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Full text of "Memorie sulla storia e notomia degli animali senza vertebre del regno di Napoli"

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MEMORIE 


SULLA STORTA B NOTOMLA 
DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE 
DEL REGNO DI NAPOLI 


VOLUME II. 


MEMORIE 
SULLA STORIA E NOTOMIA 


CE NOZIO VA o V, 
Leg di Lrimale SENNA Lintolre 
Ù i 


DEL REGNO DI NAPOLI 


DI STEFANO DELLE CHIATE 


ana 
(_Fagune: 
= TCS 


NAPOLI 


1822 


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MEMORIE 


SULLA STORIA E NOTOMIA 


| DEGLI ANIMALI SENZA VISTE 
DEL REGNO DI NAPOLI 


DI 


STEFANO DELLE CHIATE 


PROFESSORE ‘AGGIUNTO ALLA CATTEDRA DI ANATOMIA PATOLOGICA 
DELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI, ED A QUELLA DI BOTA- 
-NICA E MATERIA MEDICA DEL R. COLLEGIO MEDICO-CHIRURGICO ; 
INSTITUTORE DI NOTOMIA COMPARATA NEL REAL MUSEO SOA 
GICO ; MEDICO DEL REAL SITO DI CAPODIMONTE; SETTORE ANA- 
TOMICO DELLA CLINICA MEDICA DELLA PACE } SOCIO DEL R. ISTI- 
TUTO D° INCORAGGIAMENTO , DELLA REAL ACCADEMIA DELLE SCIEN- 
ZE, DELLA SOCIETA’ MEDICO-CHIRURGICA NAPOLITANA; E DI QUELLA 
DI MARBURGO , DI ALTENBURGO , EC. EC. 


o: 
Carrie 


di vignetta e di figure incise in rame, 


NAPOLI, 


STAMPERIA DELLA SUCIETA' TIPOGRAFICA. 


1825. 
Pre III 


ST=:E5AABT | = 
C TIBAMST |) 


i ite moncsi 


ATVEMIYITILITITITILILTZIALIIIIILTTITULILIULLITIUIT LITITITIATILILIIALIIITIVATLITBMRMALILIZZZ'ATIAIAA 
Neptuni quaecunque tenent muscosa profundi 
Saxa , sub innumeris veniunt visenda figuris. 


BITITBIBILLILITBIBTLITITTÌÀ A IIBTIIUITIITTIIIAITITLTI LILITIBIBLEITITD IULTTIDILULIVBVTILUTLITITIITLIT IVA 


GiannettAsIUs , Halieut, Lib. VIII. 


Gi 


ALLA 
SAGRA R. MABSLTA' 
FRANCESCO LI 
RE DEL REGNO 


DELLE DUE SICILIE , DI GERUSALEMME EC. EG. 


SIRE 


Pan che per foriuna de’ suoi popoli 
ascendesse al Trono delle due Sicilie, il 
generoso suo animo non isdegnò acco- 


gliere con Sovrana bontà il primo Vo- 
lume delle Memorie da me scritte su la 
Storia e Notomia degli animali senza 
vertebre del Regno di Napoli. 

Avendone ora condotto a termine il 
secondo , vengo ad umiliarlo con mag- 
giore ossequio e con animo più confi- 
dente al Vostro Real Trono, a quel So- 
glio augusto donde partono i raggi av- 
vivatori della Maestà protettrice delle 
arti e delle scienze. 

E chi può mai iguorare i nobili 
incoraggiamenti, che tuttora riceve dal 
Genio augusto di Vostra Maestà la col- 
tura di tutt i rami della Storia natu- 
rale delle Sicilie ? Cedendo alla forza 


della verità lo confessano anche i Dotti 
stranieri, che penetrati dal sentimento 
della giustizia ricordano eziandio agli 
scienziati napolitani il dovere di grati- 
tudine verso il loro inclito Mecenate in- 
tento sempre ad onorarli ed animarli 
col suo favore. 

Sento ben io la tenuità del mio in- 
gegno e’l poco pregio de’ miei lavori. 
Sé però Vostra Maestà dall’ altezza del 
R. Trono li degnerà di uno sguardo pro- 
pizio e benigno , essi certamente otter- 
ranno quel valore che per se stessi aver 
non potevano, ove vogliansi riguardare 
la brevità de’ lumi e la scarsa suppellet 
tile di chi gli scrisse, 


Confortato da così dolce speranza m° 
inchino con profondo ossequio, e co’sen- 
timenti della più devota venerazione mi 
riprotesto 


Napoli, -- dicembre 1825. 


Di V. R. M. 


Umilissimo e fedelissimo suddito 


Solaro delle Ghiui. 


er ne 4 


PREBAZIONE 


P ER quanto più la Divina Provvidenza @ Sa- 
pienti delle spiaggie marittime del Regno di Napoli 
abbia somministrato occasione propizia di poterne scru- 
tinare gli esseri organizzati, pe’ quali in ogni tempo 
le partenopee contrade sono visitate da celebri Profes- 
sori esteri ; altrettanto son essi tra noi guardati con 
occhio di poca curanza, e totalmente disprezzati. 
Ma la nostra classica terra vanterà sempre ì nomi di 
Severino e di Poli pel ramo zootomico , non che que’ 
di Cirillo, Petagna e Cavolini per la zoologia, che 
ne impresero ad illustrare le naturali produzioni, vit- 
toriosamente trionfando di tutti gli ostacoli, e som- 
mo onore procurando al nostro paese. 

Scoraggiato dalle esposte riflessioni non avrei al 
certo pensato alla continuazione di questa qualsiasi 
Opera concernente la descrizione e la notomia degli 


(12..) 

animali invertebrati del Resno di Napoli ; se molti Dotti 
oltramontani non mi avessero premurato, invogliato, 
e quasichè toccato nell’onore a dover proseguire l’intra- 
preso lavoro, resomi oltremodo penoso dagli artisti: ed 
al quale sonosi Eglino degnati profondere quegli elogi, 
che io stesso non mi sarei mat lusingato di meritare. 

E mi reputo troppo avventuroso di poter in gue- 
ste poche linee esprimere la mia riconoscenza vivissi- 
ma a celebri prof. Blainville , Ferussac , Edwards 
in Francia; Meckel, Rudolphi, Olfers , Baer nel- 
la Prussia; Carus, Tiedman, Otto, Huschke in 
Sassonia; e Schubert in Baviera, che benignaronsi 
di compatire le primizie de’ miei deboli sforzi. 

Or senza diffondermi in preamboli inutili nelle 
scienze di fatto , espongo in termini generali le ma- 
terie trattate în questo volume; come apparisce daî 
seguenti titoli : 

1) Per completare Vl’ anatomia del Doridium Me- 
ckelii presento pochi cenni sul D. Aplysiaeforme, al- 
tra novella specie. 

2) E stata sempre mai dagli Scienziati di oltre- 
monte desiderata una conoscenza precisa della Pte- 
rotrachea , il cui attuale lavoro mi appartiene di co- 
mune col cav. Poli. 

3 ) Son discrepanti i Naturalisti circa i rappor- 
ti della conchiglia detta Argonauta Argo e ’l suo abi- 
fatore, che a me pare mantenervisi aderente mercè 
gli acetaboli de’ cirri. Sul medesimo ospita pure un 
ignoto ‘epizoo0 ‘(. Tricocephalus acetabularis ), cui se- 


(35) 
suono brevi nozioni notomiche sulla Medusa Velelia. 

4) La storia naturale delle Attinie è forse trop- 
po avanzata; sulla cui fabbrica rimanevano ulteriori 
lacune a ripiararsi, ed altre nuove specie a descri- 
vere , quali sono l’A. Cari, hyalina, ed aurantiaca. 

5) È nota abbastanza la riputazione di M. A. 
Severino in ramo medico-cerusico , e vieppiù classi- 
ca ne è la rinomanza come zootomista esimio. Cioc- 
chè è provato dalla sua anatomia del Mollusco dell’ 
Helix pomatia, che ho riprodotta pe’ nostri tipi e co- 
mentata, da cui chiaramente rilevasi, che pochissime 
aggiunzioni sianvisi fatte dagli odierni Anatomici. 

‘ 6) Siccome l’aria atmosferica possente impero 
esercita sulla vita dell’uomo,e degli altri esseri; così 
la circolazione dell’ acqua marina per le interne vie 
del loro corpo, mediante un Novello apparato di ca- 
nali eseguita , riesce indispensabile pel disimpegno del- 
le vitali funzioni degl’ invertebrati subaquei , princi- 
piando da’ cefalopodi fino a’ polipi. 

7) Non evvi produzione nelle nostre costiere 
più ovvia de’ Vermicelli di mare, o sia dell’Alcyonium 
vermiculare dî Gmelin. La sua natura è affatto igno- 
rata, e dalle mie ricerche risulta essere un placen- 
tario di granchi. 

8 ) Len pochi Zoologi hanno avuto l’opportuni- 
tà di contemplare viventi le Stelle ed i Ricci mari- 
ni: razza di esseri numerosa e bizzarra, fra le cui 
varie specie del littorale napolitano ho trovato nuove 
le A. Jonstoni, pentacantha, Savaresi, Tenorii; e 2’ Echi- 


(o 

nus neapolitanus. Con ciò nor ho fatto altro che ac- 
crescere il catalogo di dette produzioni , e smentire 
la esistenza del genere Pedicellaria , che rappresenta 
alcuni esilt aculei degli Echini; ma principale ogget- 
to del mio tenue lavoro si è una quasichè compiuta 
monografia della loro struttura, sulla quale, oso dire, 
poco o nulla rimarrà a farsi. 

9 ) L'Arca Noae e ’l Murex Truncalus e Bran- 
daris non ha guari tempo sono riusciti cibi letali a 
due famig olie. 0 lo scopo delle osservazioni, che ne 
ho quì registrato , onde fargli evitare. 

10 ) Gli anellidi, sebbene di minor complicata 
organizzazione de’ molluschi, pure hanno il sangue 
rosso ; e la lor notomia è pochissimo avanzata. Mi 
soro per ora occupato delle Nereidi, di cui ho de- 
scritto come nuove la N. delineata, squamosa, flessuo- 
sa, e scolopendroides; 2. degli Spit, avendo tra es- 
si notato come finora sconosciuti lo S. coccineus, e 
ventilabrum ; 3. delle Naiadi, e soprattutto della N. 
coccinea , bipunctata, e de Horatiis; 4. delle Police, 
nuovo \genere da me fondato, cui riporto la P. si- 
phunculus e lineata; e 5. de' Lombrici terrestri e ma- 
rini, fra quali ho creduto non ancora descritti il L. 
radiatus, siphonostoma e pusillus. 

Me felice, ove riuscito sia a rendere le mie fati- 
che degne dell’approvazione de Dotti; e più felice, se Es- 
st compiacciansi onorarle del loro autorevole patrocinio. 


( 185 ) 


DESCRIZIONE E NOTOMIA DEL ÎDORIDIO APLISIFORME DA 
SERVIRE DI SuPPLEMENTO ALLA Memoria suL Doripro 
pi MECKEL. ÎLETTA NELLA SESSIONE ACCADEMICA DE’ 3 
GENNAJO 1825 DAL SOCIO ORDINARIO STEFANO DELLE 
Curve. 


Quid promptius igitur, aut quid sanctius hac via, 
quae impune potest totam animalis rem co- 
gnoscere , ac veritatem adaperire , lucemque 
obscuris facere ? 


M. A. Severini) Anat. gener. , pag. 122. 


Di tutti rami delle scienze naturali la parte, che 
tratta de’ vermi, è stata sempre la meno conosciuta . 
Siffatta classe di animali a cagione della loro piccio- 
lezza ha riscosso dal pubblico un’ idea di negligenza 
e di poca importanza 3 ma in paragone degli altri ra- 
mi della zoologia meritava realmente l’ attenzione par- 
ticolare di coloro, che nelle scientifiche inchieste cerca- 
no un utile qualsiasi pel vantaggio, e pe’ progressi del- 
le letterarie discipline. ac 

Se infatti considerasi il numero degli animali de- 
signati col nome di vermi ; se osservasi la semplici 
tà, o l’ apparecchio talora complicatissimo di loro or- 
ganizzazione ; e se riflettasi alle svariate maniere del- 
le diverse naturali , ed artificiali rigenerazioni di 
essi ; la immaginazione nostra è ben tosto sorpresa , 


i 


( 196 ) 

e per la moltiplice combinazione delle loro forme 
esteriori, e per l’ ingente numero de’ medesimi , e 
per talune loro vitali e singolarissime proprietà. Le 
acque tutte sì fredde che termali popolate sono di mo- 
lecole animate e di vermi, provveduti di perfettissimi 
organi come i grandi animali, non escluso. lo stesso capo 
d’ opera della creazione. Attesochè hanno particolare e 
propria riproduzione, e nel regno organico occupano 
“un posto tanto poco equivoco , quanto meno i1mmagi- 
nar potevasi. 

La elmintologia daltronde è stata trascurata , non 
per altro motivo , che pe’ numerosi ostacoli, che pre- 
senta. Imperocchè i vermi e gli stessi molluschi sono 
ordinariamente privi di una consistenza solida da es- 
sere conservati ne’ musei e nelle convenevoli collezio- 
ni. Per qualche: istante solo ne permettono la contem- 
plazione , e sono poi rare in modo le circostanze di 
poter riosservare la medesima specie , che debbesi ciò 
riguardare come tante felici combinazioni. 

Ecco perchè questo ramo di scienza non farà mai 
estesi progressi; ed a ‘malgrado le novità, che può of- 
frire a’ suoi coltori, non arriverà che lentamente alla 
sua perfezione , e non mai con quella certezza ; con 
cui dissipate esser dovrebbero le tenebre foltissime da 
cui è avvolta, e bandite ancora le ipotesi le più az- 
zardate e le meno convincenti. 

Molti però di simiglianti esseri sarebbero da noi 
perfettamente ignorati senza che l’ occhio aiutato fosse 
da’ vetri; ed altri non sarebbero stati mai conosciuti 


DSi 


ni 97) 
senza le peregrinazioni di valenti uomini in lontanis- 
sime regioni. 

Tale è stato lo scopo del celebre Meckel, Rudol- 
phi, ed Olfers, che hanno intrapreso de’ viaggi nel 
nostro Regno per la raccolta di parecchi nuovi generi e 
di moltissime novelle specie di siffatta razza di animali; 
tra quali fu il genere Doridium nel 1806 osservato da 
Meckel in Pozzuoli, e la cui notomia è stata da noi 
nel 1822 intrapresa: pel compimento della quale il no- 
stro socio corrispondente Olfers, che scevro di quella 
gelosia che è senza fallo lontana da coloro , a’ quali 
unicamente importa i progressi e la illustrazione delle 
scienze, mi ha fatto dono di un’ altra specie di Do- 
ridio non ancora conosciuta , che chiamo Doridium 
Aplysiforme. 

A. Descrizione. Il corpo del D. aplysiforme , che 
per la esteriore conformazione poco. differisce dal D. di 
Meckel, è levigato e privo de’ tubercoli perlacei ap- 
partenenti a quest’ultimo, di cui è due volte maggiore 
per lunghezza e larghezza. Ha il corpo colorito bleu , 
e corredato di‘ una linea rancia nel perimetro delle 
ale, de’ dischi carnosi dorsali, e del piède. Le bran- 
chie sono bastantemente lunghe, e fanno chiaramente 
conoscere sì la vena che l’ arteria loro , terminando 
nell’ interno dello speco già descritto nel D. Mecke- 
liano. Quale speco anche offre nella tunica, che su- 
periormente lo veste , numerosa serie di minutissime 
glandulette, che separano un umore bianchiccio. 


Nell’anterior parte del suo corpo, tra il disco car- 
. * 


(11890) 

noso superiore ed il piede , prolungasi un tubo musco- 
lare, che nell’ estremità presenta la bocca. Le aperture 
del membro genitale e della vulva giacciono a dritta 
del corpo; e propriamente quella del primo poco lun- 
gi dalla bocca, e l’ altra della seconda è alquante li- 
nee distante dalle branchie. Nell’ avvertenza però che 
amendue i forami degli organi genitali sono in corre- 
lazione fra loro mercè il solito solco , ch’ esiste in 
tutti gli individui di questo gruppo di esseri. 

B. Anatomia. Sparate le pareti del disco carnoso 
posteriore penetrasi dentro una cavità , che nelle aplisie 
chiamai branchiale. Il suo fondo è fatto da valido pan- 
no muscoloso , o sia dal diaframma , su cui aderisce 
un abbozzo di conchiglia o meglio di opercolo osseo , 
conformato quasi a spira, che nel D. Meckeliano era 
stato negato dal celebre Cuvier, offrendo in su sottile 
membrana cartilaginea di forma presso che orbicolare. 
Non è questo il luogo opportuno per fare conoscere 
gli usi di questo piccolo pezzo osseo paragonato al 
resto del suo corpo perfettamente molle. Quale oper- 
colo pare che dimostrasse , che il tipo di organizza- 
zione di tal. razza di animali sia in tutti ad un di 
presso la stessa. 

Attesochè i molluschi nudi diversificano da’ testa- 
cei per la deficienza del guscio calcareo, appena abboz- 
zato negli animali nudi. Ne? quali 1’ opercolo hassi da 
considerare come loro conchiglia poco sviluppata ed oc- 
culta. E per rendere questa idea più veridica, con- 
viene riflettere a quello che la natura fa nelle Bulle ; 


. 


( 189 ) 


‘nelle quali talune specie presentano la conchiglia ester- 
na, come la £. ampulla , la B. lignaria ; e le altre 
poi la offrono nell’ interno e poco dissimile da un oper- 
colo, come la 5. aperta ec. 

La notomia generale umana e comparata, che oggi 
forma lo studio prediletto de’ dotti di europa, i quali 
non si limitano alla nuda e sterile considerazione del- 
le parti della macchina umana, ma da questa con 
rapido sguardo si slanciano fino al polipo ; riceve in- 
finiti rischiaramenti dalla conoscenza delle diverse mo- 
dificazioni, che presentano gli stessi organi considerati 
nelle differenti classi degli esseri organizzati animali. 

Proseguendo intanto la descrizione dei, visceri 
del presente Doridio è facil cosa ravvisare che il me- 
desimo manca della serie di denti delle aplisie , delle 
Fillidie, delle Doridi ec. —. E la natura ha supplito 
a mancanza siffatta munendo la bocca di valido sfin- 
tere, e col rendere l’ esofago non membranoso come 
le specie di animali esposte, ma perfettamente carno- 
so, e capace a schiacciare e rendere pastosi gli ali- 
menti irrorati dalla saliva. Nè quì debbasi credere 
compiuta la digestione, essendo quasi alla sua metà : 
attesochè è perfettamente assoluta nell’ intestino duo- 
deno dove per vari condotti sbocca la bile , il quale 
in questa specie di animale puossi senza fallo dire 
stomaco succenturiato. 

Dopochè | assorbimento siasi operato ‘le feccie 
escono per l’ intestino retto. Amo in ultimo di evi- 
tare sul conto di questo mollusco le ripetizioni delle 


190 ) 
stesse cose da me riferite nel Doridio Meckeliano, 
soprattutto per lo di lui fegato, l’organo genitale ma- 
schile e femmineo, pel sistema nervoso e muscolare , 
e per l’ apparato vascoloso , che a cagion della scar- 
sezza di animali non ho potuto riempiere di mercurio, 
onde esattamente descriverne il corso. 


Doridii Aplysiformis descriptio tabula aenea illu- 
strata. 

Doripium — Corpus repens , lateribus alatum; Cly- 
peum carnosum duplex, dorsum obtegens. £'orami- 
na bina dextrorsum pro genitalibus , posteriusque 
tertium pro ano, locata. Zenfacula, ac oculi nulli. 


D. Aplysiforme — D. Aplisiforme. 


Dorso , pede, alisque nigro-violaceis , margine ‘aurantiaca 
vitta communito. NoBis. 

Habitat rarissime in sinu puteolano, et ab amico 
Olfers, dum is anno 1825 hac in urbe commoratus 


est, illud accepimus. 


(191 ) 
Spiegazione della Tavola XIII. 


Fig. 1. A Bocca del Doridio Aplisiforme situa- 
ta nel termine della proboscide allungata @, esterna- 
mente fornita di un orlo muscolare compatto, che fa 
l’officio di sfintere. 

B ne rappresenta il mantello. carnoso superio- 
re ed anteriore, e 4 il posteriore, continuato: e quasi 
circolarmente a modo di un disco C. disposto, e ros- 
siccio nel mezzo. ce Sono le parti laterali del pie- 
de rivoltato sopra il dorso di siffatto animale da co- 
prirne alquanto sì il mantello anteriore prolungato su 
l’ inferiore, che i lati di questo ultimo. 

Le sopraddette parti intorno intorno il corpo di 
tale vivente rimangono un solco contrassegnato da 
dddddd, da cui a dritta e posteriormente escono 
le branchie gialliccie , abbastanza prolungate , nelle 
quali si distingue la vena D e l’arteria F branchiale; 
ed elleno costantemente offrono una linea rancia nel 
perimetro f f. i 

Fig. 2. Lo stesso Doridio Aplisiforme è stato 
delineato dalla parte inferiore del piede, onde far- 
ne conoscere la conformazione dei lati somiglianti 
presso a poco alle ali , e ’l1 suo prolungamento po- 
steriore libero , rotondato, che ne copre in parte la 
restante faccia inferiore e posteriore del corpo. In que- 
sta medesima Figura si sono allontanate le branchie 
dallo speco branchiale , affinchè ravvisar si possa la 


( 192 ) 
forma e larghezza di esse, come pure la situazione 
dell’ ano 2. 

Fig. 3. Rappresenta il destro lato del Doridio 
aplisiforme , in cui è da notarsi il forame K della 
borsa, dove trovasi racchiuso il membro genitale, dal 
quale principia un solco Z, che termina nell’ orificio 
della vagina È. 

Fig. 4. Sezionato il disco carnoso posteriore ap- 
parisce una piccola cavità , ove giace l’ opercolo osseo 
Z ricoperto da una specie di membrana cartilaginea L, 
che riempie lo spazio, che lo ricetta. Il medesimo 
opercolo m ingrandito , e fornito della sua membra- 
na M, vedesi delineato nella £ig. 5. 

Nell’ addomine poi ravvisasi la proboscide N cir- 
condata dal cervello 7, che sezionata ( £7s. 6. ) os- 
servasi composta di valide fibre muscolari 0, e conti- 
nuata con un breve tubo, che può dirsi esofago p, 
cui segue lo stomaco O, ed indi l’ intestino serpeg- 
giante nella massa del fegato P, contigua alla ma- 
trice Q. 

Di tutte’ le esposte parti si è dato un dettaglio 
maggiore nel Doridio Meckeliano pag. 117-123. I 
lacerti de’ muscoli retrattori del suo piede apparisco- 


no in 94. 


( 193 ) 


QLIVALIYIVMMIBMILITIIVIVUAIIIVILLITIVBULIIIVITILIN LITILTIE LILITITI LIBLLITULIITIVIL TIM VIVIV VALVAANRO 


Dx PIEROTRACHEA OBSERVATIONES POSTHUMAE AUCTORE 
ToserÒio Xaverio Porti Huius R. InstituTI PerPETUO 
PRAESIDE CUM ADDITAMENTIS ET ANNOTATIONIBUS STE= 
PHANI DELLE CHIAJE ACADEMIAE EIUSDEM ORDINARII 
| SODALIS, 


INTRODUCTIO. 


Clarissimus Forskaohl primus cognitionem Generis 
Pterotrachea inter rerum naturae cultores invenit. At 
Caulinus noster, qui multis abhinc annis structuram 
hujus Mollusci quodammodo investigavit, ejusque ima= 
ginem aliquot praestantissimis Europae viris communi- 
cavit, morte correptus, suas observationes absolvere 
haud potuit , et nonnisi indicia aliquot rerum super 
hoc argumento religpit. Forskaohl in suo Opere: De- 
scriptiones animalium pag. 117 quatuor Pterotracheae 
species annumeravit ; scilicet. P. cororatam , hyali= 
nam, pulmonatam, et aculeatam, easque descripsit, 
iconibusqne exornavit. Ex his vero nulla cum ‘nostra 
specie, da qua disputamus , convenire videtur , licet 
Caulinus ipsam Pterotracheae Forskaohl perperam as- 
similaverit. 

Post ipsum praestantissimi viri Gmelin, Lamarck, 
Bory de St. Vincent, aliique de illa pertractaruui ; at 

29 


(194 ) 
laboriosissimus Cuvier prae caeteris ejus structuram par- 
tim cognovit et sane perfecte cognovisset , si specimen, 
quod mutilatum obtinuit, integrum fuisset. 

Ad nos igitur pertinet, quos aliquot Pierotracheas 
sintegras adipisci fors tulit., hujus Mollusci singulari 
perfectam descriptionem, atque anatomen iconibus. or- 
natam evulgare. Gratissimum porro Clarissimo Cuvier 
hoc nostrum molimen futurum confidimus, quo aliquot 
suas conjecturas ad hujus Mollusci viscera pertinentes, 
quae in mutilato suo specimine assequi non potuit , 
esse re vera ad veritatem adductas intelliget. 

Summa raritas hujus Mollusci in nostro mari dif- 
ficillimam reddit ejus comparationem, et nonnisi prae- 
ter expectationem in aliquot annis unum vel alteram 
reperitur secus littus Pausilypi, a saevientibus procellis 
austro flante super arenam propulsum inter fucos , et 
algam. Id quoque difficultatem ‘auget, quod piscatores 
nostri temporis hoc Molluscum . penitus ignorant. Hinc 
Clar. Xaverii Macrì , Materiae  medicae in hac Regia 
studiorum Universitate Professoris egregii, amicitiam 
atque humanitatem grato animo jugiter  prosequemur , 
qui Pterotracheas , quas possidebat. liberaliter nobis 
obtulit, atque earum structuram investigandi opportu- 
nitatem praebuit: in qua investigatione solertissimus 
Stephanus delle Chiaje enixe suam dexteritatem , et 
diligentiam. cum nostra conjunxit. 

Pterotracheam hanc nostram Sepiae veliferae quo 
dammodo affinem esse arbitramur ne dum propter ve- 


( 195 ) 
lum, quo instruitur, sed potissimum propter concham 
Argonautae simillimam, qua exornatur; ideoque in Gme- 
lini sententiam adducimur, quod ei Pterotracheae vi- 
treae nomen recte tribuendum sit, eoque magis quia 
corpus ejus re vera vitreum apparet, et concha ad 
vitream naturam quodammodo accedit. i 


* CONCHAE DESCRIPTIO AC HISTORIA (1). 


Ital. Nautilio vitreo ; Carinaria vitrea. Neapol. Scorza 
del Galluccio, o dell' Elefante di mare. 
Gall. Carinaire , ou Nautile vitré. 


Gualtieri Z'estacea Tab. XII , Fig. B. 

Argenville App. Conchyl. Tab. X., Fig. B. 

Martini Conchyl. tom. 1, Tab. XVII , Fig. 163. 

Linn. Syst. Nat. pag. 3568. Argonauta vitreus. 

Linn. eur. Gmel. Syst. Nat. , pag. 3710. Patella cristata? 

Favanne Conchyl. Tab. VII ,jFig. C 2. 

Bosc His. nat. de Coq. tom. 3, Tab. XXXVI, Fig. 2, 
Carinaria vitrea. 

Denys-Montfort ist. nat. des Moll. tom.4, Tab. XLUI, 
Fis. 1. 

nu. aux Isl. d’ Afrig. tom. 1, Tab. VI, Fig. 4. 

Bosc Nouv. Dict. d’ Hist. Nat. tom. 5, Tab. B. XV, 

ife: 46: i 


— e e 


(1) Versus aut paginae hac in dissertatione 
praestantissimi Equitis ac Commendatoris Poli aste- 
riscis ** signalae vel comprehensae , acque ac anno= 


tationes omnes, nostri sunt iuris. 
* 


( 196 ) 

Testae characteres. Testa exigua galeaeformis , 
hinc patula , inde coarctata , laxe recurva; carina un- 
dulata , levi; striis simplicibus transversis, fragilissima. 

Testae descriptio. Testa ( Tab. XIV, Fig. 2 ) 
exigua, nullo modo respondens magnitudini sui Mollu- 
sci; hinc dilatata , inde aliquanto coarctata , instar 
galeae priscorum militum Romanorum, laxe recurva g, 
dorso carinato , undulato , levi G; striis transversis 
simplicibus parallelis praedita , exilissima. 

Obtegit ipsa peculiarem tantum dorso animantis 
plagam, in qua, ut videbimus, praecipua viscera con- 
tinentur , eidemque ope tenuis membranae circumundi- 
que coniungitur. Maximopere suspicari licet  conchas, 
quas Gualtieri et Martini ad Argonautae speciem perti- 
nere retulerunt ad speciem Pterotracheae oceanicam esse 
referendas. 

* Historia. Perrara , ac usquedum apud nos pe- 
nitus ignota isthaec vitrea, fragilisque concha observa- 
tur. Cujus duo tantum specimina, earumdem Mollusco 
adhaerentia , in Regio Poliano Museo adservata viden- 
tur, quae a doctissimo Xaverio Macrì Historiae natu- 
ralis praecipue patriae eximio fautore accepimus. Nec 
ipsam postea consequi nobis facultas fuit :  quamvis 
impigre , conctisve modis conchytarum auri famem la- 
cessere saepe saepius studuerimus. In Neapolitani Cra- 
teris laetissimo litore scopulis allisam illustris Philippus 
** Caulinus hyeme, aut vere ejectam olim deprehendit. 


Ci 


(Gg) 
* MOLLVSCI DESCRIPTIO, 


Molluscî characteres. Animal concham , de qua 
sermonem instituimus, inhabitans ad Pterotracheae spe- 
cies, perperam ab illustri Linnaeo testis destitutas , 
traducendum -esse curavimus. Essentiales genericas , 
specificasque notas , quibus hanc Molluscorum proge- 
niem dignosci constituimus , «hisce verbis definimus. 

Corpus teres, utrinque d c attenuatum, gelati- 
noso-hyalinum, dorso viscera in translucidam con- 
cham a recondita , ventre mobili pinna E praedi- 
tum. - 

Os rotundum , antice locatum. 

Oculi f nigerrimi. 

Tentacula e e, aeque ac pinna, glabra, subti- 
lissima, subulata, ad proboscidis basin posita. 

Inspice Figuram 1 Tab. XIV. 


PTEROTRACHEA. 


Linn. Syst. Nat. pag. 3137. 
Rondel. De Insect. et Zooph., Fig. 126. Holothurium 


exantheratum. 

Forksaohl Icon. rer. nat. Tab. XXXV, Fig. A. P. co- 
ronata. 

Caulini Moll. Crat. Neap. Tab. I, Fig. 1-4. Pterophora 
conchacea. 


Bruguière Encyel. méth. Tab. LXXXVIMI, Fig. 1. 


( 198 ) 

* Pèron Ann. du Mus. de Paris tom. 15, Tab. II, Fig. 15. 
Cuvier Mem. sur la Pterotrachée Tab. II, Fig. 15. 
Macrì Act. Soc. Borb. tom. 3 ined. Pierotrachea na- 

Li vigera (1). 


noce) 


(1) De PTEROTRACHEA OBSERVATIONES CLAR. PROFESSORIS 
Xav. Macrì. : 

Characteres generici. Corpus lberum, oblongum, 
pellucidum , carne seu gelatina , ut dicunt, maxime 
dura , seu tendinea, vel chartilaginea fabrefactum , 
punctis minimis aliquantulum eatantibus hinc atque 
illine exasperatum ,, ore patulo circulari. Collum 
longum, proboscidi persimile. Oculi duo rotundi ed 
colli basim. Abdomen carinatum , inflatum ; cauda 
longa, acuta. 

PTEROTRACHEA NAVIGERA. 3 


| Characteres specifici. Pinna subrotunda , gelati- 
nosa, mobili, ad superiora caudam versus , parva 
navicula Nautilii modo ad abdomen. i 

‘Id animantis genus obtuso praeditum wvidetur 
sensu. Nam stimulis percitum, vexatumque parum 
sentit. Vita orbatum , licet per multos menses ma- 
rina vel dulci aqua detentum, aegre tamen putrescit. 
Ob longum collum proboscidi persimile nostrates 
nautae , haud inepte Elephantem marinum i//ud di- 
cere consueverunt. Etus longitudo spithamae unius 
cum dimidio, et ultra. Protensa pinna, ut guberna- 


( 199 ) 

* Pterotrachea lophyra (1) corpore crystallino , 
muricato J ; cauda acutissima, superne cristata m; ven- 
tre pinna orbiculari , reticulato-fibrosa , acetabuloque 
* insignitaz dorso testa geleaeformi, fragili, vitrea, visce- 


——_——————@>m@——@—@—@— —_——@—— ____ —m_ s<@@_——Òe@ 


culo huc atque illuc se movente, ad summam aquam 
se regit et Tyrrhenun navigat aequor. 

 Varietates 9 quae sariart ab avulsa pinna, e 
navicula proveniunit , sunt - 

(a) Pinna subrotunda , gelatinosa , mobili ad 
superiora caudam versus , sine parva navicula ad 
abdomen. 

(b) Size pinna da » gelatinosa , mobili 
ad superiora caudam wersus , sine parva navicula 
ad abdomen. 

Hoc animal, in quo hujusmodi varietates ob- 
servantur, spithamam unam longitudine sua plus mi- 
nus acquanies , a nostratibus piscatoribus ob breve 
collum Galluccio di mare appellatur , ab tisque ex 
oleo frixum innoxie editur. 

Saeviente Noto atque Africo , Januario vel 
| Februario mense ad nos venit. Quo fortasse factum 
est , ut marts Auctibus ejus pinna , atque navicula 
avellantur. 

(1) Nomen supra dictum a nobis huic Ptero- 
tracheae impositum, a greca voce rogo promanai , 
quae cristam significat. 


( 200 ) 
* ra tegente communita , branchiis pinnatis , extra con- 
cham pendulis. 

Inspice Figuram 1 et 3 Tabulae XV, ex qui- 
bus ea luculenter delineata apparet. Pterotracheae mo- 
tus pro re nata  progressivus ; variusque  observatur. 
Nunc ipsa in altum se librat, alam remigii instar, fra- 
gilemque' testam puppis officio fungentem , atque cau- 
dam gubernaculi more , hinc atque illinc dimovet ; 
nnnc collum diversimode contorquet 3 nunc denique 
maxillam , seu linguam producit ac retrahit. 

Evenit saepissime, ut animal istud, africo flante, 
in scopulos saxaque allisum, sese tam fortiter contra- 
hat ; ut pinnam, etiam viscerum massam , simulque 
testam diffractam eodem ictu amittat, imumque maris 
petat. Ex quo denominatio ejusdem animantis a prisci 
aevi Zoologis, et speciatim a celeberrimo Rondeletio 
jamdiu prolata sub ZMolothurit exantherati (1) valde 
apposito nomine , orta fuit. i 

» Inter maris purgamenta id reperi ( Rondeletius in- 
quit ), quod hic repraesentatur , quod quia vita, in- 
“* tegumenti asperitate et duritia, partibus internis indi- 


I e = ‘ 


(1) Conferatur Memoria nostra edita in hoc 
volumine pag. 77 de maxima contractile vi Holothu- 
riarum extra corpus intestina ejicientium , quibus 
summopere quadrat distractio viscerum a corpore 
hutus Mollusci, haud secus atque eiusdem tenvissi» 
mae testae ruptio, 


Akt 


Gi2010) 


scretis cum Holothurio conveniat , Holothuriorum spe- 


ciem esse puto. Altero extremo caput discretum habere 
videtur rotundum, os in medio rotundum, rugosum , 
quod aliquando dilatatur , aliquando constringitur. Se- 
quitur corpus crassius , aculeis multis rigens, videtur 
in caudam deficere, ex cujus utraque parte duae sunt 
appendices, pedum , pinnarumque loco , sed differen- 
tes. Superior enim strictior est , in ambitu incisa , in 
acutum desinens , ad quam a cervice producta est li- 
nea, altera latior ubique. Harum beneficio motum 
aliquem habere videtur, cujus prorsus expers est pri- 
mum genus, quod aliquando acetabulis suis saxis hae- 
ret, sed solvitur, quo differt a Tethyis (1). » 

Mollusci descriptio. Est huic animanti corpus 
teres , oblongum , utrinque attenuatum , ad caudam 
tenuius. Ejus substantia perlucens, gelatinosa, sed sa- 
tis firma , et scalpello ipsam  secanti resistens , adeo 
vitreae naturae assimilatur, ut sub aqua demersa vix 
ab ea distingui queat , ut supra monuimus. 

Caput binis tentaculis subulatis, glabris exornatur, 
simulque oculis geminis pone ientacula prominentibus, 
satis inter se distantibus, et ob eorum nigredinem valde 
conspicuis. E capite proboscis exseritur subconica, cras® 
siuscula , quae ad nutum animantis longe producitur , 
et de more Elephantis quaquaversum inflecitur. Hinc 
a nostris piscatoribus Elefante di mare nunecupari so- 

(1) De Insect. et Zooph. Cap. XX. 

26 


( 202 ) 


let. Corpus universum albescens (1), verrucis innume- 
ris în apicem exilissimum desinentibus exasperatur. 

Inferius e ventre, e regione loci, ubi concham 
sitam esse diximus, descendit veli species, seu potius 
pinna coloris lutei, fere orbiculata, compressa , glabra, 
acetabulo C satis conspicuo , rugoso, concavo, subova- 
to praedita ad latus posticuam. Acetabulum hoc iis, 
quibus Polypi gaudent , licet latius, quodammodo as- 
similatur, et magis etiam illi, quo Remorae species 
ornantur. 

Hinc in sententiam adducimur quando opus est, 
corporibus quibuslibet affigendam , haud secus ac Po- 
lypi, Remoraeque uti solent. Pinna vero ejus nata- 
tioni inservit quemadmodum in piscibus. Ad haec omnia 
oculis subjicienda Figuram 1 Tab. XV delineare cu- 
ravimus. 


MOLLVSCI ANATOME. 


Exteriori membrana verrucosa (Tab. XV, Fig. 3) 
JJ, quam antea descripsimus , sublata , in conspe- 
ctum venit musculus latus K, striis secundum longi- 
tudinem oblique decussatis , retisque speciem effingen- 
tibus, compactus, qui totum animantis corpus veluti in 
sacculo cireumundique complecitur , ideoque musculus 

(1) Corpus hujusmodi animalis, dum vivit, co- 
lore dilute roseo infectum apparet. 


( 203 ) 

circumflexus dici meretur. Musculus hic juxta caudam 
in plures fasciculos M extenuatos dividitur , omnesque 
caudam petunt, ubi desinunt. Ab eodem musculo su- 
perius fasciculus alter musculosus fibris parallelis I in 
longitudinem dispositis secedit , cui adhaeret sacculus 
membranaceus H concha obductus , de quo infra ser- 
monem faciemus. 

Ab eodem musculo circumflexo ortum insuper 
ducunt fibrae reticulatae velum L 7 efformantes, ad 
cujus latus ulterius productae acetabulum o constituunt. 
Fibrae hujusmodi, quae ad velum pertinent, musculo 
peculiari recto pinnato juxta medium ventris firmiter . 
alligantur. 

Musculo circumflexo avalso, membrana ( Fig. 4) 
RR tenuis corpus universum obvestiens atque perito- 
naci (1) munus gerens , obviam venit : qua dissecta 

(1) Nunc abdominis cavum contemplando paul- 
lum immorari operae pretium ducimus , quandoqui- 
dem interius cius officium Zootomis omnibus usque 
ad Kal. Mart. anno 1822 fuit prorsus absconditum. 
Scitu verumtamen dignissimum quomodo aqua ma- 
rina Pterotracheae lophyrae corporis cavitate immitta- 
tur, quae illico turgida efficitur, donec ad animan- 
fis nutum , et contractione correpta aquam ejiciat, 
flaccidaque evadat. 

Conferatur idcirco Dissertatio nostra, cui inest 


titulus : Descrizione di un nuovo Apparato di canali 
* 


(204 ) 
illico sese conspiciendi praebent oesophagus , ventricu- 
lus, et pars praecipua intestinorum , quoniam reliqua 


per la circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo 
de’ Molluschi marini delle due Sicilie, Aaud secwus at- 
que indicium ejusdem aquei nostri systematis in Dia- 
rio medico Tirolensi, ac Neapolitano aliquot abhine 
annis typis enuntiatum. De hoc argumento diligen- 
lissimus Eques Polius, st morte haud correptus fuis- 
sel , disserere etiam opinabatur, prout ex suis di- 
ctis huc apposite relatis clarius patet. Vir iste nobis 
conjunctissimus, neapolitanisque literis olim fulgidis- 
simum lumen atque ornamentum , ita hac de re 
inquit. 

» In antica pedis Muricis Tritonis regione insunt 
conspicua foramina , quae Antra delle Chiaje ru7- 
cupare fas est, ipse enim in primis illa detexit. Per 
ista foramina in totidem foveas tis subjectas aditus 
patent, quae inlteriorem pedis substantiam permeare 
conspiciuntur. Insuper inter ipsa canaliculi interce- 
dunt ad cadem foramina confluentes , quorum ad- 
miniculo cuncta inter se communicant. En igitur 
praecipuum siphunculi munus , quem postea descri- 
demus. 

Siphunculus aquam absorbet ad nutum ani 
manlis , quae super pedis inferiorem superficiem in 
illius substantiam immissa et in antra pracdicta , 
eorumque foveas profluens , pedem ipsum aqua tur- 


(‘205 ) 
eorum portio in sacculum ovatum concha obtectum im- 
mittitur. Inibi, ut supra dictum est, cetera viscera 
continentur. 

Nunc concha avulsa ( Fig. 3 ), detegitur saccu- 
lus ille membranaceus H, pellucidus , fuscus, elatus, 
conchae formam exacte referens , striasque transversas a 
concha impressas, in qua includitur, leviter ostendens. 
Ejus basis I ovata, solida, musculosa, cui concha al- 
ligatur. Eo itaque ( Tab. XVI, Fig.4 ) dissecto ss, 
statim in conspectum veniunt cor, hepar , oviductus , 
et extrema pars intestini, si rectum propter flexus suos 
dicere nolis. 

Cor T pericardio # involutum , ovatum, arteriae 
aortae truncum promit, et ex adverso venam branchia- 
lem U, quae in duos ramos discreta branchiis prospicit 
altera ex parte pinnatis. Has extra concham  perbelle 
productas, atque fluctuantes, ut Fig. 1 et 2 Tab. XV 
ostendit B 7, in cunctis speciminibus , quae forte for- 


gidum reddit, atque fovet: quae aqua postea stre- 
nua pressione facta per pedis substantiam tran- 
sudare cernitur, vel sponte ejicitur prout vita ani- 
mantis deficere videtur; tunc enim pes exlenuatus , 
fraccidusque evadit. 

Haec omnia in vivario , in quo Mollusca di- 
versi, generis viva servabamus , investigare nobis 
occurrit. Hoc artificium in Muricis Tritonis arato- 
me fusius explicabitur ». 


( 206 ) 


tuna adipisci potuimus, constanter invenimus. Reliquas 
circulationis vias nullo pacto assequi datum est (1). 


(1) Post obitum clarissimi Equitis Poli nunquam 
satis fletum , ulteriores venarum , arteriarumque 
semitas investigare conati sumus , de quibus antea 
semper incassum laboravimus; namque carum mem- 
branae a vi hydrargyri in cas propulsi distruptae, 
spem, laboremque nostrum pertinaciter frustraverunt. 
Sed animante isto in spiritu vini et aqua per ali- 
quot tantum dies servato, donec earumdem tunicae 
solummodo validiores fiant , perquisitiones nostrae 
successu per quam felici, et iamdiu exoptato, haud 
caruere. Adeout ad sanguineum huius Mollusci sy- 
stema rite ac perpiscue dignoscendum Figuram 5 
T'abulae XVI inspicere oportet. 

Dissecto pericardio a a summopere inflato în 
conspectum weniunt ventriculus ac cordis A auricu- 
la, eo tenuior, magisque expansa. Vivo animante 
pulsationes seu utriusque systoles ac diastoles admo- 
dum ccleres, frequentioresque exequi videtur, prout 
e pericardio transparent. In qua auricula immittitur 
vena branchialis B aliguanto superius in geminis 
ramis bb maxime ampliatis disiuncta , unoquoque 
eorum venae cc a branchis flexuoso tramite obor- 
tae, arterius dd branchialibus comites , tisque ana- 
stomosim. efficientes , hince atque illinc fere vesicu- 
fosae, seorsim confluunt. At si hydrargyrus in cor- 


( 207 ) 
Hepar SS subrotundum emplam, super quo re- 
cumbunt oviductus, et extremus intestini tractus satis 


dis ventriculo propulsus etiam strenue , posteriusque 
urgeatur, numquam in eius auriculam refluit; ex quo 
facile arguitur, quod valvulae semilunares ostium 
venosum claudent. 

Muscularibus lacertis inter sese varie intextis 
cordis ventriculus compingitur; cuius sanguis , albi- 
do-coerulescente colore iînfectus , per arteriam aor- 
tam D, cordisque auriculae ex adverso locatam, vi- 
scera in concham contenta, totumque corpus vivifi- 
cat. Huiusmodi arteria a cordis ventriculo exorta 
in duobus ramis C C seiungitur semicirculari cursu 
secundum exteriora hujus conchylit latera pergenti- 
bus, donec in unam coalitis artèriam, aortam E E 
ascendentem efformant; quae recta fere directione , 
oesophagi e comes, huiusque bulbum inferne perfo- 
rat, quo tribus £ ff dividitur arteriolis ori, muscu- 
lis inibi dispositis , dentibus , aliisque finitimis par- 
tibus distributis. 

Arteria branchialis e cordis ventriculo oborta, 
tramite FF in orbem digesto secus palliù extimam 
regionem percurrens , et antequam pinnas attingit , 
de more venae branchialis dichotoma evenit, cx qua 
separatione arteriae branchiales dd dd ad supre- 


mam pinnarum plagam , ubi finem habent, distri- 
buuntur. 


(12084) 
flexuosus ; quorum oscula proxime ad se accedentia 
anum attingunt prope branchias, prout Figura 4 osten- 
dit. Insuper in eodem sacculo conclusum conspicitur 
corpus ovatum V, quod testiculus sit an non definire 
non audemus. Tuba w infra branchias posita ad ovo- 
rum receptaculum (1) pertinere videtur. 


n 


(1) Praestat deinde, quae ad huius animantis 
genttalia spectant, hoc dicere loco. St mea non fallit 
opinio, ad maris organa pertinent ductus GG ( Fig.5 ) 
usquedum prorsus ignoti , in abdominis cavo contenti, 
per paria iugati , et flexuoso pergentes itinere a po- 
stica, supremaque pinnae regione antica cristae plaga 
tenus, in quam, quoad mihi videtur, uno ac brevi 
canaliculo g, quo gaudent , et extra corpus hiato, 
finem fiunt: papilla ideo , seu exilis canalis modo 
dictus, penis munere fungitur. 

Paullo longius ab intestini recti n orificio ob- 
servatur vulvae apertura H fere cordata , sinistrorsum 
collocatae , et ad vaginam h ducens , in quam con- 
fluunt oviductus i ab ovorum receptaculo j proce- 
dens , matrix in spiram intorta ac laminoso-plicata 
K., hic clausa et în Fig. 6 dissecta, alia duo cor- 
pora l L, et in Fig. 6 autem discissa; quorum pri 
mum pro fabrica matrici assimile, alterum plurimis 
violaceis vesiculis constructum , cuiusque  officium 
prorsus ignoramus. 


( 209 ) 
OEsophagus O deorsum productus abit in ven- 


triculum 7 (1) ovatum, intus rugosum C, e quo de- 
inceps intestinum cc varie inflexum procedit. Extrema 
ejus pars recipitur a sacculo ovato concha obtecto , 
quem supra descripsimus. 

Quo clarius autem hujusmodi partium structu- 
ra intelligatur, Figuram 7 Tabulae XV ante oculos 
subjicere oportet, in qua superiorem oesophagi tractum 
A dissecuimus ad patefaciendos. aliquot dentes ligulae 
a, bulbumque dd ocesophagi crassum, carnosum, va- 
lidum, musculis variis compactum, ad ipsum vel retra- 
hendum , vel relaxandum , vel alios hujusmodi motus 
efficientes. 


(1) Egresius Caulinus noster ca qua pollebat 
solertia in ventriculo animalis, de quo nunc agimus, 
vermes ciborum substantiae immiaxtos se invenisse 
testatur. Sed est hic operaec pretium fateri helmin- 
thos a Caulino in Pterotracheae stomacho detectos 
nunquam nos inspexisse. Quin immo jure , meri- 
toque suspicamur Taeniam , compressam , filifor- 
mem , albam ;, geniculis nigris se flectentem , et 
articulos clongando vel contrahendo a clarissimo 
Forskaohl in Prerotrachea aculeata visam , zihil aliud 
fuisse, nisi intestinum ca abdominis cavitate , post 
separationem viscerum ab eiusdem corpore , exortum, 
exteriusque fluctuantem. 


20) 


( 210 ) 


‘ Ligula quinque (1) denticulorum ordinibus | F 


(1) Ligula lentis vitreae ope melius perspecta 
septem denticulorum ordinibus constare videtur; co- 
rum scilicet quatuor ( Fig. 9g) EEE E cateriores 
ac liberi cernuntur, duo ali e e hinc per paria at- 
que illine iugati immobiles remanent, totidem tran- 
versalibus , arcuatis , cartilagineis fasciis £ f , au- 
rantioque colore praeseferentibus coalescunt. In me- 
dio wniuscuiusque vittae  dentes tres conici, parvi , 
recti, adunci disponuntur. Deinde secus extimam 
thecae dentariae oram hac illac coriacea lamina 
FF adhacret , superius dilatata , inferne magis ma- 
gisque attenuata , supergue oesophagi bulbo recum- 
bens , cui firmiter alligatur, ut dentium thecam 
recta , stabilique positione sustineat. 

Oportet autem aliqua ad digestionis organa per- 
linentia exponere , quae post illustrissimi Auctoris 
nostri mortem forte fortuna sedulo contemplari no- 
bis concessum fuit. Et in primis salivares extant 
binae glandulae ( Fig. 5) mm varie inflecae , te- 
retes , satis longae , peculiarique communitae ductu 
in oris hiatum ad dentium utraque latera patente, 
ac pone cerebrum locatae , e quo duo nervi exter- 
ne ac. hinc inde promanant: quorum unus N ramu- 
sculos suos hepati, intestinis , generationisque visceri- 
bus impertit; alter denique N inter abdominis tuni= 


Ciari ) 
resque , et magis adunci FI conspiciuntur ; singuli 
musculis teretibus ff alligati. Ordo medius g g diversa 


cas, et prope musculum peclinatum + dispertitur , 
atque ulterius ramificatur. 

OEsophasi bulbus de more illius Sepiae velife- 
rae plurimis musculosis stratis compingitur. Sunt huic 
bulbo musculi compressores , dilatatores , constri- 
ctores, abductores, adductoresque , praeter transver- 
sam aponcuroticam vitlam M superne sitam, ac unun 
alterumque bulbi lobum sustinentem. In ciusdem ven- 
triculi cavitate aliquot Alcyonia , Fucosque partim 
digesta invenimus. Notatu est quoque dignissimum , 
quod dum huiusmodi Molluscum vita gaudet, oesopha- 
gus, stomachus , ciusque intestina maxime distenta 
videntur, et chordae instar e comunibus integumentis 
atro colore maculata translucent. Intestinus, in quem 
biliarit ductus ab hepate flexuoso itinere prodeuntes 
immittuntur , tortuosus , violaceusque aspicitur. 

Nullo autem pacto assequi potuimus, unde marina 
aqua inPrerotracheae abdominis cavitatem ingreditur, 
ut antea dictum est; sed bini canales 00 caudam ver- 
sus directi perspicue observavimus , hydrargyro im- 
plevimus , corumque tramitem , si animal huiusmodi 
integrum fiisset, investigare ulterius potucrimus. In- 
ter substantiam. gelatinoso-hyalinam. corpora pene 
dendrilica xx, înteay numero satis ingenti explora- 
vimus, de quorum natura, usuque nihil adhuc rati 


habemus. 
bd 


(202) 

gaudet structura 3 dentes enim recti, acuti, atque bre- 
viores, totidem fasciis transversis cartilagineis D D in- 
sistunt, ut Figurae 8 et 10 ostendunt. 

OEsophago ( Fig. 4) proxime imminet corebasi 
P, e quo tria ganglia p oriuntur , quorum unum re- 
vera speciosum quadruplex esse videtur. Fx eo bini 
nervi promanant , qui deorsum porrecti , statim atque 
animantis ventrem attingunt , ganglium alterum g effi- 
ciunt, e quo alii duo surculi ortum ducunt. versus 
caudam descendentes, praeter surculos minimos circum 


circa (1). 


n - 


(1) A peculiari bulbo in corporis huiusmeodi 
animantis substantiam locato oculi concluduntur. Hu- 
moribus propriis, aeque ac crystallina lente constant. 
Bulbus ( Fig. 5 ) s oculorum adhuc relatus aterri- 
ma tunica , seu choroidea est fabrefactus: ci în ca- 
merae obscurac loco triangularis :sacpissime eatat 
apertura. 

Figuram 11 Tabulae XV, ut palam fiat lens 
crystallina orbicularis, veluti în piscibus construcia , 
sed. minus compacta , ac nigrescente circumundique 
vuita communita , inspicere conventt. 

 Scitu denique dignissimum s et nunc in _propa- 
tulo ac libere fateri non omittimus, quod perscru- 
tationibus nostris, hic apposite relatis, de hujusmo- 
di animantis mirifica structura , zootomisque omni- 
bus hactenus fere prorsus abscondita, maximam prae- 


(123) 
E suprema cerebri ora nervei ramusculi tum o- 
culis 00, tum oesophagi bulbo , ejusque  vicinitati 


distribuuntur. 


mn 


buit opportunitatem excellentissimi Comitis de Fic- 
quelmont obsequentia, Sacra Cesarar-Rec1ar Apo- 
stoLicae Masestatis apud munificentissimum Utrius- 
que Siciliae Regem Franciscun I. Borsoniun P.F.A. 
summa cum potestate Legati ea quae, erga literato- 
rum familiam solet benignitate. Namque nostratis 
conchyta secus laetissimum Pausilypi litus piscante 
Prerotrachea lophyra per aequor transcurrens se ob- 
viam venit, quan illico perfecte vivam , integerri- 
mam , atque sub aqua demersam , eidem praestan- 
tissimo Comiti obtulit. 

Hinc factum est hunc praeclarissimum , doctis- 
simumque virum Pterotracheam , quam possidebat , 
fragili testa tantum paullo labefactatam , Joh. Bapti- 
sta Quadri in hac Regia Studiorum Universitate cli- 
nicae ophtalmicae professore eximio ac peritissimo 
pracfecto intercedente, nobis catemplo donare et mit- 
tere dignatum esse; ut huius Mollusci penitiorem 
compagem, quoad fieri posset , per anatomen inda- 
garemus, et de qua antica satis superque disseruimus. 


(214 ) di 


* SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XIV. 


L’ oggetto di queste due Tavole è quello di mo- 
strare tanto la conformazione esteriore dell’ Argonauta 
vitreo ( Argonauta vitreus Linn. ), che la notomia 
del suo abitatore conosciuto col nome di Pterotrackea 
( Pterotrachea lophyra ) . 

La Figura 1 indica la suddetta Pferotrachea , la 
quale superiormente offre il suo guscio A, dove ne 
sono appieno visibili i solchi a traverso a, e la care- 
na d. La esposta conchiglia ricopre la massa de’ vi- 
sceri fuori del cavo addominale situati; donde esce 
la vena branchiale in due rami separata B, nella 
cui esterna faccia soltanto sboccano le vene delle pinne 
doppiamente incise. 

Una specie di sacco muscolare D lega i visceri al 
dorso del suo corpo affatto cristallino, punteggiato, e 
muricato , che anteriormente tiene la proboscide d, ed 
in dietro la coda c. Quella ha nell’ apice l’orificio della 
bocca, e presso la di lei base superiormente appari- 
scono situati tentacoli e e con uno degli occhi f. 
«In opposizione poi dell’ attacco delle viscere al 
corpo della Prerotrachea esce un’ ala muscolosa È , 
orbicolare, e quasi intera nel perimetro; la quale ver- 
.so la sua posteriore parte offre una specie di acetabo- 

** lo ovale GC, la cui cavità a forma conica sino presso 


Kt 


(02 150) 
la metà della sostanza della suddetta ala continuata 
rimarcasi. 

« È scopo della Figura 2 di contrassegnare la con- 
chiglia fragile e trasparente dell’ Argonauta vitreo, che 
presenta la sua apertura 1, l’ apice un pò ricurvo g, 
e la carena G. 

La Figura 3 rappresenta in H il pallio carnoso, 
con cui la Pterotrachea lofira è legata al suo guscio, 
quì tolto ; come pure indica il cuore in 4, l’ apertura 
dell’ ano e dell’ organo genitale in 7, non chè le bran- 
chie 7 poco più oltre situate. 

Tutto fornito di longitudinali fascie. apparisce il 
sacco muscoloso I, che sostiene le viscere. al, corpo 
unite. Si è sezionato il primo integumento J cristal 
lino, crasso gelatinoso , e punteggiato all’esterno; per 
mettere in veduta il sottoposto strato. muscoloso dt , 
che risulta da plessi fibrosi obliquamente diretti ; ed 
intersecati co? compagni. Ben inteso però che tali fibre 
nella proboscide & della Plerotrachea lofira hanno retta 
direzione , e nel dintorno dell’ orificio della bocca s0- 
no a ‘guisa di sfintere conformate. Nella. coda;poi pre- 
sentansi gli anzidetti. plessi fibrosi in lacerti M dispo- 
sti, fra essi disuniti, ed a poco a poco assottigliati. 

