di latte coagulato, e per bocca, e per dodici
forami posti intorno quel disco, e per la estremità degli
incavati tentacoli ». Reaumur sostenne che siffatti esseri
partoriscano perfette attiniette, e Cavolini sembra farsi
dello stesso avviso.
Guardato un vasellino spermatico al microscopio, l’ ho
veduto fornito di movimento talmente celere ed irrequieto,
che a prima giunta credei esserm’ ingannato , e‘lo reputai
un feto simile ad una Filaria (1) pe moti tortuosi, che
mostrava, uniformandomi al chiarissimo Cuvier, che a tal
proposito scrive: » leur génération ordinaire est vivipare ».
Ma più attente e replicate ‘contemplazioni mi conferma-
rono nella verità del fatto esposto ; vedendo che il me-
desimo . canale era turgido di grani gialli, che nelle pa-
reti avevano delle macchie nerastre. » ‘Entre ce sac in-
‘térieur ( estomac ) et la peau extérieure, ‘est une or-
ganisation assez compliquée , mais encore obscure , consi-
(1) Zo stesso fenomeno ho letto essere benan-
che avvenuto a qualche altro osservatore, quale è
stato Forskahl, come leggesi nella Enc. méthodique,
vol. VII, Parte 18, senza averne preso il capofilo ed
estesa la ‘conoscenza nelle ‘altre ‘specie.
*
( 256 )
stant sur tout en feuillets verticaux et fibreux, auxquels ad-
hérent les ovaires, semblables à des fils tres-entortilles (1) ».
Pria di completare la descrizione anatomica di questi
graziosi esseri subaquei conviene esporre che nell’ interior
margine della grande apertura del corpo presso i ten-
tacoli dell’ 4. Cari, ed in quello dell’ 4. rubra ho
osservato una serie di tubercoli turgidi di umore bianchic-
cio, il quale alla lente num. 3 del microscopio composto
di Dollond mi ha mostrato un ingente numero di ciam-
belle sanguigne parallelepipedi ed aperte nel mezzo, si-
mili ad una fibietia, e per nulla diverse da quelle che
vidi nel sugo latticinoso dell’ Euphorbia Lathyris, L.
giusta quello che ne ho scritto nella mia Memoria sulla
Epidermide umana pag. 15. Quale incarico disimpegnano
organi siffatti non ardisco pronunziare. Questa medesima
ingenua risposta ho avuto l onore di dare al dottissimo
prof. Carus cui ho fatto dono di qualche individuo vi-
vente di tali Attinie, ed ho eziandio dimostrato non solo
quanto si è da me esposto, ma benanche il Ycoce-
phalus acetabularis ( pag. 225.).
Io non pongo in discussione la forza di riproduzio-
ne delle loro parti e soprattutto de’ tentacoli : ma sono
per la negativa in riguardo alla rigenerazione delle Attinie
dopo di essere state ridotte in pezzi, che non hanno affatto
la prerogativa di riprodurre l’ individuo analogo a quel-
(1) Ztégne anim., tom. IV, pag. 50.
Spix, dun. du Mus., tom. XII
( 257 )
lo cui appartenevano. Linguaggio un poco più ampio ne
ha tenuto il nostro celebre Cavolini ( Op. ciò. p. 5o. );
e costui parla sempre di riproduzioni felicemente ottenute
delle sole parti del loro corpo. Le Aittinie vivono più
lungo tempo fuori del mare, che nell’ acqua dolce ; ed
una di esse, tagliata in molte porzioni, continuò a dar
segni di contrazione sino a 6 giorni dopo essere stata da
me sezionata e lasciata al secco.
Dicquemare , avendo ravvisato che tutt’ i cambia-
menti di tempo erano costantemente annunziati da’ moti
straordinari delle Attinie ; ne ha tratto partito , onde pre-
conizzare le mutazioni del mare, paragonando siffatti ani-
mali al barometro. Dal giornale esatto che ne tenne , avan-
zò che le indicazioni da esso ottenute erano sicure quan-
to quelle del tubo torricelliano , e talora anche di più.
Quindi conchiude che, quando le Attinie sieno contratte,
sia da temere vento; che, ove stieno raccorciate, annunziino
pioggia; freddo, mare agitato ; che, quantevolte osservansi
ora aperte ed .ora chiuse, indichino un tempo mediocre; che,
essendo aperte, convenga attenderselo sereno e con calma di
mare; ed in ultimo che, avendo i tentacoli spiegati e’1 corpo
allungato, presagiscano stabile serenità e ’l1 mare somma-
mente quieto. Disgraziatamente però i piloti posson di tali
segni profittare solamente nel cielo sereno. Sono esse in-
sensibili agli odori: e Galeno ha lasciato scritto che sieno
giovevoli per gl’ individui calcolosi, essendo state da Pitago-
ra vietate a’ suoi discepoli, perchè mangiate incitavano alla
Venere. Tra noi non si verificano le notate proprietà appo
coloro, che con sommo trasporto le gustano fritte.
( 238 )
L'animale della AZadrepora calycularis Linn., detta
pietra preziosa da nostri marinai, che fu per la prima volta
descritto , conosciuto , e figurato dal nostro Cavolini, è per-
| fettamente analogo alle Attinie ; tranne solo di essere di-
sposto in gruppi più o meno numerosi , fissato agli scogli,
ed in giù provveduto di scheletro osseo, o meglio di una
specie di calicetto. Questo ‘termina incavato , con orlo
circolare ed esagono, dipendente dall’incastro delle pareti
ad altri sei calicetti, e nel cni fondo elevasi un promon-
torio poroso, ove principiano delle laminette ossee, che
con parallelo tragitto, ed alternanti con leggere strie fini-
scono nel succennato perimetro ossoso.
Sarebbe tedioso se esponer volessi l’ anatomia di si-
migliante animale, colla quale dovrei ripetere quanto io
abbia mai riferito su quella delle Attinie. Mi basterà solo
di annunziare alcune essenziali particolarità paragonate alle
differenti parti di questi ultimi ‘esseri. Ed in primo luogo
giova avvertire che dalla fine del contorno del calicetto osseo
si continuano le pareti di tale mollusco affatto muscolari, e
fatte da fibre circolari, non che da nastri carnosi larghi,
divisi in lacerti più piccoli: il quale a guisa di otre di color
rosso di minio scorgesi prolungato un pollice all'incirca,
e corredato nell’ apice di più ordini di tentacoli scabrosi
( Cavolini ), circondantino |’ orificio della bocca; essendo ca-
pace di raccorciarsi e interamente rannicchiarsi nella cavità
del succennato calicetto. Bisogna far conoscere che i nastri
muscolosi si continuano ed attaccano al margine delle lami-
nette ossee, ed i rispettivi lacerti allo stesso modo com-
portansi colle prefate strie.; avendo tutti un centro di riu»
( 259 )
nione sul promontorio, dove lo stomaco manca di questi
attacchi ; di cui è provveduto ne’ lati.
Le ovaie ed i corrispondenti canaletti spermatici so-
stenuti da comune membrana, aderiscono ad ogni lami-
netta muscolosa, e quindi si aprono in cadauno tentaco-
lo. Cavolini sebbene: non ‘avesse chiaramente sviluppa-
ta la struttura della ovaia, ed all’ intutto omesso la co-
noscenza da’ canaletti spermatici ; pure vide che gli ovi-
dotti si aprivano ne’ tentacoli , contenendo alcuni degli
embrioni: le cui uova riposte in vasetti irritabilissimi si
osservarono capaci di prendere la forma allungata, ro-
tonda , ed ovata ( Op. cit. p. 115, fav. IV, fig. 13,
14, 15, 16). Egli conobbe, e con molta esattezza de-
scrisse la prima formazione degli embrioni, soggiugnendo
che tale vivente sia piuttosto viviparo che oviparo, no-
tando pure che lo scheletro si vegga a guisa di anello bianco
in opposizione del bellico ( bocca ); e che fra 11 giorni il
suo corpo aveva acquistato. la grandezza dell’acino di mi-
glio, fornito di tentacoli e. di laminetie muscolari già ab-
bozzate, ed a tenore che cresceva,, depositava fosfato cal-
care. e s'innalzava lo scheletro- osseo..
In riguardo alla riproduzione delle madrepore presenta-
ronsi a Cavolini i seguenti fenomeni: » Alcune che avevano
ricevute il taglio nel forte del corpo erano perite, e si rav-
visavano gli scheletri loro bianchi spolpati. Altre porta-
vano le vestigie della ferita: chi aveva solo una metà
della corona de’ tentacoli., e. nell’ altra metà. era. aggrin-
zata e rimarginata : chi ad una porzione solamente del-
lo scheletro. si. era’ ridotta: ad: attaccarsi»: chi aveva una
( 240 )
semplice membrana, che copriva il cavo dello scheletro,
nel mezzo della quale si ravvisava il forame della bocca:
chi presentava tutt i tentacoli rammassati in un gruppo
ed in una ciste pendente. Dove erano perite le madre-
pore , le contigue avevano estesa la loro pelle dalla base,
e gli scheletri di quelle coprivano: ed oltre tutto ciò
si vedeva al lato del corpo di alcune, che dalle ferite
avevano poco sofferto, spontare novelle madreporette ,
siccome sopra si era notato ».
6. III. Zelellae Actiniarumque technica descriptio,
VeLELLA -- Corpus liberum, extrinsecus gelatinosum,
intus cartilagineum, ellipticum ; subtus planulatum ; cri»
sta dorsali prominente, oblique inserta. Os inferum cen-
trale , subprominulum.
V. limbosa --- Zelella,
Ovalis, oblique cristata, inferne limbo nudo obvallata, di-
sco margine tentaculis longis crinito.
Medusa velella. Linn. cur. GMELIN. Syst. zat., vol. I
p. VI, pag. 5155, n. 12.
Holothuria spirans. ForsgAHL, Fn. Aegypt.; pag. 104, n.
15, tab. 26, fig. k.
GMELIN, Op. cit. p. 5114, n. 25,
Brown, Jam. 387, tab. 48, f. 1.
IMPERATO , st. nat. p. et tab. 912.
Coconna, quat. tab. 293, fig, 1, 3.
BrucuiERE, Enc. méth. rab. 92, fig. 1, 2.
Velella mutica et V. tentaculata. Bosc, ist. des wers,
tom. 2, p. 158, tab. 19, fig. 3, 4
LAMARK; dist. des anim. sans vert. p. 483, n. 2:
ve
(241)
Cuvier, Regn. anim. , vol. IV, p. 62.
V. scaphidia. Péron, Z'oyag. XXX, 6.
Communiter aestivo tempore in mare nostri observa-
tur, oleoque frixa est palato gratissima.
ActInIA -- Corpus cylindricum, apertura terminali
eccentrieis cirris praeditum , basi affixum vel liberum.
fg
r. À crassicornis — Ardichella cappelluta.
Rubra , cirris conico - elongatis.
Linn. cur. GmELIN, Syst. nat. XIZI, p. VI, p. 51532, n.2.
A. rubra. MuLLerR, Zoolog. Daric., prodr. 2792.
BasteR, Op. subsec. , vol. SIT, p. 120, tab. 13, fig. 1.
Priapus senilis. 7. svec., 2105.
P. ruber. FoRsKHAL, Fr. aegypîf., p. 101.
RONDELET, de pisc. p. 581, cap. VI.
Urtica rubra. JoNsToN , Exarg. tab. 18, fig. 2.
Dicquem. Act. angl., vol. 63, tab. 16, fig. 10; tab. 17,
PSNZICI
GunNER, Act. StockIm. 1767, tab. 4, fig. 4, 5.
A. felina. BRUGUIERE, Enc. méth. p.10, tab. 72, fig. 7°
Obs. ) Tactu scabra apparet. 4. crassicorzis a doctissimo
prof. Xaverio Macrì ( Atti della R. Accademia delle scienze di
Napoli, vol. 2, tav. Il, fig. 1, 2 ) delineata ad Actiniam
plumosam , Mull. ( Erc. méth., tab. 72, fig. 9g ) spectat, ob
deficientiam apicis tentaculorum incrassati.
2. A. pedunculata -- Ardichella funnale.
Cylindrica rubra verrucosa , tentaculis brevibus variegatis.
PrNNANT, Zoolog. Brit., tom. 4, pag. 49, n. 57.
GAERTNER, Zrans. phil. an. 1761, tab. 1 - 6, fig. A,B, C.
BrucuIERE, Erc. méth., pag. 14, n. 16, tab. 70, fig. 4 15.
A. coriacea. Cuvier , Régrn. anim. , vol. IV, p. 51.
An. A. verrucosa? GAERTNER, vel g/andulosa? OTTO.
35. A. effoeta — Ardichella torza.
31
( 242)
Subcylindrica . anguloso-striata.
Linn. cur. Guerin, Syst. za. XII vol. I, p. VI, p.3133, n. 5.
RonpELET, de Pisc., lib. 17, cap. 18.
BasteR, Opusc. subsec. , vol. 1, p. 122, tab.14 , fig. 2.
BrucvIERE, Erc. méth., p. Il, n. 8, tab. 74, fig. 1.
A. bruna. Cuvier, Régr. anim, , vol. IV, p. 52.
4. A. rabra -- Ardichella rossa.
Longitudinaliter striata, glandulis marginalibns albis (1), ten-
taculis corpore brevioribus.
BrucuierE, Enc. mét. vol. VII, pag. 13, n. 12.
Obs. ) Haec Actiniae species, praedita corpore coccineo ,
Jaevissimo , tentaculis acuinatis triseriatisque , ore prominulo,
glandulis albescentibus pedicellatis, margine interiori pallii po-
sitis, pedis limbo undulato coeruleo, mihi videtur satis di-
versa ab 4. rubra.
Priapus ruber. ForsHAL, Fr. Kar. p.101, 7.10, tab, 17, A.
5. A. carciniopados. — Carnume rosso.
Mollis, complanata , aperturam testarum Molluscorum uni-
valvium, si a Paguris habitantur, instar annuli plus minusve com-
pleti, cingens, disci irregularis margine elongato, tenuissimo ,
ubi testae adglutinatur, molli — in parte libera vero, testae a-
perturam, Pagurumque spectante , lamella firma, levi, fere cor-
nea obducto — ore infero, sub Paguri abdomine sito, tentacu-
lorum brevium seriebus quatuor instructo — color albus, ma-
culis sparsus. Orto, Act. Leopold.j Nat. Acad. Curios,, vol.
XI, p. 2, tab. XL.
Obs. ) De hac singulari Actiniae specie plurimis ab hinc annis
(1) Ont voit extèriurement(Bruguierius-ait Yet par dessous
les tentacules , un rang de glandules èlevées et' blanches, de
mottié plus courtes que les tentacules.
( 245 )
dissertatus est praestantissimus BoHADSCH , ‘sicuti iN suo opere
cit. pag. 136, clarius patet.
Zoophytum Tab. XI, fig. 1 depictum ( ipse inquit ) Me-
dusam appello ad mentem cl. Linnaei , juxta alias urticae species
est. Singularis eius structura mereri videbatur, ut eius historiam
huic qualicunque opusculo adnecterem. Figura eius non secus
ac in omnibus /Medusae speciebus cylindrica', aut; ut cl. Lin-
maeo placet, orbiculata est. Fabrica interna eadem, nimirum
innumera tentacula exigua, cylindrica @ @ exterius ‘circulari-
ter locata sunt; os oblongum 8 labiis crassiusculis instructam,
e quo filamenta c c praelonga candidissima pendent , in cor»
poris fere medio patet; paulo supra os anus d elegantissimis pun=
ctis e e coccineis depictns est. Illud vero haecce Medusae spe-
cies prae reliquis singulare habet , quod extrinsecus alia cute a
corpore orbiculato separata veluti palliolo vestita sit, unde eam
Medusam palliatam dixi.
Mense Augusto precipue in piscatorum rete venit, quo tem-
pore etiam plura eius individua accepi. Omnes huius speciei
Medusae testis vacuis cochleae umbilicatae subalbidae punctis
coccineis notatae f insident, atque unum fere corpus respectu
coloris cum cochlea constituere videntur.
Habitat super testis /Verziae canrenae et glaucinae,
Turbinis rugosi etc. eorum animantibus vacuis.
6. A. Cari -- 4. castagnara.
Laevissima, castanea, vittis orbicularibus, parallelis, fusci-
coloris, aeque ac tentaculis corpore brevioribus triseriatis subu-
latisque, tuberculis albis pedanculatis circum circa interiorem
disci superioris limbum positis. NoBIs.
7. A. hyalina -- A. trasparente.
Corpore pusillo , hyalino, laevissimo, tentaculis uniseriatis,
e cuius exteriori membrana viscera transparent.
Actiniae mox enumeratae mare nostrum frequenter
accolunt. hi
(244)
Scitu dignissimum , uti supra praefati sumus, quod stru-
ctura animalis Madreporae calycularis similis est illi Actinia-
rum, et clarissimus Caulinius ita hae de re scripsit: Coral-
lium ex cylindris coadunatis,.confertis, externo parum transver-
se rugosis, stellis in disco profunde excavatis, radiatim lamel-
latis, centro prominulo, foraminulato, sustinet animalia Acti-
nìis similia, singulum cuique stellae implantatum, sed basi con-
nexa, cylindracea, purpureo mire splendentia , disco superne
margine tentaculato , tentaculis brevibus, non simplici ordine,
confertis, hinc; illuc divergentibus, in quorum centro os, la-
bio inflatili, unde varia oris apertura: vaginae longitudinales ;
vulvae inter tentacula, unde ovaria globiformia ex ovis innume-
ris ( Polipi marini, p.58, fav. II, fig. 1 - 5; e Poli, Zestac.
utriusq. Sicil., vol. II, tab. XXIII, fig. 3 ).
Habitat in loco (oo dicto: Grotta che tuona, et
pietra preziosa a nostris nautis appellatur.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XVI
Fig. 1. Tricocephalus acetabularis ingrandito, il
quale eziandio osservasi di naturale diametro 2: essendone
l’ orificio della bocca @, donde si penetra nel canale de-
gli alimenti 66; c l’ovaia; d una membrana macchia-
ta; ee, f f la duplice filiera di acetaboli.
Fig. 5. Pezzo della tunica, che veste il corpo del
Mollusco abitante nell’Argorauta argo L., onde farne
conoscere i follicoli cromofori.
Fig. 4. Actinia crassicornis L., di cui sonosi deli-
neate in: gg le fascie longitudinali del piede, la bocca
chiusa da’ margini de due semicanali 7, A 4 i tentacoli
maggiori ed HH i minori.
( 245 )
Fig. 5. Aperto uno di tali tentacoli F si vede che
nel suo interno sbocca la matrice £ % di conformazione spi-
rale ed il corrispondente canale spermatico ZZ, che la se-
guono in tutte le circonvoluzioni, e che vi terminano e-
ziandio due muscoli lamellari LL, essendo a quest’ ul-
timo aderente la membrana M, che lo lega alle pareti
del corpo.
Fig. 6. Dimostra il muscolo orbicolare 72 della boc-
ca, ed il semicanale quasi cartilaginoso N, che divide lo
stomaco in due uguali porzioni, essendo fatta da molti
cerchi concentrici e sommamente rugosi 0 o.
Fig. 7. Pezzo di matrice ingrandita O, nel cui mar-
gine esterno si attacca in duplice girata 2 p il canale sper-
matico , avente nell’ orlo un altro vasellino 9, come me-
glio osservasi nella fg. 8; attesochè la Z%g. 9g dimo-
stra il canale spermatico 7 colla membrana s, con cui si
unisce al margine della matrice.
Fig. 10. 4. pedunculata fornita del piede a, de’
tentacoli 6, e della doppia serie di verruche c grandi e
d piccole.
Fig. 11. Ogni tentacolo, oltre la membrana ester-
na, ha uno strato muscolare longitudinale e ed un altro
trasversale /, continuati colle laminette muscolose gg, u-
scendo fuori del corpo pe forami zz, e vedendosi queste
ultime riunite nel centro comune #. Le pareti addomina-
li nell’ interno hanno due direzioni di fibre a traverso /,
ed a lungo wr.
Fig. 12. A. effoeta L che presenta la bocca 72, e
le fascie longitudinali 7 7 bianchiccie.
( 246 )
FDL VII IS AA III SIL ASA RARI IIIO RASO RARI
COMENTARIO ALL'ANATOMIA DEL MoLLusco DELLA Lu-
maca ( Zfelicis pomatia, L. ) ESEGUITA CIRCA
L’ ANNO 1620 DA M. A. SevERINO PROF. DI ANATO-
Mia E CHirurciA NELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI
Srupi pi NarotIi. Letto NELLA R. ACCADEMIA DEL-
LE SCIENZE IL Dì 5 FEBBRAIO 1826.
Ex his enim patebit , quot res quae vulgo , ob historiae ignorationem,
repertae a posterioribus credebantur, quanto antea proposite fuerint.
MorcAGNI, Epist.
Dottissimo non men che profondo nell’ esercizio me-
dico-chirurgico fu il nostro immortale concittadino M. A.
Severino ; il quale non smentiì la riputazione del suo
maestro e predecessore il celebre Jasolino , scrittore esi-
mio delle Terme Pitecusane, e dal Duglas meritevolmente
denominato l Epidauro del suo secolo. La mimerosa sco-
laresca, che in quell'epoca popolava il nostro Ginnasio,
ove accorrevan studenti da tutta Europa, non chè le va-
rie e classiche opere, di cui il Severino arricchì la re-
pubblica letteraria ; formano le solide basi del suo eterno
e ben meritato elogio,
Deesi per verità a questo corifeo della maschia ed
efficace chirurgia, distinto col titolo di aquila de’ medici,
la scoperta ed una più esatta descrizione di varie malat-
tie (1); la repristinazione della obbliata pratica de’ Greci
del ferro e del fuoco, che con dolce facondia meno acerbo
() De recond, absc. nat. Neap., 1652, in 3.
( 247 )
rendeva al debol sesso, cui ricordava la fermezza delle
Amazzoni, che da loro stesse bruciavansi le poppe (1);
l'aggiunta di nuove formole terapeutiche al nostro ricet-
tario farmaceutico (2); delle utili e necessarie avvertenze
a’ salassatori (3); ed un esempio, che ne perpetuerà il
nome presso la più tarda posterità, la quale imparerà
ch egli pel bene de’ suoi compatrioti non curò di rima-
nere vittima del più terribile flagello del genere umano (4).
Ma il Severino non pago abbastanza di esser penetrato
ne più reconditi siti del corpo umano (5), di averne svelato
i più gelosi segreti, e di aver con infinita pazienza e vista
lincea dimostrato le cose più difficili (6), e di moltissime
—
(1) De effic. medie. Francof., 1646, fol.
Trimembr. chirurg. Leidae, 1653, in 4°
Synops. chirurg. lib. VI. Amstel. , 1664, in 12.
Questo libro non appartiene a M. A. Severino
che per frode dello stampatore, il quale si fece lecito di
servirsi del suo nome, onde accreditarne lo spaccio.
(2) Zherapeut. neapol. Neap., 1653, in 8.
(3) Scilo-phlebotomia castig. Hanov., 1654, în 4.
(4) M. A. Severino worà nella peste sviluppata
in Napoli durante l anno 1656.
(5) Portal ( Zlist. de l’anat. vol. 2. pag. 503 )
dice che i due tubercoli bianchi scoperti da Graaf
nell’ uretra umana spettino al nostro Severino.
(6) Dimostrò i vasi lattet su l’uomo, al dire
di Haller nel 1650, quando altri anatomici gli aveva-
no osservati solamente ne’ bruti.
(248 )
altre essersi perfettamente impadronito (1); dedicasi con
assiduità e diligenza somma allo studio della notomia degli
animali e delle piante: su la considerazione che ne’ bruti
incominciarono ad aver luogo le primordiali dissezioni ana-
(1) Ze glandule vedute da Peyer negli inte-
stini umani erano state dal nostro concittadino già
rinvenute nell’ ileo del porco. Egli inoltre è stato
i primo a far conoscere le glandule bronchiali, e
quelle poste su l’ orificio cardiaco dello stomaco ;
la situazione de’ testicoli de’ giovani cani dentro l’ad-
dome; non chè la comunicazione vascolosa tra que-
sti organi ed i reni succenturati, che Valsava ha
indarno creduto di scoprire senza citare Severino ;
le osservazioni su’ mezzicerchi cartilaginosi della
trachea del gatto analoghi a que’ dell’uomo, asse-
rendo che la staffa appartenente all’ organo dell’ u-
dito di quel bruto non era forata; le ragioni pro
e contro la circolazione sanguigna; la descrizione
dello spazio trigono della vescica del porcello; l’ar-
te di riparare la perdita del naso ec. Egli inoltre
ha trattato di altri argomenti nolomici, come:
De aqua pericard. etc. Hanov., 1654, in 4.
Quaestiones anatom. Hanov., 1654.
Fist. anatom. obs. Neap., 1629, in 4.
Epist. 68 in Cent. 1. Barthol.
Cod. MSS. Symt. anatom.
Disc. IV. in quoest, Ilasolini.
( 249 )
tomiche de’ padri della medicina; e che, essendo l’uomo
il più nobile di tutti i corpi creati, bisogna nello stu-
dio delle scienze procedere dal semplice al composto, o
sia anatomizzare le piante pria degli animali, e questi
prima dell’ uomo.
Talchè ci ha lasciato preziosissimi lavori intorno
l apparato velenoso della vipera ed il convenevole anti-
doto pel suo morso (1), le osservazioni sul respiramento
de’ pesci (2), la descrizione della foca (5), ed infine la
notomia (4) generale degli animali pubblicata dal celebre
Valckamerio. Quale libro contiene il germe di molte sco-
perte , che si hanno arrogato gli anatomici e gli zooto-
misti posteriori, e di cui ha giustamente scritto il gran-
de Haller (5): m2u/a tamen reperias nova et inex-
pectata; avendo anche a me l ultimo tra voi, dottissi-
mi Accademici; somministrato argomento pel comenta-
rio seguente, i
(1) Zipera pithia. Patav. 1645, in 4.
(2) De resp. pisc. Diatr. Neap. 1654, fol.
(3) De pisc. in sicc. viv. Phoca illustr. Neap.,
1654, fol.
(4) Zootormia democritea, id est anatome to-
tius animantium opificiî. Noribergae; 1645; in 4.
(5) Bibliot. anatom., tom. 1, pag. 367.
32
( 250 )
Cochlea terrestris.
SeveRINUS, Zootom. Democr., pag. 250 e 350.
Cochleae terrestris oesophagus ac ventriculus su-
premam dorsi partem perreptantes ad extremam vo-
lutam discurrunt: est autem voluta testa huius re-
piilis ad anteriora recurrens.
Il nostro autore con queste poche aforistiche parole
ha già tracciato il cammino dell’ intero tubo intestinale
della lumaca. Questa in fatti caccia un cono membrano-
so sfrangiato , che circonda l’'orificio della bocca, situata
sotto de’ piccioli tentacoli, i quali sono poco lontani da-
gli altri due superiori, ognuno di questi ultimi è nel-
Yapice fornito di occhi. L’ esofago incomincia dal suo bul-
bo muscoloso , e finisce nello stomaco superiormente cinto
da una coppia di glandule salivari, i cui canali escretori
ascendono verso la bocca, onde aprirsi a’ lati del pedicello
membranoso , che sostiene la lingua coriacea , traversal-
mente rugosa, ed aspra al tatto. La struttura del men-
tovato gambo è stata da me attentamente esaminata , aven-
do veduto che risulta da un pezzo cartilaginoso disposto
a ferro di cavallo, posteriormente attaccato a due esili
muscoli, che a poco a poco si assottigliano, e quindi le-
gansi al pedicello su cui adattasi l’ accennata lingua. Ben
inteso che colla contrazione loro, non che di un altro
paio. di filetti muscolosi lesati alla mentovata cartilagine,
la lingua agisce con maggiore forza a sminuzzare i cibi.
Al ventricolo seguono la intestina ; che per internarsi nella
( 251 )
massa del fegato percorrono parte della girata del corpo
di siffatto animale nella chiocciola situato.
Hinc revertitur eadem fere via in anticam ca-
pitis partem, ut ex hoc fecum fiat excretio.
Sono troppo esatte queste espressioni del riostro M.
A. Severino, poichè il canale de’ cibi dopo di avere
attraversata la sostanza del fegato, onde i suoi condotti
biliari potessero sboccare nel duodeno, è d’ uopo che il
rimanente tratto delle budella , secondo la stessa direzione
inoltrato verso l’ anteriore parte del corpo, finir potesse
nell’ intestino retto, la cui apertura giace poco lontana
dal forame della respirazione perfettamente ignorato dal
nostro concittadino.
Dentes duo conspicui, obliqui, nigricantes,
membrana colligati.
È verissimo che l’ abitatore della conchiglia attuale
nel masticare le erbe due soli denti rosso-nericci faccia scor-
gere, e quasi a particolare membrana aderenti. Ma di-
staccati da’ suoi inviluppi apparisce una specie di osso
mascellare semirotondo, convesso su; ove ravvisansi al-
cune prominenze parallele, regolari e simmetriche: dué
delle quali soltanto esistono nel suo margine gibbo , e
veggonsi dippiù esternamente prolungate in modo da
rendere tale mascella all’ intutto dentata.
Essa però è assai aderente al cono membranoso del-
l esofago di sopra esposto ; cosicchè quando il mollusco
co tentacoli superiori ha adocchiato il cibo, che tasta con
gl inferiori, vi espande su il cono membranoso , ed indi
colla sua dentata mascella principia pian piano a roderlo.
bd
( 252 )
Musculi obscuri; qui commovent os ad man-
ducatum; infimi pedamenti mucronis dextram ac si-
nistram custodientes.
Non v'ha dubbio alcuno che il nostro autore abbia
conosciuto i muscoli necessari alla masticazione e que’ ,
che contraggono benanche il piede di simile vivente : i
quali si riducono agli addutiori e compressori del bulbo
esofagèo, al corrugatore del piede, de’ tentacoli, e di tutto
il corpo, essendo da lui chiamato a/ligator columellae.
Est autem pedamentum basis membranea , la-
ta, corpori subtensa, figura ad oviformem accedente
sic tamen, ui sit in extremis ferme acuta.
Quì bisogna dire che a prima giunta egli sembra
laconico e quindi oscuro. Ma portando un esame ana-
litico a talune sue espressioni, chiaro risulterà che colla
voce pedamentum abbia descritto l’ intero masso carnoso
del piede della lumaca, posteriormente acuminato, e su
cui in qualità di base poggia il resto del corpo. Ha
inoltre accennato il pallio, che nell’interno fodera la pri-
ma girata della sua scorza calcarea, il cui uso analogo
a’ polmoni l’ha manifestato nella. pag. 330; mancando del-
la conoscenza del sacco della viscosità , che in tal. cavo esi-
ste nelle pertinenze del cuore, che fu da esso lui osservato.
Dippiù il panno cornoso traversalmente situato, e che di-
vide la. cavità polmonare o meglio la respiratoria dall’ad-
domine ,. il diaframma a buon conto ; è stato dal nostro
filosofo appieno conosciuto, determinandone benanche la
forma colle parole: figura ad oviformem accedente.
( 253 )
Hepar in fibras tres dissectum ; atrum non a-
deo, ut non sit subviride.
Ha egli perfettamente seguito l'andamento della massa
del fegato, diviso ne’ rispettivi lobi, al numero di tre
o pure di cinque; e di colore ‘verde nericcio. Ne ha
però onninamente ignorato la struttura ; ‘che non è così
facile a svilupparsi tostochè sia stato scoperto dalla mem-
brana, che lo circonda. ‘Ogni suo lobo è-formato da una
congerie di acinetti uniti mercè esili canaletti,, i quali
sboccano poi in un tronco comune; onde metter foce
nell’ interno dell’ intestino duodeno con tante aperture cor-
rispondenti a’ lobi epatici. Si avverta inoltre che nella so-
stanza del fegato trovasi eziandio: l’ ovaia , A non. fu co-
nosciuta dal nostro Severino.
Caecum insigne in'extrema voluta.
È desso rappresentato da una specie di ampliazio-
ne, che il duodeno manifesta in opposizione alle: aper-
ture de’ condotti epatici; allogate. presso il termine della
spira del suo corpo, e ope: ‘verità: affatto simile ‘ad un
sacco: ‘cieco.
. Lapilli oblongi ac euperpusilti duo; obelisci figu-
ra 1 litterulae minoris magnitudine aequantes , can-
didissimi atque asperi in'torulo uno, qui est e non-
nullis, inventi. i Î
:Il preteso sacco calcareo del prof. Jacobson ( Zorsa
del dardo di Cuvier ) contiene ‘una specie di corpo , al
«dire di. Severino geminato , ‘a’ quattro faccie acuminato ,
emulante una! guglia ; che giace sù di un ricettacolo
particolare ‘0 sia in forulo uno:' Siffatto ‘corpo calcareo
( 954 )
è stato sempre da me trovato unico, e gli odierni autori
asseriscono essere facile cosa di vederne la rigenerazione;
ove fosse distrutto. A ciò forse il Severino avrà voluto
alludere colle testè citate parole. Jacobson lo crede com-
posto di acido urico; ma la borsa che lo contiene, non
è la vescica orinaria. di questo animale, e neppure ne ha
egli indagato l’ ufficio.
Torulus alter inter oesophagum et omentum alius.
Non saprei adattare la. parola forz/us ad altre parti
della lumaca , oltre .le già esposte, che a lungo e sottile
canale appartenente alla vescica o borsa della porpora di
Swammerdam ; dappoichè essa giace tra l’ esofago e l’ o-
mento , il quale non è da riferirsi alle glandule salivari
siccome dapprima credei, ma alla matrice. È pregio del-
l’opera intanto annunziare , che il nostro esimio chirurgo
non abbia affatto portato analitico esame alle restanti parti
di simil vivente, continuate col suddetto canalino , e colla
stessa borsa del dardo; quali. sono le vescichette molti-
fide del Redi ed il lungo e flagelliforme membro. geni-
tale, che indispensabilmente dovettero essere da lui spa:
rate, onde acquistar chiara conoscenza di quelle parti,
che ci hanno finora occupato.
Ho però fondato sospetto che fossero state omesse dal
suo editore Volckamerio ; giacchè il nostro. sapiente non
fu nel caso di rivedere il suo lavoro nell’atto della stam-
pa de fogli di tale opera pubblicata in Norimberga; che
sarebbe stato il prezioso momente, in cui l’autore pro-
fittar poteva di ulteriori giunte nel dare |’ ultima mano
al suo letterario ed originale travaglio; essendo stato in
( 255 )
Napoli deriso e poco apprezzato da una ciurma d’invi-
diosi chirargastri , che con mezzi sì vili cercarono di at-
tentare allo sviluppamento de progressi scientifici di que-
sto grande uomo coll’ ingiusto e puerile discredito appor-
tato alla di lui riputazione di starsi occupando di siffatte
inutili ricerche.
Nella pag. 250 della suddetta opera, dopo di aver egli
discorso degli occhi della lumaca ( pertentatores oculi ),
cui servono anche di organo del tatto, poco appresso
dice uterus . ...., monophtalmum, che io correggo
colla parola monothalamum:; con ciò M. A. Severino
volle sicuramente far conoscere, che detto vivente offriva
gli organi genitali maschili e femminei, o sia che fosse
perfettamente androgino , riunendo in sè un solo talamo
o letto nuziale.
Imperciocchè il nostro autore nella testè citata pagina
della medesima opera parla dell’ esistenza dell’ utero nella
lumaca. Quale ‘viscere cha in vero una conformazione ana-
loga all’omento, sembrando a primo colpo di occhio una
massa di adipe. Vi bisogna molta delicatezza per distrigarne
la struttura e T andamento , la quale forse è stata in se-
guito meglio conosciuta; a cagione di altre risorse, di cui
la notomia si è arricchita mediante te iniezioni di sostanze
coloranti e di mercurio , che sono l’unica e fedele gui-
da in simiglianti investigazioni per loro natura abbastan-
za delicate.
Sono ‘inoltre di avviso che la milza, ch'egli dice ap-
partenere alla lumaca, sia Y'ovaia giacente nell’ interno del-
la medesima spira. del'fegato, e conformata in varj lo-
( 256 )
betti grappolosi ; da' quali ha incominciamento Î’ ovidot-
to. Egli dippiù aveva già, preso in qualche considerazio-
ne le succennate parti sessuali femminee per la particola-
re condizione del grasso ,, che emulano.. Anche l'occhio
alquanto esercitato . nella contemplazione delle dissezioni
anatomiche de’ piccoli animali, ne tempi assai. posterio-
ri al Severino rese in grado sommo diligenti e perfette ,
stenta a ravvisarvi la differenza dal grasso, cui egli aveva
notato di somigliare , e specialmente a quello , che circonda
il cuore umano o-de' bruti, come rilevasi da’:suoi detti :
Siccata huius adeps. etiam in pulverem minui-
tur. Quo fit, ut de humano circa cor adipe, qui
non liquescit, mirandum non sit; proprietates sunt
hae adipum .
Huius et similium reptilium administratio. Post.
quam diu passa fuerint inediam, testa eximuntur
et in aquam conjecta detineniur, usque dum mo-
riantur; diducta porro comperientur. Quod si, do-
nec dissoluta fuerint, expectes, nervosum omne ge-
nus mundum spectare licebit. Item modice ignem vel
calidam aquam passas dissecabis commode, per in:
fernum. pedamentum recta via,
L’autor nostro espone il modo onde con facilità riu:
scir possasi nella preparazione notomica, della lumaca. È
da riflettersi che colla leggera bollitura le sue parti si
raggrinzino, ed alcune di esse si trasformino in maniera,
che ardua cosa riesce di conoscerne la vera struttura. Vale
meglio romperne il guscio, ed indi tuffarla nello spiri-
to di vino ed acqua, onde i suoi visceri si preservino
( 257 )
dal corrompimento , e lodevole consistenza acquistino.
Più il nostro celebre Severino accenna di passaggio il
sistema nervoso di questo animaletto , di cui per altro
non estesa menzione rilevasi nella pag. 250 della sua zoo-
tomia, dove solamente dice: zervoruzi multiplex plexus.
Egli intanto è troppo vero. che il collaio nervoso cir-
condante l’ esofago ed i nervicciuoli, che ne nascono sì
pel piede che pei visceri, siano ad un di presso inestri-
gabili, ove si abbia poco esercizio nelle anatomiche pre-
parazioni.
Nel porre in pratica simile avvertenza del nostro autore
ebbi occasione di rinvenire una specie di piccolo ed al-
lungato spazio trigono,. che dall’ anteriore parte del suo
piede prolungasi fino alla metà del corpo. Ivi apronsi i
duttolini delle glandulette situate tra le fibre del mento-
vato piede, dalle quali geme l umor glutinoso, che spal-
ma la interna superficie del succennato spazio. Del resto
la migliore sezione è quella, che può farsi dalla parte su-
periore del corpo dell’ attuale vivente, incominciando dal-
la cavità respiratoria e poi dal diaframma, a fin di met-
tersi sott'occhio i visceri nell’ addomine contenuti.
Hepatis caro saporis tam acris est, ut piperi
non cedat. Mihi autem gustanti, et nulla re duui
potuit, et tota die perduravit. Pascitur quippe genus
quodpiam istius reptilis herbis sylvestribus acutis.
Non trovo troppo consentanee al fatto queste. parole
del nostro esimio zootomista; purchè non abbia egli gustato
il fegato spettante a chiocciole, il cui animale si fosse pa-
sciuto di erbe piccanti, come la persicaria; ciocchè può
39
( 258 }
essere stato veramente facile ad accadere, per la ragione
ch’ esso abiti eziandio ne margini de’ ruscelli, dove in
realtà vegeta questa pianta.
Dall’ esposto chiaro n’ emerge che il nostro sapiente
conobbe nella massima e total parte la organizzazione del-
Y abitatore dell’ Z7elix pomatia ; su cui posteriormente
hanno lavorato Ardero, Muralt, Swammerdam, Redi,
Lister, Cuvier e Jacobson non so con quanto miglior
successo del nostro immortale compatriota; ed a conto
della quale è d’ uopo conchiudere colle sue medesime
parole :
Prostremo cochleam terrestrem si inspexeris , li-
gneus profecto lapideusque sis, nt exclames summa
DreI providentia in efformando hoc bestiolae mi-
raculo , cui sunt pertentatores oculi, dentes, oeso-
phagus, venter, intestina , monophtalmum, lien , he-
par, cor, pulmo, uterus, nervorum multiplex ple-
xus, lapilli duo, sub his obelisci forma, pedum
nova forma, sed de his nos lib. IV latius în hi
storia (1).
l (1) Un ragguaglio più esteso della struttura di
siffatto vivente sarà da me dato nella continuazio-
ne del vol. 3.0 dell’opera del cav. Poli su Testacei
delle due Sicilie.
( 259 )
RR IAS RRARRRYRRRRRIRRARRR PARRRIY RARI RRRIY RARI RARRRRI
DESCRIZIONE DI UN NUOVO APPARATO DI CANALI AC-
QUOSI SCOPERTO NEGLI ANIMALI INVERTEBRATI MA-
RINI DELLE DUE SICILIE.
Quella stessa benefica influenza che l’aria atmosferica
esercita sul corpo dell’uomo e degli altri esseri organiz-
zati, vantaggio analogo dall’ acqua marina ricavano que’
viventi dalla divina Provvidenza destinati ad avervi do-
micilio. La depravata qualità o la privazione della pri-
ma non lieve danno, ed anche la morte arreca agli esseri,
ch' esclusivamente ne abbisognano; ed effetti di egual ma-
niera malefici sperimentano quegli altri, che dell’acqua ne-
cessitano sia per lo respiramento, e sia pel disimpegno di
talune essenziali funzioni della vita.
Che anzi l’acqua agli animali, di cui or ora tratte-
rassi, riesce mezzo necessario alla respirazione , la quale
è per loro più interessante della digestione , che in tala-
ni di detti viventi può anche durante parecchi mesi so-
spendersi. Chiunque ha avuto l’ opportunità di contem-
plare l’ estesa razza de’ popoli subacquei invertebrati avrà
potuto agevolmente scorgere una diversità marcata nel volu-
me del loro corpo, paragonato fra l'espansione, che questo
offre dimorando essi nell'acqua, e ’1 corrugamento da cui
è invaso tostochè ne sieno cacciati. A simigliante fenomeno
è connessa eziandio l’altra osservazione, che la vita di tali
animali tenuti a secco vassi a poco a poco infievolendo
ed a tenore, che evacuino ‘0 consumino quella quantità di
*
( 260 )
liquido ne’ medesimi contenuto, mercè del quale vede-
vansi essi viventi.
Ma ciò non ancora richiamato aveva l’ attenzione de-
gli zootomisti , ed io stesso nulla ne avrei ricavato senza
la conoscenza fortuita di un fatto, che durante lo spa-
zio di parecchi anni è stato da me sempre preso in consi-
derazione : ricordandomi a tal proposito la cotanto nota
massima laciataci scritta da uno de’ nostri più profondi fi-
losofi, che vissero nel secolo trapassato , il gran Geno-
vesi, val dire che talora un solo fatto sia bastante a
stabilire una teorica.
Sezionando quindi l’ animale del Murice Tritone già
serbato nello spirito di vino, e le mie perquisizioni ri-
volgendo al suo nervoso sistema nella sostanza del di lui
piede internato; mi accorsi che | anterior parte del cavo
addominale, poco olire il termine dell'esofago, ed in cor-
rispondenza dell’ inferiore e primario ganglio cerebrale, e-
sistevano taluni forami, pe quali penetravasi in altrettanti
canali nel tessuto muscolare del suo piede dispersi.
Immantinente chiesi il savio avviso del celebre cava-
lier Poli su l’accennata particolarità, il quale con quel-
la ingenuità, che forma il prezioso retaggio de’ grandi
uomini, ingenuamente confessò, ch’ egli mai erasi di
detti cavi avveduto, ed in quel momento istesso , sic»
come apparisce dalla di lui Memoria postuma sulla P/e-
rotrachea da me corredata di. annotazioni e pubblicata
in questo volume pag. 230, volle compartirmi ]’ onore
di nominarli Anzri di Delle Chiaie.
Ripetei le mie investigazioni su molte specie di Murici
( 261.)
e sul Buccino Galea, in cui benanche ravvisasi i suddetti
forami, più ampli però e disposti a stella. L’ officio loro
intanto rimaneva nel mio animo oscuro, quando nell’ esa-
minare le restanti parti di quest ultimo Mollusco , vidi
che sotto l’ orificio dell’ intestino retto negl’ individui ma-
schili e femminei dello stesso esisteva un'apertura deri-
vante da speciale cavità per entro la quale il mentova-
to budello traghettava» La iniezione di materiale colo-
rato o di mercurio mi fece conoscere , che dallo stesso
canale si passava nell’ addomine.
Allora fu che ad insinuazione del sullodato commen-
dator Poli e di vari professori esteri, cui aveva avuto
l'onore dimostrare quanto ho finora esposto 5 proccurai di
farne inserire un semplice annunzio nel Giornale medico
napolitano col titolo: Su di un nuovo apparato di
canali per la circolazione dell’ acqua nelle interne
vie del corpo de’ Molluschi gasteropodi testacei del-
le due Sicilie, di che il prof. Vulpes fece onorata men-
zione nelle sue doite annotazioni alla Anatomia gene-
rale di Bèclard vol 1 pag. 27, e che il nostro ottimo
amico cav. dottor A. de Schoenberg fin dall’ anno 1825
tradusse in tedesco pel Foglio medico-chirurgico d'Inspruck,
donde fu ristampato in vari altri famigerati Diari ale-
manni.
