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MEROPE 1
DRAMMA
PER
MUSICA
Da rapprefentariì
In Cremfier nell eftate
dell' Anno 1727.
Per Comando di
Sua Altezza
EMINENTiSSIMA
Il Signor
CARDINALE
SCHRATTENBACH
Protettore della Germania, Ve-
covod'' Ollmùz , Duca , Prencipe dei
ìacro Romano Imperio, Conte della Regia Cap-
pella di Boemia , e Configgere di Stato attuale
di fua Maeftà Cefàrea e Cattolica.
Stampato in Qlimùtz,
; :i
ARGOMENTO.
Olifante avendo proditòria*
mente ucci fi Cres fonte , e idi
lui figliuoli , fuori che un pie-
dolo * che nel Dramma fi no-
mina Epitide fott ratto dalla crudeltà del
tiranno * e mandato fegretamente in Età*
Ha da Me rape fua Madre , e moglie già
di Cresfonte , occupa il Regno di Mejje-
nìa , e procura per ìftabìlirne ilpojfejfo%
le nozze di Merope , alla quale con arte
attribuifce il delitto della morte del ma-
rito, e de" fighi. Si raccoglie pofcia nel
Dramma , che Epitide fconofciuto , e fat-
to il Nome di Cleone ritorna nelfuo Re*
gno, e da un racconto y eh* egli ftejfofà alla
Madre di avere nel fuo Camino tràDau*
li e Deljfo ritrovato un giovane ajfaffì-
A 2 firn
nato poc>an&i > e ancora femivivo a ter-
ra , chepriadi morire gli a<vea congegnato
una gemma , e Cinto fegni Reali da pre-
sentare a Merope ( dia vifia de> quali
poti giufiamenu credere , ejfere quegli >
flato il fuo perduto figlio Epiti de*) e non
potendo Cleone nelprofeguimento del rac-
conto celare fufficientemente le interne Jue
agitationì) dà occafione a Merope dì cre-
derlo lui iftejfo P ucci/ore del figlio. On-
de tenta la di lui Morte , mù alla fine Sco-
perto d' ejfere Epitide riacquijìa il Regno,
Merope è conofciuta innocente , e Poli-
fonte perde colla Corona la vita.
In-
1 Interlocutori.
Polifonie. Tiranno di Meflènia,
Merope. Regina di Meflenia vedova
di Cresfonte.
Epitide. Figlio di Merope , creduto
Cleoneitraniero,
mia* Principerà d'EtoIia.
Trafimede. Capo del configlio.
Jnajfandro. Confidente di Polifonie.
Licifco. Ambafciatore d' Etolia.
La Scena fi rapprefenta in Mejjene.
A3
Mu-
Mutazioni di Scene.
Nel/' Atto Primo.
Piazza di MefTene con trono ed Ara
Con la ftatua d> Erocle,e Tempio da
lontano , che s? apre.
Stanze diPolifonte in una fiia villa,
NelP Atto Secondo»
Bofco.
Stanze di Merope.
Sala Regia con trono,
Ne/I9 Atto Temo,
Giardino.
Stanze di Merope.
Salone Imperiale chiufò da cortine ■
quali aprendoli fi vede il rimanen-
te*
AT-
•WIX i XW
a
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA.
Razza di Mejfene con trono ed Ara con la fiat uà cP
Ercole, e tempio chiufò che fiacre*
Epitide folo.
Uefta è Meflène , il Patrio ciclo è quello
Dell' Infelice Epitide Cresfonte,
Mia o Illuftre genitor , qui diede leggi*
Qui nacqui Rè, quefta è mia Reggia , e quefti
Famofi abitatori,
Quefti fertili campi a me fon fèrvh
O memorie ò grandezze
Mal ricordate , e mal vantate ! errante
Miftro , folo, inerme , io vi rivedo ;
Editanti Vaflalli
Unfolnon v'è , che Rè m'onori, un folo*
Che pur mi riconofca, un fol , che dia
Almeno un pianto allamifèria mia.
Si volta alla Ji ama d* Ercole
Nume invitto
Se gli umili onefti voti
D'un tuo germe a te fon grati
A4 F3
* ATTO
Fa eh >io vendichi il delitto
DichiilPadretolfeame.
Tu feconda il gran difiegno
Con la forza e col valore.
Acciò debba il traditore
Senza Regno
Vinto al fin cadérmi al pie
Nume, &c.
Si ritira in dif parte
SCENA SECONDA.
Trafìmede,e Coro dìMefeni.
Che portano in mano rami, e Corone di Pioppo , ecingen.
do in ordinanza , e trono , ejlatua fi propano
in atto di offerire i loro rami , e corone.,
Coro. Su su iMeflèni
Sofpiri , e prieghi*
Efit, r\Uai gente fon cotefte ? e conqual rito
VCingonoilRegalfeggio,e'lfagroAltare?
Trafim. Sperar ci giova
Che il cielo irato.
Al fin placato
Per noi fi pieghi.
Coro. SùsùMefleni
i _ Sofpiri, eprieghi.
Epit, Signor, che al ricco amanto,al nobil volto
Ben moftri eccelfo grado, e cor sentile.
Ond'e.cheperMeiiène
Suonan gemiti e ftrida ? ond'è, che in atto
Di
PRIMO. 9
Di fòpplici, e dolenti offron coftoto
Quei verdi rami , e al Cielo
Fumo d'incenfi, edifofpiriafcende ?
Trafim. Oggi rinato undici volte è V anno
Da che uccifo fu il noftro
Buon Rè Cresfonte, e due
Pargoletti fuoi fighi,
Epit. Il calò acerbo
Tutta d'orrore empie la Grecia, e d'ira
Ma deli* Autor non è ben certo il grido ?
Trafim. Anaffandro egli fu
Tpit. Coftui m* è ignoto ,
Trafim. Della Regina Merope era fervo*
Epit. Può cader tal delitto in Moglie e Madre ?
Trafim. Per la credula plebe
Fama rea fé ne fparfè,
Mail fùo dolor, la fiia virtù nel core
Di chi meglio ragiona, affai b aflolve.
Epit. Perche dalb uccifòr non trarne il vero ?
Trafim. L'ombre il tollero al guardone alla fua pena
Né di lui più s> intefè
Epit. Altro germoglio
Sopraviffe aCresfonte?
Trafim. in Èpitide vive
DegP E raclidi il fàngue , e la Speranza
Dell' afflitta Meffenia.
Epit. Come a lui perdonò 1* empio omicida ? <
Trafim. L'eftr lungi, in Etolia Oftaggio al Rè
Tideo , fu fua fàlvezza.
Epìt. Perche al vedovo trono
Non fi chiamò P Erede ?
A s 2r^-1
4- ATTO
Trafim. La fua tenera etade
Nefùcagione,epiùiltimor, che anch' eflò
Di ferro, o di velen reftaflè uccifo.
Epìt. Ma de publici affari il grave pefò
Cui s'affidò?
Trafim. Divifè
Merope, e Polifonte i noftrivoti
Aleinacqueilfiniftro
Sparfo rumor del parricidio : Eletto
Polifonte rimafè (prode*
DegP Eraclidi anch' egli, uom faggio e
Epìt. ( Sembianza di virtù fpeflb ha la frode )
Né fi penfò , che un giorno
Richiamar fi dovea il Regal Figlio?
Trafim. Sul crin di Polifonte è la Corona
Un depofito fàgro
A1P Erede ei la fèrba,
Epìt. Tanto modella in Polifonte è F alma ?
Trafim. GodeMeffenia in lui quelRèche ha pianto
Epit. Di che dunque fi lagna ella, che5 1 gode ?
Trafim, Sente dell' altrui fatto in fé la pena.
Epit. Perqual deftin?
Trafim. Diftrutti
Da feroce cignal fono ifùoi campi,
min E il Meflenio valor teme un fòl moftro ?
Trafim. Che può mai contro iNumi il valor noftro
| Più volte armate fchiere
Diffipò il fiero dente , altra iperanza
Non ci riman che il Cielo. A lui ricorfò
Fanno i publici voti.
Bfc Sin che ; ... .
§*ui s apre la porta del tempio
PRIMO. s
Traftm* Già s'apre il tempio
HRèMeflèni,iiRè
All'Armi pronti, all' Armi
Vi tenga Amore, e tè.
Trafimede va incontro a Polì fonte
tyìt. Nella gran turba io mi nafcondo : intanto
Penfoagran cofe, e generofo, e forte
Epitide,eccoil giorno,ò Regno,ò Morte!
SCENA TERZA.
Poli fonte eTrafìmede
IJeendo dal tempio con feguitojìpitide in dìfpmte^olu
fonte vk a federe nel trono*
?of Stanco , Popoli , è il Cielo
Delle lagrime noftre
Se vittime ei gradì , lieti ne diede
La vampa i fegni, e faufti
L^efanimate vHcere gli aufpici
Che più ? placato il Nume
Chiaro parlò, Tu del voler Celefte.
Leggi qui , Trafimede > il gran refcritto
Edintantorefpiri
Dal paflato fpavento il Regno afflitto*
Forge la rispoja delf oracolo £ Trajtmede legge,
Vrapm. HàMeffenedue moftri, oggi ambo eftinti
Cadranno, un per virtude , un per furore
Reftino pofcia in fagro nodo auvinti
L'Iiiultrekhiava, e 1 pio liberatore,
M Udifte ? orchinell' Alma
Nei
4 ATTO
Nudrefpirti guerrieri, e chi nel braccio
Tiene valor, vada , combatta, evinca
La fùa virtù rinforzi
Con la voce del Nume , e col ficuro
Piacer d'un premio illuftre ;
Che , fé pur tra Mefieni
Non v è core fi forte, alma fi ardita,
V èP olifonte , egli efporrà per voi
Si leva in piedi
Non Rè , ma cittadino , e fangue , e vita.