Lao sua ala L anche è fatta da un tessuto fibroso 
a reticolo , dalla quale tolta la tunica esterna /, si 
vede l'andamento delle sue fibre oblique tanto. da 
destra a sinistra, che da questa a quella. Nè riesce 
difficoltoso osservarsene talune altre con orbicolare di- 


( 216 ) 
* rezione 7. Notasi in ultimo che |’ attuale Figura offre 
l’ acetabolo su indicato in 0, ed una specie di cresta 
rilevata 72, che giace sul dorso della coda di animale 


siffatto, e per la quale è stato esso Pterotrachea lo- 


fira da me appellato. 


TAVOLA XV. 
La Figura 4 espone il bulbo muscoloso N dell’ e- 


sofago O, ai di cui lati esiste il bulbo degli occhi 00, 
la fascia del cervello P_con due gangli p il primo so- 
litario, e p il secondo quadrigemino. Da quest’ultimo 
partono due lunghi nervi, che in g costituiscono il 
ganglio simpatico addominale, donde nascono de’ fili 
nervosi pel dintorno, e due più lunghi verso dietro. 
Dippiù nella Figura attuale si dimostra non solo 
lo sparo fatto alle addominali pareti QQ della Ptero- 
trachea lofira, non chè la di lei membrana peritonea- 
le interna RR; ma se ne rappresenta ancora lo sto- 
maco , ed il iubo intestinale variamente flessuoso 7, 
che attraversa la sostanza del fegato S, allogato nel 
pallio muscolare s sezionato, e dalla conchiglia pro- 
retto. Il pericardio è #, che racchiude il cuore T, 
donde in sotto esce l’ arteria aorta ,, ed in sopra vi 
sbocca la vena branchiale bifarcata U. Evvi eziandio 
un, canale % aperto vicino l’ano, che sarà forse l’aper- 
tura della vagina», ed un corpo ellittico V. 
Maggiore sviluppo degli organi digestivi, sessuali, 
** e.del' sistema circolante dash nella Figura 5; la qua- 


(217) 

* le fa conoscere il peritoneo y, le glandule saliva- 
ri m , la fascia aponeurotica M sostenente il bul- 
bo muscolare, | occhio s , l’ esofago e, lo stoma- 
co , l'intestino 7, l’ apertura della vulva H, la vagi- 
na È colla matrice X chiusa, l’ovidotto z, l’ovaia I, 
ed il corpo vescicoloso Z , da cui esce forse un umore 
violaceo, ed un altro corpo accessorio L alla matrice 
K (quali parti veggonsi ingrandite e, sparate nella 
Figura 6 ), i canali GG spermatici col membro geni- 
tale g, il muscolo pettinato #, i due canali 00 per la 
circolazione dell’ acqua marina, i corpi dendritici x a 
racchiusi nella - cavità addominale o sia verso la coda, 
il cervello, i due nervi che formano 4 ganglj , ed il 
nervo simpatico N, le due vene 25 branchiali , che 
riunite in una B sboccano nell’orecchietta A del cuore, 
alla quale ne segue il ventricolo, donde escono le ar- 
terie delle branchie d d, l’ aorta separata in due arte- 
rie CC, che si riuniscono per formare l’ aorta ascen- 
dente E E divisa nell’ estremità in tre ramoscelli fff. 

Le Figure 7, 8, 9, € 10 sono destinate ad es- 
porre l’ apparato digestivo di siffatto Mollusco, di cui 
A mostra il principio della’ bocca , inferiormente esi- 
stendovi la serie de’ denti a, e su particolare bulbo 
b allogata. Il quale è di natura muscolosa , e co’ suoi 
parziali movimenti aiuta a masticare i cibi dall’ esofa- 
go B penetrati nello stomaco sparato C, che è nell’ in- 
terno di leggere rughe longitudinali fornito, donde con- 

** tinuasi l’intestino c variamente flessnoso. 


29 


218 ) 

È La inferior faccia della di lui lingua di forma 
ovata è dimostrata dalla Figura 8, in cui appariscono 
i denti laterali maggiori aderenti ad un arco cartilagi- 
neo D su cui sono disposti. 

Siffatto dentario apparato d’ingrandito diametro 
appalesasi nella Fig. 10, dove chiaramente scorge- 
sì , che ogni dente maggiore rotondo , assottigliato ed 
uncinato nell’ apice f, sia col compagno per la base 
congiunto, essendovi in cadauno una specie di orlo 
legamentoso. Tali denti di qua e di là F sono in du- 
plice serie disposti ,. cioè la superiore or nominata e 
la inferiore G. I denti minori egualmente conici so- 
no tre per ogni arco legamentoso g, ed il media- 
no di essi denti è più grande de’ suoi laterali. La 
lingua poi osservata colla lente vedesi ( Fig. 9) for- 
nita di 3 ordini di denti maggiori EE per ogni la- 
to, oltre la lamina coriacea F, e de’ denti minori su 
le fascie cartilaginee ff allogati. 

La Figura 11 espone la lente cristallina della Pte- 
rotrachea lofira sì di naturale grandezza , che ancora 
ingrandita , in cui più chiaramente scorgesi la zona 


** che nel dintorno la cinge. 


( 219 ) 


ISFAARA LILLIMUI ILIILITL LITIIITITLITTTTTLUIVIBATTI SISP LLIIBTIY LIVALTATILITEVITAVLIATIO ARSARAI 


Nora sur MorLusco pELL’ ARGONAUTA ARGO , SU UNA 
NUOVA SPECIE DI EPIZOO CHE VI OSPITA, E SULLA ME- 
DUSA VELELLA. 


$.I. La storia della singolare industria di questo 
specioso abitatore de’ mari caldi è abbastanza celebre 
nella più remota antichità , ed altrove mi ha benan- 
che somministrato lungo argomento di occuparmene 
con particolar cura. Il cav. Poli ne ha minutamente 
esaminato lo sviluppo delle uova , in cui riconobbe 
l abbozzo della sua conchiglia. Da qualche individuo 
vivente posto a mia disposizione parve di avervi ravvi- 
sato una tenuissima membrana , che univa l’ animale 
al corrispondente guscio. 

La munificenza del nostro Augusto Sovrano Fran- 
cesco I. P.F.A. mi ha dato occasione propizia di viep- 
più verificare siffatta asserzione , essendosi benignato 
donarmi varj Nautilj co’respettivi viventi, che , essendo 
stati da me esaminati, mi han dimostrato che tale 
Mollusco ne occupa tutto il cavo, dove è nel seguen- 
te modo allogato. 

I suoi due cirri maggiori e veliferi giacciono nel- 
la parte anteriore ed inferiore della suddetta conchi- 
glia, e gli altri due cirri semplici a quelli opposti son 

* 


( 2204) 

collocati nel termine della carena, ove dopo la fecon- 
dazione sono aderenti le sue uova ; ed un’altra coppia 
di cirri semplici occupa i lati del prefato guscio , per- 
fettamente riempiuto da detto animale; che a livello 
dell’ apertura di quello presenta la bocca, l’ infondibolo, 
l’ orifizio dell'ano, degli ovidotti ec. Per la trasparen- 
za della suddetta conchiglia , gli occhi, che giacciono 
a’ lati del di lui corpo , avvertono benissimo gli og- 
getti disturbatori del suo pacifico riposo , o pure gli 
animaletti di cui cibar vogliasi. Dimodochè , tenendo 
i Nautilj coi loro abitatori nell’ acqua marina, è cu- 
rioso osservare, che appena un corpo qualunque sia 
verso loro diretto, ben tosto cercano di rintanarsi alla 
meglio nella propria abitazione. Inoltre si è da me 
costantemente ravvisato che questa per grandezza sem- 
pre corrisponda all’ animale cui appartiene , anzichè 
il contrario. 

Avendo approssimato la mano a tale Mollusco, 
mi sono avveduto che gli acetaboli dei suoi cirri vi si 
erano attaccati in modo, che furon' valevoli a mante- 
nerlo pendente. Dippiù quando esso vuol cangiar sito 
rovescia in su il guscio, e fuori di questo caccia i 
cirri veliferi,, che spande sulla superficie dell’ acqua , 
egualmente che que’ rivolti verso la posteriore e late- 
rale parte della conchiglia , nel cui interno rimane il 
solo di lui corpo, proccurando di restare aderente alla 
propria casa mediante ‘una porzione degli acetaboli , 
che appartengono al principio di ogni cirro. 


(«221 %) 

Tostochè poi il suddetto vivente sia prossimo a 
morire spontaneamente abbandona la sua nicchia per 
la mancata aderenza. degli acetaboli. Daltronde, essen- 
done separato tuttavia vivo, ed indi di bel nuovo ri- 
messovi, continua ad esservi attaccato finchè abbia la 
proprietà di godere aura di vita. Sappiasi infine che 
i solchi, che nel suo guscio rimarcansi per lo più 
bifurcati , e cadauno di questi spesso ulteriormente 
in due separato , non dipendono da analoghe promi- 
nenze nel corpo di siffatto essere stabilite , il quale 
osservasi affatto levigato : e molto meno poi .hansi da 
ripetere dalla ripiegatura de’ cirri,, che neppure vi 
corrispondono. 

Bisogna dunque conchiudere che il Nautilio ap- 
partenga al suo respettivo animale, il quale con gli 
acetaboli de’ cirri solamente vi si mantiene aderente , 
da’ quali trasuda il materiale calcareo necessario pel 
di lui successivo accrescimento. 

È cosa degna di avvertirsi che oltre la mem- 
brana esterna, che veste tutto il corpo dell’ abitante 
del Nautilio,, lascamente aderendovi , è nella fac- 
cia interna corredata di uno strato fibroso , che pro- 
duce il moto e ’1 cangiamento di sito de’ follicoli cro- 
mofori, che sono ovali, ellittici, spesso. minori e ro- 
tondi, e ripieni di un umore color di joide. Sottopo- 
sta a detta tunica n’ esiste una seconda peritoneale , 
di qua e di là corredata di più rari follicoli aventino 
la medesima figura poc’ anzi esposta. 


( 222 ) 

Di 12 Nautilj forniti del respettivo animale, che 
finora ho notomizzati , la maggior parte de’ quali non 
molto grandi , e co’ grappoli di uova fecondati ed esi- 
stenti nell’ apice della conchiglia , neppur uno ne ho 
trovato di sesso maschile. 

To era nella ferma credenza che gli acetaboli de’ cirri 
avessero servito all’ animale în esame per aderire a’ cor- 
pi adiacenti; ma I’ iniezione di mercurio fattavi mi ha 
dimostrato, chi essi servono ad altra più importante fun- 
zione. Cosicchè introdotto il mercurio nel cavo, ch’ esi- 
ste lungo ogni cirro , ho osservato che tale metallo ave- 
va libera uscita nel loro termine : ed il medesimo com- 
presso tra una porzione di cirro da non poter andare 
nè innanzi è nè in dietro; è stato forza che si facesse 
— strada per gli acetaboli , î quali ne rimangono intera- 
mente pieni senza che potesse liberamente uscirne. Cosa 
che opino dipendere da qualche valvula,; che ne per- 
mette il passaggio da fuori in dentro, e non al contra- 
rio, come è accaduto nel caso attuale. 

Nella continuazione dell’ opera del cav. Poli (1) 
ho avvertito che niuna diligenza aveva fatto sull’ orga- 
no dell’ udito del Nautilio. Ora che questa perquisi- 
zione è stata da me assoluta , mi si permetterà dire 
ciocchè penso su tal punto. Sezionata la teca membra- 
no-cartilaginosa , che rinchiude anello cerebrale , e 


—— 


(1) Testac. utrivisg. Sicil. tom. 3, pag. 24. 


(d223)) 

direttomi verso gli occhi, ho veduto che i nervi ottici 
figurati dal cav. Poli tomo citato, Tab. XLI, fig. 13 
terminino a guisa di un cappello di fungo , tutto dis- 
seminato di granolazioni, cui adattasi il fondo del 
bulbo dell’ occhio :. ma non ho potuto accompagnare 
alcun filetto nerveo, che fosse penetrato nell’ interno di 
cotale organo; attraversandone le solite membrane. Que- 
sta sostanza è dunque allogata in un cavo particolare 
situato tra la teca cerebrale . e la posterior parte. del 
bulbo dell’occhio , senza che vi fosse alcun forame 
esteriore 5 ed osservata al microscopio si è veduta ri- 
sultare. da. un aggregato. di globetti. . Appartiene esso 
all’ organo dell’ udito , o:pure:ha altro incarico a me 
affatto ignoto? non oso certamente deciderlo .; con- 
tentandomi’ della semplice esposizione del fatto. 

G.IL. Nel cavare 1° abitante dell’ Argonauta dal suo 
guscio , @ precisamente i dilui cirri veliferi, mi accorsi 
che se ne distaccò un corpo ovale, espaso, con lunga 
coda, e fornito di irrequieto :moviinento dentro l’acqua 
marina , ove-conservava siffatto rtestàceo , guadagnando 
ora la superficie di tal liquido, ed ora occupandone 
il fondo. Poca attenzione posi all’ esposto. fenomeno, 
poichè era mio. principale scopo di rettificare quanto 
ho esposto sul Nautilio; e debbo eziandio confessare, 
che credei il suddetto corpicciuolo qualche porzione de’ 
cirri di simil vivente, che separata dal medesimo con- 
tinuasse a godere la proprietà, contrattile; Proseguii le 
mie intraprese ricerche senza più attendere all’ acca- 


(224 ) 
duto ; e dopo un’ ora dacchè aveva distaccato il Mol- 
lusco dal primo Nautilio , andai per cavarne dall’ acqua 
marina il secondo col respettivo: animale , e vidi che 
il corpicino suddetto continuava a muoversi, ed in va- 
riate guise dimenando la sua parte assottigliata, che pro- 
lungavasi dal corpo di figura semi-ovale. Allora fu che 
rivolsi tutte Je mie cure all’ esame di tale epizoo, non 
trascurando: di osservarlo ad occhio nudo ,:con lente 
di bastante ingrandimento, e col microscopio. 

La diagnostica del presente animaletto parassito mi 
ha obbligato a percorrere i caratteri de’ generi de’ vermi 
intestinali riportati nella celebre opera dell’ illustre fisio= 
logo di Berlino C. Asmund Rudolphi (1), ed in quella 
di Bremser (2). Nelle quali opere non ho trovato alcun 
carattere generico e ‘specifico , che avesse potuto conve- 
nirgli. Al più potrebbe esso ravvicinarsi al genere Tri 
cocephalus. per la figura ingrossata del corpo terminato 
da sottile’ proboscide ; ma ne differisce per la duplice 
serie di acetaboli, che incominciano dalla fine della 
proboscide, e terminano:all’ estremo opposto del corpo. 
Qui non conviene ommettere la considerazione che tale 
vivente non’ sia un verme intestinale , siccome sono 
tutte le specie. di Z7icocefali e Tricosomi 3 ma uno 
epizoo , egualmente | che il Fenicuro vario di Ru- 


(1) Entozoor. Synops. Berol.:, 1819. 
(2) Zrait. zoolog.» et physiol. des vers intest. 
avee notes de M. de Blainville. Parisi; 1924. 


( (22/590) 

dolphi (1) corrispondente alla nostra Plenaria ocella- 
ta (2); che aderisce alla Tetide fimbrica mercè una 
fovea ellittica , comunicante colla di lui bocca , che 
applicasi ad una papilla bucata , donde si penetra 
nel cavo addominale della Tetide (3). Io intanto sul- 
la considerazione che non amo di gravare la scienza 
di un genere nuovo , lo considero come un Zricoce- 
falo, sebbene irregolarmente vi appartenga in grazia 
delle ragioni testè esposte. 


TricocernaLus , Rud. ( Op. cit., pag. 16. ) 


T. acetabularis — ricocefalo acetabolario. 
Parte capillari longa, corpore sensim sensimque crassiuscu- 
lo, acetabulis in dorso; Nozrs. 


Descriptio. Corpus huic animanti est ovato-oblon- 
gum , antice proboscide terete , filiformi , valde con- 
tractili, apice summopere attenuata communitum ; qua 
in plaga de oris existentia nihil rati habemus , sensim 
increspatum, arcuatumque ; postice attenuatum , in. 
cuius converitate a proboscidis origine usque ad 
sui finem duplex acetabulorum series solummodo ob- 


rr _rT——€ym———— = @—Ét_É_—_ÉÉom ue 


——— ai 


(1) Op. cit., pag. 973. 
(2) Mem.1I, pag. 59 ; Tab. II ch. g-15. 
(3) Delle Chiaje, Sunto di mem. Nap. 1024 3 
pag. 20. 
9 


( 229) 

servatur alterne dispositorum , numero  hinc inde 
trigintiquinque , aequidistantium , et satis retractilium : 
unumquodque eorum peculiari ac tereti pedusculo affi- 
xum , centrali hiatu est praeditum , cuiusque ope 
epizoon istud, Mollusco in mirificam concham A47g0- 
nautam Argum L. degenti, adhaeret. Eius corpus 
carneo-subluteo colore depictum , praeter ovorum re- 
ceptaculi vicinia , ubi fusco-punctatum , turgidumque 
videtur. I 

Historia. Huiusmodi epizoi Kal. Julii anno 1827 
specimen unicum femineum reperi, quod in phiala spi- 
ritus vini repleta asservo , et in Figura 1 Tab.XVI na- 
turali dimensione delineare curavi. 


6. III. Pochissime cose riferisco sulla Medusa ve- 
lella. È molto ben descritta e figurata da’ miei com- 
patrioti Imperato e Colonna , ed avendo esse riguardo 
più alla di lei struttura, che a’ suoi naturali caratteri. 
La velella de’ nostri pescatori è comune nel mare di 
Nisida dopo i temporali della primavera , osservandosi 
abbastanza graziosa e per la forma del corpo interna- 
mente guernito di una cartilagine ovale, trasparente , 
sottile, con strie concentriche, e nel mezzo umbilica- 
te, ove con verticale ed obliqua direzione prolungasi 
in giù una cresta a cuore della stessa sostanza , aven- 
te leggere ramificazioni ; e per la tinta bleù, di cui il 
pallio che copre e questa e quello rimarcasi colorito, 
e di tratto in tratto di rotondi acinetti giallo-verdicci 
disseminato : i quali vedatì colla lente num. 3 del mi- 


(227 ) 

croscopio composto di Dollond risultano da vesciche 
giallo-fosche con globetitini cerulei. Dal margine ed an- 
- che da tutta la faccia superiore del di lei corpo si 
prolungano i tentacoli molto coptrattili , pieni di cile- 
stro umore , chiusi nell’ apice, variabili per lunghezza, 
e circondanti l’ orificio. della bocca , la quale comu- 
nica con una tromba terminata nel sacco ovale , che 
fa l’officio di stomaco. Questo è allogato tra la massa 
del fegato, che occupa tutto lo spazio centrale supe- 
riore della cartilagine poc’ anzi descritta. Dal ricettacolo | 
della digestione, e per lo, pallio del corpo e per quello 
della cresta, veggonsi disperse talune ramificazioni va- 
scolari, che forse trasportano i sughi nutritivi in tutta 
l’economia animale di siffatto vivente. Il mercurio in- 
trodotto nello stomaco non è affatto passato dentro i 
tentacoli. Ho dippiù ravvisato tra questi ultimi alcuni 
fili lunghetti, bianchicci, e corredati nell’ apice di par- 
ticolari globetti. Sono forsi essi gli ovidotti comuni- 
cantino coll’ ovaia, che potrebbe essere confusa colla 
massa epatica descritta ; o pure hanno eglino analo- 
gia co’ tentacoli delle attinie?. Le figure 1 e 2 della 
presente medusa riportate nella tav. XC dell’ Enciclo- 
pedia metodica sono alquanto esatte; per cui mi dis- 
pensano di corredare di ulteriori disegni quanto si è 
da me a tale obbietto esposto. 


Dro i ( 228 ) 
BrEvI CENNI SULLE ATTINIE. 


Le Attinie sono state serio oggetto di contempla- 
zione de’ naturalisti antichi, ed han fissata l’ attenzione 
degli odierni zootomi, che non ne hanno affatto esau- 
rita la indagine. Per altro Spix e Cuvier se ne sono oc- 
cupati col più felice successo, ma molte cose rimane- 
vano a doversi meglio determinare , onde potersi dire 
l’ anatomia loro perfettamente compiuta. Ecco la ra- 
gione del mio lavoro, del quale però non sono pie- 
namente contento , attesochè l’ indagine anatomica di 
siffatti esseri mi è sempre riuscita oltremodo: difficol- 
tosa. Ciò non ostante il poco, che ne espongo, è ba- 
stante a farne conoscere alquanto chiaramente la fab- 
brica. 

I. Descrizione. ) IL’ Actinia crassicornis Lin. 
presenta un largo e levigato piede nella base , da cui 
si solleva il corpo costrutto da parecchie fascie longitu- 
dinali e trasversalmente rugose , essendo nel dintorno 
terminato da regolar serie di tubercoli : nel mentre 
che il suo centro affatto piano offre la bocca orbico- 
lare, chiusa da’ margini di due canali biancastri , e 
dal cui mezzo., oltre due linee bianche superiore la 
prima ed inferiore la seconda , altre lineette giallo-fo- 
sche, e presso a poco raggianti, dirigonsi verso la pe- 
riferia del corpo , ossia ove esistono i tubercoli; le 
quali indicano la naturale separazione della filiera cir- 
colare de’ tentacoli, taluni allungati ed aventi nell’ 


( 329.) i 


apice il respettivo forame, ed altri di minor numero, 
e la metà più corti de’ precedenti. Il colorito di siffat- 
ta attinia è verde-fosco , ravvisandosi però l’ apice 
de’ tentacoli maggiori rosso, e la boccuccia di questi 
e de’ minori nericcia : dimanierachè furon presi per 
occhi da taluni naturalisti, avendo Dicquemare osser- 
vato che la luce troppo viva sia molto incomoda a 
simile razza di viventi. Ne ho veduto parecchie varie- 
tà cineree e violette , di cui non ho stimato tener 
conto. 

L’A. pedunculata Gaertn. ha il piede meno allargato 
dellA. crassicorris Linn. , fornito di rughe circolari e 
concentriche , i tentacoli a subbia, la bocca egualmente 
orbicolare , e tutto il suo corpo è cosperso di papille 
ombilicate nel centro, rosse, disposte in linea retta, 
le quali alternano con una triplice serie di altre pa- 
pillette rosine. Il corpo di questa attinia è verde, 
‘avendo i tentacoli rossi mischiati ai foschi. 

1° Actinia effoeta Lin. tiene il piede castagno e 
come il corpo corredato di fascie bianche, quasi paral- 
lele, e privo di qualunque sorta di tubercoli. Ha inol- 
tre i tentacoli assottigliati, corti, giallicci con macchie 
circolari più fosche. Lo spazio che esiste tra questi 
ultimi e la bocca, risultante da una fessura longitu- 
dinale fornita di molte increspature a traverso ed ovali 
nel dintorno , offre una graziosa disposizione di linee 
curve e raggianti. Ben inteso però che il corpo di 
tutte e tre le attinie esposte, come pure quello del 
V alta ( A. carciniopados ) descritta da Otto indi» 


( 230 ) 

gena del mate nostro, ed abitante su la Merita 
canrena è N. glaucina Lin. , cangia in un momen- 
to di figura, ed i suoi coloriti ben tosto svaniscono. 
Ecco perchè non sonosi trovate esatte le descrizioni 
fattané dagli autori : e le specie da costoro ammesse 
su la diversa forma delle stesse trovansi. per lo più 
abbastanza vacillanti. Le attinie possono vagare : nel 
mare, aiutandosi nel cammino coloro tentacoli, ed è 
in balia delle medesime di rimaner fisse, attaccandosi 
col piede a’ corpi adiacenti. Tra noi con bastante 
trasporto mangiansi fritte nell’olio , essendo chiamate 
da’ nostri marinai ardichelle di mare. 

Il. Anatomia. ) Il corpo delle attinie è ricoper- 
to da una sottilissima tunica spalmata di moccio, da 
cui hassi da ripetere il colorito delle varie loro spe- 
cie, giacchè, quando quello siasi dissipato , i colori 
benanche svaniscono. Siffatta membrana è levigata nelle 
specie da me esaminate , tranne l’ A. crassicornis 
Lin.,i cui tentacoli soprattutto si attaccano fortemente 
alla cute, donde con difficoltà possonsi separare. A 
tale fenomeno gli antichi attribuirono i pretesi danni 
delle così dette ortiche di mare. È certo però che col- 
Ì’ aiuto del microscopio non vi ho potuto affatto scor- 
gere vestigio alcuno di ventosa od altro mezzo , la 
cui mercè si fissano a’ corpi adiacenti ; facendo anche 
sperimentare non già prurito, come anticamente crede- 
vasì , ma una molesta sensazione quasichè fosse pro- 
dotta da infiniti corpi scabrosi e muricati. 


( 231 ) 


Il secondo integumento degli animali in esame ri- 
sulta da lacerti fibrosi con longitudinale direzione , in- 
tersecati con altri traversalmente disposti. A questi si 
attaccano le lamine muscolari emolanti le pieghe di un 
ventaglio, fatte da fibre longitudinali assai valide e da 
altre traversali molto sottili, le quali hanno un estre- 
mo fissato nel centro interno del piede , indi alle in- 
teriori pareti del corpo, e coll’ altra estremità finiscono 
ne’ tentacoli, ove chiaramente ravvisansi i due strati 
di fibre a lungo ed a traverso, necessarie alla contra- 
zione ed alla estensione de’ medesimi. L° À. peduncu- 
lata ha le fibre trasversali del corpo, che sembrano 
essere circondate dalle longitudinali per formare le 
papille, di cui all’ esterno vedesi guernita. 

L° apertura della bocca non solo è corredata da 
valido muscolo orbicolare con fibre concentriche, cui 
sta soprapposto un altro strato muscoloso a fibre rag- 
gianti; ma è inoltre fornita di due canali quasi carti- 
laginosi , fra essi opposti, e ad un di presso l’uno ab- 
bracciante l’ altro. Talchè gli animali , ch’ essa ingoia 
per nutrirsi, quali sono alcuni piccoli testacei , asci- 
die ec. restano in parte uccisi e sfrantumati da’ suc- 
cennati canali, che si continuano nell’ interno dello 
stomaco, onde maggiormente favorire la digestione col 
rendere gli alimenti pastosi. Lo stomaco poi è molto 
più ampio di quello, che osservasi nello stato di con- 
trazione, attesochè è desso fatto da una tunica moc- 
ciosa continuazione della esteriore del corpo, e da 
un’altra fibrosa, le quali sono divise in dieci cerchi 


( 232 ) 

concentrici dal suo principio sino al fondo , essendo 
ognuno «i essi infinitamente rugosi a traverso. Anzi 
maggiore validità acquista mediante la connessione , 
che presenta colle lamine muscolari o ad una mem- 
brana particolare , che mancano nel suo fondo , ove 
sotto le forti e mortali contrazioni si lacera, e dà 
uscita alla ovaia, che taluni scrittori hanno erronea- 
mente sostenuto aprirsi nel cavo centrale del ventri- 
colo. 

Da ciò chiaro n’ emerge che lo stomaco sia ca- 
pace di somma ampliazione e di massimo restringi- 
mento a piacere dell’ animale, ed a seconda de’ bi- 
sogni della digestione. Essendo questa ultima operazio- 
ne assoluta , ed i succhi nutritizj assorbiti sia da’ vasi 
lattei e sia dall’ estremità delle vene esistenti forsi nel- 
le rughe della membrana gastrica intonicata sempre di 
umor moccioso , giacchè niun vestigio di qualunque 
siasi apparato vascolare, e molto meno nerveo ho po- 
tuto mai ravvisarvi ; il residuo di quello , che non è 
stato assimilato , come i frantumi di conchiglie e cro- 
stacei, è dalla bocca di bel nuovo evacuato. 

Il corpo delle attinie , quando trovasi dentro 
l’acqua marina , vedesene turgido , la quale vi circo- 
la, entrando dall’ estremità de’ tentacoli lunghi e cor- 
ti, ed indi pe’ canali in essi esistenti fassi strada ne- 
gli spazj de’ muscoli a lamette, che aderiscono alle in- 
terne pareti del corpo. Ed è curioso osservare la cor- 
rente di acqua, che, qualora l’ attinia si rilasci, pe- 
netra per alcuni tentacoli ; e tostochè si contragga, 


( 233 ) 
esce per altri a’ primi perfettamente opposti. Questo 
artifizio eseguesi in tutte le specie di Attinie, richiesto 
essendo dal voto conservatore della provvida natura. 

In cadauna lamina muscolosa, qualche volta me- 
diante esile membrana, aderisce la matrice di forma 
spirale, compressa, e piena di moccio. Essa è rosso-fo- 
sca nell’ 4. crassicornis L., gialliccia nell’ A. effoeta 
L. contenente immensa quantità di uova, scarlatto nel- 
l 4. rubra Brug. (1), e violacea in un’altra novella 
specie da me detta 4. Cari in onore del celebre prof. 


cav. Carus medico di S. M. Sassona (2), nella quale se ne 
Ba 


(1) L’orificio della sua bocca, che osservasi 
molto elevata , è circondato da triplice serie di ten- 
tacoli alguanto assottigliati, tra la cui esteriore fi- 
liera e’! margine interno dell’ orlo, che ne chiude 
l atrio , esiste la corona di tubercoli glandulosi, pe- 
dicellati, bianchicci , e già conosciuti da Forskahl. 
Il suo corpo è fornito di leggere rughe traversali, 
e st ravvisa rosso-scarlatto , tranne È orlo sinuoso 
della base del piede, che è di color celeste. 

(2) Za sua grandezza è il doppio dell'A. rubra, 
cui somiglia per la triplice serie di tentacoli e per 
la filiera di tubercoli bianchicci. Il corpo è casta- 
gno con moltissime fascie circolari parallele fosche. 

Vagante nel mare osservasi eziandio un’ altra 
specie di Attinia, che sulle prime reputai esser ana- 
loga alla Madrepora denudata dî Cavolini ( op. cit., 
pag. 57, tav. II, fig. 6, 7,8), da cui differisce 

do 


( 234 ) 


veggono le pareti risultanti da pezzi pentagoni ed ombi- 
licati nel centro. Le sue inestrigabili spire finiscono con 
apice forato e pendente nell’ interno di ogui tentacolo , 
che nell A. crassicornis è foderato, da membrana violetta. 
Le circonvoluzioni di cotal matrice dall’ incominciamento 
fino. al termine presentano. due. lamine membranose con- 
formate a guisa di mesenterio , ed, aventi al margine li- 
bero nell A. crassicorzis ed. effoeta un canalino gial- 
liccio (cui attaccasi il dutto spermatico, facile ad essere 
separato , ricolmo di globettini giallastri nelle testè citate 
Attinie ), rosso nell’ 4. rubra, scarlatto nell’ A. carcizio- 
pados, bianco nell’ 4. Cari, e hianco-macchiato nel- 
lA. pedunculata. I due canali spermatici quindi e la stessa 
matrice terminano pendenti nel cavo di. ciascheduno ten- 
tacolo.. Nè riesce difficile di vederli. allungati ed uscire 


per la mancanza della triplice serie di tentacoli, 
della. sua. disposizione a ceppaia aderente agli sco- 
gli, e del color porporino del corpo. Questa. orti- 
chella, che appello A. hyalina, offre una, sola; filiera 
di tentacoli intorno la bocca, priva, di. qualunque 
specie di rughe nel corpo lungo poco più di 10 li- 
nee, di color carnicino sbiadato , e trasparente in 
modo che guardato con semplice. lente chiarissima- 
mente dimostra la sua anatomia, el fondo dello 
stomaco all’ intutto chiuso ; attesochèé le ovaia ed. i 
canali spermatici n’escono quando vi esiste qualche 
lacerazione. Nel resto è analogo alle altre Attinie. 


(‘855 ) 

per l'apertura di cadauno di questi appena che vi si pratichi 
leggiera pressione; o pure, lacerandosi lo stomaco, venir 
fuori per detta parte. Tale fatto anche da Cavolini ( Mem. 
su’ Polipi p. 51.) fu osservato dicendo: » il superfluo 
«che da’ cibi si estrae ho veduto che vien rigettato in for- 
ana di fili di latte coagulato, e per bocca, e per dodici 
forami posti intorno quel disco, e per la estremità degli 
incavati tentacoli ». Reaumur sostenne che siffatti esseri 
partoriscano perfette attiniette, e Cavolini sembra farsi 
dello stesso avviso. 

Guardato un vasellino spermatico al microscopio, l’ ho 
veduto fornito di movimento talmente celere ed irrequieto, 
che a prima giunta credei esserm’ ingannato , e‘lo reputai 
un feto simile ad una Filaria (1) pe moti tortuosi, che 
mostrava, uniformandomi al chiarissimo Cuvier, che a tal 
proposito scrive: » leur génération ordinaire est vivipare ». 
Ma più attente e replicate ‘contemplazioni mi conferma- 
rono nella verità del fatto esposto ; vedendo che il me- 
desimo . canale era turgido di grani gialli, che nelle pa- 
reti avevano delle macchie nerastre. » ‘Entre ce sac in- 
‘térieur ( estomac ) et la peau extérieure, ‘est une or- 
ganisation assez compliquée , mais encore obscure , consi- 


(1) Zo stesso fenomeno ho letto essere benan- 
che avvenuto a qualche altro osservatore, quale è 
stato Forskahl, come leggesi nella Enc. méthodique, 
vol. VII, Parte 18, senza averne preso il capofilo ed 


estesa la ‘conoscenza nelle ‘altre ‘specie. 
* 


( 256 ) 
stant sur tout en feuillets verticaux et fibreux, auxquels ad- 
hérent les ovaires, semblables à des fils tres-entortilles (1) ». 

Pria di completare la descrizione anatomica di questi 
graziosi esseri subaquei conviene esporre che nell’ interior 
margine della grande apertura del corpo presso i ten- 
tacoli dell’ 4. Cari, ed in quello dell’ 4. rubra ho 
osservato una serie di tubercoli turgidi di umore bianchic- 
cio, il quale alla lente num. 3 del microscopio composto 
di Dollond mi ha mostrato un ingente numero di ciam- 
belle sanguigne parallelepipedi ed aperte nel mezzo, si- 
mili ad una fibietia, e per nulla diverse da quelle che 
vidi nel sugo latticinoso dell’ Euphorbia Lathyris, L. 
giusta quello che ne ho scritto nella mia Memoria sulla 
Epidermide umana pag. 15. Quale incarico disimpegnano 
organi siffatti non ardisco pronunziare. Questa medesima 
ingenua risposta ho avuto l onore di dare al dottissimo 
prof. Carus cui ho fatto dono di qualche individuo vi- 
vente di tali Attinie, ed ho eziandio dimostrato non solo 
quanto si è da me esposto, ma benanche il Ycoce- 
phalus acetabularis ( pag. 225.). 

Io non pongo in discussione la forza di riproduzio- 
ne delle loro parti e soprattutto de’ tentacoli : ma sono 
per la negativa in riguardo alla rigenerazione delle Attinie 
dopo di essere state ridotte in pezzi, che non hanno affatto 
la prerogativa di riprodurre l’ individuo analogo a quel- 


(1) Ztégne anim., tom. IV, pag. 50. 
Spix, dun. du Mus., tom. XII 


( 257 ) 
lo cui appartenevano. Linguaggio un poco più ampio ne 
ha tenuto il nostro celebre Cavolini ( Op. ciò. p. 5o. ); 
e costui parla sempre di riproduzioni felicemente ottenute 
delle sole parti del loro corpo. Le Aittinie vivono più 
lungo tempo fuori del mare, che nell’ acqua dolce ; ed 
una di esse, tagliata in molte porzioni, continuò a dar 
segni di contrazione sino a 6 giorni dopo essere stata da 
me sezionata e lasciata al secco. 

Dicquemare , avendo ravvisato che tutt’ i cambia- 
menti di tempo erano costantemente annunziati da’ moti 
straordinari delle Attinie ; ne ha tratto partito , onde pre- 
conizzare le mutazioni del mare, paragonando siffatti ani- 
mali al barometro. Dal giornale esatto che ne tenne , avan- 
zò che le indicazioni da esso ottenute erano sicure quan- 
to quelle del tubo torricelliano , e talora anche di più. 
Quindi conchiude che, quando le Attinie sieno contratte, 
sia da temere vento; che, ove stieno raccorciate, annunziino 
pioggia; freddo, mare agitato ; che, quantevolte osservansi 
ora aperte ed .ora chiuse, indichino un tempo mediocre; che, 
essendo aperte, convenga attenderselo sereno e con calma di 
mare; ed in ultimo che, avendo i tentacoli spiegati e’1 corpo 
allungato, presagiscano stabile serenità e ’l1 mare somma- 
mente quieto. Disgraziatamente però i piloti posson di tali 
segni profittare solamente nel cielo sereno. Sono esse in- 
sensibili agli odori: e Galeno ha lasciato scritto che sieno 
giovevoli per gl’ individui calcolosi, essendo state da Pitago- 
ra vietate a’ suoi discepoli, perchè mangiate incitavano alla 
Venere. Tra noi non si verificano le notate proprietà appo 
coloro, che con sommo trasporto le gustano fritte. 


( 238 ) 

L'animale della AZadrepora calycularis Linn., detta 
pietra preziosa da nostri marinai, che fu per la prima volta 
descritto , conosciuto , e figurato dal nostro Cavolini, è per- 
| fettamente analogo alle Attinie ; tranne solo di essere di- 
sposto in gruppi più o meno numerosi , fissato agli scogli, 
ed in giù provveduto di scheletro osseo, o meglio di una 
specie di calicetto. Questo ‘termina incavato , con orlo 
circolare ed esagono, dipendente dall’incastro delle pareti 
ad altri sei calicetti, e nel cni fondo elevasi un promon- 
torio poroso, ove principiano delle laminette ossee, che 
con parallelo tragitto, ed alternanti con leggere strie fini- 
scono nel succennato perimetro ossoso. 

Sarebbe tedioso se esponer volessi l’ anatomia di si- 
migliante animale, colla quale dovrei ripetere quanto io 
abbia mai riferito su quella delle Attinie. Mi basterà solo 
di annunziare alcune essenziali particolarità paragonate alle 
differenti parti di questi ultimi ‘esseri. Ed in primo luogo 
giova avvertire che dalla fine del contorno del calicetto osseo 
si continuano le pareti di tale mollusco affatto muscolari, e 
fatte da fibre circolari, non che da nastri carnosi larghi, 
divisi in lacerti più piccoli: il quale a guisa di otre di color 
rosso di minio scorgesi prolungato un pollice all'incirca, 
e corredato nell’ apice di più ordini di tentacoli scabrosi 
( Cavolini ), circondantino |’ orificio della bocca; essendo ca- 
pace di raccorciarsi e interamente rannicchiarsi nella cavità 
del succennato calicetto. Bisogna far conoscere che i nastri 
muscolosi si continuano ed attaccano al margine delle lami- 
nette ossee, ed i rispettivi lacerti allo stesso modo com- 
portansi colle prefate strie.; avendo tutti un centro di riu» 


( 259 ) 
nione sul promontorio, dove lo stomaco manca di questi 
attacchi ; di cui è provveduto ne’ lati. 

Le ovaie ed i corrispondenti canaletti spermatici so- 
stenuti da comune membrana, aderiscono ad ogni lami- 
netta muscolosa, e quindi si aprono in cadauno tentaco- 
lo. Cavolini sebbene: non ‘avesse chiaramente sviluppa- 
ta la struttura della ovaia, ed all’ intutto omesso la co- 
noscenza da’ canaletti spermatici ; pure vide che gli ovi- 
dotti si aprivano ne’ tentacoli , contenendo alcuni degli 
embrioni: le cui uova riposte in vasetti irritabilissimi si 
osservarono capaci di prendere la forma allungata, ro- 
tonda , ed ovata ( Op. cit. p. 115, fav. IV, fig. 13, 
14, 15, 16). Egli conobbe, e con molta esattezza de- 
scrisse la prima formazione degli embrioni, soggiugnendo 
che tale vivente sia piuttosto viviparo che oviparo, no- 
tando pure che lo scheletro si vegga a guisa di anello bianco 
in opposizione del bellico ( bocca ); e che fra 11 giorni il 
suo corpo aveva acquistato. la grandezza dell’acino di mi- 
glio, fornito di tentacoli e. di laminetie muscolari già ab- 
bozzate, ed a tenore che cresceva,, depositava fosfato cal- 
care. e s'innalzava lo scheletro- osseo.. 

In riguardo alla riproduzione delle madrepore presenta- 
ronsi a Cavolini i seguenti fenomeni: » Alcune che avevano 
ricevute il taglio nel forte del corpo erano perite, e si rav- 
visavano gli scheletri loro bianchi spolpati. Altre porta- 
vano le vestigie della ferita: chi aveva solo una metà 
della corona de’ tentacoli., e. nell’ altra metà. era. aggrin- 
zata e rimarginata : chi ad una porzione solamente del- 
lo scheletro. si. era’ ridotta: ad: attaccarsi»: chi aveva una 


( 240 ) 

semplice membrana, che copriva il cavo dello scheletro, 
nel mezzo della quale si ravvisava il forame della bocca: 
chi presentava tutt i tentacoli rammassati in un gruppo 
ed in una ciste pendente. Dove erano perite le madre- 
pore , le contigue avevano estesa la loro pelle dalla base, 
e gli scheletri di quelle coprivano: ed oltre tutto ciò 
si vedeva al lato del corpo di alcune, che dalle ferite 
avevano poco sofferto, spontare novelle madreporette , 
siccome sopra si era notato ». 


6. III. Zelellae Actiniarumque technica descriptio, 


VeLELLA -- Corpus liberum, extrinsecus gelatinosum, 
intus cartilagineum, ellipticum ; subtus planulatum ; cri» 
sta dorsali prominente, oblique inserta. Os inferum cen- 
trale , subprominulum. 

V. limbosa --- Zelella, 

Ovalis, oblique cristata, inferne limbo nudo obvallata, di- 
sco margine tentaculis longis crinito. 

Medusa velella. Linn. cur. GMELIN.  Syst. zat., vol. I 
p. VI, pag. 5155, n. 12. 

Holothuria spirans. ForsgAHL, Fn. Aegypt.; pag. 104, n. 
15, tab. 26, fig. k. 

GMELIN, Op. cit. p. 5114, n. 25, 

Brown, Jam. 387, tab. 48, f. 1. 

IMPERATO , st. nat. p. et tab. 912. 

Coconna, quat. tab. 293, fig, 1, 3. 

BrucuiERE, Enc. méth. rab. 92, fig. 1, 2. 

Velella mutica et V. tentaculata. Bosc, ist. des wers, 
tom. 2, p. 158, tab. 19, fig. 3, 4 

LAMARK; dist. des anim. sans vert. p. 483, n. 2: 


ve 


(241) 
Cuvier, Regn. anim. , vol. IV, p. 62. 
V. scaphidia. Péron, Z'oyag. XXX, 6. 
Communiter aestivo tempore in mare nostri observa- 


tur, oleoque frixa est palato gratissima. 


ActInIA -- Corpus cylindricum, apertura terminali 


eccentrieis cirris praeditum , basi affixum vel liberum. 


fg 


r. À crassicornis — Ardichella cappelluta. 

Rubra , cirris conico - elongatis. 

Linn. cur. GmELIN, Syst. nat. XIZI, p. VI, p. 51532, n.2. 
A. rubra. MuLLerR, Zoolog. Daric., prodr. 2792. 
BasteR, Op. subsec. , vol. SIT, p. 120, tab. 13, fig. 1. 
Priapus senilis. 7. svec., 2105. 

P. ruber. FoRsKHAL, Fr. aegypîf., p. 101. 

RONDELET, de pisc. p. 581, cap. VI. 

Urtica rubra. JoNsToN , Exarg. tab. 18, fig. 2. 
Dicquem. Act. angl., vol. 63, tab. 16, fig. 10; tab. 17, 
PSNZICI 

GunNER, Act. StockIm. 1767, tab. 4, fig. 4, 5. 

A. felina. BRUGUIERE, Enc. méth. p.10, tab. 72, fig. 7° 
Obs. ) Tactu scabra apparet. 4. crassicorzis a doctissimo 


prof. Xaverio Macrì ( Atti della R. Accademia delle scienze di 
Napoli, vol. 2, tav. Il, fig. 1, 2 ) delineata ad Actiniam 
plumosam , Mull. ( Erc. méth., tab. 72, fig. 9g ) spectat, ob 
deficientiam apicis tentaculorum incrassati. 


2. A. pedunculata -- Ardichella funnale. 
Cylindrica rubra verrucosa , tentaculis brevibus variegatis. 
PrNNANT, Zoolog. Brit., tom. 4, pag. 49, n. 57. 
GAERTNER, Zrans. phil. an. 1761, tab. 1 - 6, fig. A,B, C. 
BrucuIERE, Erc. méth., pag. 14, n. 16, tab. 70, fig. 4 15. 
A. coriacea. Cuvier , Régrn. anim. , vol. IV, p. 51. 

An. A. verrucosa? GAERTNER, vel g/andulosa? OTTO. 
35. A. effoeta — Ardichella torza. 


31 


( 242) 

Subcylindrica . anguloso-striata. 

Linn. cur. Guerin, Syst. za. XII vol. I, p. VI, p.3133, n. 5. 

RonpELET, de Pisc., lib. 17, cap. 18. 

BasteR, Opusc. subsec. , vol. 1, p. 122, tab.14 , fig. 2. 

BrucvIERE, Erc. méth., p. Il, n. 8, tab. 74, fig. 1. 

A. bruna. Cuvier, Régr. anim, , vol. IV, p. 52. 

4. A. rabra -- Ardichella rossa. 

Longitudinaliter striata, glandulis marginalibns albis (1), ten- 
taculis corpore brevioribus. 

BrucuierE, Enc. mét. vol. VII, pag. 13, n. 12. 

Obs. ) Haec Actiniae species, praedita corpore coccineo , 
Jaevissimo ,  tentaculis acuinatis triseriatisque , ore prominulo, 
glandulis albescentibus pedicellatis, margine interiori pallii po- 
sitis, pedis limbo undulato coeruleo, mihi videtur satis di- 
versa ab 4. rubra. 

Priapus ruber. ForsHAL, Fr. Kar. p.101, 7.10, tab, 17, A. 

5. A. carciniopados. — Carnume rosso. 

Mollis, complanata , aperturam testarum Molluscorum uni- 
valvium, si a Paguris habitantur, instar annuli plus minusve com- 
pleti, cingens, disci irregularis margine elongato, tenuissimo , 
ubi testae adglutinatur, molli — in parte libera vero, testae a- 
perturam, Pagurumque spectante , lamella firma, levi, fere cor- 
nea obducto — ore infero, sub Paguri abdomine sito, tentacu- 
lorum brevium seriebus quatuor instructo — color albus, ma- 
culis sparsus. Orto, Act. Leopold.j Nat. Acad. Curios,, vol. 
XI, p. 2, tab. XL. 

Obs. ) De hac singulari Actiniae specie plurimis ab hinc annis 


(1) Ont voit extèriurement(Bruguierius-ait Yet par dessous 
les tentacules , un rang de glandules èlevées et' blanches, de 
mottié plus courtes que les tentacules. 


( 245 ) 
dissertatus est praestantissimus BoHADSCH , ‘sicuti iN suo opere 
cit. pag. 136, clarius patet. 

Zoophytum Tab. XI, fig. 1 depictum ( ipse inquit ) Me- 
dusam appello ad mentem cl. Linnaei , juxta alias urticae species 
est. Singularis eius structura mereri videbatur, ut eius historiam 
huic qualicunque opusculo adnecterem. Figura eius non secus 
ac in omnibus /Medusae speciebus cylindrica', aut; ut cl. Lin- 
maeo placet, orbiculata est. Fabrica interna eadem, nimirum 
innumera tentacula exigua, cylindrica @ @ exterius ‘circulari- 
ter locata sunt; os oblongum 8 labiis crassiusculis instructam, 
e quo filamenta c c praelonga candidissima pendent , in cor» 
poris fere medio patet; paulo supra os anus d elegantissimis pun= 
ctis e e coccineis depictns est. Illud vero haecce Medusae spe- 
cies prae reliquis singulare habet , quod extrinsecus alia cute a 
corpore orbiculato separata veluti palliolo vestita sit, unde eam 
Medusam palliatam dixi. 

Mense Augusto precipue in piscatorum rete venit, quo tem- 
pore etiam plura eius individua accepi. Omnes huius speciei 
Medusae testis vacuis cochleae umbilicatae subalbidae punctis 
coccineis notatae f insident, atque unum fere corpus respectu 
coloris cum cochlea constituere videntur. 

Habitat super testis /Verziae canrenae et glaucinae, 
Turbinis rugosi etc. eorum animantibus vacuis. 

6. A. Cari -- 4. castagnara. 

Laevissima, castanea, vittis orbicularibus, parallelis, fusci- 
coloris, aeque ac tentaculis corpore brevioribus triseriatis subu- 
latisque, tuberculis albis pedanculatis circum circa interiorem 
disci superioris limbum positis. NoBIs. 

7. A. hyalina -- A. trasparente. 

Corpore pusillo , hyalino, laevissimo, tentaculis uniseriatis, 
e cuius exteriori membrana viscera transparent. 


Actiniae mox enumeratae mare nostrum frequenter 
accolunt. hi 


(244) 

Scitu dignissimum , uti supra praefati sumus, quod stru- 
ctura animalis Madreporae calycularis similis est illi Actinia- 
rum, et clarissimus Caulinius ita hae de re scripsit: Coral- 
lium ex cylindris coadunatis,.confertis, externo parum transver- 
se rugosis, stellis in disco profunde excavatis, radiatim lamel- 
latis, centro prominulo, foraminulato, sustinet animalia Acti- 
nìis similia, singulum cuique stellae implantatum, sed basi con- 
nexa, cylindracea, purpureo mire splendentia , disco superne 
margine tentaculato , tentaculis brevibus, non simplici ordine, 
confertis, hinc; illuc divergentibus, in quorum centro os, la- 
bio inflatili, unde varia oris apertura: vaginae longitudinales ; 
vulvae inter tentacula, unde ovaria globiformia ex ovis innume- 
ris ( Polipi marini, p.58, fav. II, fig. 1 - 5; e Poli, Zestac. 
utriusq. Sicil., vol. II, tab. XXIII, fig. 3 ). 

Habitat in loco (oo dicto: Grotta che tuona, et 


pietra preziosa a nostris nautis appellatur. 
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XVI 


Fig. 1. Tricocephalus acetabularis ingrandito, il 
quale eziandio osservasi di naturale diametro 2: essendone 
l’ orificio della bocca @, donde si penetra nel canale de- 
gli alimenti 66; c l’ovaia; d una membrana macchia- 
ta; ee, f f la duplice filiera di acetaboli. 

Fig. 5. Pezzo della tunica, che veste il corpo del 
Mollusco abitante nell’Argorauta argo L., onde farne 
conoscere i follicoli cromofori. 

Fig. 4. Actinia crassicornis L., di cui sonosi deli- 
neate in: gg le fascie longitudinali del piede, la bocca 
chiusa da’ margini de due semicanali 7, A 4 i tentacoli 
maggiori ed HH i minori. 


( 245 ) 

Fig. 5. Aperto uno di tali tentacoli F si vede che 
nel suo interno sbocca la matrice £ % di conformazione spi- 
rale ed il corrispondente canale spermatico ZZ, che la se- 
guono in tutte le circonvoluzioni, e che vi terminano e- 
ziandio due muscoli lamellari LL, essendo a quest’ ul- 
timo aderente la membrana M, che lo lega alle pareti 
del corpo. 

Fig. 6. Dimostra il muscolo orbicolare 72 della boc- 
ca, ed il semicanale quasi cartilaginoso N, che divide lo 
stomaco in due uguali porzioni, essendo fatta da molti 
cerchi concentrici e sommamente rugosi 0 o. 

Fig. 7. Pezzo di matrice ingrandita O, nel cui mar- 
gine esterno si attacca in duplice girata 2 p il canale sper- 
matico , avente nell’ orlo un altro vasellino 9, come me- 
glio osservasi nella fg. 8; attesochè la Z%g. 9g dimo- 
stra il canale spermatico 7 colla membrana s, con cui si 
unisce al margine della matrice. 

Fig. 10. 4. pedunculata fornita del piede a, de’ 
tentacoli 6, e della doppia serie di verruche c grandi e 
d piccole. 

Fig. 11. Ogni tentacolo, oltre la membrana ester- 
na, ha uno strato muscolare longitudinale e ed un altro 
trasversale /, continuati colle laminette muscolose gg, u- 
scendo fuori del corpo pe forami zz, e vedendosi queste 
ultime riunite nel centro comune #. Le pareti addomina- 
li nell’ interno hanno due direzioni di fibre a traverso /, 
ed a lungo wr. 

Fig. 12. A. effoeta L che presenta la bocca 72, e 
le fascie longitudinali 7 7 bianchiccie. 


( 246 ) 


FDL VII IS AA III SIL ASA RARI IIIO RASO RARI 


COMENTARIO ALL'ANATOMIA DEL MoLLusco DELLA Lu- 
maca ( Zfelicis pomatia, L. ) ESEGUITA CIRCA 
L’ ANNO 1620 DA M. A. SevERINO PROF. DI ANATO- 
Mia E CHirurciA NELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI 
Srupi pi NarotIi. Letto NELLA R. ACCADEMIA DEL- 
LE SCIENZE IL Dì 5 FEBBRAIO 1826. 


Ex his enim patebit , quot res quae vulgo , ob historiae ignorationem, 
repertae a posterioribus credebantur, quanto antea proposite fuerint. 
MorcAGNI, Epist. 


Dottissimo non men che profondo nell’ esercizio me- 
dico-chirurgico fu il nostro immortale concittadino M. A. 
Severino ; il quale non smentiì la riputazione del suo 
maestro e predecessore il celebre Jasolino , scrittore esi- 
mio delle Terme Pitecusane, e dal Duglas meritevolmente 
denominato l Epidauro del suo secolo. La mimerosa sco- 
laresca, che in quell'epoca popolava il nostro Ginnasio, 
ove accorrevan studenti da tutta Europa, non chè le va- 
rie e classiche opere, di cui il Severino arricchì la re- 
pubblica letteraria ; formano le solide basi del suo eterno 
e ben meritato elogio, 

Deesi per verità a questo corifeo della maschia ed 
efficace chirurgia, distinto col titolo di aquila de’ medici, 
la scoperta ed una più esatta descrizione di varie malat- 
tie (1); la repristinazione della obbliata pratica de’ Greci 
del ferro e del fuoco, che con dolce facondia meno acerbo 


() De recond, absc. nat. Neap., 1652, in 3. 


( 247 ) 

rendeva al debol sesso, cui ricordava la fermezza delle 
Amazzoni, che da loro stesse bruciavansi le poppe (1); 
l'aggiunta di nuove formole terapeutiche al nostro ricet- 
tario farmaceutico (2); delle utili e necessarie avvertenze 
a’ salassatori (3); ed un esempio, che ne perpetuerà il 
nome presso la più tarda posterità, la quale imparerà 
ch egli pel bene de’ suoi compatrioti non curò di rima- 
nere vittima del più terribile flagello del genere umano (4). 

Ma il Severino non pago abbastanza di esser penetrato 
ne più reconditi siti del corpo umano (5), di averne svelato 
i più gelosi segreti, e di aver con infinita pazienza e vista 
lincea dimostrato le cose più difficili (6), e di moltissime 


— 


(1) De effic. medie. Francof., 1646, fol. 
Trimembr. chirurg. Leidae, 1653, in 4° 
Synops. chirurg. lib. VI. Amstel. , 1664, in 12. 
Questo libro non appartiene a M. A. Severino 

che per frode dello stampatore, il quale si fece lecito di 

servirsi del suo nome, onde accreditarne lo spaccio. 

(2)  Zherapeut. neapol. Neap., 1653, in 8. 

(3) Scilo-phlebotomia castig. Hanov., 1654, în 4. 

(4) M. A. Severino worà nella peste sviluppata 
in Napoli durante l anno 1656. 

(5) Portal ( Zlist. de l’anat. vol. 2. pag. 503 ) 
dice che i due tubercoli bianchi scoperti da Graaf 
nell’ uretra umana spettino al nostro Severino. 

(6) Dimostrò i vasi lattet su l’uomo, al dire 
di Haller nel 1650, quando altri anatomici gli aveva- 
no osservati solamente ne’ bruti. 


(248 ) 
altre essersi perfettamente impadronito (1); dedicasi con 
assiduità e diligenza somma allo studio della notomia degli 
animali e delle piante: su la considerazione che ne’ bruti 
incominciarono ad aver luogo le primordiali dissezioni ana- 


(1) Ze glandule vedute da Peyer negli inte- 
stini umani erano state dal nostro concittadino già 
rinvenute nell’ ileo del porco. Egli inoltre è stato 
i primo a far conoscere le glandule bronchiali, e 
quelle poste su l’ orificio cardiaco dello stomaco ; 
la situazione de’ testicoli de’ giovani cani dentro l’ad- 
dome; non chè la comunicazione vascolosa tra que- 
sti organi ed i reni succenturati, che Valsava ha 
indarno creduto di scoprire senza citare Severino ; 
le osservazioni su’ mezzicerchi cartilaginosi della 
trachea del gatto analoghi a que’ dell’uomo, asse- 
rendo che la staffa appartenente all’ organo dell’ u- 
dito di quel bruto non era forata; le ragioni pro 
e contro la circolazione sanguigna; la descrizione 
dello spazio trigono della vescica del porcello; l’ar- 
te di riparare la perdita del naso ec. Egli inoltre 
ha trattato di altri argomenti nolomici, come: 

De aqua pericard. etc. Hanov., 1654, in 4. 