La inaspettata accoglienza che siffatto sistema acquo-
so ricevette appo i notomisti della Germania e della Prus-
sia, ove oggi le scienze in sommo grado fioriscono, m'in-
coraggiò ad estenderne le indagini in altri ordini. Ed ho
colla esperienza di qualche lustro e più comprovato. che
(262 )
una sola e nuda osservazione sia stata valevole a guidarmi
ad una serie di fatti necessari per convalidare il mio as-
sunto , ed a conchiudere che la Natura allora sveli i suoi
segreti quando sappiasi bene ed a tempo interpetrare..
E se il B. Galea L. dimostra che l’acqua, oltre
l’imbevimento oprato dalla capillarità de’ tessuti, dentro
il suo addomine fassi strada per l’annunziata apertura ; sì è
poi con ulteriori sperimenti da me indagato ch’ essa in quel-
lo del B. mutabile, e del Murex syracusanus penetri
per un grande forame giacente sotto il loro piede, dal
perimetro del quale nella Nerita Canrena e glaucina mer-
cè molti canali quella entri nella interna e central parte
del cavo addominale. Ho quindi veduto in qualche migliaio
e più di specie d’ invertebrati marini l’esistenza del mio
sistema acquoso; e ’l profes. Baer direttore del Museo di
zootomia della Reale Università di Koenisberg mi scrive:
» Votre découverte sur le système de vaisseaux dans les
Gastéropodes est constaté par moi dans les Conchiféres
bivalves, comme vous verrez par la feuille ci-suinte (1)».
Premesse queste poche notizie istoriche passo alla e-
sposizione delle differenti forme, che il succennato. sistema
acquoso presenta in tutta l’estesa razza degli invertebrati
marini ; tranne que’ delle conchiglie bivalve e moltivalve,
sulle quali non ancora ho fatto bastante numero di ricer-
che , ed eccettuati pure gli stessi gasteropodi testacei
univalvi di acqua dolce, dove esso manca del tutto.
(1) Giornale del chiarissimo dottor Froriep, gen-
maio 1826, pag. 6.
( 265 )
II. Drvisione DEL REGNO ANIMALE.
Molluschi.
Casse I. — Cefalopodi.
Io era nella ferma credenza che ‘gli acetaboli del-
l'animale dell’Argonauta Argo L. gli avessero ser-
vito per aderire a’ corpi adiacenti; ma l iniezione di
mercurio fattavi mi ha dimostrato ch’ essi adempivano
«<puranche ad altra più importante funzione. Cosicchè in-
trodotto quest ultimo nel cavo esistente lunghesso ogni
cirro l’ ho ravvisato uscire dalla loro estremità : che anzi
compressolo tra una porzione di cirro, da non poter an-
dare nè innanzi e nè indietro , è stato forza. farsi strada
pei succennati acetaboli, quali ne sono stati interamente ri-
empiuti senza che potesse liberamente uscire. Cosa per-
altro che opino dipendere da qualche valvula , che ne
permetta il passaggio da fuori in dentro, e non già
al contrario. Nè arrossisco di confessare di aver in al-
tra epoca opinato col cav. Poli che tra cadaun cirro e
l’acetabolo. non: esistesse comunicazione alcuna ( ‘Testa-
cea Utriusg. sicil., tom. 3 posthum. ). Lo stesso
ho verificato nella Seppia, nel Polpo ed in altre specie
di cefalopodi.
CLasse II. — Pteropodi.
La sostanza delle ale del nostro Clio Amati è com-
posta da fibre con longitudinale e traversale direzione ,
e fra loro lascamente intrecciate, onde l’ acqua marina
( 264)
possa liberamente passarvi, ignorando il sito pel quale
vi entra. Egli però è certo che in detto animale si fac-
cia una circolazione acquosa per le interne vie del cor-
po, come lo dimostrano i cavi ellittici allogati nel pe-
rimetro interno del suo piede ( Zeggasi 2 vol. I di
guest opera, pag. 58, tav. II, fig. 8, f ).
La storia di un raro vivente, che in tempi di cal-
ma da’ lidi africani viene nel nostro cratere , quale è la
Pierotrachea, non cesserà mai di occupare abbastanza i
naturalisti, tanto è dessa interessante e ricercata. Chiun-
que la contempli viva, agevolmente vede quanto l’acqua
marina, che ne rigonfia il corpo, influisca sulla varia
conformazione di esso : ecco il motivo pel quale parecchi
osservatori. son caduti in errore coll’ averne riconosciute
diverse specie, che appartenevano allo stesso individuo più
o meno mutilato. Nella pagina 327, tav. XV o 0, ho fatto
delineare i due canali pe’ quali forse circola l’acqua ma-
rina senza averne potuto indagare il punto d’ ingresso.
Crasse III — Gasteropodi.
La Doris verrucosa ( Cuvier, Mém. sur les Moll.
p. 21, tav. I, fig. 4- 6) presenta a’ lati del piede
vari forami ovali più o men ampli a seconda del liqui-
do acquoso, ch’entra nell’ addomine; ed i medesimi più.
manifesti si veggono nella D. Argo, e nelle altre spe-'
cie di Doridi indigene del nostro littorale. L'acqua in-
tanto penetra nell’ interno del loro corpo pei margini del
piede , e forse anche pel canale esistente presso 1’ ano;
ciocchè nella stagione estiva meriterebbe ulteriore disamina.
( 265 )
Tutta la sostanza del piede della Tetkys risulta
da fibre lascamente intrecciate, le quali hanno rarissime
maglie nel suo contorno. Che la Tetide sia riempiuta di
acqua , basta solo vederla ; restando però a sapersi per
quale via vi penetri, che opino pe’ lembi del piede. Sap-
piesi inoltre che l’ ingresso suo possa aver luogo per
cadauna apertura degli stimmi circolari situati dietro o-
gni branchia piccola, ed avanti la grande ; donde Cu-
vier ( Mem. cit., pag. 10, fig. 1 e 3 ) crede che
nello stato di vita esca un piccolo tentacolo bifurcato,
di cui egli ignora la natura e l’ uso. A dire il vero
siffatti forami mancano nella 7 /eporina, che deseri-
verò e copiata da F. Colonna ( Aquat. obs., tab.
XXVI), nel mentre ch' essi esistono nella 7. fimbria.
da lui creduta identica alla Z° /eporina ( Reégn. a-.
nimale, vol. 2, pag. 392 ). Oltre di ciò tali fora-
mi si veggono pure nella 7. polyphyWa dal chiarissi-
ino prof. Macrì pubblicata nel tomo II. degli Atti del-
la Real Accademia. Ora alle suddette aperture si attac-
ca la bocca di un epizoo, che Cavolini reputò bran-
chie della Tetide, e che io ho denominato P/araria o-
cellata et var. ( pag. 59): e posteriormente nella Vova
acta Acad. Caes: Leop. Nat. Cur. se ne è formato
un genere nuovo col nome Z'ertumnus tetfiydicola dal
dottissimo prof. Otto, corrispondente al Phoermicurus va-
rius di Rudolphi, ed alla Z7ydatula varia di Reynier.
Simile animaletto colla bocca aderisce ad una fovea el-
littica avente nel centro una papilla bucata , ad opra di.
34
( 266 )
cui penetrasi nell’addomine della Tetide, ove un circo-
lo acquoso senza alcun dubbio si esegue.
Nell Aplysia depilans L. osservasi la serie di fo-
‘ rami ovali disposti all’intorno' del piede, egualmente che
in quello dell’ 4. fasciata, A. Camelus, e della no-
stra A. Poli, e neapolitana ( pag. 60 ).
Presso a poco dicasi lo stesso per lo P/eurobranchus
e la P/eurobranchiaea. La Bulla aperta, ampulla
e la nostra LB. Columnae offrono taluni forami, i quali
di maggior diametro ravvisansi nella BB. Zignaria ( Test.
utriusg. Sicil. tom. 3 ), e comunicanti con un cana-
le semicircolare immerso nella sostanza del piede. Ed il
prefato. sistema acquoso . alla medesima maniera dispo-
sto vedesi nei nostri Doridiumi Meckeliù ed aplysiac-
forme, non che nella P/europhyllidia neapolitana.
È necessario avvertirsi che siccome la maggior par-
te de’ polmonati sono: animali terrestri, così doveva ne-
cessariamente manearvi siffatto apparato acquoso; al più.
potrebbe rinvenirsi nel genere Onchidium, Physa, Au-
ricula ,. Conovula, Tornatella il cui solo guscio tro-
vasi nel littorale dell’ Adriatico , e Pyramidella ; atte
sochè negli animali. del P/anorbis e Limnaeus com-
pagni fedeli degli stagni manca del tutto.
L'acqua poi s introduce dentro: il corpo del Tur-
bo rugosus e caleur per una particolare. boecuccia al-
logata a sinistra della matrice ,, donde mercè corrispon-
dente canaletto fassi strada nel cavo addominale, in cui
gnteriormente giacciono: tre forami, da’ quali partono al-
trettanti canali, essendone rivolti due verso dietro, ed
( 267 )
uno ramificato al d’ avanti del piede. Lo stesso avviene
pel Trochus tessulatus e tessellatus 5 poichè nel Tur-
bo terebra, e ne' Trochus zyzyphinus, granulatus ed.
aegyptiacus anche esiste il suddetto sistema, peraltro ab-
Dastanza esile.
La Nerita canrena e glaucina offrono diciassette
aperture situate nel dintorno del piede, per le quali
entra l’acqua marina, che in grazia di propri canali si
riunisce in un comune ricettacolo posto nel centro del
piede; ove nel Conus rusticus twovansi eziandio i fo-
rami s& descritti, vedendosene uno grande, che dà o-
rigine a quattro canali anteriori ed a due posteriori
Lc ig. negli Alti della R. Accadem. delle Scien-
ze, vol. 3° ined., la nostra Mem. sui Cono Le sulla
Ciprea ): e nella Cypraea pyrum Lin. se ne trovano
cinque , tre de’ quali diretti avanti, ed una coppia die-
tro. del piede , e tutti poi fra’ loro anastomizzati in un
centro comune. Identica disposizione ravvisasi nella. 770-
lula rustica e mercatoria.
N Buccinum Galea, che cuni puossi il gi-
gante de’ testacei del. cratere napolitano e del Mediter-
raneo, fra l'intestino retto e la vulva presenta l’orificio
per l'ingresso dell’ acqua marina nel canale, che me-
diante lesamentucci cinge quest ultimo, e da cui è nell’
addomine trasportata. Quivi esistono otto forami ovali e
disposti in forma stellata; due di. essi sono rivolti co’
rispettivi, canali a’ lati dell’ addomine, tre s° incamminano
verso il d’avanti del piede, e cinque all’ indietro di es-
so. Gli abitanti del B, echinophorum , tyrrhenum ed
*
( 268 )
uwndulatum solamente mancano della sunnotata boccuccia.
Il IMMurex Tritonis ha l'intestino retto abbraccia-
to da una coppia di vasi, non essendo ancora giunto
a vedere il rapporto, che hanno con gli antri in esame.
Sono questi rappresentati da cinque forami circolari, che
conducono in due canali posti a’ lati dell’ addomine, u-
no bifurcato pel d’ avanti del piede, ed i rimanenti
fra essi anastomizzati e divisi in cinque acquedotti di-
spersi tra i lacerti muscolari di quest’ ultimo. Analogo
andamento serbano nel /. cutaceus, Lampas , olea-
rium ,' reticularis, brandaris, trunculus, corneus,
Lcomus: nel Cerithium vulgatum Brug. e nello Strom-
bus pes pelecani. I suddetti canali talora cominciano con
erbicolare: apertura giacente ‘sotto il piede del /M. Pusio
e syracusanus : quale particolarità ho ravvisato eziandio
nel B. mutabile L.
L'Halyotis tuberculata ne ha tre per la parte
posteriore e due per l’ anteriore del piede. La Patella
graeca, crepidula, fissura, vulgata, hungarica,
granularis e coerulea offrono una serie circolare di
forami, i quali introducono l’ acqua dentro l’addomine,
ed essa quindi si fa strada nella di lui sostanza muscolosa.
€ELasse IV. — dAcefali.
Non ho una serie di osservazioni comprovanti il mio
sistema acquoso negli acefali testacer, e non so compren-
dere come sia sfuggito alle ricerche veramente classiche
‘dal cav. Poli su’ medesimi istituite. Dal prof. Baer, sic-
( 269 )
come ho detto poc anzi, dopo l’ annunzio della mia scoper-
ta si è desso rinvenuto nelle conchiglie bivalve. Io ne ho
veduto l’ esistenza nella . Zenus Chione, la quale per
quindici giorni ha vivuto al secco, consumando quella
quantità di acqua, che aveva assorbito e. conservato nel-
le aie del piede a lamelle muscolari; ed allora ne mo-
rì l’animale quando terminò l’ acqua necessaria pei bi-
sogni della sua vita. Oltre di ciò un fatto posto alla cono-
scenza di tutti me ne fa credere l'esistenza. Ed in vero
chi di noi non conosce il lungo tragitto delle ostriche: e
dei mitili, che da Taranto trasportansi in Napoli, ove
‘giungono perfettamente viventi ?
I naturalisti hanno riconosciuto nelle Salpe la ue.
ca e lano in un canale esteso per la intera lunghezza
del loro corpo, ma tali aperture non disimpegnano offi-
cio siffatto, e quel vaso: è incaricato della circolazio-
ue dell’acqua: anzi è curioso. l’ osservare che mentre
uno di que’ forami ampliasi per la introduzione del li-
guido acquoso, l’altro si contrae per ritenervelo. Que-
sta alterna ed isocrona operazione continuamente eseguesi
nelle Salpe, in grazia di che esse progrediscono da luo-
go a luogo; sembrando: tante fiaccole accese, che in
tempo di notte illuminano il seno delle acque. Sa/pae,
scrive Gmelin , systoles et diastoles phenomena egre-
gie monslranles, et ascidiarum more aquam ex sy-
phone expetlentes. Simiglianti osservazioni sono. state
da me fatte in una loro particolar specie di color vio-
letto. dr
Cuvier ( Mém. sur les Moll, pag. 81) invita gli
( 270 )
osservatori a verificare se vi fosse libera comunicazio»
ne tra un'apertura e l’altra delle Ascidie. Basta ch’ esse
sieno viventi e comprimerne il corpo per vedere uscir-
ne due zampilli di acqua spettanti a cadauna delle testè
notate aperture. Dippiù il mercurio introdotto in una
di queste immantinente è scorgato dall'altra. Per cui bi-
sogna conchiudere che un circolo di acqua marina es-
senzialmente disimpegnasi nell’ interno delle Ascidie; sic-
come ho ravvisato nell’ 4. papillosa , intestinalis , ma-
millaris e phusca. Il Pyrosoma mediterraneum , il
quale, oltre della luce fosforica che sparge nelle tene-
bre come un cilindro infocato fisso o vaganie per le
acque, ha ne’ due estremi un forame pel circolo ac-
quoso ; essendo alla esteriore superficie di quello disse-
minate le bocche d'’ infiniti animaletti, forniti de’ parti
colari erifizi dell’ ano aperti nella sua faccia interna..
III Divisione DeL REGNO ANIMALE.
CLasse I. — Anellidi.
L' abitante della .Serpola spirorbis, afra, fiio-
grana, .cereolus, tranne quello della S. orenazia e
glomerata che sono de’ Molluschi gasteropodi fissi, ri-
ceve. e caccia dal. suo corpo l’acqua marina per gli
spazi, che si veggono fra i mazzetti di spinuzze so-
stenute da ogni cirro. Lo stesso meccanismo ha luogo
nella Sabella ventilabrum Gm., nella Mercis aphro-
ditois, nell’ Aphrodite squamata ed aculeata, nel
(271)
Lunmbricus echiurus ec.; giacchè le borse respirato-
rie dell’ .ZZ medicinalis, sanguisuga , e della nostra
H. Sebetia hanno la proprietà di riempiersi di aria
o di acqua, qualora siffatti anellidi si trovino in questa
ed in quella.
IV. xD ULTIMA Drvisione DEL REGNO ANIMALE.
Erasse I. — Echinodermi.
L’Asterias aurantiaca offre a'lati della teca di mezze
vertebre una filiera di forami per la introduzione dell’ac-
qua dentro l’ addomine, la quale ne rigonfia oltremodo
le superiori pareti e soprattutto la parte centrale, per ove
esce tra le maglie ed anche da’ forami del suo tessuto a
lacerti fibro-tendinosi. In egual maniera accade tale feno-
meno nell 4. rubens, bispinosa , echinophora, ed in
altre specie. L'A. opAiura e cordifera nella faccia infe-
riore del disco: ha: quattro: aperture ovate per ogni raggio,
gontandosene venti in cadauna specie, e dieci più allangate
nell’ A. caput medusae , inearicate del circolo acquoso
nell’ interno del corpo:
Egli intanto è d’uopo qui dichiarare che uno de
medici, che hanno più onorata P Inghilterra, il celebre
Monro nella sua Anatomia e fisiologia de’ pesci credè
i piedi de' Ricci e delle Stelle di mare vescichette acquo-
se, che furono iu seguito ammesse da Cuvier e da Ja-
copi, e reputate trachee a-quifere da Lamarck ( F#ist.
des animi. sans verl: ; pag. 459 ) scrivendo : nell’ interno
(272)
di questi animali si presenta un: organo respiratorio cir-
coscritto , costituito da vasi acquosi anastomizzati co’ tubi
assorbenti della pelle e forse comunicanti coll’organo dige-
stivo ( pag. 523 ). Dippiù soggiugne: la loro cute è so-
vente munita di tubercoli spiniferi e bucati pel passaggio
di tubi contrattili assorbenti l’ acqua, e necessari per ser-
virsene come ventosa quando |’ animale abbia bisogno di
fissarsi a’ corpi ( pag. 524). Organi di simil natura sonosi
da me dimostrati impervj ed appartenenti al sistema cir-
colante, ed i calicetti spinosi privi di ‘canali. Or chi ha
fior di senno comprende quanto siano molto lungi dal vero
le idee di Lamarck, il quale però ha tutto ciò scritto
sull’ asserzione di Reanmur ( Acad. des Sc. 1710 ).
L’ albero respiratorio delle oloturie e soprattutto del-
le nostre Zolothuria Forskhali, Sanctori, Petagnae ,
Cavolini, e Stellati è incaricato della introduzione me-
diata dell’ acqua dentro l'addome, e forse per qualche
via a me sconosciuta: cosa però che nel Siphunculus
balanophorus avviene per l'apertura della sua coda,
oltre le due borse respiratorie, che ho altrove descritte
( pag. 12, tao. I, fig. 5 ss).
P
CLasse II. — Entozoi.
I{ nostro augusto Sovrano Francesco I. avendomi or-
dinata la sezione di vari abitanti dell'A. Argo mi ha dato
occasione di scoprirvi un epizoo ( Tricocephalus acetabu-
laris ), che è attaccato all’animale dell’Argonauta mediante
vari acetaboli , pel centro de’ quali forse entra l’acqua mari:
na a tenore di quello, che si è detto pe' cefalopodi.
( 273 )
Passo sotto silenzio di accennare che un deciso as-
sorbimento di acqua o di umore enterico si faccia da’ pori
cutanei degli entozoi abitanti soprattutto su’ pesci ( Veg-
gasi la nostra Z/mintogr. umana pag. 69 ).
CLasse III — Acefali od Ortiche di mare.
I tentacoli delle Attinie hanno nell’ apice un forame
donde introducesi l’acqua, che giunge fino alla base del
loro corpo, penetrando negli spazi posti tra’ muscoli la-
mellari, e quindi uscendo per altri tentacoli: il che si
può osservare nell’ Actinia crassicornis, pedunculata,
rubra, Cari ed effoeta ( pag. 250 ). Le quattro prete-
se bocche della Medusa pulmo Macrì e pelagica L.,
e quelle della nostra Cassiopea Borbonica servono pu-
re all’ ingresso dell’ acqua marina.
CLasse IV ED uLTIMA. — Polipi.
L'animale della Madrepora calycularis L. è per
questo articolo perfettamente analogo alle Attinie. Su le Tu-
bolarie, Sertolarie , e Gorgonie non mi appartiene ancora
osservazione alcuna in riguardo al sistema acquoso. L' e-
stremo assottigliato delle Pennatule anche somministra
l’entrata e l’ uscita all’ acqua marina. L’A/eyonium lyn-
curium nella superficie esterna ofire vari forami , che co-
municano con altrettanti canali terminati nella sua sostanza
parenchimatosa ; dimodochè , cavato dall’acqua e compres-
so, me scola il liquido contenuto. Ferrante Imperato ac-
4)
(274)
cenna qualche cosa di analogo per l’ A. cydonium scri-
vendo : » Vi è l’altro duro fistoloso , nella sua consi-
stenza simile a ‘spongiosità di osso, vestito di sottilis-
sima e liscia coperta ‘con rami in grossezza di pollice ,.
che in alcuna parte si attraversano e ligano insieme: fe-
nestrato intervallamente di buchi di grandezza di lentic-
chie, che penetrando procedono per la sua spongiosità ,
e danno l'ingresso e regresso all’ acqua , qual chiama-
no duro, perche men degli altri cede al tatto ( dai
cit., pag. 729 ).»
‘In un Alcionio detto da nostri marinai rognone di
mare l’acqua entra per un'apertura, che inrealtà so-
miglia alla pelvi renale, ed indi si fa strada per le va-
rie diramazioni del canale principale , che giungono fino
alla sostanza corticale di siffatta produzione.
Corollari o meglio forme primarie con cui
si appalesa il mentovato sistema acquoso.
I. Mercè particolare apertura situata o presso l’ in-
testino retto ( Buccinum Galea, Turbo rugosus e
calcar, non chè Trochus tessulatus e tessellatus );
‘o sotto la superficie del piede ( 2. mutabile, e Murex
syracusanus e Pusio ).
II Mediante numerose aperture allogate nel peri-
metro del piede , sia in modo manifesto ( Merita can-
rena e glaucina), e sia in una maniera occulta ( IZu-
rex et Buccinum species variae ).
III. In grazia di particolar forame posto nel centro
o ( 275 )
di ogni acetabolo ( Sepia , Polypus, e Tricocephalus
acetabularis ), o vicino l’ ano( Aplysia, Doris ec.).
IV. Ad opra di numerosa serie di foramiì esistenti
nella maggior parte od a’ lati della teca di mezze verte-
bre ( Asferias auranciaca, ophiura ), intorno il col-
lo del piede ( Pazellae ), sul dorso ( Tethys fimbria )
o pure in tutta la superficie del corpo ( A/cyonium Lyn-
curium e cydonium ).
V. Per mezzo di un canale dentro l’ addomine o ra-
mificato ( ZZolothuria ) , o aperto in amendue gli estre-
mi ( Ascidia, Pyrosoma, Botryllus (1) Salpa), o
mercè varie vesciche ( Z7irudo ).
Usi del nostro apparato acquoso.
Il forame degli acetaboli de’ cirri de’ Cefalopodi e
del Tricocefalo acetabolario, quello delle Doridi, la boc-
cuccia di alcuni Trochi, Turbini e del Buccino Galea,
I’ altro del piede del B. mutabile e siracusano , le pic-
cole aperture delle Nerite, delle Salpe, delle Ascidie e
(1) o sott'occhio varie specie di Policicli e
Botrilli, in una de quali l acqua entra per un fo-
rame comune, da cui passa poi in parecchi canali ;
ed in due altri s° introduce per tre forami, percorren-
do tutta la sostanza del corpo, avente una grande ca-
vità con molti lacerti carnosi, che ne impediscono
la lacerazione pel soverchio suo accumolo.
*
( 376)
del Pirosoma ; gli spazi tra ogni pacchetto setoloso de’
de’ cirri degli Anellidi, i forami intervertebrali delle A-
sterie e quelli del disco delle Euriale ed Ofiure ; 1’ albe-
ro e le borse respiratorie delle Oloturie e Sanguisughe;
la boccuccia caudale del Sifunculo, e quelle dei ten-
tacoli delle Attinie; le pretese bocche delle Meduse ; ed
i fori di qualche Alcionio; altro officio non disimpe-
gnano che d’ introdurre l acqua marina nel cavo dell’
addomine, la quale ne gonfia le pareti, opera una cer-
ta ginnastica su’ visceri racchiusivi, ed in particolar mo-
do su lo stomaco, il fegato, l’ovaia. ed il corrispon-
dente ovidotto , sostiene la turgescenza del membro ge-
nitale al modo istesso che il sangue la produce ne’cor-
pi cavernosi di nostra specie, favorendo l’ esercizio delle
rispettive lor funzioni.
Indi mercè convenevoli acquedotti passa nella sostanza
del piede, ne dirada la tessitura lacerto-muscolosa , sferza il
liquido sanguigno a vieppiù progredire per entro i canali,
cui somministra l'ossigeno, accresce o diminuisce la mole
antagonistica di esseri siffatti , che aiuta a sotenersi nel se-
no o pure alla superficie delle acque, ne vivifica a buon
conto l’ intera economia. Con saggezza Olivi ( Zoo/og.
adriat., pag. 247 ) scrisse in riguardo alla nutrizione di
questi esseri farsi di sola acqua, che da essi si assorbisce
e trattiene in stato naturale per accrescere e formar parte
della massa del loro corpo. Nè posso trascurare di far
conoscere che il sifone de’ gasteropodi testacei, che giu-
gne fino alla lunghezza di un palmo e più nel 2. uz-
dulatumi , abbia l’incarico di succhiar l’acqua e condurla
(877)
nel cavo branchiale, d’ onde passa nel nostro apparato a-
cquoso, la cui funzione disimpegnasi ancorchè | animale
giaccia nel proprio nicchio intanato.
Quale circolo in alcuni di detti viventi è perfettamente
compiuto e manifesto, o sia per un loro sito entra e per
l’ opposto esce; ed in altri è incompleto avendo l’ ingresso
e l'uscita pel medesimo punto; ed in qualcheduno infine
non osservasi affatto. Ho dippiù sperimentato che, po-
nendo nell’ acqua marina un’ Aplisia esempligrazia: indi
avendola tolta e pesata tanto appena cacciata dal liquido,
che quando erasene perfettamente smunta ; n'è risultato
che il testè citato animale conteneva circa due terzi del
suo peso di acqua marina. E la di lei vita era più o
meno prolungata a seconda della quantità e sollecitudi-
ne con cui quella usciva, e relativamente alla bisogna
che di detta acqua provava. Le Oloturie e qualche A-
plisia e Buccino, non chè le Asterie hanno dato segni
vitali serbati a secco per dieci giorni circa ; e le prime.
mancanti di visceri, e queste ultime senza stomaco , col
toccamento di corpi stimolanti han mostrato segni d’ irri-
tabilità : la quale, in tutti gli esseri invertebrati quantun-
que di validissimo sistema muscolare e di robuste mem -
brane fibrose forniti, non abbisogna affatto della influ-
enza nervosa per metterlo in contrazione, che forse è
maggiore, e più resistente di quella de’ vertebrati.
Ecco sbozzata la storia. la descrizione e 1’ uso del
mio nuovo sistema acquoso: le poche linee che ne ho
tracciato ad altro scopo non tendono che ad invitare i
coltori di notomia comparata a dirigervi le loro indagi-
(278 )
ni, é ad estenderne i confini in quegli esseri inverte-
brati esotici del nostro mare. To son sicuro che , qualora
amino i progressi delle scienze, me ne saranno grati;
perchè gli ho invitato a travagliare sopra un nuovo og-
getto, che sicuramente non farà abortire le loro ricerche,
accrescendo la serie de’ sistemi necessari pel sostegno del-
le funzioni vitali; dappoichè oggigiorno conviensi da tut-
ti gli scienziati che l'anatomia normale , la patologia ,
l embriologia e la zootomia si uniscono alla fisiologia ed
alle diverse osservazioni su gli animali viventi per com-
pletare le conoscenze che tanto si desiderano acquistare
intorno la sorgente della vita.
Frattanto io non pretendo che il mio lavoro sia e-
sente da errori, e molto meno son persuaso che non ab-
bia lasciato delle lacune ; attesochè ho per massima fon-
data che nelle scienze di fatto I’ evitar gli uni, e le al
tre sia impossibile ; e molto più poi nella posizione iso-
lata in cui vivo dal resto delle notizie scientifiche della
culta Europa.
In fine grazie rendo a que' sapienti della Germania,
della Prussia, della Polonia e della Russia, a’ quali ne-
gli anni scorsi facendo una incompleta dimostrazione di
tale acquoso apparato , lungi dal profittare di simil tratto
di mia lealtà , han proccurato di ampliarne la conoscenza ,
e di farmene comparire autore più colla opera e co’ sug-
gerimenti loro, che con i miei propri travagli.
( 279)
RLAISORO RISI ARI ISS RR RRRRPI RRRRISÙ RRRRSCRARARIO
»
NoTA SUL PRETESO ALCIONIO VERMICOLARE
| DI GMELIN.
Non aveva potuto finora acquistare esatte nozioni
circa la struttura di siffatta produzione; e qualche no-
stro scrittore di cose naturali non mancò di emettere il
suo avviso reputandolo uova di Molluschi, quantunque
Gmelin nella XIII edizione del Syst. Nas di Linneo
lo ritenne per specie di Alcionio , corrispondente all’ A.
Milesio o terzo di Dioscoride, che fu annunziato dall’ Im-
perato col nome di vermicchiara, che da’moderni zoologi
poi neppure è stata riconosciuta a cagione delle dubbiez-
ze, che avevansi intorno la sua essenza. Per quanto mi
sia stato permesso, non ho trascurato di esaminarla in
diversi periodi dell’ anno, e con ciò mi sono assicurato
che simigliante prodotto dalla primavera fino al termine
dell’ està si trova negli scogli del nostro littorale.. Questa
osservazione , che per varii anni ho avuto occasione di
fare, rimane ampiamente convalidata da quello, che ora
n’ espongo.
Nel mese di marzo la incominciai ad osservare tra le
fessure degli scogli a guisa di un tubercolo della gran-
dezza di picciolissimo frutto di cece. Dopo alquanti gior-
ni s'ingrandisce e caccia tre in quattro prolungamenti
quasi simili alle gemme de’ vegetabili. Verso la metà di
aprile i mentovati polloni si allungano e serbano circo-
lare ed ‘eguale diametro, emulando il nostro comune la-
( 280 )
voro di pasta detto del volgo vermicelli. Ed è curioso
il vedere che mentre qualcheduno di essi nato solo prin-
cipia ad allungarsi, giunto ad una certa distanza dal-
la comune ceppaia, sembra annodato, d’ onde escono tre
in quattro distinti vermicelli aventino lo stesso diametro
del tronco per altro unico da cui derivano. Il loro colo-
rito è vario, essendovene taluni bianchi, altri giallicci o
foschi,. ed alcuni -verdicci: e tutti hanno una marca-
ta trasparenza derivante da un limpido e filamentoso
umore. Distesi di molto si prolungano , ed immantinente
ritornano alla pristina estensione.
Sezionati per la loro lunghezza, non mancano di cor-
rugamento ne’ margini; e per riguardo alla densità non andò
molto lungi dal vero il nostro Imperato allorchè scrisse :
» La vermicchiara marina ha consistenza simile ad invoglio
di lunghi filaccioni : di materia vicina all’Alcionio molle,
più tenera, e che inchina alla condizione della gomma
dragante ; si stima essa anche specie di Alcionio ( Zstoria
naturale, Nap. 1600, pag. 750 e seg., fig. 1 )».
Non posso annunziare con asseveranza quanta sia mai
la loro lunghezza; attesochè per qualche piede e più dalla
origine incominciano ad avviticchiarsi e spesso ad incollarsi
in modo tra loro , che rappresentano il vero nodo sordiano,
qualora si volessero distrigare. Pervenuti in questo stato , si
spezzano e cadono su’ macigni, ove vieppiù fra essi si
agglutinano , ed oltremodo s'incaminano verso il perfetto
sviluppo. In questa epoca taluni gli mangiano crudi, ed
altri ne preparano delle saporite fritture. Io ho riferito
che Cavolini sull’ asserzione de’ nostri pescatori disse esse-
( 281)
era una filza di uova di Aplisie, e non gli fuggì che gli
embrioni ancor chiusi in quella sostanza gommosa mo-
vevansi ( op. cit., pag. 111 ).
Nella Tav. II, fig. 4,5 di questa mia opera è
è rappresentata la forma e la disposizione di detti em-
brioni, che fin dal 1823 vidi coll’aiuto di una sempli-
ce lente; ma in seguito, e sopratiutto a’ principj di lu-
glio, osservato un pezzetto de’ nominati vermicelli colla
lente num. 3 del microscopio di Dollond, mi fu age-
vole di ravvisare che gran quantità di loro aveva un
moto sì rapido e durevole per molte ore, che dovei
molto stentare non solo per assicurarmi della esatta fi-
gura de’ medesimi ; ma per farla eziandio osservare al
disegnatore , il quale in mia unione vide che ogni em-
brione da me fatto delineare negli anni scorsi e ravvi-
sato pure dal Cavolini, non era altro che una specie
di cavità, in cui si contenevano migliaia di esseri viven-
ti, nuotanti in particolare liquido , ed aventi la figura ad
un di presso circolare: e nel sezionarsi le pareti di tale
cavo molti di essi n'erano usciti fuori e saltellarono du-
rante molte ore sul vetro del microscopio. Curiosa è poi
la struttura della prefata cavità, la quale risulta da
molti fili tessuti ed incrocicchiati in maniera da circo-
scriverne l’ aia senza farla affatto comunicare colle con-
ligue a guisa di un nido di uccello. L' umore che vi
si contiene serve al nutrimento di detti embrioni; e som-
ministra la spiegazione della permanente vita e contrat-
tilità di simile sostanza, qualora si tenga per molti gior-
mi fuori l'acqua marina,
36
( 283 )
La lente num. 1 del citato microscopio rese più chia-
ra ed ampliata la figura di siffatti viventi. Essi apparve
ro simili ad un nautilio, dalla cui apertura ora uscivano
‘ tenuissimi filetti, ed ora se ne vedeva il contorno con
quattro disuguali e grandi denti. In altri individui a tra-
verso dell’apparente guscio nautiliforme ed affatto membra-
noso, e principalmente poco lungi dalla sua convessità, tra-
spariva una linea flessuosa terminante in un corpo nericcio
e spirale. Ma bisogna confessare che qualcheduno di simi-
glianti embrioni faceva scorgere sulla faccia superiore due
punti neri analoghi agli occhi, nella anteriore un ciuffo di
mobilissimi filamenti, che atientamente contemplati pare-
vano le antenne ed i piedi, e nella posteriore la massa
de visceri. Ame è riuscito finora impossibile di colpire
l' opportuna occasione per la determinazione precisa di
detti animaletti ; attesochè ho sempre veduto che poco
al di là dello sviluppo accennato i prefati vermicelli ver-
so l’estremità loro si rendevano più esili, ed i glomeri
degli embrioni contenutivi incominciavano a distaccarse-
ne e precipitare nel fondo del mare, onde completarvi
l’ ingrandimento.
Quindi vedesi bene che l’ A/cyonium vermicula-
re descritto da Gmelin (op. cit., pag. 3816, num. 26)
colle parole viride ramosum, ramis cylindricis obtusis
fastigiatis,, ed ove cita Cavolini ( Polip. mar., tab. 9;
fig. 16), non debba più figurare come specie di Al-
cionio, ma quale particolar placentario di granchio , sen-
za poter precisamente decidere a quale delle tre seguenti
specie esclusivamente appartenga, cioè se all’ Astacws tyr-
( 283 )
rhenus , alla Squilla mantis, o pure al Pagurus Ber-
nhardus.
SPiecAazione DELLA TavoLa XVIII. .
Fig.r. Actinia rubra, che dimostra ina la bocca,
5 la filiera di tubercoli occultati in parte da’ tentacoli, e c c
Y orlo celeste del piede. La Fig. 7 della Tav. 72 dell’Enc.
métk. copiata dalla Tav. 27 lit. A dell’ Zcor. di Forsk.;
e con dubbio da me riportata all’.4. crassicornis,
in nessuna maniera conviene coll’ 4. rubra: come nep-
pure essa somiglia alle figure dell’4. rufa e coccinea.
Fig. 2. A. Cari, che chiaramente fa vedere i tu-
bercoli bianchicci dd, e le fascie e e del suo corpo.
Fig. 5. A. hyalina, e Fig.4 un pezzo ingrandito
della matrice dell’ A. Cari con aie pentagone ed om-
bilicate.
Fig. 5. Filiera de’ piofati tubercoli f co gambi,
avendone sparato uno onde far delineare le. ciambel-
le ( Fg. 6 ), che al microscopio si veggono esistere nel
suo umore latticinoso e tegnente.
Fig. 7. Gruppo di calicetti della IMadrepora ca-
lycularis, ognuno de’ quali ha il proprio animale,. che
si ravvisa col corpo allungato e fornito di strisce mu-
scolari a lungo g, e de’ tentacoli #; un altro individuo
è tutto ritirato nel calicetto osseo, tranne la corona di ten-
tacoliî , e colla bocca aperta; ed un terzo j privo del
suo vivente,
*
( 284 )
Fig. 8. Calicetto della /M. calycularis separato da’
compagni, che si è spaccato per metà ( /%g.9), e quin-
di ampliato di mole a fine di renderne più patente le
laminette ossee -4 della sua interna faccia, non chè il
promontorio /, che stà nel suo fondo.
Fig. 10. Dal canale @ @, che in grazia di vari ten-
dinutci si attacca all’ intestino retto & dell’ abitatore del
B. Galea L., e’l cui orificio c è sottoposto all’ano,
Y acqua fassi strada per la faccia inferiore dell’ addomi-
ne, ove anteriormente esistono otto forami disposti a stel-
la E, pe quali essa va in tutta la massa muscolare a
lacerti del piede : o sia da’ forami Y s incammina negli
acquedotti £, dagli altri due / 4 si dirige verso i ca-
nali zz, e da’ tre ultimi 7 7 e # si fa strada tanto ne’
seni orbicolari //, da’ quali partono i canalini 72 nm ana-
stomizzati col canale mediano P presso la sua origine, che
gli altri acquedotti 7 72 comunicanti con 77.
Fig. 11. Boccuccia o esistente presso la matrice del
Turbo rugosus L., da cui mediante particolar canale
l’acqua marina penetra nell’ interno del suo corpo, don-
de si fa strada ne’ canali 9 9 q distribuiti per la poste-
riore ed anteriore parte del piede.
Fig. 12. Faccia inferiore del piede del mollusco del
Buccinum mutabile L., dove osservasi l’ apertura 72
per l'ingresso e la uscita dell’acqua marina.
Fig. 13. Dal perimetro del piede dell’ animale dell’
Halyotis tuberculata nascono i canali ss. s s, che fi-
niscono nel comune alveo S.
Fig. 14. Lo stesso andamento, ma con maggior nu-
( 285 )
mero di canali, serba il succennato sistema acquoso nel-
la Nerita canrena e N. glaucina, nascendo vari de’ me-
desimi rrrrrr, via facendo anastomizzati ad altri, che
finiscono nel ricettacolo R posto nel mezzo del piede.
Fig. 15. I prefati vasi acquosi hanno diverso corso
nella Patella vulgaris L., esistendone ‘alcuni & £ # £, che,
per anastomizzarsi alla filiera di altri canali 2, dal collo
del piede si dirigono dentro il cavo addominale.
Fig. 16. Tubercolo de’ vermicelli di mare nel pri-
miero sviluppo e con principio di diramazione.
Fig. 17. Da un altro tubercolo si sono allungati al-
cuni fili c c c c, e soprattutto quello segnato colla let-
tera D, dove esiste una specie di nodo, da cui escono
tre filaccioni.
‘Fig. 18. È stato ingrandito un pezzo di detti ver-
micelli a fine. di farne vedere i gruppi di uova.
Fig. 19. Sezionato: per lungo uno di essi ed esplo-
rato colla lente # del dollondiano microscopio compa-
risce formato da parecchie aiuole piene di embrioni e e
circolarmente situate , e tessute da fili ff.
Fig. 20 - 25. Si espongono le varie forme, colle
quali ad un ingrandimento maggiore del microscopio si
è mostrato: uno de’ prefati embrioni...
( 286 )
È
MEMORIA SU LE ASTERIE E GLI EcHINI.
Non è mio pensiere fare l'esposizione compiuta del-
le tante e graziose specie di Asterie, volgarmente ap-
pellate Stelle marine a similitudine di quelle del Cielo,
non che degli Echini, sia coll’ idea di migliorarne le frasi
tecniche, sia per vieppiù illustrarne le descrizioni mediante
convenevoli note, e sia col descrivere qualche loro specie;
che credo forse novella. Quale divisamento tenderebbe
soltanto a dimostrare essere sempremai inesausto il pa-
trimonio della scienza della natura, delle cui ammire-
voli produzioni il nostro mare è doviziosamente abbellito.
in mezzo però a tanta ricchezza di specie delle pri-
me e de'secondi, vale a dire di Stelle e di Ricci, ben
pochi zoologi sulla riva del mare si han preso la pe-
na di contemplarli viventi; attesochè nella maggior parte
quali aride mummie hanno eglino avuto cura di conser-
vare ne musei, e quindi pe loro esteriori caratteri so-
lamente descrivere.
La notomia e la fisiologia comparata , che intorno
tale razza di esseri. han progredito moltissimo co’ lavori
dell illustre Guvier, del benemerito Spix, e del dot-
tissimo fisiologo alemanno Tiedmann; abbisogna tuttavia
di ulteriori inchieste, e di una monografia precisa delle
interne parti delle Asterie e degli Echini, a seconda
delle diverse loro specie variamente modificate , e nello
stato di vita eziandio esaminate.
( 287 )
Per lo chè incoraggiato dall’ accoglienza che vari
zootomisti di Europa in parecchi giornali scientifici , con
lettere per me abbastanza lusinghiere, con diplomi di
ragguardevoli Società letterarie dell’ alta Germania , han
voluto profondere alle mie anatomiche indagini su le O-
loturie , appartenenti alla naturale famiglia degli animali
raggianti, ove le Stelle ed i Ricci di mare benanche
si allogano; opportuno stimai di tanto in tanto occu-
parmi a preparare i dovuti materiali, e ad istituire mol-
tiplicate osservazioni, onde pubblicarne una quasichè com-
pleta anatomia, almeno: per le specie di detti esseri tra
noi indigene. E questa: nella presente Memoria brevemen-
te espongo sulla credenza che non voglia essere tanto in-
degna della attenzione de’ dotti della culta Europa.
PARTE TI
D'elle Asterie (1).
GL Zntegumentti.
A. Esterni ) La superficie del corpo dell’ 4. ru-
bens L., echinophora L. , e aranciaca L. ec. è co-
perta dalla cute, la quale vedesi rossa e conformata a
guisa di leggera pellicola nell’ A. aranciaca e rubens,
essendo verdiccia nell’ _4. exigua; e da una specie di
‘ (1) Zetta nella Sessione Accademica del R.
Istituto d’ Incoraggiamento de’ to novembre 1825.
( 288 )
tunica fibro-cartilaginosa , avente in giù la teca verte-
brale, ed in su nell’A4. eckhizophora L. un secondo in-
viluppo di vari pezzi ossei affatto mancanti nell’ A. ru-
bens L. Quale integumento costrutto di validi lacerti fi-
rosi in figura raggiante osservasi solamente nella superior
pate dell’ A. aranciaca L., bispinosa, possedendo
nel centro di ogni raggio. fibroso un calicetto osseo,
di cui or ora si parlerà. Il sopraddetto integumento den-
tro l’ addome presenia cinque strisce analoghe agli am-
bulacri degli echini, ed altrettante membrane, dalle quali
è quest ultimo diviso, tranne però se i raggi siano di
maggior numero. Siffatto inviluppo è dotato di valida con-
trattilità ed espansione quando vi s' introduca e caccisi
l'acqua marina, rimanendo oltremodo facilitata la di-
gestione.
Il disco dell’4. ophiura L. è coriaceo, e risulta dal-
ia cute smaltata da numerosi globicini ossei bianchi e
nerastri ; ma quello dell’ 4. cordifera ha moltissime ed
irregolari squamette, dieci delle quali sono ovali, mag-
giori e in circolar modo allogate nel principio di ogni
raggio, dove esistono due margini arcuati con duplice
serie di piccoli denti disposti in forma di pettine uno
esterno maggiore e l’ altro interno minore. 1 raggi poi
hanno moltissime squamette embriciate.. La cute : del-
lA. echinophora , che seccata: somiglia moltissimo. al-
VA. glacialis, è quella, che a guisa: di astuccio si. pro;
lunga e ritrae su ogni spina cinta da piccole tenaglie. Con-
viene inoltre avvertire che dalla esteriore sopraffaccia del-
lA. rubens L. geme ‘un umore. rossastro, coll’ acqua
( 289 )
dolce divenendo giallo zaffranato ( Fab. Colum. , Aguat.
observ., pag. 5), e che mi ha fatto arrossire e divenire
pruriginose le dita nel sezionarla; e da quella dell’ _4.
aranciaca L. separasi un moccio talmente denso e fila-
mentoso , che somiglia alla tela di aragno quando distac-
casi, e nelle cui aie esistevano i calicetti ossei del corpo.
Le Stelle marine cangian sito con moto ondolatorio, ed
arrestandosi cadono nel fondo del mare.
