Skip to main content

Full text of "Monitore zoologico italiano"

See other formats


MONITORE  ZOOLOGICO  ITAIJANO 

(Pubblicazioni  italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 
ORGANO  UFFICIALE  DELLA  UNIONE  Z00L0GICA  ITALIANA 


D1KETTO 

DAI     DOTTOKI 

GIULIO  CHIARUGI  EUGENIO  FICALBI , 

Prof,  di  Auatouiia  umana  Prof,  di  Anatouiia  comriarata  e  di   Zoologia 

ncl  It.  Istituto  di  Studj  Superior!  di  Fireuze  uella  It.  Universita  di  Pisa 

(JON     LA     CULL ABO KAZIONE 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  UIACOMINI  E.  (Bologna)  -  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Milano 
LOPEZ  C.  (Pisa)        STADERINI  R.  (Siena) 


Vol.  XXXI  —  Anno  XXXI  —   L920 
(Con  30  figure  e  5  tavole) 


IN    FIRENZlil 
MCMXX 


INDIOE   DEL  VOL.  XXXI. 

(Anno  XXXI,  1920). 

BIBLIOGRAFIA 

N.B.  —  In  questo  volume  e  contenuta  la  Bibliograna  dell'annata  1920  e  la  con- 
tinuazione  di  quella  delle  annate  precedenti. 

A.  —  Parte  generate.  Pag.  141. 

I.  Bibliografia,  Storia  e  Biografia  zoologica  e  anatomica.  Pag.  141. 
II.  Scritti  zoologici  d' indole  filosofica.  Pag.  143. 

III.  Scritti  comprensivi  e  van  di  Biologia,  di  Zoologia,  di  Anatomia  e  di    Fisiologia. 

Periodic!.  Pag.  143. 

IV.  Gonologia,  Ontogenia,  Teratologia.  Pag.  145. 
V.  Citologia  e  Istologia.  Pag.  146. 

VI.  Tecnica  zoologica,  anatomica  e  microscopica.  Pag.  148. 
VII.  Allevamenti,  Giardini  zoologici,  Acquari,   Collezioni,    Musei    ed    altre    Istituzioni. 

B.  —  Parte  speciale.  Pag.  161,  193. 

1.  Invertebrati  in  genere.  Pag.  161. 
II.  Protozoi.  Pag.  162. 
HI.  Diciemidi,  Ortonettidi,  Trichoplax  e  altri  Invertebrati  d'incerto  tipo. 

IV.  Spongiari. 

V.  Celenterati  (Cnidari  e  Ctenofori).  Pag.  163. 

VI.  Vermi.  Pag.  163. 

1.  Scritti  generali  o  su  piu  che  una  delle  divisioni  del  gruppo. 

2.  Platodi.  Pag.  163. 

3.  Rotiferi  e  (iastrotrichi  163. 

4.  Neraertini. 

5.  Briozoi,  Foronidi,  Gephalodiscus,  Rhabdopleura. 

6.  Brachiopodi  163. 

7.  Enteropneusti. 

8.  Sipunculidi. 

9.  Echiuridi. 

10.  Nematodi,  Desraoscolecidi,  Chetosomidi.  Pag.  164. 

11.  Acantocefali. 


12.  Chetognati. 

13.  Echinodori. 

14.  Anellidi.  Pag.  164. 

VII.  Artropodi.  Pag.  164. 

1.  Scritti  generali  o  su  piu  che  una  delle  classi. 

2.  Tardigradi. 

3.  Pantopodi  o  Picnogonidi. 

4.  Merostorai  o  Limulidi. 

5.  Aracnidi.  Pag.  164. 

6.  Grostacei.  Pag.  165. 

7.  Proto trachea ti  o  Onicofori. 

8.  Miriapodi 

9.  Insetti  o  Esapodi.  Pag.  105. 

a)  Scritti  generali  o  su  piu  che  uno  degli  ordini.  Pag.  165. 

b)  Alter  igoti  o  Tisanuri. 

c)  Architteri  o  Pseudonevrotteri  e  Mallofagi. 

d)  Ortotteri.  Pag.  165. 

e)  Rincoti  o  Emitteri,  e  Fisapodi  o  Tisanotteri.  Pag.  166. 

f)  Coleotteri  e  Strepsitteri.  Pag.  166. 

g)  Nevrotteri.  Pag.  i67. 
h)  Imenotteri.  Pag.  167. 
i)  Bitter i.  Pag.  168. 

k)  Afaniiteri. 

I)  Lepidotteri.  Pag.  168. 

VIII.  Echinodermi.  170. 
IX.  Molluschi.  Pag.  170. 

1.  Scritti  generali  o  su  piii  che  una  delle  classi.  Pag.  170. 

2.  Antineuri. 

3.  Gasteropodi  (Prosobranchi.  Rteropodi.  Opistobranchi.  Pteropodi.  Polrao 

nati).  Pag.  171. 

4.  Scafopodi. 

5.  Lamellibranchi,  Acei'ali  o  Pelecipodi.  Pag.  171. 

6.  Gefalopodi.  I »;»■?.  171. 

X.  Tunicati.  Pag.  171. 

XI.  Leptocardi  o  Anfiossidi. 

XII.  Vertebrati.  Pag.  193. 

I.  Parte  generale. 
II.  Parte  anatomica.  Pag.  193. 

1.  Parte  generate. 

2.  Struttura  esteriore. 

3.  Apparecchio  tegumentale.  Pag.  193. 

4.  Vpparecchio  scheletrico.  Pag.  194. 

5.  Vpparecchio  museolare.  Pag.  194. 

6.  Apparecchio  intestinale  con  le  annesse  glandole.  Pag.  194. 


7.  Apparecchio  respiratorio.  Pag.  195. 

8.  Tiroide.  Paratiroide.  Timo.  Corpuscoli  timici.  Pag.  195. 

9.  Apparecchio  circolatorio.  Milza  e  altri  organi  linfoidi.  Pag.  195. 

10.  Cavita  del  corpo  e  membrane  sierose. 

11.  Apparecchio  urinario  e  genitale.  Pag.  196. 

12.  Ghiandole  surrenali.  Organi  cromafflni,  etc. 

13.  Apparecchio  nervoso  centrale  e  periferico.  Pag.  196. 

14.  Organi  di  senso.  Pag.  197. 

15.  Organi  produttori  di  luce,  di  elettricita. 

16.  Anatomia  topograftca. 

17.  Teratologia.  Pag.  198. 

III.  Parte  zoologica.  Pag.  198. 

1.  Scritti  generali  o  su  piu  che  una  delle  classi. 

2.  Giclostomi. 

3.  Pesci.  Pag.  198. 

4.  Anfibi. 

5.  Rettili. 

6.  Uccelli.  Pag.  198. 

7.  Mammiferi.  Pag.  199. 

8.  Antropologia  ed  Etnologia.  Pag.  200. 

Apjjendice:  Antropologia  applicata  alio  studio  dei   pazzi,   dei   crimi- 
nal]', etc. 

C.  —  Zoologia  applicata. 

1.  Zoologia  medica. 

2.  Zoologia  applicata  alFagricoltura  e  alle  industrie.  Protezione,  Caccia,  etc. 


COMUNICAZIONI  ORIGINALI. 

Arcangeli  Alceste.  —  Osservazioni  sopra  il  rene  cefalico  dei  pesci.  (Nota  prelimi- 
nare).  —  Pag.  46-55. 

Borri  Celso.  —  Sopra  il  uumero  e  la  situazione  degli  stigmi  toracici  negli  Aeri- 
didi.  (Con  rig.).  -  Pag.  22-29. 

Brian  Alessandro.  —  Descrizione  di  una  nuova  specie  di  Copepode  harpacti- 
coide  del  gen.  Idya  (I.  ligustica  n.  sp.  mihi)  proveniente  dai  materiali  del  La- 
boratorio  Marino  di  Quarto.  (Con  6  figg.).  —  Pag.  30-35. 

Bruno  Giovanni.  —  Nodi  trasvorsali  e  strie  intercalnri  del  miocardio.  (Con  4 
tig.).  —  Pag.  109-120. 

Busacca  Archimede.  —  Sulle  vie  efferenti  delle  eminenze  quadrigemelle  del  Ca- 
ne.   Nota  preliminare.  (Con  2  fig.).  —  Pag.  125-130. 

Galzavara  Domenico.  —  Sul  mnscolo  subanconeo  dell'uomo.  —  Pag.  155-159. 

Colosi  Giuseppe.  —  Liraacidi  ed  Arionidi  couservati  nel  R.  Museo  Zoologico  di 
Firenze.  (Con  5  fig.).  —  Pag.  61-7:!. 

Colosi  Giuseppe.  —  Contributo  alia  conoscenza  degli  Rntoraostraclii  libici.  (Con 
4  fig.).  Pag.  120-124. 


—   YI   — 

Cognetti  De  Martiis  Luigi.  —  Nuovo  contribute)  alia  conoscenza  delle  Gregarine 

Monocistidee.  (Con  2  tig.  nel  testo).  —  Pag.  149-155. 
Crescenzi  Giulio.  —  Di  una  rara  malformazione  dot  tenue.  Nota  riassuntiva.  (Con 

2  rig.).  —  Pag.  201-205. 
Decisi  A.  —  La  classiflcazione  dei  Lemuri  dell'Elliot.  —  Pag.  41-45. 
Fici  Salvatore.  —  Sulla  presenza  ed  identificazione  dello   sostanze   grasse   nelle 

cellule  dei  tessuti  coltivati  «  in  vitro  ».  —  Pag.  205-208. 
Galati  Mosella  R.  —  Sulla  Livoneca  sinuata  Koelbel  parassita    di    Gepola   rube- 

scens  e  di  Atherina  mocho.  (Con  tav.  1).  —  Pag.  1-10. 
Ghizzetti  G.  —  Intorno  alia  tossetta  faringea  del  cranio  umano.  (Con  figura).  — 

Pag.  101-105. 
Levi  Giuseppe.  —  Sulla  persistenza  dei  caratteri  specifici  nelle  cellule   coltivate 

in  vitro.  —  Pag.  96-101. 
Livini  F.  —  Notizie  prelirainari  intorno  alia  presenza  di  glicogene  in  diversi  or- 

gani  di  erabrioni  uraani.  —  Pag.  56-60. 
Marco  Fedele.  —  Nuovo  organo  di  senso  nei  Salpidae.  (Con  tav.  II).  —  Pag.  10-21 
Martinotti  Leonardo.  —  Di  un  nuovo  iraportante  procedimento   per  lo  studio  di 

vaii  elementi  della  cute  umana.  (Con  tav.  IV).  —  Pag.  74-92. 
Puntoni  Lino.  —  Intorno  ad  una  variazione  rnorfologica  del  muscolo  scaleno  nel- 

l'uomo.  (Con  figura).  —  Pag.  186-192. 
Rappini  Matilde.  —  Sulle  espansioni  nervose  nei  fusi  neuro-muscolari  e  nei  ten- 

dini  delle  Lucertole.  —  Pag.  131-133. 
Senna  A.  —  11  Cavum  cranii  di  Selache  maxima  (Gunn.).  (Tav.  HI). — Pag.  35-40. 
Sera  G.  L.  —  I  movimenti  etnici   nel   Caucaso.    (Con  tav.  V  o  2  fig.  nel  tesioj. 

—  Pag.  172-185. 

Spadolini  I,  —  A  proposito  di  una  nota  del  sig.  M.  Gorsy  «  Sur  une  particula- 
rity frequente,  sinon  constante,  de  la  scissure  superieure  du  poumon  chez 
le  foetus  ».  —  Pag.  93-96. 

Vastarini-Cresi  G.  —  Ancora  sulla  colorazione  del  glicogeno  nei  tessuti  (colora- 
zione  in  toto).  —  Pag.  134-139. 

NOTIZIE  E  VARIETA' 

Favaro  G.  —  Sulle  presenti  condizioni  delle  tavole  di  G.  Fabrici  d'Acquapendente 

—  Pag.  140. 

Levi  G.  —  Notizie  sulla  sezione  embriologiea  della  londazione  Carnegie  di  Bal* 
timora.  —  Pag.  105-108. 

Necrologio:  Marco  Pitzorno.  —  Pag.  92. 

Per  la  crisi  della  stampa  scientirtca.  —  Pag.  40. 

Ai  Direttori  degli  (stituti  Scientifici  Universitarii  Italiani.  —  Pag.  160. 

Istituto  Internazionale  d'Antropologia.  —  Pag.  192. 


Monitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

]>  lit  ETTO 
DA 

GIULIO   CHIARDGI  EUGENIO  FIGALBI 

Prof.  <li   Anatomia  nruana  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  R.  Istituto  di  Stndi  Super,  in  Firenze  nella  R.  Universita  di  Pisa 

con    la   collabohazione 

di 

BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVIN1  F.  (Milano) 

LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amuiiiiistrazione:  Istituto  Auatomico,  Firenze 
12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.   30. 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  1-2. 


SOMMARIO:  Comunicazioni  originali:  Galati  Mosella  R.,  Sulla  Livoneca  si- 
nuata  Koelbel  parassita  di  Cepola  rubescens  e  di  Atherina  mocho  (Con 
tav.  I).  —  Fedele  M.,  Nuovo  organo  di  senso  noi  Salpidao.  (Con  tav.  II).  — 
Borri  C,  Sopra  il  numero  e  la  situazione  dogli  stigrai  toracici  nogli  Acri- 
didi  (Con  ligura).  —  Brian  A.,  Descriziono  di  una  nuova  specie  di  Gopepode 
harpacticoide  del  gen.  Idya  (I.  ligustica  n.  sp.  mini)  proveniente  dai  mate- 
riali  del  Laboratorio  Marino  di  Quarto.  (Con  6  tig.).  —  Senna  A.,  II  Cavum 
crani  di  Selache  maxima  (Gunn.).  (Con  tav.  II!).  —  Pag.  1-40. 

Notizie.  —  Pag.  40. 


COMUNICAZIONI  ORIGINALI 


dall'istituto  di  anatomia  comparata  e  zoologia 
della  r.  universita  di  palermo 


Sulla  Livoneca  sinuata  Koelbel  parassita  di  Cepola 
rubescens  e  di  Atherina  mocho 

per  il 
Dott.  ROSARIO  GALATI  MOSELLA  (Aiuto) 


(Con  tav.  I). 

E  vietata  la  riproduzione. 


La  Livoneca  sinuata,  isopodo  appartenente  al  gruppo  dei  Clmo- 
toidi,  e  stata  descritta  per  la  prima  volta  da  Carlo  Koelbel  nel 
1878  (1);  egli    l'ha    trovato   nelle    branchie  della    Cepola    rubescens 


_  2  - 

vivente  nei  mari  di  Sicilia.  Niente  di  piu  l'Aut.  ci  ha  detto  riguardo 
ai  rapporti  intercedenti  fra  il  crostaceo  e  il  pesce  ospitante;  egli 
proprio  si  limita  a  dire  riguardo  a  questa  specie  di  Livoneca;  "  Mare 
siculum;  in  branchiis  Cepolae  rubesc'entis. 

Credo  utile  premettere  una  breve  descrizione  della  Livoneca 
sinuata}  descrizione  che  in  parte  corrisponde  a  quella  data  dal 
Koelbel. 

La  Livoneca,  della  quale  ci  occupiamo,  presenta  un  corpo  asim- 
metrico,  leggermente  convesso  (fig.  3).  La  sua  lunghezza  supera  di 
circa  due  volte  la  larghezza;  il  capo  circa  73  piu  largo  che  lungo 
si  assottiglia  verso  l'estremita  anteriore  arrotondata;  i  suoi  margini 
laterali  sono  incurvati  in  dentro  in  corrispondenza  del  terzo  ante- 
riore circa  degli  occhi. 

Inoltre  il  capo  fra  gli  occhi  si  presenta  assai  convesso  e  verso 
l'estremita  frontale  ha  una  evidente  impressione. 

Due  paia  di  antenne  entrambe  di  8  articoli;  quelle  interne  sono 
piii  brevi  e  piu  grosse,  quelle  esterne  piu  lunghe  e  sottili.  Gli  occhi 
che  visti  di  sopra  si  presentano  a  contorno  ellittico,  si  estendono 
anche  un  po'  nella  regione  ventrale  del  capo. 

II  margine  destro  del  corpo  appare  diritto,  quello  sinistro  con- 
vesso; questa  differenza  e  piu  accentuata  nella  regione  toracica  che 
in  quella  addominale.  Dei  7  segmenti  toracici,  i  primi  tre  hanno  il 
margine  posteriore  convesso,  il  4°  quasi  diritto,  quello  degli  ultimi 
tre  appare  concavo.  I  segmenti  addominali,  un  po'  meno  larghi  dei 
toracici,  si  presentano  alquanto  convessi  lungo  la  loro  linea  mediana 
dorsale,  concavi  ai  lati.  La  piastra  addominale  larga  circa  il  doppio 
della  sua  lunghezza  termina  quasi  a  forma  di  semicerchio. 

.  Le  zampette  toraciche  hanno  la  loro  estremita  provvista  di 
un  uncino  bene  sviluppato,  incurvato  e  rivolto  verso  la  regione 
ventrale  dell'animale.  L'ultimo  paio  di  appendici  addominali  con  i 
suoi  rami  terminali,  ovali,  appiattiti,  quasi  della  stessa  lunghezza, 
si  spinge  fino  all'altezza  della  estremita  arcuata  della  piastra  addo- 
minale. 

II  Gerstaecker  (2)  parlando  del  genere  Livoneca  Leach 
(Ichthyoxenus  Kerkl)  dice  che  entrambe  le  antenne  hanno  la  stessa 
lunghezza:  "  Beide  Filhlerpaare  von  gleicher  Lc'inge,  dilnn,  weit  von 
einander  entfernt  eingelenkt  „.  Come  si  vede  l'Autore  non  ha  tenuto 
conto  o  sconosceva  il  lavoro  del  Koelbel  giacche,  stando  alia  de- 
scrizione fatta  da  quest' ultimo,  nella  Livoneca  sinuata  le  antenne 
delle  due  paia  hanno  diversa  lunghezza  oltre  ad  avere  diverso 
spessore. 


-  3  - 

Piu  recentemente  il  dotfc.  Brian  (3)  ha  descritto  un  caso  di 
parassitismo  presentato  da  due  esemplari  di  Aterina  (Atherina 
mocho  Cuv);  e  cioe  le  due  Aterine  "  porbavano  ciascuna  un  iso- 
podo  relativamente  grosso  (rispetto  alle  dimensioni  del  pesce)  fissato 
alle  branchie  e  nascosto  sotto  l'opercolo  entro  la  cavita  branchiale 
del  lato  sinistro  „. 

Tali  parassiti  sono  stati  riferiti  dal  Brian  al  genere  Livoneca 
ed  alia  specie  sinuata.  Di  essi  egli  ci  dice  che  occupavano  la  sola 
cavita  branchiale  di  sinistra,  erano  situati  obliquamente  rispetto 
all'asse  longitudinale  del  pesce,  avendo  il  capo  rivolto  in  avanti  e 
con  la  parete  ventrale  premuta  alle  branchie.  Quasi  per  meta  erano 
ricoperti  dall'arco  branchiale  superiore,  pero  la  raaggior  parte  del 
loro  dorso  rimaneva  libera  dalle  branchie,  sottoposta  direttamente 
all'opercolo.  La  cavita  branchiale  deW'Atherina  era  deformata  per 
rallargamento  subito  dalla  presenza  in  esso  del  grosso  crostaceo. 
D'altra  parte  la  contorsione,  l'irregolarita,  la  distorsione  che  presenta 
il  corpo  del  parassita  vengono  riferite  dali'Autore  aH'adattamento 
del  parassita  stesso  aH'ambiente  angusto. 

II  Brian  ha  lasciato  insoluta  la  qnestione  del  grado  di  paras- 
sitismo presentato  dalla  Livoneca  rispetto  aH'animale  ospitante : 
egli  pero  ritiene  che  non  si  abbia  da  fare  con  veri  parassiti,  ma 
piuttosto  con  commensali  molto  importuni. 

Nella  presente  nota  mi  propongo  di  esporre  brevemente  i  rap- 
porti  che  intercedono  fra  la  Livoneca  sinuata  e  la  Gepola  rubescens, 
rapporti  dei  quali  il  Koelbel  non  ha  fatto  alcuna  parola,  essendosi 
egli  limitato  a  dire  che  tali  isopodi  vivono  nelle  branchie  di  Gepola 
rubescens.  Di  piu  mi  sembra  non  privo  d'interesse  mettere  in  rela- 
zione  le  osservazioni  da  me  eseguite  sulla  Livoneca  sinuata  paras- 
sita di  Cepola  con  quelle  fatte  dal  Brian  sulla  stessa  specie  ma 
parassita  di  Atherina  mocho.  E  per  fare  tale  confronto  mi  son  ri- 
volto al  chiarissimo  dott.  Alessandro  Brian  pregandolo  d'inviar- 
mi  l'esemplare  di  Livoneca  da  lui  studiato  nQlYAtherina  mocho.  Egli 
gentilmente  mi  ha  accontentato:  di  cio  sento  il  dovere  di  rendergli 
pubblico  ringraziamento.  Come  pure  ringrazio  l'illustre  prof.  Par  on  a, 
Direttore  dell'Istituto  Zoologico  di  Genova,  per  il  permesso  accor- 
dato  al  Brian  dell'invio  del  suddetto  esemplare  che  fa  parte  della 
collezione  dell'Istituto  Zoologico  di  Genova. 

Se  confrontiamo  il  clisegno  che  il  Koelbel  ci  ha  lasciato  della 
Livoneca  sinuata,  da  lui  per  primo  descritta,  o  i  nostri  esemplari 
con  l'esemplare  del  Brian,  ci  sorprendono  alcune  differenze  che  del 
resto  si  possono  ricavare    dalla  descrizione  che    ii    Koelbel  mede- 


-   4   - 

simo  da  della  specie  da  lui  trovata  per  la  prima  volta  nella  Cepola. 
Anche  astraendo  dalla  diversita  del  volume  (i  miei  esemplari  hanno 
un  volume  circa  5  volte  maggiore  di  quello  del  Brian),  mentre  nel 
disegno  del  Koelbel  e  nei  miei  esemplari  il  capo  della  Livoneca  si 
presenta  anteriormente  abbastanza  assottigliato,  cio  non  si  vede 
nell'esemplare  del  Brian;  la  differenza  di  larghezza  fra  i  segmenti 
addominali  e  quelli  del  torace  nel  disegno  del  Koelbel  e  nei  miei 
esemplari  appare  molto  meno  accentuata  di  quanto  non  lo  e  nel- 
l'esemplare del  Brian;  la  piastra  caudale  mentre  nel  disegno  del 
Koelbel  e  nei  miei  esemplari  ha  una  larghezza  circa  due  volte 
della  lunghezza,  nell'esemplare  del  Brian  e  quasi  altrettanto  larga 
che  lunga. 

Queste  differenze  sono  conseguenza  del  diverso  modo  di  adat- 
tamento  della  Livoneca  ai  due  pesci  ospitanti,  alia  loro  posizione 
dentro  la  cavita  branchiale,  differente,  come  vedremo  nell' Atherina 
mocho  e  nella  Cepola  rubescens? 

0  bisogna  addirittura  arrivare  alia  conclusione  che  la  Livo- 
neca descritta  dal  Brian  nelle  Aterine  non  sia  la  Livoneca  sinuata 
del  Koelbel? 

Le  Cepole  nelle  quali  ho  studiato  la  Livoneca  sinuata  sono  state 
pescate  in  parte  nel  mare  di  Sciacca  (Mediterraneo),  in  parte  nel 
mare  di  Palermo,  in  parte  nel  G-olfo  di  Napoli. 

Per  quanto  si  riferisce  alia  descrizione  del  crostaceo  parassita 
e  che  giaho  brevemente  esposta  al  principio  della  presente  nota, 
in  linea  generale  posso  dire  che  essa  concorda  con  quella  dataci  dal 
Koelbel.  Credo  utile  soltanto  ritornare  qui  su  quei  particolari  che 
o  non  sono  stati  rilevati  dal  Koelbel  o  non  lo  sono  stati,  a  mio  pa- 
rere,  con  sufficiente  rispondenza  alia  realta. 

Ed  anzitutto  fo  notare  che  mentre  gli  occhi  della  Livoneca  si- 
nuata nel  disegno  lasciatoci  dal  Koelbel  presentano  un  contorno 
circolare  o  leggermente  ellittico,  negli  animali  da  me  esaminati  si 
son  mostrati,  nella  regione  dorsale  del  capo,  in  ogni  caso  a  contorno 
ellittico  molto  piji  allungato  in  yenso  antero-posteriore  (fig.  1);  inol- 
tre  se  osserviamo  il  capo  della  Livoneca  dalla  regione  ventrale  ve- 
diamo  che  una  parte  dell'occhio  si  estende  anche  in  questa  regione 
(fig.  2).  II  capo,  assottigliato  anteriormente,  presenta,  e  vero,  late- 
ralmente  dello  insenature,  ma  queste  non  sono  comprese,  come  dice 
il  Koelbel,  fra  1'estremita  del  capo  o  gli  occhi,  ma  sono  al  livello 
del  terzo  antoriore  circa  degli  occhi  medesimi.  II  corpo  dell'animale 
(lig.  3)  si  presenta  asimmetrico  ;  il  margine  destro  appare  piu  di- 
ritto,  mentre  il  sinistro  piu  convesso ;  e  questa  differenza  e  piu  pro- 


-  5 ■'- 

nunziata  nel  torace.  E  se  osserviamo  sufficientemente  ingranditi  i 
segmenti  toracici  (fig.  4)  potremo  risoontrare  con  maggiore  precisione 
le  differenze  fra  il  loro  margine  di  destra  e  quello  di  sinistra,  diffe- 
renze  che  corrispondono  poi  al  fatto  dell'essere  il  lato  destro  del- 
l'animale  raeno  incurvato  del  sinistro.  Cosi  mentre  il  margine  destro 
superiore  del  1°  segmento  toracico  (fig.  1)  e  addossato  al  margine 
del  capo,  il  margine  superiore  sinistro  ne  e  mediocremente  distante 
in  modo  da  sporgere  libero.  I  segmenti  toracici  seguenti  (fig.  4)  pre- 
sentano  il  loro  margine  di  destra  compresso,  come  si  deduce  facil- 
mente  dall'osservazione  delle  sporgenze  di  cui  sono  provvisti  i  seg- 
menti medesimi,  sporgenze  che  mentre  sul  fianco  destro  appaiono 
addossate  al  margine  dei  segmenti,  sul  fianco  sinistro  si  protendono 
liberamente  all'  infuori.  Tale  differenza  maggiormente  risalta  nei 
segmenti  toracici  5°  e  6°.  Avreino  occasione  di  occuparci  ancora 
brevemente  di  tale  diversita  fra  il  lato  destro  e  il  lato  sinistro  della 
Livoneca  sinuata  quando  esamineremo  la  posizione  del  nostro  pa- 
rassita  dentro  la  cavita  branchiale  della  Gepola  rubescens.  Aggiunge- 
remo  ora  che  i  cinque  segmenti  addominali  sono  un  po'  meno  lar- 
ghi  di  quelli  toracici,  ma  non  presentano  una  differenza  sufficiente- 
mente apprezzabile  fra  il  loro  margine  di  destra  e  quello  di  sinistra. 
II  sesto  segmento  addominale  (piastra  addominale)  ha  una  larghezza 
circa  il  doppio  della  sua  lunghezza  ed  il  margine  posteriore  arro- 
tondato. 

Interessante  e  nella  Livoneca  sinuata  la  disposizione  delle  zam- 
pette  toraciche  provviste  di  un  uncino  terminale  assai  bene  svilup- 
pato  ed  acutissimo  (fig.  5).  Le  zampette  del  1°  segmento  toracico, 
molto  robuste,  sono  rivolte  alio  innanzi  in  modo  da  spingersi  oltre 
il  margine  anteriore  del  capo  :  gli.  uncini  terminali  incurvati  sono 
rivolti  verso  la  regione  ventrale  del  crostaceo  (fig.  2). 

La  disposizione  di  queste  zampette,  come  quella  delle  seguen- 
ti, si  puo  bene  studiare  esaminando,  com'  e  chiaro,  1'  animale  dalla 
sua  regione  ventrale.  Le  altre  sei  paia  di  zampette  toraciche  pre- 
sentano anch'  esse  il  loro  uncino  terminale  rivolto  all'  indentro,  verso 
cioe  il  ventre  dell' animale.  L'  ultimo  paio  di  zampe  addominali  pre- 
senta  due  rami  quasi  egualmente  lunghi  che  oltrepassano  un  po'  il 
margine  della  piastra  addominale  (fig.  6). 


E  passiamo  adesso  a  considerare  brevemente  la  posizione   che 
la  Livoneca  sinuata  prende  dentro  la  cavita  branchiale  della  Cepola 


-   6   - 

rubescens  e  i  rapporti  che  con  essa  contrae ;  cerchiamo  cioe  di  chia- 
rire,  fin  quanto  ci  e  possibile,  il  grado  di  parassitismo  del  nostro 
isopodo. 

II  Brian  dice  che  egli  non  si  sarebbe  accorto  della  Livoneca 
sinuata  parassita  di  Atherina  mocho  se  1'  isopodo  non  avesse  la- 
sciato  trasparire  all'  esterno,  attraverso  la  fenditura  branchiale,  una 
parte  del  suo  voluminoso  sacco  ovifero  ventrale  ripieno  straordina- 
riamente  di  ova. 

Ben  altrimenti  vanno  le  cose  per  la  Livoneca  sinuata  parassita 
di  Cepola  rubescens.  Basta  esaminare  esternamente  il  capo  di  una 
Cepola  nella  cui  cavita  branchiale  si  annidi  una  Livoneca  per  ac- 
corgersi  subito  della  sua  presenza.  Ed  invero  l'opercolo  branchiale 
sotto  il  quale,  come  vedremo  subito,  se  ne  sta  il  parassita,  si  pre- 
senta  alquanto  rigonfiato  e  questa  convessita  esterna  appare  poi 
assai  evidente  allorquando  si  esamina  il  capo  dalla  sua  regione  ven- 
trale. Cos!  nella  fig.  7  1'  opercolo  branchiale  di  destra  e  piu  rigonfio 
di  quello  di  sinistra. 

Per  quanto  concerne  la  posizione  della  Livoneca  sinuata  nella 
cavita  branchiale  di  Cepola,  nulla  ci  ha  lasciato  scritto  il  Koelbel. 

II  Brian  ha  riscontrato  ne\V  Atherina  mocho  che  i  parassiti 
erano  disposti  nella  cavita  branchiale  obliquamente  rispetto  all'asse 
longitudinale  del  pesce,  con  il  capo  rivolto  in  avanti,  con  la  parete 
ventrale  premuta  sulle  branchie  alle  quali  stavano  fissati  mediante 
gli  uncini  dei  piedi.  Quindi  il  loro  dorso  era  sottoposto  all'opercolo. 

Al  contrario  in  tutti  gl' individui  di  Cepola  rubescens  ho  riscon- 
trato che  la  Livoneca  sinuata  si  trova  nella  cavita  branchiale  con 
il  dorso  addossato  alia  regione  respiratoria  delle  branchie  ed  attac- 
cata  con  gli  uncini  delle  zampette  alia  superficie  interna  dell'  oper- 
colo branchiale.  La  sua  posizione  e  obliqua  rispetto  all'asse  longi- 
tudinale del  corpo  del  pesce  e  precisamente  la  testa  dell'  isopodo  si 
trova  in  vicinanza  del  margine  ventrale  anteriore  dell'  opercolo, 
mentre  la  sua  piastra  addorninale  sta  vicino  alia  regione  di  origine 
dorso-laterale  dell'  opercolo  medesimo.  Nella  fig.  8  1'  area  compresa 
fra  il  margine  posteriore  e  ventrale  dell' opercolo  e  la  linea  punteg- 
giata  indica  la  regione  sotto  1'  opercolo  dove  si  trova  1'  animale.  II 
rianco  piu  convesso  e  meno  deformato  della  Livoneca  corrisponde 
sempre  all'apertura  opercolare  posteriore  della  Cepola.  E  I  e  percio  che 
trovandosi  la  Livoneca  sinuata  parassita  indifferentemente  ora  nella 
cavita  branchiale  di  destra,  ora  in  quella  di  sinistra  della  Cepola, 
ne  viene  di  conseguenza  che  gl'  individui  che  si  trovano  nella  ca- 
vita branchiale  di  destra  hanno  il  rianco  destro  piu  deformato,  piu 


-  7  - 

schiacciato,  mentre  quando  sono  parassifci   della    cavita    branchiale 
di  sinistra  hanno  piu  deformato  il  fianco  di  sinistra. 

La  presenza,  intanto,  della  Livoneca  nella  cavita  branchiale 
della  Cepola  ha  dato  origine  ad  una  notevole  deformazione  dell'ap- 
parato  branchiale  del'  pesce.  II  dorso  convesso  della  Livoneca  ha 
finito  col  formarsi  una  nicchia  costituita  in  massima  parte  dalle 
lamelle  branchiali  compresse :  soltanto  le  lamelle  della  regione  su- 
periore  dell'arco  branchiale  hanno  conservato  la  loro  naturale  con- 
formazione  essendo  rimaste  libere  dalla  compressione  esercitata  dal 
dorso  dell'  isopodo  parassita.  La  nicchia  formata  dalle  branchie  com- 
presse dentro  cui  si  alloggia  il  dorso  della  Livoneca  sinuata  ripete 
perfettamente  la  conformazione  di  quest' ultimo.  Inoltre  sul  margine 
laterale  esterno  della  nicchia,  tolto  l'animale  parassita  assieme  al- 
l'opercolo  cui  sta  attaccato,  si  possono  osservare  abbastanza  distin- 
tamente  le  impronte  prodotte  dai  suoi  segmenti  toracici.  Cos!  nella 
fig.  9,  nella  quale  l'area  compresa  nella  linea  curva  tratteggiata  cor- 
risponde  alia  nicchia  che  ricopre  il  dorso  deU'animale,  si  possono 
osservare  le  impronte  lasciate  dai  segmenti  toracici  della  Livoneca. 
Si  vede  inoltre  come  gli  archi  branchiali  presentano  le  lamelle  che 
stanno  attaccate  sul  loro  margine  convesso  esterno,  compresse  in 
modo  da  formare  una  massa  abbastanza  compatta  destinata  preci- 
samente  alia  costituzione  di  buona  parte  della  volta  della  nicchia: 
rimangono  libere  soltanto,  come  s'  e  detto,  le  lamelle  della  regione 
superiore  degli  archi  branchiali.  Al  contrario  rimane  inalterato  nella 
sua  forma  e  nella  sua  disposizione,  in  quanto  non  risente  la  com- 
pressione esercitata  dalla  Livoneca,  l'apparato  flltrante  attaccato  al 
margine  concavo  ed  interno  degli  archi  branchiali. 

Quali  sono  ora  i  limiti  del  parassitismo  attibuibili  alia  Livo- 
neca sinuata? 

E'  noto  che  la  maggior  parte  degli  isopodi  parassiti  dei  pesci 
preferiscono  attaccarsi  alia  loro  pelle,  mentre  un  minor  numero  di 
essi  preferiscono  introdursi  nella  cavita  boccale  o  branchiale  dei 
pesci  med6simi.  In  quest'ultimo  caso,  nel  quale  rientra  la  Livoneca 
sinuata,  quale  danno  puo  risentire  il  pesce  ospitante  e  quale  van- 
taggio  ricava  il  parassita? 

II  danno  che  prima  d'ogni  altro  salta  agli  occhi  dell'osservatore 
e  quello  causato  dalla  deformazione  dell'apparato  branchiale  dovuto 
alia  compressione  dal  parassita:  deformazione  pero  che  si  estende 
non  soltanto  all'apparato  branchiale,  ma  anche  alia  ghiandola  epa- 
tica  del  pesce,  come  giustamente  ha  fatto  osservare  il  Brian  nel- 
YAtherina  mocho,  e  come  io  stesso  ho  potuto  constatare  nella  Ce- 


pola  rubescens.  D'altra  parte  non  bisogna  dimenticare  che  nel  nostro 
caso  la  forte  compressione  esercitata  sulle  lamelle  branchiali,  che 
rimangono  percio  cosi  addossate  e  premute  fra  di  loro  da  formare 
quasi  una  massa  compatta,  dovra  riuseire  certamente  di  nocumento 
per  la  funzione  respiratoria  dell'animale.  Anzi  possiamo  proprio  sup- 
porre  che  le  lamelle  branchiali  fortemente  cornpresse  dal  dorso  della 
Livoneca  e  costituenti  ad  esso  una  nicchia,  abbiano,  almeno  in 
buona  parte,  perduto  la  loro  importanza  per  la  funzione  respirato- 
ria. D'altra  parte  siccome  questi  isopodi  parassiti  si  trovano  costan- 
temente  attaccati  alia  superficie  interna  dell'opercolo  branchiale 
della  Cepola,  potrebbe  pensarsi  che  essi  traggano  il  loro  alimento 
dal  sangue  o  dai  tessuti  del  pesce.  A  proposito  della  Livoneca  pa- 
rassita  di  Atherina  morho  il  Brian  si  esprime  cosi:  "  Quanto  al 
grado  di  parassitismo  che  rispetto  al  loro  ospite  presentino  le  Livo- 
neca e  una  questione  ancora  da  studiarsi.  Non  mi  pare  d'avere 
osservato  nei  tessuti  della  cavita  branchiale,  negli  organi  circostanti 
a  questa  delle  Aterine,  lesione  alcuna  causata  dall'apparato  masti- 
catore  di  questi  parassiti;  sicche  reputo  che  si  tratti  di  isopodi 
commensali  molto  importuni;  ma  non  di  veri  parassiti:  essi  infatti 
non  traggono  l'alimento  come  certi  copepodi  dal  sangue  e  dai  tes- 
suti stessi  del  pesce  „. 

Io  ho  osservato  nella  Cepola  minutamente  sia  le  branchie,  sia 
la  faccia  interna  dell'opercolo  verso  cui  e  rivolta  la  bocca  del  paras- 
sita,  ma,  conformemente  a  quanto  ha  scritto  il  Brian  per  1' Athe- 
rina, non  ho  potuto  rilevare  neppure  delle  traccie  di  lesioni  causate 
dall'apparato  masticatore  della  Livoneca.  Del  resto  son  convinto  che 
il  nostro  isopodo  una  volta  accomodatosi  nella  cavita  branchiale, 
conservi  sempre  la  medesima  posizione,  come  si  deduce,  fra  l'altro, 
dalle  distinte  impronte  lasciate  dai  segmenti  toracici  del  crostaceo 
nella  parete  della  nicchia:  ed  allora  sara  impossibile  che  l'animale 
col  suo  apparato  boccale  rechi  danno  di  sorta  alle  branchie,  essendo 
la  sua  bocca  rivolta  verso  l'opercolo  branchiale.  Cio  posto  anche  a 
me  sembra  molto  piu  plausibile  considerare  la  Livoneca  sinuata  piu 
come  un  commensale  della  Cepola  albescens,  anziche  come  un  suo 
vero  parassita,  per  quaato  possa,  con  la  pressione  da  essa  esercitata, 
danneggiare  l'apparato  branchiale,  e  quind'  anche  la  funzione  respi- 
ratoria del  pesce.  La  Livoneca  stando  annidata  nella  cavita  bran- 
chiale della  Cepola,  con  il  capo  rivolto  alio  innanzi  e  in  basso,  molto 
facilmente  viene  in  possesso  deH'alimento  di  cui  deve  nutrirsi.  Ed 
invero  vivendo  la  Cepola  rubescens  adulta  nei  fondi  fangosi  e  detritici, 
dell'acqua  carica  di  particelle  organiche  fluira  dalla  bocca  nella  cavita 


-   9   - 

branchiale  del  pesce  e  cosi  la  Livoneca  verra  abbondantemente  e 
rapidamente  rifornita  deiralimento  che  le  bisogna.  E  non  e  poi  da 
escludersi  che  la  Livoneca  possa  prendere  direttamente  daU'esterno 
l'alimento:  di  fatto  la  sua  testolina  fa  appena  capolino  dall'apertura 
ventrale  della  larga  fenditura  opercolare  della  Cepola. 

Per  quanto  riguarda  l'epoca  in  cui  la  Livoneca  sinuata  entra 
in  commensalismo  con  la  Cepola  nulla  posso  dire  di  preoiso : 
soltanto  mi  sembra  giusto  far  cenno  della  circostanza  che  delle 
Cepnle  raccolte  dal  prof.  Doderlein  circa  trenta  anni  fa  a 
Messina  e  che  trovansi  conservati  in  alcool  nella  collezione  dell'lsti- 
tuto  Zoologico  di  Palermo,  Cepole  che  misurano  da  12  a  35  cm.  di 
lunghezza,  neppure  una  sola  di  quelle  di  lunghezza  inferiore  ai  16  cm. 
presenta  la  Livoneca  sinuata.  Invece  ho  potuto  constatare  che  essa  si 
trova  piu  frequentemente  nelle  Cepole  che  misurano  oltre  i  18  cm. 
rli  lunghezza.  Cos!  pure  credo  utile  far  presente  che  in  una  Cepola 
della  lunghezza  di  cm.  17,4  ospitante  la  Livoneca  sinuata  nella  sua 
cavita  branchiale  di  sinistra,  ho  constatato  che  le  lamelle  branchiali 
erano  anoora  poco  deformate,  poco  compresse;  il  che  starebbe  ad 
indicare  che  V  is'opodo  da  poco  tempo  era  penetrate  nella  cavita 
branchiale  del  pesce.  Ed  infine  accenno  alia  circostanza  che  non  di 
rado  capita  di  pescare  delle  Cepole  la  cui  cavita  branchiale,  di  de- 
stra  o  di  sinistra,  presenti  le  deformazioni  notoriamente  dovute  alia 
Livoneca  sinuata,  senza  che  quest'ultima  sia  presente  nella  cavita 
medesima.  Come  spiegare  questo  fatto?  Si  tratta  di  un  distacco 
fortuito,  passivo,  direi  quasi,  o  piuttosto  la  Livoneca  abbandona 
talora,  per  circostanze  sconosciute,  la  cavita  branchiale  della  Cepola 
dove  aveva  stabilita  la  sua  dimora?  Credo  che  sia  molto  difficile 
rispondere  a  queste  domande,  tanto  piu  che  le  abitudini  della  Cepola 
rubesceris  sono  attualmente  in  massima  parte  poco  note. 

Palermo,  3  novembre  1919. 


Bibliografla 

1.  Koelbel,  Curl.  —  Ueber  eiiiige  ueiie  Cymothoiden.  —  Sitz.  beriehte  d.  /,-.  Akad.  d.  Wiss.    Math. 

Naturwiss.  Clause  Wien.   LXXYUI,   lid.   IT.   Heft.  i87S. 

2.  Gerstacker,  A.  —  Crustacea  Malacostraca  in    Klassen    und    Orduungeu    ties    Tier.    Reichs.  — 

{Bronn'i)  Leipzig,  1901,  pag.  231. 

3.  Brian,  A.  —  Di  un  isopodo  paras.iita  dei  Pesci.  (Livoneca  sinuata  Koelbel).  —  Rioista  mensile 

di  pesca  e  idrobiologia.  Anno  XIV,  J'avia,   191S. 

Spiegazione  della  Tav.  I. 

Fig.  1.  —  Capo  e  1°  segmiii to  toracico  della   Livoneca  sinuata  visti  dal  dorso. 


-    10   - 

Fig.  2.  —  Capo  e  1°  pnio  di  zampe  toraeiche  della  Livoneca  sinunta  visti  dal  ventre. 

Fig.  3.  —  La  Livoneca  simiata  ristn  dal  dorso. 

Fig.  4.  —  Segment]  toracici  3  <>  della  /..  sinuata. 

Pig.  5.  —  Zarupetta  toracica  della  //.  sinuata. 

Fig.  6.  —  Ultima  appendice  addominale  vista  di  sotto. 

Fig.   7.  —  Capo  della  Cepola  rubescens  visto  ili  sotto.  Sotto  1'  opercolo  a  sinistra  della  figura    trovasi 

amiidata  la  Livoneca  sinuata. 
Fig.  s.  —  Capo  della  Cepola  rubescens  visto  di    lato.    1/ area  corapresa  fra    il    margine    opercolare  e 

la  linea  curva  puoteggiata  indica  il  eontorno  della  nicchia  snb-  opercolare  dove  trovasi   la  Livo- 
neca sinuata. 
Fig.  9.  —  Capo  della  Cepola  rubescens  visto  di  lato.  E  stato  tolto  1'  opercolo  branchiale    per    far    ve- 

dere  la  nicchia  (corapresa  dalla  linea  curva  tratteggiata)  dentro  eni  allogasi  il  dorso  della    Livo- 

nee  l  .sinuata. 

Le  figure  1,  2,  4,  5,  6  eorrispondono  alle  parti  dell'  isopodo  ingrandite  circa  24  volte  :  la  fig.  3 

rappresenta  1'  isopodo  ingrandito  circa  I  volta  e  naezza.   Le  tig^.  7,  8,  '.>  eorrispondono  alia  gran- 

dezza  naturale. 


Dott.  FEDELE  MARCO 


Nuovo  organo  di  senso  nei  Salpidae 


E  vietata  la  riproduzione. 

Si'amo  ben  lungi  dal  possedere  ancora  un  quadro  soddisfacente 
della  organizzazione  ed  attivita  nervosa  e  sensitiva  dei   Salpidae  e- 
ci  accorgiamo  facilmente,  dall'esame  dei  lavori  fino    ad    oggi    noti, 
che,  meno  forse  per  quanto-   riguarda   strutturalmente  1' organo    vi- 
sivo,  molto  vi  e  da  rifare  e  moltissimo  da  creare. 

Troviamo  questo  carapo,  e  particolarmente  quello  estesiologico, 
invaso  da  non  poclie  arbitrarie  interpretazioni,  ipotesi  provvisorie 
basate  su  fatti  scarsi  o  malnoti  e,  peggio  ancora,  su  analogie  o 
credute  parentele  filogenetiche;  nessun  lavoro  organico  per  le  Salpe, 
come  per  tutti  i  Tunicati,  e  so  vogliamo  fermarci  a  ricerche  meglio 
costrutte  dobbiamo  nsalire  a  quelle  dell'Ussow  (l)  (1876)  anche 
esse,  fra  alcuni  pregi,  per  molti  rispetti  incomplete  e  non  prive  di 
deficenze  di  osservazioni  ed  errori  di  interpretazioni. 

Dopo  quello  dell'Ussow  non  abbiamo  piu  avuto  uno  studio 
sistematico  e  ben  condotto  sulla  organizzazione  e  funzionalita  ner- 


l1)  Ussow  M.  M.  —  Contrlbuto  alia  conoscenza  della  organizzazione  dei  Tunicati  (in  rnsso). 
Edito  ilalla  Xocieta  degli  amatori  di  Scienze  naturali,  Mosca,  Anno  tslO. 


-  11  - 

vosa  dei  Salpidei,  mono  per  l'organo  visivo,  come  ho  accennato, 
sa  cui  possediamo  alcune  buone  ricerche  principalraente  del  Clop- 
pert  ('),  del  Todaro  (2j,  del  Metcalf  (3)  e  del  Redikorzew  (4), 
che  hanno  raesso  in  luce  molti  particolari  della  sua  struttura;  nien- 
te  possediamo  per  i  sensi  chimici,  qualche  sparso  e  coufuso  accen- 
no  per  il  seuso  tattile  e  alcune  contraddittorie  ipotesi  per  quello 
obico.  In  poche  parole:  alle  deflcienze  ed  agli  errori  deU'Ussow, 
che  scambia  cellule  connettivali  per  apparati  nervosi  e  da  per  le 
terminazioni  nervose  delle  Salpe  un  quadro  semplicista  e  in  gran 
parte  errato,  ai  vaghi  e  confusi  accenni  del  Vogt  (5),  che  non 
porta  nessun  positivo  contributo  alia  questione,  alia  indetermina- 
tezza  del  Leuckart  (6)  e  del  Todaro  (7)  su  cellule  sensoriali  pi- 
riformi  delle  labbra  non  potremmo  aggiungere,  fra  i  lavori  recenti, 
che  le  poche  e  imprecise  notizie  del  La  hi  lie  (8)  su  disposizioni 
tattili  originantisi  dalle  due  paia  di  nervi  anteriori  che  vanno  verso 
il  labbro  superiore  di  Pegea  cmfoeclerata  Forsk.  e  l'accenno  a  ftbrille 
terminanti  in  organi  rotondi  che,  secondo  l'Apstein  ('•'),  dovreb- 
bero  trovarsi  nelle  pareti  del  corpo  delle  forme  aggregate  di  Salpa 
zonaria  e  Salpa  confoederata  e  che  in  realta  non  sono  altro  che  i 
dischi  adesivi  degli  individui  di  queste  forme  catenate. 

Ma  la  confusione  diventa  massima  riguardo  alle  disposizioni 
riferentisi  a  funzioni  utiche  o  statiche,  perche  si  e  creduto  vedere 
vescicole  uditive  e  statocisti  da  per  tutto:  nell' organo  visivo 
(Huxley  T.  H.  (10),  Agassiz  A.  (u)),  nelle  cosidette  glandule  neu- 


(l)  Goppert  E.  —  Uatersuchungen  uber  das  Sehorgau  der  Salpen.  —  Morphol.  Jahrb.  Bd.  19, 
p.  250,  1S92. 

(-)  Toil  a ro,  F.  —  Sull'orgauo  visivo  delle  Salpe.  —  Bend.  It.  Accad.  Lineei,  Vol.  2,  Fuse.  12, 
p.  374,  1893. 

(3)  Mete  a  If,  M.  M.  —  The  eyes  and  subneural  gland  of  salpa.  —  Mem.  from  the  Biol.  Labor, 
of  the  Johns-Hopkins  University,  II,  1893. 

Id.  —  Salpa  and  Phytogeny  of  the  Eyes  of  Vertebrates.  —  Anat.  Am.  Bd.  XXIX,  N.  19,  20, 
p.  526,  1906. 

(*)  Redikorzew,  W.  —  TJeber  das  Sehorgan  der  Salpen.  —  Morph.  Jahrb.  Bd.  34,  p.  204, 
1905. 

(•'■)  Vogt,  C  —  Recherches  sur  les  aniraaux  inferieurs  de  la  Mediterranee.  2.e  Memoire.  —  lie 
moires  Institut  National  Oenevois,  Tome  II,  p.  1,   185  I. 

C1)  Leuckart.  —  Zoologische  Untersuchungen.   —  'Jiesseu,  1854,    -'.■'  Heft,. 

(7)  Todaro,  F.  —  Sopra  lo  sviluppo  e  l'anatomia  delle  Salpe.  —  Atti  Ii.  Ace.  Lineei.  Tomo  2." 
Serie  2.*,  is:;,. 

(8)  iahille,  F.  Recherches  sur  les  Tuuiciers  des  cotes  de  France.  —   Toulouse,  1890. 

('•')  Aps  tein,  C.  —  Die  Salpen  der  deutschen,  siidpolar-Expedition  1901-1903.  —  Deutsche 
siidpoUir- Expedition  1901-1903,  IX  Bd.,  Zool.  1  Bd.,   3  Heft.,  p.   181-186,   1906. 

(10)  Huxley  T.  H.  —  Observations  upon  the  Anatomic  and  Physiology  of  salpa  and  pyrosoma. 
—  Philosoph.  Trans.  It.  S.  London  A.  lSr,2,  parte  2-\  1852. 

(u)  Agassiz  A.  —  Description  of  Salpa  Cabotti,  Desor.  — Proceed.  Boston  Soc.  Nat.  Hist.,  Vol.  11. 
1866. 


-  12  - 

rali  (Miiller  H.  (£),  Todaro  F.(2),  Ussow  M.  M.  (:i))  e  flno  in  dispo- 
sizioni  cellulari  poste  nella  eompagine  del  cent.ro  nervoso  (Del age 
et  Herouard  {*) ),  dal  Metcalf("J)  interpretate  come  ocelli ;  una  vera 
sene,  insomma,  di  pronunciazioni  parte  di  preconcetti  e  all'  infuori 
di  ogni  base  obiettiva  strutturale  e  sperimentale;  tanto  da  far  di- 
sperare  il  Met  calf  che  la  credenza  nel  mito  della  esistenza  di  tali 
funzioni  in  Salpa  non  abbia  mai  a  cessare  ! 

Notizie  su  organi  di  senso  speciali,  pur  senza  una  precisata 
attribuzione  fisiologica,  troviamo  in  Ussow  (''),  che  per  primo  in- 
dicava  e  figurava  in  Salpa  democratica-mucronata  Forsk.  due  tenta- 
coli  sensitivi,  posti  lateralmente  e  simmetricamente  all'altezza  della 
fossa  ciliata,  da  lui  ritenuti  tattili,  ristudiati  quindi  dal  Lee  (7),  che 
ne  precisava  meglio  la  struttura  e  dava  ad  essi  significato  di  areo- 
metri  sensori  o,  meglio,  apparecchi  idrometrici. 

Piu  I'ecentemente  fu  accennato  dal  Todaro  (s)  ad  un  partico- 
lare organo  di  senso  in  cui  egli  trova,  seguendo  le  sue  vecchie  idee 
sui  rapporti  filogenetici  con  i  Vertebrati,  similitudini  con  organi  di 
senso  dei  Pesci  ossei  e  larv.e  di  Batraci.  Nella  breve  nota  pero  non 
troviamo  prove  della  presunta  somiglianza  ne  l'A.  ci  fornisce  par- 
ticolari  sulla  struttura,  e  innervazione  dell' organo,  che  io  ritengo, 
per  cio  che  riguarda  Helicosalpa  virgola,  simile  a  quelli  che  han 
visto  Ussow  e  Lee  in  Salpa  democratica-mucronata  Forsk.  soli  - 
taria,  malgrado  alcune  differenze,  e  per  Salpa  maxima  africana 
V  istessa  cosa  che  ci  descrive  Fernandez  (")  per  questa  specie, 
dubitando,  pur  avendone  visto  qualche  particolare  della  innervazio 
ne,  di  trovarsi  in  presenza  di  un  organo  di  senso. 

Mi  limito  a  questo  cenno  molto  sintetico,  ma  complete),  di  cib 
che  e  state  fatto  flnora  sulle  disposizioni  sensoriali  delle    Salpe  ri- 


(')  Miiller  II.  —  Verhandlungen  d.  phys.  med.  Gesellsch.  in  Wurzburg,  />''/.  •'>',  p.  57.  Riportate 
anche  in  Zeitsch.  wiss.  Zool.  lid.  4.  p.  329-332,    1852. 

(-)  Loc.  cit. 

('•)  Loc.  cit. 

(4)  D61age  el   II  eroparil.  —  Traite  do  zoologio  coucrote.  —  Tome  8,  p.  194  e  nota,  1898. 

(■"■)  Metcalf  M,  M.  —  An  ausuer  to  a  suggestion  bj  Delage  and  Eerouard  thai  ihc  Ac- 
cessorj    Eyes  in  salpulae  maj    be  Statocysts.  —  Ann/,  .in-.   /,'(/.  in.  p.  301  ::<>:'    1899. 

(•')  Loc.  cit. 

(")  Lee,  A.  1'..  —  On  a  little-known  Sense-organ  in  Salpa.  —  Journal  Micr.  Sc.  Vol.  32,  ji.  S9- 
97,  1891. 

(8)  Todaro.  F.  —  Sopra  nn  particolare  organo  di  sonao  delle  Salpidae.  Rend.  B.  Ace  Lincei 
Vol    16,  I"  Sem.  p.  575,  1907. 

(•')  Fernandez,  M.  —  Ueber  zwei  Organe  junger  Kattensalpen.  -  Zool.  Am.  lid.  32,  t>.  321- 
328    1907. 


-   13  - 

mandando,  per  necessity,  ad  altrove  O  lo  svolgimenfco  di  cio  cbe 
ho  potuto  qui  seraplicemente  accennare,  la  descrizione  diffusa  dei 
inoiti  particolari  della  organizzazione  nervosa  che  ho  potuto  stabi- 
lire  o  mettere  meglio  in  luce  in  questi  animali,  la  ricostruzione 
morfologica  e  sperimentale  dell'  entita  nervosa  e  sensoriale  delle 
forme  del  gruppo  come  dei  rapporti  nervosi  fra  individui  della  stes- 
sa  catena  nelle  forme  aggregate;  mi  occnpero  in  questa  nota  solo 
della  descrizione  e  delle  modalita  per  mettere  in  evidenza  un  or- 
gano  di  senso  da  me  visto  per  la  prima  volta  nelle  due  forme  di 
Salpa  democratica-mucronata  Forsk.  e  posto  topograficamente  in 
una  regione  del  oorpo  che  ha  molto  richiamato  l'attenzione  e  gii 
enori  di  diversi  ricercatori. 


Osservando,  anche  sul  vivo,  una  Salpa  democr.  mucronata 
Forsk.,  solitaria  o  aggregata,  dalla  parte  dorsale  e  a  conveniente 
ingrandimento,  ci  accorgiamo  che,  fra  l'organo  vibratile  e  la  parete 
dorsale,  esiste  come  un  piccolo  cerchietto  in  cui  le  cellule  della 
parete  epiteliale  sono  diventate  piu  spesse,  piu  piccole  e  niu  adden- 
sate;  questo  addensamento  cellulare  segna  la  parete  dell'organo  sen- 
sitive cui  ho  dianzi  accennato. 

Per  un  esame  approfondito,  metodi  semplici  e  adatti  a  dare 
immagini  quanto  piu  si  puo  complete  sono,  per  chi  abbia  a  dispo- 
sizione  materiale  vivo,  l'uso  del  cloruro  d'oro  e,  meglio,  delle  solu- 
zioni  debolissime  di  acido  osmico. 

Per  il  primo  ho  avuto  i  migliori  risultati  ponendo  gli  animali, 
in  ottimo  stato  e  freschissimi,  per  alcuni  minuti  in  acido  formico 
ad  '/.,  e,  dopo  rapidiss'uno  lavaggio  in  acqua  distillata,  passandoli 
in  cloruro  d'  oro  all'  1  %,  dove  restavano  dalle  6  alle  12  ore,  ed 
anche  piu,  alio  scuro.  La  riduzione  era  fatta  in  acido  formico  ad  l/i 
anche  alio  scuro  e  per  24  ore. 

Questo  procedimento  mette  in  evidenza  molti  particolari  e  da 
una  idea  esatta  della  innervazione;  il  metodo  pero  che  credo  meglio 
adatto  e  che,  dando  uua  visione  complessiva  dell'organo,  ne  mette 
in  evidenza  anche  una  soinma  maggiore  di  particolari,  e  l'abbruni- 
mento  degii  animali  (sempre  presi    vivi   ed    in    ottime    condizioni!) 


(')  Un  mio  lavoro  sugli  organi  'li  senso  delle  Salpe,  di  cui  uii<'*U  nota  e  un  parziale  stralcio,  e 
gia  pronto  fin  dal  1914.  Allora  per  la  guewa,  ora  per  altre  difficolta  non  mi  e  riuscito  ancora  pubbli- 
carlo.  Spero  di  poterlo  far  presto  e  di  aver  inodo  di  pubblicare  anche  il  risulfcato  dulle  mie  ricercbe 
sul  sistuiua  nei-voso  dei  Salpidei,  gia  negli  anni  precedenti  alia  guerra  compiute  Qella  Staaione  Zoo- 
logica  di  Napoli. 


-  14  - 

fatto  in  una  miscela  in  parti  ugnali  di  acido   osmico  al  24  n/oo  ed 
acidu  acetico  al  4-6  °/00. 

Questa  operazione  va  sorveglia'a  e,  quando  la  muscolatura  del- 
I'animale  prende  una  tinta  marrone  (dopo  circa  un'ora),  si  passano 
i  pezzi,  senza  lavare,  in  alcool  a  40-50  %,  dove  l'annerimento  con- 
tin  ua,  e  qui  si  lasciano  da  5  a  6  od  anche  piu  ore,  fino  a  che  ab- 
biano  preso  un'apparenza  nerastra;  si  passano  quindi  in  alcool  piu 
forte  o;  meglio,  in  glicerina,  dove  si  conservano  inalterati,  e  sem- 
pre  pronti  all'analisi,  per  anni. 

JNTon  avendo  a  disposizione  aniraali  vivi  si  potranno  ottenere 
risultati  sufficienti  anche  su  materiale  flssato,  ricorrendo  ad  una 
deile  comuni  colorazioni  (per  es.  emallume  Mayer,  che  ho  trovato 
adattissimo)  o  anche  immergendo  gli  animali,  conservati  in  alcool 
o  in  formalina,  nella  miscela  osmio-acetica  avanti  Judicata  per  alcuni 
giorni,  flnche  si  sia  raggiunto  il  grado  di  annerimento  desiderato. 
In  quest'ultimo  caso  pero,  i  risultati  sono  di  moito  inferiori  a  quelli 
che  si  ottengono  operando  su  materiale  vivo. 

Per  mettere  poi  in  evidenza,  nei  pezzi  trattati  nei  modi  indi- 
cati,  l'organo  in  parola  bisognera  asportare  l'imbuto  ciliato,  che  con 
la  sua  massa  opaca  lo  nasconde;  a  tale  uopo  bastera  staccare  con 
tre  colpi  di  forbici  la.  parte  anteriore  dorsale  dell' animate  (secondo 
i  contorni  laterali  e  inferiori  della  fig.  1)  e,  tenendo  questa  parte 
nei  liqnido  conservative  con  la  superficie  interna  rivolta  in  su,  aspor- 
tare delicatamente  l'imbuto  ciliato  con  un  ago  o,  meglio,  stringendo 
in  una  pinza  sottile  il  cappuccio  che,  a  guisa  di  linguetta,  sporge  da 
quest'organo  verso  la  cavifa  interna  dello  animate  (fig.  1  e  fig.  3  Cp). 

Quando  1' operazione  e  ben  condotta  l'organo  di  senso,  che  era 
coliocato  dorsalmente  all'  imbuto  asportato,  resta  integro  e  gene- 
ralmente  completo,  e  si  pub,  senz' altro,  osservarlo  al  microscopio, 
trasportando  in  glicerina,  fra  due  vetri,  la  parete  antero-dorsale  in 
esame,  senza  nessun'  altra  operazione;  se  le  salpe  erano  state  pre- 
viamento  colorate  in  uno  dei  modi  indicati. 

01  tre  questi  semplici  procedimenti  si  pub  ricorrere  anche  ai 
tagii,  via  piu  lunga  ma  utilissima  per  conoscere  con  esattezza  al- 
cuni rapporti  e  particolari  dell'organo  che  sfuggono  nella  osserva- 
zione  in  toto. 

La  parete  sensitiva  di  quest'  organo  ha  in  Salpa  democratica- 
mucronata  la  forma  di  una  calotta  sferica  che  si  presenta  alquanto 
schiacciata  lungo  l'asse  dorso-ventrale  e  che,  insieme  con  una  con- 
cavita  del  mantello  posta  di  fronte  ad  essa,  forma  una  vescicola  a 


-   15  - 

guisa  di  una  lente  biconvessa  in  cui  si  notano  una  placca  epitelio- 
sensoriale  venti-ale  ed  un  tetto  dorsale  anisto  (fig.  2). 

Le  sue  dimension!  variano  con  quelle  dell' animate  e,  su  un 
individuo  di  medie  dimensioni  di  Salpa  dem.  mucr.  solibaria,  p.  es., 
presenta  un  diametro  massimo  antero-posteriore  di  circa  145150:* 
con  un  diametro  dorso-ventrale  di  70  75  «..  Qneste  cifre  sono  state 
ricavate  dalla  media  di  misurazioni  eseguite  su  sezioni  di  animali 
inclusi  precedentemente  in  paraffina  e  quindi,  date  le  inevitabili 
contrazioni  dei  tessuti  per  tale  operazione,  le  misure  sul  vivo  sa- 
ranno  rispettivamente  alquanto  maggiori. 

La  placca  sensoriale,  a  cui  ho  accennato,  e  posta  fra  lo  strato 
dorsale  della  tunica  e  la  faccia  infero  dorsale  dell'imbuto  ciliato, 
restando  come  addossata  a  quest'  organo  e  divisa  dalla  superficie 
esterna  del  corpo  da  uno  strato  che  varia  col  diverso  sviluppo  dello 
strato  di  tunicina. 

Dando  uno  sguardo  alle  figg.  1  e  3  si  scorgono  subito  i  rap- 
porti  dell' organo  unico  bisimmetrico  e  mediano,  con  le  altre  parti 
del  corpo  sia  nella  forma  aggregata  che  nella  forma  solitaria  di 
Salpa  dem.  mucr.  Forsk. . 

Esso  si  trova,  insieme  con  V  organo  ciliato,  nella  parte  centrale 
della  superficie  delimitata  verso  l'apertura  ingestiva  dal  muscolo 
inferiore  trasversale  del  labbro,  verso  la  parte  cloacale  dal  margine 
anteriore  dei  muscoli  propri  del  corpo  e  lateralmente  dai  due  mu- 
scoli  elevatori  del  labbro. 

Per  la  sua  posizione  addossata  alia  massa  opaca  dell' imbuto 
ciliato,  che  ne  impedisce  la  vista,  1' organo,  cosi  netto,  e  potuto 
finora  sfuggire  ai  diversi  osservatori,  malgrado  alcuni  si  fossero  af- 
faticati,  usando  pero  metodi  inadeguati,  a  ricercare  la  innervazione 
dell'  imbuto  vibratile,  attribuendogliene  anzi  una  assolutamente  in- 
sussistente:  come  p.  es.,  fra  i  piu  recenti  autori,  il  Me  tea  If,  che 
confonde  le  formazioni  connettivali  poste  nei  pressi  dell'  organo  con 
apparati  nervosi  destinati  alia  innervazione  di  esso  (*). 

In  errori  di  tal  natura,  oltre  il  Met  calf,  son  caduti  ancora 
altri  ed  a  proposito  di  questioni  ben  piu  importanti  per  il  significa- 
to  e  la  forma  del  sistema  nervoso  dei  Tumcati,  come  avro  modo 
di  esporre  e  dimostrare  esaurientemente  in  altro  luogo;  ne  faccio 
qui  cenno  solo  per  peter  affermare  esplicitamente  che  niente  di 
comune  vi  e  fra  l' organo  che  vado  descrivendo  e  cio  che  il  Met- 
calf  ha  malamente  descritro  ed  erroneamente  interpretato. 


I1)  Loc.  cit.  1893,  e<l  anclie  :  Metcalf  M.  M.  —  Note  on  Tunicate  Morphology.  —  Anat.  Anz. 
XI  Bd.,  N.  11,  p.  329,  1895. 


-   16  - 

Bastera  del  restc  un  fuggevole  esame  della  fig.  4  e  la  descri- 
zione  che  la  illustra  per  eliminare  anche  l'ombra  di  un  simile  dubbio. 

Per  avere  un'  idea  completa  della  struttura  dell'organo  da  me 
messo  in  luce  dobbiamo  fermare  1'attenzione  —  olfcre  che  alia  pa- 
rete  epiteliale,  alia  parte  sensitiva  di  essa  e  alia  caratteristica  inner- 
vazione  —  anche  a  cellule  sensoriali  estorne  alia  placca  ma  in  rap- 
porto  con  essa. 

Le  cellule  della  parete,  poligonali,  generalmente  sotto  forma  di 
esagoni  cementati  regolarniente  per  i  lati  con  una  linea  sottilissima 
di  sostanza  intercellulare,  rassomigliano  alle  comuni  cellule  epiLeliali 
dell'animale  ;  esse  si  mostrano,  dalla  periferia  al  centro,  gradata- 
mente  piu  piccole  e  piu  ispessibe  e  il  nucleo,  che  nelle  cellule  epi- 
teliali  ordinarie  ha  vistosa  estensione  in  superficie,  si  va  in  esse 
sempre  piu  impiccolendo,  acquisfcando  un  maggior  potere  di  assor- 
bimento  per  i  colori  nucleari,  e  1'  insieme  delle  cellule  va  prendendo 
un  aspetto  piu  giovanile,  specie  in  una  fascia  cellulare  —  che  in 
Salpa  dem.  mucr.  aggregata  (fig.  4  Fc)  e  di  una  trentina  di  elementi  — 
posta  sul  fondo  dell'organo,  come  un  tappeto  rettangolare,  che  corre 
fra  due  ordini  di  cellule  sensoriali  laterali  formate  a  guisa  di  due 
cristae  sensitive. 

Queste  ultime  sono  formate,  negli  individui  sessuati,  ciascuna 
tipicamente  di  cinque  o,  raramente,  sei  elementi  addossati  come  nella 
fig.  4;  negli  individui  della  forma  solitaria  il  numero  degli  elementi 
sensitivi  e  maggiore  e  le  disposizioni  sono  essenzialmente  identiche 
a  quelle  della  forma  aggregata :  ciascuna  crista,  pero,  data  la  mag- 
giore lunghezza  e  la  forma  dell'organo,  prende  un  andamento  semi- 
lunare  con  la  concavita  volta  medial  men  te. 

Le  cellule  sensoriali  componenti  le  cristae,  in  entrambe  le  forme, 
differiscono  dai  comuni  elementi  tattili  che  si  riscontrano  alia  su- 
perficie dell'animale  e,  pur  avendo  con  essi  gli  stessi  caratteri  es- 
senziali,  se  ne  differenziano  morfologicamente  nelle  dimensioni  del 
corpo  cellulare  e  del  ciglio  sensitivo  piu  piccolo,  quest'ultimo,  e  de- 
licato  e  di  diverso  comportamento;  esse  hanno  forma  come  a  fiasca, 
nucleo  basilare,  corpo  protoplasmatico  inomogeneo  restringentesi, 
verso  il  polo  da  cui  si  origina  il  lungo  ciglio  o  flagello,  in  un  colla- 
rette compatto  che,  nei  preparati  fissati  e  anneriti  con  la  miscela 
osmio-acetica,  si  distingue  molto  bene  in  scuro  (fig.  4  Cs). 

II  lungo  ciglio  di  ciascuna  di  queste  cellule  ha  un  andamento 
flessuoso  e  si  dirige  prima  alquanto  verso  la  linea  mediana  e  poi, 
obliquamente,  verso  la  parte  dorsale  e  ingestiva  dell'organo,  avvi- 
cinandosi  sempre  piu  alle  ciglia  delie  altre    cellule   sensoriali  e  ter- 


-  17  - 

minando  in  una  specie  di  ciuffo  n  peunello  i  cui  limiti  estremi  sono 
di  difflcilissima  osservazione. 

Tali  ciglia  non  posseggono  la  considerevole  lunghezza  di  quelle 
delle  comuni  cellule  tattili  one  descrivero  altrove,  tie  la  loro  net- 
tezza  di  contorno  che  le  fa  comparire  fortemente  annerite,  come 
una  lunga  frusta  elicoidale,  nei  preparati  trattabi  con  I'acido  osmico; 
sono  piu  brevi,  piu  delicati,  per  quanto  anche  esse  di  considerevole 
lunghezza,  superante  piu  di  tre  o  quattro  volte  quella  della  cellula 
a  cui  appartengono. 

Dal  polo  opposto  a  quello  del  ciglio,  o  flagello,  parte,  per 
ognuna  di  queste  cellule,  una  fibra  nervosa,  che  si  puo  seguire  di- 
stintamente  fino  a  che  va  ad  unirsi  al  fascio  fibrillare  di  uno  dei 
nervi  del  prime  paio  anteriore  (fig.  2  e  fig.  4.  Fn). 

L'aspetto  delle  cellule  sensorial!  e  quindi  tipicamente  bipolare  ; 
esse  poggiano  con  la  base  su  elementi  di  sostegno  (fig.  4  Cst)  piu 
ispessiti  di  quelli  della  fascia  che  ho  dianzi  descritta  e  piu  irrego- 
lari,  e  si  ergono,  con  buona  parte  del  loro  corpo,  sull' epitelio  ba- 
silare. 

Altri  elementi  sensitivi  esterni  alia  placca,  in  numero  di  quat- 
tro (due  per  lato)  nella  Salpa  clem.  mucr.  aggr.  e  in  numero  rnag- 
giore  nella  forma  solitaria,  prendono  rapporti  costanti  con  essa* 

Essi  si  avvicinano  di  piu,  per  aspetto,  agli  elementi  tattili  or- 
dinari  e  se  ne  differenziano  per  la  forma  e'i  rapporti  del  prolunga- 
mento  cellulipeto  che,  invece  di  attraversare  la  tunica  e  pigliar 
contatto  con  l'esterno,  si  dirige  verso  1'  organo  sensoriale,  nel  cui 
ambito  solo  puo  ricevere  stimoli.  La  forma  di  questo  prolungamen- 
to,  piu  che  un  lungo  ciglio,  e  quella  di  un  comune  fllamento  ner- 
voso,  ma  presenta  costantemente  un  caratteristico  rigonflamento  ve- 
scicolare,  che  in  sezione  ottica  appare  come  un  anello  e  che  e  piu 
pronunziato,  piu  regolare,  piu  costante  delle  granulazioni  e  varico- 
sita  che,  dopo  l'uso  sia  dell'acido  osmico  o  di  diversi  reagenti  e 
fissativi,  sia  della  colorazione  vitale,  si  riscontrano  nelle  diverse  fi- 
bre nervose  delle  Sal]>e. 

Anche  questi  elementi  sono  legati  al  centro  con  fibre  a  per- 
corso  ed  origine  costante  nelle  due  forme  ed  anch'  essi  si  presen- 
tano  nettamente  bipolari.  Daro  di  essi  maggiori  particolari  e  la 
figurazione  grafica,  che  qui,  per  ragione  di  spazio,  ho  clovuto  eli- 
minare,  quando  trattero  dell'  insieme  delle  disposizioni  sensitive  dei 
Salpidei. 

Cade  acconcio  qui  notare,  comparando  gli  elementi  sensoriali 
descritti  o  accennati,  e  senza  volerne  derivare  nessun  legame  gene- 


-   18   - 

tico,  un  graduate  passaegio,  almeno  di  forma,  da  elementi  tattili 
diffusi  e  nettamente  epidermici  a  formazioni  piu  specializzate  e  dif- 
ferenziate  ed  appartenenti  ad  un  ordine  superiore  di  organizzazione 
e  di  funzionalita. 

Qui,  difatti,  nello  stesso  individuo  troviamo  cellule  sensoriali 
tattili  isolate  e  diffuse  nelle  diverse  parfci  della  superficie  del  corpo 
e  poco  differenti  nei  caratteri  morfologici  essenziali  dalle  cellule 
sensoriali  riunite  nell'organo  descritto  e,  alle  volte,  come  in  Salpa 
clem,  mucr.,  tipicamente  raggruppate  in  cristae,  e,  fra  queste  due 
specie  di  elementi,  il  legame  ancora  piu  netto  posto  dalle  cellule 
sensoriali  descritte  a  lato  delle  placche. 

Questi  elementi  che,  per  sito  e  per  forma,  in  niente  differiscono 
dalle  comuni  cellule  tattili  se  ne  distaccano  solo,  ma  nettamente, 
oltre  che  per  i  determinati  e  speciali  rapporti  col  centro  nervoso, 
per  i  caratteri  morfologici  del  prolungamento  cellulipeto  e  per  i  suoi 
rapporti:  questo  non  attraversa,  come  nelle  comuni  cellule  tattili, 
direttamente  il  mantello  portandosi  alia  superficie  esterna  dell'ani- 
male,  ma  prende  contatto,  come  ho  gia  detto,  con  l'organo  senso- 
rial, sicche  solo  dagli  stimoli  partenti  da  esso  puo  essere  impres- 
sionato. 

Ecco  dunque:  cellule  sensoriali  tattili  con  speciali  localizzazioni 
e  disposte  in  modo  da  ricevere  solo  determinati  stimoli;  il  passag- 
gio  fra  queste  e  le  altre  cellule  e  chiaro  e  graduale  ed  osservando 
una  Salpa  clemocr.  mucr.  —  dove  si  possono  contemporaneamente 
avere  sotto  gli  occhi  le  tre  specie  di  elementi:  tattili  comuni,  ele- 
menti annessi  all'organo  sensitivo,  ed  elementi  propri  di  questo  — 
non  si  puo  non  essere  colpiti  dalla  evidenza  di  esso. 

L'innervazione  propria  delle  cristae  sensoriali  e  data,  sia  nella 
forma  solitaria  (fig.  3,  Na)  che  in  quella  aggregata  (fig.  1,  Na)  dal 
primo  paio  anteriore  di  nervi,  paio  esclusivamente  sensitivo,  che 
raccoglie  ancora,  e  specialmente,  le  sensazioni  elaborate  nella  ricca 
e  varia  compagine  cellulare  nervosa  della  apertura  di  ingestione. 
Nei  pressi  dell'organo  ciascun  nervo  stacca  per  il  suo  lato  un  nu- 
mero  determinato  di  fibre,  di  cui  ciascuna  va  ad  una  cellula  sensi- 
tiva  nei  modo  che  ho  gia  descritto  e  che  e  reso  con  chiarezza  dalla 
fig.  4,  Fn. 

Dei  corpuscoli  discoidali  anucleati,  rifrangenti  e  a  corpo  granu- 
loso,  che  si  trovano  con  sufficiente  costanza  dorsalmente  alia  placca 
sensoriale  (fig.  4,  Cd),  farebbero  pensare  a  rapporti  fra  essi  e  que- 
st'ultima,  quasi  come  ad  una  funzione  statolitica,  che,  in  verita, 
non  son  riuscito  a  dimostrare.  Debbo  d'altra  parte  notare  che  simili 


-  19  - 

corpuscoli  si  trovano  anche  in  altri  luoghi  della  tunica  e  che  e  il 
caso  quindi,  prima  di  aver  sperimentalmente  provato  il  loro  vero 
significato  e  la  loro  funzione,  di  fare  a  loro  riguardo  tutte  le  riserve. 


L'organo  fin  qui  descritto,  con  la  sua  complessa  placca  senso- 
riale e  con  gli  elementi  annessi,  non  ha  riscontro  alcuno  in  cio  che 
ci  e  finora  conosciuto  nella  organizzazione  sensoriale  delle  Salpe  e 
dei  Tunicati ;  di  una  placca  sensoriale  dorsale  parla  Sal  en  sky  (l),— 
in  Fritillaria  borealis,  a  proposito  di  due  cellule  ectodermiche  poste 
nella  parte  dorsale  e  mediana  di  questa  appendicularia  e  innervate 
da  un  cortissimo  nervo  che  il  ganglio  genera  restringendosi  brusca- 
mente  nella  parte  dorsale,  —  ma,  pur  presentando  qualche  analogia 
per  la  topografla  e  per  la  innervazione,  le  due  formazioni  differiscono 
grandemente  per  la  ben  diversa  struttura. 

Sale n sky  ritiene  che  la  placca  di  Fritillaria  borealis  sia  un 
organo  tattile,  pur  confessando  difficile  precisarne  la  natura,  non 
avendola  riscontrata  in  nessun'altra  specie  di  appendicularia.  Io,  per 
quanto  non  sia  riuscito  ancora  a  mettere  in  mostra  l'organo  da  me 
descritto  in  Salpa  democratica  mucronata  in  tutte  le  altre  specie 
di  Salpa  da  me  studiate  (e  per  mancanza  di  materiale  opportuno 
o  per  difflcolta  di  dimostrazione),  ho  potuto,  nonpertanto,  riscontrare 
formazioni  corrispondenti  in  alcune  altre  specie  e  particolarmente 
in  Salpa  cordiforme  zonaria  Q.  e  G.  Pall.,  forma  aggregata,  dove 
l'organo  si  presenta  con  modalita  molto  simili  a  quelle  di  SaljM  de- 
mocratica-mucronata. 

Non  e  facile  pronunziarsi  sul  signiflcato  funzionale  delle  dispo- 
sizioni  descritte  anche  per  la  varieta  e  delicatezza  degli  organi  che, 
—  specie  in  Salpa  dem.  vnucr.,  dove  piu  facile  riesce  abbracciare 
1'  insieme  della  organizzazione  sensoriale,  —  bisogna  prendere  sotto 
analisi  per  poter  giungere  a  conclusioni  inoppugnabili.  Per  quanto 
le  esperienze  da  me  iniziate  presso  la  Stazione  zoologica  di  Napoli, 
e  dovute  poi  interrompere,  non  mi  abbiano  fornito  tutti  i  dati  per 
una  conclusione  definitiva,  posso  pero  ritenere  con  ragione  che  l'or- 
gano descritto  appartiene  ad  una  delle  specializzazioni  del  senso 
tattile  e  che,  alia  relativamente  elevata  organizzazione  di  esso,  cor- 
risponde  una  attitudine  a  raccogliere'  stimoli  di  ordine   particolare, 


0)  Sal  en  sky,  W.  —  Ktudus  anatoiuiques  aur  les  Appeiidicttlairos.  —  Mem.  Ac.  Sc.  Petersburg, 
Vol.  I.',  X.  y,  p.  45,  1903. 


-  20  - 

in  rapporto  con  le  ondulazioni  ed  altri  fenorneni  meccanici  svolgen- 
tisi  nell'ambiente  in  cui  gli  animali  vivono. 

Diro  ancora  che,  pur  avendo  nelle  fanzioni  coordinatrici  del- 
l'equilibrio  l'organo  visivo  una  importanza  decisiva,  e  la  distruzione 
di  esso  porti  alia  disorganizzazione  della  facolta  di  dirigersi  nella 
traslazione,  a  tale  facolta  e  alia  possibility  di  sentire  e  rispondere 
alle  variazioni  di  pressione  e  di  moto  dello  ambiente  contribuiscono, 
insieme  con  gli  organi  tentacolari  visti  prima  dell' Ussow,  le  dispo- 
sizioni  sensoriali  da  me  descritte  in  questa  nota. 

Fra  le  diverse  specie  di  Salpa,  la  democratica  mucronata,  che 
se  non  addirittura  panteplanktonica  e  certo  specie  comunissima 
nelle  zone  phao-e  knephoplaktoniche  (*),  possiede  una  note  vole  esten- 
sione  di  distribuzione  verticale  e,  eorrelativamente,  una  varia  pos- 
sibilita di  adattamento  a  condizioni  di  ambiente  notevolmente 
diverse. 

Ed  inoltre,  queH'apparenza  di  moti  pigri  ed  uguali,  di  meccani- 
smo  cieco  ed  a  larghi  ritmi,  —  che  da  a  tutto  l'animale  una  veste 
di  indolenza  e  di  automatismo  da  non  potersi  paragonare  che  a 
quella  di  alcune  meduse,  e  nemmeno  le  piu  vivaci,  —  si  attenua  ad 
un  esame  piu  accurato  e,  persistendo  ad  osservare,  p.  es.,  il  vagare 
di  una  Salpa  demozr.  mucr.,  ci  accorgiamo  di  leggieri  che,  se  quasi 
sempre  cieco  ci  appare  il  suo  impeto  nel  movers!,  quando  pero  il 
piccolo  animale  urta  contro  le  pareti  del  recipiente  o  incontra  un 
altro  ostacolo,  non  insiste  o  ciecamente  si  accanisce  a  procedere 
nello  istesso  senso,  ma  indietreggia  con  rapidi  scatti  e  la  corrente 
propulsiva,  che  normalmente  uscendo  dall'apertura  cloacale  lo  fa  pro- 
cedere con  l'oriflzio  ingestivo  in  avanti,  uscendo,  nel  nostro  caso,  da 
quest'ultimo,  fa  spostare  l'animale,  con  replicate  e  rapide  spinte, 
nella  direzione  del  nucleo  viscerale. 

Tali  scatti  improvvisi  possiamo  notare  ancora  o  dietro  stimola- 
zioni  sperimentali,  —  generando  fra  l'altro  onde  o  correnti  improv- 
vise  nell'acqua  in  cui  nuotano  gli  animali,  —  o  per  effetto  di  ignote 
cause  dipendenti  da  fenomeni  svolgentisi  nel  liquido  ambiente  o  nel- 


(!)  Lo  Bianco.  8.  —  Notizie  biologiche  riguardanti  specialmente    il    periodo   di    maturity    )i 
snale  degli  animali  del  golfo  di  Napoli.  —  Mittheil.  Station  zu  Neapel,  i'.i  Bd.,  I  Weft,  p.  663,   1909. 

Oso  la  nomenclatura  del  Lo  Bianco  per  dare  senjplicemente  un  riferiuiento  batiuoetrico.  Per 
quanto  quest)  parli  della  preseuza  <li  Salpa  dem.  mucr.  solo  in  zone  phao  •  kncphoplanktoniche,  uon  e 
meno  completamente  provato  dal  Chun  (v.  Chun  <'.  Die  pelagisuhe  Tlnerwelt  in  grosaeren  SkTee 
restiefen.  in:  Biblioteca  Zoologiea.  Heft.  1.  1888)  per  i  luoghi  da  cui  provengono  lo  Salpe  da  mi' 
studiato,  e,  in  generate,  da  altri,  fra  cui  recentemente  il  B.jerkan  con  le  ricerche  fatte  Bulla  2Ii- 
chad  Sara  Del  Nord-Atlantko,  elm  la  Sui/m  dem.  mucr.  t'urxk-.  si  incontra  an  che  a  profondita  di 
oltre  "'i"1  m.  lino  oltre  i  2000  m..  (v.  Murraj  John  and  11  j  oil  Johan.  The  Depths  oi  the  Ocean- 
pag.  lino,    i,n mhi, i  ±912). 


-  21   - 

l'organismo  sfcesso  della  Salpa,  senza  provocazione  sperimentale;  e 
anche  qui  vediamo  percorrere,  sia  avanzando  che  retrocedendo,  con 
uno  o  piu  scatti  energici  e  con  moltiplicata  velocita,  uno  spazio  che, 
con  gli  ordinari  movimenti,  avrebbe  richiesto  molto  piu  tempo  e 
contrazioni. 

Tutto'  questo,  messo  in  rapporto  con  la  presenza  degli  appa- 
rati  sensorial]  posti  in  luce  da  altri  e  da  me,  particolarmente  in 
Salpa  democratica-mucro7ia,ta,  ci  fa  gia  stabilire  (indipendentemente 
dalle  molte  osservazioni  e  dati  sperimentali  con  cui  potro  arric- 
chire  questa  tesi  in  una  prossima  piu  ampia  trattazione)  uno  svi- 
luppo  e  varieta  di  riflessi  ben  piu  complesso  di  quello  riscontrato 
in  altri  Tunicati  e  ci  spiega  in  parte  il  sensibile  grado  di  autono- 
mia  nei  movimenti  rivelatici  dall'analisi  di  questi  animali  creduti  a 
torto  completamente  torpidi  e  passivi. 

Dalla  Stazione  di  biologia  marina  di  Rovigno,  li  30  dicembre  1919. 


Spiegazione  della  Tav.  II. 


Fig.  1.  —  Salpa  democratica  mucronata  Forsk.  Fornia  aggregata.  Parte  antero-dorsale  dell'anituale 
mostrante  1'organo  di  senso  e  i  suoi  rapporti.  Ingr.  circa  40  volte.  L  =  labbro,  Br  =  branchia, 
i tit  1  =  muscolo  trasversale  orifizio  ingestivo,  ml  =  rnuscoletto  longitudinale  elevatore  del. labbro, 
me  =  muscoli  anterior]  del  corpo,  Iiu  =  itubuto  ciliato,  Cp  =  cappacoio,  Gri  =r:  ganglio  nervoao 
cou  organo  visivo  —  Na  =  1°  paio  nervi  anterior!,  Os  =  organo  sensoriale. 

Fig.  2.  —  Salpa  democratica  mucrouata  Forsk.  solitaria  Sezione  trasveraa  pasaante  per  Vimbuto 
ciliato  e  1'organo  sensorialo.  Ingr.  105  diaiu.  circa,  Ps  =  placca  sensoriale,  T  =z  tunica  esterna 
Fn  =  fibre  nervose  per  le  cellule  sensitive  Ca  =:  cellule  sensitive.  Le  altre  indicazioni  come 
nella  lig.  1. 

Fig.  3.  —  Salpa  democratica  mucrouata  Forsk.  Solitaria.  Parte  anteriore  dell'animale,  vista  dal  dorso, 
mostrante  1'organo  di  senso  e  i  suoi  rapporti.  Ingrandita.  Ed  i=  endostilo,  T  =  Tunica  ;  le  altre 
indicazioni  come  nella  figura  1. 

Fig.  4.  —  Placca  sensoriale  di  Salpa  dem.  mucr.  Forsk.  Forma  aggregata  —  vista  di  prospetto  e 
dalla  parte  dorsale.  Ingrandiuiento  circa  300  diam.  Po  ==  parete  epiteliare  dell'organo,  Fc  =  fa- 
scia cellulare,  Cst  =:  cell,  di  aoategno,  Ca  =  cell,  sensitive  formanti  le  crislac  Cr,  C  —  corpn- 
sinli  discoidali,  Na  =  primo  paio  di  nervi  anteriori,  Fn  =  fibre  nervose  delle  cell,  sensorials 


-   22 


G  E  LSO    B  OR  R  I 


Sopra  il  numero  e  la  situazione  degli  stigmi  toracici 
negli  Acrididi 

(Con  figura). 


6  vietata  la  riproduzioue 


La  presente  nota  trae  origine  dalla  costatazione  da  me  fatta 
che  circa  l'interpretazione  degli  stigmi  toracici  degli  Acrididi,  benche 
non  manchino  Autori,  che  hanno  veduto  giusto,  si  notano  divergenze 
anche  in  libri  di  recente  pubblicazione  e  che  vanno  comunemente 
nelle  mani  dei  giovani. 

II  carattere  modesto  di  questa  nota  non  mi  consentiva  di  svi- 
luppare  la  parte  bibliografica  come  sarebbe  state  possibile  e  facile 
fare:  percio  mi  sono  limitato  a  raccogliere  quel  tanto  che  ba- 
stasse  a  mettere  in  luce  il  fatto  che,  sul  tema,  negli  Autori  si  ri- 
scontrano  deficienze,  inesattezze  e  anche  contradizioni. 

In  molt!  trattati  si  vede  riportata  la  fig.  8,  tav.  V  di  Fischer  (3), 
figura  semischematica,  che  Fischer  ha  tolto,  moclificandola,  da 
Dufour  (2)  e  che  mostra  tre  stigmi  toracici  e  sette  addominali, 
tome  si  rileva  anche  dalla  spiegazione  della  figura  stessa,  che  io 
qui  riporto: 

"  Pagina  lateralis  Acridii  tartarici  L.  {lineolae  Fab.),  elytris, 
alis  pedibusque  resectis,  ad  illustrandum  stigmatum  et  tympani  in 
abdominis  segmento  1  situin.  a  tympanum;  b  stigma  pothoracicam; 
c  stigma  mesothoracicum ;  d  stigma  metathoracicum ;  e  stigmata 
abdominalia.  {Leon  Dufour  Rech.  1.13;  icon  correcta)  „. 

Ma  nel  contesto,  mentre  1'assegnazione  del  timpano  al  prime 
segmento  dell'addome  e  piu  volte  confermata  (vedi  a  pag.  18,  286, 
288,  388,  etc.),  le  vedute  dell'A.  circa  gli  stigmi  appaiono  ben  diverse. 
A  proposito  degli  Acridioidea,  a  pag.  284  egli  dice  che  sotto  i  margini 
posteriori  del  pronoto,  fra  protorace  e  mesotarace,  esiste  un  paio  di 
stigmi:  questa  osservazione  e  importante,  come  in  seguito  vedremo, 
e  fin  qui  l'A.  concorda   colla  surriferita  spigazione  della  figura.  Ma 


-   23   - 

poco  dopo,  a  pag.  287  dice:  "  Ante  hoc  tympanum,  ad  angulum 
eius  anticum  et  inferiorem  (Tab.  V,  fig.  8,  d)  stigma  segment!  primi 
[dell'addorae]  reperitur;  reliqua  (octo)  segmenta,  excepto  ultimo,  cui 
stigma  deest,  in  raargine  inferiore  laminae  dorsalis  ad  angulum 
anticum  spiracula  ferunt  (ibid,  e)  „.  Dunque  gli  stigmi  dell'addome 
sarebbero  8  e  non  7  come  appare  dalla  figura,  e  quelli  del  torace 
due  soli:  a  questo  proposito  l'A.  aveva  detto,  per  gli  Ortotteri  in 
genere:  "  Inter  singula  thoracis  segmenta,  nee  non  inter  metatho- 
racem  et  abdominis  segmentum  primum  utrinque  stigma  situm  „ 
e  rimandava  alia  solita  figura  8,  tav.  V,  che  non  dice  precisamente 
la  stessa  cosa. 