Quaestiones anatom. Hanov., 1654. 

Fist. anatom. obs. Neap., 1629, in 4. 

Epist. 68 in Cent. 1. Barthol. 

Cod. MSS. Symt. anatom. 

Disc. IV. in quoest, Ilasolini. 


( 249 ) 

tomiche de’ padri della medicina; e che, essendo l’uomo 
il più nobile di tutti i corpi creati, bisogna nello stu- 
dio delle scienze procedere dal semplice al composto, o 
sia anatomizzare le piante pria degli animali, e questi 
prima dell’ uomo. 

Talchè ci ha lasciato preziosissimi lavori intorno 
l apparato velenoso della vipera ed il convenevole anti- 
doto pel suo morso (1), le osservazioni sul respiramento 
de’ pesci (2), la descrizione della foca (5), ed infine la 
notomia (4) generale degli animali pubblicata dal celebre 
Valckamerio. Quale libro contiene il germe di molte sco- 
perte , che si hanno arrogato gli anatomici e gli zooto- 
misti posteriori, e di cui ha giustamente scritto il gran- 
de Haller (5): m2u/a tamen reperias nova et inex- 
pectata; avendo anche a me l ultimo tra voi, dottissi- 
mi Accademici; somministrato argomento pel  comenta- 
rio seguente, i 


(1) Zipera pithia. Patav. 1645, in 4. 

(2) De resp. pisc. Diatr. Neap. 1654, fol. 

(3) De pisc. in sicc. viv. Phoca illustr. Neap., 
1654, fol. 

(4) Zootormia democritea, id est anatome to- 
tius animantium opificiî. Noribergae; 1645; in 4. 

(5)  Bibliot. anatom., tom. 1, pag. 367. 

32 


( 250 ) 
Cochlea terrestris. 


SeveRINUS, Zootom. Democr., pag. 250 e 350. 


Cochleae terrestris oesophagus ac ventriculus su- 
premam dorsi partem perreptantes ad extremam vo- 
lutam discurrunt: est autem voluta testa huius re- 
piilis ad anteriora recurrens. 

Il nostro autore con queste poche aforistiche parole 
ha già tracciato il cammino dell’ intero tubo intestinale 
della lumaca. Questa in fatti caccia un cono membrano- 
so sfrangiato , che circonda l’'orificio della bocca, situata 
sotto de’ piccioli tentacoli, i quali sono poco lontani da- 
gli altri due superiori, ognuno di questi ultimi è nel- 
Yapice fornito di occhi. L’ esofago incomincia dal suo bul- 
bo muscoloso , e finisce nello stomaco superiormente cinto 
da una coppia di glandule salivari, i cui canali escretori 
ascendono verso la bocca, onde aprirsi a’ lati del pedicello 
membranoso , che sostiene la lingua coriacea , traversal- 
mente rugosa, ed aspra al tatto. La struttura del men- 
tovato gambo è stata da me attentamente esaminata , aven- 
do veduto che risulta da un pezzo cartilaginoso disposto 
a ferro di cavallo, posteriormente attaccato a due esili 
muscoli, che a poco a poco si assottigliano, e quindi le- 
gansi al pedicello su cui adattasi l’ accennata lingua. Ben 
inteso che colla contrazione loro, non che di un altro 
paio. di filetti muscolosi lesati alla mentovata cartilagine, 
la lingua agisce con maggiore forza a sminuzzare i cibi. 
Al ventricolo seguono la intestina ; che per internarsi nella 


( 251 ) 
massa del fegato percorrono parte della girata del corpo 
di siffatto animale nella chiocciola situato. 

Hinc revertitur eadem fere via in anticam ca- 
pitis partem, ut ex hoc fecum fiat excretio. 

Sono troppo esatte queste espressioni del riostro M. 
A. Severino, poichè il canale de’ cibi dopo di avere 
attraversata la sostanza del fegato, onde i suoi condotti 
biliari potessero sboccare nel duodeno, è d’ uopo che il 
rimanente tratto delle budella , secondo la stessa direzione 
inoltrato verso l’ anteriore parte del corpo, finir potesse 
nell’ intestino retto, la cui apertura giace poco lontana 
dal forame della respirazione perfettamente ignorato dal 
nostro concittadino. 

Dentes duo conspicui, obliqui, nigricantes, 
membrana colligati. 

È verissimo che l’ abitatore della conchiglia attuale 
nel masticare le erbe due soli denti rosso-nericci faccia scor- 
gere, e quasi a particolare membrana aderenti. Ma di- 
staccati da’ suoi inviluppi apparisce una specie di osso 
mascellare semirotondo, convesso su; ove ravvisansi al- 
cune prominenze parallele, regolari e simmetriche: dué 
delle quali soltanto esistono nel suo margine gibbo , e 
veggonsi dippiù esternamente prolungate in modo da 
rendere tale mascella all’ intutto dentata. 

Essa però è assai aderente al cono membranoso del- 
l esofago di sopra esposto ; cosicchè quando il mollusco 
co tentacoli superiori ha adocchiato il cibo, che tasta con 
gl inferiori, vi espande su il cono membranoso , ed indi 
colla sua dentata mascella principia pian piano a roderlo. 

bd 


( 252 ) 

Musculi obscuri; qui commovent os ad man- 
ducatum; infimi pedamenti mucronis dextram ac si- 
nistram custodientes. 

Non v'ha dubbio alcuno che il nostro autore abbia 
conosciuto i muscoli necessari alla masticazione e que’ , 
che contraggono benanche il piede di simile vivente : i 
quali si riducono agli addutiori e compressori del bulbo 
esofagèo, al corrugatore del piede, de’ tentacoli, e di tutto 
il corpo, essendo da lui chiamato a/ligator columellae. 

Est autem pedamentum basis membranea , la- 
ta, corpori subtensa, figura ad oviformem accedente 
sic tamen, ui sit in extremis ferme acuta. 

Quì bisogna dire che a prima giunta egli sembra 
laconico e quindi oscuro. Ma portando un esame ana- 
litico a talune sue espressioni, chiaro risulterà che colla 
voce pedamentum abbia descritto l’ intero masso carnoso 
del piede della lumaca, posteriormente acuminato, e su 
cui in qualità di base poggia il resto del corpo. Ha 
inoltre accennato il pallio, che nell’interno fodera la pri- 
ma girata della sua scorza calcarea, il cui uso analogo 
a’ polmoni l’ha manifestato nella. pag. 330; mancando del- 
la conoscenza del sacco della viscosità , che in tal. cavo esi- 
ste nelle pertinenze del cuore, che fu da esso lui osservato. 
Dippiù il panno cornoso traversalmente situato, e che di- 
vide la. cavità polmonare o meglio la respiratoria dall’ad- 
domine ,. il diaframma a buon conto ; è stato dal nostro 
filosofo appieno conosciuto, determinandone benanche la 
forma colle parole: figura ad oviformem accedente. 


( 253 ) 

Hepar in fibras tres dissectum ; atrum non a- 
deo, ut non sit subviride. 

Ha egli perfettamente seguito l'andamento della massa 
del fegato, diviso ne’ rispettivi lobi, al numero di tre 
o pure di cinque; e di colore ‘verde nericcio. Ne ha 
però onninamente ignorato la struttura ; ‘che non è così 
facile a svilupparsi tostochè sia stato scoperto dalla mem- 
brana, che lo circonda. ‘Ogni suo lobo è-formato da una 
congerie di acinetti uniti mercè esili canaletti,, i quali 
sboccano poi in un tronco comune; onde metter foce 
nell’ interno dell’ intestino duodeno con tante aperture cor- 
rispondenti a’ lobi epatici. Si avverta inoltre che nella so- 
stanza del fegato trovasi eziandio: l’ ovaia , A non. fu co- 
nosciuta dal nostro Severino. 

Caecum insigne in'extrema voluta. 

È desso rappresentato da una specie di ampliazio- 
ne, che il duodeno manifesta in opposizione alle: aper- 
ture de’ condotti epatici; allogate. presso il termine della 
spira del suo corpo, e ope: ‘verità: affatto simile ‘ad un 
sacco: ‘cieco. 

. Lapilli oblongi ac euperpusilti duo; obelisci figu- 
ra 1 litterulae minoris magnitudine aequantes , can- 
didissimi atque asperi in'torulo uno, qui est e non- 
nullis, inventi. i Î 

:Il preteso sacco calcareo del prof. Jacobson ( Zorsa 
del dardo di Cuvier ) contiene ‘una specie di corpo , al 
«dire di. Severino geminato , ‘a’ quattro faccie acuminato , 
emulante una! guglia ; che giace sù di un ricettacolo 
particolare ‘0 sia in forulo uno:' Siffatto ‘corpo calcareo 


( 954 ) 


è stato sempre da me trovato unico, e gli odierni autori 
asseriscono essere facile cosa di vederne la rigenerazione; 
ove fosse distrutto. A ciò forse il Severino avrà voluto 
alludere colle testè citate parole. Jacobson lo crede com- 
posto di acido urico; ma la borsa che lo contiene, non 
è la vescica orinaria. di questo animale, e neppure ne ha 
egli indagato l’ ufficio. 

Torulus alter inter oesophagum et omentum alius. 

Non saprei adattare la. parola forz/us ad altre parti 
della lumaca , oltre .le già esposte, che a lungo e sottile 
canale appartenente alla vescica o borsa della porpora di 
Swammerdam ; dappoichè essa giace tra l’ esofago e l’ o- 
mento , il quale non è da riferirsi alle glandule salivari 
siccome dapprima credei, ma alla matrice. È pregio del- 
l’opera intanto annunziare , che il nostro esimio chirurgo 
non abbia affatto portato analitico esame alle restanti parti 
di simil vivente, continuate col suddetto canalino , e colla 
stessa borsa del dardo; quali. sono le vescichette molti- 
fide del Redi ed il lungo e flagelliforme membro. geni- 
tale, che indispensabilmente dovettero essere da lui spa: 
rate, onde acquistar chiara conoscenza di quelle parti, 
che ci hanno finora occupato. 

Ho però fondato sospetto che fossero state omesse dal 
suo editore Volckamerio ; giacchè il nostro. sapiente non 
fu nel caso di rivedere il suo lavoro nell’atto della stam- 
pa de fogli di tale opera pubblicata in Norimberga; che 
sarebbe stato il prezioso momente, in cui l’autore pro- 
fittar poteva di ulteriori giunte nel dare |’ ultima mano 
al suo letterario ed originale travaglio; essendo stato in 


( 255 ) 
Napoli deriso e poco apprezzato da una ciurma d’invi- 
diosi chirargastri , che con mezzi sì vili cercarono di at- 
tentare allo sviluppamento de progressi scientifici di que- 
sto grande uomo coll’ ingiusto e puerile discredito appor- 
tato alla di lui riputazione di starsi occupando di siffatte 
inutili ricerche. 

Nella pag. 250 della suddetta opera, dopo di aver egli 
discorso degli occhi della lumaca ( pertentatores oculi ), 
cui servono anche di organo del tatto, poco appresso 
dice uterus . ...., monophtalmum, che io correggo 
colla parola monothalamum:; con ciò M. A. Severino 
volle sicuramente far conoscere, che detto vivente offriva 
gli organi genitali maschili e femminei, o sia che fosse 
perfettamente androgino , riunendo in sè un solo talamo 
o letto nuziale. 

Imperciocchè il nostro autore nella testè citata pagina 
della medesima opera parla dell’ esistenza dell’ utero nella 
lumaca. Quale ‘viscere cha in vero una conformazione ana- 
loga all’omento, sembrando a primo colpo di occhio una 
massa di adipe. Vi bisogna molta delicatezza per distrigarne 
la struttura e T andamento , la quale forse è stata in se- 
guito meglio conosciuta; a cagione di altre risorse, di cui 
la notomia si è arricchita mediante te iniezioni di sostanze 
coloranti e di mercurio , che sono l’unica e fedele gui- 
da in simiglianti investigazioni per loro natura abbastan- 
za delicate. 

Sono ‘inoltre di avviso che la milza, ch'egli dice ap- 
partenere alla lumaca, sia Y'ovaia giacente nell’ interno del- 
la medesima spira. del'fegato, e conformata in varj lo- 


( 256 ) 
betti grappolosi ; da' quali ha incominciamento Î’ ovidot- 
to. Egli dippiù aveva già, preso in qualche considerazio- 
ne le succennate parti sessuali femminee per la particola- 
re condizione del grasso ,, che emulano.. Anche l'occhio 
alquanto esercitato . nella contemplazione delle dissezioni 
anatomiche de’ piccoli animali, ne tempi assai. posterio- 
ri al Severino rese in grado sommo diligenti e perfette , 
stenta a ravvisarvi la differenza dal grasso, cui egli aveva 
notato di somigliare , e specialmente a quello , che circonda 
il cuore umano o-de' bruti, come rilevasi da’:suoi detti : 

Siccata huius adeps. etiam in pulverem minui- 
tur. Quo fit, ut de humano circa cor adipe, qui 
non liquescit, mirandum non sit; proprietates sunt 
hae adipum . 

Huius et similium reptilium administratio. Post. 
quam diu passa fuerint inediam, testa eximuntur 
et in aquam conjecta detineniur, usque dum mo- 
riantur; diducta porro comperientur. Quod si, do- 
nec dissoluta fuerint, expectes, nervosum omne ge- 
nus mundum spectare licebit. Item modice ignem vel 
calidam aquam passas dissecabis commode, per in: 
fernum. pedamentum recta via, 

L’autor nostro espone il modo onde con facilità riu: 
scir possasi nella preparazione notomica, della lumaca. È 
da riflettersi che colla leggera bollitura le sue parti si 
raggrinzino, ed alcune di esse si trasformino in maniera, 
che ardua cosa riesce di conoscerne la vera struttura. Vale 
meglio romperne il guscio, ed indi tuffarla nello spiri- 
to di vino ed acqua, onde i suoi visceri si  preservino 


( 257 ) 

dal corrompimento , e lodevole consistenza acquistino. 
Più il nostro celebre Severino accenna di passaggio il 
sistema nervoso di questo animaletto , di cui per altro 
non estesa menzione rilevasi nella pag. 250 della sua zoo- 
tomia, dove solamente dice: zervoruzi multiplex plexus. 
Egli intanto è troppo vero. che il collaio nervoso cir- 
condante l’ esofago ed i nervicciuoli, che ne nascono sì 
pel piede che pei visceri, siano ad un di presso inestri- 
gabili, ove si abbia poco esercizio nelle anatomiche pre- 
parazioni. 

Nel porre in pratica simile avvertenza del nostro autore 
ebbi occasione di rinvenire una specie di piccolo ed al- 
lungato spazio trigono,. che dall’ anteriore parte del suo 
piede prolungasi fino alla metà del corpo. Ivi apronsi i 
duttolini delle glandulette situate tra le fibre del mento- 
vato piede, dalle quali geme l umor glutinoso, che spal- 
ma la interna superficie del succennato spazio. Del resto 
la migliore sezione è quella, che può farsi dalla parte su- 
periore del corpo dell’ attuale vivente, incominciando dal- 
la cavità respiratoria e poi dal diaframma, a fin di met- 
tersi sott'occhio i visceri nell’ addomine contenuti. 

Hepatis caro saporis tam acris est, ut piperi 
non cedat. Mihi autem gustanti, et nulla re duui 
potuit, et tota die perduravit. Pascitur quippe genus 
quodpiam istius reptilis herbis sylvestribus acutis. 

Non trovo troppo consentanee al fatto queste. parole 
del nostro esimio zootomista; purchè non abbia egli gustato 
il fegato spettante a chiocciole, il cui animale si fosse pa- 
sciuto di erbe piccanti, come la persicaria; ciocchè può 


39 


( 258 } 
essere stato veramente facile ad accadere, per la ragione 
ch’ esso abiti eziandio ne margini de’ ruscelli, dove in 
realtà vegeta questa pianta. 

Dall’ esposto chiaro n’ emerge che il nostro sapiente 
conobbe nella massima e total parte la organizzazione del- 
Y abitatore dell’ Z7elix pomatia ; su cui posteriormente 
hanno lavorato Ardero, Muralt, Swammerdam, Redi, 
Lister, Cuvier e Jacobson non so con quanto miglior 
successo del nostro immortale compatriota; ed a conto 
della quale è d’ uopo conchiudere colle sue medesime 
parole : 

Prostremo cochleam terrestrem si inspexeris , li- 
gneus profecto lapideusque sis, nt exclames summa 
DreI providentia in efformando hoc bestiolae  mi- 
raculo , cui sunt pertentatores oculi, dentes, oeso- 
phagus, venter, intestina , monophtalmum, lien , he- 
par, cor, pulmo, uterus, nervorum multiplex ple- 
xus, lapilli duo, sub his obelisci forma, pedum 


nova forma, sed de his nos lib. IV latius în hi 
storia (1). 


l (1) Un ragguaglio più esteso della struttura di 
siffatto vivente sarà da me dato nella continuazio- 


ne del vol. 3.0 dell’opera del cav. Poli su Testacei 
delle due Sicilie. 


( 259 ) 


RR IAS RRARRRYRRRRRIRRARRR PARRRIY RARI RRRIY RARI RARRRRI 


DESCRIZIONE DI UN NUOVO APPARATO DI CANALI AC- 
QUOSI SCOPERTO NEGLI ANIMALI INVERTEBRATI MA- 
RINI DELLE DUE SICILIE. 


Quella stessa benefica influenza che l’aria atmosferica 
esercita sul corpo dell’uomo e degli altri esseri organiz- 
zati, vantaggio analogo dall’ acqua marina ricavano que’ 
viventi dalla divina Provvidenza destinati ad avervi do- 
micilio. La depravata qualità o la privazione della pri- 
ma non lieve danno, ed anche la morte arreca agli esseri, 
ch' esclusivamente ne abbisognano; ed effetti di egual ma- 
niera malefici sperimentano quegli altri, che dell’acqua ne- 
cessitano sia per lo respiramento, e sia pel disimpegno di 
talune essenziali funzioni della vita. 

Che anzi l’acqua agli animali, di cui or ora tratte- 
rassi, riesce mezzo necessario alla respirazione , la quale 
è per loro più interessante della digestione , che in tala- 
ni di detti viventi può anche durante parecchi mesi so- 
spendersi. Chiunque ha avuto l’ opportunità di contem- 
plare l’ estesa razza de’ popoli subacquei invertebrati avrà 
potuto agevolmente scorgere una diversità marcata nel volu- 
me del loro corpo, paragonato fra l'espansione, che questo 
offre dimorando essi nell'acqua, e ’1 corrugamento da cui 
è invaso tostochè ne sieno cacciati. A simigliante fenomeno 
è connessa eziandio l’altra osservazione, che la vita di tali 
animali tenuti a secco vassi a poco a poco infievolendo 
ed a tenore, che evacuino ‘0 consumino quella quantità di 

* 


( 260 ) 
liquido ne’ medesimi contenuto, mercè del quale vede- 
vansi essi viventi. 

Ma ciò non ancora richiamato aveva l’ attenzione de- 
gli zootomisti , ed io stesso nulla ne avrei ricavato senza 
la conoscenza fortuita di un fatto, che durante lo spa- 
zio di parecchi anni è stato da me sempre preso in consi- 
derazione : ricordandomi a tal proposito la cotanto nota 
massima laciataci scritta da uno de’ nostri più profondi fi- 
losofi, che vissero nel secolo trapassato , il gran Geno- 
vesi, val dire che talora un solo fatto sia bastante a 
stabilire una teorica. 

Sezionando quindi l’ animale del Murice Tritone già 
serbato nello spirito di vino, e le mie perquisizioni ri- 
volgendo al suo nervoso sistema nella sostanza del di lui 
piede internato; mi accorsi che | anterior parte del cavo 
addominale, poco olire il termine dell'esofago, ed in cor- 
rispondenza dell’ inferiore e primario ganglio cerebrale, e- 
sistevano taluni forami, pe quali penetravasi in altrettanti 
canali nel tessuto muscolare del suo piede dispersi. 

Immantinente chiesi il savio avviso del celebre cava- 
lier Poli su l’accennata particolarità, il quale con quel- 
la ingenuità, che forma il prezioso retaggio de’ grandi 
uomini, ingenuamente confessò, ch’ egli mai erasi di 
detti cavi avveduto, ed in quel momento istesso , sic» 
come apparisce dalla di lui Memoria postuma sulla P/e- 
rotrachea da me corredata di. annotazioni e pubblicata 
in questo volume pag. 230, volle compartirmi ]’ onore 
di nominarli Anzri di Delle Chiaie. 


Ripetei le mie investigazioni su molte specie di Murici 


( 261.) 
e sul Buccino Galea, in cui benanche ravvisasi i suddetti 
forami, più ampli però e disposti a stella. L’ officio loro 
intanto rimaneva nel mio animo oscuro, quando nell’ esa- 
minare le restanti parti di quest ultimo Mollusco , vidi 
che sotto l’ orificio dell’ intestino retto negl’ individui ma- 
schili e femminei dello stesso esisteva un'apertura deri- 
vante da speciale cavità per entro la quale il mentova- 
to budello traghettava» La iniezione di materiale colo- 
rato o di mercurio mi fece conoscere , che dallo stesso 
canale si passava nell’ addomine. 

Allora fu che ad insinuazione del sullodato commen- 
dator Poli e di vari professori esteri, cui aveva avuto 
l'onore dimostrare quanto ho finora esposto 5 proccurai di 
farne inserire un semplice annunzio nel Giornale medico 
napolitano col titolo: Su di un nuovo apparato di 
canali per la circolazione dell’ acqua nelle interne 
vie del corpo de’ Molluschi gasteropodi testacei del- 
le due Sicilie, di che il prof. Vulpes fece onorata men- 
zione nelle sue doite annotazioni alla Anatomia gene- 
rale di Bèclard vol 1 pag. 27, e che il nostro ottimo 
amico cav. dottor A. de Schoenberg fin dall’ anno 1825 
tradusse in tedesco pel Foglio medico-chirurgico d'Inspruck, 
donde fu ristampato in vari altri famigerati Diari ale- 
manni. 

La inaspettata accoglienza che siffatto sistema acquo- 
so ricevette appo i notomisti della Germania e della Prus- 
sia, ove oggi le scienze in sommo grado fioriscono, m'in- 
coraggiò ad estenderne le indagini in altri ordini. Ed ho 
colla esperienza di qualche lustro e più comprovato. che 


(262 ) 

una sola e nuda osservazione sia stata valevole a guidarmi 
ad una serie di fatti necessari per convalidare il mio as- 
sunto , ed a conchiudere che la Natura allora sveli i suoi 
segreti quando sappiasi bene ed a tempo interpetrare.. 

E se il B. Galea L. dimostra che l’acqua, oltre 
l’imbevimento oprato dalla capillarità de’ tessuti, dentro 
il suo addomine fassi strada per l’annunziata apertura ; sì è 
poi con ulteriori sperimenti da me indagato ch’ essa in quel- 
lo del B. mutabile, e del Murex syracusanus penetri 
per un grande forame giacente sotto il loro piede, dal 
perimetro del quale nella Nerita Canrena e glaucina mer- 
cè molti canali quella entri nella interna e central parte 
del cavo addominale. Ho quindi veduto in qualche migliaio 
e più di specie d’ invertebrati marini l’esistenza del mio 
sistema acquoso; e ’l profes. Baer direttore del Museo di 
zootomia della Reale Università di Koenisberg mi scrive: 
» Votre découverte sur le système de vaisseaux dans les 
Gastéropodes est constaté par moi dans les Conchiféres 
bivalves, comme vous verrez par la feuille ci-suinte (1)». 

Premesse queste poche notizie istoriche passo alla e- 
sposizione delle differenti forme, che il succennato. sistema 
acquoso presenta in tutta l’estesa razza degli invertebrati 
marini ; tranne que’ delle conchiglie bivalve e moltivalve, 
sulle quali non ancora ho fatto bastante numero di ricer- 
che , ed eccettuati pure gli stessi gasteropodi testacei 
univalvi di acqua dolce, dove esso manca del tutto. 


(1) Giornale del chiarissimo dottor Froriep, gen- 
maio 1826, pag. 6. 


( 265 ) 


II. Drvisione DEL REGNO ANIMALE. 
Molluschi. 


Casse I. — Cefalopodi. 


Io era nella ferma credenza che ‘gli acetaboli del- 
l'animale dell’Argonauta Argo L. gli avessero ser- 
vito per aderire a’ corpi adiacenti; ma l iniezione di 
mercurio fattavi mi ha dimostrato ch’ essi adempivano 


«<puranche ad altra più importante funzione. Cosicchè in- 


trodotto quest ultimo nel cavo esistente lunghesso ogni 
cirro l’ ho ravvisato uscire dalla loro estremità : che anzi 
compressolo tra una porzione di cirro, da non poter an- 
dare nè innanzi e nè indietro , è stato forza. farsi strada 
pei succennati acetaboli, quali ne sono stati interamente ri- 
empiuti senza che potesse liberamente uscire. Cosa per- 
altro che opino dipendere da qualche valvula , che ne 
permetta il passaggio da fuori in dentro, e non già 
al contrario. Nè arrossisco di confessare di aver in al- 
tra epoca opinato col cav. Poli che tra cadaun cirro e 
l’acetabolo. non: esistesse comunicazione alcuna ( ‘Testa- 
cea Utriusg. sicil., tom. 3 posthum. ). Lo stesso 
ho verificato nella Seppia, nel Polpo ed in altre specie 
di cefalopodi. 


CLasse II. — Pteropodi. 


La sostanza delle ale del nostro Clio Amati è com- 
posta da fibre con longitudinale e traversale direzione , 
e fra loro lascamente intrecciate, onde l’ acqua marina 


( 264) 


possa liberamente passarvi, ignorando il sito pel quale 
vi entra. Egli però è certo che in detto animale si fac- 
cia una circolazione acquosa per le interne vie del cor- 
po, come lo dimostrano i cavi ellittici allogati nel pe- 
rimetro interno del suo piede ( Zeggasi 2 vol. I di 
guest opera, pag. 58, tav. II, fig. 8, f ). 

La storia di un raro vivente, che in tempi di cal- 
ma da’ lidi africani viene nel nostro cratere , quale è la 
Pierotrachea, non cesserà mai di occupare abbastanza i 
naturalisti, tanto è dessa interessante e ricercata. Chiun- 
que la contempli viva, agevolmente vede quanto l’acqua 
marina, che ne rigonfia il corpo, influisca sulla varia 
conformazione di esso : ecco il motivo pel quale parecchi 
osservatori. son caduti in errore coll’ averne riconosciute 
diverse specie, che appartenevano allo stesso individuo più 
o meno mutilato. Nella pagina 327, tav. XV o 0, ho fatto 
delineare i due canali pe’ quali forse circola l’acqua ma- 
rina senza averne potuto indagare il punto d’ ingresso. 


Crasse III — Gasteropodi. 


La Doris verrucosa ( Cuvier, Mém. sur les Moll. 
p. 21, tav. I, fig. 4- 6) presenta a’ lati del piede 
vari forami ovali più o men ampli a seconda del liqui- 
do acquoso, ch’entra nell’ addomine; ed i medesimi più. 
manifesti si veggono nella D. Argo, e nelle altre spe-' 
cie di Doridi indigene del nostro littorale. L'acqua in- 
tanto penetra nell’ interno del loro corpo pei margini del 
piede , e forse anche pel canale esistente presso 1’ ano; 
ciocchè nella stagione estiva meriterebbe ulteriore disamina. 


( 265 ) 

Tutta la sostanza del piede della Tetkys risulta 
da fibre lascamente intrecciate, le quali hanno rarissime 
maglie nel suo contorno. Che la Tetide sia riempiuta di 
acqua , basta solo vederla ; restando però a sapersi per 
quale via vi penetri, che opino pe’ lembi del piede. Sap- 
piesi inoltre che l’ ingresso suo possa aver luogo per 
cadauna apertura degli stimmi circolari situati dietro o- 
gni branchia piccola, ed avanti la grande ; donde Cu- 
vier ( Mem. cit., pag. 10, fig. 1 e 3 ) crede che 
nello stato di vita esca un piccolo tentacolo bifurcato, 
di cui egli ignora la natura e l’ uso. A dire il vero 
siffatti forami mancano nella 7 /eporina, che deseri- 
verò e copiata da F. Colonna ( Aquat. obs., tab. 
XXVI), nel mentre ch' essi esistono nella 7. fimbria. 
da lui creduta identica alla Z° /eporina ( Reégn. a-. 
nimale, vol. 2, pag. 392 ). Oltre di ciò tali fora- 
mi si veggono pure nella 7. polyphyWa dal chiarissi- 
ino prof. Macrì pubblicata nel tomo II. degli Atti del- 
la Real Accademia. Ora alle suddette aperture si attac- 
ca la bocca di un epizoo, che Cavolini reputò bran- 
chie della Tetide, e che io ho denominato P/araria o- 
cellata et var. ( pag. 59): e posteriormente nella Vova 
acta Acad. Caes: Leop. Nat. Cur. se ne è formato 
un genere nuovo col nome Z'ertumnus tetfiydicola dal 
dottissimo prof. Otto, corrispondente al Phoermicurus va- 
rius di Rudolphi, ed alla Z7ydatula varia di Reynier. 
Simile animaletto colla bocca aderisce ad una fovea el- 
littica avente nel centro una papilla bucata , ad opra di. 

34 


( 266 ) 
cui penetrasi nell’addomine della Tetide, ove un circo- 
lo acquoso senza alcun dubbio si esegue. 

Nell Aplysia depilans L. osservasi la serie di fo- 
‘ rami ovali disposti all’intorno' del piede, egualmente che 
in quello dell’ 4. fasciata, A. Camelus, e della no- 
stra A. Poli, e neapolitana ( pag. 60 ). 

Presso a poco dicasi lo stesso per lo P/eurobranchus 
e la P/eurobranchiaea. La Bulla aperta, ampulla 
e la nostra LB. Columnae offrono taluni forami, i quali 
di maggior diametro ravvisansi nella BB. Zignaria ( Test. 
utriusg. Sicil. tom. 3 ), e comunicanti con un cana- 
le semicircolare immerso nella sostanza del piede. Ed il 
prefato. sistema acquoso . alla medesima maniera dispo- 
sto vedesi nei nostri Doridiumi Meckeliù ed aplysiac- 
forme, non che nella P/europhyllidia neapolitana. 

È necessario avvertirsi che siccome la maggior par- 
te de’ polmonati sono: animali terrestri, così doveva ne- 
cessariamente manearvi siffatto apparato acquoso; al più. 
potrebbe rinvenirsi nel genere Onchidium, Physa, Au- 
ricula ,. Conovula, Tornatella il cui solo guscio tro- 
vasi nel littorale dell’ Adriatico , e Pyramidella ; atte 
sochè negli animali. del P/anorbis e Limnaeus com- 
pagni fedeli degli stagni manca del tutto. 

L'acqua poi s introduce dentro: il corpo del Tur- 
bo rugosus e caleur per una particolare. boecuccia al- 
logata a sinistra della matrice ,, donde mercè corrispon- 
dente canaletto fassi strada nel cavo addominale, in cui 
gnteriormente giacciono: tre forami, da’ quali partono al- 
trettanti canali, essendone rivolti due verso dietro, ed 


( 267 ) 
uno ramificato al d’ avanti del piede. Lo stesso avviene 
pel Trochus tessulatus e tessellatus 5 poichè nel Tur- 
bo terebra, e ne' Trochus zyzyphinus, granulatus ed. 
aegyptiacus anche esiste il suddetto sistema, peraltro ab- 
Dastanza esile. 

La Nerita canrena e glaucina offrono diciassette 
aperture situate nel dintorno del piede, per le quali 
entra l’acqua marina, che in grazia di propri canali si 
riunisce in un comune ricettacolo posto nel centro del 
piede; ove nel Conus rusticus twovansi eziandio i fo- 
rami s& descritti, vedendosene uno grande, che dà o- 
rigine a quattro canali anteriori ed a due posteriori 
Lc ig. negli Alti della R. Accadem. delle Scien- 
ze, vol. 3° ined., la nostra Mem. sui Cono Le sulla 
Ciprea ): e nella Cypraea pyrum Lin. se ne trovano 
cinque , tre de’ quali diretti avanti, ed una coppia die- 
tro. del piede , e tutti poi fra’ loro anastomizzati in un 
centro comune. Identica disposizione ravvisasi nella. 770- 
lula rustica e mercatoria. 

N Buccinum Galea, che cuni puossi il gi- 
gante de’ testacei del. cratere napolitano e del Mediter- 
raneo, fra l'intestino retto e la vulva presenta l’orificio 
per l'ingresso dell’ acqua marina nel canale, che me- 
diante lesamentucci cinge quest ultimo, e da cui è nell’ 
addomine trasportata. Quivi esistono otto forami ovali e 
disposti in forma stellata; due di. essi sono rivolti co’ 
rispettivi, canali a’ lati dell’ addomine, tre s° incamminano 
verso il d’avanti del piede, e cinque all’ indietro di es- 
so. Gli abitanti del B, echinophorum , tyrrhenum ed 

* 


( 268 ) 
uwndulatum solamente mancano della sunnotata boccuccia. 

Il IMMurex Tritonis ha l'intestino retto abbraccia- 
to da una coppia di vasi, non essendo ancora giunto 
a vedere il rapporto, che hanno con gli antri in esame. 
Sono questi rappresentati da cinque forami circolari, che 
conducono in due canali posti a’ lati dell’ addomine, u- 
no bifurcato pel d’ avanti del piede, ed i rimanenti 
fra essi anastomizzati e divisi in cinque acquedotti di- 
spersi tra i lacerti muscolari di quest’ ultimo. Analogo 
andamento serbano nel /. cutaceus, Lampas , olea- 
rium ,' reticularis, brandaris, trunculus, corneus, 
Lcomus: nel Cerithium vulgatum Brug. e nello Strom- 
bus pes pelecani. I suddetti canali talora cominciano con 
erbicolare: apertura giacente ‘sotto il piede del /M. Pusio 
e syracusanus : quale particolarità ho ravvisato eziandio 
nel B. mutabile L. 

L'Halyotis tuberculata ne ha tre per la parte 
posteriore e due per l’ anteriore del piede. La Patella 
graeca, crepidula, fissura, vulgata, hungarica, 
granularis e coerulea offrono una serie circolare di 
forami, i quali introducono l’ acqua dentro l’addomine, 
ed essa quindi si fa strada nella di lui sostanza muscolosa. 


€ELasse IV. — dAcefali. 


Non ho una serie di osservazioni comprovanti il mio 
sistema acquoso negli acefali testacer, e non so compren- 
dere come sia sfuggito alle ricerche veramente classiche 
‘dal cav. Poli su’ medesimi istituite. Dal prof. Baer, sic- 


( 269 ) 

come ho detto poc anzi, dopo l’ annunzio della mia scoper- 
ta si è desso rinvenuto nelle conchiglie bivalve. Io ne ho 
veduto l’ esistenza nella . Zenus Chione, la quale per 
quindici giorni ha vivuto al secco, consumando quella 
quantità di acqua, che aveva assorbito e. conservato nel- 
le aie del piede a lamelle muscolari; ed allora ne mo- 
rì l’animale quando terminò l’ acqua necessaria pei bi- 
sogni della sua vita. Oltre di ciò un fatto posto alla cono- 
scenza di tutti me ne fa credere l'esistenza. Ed in vero 
chi di noi non conosce il lungo tragitto delle ostriche: e 
dei mitili, che da Taranto trasportansi in Napoli, ove 
‘giungono perfettamente viventi ? 

I naturalisti hanno riconosciuto nelle Salpe la ue. 
ca e lano in un canale esteso per la intera lunghezza 
del loro corpo, ma tali aperture non disimpegnano offi- 
cio siffatto, e quel vaso: è incaricato della circolazio- 
ue dell’acqua: anzi è curioso. l’ osservare che mentre 
uno di que’ forami ampliasi per la introduzione del li- 
guido acquoso, l’altro si contrae per ritenervelo. Que- 
sta alterna ed isocrona operazione continuamente eseguesi 
nelle Salpe, in grazia di che esse progrediscono da luo- 
go a luogo; sembrando: tante fiaccole accese, che in 
tempo di notte illuminano il seno delle acque. Sa/pae, 
scrive Gmelin , systoles et diastoles phenomena egre- 
gie monslranles, et ascidiarum more aquam ex sy- 
phone expetlentes. Simiglianti osservazioni sono. state 
da me fatte in una loro particolar specie di color vio- 


letto. dr 
Cuvier ( Mém. sur les Moll, pag. 81) invita gli 


( 270 ) 

osservatori a verificare se vi fosse libera comunicazio» 
ne tra un'apertura e l’altra delle Ascidie. Basta ch’ esse 
sieno viventi e comprimerne il corpo per vedere uscir- 
ne due zampilli di acqua spettanti a cadauna delle testè 
notate aperture. Dippiù il mercurio introdotto in una 
di queste immantinente è scorgato dall'altra. Per cui bi- 
sogna conchiudere che un circolo di acqua marina es- 
senzialmente disimpegnasi nell’ interno delle Ascidie; sic- 
come ho ravvisato nell’ 4. papillosa , intestinalis , ma- 
millaris e phusca. Il Pyrosoma mediterraneum , il 
quale, oltre della luce fosforica che sparge nelle tene- 
bre come un cilindro infocato fisso o vaganie per le 
acque, ha ne’ due estremi un forame pel circolo ac- 
quoso ; essendo alla esteriore superficie di quello disse- 
minate le bocche d'’ infiniti animaletti, forniti de’ parti 
colari erifizi dell’ ano aperti nella sua faccia interna.. 


III Divisione DeL REGNO ANIMALE. 
CLasse I. — Anellidi. 


L' abitante della .Serpola spirorbis, afra, fiio- 
grana, .cereolus, tranne quello della S. orenazia e 
glomerata che sono de’ Molluschi gasteropodi fissi, ri- 
ceve. e caccia dal. suo corpo l’acqua marina per gli 
spazi, che si veggono fra i mazzetti di spinuzze so- 
stenute da ogni cirro. Lo stesso meccanismo ha luogo 
nella Sabella ventilabrum Gm., nella Mercis aphro- 
ditois, nell’ Aphrodite squamata ed aculeata, nel 


(271) 
Lunmbricus echiurus ec.; giacchè le borse respirato- 
rie dell’ .ZZ medicinalis, sanguisuga , e della nostra 
H. Sebetia hanno la proprietà di riempiersi di aria 
o di acqua, qualora siffatti anellidi si trovino in questa 
ed in quella. 


IV. xD ULTIMA Drvisione DEL REGNO ANIMALE. 
Erasse I. — Echinodermi. 


L’Asterias aurantiaca offre a'lati della teca di mezze 
vertebre una filiera di forami per la introduzione dell’ac- 
qua dentro l’ addomine, la quale ne rigonfia oltremodo 
le superiori pareti e soprattutto la parte centrale, per ove 
esce tra le maglie ed anche da’ forami del suo tessuto a 
lacerti fibro-tendinosi. In egual maniera accade tale feno- 
meno nell 4. rubens, bispinosa , echinophora, ed in 
altre specie. L'A. opAiura e cordifera nella faccia infe- 
riore del disco: ha: quattro: aperture ovate per ogni raggio, 
gontandosene venti in cadauna specie, e dieci più allangate 
nell’ A. caput medusae , inearicate del circolo acquoso 
nell’ interno del corpo: 

Egli intanto è d’uopo qui dichiarare che uno de 
medici, che hanno più onorata P Inghilterra, il celebre 
Monro nella sua Anatomia e fisiologia de’ pesci credè 
i piedi de' Ricci e delle Stelle di mare vescichette acquo- 
se, che furono iu seguito ammesse da Cuvier e da Ja- 
copi, e reputate trachee a-quifere da Lamarck ( F#ist. 
des animi. sans verl: ; pag. 459 ) scrivendo : nell’ interno 


(272) 

di questi animali si presenta un: organo respiratorio cir- 
coscritto , costituito da vasi acquosi anastomizzati co’ tubi 
assorbenti della pelle e forse comunicanti coll’organo dige- 
stivo ( pag. 523 ). Dippiù soggiugne: la loro cute è so- 
vente munita di tubercoli spiniferi e bucati pel passaggio 
di tubi contrattili assorbenti l’ acqua, e necessari per ser- 
virsene come ventosa quando |’ animale abbia bisogno di 
fissarsi a’ corpi ( pag. 524). Organi di simil natura sonosi 
da me dimostrati impervj ed appartenenti al sistema cir- 
colante, ed i calicetti spinosi privi di ‘canali. Or chi ha 
fior di senno comprende quanto siano molto lungi dal vero 
le idee di Lamarck, il quale però ha tutto ciò scritto 
sull’ asserzione di Reanmur ( Acad. des Sc. 1710 ). 

L’ albero respiratorio delle oloturie e soprattutto del- 
le nostre Zolothuria Forskhali, Sanctori, Petagnae , 
Cavolini, e Stellati è incaricato della introduzione me- 
diata dell’ acqua dentro l'addome, e forse per qualche 
via a me sconosciuta: cosa però che nel Siphunculus 
balanophorus avviene per l'apertura della sua coda, 
oltre le due borse respiratorie, che ho altrove descritte 
( pag. 12, tao. I, fig. 5 ss). 


P 


CLasse II. — Entozoi. 


I{ nostro augusto Sovrano Francesco I. avendomi or- 
dinata la sezione di vari abitanti dell'A. Argo mi ha dato 
occasione di scoprirvi un epizoo ( Tricocephalus acetabu- 
laris ), che è attaccato all’animale dell’Argonauta mediante 
vari acetaboli , pel centro de’ quali forse entra l’acqua mari: 
na a tenore di quello, che si è detto pe' cefalopodi. 


( 273 ) 

Passo sotto silenzio di accennare che un deciso as- 
sorbimento di acqua o di umore enterico si faccia da’ pori 
cutanei degli entozoi abitanti soprattutto su’ pesci ( Veg- 
gasi la nostra Z/mintogr. umana pag. 69 ). 


CLasse III — Acefali od Ortiche di mare. 


I tentacoli delle Attinie hanno nell’ apice un forame 
donde introducesi l’acqua, che giunge fino alla base del 
loro corpo, penetrando negli spazi posti tra’ muscoli la- 
mellari, e quindi uscendo per altri tentacoli: il che si 
può osservare nell’ Actinia crassicornis, pedunculata, 
rubra, Cari ed effoeta ( pag. 250 ). Le quattro prete- 
se bocche della Medusa pulmo Macrì e pelagica L., 
e quelle della nostra Cassiopea Borbonica servono pu- 
re all’ ingresso dell’ acqua marina. 


CLasse IV ED uLTIMA. — Polipi. 


L'animale della Madrepora calycularis L. è per 
questo articolo perfettamente analogo alle Attinie. Su le Tu- 
bolarie, Sertolarie , e Gorgonie non mi appartiene ancora 
osservazione alcuna in riguardo al sistema acquoso. L' e- 
stremo assottigliato delle Pennatule anche somministra 
l’entrata e l’ uscita all’ acqua marina. L’A/eyonium lyn- 
curium nella superficie esterna ofire vari forami , che co- 
municano con altrettanti canali terminati nella sua sostanza 
parenchimatosa ; dimodochè , cavato dall’acqua e compres- 
so, me scola il liquido contenuto. Ferrante Imperato ac- 


4) 


(274) 

cenna qualche cosa di analogo per l’ A. cydonium scri- 
vendo : » Vi è l’altro duro fistoloso , nella sua consi- 
stenza simile a ‘spongiosità di osso, vestito di sottilis- 
sima e liscia coperta ‘con rami in grossezza di pollice ,. 
che in alcuna parte si attraversano e ligano insieme:  fe- 
nestrato intervallamente di buchi di grandezza di lentic- 
chie, che penetrando procedono per la sua spongiosità , 

e danno l'ingresso e regresso all’ acqua , qual chiama- 
no duro, perche men degli altri cede al tatto ( dai 
cit., pag. 729 ).» 
‘In un Alcionio detto da nostri marinai rognone di 
mare l’acqua entra per un'apertura, che inrealtà so- 
miglia alla pelvi renale, ed indi si fa strada per le va- 
rie diramazioni del canale principale , che giungono fino 
alla sostanza corticale di siffatta produzione. 

Corollari o meglio forme primarie con cui 
si appalesa il mentovato sistema acquoso. 


I. Mercè particolare apertura situata o presso l’ in- 
testino retto ( Buccinum Galea, Turbo rugosus e 
calcar, non chè Trochus tessulatus e tessellatus ); 
‘o sotto la superficie del piede ( 2. mutabile, e Murex 
syracusanus e Pusio ). 

II Mediante numerose aperture allogate nel  peri- 
metro del piede , sia in modo manifesto ( Merita can- 
rena e glaucina), e sia in una maniera occulta ( IZu- 
rex et Buccinum species variae ). 

III. In grazia di particolar forame posto nel centro 


o ( 275 ) 
di ogni acetabolo ( Sepia , Polypus, e Tricocephalus 
acetabularis ), o vicino l’ ano( Aplysia, Doris ec.). 

IV. Ad opra di numerosa serie di foramiì esistenti 
nella maggior parte od a’ lati della teca di mezze verte- 
bre ( Asferias auranciaca, ophiura ), intorno il col- 
lo del piede ( Pazellae ), sul dorso ( Tethys fimbria ) 
o pure in tutta la superficie del corpo ( A/cyonium Lyn- 
curium e cydonium ). 

V. Per mezzo di un canale dentro l’ addomine o ra- 
mificato ( ZZolothuria ) , o aperto in amendue gli estre- 
mi ( Ascidia, Pyrosoma, Botryllus (1) Salpa), o 
mercè varie vesciche ( Z7irudo ). 


Usi del nostro apparato acquoso. 


Il forame degli acetaboli de’ cirri de’ Cefalopodi e 
del Tricocefalo acetabolario, quello delle Doridi, la boc- 
cuccia di alcuni Trochi, Turbini e del Buccino Galea, 
I’ altro del piede del B. mutabile e siracusano , le pic- 
cole aperture delle Nerite, delle Salpe, delle Ascidie e 


(1) o sott'occhio varie specie di Policicli e 
Botrilli, in una de quali l acqua entra per un fo- 
rame comune, da cui passa poi in parecchi canali ; 
ed in due altri s° introduce per tre forami, percorren- 
do tutta la sostanza del corpo, avente una grande ca- 
vità con molti lacerti carnosi, che ne impediscono 
la lacerazione pel soverchio suo accumolo. 

* 


( 376) 

del Pirosoma ; gli spazi tra ogni pacchetto setoloso de’ 
de’ cirri degli Anellidi, i forami intervertebrali delle A- 
sterie e quelli del disco delle Euriale ed Ofiure ; 1’ albe- 
ro e le borse respiratorie delle Oloturie e Sanguisughe; 
la boccuccia caudale del Sifunculo, e quelle dei ten- 
tacoli delle Attinie; le pretese bocche delle Meduse ; ed 
i fori di qualche Alcionio; altro officio non disimpe- 
gnano che d’ introdurre l acqua marina nel cavo dell’ 
addomine, la quale ne gonfia le pareti, opera una cer- 
ta ginnastica su’ visceri racchiusivi, ed in particolar mo- 
do su lo stomaco, il fegato, l’ovaia. ed il corrispon- 
dente ovidotto , sostiene la turgescenza del membro ge- 
nitale al modo istesso che il sangue la produce ne’cor- 
pi cavernosi di nostra specie, favorendo l’ esercizio delle 
rispettive lor funzioni. 

Indi mercè convenevoli acquedotti passa nella sostanza 
del piede, ne dirada la tessitura lacerto-muscolosa , sferza il 
liquido sanguigno a vieppiù progredire per entro i canali, 
cui somministra l'ossigeno, accresce o diminuisce la mole 
antagonistica di esseri siffatti , che aiuta a sotenersi nel se- 
no o pure alla superficie delle acque, ne vivifica a buon 
conto l’ intera economia. Con saggezza Olivi ( Zoo/og. 
adriat., pag. 247 ) scrisse in riguardo alla nutrizione di 
questi esseri farsi di sola acqua, che da essi si assorbisce 
e trattiene in stato naturale per accrescere e formar parte 
della massa del loro corpo. Nè posso trascurare di far 
conoscere che il sifone de’ gasteropodi testacei, che giu- 
gne fino alla lunghezza di un palmo e più nel 2. uz- 
dulatumi , abbia l’incarico di succhiar l’acqua e condurla 


(877) 
nel cavo branchiale, d’ onde passa nel nostro apparato a- 
cquoso, la cui funzione disimpegnasi ancorchè | animale 
giaccia nel proprio nicchio intanato. 

Quale circolo in alcuni di detti viventi è perfettamente 
compiuto e manifesto, o sia per un loro sito entra e per 
l’ opposto esce; ed in altri è incompleto avendo l’ ingresso 
e l'uscita pel medesimo punto; ed in qualcheduno infine 
non osservasi affatto. Ho dippiù sperimentato che, po- 
nendo nell’ acqua marina un’ Aplisia esempligrazia: indi 
avendola tolta e pesata tanto appena cacciata dal liquido, 
che quando erasene perfettamente smunta ; n'è risultato 
che il testè citato animale conteneva circa due terzi del 
suo peso di acqua marina. E la di lei vita era più o 
meno prolungata a seconda della quantità e  sollecitudi- 
ne con cui quella usciva, e relativamente alla bisogna 
che di detta acqua provava. Le Oloturie e qualche A- 
plisia e Buccino, non chè le Asterie hanno dato segni 
vitali serbati a secco per dieci giorni circa ; e le prime. 
mancanti di visceri, e queste ultime senza stomaco , col 
toccamento di corpi stimolanti han mostrato segni d’ irri- 
tabilità : la quale, in tutti gli esseri invertebrati quantun- 
que di validissimo sistema muscolare e di robuste mem - 
brane fibrose forniti, non abbisogna affatto della influ- 
enza nervosa per metterlo in contrazione, che forse è 
maggiore, e più resistente di quella de’ vertebrati. 

Ecco sbozzata la storia. la descrizione e 1’ uso del 
mio nuovo sistema acquoso: le poche linee che ne ho 
tracciato ad altro scopo non tendono che ad invitare i 
coltori di notomia comparata a dirigervi le loro indagi- 


(278 ) 

ni, é ad estenderne i confini in quegli esseri inverte- 
brati esotici del nostro mare. To son sicuro che , qualora 
amino i progressi delle scienze, me ne saranno grati; 
perchè gli ho invitato a travagliare sopra un nuovo og- 
getto, che sicuramente non farà abortire le loro ricerche, 
accrescendo la serie de’ sistemi necessari pel sostegno del- 
le funzioni vitali; dappoichè oggigiorno conviensi da tut- 
ti gli scienziati che l'anatomia normale , la patologia , 
l embriologia e la zootomia si uniscono alla fisiologia ed 
alle diverse osservazioni su gli animali viventi per com- 
pletare le conoscenze che tanto si desiderano acquistare 
intorno la sorgente della vita. 

Frattanto io non pretendo che il mio lavoro sia e- 
sente da errori, e molto meno son persuaso che non ab- 
bia lasciato delle lacune ; attesochè ho per massima fon- 
data che nelle scienze di fatto I’ evitar gli uni, e le al 
tre sia impossibile ; e molto più poi nella posizione iso- 
lata in cui vivo dal resto delle notizie scientifiche della 
culta Europa. 

In fine grazie rendo a que' sapienti della Germania, 
della Prussia, della Polonia e della Russia, a’ quali ne- 
gli anni scorsi facendo una incompleta dimostrazione di 
tale acquoso apparato , lungi dal profittare di simil tratto 
di mia lealtà , han proccurato di ampliarne la conoscenza , 
e di farmene comparire autore più colla opera e co’ sug- 
gerimenti loro, che con i miei propri travagli. 


( 279) 


 RLAISORO RISI ARI ISS RR RRRRPI RRRRISÙ RRRRSCRARARIO 
» 


NoTA SUL PRETESO ALCIONIO VERMICOLARE 
| DI GMELIN. 


Non aveva potuto finora acquistare esatte nozioni 
circa la struttura di siffatta produzione; e qualche no- 
stro scrittore di cose naturali non mancò di emettere il 
suo avviso reputandolo uova di Molluschi, quantunque 
Gmelin nella XIII edizione del Syst. Nas di Linneo 
lo ritenne per specie di Alcionio , corrispondente all’ A. 
Milesio o terzo di Dioscoride, che fu annunziato dall’ Im- 
perato col nome di vermicchiara, che da’moderni zoologi 
poi neppure è stata riconosciuta a cagione delle dubbiez- 
ze, che avevansi intorno la sua essenza. Per quanto mi 
sia stato permesso, non ho trascurato di esaminarla in 
diversi periodi dell’ anno, e con ciò mi sono assicurato 
che simigliante prodotto dalla primavera fino al termine 
dell’ està si trova negli scogli del nostro littorale.. Questa 
osservazione , che per varii anni ho avuto occasione di 
fare, rimane ampiamente convalidata da quello, che ora 
n’ espongo. 

Nel mese di marzo la incominciai ad osservare tra le 
fessure degli scogli a guisa di un tubercolo della gran- 
dezza di picciolissimo frutto di cece. Dopo alquanti gior- 
ni s'ingrandisce e caccia tre in quattro prolungamenti 
quasi simili alle gemme de’ vegetabili. Verso la metà di 
aprile i mentovati polloni si allungano e serbano  circo- 
lare ed ‘eguale diametro, emulando il nostro comune la- 


( 280 ) 
voro di pasta detto del volgo vermicelli. Ed è curioso 
il vedere che mentre qualcheduno di essi nato solo prin- 
cipia ad allungarsi, giunto ad una certa distanza dal- 
la comune ceppaia, sembra annodato, d’ onde escono tre 
in quattro distinti vermicelli aventino lo stesso diametro 
del tronco per altro unico da cui derivano. Il loro colo- 
rito è vario, essendovene taluni bianchi, altri giallicci o 
foschi,. ed alcuni -verdicci: e tutti hanno una marca- 
ta trasparenza derivante da un limpido e filamentoso 
umore. Distesi di molto si prolungano , ed immantinente 
ritornano alla pristina estensione. 

Sezionati per la loro lunghezza, non mancano di cor- 
rugamento ne’ margini; e per riguardo alla densità non andò 
molto lungi dal vero il nostro Imperato allorchè scrisse : 
» La vermicchiara marina ha consistenza simile ad invoglio 
di lunghi filaccioni : di materia vicina all’Alcionio molle, 
più tenera, e che inchina alla condizione della gomma 
dragante ; si stima essa anche specie di Alcionio ( Zstoria 
naturale, Nap. 1600, pag. 750 e seg., fig. 1 )». 

Non posso annunziare con asseveranza quanta sia mai 
la loro lunghezza; attesochè per qualche piede e più dalla 
origine incominciano ad avviticchiarsi e spesso ad incollarsi 
in modo tra loro , che rappresentano il vero nodo sordiano, 
qualora si volessero distrigare. Pervenuti in questo stato , si 
spezzano e cadono su’ macigni, ove vieppiù fra essi si 
agglutinano , ed oltremodo s'incaminano verso il perfetto 
sviluppo. In questa epoca taluni gli mangiano crudi, ed 
altri ne preparano delle saporite fritture. Io ho riferito 
che Cavolini sull’ asserzione de’ nostri pescatori disse esse- 


( 281) 
era una filza di uova di Aplisie, e non gli fuggì che gli 
embrioni ancor chiusi in quella sostanza gommosa mo- 
vevansi ( op. cit., pag. 111 ). 

Nella Tav. II, fig. 4,5 di questa mia opera è 
è rappresentata la forma e la disposizione di detti em- 
brioni, che fin dal 1823 vidi coll’aiuto di una sempli- 
ce lente; ma in seguito, e sopratiutto a’ principj di lu- 
glio, osservato un pezzetto de’ nominati vermicelli colla 
lente num. 3 del microscopio di Dollond, mi fu age- 
vole di ravvisare che gran quantità di loro aveva un 
moto sì rapido e durevole per molte ore, che dovei 
molto stentare non solo per assicurarmi della esatta fi- 
gura de’ medesimi ; ma per farla eziandio osservare al 
disegnatore , il quale in mia unione vide che ogni em- 
brione da me fatto delineare negli anni scorsi e ravvi- 
sato pure dal Cavolini, non era altro che una specie 
di cavità, in cui si contenevano migliaia di esseri viven- 
ti, nuotanti in particolare liquido , ed aventi la figura ad 
un di presso circolare: e nel sezionarsi le pareti di tale 
cavo molti di essi n'erano usciti fuori e saltellarono du- 
rante molte ore sul vetro del microscopio. Curiosa è poi 
la struttura della prefata cavità, la quale risulta da 
molti fili tessuti ed incrocicchiati in maniera da circo- 
scriverne l’ aia senza farla affatto comunicare colle con- 
ligue a guisa di un nido di uccello. L' umore che vi 
si contiene serve al nutrimento di detti embrioni; e som- 
ministra la spiegazione della permanente vita e contrat- 
tilità di simile sostanza, qualora si tenga per molti gior- 
mi fuori l'acqua marina, 


36 


( 283 ) 

La lente num. 1 del citato microscopio rese più chia- 
ra ed ampliata la figura di siffatti viventi. Essi apparve 
ro simili ad un nautilio, dalla cui apertura ora uscivano 
‘ tenuissimi filetti, ed ora se ne vedeva il contorno con 
quattro disuguali e grandi denti. In altri individui a tra- 
verso dell’apparente guscio nautiliforme ed affatto membra- 
noso, e principalmente poco lungi dalla sua convessità, tra- 
spariva una linea flessuosa terminante in un corpo nericcio 
e spirale. Ma bisogna confessare che qualcheduno di simi- 
glianti embrioni faceva scorgere sulla faccia superiore due 
punti neri analoghi agli occhi, nella anteriore un ciuffo di 
mobilissimi filamenti, che atientamente contemplati pare- 
vano le antenne ed i piedi, e nella posteriore la massa 
de visceri. Ame è riuscito finora impossibile di colpire 
l' opportuna occasione per la determinazione precisa di 
detti animaletti ; attesochè ho sempre veduto che poco 
al di là dello sviluppo accennato i prefati vermicelli ver- 
so l’estremità loro si rendevano più esili, ed i glomeri 
degli embrioni contenutivi incominciavano a distaccarse- 
ne e precipitare nel fondo del mare, onde completarvi 
l’ ingrandimento. 