B. Znterno. ) Tutta la cavità delle Stelle marine
è vestita dal peritoneo, le lamine del quale soltanto
presso la inferiore faccia de’ ciechi si riuniscono , onde
formare il respettivo mesenterio , talchè i visceri sono
nella duplicazione di quello contenuti.
6. IL Sistema osseo.
La inferior parte de raggi delle Asterie o tutti que-
sti nelle Ofiure risulta da una catena di pezzi ossosi se-
micircolari quasi analoghi alle vertebre, e la cui dispo-
sizione meritava di essere meglio studiata ( Cuvier Reg.
anim., tom. IV, pag.9). Quelle collocate intorno la
bocca sono cinque, ognuna delle quali componesi di
quattro pezzi articolati , cioè due superiori fra loro con-
nessi mercè opportuni denti in giù rotondati e spinosi,
e de’ corrispondenti legamenti; e di altrettanti cilin-
drici laterali uniti alle branche delle altre quattro gran-
di vertebre.
+ Indi per ogni raggio ne segue una serie affatto decrescente;
e ciascuna delle stesse è fatta di due pezzi dentati e forniti di
37
(290)
legamento , che in sotto hanno un forame pel tragitto
dell’ arteria vertebrale, e più oltre due faccette con-
nesse ad altro pezzo ovato-spinoso, che chiude l’ apertura
di ogni raggio , cui sono aderenti i piedi, e nel quale
spazio talora ospitano due piccoli anellidi, uno de'quali
sembrami quasi analogo a quello delineato, sebbene roz-
zamente , dal celebre Baster ( Opusc. subsec., tav.
IV, fig.9)
Altre spine embriciate, e più o meno corte, so-
no rivolte verso i lati del raggio, che è nel pezzo late-
rale inferiore terminato da grande spina articolata, pres-
so cui trovasi il forame pel passaggio dell’ acqua mari-
na, e da un’altra più piccola allogata nel suo apice. Tra
esso e la vertebra trasversalmente articolasi un pezzo lun-
go a tenore dell’ ampiezza del raggio. E siccome nell’ 4.
aranciaca L. le vertebre sono abbastanza grandi, co-
sì le ampolle delle arterie radiali ne riempieno lo spa-
zio ; nel mentre che nell’ 4. eckinophora , essendo el-
leno più sottili, ne occupano i forami con alterna di-
sposizione. Anche da ulteriori pezzi ossei or lunghi ed
or brevi concatenata vedesi la superior parte del raggio.
Identica conformazione esiste nell’ 4. rubers L.
Oltre la filiera delle vertebre de’ raggi nell’4. ews-
gua tra l'uno e l’altro di questi rimarcansi molti os-
sicini cuneiformi embriciati da costituire tanti triangoli,
quanti sono gli spazi di cadaun raggio, nel cui angolo
al vertice si eleva la colonna ossosa, attaccata all’ inte-
gumenio superiore, che apparisce pertugiato. Anche in-
teramente ossea è la fabbrica dell’. rosacea.
( 291)
I raggi delle Ofiure hanno le vertebre compresse, orbi-
colari, senza alcuno forame, con faccette articolari, e due
solchi uno su e l’ altro giù: sostenendo nelle pertinenze
della bocca, ove s'ingrandiscono, le due branche, dalle
quali è composta la mascella dentata verso il termine,
e nell’ 4. cordifera eziandio presso la di lei base. A° lati
de raggi dell’ 4. ophiura osservasi una coppia di lami-
nette ossee, che si legano agli stessi ed alla cute, ed in
deficienza di questa nell’ .4. cordifera sì congiungono .
alle squamette componenti la sua ossosa ed embriciata
crosta.
Dippiù lA. echinophora ha molti ossetti, che so-
no più ‘piccoli nell’ 4. ruders, i quali si articolano
agli ossicini componenti la superior faccia del corpo.
I medesimi corrispondono all asse de’ tubercoli mobili, .
acuminati dell’ 4. echizophora e smussati dell’ A. Sa-
varesi, cinti dalla cute; e da questi ‘partono vari fi-
letti muscolari diretti alle respettive pinzette ossee, che
guardate colla lente hanno la forma acuminata ; oppure
compressa e del tutto rotondata come il becco di oca.
Ogni pinzetta è fatta da due pezzi ossei articolati su di
una comune base della loro stessa natura. Hanno elleno
la facoltà di attaccarsi a’ corpi adiacenti a tenervisi stret-
tamente aderenti.
In diverso modo poi son conformati i calicetti os-
sei dell’ A. aranciaca, bispinosa, ec. Cadauno degli
stessi presenta un cilindro, il quale in giù è legato
al di mezzo de' forti lacerti muscolari raggianti, le aie
de’ quali oltre di essere fibrose rimangono diversi forami;
*
( 292 )
ed in su finisce convesso con molti pezzi cilindrici in
duplice serie articolandovisi nel dintorno , ed avente nel
centro un pezzo conico esclusivo della sola 4. arancia-
ca. Non mi diffondo in altre minutezze , che sono più
facili ad essere ravvisate colla ispezione delle figure al-
l uopo delineate.
6. IL Organi della digestione.
Cuvier ( 4208. comp., tom. 5, pag. 355 ) ha scritto
che le Asterie siano sfornite di denti, ma 1’ osservazione
attenta delle vertebre circondanti la loro bocca chiara-
mente dimostra essere i medesimi analoghi soprattutto a
quei delle Oloturie. Oltre di ciò è cosa costante che le
spine del dintorno della bocca sono a’ denti attaccate , e
poco diversificanti da quelle del resto del corpo di simili
esseri, essendo al dire del sullodato zootomista necessa-
rie a ritenere ed uccidere la preda. Quali spine veggon-
si nell’ 4. aranciaca L. pettinate, ditate nell A. ru-
bens, e disposte a ventaglio nell 4. ex;gua. L'A. o-
phiura L. e cordifera hanno le mascelle triangolari mo-
bili, e di numero sempre corrispondente a’ raggi de’
differenti gruppi di Stelle, avendo nel perimetro talu-
ni piccolissimi denti.
‘Dal forame della bocca, capace a volontà dell’animale
tanto di corrugamento che di somma ampliazione, si penetra
in breve tubo che è l’esofago , il quale bentosto espandesi in
largo e dilatabile sacco, che ne costituisce lo stomaco. Que-
sto risulta dalla tunica esterna fibrosa e dalla interna moc-
( 295 )
ciosa, in cui ad occhio nudo apparisce un reticolo vasco-
lare, che col microscopio vedesi in moltiplici vasellini di-
viso, e spalmata di gran quantità di sugo gastrico molto
denso. Amendue le indicate membrane sono oltremodo in-
crespate , osservandovisi specialmente delle rughe leggere,
che dall’ esofago sin presso il fondo del ventricolo son
dirette.
Quivi nell’ 4. aranciaca L. giace una borsa ra-
mificata e che nell’ 4. echinophora , nell A. exigua , e
rubens L. rappresenta una specie di grappolo giallastro,
che è spesso verde-fosco in altre Stelle. Di essa n’ esistono
due fra loro alquanto lontane nell’ 4. Savaresi. Per quanto
abbia potuto indagare è dessa un ricettacolo biliare , giac-
chè in verità contiene un umore verde-gialliccio e pel sa-
pore amarognolo: identico alla bile. Ha poi una libe-
ra apertura nell’ interno dello stomaco, il cui fondo è
munito di validissimo legamento con simmetria tale diviso e
disposto, che dal centro della succennata borsa separasi
in giù in vari rami primari, ognuno de’ quali bifurcato
finisce con infiniti tendini pennati, che abbracciano l’al-
to fondo dello stomaco. Nell 4. echinophora a' lati
del principio di ogni teca vertebrale hanno origine due
lunghi tendini, i quali riuniti vanno a ramificarsi sullo
stomaco senza giugnere all’ alto suo fondo, e formano
una specie di corona tendinosa nel perimetro del ven-
tricolo di varie Asterie ; nel cui interno poi rimarcansi
le corrispondenti lacune , necessarie a renderlo più atto
alla sua eccessiva ‘dilatazione , ed alla digestione de’ cibi.
Dal nominato sacco biliare altro gruppo di fibre ad
( 294)
imbuto incamminansi verso il fondo del comune integumen-
to degli animali in esame, il quale apparisce là più sottile
e talmente elevato al di fuori del corpo dell’ 4. aranciaca,
‘che sembra una cupoletta, da rimanere immantinente spia-
nata tostochè il mentovato vivente cacci fuori il cavo addo-
minale l’acqua, da cui era riempiuto. Coll’ esposto ar-
tificio, tranne parecchi tendini, che dallo scheletro si at-
taccano allo stomaco, la sostanza degli alimenti, per
quanto dura esser possa, rimane affatto sfrantumata e di-
gerita. I tendini poc'anzi accennati nell’_4. Savaresi sono
situati a raggio sul fondo dello stomaco, ed appena di-
scernonsi nelle Ofiure , in cui sono semplici e brevissimi.
In corrispondenza di egni raggio di Stella marina esiste
una coppia di canali con alterni duttolini, che finiscono in
tante borse rugose; principiando quelli dalla metà dello
stomaco, e terminando poi all’ estremità di ogni raggio,.
ove sono attaccate mediante un legamentuccio , e dal cui
fine ha in giù origine il mesenterio , che giugne fin presso
lo stomaco. Simiglianti canali , che taluni hanno benanche
appellato ciechi, esistono in tutte le vere Asterie, e nel-
lA. Savaresi osservansi in duplice ramificazione con-
formati; mancando solamente nelle Ofiure, in cui pare
che le numerose pieghe disposte a fogliette laterali nell’
A. ophiura e cordifera, e dippiù il fondo del loro ven-
tricolo, che è graziosamente piegato in questa ultima,
ne avesse tutta l’ analogia. La struttura de’ suddetti cie-
chi, e delle corrispondenti borse, sebbene si vegga più
dilicata, è analoga a quella dello stomaco.
Cibansi esse di conchiglie, di crostacei e pescicoli , aven-
( 295 )
do nel loro ventricolo finanche rinvenuto un dente mo-
lare umano. Ma quello, che formò la mia sorpresa e
non sarà forse credibile, è di avere trovato nel ventricolo
dell’ (4. ararciaca un grande individuo vivo della Cha-
ma antiquata L., che a poco a poco se lo stava di-
gerendo , per indi evacuarne il guscio.
Gli antichi conobbero abbastanza la persecuzione che
danno a’ molluschi testacei, ed Aldrovando a tal uopo
scrive: Alii ostraearum hostes sunt Stellae mari-
nae molli crusta intectae, vero tam crudeliter ( ut
Atlanus lib. 9, cap. 22 ail ) inimicae, ut haec
ipsas exedant et conficiant. Ratio insidiarum quas
eis moliundur, etusmodi est. Cum. testacea eas
patefaciani Conchas , cum vel refrigeratione e-
gent , vel aliquid pertinens ad victum incidat: eae
uno de suis, sive cruribus, sive radiis intra te-
stas ostreae hiantes insito eas claudi prohibens, car-
ne implentur ( Testac. lib. IN, pag. 487 ). Dippiù
Oppiano ha ne’ seguenti versi espresso il modo con cui
elleno divorano gli abitanti de’ testacei; ed è degno di
notarsi che nel Bu/ des Sc. dl ch. Barone de Ferus-
sac vol. 10 pag. 296 si è da Deslonchamps descritta la
maniera con cui Vl 4. rubens fa loro la caccia.
Sic strùit insidias, sic subdola fraudes
Stella marina parat: sed nullo adiùta lapillo
Nititur, et pedibus scabris disiuugit hiantes..
( 296 )
6. IV. Sistema della circolazione.
Il chimo dallo stomaco passa nelle borsette de’ ciechi
serbatoi, ove da infinitissime ramificazioni venose è assor-
bito, e versato nelle due secondarie vene, che riunite
in un solo vaso, egualmente che gli altri quattro canali
scorrendo su ognun di detti intestini ciechi, tragittano
verso lo stomaco, nel cui alto fondo ricevono ulteriori
ramoscelli dalla vena, che a guisa di flessuosa corona lo
circonda nell’ A. exigza, e da cui nell’A. aranciaca
escono delle vene con tricotoma dimarazione oltre î ten-
dini pennati posti nell’ alto suo fondo, che all’ appa-
renza sembrano vascolosi ; tutti sboccando con molti va-
sellini in una specie di seno analogo a que’ della dura
madre dell’uomo, e che fa l’ officio di ricettacolo cen-
trale. del circolo sanguigno, cingendo all’intorno a.
pertura della bocca fra la circolare e primaria serie di
vertebre.
Regolarmente tra lo spazio mediano di ogni raggio di
molte Stelle marine, esiste una vescica ovale piena di u-
more trasparente bianco-rossiccio, la quale con speciale
tubetto comunica col prefato seno venoso, Cuvier ed
altri scrittori di zootomia a lui posteriori. nulla dicono
della suddetta borsa, che da me fu anche descritta nelle
Oloturie, e denominata. Ampolla Poliana quando nel
1822 esposi la notomia del Sifunculo, Essa è somma-
mente contrattile e contiene sangue arterioso, il quale
comparisce macchiato di rosso per gli anelletti cruorici
riuniti in gruppi che vi nuotano. Si avverta inoltre che
(297 )
nell’ 4. dispinosa ne ho ravvisato cinque, nell’4. exi-
gua e pentacantha ne ho rinvenuto dieci, e nell’ 4.
aranciaca L. sino a diciassette; attesochè esse manca-
no affatto nell’ 4. echkinophora, Savaresi, rubens,
ophiura, cordifera ec. Dal nominato seno escono:
1. Le venti arterie dentarie poco allungate ed a sub-
bia appartenenti all’ _4. opAiura e cordifera L.;
2. Le meseraiche, ognuna delle quali, dopo di aver
tragittata sola per la metà della inferiore faccia del canale
primario di ogni cieco , a dritta e sinistra ramificasi, ab-
bracciando ciascuno di essi;
3. Le cinque vertebrali, le quali traghettano pel
forame intervertebrale dal principio fino al termine di
cadaun raggio ; e
4. Le radiali sottoposte alle precedenti ed affatto cor-
rispondenti al numero de’ raggi. Ognuna di queste, pas-
sando pel forame di ciascheduna vertebra, giunge fino
alla estremità della inferior faccia di quelli.
A dritta e sinistra l’ arteria radiale presenta un bre-
ve canale nell’ 4. rubens ed echinophora, e che nell’
A. aranciaca L. comunica in su con due vesciche ova-
te, alquanto grandi, situate nell’ incavo laterale di ogni
coppia di vertebre, osservandosi in giù un vaso prolun-
gato fuori del corpo, che finisce acuminato nella testè
citata Asteria, nell’4. pertacantha, Jonstoni e nelle O-
fiure ; attesochè esso termina onninamente piano nell’ A.
bispinosa, echinophora, exigua , e. vescicoloso-denta-
to nell4. Tenorii; avendo quelle sempre in ogni pezzo
de' raggi quattro tubi o piedi.
98
( 298 )
Le ampollette di cui è discorso sono quasi ovali
nella maggior parte delle Asterie , tranne l'A. echi-
nophora che le ha reniformi, e Vl A. rubens che
le offre cilindriche con vescica in uno estremo e retu-
se nell’ altro. Il numero e la inserzione di dette am-
polle è benanche variabile, per la ragione che il cana-
le provegnente dall’ arteria vertebrale poco oltre la sua
origine si divide nell’ A. aranciaca in tre altri cana-
letti cioè due superiori per la coppia di vesciche e’!
terzo inferiore pei piedi, in due nell’ 4. Savaresi va-
le a dire uno per la sola vescica e l’altro che poi
si bifarca pe piedi, e nell’ A. rubens in uno .per
l ampolla ed un altro pel piede, dicendosi lo stesso
delle Ofiure.
Le ampolle ed i piedi risultano da una tunica e-
steriore fatta da due strati, cioè con fibre a direzio-
ne trasversale parabolica e con altre tenuissime longi-
tudinali ; servendo le prime a diminuire il volume in
larghezza e le seconde a raccorciarne il diametro a lungo.
Tanto il seno venoso che le arterie dentarie, le vertebrali
e le radiali, non escluse le stesse vesciche ovali, i pièdi
e le corrispondenti ampollette, sono interamente vestiti dal-
la tunica sierosà. Bisogna inoltre avvertire che questi
osservansi ‘all’ esterno forniti. di valida membrana fibro-
sa, la quale attaccàsi a’ forami delle vertebre. A te-
nore che i medesimi o le respettive ampollette si cor-
traggano O) Te Vie il sangue refluendo or nelle
‘(1) Zes. d’ anat. comp., tom. 1, pag. 168.
( 299 )
seconde, ed or ne primi (1); le Stelle cangian sito o
pure rimangono stazionarie : siffatto meccanismo giovan-
do non poco alla ematosi, al circolo sanguigno ed al
moto del loro corpo.
Nè trovo irregolare quello che sul conto de’ piedi
scrisse Baster ( Op. subsec., tom. 1, pag. 117): for-
tasse etiam animali ( A.rubens L. ), oculis caren-
ti, alimento investigando et distinguendo probasci-
des inserviunt.
(1) Outre ces pieds tubuleux et contractiles, qui
font l’office de sucoirs mobiles ou de ventouses , ou Pa-
nimal les fine au besoin sur les corps marins pour
sìy attacher ou pour se mouvoir, et qui garnts-
sent inférieurement les bords de la gouttiere de cha-
que rayon, le dos des Astéries est muni d'une mul-
titude de tubes contractiles , plus petits encore que
les pieds, tubes qui sortent, comme par faisceaux,
entre les tubercules ou les grains dont la surface
dorsale est hérissée. Ces petits tubes sont l’organe
respiratotre de ces animaux ; et, en effet, c'est par
leur voie que l’eau est admise dans la cavité du corps
.oudumoins dans un organe particulier et vésiculaire,
qui la recoit, et c'est par la méme voie quelle en
sort lorsque l’animale contracte sa peau dorsale. Voyez
Reaumur , Acad. des Sc., an. 1710. Ainsi les Asteries
inspirent l’eau dilatant leur peau dorsale, et l’expi-
rent en la contractant ( Lamarck, Hist. des anim. sans
Vert. , tom. cit., pag. 549 ).
*
( 300 )
Sappiasi che dallo stesso anello vascoloso partono
cinque arterie dorsali, che sono in perfetta opposizione
delle radiali , e si. estendono dal principio di ogni rag-
gio, presso l’ origine delle lamine mesenteriche , fino al-
la sua punta. Le medesime sono molto esili, e nell’
4A. aranciaca mi sarebbero sfuggite, se non fossero
state di colorito rossiccio nell’ 4. echinophora, e ru-
bens; e colla particolarità se in ogni vertebra di que-
ste testè nominate Stelle non cacciassero un’ arteria , che
di tratto in tratto offre de’ vasi, ognuno de’ quali si di-
rama in molti gruppetti vascolosi, che escono. sul dorso
delle Asterie pe forami de’ lacerti fibro-muscolari del cor-
po, dando ragione de’ fiocchetti, che si veggono all’ester-
no dell’ 4. rubens e Savaresi, i quali nell’ A. echi-
nophora sono al numero di venti per ogni segmento ver-
tebrale, verdicci quei de’ lati e rossi gli centrali: .es-
sendo. tutti frapposti a’ calicetti od aculei., e comunicanti
con un canale rosso, che a guisa di zona cinge ogni rag-
gio , ed in numero corrispondente a’ vasi circolari inte-
riori.: Così resta stabilita. una perfetta anastomosi tra i
vasi interni e gli esterni.
Le Ofiure anche hanno le. arterie radiali, d’ onde
partono i. piedi assottigliati. 0 vescicoloso-dentati, con
mancanza o pure picciolissima ampolla, le quali pria di
finire nell’ anello vascoloso della bocca ricevono le ar-
terie dentarie:; ele vertebrali, che non ho potuto ac-
compagnare fino al loro anello vascolare. Una. intrigata
ramificazione | di vasi ravvisasi nella tunica esterna .del-
( Zo1 )
stomaco delle medesime, e presso a poco come quel-
la dell’ .4. aranciaca ed exigua.
Dall’ esposto apertamente rilevasi che nelle Stelle di
mare si esegua una vera circolazione ,- ad onta che non
fosse stata finora conosciuta , siccome apparisce da ciò
che segue : » Quoiqu’ il soit très-difficile ( Lamarck
dice pag. 550 ) et peut-etre mème impossible, de sui-
vre la marche du fluide essentiel de l’Asterie , depuis
l’instant où'il est formé par la digestion et absorbé par
les plus petits vaisseaux, jusqu'à celui où’il arrive aux
parties qu'il nourrit, aucune observation n’ a pu consta-
ter que ce fluide subisse une veritable circulation ; que
ses portions non employées revinssent au méème point
d’ou elles sont parties ».
(. V. Mezzi per la respirazione.
Il celebre Cuvier ( Ana/. comp., tom. IV, pag. 422 )
su le orme del benemerito Monro ha considerato i piedi
degli echinodermi in generale quali organi destinati ad
assorbire il fluido ambiente per introdurlo nel cavo ad-
dominale, dentro i ciechi, e la bocca: non trascurando
però di osservare che » les experiences que j'ai tentées
à ce sujet ne m'ont point encore donné de résuliat satis-
faisant; e nel Régn. anim., tom. IV, pag. 9, soggiu-
gne: toute la surface des Asteries est aussi garnie de tu-
bes beaucoup plus pétits que les pieds, qui paraissent
servir è absorber Vl eau, et è I introduire dans la cavité
eénérale pour une sorte de respiration ». Ed il suo col
( 302 )
lega Lamarck dippiù scrive che detti animali hanno una
moltitudine di tubi contrattili aspiranti l'acqua, che intro-
ducono nell’ interno del corpo, e da lui detti frackee a-
| cquifere ( Dict. clas. d’ hist. nat., tom. 2, pag. 57).
E Bose ( Op. cit., pag. 104 ) dice che compressa un
Asteria caccia de’ getti di acqua, essendosi poi inganna-
to con Reaumur credendoli provenire da’ calicetti ossei
SEAT / i)
Quindi chiaro apparisce che gli zootomisti finora non
abbian potuto avere idee precise su la funzione in di-
samina ; attesoche tanto i piedi, che i piccoli tubi, di
cui si è parlato non possono affatto adempire a simi-
gliante incarico. Mediante particolari forametti posti fra
le apofisi spinose delle vertebre e talune muscolari la-
minette, non che fra le maglie dell’ integumento esterno
del corpo soprattutto nel suo centro superiore, ove più
sottile e rialzato rimarcasi, l’acqua marina entra nel cavo
addominale, e per conseguente l’ ossigeno della medesi-
ma rendesi a tal uopo opportuno onde unirsi al Sangue:
staniechè gli stessi piedi, facendo parte del sistema cir-
colante, ne disimpegnano eziandio l’ officio al di fuori
del corpo , dove quelli veggonsi prolungati. Aperture di
simil fatta esistono nelle Ofiure, nelle Euriale , e nelle
Comaiule, numerandosene nelle prime due alla base
di ogni mascella ed un’ altra coppia al principio di ca-
daun cirro. Ne ho inoltre veduto una terza serie posta
sul dorso in un individuo dell’ 4. ophiura L. Non
troppo sul presente obbietto mi trattengo, dappoichè
ne ho abbastanza parlato nella pagina 227, cui hansi
( 303 )
da riferire le altre cose, che ora traccio per evitare le
ripetizioni.
f. VI Organi della generazione.
Da Cuvier è soltanto annunziato che tutti gli e-
chinodermi sieno ermafroditi ( Anatom. conip., tom.
5, pag. 116; e Regn. anim., tom. IV, pag. 9), €
nulla di più ne asserisce, nel mentre Lamarck gli re-
puta gemmipari interni. Nelle Stelle marine le sole
ovaie ho potuto osservare; essendo queste situate tra lo
spazio di cadaun raggio. Sono elleno otto a dieci con ra-
mi appena nodosi nell’. arazciaca , e nell’A. echino-
phora L. fornite di un canale appena vescicoloso e da
una sola parte ramificato , tre disposte a fiocchi nell’ 4.
bispinosa , due conformate A grappoli e ion troppo
lunghe nell' 4. ophriura L., cadaun di essi essendo a
cornicelli nell’ A. cordifèra. L’ umore in dette ovaie
contenuto risulta da globetti, ima quando sono mature
e di està vogsonsi turgide di infiniti wovicini pendenti
dal respettivo gambo, ed in luglio da gialle eransi mu-
tate in verde oliva.
Molti autori hanno asserito che le Stelle marine possano
rigenerare le parti tagliate, è sienò dippiù capaci m due
giorni di riptoduite ( al dir di qualche scrittore ) il
(304 )
pezzo reciso, onde ottenersi un individuo simile alla lo+
ro specie (1), e ciò più di està che d'inverno. Cotali as >
| serzioni perchè emesse da sommi uomini sono omai radicate
nella mente di parecchi scienziati ; ma l’ osservazione a-
natomica dimostra esservi delle uova mediante le quali
la specie perpetuasi; e che, ove un pezzo per qual-
che accidente ne fosse mutilato, non è mai dalla na-
tura con perfezione redintegrato, Il che molto meno
poi favorisce la conceputa idea, che da una loro parte
si sviluppi il tutto contenente i wisceri essenziali alla
vita. Questa è in detti esseri abbastanza tenace, giac-
chè sono riuscito a far vivere per una settimana le A-
sterie , cui aveva tolto lo stomaco, e recisa gran parte
del comune inviluppo dell’ A. aranciaca L. Mi è dip-
più occorso di osservare che spesso al più leggero sti-
molo si contraggano collo spontaneo distacco di un loro
raggio dal resto del corpo, siccome è avvenuto all’ 4.
rubens, Savaresi ed echinophora. — i
Cuvier è indeciso sul sistema sensitivo delle Asterie,
avendo preso i filetti che circondano la bocca, | esofa-
go, e le arterie dei ciechi per nervi, conchiudendo : »
l’aspect de touts ces filets est plutét tendineux que ner-
Veux, et c'est sur-tout cela qui nous empéche de nous
décider encore ( A4raf. comp., tom. 2, pag. 560 ).
(4) Olivi, Zoolog. adriat., pag. 67.
Cuvier, /tégn. anim., tom. 4, pag. 9.
Bory , Dict. class. d’ hist. nat.
Lamarck, ist. des anim. sans vert.
( 305 )
Spix però ha decisamente sostenuto. esistere de’ nervi e
de’ nodi midollari nell’ 4. rubers L., e Lamarck viep-
più ne appoggia l'esistenza ;. per la ragione, non so di
quanta: vaglia, che i muscoli, peraltro affatto deficienti
quasi in tutte le Asterie, debbano essere eccitati da una
influenza nervosa. Bisogna dir la verità che io sì nella
specie di Stella testè citata, che in altre anche più
grandi; nulla ho potuto a ial proposito osservare. Nè
la natura è stata di siffatto apparato prodiga negli Echi- .
ni, come lo stesso Lamarck. affermativamente sostie-
ne (1) sull’ asserzione di alcuni scrittori, e molto meno
nelle Oloiurie a seconda di quanto ho pubblicato.
(1) On sait que M. Spix , medecin bavarois,
a reconnu, dans une Radiare échinoderme, des nerfs
qui se rendent a des nodules médullaires. IL a ef-
fectivement observé dans PA. rubens des parties qui
paraissent clairement appartenir è un systeme ner-
veux ébauché. Cet abile observateur a vu, sous
une membrane tendineuse que les tégumenis recou-
vrent un entrelachement.composé des nodules et de
filets blanchdtres.
Ces nodules lut ont paru des ganglions, et il
ù regardeé les. filets. blanchatres qui en. partent,
comme des véritables nerfs. Ont voit deux de ‘ces
nodules è l’éntrée de chaque rayon, et tous ces no-
dules communiguent entr’eus par un filet qui part
de Pun et.va se firer è l’ autre. Enfin de chacun
deux partent quelques filets qui voni. se rendre à
3g
( 306 )
Per conseguenza anche | analogia desunta dagli
altri due generi della famiglia degli animali raggian-
ti ne smentisce l’esistenza. I nodi midollari da Spix
veduti nell’ 4. rubers L. sono appunto le arterie ra-
diali su’ legamenti vertebrali allogate , che emulano
l aspetto di fili nervei nodosi; o pure è dessa la coro-
na de tendinucci che legano lo stomaco a’ lati di ogni
raggio osseo, ed alla cute nelle Ofiure con numerosi e
brevi filetti. Quali parti somigliano alquanto a’ nervi
principalmeute nell’A. Savaresi , ove si osservino. in
individui secchi o conservati nello spirito di vino; e
qualora non si abbia l’ esercizio nelle dilicate iniezioni
di mercurio; e nella dissezione di fabbriche cotanto
piccole ed intrigate. Vi bisogna molta buona fede per
credere all’ esperienze galvaniche ed alle investigazioni su
la struttura de’ nervi fatte da Spix.
6. VILL' Organi d’ignoto officio.
@ ) In tutte le Asterie propriamente dette ad uno
de loro lati presso l’ esofago esiste una specie di sac-
co allungato , il quale coll’ estremità assottigliata aderi-
des parties différentes. Ces nerfs n’ont pas encore
été reconnus par d'autres observaleurs qui ont de-
puis examiné des Asteries. Néanmoins il est vrai-
semblable qu'ils existent déjà dans les radiares échi-
nodermes pour en exciter les mouvements des mu-
scles ( Hist. des anim. sans vert., vol. 2, pag. 447 ).
(907).
sce all’ anello osseo della bocca, e coll’ altra più am-
pia finisce in speciale tubercolo labirintiforme posto sul
dorso di tali animali e da’ naturalisti creduto 1’ ano
{ Bosc, op. cit., pag. 98), pel quale si filtrassero ed
indi uscir dovessero gli escrementi. Lamarck poi così ne
pensa :
» Quelques personnes ont prétendu que c' était
lanus, quoique beaucoup d’autres Stellérides n’ offrent
pas le moindre vestige de ce tubercule. D'autres per-
sonnes ont supgonné que ce tubercule poreux fournissait
des issues aux corpuscules des ovaires ( ist. des anim.
sans vert., vol. 2, pag. 529 ) ». Questo tubercolo
( Corpuscule spongieux, Spix: verruca calcarea, Otto )
nell’ 4. aranciaca, fornito di longitudinale apertura , è
fatto da infinite laminette a zig-zag, che nell’ A. e-
chinophora veggonsi quasi in forma raggiante, nell’ 4.
Savaresi flessuose , e nell’ A. pentacantha ramificate.
L’interno del prefato sacco è ripieno d’ infiniti
‘pezzetti rettangolati, in più serie longitudinali situati
come se rappresentar volessero tanti archi fatti. di mat-
toni a foggia reticolata romana. È inoltre involto da
due lamine membranose ed in certe specie superiormen-
te aperto, ed ‘in altre chiuso. Sezionato il succennato
organo vedesi costrutto in modo che alla comune tuni-
ca aderiscono i suddetti pezzetti ossei friabili, costituen-
do varie filiere alquanto distanti l'una dall altra. Ciò
m'induce a crederlo forse analogo alla matrice aculeata
della Doris argo L.; essendo da Spix nell’ 4. rubers
‘ paragonato al pene delle Lumache.
( %
( 308 )
& ) Il suddetto sacco rossiccio nella sua interna
parte osservasi alquanto curvo ed attaccato dal principio
sino alla fine ad un corpo gelatinoso gialliccio , cras-
so, piano, che con particolare forame poco: lungi dal
succennato tubercolo comunica’ coll’ esterno del corpo
delle Asterie. Indarno ho proccurato d'’ iniettarlo di mer-
curio, e senza alcun equivoco è fatto da sostanza adi-
posa con moltissime glandulette. Nell’ incominciamento
e nel termine vedesi meno ampio: del resto del suo tra-
giito.
c ) Nella esteriore parte poi dell’ anello osseo po-
ca fa nominato, ed in corrispondenza delle divisioni fibro-
membranose della cavità addominale, trovansi dieci grap-
pi di alcuni corpicini orbicolari , ricolmi di liquido gial-
liccio, i quali non hanno alcuna comunicazione con gli
organi descritti, e credo da veruno autore di notomia
comparata sinora conosciuti. Essi nelle Ofiure e. nell’
A. Savaresi, echinophora, rubens soltanto ‘mancano ,
e saran forse, come sembra probabile, appartenenti al-
l’anello vascoloso , che circonda la bocca, essendone pas-
ticolari ricettacoli sanguigni.
G. IX. y7irtù medicinali.
La letteratura medica patria mi obbliga dir quat
che cosa su le facolta medicamentose delle Asterie. È
fuori di ogni dubbiezza che gli antichi in forma di suf-
fumigio le credettero capaci di fugare qualunque: malore
e soprattutto l’ epilessia. Lo stesso vecchio di Coo ha
( 509 )
scritto che i loro cataplasmi facevano cadere i capelli
e giovavano eziandio applicati sul morso della vipera e
degli scorpioni. » Stellas marinas nigras (egli dice )
et brassicam vino odorato misceri ac bibi oportet ad
uteri strangulationem ». Inoltre Rondelet soggiungne :
» Fas ad peritonaei rupturam cum ononide felici sue-
cessu uti possumus ». E questi pel loro viroso odo-
re le ha raccomandate a proccurare lo scolo de’ me-
strui. » Fumum e combustione earum in passione hy-
sterica, et unguentum e Stellis marinis ( dice Ba-
ster, Op. subs. 119) tn herniis Linkius praedicat. » Ta-
luni scrittori asseriscono che prese internamente produca-
no l'infiammazione dello stomaco.
Che chè di ciò: ne sia, egli è certo che Y umore
giaHo-rossiccio esistente nella esterna superficie del cor-
po dell’ 4A. rubers L. ha suscitato arrossimento e
prurito alle mie mani come per lo innanzi ho riferi
to. Le facoltà velenose che taluni autori di polizia me-
dica hanno attribuito a’ Mitili sospettasi da altri scritto-
ri derivare piuttosto. dalle piccole Ofiure di cui eransi
quelli cibati. Breynius asserisce che 1 A. rubens ca-
gioni morte a’ quadrupedi che la ingoiano. Le nostre
donnicciuole conoscono abbastanza la così detta madre di
mare ( 4. caput medusae L. 1), cui tal nome im-
(1) Per quante diligenze abbia potuto fare nel
nostro littorale non ancora mi è stato possibile di
avere vivente questa Asteria, onde sezionarla .
Dippiù l anatomia delle Comatule è stata fatta da
( 510 )
posero per la ragione che essa ha giovato nelle affezio-
ni nervose dell’ utero,
E lo stesso immortale Cotugno non trascurava di
prescriverne l’ uso nell’isterismo (1) e nella epilessia,
qualora niun vantaggio in quest ultima malattia ottenu-
to aveva dalla amministrazione di altre necessarie ed
efficaci medicine . ì
Chi appieno conosce il vago e bizzarro andamento
delle patologiche affezioni del sistema nervoso , le quali,
mentre talora non possonsi domare co’ più eroici ri-
medj , finiscono poi col nulla; e sa d'altronde la con-
dotta in simili casi tenuta dal celebre Nestore della scuo:
la medica napolitana, che sempre ripeteva: sé prodesse
non potes, cave ne mnoceas; immantinente converrà
che il clinico esperto sia spesse volte obbligato di ricor:
rere a medicamenti popolari, o pure di veruna tera-
peutica efficacia.
Nella Normandia adoprasi l’ 4. rubens per ingras-
sare i terreni; ma tra noi tale pratica non si conosce
affatto.
Meckel e da Heusinger; ma, non avendo i loro
lavori sott'occhio, così non so in che queste diffe-
riscono dalle vere Asterie.
(1) Vulpes, Disc. inaug. pel busto di Cotugno.
Napoli, 1824, pag. 88.
(Sin)
$. X. Brevicenni sulgenere Asterias
tin generale.
Le Stelle marine, che dal Plinio del Nord furono
riunite al solo genere Asterias, da’ moderni sono sta-
te divise in parecchi distinti generi, formando la pri-
ma sezione della gran famiglia naturale degli Echino-
dermi. Infatti Lamarck ha osservato che alcune presen-
tano il corpo in forma di pentagono a coste rettilinee
o con leggero angolo rientrante assai distinto e con sol-
co longitudinale lunghessa la inferior faccia di ogni rag-
gio da rassomigliare alle Stelle del Cielo, costituendo
le vere Asteriae di Lamarck; talune di esse poi man-
cano del suddetto solco inferiore, e che intorno al disco
centrale offrono cinque raggi a squame embriciate confor-
mati e lunghi come la coda dei serpi, rappresentando
le Ophiurae ; altre hanno i raggi eziandio embriciati pro-
vegnenti dal disco, î quali si ramificano con duplice e
successiva divisione dal principio sino al loro termine ,
ove si assottigliano di molto, e son desse le Euryalae;
ed altre hanno due serie di raggi , il primo ramificato con
spine laterali e situato a lati del disco, e ’Î secondo sem-
plice senza le medesime, e posto in corona sul dorso,
costituendo le Comzatulae. La descriziona di tutti que-
sti diversi gruppi di Stelle sarà da me data secondo
Linneo sotto il solo genere Asterias, non trascurando
di riportarvi i caratteri sistematici distintivi dei generi
stabiliti da Lamarck.
(315)
f. XI. Osservazioni critiche su
parecchie specie di Asterie.
A) Colui che vede wivente l’ A. minuta di Gmelin
delineata nella Fig. 1-3 della tav. C dall’ Enc. métà.
non-trova alcuna difficoltà di asserire ch’essa possa talora
presentare la grandezza della Stella segnata co’ numeri 4,
5 della suindicata Tavola, e riportata nella Tav. IV,
Fig. Il, -Il 8 della grande opera sull’ Egitto, non es-
sendosene ancora stampata la conveniente descrizione,
Nel nostro littorale esiste in abbondanza e non riesce
difficile di averne degl’ individui picciolissimi e grandi
quanto le Figure, che da me se ne sono indicate. Pei
fori della sua faccia superiore passano i fiocchi vasco=
losi dell’ arteria dorsale, e l’acqua marina. Essi nello
stato di vita sono molto più ampliati di quello » che
compariscono colla sua morte.
B) È cosa molto difficile di potere determinare i
precisi caratteri apparteneuti all’ 4. echinophora, alla
glacialis Mull. , alla tenuispina Lam. ed alla violacea
Mall. identica forse all’ A. acuminata di Lam. , che da’
loro autori le sono stati assegnati dietro la ispezione degl’
individui secchi, anzichè viventi, siccome io ho avuto
occasione di verificare. E qualora si volesse essere alquan-
quanto scrupoloso nello stabilimento delle specie , niun
conto tenendosi della differenza de’ coloriti, molto più
se questi siensi desunti da detti animali serbati in ac-
quavita che gli arrossisce , della grandezza , e, quello
(1313)
che più importa, del diverso modo con cui si con-
servano ne’ Musei, non formerebbero esse che tante
varietà di una specie sola, che ritengo col nome di
A. echinophora , e su cui ho lavorato per le indagini
anatomiche esposte. Coloro che si troveranno nella oc-
casione propizia di ripetere tali osservazioni su le rive
del Mediterraneo non condanneranno la mia opinione ;
e saranno pure nel caso di rilevare la diversità lo-
ro con una nuova specie di Stella, che appello A.
Savaresi in onore del nostro rispettabile amico il dot-
tissimo cav. Antonio Savaresi.
c ) Molte sono le varietà notate sotto l A. aran-
ciaca , ed a me pare che quelle registrate nella Tav.
CXI dell’ Ere. méth. meritano di essere ridotte in al-
trettante specie diverse. E vaglia il vero V A. bispi-
nosa del celebre Otto anche prima faceva parte del-
le sue varietà, e sembrami segnata dalla Zig. 5-6
della sopraddetta Tavola. La Stella marina minor
molto ben delineata da Jonston e da Bruguiére nella
Fig. 3,4 della menzionata Tavola dell’ E7zc. metà.
ha caratteri assai marcati per essere reputata distinta
specie, che denomino A. Jonstoni. L’ altra varietà del-
l'A. aranciaca ( Enc. méth., Tav. CXI Fig. 1,2)
è da questa medesima Asteria talmente differente che
non ho potuto far di meno di elevarla tra il numero di
specie col nome di 4. pertacantha, per la ragione di
offrire cinque spine ad ogni apofisi laterale de’ raggi 3
tanto maggiormente poi che l’ anatomia giustifica siftat-
to mio pensiero.
4o
(314 )
d) Grande analogia serbano tra loro l A. ruders,
clavigera Lam., e seposita Gm. Osservata vivente que-
sta e quella, altra differenza non vi si scorge, che la so-
la grandezza dell’ ultima superante la prima. Nel. co-
lorito poi e nella struttura amendue perfettamente con-
vengono. Non debbesi però ritenere per specie distin-
ta lA. clavisera, che reputo identica alla seposita. E
la disparità di rinomati scrittori per le citazioni delle
sue Ligure riportate nella 7îav. CXII 1,2 dell’ Enciclo-
pedia metodica confermano la mia asserzione. Im fatti
Cuvier le cita per l’ A. seposita , e Lamarck perla
clavigera , dicendo che rassomiglia al Pertadactylos
aster reticulotus di Linck tab. 9,10, 2. 16, quan-
tunque non sia finamente reticolata, ed oltre le pa-
pille superiori numerose ha le inferiori a clava. L'A.
endeca chi sa che non sia un individuo mostruo-
so della A. rubens, egualmente che lo sarà l'A.
tenuispina Lam. dell’ A. echinophora , nelle quali la
differenza specifica è fondata sul numero de’ loro rag-
gi da 5 a 9.
Queste mie idee derivano idal fatto, attesochè ho
sett’ occhio non solo molt’ individui dell’ A. ruders, ma
benanche dell’ A. Savaresi, nella quale noto un cu-
rioso carattere di presentare due tubercoli labirintiferi in-
teri ed uno mezzo sul disco di nove raggi disuguali, in
vece «di un solo, tenendo per certo che |’ altro tu-
herceolo e mezzo di più e la disuguaglianza di tre di-
verse dimensioni in lunghezza de’ raggi, chiaramente ne
dimostrano la genesi dipendente da quattro nova di ca-
( 315 )
dauna stella , le quali sono rimaste fra loro innestate
da avere tutte incompleto sviluppo in riguardo al nu-
mero ed alla lunghezza de’ raggi. Simigliante innesto è
molto frequente nelle Ascidie ed Attinie.
L’ A. cordifera di Bosc era stata già conosciuta
da Linck colle parole Stella lateribus lunatis , fi-
gurata da Rumphius Mus. , e che Lamarck ha fat-
to appartenere all’ Ophiura lacertosa. La Fig. 4 del-
la Tav. CXXII dell’ Ezc. métA. non spetta a quest'ul-
tima, ma piuttosto ha qualche approssimazione coll’ A.
cordifera. Tra’ suoi caratteri differenziali specifici vi
è quello sfuggito a Bosc di avere sul principio di ogni
raggio, e aderente alla squame del suo disco, un pet-
tine superiore che occulta l’altro inferiore più picciolo.
In questo gruppo si arrola pure la nuova Ofiura', che
denomino A. Tenorii in segno di stima verso il chia-
rissimo cav. Michele Tenore; della quale, per quan-
to sia a mia notizia, da nessuno autore si è data anco-
ra la descrizione.
( 316)
PARTE II.
Degli Echini.
S.I. Sistema osseo.
a. Guscio ) È questo di figura globosa, com-
posto da vari pezzi simmetricamente connessi, e for-
nito di due aperture orbicolari ; essendone la superio-
re corrispondente alla bocca, e la inferiore più stret-
ta spettante all’ ano. Nel primiero periodo dello svi-
luppo i suoi pezzi sono di maggior numero , e veg-
gonsi mobili ed uniti mediante una membrana, che
pian piano si ossifica , restandone solamente le traccie
nelle cinque suture longitudinali, con direzione a zig-
zag nell’ E. saxatilis avente due linee rilevate, che
da sopra in sotto dividono in cinque, e secondo al-
tri in dieci eguali porzioni, la intera scatola ossea. A
questa epoca ha voluto alludere il celebre Cuvier al-
lorchè scrisse : » Leur enveloppe extérieure est osseuse
et d’une seule pièce (An. comp.) vol. 3, pag. 329).
Ognuna di queste parti risulta da piccoli pezzi
pentagoni co’ lati eguali nell’ E. Ciduris, e più allun-
gati e curvi negli altri echini. Nel mezzo hanno una
linea prominente e flessuosa nell’ E. edulis e sarati-
lis con due laterali e profondi canali detti ambula-
cri e corredati di duplice serie di forametti paralleli,
sigmoidei nell’ E. edulis e miliaris, ed alquanto fles-
(n)
suosi nell’ E. Cidaris, cui mancano gli ambulacri, e
dritti nell E. zeapolitanus e spatagus. Alla coppia di
ognun di essi nella superficie esterna del guscio osseo
corrisponde una fovea articolare per l’ attacco del tu-
bolino respeitivo e con due forami.
Egli conviene avvertirsi che i prefati pezzi ossei
hanno cinque lati o faccie di unione , e sono con que-
ste elegantemente congiunti : per es. il loro lato infe-
riore minore insieme col lato superiore minore dritto
del pezzo di sopra , forma una spazio in cui si adat-
ta l’ angolo, che risulta da’ due lati minori di sinistra
del pezzetto opposto , e così via discorrendo. Dippiù
i due lati superiore ed inferiore de’ suddetti pezzetti si
connettono con que’ posti sopra e sotto gli stessi, tran-
ne il lato sinistro, che termina quasichè retto, il quale
si congiugne agli ambulacri. Tali pezzetti od aiuole pen-
tagone a norma che si avvicinano alla bocca, ed all’ano
si rendono di minore diametro.