Scende dal trono , Epitide
S'avanza.
Epìu Nella fua vita efpor non dee chi regna
La falvezza comun : L* orride Belve
Affronti anima forte
Non Regal Braccio, e (è a Meflènia ardire
Manca, e virtude , io Sire
Giovane, qual mi vedi, inerme, e folo
Tanto ofàrpoflò. Imponi
Che io là fia tratto , ove fi pafee il fiero
Cignal di mille ftraggi,
L' abbatterò non primo
Trofeo della mia deftra,
E fé cadrò , Meflènia
Mi darà lode, e fia,
Ch'ella di pochi fiori
\ A me fparga la tomba , e Y ofla onori
VolK Giovane , molto a te Meflènia deve
Nulla tu a lei : ftraniero a' i panni,al volto,
Al favellar tu fèmbri.
wh Io greco fono
Né
PRIMO. 7
Ne per lieve cagion qui tradì il piede
Più dir non pofio* AH' ora,
Che dal cimento io vincitor ritorni
Saprai qual fia, perche ne venga,e d'onde.
Voi Cuftodi, olà, fifeorti
Quefto Prode in Itome. Ivi, fé al vanto
Rifponde Y opra, e tuo il trionfo , e tuo
Il premio ne farà.
Epité Premio non cerco,
Cerco un popolo fàlvo , e meco porto
Le fperanzedun Regno.
Trafitti. Un dì talvidde
Forfè la Grecia il giovanetto Alcide.
jpft. Air opre del mio Brando
Terror di moftri , e belve
Rifiioneranlefelve
Il monte, il piano.
E nella Reggia ancor
De barbari a terror
La forza fi vedrà de la mia
mano.
AW opre &C.
Parte con guardie.
SCENA QJIARTA.
Polifonìe e Trafimede.
|f A "\/Er n°i > fe non m' inganno
v Parmi venir Licifco.
\rajìm< E'd'effo appunto
Nutti1
/ AITO
Nunzio del Rè Tideo più volte il vidde
La noftra Reggia.
foU Io quii' attendo , intanto
A la Regina mi precedi 5 e dille
Che il dì prefitto è giunto (anni
Di noftre Nozze. Ella al mio Amor diec
Di fòfferenza impotè,
La compiaqui, e fofferfi, oggi puf compii
La dura legge. All' Imeneo promefiò
Oggi ella accenda le giurate facci.
Trafim. Obbedirò ( pena mio cuore , e taci )
SCENA QJIINTA.
Polifonie, e Lkìfco*
Confeguitù et Et oli. ,
U$U* ti è , Poli fonte , al cui voler fòvratiò
" Di Meflenia obbedifee il nobil Regnc
Il Rè Tideo , che gloriofò Impera
Su l' Etolia poffente (Ecce
M5 invia fuo Nunzio* Eccola carta, ec;
Latefleraolpitale, e'1 noto fegno.
Vrefenta a Poli/onte le lettevi
credenziali*
Égli fi duo! che contro il dritto, t i patti
Di fcambievoìe pace
Tu rapir gli abbia fatto Argia fila figlia*
O gli fi renda Argia
O coprirà de la Meflenia i campi
£)' armati , e darmi , e pagheran la péna
D'ut
PRIMO. p
D9 un atto ingiufto i Popoli innocenti*
Tanto efpone il mio Rè : qual più ti piace
Sciegli Amico,ò nemico,ò guerra>ò pace»
Vendicar fi potea
Conia forza la forza
Da V Etolico Rè perche fi niega
Epitide al fùo Regno ?
Egli cel renda, e noi daremo Argia.
Non è più in fuo poter ciò che gli chiedi;
Vani pretefti. Il Rè Tideo fé penfà
O farci inganno, ò intimorirci , egli erra»
Scelga qual più gl'aggrada,òpace ò guerra ♦
Come oh DEI J qui non giunfe
LJ infaufto avifò ? e come ?
Ciò che a tutta la Grecia è già pàlefè
InMefieniafitace?
E che?
La morte
Dell' Infelice Epitide*
Che narri ?
Morto ? ma dove ? e come?
Nella Focide appunto
Colà dove il fentiero in due divifò
Parte a Dauli conduce , e parte a Delfo
(Con fi ordita menzogna
Si giovi a Epitide , e al mio fignor fi ferva )
Cieli ? Avete fulmini ? volete
Altro pianto, altro fàngue ? Eccovi il mio
OftirpedegF Eraclidi infelice!
Mifero Regno ! prence sfortunato 1
(Ma, fé Epitide è morto , io fon beato ) ,
io ATTO
Lh* Giufto Dolor*
Poi* Va meflaggier , ritorna,
Torna al tuo Rè , che troppo (vifò,
Giunge acerbo al mio cor V infaufto au«
ÌM+ Ma d' Argia! che riflolvi ?
Toh Non afcolto , che furori,
Nonrifpondo, che vendette
( fingo dolore,e sdegno,e lieto fono]
Al tradito , all' innocente,
Agl'infami traditori ,
Cruda ftragge un Rè promette,
(Oggificuroè il Regno, e fermo il
trono) Non afioltoMc.
SCENA SESTA.
Licifco folo.
NOnfilafcifèdur candida fede
Da un dolor menzognero almen fòfpetto,
Merope , Polifonte
Tutto fi tema, al mio Signor ritorno
Epitide fi celi , e giunga al Trono.
Da ria procella
La navicella
Spinta, e pcrcoffa
Si frangerà.
Così con l'opra
Di falfo inganno
L'empio Tiranno
S'abbatterà.
Da ria &c.
SCE.
PRIMO. n
SCENA SETTIMA.
Merope fola.
CCco pur giunto il giorno
W Che dir pofs'io di mia fciagura eftrema
Era poco, ò fortuna avermi tolto
[1 Regno non dirò , ma fpofò , e figli :
Era poco in Efiglio
renermi il caro Epitide, in cuifolo
Donfolarmipoteffi : era anche poco
Pubblicarmi a Meflene
doglia iniqua, empia Madre;
DiPolifontealletto
^uoi, ch9io paflì, el confènta ? il decim0 anno
3iurato alle mie nozze oggi fi compie
3 giorno , ò legge ! ò giuramento ! ò nozze*
3 Polifonte ! ò troppo auverfi DEI !
3 troppo acerbi mali !
£he per dirvi fpietati, io dirò miei*
Vedraflì nelfuo nido
La calta tortorella
Amar quel fèrpe infido
ChegiàPavelenò;
Ma ch2io prometta Amor
Al mio Tiranno nò
Non fi vedrà.
TaPor moftrar potrà
Lo sdegno fiio placato
Aluichedifpietato
I figli a lei rapì.
B Mà^
U A TTO
Ma pace dal mio cor
L* empio, che mi tradì
Mai non arvà
Vedrajfu &C<
SCENA OTTAVA. I
Merope , e Trafìmede.
fraf.r^On qual fenfo , ò Regina
V^ Di comando fatai Nunzio a te venga
Lo sa il Ciel,lo sa V Alma (e 1> Amor k°l vede)
Mer* E Nunzio di fponfali , e di grandezze
Vieni fi metto ? Eh 5 più fereno in volto
Dimmi Regina 5 e ipofà,
Precedimi più lieto
Al foglio antico , a le novelle tede,
Già le attende la Grecia, un Rè le chiede*
Traf. Le chiede un Rè, ma pria da te promeffe
Volute non dirò che ben più volte
Leffi ne tuoi begP occhi
Contro di Polifonte odio , e difprezzo*
Mr.EqueftiòDEI,a la tomba
Mifàràfcorta,iofpoferò sl Tiranno
Per poi Alenarlo in alto fonno oppreflò,
Indi col ferro ifteflb
Fumante ancor de Podiofò fangue
Su le vedove piume io cadrò efangue.
Tra/: Regina, era mia pena, e pena atroce
Il penfarti altrui fpofà :
Màfèall°a{prafciagura altro rimedio
Non ti riman , che morte*
Vat>
PRIMO. U
Vattene; Polifonte
T'accolga fortunato, e feco regna.
Mer. Regnar con Polifonte ? eTrafìrnede
Mi configlia cofi ? quefta è la fede
Tante volte giurata ?
75^ Ahi, che dir pollò ?
Mer. Se mi hai pietà , fé la memoria Illuftre
Del buon Rè noftro uccifo ancor tDè cara
Su l2 orme d° Anaflandro
Vanne , tutto ricerca, e quel infame
Sorretti , s3incateni , e a me fi guidi.
Queft'è il mio fol rimedio , a te lo chiedo
Vanne, tua gloria fia
E la mia vita , e P innocenza mia*
Trafi Ciò che potrà
Zelo d2 Amor, e fé,
Tutto farà
L°almafedelpertè.
Servo a un piacer
Che legge è del mio cor,
Servo al dover
Che (prone è del mio pie.
Ciocche. &c.
SCENA NONA.
Merope, & Argia.
Mer* Voi, che fapete, o Dei, la mia innocenza
Reggete i paffi fuoi.
Arg> Non più fola , ò Regina
Andrai coftretta alle giurate nozze,
B 2 Gli
M ATTO
Gli Dei della Meflenia
Voglionle mie»
Mer. Qual fia lo fpofo ?
