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Full text of "Merope : dramma per musica : da rappresentarsi in Cremsier nell estate dell'anno 1727 : per comando di Sua Altezza Eminentissima il signor cardinale di Schrattenbach, protettore della Germania, vescovo d'Ollmüz .."

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MEROPE  1 

DRAMMA 

PER 

MUSICA 

Da  rapprefentariì 

In  Cremfier  nell  eftate 

dell' Anno  1727. 

Per  Comando  di 

Sua  Altezza 
EMINENTiSSIMA 

Il  Signor 

CARDINALE 

SCHRATTENBACH 

Protettore  della  Germania,  Ve- 

covod''  Ollmùz  ,  Duca ,  Prencipe  dei 
ìacro  Romano  Imperio,  Conte  della  Regia  Cap- 
pella di  Boemia ,  e  Configgere  di  Stato  attuale 
di  fua  Maeftà  Cefàrea  e  Cattolica. 

Stampato  in  Qlimùtz, 


;  :i 


ARGOMENTO. 

Olifante  avendo  proditòria* 
mente  ucci  fi  Cres fonte  ,  e  idi 
lui  figliuoli ,  fuori  che  un  pie- 
dolo  *  che  nel  Dramma  fi  no- 
mina Epitide  fott ratto  dalla  crudeltà  del 
tiranno  *  e  mandato  fegretamente  in  Età* 
Ha  da  Me  rape  fua  Madre ,  e  moglie  già 
di  Cresfonte ,  occupa  il  Regno  di  Mejje- 
nìa  ,  e  procura  per  ìftabìlirne  ilpojfejfo% 
le  nozze  di  Merope ,  alla  quale  con  arte 
attribuifce  il  delitto  della  morte  del  ma- 
rito, e  de" fighi.  Si  raccoglie  pofcia  nel 
Dramma  ,  che  Epitide  fconofciuto  ,  e  fat- 
to il  Nome  di  Cleone  ritorna  nelfuo  Re* 
gno,  e  da  un  racconto  y  eh*  egli  ftejfofà  alla 
Madre  di  avere  nel  fuo  Camino  tràDau* 
li  e  Deljfo  ritrovato  un  giovane  ajfaffì- 

A  2  firn 


nato  poc>an&i  >  e  ancora  femivivo  a  ter- 
ra ,  chepriadi  morire  gli  a<vea  congegnato 
una  gemma  ,  e  Cinto  fegni  Reali  da  pre- 
sentare a  Merope  (  dia  vifia  de>  quali 
poti  giufiamenu  credere  ,  ejfere  quegli  > 
flato  il  fuo  perduto  figlio  Epiti  de*)  e  non 
potendo  Cleone  nelprofeguimento  del  rac- 
conto celare fufficientemente  le  interne Jue 
agitationì)  dà  occafione  a  Merope  dì  cre- 
derlo lui  iftejfo  P  ucci/ore  del  figlio.  On- 
de tenta  la  di  lui  Morte ,  mù  alla  fine  Sco- 
perto d' ejfere  Epitide  riacquijìa  il  Regno, 
Merope  è  conofciuta  innocente ,  e  Poli- 
fonte  perde  colla  Corona  la  vita. 


In- 


1  Interlocutori. 

Polifonie.    Tiranno  di  Meflènia, 

Merope.      Regina  di  Meflenia  vedova 
di  Cresfonte. 

Epitide.      Figlio  di  Merope  ,  creduto 
Cleoneitraniero, 

mia*        Principerà  d'EtoIia. 

Trafimede.  Capo  del  configlio. 

Jnajfandro.  Confidente  di  Polifonie. 

Licifco.        Ambafciatore  d' Etolia. 

La  Scena  fi  rapprefenta  in  Mejjene. 


A3 


Mu- 


Mutazioni  di  Scene. 

Nel/'  Atto  Primo. 

Piazza  di  MefTene  con  trono  ed  Ara 
Con  la  ftatua  d>  Erocle,e  Tempio  da 
lontano ,  che  s?  apre. 

Stanze  diPolifonte  in  una  fiia  villa, 

NelP  Atto  Secondo» 
Bofco. 

Stanze  di  Merope. 
Sala  Regia  con  trono, 

Ne/I9  Atto  Temo, 

Giardino. 

Stanze  di  Merope. 

Salone  Imperiale  chiufò  da  cortine  ■ 
quali  aprendoli  fi  vede  il  rimanen- 
te* 

AT- 


•WIX  i  XW 


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ATTO  PRIMO 

SCENA  PRIMA. 

Razza  di  Mejfene  con  trono  ed  Ara  con  la  fiat  uà   cP 
Ercole,  e  tempio  chiufò  che  fiacre* 

Epitide  folo. 

Uefta  è  Meflène ,  il  Patrio  ciclo  è  quello 

Dell'  Infelice  Epitide  Cresfonte, 
Mia  o  Illuftre  genitor ,  qui  diede  leggi* 
Qui  nacqui  Rè,  quefta  è  mia  Reggia ,  e  quefti 
Famofi  abitatori, 
Quefti  fertili  campi  a  me  fon  fèrvh 
O  memorie  ò  grandezze 
Mal  ricordate ,  e  mal  vantate  !  errante 
Miftro ,  folo,  inerme ,  io  vi  rivedo  ; 
Editanti  Vaflalli 

Unfolnon  v'è  ,  che  Rè  m'onori, un  folo* 
Che  pur  mi  riconofca,  un  fol ,  che  dia 
Almeno  un  pianto  allamifèria  mia. 

Si  volta  alla Ji  ama  d*  Ercole 
Nume  invitto 

Se  gli  umili  onefti  voti 
D'un  tuo  germe  a  te  fon  grati 

A4  F3 


*  ATTO 

Fa  eh  >io  vendichi  il  delitto 
DichiilPadretolfeame. 
Tu  feconda  il  gran  difiegno 
Con  la  forza  e  col  valore. 
Acciò  debba  il  traditore 
Senza  Regno 
Vinto  al  fin  cadérmi  al  pie 

Nume,  &c. 
Si  ritira  in  dif parte 

SCENA  SECONDA. 

Trafìmede,e  Coro  dìMefeni. 

Che  portano  in  mano  rami,  e Corone di  Pioppo ,  ecingen. 
do  in  ordinanza ,  e  trono ,  ejlatua fi propano 
in  atto  di  offerire  i  loro  rami ,  e  corone., 

Coro.  Su  su  iMeflèni 

Sofpiri ,  e  prieghi* 

Efit,  r\Uai  gente  fon  cotefte  ?  e  conqual  rito 

VCingonoilRegalfeggio,e'lfagroAltare? 
Trafim.  Sperar  ci  giova 

Che  il  cielo  irato. 
Al  fin  placato 
Per  noi  fi  pieghi. 
Coro.  SùsùMefleni 

i  _         Sofpiri,  eprieghi. 

Epit,    Signor,  che  al  ricco  amanto,al  nobil  volto 
Ben  moftri  eccelfo  grado,  e  cor  sentile. 
Ond'e.cheperMeiiène 
Suonan gemiti  e  ftrida  ?  ond'è,  che  in  atto 

Di 


PRIMO.  9 

Di  fòpplici,  e  dolenti  offron  coftoto 

Quei  verdi  rami ,  e  al  Cielo 

Fumo  d'incenfi,  edifofpiriafcende  ? 
Trafim.  Oggi  rinato  undici  volte  è  V  anno 

Da  che  uccifo  fu  il  noftro 

Buon  Rè  Cresfonte,  e  due 

Pargoletti  fuoi  fighi, 
Epit.     Il  calò  acerbo 

Tutta  d'orrore  empie  la  Grecia,  e  d'ira 

Ma  deli*  Autor  non  è  ben  certo  il  grido  ? 
Trafim.  Anaffandro  egli  fu 
Tpit.     Coftui  m*  è  ignoto , 
Trafim.  Della  Regina  Merope  era  fervo* 
Epit.     Può  cader  tal  delitto  in  Moglie  e  Madre  ? 
Trafim.  Per  la  credula  plebe 

Fama  rea  fé  ne  fparfè, 

Mail  fùo  dolor,  la  fiia  virtù  nel  core 

Di  chi  meglio  ragiona,  affai  b  aflolve. 
Epit.     Perche  dalb  uccifòr  non  trarne  il  vero  ? 
Trafim.  L'ombre  il  tollero  al  guardone  alla  fua  pena 

Né  di  lui  più  s>  intefè 
Epit.     Altro  germoglio 

Sopraviffe  aCresfonte? 
Trafim.  in  Èpitide  vive 

DegP  E  raclidi  il  fàngue ,  e  la  Speranza 

Dell' afflitta  Meffenia. 
Epit.     Come  a  lui  perdonò  1*  empio  omicida  ?    < 
Trafim.  L'eftr  lungi,  in  Etolia  Oftaggio  al  Rè 

Tideo ,  fu  fua  fàlvezza. 
Epìt.     Perche  al  vedovo  trono 

Non  fi  chiamò  P  Erede  ? 

A  s  2r^-1 


4-  ATTO 

Trafim.  La  fua  tenera  etade 

Nefùcagione,epiùiltimor,  che  anch'  eflò 

Di  ferro,  o  di  velen  reftaflè  uccifo. 
Epìt.     Ma  de  publici  affari  il  grave  pefò 

Cui  s'affidò? 
Trafim.  Divifè 

Merope,  e  Polifonte  i  noftrivoti 

Aleinacqueilfiniftro 

Sparfo  rumor  del  parricidio  :  Eletto 

Polifonte  rimafè  (prode* 

DegP  Eraclidi  anch'  egli,  uom faggio  e 
Epìt.     (  Sembianza  di  virtù  fpeflb  ha  la  frode  ) 

Né  fi  penfò  ,  che  un  giorno 

Richiamar  fi  dovea  il  Regal  Figlio? 
Trafim.  Sul  crin  di  Polifonte  è  la  Corona 

Un  depofito  fàgro 

A1P  Erede  ei  la  fèrba, 
Epìt.     Tanto  modella  in  Polifonte  è  F  alma  ? 
Trafim.  GodeMeffenia  in  lui  quelRèche  ha  pianto 
Epit.     Di  che  dunque  fi  lagna  ella,  che5 1  gode  ? 
Trafim,  Sente  dell'  altrui  fatto  in  fé  la  pena. 
Epit.      Perqual  deftin? 
Trafim.  Diftrutti 

Da  feroce  cignal  fono  ifùoi  campi, 
min     E  il  Meflenio  valor  teme  un  fòl  moftro  ? 
Trafim.  Che  può  mai  contro  iNumi  il  valor  noftro 
|  Più  volte  armate  fchiere 

Diffipò  il  fiero  dente ,  altra  iperanza 

Non  ci  riman  che  il  Cielo.    A  lui  ricorfò 

Fanno  i  publici  voti. 
Bfc     Sin  che  ;  ...  . 

§*ui  s  apre  la  porta  del  tempio 


PRIMO.  s 

Traftm*      Già  s'apre  il  tempio 
HRèMeflèni,iiRè 
All'Armi  pronti,  all' Armi 
Vi  tenga  Amore,  e  tè. 

Trafimede  va  incontro  a  Polì  fonte 
tyìt.     Nella  gran  turba  io  mi  nafcondo  :  intanto 
Penfoagran  cofe,  e  generofo,  e  forte 
Epitide,eccoil  giorno,ò  Regno,ò  Morte! 

SCENA  TERZA. 