La intera serie degli ossetti descritti co’ rispettivi
ambulacri produce un pezzo grande concavo interna-
mente, e convesso all’ esterno , con seno arcuato, di
diametro maggiore verso la bocca, e minore verso l’ano:
il quale pria di terminarsi la ossificazione era formato
da quattro grandissimi pezzi longitudinali, essendo i
due ambulacri nella parte interna fra essi uniti median-
te la linea rilevata, che ora gli separa, ed all’ esterno
o sia a dritta e sinistra si congiungevano alla serie longi-
tudinale de’ pezzi pentagoni e propriamente pel lato
piano.
( 318 )
Nel riunirs’ i cinque segmenti della scatola ossea
superiormente formasi un cerchio, in cui evvi più ce-
lere e compatta ossificazione (1), ravvisandosene il
lembo più elevato, munito di cinque archi fatti da due
pezzi uniti, che solo nell’ E. reapolitanus e Cidaris
sono separati, e corrispondono agli ambulacri. Di
essi così esprimesi Baster (op. cit., p. 116): » Quodsi
ergo mobiles animalis maxillas laterna constituat, po-
steriora haec quinque ossicula mazxillas fixas vocare
posses ».
Nell’ orlo interno del descritto anello osseo, e
(1) Olivi ( op. cit., p. 72) opina che il guscio
degli echini si componga di pezzi connessi a cernie-
ra, prima molli, e di poiossei; e che derivi da es-
trapposizione difosfato calcareo depositato nelle par-
ti molli. Jo appoggio queste idee del naturalista ve-
neto colle seguenti ragioni. 1. Che le uova degli echi-
ni osservate al microscopio già fanno vedere il perime-
tro del guscio osseo dentro il quale è contenuto il lo-
ro embrione; e 2. che i piccoli echini chiaramente di-
mostrano i pezzi o aiuole pentagone , da cui ne ri-
sulta il nicchio, ossee nel centro e quasi cartilazinee
nel resto: le quali pian piano s'induriscono, e si con-
nettono più solidamente alle compagne. Nè poi riesce
difficile di vedere qualche echino fornito di tutti pezzi
ossei congiunti a cartilaginosa membrana , che si o-
Lliterano collo sviluppo ulteriore.
(319 )
propriamente nello spazio esistente fra ogni arco, osser-
vansi due semiforami, mancanti nell’ £. reapolitanus,
egualmente che 1’ orlo rilevato dell’ anello osseo, che
è rappresentato da cinque seni maggiori, e da altrettan-
ti minori alternanti con eminenze rotondate, cui sovra-
stano i due pezzi per la quintupla serie di archi. L’a-
nello osseo appartenente all’ ano anche nell’ E. saxcatilis
è formato da quindici pezzi in triplice ed alterno or-
dine disposti; cinque de’quali maggiori e superiori (scu-
detti) son quasi a cuore e bucati pel passaggio dell’ ovi-
dotto, e tra questi distinguesi uno più grande nella
faccia esteriore con tanti piccoli alveoli, che negli altri
quattro sembrano dei forametti, analogia serbando col
tubercolo laberintifero delle Asterie,
Baster ha ben descritto questi ossicini : » Perasis
vero aculeis , superius testae culmen circa apertu-
ram, qua excrementa animal exonerat, in decem,
quinque etiam maiora et quinque minora, quasi pen-
tagona divisum ‘apparet : quorum unum e majoribus,
structurae a reliquis est diversae , ejusdemque videtur
naturae , atque verruca , quae in Stellis marinis depre-
henditur ( Op. cit., p. 114 ). Gli altri cinque ossi,
che costituiscono la serie mediana , ed alternanti colla
precedente sono reniformi, ed eziandio pertugiati pel
tragitto di un’ arteria.
Finalmente la terza e quintupla serie di ossi trian-
golari.,, circoscrive |’ anello interno dell’ ano, don-
de partono a guisa di embrici moltissimi ‘ossicini, che
( (320)
nel lato dritto rimangono lo spazio dell’apertura del-
l’ano orlata da aculeetti, che di maggiore larghezza si
osservano pure intorno il suo anello esteriore e più
grande. Veggonsi quelli mobilissimi, e talora sono ti-
rati dall’ estremità del retto verso 1’ interno, che al di
fuori rimane una specie di cavo, nel cui fondo late-
rale dritto rimarcasi l’ orifizio dell’ano. Tale è la dispo-
sizione de’ suoi pezzi ossei nell’ E. miliaris, saxatilis e
neglectus, se non che nell’ E. neapolitanus al di fuori è
chiuso da quattro valvule triangolari, e nell’E. Cidaris
manca de’ cinque ‘pezzi punteggiati all’ esterno ( scu-
detti ) e di altre particolarità di tenue rilievo, che si
scorgeranno dalla figura, la quale fa chiaramente vedere
una vaschetta centrale, nel cui fondo esiste l’ apertu-
ra dell’ano circondato da’ sopraddetti ossicini del tutto
obliterati.
La superficie esteriore della scatola ossea in esa-
me offre le stesse divisioni e suture, che si veggono
nella sua faccia interiore, non chè numerosa e regolare
serie di prominenze maggiori analoghe ad un trocan-
tere , ravvisandovisi il collo e la testa levigatissima ,
nel cui centro esiste un forametto per l’attacco del
legamento, che lo deve unire all’ acetabolo di ogni acu-
leo. Dicasi lo stesso per le prominenze minori, che so-
no ora irregolarmente disperse tra le maggiori testè
citate, ed ora formano una specie di corona intor-
no alle stesse, siccome avviene nell’ E. Cidaris.
La figura del guscio osseo dell’ E. spatagus so-
miglia assaissimo ad uno sferoide allungato piano-con-
( 321)
vesso : nella cui faccia inferiore e quasi mediana esi-
stono due aperture , la prima più lunga che larga ed
anteriore per la bocca, e la seconda circolare pic-
cola e posteriore per l’ ano ; ed amendue risultano da
molti ossetti mobili, onde l’entrata e la uscita degli
alimenti fosse oltremodo facile. Attesochè sul suo dor-
so ed in avanti veggonsi quattro profondi ed ovali
canali analoghi agli ambulacri delle altre specie di e-
chini esaminati; essendo fra essi disposti in modo, che
i due posteriori più allungati e divergenti verso dietro si
avvicinano anteriormente ad altro paio uno destro e l’al-
tro sinistro, da chiudere nel mezzo le aperture dei quat-
tro ovidotti,
Nella faccia interna poi di cadauno de’ suddetti
ambulacri corrisponde la gibbosità analoga all’ infos-
samento esteriore , a’ cui lati giace la coppia rettilinea
di forami pel passaggio della quadrupla filiera di bran=
chie per ogni ambulacro.
Gli ambulacri inoltre camminano dritti con filiera
a due opposti forami dall’ anteriore parte della bocca
fino a’ quattro fori degli ovidotti , nel mezzo a’ quali
internamente elevasi una cresta o spina per la inserzione
delle ovaie. Alla stessa maniera son conformati gli al-
tri due, che nascono dalla parte laterale dritta e sini-
stra della bocca , e terminano agli ambulacri anterio-
ri delle branchie. Finalmente comunicano coi posteriori
di queste ultime gli altri, che partono dai lati poste-
riori della bocca, ove a sinistra trovasi la spina
per l'attacco dell’ Ampolla Poliana, e nel tragitto
41
(322 )
offre de’ fori alternativi, che ‘presso l’ano rendonsi più
distanti e colla filiera interna a semicerchio, indi torna-
‘ no ad essere avvicinati ed alterni. Gli ambulacri poste-
riori formano un ovale, e gli altri una croce : tutti
poi hanno una sutura mediana a ziz-zag. I pezzi che
ne compongono il guscio sono quasi rotondi, triango-
lari, rettangolari e trapezoidei. Que’ della bocca si di-
spongono iu due serie una superiore di quattro pez-
zi e l’altra inferiore di sette, essendo amendue connes-
se da membrana cartilaginosa, che rimane un margine
mediano libero e cedevole. E questo apparato serve
forse per comprimere e stritolare i cibi. Come pure è
necessaria per la espulsione delle feccie la corona di os-
sicini mobili dell’ ano.
In questo echino si rimarca una sutura longitudi-
nale, che divide in metà dritta e sinistra tutta la sca-
tola ossea; e rimane meglio chiarita la mente del
lettore colla ispezione della figura all’ uopo espressa cir-
ca le varie altre suture, ad opra delle quali i diffe-
renti secondari ed ineguali suoi pezzi, anche in variato
modo conformati, restano a’ compagni uniti,
b. Aculei.) Diversificano perla grandezza, forma, e
struttura. ‘Taluni di essi sono a subbia, e striati a lun-
go con orlo presso la base ( £. edulis ); altri hanno:
de’ profondi solchi alternanti con linee rilevate, traver-
salmerte striate, e con apice ad un di presso retuso (4.
neglectus ); altri veggonsi piani, striati, e di figura, o-.
vale ( £. Cidaris) , in cui n’ esistono non pochi ci-
lindrici, lunghissimi, solcati a lungo, e con scabrosità
(1333)
e ‘strie a traverso, tra’quali se ne trovano alcuni esilissimi
a subbia; altri rimarcansi assottigliati coll’ apice rotonda-
to, compresso, e con due fovee laterali da una sola
faccia ( E. neapolitanus ); ed altri sono curvi . con
strie longitudinali intersecate dalle traversali, rotondi,
ampliati, concavi a guisa di cucchiaio nel termine (E.
spaiagus ), e nell'interno vòti. Tutti i descritti aculei
nella base hanno un acetabolo (Fornacula , Ramphius)
articolato col respettivo trocantere , in corrispondenza del
quale nell’ E. Cidaris esiste un infossamento interno in
ogni pezzo del suo guscio. i
Parte poi dal centro del’ trocantere fino al mezzo
dell’ acetabolo il legamento, che sostiene amendue , il
quale è visibilissimo nell’ £. Cidaris, ove si' scorgono
pure i forami pel suo principio e termine di attacco.
Marcata diversità mostrando di situazione eccentrica
dell’ acetabolo gli aculei cilindrici ed a paletta dell'£.
spatagus come apparisce dalla figura.
Non mi dilungo su le particolarità degli aculei mi-
nori sia circondanti i maggiori, e sia dispersi nella su-
perficie esteriore degli echini : se non chè è tempo dir
qualche cosa di certi esili aculei assai diversi da’ pre-
cedenti e talora cartilaginei ( £. edwlis ) , o di altri
setolosi ( E. spatasus ) allogati lascamente fra’ grandi
e piccoli, non chè vestiti dal comune integumento nel-
la prima specie di Riccio marino testè citato ; ed ag-
gruppati, fragilissimi, e rossi in questa ultima, forman-
do una corona cordato-ellittica intorno il suo ano , ed
#*n° aia quasi crociforme bifurcata sul dorso.
*
(324 )
c. Pedicellarie ) Ritengo questa denominazione
non perchè volessi confermare l’ idea espressa dal ce-
‘ lebre Lamarck (ist. des an. sans vert., vol. 2, p.
63) ed approvata dal benemerito Cuvier (Regr. anim.,
vol. 4, p. 69) di reputarle polipi, racchiusi nel lo-
ro gambo e colla bocca in mezzo de’ denti ; ma a so-
la ragione che per esse già trovasi introdotto siffatto
vocabolo. Fanno elleno parte integrale degli echini e
servon loro per attaccarsi a’ corpi adiacenti, ed anche
a ritenere gli animaletti da cibarsi. Furono note pure
a’ Baster (Op. subsec. 1, p. 139) che scrive: » Quae-
dam proboscides tribus cuspidibus terminantur, quod
pictor depingere omisit ».
Sono le stesse di variata struttura e forma, vale a
dire alcune ravvisansi fornite di gambo osseo artico-
lato col respettivo trocantere , e nell’ altro estremo aven-
do un gruppo di fibre, che si distribuiscono a tre pez-
zi ossei lunghetti, sottili, puntuti ed articolati. Tali pe-
dicellarie spettano all’ E. edulis, essendo nell'’E. spa-
tagus minori, meno valide di quelle dell’ E. Cidaris,
ed analoghe alla teca dell Evonymus europaeus nel-
VE. neglecius. I divisati echini, tranne il Cidaris, in-
torno la bocca ne hanno de’ gruppi a fascetti con vari
fili, terminato ognuno da capolino diviso in tre pezzi
prismatici e poco profondi intorno l’ano dell’£. spatagus.
._ d. Corona di ossetti ) Una tunica fibrosa, chiude
I orificio maggiore del guscio, nelle cui maglie esi-
stono, varii ossicini dotati di oscuro movimento e
mossi da speciali tendinucci, corrispondendovi all’ e-
(325)
sterno i gruppi di pedicellarie. Ma intorno l’ apertura
dell’ atrio della bocca rimasta dalla succennata mein-
brana, ed in corrispondenza degli archi ossosi, esiste
una corona di ossetti compressi quasi cordati ; essendo
ognuno esternamente munito di una fovea con dupli-
ce forame, cui aderiscono i tubi circondanti la bocca,
ed i vari fascetti di pedicellarie quivi esistenti.
e. Denti. ) Al numero di cinque circondano il
principio dell’ esofago , rappresentando un cono penta-
gonale (ZLaferna Arrsroretis). Ogni dente , che Baster
appella maxilla mobilis, di figura piramidale prismati-
ca , offre la faccia esterna gibba, nella cui base evvi
un’ apertura, ove scorgesi una sutura nell’ E. edulis,
saxatilis, neglectus, Cidaris, e due uncini nell’. nea-
politanus ; avendo poi alati una fovea per l’ attacco de’
muscoli dilatatori. Le due faccie laterali interne di det-
ti denti sono piane , e fatte da infiniti solchi paral-
leli, alternanti con linee rilevate, che ‘internamen-
te terminano solitarie, costituendo da sopra in sotto una
specie di pettine molto approssimato al compagno.
Quella nell’interno ha una lamina ossea ricurva dura,
una linea larga, all’ estremo acuminata ed emulante il
dente incisivo de’ rosicchiatori, che s’ indurisce colla ma-
sticazione, alla cui faccia inferiore se ne adatta una se-
conda più stretta rettangolare, retusa in punta, ed entram-
be lunghessa la linea mediana interna della faccia gib-
ba di ogni dente s’innestano e finiscono assottigliate co-
me un nastro, e ripiegate. La sostanza di dette lami-
nette è perfettamente ossea verso la bocca, dove tutte e
( 926)
cinque si toccano ed in parte ne chiudono | orificio,
terminando delicate a gnisa di linguetta, striate a tra-
verso , di sostanza setolosa con splendore metallico €
quasichè analoga all’ asbesto. Esse nell'’£. Cidaris man-
cano, ed i denti finiscono come il becco della penna
da scrivere e privi della seconda laminetta.
Presso l’apice dell’apertura della faccia gibba de’denti
esiste un forame continuato sino al termine del loro dor-
so 3 come pure si veggono due seni tra la spessezza di
ognuno di. essi, o nell’angolo di unione della faccia con-
vessa alle due laterali e piane analogo all’ antro d’Higmo-
ro. Ciaschedun dente per la sola base si articola col com-
pagno, dove evvi un mezza fovea triangolare , che si
rende compiuta col dente vicino, nella quale allogasi un
ossetto rettangolare (Ossicula trabecularum instar, Ba-
ster ; poutre osseuse, Cuv. ) fornito d’incavi ed 'emi-
nenze laterali, con cui si adatta ed articola nella de-
scritta fovea triangolare, e tra’ quali passa l’ arteria
esofagea , appena convesso su e curvo giù.
Il terzo ed ultimo ordine di ossetti è quello ,
che ora si descrive, conosciuto da Baster colle seguenti
parole : » staminum in flore passionis more exsurgunt. »
Ognuno de’ quali è ricurvo, prismatico ne’lati, roton-
dato all’esterno, aderente mercè legamento alla fovea
della faccia piccola. ed. interna di uno degli ossi de -
scritti, e coll’ altro estremo finisce ad x rovesciato nel-
l’E.edulis e neglectus, orbicolare nell’ E. neapolita -
rus, con alette nel Cidaris, privo delle due aste di-
xergenti e compresso: nell E. samatilis, e miliaris. È
(327)
tale la meraviglia che reca la contemplazione dei descritti
pezzi della bocca, che Gesnero parlando de’ medesimi dice:
» forma eius in rotunditatem conglobata est, dempta una
parte parum compressa, in qua os est rotundum quinque
dentibus incurvis intuscavis, et in idem punctum coeùn-
tibus munitum: ii quinque maxillis internis connexi sunt,
quae ab ore intus erectae, ex acuto in latum tendentes,
et ambienti calyce continuae: tam mirabili stupendo-
que artificio sunt constructae et caelatae, ut nihil sit
in toto mari elegantius spectatuque iucundius ( Op.
cit., lib. IV, p. 350 cum icon.) ».
$. II Zntegumenti.
a. Esterno) La superficie degli echini è coperta
da cute alquanto spessa, molliccia, facilissima a spappo-
larsi appena distaccata, avente de’ pantini che la fanno
comparire verde nell’ E. Cidaris e spatagus , verdic-
cia o bleu nell £, saxatilis, e violetta nell’ E. edu-
lis e neglectus. La medesima poi veste i piedi, le
branchie e le diverse specie. di pedicellarie , .termi-
nando nell’ orificio della bocca. e dell'ano, non chè al-
l'orlo osseo di ogni spina maggiore e minore, nelle qua-
li costituisce l’inviluppo esterno alla prima tunica della
loro capsula articolare. Ben inteso che quando |’ ani-
male sia prossimo a morire incomincia a disfarsi, e se-
co porta la caduta degli aculei ossei; rimanendo solo
i cartilaginosi, che nell E. edulis patentemente appa-
»iscono: vestiti. dalla cute punteggiata.
(329)
b. Interno). È così chiara laesistenza della tuni-
ca interiore e peritoneale nell’ £°. zeapotitanus, che dà
‘luogo ad osservare la maniera come veste le vescichet-
te, le ovaie cui dà una membrana aderente alle cinque
suture longitudinali della scatola ossea, forma il mesen-
terio, e si adatta sul sistema muscolare de’denti, da
coprire. tutta la Zaferna Aristotelis ; essendo nell’ E.
Cidaris prolungata in cinque borse ovali aperte neli’
atrio della bocca, e propriamente avanti ogni dente,
onde l’acqua marina possa introdurvisi, e passare in
tutti gli spazi esistenti tra caduno di questo e colla
particolarità di essere corredata di produzioni aculeate.
Dall’ esofago si estende direttamente presso l’ano,
onde stabilire una perfetta comunicazione membranosa fra
quello ed il retto ;' ‘affinchè sia mantenuta in sito la ve-
scica ovale che fa l’officio di cuore, e non soffra alcuno
spostamento l’ intero tubo cibale, nel quale rappresen-
ta il mesentero , sotto l’ urto della corrente di acqua
marina, che dall’ esterno circola nell’ interno di siffatti
animali, entrandovi forse eziandio tra’tendinucci dell’ a-
no. Nell’ atrio della bocca si adatta in forma di tam-
buro presso l’ apice dei denti, ed alla base de’ mede-
simi circonda strettamente l’ esofago.
6. II. Sistema muscoloso.
Pa
I. Borse articolari. ) Nelle spine grandi e pic-
eole n° esistono due, una esterna e l’altra interna ; ab-
( 329 )
bracciandosi dalla prima il collo del trocantere fino
all’ orlo circolare di ogni spina, ed intorno intorno ve-
stendosi dalla seconda |’ esteriore parte dell’ acetabolo
e del trocantere : attesochè dal centro di amendue que-
sti ultimi si prolunga il legamento, che sembra forma-
to da valide fibre cinte dalla tunica sierosa o sinoviale
ad opera di cui fassi l’ articolazione per artrodia.
II. Bocca ) Numerosi sono i muscoli, che muo-
vono i denti e l’orificio dell’ esofago. --- 1. Dilata-
tori superiori. Incominciano da’ cinque lobi variamen-
te incisi, in cui presentano un masso carnoso, che
dapprima si restringe, indi si amplia, e poi men-
tre si attenua scorgesi allungato e diviso in due sot-
tili muscoletti, che separatamente si legano all’ inter-
no lato di cadaun ossetto rettangolato. -- 2. Inferiori. A°
sopraddetti lobi carnosi è attaccata una coppia di pic-
coli muscoli, terminando ognuno separatamente a drit-
ta e sinistra del becco di ciaschedun dente.
II. Derti)-- 1. Superiori. Nascono tali muscoli dal-
la fovea esistente nella metà interna dell’asso , che forma
gli archi, e terminano nelle incisioni laterali superiori
esterne di ogni dente. Nell’ E. Cidaris compariscono
divisi in due distinti lacerti. -- 2. Inferiori. Tra la metà
dell’ orlo interno osseo in vicinanza degli archi princi-
pia un piano muscolare risultante da vari lacerti, che
finiscono nella base di ogni dente, la quale ne è del
tutto circondata. --3. Aduttori. Hanno origine ne’ solchi
scolpiti tra la faccia laterale di ciaschedun dente, i
cui rialti finiscono pettinati. Siffatti muscoletti sono fra
42
( 330 )
loro paralleli, larghi e formantino vari distinti strati
muscolari, pe’ cui spazi equidistanti e simmetrici pas-
«sa con molta facilità l’acqua marina.
IV. Esofago)-- 1. Costrittori. Ad ognuno de'cin-
que pezzi ricurvi, che nell’ E. edulis , saxatilis, ne-
glectus finiscono ad x, son legati due muscoli, che
incominciano triangolari ed obbliquamente dal centro dei
due orli ossei orali, e colla particolarità che uno diri-
gesi alla branca dritta di detto osso. e l’altro alla sini-
stra del compagno. -- 2. Dilatatori. Siccome una mem-
brana fibrosa pentagona unisce tutti e cinque gli ossi
ad x intorno l’ esofago, così ne’ suoi margini esteriori
esiste un masso muscoloso è che concatena in altrettan-.
ti pezzi gli ossetti descritti, e contraendosi gli disco-
sta dall’esofago, che quindi ne è ampliato.
V. Linguette) -- Adduttori. Dalla metà di ciasche-
duno di questi muscoli parte una coppia di fascetti
carnosi, che adattasi a’ lati di ogni linguetta ripiegata.
VI. Valvule dell'ano dell'E. neapolitanus). Han-
ho varii brevissimi lacerti muscolosi , che partono dal-
lo sfintere dell’ ano e si dirigono alla faccia inferiore
delle quattro valvule ossee, che ermeticamente chiu-
dono colla contrazione , aprendolo col loro rilascia-
mento.
6. IV. Canale degli alimenti.
Il principio dell’ esofago mercè particolare tunica
è legato all’incavatura di ogni dente; di poi tubolo-
(331:)
so, ristretto e dritto discende nel cavo addominale,
formando delle rugosità traversali , e «descrivendo due
girate e più nell’ £. neapolitanus; nel mentre nell’ E.
edulis e Cidaris cammina quasichè dritto, ed in grazia
del mesenterio si lega presso il forame osseo. interno
dell’ ano. Il canale intestinale diviene vieppiù rugoso a
traverso , il quale nell’ E. Cidaris si amplia di molto
emulando un quintoplo ordine di stomaci, e nella prima
girata è disposto in cinque rientrature ad elevazioni sim-
metriche , esternamente attaccate al mesenterio irsuto’,
e tendinoso-dentato. Questo nell’ opposto lato dell’inte-
stino presenta nella sua spessezza delle glandule conglo-
‘merate ., e vari follicoli oltre la. vena meseraica.
Il descritto pezzo intestinale che per la struttura è
uniforme ed analogo al duodeno, nell’£. zeapolitanus
è meno allargato, e descrive le stesse cinque. curve,
le cui rientrature sono più estese. Rugoso con cellet-
te e. semidiaframmi ‘paralleli si vede nell’ E. edulis,
il quale all’ esterno mediante fili tendinosi adereuti al
mesenterio è legato al guscio ; giacchè nel margine in-
.terno libero è costeggiato da un canale rotondo avente
longitudinali e poco {profonde rughe, che incomincia
dal termine dell’ esofago e finisce al principio dell’ in-
testino tenue; stabilendosi in tal modo una comunica-
zione diretta tra questo budello e |’ esofago.
Il canale intestinale ne’ sopraddetti echini all’ in-
tatto levigato e rotondo descrive altre cinque girate ,
parallele alle prime e di minore estensione, essendo con-
formato a spira nell’E. Cidaris. Nella parte esterna ad
*
a
(1392)
opera del mesenterio è attaccato al guscio, e poi termina
o » °
nel foro esteriore dell’ ano molto sottile e centrale nel-
I’ E. Cidaris ed edulis , con una specie di sfintere e
chiuso da quattro valvule nell’ E. rmeapolitanus, e late-
rale nell’ £. saxatilis.
Il colorito dell'esofago è per lo più gialliccio ,
e con varie macchiette, le quali nella superficie inter-
na guardandosi colla lente presentano delle eminen-
ze romboidali , rilevate, con macchia rossa di vino nel-
l’ apice. Siffatti rombi si veggono depressi e punteggiati
nel resto del tubo intestinale ; giacchè le rughe del-
l’ intestino duodeno offrono la vena meseraica, d’onde par-
tono de’vasi paralleli, somiglianti a delle laminette glan-
dulose separantino un umore giallo-fosco necessario alla
digestione. Due tuniche abbastanza esili compongono il
canale degli alimenti, che sono fra loro talmente uni-
te da farle reputare una sola membrana. La esterna di
esse deriva dal peritoneo e la interna dalla solita moc-
ciosa, la quale nel duodeno pare forse fibrosa , ma
ciò nasce dalle moltiplici rughe e da’ vasi.
Andamento alquanto diverso rimarcasi nel tubo in-
testinale dell’ E. spatagus, il cui esofago è senza den-
ti, un pò allargato nel principio , assottigliato e drit-
to in seguito; ove nasce il duodeno che gli passa
per sopra, ed un canale abbastanza ristretto e traver-
salmente diretto verso l’ incominciamento del digiu-
no, ove si apre. Ma lo stesso duodeno giallo e con
molte rughe traversali, nel discendere e descrivere la
seconda girata, comunica con un sacco terminante mol-
(13339)
to largo ed in forma di cieco, Allo stesso segue il di-
giuno che descrive una curva ovale , maggiore degli
altri de’ quali è più largo, e dalla sua estremità ha
origine il retto assai attenuato e spirale.
G. V. Ovaze.
Le ovaie sono al numero di cinque negli echini
annunziati tranne l’ E. spatagus , in cui se ne osser-
vano quattro disuguali; vale a dire due grandi anterio-
ri, ed altrettante piccole posteriori. Ne’ primi echini
ognuna di esse presenta un canale comune aperto pres-
so l’ano, e nell’estremità opposta termina perfettamen-
te chiuso. Siffatto tronco o canale primario mercè la
duplicatura delle lamine del peritoneo aderisce ad una
delle cinque suture della scatola ossea , nel suo tragit-
to a dritta e sinistra cacciando de’ rami primari sud-
divisi in altri, e terminati da piccole borsette rotonte
od acuminate.
La descritta ramificazione nell’ E. saxatilis e Ci
daris giugne alla terza divisione , e nell’ E. reapolita-
nus arriva fino alla quarta e coll’ovaia rossa. Quella dell’
E. spatagus e degli altri echini è gialla, avendo il canale
comune diviso in due 3 quale dicotomia costantemente
si conserva fino alla quarta divisione, in cui l’ ovaia
finisce in tante vesciche cilindriche bifurcate. È d’ av-
vertirsi che la intera sua massa in questo echino è
molto irritabile ; e, stimolata con un corpo pungente,
si conserva anche per qualche tempo dopo essere stata
(334)
separata dal corpo dell’ animale in discorso. Tutte. e
quattro poi le ramificazioni primarie dell’ovaie co’ pro-
prii forami terminano nella posterior parte. del dorso.
Le loro uova. osservate al microscopio sono ellittiche,
trasparenti e con una elevatezza nel centro.
Le ovaie dell’ E. edulis, neglectus , miliaris e
saxatilis, costituendo la sola parte mangiabile de-
gli echini e perciò furono tanto ricercati da’ Romani,
riescono un cibo grato allo stomaco: e sperimentansi
leggermente purgative in grazia del muriato di soda, che
vi. si contiene. Gli antichi hanno molto scritto su la
virtù medica e talora velenosa degli echini, di cui oggi
non si tiene più conto. Le facoltà medicinali a’ medesimi
attribuite da Ippocrate e da Galeno non sono . affatto
più apprezzate. Si apprestano ora in qualità di leg-
giero alimento . a’ convalescenti di malattie. acute. Il
loro abuso, che non è tanto difficile ad avverarsi tra’
ghiottoni, ha cagionato delle coliche e talora dissen-
terie. I marinai mi assicurano che le ovaie dell’ E.
neapolitanus sieno perniciose a coloro, che le mangia
no; per cui non è pescato siffatto echino per gli usi
domestici.
$. V. Sistema circolante.
a. Vene ) Dall’ estremità dell’ intestino retto inco-
mincia la vena enteroidea, costeggiando tutto l’ interior
lato del budello fino all’ esofago, presso il cui ter-
mine sbocca nell’ anello vascoloso. La nominata vena
( 335.)
nel suo tragitto sì dalia parte in cui fiancheggia l’ inte-
stino che dall’ altra del mesenterio, caccia sempre de’ va-
si, i quali nell’ £. Cidaris sono più visibili per le ana-
stomosi, che formano coll’ arteria enteroidea e per le
diramazioni, che danno al mesenterio. Il sangue di
detta vena è rosso-violetto tendente solo al gialliccio
nell’ E. spatagus e neapolitanus, ed al verdastro nell’
E. Cidaris.
b. Arterie ) Dall’anello vascoloso dell’esofago par-
tono non ‘solo l’ arteria enteroidea che parallela alla
vena di tale denominazione, cui puranche somiglia pel
colorito del sangue, e si anastomizza soprattutto nel
duodeno tra le intestine e’ 1 mesenterio mercè traver-
sali e picciolissimi ramoscelli ; ma benanche le cinque
arterie esofagee, le quali pria di andare a ramificarsi con
parallelo tragitto nelle lacinie della bocca, median-
te un ramo che passa tra i muscoli de’ denti si ana-
stomizzano alle cinque arterie dorsali per mezzo degli
ambulacri continuate dritte sino all’ ano, eccetto nell’
E. saxatilis ed edulis ove sono appena flessuose,
passando sotto gli archi ossei, e nel solo £. Cidar:s pel
loro spazio mediano; indi ognuna pel rispettivo canale
esce fuori della‘scatola ossea, onde somministrare vaselli=
ni alla cute, e nell’E. Cidaris patentemente risale pel
mezzo degli ambulacri fino all’ apertura della. bocca.
Tutte e cinque le arterie dorsali formano un anello
intorno questa e l’ ano. Tale è l'andamento dell’ ap-
parato vascolare negli echini in disamina uranne il se-
quente,
( 336 )
Presso la superior parte dell’ orificio della bocca
dell’E. spatagus a guisa di pentagono principia un’arteria,
che con parabolico andamento a dritta’e sinistra si continua
pe lati superiori della scatola ossea , avvicinandosi viep-
più presso l’ano. Indi divaricano di bel nuovo con di-
rezione quasi retta , amendue accostandosi in corrispon-
denza de’ forami delle ovaie, nel qual punto costitui-
scono le arterie branchiali posteriori, dove a’lati ed
in situazione fra esse opposta escono le branchiali an-
teriori che, risalendo pel dritto e sinistro lato del
guscio osseo , finiscono eziandio ne’ lati superiori del-
la succennata arteria poco distante dal suo mezzo, do-
ve termina l’ arteria sagittale , che proviene dallo stes-
so anello arterioso circondante gli orifizi delle ovaie.
Nel mezzo del lato inferiore dell’ arteria pentago-
nale trovasi l’ anello vascoloso esofageo , in cui sboc-
ca la vena enteroidea, e parte l’ arteria di tal nome ,
percorrendo entrambe il margine interno e l’ esterno
del tubo intestinale, e formando circolari e paralle-
le anastomosi nel duodeno. L’ Ampolla Poliana col
suo dritto canale nasce nell’ angolo inferiore sinistro
del sopraddetto pentagono vascolare, donde ha origine
l’ arteria mesenterica minore, che finisce sola al di là
del duodeno, ed un altro consimile vaso compagno ,
che presso il termine di questa passa dietro l’ inte-
stino retto e, scorrendo dritto sul peritoneo della sa-
tura sagittale, si anastomizza coll’ anello vascoloso cir=
condante le ovaie.
c. Ampolla Poliana o cuore, ) Rappresenta il
( 337 )
ricettacolo comune della circolazione egualmentec che
dissi avvenire per lo Sifuncolo , le Oloturie, ele Aste-
rie. Essa incomincia tubolosa dall’ anello vascolare del-
l’ esofago, e con flessuoso corso finisce rigonfiata ; es-
sendo strettamente legata all’ esofago mediante il peri-
toneo, che si prolunga fino alle pertinenze dell’ ano, e
corrisponde alla faccia interna del pezzo osseo al-
veolato ove esiste una fovea ripiena di sostanza. granel-
losa, e quasichè analoga a quella racchiusa in detta
ampolla, che mi è sembrato in tutti gli Echini all’
infuori dello spatago, che ne è privo, dirigervi un va-
sellino.
d. Ampolline o vescichette sanguigne) Monro le cre-
dette piene di acqua senza conoscerne l’officio ; poichè le
medesime sono onninamente identiche agli Otricelli Fo-
lineani da me descritti nelle Oloturie. Variano soltan-
to per la forma. Quali vescichette offrono la figura la-
mellosa ; o sia hanno la faccia inferiore piana, le due
lateriali alquanto rigonfiate o compresse a seconda, del
bisogno, e la superiore semicircolare (E. esculentus, e
Cidaris), e falcata nell’ E. neapolitanus. Ogni ampol-
letta è appoggiata alla sottoposta e nel tutto insieme la
intera serie di esse vedesi semiembriciata 3 comunican»
do nell’ angolo interno ad opra di breve canaletto colla
respettiva arteria dorsale, la quale tanto alla sua dritta
che alla sinistra ne tiene una filiera in certi Echini al-
terna ed in altri opposta.
. Le mentovate ampollette lamellari sono appena
striate a traverso negli Echini esposti non escluso lo
43
( 338 )
spatagus , giacchè nel solo Cidaris appaiono murica-
te: Le arterie dorsali dell’. esculentus e saxatilis
| presso 1’ esofaso hanno in vece di laminette , le cui
filiere finiscono sotto ogni ponte, a dritta e sinistra un
corto canale da cui pendono tre vescichette , che veg=
gorisi solitarie in gran parte del loto superiore tragitto
vell'£. Cidaris, di figura più allangata ed in maggior
copia nell’E. nedpolitanits, e quasi nell'intero corso del -
l’arterie laterali € mediana, sì con opposta che con al-
terna direzione nell’ E. spatagus, cotne sarà meglio
dimostrato dalla corrispondente figura.
e. Branchie ) Non è a mia notizia che sieno
state ancora descritte da alcim autore. Esse veggonsi
al nuimero di dieci negli Echini in esame, eccetto VE.
neapolitanus che nè ha venti. Sono situate nei semicanali
esistenti nel segmento di cerchio osseo, che trovasi fra
ogni ponte circondantè 1° apertuta del guscio vicino la
bocca. Si avverta però che PE. neapolitanus le mostra
indpiantatè sulla membrana fibrosa, che chiude tale aper-
tura. Ogni branchia risulta da un canale bifàrcato fuo-
ri del guscio e diviso in tante lacinie pinnate, termi-
nando dentro di quest’ultimo in Una specie. di sacco
pendalo e ‘diviso ‘in due tionchi, de quali ognuno fini-
sce variamente sfrangiato, ‘analogo forse alle vescichet-
te [poc'anzi descritte ; ‘altesocliè contiene il sangue ‘ed
un umore poltaceo ‘identico a quello racchiuso nell Am-
polla Poliana. Non ancora nè ho conosciuto il rap-
porto col sistema sanguigno.
e. Picedt ) L° inferior faccia delle vescichette la-
( 339 )
mellose ha quattro canalini , riuniti in due coppie, che
nell’ attraversare i forami degli ambulacri s’ internano
‘in un tubo attaccato alla fovea di \cadaun paio di
forametti, dentro. cui. separatamente. camminano fino
al termine di questo comune canale , che nella mag-
gior parte degli Echini vedesi costrutto da tunica con
tibre-longitudinali e traversali.,, necessaria per l’estensione
e contrazione loro, avente nell’ #. esculentus. |’ apice
con disco'osseo dentato ed una fovea centrale , conosciu-
to da Lamarck per la P. rotifera. Con essi gli Echi-
ni si attaccano con tale forza alle pareti de’ vasi; quan-
tunque levigatissimi, che: è facile piuttosto di rompersi
che. distaccarsene; e possono eziandio muoversi a gui-
sa di remi nel mare. Siffatti piedi nell'E. neapoltanus,
nel Cidaris , e nello spatagus nascono. pure. da ogni
vescica 3 ed in quest’ ultimo alcuni; finiscono piani con
centro bianco, ed altri son terminati da disco cou infiniti
coni. disposti in:ombwelle concentriche..I dieci piedi o
tentacoli, che circondano la bocca, dell’ E. esculeztus;
saxatilis ec: finiscono con due distinti canalini in una
vescica:, che méercè (breve tubo; sbocca nell’ arteria ra-
diale poco lungi dall’ anello vascoloso!
g.. Pinne) La vescichette lamellari dell’ £. neapo-
litanus invece: de’ piedi appuntati hanno un tubo da
uni:lato pennato, mancando del tutto! negli altri E-
chini ;: esche: nell’: spatagus !è a dritta e: sinistra inci-
soyeocolla particolarità di essere appena: bipinnato; chia-
tamente mostrando il vaso:mediano ripieno . di massa
cruorica» da: crenderlo più colorito delle altre parti,
È *
( 340 )
h. Grappoli vescicolosi ) Il vasellino, che dal fondo
dell’Ampolla Poliana sì dirige verso la fovea corri-
spondente alla faccia interna ‘dello scudetto maggiore
dell’ ano, comunica con un corpo vescicoloso , risul-
tante da numèrosi granelli, ne’ quali si contiene un
umore identico a quello dell'’'Ampolla Poliana o sia
del cuore. L’ E. spatagus, che perfettamente ne man-
ca, ed avendo l’ Ampolla accennata senza vaso di co-
municazione nel suo, fondo, offre sul mesenterio vari
grappoli vascolosi provenienti dalle diverse diramazioni
dell’arteria meseraica minore e pendenti sul mesenterio.
Esplorata siffatta sostanza al microscopio l'ho rinve-
nuta ricolma di globetti sanguigni.. L'E. Cidaris è
sfornito delle succennate produzioni vascolose : e chi
sa che con queste e co’ corpi sfrangiati, delle bran-
chie non abbiano relazione i gruppi vescicolosi delle
Asterie ? ab
Sappiasi in. ultimo che quantunge Olivi (Zoolog.
adriat., p.. 71) avesse annunziato con entusiasmo la
scoperta de’ vasi linfatici degli Echini fatta dal celebre
Monro, pure gli odierni zootomisti e le; mie ricerche
su tal punto nulla hanno dimostrato; di vero, Che an-
zi se ne rileva 1’ errore dalle seguenti parole del dot-
tissimo Cuvier.: » dans les 0ursizs, on: voit plus par-
ticuliérement les grandes artères: de l’enveloppe .donner
un petit. rameau. pour cile faire. passeri au travers. de
chacnn des petites trous, et pour aller par là nourrie
les pieds ,. les mouscles des épinès , et: les. autres: par-
ties molles \extérieures. Je pense que ce sont, ces vais-
(341)
seaux-là que Monro a pris pour des absorbans ( Leg.
d’ Anat. comp., vol. 4, p. 417 ) ».
$. VI. Sul nuovo e particolar movimento
de’ globetti sanguigni degli Echini.
Le Memorie del dottor Schultz , professore di
fisiologia e materia medica nella Regia Università di
Berlino, sul circolo del sugo proprio della Celidonia
maggiore (1), immediatamente seguite da altre sue ana-
loghe osservazioni concernenti i fenomeni della vitalità
del sangue umano (2); furono con ragione annunziate
in vari accreditati giornali (3), ed in opere anatomiche (4),
come fatti. estremamente importanti, da’ quali molte
utili conseguenze avrebbonsi potuto dedurre. Ma dis-
graziatamente il semplice titolo di novità suole spesse
volte arrecare una prevenzione sfavorevole appo coloro,
che intraprendono simili ricerche con, animo preoccu-
(1) Obs. micr. sur la circul. du suc propre dans
la Chelidoine.
(2) Mém. sur le phénom. de la vie dans le sang
demontr. par les observ. microscop.
(3) Journ. compl. du dict. des sc. medic., vol.
XVI, e XIX.
(4) Meckel, Manuale di Anatom. gen., trad.
da P. Giusti, pag. 9.
(342 )
pato in modo che talora si ‘contentano di sagrificare la
verità perchè contraria alla propria maniera di vedere.
In non debbo tacere che negli anni scorsi con im-
parzialità osservai il moto de’ globetti, che ‘circolano
ne? vasi della succennata Celidomia e di qualche Eufor-
bia (1). La perquisizioni mie però sono di pochissi-
mo peso alla favorevole ‘opinione. emessane da’ rino-
matissimi scrittori Linck, Rudolphi, Reichenbach, Hay-
ne, Treviranus (2) e Dutrochet (3), che sulle prime
se ne era dichiarato contrario , e poi con una impaur-
zialità degna de’ più grandi elogi e da essere. imita-
su
(1) Nel sugo dell’ Euphorbia lathyris fo rilevato
alcuni corpi rettangolari., che non saprei se sien
dessi. corrispondenti a’ bastoncelli ravvisativi. dal
celebre prof. dell’ università di Breslau. L.-C. Tre-
viranus (Journ. compl. des sc. méd., vol. XXZ/, pag.
215 --- Sur le suc propr. des végét., ses réserv. , ses
mouvem. et ses usag. ). Quali rettangoli sono stati
da me eziandio scoperti e dimostrati al ch. Carus
ne’ globetti bianchicci situati nella esterior serie de’
tentacoli dell’Actinia rabra. e dell'A. Cari. Siffat-
ti corpi rettangolari. sonosi da me rinvenuti anche
nella, sostanza glandulosa situata presso l’esofago
dell’ Ascidia canina.
(2) Memuscit.t pag. 248:
(3) Fèrussac, Ball. dés. scio méd., tom XII, pag.
195.
(343 )
ta da’ veri amatori delle scienze, ha pubblicamente
confessato il suo errore , attribuendo ancor egli sì al
sugo della Celidonia che al sangue degli animali un mo-
vimento molecolare d’ incognita natura (1).
Ma sia ciò detto per incidente e passo ora al fe-
nomeno singolare , che mi è occorso di osservare , il
quale in unione delle precedenti ragioni rende la teo-
rica del medico di Berlino su la vitalità delle particelle
del sangue oltremodo esatta. Egli è troppo vero che negli
animali a vertebre durante la vita non riesce così age-
vole a dimostrare la presenza del siero, in cui nuotano i
globetti cruorici. Ed Haller (2) scrive: » nulla ejas par-
tis ( seri ) suspicio nascitur, si plenam venam videris:
in arteria enim et vena ranae, si sane beneque pasta
(1) L’acecennato moto ne'gruppi ovali, ed in que’
simili a’ girini dellerane lho veduto durare 10 în 12
ore dopo di acer sezionato în più parti l’animale ,
restandone illeso però qualche vaso; e per 15 e più
minuti qualora riceveva una goccia di sangue în un
cristallo concavo , 0 sia fintantochè non se ne dis-
sipava il siero. l movimenti che Heidman attribuì
alle fibre sanguigne debbansi ripetere da’ suddetti
globoli posti in serie longitudinale , e precisamente
da’ nocciuoli de’globeiti del sangue.
(2) Elem. phys., tom. I, p. 181.
certo però che il suddetto siero cresce appena
che sia uscito il sangue da’ propri canali.
(344 )
fuerit, globuli rubri adeo confecti sunt, ut quidquam
praeter eos inesse non suspiceris ». Esso poi è negato
da Dollinger e da Schultz, che dice esser la massa san-
guigna, durante la vita, omogenea e divisa in una in-
finità di corpuscoli gli uni su gli altri e sulla interiore
parete de’vasi esercitando la più viva azione, ed un mo-
vimento di. rotazione, che da Dollinger è stato parago-
nato ‘alla sabbia fina, che scorre nell’ oriuolo a polvere,
e che il chiarissimo Poli (1) crede derivare dal vapore
espansile rinchiuso in ogni globo.
i Tale idea merita però di essere meglio deciferata
negli animali invertebrati marini , il cui sangue circo-
lante ne’ propri canali si scorge composto da due parti
di siero, e ’l1 resto da globetti analoghi a que’ del san-
gue de’ vertebrati e quasichè dell’ uomo: i quali, sen-
za allontanarsi dalla loro sfera di azione, o sia di re-
ciproca attrazione e ripulsione , offrono un moto pro-
prio e ben diverso da quello, che vien loro comunica-
to dal cuore e dalla contrazione de’ canali pei quali
scorrono 3. o pure dall’ essersi. ricevuta una goccia di
sangue sopra un pezzo di vetro con inclinata posi-
zione. --- Quale forza rotolatoria è insita a cadauno
globetto, e smentisce. l’ opinione di coloro , che li
considerano aventino de’ rapporti meccanici coll’ orga-
nismo , erranti nel siero a guisa di sostanza morta, e
forniti del solo moto, che loro si comunica dalla vita-
lità de’ vasi,
(MiZiest zi. Suc. volpi 10;
(345 )
Colla lente numero 3 del composto microscopio di
Dollond contemplando una goccia di sangue arterioso
dell’. miliaris, saxatilis , neglectus , esculentus e
Cidaris, è facil cosa ravvisarvi gran grantità di siero (1))
e molti globetti cruorici (2); iquali, oltre il parzial mo-
to di attrazione e ripulsione derivante dalla loro oscil-
lazione indipendentemente dal cuore e da’ vasi, ne ave-
vano un altro comune alla intera massa risultante dall’
aggregato di 10-15 di siffatti globetti, e costituendo
una specie di tribù corredata di un movimento rotato-
rio parziale ad ogni globetto , e di un altro eziandio
rotolatorio generale appartenente alla descritta colonia.