-^. Al prode
Uccifordel Rio moftro
11 Decreto del Ciel mi vuol confòrte.
Mer. Faufto farà , ciò che comanda il Nume*
0rg. Il Nume ò mal s9intende
O ubbidito mal fia.
Né conforte d3 Argia
Altri farà, ch'Epitide, né punto
A me cai la Meflenia , onde il mio Amore
Sacrificar le debba , e il mio ripofò.
SCENA D ECIMA.
Poli/onte, e detti.
T^Ato dal Ciel ricufèrailofpofò? (de
*-^Il mio fpofo è già fcielto,amor ci applau-
II genitor F approva ( e Argia lo brama)
VoL Ma tei contrafta il fato :
drg+ E chi b intende?
ìoL Chiaro ei parlò.
drgm L° umano intendimento
Dove il Ciel parli, ètenebrofò, è cieco.
mi. Più cieco egP è dove ì apanni Amore.
Mer. a Po/ifi pe s 1 caro figlio ella ha piagato il core.
drg. a Mer fi Epitide,a te figlio aPolifa te (òvrano
E la face , onde auvampo
Non v9 è Rè , non v° è Nume*
Sopra la libertà del voler mio»
Dillo
VoL
Arg
PRIMO' is
Dillo Amor > dillo orgoglio,
Sono Argia , fon Regina, amo chi voglio.
Arder voglio a quella face
Che mi ftrugge , e che mi piace,
E a mia gutìo e a mio talento
Amarpoflò edifàmar.
Su quel libero volere
Che nel alme il Cielo imprime,
Il deftin non ha potere
Che lo sforzi a non amar.
/Irder. &C.
SCENA UNDECIMA,
Merope* e Poli/onte.
Poi "TVEpitide il deftin da noi fi taccia
*-* (L'abbia Merope altronde)
Regina del tuo core
Raggion ti chiedo : ei per ragione è mio*
Mer, Polifonte , a tuo merto
Tu aferivi un lungo , e foffèrente Amor,
Tal noi credo io, chipuòfoffrir due luftrr,
Che un lontano Imeneo giunga, e maturi*
O nulla il brama , o poco*
Poi Tutto può tolerar cor che ben ama*
Mer* E fé ben ama il tuo 5 due luftri ancora
Soffra d5 indugio , e poi (arò tua ipofà.
hi Nò : giàfoncorfi i due:
11 giuramento è dato
Né più negar, né differir più lice
A tè per effergiufta, a me felice*
B 3 Mer
xó a r ro
Mer. Polifonte , ti parli
Meropepiù fincera.
TQ odio , quanto odiar puoffi
Un carnefice, unmoftro, un parricida.
Voh Merope odiarmi tanto !
E in che t'offefi?
Mer. In che mi chiedi ? il dica
11 rimorfò al tuo core :
E fé pur giunto fei de le tue colpe
A non fentir rimorfo
Empio, tei dica il fàngue
De' miei figli fuenati
Del mio fpofo tradito*
Poi. Sì , tradito , e da chi ? già mi arroflìfco
Rinfacciarti una colpa,
Che d* opprobrio fatai fparge il tuo Nome
Ma il perfido Anaffandro , era tuo fervo.
Mer. Dillo Miniftro infame
De ? tuoi configli, e di quel cieco orgoglio
Chetifpinfeafalirful non tuo foglio.
M T> intendo pur, t'intendo :
Polifonte qui Regna , e perche Regna
Con odio, econ furor Merope il fugge.
Nò , nò : de l' odio tuo , fien la gran pena
Gli fponiali giurati.
Mer. O giuramento ! ò Merope infelice !
Orsù , verrò Tiranno,
Ma, {enti qual verrò : (ènti qual devi
Attendermi confòrte.
Voi tremende d'abiflo
Implacabili furie , e tu f unefta
San
PRIMO. ir
Sanguinofà difcordia
Odio , Morte, terror 5 tutti v9 invoco
Pronubi alle mie nozze. Ardan per voi
Stiletto profanato
Le facrileghe faci.
E voi di fiori invece
Spargetelo di fèrpi , e di cerafte,
Sinché pallido efangue e tronco bufto
Quel Tiranno crudel per me fi (cerna
Dormir P ultimo fonno in notte eterna*
D'ira > e di ferro armata
Nemica , e difpietata
Al Regio talamo
Ti fèguirò.
L* odio, f orror , lo fcempio
Saranno i primi vezzi
Con cui P iniquo ed empio
Mio fpofo incontrerò*
D'ira 8cc.
SCENA DUODECIMA,
Polifonte , poi Anajjandro.
Poi. T Afciatemi ò cuftodi, le guardie partono,
-■-' Perdaffi ogni mifura
Con chi perde ogni legge , e fi prevenga
Un infàno furor, V ufcio è già chiufo. chiude
P ufcio
Ora ben t' avedrai femina ingrata
Quanto pofia un* ofìefa in cor Reale
Anaflàndro* Apre altra porta fegretaì
B 4 Anastì
if ATT O
AnasXjz voce del mio Signor qui giunge
A ferirmi 1} udito.
A qual alto tuo cenno ubidir deggio ?
Tutto mi fia men grave
Di queft' ozio profondo , in cui fèpolto
Tràrimorfo, eterror peno, e fofpiro.
Poi Ecco il tempo onde puoi
Goder dell'opre tue
Baftachemv^aflenta, e che tu dia
Fedele amico, il compimento a P opra,
/foar.Eccomi : vuoi ch'io torni
Nella Reggia d' Etolia , e colà fueni
Anche in braccio a Tideo
il mal guardato Epitide ? fon pronto.
Poi Morì già 1' infelice^ ftnzanoftra
Colpa morì. Ciò che al tuo Zelo io chiedo
E più facile imprefa. Efci in Itome,
Soffri, che tra catene
Ti rivegga Meflenia.
De la morte de figli, e del Marito
Accula la Regina , e attendi poi
Dalla mano Real di Polifonte
E grandezze , e te fori, ancor del trono
Vieni a parte fé vuoi , tutto è tuo dono.
jfnaslA Regina accufar ?
Poi Sì qual rimorfò ?
rfnas.QxidUo che piùriflènte un' alma ingrata.
xPoi In Merop e riguarda
La nemica comun.
/fcw.Ravifò in efla
Anco la mia Regina.
Po/.
PRIMO. ip
Poh Se n* hai pietà , la noftra morte è certa.
JfiMj.MioRè, non più : fi ferva
Alla noftra falvezza , e alla tua fòrte*
Merope accufèrò.
Poi. Caro Anaflandro
Della grandezza mia fido fòftegno
Per te dir pollò , è mio lo fcetro , e' 1 Regno.
In quello ampleflò
Io ti contegno
Tutto il mio cor3
Tutto me ftefiò
Prenditi in pegno
D'un grande Amor.
In quejlo* &C.
SCENA DECIMA TERZA,
Jnaflandrofolo.
NOn fi cerchi Anaflandro altro configlio
In un pelago fiamo , onde n' è forza
Ufcirne , ò naufragar. Fatta è la colpa
Neceffitàpernoi. Nei primi ecceffi
Anche gP ultimi a farli abbiam comeffi.
Partite dal mio fen reliquie eftreme a
D * onore e $ innocenza, e di pietà.
Non fi turba, non geme, non teme
Chi del fallo rimorfo non ha.
Partite. &<
Fine deir Atto Primo.
B % AT\
•MIX 20 X«*
"13
ATTO SECONDO
Epitt
SCENA PRIMA.
Epitide preceduto dafejio/òfeguito di Meffini^ Folifbn-
tè> e Merope.
Piagge amiche fortunate
Fefteggiate, il moftro è uccifb.
E con onde al mar turbate
Più non corra il bel pamifò
Piagge. &C.
Voi. Lafcia 5 che al fèno , ogenerofò , o prode
Del Meffenico Regno
Liberator perche V arretri?
Epit. Auvezze
Con le fiere a lottar Braccia fèlvagge
RicufànoPonordi Reggio ampleflo.
Mer* ( Oh Dei ! qual3 (e f afcoito, e qual fé9 1 miro
Mi fi della ne b Alma inufitato
Non intefò tumulto?)
W* Libero è il Regno, ogn' Alma efùlta , e fòla
Nelpublico piacer Merope è metta ?
Epìt. Che ? La Regina , oh Dei ; Merope è quefta
pr. Merope fi : non la Regina : un'ombra
Ì Sondi quella 3 che fui.
EfU.
SECONDO. **
Epit. Concedi ò Donna eccelfa
( Ah quali diffi Madre)
Ch'io bacci umil la nobil deftra.
Mer. (O bacio ,
Onde in lèno m'è corfo e gelo , e foco)
Poi. Come ? di Polifonte
Fuggir le amiche Braccia , e imprimer poi
Su colpevole man, bacio divoto?
Epit. Giurai di farlo , ed or na adempio il voto*
Poi. Perche il giurafti ? a chi ?
Mer. Straniero , Addio.
( Crefce in mirarlo il turbamento mio)
Epit. Trattenendola. Ciò, ch'efporrò, Regina,
La tua richiede 5 e la Real prefenza.
M^(OhCielMamia) parla, chi fei? che rechi?
Epit. Etolo io fon : Né Calidoni Bofchi
DelafaggiaEricleanacquiad Olenò,
Il mio Nome è Cleon*
Mr.DEtolia Vieni?
Epit. Vengo di Delfo, ivi delio mi traflc
Di faper la mia forte. Ove fi parte
La via tra Delfo, e Dauli
Trovai nobil garzon giacer trafitto.