Qual'e  dunque  l'opinione  di  Fischer?  Se,  come  credo,  si  deve 
dare  maggior  peso  al  contesto,  perche  egli,  nel  correggere  la  figura 
di  Dufour  e  tanto  piu  nello  spiegarla,  non  l'ba  resa  conforme  alio 
proprie  vedute? 

La  figura  di  Fischer  fa,  come  ho  detto,  riportata  da  diversi 
Autori.  Cosi,  per  esempio,  la  troviamo  senza  modiflcazione  alcuna 
nelle  tavole  murali  di  Leuckart  (Tav.  XI,  fig.  6);  e  nella  spiega- 
zione  delle  tavole  stesse  (4)  e  detto :  "  6,  c,  d,  stigmi  del  protorace, 
mesotorace  e  metatorace;  e  stigmi  addominali  „. 

Claus  (5),  che  riporta  la  figura  di  Fischer  nelle  sue  figure  553 
e  707,  contrassegna  con  St  soltanto  il  secondo  degli  stigmi  toracici  ; 
ma  si  comprende  che  non  considera  esistente  lo  stigma,  che  sta  sotto 
il  pronoto,  perche  a  pag,  857  dice  :  "  Quando  le  due  paia  di  stigmi 

toracici  e  le  otto  addominali    esistono „  ;  e  a  pag.    866 :    "    Su 

ciascun  lato  del  metatorace,  avanti  al  segmento  addominale,  sono 
situati  gli  organi  dell'iidito  „.  Dunque  lo  stigma  che  e  davanti  al 
timpano  dovrebbe,  anche  per  questo  Autore,  essere  considerato  tora- 
cico,  e  percio  non  dovrebbe  esistere  quello  del  protorace,  ammettendo 
egli  due  sole  paia  di  stigmi  toracici,  come  si  rileva  da  cio  che  aveva 
detto  a  pag.  857. 

Similmente  Lang  (6)  nella  sua  figura  335  (d'  apres  Fischer) 
non  segna  il  primo  stigma,  e  nella  spiegazione  dice  :  "  Si  stigma 
del  mesotorace,  S2  stigma  del  metatorace  „  (cioe  quello  che  sta 
avanti  al  timpano). 

Henneguy  (9)  ripete  la  stessa  figura  togliendola  da  Lang  e 
percio  con  due  stigmi,  che  considera  rispettivamente  mesotoracico  e 
metatoracico :  infatti  nel  testo  sta  scritto  :  "  Le  larve  degli  insetti 
a  metamorfosi  graduali,  che  menano  vita  aerea,  hanno  stigmi  su 
tutti  l  segmenti,  eccetto  la  testa  e  spesso  il  primo  anello  del  to- 
race (Ortotteri,  molti  Emitted)  „.  Ma  altrove  l'A.  dice  :  "  Gli  stigmi 


-  24  - 

sono  nelle  pleure,  generalmente  piu  ravvicinati  alia  parte  ventrale 
nel  fcorace,  e  piu  alia  dorsale  nell'addome  „  ;  e  cio  dovrebbe  subito 
mettere  in  guardia  circa  il  terzo  stigma  de\Y  Acridium ;  e  poi  an- 
cora :  "  L'organo  timpanico  degli  Acrididi  sta  sul  primo  anello  del- 
l'addome  „  ;  ragione  di  piu  per  considerare  addominale  lo  stigma, 
che  e  in  immediata  vicinanza  del  timpano. 

Her  twig  (10)  invece  colia  sua  fig.  482  (aus  Hatscheck  nach 
Fischer)  torna  ai  tre  stigmi  toracici,  ma  nella  spiegazione  si  limita 
a  dire:  "  St  stigmi  „,  senza  specificare  se  toracici  o  no  ;  e  nel  con- 
testo  afferma  che  nel  torace  si  trovano  tutt'  al  piu  due  paia  di 
stigmi. 

Un'altra  figura,  che  non  di  rado  troviamo  riprodotta  nei  trat- 
tati,  e  dovuta  a  Packard,  ed  e  la  fig.  89  del  Trattato  di  ento- 
mologia  di  questo  Autore  (8).  E  una  figura,  semischematica  anch'essa, 
di  Melanoplus,  nella  quale  la  testa,  il  torace  e  l'addome  sono  dise- 
gnati  separati  e  cosi  pure  i  tre  anelli  toracici  fra  loro.  II  terzo 
stigma  e  il  timpano  sono  assegnati  al  primo  incompleto  anello  ad- 
dominale ;  il  metatorace  non  porta  stigmi;  il  mesotorace  sembra 
averne  due,  poiche,  oltre  lo  stigma  del  secondo  paio,  e  disegnato 
unito  anteriormente  a  questo  anello  toracico  un  lembo  della  mem- 
brana  articolare,  che  sta  sotto  il  pronoto,  col  relativo  stigma. 

Nulla  che  interessi  nel  caso  nostro  si  rileva  dal  contesto;  ma 
un  notevole  passo  avanti  e  fatto,  poiche  il  terzo  paio  di  stigmi  e 
definitivamente  e  chiaramente  assegnato  all'addome. 

Infatti  Linville  e  Kelly  (11),  riprendendo  questa  figura  di 
Packard,  interpretano  cos;:  "  Sui  fianchi,  precisamente  sotto  il 
margine  posteriore  del  pronoto  sul  protorace,  e  un  paio  di  aperture 
respiratorie  o  spiracoli  (non  si  vedono  nella  figura  (*)).  Due  spiracoli 
sono  posti  precisamente  sopra  1'  articolazione  del  secondo  paio  di 
zampe,  e  l'addome  ne  porta  otto  paia  lungo  i  lati  „.  Nella  spiegazione 
della  figura  e  detto  anche  specificatamente:  "  20,  spiracolo  del  meso- 
torace (cioe  quello  fra  mesotorace  e  metatorace),  21,  spiracolo  del  pri- 
mo somite  deH'addome  „  (cioe  quello  che  sta  presso  il  timpano). 

Dico  subito  che  questa  interpretazione  e  la  giusta. 

Un  altro  Autore,  che  riporta  la  figura  di  Packard  e  il  nostro 
Berlese  (13).  Egli  non  dice  nulla  che  si    riferisca  in  particolare  al 


(*)  La  tig.  2  di  Linville  e  Kelly  (Melanoplus  fermur-rubi'um)  e  <  L  i  Packard,  ma  fcolta  da 
Kingsley,  <-il  effetfcivamente  In  stigma  che  sta  sulla  membrana  articolare  davanti  al  mesotorace 
nun  vi  e  disegnato.  Cid  mi  i'a  supporre  clio  Kingsley,  che  i"  uon  ho  coasultato,  abbia  di  duovo 
abolito  il  primo  paio  di  stigmi  toracici;  oppure  che  Linville  e  Kelly  abbiano  essi  tolto  il  primo 
stigma  dal  disegno  di  Pack'ard  per  evitare  che  ne  figurassero  due  nel    mesotorace. 


-   25   - 

caso  in  questione,  ma  dalla  sua  importance  opera  si  possono  to- 
gliere  diverse  nozioni,  che  sono  buona  guida  alia  soluzione  del  pro- 
blem a. 

Dice  questo  Autore  che  "  si  vedono  nella  Periplaneta  due 
stigmi  toracali  (mesotorace  e  metatorace)  ed  otto  addominali ; 
questi  ultimi  disposti  sugli  otto  primi  uriti.  Cosi  e  pure  in  altri 
Ortotteri  (fig.  160)  „. 

E  poco  dopo:  "  Quando  gli  stigmi  toracali  sono  in  numero  di 
due  paia  essi  possono  appartenere  al  protorace  e  al  mesotorace, 
oppure  a  ciascuno  dei  due  somiti  del  pterotorace  „.  La  fig.  160  di 
questo  Autore  e  poi  la  fig.  89  di  Packard,  che  peraltro,  come  si 
disse,  non  corrisponde  esattamente  a  cio  che  dice  Berlese.  Avro 
ancora  occasione  di  ricordare  questo  Autore. 

E  basti  cosi  degli  scrittori  che  si  sono  sbizzarriti  sulle  figure 
di  due  autorita  della  materia  in  esame.  Cerchiamo  invece  qualche 
altra  indicazione  in  Autori,  che  direttamente  o  indirettamente  pos- 
sono illuminarci  con  osservazioni  o  con  figure  originali. 

E  doveroso  ricordare  anzitutto  Lacordaire  (1).  Questo  vecchio 
Autore,  pur  non  specificando  a  quale  somite  si  debbano  ascrivere 
i  diversi  stigmi,  ha  delle  osservazioni  giustissime:    "  La  testa  non 

ha  mai  stigmate,  il  torace  mai  piu  di  due  paia  (*) Negli  insetti 

perfetti  si  hanno  generalmente  due  paia  di  stigmate  toraciche....  la 
prima  e  ordinariamente  situata  suila  membrana  ligamentosa  che 
unisce  il  protorace  al  mesotorace,  ma  piu  vicina  al  prime  che  al 
secondo....  il  secondo  paio  e  situato  neH'articolazione  del  mesotorace 
col  metatorace „. 

Vogt  e  Yung  (7)  si  esprimono  piu  specificatamente,  ma,  per 
noi,  meno  esattamente:  "  Salvo  poche  eccezioni  (forme  embrionarie 
di  farfalle)  gli  stigmi  mancano  sulla  testa  e  sul  primo  anello  tora- 
cico:  negli  olopneusti  si  contano  generalmente  due  paia  di  stigmi 
sugli  anelli  posteriori  del  torace  e  8  sull'addome  „. 

In  Silvestri  (14)  froviamo  detto  soitanto  che  negli  Acrididi 
le  rrachee  sono  unite  per  anastomosi  e  che  si  hanno  due  paia  di 
stigmi  toracici  e  otto  addominali. 

Deegener  (15),  pur  non  occupandosi  del  nostro  tema,  ci  da  un 
ottimo  disegno  della  parte  posteriore  del  torace  e  della  anteriore 
deU'addome  di  un  Acridide  (Mecostethus  grossus),  nel  quale  troviamo 
segnato  come  2°  stigma  toracico  quello,  che  si  apre  fra  mesotorace 


(  )  Qnesta  asserzione  oggi  e  mai  sostenibile,   raa  nel  caso  particolare,  che  ci  rignanla,  riiuane  tut- 
tavia  eiuata. 


-   26   - 

e  metatorace,  come  stigma  del  timpano  (Tympanalstigma)  il  suc- 
cessive e  come  2°  stigma  addominale  quello  che  segue.  L'Autore  ha 
dunque  interpretato  giustamente  le  cose:  ma  intanto  faccio  notare 
che  nella  pregevole  opera  pubblicata  a  cura  di  Chr.  Schroder,  della 
quale  lo  scritto  di  Deegener  fa  parte,  in  mezzo  a  tante  nozioni 
precise  e  particolareggiate  sulla  morfologia  degli  insetti,  invano  si 
cercherebbero  speciali  esatte  indicazioni  sul  numero  e  la  disposizio- 
ne  degli  stigmi  toracici. 

Finalmente  Kiinneth  (17)  si  occupo,  di  recente,  direttamente 
del  nostro  soggetto.  Egli  ci  dice  che  nei  primi  quattro  anelli  del 
tronco  si  aprono  tre  paia  di  stigmi,  dei  quali  due  paia  appartengono  al 
torace  e  uno  al  primo  anello  dell'addome;  che  negli  Ortotteri  il  pri- 
mo  stigma  e  sempre  fra  il  protorace  e  il  mesotorace,  ravvicinato  al 
margine  posteriore  del  pronoto  e  da  esso  ricoperto  ;  che  il  secondo 
giace  un  poco  dietro  e  sopra  la  seconda  gamba,  e,  se  si  stacca  a 
forza  il  mesotorace  dal  metatorace,  lo  stigma  rimane  sempre  attac- 
cato  alia  zona  postsegmentale  del  mesotorace;  che  il  piccolo  stigma 
del  quarto  segmento,  che  negli  Acrididi  troviamo  al  margine  ante- 
riore  del  timpano,  ha  la  tipica  posizione  degli  stigmi  addominali. 
Come  si  vede,  neppure  questo  modernissimo  Autore  dice  aperta- 
mente  a  quali  dei  segmenti  toracici  devono  assegnarsi  gli  stigmi, 
che  nel  torace  si  trovano;  tuttavia  nella  flgura  schematica,  che  egli 
ci  da  (fig.  22,  tav.  V),  sembra  indubbia  1'  assegnazione  del  primo 
stigma  al  protorace  e  del  secondo  al  mesotorace. 

Io  volli  anc'he  vedere  se  il  confronto  degli  Acrididi  con  altri 
insetti  similmente  priinitivi.  quali  Periplaneta,  Perla,  Ephemera,  po- 
tesse  servire  di  guida  nella  ricerca;  ma  con  poco  profitto. 

Ho  gia  accennato  che  in. Periplaneta,  secondo  Berlese  (13),  si 
hanno  due  paia  di  stigmi  toracici  e  precisamente  nel  mesotorace  e  nel 
metatorace;  ma  l'A.  rimanda  alia  sua  figura  1036,  tolta  da  Denny  e 
Miall,  nella  quale  tutti  gli  stigmi  appaiono  semplicemente  inter- 
segmental!, e  sembra  anche  che  i  principali  rami  di  trachea  affluenti 
agli  stigmi  del  torace  provengano  piuttosto  dall'  anello  anteriore  a 
ciascuno  stigma  anziche  dal  posteriore. 

Diirken  (12),  pur  non  occupandosi  particolarmente  dell'appa- 
recchio  respiratorio,  da  parecchie  figure  di  Ephemera  (vedi  special- 
mente  le  figg.  9  e  13  del  testo  e  1  e  2  della  tav.  XXV),  nelle  quali 
sono  assegnati  uno  stigma  al  protorace  e  uno  al  mesotorace  ;  nes- 
suno  al  metatorace. 

Invece  Kiinneth  (17)  disegna  uno  stigma  nel  mesotorace  e  uno 


-   27    - 

nel  metatorace  dell'  Ephemera  vulgaris,  ambedue  proprio  al  margine 
anteriore  del  rispettivo  segmento. 

Handlirsch  (16)  da  tre  figure  originali  di  Perla  sp.,  neile  quali 
appaiono  gli  stigmi :  due  paia  nel  torace,  che,  pur  aprendosi  nelle 
membrane  articolari  intersegmental!,  sembrano  appartenere  piutto- 
sto  al  mesotorace  e  al  metatorace  anziche  ai  primi  due  anelli  del 
torace.  E,  se  confrontiamo  con  Kunneth,  troviamo  che  qaesto 
Autore  nella  fig.  25  (Perla  maxima)  disegna  il  primo  stigma  nella 
membrana  fra  protorace  e  mesotorace,  il  secondo  nella  membrana  fra 
mesotorace  e  metatorace,  il  terzo  nel  corpo  del  primo  anello  addomi- 
nale ;  e  nel  contesto  dice  che  i  due  stigmi  toracici,  gia  da  Packard 
e  Pal  men  assegnati  al  mesotorace  e  al  metatorace,  sono  invece  in- 
tersegmental!, benche  avvicinati  ciascuno  al  segmento  seguente. 

Come  si  vede  non  e  facile  formarsi  un  esatto  concetto  del  nu- 
mero  e  della  disposizione  degli  stigmi  toracici  negli  Acrididi,  con- 
sultando  gli  Autori,  poiche,  anche  in  quelli  che  videro  giusto,  diffi- 
cilmente  si  trovano  indicazioni  esplicite  e  chiare.  Ho  creduto  percio 
che  non  fosse  del  tutto  inutile  riprendere  il  soggetto  con  osserva- 
zioni  nuove,  e  riassumo  in  brevi  parole  i  risultati,  ai  quali  sono 
arrivato. 

Anzitutto  e  fuori  dubbio  che  gli  stigmi  degli  Acrididi  sono  in 
numero  di  dieci  paia:  sotto  questo  aspetto  e  dunque  giusta  la  figura 
di  Fischer,  ed  erro  chi  ne  tolse  il  primo  paio  di  stigmi. 

In  riguardo  poi  agli  stigmi  del  torace,  che  sono  quelli  che  piu 
particolarmente  ci  interessano,  dico  senz'altro  che  sono  due.  E'  da 
escludere  che  siano  toracici  (come  da  vecchi  Autori  fu  ritenuto) 
quelli  del  terzo  paio  ;  infatti  e  facile  persuadersi  che  essi  apparten- 
gono  airaddome.  G-ia  la  posizione  di  questi  stigmi  deve,  come  dissi, 
mettevci  in  guardia,  poiche  e  un  fatto  pressoche  generale  negli  in- 
setii  che  gli  stigmi  del  primo  paio  addominale  si  aprono  sui  lati 
del  corpo  pm  dorsalmente  che  non  gli  altri.  Inoltre,  per  la  confor- 
mazione  loro  gli  stigmi  del  terzo  paio  sono  uguali  agli  altri  stigmi 
addominali  degli  Ortotteri,  mentre  dirTeriscono  notevolmente  dai 
toracici. 

Si  tenga  poi  conto  che  negli  Acrididi  l'acrotergite  del  primo 
segmento  addominale  (ossia  il  metafragma)  e  assai  intimamente  con- 
nesso  al  metatorace,  ma  tuttavia  e  posteriore  al  ligamento,  che  po- 
steriormente  delimita  l'ultimo  tergite  toracico :  dunque  il  metafragma 
fa  indubbiamente  parte  dell'addome,  e  a  piu  forte  ragione  dovremo 
considerare  come  addominale  lo  stigma,  che  sta  presso  il  timpano 
e  che  e  collocato  piu  indietro  del  metafragma. 


-  28  - 


La  situazione  di  questo  stigma,  piu  dofsale  degli  altri,  si  puo 
spiegare  col  fatto  che  negii  Acrididi  il  primo  ante  manca  di  ster- 
nite  ed  e  ridotto   a  un  pezzo  puramente  dorsale. 

Venendo  poi  agli  stigmi  del  secondo  paio,  circa  ai  quali  mi  pare 
che  gli  Autori  siano  concordi  neH'assegnarli  al  mesotorace,  li  consi- 
dero  anch'io  come  mesotoracici.  Anatomicamente  ci  rendiarno  conto 
di  questa  assegnazione,  considerando  che  le  pleure  sono  costituite, 
nello  pterotorace,  di  episterni,  che  dipendono  dagli  sterniti,  e  di  epi- 
meri,  dipendenti  dai  tergiti ;  e  che,  come  dice  Berlese,  io  stigma 
tipicamente  e  scolpito  fra  il  noto  e  l'epimero  ;  ma  "  quando  l'epi- 
mero  si  dispone  obliquamente  al  piano  del  noto,  lo  stigma  e  ricac- 
ciato  indietro,  di  guisa  che  viene  a  trovarsi  dopo  l'epimero  stesso  „. 
Questo  e  appunto  il  caso  che  si  veriflca  negli  Acrididi,  nonche  in 
altri  Ortotteri. 

Final mente,  per  cio  che  riguarda  gli  stigmi  del  primo  paio,  si 
potrebbe  ritenerli  appartenenti  al  protorace,  ragionando  per  assurdo: 
poiche  sarebbe  inammissibile  assegnarli  al  mesotorace,  al  quale  gia 
un  paio  di  stigmi  abbiamo  assegnato.  La  flgura  di  Packard  pecca 
appunto  in  questo  che  fa  portare  al  mesotorace  del  Melanoplus  due 
paia  di  stigmi. 

Bisogna  poi  tener  conto  del  fatto  che  qui  non  possiamo  osser- 
vare  lo  stigma  sopra  o  dietro  l'epimero,  poiche  nel  protorace  degli 
Acrididi  gli  epimeri  mancano,  e  il  pronoto  supplisce  alia  loro  man- 
canza,  distendendosi  sui  lati  del  corpo :  ma  non  e  da  credere  che 
gli  epimeri  siansi  fusi  nel  pronoto,  nel  qual  caso  lo  stigma  dovrebbe 
aprirsi  nel  pronoto  stesso  ;  invece  lo  stigma  rimane  sotto  al  pronoto, 
presso  il  suo  margine  posteriore,  conserva  cioe  quella  posizione  in- 
tersegmentale,  che  avrebbe  se  l'epimero  esistesse,  come  abbiamo 
visto  verificarsi  nel  mesotorace. 

In  appoggio  a  questa  interpretazione  non  e  forse  fuor  di  luogo 
dare  uno  sguardo  ai  grossi  rami  di  trachea,  che  fanno  capo  agli 
stigmi  toracici  degli  Acrididi.  E,  dissezionando  materiale  fresco, 
sara  ben  facile  constatare  che,  facendo  astrazione  dai  rami  anasto- 
motici,  i  maggiori  rami  che  affluiscono  a  ciasctmo  stigma  proven- 
gono  dai  seginento  toracico  precedente:  e,  piu  precisamente,  agli 
stigmi  del  primo  paio  fan  capo  tre  grossi  rami  provenienti  dai  pro- 
torace; gli  stigmi  del  secondo  paio  immettono  principalmente  in 
una  grossa  trachea,  che  corre  luqgo  la  sutura  meso-metatoracica, 
dapprima  indivisa,  poi  biforcata:  il  suo  ramo  anteriore,  che  e  il  piu 
grosso,  giunto  presso  il  dorso  piega  decisamente  iti  avanti  e  si 
suddivide  in  parecchi  rami  secondari  nel  mesotorace.  t 


-  29  - 

Presento,  come  conclusione,  l'annesso  disegno,  raf figurante  il 
torace  e  i  primi  due  segmenti  addominali  della  Locusta  aegyptia  L. 
(vel  Acridium  tartaricum  Olivier).  I  segmenti  del  torace  figurano 
separati  fra  loro  e  da  quelli  dell'addome;  si  immaginano  asportate 
le  ali  e  cosi  pure  un  lembo  del  margine  posteriore  del  pronoto  per 
far  vedere  lo  stigma  del  primo  paio. 


Locusta  aegyptia   L. 
Pt,  protorace  ;  Ms,  raesotorace  ;  Mt,  metatorace  ;  A,  addoine  ;  Pr,  pronoto ;  T,  tergiti;  S.  SI,  sterniti; 
Eps,  epistemi;  Epm,  epimeri;  St1,  St2,  primo  e  secondo  stigma  toracico ;  So1,  Sa2,  primo  e  secon- 
do  stigma  addominale  ;  Tp,  timpano;  F,  femori. 

Isiituto  di  Zoologia  e  di  Anatomia  comparata  della  R.  Universitd  . 
di  Pisa,  setlembre  1919. 


Note  bibliografiche. 


1.  Lacordaire  M.  Tli.  --  Introduction  a  l'Entomologie.  T.  II.  —  Paris,  1S38. 

2.  Dufonr  L.  —  Recherchea  an  atom,  et  physiol.  sur  les  Orthopteres  etc.  —  Memoires  present,  par 
din.  sav.  Tom.    VII.  Paris,  1841. 

3.  Fischer  L.  H.  —  Orthoptera  europaea.  Cum  18  tab.  —  Lipsiae,  1854. 

4.  Erklarungen  zu  den  Zool.  Wandtaf.  heratisgegeben  von  B.  Leuckart  u.  II.  Xih-che.  Cassel,  1877. 

5.  Claus  C.  —  Traite  di;  Zoologie.  —  Paris,  1884. 

6.  Lang.  A.  —  Traitr  d' Anatomic  compar6e  et  de  Zoologie.  —  Paris,   1891. 

7.  Vogt  0.  et  Yung  E.  —  Traite  d'Anatomie  compar6e  pratique.  T.  II.  —  Paris,  1894. 
x.  Packard  A.  S.  —  A  Textbook  of  Entomology.  —  New   York    1898. 

9.  Henneguy  L.  F.  —  Les  Insectes.  Morphologie,  Reproduction,  Embryogenie.  —  Paris,  1904. 

10.  Her  twig  K.  —  Lehrbuch  der  Zoologie.  —  Jena,  1905. 
Id.  —  Trad.  ital.  di  C.  Parona.  Milano,  1906. 

11.  Linville  H.  R.  and  Kolly  H.  A.  —  A  text-book  in    general  Zoology.  —  Boston,  1906. 

12.  Diirken  B.  —  Die  Tracheenkiemenmuskulatur  der  Ephemeriden,  etc. —  Zeitschrift  fur  Wis- 
senschaftl.  Zoologie.  lid.  S~ .  Leipzig,  1907. 

13.  Berlese  A.  —  Gli  Iusetti  —  loro  organizzazione.  sviluppo,  abitudini  e  rapporti  coll'  uouio.  Vol. 
1".  Embriologia  e  Morfologia.  —  Milano,   1909. 

14.  Silvestri  F.  —  Dispense  di  Entomologia  agraria,  raccolte  dal  dott.  G.  Grandi.  —  For- 
tici,   1911. 

15.  Deegenor  1".  —  Sinnesorgane.  —  Handbuch  der  Entomologie,  herausgegeben  von  Chr. 
Schroder,  zveite  Lieferung,  lid.  I.  Jena,   1913. 

in.  Eandlirsch  A.  —  Terminologie  der  fur  die  Systematik  wichtigsten  Teils  dea  Hautskelet- 
tea.  —  Handbuch  der  Entomologie,  herausgeg.  con,  Clir.  Schroder.  Jena,   1913. 

17.  K  ii  n  n  c  i  li  V.  —  Dio  Stigmenveraorgung  dea  Insokten thorax.  —  Zeitschrift  fur  wissenschaftliche 
Zoologie    Bd.  112,  Reft  1.  Leipzig,  1915, 


30 


ALESSANDRO  BRIAN 


Descrizione  di  una  nuova  specie  di  Copepode  harpacticoide 
del  gen.  Idya  (I.  ligustica  n.  sp.  mini)  proveniente  dai 
material!  del  Laboratorio  Marino  di  Quarto. 


E  vietata  la  riproduzioue. 

Nel  materiale  di  Copepodi  benlonici,  raccolto  e  couservato  nel 
Laboratorio  Marino  di  Quarto,  che  ho  preso  a  studiare,  ho  notata 
la  presenza  di  due  specie  del  gen.  Idya.  L'una  e  riferibile  alia  ben 
nota  forma  di  I.  furcata  Baird,  sulla  quale  mi  dispenso  dal  fornire 
notizie,  perche  fu  gia  oggetto  di  buone  descrizioni  da  parte  di 
vari  autori ;  l'altra  mi  sembra  doversi  ritenere  come  nuova  sp., 
poiche  si  distingue  dalle  Idyae  fin  qui  note,  per  alcune  singolari 
particolarita  di  struttura  (l)  che  descrivero  qui  sotto.  Chiamero  que- 
sta  forma  col  nome  di  I.  ligustica. 

Descrizione. 

Idya  ligustica  n.  sp.  mihi. 

Fcmmina.  Piu  piccola  deWIdya  furcata  non  si  discosta  di  molto 


Fig.  1.  —  Idya  ligustica  n.  sp.,    Q  ,  (oc.  2  ob.  "J; 

nella  forma  generale  del  corpo,  da    quella  specie   (fig.  1).    La    sua 


(')  Specialinonte  caratteristica,  come  si  vedrd  dalla  descrizione,    e  la    struttura    del    primo  e  del 
quinto  j>aio  di  piedi. 


-   31    - 

parte  anteriore  o  fcoracica,  ampia,  contrasta  con  quella  posteriore  o 
addominale,  che  e  di  piu  esigae  dimensioni. 

II  segmento  anale  e  breve,  e  circa  meta  lunghezza  della  divi- 
sione  anteriore  e  con  diametro  trasversale  presso  a  poco  nniforme 
in  tutto  il  suo  sviluppo.  I  rami  caudali  sono  assai  brevi,  colle  se- 
tole  apicali  interne  superanti  meta  lunghezza  del  corpo.  Entrambe 
le  setole  apicali,  1'  interna  e  l'esterna,  si  mostrano  spinulose,  colle 
spinule  distanziate. 

Le  antenne  anteriori  sono  9,  articolate,  pinttosto  gracili  e  slan- 
ciate,  col  2°  e  8°  articolo  discretamente  lunghi,  ma  il  secorido  e  di 
poco  piu  lungo  del  terzo  (fig.  2). 


Fig. 


Antenna  anteriore,    Q  ,  (oc.  2  ob.  6) 


Le  antenne  posteriori  presentano  la  spina  distale  piu  esterna 
posta  aU'estremita  del  ramo  principale,  abbastanza  vistosa  e  legger- 
mente  spinulosa.  L'endopodite  o  ramo  accessorio  non  ha  nulla  di 
ben  caratteristico,  presenta  4  articoli,  il  primo  e  l'ultimo  piu  lun- 
ghi degli  altri  e  porta  in  tutto  6  setole  come  in  altre  specie  (fig.  3). 


Fig.  3.  —  Antenna  posteriore,    O  ,  (oc.  2  ob.  6) 

Lo  parti  boccali,  anch'  esse,  non  sono  molto  diverse  da  quelle 
deM'Iclya  furcata :  le  manclibole  cioe  hanno  un  palpo  vistoso  rivolto 
verso  l'esterno,  formato  da  un  breve  articolo  basale  e  da  due  al- 
langate  e  strette  laminette  fogliacee  munite  di  setole  e  di  peli.  La 
mascella  col  suo  breve  palpo,  guarnita  aU'estremita  di  molte  spine, 
non  mostra  niente.di  singolare.  Le    due  paia   di  piedi   mascellari. 


-  32  - 

come  in  altre  specie,  presentano  ciascuno  un  artiglio  che  li  rende 
adatti  alia  prensione :  sopratutto  nel  secondo  paio,  questi  uncini 
sono  forti  e  assume-no  l'ufficio  di  pinze. 

II  prima  paio  di  arti  natatori  avenfce  l'endopodite  non  molto 
piu  lungo  dell'esopodite  ed  entrambi  questi  rami  larghi  e  tozzi,  rap- 
presenta  forse  la  parte  piu  caratteristica  di  tutto  il  corpo,  e  vale 
colla  sua  forma,  per  disiinguere,  a  prima  vista,  la  specie  (fig.  4). 
II  secondo  articolo  dell'endopodite  mostra  il  margine  intemo  alquanto 
convesso  e  nel  suo  mezzo,  nel  punto  piu  allargato  di  questo  ramo, 
prende  origine  la  solita  setola  piumata  esterna,  accanto  ad  una  pic- 
cola  salienza  chitinica,  quasi  triangolare,  posta  piu  al  di  sopra  (') 
che  parmi  mancare  in  altre  forme. 

II  terzo  articolo  di  questo  ramo  assai  piccolo,  porta  due  uncini 
apicali  bene  sviluppati,  ma  disuguali  in  lunghezza,  ambedue  abbon- 
dantemente  penicillati  (2). 


Fig.  4  —  Primo  piano  <li  piedi  natatori  della  femmina,  (oc.  2  ob.  fi). 
os  =  esopodite  ;  end  =  endopodite. 

L'esopodite  con  spina  esterna,  grossa  ma  poco  allungata  sul 
primo  articolo,  con  un'altra  spina  interna  breve  sul  secondo  arti- 
colo, si  mostra,  come  abbiamo  detto,  assai  largo.  Non  diversamente 


(')  Oltre  a  questa  salienza  chitinica,  ve  u'e  un'altra  posta  nella  parte  distale  dell'articolo  basale, 
presso  l'origine  della  setola  interna,  di  questo  stesso  endopodite:    entrambe  ricordano    quelle  forma- 

Eioni  analogbe,  dette  pentose  (Saugscheibe)  da  Claua,  che  sou zzi  per   agevolare  I'aderenza  sul- 

I'ospite 

(2)  Provvisti  cioe  di  pel)  diaposti  come  in  una  spazzola, 


33  - 


che  in  altre  specie  si  vedono  sul  terzo  ed  ultimo  articolo  nella  sua 
estremita,  obliquamente  troncata,  5  spine  ricurvate  all'  infuori,  gra- 
dualmente  decrescenti  in  lunghezza  verso  l'esterno  e  ciascuna  peni- 
cillata  al  suo  termine;  in  piu  sull'angolo  interne  si  scorge  una  lunga 
setola  gracile  e  ciliata. 

Le  altre  tre  pake  seguenti  di  arti  natatori  non  offrono  nulla  di 
particolare :  hanno  la  medesima  struttura  e  lo  stesso  numero  di  se- 
tole  e  di  spine  come  nell'  Idya  furcata.  Di  piu  come  in  quella,  non 
mostrano  nessun  carattere    dimorfico  fra  il  maschio  e  la  femmina. 

II  quinto  paio  di  arti  natatori  ha  l'espansione  interna  dell'arti- 
colo  prossimale  o  basale  attenuata  e  arrotondata  all'estremita,  al- 
quanto  piu  sporgente  che  nell'  Idya  furcata  e  munita  di  2  setole, 
una  assai  piu  lunga  dell'altra.  L'articolo  distale  subspatulato,  poco 
allungato,  quasi  ovaliforme,  e  non  tanto  espanso  verso  l'estremita, 
si  presenta  spinoso  sul  margine  esterno;  e  provveduto  di  6  setole 
lunghe  e  disuguali,  4  delle  quali  nascono  dall'apice  e  2  dal  margine 
esterno,  e  di  queste  ultimo  una  specialmente  vicino  alia  parte  ter- 
minale.  Un'altra  setola  si  diparte  da  una  breve  e  stretta  espansione 
dell'articolo  basale  dal  lato  esterno  (fig.  5). 


Pig.  5.  —  (Juinto  paio  di  piedi  natatori  della  femmina.  (oc.  2  ol».  (I). 


L'ooisacco  b  di  forma  sferica  tendente  alia  discoide  e  racchiude 
uova  piccole  in  numero  generalmente  poco  piu  di  30.  II  corpo  e 
tinto  di  un  bel  colore  violaceo  chiaro,  piu  marcato  specialmente 
nella  parte  ventrale.  Lunghezza  del  corpo  da  0,5  a  0,7  mm. 

Maschio.  E'  un.po'piu    piccolo    della    femmina  e  presenta   evi- 


-   34  - 

denti  caratteri  sessuali  secondari  consistent  nella  diversa  struttura 
delle  antenne  anteriori  prensili,  e  nella  forma  peculiare  del  quinto 
paio  di  piedi.  Le  antenne  anteriori  hanno  9  articoli  come  nella  fem- 
mina.  il  secondo  articolo  e  assai  piu  grosso  dei  seguenti  e  porta 
numerose  setole  all'esterno.  Cosi  pure  vistoso  e  il  4°  articolo  che 
porta  un  grosso  fllamento  sensorio,  quest'ultimo  di  diametro  mag- 
giore  che  nell'altro  sesso;  il  53,  6°,  7°,  8°,  9°  articolo  sono  grada- 
tamente  piu  sottili.  Questi  ultimi  tre  sono  ripiegati  e  ribattuti  sugli 
articoli  antecedents  e  foggiano  cosi  l'antenna  a  guisa  di  uno  stru- 
mento  prensile. 

Le  parti  boccali  e  tutti  gli  arti  natatori,  salvo  che  il  quinto 
paio,  si  mostrano  simili  a  quelli  della  femmina.  Quest'ultimo  paio 
consiste  di  due  articoli  basali  stretti,  terminati  da  una  grossa 
vistosa  setola  spini forme,  ma  ottusa  aU'estremita.  Varie  setoline, 
sottili  e  lunghe,  le  stanno  ai  lati  inserite  tanto  sul  primo  come  sul 
secondo  articolo,  (v.  fig.  6  p5)!  Anche  il  sesto  paio  di  arti,  rudi- 
mentale,  e  terminato  da  una  spina  vistosa,  foggiata  come  la  pre- 
cedente  (fig.  6  p6). 


Fig.  G.  —  Addoine  e  post-addoiue  del  maschio,  (oc.  2  ob.  C). 
p5  e  p6  =  quinto  e  sesto  paio  di  piedi  natatori. 

La  nostra  n.  specie  ha  dunque  dimensioni  minori  dell'Idya  fur- 
cata  e  potrebbe,  nell'aspetto  generale,  somigliare  sdYIdya  minor 
Scott  o  a  qualche  altra  specie  piccola,  di  questo  genere,  se  non 
che  si  allontana  da  esse,  come  ho  gia  detto,  per  la  struttura  affatto 


-  35  - 

speciale  del  primo  paio  di  piedi  natafcori,   piii  allargati    e  massicci, 
che  somigliano  piuttosto  a  quelli  della  Psamathe  longicauda. 

I  piedi  natatori  hanno  spine  esterne  che  non  sembrano  alia 
loro  volta  spinigere,  ma  bensi  liscie  (eccettuato  il  5°  e  il  6°  paio 
nel  raaschio). 

II  quinfco  paio  di  piedi  della  femmina  e  bensi  alquanto  somi- 
gliante  a  quello  delVIdya  minor,  ma  un  po'piu  breve  e  con  setole 
assai  lunghe. 

Ho  trovato  questa  specie  abbasbanza  freqnente  nolle  raccolte 
di  bentos  fatte  in  varie  stazioni  a  Quarto  dei  Mille  e  a  S.  Marghe- 
rita  Ligure  in  questi  ultimi  anni. 

Laboratorio  Marino  di  Quarto  dei  Mille. 


R.    ISTITUTO    DI   ZOOLOGIA   E    ANATOMIA   GOMP.    DEI   VERTE1SRATI    IN    FIRENZE 


II  Cavum  cranii  di  Selache  maxima  (Gunn.) 


Nota  di  A.  SENNA 


(Tav.  Ill) 

E  vie tutu  la  riproduzione. 

Non  sarebbe  necessario  che  fosse  ancora  una  volta  ricordata  la 
posizione  sistematica  alquanto  dubbia  che  la  Selache  ha  tra  i  Lam- 
nidi,  nei  quali  e  per  lo  piu  inclusa,  dipendente  da  diverse  partico- 
larita  di  conformazione  e  di  struttura  che  da  quelli  la  differcnziano 
e  che  gia  motivarono  note  ricerche  sulle  affmita  di  questo  squalo 
con  quelli  di  altre  famiglie,  ad  es.  i  Carcharidi  (G-egenbaur,  Pavesi), 
come  anche  la  separazione  propugnata  da  taluno,  (G-iinther)  in  una 
famiglia  o  gruppo  apposito  [Selachidae,  Selachina)  -  se  l'esame  d'un 
particolare  strettam.ente    anatomico  -  il  cavum  cranii  -  al  tutto 


-  36  - 

negletto  dai  sistematici  non  mi  si  fosse  rivelato  mollo  dimostrativo 
a  conferma  dei  caratteri  aberranti  di  questa  specie,  non  solo  rispetto 
ai  Lamnidi  ma  anche  agli  altri  squali. 

Sulla  conformazione  della  cavita  cranica  della  Selache,  nessuno 
ha  finora  clato  alcun  ragguaglio  ed  il  Paves i,  al  quale  dobbiamo 
una  descrizione  di  tutto  lo  scheletro,  non  ha  potuto  fare  osserva- 
zioni,  come  egli  stesso  ci  avverte,  e  si  limita  a  dire  che  la  cavita 
6  ampia  ed  ha  il  pavimento  traversato  dalla  sella  turcica. 

NeU'esemplare  che  ebbi  a  mia  disposizione,  un  g  di  m.  2.70 
di  lunghezza  dall'  apice  del  muso  all'estremo  superiore  della  pinna 
codale  ed  il  cui  cranio  fu  conservato  in  liquido,  la  cavita  esaminata 
sia  direttamente,  sia  mediante  il  getto  ha  una  lunghezza  di  cm.  13, 
per  una  massima  altezza  dalla  volta  al  fondo  della  fossa  ipofisaria 
di  cm.  5.2;  essa  e  molto  ampia,  circa  8  volte  il  volume  deil'ence- 
falo,  le  cui  piccole  dimensioni  in  esemplari  di  consimile  lunghezza 
to  tale,  furono  gia  notate  dal  Pavesi  e  confermate  dal  Carazzi. 
La  forma  della  cavita  e  notevolmente  allungata,  compressa  ai  lati  di 
dietro,  dilatata  medialmente  nella  meta  anteriore ;  l'asse  corrispon- 
derebbe  ad  una  linea  leggermente  incurvata  colla  convessita  in  alto. 

Nelle  sue  linee  generaii,  la  cavita  richiama  piu  quella  dei  Car- 
charidi  {Cardial  ias)  e  dei  G-aleidi  (Galeus,  Mustelus)  che  non  quella 
dei  Lamnidi  [Lamna,  Oxyrhina)  nei  quali,  come  si  e  detto,  la  Selache 
6  posta  e  che  hanno  la  cavita  schiacciata  in  senso  laterale  tanto 
posteriormente  che  sul  davanti. 

La  notevole  lunghezza  dolla  cavita  nella  nostra  specie  dipende 
dall'allungamento  della  porzione  posteriore,  il  che  e  l'opposto  di 
quan to  si  osserva  in  molti  squali  di  diverse  famiglie  (HexancJtus, 
Heterodontus,  Scyllium,  Mustelus,  Scymnus)  e  nei  quali  detto  allun- 
gamento  e  dovuto  alia  porzione  media  e  anteriore. 

Le  pareti  cartilaginee  che  delimitano  la  cavita  presentano  uno 
spessore  diverso  secondo  le  regioni,  il  che  e  normale,  ma  quello 
della  base  del  cranio  e  degno  di  menzione  perche  notevolissimo  e 
maggiore  di  quan  to  si  osserva  negli  altri  squali.  Nella  stessa  base 
del  cranio,  la  fusione  della  prima  vertebra  perfettamente  conformata 
e  visibilissima  (bd.  bv.  cv.),  come  pure  il  residuo  della  notocorda  (n). 

La  cavita  cerebrale  anteriore  {ca)  6  chiusa  sul  davanti  e  dor- 
salmentc,  in  corrispondenza  del  foro  prefrontale  da  una  robusta 
membrana  fibrosa  a  decorso  obliquo  che  la  separa  dal  cavo  precor- 
brale  (A  His);  l'obliquita  della  membrana  che  e  dall'alto  al  basso  e 
dall'indietro  all'innanzi  e  minore  di  quella  dei  Lamnidi  e  dei  Car- 
ol™ rid  i. 


-  37  - 

Ai  lati  e  un  poco  in  basso,  la  parete  presenta  due  larghi  e 
profondi  recessi  olfattivi  (r.  o)  a  sezione  ovalare,  diretti  verso  i  lati 
e  alquanto  in  avanti,  separati  fra  loro  da  un  setto  mediano  lieve- 
mente  couvesso  e  chiusi  in  fondo  dalla  lamina  cribrosa. 

La  volta  della  porzione  anteriore  ha  la  parete  che  si  abbassa 
e  si  continua  senza  demarcazione  con  quella  della  porzione  media. 
Le  parti  laterali  mostrano  due  depressioni,  in  una  delle  quali,  la 
caudale,  s'apre  il  foro  per  il  trocleare  (IV)  che  nella  Selache,  come 
nel  gen.  Scymnus  tra  gli  Spinacidi  viene  quindi  ad  occupare  una 
posizione  anteriore  a  quella  del  foro  ottico  {fo.  II)  e  percio  a  far 
parte  di  questa  porzione  anteriore  della  cavita  contrariamente  a 
quanto  ha  luogo  nel  maggior  numero  di  squali.  Nell'altra  depres- 
sione  della  parete  si  apre  il  foro  per  la  vena  cerebrale  anteriore  (vc) 
che  sbocca  nel  seno  orbitale.  La  base  infine  di  questa  prima  por- 
zione della  cavita  va  rialzandosi  in  corrispondenza  della  sporgenza 
del  presfenoide  (Vorsprung  di  G-egenbaur)  che  ne  segna  il  limite 
posteriore. 

La  cavita  cerebrale  media  {cm)  e  quella  che  presenta  altezza 
maggiore:  la  volta  ha  pareti  sinuose  che  si  continuano  senza  una 
netta  demarcazione  con  quelle  della  porzione  posteriore;  i  lati  mo- 
strano una  depressione  regolare  corrispondente  alia  fossa  ottica 
{fo,  II)  e  un  poco  al  disopra,  dove  la  parete  si  e  rilevata,  s'apre  il 
foro  deiroculomotore  {III);  nella  base  scorgesi  una  larga  depressione 
trasversale,  la  sella,  con  una  cavita  a  guisa  di  fossa,  scavata  pro- 
fondamente  nel  pavimento  del  cranio  che  e  la  fossa  ipofisaria  {fi). 

La  depressione  della  sella  spingesi  anteriormente  fino  alia  spor- 
genza del  presfenoide  {pr.)  che  ne  forma  il  margine  anteriore,  all'in- 
dietro  e  limitata  dal  dorso  della  sella  (posterior  clinoid  wall  di  Par- 
ker e  di  A  His) ;  il  primo  e  a  dolce  declivio,  come  nei  Carcharidi,  phi 
rapido  e  cou  direzione  obliqua  all'innanzi  e  il  declinare  del  secondo, 
inoltre  l'angolo  che  determina  il  margine  superiore  di  quest' ultimo 
e  largamente  arrotonclato:  da  tutto  cio  consegue  che  in  Setache  la 
fossa  ipofisaria  non  si  addentra  nella  base  del  dorso  della  sella, 
carattere  che  invece  vediamo  piu  o  meno  cospicuo  in  molti  squali, 
ad  es.  nei  Notidanidi,  nei  Carcharidi,  nei  Spinacidi  oltre  che  nei 
Lamnidi. 

La  parete  che  delirnita  lateralmente  la  sella  e  la  sottostante 
fossa  ipofisaria  e  pure  scavata  e  presenta  due  orifizi  dei  quali  l'an- 
teriore  e  il  foro  del  canale  carotideo  che  da  passaggio  alia  carotide 
interna;  esso  immette  esternamente  nella  cavita  orbitale.  Diversa  e 
la   condizione   che.  si    osserva   in  altri  squali  di  differenti  famiglie 


come,  ad  es.,  in  Hexanchus,  in  Mustelus,  in  Scymnus  ecc.  nei  quali 
si  ha  un  canale  carotideo  impari  e  mediano  che  perfora  obliqua- 
mente  dall'alto  al  basso  e  dall'avanti  all'indietro  la  base  del  cranio. 
II  secondo  orifizio  separato  dal  precedente  da  un  pilastro  cartilagi- 
neo  e  il  canalis  transversus  di  G-egenbaur  o  pituitary  canal  di 
A  His,  pel  quale  passa  un  vaso  venoso(vena  cerebralis  ant.  di  Parke r, 
pituitary  vein  di  Allis):  an  che  a  proposito  di  questo  canale  devesi 
ricordare  che  in  molti  squali  esso  attraversa  invece  la  base  del  dorso 
della  sella. 

Non  voglio  tacere  a  proposito  della  fossa  ipoflsaria,  il  com  por- 
tamento del  pericondrio  che  la  tappezza  (endocranio  di  Sterzi). 
Esso  si  divide  in  due  lamine  delle  quali  l'inferiore  riveste  la  parete 
cartilaginea  della  fossa,  l'altra,  superiore,  d'aspetto  splendente  passa 
a  ponte  sulla  precedente,  alia  quale  si  ricongiunge  sul  vertice  della 
parete  anteriore  della  fossa.  Or  bene,  mentre  in  diversi  squali 
{Chlamidos'elachus,  Hexanchus,  Mustelus,  Galeus,  Acanthias,  la  lamina 
che  passa  a  ponte  descrive  una  forte  curva  in  basso,  nella  Selache 
il  suo  decorso  e  orizzontale  in  modo  da  obliterare  esternamente  la 
quasi  totalita  del  cavo  della  fossa.  Nello  spazio  interposto  fra  le  due 
lamine  trovansi,  come  e  di  regola,  del  connettivo  lasso,  dei  vasi 
(carotide  e  vena  ipoflsaria)  e  superiormente  una  porzione  del  lobo 
ipoflsario  posteriore. 

La  porzione  posteriore  della  cavita  cranica  dal  dorso  della  sella 
al  foro  occipitale  e  lunga  quanto  le  due  precedenti  prese  insieme  ed 
ha  la  forma  d'un  imbuto  schiacciato  lateralmente.  La  volta  va  abbas- 
sandosi  con  decorso  lievemente  ondulato,  la  parete  laterale  mostra 
un  forte  incavo  ovalare,  a  contorni  ben  deflniti,  il  quale  per  una 
meta  della  sua  lunghezza  sorpassa  la  linea  del  dorso  della  sella  e 
viene  percio  a  spingersi  nella  cavita  media.  L'incavo  presenta  quat- 
tro  orifizi  dei  quali  l'anteriore,  situato  un  poco  piu  in  alto  dei  se- 
guenti  e  il  foro  del  trigemino  (V),  sul  lato  opposto  e  in  direzione 
obliqua  si  apre  il  foro  per  l'acustico  (VIII)  dai  due  orifizi  mediani,  posti 
piu  in  basso  dei  precedenti,  escono  rispettivamente  l'abducente  e  il 
facciale  (VI- VII).  L'incavo  o  fossa  corrisponde  quindi  al  trigemino- 
facialis-acusticus  recessus  di  Allis,  o  piu  semplicemente  al  Vagus- 
bucht  di  Gegenbaur.  II  confronto  con  altre  specie  ci  permette  di 
rilevare  che  la  posizione  della  fossa  anzidetta  in  Selache  risulta  piu 
anteriore  che  nella  maggioranza  degli  squali,  eccettuato  Carcliarias, 
e  difatti  il  foro  del  trigemino  di  solito  e  situato  all'indietro  e  non 
davanti  alia  linea  del  dorso  della  sella  che  segna  per  convenzione  il 
limite  tra  la  porzione  media  e  la   posteriore    della  cavita    cranica. 


-    39    - 

La  riunione  degli  oriflzi  della  fossa  del  trigemino  in  Selache  richia- 
raa  piu  quella  degli  Spinacidi  che  non  quella  del  Lamnidi;  nei  Carcha- 
ridi,  il  foro  dell'abducente  e  al  tutto  separato  dalla  fossa  del  trige- 
mino; in  altri  squali  inflne  i  fori  del  facciale,  e  l'acustico  sono  collo- 
cati  in  una  fossetta  distinta.  La  parete  laterale,  posteriormente  alia 
fossa  del  trigemino,  presenta  due  depressioni,  la  prima  e  la  fossetta 
del  glossofaringeo  {fg.  IX),  l'altra  piu  ampia  e  quella  del  vago  (fz.  X) 
l'oriflzio  del  quale  si  continua  in  un  canale  con  direzione  obliqua 
dall'avanti  all'indietro  ed  il  cui  lume  va  allargandosi  dall'interno  al- 
1'esterno.  Infine  nell'ultima  porzione  della  parete  laterale  si  aprono 
due  forellini  per  l'uscita  dei  nervi  occipito-spinali  (1-2).  La  base  e 
pianeggiante  e  non  presenta  caratteri  degni  di  nota. 

Dall'  insieme  delle  osservazioni  fatte  sulla  cavita  cranica  di 
Selache  e  dai  confronti  all'uopo  riportati  appare  evidente  che  la  ca- 
vita si  differenzia  per  moltepiici  caratteri  tanto  da  quella  dei  Lam- 
nidi che  da  quella  di  specie  appartenti  ad  altre  famiglie;  alcuni  par- 
ticolari  potrebbero  anzi  ritenersi  esclusivi,  il  che  riprova  ancora  una 
volta  che  la  Selache  e  forma  aberrante.  Non  intendo  dare  a  tutto 
cio  un  valore  eccessivo,  ne  risollevare  la  questione  della  posizione 
sistematica  di  questo  squalo  in  una  famiglia  apposita,  poiche  dal- 
l'esame  di  un  altro  carattere  anatomico,  lo  scheletro  viscerale  del 
quale  feci  un  breve  cenno  in  un  precedente  articolo,  mi  e  sembrata 
non  al  tutto  necessaria;  ma  ho  creduto  opportuno  con  questa  note- 
rella  rilevare  nn  nuovo  esempio  del  sussidio  che  puo  aversi  dall'e- 
same  di  particolari  strettamente  anatomici  finora  trascurati  dai  si- 
stematici  nelle  forme  dubbie  e  critiche. 


Spiegazione  della  Tavola  III. 

Fig.  1.  —  Sezione  sagittale  mediana  della  cavita  cranica  di  Selache  maxima  (Gunn.). 
Fig.  2-4.  —  Gett,o  della  cavita  cranica  visto  di  profilo,  di  sotto  e  di  sopra. 

bd.1  Basidoisale  della  la  vertebra,  bv.1  basiventrale  della  la  vertebra,  ea,  porzione  anteriore  della 
cavita  cranica,  cca.  canale  della  carotide  interna,  cm.  porzione  media  della  cavita  cranica,  cp.  porzione 
posteriore  della  stessa,  ctr.  canale  traaverao,  cv.1  corpo  della  la  vertebra  fuso  col  cranio,  fg.  fossetta 
del  glossofaringeo,  ft,  fossa  ipofisaria,  Jo.  fossetta  ottica,  ft,  fossa  del  trigemino-facciale-acustico,  fv. 
fossetta  del  vago,  n.  residuo  della  notocorda,  nsv.1  foro  del  1°  nervo  spinale  ventrale,  pr.  sporgenza 
dei  presfenoide,  ro.  recessi  olfattivi,  vc.  fossetta  per  la  vena  cerebrale  anteriore.  I-X.  Fori  dei  nervi 
cranici,  1-2  Fori  dai  nervi  occipito-spinali. 

Bibliografla  degli  autori  citati. 

A  His  E.  P.  —  The  Pituitary  Fossa  and  Trigemino-facialis  chamber  in  Selacbians.    —    Anat.    Am. 

46,  1914. 
Carazzi  I).  —  Sulla  Selache    maxima  Gunn.  —  Zoul.  Anz.  n.  23,  1904. 


-   40  - 


Gegenbaur  C.  —  Das  Kopfskelet   der  Selacbier.  —  1870. 

Id.  —  Schultergiirtel  der  "Wirbelthiere.  —  1805. 

Giinther  A.  —  Catalogue  of  the  Fishes  in  the  British  Museum,   VIII,  1870. 

Pavesi  P.  —  Contribuz.  iilla  Storia  uatur.  del  geu.  Selache. 

Id.  —  Seconda  contribuz.  alia  morfolog.  e  sisteiu.  dei  Selathi.  —   Ann.    Mus.  civ.  sior.  nat.    Oenova. 

1874  e  1S7S. 
Parker  W.  K.  —  On  the  Structure  and  Development  of  the  skull  iu  Sharks  and  Skates.  —  Trans. 

Zool.  Soc.  X,  1879. 
Senna  A.  — Una  uuova  cattura    di    Selache  maxima  (Gunn.)  nel  Mar  Toacano.  —  Monit.  Zool.  Ital. 

XXIY,  1914: 
Sterzi  G.  —  II  sistema  nerv.  centr.  dei  vertebr.  1.  Selaci.  —  1909. 


NOTIZIE 


Per  la  crisi  della  stampa  scientifiea. 

11  15  giugno  scorso  si  e  riunita  l'Assemblea  della  Sezione  raedica  dell'Asso- 
ciazione  della  Stampa  scientifiea  italiana,  ed  ha  deliberato  1'aumento  del  prezzo 
di  abbonamento  di  tutti  i  periodici  di  medicina,  e  inoltre  di  domandare  al  go- 
vernor 

1°  di  fornire  ai  periodici  di  medicina  i  tipi  di  carta  necessari  a  prezzo  di 
favore;  2°  di  concedere  loro  per  le  spedizioni  a  conto  corrente  la  tariffa  po- 
stale  di  cui  godono  i  giornali  politici  e  di  amena  lettura;  3°  il  ripristino  della 
cosi  detta  tariffa  postale  editoriale  per  tutti  gli  altri  stampati  spediti  dalle  loro 
amministrazioni ;  4°  di  estendere  loro  la  concessione  emanata  in  t'avore  della 
stampa  politica  e  di  amena  lettura  per  la  facolta  di  modificare  i  contratti  e 
appalti  di  pubblicita. 

Ci  associamo  a  tali  richieste,  e  ci  auguriamo  siano  estese  oltre  che  ai  pe- 
riodici medici,  anche  a  quelli  scientifici  in  genere,  per  fronteggiare  la  presente 
crisi. 


Avvertenza 

Delle  Comunicazioni  Originali  che  si   pubblicano  nel  Monitore 
Zoologico  Italiano  e  vietata  la  riproduzione. 


Cosimo  Gherubini,  Amministratore-responsabile. 


Firenze.  1920.  —  Tip.  L.  Niecolai.  Via  Faenza,  52. 


Monitore  Zoologieo  Itali(ino,Anno  XXXI 


?->:..,. 


% 


Tav.I 

„   > 


/// 


" 


I     1 


17 


wv) 


8 


9 


Monitore  Zoologico  Italiano.Aww  XXXI 


7m:// 


Br 


l 

rntl  ' 


Monitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

DIEETTO 
DA 

GIDLIO  GHIARUGI  EUGENIO  FIGALBI 

Prof,  di   Anatomia  niuana  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  It.  Istituto  di  Stndi  Super,  in  Firenze  nella  R.  Universita  di  Pisa 

CON    LA    COLLABORAZIONF. 
DI 

BECCARI  N.  (FIrenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Mllano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amniinistrazione:  Istituto  Anatomico,  Firenze. 
12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.   30. 

XXXTlnno  Firenze  -  1920  N.  3. 


SOMMARIO:  Gomunicazioni  originali:  Decisi  A.,  La  classiflcazione  dei  Lemuri 
Ae\Y Elliot.  —  Arcangeli  A.,  Osservazioni  sopra  il  rene  cefalico  dei  pesci.  — 
Livini  F.,  Notizie  prelirainari  intorno  alia  presenza  di  glicogene  in  diversi 
organi  di  embrioni  uraani.  —  Pag.  41-60. 

COMUNICAZIONI  ORIGINALI 


LABORATORIO   DI  ANTROPOLOG1A  DELLA  R.   UNIVERSITA  DI  PAVIA 


Dott.  A.  DECISI 


La  classificazione  dei  Lemuri  dell1 Elliot 


F,  vietata  la  riproduzione. 


Continuiamo  e  terminiamo,  col  presente,  il  confronto  iniziato  in 
due  precedent!  lavori  gia  pubblicati  (1)  della  nuova  classiflcazione 
deiPrimati  dell'Elliot,  con  quella del  Trouessarb,  e  ci  occupiamo 
questa  volta  dei  Lemuri. 

Trouessart  divide  il  suo  Ordo  IIP:  Prosimiae  in  4  famiglie 
viventi:  Lemuridae,  Chyromyidae,  Nycticebidae,  Tarsiidae.  Egli  di- 
vide la  prima  in  due  s.  famiglie:  Indrisinae  coi  generi  Indris,  Pro. 
pithecus,  Avahis,  e.Lemurinae  coi  generi  Lemur,  Hapalemur,  Mixo- 


-  42  - 

cebus,  Lepidolemur,  Ghirogale,  Opolemur,  Microcebus;  la  seconda  fa- 
miglia  ha  il  solo  genere  Chyromys ;  la  terza  ha  i  generi:  Perodic- 
ticus,  Nycticebus,  Loris,  Galago ;  la  quarta  il  solo  genere  Tarsius. 

L'Elliot  invece  divide  il  suo  sottordine  Lemuroidea  in  3  fami- 
glie:  Daubentonidae,  che  corrisponde  a  Chiromyidae,  Tarsiidae  che 
corrisponde  aH'omonima,  e  Nyciicebidae.  Questa  famiglia  si  divide  in 
4  s.  famiglie  e  cioe:  Lorisinae,  coi  generi  Loris,  Nycticebus,  Arctoce- 
bus,  Perodicticus;  Galaginae  coi  generi  Galago,  Hemigalago;  Lemu- 
rinae  coi  generi,  Chirogale,  Microcebus,  Mixocebus,  Altililemur,  Lepi- 
dolemur. Mioxicebus,  Lemur;  Indrisinae  coi  generi  Lichanotus,  Propi- 
thecus, Indris. 

Procediamo  ora  al  confronto  particolare,  avendo  di  gnida  l'or- 
dine  dato  dal  Trouessart. 

* 
*  « 

Il  gen.  Indris  di  T.  corrisponde  al  genere  Indris  di  E.  La  sp. 
unica  del  gen.  Brevicaudaius  (295),  e  cambiata  in  Indris  per  ragioni 
di  precedenza. 

II  gen.  Propithecus  di  T.  corrisponde  al  gen.  Propithecus  di  E. 

In  T.  ha  3  sp.  Elliot  ne  considera  ben  7,  di  cui  5  per  eleva- 
zione  a  sp.  di  ssp.  del  T.  Una  sp.  e  posta  da  E.  in  sin.  di  un'altra. 
Coincidono: 

Diadema  (296)  e  Verrauxi  (297). 

La  sp.  posta  da  E.  in  sinonimia  di  Verrauxi  e  Majori  (298). 
Le  ssp.  elevate  da  E.  a  sp.  sono: 

Sericeus  ed  edwardsi,  ssp.  di  diadema;  Dekeni,  Coquereli  e  corona- 
tus,  ssp.  di  Verrauxi. 

II  gen.  Avahis  di  T.  corrisponde  al  gen.  Lichanotus  di  E. 

La  sp.  unica  nel  gen.  Laniger  (299)  coincide  in  entrambe  le 
classificazioni. 

II  gen.  Lemur  di  T.  corrisponde  al  gen.  Lemur  di  E. 

In  T.  ha  8  sp.  viventi,  in  E.  ne  ha  14,  di  cui  4  per  elevazione 
a  sp.  di  ssp.  Dae  sp.  di  T.  sono  poi  da  E.  poste  in  sinonimia  di 
alfcre,  Coincidono  : 

Macaco  (306);  Mongoz  (307);  fulvus  (308);  nigerrimus  (309);  coro- 
iKitas  (310);  rubiventer  (311);  cata  (312). 

Le  ssp.  da  T.  elevate  a  sp.  sono: 

ruber  (ssp.  di  varius);  albifrons,  rufus,  rufifrons  e  cinereiceps 
(ssp.  di  fulvus,  La  sp.  mayottensis,  passa  in  E.  in  sin.  di  nigrifrons 
Guof),  nome  adottato  per  ragioni  di  precedenza. 


-  43  - 

II  gen.  Hapalemur  di  T  corrisponde  al  gen.  Myoxicebus  di  E. 

In  T.  ha  due  sp.  In  E.  tre  per  elevazione  a  sp.  di  una  ssp. 
del  T. 

Coincidono : 

Griseus  (313)  e  simus  (314). 

La  ssp.  da  E.  elevata  a  sp.  e  olivaceus  (ssp.  di  griseus). 

II  gen.    Mixocebus  di  2*.  corrisponde   al    gen.  Mixocebus  di    E. 

La  sp.,  unica  nel  gen.,  caniceps  (315)  rimane  tale  e  quale  in 
entrambe  le  classificazioni. 

II  gen.  Lepidolemur  di  T.  corrisponde  al  gen.  Lepidolemur 
di  E. 

Le  sette  sp.  considerate  da  T.  e  cioe  : 

mustelinus  (316) ;  ruficaudat us  (317);  Edwardsi  (318);  microdon 
(319);  globiceps  (320);  Grandidieri  (321) ;  leucopus  (322)  coincidono  in 
entrambe  le  classificazioni. 

II  gen.  Chirogale  di  T.  corrisponde  al  gen.  Chirogale  di  E. 

In  T.  ha  5  sp.  In  E.  pure  5. 

Coincidono 

melanotis   (325) ;  Grossley  (325) ;  trichotis  (326) ;  Sibreei  (327) ; 

MJw  e  cambiato  da  j£.  in  sin.  di  major,  per  ragioni  di  pre- 
cedenza. 

II  gen.  Opolemur  di  T.  corrisponde  al  gen.  Altililemur  di  E. 
In  T.  ha  due  sp.  e  due  pure  in  E. 

Le  sp.  sono  : 

Samati  (328)  da  E.  pdsto  in  sinonimia  di  medius,  per  ragioni 
di  precedenza,  e  Thomasi  (329). 

II  gen.  Microcebus  di  T.  corrisponde  al  gen.  Microcebus  di  E. 

In  I7,  ha  5  sp.,  in  E.  quattro,  perche  una  sp.  di  T.  passa,  in  E. 
in  sinonimia  di  un'  altra. 

Coincidono : 

furcifer  (330) ;  Coquereli  (331) ;    murinus  (333);  myoxinus  (334). 

La  sp.  pusillus  (332)  e  posta  da  E.  in  sinonimia  di   murinus. 

II  gen.  Chyromys  di  T.  corrisponde  al  gen.  Baubentonia   di    .£. 

La  sola  sp.  appartenente  al  gen.,  madagascariensis  (335),  e 
ugnale  in  entrambe  le  classificazioni. 

II  gen  Perodicticus  di  T.  e  scisso  in  due  sgen.  :  Perodicticus  ed 
Arctoctibus.  II  primo  corrisponde  al  gen.  Perodicticus  di  E.  che  ha 
5  specie. 

La  sp.  potto  (336)  rimane  invariata.  La  sua  ssp.  Edwardsi  e 
elevata  a  specie.  La  sp.  Batesi  (337)  e  abolita,  e  passa  in  sinoni- 
mia del  precedente.    . 


-  44  - 

Le  sp.  nuove  sono :  ju-ju  (Thomas  1910),  ibeanus  (Idem)  faustus 
(idem). 

II  sgen.  Arctocebus  colla  sp.  unica,  calabarensis  (338),  passa  nel 
gen.  omonimo  di  E. 

II  gen.  Nycticebus  di  T.  corrisponde  al  Nycticebus  di  E. 

In  T.  ha  due  sp.  di  cui  una  sola  rimane;  in  E.  divengono  ben 
11,  di  cui  4  sp.  nuove,  una  per  elevazione  a  sp.  di  un  sin.,  5  per 
elevazione  a  sp.  di  ssp.  E'  abolita  tardigradus  (339). 

Rimane  menagensis  (340),  sp.  peraltro  messa  in  dubbio  da  T. 

II  sin.  da  E.  elevato  a  sp.  e  coucang. 

Le  ssp.  elevate  a  sp.  sono: 

cinereus,  malajanus,  javanicus,  Hilleri,  natunae  (fcutte  di  tardi- 
gradus). 

Le  sp.  nuove  sono  : 

bomeanus  (Lyon  1908) ;  bankanus  (Lyon  1906) ;  pygmaeus  (Bon- 
hotes  (1907).  Una  varieta  di  tardigradus,  tenasserimensis  di  Blan- 
ford  (1891)  e  elevata  a  specie. 

II  gen.  Loris  di  T.  corrisponde  al  gen.  Loris  di  E. 

In  T.  ha  una  sola  specie.  In  E.  2. 

La  sp.  gracilis  (341)  di  T.  e  scambiata  da  E.  in  sin.  di  tardi- 
gradus per  ragioni  di  precedenza. 

La  sp.  nuova  e  lydekkerianus  (Cabrera  1913). 

II  gen.  Galago  di  T.  corrisponde  al  gen.  Galago  di  E. 

In  T.  ha  3  sg:  Otolemur,  Galago,  Hemigalago. 

In  E.  quattro  e  cioe:  Otolicnus,  Otolemur,  Otogale,  Hemigalago. 

II  sg.  Otolemur  di  T.  corrisponde  al  sg.  Otolemur  di  E. 

In  T.  ha  4  sp.  E.  ne  considera  ben  10  di  cui  due  per  eleva- 
zione a  sp.  di  ssp.  del  T.  e  cinque  sp.  nuove.  Una  e  abolita  (344). 

Coincidono : 

crassicaudatus  (342);  Garnetti  (343);  Monteiri  (345). 

Agysimbanus  (344)  e  portato  in  sinonimia  del  primo  (342). 

Le  due  ssp.  (di  crassicaudatus)  elevate  a  sp.  sono:  lasiotis  e 
Kircki. 

Le  sp.  nuove  sono: 

ziduensis  (Elliot  1907);  panganiensis  (Matschie  1906);  Badius 
(Matschie  1905);  Eindsi  (Elliot  1907);    Kikuyensis  (Lonnberg  1912). 

II  sg.  Galago  di  T.  corrisponde  ai  sg.  Otolicnus  ed  Otogale  di  E. 
In  T.  ha  5  sp. ;  in  E.  16  sp.  sono  nel  primo,  4  nel  secondo  sotto- 
genere. 

Coincidono  in  entrambe  le  classificazioni : 

Alleni  (347) ;  gallarum  (349). 


-   45   - 

Le  4  ssp.  elevate  a  sp.  minori  sono: 

Oabonensis  e  cameronensis  (entrambe  ssp.  di  Alleni),  zanzibaricus 
(ssp.  di  galago  e  teng  (sotto  il  nome  di  sennaariensis). 

I  sin.  elevati  a  sp.  sono  senegalensis  (sin.  di  galago)  e  mossam- 
biius  (sin.  di  moholi). 

Le  specie  abolite  da  E.  sono:  galago  (348)  e  moholi  (310). 

Le  specie  nuove  (in  parte  minori,  cioe  quelle  con  doppio  nome) 
sono:  Alleni  Batesi  (Elliot  1907);  Talboti  (Dollman  1910);  braccatus 
(Elliot  1907);  braccatus  albipes  (Dollman  1909);  Dunni  (Dollman  1910); 
Nyassae  (Elliot  1907);  Granti  Thomas  e  Wroughton  1907);  pupulus 
(Elliot  1909). 

La  sp.  elegantulus  (Lecomte)  con  la  ssp.  da  E.  elevata  a  sp. 
minore  elegantulus  pallidus  passa  a  formare  neW'E,  il  nuovo  sg.  Oto- 
gale,  colla  specie  minore  nuova,  tonsor  (Dollmann  1910)  e  con  un'al- 
tra  specie  minore  costituita  da  una  vecchia  specie  di  Du  Chaillu : 
apicalis  (1860). 

II  sg.  Hemigalago  di  T.  con  le  due  sp.  Demidoffi  (352)  ed  ano- 
murus  (353)  e  da  E.  elevato  a  genere  a  se  dlstinto,  con  l'aggiunta 
di  due  sp.  muove:  Thomasi  (Elliot  1907)  e  la  sp.  minore  Demidoffi 
poensis  (Thomas  1904). 

II  gen.  Tarsius  di  T.  corrisponde  al  gen.  Tarsius  di  E. 
In  T.  ha  4  sp.  in  E.  7  di  cui  tre  sono  specie  nuove. 
Coincidono : 

fuscus  C354);  sanghirensis  (355);  pMliypinensis  (356). 
Le  sp.  nuove  sono : 

fraterculus  (Miller  1910);  saltator  (Elliot  1910);  Bomeanus  (El- 
liot 1910). 

E'  riconosciuta  una  vecchia  specie  del  1821,  bancanus  (Horsfield). 
La  sp.  tarsius  (353)  di  Erxleben  e  dichiarata  indeterminabile. 


-   46  - 


Prof.  Dott.  ALGESTE  ARGANGELI 


Osservazioni  sopra  il  rene  cefalico  dei  pesci 


NOTA    PRELIMINARE 


6  vietata  la  liproduzione. 


Se  nel  rene  cefalico  o  pronefro  dell'adulto  di  alcuni  pesci  ossei 
persistono  i  glomeruli  del  Malpighi  e  quindi  il  rene  stesso  con- 
serva  una  iunzione  renale,  per  quanto  limitata,  cosi  non  e  per  molbi 
altri  pesci  ossei,  nei  quali  i  suddetti  glomeruli  funzionano  solo  nella 
gioventu,  alio  stadio  di  avannotto,  per  poi  scomparire  nel  passare 
deH'animale  alio  stato  adulto.  Con  la  scomparsa  dei  glomeruli  i  tu- 
buli  uriniferi  possono  mantenere  i  loro  rapporti  di  continuita  con  il 
condotto  di  Wolff  del  rene  addominale,  come  pure  possono  perderli 
e  ridursi  a  tubuli  chiusi  e  piu  o  meno  circonvoluti.  In  alcuni  casi 
anzi  essi  si  dividono  per  strozzamento  in  piccoli  frammenti  tubulari 
o  vescicolari  che  persistono  anche  nell'adulto.  Ad  ogni  modo  sia  che 
i  glomeruli  persistano,  sia  che  scompariscano,  il  rene  cefalico  e  sem- 
pre  caratterizzato  dallo  sviluppo  di  un  tessuto  linfoide,  il  quale  rag- 
giunge  il  massimo  grado  quando  di  tessuto  renale  non  rimangono 
altro  che  frammenti  sparsi  dei  primitivi  tubuli  renali.  Si  pud  dire 
che  il  rene  cefalico,  cambiando  struttura  dopo  il  periodo  larvale, 
assume  anche  una  funzione  ematopoietica,  alia  quale  si  deve  ag- 
giungere  un'altra  funzione  compiuta  dal  sistema  interrenale  e  dal  siste- 
ma  cromaffine,  i  quali  prendendo  uno  sviluppo  piu  o  meno  grande, 
costituiscono,  se  non  vere  e  proprie  capsule  surrenali  bene  delimi- 
tate, almeno  (cosi  si  crede  oggidi)  l'equivalente  delle  stesse.  Cio  fu 
gia  messo  in  evidenza  da  Giacomini  sia  per  i  Sahnonidi,  sia  per 
i  Lofobranchi,  sia  per  i  Ciprinidi. 

Riguardo  ai  caratteri  struttura li  che  presentano  i  residui  dei 
tubuli  renali  nel  rene  cefalico,  i  diversi  AuLori  danno  pochi  raggua- 
gli,  ed  in  alcuni  casi  io  credo  che   siano  stati  erroneamente   inter- 


-   47  - 

pretati  quelli  che  essi  chiamano  residui  dei  tubuli  renali.  Infatti 
Haller  (l)  per  Esox  lucius  dice:  "  Sowohl  der  erste,  als  auch  der 
zweite  Nierenabschnitt  sind  bei  dem  geschlechtsreifen  Tiere  vollig  ru- 
dlmentdr  (Fig.  39).  Sie  bestehen  aus  dicht  beisammen  gelagerten 
"  pseudolymphoiden  „  Zellen,  mit  Venendsten  von  der  Kardinalvene 
und  links  von  der  betreffenden  V.  azygos  aus.  In  diesem  Gewebe 
finden  sich  keine  Andeutungen  von  frilheren  Querkandlchen,  doch 
sind  die  Zellen,  freilich  in  sehr  dicht  beisammenliegenden,  stravgfdr- 
migen  Gruppen  geordnet  wie  ilberall.  In  diesem  durchaus  dichten 
Gewebe,  das  sich  sehr  stark  fdrbt,  fallen  Inselti  solider  heller  Zell- 
gruppen  auf.  Es  sind  dies  die  Ueberreste  des  Nierenganges  (sng), 
denn  das  Rudiment  des  grossen  Malpighischen  Kdrperchens  besteld 
aus  "  pseudolymphoidem  „  Gewebe.  Das  Rudiment  des  Nierenganges, 
ein  zusammenhdngender,  sich  windender  Zellstrang,  besteht,  wie  gesagt, 
axis  hellen,  fest  zusammenliegenden,  gut  begrenzten  Zellen  mit  chro- 
mophilen  Kern.  Um  der  Zellstrang  erhdlt  sich  noch  die  zelldse  Pro- 
pria. Wie  bei  Salmo  stosst  anch  hier  der  rudimentdre  vordere  Teil 
des  Nierenganges  fest  an  den  hinteren  funktionierenden  an  den  Grenze 
des  zweiten  und  dritten  Abschnittes  uud  scheint  mit  ihm  sogar  nicht 
verwachsen  „.  Ad  illustrare  quanto  sopra  l'Autore  ofire  una  figura 
(39,  molto  schematica  e  ad  ingrandimento  ignoto)  la  quale  rappre- 
senterebbe  unasezione  longitudinale  orizzontale  dei  primi  due  segmenti 
deH'organo  renale  in  Esox.  In  essa  si  vedono  dei  piccoli  cumuli  di 
cellule  gialle  che  Haller  interpreta  come  residui  del  condotto  renale. 
Per  conto  mio  io  ritengo  che  si  tratti  o  di  cumuli  di  leucociti  pig- 
mentiferi,  quali  facilmente  si  pos9ono  rinvenire  nel  tessuto  linfoide 
dei  reni  piu  dlsparati,  o  forse  anche  di  cellule  del  tessuto  interre- 
nale  e  cromaffine,  che,  come  ormai  e  noto,  formano  cordoni  assai 
spessi  in  strato  continuo  intorno  alle  vene  che  percorrono  il  rene 
cefalico.  Non  si  tratterebbe  dunqUe  di  rudimenti  di  un'organo  scorn- 
parso,  ma  di  formazioni  di  ben  diversa  natura. 

Por  Cgprinus  auratus  lo  stesso  Autore  dice:  "  Bei  ihm  ist  der 
erste  Nierenabschnitt  gross  toie  etwa  bei  dem  Zander,  doch  von  etioas 
anderer  Form.  Er  ist  (Fig.  8,  I)  mehr  der  Ldnge  nach  entfaltet, 
doch  immerhin  mit  einem  Querstiick,  an  dessen  medianen  Rande  das 
Rudiment  des  grosser  Malpighischen  Kdrperchens  deutlich  vorspringt. 
Trotz  seiner  Grosse  ist  der  Abschnitt  vollig  rudimen/dr  und  besteht 
aus  "  pseudolymphoidem  „    Gewebe,  Venendsten  und  dem  Rudiment 


(')  Haller  B.  —  Zur  Phylogenese  ilea  Niereii organs  (Holonepbros)  der  Knochenfisclie,  in:  Jena 
Zeit.  Naturw.  43  Bd.  p.  729r801,  8  Figg.  Taf.  28-33,  1908. 


-  48  - 

des  Nierenganges  „.  E  piu  oltre:  "  Auch  der  zweite  Abschtnitt  ist 
vollig  rudimentdr,  dock  in  einer  etwas  anderen  Weise,  als  bei  den 
bisherigen  For  men.  Er  besteht  ndmlich  nur  aus  inter  costalen  Quer- 
rudimenten,  die  miteinander  gar  niclit  zusammenhdngen.  Die  Rudi- 
mente,  rechts  4,  links  S,  liegen  an  der  lateralen  und  medianen  Seite 
der  Kardinalvenen  (Fig.  40  r'),  ohne  sie  dorsal  oder  ventral  zu  bede- 
cken.  In  ihnen  finden  sich  Venendste,  und  Lichtitngen  ohne  weitem 
Zusammenhang  bestehen,  obgleich  nicht  einmal  ein  Rest  von  Nieren- 
gange  mehr  erhalten  ist,  weshalb  diese  "  pseudolymphoiden  „  Knoten 
untereinander  auch  nicht  zusammenhdngen  „.  E  riguardo  a  Barbus 
Egli  dice:  "  Bei  diesem  ist  der  erste Nierenabschnitt  (Fig.  11,  I)  gleich 
wie  bei  der  vorigen  Form  (Tinea)  klein,  zeigt  noch  das  Rudiment  des 
grossen  Malpighischen  Korperchen  dusserlich,  liegt  aber  dann  der 
aktive  Niere  bloss  an  und  wird  nur  durch  die  Kardinalvenen  daran 
befestigt,  denn  jedes  noch  so  geringe  Rudiment  des  zweiten  Niere- 
nabschnittes  ist  hier  loie  bei  der  ndchsten  Gattung,  Leuciscus  ndmlich, 
vollig  verschwunden  „. 

Dalle  sovracitate  parole  di  Haller  possiamo  ben  dedurre  che 
questo  Autore  non  ha  corredato  il  suo  lavoro  di  ricerche  micro- 
scopiche  accurate :  il  considerare  il  rudimento  dei  grandi  corpuscoli 
di  Malpighi  come  costituito  da  tessuto  pseudolinfoide  basta  per 
dimostrare  che  Egli  non  ha  aftatto  studiato  la  struttura  fine  del 
rene  cefalico.  II  tessuto  pseudolinfoide,  che  e  poi  vero  tessuto  lin- 
foide,  non  rappresenta  nemmeno  in  parte  residuo  di  corpuscoli  mal- 
pighiani,  ma  una  formazione  al  cui  sviluppo  invece  e  connessa  la 
regressione,  l'atrofia,  la  scomparsa  dei  corpuscoli  stessi.  Inoltre  i 
residui  dei  canalicoli  urinari  sono  rappresentati  non  da  cordoni  pieni, 
ma  da  frammenti  degli  stessi  canalicoli  ancora  provvisti  di  cavita 
centrale,  come  diro  meglio  in  seguito. 

Audige,  (')  che  giustamente  assegno  una  parte  non  piccola 
alle  ricerche  microscopiche,  riguardo  a  Barbus  fluviatilis  adulto  trova 
che  nella  parte  anteriore  e  media  del  rene  cefalico  non  esiste  piu 
alcuna  traccia  sia  dei  glomeruli,  sia  dei  tubuli  uriniferi,  il  che  non 
sarebbe  delia  regione  posteriore  dello  stesso  rene,  regione  che  si 
unisce  al  rene  medio  per  Tintermediario  di  un  peduncolo  sottilis- 
simo  rappresentato  da  alcune  striscie  di  cellule  accollate  alia  vena 
cardinale  posteriore.  Nei  giovani  le  parti  del  rene  che  diventeranno 
piu  tardi  il  peduncolo  di  unione  sarebbero  costituite   da  tessuto  lin- 


(')  Audig6  J.  —  Contribution  a  1'  iStude  ilea   reins    des    poissons    teleosteens.    in:    Arch.    Zool. 
Experim.  et  Oen.  5.e  serie,  Tome  IT,  1910,  p.  226-624,  104  fig.,  PI.  XVII. 


-  49  - 

foide  racchiudente  tubuli  contorti  del  rene  medio.  In  seguito  alio 
strozzamento  subito  da  tali  parti  sotto  la  spinta  delle  vene  cardi- 
nali  posteriori  che  prenderebbero  ad  un  dato  momento  un  grandis- 
simo  sviluppo,  il  tessuto  pseudolinfoide  (l)  ed  i  tubuli  contorti  che 
vi  sono  contenuti,  rinserrati  fra  l'arco  osseo  nel  quale  passano  e  la 
parete  distesa  della  vena  che  li  accompagna,  verrebbero  ad  essere 
dissociati.  Mentre  alcuni  verrebbero  respinti  verso  la  parte  poste- 
riore  e  farebbero  quindi  parte  del  rene  medio,  gli  altri  sarebbero 
rigettati  verso  il  rene  anteriore  e  occuperebbero  percio  la  sua  re- 
gione  posteriore.  Questi  ultimi  apparterrebbero  dunque  alia  stessa 
formazione  canalicolare  del  mesonefro:  essi  si  troverebbero  sempre 
in  uno  stato  di  degenerazione  piu  o  meno  accentuata  secondo  l'eta 
del  pesce,  degenerazione  la  quale  consisterebbe  nella  fragmentazione 
di  essi  in  un  certo  numero  di  segmenti  operata  dal  tessuto  linfoide 
circostante.  Le  cellule  costituenti  le  pareti  sarebbero  accasciate  sopra 
se  stesse  e  avrebbero  un  protoplasma  a  contorno  irregolare,  mala- 
mente  colorabile  con  i  colori  di  anilina:  in  esse  talvolta  manche- 
rebbe  il  nucleo  e  quando  esiste  sarebbe  chiaro,  colorabile  in  modo 
uniforme  e  indifferente  rispetto  ai  colori  acidi  o  basici,  talora  rap- 
presentato  da  alcune  granulazioni  sparse  nel  citoplasma.  Le  piu  di 
tali  cellule  sarebbero  isolate,  molte  scomparse  (qual  fatto  lo  dimo- 
stra?).  Esse  rappresenterebbero  insomma  cellule  piu  o  meno  dege- 
nerate. Nelle  cavita  tubulari  si  troverebbe  una  sostanza  omogenea, 
anista,  nella  quale  talvolta  si  osserverebbe  una  disposizione  concen- 
trica,  la  quale  sarebbe  costituita  da  un  essudato  flbrinoso  e  si  esten- 
derebbe  anche  negli  spazi  intercellulari.  Alcuni  dei  suddetti  fram- 
menti  tubulari  e  precisamente  quelli  situati  piu  all'innanzi  si  tro- 
verebbero in  uno  stato  di  decrepitezza  piu  accentuato  e  conterreb- 
bero,  pur  avendo  lo  stesso  calibro,  una  minor  quantita  di  essudato 
flbrinoso.  "  Cette  diminution,  dans  V  etendue  de  V  exsudat,  tient  d 
V  envaliissement  progressif  de  sa  substance  par  les  cellules  du  tissu 
pseudolymphoi.de.  Apres  avoir  dissocie  et  digere  le  plus  grand  nom- 
bre  de  cellules  parie'tales,  les  mononucleates  pe'netrent,  dans  la  lu- 
miere  du  tube  et  creusent  de  ve'ritables  galeries  dans  V  exsudat  fibri- 
neux  dont  elles  prennent  progressivement  la  place.  Les  quelques  cel- 
lules persistantes  de  la  paroi  sont  ainsi  placees  au  sein  meme  des 
elements  blancs  qui  achevent  leur  distruction  „.  In  casi  di  degenera- 
zione piu  avanzata  i  residui  dei  tubuli  uriniferi  sarebbero  rappre- 
sentati  da  alcune  cellule  epiteliali  degenerate  ora  isolate  ora  riunite 


0)  L'Autore  adopra  la  qualifica  di  linfoide  e  quellu  di  pseudo-liufoido  per  lo  stesso  tessuto. 


-  50  - 

in  piccoli  gruppi  sparsi  nel  tessuto  linfoide,  nel  quale  "  L'etat  des 
vacuoles  des  mononuclears  qui  les  entourent  temoigne  d'  une  dige- 
stion active  de  ces  elements,  aux  depens,  sans  doute  des  debris  des 
celhdes  parie'tales  „.  L'  ossudato  fibrinoso  allora  sarebbe  completa- 
mente  scomparso  sia  sciolto  nel  plasma  che  bagna  gli  elementi  del 
tessuto  linfoide,  sia  piu  probabilmente  assorbito  dagli  elementi 
stessi. 

"  Les  reliquats  des  tubes  uriniferes  sont  tres  epars  dans  la 
substance  granuleuse;  cette  diminution  intense,  jointe  d  leur  position 
relalivement  anterieur  dans  le  rein,  montre  indiscutablement  le  role 
pltagocytaire  joue  par  le  tissu  lymphoide  vis-avis  de  ces  elements  et 
aussi  la  marche,  d'avant  en  arriere,  suivie  par  la  regression.  Le 
glomemde  geant,  les  ebauches  tres  pen  differenciees  des  canalicules 
segmentates  du  pronephros  et  Vextremite  anterieure  de  Vuretcre  pri- 
maire  disparaissent  d'abord.  Puis,  les  canalicides  ayiterieures  du  me- 
sonephros  disparaissent  a  leur  tour,  progressivement,  d'avant  en  ar- 
riere, sous  Vaction  dissociatrice  du  tissu  lymphoide  dont  le  develop- 
pement,  necessite  par  le  fonctionnement  partiadier  du  rein  moyen, 
tend  d  augmenter  d  mesure  que  celui-ci  se  perfectionne.  Toute  la  re- 
gion anterieure  du  rein  moyen  subit,  aussi,  avec  plus  ou  moins  d'in- 
tensite,  cette  retrogradation  fonctionelle,  a  mesure  que  le  rein  s'accroit 
avec  VOge  „. 

Io  non  posso  assolutamente  accogliere  le  interpretazioni  surri- 
ferite  di  Audige,  sia  perche  non  sono  suffragate  da  reperti  fon- 
dati  sopra  osservazione  del  successivo  svilupparsi  del  rene,  sia  per- 
che non  corrispondono  affatto  a  quanto  io  ho  osservato  nelle  mie 
ricerche  effettuate  sopra  Carassius  atwatus  L.  e  Barbus  plebeius  Vol., 
sia  perche  esse  non  reggono  ad  una  critica  elementare. 

Per  associarsi  a  quanto  l'Autore  scrive  bisognerebbe  che  fosse 
dimostrato  uno  dei  seguenti  fatti,  cioe  che  nei  pesciolini  giovanis- 
simi  pronefro  e  mesonefro  non  sono  nettamente  separati  ma  costi- 
tuiscono  un  tutto  continuo  dall'avanti  all'indietro;  oppure  che  essi 
sono  separati  da  un  tratto  piu  o  meno  esteso  nel  quale  mancano 
tubuli  uriniferi.  Nel  primo  caso  con  il  progressivo  sviluppo  dell'ani- 
male  in  seguito  ad  una  atrofia  cui  soggiacerebbero  i  glomeruli  mal- 
pjghiani  ed  i  corrispondenti  tubuli  uriniferi  in  una  regione  interme- 
dia della  formazione  renale  e  precisamente  in  corrispondenza  del 
sepimento  che  separa  la  cavita  pericardica  dalla  cavita  addominale, 
si  verrebbero  a  costituire  separati  un  pronefro  ed  un  mesonefro. 
Ma  allora  io  domando  :  Con  quale  diritto  noi  possiamo  dire  che  i 
residui  di  tubuli  uriniferi  che  persistono  nel  rene  anteriore  appar- 


-  51   - 

tengono  al  mesonefro  ?  Quanto  al  secondo  caso  (certo  il  piu  fre- 
quente)  faccio  osservare  che  Audige  non  dice  se  nel  Barbo  primitiva- 
mente  pronefro  e  mesonefro  sono  separati,  e  dal  testo  sembrerebbe 
che  Egli  non  li  ammetta  come  tali.  Ad  ogni  raodo,  qualora  fossero 
amraessi  come  tali,  cioe  separati,  l'Autore  non  ha  fornito  reperti 
che  ci  autorizzino  a  ritenere  come  valida  la  concezione  che  la  por- 
zione  anteriore  del  mesonefro  si  separi  durante  lo  sviluppo  da  que- 
sto  ultimo  per  andare..ad  unirsi  con  il  tessuto  linfoide  del  pronefro 
e  formare  un  tutto  con  esso.  Ma  poi  per  quale  ragione  lo  strozza- 
mento  (supposto  e  non  provato)  operato  dallo  sviluppo  delle  vene 
cardinali  posteriori  dovrebbe  avvenire  proprio  nella  regione  anteriore 
del  mesonefro?  D'altro  canto  Audige  non  si  accorge  che  con  l'am- 
mettere  che  i  residui  dei  tubuli  uriniferi  che  Egli  ha  trovato  nella 
parte  posteriore  del  rene  cefalico  appartengono  al  mesonefro,  non 
si  pud  conciliare  1'affermazione  che  avviene  una  graduale  degenera- 
zione  dei  tubuli  uriniferi  dall'avanti  all'  indietro,  perche  anzi  si  atro- 
fizzerebbero  prima  quelli  che  si  trovano  dietro  alia  zona  anteriore 
dello  stesso  mesonefro,  e  cio  in  contraddizione  con  quanto  l'Autore 
asserisce. 

