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Full text of "Il Carroccio. The Italian review, Rivista di coltura, propaganda e difesa italiana in America"

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VOL.  XIV  -  NO.   6 


DeCEMBER    1921 


ARROQClO 

(THE  ITALIAM  REVIEW)X^,    ^X 

RIVISTA  DI  COLTURA  PROPAGANDA  E  DIFESA  ITALIANA  IN  AMERICA 

Diretta  da  o^GOSTINO  DE  ^BIASI  Collaboratore  da  Roma:  ENRICO  CORRADINI 


Avv.  GIOVANNI  DI  SILVESTRO  -  nuovo  Capo  Supremo   dell'Ordine  Figli  d'Italia  in  America  (175.000  membri) 


$5.00  A   YEAR 


IL    CARROCCIO    PUBLISHING    CO..    INC. 
150    Nassau   st..    New   York 


30  CENTS   A   COPY 


(arrÓcciO 


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(TtlEITAUAMPEVIEWl 
Published   monthly   In   New  York  by 

Il  Carroccio   Publishing  Co.  Inc. 

at   150   NASSAU    STREET  —   NEW   YORK 


G/4èostino  de  'Biasi,  T'resident 
cMario    de    'Biasi,    Secretary 

EDITOR:  c^GOSTINO  DE  BIASI 

l'tfice:   150   Nassau   Street,    sulte   1607-08-09 

Telephone:  2690  Beekman 


SUBSCRIPTIONS 

For   one  year .     .     .  $5.00     Foreign $6.00 

Canada $5.50  j  Single  copy.     .     .     .  $0.30 


Addrets  ali   commnnleations  to 

Il  Carroccio   Publishing  Co..  Inc. 

150  Nassau  Street,  New  York 


Entered  at  Second  Class  Matter 

February  5th  1915,  at  the  Post  Offlee  at  New  York,  M.  Y. 

New    York.    N.    Y. 

Under  the  Act  of  March  3,  1879 


Voi.  XIV 


NEW  YORK,  DECEMBER,  1921 


No.  6 


SOMMARIO 


Kara-kiri  —  Agostino  de  Biasi — _ _ - Pag. 

//  dramma  di  Washington  —  Gabriele  d'Annunzio " 

Nuovi  orizzonti  di  Vita  Italiana - - 

Dante  in  America  —  Kenneth  C.  H.  Sills,  Presidente  del  Bowdoin  College 

Beatrice  —   Henry  Wadsworth    Longfellow - 

Dante,  molder  of  Italy  —  John  C.  Reville 

La  pace  all'epoca  di  Dante  —  Emma  Ghiera 

La  Vittoria  velata  di  nero  —  Prof.  Feliciano  Lepore _.. „ " 

Per  la  pace  alata  della  nuova  Italia  —  Maggiore  Luigi  Falchi....'. " 

L'opinione  di  un  generale  —  Gen.  R.  Bencivegna ._ 

Un  padre  ed  una  figlia  —  Novella  —  Matilde  Serao,  collaboratrice  men- 
sile del  Carroccio - 

La  coscienza  della  Nazione  —  Lettera  dantesca  di  Victor  Hugo " 

Pel  settimo  centenario  del  Terz'Ordine  di  San  Francesco  —  Nicola  Fusco 
'Dante  e  Shakespeare  —  Dr.  Austin  O.  Malley 

Toscanini- Caruso:  —  la  musica  nell'arte  di  O.  Ruotalo  —  Dr.  Nico- 
la  Brunori   - - - 

Natale  —  Versi  —  Raffaello  Biordi 

Il  giro  d'Italia  degli  Studenti  Italo-Americani  —  Diario  —  Mario   Pei 

Intensification  of  commercial  relations  betzveen  the  United  States  aiul 
Italy  _ - 

Discussioni  del  Carroccio  —  Il  biolco 

Cronache   d'arte  —    Pasquale   de    Biasi 

L'Italia  nella   Stampa   americana 

La  Celebrazione  Dantesca  negli  Stati   Uniti  d'America 

Cronaca  dell'Intesa  Italo-Americana 

Gli  Italiani  negli  Sfati  Uniti - : 

Dal  Plaustro  _ 

Indice  del  secondo  soncstre  1^21 


651 
656 
658 
661 
668 
669 
671 
677 
685 
688 

689 
696 
698 
702 

703 
709 
710 

718 

719 
730 
734 
735 
72>7 
738 
747 
751 


24  ritratti  e  illustrazioni  d'attualità. 


Il  Carroccio  nel  1922 


OTTAVO  ANNO  DI  VITA 


ER  UNA  Rivista  italiana,  edita  in  America,  sette  anni 
di  onorata  ammirata  compiuta  esistenza  rappresentano  la 
prova  del  fuoco  del  successo. 

Il  Carroccio  entra  nel  suo  Ottavo  Anno  di  vita  con 
le  più  sicure  promesse  di  rispondere  sempre  più  e  meglio  alla  volontà 
del  pubblico  —  l'unica  padrone  a  cui  coloro  che  fanno  questa  Rivista 
s'inchinano  ed  obbediscono  —  Vunico  padrone  che  il  CARROCCIO  s'è 
saputo  foggiare  nel  pubblico  Italiano  vivente  in  America  e  nel  pub- 
blico Americano  amico  dell'  Italia,  tutti  disciplinando  in  una  felice 
comunione  spirituale  —  Direttore,  Redattori,  Collaboratori  e  abbo- 
nati, inserzionisti,  propagandisti,  amici,  simpatizzanti  —  in  una  omo- 
genea milizia  di   Italianità  consciente  rigida  fiera. 

Anche  nel  1922  il  CARROCCIO  saprà  tenere  onorevolmente 
Veminente  posto  che  s'è  saputo  acquistare  tra  gli  organi  politici  più 
rispettabili,  autorevoli  e  temuti  del  giornalismo  italiano. 

Mentre  il  CARROCCIO  viene  riconosciuto  in  America  come  il  più 
valevole  espositore  ed  assertore  dei  più  elevati  e  più  legittimi  interessi 
nazionali  deWItalia  —  in  Italia  viene  considerato  la  voce  più  coscien- 
ziosa, più  squillante  e  ardita  degli  Italiani  d'America.  In  Italia,  ap- 
punto, il  Carroccio  si  legge  con  vivissimo  interesse,  e  si  segue  la  sua 
battaglia  con  ardore  di  simpatia  e  di  augurio  sempre  crescente.  Mi- 
gliaia di  copie  del  CARROCCIO  penetrano  nei  centri  più  vitali  della 
Penisola  —  negli  ambienti  politici,  industriali,  finanziari,  nei  circoli, 
nelle  case  —  parte  inviate  m  abbonamento  diretto,  parte  spedite  dagli 
emigrati  solleciti  di  far  conoscere  in  Patria  —  ad  uomini  pubblici,  a 
congiunti,  ad  amici  —  ciò  che  il  CARROCCIO,  voce  di  tutti,  pensa, 
scrive,  interpreta.  Unico  nel  suo  genere  all'Estero,  il  CARROCCIO 
tiene  un  posto  eminente  fra  le  più  reputate  riviste  del  Regno. 

•fi      «j»      •!• 

Se  il  1921  ha  dato  opportunità  al  CARROCCIO  di  celebrare  nei 
suoi  dodici  fascicoli  nel  modo  più  degno  e  sontuoso  il  Centenario  di 


Dante,  il  1922  gli  assegna  un  compito,  se  non  più  Ideale,  non  meno 
vitale  e  patriottico: 

La  difesa  del  risparmio  degli  Emigrati 

Il  Carroccio  già  avverte  l'insidia  che  la  Banca  straniera,  giu- 
daico-internazionale,  anti-nazionale,  tende  all'unica  fonte  di  ricchezza 
ancora  intatta  per  la  Nazione:  //  frutto  del  lavoro  degl'  Italiani  d'A- 
merica; e  contro  l'insidia  insorge,  e  chiama  a  raccolta  le  migliore  forze 
della  Colonia,  gli  stessi  lavoratori  italiani  minacciati  nel  frutto  dei 
loro  onorati  sudori. 

La  forza  che  alla  Rivista  proviene  dal  solido  appoggio  del  pub- 
blico di  tutti  i  centri  degli  Stati  Uniti,  del  Canada,  del  Messico,  delle 
Americhe  Centrali,  e  l'adesione  che  mantiene  con  le  forze  più  gio- 
vani, più  sane  e  combattive  in  Italia,  danno  al  CARROCCIO,  in  questa 
lotta  che  s'elegge  pel   1922,  certezza  assoluta     d'mdipendenza. 

La  coscienza  rinnovata  e  rafforzata  delle  Colonie  pulsa  e  vibra 
intorno  al  CARROCCIO.  Noi  la  vogliamo  allerta  contro  i  nemici  d'Ita- 
lia antichi  e  nuovi.  Noi  vogliamo  che  le  Colonie  siano  considerate 
parte  integrale  della  Nazione  pensante  ed  operante  nei  confini  del 
Paese;  non  parte  disgiunta,  secondaria,  inferiore.  Se  il  Popolo  d'Italia 
si  rinnova,  gli  Emigrati  devono  partecipare  al  rinnovamento  in  prima 
linea,  e  le  loro  forze  non  debbono  essere  ne  sfruttate,  ne  trascurate 
od  uccise.  Il  risparmio  dei  lavoratori  italiani  all'estero  è  cosa  sacra  che 
da  chi  lo  produce  dev'essere  difeso  con  i  denti  e  con  le  unghie.  Il 
Carroccio  avrà  gli  uni  e  le  altre. 

Aspettarsi  dal  pubblico  più  caldo  e  più  largo  appoggio  in  questa 
novella  impresa,  è  più  che  logico  e  legittimo.  Gli  abbonamenti  rad- 
doppieranno,   decupleranno. 

V      •*•      V 

Collahoratoti    Continueremo  a  scegliere  i  Collaboratori  nel  fior 
f    »»>!«_ I*  fiore  dell'intellettualità  politica  e  letteraria  della 

Penisola.  ENRICO  CoRRADINI  continuerà  a 
mandarci  da  Roma  l'articolo  che  da  un  settennio,  mese  per  mese,  non 
ha  fatto  mai  mancare  ai  suoi  ammiratori  d'America.  MATILDE  Serao 
continuerà  a  mandarci  le  sue  novelle.  Alla  illustre  scrittrice  napole- 
tana aggiungiamo  quest'anno  ALFREDO  Panzini.  Si  può  dire  così 
che  collaborano  al  CARROCCIO  i  due  più    illustri    novellieri    d'  Italia. 

Padre  Semeria  continuerà 
a  mandarci  scritti,  così  pure 
I'Am.miraglio  Bravetta, 
autorità    superiore   in   critica 


Il    CARROCCIO    DI    CAPODANNO    1922 

supererà  in  splendore  quelli  dei  passati 
anni.  Sarà  un  volume  mirabile,  irresisti- 
bile, desideratissimo.  Prenotatene  subito 
un  esemplare:  50  soldi. 


I  Capi-ufficio,  i  Direttori  di  negozi,  i  "managers" 
di  Ditte  commerciali,  gli  viomini  d'affari,  i 
professionisti,  ecc.,  desiderosi  di  tenersi  a  con- 
tatto col  migliore  pubblico  "avente  la  capa- 
cità di  spendere",  amano  la  pubblicità  del 
Numero  di  Capodanno  del  CARROCCIO. 


navale.  ETTORE  Pais,  l'il- 
lustre storico  di  Roma,  pro- 
mette una  più  densa  collabo- 

razione.  Il  movimento  fa- 
scista verrà  illustrato  nella  elettrica  prosa  dei  giovani  deputati  BOTTAI 
ed  Acerbo.  L'on.  prof.  Paolo  Orano  rimane  nel  novero  dei  nostri 
collaboratori,  continuando  la  solidarietà  spirituale  che  nei  giorni  della 
guerra  legò  il  CARROCCIO  al  valoroso  scrittore  sardo.  FRANCESCO 
Sapori,  valoroso  critico  d'arte,  manderà  articoli.  Avremo  scritti  di 
un  altro  giornalista  di  polso:  l'on.  EziO  MarIA  Gray  e  di  RANIE- 
RO Nicolai,  il  giovine  poeta  vincitore  del  concorso  mondiale  di  Poesia 
alla  Olimpiade  di  Anversa.  Da  Londra  scriverà  spesso  il  profes- 
sor Guido  Puccio;  da  Parigi  avremo  lavori  scenici  di  CAMILLO 
Antona-TraveRSI,  l'autore  celebre  delle  Rozeno;  da  Roma  scrive- 
ranno: cronache  letterarie  il  prof.  CaRLO  GrabHER  e  note  colo- 
niali Francesco  Ceraci;  da  Bologna,  Egizio  Guidi;  da  NapoH 
mons.  Angelo  Agocella  e  il  prof.  Feliciano  Lepore,  insegnante 
di  storia  in  quel  Collegio  Militare.  Siamo  sicuri  del  particolare  suc- 
cesso che  avranno  gli  articoli  che  saranno  scritti  pel  CARROCCIO  da 
uno  dei  più  giovani  e  già  dei  più  forti  uomini  politici  nostri  :  1  onor.  av- 
vocato Giovanni  Porzio.  Abbiamo  affidato  le  cronache  della  so- 
cietà americana  che  vive  a  Roma  ed  a  Firenze  al  dr.  ENRICO  SAR- 
TORIO, sempre  apprezzatissimo  collaboratore  nostro.  Della  vita  di 
Fiume  e  delle  sue  incrollabili  aspirazioni  italiane  scriverà  il  leader  del 
partito  nazionale  EDUARDO  SUSMEL. 

Sono  poi  da  aggiungersi  tre  altri  letterati  di  polso,  ONORATO 
Fava  ed  Ottavio  de  Sica,  novellieri,  e  Raffaello  Biordi,  poeta 
che  dalla  Terra  d'Abruzzo  va  spiccando  voli  robusti  pei  cieli  della 
più  squisita  poesia  italiana. 

Poi  verranno  dall'  Italia  articoli  d'occasione  dei  più  diligenti  e 
competenti. 

Il  Carroccio  continuerà  a  riprodurre  gli  scritti  politici  di  GA- 
BRIELE d'Annunzio. 