Ed è di grazioso divertimento all’ occhio il vedere gli
accennati gruppi composti di globetti , che in determi-
nati .siti del liquido sieroso presentano parecchi. sepa-
rati movimenti, .non dissimili da molti distinti grup-
(1) Nel succennato liquido esistevano eziandio
alcuni corpi ovali, che mercè esatte osservazioni ri-
conobbi essere le uova di siffatti Echinodermi, le
quali erano perfettamente analoghe a quelle conte-
nute nelle loro ovaie.
(2) Questa osservazione, che il sangue durante
la vita risulti da siero e globetti, è di perfetto accor-
do con quello, che il celebre cav. Carus (Bull. des
sc. nat., vol. XII, pag. 110) scoprì nelle larve degl’
insetti, nelle lamelle dell’Arion virgo, ed anche nella
Lampyris italica , che raccolse in Terracina.
44
(346 )
pi di dansanti. Tal mio paragone non deve affatto ri-
svegliare l’idea di Eber (1), che reputò i globetti
cruorici animaletti infusori, co’ quali Schimidt trova
qualche analogia (2). Aittesochè questi rappresentano i
primi sforzi che la natura opera per avere assoluta esi-
stenza , ed essendo i vestigi primitivi della individua-
lità organica , e formati dalla riunione delle differenti
molecole della sostanza organizzata. Dippiù le particel-
le sanguigne hanno un’ esistenza transitoria e non da
loro stesse.
La vita delle medesime consiste nell’ azione e rea-
zione scambievole, e muoiono quando queste forze
finiscono e si arrestano 3 non acquistando concreta e-
sistenza che mediante i rapporti vitali, che serbano
colle altre parti dell’ organismo , cioè vasi , ner-
vi ec. , di cui formano unità relativa. Gl' infusori inol-
tre , siccome l’uomo, racchiudono in loro la ragione
‘della particolare esistenza, anzichè come le molecole
organizzate in un’altra. Per cui disse molto saggiamente
il prof. Schultz che i movimenti delle malta: orga-
niche primitive, di quelle del sangue e del sugo pro-
prio de’ vegetabili costituiscono l’ atto elementare, da
cui prende origine la monada nella sua più grande
semplicità e l’uomo immagine della Divinità nel suo
(1) Observ. du helmint. Gaetting. > 1798.
Delle Chiaie, Elmint. umana, pag. 67.
(2) Sur les globules du sang. ( Journ. compl. du
Dict. des scienc. médic., pag. 219, vol. XVIII. )
(347 )
più alto grado di composizione e. di perfezionamento,
Gli esposti fenomeni di moto comune a’ gruppi di
globetti cruorici sono vieppiù rilevanti nel sangue dell’
E. neapolitanus. In esso anche coll’ aiuto di una
semplice lente, e circolante dentro i propri canali
vedesi numerosa serie di. globetti cruorici, che riuni-
ti emulano la figura de’givini delle rane, o meglio
quella dello Zoosperma iapetica Bory appartenente al
-seme umano. Il loro colorito rosso-fosco è pure diverso
.da quelli dell’ E. esculentus, miliaris e Cidaris. Uno
spettacolo veramente importante rilevai nell’ E. spata-
«gus, la cui massa cruorica nuota a glomeri nericci in
grande quantità di siero , ed osservata al microscopio
apparve fatta da gruppi ovali e dotata di rotatorio e
progressivo movimento , il quale durò per 15 minuti.
Simigliante fenomeno si osserva ad occhio privo di len-
te nel liquido sanguigno circolante in tutt’ i punti del
suo sistema venoso ed arterioso.
Il descritto moto rotatorio comune de? globoli san-
guigui non si ravvisa nelle specie di altri generi di
animali senza vertebre del mare delle due Sicilie da
me sezionati, ed in particolare nelle Asterie ed Olo-
turie ; il sangue de’ quali però componesi - benan-
che durante la vita di molto siero e di parecchi glo-
betti. Questi non solo erano analoghi a quei de’tessuti
di siffatti esseri, ma ho veduto che, a tenore del
maggiore o minor grado di loro composizione, vi si
rattrovino in più o meno abbondanza.
Egli inoltre è necessario dichiarare che siccome i
Loi
( 348 )
globetti sanguigni dell’uomo poco dopo essere usciti
da’ canali si avvicinano tra loro, onde formàre una spe-
cie di rete analoga a quella de’nostri tessuti elementari,
come ho dimostrato per l'epidermide; così, terminato il
moto rotatorio particolare e comune de’ globetti cruo-
rici dei mentovati Echini e quando il siero siasi all’in-
lutto evaporato, acquistano eziandio la forma retico-
lare, che è il marchio de’primi fili dell’ organismo ani-
male originati dal deposito ne’ rispettivi visceri de’ suc-
cennati globetti. Quale operazione contraddistinta col vo-
cabolo di forza plastica del sangue negli animali e
vegetabili comportasi sempre allo stesso modo, tranne
appo la Nereîs cuprea , in cui i suddivisati globetti
cruorici si avvicinano tra loro per disporsi a guisa di
alberetti, non altrimenti che il chiarissimo cav. Poli vi-
de accadere in vari abitanti dei testacei bivalvi e mol-
tivalvi (1).
Dall’ esposto bisogna conchiudere :
I. Che tanto i globetti del sugo proprio della Ce-
lidonia maggiore, che que’del sangue abbiano proprio e
rotatorio Movimento ;
II. Che il siero circoli co’ suddetti globetti dentro
i canali degli animali invertebrati , ed in minore quan-
tità anche in quei dell’ uomo; e
III. Che nell’ E. esculentus, Cidaris, saxatilis,
miliaris 8-12 de’ suddetti globetti si riuniscano in
(1) Test. Utriusq. Sicil., tom. 1, tab. II, fig. 9-15.
( 349 )
forma ovato-allungata, avendo un moto rotatorio pro-
prio e comune.
$. VII. Descrizione generica
degli Echini.
Non si sono certamente ingannati coloro, i quali
paragonarono gli Echini viventi al pericarpio composto
della Castanea vesca. Basta dare un’occhiata ad ‘un Ric-
cio di mare carico de’ suoi numerosi e variati aculei per
convincersi della fondatezza di simigliante comparazione.
Hanno in generale il corpo orbicolare rigonfiato, talo-
ra ovale, e più o meno depresso secondo le specie. A
cagione della disposizione de’ differenti pezzi del guscio
sono stati reputati da Lamarck analoghi alla teca verte-
brale delle Stelle marine, e considerati forse simili al-
le conchiglie bivalve.
Negli Echini sonosi appellate fascie porose le se-
rie divergenti e longitudinali di forami, che dalla bocca
arrivano sino all’ano, al numero di' dieci, disposte a
coppia, fra esse costituendo delle divisioni, che han
denominato ambulacri per la similitudine a’ viali de? giar-
dini. E molti han confuso questi con quelle, senza ri-
flettere che le fascie ne rappresentano i margini. Intor-
no l’ano offrono cinque grandi forami per la uscita de-
gli ovidotti, pe’ quali forsi entrerà pure l’acqua marina
nel cavo del corpo.
Questo gruppo di animali , da’ quali Bruguiere ha
( 350 )
desunto il nome generale di Echinodermi, è stato di-
viso da Lamarck in parecchi generi. Vale. a dire. col-
. l’ ano
1.) Sotto, o nel.margine del disco inferiore, ove esi
ste la bocca sempre centrale, e ad ambulacri limitati
(Scutella, Clypeaster, Fibularia), e completi ( Ecki-
noneus, Galerites ); o pure aventino la bocca ravvi-
. cinata al margine ( Eranchytes, Spatangus ).
2. ) Dorsale prossimo al margine ( Cassidu-
lus , Nucleolites ); o pure verticale ( Echinus, Ci-
dar'ites ).
Non entro nel merito di tutte le esposte divisioni
di Echini, ma fo solo osservare, che quella stabilita
tra l’ Echinus ed il Cidarites sia pochissimo fondata,
anzi è perfettamente erronea. In quest’ultimo non esi-
ste affatto il carattere distintivo dal primo di presenta-
re un forame prolungato dall’ interno del guscio fino
al trocantere, onde dare il passaggio ad un fascet-
to muscolare , che legar lo deve all’ acetabolo dell’a-
culeo, affin di esserne mosso. Siffatto legamento ap-
partiene a tutti gli Echini da me sparati, ed aggiun-
go anche a que? osservati dallo stesso naturalista fran-
cese testè citato , colla differenza forse di averli veduti
nello stato di morte , e senza di aver atteso a’ lumi ana-
tomici.
Gli Echini non solo ad opera delle spine , ma pu-
re mercè i piedi cangiano sito , che avviene rotolan-
dosi intorno al proprio asse. Molti autori hanno opina-
to che detti animali presagiscano le tempeste maritti-
(351 )
me (1), qualora si allontanino dal lido per discendere
nel fondo delle acque, dove si attaccano agli scogli
coi numerosi loro piedi, alcuni de’ quali essendo situa-
ti in forma di corona nel perimetro della bocca, fanno
pure l’ officio di tentacoli.
Acistotile a cagione dell’ asprezza che gli Echini
presentano in grazia degli aculei n° è surto il proverbio
di chiamare un uomo intrattabile e di mal costume £-
chino asperior. Dippiù si è detto di due persone di
pensieri e morale affatto incombinabili che allora si sa-
rebbero nel pensamento uniformate quando |’ Echino
terrestre e marittimo avrebbero insieme fatto amicizia.
Si trovano nel cratere napolitano parecchie specie
e varietà di Ricci marini , che appena morti si alterano
ne’coloriti, e’l guscio perde le spine. In questo stato rie-
scono molto difficili ad essere caratterizzati , e posso-
no far commettere degli sbagli a’ naturalisti che li de-
scrivono ne’ musei.
$. VII. Disamina dì qualche specie di
Riccio di mare.
Dall’ £. edxulis, che corrisponde all’ E. esculen-
tus Lin. , meritava di essere separato l’ £. graru-
-
(1) Così a tal proposito si esprime Gianneltasio
( Halicut. , Lib. VII, p. 188):
. «Sed non cet Echini
Glu ; AGO quo se munire procellas
Sedulus invigilat , Nereo spumante , silebo.
(352%)
laris ed il neglectus Lam. , cui riporto la varietà di
quello ad aculei più brevi, profondamente solcati ,
e con apice retuso : oltre gli altri caratteri desunti
dalla grandezza del guscio, e dalla diversa forma di
pedicellarie.
Coll’ E. miliaris si confonde il saxatilis di Lin-
neo, che Lamarck sembra atrolare sotto lE. Zvidus.
Amendue sono molto comuni appo a noi, e non vi
trovo altra differenza che nella sola grandezza , atte-
-sochè gli aculei sono in:entrambi acuminati ; e su'’co-
loriti, che possono essere verde castagna, bleu, spadi-
ceo , roseo pallido, violetto e biancastro (1). Cadute le
spine spettanti ad ognuna; delle prefate varietà non pre-
sentano altra diversità, che per la sola grandezza del
guscio nel mzliaris più piccolo della sua varietà cono-
sciuta col nome di E. Basterî, e dello saxatilis.
Differentissimo da’ precedenti è lE. neapolitanus,
il cui solo guscio ha qualche approssimazione con quel-
lo dell’ E. atratus e soprattutto colla figura 1,2 (esclu-
(1) Il nostro celebre poeta Giannettasio (Halieut.,
lib. Y2II, p. 187) ne descrive i colori nel tenor se-
guente :
Perge , sagittiferis non est color unus Echinis:
Hisce calyx, radiique omnes nigredine fulgent:
Flavescunt alii : candent hi, marmoris instur :
Verum hi cyanei, rufi spectaniur et illi :
Ast hyali radiant multi convexa colore :
Hi gemmas referunt et multicoloribus ardent
Cuspidibus nitidiqgue , velut scintilla , relucent.
Sed vita fugiente , fugit color et perit omnis.
(355)
sa la 3,4) della Tavola 140 dell’Enciclopedia metodica.
Anche la figura 3,4 appartenente all £. Zucunter de-
lineato nella Tav. 134 della suddetta Enciclopedia vi
si potrebbe riportare; ma le spine coniche ed a subbia
del primo, e quelle a spatola del secondo , oltre gli
altri caratteri, ne lo fanno essenzialmente differen-
ziare.
Che hassi poi a dire dell’E. spatagus L., che fi-
nora non è stato delineato vivente , cui forse riducon-
si tutte le dieci specie, che Lamarck ne ha creduto di-
verse, e riunite nella prima divisione del suo genere
Spatangus? La ispezione delle varie figure, che vi si
avvicinano e registrate nell’ Enciclopedia metodica dal-
la Tavola 154-159 , conferma vieppiù il mio fondato
sospetto.
f. AI. Asteriarum, Echinorumque sy
stematica descripiio tabulis aeneis
ornata.
+- ) ASTERIAS.
Corpus depressum subtus sulcatum : crusta coria-
cea tentaculis muricata. Os centrale quinquevalve.
* ASTERIAS, Zam.
Corpus suborbiculare, depressum, ad periphaeriam stellatim angulatum, lobatum,
vel'radiis divisum. Inferna superficies loborum vel radiorum sulco longitudinali
exarata ; marginibus spinis mobilibus et serialibus instructis, foraminibusque nu-
merosis seriatim pertusis.
Os inferum, centrale , in commissura canalium infi-
morum.
1. A. exigua -- Stelluccia.
45
(354 )
Minima pentagona , simplicissima ; dorso convexo , minu-
tissime poroso ; inferne superficie concava.
A. minuta. MuLLer, Zool. dan. , prodr. 2835.
Linn, cur GmeLIin, Syst. nat. XIII, v. 1, p. VI, pag.
3162, n. 4.
Pentaceros plicatus. Zrncx, Stell. 25, tab. 3, n. 20.
Sxz4, Mus. 3, tab. 5, fig. 13-15.
Brucuière, Enc. meth., tab. 100 , fig. 1-5.
Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol, 2, p. 554,n. 8.
SAVIGNY , Egypt. ab Aa fe: i -I18.
Obs. ) Dubitanter ad hane speciem retuli Asteriam nostram,
(Tab. 18, fig. 1.) cui ‘sunt squamae dorsales pectinato-spinosae,
spinis octo retusis , et ventrales spinis duobus vel tribus.
2. A. rosacea -- Stella rossa membranacea.
Complanata , submembranacea , utrinque tuberculis mini-
mis et subbispidis granulosa: lobis obtusis brevissimis : disco
dorsali nudo.
Brucuiére, Enc. meth. , tab. 99, fig. 2-3.
Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol 2, p,558, n. 19.
3. A. rubens -- Stella rossa.
Radiis subquinis, lanceolatis, papilloso echinatis ; papillis
dorsi sparsis et subseriatis.
Laxa radiis convexis: superne spinulis solitariis seriatis.
Murrer, Zool. dan. prodr. 2830.
Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XII, p. 3161, n. 3.
BarrEL., rar. 130, tab. 1288.
Stella marina. Lincx, Stell. mar., tab. 7,,fig. 9; fab) gq et
ro, fig. 19; tab. 11, fig. 15; tab. 14, fig. 23; tab. 15 et 16,
Sis. 18; tab. 30, fig. 50; tab. 34, fig. 55-58; tab. 35.et 36,
fig. 61; tab. 37, fig. 67; tab. ho, fig. 70.
Baster, Opusc. subsec. 3, p. 116., tab. 2, fig. 1-4.
SERA , Mus. 3, tab. 5, fig. 3; et 0 6, fig. 3-4.
Jonston, Insect. 26, fig. 51.
(199350)
Brucvikre, Enc. meth., tab, 113, fig. 112; ettab
fig. 3, 4.
Spix, Ann. du Mus. d’ Hist. nat., vol. 13, tab. 32.
Lamarck, Hist. des anim. sans vert. , vol. 2, p. 562,
n. 28.
Curier ; Regn. anim., vol. 4, p. 100, n. 1.
Savieny, Egypt., tab. 4, fig. MMx-III4?
Obs. ) Radiorum numero, sunique corporis magnitudine sae-
pissime variat.
4. A. aranciaca -- Stella rossa funnale.
Disco lato ; radiis quinis depressis, lanceolatis ; dorso pa-
xillis truncatis et echinulatis tecto; margine articulato , aculeis-
que ciliato. Zamarcx , Hist, des anim sans vert., tom. 2, p.
SLI
Disco lato ; radiis subdepressis, summo margine aculea-
to. Murrer, Zool. Dan. 3, p. 3, tab. 83, fig. 1-3
Acta nidr. IV, p. 425-26, tab. 14, fig. 3-6
Stellata, disco tentaculis hispidis muricata, margine articu-
lato varie aculeato. Zimn. cur. Guerin, Syst. nat. XIIL p
3164, n. 8.
BarreL., Icon. 1281.
Jonsrton, Exang., tab. 8, fig. 9
Lincx, Stell. mar., tab. 4, de 14; tab: 5,0. fig. 6
tab, 8, fig. 12;.tab. 27 , fig. 44.
SesA , Mus. 3, tab.7, fig. 2; tab. 8, fig 6-0.
BRUGUIÈRE , Lo meth. , tab. 110, fig. 1-5; tab, str,
fig. 1-6.
Cuvier , Reégn. anim. , vol. 4, p. 10, n. 3.
Savieny, Sur È Egypt. tab. 4, fiSe Lr, 1-2.
5. A. bispinosa -- Stella bispinosa.
Disco parvo, radiisque depressis; radiis quinque longis, gra-
cilibus acuminatis , apice recurvis, margine radiorum recto ar-
ticulato , spinis longis, lanceolatis supra aeque ac infra ciliato ; ver-
+,12923
3
*
"DB
ruca calcarea margini disci propior, ac in congeneribus rotun-
da convexa, lineis undulatis signata ; in reliquis Asteriae auran-
. tiacae simillima.
Orro, Nova Act. Academ. Leopold. Car. Caes. Nat.
cur. , vol. XI, p. 2, pag. 285, tab. 39.
a) Corpore superne toto fusco, inferne dilute roseo, papillis
tubulosis apice retusis.
6. A. Jonstoni -- Stelluccia di Jonston.
Minima, apophysibus marginalibus spina unica, compressa, sub-
spatulata, saepius inaequaliter geminata. Nobis.
Stella marina minor. Jonston , Exang.aquat., tab. 8,
figuoni,
An Brucvirre, Enc. meth. , tab. 111 , fig. 3-4? (Icon
mala ).
A. aranciaca aculeis marginalibus minimis. Lamarcx, Mist.
des anim. sans vert. , vol. 2, p. 563, n. 31, 2 var.
7. À. pentacantha -- Stella a cinque spine.
Disco, radiis acuminato-compressis, ac dorso paxillis stella-
tis obtectis; spinis margine superiore apophysium lateralium nullis,
inferiore qainque, digitato-articulatis; subtus papillis tubulosis,
subulatisque quadruplici ordine. Nosts.
An Brucuiere, Enc. meth., tab. 111, fig. 1-2? (Icon mala)
Obs. ) Color huius Asteriae carneo fuscus. Variat margine
coeruleo papillisque tubulosis atris, aeque ac pro vitta minus
colorata radioram medietatem percurrente.
8. A. echinophora -- Stella funnale.
Radiis quinque sub-teretibus, costato-angulatis, superne su-
perficie verrucoso-aculeata , porisque sparsis pertusa. /Vozrs.
Lamarex, list. des anim. sans vert. y vol. 2, p. 560,
n.25.
Pentadactylosaster spinosus. Ziwncx, Stell., p. 35, tab. 4, n.7.
Brucvikre , Enc. méth., tab. 119, fig. 2,3.
Sepa, Mus. 3, tab. 7, fig. 4.
(357 )
Periv., Gaz., tab. 16, fig. 6.
Cuvisr , Regn. anim., vol. 4 , p. 10. ;
a) A. glacialis cancellata : radiis longissimis, dorso bico-
statis; nervis transversis muticis.
Lamarcx, Op. cit., p. 561 , n. 26, 4).
Sol echinatus cancellatus. Lincx, Stell., p. 33, tab. 38 et 39.
Brucvière , Enc. meh.; tab. 117 et 118.
b) A. glacialis angulosa : radiis crassis, angulatis , dorso
tricostatis 3 nervis transversis obsoletis. Lamarcx, Op. cit., vol.
poor 20 DO):
A. angulosa. MurLer, Zool. dan. 2, p. 1, tab. 4t.
Brucvière, Enc. meth., tab. 119, fig. 1.
c ) A. violacea: laxa, superficie griseo-fusca : tuberculis
violaceis.
Mutrrer, Zool. dan. 2, tab. 46, rar. 2, p. 17.
Stella reticulata nostra. ALprRov anD. , Insect. 7, p. 753.
KaepE apud Lincx, Stell. mar., p. 97 » f. 1-9.
Linwn cur. GmeLin , Syst. nat. XIII , vol. 1, p. 3163,
n. 24.
d ) A. tenuispina: radiis subseptenis , angustis , costato»
spinosis ; costis dorsalibus quinatis;. spinis tenuibus, simplici-
bus , longiusculis.
LAmarcx , op. cit. , vol. 2, pag. 561, n. 27.
9. A. Savaresi -- Stella di Savaresi.
Radiis 5-9 , subteretibus , saepius inaequalibus; supra pa-
pillis verrucoso-aculeatis, forisque ovatis praeditis ; aculeis api-
ce subcompressis hinc inde sulcato-retusis; subtus papillis tu-
bulosis apice retusis , quadruplici ordine digestis. NoBIs.
Obs. ) Disco orbiculari parvo , radiisque cylindricis huius
Asteriae sunt papillae plurimae, ac ullo abque ordine dispositae.
Forficulae acuminatae innumerae, Pedicellarias Lamarckii aemu-
lantes, papillarum spinas cinguut. T'ota corporis superficies lute-
scit, atroque colore interdum variegata conspicitur.
( 358 )
10. A. subulata -- Stella a subbia.
Raeiis quinis peranguslis, tereti-subulatis; dorso papillis trun-
calis obtecto ;} canaliculis basis strictissimis.
Lamarcx , Hist. des anim. sans vert. , vol 2, p. 568),
n. 44.
** OPHIURA , Zam.
Corpus orbiculare , depressum , dorso nudum , ad periphaeriam radiatum: ra-
diis uniserialibus, simplicibus, elongatis, cirratis, subtus planulatis, ad latcra papil-
losis vel spinosis subquinatis. Os inferum centrale : foramina plura circa os.
11. A. ophiura -- Stella lacerta.
Radiis elongatis, tereti-subulatis, sublaevigatis ; papillis la»
ierum breviusculis , saepius appressis, transversim seriatis.
Ophiura lacertosa. Lamarcx, list. des anim. sans vert.,
POLAR:
Disco squamoso: squamula angulorum serrata. MULLER,
‘Zool. Dan. prod. 2840.
Linn. cur. GmeLIN , Syst. nat. XII, vol. ‘1, p. VI,
Pag ILS.
SLodn., Jam. 2, p. 272, tab: 244, fig: 89.
PrLancH. , Conch. min. not. 38 , tab. 4, fig. 4.
Jownsron, Insect., tab. 26 , fig. 7-
Mart., Spitsb., tab. P, fig. D.
Stella longicauda. Ziwcx , Stell., p. 41, tab. 11, n. 17.
Brueviere, Enc. méth, tab. 123, fig. 1.
12. A. cordifera -- Stella lacertella.
Disco supra squamoso-imbricato , squamis maximis radiis
obversis duplicato-pectinatis decem, lateribus lunato et sub-
5-cordato ; radiis parum elongatis, semiteretibus , papillis la-
terum binis maioribus. Noris.
Bosc, Hist. des vers, vol.!2, tab. 16, fig. 3.
Stella lateribus lunatis. Zincx, Stell. , fig. 48, tab. 22,
LONATO
Stella marina scolopendroides laevis. Rumpa., Mus., tab.
LD LLC,
( 359 )
An Brucvrere, Enc. méth., tab. 122, f. 4.
O. 5-punctata? Rarinesque, Prec. , p. 33.
13. A. filiformis -- Stelluccia serpentella.
Disco squamoso ; aculeis latitudine radii aequalibus. Mur-
LER , Zool. dan. , tab. ‘59 rar., p. 55.
Linn. cur. GmeLIN, Syst. nat. XIII, gol. 1,.p. VI, p.
3166, n. 31.
Ophiura filiformis. Zamarex , Hist. des anim. sans vert.,
vol. 2, p. 546, n. 15.
BrucvierE, Enc. meth,, tab. 122 , fig. 1-3.
Obs. ) Gracillima , viridescente colore depicta, et inter
nostri maris quisquilias inventa. .
14. A. Tenorii -- Stella di Tenore.
Viridi alboque colorata, punctata ac muricata; disco reniformi,
squamato-imbricato; radiis tribus, semiteretibus, squamosis , ad la-
tera spinulosis; squamis superne semiorbicularibus, inferne subcor-
datis , omnibus dentibus lateralibus quatuor inequalibus preeditis ;
ore trigono, minutissime dentato. Norrs.
Obs. ) Minima vix ultra pollicem semis longa: interque fora-
minula Spongia officinalis eam reperi.
*** EURYALE, Lam.
Corpus orbiculare, depressum, dorso nudum , ad periphaeriam radiatum remo-
sissimum ; radiis uniserialibus , elongatis gracilibus dichotomis., infra planulatis: Os
inferum centrale. Foramina decem , elongata infra discum versus marginem.
15. A. verrucosa. -- A. testa di Medusa, Ma-
dre di mare.
Disco lato , superne costis verrucosis radiato , radiis subtus
planulatis, bifariam papillosis, minimis, hinc pectinatis , sub-
marginalibus. Lamarca, Mist. des anim. sans vert. , vol. 2,
P597 9 TM. 01:
Astrophyton scutatum. Zincx , Stell. p. 65 , tab. 29.
Rumpa., Mus. , tab. 16.
( 360 )
A. Caput Medusac: radiis dichotomis , disco radiisque gra-
nulatis , ore. depresso.
A. euryale : radiis dichotomis disco papilloso , radiisque
granulatis , ore subelevato .
Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI,
p. 3167 mt. 16,99:
16. A. muricata. -- A. o M. di mare muricata.
Dorso disci convexo, decem-costato, costis aculeato-murica-
tis ; radiis dichotomis cirratis, dorso laevibus.
Brucvrere , Enc. meth., tab. 128 et 129.
Euriale muricatuam. Zamarcx ,) His. des anim. sans vert.,
VOL IZ Pe LIO
X*X* COMATULA, Zam.
Corpus orbiculare, depressum, radiatum: radiis ex duvbus generibus, dorsalibus et
marginalibus; articulis calcareis in omnibus. RadiZ dorsales simplicissimi, filiformes,
cirrati , parvuli, ad disci dorsum in coronam ordinati. Radz7 marginales pinnati,
sìmplicibus, multo maiores, ad basim usque saepius partiti: pinnulis inferioribus
elongatis , subtus inclinatis, discum ventralem obvallantibus. Os inferne , centrale ,
membranaceum , tubulosum , subprominulum.
17. A. mediterranea -- A. del mediterraneo.
Radiis pinnatis, basi bifidis, denis; pionulis lopgiusculis,
subulatis ; cirris dorsalibus trigesinis.
Comatula mediterranea. Lamarcx, list. des anim. sans
Vent (VOLI IZ PHOTO,
Stella rosacea. Lrmcx, Stell., p. 55, tab. 37, fig. 66.
In Neapolitano Puteolorumque litore. frequen-
tissime occurrunt Asteriae $ de quibus praefatus sum,
praeter A. subulatam et rosaceam quas siccatas vi-
di, et A. Zenorit cuius duo tantum specimi-
na in fucis rupium Pausilypî excursionibus a me factis
extraxi.
(3610)
+4 ) EcHinus.
Corpus subrotundam g crusta ossea tectum , $pi-
nis mobilibus saepius aspera. Os subtus ( saepius ) quin-
quevalve.
* ECHINUS, Zam.
Corpus regulare inflatum , orbiculato-globosum , aut ovale echinatum ; cute in-
terna solida , testacea, tuberculis imperforata instructa. Spizae mobiles supra tuber-
la articulatàe, deciduae. Ambulacra quina completa, e vertice ad os radiantia, sin-
gulis fasciis multiporis binis et divergentibus marginatis. Os inferum , centrale ,
os siculis quinque supracompositis armatum. Anus superus , verticalis,
1. E. esculentus -- Echizo, Siccio di mare , An-
gina reale.
Hemisphaerico-globosus ; fasciis porosis indivisis, obsolete
verrucosis ; spinis brevibus.
Linn. cur. GmeLin, Syst. nat. XII , vol. 1, p. VI,
DADI ;
Echinometra. RowpeLET, Pisc., lib. 18, cap. 32, p. 581.
Melo marinus. Pranca., Conch. min. not. , p. 20.
Gvuarrieri, Test., tab. 107, fig. B_, E.
Cidaris miliaris. KLEIN, Echinod. ed Lesxk., p. 76, tab.
38, fig. 1.
Rumpu., Mus. , tab. 13 , fig. B, C.
SEBA , Mus. 3, p. 24, tab. 11, fig- 4 a,b; ettab. 12,
fig. 1,6, Set 9g.
ANGENVILLE,.Conchyl., p. 307, tab. 25 , fig. F.
BruguierE , Enc. meth. , tab. 131, fig. 1.
Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol.3; p.43,n. 1.
Cuvier, hegn. anim., vol. 4, p. 14.
a) Spinis violaceis.
Lesxr ap. KLEIN, p. 74 ; tab. 38, fig. 1.
Brucuirre, Enc. meth., tab. 132, fig. 1.
SERA oo abi doit 0.
b) Spinis violaceis apice albidis.
Obs. ) Ad vicinia oris omnium Echinorum Crateris nea-
16
(| 362)
politani, practer hanc speciem, in qua est trifida, extat Pedice/-
laria globifera (1), inter aculea ciusdem speciei aeque ac E. mi-
liaris, saxatilis, spatagi observatur P. tridens (2), et in ex-
tremitate suorum pedum repcritur P. rozifera (3).
2 E. neglectus -- E. reale o Angina bianca.
Haemisphaerico depressus , albidus ; fasciis porosis, flexuosis,
bi poris, verrucosis; spinis albidis striatis.
Lamarck, Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, n. 25.
An Cidaris Hemisphaerica? LEsxE ap. KLEIN, p. 90,
abi ‘2 go
BrucuigerRE, Enc. meth., tab. 133, fig. 3 a Db.
An SAvieny , Egypt., tab. 7, fig. Ix-1182
Obs. ) Satis diversa a P. triphilla (4) mihi videtur ea,
quae ad hune Echinum spectat.
3. E. melo -- E. o Melone di mare.
Globoso-conicus, assulatus ex luteo et rubro Variegatus et
fasciatus ; fasciis porosis, angustis , flexuosis ; pororum paribus
transverse Dinis.
Lamarcx, IHist. des anim sans vert., vol. 3, p. 45, n. 8.
GuartiERI, Index Testac. , tab. 107, fig. E (non B). _.
An Kworr, Delic, tab. 102, fig. 1, 2.
4. E. sardicus -- E. o Angina di Sardegna.
(1) PEDICELLARIA — Corpus pedicu!o rigido fixam , apice clavato-capitatum;
Clava squamis aut aristis radiantibus terminata. Os terminale.
(2) P. globifera. Capitulo sphaerico, pedunculo nudo sextuplo longiore. MUL-
LER, Zool. danica 1, tab. 16, fig. 1-5. — BRUG., Enc. méth. , tab. 66, fig. 1.
LAM., Hist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 63, n. 1.
P. tridens. Capitalo trilobo ; lobis aristatis , ccllo tereti lorgioribus. MULLER,
Zool. dan. 1, tab. 16 , fig. 10, 15. — BRUGUIERE, Enc. meth., tab. 65, fig. 3.
LAMARCK, ORARIO
(3) P. rotifera. Capitulo peltato rotam dentatam referente, pedicello nudo. LAM.,
Opel 4.
(4) P. triphilla. Rubens , collo flexuoso; pedicellato, capitulo trilobo termi-
nato; lobis laevibus, subovatis. MULLER, Zool dan. 1, tab. 16, fig. 6-9-BRUG., Ene
méth., tab. 66 , fig. 2. — LAMARCK, Op. cit.; n. 2.
Orbicularis, ventricosus, conoideus, assulatus, luteo-pur-
purascens ; fasciis porosis rectis: pororum paribus transverse ternis.
Lamarcx, Hist. des anim. sans. vert., vol. 3, p. 45,
n. 9.
Cidaris sardica. LESKE ap. KLEIN, Echinod., p. 146, tab. 9
fig. A, B.
SciLLA, Corp. mar., tab. 13, fig. 1.
PLanc., Com. bonon V 1, p. 236, tab. 1, fig. 415.
BonanNI , Recr. 2, p. 92, n. 19, fig. 19.
5. E miliaris -- E. piccinino o Castagna di mare.
Parvulus,, haemisphaerico-depressus , assulatus, albo-rubro-
que fasciatus ; fasciis porosis , flexuosis , verrucosis; spinis albi-
do-rubellis.
Lamarcx , Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49,
n. 26.
Cidaris miliaris saxatilis. Less ap. KLEIN, p. 82; tab. 2,
Sgr ARSIBIN Gite tabis:98: fia 12,5).
RonpELET , Aquat. , p. 578
ALprovanp, Exang., lib. 3, p. 402.
E. saxatilis. MuLLer, Zool. dan. prodr. 2847.
SEA, Mus. 3, p. 18, tab. 10, fig. 1-4,
Brucviere, Enc. meth.; tab. 133, fis. 1,2 a db.
Nouv. dict. d’ Hist. nat: ; tab. 25, fig. 1,2.
a) (E Basten y\Opwsc. subsec. (3, pì. r12,,
Migsizz8k
6. E saxatilis -- E. o Angina comune.
Hemisphaerico-depressus , ambulacrorum poris arcuatis
cubus in basi obliquis ; proprius a vertice magis erectis.
Linn. cur Guerin , Syst. nat. XII, vol. 1, p. 3172 :
tab. \ 116
* are
TR250 P
Rumpu., Amboin., p. 31, tab. 14, fig. A.
Cidaris rupestris. KLein, Echin. ed. LESKE, p.
5, et 30 A,B—Delic. nat. sel. 1, tab. 103 , fig.
rit, tab.
6.
( 364 )
ISEpia Mus3, cablijzo fig. al.
An.) E. lividus? : hemisphaerico depressus; fasciis porosis,
flexuosis, subverrucosis , spinis acicularibus , longiusculis, stria-
tis , livido-fuscis. Z4mARcK , Hist. des anim sans vert., vol. 3,
p.50, n. 28.
7. È. neapolitanus --- £. neapolitano , Angina
femmina.
Corpore hemisphaerico, fusco; superne spinis subcompressis,
Lrevibus, apice cinereis, rotundato-ancipitibus , inferne longissi-
mis, subulatis : omnibus striatis; fasciis decem, rectis., supra
foveis porosis trifarian, subtus bifariam digestis, poris geminis;
turberculorum areismaiorum ovalibus; ano valvulis quatuor trian-
gularibus clauso. Voss.
** cIDARITES, Lam.
Corpus regulare , sphaeroideum, aut orbiculato depressum , echinatissimum ;
cute interna solida, testacea vel crustacea, tuberculis apice foratis instructa. Spinae
mobiles, deciduae, supra tubercula articulatae ; maioribus bacilliformibus. Ambula-
cra quina, completa , ce vertice ad. os radiantia:: singulis fasciis multiporis binis
subparallelis marginantibus. Os inferum, centrale. Ossiculis quingne postice supra-
compositis armatum. «Aus superus, verticalis.
S. E. Cidaris -- Istrice o Noce di mare.
Hemisphacerico-depressus , ambulacris quinis repandis, linea-
ribus, areis alternatim bifariis.
Linn. cur. Guerin, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p,
Ir NS, i
Echinometra, Guarr., Ind. Testac., tab. 108, fig. D.
Cidaris papillata, var. 3. Zesxs ap. KLEIN, p. 129, tab.
7,fig. B, C.
ScibLa,i Corpi mar\tabi22. I
BownannI, Recr. 2, p. 29.fig. 17, 18.
FarannE , Conchyl., tab. 56, fig. 101.
Inperato, Stor: nat. , p. 784. 7
Brucviere, Enc. méth., tab. 136, fig. 7,8.
Cidarites hystrix: subglobosa, utrinque depressa; areis ma-
( 365 )
ioribus linea flexuosa divisis ; spinis maiorum tuberculorum lon-
gissimis, striatis, ad series quinatis. Zamarex, Hist. des anim.
sans vert. , vol. 3, p. 59, n. 3.
*** spAarangcus, Zam.
Corpus irregulare , ovatum vel cordiforme , subgibbosum, spinis minimis obte-
etum. Ambulacra subquina, brevia, inaequalia , circumscripta. Os inerme , trans-
versnm , lobatum , margini vicinum; Ano laterali oppositura.
-g. E. spatagus --- Testa di morto, Scimia di
mare. i
Ovatus, gibbus, ambulacris quaternis depressis. Lrwx. cur.
Guerin, Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI, p. 3199, n. 12.
Imprrato, Stor. nat, p. 780, fig. 1,2, 3.(Ic. optimae).
Spatangus Brissus. LEsxe ap. KLeIn, Echin., p. 246.
S. Flavescens. MvLLer, Zool. dan. prodr. 2849.
GINANNI , adv. 2, p. 41, tab. 29, fig. 174.
Echinospatagus. GuaLtIERI, Testac , tab. 109, fig. BB.
Sega, Mus. 3, tab. 14, fig. 5-6.
Brueviere , Enc. meth., tab. 158, fig. 11; et tab.159,
fig. 1 = 3.
SciLLa, Corp. mar., tab. 4, fig. 2, 3.
Rumpa, Amboin. , p. 36, tab. 14, n. 1.
S. pectoralis et S. ventricosus : ovato-ellipticus, depressus,
maximus : ambulacris quaternis ; interstitiis eleganter granulatis;
assulis elongatis ad marginem. Lamancx, Zlist. des anim. sans
Vert. , Voli, p. ‘29; 7. 1,2)
Obs. ) Conferatur Gmelin pro huius animantis varietatibus,
a cl. Lamarckio tanquam distinctae species consideratis.
Echini superius descripti, Melone, Sardico Cida-
re Spatagoque excepîis ac praesertim vita gandentibus,
anni omni fere tempore frequentissime apud nos obve-
viunt. Inter edules sunt scitu dignissimi E. esculentus,
neglectus, saxatilis, miliarisgue. — E. neapoltanus
est autem pessimae escae.
46°
( 366 )
Spiegazione delle Tavole.
Tavola XVIII.
Fig. 1. Dimostra l’Asterias exigua supina, essendone
a l'arteria radiale, alla cui dritta e sinistra veggonsi i
piedi, 56 i pezzi ossei tridentati che occultano questi
e quella, ove l’animale gli contragga, e che poco differi-
scono da altri analoghi pezzi sparsi per la superficie supe-
riore del corpo co’ forami À d'onde escono i fascetti vasco-
losi C, c i denti pettinati daquali è cinto Vorificio della
» bocca. — ge. 2. Porzione dell’ 4. rosacea a fin di
dimostrarne tanto i calicetti dorsali B, che le squame
ventrali D.
Fig. 5. A. pentacantha delineata pel dorso, on-
de ne sieno più visibili i calicetti spinosi d, uno dei
quali si è ingrandito F ; il tubercolo labirintiforme e, au-
mentato di diametro in E; e la serie di apofisi laterali /f
fornita ognuna nella base di cinque distinte spine, la
media maggiore delle due de’ lati, e queste più lunghe
delle esterne. Tutte le cinque spine mentovate appa-
riscono ingrandite in M, ed articolate all’ apofisi respet-
tiva, ‘che nella parte opposta offre la inserzione di al-
tre tre spine.
Fig. 4. A. Jonstoni, che differisce dalla preceden-
te per la grandezza e principalmente per avere una sola
spina ovale-compressa articolata all’apofisi laterale de’ rag-
gi come più chiaramente vedesi in G.
Fig. 5. A. echinophora priva degli altri quattro rag-
(367)
gi, e nella cui centrale parte g le papille sono più ap-
prossimate e deficienti de'fiocchetti vascolari segnati in 4
fh. Nel principio del quinto raggio trovasi il tubercolo
labirintiforme H: e ne'lati di quello poi rimarcasi la du-
plice serie di papille # é, ed in giù il quadruplicato or-
dine di piedi II. Ogni papilla ha un asse osseo K colla
base articolato al reticolo ossoso, e coll’ apice puntuto
libero, è cinto a guisa di mobile astuccio dalla cute #,
da cui partono le tenaglie ossee j] tanto maggiori, che
minori fornite del proprio gambo. Queste son fatte
da due pezzi o con apice acuminato L o rotondato /,
articolati col ricettacolo ossoso 772, che è sostenuto da
fibre carnose prolungate 72 fino Ala base de’ pezzi la-
terali. |
Fig. 6. A. Savarest in cui si quadru-
plicata filiera di piedi p , ed il tubercolo labirintife-
ro r, che si è delineato a parte per vie meglio dimo-
strarne la figura flessuosa R e paralella delle sue lami-
nette, le papille ossee compresse retuse e solcate nell'a-
pice s, cinte da tenaglie £ ed alternanti coi fiocchetti
vascolosi w.
Favola XIX.
Fig. 1. 4. aranciaca guardata pel dorso, che pre-
senta i raggi: a intero co calicetti spinosi aventino la pro-
pria cupoletta ossea e che sonosi ingranditi nella Zig. 5 e 6,
le spine vertebrali è lunghe e c corte, essendovene la
sola filiera laterale interna in d ec.; e rivoltato su per
farne vedere il tubercolo labirintifero # dove finisce il
corpo #, le spine della faccia inferiore, le papille ©
(368 )
piedi assottigliati f, l'arteria radiale g°, le spine 4, che
avvicinate occultano questi e quelli, in tale spazio ospitan-
do la Nereis squamosa ( Fig. 7 ) e flexuosa ( Fig.
8 ), essendone state ingrandite le squame nella Zig.
10 e 11; Z colla sola teca vertebrale; 72 con l’ intestino
cieco 72, il cui apice è sostenuto dal legamento 0, uscen-
do tubolosi pp dallo stomaco, che in g offre i tendi-
nucci pennati e poco più sopra il sacco biliare 7, i le-
gamenti s. che lo attaccano all’ integumento del corpo,
dove si ravvisano le fascie analoghe agli ambulacri de-
gli Echini £ #, porzione de’ sepimenti fibrosi 2 w, e ia
inserzione delle ovaie © 0. 1 ‘corpi vascolosi a po-
sti intorno l'anello osseo y della bocca, e le vesciche
ovali z z.
Fig. 2. Pezzo dei lacerti muscolari del comune in-
viluppo ove sono impiantati i calicetti spinosi @ intero
e 6 reciso. Ogni aia di detto reticolo lacerioso ha del-
le fibre con vari forami c comunicanti. dentro l’ ad-
dome. Siffatti fori esistono pure nell’ A. ec/izophora
( Fig.3)d, oltre que posti a’ lati di ogni teca ver-
tebrale e, donde partono i muscoli a laminette Y.
Fig. 4. Disposizioni de’ pezzi ossei sottoposti alla
cute dell’ 4. echinophora g, essendone la. metà della
colonna vertebrale A.
Fig. 9. L'A. pentacantha olire i denti spinosi cir-
condanti la bocca è, poco lungi ne ofire cinque altri
gruppi 7. Quali denti son pettinati nell’ 4. aranciaca
( ig. 17 ) #, sostenuti essendo da’ pezzi / della co-
( 369 )
lonna vertebrale, che circoscrivono l’ atrio della bocca,
e fra essi articolati 72 772.
I suddetti denti consimile dl serbano nell’4.
exigua ( Fig. 16.) 7, dove apparisce la colonna ossea o di
ogni raggio, la composizione della teca delle vertebre p,
e dello spazio intermedio 9; e nell’ _4. rubens (. Fig.
19 ) 7, la quale aveva perduto un raggio, che si era
appena riprodotto f. Quelli dell’ A. ophiura ( Fig. 14)
w, a cui lati osservansi le arterie dentarie v, sono artico-
lati alla metà interiore dalla colonna vertebrale x x ; es-
sendone delineate le vertebre per la faccia superiore ( Zg.