Poli  fonte  eTrafìmede 

IJeendo  dal  tempio  con  feguitojìpitide  in  dìfpmte^olu 
fonte  vk  a  federe  nel  trono* 

?of      Stanco  ,  Popoli  ,  è  il  Cielo 
Delle  lagrime  noftre 
Se  vittime  ei  gradì ,  lieti  ne  diede 
La  vampa  i  fegni,  e  faufti 
L^efanimate  vHcere  gli  aufpici 
Che  più  ?  placato  il  Nume 
Chiaro  parlò,  Tu  del  voler  Celefte. 
Leggi  qui ,  Trafimede  >  il  gran  refcritto 
Edintantorefpiri 

Dal  paflato  fpavento  il  Regno  afflitto* 
Forge  la  rispoja  delf  oracolo  £  Trajtmede  legge, 

Vrapm.  HàMeffenedue  moftri,  oggi  ambo  eftinti 
Cadranno,  un  per  virtude ,  un  per  furore 
Reftino  pofcia  in  fagro  nodo  auvinti 
L'Iiiultrekhiava,  e  1  pio  liberatore, 

M      Udifte  ?  orchinell'  Alma 

Nei 


4  ATTO 

Nudrefpirti  guerrieri,  e  chi  nel  braccio 

Tiene  valor,  vada  ,  combatta,  evinca 

La  fùa  virtù  rinforzi 

Con  la  voce  del  Nume ,  e  col  ficuro 

Piacer  d'un  premio  illuftre  ; 

Che ,  fé  pur  tra  Mefieni 

Non  v  è  core  fi  forte,  alma  fi  ardita, 

V  èP  olifonte ,  egli  efporrà  per  voi 

Si  leva  in  piedi 
Non  Rè ,  ma  cittadino ,  e  fangue ,  e  vita. 
Scende  dal  trono ,  Epitide 
S'avanza. 
Epìu     Nella  fua  vita  efpor  non  dee  chi  regna 
La  falvezza  comun  :  L*  orride  Belve 
Affronti  anima  forte 

Non  Regal  Braccio,  e  (è  a  Meflènia  ardire 
Manca,  e  virtude ,  io  Sire 
Giovane,  qual  mi  vedi,  inerme,  e  folo 
Tanto  ofàrpoflò.  Imponi 
Che  io  là  fia  tratto ,  ove  fi  pafee  il  fiero 
Cignal  di  mille  ftraggi, 
L'  abbatterò  non  primo 
Trofeo  della  mia  deftra, 
E  fé  cadrò ,  Meflènia 
Mi  darà  lode,  e  fia, 
Ch'ella  di  pochi  fiori 
\  A  me  fparga  la  tomba ,  e  Y  ofla  onori 

VolK     Giovane ,  molto  a  te  Meflènia  deve 

Nulla  tu  a  lei  :  ftraniero  a'  i  panni,al  volto, 
Al  favellar  tu  fèmbri. 
wh    Io  greco  fono 

Né 


PRIMO.  7 

Ne  per  lieve  cagion  qui  tradì  il  piede 
Più  dir  non  pofio*    AH'  ora, 
Che  dal  cimento  io  vincitor  ritorni 
Saprai  qual  fia,  perche  ne  venga,e  d'onde. 
Voi       Cuftodi,  olà,  fifeorti 

Quefto  Prode  in  Itome.    Ivi,  fé  al  vanto 
Rifponde  Y  opra,  e  tuo  il  trionfo ,  e  tuo 
Il  premio  ne  farà. 
Epité     Premio  non  cerco, 

Cerco  un  popolo  fàlvo ,  e  meco  porto 
Le  fperanzedun  Regno. 
Trafitti.  Un  dì  talvidde 

Forfè  la  Grecia  il  giovanetto  Alcide. 
jpft.         Air  opre  del  mio  Brando 

Terror  di  moftri ,  e  belve 
Rifiioneranlefelve 
Il  monte,  il  piano. 
E  nella  Reggia  ancor 
De  barbari  a  terror 
La  forza  fi  vedrà  de  la  mia 
mano. 

AW  opre  &C. 
Parte  con  guardie. 

SCENA  QJIARTA. 

Polifonìe  e  Trafimede. 

|f A       "\/Er  n°i  >  fe  non  m' inganno 

v      Parmi  venir  Licifco. 
\rajìm<  E'd'effo  appunto 

Nutti1 


/  AITO 

Nunzio  del  Rè  Tideo  più  volte  il  vidde 
La  noftra  Reggia. 

foU       Io  quii'  attendo ,  intanto 

A  la  Regina  mi  precedi  5  e  dille 

Che  il  dì  prefitto  è  giunto  (anni 

Di  noftre  Nozze.  Ella  al  mio  Amor  diec 

Di  fòfferenza  impotè, 

La  compiaqui,  e  fofferfi,  oggi  puf  compii 

La  dura  legge.    All'  Imeneo  promefiò 

Oggi  ella  accenda  le  giurate  facci. 

Trafim.  Obbedirò  (  pena  mio  cuore ,  e  taci  ) 

SCENA    QJIINTA. 

Polifonie,  e Lkìfco* 

Confeguitù  et  Et  oli.  , 

U$U*    ti  è ,  Poli  fonte ,  al  cui  voler  fòvratiò 
"  Di  Meflenia  obbedifee  il  nobil  Regnc 
Il  Rè  Tideo ,  che  gloriofò  Impera 
Su  l' Etolia  poffente  (Ecce 

M5  invia  fuo  Nunzio*  Eccola  carta,  ec; 
Latefleraolpitale,  e'1  noto  fegno. 

Vrefenta  a  Poli/onte  le  lettevi 
credenziali* 
Égli  fi  duo!  che  contro  il  dritto,  t  i  patti 
Di  fcambievoìe  pace 
Tu  rapir  gli  abbia  fatto  Argia  fila  figlia* 
O  gli  fi  renda  Argia 
O  coprirà  de  la  Meflenia  i  campi 
£)'  armati ,  e  darmi ,  e  pagheran  la  péna 

D'ut 


PRIMO.  p 

D9  un  atto  ingiufto  i  Popoli  innocenti* 

Tanto  efpone  il  mio  Rè  :  qual  più  ti  piace 

Sciegli  Amico,ò  nemico,ò  guerra>ò  pace» 

Vendicar  fi  potea 

Conia  forza  la  forza 

Da  V  Etolico  Rè  perche  fi  niega 

Epitide  al  fùo  Regno  ? 

Egli  cel  renda,  e  noi  daremo  Argia. 

Non  è  più  in  fuo  poter  ciò  che  gli  chiedi; 

Vani  pretefti.    Il  Rè  Tideo  fé  penfà 

O  farci  inganno,  ò  intimorirci ,  egli  erra» 

Scelga  qual  più  gl'aggrada,òpace  ò  guerra  ♦ 

Come  oh  DEI  J  qui  non  giunfe 

LJ  infaufto  avifò  ?  e  come  ? 

Ciò  che  a  tutta  la  Grecia  è  già  pàlefè 

InMefieniafitace? 

E  che? 

La  morte 

Dell'  Infelice  Epitide* 

Che  narri  ? 

Morto  ?  ma  dove  ?  e  come? 

Nella  Focide  appunto 

Colà  dove  il  fentiero  in  due  divifò 

Parte  a  Dauli  conduce ,  e  parte  a  Delfo 

(Con  fi  ordita  menzogna 

Si  giovi  a  Epitide ,  e  al  mio  fignor  fi  ferva  ) 

Cieli  ?  Avete  fulmini  ?  volete 

Altro  pianto,  altro  fàngue  ?  Eccovi  il  mio 

OftirpedegF  Eraclidi  infelice! 

Mifero  Regno  !  prence  sfortunato  1 

(Ma,  fé  Epitide  è  morto ,  io  fon  beato  ) , 


io  ATTO 

Lh*      Giufto  Dolor* 

Poi*      Va  meflaggier ,  ritorna, 

Torna  al  tuo  Rè ,  che  troppo  (vifò, 

Giunge  acerbo  al  mio  cor  V  infaufto  au« 
ÌM+      Ma  d' Argia!  che  riflolvi  ? 
Toh  Non  afcolto  ,  che  furori, 

Nonrifpondo,  che  vendette 
(  fingo  dolore,e  sdegno,e  lieto  fono] 
Al  tradito ,  all'  innocente, 
Agl'infami  traditori , 
Cruda  ftragge  un  Rè  promette, 
(Oggificuroè  il  Regno,  e  fermo  il 
trono)  Non  afioltoMc. 

SCENA    SESTA. 

Licifco  folo. 

NOnfilafcifèdur  candida  fede 
Da  un  dolor  menzognero  almen  fòfpetto, 
Merope ,  Polifonte 
Tutto  fi  tema,  al  mio  Signor  ritorno 
Epitide  fi  celi ,  e  giunga  al  Trono. 
Da  ria  procella 
La  navicella 
Spinta,  e  pcrcoffa 
Si  frangerà. 
Così  con  l'opra 
Di  falfo  inganno 
L'empio  Tiranno 
S'abbatterà. 

Da  ria  &c. 
SCE. 


PRIMO.  n 

SCENA    SETTIMA. 

Merope  fola. 

CCco  pur  giunto  il  giorno 
W  Che  dir  pofs'io  di  mia  fciagura  eftrema 
Era  poco,  ò  fortuna  avermi  tolto 
[1  Regno  non  dirò ,  ma  fpofò ,  e  figli  : 
Era  poco  in  Efiglio 
renermi  il  caro  Epitide,  in  cuifolo 
Donfolarmipoteffi  :  era  anche  poco 
Pubblicarmi  a  Meflene 
doglia  iniqua,  empia  Madre; 
DiPolifontealletto 

^uoi,  ch9io  paflì,  el  confènta  ?  il  decim0  anno 
3iurato  alle  mie  nozze  oggi  fi  compie 
3  giorno ,  ò  legge  !  ò  giuramento  !  ò  nozze* 
3  Polifonte  !  ò  troppo  auverfi  DEI  ! 
3  troppo  acerbi  mali  ! 
£he  per  dirvi  fpietati,  io  dirò  miei* 
Vedraflì  nelfuo  nido 

La  calta  tortorella 

Amar  quel  fèrpe  infido 

ChegiàPavelenò; 

Ma  ch2io  prometta  Amor 

Al  mio  Tiranno  nò 
Non  fi  vedrà. 
TaPor  moftrar  potrà 

Lo  sdegno  fiio  placato 

Aluichedifpietato 

I  figli  a  lei  rapì. 

B  Mà^ 


U  A  TTO 

Ma  pace  dal  mio  cor 
L*  empio,  che  mi  tradì 
Mai  non  arvà 

Vedrajfu  &C< 

SCENA     OTTAVA.      I 

Merope ,  e  Trafìmede. 
fraf.r^On  qual fenfo ,  ò  Regina 

V^  Di  comando  fatai  Nunzio  a  te  venga 

Lo  sa  il  Ciel,lo  sa  V  Alma  (e  1>  Amor  k°l  vede) 
Mer*  E  Nunzio  di  fponfali  ,  e  di  grandezze 

Vieni  fi  metto  ?  Eh  5  più  fereno  in  volto 

Dimmi  Regina  5  e  ipofà, 

Precedimi  più  lieto 

Al  foglio  antico  ,  a  le  novelle  tede, 

Già  le  attende  la  Grecia,  un  Rè  le  chiede* 
Traf.  Le  chiede  un  Rè,  ma  pria  da  te  promeffe 

Volute  non  dirò  che  ben  più  volte 

Leffi  ne  tuoi  begP  occhi 

Contro  di  Polifonte  odio ,  e  difprezzo* 
Mr.EqueftiòDEI,a  la  tomba 

Mifàràfcorta,iofpoferò  sl  Tiranno 

Per  poi  Alenarlo  in  alto  fonno  oppreflò, 

Indi  col  ferro  ifteflb 

Fumante  ancor  de  Podiofò  fangue 

Su  le  vedove  piume  io  cadrò  efangue. 
Tra/:  Regina,  era  mia  pena,  e  pena  atroce 

Il  penfarti  altrui  fpofà  : 

Màfèall°a{prafciagura  altro  rimedio 

Non  ti  riman ,  che  morte* 

Vat> 


PRIMO.  U 

Vattene;  Polifonte 
T'accolga  fortunato,  e  feco  regna. 
Mer.  Regnar  con  Polifonte  ?  eTrafìrnede 
Mi  configlia  cofi  ?  quefta  è  la  fede 
Tante  volte  giurata  ? 
75^  Ahi,  che  dir  pollò  ? 
Mer.  Se  mi  hai  pietà  ,  fé  la  memoria  Illuftre 
Del  buon  Rè  noftro  uccifo  ancor  tDè  cara 
Su  l2  orme  d°  Anaflandro 
Vanne ,  tutto  ricerca,  e  quel  infame 
Sorretti ,  s3incateni ,  e  a  me  fi  guidi. 
Queft'è  il  mio  fol  rimedio ,  a  te  lo  chiedo 
Vanne,  tua  gloria  fia 
E  la  mia  vita  ,  e  P  innocenza  mia* 
Trafi        Ciò  che  potrà 

Zelo  d2  Amor,  e  fé, 
Tutto  farà 
L°almafedelpertè. 
Servo  a  un  piacer 

Che  legge  è  del  mio  cor, 

Servo  al  dover 

Che  (prone  è  del  mio  pie. 

Ciocche.  &c. 

SCENA    NONA. 