Poi. Che ? trafitto un garzon tra Dauli, e Delfo
Quant* ha ?
Epit. Sei volte , e lèi rinato è il giorno.
Poi. Eftinto
Il ferito giaccea ?
Epit. Tanto di vita
Spirava ancor , che potè dirmi : Amico,
Moro : di mafiiadietì ,
Tur
m ATTO
Turba feroce, a le rapine intenta,
M' aflaffinò : nel fior degl' anni io moro •
Mer.Mifetol
Epit. DiMeflene
Ne la Reggia , fòggiunfe, a Polifonte,
Ed a Merope reca
Queft' aureo cinto, e quella gemma illuftre
Mie fpoglie , e mio retaggio.
Bacia per me di Merope la delira,
La delira fi , che forfè
Mi chiuderebbe in metto ufficio, e pio
Le gravi luci. Egli, in ciò dir la mano
Ch'io Itela a vea, ftrinfie a la fua , poi tacque
Gittò un folpiro, abbafTò i lumi, e giacque*
Mer* Qual funefta caligine m5 ingombra?
Qual freddo orror m' empie le vene, e V offa?
Sentì V Alma prefaga
L' infaufto annunzio* Oh defòlato Regno J
Oh Iconlolata Madre !
Epitide, il mio Amore, il mio conforto,
L' unico figlio , il caro figlio è morto.
VùL Tace né gravi mali un gran dolore
(Sappi occultar V interna gioia, ò core)
Mer. Ah che più tardi ? il cinto
Dov' è ? dov' è la gemma , antico dono
D' Infelice Regina.
Epit. E quello , e quefta
Eccoti, Regal donna ( al (ùo tormento
I Del mio inganno crudel quali mi pento )
Mer* Spoglie del figlio uccifo
Del mio mifero Amor memorie infaufte
Deflc
SECONDO. 23
DefTe pur troppo fiete
Ben vi rauvifo. Or che più cerco ? vieni
Per quefti ultimi baci
Per quelli amari pianti,
Vieni fui labro , ò cor , vieni fili ciglio ;
E morto il caro Figlio !
É&4 ( Refifto appena )
V. Al grido
Tutto rifponde il calò acerbo , e fiero*
Ma di Merope il pianto è Menzognero*
\fer. Quietatevi , ò fingultu Ornai l3 oggetto
Si cerchi alla vendetta, e fi rifiiegli
Qual dall' onda b ardor,P ira dal pianto.
Dimmi, òdeon, fologiaceal'eftinto?
Kr/« Senza compagno al fianco*
Mer. Turba di Mafiiadieri
Non l'affali?
Epit. Spoglie li tolfè e vita.
Mer. Di molte piaghe ò d' una fòla ?
HflU II fangue
Dapiùvenegl'ufcia*
Mer. L' ora.
Epit> Non molto
Doppo il meriggio.
Mer.E come
Semivivo reftò ? come il furore
Non finì di Alenarlo?
Epit. Forfè eftinto il credè*
Mfr.Nò traditore
Dì, che tu P ucciderti.
Ufi*. Io Regina , io V uccifi ?
24 jiir o
Mer. Tu infame. Erano fpoglie
Si vili , e quello cinto 3 equefta gemma
Non le curò la predatrice turba ?
Nel chiaro dì quel non li vidde al fianco?
Né quella al dito ? Ah barbaro fellone 1
Tu>turaflaffinafti,
Scufà j fé puoi , la tua perfidia. Il core
Me hdiffe al primo fguardo,or me 1 conferma
Quel mentir, quel tremar, quel tuo pallore»
Epit. Se colpevole io Ila
Mer. Sei traditore.
Col mio figlio fùenturato
Tu di Madre ò federato
Il bel nome a me togliefti
E fècola mia pace
Ed il mio bene.
Ma di Madre in quefto core
Reda il duol, redal* amore
Per far le mie vendette
E le tue pene*
Col mio. &c.
SCENA SECONDA.
Volt} onte , edEpitide.
Poi. TT\IMerope da X ire
■^La tua vittoria, e'1 mio poter t' è feudo.
Ella madrigna ai vivi
Madre parer vuol a*3 fuoi figli eftinti,
S > eftinti li bramò 3 perche li piange ?
JH Tutto è Menzogna : ò nulla cofta, ò poco
ad
SECONDO. *s
AcPocchio feminil pianto bugiardo.
Pace ad ombra ReaL Giorno G lieto
In cui per tuo valorfàlvaè Meffene
Fefteggi i tuoi fponfàli.
fyit. Imiei?
§/* Di quanto oprarti , alta Mercede
Avrai ne l3 Amorofà
Regal Vergine illuftre,
Scielta da Numi a te compagna, e fpofa:
Si , de T Etolio Rè la figlia Argia»
Sevagafia
Se fia vezzofa
La dolce fpofà
CheilCieltidie,
Se a me noi credi
Tu lo vedrai.
In quel bel vifò
Sta il vezzo e9 1 rifò
E rilucenti
Più che due ftelle
Sono ifuoi Rai.
Se vaga, &C,
SCENA TERZA.
Epitidefolo.
A me Nozze? a me fpofà? e fpofà Argia?
Ella appunto è P oggetto
Del mio Amor ; Polifonte
DeP odio mio : Ma della Madre, oh Dei!
11 Duolo è mio ipavento.
Me
*6 a rro
Merope, Polifonte, Argia, Meffene,
Gloria, Regno, vendetta, odio, ed amore*
Tutti voi fiete oggetti
Difpavento, e d'invito ai penfiermiei,
Il dibattuto cor qua, eia fi volve
Qual da turbine (pinta, arena, e polve.
Nave altera, che in mezzo all'onde
Neil' orror di notte ofcura
Aggitatadadue venti
Ferma ftà
Che non sa
Qual di lor la fpinge al porto.
Così 1* alma che fi confonde
Fra più ftimoli poffenti
Pelila fra fé qual è
Quel che giova al filo conforto*
Nave &C
SCENA QUARTA.
Stanze di
Merope , e Trajtmede.
Mer. T"\Unque Anaflàndro è in tuo potere?
Z^/T-L'Avinto
EMtraditor, fra ceppi, alta Regina*
Mer. Giufti Dei ! pur vi fece
Pietà la mia innocenza
Ametofto il fellon.
2n*/?Non lungi attende la pena fua
Mer. Qual r hai fòrprefò ? e dove ?
TrafDost più folto il Bofco
Ri
SECO N D O. 27
Ricufà il giorno* Egli fuggir volea.
Ma da miei pronti arcieri
Cinto temè la minacciata morte.
Mer, Già viene il traditor nel fofco volto
Di perfidia , e timor fpiega 1* infègne,
SCENA QUINTA.
Anajjandro.
Incatenato frkguardìe , e detti*
Inaf.TH'Oi mi tradite, inique (Ielle indegne*
Wer. * Qual colpa han di tua pena
GF altri innocenti ? al tuo fallir la devi.
inaf.k me la debbo è vero :
Io già fènto V orror, veggo i Miniftri,
S3arruotanolefcuri, ardonle fiamme*
\ler. Ma fiamme , (curi, e orribili tormenti
Degne pene non fian del tuo delitto.
Ina/Nè eguali al mio ximorfò. Errai , Regina.
\ter. E reo del mio dolore
Perche farti, perche ? de miei cuftodi
Era Duce Anaffandro.
4na/?Et2L tuo fervo.
rraf. Da lei beneficato ♦♦..♦.
4nafìE tra più cari.
Wer. E tù ingrato
^/Sacrilego.
Wer. Tra V ombre
TraffigeftiilmioRè.
tf»^Cre$fonte uccifi.
C CMer*
28 ATTO
Mer. Nèfazio d'una morte, e d'una colpa
Suenaftii figli miei.
AnafiCo$\a innocente !
Tra/. Confefla il fallo. A Merope^ f
Mer. Il traditor non mente* A Trafimvde%
Traf.Ordìl chi tal fierezza
Ti configliò?
Am/Mo\to a dir retta , e molto
Retta a fàper. Di publico delitto
Public o fia il giudizio. A la Meflènia
Io ne debbo raggion.
%£er> VaTrafimede,
Tofto raduna e popoli e guerrieri,
£ nella Rocca Eccella
Coftui ben cuftodifci : onde ei non fuga
La fùa condegna capital fentenza»
Spavento della colpa
E Trofeo diverrà delP Innocenza.
Tra/* Vanne , e fin che d5 Aftrea fovra il tuo capo
Cada la pena eftrema
Delcaftigo all° orror, perfido, trema*
Atta/* Perfido è ver cadrò
Ma nel mio fier deftin
Non cadrò folo.
Nel mio cader trarrò
Qualche piacer al fin
Da P altrui duolo.
Perfido, 8CC.
SCE-
SECONDO. 2 9
SCENA SESTA.
Merope> e Trafìmede.
Tra/. OEguitelo > ò miei fidi : il fuo caftigo
^ Ad affretar io parto :
Solo , pria di partir
Mer> Parla Trafim. concedi
Che sul timido labro elea un fofpiro »
Etidicaper me ♦ . ♦ > ♦
Mer. Sieguij ma prima
Rifletti, ò Trafimede,
Che a Merope tu parli
Vedova di Cresfonte, e tua Regina.
ma/; Ahimè !
Mer. Perche amutir ?
Tra/: Bada Così
Quel fofpiro» che miufcl
Reo, mi fa
Partir da te.