12 ) e per la inferiore ( Zig. 13 ), ed il pezzo osseo
( Fig. 15 ), frapposto alle squame del dorso presso ogni
raggio dell’ 4. cordifera , ove si adattano i' pettini.
Fig. 18. I pezzi componenti ogni vertebra sono :
ab ed articolati fra loro c, avendo in e il foro ed.jin d
il legamento \intervertebrale ; altro pezzo congiunto a
g diviso nel punto 2, e ad i, che ‘offre porzione del ca-
nale 7 per l’ ingresso dell acqua marina.
i Tavola XX.
Fig. 1. Asterias ophiura supina con i piedi a @
sporti in fuori, i quattro, forami ovali per 1’ ingresso
dell’ acqua è posti. in ogni raggio, ed .una specie di
squametta c quasi a cuore. Si osserva poi un, pezzo in
grandito tanto delle squame dorsali: de’ raggi (Fg 2), che
quello del disco del suo dorso risultante da numerosi tubercoli
ricoperti dalla cute, e aderenti alla tunica fibrosa (Fg. 3).
Fig: 5. Essendosi sezionato e. rovesciato un: pezzo
dell’ integumento : dell’ 4. aranciaca, di cui si. veggo-
47
( 370 )
no iresidui de'sepimenti fibrosi d d divisori della cavità
addominale , gli spazii e e picciolissimi rimasti da’ lacerti
fibro-tendinosi, e la striscia 7; in cui il peritoneo se ne
discosta per formare il mesenterio g'; chiaramente si ri>
marcano le fibre tendinose disposte ad imbuto 4, le qua-
li separano il sacco biliare aperto nel fondo dello stoma-
€07, e propriamente nel centro de tendini pennati , che
a traverso delle tuniche rugose di esso traspariscono.
Oltre de’ quali tendini n'esistono altri, che lo abbrac-
ciano 4 #, e s'inseriscono sin quasi al termine della teca
vertebrale de’ raggi. Nell’ interno del ventricolo, avente
l esofago L, sboccano gl’ intestini ciechi Z/ ec. , che in
qualche distanza e con alterna disposizione cacciano pe’
lati le vescichette ovate ed increspate 772 #2, ed osservansi
nel suo interno infinite raghe, e gran copia di vasi ( Z%g.6 ).
I suddetti intestini sono due volte ramificati nell’ 4. ex
gua (Fis. 7 ), e tre nell A. Savaresi ( Fig.8).
Fig.g. N lati di ogni raggio dell’ A. ophizra si
aprono i canali degli ovidotti @« @, e nel centro infe-
riore poi del corpo esiste. Y apertura 4 dello stomaco
fatto da laminette membranose e c, e nel cui fondo VA.
cordifera ( Fig. 10 ) presenta dippiù le menzionate
lamelle pennate , ed a stella. Le ovaie di simigliante A-
steria sono a cornicello e.
Fig: 11, In questa varietà dell’.4. dispinosa ap-
parisce il sepimento fibroso Y, l ovaia £ g, le due lami
ne membranose 4 per entro le quali tragitta la matrice
dalla teca vertebrale 7 fino al tubercolo labirintiforme /..
Fig. 12. A. cordifera, che offre i raggi 72 n recisi
(371 )
ed indi a poco a poco rigenerati,, nella loro origine i
due pettini spinosi esterni, che. ne hanno altrettanti più
piccoli interni p ( Fg. 13), non chè ( Fg. 4) i piedi g,
che escono dalle squame laterali. Nella Zig. 14 si è rap-
presentato un pezzo della bocca di detta Stella per farne
vedere i denti e la configurazione delle annesse squa-
mette. i
Le ovaie dell’ A. exigua sono segnate. dalla 7g.
15, e quelle dell'A. Savaresi dalla Fig. 16, e dell’ 4.
violacea dalla Fig. 17; giacchè nella £g. 18 rimarcansi
non solo le ovaie dell’ 4. ararzciaca B, ma benanche
il corpo labirintiforme colla respettiva-apertura, che gui-
da nella matrice GC, della quale si sono ingrandite due
laminette interne ( Zg. 19), cui è legata la sostanza a-
diposa c col proprio forame e.
Tavola XXI
Fig. 1. Sacco biliare dell’ A. ararciaca ; apparte-
nendo quello della Fg. 2 all A. exigua e l’altro
della Fg. 5 all’A. Savaresi. — Fig. 5. Pezzo de
raggi dell’ 4. subulata, ‘guardata ( Zig. 6 :) pel dor-
so, ove rilevasi che in tutto il perimetro è fornita di
calicetti, tranne nel margine del canale inferiore di o-
gni raggio corredato di due spine d: c c. indicandone
i forami pe’ quali passano i fioccheiti vascolosi. - ig.
7. A. Tenorii delineata per la faccia superiore co’ piedi
dd vescicoloso-dentati, essendone disegnato nella Fig.
18 Ja parte. inferiore del disco colla bocca e, nella Fig.
9 la squame superiore; è nella. Fig. 10 la inferiore de’
raggi.
*
(973)
Fig. 12. Anello vascoloso esofageo dell'A. ararn-
ciaca, in cui sbocca una delle cinque vene meserai-
cheg, e dal quale ‘escono esternamente le vesciche ova-
li 00 ed'all’interno i.corpi vescicolosi, uno de’ quali
si è ingrandito ( Fg. 4'), le arterie radiale 7 e me-
senterica 4, la vertebrale 7 che a dritta e sinistra dà
un breve canale per le due vescichette ovali %, pel
piede 7; avendo esternamente ( Zg. 14 Z ) le fibre
a lungo, e nell’ interno altre a traverso 72 con cui ade-
risce alle mezze vertebre 72, tra le quali passa L' arte-
ria vertebrale p, che somministra il canale per la ve-
scichetta 9 e pe piedi 7. Forma di questi e quella nel-
VA.rubens ( Fig. 13 ).
Fig. 15. Anello vascoloso dell’ esofago appartenen-
te all’ 4. echinophora, da cui ha origine l'arteria ver-
iebrale @ col canaietto a dritta e sinistra per le vesci-
che reniformi d e pe’ piedi c. Arteria dorsale drecisa
con due vasi forniti di fiocchetti, che escono pe’ fora-
-mi dell’ intesgumento superiore de’ raggi ( A. Savaresi
Fig. 14 s), i quali sboccano nella vertebrale a , egual-
mente che forse lo farà il vaso esterno e, che passa per
mezzo di ognuno di siftatti fiocchetti ( Z%g. 16 ).
Fig. 17. Sistema sanguigno dell’ 4. ophiura, di cui
sono 7. anello vascoloso dell’ esofago, ed arterie 0 o den-
tarie, p dorsale, g vertebrale co’ piedi, essendosi di-
segnato nella 7g. 11 quello dell'A. Tenorit ingrandito.
Fig. 18. Vasi dello stomaco dell’ 4. aranciaca e
dell ophiura Fis. 19, e ig. 20 corona de tendini
pennati della prefata A. aranzciaca.
(579 )
N. B. Nell articolo circolazione delle Asterie, pag.
297 dal verso 12 al 16 bisogna leggere, che dalle ar-
terie vertebrali escono i canali per le ampollette e non
già dalle radiali, che puonsi piuttosto considerare come
vene. Cosicchè il circolo sanguigno delle Stelle marine
si fa mercè le vene mesenteriche e le radiali, che ri-
portano il sangue nell’ anello vascoloso esofageo , don-
de passa nelle vesciche ovali e ne’ corpi vescicolosi, e le
arterie meseraiche, le vertebrali e le dorsali co’ rispettivi
fiocchetti, che lo diffondono alle diverse parti del loro
corpo.
Tavola XXII.
Fig. x». E. Cidaris con i piedi AA, le sue spi-
ne lunghe a e brevi 5, di cui esistono altre più piccole
tanto nelle pertinenze della bocca c, che ne’ cinque spa-
zii mediani del corpo, in mezzo ad ognuno de quali d
serpeggia un’arteria , che forse esce dall’ anello vascola-
re dell’ esofago.
Le Zig. 2, 3e 5 ne dimostrano le piccole spine sepa-
rate, di cui ora si è fatto parola. La maggiore si è in parte
rappresentata nella Fg. 4, ove apparisce solcato-muricata
e coll’acetabolo e, che articolasi al corrispondente trocan-
tere ( Zig. 6) f. Esprimono la pedicellaria , che gli appar-
tiene, la Zig. 7 chiusa col proprio gambo osseo g , e la
Fig. 8 aperta risultante da tre pezzi prismatici 4.
Fig. 9g. Il vano della grande apertura della scatola
ossea dell’Z. Cidaris, che nel mezzo presenta la bocca /,
è chiuso da un diaframma muscolare embriciato 72; aven-
do V orlo di quella cinque pezzi , che nell'unirsi n 7 non
(374 )
formano gli archi ossei degli. altri Echini, e principal-
mente dell’ £. sawazilis ( Fig. 10 ) 00. Cadauno de’
suddetti pezzi in questo Riccio offre una coppia di semi-
forami p pel passaggio delle branchie. Il diaframma è
fibroso, nella cui faccia inferiore ha moltissimi ossicini piat-
ti g fra loro concatenati mediante filetti muscolari, in
«corrispondenza de’ quali si articolano i gruppi di pedi-
cellarie circondanti la bocca: dicendosi lo stesso per l’ al-
tra catena di ossetti, che più dappresso la cinge 7, ad
ognuno de quali esternamente si articolano i gruppetti
di dette pedicellarie, che nel mezzo hanno un piede con
orlo connato, siccome apparisce sull’Z. neapolitanus ( Fig.
t1)s, e (Z7g.12) 4; attesochè la ig. 13 dimostra le pedicel-
larie di siffatto essere, nascendone quattro da un comune
gambo 2, e le Zig. 14 e 20 offrono due de’ sopraddetti
ossetti ingranditi , onde far conoscere la coppia di forami
appartenenti a cadauno p, pe quali passano i canali di
tali piedi o tentacoli.
Il medesimo E. reapolitanus ha una duplice coro-
na di branchie & variamente ramificate, ed incise ( Fig.
15 ); gli aculei superiori brevi y rotondati ( Zig. 16 ),
il cui apice si è ingrandito ( Fig. 17), ed i lunghi 4
assottigliati ( Z%g.18 ), dove si vede in @ un pezzo del-
la capsula articolare ; i piedi affollati con apice peltato è
nella sua faccia superiore, altri poco appresso in duplicata
serie e con estremo sottile c , avendone taluni in giù da
un solo lato pennati ( 7g. 19 ). -
Fig. 20. Pezzo del guscio dell E. reapolitanus, onde
dimostrarne gli archi imperfetti della sua apertura supe:
( 575
riore e, i quiattro forami delle branchie Y degli ambula-
cri, e la disposizione degli acetaboli £°. È poi oggetto
della Zig. 21 di far conoscere la direzione degli am-
bulacri & presso l’ ano chiuso da quattro valvale 7, cin-
te da cinque scudetti 7, uno de’ quali offre leggeri alveo-
li #; e tutti hamo il buco per l'apertura degli ovidotti .
Tolte le prefate valvule apparisce 1’ ano / ( Fg. 22);
vendone rimasta una 772 per dimostrare l'inserzione de’
muscoletti, che le chiudono ed aprono n.
Tavola XXIII:
Fig. 1. E. esculentus, var. sp. apice albis, sezionato
a traverso, di cui si osservano : gli aculei grandi @, e quei
trifarcati 5 ; i piedi c c, donde nell’ interno del guscio par-
tono delle laminette dd d, impiantate ne’due canali de-
gli ambulacri e e 7, dove esiste il foro per la uscità di
un ramoscello dell’ arteria radiale , e vedesi la disposizio-
ne de forami pel tragitto de’ piedi; £ e suture per le
unioni degli ossetti pentagoni del guscio ; # base della co-
rona de denti maggiori; # linguetta ripiegata ; 7 serie
di ossi x congiunti mercè la membrana muscolosa #;
Ampolla Poliana; in esofago, che in n sbocca nel
rigonfiamento , che potrebbesi dire stomaco; 00 prima
girata del tubo intestinale alternante col mesenterio p p, che
all’ esterno con tendinucci si lega al guscio; secondaria
girata del primo g g e del secondo #7, terminando poi
nel retto s circondato da tendinucci ; ££ ovaia col pro-
prio ovidotio.
Fig. 2. Diaframma che chiude l' anello superiore
della scatola ossea ; nel cui» centro trovasi la bocca a cin-
(376)
ta dalle fovee degli ossetti sottoposti, dalle pedicellarie
trifide fascicolate piccole 6 e da altre più grandi c, che so-
nosi ingrandite nella Zig. 6. Piede di detto Echino, ve-
duto per la faccia inferiore ( lg. 3 ) e superiore colla fovea
centrale ( Fg. 5) — Ze. 4 esprime itre pezzi aperti ed
articolati dell’aculeo trifurcato, che è semichiuso nella Fg.7
col fascetto di fibre d motrici di essi, e provegnenti dal sot-
toposto gambo osseo inviluppato dalla cute, ed articolato
col rispettivo trocantere tra le spine del guscio , siccome
osservasi nella 7g. 9 e di altro aculeo capitellato trifi-
do posto tra gli aculei cartilaginei del tutto vestiti dalla
cute Fig. 8.
Fig. 10. Dente maggiore, che offre in / la conti-
nuazione dei denti del pettine, g le due lamine ossee
dure, 4 la faccetta in cui si articola. l’ ossetto rettan-
golare #, / l'osso x congiunto a quest ultimo. — Fig.
11. Dente maggiore dell’Z. zzeapolitanus nella base disu-
nita e corredata di uncinetti #, essendone £ l’ossetto diverso
dall’x. — Zig. 12. Faccia inferiore interna del dente mag-
giore per dimostrare la situazione delle due laminette
ossee dure continuate nella linguetta 72 in una specie
d’ incavo. — Fig. 15. Dente maggiore dell’ £. Cidaris
col suo ossetto rettangolare 72 e ad x 0. — Fig. 14. Altro
dente maggiore a fin di dimostrare la inserzione de’ mu-
scoli adduttori p in vari strati, che si ravvisano in si-
to g (Fig. 15).
Fig. 17. Scudetto maggiore alveolato, nella cui fac-
cia interna corrisponde la fovea ( Fig: 18) 7, oltre l'in-
fossamento dell’ ano, corredato all’ esterno di molte val-
(377 )
vnletie triangolari ( Fig. 21). — Fig. 19. Aculeo gran:
de il cui troncantere è circondato da piccoli aculei s.
Fig. 22,- 24. Siè delineata la posizione della lamina
inferiore £ alla superiore 2 del dente grande, di cui la
Fig. 25 fa conoscere la faccia esterna o dorsale della la-
mina maggiore. — Fig. 16. Uova riunite in gruppi ovali,
che col microscopio compariscono fornite di apice rileva-
to v: e le stesse furon vedute circolare tra il siero del
sangue ( Fg. 20 x ) in unione degli anelli cruorici riuniti
în gruppi £ z.
Tavola XXIV.
Fig. 1. Apertura superiore della scatola ossea dell’
E. Cidaris a, la quale manca di archi; borse 6 comu-
nicanti collo spazio esistente tra la bocca ed i denti; c
ossicini che circondano l’ esofago, fra loro connessi con
un piano muscoloso ; d esofago ; e e ampliazioni del tu-
bo intestinale corrispondente al duodeno alternanti con
altri cinque rigonfiamenti, che vi sono sottoposti, e da’
quali esistono in ff i vani; £ pezzo di mesenterio le-
gamentoso, che gli mantiene aderenti al guscio osseo ; 4
vena ed è arteria enteroidea, che costeggiano il canale
degli alimenti fino all'intestino retto 4% cinto da molti
tendinucci , le cui diramazioni si anastomizzano inj. Nel
margine del duodeno vedesi un altro pezzo di mesen-
terio //, nelle cui lamine trovansi molte glandulette.
Fig. 2. Porzione dell'anello osseo descritto per di-
mostrare l’ attacco de’ muscoli 0 0 0 0 agli ossi p p pp ne-
gl: estremi bifurcati, ognuno de quali è unito mediante
il muscolo 7; che verso l'interno finisce in una mem-
48
(978 )
brana muscolosa da unire tutti e cinque gli ossicini re-
stando il passaggio per l’esofago, e dal suo esterno par-
tono due esili filetti muscolari diretti a’ lati delle lin-
guette rr. Muscoli ss abduttori, e £ adduttori de’
denti.
Fig. 3. Esofago reciso a, cui mercè sottile mem-
brana da una parte si unisce alla vescica ovale 6 col-
l'estremo opposto aderente alla fovea sita presso l' inte-
stino retto ce fornito di tendinucci intorno l’ ano, e dal-
l’altra comunica col canale dd d, che costeggia tutto
]J'inierno lato del duodemo e e e, aperto in g onde
farne -vedere le cellette, e termina nell’incominciamen-
to dell'ultimo tratto del canale degli alimenti 4 4. È
da è segnata l'arteria e da 7 la vena enteroidea.
Fig. 5. Orificio della bocca circondato da dieci mu-
scoli con una coppia di essi /Z diretta alla parte interna
dell’ osso 772 72, e scorrenti su l’ esofago z. NN denti
maggiori ne margini interiori pettinati e presso l’ apice
di cadauno si attaccano i due muscoli o o. Un solo
strato degli adduttori dei denti vedesi nella Fg. 4 P;
come pure si ravvisa l’ antro dentario 9g.
Fig. 6. Con essa dinotasi l’ attacco de’ due muscoli
rr abduttori de’denti, che dall’ interno delle branche de-
gli archi osssei si dirigono ‘alati superiori di ogni den-
te. — Fg. 7. Dente dell’ E. meapolitanus per farne ve-
-dere il canale medio S ed i due antri s s, che trovansi
nella sua sostanza.
Fig. 8. Pezzo di lingua guardata pel dorso £#, ed w
disposizione delle fibre da cui risulta. - Zig. 9. Esofago
( 379 )
dell’ E. neapolitanus ingrandito per osservare le rialza
ture della sua interna tunica. — 7g. 10.a Pezzo della
membrana esofagea dell’ E. esculentus, è del duodeno
dell’E. neapolitanus, e d del mesenterio dell’E. Cidaris.
Fig. 13. E. sawatilis guardato per la faccia in-
feriore, essendone 4 l ano chiuso coi forami degli ovi-
dotti nel perimetro , ed i piedi cc; attesochè gli acu-
lei grandi e piccoli con una pedicellaria si. veggono nel:
la Zig. 11, lano aperto nella #7g. 12 e le forma e
struttura del tubercolo alveolato nella Fg. 15. Si dimo-
stra la disposizione di tutti i pezzi che circondano l’ ano
tanto mobili che fissi g, l unione di que’ del guscio 7,
con un solco a zig-zag nel punto i, e gli ambulacri //
nella Fg. 14.
Fig. 16. E. neglectus veduto per la sua faccia supe-
riore, di cui sono 72 72 le branchie poste poco lungi. dalla
bocca. — Fig. 20. Aculeo suo, il cui apice è delineato nel-
la Zig. 22. e la base nella Zig. 17, dove vedesi la tu-
nica musculare esterna r, che lo unisce al corpo, e la
interna s. La Zig. 19 e 20 rappresenta un aculeo ingran-
dito, e la Zig. 18, 21 ed A le varie pedicellarie che
vi si trovano, avendo ognuna un ossicino nell’ interno in-
feriore del gambo.
o Tavola XXV.
Fig. 1. E. spatagus delineato a grandezza naturale
per la sua inferior faccia, ove si osserva la bocca a cinta
da piccoli aculei setolosi, e è c d ambulacri anteriore , la-
terale , e posteriore co’respettivi piedi ; l’ano e circondato
da pedicellarie, e poco oltre esistono altri piedi f; l aia
*
( 580 )
ellittico-cordata £; e la ovale 4 con gli aculei a paletta.
Fig. 2. Il suddetto Echino guardato pel dorso , on-
de ravvisare il sito, in cui finiscono ì piedi ombrellati
e principiano i tubolosi 7, i quattro ambulacri colle pin-
ne laterale # e posteriore K , le aperture degli ovidotti /,
e l’ aia crociforme romboidale.
Fig. 3, 4. Aculeo a paletta 72 osservato per la
parte inferiore, vedendosi in 72 il forame interno , ed o
per la superiore, avendo in p l’acetabolo cui sovrasta
una specie di fovea, il quale si articola col troncantere
( Fig. 5 ) posto presso il perimetro della sua aia 9g.
Altro aculeo ( 7g. 8 ) con lungo collo r tra l’acetabo-
lo e l orlo. — Fig. 6. Aculeo triforcato posto fra i. se-
tolosi degli ambulacri posteriori inferiori, e /%g. 7 si-
tuato intorno l’ano. — Fg. 9. Piede triombellato in-
grandito , e Z°%g. 10 branchie bipinnate.
Fig. 11. Pezzo A della scatola ossea inferiore e B
superiore, notandosi nel primo @ gli ossetti mobili del-
la bocca, c que’ dell'ano, d metà dell’ ambulacro an-
teriore, e il laterale ed Y f il posteriore sinistro, ove
trovasi la cresta g; e ravvisandosi nel secondo metà
dell’ ambulacro anteriore 4, il laterale £, il posteriore £
sinistro, ed i due forami de’ quattro ovidotti presso
i quali esiste nn altra eresta è per l’ attacco delle ovaie.
I differenti pezzi componenti il prefato guscio osseo so-
no circoscritti da particolari suture.
Fig. 12. a Bocca, c esofago, d d duodeno, e
sacco cieco, /f resto del tubo intestinale ripieno di
arena, g terminato da legamentucci, 4.4 canale che
(381)
dal termine dell’ esofago finisce nell’ intestino, lamina
mesenterica interna Z 7, ed esterna % % co’ tendinucci
sfioccati che lo sostengono alla scatola ossea, Z corpi
vescicolosi, 72 peritoneo che lega l’ esofago alla cresta
ed_ all’ 4mpolla Poliana, ed n porzione libera : 0 0
altro pezzo di peritoneo aderente alla linea mediana su-
periore della scatola ossea, alla cresta ivi esistente , e le-
gato all’ esofago ed al retto.
Tavola XXVI.
Fig. 2. Le arterie radiali a a a a a dell'E. esculentus
con flessuoso tragitto , mentre danno un ramoscello per
le laminette vescicolose 6-6, donde in giù esce una cop-
pia di piedi cc, passano sotto gli archi ossei ove a
dritta e sinistra somministrano un vaso, da cui pendono
tre vescichette ovali e e( ig. 7 ), da ognuno di loro u-
scendo le arterie esofagee f/, le quali formano l’ anel-
lo vascoloso dell’esofaso g; e poi fra esse parallele 2
î è si disperdono nelle tuniche di questo. Infine pria di
finire nel comune anello vascoloso # danno a manca e
dritta un tabolino fornito in giù di una vescica 4 ( Fg.
7), ed in su di due vasellini, che attraversano i piedi
posti intorno la bocca /.
Dall’ anello vascolare esofageo con tortuoso anda-
mento pende l’ Ampolla Poliana m, la quale infe-
riormente ha un vasellino che finisce nella sostanza ve-
scicolosa 2, e- ne esce non solo l’ arteria mesenterica
oo, mavi sbocca pure la vena meseraica p 7. g Corona
vascolare situata intorno l'orificio dell’ ano; dalla quale
escono cinque arterie r 7 77 aliasiomizzate colle radiali
( 382 )
(#tg.6). Non ho potuto indagare quale rapporto, le
| branchie nella Z%g. 3 ingrandite serbano , mostrando in s la
| parte pendente dentro il corpo, ed in S quella posta
fuori col resto della circolazione, che sarà come i cor-
pi vescicolosi delle Asterie.
Fig. 10. E. neapolitanus, di cui sono @ l’ arteria
radiale finita in 4 con una porzione dell’ anello della
bocca, c quello dell’ esofago coll’ Ampolla Poliana
d,ed ee l'arteria esofagea provegnente dalla radiale, es-
sendone state in giù recise le altre sue quattro compa-
- gne f/ff. In questo Echino dalle laminette vescico-
lari superiori escono i soliti piedi g, essendo que’ delle
medie assottigliati 4, e delle inferiori da un solo lato
pennati ( Fig. 12).
Fig. 4. Si è ingrandita una laminetta vescicolosa
dell’. saxatilis per farne vedere la forma, la vena-
tura e le vescichette ripiene a di umore analogo a quel-
lo contenuto nell’ Az:polla Poliana. Per ogni piede
caccia due canalini è che arrivano sino all’ estremità,
il quale nell’ interno ha delle fibre a traverso, che al
l'esterno c sono longitudinali. — 7g. 5. Arteria ra-
diale dell’ E. Cidaris colle laminette d ed i piedi e re-
ticolato-setolosi , la quale superiormente ha le vescichet-
te ovali f ed inferiormente caccia un arteria g, che e-
sce fuori del guscio e si dirige verso la bocca.
Fig. 8. Dal pentagono vascoloso 4 dell’. spaza-
gus nascono le arterie sagittale 2 î, laterale superio-
re £# £ ed inferiore //: queste e quella si continuano
verso i quattro forami degli ovidotti, dando ‘a dritta e
( 383 )
sinistra il canaletto per le rispettive laminette 72 n, da
ognuna delle quali nascono due vasi bipennati ( Fig. 13 ).
Le arterie laterali inferiori nel circoscrivere la ba-
se del succennato pentagono formano l’ anello vascoloso
dell’ esofago, da cui prende origine l’arteria 72 e la vena
o 0, che con parallelo tragitto percorrono tutta la lunghez-
za delle intestina anastomizzandosi nel duodeno p. Tra l’a-
nello vascoloso esofageo e l’arteria laterale inferiore sinistra
hanno origine l’Ampolla Poliana, la meseraica mino-
re in cui con infiniti ramoscelli finiscono i grappoletti
vescicolosi é ( Zig. 9g #), e la sagittale 777, che co-
munica coll’ anello vascolare posto intorno i fori degli
ovidotti, e fatto dalle arterie laterali superiore ed infe-
riore di dritta e sinistra, non che dalla dorsale.
Fig. 11. Pezzo del guscio dell’ E. Cideris , di cui
sono @ le fascie porose , è la pelvi, c il peritoneo che
aderisce all’ ovidotto. d. variamente ramificato e setolo-
so. Porzione dell’ ovaia col respettivo condotto dell’ E.
neapolitanus ( Fig. 12). ai
RARRVLRRAOGRAS® dv
(384 )
GIOVI GELILIAREA LIURARLA TRAILER LIRA BRR RIIA U
ANNUNZIO SU LA FACOLTA VELENOSA DI TALUNI
MOLLUSCHI TESTACEI.
Tra” pesci non squamosi, e soprattutto fra’testacel si
notano da’ trattatisti di Polizia medica e di Tossicologia il
mitilo degli stagni e le ostriche (1), i quali mangiati
nel tempo della fecondazione e di està producono delle
coliche, ed una eruzione alla pelle simile alla Aydroa
sudamen, a cagione delle loro ovaie contenente un u-
mor latticinoso caustico, onde è che in Francia ed in
Spagna sonosi cominate delle pene a coloro, che le ven-
dono nella stagione estiva.
A me sì è presentata l'occasione di notare tra que-
sta classe qualche specie di altri due generi, vale a dire
la così detta Spera ( Arca zoae ), lo sconciglio reale
( Murex brandaris) e’1 comune o truncolo ( MM. trun-
culus ). Darò un semplice sunto de’ casi , ne’ quali sono
riusciti micidiali, a fine di desiderarne tra noi la proi-
bizione solamente di està.
È inutile tessere la storia de’ medesimi viventi, come
è fuor di proposito l’esporne la notomia, che pubblicherò
nel IV. volume de’ Testacei delle due Sicilie. È però
oggetto del presente argomento di farne conoscere i de-
(1) Behrens, de affect. a Mytilis.
G. P. Frank, Poliz. med. , tom. 5, p. 200.
G. Frank, Praec. univ. med. , v.1, p. 355.
Bateman, Comp. de’ mal. cut., v. 1, p.181.
( 385 )
leteri effetti, che in certe epoche dell’anno, principal-
mente da primavera all’ autunno, . quantevolte sieno di
perfetto sviluppo . ed in somma copia. mangiati.
. Il prof. Scattigna, di cui deploriamo la perdita,
sono ormai. due anni che mi comunicò la seguente os-
servazione per la quale egli desiderava, che mi fossi
occupato a trovare la ragione sufficiente perchè tali ani-
mali testacei tanto ricercati da’ napolitani, mangati duran-
te la stagione invernale fossero salubri, ed all’opposto poi
arrecar dovessero molestissimi danni nel tempo estivo.
Osservazione I. ) Anna Martone di Napoli di. tem-
peramenio sanguigno dell’ eta di anni quaranta in luglio
3825, essendosi cibata di sufficiente quantità di scorcigli
in zuppa verso le ore pomeridiane dello stesso dì prin-
cipiò a lagnarsi d’ insofiribili dolori viscerali , accompa-
gnati prima da vomito di bile mista a materie in par-
te digerite, e poco tempo dopo ebbe continui tormini
viscerali con inutile incitamento ad evacuare le fec-
cie, che durò sino alla sera : epoca in cui il signor
Scattigna fu chiamato .per visitare la povera inferma,
che presentava difficoltoso respiramento , sete eccessiva ,
| pelle arrossita e pruriginosa , coma ; polsi piccioli , bas-
si, e celeri.
Con questo apparato di perniciosi sintomi Quegli
ordinò l'applicazione delle sanguisughe all’addomine , on-
de dissipare la manifesta minaccia di gastro-enterite , ed
internamente prescrisse una soluzione di gomma arabi-
ca edulcorata collo sciroppo di viole. Ad onta di tutti
questi aiuti la ‘infelice Martone , continuarzdo a presen-
49
( 386 )
tare l'aumento de’ sintomi infiammatori , delirio, convul-
sioni, all’ una pomeridiana, o sia 24 ore dopo di aver
mangiato gli sconcigli, cessò di vivere. É
Per ordine della Polizia si procedè allo sparo di det-
ta defunta, cui assistè il prefato Scaitigna, e si vide
la tunica mocciosa gastro-enterica infiammata con mac-
chie cangrenose in quella degli intestini tenui.
Bentosto il prof. Scattigna mi pose nell’ impegno
di esaminare gli animali di siffatti murici, de’ quali io
già aveva intrapreso la notomia nell’ inverno dello stesso
anno. Motivo per cui cercai di riesaminarli con. mag-
giore attenzione, proccurando di soddisfare le sue giu-
ste brame , e di poter concorrere ‘eziandio a farne in
seguito evitare gli esposti danni colla loro proibizione.
Le mie indagini però furono coronate da felice suc-
cesso, attesochè la sostanza, che costituisce le parti del se-
condo cavo branchiale, mi offrì un colore diverso da quel-
lo, che nell’ inverno presentava. L’ ovaia anche era di
alterato colore, ed il corpo adiposo ricolmo di una so-
stanza tegnente, e filamentosa . Alla destra ed infe-
rior parte della cavità suddetta esisteva un corpo glan-
duloso , risultante da molte vescichette piene di umo-
re violetto, che gli antichi conobbero col nome di
porpora senza che avessero saputo, come neppure i mo-
derni zootomisti conoscono, donde quella si fosse mai
lavorata.
Tutti gli additati organi adunque solamente ne’ mesi
estivi trovansi. rigogliosi di umor violaceo, ed. in piena
loro attività ; ed ‘ecco. perchè sperimentansi solamente in
( 387 )
tal’ epoca micidiali. Il succennato’ organo si rinviene
puranche nell’ abitante del Buccinum Galea L. e del
Murex Tritonis L. (1), e sempre di està acquista il
color di porpora; anzichè di primavera, giusta l’ asser-
zione di Aristotile seguita dal celebre Ferusac (2), che
soggiugne scomparire nella canicola.
. Osservazione Il) Il sig. D. Errico Rotelli dimorante
in questa Capitale il dì 19 del mese di agosto 1825 man-
giò insieme con sua moglie D. Giuseppa di Aquino una
zuppa de’ molluschi abitanti nella conchiglia detta Spera
( Arca Noae, Linn. ). Dopo pranzo la di lui moglie prin-
cipiò ad accusare forte dolore di stomaco, vomito , offu-
scamento di vista , vertigini, convulsioni toniche e prin-
cipalmente il trisma, restando la povera Aquino rafred-
data , senza polsi, priva di sensi, con segni dapprima di
gastro-enterite, poi di già avvenuta cangrena, ed alle ore
undici antimeridiane del giorno seguente finì di esistere.
Il di lei marito peraltro , il domestico, gli amici
che furono pure complimentati di tali conchiglie e tutti
al numero di dodici persone, soffriron dal più al meno
cardialgie, vomito, diarrea accompagnata da febbre, che
terminò al quinto giorno, previo opportuno metodo cu-
rativo antiflogistico.
L’autossia cadaverica della infelice Aquino eseguita
da’ proff. Grillo e Pasqualone fece conoscere delle suggel-
lazioni cangrenose nell’ interno dello siomaco ed a?terata
(1). Zestac. Utr. Sic. , tom. IV.
(2) Dic. cl. d’ Hist. nat., vol. 3, pag. 553.
*
( 388 )
la mocciosa intestinale. L’ analisi chimica delle sostanze
rinvenutevi dal prof. Lancellotti diede per risultamento
solfato di calce e molto ferro.
Quindi vedesi bene che gli addotti esempi ci som-
ministrano argomento chiarissimo di essere molto guardin-
ghi nel cibarci di tali mollusehi (1).
(1) Z un articolo sommamente intralciato quel
lo della vendita di ogni sorta di pesce ed in qual
siasi epoca dell’anno, e che soltanto la Munificen-
za del nostro Augustissimo Monarca potrebbe inco-
raggiarmi ad intraprendervi un lavoro utile agli a-
bitanti delle spiaggie delle due Sicilie, che finora
nulla di sicuro posseggono intorno a ciò. I pesci
conosciuti velenosi per organi particolari, spine, uo-
va, o per essersi cibati di altri animali forniti di
principi acri e di sostanze deleterie, sono assai
scarsi: ma quanti altri forsi ve ne saranno cre-
duti innocui, e che in seguito di attente ricerche
renderebbero più sicuri e men funesti sì grati cibi
a’ popoli delle Sicilie ?
Ed a questo proposito conviene sapere che Pti-
nio ha conservata una Legge di Numa la più anti
ca tra le suniuarie romane, con cut determinast
quali pesci mangiar si potessero nelle feste solenni.
Essa ha molta simiglianza colla dietetica di Mosè;
ed invece di credere che fosse stata dettata da Nu-
ma per limitare le spese da farsi in tale rincontro,
molti opinano che egli altre ragioni avesse avuto
( 389 )
PRU IL Y VIGILI LILY BRR EIRLU RIU BARI VARI PARPRRRAY RARI
MEMORIA su GLI ANELLIDI.
PARTE L
CAPITOLO I.
Delle Nereidi.
$. LN. GIGANTESCA::
Al termine della stagione estiva del 1823 nelle vicinanze
di Capri fu pescata la presente Nereide od Eunice, di cui mi
fu portato un pezzo del respettivo guscio, duro come cuoio,
scabroso esternamente, levigatissimo nell’interno , e circa
cinque piedi del corpo, che appariva mutilato; ma dalla
eguaglianza del suo ‘traversale diametro a quella della prima
articolazione di: essa. è forza conchiudere , che’ siffatta. mi-
sura era circa fa metà della lunghezza, che l’ animale in
per la proibizione de’ pesci non squamosi, che so-
gliono essere il più delle volie i meno salubri, ed
2 più perniciosi alla pubblica salute. I sacerdoti di
Egitto, che abitavano un paese marittimo soggettis-
simo alla lebbra, proibirono molte specie di pesci,
che poi furono interamente suppliti da’ soli vegeta-
bili. Dippiù gli Ebrei, essendo ad un di presso
governati da leggi analoghe, non potevano mangiar
Pesci senza squame.
( 390 )
esame offrir doveva, o sia di dieci piedi circa.
È inesprimibile la varietà delle tinte e la vivacità
de’ coloriti del suo corpo soprattutto nelle pertinenze
della testa. Il rosso, il giallo, il ceruleo si ravvisavano
così elegantemente combinati che al menomo movimen-
to dell’acqua del vaso, in cui per tre giorni tenni vi-
vente questo gigante degli anellidi , l’ occhio ne restava
sommamente appagato , ed il riflesso di tutti i colori del
prisma e dell’arco baleno bentosto si dipingevano sulla re-
tina. A norma che gli anelli si allontanavano dalla testa
i suddetti coloriti tendevano al rosso-fosco, sebbene infe-
riormente eran sempre screziati di rosso, giallo e cilestro.
Per due sere continuate alla menoma mossa spandeva un
chiarore fosforico. Il mio dotto amico dottor Minichini
si compiacque infinitamente della ispezione di simiglian-
te verme. E quantunque avessi fatto infinite premu-
re a’ marinai, onde averne qualche altro individuo; pu-
re gli sforzi di costoro riuscirono sempre vani.
Descrizione. ) La testa presenta la bocca con due
lobi, e poco in su cinque crassi tentacoli, alquanto lun-
ghi, appena rigati a traverso, rotondati nell’ apice, e
disposti in maniera che tra i due laterali esistono gli oc-
chi senza alcuno gambo, infossati nella sostanza carno-
sa, e forniti di facoltà visiva; nel menire poi il quinto
tentacolo , eguale agli altri quattro descritti, e tutti fra
loro equidistanti, è situato in mezzo a’ due anteriori e
medii ‘in corrispondenza dell’ angolo superiore de’ lobi
carnosi della bocca. I
Le suocennate parti appartengono al primo anello del
( 591 )
corpo di questo animale , seguendogli il secondo, lungo mez-
zo pollice , al cui termine superiormente 5° inseriscono tre
disuguali cirri a dritta, ed un solo a sinistra. Indi no-
ve altri anelli, ognuno lungo alquante linee , e privi di
qualsisia appendice, succedono a’ precedenti. Si avverta
che il secondo anello ha una striscia rossa ne’ lati, alla
quale segue una gialla, che confina colla quinta, ampia
e mediana bleu; attesochè i seguenti nove anelli hanno
rosso e giallo tutto il margine, ed il resto della parte
dorsale è rosso-fosco con striscia trasversale in ciascuna
articolazione di cilestro e nero,
Cadauno de’ rimanenti anelli, almeno in tutta la lun-
gheza di tale vivente, che ne ho veduto, presenta a dritta
c sinistra una branchia rossa ad un solo lato pennata , un
cirro gialliccio superiore più lungo dell’ inferiore, e conti-
nuato con una fovea carnicina ovale; esistendo fra questa
e quello il piede comune conico con tre particolari piedi-
cini corredati dei respettivi fascetti di setolette dorate. Il
margine di ogni articolazione è gialliccio , presso le fovee
ovali solo si vede una macchia cilestra, e tutta la sua
faccia inferiore è screziata di rosso-fosco. Per tre piedi
circa aveva i notati coloriti sopra e sotto, giacchè nel
resto era colorato di rosso nericcio.
La esposta descrizione desunta dall’ oggetto in na-
tura e meno estesa di quella datane da Savigny ( 02.
cit., pag. 399), e pare di essere differente in modo da
rendere il nostro animale una specie nuova; ma son
persuaso che siffatta diversità derivi dalla sua rarità»
che non ha permesso di darne finora una esatta figu-
( 592 )
ra e di redigerne la descrizione con quella. accurattez-
za, di cui anche la nostra è in parte deficiente pel
conto delle setole e delle acicole. Ma in essa poi fu-
ron bene avvertiti quattro cirri tentacolari dietro la nuca,
invece di due; gli occhi, sforniti. di qualunque pedi-
cello, bianchi, e con punto nero nel centro; due lo-
bi della bocca in luogo di quattro ; le branchie pettina-
te dall’ undecimo anello in poi ec. Cosicchè a me sem-
bra che la descrizione di Pallas sia molto approssimativa
alla nostra.
Anatomia ) Questa Eunice è coperta dall’epidermide
sottilissima, da cui dipendono le sue moltissime varietà
di coloriti, e da un piano carnoso, che puossi appellare
la cute. Il bulbo muscoloso dell’ esofago è fatto da va-
lidi muscoli, due de’ quali offrono le fibre dirette dall’
orificio della bocca fino a’ suoi lati, e da un altro stra:
to carnoso sottoposto con fibre traversali, che ne trac;
ciano la separazione in parte dritta e sinistra.
I primi ed i secondi muscoli servono pel movimento
degli ossi. mascellari, al cui dettaglio ora io passo. La ma-
scella inferiore risulta da due denti assottigliati nell’ a-
pice, e prolungati in sotto, dove a poco a poco si di-
scostano fra loro e nel tempo istesso sì restringono. Le
mascelle laterali maggiori sono di figura semilunare, con
faccette articolari nella base, convesse all’ esterno, con-
cave ed a sega nel margine interno. Le quattro mascelle
laterali minori anche sì articolano fra esse e sono ezian-
dio serrate. La coppia di uneini offre nella base delle
( 995 )
prominenze ed incavi articolari mirabilmente consesna=
ti: ‘indi. si rendono rotondi e tra ‘loro allontanati , e
verso l estremità si ricurvano ed assottigliano. Con que-
sti uncini essa attrappa gli animaletti, che deve divorare,
ed introdotti nella bocca mastica eoll’aiuto delle descritte
mascelle.
L’esofago principia largo, il quale pian. piano si
ristringe, terminando nello stomaco. Questo ha le stes-
se rughe longitudinali di quello, ma interrotte però
da altre traversali. Sì l’ esofago che il ventricolo. sono ca-
paci di bastante ampliazione , e le crespe traversali ser-
vono affinchè, nello spezzarsi gli anelli del corpo, possa
il canale alimentare benanche restringersi : ciocchè non
avviene mai all’ esofago. I
L’ intestino a dritta e sinistra ha de’ rigonfiamenti
chiamati ciechi, cui in forma spirale sembra essere av-
viticchiata l’ovaia. È d’uopo peraltro confessare che di-
stratto da altre occupazioni perdei l’ opportunità di sezio-
nare nello stato di freschezza questo vivente, che per la
grandezza poteva illustrare non poco la fabbrica degli a-
nellidi. Il suo corpo è raccorciato da quattro muscoli lon-
gitudinali, ed ogni anello dal particolare muscolo tra-
sversale. I piedi sono tirati in fuori dai due abduttori,
e portati in dentro dagli adduttori. Del circolo sangui-
gno ne parlerò in appresso.
G. II N. cuPREA.
Descrizione. ) Il suo corpo lungo circa un piede e
mezzo è racchiuso in un guscio coriaceo, e levigatissimo al-
l'interno; giacchè esternamente è formato da acini di are-
Do
( 594 )
na cui sono tessuti de’ pezzi di alga vetraria ( Cauli-
na oceanica Pers. ) e di fucagrostide ( Zostera mari-
na, Pers. ). La sua origine da me si crede provenire
dal trasudamento del moccio dalla superficie esterna del
corpo di detta Nereide, il quale fa da cemenio all’ a-
rena ed alle alghe per conglutinarsi ; e colla uscita, ed
entrata , dell'animale dalla propria casa le pareti interne
se ne rendono levigate.
Sulla testa ha essa cinque tentacoli disuguali, assottiglia-
ti, moniliformi e quasi articolati nell’ inserzione ; vale a dire
i due inferiori più brevi de’ superiori e del medio. Que-
sti tre ultimi tentacoli poco al di là del principio hanno
una specie di base più ampia e distinta. Gli occhi glo-
bosi e bianchi son collocati sopra la bocca,e sostenuti da
speciali tentacoli mobilissimi, e moniliformi. Dalla bocca
increspata a piacere dell’ animale escono le mascelle in-
-feriori ; e le superiori.
I primi sei anelli del corpo presentano i soli piedi
con fascetto di setole fornito del cirro superiore maggiore
e dell’ inferiore minore; ed a questi ne’ successivi ven-
tquattro anelli sovrasta la branchia a pennacchio, con
pinne che vi s'inseriscono in direzione spirale, essendo-
ne verdi le inferiori e rosse le superiori. Le succen-
nate setole color di oro, e sottili sono riunite in pic-
coli fascetti disposti a veniaglio , ossia quattro più cor-
ti e piccoli diretti da sotto in. sopra, ed il quinto poi
è maggiore e ‘con le setole più doppie. 1 restanti anelli
hanno la stessa struttura de’ primi sei, tranne l’ultimo
che finisce attenuato, e con due sete bianchiccie poste
( 395 )
a’ lati dell’ apertura dell’ ano. Il colotito. di questo ‘anel-
lide, nel corpo piuttosto depresso , è. verde-rossiccio co’ ri-
flessi cerulei , e lunghessa la linea mediana offre un ca-
nale rosso-fosco. Abita nell’ arena del nostro littorale alla
profondità di 200 palmi dalla ‘superficie dell’ acqua.
— Anatomia. ) Il bulbo muscoloso dell’ esofago pre-
senta la medesima’ struttura ‘di quello appartenente all’
E. gigantea, colla particolarità che nella figura di esso
sono rimasti aderenti i muscoli adduttori;: ed. abdut-
tori. I primi de’ quali si ‘attaccano tanto alla parte supe-
riore del suddetto bulbo, che agli anelli carnosi della te-
sta; ed i secondi incominciano dalla metà inferiore del-
lo stesso; e finiscono a’ lati del corpo presso il quar-
to o il quinto anello della testa. Le mascelle hanno la
stessa conformazione di quelle dell’ E. gigantea, ‘tranne
però che le due inferiori sono bidentate nell’ apice , e le
maggiori laterali mi sono sembrate al numero di due.