Merope,  &  Argia. 
Mer*  Voi,  che  fapete,  o  Dei,  la  mia  innocenza 

Reggete  i  paffi  fuoi. 
Arg>  Non  più  fola ,  ò  Regina 

Andrai  coftretta  alle  giurate  nozze, 

B  2  Gli 


M  ATTO 

Gli  Dei  della  Meflenia 

Voglionle  mie» 
Mer.  Qual  fia  lo  fpofo  ? 
-^.  Al  prode 

Uccifordel  Rio  moftro 

11  Decreto  del  Ciel  mi  vuol  confòrte. 
Mer.  Faufto  farà ,  ciò  che  comanda  il  Nume* 
0rg.  Il  Nume  ò  mal  s9intende 

O  ubbidito  mal  fia. 

Né  conforte  d3  Argia 

Altri  farà,  ch'Epitide,  né  punto 

A  me  cai  la  Meflenia ,  onde  il  mio  Amore 

Sacrificar  le  debba  ,  e  il  mio  ripofò. 

SCENA     D  ECIMA. 

Poli/onte,  e  detti. 

T^Ato  dal  Ciel  ricufèrailofpofò?         (de 

*-^Il  mio  fpofo  è  già  fcielto,amor  ci  applau- 

II  genitor  F  approva  (  e  Argia  lo  brama) 
VoL    Ma  tei  contrafta  il  fato  : 
drg+  E  chi  b  intende? 
ìoL    Chiaro  ei  parlò. 
drgm  L°  umano  intendimento 

Dove  il  Ciel  parli,  ètenebrofò,  è  cieco. 
mi.    Più  cieco  egP  è  dove  ì  apanni  Amore. 
Mer.  a  Po/ifi  pe s  1  caro  figlio  ella  ha  piagato  il  core. 
drg.  a  Mer  fi  Epitide,a  te  figlio  aPolifa  te  (òvrano 

E  la  face ,  onde  auvampo 

Non  v9  è  Rè ,  non  v°  è  Nume* 

Sopra  la  libertà  del  voler  mio» 

Dillo 


VoL 
Arg 


PRIMO'  is 

Dillo  Amor  >  dillo  orgoglio, 
Sono  Argia ,  fon  Regina,  amo  chi  voglio. 
Arder  voglio  a  quella  face 
Che  mi  ftrugge ,  e  che  mi  piace, 
E  a  mia  gutìo  e  a  mio  talento 
Amarpoflò  edifàmar. 
Su  quel  libero  volere 

Che  nel  alme  il  Cielo  imprime, 
Il  deftin  non  ha  potere 
Che  lo  sforzi  a  non  amar. 

/Irder.  &C. 

SCENA    UNDECIMA, 

Merope*  e  Poli/onte. 

Poi   "TVEpitide  il  deftin  da  noi  fi  taccia 
*-*  (L'abbia Merope  altronde) 
Regina  del  tuo  core 
Raggion  ti  chiedo  :  ei  per  ragione  è  mio* 

Mer,  Polifonte  ,  a  tuo  merto 

Tu  aferivi  un  lungo ,  e  foffèrente  Amor, 
Tal  noi  credo  io,  chipuòfoffrir  due  luftrr, 
Che  un  lontano  Imeneo  giunga,  e  maturi* 
O  nulla  il  brama ,  o  poco* 

Poi   Tutto  può  tolerar  cor  che  ben  ama* 

Mer*  E  fé  ben  ama  il  tuo  5  due  luftri  ancora 
Soffra  d5  indugio ,  e  poi  (arò  tua  ipofà. 

hi   Nò  :  giàfoncorfi  i  due: 
11  giuramento  è  dato 
Né  più  negar,  né  differir  più  lice 
A  tè  per  effergiufta,  a  me  felice* 

B  3  Mer 


xó  a  r  ro 

Mer.  Polifonte ,  ti  parli 

Meropepiù  fincera. 

TQ  odio  ,  quanto  odiar  puoffi 

Un  carnefice,  unmoftro,  un  parricida. 
Voh  Merope  odiarmi  tanto  ! 

E  in  che  t'offefi? 
Mer.  In  che  mi  chiedi  ?  il  dica 

11  rimorfò  al  tuo  core  : 

E  fé  pur  giunto  fei  de  le  tue  colpe 

A  non  fentir  rimorfo 

Empio,  tei  dica  il  fàngue 

De'  miei  figli fuenati 

Del  mio  fpofo  tradito* 
Poi.   Sì ,  tradito ,  e  da  chi  ?  già  mi  arroflìfco 

Rinfacciarti  una  colpa, 

Che  d*  opprobrio  fatai  fparge  il  tuo  Nome 

Ma  il  perfido  Anaffandro ,  era  tuo  fervo. 
Mer.  Dillo  Miniftro  infame 

De ?  tuoi  configli,  e  di  quel  cieco  orgoglio 

Chetifpinfeafalirful  non  tuo  foglio. 
M  T> intendo  pur,  t'intendo  : 

Polifonte  qui  Regna ,  e  perche  Regna 

Con  odio,  econ  furor  Merope  il  fugge. 

Nò ,  nò  :  de  l' odio  tuo ,  fien  la  gran  pena 

Gli  fponiali  giurati. 
Mer.  O  giuramento  !  ò  Merope  infelice  ! 

Orsù ,  verrò  Tiranno, 

Ma,  {enti qual verrò  :  (ènti  qual devi 

Attendermi  confòrte. 

Voi  tremende  d'abiflo 

Implacabili  furie ,  e  tu  f  unefta 

San 


PRIMO.  ir 

Sanguinofà  difcordia 
Odio ,  Morte,  terror  5  tutti  v9  invoco 
Pronubi  alle  mie  nozze.    Ardan  per  voi 
Stiletto  profanato 
Le  facrileghe  faci. 
E  voi  di  fiori  invece 
Spargetelo  di  fèrpi ,  e  di  cerafte, 
Sinché  pallido  efangue  e  tronco  bufto 
Quel  Tiranno  crudel  per  me  fi  (cerna 
Dormir  P  ultimo  fonno  in  notte  eterna* 
D'ira  >  e  di  ferro  armata 

Nemica ,  e  difpietata 

Al  Regio  talamo 

Ti  fèguirò. 
L*  odio,  f  orror ,  lo  fcempio 

Saranno  i  primi  vezzi 

Con  cui  P iniquo  ed  empio 

Mio  fpofo  incontrerò* 

D'ira  8cc. 

SCENA  DUODECIMA, 

Polifonte ,  poi  Anajjandro. 

Poi.   T  Afciatemi  ò  cuftodi,  le  guardie  partono, 
-■-' Perdaffi  ogni  mifura 
Con  chi  perde  ogni  legge ,  e  fi  prevenga 
Un  infàno  furor,  V  ufcio  è  già  chiufo.  chiude 

P  ufcio 
Ora  ben  t' avedrai  femina  ingrata 
Quanto  pofia  un*  ofìefa  in  cor  Reale 
Anaflàndro*  Apre  altra  porta  fegretaì 

B  4  Anastì 


if  ATT  O 

AnasXjz  voce  del  mio  Signor  qui  giunge 

A  ferirmi  1}  udito. 

A  qual  alto  tuo  cenno  ubidir  deggio  ? 

Tutto  mi  fia  men  grave 

Di  queft'  ozio  profondo ,  in  cui  fèpolto 

Tràrimorfo,  eterror  peno,  e  fofpiro. 
Poi  Ecco  il  tempo  onde  puoi 

Goder  dell'opre  tue 

Baftachemv^aflenta,  e  che  tu  dia 

Fedele  amico,  il  compimento  a  P  opra, 
/foar.Eccomi  :  vuoi  ch'io  torni 

Nella  Reggia  d'  Etolia ,  e  colà  fueni 

Anche  in  braccio  a  Tideo 

il  mal  guardato  Epitide  ?  fon  pronto. 
Poi  Morì  già  1' infelice^ ftnzanoftra 

Colpa  morì.    Ciò  che  al  tuo  Zelo  io  chiedo 

E  più  facile  imprefa.    Efci  in  Itome, 

Soffri,  che  tra  catene 

Ti  rivegga  Meflenia. 

De  la  morte  de  figli,  e  del  Marito 

Accula  la  Regina ,  e  attendi  poi 

Dalla  mano  Real  di  Polifonte 

E  grandezze ,  e  te  fori,  ancor  del  trono 

Vieni  a  parte  fé  vuoi ,  tutto  è  tuo  dono. 
jfnaslA  Regina  accufar  ? 
Poi  Sì  qual  rimorfò  ? 

rfnas.QxidUo  che  piùriflènte  un' alma  ingrata. 
xPoi  In Merop e  riguarda 

La  nemica  comun. 
/fcw.Ravifò  in  efla 

Anco  la  mia  Regina. 

Po/. 


PRIMO.  ip 

Poh   Se  n*  hai  pietà ,  la  noftra  morte  è  certa. 
JfiMj.MioRè,  non  più  :  fi  ferva 

Alla  noftra  falvezza ,  e  alla  tua  fòrte* 
Merope  accufèrò. 
Poi.   Caro  Anaflandro 

Della  grandezza  mia  fido  fòftegno 
Per  te  dir  pollò  ,  è  mio  lo  fcetro ,  e'  1  Regno. 
In  quello  ampleflò 
Io  ti  contegno 
Tutto  il  mio  cor3 
Tutto  me  ftefiò 
Prenditi  in  pegno 
D'un  grande  Amor. 

In  quejlo*  &C. 

SCENA  DECIMA  TERZA, 

Jnaflandrofolo. 

NOn  fi  cerchi  Anaflandro  altro  configlio 
In  un  pelago  fiamo  ,  onde  n'  è  forza 
Ufcirne ,  ò  naufragar.    Fatta  è  la  colpa 
Neceffitàpernoi.    Nei  primi  ecceffi 
Anche  gP  ultimi  a  farli  abbiam  comeffi. 
Partite  dal  mio  fen  reliquie  eftreme  a 
D  *  onore  e  $  innocenza,  e  di  pietà. 
Non  fi  turba,  non  geme,  non  teme 
Chi  del  fallo  rimorfo  non  ha. 

Partite.  &< 

Fine  deir  Atto  Primo. 

B  %  AT\ 


•MIX  20  X«* 

"13 


ATTO  SECONDO 


Epitt 


SCENA  PRIMA. 

Epitide  preceduto  dafejio/òfeguito  di  Meffini^  Folifbn- 
tè>  e  Merope. 

Piagge  amiche  fortunate 

Fefteggiate,  il  moftro  è  uccifb. 
E  con  onde  al  mar  turbate 
Più  non  corra  il  bel  pamifò 

Piagge.  &C. 
Voi.  Lafcia  5  che  al  fèno ,  ogenerofò ,  o  prode 
Del  Meffenico  Regno 

Liberator perche  V  arretri? 

Epit.  Auvezze 

Con  le  fiere  a  lottar  Braccia  fèlvagge 
RicufànoPonordi  Reggio  ampleflo. 
Mer*  (  Oh  Dei  !  qual3  (e  f  afcoito,  e  qual  fé9 1  miro 
Mi  fi  della  ne  b  Alma  inufitato 
Non  intefò  tumulto?) 
W*  Libero  è  il  Regno,  ogn' Alma  efùlta ,  e  fòla 

Nelpublico  piacer  Merope  è  metta  ? 
Epìt.  Che  ?  La  Regina ,  oh  Dei  ;  Merope  è  quefta 
pr.  Merope  fi  :  non  la  Regina  :  un'ombra 

Ì     Sondi  quella 3  che  fui. 
EfU. 


SECONDO.  ** 

Epit.  Concedi  ò  Donna  eccelfa 

(  Ah  quali  diffi  Madre) 

Ch'io  bacci  umil  la  nobil  deftra. 
Mer.  (O  bacio  , 

Onde  in  lèno  m'è  corfo  e  gelo ,  e  foco) 
Poi.    Come  ?  di  Polifonte 

Fuggir  le  amiche  Braccia  ,  e  imprimer  poi 

Su  colpevole  man,  bacio  divoto? 
Epit.  Giurai  di  farlo ,  ed  or  na  adempio  il  voto* 
Poi.  Perche  il  giurafti  ?  a  chi  ? 
Mer.  Straniero ,  Addio. 