Al tuo core egli dirà
Ciò che tace il mio rifpetto
Serva , e peni il chiufò affetto
E ibi parli la mia fé.
JBaJiaScc.
SCENA SETTIMA.
Meropefola.
TRafimede t° intendo
Ma troppo del fuo duol piena è quell'alma
C 2 Per
& ATTO
Perche al tuo donar pofla un fol penderò,
Un empio è già ne lacci , e a te lo deggio,
Cadrà né fuoi V ufurpator Tiranno:
ReftaCleon, quefta vittima ancora
Appaghi i voti miei , e poi fi mora*
In mar Coli vafto
Tra venti fi fieri
Sidubii penfieri
Ondeggia quell'alma
E Calma non (pero, e porto non ho.
Son crude le pene
Son fieri i tormenti
E fènza vendetta
Mi fènto morire
E un tanto martire (offrir più non so,
LiMar.&C.
SCENA OTTAVA.
Sala Regia con trono efedili.
Argia fola.
r\Unque Epitide vive
L^ColNomediCleon!
ì Vincitori! onora, efiamio fpofò!
I pur è vero
-icifcoameneconfidòr arcano
toma del fuo partir.
)h prigionia foave >
j^er cui qui godo
torte fi beila,
! Ma
SECONDO. 31
Ma dove mai pofs^io
Ritrovarl' Idolo mio
Per poter dir a lui, che Argia collante
Vive, fòlpira, ed è fedele Amante.
Sentirli il petto acendere
Da amabile beltà,
E non poter ognora
Eller con chi s3 adora ((offrir,
E pena Cofi barbara, che non fi può
Ah fé poteffi almeno
Dirle che femprepeno
Havrebbe allor quell'anima
Riftoro alfùomartir.
Sentirfi&C*
SCENA NONA.
Epitide, ed Argia.
Epit.r\Uì Argia?
Arg.^QuUndoìmio?
Epit. ( Ad ella ancora
D'uopo è celarmi) Argia gli va incontro*
Arg. Caro Epitide mio
Epit, Piano Signora ,
Epitide non fon.
Arg.Come, nonfei ♦ ♦ ♦ . ♦
Epit. Non fon qual penfi.
Arg. E'I nieghi a gì' occhi miei ?
J?///.Già4diffi.
Arg. (Ah ! s'egli finge!
Fingaffi ancor ) palefà P eflér tuo.
Cs Epìt\
#* atto
Epìt. Abitator di felve : il Nome mio
ECleon.
Arg. Tu Cleon ? rimanti , Addio vuol partire.
Epiu trattenendola , Ahimè t' arrefta, e P ardir mio
Arg. Chefaprai dir, che vuoi ? (condona.
Epit La mia fpeme bearne gV occhi tuoi,
Arg. Olà, tanto ha di merto
Garzon Silveftre abbitator del bofco
Da prefumer cotanto ?
Epit. Cleon fon io , che col valor del braccio
Collanti bofco ombrofo
Atterrò tempio moftro, efiatuofpofo.
èrg. Spofo a me vii fèl vaggio ?
Spofa a Cleone Argia ?
Epit, Tale è il voler de Numi
E legge di chi Regna,
«rffrg*Equalvoler5 qual legge,
Hanno i Numi , ò chi Regna
Sopra un libero cor ? io del mio genio
Fò il mio voler, mia legge, in te riguardo
Il tuo valor, chepuote
Forfè efigger da me qualche rifpetto>
Ma non già 1 a Amor mio,
Che ad oggetto più degno io fèrbo intero.
( Ah fingendo rigor , peno da vero )
Epìt* Se ad Epitide il fèrbi
Porgi incenfi a un eftinto.
Arg, Eftinto ancora
In odio di Cleon , argia P adora.
Epit. Cara più non refifto : Argia condona
Epitide fon io»
Arg
SECONDO. 3B
Arg.Ea me celarti?
Epit. Colpa n3 è folo , oh Dei !
Quella neceffità ch°oggi mi vuole
Ignoto anche a me fteflò*
^frg* È di mia fede paventar fi potea ?
Epit. Nò , ma più tofto
Del noftro amor , che troppo incauto forfè
Palefitrmipotefle.
Arg. Nelle noftr' Alme intanto
Ei languirà taccendo.
Epit. Ama Cleon, pereflb
Lafcia, Argia, in libertà tutto il fuo Amore,
EdhavràT Amor tuo
Da Epitide in Cleon tutto il filo core,
A due
Epit. Prendi ò cara in quefto ampleflb
Di mia fede un pegno espreflò
Che pietofo il cor ti dà.
Arg. Brilla V alma , e gode il petto
A fi grato , e dolce afletto
A fi nobile pietà.
Argia parte, reftaCleon.
SCENA D ECIMA.
Merope : Trafimede :
Seguito di popoli^ efoldati*
Polifonte e detto,
Mer. CEguami Trafimede,
^Refti Cleon : prefente
C 4 Ai
34- ATTO
All'alto formidabile giudizio
Tutto vorrei , non che la Grecia , il mondo,
TrafiSol manca il Rè*
^//.(ChefSa?)
ÈL Sabilirò fui trono
Qui la vendetta, eia fortuna mia.
EchePfenzailmiovoto, e me lontano
V° è chi raduna , e popoli , e foldati ?
Mer. Mio ne fu il cenno, e quefto
Da che vedova fon , fu il primo , e'1 folo,
QuìfideePolifonte
L3 innocenza fuelare , e'1 tradimento :
Qui decretar la vita > e qui la morte
E qui veder, fé è rea
Del fangue di Cresfonte , e de fuoi figli
UnQ enjpfà Madre , ò un perfido vaffallo.
VùL Chidardovràl'accufà, echi punirla?
Mer. L3accu(atoriàrà Anaflandro , al fine
Tratto ne Ceppi , e voi
Voi Meflèni , Cuftodi de le leggi
Difenfori del Regno, e tu che fei, a Trafimede,
Del configho fovran regola e mente
Il giudice (are te*
Epit. Ella è innocente*
VoL Opra è degP alti Dei
L3 arredo d3 Anaflandro, ei qui fi tragga.
Saranno Trafimede, e la Meflènia
Il tuo giudice, e'1 mio.
2r0/f Facciati. Ad Anaflandro
Diaffi libero campo
Di favelas
E Me-
SECONDO. SS
E Merope, e Cleon, meco s'affida:
E tu Signor V eccelfb trono afcendi
A cui da noftri voti alzato foftù
M Nò nò , mi fpoglio anch'io
Del Reale carattere , che in fronte
M° imprimefte ò MefTeni
Reo Merope mi crede , e finche il voftro
Memorabil giudizio
Purghi il mio nome , e la mìa gloria aflòlva
Eccovi Polifonte
Non Rè, ma cittadino. Il Rè voi fiete,
Ed al vedovo trono io quelle rendo
Non mie , ma voftre alte Reali infègne.
Depone fai trono la Corona^ e lofcetro.
Merope or fentu In noi
V* è il Reo , v' è Y innocente*
Tu acculi Polifonte,
Te la Meflènia. Orsù la legge è quefta:
Algiufto la Corona, al Reo la tetta*
Vh a fèdere con gli altri*
Epìu Qual fia il Reo, voi lo fapete , o Dei.
Tra/: ( Tutti fono in tumulto i penfier miei)
Mer, Genii voi tutelari
Di quello Regno, e voi
Del mio Rè de miei figli
Che d'intorno m'udite anime belle,
Splendete ali3 Inocenza in rai di ftelle.
Vk a federe aljuo luogo*
C 5 SCE-;
W ATTO
SCENA UNDECIMA,
JnaJJandro
Incatenato, e detti.
##<*/Tp\Ove fono le (curi ? ove i miniftri?
■■-^Oveil palco di morte ?
U ho meritata vii, V attendo forte.
Tra/: L' avrai felon , V avrai , ma in più torment
In più pene divifa*
Anaf.k che minaccio ? io fono
L'uccifordiCresfonte, edefuoi figli*
Ecco il braccio , ecco il ferro, gitta unofiile.
Ecco il delitto , il teftimon V a prova.
7rv*/TNonbafta, del misfatto
Si cerca il fèduttor, nonilMiniftro.
Anaf.k quel duro cimento eccomi giunto.
Ch'io più teraea* Spietato
Fui per effer fedeU Deh ! quefto vanto
Non mi fi tolga in morte , e mi fi lafci
Portare a Radamanto
Un mio folo delitto, unfol mio pianto.
Mer. Nò , nò rompi cotefto
Silenzio contumace*
^/TOhDei!
pL Che tardi?
A forza di tormenti
Parlerai fé perfidi.
AnafSxi , via fi parli. Un traditor non mente,
Quaado in morir teme il rimorfo^l lènte
Cat
SECONDO. ì7
Cadde Cresfonte, e diede il colpo atroce
Merope
Mer* Ferma, e prima
Fifla in Merope un guardo, un ne ricevi»
Riconofcimi, e poi
Che colpevole io fia dillo , fè puoi.
Anaf.( Ahi voce ! ahi vifta ! inftupidita è V alma.
Sudo, tremo, vacillo, ardo, ed aggiaccio)
Poi. Merope non fi teme
Da chi è inocente , accufàtor che parli*
Né al fuo labro s3 infiilta. E tu Anaflandro*
Che più tacere? del giudice 1% afpetto,
E non l* ira del Reo fia tuo (pavento.