L' esofago è breve, ‘cui segue lo stomaco alquanto
ampio e con rughe longitudinali quasichè fibrose. Il tu-
bo intestinale per gran parte del suo tragitto a dritta ‘e
sinistra offre derigonfiamenti o cellette; e verso il ter-
mine del corpo l'intestino n' è privo , ed a poco a poco
sì restringe per finire nell’ano, La sua struttura è sem-
plicissima, ‘avendo la tunica esterna e. l’ interna, ove
sì osservono infinite e picciolissime ‘aie. di colore: verde-
fosco ): che a prima giunta. ne rendono l’ aspetto vena-
to; e risultano. dal. reticolo vascoloso ,, che vi esiste.
La figura delle feccie anche merita. di essere cono-
‘sciuta.; poichè le alghe ed i fuchi, di cui questo vi-
*
( 596 )
vente .si ciba $. conformansi in:tante ellittiche vescichette ,
emulandone: le uova.
Verso la metà posteriore e laterale del corpo trovansi
le ovaie, le quali sono costituite da due lunghi sacchi di
tratto in tratto gonfiati, poi ristretti, e pieni di uova verde-
fosche. Esse sono facili ad essere lacerate, empiendone la
cavità addominale, per cui la loro ricerca riesce difficilis-
sima; ed hanno propria apertura nelle pertinenze dell’ a-
no. Uova anche sembrano i granelli giallicci appartenenti
alle fovee ellittiche de’ piedi, e non ne so l’uso: Pe'comuni
integumenti, e pel sistema manscalare non differisce dalla
precedente Eunice.
Circolazione sanguigna. ) 1. Arteriosa — Dall a-
nello vascoloso , che circonda il bulbo esofaggo , esco-
no. dalla parte superiore e laterale due. arterie, altret-
tante delle quali inferiormente. situate abbracciano il suc-
cennato bulbo muscoloso. Attesochè in giù ha. origi-
ne eziandio 1’ aorta, la quale, mentre percorre tutta
la media e superiore porzione del corpo , giungendo fi-
no all’ano, ha sulle prime cireolare ed eguale dia-
metro’, offrendo. per ogni articolazione a dritta e sini-
stra un canaletto fornito di una vescica rotonda (1).
bal
(1) Siffatte vesciche simili al cuore, per quanto sia
a mia notizia, non sono state da alcuno autore descrit-
te; e non bisogna colle stesse confondere quella spe-
cie di rigonfiamento, che si osserva nell’ arteria aorta
in ogni anello articolato ‘del corpo, dipendente dalla
corrugazione sofferta dalle sue pareti, che bentosto sva-
( 597 )
Indi s'impiccolisce, presentando in corrispondenza di
cadauna articolazione non solo un’ ampliazione quasi fu-
nisce, qualora si distenda l anello carnoso su cui
traghetta. Ed il celebre Cuvier scrive: » il est peut-
étre plus exact de dire que la circulation de ces a-
nimaux ( vers articulés ), se fait par des vaisseaux
seulement, et sans coeur: Si toutefois l'on vouloit
admettre l’existence de ce dernier, au moins dans
l’Arénicole) 10 faudrait dire qu'il est double, et, com:
me dans les deux classes precedentes, QUIERO ( Lec.
d’Anatom., vol. 4, pag. 412).
Dippitù: les vers à sang rouge ( dice Serres- Mém.
du Mus. , vol. 5 ) n°offrent point è la vérité de coeur
proprement dit, puisqu’ ils n° ont qu’ un renflement
dans les vaisseaux principaux (pag. 60) ». Indi sog-
giunge: » Les sang ayant donc une circulation dans
les annélides, au moyen de leurs deux vaisseax princi-
paux ow de leurs deux coeurs, st l’on peut s'expri-
mer ainsi, et ce Ruide allant chercher l'air, il wa
pas été nécessaire que les organes de la respiration
fussent ramifiés, qu'ils allassent répandre Dair dans
toutes les parties ». Ed il ch. Latreille — Rapport de
l’organis. extér. des anim. invert. compar. avec les annel. —
riferisce:» Leur sang, coloré en rouge, circule dans
deux grandes artéres longiltudinales, communiquani
avec des veines; il n'y a point de coeur proprement
dit ( Mém. da Mus., vol. cit., pag. 118) ».
( 398 )
siforme, ma benanche a dritta e sinistra. ùn canalino, cui
termina una .consimile vescica piccola e presso a poco
reniforme.
Dallo stesso anello vascoloso esofagéo nasce per ogni
lato inferiore del corpo l'arteria polmonare o meglio bran.
chiale, la quale in ciascheduna divisione articolata esterna-
mente distribuisce due vasi abbastanza grandi, che in unione
della vena branchiale formano una triplice spira vascolo-
sa, dalla quale è formata ogni branchia :. le eui pinne
derivano dalla secondaria e costante diramazione delle
menzionate arterie, d’onde nel principio del loro cor-
so altri ramoscelli esilissimi derivano pe’ muscoli ad.
dominali e pel canale degli alimenti; costituendo infini-
te anastomosi colle laterali e sottilissime ramificazioni del-
l’aorta.
Le sopraddette arterie branchiali, nel lato interno
o sia nella faccia con cui sono in relazione colla vena
cava o branchiale, offrono una corta e regolare ramifi-
cazione di arteriucce a guisa di pettine. Ben inteso pe-
rò ch'esse tanto nel collo di siffatta Nereide, che nel
termine. della filiera de’ pennacchi, si vanno a distri
buire in ciascun pacchetto setoloso : ed in detta .cor-
rispondenza si osserva pure la restrizione del diametro
e la interrotta ampliazione dell’aorta , la piccolezza e di-
versa forma delle vescichette , che adempiono all’officio di
cuore. In modo ad un di presso analogo facevasi la distri-
buzione delle arterie nell’ £. giganiea , essendone soltan-
to le vesciche più srandi ed ovali-allungate, non chè
l'arteria branchiale è unica e da un solo Jato pinnata.
(599 )
2. Venosa — Lungo la parte superiore e. mediana
del corpo è situata la vena cava, la quale dalla testa fi:
no all’ano caccia a’ lati le vene per le branchie ed ha
le arterie branchiali e la filiera de’ gangli, che in sotto
partono dal cervello. Essa nelle pertinenze della testa si
anastomizza colle vene ventrali, il cui sangue è verde
chiaro , ed. in corrispondenza di ogni aticolazione a dritta
e sinistra esternamente caccia la vena branchiale , che
pria di arrivare ad ogni pennacchio, inferiormente manda
una vena al corrispondente cirro; ed indi in unione delle
due arterie. branchiali , come sopra si è detto, descrive
la spira, da cui fa uscire de’ ramoscelli venosi, renden-
donsi ragione’ del colorito rosso e verde delle branchie.
Per sopra il canale de cibi si osservano non solo mol-
tissime ramificazioni venose piene di sangue rosso-fosco,
ma benanche due: canali primari, da’ quali esse prendo-
no origine.
Sistema nervoso ) Il collare, che rappresenta il
centro del sistema nerveo, risulta dal cervello di figura a
cuore; e dal cui apice in giù rivolto principia un filo nervoso,
che ‘in ogni articolazione: del corpo per la inferior faccia
della. vena cava si unisce ad un ganglio lenticolare , don-
«de a dritta e sinistra partono due nervi incrociati, di-
stribuendosi in simil guisa per la intera lunghezza di ta-
le anellide. Da’ lati della superior parte d.l cervello esco-
no due nervi, che dopo poche linee si uniscono ad un
paio di gangli, donde proviene un nervo, che, si congiunge
al primo gruppo quadrigemino di gangli dorsali percorren-
tino a’ lati delle vene branchiali; e dalla coppia inferiore
( 400 )
ne nascono altri due, che vanno a raggiugnere il susse-
guente gruppo quadrigemello ,- dal quale derivano quat-
îro nervi quasi in croce.
La mentovata descrizione del sistema nerveo di sif-
fatta Nereide rende alquanto veridica V’analogia stabilita da
Treviranus, che i gangli degli animali invertebrati possano
paragonarsi agli spinali de’ vertebrati ( Journ. compl. du
Dict. des sc. méd., vol. 18, pag. 250 ), anzichè alla
spinal midolla di questi. Ma non debbesi tacere che
l'apertura per la quale passa l’ esofago reputata analoga
al quarto ventricolo encefalico, come pure le fascie che lo
uniscono alla massa inferiore rassomigliata al cervello, sieno
portate ircppo oltre. Dippiù asseriscesi dallo stesso bene-
merito fisiologo che i nervi provenienti dalle parti late-
rale ed anteriore del cerebro sieno simili al quinto paio.
Weber ha pure detto che i due nervi diretti dentro
l'’addomine de’ molluschi siano analoghi all’ ottavo paio.
G. IL N. LINEATA.,
Ha la testa con due occhi, altrettanti tentacoli , ad
una tromba. Il corpo è giallo-fosco con due linee bian-
co-gialliccie, che ne percorrono il dorso dal capo all’a-
no. Ai lati ha una serie di piedi colle setolette.- Non
posso estenderne di più la descrizione , poichè |’ indivi-
duo era in parte corrotto quando lo feci delineare, per
quanto mi fu possibile, esatto,
$. IV. N. SQUAMOSA.
Testa priva di occhi, rotondata, con due tentaco-
li interni brevi, ed egual numero esterni lunghi. Il
corpo è superiormente coperto da due serie di squame
( 401 )
carnicine con orlo nericcio, avendo ne lati i piedi con
«cirri e setolette.
6. V. N. pLESSUOSA
Ai lati della proboscide assottigliata esistono due
lunghi tentacoli, i quali sono più corti ne’ dieci anelli
successivi: e nel resto di questi ha i piedi co’ pacchetti
di sete. Il dorso giallastro di tale vivente ha graziosissime
linee flessuose dirette verso i piedi, e di tratto in trat-
to offre delle fasce trasversali bianche. La struttura dei
descritti due anellidi è quasi analoga a quella del se-
guente.
$. VI. N. scoLOPENDROIDE
Descrizione. ) Ha la testa con quattro brevissimi
tentacoli triangolari, e due esili occhi. Dalla medesi-
ma esce una grande tromba .rossa , a cono inverso, la
quale nel termine è circondata da varie serie di pic-
coli cirri, dal cui centro prolungasene una seconda ci-
lindrica, che finisce con due valvule semilunari cinte
da corti tentacoli.
Il corpo un poco depresso termina assottigliato con
due cirri bianchicci; ed ha il colorito ceruleo-rossiccio
sul dorso, in cui si ravvisa la vena cava, e perfetta-
mente rosso a’ lati, dove esistono due ordini di piedi,
che offrono nn cirro e varie serie di setole gialle spie-
gate a ventaglio. Colla sola N. coerulea e maculata a-
veva qualche rassomiglianza , e mi è sembrato che essa
sia la vera Scolopendra marina di Rondelezio ( Zooph.,
pag. 108, fig. 1), avendola con questo medesimo vo-
cabolo descritta. \
QU
BI Li
{ 402 )
Anatomia. ). Dalla proboscide poc’ anzi nomina-
ta si passa nello stomaco molto carnoso, il quale ha
nell’ interno quattro strisce longitudinali. Al principio di
ogni coppia di queste e mercè particolari fibre è im-
piantato un dente cartilagineo trigono ed uncinato. Dal
ventricolo incomincia il canale degli alimenti, che per
bastante tratto del corpo oflre a dritta e sinistra le soli-
te borsette, e poi finisce tuboloso.
Le due ovaie principiano dalla metà del ventre
e più o meno rigonfiate terminano nell’ apertura dell’ a-
no. La tromba è tirata fuori del corpo dalla cop-
pia di muscoli, che incomincia con sei lacerti nel peri-
metro della testa e finisce in due distinti piani car-
nosi semicircolari presso il termine della stessa e’l prin-
cipio del ventricolo, il quale, essendo tirato in sotto da?
due muscoli adduttori, seco porta anche la tromba. Il
resto del sistema muscoloso è simile agli anellidi pre-
cedenti.
Il cerchio vascoloso, che circonda l esofago, dà
tanto l'arteria dorsale , la quale in ogni articolazione in-
via alle pinne un ramo diviso alla superiore ed infe-
riore di esse di dritta e sinistra; che le ventrali pa-
rallele, avendo ognuna la solita serie di vescichette. Nel
medesimo anello comunicano la coppia di arterie esofagee,
che sboccano nell’aliro cerchio vascolare cingente il principio
dello stomaco, da cui partono le arterie enteroidee , la prima
di esse continuata per la linea mediana inferiore dell’ intesti-
no , e la seconda allo stesso modo nella sua faccia superiore;
dando alla parte destra e mancina la vena branchiale , diretta
( 405 )
alle pinne, ove si ramifica, e forse si anastomizza coll’ar-
teria branchiale. Il resto del sistema venoso ed il ner-
voso a cagion della picciolezza non è stato da me trop-
po bene accompagnato: ma, per quanto io abbia potuto
vedere, è analogo a quello della N. cuprea.
CAPITOLO IL
Degli Spii.
$. I. S. QuAaDRICORNO
Ha due tentacoli lunghissimi esterni ed altrettanti più
piccoli interni. I successivi tre anelli del corpo offrono
ognuno un breve cirro tentacolare ; ed il piede comune
si bifurca, cioè in superiore con sete globose ed in in-
feriore più affollate e sottili, fornito di corto cirro , es-
sendovi fra amendue un lobo carnoso. Il canale intesti-
nale verso il termine, trasparendo a traverso le pareti
‘del corpo gialliccio, ha i consueti rigonfiamenti.
$. II S. copuro.
Presenta due tentacoli brevi e crassi, altrettanti più
sottili presso la bocca, che ha quattro cirri tentacolari ai
lati della testa. Osservata colla lente aveva due denti un-
cinati. Il suo piede ha una coppia di fascetti di seto-
le occultate da quattro: lobi carnosi. compressi , e da un
quinto ovale maggiore, e cirroso. In questo vermine si
osserva per sopra il canale degli alimenti |’ arteria dor-
sale, che in ogni articolazione del corpo a sinistra e
dritta da un vaso, che si sparpaglia su ciascuno piede.
*
( 404 )
Verso la testa si. vede la’ sistole. e diastole. di due ve-
sciche ovali e di quella dell’aorta. Dimodochè se ne rav-
visano gli alterni movimenti sistolici e diastolici.
G. III Sì cocciINEO.
Differisce. dal precedente pel. colorito rosso punteg-
giato del corpo, pe’ quattro cirri tentacolari disuguali ,
pei due lobi carnosi ed un ‘solo cirro lungo, e per l'a-
no cinto da anello increspato e con un paio di lunghis-.
simi cirri bianchi.
G. IV. S. A vENTAGLIO:
I quattro cirri tentacolari della testa, giacchè il se-
guente anello ne manca, sono corti e spiegati a guisa di
ventaglio. Il suo piede poi è corredato di due pacchetti
di setole, di un lungo cirro superiore, di un altro inferiore,
e di quattro lobi carnosi ovali, che gli occultano in parte.
CAPITOLO II
Delle Natadi.
$ I. N. coccINEA
Ha il corpo un pollice e più lungo, a clava, nella
cui parte più grande offre la testa corredata d’ infinito
numero di tentacoli : e nel rimanente a poco a poco si
assottiglia verso lano. L' intestino pel colorito fosco tra-
sparisce a traverso le pareti coccinee di questa Naiade.
Non ho potuto scoprire alcun vestigio di articolazione nel
suo corpo; che ne’ lati a determinate distanze caccia una se-
( 409 )
tola nera, rigida e capitellata. Essa gode nel mare cele-
re ed irrequieto movimento.
G. IL N. BIPUNTATA:
Corpo lungo circa venti linee, gialliccio , sfornito
di qualunque apparenza anellosa ; a’ lati ha un abbozzo
di piede con tre rigide setole, avendo in sopra una cop-
pia di puntini foschi. L' intestino era abbastanza. visi-
bile, e quasi eguale. dalla bocca ove mi parve avere
una specie di ventosa, fino all’ ano, colla quale si attac-
cava alle pareti del vaso.
$. III N. DE HORATII Sì
Corpo due pollici lungo, cilindrico , anelloso , gial-
lo nankin , assottigliato nella bocca imbutiforme circon-
data da cirri bianchicci, e nell’ano;. avente a'lati di o-
gni articolazione una rigida e breve setola, che in su
è fornita di cirro lungo, bianco ed a clava. Dalla testa
fino all’ ano trasparisce l’ arteria, che in cadauna articola-
zione del corpo caccia un ramoscello diretto sino all’ e-
stremità del prefato. cirro. L' intestino è quasi tuboloso
e dritto , essendo da qualche esile legamento: sostenuto
alle pareii addominali. Trovasi nelle crepaccie degli sco-
gli del nostro littorale. La sua specifica. denominazione
è stata da me desunta da un tenue attestato di stima
verso il dottissimo prof. cav. D. Cosmo de Horatiis Me-
dico-chirurgo di S. M. il Re nostro Signore.
(406 )
CAPITOLO IV.
Delle Polie.
6. I IDEE SU TALE GENERE.
Non ho potuto riportare questo anellide ad alcuni
de generi di siffatti esseri registrati nelle celebri ope-
re di Linneo, Cuvier, Lamarck e Savigny. Esso ha
qualche leggerissima analogia con l’ AZirudo soprattut-
to per la struttura del suo canale de’ cibi, e la P/a-
naria per la esteriore conformazione del corpo, Al più
avrebbe trovato qualche approssimazione con gli entozoi
od intestinali cavitari, e forse col Nemertes in prefe-
renza della Zerzaca ; se ne avesse i principali carat-
teri, ed abitasse nell’ interno di altri animali: ciocchè è
totalmente contrario al fatto. Molto meno poi ha veruna
anologia col Siphalus fuscus di Rafinesque. Dovendolo
quindi pubblicare, ho stimato formarne un genere a par-
te, che sottometto alla savia ed imparziale censura de'dot-
ti, col nome di Polia, in perpetua ricordanza del non
imai per me abbastanza lodato commendatore Giuseppe
Saverio Poli , sì benemerito del ramo di anatomia com-
parata patria, sul quale sono anche dirette le mie de-
holi ricerche, :
SG. IL P. siruvxaCcOLO.
Descrizione. ) La testa di detto animale presen;
ta un lobo, che a di lui piacere prende la figura trigona
coll’ angolo al vertice acuminato ; ma talora si rende re-
tusa per l'uscita di lunghissima tromba dal forame, che vi
( 407 )
è sottoposto, dalla quale ho ricavato il suo nome spe-
cifico, ed altre fiate scomparisce affatto. Nello stato
di espansione vi si ravvisa una fovea triangolare , cui se-
gue l'apertura della bocca, che apparisce eziandio trian-
golare, e colla base in su e l’apice in giù, o sia in per-
fetta opposizione dell’ infossamento descritto. L'orlo della
bocca ha una increspatura così delicata, che talora emu-
la un’arcata dentaria ; e non è difficile di vederlo dispo-
sto in modo, che rassomiglia a due linee rette formanti
angolo nel punto di unione della linca superiore traver-
sale colla inferiore perpendicolare.
Il corpo è verde-fosco, anelloso, ire piedi lungo, per
quanto potei rilevare dal pezzo, che ne fu a mia disposizione,
triquetro avente le due faccie laterali minori e poco promi-
nenti nel mezzo in cui s'incontrano, convesso, assottigliato
ne margini bianchi, e separati da un solco longitudinale sì a
dritta che a sinistra, scolpito dalla testa alla coda, e for-
nito nel mezzo di wn' arteria rossiccia. Un solo indivi-
duo n'è stato finora pescato nel littorale di Napoli, e
da’ nostri marinari per la prima volta veduto.
Anatomia. ) Oltre la cute, aveva due strati musco-
lari, l'interno longitudinale fatto da vari nastri, e l’ester-.
no ad esso soprapposto con traversale direzione. Dall’aper-
tura della bocca si passa nell’esofago muscoloso , risultante
dalla membrana mocciosa interiore e dalla fibrosa , essendo
nel principio ampliato, ma verso giù ristretto. L' intestino
di questo medesimo diametro si continua per la intera lun-
ghezza di siffatto vermine, se non che! a dritta ed a si-
nistra di ogni articolazione comunica con una borsa o cie-
( 408 )
co a mezza luna. Cosicchè i cibi digeriti nel canale me-
dio sono poi distribuiti in tali borse.
Nella faccia superiore dell’ esofago e del tubo ciba-
rio esiste un canale, che verso il suo termine appari-
sce angustato, d'onde esce una lunga tromba, fatta da
quattro nastri fibrosi, aventino internamente la tuni;
ca mocciosa, che si rialza in tante laminette con an-
golo rilevato a’ lati; e, rovesciandosi per uscire dal
rispettivo canale, apparisce aspra al tatto, Essa è at-
taccata mediante sotttile fascetto muscolare al fondo
del canale, che la contiene; ma, sotto le forti con-
trazioni dall’ animale in esame sofferte nell’ essere da me
tolto dall'acqua marina, se ne distaccò interamente , rav-
visandola per qualche ora fornita di valida contrattilità.
Talchè, se tutto l’ esposto non fosse avvenuto sotto i
miei occhi, l’ avrei senza fallo caratterizzata per lombri-
co od echinorinco. |
Sul lobo trigono della testa incominciano due ar-
terie prolungate pe’ lati del corpo, ed anche in corri-
spondenza della base di esso sono inseriti i canaletti della
coppia di borse, che fanno l’ officio di cuore. E tanto
in questi due angoli alla base, che in quello del vertice,
sì osservano tre esili prominenze bianchiccie comunicanti
con un filo bianco, che scorre lunghessa la linea media-
na di amendue le arterie da farne comparire cadauna
quasichè divisa. Dalla fine della bocca principia una pic-
colissima vena; che sull’ intestino manda un vasellino ad
ogni. sua borsa laterale.
(409 )
$. INIL P. LINEATA,
Descrizione ) Presenta la testa con lobo prominente,
compresso , ristretto presso la bocca. Il suo corpo è cilin-
drico, sfornito di qualunque articolazione, di piedi, e di
setole, nel principio a forma di clava, e terminato da
disco emulante una ventosa. Il colorito è bianco-gialliccio
( nankin ) con linee longitudinali rosse: essendo due piedi
e più lungo, e poco crasso. Abita nelle crepaccie de’ no-
stri scogli o pure immersa nell’ arena.
Anatomia. ) Avendone sezionato il corpo osservai
il canale degli alimenti quasi eguale in tutta la sua lun-
shezza e pochissimo increspato. Qualche pollice distan-
te dall’ orificio della bocca vidi due lunghi tubi, al-
quanto sottili, aperti co’ rispettivi forami all’ esterno
del ventre di tale animale, sembrandomi analoghi alle
borse respiratorie del Sifunculo (pag. 12 ). Oltre la
cute colorata ha uno strato di fibre a lungo ed un al-
tro a traverso. Non mostra alcuna apparenza di anel-
lide. Forse: merita di costituire un genere diverso da
quello, in cui l'ho provvisoriamente riportato,
CAPITOLO V.
De Lombrici.
$. I° Li FRAGILE:
Descrizione: ) Ha la testa con lobo prolungato or in
forma ellittica ed ora ovata, necessario pel tatto, e per bu-
care l'arena. A quello è sottoposta l'apertura della bocca
92
((410°)
con labbro orbicolare corrugato. Il corpo è lungo circa
tre piedi, rotondo, formato da moltissimi anelli distinti so-
lamente nello stato di estensione, essendo ogmino corredato
di piede inferiormente con breve cirro, e due fascetti di sete
giallo-dorate, con termine orbicolare compresso ( spatolette );
e cadauno ne ha tre disuguali , una delle quali grande e
più rigida. Il fine de’ suddetti anelli è assottigliato , aven-
te l’orificio dell'ano circondato da quattro cirri bianchic-
ci, e negli otto in dieci ultimi anelli è privo di pie-
di, uscendone soltanto le setolette.
Dalla sua cute color bianco-carneo trasuda un u-
more glutinoso biancastro e capace di impiastricciare gli
acini di arena, onde formarsi una specie di astuccio ,
dentro: cui è mascosto molti piedi sott’ acqua, ove è
pescato dai marinai per adescare il pesce, essendo dif-
ficile di poterlo avere intero, giacchè volentieri. si
spezza. i
Anatomia. ) La bocca di questo lombrico è arma-
ta di mascelle presso a poco analoghe a quelle delle
Nereidi, ed in un piccolo individuo lungo appena una
linea, che ho veduto al microscopio, sonosi esse mani-
festate pronunziate in. modo che l’ animaletto a traspa-
rentissime pareti le faceva uscire fuori la bocca , e ti-
ravale pure nell’ interno del bulbo carnoso dell’ esofago
sostenuto, e tirato dentro l’ addome da molti lacerti mu-
scolosi.
Tali mascelle sono conformate in modo che la in-
feriore è di un solo pezzo a. guisa di ferro di cavallo, -
appena incisa su, incavata posteriormente, ove sono delle
(411)
linee semicircolari parallele, bifurcata in dietro: le due
laterali risultano da molti pezzi compressi uncinati, es-
sendone alcuni dentati internamente e mossi da partico-
lari lacerti carnosi; e le quali nel tutto insieme prendo-
no la figura della lama di coltello, e sono nella parte
inferiore assottigliate, e fra loro mercè incavi e rialti ar-
ticolati. Esse forse corrispondono a’ palpi che Muller vi-
de nella bocca di simigliante vermine, dicendo: » caput
constat ligula convexa, subius concava ; infra hanc
os rugulosum, palpigue bini parvuli, carnei ( Pro-
drom., pag. 45)».
Trovansi nel centro del bulbo, da cui prende
origine l’ esofago, terminante nello stomaco rigonfia-
to: da cui lati si prolungano aleuni sottili legamen-
ti, che sostengono buona porzione del canale degli ali-
menti mercè muscoletti aderente alle pareti del corpo.
IL’ in'estino osservasi con alterni rigonfiamenti , che man-
cano nelle vicinanze dell’ ano.
Due sacchi egualmente rigonfiati e flessuosi, che dal-
la metà della inferior faccia del corpo, e pe’ lati del ca-
.nale degli alimenti prolungansi fino all’ apertura dell’ a-
no , ne costituiscono gli ovidotti o matrice ricolma di uo-
va riunite in glomeri ovali e verdicci — Il sistema mu-
scoloso di detto lombrico è identico a quello delle Nereidi.
Manca affatto di branchie esterne analoghe a queste co-
me suppone Cuvier.
La filiera ventrale di gangli allungati , ognuno de'
quali a dritta e sinistra dà un nervicciuolo , nelle perti-
nenze della bocca si bifurca per sorpassarne la faccia
*
(412)
superiore , ove esistono due grandi gangli’ orbicolari ,
da’ quali ne incomincia la serie dorsale continuata fino
all’ ano.
L'arteria aorta cammina per la parte inferiore del
corpo, e pare che presenti degli stringimenti al princi-
pio e fine di ogni anello, nel quale sito di quà e
di là fa uscire un canale terminato in una vescica ova-
le, che verso l’ estremità di quella apparisce piccola e
rotondata.
Dippiù i lati della filiera di gangli ventrali sono co-
steggiati da una coppia di arterie, le quali danno un
vaso con ramificazioni esilissime per la sostanza musco-
losa e presso le guaine delle setole , ciocchè apparisce
ancora all’ esterno. Un altra arteria poi si dirige dal
lobo carnoso della bocca sino all’ano ed in direzione op-
posta dell’ aorta. Ben inteso però che iutt'i vasi prin-
cipali or ora descritti si anastomizzano fra loro intor-
no il bulbo muscoloso dell’ esofago, come pure in o-
gni anello. Talchè la faccia superiore di questo presen-
ta de vasi diversamente diramati e disposti della inferio-
re, siccome rilevasi dalle figure all’ uopo incise.
La disposizione de’ vasi sanguigni sul canale degli
alimenti anche merita di essere conosciuta. Dall’ intrec-
cio vascolare esistente nel bulbo esofageo esce non solo
un vaso. per la parte inferiore dell’ intero. tubo intesti-
nale, ma. benanco un altro per la superiore, dandosi
scambievolmente ramoscelli e coprendo tutta la superficie
intestinale di un reticolo a. vasellini paralleli. Nascono
poi da’ lati di questo secondo canale venoso de’'rami di-
( 413 )
retti alle due filiere di pacchetti di setole, ove presenta-
no de’ grappoli vescicolosi , incaricati della: funzione di
branchie respiratorie interne.
$. II L. sIFoNOSTOMA
Descrizione. ) Offre il corpo lungo circa un pie-
de ; compresso , ‘ assottigliato ne’ due estremi, più lar-
go nel mezzo, anelloso , rosso:carneo , che è più carico
anteriormente ‘Sotto una specie di prolungamento anello-
so esiste la proboscide allungata, valida e nel temine con
quattro denti nericci ‘ed uncinati. Hl vaso dorsale è meno
rosso e largo del ventrale. Gli anelli dal principio fino
alla metà del corpo hanno: i piedi compressi, continuati
alquanto pe’ lati della bocca, quasichè a pettine , termi
nati da due distinti gruppi di setole assottigliate ,, ap-
pena ricurve , e da tre brevi: cirri : que’ del ‘resto del
corpo: sino alla coda con due cirri sono più lunghi e
cilindrici. i
I suddetti piedi nascono nel seguente modo ; val
a dire che di ogni tre anelli il primo ed il terzo sol-
tanto ne seno provveduti , e restandone privo il. secon-
do. Non è facile a spezzarsi negli articoli come. gli al-
tri vermi descritti ; e l arena in cui abita col suo pro-
lungamento anteriore è bucata, tracciandovisi un canale
colla proboscide.
Anatomia. ) Uno strato di fibre a lungo, soprap-
posto ad un altro trasversale, costituisce la struttwra
della proboscide : ed. al cui fine incomincia lo. stoma-
co corredato di quattro denti ricurvi, come di sopra
So,
si è detto ; essendo ognuno nascosto in particolar nic-
( 16)
chia fatta da molte pieghe della membrana mocciosa ,
e mosso da valido e proprio lacerto carnoso. Lo sto-
maco è dapprima ampliato, internamente fornito di
quattro prominenze, che in giù si assottigliano , e do-
po aver comunicato con un rialto ovale finiscono rugo-
se nel termine del ventricolo. a poco a poco allargato.
L’ intestino è giallo, nell’ origine alquanto am-
pio ed indi ristretto fino all’ano. Ben inteso però che
nel suo tragitto è legato al centro delle pareti su-
periori del corpo da lacerti carnosi disposti in serie
unica.
Nel metterlo nello spirito di vino ha cacciato pres-
so l’ano un grappolo di uova. La proboscide ha i muscoli
adduttori ed abduttori, ed il corpo è raccorciato in lun-
ghezza da due validi piani muscolari longitudinali supe-
riori e lamellosi, e da altrettanti inferiori più stretti, i
‘quali sono riuniti da altri muscoli piccoli, e trasversa-
li. Anche ogni piede ha i suoi muscoli pettinati, che
rimangono meglio contrassegnati dalla figura. Il siste-
ma sanguigno e nervoso non è differente da quello de-
gli anellidi esaminati.
$. III. L. RAGGIANTE
Descrizione. ) La testa è armata da cirro pun-
tuto, alquanto rigido, cui è sottoposta la bocca trasver-
sale con margine increspato. Ha pure a' lati di quella
un’ infossaiura in corrispondenza della quale a dritta e
sinistra del terzo superiore del suo corpo rotondato esi-
stono sei forami, Il resto dello stesso è ad anelli, in o-
gnuno dei quali esiste un cirro lunghetto, cui è sottopo-
(415 )
sto il piede setoloso. L'ultimo anello ‘ha l'orlo tircondatò
da quattordici cirri minori dritti e due maggiori ricurvi,
nel cui centro trovasi l’orificio dell’ ano capace di chiudersi
mercè due semilunari valvulette. La faccia superiore del
suo corpo è iridata con qualché leggera tinta rossiccia ,
che vedesi più frequente nella inferiore, ove esiste una
valletta longitudinale, i cui margini son formati da’ mu-
scoli retrattori.
Abita nell’ arena non molto umettata dall’ acqua ma-
rina, la quale lo mette in pericolo di perdere la vita
se sia in qualche quantità , siccome varie volte mi sono
assicurato .-
Anatomia. ) Dall’ apertura della bocca princi-
pia. it bulbo carnoso privo di qualunque. sorte. di
denti, sostenuto. da muscoli abduttori che finiscono pres-
so lo stiletto, da vari adduttori attaccati a’ lati del
corpo , e giù terminando in una borsa allungata. L'e-
sofago finisce nello stomaco gonfiato, essendo nel mezzo
ristretto da una zona carnosa simile a quella del lom-
brico' terrestre, da cui si continua fino all’ ano l' inte-
stino diversamente ricurvo ed attaccato a’ lati del cor-
‘ po mediante tendinucci, e su’ quali cammina un vaso
sanguigno, che presso i piedi si ramifica in forma di
branchie.
Due muscoli longitudinali raccorciano il corpo , il
quale nella parte anteriore, ove è sfornito di piedi e di
cirri, offre sei in sette forametti laterali a dritta e sini-
stra, e due'infossature superiori nelle vicinanze dello stilet-
to accennato, in corrispondenza delle quali internamente
(416)
esistono due corpi tubolesi ed attortigliati. Nel mentre at-
tendeva altri individui di questo verme per completarne
| la notomia il marinaio da cui lo ebbi morì, senza aver-
lo potuto ricevere \da’ suoi compagni.
G. IV. L. PICCININO:
Descrizione. ) Il suo corpo risulta da undici a-
nelli rossi, rugosi, superiormente avendo ciascuno quat-
tro setolette equidistanti, gialliccie, assottigliate. Altri più
piccoli decrescenti si osservano sulla bocca e terminati da
una specie di aculeo gialliccio con due punti neri alla ba-
se simili ‘agli occhi. Dall’ ultimo anello posteriore se ne
continuano altri tre più lunghi, membranosi , bianco-
giallastri, ognuno de’ quali nel sito di reciproca articola-
zione offre esilissima fascia coccinea, dall’ intorno del-
la quale partono molti cirri rossi; trovandosi nel cen-
tro del quarto di questi ultimi anelli V' apertura dell’ ano.
La faccia inferiore del corpo di tale vermine è piut-
tosto appianata e gli anelli son privi di setolette: Nel can-
giar sito avvicina gli estremi posteriori verso. gli anteriori,
cosicchè nel tutto. insieme somiglia \ad una piccola sangui-
suga raccorciata , ed allora non oltrepassa la lunghezza
di un paio di linee. Sul. dorso del. primo. anello pre-
senta due nastri scarlatto, divergenti, corrugati; a guisa
di branchie, le quali a norma che il vermine si agita:
Va, a. poco. a poco si disirussero, Chi sa. che non fos-
sero uscite da particolar forame del cavo addominale ,
come «è. probabile, Rinviensi. tra Ja: immondezza) e V'a-
rena: marina, î
(419%)
$. v. L. TERRESTRE»
Descrizione ) Ha il corpo anelloso, rossastro, ro-
tondo, assottigliato ne’ due estremi; nel primo de
quali evvi la bocca con due valvule semilunari traversal-
mente situate, e nel secondo esiste l’ ano in cui han=
no esse longitudinale posizione. Presso il quarto an-
teriore della sua lunghezza trovasi un cingolo carnoso
fornito di varie crepaccie , dal quale appena trasparis-
cono i sottoposti anelli, ed è detto clitello degli auto-
ri. Nella faccia inferiore, dall’uno all’ altro estremo del
corpo , si trovano otto serie di sete corte, rigide e ver=
dastre; delle quali Willis ( op. cit. , pag. 12 ) ebbe
conoscenza solo di quattro filiere. Sono disposte in mo-
do che la coppia di ogni lato serba quella stessa di-
stanza , che fra essa ha il paio del ventre: e tutte
sono poco visibili e dirette verso la parte posteriore.
Ogni seta è allogata in una particolare guaina con
esili filetti muscolari, che nel mezzo di ciascun anello
buca gli strati muscolosi. Qualora il verme si contrag-
ga, la sua faccia inferiore si appiana e si amplia.
Raio ha deseritto una varietà di questo verme, che
a senso mio potrebbe essere differente specie. Offre esso
la lunghezza di uno a due piedi, circa mezzo pollice di
larghezza , il eolorito rosso-fosco,, e la mancanza. della
cintura o clitello compiuto : se non chè a’ margini di
sette anelli e più esiste. un semplice ingrossamento di
una linea largo , in pochi individui patente , e due
2
fori ventrali non sempre visibili, essendo l'apice della
53
(418 )
bocca con lobo carnoso, inferiormente solcato e necessa-
rio per forare il terreno. » Supra oris hiatum prodosci-
de, qua terram perforat, et elevat, donatum « ha scrit-
to Willis.
L’ apertura della bocca è quasi analoga a quel-
la della mignatta medicinale cioè trigona o labbrata
con tre lobi rosini derivanti. dalla mocciosa intestina-
le. Murray ha creduto che questi non avessero esistito,
scrivendo: » in terrestribus lumbricis, quos pro hac
ratione examinavi, nulla detegere potui tubercula ista
tria ( De Lumbr., p. 75) ». Isuddetti lombrici abi-
tano ne’ luoghi umidi e grassi, ma il maggiore è pro-
fondato molti palmi sotterra.
Anatomia ) L’epidermide levigatisssima, ed in qual-
che tratto con reflessi d’ iride, forma la prima tunica
del corpo. È di facile separazione dal sottoposto inte-
gumento muscolare pieno di esilissimi rialti glandulosi.
Dallo stesso trasuda un umore viscoso, che dà un cer-
to lezzo. Isolato il prefato inviluppo trovansi due strati
carnosi , l’ esterno a varie fascie traversali per cadauno
anello , alle quali e nell’ interno seguono altre più di-
stinte ma longitudinali. Amendue servono per accorcia-
re il corpo in larghezza ed a lungo. >
L’esofago principia dal bulbo carnoso della bocca,
ed è molto lungo, tubuloso, stretto , rosso, di tratto
in tratto sostenuto da muscoli all’ addomine, correda-
to presso la metà del suo tragitto di una coppia di borse
rotonde , poco ampie, e colle rispettive valvule, ed in ret-
ta direzione finisce nello stomaco rigonfiato. Questo nel
(419)
lombrico maggiore presenta nel mezzo un cingolo car-
noso , cui nell’interno corrisponde sottile lamina carti-
laginosa, gialliccia, e termina nell’ intestino verde ,
che in ogni articolazione del corpo ha un restringi-
mento e quindi una successiva ampliazione. L’ intero
canale degli alimenti con moltissimi filetti attaccasi per
tutt'i lati alle pareti del corpo: e risulta dalla mem-
brana esterna sierosa, e dalla mocciosa interna, essen-
dovi nell’esofago e nello stomaco soprapposta una terza
tunica con fibre a lungo intersecate da altre a traver-
so. Nelsezionare i comuni integumenti e mettermi allo
scoperto l’intero tragitto dell’ esofago ho sempre av-
vertito che in diversi suoi siti offre un moto di sistole
e diastole. Perlochè, essendo stato in un sol punto os-
servato da Willis, diede a costui occasione di scrivere:
» Tuxta summitatem oesophagi cor palpitans et recipro-
cans habens locatur . . . . pulsatio notabilis velut in
cordis vicinia conspicitur ». Non ho potuto rinvenire
il suo zrtestinum in intestino , che non esiste , e for-
se sarà una delle tuniche intestinali separate dalle al-
tre.
Dal quarto anello in linea delle filiere di setole in-
terne esistono a dritta, e sinistra sette in otto vesciche
grandi quanto un acino di miglio, e le reputo piutto-
sto incaricate della respirazione , che appartenenti all’
apparato genitale; come si è detto sul conto della Mi-
gnatta officinale , alle cui borse respiratorie esse di mol-
to somigliano.
Asseriscono alcuni autori che la cintura del icorpo
( 420 )
sia necessaria per fissar 1’ un verme contro I° altro nel-
l atto della copula. Dippiù si è sostenuto da qualche mo-
derno naturalista 1. che i due fori del clitello conosciuti
da Willis sieno le aperture degli organi generatori,
quantunque dica: « dont on ignore l’usage »j 2. che i lom-
brici, essendo ermafroditi, l'accoppiamento , pel cui mo-
tivo vengono alla superficie del suolo , sia loro neces-
sario onde eccitarsì alla fecondazione ( Cuvier, Regr.
anim., v.2 , p. 528); e 3. che sieno ovo-vivipari,
| sviluppando i feti un mese elassa la copula,
Il dottor Lèon Dufour ( Ann. des sc. nat. Ju-
in 1828, p. 212 ) asserisce che le uova del verme
di terra prima di sviluppare i lombricetti sieno piene di
materia polposa contenuta nell’ invoglio corneo-mem-
branoso. Sono essi, egli dice, agilissimi nell’ uscire dal-
l’ uovo, ed immantinente bucano l’argilla per intanarvi-
si, conchiudendo poi essere del tutto ovipari
Pria che l’esofago termini nel ventricolo è circon-
dato da moltissime ovaie bianchiccie , vescicolose, con
vasi ed ampollette sanguigne al di sopra, di figura o-
vale o reniforme, e pendenti da speciale canaletto.
A tal proposito Willis scrisse:» ex utroque cordis la-
tere et inde paulo inferius corpora albicantia et non-
nihil globosa utrinque in tres velat Zodos distinctos
constituantur » ..... unde suspicio statim orta est, eos
corpora spermatica esse ( Op. cit. , fab.4, fto. 1 et3).
Appena che si comprima it corpo dalla parte po-
steriore verso l’ anteriore, o pure in senso contrario, è
facite osservare la uscita delle nova per la bocca, ‘o per
(421)
lano. Non ho potuto. verificare tale fenomeno nel
lombrico maggiore , in cui le suddette ovaie cangian unì
poco di forma, e coll’iniezione di mercurio dentro l’e-
sofago mi sono assicurato che non vi hanno affatto co-
municazione. Colla lente e col microscopio ho veduto
che ogni ovaia sembrava quasichè continuata in un va-
so tortuoso ed inestregabile tanto a dritta, che a sini-
stra, ed aperto ne’ due pori ventrali. Da ciò chiaro
n’emerge di reputare il lombrico terrestre unisessuale ;
cioè solo femmineo. Nelle pertinenze dall’ ano tra la pa-
rete esterna dell’intestiino retto e la interna. addominale
ho trovato attaccati con esili filetti. de’ corpi ellittici
risultanti da vescichette ombilicate , impiantati sopra
un ricettacolo verdiccio simili a’ quei trovati nel Si-
fancolo (p. 10, e 21) e nelle Oloturie ( p. g6 ). An-
che Willis li conobbe, scrivendo : » In quibusdam lum-
bricis circa caudam ex utroque intestini latere plura in-
terdum ova, nunc ad excludendum parata, reperimus,
quae quidem a partibus genitalibus illic dependisse visa ,
per. ductus in anum patentes foras eduntur (p. 13) ».
La filiera di gangli come gli altri anellidi non è trop-
po pronunziata 5 e pare che abbia un solo nervo , il
quale al principio di ognì articolazione si restringe per
cacciare nel suo mezzo due nervicciuoli 3 e che vicino
il bulbo esofageo si bifurchi per abbracciarlo e comu-
nicare con‘ due gangli rotondi.
Il sangue dall’ intestino retto è riportato verso o)
bocca dalla vena enteroidea superiore ed inferiore , le
quali pei lati del canale degli alimenti danno de’ rami
4
( 422 )
fra essi anastomizzati, formando un lasco reticolo va-
scolosa sul budello con qualche piccola vescichetta sangui-
gna. E le loro primarie e secondarie ramificazioni so-
no oltremodo variabili nel tratto del canale degli ali-
menti. Vale a dire si osservano poco distanti e rami-
ficate nelle vicinanze del retto; con due vasi grandi
lunghi, e’l1 medio breve sul resto del budello , don-
de partono de’ vasellini a forma di ventaglio ricurvi,
paralleli ed intrecciati, e fasciata sul ventricolo con
un grosso ramo a dritta e sinistra lunghesso l’ esofago;
e sparpagliate intorno il suo bulbo.
L’ arteria aorta è situata sul sistema ganglionare ,
e nel mezzo di ogni articolazione caccia la branchiale
dritta e sinistra, da cui inferiormente escono altri va-
sellini terminati da vescichetta.
Per Ja faccia inferiore poi di detto apparato gan-
glionico dirigesi una seconda arteria, che è ramificata
eziandio pel mezzo di ogni anello, oltre le sue due ar-
terie laterali, che danno un ramo al principio ed un
altro al termine di ciascuna articolazione. Ben inteso però
che tutte le arterie e vene esaminate si anastomizzano
sul bulbo esofageo, e le loro ramificazioni sono state da
me in termini troppo generali descritte ; tanto e sì com-
plicatamente essendo divise e diramate. In parlando dal
colorito del sangue rosso della Mignatta avvertii che
Willis l'aveva fin da’ suoi tempi conosciuto.