(  Crefce  in  mirarlo  il  turbamento  mio) 
Epit.  Trattenendola.     Ciò,  ch'efporrò,  Regina, 

La  tua  richiede  5  e  la  Real  prefenza. 
M^(OhCielMamia)  parla,  chi  fei?  che  rechi? 
Epit.  Etolo  io  fon  :  Né  Calidoni  Bofchi 

DelafaggiaEricleanacquiad  Olenò, 

Il  mio  Nome  è  Cleon* 
Mr.DEtolia  Vieni? 
Epit.  Vengo  di  Delfo,  ivi  delio  mi  traflc 

Di  faper  la  mia  forte.    Ove  fi  parte 

La  via  tra  Delfo,  e  Dauli 

Trovai  nobil  garzon  giacer  trafitto. 
Poi.  Che  ?  trafitto  un  garzon  tra  Dauli,  e  Delfo 

Quant*  ha  ? 
Epit.  Sei  volte ,  e  lèi  rinato  è  il  giorno. 
Poi.  Eftinto 

Il  ferito  giaccea  ? 
Epit.  Tanto  di  vita 

Spirava  ancor ,  che  potè  dirmi  :  Amico, 

Moro  :  di  mafiiadietì  , 

Tur 


m  ATTO 

Turba  feroce,  a  le  rapine  intenta, 

M' aflaffinò  :  nel  fior  degl'  anni  io  moro  • 
Mer.Mifetol 
Epit.  DiMeflene 

Ne  la  Reggia ,  fòggiunfe,  a  Polifonte, 

Ed  a  Merope  reca 

Queft'  aureo  cinto,  e  quella  gemma  illuftre 

Mie  fpoglie ,  e  mio  retaggio. 

Bacia  per  me  di  Merope  la  delira, 

La  delira  fi  ,  che  forfè 

Mi  chiuderebbe  in  metto  ufficio,  e  pio 

Le  gravi  luci.    Egli,  in  ciò  dir  la  mano 

Ch'io  Itela  a  vea,  ftrinfie  a  la  fua ,  poi  tacque 

Gittò  un  folpiro,  abbafTò  i  lumi,  e  giacque* 
Mer* Qual funefta  caligine  m5  ingombra? 

Qual  freddo  orror  m' empie  le  vene,  e  V  offa? 

Sentì  V  Alma  prefaga 

L' infaufto  annunzio*  Oh  defòlato  Regno  J 

Oh  Iconlolata  Madre  ! 

Epitide,  il  mio  Amore,  il  mio  conforto, 

L' unico  figlio ,  il  caro  figlio  è  morto. 
VùL  Tace  né  gravi  mali  un  gran  dolore 

(Sappi  occultar  V  interna  gioia,  ò  core) 
Mer.  Ah  che  più  tardi  ?  il  cinto 

Dov'  è  ?  dov'  è  la  gemma ,  antico  dono 

D' Infelice  Regina. 
Epit.  E  quello ,  e  quefta 

Eccoti,  Regal  donna ( al (ùo  tormento 
I       Del  mio  inganno  crudel  quali  mi  pento  ) 
Mer*  Spoglie  del  figlio  uccifo 

Del  mio  mifero  Amor  memorie  infaufte 

Deflc 


SECONDO.  23 

DefTe  pur  troppo  fiete 

Ben  vi  rauvifo.    Or  che  più  cerco  ?  vieni 

Per  quefti  ultimi  baci 

Per  quelli  amari  pianti, 

Vieni  fui  labro ,  ò  cor ,  vieni  fili  ciglio  ; 

E  morto  il  caro  Figlio  ! 
É&4  (  Refifto  appena  ) 
V.  Al  grido 

Tutto  rifponde  il  calò  acerbo ,  e  fiero* 

Ma  di  Merope  il  pianto  è  Menzognero* 
\fer.  Quietatevi ,  ò  fingultu    Ornai  l3  oggetto 

Si  cerchi  alla  vendetta,  e  fi  rifiiegli 

Qual  dall'  onda  b  ardor,P  ira  dal  pianto. 

Dimmi,  òdeon,  fologiaceal'eftinto? 
Kr/«  Senza  compagno  al  fianco* 
Mer.  Turba  di  Mafiiadieri 

Non  l'affali? 
Epit.  Spoglie  li  tolfè  e  vita. 
Mer.  Di  molte  piaghe  ò  d' una  fòla  ? 
HflU  II  fangue 

Dapiùvenegl'ufcia* 
Mer.  L'  ora. 
Epit>  Non  molto 

Doppo  il  meriggio. 
Mer.E  come 

Semivivo  reftò  ?  come  il  furore 

Non  finì  di  Alenarlo? 
Epit.  Forfè  eftinto  il  credè* 
Mfr.Nò  traditore 

Dì,  che  tu P  ucciderti. 
Ufi*.  Io  Regina ,  io  V  uccifi  ? 


24  jiir  o 

Mer.  Tu  infame.    Erano  fpoglie 

Si  vili ,  e  quello  cinto  3  equefta  gemma 

Non  le  curò  la  predatrice  turba  ? 

Nel  chiaro  dì  quel  non  li  vidde  al  fianco? 

Né  quella  al  dito  ?  Ah  barbaro  fellone  1 

Tu>turaflaffinafti, 

Scufà  j  fé  puoi ,  la  tua  perfidia.    Il  core 

Me  hdiffe  al  primo  fguardo,or  me  1  conferma 

Quel  mentir,  quel  tremar,  quel  tuo  pallore» 

Epit.  Se  colpevole  io  Ila 

Mer.  Sei  traditore. 

Col  mio  figlio  fùenturato 
Tu  di  Madre  ò  federato 
Il  bel  nome  a  me  togliefti 
E  fècola  mia  pace 
Ed  il  mio  bene. 
Ma  di  Madre  in  quefto  core 
Reda  il  duol,  redal*  amore 
Per  far  le  mie  vendette 
E  le  tue  pene* 

Col  mio.  &c. 

SCENA  SECONDA. 

Volt}  onte ,  edEpitide. 

Poi.  TT\IMerope  da  X  ire 

■^La  tua  vittoria,  e'1  mio  poter  t'  è  feudo. 

Ella  madrigna  ai  vivi 

Madre  parer  vuol  a*3  fuoi  figli  eftinti, 

S >  eftinti  li  bramò  3  perche  li  piange  ? 
JH   Tutto  è  Menzogna  :  ò  nulla  cofta,  ò  poco 

ad 


SECONDO.  *s 

AcPocchio  feminil  pianto  bugiardo. 
Pace  ad  ombra  ReaL  Giorno  G  lieto 
In  cui  per  tuo  valorfàlvaè  Meffene 
Fefteggi  i  tuoi  fponfàli. 
fyit.  Imiei? 

§/*  Di  quanto  oprarti ,  alta  Mercede 
Avrai  ne  l3  Amorofà 
Regal  Vergine  illuftre, 
Scielta  da  Numi  a  te  compagna,  e  fpofa: 
Si ,  de  T  Etolio  Rè  la  figlia  Argia» 
Sevagafia 
Se  fia  vezzofa 
La  dolce  fpofà 
CheilCieltidie, 
Se  a  me  noi  credi 
Tu  lo  vedrai. 
In  quel  bel  vifò 
Sta  il  vezzo  e9  1  rifò 
E  rilucenti 
Più  che  due  ftelle 
Sono  ifuoi  Rai. 

Se  vaga,  &C, 

SCENA  TERZA. 

Epitidefolo. 

A  me  Nozze?  a  me  fpofà?  e  fpofà  Argia? 

Ella  appunto  è  P  oggetto 

Del  mio  Amor  ;  Polifonte 

DeP  odio  mio  :  Ma  della  Madre,  oh  Dei! 

11  Duolo  è  mio  ipavento. 

Me 


*6  a  rro 

Merope,  Polifonte,  Argia,  Meffene, 
Gloria,  Regno,  vendetta,  odio,  ed  amore* 
Tutti  voi  fiete  oggetti 
Difpavento,  e  d'invito  ai  penfiermiei, 
Il  dibattuto  cor  qua,  eia  fi  volve 
Qual  da  turbine  (pinta,  arena,  e  polve. 
Nave  altera,  che  in  mezzo  all'onde 
Neil'  orror  di  notte  ofcura 
Aggitatadadue  venti 
Ferma  ftà 
Che  non  sa 

Qual  di  lor  la  fpinge  al  porto. 
Così  1*  alma  che  fi  confonde 
Fra  più  ftimoli  poffenti 
Pelila  fra  fé  qual  è 
Quel  che  giova  al  filo  conforto* 

Nave  &C 

SCENA    QUARTA. 

Stanze  di 

Merope ,  e  Trajtmede. 

Mer.  T"\Unque  Anaflàndro  è  in  tuo  potere? 
Z^/T-L'Avinto 

EMtraditor,  fra  ceppi,  alta  Regina* 
Mer.  Giufti  Dei  !  pur  vi  fece 

Pietà  la  mia  innocenza 

Ametofto  il  fellon. 
2n*/?Non  lungi  attende  la  pena  fua 
Mer.  Qual  r  hai  fòrprefò  ?  e  dove  ? 
TrafDost  più  folto  il  Bofco 

Ri 


SECO  N  D  O.  27 

Ricufà  il  giorno*    Egli  fuggir  volea. 
Ma  da  miei  pronti  arcieri 
Cinto  temè  la  minacciata  morte. 
Mer,  Già  viene  il  traditor  nel  fofco  volto 
Di  perfidia ,  e  timor  fpiega  1*  infègne, 

SCENA    QUINTA. 

Anajjandro. 

Incatenato frkguardìe ,  e  detti* 

Inaf.TH'Oi mi  tradite,  inique  (Ielle  indegne* 
Wer.    *  Qual  colpa  han  di  tua  pena 

GF  altri  innocenti  ?  al  tuo  fallir  la  devi. 
inaf.k  me  la  debbo  è  vero  : 

Io  già  fènto  V  orror,  veggo  i  Miniftri, 

S3arruotanolefcuri,  ardonle  fiamme* 
\ler.  Ma  fiamme ,  (curi,  e  orribili  tormenti 

Degne  pene  non  fian  del  tuo  delitto. 
Ina/Nè  eguali  al  mio  ximorfò.    Errai ,  Regina. 
\ter.  E  reo  del  mio  dolore 

Perche  farti,  perche  ?  de  miei  cuftodi 

Era  Duce  Anaffandro. 
4na/?Et2L  tuo  fervo. 
rraf.  Da  lei  beneficato  ♦♦..♦. 
4nafìE  tra  più  cari. 
Wer.  E  tù  ingrato 
^/Sacrilego. 
Wer.  Tra  V  ombre 

TraffigeftiilmioRè. 
tf»^Cre$fonte  uccifi. 

C  CMer* 


28  ATTO 

Mer.  Nèfazio  d'una  morte,  e  d'una  colpa 

Suenaftii  figli  miei. 
AnafiCo$\a  innocente  ! 
Tra/.  Confefla  il  fallo.    A  Merope^ f 
Mer.  Il  traditor  non  mente*    A  Trafimvde% 
Traf.Ordìl  chi  tal  fierezza 

Ti  configliò? 
Am/Mo\to  a  dir  retta ,  e  molto 

Retta  a  fàper.    Di  publico  delitto 
Public o  fia  il  giudizio.    A  la  Meflènia 
Io  ne  debbo  raggion. 
%£er>  VaTrafimede, 

Tofto  raduna  e  popoli  e  guerrieri, 
£  nella  Rocca  Eccella 
Coftui  ben  cuftodifci  :  onde  ei  non  fuga 
La  fùa  condegna  capital  fentenza» 
Spavento  della  colpa 
E  Trofeo  diverrà  delP  Innocenza. 
Tra/*  Vanne ,  e  fin  che  d5  Aftrea  fovra  il  tuo  capo 
Cada  la  pena  eftrema 
Delcaftigo  all°  orror,  perfido,  trema* 
Atta/*    Perfido  è  ver  cadrò 

Ma  nel  mio  fier  deftin 
Non  cadrò  folo. 
Nel  mio  cader  trarrò 
Qualche  piacer  al  fin 
Da  P  altrui  duolo. 

Perfido,  8CC. 

SCE- 


SECONDO.  2 9 

SCENA    SESTA. 

Merope>  e  Trafìmede. 

Tra/.  OEguitelo  >  ò  miei  fidi  :  il  fuo  caftigo 
^  Ad  affretar  io  parto  : 

Solo ,  pria  di  partir 

Mer>  Parla Trafim.  concedi 

Che  sul  timido  labro  elea  un  fofpiro  » 
Etidicaper  me  ♦  .  ♦  >  ♦ 
Mer.  Sieguij  ma  prima 
Rifletti,  ò  Trafimede, 
Che  a  Merope  tu  parli 
Vedova  di  Cresfonte,  e  tua  Regina. 
ma/;  Ahimè  ! 
Mer.  Perche  amutir  ? 
Tra/:        Bada  Così 

Quel  fofpiro»  che  miufcl 
Reo,  mi  fa 
Partir  da  te. 
Al  tuo  core  egli  dirà 
Ciò  che  tace  il  mio  rifpetto 
Serva ,  e  peni  il  chiufò  affetto 
E  ibi  parli  la  mia  fé. 