Quindi vedesi bene che l’ A/cyonium vermicula- 
re descritto da Gmelin (op. cit., pag. 3816, num. 26) 
colle parole viride ramosum, ramis cylindricis obtusis 
fastigiatis,, ed ove cita Cavolini ( Polip. mar., tab. 9; 
fig. 16), non debba più figurare come specie di Al- 
cionio, ma quale particolar placentario di granchio , sen- 
za poter precisamente decidere a quale delle tre seguenti 
specie esclusivamente appartenga, cioè se all’ Astacws tyr- 


( 283 ) 
rhenus , alla Squilla mantis, o pure al Pagurus Ber- 
nhardus. 


SPiecAazione DELLA TavoLa XVIII. . 


Fig.r. Actinia rubra, che dimostra ina la bocca, 
5 la filiera di tubercoli occultati in parte da’ tentacoli, e c c 
Y orlo celeste del piede. La Fig. 7 della Tav. 72 dell’Enc. 
métk. copiata dalla Tav. 27 lit. A dell’ Zcor. di Forsk.; 
e con dubbio da me riportata all’.4. crassicornis, 
in nessuna maniera conviene coll’ 4. rubra: come nep- 
pure essa somiglia alle figure dell’4. rufa e coccinea. 

Fig. 2. A. Cari, che chiaramente fa vedere i tu- 
bercoli bianchicci dd, e le fascie e e del suo corpo. 

Fig. 5. A. hyalina, e Fig.4 un pezzo ingrandito 
della matrice dell’ A. Cari con aie pentagone ed om- 
bilicate. 

Fig. 5. Filiera de’ piofati tubercoli f co gambi, 
avendone sparato uno onde far delineare le. ciambel- 
le ( Fg. 6 ), che al microscopio si veggono esistere nel 
suo umore latticinoso e tegnente. 

Fig. 7. Gruppo di calicetti della IMadrepora ca- 
lycularis, ognuno de’ quali ha il proprio animale,. che 
si ravvisa col corpo allungato e fornito di strisce mu- 
scolari a lungo g, e de’ tentacoli #; un altro individuo 
è tutto ritirato nel calicetto osseo, tranne la corona di ten- 
tacoliî , e colla bocca aperta; ed un terzo j privo del 


suo vivente, 
* 


( 284 ) 
Fig. 8. Calicetto della /M. calycularis separato da’ 
compagni, che si è spaccato per metà ( /%g.9), e quin- 
di ampliato di mole a fine di renderne più patente le 
laminette ossee -4 della sua interna faccia, non chè il 
promontorio /, che stà nel suo fondo. 

Fig. 10. Dal canale @ @, che in grazia di vari ten- 
dinutci si attacca all’ intestino retto & dell’ abitatore del 
B. Galea L., e’l cui orificio c è sottoposto all’ano, 
Y acqua fassi strada per la faccia inferiore dell’ addomi- 
ne, ove anteriormente esistono otto forami disposti a stel- 
la E, pe quali essa va in tutta la massa muscolare a 
lacerti del piede : o sia da’ forami Y s incammina negli 
acquedotti £, dagli altri due / 4 si dirige verso i ca- 
nali zz, e da’ tre ultimi 7 7 e # si fa strada tanto ne’ 
seni orbicolari //, da’ quali partono i canalini 72 nm ana- 
stomizzati col canale mediano P presso la sua origine, che 
gli altri acquedotti 7 72 comunicanti con 77. 

Fig. 11. Boccuccia o esistente presso la matrice del 
Turbo rugosus L., da cui mediante particolar canale 
l’acqua marina penetra nell’ interno del suo corpo, don- 
de si fa strada ne’ canali 9 9 q distribuiti per la poste- 
riore ed anteriore parte del piede. 

Fig. 12. Faccia inferiore del piede del mollusco del 
Buccinum mutabile L., dove osservasi l’ apertura 72 
per l'ingresso e la uscita dell’acqua marina. 

Fig. 13. Dal perimetro del piede dell’ animale dell’ 
Halyotis tuberculata nascono i canali ss. s s, che fi- 
niscono nel comune alveo S. 

Fig. 14. Lo stesso andamento, ma con maggior nu- 


( 285 ) 
mero di canali, serba il succennato sistema acquoso nel- 
la Nerita canrena e N. glaucina, nascendo vari de’ me- 
desimi rrrrrr, via facendo anastomizzati ad altri, che 
finiscono nel ricettacolo R posto nel mezzo del piede. 

Fig. 15. I prefati vasi acquosi hanno diverso corso 
nella Patella vulgaris L., esistendone ‘alcuni & £ # £, che, 
per anastomizzarsi alla filiera di altri canali 2, dal collo 
del piede si dirigono dentro il cavo addominale. 

Fig. 16. Tubercolo de’ vermicelli di mare nel pri- 
miero sviluppo e con principio di diramazione. 

Fig. 17. Da un altro tubercolo si sono allungati al- 
cuni fili c c c c, e soprattutto quello segnato colla let- 
tera D, dove esiste una specie di nodo, da cui escono 
tre filaccioni. 

‘Fig. 18. È stato ingrandito un pezzo di detti ver- 
micelli a fine. di farne vedere i gruppi di uova. 

Fig. 19. Sezionato: per lungo uno di essi ed esplo- 
rato colla lente # del dollondiano microscopio compa- 
risce formato da parecchie aiuole piene di embrioni e e 
circolarmente situate , e tessute da fili ff. 

Fig. 20 - 25. Si espongono le varie forme, colle 
quali ad un ingrandimento maggiore del microscopio si 
è mostrato: uno de’ prefati embrioni... 


( 286 ) 


È 


MEMORIA SU LE ASTERIE E GLI EcHINI. 


Non è mio pensiere fare l'esposizione compiuta del- 
le tante e graziose specie di Asterie, volgarmente ap- 
pellate Stelle marine a similitudine di quelle del Cielo, 
non che degli Echini, sia coll’ idea di migliorarne le frasi 
tecniche, sia per vieppiù illustrarne le descrizioni mediante 
convenevoli note, e sia col descrivere qualche loro specie; 
che credo forse novella. Quale divisamento tenderebbe 
soltanto a dimostrare essere sempremai inesausto il pa- 
trimonio della scienza della natura, delle cui ammire- 
voli produzioni il nostro mare è doviziosamente abbellito. 

in mezzo però a tanta ricchezza di specie delle pri- 
me e de'secondi, vale a dire di Stelle e di Ricci, ben 
pochi zoologi sulla riva del mare si han preso la pe- 
na di contemplarli viventi; attesochè nella maggior parte 
quali aride mummie hanno eglino avuto cura di conser- 
vare ne musei, e quindi pe loro esteriori caratteri so- 
lamente descrivere. 

La notomia e la fisiologia comparata , che intorno 
tale razza di esseri. han progredito moltissimo co’ lavori 
dell illustre Guvier, del benemerito Spix, e del dot- 
tissimo fisiologo alemanno Tiedmann; abbisogna tuttavia 
di ulteriori inchieste, e di una monografia precisa delle 
interne parti delle Asterie e degli Echini, a seconda 
delle diverse loro specie variamente modificate , e nello 
stato di vita eziandio esaminate. 


( 287 ) 

Per lo chè incoraggiato dall’ accoglienza che vari 
zootomisti di Europa in parecchi giornali scientifici , con 
lettere per me abbastanza lusinghiere, con diplomi di 
ragguardevoli Società letterarie dell’ alta Germania , han 
voluto profondere alle mie anatomiche indagini su le O- 
loturie , appartenenti alla naturale famiglia degli animali 
raggianti, ove le Stelle ed i Ricci di mare benanche 
si allogano; opportuno stimai di tanto in tanto occu- 
parmi a preparare i dovuti materiali, e ad istituire mol- 
tiplicate osservazioni, onde pubblicarne una quasichè com- 
pleta anatomia, almeno: per le specie di detti esseri tra 
noi indigene. E questa: nella presente Memoria brevemen- 
te espongo sulla credenza che non voglia essere tanto in- 
degna della attenzione de’ dotti della culta Europa. 


PARTE TI 
D'elle Asterie (1). 
GL Zntegumentti. 


A. Esterni ) La superficie del corpo dell’ 4. ru- 
bens L., echinophora L. , e aranciaca L. ec. è co- 
perta dalla cute, la quale vedesi rossa e conformata a 
guisa di leggera pellicola nell’ A. aranciaca e rubens, 
essendo verdiccia nell’ _4. exigua; e da una specie di 


‘ (1) Zetta nella Sessione Accademica del R. 
Istituto d’ Incoraggiamento de’ to novembre 1825. 


( 288 ) 

tunica fibro-cartilaginosa , avente in giù la teca verte- 
brale, ed in su nell’A4. eckhizophora L. un secondo in- 
viluppo di vari pezzi ossei affatto mancanti nell’ A. ru- 
bens L. Quale integumento costrutto di validi lacerti fi- 
rosi in figura raggiante osservasi solamente nella superior 
pate dell’ A. aranciaca L., bispinosa, possedendo 
nel centro di ogni raggio. fibroso un calicetto osseo, 
di cui or ora si parlerà. Il sopraddetto integumento den- 
tro l’ addome presenia cinque strisce analoghe agli am- 
bulacri degli echini, ed altrettante membrane, dalle quali 
è quest ultimo diviso, tranne però se i raggi siano di 
maggior numero. Siffatto inviluppo è dotato di valida con- 
trattilità ed espansione quando vi s' introduca e caccisi 
l'acqua marina, rimanendo oltremodo facilitata la di- 
gestione. 

Il disco dell’4. ophiura L. è coriaceo, e risulta dal- 
ia cute smaltata da numerosi globicini ossei bianchi e 
nerastri ; ma quello dell’ 4. cordifera ha moltissime ed 
irregolari squamette, dieci delle quali sono ovali, mag- 
giori e in circolar modo allogate nel principio di ogni 
raggio, dove esistono due margini arcuati con duplice 
serie di piccoli denti disposti in forma di pettine uno 
esterno maggiore e l’ altro interno minore. 1 raggi poi 
hanno moltissime squamette embriciate.. La cute : del- 
lA. echinophora , che seccata: somiglia moltissimo. al- 
VA. glacialis, è quella, che a guisa: di astuccio si. pro; 
lunga e ritrae su ogni spina cinta da piccole tenaglie. Con- 
viene inoltre avvertire che dalla esteriore sopraffaccia del- 
lA. rubens L. geme ‘un umore. rossastro, coll’ acqua 


( 289 ) 

dolce divenendo giallo zaffranato ( Fab. Colum. , Aguat. 
observ., pag. 5), e che mi ha fatto arrossire e divenire 
pruriginose le dita nel sezionarla; e da quella dell’ _4. 
aranciaca L. separasi un moccio talmente denso e fila- 
mentoso , che somiglia alla tela di aragno quando distac- 
casi, e nelle cui aie esistevano i calicetti ossei del corpo. 
Le Stelle marine cangian sito con moto ondolatorio, ed 
arrestandosi cadono nel fondo del mare. 

B. Znterno. ) Tutta la cavità delle Stelle marine 
è vestita dal peritoneo, le lamine del quale soltanto 
presso la inferiore faccia de’ ciechi si riuniscono , onde 
formare il respettivo mesenterio , talchè i visceri sono 
nella duplicazione di quello contenuti. 


6. IL Sistema osseo. 


La inferior parte de raggi delle Asterie o tutti que- 
sti nelle Ofiure risulta da una catena di pezzi ossosi se- 
micircolari quasi analoghi alle vertebre, e la cui dispo- 
sizione meritava di essere meglio studiata ( Cuvier Reg. 
anim., tom. IV, pag.9). Quelle collocate intorno la 
bocca sono cinque, ognuna delle quali componesi di 
quattro pezzi articolati , cioè due superiori fra loro con- 
nessi mercè opportuni denti in giù rotondati e spinosi, 
e de’ corrispondenti legamenti; e di altrettanti cilin- 
drici laterali uniti alle branche delle altre quattro gran- 
di vertebre. 

+ Indi per ogni raggio ne segue una serie affatto decrescente; 
e ciascuna delle stesse è fatta di due pezzi dentati e forniti di 
37 


(290) 

legamento , che in sotto hanno un forame pel tragitto 
dell’ arteria vertebrale, e più oltre due faccette con- 
nesse ad altro pezzo ovato-spinoso, che chiude l’ apertura 
di ogni raggio , cui sono aderenti i piedi, e nel quale 
spazio talora ospitano due piccoli anellidi, uno de'quali 
sembrami quasi analogo a quello delineato, sebbene roz- 
zamente , dal celebre Baster ( Opusc. subsec., tav. 
IV, fig.9) 

Altre spine embriciate, e più o meno corte, so- 
no rivolte verso i lati del raggio, che è nel pezzo late- 
rale inferiore terminato da grande spina articolata, pres- 
so cui trovasi il forame pel passaggio dell’ acqua mari- 
na, e da un’altra più piccola allogata nel suo apice. Tra 
esso e la vertebra trasversalmente articolasi un pezzo lun- 
go a tenore dell’ ampiezza del raggio. E siccome nell’ 4. 
aranciaca L. le vertebre sono abbastanza grandi, co- 
sì le ampolle delle arterie radiali ne riempieno lo spa- 
zio ; nel mentre che nell’ 4. eckinophora , essendo el- 
leno più sottili, ne occupano i forami con alterna di- 
sposizione. Anche da ulteriori pezzi ossei or lunghi ed 
or brevi concatenata vedesi la superior parte del raggio. 
Identica conformazione esiste nell’ 4. rubers L. 

Oltre la filiera delle vertebre de’ raggi nell’4. ews- 
gua tra l'uno e l’altro di questi rimarcansi molti os- 
sicini cuneiformi embriciati da costituire tanti triangoli, 
quanti sono gli spazi di cadaun raggio, nel cui angolo 
al vertice si eleva la colonna ossosa, attaccata all’ inte- 
gumenio superiore, che apparisce pertugiato. Anche in- 
teramente ossea è la fabbrica dell’. rosacea. 


( 291) 

I raggi delle Ofiure hanno le vertebre compresse, orbi- 
colari, senza alcuno forame, con faccette articolari, e due 
solchi uno su e l’ altro giù: sostenendo nelle pertinenze 
della bocca, ove s'ingrandiscono, le due branche, dalle 
quali è composta la mascella dentata verso il termine, 
e nell’ 4. cordifera eziandio presso la di lei base. A° lati 
de raggi dell’ 4. ophiura osservasi una coppia di lami- 
nette ossee, che si legano agli stessi ed alla cute, ed in 
deficienza di questa nell’ .4. cordifera sì congiungono . 
alle squamette componenti la sua ossosa ed embriciata 
crosta. 

Dippiù lA. echinophora ha molti ossetti, che so- 
no più ‘piccoli nell’ 4. ruders, i quali si articolano 
agli ossicini componenti la superior faccia del corpo. 
I medesimi corrispondono all asse de’ tubercoli mobili, . 
acuminati dell’ 4. echizophora e smussati dell’ A. Sa- 
varesi, cinti dalla cute; e da questi ‘partono vari fi- 
letti muscolari diretti alle respettive pinzette ossee, che 
guardate colla lente hanno la forma acuminata ; oppure 
compressa e del tutto rotondata come il becco di oca. 
Ogni pinzetta è fatta da due pezzi ossei articolati su di 
una comune base della loro stessa natura. Hanno elleno 
la facoltà di attaccarsi a’ corpi adiacenti a tenervisi stret- 
tamente aderenti. 

In diverso modo poi son conformati i calicetti os- 
sei dell’ A. aranciaca, bispinosa, ec. Cadauno degli 
stessi presenta un cilindro, il quale in giù è legato 
al di mezzo de' forti lacerti muscolari raggianti, le aie 


de’ quali oltre di essere fibrose rimangono diversi forami; 
* 


( 292 ) 
ed in su finisce convesso con molti pezzi cilindrici in 
duplice serie articolandovisi nel dintorno , ed avente nel 
centro un pezzo conico esclusivo della sola 4. arancia- 
ca. Non mi diffondo in altre minutezze , che sono più 
facili ad essere ravvisate colla ispezione delle figure al- 
l uopo delineate. 


6. IL Organi della digestione. 


Cuvier ( 4208. comp., tom. 5, pag. 355 ) ha scritto 
che le Asterie siano sfornite di denti, ma 1’ osservazione 
attenta delle vertebre circondanti la loro bocca chiara- 
mente dimostra essere i medesimi analoghi soprattutto a 
quei delle Oloturie. Oltre di ciò è cosa costante che le 
spine del dintorno della bocca sono a’ denti attaccate , e 
poco diversificanti da quelle del resto del corpo di simili 
esseri, essendo al dire del sullodato zootomista necessa- 
rie a ritenere ed uccidere la preda. Quali spine veggon- 
si nell’ 4. aranciaca L. pettinate, ditate nell A. ru- 
bens, e disposte a ventaglio nell 4. ex;gua. L'A. o- 
phiura L. e cordifera hanno le mascelle triangolari mo- 
bili, e di numero sempre corrispondente a’ raggi de’ 
differenti gruppi di Stelle, avendo nel perimetro talu- 
ni piccolissimi denti. 

‘Dal forame della bocca, capace a volontà dell’animale 
tanto di corrugamento che di somma ampliazione, si penetra 
in breve tubo che è l’esofago , il quale bentosto espandesi in 
largo e dilatabile sacco, che ne costituisce lo stomaco. Que- 
sto risulta dalla tunica esterna fibrosa e dalla interna moc- 


( 295 ) 

ciosa, in cui ad occhio nudo apparisce un reticolo vasco- 
lare, che col microscopio vedesi in moltiplici vasellini di- 
viso, e spalmata di gran quantità di sugo gastrico molto 
denso. Amendue le indicate membrane sono oltremodo in- 
crespate , osservandovisi specialmente delle rughe leggere, 
che dall’ esofago sin presso il fondo del ventricolo son 
dirette. 

Quivi nell’ 4. aranciaca L. giace una borsa ra- 
mificata e che nell’ 4. echinophora , nell A. exigua , e 
rubens L. rappresenta una specie di grappolo giallastro, 
che è spesso verde-fosco in altre Stelle. Di essa n’ esistono 
due fra loro alquanto lontane nell’ 4. Savaresi. Per quanto 
abbia potuto indagare è dessa un ricettacolo biliare , giac- 
chè in verità contiene un umore verde-gialliccio e pel sa- 
pore amarognolo: identico alla bile. Ha poi una libe- 
ra apertura nell’ interno dello stomaco, il cui fondo è 
munito di validissimo legamento con simmetria tale diviso e 
disposto, che dal centro della succennata borsa separasi 
in giù in vari rami primari, ognuno de’ quali bifurcato 
finisce con infiniti tendini pennati, che abbracciano l’al- 
to fondo dello stomaco. Nell 4. echinophora a' lati 
del principio di ogni teca vertebrale hanno origine due 
lunghi tendini, i quali riuniti vanno a ramificarsi sullo 
stomaco senza giugnere all’ alto suo fondo, e formano 
una specie di corona tendinosa nel perimetro del ven- 
tricolo di varie Asterie ; nel cui interno poi rimarcansi 
le corrispondenti lacune , necessarie a renderlo più atto 
alla sua eccessiva ‘dilatazione , ed alla digestione de’ cibi. 

Dal nominato sacco biliare altro gruppo di fibre ad 


( 294) 

imbuto incamminansi verso il fondo del comune integumen- 
to degli animali in esame, il quale apparisce là più sottile 
e talmente elevato al di fuori del corpo dell’ 4. aranciaca, 
‘che sembra una cupoletta, da rimanere immantinente spia- 
nata tostochè il mentovato vivente cacci fuori il cavo addo- 
minale l’acqua, da cui era riempiuto. Coll’ esposto ar- 
tificio, tranne parecchi tendini, che dallo scheletro si at- 
taccano allo stomaco, la sostanza degli alimenti, per 
quanto dura esser possa, rimane affatto sfrantumata e di- 
gerita. I tendini poc'anzi accennati nell’_4. Savaresi sono 
situati a raggio sul fondo dello stomaco, ed appena di- 
scernonsi nelle Ofiure , in cui sono semplici e brevissimi. 

In corrispondenza di egni raggio di Stella marina esiste 
una coppia di canali con alterni duttolini, che finiscono in 
tante borse rugose; principiando quelli dalla metà dello 
stomaco, e terminando poi all’ estremità di ogni raggio,. 
ove sono attaccate mediante un legamentuccio , e dal cui 
fine ha in giù origine il mesenterio , che giugne fin presso 
lo stomaco. Simiglianti canali , che taluni hanno benanche 
appellato ciechi, esistono in tutte le vere Asterie, e nel- 
lA. Savaresi osservansi in duplice ramificazione con- 
formati; mancando solamente nelle Ofiure, in cui pare 
che le numerose pieghe disposte a fogliette laterali nell’ 
A. ophiura e cordifera, e dippiù il fondo del loro ven- 
tricolo, che è graziosamente piegato in questa ultima, 
ne avesse tutta l’ analogia. La struttura de’ suddetti cie- 
chi, e delle corrispondenti borse, sebbene si vegga più 
dilicata, è analoga a quella dello stomaco. 

Cibansi esse di conchiglie, di crostacei e pescicoli , aven- 


( 295 ) 
do nel loro ventricolo finanche rinvenuto un dente mo- 
lare umano. Ma quello, che formò la mia sorpresa e 
non sarà forse credibile, è di avere trovato nel ventricolo 
dell’ (4. ararciaca un grande individuo vivo della Cha- 
ma antiquata L., che a poco a poco se lo stava di- 
gerendo , per indi evacuarne il guscio. 

Gli antichi conobbero abbastanza la persecuzione che 
danno a’ molluschi testacei, ed Aldrovando a tal uopo 
scrive: Alii ostraearum hostes sunt Stellae mari- 
nae molli crusta intectae, vero tam crudeliter ( ut 
Atlanus lib. 9, cap. 22 ail ) inimicae, ut haec 
ipsas exedant et conficiant. Ratio insidiarum quas 
eis moliundur, etusmodi est. Cum. testacea eas 
patefaciani Conchas , cum vel refrigeratione e- 
gent , vel aliquid pertinens ad victum incidat: eae 
uno de suis, sive cruribus, sive radiis intra te- 
stas ostreae hiantes insito eas claudi prohibens, car- 
ne implentur ( Testac. lib. IN, pag. 487 ). Dippiù 
Oppiano ha ne’ seguenti versi espresso il modo con cui 
elleno divorano gli abitanti de’ testacei; ed è degno di 
notarsi che nel Bu/ des Sc. dl ch. Barone de Ferus- 
sac vol. 10 pag. 296 si è da Deslonchamps descritta la 
maniera con cui Vl 4. rubens fa loro la caccia. 

Sic strùit insidias, sic subdola fraudes 

Stella marina parat: sed nullo adiùta lapillo 

Nititur, et pedibus scabris disiuugit hiantes.. 


( 296 ) 
6. IV. Sistema della circolazione. 


Il chimo dallo stomaco passa nelle borsette de’ ciechi 
serbatoi, ove da infinitissime ramificazioni venose è assor- 
bito, e versato nelle due secondarie vene, che riunite 
in un solo vaso, egualmente che gli altri quattro canali 
scorrendo su ognun di detti intestini ciechi, tragittano 
verso lo stomaco, nel cui alto fondo ricevono ulteriori 
ramoscelli dalla vena, che a guisa di flessuosa corona lo 
circonda nell’ A. exigza, e da cui nell’A. aranciaca 
escono delle vene con tricotoma dimarazione oltre î ten- 
dini pennati posti nell’ alto suo fondo, che all’ appa- 
renza sembrano vascolosi ; tutti sboccando con molti va- 
sellini in una specie di seno analogo a que’ della dura 
madre dell’uomo, e che fa l’ officio di ricettacolo cen- 
trale. del circolo sanguigno, cingendo all’intorno a. 
pertura della bocca fra la circolare e primaria serie di 
vertebre. 

Regolarmente tra lo spazio mediano di ogni raggio di 
molte Stelle marine, esiste una vescica ovale piena di u- 
more trasparente bianco-rossiccio, la quale con speciale 
tubetto comunica col prefato seno venoso, Cuvier ed 
altri scrittori di zootomia a lui posteriori. nulla dicono 
della suddetta borsa, che da me fu anche descritta nelle 
Oloturie, e denominata. Ampolla Poliana quando nel 
1822 esposi la notomia del Sifunculo, Essa è somma- 
mente contrattile e contiene sangue arterioso, il quale 
comparisce macchiato di rosso per gli anelletti cruorici 
riuniti in gruppi che vi nuotano. Si avverta inoltre che 


(297 ) 
nell’ 4. dispinosa ne ho ravvisato cinque, nell’4. exi- 
gua e pentacantha ne ho rinvenuto dieci, e nell’ 4. 
aranciaca L. sino a diciassette; attesochè esse manca- 
no affatto nell’ 4. echkinophora, Savaresi, rubens, 
ophiura, cordifera ec. Dal nominato seno escono: 

1. Le venti arterie dentarie poco allungate ed a sub- 
bia appartenenti all’ _4. opAiura e cordifera L.; 

2. Le meseraiche, ognuna delle quali, dopo di aver 
tragittata sola per la metà della inferiore faccia del canale 
primario di ogni cieco , a dritta e sinistra ramificasi, ab- 
bracciando ciascuno di essi; 

3. Le cinque vertebrali, le quali traghettano pel 
forame intervertebrale dal principio fino al termine di 
cadaun raggio ; e 

4. Le radiali sottoposte alle precedenti ed affatto cor- 
rispondenti al numero de’ raggi. Ognuna di queste, pas- 
sando pel forame di ciascheduna vertebra, giunge fino 
alla estremità della inferior faccia di quelli. 

A dritta e sinistra l’ arteria radiale presenta un bre- 
ve canale nell’ 4. rubens ed echinophora, e che nell’ 
A. aranciaca L. comunica in su con due vesciche ova- 
te, alquanto grandi, situate nell’ incavo laterale di ogni 
coppia di vertebre, osservandosi in giù un vaso prolun- 
gato fuori del corpo, che finisce acuminato nella testè 
citata Asteria, nell’4. pertacantha, Jonstoni e nelle O- 
fiure ; attesochè esso termina onninamente piano nell’ A. 
bispinosa, echinophora, exigua , e. vescicoloso-denta- 
to nell4. Tenorii; avendo quelle sempre in ogni pezzo 
de' raggi quattro tubi o piedi. 
98 


( 298 ) 

Le ampollette di cui è discorso sono quasi ovali 
nella maggior parte delle Asterie , tranne l'A. echi- 
nophora che le ha reniformi, e Vl A. rubens che 
le offre cilindriche con vescica in uno estremo e retu- 
se nell’ altro. Il numero e la inserzione di dette am- 
polle è benanche variabile, per la ragione che il cana- 
le provegnente dall’ arteria vertebrale poco oltre la sua 
origine si divide nell’ A. aranciaca in tre altri cana- 
letti cioè due superiori per la coppia di vesciche e’! 
terzo inferiore pei piedi, in due nell’ 4. Savaresi va- 
le a dire uno per la sola vescica e l’altro che poi 
si bifarca pe piedi, e nell’ A. rubens in uno .per 
l ampolla ed un altro pel piede, dicendosi lo stesso 
delle Ofiure. 

Le ampolle ed i piedi risultano da una tunica e- 
steriore fatta da due strati, cioè con fibre a direzio- 
ne trasversale parabolica e con altre tenuissime longi- 
tudinali ; servendo le prime a diminuire il volume in 
larghezza e le seconde a raccorciarne il diametro a lungo. 
Tanto il seno venoso che le arterie dentarie, le vertebrali 
e le radiali, non escluse le stesse vesciche ovali, i pièdi 
e le corrispondenti ampollette, sono interamente vestiti dal- 
la tunica sierosà. Bisogna inoltre avvertire che questi 
osservansi ‘all’ esterno forniti. di valida membrana fibro- 
sa, la quale attaccàsi a’ forami delle vertebre. A te- 
nore che i medesimi o le respettive ampollette si cor- 
traggano O) Te Vie il sangue refluendo or nelle 


‘(1) Zes. d’ anat. comp., tom. 1, pag. 168. 


( 299 ) 
seconde, ed or ne primi (1); le Stelle cangian sito o 
pure rimangono stazionarie : siffatto meccanismo giovan- 
do non poco alla ematosi, al circolo sanguigno ed al 
moto del loro corpo. 

Nè trovo irregolare quello che sul conto de’ piedi 
scrisse Baster ( Op. subsec., tom. 1, pag. 117): for- 
tasse etiam animali ( A.rubens L. ), oculis caren- 
ti, alimento investigando et distinguendo probasci- 
des inserviunt. 


(1) Outre ces pieds tubuleux et contractiles, qui 
font l’office de sucoirs mobiles ou de ventouses , ou Pa- 
nimal les fine au besoin sur les corps marins pour 
sìy attacher ou pour se mouvoir, et qui garnts- 
sent inférieurement les bords de la gouttiere de cha- 
que rayon, le dos des Astéries est muni d'une mul- 
titude de tubes contractiles , plus petits encore que 
les pieds, tubes qui sortent, comme par faisceaux, 
entre les tubercules ou les grains dont la surface 
dorsale est hérissée. Ces petits tubes sont l’organe 
respiratotre de ces animaux ; et, en effet, c'est par 
leur voie que l’eau est admise dans la cavité du corps 
.oudumoins dans un organe particulier et vésiculaire, 
qui la recoit, et c'est par la méme voie quelle en 
sort lorsque l’animale contracte sa peau dorsale. Voyez 
Reaumur , Acad. des Sc., an. 1710. Ainsi les Asteries 
inspirent l’eau dilatant leur peau dorsale, et l’expi- 
rent en la contractant ( Lamarck, Hist. des anim. sans 


Vert. , tom. cit., pag. 549 ). 
* 


( 300 ) 

Sappiasi che dallo stesso anello vascoloso partono 
cinque arterie dorsali, che sono in perfetta opposizione 
delle radiali , e si. estendono dal principio di ogni rag- 
gio, presso l’ origine delle lamine mesenteriche , fino al- 
la sua punta. Le medesime sono molto esili, e nell’ 
4A. aranciaca mi sarebbero sfuggite, se non fossero 
state di colorito rossiccio nell’ 4. echinophora, e ru- 
bens; e colla particolarità se in ogni vertebra di que- 
ste testè nominate Stelle non cacciassero un’ arteria , che 
di tratto in tratto offre de’ vasi, ognuno de’ quali si di- 
rama in molti gruppetti vascolosi, che escono. sul dorso 
delle Asterie pe forami de’ lacerti fibro-muscolari del cor- 
po, dando ragione de’ fiocchetti, che si veggono all’ester- 
no dell’ 4. rubens e Savaresi, i quali nell’ A. echi- 
nophora sono al numero di venti per ogni segmento ver- 
tebrale,  verdicci quei de’ lati e rossi gli centrali: .es- 
sendo. tutti frapposti a’ calicetti od aculei., e comunicanti 
con un canale rosso, che a guisa di zona cinge ogni rag- 
gio , ed in numero corrispondente a’ vasi circolari inte- 
riori.: Così resta stabilita. una perfetta anastomosi tra i 
vasi interni e gli esterni. 

Le Ofiure anche hanno le. arterie radiali, d’ onde 
partono i. piedi assottigliati. 0 vescicoloso-dentati, con 
mancanza o pure picciolissima ampolla, le quali pria di 
finire nell’ anello vascoloso della bocca ricevono le ar- 
terie dentarie:; ele vertebrali, che non ho potuto ac- 
compagnare fino al loro anello vascolare. Una. intrigata 
ramificazione | di vasi ravvisasi nella tunica esterna .del- 


( Zo1 ) 
stomaco delle medesime, e presso a poco come quel- 
la dell’ .4. aranciaca ed exigua. 

Dall’ esposto apertamente rilevasi che nelle Stelle di 
mare si esegua una vera circolazione ,- ad onta che non 
fosse stata finora conosciuta , siccome apparisce da ciò 
che segue : » Quoiqu’ il soit  très-difficile ( Lamarck 
dice pag. 550 ) et  peut-etre mème impossible, de sui- 
vre la marche du fluide essentiel de l’Asterie , depuis 
l’instant où'il est formé par la digestion et absorbé par 
les plus petits vaisseaux, jusqu'à celui où’il arrive aux 
parties qu'il nourrit, aucune observation n’ a pu consta- 
ter que ce fluide subisse une veritable circulation ; que 
ses portions non employées revinssent au méème point 
d’ou elles sont parties ». 


(. V. Mezzi per la respirazione. 


Il celebre Cuvier ( Ana/. comp., tom. IV, pag. 422 ) 
su le orme del benemerito Monro ha considerato i piedi 
degli echinodermi in generale quali organi destinati ad 
assorbire il fluido ambiente per introdurlo nel cavo ad- 
dominale, dentro i ciechi, e la bocca: non trascurando 
però di osservare che » les experiences que j'ai tentées 
à ce sujet ne m'ont point encore donné de résuliat satis- 
faisant; e nel Régn. anim., tom. IV, pag. 9, soggiu- 
gne: toute la surface des Asteries est aussi garnie de tu- 
bes beaucoup plus pétits que les pieds, qui paraissent 
servir è absorber Vl eau, et è I introduire dans la cavité 
eénérale pour une sorte de respiration ». Ed il suo col 


( 302 ) 

lega Lamarck dippiù scrive che detti animali hanno una 
moltitudine di tubi contrattili aspiranti l'acqua, che intro- 

ducono nell’ interno del corpo, e da lui detti frackee a- 
| cquifere ( Dict. clas. d’ hist. nat., tom. 2, pag. 57). 
E Bose ( Op. cit., pag. 104 ) dice che compressa un 
Asteria caccia de’ getti di acqua, essendosi poi inganna- 
to con Reaumur credendoli provenire da’ calicetti ossei 
SEAT / i) 

Quindi chiaro apparisce che gli zootomisti finora non 
abbian potuto avere idee precise su la funzione in di- 
samina ; attesoche tanto i piedi, che i piccoli tubi, di 
cui si è parlato non possono affatto adempire a simi- 
gliante incarico. Mediante particolari forametti posti fra 
le apofisi spinose delle vertebre e talune muscolari la- 
minette, non che fra le maglie dell’ integumento esterno 
del corpo soprattutto nel suo centro superiore, ove più 
sottile e rialzato rimarcasi, l’acqua marina entra nel cavo 
addominale, e per conseguente l’ ossigeno della medesi- 
ma rendesi a tal uopo opportuno onde unirsi al Sangue: 
staniechè gli stessi piedi, facendo parte del sistema cir- 
colante, ne disimpegnano eziandio l’ officio al di fuori 
del corpo , dove quelli veggonsi prolungati. Aperture di 
simil fatta esistono nelle Ofiure, nelle Euriale , e nelle 
Comaiule, numerandosene nelle prime due alla base 
di ogni mascella ed un’ altra coppia al principio di ca- 
daun cirro. Ne ho inoltre veduto una terza serie posta 
sul dorso in un individuo dell’ 4. ophiura L. Non 
troppo sul presente obbietto mi trattengo, dappoichè 
ne ho abbastanza parlato nella pagina 227, cui hansi 


( 303 ) 
da riferire le altre cose, che ora traccio per evitare le 
ripetizioni. 


f. VI Organi della generazione. 


Da Cuvier è soltanto annunziato che tutti gli e- 
chinodermi sieno ermafroditi ( Anatom. conip., tom. 
5, pag. 116; e Regn. anim., tom. IV, pag. 9), € 
nulla di più ne asserisce, nel mentre Lamarck gli re- 
puta gemmipari interni. Nelle Stelle marine le sole 
ovaie ho potuto osservare; essendo queste situate tra lo 
spazio di cadaun raggio. Sono elleno otto a dieci con ra- 
mi appena nodosi nell’. arazciaca , e nell’A. echino- 
phora L. fornite di un canale appena vescicoloso e da 
una sola parte ramificato , tre disposte a fiocchi nell’ 4. 
bispinosa , due conformate A grappoli e ion troppo 
lunghe nell' 4. ophriura L., cadaun di essi essendo a 
cornicelli nell’ A. cordifèra. L’ umore in dette ovaie 
contenuto risulta da globetti, ima quando sono mature 
e di està vogsonsi turgide di infiniti wovicini pendenti 
dal respettivo gambo, ed in luglio da gialle eransi mu- 
tate in verde oliva. 


Molti autori hanno asserito che le Stelle marine possano 
rigenerare le parti tagliate, è sienò dippiù capaci m due 
giorni di riptoduite ( al dir di qualche scrittore ) il 


(304 ) 

pezzo reciso, onde ottenersi un individuo simile alla lo+ 
ro specie (1), e ciò più di està che d'inverno. Cotali as > 
| serzioni perchè emesse da sommi uomini sono omai radicate 
nella mente di parecchi scienziati ; ma l’ osservazione a- 
natomica dimostra esservi delle uova mediante le quali 
la specie perpetuasi; e che, ove un pezzo per qual- 
che accidente ne fosse mutilato, non è mai dalla na- 
tura con perfezione redintegrato, Il che molto meno 
poi favorisce la conceputa idea, che da una loro parte 
si sviluppi il tutto contenente i wisceri essenziali alla 
vita. Questa è in detti esseri abbastanza tenace, giac- 
chè sono riuscito a far vivere per una settimana le A- 
sterie , cui aveva tolto lo stomaco, e recisa gran parte 
del comune inviluppo dell’ A. aranciaca L. Mi è dip- 
più occorso di osservare che spesso al più leggero sti- 
molo si contraggano collo spontaneo distacco di un loro 
raggio dal resto del corpo, siccome è avvenuto all’ 4. 
rubens, Savaresi ed echinophora. — i 

Cuvier è indeciso sul sistema sensitivo delle Asterie, 
avendo preso i filetti che circondano la bocca, | esofa- 
go, e le arterie dei ciechi per nervi, conchiudendo : » 
l’aspect de touts ces filets est plutét tendineux que ner- 
Veux, et c'est sur-tout cela qui nous empéche de nous 
décider encore ( A4raf. comp., tom. 2, pag. 560 ). 


(4) Olivi, Zoolog. adriat., pag. 67. 
Cuvier, /tégn. anim., tom. 4, pag. 9. 
Bory , Dict. class. d’ hist. nat. 
Lamarck, ist. des anim. sans vert. 


( 305 ) 

Spix però ha decisamente sostenuto. esistere de’ nervi e 
de’ nodi midollari nell’ 4. rubers L., e Lamarck viep- 
più ne appoggia l'esistenza ;. per la ragione, non so di 
quanta: vaglia, che i muscoli, peraltro affatto deficienti 
quasi in tutte le Asterie, debbano essere eccitati da una 
influenza nervosa. Bisogna dir la verità che io sì nella 
specie di Stella testè citata, che in altre anche più 
grandi; nulla ho potuto a ial proposito osservare. Nè 
la natura è stata di siffatto apparato prodiga negli Echi- . 
ni, come lo stesso Lamarck. affermativamente  sostie- 
ne (1) sull’ asserzione di alcuni scrittori, e molto meno 
nelle Oloiurie a seconda di quanto ho pubblicato. 


(1) On sait que M. Spix , medecin bavarois, 
a reconnu, dans une Radiare échinoderme, des nerfs 
qui se rendent a des nodules médullaires. IL a ef- 
fectivement observé dans PA. rubens des parties qui 
paraissent clairement appartenir è un systeme ner- 
veux ébauché. Cet abile observateur a vu, sous 
une membrane tendineuse que les tégumenis recou- 
vrent un entrelachement.composé des nodules et de 
filets  blanchdtres. 

Ces nodules lut ont paru des ganglions, et il 
ù regardeé les. filets. blanchatres qui en. partent, 
comme des véritables nerfs. Ont voit deux de ‘ces 
nodules è l’éntrée de chaque rayon, et tous ces no- 
dules communiguent entr’eus par un filet qui part 
de Pun et.va se firer è l’ autre. Enfin de chacun 
deux partent quelques filets qui voni. se rendre à 

3g 


( 306 ) 
Per conseguenza anche | analogia desunta dagli 
altri due generi della famiglia degli animali raggian- 
ti ne smentisce l’esistenza. I nodi midollari da Spix 
veduti nell’ 4. rubers L. sono appunto le arterie ra- 
diali su’ legamenti vertebrali allogate , che emulano 
l aspetto di fili nervei nodosi; o pure è dessa la coro- 
na de tendinucci che legano lo stomaco a’ lati di ogni 
raggio osseo, ed alla cute nelle Ofiure con numerosi e 
brevi filetti. Quali parti somigliano alquanto a’ nervi 
principalmeute nell’A. Savaresi , ove si osservino. in 
individui secchi o conservati nello spirito di vino; e 
qualora non si abbia l’ esercizio nelle dilicate iniezioni 
di mercurio; e nella dissezione di fabbriche cotanto 
piccole ed intrigate. Vi bisogna molta buona fede per 
credere all’ esperienze galvaniche ed alle investigazioni su 
la struttura de’ nervi fatte da Spix. 


6. VILL' Organi d’ignoto officio. 
@ ) In tutte le Asterie propriamente dette ad uno 


de loro lati presso l’ esofago esiste una specie di sac- 
co allungato , il quale coll’ estremità assottigliata aderi- 


des parties différentes. Ces nerfs n’ont pas encore 
été reconnus par d'autres observaleurs qui ont de- 
puis examiné des Asteries. Néanmoins il est vrai- 
semblable qu'ils existent déjà dans les radiares échi- 
nodermes pour en exciter les mouvements des mu- 
scles ( Hist. des anim. sans vert., vol. 2, pag. 447 ). 


(907). 

sce all’ anello osseo della bocca, e coll’ altra più am- 
pia finisce in speciale tubercolo labirintiforme posto sul 
dorso di tali animali e da’ naturalisti creduto 1’ ano 
{ Bosc, op. cit., pag. 98), pel quale si filtrassero ed 
indi uscir dovessero gli escrementi. Lamarck poi così ne 
pensa : 
» Quelques personnes ont prétendu que c' était 
lanus, quoique beaucoup d’autres Stellérides n’ offrent 
pas le moindre vestige de ce tubercule. D'autres per- 
sonnes ont supgonné que ce tubercule poreux fournissait 
des issues aux corpuscules des ovaires ( ist. des anim. 
sans vert., vol. 2, pag. 529 ) ». Questo tubercolo 
( Corpuscule spongieux, Spix: verruca calcarea, Otto ) 
nell’ 4. aranciaca, fornito di longitudinale apertura , è 
fatto da infinite laminette a zig-zag, che nell’ A. e- 
chinophora veggonsi quasi in forma raggiante, nell’ 4. 
Savaresi flessuose , e nell’ A. pentacantha ramificate. 

L’interno del prefato sacco è ripieno d’ infiniti 
‘pezzetti rettangolati, in più serie longitudinali situati 
come se rappresentar volessero tanti archi fatti. di mat- 
toni a foggia reticolata romana. È inoltre involto da 
due lamine membranose ed in certe specie superiormen- 
te aperto, ed ‘in altre chiuso. Sezionato il succennato 
organo vedesi costrutto in modo che alla comune tuni- 
ca aderiscono i suddetti pezzetti ossei friabili, costituen- 
do varie filiere alquanto distanti l'una dall altra. Ciò 
m'induce a crederlo forse analogo alla matrice aculeata 
della Doris argo L.; essendo da Spix nell’ 4. rubers 


‘ paragonato al pene delle Lumache. 
( % 


( 308 ) 

& ) Il suddetto sacco rossiccio nella sua interna 
parte osservasi alquanto curvo ed attaccato dal principio 
sino alla fine ad un corpo gelatinoso gialliccio , cras- 
so, piano, che con particolare forame poco: lungi dal 
succennato tubercolo comunica’ coll’ esterno del corpo 
delle Asterie. Indarno ho proccurato d'’ iniettarlo di mer- 
curio, e senza alcun equivoco è fatto da sostanza adi- 
posa con moltissime glandulette. Nell’ incominciamento 
e nel termine vedesi meno ampio: del resto del suo tra- 
giito. 

c ) Nella esteriore parte poi dell’ anello osseo po- 
ca fa nominato, ed in corrispondenza delle divisioni fibro- 
membranose della cavità addominale, trovansi dieci grap- 
pi di alcuni corpicini orbicolari , ricolmi di liquido gial- 
liccio, i quali non hanno alcuna comunicazione con gli 
organi descritti, e credo da veruno autore di notomia 
comparata sinora conosciuti. Essi nelle Ofiure e. nell’ 
A. Savaresi, echinophora, rubens soltanto ‘mancano , 
e saran forse, come sembra probabile, appartenenti al- 
l’anello vascoloso , che circonda la bocca, essendone pas- 
ticolari ricettacoli sanguigni. 


G. IX. y7irtù medicinali. 


La letteratura medica patria mi obbliga dir quat 
che cosa su le facolta medicamentose delle Asterie. È 
fuori di ogni dubbiezza che gli antichi in forma di suf- 
fumigio le credettero capaci di fugare qualunque: malore 
e soprattutto l’ epilessia. Lo stesso vecchio di Coo ha 


( 509 ) 

scritto che i loro cataplasmi facevano cadere i capelli 
e giovavano eziandio applicati sul morso della vipera e 
degli scorpioni. » Stellas marinas nigras (egli dice ) 
et brassicam vino odorato misceri ac bibi oportet ad 
uteri strangulationem ». Inoltre Rondelet soggiungne : 
» Fas ad peritonaei rupturam cum ononide felici sue- 
cessu uti possumus ». E questi pel loro viroso odo- 
re le ha raccomandate a proccurare lo scolo de’ me- 
strui. » Fumum e combustione earum in passione hy- 
sterica, et unguentum e Stellis marinis ( dice Ba- 
ster, Op. subs. 119) tn herniis Linkius praedicat. » Ta- 
luni scrittori asseriscono che prese internamente produca- 
no l'infiammazione dello stomaco. 

Che chè di ciò: ne sia, egli è certo che Y umore 
giaHo-rossiccio esistente nella esterna superficie del cor- 
po dell’ 4A. rubers L. ha suscitato  arrossimento e 
prurito alle mie mani come per lo innanzi ho riferi 
to. Le facoltà velenose che taluni autori di polizia me- 
dica hanno attribuito a’ Mitili sospettasi da altri scritto- 
ri derivare piuttosto. dalle piccole Ofiure di cui eransi 
quelli cibati. Breynius asserisce che 1 A. rubens ca- 
gioni morte a’ quadrupedi che la ingoiano. Le nostre 
donnicciuole conoscono abbastanza la così detta madre di 
mare ( 4. caput medusae L. 1), cui tal nome im- 


(1) Per quante diligenze abbia potuto fare nel 
nostro littorale non ancora mi è stato possibile di 
avere vivente questa Asteria, onde sezionarla . 
Dippiù l anatomia delle Comatule è stata fatta da 


( 510 ) 
posero per la ragione che essa ha giovato nelle affezio- 
ni nervose dell’ utero, 

E lo stesso immortale Cotugno non trascurava di 
prescriverne l’ uso nell’isterismo (1) e nella epilessia, 
qualora niun vantaggio in quest ultima malattia ottenu- 
to aveva dalla amministrazione di altre necessarie ed 
efficaci medicine . ì 

Chi appieno conosce il vago e bizzarro andamento 
delle patologiche affezioni del sistema nervoso , le quali, 
mentre talora non possonsi domare co’ più eroici ri- 
medj , finiscono poi col nulla; e sa d'altronde la con- 
dotta in simili casi tenuta dal celebre Nestore della scuo: 
la medica napolitana, che sempre ripeteva: sé prodesse 
non potes, cave ne mnoceas; immantinente converrà 
che il clinico esperto sia spesse volte obbligato di ricor: 
rere a medicamenti popolari, o pure di veruna tera- 
peutica efficacia. 

Nella Normandia adoprasi l’ 4. rubens per ingras- 


sare i terreni; ma tra noi tale pratica non si conosce 
affatto. 


Meckel e da Heusinger; ma, non avendo i loro 
lavori sott'occhio, così non so in che queste diffe- 
riscono dalle vere Asterie. 

(1) Vulpes, Disc. inaug. pel busto di Cotugno. 
Napoli, 1824, pag. 88. 


(Sin) 


$. X. Brevicenni sulgenere Asterias 
tin generale. 


Le Stelle marine, che dal Plinio del Nord furono 
riunite al solo genere Asterias, da’ moderni sono sta- 
te divise in parecchi distinti generi, formando la pri- 
ma sezione della gran famiglia naturale degli Echino- 
dermi. Infatti Lamarck ha osservato che alcune presen- 
tano il corpo in forma di pentagono a coste rettilinee 
o con leggero angolo rientrante assai distinto e con sol- 
co longitudinale lunghessa la inferior faccia di ogni rag- 
gio da rassomigliare alle Stelle del Cielo, costituendo 
le vere Asteriae di Lamarck; talune di esse poi man- 
cano del suddetto solco inferiore, e che intorno al disco 
centrale offrono cinque raggi a squame embriciate confor- 
mati e lunghi come la coda dei serpi, rappresentando 
le Ophiurae ; altre hanno i raggi eziandio embriciati pro- 
vegnenti dal disco, î quali si ramificano con duplice e 
successiva divisione dal principio sino al loro termine , 
ove si assottigliano di molto, e son desse le Euryalae; 
ed altre hanno due serie di raggi , il primo ramificato con 
spine laterali e situato a lati del disco, e ’Î secondo sem- 
plice senza le medesime, e posto in corona sul dorso, 
costituendo le Comzatulae. La descriziona di tutti que- 
sti diversi gruppi di Stelle sarà da me data secondo 
Linneo sotto il solo genere Asterias, non trascurando 
di riportarvi i caratteri sistematici distintivi dei generi 


stabiliti da Lamarck. 


(315) 


f. XI. Osservazioni critiche su 
parecchie specie di Asterie. 


A) Colui che vede wivente l’ A. minuta di Gmelin 
delineata nella Fig. 1-3 della tav. C dall’ Enc. métà. 
non-trova alcuna difficoltà di asserire ch’essa possa talora 
presentare la grandezza della Stella segnata co’ numeri 4, 
5 della suindicata Tavola, e riportata nella Tav. IV, 
Fig. Il, -Il 8 della grande opera sull’ Egitto, non es- 
sendosene ancora stampata la conveniente descrizione, 
Nel nostro littorale esiste in abbondanza e non riesce 
difficile di averne degl’ individui picciolissimi e grandi 
quanto le Figure, che da me se ne sono indicate. Pei 
fori della sua faccia superiore passano i fiocchi vasco= 
losi dell’ arteria dorsale, e l’acqua marina. Essi nello 
stato di vita sono molto più ampliati di quello » che 
compariscono colla sua morte. 

B) È cosa molto difficile di potere determinare i 
precisi caratteri apparteneuti all’ 4. echinophora, alla 
glacialis Mull. , alla tenuispina Lam. ed alla violacea 
Mall. identica forse all’ A. acuminata di Lam. , che da’ 
loro autori le sono stati assegnati dietro la ispezione degl’ 
individui secchi, anzichè viventi, siccome io ho avuto 
occasione di verificare. E qualora si volesse essere alquan- 
quanto scrupoloso nello stabilimento delle specie , niun 
conto tenendosi della differenza de’ coloriti, molto più 
se questi siensi desunti da detti animali serbati in ac- 
quavita che gli arrossisce , della grandezza , e, quello 


(1313) 
che più importa, del diverso modo con cui si con- 
servano ne’ Musei, non formerebbero esse che tante 
varietà di una specie sola, che ritengo col nome di 
A. echinophora , e su cui ho lavorato per le indagini 
anatomiche esposte. Coloro che si troveranno nella oc- 
casione propizia di ripetere tali osservazioni su le rive 
del Mediterraneo non condanneranno la mia opinione ; 
e saranno pure nel caso di rilevare la diversità lo- 
ro con una nuova specie di Stella, che appello A. 
Savaresi in onore del nostro rispettabile amico il dot- 
tissimo cav. Antonio Savaresi. 

c ) Molte sono le varietà notate sotto l A. aran- 
ciaca , ed a me pare che quelle registrate nella Tav. 
CXI dell’ Ere. méth. meritano di essere ridotte in al- 
trettante specie diverse. E vaglia il vero V A. bispi- 
nosa del celebre Otto anche prima faceva parte del- 
le sue varietà, e sembrami segnata dalla Zig. 5-6 
della sopraddetta Tavola. La Stella marina minor 
molto ben delineata da Jonston e da Bruguiére nella 
Fig. 3,4 della menzionata Tavola dell’ E7zc. metà. 
ha caratteri assai marcati per essere reputata distinta 
specie, che denomino A. Jonstoni. L’ altra varietà del- 
l'A. aranciaca ( Enc. méth., Tav. CXI Fig. 1,2) 
è da questa medesima Asteria talmente differente che 
non ho potuto far di meno di elevarla tra il numero di 
specie col nome di 4. pertacantha, per la ragione di 
offrire cinque spine ad ogni apofisi laterale de’ raggi 3 
tanto maggiormente poi che l’ anatomia giustifica siftat- 
to mio pensiero. 


4o 


(314 ) 

d) Grande analogia serbano tra loro l A. ruders, 
clavigera Lam., e seposita Gm. Osservata vivente que- 
sta e quella, altra differenza non vi si scorge, che la so- 
la grandezza dell’ ultima superante la prima. Nel. co- 
lorito poi e nella struttura amendue perfettamente con- 
vengono. Non debbesi però ritenere per specie distin- 
ta lA. clavisera, che reputo identica alla seposita. E 
la disparità di rinomati scrittori per le citazioni delle 
sue Ligure riportate nella 7îav. CXII 1,2 dell’ Enciclo- 
pedia metodica confermano la mia asserzione. Im fatti 
Cuvier le cita per l’ A. seposita , e Lamarck perla 
clavigera , dicendo che rassomiglia al Pertadactylos 
aster reticulotus di Linck tab. 9,10, 2. 16, quan- 
tunque non sia finamente reticolata, ed oltre le pa- 
pille superiori numerose ha le inferiori a clava. L'A. 
endeca chi sa che non sia un individuo mostruo- 
so della A. rubens, egualmente che lo sarà l'A. 
tenuispina Lam. dell’ A. echinophora , nelle quali la 
differenza specifica è fondata sul numero de’ loro rag- 
gi da 5 a 9. 

Queste mie idee derivano idal fatto, attesochè ho 
sett’ occhio non solo molt’ individui dell’ A. ruders, ma 
benanche dell’ A. Savaresi, nella quale noto un cu- 
rioso carattere di presentare due tubercoli labirintiferi in- 
teri ed uno mezzo sul disco di nove raggi disuguali, in 
vece «di un solo, tenendo per certo che |’ altro tu- 
herceolo e mezzo di più e la disuguaglianza di tre di- 
verse dimensioni in lunghezza de’ raggi, chiaramente ne 
dimostrano la genesi dipendente da quattro nova di ca- 


( 315 ) 
dauna stella , le quali sono rimaste fra loro innestate 
da avere tutte incompleto sviluppo in riguardo al nu- 
mero ed alla lunghezza de’ raggi. Simigliante innesto è 
molto frequente nelle Ascidie ed Attinie. 

L’ A. cordifera di Bosc era stata già conosciuta 
da Linck colle parole Stella lateribus lunatis , fi- 
gurata da Rumphius Mus. , e che Lamarck ha fat- 
to appartenere all’ Ophiura lacertosa. La Fig. 4 del- 
la Tav. CXXII dell’ Ezc. métA. non spetta a quest'ul- 
tima, ma piuttosto ha qualche approssimazione coll’ A. 
cordifera. Tra’ suoi caratteri differenziali specifici vi 
è quello sfuggito a Bosc di avere sul principio di ogni 
raggio, e aderente alla squame del suo disco, un pet- 
tine superiore che occulta l’altro inferiore più picciolo. 
In questo gruppo si arrola pure la nuova Ofiura', che 
denomino A. Tenorii in segno di stima verso il chia- 
rissimo cav. Michele Tenore; della quale, per quan- 
to sia a mia notizia, da nessuno autore si è data anco- 
ra la descrizione. 


( 316) 
PARTE II. 
Degli Echini. 
S.I. Sistema osseo. 


a. Guscio ) È questo di figura globosa, com- 
posto da vari pezzi simmetricamente connessi, e for- 
nito di due aperture orbicolari ; essendone la superio- 
re corrispondente alla bocca, e la inferiore più stret- 
ta spettante all’ ano. Nel primiero periodo dello  svi- 
luppo i suoi pezzi sono di maggior numero , e veg- 
gonsi mobili ed uniti mediante una membrana, che 
pian piano si ossifica , restandone solamente le traccie 
nelle cinque suture longitudinali, con direzione a zig- 
zag nell’ E. saxatilis avente due linee rilevate, che 
da sopra in sotto dividono in cinque, e secondo al- 
tri in dieci eguali porzioni, la intera scatola ossea. A 
questa epoca ha voluto alludere il celebre Cuvier al- 
lorchè scrisse : » Leur enveloppe extérieure est osseuse 
et d’une seule pièce (An. comp.) vol. 3, pag. 329). 

Ognuna di queste parti risulta da piccoli pezzi 
pentagoni co’ lati eguali nell’ E. Ciduris, e più allun- 
gati e curvi negli altri echini. Nel mezzo hanno una 
linea prominente e flessuosa nell’ E. edulis e sarati- 
lis con due laterali e profondi canali detti ambula- 
cri e corredati di duplice serie di forametti paralleli, 
sigmoidei nell’ E. edulis e miliaris, ed alquanto fles- 


(n) 
suosi nell’ E. Cidaris, cui mancano gli ambulacri, e 
dritti nell E. zeapolitanus e spatagus. Alla coppia di 
ognun di essi nella superficie esterna del guscio osseo 
corrisponde una fovea articolare per l’ attacco del tu- 
bolino respeitivo e con due forami. 