In  Squalius  cephalus  adulto  lo  stesso  Audige  dice  che  nel  tes- 
suto piu  o  meno  sviluppato  della  zona  di  unione  del  rene  anteriore 
con  il  rene  medio  sono  affondati  dei  canalicoli  uriniferi  dei  quali  il 
perfezionamento  organico  si  accresce  progressivamente  a  misura  che 
essi  occupano  posizione  posteriore.  Tina  degenerazione  dovuta  al- 
l'azione  del  tessuto  linfoide  condurrebbe  ad  una  disparizione  quasi 
completa  dei  primi  elementi  invecchiati  e  logori,  mentre  i  posteriori 
sarebbero  i  meno  colpiti  dalla  suddetta  degenerazione.  La  transizione 
fra  gli  uni  e  gli  altri  sarebbe  insensibile  tanto  che  non  si  puo  sta- 
bilire  alcuna  separazione  fra  gli  stessi.  Ed  io  voglio  anche  ammet- 
tere  che  cosi  sia.  Ma  allora  domando :  Questa  zona  di  unione  com- 
prende  tubuli  che  appartengono  al  pronefro  ed  al  mesonefro,  oppure 
solo  al  mesonefro  ?  E  se  appartengono  essi  solo  al  mesonefro,  quelli 
del  pronefro  sono  totalmente  scomparsi?  A  me  pare  che  Audige 
abbia  trascurato  di  dare  in  proposito  delle  delucidazioni  che  sono 
di  capitale  importanza,  specialmente  per  cio  che  riguarda  i  rapporti 
del  pronefro  e  del  mesonefro  negli  stadi  giovanili  dell'animale.  Se 
Egli  avesse  potuto  dimostrare  che  in  tali  stadi,  e  specialmente  ne- 
gli abbozzi  primitivi,  le  due  formazioni  non  sono  separate  da  pa- 
recchi  metameri  mancanti  del  tutto  di  tubuli  uriniferi,  avrebbe  for- 
nito dei  reperti  molto  interessanti  per  la  storia  dello  sviluppo  del 
vene  nei  Teleostei, 


-  52  - 

Io  non  ho  avuto  a  disposizione  esemplari  di  Barbus  fluviatilis 
Ag.,  bens:  individui  adulti  di  Barbus  plebeius  Val.  Se  non  posso 
pero  negare  con  sicurezza  quanto  Audige  dice  di  avere  visto  nella 
prima  specie,  posso  pero  ben  affermare  di  non  avere  trovato  per 
la  seconda  fatti  che  mi  permettano  di  accettare  le  conclusioni  del 
suddetto  Autore.  Riguardo  poi  a  Garassius  auratus  Lin.,  del  quale 
ho  potuto  esaminare  i  rapporti  fra  pronefro  e  mesonefro  dallo  stadio 
di  avannotto  di  5  mm.  di  lunghezza  fino  alio  stato  adulto,  posso 
ben  affermare  che  il  primo  e  sempre  ben  separato  per  un  tratto 
considerevole  dal  secondo  e  che  i  residui  dei  tubuli  uriniferi  che  si 
trovano  nel  rene  cefalico  dell'adulto  appartengono  ai  primitivi  tu- 
buli uriniferi  del  pronefro.  Ora  io  sarei  disposto  a  credere  che  cio 
debba  essere  an  che  per  il  genere  Barbus,  come  quello  che,  appar- 
tenendo  alia  stessa  famiglia  dei  Ciprinidi,  non  mostra  alio  stato 
adulto  condizioni  anatomiche  cosi  differenti  da  avvalorare  il  con- 
cetto che  nello  sviluppo  del  pesce  pronefro  e  mesonefro  tengano 
fra  di  loro  tanto  different!  rapporti. 

Concludendo  diro  dunque  che  cio  che  ha  visto  Haller  per  il 
pronefro  non  rappresenta  residui  di  tubuli  uriniferi  e  che  quei  resi- 
dui degli  stessi  tubuli  che  ha  visto  Audige  appartengono  ai  tubuli 
uriniferi  primitivi  del  pronefro  stesso  e  non  del  mesonefro. 

Ma  io  debbo  insistere  sopra  alcune  particolarita  non  prive  di 
interesse  sulle  quali  tornero  in  avvenire,  quando  avro  raccolto  mag- 
giore  copia  di  materiale. 

Non  solo  nella  parte  posteriore  del  rene  cefalico,  ma  anche  in 
quella  che  Audige  chiama  parte  media  si  possono  vedere,  anche  in 
esemplari  vecchi  di  Garassius  e  Barbus,  in  mezzo  al  tessuto  lin- 
foide  sparsi,  sotto  forma  di  vescicole  o  tubuli  molto  corti  e  talora 
ricurvi,  i  residui  dei  canalicoli  uriniferi  (')  primitivi.  La  fragmenta- 
zione  di  questi,  che  porta  alia  costituzione  dei  suddetti  residui,  io 
ho  potuto  seguire  nei  diversi  stadi  di  sviluppo  di  Garassius.  Essa 
e  connessa  con  lo  sviluppo  progressivo  del  tessuto  linfoide,  ma  non 
potrei  affermare  che  elementi  linfoidi  operano  una  distruzione  degli 
elementi  epiteliali  dei  canalicoli,  ne  che  questi  elementi  epiteliali 
mostrino  le  caratteristiche  di  una  degenerazione.  E  anche  quando 
noi  trovassimo  dei  caratteri  che  ci  facessero  credere  ad  una  dege- 
nerazione, noi  dovremmo  farci  questa  domanda :  Se  questa  degene- 
razione si  effettua,  perche  nello  stato  adulto,  anzi  di  vecchiaia,  sus- 


f1)  llo  trovato  che  in  Garassius  auratus  due  sono  i  tubuli  uriniferi  con  corrispondenti  corpuscoli 
ili  Malpiglii  flu-  costitniscoFQ  il  pronefro  funzionante, 


-  53  - 

sistono  ancora  e  non  meno  evidenti,  non  meno  grandi  queste  for- 
mazioni  residuali  ?  Anzi  si  puo  ben  affermare  che,  confrontando  le 
stesse  nei  diversi  stadi  di  sviluppo,  esse  non  diminuiscono  con  il 
crescere  del  restante  tessuto  del  rene  cefalico,  ma  crescono  se  non 
in  numero,  in  grandezza  certo. 

Ma  allora  quale  fatto  puo  auborizzare  a  riconoscere  una  dege- 
nerazione  ?  Si  aggiunga  poi  che  la  struttura  delle  pareti  delle  stesse 
formazioni  non  mi  ha  mostrato  cellule  in  stato  di  supponibile  de- 
generazione.  In  ciascuna  vescicola  o  tubulo  si  puo  ben  vedere  che 
la  parete  e  costituita  da  un  semplice  strato  di  cellule  epiteliali,  le 
quali  sono  sempre  ben  colorabili  e  con  tutti  i  caratteri  di  una 
struttura  normale,  ed  in  buoni  preparati  non  mostrano  mai  discon- 
tinuity. E  nemmeno  ho  potuto  rinvenire  nelle  cellule  linfoidi  circo- 
stanti  un  contegno  che  potesse  giustificare  1'  ipotesi  di  una  distru- 
zione  operata  dalle  stesse  a  scapito  degli  elementi  epiteliali,  quale 
afferma  Audige.  II  contenuto  delle  suddette  vescicole  o  tubuli  e 
rappresentato  da  una  sostanza  omogonea,  jalina,  che  talora  pre- 
senta  una  stratificazione  concentrica,  la  quale  io  credo  sia  dovuta 
alia  coartazione  operata  dai  liquidi  usati  nella  tecnica  del  prepa- 
rato.  Ai  margiui  di  questo  contenuto,  cioe  in  contatto  delle  cel- 
lule epiteliali  si  osservano  spesso  delle  vacuole  vescicolose,  nelle 
quali  si  osserva  talora  qualche  cellula  epiteliale  o  qualche  leucocita. 
Ma  non  ho  mai  constatato  quella  invasione  di  leucociti  di  cui  parla 
Audige  e  nemmeno  escavazioni  del  contenuto  che^si  possano  ascri- 
vere  ad  una  attivita  dei  suddetti  elementi.  E  nemmeno  posso  dire 
che  le  reazioni  della  sostanza  omogenea  corrispondano  a  quelle  della 
fibrina ;  anzi  le  stesse  mi  dimostrerebbero  (ad  eccezione  delle  va- 
cuole vescicolose)  che  si  tratta  piuttosto  di  colloide  (l).  Ma  io  non 
voglio  affermare  recisamente  che  di  colloide  si  tratti,  ben  sapendo 
che  noi  non  abbiamo  una  reazione  specifica  in  modo  assoluto  per 
tale  composto.  Faccio  pero  osservare  che  la  suddetta  sostanza  omo- 
genea corrisponde  e  nell'  aspetto  e  nelle  reazioni  a  quella  che  noi 
possiamo  osservare  nelle  vescicole  della  tiroiue  degli  stessi  pesci. 
Le  cellule  epiteliali  costituenti  la  parete  delle  vescicole  (o  tubuli) 
nella  maggioranza  dei  casi  si  presentano  molto  appiattite  ed  il  nu- 
cleo  ha  preso  parte  a  questo  appiattimento,  che  sembra  connesso 
alia  pressione  esercitata  dal  contenuto  della  vescicola.  Ma  questa 
forma  delle  stesse  cellule  io  credo  che  rappresenti  uno  stadio  della 
funzione  secernente  dell'  elemento  e  cio  sarebbe  dimostrato  dal  fatto 


(i)  Adoprando  il  aietodo  Trajna  la  sostanza  premie  un  color  rosso  brillante. 


-  54  - 

che  in  due  esemplari  (uno  di  Garassius  ed  uno  di  Barbas)  (l)  ho 
riscontrato  che  quasi  tutte  le  vescicole  avevano  un  ben  diverso 
aspetto :  in  esse  tutte  le  cellule  parietali  si  presentavano  molto  piu 
alte,  tanto  da  superare  l'altezza  la  larghezza,  rigonfie,  provviste  di 
un  contenuto  finemente  granuloso  e  fortemente  tingibile  con  i  co- 
lon acidi  di  anilina,  mentre  il  nucleo  si  presentava  spostato  sotto 
1'  estremita  distale,  avendo  assunto  un  aspetto  piu  regolare  ed  un 
contorno  ovale.  A  questo  aumento  in  grandezza  delle  cellule  epite- 
liali  era  collegata  una  forte  riduzione  del  lume  della  vescicola,  nella 
quale  si  mostrava  una  sostanza  molto  affine  al  contenuto  delle 
cellule  e  che  in  verita  non  possedeva  i  caratteri  della  colloide.  Deb- 
bo  aggiungere  che  in  questi  casi  ho  osservato  che  nel  tessuto  lin- 
foide  si  presentavano  qua  e  la  sparsi  alcuni  "gruppi  di  poche  cel- 
lule e  talora  qualche  cellula  isolata  con  tutti  i  caratteri  corrispon- 
denti  a  quelli  delle  cellule  epiteliali  delle  vescicole.  Si  potrebbero, 
come  ha  fatto  Audige,  interpretare  come  cellule  epiteliali  che  rap- 
presentano  gli  ultimi  residui  della  disorganizzazione  delle  vescicole. 

Ma  che  cosa  ce  lo  dimostra  ?  Non  possono  essersi  tali  elementi 
distaccati  daU'epitelio  delle  vescicole  senza  che  il  loro  distacco  com- 
porti  una  distruzione  delle  stosse  ?  E  perche  no,  dal  momento  che 
tale  distruzione  non  avviene?  Io  credo  che  questo  fatto  meriti  uno 
studio  molto  piu  esteso  e  approfondito  prima  che  si  possa  decidere 
riguardo  al  destino  di  tali  elementi  isolati,  e  che  alio  stato  presente 
sia  consigliabile  un  prudente  riserbo.  Io  mi  permetto  solo,  nonostante 
che  io  non  disponga  ancora  di  preparati  i  quali  mi  dimostrino  il 
ciclo  della  funzione  secretrice  degli  elementi  epiteliali  delle  vescicole, 
di  esprimere,  in  base  ai  due  aspetti  funzionali  osservati  ed  alia  per- 
sistenza,  sotto  forma  di  apparenti  ghiandole  a  secrezione  interna,  dei 
tubuli  uriniferi,  l'ipotesi  che  questi  coinpiano  una  funzione  secreto- 
ria  speciale,  la  quale  pur  essendo  diversa  da  quella  primitiva  renale 
e  di  significato  ignoto,  non  merita  di  essere  trascurata. 

Prendendo  occasione  dalla  trattazione  del  rene  cefalico,  sento  il 
dovere  di  correggere  un  errore  di  interpretazione  nel  quale  incorsi 
parecchi  anni  or  sono  in  un  mio  lavoro  sulla  muscolatura  delle  ossa 
faringee  di  Garassius  (2).  In  tale  errore  io  fui  indotto  dall'aspetto  del 
contenuto  delle  cavita  dei  residui  dei  tubuli  renali  nella  massa  lin- 


(')  Questi  due  animali  non  si  trovavano  in  condizioni  normali  perche  il  Carassio  era  marasraatico 
ed  ittorico,  il  Barbo  ;tveva  ricevuto  una  iuiezione  intraperitoneal  di  soluzione  di  carminio. 

(-)  Arcangeli  A.  —  La  muscolatura  dolle  ossa  faringee  di  Carassius  auratus  L.  e  la  sua  fun- 
zione. in  :  Rivista  mensile  di  Pexca  e  Idrobiologia,  An.   VI  (XIII),  19U,  Jf.  i012,  pp.  231-248.  2  fig. 


-  55  - 

foide  del  rene  cefalico  e  dalla  forma  vescicolosa  di  tali  residui,  per 
lo  che  io  credetti  di  avere  a  che  fare  in  essi  con  un  tessuto  di  tipo 
tiroideo,  anche  perche  le-  vescicole  presentavano  una  somiglianza 
straordinaria  con  quelle  della  tiroide,  la  quale  si  trova  in  corrispon- 
denza  del  punfco  dove  l'arteria  branchiale  si  ramifica  nei  vasi  desti- 
nati  alle  branchie.  E  percio  a  proposito  dei  due  muscoli  che  formano 
il  musculus  retractor  arcus  branchialis  dorsalis  dissi:  "  Haempel 
dice,  che  fra  ciascuno  di  questi  due  muscoli  e  la  potente  muscola- 
tura  laterale  del  pesce  esiste  da  ogni  lato  uno  spazio  cavo  che 
e  riempito  da  massa  renale.  Io  non  ho  esaminato  esemplari  di  Carpa 
e  quindi  non  posso  recisamente  contraddire  tale  affermazione,  ma 
nonostante  cio  io  mi  permetto  di  dubitarne  e  di  credere  che  si  tratti 
piuttosto,  come  in  Carassius,  di  tessuto  tiroideo  „.  Io  allora  non  pen- 
sai  alia  eventuale  persistenza  sotto  forma  frammentaria  dei  primiti- 
vi  tubuli  urinari  del  pronefro  e  non  conoscevo  ancora  il  lavoro  del 
resto  allora  rnol to  recente  di  Audige,  che  certo  avrebbe  evitato  la 
mia  interpretazione.  Sono  molto  lieto  oggi  di  riconoscere  il  mio  er- 
rore.  Ricerche  ulteriori  dimostreranno  fino  a  qual  punto  la  mia  ipo- 
tesi  di  una  funzione  a  secrezione  interna  dei  residui  dei  tubuli  del 
pronefro  nell'adulho  possa  sussistere. 

B.  Istituto  Tecnico  "  C.  Cattaneo  „  Milano. 


56  - 


ISTITUTO    ANATOMICO    DI    MILANO 


Prop.   F.   LI  V  INI 


Notizie  preliminari  intorno  alia  presenza  di  glicogene 
in  diversi  organi  di  embrioni  umani 


E  vietata  la  riproduzioue 


In  una  comunicazione  fatta  alia  Societa  italiana  di  Scienze  na- 
turali,  nella  seduta  del  15  febbraio  del  corrente  anno,  feci  conoscere 
i  primi  risultati  di  uuo  stadio  intorno  alia  presenza  e  alia  distri- 
buzione  del  glicogeno  in  diversi  organi  di  embrioni  e  feti  umani. 
Si  riferivano  essi  ad  un  embrione  della  lunghezza  di  mill.  24  secondo 
la  linea  CR  di  Keibel  e  Mall,  fissato  in  alcoolassoluto  e  successiva- 
mente  trattato  secondo  i  metodi  proposti  da  Vastaiini-Cresi  per 
la  ricerca  del  glicogeno  —  tanto  colla  kresofucsina  quanto  colla  fuc- 
sina  basica  — ,  preparati  di  controllo  essendo  stati  fatti,  per  lostesso 
embrione,  col  metodo  Langhans.  In  questo  embrione  fu  riconosciuta 
la  presenza  di  glicogeno  negli  organi  che  qui  enumero  ('): 

funicolo  ombelicale,  tanto  nella  gelatina  di  Warthon  quanto 
nelle  pareti  delle  arterie  e  della  vena  ombelicale  (in  quantita  discreta); 

corda  dorsale  (abbondantissimo) ; 

tegumento  (abbondante  nella  epidermide,  scarso  nel  derma)  ; 

abbozzi  cartilaginei  dello  scheletro  (abbondante) ; 

muscoli  volontari  (abbondantissimo) ; 

miocardio  (abbondantissimo)  e  pareti  di  vasi  sanguiferi  (scarso); 

epitelio  della  mucosa   buccale,  della  lingua,    della   faringe,  del- 


(')  Da  tempo  6  stata  riconosciuta  la  presenza  di  glicogeno  in  organi  embrionali. 


-  57  - 

l'esofago,  dello  stomaco  e  dell'intestino  —  tenue  e  crasso  —  (abbon- 
dante) ; 

pancreas,  tanto  nell'epitelio  degli  abbozzi  ghiandolari  quanto  in 
quello  dei  condotti  escretori  (scarso) ; 

epitelio  dei  condotti  escretori  maggiori  del  fegato  (in  modica 
quantita) ; 

tutto  l'apparecchio  polmonare,  localizzato  nell'epitelio  e  nelle 
cartilagini  (abbondante) ; 

rene,  esclusivamente  nell'epitelio  dei  tubuli  collettori  (scarso) ; 

pelvi  renale,  uretere  e  vescica,  esclusivamente  nell'epitelio  (in 
discreta  quantita); 

meningi  (scarso)  ; 

tonaca  fibrosa  dell'occhio  (scarso)  (*) . 

Non  fu  riconosciuta  la  presenza  di  glicogeno  nelle  cellule  epati- 
che,  nelle  ghiandole  surrenali,  nella  sostanza  nervosa,  nella  milza, 
nei  tubuli  renali  —  eccezion  fatta  per  i  tubuli  collettori,  come  fu 
sopra  indicato  — ,  nell'epitelio  del  labirinto  membranoso,  nelle  mem- 
brane oculari  —  ad  eccezione  della  tonaca  fibrosa  — . 

Nulla  potei  dire  di  sicuro  intorno  alia  tiroide,  alia  paratiroide 
e  al  timo,  a  cagione  della  imperfetta  conservazione  deU'embrione 
nella  regione  corrispondente  a  quelli  organi. 

Successivamente,  all'Istituto  lombardo  di  Scienze  e  Lettere, 
nella  seduta  dell'8  aprile,  esposi  i  risultati  ottenuti  in  un  embrione 
piu  giovane,  precisamente  della  lunghezza  di  mill.  18  secondo  la 
linea  CR  di  Keibel  e  Mall,  embrione  preparato  con  gli  stessi  metodi 
per  la  ricerca  del  glicogeno.  Dimostrai  che  contenevano  glicogeno  gli 
organi  che  ora  enumero : 

il  funicolo  ombelicale,  tanto  nella  gelatina  di  Warthon  quanto 
nelle  pareti  delle  arterie  e  della  vena  ombelicale  (in  discreta  quantita) ; 

la  corda  dorsale  (scarso) ; 

il  tegumento  (scarso  tanto  nella  epidermide  quanto  nel  derma) ; 

gli  abbozzi  cartilaginei  dello  scheletro  (in  alcuni  appena  traccie 
—  corpi  vertebrali  —  ,in  altri  in  discreta  quantita  —  coste)  ; 

i  muscoli  volontari  —  (abbondante); 

il  miocardio  (abbondante)  e  le  pareti  di  vasi  sanguiferi  (scarso) ; 

l'epitelio  della  mucosa  buccale,  della  lingua,  della  faringe  e  del- 


(i)  Una  riprova  che  si  fcratfcaase  di  glicogeno  si  ebbe  nel  fatto  che  in  un  altro  embrione  uniano 
dela  stessa  lunghezza,  fisaato  con  un  liquido  acquoso  (Zenker)  e  trattato  coi  metodi  Vastarini- 
Cresi  e  Langhans,  la  reazione  niancf*  completaniente;  e  ci6  perche,  come  e  noto,  il  glicogeno  e 
solubile  in  acqua. 


-  58  - 

l'esofago  (in  discreta  quantita);  quello  dello  stomaco  e  dell'intestino 
—  tenue  e  crasso  —  (abbondante) ; 

il  pancreas  (scarsissimo  e  localizzato  nell'epitelio); 

i  condotti  escretori  maggiori  del  fegato  (scarso),  mentre  le  cel- 
lule epatiche  ne  erano  completamente  sprovviste  ; 

l'epitelio  del  la  laringe,  della  trachea  e  dell'albero  bronchiale  (in 
discreta  quantita); 

la  ghiandola  tiroide  ed  il  timo  (scarso);  la  paratiroide  (in  discreta 
quantita); 

il  rene  (scarsissimo  e  localizzato  nell'epitelio  dei  tubuli  collettori) ; 

l'epitelio  dell'uretere  (scarso)  e  della  vescica  urinaria  (in  discreta 
quantita) ; 

l'epitelio  di  alcuni  tubuli  del  mesonefro  (scarsissimo)  e  del  canale 
di  Wolff  (scarso) ; 

l'epitelio  del  canale  di  Muller  (scarso) ; 

le  meningi  (scarso); 

qualche  grosso  leucocita,  entro  al  lume  vasale. 

La  sostanza  nervosa  dell'encefalo,  del  midollo  spinale  e  dei  gan- 
gli  cerebrospinal!  non  conteneva  generalmente  glicogeno  :  soltanto 
traccie  mi'nime  osservai  in  qualche  sezione  di  midollo  spinale.  Man- 
cava  inoltre  il  glicogeno  nelle  cellule  epatiche  —  come  fu  detto  — , 
nei  tubuli  uriniferi,  ad  eccezione  dei  tubuli  collettori,  nel  corpo  ge- 
nitale  (testicolo),  nella  milza 

Un  terzo  embrione  fu  preso  in  esame  che  misurava  in  lun- 
ghezza  mill.  38  secondo  la  linea  CR  di  Keibel  e  Mall :  venue  preparato 
cogli  stessi  metodi  per  la  ricerca  del  glicogeno.  Intorno  ai  fatti  in 
esso  osservati  si  danno  in  questo  scritto  notizie  sommarie. 

II  reperto  piu  interessante  e  stato  la  presenza  di  glicogeno  nelle 
cellule  epatiche  (').  Accenno  qui  soltanto  che  sono  in  numero  liraitatis- 
simo  le  cellule  epatiche  che  contengono,  in  quantita  maggiore  o 
minore,  glicogeno  :  generalmente  esse  si  trovano  in  vicinanza  dei 
vasi  sanguiferi,  in  partioolare  delle  vene  centrali  del  lobulo. 

Per  eftetto  della  fissazione,  il  glicogeno  apparisce  in  forma  di 
granuli  o  di  zolle  irregolari  che  ora  occupano  una  parte  del  corpo 
cellulare,  ora  invece  sono  sparsi  in  tutto  il  citoplasma ;  mai  si  tro- 


0)  A  propositi)  della  compared  del  glicogeno  nelle  cellule  epatiche  degli  emhrioni  uniani,  Keibol 
''  Mall  (Manual  of  human  Embryology,  Vol.  IT,  pag.  418-419)  scrivono.  «  In  the  liver  of  the  rab- 
bit, glycogen  appears  in  the  22  day  of  gestation,  six  days  after  the  formation  of  fat,  and  it  increases 
steadily  and  rapidly  until  birth  (Chipmau).  Apparently  the  time  of  its  appareaueo  in 
human  em  bryoe  has  not  been  determined  ». 


-   59  - 

vano  nell' interno  del  nucleo.  Una  riprova  che  si  tratti  di  glicogeno 
si  ha  nel  fatto  che  in  un  embrione  della  stessa  lunghezza,  fissato 
in  un  liquido  acquoso  e  trattato  poi  coi  metodi  Vas tarini-Cresi 
o  Langhans,  la  reazione  e  mancata  completamente  tanto  nelle 
cellule  epatichequanto  in  altri  organi  che,  neU'embrione  oggetto  della 
presente  nota,  contengono  glicogeno. 

E  questo  l'erabrione  piu  giovane  nel  quale,  nno  ad  ora,  ho  po- 
tuto  dimostrare  glicogeno  nelle  cellule  epatiche  (1). 

Oltre  a  cio,  si  notano,  nello  stesso  embrione,  altri  fatti  che 
diversificano  da  quelli  osservati  nei  due  embrioni  piu  giovani  dei 
quali  e  stato  di  sopra  discorso:  li  accenno. 

Nella  corda  dorsale  il  glicogeno  e  in  quantita  molto  esigua  in 
confronto  aU'embrione  di  24  mill. 

Anche  negli  abbozzi  cartilaginei  dello  Scheie tro,  soltanto  un  certo 
numero  di  cellule  cartilaginee  ne  contiene,  mentre  molte  altre  ne 
sono  sprovviste. 

All'incontro,  le  ghiandole  surrenali,  che  prima  non  contenevano 
glicogeno,  ora  lo  contengono,  se  pure  in  piccola  quantita :  conviene 
precisare  il  fatto.  NeU'embrione  che  ora  consideriaino  si  assiste  alia 
migrazione  della  sostanza  di  origine  simpatica  —  la  futura  sostanza 
midollare  —  attra verso  alia  sostanza  che  deriva  dall'epitelio  celoma- 
tico  —  la  futura  sostanza  corticale  — ;  e  si  constata  che  mentre  que- 
st'ultima  —  che  negli  embrioni  piu  giovani  esaminati  rappresentava 
da  sola  tutta  la  ghiandola  surrenale  —  non  contiene  glicogeno  — 
come  non  ne  conteneva  negli  embrioni  piu  giovani  — ,  ne  conten- 
gono gli  isolotti  di  origine  simpatica,  che  si  vedono  sparsi  in  mezzo 
alia  sostanza  corticale  in  atto  di  migrare  verso  la  zona  centrale 
dell'organo. 

Traccie  di  glicogeno  si  trovano  ora  anche  nel  corpo  genitale 
(testicolo). 

La  vescica  urinaria,  dove  nei  piu  giovani  stadi  il  glicogeno  era 
limitato  all'  epitelio,  ne  contiene  ora,  in  modica  quantita,  anche 
nella  tonaca  muscolare.  Lo  stesso  si  verifica  per  la  muscolatura 
liscia  dell'esofago,  della  trachea  e  di  qualche  tratto  dell'  intestino. 

Glicogeno  in  grande  quantita  contengono  ora  la  cresta  dentaria 
e  gli  abbozzi  dell'organo  dello  smalto. 


(!)  fe  interessante  rilevare  che  le  prime  traccie  di  secreto  nella  ghiandola  tiroide  si  osservano  in 
embrioni  all'  incirca  alio  stesso  stadio  di  sviluppo,  precisamente  della  lunghezza  di  mill.  35  secondo 
la  linea  CR  di  Keibel  (cfr.  Livini  F.,  —  Presentazione  ed  illustrazione  di  preparati  microscopici  che 
dimostrano  la  presenza  di  sostanza  colloide  nella  tiroide  di  giovani  embrioni  umani.  —  Atti  Hoc. 
ital.  Sc,  nat.  Vol.  58,  Milano,  1919. 


-   60  - 

Infine,  nei  nervi  si  trova  glicogeno,  ma  soltanto  nell'epinevro  e 
nel  perinevro. 

Tali  le  piu  importanti  differenze  in  confronto  agli  embrioni  piu 
giovani.  Nell'  embrione  di  38  mill,  contengono,  poi,  glicogeno  gli 
organi  che  enumero: 

il  funicolo  ombelicale,  tanLo  nella  gelatina  di  Warthon  quanto 
nelle  pareti  dei  vasi  ombelicali ; 

il  tegumento :  abbondantissimo  nell'  epidermide,  scarso  nel 
derma ; 

i  muscoli  volontari  (abbondantissimo) ; 

il  miocardio  (abbondantissimo)  e  le  pareti  dei  vasi  sanguiferi 
(scarso) ; 

T  epitelio  della  mucosa  buccale,  della  lingua,  della  faringe,  del- 
1'  esofago,  dello  stomaco  e  dell'  intestino  —  tenue  e  crasso  — ,  in 
tutti  in  notevole  quantita ; 

il  pancreas,  tanto  nell'  epitelio  ghiandolare  quanto  in  quello  dei 
condotti  escretori  (scarso) ; 

1'  epitelio  della  cistifellea  e  dei  condotti  biliari  maggiori  (scarso); 

1'  epitelio  della  muccosa  nasale  (abbondante) ; 

1'  epitelio  della  laringe,  della  trachea  e  dell'  albero  bronchiale 
(abbondante) ; 

la  ghiandola  tiroide  (scarso) ; 

il  timo,  localizzato  nei  corpuscoli  di  Hassal; 

il  mesonefro,  localizzato  in  alcuni  tubuli  con  epitelio  alto  (scar- 
so), mentre  manca  nei  glomeruli  e  in  tubuli  con  epitelio  basso  ; 

T  epitelio  del  canale  di  Wolff  (scarso); 

il  rene,  localizzato  nell'  epitelio  dei  tnbuli  collettori  (scarso), 
mentre  manca  nei  glomeruli,  nei  tubuli  contorti ; 

1'  epitelio  della  pelvi  renale,  dell'  uretere  e  della  vescica  urina- 
ria (abbondante) ; 

1' epitelio  celomatico  (scarso); 

le  meningi  (scarso). 

Manca,  anche  in  questo  embrione,  nella  milza,  nella  sostanza 
nervosa  dell'  encefalo,  del  midollo  spinale  e  dei  gangli  cerebrospinal!. 

Le  ricerche  proseguono  in  stadi  piu  giovani  ed  in  stadi  piu 
avanzati. 


Gosimo  Gherubini,  Amministratore-responsabile. 


Firence,  1920.  —  Tip.  L.  Niecolai,  Via  Faenza,  52. 


lonitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zooiogia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

DIRE  T T  O 
DA 

GIULIO  OHIARU6I  EDGENIO  FICALBI 

Prof,  di   Aiiatomia  uiuana  Prof,  di  Auatomia  corap.  o  Zooiogia 

nel  R.  Istituto  <li  Studi  Super,  in  Firenze  nella  R.  Oniversita  di  Pisa 

CON     LA     COLLABORAZIONE 
DI 

BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  —  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Ainniinistrazioue:   Istitul  Firenze. 

12  nuineri  all'anno     -   Abbuonamento  annuo  L-    30. 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  4-5. 


SOMMARIO:  Comunigazioni  originali:  Colosi  G.,  Limacidi  ed  Arionidi  conser- 
vati  nel  R.  Museo  Zoologieo  di  Firenze  (Con  5  fig.).  —  Martinotti  L.,  Di  un 
nuovo  importante  procedimento  per  lo  studio  di  vari  dementi  della  cute 
umana  (Con  tav.  IV).  —  Fag.  61-92. 

Necrologio.  —  Marco  Pitzorno.  —  Pag.  92. 


COMUNICAZIONI  ORIGINALI 


ISTITUTO   DI   Z00L0GIA   DEGLI   INVERTEBRATI    DI    FIRENZE. 


G.     COLOSI 


Limacidi  ed  Arionidi 

conservati  nel  R.  Museo  Zoologieo  di  Firenze 


(Con  5  figure). 

E  vietata  la  riprodnzione. 

Le  seguenti  pagine  riassumono  i  risultati  dell'esame  dei  Lima- 
cidi e  degli  Arionidi  conservati  in  questo  Museo.  La  raccolta  e  co- 
stituita  quasi  esclusivamente  da  forme  italiane  e  consta  di  un  nu- 
mero  non  troppo  grande  di  esemplari,  il  cui  stato  di  conservazione 
e  in  generale  abbastanza  buono  e  tale  da  permettere  un  esame  suf- 


-  62   - 

ficientemente  accurato  degli  orgnni  interni.  Nei  pochissimi  casi  in 
cui  quest' esame  non  e  stato  possibile,  la  determinazione  e  stata 
tralasciata. 

Dopo  la  "  Monografia  dei  Limacidi  italiani  „  di  Lessona  e  Pol- 
lonera  (')  sono  comparse  sulla  fauna  della  nostra  regione,  varie  note 
di  Pollonera  (2)  ed  un'  importante  memoria  di  Simroth  (3). 

I  criteri  da  me  seguiti  nell'esarne  dei  caratteri,  nella  classifica- 
zione  e  nel  raggruppamento  delle  forme  sono  in  massima  quelli  sta- 
biliti  da  Simroth  nella  sua  memoria  del  1885  :  "  Versuch  einer  Na- 
turgeschichte  der  deutschen  Nacktschnecken  und  Hirer  europdischen 
Yerwandten  „  (4)  e  in  quella  del  1910  precedentemente  citata. 

Simroth  ha  dimostrato  in  modo  esauriente  che  la  variability 
dei  Limacidi  e  grandissima,  e  che  non  si  possono  tenere  in  alcun 
conto  i  caratteri  di  grandezza  e  di  colorazione,  i  qnali  nel  maggior 
numero  dei  casi  sarebbero  perflno  insufficienti  anche  se  si  volessero 
stabilire  delle  sottospecie  e  delle  varieta.  Purtroppo  e  tendenza  co- 
mune  alia  maggior  parte  dei  malacologi  il  tenere  in  gran  conto  ca- 
ratteri del  tutto  trascurabili,  si  da  pretendere  che  assurgano  a  di 
gnita  di  specie  forme  che  non  meriterebbero  di  essere  ricordate 
nemmeno  come  varieta  locali. 

Caratteri  buoni  per  la  determinazione  delle  specie  sono  quelli 
tratti  dalla  conoscenza  degli  organi  interni,  segnatamente  dell'appa- 
rato  digerente  e  dell'apparato  riproduttore,  l'esame  dei  quali  e  in- 
dispensabile.  I  caratteri  della  Limacella  hanno  un  valore  relativo, 
quelli  della  radula  valgono  talvolta  soltanto  per  la  determinazione 
dei  generi. 

Delia  forma  esterna,  delle  dimensioni  e  del  colore  dei  singoli 
individui  e  invece  tenuto  il  massimo  conto  nelle  Monografie  di  Les- 
sona e  Pollonera,  e  pero  di  essa  bisogna  fare  uso  canto  se  non 
si  vuole  incorrere  in  una  dannosa  frammentazione  delle  specie. 

Per  analoga  ragione  e  difettoso  anche  il  recente  manuale  di 
Germain  (5). 

Le  forme  da  me  studiate  appartengono  alle  seguenti  specie : 

1.  —  Limax  maximus. 

2.  —       „        cinereo-niger. 


(i)  Mem.  lx\  Accad.  Scienze,   Torino,  (2)  XXXV;  1882. 

(2)  Boll.  Musei  Zool.  e  Anat.  comp.  Univ.  Torino,  I,  II,  III,  IY,  V,  VI,  XI;  1SS6-1S91,  iS96. 
(:i)  Nachtschneckenstudien  in  den  Siidalpen.  —  Abhandl.  Senck.  Naturforseh.  Ges.,  XXIII;  1910. 
(♦)  Zeitsehr.   Wiss.  Zol.,  XLII .-  1S85. 

Insques  de  la  France  et  des  Regions  voisines,  II.  Gasteropodos  pulmone.s  ot  prosobranches. 
—  Ene.  Scient.,  Paris,  1913. 


-   63 


3. 

—       „       flavus. 

4. 

—       „        insularis. 

5. 

—       „       arborum. 

8. 

—  Amalia  marginata 

9. 

—        „        Sowerbyi. 

0. 

—       „        carinata. 

6.  —  Agriolimax  agrestis. 

7.  —  „  laevis. 
11.  —   Avion  subfuscus. 

Rimangono  indeterminati  specificamente  i  seguenti  pampioni  : 
M.  844.   —  Limax  sp.  3  eseraplari.  Senza  localita. 
„    358.  —  Coll.  210.  Limax  sp.  2  es.  Dintorni  di  Firenze. 
„    630.   —  Limax  sp.  11  es.  Losanna. 
„    724.  —  Limax  sp.  1  es.  Malta. 

Di  questi  quattro  campioni  i  due  primi  sono  in  pessimo  stato 
di  conservazione  e  presentano  gli  organi  interni  disfatti ;  l  secondi 
due  contengono  individui  troppo  giovani,  con  organi  sessuali  non 
sviluppati. 

Gen.   —  Limax. 

Sei  specie  sono  accertate  per  1'  Italia,  cioe  :  Limax  maximus, 
L.  cinereo-niger,  L.  tenellus,  L.  flavus,  L.  arborum  e  L.  melitensis. 
Ad  eccezione  di  L.  tenellus  e  L.  arborum  sono  rappresentate  nella 
collezione  del  Museo. 

Credo  utile  dare  una  chiave  dicotoraica  per  la  detenninazione 
dei  Limax  italiani. 

1.   —  Intestine  terminale  fornito  di  un  diverticolo  a  fondo 
cieco  diretto  posteriormente.  2 

1.  —  Intestino  terminale  semplice,  senza  alcun  diverticolo.        4 

2.  —  Pene    semplice,    cilindrico    senza   alcuna    appendice. 
L.  flavus. 

2.  —  Pene  provvisto  di  appendice  flagelliforme.  3 

3.  —  Kadula  con  dente  centrale  triaculeato.   L.  melitensis. 

3.  —  Radula  con  dente  centrale  monoaculeato.  L.  arborum. 

4.  —  Ghiandola  ermafroditica   chiara,   allungata  e  volumi- 
nosa.  Radula  con  dente  centrale  monoaculeato.  5 

4.  —  Ghiandola  ermafroditica  bruna,  arrotondata  e  piccola. 
Radula  con  dente  centrale  triaculeato.  L.  tenellus. 

5.  —  Pene  tozzo,  non  piu  lungo  del  doppio   dell'ovidotto. 
L.  maximus. 


-   64   - 

5.   —  Pene  molto  piu  lungo  del  doppio  dell'ovidotto.  L.  ci- 
nereo-niger. 

Nella  Monografia  di  Lessona  ■  e  Pollonera  L.  arborum  si  trova 
sotto  al  gen.  Lehmannia,  e  L.  tenellus  e  incluso  nel  gen.  Agriolimax. 

Come  appare  evidente  Tunica  differenza  tra  le  mie  denomina- 
zioni  e  quelle  usate  da  Simroth  sta  in  cio,  che  io,  similmente  a 
Taylor  ('),  considero  L.  maximus  e  L.  cinereo-niger  come  due  spe- 
cie ben  distinte,  mentre  Simroth  crede  che  siano  due  forme  della 
medesima  specie,  e  designa  la  prima  col  nome  di  L.  maximus  « 
cinereus,  l'altra  col  nome  di  L.  maximus  fs  cinereo-niger.  Ma  il  fatto 
che  queste  due  forme  coesistano  negli  stessi  luoghi,  conservando  la 
loro  indipendenza  nelle  medesime  condizioni  di  ambiente  e  presen- 
tando  peculiari  caratteri  dell'apparato  riproduttore  estranei  alio  stato 
di  maturita  o  immaturita  sessuale  ed  esclusive  a  ciascuna  di  esse, 
da  certamente  valore  all'opinione  che  le  clue  specie  nominate  abbiano 
valore  reale.  In  Limax  maximus  il  pene  non  supera  mai  il  doppio 
dell'ovidotto  e  sta  tozzamente  aggrovigliato  presso  l'apice  anteriore 
del  corpo;  in  L.  cinereo-niger  invece  e  molto  piu  lungo  del  doppio 
dell'  ovidotto,  alio  stato  di  maturita  sessuale  raggiunge  o  supera 
di  gran  lunga  la  iunghezza  di  tutto  il  condotto  sessuale,  si  ripiega 
anche  piu  volte  su  se  stesso  in  ampie  anse  e  si  estende  flno  alia 
meta  posteriore  della  cavita  viscerale,  raggiungendone  perflno  l'apice. 

Kunkel  (2)  crede  anch'esso  alia  distinzione  delle  due  specie  ed 
assicura  in  proposito  che  fra  individui  sessualmente  fnaturi  e  coe- 
tanei  il  L.  cinereo-niger  veniva  regolarmente  divorato  dal  L..  maxi- 
mus, mentre  questo  non  aggrediva  i  suoi  consimili. 

Altri  autori  hanno  preceduto  Simroth  nell'ammettere  per  le  due 
specie  in  discorso  un'unica  specie;  tali  Muller,,Ferussac,  Moquin- 
tandon.  E  pero  i  nomi  L.  cinereus  Muller,  L.  antiquorum  Ferussac, 
L.  maximus  (L.)  Moquin-Tandon  e  L.  maximus  {L.)  Simroth  deb- 
bono  ritenersi  come  comprensivi. 

Ma  la  maggior  parte  degli  autori  ha  esagerato  molto  piu  in 
senso  contrario,  che  al  posto  di  una  o  di  due  specie  ne  ammettano 
parecchie  e  talvolta  numerosissime;  e  siccome  il  punto  di  vista 
da  cui  partono  non  e  sempre  lo  stesso,  si  e  andata  via  via  gene- 
rando  una  deplorevole  confusione,  contro  la  quale,  del  resto  molto 
opportunamente,  ha  reagito  Simroth. 


(')  Taylor  I.  W.  —  Monograph  of  the  Laud  and  Freschwater-Mollusca  of  the  British  Isles.  — 
1896. 

(-)  Kunkel  K.  —  Vermelu-ung  iind  Lobonsdauer  der  Nacktschueoken.  —   VerharuU.    d.  d.  /.vol 
Gesell.  1908. 


-  65  - 

Intricatissima  risulta  la  sinonimia  di  L.  maximus  e  L.  cinereo- 
niger.  Molti   nomi    sono    sinonimi    di   entrambi,    alt'ri  e  impossibile 
decidere  con  precisione  di  quale  di  due.   Non    solo:    ma   siccome  il 
colore  la  forma  e  i  caratteri  della  superficie  servono  di  solito  come 
base  per  le  diagnosi    delle    specie   (mentre  Simroth   ha   dimostrato 
chiaramenfce  che  non  hanno  alcun  valore)  si  ha  tuttora  che  L.  ma- 
ximus va  passato  in  parte  in  sinonimia  di  cinereo-niger  e  vice  versa. 
Lessona  e  Pollonera  nella  loro  Monografia  frazionano    le    due 
specie  in  discorso  nella  undici  seguenti,  di  cui  do  la  sinonimia. 
Limax  punctulatus  =  L.  cinereo-niger. 
„       psarus  =  L.  maximus. 
„       cellaring  =  L.  maximus. 
„      genei    -  L.  maximus. 
„       unicolor  =  L.  cinereo-niger. 
„       ater  =  L.  cinereo-niger. 
„       cinereo-niger. 

„       dacampi  =  L.  maximus  -f-  L.  cinereo  niger. 
„       subalpinus  =  L.  maximus. 
„       corsicus  -~  L.  maximus  +  L.  cinereo-niger. 
„      perosinii  =  L.  cinereo-niger. 
Credo  opportuno    indicare    anche    la    sinonimia    delle    seguenti 
specie  am m esse  o  stabilite  da  Pollonera. 

{l)  Limax  millipunctatus  =  L.  cinereo-niger. 
(2)       „       polipunctatus  =  L.  cinereo-niger. 
(-)       „        millipunctatus  =  L.  cinereo-niger. 
(2)       „        canapicianus  =  L.  cinereo-niger. 
Le  forme  indicate  da  Lessona  e  Pollonera  coi  nomi  di  L.  eel- 
larius  e  L.  cinereo-niger  rientrano  benissimo   entro    i    limiti  da  noi 
attribuiti    rispettivamente    alle    due    specie    L.  maximus  e  cinereo- 
niger.   Risulta   infatti    dal    testo  esplicativo   che    gli    A.    ponevano 
cura,  in  questo   caso,    di    osservare    l'apparato    riproduttore;  ma  le 
loro  diagnosi,  in  cui    caratteri    di    tale    apparato    non  sono   riferiti, 
non  sono  utilizzabili  per  la  identificazione  delle  forme. 

Per  L.  maximus. infatti  e  detto  "  .  .  .  .  squamae  corporis  me- 
diocres,  carinatae,  undulato-flexuosae,....  Solea  subtilis,  semper  omnino 
unicolor,  carina  medioviis  (dimidium  corporis  non    attingens)  undu- 


(')  Aggiunte  alia  Malacologia  terrestre  del.  1'iciuouto.  —  Boll.  Mux.  Zool  Anal,  comp.,  Torino,  7i 
17,  1886. 

(-)  Appunti  di  Malacologia,  IV,  Ititonio  ad  uhuni  Limax  italianj.  —  Bollett.  Mus.  Zool.  Anat. 
comp.   Torino,  III,    ~>1,  1888, 


-   66   - 

lata.  .  .  „.  E  per  L.  cinereoniger:  "  ....  crasse  rugosus;  squamae 
oblongae,  non  carinatae.... ;  carina  saepius  prominula  et  elongata;.... 
solea  zonis  lateralibus  fuscatis  „.  Ora  ohiunque  abbia  cura  di  os- 
servare  un  certo  numero  di  eseraplari  delle  due  specie  si  accorge 
subito  che  questi  caratteri,  dati  come  differenziali,  non  lo  sono  as- 
solutamente  anche  se  presi  insieme. 

Recentemente  Germain  (')  ha  accenbuato  il  carattere  arbitrario 
delle  diagnosi  del  genere  Limax,  con  I'aggravante  che  egli  trascura 
del  tutto  l'esame  anatomico. 

Egli  infatti  per  L.  maximus  dice:  "  Animal....  mediocrement 
rugueux;  carene  posterieure  courte  eb  assez  prononcee ;....  pied 
blanchatre  avec  bords  grisatres  bres  ebroibs...  „  e  per  L.  cinereo- 
niger: "  Animal...  tres  forte ment  rugueux;  carene  forte,  elevee, 
d'un  blanc  jaunabre,  s'ebendant  du  bouclier  a  l'extremibe  du  corps;.... 
pied  noir  ou  noiratre  avec  large  bande  median e  blanchatre  „. 

Le  due  diagnosi  di  Germain  non  corredate  da  alcuna  noba  ana- 
tcmica  sono  prive  di  ogni  valore  sisbemabico.  Io  ho  osservato  esem- 
plari  di  L.  cinereo-niger ;  in  quanto  alia  carena  dorsale  essa  e  ora 
un  po'  piu  ora  un  po'  meno  pronunziata  in  entrambe  le  specie;  pe- 
raltro  io  non  ho  riscontrato  in  nessun  caso  che  la  carena  dorsale 
di  L.  cinereoniger  si  estende  dall'estremita  posberiore  flno  alio  scudo 
dorsale.  Circa  la  colorazione  delle  suola  non  ho  veramente  mai  os- 
servato alcun  L.  maximus  che  presenti  le  due  sbriscie  laberali  nere 
nettamente  separate  da  una  zona  chiara;  pero  posso  affermare  che 
numerosissimi  esemplari  di  L.  cinereo-niger  hanno  la  suola  unico- 
lore.  Ne  e  da  pensare  che  negli  animali  conservati  il  colore  sia 
scomparso,  perche  l'alcool  non  esercita  su  di  esso  che  un'  azione 
assai  blanda. 

Liniax  maximus,  Linneo,  1758. 

Limax  maximus  -f-  cinereus  Simrotii,  1885,  1910. 

„        cinereus  Kunkel  1908. 

„        maximus  Taylor  1896. 

„       cellarius  (pars)  -\-  corsicus  -f-  nubigenus  Germain,  1913. 
Per  la  completa  sinonimia  cfr.  Simroth  (1885  o  1910)  e  il  mio 
precedente  commento  al  gen.  Limax. 

Parecchi   autori    designano   ancora  (juesta   specie    col  nome  di 


(')  Mollusques  di    la   France  ol  dea  regions  voisines,  II,  Ga8t6ropodes  puluiouea  et  prosobranches 
terrestrea  et  fluviatiles.  —  Paris,  i913. 


-   67   - 

L.  cellar ius.  Ma  per  la  denominaziono  del  D'Argenville  di  Limax 
cellaria  (Conchyologie,  1757)  non  vale  la  regola  di  priorita,  in  quanto 
questa  si  applica  solo  a  partire  dalla  X  ed.  del  Syst.  nat.  (1758).  Ne 
puo  farsi  risalire  a  Lister  il  nome  di  L.  cinereus,  perche  questi 
non  usava  la  nomenclatura  binoraiale. 

Westerlund  afferma  che  il  nome  linneano  di  L.  maximus  non 
e  sinonimo  di  L.  cellarius  D'Angerville,  bensi  L.  cinereo-niger.  Ma 
data  la  confusione  che  e  sempre  regnata  in  proposito  non  e  il  caso 
ne  vi  e  la  possibilita  di  stabilire  sicure  sinonimie  fra  nomi  tanto 
antichi  ed  indubbiamente  comprensivi. 

M.  358.  Coll.  208.  —  Fiesole;  1  es.  (squamme  del  mantello 
molto  grandi). 

M.  434.  Coll.  369.  -  Dintorni  di  Firenze;  3  es. 

M.  509.  Coll.  900.  —  Versilia;  4  es. 

M.  671.  Coll.  906.  —  Casal  Monferrato ;  8  es. 

M.  708.         -    '       -   Belluno;  4  es. 

M.  708         -         -    Belluno;  7  es. 

M.  1372.  Coll.  201.   -   Dintorni  di  Pirenze;  4  es. 
Limax  cinereo-niger,  Wolf,  1803. 

Limax  maximus  P  cinereo-niger  Simroth,  1885,  1910. 
„        cinereo-niger  Kunkel,  1908. 
„        cinereo-niger  Taylor,  1896. 
„        cinereo-niger  -f-  ater  -f-  cellarius  (partim)  Germain,  1913. 

Per  la  completa  sinonimia  cfr.  Simroth  (1885  e  1910)  e  il  mio 
precedente  commento  al  gen.  Limax. 

M.  509.  Coll.  909.  —  Versilia ;  2  es.  (suola  bianca,  unicolore) 

M.  509.  Coll.  917.   -  Versilia;  2  es.  (     „         „  „      ) 

M.  556.  Coll.  820.  —  Montesenario  (Firenze);  1  es.  (suola  bianca, 
unicolore). 

M.  565.  Coll:  818.  —  Bosco  della  Verna  (Casentino,  Toscana); 
1  es.  (suola  bianca,  unicolore). 

M.  708.  —  —  Belluno ;  5  es.  (suola  tipica  con  due  fasce  la- 
terali  cinereo-scure,  nettissime,  separate  da  una  fascia  mediana 
bianca). 

M.  758.  Coll.  207.   —  Fiesole ;  1  es.  (suola  bianca,  unicolore). 

M.  1373.  Coll.  202.  —  Italia ;  es.  (fasce  laterali  cinereo,  fascia 
mediana  bianco-cinerea ;  le  separazioni  non  sono  nette). 

M.  1373.  Coll.  203.  —  Italia;  1  es.  (suola  marginata  di  cinereo, 
il  resto  bianco-cenere). 

M.  1573.  Coll.  204.  —  Italia;  1  es.  (suola  marginata  di  cinereo 
che  si  accentua  ai  due  apici). 


-   68    - 

M.  1374.  Coll.  205.  —  Italia;  2  es.  (suola  bianco  cenere,  mar- 
ginata  di  cinereo  piu  intenso). 

Limax  flavus  Linneo,  1758. 

Corrisponde  al  L.  variegatus  Drapanaud,  col  quale  nome  e  an- 
cora  sovente  designate  Per  la  sinonimia  cfr.  Simroth  (1885  e  1910) 
e  Lessona  e  Pollonera  (1882).  L.  enbalius  Bourguig^at  ammesso 
da  Germain  )1913)  come  specie  distinta  non  e  che  una  forma  di 
L.  flavus. 

M.  311.  Coll.  567.   -   Cagliari.;  2  es. 

M.  338.  Coll.  211.  -  Fiesole;  3  es. 

M.  434.  Coll.  571.  —  Firenze;  3  es. 

M.  671.  Coll.  207.   -  Casal  Monferrato;  1  es. 

M.  678.  Coll.  982.    -   Is.  di  Montecristo;    1  es. 

M.  724.  -  Is.  di  Malta;  1  es. 

M.  757.         —         —  Torino;  4  es. 

M.  773.         -         -   Is.  di  Pianosa;  1  es. 

M.  785.         -         -   Palermo;  3  es. 

M.  1373.  Coll.  206.  -  Italia;  1  es. 
—  —  Firenze;  3  es. 

Limax  melitensis  Pollonera. 
Malacolimax  {melitolimax)  melitensis  Pollonera,  1891. 

Nella  loro  Monografia  Lessona  e  Pollonera  collocavano  fra  le 
specie  dubbie  o  d'incerta  collocazione  una  forma  di  Limax  raccolta 
da  Issel  presso  la  Valetta  (Malta)  e  da  questi  lasciato  indetermi- 
nato  (1).  I  due  autori  lo  chiamarono  Limax  melitensis  limitandosi 
a  trascrivere  la  breve  diagnosi  di  Issel,  senza  poter  procedere  ad 
un  ulteriore  esame  dei  campioni  che  erano  stati  smarrifci.  Riporto 
testualmente  la  diagnosi;  "  L.  elongato-conicus.  antice  attenuatus, 
postice  acuminatus,  ecarinatus,  pallide-cinereus  unicolor  ;  clypeo 
mediocri,  non  gibboso,  minute  granulato,  antice  posticeque  rotundato. 
Sub-clypeum  conspici  potest  limancellam  parvulam,  ovali-elongatam. 
Longit.  20  mill,  lat.,  3  72  „.  Nel  commento  alia  diagnosi  e  aggiunto: 
'  La  mancanza  della  carena  insieme  alia  granulazione  delcappuccio 
faranno  distinguere  questa  specie  da  tutte    le   altre    italiane  ;    anzi 


(■)  Issel  A.  —  Mollusulii  terreatri  e  fluviatili  di  Malta.  —  Bull.  Ualac.  Hal.,  I,  1868. 


-   69  - 

questi  caratteri  la  escludono  finora  da  qualunque  dei  gruppi  sopra 
descritti  „.  Come  e  evidente  in  base  ai  caratteri  dati  L.  melitensis 
Lessona  e  Pollonera  (zz:  Limax  sp.  Issel)  e  irriconoscibile.  II  nome 
pero  non  presentando  caratteri  di  caduoita  per  omoninia  puo  ancora 
venire  adoperato. 

Pollonera  (l)  credette  di  ravvisare  in  alcuni  esemplari  prove- 
nienti  da  Malta  la  specie  molti  anni  prima  riscontrata  da  Issel. 
Egli  pero  nota  che  il  cappuccio  e  lineinente  striato  invece  di  essere 
grauuloso;  ma  dubitando  che  Issel  "  sia  stato  tratto  in  errore  per 
avere  osservato  l'animale  mentre  era  contratto,  allorche  per  effetto 
di  questa  contrazione  la  striatura  del  cappuccio  si  raggrinza  in  modo 
che  questo  sembra  granuloso  „  si  dichiara  perfettamente  convinto 
di  trovarsi  di  fronte  a  Limax  melitensis  Lessona  e  Pollonera.,  ben- 
che  venisse  a  cadere  Tunico  carattere  di  riconoscibilita  della  specie. 

Pollonera  pero  sottrae  il  limacide  maltese  al  gen.  Limax  e  lo 
colloca  nel  gen.  Malacolimax  stabilendo  per  esso  il  sottogenere  Me- 
litolimax  "  il  quale,  consorvando  la  radula  degli  altri  Malacolimax 
(dente  centrale  triaculeato,  campi  mediani  biaculeati),  ha  un  appa- 
rato  riproduttore  simile  a  quello  delle  Lehmannia,  cioe  la  verga  bre- 
ve, con  un  flar/ellum  latero-terminale.  11  cauale  digerente  e  a  sei 
circonvoluzioni,  l'ultima  delle  quali  e  munita  di  un  coecum  meno 
lungo  di  quello  da  me  osservato  nel  M.  valentianns  Ferussac  ,.. 


Fig.  1.  —  Limax  metitensis ;  alcuni  denti  della  radula. 

A  dire  il  vero  io  ho  esitato  lungamente  dinanzi  al  dilemma,  se 
ammettere  la  forma  maltese  come  specie  distinta  o  se  passarla  in 
sinonimia  di  Limax  arborum  (=  Lehmannia  marginata).  In  verita 
l'apparato  digerente  e  l'apparato  riproduttore  sono  identici  a  quelli 
di  quest'ultima;  e  soltanto  i  caratteri  della  radula,  ai  quali  si  an- 
nette,  almeno  finora,  un  valore  indiscutibile  mi  hanno  finalmente 
deciso  a  mantenere  la  specie.  Non  e  pero  necessario  includerla  in 
un  genere  diverso  da  Limax,  e  tanto  meno  creare  per  essa  il  sotto- 


(l)  Appunti  di  malacologia,  VII,  Iutoi-uo  ai  Lim  toidi  di  Malta.  —  Boll.  Mws.  Zool.  Anat.  comp. 
Torino,   VI,    99.  1891. 


-    70   - 


genere  Melitolimax.  Essa  sta  benissimo  accanto  a  L.  arborum;  ne  il 
fatto  che  il  dente  centrale  della  radula  sia  triaculeato  al  contrario 
della  maggior  parte  delle  specie  di  Limax  in  cui  e  monoaculeato, 
si  oppone,  poiche  in  L.  tenellus  abbiamo  tin  caso  analogo  molto 
nettamente  risolto  da  Simroth. 

I  disegni  tratti  dall'imico  esemplare  da  me  possedato  concor- 
dano  perfettamente  con  quelli  dati  da  Pollonera. 

M.  724   —  Malta:  1  es.  lung,  in  alcool  mm.  29. 


Fig.  2.  —  Limax  melitensis ;  apparato  sessuale. 

Nota  al  genere  Limax.  —  In  alcune  pagine  stampate  lo  scorso 
anno  (Mon.  Zool.  Ital.,  XXVII)  avevo  segnalato  nn  notevole  caso 
di  parallelismo  morfologico  negli  Eufausiacei,  mostrando  come  in  un 
gruppo  naturale  di  organismi,  considerando  una  serie  di  caratteri 
ed  ordinandoli  gerarchicamente,  si  verificano  nei  veri  rappresentanti 
del  grappo  i  caratteri  rinniti  nelle  varie  maniere  prevedibili  col  cal- 
colo  combinatorio  e  permesse  dalla  subordinazione  dei  caratteri  stessi. 
Di  tali  parallelismi  si  possono  dare  un  numero  infinito  di  esempi,  i 
quali,  se  non  altro  hanno  questo  d'interessanto,  di  mostrare  la  rela- 
liva  scarsezza  di  motivi  morfologici  compatibili  con  la  vita  e  la 
massima  utilizzazione  di  essi,  per   cui    la    molteplicita  delle  forme 


-  71   - 

organizzate  e  una  conseguenza  del  vario  aggruppamento  delle  pos- 
sibility morfologiche  piu  che  di  apparizione  volta  per  volta  di  carat- 
teri  nuovi. 


L.  arborum 


L.  flavus 


i  Ghiandola  erraa- 
frodita  arroton- 
(    data 

(  Ghiandola  erma- 
]  frodita  grappo- 
(    liforrae 

(  Ghiandola  orma- 
]  frodita  arroton- 
(    data 


G>   CZ    O 
J8    3   « 

%"&£ 

a  £  3 

<D   ~    o 

o       re 

««  a 
a  ©  g 


_o  re 

"re  "3 


an 
'> 

o  o 

Ph.  2 

w 
© 


L.  melitensis 


L.  coeruleus 


L.  maximus 
ecc. 


L.  lenellus 


Ghiandola  ei*ma- . 
frodita  grappo- 
(    liforme 

I  Ghiandola  erma- 
frodita  arroton- 
(    data 

Ghiandola  erraa- 
frodita  grappo- 
liforrae 

Ghiandola  erraa- 
frodita  arroton- 
data 


©■a 

~ 

G 

o  re 

o 

re  s 

re 

69 

©  ~ 

o 

o 

R1 

O 

©  re 

(J 

S^ 

£ 

©  re 

re  3 

cH 


Ghiandola  erraa- 
frodita  grappo- 
liforrao 


©  re  re 
c  "©  *r 
Q 


© 

o 

© 

a 


"BK 


S.2 


o  o 
J-  o 
ft.  2 


-   72   - 

Gen.  —  Agriolimax. 

Delle  cinque  specie  ammesse  per  1' Italia  da  Simroth,  qualcuna 
delle  quali  richiederebbe  un  accurate  esame  per  la  confer  ma  della 
sua  validity,  due  sono  molto  comuni  in  Italia :  A.  agrestis  ed  A. 
laevis.  Entrambe  sono  rappresentate  nolle  collezioni  del  Museo.  Le 
altre  tre  specie,  create  da  Simtoth,  sono :  A.  sarcitis,  A.  Scharffi, 
A.  planar  ioides. 

Agriolimax  agrestis,  (Linneo) 

M.  641.  Coll.  908  -  Dintorni  di  Firenze  ;  13  es. 
„    653.  —       —  Monte  Cimone  ;  3  es. 

„    708.  -       -  Belluno  ;  3  es. 

Agriolimax  laevis,  (Muller) 

M.  724.  Coll.  -  Isola  d'  Elba  ;  1  es. 

Gen.  —  Amalia. 

Le  seguenti  specie  del  genere  Amalia  sono  state  finora  riscon- 
trate  nella  regione  italiana  :  Amalia  marginata,  A.  carinata,  A.  gra- 
cilis, A.  Sowerbyi,  A.  gagates,  A.  Robici,  A.  baldensis,  A.  Ehrmanni. 
Quattro  di  esse  sono  rappresentate  nella  collezione  del  Museo.  Un 
esemplare  di  A.  carinata  proviene  pai  pressi  di  Tunisi. 

Amalia  marginata,  (Draparnaud) 

M.  724.  -  Is.  d*  Elba,  24  es. 

Amalia  carinata  (Risso) 

M.  724.  —  Malta ;  21  es.  Alcuni  esemplari  sessualmente  im- 
maturi ;  la  diagnosi  della  specie  pero  non  e  dubbia.  A.  carinata  era 
stata  trovata  a  Malta  gia  da  Pollonera,  il  quale  vi  faceva  no  tare 
un  particolare  sviluppo  della  ghiandola  vestibolare,  non  presentato 
dai  miei  esemplari  che,  come  ho  detto,  sono  sessualmente  immaturi. 

M.  650.  Coll.  981.  -  M.  Nerli,  Tunisi;  1  es.  In  questo  esem- 
plare e  da  notare  lo  sviluppo  straordinario  della  ghiandola  vestibo- 
lare, a  somiglianza  dei  casi  citati  da  Pollonera  per  Messina  e  per 
Malta, 

Amalia  Sowerbyi  (Ferussac) 

Amalia  insularis  Lessona  e  Pollonera  deve,  secondo  Simroth, 
passarsi  in  sinonimia  di  A.  Sowerbyi.  Per  A.  Doderleini  ed  A.  sicida 


73 


dei  medesimi  autori  la  sinonimia  rimane  dubbia  essendo  i  caratteri 
dati  insufficienti  ad  individuare  la  specie.  Gli  esemplari  che  ho  sotto 
occhio  corrispondono  perfettamente  alia  forma  tipica  delle  coste 
inglesi. 

M.  358.  Coll.  212.  -  Livorno  ;  4  es. 

Amalia  gagates,  Dbaparnaud. 

Amalia  Raymondiana,  Bourgnignat. 

Amalia  gagates,  Simroth. 

M.  678.  Coll.  912.  -  Ghisoni  a  Sartene         ;  2  es. 

Gen.  —  Arion  Ferussac. 

Arion  subfuscus,  Draparnaud. 

M.  653.  —  Serra  bassa  Bascoh         ;  4  es. 
M.  708.  -  Belluno  ;  1  es. 

3 


Fig.  3.  —  Amalia  marginata ,•  apparato  sesauale. 

Fig.  i.  —  Amalia  carinata  (eseraplaro  di  Tunisi)  ;  purzioiie  basale  dell'  apparato  seseiui! 

Fig.  5.  —  Amalia  Sowerbyi;  apparato  sesauale, 


-   74  - 


R.   CLINICA   DERMOSIFILOPATICA    DI    KOLOGNA.   —    DIRETTA    DAL    PROF.    D.   MAJOCGHI 


Di  un  nuovo  importante  procedimento  per  lo  studio 
di  vari  dementi  della  cute  umana  (1). 


Per  il  dott.  LEONARDO  MART1NOTTI,  Aiuto  e  Docente 


(Con  tav.  IV). 

R  vietata  la  riproduzione. 

I.  -  GENERALITA. 

Vari  elementi  dei  tessuti  in  genere  e  in  particolare  della  cute,  che 
a  tutta  prima  sembrano  essere  di  struttura,  di  natura  e  di  origine  to- 
talmente  diversa,  possono  dimostrarsi  mediante  un  procedimento  in  cui 
il  principio  fondamentale  e  il  medesimo,  mentre  i  dettagli  di  tecnica  non 
sono  che  varianti  dello  stesso  metodo. 

«  Se  le  sezioni  fatte  al  congelatore  di  pezzetti  di  cute  (e  di  qual- 
siasi  organo  che  contenga  gli  elementi  dimostrabili  con  tale  metodo) 
fissati  in  soluzione  di  formolo  salificata  con  sali  diversi,  vengono  cro- 
mizzate  con  una  soluzione  vecchia  di  un  bicromato  che  abbia  tendenza 
a  liberare  e  a  mantenere  in  soluzione  dell'  ossido  di  cromo,  e  poi 
colorate  con  1'  azocarmino,  e  (nel  caso  dei  grassi)  con  I'  azur  si  ottiene 
una  elettiva  dimostrazione  dei  nuclei,  delle  emazie,  delle  fibrille  musco- 
lari  Usee,  dei  grassi,  e  dei  nervi,  e  di  particolari  minute  librille  col- 
lagene  ». 

II.  —  PRINGIPI  DEL  METODO.  METODICA  GENERALE. 

a)  Sail  flea  zione.  Scelta  del  sali. 
II  concetto  della  Salifwazione  e  stato  a  me  suggerito  dalla  duplice 
idea  di  una  blanda  azione  dissociante  che  detti  sali  esercitano  sugli  ele- 

(')  I>i  quests  memoria  e  stata  data  eoniuuicaziono  preventiva  alia  Societa  medica  di  Bologna 
uella  Soduta  del  13  giugno  1919  con  dimostrazione  di  preparati  (Boll,  delta  Soe.  med.  di  Ilologna, 
1920,  a.  XCL  p.  46). 


-   75  - 

menti  dei  tessuti,  unita  a  fatti  di  una  saponificazione  del  loro  costituente 
grassoso  o  lipoideo,  fatto  questo  che  si  puo  avere  anche  come  feno- 
meno  cadaverico.  Fino  a  qual  punto  tale  concetto  del  la  saponificazione 
sia  esatto  non  saprei  veramente  dire,  data  la  diflieolla  di  controllo  bio- 
chimico  di  simili  ricerche;  e  certo  pero  che  a  rigor  di  logica  1' addi- 
zione  di  un  alcali  o  di  un  carbonato  alcalino  in  ogni  caso  non  puo  por- 
tare  che  a  fatti,  per  lo  mono  parziali,  di  saponificazione  dei  grassi. 

Devo  ricordare  poi  che  l'aggiunta  di  sali  al  formolo  (particolar- 
mente  di  Sali  di  Carlsbad)  era  gia  stata  introdotta  da  altri  autori  (soluz. 
di  formolo  di  Bonn  e  di  Jo  res  (*)  specialmente  per  la  fissazione  e  la 
conservazione  dei  pezzi  anatomici  (Marshall,  J.  e  G.  Kellner  (2) 
Klotz  Maclachlan  (3),  Goburn  (4)  come  pure  per  la  dimostrazione 
degli  ossidasi  Strassmann  (5),  Fursenko  (6),  Winkler  (7). 

Nel  numero  non  indifterente  di  composti  da  me  adoprati,  ricordero 
che  i  corpi  che  hanno  piu  importanza  sono  rAUuminio,  il  Galcio,  il  Ma- 
gnesio,  il  Litio,  il  Potassio,  il  Sodio,  il  Rame,  1'  Uranio,  lo  Zinco,  il 
Bario. 

Dei  vari  Sali,  gli  acetati  sono  poco  consigliabili:  l'linico  e  l'acetato 
di  rame,  che  puo  dare  buone  immagini  dei  nervi;  quelli  di  sodio  e  di 
piombo  non  hanno  particolari  pregi.  Lo  stesso  dicasi  dei  benzoati,  bo- 
rati,  citrati,  fosfati,  salicilati,  tartrati;  molti  anzi  mostrano  un' azione 
deleteria  sui  tessuti;  alcuni  poi  in  pivsenza  della  formaldeide  e  dell'ac. 
formico  libero  si  scindono:  p.  es.  il  carbonato  di  NH4  libera  NH3,  che 
in  parte  si  combina  colla  formaldeide  dando  luogo  alia  formazione  di 
esametilentetramina.  Gli  ossalati,  i  nitrati,  i  fosfati,  gli  ipofosfiti,  non 
posseggono  proprieta  superiori  ai  precedenti,  percio  non  meritano  par- 
ticolare  menzione.  Discreti  risultati  si  hanno  coi  picrati  (di  NH,,  Ga, 
Mg,  Li). 

Dei  formiati  merita  menzione  quello  sodico  che  mostra  una  parti- 
colare  afflnita  verso  i  grassi  del  sottocutaneo  contribuendo  alia  loro  in- 
solubilizzazione.  Macera  pero  1'  epidermide. 

I  carbonati  sono  ottimi:  molti  pero  si  scindono  dando  luogo  anche 
a  formiati  della  rispettiva  base,  per  le  tracce  di  ac.  formico  libero,  con- 
tenuto  nella  soluzione  di  formalina.  II  Carbonato  di  soda  da  buone  im- 
magini delle  fibrille  muscolari,  dei  vasi  e  una  parziale  insolubilizzazione 
dei  grassi. 

Importante  e  il  Carbonato  di  Litio:  usato  in  soluzione  satura  (for- 
molo sol.  al  10  -(-  Carb.  Li  acq.  saturo  90)  da  luogo  a  bellissime  imma- 


0)  J  ore  3.  —  Centralbl.  f.  Allg.  Pathol.  1896,  134. 

(2)  Marshall  J.  e  C.  Kellner.  —  Bull.  Intern.  Assoc,  of.  Med.  1913,  IV,  42. 

(3)  Klotz  e  Maclachlan.  —  Ibidem,  p.  1915.   T,  59. 
(«)  Klotz  e  Cohuriu.  —  Ibidem.  1916,    VI,  51. 

(6)  Strassmann.  —  Centralbl.  f.  ally.  Pathol.  1909,  577. 
(«)  Fursenko.  —  Centralbl./.  allg.  Pathol.  XXII,   97. 
t7)  "Winkler  —  P.  in  Folia  haematol.  XV,  1914,  48. 


-   76  - 

o-ini  della  rete  vasale  capillare,  per  cui  (specialmente  quando  sono  pieni 
<li  emazie)  i  vasi  sembrano  iniettati.  Da  anche  discrete  preparazioni  dei 
nervi,  dei  grassi,  di  molte  fibrille  muscolari  delle  glandole  sudoripare, 
come  pure  dell'  eleidina,  delle  membrane  e  delle  fibrille  del  corpo  Mal- 
pighiano.  Data  la  sua  azione  macerante  coll'  andar  del  tempo  i  tessuti 
si  disgregano  e  le  sezioni  non  sono  piii  utilizzabili;  si  osservano  allora 
i  grassi  del  sottocutaneo  salire  a  galla  dal  liquido  contenente  i  pezzi  in 
forma  di  tante  gocce  bianche,  d'  aspetto  semisolido,  che  rappresentano 
verosimilmente  i  rispettivi  saponi  di  litio.  Cid  pero  accade  solo  dopo 
mesi  di  permanenza  nella  soluzione  formolo-litica. 

Dei  cloruri  e  notevole  specialmente  quello  sodico,  che  adoprato  in 
forma  di  soluzione  fisiologica  e  anche  a  concentrazioni  maggiori,  da  di- 
screte immagini  dei  grassi,  dei  nervi,  delle  fibrille  e  sopra  tutto  delle 
emazie.  Per  altro  esso  ha  forse  piii  valore  come  costituente  della  mi- 
scela  di  sali  di  Carlsbad. 

Merita  appena  di  essere  menzionato  il  cloruro  di  ammonio  che  da 
discreti  preparati  dei  nervi,  delle  fibrille  muscolari,  dei  nuclei,  ma  non 
ha  pregi  particolari  e  fatto  agire  prolungatamente  deteriora   i   tessuti. 

I  composti  cromici  non  posseggono  peculiari  proprieta  e  riflettono 
piuttosto  quelle  dei  sali  a  cui  appartengono  cosi  e  dei  cromati  e  rispet- 
tivi bicromati  di  K,  Na,  Li,  Gu,  Ca,  Zu,  Rb,  Sb.  E  preferibile  in  ogni 
caso  l'uso  dei  cromati  a  quello  dei  bicromati  perche  in  presenza  della 
formaldeide  (riducente)  troppo  rapidamente  liberano  dell'ossido  di  cromo 
nascente;  mentre  coi  cromati  cio  avviene  molto  piii  lentamente,  e  in 
modo  variabile  a  seconda  dei  vari  composti.  II  cromato  di  ammonio  si 
altera  presto  ma  poi  si  forma  una  soluzione  limpida,  color  giallo  aran- 
ciato  che  si  conserva  per  mesi.  Particolare  menzione  merita  il  cromato 
neutro  di  magnesio,  il  quale  da  bellissime  immagini  dei  nuclei,  dei  vasi, 
delle  fibrille  e  particolari  granulazioni  delle  glandole  sudoripare. 

Una  importanza  tutta  particolare  hanno  i  sol fati:  con  quelli  di  sodio 
e  di  potassio  si  hanno  gia  belle  immagini  delle  emazie,  dei  nuclei,  delle 
fibrille  muscolari,  dei  nervi,  di  piii  si  ha  una  parziale  insolubillizzazione 
dei  grassi ;  bellissimi  preparati  dei  nuclei  si  ottengono  con  quello  di  Mg, 
e  delle  fibrille  muscolari  delle  glandole  sudoripare,  con  quello  di  rame. 

Colle  miscele  di  Sali  di  Carlsbad  di  cui  alcuni  di  detti  Sali  costi- 
tuiscono  i  principi  attivi  (J),  si  hanno  belle  preparazioni  dei  nuclei,  dei 


(')  I  sali  di  Carlsbad  contengono  hi  media  (Ph.  Germanica,  Waldenburg,  occ.)  (A)  : 
Clorurico  sodico  A.     10  B.     1.0 

Solfato  sodico  20  2.0 

»         potassico  1  0.1 

Carbonato  sodico  15  1.5 

»  litico  4  0.4 

ossia  so  no  usano  5  gr.  °/°  di  soluz.  di  forraolo  al  10  °/0 ,  lo  cifro  %  indicate  nella  colonna  B.  Non  in 
tutte  si  trova  il  carbonato  di  Litio,  e  in  alcune  il  carbonato  di  Sodio  6  sostituito  dal  risp.  bicar- 
bonate. 


-   77  - 

vasi,  delle  emazie,  delle  fibrille,  dei  nervi,  delle  membrane  del  Malpi- 
ghiano,  della  cheratojalina  e  dell'eleidina,  e  una  parziale  insolubilizza- 
zione  dei  grassi.  Altrettanto  dicasi  dei  fissativo  di  Jo  res  il  quale  anzi 
sotto  certi  aspetti  rappresenta  sui  Sali  di  Carlsbad  degli  indiscutibili 
vantaggi,  anche  per  il  contenuto  ben  precisato  e  la  percentuale  fissa 
dei  sali  (x). 

Goi  solfiti  non  si  hanno  risultati  notevoli,  invece  importantissimi 
sono  i  sali  doppi  di  allumina,  i  quali  tutti  portano  piii  o  meno  ad  inso- 
lubilizzazione  dei  grassi.  Ma  mentre  i'allume  di  cromo  e  l'allume  fer- 
rico  (2),  non  offrono  vantaggi  particolari  e  quello  di  ammoniaca  non  e 
consigliabile,  l'allume  comune  (allume  potassico)  oltre  ai  pregi  di  tutti 
gli  altri  solfati  in  genere,  presenta  una  tale  afflnita  verso  i  grassi  del 
sottocutaneo  che  questi  vongono  completamente  e  quasi  stabilmente 
insolubilizzati.  Infatti  sono  riuscito  a  conservare  per  mesi  ed  anni  (ho 
qualche  preparato  datante  da  qualche  mese  prima  della  guerra),  sezioni 
di  materiale  fissa  to  in  t'orniolo-allume,  cromizzate  con  bicromato  di  Li 
o  di  Gu  vecchio,  colorata  con  azur,  tuttora  discretamente  conservate. 

L'ammoniaca  non  ha  notevole  importanza;  colla  formalina  poi  da 
luogo  rapidamente  alia  formazione  di  esametilentetramina  (urotropina) 
per  cui  non  agisce  cbe  temporaneamente.  Essa  facilita  notevolmente  la 
dimostrazione  dei  nervi  della  cute.  Per  la  sua  azione  macerante  non  va 
raai  usala  in  quantitative  superiore  alia  meta  di  quello  usato  di  iorma- 
lina  Tad  es.  adoprando  il  10  %  di  formolo  non  si  puo  sorpassare  il  5  °/0 
di  NH3,  meglio  il  2-3  %), 

Se  in  luogo  di  aggiungere  i  sali  al  fissativo,  si  fanno  agire  sulle 
sezioni  gia  fissate  in  formolo,  i  risultati  che  si  ottengono  sono  di  gran 
lunga  inferiori:  gli  unici  che  possano  talora  servire  sono  il  clururo  di 
sodio  semisaturo,  il  solfato  di  Mg  al  10  °/0  associato  eventualmente  al 
cromato  di  Mg  (5  °l0),  come  pure  l'ammoniaca.  Si  vedono  allora  parli- 
colarmente  bene  le  fibrille  muscolari  delle  glandole  e  dei  vasi,  oltre  a 
immagini  incomplete  dei  nervi. 

L'associazione  di  alcuni  acidi  (che  sono  per  la  massima  parte  pre- 
cipitanti  delle  albumine  e  delle  globuline),  come  l'ac.  solfosalicilico,  l'ac. 
fosfowolframico.  l'ac.  salicilico,  ecc,  ecc,  facilita  le  dimostrazione  dei 
uuclei  ma  non  possiede  pregi  speciali. 

b)  Cromizzazione.  Vari  sad  di  cromo. 
Riguardo  alle  cromizzazione,  ho  detto  che  occorre  usare  un  bicro- 
mato che  contenga    delfossidio  di  cromo  in  soluzione.  A  spiegazione  di 
questo  concetto  debbo  ricordare  che  in  tintoria  sono    in    uso  da  tempo 


0)  II  fisa.  di  Jores  (1.  c.)  e  cosi  costituito  : 

Cloruro  sodico  1  ;  solfato  di  sodio  e  di  magnesio  aa.  2  ;  formolo  5-10 ;  H2  0,  ad  100. 

(2)  E  noto  che  il  cosi  detto  allnrue  ferrico  in  nso  nella  teenica  istologica  e  il  solfato  ferrico  am- 
moniacale  (Fe2  (S04)3  (NH4)-2  504  -\-  24  II  20)  in  cui  il  Fe  nrendo  il  posto  dell'  Al,  analogamente  al 
Cr  uell'  allume  di  cromo. 


■-    78    - 

dei  procediraenti  in  cui  si  adopera  l'ossido  di  cromo  nascente  che  si 
sviluppa  da  un  sale  cromico  per  azione  di  un  riducente,  ad  es.  FIdro- 
sollito,  la  Iraldite,  la  Rongalite,  ecc. ;  e  negli  stessi  metodi  istologici  di 
fissazione,  in  cui  si  fa  agire  una  soluzione  di  formolo  e  di  ac.  cromico 
o  di  bicromato  (liq.  di  Orth.  Helly.  Maximow,  metodi  di  Giaccio,  ecc), 
l'azione  predominante  e  dovuta  all'ossido  di  cromo  die  si  svilluppa  per 
effetto  dalla  azione  riducente  della  formalina  sul  sale  cromico  e  che  si 
appalesa  anche  dall'imbrunire  della  soluzione  e  dalla  precipitazione  pol- 
verulenta  dell'ossido  stesso.  Si  puo  osservare  in  maniera  molto  sem- 
plice  in  vitro  lo  stesso  fatto  addizionando  di  una  sostanza  riducente 
come  il  formolo,  l'alcool,  l'idrossilamina,  ecc,  una  soluzione  acquosa  di 
acido  cromico  al  10  %:  si  vede  imbrunire  rapidamente  la  soluzione  e 
poi  precipitare  l'ossido.  Pero  queste  soluzioni  cosi  ottenute  sono  insta- 
bili  e  non  servono;  invece  esistono  dei  bicromati  i  quali  in  vitro  libe- 
rano  e  mantengono  in  soluzione  l'ossido  con  piii  facilita,  con  molta  mag- 
gior  rapidita  o  in  quantita  piii  notevole  di  altri:  il  massimo  di  questo 
fenomeno  si  ha  con  i  bicromati  di  Litio,  di  Galcio,  di  Rame. 

Questi  stessi  sali,  mentre  in  soluzione  concentrata  sono  quasi  inal- 
terabili,  lasciati  invecchiare  in  sostanza  per  mesi  e  per  anni,  a  seconda 
della  temperatura,  del  modo  come  sono  conservati  al  riparo  dell'aria  ecc, 
tondono  a  farsi  deliquescenti,  imbruniscono  (cio  e  specialmente  evidente 
con  il  bicromato  di  Litio),  le  soluzioni  che  se  ne  ottengono  hanno  un 
colorito  molto  piii  scuro  delle  soluzioni  dei  sali  di  recente  preparati,  e 
agli  effetti  della  loro  azione  sui  tessuti,  equivalgono  alle  soluzioni  for- 
molo-cromiche  che  lasciano  appunto  sviluppare  dell'ossido  di  cromo  na- 
scente. Anzi,  siccome  questi  sali  sono  ricchissimi  di  ossido  di  cromo  che 
e  mantenuto  in  soluzione  e  non  precipita,  ed  e  quindi  molto  piii  attivo, 
occorre  usare  soluzioni  diluite  e  farle  agire  per  un  poriodo  di  tempo 
piu  breve,  per  non  incorrere  neH'inconveniente  di  rendere  i  pezzi  e  le 
sezioni  rel'rattario  a  qualsiasi  colorazione  per  eccessiva  cromizzazione. 

Non  sono  in  grado  di  poter  fare  affermazioni  precise  sul  modo  di 
azione  di  questi  bicromati  ;  sta  di  fatto  (e  questo  si  desume  gia  dalle 
ricerche  fatte  dal  Giaccio  e  poi  da  me)  che  l'ossido  di  cromo  nascente 
o  libero  in  soluzione,  ha  un'azione  insolubilizzante  sui  lipoidi (Giaccio) 
e  sui  grassi  (Mar tinotti).  Infatti,  se  si  fa  agire  per  settimane  e  mesi 
a  freddo  oppure  per  12-14  ore  a  37°  (non  di  piii  se  no  i  tessuti  si  ma- 
cerano),  i  bicromati  di  Li  o  di  Ga  vecchi  i  grassi  del  sottocutaneo  sono 
insolubilizzati;  pero  non  sono  quasi  piii  affatto  colorabili. 

Debbo  da  ultimo  ricordare  come  dapprincipio,  attribuii  il  potere  tutto 
particolare  di  questi  sali,  alia  presenza  di  impurita  contenuto  nel  sale' 
di  cromo  commerciale,  ma,  avendo,  con  campioni  di  prodotti  chimica- 
rnente  puri,  ottenuti  gli  stessi  risultati,  dovetti  abbandonare  quest'ipotesi. 

c)  Colorazione.  Scelta  del  coloranle. 
Riguardo  alia  scelta  dei  colorant!  che  io  ho  fatto  dopo  aver  provato 


-   79   - 

un  numero  stragrande  di  sostanzo  (piii  di  200),  essa  e  stata  stabilita  da 
me  puramente  in  via  sperimentale  in  soguito  ai  risultati  delle  numerose 
prove  fatte  con  i  suddetti  colori,  dalle  quali  ho  potuto  vedere  come  i 
migliori  preparati  si  ottengano  coirazocarmino,  e  (per  i  grassi)  coll'Azur, 
mentre  risultati  discreti  si  possono  avere  colle  azosafranine,  col  bleu  di 
anilina  e  derivati,  e  con  pochi  altri  colori. 

L'azocarmino  e  una  rosindulina  (aposafranine),  precisamente  il  sale 
sodico  dell'acido  fenilrosindulinsulfonico,  colore  azinico  che  e  posto  in 
commercio  con  inarche  diverse  (B,  BX).  E  una  polvere  rosso  bruna, 
solubile  in  acqua  con  color  rosso  carraino  oppure  rosso  vinoso.  Colore 
acido  che  ha  trovato  scarsissimo  impiego  nella  tecnica  istologica  (cfr. 
Ho  id  en  ha  in,  Zeitschr.  f.  wiss.  Mihr.,  1905,  XXII);  nel  metodo  che 
sto  descrivendo  da  ottimi  risultati;  si  usa  in  soluzione  acquosa  all'l  % 
per  21-24  ore. 

Per  fissarne  la  elettivita  si  adopera  un  picrato  alcalino,  di  N  H4, 
di  Na,  di  K,  di  Ga,  ma  piii  specialmenle  di  Mg,  o  meglio  di  Li  che  e 
queilo  che  da  le  immagini  piii  elettive.  Essendo  pero  quest'ultimo  piii 
solubile  degli  altri  picrati  e  piii  attivo  occorre  farlo  agire  per  piii  breve 
tempo. 

L'Azur  e  uno  dei  prodotti  di  scissione  che  si  trova  nolle  soluzioni 
vocchie  alcaline  di  bleu  di  metilene  accanto  al  violetto  di  melilene.  Si 
pud  usa  re  il  preparato  posto  in  vendita  da  Griibler,  come  si  possono 
adoperare  le  soluzioni  di  colori  tiazinici  che  lo  contengono;  basta  allora 
usare  una  soluzione  bleu  di  toluidina,  di  bleu  di  metilene,  di  tionina,  ecc, 
alcalinizzata  con  carbonate  di  litio  ;  anche  lo  stesso  bleu  policromo  di 
Unna  puo  servire.  Vario  e  il  potere  colorante  delle  diverse  sostanzo  neL 
procedimento  usato;  esso  puo  cosi  essere  rappresentato. 
Bleu  di  toluidina  -j — J — | — \~ 

Tionina  +++ 

Bleu  di  etilene  (')  4-++ 

»      »    metilene  -\- 

Gon  tutte  queste  sostanze  i  grassi  appaiono  rosso  violetti,  con  in- 
tensity colorante  massima  col  bleu  di  toluidina,  minima  col  bleu  di  me- 
tilene. 

Dope  si  puo  volendo  far  agire  un  colore  acido,  il  quale  serve  anche 
come  tinta  di  contrasto :  cosi  l'eosina,  il  Kristallponcoau,  V  Orange  G,  e, 
forse  meglio  di  tutti,  Teliantina.  Anche  l'acido  acetico  0,5°,  1  %<  l'acido 
cloridrico  alcoolico  1  %,  come  pure  il  percloruro  di  Fe  (4  %)'  l^  fluor-, 
cromo  acquoso  saturo,  o  meglio  Tacetato  di  uranio  5%  possono  servire 
egualmente  bene. 

Si  puo,  volendo,  prepararsi  un  buon  azur  partendo  sia  dal  bleu  di 
toluidina  che  dal  bleu  di  metilene :  il  primo  (Tolazur)  e  nel  caso  parti- 

(')  Nou  e  che  un  blou  di  uietiloue  gia  di  per  ae  ricco  di  prodotti  di  scissione  (azur,  violetto  di  m.  ). 


-   80   - 

colare  forse  preferibile,  mcntre  il  secondo  (Metilazur)  servo  meglio  per 
la  preparazione  delle  miscele  del  tipo  Griemsa  o  affini,  e  anche  queste 
miscele  possono  servire  per  la  colorazione  dei  grassi  cromizzati. 

Per  la  preparazione  del  Toluazur,  si  prendono  100  cc.  di  soluzione 
acquosa  satura  filtrata  di  Garbonato  di  litio,  e  vi  si  scioglie  1  gr.  di  bleu 
di  toluidina ;  si  agita  fino  a  dissoluzione  completa  e  immediatamente  si 
vede  formarsi  il  rosso  caratteristico  dell'azur^).  Si  tratta  con  40-50  cc. 
di  soluzione  di  ac.  cromico  al  10  %  e  immediatamente  si  vede  precipi- 
tare  una  sostanza  bruna  poco  solubile,  che  presenta  i  caratteri  dell'azur. 

Si  puo  sciogliere  il  tutto  a  caldo  e  poi  togliere  dal  fuoco  e  aggiun- 
gere  poi  l'acido  cromico,  se  invece  si  fa  agire  l'acido  cromico  a  caldo 
(alia  temperatura  deU'ebullizione)  per  alcuni  minuti,  si  ottiene  una  so- 
stanza che  in  soluzione  acquosa  appare,  vista  in  trasparenza,  di  color 
rosso  ciliegio.  Essa  corrisponde  probabilmente  alia  base  dell'azur. 

In  tutli  i  casi  la  sostanza  precipitata  coll'acido  cromico  e  raccolta 
su  di  un  filtro,  lavata  con  acqua,  disseccata  in  stufa,  e  poi  sciolta  in 
acqua. 

In  maniera  analoga  si  prepara  il  Metilazur;  e  pero  conveniente  usare 
allora  l'ammoniaca  come  alcali :  1  gr.  di  bleu  di  metilene ;  sciolto  in 
130  cc.  di  H2  O  con  20  cc.  di  N  H4,  e  portato  quasi  a  100°  (evitare  l'ebul- 
lizione)  e  mantenuta  a  tale  temperatura  per  quasi  un'ora.  Quando  una 
provetta  o  una  bacchetta  di  vetro,  bagnata  della  soluzione,  vista  per 
trasparenza  contro  una  lampada  elettrica,  mostra  il  colorito  rosso  ca- 
ratteristico, allora  si  estrae  dal  fuoco  e  si  tratta  con  l'acido  cromico 
come  nel  caso  precedente.  Anche  qui  se  si  fa  agire  quest'ultimo  a  caldo 
per  qualche  minuto,  allora  si  ottiene  una  sostanza  piii  rossa  che  corri- 
sponde verosimilmente  alia  base  del  metilazur.  In  ogni  caso  si  filtra,  si 
lava  il  residuo  e  si  fa  essiccare  in  stufa. 

Entrambi  questi  azur  sono  pochissimo  solubili  in  acqua  (1/500  circa) 
e  in  cio  solo  si  differenziano  dall'azur  di  Griibler.  Usati  in  soluzione 
acquosa  diluita  (1/500-1/1000)  per  12-24  colorano  i  grassi  cromizzati  in 
violetto  o  violetto  rossiccio  (azurbase  I) 

111.  —  TEGNIGA. 
I.  —  Nuclei. 

I  nuclei  sono  facili  a  dimostrarsi :  appaiono  gia  col  formolo  puro, 
ma  sono  poi  particolarmente  evidenti  coi  metodi  comuni  alia  dimostra- 
zione  delle  emazie  e  delle  fibrille  connettivali  e  muscolari. 

1.  Fissazione  in  formolo  al  10%  addizionato  di  sali  di  Carlsbad  o 
di  Tettuccio  (5%),  di  cromato  di  Mg.  (5%)   di    solfato    di   Mg   (anche 


('/  La  soluzione  litica  del  bleu  di  toluidina  (die  e  un  ottimo,  bleu  polieromo)    pud    anche    ossere 
il  quale  per  ht  dimostrazione  dei  srassi. 


-   81    - 

semisaturo),  di  carbonato  di  Na.  (5  %)  o  di  Li  (saturo),  di  allumo  (5  %), 
di  ac.  solfosalicilico,  ccc. 

2.  Sezioni  al  congelatore. 

3.  Cromizzazione  con  bicromato  di  Li,  o  di  Cu,  o  di  Ca  vecchi  al 
10-20  %  per  12  24  ore, 

4.  Breve  lavaggio. 

5.  Golorazione  con  soluzione  acquosa  all'  1  °/0  di  Azocarmino  12- 
24  ore. 

6.  Breve  lavaggio. 

7.  Soluziontj  acquosa  satura  di  picrato  di  litio  30"  al  massitno. 

8.  Lavaggio. 

9.  Alcool  assoluto;  bonzolo;  xilolo ;  Damar.  Nuclei  rosso  vivo,  su 
fondo  giallo. 

Belle  immagini  si  hanno  ancora  con  soluzioni  litiche  semplici  di 
bleu  di  toluidina,  ricche  di  Azur. 

II.  —  Emazie. 

Le  emazie  costituiscono  1'elemento  piu  facilmente  dimostrabile  col 
metodo  preconizzato ;  per  esse  basta  anche  il  formolo  puro  al  10-20  %; 
pero  la  salificazione  le  rende  molto  piu  belle  ed  eleganti. 

1.  Fissazione  in  formolo  puro  al  10-20  %,  o  meglio  addizionato  il 
carbonato  di  Litio  semisaturo,  di  Ammoniaca  (1-3  °/„),  di  solfato  di  rame, 
di  Sali  di  Carlsbad  (5  °/0),  di  cloruro  sodico  (1-5  %),  di  cromato  di  ma- 
gnesio  (5  °/0),  di  allume  di  K  (5  %)•  di  carbonato  sodico  (1-5  %)  ecc, 
od  inline  anche  col  fiss.  di  Jores. 