JBaJiaScc. 

SCENA    SETTIMA. 

Meropefola. 

TRafimede  t°  intendo 
Ma  troppo  del  fuo  duol  piena  è  quell'alma 
C  2  Per 


&  ATTO 

Perche  al  tuo  donar  pofla  un  fol  penderò, 
Un  empio  è  già  ne  lacci ,  e  a  te  lo  deggio, 
Cadrà  né fuoi  V  ufurpator  Tiranno: 
ReftaCleon,  quefta  vittima  ancora 
Appaghi  i  voti  miei ,  e  poi  fi  mora* 
In  mar  Coli  vafto 

Tra  venti  fi  fieri 

Sidubii  penfieri 

Ondeggia  quell'alma 

E  Calma  non  (pero,  e  porto  non  ho. 
Son  crude  le  pene 

Son  fieri  i  tormenti 

E  fènza  vendetta 

Mi  fènto  morire 

E  un  tanto  martire  (offrir  più  non  so, 

LiMar.&C. 

SCENA  OTTAVA. 

Sala  Regia  con  trono  efedili. 

Argia  fola. 
r\Unque  Epitide  vive 
L^ColNomediCleon! 
ì  Vincitori!  onora,  efiamio  fpofò! 
I  pur  è  vero 

-icifcoameneconfidòr  arcano 
toma  del  fuo  partir. 
)h  prigionia  foave  > 
j^er  cui  qui  godo 
torte  fi  beila, 
!  Ma 


SECONDO.  31 

Ma  dove  mai  pofs^io 
Ritrovarl' Idolo  mio 
Per  poter  dir  a  lui,  che  Argia  collante 
Vive,  fòlpira,  ed  è  fedele  Amante. 
Sentirli  il  petto  acendere 
Da  amabile  beltà, 
E  non  poter  ognora 
Eller  con  chi  s3  adora  ((offrir, 

E  pena  Cofi  barbara,  che  non  fi  può 
Ah  fé  poteffi  almeno 
Dirle  che  femprepeno 
Havrebbe  allor  quell'anima 
Riftoro  alfùomartir. 

Sentirfi&C* 

SCENA    NONA. 

Epitide, ed  Argia. 

Epit.r\Uì  Argia? 
Arg.^QuUndoìmio? 
Epit.  (  Ad  ella  ancora 

D'uopo  è  celarmi)  Argia  gli va incontro* 

Arg.  Caro  Epitide  mio 

Epit,  Piano  Signora , 

Epitide  non  fon. 
Arg.Come,  nonfei  ♦  ♦  ♦  .  ♦ 
Epit.  Non  fon  qual  penfi. 
Arg.  E'I  nieghi  a  gì'  occhi  miei  ? 
J?///.Già4diffi. 
Arg.  (Ah  !  s'egli  finge! 

Fingaffi  ancor  )  palefà  P  eflér  tuo. 

Cs  Epìt\ 


#*  atto 

Epìt.  Abitator  di  felve  :  il  Nome  mio 

ECleon. 
Arg.  Tu  Cleon  ?  rimanti ,  Addio  vuol  partire. 
Epiu trattenendola ,  Ahimè  t' arrefta,  e  P  ardir  mio 
Arg.  Chefaprai  dir,  che  vuoi  ?  (condona. 

Epit  La  mia  fpeme  bearne  gV  occhi  tuoi, 
Arg.  Olà,  tanto  ha  di  merto 

Garzon  Silveftre  abbitator  del  bofco 

Da  prefumer  cotanto  ? 
Epit.  Cleon  fon  io ,  che  col  valor  del  braccio 

Collanti  bofco  ombrofo 

Atterrò  tempio  moftro,  efiatuofpofo. 
èrg.  Spofo  a  me  vii  fèl  vaggio  ? 

Spofa  a  Cleone  Argia  ? 
Epit,  Tale  è  il  voler  de  Numi 

E  legge  di  chi  Regna, 
«rffrg*Equalvoler5  qual  legge, 

Hanno  i  Numi ,  ò  chi  Regna 

Sopra  un  libero  cor  ?  io  del  mio  genio 

Fò  il  mio  voler,  mia  legge,  in  te  riguardo 

Il  tuo  valor,  chepuote 

Forfè  efigger  da  me  qualche  rifpetto> 

Ma  non  già  1 a  Amor  mio, 

Che  ad  oggetto  più  degno  io  fèrbo  intero. 

(  Ah  fingendo  rigor ,  peno  da  vero  ) 
Epìt*  Se  ad  Epitide  il  fèrbi 

Porgi  incenfi  a  un  eftinto. 
Arg,  Eftinto  ancora 

In  odio  di  Cleon ,  argia  P  adora. 
Epit.  Cara  più  non  refifto  :  Argia  condona 

Epitide  fon  io» 

Arg 


SECONDO.  3B 

Arg.Ea  me  celarti? 
Epit.  Colpa  n3  è  folo ,  oh  Dei  ! 

Quella  neceffità  ch°oggi  mi  vuole 

Ignoto  anche  a  me  fteflò* 
^frg*  È  di  mia  fede  paventar  fi  potea  ? 
Epit.  Nò ,  ma  più  tofto 

Del  noftro  amor ,  che  troppo  incauto  forfè 

Palefitrmipotefle. 
Arg.  Nelle  noftr'  Alme  intanto 

Ei  languirà  taccendo. 
Epit.  Ama  Cleon,  pereflb 

Lafcia,  Argia,  in  libertà  tutto  il  fuo  Amore, 

EdhavràT  Amor  tuo 

Da  Epitide  in  Cleon  tutto  il  filo  core, 

A  due 
Epit.         Prendi  ò  cara  in  quefto  ampleflb 
Di  mia  fede  un  pegno  espreflò 
Che  pietofo  il  cor  ti  dà. 
Arg.        Brilla  V  alma ,  e  gode  il  petto 
A  fi  grato ,  e  dolce  afletto 
A  fi  nobile  pietà. 
Argia  parte,  reftaCleon. 

SCENA    D  ECIMA. 
Merope  :  Trafimede  : 

Seguito  di  popoli^  efoldati* 

Polifonte  e  detto, 

Mer.  CEguami  Trafimede, 
^Refti  Cleon  :  prefente 

C  4  Ai 


34-  ATTO 

All'alto  formidabile  giudizio 

Tutto  vorrei ,  non  che  la  Grecia ,  il  mondo, 
TrafiSol  manca  il  Rè* 
^//.(ChefSa?) 
ÈL  Sabilirò  fui  trono 

Qui  la  vendetta,  eia  fortuna  mia. 

EchePfenzailmiovoto,  e  me  lontano 

V°  è  chi  raduna ,  e  popoli ,  e  foldati  ? 
Mer.  Mio  ne  fu  il  cenno,  e  quefto 

Da  che  vedova  fon ,  fu  il  primo ,  e'1  folo, 

QuìfideePolifonte 

L3  innocenza  fuelare ,  e'1  tradimento  : 

Qui  decretar  la  vita >  e  qui  la  morte 

E  qui  veder,  fé  è  rea 

Del  fangue  di  Cresfonte ,  e  de  fuoi  figli 

UnQ  enjpfà  Madre ,  ò  un  perfido  vaffallo. 
VùL    Chidardovràl'accufà,  echi  punirla? 
Mer.  L3accu(atoriàrà  Anaflandro ,  al  fine 

Tratto  ne  Ceppi ,  e  voi 

Voi  Meflèni ,  Cuftodi  de  le  leggi 

Difenfori  del  Regno,  e  tu  che  fei,  a  Trafimede, 

Del  configho  fovran  regola  e  mente 

Il  giudice  (are te* 
Epit.  Ella  è  innocente* 
VoL  Opra  è  degP  alti  Dei 

L3  arredo  d3  Anaflandro,  ei  qui  fi  tragga. 

Saranno  Trafimede,  e  la  Meflènia 

Il  tuo  giudice,  e'1  mio. 
2r0/f  Facciati.    Ad  Anaflandro 

Diaffi  libero  campo 

Di  favelas 

E  Me- 


SECONDO.  SS 

E  Merope,  e  Cleon,  meco  s'affida: 
E  tu  Signor  V  eccelfb  trono  afcendi 
A  cui  da  noftri  voti  alzato  foftù 
M  Nò  nò  ,  mi  fpoglio  anch'io 

Del  Reale  carattere ,  che  in  fronte 
M°  imprimefte  ò  MefTeni 
Reo  Merope  mi  crede ,  e  finche  il  voftro 
Memorabil  giudizio 

Purghi  il  mio  nome ,  e  la  mìa  gloria  aflòlva 
Eccovi  Polifonte 

Non  Rè,  ma  cittadino.    Il  Rè  voi  fiete, 
Ed  al  vedovo  trono  io  quelle  rendo 
Non  mie ,  ma  voftre  alte  Reali  infègne. 
Depone  fai  trono  la  Corona^  e  lofcetro. 

Merope  or  fentu    In  noi 
V*  è  il  Reo ,  v'  è  Y  innocente* 
Tu  acculi  Polifonte, 
Te  la  Meflènia.    Orsù  la  legge  è  quefta: 
Algiufto  la  Corona,  al  Reo  la  tetta* 
Vh  a  fèdere  con  gli  altri* 

Epìu  Qual  fia  il  Reo,  voi  lo  fapete ,  o  Dei. 
Tra/:  (  Tutti  fono  in  tumulto  i  penfier  miei) 
Mer,  Genii  voi  tutelari 

Di  quello  Regno,  e  voi 

Del  mio  Rè  de  miei  figli 

Che  d'intorno  m'udite  anime  belle, 

Splendete  ali3  Inocenza  in  rai  di  ftelle. 
Vk  a  federe  aljuo  luogo* 

C  5  SCE-; 


W  ATTO 

SCENA    UNDECIMA, 
JnaJJandro 

Incatenato,  e  detti. 

##<*/Tp\Ove  fono  le  (curi  ?  ove  i  miniftri? 

■■-^Oveil  palco  di  morte  ? 

U  ho  meritata  vii,  V  attendo  forte. 
Tra/:  L' avrai  felon  ,  V  avrai ,  ma  in  più  torment 

In  più  pene  divifa* 
Anaf.k  che  minaccio  ?  io  fono 

L'uccifordiCresfonte,  edefuoi  figli* 

Ecco  il  braccio ,  ecco  il  ferro,  gitta  unofiile. 

Ecco  il  delitto ,  il  teftimon  V  a  prova. 
7rv*/TNonbafta,  del  misfatto 

Si  cerca  il  fèduttor,  nonilMiniftro. 
Anaf.k  quel  duro  cimento  eccomi  giunto. 

Ch'io  più  teraea*    Spietato 

Fui  per  effer  fedeU    Deh  !  quefto  vanto 

Non  mi  fi  tolga  in  morte ,  e  mi  fi  lafci 

Portare  a  Radamanto 

Un  mio folo  delitto,  unfol  mio  pianto. 
Mer.  Nò  ,  nò  rompi  cotefto 

Silenzio  contumace* 
^/TOhDei! 
pL   Che  tardi? 

A  forza  di  tormenti 

Parlerai  fé  perfidi. 
AnafSxi ,  via  fi  parli.    Un  traditor  non  mente, 

Quaado  in  morir  teme  il  rimorfo^l  lènte 

Cat 


SECONDO.  ì7 

Cadde  Cresfonte,  e  diede  il  colpo  atroce 

Merope 

Mer*  Ferma,  e  prima 

Fifla  in  Merope  un  guardo,  un  ne  ricevi» 

Riconofcimi,  e  poi 

Che  colpevole  io  fia  dillo ,  fè  puoi. 
Anaf.(  Ahi  voce  !  ahi  vifta  !  inftupidita  è  V  alma. 