Collaboratori    La  collaborazione  che  pel  Centenario  Dantesco 

.mericani 


A _• •  il  Carroccio  ha  trovata  nelle  Università  e  negli 


Istituti  Superiori  degli  Stati  Uniti,  il  contatto  che 
la  Rivista  ha  tenuto  con  gl'intellettuali  americani  amici  dell'  Italia, 
hanno  creato  intorno  ad  essa  una  nuova  corona  di  collaboratori. 
La  parte  inglese  della  Rivista  porterà,  quindi,  le  firme  dei  più  illustri 
scrittori  degli  Stati  Uniti  di  accertata  simpatia  per  1'  Italia.  Ad  essi 
si  aggiungerà  compatta  la  schiera  degli  avanguardisti  degli  studi  ita- 
liani nel  campo  culturale  americano:  gì'  Italiani  che  insegnano  nelle 


Università,  nei  collegi  e  nelle  scuole  pubbliche.  Il  CARROCCIO  ha  già 
unita  in  forte  vincolo  spirituale  la  schiera  benemerita.  Altri  collabora- 
tori trarremo  dalla  maturante  generazione  italo-americana  che  si  af- 
faccia baldamente  nella  vita  americana  col  proposito  primissimo  di 
perpetuare  l'avito  sentimento  d'italianità.  Infine,  il  CARROCCIO  tra- 
scina seco,  omai,  la  gioventù  che  studia  e  che  domani  sarà  l'onore 
massimo  della  stirpe  nostra  in  America. 

Illusttazionì  H  Carroccio  darà  ulteriore  sviluppo  alle  illu- 
strazioni. Da  questo  lato  la  Rivista  già  tiene  un 
primato.  I  mezzi  grafici  di  cui  dispone  la  Compagnia  Editrice  del 
Carroccio,  mettono  in  grado  di  dare  le  incisioni  più  fini  e  più  di  at- 
tualità, potendo  la  Rivista  essere  stampata,  con  l'ultimissima  notizia 
telegrafica  e  con  la  istantanea  più  fresca,  due  soli  giorni  prima  che 
venga  fuori  al  pubblico  legata  in  spesso  volume. 

Pubblicità.  *     II  numero  già  vistoso  delle  inserzioni  crescerà  senza 

dubbio.  Il  Carroccio  è  considerato  il  veicolo  più 
pronto  e  più  accreditato  per  le  Ditte  desiderose  di  far  conoscere  a  Ita- 
liani ed  Americani  i  loro  prodotti.  Il  CARROCCIO  è  letto  dal  pubblico 
che  può  spendere.  Pubblicare  un  avviso  sul  CARROCCIO  è,  poi,  una 
distinzione.  Tutti  tengono  all'inserzione  in  questa  Rivista  che  ha  ca- 
ratteri di  serietà  e  di  onestà.  Farsi  conoscere  in  America  e  in  Italia 
con  la  pubblicità  sul  CARROCCIO,  è  com,e  centuplicare  il  proprio  cre- 
dito.   L'autorità  della  Rivista  vale  di  garenzia. 

Àibbonameflti   Rimarrà    invariato    il    prezzo    dell'associazione: 

5  dollari  all'anno  per  gli  Stati  Uniti;  $5.50  pel 
Canada;  $6.00  per  1'  Italia  ed  altri  paesi.  La  Rivista  esce  puntual- 
mente ogni  mese  in  fascicoli  dalle  1  50  alle  200  pagine,  stampata  niti- 
damente su  eccellente  carta.  L'annata  si  divide  in  volumi  semestrali, 
chiuso  ognuno  dall'indice  del  semestre. 
Ogni  esemplare  30  cents  americani. 

Un  Abbonato  L'  consuetudine  di  ogni  abbonato  di  procurare 
nuovo  durante    1  anno    almeno    un   abbonato    nuovo   al 

Carroccio.    E'  il  metodo  più  spiccio  di  contri- 
buire a  sostenere  la  costosa  pubblicazione,  e  quindi  a  favorire  la  buona 

causa  d'  Italianità  che  pro- 
pugna. Chi  incita  un  amico  a 
prendere  l'abbonamento  al 
Carroccio  gli  rende  favore. 


Il  volume  di  Capodanno  del  CARROCCIO  sarà 
di  un'attraenza  eccezionalissima  per  i  nomi 
dei  collaboratori,  le  prose,  i  versi,  le  illustra- 
zioni.. —  Prenotatene  un  esemplare:  50  cents. 


Tutti  ambiscono  di  vedere  il  proprio  annunzio 
nel  CARROCCIO  DI  CAPODANNO  — 
nel  Volume  mirabile  di  questa  pubblica- 
zione ch'è  la  più  bella  e  la  più  significante 
manifestazione  dell'italianità  all'estero. 


Abbonamento-  Dono 

Donare    l'abbonamento 
del  Carroccio  ad  un   con- 
giunto o  ad  un  amico,  specialmente  se  in  Italia,  è  procurar  loro  un'alta 
soddisfazione  dello  spirito.    Chi  lo  riceve  si  ricorda  del  donatore  per 
tutto  il  corso  dell'annata.  E'  il  migliore  regalo  di  fine  e  di  principio 
d'anno,  questo  del  CARROCCIO. 

Si  fa  cosa  utilissima  quando  si  abbona  al  CARROCCIO  un  giovane 
italo-americano,  che,  anche  non  conoscendo  l'italiano,  può  trovare 
nelle  pagine  in  inglese  della  Rivista  le  ragioni  oiù  essenziali  di  con- 
servare nell'anima  l'amore  ali   Italia  e  il  rispetto  alle  sue  idealità. 

Diffusione  di  Coloro  che  partecipano  più  appassionatamente 
nmnncrnnrln  ^^^^  campagne  nazionali  del  CARROCCIO,  centu- 
^      "    ^  plicano  l'influenza  della  Rivista  col  diffonderne 

di  volta  in  volta  le  copie  contenenti  l'articolo  che  più  può  interessare. 
Così  mandano  all'Amministrazione  la  lista  dei  nomi  di  coloro  cui  si 
desidera  far  leggere  l'articolo. 

A  favorire  la  encomiabile  abitudine,  l'Amministrazione  si  assu- 
me l'incarico  di  spedire  a  proprie  spese  (fascetta  e  francobolli)  le  copie 
direttamente  in  Italia  o  negli  Stati  Uniti.  E'  sufficiente  che  si  mandi 
all'Amministrazione  l'importo  delle  copie  (30  cents  l'una)  e  la  lista 
degl'indirizzi.  Il  destinatario  riceve  sempre  la  notizia  dell'invio,  con 
l'indicazione  del  nome  di  chi  ha  pagato  la  copia. 

Abbonarsi       ^^^   assicurarsi   Vintera   annata    1922   è   necessario 
I  •-/>  abbonarsi  subito.    Chi  ritarda  può  trovare  esaurito 

il  primo  fascicolo:  il  CARROCCIO  DI  CAPODANNO 
—  splendido  volume  illustrato  che  da  solo  costerà  50  cents  —  del 
quale  saranno  stampate,  in  vista  del  notevole  suo  costo,  soltanto  le  co- 
pie prenotate  e  di  prevedibile  smaltimento. 

Stabilimento  G^li  abbonati,  gli  avvisanti,  gli  amici  della  Ri- 

TipOBTafico  vista   sono   anche  patroni    dello    Stabilimento 

del     Carroccio      ^ip^S^^fico  Italiano  del  CARROCCIO,  dal  qua- 

le  escono  ogni  sorta  di  stampati,  dalla  carta  da 

visita  al  libro.  Caratteri  svariati,  fregi  di  estrema  eleganza.  Dili- 
genza massima  nei  lavori.  Servizio  accuratissimo,  premuroso.  Le  mi- 
gliori Ditte  italiane  ed  americane  si  servono  delle  Officine  Tipogra- 
fiche del  Carroccio  per  le  loro  forniture  di  cancelleria,  moduli,  stam- 
pati di  propaganda,  cataloghi,  prospetti,  listini.  Specialità  in  Numeri 
Unici.  Lavori  perfetti  in  tricromia  e  in  rilievotipia  (uso  litografia) .  Com- 


posizione  in  Galiano,  inglese,  francese,  spagnuolo.  Correzione  di  ma- 
noscritti. Lo  Stabilimento  del  CARROCCIO  cura  che  ogni  stampato 
esca  in  lingua  italiana  corretta.  Lo  Stabilimento  ha  i  suoi  locali  ai  nu- 
meri 105- lì  3  Wooster  st.,  New  York.  Telefono:  3167  e  1311  Canal. 

//   Carroccio  ^^  Compagnia  Editrice  del  CARROCCIO  fun- 

Puhlishins  Co,  ^'*^"^  sotto  la  ragione  sociale:  //  Carroccio 
Incorporateci  Publishing   Co.,   Inc.,   riconosciuta   dalle   leg- 

gi dello  Stato  di  New  York.  Capitale  aziona- 
rio $50.000.00,  diviso  in  azioni  da  50  dollari  ciascuna.  La  Compagnia 
gestisce  direttam,ente  le  due  aziende  di  cui  è  proprietaria  assoluta:  la 
Rivista  e  lo  Stabilimento  Tipografico.  Presidente  della  Compagnia 
Editrice  è  Agostino  de  Biasi,  direttore  della  Rivista. 

Le  azioni  ancora  disponibili  della  //  Carroccio  Publishing  Co, 
sono  cedute  soltanto  a  persone  di  provata  coscienza  italiana,  capaci  di 
intendere  e  di  sostenere  fermamente  il  programma  del  CARROCCIO. 

In  Ciò  sta  la  ragione  prima  della  tenacissima  fiducia  del  pubblico. 

Battaglia  Jl  Carroccio  è  giornale  di  milizia,  è  strumento 

/J'  ffnlianita       ^^  battaglia  che  solo  può  essere  vinta  quando  vi 

concorrano  tutte  le  forze  degli  Italiani  di  mente 
cuore  e  coscienza.  Non  è  una  speculazione  giornalistica,  è  una  forza 
di  idee  e  di  volontà. 

Oltre  il  Carroccio  i  buoni  Italiani  degli  Stati  Uniti  non  vedono, 
oggi,  altro  mezzo  più  sicuro  e  più  efficace  per  parlare  a  tu  per  tu  con  i 
migliori  Americani  e  intendersi  in  una  sfera  superiore  d'idealità  e  di 
interessi. 

Gli  amici  del  CARROCCIO  lavorino. 

Tutti  devono  dare  nuove  energie  a  questa  Rivista. 

Chi  è  abbonato,  rinnovi  subito  l'abbonamento.  Chi  non  lo  è, 
si  affretti  a  divenirlo. 


ABBONAMENTO  ANNUO 

$5.00  PER  GLI  Stati  Uniti  —  $5.50  pel  Canada' 
PER  l'Italia  e  per  gli  altri  paesi  $6.00 


Direzione  e  Amministrazione 

150  Nassau  Street,  New  York 

T»lof.,ni  .    }  BEEKMAN  2690 
Telefoni  .    j  q^^AL  3167  e  1311 


r 


/  migliori  scrittori  d'Italia  si  onorano  di  collaborare  al  Carroccio 


IL  BREVIARIO 

DELL'  ITALIANITÀ' 

1915-1921 

/  Quattordici  volumi  delle  sette  prime  annate  del 
CARROCCIO  sono  un  invidiabile   ornamento  di  Biblioteca 


POCHE  COLLEZIONI  DISPONIBILI 
$6.00  ogni  annata  Tutte  insieme  $42.00 

(non  legate  -  Per  la  legatura  in  tela  speciale  $28  in  più') 

Lo  studio  della  Guerra  d'Italia  e  dei  rapporti  fra  l'Italia  e  gli  Stati 
Uniti  vi  trova  tracciati  gli  argomenti  sotto  tutti  i  punti  di  vista.  La  Guerra, 
mese  per  mese,  vi  è  "vissuta"  nel  racconto,  nel  comento,  nell'ansia  di  sal- 
vare l'Italia  dal  nemico  e  dagli  "alleati".  Non  v'è  collezione  di  libri,  riviste 
e  giornali  che  eguagli  nel  genere  questa  del  Carroccio. 


Gli  Abbonati  del  Carroccio  aggiungono  ogni  anno  alla  loro  biblioteca 
DUE  VOLUMI  di  oltre  DUEMILA  PAGINE  con  ricche  illustrazioni 
e  indici. 

Soìio  volumi  di  letteratura  patriottica,  di  soggetti  intimamente  connessi 
alle  relazioni  tra  l'Italia  e  gli  Stati  Uniti,  alla  vita  e  alla  storia  delle  nuove 
Colonie  Italiane  ed  al  futuro  dell'Italia  oltre  Oceano. 

I  volumi  del  Carroccio  sono  una  preziosa  raccolta  di  studi,  di  opi- 
nioni, di  fatti  e  di  dati  d'interesse  nazionale.  Sono  libri  che  non  si  lasciano 
a  impolverare  negli  scaffali.  La  loro  lettura  riesce  utile  in  ogni  tempo. 
Sono  altrettanti  manuali  d'italianità. 


I  LIBRI  DEL  CARROCCIO  D'OGGI  SARANNO  I  LIBRI  D'IN- 
FORMAZIONE DI  DOMANI. 


//  mezzo  più  semplice  di  assicurarsi  ogni  anno  la  collezione  del  Car- 
roccio è  quello  dell'abbonamento  :  —  5  dollari  per  gli  Stati  Uniti;  5.50  pel 
Canada;  6  dollari  per  l'Italia  e  altri  paesi  fuori  Stati  Uniti. 