2.  Sezioni  al  congelatore. 

3.  Lavaggio. 

4.  Cromizzazione  con  bicromato  di  Li,  o  di  Gu,  o  di  Ga  vecchi  al 
10-20  °/0  per  12-24  ore. 

5.  Lavaggio,  azocarmino  ecc.  Emazie  rosso  vivo  su  fondo  giallo. 

III.  —  Gapillari  sanguigni. 

Tutti  i  sali  che  rendono  piii  evidenti  le  emazie  servono  egregia- 
monte  anche  per  la  dimostrazione  dei  vasi,  dato  che  questo  procedimen- 
to  si  basa  oltreche  sulla  colorazione  delle  pareti  vasali  piii  che  altro  sul 
contenuto  in  globuli  rossi.  Le  prime  si  vedono  specialmente  coi  sali  che 
servono  per  la  dimostrazione  dei  nuclei,  delle  emazie  e  di  altri  elementi. 

Se  si  adopera  poi  un  sale  che  sia  lievemente  macerante,  le  emazie 
che  riempiono  il  vaso  si  agglomerano  in  una  massa  unica  per  cui  tutto 
il  vaso  appare  colorato  intensamente  in  rosso.  I  preparati  piu  belli  si 
ottengono  col  carb.  di  Litio, 


-   82   - 

1.  Fissazione  in  formolo  al  10  °/0  addizionato  di  90  cc.  Carl),  di 
Litio  acquoso  saturo  o  semisaturo.  oppure  in  fissativo  di  Jores,  che 
sono  quelli  che  danno  i  migliori  risultati,  od  anche  in  nno  dei  sali  in- 
dicati  per  la  dimostrazione  delle  emazie,  principalmento  del  Gromato  di 
Mg,  del  Solfato  di  Mg,  del  Garbonato  di  Na,  dei  sali  di  Carlsbad.  Occorre 
che  il  fissativo  agisca  a  lungo,  un  mese  e  piu. 

2.  Sezioni  al  congelatore.  Lavaggio. 

3.  Cromizzazione  con  bicromato  di  Cu,  o  di  Li,  o  di  Mg  vecchi  al 
10  °/o  per  12-24  ore. 

4.  Lavaggio  —  Azocarmino,  ecc, 
Vasi  rossi  su  fondo  giallo. 

IV.  FlBRILLE  CONNETTIVE 

I  Sali  che  meglio  si  prestano  sono  quelli  di  Carlsbad  e  il  cromato 
neutro  di  Mg.  Una  precauzione  da  aversi  e  quella  di  decolorare  poco 
col  picrato  per  evitare  di  incorrere  nel  pericolo  di  scolorare  le  stesse 
fibrille. 

1.  Fissazione  in  formolo  addizionato  del  5  %  di  Sali  Carlsbad,  o 
del  5%  di  Cromato  di  Mg. 

2.  Sezioni  al  congelatore. 

3.  Lavaggio. 

4.  Cromizzazione  in  bicromato  di  Cu  al  20  %  Per  16-24  ore. 

5.  Lavaggio. 

6.  Colorazione  con  Azocarmino  1  '/0  24  ore. 

7.  Lavaggio. 

8.  Differenziamento  incomplete  (10,,-15,,)  in  picrato  di  Li  acquoso 
concentrato. 

9.  Lavaggio  ecc. 

Si  vedono  nettissime  le  fibrille  fondamentali  del  collageno  e  i  gra 
nuli  da  cui  sembrano  originarsi. 

V.  —  Fibrille  muscolari  lisce. 

Si  osserva,  fino  a  un  certo  punto,  una  lieve  differenza  nel  modo  di 
comportarsi  fra  le  fibrille  dei  fasci  muscolari  lisci  della  cute,  quelle  dei 
vasi  e  quelle  delle  glandole  sudoripare.  Per  queste  ultime  il  sale  che 
torso  si  presta  meglio  di  tutti  gli  altri  e  il  solfato  di  rame. 

1.  Fissazione  in  formalina  al  10  °/0  con  il  5  %  di  solfato  di  rame, 
di  solfato  di  magnesio,  o  di  sali  di  Carlsbad,  o  di  cromato  di  Magnesio. 
Anche  il  carbonato  di  sodio  (5  °/0)  serve  bene,  come  pure  possono  dare 
belle  immagini  il  formiato  sodico,  il  carbonato  di  litio,  il  bisolfito  sodico, 
il  solfato  potassico.  Ottima  e  la  soluzione  di  Jores. 


-    So    - 

2.  Sezioni  al  congelatore.  Lavaggio. 

3.  Cromizzazione  per  12-24  ore  con  bicromalo  di  rame  od  anche 
di  Litio  vecchio  al  20  °\0.  II  prime  e  pero  preferibile. 

4.  Lavaggio. 

5.  Colorazione  con  azocannino,  24  ore,  ecc.  Fibrille  muscolari  ros- 
se :  fondo  giallo. 

♦  VI.  —  Nervi. 

Si  pu6  dire  che  non  vi  sia  altro  elemento  che  mostri  tanta  inco- 
stanza  e  variability  di  risultati  quanto  i  nervi  della  cute;  colla  stessa  so- 
luzione  pura  di  forniolo  al  10  °i0  si  hanno  talora  bellissime  immagini, 
tal'altra  pessimi  preparati.  Io  ho  voluto  ricercare  se  per  caso  cio  sia 
dovuto  ad  alterazioni  post-mortali,  ed  ho  usato  il  metodo  con  pezzi  avuli 
ancora  caldi  da  amputazioni  chirurgiche  e  da  biopsie,  come  pure  la- 
sciandoli  alia  temperatura  ambiente,  in  ghiacciaia,  in  tormostato  a  37° 
e  fino  a  6-7  giorni  senza  arrivare  ad  alcuna  conclusione.  Per  cui  debbo 
dire  che  questo  metodo  per  i  nervi  deve  ancora  essere  porfeziona'.o. 

Si  vedono  brillantemente  colorate  la   mielina  e  gli  imbuti  di  Golgi 
(il  che  si  veriflca  qualche  volta  col  formolo  puro  o  addizionato  di    clo-, 
ruro  sodico,  di  solfato  di  rame,  di  carbonato  di  litio,  ecc),    ma  si    pud 
talvolta  avere  una  nettissima  dimostrazione  del  cilindrassile,  e  questo  si 
osserva  spesso  coll'  ammoniaca  o  col  cloruro  ammonico. 

1.  Fissazione  con  formolo  al  10  %  con  sali  di  Carlsbad  ovvero 
colla  formola  di  Jores,  od  anche  con  ammoniaca,  cloruro  sodico,  sol- 
fato di  rame,  carbonato  di  litio  semisaturo.  Talvolta  si  hanno  discrete 
immagini  anche  col  formiato  sodico,  col  solfato  di  zinco,  col  cloruro 
ammonico. 

2.  Sezioni  al  congelatore.  Lavaggio. 

3.  Cromizzazione  con  bicromato  di  Li  o  di  Gu  al  10  °[0  per  12-24 
ore.  Si  hanno  talora  discrete  immagini  col  cromato  neutro  di  stagno. 

4.  Breve  lavaggio. 

5.  Colorazione  con  azocarmino  24  ore  ecc. 
Nervi  rossi  su  fondo  giallo. 

Particolare  menzione  meritano  le  capsule  del  corpi  di  Pacini,  e  i 
relativi  nuclei.  Io  quali  nolle  sezioni  di  pezzi  fissati  con  formolo  addi- 
zionato di  solfato  di  magnesio,  o  cromato  di  magnesio,  o  formiato  sodico 
(meno  intensamonte  con  solfato  sodico  e  con  sali  di  Carlbsbad)  appaiono 
coll'  azocarmino  colorate  di  rosso  vivo  con  una  intensita  ed  una  eletti- 
vita  veramente  eccezionale. 

VII.  —  Grassi. 
Sono  sopra  tutlo  i  grassi  del   sottocutaneo,    composti    in    massima 


-   84   - 

parte,  come  e  noto.  di  grassi  neutri  e  di  ac.  grassi  quelli  che  con  mag- 
gior  facilita  e  costanza  sono  dimostrabili  col  metodo  in  questione.  In 
alcuni  pezzi  la  reazione  riesce  positiva  anche  con  materiale  fissato  so- 
lamente  in  formalina  al  10%,  ma  I'incertezza  e  la  grande  variability 
dei  risultati  rende  preferibile  l'associarvi  un  sale,  specialmente  1' allu- 
me  che  permette  di  avere  quasi  costantemente  la  reazione  positiva.  Que- 
sta  incertezza  di  risultati  e  quella  stessa  che  si  ha  per  la  mielina  dei 
nervi  e  che  io  ho  dovuto  constatare  col  metodo  alia  crisoidina,  .da  me 
preconizzato  e  di  cui  non  ho  ancora  potuto  stabilire  esattamente  le 
ragioni. 

Dopo  tale  trattamento  numerosi  colori  acquistano  una  particolare 
afflnita  verso  i  grassi;  cosi,  oltre  all'  azocarmino  come  nel  metodo  ante- 
cederite,  il  bleu  di  anilina  air  alcool,  le  azosafranine,  (particolarmente  il 
verde  diazina,  e  il  bleu  d'  indoina),  il  verde  malachite,  e  qualche  altro. 
Ma  un'  importanza  tutta  speciale  hanno,  come  ho  gia  detto  i  prodotti  di 
scissione  del  bleu  di  metilene  (e  risp.  di  toluidina,  tionina,  ecc),  e  so- 
pra  tutto  1'  azur. 

1.  Fissazione  in  formolo  al  10%  col  5%  di  allume  di  K:  questo 
rappresenta  il  fissativo  migliore ;  pero  si  possono  avere  buoni  risultati 
anche  con  il  carbonato  di  Li,  il  cloruro  di  Na  (semisaturi),  il  formiato 
sodico  al  5%,  e  pochi  altri  sali.  Come  ho  detto,  dopo  prolungala  azione 
di  alcuni  di  questi  sali  (ad  es.,  il  carbonato  di  Li  per  mesi)  si  vedono 
i  grassi  del  sottocutaneo  staccarsi  ed  apparire  alia  superficie  del  liquido 
contenente  le  sezioni  in  forma  di  gocce  bianche,  d'aspetto  semisolido. 

2.  Sezioni  al  congelatore,  Lavaggio. 

3.  Cromizzazione  con  bicromato  di  Li  o  di  Cu  o  di  Ga  vecchi  al 
10-20%.  Buoni  risultati  si  hanno  talora  anche  col  bicromalo  di  magne- 
sio  al  10  °/0,  anche  se  non  invecchiato  come  pure  col  cromato  neutro 
di  Stagno. 

4.  Lavaggio. 

5.  Colorazione  col  metodo  solito  all'azocarmino  e  picrato  di  litio ; 
(i  grassi  allora  appaiono  rosei)  o  meglio  coH'azur,  che  si  pud  eseguire 
sia  adoprando  una  soluzione  preparata  estemporaneamento  di  bleu  di 
toluidina  o  tionina  concent  rat  a  in  acqua  satura  di  carbonato  di  Li,  op- 
pure  coll'azur  puro. 

a)  1.  Nel  primo  caso  si  tingono  le  sezioni  nella  miscela  bleu-litica 
(non  piu  vecchia  di  poche  ore)  per  5'-10\ 

2.  Si  lava  brevemente  in  acqua. 

3.  Si  controcolora  eventualmente  con  eliantina  acquosa  all'  1  %  per 

r-2'. 

4.  Si  lava. 

5.  Si  difterenzia  e  disidrata  in  a-lcool  assoluto.  Si  chiude  in  Damar. 
Si  puo  usare  come  diiferenzianto  anche  l'acido  acetico  0,5%,  d'acido 


-  85  - 

cloridrico  alcoolico  1  °/0,  gli  acetati  di  Galcio  o  di  Uranio,  il  percloruro 
di  Ferro  acquoso  al  4  %,  il  Pluorcromo  acquoso  saturo;  fra  tutti  questi 
forse  migliore  e  l'acetato  di  uranio. 

I  grassi  appaiono  tinti  in  rosso  porpora  o  rosso  violetti,  su  fondo 
giallo.  Con  tale  metodo  puo  aversi  talvolta  anche  una  bella  immagine 
delle  guaine  mieliniche  dei  nervi.  Se  si  usa  il  cromato  di  stagno  i  grassi 
sono  giallo  aranciato. 

b)  1.  Coll'Azur  puro.  Si  fa  di  questo  una  soluzione  all'  1/500-1/1000 : 
si  puo  usare  tanto  un  sale  (per  lo  piii  cloridrato)  quanto  la  base,  come 
pure  si  possono  adoprare  le  miscele  di  Giemsa  e  afflni,  diluite  (1  goccia 
per  ogni  cc.  di  H2  0).  La  colorazione  avviene  in  12-24  ore. 

2.  Si  lava  in  acqua. 

3.  Si  disidrata  in  alcool  assoluto.  Si  chiude  in  balsamo  o  in  Damar. 
I  grassi  appaiono  bleu  violetti  coH'azur;  violetto  rossiccio  coll'azur- 

base ;  la  colorazione  e  piu  intensa  col  Toluazur  che  col  Metilazur :  col 
primo  la  colorazione  tende  anche  di  piu  al  rosso  porpora,  tanto  che  col 
toluazurbase  i  grassi  appaiono  tinti  in  rosso-porpora  bellissimo. 

Usando  le  miscele  a  tipo  Giemsa  il  fondo  appare  colorato  in  roseo 
dall'eosina  contenutavi. 

VIII.  —  Epidermide. 

Nell'epidermide  possono  vedersi  diversi  elementi  dei  vari  strati  che 
lo  compongono,  senza  pero  che  per  essi  il  metodo  assurga  il  valoro  di 
un  procedimento  di  elezione.  In  tutti  i  casi  la  colorazione  da  usarsi  e 
quella  aH'azocarmino-picrato  di  litio. 

a)  Nel  malpighiano  possono  talora  vedersi  le  fibrille  specialmente 
col  formolo  semplice  o  coi  carbonati  alcalini,  ma  sopra  tutto  si  hanno 
belle  preparazioni  delle  membrane  cellulari,  principalmente  coi  sali  di 
Garlsbad. 

b)  Mentre  con  alcuni  sali  (come  ad  es.  coi  solfati  di  Na,  di  Mg. 
di  N  H4,  semisaturi,  col  cloruro  di  Na  (5  %),  col  cloruro  ammonico 
coll'ac.  solfosalicilico)  si  ha  una  intensa  colorazione  rossa  di  tutto  il 
corneo  compreso  il  lucido,  colla  maggior  parte  degli  altri  sali  si  ha  una 
elettiva  colorazione  dell'eleidina  per  lo  piu  associata  a  quella  della  che- 
ratojalina,  particolarmente  col  formolo  semplice,  col  carbonato  di  Li  se- 
misaturo,  coi  sali  di  Carlsbad  ecc.  Con  questi  due  ultimi  sali  si  vedono 
bene  anche  le  membrane  del  corneo. 

Fra  i  sali  Uranici,  ricordero  il  cromato  neutro  di  Uranio  che  deco- 
lora  fortemente  i  tessuti  ma  da  luogo  a  una  immagine  molto  elettiva 
dell'eleidina.  Ottimo  e  anche  l'acetato  di  Uranio. 

Particolari  risultati  rispetto  alio  strato  eleidinico  e  ai  limitanti  si 
ottengono  con  formolo  addizionato  di  9  vol.  di  acqua  madre  di  Salso- 
maggiore. 


-   86  - 

IV.  —  RISULTATI. 

I.  —  Nuclei. 

Se  si  eccettnano  i  nuclei  dell'  epidermide,  tutti  gli  altri  appaiono 
intensamente  ed  elettivamente  colorati,  mostrando  un  elegantissimo  reti- 
colo  nucleare,  con  una  nettezza  di  i)articolari  quale  raramente  si  ottiene 
con  metodi  speciali  come  ad  es.  (jiiello  alia  Safranina  —  violetto  gen- 
ziana  —  orange  di  Flemming. 

Nell'  epidermide  e  facile  qualche  volta  vedere  apparire  solamente 
colorati  i  nuclei  acidi  di  Unna. 

Particolari  bellissime  colorazioni  si  hanno  dei  nuclei  delle  fibrille 
collagene  della  cute,  particolarmente  di  quelle  avvolte  a  spira  o  foggiate 
a  ricci  nelle  quali  i  nuclei  stessi  non  sempre  sono  ben  rilevabili. 

II.  —  Emazie. 

Sono  questi  gli  elementi  cbe  con  maggiore  costanza  e  colla  massiraa 
evidenza  sono  dimostrabili  coirazocarmino;  usando  i  sali  piu  sopraindi- 
cati  per  la  loro  colorazione  elettiva  si  possono  vedere  spiccare  con  una 
colorazione  rossa  intensa  sul  fondo  giallo  dei  preparati,  nettamente  di- 
stinte  le  une  dalle  altre,  o  isolate,  sparse  per  i  tessuti. 

III.  —  Capillari  sanguigni. 

Siccome  la  dimostrazione  dei  vasi  oltreche  sulla  colorazione  delle 
pareti  riposa  sul  contenuto  in  globuli  rossi,  ne  consegue,  che  e  neces- 
sario  cbe  i  vasi  stessi  siano  ripieni  di  emazie,  e  quindi  tutti  i  pezzi  di 
cute  o  di  altri  organi  che  o  per  processi  patologici  o  per  artefatti  di 
varia  natura  (compressione,  iniezioni  ischemizzanti,  ad  es.  quelle  che  si 
fanno  nelle  ablazioni  di  pezzetti  di  cute  per  anestesia  nelle  biopsie  e  negli 
interventi  chirurgici)  ne  sono  poveri  od  anche  privi,  non  possono  asso- 
lutamente  servire.  E  pero  da  notare  pure  che  anche  con  pochi  globuli 
rossi  il  tragitto  dei  vasi  si  puo  vedere  bene,  specialmente  quando  si  adopri- 
no  i  sali  piu  adatti  alio  scopo,  specialmente  il  carbonate  di  litio,  che,  lasciano 
diffondere  nel  lume  del  vaso  1'  emoglobina  e  fanno  come  conglobare  le 
diverse  emazie  cbe  riempiono  il  vaso  stessu,  in  maniera  che  ne  consegue 
una  colorazione  diffusa  dei  capillari.  Le  preparazioni  che  cosi  si  otten- 
gono  si  equivalgono  perfettamente  per  i  risultati  a  quelle  cbe  si  hanno 
colle  iniezioni  capillari  del  sistema  artero-venoso.  Hanno  anzi  su  queste 
il  vantaggio  di  una  maggior  sicurezza  di  riuscita. 

Se  il  metodo  e  stato  praticato  su  pezzi  fissati  in  formalina  e  addi- 
zionato  dei  sali  che  sono  piu  acconci  alia  dimostrazione  isolata  delle 
emazie,  si  vedono  queste  nei  piu  piccoli  capillari  poste   le    une  accanto 


-  87   - 

le  altre,  in  lunghe  file  moniliformi,  deformate  (per   lo    piu   grossolana- 
mente  quadrangolari),  riempire  da  sole  il  lume  vasale. 

L'apparato  artero-venoso  delle  papille  o  quello  delle  glandole  sudo- 
ripare  appaiono  cosi  con  una  nettezza  ed  una  eleganza  incomparabili ; 
altrettanto  dicasi  dei  capillari  che  accompagnano  i  dotti  sudoripari,  di 
quelli  del  cellulare  sottocutaneo,  delle  terminazioni  nervose,  di  tutte 
insomnia  le  piu  fini  dlramazioni  delle  arterie  e  delle  vene. 

IV.   —   FlBRILLE  FOND  AMEN  TALI  DEL  COLLAGENO 

Gome  ho  gia  detto  si  vedono  particolarmente  bene  coi  sali  di  Carl- 
sbad e  col  cromato  di  Magnesio,  specialmente  in  preparati  in  cui  la 
decolorazione  col  picrato  di  Li  sia  stata  un  po'scarsa. 

Le  chiamo  fibrille  fondamentali  del  collageno  non  sapendo  franca- 
mente  quale  altro  nome  piii  esatto  assegnarle.  Sono  specialmente  evi- 
denti  in  quei  fasci  compatti  di  aspetto  ondulato  e  foggiati  a  ricci  che 
sono  piii  evidenti  nell'ipoderma. 

In  questi  esse  si  vedono  in  forma  di  filamenti  esilissimi  ondulati 
che  sembrano  in  parte  attaccarsi  ai  poli  dei  nuclei  (pure  allungati  e 
ondulati),  in  parte  non  mostrano  alcun  rapporto  con  questi.  Altre  volte 
si  direbbe  che  sono  situate  negli  interstizi  delle  fibrille  collagene.  E  fa- 
cile anche  vedere  il  depositarsi  di  finissimi  granuli,  che  poi  attaccan- 
dosi  Tun  l'altro  a  monile  danno  luogo  alia  formazione  dei  filamenti. 

La  presenza  di  queste  formazioni  granulose  e  fibrillar!  fa  assumere 
ai  fasci  connettivali  in  questiono  un  aspetto  molto  simile,  per  non  dire 
identico,  a  quello  dei  tendini,  gia  conosciuto  da  tempo,  dove  si  vedono 
gli  elementi  cellulari  (inoblasti,  cellule  di  Ranvier)  dal  corpo  protopla- 
smatico  appiattito  e  allungato,  provvisto  di  prolungamenti  i  quali  sembrano 
molte  volte  congiungersi  con  i  prolungamenti  delle  cellule  limitrofe  (*). 
Gome  pure  gli  elementi  fusiformi  descritti  da  Loisel  come  Elastoblasti 
(Journ.  de  l'Anat.  et  de  la  Physiol,  1897)  nel  ligamento  cervicale  del 
cavallo,  del  vitello  e  di  altri  animali,  ricordano  molto  le  formazioni  da 
me  osservate. 

Le  produzioni  granulari  poi  sono  afflni  a  quelle  osservate  da  Ran- 
vier nella  cartilagine  articolare,  e  da  Loisel  in  certi  legamenti  elastici 
di  diversi  animali  e  interpretati  come  granuli  elastogeni,  inquantoche 
avvicinandosi  e  fondendosi  darebbero  luogo  alia  formazione  di  fibre  ela- 
stiche. 

Diirck  (Virchow's  Archiv.  v.  189,  L907,  p.  62),  mediante  il  metodo 
di  Weigert  alia  lacca  rameico-ematossilinica  ha  trovato  nel  connettivo  e 
nello  pareti  vasali  delle  fibrille  connettivali  finissime  che  in  quest'ultimo 
organo  hanno  disposizione  raggiata.  Si  tratta  pero  di  formazioni  alquanto 
diverse  da  quelle  da  me  riscontrate,  assai  piii  afflni  alle  fibre  elastiche. 


(4)  Cfr.  Krause.  —  Allgem.  u.  mikr.  Anatomic,  Hannover,  1876,  p.  45  e  94. 


V.   —   FlBRILLE  MUSCOLARI 

Due  categorie  di  fibrille  muscolari  sono  particolarmente  ben  visibili 
col  metodo  indicato  quelle  della  tunica  vasale  e  quelle  dolle  glandole 
sudoripare.  Le  miofibrille  della  tunica  vasale  appaiono  nettissime,  ben 
evidenti  tanto  nello  strato  longitudinale  che  in  quollo  circolare,  in  forma 
di  elementi  allungati,  fasati,  regolarmente  asseriati.  Le  fibre  muscolari 
Usee  nelle  grand i  glandole  ascellari  erano  gia  state  vedute  da  Ko Hi- 
ker (x);  da  Heynold  (2)  poi  da  Sangster,  (3).  Ranvier  (4)  e  Her- 
mann, (5)  dimostrarono  —  contrariamente  all'opinione  sino  allora  so- 
stenuta  —  cbe  esse  erano  contenute  neH'interno  della  membrana,  fra 
questa  e  l'epitelio;  Krause  (6)  pero  combatte  recisamente  questa  opi- 
nione  affermando  che  sulla  sede  di  queste  fibrille,  al  di  fuori  della  mem 
brana  non  vi  pud  esser  dubbio  alcuno. 

Riguardo  al  decorso,  secondo  Heynold  (7),  esse  posseggono  una 
direzione  spirale,  secondo  Horschelmann  (8)  decorrono  alquanto  obli- 
quamente  rtspetto  all'  asse  longitudinale  del  canale  glandolare. 

Col  metodo  all'  azocarmino  queste  fibrille  appaiono  nelle  sezioni 
trasversali  dei  tubuli  glomerulari  come  addossati  alia  parete  limitante 
esterna,  a  cui  prende  parte  anche  un  anello  elastico,  in  forma  di  pic- 
cole  formazioni  grossolanamente  triangolari  o  ovoidali.  Nelle  sezioni 
longitudinali  e  oblique  si  vedono  queste  fibrille  di  figura  lanceolata,  fu- 
sata,  nettamente  staccate  le  une  dalle  altre  e  disposte  in  senso  obliquo, 
spirale  che  con  eleganti  e  regolari  giri  a  spira  avvolgono  il  tubulo  me- 
desimo.  Qualcho  volta  sembra  che  esse  abbiano  una  direzione  longitu- 
dinale all'  asse  del  tubulo  stesso,  e  quando  la  sezione  cade  tangenzial- 
mente  allora  le  fibrille  muscolari  appaiono  ancora  piii  evidenti. 

Ben  colorato  appare  per  lo  piii  anche  il  dotto  escretore  delle  glan- 
dole sudoripare,  che  sovente  e  accompagnato  da  uno  o  due  vasellini 
sanguigni. 

Nel  gomitolo  delle  glandole  sudoripare  possono  manifestarsi  talora 
particolari  granulazioni  e  formazioni  sferoidali  piii  grandi  in  forma  di 
gocce,  sulla  cui  natura  non  oserei  pronunciarmi,  ma  che  e  probabile 
siano  lipoidi  (9),  tanto  piii  che  sono  molto  simili  a  formazioni  analoghe 
che  potei  osservare  usando  il  metodo  Giaccio. 


(!)  Xolliker.  —  Mikrosk.  Anatomie,  II,  1850,  p.  159. 

(*)  Heynold.  —  Arehiv.  /.  pathol.  Anatom.  1874,  LXI,  p.  79. 

(3)  Sangster.  —  Quarterly  Journ.  of  microscop.  Sciences,  1S77,  XYII,  232. 

(4)  Ranvier.  —  Academic  des  Sciences  1879,   V.  89,  p.  1120. 

(6)  EI  ess  wan  n.  —  0.  li.  Hoc.  Biolog.  1879. 

(«)  Krause.  —  Hdbcuch.  d.  Menschl.  Anatomie;  Xaehtrag.  Zum  I.  Bonde,  1881,  p.  47. 

(7)  Heynold.  —  I.  c.  p.  83. 

(8)  Horschelmann.  —  Anatom.   Untersuchungen  titer    di    Schweissdriisen    des    Menschen.    In. 
Diss.  Dorpat.  187 5. 

(°)  Si  confrontino  anche  lo  formazioni  di  altra  natura,  come  le  granulazioni  acidolili    delle    quali 
»i  e  occupato  anche  di  rcc.  ntr  il  Ki  eibich  (Arch.  f.  Bermat.  1917,  CXXIV,  p.  668). 


-  89  - 


VI.  —  Nervi. 

Sono  generalmente  note  le  difflcolta  che  si  hanno  per  la  dimostra- 
zione  dei  nervi  della  cute,  non  rechera  quindi  meraviglia  se  anctie  que- 
sto  metodo  possa  talora  riuscire  incompletamente.  Allorche  pero  riesce 
si  possono  avere  bellissime  immagini  delle  guaine  mieliniche,  dei  cilin- 
drassili,  degli  imbuti  di  Golgi;  piu  intensamente  ancora  dei  nervi  del 
simpatico.  Quando  restano  colorati  gli  imbuti  di  Golgi  questi  appaiono 
nettissimi,  asseriati,  rivolti  verso  lo  stesso  lato,  tutti  uno  dentro  l'altro 
fino  al  punto  nodale  in  cui  combaciano  con  altri  rivolti  in  senso  op- 
posto. 

Bellissime  sono  pure  le  guaine  midollari  e  i  cilindrassili  che  pos- 
sono restare  colorati  anche  contemporaneamente. 

Nelle  fibre  terminali  che  vanno  ai  corpi  di  Meissner  o  ad  altre  termi- 
nazioni  si  vedono  le  fibre  dall'  aspetto  varicoso  nettamente  e  intensa- 
mente colorate. 

Una  colorazione  molto  elettiva  ricevono  anche  le  fibre  dei  nervi  del 
simpatico  ricchissimi  di  nuclei,  dall'  aspetto  ondulato,  arricciato. 

VII.  —  Grassi. 

La  colorazione  e  quanto  mai  elettiva  e  duratura.  I  grassi  del  sotto 
cutaneo  appaiono  per  lo  piu  in  forma  quasi  granulare.  La  reazione  ha 
sopra  tutto  importanza  dal  punto  di  vista  biochimico,  per  il  fatto 
della  insolubilizzazione  dei  grassi  ottenuta  colla  addizione  di  allume  alia 
soluzione  di  formolo  e  colla  cromizzazione  con  particolari  bicromati, 
specie  con  quello  di  litio  vecchio  (1).  II  metodo  rappresenta  cosi  un 
perfezionamento  e  un  completamento  dei  procedimenti  inaugurati  e  per- 
fezionati  dal  Giaccio.  Questi  infatti  e  riuscito  a  insolubilizzare  i  lipoidi, 
col  metodo  da  me  preconizzato  si  ottiene  anche  una  insolubilizzazione 
dei  grassi  del  sottocutaneo,  fatto  questo  che,  del  resto  come  ho  detto, 
io  avevo  gia  ottenuto  con  altri  procedimenti. 

VIII.  Epidermide. 

Sono  particolarmente  importanti  a  notare  la  reazione  che  puo  aversi 
della  eleidina,  e  la  dimostrazione  delle  membrane  del  Malpighiano,  la 
cui  esistenza  e  stata  anche  ultimamente  discussa  (2). 


(!)  Ricorderd  per  incidenza  che  si  ha  una  elegante  immagine  dei  grassi  colorando  le  sezioni  for- 
nioliche  al  congelatore  con  Girofle  acquoso  all'  1  %  per  10'-30'  (le  altre  di  metilsafranina  come  la  Cle- 
niatina,  la  Fucsina,  il  Metile-violetto  RRA  servono  ma  non  cosi  bene),  e  poi  trattando  con  Uranina 
(meno  bene  la  crisolina)  acquosa  al  5  %  per  30"-60"  ,  lavando  e  cbiudendo  in  glicerina.  I  grassi  del 
sottocutaneo  e  1'  eleidina  sono  colorati  in  rosso  vivo.  La  reazione  riesce  anche  se  si  e  fatta  una 
cromiz  zazioue  antecedente  con  bicromato  di  Litio. 

(2)  Per  queste  ultimo  riesce  ottimameute  il  procedimento  seguente  : 

1,   Sezioni  al  congelatore  o   previa    inolusione  in  paraffina  da  pezzi  flssati  in  liquidi  cromici ;  me- 


-   90   - 

Le  reazioni  dello  strato  lucido  nei  suoi  vari  componenti  hanno  an- 
ch'essi  notevole  importanza,  ma  le  immagini  che  si  ottengono  sono  per 
me  inferiori  a  quelle  che  si  possono  avere  cogli  altri  metodi  da  me 
pubblicati  in  altri  lavori. 

V.  —  CRITICA  DEL  METODO. 

II  metodo  che  ho  dettagliatamente  esposto  nolle  sue  diverse  va- 
rianti  e  senza  dubbio  difficile  non  tanto  perche  siano  difficili  le  varie 
manualita  quanto  perche  puo  accadere  che,  senza  ragione  apprezzabile, 
il  procedimento  riesca  solo  incompletamente  o  fallisca  del  tutto.  Io  ho 
cercato  a  lungo  di  studiarne  le  ragioni  senza  pero  riuscire  a  venir  a 
capo  di  conclusioni  plausibili. 

Esiste  secondo  me  un  nesso  tra  questo  metodo  e  quelli  per  il  sist. 
venoso  al  nitrato  di  Ag  (Golgi).  al  cloruro  di  oro,  quello  di  Gajal  per 
le  fibrille,  nonche  alia  reazione  cromocrisoidinica  da  me  preconizzata, 
in  quanto  le  cause  di  insuccesso  frequenti  in  questi  metodi  vanno  forse 
ricercate  in  uno  stesso  ordine  di  fatti.  Ed  io  ho  pensato  subito  a  feno- 
meni  di  alterazione  post-mortale  (macerazione,  autolisi,  saponificazione 
cadaverica  dei  grassi,  scissione  delle  proteiue,  ecc.  ecc),  ma  mi  e  acca- 
duto  di  vedere  talora  che  pezzi  freschissimi  davano  reazioni  inferiori  a 
pezzi  tolti  dal  cadavere  12  24  e  piii  ore  dalla  morte,  per  cui  dovetti 
quasi  pensare  che  le  reazioni  avvenissoro  solo  per  effetto  di  fatti  post- 
mortali.  E  infatti  aggiungendo  i  carbonati  alcalini  alle  soluzioni  di  for- 
molo  (con  che  verosilmente  si  saponificano  i  costituenti  grassosi  dei 
tossuti)  si  facilita  grandemente  la  dimostrazione  di  determinati  elementi 
ma  anche  qui  non  sempre.  Nemmeno  estraendo  sistematicamente  la  pelle 
dopo  diversi  periodi  di  tempo  dalla  morte  si  viene  a  capo  di  conclu- 
sioni decisive. 

Se  ne  deve  quindi  dedurre  che  da  questo  lato  non  e  possibile  tro- 
vare  una  spiegazione  plausibile. 

Rimane  solo  un  fatto  molto  importante  ed  e  che  se  si  tien  conto 
che  la  reazione  si  verifica  specialmente  a  carico  dei  grassi  del  sotto- 
cutaneo,  della  miolina  dei  nervi,  delPeleidina,  si  deve  dedurre  che  essa 
e  quasi  certamente  in  rapporto  col  costituente  grassoso  lipoideo  dei 
tessuti.  Infatti  anche  negli  altri  elementi  pei  quali  la  reazione  riesce 
positiva,  ontra  a  far  parte  un  costituente  lipoideo;  cosi  e  ad  es.  delle 
emazie  (*)  nelle  quali  esiste  colesterina  e  lecitina. 


glio  di  tutti  le  roiscele  di  policromati.  Sezioni  liberu. 

2.  Azokarraino  12-24  ore. 

3.  Acqua  brevemonto. 

1.   Picrato  di  >'U4  o  di  Mg  o  raeglio  di  Li  per  pocbi  istanti,  al  massimo  l'-2'. 
5.  Breve  lavaggio.  Alcool  ass.  Bouz.  Xil.  Uamar.  Bellissime  membrane  del  Malpigbiano  in  rosso 
(l)  II  metodo  di  Miller  (Frankfurter  ZeiUchr.  f.  Pathol.  1912,  XI,  403)  6  in  fondo  una  lacca  cro- 
moematossilinica. 


-  91   - 

La  insolubilizzazione  dei  lipoidi  colla  cromizzazionee  un  fatto  noto- 
riamente  stabilito  da  Giaccio:  successiyamento  io  sono  riuscito  a  ren- 
dere  insolubili  i  grassi  del  sotto  cutaneo  nella  lacca  cromo-ematossilinica 
usando  come  liquido  cromico  il  bicromato  di  litio  vecchio;  la  stessa 
reazione  cromocrisoidinica  da  me  preconizzata  si  basa  sulla  insolubiliz- 
zazione dei  grassi  per  effetto  di  una  soluzione  cromica. 

Nel  fare  queste  ultimo  ricerche  ho  potuto  stabilire  ancora  che  il 
bicromato  di  litio  vecchio  in  soluz,  al  10  °[0  per  12,  18,  24  ore  (non  di 
piu)  a  37°  insolubilizza,  completamente  i  grassi  del  sottocutaneo.  Se 
dopo  si  fa  agire  per  6-8  ore  una  soluzione  di  nitrato  di  Ag.  1  °[0  l'insolu- 
bilizzazione  e  ancora  piu  stabile.  Altrettanto  se  si  tratta  con  cloruro  d'oro 
all'  1  V 

Entrambe  queste  possono  eventualmente  essere  sottoposte  al  viraggio 
con  il  metodo  airidrochinone,  e  successivo  lavaggio  in  iposolfito. 

Anche  l'acido  fosfowolframico  in  soluzione  al  5  °[0,  fatto  agire  per 
24  ore  ha  azione  insolubilizzante  piii  o  meno  completa  sui  grassi  del 
sottocutaneo;  qui  e  difficile  pero  ammettere  che  si  tratti  dello  stesso 
meccanismo  d'azione  del  bicromato  di  Li,  dato  che  l'ac,  fosfomolibdenico 
agisce  essenzialmente  sulle  proteine  medianto  un  processo    denaturante. 

Ho  gia  riferito  che  il  metodo  e  di  difficile  esecuzione  e  non  e  cer- 
tamente  affidabile  ad  un  principiante;  la  dimostrazione  dei  grassi  e  quella 
delle  emazie,  riescono  con  discreta  regolarita;  un  po'  piii  malagevole  e 
quella  delle  fibrille  muscolari,  e  piu  ancora  quella  delle  fibrille  del  con- 
nettivo.  I  nervi  rappresentano  relemento  piii  incerto  e  piu  incostante  ad 
essere  colorato. 

Le  difficolta  stesse  del  procedimento  sono  di  ostacolo  a  che  si  possa 
dare  un  metodo  comune  che  serva  per  tutto.  L'aggiunta  di  Sali  di 
Carlsbad  e  la  formola  di  Jo  res  rappresentano  certamente  i  fissativi  di 
uso  piu  gonerale;  ma  per  i  grassi  rimane  sempre  sovrano  l'allume 
mentre  per  gli  altri  elementi  e  molto  piii  opportuno  ricorrere  ai  pro- 
cedimenti  singolarmente  indicati.  Dei  bicromati  quelli  invecchiati  di  litio 
e  di  rame  sono  parimente  di  uso  piii  comune;  l'azocarmino  serve  come 
colorante  generate  mentre  l'azur  puro  o  nelle  miscele  e  nelle  soluzioni 
che  lo  contengono,  rappresenta  il  colore  di  elezione  dei  grassi.  Riguardo 
ai  risullati  mi  limitero,  nel  chiudere  questa  memoria,  a  ricordare  come 
il  procedimento  dia  risultati  che  con  gli  altri  metodi  non  sono  stati  os- 
servati,  specialmente  per  le  fibrille  muscolari  delle  ghiandole  e  dei  vasi, 
per  quelle  connettivali  dei  fasci  del  collageno,  nonche  per  le  emazie  in 
rapporto  alia  topografia  dei  capillari. 

Rispetto  ai  grassi  esso  ha  sopra  tutto  importanza  dal  punto  di  vista 
istochimico. 


-  92  - 


Spiegazione  della  Tavola  IV. 

Fig.  1.  —  Rete  vasale  attoruo  al  tubulo  di  un  glomerulo  sudoriparo. 

Fig.  2.  —  Fibrille  del  collageno. 

Fig.  3.  —  Fibrille  muscolari  attorno  ai  t.ubuli  glandolari  sudoripari. 

Fig.  4.  —  Irabnti  di  Golgi  (la  figura  vonde  solo  in  parte  esattamente  le  imiuagini  che  si    ossservano 

nei  preparati). 
Fig.  5.  —  Nerro  simpatico. 


MARCO  PITZORNO 

Annunziarao  con  rararaarico  il  decesso  del  prof.  Marco  Pitzorno  libero  do- 
ccnte  di  Anatomia  umana  nella  R.  Universita  di  Sassari  avvenuta  in  quella  citta 
il  18  luglio  di  quest'anno. 

11  prof.  Pitzorno  era  da  raolti  anni  Aiuto  alia  Gattedra  di  Anatooia  uraana  e 
fu  anche  ad  intervalli  incaricato  deH'insegnaraento  della  stessa  disciplina.  Fu  un 
appassionato  cultore  deH'Anatomia.  Fra  le  sue  nuraerose  pubblicazioni  segnalercmo: 
Una  ricerca  sullo  sviluppo  delle  cavita  premandibolari  in  Gongylus  ocellatus 
(1902),  dalla  quale  emerge  che  questo  si  costituiscono  per  fusiono  di  cavita  pri- 
raarie  dappriraa  indipendenti;  uno  studio  sulla  fine  vascolarizzazione  del  midollo 
spinale  (1903)  dell'uomo  e  di  vari  aniraali;  uno  studio  anatomo-comparativo  sulle 
arterie  succlavia  ed  ascellare  (1903S1905);  varie  ricerche  sulla  struttura  dei  gan- 
gli  sirapatici  dei  Pesci  e  dei  Gheloni  (1910-1915\  le  quali  portano  un  notevole 
ed  originale  contribute  alia  conoscenza  del  simpatico  dei  Vertebrati  inferiori. 
Al  prof.  Pitzorno  fu  per  questi  suoi  studi  sul  simpatico  conferito  dall'Istituto 
Lomb.  di  Sc.  e  Lett,  un  premio  di  incoraggimento  sulla  Fondazione  Fossati. 

Nel  1919  Pitzorno  pubblico  una  ricerca  statistica  sulla  morfologia  delle  ar- 
terie del  pancreas. 


Avvertenza 

Delle  Comunicazioni  Originali  che  si   pubblicano  nel  Monilore 
Zoologico  Italiano  e  vietata  la  riproduzione. 

Gosimo  Gherubini,  Amministratore-responsabile. 

Firenze,  1920.  —  Tip.  L.  Niecolai,  Via  Faenza,  52. 


.  Homtore  Zoologico  /tali a  no, .  In  no  XXXI 


7m:  IV 


3 


m\ 


mi 

ipte 


'immt 


4 
n 


fW»f 


.; 


W.     I-. 

- .  • 


'^r^*-   i^v      *  ~yfr" " ' 


KMdlidis. 


Monitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zooiogica  Italiana 

DIRE  T  T  O 
DA 

GIULIO  CHIARUGI  EUGENIO  FICALBI 

Prof,  ili    Anatomia  muaua  Prof,  di   Anatomia  coiup.  e   Zoologia 

nel  K.  Istituto  di  Stndi  Super,  in  Firenze  nella  It.   [Tniversita  di  Pisa 

CON     LA    CO  I.I.ABO  II  AZIONE 

HI 

CECCARI  N.  (Firenze)  —  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADER1NI  R.  (Siena) 


Ufticio  di  Direzione  ed  Ammmisuaziioue:   Istituto  Auatoinino,  Firenze. 
12  Humeri  nll'anno  —  Abbuonamento  annuo  L..    30. 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  6. 


SOMMARIO:  Comunicazioni  originali:  Spadolini  I.,  A  proposito  di  una  nota 
del  sig.  M.  Corsy  «  Sur  unc  particularity  frequente,  sinon  coustante,  de  la 
scissure  superieure  du  poumon  chez  lo  foetus*.  —  Levi  G.,  Sulla  persistenza 
dei  caratteri  specifici  nolle  cellule  coltivate  in  vitro.  —  Ghizzetti  C,  Intorno 
alia  fossotta  faringea  del  cranio  umano  (Con  tig.).  —  Fag.  93-105. 

Notizie  sulla  sezione  embriologiea  della  fondaziono  Carnegie  di  Baltimora.  (G. 
Levi).  —  Pag.  105-108. 


COMUNICAZIONI  ORIGINALI 


DAL   L.VB0RAT0RI0    DI    FISIOLOGIA    DI    FIRENZE    DIRETTO    DAL    PROF.    G.    ROSSI 


A  proposito  di  una  nota  del  sig.  M.  Corsy  «  Sur  une  par- 
ticularity frequente,  sinon  constante,  de  la  scissure  su- 
perieure du  poumon  chez  le  foetus  »  (*). 


Dott.  I.  SPADOLINI,  Aiuto  e  Libero  Docente 


ft  vietata  la  riproduzione. 

Nella  seduta  del  20  gennaio  1920  il  Corsy  ha  comunieato  alia 
riunione  biologica  di  Marsiglia  della  "  Societe  de  Biologie  „  alcune 
sue  osservazioni  salla  scissura  superiore  del  polmone  fetale.  Egli, 
in  dodici  feti  umani  a  different  eta  di  sviluppo,  ha  riscontrato,  che 


(i)  C.  K.  de  la  Sot-.  de'Biol.,  vol.  S3,  pag.   103,  1920. 


-  94  - 

la  scissura,  la  quale  separa  a  destra  il  lobo  superiore  dal  medio, 
spesso  si  presentava  interrotta  da  un  ponte  variamente  esteso  di 
parenchiraa  polmonare. 

In  alcuni  casi  questo  solco  era  reso  disconLinuo  semplicemente 
per  la  presenza  di  una  membrana  connettivale,  in  alfcri  non  si  ap- 
profondiva  a  tutta  sostanza  come  si  veriflcherebbe  normalmente 
secondo  i  trattati.  Altri  particolari  su  questa  disposizione  che  ri- 
guarda  la  morfologia  del  polmone  sono  descritti  dal  Co  ray,  il  quale 
sembra  propenso  a  concludere  che  l'eta  del  feto  non  abbia  impor- 
tanza  sul  processo  stesso  di  saldamento  fra  i  lobi.  L'A.  manifesta 
il  proposito  di  continuare  le  ricerche  su  questo  argornento  che  non 
gli  risulta  preso  in  considerazione  finora  da  altri. 

Non  avrei  richiamata  l'attenzione  su  questa  nota  del  Corsy, 
semplicemente  per  fare  osservare  che  disposizioni  identiche  o  simili, 
in  assai  maggior  numero  furono  descritte  damefino  dal  1912.  Credo 
invece  opportuno  rilevare  alcune  conclusion!  alle  quali  giunge  l'A. 
e  che  secondo  il  mio  modo  di  vedere  derivano  dal  metodo  di  inda- 
gine  che  egli  ha  seguito  e  che  consiste  nell'illustrare  isolatamente 
soltanto  alcune  delle  variazioni  morfologiche  presentate  da  un  or- 
gano,  metodo  che  porta  a  conclusioni  completamente  differenti  da 
quelle  a  cui  si  deve  giungere  qualora  ci  si  ispiri  a  concetti  piu  ge- 
nerali,  adottando  per  esempio  il  metodo  statistico,  il  quale  gia  da 
molti  anni  viene  applicato  con  successo  alio  studio  di  problemi 
morfologici  nel  Laboratorio  di  Anatomia  Umana  Normale  in  Fi- 
renze;  Con  questi  criteri,  appunto  nelPIstituto  Anatomico  di  Fi- 
renze  ebbi  diversi  anni  or  sono  l'opportunita  di  compiere  uno  stu- 
dio abbastanza  esteso  sulla  morfologia  del  polmone  (I.  Spadolini, 
Contributo  alio  studio  della  morfologia  del  polmone  "  Archivio  Ita- 
liano  di  Anatomia  e  di  Embriologia  „,  vol.  11,  pag.  604,  1912-13), 
e  interpretai  il  significato  dei  solchi  polmonari  e  quindi  della  divi- 
sione  del  polmone  in  lobi,  sottoponendo  tutte  le  disposizioni  riscoii' 
trate  ad  un  esame  critico  basato  sullo  studio  della  distribuzione 
dei  bronchi  nei  respettivi  territori  polmonari  e  sulla  conoscenza  dei 
processi  che  si  svolgono  nei  primi  stadi  di  sviluppo  dell'apparecchio 
respiratorio.  Come  risultato  di  questa  serie  di  ricerche  fu  possibile 
dare  una  espressione  grafica  della  variability  delle  scissure  e  dei  lobi 
polmonari  e  stabilire  cosi  la  frequenza  con  cui  le  variazioni  stesse 
compaiono.  Nel  lavoro,  che  corredai  di  numerose  riproduzioni  foto- 
grafiche  dei  casi  che  mi  parvero  piu  interessanti,  e  quindi  descritta 
fra  le  molte  altre,  anche  la  variazione  citata  recentemente  dal 
Corsy  e  ne  feci  allora  rilevare  l'importanza  e  la  necessita  di  ricor- 


-   95   - 

darla  nella  descrizione  dei  solchi  polmonari,  perche  risconbraba  circa 
nei  dae  terzi  dei  casi  osservati.  Illusbrai  anche  le  modaliba  colle 
quali  nei  numerosi  casi  esaminabi  si  manifestava  quesba  incomple- 
tezza  del  solco  secondario  e  dal  confronto  fra  le  disposizioai  pre- 
sentate  da  feti  e  quelle  risconbrate  in  soggebbi  giovani  e  adulbi  pobei 
sbabilire  che  quesba  scissura,  alia  pari  di  albre,  e  compleba  alquanbo 
piu  frequenbemenbe  nei  febo.  Per  quesba  ragione  sosbenni  1'  ipobesi 
che  il  processo  di  saldamenbo  fra  i  lobi  conbinui  a  verificarsi  fino 
a  periodi  assai  inolbrabi  dello  sviluppo,  ed  anche  olbre  la  nasciba. 

Quanbo  all'ipobesi  del  Corsy  secondo  la  quale  l'A.,  condivi- 
dendo  le  idee  di  Alezais,  farebbe  dipendere  le  anomalie  delle  seis- 
sure  polmonari  da  connessioni  vascolari,  ribengo  che  essa  sia  assolu- 
bamenbe  inconciliabile  con  i  fabbi'  dimosbrabi  dalle  mie  ricerche.  Per 
ricordare  il  valore  morfologico  di  quesbo  gruppo  di  variazioni  credo 
infabbi  opporbuno  riporbare   dal   mio  sbudio  alcune   considerazioni : 

" II  polmone  si  pud  considerare  nell'insieme  come  un  organo 

che  si  abbozza  per  segmenbi  cosbibuibi  da  due  lobi,  respebbivamenbe 
corrispondenbi  alle  coppie  dei  bronchi  dorsale  e  venbrale  che  si  svi- 
luppano  lungo  il  bronco  principale.  Abbiamo  quindi  una  serie  di 
incisure  intersegmenba.li  (principali)  e  parallele  le  une  alle  albre,  ed 
una  serie  di  incisure  inbrasegmenbali  (fra  lobi  dorsali  e  venbrali, 
accessorie)  che  sono  invece  in  prolungamenbo  Tuna  deil'albra.  La 
permanenza  e  la  cosbanza  dell' incisura  principale  del  polmone? 
tanbo  a  desbra  quanbo  a  sinisbra,  dimosbra  che  e  persisbente  e  co- 
sbanbe  la  prima  incisura  inbersegmenbale;  e  quindi  nor  male  l'indi- 
pendenza  assoluba  del  primo  segmenbo  dai  segmenbi  successivi.  Che 
io  mi  sappia,  non  vi  hanno  casi  nei  quali  sia  sbaba  osservaba  la 
scomparsa  dell'incisura  principale,  cioe  la  fusione  del  primo  segmenbo 
cogli  albri. 

Quesbo  fabbo  conferma  in  noi  l'idea  che  le  incisure  inbersegmen- 
bali  abbiano  un  valore  morfologico  prevalenbe  sulle  inbrasegmenbali, 
poiche  oltre  a  comparire  J5no  dai  primi  sbadi,  sono  quelle  che  nei 
diversi  bipi  di  varieba  conservano  una  disposizione  piu  fissa.  Infabbi 
alio  sbesso  modo  che  non  si  e  mai  osservaba  la  scomparsa  della 
inbersegmenbale  I,  solo  in  casi  rarissimi  si  e  veduba  comparire  in- 
complebamenbe  la  inbersegmenbale  II.  D'albra  parbe  e  relabivamenbe 
frequenbe  la  incomplebezza  e  qualche  volba  la  mancanza  dell'  inci- 
sura secondaria  o  inbrasegmenbale.  Egli  e  dunque,  ripebo,  quesbo 
delle  inbersegmenbali  un  sisbema  di  scissure  che  ha  brovabo  uno 
sbabile  assebbo  morfologico  e  rappresenba  una  disposizione  piu  fon- 
damenbale  che  non  quella  delle  inbrasegmentali.   Nei  processo   evo- 


-  96  - 

lntivo  ontogenetico,  i  diversi  segmenti  del  polmone  si  fondono  fra  di 
loro  ed  alio  stesso  modo  si  fondono  anche  i  lobi  delio  stesso  seg- 
mento.  La  fusione  dei  segmenti  fra  loro  non  com  porta  variazione 
altro  che  minima  e  rarissima,  (al  massimo  pao  coinparire  un  accenno 
della  seconda  incisnra  intersegmentale)  ed  in  ambedue  i  lati  rag- 
giunge  e  si  arresta  sempre  alio  stesso  stadio,  mentre  invece  il  pro- 
cesso  di  fasione  tra  i  dae  lobi  del  segmento  non  sembra  che  abbia 
trovato  ancora  il  sao  assetto  definitive 

Gia  esso  e  a  sinistra  piu  avanzato  e  si  estende  normalmente 
anche  al  1°  segmento,  piu  cefalico;  mentre  a  destra  di  norma  non 
arriva  a  congiungere  i  dae  lobi  di  qaesto  1°  segmento.  Le  varieta 
poi  della  lobazione  polmonare,  che  nnmerosissime  sono  state  osser- 
vate  dagli  altri  e  da  me,  sono  tatte  collegate  col  differente  o  irre- 
golare  svolgersi  di  qaesto  processo  di  fasione  fra  i  lobi;  cioe  dal 
permanere  o  meno  di  qaelle  scissare  intrasegmentali  da  noi  ricor- 
date.  Ne  pad  sfaggire,  che  anche  il  processo  di  fasione  dei  lobi, 
nella  nostra  specie  e  gia  molto  vicino  a  trovare  il  sao  assetto  defi- 
nitivo, poiche,  come  dimostrano  le  tit  belle,  le  variazioni  si  aggrap- 
pano  intorno  ad  ana  normale  molto  alta  e  l'ampiezza  dell'  oscilla- 
zione  e  limitata  assai,  cosi  p.  es.  per  il  namero  delle  scissare  anor- 
mali  non  va  oltre  la  intrasegmentale  del  secondo  segmento  „. 


GIUSEPPE    LEVI 


Sulla  persistenza  dei  caratteri  specifici  nelle  cellule 
coltivate  in  vitro 


A  proposito  di  una  Goraunicazioue  di  Chr.  GHAMPY  (1). 


E  vietata  la  riproduziuue. 


Chr.  Champy  si  occapa  ancora  della  differenziazione  delle  cel- 

(')  Champy  ('h.        Pertc  do  la  staretidn  jpecifique  des  cellules  cnltiv6es  in  vitro.  —  ('.   /.'.  de 

13 


-  97   - 

lule  coltivate  in  vitro  e  piu  precisamente  della  scomparsa  o  meno 
delle  proprieta  biologiche  del  tessuto  coltivato  contemporaneamente 
alia  trasformazione  dei  caratteri  citologici;  un  organ o  che  ben  si 
presta  ali'analisi  di  tale  proprieta  e  la  prostata,  il  di  cui  fermento 
determina,  come  G-ley  e  Camus  hanno  dimostrato,  la  coagulazione 
del  secreto  delle  vesciehette  seminali. 

Frammenti  anche  minuti  di  prostata  di  Cavia  portati  nel  li- 
qnido  delle  vescicole  seminali  determinano  ua'area  di  coagulazione 
opaca  caratteristica;  ma  i  frammenti  dello  stesso  organo  dopo  es- 
ser  stati  collocati  in  plasma  colla  tecnica  consueta  per  le  culture 
"  in  vitro  „  danno  una  coagulazione  del  liquido  suddetto  sempre 
piu  debole  dal  1°  al  2°  giorno;  al  3°  ed  al  4°  giorno  non  la  danno 
piu  affatto. 

II  controllo  istologico  dimostra,  che  in  queste  condizioni  l'epi- 
telio  dei  tubuli  prostatici  sopravvive,  si  moltiplica,  ma  perde  i  ca- 
ratteri particolari  di  epitelio  secernente  che  aveva  nella  prostata 
normale;  vi  e  dunque  correlazione  fra  la  perdita  della  differenzia- 
zione  e  la  scomparsa  della  produzione  del  fermento. 

Quest'osservazione  interessante  armonizza  pienamente  coi  fatti 
antecedentemente  illustrati.  Infatti  J'  osservazione  di  Champy, 
(912-914)  che  le  cellule  secernenti  coltivate  in  vitro  si  sdifferenziano 
perdendo  i  loro  caratteri  speciflci  non  e  stata  fino  ad  oggi  conte- 
stata. 

Ma  in  una  nota  aggiunta  alia  suddetta  comunicazione  Champy 
si  occupa  dei  risultati  delle  mie  ricerche  (919)  sulla  differenziazione 
in  vitro  delle  fibrille  connettive  e  degli  elementi  muscolari;  egli  conte- 
sta  che  nelle  mie  colture  vi  sia  stata  differenziazione  di  fibrille  con- 
nettive e  muscolari  e  suppone,  che  io  sia  stato  tratto  in  errore  dal 
fatto,  che  nella  zona  di  invasione  gli  elementi  differenziati  siano 
stati  trascinati  dalla  migrazione  delle  cellule  mobili;  e  mi  muove 
l'appunto  "  di  aver  confuso  i  tenomeni  di  cultura  con  quelli  di  so- 
pravvivenza,  e  sopratutto  con  quelli  di  distensione  e  di  ameboidi- 
smo,  che  sarebbero  secondo  l'A.  assai  piu  generali  ed  importanti  di 
quanto  si  creda  „. 

Di  fronte  alia  difficolta  di  negare  la  persistenza  dei  caratteri 
speciflci  negli  elementi  del  cuore,  che,  come  emerge  dalle  ricerche 
di  Burrows,  di  Carrel,  di  Braus,  di  M.  Lewis,  continuano  a 
pulsare  per  molti  giorni  nelle  culture,  Champy  manifesta  la  con- 
vinzione  che  il  caso  del  cuore  sia  affatto  particolare;  quando  il  cuoie 
continua  a  battere  nel  plasma  le  cellule  muscolari  non  si  sdifferen- 
ziano, soltanto  perche  in  quel  caso  la  conservazione  della  funzione 


-  98  - 

crea  precisamente  la  condizione  che  fa  difetto  per  gli  altri  tessuti. 

Ma  secondo  l'A.  si  tratterebbe  non  di  coltura,  ma  di  sopravvi- 
venza;  ci  troveremmo  in  tal  caso  di  fronteadun  espenenza  analoga 
a  quella  eseguita  da  tanti  anni  da  fisiologi,  di  mantenere  la  fanzione 
del  cuore  nell'organo  isolate 

Per  affermare  che  vi  e  coltura  bisognerebhe  dimostrare  che  le 
cellule  cardiache  si  moltiplicano. 

Con  rammarico  debbo  constatare  che  Champy  nel  trattare 
con  tanta  leggerezza  una  questione  intricata,  mostra  di  ignorare 
molti  fatti  che  in  questo  capitolo  della  Biologia  sperimentale  sono 
stati  illustrati. 

Champy  ritiene  che  le  fibrille  connettive  da  me  osservate 
nella  zona  d'invasione  siano  dei  frammenti  provenienti  dal  tessuto 
esplantato,  anziche  dei  prodotti  dalla  differenziazione  di  cellule  mesen- 
chimal!. Ma  egli  dimentica  che  io  ho  seguito  nella  coltura  vivente 
l'accrescimento  per  movimento  ameboide  di  lunghissime  propaggini 
di  cellule  emigrate  nel  coagulo,  sulla  natura  delle  quali  mi  man- 
tenni  del  resto  assai  riservato.  —  Champy  non  fa  poi  cenno  delle 
importanti  ricerche  di  M.  Lewis,  la  quale  ha  sorpreso  l'evoluzione 
di  fibrille  connettivali  nell'ectoplasma  di  elementi  della  zona  d'inva- 
sione; e  le  immagini  ottenute  da  Lewis  sono  cosi  nitide  e  con- 
vincenti,  che  nessun  istologo  competence  pud  supporre  che  si  tratti 
di  frammenti  di  fibrille  preesistenti  trascinati  nel  coagulo. 

Riguardo  agli  elementi  muscolari  striati  del  cuore  e  dei  muscoli 
volontari,  conviene  distinguere  fra  la  possibility  di  differenziazione 
nelle  colture  in  vitro  da  parte  di  mioblasti  che  non  hanno  ancora 
i  caratteri  specifici  e  la  persistenza  nelle  colture  in  vitro  dei  carat- 
teri  che  le  cellule  avevano  gia  acquistato  nel  tessuto  prima  del- 
l'esplantazione. 

La  possibilita  di  una  differenziazione  fu  osservata  da  Harrison 
negli  elementi  dei  muscoli  scheletrici  di  larve  di  Rana. 

Ma  da  nessun'  alfcra  delle  ricerche  successive  di  Burrows,  di 
Congdon,  di  W.  e  di  M.  Lewis,  ne  dalle  mie,  risulta  dimostrato 
in  modo  convincente  che  mioblasti  esplantati  prima  della  loro  dif- 
ferenziazione possono  evolversi  ulteriormente  nelle  colture. 

Anzi  da  quanto  e  stato  finora  visto  e  lecito  arguire,  che  la 
tecnica  attuale  delle  colture  non  permette  tale  differenziazione,  al- 
meno  in  colture  di  tessuti  di  Amnioti.  Percio  e  in  errore  Champy 
quando  mi  attribuisce  la  constatazione  di  "  una  differenziazione  in 
vitro  di  fibrille  muscolari  „  che  io  non  ho  mai  affermata. 


-   99   - 

In  quanto  alia  persistenza  dei  caratteri  specific  nei  mioblasti  io 
ho  osservato  (l),  in  pieno  accordo  con  Congdon,  W.  e  M.Lewis, 
che  (pag.  558)  :  "  Non  e  norma  generale  che  gli  elementi  in  vitro 
perdano  i  propri  caratteri  morfologici ;  le  cellule  degli  epiteli  di  ri- 
vestimento,  quelle  deila  notocorda  e  soprattutto  i  mioblasti  della 
muscolatura  striata  emigrafci  nel  coagulo,  i  quali  ultimi  possiedono 
delle  caratteristiche  specifiche  piu  spiccate,  possono  mantenerle  a 
lungo  in  grado  diverso  a  seconda  dei  casi  „. 

Io  ho  particolarmente  insistito  sulla  seguente  circostanza  ;  che 
la  sdifferenziazione  degli  elementi  muscolari  nei  quali  si  sono  co- 
stituite  le  miofibrille  striate  e  un'eventualita  frequente  nelle  colture, 
ma  non  rappresenta  la  norma ;  perche  in  molte  colture  di  miocardio 
e  di  muscoli  scheletrici  noi  vediamo  emigrare  nel  coagulo  delle  fibre 
muscolari  con  miofibrille  con  o  senza  striatura. 

Noi  ignoriamo  ancora  quali  siano  le  condizioni  che  permettono 
o  meno  l'evoluzione  dei  mioblasti ;  condizioni  che  sono  verisimil- 
mente  connesse  alle  proprieta  del  mezzo  colturale,  a  lievi  variazioni 
nel  modo  di  preparare  il  frammento  esplantato,  ecc.  Di  fronte  ad 
incertezze  non  minori  ci  troviamo  quando  si  tratta  di  determinare 
le  cause  della  preponderanza  dell'uno  e  dell'altro  dei  vari  tessuti 
di  un  organo  esplantato. 

Perche  Champy  considera  come  eccezionale  il  caso  del  cuore, 
e  non  tiene  alcun  con  to  delle  ricerche  di  W.  e  M.  Lewis  dalle  quali 
emerge  che  fibre  dei  muscoli  scheletrici  molto  inoltrate  nella  loro 
evoluzione  (colture  di  embrioni  di  polio  dal  7°  all'll0  giorno)  in  con- 
tinuity con  le  estremita  tagliate  delle  vecchie  fibre  ed  anche  libere, 
possiedono  una  distinta  striatura  trasversale  e  pulsano  ritmica- 
mente?  Cosi  Champy  dimentica  i  reperti  di  M.  Lewis  sulle  cel- 
lule muscolari  liscie,  pure  pulsanti  ritmicamente. 

Egli  pretende  che  gli  elementi  muscolari  coltivati  in  vitro  non 
si  moltiplicano  e  per  questo  contesta  alia  massa  di  cellule  emi- 
grate nel  coagulo  il  valore  di  una  coltura.  Se  queste  esperienze 
fossero  paragonabili,  come  erroneamente  ritiene  Champy  alia  so- 
pravvivenza  del  cuore  isolato,  non  saprei  dargli  torto;  ma  neppure 
uno  dei  fatti  che  conosciamo  giustifica  tale  paragone. 

Burrows  ha  osservata  una  larga  migrazione  di  mioblasti  nel 
plasma  e  la  loro  riproduzione  per  mitosi  e  che  il  sincizio  di  mio- 
blasti isolati  riprodottisi  per  divisione  dopo  qualche  giorno  incomin- 


(')  Levi  G.  —  Nuovi  studi  an  cellule  coltivate  in  vitro.  —  Arch.  ital.  di  Anat.  e  di  Kmbr.    Vol. 
XYT,  f.  4,  19i9. 


—    100  — 

ciano  a  pulsare.  Inoltre  le  ricerche  successive  di  W.  e  M.  Lewis 
e  mie  hanno  confermato  che  i  mioblasti  si  riproducono  per  mitosi 
nella  zona  di  invasione.  Basterebbero  questi  fatti  a  dimostrare  che 
le  colture  di  miocardio  non  sono  neppure  lontanamente  paragonabili 
agli  organ i  isolati  mantenuti  in  vita  nelle  classiche  esperienze  fisio- 
logiche. 

Ma  anche  prescindendo  da  questi  fatti  incontestabili  per  clii 
abbia  una  certa  esperienza  su  quest'argomento,  mi  sembra  che  la 
distinzione  sulla  quale  tanto  insiste  Champy  fra  sopravvivenza 
(survie)  e  coltura  sia  puraraente  verbalistica  e  priva  di  interesse. 
Questa  distinzione  fn  gia  da  me  criticata  a  pag.  558  e  seg.  della 
mia  pubblicazione  citata.  Non  annoiero  il  lettore  col  ripetere  ora 
gli  argomenti  gia  detti. 

Champy  non  si  rende  conto  che  la  denominazione  di  "  coltura  „ 
ha  un  valore  empirico;  fu  adoperata  per  il  desiderio  di  stabilire  un 
parallelo  fra  il  com  portamento  degli  organisrni  unicellulari  e  quello 
delle  cellule  dei  Metazoi  nei  mezzi  nutritivi,  e  fu  mantenuta  come 
denominazione  comoda  per  indicare  succintamente  questo  procedi- 
mento  tecnico;  ma  e  evidente  che  la  medesima  e  priva  di  conte- 
nuto  scientifico. 

Champy  pretende  di  limitare  la  denominazione  di  coltura  sol- 
tan  to  a  quei  casi  nei  quali  le  cellule  si  riproducono;  ne  verrebbero 
adunque  ad  essere  escluse  tutte  le  esplantazioni  (secondo  la  deno- 
minazione di  Op  pel)  di  tessuto  nervoso  embrionale,  in  cui  avviene 
una  differenziazione  di  fibre  nervose;  come  pure  quelle  esplantazioni 
di  tessuto  muscolare  nelle  quali  non  si  ha  una  moltiplicazione  di 
cellule;  cosi  pure  quelle  di  epiteli  e  di  altri  tessuti,  in  cui  la  molti- 
plicazione cellulare  e  limitata  e  del  tutto  assente. 

La  mirabile  scoperta  di  Harrison  ha  dato  alia  scienza  un 
metodo  che  permette  di  modificare  artificialmente  1'  ambiente  nei 
quale  le  cellule  dei  tessuti  vivono,  e  questa  modificazione  si  riper- 
cuote  sulla  loro  forma  e  sull'architettura  del  tessuto;  in  molti  casi 
la  capacita  riproduttiva  che  esse  possedevano  si  esalta;  ma  in  ge- 
nere  le  cellule  gia  differenziate,  quali  i  neuroblast!  e  talora  i  miobla- 
sti, non  si  riproducono. 

Cos!  pure  le  differenze  nei  mantenersi  o  meno  dei  caratteri  spe- 
ciiici  originari  non  sono  sostanziali  ma  variano  moltissimo  anche  per 
uno  stesso  te3suto  per  tanri  fattori,  non  ultimo  cerfco  la  proprieta 
del  mezzo  di  coltura,  come  Uhlenhut  ha  dimostrato. 

Ma  questi  non  sono  cho  particolari,  certamente   non    trascura- 


-   101   - 

bili,  ma  di  importanza  accessoria  e  che  non  giustificano   per   nulla 
la  distinzione  su  cui  insiste  Champy. 

Una  sola  distinzione  ci  e  concessa  alio  stato  attuale  delle  no- 
stre  conoscenze,  distinzione  alia  quale  le  ricerche  antecedenti  di 
Champy  hanno  validatnente  contribnito :  fra  organo  colla  sua 
struttura  tipica  ed  immutabile,  finche  le  correlazioni  che  si  stabili- 
scono  mediante  gli  ormoni  circolanfci  negli  organi  dello  stesso  indi- 
viduo  si  mantengono  integre,  ed  esplantato  o  coltura  che  dir  si  vo- 
glia,  nella  quale  l'architettura  tipica  deH'organo  originario  tende  a 
modificarsi  in  grado  piu  o  meno  elevato  a  seconda  delle  condizioni, 
anche  se,  come  non  di  rado  accade,  le  cellule  del  tessuto  manten- 
gono i  loro  caratteri  specifici  o  perflno  si  differenziano  ulteriormente, 
come  nel  caso  dei  neuroblast!. 


ISTITUTO   ANATOMICO   DELLA  R.   UNIVERSITA   DI  GENOVA 
DIRETTO   DAL   PROF.   P.   LACHI 


Intorno  alia  fossetta  faringea  del  cranio  umano 


G.  GHIZZETTI.  Studeiite 


(Con  flgura). 

it  vietata  la  riproduzione 


L' argomento  della  fossetta  faringea  specialmente  in  rapporto 
colle  cause  che  la  determinano  ha  interessato  gli  anatomici  sin  dal 
1846,  anno  in  cui  Tortual  per  il  primo  la  osservo  in  un  cranio  di 
Cafro  e  in  uno  di  Boschimano  e  le  diede  il  nome  di  fovea  bursae. 

Come  giustamente  noto  Poelchen  0)  non  va  confusa  colla 
fossetta  navicolare,  depressione  leggera,  superficiale,  delineata  da  due 
leggeri  rilievi  ossei,  tanto  piu  quando  si  pensi  che  questa,  sempre 
secondo  Poelchen,  si   presenta    nel    62,3%    di   crani    esaminati, 


(')  Poelchen.  —  Zur  Anatouiie  des  Naaenraclienniauiues.  —   Virehoxv'  s  Arehiv.,  1S90. 


-   102   - 

mentre  la  fossetta  faringea  invece  e  molto  rara,  1,4  %  secondo 
Le  Double. 

Tourneanx  (l)  che  ha  trovato  la  percentuale  piu  alta,  1' ha 
osservata  il  3,89  %.  Puo  anche  notarsi  la  coesistenza  di  una 
fossetta  navicolare  e  di  una  fossetta  faringea.  Sul  modo  di  forma- 
zione  della  fossetta  faringea  sono  state  emesse  paiecchie  teorie. 
Infatti  si  e  voluta  trovare  la  sua  ragione  d'  essere  in  un  arresto  di 
sviluppo  del  basioccipitale,  in  una  saldatura  incompleta  del  basioc- 
cipitale  col  basiotico,  in  una  persistenza  del  condoUo  ipofisario  (che 
invece  e  piu  anteriore),  in  un  semplice  canale  vascolare  (G- ruber)  o 
nella  pressione  prodotta  dalla  tasca  di  Seessel  (Rorniti  (2)),  o  an- 
cora  come  depressione  prodotta  dalla  borsa  faringea  in  rapporto  col 
canale  cordale  inferiore  (Pern a  (3)). 

Quest' ultima  teoria  incontro  il  favore  di  J.  P.  Tourneaux, 
come  conciliante  i  reperti  anatomici  con  i  dati  embriologici,  e  anzi 
accomuno  1'  origine  della  fossa  navicolare  a  quella  della  fossetta  fa- 
ringea, dicendo  questa  una  fossa  navicolare  piu  profonda,  corrispon- 
dendo  al  fondo  della  borsa  racchiusa  dai  depositi  di  sostanza  ossea. 
Nessuna  di  queste  teorie  ha  incontrato  il  favore  universale,  anzi  la 
questione  e  sempre  dibattuta. 

Per  quanto  io  sappia  nessuno  ha  cercato  di  fare  osservazioni 
dirette  a  constatare  quale  parte  di  faringe  corrisponda  alia  fossetta 
faringea;  ed  e  percio  che  ho  intrapreso  una  serie  di  ricerche  su  ca- 
daveri  umani  per  stabilire  quale  parte  di  faringe  prenda  eventual- 
mente  parte  alia  formazione  della  fossetta  faringea. 

Le  mie  osservazioni  sono  state  eseguite  su  62  cadaveri  di  tutte 
le  eta,  da  feti  non  a  termine  a  vecchi.  Per  1'  osservazione  ho  pro- 
ceduto  nel  seguente  modo :  Con  un  taglio  trasversale  rasentante  il 
pavimento  delle  cavita  nasali  lino  alle  coane  e  con  un  altro  perpen- 
dicolare  a  questo  e  frontale  diretto  in  basso  al  di  dietro  della  man- 
dibola,  abbattevo  la  meta  inferiore  della  faccia  in  basso,  mettendo 
cosi  alio  scoperto  la  paret6  posteriore  del  faringe,  dominandone  per- 
cio anche  la  volta. 

Nella  1 1 nasi  totalita  dei  casi  ho  trovato  la  presenza  della   ton- 


(i)  Tourneaux  -I.  1'.  —  Hours,  pharyngienne  et  recessus  median  du  pharynx  ehez  1'  homme 
et  ohez  le  chevaL  fossette  pharyngienne  el  naviculaire  chez  l'homme.  —  Journal  de  I'AntUomie  et 
Physiologie,  1912. 

(2)  Romiti.  —  I.i  icssrtia  faringea  nell' osso  occipitale  dfll' uomo.  —  Atti  della  Societd  toscana 
di  Scienze  Naturali,  1890. 

P)  Pern  a.  —  Sul  canale  basilare  raediano  e  sul  significato  della  fossetta  faringea  dell' ossn  oc- 
cipitale,  —  Anatoinixchcr  Anzeiger,    /;./.   XXVIII.   X.   l.r>-l<>.   1906. 


-   103   - 

silla  faringea  o  dei  suoi  resti  con  una  insolcatura  sagitbale  piu  o 
meno  ben  definita :  recesso  raediano  se  appariva  come  solco  me- 
diano  della  tonsilla  o  dei  suoi  residui,  borsa  faringea  se  invece  me- 
glio  definita  a  forma  sferica  cava.  Staccando  poi  con  precauzione  la 
faringe,  ho  osservato  al  di  dietro  di  questa  la  presenza  di  due  fasci 
fibrosi  compatti,  che  partendo  dal  tubercolo  faringeo  si  dirigono  in 
avanti  verso  l'apertura  posteriore  dolle  fosse  nasali.  Questi  due  fasci 
non  possono  in  nessun  modo  essere  confusi  coll'  afctacco  della  fascia 
faringea,  perche  sono  piu  profondamente  situati  e  sono  piuttosto  in 
rapporto  con  il  legamento  vertebrale  comune  anteriore.  AH'  esame 
istologico  essi  sono  risultati  composti  di  tessuto  fibroso  denso. 


Figura  seiniscbematica.  —  /.  /i  fasci  librosi  iu  coutiuuazioiie  del  liganiento  vertebrale  eomune  an- 
teriore :  r.  f.  infossatnra  ovo  si  insiuua  il  recesso  faringeo  ;  t.  f.  tubercolo  faringeo  ;  I.  v.  a.  liga- 
niento vertebrale  comune  anteriore. 


Quesfci  due  fasci  aderenti  al  tubercolo  faringeo  tendono  a  diva- 
ricarsi  in  avanti  per  terminare  sfumando  ai  lati  del  basioccipitale 
in  vicinanza  della  sincondrosi  sfenoccipitale,  come  mostra  la  figura. 

Inoltre  i  detti  fasci  fibrosi,  mentre  aderiscono  al  tubercolo  fa- 
ringeo, si  continuano  in  basso  in  quella  parte  di  ligamento  che  dal 
detto  tubercolo  va  a   quello   dell'atlante   e    successivamente    sulla 


-    104  - 

faccia  ventrale  delle  altre  vertebre  sottostanti,  in  modo  che  il  liga- 
raento  vertebrate  comune  anteriore  piuttosto  che  dal  tubercolo  fa- 
ringeo  apparisce  originato  sul  basioccipitale  sotto  forma  di  due  fasci 
lateral i  al  davanti  del  tubercolo  stesso,  continuantesi  poi  su  questo 
e  successivam ente  sulle  altre  vertebre.  Non  mi  sembra  strano  il 
pensare  che  gli  indicati  fasci  fibrosi  profondamente  in  corrispondenza 
del  processo  basilare  possano  andare  incontro  ad  una  ossificazione 
che  circoscriva  nella  linea  mediana  una  depressione  quale  e  la  fos- 
setta  navicolare,  anche  tenendo  conto  della  sede,  forma  e  dimensioni. 

Pochi  millimetri  al  davanti  del  tubercolo  faringeo,  fra  i  due 
fasci  anzidetti,  costantemente  s'  incunea  una  piccola  porzione  di  fa- 
ringe,  corrispondente  all'  estremo  postero-inferiore  del  recesso  farin- 
geo, che  riesce  impossibile  distaccare  e  che  nasconde  la  borsa  farin- 
gea  quando  esiste  (v.  fig.  r.  f.). 

Nei  tre  casi  di  fossetta  faringea  che  ho  potuto  studiare  sul 
cadavere  nelle  62  ricerche,  la  borsa  faringea  costantemente  dopo 
essere  passata  attraverso  ai  due  anzidetti  fasci  fibrosi,  andava  ad 
occupare  colla  sua  parte  piu  'profonda  la  fossetta  stessa.  II  passag- 
gio  della  borsa  faringea  attraverso  i  fasci  1'  ho  potuta  anche  osser- 
vare  microscopicamente  in  preparati,  che  permettono  di  rilevare  il 
rivestimento  epiteliale  (con  qualche  elemento  adenoideo  all'  intorno) 
chiuso  da  una  parte  e  dall'  altra  dal  tessuto  fibroso  denso  dei  due 
fasci  e  prolungantesi  nella  fossetta. 

I  tre  casi  di  fossetta  da  me  osservati  sono:  uno  di  uomo  del- 
1'  eta  di  80  anni,  morto  per  bronco-polmonite,  uno  di  donna  di  45 
anni,  morta  per  ascesso  freddo  lombare  e  un  altro  in  uomo  di  72 
anni,  morto"  per  tabe  dorsale.  La  fossetta  della  donna  non  era  molto 
profonda  e  presentava  nel  fondo  delle  anfrattuosita,  forse  dovuie  a 
compressione,  ricordanti  quelle  prodotte  dalle  granulazioni  del  Pac- 
chioni  e  la  fossetta  del  tubercolo  pterigoideo  studiata  da  Lachi  (1). 

Le  osservazioni  da  me  fatte  mi  conducono  alle  seguenti  con- 
clusioni : 

1.°  Sulla  faccia  ventrale  del  processo  basilare,  dal  tubercolo 
faringeo  (ipocordale)  si  dipartono  due  fasci  fibrosi  che  irradiandosi 
in  avanti  si  sperdono  sui  lati  fin  presso  la  sincondrosi  sfeno-occipi- 
tale  e  costituiscono  I'  inizio  del  ligamento  vertebrale  comune  an- 
teriore. 

2.°  I  due  fasci  fibrosi,  pochi  millimetri  al  davanti  del  tuber- 


(')  Laclii.  —  T)i  una  «  fossetta  <lcl  tubercolo  pterigoideo  >•  nel  cranio  umano.  —    Archwio    Ha- 
itomia  e  di  Embriologia.    Vol.  XIIi    Fasc.  :'..  1914. 


-   105  - 

colo  faringeo,  lasciano  sulla  linea  mediana  una  depressions  in  cui 
si  insinua  costantemenfee  il  recesso  faringeo  col  suo  estremo  poste- 
riore,  e  la  borsa  faringea  se  esiste. 

3.9  Fossetta  navicolare  e  fossetta  faringea  hanno  differente  va- 
lore  morfologico :  la  prima  dipende  dalla  formazione  ligamentosa 
descritta:  la  seconda  dipende  da  una  evaginazione  della  faringe. 

4.°  Se  esiste  una  fossetta  faringea,  questa  coesiste  con  una 
borsa  faringea,  pure  ammettendo  che  la  borsa  faringea  possa  non 
dare  luogo  ad  una  fossetta  faringea. 


Notizie  sulla  sezione  embriologica  della  fondazione  Carnegie 

di  Baltimore. 


E  vietata  la  riproduziolie. 


La  sezione  embriologiea  della  Fondazione  Carnegie  di  Washington 
e  accolta  in  un  Istituto  della  John  Hopkins  University  di  Baltimora  ed 
era  sino  al  1917  diretta  da  Franklin  P.  Mall;  dopo  la  morte  prema- 
tura di  questo  grande  embriologo  avvenuta  nel  Novembre  di  queH'anno, 
della  direzione  dell'  Istituto  fu  incaricato  e  poi  definitivamente  nominato 
George  L.  Streeter  allievo  di  Mall.  Esso  e  destinato  alio  studio  del- 
l'embriologia  umana,  ma  intesa  in  un  senso  largo ;  vi  e  compresa,  oltre 
che  l'Anatomia  sistematica  deU'embrione  a  vari  stadi,  usufruendo  di  tutti 
i  mezzi  di  cui  dispone  la  tecnica  embriologica,  la  struttura  dei  tessuti 
e  delle  cellule  deU'embrione,  come  pure  lo  studio  del  corpo  deU'embrione 
complessivamente. 

Gosi  pure  non  sono  trascurati  gli  studi  su  embrioni  anomali,  nel 
quale  campo  Mall  seguendo  le  orme  di  Carlo  Giacomini  ha  lasciato 
un  solco  profondo,  nelle  ricerche  sperimentali  su  embrioni  di  quegli  ani- 
mali  che  sono  accessibili  all'esperimento. 

Finora  1' Istituto  embriologico  si  era  ihstallalo  nel  Hunterian  Labo- 
ratory della  Johns  Hopkins  University,  ma  attualmente  essendo  gli  am- 
bienti  inadeguati  ai  nuovi  bisogni,  e  progettata  la  costruzione  di  un 
grande  edificio  a  4  piani. 


—  106  - 

Recentemente  fu  invitato  a  fame  parte  Warron  H.  Lewis  Pi*r>- 
fessore  di  anatomia  fisiologica  nella  Johns  Hopkins  University,  tanto  fa- 
vorevolmente  conosciuto  nel  mondo  scientifico  per  le  sue  ricerche  di 
Embriologia  sperimentale  e  soprattutto  per  i  suoi  recenti  studi  com- 
piuti  in  collaborazione  con  M.  Lewis  sulla  coltivazione  dei  tessuti  in 
mezzi  di  coltura  artificiali. 

Vari  ricercatori  (Arthur  Meyer,  Adolf  Schultz,  Abram  Kerr, 
E.  Cowdry,  G.  W.  Barthelmez,  B.  F.  Kingsbury,  II.  D.  Senior, 
P.  Reagan,  R.  Chambers,  ed  altri  ancora)  hanno  temporaneamente 
rinunziato  all'  insognamento  che  tenevano  in  altre  universita  per  poter 
dedicare  tutta  la  loro  attivita  alia  ricerca  nella  sezione  erabriologica 
dell'  Istiluto  Carnegie,  e  torna  ad  esso  a  grande  onore,  di  aver  ospitato 
durante  la  guerra,  offrendo  loro  una  posizione  decorosa  e  larsxhi  mezzi 
di  lavoro,  due  valenti  studiosi  Belgi,  Oraer  van  Der  Stricht  e  Jules 
Duesberg,  i  quali  in  seguito  all'  invasiono  del  Belgio  erano  stati  co- 
stretti  ad  abbandonare  la  loro  patria. 

In  grazia  ad  una  sapiente  organizzazione  vi  sono  inviati  embrioni 
umani  da  tutte  le  parti  dell* America. 

Nel  1917  ne  possedeva  2000  esemplari,  dei  quali  860  patologici,  11 40 
normali;  e  negli  anni  successivi  la  collezione  si  e  considerevolmente 
arricchita. 

Degli  embrioni  normali  24  appartenevano  al  1°  mese,  314  al  2°, 
309  al  3°,  226  al  4°,  141  al  5°.  Moltissimi  degli  embrioni  raccolti  veil- 
nero  sezionati  in  serie  e  furono  dei  medesimi  e  di  determinati  organi 
eseguite  ricostruzioni  plasticbe,  altri  furono  iniettati  per  lo  studio  dell'ap- 
parato  vascolare. Molte  figure  del  notissimo  trattato  di  Keibel  e  Mall 
sono  riproduzioni  di  embrioni  iniettati  e  di  modelli  appartenenti  all'Isti- 
tuto  Carnegie. 

Fra  le  ricerche  piu  recenti  compiute  in  quel  centro  di  studio  e  rese 
di  pubblica  ragione  in  parte  nei  piii  noti  periodici  americani,  in  parte 
nelle  «  Publications  of  Carnegie  Institution  of  Washington  »  periodico 
con  veste  tipografica  lussuosa  e  splendide  tavole  litografiche,  segnalero 
come  particolarmente  notevoli  le  seguenti: 

Gli  studi  di  Mall  pubblicati  dopo  la  sua  morte  su  embrioni  umani 
ciclopici  e  sul  magma  reticolato  in  nova  umane  anomale. 

Un'altra  pubblicazione  postuma  di  Mall  porta  un  importante  con- 
tribute statistico,  fondato  sul  materiale  della  collezione  di  embrioni, 
sulla  tanto  dibattuta  questione  del  rapporto  fra  mestruazione  e  feconda- 
zione,  arrivando  alia  conclusione  che  il  periodo  in  cui  con  maggior  fre- 
quenza  la  fecondazione  avviene  e  dal  4°  al  13°  giorno  dopo  Finizio  della 
mestruazione. 

L'osservazione  di  Streeter  di  un  uovo  contenente  due  embrioni 
gemelli,  l'uno  alquanlo  piu  inoltrato  di  quelle  di  von  Spee  del  1896 
(v.  II.)  L'altro  arreslato  nello  sviluppo  e  costituito  da  2  vescicole  sepa- 


-   107  - 

rate,  l'una  delle  quali  rappresenta  evidentemente  la  vescicola  amniotica, 
l'altra  la  vescicola  ombelicale. 

Sarebbe  stato  desiderabile  che  l'A.  ricordasse  a  questo  proposito 
l'osservazione  di  Ghiarugi  del  1909  (Arch.  it.  di  An.  e  Embr.  Vol.  8) 
di  un  uovo  umano  al  2°  mese  in  cui  due  embrioni  indipendenti,  ciascuno 
dei  quali  era  provvisto  di  un  funicolo,  di  un  sacco  vitelline  e  di  un 
amiios  proprio,  erano  contenuti  in  un  unico  corion. 

A  W.  Meyer  illustra  4  casi  di  gravidanze  gemellari  con  doppio 
uovo  nelle  quali  i  due  embrioni  presentano  spiccate  dilferenze  di  gran- 
dezza  e  nei  gradi  di  sviluppo:  e  evidente  che  in  questi  casi  uno  dei  ge- 
melli  era  morto  ed  era  stato  trattenuto  sino  alia  nascila  deH'altro  (vedi 
a  questo  proposito  51  caso  descritto  da  Lachi  nel  1895). 

Meyer  ha  dedicato  inoltre  la  sua  attenzione  alia  frequenza  deH'an 
tolisi  e  del  riassorbimento  intrauterine  del  contenuto  dell' uovo  nell'uo- 
mo;  sui  2000  casi   della    Collezione  Carnegie  questa   fu    risconlrata   nel 
12.8  «/0  dei  casi. 

Omer  van  der  Stricht  ha  studiato  l'istogenesi  dell'organo  del  Gorti 
e  piu  particolarmente  dei  pilastri,  del  tunnel  e  dello  spazio  di  Nuel. 

Duesberg  ha  proseguito  le  sue  antecedenti  indagini  nel  dominio 
della  citologia  (spermatogenesi  in  Fundulus,  cellule  interstiziali  in  Didel- 
phis). 

Notevolissime  sono  le  ricerche  di  Florence  R.  Sab  in  sull'embrio- 
logia  deH'apparato  vascolare,  le  quali  si  ricollegano  a  quelle  antecedenti 
di  H.  Evans  sui  vasi  sanguigni,  eseguite  nell'Istituto  anatomico  della 
Johns  Hopkins  Univ.  di  Baltimora. 

Non  esitiamo  affermare  che  in  seguito  a  questo  gruppo  di  ricerche, 
nonche  a  quelle  antecedenti  di  R.  Sab  in  suH'embriologia  dei  lintatici, 
tutte  eseguite  con  metodi  di  iniezioni  vascolari  assai  delicato  e  perfetti 
e  di  gran  lunga  preferibili  al  metodo  delle  ricostruzioni  seguite  dalla 
scuola  Viennese,  un  progresso  immenso  e  stato  compiuto  in  questo  ca- 
pitolo  dell'embriologia  negli  ultimi  15  anni.  Ormai  non  e  piu  concesso 
di  dubitare  che  i  primi  vasi  sanguigni  deU'euibrione  si  abbozzano  in 
forma  di  una  rete. 

Le  piu  recenti  ricerche  della  Sab  in  si  rivolsero  alio  studio  delle 
prime  fasi  dello  sviluppo  dell'  angioblasto  nell'area  vascolare  dell'em- 
brione  di  polio  vivente,  nonche  alio  studio  di  embrioni  precoci  di  polio, 
di  maiale,  e  di  uomo  iniettati. 

W.  ed  M.  Lewis  hanno  attivamente  proseguito  le  interessanti  in- 
dagini alle  quali  si  so.no  dedicati  da  vari  anni  sulla  struttura  e  sulle 
manifestazioni  biologiche  di  cellule  coltivate  in  mezzi  artificiali,  che 
credo  inutile  di  riferire,  perche  di  una  parte  di  esse  ebbi  gia  opportu- 
nity di  occuparmi  in  questo  stesso  periodico. 

Le  pubblicazioni  piu  recenti  di  W.  Lewis  riguardano  la  comparsa  di 
granuli  di  degenerazione  e  di  vacuoli  nelle  cellule  in  vitro;  la  comparsa 


-    108   - 

di  centrioli  e  di  una  centrosfera  in  fibroblasti  in  degenerazione  nelle 
cellule  in  vitro.  Quelle  di  M.  Lewis  la  formazione  di  goccioline  di 
grasso  nelle  cellule  delle  culture,  lo  sviluppo  della  stria tura  trasver- 
sale  nel  miocardio  di  embrione  di  polio  studiato  in  blastodermi  viventi 
e  fissati,  la  contrazione  di  cellule  muscolari  liscie  in  colture. 

Queste  ricerche  ad  indirizzo  biologico  speritnentale  costituiscono  il 
maggior  vanto  della  Morfologia  americana  e  della  scuola  di  Baltimora 
in  ispecie.  Fu  infatti  in  questa  scuola  che  Harrison  ha  iniziato  le  sue 
indagini  sperimentali  sullo  sviluppo  dei  nervi  nolle  larve  di  Anfibi  e 
successivamente  ha  scoperto  il  metodo  della  coltivazione  dei  tessuti  in 
vitro.  E  in  grazia  a  questi  ordini  di  studi  proseguiti  poi  da  Burrows, 
da  Carrel,  da  W.  e  M.  Lewis,  da  Chumbers,  da  Macklin  e  quelle 
compiute  in  altri  campi,  ma  sempre  in  indirizzo  sperimentale  da  Mor- 
gan, da  Jacques  Loeb,  da  Goncklin,  da  Lillie,  da  Child,  da  Sto- 
ckard  e  da  tanti  altri,  che  la  Morfologia  Nord-Americana  ha  conqui- 
stato  un  posto  preminente  nella  scienza  internazionale. 