Sudo,  tremo,  vacillo,  ardo,  ed  aggiaccio) 
Poi.  Merope  non  fi  teme 

Da  chi  è  inocente ,  accufàtor  che  parli* 

Né  al  fuo  labro  s3  infiilta.    E  tu  Anaflandro* 

Che  più  tacere?  del  giudice  1%  afpetto, 

E  non  l*  ira  del  Reo  fia  tuo  (pavento. 
Efiu  (  Temo  su  quelle  labra  il  tradimento  ) 
Ana/l^  Rimorfi  Addio.  Lice  fé  giova  )  io  manco* 

Lo  so,  Mefièni,  ala  giurata  fede, 

Pur  quello  debbo  al  vero 

Sacrificio  funefto 

Prima,che  del  mio  fral  fia  fciolto  il  laccio; 

Cadde  Cresfonte ,  e  diede 

Merope  il  cenno,  ed  Anaflandro  il  braccio^ 
7r<*/TMerope  il  cenno  ? 
Poi.  (Eccomi  in  porto) 
Efìt.{ Oh  Madre) 
Mer.  Io  diedi 

Il  comando  facrilego  ?  ove  ?  quando  ? 

Come  ?  perche  ? 
^fo^/TRegina  !  ah  !  f oflì  flato 

Sordo  a  tuoi  prieghi  :  io  fervo 

Ubidir  ti  do  vea*   Tu  V  ufcio  aprifti, 

Tu  l' ora,  il  ietto ,  il feno 

Se 


3*  ATTO 

Segnarti ,  in  cui  le  piaghe 

Poh  Non  più.     Già  fei  convinta 

Perfida  Donna.    La  fèntenza  è  data, 

Trafimedela  feriva, 

La  MefTenia  la  fègni, 

Vattene  alla  tua  pena  oggi  t' appretta, 

Al  giufto  la  Corona ,  al  Reo  la  tetta. 

Le  guardie  circondano  Merope ,  e  Volifom 
Prende  la  corona ,  e  lofcetro* 

Mer.  Ah  federato  I  ahtraditor  !  Meffèni, 

Popoli/Trafimede,  è  impoftor  chi  m>  accufij 
E  Reo ,  chi  mi  condanna,  inmefàlvate 
Non  la  Regina  offefà, 
Non  la  fpola  tradita, 
Non  la  Madre  dolente, 
LMnfelicefàlvate  e  Y  innocente* 
Permenon  v'  è  chi  parli 
Ofènta  almen  pietà  ? 
O  Dei  pur  rei  voi  fiete 
Vedete  ora  il  cor  mio 
EpurfoffriteòDio 
L°  ingiufta  crudeltà. 

Per  me  Set 

SGENA  DUODECIMA. 

Foli/onte,  Irafimede ,  Epitidc ,  Ànaf- 

fandro* 

&/.  ^TOnfiperdan  momenti,  oggi  s^af&etti 
^  i  A  Merope  la  morte* 

E  da 


SECONDO.  jf 

E  dal  peggtor  fecondo  moftro  indegno 
Purghili  ornai  della  Meflènia  il  Regno. 

lofi  Signore ,  il  Regal  (àngue 
Onde  Mer ope  ufcì  .♦.♦.© 

1   Vani  riguardi. 

Sia  mia  cura  punir  l*  Empio  Anaflàndro, 
E  Merope  la  tua*    Va ,  ferivi ,  adempì 
La  capital  fentenza ,  e  fé  paventi 
D°  efler  Giudice  fuo ,  paventa  ancora 
Il  tuo  giudice  in  me.    Voglio  che  muora* 

<af.  Parto  a  ubbidir  (  Regina  sfortunata) 

m4  Ella  a  morir,  MefTeni 

Una  Moglie  Real  mal  fi  condanna 

Su  V  accufa  infedel  d'un  traditore. 

Ne  la  morte  di  lei 

Voi  fiete  ingiufti ,  e  un  traditor  tu  &\>  parte. 

1naf.(  Che  viddi  >  egli  è  pur  d'elfo  )  . 

&/.   Si  perdoni  a  Cleon  cotanto  ardire* 

inaf.{  Cleone  ?  egli  è  delufò  ) 

Volifontefà  cenno  alle  guarde  di  Anaffandr* 
Che  fi  ritirino. 

K  Soli  ora  fiamo ,  e  pollò 

Dirti  :  Amico  fedel  :  per  te  Rè  fono. 
tna/Mà  fotto  il  pie ,  non  hai  ben  fermo  il  trono# 
k   Merope  eftinta,  onde  temerne  il  crollo? 
fea/D'EpitidedaPira. 

b/.   Può  farmi  guerra  un  nudo  fpirto,  un  ombra? 
tna/.Vivcin  Cleoneiltuo  Maggior  nemico» 

Ne  V  Etolica  Reggia  all'  or  che  occulto 

Vipaffai  per  tuo  cenno. 


40  ATT  O 

Più  volte  il  viddi,  eimpreflb 
Reftò  quel  volto  entro  P  Idea» 
Vài    T'inganni. 

Anaf.No >  non  m°  ingano ,  è  dp  eflb. 
jk/.   Grand  infidie  mi  fueli  >  e  grand*  Arcano 
A  te  il  Regno  dovea  ,  debbo  or  la  vita* 
Pretto  n>  ha vrà  tua  fede* 
Te  n°  aflìcura  un  Rè ,  degna  mercede* 
rdnafrt&\  dal  tuo  Amor  la  fpero* 
JhL   Ancor  per  poco 

Sofri  i  tuoi  ceppi.    Olà  cuftodi  >  in  cieca 
Stanza  fi  chiuda  V  empio  :  s'avanzano  legnar 
La  fua  pena  ivi  attenda,ed  il  fuo  fcempio.(<#i 
Torna  a  ceppi,  e  dentro  il  giro 
Di  duri  (lima  cattena 
Il  refpiro 
A  chiuder  và# 
(  Son  tiranno ,  ed  efler  voglio 
Empio,  ingrato, 
Difpietato, 

Così  vuol  ragion  di  ftato, 
Per  regnar  Così  fi  fa  ) 

Torm&c 

SCENA  DECIMA  TERZA, 

Jnajfandrofolo. 

Otto ,  ma  di  mie  colpe 

La  memoria  vivrà  grande ,  é  temuta 


M 


SECONDO.  4M 

Ombra  Sarò  d'  Averno, 
E  havrò  de  gran  delitti  un  Nome  eterno. 
Se  il  piede  mi  legate 

Cattene  difpietate 

Per  nuove  colpe  ancora 

Ho  il  core  in  libertà. 
Pria  che  mi  veda  il  fato 

Mifèro  e  difperato, 

Il  cor  mi  manchi,  e  Mora 

Vittima  all'  empietà. 

&#/&C. 

Fine  dell'  Atto  Secondo. 


AT 


4* 


A  T  T  o 


\Zt  ?0£?Q??^^^^?Jw*?]#?J&?iO^éA'i»?©?5! 


ATTO  TERZO. 

SCENA  PRIMA. 

Giardino 

Poli/onte^  ed  Argia* 

Toh  'M'Oa  arroflìr,  Cleon  piacque  al  tuo  core 
Arg.  ^  Eletto  dagli  Dei  degno  è  d'  Amore. 
toh  E  fi  tofto  obliarti  il  primo  Amante  ? 
Arg^U  infelice  è  già  morto, 

E  non  ardon  le  fiamme  in  freda  polve. 
Toh  Ardon,  Argia,  ma  fia  Cleon  tuo  fpofo  : 

Nonturberan  tue  nozze 

Del  tuo  diletto  Epitide  il  ripofo. 
Arg*  Qual  favellar  ? 
Voi.  Non  è  più  tempo ,  Argia 

Dinegar,  di  tacer  ciò,  eh' è  già  noto* 
Arg>  E  che  ? 
toh  Troppo  mi  offende  il  tuo  timore. 

A  Merope  fi  taccia  iniqua  Madre, 

E  non  a  Polifonte  anima  fida 

Di  Epitide  il  deftin.  ■ 
Arg>  Stelle! 


TERZO,  4B 

Voi  Egli  vive 

Lo  so,  in  Cleon*    Licifco 
(Giova il  mentir) me  ne  affidò  1*  arcano. 
Viva  egli  lieto ,  e  regni. 
drg*  Signor,  chefù'ltuo  cor  Regno  hai  più  gran- 
Di  quello  3  che  rifiuti^  (de 
Perdona ,  fé  tQoffefe  il  mio  timore* 
VoL  Fu  giufto  5  e  lodo  il  tuo  gelofo  Amore, 
E  tal  lo  cuftodifci  ,  in  fin  che  fpira 
L*  iniqua  Madre.    A  lei  fé  chiede  il  figlio 
Vivo  lo  niega ,  e  lo  compiangi  eftinto* 
Che  fé  noto  a  lei  fofle  il  fuo  dettino, 
Spinta  da  quel  furor ,  con  cui  trafifle 
E  la  prole,  e  il  confòrte, 
Potria  quella  crudel  darli  la  morte. 
drg.         A  queft9Alma  amor  infegni 
A  tradir  con  ficurezza, 
A  ingannar  con  fedeltà 
Se  giovar  ponno  i  miei  fdegni 
Bel  mio  ben  alla  fàlvezza 
Sdegno  ancor  fi  fingerà. 

SCENA  SECONDA. 

Polifonte,  poi  Anaflandro,yM  Preterì. 

rk   T Ratto  à  miei  cenni,  ecco  Anaùandro  (  è 
-■-Tradire  il  traditore)  (giufto 

dW/Eccomi  t  ma  tra  ceppi ,  e  tu  nel  foglio. 

Si  ritirano  gP  Aratri  ad  uà  atm»  di 
lolifìnte, 

D  Son, 


44  AtTO 

Son  lubriche  Anaflandro  ?  efòngelofe 
Le  fortune  dei  Rè.    La  mia  vacilla 
Se  tu  non  la  foftienù 

i/fo^Echepiùrefta? 

Voi.  Ilpiùreftaomiofido. 

^i/TSaiqualcor,  fai  qual  fede 

VoU  E  fede,  e  core 

(Temo,  che  al  rio  cimento  innoridifca) 

Ana/lRòfyitto^  ho  (àngue,  ho  vita 
Da  offrirti  ancor.     Per  altri 
EfTer  vile  potevo  :  per  te  fon  forte. 

Voi  Efèchiedeffia  te ♦ 

Anaf.Q\&ì 

Voi.  La  tua  morte. 

Ana/ÌL&  morte  mia  ? 

Voi.  Sol  quefta 

Afficurarmipuò  la  pace,  e  il  trono, 
E  quefta  a  te  richiedo  ultimo  dono* 

/foayXm  Dei  !  fi  ria  mercede  a  me  tu  rendi? 

Voi    In  fèrvire  al  (ùo  Rè  premio  ha  il  vafiallo* 

Ana/Sti  Rè ,  ma  tal  ti  feci* 

Voi.   Equeftoèilgrande 
Delitto  da  punirli, 
Sei  Reo  del  mio  rofiòr,  finche  tu  vivi. 

./^/CSemitemi  vicin,  dammi  PEfilio  : 

Volf  E  vicino,  e  lontan,  fei  mio  periglio,  (eteri 
Arcieri,  ola  l  a  quel  tronco  /  avanzano  gì*  Ar- 
Si  confegni  il  fellon.  Ne  Aringa  il  nodo 
La  fila  ftefla  cattena,  vien  legato  alt*  Albero 
Bersàglio  a  voftri  colpi 
L;  empio  fia  tofto.    Intenda 

II 


TERZO.  4S 

II  popolo  da  voi  la  fùa  vendetta 
Sacrificio  più  illuftre  a  fé  m^affretta. 
De  voftri  Dardi 
Sia  ftabil  fègno 
Poi  deDmiei  (guardi 
Sia  dolce  oggetto 
Quel  core  indegno 
Del  traditor. 
Io  parto  ,  oh  mifero, 
E  nel  mio  afpetto 
Rifparmio  alla  tua  morte 
Un  grande  orron 

De  voftri  &C. 

SCENA  TERZA. 

Anaffandro. 

Legato  per  ejfer  faettato  da  gli  Arcieri* 

E  Trafimede. 

Trafittali  muori* Empio  ?  e  nondafli 
V<  A  publico fallir publica  pena? 

-^z/Delle  mie  fceleraggini  ecco  il  frutto. 

Traf.  E  ben  ne  paghi  il  fio. 

y^*/Giufto  il  confeflò 

Duolmi,  che  ancor  non  ì  abbia 
Chi  di  me  più  per verfo  or  ne  trionfa* 

Trafi  Merope  ancor  Morrà. 

^i/TMerope  ?  oh  Dei  ! 