Le  cronache  artistiche  Jg/  Carroccio  sono  le  più  appressate 


YiflAWrtfliftdWWIiAAft^W^^WAftrtrtAftA^WrtArtArni^rtrtiPWift^WAft^V^WiinAMArtflArtrtA 


Profile  Vieiv  of  Caruso  Busi 


IL  DONO   IDEALE 

PER    NATALE 

E 

CAPODANNO 

e' 

LO  SPIRITO 
DI   CARUSO 

Busto  di  VINCENZO  MISERENDJNO 


IL  NOTO  SCULTORE  DI  ROOSEVELT  ha  voluto,  con  nobile  slancio, 
offrire  a  tutti  un  ricordo  magnifico  del  Sommo  Tenore,  rendendo 
popolare  un  busto,  che  è  un  vero 
capolavoro  d'arte.  Ogni  busto 
esce  dallo  studio  dello  scultore 
e  porta  la  sua  firma.  Non  vi  de- 
ve essere  casa  italiana,  che  pos- 
segga un  grammofono  coi  dischi 
di  Caruso,  che  resti  priva  del 
Caruso  scolpito  da  Miseren- 
dino.  Donatelo  ai  vostri  amici, 
invece  di  un  mazzo  di  fiori. 

La  riproduzione  è  alta  do- 
dici pollici  ed  è  patinata  super- 
bamente in  bronzo  scuro  antico. 

II  busto  viene  spedito  in  tutti  gli 
.Stati  Uniti,  in  solide  cassette  di  legno. 

Inviate  Money  Order  di  $5.00  per 
New  York  City  e  Brooklyn,  e  $6.00 
per  tutte  le  altre  città. 

S.     GAMBARELLI 

44    Washington  Square  South 
NEW  YORK  CITY 
Telefono:    SPRING    8132  THE    SPI  RI  T    OF    CARUSO 


Dear  Mr.  S.  GAMBARELLI, 

Enclosed  please  find  a  check  of  $ ._.... 

MISERENDINO. 

Signature  of  Purchaser „ „..._ 

Address __ 


for...._ _ 


Date..^. „ 

..._._...  BUST  OF  CARUSO,  by 


(WRITE     PLAINLy) 


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//  Carroccio  parla,  in  inglese,  dell'Italia  ai  figli  degli  emigrati  non  familiari  con  l'idioma  paterno 


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Grande  scelta  di  libri  italiani  antìcliì  e  moderni 

ULTIMI  ARRIVI  DALL'  ITALIA 

Gabriele    d'Annunzio  —  Notturno    (l'ultimo  volum,e  del 
Poeta-Soldato)    

Ildebrando  Pizzetti  —  Intermezzi  critici  (critica  musicale) 

Carla  Cadorna  —  La  luce  di  Beatrice 

Francesco  Chiesa  —  L'altarino  di  stagno,  e  altri  racconti 

Giuseppe  Lipparini  —  14  Fanti  (romanzo) 

Aldo  Palazzeschi  —  //  re  bello  (novelle) 

Grazia  DeledDA  —  //  segreto  deiruomo  solitario  (romanzo) 

Virgilio  Brocchi  ■ —  //  posto  nel  mondo  (romanzo) 

Alfredo  Panzini  —  Donne,  madonne  e  bimbi  (nuova  ediz.) 

Ada  Negri  —  Stella  mattutina    (romanzo) 

Corrado  Covoni  —  Anche  V ombra  e  sole  (romanzo) 

Mario  Puccini  —  Brividi  (romanzo) 

Giosuè'  Borsi  —  Novelle 

Sem   BeneLLI  —  Ali     (dramma) 

Dario  Niccodemi  —  L'alba,  il  giorno,  la  notte  (commedia) 

Alfredo  MeLANI  —  Architettura  italiana  antica  e  moderna  con 
33  illustrazioni  


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1.20 

0.80 

0.70 

0.80 

0.75 

1.00 

0.75 

0.70 

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Dante  —  La  Divina  Commedia,  illustrata  da  Corrado  Ricci     50.00 


Piccola  Collezione  d'Arte  —  con  numerose  illustrazioni 0.60 

Italia  Artistica,   monografìe   illustrate 1.25 


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Serbate  la  collesione  del  Carroccio:  due  volumi  all'anno  di  complessive  2000  pagine 


^4  CANESSA    GALLERIES 


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Greek.,  Roman,   Gothic  and  Renaissance 

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PRESIDENTE:  SENATORE  PROF.  CAMILLO  GOLGI 
DIRETTORE:    PROF.    COIHM.    SERAFINO    BELFANTI  . 


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45  Spring  Street,   New  York  -6704,    ISth  Ave.,  Brooklyn 

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13 


C  Si  fa  dono  graditissimo  a 
congiunti  ed  amici  in  Italia  abbo- 
nandoli al  Carroccio.  L'abbo- 
namento-dono costa  6  dollari. 


//  Carroccio  è  simbolo  italiano  di  battaglia  contro  gli  stranieri  nemici 


BANCO  DI  ROMA 

ESTABLISHED    1880 

HEAD  OFFICE  :  ROME,  ITALY 


Capital  Full  Paid  and  Surplus        $35.000.000.00 
Total  Resources  Over  ....  $1.000.000.000,00 

(PIVE  LIRE  -  ONE  DOLLAR) 


BRANGHES  IN  ITALY 


ABBAZIA 
ACQUI 
ALBA 

ALBANO  LAZIALE 
ANAGNI 
ANDRIA 
ANZIO 
AQUILA 
ARCIDOSSO 
AREZZO 

ASCOLI  PICENO 
ASSISI 
ASTI 
AVERSA 
AVEZZANO 
BAGHERIA 

BAGNI  DI  CASCIANA 
BAGNI  DI  LUCCA 
BAGNI  DI   MONTECATINI 
BAGNI  DI  S.  GIULIANO 
BARI 

BASTIA  UMBRA 
BENEVAGIENNA 
BERGAMO 
BIBBIENA 
BISCEGLIE 
BITONTO 
BOLOGNA 
BOLZANO 

BORGO  A  MOZZANO 
BOSA 
BRA 

BRESCIA 
CAGLIARI 
CALTAGIRONE 
CAMAIORE 

CAMPIGLIA  MARITTIMA 
CAMPOBASSO 
CANALE 
CANELLI 

CANOSA  DI  PUGLIA 
CARATE  BRIANZA 
CARLOFORTE 
CARRU 

CASALBUTTANO 
CASTELLAMONTE 
CASTELNUOVO 
DI  GARFAGNANA 


CASTIGLIONE 
FIORENTINO 
CATANIA 
CECINA 
CELANO 
CENTALLO 
CEVA 
CHIUSI 

CITTA'  DI  CASTELLO 
CLUSONE 

COLLE  VAL  D'ELSA 
COMO 

CORNIGLIANO  LIGURE 
CORTONA 
COTRONE 
CREMA 
CREMONA 
CUORGNE" 
DOGLIANI 
FABRIANO 
FERMO 
FIESOLE 

FIGLINE  VALDARNO 
FIUME 
FLORENCE 
FOGGIA 

FOIANO  DELLA  CHIANA 
FOLIGNO 

FORTE  DEI  MARMI 
POSSANO 
FRASCATI 
PROSINONE 
GALLICANO 
GALLIPOLI 
GAVI 
GENOA 

GIUGLIANO  IN    CAMPAN 
GREVE  IN  CHIANTI 
GROSSETO 
GUALDO  TADINO 
GUBBIO 
INTRA 
ISCHIA 
IVREA 

LA  MADDALENA 
LANCIANO 
LANUSEI 
LAURIA  SUPERIORE 

OOLONIAL 


LECCE 

LEGHORN 

LEGNANO 

LUCCA 

LUSERNA  S.  GIOVANNI 

MARCIANA    MARINA 

MARTINA  FRANCA 

MELFI 

MERANO 

MERCATALE 

MESSINA 

MI  LAN 

MODICA 

MONDOVP 

MONOPOLI 

MONTELEONE 

DI    CALABRIA 
MONTESAM  PI  ETRAN  GELI 
MONTE  SAN  SAVINO 
MONTE  URANO 
MONTEVARCHI 
NAPLES 
NARDO 
NETTUNO 

NIZZA  MONFERRATO 
NOCERA  INFERIORE 
NORCIA 
NOVI  LIGURE 
NUORO 
ONEGLIA 
ORBETELLO 
ORVIETO 
ORZINUOVI 
OSTUNI 
PAGANI 
PALERMO 
■A   PALLANZA 
PARENZO 
PERUGIA 
PIADENA 
PIETRASANTA 
PINEROLO 
PIOMBINO 
PISINO 
POGGIBONSI 
PONTE  A   POPPI 
PONTECAGNANO 
PONTEDERA 

BRANGHES 


POPOLI 

PORTOFERRAIO 

PORTOLONGONE 

PORTO  S.  GIORGIO 

POTENZA 

PRATOLA  PELIGNA 

PUTIGNANO 

RAPALLO 

REGGIO  CALABRIA 

RIONERO  IN   VULTURE 

RIVAROLO  CANAVESE 

ROCCHETTA  LIGURE 

ROME 

ROVIGNO 

SALERNO 

S.  BENEDETTO 

DEL  TRONTO 
SANSEVERO 
SANTA  MARIA 

DEGLI  ANGELI 
SANTA  MARGHERITA 

LIGURE 
SANT'ANTIOCO 
SARNO 
SARONNO 
SASSARI 
SAVONA 

SECONDIGLIANO 
SEGNI-SCALO 
SIENA 
SIGNA 
SIRACUSA 
SQUINZANO 
TAGLIACOZZO 
TEMPIO  PAUSANIA 
TERRANOVA  DI  SICILIA 
TIVOLI 

TORRE  ANNUNZIATA 
TORRE  DEI  PASSERI 
TORRE  PELLICE 
TRANI 
TRENTO 
TRIESTE 
TURIN 
VELLETRI 
VENICE 
VIAREGGIO 
VITERBO 
VOLTERRA 


BENGASI    (AFRICA).  TRIPOLI    (AFRICA)  .  RHODES   (ASIA) 
FOREIGN   BRANGHES 

ENGLAND:  LONDON  (  REPRESENTATIVE) 
FRANGE:  PARIS.  LYONS  -SPAIN:  MADRID.  BARCELONA.  TARRAGONA.   MONTBLANCH.  BARI AS  BLANCAS. 
SANTA  COLOMA  DEQUERALTS.  VALLS  -  SWITZERLAND:  CHIASSO.  LUGANO,  ZURICH   (REPRESENTATIVE) 

TURKEY:  CONSTANTI NOPLE  -  MALTA:  VALLETTA 
ASIA  MINOR;    ADALIA.  SMYRNA.    SOKIA  -   SYRIA:  ALEPPO.   BEYROUTH. 
DAMASCUS.  TRIPOLI   -  PALESTINE:  JERUSALEM.   CAIFFA.    JAFFA 
EGYPT:  ALEXANDRIA.   CAIRO.   PORT  SAID.   MANSOURAH.  TANTAH.   BENI   MAZAR.   BENI  SOUEFF. 
BIBEH.  DESSOUK.  FASHN.  FAYOUM.  KAFR  EL  CHEIKH.  MAGAGHA.    MIT  GHAMR 

jR o  13 o r^  1=^ o    Ror^rvA. 

Otn.&   "VS?'«^XX    Street  IVJBJ'VSr   'VOIil-C 


li 


Pubblicare  un  annunsio  sul  Carroccio  è  una  distinsione 


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1^-    /S©ClETA"ANON.IMA» 

SE  DE' so  CIME  DIREZIONE  CEKT»ÌE 

APKAÌEL.3JA0 
RISÈRVA  L  68.000.000 

FILIALI  IN  TVTTC^|REGN0.4^ARrCI  JCWyOBK 

TVTTE  LErfERAZIONIDI  BANCA 


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la 


Gli  Americùni  inìraìfedonó  nel  Carroccio  un'Italia  pensante  ed  operante  in  Antetica ^ 

V 


COMMERCIAL  TRUST  CO. 

BROADWAY  &  41st  STREET 

affiliata  alla 

EAST  RIVER  NATIONAL  BANK,  New  York 

Capitale  $25.000.000.00 

ed  alla 

BANK  OF  ITALY,  CALIFORNIA 

Capitale  $200.000.000,00 


La  Direzione  della  COMMERCIAL  TrUST  Co.,   annunzia  che  la 
Banca  e  il  reparto  delle  Cassette  di  Sicurezza  saranno  aperti   dalle 

9  ANT.  ALLE  10.30  POM.,  COMPRESO  IL  SABATO 


Sui  depositi  dal  1.°  al  10  Gennaio  vengono  liquidati  gli 
interessi  dal    1.°  Gennaio. 


Amministratori 

Dr.  A.  H.  GIANNINI,  chairman  del  Consiglio  Direttivo 
R.  R.  MOORE,  Presidente 
G.  J.  BAUMANN,  vice-Presidente  J.  G.  HEMERICH,  Segretario 

J.    F.    CAVAGNARO,    vice-Presidente  J.  B.  RIEGER,  Assistente  segretario 

Direttori 

Dr.  A.  H.  GIANNINI,  Presidente  della  East  River  National  Bank  e  Vice-Presidente 

della  Bank  of  Italy. 
R.  R.  MOORE,  Presidente  della  Commercial  Trust  Company. 
G.  J.  BAUMANN,  Vice-Presidente  della  Commercial  Trust  Company. 
J.  F.  CAVAGNARO,  Vice-Presidente  della  East  River  National  Bank 
SAM  H.  HARRIS,  industriale  teatrale. 
H.   D.  NESSLER,   impresario  edilizio. 
LOUIS  HAAS,  negoziante 
H.  M.  SWETLAND,  editore 

GEORGE  W.  LUFT,  Presidente  della  George  W.  Luft  Co.,  Inc. 
SIGMUND   GLATZER,   Presidente  della   Sigley   Realty   Corporation. 
HARRY  M.  ENGEL  della  Fabbrica  di  fiori  artificiali  Engel,  Hess  &  Co. 
JAMES  WOODS,  Vice-Presidente  e  Direttore  dell'Hotel  Belmont  e  del  Murray  Hill 

Hotel. 
fortunato  gallo,  Direttore  Generale  della  San  Carlo  Opera  Co. 
FRANK  A.  ZUNINO,  Presidente  dell'Atlantic  Macaroni  Company. 
R.  C.  AIMONE,  Tesoriere  della  Aimone  Mfg.   Company. 
JOSEPH   GUFFANTI,   Direttore  dei   Restaurants   Guffanti. 