Certamente  a  questo  magnifico  risultato  contribuisce  la  larghezza 
di  mezzi  di  cui  dispongono  gli  Istituti  Nord-Americani,  ma  sarebbe  ingiu- 
sto  il  disconoscere  che  i  ricercatori  di  quel  paese  sono  dotati  di  raro 
spirito  di  iniziativa  e  di  un'intelligente  capacita  di  organizzazione. 

(t.  Levi. 


Avvertenza 

Delle  Conmnicazioni  Originali  che  si    pubblicano  nel  Monitore 
Zoulogico  Italiano  e  vietata  la  riproduzione. 


GOSIMO    CHERUBINI,  AMMINISTRATORE-RESrONSABILE. 


Firenze,  1920.  —  Tip.  L.  Niecolai.  Via  Faenza,  52. 


lonitore  Zoolopo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  ili  Zoologia,  Anatomia,  Etnbriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

DIRETTO 
DA 

GIULIO  OHIARUGI  EDGENIO   FIGALBI 

Prof,  di   Auatonria  uiuatia  Prof,  tli  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  R.  Istituto  di  Stndi  Super,  in  Firenze  nella  It.   Universita  di  Pisa 

COX     I.  A     COT,  L  A  KOlt  A  ZIONE 

III 

BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  -  LEVI  G.  (Torino)   -  LIVINI  P.  (Mllano) 

LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  AmmiiUfiarazione:   Istil.ni.o  Anatomino,   Fiiftnzr.. 
12  nuineri  all'auuo  —  Abbuonainento  annuo  L     30. 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  7. 


SOMMARIO:  Comunicazioni  originali:  Bruno  G.,  Nodi  trasversali  e  strie  in- 
tercalari del  raiocardio  (Con  4  tig.).  —  Colosi  G.,  Contributo  alia  conoscen- 
za  degli  Entomostrachi  libici  (Con  4  figure).  —  Pag.  109-124. 


COMUNICAZIONI  ORIGINALI 


ISTITUTO   DI   ANATOMIA   UMANA   DI   PALERMO.   (DIRETTORE   INC.   PROF.   E.   LUNA). 


Dott.  GIOVANNI  BRUNO 

(Assistentc) 


Nodi  trasversali  e  strie  intercalari  del  miocardio 


(Con  4  figure). 

ft  vietata  la  liprodnzione. 

Studiando  le  strie  intercalari  del  miocardio,  ho  avuta  piu  volte 
1'  opportunity  di  osservare,  attraverso  le  travate  del  sincizio  mu- 
scolare,  alcune  formazioni  incostanti,  simili  a  nodi  trasversali,  in- 
tensamente  colorati  dall'  ematossilina,  che  ricordano  le  onde  di  con- 


-  iio  - 

trazione  descritte  dai  varii  A. A.  (Schaffer  '93,  Engelmann  73, 
'78,  '81,  '93  etc.)  nei  muscoli  volontarii,  e  da  altri  (Koe Hiker  '49, 
'88, '89;  Leydig,  Heiderich  '01;  Soli  '06;  Mac  Gill  '08)  nei 
muscoli  lisci  di  un  gran  nutnero  di  animali,  e  che  sono  identifica- 
bili  con  quelle  fortnazioni  descritte  da  Schmidt  1910  nei  miocar- 
dio  di  un  individuo  colpito  da  corrente  elettrica  ad  alta  tensione. 

Sebbene  la  maggioranza  degli  A. A.  ammebtano  che  le  strie  in- 
tercalari  hanno  una  struttura  assai  complicata,  fibrillare,  non  dissi- 
mile  dalla  sostanza  contrattile  con  cui  sono  intimamonte  connesse, 
non  mancano  alcuni,  anche  tra  i  piu  recenti  A. A.,  i  quali  hanno 
voluto  identificare  le  strie  con  queste  formazioni  incostanti  del  tes- 
suto  contrattile  che  si  rinvengono  anche  nei  muscoli  volontari.  Di 
questa  opinione  sono  Schmidt  1910  ed  Aime  1911;  il  primo  ri- 
scontro  nei  muscoli  volontarii  umaui  il  reperto  gia  osservato  nei 
cuore ;  il  secondo  descrisse  nei  muscoli  omojoidei  della  testugine 
nodi  trasversali  di  vario  aspetto  ed  estensione. 

Onde  studiare  gli  eventuali  rapporti  tra  strie  intercalari  e  nodi 
trasversali,  ho  esaminato  un  buon  numero  di  miocardii  umani  ap- 
partenenti  ad  individui  di  varia  eta,  morti  per  malattie  diverse,  e 
prelevati  poche  ore  dopo  la  morte,  e  miocardii  di  alcuni  animali  (co- 
niglio,  cavia,  cane,  riccio)  uccisi  per  dissanguamento  o  per  puntura 
del  bulbo  e  prelevati  sia  prima  che  durante  la  rigidita  cadaverica. 
Ho  voluto  inoltre  fissare  alcuni  cuori  ancora  pulsanti  e  non  retratti 
per  ricercare  se  in  queste  condizioui  di  flssazione  le  strie  e  le  onde 
fossero  presenti  e  se  queste  favorevoli  condizioni  di  flssazione  del 
materiale  avessero  qualche  influenza  sull'  aspetto  ordinario  della 
sLriatura  trasversale  e  sulla  frequenza  e  distribuzione  delle  strie  e 
dei  nodi. 

II  fissatore  di  preferenza  adoperato  fu  il  liquido  di  Maximo w  Ia 
formula,  che  per  lunga  esperienza  mi  ha  dati  ottimi  risultati  nei 
trattamento  del  tessuto  contrattile.  Altro  materiale  venne  fissato 
con  la  formalina  alcalina  al  10  %•  Le  sezioni  furono  trattate  con  la 
ematossilina  feirica,  col  metodo  di  Bremer,  con  l'ematossilina  fosfo- 
molibdica,  col  metodo  di  Achucarro  modificato  da  Del  RioHortega. 
Vennero  eseguite  inoltre  osservazioni  a  fresco  con  materiale  prele- 
vato  da  animali  viventi  (bufo,  cane)  e  mantenuto  in  liquido  di  Rin- 
ger a  38°;  in  tale  materiale  fu  possibile  osservare  al  microscopio 
le  fibre  in  contrazione. 

Poiche  il  compito  che  mi  son  proposto  e  stato  quello  di  stu- 
diare comparativamente  le  strie  intercalari  ed  i  nodi  trasversali,  ho 


-  Ill  - 

scelto  nella  descrizione  dei  reperti  specialmente  quei  easi  nei   quali 
si  osservavano  contemporanearaente  le  due  formazioni. 

RlASSUNTO    DELLE    OSSERVAZIONI. 

I.  —  Materiale  umano. 

Neonato  di  quattordici  giorni  morto  per  malattia  acuta.  II  cuore 
fu  raccolto  dieci  ore  dope  la  raorte  ed  era  iu  rigidita  cadaverica. 
Nelle  sezioni  dei  pezzi  fissati  in  liquido  di  Maximow  e  colorati  con 
ematossilina  ferrica  si  osservarono  intere  travate  in  cui  i  nodi  tra- 
sversali,  omogenei  e  colorati  in  nero,  si  susseguivano  come  le  perle 
di  una  collana.  Essi  apparivano  di  vario  spessore,  si  estendevano  per 
tutta  la  larghezza  della  ft  bra  ed  oluepassavano  i  margini  di  essa.  Al- 
cuni  pero  erano  estesi  a  poche  mioflbrille  soltanto. 

In  vicinanza  dei  nodi  la  libra  appariva  profondatnente  modifi- 
cata,  nel  senso  che  il  regolare  alternarsi  dei  Q  e  dei  teloframmi  era 
completamente  sconiparso  per  tratti  piu  o  meno  estesi,  e  la  libra 
appariva  oniogenea.  Nelle  travate  dove  i  nodi  erano  assai  ravvici- 
nati  non  si  distinguevano  ne  i,  teloframmi  ne  i  Q.  Nelle  rimanenti 
zone  del  preparato  le  strie  intercalari  erano  nettamente  visibili  sotto 
forma  di  bastoncini  trasversali  sottili,  intensamente  colorati,  com- 
presi  tra  segmenti  contrattili  completi  e  normali.  La  distanz;i  tra 
una  stria  e  1'  altra  era  quella  dei  miocardii  normali,  e  cioe  fra  esse 
erano  interposti  da  20  a  30  segmenti  contrattili. 

Bambino  di  due  anni  morto  per  meningite  tubercolare. 

Dodici  ore  dopo  la  morte  il  cuore  era  in  rigidita  cadaverica,  e 
nelle  sezioni  della  parete  ventricolare  e  dei  muscoli  papillari  intere 
travate  erano  occupate  da  nodi  voluminosi  che  conferivano  ad  esse 
l'aspetto  di  collane  di  perle.  Generalmente  nelle  sezioni  osservate 
non  si  distingueva  la  striatuxa  trasversale ;  poco  distinta  appariva 
la  striatura  longitudinale.  Soltanto  in  zone  assai  ristrette  era  pos- 
sible distinguere  il  periodico  alternarsi  del  Q  e  dei  teloframmi.  In 
queste  zone  le  strie  intercalari  apparivano  come  bastoncini  trasver- 
sali intensamente  colorati  comprosi  tra  segmenti  contrattili  normali 
distanti  1'  una  dall'  altra  come  nei  miocardii  normali. 

Uoino  di  venticinque  anni  morto  per  influenza. 
Nelle  sezioni  della  parete  e  dei  muscoli  papillari  del  ventricolo 
sinistro  di  questo  individuo  i  nodi  erano  in  scarso  numero  e  di  va- 


-    112   - 

rio  spessore ;  da  un  lato  e  dall'  altro  di  questi,  per  tratti  piu  o 
meno  estesi,  era  scomparsa  la  striatura  trasversale.  Le  strie  inter- 
calari  erano  distribute  nelle  varie  travate  come  nel  miocardio  nor- 
male,  ma  apparivano  ampie  e  scolorate  come  si  osservano  talvolta 
in  miocardi  di  individui  di  questa  eta. 

In  tntto  il  resto  dell'  abbondatite  umano  raccolto  non  ho  po- 
tuto  trovare,  nel  contesto  delle  travate  muscolari,  altre  formazioni 
all'  infuori  delle  strie  intercalari. 

II.  —  Materials  proveniente  da  altri  animali. 

Alio  scopo  di  ricercare  se  lo  stato  di  distensione  o  non  del 
miocardio  avesse  qualche  rapporto  con  le  strie  e  con  i  nodi,  ho  lis- 
sato  i  cu'ori  di  alcuni  animali  (cane,  coniglio)  in  distensione,  operan- 


*  t  21 


i'ig.  1.  —  Sezioue  lonjiitudiuale  delle  travate  miocardielie  del  caore  del  coniglio  delta  dgura  4.  In 
mezzo  ai  aegraenti  contiattili  di  aspetto  nonuale  si  notauo  le  strie  intercalari  eaili  e  nodose.  Kiss, 
in  liq.  di  Maximow  e  col.  con  ematoss.  t'errica.  Ingr.  1900  X- 

do  nel  seguente  modo.  Messo  alio  scoperto  il  cuore  dell'  animale,  ho 
legati  singolarmente  i  vasi  afferenti  e  I'  arteria  polmonare,  ed  at- 
traverso  1' aorta  ho  fatto  passare  1' ago  di  ana  siringa  di  Pravatz, 
su  cui  ho  legato  poi  il  vaso.  Mediante  una  siringa  con  liquido  di 
Ringer  a  38°  circa,  ho  riempito  saccessivamente  le  cavita  cardiache 
spingendo  a  volta  a  volta  1' ago  nel  loro  ambito.  Ottenuta  la  di- 
stensione, ho  fatto  passare  un  ago  assai  sottile  attra verso  la  pa- 
rete  del  ventricolo  sinistro,  in  modo  die  il  liquido  di  Ringer  potesse 


-   113  - 

lentamente  defluire  ;  contemporaneamente  ho  sostituito  al  Ringer  il 
liquido  fissatore  (Maximow),  e  spingendo  1'  iniezione  con  una  certa 
pressione,  ho  mantenuta  la  distensione  delle  parefci  curdiache.  Quan- 
do  il  Ringer  fu  completamente  scacciato  dalle  oavita,  vennero  riti- 
rati  gli  aghi,  stretto  il  nodo  sull'  aorta  ed  innnerso  1'  organo  intero 
nel  fissatore.  Ventiquattro  ore  dopo  esso  era  gia  indurito,  ed  allora 
venne  diviso  in  due  parti,  lasciandolo  ancora  per  ventiqaattro  ore 
nel  fissatore ;  poi  venne  trattato  col  solito  inetodo.  II  cuore  si  con- 
trasse  quasi  regolarmente  sino  a  quando  la  prima  iniezione  di  fis- 
satore era  penetrata  nelle  sue  cavita,  e  rispose  alio  stimolo  mecca- 
nico  con  contrazioni  lente  sino  a  quando  fu  riempito  quasi  comple- 


% 


il 


Fig.  J.    -  Sezione  longitudinals  delle  travate  miocardiche  del  euore  dul  coniglio  della  figuia  1  in  corri- 
apoudeuza  della  zoua  dei  nodi.  Fias.  con  1.  di  Maximow  e  color,  con  ematoss.  ferrica.  Ingr.  1900  X- 

tatnente.  Percio  possiamo  ritenere   che  la  fibra  fu  sorpresa    dal  fis- 
satore in  piena  attivita,  e  venne  abolito,  od  almeno  ridotto   al  mi- 
nimo,  il  cosi  detto  periodo  agonico,  a   cui    alcuni    ricercatori    (Ta- 
wara,  Sapegno)  hanno  voluta  attribuire  non  poca  importanza  per 
la  genesi  delle  strie  intercalari. 

Nel  coniglio  e  nella  cavia  l'esame  delle  sezioni  ha  dimostrato : 
che  nel  miocardio  la  disposizione  della  sostanza  contrattile  e  iden- 
tica  a  quella  delle  fibre  volontarie  fissate  in    distensione,  e    che  lo 


-   114   - 

spessore  dei  segmenti  contrattili  e  maggiore   di    quello    one    si   ha 
nelle  sezioni  di  miocardio  non  disteso. 

Per  questa  condizione  riesce  agevole  vedere  le  strie  intercalari 
in  forma  di  bastoncini  nodosi,  di  modico  spessore,  interposti  tra 
due  segmenti  contrattili  (Fig.  1).  In  alcune  travate  pero,  senza 
alcun  ordine,  si  trovano  nodi  intensarnente  colorati,  di  forma  e  gran- 
dezza  varia,  talora  biforcati,  ed  in  queste  zone  il  regolare  alternarsi 
dei  granuli  Q  e  dei  teloframmi  e  in  gran  parte  scomparso  (Fig.  2). 
Alcuni  nodi  pero  risultano  da  linee  trasversali  simili  a  teloframmi 
intensarnente  colorati    e    ravvicinati   gli    uni    con  gli  altri  (Fig.  3). 


f::::  ■ 


: « :  m 


Fig.  :>.  —  Sezione  longitudinale  tlella  travata  raiocardica  di  cavia.  Si  uota  ail  uua  estreiuita  l'aspetto 
norm  ale  del  tessuto  contrattile  ;  uel  resto  dolla  sezione  si  ve&e  tin  uoilo  di  modico    spessore,  co- 
atitnito  da  linee  ravvicinate,  in  mezzo  alle  quali  e  raccolta  una  sostanza  omogenea  colorata  in  nero 
dall'  ematossilina.  Fiss.  con  1.  di  Maximow  e  col.  con  ematoss.  ferrica.  Ingr.  1900  X. 
Le  figure  1,  2  e  3  sono  state  disegnate  con  la  camera  lucida  di  Abbe-Zeiss,  e  con  luce  artiflciale. 

Questo  fatto  era  stato  notato  da  Schmidt  1910  nel  miocardio  del- 
l'individuo  colpito  dalla  corrente  elettrica  e  da  Aime  1911  nei  mu- 
.-scoli  omojoidei  della  testuggine.  Nelle  sezioni  dei  muscoli  papillari 
iii  coniglio  ho  notato  inoltre  che  i  nodi  occupavano  una  ristretta 
zona  del  preparato,  interessando  un  certo  numero  di  travate,  mentr.e 
in  tutte  le  rimanenti  l'aspetto  della  struttura  del  miocardio  era  per- 
fettamento  normale  (Fig.  4). 


-  ii5  - 

Cane  giovane.  (^uedco  anirnale  fu  ucciso  per  dissanguamonto  ed 
il  cuore  fu  flssato  subifco  in  formalina  alcalina  al  10  %■  Le  sezioni 
furono  ottenute  col  micro  to  mo  congelatore  e  vennero  trattate  col 
metodo  di  Achucarro  modif.  da  Del  Rio-Hortega. 

Nelle  sezioni  della  parete  ventricolare  si  nofcarono  alcuni  nodi 
raccolti  in  zone  assai  ristrette.  Questi  nodi  apparivano  come  ispes- 
simenti  delle  fibre  ed  erano  attraversati  da  fini  linee  intensamente 
colorate  in  nero  estese  sino  ai  margini  del  nodo.  In  altri  casi  il 
nodo  risultava  di  una  serie  di  piccoli  nodi  intimamente  connessi 
con  le  varie  miofibrille  della  travata.    Ciascun  piccolo  ispessimento 


Fig.  4.  —  Sezione  lougitudinale  del  mascolo  papillate  <le  ventricolo  sinistro  del  cnore  di  un  coniglio 
flssato  in  distensione  col  liqnido  di  Maximow.  In  mezzo  alle  travate  di  aspetto  nonnale  si  nota 
una  ristrelta  zona  in  cui  sono  contenuti  i  nodi  in  numero  assai  rilevante.  Figura  seniischemati- 
ca,  ingrandimento  25  X-  Col.  con  eraat.  ferrica. 

era  separato  dagli  altri  per  un  intervallo  assai  ristretto  :  spesso  due 
erano  fusi  fra  di  loro.  Le  strie  intercalari  in  questi  preparati  ap- 
parivano costa'ntemente  come  spazi  scolorati,  limitati  dai  granuli  Q. 
In  altri  animali  (cavia,  rana,  riccio,  coniglio,  etc.)  non  si  rin- 
vennero  mai  nodi  trasversali,  mentre  si  riconoscevano  distintamente 
le  strie  intercalari. 


-   116   - 


3.   —   Osservazioni  a  fresco. 

Miocardio  di  Bufo  vulgaris.  —  Alcuni  pezzi  e3cissi  dalla  parete 
del  ventricolo  sinistro  del  cuore  pulsante  vennero  dilacerati  con  gli 
aghi  in  liquido  di  Ringer  a  38°  circa.  In  tali  conclizioni  molte  fibre 
erano  percorse  per  tutta  la  lore  esfcensione  da  nodi,  simili  ad  onde, 
che  si  susseguivano  ritmicamente  da  ua  estreino  all'altro  della  fibra 
e  che  scomparivano  col  raffreddamento.  In  esse  era  sempre  visibile 
la  striatura  trasversale:  pero  i  telofranimi  erano  ravvicinati  in  cor- 
rispondenza  dell'  onda.  Le  strie  intercalari  apparivano  come  linee 
trasversali  spesse  e  refrangenti. 

I  nodi  percorrevano  talvolba  1'  intera  travata  oltrepassando  dette 
strie,  altre  volte  si  arrestavano  dileguandosi  in  prossimita  di  queste, 
che  apparivano  come  striscie  trasversali  assai  refrangenti,  striate 
trasversalmente  da  fini  linee  parallele  assai  ravvicinate,  estese  da 
un  estremo  all'altro.  In  ogni  caso  la  striatura  trasversale  della  fibra 
non  appariva  modificata  oltre  1'ambito  del  nodo. 

Muscoli  volontarii.  Bafo  vulgaris  e  Cane.  —  Anche  in  questo 
materiale  venne  osservato  che  le  fibre  dissociate  con  gli  aghi  veni- 
vano  ritmicamente  percorse  per  tutta  la  loro  lunghezza  da  ispessi- 
menti  nodulari  simili  a  piccole  onde,  striate  da  fini  linee  trasversali 
oscure  assai  ravvicinate,  estese  da  un  estremo  all'altro.  La  striatura 
trasversale  tornava  normale  dope  il  loro  passaggio.  Arrestatosi  il 
fenomeno,  dopo  alcuni  minuti  esso  poteva  essere  ripreso  aggiun- 
gendo  nuovo  Ringer  tiepido  o  facendo  pervenire  sotto  il  vetrino  co- 
prioggetti  qualche  goccia  di  una  soluzione  di  acido  picrico. 

RlASSUNTO   E    OONCLUSTONI. 

Da  quanto  sopra  ho  riferito  e  dalla  osservazione  delle  figure 
annesse  risultano  in  modo  evidente  principalmente  due  fatti :  che  le 
formazioni  in  forma  di  nodi  irregolari,  intensamente  colorati,  rap- 
presentano  un  reperto  iucostante  del  tessuto  contrattile  striato,  e 
che  esse  sono  profondamente  dissimili  dalle  strie  intercalari.  Di- 
fatti  nell'abbondante  e  vario  materiale  di  cui  mi  sono  valso  per 
lo  studio  dolle  strie,  solo  nei  pochi  casi  sopra  riferiti  mi  fu  dato 
riscontrare  le  formazioni  anzidette.  Invece  ho  ritrovate  le  strie  in 
ogni  caso,  sicche,  per  questo  riguardo,  non  posso  confermare  l'osser- 
vazione  di  Sapegno  1908  il  quale  affermava  che  dette  strie  fanno 
difetto  nei  miocardi  cosi  detti  flaccidi. 


-   117   - 

I  caratteri  morfologici  che  distinguono  i  nodi  trasversali  dalle 
strie  intercalari  possono  cosi  riassumersi :  i  nodi  oltrepassano  gene- 
ralmante  in  estensione  i  margini  della  travata  nella  quale  si  tro- 
vano,  per  cui  appaiono  come  ispessimenti  della  travata  stessa ;  il 
loro  spessore  non  e  unifonne  ed  i  loro  margini  sono  percio  irrego- 
lari.  La  loro  posizione  rispetto  alia  striatum  trasversale  e  assai 
irregolare:  alcune  volte  sono  disposti  trasversalmente,  occupando  un 
numero  variabile  di  segmenti  contrattili;  tal'altra  sono  situati  obli- 
quamente  rispetto  ai  teloframmi.  Spesso  sono  biforcati  alle  estre- 
mita;  qualche  volta  non  raggiungono  un  margine  della  travata,  ma 
interessano  poche  miofibrille  della  travata  stessa.  Esse  inoltre  appa- 
iono senza  struttura  visibile  nel  maggior  numero  dei  casi  ;  qualche 
volta  invece,  nei  preparati  trattati  con  l'ematossilina  ferrica  e  con- 
veuientemente  differonziati,  appaiono  striati  trasversalmente  da  linee 
parallele  ravvicinate.  La  striatura  trasversale  della  fibra  muscolare 
e  quasi  sempre  modificata  ai  loro  limiti:  si  osserva  piu  frequente 
la  scolorazione  dei  granuli  Q,  che  diventano  sempre  mono  evidenti 
man  mano  che  ci  si  avvicina  al  nodo,  piu  raramente  si  scolorano 
e  si  rendono  invisibili  i  teloframmi. 

All'incontro  le  strie  intercalari  sono  di  eguale  spessore  in  tutta 
la  travata,  e  solo  nei  miocardi  assai  giovani  appaiono  nodose  per 
lievi  ispessimenti  a  rosario.  La  loro  intima  costituzione  fibrillare  e 
manifesta  costantemente  nei  preparati  trattati  con  l'ematossilina 
ferrica.  I  segmenti  contrattili  limitrofi  non  presentano  alcuna  modi- 
ficazione  nel  regolare  alternarsi  delle  strie  chiare  e  delle  strie  scure. 
Le  strie  intercalari  sono  situate  tra  i  segmenti  contrattili  in  corri- 
spondenza  di  un  teloframma,  non  invadono  mai  i  segmenti  stessi, 
ma  sono  contenute  e  limitate  da  essi.  Le  strie  inoltre,  a  differenza 
dei  nodi  che  sono  sparsi  senza  ordine  alcuno,  presentano  una  distri- 
buzione  speciale  in  rapporto  al  territorio  del  miocardio  dove  sono 
situate,  fatto  che  era  stato  notato  anche  da  Palaczewska  1910 
e  da  v.  Ebner  1914. 

La  incostanza  della  presenza  dei  nodi  ed  i  caratteri  da  me  rile- 
vati  non  lasciano  alcun  dubbio  che  essi  siano  delle  formazioni  diffe- 
renti  dalle  strie.  Riguardo  ai  reperti  ottenuti  da  Aime  1911  nei  mu- 
scoli  omojoidei  della  testuggine  mi  pare  assai  lecito  il  dubbio  che 
le  cosi  dette  strie  intercalari  tiovate  da  questo  A.  non  siano  altro 
che  dei  nodi  di  piccole  dimensioni.  In  appoggio  alia  mia  opinione 
stanno  questi  fatti:  1°  nessuno  fra  gli  AA.  che  si  sono  occupati 
dello  studio  delle  strie  intercalari  ha  dubitato  che  esse  appartengano 
al  miocardio  soltanto,  e  siano  anzi  uno    dei    caratteri  fondamentali 


-    118   - 

che  distinguono  il  tessuto  contnifctile  del  cuore  dai  muscoli  volon- 
tari  (Tandler  1913);  2°  I  pretesi  bastoncini  che  costituiscono  queste 
strie  secondo  Aime  non  possono  esser  paragonati  a  quelli  descritti 
da  Hoche  1897  nel  niiocardio  umano,  ne  a  quelli  osservati  da  Bro- 
wicz  1897  nello  stesso  materiale,  appunto  perche  quest'  ultimi  sono 
assai  piii  fini  e  regolari. 

Riser  vandomi  di  tornare  sull'  argomento  con  ricerche  in  corso, 
dalle  quah  ho  ricavati  dei  fafcti  che  credo  di  un  certo  interesse,  mi 
limito  qui  ad  accennare  ad  alcune  particolarifca  riscontrabili  nei 
nodi  ed  al  loro  probabile  signifies  to. 

Da  quanto  si  osserva  nei  preparati  ben  differenziati,  i  nodi  ri- 
sultano  da  un  numero  piu  o  meno  rile  van  te  di  linee  trasversaii, 
parallele,  ravvicinate,  che  si  estendono  da  un  margine  all'  altro 
della  travata  (fig.  3),  e  da  una  sosfcanza  omogenea,  fluida,  intensa- 
inente  colorabile,  raccolfca  fra  le  linee  che  costituiscono  il  nodo.  Per 
la  presenza  ai  margini  dei  nodi  delle  zone  scolorate,  si  ha  l'impres- 
sione  che  la  sostanza  colorabile  (granuli  Q  e  granuli  interflbrillari) 
di  una  vnsta  zona  della  travata,  perduta  la  sua  normale  distribu- 
zione,  si  sia  raccolta,  come  un'onda  liquida,  nella  parte  media  del 
tratto  di  travata  modificata. 

In  altri  casi  pero  il  nodo  risulta  suddiviso  in  una  serie  di  ba- 
stoncini o  granuli  allungati  legati  alle  singole  mioflbrille  della  tra- 
vata, situati  alio  stessc  livello  e  separati  da  spazi  assai  ristretti 
cornspondenti  agli  spazi  interflbrillari.  In  questo  caso  non  riesce 
possibile  deflnire  se  il  granule  o  i  bastoncini  rappresentino  un  gra- 
nulo  Q  enormemente  ingrossato  od  un  nodo  elementare.  E  assai 
probabile  che  da  questo  tipo  di  nodi,  in  cui  cioe  le  alterazioni  sono 
limitate  alle  singole  mioflbrille,  si  arrivi  alia  formazione  dei  nodi 
orhogenei  intensamente  colorati  per  la  presenza  dei  granuli  interfl- 
brillari che  si  ammassano  nella  zona  alterata  della  travata  mio- 
cardica. 

Da  quanto  siamo  venuti  esponendo  io  credo  sia  molto  verosimile 
ammettere  che  queste  formazioni  nodulari  riscontrabili  nei  muscoli 
lissati  e  colorati  siano  identificabili  con  le  onde  di  contrazione  visi- 
bili  a  fresco,  perche  in  ambedue  i  casi  queste  formazioni  hanno  le 
medesiine  dimensioni  e  presentano  le  medesime  linee  caratteristi- 
che,  fini,  parallele  ed  estese  da  un  estremo  air  altro.  Queste  linee 
ricordano  le  strie  delle  contrazioni  muscolari  localizzate.  Q.uindi  noi 
dobbiamo  considerare  i  nodi  come  1'  espressione  microscopica  di  con- 
trazioni muscolari  localizzate  (Engelmann,  Heidenhain).  La  que- 
stione  poi  se  questi  nodi  debbano  considerarsi  come    il'reperto  mi- 


-   119  - 

croscopico  del  processo  della  contrazione  fisiologica,  o  debbano  con- 
siderarsi  come  il  risultato  di  contrazioni  anormali  che  ai  determi- 
naiio  n^l  tessuto  contrattile  nelle  condizioni  sopra  esposte  di  osser- 
vazione  e  di  esperimento,  rimane  seinpre  dubbio.  A  me  basta  aver 
dimostrato  che  i  nodi  delle  travate  del  miocardio  sono,  per  costitu- 
zione  ed  origine,  delle  formazioni  profondamente  dissimili  dalle  strie 
intercalari. 


Bibliografia 

1.  Aiine  P.  —  Baudes  intercalates  et  baftd.es  de  contraction  dans  les  muscles  omohyoidieus  de  la 

tortne.  —  liibl.  Anat.  XXI,  1,  1910. 

2.  Aschoff  L.  und  Tawara  8..  —  Die  heutige  Lehre  von  den  pathologisch.  Anatomisehen  Gruud- 

lagen  der  Herzschwache.  —  Jena,  (1.  Fischer,  1906. 
:t.  Bruno  G.  —  Sull'epoca  della  comparsa  e  sull'evoluzione  delle  strie  intercalari  uel  euore  dell' uomo. 

—  Monit.  Zool.  10,  1919. 

4.  Browicz  J.  —  Ueber  die  Bedeutung  der  Veriinderuugen  der  Kittsubstauz  der  Muskel/.ellbalken 

des  Herzmnskels.  —  Virchow's  Archiv.,   Bd.  GXXXIV,  1893. 

5.  Dietrich  A.  —  Die  Querlinien  des  Herzmuskels.  —    Verhandl.  d.  Deutsch.  Pathol,  ties,  1906. 

6.  Engelruann  Tb.  W.  —  Mikroskopiscbe  Untersuclmngeu  iiber  die  quergestreifte   Mnskelfaseru. 

—  I  and  II  PJliigers  Arch.   7  Bd.  1893. 

7.  Id.  —  Neue  Uuterauchungeu  iiber  die  mikroskopiscben  Vorgange  bei   der  Muskelkontraktion.  — 

l'fiuger's  Arch.  IS  Bd.  1878. 
S.  Id.  —  Ueber  den  Bau  der  quergestreiften  Substanz  an  don  Eiidcn  der  Huskolt'aseni.  —    Pfliigers 

Arch.  26,  Bd.  1881. 
a.  Id.  —  Ueber  den  Ursprung  der  Muskelkraft.  —  Leipzig,    W.  Engelmann,  1893. 

10.  Heidenbaiu  M.  —  Ueber  die  Struktur  des  nienscblicben  Herzmnskels.  —  Anat.  An:.  Bd.  XX, 
1901. 

11.  Id.  —  Plasma  und  Zelle.  —  G.  Fischer,  Jena  1907. 

12.  Heiderich  F.  —  Glatte  Mnskelfaseru  im  rubeudeu  und  tatigeu  Zustaude.  —  Anat.  Hefte,  Bd. 
XIX;  Anat.  Am.  Bd.  XX,  1901. 

13.  Hoch'e  L.  —  Recberches  sur  la  structure  des  fibres  musculaires  cardiaques.  I.  Dii  mode  de  reu- 
nion des  cellules  myocardiques.  II,  De  l'existeuce  du  sarcoleinme.  —  Bibl.  Anat.    X.  3,  1897. 

14.  Koelliker  A.  v.    —  Beitrage  zur  Kenutnis  der  flatten  Muskeln.  —  Zeitschr.  /.   trigs.  Zool.  47. 

Bd.  1888. 

15.  Id.  —  Handbucb  der  Gewebelehre  des  Meuscbeu.  —  6  Aufi.  1  Bd.  Leipzig,  1889, 

16.  Jordan  H.  E.  and  Steele  K.  B.  —  A  comparative  microscopic  study  of  the  intercalated  discs 
of  vertebrate  heart  muscle.  —  Am.  Jour.  Anat.   Vol.  13,  2,  1912. 

17.  .1  or  dan  H.  E.  —  The  microscopic  structure  of  mammalian   cardiac    muscle    with    special    refo- 
rance  to  so-called  muscle  cells.  —  Anat.  Bee.   Vol.  8,  9,  1914. 

18.  Id.  —  A  comparative  microscopic  study    of   cardiac  and    skeletal    muscle  of  Limulus.  —  Anat. 
Bee.   Vol.  10,  7,  1916. 

19.  Id.  —  The  microscopic  structure  of  the  leg  muscle  of  the    seaspider,     Anaplodactilus  lciitus.  — 

Anat.   Rec.   Vol.  10,   7,  1916. 

20.  — Studies  on  striped  muscle  structure.  III.  Tito  comparative  hystology  of  cardiac  and  skeletal  mu- 
scle of  Scorpion.  —  Anat.  Bee.   Vol.  14,  I,  1917. 

21.  —Jordan  H.  E.  and  Banks  J.  B.  —  A  study  of  the  intercalated  discs  of  the  heart  of  the  beef. 

—  Am.  Jour.   Anat..    Vol.   22,  1917. 

22.  Mac  Gill  C.  —  The  structure  of  smooth  muscle  in  the  resting  and  in  the  contracted  condition. 

—  Am.  Jour.  Anat.  Vol.   9,  1908. 

23.  Marceau  F.  —  Recberches  sur  l'histologie  et  le  developpement  compares  des  fibres  de  Purkinje 
et  des  fibres  cardiaques.  —  Bibl.  Anat.  X,  1902. 

24.  I  d.  —  Note  sur    la    moditicatiou    de  structure  qu'eprouve  la  fibrille  striee  cardiaque    des  mam- 
miferes  peudant  sa  contraction.   —  Bibl.  Anat.  X,   1902. 

25.  Id.  —  Recberches  sur  le  structure  et  le  developpement  compares  des  fibres  cardiaques    dans    la 
serie  des  vortebres.  —  These  de  la  Fa.  des  Helenas,   Paris,  1903. 


-   120  - 

26.  Sapegno  M.  —  Sul  significato  delle  liuee  traaversali  (Querlinieu)    della  tibia  uiuscolare  car- 
diaca.  —  Arch.  p.  I.  Scienze  Mediche,  XXXI I,  X.  15,  190S.. 

27.  Schaf  fer  J.  —  Beitrage  zur  Histologic,  und    Histogeueae   dor    quergestreifteu  Muskclfasern  des 
Meuschcu  mid  einiger  Wirbelthiere.  —  Wiener  Sitzungsber.  102  Bd.  1893. 

28.  Schmidt  M.  B.  —  Uber  Starkstroraverletzangen.   —    Oentmlbl.  f.    Allgemeim    Fathologie  und 
Pathol.  Anatomie  Bd.  XXI,  10,  1910. 

29.  Soli  U.  —  Sulla  atruttura  delle  fibre  muscolaii  Usee  dello  stomaco  degli  uccelli.  —    Blbl.  Anal. 
XVII.  1,  1906. 

30  T a w a r a  S.  ved .  Aachotf. 

31.  Tawaia  S.  —  Das  Reizleitungssystem  des  Saugetierherzeus.  —  G    Fischer,  Join.   1906. 


GIUSEPPE  COLOSI 


Contributo  alia  conoscenza  degli  Entomostrachi  libici 


(Con  4  figure). 


E  vietata  la  riproduzione. 


J,e  conoscenze  intornu  agli  Entomostrachi  libici  sono  assai 
scarse.  La  bibliografia  dell'argomento,  per  quanto  mi  risulta,  si  ri- 
duce  a  un  solo  lavoro  di  V.  Brehm  ('),  che  illustro  gli  esemplari 
raccolti  da  Klaptocz,  riscontrandovi  le  seguenti  specie,  nessuna 
delle  quali  nuova: 

Branchiopodi 

Daphnia  pulex.  De  Geer,  In  una  cisterna  presso  Derna. 
Moina  brachiata.  Jurine.  In  una  fontana  dell'Oasi  di  Tripoli. 
Ghydorus  sphaericus.  Auct.  Derna. 

Copepodi 

Cyclops  prasinus.  Fischer.  Derna. 

Cyclops  oithonoides  var.  hyalina.  Rehb.  In  una  cisterna,  presso 
Derna. 

Woltersforffia  confluens.  Schmeil.  Acque  salmastre  presso  Ben- 
gasi. 


(l)  V.  Brelim,        Entomoattakeii  aus  Tripolis    und  Barka.  Ergobuisee   eiuor    Keise  nacb  Nord- 
Ifrica  von  Dr.  K.  Klaptocz.        Zool.  Jahrb.,   %««.,    XXVI,   1908. 


-   121    - 

Ostiacodi 

Gyprinotus  incongruens  (Ramdohr).  In  una  fontana  dell'  oasi  di 
Tripoli. 

Cypris  reptans.  Baird.  Mimuna  nel  Garian. 

Delle  quattro  specie  da  me  studiate  nessuna  e  compresa  nel 
precedente  eienco;  una  di  esse  e  stata  raccolta  dal  colonn.  medico  Al- 
fredo Andre  ini  e  tre  dal  Padre  Vito  Zanon,  entrambi  noti 
per  le  loro  beneinerenze  come  raccoglitori. 

Specie  studiate: 

Branchiopodi 

Apus  Zanoni,  n.  sp. 
Leptestheria  lybica,  n.  sp. 
Branchipus  pisciforrnis.  Schaeffer. 

Copepodi 

Diaptomus  salinus.  Daday. 

Apus  Zanoni  n.  sp.  (') 

Femmina: 

Scudo  dorsale  debolmente  carenato,  cume  in  A.  numidicus,  in 
contatto  per  tutto  il  suo  decorso  coi  sottostanti  tergiti,  poco  piu 
lungo  che  largo;  margine  posteriore  rientrante  a  semicerchio,  senza 
angolo,  ornato  da  -1244  brevi  denticoli.    Parte   nuda    del    corpo  un 


Fig.  1.        Apus  Zanoni.  Ultiiui  aeginenti  addomiuali  e  base  tlei  cercopodi,  visti  dal  di  sopra. 

po'  maggiore  dello  scudo,  gracile,  lievemente  attenuata  aU'estremita. 
Segment!  34;  10  coperti  dallo  scudo,  24  scoperti;  23  muniti  di 
zampe,  11  apodi.  Segmenti  nudi  provvisti  superiormente  da  circa  8 
spinule  subeguali  regolarmente  disposte.  Ultimo  segmento  superior- 


i-')  Specie  dedicata  al  Padre  V  ito  Zanon,  che  la  raccolse. 


-   122   - 

mente  con  una  serie  mediana  di  poche  spine  (3-5)  disuguali,  raargine 
distale  con  4-5  denticoli  lontani  l'uno  dall'altro,  varie  spine  sui  mar- 
gini  laterali,  piu  grosse  distalmente  presso  la  base  dei  cercopodi,  due 
placche  di  spinnle  fttte  disposte  lateralmente  a  meta  del  segmento; 
inferiormente  pochi  denticoli  mediani,  alcuni  in  prossimita  del  mar- 
gine  distale  ma  non  sporgenti  da  esso;  spine  piu  pronunziate  ai  due 
margini  laterali  e  specialmente  presso  la  base  esterna  dei  cercopodi. 
Cercopodi  lunghi  circa  quanto  la  parte  nuda  del  corpo,  costituiti  da 
articoli  brevi,  senza  denticoli,  ma  con  setole  cospicue  (Fig.  1). 

Tre  femmine  ovigere  lunghe  rispettivamente  mm.  24-22,5-20, 
raccolte  in  un  piccolo  stagno  formato  dalle  acque  piovane  e  che 
dura  solo  3  o  4  mesi ;  alle  Due  Palme  presso  Bengasi.  Febbraio 
1916.  leg.  P.  Yito  Zanon. 

Leptestheria  lybica,  n.  sp. 

Maschio : 

Guscio  pellucido,  mediocremente  compresso,  cicladiforme,  lun- 
ghezza  doppia  o  poco  piu  che  doppia  dell'  altezza ;  margine  supe- 
riore  quasi  retto  appena  sporgente  a  livello  dell'umbone  e  all'estre- 


Fig.  U.  —   Leptestheria  lybica.  a,  guscio  ;  b,  rapo  del  inascliio. 

Fig.  3.  —  Leptestheria  lybica.  Estreiuita  delle  zaiupe  del  1"  paio  del  maschio, 

Fig.  4.  —  Leptestehria  lybica.  Estreiuita  dell'  addonie.  vista  di  jirofllo. 

mita  posteriore,  margine  anteriore  bitroncato,  margine  inferiore  re- 
golarmente  arcuato,  margine  posteriore  allungato;  17-19  costole  di 
cui  4  distali  ravvicinatissime;  anteriormente  tutte  le  costole  si  rav- 
vicinano  e  passano  sopra  1'umbone  ove  terminano,  posteriormente 
le  •■>  costole  distali  sono  evanescenti;  umbone  piccolo,  prossimo  al 
margine  anteriore.  Antenne  superion  con  ambo  i  rami  di  16  arti- 
coli;  antenne  inferiuri  con  18-19  tubeicoli  sonsori.  Angolo  occipitale 
del  capo  sporgente  ad  angolo  acuto;  profilo  post-occipitale  con  con- 
cavita  a  semicerchio.  Estremita  del  rostru  annate    di   una  spinula. 


-   123  - 

Fornici  distinte,  lievemente  curve,  attingenti  l'estremita  del  rosfcro. 
Tronco  col  solo  telson  scoperto  dal  guscio ;  nessun  segmento  e  dor- 
salmente  tubercolato  ;  soltanto  qualche  breve  setola  al  margine  dor- 
sale.  Zampe  27  paja,  le  sette  posteriori  ridotte,  l'ultima  di  esse  ru- 
dimentale.  L'ultimo  segmento  distinto  del  tronco  e  apodo.  Un  altro 
segmento  coalescente  col  telson  e  distinto  da  esso  solo  nella  parte 
ventrale.  Carene  posteriori  cigliate  e  munite  di  aculei  un  poco  ar- 
cuati;  due  flagelli  al  margine  dorsale  anteriore.  Appendici  poste- 
riori ricurve  e  lunghe  quasi  il  doppio  degli  aculei  delle  carene  po- 
steriori. 

Cinque  esemplari  con  guscio  lungo  mm.  8-9,  raccolti  in  un  pic- 
colo stagno  formato  dalle  acque  piovane  e  che  dura  solo  3  o  4 
mesi;  alle  Due  Palme  presso  Bengasi.  Febbraio  1916.  Leg.  P.  Vito 
Z.anon. 

Branchipus  pisciformis,  Schaeffek. 

Branchipus  stagnalis,  Auct. 

Numerosissimi  campioni  raccolti  in  una  pozzanghera  da  scolo 
di  acque  piovane  presso  Misurata.  Dicembre  1912.  leg.  Col.  med.  A. 
Andre  ini. 

Diaptomus  salinus,  Daday. 

1885.  —  Diaptomus  salinus  Daday  (Mathem.  es  termesz.  kozlem. 
vomatk.  a  kazai  viszon.,  XIX ;  1883). 

1888.  —  Diaptomus  Blanchardi  De  Guerne  e  Richard  (Bull. 
Soc.  Zool.  France,  XIII:  1888). 

1889.  —  Diaptomus  salinus  De  Guerne  e  Richard  (Mem.  Soc. 
Zool.  France,  II;  1889),  ecc. 

Parecchi  esemplari  con  maschi  e  femmine  ovigere  provenienti 
da  un  piccolo  stagno  formato  dalle  acque  piovane  e  che  dura  solo 
3  o  4  mesi,  alle  Due  Palme  presso  Bengasi.  Febbraio  1916.  Leg.  P. 
Vito  Zanon. 

11  Diaptomus  salinus,  oltre  che  in  gran  parte  dell'Europa,  e  dif- 
fuse abborida::temente  in  Algeria,  ma  e  stato  riscontrato  di  solito  in 
acque  un  po'  salate,  mentre  nel  nostro  caso  pare  che  viva  in  acque 
perfettamente  dolci.  Nondimeno  gli  esemplari  da  me  esaminati  of- 
frono  i  caratteri  tipici.  D.  galebi,  D.  alluaudi,  D.  aegyptiacus,  spe- 
cie afflni  a  D.  salinus,  sono  state  rinvenute  in  Egitto. 


124  - 


APPENDICE 

Apus  cancriformis  nell'Eritrea. 

Le  cospicue  raccolte  zoologiche  fatte  dal  Colonn.  Medico  A. 
And  rein  i  nell'Eritrea  hanno  fornito  gran  copia  di  inateriale  in- 
teressante  che  e  stal.o  in  parte  illustrate-  nel  Bollettino  della  Soc. 
Entomologica  italiana  dal  1902  in  poi.  Ma  per  qnanto  riguarda  i 
Crostacei  la  raceolta  si  limita  a  5  esemplari  di  Apus  cancriformis 
catturati  entro  una  pozza  d'  acqua  ad  Adi  Caie,  nel  setfcembre  del 
1902.  Sono  esemplari  di  graudi  dimensioni  e  non  differiscono  altro 
che  per  la  mole  un  po'  maggiore  dai  rappresentanti  europei.  Uno 
di  essi  e  lungo  mm.  34,  esclusi  i  Cercopodi.  Le  maggiori  dimensioni 
che  la  specie  raggiunge  in  Africa  erano  state  gia  notate  da  S  imo  n  ('). 


(')  E.  Simon.  —  Etude  sur  les  Crustacea  terreslres  et  fl'uviatilea  recneillia  en  Tunisia    en  18*3. 
1884  et   1885.  —  Exploration  sdentifique  de  la  Tunisie,  Paris,   1885. 


Avvertenza 

Delle  Comunicazioni   Originali   che  si   pubblicano  nel  Monitore 
Zoologico  Italiauo  e  vietata  la  riproduzione. 


Gosimo  Gherubini,  Amministratore-responsabile. 


Fireime.  1921.  —  Tip.  L.  Niecolai.  Via  Faenza.  52. 


.  Honitore  Zoologico  ItaUano,Anno  XXXI 


TavIII 


l»v' 


X         w 


via        v 
yn  ,     in 


vc    ""*> 


Giampieri  ili.s. 


-VI-Vll 

Mil 


IX 


• 


Monitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Ortjano  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 


GIOLIO   UHIARUGI  EUGENIO  PICALBI 

Prof,  di    Anatomia  muaua  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nei  R.  I.stituto  di  Stndi  Super,  in  Firen/.e  nella  It.   University  di  Pisa 


con    la    <:o i. r.  \  no  i:  a  z  ion  k 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINi  F.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio   (ii   Direzioue   ed  AuiuinuaUa/;iuue;    l.slilul.o  Auiif.omi<:o,    b'iieiize. 
13  iimneri  all'anno  —  Abbuouamento  annuo  L.   30. 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  8. 


SOMMARIO:  Gomunicazioni  originali:  Busacca  A.,  Sulle  vie  efferenti  delle  emi- 
nenzo  quadrigemelle  del  cane  (Con  2  flg.).  —  Rappini  M.f  Sidle  espansioni 
nervose  nei  fusi  neuro-muscolari  e  nei  lendini  delle  Lueertolo.  —  Vastarini- 
Cresi  G.,  Aneora  sulla  colorazione  del  glicogeno  dei  tessuti  (colorazione  in 
toto).  —  Pag.  125-139. 

Sulle  present]  condizioni  delle  Tavole  di  G.  Fabrici  d'Acquapondente.  (G.  Fa- 
varo).  —  Pag.  140. 

COMUNICAZIONI    ORIGINALI 


ISTITUTO   ANATOMICO    DELLA   R.    UNIVERSITA    DI    PALERMO. 
(DIRETTORE    INC.    PROP.   E.   LUNA) 


Sulle  vie  efferenti  delle  eminenze  quadrigemelle  del  cane 


Dott.  ARGHhMEDE  BUSAGGA,  Assistente. 

Not a  preliminare 

(Con  2  figure). 

K  vietata  la  riproduzione 

Nonostante  le  numerose  ricerche,  in  massima  parte  sperimen- 
tali,  sulle  vie  efferenti  della  lamina  quadrigemina,  aneora  oggi  non 
si  e  d'  accordo  sulla  esistenza  di  alcune  vie  di    projezione    di  essa, 


-    126  - 

ne  si  hanno  notizie  precise  sulla  origine  e  sulla  lerminazione  di 
tali  vie. 

Ho  creduto  utile  di  intraprendere  una  serie  di  ricerche,  sull'ar- 
gomento,  nei  mammiferi,  e  riferiaco  in  questa  nota  i  risultati  otte- 
nuti  producendo  delle  lesioni  nella  lamina  quadrigemina  del  cane,  e 
trattando  poi  il  nevrasse  con  il  metodo  di  Marchi. 

La  ricerca  ha  presentato  delle  difficolta  tecniche,  ed  ha  richie- 
sto  1'  esame  di  una  gran  quantita  di  matenale,  per  poter  scegliere 
tra  esso  quello  che  non  si  prestasse  ad  erronee  interpretazioni.  Di 
ventotto  esperienze  eseguite,  solo  nove  poterono  essere  utilizzate, 
e  dallo  studio  di  esse  ho  potuto  stabilire  i  seguenti  fatti. 

Le  eminenze  quadrigemelle  sono  collegate  con  i  segmenti  del 
nevrasse  ad  esse  sottostanti,  da  due  vie  lunghe  che  si  estendono 
sino  al  midollo,  e  percio  credo  debba  loro  conservarsi  il  nome  di 
vie  tetto-spinali.  Di  esse  una  e  diretta  1'  altra  crociata. 

La  via  tetto-spinale  crociata  e  rappresentata  da  un  unico  fascio 
che  degenera  tutte  le  volte  che  si  produce  una  lesione  non  super- 
ficiale  delle  eminenze  anteriori.  Io  ne  ho  riscontrato  la  degenera- 
zione  in  otto  su  nove  delle  esperienze  da  me  prese  in  considera- 
zione ;  mancava  in  uno  in  cui  la  lesione  era  limitata  alio  strato 
delle  fibre  tangenziali,  e  solo  in  qualche  punto  raggiungeva  lo  strato 
delle  cellule  orizzontali.  Negli  altri  casi  ho  potuto  no  tare  che  il  fa- 
scio era  tanto  piu  cospicuo  e  piu  esteso  in  direzione  caudale,  quanto 
piu  estesa  era  la  lesione  del  la  eminenza  anteriore.  Infatti,  in  una 
esperienza  in  cui  essa  era  minima,  le  fibre  degenerate  erano  scarse, 
e  la  degenerazione  si  arrestava  nella  parte  piu  alta  della  protube- 
ranza.  In  altri  casi  ho  potuto  seguire  la  degenerazione  del  fascio 
sino  a  livello  del  rigonfiamento  cervicale  del  midollo. 

Le  fibre,  che  si  sono  originate  dai  varii  strati  della  eminenza 
quadrigemella  anteriore,  decorrono  radialmente  verso  la  faccia  dorso- 
lateral della  sostanza  grigia  centrale  dell'  acquedotto  di  Silvio,  co- 
steggiano  detta  faccia  della  sostanza  grigia,  passano  nella  formazione 
reticolata  del  mesencefalo  e,  descrivendo  una  curva  a  concavita  dorso- 
mediale,  si  portano  verso  la  linea  mediana,  passando  tra  fascicolo 
longitudinale  mediale  e  nucleo  rosso.  Sulla  linea  mediana  si  incro- 
ciano  con  le  fibre  del  fascio  omologo  proveniente-dall' altro  lato,  e 
vanno  a  situarsi  postero-medialmente  al  nucleo  rosso,  dal  lato  op- 
posto  a  quello  di  origine. 

L'incrocio  si  inizia  a  livello  della  emergenza  delle    prime  radi- 


-   127   - 

cole  del  nervo  oculomobore  comune,  e  termina  a  livello  della  estre- 
mita  caudale  del  nucleo  rosso. 

II  fascio  appena  incrociatosi  assume  decorso  longitudinale,  e  di- 
scende  nel  ponbe,  nel  bulbo  e  nel  midollo. 

Nella  parte  media  del  ponte  esso  subisce  uno  spostamento  in 
direzione  ventro-laterale,  allontanandosi  dal  fascicolo  longitudinale 
mediale  e  dalla  linea  mediana;  poi  torna  ad  avvicinarsi  alia  linea 
mediana  ed  al  lascicolo  longitudinale. 

Nella  parte  piu  bassa  del  bulbo  esso  torna  a  spostarsi  ventral- 
mente,  avvicinandosi  al  margine  postero-laterale  del  nucleo  olivare 
inferiore. 

Nel  midollo  decorre  nella  parte  antero-mediale  del  cordone  an- 
teriore. 


f-Tl.C. 


Fig.  I.  —  Schema  delle  vie  affereuti  ed  effereuti  delle  eminenze  quadrigeiuelle  anteriori. 
F.  O.  fibre  ottiche.  F.  L.  fibre  del  leiunisco  iuediale. 
F.  T.  S.  C.  fascio  tetto-spinale  crociato. 


Le  terminazioni  delle  fibre  costituenti  tale  fascio  non  ci  ap- 
paiono  chiare,  dato  il  metodo  di  cui  mi  sonservito;  sicche,  in  base 
ai  miei  reperti,  si  possono  solamente  ammettere,  in  via  ipotetica, 
le  connessioni   con  i  centri  motori  del  rombencefalo  e  del    midollo. 

I  varii  ricercatori  hanno  generalmente  ammesso  che  il  fascio 
tetto-spinale  crociato  tragga  origine  dalle  eminenze  anteriori  e  dalle 
posteriori,  e  lo  hanno  quindi  considerato  come  una  via  ottico-acu- 
stica  riflessa  discendente.  In  base  ai  miei  reperti,  che  concludono 
per  la  nessuna  compartecipazione  della  eminenza  posteriore  alia  sua 
costituzione,  si  deve  ammettere  che  esso  sia  aenqjlicemcnte  una  via 
ottica  riflessa  discendente  (vedi  schema  1),  destinata  a  collegare  uno 


-   128   - 

dei  centri  ottici  primarii  con  le  formazioni  sottostanti  del  romben- 
cefalo  e  del  midollo. 


La  via  tetto-spinale  diretta  e  anch'  essa  rappresentata  da  un 
unico  fascio  che  degenera  tutte  le  volte  che  si  produce  una  lesione 
nelle  eminenze  posteriori.  Io  ho  riscontrato  la  degenerazione  di  tale 
fascio  in  sei  sulle  nove  esperienze  da  me  prese  in  considerazio- 
ne ;  mancava  in  due  nelle  quali  si  aveva  una  vasta  lesione  delle 
eminenze  anteriori,  ed  in  una  in  cui  la  lesione  della  eminenza  an- 
teriore  era  molto  superficiale. 

Nei  casi  in  cui  si  aveva  la  degenerazione,  il  fascio  era  tan  to 
piu  cospicuo,  e  si  estendeva  tanto  piu  in  direzione  caudale,  quanto 
piu  vasta  era  la  lesione  della  eminenza  posteriore. 

Per  una  lesione  minima,  ho  visto  la  degenerazione  arrestarsi  a 
livello  della  parte  piu  alta  del  nucleo  olivare  superiore;  in  altri  casi 
invece  ho  potuto  seguirla  sino  in  corrispondenza  della  emergenza 
delle  radici  del  secondo  pajo  dei  nervi  cervicali. 

Le  fibre  che  si  originano  dalle  cellule  del  nucleo  della  eminen- 
za posteriore,  e  forse  anche  dalla  corteccia  di  essa,  si  portano  in 
massima  parte  lateralmente,  e,  passando  tra  il  nucleo  deU'eininenza 
posteriore  ed  il  braccio  quadrigemello  inferiore,  si  vanno  a  confon- 
dere  con  le  fibre  del  lemnisco  laterale.  Solo  qualche  libra  raggiunge 
il  lemnisco  passando  medialmente  al  nucleo  dell'  eminenza  poste- 
riore. 

Decorrendo  nel  lemnisco  laterale,  le  fibre  raggiungono  il  corpo 
trapezoide,  dove  sono  situate  ventrahnente  al  nucleo  olivare  infe- 
riore.  Nel  midollo,  occupano  la  parte  antero-laterale  del  cordone 
anteriore,  nella  posizione  del  fascio  olivo-niidollare  (Helweg). 

Non  ho  potuto  stabilire  le  connessioni  del  fascio;  iio  visto 
che  esso  subisce  una  notevole  riduzione  del  numero  delle  sue  fibre, 
a  livello  dei  nuclei  del  ponte  situati  postero-lateralmente  al  fascio 
piramidale;  un'altra  riduzione  nell'attraversare  il  corpo  trapezoide, 
ed  un'altra  ancora  a  livello  del  nucleo  olivare  inferiore.  Questo  fatto 
ci  pud  far  supporre  connessioni  con  i  nuclei  del  ponte,  con  quelli  del 
corpo  trapezoide,  e  con  il  nucleo  olivare  inferiore;  ma  il  fatto  me- 
rita  migliore  dimostrazione. 

II  fascio  tetto-spinale  diretto,  traendo  origini  dalle  eminenze  qua- 
drigemelle  posteriori,  deve  considerarsi  come  una  via  acustica  ri- 
flessa  discendente,  (vedi  schema  2),  destinata  a  collegare  uno  dei  piu 


-  129   - 

cospicui  ammassi  di  sostanza  grigia,  scaglionati  lango  il  decorso 
della  via  acustica  centrale,  con  le  formazioni  grigie  sottostanti  del 
rombencefalo  e  del  midollo. 

Da  alcuni  Aa.  e  stata  ammessa  l'esistenza  di  un  fascio  tetto- 
reticolare,  che  collega  la  lamina  quadrigemina  con  la  forraazione  re- 
ticolata  del  mesencefalo. 

Dalle  mie  esperienze  non  risulta  che  si  possa  parlare  di  un 
vero  e  proprio  fascio. 


x  r^> 


Fig.  2.  —  Schema  delle  vie  atfereuti  oil  efferenti  delle  eminenze  quadrigemelle  posteriori. 
L.  L.  lemnisco  laterale.  F.  T.  S.  D.  fascio  tetto-spinale  diretto. 

Ho  visto,  quasi  costantemente,  degenerare  delle  fibre  che,  dalle 
eminenze  quadrigemelle,  si  portano  nella  formazione  reticolata;  ma 
si  tratta  di  fibre  disseminate,  delle  quali,  alcune  tenninano  verosi- 
milmente  al  nucleo  rosso,  ed  altre  alle  cellule  della  formazione  reti- 
colata. Quindi  ritengo  che,  almeno  per  il  cane,  non  si  possa  —  dato 
il  valore  che  comunemente  si  da  alia  parola  fascio  —  parlare  di 
un  fascio  tetto-reticolato,  ma  semplicemente  di  fibre  tetto-reticolari. 

Le  due  eminenze  quadrigemelle  sono  collegate  fra  loro  da  due 
fasci  di  fibre  a  direzione  trasversale  e  tra  loro  completamente  in- 
dipen'denti  che,  passando  dorsalmente  alia  sostanza  grigia  centrale 
deiracquedotto,  riuniscono  le  due  eminenze  omotipe. 

II  fascio  che  collega  le  eminenze  anteriori  e  limitato  ai  due  terzi 
anteriori  delle  eminenze,  e  le  sue  fibre  si  confondono  cranialmente 
con  la  commessura  bianca  posteriore;  anzi  alcune  fibre,  provenienti 
dalle  eminenze  anteriori,  entrano  in'  tale  commessura. 


-   130   - 

II  fascia  che  collega  h  due  eminenze  posteriori  e  costituito  da 
numerose  fibre,  ma  e  poco  esteso  in  senso  cranio-caudale. 

Non  mi  e  riuscito  potere  stabilire  con  esaUezza  se,  dalle  emi- 
nenze posteriori,  parbano  fibre  che  entrano  nel  braccio  quadrigemello 
inferiore.  Su  sei  casi  di  lesione  delle  eminenze  posteriori,  ho  avuta 
la  degeneraziono  del  braccio  quadrigemello  soltanto  in  tre,  ed  in 
esai  la  lesione  era  molto  estesa  ed  interessava  in  qualcuna  il  brac- 
cio quadrigemello  stesso,  interrompendolo  al  suo  distacco  dall'  emi- 
nenza. 

Mancava  invece  in  tre  casi  in  cui  la  lesione  era  limitataenon 
interessava  il  suddetto  braccio. 

Quindi  si  rimane  in  dubbio  se,  le  fibre  che  si  trovano  degene- 
rate nel  braccio  quadrigemello,  provengano  dalla  eminenza  poste- 
riore,  o  se  piuttosto  esse  non  siano  altro  che  quelle  fibre  del  lemni- 
sco  laterale  che  si  portano  al  corpo  genicolato  mediale,  le  quali 
sono  state  interrotte  all'altezza  delle  eminenze  posteriori. 

Per  quanto  riguarda  l'esistenza  di  probabili  vie  di  connessione 
a  decorso  ascendente  (tetto  corticali,  tetto-talamiche,  tetto-retini- 
che,  etc.)  ammesse  da  alcuni  autori,  diro  che  nei  miei  esperimenti 
non  ho  mai  avuto  degenerazione  di  fibre  che  si  portano  ai  nuclei 
del  talamo,  od  alia  corteccia.  In  tre  casi  ho  notatb  la  degenerazione 
della  benderella  ottica,  ma,  da  un  esame  accurato,  ho  dovuto  con- 
cludere  che  tale  degenerazione  non  era  in  rapporto  diretto  con  la 
lesione  da  me  prodotta  nella  lamina  quadrigemina,  ma  con  lesioni 
delle  cellule  retiniche  che,  come  e  noto,  si  possono  avverare  in  se- 
guito  a  distruzioni  della  lamina  stessa.  Infatti  in  un  caso  ho  ri- 
scontrato  la  degenerazione  di  poche  fibre  nella  benderella  ottica  dal 
lato  della  lesione;  in  un  caso  degenerazione  di  poche  fibre  nella 
benderella  ottica  e  nel  nervo  ottico  del  lato  opposto  a  quello  della 
lesione;  in  un  altro,  degenerazione  delle  due  benderelle  e  dei  due 
nervi  ottici.  Quindi  debbo  concludere  che  dalle  eminenze  quadrige- 
melle  anteriori  non  partono  fibre  di  projezione  a  direzione  craniale. 

Palermo,  settembie  1920. 


131   - 


ISTITUTO    DI    ANATOMIA   COMPARATA    DELLA    R.    UNIVKRS1TA    DI    MODENA 


DoTT.sa  MATILDE  RAPPINI 


Sulle  espansioni  nervose  nei  fusi  neuro-muscolari 
e  nei  tendini  delle  Lucertole. 


E  vietata  la  riproduzione. 


In  una  monografia  teste  pubblicata  {Rivista  di  Biologia,  Vol  II, 
Fasc.  IV,  1920)  ho  esposto  i  risultati  delle  mie  ricerche  sulle  espan- 
sioni nervose  sensitive  intramuscolari  di  alcuni  Mainmiferi.  Furono 
presi  in  esame  i  fusi  neuro-muscolari  e  gli  organi  muscolo-tendinei 
alio  scope  di  portare  un  nuovo  contributo  alia  soluzione  di  alcune 
vecchie  questioni,  come  quella  della  natura  delle  espansioni  placoidi 
dei  fusi  e  del  signiftcato  di  quei  plessicini  di  fibre  nervose  sottilis- 
sime  che  stanno  attorno  ai  medesimi  organi  di  senso  (Ruffini, 
Perron  cito). 

Dopo  queste  ricerche  pensai  di  ristudiare  le  espansioni  nervose 
dei  fusi  neuromuscolari  delle  Lucertole,  intorno  a  cui  s'  agitarono 
nuove  questioni  in  seguito  agli  studi  di  Perroncito  (1901-02);  di 
tali  questioni  due  soltanto  mi  premeva  riprendere  in  esame  con 
altre  indagini:  la  forma  e  la  disposizione  che  assumono  le  raraifl- 
cazioni  cilindrassili  per  dare  l'espansione  principale;  la  derivazione 
delle  espansioni  placoidi.  Circa  la  prima  questione  avanti  le  ricer- 
che di  Perroncito  si  era  stabilito  specialmente  da  G-iacomini 
(1898)  che  l'espansione  principale  o  primaria  si  comportasse  pres- 
s'  a  poco  come  quella  secondaria  o  a  fiorami  dei  fusi  dei  Mammi- 
feri,  cioe  che  essa  fosse  data  da  ramiftoazioni  frequenti  |e  brevi,  molte 
delle  quali  conformate  a  C  o  ad  S  con  la  sola  tendenza  quindi  a 
circondare  la  libra  muscolare.  Perroncito  invece  la  descrive  e 
rappresenta  come  1'  espansione  primaria  dei  fusi  dei  Mammiferi, 
fatta  cioe  di  nastri  larghi  e  piatti,  che  a  guisa  dl  eliche  o  di  anelli, 
talvolta  molto  lunghi,  circondano  completamente  le  fibre  muscolari. 


-    132   - 

Intorno  a  questo  soggetto  i  miei  gia  numerosi  preparati  sono 
di  una  ohiarezza  decisiva;  essi  dimostrano  che  I'espansione  princi- 
pale  o  primaria  dei  fusi  neuromuscolari  delle  Lucertole  si  comporta 
esattamente  secondo  la  descrizione  datane  da  Giacomini. 

Osservando  ad  un  medio  ingrandimento  qualcuno  dei  miei  pre- 
parati si  puo  ricevere  1'  impressione  che  in  alcuni  brevi  tratti  del- 
l'arborizzazione  primaria  esistano  realmente  avvolgimenti  spirali- 
formi,  ma  quando  questi  stessi  punti  vengano  esaminati  a  forte 
ingrandimento  ci  accorgiamo  dell'  inganno :  tale  aspetto  e  dato  da 
configurazioni  a  C  od  a  S,  molto  ravvicinate  e  succedentisi  con  re- 
golarita. 

Ne  sono  la  prima  a  correggere  quest'  errore  d'  osservazione, 
giacche,  oltre  Giacomini,  se  ne  avvidero  anche  Regaud  e  Favre 
(1905),  che  scrissero:  "  Nous  n'avons  jamais  observe  les  formes 
rubannees  annulo-spirales  figurees  par  Perroncito  chez  les 
Lezards  „. 

Non  e  questa  una  minuzia  morfologica  da  non  meritare  la  pena 
di  soffermarvisi  sopra;  che  anzi  e  di  grande  importanza  per  lo  stu- 
dio comparativo  dei  fusi  neuro-muscolari  nelle  diverse  classi  dei 
Vertebrati.  Come  Ruffini  ha  piu  volte  fatto  rilevare,  i  fusi  neuro- 
muscolari presentano  caratteri  profondamente  diversi  dagli  Anfibi 
anuri,  dove  per  la  prima  volta  compaiono  (Giaco  mini),  all'Uomo, 
in  cui  la  ricchezza  e  la  complessita  delle  espansioni  nervose  rag- 
giungono  ll  massimo  grado:  tali  espansioni  nervose  hanno  configu- 
razione  e  fisonomia  diversa  da  classe  a  classe. 

La  configurazione  che  Perroncito  attribui  aU'espansione  pri- 
maria dei  Sauri  e  invece  propria  dei  piccoli  Mammiferi,  dei  quali 
particolarmente  mi  occupai.  Tali  cognizioni  duuque  sono  di  fonda- 
mentale  importanza  per  la  morfologia  e  fors' anche  per  la  fisiologia 
comparata. 

Bremer,  Trinchese  e  Cipollone  avevano  ritenute  come 
disposiziom  normali  le  dentellature  che  si  osservano  sulla  superflcie 
dei  fusi  neuro-muscolari  dei  Sauri,  dentellature  che  sono  piu  accen- 
tuate in  corrispondenza  dell'espansione  nervosa  primaria.  Cip  olio  no 
diede  loro  una  grande  importanza  considerandole  come  destinate  ad 
aumentare  la  snperflcie  di  contatto  tra  le  fibre  muscolari  circostanti 
e  I'espansione  nervosa  del  fuso.  Ebbene  Regaud  e  Favre  dimo- 
strarono  sicuramente  che  esse  rappresentano  delle  vere  e  proprie 
alterazioni,  prodotte  dall'acido  formico  usato  in  concentrazioni  troppo 
elevate.  Io  convengo  pienamente  in  questa  spiegazione,  giacche  nei 


-   133  - 

raiei  preparati  si  osserva  che  i  fusi  delle  Lucertole  hanno  la  super- 
ficie  costantemente  liscia. 

Intorno  al  secondo  problema,  cioe  sulla  derivazione  e  natura 
delle  espansioni  placoidi,  non  posso  per  ora  dare  alcun  giudizio; 
diro  solo  che  su  circa,  100  esemplari  di  fusi  che  finora  possiedo  mai 
una  volta  mi  e  capitato  di  vedere  le  disposizioni  descritte  da  Per- 
roncito,  no  quelle  quasi  simili  vedute  da  Regaud  e  Favre. 

Questa  parte  del  problema  e  di  grande  importanza  h'siologica 
e  per  la  sua  soiuzione  portai  gia  nei  Mammiferi  nuovi  contributi, 
che  mi  sembrano  decisivi  contro  l'ipotesi  che  le  placoidi  siano  di 
natura  motrice. 

Poche  parole  infine  voglio  aggiungere  sulle  espansioni  nervose 
nei  tendini  delle  stesse  Lucertole.  A  tale  proposito  non  posso  che 
pienamente  confermare  quanto  fu  osservato  da  Ciaccio  e  Maz- 
zoni  (1888-1890).  Nelle  Lucertole  non  esistono  ancora  organi  ran- 
scolo-tendinei,  come  nei  Mammiferi.  L'espansione  nervosa  si  fa  sul 
tendine,  piu  o  meno  lontanamente  dall'estremita  muscolare.  Osser- 
vai  anche  diversi  casi  in  cui  l'espansione  nervosa  si  trovava  nelle 
immediate  vicinanze  del  punto  d'inserzione  dei  tendini   sull'osso. 

Tutti  i  predetti  punti  della  mia  analisi  verranno  ampiamente 
trattati  e  documentati  nei  lavoro  deflnitivo. 

Modena,  30  ottobre  1920. 


-   134  — 


ISTITUTO    DI   ANATOMIA    UMANA   NORM  ALE    LtELLA   R.    I'MVERSITA    DI    NAPOLI 
DIRETTO   DAL   PROF.   G.   SAL VI 


Ancora  sulla  colorazione  del  glicogeno  nei  tessuti 
(colorazione  in  to  to) 


Nota  del  dott.  U.  VASTARlNl-CRESl 
A iu to  o  Professore  incaricato 


E  vietata  la  riproduzioue. 


La  lusinghiera  accoglienza,  che  il  mio  metodo  del  cloridraio  di 
romnilina  per  la  colorazione  del  glicogeno  nei  tessuti  {19  e  20)  ha  ge- 
neraline.nle  iiiconlrato  presso  cultori  italiani  e  slranieri  d' istologia  (nor- 
male  e  patologica)  e  d' erabriologia  ('),  non  e  valsa  a  I'armi  credere  che 


(  )  Dei  tiuilfi  ricercatori  che  sporinientarono  con  succesao  il  mio  metodo  ricordero  i  seguenti  : 
Addari,  Contino,  Corti  e  Fussi,  <1 1-  Crecchio,  Fiessinger,  Livini,  Luna,  P.Mayer, 
Pentagna,  Rollo,  Scalia,  Tomiselli,  Varriale  (v.  Bibliografia).  Ecco  ora  alcuni  giudizi  : 

a)  P.  Mayer,  1'  illnstre  istologo  tedesco  che  «  si  vasta  onna  ha  atampato  »  nei  campo  della 
nticrotecnica,  in  an  lavoro  che  ha  per  titolo  «  Znr  Farbung  dea  Glykogena  »  {i2),  dnpo  aver  fedel- 
niente  riferito  il  metodo  del  cloridrato  di  rosanilina  e  rieouoaciute  ginate  le  mie  critiche  agii  altri 
metodi,  dichiara  di  aver  largainente  aperimentata  la  nuova  colorazione  non  soltanto  sni  vertebrati, 
ma  anche  angl'  in  vertebrati,  e  riasaume  il  sno  giudizio  in  queste  parole  :  «  Yastarini's  Methode  farbt 
«  zweit'ellos  das  Glykogeu  acbarf  und  stark,  die  roten  Grannla  oder  Schollen  heben  8ich  von  dem 
«  fast  ungefarbten  Grunde  sebr  deutlich  ab.  Die  Priiparate  sind  jedenfalls  viele  Monate  lang,  wahr- 
«  seheinlich  jahrelang  halt  bar  ».  Espone  in  seguito  alcuni  propri  metodi  di  colorazione  aemplice  e 
relativamente  rapida  del  glicogeno,  soffermaudosi  principalmente  sopra  qnello  che  egli  chiama  «  me- 
todo dell' inehiostro  »  (Tinte  zur  Glikogentarbung)  j  ma  flniace  per  riconoaeere  la  superiority  del  mio 
metodo  au  tiitti  gli  altri,  come  pud  rilevarsi  dai  seguenti  period]  :  «  Und  nun  zu  den  Reaultaten  ! 
•<  Bei  sorgfaltigem  Vergleiche  gnter  Priiparate  die  nach  Vastarini'  s  Methode  tingiert  sind,  und  ana- 
«  logen  nach  der  meinigen  gebe.  ieh  jenen  den  Vorzug,  da  in  ihnen  das  Glykogen  deutlicher  hervor- 
•>  tritt  :  die  roten  Kbrnchen  aind,  audi  wenn  sie  iibereinander  liegen,  leichter  unteracheidbar  als  die 
.<  schwarzen.  So  weil  ich  aua  eigener  Anschaunng  urteilen  dart',  hat  Vastarini  recht,  wenn  er  seine 
«  Methode  der  von  Best  vorzieht,  <ienu  diese  liefert  keine  *o  aatten  Farbungen  ». 

b)  II  Fieasinger,  Del  auo  l>el  volume  sulla  cellula  epatica  (y.  p.  516),  dopo  aver  eapoato  il 
mio  metodo.  parlando  del  suo  valore,  ha  queste  parole  :  «  Cette  methode  plus  fidele  que  la  methode 
«  a  l'iode ». 

c)  A.  Corti  e  T.  Fussi,  nei  loro  «  Stud!  sul  glicogeno  >■  (T),  in  rignardo  alia  tecnica  usata 
tielle  ricerche  (p.  395),  dichiarano  quanto  segue:  «  Noi  ci  attenemmo  per  queste  ricerche  al  metodo 
.<  proposto  pochi  auui  or  souo  dal  Vaatar  ini-Cr  eai.  Uno  di  noi  in  antecedeuza  a  queate  ricerche 
«<  ne  aveva  fatte  altre.di  controllo  t'ra  il  metodo  del  carminio  di  Beat  e  quello  delle  fucsiue  di  Va- 
«  a  tar  in  i -C  re  si,  otteneudo  riaultati  tali  da  far  ritenere  il  aecondo  certamente  superiore  al  prirao 
<•  per  aiourezza  di  applicazioue.  elettivita  specifica.  e  almeno  pari  per  finezza  di  riaultati  ». 


-   135   - 

il  melodo  stesso  fosse  perfetto;  che  anzi  mi  ha  spronato  a  perfezionarlo 
e  sopra  I ul to  a  renderlo  piii  semplice  e  spedito. 

In  vero  il  prihcipale  difetto  del  mio  —  come  di  iutti  gli  altri  rae- 
todi  che  si  prefiggono  il  medesimo  scopo  —  sta  appunto  nella  conside- 
revole  lentezza. 

E  noto  che,  fino  ad  ora,  la  dimostrazione  istologica  del  glicogeno 
non  si  e  mai  potuta  ottenere  se  non  snlle  sezioni  microtomiche  d'i  og- 
getti  gia  inclusi  in  celloidina  o  in  paratflna.  Inoltre,  pet*  le  ragioni  da 
me  altrove  {19)  ampiamente  esposte,  le  sezioni  medesime  debbono  essere 
colorate  senza  previo  incollamento  sui  vetrini,  cioe  a  dire  debbono 
essere  trasportate  libere  o  volanti  dalTuno  all'altro  liqaido  mediante 
una  spatola  od  alfcro  adatto  istrumento.  I  numerosi  tentativi  latti  da  me 
e  da  altri  per  potere  eseguire  la  colorazione  del  glicogeno  sopra  sezioni 
previamente  attaccate  sulle  lastre  (portoggetti)  o  sui  vetrini  (coproggetti) 
hanno  fallito  quasi  completamente  alio  scopo.  Infine,  quando  si  abbia  da 
Tare  con  oggetti  molto  fragili  o  delicali,  e  necessario  ricorrere  al  cosi 
detto  collodioaage  delle  sezioni  medesime.  Si  comprende  agevolmente 
come,  in  tal  case,  le  ricerche  si  rendano  ancor  piii  lunghe  e  penose, 
specie  se  debbansi  esaminare  sezioni  seriali  di  organi  o  d'interi  embrioni. 

Per  rimediare  a  cosi  grave  inconveniente  nessun  mezzo  fu  da  me 
risparmiato,  e,  gia  nella  mia  seconda  comunicazione  f'atta  suU'argomento 
aH'Accademia  medico-chirurgica  di  Napoli  nel  giugno  del  1909  (:>^>), 
annunziavo,  in  via  preliminare,  di  aver  tentata  «  la  colorazione  del  gli- 
«  cogeno  net  pezzi  in  tolo;  ma  —  aggiungevo  —  i  risultati  finora  otte- 
«  nuti,  per  quanto  incoraggianli,  non  furono  del  tutto  soddisfacenti  ». 
Oggi  pero,  dopo  parecchi  anni  da  quei  primi  tentativi,  posso  senza  esita- 
zione  aflermare  d'aveiMinalmente  risolulo  rimportanle  problema  tecnico. 

Se  volessi  qui  riferire  gl'  innumerevoli  saggi  da  me  fatti  per  giun- 
gere  a  precisare  le  condizioni  necessarie  alia  sicura  riuscita  del  me- 
todo,  potroi  riempire  parecchie  pagine.  Preferisco  di  esporre  il  piii  bre- 
vemente  che  mi  sara  possibile  il  mio  nuovo  modus  agendi. 

1.  Fissazione.  —  Organi  od  embrioni,  freschissimi,  si  fissa'no,  secondo 
le  normo  consuete,  in  uno  dei  seguenti  liquidi  alcoolici: 

a)  alcool  etilico  pure  a  90°-99°; 

b)  t'ormalina  alcoolica  con  o  senza  aggiunta  di  acido  acetico  (al- 
cool a  94°  cm3  90  -f  t'ormalina  del  commercio  cm3  10  -f-  acido  acetico 
glaciale  cm3  5). 

<■)  sublimate  alcoolico  (sublimate-  corrosive  gr.  5  -f  alcool  a  75° 
cm3  100  -f-  acido  acetico  glaciale  cm3  5) : 

d)  alcool  acetico  del  Camay,  meglio  conosciuto  sotto  il  nome  di 
liquido  di  Carnoy-van  Gchuchten  (alcool  assoluto  cm3  60  -f-  clorotbr- 
mio  cm3  30  -J-  acido  acetico  glaciale  cm3  10)  ('). 


(*)  Xuu  ho  esperienzH  peraonale  dei  fissatoti  «lol  Neukirch  (solnzionL  ucquoae  di  furiuulinu  o  di 

subliuiatu.  saturate  cou  daatrosio)  ue  di  quello  del  Beibliugei'  (auetoue  -\-  alcool  asaoluto  Va). 


-   136  - 

II  tempo  d'  immersione  dei  pezzi  nel  liquido  fissatore  varia,  natu- 
ralmente,  a  seconda  dei  casi;  ma,  in  generate,  e  consigliabile  di  non  pro 
lungaiio  senza  un'  assoluta  necessita  e  cio  per  evitare  un  eccessivo  in- 
durimento  dei  tessuti. 

2.  [)ecalcipicazione  (eventuale).  —  hopo  gli  opportuni  lavacri  in 
alcool  puro,  alcool  iodato  ecc,  si  procedera,  se  del  caso,  alia  decalcifi 
cazione.  che  dovra  esser  fatta  anch'  essa  con  liquido  alcoolico.  Tra  ie 
varie  soluzioni  io  do  la  preferenza  alia  seguente  : 

Alcool  a  90°  cm.3  100 

Acido  cloridrico  puro  »  5 
La  decalcificazione  e  assolutamente  necessaria  per  gli  embrioni,  an- 
che  se  in  essi  il  processo  di  ossificaziono  sia  appena  agl'inizii;  ne  sa- 
rebbe  opportuno  aftidarla  al  tenue  potere  decalcificante  dell' acido  clori- 
drico contenuto  nella  miscela  colorante,  poiche  1'  acidita  di  questa  ne 
sarebbe  nolevolmente  diminuita,  se  non  del  tutto  annullata,  a  scapito 
della  elettivita  e  della  nitidezza  della  colorazione.  Sembra  infatti  accer- 
tato  che  la  pres^nza  dell'  acido  cloridrico  nella  soluzione  colorante  sia 
destinata  precipuamente  ad  evitare  che,  oltre  al  glicogeno,  si  colorino  in 
rosso  i  nuclei  e  le  altre  formazioni  plasmatiche  o  metaplasmatiche. 

Debbo  anzi  aggiungere  che  un  bagno  di  qualche  ora  nell'  alcool  clo- 
ridrico riesce  vantaggioso  anche  pei  pezzi  che  sicuramente  non  conten- 
gono  tessuto  osseo,  forse  perche  in  tal  modo  viene  preventivamente  e 
completamente  neutralizzata  1'  alcalinila  dei  tessuti. 

3.  Colorazione.  —  Dall'  alcool  cloridrico  i  pezzi  o  le  felte,  di  qua- 
lunque  larghezza,  ma  non  piu  spessi  di  1  centimetre  saranno  immersi 
direttamente  nella  sostanza  colorante,  che  potra  prepararsi,  anche  molto 
tempo  prima  dell'uso,  secondo  Tuna  o  l'altra  delle  seguenti  l'ormule : 

Formula  I. 

Kresofucsina  del  Griibler  gr.      0.50 
Alcool  a  94°  cm.:i  100.00 

HG1  puro  e  concentrato     »         2.00 
Si  sciolga  a  freddo  la  kresofucsina  nell' alcool    e    si   aggiunga.  poi, 
goccia  a  goccia,  I'  acido  cloridrico. 

Formula  11. 
Soluzione  A :  liquido  del    Weigert    (fucsilina)    per    la   colorazione   delle 

fibre  elastiche  cm.3  50. 
Soluzione  B:  Resorcina  gr.  2  I-  fucsina  basica  gr.  1  4~  alcool  a  94° 
cm.3  50  -f-  HG1  puro  e  concentrato  cm.3  2. 
Si  prepari  dapprima  la  soluzione  A  secondo  le  prescrizioni  del 
Weigert;  si  allestisca  quindi  la  soluzione  B  sciogliendo.  a  t'reddo  nel- 
T  alcool  la  resorcina  e  la  fucsina  ed  aggiungendo  poi  goccia  a  goccia 
T  acido  cloridrico.  Si  mescolino  in  ultimo  le  due  soluzioni. 

Circa  la  durata  della  colorazione  varranno  le  seguenti  norme:  Du- 
rante le  prime  ore  (6-24,  a  seconda  dei  casi)    i  jic/./.i    resteranno   nella 


-   137   - 

miscela  colorante  in  recipiente  chiuso :  ma,  trascorso  questo  tempo, 
sara  necessario  che  il  recipiente  (preferibilmente  una  vaschetta  di  ve- 
tro  a  pareti  basse  ed  a  larga  apertura)  resti  scoperto  ed  al  riparo 
dalla  polvere  fine  a  che  il  liquido,  per  evaporazione  di  una  buona  meta 
dell' alcool,  abbia  acquistata  una  consistenza  leggermente  sciropposa. 
Un  riscaldamento  nel  termostato  a  -j-  28°-32°  o.  meglio  ancora,  la  espo- 
sizione  in  ambiente  bene  aerato  potranno  abbreviare  notevolmente  la 
durata  della  immersione.  Quando  si  sia  ben  cei'ti  dell'avvenuta  eolora- 
zione  (*)  i  pezzi  saranno  lavati  nell' alcool  a  -i-  90"-94\  che  sara  piii 
volte  ricambiato  fino  a  che  i  pezzi  stessi  non  gli  cedano  piii  sensibili 
quantita  della  sostanza  colorante.  E  in  questo  momento  che.  il  piii  delle 
volte,  e  possibile  verificare,  anche  ad  ovchio  nudo,  la  riuscita  del  me- 
todo,  poiche  le  parti  riccamente  provviste  di  glicogeno  appariranno  co- 
lorate  in  rosso  vivo  e  spiccheranno  sulle  altre  che  si  mostreranno  di 
un  colorito  violetto  piii  o  meno  intense.  E  cosi  che,  a  mo  d"esempio,  in 
embrioni  di  mammiferi  della  2a  meta  della  gestazione  (divisi  in  seg- 
menti  dello  spessore  di  1  cm.),  la  superficie  cutanea  si  presenta  di  un 
bel  colore  rosso-amaranto,  mentre  i  plessi  coroidei,  la  mucosa  orale, 
il  cuore,  le  diramazioni  bronchiali  si  mostrano  tint i  in  un  rosso-carmi- 
nio  che  risalta  nettamente  in  mezzo  al  colorito  violaceo  pallido  delle 
parti  circostanti  e  fa  vivo  contrasto  col  violetto  carico,  quasi  nero,  delle 
cartilagini. 

4.  Inclusione.  —  Dopo  una  rapida  disidratazione  in  alcool  assOluto, 
i  pezzi  saranno  inclusi  in  celloidina  o  meglio  ancora  in  paraffina.  II  sog- 
giorno  dei  pezzi  nell'alcool  assoluto,  che  dev'  essere  anch'  esso  piii  volte 
rinnovato,  sara,  per  quanto  e  possibile,  breve,  non  dovendo  in  genere, 
sorpassare  le  3  o  4  ore  complessivamente.  Dei  liquidi  intermedii  o  deal- 
coolizzanti  lo  xylolo  e  quello  che,  specialmente  riguardo  alia  conser- 
vazione  del  colore,  da  i  migliori  risultati.  L'olio  di  legno  di  cedro  e 
l'essenza  di  trementina,  che,  per  certi  rispetti,  sarebbero  preferibili, 
esercitano  una  notevole  azione  decolorante.  II  cloroformio  e  il  benzolo 
conservano  bene  il  colon?,  ma  rendono  i  pezzi  troppo  friabili,  cosicche 
male  si  lasciano  tagliare  al  microtoino. 

5.  Sezioni.  —  Le  sezioni,  che,  in  generale,  si  ottengono  senza  diffi- 
colta,  saranno  attaccate  sulla  lastra  portoggetti  col  ben  noto  liquido 
dello  Sclwllibaum  (1  parte  di  collodion  su  4  parti  di  olio  di  garofani) 
che  si  distendera  su  quella  in  sottilissimo  strato  con  una  bacchetta  di 
vetro  o  con  un  pennellino.  La  lastra  sara  quindi  portata  per  breve 
tempo  nel  termostato  a  -j-37°-40°,  dopo  di  che  le  sezioni  saranno  libe- 
rate della  paraffina  mediante  xylolo  ed,  ove    non  vogliasi  procedere  ad 


(*)  Chi  speiimenta  il  metodo  pur  la  prima  volta  potra  assicurarsene  Lmmergeado,  insierae  con  i 
pez/,i,  nel  liquido  colorante,  un  certo  aumero  ili  sezioni  microtoniiche  liberc  di  un  organo  ricca- 
aeute  prowisto  ili  glicogeno  (co;ne,  mi  es.,  il  legato  di  un  aniiuale  adulto,  ben  nu  trito)  e  ritraendo- 
ni!  di  tempo  in  tempo  qualcuna  clie  laveia  in  alcool  a  94"  ed  osserverfi  al  microscopio. 


-   138   - 

una  colorazione  di  contrasto,  saranno  montate  direttamente    in  balsamo 
xilolico  neutro. 

6.  Colorazione  di  contrasto.  —  Se  lo  si  credera  opportuno  —  di 
solito  non  e  necessario  —  si  potra  anche  eseguire  una  colorazione  di 
contrasto,  con  una  solazione  alcoolica  di  verde-luce  o  d'indaco-carminio, 
sia  sulle  sezioni  volanti,  sia  sulle  sezioni  attaccate  alia  lastra.  In  que- 
st'ultimo  caso,  ad  impedire  che  le  sezioni,  liberate  della  paraffina,  pos- 
sano,  durante  varii  passaggi,  distaccarsi  dalla  lastra,  sara  necessario 
evitare  Valcool  assolulo  puro  (che,  com'  e  noto,  discioglie  il  collodion) 
e  sostituirlo,  ogni  volta  che  se  ne  presentera  il  bisogno,  con  una  rniscela 
a  parti  eguali  di  alcool  assoluto  e  cloroformio. 


1  risultali  che  si  ottengono  con  la  colorazione  dei  pezzi  in  toto, 
secondo  il  descritto  procedimento,  sono  perfettamente  simili  a  quelli  che 
le  due  rniscele  coloranli  A  e  B  danno  sulle  sezioni  libere.  In  I'atti  le 
zolle  ed  i  granuli  di  glicogeno  si  colorano  intensamente  in  rosso;  le 
fibre  elastiche,  le  granulazioni  delle  m,astzellen  e  la  sostanza  t'onda- 
mentale  della  cartilagine  ialina  si  tingono  in  violetto  piii  o  ineno  carico. 
fin  quasi  al  nero;  le  fibre  collagene,  i  plasmi  in  gene  re  ed  i  nuclei  re- 
stano  quasi  incolori  od  assumono  una  tinta  violacea  pallidissima  ("). 


Non  mi  pare  dubbio  che  il  mio  metodo,  con  la  uuova  modificazione 
introdottavi  (modificazione  della  quale  non  credo  suscettibili  gli  altri 
metodi  fino  ad  oggi  escogitati),  sia  destinato  a  prestare  i  piii  utili  ser- 
vigi  ai  cultori  d'istologia  e  d' embriologia.  Esso  iul'atti,  oltre  all' esser 
divenuto  assai  piii  semplice  ed  incomparabilmente  piii  rapido,  non 
esclude  la  possibility  di  altre  svariate  colorazioni  nucleari  o  plasmatiche. 
da  eseguirsi  ad  libitum  su  alcune  delle  sezioni ;  le  quali,  a  tal  fine, 
potranno  essere  attaccate  sulle  lastre  o  sui  vetrini   anche    col    metodo 


(*)  Delia  eletticild  del  mio  metodo  —  che  di  speeificiti  non  si  puo  parlare  a  proposito  di  nessun 
raetodo  di  colorazione  istologica  —  dopo  i  giudizii  favorevoli  di  ricercatori  quail  il  Mayer  e  il 
Fiessinger,  potrei  non  )»iii  occuparrai;  ma,  poiche  qualcuno  (Rollo  in  /.">,  p.  149)  ha  affermato 
che  col  mio  metodo  si  colora  non  soltanto  il  glicogeno,  ma  anche  «  la  soatauza  mucosa  dei  tessuti 
patologici  -,  '  i<>  che  non  si  veriflcherebbe  col  metodo  del  Best,  faro  psservare:  1°  che  il  Best,  nel- 
l'eaporre  il  euo  metodo  (5,  p.  531)  credeva  di  dovet  dichiarare,  tra  l'altro,  che  la  sua  solazione  di 
carmiaio  colora  anche,  sebbene  incostantemente,  la  mxicina  delle  cellule  caliciformj;  2»  che,  a  tale 
riguardo,  1' Arnold  (.V)  notava  :  «  se  col  carminio  ilel  Best  si  colorauo  anche  sostanze  mueinoidi  o 
..  fibrinoids,  cio  vuol  dire  che  le  medesime  contengono  appunto  glicogeno,  ne  per  questo  scema  il 
«  valore  del  metodo  >>:  't°  <-hc  eseguendo  il  mio  metodo  con  le  norme  precise  che  io  stesso  ho  date 
lin  dal  1907,  non  ho  mai  vista  colorata  in  rosso  la  nrncina  delle  cellule  caliciformi  ne'  di  altri  ele- 
iiienti  cellulari  -.  t"  Hie.  se  per  caso,  col  metodo  stesso,  si  vedessero  assumere  la  colorazione  rossa 
elementi  che  di  solito  contengono  mucina,  non  per  questo  si  sarebbe  autorizzati  a  uegaix  che  in 
quel  dato  caso  si  tratti  di  glicogeno,  I.i  mucina  tion  e  torse  mi  glico-proteide '(  Quale  maravigliu  dun" 
que  se,  in  condizioni  speciali,  possa  al  suo  posto  trovarsi  glicogeno? 