( 423 )
6. VI. L. MARINO 0 ARENICOLÀ.
Descrizione. ) Ha la bocca a guisa d’ imbuto, nel
cui interno esistono molti tubercoli. conici distribuiti
in più serie circolari, verdicci , e capaci di allungarsi
e raccorciarsi. Nel suo fondo esiste i orificio dell’ esofa-
go. Il corpo è allungato , cilindrico, assottigliato ne’ due
estremi, composto di pezzi articolati fatti da un anello
maggiore e quattro minori. Al margine laterale e poste
riore degli anelli grandi esistono i piedi con sottili e
dorate setolette, sopra i quali dal settimo anello maggiore
in poi son collocate le branchie coccinee ; essendo ognu-
na bentosto bifurcata, ed allo stesso modo continua a
ramificarsi. Dalla esteriore superficie del suo corpo ros-
so-fosco tendente al verde-bianchiccio anche nel mese. di
agosto geme un umore glutinoso giallo di bile, che ha
colorito la mia cute in maniera, che non si è canicella-
to colle replicate lavande; e dal trasidamento del mede-
simo deriva la guaiva membranosa, da cui siffatto vi-
vente trovasi avvolto.
x
CAPITOLO VI
Descrizione tecnica degli Anellidi di questa
prima Parte.
; + ) Nereis.
Corpus repens, longum. Pedunoeuli laterales pe
nicillati. Teniacula siroplicia, rarius o. Oculi quatuor
aut duo, ram'ius o.
*
(4)
*LEoODIicE, Zom.
Maxillae septem: tres in ordine dextro, quatuor in sinistro; inferioribus sim-
plicissimis. Antennae quinque filiformes , inaequales , capite longiores. Caput penitus
detectum. Oculi duo valde distincti.
‘1. N. gigantea — MNereide gigantesca.
Longissima , tereti-depressa ; cirris tentacularibus segmento
secundo aequalibus; capite bilobo. NoBISs.
Leodice gigantea : longissima, tereti-depressa; cirris tentaeu-
laribus duobus segmento primo brevioribus; capite quadrilobo.
LamARcK, Zist. des anim. sans vert., vol.5, p. 3223, n.1.
Saviony, Syst. des annel., pag. 3579, n. 1.
Nereis aphroditoîs: teres retrorsum lente attenuata; subtus
depressiuscula sulco obsoleto exarata: branchiis in segmentis ceto
prioribus nullis, in sequentibus tribus simplicibus , in postremis
‘sensim maioribus uno versu pinnatis. PaLLAS, Nov. Act. Petrop.,
tom. 2, pag. 229, tab. 5, fig. 1-7.
Terebella aphroditois: sesquipedalis, segmentis 148. et ultra,
pedunculis carnosis cirro instructis, papilla penicilligera, capite
bicirrato. GMELIN, Sys?. zat. XIII, /om.1, p.VI, p. 3114, 7.9.
N. gigantea. Co/lect. du Mus. de Paris.
Eunice gigantea. CuvieR, Rég. arim., tom.2, pag. 552.
2. N. cuprea -- N. cuprea, Esca da pescare.
Corpore viridi coerulescente, compresso; tentaculis inaequa-
libus, monilifomibus , subulatisque ; oculis albis pedicellatis ;
pinnis penicilliformibus , spiraliter plumulosis, apice rubellis; cau-
da attenuata cirris geminis albis. NoBIs.
Bosc, ist. des vers. , vol. 1, p. 143, tab. 5, fig. 1.
** NerHrvs, Savig.
Proboscis basi attenuata, segmentis binis divisa = inferiore longo, claviforme,
superne tentaculis parvis acutisque echinato; superiore brevissimo, longitudinaliter hian-
te, orificio tentaculis biordinatis instructo. Maxi//ze inclusae, parvae , corneae, curvae,
peracutae. Arfernae biarticulatae, parvae : impari nulla. Oculi vix distincti.
5. N. scolopendroides -- NN. scoloperdra:marina.
Proboscide rubra, turbinata, muricata, ore tubuloso-striata ,
(425 )
poenitus cirrato-radiata ; tentaculis brevissimis quatuor ; oculis
binis vix conspicuis; corpore coerulescente-rubro; pedibus ge-
minis setuloso-pectinatis, supra ac infra cirratis. NoBIS.
Scolopendra marina. RONDELET, Znseci. et Zooph., p.
108, fig. 1.
An N. coerulea? Linn. cur. GmeLIN, Syst. rat. XI, s.
oepu Wii, pitollnoizz ie.
4. N. delineata -- MN. Zireata.
Corpore luteo, lineis albescentibus depicto, annulato; probo-
scide cylindrica; tentaculis quatuor subnulatis; oculis ad eorum
radices ; pedibus setulosis ac cirratis. NoBIs.
5. N. squamosa --- N. squamosa o Basteriana.
Corpore antice rotundo, postice attenuato, bicirrato , dorso
dupliciter squamoso , squamis roseis, rotundatis margine nigro;
tentaculis duobus externis maioribus, totidemque internis mino-
ribus; pedibus setuloso-cirratis. NoBIs.
An Basrer, Opusc. subsec., tab. 1, fig. 9.
6. N. flexuosa --- N. flessuosa, N. a zig-zag.
Corpore proboscide extenuata, ac tentaculis quatuor praedita ;
cirris tentacularibus in reliquis sex corporis segmentis; pedibus
setuloso-cirratis; dorso luteo, saepius vittis albis transversis inter-
rupto; linea flexuosa, fusca ad latera, ornato; cauda biseta. NoBrs.
Nereis gigantea apud nos rarissima , et cuprea com-
. munis est: ambae domicilium degent in peculiaribus coria-
ceis tubis. N. scolopendroides aeque ac N. delineata
cryptas, et N. squamosa et flexuosa sulcos radiorum
A. auranciacae , accolunt.
TT )SPio:
Corpus elongatum , articulatum , gracile; utroque
latere fasciculis setarum brevissimarum serie unica dige-
stis. Branchiae laierales, indivisae, filiformes. Tenta-
\ f( 426 )
cula duo, longissima, filiforimia vel setacea, brachia ae-
mulantia. Os terminale. Oculi duo aut quaiuor.
1. S. quadricornis --- S. quadricorne.
Tentaculis quatuor: externis filiformibus, longissimis; in-
termediis crassis. 3
Diplotis hyalina. Montag., 4cé. Soc. Liz. XI, p. 203, £. 14,
fg. 6, 7.
LaMmARCK, Z7ist. des anim. sans. vert., v. 5, n. 4.
Obs. ) Articali corporis prope - caput secundus, tertius, et
quartus sunt ad latera cirris brevibus rotundatis praediti. Pedes
bini, inter quos observatar lobus oralis; quorum unus habet
sglas apice globoso, alter acuminatas cum parvo cirro.
2. 5. caudatus --- S. coduto.
Depressus, semi-hyalinus; corpore subcaudato.
An Polydora cornuta. Bosc, ist. nat. des vers. , vol. 1,
p-. 150, tab. 5, fig. 7.
Lam. ist. des anim. sans vert, v. 5, p. Sig, #. 5.
Obs. ) Fentaculis quatuor inaequalibus: antennis binis cras-
sis; pede fasciculis setarum binis distinctis; lobis quatuor mini
mis, quinto maivre ovali ac lateri cirrato, obtectis.
3 S. coccineus -—- S. sanguigno,
Corpore eoccineo-piinciato, in coriaceuni tubulum abiconditò ;
antennis binis crassis; palpis geminis; cirris tentacularibus quatuor
inaequalibus, bimis anticis longis, reliquis brevioribus; ano coro-
nato-verrucoso , aristis albis longissimis terminato j uno pede cirris
binis crassis, altero subtili lenge; setarem fasciculis geminis-prae-
dito. Nosis.
4. S. ventilabrum --- S. a ventaglio.
Capite antennis duabus ventricosis, tentacalis quatuor brevis-
simis ventilabriformibus ; pede cirris geminis, fasciculis setarum
biiuvgis, lobis carnosis obtectis. NoBI$. i
( 427 )
Spiones descripti in scopuloram fissuras habitant ,
lenteque vitrea observari debent.
Piet) Nars.
Corpus repens, longum, Liseafo| pellucidam, de-
pressum; setis raris Gilapicibus , aut fasciculatis; ad late-
ra saepius hispidum. Os terminale; ientaculis nullis.
1. N. coccinea -- N. rossa.
Corpore subturbinato, eoccineo ; capite cirris longis, exilibus,
confertissimis ; lateribus setis rigidis, apice globosis. NoBIs.
2. N. bipunctata --- N. duepuntata.
Corpore ceylindrico , lateribus subpedicellato; pedibus super-
ne punctis fuscis geminis, ac setis tribus rigidis. NoBIs.
N. de Horatiis --- N. di de Horatiis.
Corpore luteo , tereti, annulato, subfusiforme; antice conico,
radiato-cirroso , postice acuminato ; lateribus cirris longis clavatis,
seta inferne prdediviei Nogis.
Hospitant praedictae ra in syrtibus Neapoli-
tani litoris.
ii) Poria.
Corpus vix annulatum, oblougum , antive subrotun-
dum, postice truncatum : oculis, setis , tentaculis, bran-
chiisque poenitus destitutum. Os edentuium sub lobo
anteriori. Anus in cxtremitate postica.
1. P. siphunculus --- P. a si/one.
Corpore subtriquetro, planulato, viridi-fusco; siphunculo valde
longo, scabro ; oris apertura crenulata ; lateribus sulcatis. NowIs.
2. P. delineata --- P. ii Esca gialla.
Corpore elongato , terete, luteo; lineis rubris Jlongitudinalibus
(48)
depieto ; ore sub lobo compresso rotundato , postice disco pre-
hensili circa anum; ventre poris geminis pertuso. NoBIs.
Poliae habitant ad Neapolis vicinia.
ttttt) Lomsricus.
Corpus ieres annulatum, saepius cingulo elevato ge-
mitalium .recepiaculo cinctum, aculeis utplurimum condi
tis longitudinaliter exasperatum , poro laterali instructum.
1. L. fragilis —- Z. fragile, Tremolino.
Ruber, verrucis lateralibus fissis, setis fasciculatis. MuLLER,
Zool. dan. prod. 2611; rar. descr. 1, p. 45; Zool. dan. 1,
P. 75, tab. 22, figs 1- 5.
Linn. cur. GmeLIN, Syst zat. XIII, v.1, p.VI, p. 5086, n.13.
BrucuIERE, Enc. méth., tab. 34, f. 15, A.
2. L. siphonostoma --- L. a sifone.
> Corpore toroso, subcompresso, annulato; anterius probo-
scide quadridentata , postice bicirrato ; annulis numerosis, alterne
pedicellatis ;. pedibus planulatis in supremis annulis setaceis
fasciculis duobus ternisque cirris, in postremis fasciculo nnicò
tereti, praeditis. Norers.
3. L. radiatus —- Z. raggiante, Esca di arena.
Corpore antice stylo rigido, posterius ano cirris sexdecim
radiato; lateribus annulorum supremorum pertusis, sequentibus
pede setuloso-cirrato ; rubro, luteo, coeruleoque depicto colore;
subtus vallecula communito. NoBrs.
4. L. pusillus --- L. piccino.
Gorpore parwo , annulato , coceineo ; antice subulato, punctis
nigris geminis prope apicem; postice annulis tribus , luteo-
albis , circum circiter rubro-cirratis. NoBIs.
5. L. terrestris -—- ZLombrico, Ferme di terra,
Escolo;
(429 )
Ruber octofariam aculeatus, clitello cinctus: Linw. cur. Gme-
LIN, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p. 3083, rm. 1.
MurLer, isf. verm., ton. 1, p.2, pag. 2a, M 1
L. laevis. HiLr, hist. anim., p. 15.
L. terrestris minor. RA3., Zrsect. 2.
L. t. m. rubicundus. SLoAN. , Jam. 2, p. 189.
RepI, Exper. 4, tab. 15, fig. 1.
Murray, De Lumb. set. obs., t. 2, figd 1-5.
Cuvier, Régn. anim., tom. 2, p. 529.
LAMARCK, Zlist. des anim. sans vert., tom. 5, p. agg, n. 1.
Enterion terrestre. SAvicny, Syst. des annel., p.4h5, n. 1.
BruGUIERE, Enc. métk., tab. 52, fig. 1, 2.
MontEGRE, Mém. du Mus., p. 242, tab. 12.-
a ) L. terrestris maior. Ray. , Zrsect. 1.
A RENICOLA, Lam.
' Corpus molle, longum , annulatum, cylindricum, postice nudum; setarnm fasciculi
biseriales in parte media anticaque. Branchiarum externarum arbusculae aut penicilli
ad basim fasciculorum dorsalium. Os terminale, nudum. Qcul nulli.
6. L. marinus — Z. marino, Capo d’ esca.
Papillis dorsalibus geminatis setigeris. Linn. , It. W.-goth.,
pag. 189, tab. 5, fig. 6.
GmELIN, Syst. Nat. XII, som. 1, p. VI, pag. 584, n. 2.
Nereis lumbricoides. PaLLAS, Nov. Act. Petrop., tom. 2,
pag. 259 tab. 5, fig. 19. i
Lumbricus papillosus. OrTH. Fasrio,, Faun. Groenl.,
n. 267. DI
Barpur, Gen. verm., pag. hs n 1; tab. 1, fig. 8.
MuLver, Zoolog. danica,y pars VI, tab. 155, fig. 1 (bis).
BrucuIÈERE, Enc. méth. tab. 54, fig. 16.
Arenicola: piscatorum: Lamarck, Mist. des anim. sans ver-
tébr., vol. 5, pag. 556, n.1»
Bosc, ist. des vers, tom. 1, peg. 161, fab. 6, fig. 5.
CuvieR, Dict. des sc. nat., tom. 2, pag. 4793
55
( 450 )
Arenicola tinctoria et A. carbonaria.. LeAcH, Enc. brit. supp.,
tom. 1, pag. 452, N. 2.
Savienv, Descript. de È Egypte ( Syst. des anrtel. ),
vol. 31, pag. 454.
Lumbrici enumerati, praeter ferrestrem, vitam de-
gunt in eryptis seopulorum, et in arena maris Tyrrheni
Neapolim alluentis: quorum radiatus, siphonostoma ,
pusillusgue nautis haud frequentes obviam veniunt.
Spiegazione delle Tavole.
Favola XXVII.
Fig. 1. Eunice gigantesca delineata di grandezza
naturale per la faccia superiore , ed uscita in parte fuori
del suo guscio A.
Fig: 2. Due anelli del suo corpo guardati dalla par-
te inferiore, e fornito ognuno della branchia ad un solo
lato pennaia @ , del cirro superiore c più lungo dell’ in-
feriore d contiguo ad una fovea ellittica 5, e delle seto-
lette del piede e, che nella Zg. 3 si distinguono in tre
particolari fascetti. E questi sono ritirati nella Ioro comu-
ne guaina da’ muscoletti f f, espulsi fuori di essa dalle
fibre che l’ abbracciano g, e trattenuti in tale stato dal-
Y orbicolare #. Muscoli corrugatori. del corpo zi e di
ogni anello 7, sua membrana esterna #.
Fig. 5. K Tentacoli raccorciati, e lobi della bocca ;
e L masso carnoso del bulbo esofagèo.
Fig. 6. Nel centro di questo esistono i denti, de’
quali si distinguono gl’ inferiori a, i quattro superiori
»
( 451 )
due wniciati d ed altrettanti serrati ce c, ed i laterali d d.
Colle stesse lettere; ma di carattere majuscolo sono indicati
i suddetti denti dalla Fg. 7. L’ esofago è cilindrico e
tutto rugoso a lungo; attesochè lo stomaco E oltre tali
rughe ne offre altre a traverso; essendo poi continua
to nell’ intestino ( Fg. 8 ) fornito di ciechi laterali,
ed abbracciato dalla matrice Fin forma spirale.
Fig. 9. E. cuprea, ch'esce dal proprio guscio G fatto
di alghe e di arena. — Zig. 10. Piede co’ pacchetti di
sete ed i rispettivi cirri. — 7g. 11. Occhi di detta Eunice
h ft, dalla cui bocca escono le punte delle due mascelle 5.
Bulbo dell’ esofago con masso di muscoli esterni I ed in-
terni J, oltre gli abduttori # e gli adduttori /; esofago L,
che è confuso colle: stomaco; intestino sezionato co’ ciechi
m, e glandulette gialliccie alle fovee ovali de'piedi o. — Fg.
12. Mascella inferiore p, denti uncinati g 9, serrati mag-
giori "7 e minori f. Uno di quelli si è ingrandito co’ la-
certi muscolosi ( Fg. 10). — Fig. 13. Forma degli escre-
menti; Zig. 14 disposizione dendritica de’ globetti sangui-
gni; Zig. 15 altra ad aie; e 7g. 16 a mezzi cerchi.
Tavola XXVIII.
Fig. 1. Porzione di un anello del corpo della N.
cuprea, per dimostrare il pennacchio a disposizione
spirale a, il cirro superiore 6 e l inferiore c del pie-
de con fovea ovale d, non chè i ventagli di setolette.
Fig. 2. Anello vascoloso del bulbo esofageo e fatto
dalle arterie branchiali f/ e dall’aorta g, vedendosi a’ lati di
questa due vesciche analoghe al cuore 2.4, e da quello nascere
le ramificazioni é#, che circondono il bulbo dell’ esofago.
( 452 )
Fig. 3. Vene laterali 4 4 all’ arteria aorta, che in 2
ha un ganglio nervoso, ed in 7 una vescica o cuore,
il quale verso le articolazioni inferiori del corpo appa-
risce reniforme, e l'arteria aorta ( Fig. 4) n posta fra
la veni laterali o o. i
Fig. 5. Arterie laterali p p, donde partono le bran-
chiali 9 9g; € vena cava r che somministra la branchia-
le s e 1 ramoscello # pel cirro superiore, sulla quale
veggonsi i quattro gangli cerebrali del dorso co’nervic-
ciuoli annessi.
Fig. 6. Pezzo di vagina colle uova A; e Fig. 7
anello cerebrale, non che ganglio della serie dorsale 4 e
della ventrale v.
Fig. 8. Nereis scolopendroides colla proboscide
uscita fuori, risultante da due pezzi il primo a cono in-
verso maggiore a circondato nel termine da piccoli cirri:,
ed il secondo 6 che esce da dentro di quello, più breve
e con cirri solamente nel perimetro della bocca. I piedi
c sono disposti in due serie, vale a dire una superio-
re ( Fig. 27 ) d col respettivo cirro, e l’altra inferio-
re e. Le sete sono a gruppi separati e tutti di forma
spirale ( Fg. 15 ).
Fig. 9g. Spio quadricornis che ha due soli tenta-
coli lunghi f e tre brevi g, il piede superiore ( Fig. 14).
h con sete capitellate, che nell’ inferiore è sono semplici
ed un cirro in giù assottigliato, non che un altro medio
rotondato 7.
Fig. 10. S. caudatus per ogni lato con quaîtro lun-
ghi e disuguali tentacoli #, e con due registri di piedi
(453)
( Zig. 15 ) setolosi, ch'escono da mezzo ad otto squame /,
e con lobo 72 carnoso fornito ‘di corto cirro.
Fig. 11. S. coccineus avente due. lunghi ed altret-
tanti brevi tentacoli 7, l’ ano con circolare. increspatura ,
donde parte una coppia di lunghissimi cirri 0, ed i pie-
di ( Zg. 16. ) p con un lobo carnoso su ed un altro.
giù fornito di cirro allungato.
Fig. 12. S. ventilabrum ha quattro corti ed egua-
li tentacoli r. Le antenne ( ig. 18.) sue e quelle.
delle altre specie risultano da due porzioni o sia dal
bulbo 9 che in se fa rientrare, od uscire l'altro pez-
zo s. I piedi ( Fe. 17) armati di sete #£ offrono il
cirro superiore ed inferiore, e molte squame membrano-
se da cui sono occultati.
Fig. 19. Nais bipunctata, e Fig. 20 N. de Ho-
ratits circondata da cirri. La ig. 21 n'espone la seta
a, e l'arteria dorsale che si dirige ad ogni cirro — Fig.
22. Bocca r della N. scoloperidroides, ed i muscoli della
sua proboscide e del ventricolo sono gli abduttori ( Fig. 24)
s e gli adduttori $; poichè i denti dello stomaco in sito
dinotansi da £, e separati veggonsi nella Fig. 23.
Fig. 25. Ya conoscere la vena enteroidea colle
sue ramificazioni --- Fg. 26. Dall’ anello vascoloso del-
l esofago a si dirigono verso il termine della probosci-
de le due arterie paraboliche 6 6 e 1 altra c. continua-
ta nell’ aorta @, e tutte e tre poi si anastomizzano in d.
Le due arterie laterali // hanno in mezzo la filiera
ventrale di sangli cerebrali dalle quali esternamente e-
scono le branchie interne 2/4 ( Zig. 27 ).
56
CABI
Tavola XXVIII.
Fig. 1. Sifone con ventosa nell’ apice a della
Polia sifuncolo sotto la quale trovasi la bocca. A’ lati
del corpo ha una linea bianca e spesso presenta de’re-
stringimenti cc con un solco d, nel cui mezzo vedesi
un vaso rosso-rancio con. filo bianchiccio mediano.
îg. 2. Sifone suo B uscito dall’ astuccio Cgiacente
sul canale degli alimenti. Sopra l’orificio della bocca d .
evvi la macchia trigona e. Ne indicano ff i lacerti mu-
scolosi del. corpo.
Fig. 3. Forame % pel quale esce il sifone nell’
interno sezionato (Fis. 5 ); diversa forma della
bocca ; j esofago colla vena enteroidea, che si ramifi-
ca su ogni borsetta cieca. dello stomaco kk, essen-
done aperto un pezzo nella Fig. 6 per meglio farne
vedere le borsette //. La Fig. 7 espone le arterie la-
terali col filetto nervoso mm, dalle quali nascono le ve-
sciche vascolose 7 72.
«i Da P. leneata osservasi. nella Fig. 3; ove ne
apparisce la testa 4 e la ventosa della coda 8; ‘atte-
sochè in A veggonsi |’ ADEN della bocca c, e le
due borse allungate dd co’ respettivi forami esistenti
nella sua pancia qualche pollice distante dalla testa.
Fig. 8. Lumbricus fragilis guardato pel dor-
so s in cui ne apparisce il lobo superiore alla boc-
ca a, che si è ingrandito (Fig. 9 a), el suo lun-
go corpo rotto in 2 ‘con pezzetto del fine c. La
faccia superiore di un’ articolazione è ‘ disegnata nel-
( 435 )
la Fig. 15 co’ vasi sanguigni, che vi sì osservano e’l
piede colle setole d, e la inferiore col cirro di que-
sto ( Fig. 16 e).
Fig. 12. Bulbo esofageo f co’ denti sporti in fuori,
de’ quali ravvisasi nella Fig. 11 la mascella TUUAROG ar-
ticolata in & a molti pezzi, alcuni uncinati g co’corrispon-
denti lacerti muscolari 44, ed altri mozzati a sega è;
e la inferiore ad un sol pezzo (Fig. 10). Dal succennato
bulbo continua Ì’ esofago 7 terminato nello stomaco m,
e quindi l'intestino 2, essendo sostenuto. alle pareti
addominali da’ legamenti 00. -- Fig 13 Matrice e for-
ma delle sue uova ( Fig. 14 ).
Fig. 17. Arteria aorta colle vesciche aa e. le re-
spettive ramificazioni è disperse in ogni anello - Fig. 18.
Vena enteroidèa superiore col reticolo che ne deriva a'
lati delle intestine; ed inferiore ( Zig. 19 ) co’ vasi
grappolosi, che fanno l’ officio di branchie interne. --
Fis. zo Cervello e filiera di gangli ventrale è, e dor-
sale c.
Fig. 21. Lumbricus siphonostoma, essendone il
prolungamento superiore alla proboscide di, questa coi
denti e, i piedi degli anelli del corpo anteriori f, e
posteriori g. -- Fig. 21. Si è tagliata la proboscide :4
ed aperto il ventricolo per dimostrarne i denti 7, uno
de’ quali col respettivo muscolo è si è ingrandito nella
Fig. 23, e le Lio kk; indi apparisce porzione del
tubo intestinale 7 co SA m., che lo fissano alle
pareti addominali. i
Fis. 2h. Muscoli alii n a ‘e /traversali ©
(436)
del corpo ; nonchè que’ a pettine p delle setole de’pie-
di, la cui guaina nel termine è rossa, ed ove forse si
sparpaglieranno le branchie interne.
Tavola XXIX.
Fig. 1, Lumbricus radiatus osservato pel dorso,
affin di farne conoscere il cirro a stiletto a, una del-
le infossature laterali alla testa d, la serie de’ cirri di
dritta cc, che intorno l’ano sono raggianti d. -- Fig. 2.
Dello stesso animale supino vedesi la bocca e, la fi-
liera. de’ forami laterali del pezzo anteriore del suo cor-
po ff, dal cui termine lunghessa la linea mediana in-
comincia la valletta o canale g. Piedi #4 colle setolette
e cirri, ambedue sonosi ingranditi nella Fig. 4, e ©
que’ dell’ ano a gruppi.
Fig. 3. Sezionate le inferiori vati del suo corpo
apparisce il bulbo esofageo 72, il muscolo abdutto-
re 2 e gli addattori o, l’ esofago p, lo stomaco di-
viso in porzione superiore ed inferiore dal _cingo-
lo carnoso g , el resto del canale degli alimenti
pieno di arena , sostenuto da’ legamentucci ss, e ter-
minato nell’ apertura dell’ ano co’ cirri, due di ‘essi
maggiori £, non che i muscoli longitudinali w w.
Fig. 5. L. pusillus, e Fig6. L. terrestris, il cui cli-
tello traversalmente fesso è a, la bocca ( Fig. 8 ) d, l’eso-
fago colle uova d, lo stomaco ‘e, l'intestino f; e l’ano
h. La sua varietà (ZL. terr. maior) si è delineata nella
Fig. 7 in cui si vede il cordoncino laterale dritto è
(437 )
del suo cingolo, che in amendue i lati XX e per la
faccia inferiore è disegnato nella Fig. 9, colla quadru-
‘plice serie di spine per ogni anello , ossia la coppia
‘marginale Z e la ventrale 72; essendosi nella Fig. 12
rappresentato la guaina di ogni seta, che talora è du-
plice ( Zig. 13 ). Due de’ suddetti anelli, spogliati
dell’ epidermide , dimostrano ( Fis. 10 ) inzi la-
certi o nastri fibrosi traversali co’ buchi pel passaggio
delle setole, ed in o i longitudinali.
Fig. 11. Proboscide 4« superiore all’ orificio della
bocca con tre lobi 2, esofago d e'l suo bulbo c, i due
rigonfiamenti 2 ed i suoi muscoli jj, ovaie co? respet-
tivi ovidotti ff le cui aperture sono in a ( Fig. 9),
cingolo g ‘carnoso dello stomaco sezionato , ove inter-
namente è aderente una lamina cartilaginosa , % porzio-
ne di budello. — Zig. 14. Lombrico prima di uscire
dall’ uovo.
Fig. 15. Filiere delle borse respiratorie, una del-
le quali si è ingrandita ( Zig. 16 ).
Fig. 17. Anello cerebrale col principio de’gangli.-
Fig. 18. Disposizione della vena cava sull’esofago 4a ,
e della sua continuazione sul principio dell’ intestino
b. -- Fig. 19. Gruppo di glandule vescicolose esisten-
ti presso l’ ano col proprio legamentuccio. i
Fig. 20. Arteria aorta a colle branchiali a grap-
poli unilaterali 59. Pezzo di nervo ( Fg. 21 ) L spet-
tante ad un solo anello, che nel mezzo di questo
caccia un nervo a dritta, e l’altro a sinistra 722; rw
arterie laterali allo stesso, che dalla parte esterna e di-
( 438 )
visoria di ogni anello danno il ramo 00; e p media-
na direita per la faccia inferiore del sistema ganglioni-
co ed a dritta e sinistra somministra il ramoscello. gq
parallelo alle arterie branchiali d. Zig. 22. Vena ente,
roidea e cava, anastomizzate ne’ lati delle intestine,
e da’ loro ramoscelli escono esili borsette sanguigne,
Fig. 23. L. marinus delineato per la faccia superiore ,
del quale sono : a la bocca, è l’ano, cc le branchie,
dD i piedi setolosi, f( Zig. 24 )i cirri della bocca,
g l’ esofago, A lo stomaco, zi le borse de’ ciechi, 7]
porzione superiore del canale degli alimenti con mol-
te cellette e vasi a zig-zag, e & inferiore.
Fig. 25. Actinia aurantiaca, e 36 pezzo del
suo muscolo longitudinale 4 coll’ ovaia o matrice è e
col canale spermatico c.
( 459 )
INDICE GENERALE.
VOLUME I.
DEDICA AS. A, R. IL DUCA DI CALABRIA II,
PREFAZIONE VII.
Memoria su la Sanguisuga medicinale e su varie
altre specie di Mignatte 1.
Storia naturale.
G. I. Descrizione e classificazione della Sanguisuga medici-
nale 4 -- 6. II. Scelta e conservazione della Mignatta delle offi-
cine ‘8.
Anatomia.
$. I. Integumenti membranosi e muscolari. 10.--$. IL. Ap-
parato digestivo rr.--G. III. Propagazione della specie 14.--8. IV.
Respirazione 17.--$. V. Circolazione 20.--$. VI. Sistema nervo-
so 22.--$. VII. Organi sensori 25.
Uso medico.
$. I. Azione della Sanguisuga medicinale 26.--6. II. Apph-
cazione 29. -- $. INI. Malattie che ne richieggono | uso 33. --
$. IV. Mezzi da riparare a° danni prodotti dall’ AM. medicinalis
e alpina 37.
Descrizione, Anatomia, ed Uso di varie altre specie
di Sanguisughe
G. I. Mignatta nera ( MH. sanguisuga ) 41 -- S. II M.
i: ( H. vulgaris ) 43.--4. ILL. M. marina (H. muricata)
45 -- S. IV. H. descriptio iconibus illustrata 47 -- Spiegazione
della Do I, {bo
Descrizione e Notomia del Clio Amati, di alcune Pla-
narie e Vorticelle ,- della Favagine, e di altre pro-
duzioni. marine.
(440 )
$. I. C. Amati 53. -- $. II. P. ocellata et var. 59. -
6. II. 7. Caulini, Acetabulum Mediterraneum , Polyphy-
sa rubescens 61. -- $. IV. Favagine di Aristotile , Bicchierini
di mare, Ascaride della Testudo Mydas 66. -- $. V. Descrizio-
ne sistematica di detti esseri 69 --Spiegazione della Tav. II, 72.
Sulla Cassiopea Borbonica 75.
. I. Descrizione 76. -- $. II. Anatomia 79. RAIL De.
uu systematica 83 -- Spiegazione della "Tav. III e IV, 83.
Anatomia e Classificazione del Sifunculo ntido 1.
6. I. Caratteri esterni 3. -- $. II. Comuni integumenti 6.:-
$. II. Sistema muscoloso 7. -- $. IV, Apparato digestivo g.--
S. V. Mezzi per la riproduzione della specie 1g, -- G. VI. Or.
gavi della respirazione 12. -- $. VII. Sistema sanguigno 13. =»
$. VIH. Sistema nervoso e $. IX. Classificazione 15. ---
G. X. Specie di Sifunculi 18. -- $. XI. Siphunculi balanopho:
ri descriptio 19. -- Siegazione della Tav. I, 22.
Memoria sulle Aplisie 25. --
Descrizione: Cap. I. 4. Zeporina 18. - Cap.II. A. Poli 30.-
Cap. INI. A. neapolitana 31.-Cap. IV. Riflessioni per distinguere
le Aplisie 32. -- Cap. V. Caratteri classici, generici e specifici
dell’ 4. fasciata, Camelus, Neapolitana, depilans, punetata,
Poli 37.-- Anatomia: Cap. I. Invogli esterni 43. -- Cap. II. O-
percolo e cavità che lo contiene 44. - Cap. IL. Addomine 45.-
Cap. IV. Canale de’ cibi 47. -- Gap. V. Fegato 50. -- Cap. VI.
Apparato genitale 51. -- Cap. VII. Glandule 55. -- Gap. VIII.
Sistema carnoso 57. -- Cap. IX. Cervello ; gangli e nervi 60.
Cap. X. Branchie, vene, cuore ed arterie 63. -- Cap. XI.
Aplysiae fasciatae 69, Cameli , neapolitanae 70, leporinae ,
Cuvieri 71, Poli 72 i -- Spiegazione della Tav. II,
9 Io VIVES GENI
Descrizione zoologica Li anatomica di alcune specie
di Oloturie Vu
S. I. O. Forskal 1: -- $ IL O. di Poli e 6. DI. O. di
Santoro 80. -- $. 1V. O. di a zo -- 6. V. O. di Peta-
(441 )
gna e G. VI. O. di Stellati 82. -- $. VII. Comuni integu-
menti 83. -- S. VIII. Canale degli alimenti 88. -- S$. IX. Ap-
parato» della respirazione gr. -- S. X. Organi sessuali 94.
S. XI. Sistema circolante 98. -- S$. XII. Usi delle parti descrit-
te 104. -- $. XII. Classificazione delle Oloturie 108. -- G. XIV.
Holothuriae iubulosae , maximae 100 , impatientis , Colum-
nae , Forskali n, Poli, Sanctori, Cavolini, Petagnae et
Stellati 112 tecnvhica descriptio, Spiegazione della Tav. VI e
VII 1295 MII ir ID 15° i
Sul Doridio, su una specie di Sifanculo
e sulla Pleurofillidia.
S. I. Doridio Meckeliano 117. --$. II. S. echinorinco 124.--
$. III. Pleuro-fillidia napolitana 128. -- $. IV. Descriptio 2.
Meckelit, S. echinorhynci ac P. neapolitanae 133. -- Spie-
gazione della Tav. X, 135.
Riflessioni sulla Tenia umana armata 139.
Cap. I. Esposizione dell’ apparato nutriente 141. -- Cap. II.
Ricerche su gli organi destinati alla generazione. 154. -- Cap.
II. Guarigione della Tenia senza l’uscita della sua testa. 164.
Systematica Taeniae solium descriptio 177. -- Spiegazione della
Tav. XI e XII, 179. -- Supplemento si precedenti Memo-
rie 181;
VOLUME II.
DEDICA A SUA MAESTA IL RE V.
PREFAZIONE IX.
Descrizione e Notomia del Doridio Aplisiforme 185.
Spiegazione della Tav. XIII, 191.
De Pterotrachea observationes posthumae auctore I.
X. Poli cum nostris additamentis et annotationibus
195.
- Conchae historia 195. -- Mollusci ne 197, et anatome
202. «= Spiegazione della Tav. XIV, 224; XV, 216.
57
. %
Nota sul Mollusco del Argonauta, su una specie di
Epizoo che vi ospita, e sulla Medusa Velelta 219.
_S. I. Argonauta Argo 220. -- $. Il. Tricocephalus ace-
tabularis 223. — S. IN. Medusa velella 226.
Brevi cenni sulle Attinie 228.
I. Descrizione dell’ A. crassicornis, pedunculata , effoe-
ta 229. -- IL. Anatomia 230. -- II. Tecnhica descriptio Medusae
velellae 240; et A. crassicornis, pedunculatae 241, rulrae ,
carciniopadis 242, Cari, hyalinae 243 , aurantiacae 438 , ct
Mollusci Madreporae calycularis 245. +=» Spiegazione della
Tav. XVI, 244.
Commentario alla Notomia del Mollusco della Lumaca
‘eseguita da M. A. Severino 246.
Descrizione di un nuovo Apparato di canali acquosi
negli animali invertebrati marini 259.
Molluschi: I. Cefalopodi -- II. Pteropodi 263. -- III. Ga-
steropodi 264. -- IV. Acefali 268. -- Anellidi 270. -- |Echino-
dermi 271. -- Entozoi 272. -- Acalefi od Ortiche di mare e -.
Polipi 273. -. Corollari e forme primarie di tal sistema 274.--
Usi 275.
Nota sul preteso Alcionio vermicolare 279.
Spiegazione della Tav. XVII, 283.
Memoria su le Asterie e gli Echini 286.
Parte I. Asterie. = S. I. Integumenti 287. -- $. II° Si-
stema osseo 289. -- $. III. Organi della generazione 292. --
$. IV. Sistema della circolazione 296. -- S. V.Mezzi per la re-
spirazione 301. --$. VI. Organi della generazione 303. --f. VIL.
Pretesa rigenerazione de' raggi, e non esistenza de’ nervi 304. --
S. VII. Grgani d’ignoto officio 306, -- $. IX. Virtù, medici-
nali. 308. -- S. X. Brevi cenni sul genere Asterias im gewerale
31r.--G. XI. Osservazioni critiche su parecchie specie di Aste-
rie 312. i
Parte Il. chini. = S.I. Sistema osseo 316, «- $. II In
(443 )
tegumenti 327. -- G. II. Sistema muscoloso 328. - $. IV. Cana-
le degli alimenti 330.-- $. V. Ovaie 333. - $. V. Sistema cir-
| colante 334. -- $. VI. Sul muovo e particolar movimento de’glo-
betti sanguigni 341. -- $. VI. Descrizione generica degli Echi-
ni 349. -- S. VII. Disamina di qualche specie di Riccio di
mare 351. -- S. IX, Descriptio: 1) A. exiguae 353, rosaceae ,
rubentis 354 , aranciacae , bispinosae 355 , Jonstoni, penta-
canthae , echinophorae 356, Savaresi 357; subulatae, ophiu-
rae, cordiferae 358 , filiformis, Tenorii , verrucosae 359 ,
muricatae, mediterraneae 360; et 2) £. esculenti 361, neglecii,
melonis , sardici 362 , miliaris , saxatilis 363, neapolitani,
cidaris , 364 spatagique 365. -- Spiegazione della Tav. XVIII,
366; XIX, 367; XX 369; XXI, 371; XXII, 373; XXHI ,
3795; XXIV, 377; XXV, 379, XXVI, 381.
Annunzio su la facoltà velenosa di taluni
Molluschi testacei.
Osservazione I. 385. -- Osservazione II. 387.
Memoria su gli Anellidi.
Parte I. = Cap. 1. Nereidi: -- $. I. N. gigantesca 389.
G. Il. N. cuprea 393. -- $. III. NE e SSRINSOENE
squamosa 4oo. --Q. V. N. flessuosa Gi VI. N. scolopendro ide
4or. -- Cap. II. degli Spii. -- $. S. quadricorne e $. IL. S
coduto 403. -- $. III. S. coccineo DI IV. S. a ventaglio 404.--
Cap. IMI. delle Naiadi. -- $. I. N. coccinea, $. H. N. bipun-
tata e S. III. N. de Horatiis 405. -- Cap. IV. Delle Polie. -
S. I. Idee di tal genere 406. -- $. IL. P. sifuncolo 407.--$. HI. P.
lineata 40g. -- Cap. V. De’ Lombrici. -- $. I. L. fragile 409.
G. HI. L. sifonostoma 414. -- 6. IL L. sai 416.-- . IV.L. pic-
cino 417.--S. V.L. terrestre 419.--S. VI. L. marino 423. -- Cap.
VI. Descrizione tecnica degli anellidi nominati in questa prima
Parte. Nereis gigantea , cuprea, scolopendroides 4ah — de-
lineata, squamosa , flexuosa 425 = Spio-quadricornis , cau-
datus , coccineus , ventilabrum 426 — Nais coccinea, bi-
(444 )
‘punctata, de Iforatiis -- Polia siphunculus , delineata 427—
Lumbricus fragilis , siphonostoma , radiatus , pusillus , ter-
restris 428, marinus 429 -- Spiegazione della Tav. XXVII,
430; XXVII, 434; e XXIX, 436.
Si compiacerà il benigno lettore di non porre mente aglì errori tipografici. oc -
corsì in questi due volumi.
Sappiasi però che la Fig. 13 della Tav: XXV rappresenta l' ovaia maggiore a,
e la minore d dell’ Echinus spatagus.
TUO,
gel
QNYIADEVWIDIA?
189 vilgaris:s6 74,
EZRA SANGULIUJA 72
Aaraado medicinali
»
IA
È
RR
Adi i
54%
Lat
PASO /, «Toro trcee
LP. Co Arrage "Gg Vyrnaria ocellara. 10-18: Acetabuliei mediterranee
| 49: Spiga ridbescens soSgricelli Cavoline: 91-20. Testaccorune ove. 27. Avcearts Cleloriae
—. Di LX Ty
A Siena da. ' : GP Aero d06,
(C IA i 7 iii, --
PP Taro inc. ì
5 Cra Vi...
AC ichto dei
Sphuncsles = i alerpar
distorte
om, 1V, pag. j2. + «lav. 01
4.
di
ll
_
EZRA
==}
2,
3 Ta TION
D Casanova ine.
cu Au oi lohorina
Kia abete a;
le eleaone sa
fora Net
ZL eZ da? DA 25 A Megpolii lana” 08
D)
il
))
Li i
eNÙsarano inc.
A AM lo dis
ri
CZ
7.0. «Aalpiia (cporend
tn
Ni
A
0778: £V, (149: 78.
Cc
ro
SA to Gr dine.
È Ì
«Alia deporina
A° SeefZa dii
ù ; 3 A n.
G7 VA ce 75 :
ZA; ag 118 è - ; ; È 19 AZ.
ZE; Volk ILA - 405 Que "2, ;
Tav. VII.
7
a A
Dx»
1049
DREI
7
7
2
Zi
CÀ 24
/)
Cri
i Dovti
ZI, O ZZAAZE
a
Soari
N
c
(O
x—_7
_ DM È 9, 7 VA Ù / 7
07 Z05 207, 704 Lalulosa:
ge
e
} Som,1V, pag. IVES
GI È
& Setagnac bi Le bi...
DA 7.
olobuui
7%
.
Vs
È
STI \
Ri ‘00080
Alesto dis.
Cesarano cenci
La neqpolitana
Li,
DU,
Di;
TA
17: SII e 77 UNA ia. TA DL. DE? 72.-20. Phyro
TendT.
IV pag. (79
SO,
omo
e
È PI 2% 5,
DEA
196
Mia,
La
VAZAZ AZIZ LA
Le
na
DAT Ou
omo LV VLZAZIA
Vai
veeslrala4
7
TÉ
e
4 DABESA
TSaenia
IRA
Lozzo LE nà f
PEG. LIZ. ù DI
ti x ‘cov. KLLIL.
=
D C7 .
Atto das. ' «Toro ner
Ci YI
orti (Gplgpriico OSIMO”
DA, i
stor
AM
AO.
POE
, Hi
fî i, CAN LA
NOI E ISPA SITINONI nigri zio RIPRESA
AAT EE SAI RIOAEV A
pi
X
nà,
Lom AV VIA 2/4. Zav.ZLV.
A Sisto da.
Pi
Lon DV PZA 210.
Gr
GIR
go,
Zav. XV.
( Aiosto dis.
ETNO p i / VÀ I
4 Di (A4g SA
ERA ZAO
AZIZ? ZA
Gr SL
LS ino:
Z
A Sesto dei.
2,4% bicocepftalics acetalultinis-4- 9A emarsicornid-10 Loi pedi nclitio=1
ì LÀ a ——n
Il Li Prc Sì S s {re En <T
7 È È > Re
P É pe ù
A
LL = === sa
csi rem E
7
Li,
Aa of 7,
ento dis.
: 7 z 7
LENraz
LAC dacras.
S,
A
o
3; A ‘
AAC
GO
MMI
hora ca ly
vera Mil
a. ett
lo
yo
ig
AGLA VAZZIAA
G
AA
27, UA
lare
DATI: VETTNMELL
SAT
270
ciprioti
Ir era cs
‘Teo XVII
ta
0,
AMET
APE Sopo tre
SL Fiesta. lei;
1Asterias CaCgua.- 3.90 fe opa È AJonotoni-gA. achinophorabA. Savarese
SASUKE,
RA)
e DALAI, UPAMAML
CGS
NAb
TRN
E3SS
n
E
Tnt Ed
Ag,
Eco FE
SI sPSoro ine:
Ù. ug. oplictara: dA Migpinose vari Ah cordifera)
CSS
3 Sarto dia
URN |
Garw XXI
Tav. XXIII
R_É ‘OL
EI
H
L ; È
AI SEA 7) 1) ). 5, = la gEÈ dine:
©Oehinusi escutertii, B
Lav XXIV
IVA pss è ta,
dol ivan = a negloitas
18
odi
VZZA
Arto
Lav. DON
ZI]
SI, Sa
6 Minas Ipatagio
patag
i, 50, esculeriti, 8.0. Mealage SUIGAALI CLIC D: LA
) - &
AA di
D3, |
AA 1, 7, egardoa. — 9-16. AAA
CANA.
Ga XXVI
SZ, E, V27235)
nostoma
Ur
DE
ji
12
V
i,
cls--222
7
ZA:
5
a
lapo ad elencata sa Lumbpcini 7
> Safe 7,
DAZA
VA
i
AZ:
Tuv. AXVIH.. È
[De
)) | IT
IN III,
PA
CDD
I)
TZ]
)\
)
De)
oa)
SA ZIA dig si Taro dazi
SN Ò È Ò . V 0 , SA
d. Mii sco vendnoides- 4 Sri uadrecormes: 220: Arpal 12 L rvccineti 129 ventilabe
i 49. Aiis dipunclita.- 20. Noe Aoratii
DI
VE
ki
th
pipi
pei Cas
zati
Aoro ire.
26 Ara duvantaca”
ce
d
L VAZZIIZZARA
VÀ
P
deryestinti.- 23,2
7.
UO,
0
US 54 pusilla 4
Ae.
AUS radia
dg
A: Seo:
FÉ
Ki
R sl
I
Si
SA VI
hip
.,
Ni:
pb
en
INI
48 9612
(ll
|
DI
SMITHSONIAN INSTITUTION LIBRARIES
Il
il
| 4A 080
PRA 7A AABISI BAR