Egli conviene avvertirsi che i prefati pezzi ossei 
hanno cinque lati o faccie di unione , e sono con que- 
ste elegantemente congiunti : per es. il loro lato infe- 
riore minore insieme col lato superiore minore dritto 
del pezzo di sopra , forma una spazio in cui si adat- 
ta l’ angolo, che risulta da’ due lati minori di sinistra 
del pezzetto opposto , e così via discorrendo. Dippiù 
i due lati superiore ed inferiore de’ suddetti pezzetti si 
connettono con que’ posti sopra e sotto gli stessi, tran- 
ne il lato sinistro, che termina quasichè retto, il quale 
si congiugne agli ambulacri. Tali pezzetti od aiuole pen- 
tagone a norma che si avvicinano alla bocca, ed all’ano 
si rendono di minore diametro. 

La intera serie degli ossetti descritti co’ rispettivi 
ambulacri produce un pezzo grande concavo interna- 
mente, e convesso all’ esterno , con seno arcuato, di 
diametro maggiore verso la bocca, e minore verso l’ano: 
il quale pria di terminarsi la ossificazione era formato 
da quattro grandissimi pezzi longitudinali, essendo i 
due ambulacri nella parte interna fra essi uniti median- 
te la linea rilevata, che ora gli separa, ed all’ esterno 
o sia a dritta e sinistra si congiungevano alla serie longi- 
tudinale de’ pezzi pentagoni e propriamente pel lato 
piano. 


( 318 ) 

Nel riunirs’ i cinque segmenti della scatola ossea 
superiormente formasi un cerchio, in cui evvi più ce- 
lere e compatta ossificazione (1), ravvisandosene il 
lembo più elevato, munito di cinque archi fatti da due 
pezzi uniti, che solo nell’ E. reapolitanus e Cidaris 
sono separati, e corrispondono agli ambulacri. Di 
essi così esprimesi Baster (op. cit., p. 116): » Quodsi 
ergo mobiles animalis maxillas laterna constituat, po- 
steriora haec quinque ossicula mazxillas fixas vocare 
posses ». 

Nell’ orlo interno del descritto anello osseo, e 


(1) Olivi ( op. cit., p. 72) opina che il guscio 
degli echini si componga di pezzi connessi a cernie- 
ra, prima molli, e di poiossei; e che derivi da es- 
trapposizione difosfato calcareo depositato nelle par- 
ti molli. Jo appoggio queste idee del naturalista ve- 
neto colle seguenti ragioni. 1. Che le uova degli echi- 
ni osservate al microscopio già fanno vedere il perime- 
tro del guscio osseo dentro il quale è contenuto il lo- 
ro embrione; e 2. che i piccoli echini chiaramente di- 
mostrano i pezzi o aiuole pentagone , da cui ne ri- 
sulta il nicchio, ossee nel centro e quasi cartilazinee 
nel resto: le quali pian piano s'induriscono, e si con- 
nettono più solidamente alle compagne. Nè poi riesce 
difficile di vedere qualche echino fornito di tutti pezzi 
ossei congiunti a cartilaginosa membrana , che si o- 
Lliterano collo sviluppo ulteriore. 


(319 ) 

propriamente nello spazio esistente fra ogni arco, osser- 
vansi due semiforami, mancanti nell’ £. reapolitanus, 
egualmente che 1’ orlo rilevato dell’ anello osseo, che 
è rappresentato da cinque seni maggiori, e da altrettan- 
ti minori alternanti con eminenze rotondate, cui sovra- 
stano i due pezzi per la quintupla serie di archi. L’a- 
nello osseo appartenente all’ ano anche nell’ E. saxcatilis 
è formato da quindici pezzi in triplice ed alterno or- 
dine disposti; cinque de’quali maggiori e superiori (scu- 
detti) son quasi a cuore e bucati pel passaggio dell’ ovi- 
dotto, e tra questi distinguesi uno più grande nella 
faccia esteriore con tanti piccoli alveoli, che negli altri 
quattro sembrano dei forametti, analogia serbando col 
tubercolo laberintifero delle Asterie, 

Baster ha ben descritto questi ossicini : » Perasis 
vero aculeis , superius testae culmen circa apertu- 
ram, qua excrementa animal exonerat, in decem, 
quinque etiam maiora et quinque minora, quasi pen- 
tagona divisum ‘apparet : quorum unum e majoribus, 
structurae a reliquis est diversae , ejusdemque videtur 
naturae , atque verruca , quae in Stellis marinis depre- 
henditur ( Op. cit., p. 114 ). Gli altri cinque ossi, 
che costituiscono la serie mediana , ed alternanti colla 
precedente sono reniformi, ed eziandio pertugiati pel 
tragitto di un’ arteria. 

Finalmente la terza e quintupla serie di ossi trian- 
golari.,, circoscrive |’ anello interno dell’ ano, don- 
de partono a guisa di embrici moltissimi ‘ossicini, che 


( (320) 

nel lato dritto rimangono lo spazio dell’apertura  del- 
l’ano orlata da aculeetti, che di maggiore larghezza si 
osservano pure intorno il suo anello esteriore e più 
grande. Veggonsi quelli mobilissimi, e talora sono ti- 
rati dall’ estremità del retto verso 1’ interno, che al di 
fuori rimane una specie di cavo, nel cui fondo late- 
rale dritto rimarcasi l’ orifizio dell’ano. Tale è la dispo- 
sizione de’ suoi pezzi ossei nell’ E. miliaris, saxatilis e 
neglectus, se non che nell’ E. neapolitanus al di fuori è 
chiuso da quattro valvule triangolari, e nell’E. Cidaris 
manca de’ cinque ‘pezzi punteggiati all’ esterno ( scu- 
detti ) e di altre particolarità di tenue rilievo, che si 
scorgeranno dalla figura, la quale fa chiaramente vedere 
una vaschetta centrale, nel cui fondo esiste l’ apertu- 
ra dell’ano circondato da’ sopraddetti ossicini del tutto 
obliterati. 

La superficie esteriore della scatola ossea in esa- 
me offre le stesse divisioni e suture, che si veggono 
nella sua faccia interiore, non chè numerosa e regolare 
serie di prominenze maggiori analoghe ad un trocan- 
tere , ravvisandovisi il collo e la testa levigatissima , 
nel cui centro esiste un forametto per l’attacco del 
legamento, che lo deve unire all’ acetabolo di ogni acu- 
leo. Dicasi lo stesso per le prominenze minori, che so- 
no ora irregolarmente disperse tra le maggiori testè 
citate, ed ora formano una specie di corona intor- 
no alle stesse, siccome avviene nell’ E. Cidaris. 

La figura del guscio osseo dell’ E. spatagus  so- 
miglia assaissimo ad uno sferoide allungato piano-con- 


( 321) 

vesso : nella cui faccia inferiore e quasi mediana  esi- 
stono due aperture , la prima più lunga che larga ed 
anteriore per la bocca, e la seconda circolare pic- 
cola e posteriore per l’ ano ; ed amendue risultano da 
molti ossetti mobili, onde l’entrata e la uscita degli 
alimenti fosse oltremodo facile. Attesochè sul suo dor- 
so ed in avanti veggonsi quattro profondi ed ovali 
canali analoghi agli ambulacri delle altre specie di e- 
chini esaminati; essendo fra essi disposti in modo, che 
i due posteriori più allungati e divergenti verso dietro si 
avvicinano anteriormente ad altro paio uno destro e l’al- 
tro sinistro, da chiudere nel mezzo le aperture dei quat- 
tro ovidotti, 

Nella faccia interna poi di cadauno de’ suddetti 
ambulacri corrisponde la gibbosità analoga all’ infos- 
samento esteriore , a’ cui lati giace la coppia rettilinea 
di forami pel passaggio della quadrupla filiera di bran= 
chie per ogni ambulacro. 

Gli ambulacri inoltre camminano dritti con filiera 
a due opposti forami dall’ anteriore parte della bocca 
fino a’ quattro fori degli ovidotti , nel mezzo a’ quali 
internamente elevasi una cresta o spina per la inserzione 
delle ovaie. Alla stessa maniera son conformati gli al- 
tri due, che nascono dalla parte laterale dritta e sini- 
stra della bocca , e terminano agli ambulacri anterio- 
ri delle branchie. Finalmente comunicano coi posteriori 
di queste ultime gli altri, che partono dai lati poste- 
riori della bocca, ove a sinistra trovasi la spina 
per l'attacco dell’ Ampolla Poliana, e nel tragitto 


41 


(322 ) 

offre de’ fori alternativi, che ‘presso l’ano rendonsi più 
distanti e colla filiera interna a semicerchio, indi torna- 
‘ no ad essere avvicinati ed alterni. Gli ambulacri poste- 
riori formano un ovale, e gli altri una croce : tutti 
poi hanno una sutura mediana a ziz-zag. I pezzi che 
ne compongono il guscio sono quasi rotondi, triango- 
lari, rettangolari e trapezoidei. Que’ della bocca si di- 
spongono iu due serie una superiore di quattro pez- 
zi e l’altra inferiore di sette, essendo amendue connes- 
se da membrana cartilaginosa, che rimane un margine 
mediano libero e cedevole. E questo apparato serve 
forse per comprimere e stritolare i cibi. Come pure è 
necessaria per la espulsione delle feccie la corona di os- 
sicini mobili dell’ ano. 

In questo echino si rimarca una sutura longitudi- 
nale, che divide in metà dritta e sinistra tutta la sca- 
tola ossea; e rimane meglio chiarita la mente del 
lettore colla ispezione della figura all’ uopo espressa cir- 
ca le varie altre suture, ad opra delle quali i diffe- 
renti secondari ed ineguali suoi pezzi, anche in variato 
modo conformati, restano a’ compagni uniti, 

b. Aculei.) Diversificano perla grandezza, forma, e 
struttura. ‘Taluni di essi sono a subbia, e striati a lun- 
go con orlo presso la base ( £. edulis ); altri hanno: 
de’ profondi solchi alternanti con linee rilevate, traver- 
salmerte striate, e con apice ad un di presso retuso (4. 
neglectus ); altri veggonsi piani, striati, e di figura, o-. 
vale ( £. Cidaris) , in cui n’ esistono non pochi ci- 
lindrici, lunghissimi, solcati a lungo, e con scabrosità 


(1333) 

e ‘strie a traverso, tra’quali se ne trovano alcuni esilissimi 
a subbia; altri rimarcansi assottigliati coll’ apice rotonda- 
to, compresso, e con due fovee laterali da una sola 
faccia ( E. neapolitanus ); ed altri sono curvi . con 
strie longitudinali intersecate dalle traversali, rotondi, 
ampliati, concavi a guisa di cucchiaio nel termine (E. 
spaiagus ), e nell'interno vòti. Tutti i descritti aculei 
nella base hanno un acetabolo (Fornacula , Ramphius) 
articolato col respettivo trocantere , in corrispondenza del 
quale nell’ E. Cidaris esiste un infossamento interno in 
ogni pezzo del suo guscio. i 

Parte poi dal centro del’ trocantere fino al mezzo 
dell’ acetabolo il legamento, che sostiene amendue , il 
quale è visibilissimo nell’ £. Cidaris, ove si' scorgono 
pure i forami pel suo principio e termine di attacco. 
Marcata diversità mostrando di situazione eccentrica 
dell’ acetabolo gli aculei cilindrici ed a paletta dell'£. 
spatagus come apparisce dalla figura. 

Non mi dilungo su le particolarità degli aculei mi- 
nori sia circondanti i maggiori, e sia dispersi nella su- 
perficie esteriore degli echini : se non chè è tempo dir 
qualche cosa di certi esili aculei assai diversi da’ pre- 
cedenti e talora cartilaginei ( £. edwlis ) , o di altri 
setolosi ( E. spatasus ) allogati lascamente fra’ grandi 
e piccoli, non chè vestiti dal comune integumento nel- 
la prima specie di Riccio marino testè citato ; ed ag- 
gruppati, fragilissimi, e rossi in questa ultima, forman- 
do una corona cordato-ellittica intorno il suo ano , ed 


#*n° aia quasi crociforme bifurcata sul dorso. 
* 


(324 ) 

c. Pedicellarie ) Ritengo questa denominazione 
non perchè volessi confermare l’ idea espressa dal ce- 
‘ lebre Lamarck (ist. des an. sans vert., vol. 2, p. 
63) ed approvata dal benemerito Cuvier (Regr. anim., 
vol. 4, p. 69) di reputarle polipi, racchiusi nel lo- 
ro gambo e colla bocca in mezzo de’ denti ; ma a so- 
la ragione che per esse già trovasi introdotto siffatto 
vocabolo. Fanno elleno parte integrale degli echini e 
servon loro per attaccarsi a’ corpi adiacenti, ed anche 
a ritenere gli animaletti da cibarsi. Furono note pure 
a’ Baster (Op. subsec. 1, p. 139) che scrive: » Quae- 
dam proboscides tribus cuspidibus terminantur, quod 
pictor depingere omisit ». 

Sono le stesse di variata struttura e forma, vale a 
dire alcune ravvisansi fornite di gambo osseo artico- 
lato col respettivo trocantere , e nell’ altro estremo aven- 
do un gruppo di fibre, che si distribuiscono a tre pez- 
zi ossei lunghetti, sottili, puntuti ed articolati. Tali pe- 
dicellarie spettano all’ E. edulis, essendo nell'’E. spa- 
tagus minori, meno valide di quelle dell’ E. Cidaris, 
ed analoghe alla teca dell Evonymus europaeus nel- 
VE. neglecius. I divisati echini, tranne il Cidaris, in- 
torno la bocca ne hanno de’ gruppi a fascetti con vari 
fili, terminato ognuno da capolino diviso in tre pezzi 
prismatici e poco profondi intorno l’ano dell’£. spatagus. 
._ d. Corona di ossetti ) Una tunica fibrosa, chiude 
I orificio maggiore del guscio, nelle cui maglie esi- 
stono, varii  ossicini dotati di oscuro movimento e 
mossi da speciali tendinucci, corrispondendovi all’ e- 


(325) 

sterno i gruppi di pedicellarie. Ma intorno l’ apertura 
dell’ atrio della bocca rimasta dalla succennata mein- 
brana, ed in corrispondenza degli archi ossosi, esiste 
una corona di ossetti compressi quasi cordati ; essendo 
ognuno esternamente munito di una fovea con dupli- 
ce forame, cui aderiscono i tubi circondanti la bocca, 
ed i vari fascetti di pedicellarie quivi esistenti. 

e. Denti. ) Al numero di cinque circondano il 
principio dell’ esofago , rappresentando un cono penta- 
gonale (ZLaferna Arrsroretis). Ogni dente , che Baster 
appella maxilla mobilis, di figura piramidale prismati- 
ca , offre la faccia esterna gibba, nella cui base evvi 
un’ apertura, ove scorgesi una sutura nell’ E. edulis, 
saxatilis, neglectus, Cidaris, e due uncini nell’. nea- 
politanus ; avendo poi alati una fovea per l’ attacco de’ 
muscoli dilatatori. Le due faccie laterali interne di det- 
ti denti sono piane , e fatte da infiniti solchi paral- 
leli, alternanti con linee rilevate, che ‘internamen- 
te terminano solitarie, costituendo da sopra in sotto una 
specie di pettine molto approssimato al compagno. 

Quella nell’interno ha una lamina ossea ricurva dura, 
una linea larga, all’ estremo acuminata ed emulante il 
dente incisivo de’ rosicchiatori, che s’ indurisce colla ma- 
sticazione, alla cui faccia inferiore se ne adatta una se- 
conda più stretta rettangolare, retusa in punta, ed entram- 
be lunghessa la linea mediana interna della faccia gib- 
ba di ogni dente s’innestano e finiscono assottigliate co- 
me un nastro, e ripiegate. La sostanza di dette lami- 
nette è perfettamente ossea verso la bocca, dove tutte e 


( 926) 
cinque si toccano ed in parte ne chiudono | orificio, 
terminando delicate a gnisa di linguetta, striate a tra- 
verso , di sostanza setolosa con splendore metallico € 
quasichè analoga all’ asbesto. Esse nell'’£. Cidaris man- 
cano, ed i denti finiscono come il becco della penna 
da scrivere e privi della seconda laminetta. 

Presso l’apice dell’apertura della faccia gibba de’denti 
esiste un forame continuato sino al termine del loro dor- 
so 3 come pure si veggono due seni tra la spessezza di 
ognuno di. essi, o nell’angolo di unione della faccia con- 
vessa alle due laterali e piane analogo all’ antro d’Higmo- 
ro. Ciaschedun dente per la sola base si articola col com- 
pagno, dove evvi un mezza fovea triangolare , che si 
rende compiuta col dente vicino, nella quale allogasi un 
ossetto rettangolare (Ossicula trabecularum instar, Ba- 
ster ; poutre osseuse, Cuv. ) fornito d’incavi ed 'emi- 
nenze laterali, con cui si adatta ed articola nella de- 
scritta fovea triangolare, e tra’ quali passa l’ arteria 
esofagea , appena convesso su e curvo giù. 

Il terzo ed ultimo ordine di ossetti è quello , 
che ora si descrive, conosciuto da Baster colle seguenti 
parole : » staminum in flore passionis more exsurgunt. » 
Ognuno de’ quali è ricurvo, prismatico ne’lati, roton- 
dato all’esterno, aderente mercè legamento alla fovea 
della faccia piccola. ed. interna di uno degli ossi de - 
scritti, e coll’ altro estremo finisce ad x rovesciato nel- 
l’E.edulis e neglectus, orbicolare nell’ E. neapolita - 
rus, con alette nel Cidaris, privo delle due aste di- 
xergenti e compresso: nell E. samatilis, e miliaris. È 


(327) 

tale la meraviglia che reca la contemplazione dei descritti 
pezzi della bocca, che Gesnero parlando de’ medesimi dice: 
» forma eius in rotunditatem conglobata est, dempta una 
parte parum compressa, in qua os est rotundum quinque 
dentibus incurvis intuscavis, et in idem punctum coeùn- 
tibus munitum: ii quinque maxillis internis connexi sunt, 
quae ab ore intus erectae, ex acuto in latum tendentes, 
et ambienti calyce continuae: tam mirabili stupendo- 
que artificio sunt constructae et caelatae, ut nihil sit 
in toto mari elegantius spectatuque iucundius ( Op. 
cit., lib. IV, p. 350 cum icon.) ». 


$. II Zntegumenti. 


a. Esterno) La superficie degli echini è coperta 
da cute alquanto spessa, molliccia, facilissima a spappo- 
larsi appena distaccata, avente de’ pantini che la fanno 
comparire verde nell’ E. Cidaris e spatagus , verdic- 
cia o bleu nell £, saxatilis, e violetta nell’ E. edu- 
lis e neglectus. La medesima poi veste i piedi, le 
branchie e le diverse specie. di pedicellarie , .termi- 
nando nell’ orificio della bocca. e dell'ano, non chè al- 
l'orlo osseo di ogni spina maggiore e minore, nelle qua- 
li costituisce l’inviluppo esterno alla prima tunica della 
loro capsula articolare. Ben inteso che quando |’ ani- 
male sia prossimo a morire incomincia a disfarsi, e se- 
co porta la caduta degli aculei ossei; rimanendo solo 
i cartilaginosi, che nell E. edulis patentemente appa- 
»iscono: vestiti. dalla cute punteggiata. 


(329) 

b. Interno). È così chiara laesistenza della tuni- 
ca interiore e peritoneale nell’ £°. zeapotitanus, che dà 
‘luogo ad osservare la maniera come veste le vescichet- 
te, le ovaie cui dà una membrana aderente alle cinque 
suture longitudinali della scatola ossea, forma il mesen- 
terio, e si adatta sul sistema muscolare de’denti, da 
coprire. tutta la Zaferna Aristotelis ; essendo nell’ E. 
Cidaris prolungata in cinque borse ovali aperte  neli’ 
atrio della bocca, e propriamente avanti ogni dente, 
onde l’acqua marina possa introdurvisi, e passare in 
tutti gli spazi esistenti tra caduno di questo e colla 
particolarità di essere corredata di produzioni aculeate. 

Dall’ esofago si estende direttamente presso l’ano, 
onde stabilire una perfetta comunicazione membranosa fra 
quello ed il retto ;' ‘affinchè sia mantenuta in sito la ve- 
scica ovale che fa l’officio di cuore, e non soffra alcuno 
spostamento l’ intero tubo cibale, nel quale rappresen- 
ta il mesentero , sotto l’ urto della corrente di acqua 
marina, che dall’ esterno circola nell’ interno di siffatti 
animali, entrandovi forse eziandio tra’tendinucci dell’ a- 
no. Nell’ atrio della bocca si adatta in forma di tam- 
buro presso l’ apice dei denti, ed alla base de’ mede- 
simi circonda strettamente l’ esofago. 


6. II. Sistema muscoloso. 


Pa 


I. Borse articolari. ) Nelle spine grandi e pic- 
eole n° esistono due, una esterna e l’altra interna ; ab- 


( 329 ) 

bracciandosi dalla prima il collo del trocantere fino 
all’ orlo circolare di ogni spina, ed intorno intorno ve- 
stendosi dalla seconda |’ esteriore parte dell’ acetabolo 
e del trocantere : attesochè dal centro di amendue que- 
sti ultimi si prolunga il legamento, che sembra forma- 
to da valide fibre cinte dalla tunica sierosa o sinoviale 
ad opera di cui fassi l’ articolazione per artrodia. 

II. Bocca ) Numerosi sono i muscoli, che muo- 
vono i denti e l’orificio dell’ esofago. --- 1. Dilata- 
tori superiori. Incominciano da’ cinque lobi variamen- 
te incisi, in cui presentano un masso carnoso, che 
dapprima si restringe, indi si amplia, e poi men- 
tre si attenua scorgesi allungato e diviso in due sot- 
tili muscoletti, che separatamente si legano all’ inter- 
no lato di cadaun ossetto rettangolato. -- 2. Inferiori. A° 
sopraddetti lobi carnosi è attaccata una coppia di pic- 
coli muscoli, terminando ognuno separatamente a drit- 
ta e sinistra del becco di ciaschedun dente. 

II. Derti)-- 1. Superiori. Nascono tali muscoli dal- 
la fovea esistente nella metà interna dell’asso , che forma 
gli archi, e terminano nelle incisioni laterali superiori 
esterne di ogni dente. Nell’ E. Cidaris compariscono 
divisi in due distinti lacerti. -- 2. Inferiori. Tra la metà 
dell’ orlo interno osseo in vicinanza degli archi princi- 
pia un piano muscolare risultante da vari lacerti, che 
finiscono nella base di ogni dente, la quale ne è del 
tutto circondata. --3. Aduttori. Hanno origine ne’ solchi 
scolpiti tra la faccia laterale di ciaschedun dente, i 
cui rialti finiscono pettinati. Siffatti muscoletti sono fra 


42 


( 330 ) 
loro paralleli, larghi e formantino vari distinti strati 
muscolari, pe’ cui spazi equidistanti e simmetrici pas- 
«sa con molta facilità l’acqua marina. 

IV. Esofago)-- 1. Costrittori. Ad ognuno de'cin- 
que pezzi ricurvi, che nell’ E. edulis , saxatilis, ne- 
glectus finiscono ad x, son legati due muscoli, che 
incominciano triangolari ed obbliquamente dal centro dei 
due orli ossei orali, e colla particolarità che uno diri- 
gesi alla branca dritta di detto osso. e l’altro alla sini- 
stra del compagno. -- 2. Dilatatori. Siccome una mem- 
brana fibrosa pentagona unisce tutti e cinque gli ossi 
ad x intorno l’ esofago, così ne’ suoi margini esteriori 
esiste un masso muscoloso è che concatena in altrettan-. 
ti pezzi gli ossetti descritti, e contraendosi gli disco- 
sta dall’esofago, che quindi ne è ampliato. 

V. Linguette) -- Adduttori. Dalla metà di ciasche- 
duno di questi muscoli parte una coppia di fascetti 
carnosi, che adattasi a’ lati di ogni linguetta ripiegata. 

VI. Valvule dell'ano dell'E. neapolitanus). Han- 
ho varii brevissimi lacerti muscolosi , che partono dal- 
lo sfintere dell’ ano e si dirigono alla faccia inferiore 
delle quattro valvule ossee, che ermeticamente  chiu- 
dono colla contrazione , aprendolo col loro  rilascia- 
mento. 


6. IV. Canale degli alimenti. 


Il principio dell’ esofago mercè particolare tunica 
è legato all’incavatura di ogni dente; di poi tubolo- 


(331:) 

so, ristretto e dritto discende nel cavo addominale, 
formando delle rugosità traversali , e «descrivendo due 
girate e più nell’ £. neapolitanus; nel mentre nell’ E. 
edulis e Cidaris cammina quasichè dritto, ed in grazia 
del mesenterio si lega presso il forame osseo. interno 
dell’ ano. Il canale intestinale diviene vieppiù rugoso a 
traverso , il quale nell’ E. Cidaris si amplia di molto 
emulando un quintoplo ordine di stomaci, e nella prima 
girata è disposto in cinque rientrature ad elevazioni sim- 
metriche , esternamente attaccate al mesenterio irsuto’, 
e tendinoso-dentato. Questo nell’ opposto lato dell’inte- 
stino presenta nella sua spessezza delle glandule conglo- 
‘merate ., e vari follicoli oltre la. vena meseraica. 

Il descritto pezzo intestinale che per la struttura è 
uniforme ed analogo al duodeno, nell’£. zeapolitanus 
è meno allargato, e descrive le stesse cinque. curve, 
le cui rientrature sono più estese. Rugoso con cellet- 
te e. semidiaframmi ‘paralleli si vede nell’ E. edulis, 
il quale all’ esterno mediante fili tendinosi adereuti al 
mesenterio è legato al guscio ; giacchè nel margine in- 
.terno libero è costeggiato da un canale rotondo avente 
longitudinali e poco {profonde rughe, che incomincia 
dal termine dell’ esofago e finisce al principio dell’ in- 
testino tenue; stabilendosi in tal modo una comunica- 
zione diretta tra questo budello e |’ esofago. 

Il canale intestinale ne’ sopraddetti echini all’ in- 
tatto levigato e rotondo descrive altre cinque girate , 
parallele alle prime e di minore estensione, essendo con- 
formato a spira nell’E. Cidaris. Nella parte esterna ad 

* 


a 


(1392) 
opera del mesenterio è attaccato al guscio, e poi termina 
o » ° 
nel foro esteriore dell’ ano molto sottile e centrale nel- 


I’ E. Cidaris ed edulis , con una specie di sfintere e 


chiuso da quattro valvule nell’ E. rmeapolitanus, e late- 
rale nell’ £. saxatilis. 

Il colorito dell'esofago è per lo più gialliccio , 
e con varie macchiette, le quali nella superficie inter- 
na guardandosi colla lente presentano delle eminen- 
ze romboidali , rilevate, con macchia rossa di vino nel- 
l’ apice. Siffatti rombi si veggono depressi e punteggiati 
nel resto del tubo intestinale ; giacchè le rughe del- 
l’ intestino duodeno offrono la vena meseraica, d’onde par- 
tono de’vasi paralleli, somiglianti a delle laminette glan- 
dulose separantino un umore giallo-fosco necessario alla 
digestione. Due tuniche abbastanza esili compongono il 
canale degli alimenti, che sono fra loro talmente uni- 
te da farle reputare una sola membrana. La esterna di 
esse deriva dal peritoneo e la interna dalla solita moc- 
ciosa, la quale nel duodeno pare forse fibrosa , ma 
ciò nasce dalle moltiplici rughe e da’ vasi. 

Andamento alquanto diverso rimarcasi nel tubo in- 
testinale dell’ E. spatagus, il cui esofago è senza den- 
ti, un pò allargato nel principio , assottigliato e drit- 
to in seguito; ove nasce il duodeno che gli passa 
per sopra, ed un canale abbastanza ristretto e traver- 
salmente diretto verso l’ incominciamento del digiu- 
no, ove si apre. Ma lo stesso duodeno giallo e con 
molte rughe traversali, nel discendere e descrivere la 
seconda girata, comunica con un sacco terminante mol- 


(13339) 
to largo ed in forma di cieco, Allo stesso segue il di- 
giuno che descrive una curva ovale , maggiore degli 
altri de’ quali è più largo, e dalla sua estremità ha 
origine il retto assai attenuato e spirale. 


G. V. Ovaze. 


Le ovaie sono al numero di cinque negli echini 
annunziati tranne l’ E. spatagus , in cui se ne osser- 
vano quattro disuguali; vale a dire due grandi anterio- 
ri, ed altrettante piccole posteriori. Ne’ primi echini 
ognuna di esse presenta un canale comune aperto pres- 
so l’ano, e nell’estremità opposta termina perfettamen- 
te chiuso. Siffatto tronco o canale primario mercè la 
duplicatura delle lamine del peritoneo aderisce ad una 
delle cinque suture della scatola ossea , nel suo tragit- 
to a dritta e sinistra cacciando de’ rami primari sud- 
divisi in altri, e terminati da piccole borsette rotonte 
od acuminate. 

La descritta ramificazione nell’ E. saxatilis e Ci 
daris giugne alla terza divisione , e nell’ E. reapolita- 
nus arriva fino alla quarta e coll’ovaia rossa. Quella dell’ 
E. spatagus e degli altri echini è gialla, avendo il canale 
comune diviso in due 3 quale dicotomia costantemente 
si conserva fino alla quarta divisione, in cui l’ ovaia 
finisce in tante vesciche cilindriche bifurcate. È d’ av- 
vertirsi che la intera sua massa in questo echino è 
molto irritabile ; e, stimolata con un corpo pungente, 
si conserva anche per qualche tempo dopo essere stata 


(334) 
separata dal corpo dell’ animale in discorso. Tutte. e 
quattro poi le ramificazioni primarie dell’ovaie co’ pro- 
prii forami terminano nella posterior parte. del dorso. 
Le loro uova. osservate al microscopio sono ellittiche, 
trasparenti e con una elevatezza nel centro. 

Le ovaie dell’ E. edulis, neglectus , miliaris e 
saxatilis, costituendo la sola parte mangiabile de- 
gli echini e perciò furono tanto ricercati da’ Romani, 
riescono un cibo grato allo stomaco: e sperimentansi 
leggermente purgative in grazia del muriato di soda, che 
vi. si contiene. Gli antichi hanno molto scritto su la 
virtù medica e talora velenosa degli echini, di cui oggi 
non si tiene più conto. Le facoltà medicinali a’ medesimi 
attribuite da Ippocrate e da Galeno non sono . affatto 
più apprezzate. Si apprestano ora in qualità di leg- 
giero alimento . a’ convalescenti di malattie. acute. Il 
loro abuso, che non è tanto difficile ad avverarsi tra’ 
ghiottoni, ha cagionato delle coliche e talora dissen- 
terie. I marinai mi assicurano che le ovaie dell’ E. 
neapolitanus sieno perniciose a coloro, che le mangia 
no; per cui non è pescato siffatto echino per gli usi 
domestici. 


$. V. Sistema circolante. 


a. Vene ) Dall’ estremità dell’ intestino retto inco- 
mincia la vena enteroidea, costeggiando tutto l’ interior 
lato del budello fino all’ esofago, presso il cui ter- 
mine sbocca nell’ anello vascoloso. La nominata vena 


( 335.) 

nel suo tragitto sì dalia parte in cui fiancheggia l’ inte- 
stino che dall’ altra del mesenterio, caccia sempre de’ va- 
si, i quali nell’ £. Cidaris sono più visibili per le ana- 
stomosi, che formano coll’ arteria enteroidea e per le 
diramazioni, che danno al mesenterio. Il sangue di 
detta vena è rosso-violetto tendente solo al  gialliccio 
nell’ E. spatagus e neapolitanus, ed al verdastro nell’ 
E. Cidaris. 

b. Arterie ) Dall’anello vascoloso dell’esofago par- 
tono non ‘solo l’ arteria enteroidea che parallela alla 
vena di tale denominazione, cui puranche somiglia pel 
colorito del sangue, e si anastomizza soprattutto nel 
duodeno tra le intestine e’ 1 mesenterio mercè traver- 
sali e picciolissimi ramoscelli ; ma benanche le cinque 
arterie esofagee, le quali pria di andare a ramificarsi con 
parallelo tragitto nelle lacinie della bocca, median- 
te un ramo che passa tra i muscoli de’ denti si ana- 
stomizzano alle cinque arterie dorsali per mezzo degli 
ambulacri continuate dritte sino all’ ano, eccetto nell’ 
E. saxatilis ed edulis ove sono appena flessuose, 
passando sotto gli archi ossei, e nel solo £. Cidar:s pel 
loro spazio mediano; indi ognuna pel rispettivo canale 
esce fuori della‘scatola ossea, onde somministrare vaselli= 
ni alla cute, e nell’E. Cidaris patentemente risale pel 
mezzo degli ambulacri fino all’ apertura della. bocca. 
Tutte e cinque le arterie dorsali formano un anello 
intorno questa e l’ ano. Tale è l'andamento dell’ ap- 
parato vascolare negli echini in disamina uranne il se- 


quente, 


( 336 ) 

Presso la superior parte dell’ orificio della bocca 
dell’E. spatagus a guisa di pentagono principia un’arteria, 
che con parabolico andamento a dritta’e sinistra si continua 
pe lati superiori della scatola ossea , avvicinandosi viep- 
più presso l’ano. Indi divaricano di bel nuovo con di- 
rezione quasi retta , amendue accostandosi in corrispon- 
denza de’ forami delle ovaie, nel qual punto costitui- 
scono le arterie branchiali posteriori, dove a’lati ed 
in situazione fra esse opposta escono le branchiali an- 
teriori che, risalendo pel dritto e sinistro lato del 
guscio osseo , finiscono eziandio ne’ lati superiori del- 
la succennata arteria poco distante dal suo mezzo, do- 
ve termina l’ arteria sagittale , che proviene dallo stes- 
so anello arterioso circondante gli orifizi delle ovaie. 

Nel mezzo del lato inferiore dell’ arteria pentago- 
nale trovasi l’ anello vascoloso esofageo , in cui sboc- 
ca la vena enteroidea, e parte l’ arteria di tal nome , 
percorrendo entrambe il margine interno e l’ esterno 
del tubo intestinale, e formando circolari e paralle- 
le anastomosi nel duodeno. L’ Ampolla Poliana col 
suo dritto canale nasce nell’ angolo inferiore sinistro 
del sopraddetto pentagono vascolare, donde ha origine 
l’ arteria mesenterica minore, che finisce sola al di là 
del duodeno, ed un altro consimile vaso compagno , 
che presso il termine di questa passa dietro l’ inte- 
stino retto e, scorrendo dritto sul peritoneo della sa- 
tura sagittale, si anastomizza coll’ anello vascoloso cir= 
condante le ovaie. 


c. Ampolla Poliana o cuore, ) Rappresenta il 


( 337 ) 

ricettacolo comune della circolazione egualmentec che 
dissi avvenire per lo Sifuncolo , le Oloturie, ele Aste- 
rie. Essa incomincia tubolosa dall’ anello vascolare del- 
l’ esofago, e con flessuoso corso finisce rigonfiata ;  es- 
sendo strettamente legata all’ esofago mediante il peri- 
toneo, che si prolunga fino alle pertinenze dell’ ano, e 
corrisponde alla faccia interna del pezzo osseo  al- 
veolato ove esiste una fovea ripiena di sostanza. granel- 
losa, e quasichè analoga a quella racchiusa in detta 
ampolla, che mi è sembrato in tutti gli Echini all’ 
infuori dello spatago, che ne è privo, dirigervi un va- 
sellino. 

d. Ampolline o vescichette sanguigne) Monro le cre- 
dette piene di acqua senza conoscerne l’officio ; poichè le 
medesime sono onninamente identiche agli Otricelli Fo- 
lineani da me descritti nelle Oloturie. Variano soltan- 
to per la forma. Quali vescichette offrono la figura la- 
mellosa ; o sia hanno la faccia inferiore piana, le due 
lateriali alquanto rigonfiate o compresse a seconda, del 
bisogno, e la superiore semicircolare (E. esculentus, e 
Cidaris), e falcata nell’ E. neapolitanus. Ogni ampol- 
letta è appoggiata alla sottoposta e nel tutto insieme la 
intera serie di esse vedesi semiembriciata 3 comunican» 
do nell’ angolo interno ad opra di breve canaletto colla 
respettiva arteria dorsale, la quale tanto alla sua dritta 
che alla sinistra ne tiene una filiera in certi Echini al- 
terna ed in altri opposta. 

. Le mentovate ampollette lamellari sono appena 
striate a traverso negli Echini esposti non escluso lo 


43 


( 338 ) 

spatagus , giacchè nel solo Cidaris appaiono murica- 
te: Le arterie dorsali dell’. esculentus e saxatilis 
| presso 1’ esofaso hanno in vece di laminette , le cui 
filiere finiscono sotto ogni ponte, a dritta e sinistra un 
corto canale da cui pendono tre vescichette , che veg= 
gorisi solitarie in gran parte del loto superiore tragitto 
vell'£. Cidaris, di figura più allangata ed in maggior 
copia nell’E. nedpolitanits, e quasi nell'intero corso del - 
l’arterie laterali € mediana, sì con opposta che con al- 
terna direzione nell’ E. spatagus, cotne sarà meglio 
dimostrato dalla corrispondente figura. 

e. Branchie ) Non è a mia notizia che sieno 
state ancora descritte da alcim autore. Esse veggonsi 
al nuimero di dieci negli Echini in esame, eccetto VE. 
neapolitanus che nè ha venti. Sono situate nei semicanali 
esistenti nel segmento di cerchio osseo, che trovasi fra 
ogni ponte circondantè 1° apertuta del guscio vicino la 
bocca. Si avverta però che PE. neapolitanus le mostra 
indpiantatè sulla membrana fibrosa, che chiude tale aper- 
tura. Ogni branchia risulta da un canale bifàrcato fuo- 
ri del guscio e diviso in tante lacinie pinnate, termi- 
nando dentro di quest’ultimo in Una specie. di sacco 
pendalo e ‘diviso ‘in due tionchi, de quali ognuno fini- 
sce variamente sfrangiato, ‘analogo forse alle vescichet- 
te [poc'anzi descritte ; ‘altesocliè contiene il sangue ‘ed 
un umore poltaceo ‘identico a quello racchiuso nell Am- 
polla Poliana. Non ancora nè ho conosciuto il rap- 
porto col sistema sanguigno. 

e. Picedt ) L° inferior faccia delle vescichette la- 


( 339 ) 


mellose ha quattro canalini , riuniti in due coppie, che 
nell’ attraversare i forami degli ambulacri s’ internano 
‘in un tubo attaccato alla fovea di \cadaun paio di 
forametti, dentro. cui. separatamente. camminano fino 
al termine di questo comune canale , che nella mag- 
gior parte degli Echini vedesi costrutto da tunica con 
tibre-longitudinali e traversali.,, necessaria per l’estensione 
e contrazione loro, avente nell’ #. esculentus. |’ apice 
con disco'osseo dentato ed una fovea centrale , conosciu- 
to da Lamarck per la P. rotifera. Con essi gli Echi- 
ni si attaccano con tale forza alle pareti de’ vasi; quan- 
tunque levigatissimi, che: è facile piuttosto di rompersi 
che. distaccarsene; e possono eziandio muoversi a gui- 
sa di remi nel mare. Siffatti piedi nell'E. neapoltanus, 
nel Cidaris , e nello spatagus nascono. pure. da ogni 
vescica 3 ed in quest’ ultimo alcuni; finiscono piani con 
centro bianco, ed altri son terminati da disco cou infiniti 
coni. disposti in:ombwelle concentriche..I dieci piedi o 
tentacoli, che circondano la bocca, dell’ E. esculeztus; 
saxatilis ec: finiscono con due distinti canalini in una 
vescica:, che méercè (breve tubo; sbocca nell’ arteria ra- 
diale poco lungi dall’ anello vascoloso! 

g.. Pinne) La vescichette lamellari dell’ £. neapo- 
litanus invece: de’ piedi appuntati hanno un tubo da 
uni:lato pennato, mancando del tutto! negli altri E- 
chini ;: esche: nell’: spatagus !è a dritta e: sinistra inci- 
soyeocolla particolarità di essere appena: bipinnato; chia- 
tamente mostrando il vaso:mediano ripieno . di massa 
cruorica» da: crenderlo più colorito delle altre parti, 

È * 


( 340 ) 

h. Grappoli vescicolosi ) Il vasellino, che dal fondo 
dell’Ampolla Poliana sì dirige verso la fovea corri- 
spondente alla faccia interna ‘dello scudetto maggiore 
dell’ ano, comunica con un corpo vescicoloso , risul- 
tante da numèrosi granelli, ne’ quali si contiene un 
umore identico a quello dell'’'Ampolla Poliana o sia 
del cuore. L’ E. spatagus, che perfettamente ne man- 
ca, ed avendo l’ Ampolla accennata senza vaso di co- 
municazione nel suo, fondo, offre sul mesenterio vari 
grappoli vascolosi provenienti dalle diverse diramazioni 
dell’arteria meseraica minore e pendenti sul mesenterio. 
Esplorata siffatta sostanza al microscopio l'ho rinve- 
nuta ricolma di globetti sanguigni.. L'E. Cidaris è 
sfornito delle succennate produzioni vascolose : e chi 
sa che con queste e co’ corpi sfrangiati, delle bran- 
chie non abbiano relazione i gruppi vescicolosi delle 
Asterie ? ab 
Sappiasi in. ultimo che quantunge Olivi (Zoolog. 
adriat., p.. 71) avesse annunziato con entusiasmo la 
scoperta de’ vasi linfatici degli Echini fatta dal celebre 
Monro, pure gli odierni zootomisti e le; mie ricerche 
su tal punto nulla hanno dimostrato; di vero, Che an- 
zi se ne rileva 1’ errore dalle seguenti parole del dot- 
tissimo Cuvier.: » dans les 0ursizs, on: voit plus par- 
ticuliérement les grandes artères: de l’enveloppe .donner 
un petit. rameau. pour cile faire. passeri au travers. de 
chacnn des petites trous, et pour aller par là nourrie 
les pieds ,. les mouscles des épinès , et: les. autres: par- 
ties molles \extérieures. Je pense que ce sont, ces vais- 


(341) 
seaux-là que Monro a pris pour des absorbans ( Leg. 


d’ Anat. comp., vol. 4, p. 417 ) ». 


$. VI. Sul nuovo e particolar movimento 


de’ globetti sanguigni degli Echini. 


Le Memorie del dottor Schultz , professore di 
fisiologia e materia medica nella Regia Università di 
Berlino, sul circolo del sugo proprio della Celidonia 
maggiore (1), immediatamente seguite da altre sue ana- 
loghe osservazioni concernenti i fenomeni della vitalità 
del sangue umano (2); furono con ragione annunziate 
in vari accreditati giornali (3), ed in opere anatomiche (4), 
come fatti. estremamente importanti, da’ quali molte 
utili conseguenze avrebbonsi potuto dedurre. Ma dis- 
graziatamente il semplice titolo di novità suole spesse 
volte arrecare una prevenzione sfavorevole appo coloro, 
che intraprendono simili ricerche con, animo preoccu- 


(1) Obs. micr. sur la circul. du suc propre dans 
la Chelidoine. 

(2) Mém. sur le phénom. de la vie dans le sang 
demontr. par les observ. microscop. 

(3) Journ. compl. du dict. des sc. medic., vol. 
XVI, e XIX. 

(4) Meckel, Manuale di Anatom. gen., trad. 
da P. Giusti, pag. 9. 


(342 ) 

pato in modo che talora si ‘contentano di sagrificare la 
verità perchè contraria alla propria maniera di vedere. 

In non debbo tacere che negli anni scorsi con im- 
parzialità osservai il moto de’ globetti, che ‘circolano 
ne? vasi della succennata Celidomia e di qualche Eufor- 
bia (1). La perquisizioni mie però sono di pochissi- 
mo peso alla favorevole ‘opinione. emessane da’ rino- 
matissimi scrittori Linck, Rudolphi, Reichenbach, Hay- 
ne, Treviranus (2) e Dutrochet (3), che sulle prime 
se ne era dichiarato contrario , e poi con una impaur- 
zialità degna de’ più grandi elogi e da essere. imita- 


su 


(1) Nel sugo dell’ Euphorbia lathyris fo rilevato 
alcuni corpi rettangolari., che non saprei se sien 
dessi. corrispondenti a’ bastoncelli ravvisativi. dal 
celebre prof. dell’ università di Breslau. L.-C. Tre- 
viranus (Journ. compl. des sc. méd., vol. XXZ/, pag. 
215 --- Sur le suc propr. des végét., ses réserv. , ses 
mouvem. et ses usag. ). Quali rettangoli sono stati 
da me eziandio scoperti e dimostrati al ch. Carus 
ne’ globetti bianchicci situati nella esterior serie de’ 
tentacoli dell’Actinia rabra. e dell'A. Cari. Siffat- 
ti corpi rettangolari. sonosi da me rinvenuti anche 
nella, sostanza glandulosa situata presso l’esofago 
dell’ Ascidia canina. 

(2) Memuscit.t pag. 248: 

(3) Fèrussac, Ball. dés. scio méd., tom XII, pag. 
195. 


(343 ) 
ta da’ veri amatori delle scienze, ha pubblicamente 
confessato il suo errore , attribuendo ancor egli sì al 
sugo della Celidonia che al sangue degli animali un mo- 
vimento molecolare d’ incognita natura (1). 

Ma sia ciò detto per incidente e passo ora al fe- 
nomeno singolare , che mi è occorso di osservare , il 
quale in unione delle precedenti ragioni rende la teo- 
rica del medico di Berlino su la vitalità delle particelle 
del sangue oltremodo esatta. Egli è troppo vero che negli 
animali a vertebre durante la vita non riesce così age- 
vole a dimostrare la presenza del siero, in cui nuotano i 
globetti cruorici. Ed Haller (2) scrive: » nulla ejas par- 
tis ( seri ) suspicio nascitur, si plenam venam videris: 
in arteria enim et vena ranae, si sane beneque pasta 


(1) L’acecennato moto ne'gruppi ovali, ed in que’ 
simili a’ girini dellerane lho veduto durare 10 în 12 
ore dopo di acer sezionato în più parti l’animale , 
restandone illeso però qualche vaso; e per 15 e più 
minuti qualora riceveva una goccia di sangue în un 
cristallo concavo , 0 sia fintantochè non se ne dis- 
sipava il siero. l movimenti che Heidman attribuì 
alle fibre sanguigne debbansi ripetere da’ suddetti 
globoli posti in serie longitudinale , e precisamente 
da’ nocciuoli de’globeiti del sangue. 

(2) Elem. phys., tom. I, p. 181. 

certo però che il suddetto siero cresce appena 
che sia uscito il sangue da’ propri canali. 


(344 ) 

fuerit, globuli rubri adeo confecti sunt, ut quidquam 
praeter eos inesse non suspiceris ». Esso poi è negato 
da Dollinger e da Schultz, che dice esser la massa san- 
guigna, durante la vita, omogenea e divisa in una in- 
finità di corpuscoli gli uni su gli altri e sulla interiore 
parete de’vasi esercitando la più viva azione, ed un mo- 
vimento di. rotazione, che da Dollinger è stato parago- 
nato ‘alla sabbia fina, che scorre nell’ oriuolo a polvere, 
e che il chiarissimo Poli (1) crede derivare dal vapore 
espansile rinchiuso in ogni globo. 

i Tale idea merita però di essere meglio deciferata 
negli animali invertebrati marini , il cui sangue circo- 
lante ne’ propri canali si scorge composto da due parti 
di siero, e ’l1 resto da globetti analoghi a que’ del san- 
gue de’ vertebrati e quasichè dell’ uomo: i quali, sen- 
za allontanarsi dalla loro sfera di azione, o sia di re- 
ciproca attrazione e ripulsione , offrono un moto pro- 
prio e ben diverso da quello, che vien loro comunica- 
to dal cuore e dalla contrazione de’ canali pei quali 
scorrono 3. o pure dall’ essersi. ricevuta una goccia di 
sangue sopra un pezzo di vetro con inclinata  posi- 
zione. --- Quale forza rotolatoria è insita a cadauno 
globetto, e smentisce. l’ opinione di coloro , che li 
considerano aventino de’ rapporti meccanici coll’ orga- 
nismo , erranti nel siero a guisa di sostanza morta, e 
forniti del solo moto, che loro si comunica dalla vita- 
lità de’ vasi, 


(MiZiest zi. Suc. volpi 10; 


(345 ) 

Colla lente numero 3 del composto microscopio di 
Dollond contemplando una goccia di sangue arterioso 
dell’. miliaris, saxatilis , neglectus , esculentus e 
Cidaris, è facil cosa ravvisarvi gran grantità di siero (1)) 
e molti globetti cruorici (2); iquali, oltre il parzial mo- 
to di attrazione e ripulsione derivante dalla loro oscil- 
lazione indipendentemente dal cuore e da’ vasi, ne ave- 
vano un altro comune alla intera massa risultante dall’ 
aggregato di 10-15 di siffatti globetti, e costituendo 
una specie di tribù corredata di un movimento rotato- 
rio parziale ad ogni globetto , e di un altro eziandio 
rotolatorio generale appartenente alla descritta colonia. 
Ed è di grazioso divertimento all’ occhio il vedere gli 
accennati gruppi composti di globetti , che in determi- 
nati .siti del liquido sieroso presentano parecchi. sepa- 
rati movimenti, .non dissimili da molti distinti grup- 


(1) Nel succennato liquido esistevano eziandio 
alcuni corpi ovali, che mercè esatte osservazioni ri- 
conobbi essere le uova di siffatti Echinodermi, le 
quali erano perfettamente analoghe a quelle conte- 
nute nelle loro ovaie. 

(2) Questa osservazione, che il sangue durante 
la vita risulti da siero e globetti, è di perfetto accor- 
do con quello, che il celebre cav. Carus (Bull. des 
sc. nat., vol. XII, pag. 110) scoprì nelle larve degl’ 
insetti, nelle lamelle dell’Arion virgo, ed anche nella 
Lampyris italica , che raccolse in Terracina. 


44 


(346 ) 

pi di dansanti. Tal mio paragone non deve affatto ri- 
svegliare l’idea di Eber (1), che reputò i globetti 
cruorici animaletti infusori, co’ quali Schimidt trova 
qualche analogia (2). Aittesochè questi rappresentano i 
primi sforzi che la natura opera per avere assoluta esi- 
stenza , ed essendo i vestigi primitivi della individua- 
lità organica , e formati dalla riunione delle differenti 
molecole della sostanza organizzata. Dippiù le particel- 
le sanguigne hanno un’ esistenza transitoria e non da 
loro stesse. 

La vita delle medesime consiste nell’ azione e rea- 
zione scambievole, e muoiono quando queste forze 
finiscono e si arrestano 3 non acquistando concreta e- 
sistenza che mediante i rapporti vitali, che serbano 
colle altre parti dell’ organismo , cioè vasi , ner- 
vi ec. , di cui formano unità relativa. Gl' infusori inol- 
tre , siccome l’uomo, racchiudono in loro la ragione 
‘della particolare esistenza, anzichè come le molecole 
organizzate in un’altra. Per cui disse molto saggiamente 
il prof. Schultz che i movimenti delle malta: orga- 
niche primitive, di quelle del sangue e del sugo pro- 
prio de’ vegetabili costituiscono l’ atto elementare, da 
cui prende origine la monada nella sua più grande 
semplicità e l’uomo immagine della Divinità nel suo 


(1) Observ. du helmint. Gaetting. > 1798. 
Delle Chiaie, Elmint. umana, pag. 67. 

(2) Sur les globules du sang. ( Journ. compl. du 
Dict. des scienc. médic., pag. 219, vol. XVIII. ) 


(347 ) 
più alto grado di composizione e. di perfezionamento, 

Gli esposti fenomeni di moto comune a’ gruppi di 
globetti cruorici sono vieppiù rilevanti nel sangue dell’ 
E. neapolitanus. In esso anche coll’ aiuto di una 
semplice lente, e circolante dentro i propri canali 
vedesi numerosa serie di. globetti cruorici, che riuni- 
ti emulano la figura de’givini delle rane, o meglio 
quella dello Zoosperma iapetica Bory appartenente al 
-seme umano. Il loro colorito rosso-fosco è pure diverso 
.da quelli dell’ E. esculentus, miliaris e Cidaris. Uno 
spettacolo veramente importante rilevai nell’ E. spata- 
«gus, la cui massa cruorica nuota a glomeri nericci in 
grande quantità di siero , ed osservata al microscopio 
apparve fatta da gruppi ovali e dotata di rotatorio e 
progressivo movimento , il quale durò per 15 minuti. 
Simigliante fenomeno si osserva ad occhio privo di len- 
te nel liquido sanguigno circolante in tutt’ i punti del 
suo sistema venoso ed arterioso. 

Il descritto moto rotatorio comune de? globoli san- 
guigui non si ravvisa nelle specie di altri generi di 
animali senza vertebre del mare delle due Sicilie da 
me sezionati, ed in particolare nelle Asterie ed Olo- 
turie ; il sangue de’ quali però componesi - benan- 
che durante la vita di molto siero e di parecchi glo- 
betti. Questi non solo erano analoghi a quei de’tessuti 
di siffatti esseri, ma ho veduto che, a tenore del 
maggiore o minor grado di loro composizione, vi si 
rattrovino in più o meno abbondanza. 


Egli inoltre è necessario dichiarare che siccome i 
Loi 


( 348 ) 

globetti sanguigni dell’uomo poco dopo essere usciti 
da’ canali si avvicinano tra loro, onde formàre una spe- 
cie di rete analoga a quella de’nostri tessuti elementari, 
come ho dimostrato per l'epidermide; così, terminato il 
moto rotatorio particolare e comune de’ globetti cruo- 
rici dei mentovati Echini e quando il siero siasi all’in- 
lutto evaporato, acquistano eziandio la forma retico- 
lare, che è il marchio de’primi fili dell’ organismo ani- 
male originati dal deposito ne’ rispettivi visceri de’ suc- 
cennati globetti. Quale operazione contraddistinta col vo- 
cabolo di forza plastica del sangue negli animali e 
vegetabili comportasi sempre allo stesso modo, tranne 
appo la Nereîs cuprea , in cui i suddivisati globetti 
cruorici si avvicinano tra loro per disporsi a guisa di 
alberetti, non altrimenti che il chiarissimo cav. Poli vi- 
de accadere in vari abitanti dei testacei bivalvi e mol- 
tivalvi (1). 

Dall’ esposto bisogna conchiudere : 

I. Che tanto i globetti del sugo proprio della Ce- 
lidonia maggiore, che que’del sangue abbiano proprio e 
rotatorio Movimento ; 

II. Che il siero circoli co’ suddetti globetti dentro 
i canali degli animali invertebrati , ed in minore quan- 
tità anche in quei dell’ uomo; e 

III. Che nell’ E. esculentus, Cidaris, saxatilis, 
miliaris 8-12 de’ suddetti globetti si riuniscano in 


(1) Test. Utriusq. Sicil., tom. 1, tab. II, fig. 9-15. 


( 349 ) 
forma ovato-allungata, avendo un moto rotatorio pro- 
prio e comune. 


$. VII. Descrizione generica 
degli Echini. 


Non si sono certamente ingannati coloro, i quali 
paragonarono gli Echini viventi al pericarpio composto 
della Castanea vesca. Basta dare un’occhiata ad ‘un Ric- 
cio di mare carico de’ suoi numerosi e variati aculei per 
convincersi della fondatezza di simigliante comparazione. 
Hanno in generale il corpo orbicolare rigonfiato, talo- 
ra ovale, e più o meno depresso secondo le specie. A 
cagione della disposizione de’ differenti pezzi del guscio 
sono stati reputati da Lamarck analoghi alla teca verte- 
brale delle Stelle marine, e considerati forse simili al- 
le conchiglie bivalve. 

Negli Echini sonosi appellate fascie porose le se- 
rie divergenti e longitudinali di forami, che dalla bocca 
arrivano sino all’ano, al numero di' dieci, disposte a 
coppia, fra esse costituendo delle divisioni, che han 
denominato ambulacri per la similitudine a’ viali de? giar- 
dini. E molti han confuso questi con quelle, senza ri- 
flettere che le fascie ne rappresentano i margini. Intor- 
no l’ano offrono cinque grandi forami per la uscita de- 
gli ovidotti, pe’ quali forsi entrerà pure l’acqua marina 
nel cavo del corpo. 

Questo gruppo di animali , da’ quali Bruguiere ha 


( 350 ) 
desunto il nome generale di Echinodermi, è stato di- 
viso da Lamarck in parecchi generi. Vale. a dire. col- 
. l’ ano 

1.) Sotto, o nel.margine del disco inferiore, ove esi 
ste la bocca sempre centrale, e ad ambulacri limitati 
(Scutella, Clypeaster, Fibularia), e completi ( Ecki- 
noneus, Galerites ); o pure aventino la bocca ravvi- 
. cinata al margine ( Eranchytes, Spatangus ). 

2. ) Dorsale prossimo al margine ( Cassidu- 
lus , Nucleolites ); o pure verticale ( Echinus, Ci- 
dar'ites ). 

Non entro nel merito di tutte le esposte divisioni 
di Echini, ma fo solo osservare, che quella stabilita 
tra l’ Echinus ed il Cidarites sia pochissimo fondata, 
anzi è perfettamente erronea. In quest’ultimo non esi- 
ste affatto il carattere distintivo dal primo di presenta- 
re un forame prolungato dall’ interno del guscio fino 
al trocantere, onde dare il passaggio ad un fascet- 
to muscolare , che legar lo deve all’ acetabolo dell’a- 
culeo, affin di esserne mosso. Siffatto legamento ap- 
partiene a tutti gli Echini da me sparati, ed aggiun- 
go anche a que? osservati dallo stesso naturalista fran- 
cese testè citato , colla differenza forse di averli veduti 
nello stato di morte , e senza di aver atteso a’ lumi ana- 
tomici. 