-      139     r- 

. . . T — _ 

dell'attrazione  capillare  (*').  Ma  v'ha  di  piu:  il  metodo  cosi  modificato  e 
assai  meno  dispendioso  che  non  fosse  in  origine,  cio  che,  ai  tempi  vol- 
genti,  non  mi  sembra  trascurabile  pregio. 

Napoli,  settembre  1920. 

Bibliografia. 

1.  A  dd  aii  V.  —  Sulla  presenza  di  glicogeno  nel  rene  normale  ilei   mammiferi.  —  liiforma    medica. 

Anno  XXVI,  1910,  n.  3. 

2.  Id.  —  Ricercbe  istologiche  sulle  inodilicazioni  del  glicogeno  in  seguito  alle  iniezioni  di  adrenalina. 

—  Ibidem.  1910,  ST.  9. 
I!.  Arnold  J.  —  Ueber  Plasmastruktureu    mid    ilire    funktiouelle  Bedeutuug.  —  Jena,   1914  (riass. 

per  la  parte  tecnica  in  Zeitxchr.  f.  wiss.  Mikr.  Bd.  31,  p.  394-98). 
i.   Berblinger  W.  —  Das  Glykogen  in  menschlichen  Herzen.  —  Beitrage    z.,    pathol.    Aunt.    u.    z 

allg.  Pathol.  (Ziegler).  Bd.  hill,   1912. 

5.  Best  F.  — Ueber  Karininfarbung  des  Glykogens  und  der  Kerue. —  Zeitschr.f.  wiss.  Mikr, Bd. XXII I, 

1906,  p.  319-22. 

6.  Coutino  A.  —  Sulla  presenza  del  glicogeno  nei  tessuti  norraali  e  patologici   dell'occhio    uraano: 

con  una  doppia  tavola.  —  Palermo,  1914. 

7.  Corfci  A.  e  Fussi  T.  —  Studii  snl  glicogeno.  Ricerclie  sopra  on  mammifero  ibernante.   —   Arc!i. 

ital    di  Anat.  e  di  Embriol.   Vol.  XVI,  1917-1S,  pagine  382-421,  con  tav.  XXIII-XXIV. 

8.  be  Creecbio  G.  —  Sulle  asfissie  dovute  a  cause  me'ccauicbe.  —  tStudio  critico-sperimentale.  Con 

3  tav.  Napoli,  1913. 

9.  F  iessinger  K.  —  La  cellule  bepatique.  —  lievue  generate  d' Histologie.  T.  IV.    Paris,  1911. 

10.  Li  vini  F.  —  Notizie  preliminari  iutorno  alia  presenza  di  glicogeno  in  diversi  organi  d'enibrior.i 
uraani.  —  Monil.  zool.  ital.  Anno  XXXI.  1920,  p.  56-60. 

11.  Luna  E.  —  Li  retina  dei  vertebrati.  —  liieerche  fatte  nel  haboratorio  di    Anatomia    normale  di 
Roma  ecc.  Vol.  XVI,  1912. 

12.  Mayer  P.  —  Zur  Farbung  des  Glykogens.  —  Zeitschr.f.  wiss.  Mikr.  Bd.    XXVI,    1909,  pagino 
513-522. 

13.  Neukirch  P.  —  Ueber  morpbologisebe  Uiitersncbung  des  Muskelglykogens  und    eine  nene  Art 
seiner  Fixation.  —    Virehow's  Arch.  Bd.  200,  1910. 

14.  Pentagna  0.  —  Sulla  presenza  e  sul  signiftcato  del  glicogeno  nei    tumori     inalrgni.  —    6azze.lt a 
internaz.  di  Medic.  Ghirurg.  ecc.  Sapali,   1914. 

15.  Hollo  A.   —  Importanza  e  signiflcato  del  glicogeue  nei  tumori. —  Ibidem,  IUI3. 

16.  Scalia-d'Aiuico  R.  — Itteri  emolitici  primitivi.  —  Tesi  per  la  libera  docenza  in  Patologia  spec. 
med.  Vn  vol.  dip.   VIII-393.  Napoli,  1914. 

17.  Tomiselli  A.  —  Le  modification!  del  glicogeno  nel  fegato  e  nei  muscoli  in  seguito  a   legato ra 
del  coledoco.  —  Gazzetta  internaz.  di  Medicina,   Chirurgia,  ecc.  Napoli,  1912. 

18.  Varriale  R.  —  Li  alcuni  tumori  renali.   —  Ibid.  1910. 

19.  Vastarini-Cresi  G.  —  Un  nuovo  inetodo  di  colorazione  del    glicogeno    nei    tessuti.  —  (Con  I 
tav.).  Atti  d.  M.  Accad.  ined.-chirurg.  di  Napoli.  Anno  hXI,  1907. 

20.  Id.  —  Ulteriori  ricerclie  sopra  un  nuovo  metodo  di  colorazione  del  glicogeno  nei  tessuti.  —  Ibid. 

Anno  hXIll,  1909. 


(**)  Non  e  forse  superflno  l'avvertire  die  in  tali  sezioni  la  colorazione  rossa  del  glicogeno,  per  la 
solubilita  di  questo  nell'acqua  distillata,  va  completamente  perduta,  mentre  persiste  la  colorazione 
violetta  delle  fibre  elasticbe  e  della  cartilagine. 


140  - 


Suite  present!  condizioni  delle  Tavole  di  G.  Fabrici  d'  Acquapendente. 


Recatomi  alia  Biblioteca  Marciana  per  rivedere  le  Tavole  Anatomi 
che  del  Fabrici  dopo  il  loro  ritorno  dal  forzato  osilio  durante  la  guer- 
ra,  ho  dovuto  con  dolorosa  sorpresa  rilevare  il  notevole  deterioramenio 
da  esse  subito. 

Partite  da  Venezia  nel  febbraio  del  1017,  nelle  casse  n.  18(3  e  187 
insieme  con  altro  raro  e  prezioso  raateriale,  per  Firenze,  vennero  quivi 
riposte  in  San  Lorenzo  nei  sotterranei  della  Cappella  dei  Principi.  ove 
rimasero  a  qnanto  pare,  sempre  richiuse  nelle  casse,  per  tre  anni  con- 
secutivi,  essendo  ritornate  a  Venezia  solo  alia  fine  del  marzo  ultimo 
scorso. 

Non  dobbiamo  dimenticare  che  queste  tavole  ad  olio,  eseguite  da 
piii  di  tre  secoli,  gia  prima  che  gli  eventi  della  guerra  ne  consiglias- 
sero  il  trasporto,  presentavano  alterazioni,  in  seguito  alle  quali  molli 
dei  piii  fini  particolari  appai'ivano  in  varie  figure  meno  distinti  o  erano 
scomparsi  affatto,  ma  alcune  soltanto  di  queste,  come  segnalava  anche 
lo  Sterzi,  si  mostravano  gnaste  dalle  muffe  o  dall'  umido. 

Queste  muffe  si  sono  ora  moltiplicate  e  diffuse  a  gran  parte  delle 
tavole,  non  solo  rendendo  niolte  figure  indecit'rabili.  ma  lasciando  te- 
mere  assai  per  la  loro  integrita  anche  dopo  opportuni  trattamenti  e 
restauri. 

Sulla  necessita,  anzi  sull'  urgenza  dei  quali,  dopo  la  verificazione  da 
me  t'atta,  crederei  superfine  insistjre  :  lo  t'accio  tuttavia,  tanto  piii  che 
le  difficolta  burocratiche,  che  si  oppongono  ad  un  sollecito  rimedio,  sono 
ora  accresciute  dalla  persistente  mancanza  di  un  Prefetto  della  Biblio- 
teca. 

Venezia,  Settembre  1020. 

Giuseppe  Favaro. 


Avvertenza 

Delle  Comunicazioni   Original!   che   si    pubblicano  nel  Monitore 
Zoologico  Italiano  e  vietata  la  riproduzione. 


Cosimo  Gheiiubini.  Am.ministratore-responsabile. 


Firenze.  1921.  —  Tip.  L.  Niecolai.  Via  Faenza,  52. 


Monitore  Zoologico  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

DIRE  T T  O 
DA 

GIULIO  (JHIARUGI  EUGENIO  FICALBI 

Prof.  di   Auatomia  muaua    "  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  K.  Istituto  di  Stndi  Super,  in  Firenze  nella  R.  (Iniversita  di  Piaa 

CON    LA    COLLABORAZIONE 
DI 

BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  P.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Aunnnusuazione:  lutituto  Anatomico ,  Firenze. 

12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L     30. 

Per  l'est<»ro  Fr.  30  (in  oro). 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  9. 


SOMMARIO:  Bibliografia.  —  Pag.  141-148. 

Comunicazioni  originali  :  Cognetti  De  Martiis  L.,  Nnovo  contribute)   alia  cono- 

pcenza  delle  Gregarine  Monocistidee  (Con  2  fig.  nel  testo).   -  Calzavara  D., 

Sul  muscolo  subanconeo  dell'uomo  —  Pag.  149-159. 
Notizie.  —  Pa?.  160. 


BIBLIOGRAFIA 


Si  da  notizia  soltanto  dei  lavori  pubblicati  in   Italia. 


A.   -   PARTE  GENERALE 

I.  Bibliografia, 
Storia  e  Biografia  zoologica  e  anatomica 

Anile  Antonino.   —   I    disegni    anatomici    di    Leonardo  da   Vinci.   —    Riforma 

medica,  An.  35,  N.  16.  Estr.  pp.  11  con  1  fig.  Napali  1919. 
Anile  Antonino.  —  L7 Anatomia  in  Leonardo  da  Vinci.  —    Giorn.    Medicina  mi- 

litare,  An.  67,  Fasc.  11,  pp.  1272-1278  con  fig.  Roma,  1919. 
Baglioni  Silvestro.  —  11  metodo  dello  studio   della   medicina   secondo    Giovanni 

Maria  Lancisi.  —  Giorn.  Medicina  militare,  An.  68,  Fasc.9,pp.  576-577. 

Roma,  1920. 
Beccari  Nello.  —  Elenco  dei  titoli  e  delle  pubblicazioni.  —  Firenze,  Tip.  Nicco- 

lai,  19.19.  pp.  8. 


-   142   - 

Beccari  Nollo.  —  Aggiunte  alia  oporosita  didattica  e  scientiflca.  —  Firenze,  Tip. 

Niccolai,  1919.  pp.  16. 
Bertelli  D.  —  Giuseppe  Sterzi.   —    Mon.   Zool.    It.,    An.   30,  N.  1-2,  pp.  25-27. 

Firenze,  1919. 
Bilancioni  Guglielmo.  —  La  fonetica  biologica  di  Leonardo  da  Vinci.  —  Giorn. 

Medic ina  mililare,    An.   67,    Fasc.   11,   pp.  1217-1240,   con  figure.  Roma, 

1919. 
Bilancioni  Guglielmo.  —  La   gerarchia   olegli    or°rani    dei    sensi    nel    pensiero  di 

Leonardo  da  Vinci.  —  Giorn.  Medicina  milttare,  An.  67,  Fasc.  11,  j>p.  124 1 

1271,  con  figure.  Roma,  1919. 
Bilancioni  Guglielmo.  —  G.  M.    Lancisi   e   lo   studio  degli    organi   di   senso.  — 

Giorn.  Medicina  mililare,  An.  68,  Fasc.  9,  pp.  588-636,  con  figure.  Roma, 

1920. 
Brunelli  Gustavo,.  —  Ernesto  Haeckel:  «  In  memoriam!  ».  —   Riv.  di  Biologia, 

Vol.  1,  Fasc.  3-4,  Maggio-Agosto,  1919,  pp.  518-526,  con    ritratto.    Roma, 

1919. 
Bruni  Angelo  Gesare.  —   Romeo   Fusari    e   la   sua   opera    scientilica.  —   Arch. 

Scienze  med.,  Vol.  42,  Fasc.  3  4,  pp.  3-28.  Torino,  1919. 
Capparoni  Pietio.  —    «  Lancisiana  ».    —  Giorn.    Medicina    Mililare,    An.   68, 

Fasc.  9,  pp.  637-642,  con  figure.  Roma,  1920. 
Cutore  Gaetano.  ■+-  Curriculum  vitae  ed  operosita  scientiflca.    —    Catania,   Tip. 

P.  I.  A.,  1919.  pp.  48. 
Favaro  Giuseppe.  —  Leonardo  e  la  topojji'arta  dorsale  dei  visceri.—  Emporium . 

Vol.  49,  N.  293,  maggio  1919,  pp.  4,  con  3  figure. 
Favaro  Giuseppe.  —  Leonardo  da  Vinci  c    Girolamo    Fabrici    d'  Acquapendente. 

Mon.  Zool.  It.,  An.  30,  N.  3-4,  pp.  53  54.  Firenze,  1919. 
Favaro  Giuseppe.  —  11  terzo  centenario  della  mortc  di  Girolamo  Fabrici  d'Acqua- 

pendente.  —  R.  Ace.  di  Sc.  Lett,  ed-  Arti  in  Padova,  Tomato,  del    giorno 

8  giugno  1919,    Vol.  35,  Disp.  3  degli  Atti  e  Mem.,  pp.  4.  Padova,  1919. 
Favaro  Giuseppe.  —  Leonardo  e  l'embriologia    degli  uccelli.   —    Raccolta    Vin- 

ciana,  Fasc.  10,  pp.  141-151.  Milano,  1919. 
Favaro  Giuseppe.  —  Giuseppe  Sterzi.  —  Archives  It.  de  Biol.,   T.  69,   Fasc.  2, 

(N.  Ser.,  T.  9).  Estr.  pp.  7.  Pise,  1919. 
Gaetani  (De)  Luigi.  —  Elenco  delle  pubblicazioni.    —    Messina,    Tip.   D'Amico, 

1919.  pp.  4. 
Gaetani  (De)  Luigi.  —  Curriculum  vitae.  —  Messina,  Tip.  Ditta  D'Amico,  1919. 

pp.  34. 
Gaizo  (Del)  Modestino.  —  Giovanni  Maria  Lancisi :  discorso  commemorativo.  — 

Giorn.  medicina    militare,   An.  68,    Fasc.    9,  pp.   578-587,  con  ritratto. 

Roma,  1920. 
Giglio-Tos  Krmanno.  —  Lorenzo  Camerano.  Cenni  biograflci.  —  Boll.  d.  Musei 

di  Zool.  ed  Anat.  comp.  d.  R.  Univ.  di  Torino,  N.725,   Vol.  33,  pp.  1-14, 

con  ritratto.  Torino,  1918. 
Hopstock  H.  —    Leonardo  e  i    manoseritti    anatomid-nsiologici    di  Windsor.  — 

Giorn.  Medicina  militare,  An.  67,  Fasc.  11,  pp.  1279-1281.  Roma  1919. 
Marchi  (De)  M.  —  In  memoria  del  dott.  Cristoforo  Bellotti.  —  Atti  d.  Soc.   It. 

di  Sc.   Nat.   e   d.    Mus.   civ.   di  St.  Nat.  in  Milano,  Vol.  58,  Fasc.  3-4, 

pp.  365-370,  con  ritratto.  Pavia,  1919. 
Marchiafava  Ettore.  —  Nel  secondo  centenario  della  morte   di    Giovanni   Maria 


-    143   - 

Lancisi.  —  Giorh.  Medicina  militare,  An.  68,  Fasc.  9, pp.  543-575.  Roma, 

1920. 
Sala  L.  —  Romeo  Fusari.  —  Archives  it.  de  Biologie,   T.  69,   Fasc.  3,  pp.  246- 

255.  Pise,  1919. 
Monticeili  Fr.  Siv.  —  Carlo  Praus    Franeeschini.  Commemorazione.  —  Boll.  d. 

Soc.  dei  Mat.  in  Napoli,   Vol.  31  (Ser.  2,   Vol.  11),    1918,  pp.  3-7,    con  ri- 

tralto,  Napoli,  1919. 
Pensa  Antonio.  —  Camera  di  studio  ed  elenco  delle  pubblicazioni  latte  dal  1912 

al  1919.  —  Tempio,  Tip.  Ditta  G.  Torlu,  1919.  pp.  20. 
Pensa  Antonio.  —  Camera  di  studio  ed  elenco  delle  pubblicazioni  latte.  —  Pa- 

via,  Tip.  Coop.,  1912.  pp.  36. 
Pitzorno  Marco.  —  Curriculum  vitae.  —  Sassari,  Tip.  Operaia,  1919.  pp.  46. 
Rosa  Daniele.   -  L'opera  scientitica  di  Lorenzo  Camorano.  —  Alii  R.  Ace.  delle 

Sc.  di  Torino,   Vol.  54,  1918-19,  Ad.  4  maggio  1919,   pp.  314-365.  Torino, 

1919. 
Senna  A.  —  Piero  Bargagli.  —  Dull.  d.  Soc.  Eat.  It.,  Anno  50,  (1918),  pp.  84- 

85.  Firenze,  1918  (1919). 
Verga  Ettore.  —  Gli  studi  intorno  a  Leonardo  da  Vinci  nelPultimo  cinquanten- 

nio:  nota  la.  —  Rend.  Istit.  lombardo  Sc.  e  Lett.,  Ser.  2,  Vol.  52,  Fasc.  13- 

15,  pp.  502-516.  Milano,  1919.  —  Nota  2*  e  3»:    Ibidem,  Fasc.  19-20,  pp. 

780-811.  —  Nota  4il  ed  ultima  :  Ibidem,   Vol.  53,  Fasc.  10-11, pp.  446-460, 

1920. 

II.  Scritti  zoologici  d' indole  filosofica 

Cavazza  Filippo.  —  Quale  la  nuova  via  delle  soienze  biologicbe?  Ne  dogmi,  ne 
ipotesi  ?  —  Natura,  Riv.  di  Sc.  Nat.,  Vol.  11,  Fasc.  yennaio-marzo,  pp.  19- 
23.  Milano,  1920. 

III.  Scritti  comprensivi  e  vari  di  Biologia, 
di  Zoologia,  di  Anatomia 

Anzillotti  G.  —  Ossorvazioni  sugli  innesti  ossei.  Con  1  tav.  —  Arch.  Ortopedia, 

An.  35,  Fasc.  3,  pp.  310-328.  Milano,  1919. 
Buglia  G.  —  Sulla  tossicita  degli  cstratti  acipiosi    del    corpo   delle   giovani  an- 

guille  ancora  trasparenti  (eieche).  —  Atti  d.  Soc.  Tosc.  di  Sc.  Nat.,  Memo- 

rie,   Vol.  32,  pp.  165-192,  con  2  tav.  Pisa,  1919. 
Busacca  Archimede.  —  Sulla  pretesa  riviviscenza  del  counettivo  negli  innesti  di 

pezzi  flssati.  Con  tavole.  —  Arch.  Sc.  med.,   Vol.    43,    Fasc.    3-4,  pp.  128- 

155.   Torino,  1920. 
Buscaino  V.  M.  —  Riccrche  biochimiche  in  aniraali  normali  ed  in  animali  crao- 

zionati.  —  Riv.  di  Pat.  nerv.  e  mentale,  An.  26,  Fasc.  11-12,  pp.  400-403. 

Firenze,  1919. 
Brunelli  Gustavo.  —  Ricercbo  sull'anatomia  e  lisiologia  comparata   dei  Pesci.   1. 

Sulla  progenesi  nei  Teleostei;  II.  Un  capitolo  della   biologia  dei  Lof'obranchi; 

III.  Sulla  struttura  delle  branchie  dei  Ganoidi   raffrontata  a  quella  dei  Selaci. 

e  dei  Teleostei.  —    Rivista   di    Biologia,    Vol.    1,  Fas.  3-4,  maggio-agosto 
1919.  pp.  400  404,  con  4  fig.  Roma,  1919. 
Ceni  C.  —    II  cervello  e  la    (unzione    ovarica    nei    mamtnifcri.    —    Vedi  M.  Z., 

XXX,  8,  125. 


-   144  - 

Colosi  Giuseppe.  —  Studii  di  biogeografia.  1.  Per  una  classiticazione  delle  regioni 
zoogeograliche  marine.  —  Mem.  geog.  di  Giotto  Dainelli,  pubbl.come  supp. 
alia  Riv.  Geog.  It.,  Vol..  13,  N.  37,  gennaio  1919.  Estr.  pp.  55.  Firenze, 
1919. 

Corti  Alfredo.  —  Esperienze  e  ricerche  sulla  protezione  delle   ferite  dei    nervi. 

—  Chirurgia  degli  organi  di  movimento,   Vol.  2,  Fuse.  3-1,   agosto  1918. 
Estr.  pp.  44.  Bologna,  1918. 

Corti  Alfredo.  —  Particolarita  di  reazione  a  determinati  corpi  estranei  dell'  or- 

ganismo  del  coniglio  e  dell'uomo.  Con  tav.  3.  —    Man.  Zool.    It.,    An.    29, 

N.  9,  pp.  125-132.  Firenze,  1918. 
Corti  Alfredo  e  Fussi  Tilde.  —  Studi  sul  glicogeno.  Rieerchc  sopra    un  mammi- 

fero  ibernante.  Con  tav.   23  24.  —  Arch.   It.   di   Anat.  e   Embr.,    Vol.  16, 

Fasc.  3,  Firenze  1917,  pp.  382-421.  Firenze,  191{>. 
Craifaleanu  Aurel  D.  —  Studi  sui  fermenti  degli  animali    raarini.   Crustacea.  V. 

Sui  fermenti  delta  Maja  Squinado.  —  Boll.   d.    Soc.    dei  Nat.   in    Napoli, 

Vol.  31,    Ser.  2,   Vol.  11).  1918,  pp.  61-70.  Napoli,  1919. 
Craifaleanu  Aurel  D.  —  Studi  sui  fermenti  degli  animali  marini.  VI.  Autolisi  dei 

muscoli  dei  Cefalopodi.  —  Boll.  d.  Soe.  dei  Nat.  in  Napoli,  Vol.  31,   (Ser. 

2,  Vol.  11),  1918,  pp.  110-117.  Napoli,  1919. 
Craifaleanu  Aurel  D.  —  Studies  on  the  Haemocyanin.   I.  On  the   crystallization 

of  the  oxyhaeinocyanin.  —  Boll.  d.  Soc.  dei  Nat.  in  Napoli,  Vol.  31,  (Ser. 

2,   Vol.  11),  1918,  pp.  88-99,  con  7  fig.  Napoli,   1919. 
Doniselli  Casimiro.  —  Metodo  per  ricerche  psicofisiologiche   pure  ed   applicate 

nel  campo  del  lavoro  c  della  fatica  muscolare  e  nervosa.  —    Atti  d.    Soc. 

it.  di  Sc.  Nat.  e  d.  Mus.  civ.  di  St.  Nat.  in  Milano,   Vol.   58,    Fasc.   3-4, 

pp.  333-364,  con  4  lav.  Pavia,  1919. 
Fornero  Arturo.  —  Correlazioni  interghiandolaii  o   affinita   istochimiche    utero- 

ovariche.  —  Vedi  M.  Z.,  XXX,  8,  125. 
Fornero  Arturo.  —  Correlazioni  funzionali  della  ghiandola  a  secrezione    interna 

delPutero:  ricerche  sperimentali  chimiche,  anatomo-patoiogiche,  cliniche. — 

Annali  Ost.  e  Gin.,  An.  42,  N.  3,  pp.  175  200;  N.  6,  [>p.  395- 132;    N.  7, 

pp.  459-476,  N.  8.  pp.  485-544.  Milano,  1920.  (Conlinua). 
Francioni  Carlo.  —  L'evoluzione  morfologica  delPorganismo  umano  nelle  prime 

eta  della  vita.  —  Arch.  Ortopedia,  An.  35,  Fasc.  2,  jiji.  235-261.   Milano, 

1919. 
Gradenigo  Giuseppe.  —  L'applicazione  alia  otologia  delle  rogole  di  Mendel  sulla 

eredita  :  riassunto.  —  Arch.  It.  Otologia,  Vol.  31,  Fasc.  2,  pp.  189-191.  To- 
rino, 1920. 
Jansen  Murk.  —  La  faiblesse  de  la  croissance,  ses  causes,  ses  lois.  Con  6  figure. 

—  Arch.  Ortopedia,  An.  -'15,  Fasc.  •'>'.  pp.  329-313.   Milano,  1919. 

Patta  Aldo.  —  Osservazioni  intorno  ad  alcune  recenti  ricerche  nel  campo  delle 
secrezioni  interne.  —  Bull.  Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  32.  N.  4  del  1919, 
pp.  547  555.  Pavia,  1919. 

Polimanti  Osvaldo.  —  Studi  sul  letargo.  I.  Sulla  sopravvivenza  del  sistema  ner- 
voso  centrale  e  sopra  l'attivita  riflessa  spinale  in  Emys  europaea.  —  Rivi- 
sta  di  Biol.,  Vol.  1,  Fasc.  3-4,  maggio-agosto  1919,  pp.  405-408.  Roma, 
1919. 

Uffreduzzi  0.  —  Contributo  alio  studio  dei  trapianti  ossei   (trapianti   colorati  e 


-    145   - 

trapianti  perforati).  —  Giorn.  Ace.  Med.  Torino,  An.  82,  N.  9-12,  pp.  361- 

367,  con  figure.  Torino,  1919. 
Vecchi  Anita.   —  Influenza  delPestratto  di  tiroide  e  di  altri  estratti  organici  sulla 

raetamorfosi  e  riproduzione  di  Cyclops  viridis  e  Cyclops  serrulatus.  —  Arch. 

Fisiologia,   Vol.  17,  Fasc.  3-6,  pp.  105-136.  Firenze,  19 UK 
Verga  Giovanni.  Intorno  ai  fatti  di  accrescimento  verifieatisi  in  un  segmento  di 

perone  trapiantato.  —  Bull.  Soc.  med.-chir.  Pacta,  An.  31,  N.  3  del  1919, 

pp.  121-133.  Pavia,  1919. 

IV.  G-onologia,  Ontogenia,  Teratologia 

Beaux  (De)  Oscar.  —  Studi  sui  neonati  dei  mammiferi  (forma  estcnia).  Parte 
prima:  Primati  c  Carnivori  flssipedi.  Cap.  5-9.  Con  tav.  X1X-XX11  e  28  tig. 
nel  testo.  —  Arch.  Hal.  Anat.  ed  Embriol.,  Vol.  17,  Fas.  2,  }>p.  144-215. 
Firenze  1918-19. 

Boccadoro  Costanza.  —  Di  alcune  speciali  formazioni  (parassiti?)  che  si  riscon- 
trano  nel  vitcllo  dellc  uova  della  Rami  esculenta.  —  Bull.  Soc.  med.-chir. 
Pavia,  An.  31,  N.  3  del  1919,  pp.  215-253,  con  tav.  Pavia,  1919. 

Boccadoro  Costanza.  —  Di  alcune  speciali  lormazioni  (parassiti?)  che  si  riscon- 
trano  nel  vitello  delle  uova  della  Rana  esculenta.  Con  tav.  I-TI.  —  Arch, 
ital.  Anat.  ed  Embriol.,   Vol.  17,  Fasc.  1,  pp.  1-28,  Firenze,  1918-19. 

Cantoni  Vittorio.  —  Di  taluni  casi  di  gravidanza  tubarica  istmica  prossimale.  — 
Annali  Oslet.  e  Gin.,  An.  41,  N.  7-8,  pp.  189-195.  Milano,  1919. 

Colle  G.  —  Ricerche  sullo  sviluppo  e  sulla  morfologia  dcll'osso  nasale  umano. 
—  Vedi  M.  Z.,  XXX,  8,  122. 

Comes  Salvatore.  —  Fenomeni  di  rigenerazione  e  di  auto-innesti  in  larve  di  An- 
rtbi  anuri.  —  Atti  d.  Ace.  Gioenia  di  Sc.  Nat.  in  Catania,  An.  95,  1918, 
(Ser.  5,  Vol.  11  ,  Memoria  15,  pp.  1-9,  con  8  fig.  Catania,  1918. 

Foa  Anna.  —  Osservazioni  sullo  sviluppo  del  baco  da  seta  tino  alia  lormazione 
della  stria  gerrainativa.  —  Boll.  d.  Labor,  di  Zool.  gen.  e  agr.  d.  R.  Scuola 
Sup.  d' Agr.  in  Portici,   Vol.  13,  pp.  317-358,  con  4  tav.  Porlici,  1919. 

Foa  Anna.  —  Confronto  tra  i  primi  stadi  evolutivi  del  baco  da  seta  nolle  uova 
a  schiusura  normale  e  in  quelle  a  schiusura  estemporanea  per  l'azione  del- 
l'elettricita.  —  Boll.  d.  Labor,  di  Zool.  gen.  e  agr.  d.  R.  Scuola  Sup.  d' 'Agr.. 
in  Portici,   Vol.  13,  pp.  57-69,  con  1  fig.  Portici,  1919. 

Fossati  Giuseppe.  —  Contribute  alio  studio  della  gravidanza  oxtrauterina  ova- 
rica.  —  Annali  Ostet.  e  Gin.,  An.  42,  N.  7,  pp.  433-458,  con  tavole.  Mi- 
lano, 1920. 

Frasselto  F.  —  Lo  scheletro  degli  arti  nelPuomo  e  nei  vertebrati :  Filogenesi  ed 
Ontogenesi.  —  Vedi  M.  Z.,  XXX,  8,  122. 

Gaetani  (De)  Luigi.  —  Influenza  della  pressione  atmosferica  sullo  sviluppo  di 
alcune  nova.  —  Atti  R.  Ace.  Peloritana,  Vol.  29.  Estr.  di  pp.  8.  Messina, 
1919. 

Ganfini  C.  —  Su  alcuni  gangli  del  III,  V,  e  tronco  anteriore  del  VII  in  embrioni 
di  amnioti.  —  Vedi  M.  Z.,  XXX,  8,  126. 

Livini  F.  —  Contribuzionc  alia  conoscenza  della  istogenesi  della  ghiandola  tiroi- 
de, neH'uomo.  —  Vedi  M.  Z.,  XXX,  8,  121. 

Livini  F.  —  Presenza  di  sostanza  colloide  nclla  tiroide  di  giovani  embrioni  uma- 
ni.  —  Vedi  M.  Z.,  XXX,  8,  124. 

Livini  Ferdinando.  —  Intorno  alia  presenza  di  glicogeno  in  diversi  organi  di  un 


-   146  - 

embrione  umano  di  18  mill.  Nota  prev.  —  Rend.  1st.  Lombardo  Sc.  e  Lett., 
Ser.  2,  Vol.  53,  Fasc.  8-9,  pp.  342  3  (3.  Milono,  1920. 

Marchetti  Laura.  — Sul  destino  del  blastopore*  durante  la  Ibrmazione  do\  canalis 
nevrentericus  e  del  proctodoeum  nel  Bufo  vul  oris.  Con  13  fig.  —  Arch. 
Hal.  Anat.  ed  Embriol.,  Vol.  17,  Fas.  2,  pp.  216-238.  Firense,  1918-19. 

Mongiardino  Teresio.  —  Osservazioni  sullo  sviluppo  dci  denti  nei  Mamraiferi. 
Origine  e  formaziono  degli  spazi  interglobular!  di  Czermak  nel  Bos  tatirus. 
Con  tav.  XVII-XV11I.  —  Arch.  ital.  Anat.  ed  Embriol.,  Vol.  17.  Fasc.  2, 
pp.  130-143.  Firenze,  1918-19. 

Monterosso  Bruno.  —  II  ciclo  biologico  dcll'oocite  dei  mammiferi  attraversa  un 
periodo  di  vita  latente?  —  Riv.  di  Biologia,  Vol.  1,  Fasc.  3-4,  maggio- 
agosto  1919,  pp.  382-396.  Roma,  1919. 

Mummer y  J.  H.  —  Calcirtcazione  dello  smalto  e  delta  dentina.  —  Vedi  M.  Z., 
XXX,  8,   123. 

Neppi  Valeria.  —  La  riproduzione  vegetativa  nei  polipi  idroidi.  —  Riv.  di  Bio- 
logia,  Vol.  1,  Fasc.  3  4.    maggio-agosto  1919,  pp.    161-463.  Roma,  1919. 

Pardi  F.  —  Contributo  alio  studio  dello  strato  eonuetlivale  dell'  amnios  c  dolle 
cosidette  «  cellule  rhagiocrine  »  di  Renaut.  —  Atti  d.  Soc.  Tosc.  di  Sc. 
Nat.,  Proc.   Verb.,    Vol.  28,  X.  5,  pp.   14-51.  Pisa,  1919. 

Piccoli  S.  —  Sulla  strut!  ura  dei  vasi  1'etali  con  speciale  riguardo  al  tcssuto  ela- 
stico.  -    Vedi  M.  /..  XXX,  8,  124. 

Rappini  Matilde.  —  Sul  disfacimento  autolitico  dello  ghiandole  adesive  (ventosc) 
nolle  larve  di  Bufo  vulgaris.  Nota  preliminare. —  Riv.  di  Biologia,  Vol.  1, 
Fasc.  3-4,  waggio-agosto  1919,  pp.  397-399.  Roma,  1919. 

Riquier  G.  Carlo.  —  Lo  sviluppo  del  sistema  nervoso  sirapatico  nei  Glieloni  e 
negli  Uccelli.  —  Riv.  di  Pat.  nerv.  e  ment.,  An.  21,  Fasc.  4,  pp.  193-194. 
Firenze,  1916. 

Russo  Acliille.  —  La  funzione  di  assorbimento  e  di  secrezione  interna  nelle  cel- 
lule della  granulosa  del  t'ollicolo  di  Graal'  dclla  coniglia,  la  degenerazione 
jrras>a  ed  il  ciclo  vitale  dell'ovo.  (Con  appendice  :  su  le  cause  dcterrainanti 
il  si>sso  dei  nati  della  Coniglia;.  —  Atti  d.  Ace.  Gioenia  di  Sc.  Nat.  in  Ca- 
tania, An.  95,  1918,  (Ser.  5,  Vol.  11),  Memoria  3,  pp.  1-21,  con  2  tav.  e 
3  fig.  Catania,  1918. 

Sfameni  P.  —  Lc  vedute  di  G.  B.  Ercolani  su  alcune  questioni  di  anatomia  e 
fisioloun'a  della  placenta  confrontate  colle  corrispondenti  vedute  raoderne.  — 
Folia  Gynaecologica,   Vol.  12,  Fasc.  4,  1919.  Est?:  pp.  32.  Pavia,  1919. 

Sfameni  P.  —  Sulla  etiologia  delle  cisti  subcoriali  nella  placenta  uraaua.  Nota 
critica.  —  Clin.  Ostet.  Gin.  della  R.  Un.  di  Cagliari.  pp.  14.  [Senza  data 
e  luogo  di  pubbheazione]. 

Sirtori  Carlo.  —  Ricerclie  sperimentali  intornu  aU'asportazione  dell'ovario,  sur- 
rene,  tiroide  rispetto  aH'andamento  della  gravidanza.  —  Atti  Soc.  lombarda 
8c.  med.  e  biol.,   Vol.  8,  Fasc.  3-4,  pp.  1/ 1-156.  Milano,  1919. 

Vastarini-Cresi  G.  —  Contributo  alia  conoscenza  della  organogonesi  della  lingua 
(Papilla  vallata  retrocaecalis  nell'uomo).  —  Ricerche  fatte  nel  Lab.  di  An. 
norm.  d.  U.  Unto,  di  Roma,  etc.,  Vol.  19,  Fuse  12.  pp.  97-122,  con  I  tav. 
c  '.>  fi</.   Roma,  1916. 

V.  Citologia  e  Istologia. 

Amato  Alessandro.  —  Ricerclie  sperimentali  sulla  i'agocito^i.  VII.  Sulla  reversibi- 


-   147   - 

lita  del  fcnomcno  di  sensibilizzazione  opsonioa.  —  Spgrimen'ale  (Arch.bio- 
logia  norm,  e  patol.),  An.  73,  Fasc.  3-4,  pp.  261-276.  Firenze,  1919. 
Baggio  Gino.  —  Ricerche  sperimentali  riguardanti  ['  influenza  della  tiroide  sidla 
formula  leucocitaria  del  sangue  a  proposito  della  linfocitosi  dei  Basedowiani. 

—  Arch.  Sc.  med.,   Vol.  43,  Fasc.   3-4,  pp.    93-127.    Torino,  1920. 
Bruno  Giovanni.  —  L'intima  sti'uttura  delle  fibre  del  miocardio    uell'  ipertrofia 

cardiaca.  Con  tav.  —  Arch.  Sc.  med.,  Vol.  43,  Fasc.  1-2,  pp.  50-62.  To- 
rino, 1920. 

Calderone  A.  e  Runfola  P.  —  Ricerche  sperimentali  sulla  fagocitosi.  IX.  Influenza 
della  tomperatura  sulla  fagocitosi  negli  aniraali  a  sangue  freddo.  —  Speri- 
mentale  (Arch,  biologia  norm,  e  patol.),  An.  73,  Fasc.  3-4,  pp.  283-2,91, 
Firenze,  1919, 

Cesaris  Demel  A.  —  Les  plaquettes.  Recherches  sur  leur  origine,  sur  les  moda- 
lites  de  leur  penetration  dans  les  vaisseaux,  sur  les  variations  morphologi- 
ques  qif  elles  pe  ivent  presenter  dans  la  circulation.    (Resume  de  l'Autour). 

—  Arch.  Hal.  de  Biologie,  Tome  69,  Fasc.  3,  pp.  223.  Pise,  1919. 

Corti  Alfredo.  —  L'apparato  reticolare  interno  del  Golgi  nelle  cellule  dell'epite- 

telio  intostinale  di  mammifero.  Con  1  tav.   —  Bull,  delle  Sc.  Med.,  organo 

della  Soc.  e  della  Sen  da  med.  chir.  Estr.  di  pp.  20.  Bologna,  1919-20. 
Franco  Enrico  Emilio  e  Ferrata  Adolfo.  —  Cellule  istioidi    (emoistioblasti;  e  loro 

derivati  nel  sangue  circolante:  nota  l.a.  —  Arch.  Sc.  med.,    Vol.  42,  Fasc. 

3-4,  pp.  109-115.  Torino,  1919. 
Gaetani  (De)  Luigi.  —  II  condrioma   e    la    fibrillogenesi    nelle   cellule  del  faseio 

atrioventricolare  degli  ovini.  —  Atti  R.  Ace.  Peloritana,    Vol.  29.  Estr.  di 

pp.  17.  Messina,  1919. 
Golgi  Gamillo.  —  Sulla  struttura  dei  globuli  rossi  dell'uorno  e  di  altri  animali.  — 

Bull.  Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  31,  N.  3  del  1919,  pp.  197-214,  con  tat. 

Pavia.  1919. 
Golgi  Gamillo.  —  II  centrosoma  dei  globuli  rossi  del  sangue  circolante  deiruomo 

e  di  altri  animali.  —  Rend.  Istit.  lombardo    Sc.   e   Lett.,   Ser.    2,  Vol.  53, 

Fasc.  8-9,  pp.  344-352.  Milano,  1920. 
Lamendola  S.  e  Patania  G.  —  Ricerche  sperimentali  sulla  fagocitosi.    VIII.  Sulla 

accelerazione  termica  della  fagocitosi.  —  Sperimentale  {Arch,  biologia  norm. 

e  patol.),  An.  73,  Fasc.  3-4,  pp.  277-282.  Firenze,  1919. 
Levi  Giuseppe.  —  Nuovi  studi  su  cellule  coltivate  in  vitro:   attivita  biologiche, 

intima  struttura.  caratteri  moriologici  specitici.  Con  tav.  XXV-XL  e  4  figure 

nel  testo.  —  Arch.  Hal.  Anat.  ed  Embriol.,   Vol.  16,  Fasc.  4,  pp.  423-599. 

Firenze,  1917-18. 
Livini  Ferdinando.  —  Sulla  presenza  di  raioflbrille    trasversalmente   striate   nel 

miocardio  di  giovani  embrioni  umani:  nota  prev.  —  Rend.  Istit.  lombardo 

Sc.  e  Lett.,  Ser.  2,   Vol.  53,  Fasc.  2-4,  pp.  143-146.  Milano,  1920. 
Maccabruni  Francesco.  —  Gontributo  alio  studio  delle  cellule  del  Rieder.  —  An- 

nali  Ostet.  e  Gin.,  An.  41,  N.  9-10,  pp.  236-251,  con  tav.  Milano,  1919. 
Macco  (Di)  Gcunaro.  —  Ricerche  sperimentali  sulla  fagocitosi.  XI.  Modificazioni 

della  fagocitosi  per  effetto    della  fatica.    —  Sperimentale   (Arch,   biologia 

norm,  e  patol.),  An.  74,  Fasc.  1-3,  pp.  82-92.  Firenze,  1920. 
Montagnani  Mario.  —  Gontributo  alio  studio  delle  granulazioni   metacromatiche 

degli  eritrociti.  —  Sperimentale  (Ar<:h.  biologia  norm,  e  patol.),    An.    73, 

Fasc.  12,  pp.  21-41.  Firenze,  1919. 


-   148  - 

Morselli  Enrico.  —  Psictaialria  od  Istologia.  Speranzc  o  delusioni  della  fina  Ana- 
tomia  del  sistema  nervoso  in  rapporto  alia  Psicologia  normale  e  patologica. 
—  Quaderni  di  Psichiatria,   Vol.   1  o\  1917-19.  Estr.  pp.  76.  Genona,  1919, 

Parrino  Giorgio. — Rieerche  sperimentali  *ulla  fagocitosi.  X:  Sulla  influenza  che 
spiegano  stilla  lagocitosi  vari  fissatori  del  protoplasma  batierico:  aleool,  for- 
raolo,  sublimato,  acido  cromico,  aeido  osmico.  —  Sperimentale  (Arch,  bio- 
logia  norm,  e  patol.),  An.  71.  Fasc.  /-•'>',  pp.  76-81,  Firenze,  1920. 

Pensa  Antonio.  —  Osservazioni  di  morfologia  e  biologia  cellulare.  (La  cellula 
pancreatica  esocrina).  Nota  prevcntiva.  —  Parma,  Unione  tip.  parmense 
1919,  2>P-  24,  con  tav.  7  e  8. 

Perronclto  A.  —  Megaeariociti  e  piastrine  del  sangue:  la  nota  prev.  —  Bull. 
Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  32,  N.  4  del  1919,  pp.   607-614.    Pavia,    1919. 

Sireci  Damiano.  —  Rieerche  sperimentali  sulla  fagocitosi.  V.  Influenza  dello  scuo- 
tiraento  dei  leucociti  del  siero  di  sangue  e  dei  battcri  sulla  fagocitosi.  VI. 
Azioue  dei  raggi  tdtravioletti  sul  siero,  sui  leucociti  e  sui  batten.  —  Speri- 
mmtale (Arch.  Biologia  norm,  e  patol.),  An.  73,  Fasc.  3-4,  pp.  245-260. 
Firenze,  1919. 

Veratti  Krailio.  —  Osservazioni  istologiche  sul  tessuto  raiocaidico  coltivato  in 
vitro.  —  Rend.  Islit.  lombardo  Sc.  e  Lett.,  Ser.  2,  Vol.  53,  Fasc.  5-7,  pp. 
244-251,  con  tat:  Milano,  1920. 

VI.  Tecnica  zoologica,  anatomica  e  microscopica. 

Beccari  Nello.  —  Nuovi  metodi  di  Gallego  per  colorire  i  tessuti  mediante  il  vi- 
roflssaggio  della  fucsina  basica  con  il  forraolo.  —  Rend,  adunanza  Ace. 
Med.  Fis.  fiorentina,  sedula  is  dicembre  1919,  in  Sperimentale,  Vol.  73, 
Fasc.  3-4,  pp.  321-325.  Firenze.  1920. 

Buglia  G.  —  Apparecchietto  per  lo  studio  della  contrazione  rauscolaro  in  ani- 
mali  conservati  a  diverse  temperature  costanti.  —  Alti  d.  Soc.  Tosc.  di  Sc. 
Nat.,  Proc.  verb.,   Vol.  27,  A.  2,  pp.  20  21,  con  1  fig.  Pisa,  1918. 

Polettini  Bruno.  —  Un  metodo  semplice  per  la  preparazione  di  un  liquido  co- 
lorante  tipo  Giemsa.  —  Policlinico,  Sez.  pratica,  An.  27,  Fasc.  30,  pp. 
791-792.  Roma,  1920. 

Romanese  R.  —  Presentazione  di  preparati  di  sangue  trattati  con  un  nuovo  li- 
quido per  la  eolorazione  del  Romanowsky.  —  Giorn.  Ace.  Medicina  To- 
rino, An.  82,  N.  9-12,  pp.  390-394.  Torino,  1919. 


-   149  - 


COMUNICAZIONI    ORIGINALI 


iSTITUTO    DI   ANATOMIA   E    FISIOLOGIA    COMPARATE    DELL  UNIVERSITA    UI    TORINO 


Dott.  LUIGI  COGNKTTI  DE  MARTIIS 


Nuovo  contributo  alia  conoscenza  delle  Gregarine 
Monocistidee. 


(Con  2  figure  nol  testo). 


E  vii'.t.iit.:i  la  riprod  union 


Gii  studi  comparativi  che  da  alcuni  anni  ho  intrapreso  sulle 
Monocistidee  mi  vennero  singolarmente  favoriti  dalla  scelta  di  Oli- 
gocheti  esotici  per  la  ricerca  di  quelle  interessanti  forme  parassite. 

Pure  ricorrendo  a  materiale  compreso  in  collezioni  fissate  e 
conservate  in  alcool  da  qualche  mese  mi  e  riuscito  di  ottenere  ben 
spesso  ottimi  preparati  microscopici,  e  mi  torno  van taggioso,  nei  con- 
fronts di  talune  particolarita  citologiche  in  forme  e  in  stadi  talora 
molto  disparati,  disporre  di  esemplari  fissabi  alio  stesso  modo. 

II  confronto  fra  i  miei  preparati  e  le  figure  che  i  vari  autori 
hanno  ricavato  da  materiale  appositamente  trattato  con  fissativi 
citologici  (fra  cui  anche  1' alcool)  mi  hanno  convinto  che  le  difFe- 
renze  di  perfezione  e  di  nettezza  delle  iinmagini  sono  non  di  rado 
trascurabili. 

Le  due  specie  qui  sotto  descritte  vennero  trovate  in  Oligocheti 
conservati  in  alcool  forte  per  circa  quattro  mesi.  Le  sezioni  dei 
pezzi  infestati,  spesse  10-15  micr.  sono  state  colorate  con  emallu- 
me  Mayer  acido  seguito  da  lavaggio  in  acqua  di  fonte  e  da  un  co- 
lorante  di  contrasto  (eosina)  ('). 


I1)  Per  o<sservazioni  e  ilisegni  oltre  i  500  diaiuetri    lio    usato    1' obbiettivo    semi-apocraraatico    ili 
Koristka  l/\-,  a  iiumersioue  omogenea. 


-   150  - 

Dirhynchocystis  brasiliensis  n.  gen.  n.  sp. 

Rinvenni  questa  interessante  Monocistidea  nelle  capsule  e  hei 
sacchi  seminali  d'  un  esemplare  tipo  di  Fimoscolex  inurus  Cogn., 
Glossoscolecino  brasiliano  raccolto  nei  prati  umidi  di  Sao  Paulo  nel- 
1'  ottobre  1912  e  cortesemente  affidatomi  in  studio  dal  Prof.  K. 
Grobben  dell' Universita  di  Vienna  (J).  Essa  e  rappresentata  da 
buon  numero  di  trofozoiti  affatto  liberi  frani mezzo  ai  prodotti  ses- 
suali,  dotati  di  forma  ben  definita  :  uno  stadio  intracitoforico,  quale 
spesso  si  osserva  nel  periodo  di  accrescimento  delle  Monocistidee 
genitali  degli  Oligocheti  (*-),  sembra  mancare  nella  specie  in  discorso 
o  quanto  meno  esso  non  pare  coincida  con  la  stagioue  in  cui  venue 
raccolto  il  Glossoscolecino  ospitatore,  ne  trovai  trofozoiti  avvolti  da 
linfociti,  pure  essendo  questi  ultimi  abbondanti  negli  organ i  sopra 
citati. 


Fig.  1.  —  Dirhynchocystis  brasiliensis  n.  g.  n.  sp. 
A  trofozoite,  X  360;  B  estreraita  <li  un   app-ndice,  >^  800;  G  gamete,  \  2250;    D  sporozuiti    in  tre 
stiiili  successivi.  X  2250. 

La  forma  dei  trofozoiti  e  caratteristica  (fig.  1  A):  da  una  por- 
zione  principale  o  corpo  ovoide  sporgono  due  appendici  subcilin- 
driche  fra  loro  uguali,  dirette  in  senso  quasi  opposto.  Gli  assi  prin- 
cipal! delle  due  appendici  formano  incrociandosi  un  angolo  che  si 
aggira  sui  130  gradi.  II  corpo  appare  spesso  un  po'  detormato  per 
1'  azione  dell' alcool ;  misura  45-55  micr.  secondo  1' asse  minore, 
55-80  micr.  secondo  1'  asse  maggiore.  Le  due  appendici  misurano  cia- 
scuna  circa  25  micr.  in  lunghezza,  la  loro  base  e  larga  8-10  micr., 


(')  Per  i  caratteri  dell' Oligoohete  ospitatore  si  consulti :    Cognetti  1913,  Michaelaen  1917. 
(*)  Cfr.  Hesse  1909,  Cognetti   1918. 


-    151    - 

1'  apice  e  spesso  6-8  micr.  e  appare  arrotondafco.  La  sezione  tra- 
sversa  delle  appendici  e  circolare.  Pure  essendo  dotate  verosimil- 
mente  di  mobilita,  come  prova  fra  altro  la  disposizione  arcuata 
o  sinuosa  ch'esse  mostrano  in  vari  esemplari,  dette  appendici  non 
pare  siano  retrafctili  durante  il  periodo  di  accrescimento  del  trofo- 
zoite :  esse  ne  caratterizzano  la  forma.  Suppongo  che  siano  desti- 
nate  a  scomparire  quando  il  trofozoite  diveuta  sizigice,  ma  non  ho 
potuto  controllare  questa  mia  supposizione.  Non  ho  trovato  esem- 
plari  attaccati  alia  superfice  di  qualche  organo  dell'  ospitatore  me- 
diante  una  delle  appendici,  sicche  mi  mancano  dati  per  ascrivere 
con  certezza  alle  appendici  il  significato  di  organiti  d'  adesione  com'e 
il  caso  invece  per  1'  unica  appendice  (troraba)  di  Rhynchocystis  Hes- 
sei  Cogn.  (').  Le  appendici  di  Dirk.  bras,  rassomigliano  alia  tromba 
di  quest'  ultima  specie,  ma  non  mostrano  una  interruzione  apicale 
dell'  epicito  e  del  sarcocito,  ne  sono  provviste  di  creste  epicitarie 
(fig.  1  B).  Queste  ultime  mancano  su  tutta  la  superflcie  del  trofo- 
zoite il  cui  epicito  e  estremamente  sottile  e  confuso  col  sarcocito 
sottostante,  il  quale,  sulle  appendici,  ha  uno  spessore  apprezzabile, 
come  pure  alia  loro  base,  mentre  sul  resto  del  corpo  e  indistinto. 
Le  appendici  lasciano  pure  distinguere  uno  strato  miocitico  parallelo 
alia  superficie  e  interposto  fra  sarco- ed  entocito  (fig.  1,  in  A  pun- 
teggiato).  11  miocito  e  cianofilo  al  pari  di  quello  di  Rhynch.  Hessei, 
ma  non  vi  potei  riconoscere  dei  mionemi :  esso  appare  organ izzato 
a  formare  un  tubo  largo  circa  7  micr.,  chiuso  all'  estremo  distale, 
espanso  alia  base  di  ogni  appendice  a  raggiungere  la  regione  super- 
ficiale  del  corpo  per  confondersi  col  sottile  strato  sarco-epicitico. 
Alia  regione  apicale  delle  appendici  il  miocito  si  fa  piu  sottile,  cosi 
dicasi  del  sarcocito,  entrambi  ancora  riconoscibili  (fig.  1  B). 

h'  entocito  ha  aspetto  alveolare,  gli  alveoli  sono  occupati  da 
grani  di  paramylon  rifrangenti  e  fra  loro  molto  serrati :  detti  gra- 
nuli  non  trattengono  ne  1'  emallume  ne  1'  eosina.  Per  riconoscerne 
il  contorno  e  necessario  chiudere  molto  il  diaframma  del  microsco- 
pio;  essi  nei  trofozoiti  minori  appaiono  bacillari,  nei  piu  grossi  ovoi- 
di,  lunghi  o  micr.  spessi  3.  Nell' entocito  sono  sparsi  senza  ordine 
degli  addensamenti,  piii  o  meno  cianofili,  simili  a  piccoli  coaguli  di 
forma  assai  irregolare,  sublaminare :  essi  ricordano  un  po'  il  mate- 
rial cianofilo  gia  da  me  indicato  per  Monocystis  Beaufortii  Cogn.  (2). 

(•)  Cfr.  Cogn  et'ti  1913. 

('-')  Cfr.  Cognetti  1918.  Recenteinente  Tregoaboff  (1918)  lia  riuordato  la  presenza  nell'  ento- 
cito di  una  Monociatidea,  Gonospum  tesficuli  Tr6g.,  <li  particolaii  inclusion!  die  trattenendo  i  colo- 
rauti  dauuo  al  trot'ozoite  «  une  appareuce  trachet^e  •> ;  aecondo  dettu  autoi-u  esse  rappresentauo  i  re- 
.■iidtii  di  uiateiie  uuttilizie  aauorbite  dal  piuassila. 


-   152   - 

In  quest'  ultima  specie  il  materiale  cianofilo  scompare  al  termine  del- 
1'  accrescimento  del  trofozoite,  in  Dirhynch.  br.  esso  appare  piu 
scarso  e  piu  frammentato  nei  trofozoiti  piu  grossi. 

II  nucleo  e  tondeggiante,  non  ha  posizione  flssa,  misura  circa 
12  micr.  in  diametro  e  contiene  un  cariosoma  sferico  spesso 
4-5  micr. 

Nei  sacchi  e  nelle  capsule  seminali  dell'esemplare  di  Fimosco- 
lex  sopra  ricordato  non  trovai  trofozoiti  di  altre  specie  oltre  a 
quelli  sopra  descritti;  nei  sacchi  seminali  rinvenni  alcune  cisti  rac- 
chiudenti  fra  altro  delle  masse  di  grani  di  paramylon  uguali  a  quelli 
dei  grossi  trofozoiti  di  Dirhynch.  bras,  sicche  non  esito  a  conside- 
rare  quelle  cisti  come  appartenenti  a  detta  specie.  Hanno  forma 
tondeggiante  e  misurano  150-180  micr.  in  diametro:  parte  di  esse 
contengono  sporocisti.  In  una  trovansi  molti  gameti  irregolarmente 
ammassati  attorno  ad  un  residuo  citoplasmatico,  in  due  altre  inflne 
detto  residuo,  come  il  precedente  ricchissimo  di  grani  di  paramylon, 
contiene  gran  numero  di  piccoli  nuclei,  piu  numerosi  alia  periferia, 
indizio  di  gamatogenesi  quasi  ultimata  (*)  In  tutte  le  cisti  uno  spa- 
zio  piu  o  meno  ampio  appare  vuoto  a,d  indicare  la  probabile  esi- 
stenza  di  un  liquido  cistico  e  al  tempo  stesso  1'  avvenuta  coarta- 
zione  del  residuo  plasmatico. 

II  gamete  figurato  (fig.  1  C)  riproduce  una  forma  ehe  ripetuta- 
mente  potei  osservare  nella  cisti  sopra  ricordata,  e  che  gia  per  altre 
Gregarine  e  stata  descritta.  Non  posso  tuttavia  dire  con  certezza 
se  ai  gameti  piriform!,  lunghi  5  micr.,  spessi  4  micr.,  con  nucleo 
apicale,  altri  se  ne  accompagnino  nella  medesima  cisti,  o  se  fra 
gameti  della  stessa  forma  vi  siano  differenze  nei  volume  del  nucleo; 
rimane  quindi  incerto  se  Dirhynch.  brasil.  abbia  coniugazione  ani- 
sogama.  Le  sporo  cisti  sono  biconiche  a  poli  uguali,  misurano  circa 
23  micr.  in  lunghezza  e  circa  6  micr.  in  spessore.  Esaminandone  il 
contenuto  in  differenti  cisti  potei  seguire  la  formazione  degli  spo- 
rozoiti  attorno  al  residuo  sporale  (fig.  ID). 

Ciascuno  degli  otto  nuclei  tondeggianti  derivati  dal  nucleo  della 
spora  appare  dapprima  associato  ad  una  breve  appendice  protopla- 
smatica  fortemente  eosinofila;  questa  in  seguito  si  allunga  aumen- 
tando  in  dimensioni  ma  conservando  l'eosinofilia. 

II  nucleo  pure  si  allunga  rimanendo  ad  una  estremita.  Lo  spo- 
rozoite  maturo  misura  6-7  micr.  in  lunghezza  di  cui  un    terzo    oc- 


(')  Non  ('•  riconoscibile  il  contorao  dei  dne  sizigiti  forse  a  causa  della  loro  dispoaiziorie    nei    i>iv- 
parato  •  1  i  sozioni  in  aerie  <>  in  segtiito  a  deformazioue  per  eit'etto  dell'alcool. 


-   153   - 

cupato  dal  nucleo,  e  poco  piu  di  1  raicr.  in  spessore;  le  due  estre- 
mita  sono  acuminate.  All'inizio  della  loro  formazione  gli  sporozoiti 
sono  disposti  senza  ordine  sul  residue-  sporale,  alia  fine  appaiono 
quasi  sempre  direfcti  nel  senso  dell'asse  maggiore  della  sporocisti : 
escono  attraverso  gli  apici  di  questa. 

II  nuovo  genere  istituito  per  la  specie  sopra  descritta  e  carat- 
terizzato  dalia  forma  del  trofozoite:  l'esisbenza  in  questo  di  due 
appendici  situate  a  poli  quasi  opposti,  e  provviste  di  miocito,  non 
trova  riscontro  nei  caratteri  di  altri  generi  di  monocistidee  a  spo- 
rocisti omopolari.  La  forma  simile  che  possono  assumere  i  trofo- 
zoiti  di  qualche  specie  di  Monocystis  s.  s.  e  transitoria  e  dipende 
dalla  mobilita  e  deformabilita  piu  o  meno  grande  dei  trofozoiti  me- 
desimi.  In  nessuno  degli  esemplari  di  Dirh.  esaminati  trovai  varia- 
zioni  importanti  nella  forma  sopra  descritta  e  figurata. 

Nematocystis  almae  nov.  sp. 

Questa  specie  pud  annoverarsi  fra  le  Monocistidee  "  celomi- 
che  „  (l):  trovai  diversi  trofozoiti  nella  cavita  generate  d'un  esem- 
plare  adulto  di  Alma  emini  Mich.  var.  aloysii-sabaudiae  Cogn.  rac- 
colto  sulla  catena  del  M.  Ruwenzori  nel  giugno  1906  durante  la 
spedizione  di  S.  A.  R.  Luigi  Amedeo  di  Savoia  Duca  degli  Abruz- 
zi  (2).  I  trofozoiti  sono  di  solito  avvolti  ognuno  da  piu  linfociti  e 
contenuti  nei  segmenti  che  seguono  al  14°;  nei  sacchi  seminali  non 
ne  trovai. 


Fig.  '.'.  —  Nematocjistis  almae  n.  sp.,  A  B  due  trofozoiti,  \  8<)u  ;  (I  spora  ottouncleata,  X  2250. 

La  forma  del  trofozoite  e  piu  o  meno  allungata  con  tendenza 
a  curvarsi  fortemente  ad  arco  (fig.  2  A,  B) ;  la  sezione  trasversa  e 
circolare,  le  due  estremita  sono  fra  loro  uguali,  arrotondate  o  piu  o 
meno  protese  in  punta  conica.  Gli  esemplari  piu  piccoli    hanno    di- 


(!)  Cfr.  Hesse  1909  p.    10,   282. 

(2)  Per  la  bill  iografia  relativa  a  questo  Oligochete  si  cousulti  Miuhaelseu  1917,  pa<i.  309. 


-   154   - 

mensioni  che  si  aggirano  attorno  alle  seguenti:  Innghezza  4-5  micr. 
spessore,  a  meta,  8  micr.,  l'esemplare  piu  grosso  e  lungo  75  micr. 
spesso  12  micr. 

Nella  regione  periferica  e  irriconoscibile  una  successione  di 
strati.  II  citoplasma  e  alveolare,  dotato  di  notevole  cianofilia,  negli 
esemplari  maggiori  mostra  molte  granulazioni  cianofile,  talvolta  in 
parte  addensate  presso  le  estremita.  Quest'ultime,  quando  sono 
protese  in  punta  conica,  appaiono  costituite  da  un  plasma  a  strut- 
tura  omogenea  e  debolmente  colorato  daU'emailume.  Non  sono  ri- 
conoscibili  grani  di  paramylon  nel  citoplasma. 

II  nucleo  e  sempre  situato  a  meta  del  trofozoite,  ha  forma 
sferica  o  ovoide  e  misura  da  6  a  10  micr.  in  diametro:  contiene 
(?  sempre)  due  cariosomi  tondeggianti  di  mole  disuguale  (2-4  micr.) 
allineati  sull'asse  maggiore  del  trofozoite. 

Pure  nel  celoma  dell'esemplare  di  Alma  sopra  nominate  trovai 
una  cisti  tondeggiante,  del  diametro  di  circa  60  micr.,  avvolta  da 
uno  spesso  strato  di  linfociti.  La  cisti  appartiene  probabilmente 
alia  medesima  specie  di  cui  ho  descritto  i  trofozoiti.  II  suo  lume 
manca  di  grani  di  paramylon,  ma  e  occupato  quasi  per  intero  da  un 
ammasso  tondeggiante  di  spore  8-nucleate,  lunghe  9  micr.  spesse 
5-6  micr.  Attorno  alle  singole  spore  non  potei  distinguere  un  invo- 
lucre La  forma  della  spora  e  ovale,  a  punte  ottuse:  i  nuclei,  al- 
lungati  (2-3  micr.),  sono  raggruppati  presso  i  due  poli  (fig.  2  C).  Ai 
due  poli  di  ogni  spora  il  citoplasma  e  un  po'  eosinofilo:  forse  rap- 
presenta  l'inizio  della  formazione  della  parte  citoplasmatica  dei  sin- 
goli  sporozoiti. 

Ho  annoverato  la  nuova  specie  qui  sopra  descritta  nel  genere 
Nematocystis,  istituito  da  Hesse  (1909  pag.  45),  per  la  forma  dei 
trofozoiti,  senza  tener  confco  deH'.indicazione  "  corps  de  grande 
taille  „  riferita  nella  diagnosi  di  detto  genere.  Rispondono  invero 
a  questa  indicazione  le  quattro  specie  descritte  nella  monografia  di 
Hesse  (1909  p.  145161)  {%  i  cui  trofozoiti  sono  lunghi  1  o  2  mm. 
e  persino  {N.  magna  Schmidt)  5  mm.,  ma  credo  che  accanto  a  forme 
giganti  possano,  in  un  medesimo  genere,  annoverarsi  forme  nane. 
In  N.  almae  si  ripete  il  carattere  offerto  quasi  sempre  dai  trofo- 
zoiti di  Ar.  anguillula  Hesse,  cioe  il  'nucleo  provvisto  di  due  cario- 
somi allineati  sull'asse  principale  deU'aniinale:  in  N.  anguillula  il 
nucleo  e  ganeralmente  situato  verso  la  meta  del  corpo. 
Torino,  Palazzo  Carignano. 

(')  Di  una  quiii tii  specie,  X.  donyata.  lion  e  riierito  che  il  uouie  (p.  203). 


-   155 


Lavori  citati. 

Cognetti  de  Martiis  1913.  —  Contribute  all*  conoscenza  del  geneiv  Fimoscolex.  —  Zool.    Jahrb. 

Abt.  f.  Syst.  34. 
id.  1918.  —  Nuove  Gregarine  Monocistidee  (nota  prelim.).  —  Monit.  Zool.  rial.,  i*y. 
Hesse  E.  1909.  —  Contribution  a  I'etude  il<\s  Mouoeystidees  dea  Oligochetea.  —    Arch.    zool.  exper. 

(5),   3. 
Michael  sen  W.  1917.  —  Die  Lumbiioidoii,  uiit  be-sond.   Bdriieka.  Glosaosc.  —  Zool.  Jahrb.  Abt.  f. 

Syst.  4i. 
Tregonboff  G.  1918.  —  Etude  mohographique  de  Gonospora  testiculi  Treg;  —  Arch.  zool.  exper,  57. 


ISTITUTO   ANATOMIGO    DI    PADOVA 


Dott.  DOMEN1GO  GALZAVARA,  Assistente 


Sul  muscolo  subanconeo  dell'uomo 


E  vietata  la  riprodnzione. 

II  Roubieu,  nel  1816,  descrisse  per  il  primo  un  piccolo  mu- 
scolo "  situe  a  la  region  superieure  de  la  cavite  olecranienne  „,  ri- 
coperto  dal  muscolo  tricipite,  ma  sempre  separato  da  questo  "  par 
une  couche  de  tissu  cellulaire  „;  vide  che  il  muscoletto,  sorto  "  dans 
le  petit  enfoncement  qui  superieurement  commence  la  cavite  ole- 
cranienne...., par  son  bord  inferieur  il  se  perd  sur  la  capsule  en 
epanouissant  ses  fibres  „,  e  gli  diede  il  nome  di  "  cubiti-humero- 
capsulaire  „. 

II  Velpeau  ed  il  Cruveilhier,  senza  ricordare  il  Roubieu, 
accennarono  all'esistenza  di  fasci  muscolari  inseriti  alia  parele  po- 
sterior della  capsula  fibrosa  dell'articolazione  del  gomito,  ritenendoli 
pero  come  una  semplice  dipendenza  del  muscolo  tricipite.  Nel  1839, 
il  Theile  asseri  di  aver  trovato  molto  spesso  alcuni  fascetti  del 
vasto  mediale  del  tricipite,  distinti  dagli  altri,  che  si  perdevano 
sulla  capsula  fibrosa  del  gomito.  Piu  tardi  (1841),  modificando  le 
sue  idee,  riconobbe  in  quei   fascetti  una  formazione  autonoma,  alia 


-   156  - 

quale  spettava  il  compito  di  tendere  la  capsula  articolare  del  gomito, 
e  descrisse  il  muscolo  col  nome  di  Subanconeo  (Unter-Knorrenmuskel). 

Secondo  il  Theile,  questo  muscolo  si  metteva  in  evidenza  ta- 
gliando  il  tricipite  trasversalmente  poco  al  di  sopra  deH'articolazione 
del  gomito  £  ribattendone  la  porzione  inferiore  in  basso ;  esso  con- 
stava  di  due  fasci  muscolari,  l'uno  esterno  e  l'altro  interno  "  die 
oberhalb  der  interen  Oberarmgrube  neben  dem  ausseren  und  inneren 
Winkel  des  Knochens  entstehen,  gerade  abwarts  gehen,  und  sich, 
ganz  vom  Vorderarmstrecker  getrennt,  an  die  Kapsel  des  Ellenbo- 
gengelenkes  heften  „. 

Non  avendo  il  Theile  fatto  accenno  agli  autori  precedent!, 
quelli  che  accolsero  i  risultati  delle  sue  ricerche  attribuirono  a  lui 
la  scoperta  del  muscolo  e  soltanto  il  Martin  (1874)  aggiudico  la 
priori  ta  al  C  r  u  v  e  i  1  h  i  e  r. 

Ben  pochi  pero  comfermarono  i  dati  del  Theile,  descrivendo 
il  subanconeo  come  un  muscolo  autonomo  e  costante. 

Alcuni  (AV.  Era  use,  Testut,  Le  Double)  lo  considerarono 
come  una  rara  variazione.  Molti  ne  ammisero  la  costanza,  ma  non 
l'autonomia,  considerandolo  come  una  semplice  dipendenza  del  mu- 
scolo tricipite;  altri  considerarono  come  disposizione  costante  l'in- 
serzione  alia  capsula  di  semplici  fascetti  del  tricipite,  senza  desi- 
gnarli  con  una  speciale  denominazione;  altri,  infine,  negarono  reci- 
samente  tale  disposizione,  ammettendo  una  semplice  aderenza  fra 
tricipite  e  capsula. 

Fra  coloro  che  eseguirono  rieerche  speciali  intorno  al  muscolo, 
il  Kulaewsky  (1869)  per  primo  nego  ogni  individuality  anatoinica 
al  subanconeo,  atfermando  ch'esso  rappresentava  soltanto  fasci  atro- 
fizzati  del  muscolo  tricipite. 

11  Martin,  piii  tardi,  e  quindi  il  Hultkrantz  (1897)  e  R. 
Fick  (1904)  negarono  l'esistenza  del  muscolo. 

11  Hultkrantz  ed  il  Fick  ammisero  che  ad  evitare  l'inclu- 
sione  della  capsula  articolare  del  gomito  tra  becco  olecranico  e  fossa 
omonima,  nell'estensione  del  gomito,  provveda  l'intima  aderenza 
fra  questa  ed  il  muscolo  tricipite.  Tale  adeienza,  secondo  il  Fick, 
basterebbe  anche  a  spiegare  la  mancata  inclusione  nei  casi  di  pa- 
ralisi  del  tricipite,  sui  quali  il  Duchenne  aveva  gia  richiamato 
l'attenzione,  esprimendo  (in  base  ad  essa  e  dal  punto  di  vista  pu- 
ramente  fisiologico)  forti  dubbi  sull'utilita  dei  muscoli  articolari  in 
generale. 

Siccome  molti  trattatisti  seguitano  a  ricordare  il  muscolo  suban- 


-   157   - 

coneo  del  Theile,  credei  opportuno   fare    ricerche  alio  scopo  di  ri- 
solvere  in  modo  definitivo  la  questione. 

A  tal  fine  ho  dissecato  100  arti  apparbenenti  a  cadaveri  d'ambo 
i  sessi  e  di  svariate  eta.  Nella  dissezione  ho  preceduto  sia  col  rae- 
todo  indicato  dal  Theile,  sia  dissecando  il  muscolo  tricipite  dai 
lati,  cioe  a  partire  dai  setti  intermuscolari  interne  ed  esterno  del 
braccio  e  procedendo  verso  la  linea  mediana.  Ho  invano  cercato,  in 
tutti  gli  arci  dissecati,  fasci  muscolari  che  potessero  in  qualche 
modo  avvicinarsi  alia  descrizione  del  Theile,  che  fossero,  cioe,  si- 
tuati  anteriormente  al  tricipite  e  da  questo  distinti  e  che,  sorgendo 
dalla  faccia  posteriore  dell'omero,  d'ambo  i  lati  della  fossa  olecra- 
nica,  andassero  ad  inserirsi  alia  capsula.  Non  ho  nemmeno  inai  ri- 
scontrato  fasci  del  tricipite  che  a  questa  prendessero  inserzione. 
Trovai  invece  costantemente  che  alcnni  dei  fascetti  piu  profondi  del 
tricipite,  sorti  daH'estreino  inferiors  della  faccia  posteriore  dell'omero 
lungo  una  linea  arcuata,  concava  verso  la  fossa  olecranica,  si  com- 
portano  distalmente  in  qnesto  modo:  quelli  situati  presso  alia  linea 
mediana  dell'omero,  passando  a  ponte  sopraalla  detta  fossa,  aderisco- 
no  lassamente  alia  massa  adiposa  che  la  riempie,  quelli  posti  ai  lati 
aderiscono  strettamente  alia  capsula  fibrosa  dell'articolazione  del 
gomito,  ma  tutti  infine,  convergendo  verso  l'olecrano,  si  riuni- 
scono  con  quelli  sorti  piu  in  alto  per  terminare  insieme  nel  tendine 
comune. 

Fra  il  tendine  del  tricipite  e  la  parete  della  capsula  articolare 
esistono  quindi  rapporti  di  semplice  aderenza,  che  si  mostra  co- 
stantemente piu  stretta  sul  margine  radiale  della  troclea  omerale. 

Nella  porzione  inferiore,  in  vicinanza  della  superficie  craniale 
dell'olecrano,  tendine  e  capsula  sono  separati  dalla  borsa  muccosa 
sottotendinea  dell'olecrano,  che  trovai  pressoche  costante  nel  vecchio, 
frequente  nell'adulto  e  sempre  mancante  nel  bambino.  Complessi- 
vamente  esisteva  in  una  media  di  poco  inferiore  ai  3/5  dei  cadaveri 
presi  in  esame.  I  miei  dati  su  questo  punto  concordano  quindi 
press'a  poco  con  quelli  del  Gruber,  che  asseri  di  aver  trovata  la 
borsa  nei  3/5  dei  cadaveri  di  varie  eta. 

Non  esistendo,  adunque,  fasci  muscolari  ne  autonomi,  ne  dipen- 
denti  dal  tricipite,  inseriti  alia  capsula  fibrosa  od  al  fondo  cieco 
sinoviale  sottotricipitale,  si  potrebbe  pensare,  d'accordo  con  gli  autori 
sopra  citati,  che  l'inclusione  della  capsula,  nell'estensione  del  gomito, 
venga  impedita  dall'aderenza  tra  quella  ed  il  tricipite,  mentre  io  ho 
sempre  trovato  come,  anche  dopo  rimossa  completamente,  mediante 
la  dissezione,  tale    aderenza,  quando  si  facciano  eseguire  all'artico- 


-   158   - 

lazione  movimenbi  di  estensione,  la  capsula  non  rimane  mai  inclusa, 
ma  si  raccoglie  costantemente  in  pieghe  trasversali  al  di  sopra  del- 
l'olecrano.  Cio  avviene  perche  questo,  quando  si  avvicina  alia  fossa 
olecranica,  scorrendo  strettamente  addossato  alia  troclea  omerale, 
passa  col  suo  becco  sotto  alia  porzione  superiore  della  capsula  che 
quivi,  rinforzaba  dai  fasci  trasversi,  gli  forma  come  un  ponte  fibro- 
so,  e  cosi  in  nessun  modo  pub  venir  trascinata  ed  inclusa  fra  il 
becco  e  la  fossa. 

Quanto  alle  porzioni  media  ed  inferiore  della  capsula,  che  sono 
portate  in  alto  insieme  all'  olecrano,  esse  vengono  ad  urtare,  nella 
loro  ascesa,  contro  lo  stesso  ponte  fibroso  e  sono  cosi  costrette  a 
for  mare  le  predette  pieghe  temporanee. 

II  meccanismo  di  formazione  di  queste  non  e  quindi  legato, 
come  ammisero  il  Henle  ed  il  Gerlach,  ai  rapporti  della  capsula 
col  muscolo  tricipite,  ma  si  spiega  invece  in  base  alia  conforma- 
zione  della  parete  posteriore  della  capsula. 

Quando  poi  si  apra  1'  articolazione  del  gomito  si  vede  frequen- 
temente,  sulla  faccia  interna  della  sinoviale,  poco  al  di  sopra  del 
becco  olecranico,  una  piccola  piega  fissa,  arcuata,  a  direzione  tra- 
sversa,  la  quale  incappuccia  il  margine  anteriore  di  quel  processo. 
II  Hulk  ran  tz  e  R.  Fick  (i  soli  che  fecero  chiaro  accenno  a  tale 
piega)  la  ritennero  frequente.  In  base  alle  mie  ricerche  debbo  con- 
fermare  i  risultati  di  questi  autori  ed  aggiungere  che,  quando  la 
piega  manca,  trovansi  al  suo  posto  pieghe  minori.  Per  quanto  ri- 
guarda  il  suo  significato,  essa  e  un  organo  di  riempimento  desti- 
nato  a  colmare  lo  spazio  angolare  normalmente  esistente,  a  gomito 
flesso,  fra  1'  estremo  del  becco  olecranico  e  la  troclea  omerale,  e  ad 
interporsi,  a  gomito  esteso,  tra  il  becco  olecranico  ed  il  fondo  della 
fossa  omonima. 

Grli  autori  che  hanno  ritenuta  necessaria  la  presenza  del  mu- 
scolo subanconeo  alio  scopo  di  tendere  il  fondo  cieco  sinoviale  po- 
steriore e  di  impedirgli  di  introflettersi  e  rimanere  quindi  incluso  tra 
olecrano  e  fossa  olecranica,  non  hanno  avvertito  che  lo  spazio,  dove 
tale  introflessione  con  la  consecutiva  inclusione  dovrebbe  veriflcarsi, 
non  e  libero,  ma  occupato  dalla  piega  sinoviale  sopra  descritta  o, 
quando  essa  manchi,  dalle  pieghe  minori  che  la  sostituiscono. 

CONCLUSIONI 

E  erroneo  attribuire  al  Theile  la  priorita  nella  descrizione  del 
muscolo  subanconeo  perche  esso  era  stato  descritto,  per  quanto  in 
modo  un  po'  diverse,  dal  Roubieu,    ed    erano    stati    descritti   dal 


-    159   - 

Velpeau  e  dal  Cruv  ei In ier  fasci  del  muscolo  fcricipite  inseriti 
alia  capsula  articolare  del  gomito. 

Non  ho  mai  riscontrato  la  presenza  di  fascetti  muscolari,  ne 
autonorai,  ne  uniti  col  vasfco  mediale  del  tricipite,  inseriti  alia  parete 
posteriore  della  capsula  fibrosa  dell'  articolazione  del  gomito,  ne  al 
fondo  cieco  sinoviale  sottotricipitale.  Tra  la  capsula  ed  i  fasci  mu- 
scolari e  tendinei  piu  bassi  del  tricipite  esistono  soltanto  rapporti 
di  aderenza  piu  o  meno  stretta. 

A  questa  aderenza  non  si  pud  attribuire  esclusivamente,  come 
fecero  alcuni  autori,  1'  ufficio  di  impedire  V  introflossione  e  1'  inclu- 
sione,  a  gcmito  esteso,  della  capsula  fibrosa  e  del  fondo  cieco  po- 
steriore della  sinoviale. 

A  tale  scopo  concorrono  e  la  conformazione  stessa  della  capsula 
fibrosa,  che  obbliga  la  capsula,  durante  l'estensione,  in  parte  a  ri- 
maner  tesa  ed  in  parte  a  raccogliersi  in  pieghe  temporanee  al  di 
sopra  dell'  olecrano,  e  la  presenza  della  piega  sinoviale  fissa,  che 
incappuccia  il  becco  dell' olecrano,  o,  quando  essa  manchi,  delle  pie- 
ghe minori  che  la  sostituiscono. 


Bibliografia 

Cruveilhier  J.  —  Traite  d' Anatomie  descriptive.  —  Tome  I"  Paris,  1834. 

Duchenne  G.  B.  (de  Boulogne).  —  Physiologic  des  raouvements  demoutree  a    1' aide    de    J'  experi- 
mentation electrique  et  de  1' observation  elinique  et  applicable  a  1' etude  des  paralisies  et,  des  de 

formations.  —  Paris,  1867. 
-t'ick  R.  —  Haudbucb  der  Anatomie  und  Meclianik  der  Geleuke.  —  Jena,  19041911. 
v.  Gerlach  J.  —  Haudbucb  der  speciellen  Anatomie   des    Menscheu    in    topograpbiscben    Beband- 

lung.  —  Milnchen  and  Leipzig,  1S91. 
G  ruber  W.  —  Monographic  der  bursae  mucosae  cubitales.  —  Memoires    de    I' Academic    Imperial* 

des  Sciences  de  St.  Petersbourg.  Serie   YII.  Tome  X.  X.   7,  St.  Petersbourg,  1 806. 
Henle  J.  —  Haudbucb  der  systematischeu  Anatomie  des  Meuscbeu.  —  Braunschweig,  1871. 
Hultkrantz  J.  W.  —  Das  Ellenbogengelenk  und  seine  Meclianik.  —  Jena,  1897. 
Krause  W.  —  Anatomiscbe  Varietaten.  —  Hannover,  1880. 
Kulaewsky  M.  —  Muscoli  subcrurales  et  subanconaei.  —  Arcliiv   Jiir    Anatomic  und  Physiologic. 

Leipzig,  1S69. 
Le  Double  A.  F.  —  Traite  des  variations  du  systerne  musculaire  de  l1  homme.  —  Paris,  1897, 
Martin  K.  —  Ueber  Gelenkmuskelu  beim  Meschen.    -  Inaugural  dissertation  Erlangen,  1874. 
Itou  bieu  G.  J.  —  Traite  des  muscles  capsulaires  du  corps  huruaiu.    —    Opuscules    d'  Anatomie   et 

d'  Uistoire  Naturelle.  I. ere  Partie.  Montpellier,   1816. 
Testut  L.  —  Les  anomalies  musculaires  chez  I'  homme.  —  Paris,  1884. 
Theile  Pr,  "W.  —  Ueber  den  Triceps  brachii  und  den  Flexor  digitorum  sublimis  des  Meuscbeu.  — 

2Iiiller's  Archiv  Jiir  Anatomie  und   Wissemchaftliche  Medizin.  Berlin,  18S9. 
Id.  —  Lehro  von  den  Muskeln  und  Getasseu  des  menschlicben  Korpers.  —  Leipzig,  1841. 
Velpeau  Alt'.  A.  L.  A.  —  Traite  complet  iV  Anatomie  Cbirurgicale.  —  Bruxelles,  1834, 


-   160   - 


NOTIZIE 


Leggiamo  nella  Rassegna  delle  Scienze  Biologiche,  n.  1,  anno  111,  1921. 

Ai  Direttori  degli  Istituti  Scientitici  Universitari  Italiani 

Una  gentildonna  italiana,  la  signorina  Irene  De  Robilant,  ci  scrive,  e  noi 
siarao  ben  lieti  di  pubblicare : 

«  Vorrei  che  Lei  facesse  sapere  alle  Universita  che  la  fondazione  Rochfel- 
lev  per  la  diffusione  della  istruzione  (opera  grandiosa)  e  disposta  di  dare  alle 
Universita  d'  Italia  i  periodici  ed  i  giornali  scientitici  e  letterari  americani,  da 
esse  richiesti  a  scopo  d'  insegnaraento,  al  prezzo  di  guerra.  Cioe  la  detta  Istitu- 
zione  rimettera  la  differenza  del  carabio,  onde  1'  Italia  non  sia  privata  di  quei 
periodici  pubblicati  in  America  che  possono  riuscire  di  utilita  alio  sviluppo  della 
scienza,  e  contribuire  alio  scarabio  di  idee  fra  i  due  paesi.  Nello  stesso  tempo 
le  Universita  sono  pregate  di  inviare  una  lista  delle  pubblicazioni  dello  stesso 
genere  in  tutti  i  rami  di  cultura,  arte,  scienza,  lettere,  che  vengono  pubblicate 
nella  loro  citta;  il  nome  del  periodico  per  intiero,  la  redazione  c  l'editore  de- 
vono  figurare  nell'  elenco  ». 

Italy  American  Society 
23  West,  43rd.  Street;  New- York  City 

Irene  De  Rorilant,  associate  Manager  ». 


Avvertenza 

Delle  Comunicazioni  Originali   che  si    pubblicano  nel   Monitore 
Zoologico  [taliano  e  vietata  la  riproduzione. 


Gosimo  Cherubini,  Amministratore-responsabile. 


Kirenxe.  1021.  —  Tip.  L.  Niecolai,  Via  Faenza.  52. 


Monitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  delta  Unione  Zoologica  Italiana 

DIRETT O 
DA 

GIULIO  UHlAKUGl  EU6ENIO  FICALBI 

Prof,  di    Anatoniia  muana  Prof,  tli  Anatoiuia  uonip.  e  Zoologia 

nel  1£.  Istituto  di  Studi  Super,  in  Firenze  nella  R.  Universita  di  Piaa 

CON     LA    COI.I.ABOlt  AZIONK 
DI 

BECCARI  N.  (Firenze)  —  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LJV1NI  F.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)        STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amministiazione:   Istituto  Anatouiivo,   Firenze.. 

12  numeri  all'anno  —  Abbnonamento  annuo  L..    30. 

Per  l'estero  Fr.  30  (in  oro^. 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  10-11. 

SOMMARIO:  Bibliografia.  —  Pag.  161-171. 

Go.MLNiCA/.ioNi  original]:  Sera  G.  L.,  I  movimenti  ctnici  nel  Gaucaso  (Con  tav. 

V  e  2  figg.  nel  testo).  —  Puntoni  L.,  Intorno  ad  una  variazione  morfologica 

del  muscolo  scaleno  nell'uomo.  —  Pag.  172192. 
Notizie.  —   Pag.  192. 


BIBLIOGRAFIA 

Si  da  notizia  soltanto  del  lavori  pubblicati  in  Italia. 


B.   -PARTE    SPECIALE 

I.   Invertebrati   in   genere. 

Barsali  E.  —  Spigolature  cocidologiche.  —  Marcellia,  Vol.il,  Fasc.  5-6,  pp.  132- 
135,  con  fig.  Avellino,    1915. 

Houard  C.  — Los  collection.-;  cecidologiques  du  Laboratoire  d'Entomologie  du  Mu- 
seum d'Histoire  Natnrelle  do  Paris:  Galles  du  Congo  Frangais.  —  Marcellia, 
Vol.  1-1,  Ease.  1-2,  pp.  14  64,  Fasc.  3,  pp.  65-71,  con  figg.  Avellino,  1915. 

Houard  G.  —  Les  collections  cecidologiques  du  Laboratoire  d'Entomologie  du 
Museum  d'Histoire  naturello  de  Paris:  Galles  de  Nouvelle  Caledonie  (l.re  Mem.). 
—  Marcellia,   Vol.  11,  Fasc.  5-6,  pp.  143181,  con  figg.  Avellino,  1915. 

Houard  G.  —  Les  collections  cecidologiques  du  Laboratoire  d'  Entomologie  du 
Museum  d'Histoire  naturelle  de  Paris:  Galles  de  France.  —  Marcellia,  Vol. 
13,  Fasc.  1,  p.  24;  Fasc.  2-3,  pp.  25  /■'>,  con  figg.    Avellino,  1911. 


-    162    - 

Houard  C.  —  Los  Galles  do  I'Afriqp.es  occidental  frangaise.    VII.  Notulc  <-eoido- 

logique.  —  Marcellta,    Vol.  II.  Fasc.  3,  pp.  93-96.  Avellino,  1915. 
Houard  G.  --  Los  collections  ceoiclologiques   du  Laboratoiro   d'  Entomologie  dn 

Museum  d'Histoire  naturelle  do  Paris:  Galles  nouvelles  d' Afrique,  d' Asie  et 

d'Oceanie.  —  Marcellia,   Vol.  13,  Fasc.  4-5,  pp.  136-159,  con  fir/g.  Apellino, 

1911. 
Houird  C.  —  NouvcIIe  listc  do  z ecidiens  recueillies  en  Corse.   —   Man;'// in. 

Vol.  13,   Fasc  4-5,  pp.   115-126.  Acellino,  1914. 
Houard  C.  —  Galles  d'Europo  et  d'Asio  Mineure,  nouvellps  m\    pen  oonnuos.  - 

Marcellta,   Vol.    13,    Fasc.    4-5,   pp.    160;    Fuse.  6,  pp.  161-180.  Avellino, 

1914. 
Houard  G.  —  Los    collections    cecidologiques   du  Laboratoire   d'Pntomologie  du 

Museum  d'Histoire  naturelle  de  Paris:  Galles    do    E.  Lemec.    —  Marcellia, 

Vol.  It.  Fasc.    1,  pp.  97-128;  Fasc.  5-6,  pp.  129-131,.  Are/lino,   1915. 
Houard  G.  —  Garacteres  morphologiques   et  anatomiq  ics  des    zoocecidiens   dos 

bruyeres.  —  Marcellia,   Vol.  15,  Fasc.  1-3,  pp.  3  57.  Avellino,  1917. 
Houard  G.  —  Cecidies  Nord-Africains.   3.me  Gontr.   -   Marcellia,    Vol.  t.~>.   Fasc. 

5-6,  pp.  121-132  con  ftgg.  Avellino,  1917. 
Issel  Raffaole.  —  Nuove  ricercbe  sulla  disidratazione  e  sull'anabiosi  degli  Invcr- 

tebrati:  nota  prel.  —  Rent/.  Tstit.  lombardo  Sc.  e  Lett.,  Ser.  2,  Vol.  52,  Fasc. 

19-20,  pp.  777  779.  Milano,  1919. 
Mariani  Giuditta.  —  Nnove  aggiunte  od  ossorvazioni  alia   conosconza  della  ceci- 

dologia  valtellinese.  —  Marcellia,   Vol.  13,  Fasc.  2-3,  pp.   46-51.    Arc/lino. 

1911. 
Massalongo  G.  —  Appunti  di  zooeecidologia  italica.  Con  fig.  —  Marcellia,   Vol. 

11,   Fasc.  1-2,  pp.  3-10.  Avellino,  1915. 
Massalongo  G.  —  Descriziono  di    zoocecidii  della    flora   italica   nuovi  o  pari.    — 

Marcellia,   Vol.  15,  Fasc.  4-6,  pp.  112  111.  Avellino,  1917. 
Stefanini  G.  —  Specie  nuove  del  Miocene  Veneto.  [Gastcropodi,  Pelocipodi,  Rra- 

chiopodi,  Echinidi].  —  Atti  Ace.  Sc.  Yen.  Treat.  Istr.,  Ser.  3,   Vol.  8  (1915), 

pp.  151-162.  Padova,  1916. 
Trotter  A.  —  Nuovi  material]"  per  una  cecidologia  della  Tripolitania.  Con  1  tav. 

—  Marcellia,   Vol.  14,  Fasc.  3,  pp.  72-92.  Avellino,  1915. 
Verson  E.  —  Di  eerte  modalita  morl'ologiclie  die   mal   si    prestano   a    criteri  di 

elassificazione    sistematica.    —    Ann.  R.  Staz.  baeol.  di    Padova,  Vol.  42, 

pp.  127-129.  Padova,  1917. 

II.  Jprotozoi. 

Enriques  Paolo.  —  La  riproduzione  alio  stato  coloniale,  studiata  in  un  flagellato 

(Antoplysa  vegetans).  —  Atti  R.  Ace.  Lincei,  Rend.  CI.  Sc.  /is.  mat.  e  aat.. 

An.  316.  Ser.  5,   Vol.  28,  Seat.  1,  Fasc.  7-8,  pp.  287-290.   Roma,  1919. 
Grassi  Battista.  —  Flagcllati  viveati  nei  Terniiti.  Con  10  tav.  —  Mem.  R.  Ace. 

Lincei,  CI.  Sc.  fis.  mat.  e  nab.,  An.  311,  Ser.  5,   Vol.  12,  Fasc.  8,  pp.  331- 

394.  Roma.  1918. 
Lanfranchi  Alessandro.  —  Tripanosomiasi  umane  ed  aniraali.  —  Gazz.  med.  It., 

An.  64,  .V.   /.  pp.  1-4;  N.  2,  pp.  11  13.   Torino,  191::. 
Pontano  Tommaso.  —  Sulla  riproduzione  dei  raacrogameti    di    Plasmodium  vi- 

vax  nei  circolo    sanguigno.    Gon    tav.   —    Policlinico,    An.    7,    Vol.  27-M., 

Fasc  1,  pp.  36-44.  Roma,  1920. 


-   163  - 

Russo  A.  —  Sul  ciclo  di  sviluppo  do!  Cryptoehilum  Echini  Maupas.  Con  tav.  — 
Atti  Ace.  Gioenia  Sc.  not..  An.  'A I,  Ser.  5,  Vol.  7,  Mem.  ill  pp.  10.  Ca- 
tania, 1015. 