JACOB  RAPOPORT  della  Manifattura  di  vestiti  e  mantelli  Jacob  Rapoport  &  Co. 
N.  SCHENCK,  Vice-Presidente  e  Direttore  Generale  della  Loew's,  Inc. 


g^i/^uv^^wv^^v^^^^wvuvwwwMr^^^M^^^^^^wsA/y^^^/vwvLWk 


13 


/  figli  degli  emigrati  si  rinnovano  nell'amore  d'Italia  leggendo  il  CARROCCIO 

BANCA  DELL'ITALIA  MERIDIONALE 

CAPITALE  STATUTARIO  LIRE  50.000.000  -  VERSATO  LIRE  25.000.000 

RISERVE  LIRE  1.250.000 
SEDE    SOCIALE 

NAPOLI 

Filiali:  Bari,  Genova,  Milano,  Napoli,  Palermo,  Pozzuoli 


Ha  per  programma  V  incremento  del  commercio 
fra  gli  Stati  Uniti  e   l'Italia  ed    a   tale    scopo 

VUFFICIO  SVILUPPO  E  DELLE 
RELAZIONI  ESTERE 

presso  la  Direzione  Centrale  in  Napoli  si  tiene 
a  disposizione  degli  interessati  per  fornire  qual- 
siasi injormazione  commerciale,  nonché  per 
mettere  in  relazione  importatori  ed  esportatori, 
dare  indirizzi  di  Rappresentanti,  ecc.     Jt     jt 


TUTTE  LE  OPERAZIONI  DI  BANCA 
DI  CAMBIO  E  DI  BORSA 


14 


//  nazionalismo  del  Carroccio  è  amor  di  patria  vero 


BANCO  DI  NAPOLI 


FONDATO  NEL  1539 


Capitale  e  riserva  Lit.  135.000.000 
Riserva  per  la  circolazione  Lit.  319.809.000 


DIREZIONE  GENERALE  IN  NAPOLI 


60  Filiali  in  Italia  -  Filiale  a  Tripoli  (Africa) 
FILIALI  DI  RECENTE  APERTURA 

TRENTO  -  BOLZANO  -   TRIESTE  -   GORIZIA 


Corrispondenti  nelle  principali  città  del  mondo 


AGENZIE  NEGLI  STATI  UNITI 

PER  RIMESSE  IN  ITALIA  A  MEZZO  TRATTE-TELEGRAFO 

VAGLIA  SPECIALI  GARANTITI 

gli  unici  riconosciuti  dal  R.  Governo  ed  ammessi  a  paga- 
mento dagli  Uffici  Postali  del  Regno 

Per  altre  operazioni  di  Banca  e 
SERVIZIO  DEL  DEBITO  PUBBLICO  ITALIANO 


NEW  YORK 

1  )  '  Broadway,  Spring  &.  Croshy  sts. 
2)  -  353  East  149th  st. 

CHICAGO 

So.  Halsted  &  Froquer  sts. 


IS 


//  Carroccio;  vera  fiaccola  d'italianità  nel  Nord  America  —  "Popolo  d'Italia"  di  Mussolini 


THE  EAST  RIVER  NATIONAL 

OF  NEW  YORK 

680     BROADWAY 

FONDATA  NEL  1852 

CAPITALE    E    RISERVA    $  1.600.000.00 
ATTIVITÀ'   OLTRE   $  24.000.000.00 


C  E'  una  banca  Nazionale,  sotto  il  controllo  del 
Governo  Federale,  e  dal  medesimo  autorizzata  a 
emettere  biglietti  di  Banca. 

C   Ha  in  deposito  fondi  dello  Stato  di  New  York. 

C  Fa  parte  della  Stanza  di  Compensazione  (Clear- 
ing House)  e  della  Federai  Bank  di  New  York. 

C  Riceve  depositi  in  conto  speciale  e  in  conto 
corrente. 

C  Ha  corrispondenti  diretti  nelle  principali  città 
d'Italia  e  in  tutte  le  parti  del  mondo. 

C  Compra  e  vende  tratte  e  trasferte  telegrafiche; 
s'incarica  dell'incasso  di  effetti  semplici  e  docu- 
mentati su  qualsiasi  piazza  del  mondo;  emette  let- 
tere di  credito  per  importazione  di  merci,  e  con- 
cede facilitazioni  eccezionali  agli  esportatori  e  im- 
portatori. 


—  Emette  chèques  e  lettere  di  credito  circolari  per  viaggiatori  — 


CASSETTE  DI  SICUREZZA 


Articles  both  in  Bnglish  and  in  Italian  in  II  Carroccio 


Per  un  Migliore  Natale  in  Italia 

Per  procurare  re^jali  e  comodità  per  gli  amici  e  parenti  residenti  in  patria, 
un  grande  numero  d'Italiani  stanno  già  comprando  assegni  bancari  per 
trasmissione  in  Italia  in  occasione  delle  prossime  feste  di  Natale. 

Nel  fare  rimesse  di  Natale,  potete  ottenere  il  cambio  più  favorevole  e  la 
massima  sicurezza  recandovi  al  Dipartimento  Italiano  della  Ir\ing  National 
Bank,  Woolworth  Building,  233  Broadway,  oppure  presso  qualsiasi  altra 
succursale  di  questa  banca  site  in  differenti  località  in  New  York  e  Brooklyn. 

A  mezzo  della  Irving  potete  spedire  la  vostra  moneta  con  sicurezza  e  con 
sollecitudine,  sia  a  mezzo  posta  che  a  mezzo  telegrafo,  a  costo  basso,  in 
qualunque  città  o  villaggio  d'Italia. 

IRVING    NATIONAL   BANK 

WOOLWORTH   BUILDING,   NEW  YORK 


LINCOLN   OFFICE 
E.  42ncl  St. ,  opp.  Grand  Central  Terminal 

SHERMAN   OFFICE 
Flfth  Ave.  and  i;2nd   Street 

AETNA   OFFICE 
92   West   Broadway 

EIGHTH   STREET  OFFICE 

Broadway  and  Eighth  Street 


MARKET  &  FULTON   OFFICE 
81-83    Fulton  Street 

BROOKLYN   OFFICE 

550   Fulton  Street 

FLATBUSH    OFFICE 

Flatbush  and  Linden  Aves. 

NEW   UTRECHT  OFFICE 

New  Utrecht  Avenue  and   53rd  Slreei 


RIEMPITE    QUESTA    SCHEDA.    STACCATELA    E    SPEDITELA    SUBITO 


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ABBONAMENTO    AL    CARROCCIO 


Il  Carroccio  ^uhlishing  Co.,   Inc. 
1 50  Nassau  Street,   New    Yorì^. 

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VOL.  XIV  DICEMBRE  1921  No.  6 


KARA-KIRI 


IN  Giappone  quando  l'autorità  vuole  spacciare  un  nobile  che  le  dà  fastidio, 
o^li  ordina  di  "suicidarsi".    Il  nobile  non  se  lo  fa  dire  due  volte:  riceve 
il  comando,  s'avvia  lemme  lemme  a  casa,  si  chiude  in  una  stanza,  prende 
una  spada  e  s'accerta  che  sia  perfettamente  affilata,  si  accoccola  sopra  una  stuoia 
e  da  sé  stesso,  con  mano  ferma,  eseguisce  la  sentenza  :  si  squarcia  il  ventre  con  la 
lama  tremenda.    Questa  stoica  operazione  si  chiama  kara-kiri. 

A  Washington,  i  nipponizzati  conferenzieri  del  cosiddetto  disarmo  :  i  britanni 
in  prima  linea  eppoi  i  giapponesi,  i  francesi  e  gli  americani  hanno  imposto  all'Italia 
il  kara-kiri.    ì\  la  nobile  Italia  s'è  magnificamente  suicidata. 

Interrogato  il  suo  primo  Delegato,  nella  plenaria  adunanza  del  io  dicembre 
alla  Continental  Hall  di  Washington,  che  ne  pensasse  della  Quadruplice  stabilitasi 
per  dominare  nel  Pacifico  —  e,  soggiungiamo  noi,  nel  mondo  —  si  limitò  a  dire  — 
questa  volta  in  inglese  —  che  il  trattato  era  stato  "cortesemente  comunicato  ai  de- 
legati italiani  prima  della  sua  conclusione",  e  che  incontrava  il  loro  più  pieno 
consenso   ("fullest  consent"). 

-L'atteggiamento  "gentile",  umilissimo,  dell'oratore  aveva  la  solennità  stoica 
del  nobile  che  si  sventra  per  ordine  del  Mikado. 

Da  quel  momento  l'Italia  usciva  dal  novero  delle  cinque  grandi  potenze  del 
mondo  —  l'Italia,  capite?,  la  vincitrice  di  Vittorio  Veneto! 

Un  destino  la  chiamò  nel  '14  e  nel  '15  alla  sua  missione  antica  di  civiltà  e  di 
redenzione,  e  con  la  neutralità  prima,  con  l'intervento  dopo,  decise  delle  sorti  del 
mondo  :  ipotecando  per  sé,  legittimamente,  il  diritto  di  dividere  con  le  altre  nazioni 
l'onere  e  l'onore  del  governo  dell'umanità.  Lo  stesso  destino  le  consacrò  quel  di- 
ritto, quando  raccolse  da  sé  la  corona  della  Vittoria  nelle  onde  del  Piave  arrossate 
dal  sangue  de'  propri  figli.  Da  quel  giorno  l'Italia  di  Cavour,  di  Mazzini,  di  Ga- 
ribaldi s'assideva,  degna  e  sicura,  nel  consesso  delle  nazioni  potenti.  E  non  temeva, 
no,  di  entrare,  subita,  nelle  cerchia  nemica:  non  poteva  temere,  che  s'era  formata 
un'anima  d'acciaro,  s'era  data  una  volontà,  possedeva  cuori  ed  armi.  Sentirono  gli 
"alleati"  la  nuova  forza  di  giustizia  che  entrava  nel  covo  della  loro  congiura,  e 
s'appuntarono  contro  la  sopraggiunta  energia.  La  umiliarono  e  la  oltraggiarono. 
Il  gesto  dei  negoziatori  che  lasciavano  Parigi  colpiti  in  volto  chiudeva,  di  volontà 
italiana  —  ma  covata,  desiderata,  spiata,  provocata  —  la  lotta  subdola  dell'Inghil- 
terra e  della  Francia  che  si  servivano  della  villania  di  Wilson  per  compiere  il  loro 


652  IL   CARROCCIO 


proditorio  assassinio.  Il  ritorno  sulla  Senna  dei  delegati  italiani  non  fu  chiesto; 
s'era  già  pensato  di  fare  a  meno  dell'Italia  nella  liquidazione  della  pace  ;  e  togliere 
dalle  copie  del  trattato  già  steso  il  nome  d'Italia,  fu  un  lampo.  Non  dobbiamo 
scordare  che,  rientrato  Orlando  in  Conferenza,  trovò  che  nelle  copie  stampate  del 
trattato  il  nome  dell'Italia  era  stato  aggiunto  con  l'inchiostro,  né  va  scordato  che 
alla  rimostranza  fattagli,  il  Tigre  die'  in  una  insolenza,  di  cui  non  v'è  ricordo  di 
eguali  :  —  Meglio  così,  sarà  più  facile  cancellarlo  ! 

Cancellare  cioè  l'Italia  dal  novero  delle  potenze  arbitre,  omai,  dei  destini 
dei  popoli  :  sopprimere  l'Italia  dalla  vicenda  storica  odierna  —  dal  suo  destino  me- 
diterraneo —  respingerla  indietro,  verso  la  fosca  sua  epoca  di  parvità  e  di  servaggio. 

Giorgio  Clemenceau  ne  vada  soddisfatto:  l'Italia  ha  preso  con  le  sue  mani 
stesse  la  spada  pel  suo  kara-kiri  e  s'è  sventrata.  La  Quintuplice  del  28  giugno  1919 
s'è  tramutata  nella  Quadruplice  del  io  dicembre  1921.  Tra  Versaglia  e  Washing- 
ton —  l'Italia  che  nega  essa  stessa  la  sua  vittoria,  l'Italia  che  ripensa  con  l'anima 
caina  del  neutralismo  sovvenzionato  dal  tedesco  —  si  apparta  da  sé,  s'inchina, 
chiama  "cortesia"  l'oltraggio  che  le  s'infligge,  ed  apre,  da  buona  ancella,  le  cortine 
della  sala  del  Dipartimento  di  Stato,  dove  Stati  Uniti,  Giappone,  Britannia  e 
Francia  sfilano  a  stipulare  l'accordo  del  Pacifico,  e  dove,  per  irrisione  della  sorte, 
un  pittoresco  negro  è  adibito  ad  asciugare  con  la  cartasuga  le  firme  dei  plenipo- 
tenziari, e  questo  negro  si  chiama  Savoy! 

*  *  * 

Non  abbiamo  parole  bastevoli  per  esprimere  la  nostra  amarezza;  e  non  sap- 
piamo come  contenere  la  nostra  indignazione.  Amarezza  e  indignazione  che  gli 
Italiani  degli  Stati  Uniti  hanno  profondamente  sentite  e  dividono  con  noi. 

*  *  * 

L'Italia  venne  invitata  alla  Conferenza  per  la  limitazione  degli  armamenti  e 
per  la  questione  del  Pacifico.  L'invito  del  governo  di  Washington  fu  simile  per 
Roma,  Londra  e  Parigi.  Tra  i  gabinetti  fu  discussa  l'agenda  della  Conferenza,  e 
le  potenze  concordarono  in  un  programma  reciprocamente  accettato. 

Se  l'Italia  fu  invitata  alla  discussione,  è  chiaro  che  non  le  si  poteva  limitare 
il  diritto  di  far  valere  nei  negoziati  la  propria  voce  e  il  proprio  peso.  La  stessa 
comunicazione  dello  schema  del  trattato  del  Pacifico  fatta  ai  delegati  italiani  prima 
della  sua  conclusione,  e  lo  stesso  discorso  di  adesione  chiesto  a  Schanzer  e  fatto 
nella  seduta  del  io  dicembre,  dicono  quanto  i  firmatari  tenessero  a  che  l'Italia 
prendesse  nota  di  ciò  che  la  Quadruplice  intendeva  fare  nel  Pacifico. 

E'  l'Italia  una  potenza  interessata  negli  affari  del  Pacifico? 