Efiu ( Temo su quelle labra il tradimento )
Ana/l^ Rimorfi Addio. Lice fé giova ) io manco*
Lo so, Mefièni, ala giurata fede,
Pur quello debbo al vero
Sacrificio funefto
Prima,che del mio fral fia fciolto il laccio;
Cadde Cresfonte , e diede
Merope il cenno, ed Anaflandro il braccio^
7r<*/TMerope il cenno ?
Poi. (Eccomi in porto)
Efìt.{ Oh Madre)
Mer. Io diedi
Il comando facrilego ? ove ? quando ?
Come ? perche ?
^fo^/TRegina ! ah ! f oflì flato
Sordo a tuoi prieghi : io fervo
Ubidir ti do vea* Tu V ufcio aprifti,
Tu l' ora, il ietto , il feno
Se
3* ATTO
Segnarti , in cui le piaghe
Poh Non più. Già fei convinta
Perfida Donna. La fèntenza è data,
Trafimedela feriva,
La MefTenia la fègni,
Vattene alla tua pena oggi t' appretta,
Al giufto la Corona , al Reo la tetta.
Le guardie circondano Merope , e Volifom
Prende la corona , e lofcetro*
Mer. Ah federato I ahtraditor ! Meffèni,
Popoli/Trafimede, è impoftor chi m> accufij
E Reo , chi mi condanna, inmefàlvate
Non la Regina offefà,
Non la fpola tradita,
Non la Madre dolente,
LMnfelicefàlvate e Y innocente*
Permenon v' è chi parli
Ofènta almen pietà ?
O Dei pur rei voi fiete
Vedete ora il cor mio
EpurfoffriteòDio
L° ingiufta crudeltà.
Per me Set
SGENA DUODECIMA.
Foli/onte, Irafimede , Epitidc , Ànaf-
fandro*
&/. ^TOnfiperdan momenti, oggi s^af&etti
^ i A Merope la morte*
E da
SECONDO. jf
E dal peggtor fecondo moftro indegno
Purghili ornai della Meflènia il Regno.
lofi Signore , il Regal (àngue
Onde Mer ope ufcì .♦.♦.©
1 Vani riguardi.
Sia mia cura punir l* Empio Anaflàndro,
E Merope la tua* Va , ferivi , adempì
La capital fentenza , e fé paventi
D° efler Giudice fuo , paventa ancora
Il tuo giudice in me. Voglio che muora*
<af. Parto a ubbidir ( Regina sfortunata)
m4 Ella a morir, MefTeni
Una Moglie Real mal fi condanna
Su V accufa infedel d'un traditore.
Ne la morte di lei
Voi fiete ingiufti , e un traditor tu &\> parte.
1naf.( Che viddi > egli è pur d'elfo ) .
&/. Si perdoni a Cleon cotanto ardire*
inaf.{ Cleone ? egli è delufò )
Volifontefà cenno alle guarde di Anaffandr*
Che fi ritirino.
K Soli ora fiamo , e pollò
Dirti : Amico fedel : per te Rè fono.
tna/Mà fotto il pie , non hai ben fermo il trono#
k Merope eftinta, onde temerne il crollo?
fea/D'EpitidedaPira.
b/. Può farmi guerra un nudo fpirto, un ombra?
tna/.Vivcin Cleoneiltuo Maggior nemico»
Ne V Etolica Reggia all' or che occulto
Vipaffai per tuo cenno.
40 ATT O
Più volte il viddi, eimpreflb
Reftò quel volto entro P Idea»
Vài T'inganni.
Anaf.No > non m° ingano , è dp eflb.
jk/. Grand infidie mi fueli > e grand* Arcano
A te il Regno dovea , debbo or la vita*
Pretto n> ha vrà tua fede*
Te n° aflìcura un Rè , degna mercede*
rdnafrt&\ dal tuo Amor la fpero*
JhL Ancor per poco
Sofri i tuoi ceppi. Olà cuftodi > in cieca
Stanza fi chiuda V empio : s'avanzano legnar
La fua pena ivi attenda,ed il fuo fcempio.(<#i
Torna a ceppi, e dentro il giro
Di duri (lima cattena
Il refpiro
A chiuder và#
( Son tiranno , ed efler voglio
Empio, ingrato,
Difpietato,
Così vuol ragion di ftato,
Per regnar Così fi fa )
Torm&c
SCENA DECIMA TERZA,
Jnajfandrofolo.
Otto , ma di mie colpe
La memoria vivrà grande , é temuta
M
SECONDO. 4M
Ombra Sarò d' Averno,
E havrò de gran delitti un Nome eterno.
Se il piede mi legate
Cattene difpietate
Per nuove colpe ancora
Ho il core in libertà.
Pria che mi veda il fato
Mifèro e difperato,
Il cor mi manchi, e Mora
Vittima all' empietà.
&#/&C.
Fine dell' Atto Secondo.
AT
4*
A T T o
\Zt ?0£?Q??^^^^?Jw*?]#?J&?iO^éA'i»?©?5!
ATTO TERZO.
SCENA PRIMA.
Giardino
Poli/onte^ ed Argia*
Toh 'M'Oa arroflìr, Cleon piacque al tuo core
Arg. ^ Eletto dagli Dei degno è d' Amore.
toh E fi tofto obliarti il primo Amante ?
Arg^U infelice è già morto,
E non ardon le fiamme in freda polve.
Toh Ardon, Argia, ma fia Cleon tuo fpofo :
Nonturberan tue nozze
Del tuo diletto Epitide il ripofo.
Arg* Qual favellar ?
Voi. Non è più tempo , Argia
Dinegar, di tacer ciò, eh' è già noto*
Arg> E che ?
toh Troppo mi offende il tuo timore.
A Merope fi taccia iniqua Madre,
E non a Polifonte anima fida
Di Epitide il deftin. ■
Arg> Stelle!
TERZO, 4B
Voi Egli vive
Lo so, in Cleon* Licifco
(Giova il mentir) me ne affidò 1* arcano.
Viva egli lieto , e regni.
drg* Signor, chefù'ltuo cor Regno hai più gran-
Di quello 3 che rifiuti^ (de
Perdona , fé tQoffefe il mio timore*
VoL Fu giufto 5 e lodo il tuo gelofo Amore,
E tal lo cuftodifci , in fin che fpira
L* iniqua Madre. A lei fé chiede il figlio
Vivo lo niega , e lo compiangi eftinto*
Che fé noto a lei fofle il fuo dettino,
Spinta da quel furor , con cui trafifle
E la prole, e il confòrte,
Potria quella crudel darli la morte.
drg. A queft9Alma amor infegni
A tradir con ficurezza,
A ingannar con fedeltà
Se giovar ponno i miei fdegni
Bel mio ben alla fàlvezza
Sdegno ancor fi fingerà.
SCENA SECONDA.
Polifonte, poi Anaflandro,yM Preterì.
rk T Ratto à miei cenni, ecco Anaùandro ( è
-■-Tradire il traditore) (giufto
dW/Eccomi t ma tra ceppi , e tu nel foglio.
Si ritirano gP Aratri ad uà atm» di
lolifìnte,
D Son,
44 AtTO
Son lubriche Anaflandro ? efòngelofe
Le fortune dei Rè. La mia vacilla
Se tu non la foftienù
i/fo^Echepiùrefta?
Voi. Ilpiùreftaomiofido.
^i/TSaiqualcor, fai qual fede
VoU E fede, e core
(Temo, che al rio cimento innoridifca)
Ana/lRòfyitto^ ho (àngue, ho vita
Da offrirti ancor. Per altri
EfTer vile potevo : per te fon forte.
Voi Efèchiedeffia te ♦
Anaf.Q\&ì
Voi. La tua morte.
Ana/ÌL& morte mia ?
Voi. Sol quefta
Afficurarmipuò la pace, e il trono,
E quefta a te richiedo ultimo dono*
/foayXm Dei ! fi ria mercede a me tu rendi?
Voi In fèrvire al (ùo Rè premio ha il vafiallo*
Ana/Sti Rè , ma tal ti feci*
Voi. Equeftoèilgrande
Delitto da punirli,
Sei Reo del mio rofiòr, finche tu vivi.
./^/CSemitemi vicin, dammi PEfilio :
Volf E vicino, e lontan, fei mio periglio, (eteri
Arcieri, ola l a quel tronco / avanzano gì* Ar-
Si confegni il fellon. Ne Aringa il nodo
La fila ftefla cattena, vien legato alt* Albero
Bersàglio a voftri colpi
L; empio fia tofto. Intenda
II
TERZO. 4S
II popolo da voi la fùa vendetta
Sacrificio più illuftre a fé m^affretta.
De voftri Dardi
Sia ftabil fègno
Poi deDmiei (guardi
Sia dolce oggetto
Quel core indegno
Del traditor.
Io parto , oh mifero,
E nel mio afpetto
Rifparmio alla tua morte
Un grande orron
De voftri &C.
SCENA TERZA.
Anaffandro.
Legato per ejfer faettato da gli Arcieri*
E Trafimede.
Trafittali muori* Empio ? e nondafli
V< A publico fallir publica pena?
-^z/Delle mie fceleraggini ecco il frutto.
Traf. E ben ne paghi il fio.
y^*/Giufto il confeflò
Duolmi, che ancor non ì abbia
Chi di me più per verfo or ne trionfa*
Trafi Merope ancor Morrà.
^i/TMerope ? oh Dei !
Non morrà, ch^è innocente,
| E 2 Mor-
4* /7f 0
Morrà Epitide ancor. Vivrà il Tiranno.
Mifera patria mia ! tardi ti piango.