Vallardi  C.  —  L'ameba  dclla  dissonteria:  rilievi  morfologici.  —  Atti.  Soc.  lom- 
barda  Sc.  med.  e  biolog.,  Vol.  0,  Fasc.  3,  j^i.  143-152.  Milano  1920. 

Vcglia  Francesco.  —  Coltura  dollo  anaplasma  marginalo  in  vitro.  -  Ann.  R. 
Ar,-.  Agric,   Vol.  58,  pp.  116-122.   Torino,  1916. 

Vivanti  Anna.  —  S.illi  Criliiiiia  inflmala  n.  s.  parassita  nel  tubo  digeronte  del 
Hygrotrechus  na.jas.  Strullura  e  ciclo  di  sviluppo.  —  Atti  R.  Ace.  Lincei, 
Rend.  CI.  Sc.  //.v.  mat.  e  mil..  An.  314,  Ser.  5,  Vol.  26,  Sem.  1,  Fasc  2,  pp. 
132410,  con  lav.  e  Fasc.  3,  pp.  174-180.  Roma,  1917. 

V.  Celenterati  (Cnidari  e  Ctenofori). 

Pacini  A.  —  Peiinatulidi  del  Trias  inleriore  del  Casalc  in  Prdvinoia    di  Palermo. 

Con  tav.  —  Atti   Ace.  Gioenia  Sc.  not,  An.  92.  Ser.  5,    Vol.   8,   Mem.   20 

di  pp.  10.  Catania,  1915.  • 

Neppi  Valeria.  —  Sulla  rigenerazione  dolle  idromediise.  Com.  vorbale.    —    Boll. 

Soc.  Nat.  in  Napoli,    Vol.  30  (Ser.  2,   Vol.  10),  pp.  1-4.  Napoli,  1918. 
Neppi  Valeria.   --  Notizia  riguardante  alcuno  idromediise  anomale.  —  Boll.  d.  Soc. 

dei  *at.  in  Napoli,  Vol.  31  {Ser.  2,   Vol.  11),  1918,  pp.  118425,  con  fig.  0. 

Napoli,  1919. 

VI.  Vermi. 

2.  Platodi. 

Condorelii  Francaviglia  M. —  Osservazioni  biologiche  sul  parassitismo  della  Ligula 

monogramma  Creplin  nella  Tinea  delle  acque  dolci  di  Catania.  —  Atti  Ace. 

Gioenia    Sc.   Nat.,    An.   91,  Ser.    5,    Vol.   7.    Mem.  3a  di  pp.   8.  Catania, 

101 1. 
Lobetti-Bodoni  Luisa.  —  Inlluenza  della  stagioue,  della  temperatura,  della  nutri- 

zione  sulla  moltiplicazione  per  scissione  spontanea  della    «  Planaria  subtcn- 

taculata  Drap.  ».  —  Boll.  d.  Musei  di  Zool.  ed   An.  comp.  d.  R.  Univ.  di 

Torino,  N.  720,   Vol.  33,  1-6  pp.   Torino,  1018. 
Lobetti-Bodoni  Luisa.  —  Sulla  «  Planaria  subteutaculata  Drap.  »  e   sulla    sua  di- 

visione  spontanea.  —  Boll.  d.  Musei  di  Zool.  ed  Anal.  comp.  <l.    R.   Univ. 

di   Torino.  N.  728,    Vol.  33,  142  pp.    Torino,   /{US. 
Ghisalberti  Radicle.  —  La  pluriocularita  nella  «  Planaria  polycroa  ».  —  Riv.  d_t 

Biol.,    Vol.  1,  Fasc.    31,    Maggio-Agosto    1919,    pp.    337-381,   con  i  lac.  e 

pZgg.  23.  Roma,  1010. 

'.'>.    R.OTIFERI    E   CtASTROTRICUI. 

Teodoro  c.  —  l-irevi  note  su  alcuni  Kotiferi.  —  All/  Ace.  Sc.  Ven.  Trent.  Islr. 

Ser.  .•»,   Vol.  7  (1011),  pp.  3-6.  I'adova,  10/5. 
Teodoro  G.  —  Breve  nota  su  nn  Rofcifero:  Anuraea  aculeata  Ehrbg. —  Atti  Ace. 

Sc.  Ven.  Trent.  Islr.,  Ser.  3,   Vol.  :  (1914),  pp.  279-280.   Padova,  1015. 

0.  Brachiopodi. 

Scalia  S.  —  Sul  siguilieato  biologico  dell' involucro  caleareo  e    dell'  apparecchio 


-    104   - 

sopradorsalo  delle  Richtofenia.  —  Boll.  Sedute  Ace.  Gioenia  Sc.  nat.,  Ser.  2. 
febbr.  1915,  Fasc.  34-35,  pp.  2227.  Catania,  191.;. 

10.  Nematodi,  Desmoscolecidi,  Chetosomidi. 

Baldasseroni  Vincenzo.   —  Chetognati  raecolti  nel  Mar  Jonio  e  ncl  Mar  Tirreno 

dalla  R.  Nave  Ciclope  nel  1912-13.   -  -   R.  ('omit.  Talassogr,  It.,  Mem.  34, 

di  pp.  16.  Venecia,  1913. 
Baldasseroni  Vincenzo.  —  Chetognati  raecolti  nell'Adriatico  dalla  R.  N.    Ciclope 

nolla  Crociera  3-7.   —  R.  Comit.  Talassogr.  It.,  Mem.  38  di  pp.  22.  Venecia, 

1913. 
Comes  Salvatore.  —  lmportanza  delle  fibre  della  glia   per    spiegare    il  meccani- 

smo  di  movimento    nci    Lombricidi.  Con    6    fig.  —    Atti    Ace.    Gioenia  Sc. 

Nat.,  An.  92,  Ser.  5,   Vol.  8,  Mem.  4  di  pp.  8.  Catania,  1915. 
Condorelli-Francaviglia  M.  —  Rhabditis  Pellio  Sclin.  neH'urina  di  un  ncl'ritico.  — 

Boll.  d.  Sed.  d.  Ace.  Gioenia,  Sc.  Nat.,  Ser.  2,  Fasc.  loll,  pp.  12-18,  con 

figure.  Catania,  1917. 

14.  Anellidi. 

Dequal  Lidia.  —  Nuovi  Irudinoi  esotici  del  Museo  Zoologico  di  Torino.  —  Boll. 

(i.  Musei  di  Zool.  ed  An.  comp.   d.    R.    Univ.  di  Torino,  Vol.  32,  N.  724, 

pp.  1-20,  con  figg.  2.  Torino,  1917 . 
Granata  Leopoldo.  —  Alciopidi,  Fillodocidi  e  Toraopteridi  raecolti  dalla  R.N.  Ci- 
clope nell'Ionio  e  nel  Tirreno.  —  R.  Comit.  Talassogr.  It.,  Mem.  26  di  pp.22. 

Venezia,  1913. 
Monticelli    Francesco    Saverio.    —    Di    nn    caso   di    parassitismo   accidentale  di 

Limnatis  nilotica  Savigny  nell'uorao,  con  1  fig.  —  Boll.  Soc.  Naturalisti  in 

Napoli,   Vol.  30  (Ser.  2,   Vol.  10),  pp.  124-129.  Napoli,  1918. 
Rosa  Danielc.  —  Nota  sui  Tomopteridi    dell'  Adriatico    raecolti   dalle   RR.   NN. 

Montcbcllo  e  Ciclope.  —  R.  Comit.   Talass.  It.,  Mem.  20  di  pp.  10.  Venecia, 

1912. 
Tolosani  Olga.  —  I  supposti  organi  fagocitati septali  di  Pheretima  heterochaeta 

Mcblsn.  Con  tav.  29-30.  —  Arch.  it.An.ed  Embr.,   Vol.  17,  Fasc.  3,  pp.  356- 

372.  Firenze,  19 is- 19. 

VII.  Artropodi. 

5.  Aragnidi. 

Condorelli-Francaviglia  M.  —  Acaii  pai*assiti  dell'  orecchio  umano.  —  Boll.  d. 
Sed.  Ace,  Gioenia  Sc.  Nat,  Ser.  2,  Fasc.  36,  pp.  21-27.  Catania,  1915. 

Foa  Anna.  —  Studio  sul  polimortisrao  unisessuale  del  Rbizoglyphus  echinopus 
(Fnm.  c  Rob.)  Murray  corredato  da  osservazioni  biologiclie,  anatomiche  e 
citologiche  e  da  iin'appcndiee  riguardante  V  importanza  di  questo  acaro  dal 
lato  agrario.  Con  4  tav.  —  Mem.  IL  Ace.  Lincei,  CI.  Sc.  /Is.  mat.  c  not.. 
An.  313,  Ser.  5,   Vol.  12,  Fasc.  1.  pp.  1-109.  Roma,  1916. 

Paoli  Guido.  —  Ixodoidea.  [Escursioni  y.oologiche  del  dott.  Enrico  Festa  nell'Isola 
di  Rodi.  XIV].  —  Boll.  <h  Mvs.  th  Zool.  ed  Anal.  comp.  d.  R.  Univ.  di  To- 
rino, N.  719,  1  3  pp.,  coil  fig.  0  Torino,  1917. 

Vedi  anche  a  Invertebrati.  pag,  161. 


-   165 


6.  Crostagei. 

Brian  Alessandro.  —  Descrizione  di  una  nuova  forma  di  Copepodo  neritico  della 
famiglia  Ectinosomidae  Sai's,  vivente  tra  lo  alglie  del  litoralc  di  Quarto  dei 
Mille.  —  Atti  d.  Soc.  Ligustica  di  Sc.  nat.  e  geog.,  Vol.  29,  N.  3,  pp.  71- 
78,  con  ftgg.  11.  Genova,  1918. 

Brian  Alessandro.  —  Sviluppo  larvale  della  Psamathe  lonjcicauda  Ph.  c  del- 
rHarpacticus  uniremis  Kroy  (Gopepodi  Harpacticoidi)  (Descrizione  della  Se- 
rie  copepodiforme).  —  Atti  Soc.  It.  Sc.  Nat.  e  Mus.  Civ.  St.  Nat.  in  Mi- 
lano,   Vol.  58,  Fasc.  1,  pp.  29-58,  con  2  tav.  Pavia,  1919. 

Chiecchia  Rispoli  Giuseppe.  —  «  Di  Stefania  >;  nuovo  genere  di  Brachiuri  del 
cenomaniano  della  Sicilia.  —  Boll.  Soc.  Zool.  It.  in  Roma,  Ser.  3,  Vol.  3, 
(An.  1911),  Fasc.  12,  pp.  173-186,  con  lav.  e  fig.  Roma,  1917. 

Colosi  G.  —  I  Potamonidi  conservati  net  R.  Museo  Zoologieo  di  Firenze.  —  Bull, 
d.  Soc.  Entorn.  Hal.,  An.  50  (1918).  pp.  39-62,  con  figure.  Firenze,  1918 
(1919). 

Grandori  Remo.  —  I  Gopepodi  pelagici  raceolti  neH'Adriatico  nelle  crociere  3-7. 
R.  Com  it.  Talassogr.  It.,  Mem.  28  di  pp.64,  con  iavole.  Venezia,  1913. 

Matteotti  Adriana.  —  Nota  sulla  variability  di  Potaraon  e<lide.  —  Bull.  d.  StoCt 
Enlom.  it.,  An.  50  (1918),  pp.  12-17,  con  figure  14.   Firenze,  1918(1919). 

Monterosso  Bruno.  —  Gaprellidae  del  Golfo  di  Gatania,  con  3  figure.  —  Atti  Ace. 
Gioenia  Sc.  nat..  An.  92,  Ser.  5,  Vol.  8,  Men.  24  di  pp.  16.  Catania, 
1915. 

Parisi  Bruno.  —  I  Decapodi  giapponesi  del  Museo  di  Milailo.  VII.  Natantia.  — 
Atti  Soc.  It.  Sc.  Nat.  e  Mus.  Civ.  St.  Nat.  in  Milano.  Vol.  58,  Fasc.  1, 
pp.  59-99,  con  tav.  e  fig.  Pavia,  1919. 

Pugliesi  Kmma.  —  Sullo  sviluppo  larvale  di  Harpacticus  gracilis  GIs.  (Serio  co- 
pepodiforme). Con  1  tav.  —  Atti  Ac:.  Sc.  Ven.  Trent.  Istr.,  Ser.  3,  Vol.7, 
(1914),  pp.  81-97.  Padova,  1915. 

9.  Insetti  o  Ksapodi. 

a)  Scritti  generali  o  su  piu  che  uno  degli  ordini 

Condorelli  Francaviglia  M.  —  Emitteri  ed  Ortotteri  parassiti  deH'orecchio  uraano. 
Boll.  Sed.  Ace.  Gioenia  Sc.  nat.,  Ser.  2,  Fasc.  36,  pp.  1 120.  Catania, 
1915. 

Guercio  (Del)  G.  —  Una  galla  della  melanzana  cqltivatn  i:i  Eritrea  ed  il  suo  ce- 
cidozoo  con  Tendofago.  —  Agr.  Colon.,  An.  12,  N.  5,  pp.  315-317,  configu- 
re. Firenze,  1918. 

Vedi  anche  a  Invertebrati,  pag.  161. 

d)  Ortotteri. 

Borelli  Alfredo.  —  Dermatteri  delle  Isole  Filippine.  Nota  4.  —  Boll.  d.  Musei 
di  Zool.  ed  Anat.  comp.  d.  R.  Univ.  di  Torino,  N.  721,  Vol.  32,  1-4  pp., 
Torino,  1917. 

Borelli  Alfredo.  —  Dermatteri  delle  Isole  Filippine.  Nota  5.  —  Boll.d.  Musei  di 
Zool.  ed  Anat.  comp.  d.  R.  Univ.  di  Torino,  Vol.  33,  N.  726,  pp.  1-5.  To- 
rino, 1918. 

Cravero  Augusta.  —  Contributo  alio  studio  dell'armatura  genitale  di  alcuni  Dei'- 


-   166   - 

matteri.  —  Boll.  d.  Musei  di  Zool.  ed  Anat.  comp.  d.  R.  Univ.  di  Torino, 
Vol  33,  N.  730,  1-6  pp.,  con  fig.  8.  Torino,  1918. 

e)  Rincoti  o  Emitteri,  e  Fisapodi  o  Tisanotteri. 

Cotte  1.  —    Nouvelles   observations  sup   Astrolecanium    firnbriatum    (Fonsc).  — 

Marcellia,  Vol.  15,  Fasc.  5-6,  pp.  117-121.  Avellino,  1917. 
Grassi  B.  c  Topi.  —  Esistorio  diverse  razze  di  fillossora  della  vite?    —    Alii  R. 

Ace.  Lined,  Read.  CI.  Sc.  fis.  mat.  e  nat.,  An.  311,  Sei\  ■',  Vol.  2<>,  Sem.  I. 

Fasc.  5,  pp.  -205-273.  Roma.  1917. 
Guercio  (Del)  Giaeomo.  —  II  Disderco  del  cotonc  di  S  inalia.  (Disdercus    scassel- 

latii  Del  Guercio,  ed  i  suoi  parassiti.  —  Agric.  Colon..  An.  12,  X.  1,  pp.  5- 

21  con  figure.  Firenze,  19 is. 
Guercio  (Del)  G.  —  II  Ligeide  del  cotone  di    Somalia  (Oxycarenus   byalinipannis 

Costa,  ei  i  suoi  sporozoarii.  —  Auric.  Colon..  An.  12,  X.  3,  pp.  117-166, con 

figure.  Firenze,  1918. 
Guercio  (Del)  G.  —  lntorno  ad  uu  Tisanoltero  della  vite  a  Bengasi  (Dicty'oihrips 

aegyptiaca,  Marclial).  —  Agr.  Colon.,  An.  12,  N.  5,  pp.  273-286.  Con  figure. 

Firenze,  1918. 
Guercio  (Del)  G.  —  II  Cecidio  delle  foglio  del  Limone    ed    il   suo   cecid«o®oo  in 

Eritrea.  —  Agr.  Colon..    An.    12,    X.  6,   pp.  355-357,   con  figure.  Firenze, 

1918. 
Nalepa  A.  —  Neue    Galliuilben    ans    Dalmatien.    Marcellia,    Vol.    13,    Fasc.    6, 

Pi'-  181-184.  Avellino,  1914. 
Silvestri  Filippo.  —  Contribuzioni  alia  conoscenza  degli  insetti  dannosi  e  dei  loro 

simbionti.  IV.  La  Cocciniglia  del  Prugno  (Sphaoroleeanium  pmnastri  Fonsc.). 

Boll.  d.  Labor,  di  Zool.  gen.  e  agr.  d.   R.  Scuola  Sup.  d' Agr.   in    Portici, 

Vol.  13,  pp.  70-126,  con  figure  38.  Porlici,  1919. 
Silvestri  Filippo.  Contribuzioni  alia  conoscenza   degli    insetti    dannosi  e  dei  loro 

simbionti.  —  V.  La  Cocciniglia  del  Nocciiiolo    Euleoanium  coryli  L.).  —Boll. 

d.  Lab.  di  Zool.  gen.  e  agr.  0.  R.  Scuola  sup.  d' Agr.  in  Portici,    Vol.  /•'.'. 

pp.  127-192,  con  figure  34.  Portici,  1919. 
Teodoro  G.  —  Alcune  ricerehe  sulle  eocciuiglie.  —    Alii   Ace.   Sc.    Ven.    Trent. 

l.slr.,  Ser.  3,    Vol.  8  (1915),  pp.  147-150.  Padova,  1916. 
Teodoro  G.  —  Collide  ipostigmaticbe  e  collide  ceripare  liberenel  Lecaninm  per- 

sicac  Fabr.  —  Bull.  d.  Soc.  Entom.  it.,  An.  59  (1918).  pp.23  27.  Firenze, 

19  is  (1919). 

f)  Coleotteri  e  Strepsitteri. 

A.  M.  —  Piccole  contribuzioni  originali.  —  Rir.  Coleott.  it.,  An.  13,  X.  1-3,  pp.  18- 

20.  Borgo  S.  Bonnino,  1915. 
A.  M.  —  Contribute  alia  fauna  del  Molise.  —  Riv.  Coleott.  it..  An.  13,  X.    4-9, 

pp.  85-86.  Borgo  S.  Bonnino,  1915. 
Beffa  (Delia)  G.  —  Revisione  dei  Coccinellidi  italiani.  Con.  tav. —  Riv.Coleolt.it, 

An.  10,  X.  S.   It,   12;  An.  11,  X.   1-12:  An.  12.  X.  3,  4.  5.    6.  7.   Borgo  S. 

Bonnino,  1912  1 1. 
Capra  Felice.  —  Una  nuova  aberrazione  della  Propylaea  14-punctata  L.  —  Rivl 

Coleott.   it..   An.   lr>.   X.    1-9,  pp.  87.   Borgo  S.  Bonnino,    /.''/.">. 
Depoli  Guido.  —  Due  nuovi    Silfidi  istriani.  —    An.    13,    X.  1-3,  pp.  2  1.    Borgo 

•V.  Donnino,  1915. 


-    167   - 

Fbri  Andrea.  —  Nuovo  specie  italiane    doi    goneri    Malthinus   e   Maltljodes.  — 

Riv.  Coleott.  it.,  An.  13,  N.  4-9,  pp.  45-56.  Borgo  S.  ponnino,  1915. 
Fiori  Andrea.  —  Descrizione  di  alcune  specie  di  Goleotteri  murinecolili  del  Gar- 

gano,  Sicilia  e  Cirenaiea,  con   figure.    -  -    Riv.  Coleott.    it.,    An.    12,  N.  6-7, 

pp.  105-120,  con  figure.  Borgo  S-.  Donnino,  1914. 
Oridelli  E.  —  Appunti  su  alcune  specie  del  gen.  Aleochara  Gravh.  —    Bull.  d. 

Soc.  Entom.  it.,  An.  50  (1918),  pp.  36-38.  Firenze,  1018  (1019). 
Griffini  Achille.  —  Studi  sui  Lucarlidi.  VI.  Sul  genere  Homoderus  e  specialmente 

sull'  H.  Mellyi  Parr.  —  Atti  d.  Soc.  ital.  di  Sc.    nat.   e   d.  Mus.  civ.  di  St. 

not.  in  Milano,   Vol.  58,  Fasc.  2,  pp.  188  215,  con  2  figure.   Pavia,  1919. 
Griffini  Achille.  —  Intorno  a  teorie  ed  ipotesi  sulla  evoluziono  dei  Goleotteri. 

—  Natura,   Vol.  10,  Fuse,  luglio  settembre,  pp.  133-145.  Milano,  1919. 
Priore  (Lo)  G.  —  Un  nuovo  bruco  del  fagiolo  [Acanthoscelides  obtectus].  —  Alii 

Soc.  nat.  e  mat.  di  Modena,  Ser.  5,   Vol.  4  {50),  pp.  17-31  con  figure.    Mo- 

dena,  1918. 
Rasetti  Franco.  —  Psulafidi  e  Scidraenidi  raccolli  nelle    provincie  di    Pisa    e    di 

Luccrt,  —  Bull.  d.  Soc  Entom.  it..  An.  50  (1918),  pp.  28-35.  Firenze,  lots 

(1919). 
Senna  A.  —  Nuove  specie  di  Gordus  Sell.  —  Bu/l.  d.  Soc.    Entom.    it.,    An.  50 

(1918),  pp.  78-83.  Firenze.  1918  (1919). 
Senna  A.  e  Calabresi  E.   —  Gontribuzione  alio  studio  dei  Brentidi.  Revisione  del 

gruppo  Hoplopisfchi.  —  Bull.  d.  Soc.  Ento.n.  it..  An.  50  (1918),  pp.  63-77, 

con  2  figg.  Firenze.  1918  (1919). 

g)  Neurotteri. 

Bentivoglio  T.  —  Libellulidi  di  Grespi  d'Adda  e  Ti-ezzo.  —   Atti  Soc.  nat.  e  mat. 

in  Modena,  Ser.  5,  Vol.  2  (48),  p}>.  9-10.  Modena,  1915. 
Bentivoglio  T.   -  Libellulidi  del  lago  di  Mantova.   —    Atti  Soc.    nat.    e    mat.  di 

Modena,  Ser.  5,   Vol.  3  (49),  pp.  35-39.  Modena,  1916. 
Longinos  Navas  S.  I.  —  Neurotteri  planiponni.  —  Ann.  Mus.  Zool,    R.  Univ.  di 

Napoli,  N.  S,   Vol.  4,  N.  12  (1914),  1  pp.  Napoli,  1909-15. 

h)  Imenotteri. 

Grandi  G.  —  Gontributo  alia  conoscenzadegli  Agaonini  (Hymenoptera,  Chalcididae) 

dell' America.  Agaonini  di  Costarica.  —  Boll.  d.  Labor,  di  Zool.  gen.eagr. 

d.  R.  Scuola  Sup.  Agr.  in  Portici,   Vol.  13,  pp.  15-56,  con  13  fig.  Portici, 

1919. 
Maild  F.  —  Neue  Sphegiden  aus  Westaf'rika  (Hy/n.).  —  Boll.  Labor.  Zool.  gen.  e 

agr.  d.  R.  Scuola  Sup.  Agr.    in    Portici,     Vol.  9,   pp.  147  150,    con   figg. 

Portici,  1914-15. 
Minozzi  C.  —  Primo  contributo  alia  conoscenza  della  fauna    rairmecologica    del 

Modenese.  —  Atti  Soc.  nat.  e  mat.  di  Modena,  Ser.  5,    Vol.4   (50),  pp.  81- 

88.  Modena,  1918. 
Silvestri  F.  —  Viaggio  in  Eritrea  per  cercar  parassiti   della  mosca   dolle   olive. 

—  Boll.  Labor.  Zool.  gen.  e  agr.  R.  Scuola  snj>.  agr.    in  Portici,     Vol.  9, 
Pi>.  186-226,  con  figg.  Portici,  1914-15. 

Silvestri  F.  —  Gontribuzione  alia  conoscenza  dei  Termitidi  e  Termitotili  del- 
1'  Africa  occidentale.  —  Boll.  Lal/or.  Zool.  Gen.  e  Agr.  R.  Sc.  Sup.  Agr.  in 
Portici,   Vol.  9,  pp.  1146,  con  figg.  e  lav.  Portici,  1914-15. 

Silvestri  F.  —  Sulla  maturazione  dell'  novo,  fecondazione  e  formazione    del  tro- 


-   168   - 

phamnios  nol  Platygaster  dryomyiae  Sil.  (Imenottcro  Proctotrupide).  —  Atti 
R.  Ace.  Lincei,  Rendic.  CI.  Se.  fis.  mat.  e  nat.,  An.  313,  Ser.  5,  Vol  25, 
2°  San..  Fuse.  4,  pp.  i2l-l28,  con  figg.  Roma,  1916. 

i)  Ditteri. 

Bezzi  Mario.  —  Una  nuova    specie  del    genore    Anastreplia    (Dipt.).  —  Boll.  d. 

Labor,  di  Zool.  gen.  e  agr.  d.  R.  Scuola  Sap.  <V  Agr.  in   Portiei,    Vol.  13, 

pp.  3 14,  con  1  fig.  Portiei,  1919. 
Bezzi  Mario.  —  Nota  sul  genere  Cryptochaetum  (Dipt.)  con  descrizione    di  una 

nuova  specie  delle  Filippine.  —  Atti  d.  Soc.  ital.  di  Sc.  nal.  e  d.  Mus.  cwx 

di  St.  nat.  in  Mitano,   Vol.  58,  Fast:  3-4,  pp.  237-252.  Pavia,  1919. 
Guercio  (del)  G.  —  Gecidomidi  nuovi  neraici  di  Apidi,  Goecidi,    Triptidi.   Mosce- 

rini  pitol'agi  ed  Kriottdi  (l;l  Conti-ib.).  —  Agric.  Colon.,    An.  12,   N.  0,   pp. 

370-395,  con  figg.  e  An.  13,  N.  1,  pp.  31-62,  con  figg.  Firenze,  1918  e  19. 
Guercio  (del)  G.  —  I  moscerini  delle  ghiande  della  quei'ce  e  del  leocio  in  Italia. 

—  Agric.  Colon.,  An.  12,  N.  6,  pp.  358-369,  con  figg.  Firenze,  1918. 
Guercio  (del)  G.  —  Notizie  prelirainari  snl  nnovo  moscerino  del  gelso  (Mareschiel- 

la  maricola,  n.  gen.,  n.  sp.).  -     Agric.  Colon.,    An.  12,    N.  6,   pp.  345  35  1, 

con  figg.  Firenze,  1918. 
Guercio  (del)  G.  —  Le  larve  dei  Cecidoraidi  dell'olivo  eritreo  con  uncenno  snllo 

gallo  relative.  —  Agric.  Colon.,  An.  12,  X.  2,  pp.  65102,  con  figg.    Firen- 
ze, 1918. 
Guercio  (del)  G.  —  La  Gecidomia  delle  Garrube  (Eumarchiala  gennadiosi  (March.) 

del  Guercio.  —  Agric.  Colon.,  An.  12,  X.5,  pp.  287-297,  con  figg.  Firenze. 

1918. 
Guercio  (del)  G.  —  II  Gecidomide  distruttore  d'  una  Asclepia  eritrea.   —    Agric. 

Colon.,  An.  12,  X.  5,  pp.  312  314,  con  figg.  Firenze,  1918. 
Guercio  (del)  G.  —  La  Gecidomide   dei    iioi-i    della    Momanlica  petromorfa.    — 

Agric.  Colon..  An.  12,  X.  5,  pp.  318-321,  con  figg.  Firenze,  1918. 
Rubsaamen  Ew.  H.  —  Gecidomyidenstudien  III.  —  Marcellia,   Vol.  13,  Fasc.  2-3, 

pp.  88-10 J ;  Fasc.  4-5,  pp.  105-114.  Arellino,  1914. 
Silvestri  F.  —  Prima  notizia  sulla  presenzn  della  mosca  delle  olive  e  di    un  pa- 

rassita  di  essa  in  India.  —  Atti  R.  Ace.  Lincei,  Rendic.   CI.    Sc.  fis.,    mat. 

e  nat.,  An.  313,  Ser.  5,    Vol.  25,    Sem.  2,    Fasc.  11,    }>p.  424  427.    Roma, 

1916. 
Teodoro  a.  —  Le  esperienze  del  dott.  A.  Da  Gosta  Lima  sulla  respirazione  delle 

larve  dei  Gulicidi.  —  Atti  Ace.  Sc.   Ven.  Trent.  Istr.,  Ser.  3,   Vol.8  {1915), 

pp.  95-98.   Padova,  1916. 
Verity  Roger.    -   Elenco  di  Ditteri  raccolti  nel    Pian    di    Mugrione,    m.  119-274, 

presso  Firenze.  —  Bn'l.  d.  Soc.  En'tom.  ital.,  An.  50  (1918),  pp.  18-22.  Fi- 
renze, 1918  (1919). 

I)  Lepidotteri. 

Costantini  A.  —  I.  Alcuuo  nuove  forme  di  Lepidotteri  emiliani  (nota  prel.).  II.  He- 
piolus  aemilianus  Gostrei,  buona  sp.  III.  Note  sulla  Zanclognatha  tennialis 
Rebel.  —  Atti  Soc.  Natural,  e  Matem.  di  Modena,  Ser.  5,  Vol.  3  (49), 
pp.  14-24.  Modena,  1916. 

Costantini  A.  —  Sinossi  delle  forme  della  Zygaena  transalpina  Rsp.  del  modene- 


169  - 

se  e  reggiano.  —  Atti  Soc.  Natur.  e  Mat.  di  Modena,  Ser.  5,  Vol.  3  (49), 

pp.  -25-29.  Modena,  1910. 
Giannelli  Giacinto.  —  Aggiunte  al  catalogo  dei    Mierolepidotteri    do!    Piemontc. 

—  Ann.  R.  Ace.  Agric.  di  Torino,   Vol.  59,  pp.  227-239.   Torino,  1917. 
Grandori  Remo.  —  Anomalio  noil'  embriogenesi  del  Bombix    mori.  —    Vedi  M. 

Z.,  XXIX,  1,  4. 
Grandori  Remo.  —  Giacitura  doll'  embrione  bombicino  nello  novo    dolle    ultimo 

tro  giornate  di  incubazione  o  fenoraeni  che  vi    si    connottono.   —   Ann.  R. 

sin:.,  baeol.  di  Padova,  Vol.  42,  pp.  93-118,  con  lav.  Padova,  1917. 
Grandori  Romo.  —  Lo  svRuppo  embrionale  del  Baco  da  seta.  Mom.  la.   Lo  pri- 
me 42  ore  di  sviluppo  dalla  deposiziono  doll' novo.  —  Atti   Ace.   Sc.    Ven. 

Trent.  1st.,  Ser.  3,    Vol.  7  (1914),  pp.  188-270,  con  lav.  Padova,  1915. 
Grandori  Romo.  —  Anomalio  noil'  embriogenesi  del   Bombyx  mori.   —  Ann.    R. 

Staz.  Bacol.  di  Padova,   Vol.  42,  pp.  163  177,  con  tav.  Padova,  1917. 
Guercio  (del)  G.  —  La  Tignola  del  cotone  (Golechia  gossipiella,  Saund)  od  i  suoi 

nemici  ondofagi.  —  Agric.  Colon.,  An.  12,  N.  5,  pp.  298-311,  con  figg.  Fi- 

renze,  1918. 
Guercio  (del)  G.  —  Intorno  ad  un  nuovo    nemico    della    barbabietola   (Gelecliia 

oeellatella  Boyd).  —  Agric.  Colon.,  An.  12,  N.  4,  pp.  216-230,  con  fig g.  Fi- 

renze,  1918. 
Guercio  (del)  G.  —  La  Cascola  doi  ricci  del   Castagno  e  la    degradazione    dolla 

farina  dolce.  —  Agric  Colon.,  An.  12,  N.  1,  pp.  21-30,  con  figg.    Firenze, 

1918. 
Mignoni  Armando.  —  Osservazioni  biologicbe  sulla  Recurvaria    nanolla    Hb.  mi- 

crolopidottero  dannoso  agli  alberi  fruttiferi.  —  Atti  R.  Ace.  Lined,  Rendic. 

CI.  Sc.  fis.  mat.  e  nat,  An.  313,  Ser.  5,  Vol.  25,  Sem.  1,  Fasc.  .">',  pp.  188- 

195.  Roma,  1916. 
Pigorini  Luciano.  —  Contribute  alio  studio  della  soluzione  iisiologioa    per  i  tos- 

suti  del  Bombyx  mori  o  della  funzione  del  vaso   pulsanto.  —  Atti   R.   Ace- 

Lined,  Rendic.  CI.  Sc.  fis.  mat.  e  nat.,  An.  314,  Ser.  5,    Vol.  26,   Sem.  2 , 

Fasc.  1,  pp.  15-19.  Roma,  1917. 
Pigorini  L.  —  Sul  meccanismo  di  formazione  e  sul  significato  biologico  del  boz- 

zolo.  —  Ann.  R.  Staz.  Bacol.  di  Padova,  Vol.  42,  pp.  72-92.  Padova,  1917. 
Rocci  Ubaldo.  —  Osservazioni  sui  Lepidotteri  di  Liguria.  Note  comparative.  (Pa- 

pilionidae,  Pieridae,  la  parte).  —  Atti  d.  Soc.  Liguslica  di  Sc.  nat.  e  Geog., 

Vol.  30,  N.  1,  pp.  3-34,  con  1  lav.  Genova,  1919. 
Rocci  Ubaldo.  —  Ricerche  sulle  forme  del  gen.  Zygaena  Fabr.  V.  La  Zy.  carnio- 

lica  Scop,  in  Liguria.  —  Atti  d.  Soc.  Liguslica  di  Sc.  Nat.  e  Geog.,   Vol.30, 

N.  2,  pp.  61-82,  con  I  tar.  Genova,  1919. 
Turati  Kmilio.  —  A  1000  metri  sull' Appennino  Modenese.  Note  di  Lopidottero 

lo^'ia  e  descrizione  di  tre  nuove  specie  di  micri.  —  Atti  d.  Soc.  Ital.diSc. 

Nat.  e  d.  Mas.  Civ.  di  St.  Nat.  in  Milano,   Vol.  58,  Fasc.  2°,  pp.  118-187, 

con  2  figg.  Pavia,  1919. 
Vaglino  P.  —  Studi  compiuti  sulla  biologia  della  tignola  del  melo    'Carpocapsa 

pomonella  L.)  durante  1'  anno  \\>\§-\l.  —  Boll.  Min.  Agr.  Ind.    e   Comm., 

An.  17,   Vol.  1,  Ser.  B,  Fasc.  1-6,  pp.  15-18.  Roma,  1918. 
Verity  Roger.  —  Della  schiusura  doi  Grypocera   e   dei    Rhopalocera    europei  in 

rapporto  alia  altitudino  o  alia  latitudine.  —  Atli  d.  Soc.  Hal.  di  Sc.    Nat. 


-   170  - 

e  d.  Mus.  Civ.  di  St.  Nat.    in    Milano,    Vol.  58,    Fasc.  3-4,  pp.  289-303. 

Pavia,  1919. 
Verity  Roger.  —  Contribute)  alio  ricerche  sull'  opoca  di  sviluppo  tlei  Lopidottori 

alio  stato  di  completo  sviluppo.  (I  Lepidottori  Diurni  del  Pian  di  Mugnone, 

m.  119-274,  presso  Firenze).  III.  Dal  5  agosto  al  1°  ottobre  1917.  —Bull.  d. 

Soc.  Entom.  ital.,  An.  50  (1918),  pp.  311.  Firenze,  1918  (1919). 
Verity  Roger.  —  Lo  varie  modalita  di  schiusura  cd    il    numero    di    generazioni 

annuo  dei  Grypocera  e  dei  Rhopaloccra  europei  illustrati    dalle   specie    to- 

scane  di  pianura  c  di  collina.  —  Atti  Soc.  Ital.  Sc.  Nat.    e   Mus.    Civ.    St. 

Nat.  in  Milano,   Vol.  58,  Fasc.  1,  }>p.  1-28.  Pavia,  1919. 

VIII.  Echinodermi. 

Ciiecchia-Ris,)oli  G.  —  Zuffardia  :  nuovo  genore  di  Echinide  del  Sononiano  della 

Tripoli tania.  —  Atti  R.  Ace.  Lincei,  liendic.  CI.  Sc.  Fis.  Mat.  e  Nat.,   An. 

314,  Ser.  5,   Vol.  26,  Sem.  1,  Fasc.  9,  pp.  492-494.  Roma,  1917. 
Foa  Carlo.  —  Sullo  sviluppo  dcllo  uova  di  Strongylocentrotus  lividus  sottoposto 

all'  azione  del  succo  spremuto  dello  sperma  omogeneo.  —  Pubbl.    <l.   Staz. 

Zool.  di  Napoli,  Vol.  2,  pp.  67-75.  Milano,  1917. 
Stefanini  G.  —  Eehinidi  mesozoici  del  Caracorum  raccolti  dalla    Spodizione  ita- 

liana  nell' Asia  Centrale  (1913-14).  —  Atti  R.   Ace.    Lincei,    Rendic.  CI.  Sc. 

Fis.  Mat.  e  Nat.,  An.  314,  Ser.  5,    Vol.  26,   Sem.  2,   Fasc.  2,  pp.  49-50. 

Roma,  1917. 
Zirpolo  (iiuseppe.  —  Ricerche  sulla  rigenerazione  delle  braccia  di  Astcrina  gib- 

bosa.  —  Boll.  Soc.  Natural,  in  Napoli,   Vol.  28,  (Ser.  2,  Vol.  8),  pp.  118- 

120.  Napoli,  1916. 
Zirpolo  G.  —  Nolizia  di  alcuni  Asteroidi   anomali    pescati  nel  Golfo   di   Napoli. 

Con  4  tigg.  —  Atti  Soc.  Natural,    in  Napoli,    Vol.  30,    (Ser.  2,     Vol.  10), 

pp.  20-29.  Napoli,  1918. 
Zirpolo  Giuseppe.  —  Nuovi  casi  di  anoraalia  delle  braccia  in  Astropecten  auran- 

liacus  L.  —  Boll.  d.  Soc.  dei  Natur.  in  Napoli,  Vol.  31,  (Ser.  2,   Vol.  11), 

1918,  pp.  100-109,  con  figg.  8.  Napoli.  1919. 
Zirpolo  Giuseppe.  —  Notizie   di    un'  Ophioglyplia    lacertosa    Lyra,    anomala.  — 

Boll.  d.  Soc.  dei  Natur.  in  Napoli,     Vol.  31,    (Ser.  2,    Vol.  11),    1918,  pp. 

45-48,  con  figg.  2.  Napoli,  1919. 

IX.  Molluschi. 

1.  SCRITTI   GENERALI    0   SU   PIU  CHE  UNA   DELLE   DIVISIONI   DEL  ORUPPO. 

C.en  Giorgio  Silvio.  —  Contribute  alio  studio  della  Fauna  malacologica  adria- 
tica.  —  R.  Comit.  Talassogr.  Ital.,  Mem.  46,  di  pp.  34,  con  7  tav.  Vene- 
cia, 1914. 

Issal  Arturo.  —  Le  Conchiglie  marine  del  Genovesato.  Cenno  prel.  —  Boll. 
R.  Com.  Talassogr..   Vol.  5,  N.  1-3,  (N.  33-35),  pp.  11-16.    Venezia,    1915. 

P.mus  Franceschini  Carlo.  —  Elenco  delle  conchiglie  del  golfo  di  Napoli  o  del 
Mediterraneo  csistenti  nel  Museo  Zool.  di  Napoli.  —  Ann.  Mus.  Zool.  R. 
Univ.  di  Napoli,  N.  S,   Vol  4,  N.  11  (1914),  41  pp.  Napoli,  1909-15. 


-   171    - 


3.  Gasteropodi,  (Prosobranchi,  Eteropodi,    Opistobranchi,    Pteropodi,  Pol- 

MONATl). 

Coen  G.  —  Monodonta  (Trochocoeldea)  crassa  Pultenoy  (=  lineata,  Da  Costa)  n. 

var.  Jacuriana.  —  AUi  Soc.  Ital.  di  Sc.  Nat,  e  d.  Mus.  Civ.  di  St.  Nat.  in 

Milano,  Vol.  58,  Fasc.  3-4,  pp.  304-305.  Pavia,  i9l9. 
Coen  Giorgio.  —  Nota  sulle  Morio  mediterranee.  —  AUi  d.  Soc.  Ital.  di  Sc.  Nat. 

e  d.  Mas.  Civ.  St,  Nat.  in  Milano,   Vol.59,  Fasc.  2,  pp.  129-136,  con 2  tav. 

Milano,  1920. 
Galati-Mosella  R.  —  Su  alcuni  casi  di  rigenerazione  ocularc  multipla  osservati 

noil'  Helix  mazzulli.  —   Vedi  M.  Z.,  XXVIII,  9,  129. 
Fodera  Emanuele.  —  Ricei'che  sulla  funziono   di   secL'ezionc   dell'epitclio   ghian- 

dolaro  della  vescicola  di  Swammerdam  di  Dores  verrucosa  L.  cd  ipotesi  sul 

signiticato  fisiologico  di  dctto  organo.  Con  2  tav.  —  AUi  Ace.  Gioenia  Sc. 

Nat.,  An,  93  Ser.  5,   Vol.  9.,  Mem.  2,  di  pp.   12.  Catania,    1916. 
Issel  Raft'aole.  —  Atlautidae  o  Carinaria.  —  1{.  ('omit.  Talassojr.    Ital.,    Mem, 

52  di  pp.  26,  con  tavole.  Venezia,  1915. 

5.  Lamellibranchi,  Agefali  o  Pelecipodi. 

Rivera  Yiueenzo.  —  Osservazioni  c  rilievi  sopra  alcuni  xilofagi  maiiui  rinvenufci 
nell"  interno  dei  cavi  telegratici  [Teredo  noivegicaj.  —  Boll.  R.  Com.  Ta- 
lassogr.,  Vol.  5,  N.  1-3  (N.  33-35)  pp.  34-16,  con  tav.   Venezia,  i915. 

6.  Cefalopom. 

Mortara  Silvio.  —  Nuove  ricerche  sulla  Pyroteuthis  raargaritil'era  Hoyle  ovvero 

sulla  Carybditeuthis  maculata  Vir.  Con  2  tav.  —   R.  ('omit.    Talass.    Ital., 

Mem.  57,  di  pp.  28.   Venezia,  1917. 
Pierantoni  Umberto.  —  Organi  lurainosi,  organi  simbiotici  e  glandula    rudiraen- 

tale  accessoria  nei  Cefalopodi.  —  Boll.  Soc.  Natural,    in  Napoli,    Vol.  30, 

(Ser.  2,  Vol.  10)  pp.  30-36.  Napoli,  1918. 
Pierantoni  Umberto.  —  Per  una  piu  esalta  conoscenza  degli  organi  lbtogeni  dei 

Cefalopodi  abissali.  —  Arch.  Zoo) '.  Ital,,  Vol.  9,  Fasc.  2,  pp.  195-213,  con  1 

tav.  Napoli,   1920. 

X.  Tunicati. 

Valle  (della)  Paolo.  —  Studii  sui  rapporti  fra  differenziazione  c  rigenerazione. 
4.  Le  restituzioni  dei  cespugli  di  ramiticazioni  stoloniali  di  Clavelina.  Con  3 
tav.  —  Boll.  Soc.  Natural,  in  Napoli,   Vol.  28  (Ser.  2,    Vol.  8),  pp.  49-87. 

Napoli,  19  Hi 


-   172 


COMUNICAZIONI  ORIGINALI 


Pr ok.  G.  L.  SERA 


I  movimenti  etnici  nel  Caucaso 


(Con  tav.  V  o  2  figure  nel  tcsto). 

E  vietata  la  riproduziorie. 

Da  lungo  tempo  avevo  divisato  di  compiere  uno  studio  sulla 
distribuzione  dell'altezza  del  cranio  nel  Caucaso,  alio  scopo  di  esten- 
dere  sempre  piu  la  dimostrazione  del  la  validita  della  mia  teoria  sni 
rapporti  fra  platicefalia  e  zone  di  glaciazione.  E  infatti  noto  che  il 
Caucaso  e  uno  dei  piu  importanti  centri  europei  di  glaciazione. 

Ma  difficolta  estrinseche,  risultanti  dallo  state  di  guerra  e  dalle 
condizioni  attualj  della  Russia,  me  lo  hanno  impedito  sinora. 

II  lettore  si  pud  fare  una  idea  di  tali  difncolta  pensando  die 
6  presentemente  difflcilissimo  avere  in  Italia  una  carta  geografica 
ad  una  scala  sufficiente,  per  potervi  riscontrare  delle  localita  che 
non  si  trovino  negli  atlanti  in  uso  (Andree,  Stieler  ecc.) 

Grandi  difncolta  si  incontrano  anche  ad  avere  lavori  degli  an- 
tropologi  russi. 

Tuttavia  un  riscontro,  per  quanto  approssimativo  e  sommario, 
della  letteratura  antropologica  sul  Caucaso  (1),  mi  ha  fatto  vedere 
che  per  lo  meno  in  grande  parte  dei  lavori  russi,  certamente  o  con 
grande  probability,  non  era  considerata  la  altezza  della  testa.  Ne 
risultava  piu  forte  la  opportunity  di  restringere  il  mio  campo  alia 
utilizzazione  e  discussione  dei   materiali  raccolti  dal  v.  Erckert  (2) 


(!)  Una  assai  estesa  Lndicazione  con  numerose  o  buone  recensioni  di  lavori  russi  sino  al  1899,  sulla 
autropologia  dei  fcerritori  russi  e  fornita  da  L.  Stieda  in  Arch.  ./'.  Antrop.  XXVI.  Vi  e  una  parte 
speciale  per  il  Caucaso.  A.uelie  uelle  annate  precedents  perd  si  trovauo  inilicazioni  e  recensioni  <li 
lavori  russi.  Lo  Stieda  continuo  fiuo  al  Vol.  XXXIV"  (1906)  la  sua  utilissima  opera  di  intermediario. 
Nel  vol.  XXVII  (1901)  si  trovera  un  altro  uotevole  insieme  di  notizie  e  recensioni.  I  KuttetHns  bi 
aphiques  del  Deniker  aella  •■  inthropologie  »  possono  soltanto  in  piccola  parte  sostituire  dette 
notizie  dopo  il   1907.    La   bibliografia  del   Ripley  arriva  sino  al   L900  o  continue  i   titoli  soltanto. 

r-)  It.  v.  Erekert.         Ivopfnn-.s^nngoii  kaukasUoher  Volker.  -—  A^ch.  f.  Anthrop.,   XVIII,     (S89, 
.   -.  55         XIX,  S.  S.   55-84     211  249  it.  331-356. 


-   173  - 

che  costituiscono  senza  dubbio  ancora  una  delle  piu  riGche  fonti 
antropometriche,  (per  quanto  limitata  alle  sole  misurazioni  cefaliche) 
e  a  qualche  altra  fonte  accessible  che  vedremo  oltre;  tanto  piu 
che  i  soli  dati  del  v.  E.  gia  permettono  di  arrivare  a  risultati  impor- 
tantissimi,  non  soltanto  per  la  dimostrazione  della  validifca  dei  rapporti 
sopra  accennati,  ma  per  gravi  question i  della  antropologia  europea. 
Infatti  i  dati  del  v.  Erckert  si  estendono  a  tutti  i  principali  gruppi 
del  Caucaso,  per  quanto  siano  assai  disugualmente  rappresentati  e 
per  quanto  vi  prevalgano  popolazioni  del  Daghestan. 

Si  tratta  di  828  misurazioni  individuali,  rese  anche  piu  utili  da 
succinte  note  descrittive  riguardanti  la  forma  della  testa  e  com- 
prendenti  anche  il  colore  degli  occhi,  dei  capelli.  Non  tutti  pero 
questi  828  casi  si  riferiscono  a  popoli  veramente  caucasiani.  Abbiamo 
parecchi  casi  di  popolazioni  finitime  o  etnograficamente  eterogenee, 
pur  abitando  nel  Caucaso,  che  vanno  separati  piu  o  meno  netta- 
mente  dai  primi.  Vedremo  cio  meglio  oltre. 

Ecco  maggiori  dettagli  sul  numero  dei  casi:  Nel  primo  gruppo, 
distinto  dal  v.  E.,  dei  Lesghi,  abbiamo:  70  Avari,  35  Lachi  o  Ca- 
sicumicchi;  69  Audi,  53  Dido;  130  Dargua,  170  Curini  in  senso 
lato. 

Nel  secondo  gruppo,  dei  Cecceni,  sono:  43  Cecceni  orientali, 
35  medii,  7  occidentali. 

Nel  terzo  gruppo,  dei  Circassi,  abbiamo  22  Adighe  e  8  Ca- 
bardini. 

Nel  quarto  gruppo,  o  dei  Georgiani,  abbiamo:  21  Grusii;  6  Ime- 
reti ;  2  Giuii;  48  Adsciari ;  10  Mingreli. 

II  quinto  gruppo,  degli  Armeni,  ha  21  casi. 

II  sesto,  degli  Osseti  (che  il  v.  Erckert  a  separate  dai  primi 
quattro,  propriamente  caucasiani,  a  ragione  forse  del  loro  linguaggio, 
che,  in  un  dialetto  soprattutto,  e  iraniano)  ha  14  casi. 

II  settimo,  degli  Aissori,  5  casi. 

L'ottavo,  degli  Ebrei  montanari,  10  casi. 

II  nono,  dei  Tat,  4  casi. 

II  decimo,  o  dei  Tartari,  e  divide  in:  34  Adcrbegiani,  24  Cu- 
micchi,  16  Nogai  e  5  Caracciai. 

L'undicesimo  gruppo  e  dato  dai  Calmucchi  con   10  casi. 

Gli  ultimi  sette  gruppi  abbracciano  percib  soli  139  casi,  donde 
ai  desume  che  i  primi  quattro  gruppi,  dei  veri  Caucasiani,  sono 
rappresentati  da  ben  689  individui. 

Di  questi,  527  sono  Lesghi,  abitatori  del  Daghestan,  cioe  i  piu 
tipici  Caucasiani. 


-   174   - 

E'  questa  una  assai  fortunata  evenienzn,  che  ci  ha  permease 
di  arrivare  ai  risultati  che  passiamo  ad  esporre. 

L'altezza  usata  dal  v.  E.  e  dall'  "  Ohiioch  bis  zum  Scheitel  „ 
essendo  le  misure  in  genere  prese  "  nach  der  Methode  Virchow'  s  „. 

Cio  e  del  resto  di  importanza  secondaria,  essendo  nostra  con- 
suetudine  di  trarre  innanzi  tutto  inferenze  autore  per  autore,  cioe 
dalla  oscillazione  della  variazione  delle  misure  prese  per  ogm  auto- 
re (1),  per  poi  passare  a  riferire  i  dati  dell'uno  a  quelli  dell'altro 
autore.  Cio  e  sopratutto  necessario  per  la  altezza  nelvivente,  date 
le  grandi  differenze  di  tecnica. 

Nel  trattare  dell'altezza  del  cranio  nel  Caucaso  e  necessaria 
una  certa  cautela,  a  ragioue  delle  deformazioni  del  capo,  assai 
diffuse.  Non  vi  sono  neU'ERCKERT  esplicite  indicazioni  di  deforma- 
zione,  tuttavia  la  frase  che  ricorre  abbastanza  spesso :  "  Kopf  am 
hochsten  hinten;  steil  zum  Hinterkopf  abfallend  „  indica  bene  tal- 
volta  la  deformazione,  che  ci  fa  ritenere  la  posizione  aberrante  del 
caso.  Del  resto  soltanto  per  la  provenienza  curinica  di  Artschi, 
abbiamo    trovata   abbastanza    frequente  la  deformazione. 

Non  crediamo  necessario  riportare  qua  la  discussione  com 
pleta  e  minuta  dei  dati  del  v.  E.  per  le  diverse  provenienze.  1 
numerosi  esempi  che  del  nostro  modo  di  procedere  abbiamo  dati  noi 
stessi  e  i  nostri  allievi,  se  da  una  parte  cominciano  a  persuadere 
qualche  studioso  della  grande  importanza  discriminativa  del  carat- 
tere,  importanza  assai  maggiore  di  quella  dell'indice  orizzontale, 
che  pur  a  dato  il  tono  per  si  lungo  tempo  a  tanti  lavori  antropo- 
logici,  dall'altro  hanno  sufflcentemente  dimostrato  il  nostro  me- 
todo  di  minuta  analisi  geografica,  in  base  al  nostro  sistema  di  di- 
scriminazione  dei  diversi  tipi  di  altezza  (2). 


(4)  G.  L.  Sera.  —  L'altezza  del  cranio  in  America.  —  Arch.  p.  Vantrop.  eec.  Vol.  4'J  e  43, 
1913. 

(2)  II  Giuf frida-Rngg  eri  recentemente  («  Un  probleraa  anfcropologico  a  proposito  dei  Dal- 
iuati  »  Arch,  per  Vantrop..  Vol,  19)  si  e  occupato,  per  incidenza,  dell'altezza  del  cranio.  Egli  parla, 
nclla  sua  esposizione,  sempre  dell'indice  )'  del  Giardina,  ma  in  realta  fa  uso  delle  mie  linee.  Che 
esse  siano  state  rettificate  nelle  parabole  del  Giardina,  cio  non  toglie  die  quests  siano  un  perfezio- 
namento  del  mio  sistema,  conn-  riconosce  il  Giardina  stesso  a  p.  56  del  suo  lavoro.  —  II  G.  K. 
cade  poi  m  pareccliie  inesattezze  ed  errori  di  raetodo  e  >li  appruzzamento.  Per  es.  laddove  giudica 
dell'altezza  sul  vivente  con  le  stesse  divisioni  che  per  il  cranio.  laddove  ricava  1'  indice  V  dei  Serbi 
dalle  medic  degll  indiei,  invece  che  fare  la  media  degli  indici  \'  iudividuali,  ma  sopratutto  laddove 
propone  una  anova  divisione  dei  tijii  di  altezza.  Per  comprendere  la  inconsistenza  della  sua  pro- 
posta  di  porre  I'ortoccfalia  fra  T._>  e  80  di  indice  5T,  basta  pensarc  che  i  Tirolesi,  tipici  platicefali 
tino  ad  ora.  divt-rrebbero  per  una  mcta  ortoci  fall  e  peisinn  ipsit  el'ali  per  l'altra.  Vorrei  auclie  ebie- 
dere  al  prof.  G.  U.  che  mi  indichi  una  serie  etnica  yerameute  platicefalica  secondo  il  suo  sistema. 
che  sara  assai  imbarazzato  a  trovarla.  L'argomento  che  con  la  mia  divisione  non  si  lianuo  in 
Europa  degli  ipsicefali  non  lia  alcana  portata.  In  |>rinio  luogo  1'affermazione  non  e  esatta  e  quando 
anche  lo  fosse,  non  proverebbe  altro  che....  in  Europa  non  vi  sono  ipsicefali. 

1'na   divisione  in  categoric  non   pn6   tondarsi  sulle  variazioni  numericlic  pi  cseiitate  da  una  stugola 


-   175  - 

Sara  percio  sufficiente  fermarci  piu  a  lungo  sulle  regioni  piu  im- 
portant! ed  esporre  invece  i  risultati  flnali  della  nostra  analisi 
per  le  altre. 

I  70  Avari  presentano  pochi  br :  pi.  e  una  maggioranza  di 
br:  o:,  contenuta  fra  83  e  88  di  indice  orizzontale. 

I  7  casi  di  Chunsach,  localita  sita  molto  a  valle  dell'A- 
varskoe  Koisn,  sono  dei  veri  ipsicefali  contenuti  fra  86  e  90  di  in- 
dice orizzontale. 

Mentre  percio  il  solo  indice  orizzontale  ci  farebbe  concludere 
per  la  unita  del  tipo,  la  considerazione  dell'altezza  ci  fa  scoprire  tre 
tipi  distinti  che  sono  reali.  perche  le  diverse  localita  li  presentano 
alio  stato  piu  o  meno  puro.  I  br:  pi:  infatti  predominano  a  Igali, 
i  br :  o  :  ad  Arguani.  Purtroppo  non  abbiamo  potuto  identificaie  questa 
come  la  maggior  parte  delle  localita  Avare.  Gia  pero  possiamo  dire 
che  l'elemento  piu  alto  e  un  elemento  periferico,  pianigiano. 

Nei  35  Laclii  di  varie  localita  del  Kasikumicker-Koisu  riscon- 
triamo  veriftcarsi  la  regola,  cui  i  lettori  che  conoscono  i  lavori 
miei  e  dei  miei  allievi  sono  abituati. 

La  localita  Kul,  situata  piu  a  monte,  presenta  il  maggior  nu- 
mero  di  br:  pi:,  a  Tchaimy,  situata  piu  a  valle,  abbiamo  10  su  10 
br:  o:. 

II  terzo  elemento,  br:  ips:,  in  corrispondenza  della  situazione 
piu  elevata  del  complesso  delle  localita  Lachi  e  assente. 

La  suddetta  regola  si  vede  ancora  piu  chiaramente  veriftcata 
pei  69  Andi  e  pei  successivi  Dido. 

Gli  Andi  dimorano  nella  valle  media  dell'Andiskoe-Koisu;  ma 
le  tre  provenienze  Andi  piii  basse  e  cioe  Andi,  Botlich  e  Godoberi 
sono  caratterizzate  da  un  predominio  di  forme  br.  ips.,  site  fra  85  e 
90  di  indice  orizz.  I  10  casi  di  Carata,  sita  in  una  valle  laterale,  si 
distribuiscono  cosi:  3  pi.  br.;  4  br.  or.;  3  br.  ips..  A  Hihatl,  sito 
molto  piu  in  alto  nella  valle  prmcipale,  su  10  casi,  6  sono  br.  p], 
3  br.  i.,  1  br.  o.  (Vedi  fig.  1). 

Tuttavia  a  Chlibischi,  sito  a  quanto  sembra,  nelle  vicinanze  di 
Schaitl  (che  vedremo  presto  per  la  provenienza  etnica  del  Dido)  in 


regione,  8ia  pure  l:Enropa.  Io  iudicai  a  surhcieuza  che  le  serie  Poliueaiaue  ci  danno  vere  tonne  ipsi- 
cefaliche.  Si  pud  obbiettare  che  le  deuorninazioui  sono  convenzioni.  Ma  ci6  e  vero  flno  ad  uu  certo 
limite,  che  in  qnesto  caso  e  rappresentato  dalla  reale  variazione  del  carattere  in  tutta  Vumanita.  La 
divisione  da  me  proposta  fit  la  conseguenza  di  un  saggiaraeuto  e  di  un  con  Iron  to  di  numei'osissime 
sorie  etniche  delle  piii  diverse  regioni  della  terra  e  non  credo  possa  essero  spostata  uotevolineute. 
Inoltre  il  raio  me  tod  o  ha  il  vautaggio  di  teuer  conto  della  oscillazione  di  valore  fisiologico  della  al- 
tezza,  oscillazione  che  qnello  di  fr.  R.  non  permette  piii  di  apprezzare. 


-   176   - 

grande  prossimita  della  dorsal  e  principale  del  Cancaso,  abb  i  a  mo  una 
condizione  di  cose  sorprendente.  Su  10  casi,  5  appartengono  ad  una 
forma  ips.  che  e  affatto  diversa  da  quella  riscontrata  a  Andi,  Botlich 
e  Godoberi,  in  quauto  che  e  molto  piu  allungata  ed  e  percio  simile 
a  quelle  forme  che  devono  riscontrarsi  sal  versante  sud  del  Cau- 
caso,  a  giudicarne  dall'indice  orizzontale  (giacche  non  abbiamo  dati 
dell'altezza)  nei  Cevsuri,  Tusci,  Sciavi  ecc.  e  che  noi  effettivamente 
risconbreremo  negli  Osseti,  prossimi  a  quelli,  sebbene  leggermente 
piu  allungata  ancora.  Gli  altri  casi  di  Chlibischi  sono  3  br.  o.,  1  br: 
pi.,  1   br.   i. 


MW 


TTn n r 

AW  : 
»  J3  A 


T#     i         r 


■h  ^  ^ 


zr 


D 


O  OnJo 

•  KcuuiXa.  O  """-- 


O    v 


XL 


hi] 


4> 


•    n    to) 


o« 


Fur.  I. 


I  Dido  abitano  la  valle  alta  dell'Andiskoe-Koisu.  In  conform  ita 
di  cio  i  53  casi  hanno  una  maggiore  percentuale  di  br.  pi..  I  br.  i., 
imianzi  menzionati,  sono  praticamente  assenti,  mentre  gli  ipsicefali 
sono  piuttosto  allungati,  piu  persino  che  a  Chlibischi.  Ma  piu  im- 
portant sono  le  conseguenze  dell'analisi  per  localita.  A  Kideri  ab- 
biamo prevalenza  di  forme  basse  e  larghe.  Due  casi  di  questa  pro- 
venienza  appartengono  ad  una  zona  di  platicefali  relativamonte  lun- 
ghi,  raramente  frequentata  da  crani  nel  Caucaso  e  che  vedremo  ben 


177 


presto.  A  Schaitl  abbiamo  4  br.  pi.,  8  br.  o.,  I  br.  i.,  1    ips.   piutto- 
sto  lungo  e  1  platic.  piuttosto  lungo.  (Vedi  fig.  2). 

Ad  ALlilko  presto  a  Ghwarsehi  Rull'Andischor-Koisu  sono  invece 
ben  7  br.  o.  su  10  casi.  Schaitl  e  un;i  local  ita  altissima,  ma  non 
in  immediate  vicinanza  dei  passi  e  quindi  appare  p  >«o  alterata  dal- 
l'accesso  di  forme  pianigiane,  sia  del  Nord,  sia  del  Sudi  Ma  a  Begita 
e  a  Tladal  che,  pur  essendo  etnicamente  Dido,  sono  gia  nella  alta 
valle  dell'Avarskoe-Koisu  le  cose  vanno  assai  diversamente. 


# 

■41 


H ' ' 1 ' ""a — i —      i L.     ,1 

"    ft.  S°  N  a    *2A  »*      tf^fu 


tt 


o 


O  \#\ 


O 


V>    0  o 


•  +  • 

1 


_£L 


5° 


O 


^a 


(Fig.  2). 


A  Begita  abbiamo  su  10  casi :  6  appartenenti  ad  una  zona  di 
plati  rehitivamente  lunghi  che  per  lo  innanzi  non  abbiamo  mai  visto 
che  alio  stato  sporadico;  3  ips.  lunghi  come  a  Chlibischi  e  1  br.  pi. 
A  Tladal  4  su  10  casi  sono  degli  ips.  relativamente  lunghi;  3  dei 
plati  relativamente  lunghi.  Quesfee  due  localita  hanno  percib  una 
composizione  etnica  affatto  diversa  da  quella  che  nui  abbiamo  visto 
sinora;  e  dato  che  esse  indicano  chiaramente  nel  loro  insieme  la 
indipendenza  deU'elemento  plat,  piuttosto  lungo,  dall'elemento  br.  pi., 
di  cui  quello  non  pub  dirsi  la  oscillazione  verso  uu  estremo,  sorge 
il  problema  della  provenienza  di  questo  elemento.  Ora  esso,  non 
riscontrandosi  nelle  basse  e  medie  valli  dell'Andiskoe  e  dell'Avarskoe- 
Koisu,  dobbiamo  dire  che  proviene  dal  sud,  come  quello  ipsicefalo 
relativamente  lungo  che  abbiamo  visto. 

Ma  che  cosa  rappresenta,  etnologicamente  parlando,  questo  ele- 


-   178   - 

mento  ?  Un  componente  etnico  enropeo  di  grande  importanza  e  ca- 
ratterizzato  da  relativa  dolicocefalia  a  platicefalia:  l'elemento  biondo, 
dolicocefalo,  ad  alta  statura,  dettogermanico  (1);  orbene  e  un  fatto 
assai  significativo  che  appunto  fra  i  Dido,  e  fra  gli  Osseti  e  stata  osser- 
vata  una  niaggiore  abbondanza  di  tratti  del  tipo  chiaro  per  il  colore 
dei  capelli,  della  pelle  e  degli  occhi  in  confronto  degli  altri  Cauca- 
siani.  Per  cio  che  riguarda  gli  individui  misurati  dal  v.  E.  pero,  non 
abbiamo  potuto  riscontraie  una  niaggiore  frequenza  di  questi  tratti 
nella  provenienza  di  Tladal  (per  Begita  mancano  le  indicazioni  re- 
lative). Cio  pero  non  puo  sorprendere,  quando  si  pensi  che,  mendeliana- 
mente  parlando,  i  carafteri  di  un  tipo  si  ereditano  indipendentemente 
l'uno  dall'altro. 

Nelle  stirpi  Dargua  che  abitano  il  Nord-Est  del  Daghestan  dob- 
biamo  distingnere  quelle  del  Nord  da  quelle  del  Sud,  per  la  presen- 
za  o  assenza  di  un  elemento  etnico  che  abbiamo  visto. 

Cosi  fra  i  33  Caitaghi  vediamo  (oltreche  confermata  la  solita 
regola  di  distribuzione,  con  il  contrasto  fra  Madjahs,  sito  a  piu  forte 
altezza,  ove  predominano  i  br:  pi:,  e  i  br:  o:,  e  Kara-Kureischa,  sito 
a  un  livello  piu  basso,  dove  predominano  i  br:  ips:)  esser  presonte 
l'elemento  relativamente  do:  pi:  cosiddetto  germanico:  ed  assente 
l'altro  dnl:  ips:. 

I  72  Dargua-Acuscia  presentano  gli  stessi  fatti.  II  loro  grarico 
generale,  confrontato  sopratutto  con  quello  dei  Dido,  rivela  fatti 
assai  interessanti.  Innanzi  tutto  esso  differenzia  bene  tre  dei  diversi 
tipi  da  noi  distinti:  e  bene  evidente  il  distacco  di  quello  che  vo- 
gliamo  indicare  convenzionalmente  col  nome  di  dol :  pi:  dal  br:  pi: 
e  dal  br:  o:. 

L'elemento  br:  o:  qui  predomina,  con  accesso  non  frequente  di 
forme  br:  i:.  Nei  Dido  invece  e  evidente  l'oiientamento  generale 
verso  forme  piu  basse.  Cio  e  in  armonia  col  carattere  generale  del- 
l'abitato  degli  Acuscia,  sulle  pendici  nord-orientali  del  Caucaso,  no- 
tevolmente  piu  basse. 

Cio  che  pero  e  piu  notevole  e  la  assenza  assoluta  di  quell'ele- 
mento  che  vedemmo  nei  Dido  e  che  possiamo  chiamare  convenz. 
do:  ips:. 

Esistono  forti  differenze  locali,  ma  purtroppo  non  abbiamo  po- 
tuto identificare    molte    delle    localita  in  questione.   Intanto  si  puo 


(')  A  dir  vero,  esso,  secondo  noi,  non  ei  prasenta  una  vera  e  propria  platicefalia.  Le  gerie  relativa- 
mente pure  degli  Ali'inanni  dello  Schwciz  e  ili  Ebraeh  del  Rauke  <i  anno  data  una  posjzione  in- 
terraediaria  IVa  la  platicefalia  >■  la  ortocefalia.  I>i  cio,  perche  assai  iiuportanTe.  discon-eieiuo  altrove. 


-   179  - 

dire  pero  cho  i  dol:  pi:  sono  piu  frequent!  a  Obarbueb  e  a,  Tsu- 
dachur,  specie  in  quest'ultimo,  dove  sono  7  su  12.  11  riscontro  dei 
caratteri  cromatici  da  una  molto  piu  forte  frequenza  di  occhi  grigi 
(7  su  10)  appunto  a  T&udachur,  che  in  altre  localita,  come  la  dava 
per  Madjalis  e  Utsari  fra  i  Caitaghi. 

Qua  percio  abbiamo  ancor  piu  chiare  indicazioni  per  la  identi- 
ficazione  dei  dol:  pi:  nell'elemento  germanico. 

Ma  Tsudachur  e  sito,  sul  Kasikumicki-Koisu,  assai  piu  in  basso 
delle  diverse  provenienze  Lacbi,  che  abbiamo  gia  visto  e  siccome 
queste  non  ci  avevano  dato  la  apprezzabile  presenza  di  un  elemento 
dol:  pi:,  dobbiamo  concludere  che  assai  probabihnente  i  dol:  pi: 
di  questa  regione  non  vi  vennero  attraverso  i  passi  montuosi, 
ma  seguendo  la  via  delle  coste  del  Caspio.  Del  iesto  la  to- 
pografia  speciale  del  la  regione  con  dorsali  secondarie  distanti  dalle 
principali,  conforta  tale  opinione. 

Come  abbiamo   accennato,  piu  al  sud,  le  cose  cambiano. 

Fra  i  10  Dargua  Warkun  di  Ashti  sono,  oltre  4  o  5  dol:  pi:,  3 
dol:  ips:. 

Anche  qui  i  dati  descrittivi  ci  danno  forte  frequenza  di  occhi 
chiari  e  grigi. 

Fra  i  34  Tabassarani,  con  i  quali  gia  entriamo  nella  cerchia 
delle  stirpi  curiniche,  la  provenienza  di  Chiv,  sul  medio  corso  del 
Chirak-chai,  ha  3  do:  ips:  sopra  10;  altri  3  casi  br:  pi:  e  1  br:  o:. 

Nei  Tabassarani  del  Nord  ritorniamo  a  quella  eguale  proporzione 
di  br:  pi:  e  br:  o:  che  deve  essere  la  condizione  primitiva,  essendo 
beninteso  i  br:  pi:  localizzati  nelle  zone  piu  alte. 

Da  tutto  cio  si  deduce,  che,  se  e  vero  che  l'elemento  do:  pi: 
e  venuto  dal  sud,  esso  deve  essere  anche  cronologicamente  piu 
antico  sul  luogo  di  quelle  do:  ip:.  Cio  gia  si  poteva  sospettare  per 
i  fatti  presentati  dai  Dido,  ma  qua  diviene  assai  piu  chiaro,  e  di- 
verra  ancor  piu  chiaro,  quando  vedremo  i  dati  della  Ossezia. 

Fra  i  43  Curini,  riscontriamo  una  molto  maggior  frequenza 
di  elementi  br:  ip:,  di  quella  che  abbiamo  riscontrato  in  tutte  le 
popolazioni  finora  esaminate.  Una  frequenza  simile  si  riscontra 
soltanto  fra  i  Cumicchi.  Vedremo  che  cosa  cio  significhi. 

Come  i  Curini  occupano  una  fascia  semilunare  di  territorio  sito 
in  genere  a  minor  altitudine  di  quella  dei  Tabassarani  e  volta  verso 
il  Caspio  nella  sua  prima  parte,  e  sul  corso  inferiore  del  Samur  per 
la  seconda  e  conforme  a  cio  presentano  altezza  del  cranio  maggiore 
di  quella  dei  Tabassarani,  cos'i  pure  fra  le  stesse  provenienze  curiniche 


-    180  - 

sono  appunto  quelle,  come  Clmsry,  site  a  poca  distauza  dal  mare, 
che  presentano  predominio  di  br:  ip:. 

Si  desume  da  cio  come  l'elemento  bipico  della  stirpe  curiniea 
sia  il  br:  ip:,  pianigiano,  e  come  i  Tabassarani  siano  in  realta  dei 
montanari  curinizzati. 

Piu  o  meno  la  stessa  cosa  vale  per  gli  alfcri  Curinici.  Cosi  i  14 
Aguli  dell'alta  valle  del  Chirak-chai  sono  <lei  br:  o:  in  maggioranza 
e  br:  pi:  in  minoranza. 

Cos!  risalendo  il  Samur,  i  20  Rutuli  sono  quasi  assolutamente 
dei  br:  o:.  Lo  stesso  si  dica  dei  7  Tsacuri  deR'alta  valle  del  Samur. 

Nei  Curini  del  Sud,  Chinalughi,  Buduchi,  Dscbek,  invece,  ritro- 
viamo  relemento  do.  pi.  abbastanza  frequente,  e  accompagnato  da 
qualche  dOi  ip.. 

Ecco  le  cifre  relative:  Clnnalug(10  casi)  3  do.  pi.,  2  do.  ip., 
3  br.  pi.,  2  br.  ip. 

Dschek  (10  casi)  3  do.  p.,  1  do.  i.,  1  br.  p.,  1  br.,  o.  3  br.  i.; 
—   Buduch  (10  casi)  2  do.  pi.,  3  do.  i.,  3  br.  o.,  1  br.  i. 

La  distribuzione  delle  forme  trova  an  perfetto  riscontro  colla 
posizione  geograflea  di  queste  3  localita  e  colla  successione  crono- 
logica  delle  correnti  etniche,  che  sino  a  questo  punto  abbiamo  dovuto 
ammettere. 

Chinalug  e  sita  nell'alta  valle  del  Biskchai  ad  oriente  del  mas- 
siccio  del  Bazar  Dyuzi,  che  si  eleva  a  quasi  5000  metri,  onde  la 
presenza  dei  br.  pi.,  che  scompaiono  quasi  a  Dschek,  si  to  piu  in 
basso  Delia  stessa  valle,  ove  aumentano  i  br.  i..  Buduch  e  situata 
in  una  valle  parallela  ed  alquanto  appartata,  e  piu  in  basso.  Da 
qua  la  scoinparsa  dei  br.  p.  1'accrescersi  dei  br.  o.,  la  scarsa  pre- 
senza dei  br.  i.. 

Riguardo  alia  presenza  dei  do.  pi.  e  ip.  non  abbiamo  elementi 
per  decidere  se  essi  vi  siano  arrivati  per  i  passi  della  dorsale  prin- 
cipale  o  risalendo  i  fiumi  della  costa  del  Caspio. 

Infine  ad  Archi  situato  nella  altissima  valle  di  un  affluente  del 
Kasikumicki-Koisu,  territorio  etnograhcamente  curinico,  ma  geogra- 
licamento  appartenente  al  bacino  del  Sulak,  abbiamo  i  22  casi  ripar- 
titi  quasi  ugualmente  fia  br.  p.  e  br.  o..  (A  questa  provenienza  ap- 
[lartengono  paiecchi  casi  certamente  deformati). 

La  rete  dei  punti  di  repere  che  abbiamo  potuto  cosi  tracciare 
sul  territorio  Dargua  e  Curinico  ci  permette  di  ricostruire  la  crono- 
logia  degli  avventi  delle  diverse  forme.  Da  to  cio  che  abbiamo  detto 
sui  riguardi  della  precedenza  dei  do.  pi.  sui  do.  i.,  lo  stato  di  cose 
che  riscontriamo  a  Chiv  (con  una  frequenza  a  parti  uguali  di  do.  i. 


-    181    - 

br.  o.  e  br.  pi.)  indica  chiaramente  che  l'accesso  dei  br.  i.  e  il  piu 
tardivo  di  tutti,  cioe  si  e  verificato  dopo  quello  dei  do.  L 

Nei  Cecceni  constatiamo  un  fatto,  a  primo  aspetto  anormale, 
ma  che  invece  si  dimostrera  fra  poco  completamente  giastiflcato. 

I  Cecceni  orientali,  vale  a  dire  proprio  quelli  che  abitano  zone 
a  minor  elevazione  e  piu  prossitne  alia  foce  del  Sulak,  presentano 
il  maggior  numero  di  br.  pi.  ed  e  da  notare  che  cio  non  e  dovuto 
affatto  a  mescolanze  coll'elemento  basso  dei  Tarbari  Nogai  o  dei 
Calmncchi,  come  risulta  anche  dalle  note  descrittive  del  v.  E.. 

E'  da  rilevare  ancora  che  sempre  negli  orientali  e  il  maggior 
numero  di  do.  pi.  presentati  dai  Cecceni;  ed  infine  che  sul  graflco 
generale,  mentre  e  presente  un  sensibile  gruppo  di  do.  i.,  i  br.  i. 
sono  scarsamente  rappresentati. 

Negli  Abadsechi  e  Cabardini  ci  sembra  fuofi  di  dubbio  la  pre- 
senza  di  un  elemento  relativamente  allungato  e  alto  di  identica 
posizione  di  quello  che  abbiamo  visto  in  precedenza ;  tuttavia  noi 
non  ne  asseriamo  la  pratica  uguaglianza;  giudicando  che  troppo  spes- 
so  gli  antropologi  trascurano  il  fatfcore  della  distanza  geografica  e 
ritenendo  che  tale  elemento  per  le  provenienze  che  abbiamo  esami- 
nato  in  precedenza  assai  piu  probabilmente  debba  esser  afflne  con 
i  Causasiani  del  Slid  o  Georgian i. 

I  Grusii  dimostrano  la  predominanza  di  un  elemento  ipsic,  sito 
per  l'ind.  orizz.  fra  il  br.  ip.  e  il  do.  ip.  dei  grafici  precedenti. 

Anche  qua,  come  per  i  Circassi,  considerando  le  relazioni  geo- 
grafichre  e  somatiche  dei  Grusii  non  crediamo  di  potere  asserir 
la  coincidenza  di  questo  elemento  con  quello  dei  Curini,  berisi  pro- 
prio con  quello  che  si  e  detto  convenzionalmente  do.  ip.  di  Chlibisci 
e  aitrove. 

Esiste  poi  un  elemento  ortocefalico  piu  allungato  e  oscillante 
in  torn  ci  80-82  di  indice  orizz.  che  e  per  noi  un  elemento  montanaro. 

E'  in  minoranza  (4  su  21  casi). 

I  due  Gurii  sono  entrambi  del  tipo  do:  pi:  ed  un  dol:  pi:  e 
fra  i  4  Lasi. 

Anche  4  do:  p:  su  10  casi  si  hanno  fra  i  Mingrelii.  Questa 
frequenza  di  forme  do:  p:  fra  i  Georgian i  occidentali  e  assai  inte- 
ressante,  messa  in  rapporto  con  quanto  asserisce  ilGiavacoff,  se- 
condo  lo  Zanolli.  Riproduciamo  il  breve  passo  della  recensione  di 
questo  ultimo  (.'),  del  lavoro  del  G. 

"  La   base    fondamentale    della    stretta   affinita    fra   Mingrelii , 


(!)  lu  :   Atti  Soc.   mi, i.  di  tuitiop.  XJX,  p.   Ti'i'. 


-   182   - 

G-urii  ed  Imereti  si  da  a  conoscere  in  alcune  orientazioni  che  non 
sempre  si  affaceiano  parallelamente  cosi  decise  nelle  dette  tre  pro 
vincie.  In  siftatta  tendenza  e  palese  nel  tipo  fisico  grnzino  occiden- 
tal, l'influsso  di  uno  specials  elemento  che  per  le  sue  caratfceristiehe 
si  da  a  conoscere  quale  lipo  a  capelli  chiari  ed  iride  grigia  „. 

Aggiungiamo  che  nelle  figure  dei  Lazi  dello  Chan  tre  a  me 
pare  di  riconoscere  bene  un  tipo  facciale  schiettamente  germanico. 

Tralasciando  qua  gli  Armeni,  come  tralasceremo  gli  Aissori,  gli 
Ebrei  Montanari,  i  Ta*\  due  gruppi  dei  Tartari  e  i  Calmucchi,  do- 
vremmo  parlar  degli  Osseti :  ma  preferiamo  farlo  per  ultimo.  Fra  i 
Tartari  a  me  sembra  debbano  esser  trattati  come  veri  Caucasiani, 
antropologicamente  parlando,  i  Cumicchi  e  i  Caracciai.  Secondo  noi 
abbiamo  qua  dei  casi  in  cui  la  linguistica,  la  storia  e  l'etnografia 
ci  conducono  fuori  di  strada. 

I  caratteri  facciah  dei  Cumicchi  sono  affatto  caucasiani.  Le  loro 
forme  cefaliche  e  la  loro  localizzazione  geograflca  ci  fanno  pensare 
che  essi  accolgono  in  se  element]  presi  dai  Cecceni,  soprattucto 
bassi,  e  un  elemento  br:  ip:  che  e  perfettamente  identico  al  curi- 
nico.  Nei  Cumicchi  il  v.  E.  da  un  caso  di  capelli  biondi  e  un  caso 
di  rossi,  molti  casi  di  occhi  grigi.  Parte  dei  platicefali  sono  percio 
germanici.  Anche  i  5  Caracciai  br:  o:  hanno  un  tipo  facciale  affatto 
caucasiano. 

Ci  siamo  riservati  di  paiiare  per  ultimo  della  Ossezia,  giacche 
i  fatti  dimostrati  da  questa  regione  hanno  un'  importanza  esplica- 
tiva  massima,  e  perche  di  essa  abbiamo  documenti  antichi  e  recenti. 
E  note  infatti  che  sono  state  scoperte  ivi  molte  necropoli,  fra  cui 
famosa  quella  di  Koban;  e  che  da  esse  sono  stati  raccolii  cranii. 

Abbiamo  cercato  di  riunirne  un  certo  numero  dalla  letteratura. 

Virchow  nel  1883  nel  suo  lavoro  sulla  necropoli  di  Koban  C) 
da  i  valori  di  due  cranii,  piu  o  meno  ben  conservati,  l'uno  dei  quali 
per  l'altezza  soprauricolare  e  un  do:  o:,  1'altro  un  br:  pi:  dichiarato. 

Egli  illustra  anche  i  due  pezzi  in  diverse  norms.  Osserviamo 
subito  tutta  la  importanza  della  presenza  di  quest'ultimo  elemento. 

In  un  lavoro  successivo  (2)  dava  altri  due  cranii,  l'uno  do:  p:, 
l'alfro  do:  i:. 

In  un  terzo  lavoro  (3)  porgeva  i  dati  di  altri  5  pezzi  di  Tschmy, 
presso  Koban,  3  dei  quali  sono  dei   do :  p :,  1  br :  o :,  ma  ad  indice 


0)  It.  Virchow.  —  O.i.^  Griiberfold  \.   Coban  \m  Lande  d.  Oaseten,   Kaukasus.  — Berlin,  i8S3 
(-)  Id.  —  Einc  Fibula  aua  < i •  •  i   Tschetschua  und  zwei  Schadel  von  Koban.  —  Zeit.  j.  F.thn.  AT, 
1883. 

[d.        Nonlk.nik.isi.-M -In'  AUriiiiiinnr.        ZeU.  f.   Ellmol.,  XXII,   IS91. 


-   183   - 

orizzontale  minore  di  80  e  un  br;  p:.  Abbinmo  con  cid  un  altro 
caso  di  questo'elemento  cosi  importante. 

Lo  Chantre  (')  ha  i  dati  e  le  figure  di  5  pezzi,  due  dei  quali 
sono  do:  p :,  tre  piu  o  meno  orto-ipsicefali. 

Infine  lo  Ivanovskiy  (2)  illustro  31  cranii  di  varii  luogbi  so- 
polcrali  dell'Ossezia,  ma  solo  di  22  di  essi  sono  utilizzabili  le 
iifisnre. 

Vi  abbiamo  3  do:  pi:;  7  o  8  do:  o:  ed  il  restante  do:  i :. 
Questi  ulLiiui  hanno  indice  orizz.  un  po'  piu  basso  degli  ortoe:,  i 
quali  sono  sempre  al  disotto  di  80. 

E'  evidente  da  questi  dati  la  presenza  di  frequenti  do:  p: 
mentre  il  restante  si  divide  presso  a  poco  in  parti  uguali  fra  br: 
o:  e  do:  o.. 

Per  quanto  i  14  casi  di  v.  Erckert  siano  pochi,  e  degno  di 
nota  che  la  loro  proiezione  presenta  due  gruppi  che,  tenuto  conto 
degli  spostamenti  degli  indici  per  il  vivente,  hanno  presso  a  poco 
la  stessa  posizione  dei  due  gruppi  do:  o:  e  do:  i:,  che  abbiamo 
constatato  nei  cranii  antichi. 

I  do :  p :  sono  pero  praticamente  scomparsi  e  gli  altri  casi 
sono  dispersi. 

Ma  alcuni  casi  di  cranii  recenti  che  ci  da  lo  Chantre  ci  illu- 
minano  grandemente  sul  significato  della  distribuzione  delle  forme 
negli  antichi. 

Si  tratta  di  10  cranii  di  Tagauri  del  XYII  e  XVIII  secolo, 
Lrovati  appunto  nelle  grotte  di  Koban;  5  soltanto  sono  misurabili. 
Orbene  essi  sono  tutti  e  5  dei  br:  pi:  con  una  media  di  indice  oriz- 
zontale di  86,59. 

Un  altro  cranio  di  Kasbek,  luogo,  si  noti,  a  grandissima  altitu- 
dine,  permette  di  desumere  dalle  figure  che  lo  illustrano  gli  indici 
di  86  e  65,  (soprauric),  che  collocano  questo  cranio  fra  i  br :  pi: 
dichiarati,  cosa  che  del  resto  e  ben  visibile  alia  ispezione  semplice. 

Lo  Chantre  dice  che  altri  cranii  della  stessa  localita  ma  in 
cattive  condizioni,  appartengono  piu  o  meno  alio  stesso  tipo. 

Come  sono  spiegabili  questi  fatti?  Come  si  spiega  la  cosi  di- 
versa  composizione  etnica  di  Koban  anticamente  ed  ora?  Al  let- 
tore  che  abbia  conoscenza  del  nostro  lavoro  sull'America,  questi 
fatti  costituiscono  una  perfetta  analogia  con  quelli  che  abbiamo 
visto  sulle  Ande.  Cola  i  platicefali  respinti  dagli  ipsic.  sull'altipiano 


(!)  E.  Chantre.  —  Kecherches  anthropolojiiques  dans  le  (Jaucaso.  —    Vol.  -i0  Paris,  1S85-S7. 
(-)  Ivanovskiy.  —  Cranii  rti  luoghi  sepoh'iali  <leH'< )ssezia.  —  Izvie.stia  delta  Sez.  Arutr op.  della 
Socletu  degli  amatorl  ece.  di  Mosea  IT.   t891,  recensito  da  stiedrt  ;„  .\.  /.  .1.   XXIV,  S.  057. 


-   184   - 

andino  erano  stati    in    parte  respinti  sulle  zone  di  piii  alto  abitato 
ed  in  parte  rigettati  sul  versante  atlantico. 

Qua  i  br:  pi:  respinti  dagli  invasori  del  Sad  si  ritirarono  in 
parte  sulle  zone  di  piu  alto  abitato,  in  parte  furono  rigettati  verso 
il  Nord-Est  e  costituiscono  gli  attuali  Cecceni  orientali. 

Al  tempo  della  Necropoli  di  Koban,  cioe  della  prima  eta  del 
ferro,  i  br:  pi:  costituirono  sul  Caucaso  forse  una  classe  sottoposta 
e  respinta  sui  luoghi  di  peggior  abitato,  ma  a  mano  a  mano  die 
la  pressione  degli  invasori  dirninui,  i  br:  pi:  limitati  ad  isclotti  sul 
piu  alto  altipiano  si  espansero  nuovamente,  ed  ora  devono  costi- 
tuire  zone  abbastanza  larghe. 

Cos!  si  spiegano  le  difterenze  dell'indice  orizz.  trovate  dallo 
Chant  re  fra  gli  Osseti  del  Koban  e  quelli  del  Terek;  i  primi  es- 
sendo  assai  piu  brachioidi. 

Chi  fossero  gli  invasori  dell' altipiano,  ormai  possiamo  dedurre 
con  piena  evidenza  dai  fatti  esposti.  In  primo  tempo  essi  dovettero 
esser  i  dol.  pi.  di  tipo  germanico,  ma  essi  non  si  fermarono  sul 
luogo  e  procedettero  verso  le  pianure  del  Sud  russo,  lasciando  piu 
o  meno  forti  traccie  del  lore  sangue.  Cio  secondo  noi  e  provato 
dalla  rarita  dei  tipo  do.  p.  attualmente  nell'Ossezia,  che  pur  presenta 
un  tipo  predominante  allogeno,  per  i  suoi  caratteri  facciali  .afline  al 
nostro  quarto  tipo  ('). 

In  una  collezione  di  cranii  di  Osseti  moderni  che  noi  abbiamo 
potuto  vedere  al  Museum  di  Parigi,  18  pezzi  conservano  la  faccia 
in  buone  condizioni. 

3  pezzi  sopra  questi  18  hanno  un  tipo  facciale  che  si  pub  ri- 
ferire  al  tipo  cosidetto  germanico  (e  quindi  al  nostro  terzo  tipo). 

E  evidente,  e  questa  e  una  conseguenza  di  grande  importanza 
per  l'antropologia  ouropea,  che  i  biondi  hanno  scalato  il  Caucaso  dal 
Sud  al  Nord  e  non  viceversa. 

Anzi  la  grande  strada  di  comunicazione  caucasiaua  per  il  passo 
di  Dariel  deve  avere  costituito  la  loro  porta  di  entrata  principale 
in  Europa.  La  distribuzione  delle  forme  in  questa  regione,  neU'Os- 
sezia cioe,  resta  documento  di  questo  passaggio. 

Soltanto  dopo  di  loro  seguirono  i  meridionali  do.  ips.  che  costi- 
tuiscono l'attuale  fondo  della  popolazione  ossetica. 

Noi  non  vediamo  ragione  per  cui  rifiutare  fede  alia  testimo- 
nianza    di    Am.niano  Marcellino,    vissutb    nella   seconda    meta    del 


i1)  «',.  I..  Sera.        1  caratteri  della  faccia  e  il  poliftletismo  dei  Priraati.       Qiorn.  per  hi  Morfolo- 
leU'tJ&mo  >■  dei  Primati     \<>l.  II,  19i8. 


-   185   - 

quarto  secolo,  per  il  quale  gli  Alani,  antenati  degli  Osseti,  erano 
biondi  ed  aitanti  della  persona. 

Evidentemente  in  quel  tempo  sopravviveva  una  piu  forte  quan- 
tity di  sangue  blondo  che  e  andato  poi  scorn  parso,  fenomeno  che 
si  e  riprodotto  in  Europa  in  tantissimi  luoghi,  ovvero  piu  sempli- 
cemente  ancora  gli  Alani  defluirono  verso  il  Nord. 

Se  la  distribuzione  tipica  dei  br.  pi.  e  br.  o.,  nel  Caucaso,  con- 
forme  la  regola  da  noi  e  dai  nostri  allievi  tante  volte  illustrata  e 
rotta  per  il  Caucaso  centrale,  nella  Ossezia,  da  una  parte  restano 
prove  sufficienti  della  identica  distribuzione  primitiva  dei  br.  pi. 
anche  per  questa  regione,  e  dall'altra  abbiamo  prova  e  indicazioni 
che  la  invasione  dell'Ossezia  e  stato  un  fatto  relativamente  tardivo 
o  per  lo  meno  posteriore  alia  distribuzione  caratteristica  dei  br.  pi. 
e  br.  o.. 

Ma  a  parte  tale  questione  cronologica  a  noi  pare  che  resulti 
dal  presente  lavoro  dimostrato  che  il  Causaso  rivela  come  gli  altri 
massicci  europei  una  distribuzione  delle  forme  che  e  perfettamente 
consona  alia  mia  teoria  sui  rapporti  tra  zone  di  glaciazione  e  zone 
di  platicefalia.  L'esame  della  distribuzione  della  altezza  del  cranio 
nel  Caucaso  mi  ha  rafforzato,  anzi,  in  una  mia  idea  che  fino  a  qui 
non  avevo  espressa  a  sufficienza  e  che  e  che  la  ortocefalia  e  so- 
prattutto  la  brachiortocefalia  e  in  qualche  maniera  associata  nella 
sua  genesi  alia  brachi platicefalia.  Ma  di  cio  meglio  ad  altrove. 


-   186   - 


ISTITUTO    DI    ANATOMIA    UMANA    NORMALE    DELLA    R.    UMVERSITA   DI    BOLOGNA 
D1RETTO    DAL   PROF.   G.   VALENTI 

Dott.  LINO  PUNTONI,  Assistente 


Intorno  ad  una  variazione  morfologica  del  muscolo 
scaleno  nell'uomo. 


(Con  figura) 

E  vietata  la  ripioiln/.ione." 

Quella  formazione  complessa  costituita  dalla  massa  scalenica, 
che  nell'  uomo  e  suddivisa  in  un  numero  maggiore  o  minore  di  fasci 
muscolari,  presenta  talora  delle  variazioni  morfologiche  sia  riguardo 
alle  sue  inserzioni,  sia  riguardo  alia  disposizione  delle  singole  digi- 
tazioni. 