Sì. 

L'asse  della  politica  mondiale  s'è  spostato  dall'Europa  in  Asia.  La  Conferenza 
di  Washington  chiamata  precipitosamente  e  svolgentesi  in  tanta  ansia  di  popoli, 
n'è  la  prova.  Nel  Pacifico  si  risolve  oggi  il  problema  della  pace,  o,  dite  pure,  della 
guerra.  L'Italia,  "grande  potenza",  aderente  alla  Lega  delle  Nazioni,  quindi  abili- 
tata a  sincerarsi  delle  nazioni  che  hanno  interessi  nel  Pacifico,  alla  loro  volta  socie 
della  Lega,  è  piìi  che  mai  interessata  alla  conservazione  della  pace  e  alla  depreca- 
zione della  guerra.  Non  si  può  pensare  oggi  all'eventualità  d'un  conflitto,  che  sia 
ammesso  dalla  Lega  delle  Nazioni  e  che  scaturisca  dal  Trattato  di  Versaglia,  senza 
l'obbligo  italiano  di  parteciparvi.  E  come  la  Conferenza  della  limitazione  degli 
armamenti  s'innesta  a  tutto  il  sistema  internazionale  stabilito  prima  dall'Intesa  e 
dall'Associato,  successivamente  interpretato  e  modificato  soltanto  per  via  di  ac- 


KARA-KIRI  653 


cordi,  è  chiaro  ancora  che  l'Italia  debba  badare,  da  parte  sua,  a  che  gli  altri  con- 
traenti non  lo  alterino  di  loro  arbitrio.  Nel  Pacifico  sonvi  interessi  già  tedeschi 
che  sono  passati  in  mano  altrui  per  mandato  di  tutte  le  altre  parti  concorrenti  al 
Trattato  di  Versaglia,  fra  cui  l'Italia.  Infine  l'Italia  è  una  Nazione;  cioè  un  popolo 
civile  che  si  muove  liberamente  nella  propria  orbita  nazionale  e  che  vuole  muo- 
versi, pure  liberamente,  nell'orbita  internazionale.  E'  una  Nazione  che  vive  sul 
mare,  e  che  per  le  vie  di  mare  manda  e  accoglie  uomini,  avvia  e  riceve,  vende  e 
compra  derrate.  Le  vie  degli  oceani,  libere  alle  altre  genti,  non  possono  essere 
vietate  alle  sue.  Nella  stessa  questione  di  Yap,  per  esempio  —  dove  c'è  tuttora  da 
risolvere  l'attribuzione  dei  cavi  tedeschi,  là  e  altrove  —  c'è  ancora  da  vedere  se  le 
linee  telegrafiche  subacquee  entrate  nel  bottino  di  guerra  debbano  essere  divise 
unicamente  fra  Inghilterra,  Francia,  Giappone  e  Stati  Uniti,  e  non  pure  con 
l'Italia,  o  almeno  almeno,  quando  debba  rimanere  a  mani  vuote,  con  un  altro  suo 
"fullest  consent"  !  Infine,  noi  abbiamo  in  Cina  quei  124  acri  di  terra  a  Tien-tsin 
sui  quali  il  tricolore,  a  quel  che  sappiamo,  non  è  stato  ancora  abbassato.  Quella 
"concessione"  ci  venne  in  proprietà  assoluta  e  in  piena  giurisdizione  con  l'accordo 
17  giugno  1902  che  non  ancora,  a  quel  che  sappiamo,  è  stato  abolito  —  proprio 
come  non  sono  stati  aboliti  quegli  altri  accordi  con  la  Cina,  per  la  cui  forza  oggi 
gli  altri  governi  europei  vantano  interessi  nel  Pacifico.  La  Cina  non  può  essere 
contesa  al  libero  svolgimento  del  commercio  italiano  ;  in  Cina  noi  abbiamo  acquistato 
delle  simpatie  che  ci  costano  laboriose  e  pazienti  pratiche  di  governo  e  di  privati  ; 
tra  quei  400  milioni  di  consumatori  possiamo  onestamente  valorizzare  le  buone  di- 
sposizioni verso  di  noi,  molto  più  amati  laggiù  degl'inglesi,  dei  francesi,  magari 
degli  americani.  Tien-tsin  è  sul  Peiho,  fiume  navigabile  —  ed  è  per  noi,  come 
per  gli  altri,  la  stazione  di  transito  alla  ferrovia  che  da  Taku  sale  a  Pechino,  e  che 
dalla  capitale  prosegue  sino  a  Kalgan  alla  soglia  della  grande  muraglia,  sul  confine 
mongolo  —  via  naturale  al  commercio  della  Mongolia. 

Se,  dopo  questa  sommaria  e  non  anco  completa  esposizione  di  ragioni,  l'Italia 
non  può  non  essere  considerata  potenza  interessata  nel  Pacifico  —  perchè  mai 
siamo  stati  esclusi  dalla  Quadruplice? 

Fummo  invitati  a  parteciparvi  ? 

Se  sì,  perchè  rifiutammo   la  nostra  accessione? 

Non  fummo  invitati? 

Perchè,  allora,  non  chiedemmo  le  ragioni  della  nostra  esclusione,  e  non  pro- 
spettammo alla  nostra  volta  quelle  che  ci  autorizzavano  a  partecipare  all'accordo? 

Se  in  seno  alla  Conferenza,  il  risentimento  italiano  fu  oggetto  di  dibattito, 
quali  furono  le  ragioni  che  prevalsero  e  stettero  contro  gl'interessi  italiani? 

Non  vale  il  dire  che  per  la  questione  della  Cina  propriamente,  si  prepara  un 
accordo  separato  a  nove,  l'Italia  compresa.  L'Italia  "grande  potenza"  che  siede, 
invitata,  al  convegno  washingtoniano,  non  può  estraniarsi  alle  complicazioni  del- 
l'Oceano da  cui  può  nascere  anche  per  lei  la  guerra,  senza  rinunciare  alla  sua 
dignità,  senza  decapitarsi. 

Anche  alla  Francia,  che  pure  vanta  interessi  nel  Pacifico,  l'Inghilterra  aveva 
vietato  di  partecipare  alla  Quadruplice  ;  eppure  la  Francia  "impose"  la  sua  entrata 
nel  consorzio  :  per  due  ragioni  —  quella  degl'interessi  suoi  coloniali  e  per  la  volontà 
di  tenere  il  suo  posto  fra  le  nazioni  dirigenti  del  mondo.  "She  wants  to  take  her 
place  with  the  other  leading  Powers  of  the  world"  telegrafava  da  Washington 
Robert  J.  Prew,  corrispondente  londinese  che  presta  servizio  a  Washington.  Lo 
stesso  giornalista  accennava  alla  possibilità  dell'ammissione  dell'Italia  sol  che  l'a- 
vesse voluto:  "She  may  enter  it  if  she  cares  to  do  so". 


654  IL    CARROCCIO 


Perchè  l'Italia  non  si  curò  di  entrare  ?  La  Francia  volle  ed  ottenne,  rientrando 
per  la  parte  del  Pacifico  a  dominare  la  posizione  in  Europa,  di  contro  a  Lord 
Curzon  insorto  all'indomani  del  discorso  guerrafondaio  di  Briand.  Questa  sì  ch'è 
politica.  E  ponendosi  di  fianco  agli  Stati  Uniti  —  necessaria  alleata  —  di  contro 
all'alleanza  anglo-giapponese 

Ci  è  riuscito  interessantissimo  il  tener  dietro  agli  sforzi  fatti  nella  Confe- 
renza, dall'Inghilterra  e  dal  Giappone,  perchè  la  Francia  non  portasse  nel  gioco 
dell'Estremo  Oriente  il  suo  fulmicotone,  il  suìphurous  hlast  europeo  —  riferiva 
l'Hamilton  del  London  Daily  Clironicle  —  da  lei  portato  nella  placida  atmosfera 
di  Washington.  La  Francia,  più  s'accanivano  gli  avversari,  più  s'accaniva  essa; 
ed  a  chiederla  allato  a  sé  fu  proprio  l'America,  che,  dovendo  dare  soddisfazione 
all'opinione  pubblica,  volle  dimostrare  che  non  era  sola  ad  avere  strappato  garenzie 
alle  alleate  del  Pacifico. 

Nella  Conferenza  ci  fu  dunque  una  valutazione  contestata  degl'interessi  nel 
Pacifico  di  ciascuna  potenza  :  e  ne  venne  fuori  questa  chiara  ed  accettata  consta- 
tazione: che  l'Italia  nel  Pacifico  non  ha  interessi  né  diretti  né  indiretti.  Cioè, 
l'Italia  venne  virtualmente  messa  fuori  della  Conferenza,  al  cui  invito,  al  cui 
programma  del  Pacifico,  alla  cui  agenda  essa  aveva  aderito. 

Che  cosa  avviene?  Che  si  cade  —  dopo  la  classifica  delle  quote  navali,  alla 
stregua  delle  quali  si  consolida  la  gerarchia  internazionale  delle  potenze  —  in  un 
assurdo  ancora  più  inammessibile  :  si  costringe  la  "grande  potenza"  Italia  parte- 
cipante alla  Conferenza,  pari  fra  le  pari,  ad  accettare  di  rimanere  fuori  dall'Oceano 
Pacifico  —  negandole,  con  l'esclusione  dalla  Quadruplice,  tutti  i  benefici  diretti  in 
Asia,  e  indiretti  nell'equilibrio  diplomatico  della  nuova  Intesa;  e  mantenendola 
soggetta  a  tutti  gli  obblighi  morali  e  materiali  cui  è  sottoposta  dalla  disciplina  della 
Lega  delle  Nazioni  che  si  estende  anche  nel  Pacifico. 

Che  a  questa  turpitudine  concorressero  gl'interessi  obliqui  barattati  fra  le 
quattro  nazioni,  può  spiegarsi,  che  in  politica  estera  si  deve  essere  rispettosi  dei 
forti  e  spietati  coi  deboli  ;  ma  che  la  nostra  Delegazione  passasse  il  polverino  sul 
trattato,  prima  ancora  che  il  negro  Savoy  ne  asciugasse  le  firme  con  la  cartasuga, 
e  che  considerasse  "cortesia"  la  pedata  assestatale,  è  l'ultima  goccia  del  calice  amaro 
che  la  più  iniqua  sorte  potesse  fare  apprestare  all'Italia  dai  disfattisti  sabotatori 
della  sua  vittoria  e  dai  demolitori  del  suo  prestigio  nel  mondo. 

*  *  * 

Noi,  dunque,  usciti  salvi  dalla  ignobile  combutta  di  Parigi,  soltanto  per  l'ino- 
pinato disastro  fisico  dell'uomo  fatale  mandato  in  Europa  dall'America;  noi, 
dunque,  posti  dal  nostro  destino  —  quello  della  neutralità  e  dell'intervento  ;  quello 
del  Piave  e  di  Vittorio  Veneto  —  nella  condizione  di  rivalerci  dei  torti  fattici  dalle 
"alleate"  fedifraghe,  rivolgendoci  all'amicizia,  e  alla  giustizia  anche,  degli  Stati 
Uniti  —  noi,  nel  momento  in  cui  gli  Stati  Uniti  rientrano  nell'orbita  europea, 
ne  usciamo  sconsigliatamente,  o  accettiamo,  sciaguratamente,  di  uscirne.  Vale  a 
dire  ci  rendiamo  inutili  agli  Stati  Uniti,  laddove  il  giorno  avanti  eravamo  utili  e 
necessari. 

Nella  lotta  tra  l'America  e  l'Inghilterra,  che  nessun  holiday  navale  e  nessun 
accordo  "pacifico"  riusciranno  mai  a  far  cessare  —  che  l'odio  è  antico  e  inestin- 
guibile e  le  ragioni  di  commercio  sono  prepotentissime  —  non  c'era  che  un  paese 
che  potesse  offrire  all'America  garenzie  di  amicizia,  di  pace,  di  ordine  civile  liberale, 
ed  era  l'Italia.   Molo  proteso  nel  Mediterraneo,  ponte  di  passaggio  nei  Balcani,  via 


KARA-KIRI  655 


Adriatico;  sentinella  del  passo  di  Suez,  è  l'Italia  la  guardiana  naturale  del  libero 
andare  dei  mercatanti  americani  nel  mondo,  dall'Atlantico  al  Mediterraneo,  dal 
Mar  Rosso  all'Oceano  Indiano,  per  incontrare  i  fratelli  nel  Pacifico. 

E'  l'Italia  un  paese  che  dipende  essenzialmente  dall'America,  in  una  forma 
di  dipendenza,  che  non  menoma  alcuna  libertà,  ma  che  consente  e  promette  — 
attraverso  anche  le  masse  emigrate  in  continuo  sviluppo  di  potenza  italiana  ed 
americana  —  un'intesa  spirituale  ed  economica  immune  da  ogni  gelosia  po- 
litica. E'  l'Italia  una  potenza  di  prima  linea  che  decide  delle  sorti  d'Europa  sempre 
che  voglia,  per  la  sua  postura  geografica  e  per  la  capacità  di  esplodere,  così  come 
in  moti  violenti,  in  manifestazioni  geniali  e  precorritrici  sempre  di  libertà,  di  riven- 
dicazioni, di  giustizia,  di  vivere  civile.  Può  crollare  il  mondo,  resta  intatta  l'Italia, 
che  anche  adagiata  nella  tomba,  visse  e  può  vivere.  Ora,  nessun  paese  europeo 
è  così  affine  all'America  nella  mentalità  e  nella  comprensione  dei  problemi  uma- 
nitari dell'epoca  moderna;  nessun  popolo,  salvo  l'Italiano,  può  dare  a  quello  d'A- 
merica, più  forte  garenzia  di  collaborazione  schietta  e  leale. 

L'Italia  ha  contro  di  sé  l'Inghilterra  e  la  Francia.  Ammenoché  non  la  si  voglia 
gettare  nelle  braccia  della  Germania  —  perché  si  copra  d'onta  —  e  in  grembo  alla 
Russia  bolscevica  —  perché  vada  in  malora  —  la  salvezza  dell'Italia  non  sta  che 
oltre  Oceano  :  la  sua  stella  oriente  é  l'America. 