Gli Echini non solo ad opera delle spine , ma pu- 
re mercè i piedi cangiano sito , che avviene rotolan- 
dosi intorno al proprio asse. Molti autori hanno opina- 
to che detti animali presagiscano le tempeste maritti- 


(351 ) 
me (1), qualora si allontanino dal lido per discendere 
nel fondo delle acque, dove si attaccano agli scogli 
coi numerosi loro piedi, alcuni de’ quali essendo situa- 
ti in forma di corona nel perimetro della bocca, fanno 
pure l’ officio di tentacoli. 

Acistotile a cagione dell’ asprezza che gli Echini 
presentano in grazia degli aculei n° è surto il proverbio 
di chiamare un uomo intrattabile e di mal costume £- 
chino asperior. Dippiù si è detto di due persone di 
pensieri e morale affatto incombinabili che allora si sa- 
rebbero nel pensamento uniformate quando |’ Echino 
terrestre e marittimo avrebbero insieme fatto amicizia. 

Si trovano nel cratere napolitano parecchie specie 
e varietà di Ricci marini , che appena morti si alterano 
ne’coloriti, e’l guscio perde le spine. In questo stato rie- 
scono molto difficili ad essere caratterizzati , e posso- 
no far commettere degli sbagli a’ naturalisti che li  de- 
scrivono ne’ musei. 


$. VII. Disamina dì qualche specie di 
Riccio di mare. 


Dall’ £. edxulis, che corrisponde all’ E. esculen- 
tus Lin. , meritava di essere separato l’ £. graru- 


- 


(1) Così a tal proposito si esprime Gianneltasio 
( Halicut. , Lib. VII, p. 188): 
. «Sed non cet Echini 
Glu ; AGO quo se munire procellas 
Sedulus invigilat , Nereo spumante , silebo. 


(352%) 
laris ed il neglectus Lam. , cui riporto la varietà di 
quello ad aculei più brevi, profondamente solcati , 
e con apice retuso : oltre gli altri caratteri desunti 
dalla grandezza del guscio, e dalla diversa forma di 
pedicellarie. 

Coll’ E. miliaris si confonde il saxatilis di Lin- 
neo, che Lamarck sembra atrolare sotto lE. Zvidus. 
Amendue sono molto comuni appo a noi, e non vi 
trovo altra differenza che nella sola grandezza , atte- 
-sochè gli aculei sono in:entrambi acuminati ; e su'’co- 
loriti, che possono essere verde castagna, bleu, spadi- 
ceo , roseo pallido, violetto e biancastro (1). Cadute le 
spine spettanti ad ognuna; delle prefate varietà non pre- 
sentano altra diversità, che per la sola grandezza del 
guscio nel mzliaris più piccolo della sua varietà cono- 
sciuta col nome di E. Basterî, e dello saxatilis. 

Differentissimo da’ precedenti è lE. neapolitanus, 
il cui solo guscio ha qualche approssimazione con quel- 
lo dell’ E. atratus e soprattutto colla figura 1,2 (esclu- 


(1) Il nostro celebre poeta Giannettasio (Halieut., 
lib. Y2II, p. 187) ne descrive i colori nel tenor se- 
guente : 

Perge , sagittiferis non est color unus Echinis: 

Hisce calyx, radiique omnes nigredine fulgent: 

Flavescunt alii : candent hi, marmoris instur : 

Verum hi cyanei, rufi spectaniur et illi : 

Ast hyali radiant multi convexa colore : 

Hi gemmas referunt et multicoloribus ardent 

Cuspidibus nitidiqgue , velut scintilla , relucent. 

Sed vita fugiente , fugit color et perit omnis. 


(355) 

sa la 3,4) della Tavola 140 dell’Enciclopedia metodica. 
Anche la figura 3,4 appartenente all £. Zucunter de- 
lineato nella Tav. 134 della suddetta Enciclopedia vi 
si potrebbe riportare; ma le spine coniche ed a subbia 
del primo, e quelle a spatola del secondo , oltre gli 
altri caratteri, ne lo fanno essenzialmente differen- 
ziare. 

Che hassi poi a dire dell’E. spatagus L., che fi- 
nora non è stato delineato vivente , cui forse riducon- 
si tutte le dieci specie, che Lamarck ne ha creduto di- 
verse, e riunite nella prima divisione del suo genere 
Spatangus? La ispezione delle varie figure, che vi si 
avvicinano e registrate nell’ Enciclopedia metodica dal- 


la Tavola 154-159 , conferma vieppiù il mio fondato 
sospetto. 


f. AI. Asteriarum, Echinorumque sy 


stematica descripiio tabulis aeneis 
ornata. 


+- ) ASTERIAS. 


Corpus depressum subtus sulcatum : crusta coria- 
cea tentaculis muricata. Os centrale quinquevalve. 


* ASTERIAS, Zam. 


Corpus suborbiculare, depressum, ad periphaeriam stellatim angulatum, lobatum, 
vel'radiis divisum. Inferna superficies loborum vel radiorum sulco longitudinali 


exarata ; marginibus spinis mobilibus et serialibus instructis, foraminibusque nu- 
merosis seriatim pertusis. 


Os inferum, centrale , in commissura canalium infi- 
morum. 


1. A. exigua -- Stelluccia. 


45 


(354 ) 

Minima pentagona , simplicissima ; dorso convexo , minu- 
tissime poroso ; inferne superficie concava. 

A. minuta. MuLLer, Zool. dan. , prodr. 2835. 

Linn, cur GmeLIin, Syst. nat. XIII, v. 1, p. VI, pag. 
3162, n. 4. 

Pentaceros plicatus. Zrncx, Stell. 25, tab. 3, n. 20. 

Sxz4, Mus. 3, tab. 5, fig. 13-15. 

Brucuière, Enc. meth., tab. 100 , fig. 1-5. 

Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol, 2, p. 554,n. 8. 

SAVIGNY , Egypt. ab Aa fe: i -I18. 

Obs. ) Dubitanter ad hane speciem retuli Asteriam nostram, 
(Tab. 18, fig. 1.) cui ‘sunt squamae dorsales pectinato-spinosae, 
spinis octo retusis , et ventrales spinis duobus vel tribus. 

2. A. rosacea -- Stella rossa membranacea. 

Complanata , submembranacea , utrinque tuberculis mini- 
mis et subbispidis granulosa: lobis obtusis brevissimis : disco 
dorsali nudo. 

Brucuiére, Enc. meth. , tab. 99, fig. 2-3. 

Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol 2, p,558, n. 19. 

3. A. rubens -- Stella rossa. 

Radiis subquinis, lanceolatis, papilloso echinatis ; papillis 
dorsi sparsis et subseriatis. 

Laxa radiis convexis: superne spinulis solitariis  seriatis. 
Murrer, Zool. dan. prodr. 2830. 

Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XII, p. 3161, n. 3. 

BarrEL., rar. 130, tab. 1288. 

Stella marina. Lincx, Stell. mar., tab. 7,,fig. 9; fab) gq et 
ro, fig. 19; tab. 11, fig. 15; tab. 14, fig. 23; tab. 15 et 16, 
Sis. 18; tab. 30, fig. 50; tab. 34, fig. 55-58; tab. 35.et 36, 
fig. 61; tab. 37, fig. 67; tab. ho, fig. 70. 

Baster, Opusc. subsec. 3, p. 116., tab. 2, fig. 1-4. 

SERA , Mus. 3, tab. 5, fig. 3; et 0 6, fig. 3-4. 

Jonston, Insect. 26, fig. 51. 


(199350) 

Brucvikre, Enc. meth., tab, 113, fig. 112; ettab 
fig. 3, 4. 

Spix, Ann. du Mus. d’ Hist. nat., vol. 13, tab. 32. 

Lamarck, Hist. des anim. sans vert. , vol. 2, p. 562, 
n. 28. 

Curier ; Regn. anim., vol. 4, p. 100, n. 1. 

Savieny, Egypt., tab. 4, fig. MMx-III4? 

Obs. ) Radiorum numero, sunique corporis magnitudine sae- 
pissime variat. 

4. A. aranciaca -- Stella rossa funnale. 

Disco lato ; radiis quinis depressis, lanceolatis ; dorso pa- 
xillis truncatis et echinulatis tecto; margine articulato , aculeis- 
que ciliato. Zamarcx , Hist, des anim sans vert., tom. 2, p. 
SLI 

Disco lato ; radiis subdepressis, summo margine aculea- 
to. Murrer, Zool. Dan. 3, p. 3, tab. 83, fig. 1-3 

Acta nidr. IV, p. 425-26, tab. 14, fig. 3-6 

Stellata, disco tentaculis hispidis muricata, margine articu- 


lato varie aculeato. Zimn. cur. Guerin, Syst. nat. XIIL p 
3164, n. 8. 


BarreL., Icon. 1281. 

Jonsrton, Exang., tab. 8, fig. 9 

Lincx, Stell. mar., tab. 4, de 14; tab: 5,0. fig. 6 
tab, 8, fig. 12;.tab. 27 , fig. 44. 


SesA , Mus. 3, tab.7, fig. 2; tab. 8, fig 6-0. 
BRUGUIÈRE , Lo meth. , tab. 110, fig. 1-5; tab, str, 
fig. 1-6. 


Cuvier , Reégn. anim. , vol. 4, p. 10, n. 3. 

Savieny, Sur È Egypt. tab. 4, fiSe Lr, 1-2. 

5. A. bispinosa -- Stella bispinosa. 

Disco parvo, radiisque depressis; radiis quinque longis, gra- 
cilibus acuminatis , apice recurvis, margine radiorum recto ar- 
ticulato , spinis longis, lanceolatis supra aeque ac infra ciliato ; ver- 


+,12923 


3 


* 


"DB 


ruca calcarea margini disci propior, ac in congeneribus rotun- 
da convexa, lineis undulatis signata ; in reliquis Asteriae auran- 


. tiacae simillima. 


Orro, Nova Act. Academ. Leopold. Car. Caes. Nat. 
cur. , vol. XI, p. 2, pag. 285, tab. 39. 
a) Corpore superne toto fusco, inferne dilute roseo, papillis 
tubulosis apice retusis. 
6. A. Jonstoni -- Stelluccia di Jonston. 
Minima, apophysibus marginalibus spina unica, compressa, sub- 
spatulata, saepius inaequaliter geminata. Nobis. 
Stella marina minor. Jonston , Exang.aquat., tab. 8, 
figuoni, 
An Brucvirre, Enc. meth. , tab. 111 , fig. 3-4? (Icon 
mala ). 
A. aranciaca aculeis marginalibus minimis. Lamarcx, Mist. 
des anim. sans vert. , vol. 2, p. 563, n. 31, 2 var. 
7. À. pentacantha -- Stella a cinque spine. 
Disco, radiis acuminato-compressis, ac dorso paxillis stella- 
tis obtectis; spinis margine superiore apophysium lateralium nullis, 
inferiore qainque, digitato-articulatis; subtus papillis tubulosis, 
subulatisque quadruplici ordine. Nosts. 
An Brucuiere, Enc. meth., tab. 111, fig. 1-2? (Icon mala) 
Obs. ) Color huius Asteriae carneo fuscus. Variat margine 
coeruleo papillisque tubulosis atris, aeque ac pro vitta minus 
colorata radioram medietatem percurrente. 
8. A. echinophora -- Stella funnale. 
Radiis quinque sub-teretibus, costato-angulatis, superne su- 
perficie verrucoso-aculeata , porisque sparsis pertusa. /Vozrs. 
Lamarex, list. des anim. sans vert. y vol. 2, p. 560, 
n.25. 
Pentadactylosaster spinosus. Ziwncx, Stell., p. 35, tab. 4, n.7. 
Brucvikre , Enc. méth., tab. 119, fig. 2,3. 
Sepa, Mus. 3, tab. 7, fig. 4. 


(357 ) 

Periv., Gaz., tab. 16, fig. 6. 

Cuvisr , Regn. anim., vol. 4 , p. 10. ; 

a) A. glacialis cancellata : radiis longissimis, dorso bico- 
statis; nervis transversis muticis. 

Lamarcx, Op. cit., p. 561 , n. 26, 4). 

Sol echinatus cancellatus. Lincx, Stell., p. 33, tab. 38 et 39. 

Brucvière , Enc. meh.; tab. 117 et 118. 

b) A. glacialis angulosa : radiis crassis, angulatis , dorso 
tricostatis 3 nervis transversis obsoletis. Lamarcx, Op. cit., vol. 
poor 20 DO): 

A. angulosa. MurLer, Zool. dan. 2, p. 1, tab. 4t. 

Brucvière, Enc. meth., tab. 119, fig. 1. 

c ) A. violacea: laxa, superficie griseo-fusca : tuberculis 
violaceis. 

Mutrrer, Zool. dan. 2, tab. 46, rar. 2, p. 17. 

Stella reticulata nostra. ALprRov anD. , Insect. 7, p. 753. 

KaepE apud Lincx, Stell. mar., p. 97 » f. 1-9. 

Linwn cur. GmeLin , Syst. nat. XIII , vol. 1, p. 3163, 
n. 24. 

d ) A. tenuispina: radiis subseptenis , angustis , costato» 
spinosis ; costis dorsalibus quinatis;. spinis tenuibus, simplici- 
bus , longiusculis. 

LAmarcx , op. cit. , vol. 2, pag. 561, n. 27. 

9. A. Savaresi -- Stella di Savaresi. 

Radiis 5-9 , subteretibus , saepius inaequalibus; supra pa- 
pillis verrucoso-aculeatis, forisque ovatis praeditis ; aculeis api- 
ce subcompressis hinc inde sulcato-retusis; subtus papillis tu- 
bulosis apice retusis , quadruplici ordine digestis. NoBIs. 

Obs. ) Disco orbiculari parvo , radiisque cylindricis huius 
Asteriae sunt papillae plurimae, ac ullo abque ordine dispositae. 
Forficulae acuminatae innumerae, Pedicellarias Lamarckii aemu- 
lantes, papillarum spinas cinguut. T'ota corporis superficies lute- 
scit, atroque colore interdum variegata conspicitur. 


( 358 ) 


10. A. subulata -- Stella a subbia. 
Raeiis quinis peranguslis, tereti-subulatis; dorso papillis trun- 
calis obtecto ;} canaliculis basis strictissimis. 
Lamarcx , Hist. des anim. sans vert. , vol 2, p. 568), 


n. 44. 
** OPHIURA , Zam. 
Corpus orbiculare , depressum , dorso nudum , ad periphaeriam radiatum: ra- 
diis uniserialibus, simplicibus, elongatis, cirratis, subtus planulatis, ad latcra papil- 
losis vel spinosis subquinatis. Os inferum centrale : foramina plura circa os. 


11. A. ophiura -- Stella lacerta. 

Radiis elongatis, tereti-subulatis, sublaevigatis ; papillis la» 
ierum breviusculis , saepius appressis, transversim seriatis. 

Ophiura lacertosa. Lamarcx, list. des anim. sans vert., 
POLAR: 

Disco squamoso: squamula angulorum serrata. MULLER, 
‘Zool. Dan. prod. 2840. 

Linn. cur. GmeLIN , Syst. nat. XII, vol. ‘1, p. VI, 
Pag ILS. 

SLodn., Jam. 2, p. 272, tab: 244, fig: 89. 

PrLancH. , Conch. min. not. 38 , tab. 4, fig. 4. 

Jownsron, Insect., tab. 26 , fig. 7- 

Mart., Spitsb., tab. P, fig. D. 

Stella longicauda. Ziwcx , Stell., p. 41, tab. 11, n. 17. 

Brueviere, Enc. méth, tab. 123, fig. 1. 

12. A. cordifera -- Stella lacertella. 

Disco supra squamoso-imbricato , squamis maximis radiis 
obversis duplicato-pectinatis decem, lateribus lunato et sub- 
5-cordato ; radiis parum elongatis, semiteretibus , papillis la- 
terum binis maioribus. Noris. 

Bosc, Hist. des vers, vol.!2, tab. 16, fig. 3. 

Stella lateribus lunatis. Zincx, Stell. , fig. 48, tab. 22, 
LONATO 

Stella marina scolopendroides laevis. Rumpa., Mus., tab. 
LD LLC, 


( 359 ) 
An Brucvrere, Enc. méth., tab. 122, f. 4. 
O. 5-punctata? Rarinesque, Prec. , p. 33. 
13. A. filiformis -- Stelluccia serpentella. 
Disco squamoso ; aculeis latitudine radii aequalibus. Mur- 


LER , Zool. dan. , tab. ‘59 rar., p. 55. 
Linn. cur. GmeLIN, Syst. nat. XIII, gol. 1,.p. VI, p. 


3166, n. 31. 

Ophiura filiformis. Zamarex , Hist. des anim. sans vert., 
vol. 2, p. 546, n. 15. 

BrucvierE, Enc. meth,, tab. 122 , fig. 1-3. 

Obs. ) Gracillima , viridescente colore depicta, et inter 
nostri maris quisquilias inventa. . 

14. A. Tenorii -- Stella di Tenore. 

Viridi alboque colorata, punctata ac muricata; disco reniformi, 
squamato-imbricato; radiis tribus, semiteretibus, squamosis , ad la- 
tera spinulosis; squamis superne semiorbicularibus, inferne subcor- 
datis , omnibus dentibus lateralibus quatuor inequalibus preeditis ; 
ore trigono, minutissime dentato. Norrs. 

Obs. ) Minima vix ultra pollicem semis longa: interque fora- 
minula Spongia officinalis eam reperi. 

*** EURYALE, Lam. 


Corpus orbiculare, depressum, dorso nudum , ad periphaeriam radiatum remo- 
sissimum ; radiis uniserialibus , elongatis gracilibus dichotomis., infra planulatis: Os 
inferum centrale. Foramina decem , elongata infra discum versus marginem. 


15. A. verrucosa. -- A. testa di Medusa, Ma- 


dre di mare. 

Disco lato , superne costis verrucosis radiato , radiis subtus 
planulatis, bifariam papillosis, minimis, hinc pectinatis , sub- 
marginalibus. Lamarca, Mist. des anim. sans vert. , vol. 2, 
P597 9 TM. 01: 

Astrophyton scutatum. Zincx , Stell. p. 65 , tab. 29. 

Rumpa., Mus. , tab. 16. 


( 360 ) 


A. Caput Medusac: radiis dichotomis , disco radiisque gra- 
nulatis , ore. depresso. 

A. euryale : radiis dichotomis disco papilloso , radiisque 
granulatis , ore subelevato . 

Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI, 
p. 3167 mt. 16,99: 

16. A. muricata. -- A. o M. di mare muricata. 

Dorso disci convexo, decem-costato, costis aculeato-murica- 
tis ; radiis dichotomis cirratis, dorso laevibus. 

Brucvrere , Enc. meth., tab. 128 et 129. 

Euriale muricatuam. Zamarcx ,) His. des anim. sans vert., 
VOL IZ Pe LIO 

X*X* COMATULA, Zam. 


Corpus orbiculare, depressum, radiatum: radiis ex duvbus generibus, dorsalibus et 
marginalibus; articulis calcareis in omnibus. RadiZ dorsales simplicissimi, filiformes, 
cirrati , parvuli, ad disci dorsum in coronam ordinati. Radz7 marginales pinnati, 
sìmplicibus, multo maiores, ad basim usque saepius partiti: pinnulis inferioribus 
elongatis , subtus inclinatis, discum ventralem obvallantibus. Os inferne , centrale , 
membranaceum , tubulosum , subprominulum. 


17. A. mediterranea -- A. del mediterraneo. 

Radiis pinnatis, basi bifidis, denis; pionulis lopgiusculis, 
subulatis ; cirris dorsalibus trigesinis. 

Comatula mediterranea. Lamarcx, list. des anim. sans 
Vent (VOLI IZ PHOTO, 

Stella rosacea. Lrmcx, Stell., p. 55, tab. 37, fig. 66. 

In Neapolitano Puteolorumque litore. frequen- 
tissime occurrunt Asteriae $ de quibus praefatus sum, 
praeter A. subulatam et rosaceam quas siccatas vi- 
di, et A. Zenorit cuius duo tantum specimi- 


na in fucis rupium Pausilypî excursionibus a me factis 
extraxi. 


(3610) 
+4 ) EcHinus. 
Corpus subrotundam g crusta ossea tectum , $pi- 
nis mobilibus saepius aspera. Os subtus ( saepius ) quin- 
quevalve. 


* ECHINUS, Zam. 


Corpus regulare inflatum , orbiculato-globosum , aut ovale echinatum ; cute in- 
terna solida , testacea, tuberculis imperforata instructa. Spizae mobiles supra tuber- 
la articulatàe, deciduae. Ambulacra quina completa, e vertice ad os radiantia, sin- 
gulis fasciis multiporis binis et divergentibus marginatis. Os inferum , centrale , 
os siculis quinque supracompositis armatum. Anus superus , verticalis, 


1. E. esculentus -- Echizo, Siccio di mare , An- 
gina reale. 

Hemisphaerico-globosus ; fasciis  porosis indivisis, obsolete 
verrucosis ; spinis brevibus. 

Linn. cur. GmeLin, Syst. nat. XII , vol. 1, p. VI, 
DADI ; 

Echinometra. RowpeLET, Pisc., lib. 18, cap. 32, p. 581. 

Melo marinus. Pranca., Conch. min. not. , p. 20. 

Gvuarrieri, Test., tab. 107, fig. B_, E. 

Cidaris miliaris. KLEIN, Echinod. ed Lesxk., p. 76, tab. 
38, fig. 1. 

Rumpu., Mus. , tab. 13 , fig. B, C. 

SEBA , Mus. 3, p. 24, tab. 11, fig- 4 a,b; ettab. 12, 
fig. 1,6, Set 9g. 

ANGENVILLE,.Conchyl., p. 307, tab. 25 , fig. F. 

BruguierE , Enc. meth. , tab. 131, fig. 1. 

Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol.3; p.43,n. 1. 

Cuvier, hegn. anim., vol. 4, p. 14. 

a) Spinis violaceis. 

Lesxr ap. KLEIN, p. 74 ; tab. 38, fig. 1. 

Brucuirre, Enc. meth., tab. 132, fig. 1. 

SERA oo abi doit 0. 

b) Spinis violaceis apice albidis. 

Obs. ) Ad vicinia oris omnium Echinorum Crateris nea- 


16 


(| 362) 

politani, practer hanc speciem, in qua est trifida, extat Pedice/- 
laria globifera (1), inter aculea ciusdem speciei aeque ac E. mi- 
 liaris, saxatilis, spatagi observatur P. tridens (2), et in ex- 
tremitate suorum pedum repcritur P. rozifera (3). 

2 E. neglectus -- E. reale o Angina bianca. 

Haemisphaerico depressus , albidus ; fasciis porosis, flexuosis, 
bi poris, verrucosis; spinis albidis striatis. 

Lamarck, Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, n. 25. 

An Cidaris Hemisphaerica? LEsxE ap. KLEIN, p. 90, 
abi ‘2 go 

BrucuigerRE, Enc. meth., tab. 133, fig. 3 a Db. 

An SAvieny , Egypt., tab. 7, fig. Ix-1182 

Obs. ) Satis diversa a P. triphilla (4) mihi videtur ea, 
quae ad hune Echinum spectat. 

3. E. melo -- E. o Melone di mare. 

Globoso-conicus, assulatus ex luteo et rubro Variegatus et 
fasciatus ; fasciis porosis, angustis , flexuosis ; pororum paribus 
transverse Dinis. 

Lamarcx, IHist. des anim sans vert., vol. 3, p. 45, n. 8. 

GuartiERI, Index Testac. , tab. 107, fig. E (non B). _. 

An Kworr, Delic, tab. 102, fig. 1, 2. 

4. E. sardicus -- E. o Angina di Sardegna. 


(1) PEDICELLARIA — Corpus pedicu!o rigido fixam , apice clavato-capitatum; 
Clava squamis aut aristis radiantibus terminata. Os terminale. 

(2) P. globifera. Capitulo sphaerico, pedunculo nudo sextuplo longiore. MUL- 
LER, Zool. danica 1, tab. 16, fig. 1-5. — BRUG., Enc. méth. , tab. 66, fig. 1. 


LAM., Hist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 63, n. 1. 
P. tridens. Capitalo trilobo ; lobis aristatis , ccllo tereti lorgioribus. MULLER, 


Zool. dan. 1, tab. 16 , fig. 10, 15. — BRUGUIERE, Enc. meth., tab. 65, fig. 3. 
LAMARCK, ORARIO 

(3) P. rotifera. Capitulo peltato rotam dentatam referente, pedicello nudo. LAM., 
Opel 4. 

(4) P. triphilla. Rubens , collo flexuoso; pedicellato, capitulo trilobo termi- 
nato; lobis laevibus, subovatis. MULLER, Zool dan. 1, tab. 16, fig. 6-9-BRUG., Ene 
méth., tab. 66 , fig. 2. — LAMARCK, Op. cit.; n. 2. 


Orbicularis, ventricosus, conoideus, assulatus, luteo-pur- 
purascens ; fasciis porosis rectis: pororum paribus transverse ternis. 


Lamarcx, Hist. des anim. sans. vert., vol. 3, p. 45, 


n. 9. 
Cidaris sardica. LESKE ap. KLEIN, Echinod., p. 146, tab. 9 
fig. A, B. 


SciLLA, Corp. mar., tab. 13, fig. 1. 
PLanc., Com. bonon V 1, p. 236, tab. 1, fig. 415. 


BonanNI , Recr. 2, p. 92, n. 19, fig. 19. 
5. E miliaris -- E. piccinino o Castagna di mare. 
Parvulus,, haemisphaerico-depressus , assulatus, albo-rubro- 
que fasciatus ; fasciis porosis , flexuosis , verrucosis; spinis albi- 
do-rubellis. 
Lamarcx , Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, 
n. 26. 
Cidaris miliaris saxatilis. Less ap. KLEIN, p. 82; tab. 2, 
Sgr ARSIBIN Gite tabis:98: fia 12,5). 
RonpELET , Aquat. , p. 578 
ALprovanp, Exang., lib. 3, p. 402. 
E. saxatilis. MuLLer, Zool. dan. prodr. 2847. 
SEA, Mus. 3, p. 18, tab. 10, fig. 1-4, 
Brucviere, Enc. meth.; tab. 133, fis. 1,2 a db. 
Nouv. dict. d’ Hist. nat: ; tab. 25, fig. 1,2. 
a) (E Basten y\Opwsc. subsec. (3, pì. r12,, 
Migsizz8k 
6. E saxatilis -- E. o Angina comune. 
Hemisphaerico-depressus , ambulacrorum poris arcuatis 
cubus in basi obliquis ; proprius a vertice magis erectis. 
Linn. cur Guerin , Syst. nat. XII, vol. 1, p. 3172 : 


tab. \ 116 


* are 


TR250 P 
Rumpu., Amboin., p. 31, tab. 14, fig. A. 
Cidaris rupestris. KLein, Echin. ed. LESKE, p. 


5, et 30 A,B—Delic. nat. sel. 1, tab. 103 , fig. 


rit, tab. 
6. 


( 364 ) 

ISEpia Mus3, cablijzo fig. al. 

An.) E. lividus? : hemisphaerico depressus; fasciis porosis, 
flexuosis, subverrucosis , spinis acicularibus , longiusculis, stria- 
tis , livido-fuscis. Z4mARcK , Hist. des anim sans vert., vol. 3, 
p.50, n. 28. 

7. È. neapolitanus --- £. neapolitano , Angina 
femmina. 

Corpore hemisphaerico, fusco; superne spinis subcompressis, 
Lrevibus, apice cinereis, rotundato-ancipitibus , inferne longissi- 
mis, subulatis : omnibus striatis; fasciis decem, rectis., supra 
foveis porosis trifarian, subtus bifariam digestis, poris geminis; 
turberculorum areismaiorum ovalibus; ano valvulis quatuor trian- 
gularibus clauso. Voss. 

** cIDARITES, Lam. 


Corpus regulare , sphaeroideum, aut orbiculato depressum , echinatissimum ; 
cute interna solida, testacea vel crustacea, tuberculis apice foratis instructa. Spinae 
mobiles, deciduae, supra tubercula articulatae ; maioribus bacilliformibus.  Ambula- 
cra quina, completa , ce vertice ad. os radiantia:: singulis fasciis multiporis binis 
subparallelis marginantibus. Os inferum, centrale. Ossiculis quingne postice supra- 
compositis armatum. «Aus superus, verticalis. 


S. E. Cidaris -- Istrice o Noce di mare. 
Hemisphacerico-depressus , ambulacris quinis repandis, linea- 
ribus, areis alternatim bifariis. 
Linn. cur. Guerin, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p, 
Ir NS, i 
Echinometra, Guarr., Ind. Testac., tab. 108, fig. D. 
Cidaris papillata, var. 3. Zesxs ap. KLEIN, p. 129, tab. 
7,fig. B, C. 
ScibLa,i Corpi mar\tabi22. I 
BownannI, Recr. 2, p. 29.fig. 17, 18. 
 FarannE , Conchyl., tab. 56, fig. 101. 
Inperato, Stor: nat. , p. 784. 7 
Brucviere, Enc. méth., tab. 136, fig. 7,8. 
Cidarites hystrix: subglobosa, utrinque depressa; areis ma- 


( 365 ) 


ioribus linea flexuosa divisis ; spinis maiorum tuberculorum lon- 
gissimis, striatis, ad series quinatis. Zamarex, Hist. des anim. 
sans vert. , vol. 3, p. 59, n. 3. 

*** spAarangcus, Zam. 


Corpus irregulare , ovatum vel cordiforme , subgibbosum, spinis minimis obte- 
etum. Ambulacra subquina, brevia, inaequalia , circumscripta. Os inerme , trans- 
versnm , lobatum , margini vicinum; Ano laterali oppositura. 


-g. E. spatagus --- Testa di morto, Scimia di 
mare. i 

Ovatus, gibbus, ambulacris quaternis depressis. Lrwx. cur. 
Guerin, Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI, p. 3199, n. 12. 

Imprrato, Stor. nat, p. 780, fig. 1,2, 3.(Ic. optimae). 

Spatangus Brissus. LEsxe ap. KLeIn, Echin., p. 246. 

S. Flavescens. MvLLer, Zool. dan. prodr. 2849. 

GINANNI , adv. 2, p. 41, tab. 29, fig. 174. 

Echinospatagus. GuaLtIERI, Testac , tab. 109, fig. BB. 

Sega, Mus. 3, tab. 14, fig. 5-6. 

Brueviere , Enc. meth., tab. 158, fig. 11; et tab.159, 
fig. 1 = 3. 

SciLLa, Corp. mar., tab. 4, fig. 2, 3. 

Rumpa, Amboin. , p. 36, tab. 14, n. 1. 

S. pectoralis et S. ventricosus : ovato-ellipticus, depressus, 
maximus : ambulacris quaternis ; interstitiis eleganter granulatis; 
assulis elongatis ad marginem. Lamancx, Zlist. des anim. sans 
Vert. , Voli, p. ‘29; 7. 1,2) 

Obs. ) Conferatur Gmelin pro huius animantis varietatibus, 
a cl. Lamarckio tanquam distinctae species consideratis. 

Echini superius descripti, Melone, Sardico Cida- 
re Spatagoque excepîis ac praesertim vita gandentibus, 
anni omni fere tempore frequentissime apud nos obve- 
viunt. Inter edules sunt scitu dignissimi E. esculentus, 
neglectus, saxatilis, miliarisgue. — E. neapoltanus 
est autem pessimae escae. 


46° 


( 366 ) 
Spiegazione delle Tavole. 


Tavola XVIII. 


Fig. 1. Dimostra l’Asterias exigua supina, essendone 
a l'arteria radiale, alla cui dritta e sinistra veggonsi i 
piedi, 56 i pezzi ossei tridentati che occultano questi 
e quella, ove l’animale gli contragga, e che poco differi- 
scono da altri analoghi pezzi sparsi per la superficie supe- 
riore del corpo co’ forami À d'onde escono i fascetti vasco- 
losi C, c i denti pettinati daquali è cinto Vorificio della 

» bocca. — ge. 2. Porzione dell’ 4. rosacea a fin di 
dimostrarne tanto i calicetti dorsali B, che le squame 
ventrali D. 

Fig. 5. A. pentacantha delineata pel dorso, on- 
de ne sieno più visibili i calicetti spinosi d, uno dei 
quali si è ingrandito F ; il tubercolo labirintiforme e, au- 
mentato di diametro in E; e la serie di apofisi laterali /f 
fornita ognuna nella base di cinque distinte spine, la 
media maggiore delle due de’ lati, e queste più lunghe 
delle esterne. Tutte le cinque spine mentovate appa- 
riscono ingrandite in M, ed articolate all’ apofisi respet- 
tiva, ‘che nella parte opposta offre la inserzione di al- 
tre tre spine. 

Fig. 4. A. Jonstoni, che differisce dalla preceden- 
te per la grandezza e principalmente per avere una sola 
spina ovale-compressa articolata all’apofisi laterale de’ rag- 
gi come più chiaramente vedesi in G. 

Fig. 5. A. echinophora priva degli altri quattro rag- 


(367) 

gi, e nella cui centrale parte g le papille sono più ap- 
prossimate e deficienti de'fiocchetti vascolari segnati in 4 
fh. Nel principio del quinto raggio trovasi il tubercolo 
labirintiforme H: e ne'lati di quello poi rimarcasi la du- 
plice serie di papille # é, ed in giù il quadruplicato or- 
dine di piedi II. Ogni papilla ha un asse osseo K colla 
base articolato al reticolo ossoso, e coll’ apice  puntuto 
libero, è cinto a guisa di mobile astuccio dalla cute #, 
da cui partono le tenaglie ossee j] tanto maggiori, che 
minori fornite del proprio gambo. Queste son fatte 
da due pezzi o con apice acuminato L o rotondato /, 

articolati col ricettacolo ossoso 772, che è sostenuto da 
fibre carnose prolungate 72 fino Ala base de’ pezzi la- 
terali. | 

Fig. 6. A. Savarest in cui si quadru- 
plicata filiera di piedi p , ed il tubercolo labirintife- 
ro r, che si è delineato a parte per vie meglio dimo- 
strarne la figura flessuosa R e paralella delle sue lami- 
nette, le papille ossee compresse retuse e solcate nell'a- 
pice s, cinte da tenaglie £ ed alternanti coi fiocchetti 
vascolosi w. 

Favola XIX. 

Fig. 1. 4. aranciaca guardata pel dorso, che pre- 
senta i raggi: a intero co calicetti spinosi aventino la pro- 
pria cupoletta ossea e che sonosi ingranditi nella Zig. 5 e 6, 
le spine vertebrali è lunghe e c corte, essendovene la 
sola filiera laterale interna in d ec.; e rivoltato su per 
farne vedere il tubercolo labirintifero # dove finisce il 
corpo #, le spine della faccia inferiore, le papille © 


(368 ) 

piedi assottigliati f, l'arteria radiale g°, le spine 4, che 
avvicinate occultano questi e quelli, in tale spazio ospitan- 
do la Nereis squamosa ( Fig. 7 ) e flexuosa ( Fig. 
8 ), essendone state ingrandite le squame nella Zig. 
10 e 11; Z colla sola teca vertebrale; 72 con l’ intestino 
cieco 72, il cui apice è sostenuto dal legamento 0, uscen- 
do tubolosi pp dallo stomaco, che in g offre i tendi- 
nucci pennati e poco più sopra il sacco biliare 7, i le- 
gamenti s. che lo attaccano all’ integumento del corpo, 
dove si ravvisano le fascie analoghe agli ambulacri de- 
gli Echini £ #, porzione de’ sepimenti fibrosi 2 w, e ia 
inserzione delle ovaie © 0. 1 ‘corpi vascolosi a po- 
sti intorno l'anello osseo y della bocca, e le vesciche 
ovali z z. 

Fig. 2. Pezzo dei lacerti muscolari del comune in- 
viluppo ove sono impiantati i calicetti spinosi @ intero 
e 6 reciso. Ogni aia di detto reticolo lacerioso ha del- 
le fibre con vari forami c comunicanti. dentro l’ ad- 
dome. Siffatti fori esistono pure nell’ A. ec/izophora 
( Fig.3)d, oltre que posti a’ lati di ogni teca ver- 
tebrale e, donde partono i muscoli a laminette Y. 

Fig. 4. Disposizioni de’ pezzi ossei sottoposti alla 
cute dell’ 4. echinophora g, essendone la. metà della 
colonna vertebrale A. 

Fig. 9. L'A. pentacantha olire i denti spinosi cir- 
condanti la bocca è, poco lungi ne ofire cinque altri 
gruppi 7. Quali denti son pettinati nell’ 4. aranciaca 
( ig. 17 ) #, sostenuti essendo da’ pezzi / della co- 


( 369 ) 
lonna vertebrale, che circoscrivono l’ atrio della bocca, 
e fra essi articolati 72 772. 

I suddetti denti consimile dl serbano nell’4. 
exigua ( Fig. 16.) 7, dove apparisce la colonna ossea o di 
ogni raggio, la composizione della teca delle vertebre p, 
e dello spazio intermedio 9; e nell’ _4. rubens (. Fig. 
19 ) 7, la quale aveva perduto un raggio, che si era 
appena riprodotto f. Quelli dell’ A. ophiura ( Fig. 14) 
w, a cui lati osservansi le arterie dentarie v, sono artico- 
lati alla metà interiore dalla colonna vertebrale x x ; es- 
sendone delineate le vertebre per la faccia superiore ( Zg. 
12 ) e per la inferiore ( Zig. 13 ), ed il pezzo osseo 
( Fig. 15 ), frapposto alle squame del dorso presso ogni 
raggio dell’ 4. cordifera , ove si adattano i' pettini. 

Fig. 18. I pezzi componenti ogni vertebra sono : 
ab ed articolati fra loro c, avendo in e il foro ed.jin d 
il legamento \intervertebrale ; altro pezzo congiunto a 
g diviso nel punto 2, e ad i, che ‘offre porzione del ca- 
nale 7 per l’ ingresso dell acqua marina. 

i Tavola XX. 

Fig. 1. Asterias ophiura supina con i piedi a @ 
sporti in fuori, i quattro, forami ovali per 1’ ingresso 
dell’ acqua è posti. in ogni raggio, ed .una specie di 
squametta c quasi a cuore. Si osserva poi un, pezzo in 
grandito tanto delle squame dorsali: de’ raggi (Fg 2), che 
quello del disco del suo dorso risultante da numerosi tubercoli 
ricoperti dalla cute, e aderenti alla tunica fibrosa (Fg. 3). 

Fig: 5. Essendosi sezionato e. rovesciato un: pezzo 
dell’ integumento : dell’ 4. aranciaca, di cui si. veggo- 


47 


( 370 ) 

no iresidui de'sepimenti fibrosi d d divisori della cavità 
addominale , gli spazii e e picciolissimi rimasti da’ lacerti 
fibro-tendinosi, e la striscia 7; in cui il peritoneo se ne 
discosta per formare il mesenterio g'; chiaramente si ri> 
marcano le fibre tendinose disposte ad imbuto 4, le qua- 
li separano il sacco biliare aperto nel fondo dello stoma- 
€07, e propriamente nel centro de tendini pennati , che 
a traverso delle tuniche rugose di esso traspariscono. 
Oltre de’ quali tendini n'esistono altri, che lo abbrac- 
ciano 4 #, e s'inseriscono sin quasi al termine della teca 
vertebrale de’ raggi. Nell’ interno del ventricolo, avente 
l esofago L, sboccano gl’ intestini ciechi Z/ ec. , che in 
qualche distanza e con alterna disposizione cacciano pe’ 
lati le vescichette ovate ed increspate 772 #2, ed osservansi 
nel suo interno infinite raghe, e gran copia di vasi ( Z%g.6 ). 
I suddetti intestini sono due volte ramificati nell’ 4. ex 
gua (Fis. 7 ), e tre nell A. Savaresi ( Fig.8). 

Fig.g. N lati di ogni raggio dell’ A. ophizra si 
aprono i canali degli ovidotti @« @, e nel centro infe- 
riore poi del corpo esiste. Y apertura 4 dello stomaco 
fatto da laminette membranose e c, e nel cui fondo VA. 
cordifera ( Fig. 10 ) presenta dippiù le menzionate 
lamelle pennate , ed a stella. Le ovaie di simigliante A- 
steria sono a cornicello e. 

Fig: 11, In questa varietà dell’.4. dispinosa ap- 
parisce il sepimento fibroso Y, l ovaia £ g, le due lami 
ne membranose 4 per entro le quali tragitta la matrice 
dalla teca vertebrale 7 fino al tubercolo labirintiforme /.. 

Fig. 12. A. cordifera, che offre i raggi 72 n recisi 


(371 ) 

ed indi a poco a poco rigenerati,, nella loro origine i 
due pettini spinosi esterni, che. ne hanno altrettanti più 
piccoli interni p ( Fg. 13), non chè ( Fg. 4) i piedi g, 
che escono dalle squame laterali. Nella Zig. 14 si è rap- 
presentato un pezzo della bocca di detta Stella per farne 
vedere i denti e la configurazione delle annesse  squa- 
mette. i 

Le ovaie dell’ A. exigua sono segnate. dalla 7g. 
15, e quelle dell'A. Savaresi dalla Fig. 16, e dell’ 4. 
violacea dalla Fig. 17; giacchè nella £g. 18 rimarcansi 
non solo le ovaie dell’ 4. ararzciaca B, ma benanche 
il corpo labirintiforme colla respettiva-apertura, che gui- 
da nella matrice GC, della quale si sono ingrandite due 
laminette interne ( Zg. 19), cui è legata la sostanza a- 
diposa c col proprio forame e. 

Tavola XXI 

Fig. 1. Sacco biliare dell’ A. ararciaca ; apparte- 
nendo quello della Fg. 2 all A. exigua e l’altro 
della Fg. 5 all’A. Savaresi. — Fig. 5. Pezzo de 
raggi dell’ 4. subulata, ‘guardata ( Zig. 6 :) pel dor- 
so, ove rilevasi che in tutto il perimetro è fornita di 
calicetti, tranne nel margine del canale inferiore di o- 
gni raggio corredato di due spine d: c c. indicandone 
i forami pe’ quali passano i fioccheiti vascolosi. - ig. 
7. A. Tenorii delineata per la faccia superiore co’ piedi 
dd vescicoloso-dentati, essendone disegnato nella Fig. 
18 Ja parte. inferiore del disco colla bocca e, nella Fig. 
9 la squame superiore; è nella. Fig. 10 la inferiore de’ 
raggi. 

* 


(973) 

Fig. 12. Anello vascoloso esofageo dell'A. ararn- 
ciaca, in cui sbocca una delle cinque vene meserai- 
cheg, e dal quale ‘escono esternamente le vesciche ova- 
li 00 ed'all’interno i.corpi vescicolosi, uno de’ quali 
si è ingrandito ( Fg. 4'), le arterie radiale 7 e me- 
senterica 4, la vertebrale 7 che a dritta e sinistra dà 
un breve canale per le due vescichette ovali %, pel 
piede 7; avendo esternamente ( Zg. 14 Z ) le fibre 
a lungo, e nell’ interno altre a traverso 72 con cui ade- 
risce alle mezze vertebre 72, tra le quali passa L' arte- 
ria vertebrale p, che somministra il canale per la ve- 
scichetta 9 e pe piedi 7. Forma di questi e quella nel- 
VA.rubens ( Fig. 13 ). 

Fig. 15. Anello vascoloso dell’ esofago appartenen- 
te all’ 4. echinophora, da cui ha origine l'arteria ver- 
iebrale @ col canaietto a dritta e sinistra per le vesci- 
che reniformi d e pe’ piedi c. Arteria dorsale drecisa 
con due vasi forniti di fiocchetti, che escono pe’ fora- 
-mi dell’ intesgumento superiore de’ raggi ( A. Savaresi 
Fig. 14 s), i quali sboccano nella vertebrale a , egual- 
mente che forse lo farà il vaso esterno e, che passa per 
mezzo di ognuno di siftatti fiocchetti ( Z%g. 16 ). 

Fig. 17. Sistema sanguigno dell’ 4. ophiura, di cui 
sono 7. anello vascoloso dell’ esofago, ed arterie 0 o den- 
tarie, p dorsale, g vertebrale co’ piedi, essendosi di- 
segnato nella 7g. 11 quello dell'A. Tenorit ingrandito. 

Fig. 18. Vasi dello stomaco dell’ 4. aranciaca e 
dell ophiura Fis. 19, e ig. 20 corona de tendini 
pennati della prefata A. aranzciaca. 


(579 ) 

N. B. Nell articolo circolazione delle Asterie, pag. 
297 dal verso 12 al 16 bisogna leggere, che dalle ar- 
terie vertebrali escono i canali per le ampollette e non 
già dalle radiali, che puonsi piuttosto considerare come 
vene. Cosicchè il circolo sanguigno delle Stelle marine 
si fa mercè le vene mesenteriche e le radiali, che ri- 
portano il sangue nell’ anello vascoloso esofageo , don- 
de passa nelle vesciche ovali e ne’ corpi vescicolosi, e le 
arterie meseraiche, le vertebrali e le dorsali co’ rispettivi 
fiocchetti, che lo diffondono alle diverse parti del loro 
corpo. 

Tavola XXII. 

Fig. x». E. Cidaris con i piedi AA, le sue spi- 
ne lunghe a e brevi 5, di cui esistono altre più piccole 
tanto nelle pertinenze della bocca c, che ne’ cinque spa- 
zii mediani del corpo, in mezzo ad ognuno de quali d 
serpeggia un’arteria , che forse esce dall’ anello vascola- 
re dell’ esofago. 

Le Zig. 2, 3e 5 ne dimostrano le piccole spine sepa- 
rate, di cui ora si è fatto parola. La maggiore si è in parte 
rappresentata nella Fg. 4, ove apparisce solcato-muricata 
e coll’acetabolo e, che articolasi al corrispondente trocan- 
tere ( Zig. 6) f. Esprimono la pedicellaria , che gli appar- 
tiene, la Zig. 7 chiusa col proprio gambo osseo g , e la 
Fig. 8 aperta risultante da tre pezzi prismatici 4. 

Fig. 9g. Il vano della grande apertura della scatola 
ossea dell’Z. Cidaris, che nel mezzo presenta la bocca /, 
è chiuso da un diaframma muscolare embriciato 72; aven- 
do V orlo di quella cinque pezzi , che nell'unirsi n 7 non 


(374 ) 

formano gli archi ossei degli. altri Echini, e principal- 
mente dell’ £. sawazilis ( Fig. 10 ) 00. Cadauno de’ 
suddetti pezzi in questo Riccio offre una coppia di semi- 
forami p pel passaggio delle branchie. Il diaframma è 
fibroso, nella cui faccia inferiore ha moltissimi ossicini piat- 
ti g fra loro concatenati mediante filetti muscolari, in 
«corrispondenza de’ quali si articolano i gruppi di pedi- 
cellarie circondanti la bocca: dicendosi lo stesso per l’ al- 
tra catena di ossetti, che più dappresso la cinge 7, ad 
ognuno de quali esternamente si articolano i gruppetti 
di dette pedicellarie, che nel mezzo hanno un piede con 
orlo connato, siccome apparisce sull’Z. neapolitanus ( Fig. 
t1)s, e (Z7g.12) 4; attesochè la ig. 13 dimostra le pedicel- 
larie di siffatto essere, nascendone quattro da un comune 
gambo 2, e le Zig. 14 e 20 offrono due de’ sopraddetti 
ossetti ingranditi , onde far conoscere la coppia di forami 
appartenenti a cadauno p, pe quali passano i canali di 
tali piedi o tentacoli. 

Il medesimo E. reapolitanus ha una duplice coro- 
na di branchie & variamente ramificate, ed incise ( Fig. 
15 ); gli aculei superiori brevi y rotondati ( Zig. 16 ), 
il cui apice si è ingrandito ( Fig. 17), ed i lunghi 4 
assottigliati ( Z%g.18 ), dove si vede in @ un pezzo del- 
la capsula articolare ; i piedi affollati con apice peltato è 
nella sua faccia superiore, altri poco appresso in duplicata 
serie e con estremo sottile c , avendone taluni in giù da 
un solo lato pennati ( 7g. 19 ). - 

Fig. 20. Pezzo del guscio dell E. reapolitanus, onde 
dimostrarne gli archi imperfetti della sua apertura supe: 


( 575 
riore e, i quiattro forami delle branchie Y degli ambula- 
cri, e la disposizione degli acetaboli £°. È poi oggetto 
della Zig. 21 di far conoscere la direzione degli am- 
bulacri & presso l’ ano chiuso da quattro valvale 7, cin- 
te da cinque scudetti 7, uno de’ quali offre leggeri alveo- 
li #; e tutti hamo il buco per l'apertura degli ovidotti . 
Tolte le prefate valvule apparisce 1’ ano / ( Fg. 22); 
vendone rimasta una 772 per dimostrare l'inserzione de’ 
muscoletti, che le chiudono ed aprono n. 
Tavola XXIII: 

Fig. 1. E. esculentus, var. sp. apice albis, sezionato 
a traverso, di cui si osservano : gli aculei grandi @, e quei 
trifarcati 5 ; i piedi c c, donde nell’ interno del guscio par- 
tono delle laminette dd d, impiantate ne’due canali de- 
gli ambulacri e e 7, dove esiste il foro per la uscità di 
un ramoscello dell’ arteria radiale , e vedesi la disposizio- 
ne de forami pel tragitto de’ piedi; £ e suture per le 
unioni degli ossetti pentagoni del guscio ; # base della co- 
rona de denti maggiori; # linguetta ripiegata ; 7 serie 
di ossi x congiunti mercè la membrana muscolosa #; 
Ampolla Poliana; in esofago, che in n sbocca nel 
rigonfiamento , che potrebbesi dire stomaco; 00 prima 
girata del tubo intestinale alternante col mesenterio p p, che 
all’ esterno con tendinucci si lega al guscio; secondaria 
girata del primo g g e del secondo #7, terminando poi 
nel retto s circondato da tendinucci ; ££ ovaia col pro- 
prio ovidotio. 

Fig. 2. Diaframma che chiude l' anello superiore 
della scatola ossea ; nel cui» centro trovasi la bocca a cin- 


(376) 
ta dalle fovee degli ossetti sottoposti, dalle pedicellarie 
trifide fascicolate piccole 6 e da altre più grandi c, che so- 
nosi ingrandite nella Zig. 6. Piede di detto Echino, ve- 
duto per la faccia inferiore ( lg. 3 ) e superiore colla fovea 
centrale ( Fg. 5) — Ze. 4 esprime itre pezzi aperti ed 
articolati dell’aculeo trifurcato, che è semichiuso nella Fg.7 
col fascetto di fibre d motrici di essi, e provegnenti dal sot- 
toposto gambo osseo inviluppato dalla cute, ed articolato 
col rispettivo trocantere tra le spine del guscio , siccome 
osservasi nella 7g. 9 e di altro aculeo capitellato trifi- 
do posto tra gli aculei cartilaginei del tutto vestiti dalla 
cute Fig. 8. 

Fig. 10. Dente maggiore, che offre in / la conti- 
nuazione dei denti del pettine, g le due lamine ossee 
dure, 4 la faccetta in cui si articola. l’ ossetto rettan- 
golare #, / l'osso x congiunto a quest ultimo. — Fig. 
11. Dente maggiore dell’Z. zzeapolitanus nella base disu- 
nita e corredata di uncinetti #, essendone £ l’ossetto diverso 
dall’x. — Zig. 12. Faccia inferiore interna del dente mag- 
giore per dimostrare la situazione delle due laminette 
ossee dure continuate nella linguetta 72 in una specie 
d’ incavo. — Fig. 15. Dente maggiore dell’ £. Cidaris 
col suo ossetto rettangolare 72 e ad x 0. — Fig. 14. Altro 
dente maggiore a fin di dimostrare la inserzione de’ mu- 
scoli adduttori p in vari strati, che si ravvisano in si- 
to g (Fig. 15). 

Fig. 17. Scudetto maggiore alveolato, nella cui fac- 
cia interna corrisponde la fovea ( Fig: 18) 7, oltre l'in- 
fossamento dell’ ano, corredato all’ esterno di molte val- 


(377 ) 

vnletie triangolari ( Fig. 21). — Fig. 19. Aculeo gran: 
de il cui troncantere è circondato da piccoli aculei s. 

Fig. 22,- 24. Siè delineata la posizione della lamina 
inferiore £ alla superiore 2 del dente grande, di cui la 
Fig. 25 fa conoscere la faccia esterna o dorsale della la- 
mina maggiore. — Fig. 16. Uova riunite in gruppi ovali, 
che col microscopio compariscono fornite di apice rileva- 
to v: e le stesse furon vedute circolare tra il siero del 
sangue ( Fg. 20 x ) in unione degli anelli cruorici riuniti 
în gruppi £ z. 

Tavola XXIV. 

Fig. 1. Apertura superiore della scatola ossea dell’ 
E. Cidaris a, la quale manca di archi; borse 6 comu- 
nicanti collo spazio esistente tra la bocca ed i denti; c 
ossicini che circondano l’ esofago, fra loro connessi con 
un piano muscoloso ; d esofago ; e e ampliazioni del tu- 
bo intestinale corrispondente al duodeno alternanti con 
altri cinque rigonfiamenti, che vi sono sottoposti, e da’ 
quali esistono in ff i vani; £ pezzo di mesenterio le- 
gamentoso, che gli mantiene aderenti al guscio osseo ; 4 
vena ed è arteria enteroidea, che costeggiano il canale 
degli alimenti fino all'intestino retto 4% cinto da molti 
tendinucci , le cui diramazioni si anastomizzano inj. Nel 
margine del duodeno vedesi un altro pezzo di mesen- 
terio //, nelle cui lamine trovansi molte glandulette. 

Fig. 2. Porzione dell'anello osseo descritto per di- 
mostrare l’ attacco de’ muscoli 0 0 0 0 agli ossi p p pp ne- 
gl: estremi bifurcati, ognuno de quali è unito mediante 
il muscolo 7; che verso l'interno finisce in una mem- 

48 


(978 ) 
brana muscolosa da unire tutti e cinque gli ossicini re- 
stando il passaggio per l’esofago, e dal suo esterno par- 
tono due esili filetti muscolari diretti a’ lati delle lin- 
guette rr. Muscoli ss abduttori, e £ adduttori de’ 
denti. 

Fig. 3. Esofago reciso a, cui mercè sottile mem- 
brana da una parte si unisce alla vescica ovale 6  col- 
l'estremo opposto aderente alla fovea sita presso l' inte- 
stino retto ce fornito di tendinucci intorno l’ ano, e dal- 
l’altra comunica col canale dd d, che costeggia tutto 
]J'inierno lato del duodemo e e e, aperto in g onde 
farne -vedere le cellette, e termina nell’incominciamen- 
to dell'ultimo tratto del canale degli alimenti 4 4. È 
da è segnata l'arteria e da 7 la vena enteroidea. 

Fig. 5. Orificio della bocca circondato da dieci mu- 
scoli con una coppia di essi /Z diretta alla parte interna 
dell’ osso 772 72, e scorrenti su l’ esofago z. NN denti 
maggiori ne margini interiori pettinati e presso l’ apice 
di cadauno si attaccano i due muscoli o o. Un solo 
strato degli adduttori dei denti vedesi nella Fg. 4 P; 
come pure si ravvisa l’ antro dentario 9g. 

Fig. 6. Con essa dinotasi l’ attacco de’ due muscoli 
rr abduttori de’denti, che dall’ interno delle branche de- 
gli archi osssei si dirigono ‘alati superiori di ogni den- 
te. — Fg. 7. Dente dell’ E. meapolitanus per farne ve- 
-dere il canale medio S ed i due antri s s, che trovansi 
nella sua sostanza. 

Fig. 8. Pezzo di lingua guardata pel dorso £#, ed w 
disposizione delle fibre da cui risulta. - Zig. 9. Esofago 


( 379 ) 
dell’ E. neapolitanus ingrandito per osservare le rialza 
ture della sua interna tunica. — 7g. 10.a Pezzo della 
membrana esofagea dell’ E. esculentus, è del duodeno 
dell’E. neapolitanus, e d del mesenterio dell’E. Cidaris. 

Fig. 13. E. sawatilis guardato per la faccia in- 
feriore, essendone 4 l ano chiuso coi forami degli ovi- 
dotti nel perimetro , ed i piedi cc; attesochè gli acu- 
lei grandi e piccoli con una pedicellaria si. veggono nel: 
la Zig. 11, lano aperto nella #7g. 12 e le forma e 
struttura del tubercolo alveolato nella Fg. 15. Si dimo- 
stra la disposizione di tutti i pezzi che circondano l’ ano 
tanto mobili che fissi g, l unione di que’ del guscio 7, 
con un solco a zig-zag nel punto i, e gli ambulacri // 
nella Fg. 14. 

Fig. 16. E. neglectus veduto per la sua faccia supe- 
riore, di cui sono 72 72 le branchie poste poco lungi. dalla 
bocca. — Fig. 20. Aculeo suo, il cui apice è delineato nel- 
la Zig. 22. e la base nella Zig. 17, dove vedesi la tu- 
nica musculare esterna r, che lo unisce al corpo, e la 
interna s. La Zig. 19 e 20 rappresenta un aculeo ingran- 
dito, e la Zig. 18, 21 ed A le varie pedicellarie che 
vi si trovano, avendo ognuna un ossicino nell’ interno in- 
feriore del gambo. 

o Tavola XXV. 