Traf* Da tronche notte alti mifteri apprendo,
O altnen li temo. Arcieri
Che Meffeni pur fiete
Giova al public© ben , che fòl per poco
L3irreparabil morte
Si fofpenda a coltui. Sciolgo i fuoi lacci*
Lo riconfegno a voi. Non fi trafcuri hjcm
glie dalP albero
Ciò che il Regno riguarda, e poco importa
Che più prefto , ò più tardi un Empio mora»
Anaffòò , non chiedo perdono.
M'oda Meflene , e poi morir mi faccia
Ella, Numi, il protetto
Ella è più Rea di me , (e non m* afcolta.
Jra/TPer le più occulte vie
Guidatelo a fuoi giudici* Da lungi
Vi feguirò. Parte.
Anaf.Qon palefarl' inganno
Farò ancora tremarti ò mio Tiranno*
Un raggio ancor fi vede
D^ intorno alla mia tomba
Serpendo a ballenar.
Ma è un lampo che precede
Il fulmine, che piomba
Un1 empio ad atterar
Un raggio &c.
SCE-
TERZO. 47
SCENA QUARTA.
Stan&edi Merope.
Meropc con lettera chiufa in Mano , poi Trafimedc.
Mer. A Merope il Tiranno un foglio invia?
-**Di mia fatai fentenza
Qual fia il tenor, forfè m°annunzia ; Il leggo
Con quell* ifteflb cor,con cui V attendo, apre
Legge (ilfogito,
Merope alla tua morte
Debbo qualche pietade.
D' Epitide tuo figlio
Cleon fu 1Q aflaffin , prove ficure
N' hebbi da fido meflb ( oh traditore )
Or, che T Autor né certo, a te lo dono.
Nelle fteflè tue ftanze
Egli verrà fra poco* Ivi il tuo figlio
r, Vendica, ivi il mio Rè, cofi vedrai
ChenonèPolifonte
Quel tiranno , che penfi , e qual lo fai.
Vien Trajimede : e Merope lo incontra*
Trafimede per anco alla mia morte
Un refpiro vi refta*
Zna/TEqualmai?
Mer. Polifontein quefto foglio
Dona alla mia vendetta
In Cleon Y uccifòr del caro figlio.
Tni/TGran conforto a tuoi mali !
Mer* Il doverlo a un tiranno aflai mi duole
D 3 Pur
4* ATTO
Pur non fi perda, Trafimede io voglio
Veder Cleon, fargli temerla morte,
Pria , ch'ei la lènta. Va, (èco mi lafcia,
Poi fé altro cenno mio non tei divieta,
Fa, cheinufcirdaquefte fòglie, il fio
Paghi del fuo delitto,
Da la tua fpada , e dall' altrui traffitto.
Traf, Efeguiròil tuo cenno,
Mer. Altro non chiedo.
Affai per me tu oprarti,
Io per te nullla poffo.
Figlia, e Moglie di Rè, vicina a Morte,
Son cofi fuenturata, (ta
Ch' ho un folo Amico, e morir deggio ingra-
Traf. Amico , no9l diretti
Se vedeflì il mio cor. Reo tuno'lfài
E Reo di grave colpa*
Mer. E di qual mai ?
Traf. Chiedilo alla mia ftella, a tuoi begP occhi,
Altuomerto, al mio core,
Eallorfàprai, chela mia colpa è A
Mer> Taci,
Che fé t* afcolto appien, la mia virtudc
Più non può perdonarti.
Irafi O perdono ! ò virtù!
ftterXafciami , e parti.
Trafl Occhi amati io partirò
Per conforto del mio cor
Vi dimando un guardo fòlo*
Vendicar all'or faprò
Con
TERZO. 49
Con più forza e più valor
La mia pena 3 e il voftro duolo-
Occhi* &C
SCENA QJtINTA.
Merope, f /w/ Epitide.
Mer. Triglie di giufto fdegno , ire di Madre
* E tempo di vendetta
Lungi ò pietà. Cada 1 ' iniquo efangue
Ali3 uccifo mio figlio . . ♦ .Eccolo, ahi vifta!
Epit. Per comando Regai di Polifonte
A te vengo ò Regina*
MenDì, che vieni crudel, perche il mio pianto
Ti ferva di trionfo. Armata d'ira
Volea chiuder nel petto il mio dolore,
E non darti la gloria
D>un Barbaro piacer. Ma al primo (guardo
Cede 1° ira , e più forte
E al mio penfier 1° Idea del figlio uccifo
Che agi* occhi miei dell* uccifòr 1* afpetto
Godi perfido > godi. Ecco il mio pianto
Le gotte inonda , e inumidifee il ciglio
Inumano Cleon ! povero figlio.
Epìh ( L* odo e non moro , e taccio )
Perdonami ò Regina , è ver fon reo, "
Ma non è la mia colpa
La morte del tuo figlio. Il duro a vifo
Io te ne diedi , e la mia colpa è quella.
D 4 Le
so A T TO
Lelachrime, chefpargi,
Tulefpargiperme*
Afcr.Pertefpietato
Vantane il bel trofeo, per te le fpargo,
Ma poco ne godrai* Tremane , e fenti*
Pochi, pochi momenti
Tireftanodi vita ;
Sù°l primo ufcir di quefte fòglie, al fianco
Havrai la mia vendetta , e la tua Morte.
Epit* ( Ah J non refifto più , tempo è che parli )
Quel figlio, che tu piangi
Mer. Empio tu T ucciderti.
Epit. Il tuo Epitide .♦♦♦..
Mer* Mio , tu me V hai tolto.
Epit. Madre . ♦ , . .
Mer. Più tal non fono
Doppo il tuo tradimento.
Epit. Tornerai, fem3a(colti, ad efler Madre.
Mer. Parla.
Epit. Epitide vive*
Mer* Il so x trai' ombre
Del cieco Regno*
Epit. Ei vive " (fte
Qual tu, qual io ; quefto è il fùo Cielo, e que-
Sono 1 y aure , eh' ei fpira*
far. E vivo il figlio mio ?
ppit. Te'l giuro, e9l vedi, e3lfentijequelfon io
Mer* Quello tu fei ? ah vile !
La minacciata morte
S9è fatta tuo (pavento » e per fuggirla,
Mi
TERZO. 5*
Mi vorrefti ingannar, màquefta volta
Non ti varrà la frode*
fyit. Ah Madre
\ter. Tacci. . .
Sol, perche Madre fon, temermi dei.
?/>*/. Taccerò, morirò, ma pria chpio mora
Ti parli Argia, ti parli
La mia fpofafedel, credi air amante
Ciò che al figlio ricufi.
Mer. Olà, Sfaccia
Venir q uì Argia. Sofpendo
Sol per brevi momenti il tuo deftino ;
Ma d'Epitidefei l'empio Aflaffino.
Epit. Quando faprai chi fono
Si fiera non farai
Né parlerai Così*
Brama lafciar le fponde
Quel paflagier ardente
Tra l'onda poi fi pente
Se ad onta del nochiero
Dal lido fi partì.
Quando &c«
SCENA SESTA.
Argia, eludetti.
Epit. più non fi nieghi il figlio ad una Madre
* Parlò la mia pietade
Ora parliil tuo Amor, Dillo alma mia
Bella diletta Argia.
D s *&
sz ATTO
Arg. A chi parli ? chi fèi ? cP onde a tè nafce
Tanta baldanza , ò frenefia d5 Amore ?
Qual, Regina, è coftui( cauto mio core)
Epìt. Eh non finger mio Ben, V arte non giova
L' arcano è già {belato
Tu lo conferma. Io fon tuo fpofò,io quegli ♦ .
Arg. Intendo. Unmoftro uccifo
Ti dà qualche ragion fò vra il mio core.
Epit. Nò , nò : dì, che in me vedi
Della Meflènia il Prence ,
EdiMerope il figlio.
Dì, cheEpitideiofòn.
Arg, Nò, tu noi fèi.
Mer. (Quello non fèi. Già certa
E la perfidia tua. Parlò 1* Amante,
Né s'ingannò la Madre,
Epit, I Numi attefto*
Arg, Spergiuro èiltraditor, a Meropey
Non ti do fede, aEpitide^
Epit, Quefto pianto , ch9io verfb .♦.♦..
Mer, Per te lo fparfi anch'io, non t'ho pietade.
Parti.
Epit. Oh Dei!
Mer* E ancor t' arrefti ?
Epit, Io fono il figlio tuo , a Merope
Uer. Più non t 9 afcolto.
|pi/Jl tuo fpoiò fon io, ad Argia
\lrg. Non ti conofco.
|#* Spofà . ♦ . . Non mi conofci ? ad Argia
Madre ♦ ♦ ♦ . tunonm9afcolti,<*Mr.
E pur fono il tuo Amor, ad Argia
Sono
TE R Z O. SS
Sono il tuo figlio, a Merope
Parla màfei infedel, ad Argia*
Credi Ma fei crudele Merope,
Oh Dei ! (campo non ho, non ho
configlio* Iti
& Spofa&Q.
SCENA SETTIMA*
Merope, ed Argia*
Mer. fallali ma intenerì , quafi fedotta
v<llfuo pianto m9havea.
4rg> Tutto è bugia*
Mer. Ne pagherà le pene,
Anzi in quefto momento
Quel cor fellon cade fuenato alP Ara
Dell* Infelice Epitide tradito.
me. Come ? fùenato ?
ibr.SÌ : dato era il cenno,
E fuor di quefte foglie
Al varco l'attendea lamia vendetta.
dr*. Ah ?và, corri, fofpendi . . . . ;
ftf^.Qualpallor?qualpietà?tardo e il configlio
Perii' empio Cleone.
dr*. E nelT Empio Cleon perì il tuo figlio.