Dove  le  linee  ideali  dei  due  paesi  s'incontrano,  ecco  che  sopraggiunge  l'evento 
di  Washington.  E'  scoccata  l'ora  di  gettare  a  mare  le  false  alleanze  europee  e  di 
giocare  sul  tappeto  della  Conferenza  mondiale  la  nostra  carta,  e  di  chiamare  i  popoli 
amici  ed  i  popoli  avversi  alla  prova  cruciale  della  lealtà  e  della  moralità.  E'  l'ora 
critica  o  della  salvazione  o  della  morte. 

L'America  ha  bisogno  di  alleati,  ha  bisogno  di  punti  d'appoggio  nella  conca 
del  Mediterraneo,  per  spezzare  nel  fianco  più  poderoso  il  mostro  centi f ance  della 
potenza  che  le  chiude  gli  sbocchi  in  tutto  il  mondo  e  le  prepara  la  guerra  nel  Paci- 
fico, tenendole  puntato  al  fianco  il  pugnale  dell'alleanza  col  Giappone.  Sulla  Francia 
l'America  non  può  contare,  che  Parigi  é  legata  a  Londra  dallo  stesso  pericolo  della 
Germania,  la  quale  morde  il  freno  e  non  ha  rinunziato  ancora,  sulle  ampie  linee 
del  suo  sogno  eterno,  né  a  Calais  né  a  Costantinopoli.  Non  può  essere  che  l'Italia, 
il  fulcro  della  sua  politica  in  Europa,  la  sua  "mano"  allungata  nel  Mediterraneo. 

Che  forza  porta  l'Italia  a  Washington?   Ecco  il  punto. 

Che  forza  porta  l'Italia  a  Washington? 

Porta  l'incertezza,  l'equivoco,  l'altalena  —  quella  "doppiezza  ingenua  -  come 
diceva  un  giornale  di  Roma  -  che  in  definitiva  riesce  disastrosa  soltanto  per  noi  — 
perché  ci  aliena  la  simpatia  e  la  fiducia  degli  uni  e  degli  altri  ;  quella  doppiezza 
ingenua  cui  si  dà  il  nome  di  Machiavelli,  calunniando  lo  storico  fiorentino,  dopo 
averne  fatta  la  caricatura". 

E  accade  il  disastro. 

L'acqua  santa  si  accorda  col  diavolo.  Gli  Stati  Uniti  ritornano  alla  politica 
a  fondo  wilsoniano,  deflettendo  sull'Inghilterra  e  sulla  Francia;  come  avvenne 
appunto  durante  le  trattative  di  Parigi,  quando,  dovendo  Wilson  controbilanciare 
la  congiura  anglo- francese,  che  lo  spingeva  financo  a  portare  altrove  la  sede  dei 
negoziati,  non  trovò  sicura  presso  di  sé  l'Italia,  e  dovette  gettare  in  Adriatico 
l'Italia  e  subire  il  nodo  scorsoio  di  Lloyd  George  e  di  Clemenceau.  Gli  Stati  Uniti 
anche  stavolta  s'alleano  all'Inghilterra  e  alla  Francia,  per  non  subire  lo  scacco  del 
Giappone.  Noi  dimostriamo  spiccatamente  di  contare  un  bel  zero,  ed  essi  che  ci 
invitarono  a  far  parte  della  Quintuplice  regolatrice  delle  cose  orientali,  sono  i  primi 
ad  escluderci  dalla  Quadruplice. 


656  IL    CARROCCIO 


Cioè,  andammo  a  sederci  al  tavolo  della  Continental  Memorial  Hall  il  12  no- 
vembre, e  ventotto  giorni  dopo  ce  ne  hanno  scacciati.  Venimmo  in  America  in 
assise  di  grande  potenza,  ne  ritorniamo  indietro  retrocessi. 

Non  sono  più  cinque  le  grandi  nazioni  del  mondo  —  sono  quattro  ;  gli  Stati 
Uniti,  l'Inghilterra,  il  Giappone,  la  Francia. 

L'Italia  subisce  l'onta  dell'impostole  silenzio  ;  l'Italia  còlta  dal  "giorno  servile" 
come  l'uomo  deWOdissea  di  cui  l'altitonante  Giove  approfitta  per  togliergli  pregio. 

*  *  * 

Ciò  che  più  profondamente  ci  rattrista,  in  questa  novella  fosca  ora  appre- 
stataci dai  nostri  governanti  indegni  di  reggere  l'Italia  della  Vittoria,  è  il  crollo  del 
più  bel  sogno  che  in  questi  ultimi  anni  avevamo  accarezzato  :  l'Intesa  fra  gli  Stati 
Uniti  e  l'Italia  —  a  garenzia  d'ogni  egemonia  di  potenza  europea  contro  la  libertà 
dei  popoli. 

Mentre  negli  Stati  Uniti  la  vittoria  pacifera  sul  Pacifico  è  celebrata  come 
un  trionfo  mirabile  di  politica  —  e  se  ne  prevedono  i  benefici  immensi  in  America 
e  in  tutto  il  mondo  —  ed  a  questa  fortuna  dell'umanità  tutti  concorsero  —  sola- 
mente all'Italia  è  stato  impedito  di  parteciparvi.  E  quindi  solamente  all'Italia 
viene  negata  la  facoltà  di  collaborare  ulteriormente  all'opera  di  pace  cementata 
a  Washington;  soltanto  all'Italia  viene  negato  il  diritto  alla  riconoscenza. 

Tolta  a  noi  ogni  ingerenza  nel  Pacifico  —  là  dove  avremmo  potuto  anche 
contare,  sol  che  avessimo  fatto  un'accorta  politica  in  Europa  e  avessimo  saputo 
essere  utili  all'America  —  in  che  cosa  potremo  noi  invocare  più,  per  la  riparazione 
dovutaci  dei  torti  consumati  a  danno  nostro  da  Versaglia  in  poi,  il  giudizio  equa- 
nime del  Governo  e  del  Popolo  Americano? 

In  che  cosa  potrà  più  valere  l'Italia  dinanzi  agli  Americani? 

L'opera  nefasta  compiuta  a  Washington  ha  spezzato  nelle  nostre  mani  di  emi- 
grati la  più  lucida  e  salda  arma  su  cui  potevamo  contare. 

*  *  * 

Il  Poeta,  "suso  in  Italia  bella",  sognò  ancora  una  volta: 

—  Così  oggi  l'Italia  vittoriosa  e  povera,  defraudata  della  sua  giusta  parte  e 
immune  di  ogni  vile  cupidigia  coperta  o  palese,  può  con  fronte  alta  e  con  voce 
.sicura  pronunziare  una  parola  degna  dell'avvenire.  — 

Fronte  alta?  Voce  sicura?   Parola  degna  dell'avvenire? 

Poeta,  come  fallisti  al  vaticinio  ! 

A  Washington  è  stata  tradita  l'Italia  ancora  una  volta  ;  questa  vittima  eterna 
dei  suoi  figli  tralignati  che  si  dilaniano  fra  loro  all'interno  e  che  portano  all'estero 
le  loro  passioni  e  le  loro  gelosie  a  cui  non  riescono  a  sottrarsi  gli  stessi  negoziatori 
che  chiudono  nelle  mani  le  sorti  del  loro  sventurato  Paese. 

E  se  non  sapessimo  —  da  tre  anni  a  questa  parte  —  dal  Quattro  Novembre 
in  poi  —  che  nei  convegni  internazionali  l'Italia  vera,  l'Italia  rinata,  l'Italia  di 
domani  non  parla  e  non  agisce  —  non  guarderemmo  oggi,  con  sicura  fede,  alla 
rivendicazione  intera  dell'Italia  vittoriosa  e  liberatrice  che  per  fatalità  di  eventi 
—  per  voce  di  destino  —  dovrà  essere  compiuta. 

Ma  prima  deve  sparire  l'Italia  vecchia  e  cariata  che  gira  ancora  pel  mondo 
coi  suoi  stracci,  con  la  sua  miseria,  con  la  sua  schiena  curvata  dalla  viltà  propria 
e  dalla  cravascia  altrui, 

AGOSTINO  DE  BIASI 


IL  DRAMMA  DI  WASHINGTON 

IL  DRAMMA  di  Stirpi  che  si  svolge  a  Washington  è  tra  i  più  straordinarii 
nella  lotta  intrapresa  dalle  grandi  e  ordinate  forze  umane  sopra  la  tavola 
delle  sorti  o  al  bivio  del  destino.  Sembra  che  la  sala  della  Conferenza 
lion  abbia  tetto  e  che  il  soffio  oceanico  vi  penetri  a  sollevare  gli  spiriti  e  a  liberare 
da  ogni  velo  le  parole.  La  statura  dei  protagonisti  e  antagonisti  sembra  inalzata 
dalla  necessità  vitale,  come  quella  degli  antichi  attori  tragici  dall'alto  coturno.  Al 
viso  dissimulatore  e  alla  bocca  prudente  dei  personaggi  diplomatici  noi  vediamo  di 
tratto  in  tratto  sovrapporsi  la  maschera  profondamente  intagliata  del  genio  della 
razza  che  scolpisce  con  la  spaca  o  col  piccone. 

Occorreva  un  gran  gesto  subitaneo  per  affermare  la  diversità  fra  c^uesto  dibat- 
tito gigantesco  e  il  penoso  intrico  parigino  dei  veri  e  falsi  vincitori.  Ed  ecco  che 
con  un  rude  vigore  titanico  Charles  Hughes  ha  aperto  nel  mare  combattuto  l'abisso 
dove  la  candida  Pace  manderà  navi  e  navi  a  raggiungere  nel  buio  quelle  che  vi 
affondò  la  Guerra  crudele.  La  giovine  America  balza  in  piedi  davanti  a  un  atto 
risoluto  e  improvviso  in  cui  ella  sente  la  prova  della  sua  potenza  sincera.  Ma  la 
vecchia  Europa  fa  un  sorriso  così  sforzato  che  ci  sembra  di  vedere  screpolarsi  tutto 
il  belletto  che  riempie  le  sue  rughe  secolari. 

Dopo  questo  prologo  audace,  il  nuovo  conduttore  politico  degli  Stati  Uniti 
vorrà  e  potrà  persistere  nel  suo  stile?  O  la  conferenza  di  Washington  a  poco  a 
poco,  di  seduta  segreta  in  seduta  segreta,  si  ridurrà  a  riprendere  e  a  riadoperare 
gli  ignobili  arnesi  logori  della  Conferenza  di  Parigi? 

Già  c'è  cjualche  indizio  deplorevole  di  questo  tentativo  che  la  vecchia  diplo- 
mazia conduce  contro  la  nuova.  Dopo  quel  violento  sprazzo  di  sincerità,  si  chiu- 
dono le  porte  e  la  lampada  col  paralume  sostituisce  la  luce  solare. 

Oggi  gli  uomini  liberi  fanno  voti  che  non  prevalga  anche  una  volta  la  bassa 
ipocrisia  da  cui  furono  generati  tutti  i  nostri  mali.  Essi  s'attendono  che  i  con- 
duttori della  nuova  politica  non  appariscano  ingranditi  artificialmente.  Essi  non 
vorrebbero  anche  una  volta  ricordare  che  il  coturno  scenico,  per  far  parere  il  per- 
sonaggio più  alto,  aveva  una  zòccolo  di  sughero. 

Il  popolo  americano  oggi  ristabilisce  e  rafforza  i  suoi  fondamenti  reali  e 
ideali.  Ripianta  i  piedi  nella  sua  terra  lavorata  e  fecondata  per  scrollare  da  sé  i 
cattivi  contagi  e  per  riacquistare  il  senso  intiero  della  sua  salute.  Avendo  deterso 
dalla  sua  fronte  la  polvere  e  il  sudore  della  guerra,  fissa  con  occhi  limpidi  l'oriz- 
zonte al  quale  dirizzerà  le  sue  nuove  vie.  Attraverso  le  deformazioni  tentate  da 
uno  spirito  infermo  ch'essa  ripudia,  ritrova  intatta  la  somma  di  idee  su  cui  si 
appoggia  la  sua  fede. 

Io  credo  che  i  rappresentanti  politici  dell'Europa  sieno  adunati  a  Washington 
principalmente  per  riconoscere  questo  patrimonio  inviolabile  della  Nazione.  Così 
i  rappresentanti  politici  degli  Stati  Uniti  non  avranno  assolto  il  loro  compito  essen- 
ziale, nell'ordine  pratico  e  duraturo,  se  non  riusciranno  a  chiarire  compiutamente 
la  posizione  e  relazione  del  problema  europeo  innanzi  al  popolo  americano. 

Un  mio  incomodo  compagno  di  guerra  diceva:  "Ho  l'occhio  di  un  mercante 
di  schiavi  per  giudicare  con  un  solo  sguardo  la  qualità,  del  carname  umano  anche 
dissimulato  dal  sarto".  Egli  sembrava  vuotare  gli  uomini  come  se  li  prendesse 
per  i  piedi  e  li  squassasse  a  guisa  di  sacchi. 

Bisogna  che  i  vecchi  sacchi  europei  sieno  squassati  e  vuotati  di  tutte  le  loro 
frodi  e  di  tutti  i  loro  errori. 


658  IL   CARROCCIO 


Quando  mai  nella  storia  del  mondo  un  grande  evento  lasciò  dietro  di  sé  una 
più  grande  delusione?  Fummo  tanto  ingenui  da  credere  che  la  guerra  da  noi  com- 
battuta avrebbe  rinnovato  la  vita.  Pensammo  che  la  strage  preparasse  gli  spazii 
mistici  per  le  apparizioni  ideali.  Pensammo  che  la  terra  prendesse  il  corpo  oriz- 
zontale dell'uomo  come  misura  unica  per  misurare  il  più  vasto  Destino,  e  che, 
saziata  di  carne,  se  la  rendesse  in  ispirito.  Pensammo  che  il  carnaio  dissolvendosi 
generasse  i  fermenti  sublimi.  Pensammo  che  la  libertà  dell'anima  si  levasse  là 
dove  si  sprofondava  il  peso  mortale.  Pensammo  che,  ove  più  larga  era  l'offerta, 
tanto  più  alto  dovesse  essere  il  prodigio. 