Fig. 1. E. spatagus delineato a grandezza naturale 
per la sua inferior faccia, ove si osserva la bocca a cinta 
da piccoli aculei setolosi, e è c d ambulacri anteriore , la- 
terale , e posteriore co’respettivi piedi ; l’ano e circondato 
da pedicellarie, e poco oltre esistono altri piedi f; l aia 

* 


( 580 ) 

ellittico-cordata £; e la ovale 4 con gli aculei a paletta. 

Fig. 2. Il suddetto Echino guardato pel dorso , on- 

de ravvisare il sito, in cui finiscono ì piedi ombrellati 

e principiano i tubolosi 7, i quattro ambulacri colle pin- 

ne laterale # e posteriore K , le aperture degli ovidotti /, 
e l’ aia crociforme romboidale. 

Fig. 3, 4. Aculeo a paletta 72 osservato per la 
parte inferiore, vedendosi in 72 il forame interno , ed o 
per la superiore, avendo in p l’acetabolo cui sovrasta 
una specie di fovea, il quale si articola col troncantere 
( Fig. 5 ) posto presso il perimetro della sua aia 9g. 
Altro aculeo ( 7g. 8 ) con lungo collo r tra l’acetabo- 
lo e l orlo. — Fig. 6. Aculeo triforcato posto fra i. se- 
tolosi degli ambulacri posteriori inferiori, e /%g. 7 si- 
tuato intorno l’ano. — Fg. 9. Piede triombellato in- 
grandito , e Z°%g. 10 branchie bipinnate. 

Fig. 11. Pezzo A della scatola ossea inferiore e B 
superiore, notandosi nel primo @ gli ossetti mobili del- 
la bocca, c que’ dell'ano, d metà dell’ ambulacro an- 
teriore, e il laterale ed Y f il posteriore sinistro, ove 
trovasi la cresta g; e ravvisandosi nel secondo metà 
dell’ ambulacro anteriore 4, il laterale £, il posteriore £ 
sinistro, ed i due forami de’ quattro ovidotti presso 
i quali esiste nn altra eresta è per l’ attacco delle ovaie. 
I differenti pezzi componenti il prefato guscio osseo so- 
no circoscritti da particolari suture. 

Fig. 12. a Bocca, c esofago, d d duodeno, e 
sacco cieco, /f resto del tubo intestinale ripieno di 
arena, g terminato da legamentucci, 4.4 canale che 


(381) 
dal termine dell’ esofago finisce nell’ intestino, lamina 
mesenterica interna Z 7, ed esterna % % co’ tendinucci 
sfioccati che lo sostengono alla scatola ossea, Z corpi 
vescicolosi, 72 peritoneo che lega l’ esofago alla cresta 
ed_ all’ 4mpolla Poliana, ed n porzione libera : 0 0 
altro pezzo di peritoneo aderente alla linea mediana su- 
periore della scatola ossea, alla cresta ivi esistente , e le- 
gato all’ esofago ed al retto. 
Tavola XXVI. 

Fig. 2. Le arterie radiali a a a a a dell'E. esculentus 
con flessuoso tragitto , mentre danno un ramoscello per 
le laminette vescicolose 6-6, donde in giù esce una cop- 
pia di piedi cc, passano sotto gli archi ossei ove a 
dritta e sinistra somministrano un vaso, da cui pendono 
tre vescichette ovali e e( ig. 7 ), da ognuno di loro u- 
scendo le arterie esofagee f/, le quali formano l’ anel- 
lo vascoloso dell’esofaso g; e poi fra esse parallele 2 
î è si disperdono nelle tuniche di questo. Infine pria di 
finire nel comune anello vascoloso # danno a manca e 
dritta un tabolino fornito in giù di una vescica 4 ( Fg. 
7), ed in su di due vasellini, che attraversano i piedi 
posti intorno la bocca /. 

Dall’ anello vascolare esofageo con tortuoso anda- 
mento pende l’ Ampolla Poliana m, la quale infe- 
riormente ha un vasellino che finisce nella sostanza ve- 
scicolosa 2, e- ne esce non solo l’ arteria  mesenterica 
oo, mavi sbocca pure la vena meseraica p 7. g Corona 
vascolare situata intorno l'orificio dell’ ano; dalla quale 
escono cinque arterie r 7 77 aliasiomizzate colle radiali 


( 382 ) 
(#tg.6). Non ho potuto indagare quale rapporto, le 
| branchie nella Z%g. 3 ingrandite serbano , mostrando in s la 
| parte pendente dentro il corpo, ed in S quella posta 
fuori col resto della circolazione, che sarà come i cor- 
pi vescicolosi delle Asterie. 

Fig. 10. E. neapolitanus, di cui sono @ l’ arteria 
radiale finita in 4 con una porzione dell’ anello della 
bocca, c quello dell’ esofago coll’ Ampolla Poliana 
d,ed ee l'arteria esofagea provegnente dalla radiale, es- 
sendone state in giù recise le altre sue quattro compa- 
- gne f/ff. In questo Echino dalle laminette vescico- 
lari superiori escono i soliti piedi g, essendo que’ delle 
medie assottigliati 4, e delle inferiori da un solo lato 
pennati ( Fig. 12). 

Fig. 4. Si è ingrandita una laminetta vescicolosa 
dell’. saxatilis per farne vedere la forma, la vena- 
tura e le vescichette ripiene a di umore analogo a quel- 
lo contenuto nell’ Az:polla Poliana. Per ogni piede 
caccia due canalini è che arrivano sino all’ estremità, 
il quale nell’ interno ha delle fibre a traverso, che al 
l'esterno c sono longitudinali. — 7g. 5. Arteria ra- 
diale dell’ E. Cidaris colle laminette d ed i piedi e re- 
ticolato-setolosi , la quale superiormente ha le vescichet- 
te ovali f ed inferiormente caccia un arteria g, che e- 
sce fuori del guscio e si dirige verso la bocca. 

Fig. 8. Dal pentagono vascoloso 4 dell’. spaza- 
gus nascono le arterie sagittale 2 î, laterale  superio- 
re £# £ ed inferiore //: queste e quella si continuano 
verso i quattro forami degli ovidotti, dando ‘a dritta e 


( 383 ) 
sinistra il canaletto per le rispettive laminette 72 n, da 
ognuna delle quali nascono due vasi bipennati ( Fig. 13 ). 

Le arterie laterali inferiori nel circoscrivere la ba- 
se del succennato pentagono formano l’ anello vascoloso 
dell’ esofago, da cui prende origine l’arteria 72 e la vena 
o 0, che con parallelo tragitto percorrono tutta la lunghez- 
za delle intestina anastomizzandosi nel duodeno p. Tra l’a- 
nello vascoloso esofageo e l’arteria laterale inferiore sinistra 
hanno origine l’Ampolla Poliana, la meseraica mino- 
re in cui con infiniti ramoscelli finiscono i grappoletti 
vescicolosi é ( Zig. 9g #), e la sagittale 777, che co- 
munica coll’ anello vascolare posto intorno i fori degli 
ovidotti, e fatto dalle arterie laterali superiore ed infe- 
riore di dritta e sinistra, non che dalla dorsale. 

Fig. 11. Pezzo del guscio dell’ E. Cideris , di cui 
sono @ le fascie porose , è la pelvi, c il peritoneo che 
aderisce all’ ovidotto. d. variamente ramificato e setolo- 
so. Porzione dell’ ovaia col respettivo condotto dell’ E. 
neapolitanus ( Fig. 12). ai 


RARRVLRRAOGRAS® dv 


(384 ) 


GIOVI GELILIAREA LIURARLA TRAILER LIRA BRR RIIA U 


ANNUNZIO SU LA FACOLTA VELENOSA DI TALUNI 
MOLLUSCHI TESTACEI. 


Tra” pesci non squamosi, e soprattutto fra’testacel si 
notano da’ trattatisti di Polizia medica e di Tossicologia il 
mitilo degli stagni e le ostriche (1), i quali mangiati 
nel tempo della fecondazione e di està producono delle 
coliche, ed una eruzione alla pelle simile alla Aydroa 
sudamen, a cagione delle loro ovaie contenente un u- 
mor latticinoso caustico, onde è che in Francia ed in 
Spagna sonosi cominate delle pene a coloro, che le ven- 
dono nella stagione estiva. 

A me sì è presentata l'occasione di notare tra que- 
sta classe qualche specie di altri due generi, vale a dire 
la così detta Spera ( Arca zoae ), lo sconciglio reale 
( Murex brandaris) e’1 comune o truncolo ( MM. trun- 
culus ). Darò un semplice sunto de’ casi , ne’ quali sono 
riusciti micidiali, a fine di desiderarne tra noi la proi- 
bizione solamente di està. 

È inutile tessere la storia de’ medesimi viventi, come 
è fuor di proposito l’esporne la notomia, che pubblicherò 
nel IV. volume de’ Testacei delle due Sicilie. È però 
oggetto del presente argomento di farne conoscere i de- 


(1) Behrens, de affect. a Mytilis. 
G. P. Frank, Poliz. med. , tom. 5, p. 200. 
G. Frank, Praec. univ. med. , v.1, p. 355. 
Bateman, Comp. de’ mal. cut., v. 1, p.181. 


( 385 ) 
leteri effetti, che in certe epoche dell’anno, principal- 
mente da primavera all’ autunno, . quantevolte sieno di 
perfetto sviluppo . ed in somma copia. mangiati. 

. Il prof. Scattigna, di cui deploriamo la perdita, 
sono ormai. due anni che mi comunicò la seguente os- 
servazione per la quale egli desiderava, che mi fossi 
occupato a trovare la ragione sufficiente perchè tali ani- 
mali testacei tanto ricercati da’ napolitani, mangati duran- 
te la stagione invernale fossero salubri, ed all’opposto poi 
arrecar dovessero molestissimi danni nel tempo estivo. 

Osservazione I. ) Anna Martone di Napoli di. tem- 
peramenio sanguigno dell’ eta di anni quaranta in luglio 
3825, essendosi cibata di sufficiente quantità di scorcigli 
in zuppa verso le ore pomeridiane dello stesso dì prin- 
cipiò a lagnarsi d’ insofiribili dolori viscerali , accompa- 
gnati prima da vomito di bile mista a materie in par- 
te digerite, e poco tempo dopo ebbe continui tormini 
viscerali con inutile incitamento ad evacuare le fec- 
cie, che durò sino alla sera : epoca in cui il signor 
Scattigna fu chiamato .per visitare la povera inferma, 
che presentava difficoltoso respiramento , sete eccessiva , 
| pelle arrossita e pruriginosa , coma ; polsi piccioli , bas- 
si, e celeri. 

Con questo apparato di perniciosi sintomi Quegli 

ordinò l'applicazione delle sanguisughe all’addomine , on- 
de dissipare la manifesta minaccia di gastro-enterite , ed 
internamente prescrisse una soluzione di gomma arabi- 
ca edulcorata collo sciroppo di viole. Ad onta di tutti 
questi aiuti la ‘infelice Martone , continuarzdo a presen- 


49 


( 386 ) 

tare l'aumento de’ sintomi infiammatori , delirio, convul- 
sioni, all’ una pomeridiana, o sia 24 ore dopo di aver 
mangiato gli sconcigli, cessò di vivere. É 

Per ordine della Polizia si procedè allo sparo di det- 
ta defunta, cui assistè il prefato Scaitigna, e si vide 
la tunica mocciosa gastro-enterica infiammata con mac- 
chie cangrenose in quella degli intestini tenui. 

Bentosto il prof. Scattigna mi pose nell’ impegno 
di esaminare gli animali di siffatti murici, de’ quali io 
già aveva intrapreso la notomia nell’ inverno dello stesso 
anno. Motivo per cui cercai di riesaminarli con. mag- 
giore attenzione, proccurando di soddisfare le sue giu- 
ste brame , e di poter concorrere ‘eziandio a farne in 
seguito evitare gli esposti danni colla loro proibizione. 

Le mie indagini però furono coronate da felice suc- 
cesso, attesochè la sostanza, che costituisce le parti del se- 
condo cavo branchiale, mi offrì un colore diverso da quel- 
lo, che nell’ inverno presentava. L’ ovaia anche era di 
alterato colore, ed il corpo adiposo ricolmo di una so- 
stanza tegnente, e filamentosa . Alla destra ed infe- 
rior parte della cavità suddetta esisteva un corpo glan- 
duloso , risultante da molte vescichette piene di umo- 
re violetto, che gli antichi conobbero col nome di 
porpora senza che avessero saputo, come neppure i mo- 
derni zootomisti conoscono, donde quella si fosse mai 
lavorata. 

Tutti gli additati organi adunque solamente ne’ mesi 
estivi trovansi. rigogliosi di umor violaceo, ed. in piena 
loro attività ; ed ‘ecco. perchè sperimentansi solamente in 


( 387 ) 
tal’ epoca micidiali. Il succennato’ organo si rinviene 
puranche nell’ abitante del Buccinum Galea L. e del 
Murex Tritonis L. (1), e sempre di està acquista il 
color di porpora; anzichè di primavera, giusta l’ asser- 
zione di Aristotile seguita dal celebre Ferusac (2), che 
soggiugne scomparire nella canicola. 

. Osservazione Il) Il sig. D. Errico Rotelli dimorante 
in questa Capitale il dì 19 del mese di agosto 1825 man- 
giò insieme con sua moglie D. Giuseppa di Aquino una 
zuppa de’ molluschi abitanti nella conchiglia detta Spera 
( Arca Noae, Linn. ). Dopo pranzo la di lui moglie prin- 
cipiò ad accusare forte dolore di stomaco, vomito , offu- 
scamento di vista , vertigini, convulsioni toniche e prin- 
cipalmente il trisma, restando la povera Aquino rafred- 
data , senza polsi, priva di sensi, con segni dapprima di 
gastro-enterite, poi di già avvenuta cangrena, ed alle ore 
undici antimeridiane del giorno seguente finì di esistere. 

Il di lei marito peraltro , il domestico, gli amici 
che furono pure complimentati di tali conchiglie e tutti 
al numero di dodici persone, soffriron dal più al meno 
cardialgie, vomito, diarrea accompagnata da febbre, che 
terminò al quinto giorno, previo opportuno metodo cu- 
rativo antiflogistico. 

L’autossia cadaverica della infelice Aquino eseguita 
da’ proff. Grillo e Pasqualone fece conoscere delle suggel- 
lazioni cangrenose nell’ interno dello siomaco ed a?terata 


(1). Zestac. Utr. Sic. , tom. IV. 
(2) Dic. cl. d’ Hist. nat., vol. 3, pag. 553. 
* 


( 388 ) 
la mocciosa intestinale. L’ analisi chimica delle sostanze 
rinvenutevi dal prof. Lancellotti diede per risultamento 
solfato di calce e molto ferro. 

Quindi vedesi bene che gli addotti esempi ci som- 
ministrano argomento chiarissimo di essere molto guardin- 
ghi nel cibarci di tali mollusehi (1). 


(1) Z un articolo sommamente intralciato quel 
lo della vendita di ogni sorta di pesce ed in qual 
siasi epoca dell’anno, e che soltanto la Munificen- 
za del nostro Augustissimo Monarca potrebbe inco- 
raggiarmi ad intraprendervi un lavoro utile agli a- 
bitanti delle spiaggie delle due Sicilie, che finora 
nulla di sicuro posseggono intorno a ciò. I pesci 
conosciuti velenosi per organi particolari, spine, uo- 
va, o per essersi cibati di altri animali forniti di 
principi acri e di sostanze deleterie, sono assai 
scarsi: ma quanti altri forsi ve ne saranno cre- 
duti innocui, e che in seguito di attente ricerche 
renderebbero più sicuri e men funesti sì grati cibi 
a’ popoli delle Sicilie ? 

Ed a questo proposito conviene sapere che Pti- 
nio ha conservata una Legge di Numa la più anti 
ca tra le suniuarie romane, con cut determinast 
quali pesci mangiar si potessero nelle feste solenni. 
Essa ha molta simiglianza colla dietetica di Mosè; 
ed invece di credere che fosse stata dettata da Nu- 
ma per limitare le spese da farsi in tale rincontro, 
molti opinano che egli altre ragioni avesse avuto 


( 389 ) 


PRU IL Y VIGILI LILY BRR EIRLU RIU BARI VARI PARPRRRAY RARI 


MEMORIA su GLI ANELLIDI. 
PARTE L 


CAPITOLO I. 


Delle Nereidi. 


$. LN. GIGANTESCA:: 


Al termine della stagione estiva del 1823 nelle vicinanze 
di Capri fu pescata la presente Nereide od Eunice, di cui mi 
fu portato un pezzo del respettivo guscio, duro come cuoio, 
scabroso esternamente, levigatissimo nell’interno , e circa 
cinque piedi del corpo, che appariva mutilato; ma dalla 
eguaglianza del suo ‘traversale diametro a quella della prima 
articolazione di: essa. è forza conchiudere , che’ siffatta. mi- 
sura era circa fa metà della lunghezza, che l’ animale in 


per la proibizione de’ pesci non squamosi, che so- 
gliono essere il più delle volie i meno salubri, ed 
2 più perniciosi alla pubblica salute. I sacerdoti di 
Egitto, che abitavano un paese marittimo soggettis- 
simo alla lebbra, proibirono molte specie di pesci, 
che poi furono interamente suppliti da’ soli vegeta- 
bili. Dippiù gli Ebrei, essendo ad un di presso 
governati da leggi analoghe, non potevano mangiar 
Pesci senza squame. 


( 390 ) 

esame offrir doveva, o sia di dieci piedi circa. 

È inesprimibile la varietà delle tinte e la vivacità 
de’ coloriti del suo corpo soprattutto nelle pertinenze 
della testa. Il rosso, il giallo, il ceruleo si ravvisavano 
così elegantemente combinati che al menomo movimen- 
to dell’acqua del vaso, in cui per tre giorni tenni vi- 
vente questo gigante degli anellidi , l’ occhio ne restava 
sommamente appagato , ed il riflesso di tutti i colori del 
prisma e dell’arco baleno bentosto si dipingevano sulla re- 
tina. A norma che gli anelli si allontanavano dalla testa 
i suddetti coloriti tendevano al rosso-fosco, sebbene infe- 
riormente eran sempre screziati di rosso, giallo e cilestro. 
Per due sere continuate alla menoma mossa spandeva un 
chiarore fosforico. Il mio dotto amico dottor Minichini 
si compiacque infinitamente della ispezione di simiglian- 
te verme. E quantunque avessi fatto infinite premu- 
re a’ marinai, onde averne qualche altro individuo; pu- 
re gli sforzi di costoro riuscirono sempre vani. 

Descrizione. ) La testa presenta la bocca con due 
lobi, e poco in su cinque crassi tentacoli, alquanto lun- 
ghi, appena rigati a traverso, rotondati nell’ apice, e 
disposti in maniera che tra i due laterali esistono gli oc- 
chi senza alcuno gambo, infossati nella sostanza carno- 
sa, e forniti di facoltà visiva; nel menire poi il quinto 
tentacolo , eguale agli altri quattro descritti, e tutti fra 
loro equidistanti, è situato in mezzo a’ due anteriori e 
medii ‘in corrispondenza dell’ angolo superiore de’ lobi 
carnosi della bocca. I 

Le suocennate parti appartengono al primo anello del 


( 591 ) 

corpo di questo animale , seguendogli il secondo, lungo mez- 
zo pollice , al cui termine superiormente 5° inseriscono tre 
disuguali cirri a dritta, ed un solo a sinistra. Indi no- 
ve altri anelli, ognuno lungo alquante linee , e privi di 
qualsisia appendice, succedono a’ precedenti. Si avverta 
che il secondo anello ha una striscia rossa ne’ lati, alla 
quale segue una gialla, che confina colla quinta, ampia 
e mediana bleu; attesochè i seguenti nove anelli hanno 
rosso e giallo tutto il margine, ed il resto della parte 
dorsale è rosso-fosco con striscia trasversale in ciascuna 
articolazione di cilestro e nero, 

Cadauno de’ rimanenti anelli, almeno in tutta la lun- 
gheza di tale vivente, che ne ho veduto, presenta a dritta 
c sinistra una branchia rossa ad un solo lato pennata , un 
cirro gialliccio superiore più lungo dell’ inferiore, e conti- 
nuato con una fovea carnicina ovale; esistendo fra questa 
e quello il piede comune conico con tre particolari piedi- 
cini corredati dei respettivi fascetti di setolette dorate. Il 
margine di ogni articolazione è gialliccio , presso le fovee 
ovali solo si vede una macchia cilestra, e tutta la sua 
faccia inferiore è screziata di rosso-fosco. Per tre piedi 
circa aveva i notati coloriti sopra e sotto, giacchè nel 
resto era colorato di rosso nericcio. 

La esposta descrizione desunta dall’ oggetto in na- 
tura e meno estesa di quella datane da Savigny ( 02. 
cit., pag. 399), e pare di essere differente in modo da 
rendere il nostro animale una specie nuova; ma son 
persuaso che siffatta diversità derivi dalla sua rarità» 
che non ha permesso di darne finora una esatta figu- 


( 592 ) 

ra e di redigerne la descrizione con quella. accurattez- 
za, di cui anche la nostra è in parte deficiente pel 
conto delle setole e delle acicole. Ma in essa poi fu- 
ron bene avvertiti quattro cirri tentacolari dietro la nuca, 
invece di due; gli occhi, sforniti. di qualunque pedi- 
cello, bianchi, e con punto nero nel centro; due lo- 
bi della bocca in luogo di quattro ; le branchie pettina- 
te dall’ undecimo anello in poi ec. Cosicchè a me sem- 
bra che la descrizione di Pallas sia molto approssimativa 
alla nostra. 

Anatomia ) Questa Eunice è coperta dall’epidermide 
sottilissima, da cui dipendono le sue moltissime varietà 
di coloriti, e da un piano carnoso, che puossi appellare 
la cute. Il bulbo muscoloso dell’ esofago è fatto da va- 
lidi muscoli, due de’ quali offrono le fibre dirette dall’ 
orificio della bocca fino a’ suoi lati, e da un altro stra: 
to carnoso sottoposto con fibre traversali, che ne trac; 
ciano la separazione in parte dritta e sinistra. 

I primi ed i secondi muscoli servono pel movimento 
degli ossi. mascellari, al cui dettaglio ora io passo. La ma- 
scella inferiore risulta da due denti assottigliati nell’ a- 
pice, e prolungati in sotto, dove a poco a poco si di- 
scostano fra loro e nel tempo istesso sì restringono. Le 
mascelle laterali maggiori sono di figura semilunare, con 
faccette articolari nella base, convesse all’ esterno, con- 
cave ed a sega nel margine interno. Le quattro mascelle 
laterali minori anche sì articolano fra esse e sono ezian- 
dio serrate. La coppia di uneini offre nella base delle 


( 995 ) 
prominenze ed incavi articolari mirabilmente  consesna= 
ti: ‘indi. si rendono rotondi e tra ‘loro allontanati , e 
verso l estremità si ricurvano ed assottigliano. Con que- 
sti uncini essa attrappa gli animaletti, che deve divorare, 
ed introdotti nella bocca mastica eoll’aiuto delle descritte 
mascelle. 

L’esofago principia largo, il quale pian. piano si 
ristringe, terminando nello stomaco. Questo ha le stes- 
se rughe longitudinali di quello, ma interrotte però 
da altre traversali. Sì l’ esofago che il ventricolo. sono ca- 
paci di bastante ampliazione , e le crespe traversali ser- 
vono affinchè, nello spezzarsi gli anelli del corpo, possa 
il canale alimentare benanche restringersi : ciocchè non 
avviene mai all’ esofago. I 

L’ intestino a dritta e sinistra ha de’ rigonfiamenti 
chiamati ciechi, cui in forma spirale sembra essere av- 
viticchiata l’ovaia. È d’uopo peraltro confessare che di- 
stratto da altre occupazioni perdei l’ opportunità di sezio- 
nare nello stato di freschezza questo vivente, che per la 
grandezza poteva illustrare non poco la fabbrica degli a- 
nellidi. Il suo corpo è raccorciato da quattro muscoli lon- 
gitudinali, ed ogni anello dal particolare muscolo tra- 
sversale. I piedi sono tirati in fuori dai due abduttori, 
e portati in dentro dagli adduttori. Del circolo sangui- 
gno ne parlerò in appresso. 

G. II N. cuPREA. 

Descrizione. ) Il suo corpo lungo circa un piede e 
mezzo è racchiuso in un guscio coriaceo, e levigatissimo al- 
l'interno; giacchè esternamente è formato da acini di are- 

Do 


( 594 ) 

na cui sono tessuti de’ pezzi di alga vetraria ( Cauli- 
na oceanica Pers. ) e di fucagrostide ( Zostera mari- 
na, Pers. ). La sua origine da me si crede provenire 
dal trasudamento del moccio dalla superficie esterna del 
corpo di detta Nereide, il quale fa da cemenio all’ a- 
rena ed alle alghe per conglutinarsi ; e colla uscita, ed 
entrata , dell'animale dalla propria casa le pareti interne 
se ne rendono levigate. 

Sulla testa ha essa cinque tentacoli disuguali, assottiglia- 
ti, moniliformi e quasi articolati nell’ inserzione ; vale a dire 
i due inferiori più brevi de’ superiori e del medio. Que- 
sti tre ultimi tentacoli poco al di là del principio hanno 
una specie di base più ampia e distinta. Gli occhi glo- 
bosi e bianchi son collocati sopra la bocca,e sostenuti da 
speciali tentacoli mobilissimi, e moniliformi. Dalla bocca 
increspata a piacere dell’ animale escono le mascelle in- 
-feriori ; e le superiori. 

I primi sei anelli del corpo presentano i soli piedi 
con fascetto di setole fornito del cirro superiore maggiore 
e dell’ inferiore minore; ed a questi ne’ successivi ven- 
tquattro anelli sovrasta la branchia a pennacchio, con 
pinne che vi s'inseriscono in direzione spirale, essendo- 
ne verdi le inferiori e rosse le superiori. Le succen- 
nate setole color di oro, e sottili sono riunite in pic- 
coli fascetti disposti a veniaglio , ossia quattro più cor- 
ti e piccoli diretti da sotto in. sopra, ed il quinto poi 
è maggiore e ‘con le setole più doppie. 1 restanti anelli 
hanno la stessa struttura de’ primi sei, tranne l’ultimo 
che finisce attenuato, e con due sete bianchiccie poste 


( 395 ) 
a’ lati dell’ apertura dell’ ano. Il colotito. di questo ‘anel- 
lide, nel corpo piuttosto depresso , è. verde-rossiccio co’ ri- 
flessi cerulei , e lunghessa la linea mediana offre un ca- 
nale rosso-fosco. Abita nell’ arena del nostro littorale alla 
profondità di 200 palmi dalla ‘superficie dell’ acqua. 

— Anatomia. ) Il bulbo muscoloso dell’ esofago pre- 
senta la medesima’ struttura ‘di quello appartenente all’ 
E. gigantea, colla particolarità che nella figura di esso 
sono rimasti aderenti i muscoli adduttori;: ed. abdut- 
tori. I primi de’ quali si ‘attaccano tanto alla parte supe- 
riore del suddetto bulbo, che agli anelli carnosi della te- 
sta; ed i secondi incominciano dalla metà inferiore del- 
lo stesso; e finiscono a’ lati del corpo presso il quar- 
to o il quinto anello della testa. Le mascelle hanno la 
stessa conformazione di quelle dell’ E. gigantea, ‘tranne 
però che le due inferiori sono bidentate nell’ apice , e le 
maggiori laterali mi sono sembrate al numero di due. 

L' esofago è breve, ‘cui segue lo stomaco alquanto 
ampio e con rughe longitudinali quasichè fibrose. Il tu- 
bo intestinale per gran parte del suo tragitto a dritta ‘e 
sinistra offre derigonfiamenti o cellette; e verso il ter- 
mine del corpo l'intestino n' è privo , ed a poco a poco 
sì restringe per finire nell’ano, La sua struttura è sem- 
plicissima, ‘avendo la tunica esterna e. l’ interna, ove 
sì osservono infinite e picciolissime ‘aie. di colore: verde- 
fosco ): che a prima giunta. ne rendono l’ aspetto vena- 
to; e risultano. dal. reticolo vascoloso ,, che vi esiste. 
La figura delle feccie anche merita. di essere  cono- 


‘sciuta.; poichè le alghe ed i fuchi, di cui questo vi- 
* 


( 596 ) 
vente .si ciba $. conformansi in:tante ellittiche vescichette , 
emulandone: le uova. 

Verso la metà posteriore e laterale del corpo trovansi 
le ovaie, le quali sono costituite da due lunghi sacchi di 
tratto in tratto gonfiati, poi ristretti, e pieni di uova verde- 
fosche. Esse sono facili ad essere lacerate, empiendone la 
cavità addominale, per cui la loro ricerca riesce difficilis- 
sima; ed hanno propria apertura nelle pertinenze dell’ a- 
no. Uova anche sembrano i granelli giallicci appartenenti 
alle fovee ellittiche de’ piedi, e non ne so l’uso: Pe'comuni 
integumenti, e pel sistema manscalare non differisce dalla 
precedente Eunice. 

Circolazione sanguigna. ) 1. Arteriosa — Dall a- 
nello vascoloso , che circonda il bulbo esofaggo , esco- 
no. dalla parte superiore e laterale due. arterie, altret- 
tante delle quali inferiormente. situate abbracciano il suc- 
cennato bulbo muscoloso. Attesochè in giù ha. origi- 
ne eziandio 1’ aorta, la quale, mentre percorre tutta 
la media e superiore porzione del corpo , giungendo fi- 
no all’ano, ha sulle prime cireolare ed eguale dia- 
metro’, offrendo. per ogni articolazione a dritta e sini- 
stra un canaletto fornito di una vescica rotonda (1). 


bal 


(1) Siffatte vesciche simili al cuore, per quanto sia 
a mia notizia, non sono state da alcuno autore descrit- 
te; e non bisogna colle stesse confondere quella spe- 
cie di rigonfiamento, che si osserva nell’ arteria aorta 
in ogni anello articolato ‘del corpo, dipendente dalla 
corrugazione sofferta dalle sue pareti, che bentosto sva- 


( 597 ) 
Indi s'impiccolisce, presentando in corrispondenza di 
cadauna articolazione non solo un’ ampliazione quasi fu- 


nisce, qualora si distenda l anello carnoso su cui 
traghetta. Ed il celebre Cuvier scrive: » il est peut- 
étre plus exact de dire que la circulation de ces a- 
nimaux ( vers articulés ), se fait par des vaisseaux 
seulement, et sans coeur: Si toutefois l'on vouloit 
admettre l’existence de ce dernier, au moins dans 
l’Arénicole) 10 faudrait dire qu'il est double, et, com: 
me dans les deux classes precedentes, QUIERO ( Lec. 
d’Anatom., vol. 4, pag. 412). 
Dippitù: les vers à sang rouge ( dice Serres- Mém. 
du Mus. , vol. 5 ) n°offrent point è la vérité de coeur 
proprement dit, puisqu’ ils n° ont qu’ un renflement 
dans les vaisseaux principaux (pag. 60) ». Indi sog- 
giunge: » Les sang ayant donc une circulation dans 
les annélides, au moyen de leurs deux vaisseax princi- 
paux ow de leurs deux coeurs, st l’on peut s'expri- 
mer ainsi, et ce Ruide allant chercher l'air, il wa 
pas été nécessaire que les organes de la respiration 
fussent ramifiés, qu'ils allassent répandre Dair dans 
toutes les parties ». Ed il ch. Latreille — Rapport de 
l’organis. extér. des anim. invert. compar. avec les annel. — 
riferisce:» Leur sang, coloré en rouge, circule dans 
deux grandes artéres longiltudinales, communiquani 
avec des veines; il n'y a point de coeur proprement 
dit ( Mém. da Mus., vol. cit., pag. 118) ». 


( 398 ) 
siforme, ma benanche a dritta e sinistra. ùn canalino, cui 
termina una .consimile vescica piccola e presso a poco 
reniforme. 

Dallo stesso anello vascoloso esofagéo nasce per ogni 
lato inferiore del corpo l'arteria polmonare o meglio bran. 
chiale, la quale in ciascheduna divisione articolata esterna- 
mente distribuisce due vasi abbastanza grandi, che in unione 
della vena branchiale formano una triplice spira vascolo- 
sa, dalla quale è formata ogni branchia :. le eui pinne 
derivano dalla secondaria e costante diramazione delle 
menzionate arterie, d’onde nel principio del loro cor- 
so altri ramoscelli esilissimi derivano pe’ muscoli ad. 
dominali e pel canale degli alimenti; costituendo infini- 
te anastomosi colle laterali e sottilissime ramificazioni del- 
l’aorta. 

Le sopraddette arterie branchiali, nel lato interno 
o sia nella faccia con cui sono in relazione colla vena 
cava o branchiale, offrono una corta e regolare ramifi- 
cazione di arteriucce a guisa di pettine. Ben inteso pe- 
rò ch'esse tanto nel collo di siffatta Nereide, che nel 
termine. della filiera de’ pennacchi, si vanno a distri 
buire in ciascun pacchetto setoloso : ed in detta .cor- 
rispondenza si osserva pure la restrizione del diametro 
e la interrotta ampliazione dell’aorta , la piccolezza e di- 
versa forma delle vescichette , che adempiono all’officio di 
cuore. In modo ad un di presso analogo facevasi la distri- 
buzione delle arterie nell’ £. giganiea , essendone soltan- 
to le vesciche più srandi ed ovali-allungate, non chè 
l'arteria branchiale è unica e da un solo Jato pinnata. 


(599 ) 

2. Venosa — Lungo la parte superiore e. mediana 
del corpo è situata la vena cava, la quale dalla testa fi: 
no all’ano caccia a’ lati le vene per le branchie ed ha 
le arterie branchiali e la filiera de’ gangli, che in sotto 
partono dal cervello. Essa nelle pertinenze della testa si 
anastomizza colle vene ventrali, il cui sangue è verde 
chiaro , ed. in corrispondenza di ogni aticolazione a dritta 
e sinistra esternamente caccia la vena branchiale , che 
pria di arrivare ad ogni pennacchio, inferiormente manda 
una vena al corrispondente cirro; ed indi in unione delle 
due arterie. branchiali , come sopra si è detto, descrive 
la spira, da cui fa uscire de’ ramoscelli venosi, renden- 
donsi ragione’ del colorito rosso e verde delle branchie. 
Per sopra il canale de cibi si osservano non solo mol- 
tissime ramificazioni venose piene di sangue rosso-fosco, 
ma benanche due: canali primari, da’ quali esse prendo- 
no origine. 

Sistema nervoso ) Il collare, che rappresenta il 
centro del sistema nerveo, risulta dal cervello di figura a 
cuore; e dal cui apice in giù rivolto principia un filo nervoso, 
che ‘in ogni articolazione: del corpo per la inferior faccia 
della. vena cava si unisce ad un ganglio lenticolare , don- 
«de a dritta e sinistra partono due nervi incrociati, di- 
stribuendosi in simil guisa per la intera lunghezza di ta- 
le anellide. Da’ lati della superior parte d.l cervello esco- 
no due nervi, che dopo poche linee si uniscono ad un 
paio di gangli, donde proviene un nervo, che, si congiunge 
al primo gruppo quadrigemino di gangli dorsali percorren- 
tino a’ lati delle vene branchiali; e dalla coppia inferiore 


( 400 ) 
ne nascono altri due, che vanno a raggiugnere il susse- 
guente gruppo quadrigemello ,- dal quale derivano quat- 
îro nervi quasi in croce. 

La mentovata descrizione del sistema nerveo di sif- 
fatta Nereide rende alquanto veridica V’analogia stabilita da 
Treviranus, che i gangli degli animali invertebrati possano 
paragonarsi agli spinali de’ vertebrati ( Journ. compl. du 
Dict. des sc. méd., vol. 18, pag. 250 ), anzichè alla 
spinal midolla di questi. Ma non debbesi tacere che 
l'apertura per la quale passa l’ esofago reputata analoga 
al quarto ventricolo encefalico, come pure le fascie che lo 
uniscono alla massa inferiore rassomigliata al cervello, sieno 
portate ircppo oltre. Dippiù asseriscesi dallo stesso bene- 
merito fisiologo che i nervi provenienti dalle parti late- 
rale ed anteriore del cerebro sieno simili al quinto paio. 
Weber ha pure detto che i due nervi diretti dentro 
l'’addomine de’ molluschi siano analoghi all’ ottavo paio. 

G. IL N. LINEATA., 

Ha la testa con due occhi, altrettanti tentacoli , ad 
una tromba. Il corpo è giallo-fosco con due linee bian- 
co-gialliccie, che ne percorrono il dorso dal capo all’a- 
no. Ai lati ha una serie di piedi colle setolette.- Non 
posso estenderne di più la descrizione , poichè |’ indivi- 
duo era in parte corrotto quando lo feci delineare, per 
quanto mi fu possibile, esatto, 


$. IV. N. SQUAMOSA. 
Testa priva di occhi, rotondata, con due tentaco- 
li interni brevi, ed egual numero esterni lunghi. Il 
corpo è superiormente coperto da due serie di squame 


( 401 ) 
carnicine con orlo nericcio, avendo ne lati i piedi con 
«cirri e setolette. 
6. V. N. pLESSUOSA 

Ai lati della proboscide assottigliata esistono due 
lunghi tentacoli, i quali sono più corti ne’ dieci anelli 
successivi: e nel resto di questi ha i piedi co’ pacchetti 
di sete. Il dorso giallastro di tale vivente ha graziosissime 
linee flessuose dirette verso i piedi, e di tratto in trat- 
to offre delle fasce trasversali bianche. La struttura dei 
descritti due anellidi è quasi analoga a quella del se- 
guente. 

$. VI. N. scoLOPENDROIDE 

Descrizione. ) Ha la testa con quattro brevissimi 
tentacoli triangolari, e due esili occhi. Dalla medesi- 
ma esce una grande tromba .rossa , a cono inverso, la 
quale nel termine è circondata da varie serie di pic- 
coli cirri, dal cui centro prolungasene una seconda ci- 
lindrica, che finisce con due valvule semilunari cinte 
da corti tentacoli. 

Il corpo un poco depresso termina assottigliato con 
due cirri bianchicci; ed ha il colorito ceruleo-rossiccio 
sul dorso, in cui si ravvisa la vena cava, e perfetta- 
mente rosso a’ lati, dove esistono due ordini di piedi, 
che offrono nn cirro e varie serie di setole gialle spie- 
gate a ventaglio. Colla sola N. coerulea e maculata a- 
veva qualche rassomiglianza , e mi è sembrato che essa 
sia la vera Scolopendra marina di Rondelezio ( Zooph., 
pag. 108, fig. 1), avendola con questo medesimo vo- 
cabolo descritta. \ 


QU 


BI Li 


{ 402 ) 

Anatomia. ). Dalla proboscide poc’ anzi nomina- 
ta si passa nello stomaco molto carnoso, il quale ha 
nell’ interno quattro strisce longitudinali. Al principio di 
ogni coppia di queste e mercè particolari fibre è im- 
piantato un dente cartilagineo trigono ed uncinato. Dal 
ventricolo incomincia il canale degli alimenti, che per 
bastante tratto del corpo oflre a dritta e sinistra le soli- 
te borsette, e poi finisce tuboloso. 

Le due ovaie principiano dalla metà del ventre 
e più o meno rigonfiate terminano nell’ apertura dell’ a- 
no. La tromba è tirata fuori del corpo dalla cop- 
pia di muscoli, che incomincia con sei lacerti nel peri- 
metro della testa e finisce in due distinti piani car- 
nosi semicircolari presso il termine della stessa e’l prin- 
cipio del ventricolo, il quale, essendo tirato in sotto da? 
due muscoli adduttori, seco porta anche la tromba. Il 
resto del sistema muscoloso è simile agli anellidi pre- 
cedenti. 

Il cerchio vascoloso, che circonda l esofago, dà 
tanto l'arteria dorsale , la quale in ogni articolazione in- 
via alle pinne un ramo diviso alla superiore ed infe- 
riore di esse di dritta e sinistra; che le ventrali pa- 
rallele, avendo ognuna la solita serie di vescichette. Nel 
medesimo anello comunicano la coppia di arterie esofagee, 
che sboccano nell’aliro cerchio vascolare cingente il principio 
dello stomaco, da cui partono le arterie enteroidee , la prima 
di esse continuata per la linea mediana inferiore dell’ intesti- 
no , e la seconda allo stesso modo nella sua faccia superiore; 
dando alla parte destra e mancina la vena branchiale , diretta 


( 405 ) 
alle pinne, ove si ramifica, e forse si anastomizza coll’ar- 
teria branchiale. Il resto del sistema venoso ed il ner- 
voso a cagion della picciolezza non è stato da me trop- 
po bene accompagnato: ma, per quanto io abbia potuto 


vedere, è analogo a quello della N. cuprea. 
CAPITOLO IL 
Degli Spii. 


$. I. S. QuAaDRICORNO 


Ha due tentacoli lunghissimi esterni ed altrettanti più 
piccoli interni. I successivi tre anelli del corpo offrono 
ognuno un breve cirro tentacolare ; ed il piede comune 
si bifurca, cioè in superiore con sete globose ed in in- 
feriore più affollate e sottili, fornito di corto cirro , es- 
sendovi fra amendue un lobo carnoso. Il canale intesti- 
nale verso il termine, trasparendo a traverso le pareti 
‘del corpo gialliccio, ha i consueti rigonfiamenti. 

$. II S. copuro. 

Presenta due tentacoli brevi e crassi, altrettanti più 
sottili presso la bocca, che ha quattro cirri tentacolari ai 
lati della testa. Osservata colla lente aveva due denti un- 
cinati. Il suo piede ha una coppia di fascetti di seto- 
le occultate da quattro: lobi carnosi. compressi , e da un 
quinto ovale maggiore, e cirroso. In questo vermine si 
osserva per sopra il canale degli alimenti |’ arteria dor- 
sale, che in ogni articolazione del corpo a sinistra e 
dritta da un vaso, che si sparpaglia su ciascuno piede. 

* 


( 404 ) 
Verso la testa si. vede la’ sistole. e diastole. di due ve- 
sciche ovali e di quella dell’aorta. Dimodochè se ne rav- 
visano gli alterni movimenti sistolici e diastolici. 
G. III Sì cocciINEO. 

Differisce. dal precedente pel. colorito rosso punteg- 
giato del corpo, pe’ quattro cirri tentacolari disuguali , 
pei due lobi carnosi ed un ‘solo cirro lungo, e per l'a- 
no cinto da anello increspato e con un paio di lunghis-. 
simi cirri bianchi. 

G. IV. S. A vENTAGLIO: 

I quattro cirri tentacolari della testa, giacchè il se- 
guente anello ne manca, sono corti e spiegati a guisa di 
ventaglio. Il suo piede poi è corredato di due pacchetti 
di setole, di un lungo cirro superiore, di un altro inferiore, 
e di quattro lobi carnosi ovali, che gli occultano in parte. 


CAPITOLO II 


Delle Natadi. 


$ I. N. coccINEA 

Ha il corpo un pollice e più lungo, a clava, nella 
cui parte più grande offre la testa corredata d’ infinito 
numero di tentacoli : e nel rimanente a poco a poco si 
assottiglia verso lano. L' intestino pel colorito fosco tra- 
sparisce a traverso le pareti coccinee di questa Naiade. 
Non ho potuto scoprire alcun vestigio di articolazione nel 
suo corpo; che ne’ lati a determinate distanze caccia una se- 


( 409 ) 
tola nera, rigida e capitellata. Essa gode nel mare cele- 
re ed irrequieto movimento. 
G. IL N. BIPUNTATA: 

Corpo lungo circa venti linee, gialliccio ,  sfornito 
di qualunque apparenza anellosa ; a’ lati ha un abbozzo 
di piede con tre rigide setole, avendo in sopra una cop- 
pia di puntini foschi. L' intestino era abbastanza. visi- 
bile, e quasi eguale. dalla bocca ove mi parve avere 
una specie di ventosa, fino all’ ano, colla quale si attac- 
cava alle pareti del vaso. 

$. III N. DE HORATII Sì 

Corpo due pollici lungo, cilindrico , anelloso , gial- 
lo nankin , assottigliato nella bocca imbutiforme circon- 
data da cirri bianchicci, e nell’ano;. avente a'lati di o- 
gni articolazione una rigida e breve setola, che in su 
è fornita di cirro lungo, bianco ed a clava. Dalla testa 
fino all’ ano trasparisce l’ arteria, che in cadauna articola- 
zione del corpo caccia un ramoscello diretto sino all’ e- 
stremità del prefato. cirro. L' intestino è quasi tuboloso 
e dritto , essendo da qualche esile legamento: sostenuto 
alle pareii addominali. Trovasi nelle crepaccie degli sco- 
gli del nostro littorale. La sua specifica. denominazione 
è stata da me desunta da un tenue attestato di stima 
verso il dottissimo prof. cav. D. Cosmo de Horatiis Me- 


dico-chirurgo di S. M. il Re nostro Signore. 


(406 ) 
CAPITOLO IV. 


Delle Polie. 


6. I IDEE SU TALE GENERE. 


Non ho potuto riportare questo anellide ad alcuni 
de generi di siffatti esseri registrati nelle celebri ope- 
re di Linneo, Cuvier, Lamarck e Savigny. Esso ha 
qualche leggerissima analogia con l’ AZirudo soprattut- 
to per la struttura del suo canale de’ cibi, e la P/a- 
naria per la esteriore conformazione del corpo, Al più 
avrebbe trovato qualche approssimazione con gli entozoi 
od intestinali cavitari, e forse col Nemertes in prefe- 
renza della Zerzaca ; se ne avesse i principali carat- 
teri, ed abitasse nell’ interno di altri animali: ciocchè è 
totalmente contrario al fatto. Molto meno poi ha veruna 
anologia col Siphalus fuscus di Rafinesque. Dovendolo 
quindi pubblicare, ho stimato formarne un genere a par- 
te, che sottometto alla savia ed imparziale censura de'dot- 
ti, col nome di Polia, in perpetua ricordanza del non 
imai per me abbastanza lodato commendatore Giuseppe 
Saverio Poli , sì benemerito del ramo di anatomia com- 
parata patria, sul quale sono anche dirette le mie de- 
holi ricerche, : 

SG. IL P. siruvxaCcOLO. 

Descrizione. ) La testa di detto animale presen; 
ta un lobo, che a di lui piacere prende la figura trigona 
coll’ angolo al vertice acuminato ; ma talora si rende re- 
tusa per l'uscita di lunghissima tromba dal forame, che vi 


( 407 ) 
è sottoposto, dalla quale ho ricavato il suo nome spe- 
cifico, ed altre fiate scomparisce affatto. Nello stato 
di espansione vi si ravvisa una fovea triangolare , cui se- 
gue l'apertura della bocca, che apparisce eziandio trian- 
golare, e colla base in su e l’apice in giù, o sia in per- 
fetta opposizione dell’ infossamento descritto. L'orlo della 
bocca ha una increspatura così delicata, che talora emu- 
la un’arcata dentaria ; e non è difficile di vederlo dispo- 
sto in modo, che rassomiglia a due linee rette formanti 
angolo nel punto di unione della linca superiore traver- 
sale colla inferiore perpendicolare. 

Il corpo è verde-fosco, anelloso, ire piedi lungo, per 
quanto potei rilevare dal pezzo, che ne fu a mia disposizione, 
triquetro avente le due faccie laterali minori e poco promi- 
nenti nel mezzo in cui s'incontrano, convesso, assottigliato 
ne margini bianchi, e separati da un solco longitudinale sì a 
dritta che a sinistra, scolpito dalla testa alla coda, e for- 
nito nel mezzo di wn' arteria rossiccia. Un solo indivi- 
duo n'è stato finora pescato nel littorale di Napoli, e 
da’ nostri marinari per la prima volta veduto. 

Anatomia. ) Oltre la cute, aveva due strati musco- 
lari, l'interno longitudinale fatto da vari nastri, e l’ester-. 
no ad esso soprapposto con traversale direzione. Dall’aper- 
tura della bocca si passa nell’esofago muscoloso , risultante 
dalla membrana mocciosa interiore e dalla fibrosa , essendo 
nel principio ampliato, ma verso giù ristretto. L' intestino 
di questo medesimo diametro si continua per la intera lun- 
ghezza di siffatto vermine, se non che! a dritta ed a si- 
nistra di ogni articolazione comunica con una borsa o cie- 


( 408 ) 
co a mezza luna. Cosicchè i cibi digeriti nel canale me- 
dio sono poi distribuiti in tali borse. 

Nella faccia superiore dell’ esofago e del tubo ciba- 
rio esiste un canale, che verso il suo termine appari- 
sce angustato, d'onde esce una lunga tromba, fatta da 
quattro nastri fibrosi, aventino internamente la tuni; 
ca mocciosa, che si rialza in tante laminette con an- 
golo rilevato a’ lati; e, rovesciandosi per uscire dal 
rispettivo canale, apparisce aspra al tatto, Essa è at- 
taccata mediante sotttile fascetto muscolare al fondo 
del canale, che la contiene; ma, sotto le forti con- 
trazioni dall’ animale in esame sofferte nell’ essere da me 
tolto dall'acqua marina, se ne distaccò interamente , rav- 
visandola per qualche ora fornita di valida contrattilità. 
Talchè, se tutto l’ esposto non fosse avvenuto sotto i 
miei occhi, l’ avrei senza fallo caratterizzata per lombri- 
co od echinorinco. | 

Sul lobo trigono della testa incominciano due ar- 
terie prolungate pe’ lati del corpo, ed anche in corri- 
spondenza della base di esso sono inseriti i canaletti della 
coppia di borse, che fanno l’ officio di cuore. E tanto 
in questi due angoli alla base, che in quello del vertice, 
sì osservano tre esili prominenze bianchiccie comunicanti 
con un filo bianco, che scorre lunghessa la linea media- 
na di amendue le arterie da farne comparire cadauna 
quasichè divisa. Dalla fine della bocca principia una pic- 
colissima vena; che sull’ intestino manda un vasellino ad 
ogni. sua borsa laterale. 


(409 ) 
$. INIL P. LINEATA, 

Descrizione ) Presenta la testa con lobo prominente, 
compresso , ristretto presso la bocca. Il suo corpo è cilin- 
drico, sfornito di qualunque articolazione, di piedi, e di 
setole, nel principio a forma di clava, e terminato da 
disco emulante una ventosa. Il colorito è bianco-gialliccio 
( nankin ) con linee longitudinali rosse: essendo due piedi 
e più lungo, e poco crasso. Abita nelle crepaccie de’ no- 
stri scogli o pure immersa nell’ arena. 

Anatomia. ) Avendone sezionato il corpo osservai 
il canale degli alimenti quasi eguale in tutta la sua lun- 
shezza e pochissimo increspato. Qualche pollice distan- 
te dall’ orificio della bocca vidi due lunghi tubi, al- 
quanto sottili, aperti co’ rispettivi forami all’ esterno 
del ventre di tale animale, sembrandomi analoghi alle 
borse respiratorie del Sifunculo (pag. 12 ). Oltre la 
cute colorata ha uno strato di fibre a lungo ed un al- 
tro a traverso. Non mostra alcuna apparenza di anel- 
lide. Forse: merita di costituire un genere diverso da 
quello, in cui l'ho provvisoriamente riportato, 


CAPITOLO V. 


De Lombrici. 


$. I° Li FRAGILE: 


Descrizione: ) Ha la testa con lobo prolungato or in 
forma ellittica ed ora ovata, necessario pel tatto, e per bu- 
care l'arena. A quello è sottoposta l'apertura della bocca 

92 


((410°) 

con labbro orbicolare corrugato. Il corpo è lungo circa 
tre piedi, rotondo, formato da moltissimi anelli distinti so- 
lamente nello stato di estensione, essendo ogmino corredato 
di piede inferiormente con breve cirro, e due fascetti di sete 
giallo-dorate, con termine orbicolare compresso ( spatolette ); 
e cadauno ne ha tre disuguali , una delle quali grande e 
più rigida. Il fine de’ suddetti anelli è assottigliato , aven- 
te l’orificio dell'ano circondato da quattro cirri bianchic- 
ci, e negli otto in dieci ultimi anelli è privo di pie- 
di, uscendone soltanto le setolette. 

Dalla sua cute color bianco-carneo trasuda un u- 
more glutinoso biancastro e capace di impiastricciare gli 
acini di arena, onde formarsi una specie di astuccio , 
dentro: cui è mascosto molti piedi sott’ acqua, ove è 
pescato dai marinai per adescare il pesce, essendo dif- 
ficile di poterlo avere intero, giacchè volentieri. si 
spezza. i 

Anatomia. ) La bocca di questo lombrico è arma- 
ta di mascelle presso a poco analoghe a quelle delle 
Nereidi, ed in un piccolo individuo lungo appena una 
linea, che ho veduto al microscopio, sonosi esse mani- 
festate pronunziate in. modo che l’ animaletto a traspa- 
rentissime pareti le faceva uscire fuori la bocca , e ti- 
ravale pure nell’ interno del bulbo carnoso dell’ esofago 
sostenuto, e tirato dentro l’ addome da molti lacerti mu- 
scolosi. 

Tali mascelle sono conformate in modo che la in- 
feriore è di un solo pezzo a. guisa di ferro di cavallo, - 
appena incisa su, incavata posteriormente, ove sono delle 


(411) 
linee semicircolari parallele, bifurcata in dietro: le due 
laterali risultano da molti pezzi compressi uncinati, es- 
sendone alcuni dentati internamente e mossi da partico- 
lari lacerti carnosi; e le quali nel tutto insieme prendo- 
no la figura della lama di coltello, e sono nella parte 
inferiore assottigliate, e fra loro mercè incavi e rialti ar- 
ticolati. Esse forse corrispondono a’ palpi che Muller vi- 
de nella bocca di simigliante vermine, dicendo: » caput 
constat ligula convexa, subius concava ; infra hanc 
os rugulosum, palpigue bini parvuli, carnei ( Pro- 
drom., pag. 45)». 

Trovansi nel centro del bulbo, da cui prende 
origine l’ esofago, terminante nello stomaco rigonfia- 
to: da cui lati si prolungano aleuni sottili legamen- 
ti, che sostengono buona porzione del canale degli ali- 
menti mercè muscoletti aderente alle pareti del corpo. 
IL’ in'estino osservasi con alterni rigonfiamenti , che man- 
cano nelle vicinanze dell’ ano. 

Due sacchi egualmente rigonfiati e flessuosi, che dal- 
la metà della inferior faccia del corpo, e pe’ lati del ca- 
.nale degli alimenti prolungansi fino all’ apertura dell’ a- 
no , ne costituiscono gli ovidotti o matrice ricolma di uo- 
va riunite in glomeri ovali e verdicci — Il sistema mu- 
scoloso di detto lombrico è identico a quello delle Nereidi. 
Manca affatto di branchie esterne analoghe a queste co- 
me suppone Cuvier. 

La filiera ventrale di gangli allungati , ognuno de' 
quali a dritta e sinistra dà un nervicciuolo , nelle perti- 
nenze della bocca si bifurca per sorpassarne la faccia 

* 


(412) 
superiore , ove esistono due grandi gangli’ orbicolari , 
da’ quali ne incomincia la serie dorsale continuata fino 
all’ ano. 

L'arteria aorta cammina per la parte inferiore del 
corpo, e pare che presenti degli stringimenti al princi- 
pio e fine di ogni anello, nel quale sito di quà e 
di là fa uscire un canale terminato in una vescica ova- 
le, che verso l’ estremità di quella apparisce piccola e 
rotondata. 

Dippiù i lati della filiera di gangli ventrali sono co- 
steggiati da una coppia di arterie, le quali danno un 
vaso con ramificazioni esilissime per la sostanza musco- 
losa e presso le guaine delle setole , ciocchè apparisce 
ancora all’ esterno. Un altra arteria poi si dirige dal 
lobo carnoso della bocca sino all’ano ed in direzione op- 
posta dell’ aorta. Ben inteso però che iutt'i vasi prin- 
cipali or ora descritti si anastomizzano fra loro intor- 
no il bulbo muscoloso dell’ esofago, come pure in o- 
gni anello. Talchè la faccia superiore di questo presen- 
ta de vasi diversamente diramati e disposti della inferio- 
re, siccome rilevasi dalle figure all’ uopo incise. 

La disposizione de’ vasi sanguigni sul canale degli 
alimenti anche merita di essere conosciuta. Dall’ intrec- 
cio vascolare esistente nel bulbo esofageo esce non solo 
un vaso. per la parte inferiore dell’ intero. tubo intesti- 
nale, ma. benanco un altro per la superiore, dandosi 
scambievolmente ramoscelli e coprendo tutta la superficie 
intestinale di un reticolo a. vasellini paralleli. Nascono 
poi da’ lati di questo secondo canale venoso de’'rami di- 


( 413 ) 
retti alle due filiere di pacchetti di setole, ove presenta- 
no de’ grappoli vescicolosi , incaricati della: funzione di 
branchie respiratorie interne. 
$. II L. sIFoNOSTOMA 

Descrizione. ) Offre il corpo lungo circa un pie- 
de ; compresso , ‘ assottigliato ne’ due estremi, più lar- 
go nel mezzo, anelloso , rosso:carneo , che è più carico 
anteriormente ‘Sotto una specie di prolungamento anello- 
so esiste la proboscide allungata, valida e nel temine con 
quattro denti nericci ‘ed uncinati. Hl vaso dorsale è meno 
rosso e largo del ventrale. Gli anelli dal principio fino 
alla metà del corpo hanno: i piedi compressi, continuati 
alquanto pe’ lati della bocca, quasichè a pettine , termi 
nati da due distinti gruppi di setole assottigliate ,, ap- 
pena ricurve , e da tre brevi: cirri : que’ del ‘resto del 
corpo: sino alla coda con due cirri sono più lunghi e 
cilindrici. i 

I suddetti piedi nascono nel seguente modo ; val 
a dire che di ogni tre anelli il primo ed il terzo sol- 
tanto ne seno provveduti , e restandone privo il. secon- 
do. Non è facile a spezzarsi negli articoli come. gli al- 
tri vermi descritti ; e l arena in cui abita col suo pro- 
lungamento anteriore è bucata, tracciandovisi un canale 
colla proboscide. 