M*lchefento?ohDei! Cleone
Cleone è il figlio mio ? perche tacerlo ?
Perche negarlo ? Amici (P°>
Numi foccorfo* Ah s'io non giungo a tem-
Sonmifèradel pari, e federata
Vuol par tir e* Polifonie la trattiene.
SCE*
S+ ATTO
SCENA OTTAVA.
Polifonie e detti.
Poi. "pErmati , arreda il pie, Madre fpietata.
Mer>*~ Oh furia , ohtraditor !
M T? affligge il colpo,
Perche darne il comando ?
Mer. Da te ingannato iniquo moftro e rio.
VoU Per te Epitide è morto,
E furia , e moftro , e traditor fon io ?
SCENA NONA. \
Trafimede , e detti.
Tra/: TOEgina
Mer* "La mia morte
Compiici ò Trafimede. Il cenno . . . il figlio
Deh parla a che amutir?
Tra/. Quanto dovea
Fido efèguii.
\Mer. Barbara fede ! iniquo
i Cenno ! crudel Miniftro !
I Mifera Madre J
\flrg. Che ? tu l'amor mio
; Tu Epitide uccidefti ?
^ra/Diqual furor
$&er> Un ferro per pietà. Chi mi dà morte ?
Voi. Te la darà fra poco
Quallamerti > una (cure.
Ar-
TERZO. SS
Argia, Duce fi lafci
Coftd con le fue furie, e coni9 Idea
Defuoi misfatti enormi
Andiamo ad affrettarle il fuo caftigo.
\ter. Già Reo del fangue mio nel figlio uccifo
MeTrafimedeancorpaffiiltuo brando.
fa/; Io Reo ? lamia gran colpa, e tuo comando,
Wer. Argia gP ultimi pianti (p^u
Teco anch'io verferò, sù'l figlio Amato.
Kg, Me il Tiranno tradì , te l' empio Fato*
Provo or penando
Cheperfèrbare
Tropo la fede
Amor inganna.
Pietade ufando
AlMdolmio
Già veggo oh Dio
Che fui Tiranna.
SCENA DECIMA,
s
Meropefola*
Ei dolor, fei furor, ciò che m' ingombri
, Dove, dove mi guidi?
Moftri, fpettri, chifiete, a che venite?
Polifonte ! ah Tiranno J
Anafiàndro ! ah {pergiuro !
Che turba è quella ? intendo.
Ecce»
S6 ATTO
Ecco il velo funebre , ecco i Miniftri :
Ecco la morte mia. Su che fi tarda ?
Crudeli affrettate
Il colpo, che attendo
Il collo già ftendo
Alvoftro furor*
Màalmenrifpettate
Quel ombra innocente
Che veglia dolente
In guardia al mio cor.
Efcimi tutto in lagrime (dolor.
Sangue 3 che ancor dai vita al tuo
Crudeli &C«
Qual ferro è quello ?
Inqualfènoeifi vibra ? Trafimede
Ferma. Quegli è mio figlio
Caro Epitide oh tanto
Giàfòfpirato e pianto
Mio dolce Amor : pur fàlvo
E ti trovo, e t5 abbraccio
Oh Dio qual mi lufingo
Apro al figlio le Braccia, e l* aure Aringo.
Segue il fuo fido
La rondinella
Abbraccia il lido
La Navicella
Se laccio infido
Nonlaritien*
Al figlio mio
Mi
TERZO. $7
Mi giuda Amore,
Ma fier dettino,
Ma un traditore
Me ? hanno, ohDio,fuelto dal fen.
Segue &C.
SCENA UNDECIMA.
Polì fonte , e Irafimede.
Salone Imperiale chiufi da cortine, nel mezzo delle
quali ( aprendoji ) fi vede il rimanente.
tra/. Clgnor tutto è già pronto : un' alma iniqua
^Quì avrà la pena fua : qui un Rè la pace.
Voi Merope ancor non giunge?
Traf. 11 Reo va tèmpre
Con lento paflò a morte*
Poi. Strafcinata ella venga,
Se volontaria il niega, e collo, e mani:
Di funi auvinti , e traggali V indegna
Al fanguinofo aitar della vendetta.
SCENA DUODECIMA.
Merope*
Fra guardie y ejùdettu
Mer. \ TErope non afpetta
W± d> effer tratta a morir* Libera viene,
NèvuollaRegalmano
L' oltraggio foferir di tue catene.
»
Su
st ATTO
Su dov°è lamia morte ?
Da chi r avrò , da (cure Pio ftendo il capo.
Da ferro ? io porgo il feno.
Siatofco , fiamma, fia laccio, ruvina,
Qualcunquefia, Mefleni,
Morirò sì : ma morirò Regina.
M Tu oftenti per virtù la tua fierezza,
Ma farò , ch'ella tremi»
Vedi colà fttenato
Efuenatoda te giace il tuo figlio*
Aprir infaufta (cena 5 efiffail guardo
Su quelle , che pur fono ,
Trofeo di tua barbarie, orride piaghe.
Se poi tarda pietà ti chiama ai bacci,
Bacciale pur , ma con qual legge or fenti.
Su ;1 freddo bufto efàngue
Mano a mano, fèno a feno, e bocca a bocca
Ti leghino ò crudel ferree ritorte,
E tal vivi fin tanto
Che il cadavere ifteffo a te dia morte.
-^.Sacrilego!
%af. Inhumano !
Mer. Che afcolto ? ahimè ! ne V alma,
Per qual via non ufàta entra F orrore.
AvernononTavea, l'hàPolifonte.
M EperMeropeThabbia
Via: che più tardi ?
Mer. Al tuo furor fi ferva.
Chi sa, che al primo fgardo, al primo bacciò
Io non mora ! su voi > vifcere amate ?
Oh
TERZO. S9
Oh Dei ! trema la mano, il pie sorretta.
ì/à per aprire , poi Ji ritira,
S'offufca il guardo. Io non ho cor
PoL Non T hai,
E fi fiera il vantarti?
Orsù, già t'apro io fteflb
1/ apparato letal, da voi Mefieni,
Sia il mio cenno ubbidito*
Mira Epitide , e quegli ahi ! fon tradito*
Al cenno di Polifonie s* alzano le cortine >
E danno luogo alla vifta del rimanente.
SCENA ULTIMA.
Epitide^ Argia, AnaJJandro
E detti, Efeguito di [oldatì*
lEpit. Ol, Epitide fon io*
Mer. ^Deh figlio !
Ept. Or non è tempo , a Merope, (fìnte,
Sono il tuo Rè, tuo punitor, tua pena a BU-
Quefti delle tue colpe , accenando Anajfandrot
E il teftimon : lo raffiguri ?
Poi. Ohftelle!
Vive Anaflàndro ancor?
Ana/.Vivo ò (pergiuro
^ Pertuoroflbr, per tuo tormento, ò iniquo.
Poi. Trafimede, Meflèni , ali * Armi, all' Armi.
Al voftro Rè s'infulta, Ira ed inganno
S'armano à danni miei.
Tutti Muori ò tiranno.
PoL Muori? chi mi difende?
E Ah
€o ATT O
Arg. Traditor !
Voi. Soccorfò.
Traf.O federato ì
VoL Pietade*
Mer. Di Cresfonte
L>avefti, e de miei figli?
VoL GÌ5 uccifi è ver : pietade*
Efìt. L5 avrai, ma fòl da morte. Entro il più chiufò
Della Reggia fia tratto, e là s' uccida*
Voi Crudel , le così giufta è tua vendetta*
Perche qui non Y adempì ?
Epit. Ove il padre uccidefti , ove i germani,
Tu dei morir. Più orribile a tuoi lguardi3
Dove peccarti apparirà la morte.
VoL Andiamo. Con qualche pace
Morrò da voi lontano.
Felice me, fé meco
Trarrlo poteffi al baratro profondo
Merope, Epitide, laMeflenia, e°l Mondo.
Varie
Mer. Vada con le fue furie* Impaziente
Già corro ad abbracciarti
Oh figlio!
Epit. Oh Madre!
A due oh gioia ! oh amore ! oh vita !
Mer. Qual Dio ti prefervò,chi a me ti refe ? è
Tra/: D * AnafTandro il rimorfò
Fu la comun fàlvezza
All'orche eftinto egli cader dovea
Da tronchi accenti
Màdamebenintefi
Che
TERZO. **
CheCleoneraEpite,
Che innocente eri tu.
Ben io comprefù
Mer. Percheamelotacefti ?
ì Tra/. Più che parlar, ftimai fano configlio
Rendere dal mio ferro
Alla Madre innocente illefo il figlio*
Anaf.Oi , che gran parte
Riparai di quei mali, onde fon reo,
Suplice a piedi tuoi chiedo la Morte,
Epiu V Efilio ti punifca , e ti perdono.
Trafimedeatedevo
E vita , e fcettro , a te mia fpofa il core,
A te Madre, quant' ho,
Cor, fcettro, evita.
drg. Olpofo !
Mer. O figlio !
Traf. O generofo ! e degno !
Af^TaldadueMoftri
E'perteialvoilRegno.
Coro.
Doppo P orribile
Fiero timor
Di pace, e giubilo
S'empia ogni cor*
\ Vinto è l'orgoglio
Spento è'iterror
Ove ha la gloria
Fede, e valor.
Fine del Dramma.
Se
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