Le  anomalie  muscolari  in  generale  comprendono  la  mancanza 
di  muscoli  normali,  i  muscoli  soprannumerari  e  le  varie  disposizioni 
morfologiche  di  muscoli  normalmente  esistenti. 

I  muscoli  soprannumerari  stanno  ad  indicare  delle  forme  esi- 
stenti normalmente  in  alcune  specie  animali,  che  appaiono  di  tanto 
in  tanto  presso  di  noi,  sotto  le  forme  piu  varie  corrispondenti  a  dei 
giadi  successivi  della  loro  sparizione  nella  serie  zoologica. 

Le  seconde,  e  cioe  le  variazioni  morfologiche  di  muscoli  nor- 
malmente esistenti,  sogliono  riprodurre  un  tipo  normale  in  qualche 
specie  della  serie  zoologica.  Fra  le  variazioni  morfologiche  presen- 
tate  dalla  parte  posteriore  del  muscolo  scaleno  nell'  uomo,  un  grup- 
po  degno  di  nota  e  coslituito  dai.  fasci  soprannumerari,  i  quali, 
mentre  talvolta  rappresentano  delle  vere  inserzioni  accessorie  (fasci 
muscolari  accessor!  del  m.  scaleno  o  scaleni  soprannumerari),  tal'al- 
tra  la  collegano  piu  o  meno  a  muscoli  o  ad  organi  vicini.  Molti  di 
questi  fasci  anomali  anno  semplicemente  il  valore  di  fasci  errativi, 
altri  invece  anno  un  certo  interesse  morfologico,  trovando  riscontro 
nell'  anatomia  comparata,  poiche  riproducono  forme  normali  in  ani- 
mali inferiori. 

Pertanto  mi  sembra  utile  descrivere  ed  illustrare  la  disposizio- 


-   187   - 

ne  che  la  parte  posteriore  del  muscolo  scaleno  prcsentava  da  umbo 
i  lati  in  un  individuo  sezionato  durante  le  esercitazioni  in  sala  del 
taglio;  disposizione  che,  secondo  le  mie  ricerche,  non  risulta  sia 
stata  descritoa  da  alcuno,  ed  il  cui  preparato  si  conserva  nel  rauseo 
di  anatomia  umana  di  questa  R.  Universita,  segnato  col  n.  95,  esem- 
plare  a  della  serie  nuova.  Si  trattava  di  un  uomo  di  60  anni,   con 


Fascio  anomalo  della  parte  posteriore  del  tit.  scaleno. 
VI,  clavicola  ;  —  Co.  d.,  fascio  cervicooiuo-dentato  ;  —  D.  a.,  dentato  anteriore  ;  —  E.  sc,  ele- 
vatore  della  scapula ;  —  G.  P.  gran  pettorale  ;    —    1'.  P.  piccolo    pettorale  ;  —  »Vc,  scapola ;  —  Sc.  I, 
Sc  U,  Sc  III,  scaleno  auteriore,  medio,  posteriore  ;    —  S.  cl.  /«.,  sterno-cleido  mastoideo  ;  —  S.  sc,  sot- 
toscapolare. 


masse  muscolari  non  molto  sviluppate.  Essendo  stata  dissecata  com- 
plotamente  la  regione  laterale  del  collo,  sul  preparato  anatomico 
di  questa  si  rileva  come  dalla  massa  comune  dello  scaleno  medio 
e  posteriore  (parte  posteriore  del  m.  scaleno),  e  precisamente  dal 
terzo  medio  delia  loro  faccia  esterna,  si  stacchi  un  fascio  muscola- 
re,  ben  distuito,  della  lunghezza  di  85  mm.,  largo  da  8  a  15  mm., 


-    188   - 

nastriforme,  il  quale  si  porta  in  basso,  decorrendo  parallelo  ai  fasci 
della  parte  posteriore  del  m.  scaleno.  Arrivato  all'  altezza  del  mar- 
gine superiore  del  m.  dentato  anteriore,  si  allonbana  dallo  scaleno 
posteriore  sulla  faccia  ascellare  del  m.  dentato  anteriore  stesso. 
Mantenutosi  fino  a  questo  punto  di  natura  esclusivamente  musco- 
lare,  si  continua  ad  un  tratto  con  un  tendinetto  nastriforme,  largo 
12  mm.,  le  cui  fibre  espandendosi  a  ventaglio,  si  comportano  molto 
diversamente.  Le  superiori,  piu  grosse  e  piu  stipate,  abbracciano 
a  mo'  di  ansa  la  faccia  interna  ed  inferiore  della  la  digita- 
zione  del  m.  dentato  anteriore  e  vanno  ad  inserirsi  alia  parte  su- 
periore del  margine  spinale  della  scapola,  confondendosi  in  parte 
colle  fibre  del  dentato  anteriore  stesso.  Le  altre  fibre  si  espandono 
sull' aponeurosi  del  m.  dentato  anteriore,  foimandovi  una  sottile 
lamina  ben  differenziabile  dall' aponeurosi  d' involucro  del  muscolo. 
Qua  e  la  poi,  fra  le  fibre  tendinee  di  questa  lamina  si  notano  dei 
sottili  fascetti  muscolari. 

Questa  lamina  posteriormente  si  inserisce  al  margine  spinale 
della  scapola,  mentre  che  in  basso  ed  in  avanti  si  perde  per  gradi 
sull'  aponeurosi  predetta.  Una  tale  disposizione,  che  identica  si  os- 
serva  da  ambo  i  lati  del  collo,  non  e  accompagnata  da  altre  ano- 
malie  dei  muscoli  vicini. 

Tuttavia  e  degno  di  nota  l'evidente  sviluppo  della  parte  supe- 
riore del  m.  dentato  anteriore,  le  cui  fibre  si  inseriscono  anche  sul 
margine  superiore  dell'  omoplata,  spingendosi  fino  ad  un  dito  tra- 
sverso  dall'  incisura  soprascapolare.  Invece  le  digitazioni  medie  si 
presontano  molto  sottili. 

Riassumendo,  si  tratta  di  un  fascio  muscolare  anomalo  che  la 
parte  posteriore  del  m.  scaleno  invia  alia  scapola  e  che  prende  nel- 
1'  ultimo  tratto  delle  connessioni  colla  parte  superiore  e  media  del 
muscolo  dentato  anteriore;  fascio  che  io  chiamero  cervico-omoden- 
tato.  Per  illustraro  questo  fascio  anomalo  e  bene  vedere  quali  re- 
lazioni  passino  fra  il  m.  scaleno  ed  i  muscoli  vicini,  avuto  riguardo 
specialmente  alia  porzione  posteriore  del  m.  ycaleno,  al  muscolo 
dentato  anteriore,  al  m.  elevatoro  della  scapola,  ed  ai  muscoli  so- 
pracostali. 

II  muscolo  scaleno  nell'  uomo  oggi  si  suole  considerare  come 
una  formazione  complessa,  costituita  di  elementi  omok)ghi  agli  in- 
tercostali  ed  agli  elevatori  delle  coste,  a  seconda  che  i  fasci  pro- 
vengono  dai  tubercoli  ventrali  oppure  da  quelli  dorsali  delle  verte- 
bre  cervicali.  Di  fatto  i  fasci  nei  quali  e  diviso  il  m.  scaleno  non 
anno  il  valore  di  muscoli  singoli,  data  la  grande  varieta   numerica 


-    189  - 

e  morfologica  di  essi.  Percio  anziche  di  uno  scaleno  anteriore,  medio 
e  posteriore  e  preferibile  parlare  di  una  parte  anteriore  e  di  una  parte 
posteriore  del  m.  scaleno.  La  prima  (m.  scaleno  anteriore)  raggiunge 
i  tubercoli  ventrali;  la  seconda  cioe  la  parte  posteriore  scalenica 
offre  delle  variazioni  e  cioe  la  parte  anteriore  di  qnesta  (m.  scaleno 
medio)  puo  raggiungere  tanto  i  tubercoli  ventrali  quanto  i  dorsali 
(Albino,  Col  son);  mentre  la  parte  posteriore  (m.  scaleno  poste- 
riore) si  inserisce  di  preferenza  ai  tubercoli  dorsali,  quantunque  di- 
rettamente  o  per  anastomosi  possa  raggiungere  i  tubercoli  ventrali 
delle  vertebre  cervicali  (Livini). 

I  fasci  costali  della  massa  scalenica  possono  essere  lino  a  sette, 
e  possono  ridursi  a  due.  Non  e  fuori  di  luogo  ora,  esaminando  la 
parte  posteriore  del  m.  scaleno,  ricordare  i  cosidetti  scale ni  sopran- 
numerari,  i  quali  van  no  col  nome  di  m.  scaleno  laterale,  m.  sca- 
leno intermediario,  m.  scaleno  aocessorio.  II  m.  scaleno  laterale  de- 
scritto  da  Albino,  osservato  poscia  da  Soemmering  e  da  Me- 
ckel, e  un  fascio  piu  o  meno  distinto  della  parte  posteriore  del 
m.  scaleno,  sulla  cui  faccia  esterna  trovasi  situato.  Nasce  dai  pro- 
cessi  trasversi  delle  vertebre  cervicali  inferiori  e  prende  inserzione 
alia  2a  costola.  Si  riscontra  come  normale  nel  gatto.  II  m.  scaleno 
intermediario  va  dai  tubercoli  anteriori  della  6a  e  7a  vertebra  cervi- 
cale  alia  la  costa  e  nella  sua  inserzione  inferiore  si  trova  davanti 
alia  parte  posteriore  scalenica,  dividendo  i  fasci  nervosi  del  plesso 
brachiale  dall' arteria  succlavia.  E  comune  a  tutte  le  scimmie  an- 
tropoidi  (M.  Alix);  fu  descritto  in  un  boscimano  da  Test  Lit  e  di 
quando  in  quando  ricompare  nell'  uomo,  colmando  cosi  d'  un  tratto 
le  distanze  normali  della  serie  zoologica.  Lo  scaleno  accessorio  di 
Macalister  e  una  parte  distaccata  della  parte  anteriore  della  parte 
posteriore  del  m.  scaleno,  che  va  dai  tubercoli  posteriori  dei  pro- 
cessi  trasversi  della  4a,  5a,  6a  vertebra,  cervicale  lino  alia  la  costola. 
Viene  separato  dalla  massa  scalenica  posteriore  per  mezzo  di  tron- 
chi  del  plesso  brachiale.  Morfologicamente  ci  riconduce  a  casi  omo- 
ioghi  osservati  in  scimmie  (Testut). 

Avuto  riguardo  all' anatomia  comparata,  Testut  ci  dice  che 
nella  maggior  parte  dei  mammiferi,  la  parte  posteriore  del  m.  sca- 
leno prende  sul  torace  delle  inserzioni  piu  estese  assai  di  quelle 
che  noi  troviamo  nella  specie  umaua;  infatti  nel  maggior  numero 
dei  roditori  raggiunge  la  5a  costola  e  perfino  la  6a  costola. 

Strauss-Durckeim  descrive  nella  massa  posteriore  scalenica 
del  gatto  sette  divisioni  distinte,  che  egli  designa  col  nome  di  l°-7° 


-    190  - 

scaleno  e  fra  le  quali  egli  trova  il  rappresentanto  dello  scaleno  la- 
terale  del  Soemmering. 

M.  Chudzinski  ha  osservato  che  la  parte  posteriore  del  m. 
scaleno  discende  ordinariamenfce  piu  in  basso  nelle  razze  di  colore. 
Henle  dice  di  avere  osservato  in  an  cadavere,  da  ambo  i  lati  del 
collo,  un  sottilo  muscoletto  che,  distaccatosi  dai  processi  trasversi 
deila  3a  e  4a  vertebra  cervicale,  fra  la  massa  scalenica,  s'inseriva 
sulla  la  digitazione  del  muscolo  dentato  anteriore  ad  un  arco  ten- 
dineo  teso  fra  la  la  e  la  2a  costola  e  colle  libre  posteriori  alia  3* 
costola.  Questo  caso  presenta  una  certa  analogia  con  qnello  da  me 
descritto. 

Venendo  ora  a  considerare  cio  che  si  riferisce  al  m.  dentato 
anteriore  ed  ai  m.  elevatore  deila  scapola,  quest'ultimo  si  puo  rite- 
nere  come  un  fascio  divergente  o  cervicale  del  primo  Di  fatto  essi 
sono  separati  da  uno  spazio  triangolare,  normal mente  riempito  da 
una  lamina  aponeurotica.  Ora  non  e  raro  constatare  come  l'eleva- 
tore  mandi  una  o  due  digitazioni  soprannumerarie  sui  processi  tra- 
sversi deila  5a  e  6a  v.  cervicale,  ed  anche  flno  alia  7*  v.  cervicale, 
nel  quale  caso  scompare  lo  spazio  triangolare  suaccennato.  Questa 
fusione  del  dentato  anteriore  con  l'elevatore  e  stata  segnalata  da 
Henle,  da  Sabaticr  e  da  altri  autori.  Inoltre  e  un  fatto  normale 
in  alcuni  niammiferi  ed  in  alcune  scimmie,  mentre  nei  vertebrati 
inferior!  non  vi  e  discontinuity  fra  m.  elevatore  e  m.  dentato  an- 
teriore. 

Riguardo  alle  relazioni  fra  questi  due  muscoli  ed  il  m.  scaleno, 
oltre  il  caso  citato  piu  sopra  e  qnello  mio,  di  una  unione  cioe  fra 
lo  scaleno  ed  il  dentato  anteriore,  diro  come  Testut  abbia  con- 
statato  l'unione  dell'eievatore  alia  massa  scalenica  mediante  qual- 
che  fascio,  fatto  questo  confermato  anche  da  L  e  D  o  u  b  1  e,  il  quale 
rilevo  come  la  parte  posteriore  del  m.  scaleno  si  potesse  talora 
confondere  col  m.  elevatore.  Altri  fatti  degni  di  nota  sono  la  con- 
nessione  del  in.  dentato  anteriore  col  in.  1°  sopracostale  (Le  Double); 
e  la  connessione  del  m.  scaleno  (parte  posteriore)  col  m.  1°  sopra- 
costale o  coi  2  primi  intercostali  (Le  Double),  fatto  questo  che  si 
riscontra  anche  nel  gatto  (Strauss-Dnrchei  m),  e  che  sta  a  suf- 
fragare  come  fra  i  muscoli  ventrali  i  muscoli  propri  del  tronco  pos- 
sano  essere  rifenti  a  diversi  sistemi,  corrispondenti  ciascuno  ad  uno 
speciale  strato  muscolare,  che  nelle  diverse  regioni,  conformemente 
a  quanto  dimostra  1'anatomia  comparata,  si  e  variamente  modifi- 
cato.  II  m.  scaleno  posteriore  (collo)  ed  i  muscoli  sopra  costali 
(torace)  costituiscono  un  sistema  (Gegenbaur). 


-   191   - 

Co  nsi  derail  do  ora  che  il  m.  elevators  della  scapola,  quantunque 
comunemente  descritto  fra  i  muscoli  dorsali  del  tronco  per  ragioni 
topograftche,  si  deve  ritenere  come  facente  parte  primitivarnente 
della  muscolatura  ventrale,  perche  innervato  da  rami  ventrali  dei 
nervi  spinali,  alia  stessa  stregua  del  m.  dentato  anteriore,  ci  si  rende 
conto  delle  relazioni  che  avvengono  e  che  sopra  ho  citato  fra  questi 
due  muscoli.  Abbiamo  poi  d'altro  canto  notato  come  talora  il  m. 
scaleno  si  possa  rinire  tanto  all'elevatore  quanto  al  dentato  ante- 
riore, ma  poiche  tinora  ho  fatto  risaltare  l'eventuale  connessione 
dell'elevatore  col  dentato  anteriore,  rimane  soltanto  da  studiare  la 
relazione  che  passa  fra  la  parte  posteriore  scalenica  ed  il  m.  den- 
tato anteriore,  come  avviene  nel  caso  di  Henle  e  nel  mio  per  mezzo 
del  fascio  cervico-omo-dentato. 

II  m.  dentato  anteriore  appartiene  ad  un  gruppo  di  muscoli,  i 
quali  hanno  raggiunto  un  notevole  sviluppo  modificandosi  e  diffe- 
renziamlosi  progressivamente  daila  prima  disposizione,  durante  il 
corso  della  filogenesi,  in  conseguenza  dello  sviluppo  degli  arti. 

II  m.  scaleno  in  toto  appartiene  invece  ad  un  gruppo  dl  mu- 
scoli, i  quali  si  sono  modificati  in  conseguenza  della  scomparsa  delle 
costole  nella  regione  cervicale  della  colonna  vertebrate.  Questo  di- 
mostra  come  i  due  muscoli  si  siano  andati  difterenziando  filogene- 
ticamente  per  lo  sviluppo  o  la  regressione  dello  scheletro.  Se  ora 
si  considftia  l'azione  flsiologica  dei  due  muscoli,  si  sa  che  essi  epli- 
cano,  e  specialmente  il  m.  dentato  anteriore,  una  potente  azione 
inspiratoria.  Abbiamo  percio  comunanza  di  funzione. 

E  logico  pertanto  ritenere  che  primitivarnente  il  muscolo  sca- 
leno e  il  muscolo  dentato  anteriore  fossero  fra  loro  connessi,  come 
sta  a  testimoniare  l'esistenza  del  fascio  cervico-omo-dentato  da 
me  descritto,  poiche,  se  finora  non  abbiamo  in  nostro  aiuto  che  del- 
le incomplete  cognizioni  riguardo  alle  omologie  del  sistema  muscolare 
nelle  diverse  specie  dei  vertebrati,  si  pud  tuttavia  afTermare  in  linea 
generale  che  le  variazioni  presentate  da  un  muscolo  tendono  a  ri- 
condurlo  al  suo  stato  primitivo,  vale  a  dire  a  riprodurre  la  dispo- 
sizione caratteristica  di  certe  specie  situate  piu  in  basso  nella  serie 
zoologica. 

II  fascio  cervico-omo-dentato  del  m.  scaleno  ci  porta  a  consi- 
derare  traverso  il  corso  filogenetico  le  possibili  relazioni  del  m.  sca- 
leno col  m.  dentato  anteriore,  ed  a  considerare  come  il  muscolo  sia 
un  organo  essenzialmente  variabile  nella  sua  forma,  nel  suo  volume, 


-   192   - 

nelle  sue  inserzioni,  e  non  flssabile  percio,  come  nelle  classiche  de- 
scrizioni,  con  una  disposizione  costante. 

Bologna,  2\  ottobre  1920. 

Bibliografia. 

Rosenmiiller.   —  Dissert.    de    liomuillis    iniiscoloruni   corpoVis    buinani    varictati1  us    —    Leipzig, 

1S04. 
G.  Theile.  —  Trattato  di    miologia    ed    angiologia    iu    Enciclopedia    anatomica.  —   Venezia,  iS46, 

p.   144. 
Alix.      -  Discussion  sur  le  transform  isiue.  —  Bui.  Soc.  d'Anthr.  IS69. 
Maialister.  —  Tram,  of  Hoy.  Irish.  Acad.  1871. 
Sabati^r.  —  Coiuparaison  des  ceiutures  et  des  menibres.    -  1S80. 
.  G  egeu  ban  r.  —  Traite  d'anat.  linniaine.  —  Paris,  1889. 
Gilis.  —  Votes  sur  l'anatoniie  des  muscles  scalenes.  —  G.  11.  Soc.    Bioloyie.  Paris,    1891,    pp.   781- 

782, 
Test  ut.  —  Trattato  di  anatomia  uuiaua.  —  Torino.   Unione  tip.  edit.  1891. 
Id.  —  Les  anomalies  museulaires  cbez  l'liomme  expliquees  par  l'auatomie  couipaive,  leur  importance 

en  anthropologic.  ■ —  Paris,  1884. 
Le  Double.  —  Traite  des  variations  dn  systeme  musculaire  de  l'liomme  et  de  leur  signification  an 

point  de  vue  de  ^anthropologic  zoologiqne.  —  Paris,  1897. 
Poirier  e  Cbarpy.  —  Traite  d'anatomie   liuniaine.   —  Paris. 
Sappey.  —  Tratt.  di  an.  descr.  —  Milano,  ed.  F.    Vallardi. 
Roniiti.  —  Trattato  di  anatomia  dell'uomo.  —  Milano,  ed.   Vallardi. 
Str  auss-D  n  rkeini.  —  Auat.  du  ebat.  —  T.  II,  pay.   '270. 
Henle.  —   Muskellehre.  —  3*  edit.  pay.  132. 

Colson.  —  L'anatoniie  des  muscles  scalenes.  —  Aunal.  Soc.  Medccine,  Gaud. 
Li  vini  F.  —  Osservazioni  aiiatomicbe  e  cousiderazioui  criticbe  in  tor  no  al  M.    scaleno  nell'uomo.  — 

Arch.  Ital.  di  Anat.  e  di  Embriol.   Vol.  7,  Fuse.  1,  P.  117. 


NOTIZIE 

Nel  Settembre  scorso  fu  tenuta  a  Parigi  una  riunione  preparatoria  per  la 
fondazione  di  un  Istituto  internaz.  di  antropologia,  riunione  di  cui  e  apparso  re- 
centcraonte  il  rendiconto. 

Lo  scopo  della  fondazione  di  detto  Istituto  e  in  sostanza  quello  di  proeu- 
I'ai'e  un  sempre  miglior  procedimento  collettivo  di  lavoro,  col  promuovero  co- 
municazioni  piu  rapide  e  fi'equenti  fra  studiosi  dellc  stesse  branche  della  scicn- 
za  antropologica,  organizzazione  di  incliieste,  diffusione  di  risultati  importanti  o 
scoperte,  compilazioni  collettive  di  Trattati,  ecc. 

La  riunione  suddetta  stabili  un  ufficio  ccntrale  a  Parigi  e  degli  Uffifi  na- 
zionali. 

Della  organizzazione  dell'  ufficio  nazionale  italiano  e  incaricato  il  prof.  G. 
L.  Sera  (V.  Mazzini  12,  Pavia)  al  quale  quanti  si  interessano  alia  cosa  possono 
rivolgersi  per  ulteriori  schiaiimcnti. 

Avvertenza 

Delle  Comunicazioni   Originali  che  si   pubblicano  nel  Monitore 
Zoologico  Italiano  e  vietata  la  riproduzione. 


Gosimo  Cherubim,  Amministratore-responsabile. 

Firenze,  1921.  —  Tip.  L.  Niecolai.  Via  Faenza,  52. 


Monitor e  Zoologico  Italiano.  Anno  XXXI. 


Tar.  V. 


3.  4  -    Ct-x  &&■ 

2  9  -   tftu<&+cf 

5  s>  -   /w«t 


Monitore  Zoologico  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

DIRETTO 
DA 

GIULIO  UHIARUGI  EUGENIO  FICALBI 

Prof,  di   Auacomia  umana  Prof.  <li  Anatomia  oomp.  e  Zoologia 

nel  R.  Istituto  rti  Stndi  Super,  in  Firenze         „  nella  R.  CTnivorsifa  di   Pisa 

CON     LA     COLLABOUAZIONE 
DI 

BECCARI  N.  (Firenze)  —  GIACOM1NI  E.  (Bologna)  —  LEVI  0.  (Torino)  —  LIVINI  F.  (Mllano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  —  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Auiuimistraziuue:   lst.il.uto  Anatomico,   Firenze. 

12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L..    30. 

Per  l'estero  Fr    30  (in  oroV 


XXXI  Anno  Firenze  -  1920  N.  12. 

SOMMARIO:  Bibliografia.  —  Pag.  193-200. 

Comunicazioni  originali:  Crescenzi  G.,  Di  una  rara  raalforraazione  del  tenue. 
(Con  2  fig.  nel  testo).  —  Fici  S.,  Sulla  presenza  ed  identificazione  delle  so- 
stanze  grasse  nelie  cellule  dei  tessuti  coltivati  «  in  vitro  ».  —  Pag.  201-208. 


BIBLIOGRAFIA 


Si  da  notizia  soltanto  dei  lavori  pnbblicati  in  Italia. 


B.   -PARTE    SPECIALE 
(Continuazione) 

XII.  Vertebrati. 

II.  PARTE  ANATOMIGA. 

Brunl  Angelo  Gesare.  —  Gompendio  di  anatomia  ginnastica.   Con   tavole  ed  il- 
lustrazioni.  —  Ed.  G.  B.  Paravia,  pp.   255. 

3.  Apparecchio  tegumental*:. 

Giovannini  S.  —  II  cercine  rudiraentale   dei   follicoli  piliferi;   con   4   raicrofoto- 

grafie.  —  Giorn.  ital.  malattie  veneree  e  pelle,   Vol.  60,  Fuse.  6,  pp.  460- 

465.  Milano,  1919. 
Martinotti  Leonardo.  —  Ricerche   sul   processo    di    forraazione    della    cheratina 

nella  cute  umana  normale.  Con  tav.  XV-XVI.   —  Arch.    it.    An.    ed   Emb., 

Vol.  17,  Fuse.  2,  pp.  103-129.  Firenze  1918-19. 


-   194  - 


4.  Apparecchio  sgheletrigo. 

Bertolottl  M.  e  Serafini  G.  — Multiple  anomalie  d'origine  congenita  della  colonna 

cervieale  associate   ad    una   sindrome    spastico-cerebellare.  —  Giorn.   Ace. 

Med.  Torino,  An.  83,  N.  3-6,  pp.  60-69.  Torino,  1920. 
Brunl  A.  G.  —  II  fenoracno  dello  scatto  nell'articolazione  talocrurale  degli  Equini: 

appunti   di    raeccanica   articolare.   —    Giorn.  Ace.  Med.    Torino,    An.  83, 

N.  3-6,  pp.  49-59,  con  figure.  Torino,  1920. 
LachI  Pilade.  —  Sul  significato  dei  canali  basilari  dell'osso  occipitale  dell'uomo. 

Con  tavole  V-Vl.  —  Arch.  it.  Anat.  ed  Em.br.,   Vol.  17,  Fasc.  1,  pp.  48-64. 

Firenze,  1918-19. 
Mattirolo  G.  e  Bertolotti.  —  Sopra  una  raallbrmazione  rara  dell*estrerao  cefalico 

della  colonna  vertebrale.  Sindrome  di  torace  cervieale.  —  Giorn.  Ace.  Med. 

Torino,  An.  83,  N.   1-2,  pp.  3-12,   con  lavole   e  figure   nel   lesto.  Torino, 

1920. 

5.  Apparecchio  muscolare. 

Favaro  Giuseppe.  —  Sopra  le  origini  del  muscolo  deltoideo  dell'  uorao.  —  Nota 
letta  alia  R.  Ace.  Sc.  Lett,  ed  Arti  in  Padova,  nella  torn,  del  giorno  30 
marzo  1919,  inser.  nel  Vol.  35,  Disp.  ?a  degli  Attie  Memorie,  pp.  95-101. 
Padova.  1919. 

Gaetani  (De)  Luigi.  —  Le  fasco  pterigoidee.  Nota  l.a  —  Atti  R.  Ace.  Peloritana, 
Vol.  29.  Estr.  pp.  8.  Messina,  1919. 

Qaetani  (De)  Luigi.  —  Le  fasee  della  faringe.  Nota  2.a  —  Atti.  R.  Ace.  Pelori- 
tana, Vol.  29.  Estr.  pp.  10.  Messina,  1919. 

Qaetani  (De)  Luigi.  —  II  cosi  detto  «  Legaraento  pterigomandibolare  ».  Nota  3.* 
—  Atti  R.  Ace.  Peloritana,  Vol.  29.    Estr.  pp.  8.    Messina,  1919. 

Glannelll  Luigi.  —  Note  anatomiehe  sul  gruppo  dei  muscoli  dessori  nella  gamba 
dell'uomo.  Con  1  rigura.  —  Mon.  Zool.  It.,  An.  30,  N.  7,  pp.  105-113.  Fi- 
renze, 1919. 

Naglieri  Francesco  —  Osservazioni  sulla  briglia  fibrosa  per  il  tendine  del  mu- 
scolo retrospinoso  negli  Equini.  —  Nuooo  Ercolani,  An.  24,  N.  19-20,  pp. 
241-245,  con  figg.  Torino.  1919. 

6.  Apparecchio  intestinale  con  le  annesse  ghiandole 

Anile  Antonino.-  —  Gontributo  alia  conoscenza  delle  appendici  piloriche  nei  Te- 

leostei.  —  Pubbl.  d.  Staz.  Zool.  di  Napoli,    Vol.  2,    Fasc.  2,   pp.  241-246, 

con  2  fiqure.  Milano,  1918. 
Benedetti  Umberto.  —  Gontributo  alio  studio  del  pancreas  anulare.    —    Polich- 

nico,  An.  27,   Vol.  27-C,  Fasc.  3,  pp.  81-84.  Roma,  1920. 
Berti  Antonio.  —  Sulla  forma  dell' intestino  crasso  umano.  — Atti  R.  Istit.  Ven., 

Tomo  79,  (Ser.  9a,  Tom.  4°),  Disp.  2*  e  3a,  pp.  217-229,  con  figure.  Vene- 

zia,  1920. 
Calabresi  Enrica.  —  Sul   comportamento   del    condrioma    nel    pancreas  e  nelle 

ghiandole  salivari  del  riccio  (Erinaceus  europaeus  L.)  durante  il  letargo  in- 

vernale  e  l'attivita  estiva.   Con  tav.  3-4.    —   Arch.  it.   Anat.  ed  Embriol., 

Vol.  17,  Fasc.  1,  pp.  29-47.  Firenze,  1918-19. 
Gastaldi  Luigi.  —  II  counettivo   nel   fegato   dei    vertebrati :   ricerche   anatomo- 


-   195  - 

comparative  ed  embriologiohe.  Con  tav.  23-33  e  1  fig.  nel  testo.    —   Arch. 

it.  Anat.  ed  Embr.,   Vol.  17,  Fasc.  4,  pp.  373-506.  Firenze,  1918-19. 
Ferrarini  Guido.  —  Sulla  terapia  delle  fistole  del  dotto  di  Stenone    ed  in  parti- 

colare  sull'operazione  di  disinnervazione  della  parotide  proposta  dal  Leriche. 

[Dati  suH'anatomia  e  fisiologia  della  innervazione    della    parotide].  —  Istit. 

di  Pat.  Chir.  d.  R.  Un.  di  Pisa.  Estr.  pp.  45.  Siena,  1919. 
Livini  Ferdinando.  —  11  rapporto,  nolle  varie  eta,  tea  la  lunghezza  dell'intestino 

e  la  lunghezza  del  corpo,  nell'uorao:  prima  centuria  di  osservazioni.  —  Rend. 

Istit.  lamb.  Sc.  e  Lett.,  Ser.  2,   Vol.  52,  Fasc.  13-14,   pp.  470-472.  Milano, 

1919. 
Visentini  Arrigo.  —  Sui  vizidi  posizione  congeniti  del  grosso  intestino.  —  Spe- 

riip.entale  (Arch.  Biologia  norm,  e  pat),  An.  73  (1919),  Fasc.  5-6,  pp.  395- 

420,  con  tavole  e  figure  nel  testo.  Firenze,  1920. 

7.  Apparecchio  respiratorio. 

Bilancioni  Guglielmo.  —  La  laringe  umana  e  organo  perfettamente  simmetrico? 
—  Arch.  ital.  Otol.,  Rinol.  e  Laring.,  Vol.  31,  Fasc.  5-6,  pp.  459-465.  To- 
rino, 1920. 

Caliceti  Pietro.  —  Gontributo  alio  studio  della  mucosa  del  seno  frontale  e  sfe- 
noidale.  Con  1  tav.  e  5  figure  nel  testo.  —  Arch.  ital.  Otol.,  Rinol.  e  Laring., 
Vol.  31,  Fasc.  5-6,  pp.  414-433.  Torino,  1920. 

Ceresole  Giulio.  —  Osservazioni  radiologiche  suH'ossificazione  del  margine  ante- 
riore  della  cartilagine  tiroide  e  della  porzione  anteriore  deiranello  cricoideo 
nei  maschi:  contributo  alia  conoscenza  dell'ossificazione  del  laringe.  —  Arch, 
ital.  Otol.,  Rinol.  e  Laring.,  Vol.  31,  Fasc.  2,  pp.  128-138.  Torino,  1920. 

Pardi  F.  —  Gontributo  alia  conoscenza  deH'apparecchio  sospensore  della  cupola 
pleurica.  —  Atti  d.  Soc.  Tosc.  di  Sc.  Nat.,  Proc.  Verb.,  Vol.  28,  N.  5, 
p.  43.  Pisa,  1919. 

8.  Tiroide,  Paratiroide,  Timo,  Gorpuscoli  timici,  Gorpi  postbranghiali. 

Castaldi  Luigi.  —  Morfologia  della  glandola  tiroide  normale  in  luoghi  gozzigeni 
e  non  gozzigeni.  —  Rend.  Accad.  med.-fisica  fiorenlina,  seduta  d.  18  marzo 
1920,  in  Sperimentale,  An.  74,  Fasc.  1-3,  pp.  97-102.  Firenze,  1920. 

9.  Apparecchio  circolatorio.  Milza  e  altri  organi  linfoidi. 

Qaetani  (De)  Luigi.  —  Sulla  costanza  del  fascio  atrioventricolare.  —  Atti.  R. 
Ace.  Peloritana,   Vol.  29.  Estr.  pp.  6.  Messina,  1919. 

Luna  E.  —  Studi  sulla  morfologia  delle  arterie  deU'encefalo.  Parte  II.  Morfologia 
e  morfogenesi  delle  arterie  prolonde  del  bulbo  e  del  ponte.  —  Ricerche 
fatte  nel  Lab.  di  Anal.  norm.  d.  R.  Univ.  di  Roma,  etc.,  Vol.  19,  Fasc.  3- 
4,  pp.  195-218,  con  1  tav.  Roma,  1919. 

Pitzorno  Marco.  —  Morfologia  delle  arterie  del  pancreas.  Con  1  tav.  e  37  figure 
nel  testo.  —  Arch.  ital.  Anat.  ed  Embr.,  Vol.  18,  Fasc.  1,  pp.  1-48.  Fi- 
renze, 1919-20. 

Tranchina  Maria  Goncetta.  —  Sull'accrescimento  dei  capillar!  linfatici  nella  larva 
di  Discoglossus  pictus.  —  Bull.  d.  Istit.  Zool.  d.  R.  Univ.  di  Palermo,  Vol.  1, 
N.  1-2,  pp.  1-8,  con  1  tav.  Palermo,  1918, 


196  - 


11.  Apparecchio  urinario  e  genitale. 

Brugnatelli  Ernesto.  —  Sulla  natura  della  collula  luteinica  e  dolla  cellula  inter- 
stiziale  dell'ovaio.  —  Bull.  Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  31,  N.  3  del  1919, 
pp.  291-302,  con  tav..  Pavia,  1919. 

Bruni  Angelo  Gesaro.  —  Sulla  struttura  della  rauccosa  dell'  urctra  poniana  del 
cavallo  intero  e  castrato.  —  Nuovo  Ercolani,  An.  24,  N.  23,  pp.  289-295. 
Torino,  1919. 

Bruni  A.  G.  —  Questioni  riguardanti  la  struttura  della  miu-cosa  uretrale:  l.Neo- 
formazione  di  ghiandole  nell'uretra  cavernosa  dell'adulto;  2.  Gisti  della  rauc- 
cosa uretrale;  3.  Influenza  della  castrazione  sulle  ghiandole  uretrali  del  ca- 
vallo. —  Giorn.  Accad.  Medicina  Torino,  An.  82,  N.  9-12,  pp.  367-372. 
Torino,  1919. 

Carraro  Nicola.  —  Un  caso  di  anomalia  renale  diagnt>sticato  ed  operato  (Rene 
sopranumerario  in  sinfisi  col  rene  abitualo?).  —  Atti  Soc.  lomb.  Sc.  med.e 
biol.,  Vol.  8,  Fasc.  3-4,  pp.  124-129,  con  figure.  Milano,  1919. 

Cattaneo  Donato.  —  Osservazioni  sulla  struttura  della  mucosa  vescicale.  —  Bull. 
Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  32,  N.  4  del  1919, pp.  569-573,  con  lav.  Pavia, 
1919. 

Cutore  Gaetano.  —  L'esistenza  di  una  gliiandola  interstiziale  nell'ampolla  del  con- 
dotto  deferente  degli  Equidi.  Nota  preventiva.  —  Pp.  4  con  tav.  Catania, 
Tip.  P.  I.  A.,  1919. 

Cutore  Gaetano.  —  Le  fibre  elastiche  ed  altre  particolarita  di  struttura  del  con- 
dotto  deferente:  ricerche  comparate  di  anatomia  microscopica.  Con  tav.  23- 
25.  —  Arch.  ital.  Anat.  ed  Embr.,  Vol.  17,  Fasc.  3,  pp.  284-316.  Firenze, 
1918-19. 

Gallo  Ettore.  —  Su  di  un  caso  di  utero  doppio  (biloculato)  con   vagina  doppia. 

—  Policlinico,  Sez.  pratica,  An.  27,  Fasc.  46,  pp.  1308-1310.  Roma,  1920. 
Giannelli  Luigi.  —  Sulla  origine  delle  connessioni  uro-genitali  e  di  altre  forma- 

zioni  delle  ghiandole  genitali  nei  vertebra ti.  —  Atti  Ace.  Sc.  med.  e  nat. 
di  Ferrara,  An.  93  (1918-19),  pp.  191.  Ferrara,  1919. 

Monterosso  Bruno.  —  Ulteriori  ricerche  sull'intima  struttura  dell'ovaia  dei  Mara- 
miferi.  Nota  1.  Epitelio  germinativo,  teca  follicolare  e  cellule  tecali  nel- 
I'ovario  della  coniglia.  —  Atti  d.  Accad.  Gioenia  di  Sc.  Nat.  in  Catania, 
An.  95,  1918  (Ser.  5,  Vol.  11),  Mem.  16,  pp.  1-34,  con  1  tav.  e  3  fig.  Ca- 
tania, 1918. 

Monterosso  Bruno.  —  Ulteriori  ricerche  sail'  intiraa  struttura  dell'ovaia  dei  Mara- 
mileri.  Nota  2.a  Sui  fenomeni  di  spostaraento  di  alcune  formazioni  del  pa- 
renchima  in  mezzo  ai  i'asci  connettivali  dello  stroma  ovarico  nella  coniglia. 

—  Atti  d.  Accad.  Gioenia  di  Sc.  Nat.  in  Catania,  An.  95,  1918  (Ser.  5, 
Vol  11),  Mem.  17,  pp.  112,  con  1  tav.  e  2  fig.  Catania,  1918. 

Perna  Giovanni.  —  Sullo  sviluppo  e  sulla  costituzione  della  Vesicula  seminalis, 
della  Ampulla  ductus  deferentis  e  del  Ductus  ejaculatorius  nell'uomo:  ri- 
cerche embriologiche.  Con  tav.  2-17  e  4  fig.  nel  testo.  —  Arch.  ital.  Anat. 
ed  Embr.,  Vol.  18,  Fasc.  1,  pp.  49145.  Firenze,  1919-20.  (Continua). 

Ti.  APl'ARECCHIO  nervoso  centrale  e  periferico. 
Beccari  Nello.  —  Duplicita  delle  cellule  o  delle  fibre  del  Mauthner  in   un  ava- 


-    197   - 

notto  di  Trota  (Salrao  farioy.  Con   3   tigure  ncl    testo.  —   Mon.  Zool.  ital., 

An.  30,  N.  6,  pp.  88-96.  Firenze,  1919. 
Beccari  Nello.  —  Peculiari  modalita  nello  coanessioni  di  alcuni  neuroni    del    si- 

steraa  nervoso  centrale  dei  Pesci:   ulteriori    ricerche  sulle   collaterali    dello 

fibre  del  Mauthner.  Con  33  figure.  —  Arch.  ital.  Anat.  ed  Embr.,  Vol.  17, 

Fasc.  3,  pp.  239-283.  Firenze,  1918-19. 
Cutore  Gaetano.  —  Difettoso  sviluppo  dell'apparato  olfattivo  nell'  uorao.    Con  2 

tav.  —  Riv.  ital.  di   Neuropatologia,    Psich.  ed   Elettroterapia,    Vol.  12, 

Fasc.  8,  1919.  Estr.  pp.  12.  Catania,  1919. 
Cutore  Gaetano.  —  Ricerche  sul    nervo  terrainale  degli  Equidi.  —  Riv.  ital.  di 

Neuropatologia,   Psich.   ed   Elettroterapia,    Vol.  12,  Fasc.  12,  1919.  Estr. 

pp.  20.  Con  2  tav.  Catania,  1919. 
Dentici  Salvatore.  —  Morfologia  e  morfogenesi  dell'oliva  bulbare  in  Susscropha 

doraestica.  —  Ricerche  fatte  ncl  Lab.  d' An.  norm.  d.  R.  Un.  di  Roma,  etc. 

Vol.  19,  Fasc.  3-4,  pp.  173-193,  con  2  tav.  Roma,  1919. 
Dorello  P.  —  Sullo  sviluppo  della  porzione  mesenccfalica  del  Nucleo  vescicolare 

nel  maiale.  —  Ricerche  fatte  nel  Lab.  d'  An.  norm.  d.  R.  Unio.  di  Roma,  etc. 

Vol.  19,  Fasc.  3-4,  pp.  141-172,  con  1  tav.  Roma,  1919. 
Gentili  Attilio.  —  Sulla  attivita  secretiva  della  preipofisi  in  gravidanza.  —  Spe- 

rimentale,  Arch.  Biologia  norm,  e  pat.),  An.  74,    Fasc.  4-6,  pp.  286-291. 

Firenze,  1920. 
Lo  Monaco  Domenico.  —  Sulla  cecita  consecutiva  all'asportazione  dei  lobi  occi- 

pitali  e  dei  talarai  ottici.  —  Arch.  farm.  sper.  e  Sc.  affini,  An.  13,  Vol.  17. 

Estr.  pp.  68.  Siena,  1914. 
Luna  E.  —  Le  vie  efferenti  del  cervelletto.  Con  tav.  26-27  e  5  fig.  nel  testo.  — 

A7*ch.    ital.    Anat.    ed   Embr.,    Vol.    17,    Fasc.   3,  pp.   317-355.  Firenze, 

1918-19. 
Masini  G.  —  Nuove  ricerche  sui  centri  raotori  corticali    della    laringe,   studiati 

con  i  turaori  sperimentali  (Hiassunto). —  Rendic.  XVII  Congresso  Soc.  ital. 

Laring.  Otol.  e  Rinol.,  in  Arch.  ital.  Laring.,  An.  40,  Fasc.    4,  pp.   123- 

124.  Napoli,  1920. 
Naglieri  Francesco.  —  II  plesso  lombo-sacro  nel  Canis  familiaris.  Con  tav.  7-14. 

Arch.  ital.  Anat.  ed  Embr.,   Vol.  17,  Fasc.  1,  pp.  65-102.  Firenze,  1918-19. 
Riquier  Giuseppe  Carlo.  —  La  topografia  fascicolare  dei  nervi  periferici  e  la  sua 

importanza  clinica.  —  Sassari,  tip.  G.  Gallizzi,  1919.  Pp.  96,  con  figure. 
Riquier  G.  C.  —  Intorno  alia   sistemazione   fascicolare   dei    nervi    periferici.  — 

Bull.  Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  33,  N.  1-2,  pp.  9-11.  Pavia,  1920. 

14.  Organi  di  senso. 

Caiiceti  Pietro.  —  Su  alcuni  rari  casi  di  megapadiglione  unilaterale  congenito, 
pigmentato  e  peloso.  Con  6  figure.  —  Arch.  ital.  Otologia,  Vol.  31,  Fasc.  1, 
pp.  67-73.  Torino,  1920. 

Malan  A.  —  Anomalia  del  manico  del  martello.  Con  1  figura.  —  Arch.  Ital.  Oto- 
logia,  Vol.  30,  Fasc.  3,  pp.  176-178.  Torino,  1919. 

Montanaro  Giuseppe.  —  La  pretesa  esistenza  di  ghiandole  sebacee  nella  mem 
brana  timpanica  del  gatto.  —  Ricerche  fatte  nel  Lab.  di  Anat.  norm.  d. 
R.   Univ.  di  Roma,  etc.,   Vol.  19,  pp.  123-127,  con  1  tav.  Rotna,  1916. 

Ruffini   Angelo.  —  Sull'organo  nervoso  paratimpanico  di  G.  Vitali  od  organo  del 


-   198  - 

volo  degli  Uccelli.  —  Arch.  ital.  OtoL,  Rinol.  e  Laving.,   Vol.  31,  Fasc.  5- 

6,  pp.  397-413,  con  figure.  Torino,  1920. 
Vastarini-Cresi  G.  —  Contributo  alia  conoscenza  delforgano  del  gusto  nei  raara- 

miferi.  —  Atti   della    R.  Ace.  Med.-chir.   di  Napoli,    An.   72,  1918.  Estr. 

pp.  12.  Napoli,  1919. 
Versari  Riccardo.  —  La  raorfogenesi  dei  rami  collateral  e  terminali  dolle  arterie 

ciliari  posteriori  lunghe  ed  il  comportaraento,  non  ancora  descritto,  dei  vasi 

sanguifcri  reflui  dalla  membrana  pupillare  nelPocchio  embrionale  umann,  — 

Ricerche  fatte  nel  Lab.  di  Anat.  norm.  d.  R.  Univ.  di  Roma,  etc.,  Vol.  19, 

Fasc.  3-4.  pp.  131-139,  con  3  figure.  Roma,  1919. 

17.  Teratologia. 

Calamida  U.  —  Un  caso  di  scissione  raediana  della  meta  superiore  della  laccia. 
(Riassunto).  —  Rendic.  17  Congr.  Soc.  ital.  Laring..  Otol.  e  Rinol.,  in 
Arch.  ital.  Laring.,  An.  40,  Fasc.  4,  pp.  136.  Napoli,  1920. 

Fermi  Francesco.  —  Spine  bifide  in  adulti.  —  Policlinico,  An.  27,  Sez.  pratica, 
Fasc.  6,  pp.  166-168.  Roma,  1920. 

Flamtna  Silvio.  —  Per  l'etiologia  dell' Hydrops  foetus  universalis.  —  Annali 
Ostetricia  e  Ginecoloyia,  An.  42,  N.  6,  pp.  385-394.  Milano,  1920. 

Leale  Giuseppe.  —  Contributo  alio  studio  sui  vizi  congeniti  di  conforraazione 
della  faccia.  —  Arch.  ital.  Laring.,  An.  39,  Fasc.  3-4.  pp.  92-100,  con 
figure.  Napoli,  1920. 

Muggia  Virginio.  —  Mostri  doppi  (disomi  sirametrici).  —  Annali  Ostetricia  e 
Ginecologia,  An.  41,  N.  3-4,  pp.  102-132;  N.  5-6,  pp.  133-176.  Con  tav.  e 
figure.  Milano,  1919. 

Rubbiani  Carlo.  —  Contributo  alio  studio  dei  teratorai  della  regione  sacro-cocci- 
gea.  Su  un  teratoide  sarcomatoso  e  su  alcune  rnalformazioni  fetali.  —  An- 
nali Ostetricia  e  Ginecologia,  An.  42,  N.  1,  pp.  1-17,  con  figure.  Milano, 
1920. 

111.    PARTE    ZOOLOGICA 
3.  Pesci. 

Arcangeli  Alceste.  — Sopra  l'itterizia  da  eraolisi  in  alcuni  pesci  diacqua  dolce  e 
le  condizioni  delParabiente  ad  essa  predisponenti.  —  Atti  d.  Soc.  ital.  di 
Sc.  Nat.  e  d.  Mus.  Civ.  di  St.  Nat.  in  Milano,  Vol.  59,  Fasc.  1,  pp.  1-62. 
Milano,  1920. 

Brunelli  Gustavo.  —  Associazione  batipelagica  oceanica  nelPAdriatico  (Presenza 
della  Cyclothone  raicrodon  e  della  Cyclotone  signata).  —  R.  Comit.  Talas- 
sogr.  ital.,  Mem.  43,  di  pp.  8.  Venezia,  1914. 

Supino  Felice.  —  La  Spbyiaena  spet  Lac:  note  raorfologiche  e  comparative. 
-  Rendic.  Istit.  lomb.  Sc.  e  Lett,  Ser.  2,  Vol.  53,  Fasc.  8-9,  pp.  353-358, 
con  figure.  Milano,  1920. 

6.  Uccelli. 

Allppi  Nella.  —  Gli  uccelli  di  comparsa  accidentale  in  Italia  e  il  loro  valore  per 
lo  studio  delle  raigrazioni.  —  Riv.  it.  di  Omit.,  Anno  5  (1919),  pp.  31-64, 
con  12  figure.  Bologna,  1920. 


-   199  - 

Alzani  Federico.  —   Cattura    di    «  Ampelis  garrulus  ».    —  Riv.    it.    di    Omit., 

An.  5  (1919),  pp.  125-126.  Bologna,  1920. 
Arrigoni  Degli  Odd!  S.  —  Note  ornitologiche  (1917-18).    —  Riv.    it.   di    Omit, 

An.  5  (1919),  pp.  120123.  Bologna,  1920. 
Festa  E.  —  Note  ornitologiche  per   il   Pieraonte.  —  Riv.   it.    di    Omit,,  An.  5 

(1919),  pp.  124-125.  Bologna,  1920. 
Ghigi  Alessandro.  —  Sulla  fecondita  degli  ibridi  Ira  piccioni  domestici  e    «  Co- 

lumba  leuconota  >.  —  Riv.  it.  di  Omit.,  An.  5  (1919),  pp.  21-30,  con  1  tav. 

Bologna,  1920. 
Giglio-Tos  Erraanno.  —  Elenco  delle  nuovc  forme  o  sottospecie   italiane   di  Uc- 

celli  descritte  lino  al  31  dicembre  1915.  —  Boll.  d.  Musei  di  Zool.  ed  An. 

comp.  d.  R.  Univ.  di  Torino,  N.  727,   Vol.  33,  pp.  18.  Torino,  1918. 
Nlnni  E.  —  Ibridismi  e  raostruosita  in  uccelli  esistenti  nella    Gollezione   Ornito- 

logica  italiana  c  Zaffagnini-Bertocchi  ».  —  Riv.  it.  di  Omit.,  An.  5  (1919), 

pp.  14-20,  con  1  tav.  Bologna,  1920. 
Trlschitta  Antonino.  —  Sulla   esistenza    del   picchio    nero    (Dryocopus    Martius 

[Linn])  in  Sicilia.  —  Bull.  d.  1st.   Zool.  d.   R.    Univ.  di  Palermo,  Vol.  1, 

N.  4-5,  pp.  77-80.  Palermo,  1919. 
Trischitta  Antonino.  —  11  «  Phalacrocorax  (microcarbo)  pygmaeus  »    (Pallas)  in 

Sicilia.  —  Riv.  it.  di  Omit.,  An.  5  (1919),  pp.  1-3.  Bologna,  1920. 
Trischitta  Antonino.  —  II  genere  Stercorarius  «  Brisson  »  in  Sicilia.  —   Riv.  it. 

di  Omit.,  Anno  5  (1919),  pp.  4-6.  Bologna,  1920. 
Vallon  Graziano.  —  Quale  influenza  pud  aver  avuto  la  guerra  sulla  nidificazione 

e  sul  passo  degli  uccelli.  —  Riv.  it.  di  Omit.,  An.  5  (1919),  op.  7-13.  Bo- 
logna, 1920. 
Vallon  G.  —  Escursioni   ornitologiche   nel    Friuli.  Ser.   9   (1912).  —    Riv.  it.  di 

Omit.,  An.  5  (1919),  pp.  66-119.  Bologna.  1920. 

7.  Mammiferi. 

Aviaghi  G.  —  Osservazioni  su  alcune  corna  fossili  di  Cervus  elaphus  L.  del  Mu- 
seo  civico  di  Milano.  —  Natura,  Vol.  11,  Fasc.  giugno-agosto  1920, pp.99 - 
103,  con  figure,  Milano,  1920. 

Beaux  (De)  Oscar.  —  Gontributo  alio  studio  delle  platirrine  Cebus  e  Ateles.  Forma 
esterna.  —  Alti.d.  Soc.  it.  di  Sc.  Nat.  e  d.  Mus.  civ.  di  St.  nat.  in  Mi- 
lano,  Vol.  58,  Fasc.  3-4,  pp.  259-288,  con  1  tav.  Pavia,  1919. 

Beaux  (De)  Oscar.  —  Un  feto  di  Potamochoerus  dell'  Uganda.  Forme  esterne, 
studiate  colPaiuto  della  dissezione,  e  Situs.  —  Atti  d.  Soc.  Ligustica  diSc. 
Nat.  e  Geogr.,  Vol.  30,  N.  3,  pp.  138-172,  con  2  tav.  Genova,  1919. 

Camerano  Lorenzo.  —  Gontributo  alio  studio  degli  Stambecchi  iberici.  —  Boll, 
d.  Musei  di  Zool.  ed  Anat.  comp.  d.  R.  Univ.  di  Torino,  N.  720,  Vol.  32, 
pp.  1-30,  con  2  tav.  Torino,  1917. 

Camerano  Lorenzo.  —  Ricerche  intorno  alle  sottospecie  della  Gapra  sibirica 
Meyer.  Parte  1.  —  Boll.  d.  Musei  di  Zool.  ed  Anat.  comp.  d.  R.  Univ.  di 
Torino,  N.  722,  Vol.  32,  pp.  1-41.  —  Parte  II.  —  Ibidem,  pp.  1-19.  —  To- 
rino, 1917. 

Martelli  Giovanni.  —  Contributo  alia  conoscenza  della  vita  e  dei  costumi  delle 
Arvicole  in  Puglia.  —  Boll.  d.  Labor,  di  Zool.  gen.  e  ayr.  d.  R.  Scuola 
Sup.  d'Agric.  in  Portici,  Vol  13,  pp.  193-316,  con  32  figure.  Portici,  1919. 


—  200  — 


8.  Antuopologia  ed  Etnologia 

Alfieri  E.  —  II  bacino  rotondeggiante  fra  le  donne  del  Cagliaritano:  riassunto. 
—  Bull.  Soc.  med.-chir.  Pavia,  An.  33,  Fasc.  1-2, pp.  46-53.  Pavia,  1920. 

Gioia  A.  —  L'altezza  del  cranio  nel  Cantone  Ticino.  —  Rendic.  Istit.  lomb.  Sc. 
e  Lett.,  Ser.  2,  Vol.  53,  Fasc.  12-15,  pp.  483-492,  con  figure.  Milano, 
1920. 

Giuffrida-Ruggeri  Vincenzo.  —  Un  problema  antropologico  a  proposito  dei  Dal- 
raati.  —  Arch,  per  VAntr.  e  la  Etn.,  Vol.  48,  1919.  Estr.  pp.  20.  Firenze, 
1920. 

Giuffrida-Ruggeri  V.  —  Preteso  ibridismo  dogli  Australiani.  —  Rend,  della  R. 
Ace.  delle  Sc.  Fis.  e  Mat.  di  Napoli,  Ser.  3a,  Vol.  25,  1919.  Estr.  pp.  6. 
Napoli,  1919. 

Giuffrida-Ruggeri  V.  —  L'indice  trocantorico  e  1'  indice  pubico.  Nuovo  contri- 
bute* alio  studio  delle  proporzioni  somatiche  dei  gruppi  etnici.  —  Riv.  di 
Antr.,   Vol.  22.  Estr.  pp.  30.  Roma,  1917-1918. 

Hoernes  M.  —  Die  altesten  Forraen  dor  menschlichen  Behausung  und  ihr  Zusam- 
raenhang  rait  dor  allgeraeinen  Kulturentwicklung.  (Les  plus  anciennes  for- 
mes de  l'habitation  huraaine  et  leur  relation  avec  le  developperaent  gene- 
ral de  la  civilisation).  —  «  Scientia  »  (Rivista  di  Scienza),  An.  5,  Vol.  10, 
Fasc.  19  (3),  pp.  132-142  e  94-104  del  Suppl.  Bologna,  1911. 

Hoernes  K.  —  Die  Bedeutung  der  Palaontologie  fur  die  Erdgeschichte.  (La  si- 
gnification de  la  paleontologie  pour  l'histoire  de  la  Terre).  —  «  Scientia  » 
(Rivista  di  scienza),  An.  5,  Vol.  10,  Fasc.  20  (4),  pp.  307-325  e  147-164 
del  Suppl.  Bologna,  1911. 

Maunder  A.  S.  D.  —  Irenian  migrations  before  hystory  (Migrations  lraniennes 
avant  1'  histoire).  —  «  Scientia  *  (Rivista  di  scienza),  An.  10,  Vol.  19, 
Fasc.  46  (2),  pp.  115-124  e  62-71  del  Suppl.  Bologna,  1916. 

Sera  G.  L.  —  Morfologia  uraana  e  antropologia.  —  Natura  (Riv.  di  Sc.  nat.), 
Vol.  11,  Fasc.  aprile-maggio,  pp.  37-64.  Milano,  1920. 

Sera  G.  L.  —  I  carattcri  della  faccia  e  il  polifiletisrao  dei  Priraati.  —  Giorn. 
per  la  Morf.  dell'uomo  e  dei  Primati,  An.  2,  Fasc.  1-3,  1918.  Pavia. 
Estr.  di  pp.  296,  con  tav.  1-8  e  figure. 


-  201   - 


C0MUNICAZI0NI  ORIGINALI 


R.   CLINICA   CHIRURGICA    DI    FIRENZE   —    DIRETTA    DAL    PROF.    ENRICO    BURGI 


Di  una  rara  malformazione  del  tenue 

per  il 

Dott.    r.IUUO    CRESGENZI 

Aiuto  e  Libero  Docente 


NOTA     RIASSUNTIVA 

(Con  2  figure). 


E  vietata  la  riproduzione. 


Illustro  una  rara  anomalia  del  tenue  che,  riscontrata  in  una 
bambina  di  13  anni  nel  corso  di  una  laparatomia  esplorativa,  ebbi 
possibility  di  esaminare  successivamente  in  modo  piu  completo  al 
tavolo  anatomico. 

II  cadavere  di  soggetto  profondamente  denutrito,  della  lunghezza 
di  cm.  135,  senza  alcuna  malformazione  o  alterazione  di  sviluppo 
negli  altri  organi  od  apparati,  presenta  all'esame  del  tenue,  i  cui 
vasi  sono  iniettati  colla  miscela  del  Gerota  i  seguenti  reperti: 

Normale  disposizione  della  matassa  del  tenue  che  ha  una  lun- 
ghezza di  m.  2,51 ;  a  43  centimetri  dalla  valvola  ileo-cecale  si  trova 
un  diverticolo  a  dito  di  guanto  con  impianto  sul  tenue-  in  vicinanza 
della  sua  inserzione  mesenterial ;  l'apice  provvisto  di  un  breve  me- 
sentere  e  libero  in  cavita  peritoneale;  il  diverticolo  ha  colorito,  spes- 
sore,  consistenza  della  parete  identici  a  quelli  della  parete  del  te- 
nue; mancano  speciali  pieghe  mucose  o  disposizioni  valvolari  al 
suo  imbocco  nell'ileo;  la  mucosa  ha  caratteri  in  tutto  simili  a  quel- 
la  dell'  ileo  con  disposizione  uniforme  e  regolare  di  pieghe  perpen- 
dicolari  all'asse  maggiore  del  diverticolo,  pieghe  che  riproducono 
in  modo  esatto  le  valvole  conniventi ;  il  ramo  principale  della  mesen- 
terica  superiore  scende  nel  meso  fino  al  punto  da  cui  si  stacca  il 
diverticolo. 

A  63  centimetri  dalla  valvola  ileo-cecale,  ad  un  attento  esa- 
me  fra   le   due    pagine    del    mesentere   si   intravede  un  cilindro  di 


-   202   - 

dimensioni  simili  a  quelle  del  tenue  cui  si  accompagna  a  canna  di 
fucile  quasi  senza  solco  di  demarcazione ;  il  cilindro  patologico  di 
consistenza  un  po'  superiore  a  quello  dell'  ileo,  per  lo  spessore  mag- 
giore  della  parete,  segue  il  tenue  nelle  sue  curve  normali  per  la 
lunghezza  di  37  centimetri ;  a  questo  punto  si  scosta  dal  cilindro 
intestinale  normale  per  incurvarsi  verso  la  radice  del  mesentere  ter- 
minando  dopo  un  tratto  di  circa  14  cm.  con  un  rigonfiamento  cla- 
viforme  che  fa  rilievo  sulle  pagine  anteriore  e  posteriore  del  mesen- 
tere a  sinistra  della  linea  mediana,  quasi  a  livello  del  tronco  della 
arteria  mesenterica  superiore:  in  questo  punto  il  rigonfiamento  si 
riavvicina  alia  porzione  distale  della  prima  ansa  del  tenue. 


Fig.   1.        1.   Lntestino  —  2.  Diverticolo  —  3.  Punto  di  origiiie  del  diverticolo    —    i.  Apice  del 
diverticolo. 

La  fotografia  del  pezzo  anatomico  e  presa  dalla  taccia  destra   del    uieseutere  e  dimostra  il  com- 
Hi"  'hi  vasi  mesenteric]  sni  due  eilindri  intestinali. 

Gli  stessi  rami  della  arteria  mesenterica  superiore  si  distribui- 
scono  alia  formazione  patologica  e  al  corrispondente  segmento  inte- 
stinale  e  con  le  stesse  modalita  di  suddivisione  e  di  penetrazione  nella 
parete;  il  rivestimento  sieroso  passa   da  un  cilindro  all'altro  senza 


-   203   - 

affondarsi  fra  di  essi  per  il  tratto  in  cui  si  accompagnano  a  canna 
di  fucile;  dove  il  tratto  patologico  si  scosta  dal  tubo  intestinale,  il 
meso  incontrato  il  margine  di  quello,  si  divide  a  rivestirne  le  due 
faccie  per  ricoraporsi  in  corrispondenza  dell'altro  suo  margine  con 
caratteri  perfettamente  identic!  al  res  to  del  mesentere  e  por  tarsi 
fino  al  margine  concavo  del  tratto  di  tenue  che  gli  corrisponde. 

II  lume  del  cilindro  anomalo,  che  e  di  ampiezza  uniforme  per 
la  maggior  parte  della  sua  estensione,  se  si  eccettua  il  lieve  rigon- 
fiamento  a  clava  nella  sua  porzione  piu  alta,  dove  si  mette  in  co- 
municazione  col  tenue  va  restringendosi  a  tronco  di  cono  per  l'esten- 
sione  di  circa  due  centimetri,  cosicche  all'  imbocco  nel  tenue  ha 
poco  piu  di  un  centimetro  di  diametro;  il  punto  di  passaggio  della 
mucosa  di  questo  cilindro  nella  mucosa  del  tenue  e  stabilito  da  una 
netta  linea  di  demarcazione;  il  lume  del  tenue  dal  punto  di  sbocco 
del  diverticolo  fino  al  cieco  appare  di  dimensioni  un  po'  superiori 
al  tratto  rimanente  del  tenue,  anzi  in  tutta  vicinanza  e  a  valle 
dello  sbocco  del  diverticolo  per  la  lunghezza  di  circa  10  cm.,  il  tenue 
presenta  una  dilatazione  ampollare  il  cui  diametro  si  avvicina  a 
quello  dei  due  cilindri  (diverticolo  —  tenue  normale)  insieme  riu- 
niti. 

II  diverticolo  non  contiene  feci  o  materiali  ingeriti  e  la  sua 
mucosa  e  rivestita  da  un  induito  di  colorito  chiaro,  vischioso,  d'a- 
spetto  mucoide. 

La  mucosa  dei  due  segmenti  presenta  notevoli  difierenze  macro 
e  microscopiche;  quella  del  tenue  e  sottile,  di  colorito  roseo,  legger- 
mente  vellutata  con  pieghe  trasversali  regolarmente  disposte,  men- 
tre  la  mucosa  del  cilindro  patologico  e  di  colorito  grigio  roseo,  di 
spessore  piii  che  doppio  della  mucosa  del  tenue,  con  superfice  ine- 
guale  per  rilievi  di  altezza  variabile,  irregolarmente  disposti,  che 
le  conferiscono  un  aspetto  papillare  e  villoso,  che  ricorda  il  cuore 
a  lingua  di  gatto  di  alcune  pericardii  fibrinose. 

Microscopicamente  la  mucosa  del  tenue  e  le  altre  tuniche  si  pre  - 
sentano  con  caratteri  perfettamente  normali;  nel  diverticolo,  al- 
l'esame  microscopico  si  nota  una  spiccatissima  festonatura  della 
mucosa  che  assume  un  aspetto  papillomatoso;  il  chorion  e  tenue  e 
molto  ricco  di  vasi  sanguigni  dei  quali  alcuni  arrivano  sino  quasi 
sotto  all'epitelio  di  rivestimento ;  vi  si  vedono  linfociti  irregolar- 
mente disposti,  scarsi  in  alcuni  punti,  addensati  in  altri,  talvolta 
regolarmente  distribuiti  a  costituire  un  vero  e  proprio  follicolo  lin- 
fatico.  L'epitelio  di  rivestimento  e  cilindrico  semplice  e  ricopre  tutte 


-   204   - 

le  festonature  della  mucosa;  alcune  cellule  hanno  coutenuto  unifor- 
memente  granuloso,  altre  sono  in  via  di  trasformazione  mucosa. 

Le  ghiandole  che  costituiscono  in  massima  parte  lo  strato  mu- 
coso,  sono  formate  da  un  canale  escretore  il  cui  epitelio  e  cilindrico 
a  tipo  mucoso,  ma  piu  basso  dell'epitelio  di  rivestimento  gastrico; 
il  canale  escretore  in  profondita  talvolta  si  ramiflca  e  termina  a 
cul  di  sacco;  le  cellule' delle  ghiandole  presentano  due  tipi  ben  di- 
versi  morfologicamente  e  per  reazioni  microchimiche :  alcune  corri- 
spondono  alle  cellule  delomorfo,  altre  alle  cellule  adelomorfe  della 
normale  mucosa  gastrica. 


Fig.  2.  —  Parete  del  diverticolo  a  piccolo  ingrandiinuuto. 

Fra  le  formazioni  ghiandolari  sopradescritte  e  in  tutta  vicinanza 
della  muscularis  mucosae,  si  notano  alcuni  gruppi  di  acini  ben  dif- 
ferenziati  dalle  ghiandole  sopradescritte:  il  loro  lume  e  piu  ampio, 
nelle  sezioni  appare  rotondeggiante  ed  ovalare,  mai  con  forma  di 
tubulo;  le  cellule  che  rivestono  l'acino  sono  cilindriche  o  prismati- 


-   205   - 

che  con  protoplasma  chiaro  e  con  nuclei  ovoidali  appiattiti  con  loro 
maggiore  diametro  parallelo  alia  circonferenza  dell'acino  dove  sono 
disposti  in  modo  regolare. 

La  muscularis  mucosae  non  costituisce  un  nastro  sottile  e 
regolare,  ma  e  rappresentata  in  qnalche  punto  da  scarsi  fasci  mu- 
scolari  irregolarmente  disseminata  fra  fibre  connettivali  molto  piu 
spesse  e  piu  numerose  di  quelle  che  si  trovano  normalmente  nulla 
muscularis  mucosae. 

La  tunica  muscolare  e  formata  da  uno  sfcrato  di  fibre  circolari 
e  da  uno  di  fibre  longitudinali,  entrambi  di  spessore  considerevole. 

La  sierosa  e  costituita  dal  normale  rivestimento  peritoneale ; 
dove  i  due  cilindri  intestinali  sono  a  contatto  essa  passa  a  ponte 
da  un  cilindro  sull'altro ;  fra  di  essi  e  interposto  del  cellulare  lasso 
nei  punti  di  maggiore  accollamento  e  del  tessuto  cellnlo  adiposo 
nell'angolo  diedro  formato  dallo  svolgersi   dalla   loro  curvatura. 

Interpreto  la  malformazione  situata  a  43  cm.  dal  cieco  come 
un  vero  e  proprio  diverticolo  di  Meckel  in  rapporto  a  residui  del 
dutto  onfalo  mesenterico;  considero  invece  l'altra  malformazione 
come  una  duplicita  segmentaria  dell'intestino;  ne  spiego  la  genesi 
con  un'anomalia  nello  sviluppo  dell'intestino  che  lo  interessi  in  quel 
periodo  embrionario  in  cui  col  la  vacuolizzazione  della  massa  d'epi- 
telio  che  occlude  temporaneamente  il  lurtie  intestinale,  si  associa 
la  formazione  per  parte  del  mesenchima  delle  pieghe    longitudinali. 

v> 


ISTITUTO  DI  ANATOMIA  UMANA   NORMALE   DELLA   R.    UN1VERS1TA   DI   PALERMO 
(DIRETTORE  INC.   PROF.  E.   LUNA) 


Sulla  presenza  ed  identificazione  delle  sostanze  grasse 
nelle  cellule  dei  tessuti  coltivati  «  in  vitro  » 

Dott.  SALVATORE  F1CI,  Assistente. 

E  vietata  la  riproduzione 

Alia  presenza  di  sostanze  grasse  e  similgrasse  nelle  cellule  dei 
tessuti  coltivati  "  in  vitro  „  hanno  accennato  alcuni  degli  Autori, 
che  si  sono  in  quest'  ultimo  decennio  occupati  di  questo  campo  di 
ricerche    (Burrows,    Maximow,    Lewis,   G.    Levi,    Lambert, 


-   206   - 

Harrison,  Kronto'wsky,  etc.).  Le  loro  affermazioni  pero,  dal  lato 
istochimico,  non  vanno  al  di  la  del  riconoscimento  generico  dei 
grassi  neutri,  la  presenza  dei  quali  i  piu  ammettono;  quanto  alle 
sostanze  lipoidi,  qualcuno  le  ha  riscontrate  soltanto  in  condizioni 
speciali  di  esperiraento,  e  sempre  come  prodotti  di  autolisi  o  di 
metamorfosi. 

Piu  ampie  e  piu  conclusive  sono  state  le  ricerche  degli  stu- 
diosi  sul  significato  delle  inclusioni  grassose  nelle  cellule  delle  cul- 
ture, ed  in  proposito  bisogna  ricordare  quelle  di  W.  e  M.  Lewi  s  e 
di  G.  Levi,  i  quali  hanno  portato  nuovi  ed  interessanti  contribute 
sulla  questione  dei  rapporti  che  intercedono  fra  i  condriosomi  e  le 
inclusioni  grassose. 

E  certo  che  lo  studio  del  metabclismo  del  grassi  neile  culture 
di  tessuti  puo  essere  fecondo  di  grandi  risultati,  e  forse,  battendo 
questa  via  nuova,  si  potranno  risolvere  alcuni  dei  problemi  piu 
oscuri  della  fisiopatologia  cellulare. 

La  possibility  infatti  di  modificare,  sebbene  entro  certi  limiti, 
le  condizioni  di  vita  degli  elementi  cellulari,  la  facilita  di  osservar- 
ne  direttamente  le  modificazioni,  che  abbiamo  ragione  di  ritenere 
siano  raolto  affini  a  quelle  dell'  organismo  vivente,  ci  permetteranno 
forse  di  apprezzare  quali  siano  le  condizioni  d'  ordine  biologico,  che 
determinano  1'  accuraulo  di  grassi  negli  elementi  cellulari,  quali 
quelle  che  lo  favoriscono  o  lo  ritardano,  quali  quelle  che  lo  modifi- 
cano  qualitativamente  e  quantitativamente. 

II  campo  di  studio  e  quindi  molto  vasto,  e  merita  che  venga 
attentamente  e  largamente  utilizzato. 

Nelle  ricerche,  che  formano  I'  oggetto  di  questa  Nota,  ho  cer- 
cato,  basandomi  sulle  conoscenze  istochimiche  piu  moderne,  di  iden- 
tificare  le  sostanze  grasse  e  similgrasse,  che  si  trovano  nelle  cellule 
dei  tessuti  coltivati  "  in  vitro  „,  paragonando  fra  di  loro  i  risultati 
ottenuti  e  vagliandoli  secondo  le  diverse  condizioni  di  esperiraento 
e  secondo  i  tessuti  coltivati. 

Per  questo  studio,  mi  sono  avvalso  di  tessuti  embrionali  di- 
versi  di  polio,  dal  1°  al  13°  giorno  d'  incubazione,  che  coltivavo  in 
plasma  omogeneo,  diluito  in  proporzioni  variabili  in  liquido  di  Rin- 
ger-Locke, secondo  la  tecnica  consigliata  da  G.  Levi. 

II  trattamento  coi  vari  metodi,  che  qui  sotto  elenco,  si  eft'et- 
tuava  per  uno  stesso  tessuto  in  epoca  diversa  di  sviluppo. 

1)  Colorazione  col  Sudan  III 

2)  Colorazione  col  solfato  di  Bleu-Niio 


-   207  — 

3)  Metodo  Herxheimer 

4)  Metodo  Ciaccio  pei  lipoidi 

5)  Metodo  col  tetrossido  di  osmio 

6)  Metodo  Marchi 

7)  Osservazione  con  la  luce  polarizzata. 

Riservandomi  di  esporre  per  esteso  in  un  lavoro  di  prossima 
pubblicazione  i  risultati  ottenuti  con  1'  impiego  dei  vari  me  tod  i,  mi 
limito  per  ora  a  riassumere  le  conclusioni  generali,  alle  quali  son 
pervenuto,  tenendo  presente,  per  la  identiflcazione  delle  sostan- 
ze  grasse  e  similgrasse,  quanto  risulta  dalla  combinazione  dei  vari 
metodi,  in  relazione  ai  reperti  che  essi  hanno  in  comune. 

Le  inclusioni  di  grasso  nelle  cellule  delle  culture  cominciano  a 
vedersi  tra  la  4a  ora  e  la  13a  ora.  La  loro  quantita  aumenta  man 
mano  col  crescere  dell'  eta  della  cultura,  e,  quando  questa  e  vec- 
chia,  esse  infarciscono  tutte  le  cellule.  Non  credo  che  ci  siano  no- 
tevoli  differenze  quantitative  dei  grassi  in  rapporto  alia  specie  di 
tessuti  coltivati ;  forse  ne  sono  piu  fornite,  a  parita  di  condizioni, 
le  cellule  mesenchimali  ed  epiteliali,  che  i  mioblasti  ed  i  neuroblasts 

Nelle  cellule  coltivate,  i  grassi  appartengono  alia  categoria  dei 
grassi  neutri  e  delle  sostanze  lipoidi.  Si  mettono  in  evidenza  col 
Sudan  III:  i  primi  sotto  forma  di  numerose  goccioline  e  di  granuli 
di  colorito  giallo  arancione  uni forme,  le  seconde  sotto  forma  di 
scarse  goccioline  di  tinta  giallo  arancione  debole  e  non  uniforme. 

La  presenza  di  tali  sostanze  e  confermata  col  metodo  Herxhei- 
mer, che  colora  i  primi  in  rosso  arancione  assai  vivo  ed  i  secondi 
in  rosa  pallido.  Trova  anche  conferma  in  parte,  col  trattamento  al 
solfato  di  Bleu-Nilo,  che  mette  in  evidenza  i  lipoidi  sotto  forma  di 
scarse  goccioline  di  tinta  violacea,  a  sfuraatnre  tendenti  piu  o  meno 
al  rosso  o  al  turchino,  ma  non  rivela  in  modo  decisivo  i  grassi 
neutri,  giacche  non  si  riscontrano  inclusioni  di  tinta  rosso  fluorescente, 
cio  che  fa  pensare  che  essi  non  esiscano  alio  state  puro.  La  pre- 
senza dei  lipoidi  e  inoltre  confermata  col  metodo  Ciaccio. 

Di  piu,  il  metodo  Marchi  rivela  l'esistenza  di  grassi  neutri  in- 
saturi,  sotto  forma  di  sferule  e  granuli  intensamente  anneriti,  e  di 
sostanze  lipoidi,  sotto  forma  di  rare  goccioline  di  tinta  grigio  ver- 
dastra.  Inline,  1'  osservazione  con  la  luce  polarizzata  mette  in  evi- 
denza scarse  e  minute  sferule  birilrangenti,  costituite  da  lipoidi  (fo- 
sfadidi  e  cerebrosidi)  e  presumibilmente  da  eteri  di  colesterina,.non 
escludendo  i  miscugli  di  acidi  grassi  con  colesterina. 

Oltre  questi  tipi  di  grassi,  si  riscontrano  nelle  cellule  delle  cul- 


-   208  - 

ture  acidi  grassi  saturi  ed  insaturi,  sia  puri,  sia  sotto  forma  di  mi- 
scele,  che  si  mettono  in  evidenza,  i  primi  col  metodo  Herxheimer, 
come  inclusioni  colorate  in  rosso  arancione  vivo,  mentre  i  secondi 
restano  scolorati;  inoltre  col  solfato  di  Bleu-Nilo,  sotto  forma  di 
sferule  e  granuli  di  tinta  turchina  piu  o  meno  intensa ;  di  piu  col 
tetrossido  di  osmio  e  col  metodo  Marchi,  che  rivelano  i  cornposti 
insaturi  sotto  forma  di  inclusioni  intensamente  annerite,  mentre 
quelli  saturi,  riducendo  poco  o  punto  il  reattivo,  assumono  rispetti- 
vamente  una  tinta  grigio  cenere  o  grigio  olivastra. 

Le  sostanze  grasse  anzidette  il  piu  delle  volte  esistono  sotto 
forma  di  miscele,  nella  cui  composizione  entrano  in  quantita  piu  o 
meno  grande  altri  grassi ;  esse  danno  percio  una  reazione  colorante 
incerta  e  poco  decisiva,  ed  e  per  questa  ragione  che  i  vari  reperti, 
ottenuti  coi  metodi  adoperati,  acquistano  un  valore  probativo,  sol- 
tanto  se  si  paragonano  fra  di  loro  e  si  considerano  nel  loro  assie- 
me,  restando  immutate  le  condizioni  di  esperimento.  E  poco  pru- 
dente  affermare  1'  identiflcazione  di  una  data  sostanza  grassa,  ba- 
sandosi  su  di  un  solo  metodo  istochimico  od  anche  su  vari  metodi 
isolatamente  considerati,  anche  perche  questi  metodi,  come  tali,  a 
prescindere  da  qualsiasi  altra  considerazione,  non  danno  sempre  ed 
in  ogni  caso  affldamento  scientifico  sicuro. 

Tenuti  presenti  i  risultati  ottenuti,  si  puo  concludere : 

1)  Nelle  cellule  dei  tessuti  coltivati  "  in  vitro  „  esistono  so- 
stanze lipoidi  e  grassi,  costituiti  in  prevalenza  da  grassi  nentri;  si 
riscontrano  inoltre  acidi  grassi  saturi  ed  insaturi.  Tali  sostanze  si 
trovano  nelle  cellule  sia  alio  stato  puro,  che  sotto  forma  di  mi- 
scugli. 

2)  Le  inclusioni  di  grasso  nelle  cellule  delle  culture  comin- 
ciano  a  comparire  dalla  4a  alia  13a  ora  ed  aumentano  man  mano 
con  1'  accrescimento  della  cultura. 

3)  La  loro  quantita  nei  vari  tessuti  pare  sia  approssimativa- 
mente  la  stessa ;  forse,  a  parita  di  condizioni,  le  cellule  epiteliali  e 
mesenchirnali  sono  piu  fornite  di  inclusioni  grassose  di  quel  che 
non  siano  i  neuroblast  ed  i  mioblasti. 

Palermo,  novembre  1920. 


Gosimo  Gherubini,  Amministratore-responsabile. 

Firenze,  1921.  —  Tip.  L.  Niecolai,  Via  Faenza,  52. 


Pubblicazione  mensile  Jjonto  corrente  colla  Posta. 

Pubblicato  ll  17  luglio  1920. 


Jflonitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 


DIRETTO 


GlULIO  GHIARUGI  EUGENIO  FIGALBI 

Prof,  di  Anatomia  ainana  Prof.  <li  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  R.  Istituto  <)i  StndT  Super,  in  Firenae  nella  II.  Universita  di  Pisa 

CON    LA    COLLABOKA55IONE 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  —  LIVINI  F.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


"Officio  di  Direzione  ed  Amministrazione :    Istituto  Anatomico,  Firenze. 
12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.  30. 


XXXI   Anno    —     Firenze,  1920    —     N.  1-2 


EIRENZE 

TIPOGRAFIA   LUIGI      NICCOLAI 
1920 


hbblicazione  mensile  £ont°  corrente  colla  Posta. 

Pubbhcato  ll  3  agosto  1920. 


IWonitofe  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zooiogica  Italiana 


GIULIO  GHIARUGI  EDGENIO  FIGALBI 

Prof,  di  Anatomia  uniuna  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  It.  istituto  di  Stud'i  Super,  in  Firenze  nella  E.  Universita  di  Pisa 

CON     LA    COLLABOEAZIONE 
DI 

BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  -  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  t.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 

Ufficio  di  Direzione  ed  Amministrazione:    Istituto  Anatomico,  Firenze. 
12  Humeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L    30. 


XXXI   Anno    —     Firenze,  1920    —     N.  3 


tflREXZE 

TIPOGRAFIA   LTJIGI      N1COOLAI 
1920 


Pubblicazione  mensile  ^  corrfnte  co,,a  Posta- 

Pubfclicato  ll  27  settombro  1920. 


IWonitore  Zoologieo  Italiano 

( Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 


DIRETTO 


GIULIO  CHIARDGI  EUGENIO  FIGALBI 

Prof,  di  Anatomia  umaua  Prof,  di  Anatoniia  comp.  e  Zoologia 

nel  R.  Istituto  di  Studi  Super,  in  Firenze  nella  It.  Universitu.  di  Pisa 

CON    LA  COLLABOKAZIONE 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  —  L1VINI  P.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzioue  ed  Amministrazione :    Istituto  Anatomico,  Firenze. 
12  Humeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L    30. 


XXXI   Anno     —     Firenze,  1920    —     N.  4-5 


FIKENZE 

TIPOGRAFIA   LUIGI      NICOOLAI 
1920 


Pubblicazione  mensile  Jjonto  corrente  colla  Posta. 

Pubblicato  n  12  noverabre  1920. 


JloDitore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia.  Anatomia,  Embriologia 

Organo  ufficiale  delta  Unione  Zoologica  Italiana 


DIEETTO 


GIDLIO  GHIARU6I  EUGENIO  FICALBI 

Prof,  di  Anatomia  uniaua  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

Bel  R.  Istitnto  di  Studi  Super,  in  Firenze  nella  E.  Universita  di  Pisa 

CON     LA  COLLABORAZIONK 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Milano) 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Uffieio  di  Direzione  ed  Amministrazione:    Istituto  Anatomico,  Firenze. 
12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.  30. 


XXXI   Anno    —     Firenze,  1920    —    N.   6 


FIEENZE 

TIPOGRAFIA    LUIGI      NICOOLAI 
1920 


Pubblicazione  mensile  ^onto  corrf nte  co,,a  Posta- 

Pubblicato  ll  15  2;ennaio  1921. 


JWoflitore  Zoologieo  Italiapo 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriotogia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 


GIULIO  CHIARUGI  EUGENIO  FIGALBI 

Prof.  <li  Anatoiuia  umaiia  Prof,  di  Auatoinia  comp.  e  Zoologia 

nel  R.  Istituto  >li  Btudi  Super,  iu  Fireuzu  nella  R.   1  i  Pisa 


CON     LA    COLLABORATIONS 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  -  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (MilanoJ 
LOPEZ  C.  (IMsa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amministrazione :    Istituto  Anatomico,  Firenze. 
12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.    30. 


XXXI   Anno    —     Firenze,  1920    —     N.  7 


FIRENZE 

TIPOGRAFIA   LUIGI      NICOOLAI 
1921 


Pubblicazione  mensile  Conto  corrente  colla  Posta. 

Pubblicato  il  20  gennaio  1921. 


IWomtore  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italian 


U1BHTTO 


GIULIO  CHIARUGI  EUGENIO  PIGALBI 

Prof,  di  Anatomia  uinana  Prof,  ili  Anatomia  oouin.  e  Zoologia 

uel  R.  latitufco  di  Sfcud'i  Super,  in  Fireiiat  nolIa  E.  University  di  Pisa 

CON     LA  COLLABOKAiSlONIi 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  ~  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Mllano 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 

Ufficio  di  Direzione  ed  Amministrazione :    Istituto  Anatomico,  Firenze. 
13  uumeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.  30. 


XXXI   Anno    —     Firenze,  1920    —    N.  8 


FIKEtfZE 

TIPOGRAFIA   LUIGI      NICCOLAI 
1921 


Pubbiicazione  mensile  C°"'°  c°r™£  co,la  *£*• 

Pubbiicato  ll  10  raarzo  1921. 


JloDitoFe  Zoologieo  Italiano 

(Pubblicazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  delta  Unione  Zoologica  Italiana 


D  I  B  E  T  T  O 


GIULIO  CHIARDGI  EDGENIO  FICALBI 

Prof,  di  Anatomia  umana  Prof,  di  Anatomia  <<>mp.  e  Zoologia 

ael  E.  Ietituto  dj  Studi  Super,  in  Firenae  nella  It.  University  <ii   Pisa 

V     LA  (JULLABOKAZlONk 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  -  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Milano 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amministrazione :    Istituto  Anatomico,    Firenze. 
12  numeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.  30. 
Per  l'estero  Fr.  30  (in  oro). 


XXXI   Anno    —     Firenze,  1920    —     N.  9 


EIRKNZE 

TIPOGRAFIA    LUIGI       N1CCOLAI 

1921 


Pubblicazione  mensile  ^  corrente  colla  Posta. 

Pubblicato  ll  28  luglio  1921. 


IWouitore  Zoologieo  Italiano 

( Pubblioazioni  Italiane  di  Zooloqia,  Anatomia,  Embriologia) 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 

DIEKTTO 
DA 

GIULIO  CHIAROGI  EU6ENI0  FIGALBI 

Prof,  di  Anatomia  u  man  a  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

nel  K.  Istituto  di  Stud'i  Super,  in  Firenze.  nella  11.  Universita  di  Piaa 

CON    LA    COLLABOKAZIONE 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOJVUNI  E.  (Bologna)  —  LEVI  G.  (Torino)  —  LIVfNI  F.  (Mllano 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amministrazione :    Istituto  Anatomico,    b'irettze. 
12  Eumeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L.  30. 
Per  l'estero  Fr.  30  (in  oro). 


XXXI   Anno     —     Firenze,  1920    —     N.  10-11 


FIRENZE 

TIPOGRAFIA    LUIGI       NICOOLAI 
1921 


ARCHIVIO  ITALIANO 

DI 

ANATOMIA  m  m  EMBRIOLOGIA 


Sommario  del  Fasc.  1°  -  Vol.  XVIII. 

Pitzorno  M.  —  Morfolegia  delle  arterie  del  Pancreas.  (Con  tav.  I  e  37  fig. 
nel  testo).  —  Pag.  1-48. 

Perna  G.  —  Sullo  sviluppo  e  sulla  costituzione  della  «  Vescicula  semina- 
lis  »  dell'«  Ampulla  ductus  deferentis  »  e  del  «  Ductus  ejaculatorius  » 
nell'uomo.  (Con  tav.  II-XVII  e  4  figure  nel  testo).  —  Pag.  49-155. 

Luna  E.  —  Studio  sulle  cellule  pigmentate  della  coroide  coltivate  «  in  vi- 
tro ».  (Con  tav.  XVIII).  —  Pag.  146-155. 

Fascicolo  2° 

Beccari  N.  —  Studi  sulla  prima  origine    delle    cellule    genitali    nei  Verte- 

brati.  —  I.  Storia  delle  indagini   e  stato  attuale  della  questione.  (Con 

34  figure  nel  lesto).  —  Pag.  157-226. 
Favaro  G.  —  Nervo  terminate  e  regione  etmoidale  mediana    neiruomo.  — 

Ricercho  embriologiohe  ed  anatomiche.  (Con  23    figure   nel    testo).  — 

Pag.  227-269. 
Natali  G.  —  Note  comparative  sulla  forma  del  corpo  striate  e  sopra  i  suoi 

segmenti  nel  cane  e  nella  pecora.  (Con  5  flgg.  nel  testo).  —  Pag.  270-278. 


//Archivio  Itallano  di  Anatomia  e  di  Embriologia  si  pubbliea  in 
quattro  fasvicoli  eke  formeranno  ogni  anno  un  volume  di  pagine  800  eirca 
eon  illustrazioni  e  eon  tavole.  —  II  prezzo  annuo  di  abbonamento  e  : 
Per  1'  Italia  L.  60 ;  per  I'Estero  Fr.  65  eomprese  le  spexe  di  ttpedizione. 


Amministrazione :  Ditta  LUIGI  NICCOLAI  -  Via  Faenza,  52  ■  FIRENZE 


Pubblicazione  mensile  Conto  corrente  colla  Posta. 

Pubblicato  il  31  luglio  1921. 


JflomtoFe  Zoologieo  Italiano 

(Pubblioazioni  Italiane  di  Zoologia,  Anatomia,  Embrioiogiai 

Organo  ufficiale  della  Unione  Zoologica  Italiana 


GIULIO  CHIARU6I  EUGENIO  FIGALBI 

Prof,  di  Anatomia  umaua  Prof,  di  Anatomia  comp.  e  Zoologia 

ael  K.  Istituto  di  Studi  Super,  in  Firenze  nella  II.  Universita  di  Pisa 


CON     LA    COLLABOUAZIONE 


BECCARI  N.  (Firenze)  -  GIACOMINI  E.  (Bologna)  -  LEVI  G.  (Torino)  -  LIVINI  F.  (Mllano 
LOPEZ  C.  (Pisa)  -  STADERINI  R.  (Siena) 


Ufficio  di  Direzione  ed  Amministrazione:    Istituto  Anatomico,   Firenze. 
12  cumeri  all'anno  —  Abbuonamento  annuo  L..  30. 
Per  Pestero  Fr.  30  (in  oro). 


XXXI    Anno     —     Firenze,  1920     —     N.  12. 


FIKESTZE 

TIPOGRAFIA    LUIGI       KLCCOLAI 
1921 


ARCHIVIO  ITALIANO 

I>I 

ANATOMIA  e  di  EMBRIOLOGIA 


Sommario  del  Fasc.  1°  -  Vol.  XVIII. 

Pitzorno  M.  —  Morfologia  delle  arterie  del  Pancreas.  (Con  tav.  I  e  37  fig. 
nel  testo).  —  Pag.  1-48. 

Perna  G.  —  Sullo  sviluppo  e  sulla  costituzione  della  «  Vescicula  semina- 
lis  >  delT«  Ampulla  ductus  deferentis  »  e  del  «  Ductus  ejaculatorius  » 
nell'uomo.  (Con  tav.  II-XVII  e  4  figure  nel  testo).  —  Pag.  49-155. 

Luna  E.  —  Studio  sulle  cellule  pigmentate  della  coroide  collivate  «  in  vi- 
tro ».  (Con  lav.  XVIII).  —  Pag.  146-155. 

Fascicolo  2° 

Beccari  N.  —  Studi  sulla  prima  origine    delle    cellule    genilali    nei  Verte- 

brati.  —  I.  Storia  delle  indagini   e  stato  attuale  della  questione.  (Con 

34  figure  nel  lesto).  —  Pag.  157-226. 
Favaro  G.  —  Nervo  terminate  e  regione  etmoidale  mediana    neH'uomo.  — 

Ricerche  embriologiche  ed  anatomiche.  (Con  23    figure   nel    testo).  — 

Pag.  227-269. 
Natali  G.  —  Note  comparative  sulla  forma  del  corpo  striato  e  sopra  i  suoi 

segmenti  nel  cane  e  nella  pecora.  (Con  5  figg.  nel  testo).  —  Pag.  270-278. 


2/Archivio  Italiano  di  Anatomia  e  di  Embriologia  *i  pubblka  in 
quattro  fatscicoli  eke  formeranno  ogni  anno  un  volume  di  pagine  800  circa 
con   illufitrazioni  c  con  tavole.  —  II  prezzo  annuo  di  abbonamento  e  : 
Per  V  Italia  L.  60;  per  I'Estero  Fr.  65  comprese  le  spese  di  spedizione. 


Amministrazione :  Ditta  LUIGI  NICCOLAI  •  Via  Faenza,  52  •  FIRENZE 


TZjz SffsDBOBM 


MBL   WHOI   Library  -   Serials 


5  WHSE  01330