Non  morrà,  ch^è  innocente, 

|  E  2  Mor- 


4*  /7f  0 

Morrà  Epitide  ancor.    Vivrà  il  Tiranno. 
Mifera  patria  mia  !  tardi  ti  piango. 
Traf*  Da  tronche  notte  alti  mifteri  apprendo, 
O  altnen  li  temo.    Arcieri 
Che  Meffeni  pur  fiete 
Giova  al  public©  ben ,  che  fòl  per  poco 
L3irreparabil  morte 

Si  fofpenda  a  coltui.     Sciolgo  i  fuoi  lacci* 
Lo  riconfegno  a  voi.    Non  fi  trafcuri  hjcm 

glie  dalP  albero 
Ciò  che  il  Regno  riguarda,  e  poco  importa 
Che  più  prefto ,  ò  più  tardi  un  Empio  mora» 
Anaffòò ,  non  chiedo  perdono. 

M'oda  Meflene ,  e  poi  morir  mi  faccia 
Ella,  Numi,  il  protetto 
Ella  è  più  Rea  di  me ,  (e  non  m*  afcolta. 
Jra/TPer  le  più  occulte  vie 

Guidatelo  a  fuoi  giudici*    Da  lungi 
Vi  feguirò.    Parte. 
Anaf.Qon  palefarl'  inganno 

Farò  ancora  tremarti  ò  mio  Tiranno* 
Un  raggio  ancor  fi  vede 
D^  intorno  alla  mia  tomba 
Serpendo  a  ballenar. 
Ma  è  un  lampo  che  precede 
Il  fulmine,  che  piomba 
Un1  empio  ad  atterar 

Un  raggio  &c. 

SCE- 


TERZO.  47 

SCENA    QUARTA. 

Stan&edi  Merope. 

Meropc  con  lettera  chiufa  in  Mano ,  poi  Trafimedc. 

Mer.  A  Merope  il  Tiranno  un  foglio  invia? 

-**Di  mia  fatai  fentenza 

Qual  fia  il  tenor,  forfè  m°annunzia  ;  Il  leggo 

Con  quell*  ifteflb  cor,con  cui  V  attendo,  apre 
Legge  (ilfogito, 

Merope  alla  tua  morte 

Debbo  qualche  pietade. 

D' Epitide  tuo  figlio 

Cleon  fu  1Q  aflaffin ,  prove  ficure 

N'  hebbi  da  fido  meflb  (  oh  traditore  ) 

Or,  che  T  Autor  né  certo,  a  te  lo  dono. 

Nelle  fteflè  tue  ftanze 

Egli  verrà  fra  poco*    Ivi  il  tuo  figlio 
r,    Vendica,  ivi  il  mio  Rè,  cofi  vedrai 

ChenonèPolifonte 

Quel  tiranno ,  che  penfi ,  e  qual  lo  fai. 

Vien  Trajimede  :  e  Merope  lo  incontra* 

Trafimede  per  anco  alla  mia  morte 

Un  refpiro  vi  refta* 
Zna/TEqualmai? 
Mer.  Polifontein  quefto  foglio 

Dona  alla  mia  vendetta 

In  Cleon  Y  uccifòr  del  caro  figlio. 
Tni/TGran  conforto  a  tuoi  mali  ! 
Mer*  Il  doverlo  a  un  tiranno  aflai  mi  duole 

D  3  Pur 


4*  ATTO 

Pur  non  fi  perda,     Trafimede  io  voglio 
Veder  Cleon,  fargli  temerla  morte, 
Pria ,  ch'ei  la  lènta.    Va,  (èco  mi  lafcia, 
Poi  fé  altro  cenno  mio  non  tei  divieta, 
Fa,  cheinufcirdaquefte  fòglie,  il  fio 
Paghi  del  fuo  delitto, 
Da  la  tua  fpada ,  e  dall'  altrui  traffitto. 

Traf,  Efeguiròil  tuo  cenno, 

Mer.  Altro  non  chiedo. 
Affai  per  me  tu  oprarti, 
Io  per  te  nullla  poffo. 
Figlia,  e  Moglie  di  Rè,  vicina  a  Morte, 
Son  cofi  fuenturata,  (ta 

Ch'  ho  un  folo  Amico,  e  morir  deggio  ingra- 

Traf.  Amico ,  no9l  diretti 

Se  vedeflì  il  mio  cor.    Reo  tuno'lfài 
E  Reo  di  grave  colpa* 

Mer.  E  di  qual  mai  ? 

Traf.  Chiedilo  alla  mia  ftella,  a  tuoi  begP  occhi, 
Altuomerto,  al  mio  core, 
Eallorfàprai,  chela  mia  colpa  è  A 

Mer>  Taci, 

Che  fé  t*  afcolto  appien,  la  mia  virtudc 
Più  non  può  perdonarti. 

Irafi O  perdono  !  ò  virtù! 

ftterXafciami ,  e  parti. 

Trafl       Occhi  amati  io  partirò 

Per  conforto  del  mio  cor 
Vi  dimando  un  guardo  fòlo* 
Vendicar  all'or  faprò 

Con 


TERZO.  49 

Con  più  forza  e  più  valor 

La  mia  pena  3  e  il  voftro  duolo- 

Occhi*  &C 

SCENA    QJtINTA. 

Merope,  f /w/ Epitide. 

Mer.  Triglie  di  giufto  fdegno ,  ire  di  Madre 
*  E  tempo  di  vendetta 
Lungi  ò  pietà.    Cada  1  '  iniquo  efangue 
Ali3  uccifo  mio  figlio  . .  ♦  .Eccolo,  ahi  vifta! 

Epit.  Per  comando  Regai  di  Polifonte 
A  te  vengo  ò  Regina* 

MenDì,  che  vieni  crudel,  perche  il  mio  pianto 
Ti  ferva  di  trionfo.      Armata  d'ira 
Volea  chiuder  nel  petto  il  mio  dolore, 
E  non  darti  la  gloria 

D>un  Barbaro  piacer.  Ma  al  primo  (guardo 
Cede  1°  ira  ,  e  più  forte 
E  al  mio  penfier  1°  Idea  del  figlio  uccifo 
Che  agi*  occhi  miei  dell*  uccifòr  1*  afpetto 
Godi  perfido  >  godi.    Ecco  il  mio  pianto 
Le  gotte  inonda ,  e  inumidifee  il  ciglio 
Inumano  Cleon  !  povero  figlio. 

Epìh  (  L*  odo  e  non  moro ,  e  taccio  ) 
Perdonami  ò  Regina ,  è  ver  fon  reo,  " 
Ma  non  è  la  mia  colpa 
La  morte  del  tuo  figlio.    Il  duro  a vifo 
Io  te  ne  diedi ,  e  la  mia  colpa  è  quella. 

D  4  Le 


so  A  T  TO 

Lelachrime,  chefpargi, 

Tulefpargiperme* 
Afcr.Pertefpietato 

Vantane  il  bel  trofeo,  per  te  le  fpargo, 

Ma  poco  ne  godrai*    Tremane ,  e  fenti* 

Pochi,  pochi  momenti 

Tireftanodi  vita  ; 

Sù°l primo ufcir  di quefte fòglie,  al  fianco 

Havrai  la  mia  vendetta ,  e  la  tua  Morte. 
Epit*  (  Ah  J  non  refifto  più ,  tempo  è  che  parli  ) 

Quel  figlio,  che  tu  piangi 

Mer.  Empio  tu  T  ucciderti. 
Epit.  Il  tuo  Epitide  .♦♦♦.. 
Mer*  Mio ,  tu  me  V  hai  tolto. 
Epit.  Madre  .  ♦  ,  .  . 
Mer.  Più  tal  non  fono 

Doppo  il  tuo  tradimento. 
Epit. Tornerai,  fem3a(colti,  ad  efler  Madre. 
Mer.  Parla. 
Epit.  Epitide  vive* 
Mer*  Il  so  x  trai'  ombre 

Del  cieco  Regno* 
Epit.  Ei  vive         "  (fte 

Qual  tu,  qual  io  ;  quefto  è  il  fùo  Cielo,  e  que- 

Sono  1 y  aure ,  eh'  ei  fpira* 
far.  E  vivo  il  figlio  mio  ? 
ppit.  Te'l  giuro,  e9l  vedi,  e3lfentijequelfon  io 
Mer*  Quello  tu  fei  ?  ah  vile  ! 

La  minacciata  morte 

S9è  fatta  tuo  (pavento  »  e  per  fuggirla, 

Mi 


TERZO.  5* 

Mi vorrefti ingannar,  màquefta  volta 
Non  ti  varrà  la  frode* 
fyit.  Ah  Madre 

\ter.  Tacci.  .      . 

Sol,  perche  Madre  fon,  temermi  dei. 
?/>*/.  Taccerò,  morirò,  ma  pria  chpio  mora 
Ti  parli  Argia,  ti  parli 
La  mia  fpofafedel,  credi  air  amante 
Ciò  che  al  figlio  ricufi. 
Mer. Olà,  Sfaccia 

Venir  q  uì  Argia.    Sofpendo 
Sol  per  brevi  momenti  il  tuo  deftino  ; 
Ma d'Epitidefei l'empio  Aflaffino. 
Epit.        Quando  faprai  chi  fono 
Si  fiera  non  farai 
Né  parlerai  Così* 
Brama  lafciar  le  fponde 
Quel  paflagier  ardente 
Tra  l'onda  poi  fi  pente 
Se  ad  onta  del  nochiero 
Dal  lido  fi  partì. 

Quando  &c« 

SCENA    SESTA. 

Argia,  eludetti. 

Epit.  più  non  fi  nieghi  il  figlio  ad  una  Madre 
*  Parlò  la  mia  pietade 
Ora  parliil  tuo  Amor,    Dillo  alma  mia 
Bella  diletta  Argia. 

D  s  *& 


sz  ATTO 

Arg.  A  chi  parli  ?  chi  fèi  ?  cP  onde  a  tè  nafce 

Tanta  baldanza ,  ò  frenefia  d5  Amore  ? 

Qual,  Regina,  è  coftui( cauto  mio  core) 
Epìt.  Eh  non  finger  mio  Ben,  V  arte  non  giova 

L' arcano  è  già  {belato 

Tu  lo  conferma.  Io  fon  tuo  fpofò,io  quegli  ♦ . 
Arg.  Intendo.    Unmoftro  uccifo 

Ti  dà  qualche  ragion  fò vra  il  mio  core. 
Epit.  Nò ,  nò  :  dì,  che  in  me  vedi 

Della  Meflènia  il  Prence  , 

EdiMerope  il  figlio. 

Dì,  cheEpitideiofòn. 
Arg,  Nò,  tu  noi  fèi. 
Mer.  (Quello  non  fèi.    Già  certa 

E  la  perfidia  tua.    Parlò  1*  Amante, 

Né  s'ingannò  la  Madre, 
Epit,  I  Numi  attefto* 
Arg,  Spergiuro  èiltraditor,  a  Meropey 

Non  ti  do  fede,  aEpitide^ 
Epit,  Quefto  pianto ,  ch9io  verfb  .♦.♦.. 
Mer,  Per  te  lo  fparfi  anch'io,  non  t'ho  pietade. 

Parti. 
Epit.  Oh  Dei! 
Mer*  E  ancor  t'  arrefti  ? 
Epit,  Io  fono  il  figlio  tuo ,  a  Merope 
Uer.  Più  non  t 9  afcolto. 
|pi/Jl  tuo  fpoiò  fon  io,  ad  Argia 
\lrg.  Non  ti  conofco. 

|#*  Spofà  .  ♦ . .  Non  mi  conofci  ?  ad  Argia 
Madre  ♦  ♦  ♦ .  tunonm9afcolti,<*Mr. 
E  pur  fono  il  tuo  Amor,  ad  Argia 

Sono 


TE  R  Z  O.  SS 

Sono  il  tuo  figlio,  a  Merope 

Parla màfei  infedel,  ad  Argia* 

Credi Ma  fei  crudele  Merope, 

Oh  Dei  !  (campo non  ho,  non  ho 

configlio*  Iti 

&  Spofa&Q. 