E  troppo  presto  ci  accorgemmo  di  aver  combattuto  per  mantenere  in  movi- 
mento la  vecchia  macchina  costrittiva  dell'ingiustizia  e  del  servaggio. 

Guardate  questa  Europa  profondamente  colpita  come  colui  che  aveva  varcato 
l'Oceano  per  recarle  un  verbo  che  sul  banco  dei  partitori  di  bottino  fu  subito  falsato 
come  una  moneta  senza  effigie.  Ella  vegeta  miseramente,  con  i  suoi  nervi  convulsi 
e  con  le  sue  arterie  impoverite.  Soltanto  l'odio  ha  la  potenza  di  agitare  le  sue  mem- 
bra paralizzata.  Soltanto  le  più  putride  menzogne  le  restano  per  balsamo  alle  sue 
piaghe.  Mentre  le  minacce  oscure  rombano  sul  suo  capo  ingombro  di  pensieri  morti, 
ella  socchiude  gli  occhi  loschi  intenta  a  leccare  e  a  riscaldare  col  suo  fiato  grosso 
i  due  suoi  aborti  mostruosi  :  il  Trattato  di  Versaglia  e  la  Lega  delle  Nazioni. 

Questa  sembra  un'imagine  cruda,  e  non  è  se  non  una  esatta  figura. 

Io  credo  che  la  Conferenza  di  Washington  valga  a  scongiunrare  i  pericoli 
imminenti  e  a  risolvere  i  tremendi  problemi.  Ma  essa  avrà  compiuta  un'opera 
d'incalcolabile  efficacia  ponendo  il  popolo  americano  sinceramente  davanti  all'Eu- 
ropa smascherata  e  ponendo  l'Europa  stessa  dinanzi  alle  sue  proprie  colpe  e  alle 
proprie  sue  ruine. 

Già  l'Italia,  sola  fra  le  Nazioni  alleate,  potendo  evitare  la  guerra  e  rimanere 
spettatrice  inerte,  si  sollevò  liberamente  in  armi  non  tanto  per  la  riconquista  del 
suo  retaggio  quanto  per  la  salvezza  di  tutto  ciò  che  nei  secoli  nati  da  Roma  fu  la 
nobiltà  dell'uomo  libero.  Ella  si  armò,  come  il  popolo  degli  Stati  Uniti,  per  una 
ragione  ideale,  per  una  rivendicazione  eroica.  Il  suo  atto  spontaneo,  come  quello 
compiuto  dalla  gente  di  Giorgio  Washington,  ebbe  la  bellezza  di  un  sacrifizio 
offerto  alla  speranza  dell'uomo. 

Così  oggi  l'Italia  vittoriosa  e  povera,  defraudata  della  sua  giusta  parte  e  im- 
mune d'ogni  vile  cupidigia  coperta  o  palese,  può  con  fronte  alta  e  con  voce  sicura 
pronunziare  una  parola  degna  deira\^-enire,  al  cospetto  di  quel  Campidoglio  che 
la  gente  di  Abramo  Lincoln  costrusse  non  in  commemorazione  del  monumento 
più  illustre  ma  in  gloria  della  più  alta  dignità  umana. 

24  novembre  1921. 


GABRIELE  D'ANNUNZIO 


NUOVI  ORIZZONTI  DI  VITA  ITALIANA 

II  Partito  Nazionale  Fascista  milizia  volontaria  al  servizio  della  Nazione 

IL  MANIFESTO  DELLA  DIREZIONE 

ASSUMENDO  la  Direzione  del  Partito  Nazionale  Fascista,  salutiamo  i  nostri 
Morti,  salutiamo  i  Militi  del  nostro  Esercito,  salutiamo  tutti  gli  Italiani 
credenti  nella  grandezza  d'Italia  ! 

Il  Movimento  fascista  trasformatosi,  per  concorde  volere  dei  rappresentanti 
i  Fasci  di  Combattimento  convenuti  a  Roma,  in  Partito  politico,  nulla  ha  da  rin- 
negare di  quella  che  è  stata  la  sua  storia  intessuta  di  sacri- 
fici e  santificata  dal  sangue  dei  suoi  Martiri. 

La  trasformazione  del  Movimento  in  Partito  è  per- 
tanto uno  sforzo  rivolto  a  saldare  e  ad  inquadrare  in  una 
più  ferrea  disciplina  quanti  intendono  di  essere  soldati  ob- 
bedienti sotto  i  nostri  Gagliardetti  di  Combattimento;  è  la 
manifestazione  di  una  volontà  più  decisa  a  contribuire  all'opera  di  ricostruzione 
del  Paese;  è  il  bisogno  di  un  più  preciso  programma  per  differenziarci  e  indivi- 
duarci fra  quanti  altri  movimenti  e  partiti  tendono  al  governo  del  Paese. 

Oggi,  come  ieri,  il  Fascismo  rivendica  il  titolo  d'onore  che  è  la  base  della  sua 
medesima  esistenza  e  lo  spirito  animatore  di  ogni  suo  atteggiamento  :  Noi  siamo 
una  milizia  volontaria  posta  al  servizio  della  Nazione. 

Saremo  con  lo  Stato  e  per  lo  Stato  tutte  le  volte  che  esso  si  addimostrerà 
geloso  custode  e  difensore  e  propagatore  della  tradizione  nazionale,  del  sentimento 
nazionale,  della  volontà  nazionale,  capace  d'imporre  a  tutti  i  costi  la  sua  autorità. 

Ci  sostituiremo  allo  Stato  tutte  le  volte  che  esso  si  manifesterà  incapace  di 
fronteggiare  e  di  combattere,  senza  indulgenze  funeste,  le  cause  e  gli  elementi  di 
disgregazione  interiore  dei  principii  della  solidarietà  nazionale. 

Ci  schiereremo  contro  lo  Stato  qualora  esso  dovesse  cadere  nelle  mani  di  coloro 
che  minacciano  e  attentano  all'avvenire  del  Paese. 

L'  "Italia  innanzi  tutto,  l'Italia  sopratutto"  :  questo  il  programma  di  ieri,  questo 
il  programma  d*  oggi  e  di  domani. 

\'iva  l'Italia  !    Viva  il  Fascismo  ! 

La  Direzione  del  Partito  Nazionale  Fasci- 
sta —  Mussolini  -  Grandi  -  Marsich  -  Dudan 
-  Sansanellì  -  Bolzon  -  Calza  Bini  -  Bastia- 
nini  -  Rocca  -  Postiglione  —  Il  Segretario 
Generale:  Michele  Bianchi. 

NAZIONE  E  STATO 

Noi  partiamo  dal  concetto  di  Nazione.  Per  noi  la  Nazione  è  un  fatto  che  non 
può  essere  né  cancellato  né  superato,  quindi  noi  siamo  in  posizione  di  netta  antitesi 
contro  tutti  gli  internazionalismi.  Con  questo  non  vogliamo  metterci  contro  tutte 
le  ideologie  umanitarie.  Si  può  sognare  tutto,  possiamo  sognare  una  umanità  in 
cui  gli  uomini  siano  tutti  fratelli,  in  cui  ci  si  strugga  d'amore  gli  uni  per  gli  altri, 
in  cui  veramente,  come  nel  romanzo  zoliano,  si  prendano  gli  ultimi  fucili  e  si  sep- 
pelliscano sotto  la  terra  che  deve  fecondare  in  buon  pane  per  gli  uomini.  Ma  noi 
non  dobbiamo  costruire  sulle  sabbie  mobili  dell'utopia:  dobbiamo  costruire  sulla 


660  II,   CARROCCIO 


realtà.  Noi  non  vediamo  niente  nell'attuale  mondo  che  ci  autorizzi  a  sognare  che 
questo  millennio  della  fratellanza  universale  sia  imminente.  Se  verrà,  siccome  noi 
non  siamo  dei  cannibali  ed  in  fondo  siamo  degli  uomini,  non  saremo  noi  gli  ultimi 
a  compiacercene. 

Dalla  Nazione  arriviamo  allo  Stato.  Che  cosa  è  lo  Stato?  Esso  nella  sua 
espressione  tangibile  è  un  governo,  ma  lo  Stato  siamo  noi.  Noi  vogliamo,  appunto, 
attraverso  ad  un  processo,  identificare  la  Nazione  con  lo  Stato  e  vogliamo  quindi 
che  lo  Stato,  interprete  supremo  dell'anima  e  della  volontà  nazionale,  instauri  senza 
indugio  la  sua  autorità  che  deve  valere  per  tutti  contro  tutti,  altrimenti  si  va  al 
frazionamento  indefinito  delle  frazioni  e  degli  individui  e  si  va  al  caos.  —  Musso- 
lini.  (Discorso-programma  al  Congresso  di  Roma). 

I  POPOLI  CARNE-VIVA 

L'Italia  ha  subito  questi  decenni  di  travaglio  nazionale,  durante  i  quali  un 
solo  uomo  è  apparso  veramente  grande  ed  ebbe  il  coraggio  —  lo  dico  perchè  siamo 
tra  fascisti,  parlo  di  Francesco  Crispi  —  ebbe  il  coraggio,  in  un  momento  in  cui 
l'Italia  sembrava  essere  dominata  dalla  politica  del  piede  di  casa,  di  portare  l'Italia 
nel  Mediterraneo,  in  Africa,  perchè  sentiva  che  non  ci  può  essere  grandezza  na- 
zionale se  la  Nazione  stessa  non  è  sospinta  da  una  idea  di  impero.  Noi  parliamo 
di  impero  dal  punto  di  vista  spirituale  ed  economico,  che  è  poi  un  bisogno  istintivo 
di  tutti  gli  individui,  perchè  ogni  individuo  è  imperialista  in  un  certo  senso,  quando 
cerca  di  farsi  largo  nella  vita,  e  quando  i  popoli  non  sentono  più  questo  aculeo  non 
è  carne  viva  ;  quando  i  popoli  si  racchiudono  nella  loro  casa  per  contemplarla  e 
per  diventarne  gli  abitatori  abbrutiti,  allora  è  il  popolo  che  si  avvicina  fatalmente 
alla  decadenza  e  alla  morte.  —  Mussolini.   (Idem). 

LA  DISCIPLINA 

C'è  un  punto,  a  proposito  di  questo  scottante  argomento  della  disciplina,  sul 
quale  i  nostri  censori  sono  vivamente  pregati  di  riflettere  ed  è  questo:  i  capi  del 
Fascismo  hanno  dimostrato  di  possedere  quello  che  manca  ai  miserabili  demagoghi 
di  tutti  gli  altri  partiti  :  il  coraggio  di  dire  la  verità  anche  e  sopratutto  ai  propri 
gregari.  Il  richiamo  alla  disciplina  che  io  ho  fatto  alle. folle  fasciste  dell'Augusteo, 
era  sempre  in  termini  aspri  e  durissimi.  Se  tutti  i  fascisti,  dal  primo  all'ultimo, 
non  lo  hanno  seguito  alla  lettera,  dipende  dal  fatto  da  me  ammesso  in  principio  di 
questa  nota:  e  che  cioè  la  disciplina  non  è  ancora  perfettissima.  Ma  lo  diverrà. 
I  nostri  avversari  sono  pregati  di  prendere  atto  che  capi  e  gregari  faranno  tutto  il 
possibile;  tenderanno  tutte  le  loro  energie  per  sempre  più  e  meglio  disciplinare 
le  masse  del  Partito  Nazionale  Fascista.  Moltissimo  si  è  fatto  in  questa  direzione, 
ma  non  si  fallirà  alla  mèta.  Dopo  di  che  vedremo  a  chi  spetta  l'onere  e  l'onore  di 
governare  l'Italia.  —  Mussolini. 

UN  TITOLO  D'ORGOGLIO 

Finito  lo  spettacolo  del  fascista  liberale,  nazionalista,  democratico  e  magari 
popolare,  ci  saranno  solo  dei  fascisti.  Questa  individuazione  è  un  segno  di  forza 
e  di  vita.  E'  una  vittoria.  Una  grande  vittoria.  Un  titolo  d'orgoglio.  Il  Fascismo 
è  destinato  a  rappresentare  nella  storia  della  politica  italiana  una  sintesi  fra  le 
tesi  indistruttibili  dell'economia  liberale  e  le  nuove  forze  del  mondo  operaio.  E' 
questa  sintesi  che  può  avviare  l'Italia  alla  sua  fortuna.  —  Mussolini. 


DANTE  IN  AMERICA 

Address  at  Union  College,  Schcncctady,  Oct.  10  1921,  by  Kenneth  C.  M.  Sills, 

Presidcnt   of   Bowdoiìi   College 


A  FEW  years  ago  I  stood  at 
Dante's  tomb  at  Ravenna. 
I  happened  at  the  time  to 
he  the  only  visitor  ;  and  the  custodian, 
an  Itah'an  of  the  humbler  class,  took 
a  great  interest  in  showing  me  ali  the 
material  tribntes  to  the  poet  witli 
which  the  building  is  adorned,  the 
wreaths,  the  monuments,  the  guest 
book  with  the  names  of  kings  and 
of  other  mighty  men  ;  tlien  with  a 
gesture  that  swept  into  its  grasp  the 
tomb  and  ali  its  contents,  the  old  man 
exclaimed, 

Tutto  questo  è  splendido;  ma  Dante 
è  un  sì  grande  poeta  che  non  ha  bisogno 
di   tutto   questo. 

I  bave  often  pondered  on  that 
remark,  not  merely  because  it  shows 
how^  real  is  the  hold  which  Dante 
has  upon  bis  people,  but  because  it 
has  a  special  truth  ali  its  own.  This 
year  with  ali  the  celebrations  con- 
nected  with  the  six  hundredth  anni- 
versary  of  Dante's  death  we  must 
remember  that  the  fame  of  the  poet 
does  not  need  lecture  nor  pageant  nor  poem;  in  his  serene  repose  he  is  beyond  the 
reach  of  ali  these.  But  we  need  them  for  our  own  salvation.  Perhaps  indeed  Ame- 
rica needs  Dante  more  than  does  any  other  nation  ;  for  we  are  singularly  lacking 
in  some  of  those  qualities  that  made  Dante  and  his  country  so  great,  burning 
patriotism,  devotion  to  art  and  craftsmanship,  insistence  on  the  individual's  respon- 
sibility  for  his  sins  as  for  his  virtucs,  and  intellectual  reasons  for  belief  in  the 
living  Christian  religion. 