Anatomia. ) Uno strato di fibre a lungo, soprap- 
posto ad un altro trasversale, costituisce la struttwra 
della proboscide : ed. al cui fine incomincia lo. stoma- 
co corredato di quattro denti ricurvi, come di sopra 


So, 


si è detto ; essendo ognuno nascosto in particolar nic- 


( 16) 
chia fatta da molte pieghe della membrana mocciosa , 
e mosso da valido e proprio lacerto carnoso. Lo sto- 
maco è dapprima ampliato, internamente fornito di 
quattro prominenze, che in giù si assottigliano , e do- 
po aver comunicato con un rialto ovale finiscono rugo- 
se nel termine del ventricolo. a poco a poco allargato. 

L’ intestino è giallo, nell’ origine alquanto am- 
pio ed indi ristretto fino all’ano. Ben inteso però che 
nel suo tragitto è legato al centro delle pareti su- 
periori del corpo da lacerti carnosi disposti in serie 
unica. 

Nel metterlo nello spirito di vino ha cacciato pres- 
so l’ano un grappolo di uova. La proboscide ha i muscoli 
adduttori ed abduttori, ed il corpo è raccorciato in lun- 
ghezza da due validi piani muscolari longitudinali supe- 
riori e lamellosi, e da altrettanti inferiori più stretti, i 
‘quali sono riuniti da altri muscoli piccoli, e trasversa- 

li. Anche ogni piede ha i suoi muscoli pettinati, che 
rimangono meglio contrassegnati dalla figura. Il siste- 
ma sanguigno e nervoso non è differente da quello de- 
gli anellidi esaminati. 

$. III. L. RAGGIANTE 

Descrizione. ) La testa è armata da cirro pun- 
tuto, alquanto rigido, cui è sottoposta la bocca trasver- 
sale con margine increspato. Ha pure a' lati di quella 
un’ infossaiura in corrispondenza della quale a dritta e 
sinistra del terzo superiore del suo corpo rotondato esi- 
stono sei forami, Il resto dello stesso è ad anelli, in o- 
gnuno dei quali esiste un cirro lunghetto, cui è sottopo- 


(415 ) 

sto il piede setoloso. L'ultimo anello ‘ha l'orlo tircondatò 
da quattordici cirri minori dritti e due maggiori ricurvi, 
nel cui centro trovasi l’orificio dell’ ano capace di chiudersi 
mercè due semilunari valvulette. La faccia superiore del 
suo corpo è iridata con qualché leggera tinta rossiccia , 
che vedesi più frequente nella inferiore, ove esiste una 
valletta longitudinale, i cui margini son formati da’ mu- 
scoli retrattori. 

Abita nell’ arena non molto umettata dall’ acqua ma- 
rina, la quale lo mette in pericolo di perdere la vita 
se sia in qualche quantità , siccome varie volte mi sono 
assicurato .- 

Anatomia. ) Dall’ apertura della bocca princi- 
pia. it bulbo carnoso privo di qualunque. sorte. di 
denti, sostenuto. da muscoli abduttori che finiscono pres- 
so lo stiletto, da vari adduttori attaccati a’ lati del 
corpo , e giù terminando in una borsa allungata. L'e- 
sofago finisce nello stomaco gonfiato, essendo nel mezzo 
ristretto da una zona carnosa simile a quella del lom- 
brico' terrestre, da cui si continua fino all’ ano l' inte- 
stino diversamente ricurvo ed attaccato a’ lati del cor- 
‘ po mediante  tendinucci, e su’ quali cammina un vaso 
sanguigno, che presso i piedi si ramifica in forma di 
branchie. 

Due muscoli longitudinali raccorciano il corpo , il 
quale nella parte anteriore, ove è sfornito di piedi e di 
cirri, offre sei in sette forametti laterali a dritta e sini- 
stra, e due'infossature superiori nelle vicinanze dello stilet- 
to accennato, in corrispondenza delle quali internamente 


(416) 
esistono due corpi tubolesi ed attortigliati. Nel mentre at- 
tendeva altri individui di questo verme per completarne 
| la notomia il marinaio da cui lo ebbi morì, senza aver- 
lo potuto ricevere \da’ suoi compagni. 
G. IV. L. PICCININO: 

Descrizione. ) Il suo corpo risulta da undici a- 
nelli rossi, rugosi, superiormente avendo ciascuno quat- 
tro setolette equidistanti, gialliccie, assottigliate. Altri più 
piccoli decrescenti si osservano sulla bocca e terminati da 
una specie di aculeo gialliccio con due punti neri alla ba- 
se simili ‘agli occhi. Dall’ ultimo anello posteriore se ne 
continuano altri tre più lunghi, membranosi , bianco- 
giallastri, ognuno de’ quali nel sito di reciproca articola- 
zione offre esilissima fascia coccinea, dall’ intorno  del- 
la quale partono molti cirri rossi; trovandosi nel cen- 
tro del quarto di questi ultimi anelli V' apertura dell’ ano. 

La faccia inferiore del corpo di tale vermine è piut- 
tosto appianata e gli anelli son privi di setolette: Nel can- 
giar sito avvicina gli estremi posteriori verso. gli anteriori, 
cosicchè nel tutto. insieme somiglia \ad una piccola sangui- 
suga raccorciata , ed allora non oltrepassa la lunghezza 
di un paio di linee. Sul. dorso del. primo. anello pre- 
senta due nastri scarlatto, divergenti, corrugati; a guisa 
di branchie, le quali a norma che il vermine si agita: 
Va, a. poco. a poco si disirussero, Chi sa. che non fos- 
sero uscite da particolar forame del cavo addominale , 
come «è. probabile, Rinviensi. tra Ja: immondezza) e V'a- 
rena: marina, î 


(419%) 


$. v. L. TERRESTRE» 


Descrizione ) Ha il corpo anelloso, rossastro, ro- 
tondo, assottigliato ne’ due estremi; nel primo de 
quali evvi la bocca con due valvule semilunari traversal- 
mente situate, e nel secondo esiste l’ ano in cui han= 
no esse longitudinale posizione. Presso il quarto an- 
teriore della sua lunghezza trovasi un cingolo carnoso 
fornito di varie crepaccie , dal quale appena trasparis- 
cono i sottoposti anelli, ed è detto clitello degli auto- 
ri. Nella faccia inferiore, dall’uno all’ altro estremo del 
corpo , si trovano otto serie di sete corte, rigide e ver= 
dastre; delle quali Willis ( op. cit. , pag. 12 ) ebbe 
conoscenza solo di quattro filiere. Sono disposte in mo- 
do che la coppia di ogni lato serba quella stessa di- 
stanza , che fra essa ha il paio del ventre: e tutte 
sono poco visibili e dirette verso la parte posteriore. 
Ogni seta è allogata in una particolare guaina con 
esili filetti muscolari, che nel mezzo di ciascun anello 
buca gli strati muscolosi. Qualora il verme si contrag- 
ga, la sua faccia inferiore si appiana e si amplia. 

Raio ha deseritto una varietà di questo verme, che 
a senso mio potrebbe essere differente specie. Offre esso 
la lunghezza di uno a due piedi, circa mezzo pollice di 
larghezza , il eolorito rosso-fosco,, e la mancanza. della 
cintura o clitello compiuto : se non chè a’ margini di 
sette anelli e più esiste. un semplice ingrossamento di 


una linea largo , in pochi individui patente , e due 


2 
fori ventrali non sempre visibili, essendo l'apice della 


53 


(418 ) 
bocca con lobo carnoso, inferiormente solcato e necessa- 
rio per forare il terreno. » Supra oris hiatum prodosci- 
de, qua terram perforat, et elevat, donatum « ha scrit- 
to Willis. 

L’ apertura della bocca è quasi analoga a quel- 
la della mignatta medicinale cioè trigona o labbrata 
con tre lobi rosini derivanti. dalla mocciosa intestina- 
le. Murray ha creduto che questi non avessero esistito, 
scrivendo: » in terrestribus lumbricis, quos pro hac 
ratione examinavi, nulla detegere potui tubercula ista 
tria ( De Lumbr., p. 75) ». Isuddetti lombrici abi- 
tano ne’ luoghi umidi e grassi, ma il maggiore è pro- 
fondato molti palmi sotterra. 

Anatomia ) L’epidermide levigatisssima, ed in qual- 
che tratto con reflessi d’ iride, forma la prima tunica 
del corpo. È di facile separazione dal sottoposto inte- 
gumento muscolare pieno di esilissimi rialti glandulosi. 
Dallo stesso trasuda un umore viscoso, che dà un cer- 
to lezzo. Isolato il prefato inviluppo trovansi due strati 
carnosi , l’ esterno a varie fascie traversali per cadauno 
anello , alle quali e nell’ interno seguono altre più di- 
stinte ma longitudinali. Amendue servono per accorcia- 
re il corpo in larghezza ed a lungo. > 

L’esofago principia dal bulbo carnoso della bocca, 
ed è molto lungo, tubuloso, stretto , rosso, di tratto 
in tratto sostenuto da muscoli all’ addomine, correda- 
to presso la metà del suo tragitto di una coppia di borse 
rotonde , poco ampie, e colle rispettive valvule, ed in ret- 
ta direzione finisce nello stomaco rigonfiato. Questo nel 


(419) 

lombrico maggiore presenta nel mezzo un cingolo car- 
noso , cui nell’interno corrisponde sottile lamina carti- 
laginosa, gialliccia, e termina nell’ intestino verde , 
che in ogni articolazione del corpo ha un restringi- 
mento e quindi una successiva ampliazione.  L’ intero 
canale degli alimenti con moltissimi filetti attaccasi per 
tutt'i lati alle pareti del corpo: e risulta dalla mem- 
brana esterna sierosa, e dalla mocciosa interna, essen- 
dovi nell’esofago e nello stomaco soprapposta una terza 
tunica con fibre a lungo intersecate da altre a traver- 
so. Nelsezionare i comuni integumenti e mettermi allo 
scoperto l’intero tragitto dell’ esofago ho sempre av- 
vertito che in diversi suoi siti offre un moto di sistole 
e diastole. Perlochè, essendo stato in un sol punto os- 
servato da Willis, diede a costui occasione di scrivere: 
» Tuxta summitatem oesophagi cor palpitans et recipro- 
cans habens locatur . . . . pulsatio notabilis velut in 
cordis vicinia conspicitur ». Non ho potuto rinvenire 
il suo zrtestinum in intestino , che non esiste , e for- 
se sarà una delle tuniche intestinali separate dalle al- 
tre. 

Dal quarto anello in linea delle filiere di setole in- 
terne esistono a dritta, e sinistra sette in otto vesciche 
grandi quanto un acino di miglio, e le reputo piutto- 
sto incaricate della respirazione , che appartenenti all’ 
apparato genitale; come si è detto sul conto della Mi- 
gnatta officinale , alle cui borse respiratorie esse di mol- 
to somigliano. 

Asseriscono alcuni autori che la cintura del icorpo 


( 420 ) 

sia necessaria per fissar 1’ un verme contro I° altro nel- 
l atto della copula. Dippiù si è sostenuto da qualche mo- 
derno naturalista 1. che i due fori del clitello conosciuti 
da Willis sieno le aperture degli organi generatori, 
quantunque dica: « dont on ignore l’usage »j 2. che i lom- 
brici, essendo ermafroditi, l'accoppiamento , pel cui mo- 
tivo vengono alla superficie del suolo , sia loro neces- 
sario onde eccitarsì alla fecondazione ( Cuvier, Regr. 
anim., v.2 , p. 528); e 3. che sieno ovo-vivipari, 
| sviluppando i feti un mese elassa la copula, 

Il dottor Lèon Dufour ( Ann. des sc. nat. Ju- 
in 1828, p. 212 ) asserisce che le uova del verme 
di terra prima di sviluppare i lombricetti sieno piene di 
materia polposa contenuta nell’ invoglio corneo-mem- 
branoso. Sono essi, egli dice, agilissimi nell’ uscire dal- 
l’ uovo, ed immantinente bucano l’argilla per intanarvi- 
si, conchiudendo poi essere del tutto ovipari 

Pria che l’esofago termini nel ventricolo è circon- 
dato da moltissime ovaie bianchiccie , vescicolose, con 
vasi ed ampollette sanguigne al di sopra, di figura o- 
vale o reniforme, e pendenti da speciale canaletto. 
A tal proposito Willis scrisse:» ex utroque cordis la- 
tere et inde paulo inferius corpora albicantia et non- 
nihil globosa utrinque in tres velat  Zodos distinctos 
constituantur » ..... unde suspicio statim orta est, eos 
corpora spermatica esse ( Op. cit. , fab.4, fto. 1 et3). 

Appena che si comprima it corpo dalla parte po- 
steriore verso l’ anteriore, o pure in senso contrario, è 
facite osservare la uscita delle nova per la bocca, ‘o per 


(421) 

lano. Non ho potuto. verificare tale fenomeno nel 
lombrico maggiore , in cui le suddette ovaie cangian unì 
poco di forma, e coll’iniezione di mercurio dentro l’e- 
sofago mi sono assicurato che non vi hanno affatto co- 
municazione. Colla lente e col microscopio ho veduto 
che ogni ovaia sembrava quasichè continuata in un va- 
so tortuoso ed inestregabile tanto a dritta, che a sini- 
stra, ed aperto ne’ due pori ventrali. Da ciò chiaro 
n’emerge di reputare il lombrico terrestre unisessuale ; 
cioè solo femmineo. Nelle pertinenze dall’ ano tra la pa- 
rete esterna dell’intestiino retto e la interna. addominale 
ho trovato attaccati con esili filetti. de’ corpi ellittici 
risultanti da vescichette ombilicate , impiantati sopra 
un ricettacolo verdiccio simili a’ quei trovati nel Si- 
fancolo (p. 10, e 21) e nelle Oloturie ( p. g6 ). An- 
che Willis li conobbe, scrivendo : » In quibusdam lum- 
bricis circa caudam ex utroque intestini latere plura in- 
terdum ova, nunc ad excludendum parata, reperimus, 
quae quidem a partibus genitalibus illic dependisse visa , 
per. ductus in anum patentes foras eduntur (p. 13) ». 

La filiera di gangli come gli altri anellidi non è trop- 
po pronunziata 5 e pare che abbia un solo nervo , il 
quale al principio di ognì articolazione si restringe per 
cacciare nel suo mezzo due nervicciuoli 3 e che vicino 
il bulbo esofageo si bifurchi per abbracciarlo e comu- 
nicare con‘ due gangli rotondi. 

Il sangue dall’ intestino retto è riportato verso o) 
bocca dalla vena enteroidea superiore ed inferiore , le 
quali pei lati del canale degli alimenti danno de’ rami 


4 


( 422 ) 

fra essi anastomizzati, formando un lasco reticolo va- 
scolosa sul budello con qualche piccola vescichetta sangui- 
gna. E le loro primarie e secondarie ramificazioni so- 
no oltremodo variabili nel tratto del canale degli ali- 
menti. Vale a dire si osservano poco distanti e rami- 
ficate nelle vicinanze del retto; con due vasi grandi 
lunghi, e’l1 medio breve sul resto del budello , don- 
de partono de’ vasellini a forma di ventaglio ricurvi, 
paralleli ed intrecciati, e fasciata sul ventricolo con 
un grosso ramo a dritta e sinistra lunghesso l’ esofago; 
e sparpagliate intorno il suo bulbo. 

L’ arteria aorta è situata sul sistema ganglionare , 
e nel mezzo di ogni articolazione caccia la branchiale 
dritta e sinistra, da cui inferiormente escono altri va- 
sellini terminati da vescichetta. 

Per Ja faccia inferiore poi di detto apparato gan- 
glionico dirigesi una seconda arteria, che è ramificata 
eziandio pel mezzo di ogni anello, oltre le sue due ar- 
terie laterali, che danno un ramo al principio ed un 
altro al termine di ciascuna articolazione. Ben inteso però 
che tutte le arterie e vene esaminate si anastomizzano 
sul bulbo esofageo, e le loro ramificazioni sono state da 
me in termini troppo generali descritte ; tanto e sì com- 
plicatamente essendo divise e diramate. In parlando dal 
colorito del sangue rosso della Mignatta avvertii che 
Willis l'aveva fin da’ suoi tempi conosciuto. 


( 423 ) 


6. VI. L. MARINO 0 ARENICOLÀ. 

Descrizione. ) Ha la bocca a guisa d’ imbuto, nel 
cui interno esistono molti tubercoli. conici distribuiti 
in più serie circolari, verdicci , e capaci di allungarsi 
e raccorciarsi. Nel suo fondo esiste i orificio dell’ esofa- 
go. Il corpo è allungato , cilindrico, assottigliato ne’ due 
estremi, composto di pezzi articolati fatti da un anello 
maggiore e quattro minori. Al margine laterale e poste 
riore degli anelli grandi esistono i piedi con sottili e 
dorate setolette, sopra i quali dal settimo anello maggiore 
in poi son collocate le branchie coccinee ; essendo ognu- 
na bentosto bifurcata, ed allo stesso modo continua a 
ramificarsi. Dalla esteriore superficie del suo corpo ros- 
so-fosco tendente al verde-bianchiccio anche nel mese. di 
agosto geme un umore glutinoso giallo di bile, che ha 
colorito la mia cute in maniera, che non si è canicella- 
to colle replicate lavande; e dal trasidamento del mede- 
simo deriva la guaiva membranosa, da cui siffatto vi- 
vente trovasi avvolto. 


x 


CAPITOLO VI 


Descrizione tecnica degli Anellidi di questa 
prima Parte. 


; + ) Nereis. 
Corpus repens, longum. Pedunoeuli laterales pe 
nicillati. Teniacula siroplicia, rarius o. Oculi quatuor 


aut duo, ram'ius o. 
* 


(4) 


*LEoODIicE, Zom. 


Maxillae septem: tres in ordine dextro, quatuor in sinistro; inferioribus sim- 
plicissimis. Antennae quinque filiformes , inaequales , capite longiores. Caput penitus 
detectum. Oculi duo valde distincti. 


‘1. N. gigantea — MNereide gigantesca. 

Longissima , tereti-depressa ; cirris tentacularibus segmento 
secundo aequalibus; capite bilobo. NoBISs. 

Leodice gigantea : longissima, tereti-depressa; cirris tentaeu- 
laribus duobus segmento primo brevioribus; capite quadrilobo. 

LamARcK, Zist. des anim. sans vert., vol.5, p. 3223, n.1. 

Saviony, Syst. des annel., pag. 3579, n. 1. 

Nereis aphroditoîs: teres retrorsum lente attenuata; subtus 
depressiuscula sulco obsoleto exarata: branchiis in segmentis ceto 
prioribus nullis, in sequentibus tribus simplicibus , in postremis 
‘sensim maioribus uno versu pinnatis. PaLLAS, Nov. Act. Petrop., 
tom. 2, pag. 229, tab. 5, fig. 1-7. 

Terebella aphroditois: sesquipedalis, segmentis 148. et ultra, 
pedunculis carnosis cirro instructis, papilla penicilligera, capite 
bicirrato. GMELIN, Sys?. zat. XIII, /om.1, p.VI, p. 3114, 7.9. 

N. gigantea. Co/lect. du Mus. de Paris. 

Eunice gigantea. CuvieR, Rég. arim., tom.2, pag. 552. 


2. N. cuprea -- N. cuprea, Esca da pescare. 

Corpore viridi coerulescente, compresso; tentaculis inaequa- 
libus, monilifomibus , subulatisque ; oculis albis pedicellatis ; 
pinnis penicilliformibus , spiraliter plumulosis, apice rubellis; cau- 
da attenuata cirris geminis albis. NoBIs. 

Bosc, ist. des vers. , vol. 1, p. 143, tab. 5, fig. 1. 


** NerHrvs, Savig. 

Proboscis basi attenuata, segmentis binis divisa = inferiore longo, claviforme, 
superne tentaculis parvis acutisque echinato; superiore brevissimo, longitudinaliter hian- 
te, orificio tentaculis biordinatis instructo. Maxi//ze inclusae, parvae , corneae, curvae, 
peracutae. Arfernae biarticulatae, parvae : impari nulla. Oculi vix distincti. 


5. N. scolopendroides -- NN. scoloperdra:marina. 
Proboscide rubra, turbinata, muricata, ore tubuloso-striata , 


(425 ) 


poenitus cirrato-radiata ; tentaculis brevissimis quatuor ; oculis 
binis vix conspicuis; corpore coerulescente-rubro; pedibus ge- 
minis setuloso-pectinatis, supra ac infra cirratis. NoBIS. 

Scolopendra marina. RONDELET, Znseci. et Zooph., p. 
108, fig. 1. 

An N. coerulea? Linn. cur. GmeLIN, Syst. rat. XI, s. 
oepu Wii, pitollnoizz ie. 

4. N. delineata -- MN. Zireata. 

Corpore luteo, lineis albescentibus depicto, annulato; probo- 
scide cylindrica; tentaculis quatuor subnulatis; oculis ad eorum 
radices ; pedibus setulosis ac cirratis. NoBIs. 

5. N. squamosa --- N. squamosa o Basteriana. 

Corpore antice rotundo, postice attenuato, bicirrato , dorso 
dupliciter squamoso , squamis roseis, rotundatis margine nigro; 
tentaculis duobus externis maioribus, totidemque internis mino- 
ribus; pedibus setuloso-cirratis.  NoBIs. 

An Basrer, Opusc. subsec., tab. 1, fig. 9. 

6. N. flexuosa --- N. flessuosa, N. a zig-zag. 

Corpore proboscide extenuata, ac tentaculis quatuor praedita ; 
cirris tentacularibus in reliquis sex corporis segmentis; pedibus 
setuloso-cirratis; dorso luteo, saepius vittis albis transversis inter- 
rupto; linea flexuosa, fusca ad latera, ornato; cauda biseta. NoBrs. 

Nereis gigantea apud nos rarissima , et cuprea com- 
. munis est: ambae domicilium degent in peculiaribus coria- 
ceis tubis. N. scolopendroides aeque ac N. delineata 
cryptas, et N. squamosa et flexuosa sulcos radiorum 


A. auranciacae , accolunt. 


TT )SPio: 


Corpus elongatum , articulatum , gracile; utroque 
latere fasciculis setarum brevissimarum serie unica dige- 
stis. Branchiae laierales, indivisae, filiformes. Tenta- 


\ f( 426 ) 
cula duo, longissima, filiforimia vel setacea, brachia ae- 
mulantia. Os terminale. Oculi duo aut quaiuor. 
1. S. quadricornis --- S. quadricorne. 

Tentaculis quatuor: externis filiformibus, longissimis; in- 
termediis crassis. 3 

Diplotis hyalina. Montag., 4cé. Soc. Liz. XI, p. 203, £. 14, 
fg. 6, 7. 

LaMmARCK, Z7ist. des anim. sans. vert., v. 5, n. 4. 

Obs. ) Articali corporis prope - caput secundus, tertius, et 
quartus sunt ad latera cirris brevibus rotundatis praediti. Pedes 
bini, inter quos observatar lobus oralis; quorum unus habet 
sglas apice globoso, alter acuminatas cum parvo cirro. 

2. 5. caudatus --- S. coduto. 

Depressus, semi-hyalinus; corpore subcaudato. 

An Polydora cornuta. Bosc, ist. nat. des vers. , vol. 1, 
p-. 150, tab. 5, fig. 7. 

Lam. ist. des anim. sans vert, v. 5, p. Sig, #. 5. 

Obs. ) Fentaculis quatuor inaequalibus: antennis binis cras- 
sis; pede fasciculis setarum binis distinctis; lobis quatuor mini 
mis, quinto maivre ovali ac lateri cirrato, obtectis. 

3 S. coccineus -—- S. sanguigno, 

Corpore eoccineo-piinciato, in coriaceuni tubulum abiconditò ; 
antennis binis crassis; palpis geminis; cirris tentacularibus quatuor 
inaequalibus, bimis anticis longis, reliquis brevioribus; ano coro- 
nato-verrucoso , aristis albis longissimis terminato j uno pede cirris 
binis crassis, altero subtili lenge; setarem fasciculis geminis-prae- 
dito. Nosis. 

4. S. ventilabrum --- S. a ventaglio. 

Capite antennis duabus ventricosis, tentacalis quatuor brevis- 
simis ventilabriformibus ; pede cirris geminis, fasciculis setarum 
biiuvgis, lobis carnosis obtectis. NoBI$. i 


( 427 ) 
Spiones descripti in scopuloram fissuras habitant , 
lenteque vitrea observari debent. 


Piet) Nars. 


Corpus repens, longum, Liseafo| pellucidam, de- 
pressum; setis raris Gilapicibus , aut fasciculatis; ad late- 
ra saepius hispidum. Os terminale; ientaculis nullis. 

1. N. coccinea -- N. rossa. 

Corpore subturbinato, eoccineo ; capite cirris longis, exilibus, 
confertissimis ; lateribus setis rigidis, apice globosis. NoBIs. 

2. N. bipunctata --- N. duepuntata. 

Corpore ceylindrico , lateribus subpedicellato; pedibus super- 
ne punctis fuscis geminis, ac setis tribus rigidis. NoBIs. 

N. de Horatiis --- N. di de Horatiis. 

Corpore luteo , tereti, annulato, subfusiforme; antice conico, 
radiato-cirroso , postice acuminato ; lateribus cirris longis clavatis, 
seta inferne prdediviei Nogis. 

Hospitant praedictae ra in syrtibus Neapoli- 
tani litoris. 


ii) Poria. 


Corpus vix annulatum, oblougum , antive subrotun- 
dum, postice truncatum : oculis, setis , tentaculis, bran- 
chiisque poenitus destitutum. Os edentuium sub lobo 
anteriori. Anus in cxtremitate postica. 

1. P. siphunculus --- P. a si/one. 

Corpore subtriquetro, planulato, viridi-fusco; siphunculo valde 
longo, scabro ; oris apertura crenulata ; lateribus sulcatis. NowIs. 
2. P. delineata --- P. ii Esca gialla. 
Corpore elongato , terete, luteo; lineis rubris Jlongitudinalibus 


(48) 


depieto ; ore sub lobo compresso rotundato , postice disco pre- 
hensili circa anum; ventre poris geminis pertuso. NoBIs. 
Poliae habitant ad Neapolis vicinia. 


ttttt) Lomsricus. 

Corpus ieres annulatum, saepius cingulo elevato ge- 
mitalium .recepiaculo cinctum, aculeis utplurimum condi 
tis longitudinaliter exasperatum , poro laterali instructum. 

1. L. fragilis —- Z. fragile, Tremolino. 

Ruber, verrucis lateralibus fissis, setis fasciculatis. MuLLER, 
Zool. dan. prod. 2611; rar. descr. 1, p. 45; Zool. dan. 1, 
P. 75, tab. 22, figs 1- 5. 

Linn. cur. GmeLIN, Syst zat. XIII, v.1, p.VI, p. 5086, n.13. 

BrucuIERE, Enc. méth., tab. 34, f. 15, A. 

2. L. siphonostoma --- L. a sifone. 

> Corpore toroso, subcompresso, annulato; anterius probo- 
scide quadridentata , postice bicirrato ; annulis numerosis, alterne 
pedicellatis ;. pedibus planulatis in supremis annulis setaceis 
fasciculis duobus ternisque cirris, in postremis fasciculo nnicò 
tereti, praeditis. Norers. 

3. L. radiatus —- Z. raggiante, Esca di arena. 

Corpore antice stylo rigido, posterius ano cirris sexdecim 
radiato; lateribus annulorum supremorum pertusis, sequentibus 
pede setuloso-cirrato ; rubro, luteo, coeruleoque depicto colore; 
subtus vallecula communito. NoBrs. 

4. L. pusillus --- L. piccino. 

Gorpore parwo , annulato , coceineo ; antice subulato, punctis 
nigris geminis prope apicem; postice annulis tribus , luteo- 
albis , circum circiter rubro-cirratis. NoBIs. 

5. L. terrestris -—- ZLombrico, Ferme di terra, 


Escolo; 


(429 ) 

Ruber octofariam aculeatus, clitello cinctus: Linw. cur. Gme- 
LIN, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p. 3083, rm. 1. 

MurLer, isf. verm., ton. 1, p.2, pag. 2a, M 1 

L. laevis. HiLr, hist. anim., p. 15. 

L. terrestris minor. RA3., Zrsect. 2. 

L. t. m. rubicundus. SLoAN. , Jam. 2, p. 189. 

RepI, Exper. 4, tab. 15, fig. 1. 

Murray, De Lumb. set. obs., t. 2, figd 1-5. 

Cuvier, Régn. anim., tom. 2, p. 529. 

LAMARCK, Zlist. des anim. sans vert., tom. 5, p. agg, n. 1. 

Enterion terrestre. SAvicny, Syst. des annel., p.4h5, n. 1. 

BruGUIERE, Enc. métk., tab. 52, fig. 1, 2. 

MontEGRE, Mém. du Mus., p. 242, tab. 12.- 


a ) L. terrestris maior. Ray. , Zrsect. 1. 
A RENICOLA, Lam. 
' Corpus molle, longum , annulatum, cylindricum, postice nudum; setarnm fasciculi 
biseriales in parte media anticaque. Branchiarum externarum arbusculae aut penicilli 
ad basim fasciculorum dorsalium. Os terminale, nudum. Qcul nulli. 


6. L. marinus — Z. marino, Capo d’ esca. 

Papillis dorsalibus geminatis setigeris. Linn. , It. W.-goth., 
pag. 189, tab. 5, fig. 6. 

GmELIN, Syst. Nat. XII, som. 1, p. VI, pag. 584, n. 2. 

Nereis lumbricoides. PaLLAS, Nov. Act. Petrop., tom. 2, 
pag. 259 tab. 5, fig. 19. i 

Lumbricus papillosus. OrTH. Fasrio,, Faun. Groenl., 
n. 267. DI 

Barpur, Gen. verm., pag. hs n 1; tab. 1, fig. 8. 

MuLver, Zoolog. danica,y pars VI, tab. 155, fig. 1 (bis). 

BrucuIÈERE, Enc. méth. tab. 54, fig. 16. 

Arenicola: piscatorum: Lamarck, Mist. des anim. sans ver- 
tébr., vol. 5, pag. 556, n.1» 

Bosc, ist. des vers, tom. 1, peg. 161, fab. 6, fig. 5. 

CuvieR, Dict. des sc. nat., tom. 2, pag. 4793 


55 


( 450 ) 

Arenicola tinctoria et A. carbonaria.. LeAcH, Enc. brit. supp., 
tom. 1, pag. 452, N. 2. 

Savienv, Descript. de È Egypte ( Syst. des anrtel. ), 
vol. 31, pag. 454. 

Lumbrici enumerati, praeter ferrestrem, vitam de- 
gunt in eryptis seopulorum, et in arena maris Tyrrheni 
Neapolim alluentis: quorum radiatus, siphonostoma , 
pusillusgue nautis haud frequentes obviam veniunt. 


Spiegazione delle Tavole. 


Favola XXVII. 


Fig. 1. Eunice gigantesca delineata di grandezza 
naturale per la faccia superiore , ed uscita in parte fuori 
del suo guscio A. 

Fig: 2. Due anelli del suo corpo guardati dalla par- 
te inferiore, e fornito ognuno della branchia ad un solo 
lato pennaia @ , del cirro superiore c più lungo dell’ in- 
feriore d contiguo ad una fovea ellittica 5, e delle seto- 
lette del piede e, che nella Zg. 3 si distinguono in tre 
particolari fascetti. E questi sono ritirati nella Ioro comu- 
ne guaina da’ muscoletti f f, espulsi fuori di essa dalle 
fibre che l’ abbracciano g, e trattenuti in tale stato dal- 
Y orbicolare #. Muscoli corrugatori. del corpo zi e di 
ogni anello 7, sua membrana esterna #. 

Fig. 5. K Tentacoli raccorciati, e lobi della bocca ; 
e L masso carnoso del bulbo esofagèo. 

Fig. 6. Nel centro di questo esistono i denti, de’ 
quali si distinguono gl’ inferiori a, i quattro superiori 


» 


( 451 ) 

due wniciati d ed altrettanti serrati ce c, ed i laterali d d. 
Colle stesse lettere; ma di carattere majuscolo sono indicati 
i suddetti denti dalla Fg. 7. L’ esofago è cilindrico e 
tutto rugoso a lungo; attesochè lo stomaco E oltre tali 
rughe ne offre altre a traverso; essendo poi continua 
to nell’ intestino ( Fg. 8 ) fornito di ciechi laterali, 
ed abbracciato dalla matrice Fin forma spirale. 

Fig. 9. E. cuprea, ch'esce dal proprio guscio G fatto 
di alghe e di arena. — Zig. 10. Piede co’ pacchetti di 
sete ed i rispettivi cirri. — 7g. 11. Occhi di detta Eunice 
h ft, dalla cui bocca escono le punte delle due mascelle 5. 
Bulbo dell’ esofago con masso di muscoli esterni I ed in- 
terni J, oltre gli abduttori # e gli adduttori /; esofago L, 
che è confuso colle: stomaco; intestino sezionato co’ ciechi 
m, e glandulette gialliccie alle fovee ovali de'piedi o. — Fg. 
12. Mascella inferiore p, denti uncinati g 9, serrati mag- 
giori "7 e minori f. Uno di quelli si è ingrandito co’ la- 
certi muscolosi ( Fg. 10). — Fig. 13. Forma degli escre- 
menti; Zig. 14 disposizione dendritica de’ globetti sangui- 
gni; Zig. 15 altra ad aie; e 7g. 16 a mezzi cerchi. 

Tavola XXVIII. 

Fig. 1. Porzione di un anello del corpo della N. 
cuprea, per dimostrare il pennacchio a disposizione 
spirale a, il cirro superiore 6 e l inferiore c del pie- 
de con fovea ovale d, non chè i ventagli di setolette. 

Fig. 2. Anello vascoloso del bulbo esofageo e fatto 
dalle arterie branchiali f/ e dall’aorta g, vedendosi a’ lati di 
questa due vesciche analoghe al cuore 2.4, e da quello nascere 
le ramificazioni é#, che circondono il bulbo dell’ esofago. 


( 452 ) 

Fig. 3. Vene laterali 4 4 all’ arteria aorta, che in 2 
ha un ganglio nervoso, ed in 7 una vescica o cuore, 
il quale verso le articolazioni inferiori del corpo appa- 
risce reniforme, e l'arteria aorta ( Fig. 4) n posta fra 
la veni laterali o o. i 

Fig. 5. Arterie laterali p p, donde partono le bran- 
chiali 9 9g; € vena cava r che somministra la branchia- 
le s e 1 ramoscello # pel cirro superiore, sulla quale 
veggonsi i quattro gangli cerebrali del dorso co’nervic- 
ciuoli annessi. 

Fig. 6. Pezzo di vagina colle uova A; e Fig. 7 
anello cerebrale, non che ganglio della serie dorsale 4 e 
della ventrale v. 

Fig. 8. Nereis scolopendroides colla proboscide 
uscita fuori, risultante da due pezzi il primo a cono in- 
verso maggiore a circondato nel termine da piccoli cirri:, 
ed il secondo 6 che esce da dentro di quello, più breve 
e con cirri solamente nel perimetro della bocca. I piedi 
c sono disposti in due serie, vale a dire una superio- 
re ( Fig. 27 ) d col respettivo cirro, e l’altra inferio- 
re e. Le sete sono a gruppi separati e tutti di forma 
spirale ( Fg. 15 ). 

Fig. 9g. Spio quadricornis che ha due soli tenta- 
coli lunghi f e tre brevi g, il piede superiore ( Fig. 14). 
h con sete capitellate, che nell’ inferiore è sono semplici 
ed un cirro in giù assottigliato, non che un altro medio 
rotondato 7. 

Fig. 10. S. caudatus per ogni lato con quaîtro lun- 
ghi e disuguali tentacoli #, e con due registri di piedi 


(453) 
( Zig. 15 ) setolosi, ch'escono da mezzo ad otto squame /, 
e con lobo 72 carnoso fornito ‘di corto cirro. 

Fig. 11. S. coccineus avente due. lunghi ed altret- 
tanti brevi tentacoli 7, l’ ano con circolare. increspatura , 
donde parte una coppia di lunghissimi cirri 0, ed i pie- 
di ( Zg. 16. ) p con un lobo carnoso su ed un altro. 
giù fornito di cirro allungato. 

Fig. 12. S. ventilabrum ha quattro corti ed egua- 
li tentacoli r. Le antenne ( ig. 18.) sue e quelle. 
delle altre specie risultano da due porzioni o sia dal 
bulbo 9 che in se fa rientrare, od uscire l'altro pez- 
zo s. I piedi ( Fe. 17) armati di sete #£ offrono il 
cirro superiore ed inferiore, e molte squame membrano- 
se da cui sono occultati. 

Fig. 19. Nais bipunctata, e Fig. 20 N. de Ho- 
ratits circondata da cirri. La ig. 21 n'espone la seta 
a, e l'arteria dorsale che si dirige ad ogni cirro — Fig. 
22. Bocca r della N. scoloperidroides, ed i muscoli della 
sua proboscide e del ventricolo sono gli abduttori ( Fig. 24) 
s e gli adduttori $; poichè i denti dello stomaco in sito 
dinotansi da £, e separati veggonsi nella Fig. 23. 

Fig. 25. Ya conoscere la vena enteroidea colle 
sue ramificazioni --- Fg. 26. Dall’ anello vascoloso del- 
l esofago a si dirigono verso il termine della probosci- 
de le due arterie paraboliche 6 6 e 1 altra c. continua- 
ta nell’ aorta @, e tutte e tre poi si anastomizzano in d. 
Le due arterie laterali // hanno in mezzo la filiera 
ventrale di sangli cerebrali dalle quali esternamente e- 
scono le branchie interne 2/4 ( Zig. 27 ). 

56 


CABI 
Tavola XXVIII. 


Fig. 1. Sifone con ventosa nell’ apice a della 
Polia sifuncolo sotto la quale trovasi la bocca. A’ lati 
del corpo ha una linea bianca e spesso presenta de’re- 
stringimenti cc con un solco d, nel cui mezzo vedesi 
un vaso rosso-rancio con. filo bianchiccio mediano. 

îg. 2. Sifone suo B uscito dall’ astuccio Cgiacente 
sul canale degli alimenti. Sopra l’orificio della bocca d . 
evvi la macchia trigona e. Ne indicano ff i lacerti mu- 
scolosi del. corpo. 

Fig. 3. Forame % pel quale esce il sifone nell’ 
interno sezionato (Fis. 5 ); diversa forma della 
bocca ; j esofago colla vena enteroidea, che si ramifi- 
ca su ogni borsetta cieca. dello stomaco kk, essen- 
done aperto un pezzo nella Fig. 6 per meglio farne 
vedere le borsette //. La Fig. 7 espone le arterie la- 
terali col filetto nervoso mm, dalle quali nascono le ve- 
sciche vascolose 7 72. 

«i Da P. leneata osservasi. nella Fig. 3; ove ne 
apparisce la testa 4 e la ventosa della coda 8; ‘atte- 
sochè in A veggonsi |’ ADEN della bocca c, e le 
due borse allungate dd co’ respettivi forami esistenti 
nella sua pancia qualche pollice distante dalla testa. 

Fig. 8. Lumbricus fragilis guardato pel dor- 
so s in cui ne apparisce il lobo superiore alla boc- 
ca a, che si è ingrandito (Fig. 9 a), el suo lun- 
go corpo rotto in 2 ‘con pezzetto del fine c. La 
faccia superiore di un’ articolazione è ‘ disegnata nel- 


( 435 ) 
la Fig. 15 co’ vasi sanguigni, che vi sì osservano e’l 
piede colle setole d, e la inferiore col cirro di que- 
sto ( Fig. 16 e). 

Fig. 12. Bulbo esofageo f co’ denti sporti in fuori, 
de’ quali ravvisasi nella Fig. 11 la mascella TUUAROG ar- 
ticolata in & a molti pezzi, alcuni uncinati g co’corrispon- 
denti lacerti muscolari 44, ed altri mozzati a sega è; 
e la inferiore ad un sol pezzo (Fig. 10). Dal succennato 
bulbo continua Ì’ esofago 7 terminato nello stomaco m, 
e quindi l'intestino 2, essendo sostenuto. alle pareti 
addominali da’ legamenti 00. -- Fig 13 Matrice e for- 
ma delle sue uova ( Fig. 14 ). 

Fig. 17. Arteria aorta colle vesciche aa e. le re- 
spettive ramificazioni è disperse in ogni anello - Fig. 18. 
Vena enteroidèa superiore col reticolo che ne deriva a' 
lati delle intestine; ed inferiore ( Zig. 19 ) co’ vasi 
grappolosi, che fanno l’ officio di branchie interne. -- 
Fis. zo Cervello e filiera di gangli ventrale è, e dor- 
sale c. 

Fig. 21. Lumbricus siphonostoma, essendone il 
prolungamento superiore alla proboscide di, questa coi 
denti e, i piedi degli anelli del corpo anteriori f, e 
posteriori g. -- Fig. 21. Si è tagliata la proboscide :4 
ed aperto il ventricolo per dimostrarne i denti 7, uno 
de’ quali col respettivo muscolo è si è ingrandito nella 
Fig. 23, e le Lio kk; indi apparisce porzione del 
tubo intestinale 7 co SA m., che lo fissano alle 
pareti addominali. i 

Fis. 2h. Muscoli alii n a ‘e /traversali © 


(436) 
del corpo ; nonchè que’ a pettine p delle setole de’pie- 
di, la cui guaina nel termine è rossa, ed ove forse si 
sparpaglieranno le branchie interne. 


Tavola XXIX. 


Fig. 1, Lumbricus radiatus osservato pel dorso, 
affin di farne conoscere il cirro a stiletto a, una del- 
le infossature laterali alla testa d, la serie de’ cirri di 
dritta cc, che intorno l’ano sono raggianti d. -- Fig. 2. 
Dello stesso animale supino vedesi la bocca e, la fi- 
liera. de’ forami laterali del pezzo anteriore del suo cor- 
po ff, dal cui termine lunghessa la linea mediana in- 
comincia la valletta o canale g. Piedi #4 colle setolette 
e cirri, ambedue sonosi ingranditi nella Fig. 4, e © 
que’ dell’ ano a gruppi. 

Fig. 3. Sezionate le inferiori vati del suo corpo 
apparisce il bulbo esofageo 72, il muscolo abdutto- 
re 2 e gli addattori o, l’ esofago p, lo stomaco di- 
viso in porzione superiore ed inferiore dal _cingo- 
lo carnoso g , el resto del canale degli alimenti 
pieno di arena , sostenuto da’ legamentucci ss, e ter- 
minato nell’ apertura dell’ ano co’ cirri, due di ‘essi 
maggiori £, non che i muscoli longitudinali w w. 

Fig. 5. L. pusillus, e Fig6. L. terrestris, il cui cli- 
tello traversalmente fesso è a, la bocca ( Fig. 8 ) d, l’eso- 
fago colle uova d, lo stomaco ‘e, l'intestino f; e l’ano 
h. La sua varietà (ZL. terr. maior) si è delineata nella 
Fig. 7 in cui si vede il cordoncino laterale dritto è 


(437 ) 

del suo cingolo, che in amendue i lati XX e per la 
faccia inferiore è disegnato nella Fig. 9, colla quadru- 
‘plice serie di spine per ogni anello , ossia la coppia 
‘marginale Z e la ventrale 72; essendosi nella Fig. 12 
rappresentato la guaina di ogni seta, che talora è du- 
plice ( Zig. 13 ). Due de’ suddetti anelli, spogliati 
dell’ epidermide , dimostrano ( Fis. 10 ) inzi la- 
certi o nastri fibrosi traversali co’ buchi pel passaggio 
delle setole, ed in o i longitudinali. 

Fig. 11. Proboscide 4« superiore all’ orificio della 
bocca con tre lobi 2, esofago d e'l suo bulbo c, i due 
rigonfiamenti 2 ed i suoi muscoli jj, ovaie co? respet- 
tivi ovidotti ff le cui aperture sono in a ( Fig. 9), 
cingolo g ‘carnoso dello stomaco sezionato , ove inter- 
namente è aderente una lamina cartilaginosa , % porzio- 


ne di budello. — Zig. 14. Lombrico prima di uscire 
dall’ uovo. 


Fig. 15. Filiere delle borse respiratorie, una del- 
le quali si è ingrandita ( Zig. 16 ). 

Fig. 17. Anello cerebrale col principio de’gangli.- 
Fig. 18. Disposizione della vena cava sull’esofago 4a , 
e della sua continuazione sul principio dell’ intestino 
b. -- Fig. 19. Gruppo di glandule vescicolose esisten- 
ti presso l’ ano col proprio legamentuccio. i 

Fig. 20. Arteria aorta a colle branchiali a grap- 
poli unilaterali 59. Pezzo di nervo ( Fg. 21 ) L spet- 
tante ad un solo anello, che nel mezzo di questo 
caccia un nervo a dritta, e l’altro a sinistra 722; rw 
arterie laterali allo stesso, che dalla parte esterna e di- 


( 438 ) 

visoria di ogni anello danno il ramo 00; e p media- 
na direita per la faccia inferiore del sistema ganglioni- 
co ed a dritta e sinistra somministra il ramoscello. gq 
parallelo alle arterie branchiali d. Zig. 22. Vena ente, 
roidea e cava, anastomizzate ne’ lati delle intestine, 
e da’ loro ramoscelli escono esili borsette sanguigne, 
Fig. 23. L. marinus delineato per la faccia superiore , 
del quale sono : a la bocca, è l’ano, cc le branchie, 
dD i piedi setolosi, f( Zig. 24 )i cirri della bocca, 
g l’ esofago, A lo stomaco, zi le borse de’ ciechi, 7] 
porzione superiore del canale degli alimenti con mol- 
te cellette e vasi a zig-zag, e & inferiore. 

Fig. 25. Actinia aurantiaca, e 36 pezzo del 
suo muscolo longitudinale 4 coll’ ovaia o matrice è e 
col canale spermatico c. 


( 459 ) 
INDICE GENERALE. 
VOLUME I. 
DEDICA AS. A, R. IL DUCA DI CALABRIA II, 


PREFAZIONE VII. 

Memoria su la Sanguisuga medicinale e su varie 
altre specie di Mignatte 1. 

Storia naturale. 

G. I. Descrizione e classificazione della Sanguisuga medici- 
nale 4 -- 6. II. Scelta e conservazione della Mignatta delle offi- 
cine ‘8. 

Anatomia. 

$. I. Integumenti membranosi e muscolari. 10.--$. IL. Ap- 
parato digestivo rr.--G. III. Propagazione della specie 14.--8. IV. 
Respirazione 17.--$. V. Circolazione 20.--$. VI. Sistema nervo- 
so 22.--$. VII. Organi sensori 25. 

Uso medico. 

$. I. Azione della Sanguisuga medicinale 26.--6. II. Apph- 
cazione 29. -- $. INI. Malattie che ne richieggono | uso 33. -- 
$. IV. Mezzi da riparare a° danni prodotti dall’ AM. medicinalis 
e alpina 37. 

Descrizione, Anatomia, ed Uso di varie altre specie 
di Sanguisughe 

G. I. Mignatta nera ( MH. sanguisuga ) 41 -- S. II M. 
i: ( H. vulgaris ) 43.--4. ILL. M. marina (H. muricata) 
45 -- S. IV. H. descriptio iconibus illustrata 47 -- Spiegazione 
della Do I, {bo 
Descrizione e Notomia del Clio Amati, di alcune Pla- 

narie e Vorticelle ,- della Favagine, e di altre pro- 
duzioni. marine. 


(440 ) 

$. I. C. Amati 53. -- $. II. P. ocellata et var. 59. - 
6. II. 7. Caulini, Acetabulum Mediterraneum , Polyphy- 
sa rubescens 61. -- $. IV. Favagine di Aristotile , Bicchierini 
di mare, Ascaride della Testudo Mydas 66. -- $. V. Descrizio- 
ne sistematica di detti esseri 69 --Spiegazione della Tav. II, 72. 

Sulla Cassiopea Borbonica 75. 

. I. Descrizione 76. -- $. II. Anatomia 79. RAIL De. 
uu systematica 83 -- Spiegazione della "Tav. III e IV, 83. 
Anatomia e Classificazione del Sifunculo ntido 1. 

6. I. Caratteri esterni 3. -- $. II. Comuni integumenti 6.:- 
$. II. Sistema muscoloso 7. -- $. IV, Apparato digestivo g.-- 
S. V. Mezzi per la riproduzione della specie 1g, -- G. VI. Or. 
gavi della respirazione 12. -- $. VII. Sistema sanguigno 13. =» 
$. VIH. Sistema nervoso e $. IX. Classificazione 15. --- 
G. X. Specie di Sifunculi 18. -- $. XI. Siphunculi balanopho: 
ri descriptio 19. -- Siegazione della Tav. I, 22. 

Memoria sulle Aplisie 25. -- 

Descrizione: Cap. I. 4. Zeporina 18. - Cap.II. A. Poli 30.- 
Cap. INI. A. neapolitana 31.-Cap. IV. Riflessioni per distinguere 
le Aplisie 32. -- Cap. V. Caratteri classici, generici e specifici 
dell’ 4. fasciata, Camelus, Neapolitana, depilans, punetata, 
Poli 37.-- Anatomia: Cap. I. Invogli esterni 43. -- Cap. II. O- 
percolo e cavità che lo contiene 44. - Cap. IL. Addomine 45.- 
Cap. IV. Canale de’ cibi 47. -- Gap. V. Fegato 50. -- Cap. VI. 
Apparato genitale 51. -- Cap. VII. Glandule 55. -- Gap. VIII. 
Sistema carnoso 57. -- Cap. IX. Cervello ; gangli e nervi 60. 
Cap. X. Branchie, vene, cuore ed arterie 63. -- Cap. XI. 
Aplysiae fasciatae 69, Cameli , neapolitanae 70, leporinae , 
Cuvieri 71, Poli 72 i -- Spiegazione della Tav. II, 
9 Io VIVES GENI 

Descrizione zoologica Li anatomica di alcune specie 
di Oloturie Vu 

S. I. O. Forskal 1: -- $ IL O. di Poli e 6. DI. O. di 

Santoro 80. -- $. 1V. O. di a zo -- 6. V. O. di Peta- 


(441 ) 

gna e G. VI. O. di Stellati 82. -- $. VII. Comuni integu- 
menti 83. -- S. VIII. Canale degli alimenti 88. -- S$. IX. Ap- 
parato» della respirazione gr. -- S. X. Organi sessuali 94. 

S. XI. Sistema circolante 98. -- S$. XII. Usi delle parti descrit- 
te 104. -- $. XII. Classificazione delle Oloturie 108. -- G. XIV. 
Holothuriae iubulosae , maximae 100 , impatientis , Colum- 
nae , Forskali n, Poli, Sanctori, Cavolini, Petagnae et 
Stellati 112 tecnvhica descriptio, Spiegazione della Tav. VI e 
VII 1295 MII ir ID 15° i 

Sul Doridio, su una specie di Sifanculo 
e sulla Pleurofillidia. 

S. I. Doridio Meckeliano 117. --$. II. S. echinorinco 124.-- 
$. III. Pleuro-fillidia napolitana 128. -- $. IV. Descriptio 2. 
Meckelit, S. echinorhynci ac P. neapolitanae 133. -- Spie- 
gazione della Tav. X, 135. 

Riflessioni sulla Tenia umana armata 139. 

Cap. I. Esposizione dell’ apparato nutriente 141. -- Cap. II. 
Ricerche su gli organi destinati alla generazione. 154. -- Cap. 
II. Guarigione della Tenia senza l’uscita della sua testa. 164. 
Systematica Taeniae solium descriptio 177. -- Spiegazione della 
Tav. XI e XII, 179. -- Supplemento si precedenti Memo- 
rie 181; 


VOLUME II. 
DEDICA A SUA MAESTA IL RE V. 


PREFAZIONE IX. 
Descrizione e Notomia del Doridio Aplisiforme 185. 
Spiegazione della Tav. XIII, 191. 
De Pterotrachea observationes posthumae auctore I. 
X. Poli cum nostris additamentis et annotationibus 
195. 
- Conchae historia 195. -- Mollusci ne 197, et anatome 
202. «= Spiegazione della Tav. XIV, 224; XV, 216. 


57 


. % 
Nota sul Mollusco del Argonauta, su una specie di 
Epizoo che vi ospita, e sulla Medusa Velelta 219. 
_S. I. Argonauta Argo 220. -- $. Il. Tricocephalus ace- 
tabularis 223. — S. IN. Medusa velella 226. 
Brevi cenni sulle Attinie 228. 

I. Descrizione dell’ A. crassicornis, pedunculata , effoe- 
ta 229. -- IL. Anatomia 230. -- II. Tecnhica descriptio Medusae 
velellae 240; et A. crassicornis, pedunculatae 241, rulrae , 
carciniopadis 242, Cari, hyalinae 243 , aurantiacae 438 , ct 
Mollusci Madreporae calycularis 245. +=» Spiegazione della 
Tav. XVI, 244. 

Commentario alla Notomia del Mollusco della Lumaca 
‘eseguita da M. A. Severino 246. 


Descrizione di un nuovo Apparato di canali acquosi 
negli animali invertebrati marini 259. 

Molluschi: I. Cefalopodi -- II. Pteropodi 263. -- III. Ga- 
steropodi 264. -- IV. Acefali 268. -- Anellidi 270. -- |Echino- 
dermi 271. -- Entozoi 272. -- Acalefi od Ortiche di mare e -. 
Polipi 273. -. Corollari e forme primarie di tal sistema 274.-- 
Usi 275. 

Nota sul preteso Alcionio vermicolare 279. 

Spiegazione della Tav. XVII, 283. 

Memoria su le Asterie e gli Echini 286. 

Parte I. Asterie. = S. I. Integumenti 287. -- $. II° Si- 
stema osseo 289. -- $. III. Organi della generazione 292. -- 
$. IV. Sistema della circolazione 296. -- S. V.Mezzi per la re- 
spirazione 301. --$. VI. Organi della generazione 303. --f. VIL. 
Pretesa rigenerazione de' raggi, e non esistenza de’ nervi 304. -- 
S. VII. Grgani d’ignoto officio 306, -- $. IX. Virtù, medici- 
nali. 308. -- S. X. Brevi cenni sul genere Asterias im gewerale 
31r.--G. XI. Osservazioni critiche su parecchie specie di Aste- 
rie 312. i 


Parte Il. chini. = S.I. Sistema osseo 316, «- $. II In 


(443 ) 
tegumenti 327. -- G. II. Sistema muscoloso 328. - $. IV. Cana- 
le degli alimenti 330.-- $. V. Ovaie 333. - $. V. Sistema cir- 
| colante 334. -- $. VI. Sul muovo e particolar movimento de’glo- 
betti sanguigni 341. -- $. VI. Descrizione generica degli Echi- 
ni 349. -- S. VII. Disamina di qualche specie di Riccio di 
mare 351. -- S. IX, Descriptio: 1) A. exiguae 353, rosaceae , 
rubentis 354 , aranciacae , bispinosae 355 , Jonstoni, penta- 
canthae , echinophorae 356, Savaresi 357; subulatae, ophiu- 
rae, cordiferae 358 , filiformis, Tenorii , verrucosae 359 , 
muricatae, mediterraneae 360; et 2) £. esculenti 361, neglecii, 
melonis , sardici 362 , miliaris , saxatilis 363, neapolitani, 
cidaris , 364 spatagique 365. -- Spiegazione della Tav. XVIII, 
366; XIX, 367; XX 369; XXI, 371; XXII, 373; XXHI , 
3795; XXIV, 377; XXV, 379, XXVI, 381. 
Annunzio su la facoltà velenosa di taluni 
Molluschi testacei. 
Osservazione I. 385. -- Osservazione II. 387. 
Memoria su gli Anellidi. 

Parte I. = Cap. 1. Nereidi: -- $. I. N. gigantesca 389. 

G. Il. N. cuprea 393. -- $. III. NE e SSRINSOENE 
squamosa 4oo. --Q. V. N. flessuosa Gi VI. N. scolopendro ide 
4or. -- Cap. II. degli Spii. -- $. S. quadricorne e $. IL. S 
coduto 403. -- $. III. S. coccineo DI IV. S. a ventaglio 404.-- 
Cap. IMI. delle Naiadi. -- $. I. N. coccinea, $. H. N. bipun- 
tata e S. III. N. de Horatiis 405. -- Cap. IV. Delle Polie. - 
S. I. Idee di tal genere 406. -- $. IL. P. sifuncolo 407.--$. HI. P. 
lineata 40g. -- Cap. V. De’ Lombrici. -- $. I. L. fragile 409. 
G. HI. L. sifonostoma 414. -- 6. IL L. sai 416.-- . IV.L. pic- 
cino 417.--S. V.L. terrestre 419.--S. VI. L. marino 423. -- Cap. 
VI. Descrizione tecnica degli anellidi nominati in questa prima 
Parte. Nereis gigantea , cuprea, scolopendroides 4ah — de- 
lineata, squamosa , flexuosa 425 = Spio-quadricornis , cau- 
datus , coccineus , ventilabrum 426 — Nais coccinea, bi- 


(444 ) 


‘punctata, de Iforatiis -- Polia siphunculus , delineata 427— 
Lumbricus fragilis , siphonostoma , radiatus , pusillus , ter- 
restris 428, marinus 429 -- Spiegazione della Tav. XXVII, 
430; XXVII, 434; e XXIX, 436. 


Si compiacerà il benigno lettore di non porre mente aglì errori tipografici. oc - 
corsì in questi due volumi. 

Sappiasi però che la Fig. 13 della Tav: XXV rappresenta l' ovaia maggiore a, 
e la minore d dell’ Echinus spatagus. 


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