SCENA    SETTIMA* 

Merope,  ed  Argia* 

Mer.  fallali  ma  intenerì ,  quafi  fedotta 

v<llfuo  pianto  m9havea. 
4rg>  Tutto  è  bugia* 
Mer.  Ne  pagherà  le  pene, 

Anzi  in  quefto  momento 

Quel  cor  fellon  cade  fuenato  alP  Ara 

Dell*  Infelice  Epitide  tradito. 
me.  Come  ?  fùenato  ? 
ibr.SÌ  :  dato  era  il  cenno, 

E  fuor  di  quefte  foglie 

Al  varco  l'attendea  lamia  vendetta. 
dr*.  Ah ?và,  corri,  fofpendi  .  .  .  .  ; 
ftf^.Qualpallor?qualpietà?tardo  e  il  configlio 

Perii'  empio  Cleone. 
dr*.  E  nelT  Empio  Cleon  perì  il  tuo  figlio. 
M*lchefento?ohDei!  Cleone 

Cleone  è  il  figlio  mio  ?  perche  tacerlo  ? 
Perche  negarlo  ?  Amici  (P°> 

Numi  foccorfo*    Ah  s'io  non  giungo  a  tem- 

Sonmifèradel  pari,  e  federata 

Vuol  par  tir  e*  Polifonie  la  trattiene. 

SCE* 


S+  ATTO 

SCENA    OTTAVA. 

Polifonie  e  detti. 

Poi.  "pErmati ,  arreda  il  pie,  Madre  fpietata. 
Mer>*~  Oh  furia ,  ohtraditor  ! 
M  T?  affligge  il  colpo, 

Perche  darne  il  comando  ? 
Mer.  Da  te  ingannato  iniquo  moftro  e  rio. 
VoU  Per  te  Epitide  è  morto, 

E  furia ,  e  moftro ,  e  traditor  fon  io  ? 

SCENA    NONA.  \ 

Trafimede ,  e  detti. 

Tra/:  TOEgina 

Mer*  "La  mia  morte 

Compiici  ò  Trafimede.  Il  cenno  . . .  il  figlio 

Deh  parla  a  che  amutir? 
Tra/.  Quanto  dovea 

Fido  efèguii. 
\Mer.  Barbara  fede  !  iniquo 
i        Cenno  !  crudel  Miniftro  ! 
I        Mifera  Madre  J 
\flrg.  Che  ?  tu  l'amor  mio 
;        Tu  Epitide  uccidefti  ? 

^ra/Diqual  furor 

$&er>  Un  ferro  per  pietà.    Chi  mi  dà  morte  ? 
Voi.  Te  la  darà  fra  poco 

Quallamerti  >  una  (cure. 

Ar- 


TERZO.  SS 

Argia,  Duce  fi  lafci 
Coftd  con  le  fue  furie,  e  coni9  Idea 
Defuoi  misfatti  enormi 
Andiamo  ad  affrettarle  il  fuo  caftigo. 
\ter.  Già  Reo  del  fangue  mio  nel  figlio  uccifo 
MeTrafimedeancorpaffiiltuo  brando. 
fa/;  Io  Reo  ?  lamia  gran  colpa,  e  tuo  comando, 
Wer.  Argia  gP  ultimi  pianti  (p^u 

Teco  anch'io  verferò,  sù'l  figlio  Amato. 
Kg,  Me  il  Tiranno  tradì ,  te  l' empio  Fato* 
Provo  or  penando 
Cheperfèrbare 
Tropo  la  fede 
Amor  inganna. 
Pietade  ufando 
AlMdolmio 
Già  veggo  oh  Dio 
Che  fui  Tiranna. 

SCENA    DECIMA, 


s 


Meropefola* 

Ei  dolor,  fei  furor,  ciò  che  m' ingombri 
,   Dove,  dove  mi  guidi? 
Moftri,  fpettri,  chifiete,  a  che  venite? 
Polifonte  !  ah  Tiranno  J 
Anafiàndro  !  ah  {pergiuro  ! 
Che  turba  è  quella  ?  intendo. 


Ecce» 


S6  ATTO 

Ecco  il  velo  funebre  ,  ecco  i  Miniftri  : 
Ecco  la  morte  mia.    Su  che  fi  tarda  ? 
Crudeli  affrettate 

Il  colpo,  che  attendo 

Il  collo  già  ftendo 

Alvoftro  furor* 
Màalmenrifpettate 

Quel  ombra  innocente 

Che  veglia  dolente 

In  guardia  al  mio  cor. 

Efcimi  tutto  in  lagrime  (dolor. 

Sangue  3  che  ancor  dai  vita  al  tuo 

Crudeli  &C« 

Qual  ferro  è  quello  ? 
Inqualfènoeifi  vibra  ?  Trafimede 
Ferma.    Quegli  è  mio  figlio 
Caro  Epitide  oh  tanto 
Giàfòfpirato  e  pianto 
Mio  dolce  Amor  :  pur  fàlvo 
E  ti  trovo,  e  t5  abbraccio 
Oh  Dio  qual  mi  lufingo 
Apro  al  figlio  le  Braccia,  e  l*  aure  Aringo. 
Segue  il  fuo  fido 

La  rondinella 

Abbraccia  il  lido 

La  Navicella 

Se  laccio  infido 

Nonlaritien* 
Al  figlio  mio 

Mi 


TERZO.  $7 

Mi  giuda  Amore, 

Ma  fier  dettino, 

Ma  un  traditore 

Me  ?  hanno,  ohDio,fuelto  dal  fen. 

Segue  &C. 

SCENA    UNDECIMA. 

Polì  fonte ,  e  Irafimede. 

Salone  Imperiale  chiufi  da  cortine,  nel  mezzo  delle 
quali  (  aprendoji )  fi  vede  il  rimanente. 

tra/.  Clgnor  tutto  è  già  pronto  :  un'  alma  iniqua 
^Quì  avrà  la  pena  fua  :  qui  un  Rè  la  pace. 

Voi  Merope  ancor  non  giunge? 

Traf.  11  Reo  va  tèmpre 

Con  lento  paflò  a  morte* 

Poi.  Strafcinata  ella  venga, 

Se  volontaria  il  niega,  e  collo,  e  mani: 
Di  funi  auvinti ,  e  traggali  V  indegna 
Al  fanguinofo  aitar  della  vendetta. 

SCENA  DUODECIMA. 

Merope* 

Fra  guardie  y  ejùdettu 

Mer.  \  TErope  non  afpetta 

W±  d>  effer  tratta  a  morir*    Libera  viene, 

NèvuollaRegalmano 

L' oltraggio  foferir  di  tue  catene. 


» 


Su 


st  ATTO 

Su  dov°è  lamia  morte  ? 

Da  chi  r  avrò ,  da  (cure  Pio  ftendo  il  capo. 

Da  ferro  ?  io  porgo  il  feno. 

Siatofco ,  fiamma,  fia  laccio,  ruvina, 

Qualcunquefia,  Mefleni, 

Morirò  sì  :  ma  morirò  Regina. 
M   Tu  oftenti  per  virtù  la  tua  fierezza, 

Ma  farò  ,  ch'ella  tremi» 

Vedi  colà  fttenato 

Efuenatoda  te  giace  il  tuo  figlio* 

Aprir infaufta  (cena  5  efiffail  guardo 

Su  quelle ,  che  pur  fono  , 

Trofeo  di  tua  barbarie,  orride  piaghe. 

Se  poi  tarda  pietà  ti  chiama  ai  bacci, 

Bacciale  pur ,  ma  con  qual  legge  or  fenti. 

Su  ;1  freddo  bufto  efàngue 

Mano  a  mano,  fèno  a  feno,  e  bocca  a  bocca 

Ti  leghino  ò  crudel  ferree  ritorte, 

E  tal  vivi  fin  tanto 

Che  il  cadavere  ifteffo  a  te  dia  morte. 
-^.Sacrilego! 
%af.  Inhumano  ! 
Mer.  Che  afcolto  ?  ahimè  !  ne  V  alma, 

Per  qual  via  non  ufàta  entra  F  orrore. 

AvernononTavea,  l'hàPolifonte. 
M  EperMeropeThabbia 

Via:  che  più  tardi  ? 
Mer.  Al  tuo  furor  fi  ferva. 

Chi  sa,  che  al  primo  fgardo,  al  primo  bacciò 

Io  non  mora  !  su  voi  >  vifcere  amate  ? 

Oh 


TERZO.  S9 

Oh  Dei  !  trema  la  mano,  il  pie  sorretta. 
ì/à  per  aprire ,  poi  Ji ritira, 
S'offufca  il  guardo.    Io  non  ho  cor 
PoL  Non  T  hai, 

E  fi  fiera  il  vantarti? 
Orsù,  già  t'apro  io  fteflb 
1/  apparato  letal,  da  voi  Mefieni, 
Sia  il  mio  cenno  ubbidito* 

Mira  Epitide ,  e  quegli ahi  !  fon  tradito* 

Al  cenno  di  Polifonie  s*  alzano  le  cortine > 
E  danno  luogo  alla  vifta  del  rimanente. 

SCENA    ULTIMA. 

Epitide^  Argia,  AnaJJandro 

E  detti,  Efeguito  di  [oldatì* 

lEpit.  Ol,  Epitide  fon  io* 
Mer.  ^Deh  figlio  ! 
Ept.  Or  non  è  tempo ,  a  Merope,  (fìnte, 

Sono  il  tuo  Rè,  tuo  punitor,  tua  pena  a  BU- 

Quefti  delle  tue  colpe ,  accenando  Anajfandrot 

E  il  teftimon  :  lo  raffiguri  ? 
Poi.  Ohftelle! 

Vive  Anaflàndro  ancor? 
Ana/.Vivo  ò  (pergiuro 

^        Pertuoroflbr,  per  tuo  tormento,  ò  iniquo. 
Poi.  Trafimede,  Meflèni ,  ali  *  Armi,  all'  Armi. 

Al  voftro  Rè  s'infulta,  Ira  ed  inganno 

S'armano  à  danni  miei. 
Tutti  Muori  ò  tiranno. 
PoL  Muori? chi  mi  difende? 

E  Ah 


€o  ATT  O 

Arg.  Traditor  ! 

Voi.   Soccorfò. 

Traf.O  federato  ì 

VoL  Pietade* 

Mer.  Di  Cresfonte 

L>avefti,  e  de  miei  figli? 
VoL  GÌ5  uccifi  è  ver  :  pietade* 
Efìt.  L5  avrai,  ma  fòl  da  morte.  Entro  il  più  chiufò 

Della  Reggia  fia  tratto,  e  là  s' uccida* 
Voi   Crudel ,  le  così  giufta  è  tua  vendetta* 

Perche  qui  non  Y  adempì  ? 
Epit.  Ove  il  padre  uccidefti ,  ove  i  germani, 

Tu  dei  morir.    Più  orribile  a  tuoi  lguardi3 

Dove  peccarti  apparirà  la  morte. 
VoL   Andiamo.     Con  qualche  pace 

Morrò  da  voi  lontano. 

Felice  me,  fé  meco 

Trarrlo  poteffi  al  baratro  profondo 

Merope,  Epitide,  laMeflenia,  e°l  Mondo. 

Varie 
Mer.  Vada  con  le  fue  furie*    Impaziente 

Già  corro  ad  abbracciarti 

Oh  figlio! 
Epit.  Oh  Madre! 

A  due  oh  gioia  !  oh  amore  !  oh  vita  ! 
Mer.  Qual  Dio  ti  prefervò,chi  a  me  ti  refe  ?         è 
Tra/:  D  *  AnafTandro  il  rimorfò 

Fu  la  comun  fàlvezza 

All'orche eftinto  egli  cader  dovea 

Da  tronchi  accenti 

Màdamebenintefi 

Che 


TERZO.  ** 

CheCleoneraEpite, 

Che  innocente  eri  tu. 

Ben  io  comprefù 
Mer.  Percheamelotacefti  ? 
ì  Tra/.  Più  che  parlar,  ftimai  fano  configlio 

Rendere  dal  mio  ferro 

Alla  Madre  innocente  illefo  il  figlio* 
Anaf.Oi  ,  che  gran  parte 

Riparai  di  quei  mali,  onde  fon  reo, 

Suplice  a  piedi  tuoi  chiedo  la  Morte, 
Epiu  V  Efilio  ti  punifca ,  e  ti  perdono. 

Trafimedeatedevo 

E  vita ,  e  fcettro ,  a  te  mia  fpofa  il  core, 

A  te  Madre,  quant'  ho, 

Cor,  fcettro,  evita. 

drg.  Olpofo  ! 
Mer.  O  figlio  ! 

Traf.  O  generofo  !  e  degno  ! 
Af^TaldadueMoftri 

E'perteialvoilRegno. 
Coro. 
Doppo  P  orribile 
Fiero  timor 
Di  pace,  e  giubilo 
S'empia  ogni  cor* 
\  Vinto  è  l'orgoglio 

Spento  è'iterror 
Ove  ha  la  gloria 
Fede,  e  valor. 

Fine  del  Dramma. 


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