Of  course  the  greatest  influence  of  a  poet  can  never  be  assessed.  We  cannot 
measure  what  Dante  has  doiie  for  the  world  by  the  number  of  books  written  about 
him,  by  the  professorships  held  from  Boccaccio  down,  even  by  the  number  of 
students  and  readers  could  they  be  estimated.  It  is  probably  true  in  his  case  as 
Napoleon  remarked,  that  more  know  his  name  than  his  works  ;  btit  even  could  we 
make  a  census  of  ali  those  who  bave  some  acquaintance  with  him  the  result  would 
be  far  short  of  the  reality  of  his  power.  Many  a  man  who  has  made  no  stir  in 
the  world  has  had  his  intellectual  li  fé  transformed  by  communion  with  Dante. 
Many  an  artist  in  words  has  learned  lessons  from  the  great  Italian  even  if  he  has 
not  been  able  to  transfer  them;  and  not  a  few  patriots  bave  given  themselves  to 
their  tasks  with  more  courage  from  reading  of  saints  and  heroes  in  the  Divine 
Comedy. 


*,^.tll■<tl^'^. 


Silver    plaquette    from    "La    Divina   Commedia    illustrata   nei 
luoghi,   nelle  persone  e  nelle  cose"  by  Corrado  Ricci 


662 


IL   CARROCCIO 


Disegno   del  Uuiu,  iucibioue  dt-Ua  Rivista  dei  Knights  of   Columbus:   "Columbia" 

"L'anime  di  color  citi  vinse  l'ira"  —  Inferno,  vii 


When,  however,  we  turn  to  a  consideration  of  the  tangible  influence  of  Dante 
upon  English  literature,  there  is  abundant  evidence.  The  great  Enghsh  Dante 
scholar,  Dr.  Paget  Toynbee,  has  filled  two  large  vohimes  with  an  account  of  the 
history  and  influence  of  Dante  in  Enghsh  hterature  f rom  Chaucer  to  Cary  ;  and 
Dr.  Theodore  Koch,  now  of  the  Library  of  Congress,  wrote  in  1896  for  the  Dante 
Society  an  elaborate  and  suggestive  essay  011  Dante  in  America.  In  examining 
these  interesting  works  the  reader  is  impressed  by  the  quahty  of  the  men  in 
Enghsh  and  American  hterature  who  have  had  the  most  to  do  with  Dante.  When 
we  read  the  names  of  Chaucer,  MiUon,  Gray,  Shelley  and  Keats,  of  Sir  Thomas 
Browne,  Coleridge  and  Ruskin,  of  Longfellow,  Lowell,  and  Charles  Eliot  Norton, 
we  are  reminded  anew  of  the  criticism  that  Dante  compels  attention  from  the 
fìnest  types  of  mind  and  that  the  true  appreciation  of  him  is  one  of  the  touchs- 
tones  of  literary  taste.  Fascinating  indeed  would  he  the  task  to  discuss  at  length 
some  of  the  literary  problems  connected  with  Dante's  fame  in  English  literature, 
whether,  for  example,  the  poet  of  the  Faerie  Queen  knew  the  Divine  Comedy, 
what  prompted  Milton  to  speak  of  the  poem  as  the  Paradise  to  which  are  added 
the  Piirgatory  and  the  Inferno,  or  to  follow  the  evolution  of  luterary  taste  through 
the  pseudo  classical  criticism  of  such  men  as  Thomas  Warton,  who  spoke  of 
Dante's  GotJiic  and  extravagant  innovation,  although  addiiig  that  "his  grosset 
improprieties  discover  an  originality  of  invention  and  that  his  absurdities  often 
border  on  sublimity",  through  to  Sir  Walter  Scott's  view  that  the  scheme  of  the 
Divine  Comedy  was  unhappy,  through  Landor's  judgment  that  the  Inferno  was  the 


DANTli  IN   AMFCRICA  663 


most  immoral  and  impious  book  that  ever  was   written,  imtil   we  come  to  the 
entusiastic  praise  of  the  Victorian  age  and  of  our  own  time. 

In  our  own  country  the  cause  of  Dante's  fame  is  equally  curious;  although 
much  more  is  due  to  the  ignorance  of  his  works  than  to  misinterpretation.  Let  me 
give  a  few  examples.  Lorenzo  da  Ponte,  who  has  the  honor  of  being  the  first 
to  expound  Dante  to  an  American  audience,  allows  that  on  his  first  visit  to  New 
York  in  1805  as  little  was  known  in  that  city  of  the  Italian  language  and  literature 
as  of  Turkish  or  Chinese.  In  181 5  in  Boston  George  Ticknor  could  only  with 
great  difficulty  fìnd  a  copy  of  Dante  and  no  one  to  help  him  read  it.  In  1832 
Mrs.  Trollope,  the  mother  of  the  novelist,  wrote  in  her  Domestic  Manners  of  the 
Aniericans,  "ali  the  ridi  and  varied  eloquence  of  Italy  from  Dante  to  Monti  is 
about  as  much  known  to  them  as  the  W'elch  eft'usions  of  Urien  and  Modred  to 
us".  But  the  good  lady  overlooked  some  very  interesting  facts  that  show  that 
a  few  people  even  in  those  early  days  had  welcomed  Dante  to  these  shores  and 
had  begun  to  study  him.  Da  Ponte  published  a  part  of  the  thirty-third  canto  in 
1807.  In  1819  an  excellent  essay  on  the  poet  appeared  in  the  Norfh  American 
Review,  and  in  1822  there  appeared  in  Philadelphia  the  first  Dante  printed  in 
America,  Cary's  translation.  In  1830  a  young  professor  of  modem  languages  in 
his  inaugurai  address  at  Bowdoin  College  w-rites  as  follows: 

"Throughout  the  Divina  Commedia  of  Dante  it  is  easy  to  trace  the 
working  of  the  politicai  and  religious  character  of  his  age.  Whether  he 
leads  you  to  the  peaceful  shades  of  Paradise  and  describes  the  immortai 
pleasures  of  the  house  not  made  with  hands  eternai  in  the  heavens,  or 
enters  that  broad  gate  over  which  is  inscribed  : 

Through  me  ye  pass  into  the  city  of  woc 
Through  me  ye  pass  into  eternai  pain 
Through  me  among  the  people  lost  for  ave 

it  is  but  a  transcript  of  the  stirring  thoughts  which  agitated  not  only  his 
own  vision  but  the  visions  of  the  crowd  around  him,  of  his  paternal  city, 
of  his  native  province,  of  ali  Italy". 

It  was  indeed  Longfellow  who  did  more  than  any  other  one  man  to  bring 
America  out  of  its  dark  Gothic  night  of  ignorance  of  Dante.  He  took  his  first 
Italian  lessons  in  Paris  the  year  after  he  graduated  from  Bowdoin  in  the  famous 
class  of  1825;  and  from  that  time  until  his  death  he  was  a  devoted  student  of  the 
great  master.  For  nearly  twenty  years  he  lectured  to  the  Italian  classes  in  Harvard 
University  on  Dante;  in  a  letter  written  in  1843  he  speaks  of  the  divine  Dante 
with  whom  he  was  accustomed  to  begin  the  morning.  The  fruit  of  ali  these  labors 
was  the  well  known  translation  which  appeared  complete  in  1867  and  which  gave 
a  wonderful  impetus  to  the  study  of  Dante  in  America.  The  translation  is  very 
laithful  and  occasionally  from  that  fact  is  lacking  in  music  and  rhythm.  Long- 
fellow always  put  first  faithfulness  to  the  originai.  "A  great  many  people  think", 
he  says  in  one  of  his  letters,  "that  a  translation  ought  not  to  be  too  faithful;  that 
the  writer  should  put  himself  into  it  as  well  as  his  originai;  that  it  should  be 
Homer  and  Co.  or  Dante  and  Co.  ;  and  that  what  the  foreign  author  really  says 
should  be  falsified  or  modified  if  thcreby  the  smoothness  of  the  verse  can  be  im- 
]:)roved.  On  the  contrary  I  maintain  that  a  translator  like  a  witness  on  the  stand 
should  hold  up  his  right  band  and  swear  to  'teli  the  truth,  the  whole  truth  and  noth- 
ing  but  the  truth'  ".  But  successful  as  Longfellow's  translation  undeniably  is, 
since  in  John  Fiske's  words  it  will  always  associate  his  name  with  that  of  the 


664  II*   CARROCCIO 


great  Fiorentine,  he  made  two  other  contributions  of  even  greater  interest,  the 
notes  and  the  sonnets.  The  notes  are  not  intended  as  a  commentary  but  are  given 
mainly  for  the  purposes  of  ekicidation  and  illustration.  They  show  Longfellow's 
wide  reading  and  his  devotion  to  Hterature  and  are  themselves  Hterary  in  the  best 
sense  of  the  word.  Thiis  Longfellow's  comment  on  the  famous  line  in  the  first 
canto, 


reads, 


Allor  fu  la  paura  un  poco  queta 
Che   nel    lago   del    cor   m'era   durata, 


the  deep,  mountain  tarm  of  his  heart,  dark  with  its 
own  depth,   and   the   shadows   hanging   over   it. 


When  in  the  fourteenth  canto  Dante,  speaks  of  Capaneus  and  says, 
His  scorn  is  his  hcart's  fittcst  ornament, 
Long  f elio w  adds, 

Like  Hawthorne's  Scarlet  Letter,  at  once  an  ornament  and  a  punishment. 
Again, 

Dante  makes  as  short  work  with  these  usurers  as  if  he  liad  been  a 
curious  traveller  walking  through  the  Ghetto  of  Rome  or  the  Judengasse 
of  Frankfort, 

or  more  seriously  in  commentig  on  a  line  in  the  Paradise, 

Dante  had  evidently  in  mind  the  beautiful  wise  words  of  St.  Francis  — 
What  everyone  is  in  the  eyes  of  God  that  he  is  and  no  more. 

The  six  sonnets  on  Dante  are,  I  think,  the  finest  group  of  sonnets  written  by 
an  American  poet.  They  are  at  once  a  preface  and  an  interpretation.  In  language 
and  in  technique  they  are  worthy  of  the  company  they  keep  before  each  canticle 
—  And  whereaver  men  and  women  of  English  lineage  meet  to  honor  him  who 
is  the  "star  of  morning  and  of  liberty",  it  is  appropriate  that  we  should  recali  that 
opening  sonnet  f amiliar  though  it  be  : 

Oft  have  I  seen  at  some  cathedral  door 

A  laborer  pausing  in  the  dust  and  heat 
Lay  down  his  burden  and  with  reverent  feet 

Enter  and  cross  himself  and  on  the  floor 
Kneel  to  repeat  his  pater  noster  o'er  ; 

Far  off  the  noises  of  the  world  retrcat 
The  loud  vociferations  of  the  Street 

Becomc  an   indistinguishable   roar. 
So,  as  I  enter  bere  from  day  to  day, 

And  leave  my  burden  at  this  minster  gate, 
Kneeling  in  prayer  and  not  ashamed  to  pray, 

The  tumult  of  the  time  disconsolate 
To   inartioulate   nuirmurs   dies   away 

While  tlie  clcrnal  ages  watch  and  wait. 

Mudi  therefore  has  Longfellow  done  fur  Dante  through  translation,  through 
notes,  through  sonnets.  But  especially  on  an  anniversary  occasion  such  as  this  we 
ought  not  for  a  moment  to  forget  that  the  debt  is  not  ali  on  one  side.  Dante  has 
•done  much  for  Longfellow.  There  is  no  doubt  that  he  has  caught  something  of 
the  fair  new  stylc  —  the  dolce  stil  nuovo  of  the  Italian,  and  lifelong  communion 


DANTE  IN  AMERICA 


665 


Disegno  del  Dorè;  incisione  della  Rivista  dei  Knights  of  Columbus:  "Columbia" 

GL'INNOCENTI   —  Inferno,  iv 

vvith  Dante  has  given  Longfellow  something  more  important  —  a  spiritual  and 
intellectual  background  that  was  not  everywhere  apparent  in  his  earlier  work. 
It  is  the  fashion  nowadays  to  speak  pleasantly  of  Longfellow;  but  the  radicai  young 
critics  delight  to  teli  us  that  his  day  is  done  because  they  say  his  intellect  and 
originality  are  small.  But  no  man  can  translate  Dante  and  interpret  the  power  of 
Dante  as  Longfellow  has  done  unless  he  has  in  himself  unusual  forces  of  poesy 
and  of  mind.  Furthermore,  it  is  interesting  to  note  that  when  Longfellow  was 
uneasy  of  spirit  and  tired  out  poetically  he  would  go  back  to  Dante  and  work 
on  his  translation  until  the  impulse  to  creation  again  carne.  Dr.  Koch  calls  attention 
to  the  interesting  fact  that  when  in  the  creative  mood  Longfellow  translated  but 
little  or  nothing;  and  when  devoting  himself  to  Dante  he  held  his  forces  of 
originai  composition  in  abeyance.  Assuredly  the  most  popular  if  not  indeed  in 
other  ways  the  greatest  and  most  representative  American  poet  is  proud  to  acknow- 
ledge  his  indebtedness  to  the  great  seer  of  Italy.  It  is  pleasant  and  stimulating 
to  reflect  upon  the  literary  relations  of  Longfellow  and  Dante  whenever  as  in 
this  evening  American  and  Italians  meet  together. 

In  1843  a  little  pamphlet  in  stifif  brown  covers  was  issued  in  Boston  under  the 
title  Tìie  First  Tcn  Cantos  of  the  "Inferno"  of  Dante  Alighieri  newly  translated 
into  English  Verse.  It  bore  no  author's  name  but  was  preceded  by  a  poem  in 
seven  stanzas  On  a  Bust  of  Dante.  The  little  hook  received  scant  attention;  but 
as  the  years  went  on  and  Dr.  Parsons  continued  his  translations,  scholars  and 
writers  agreed  that  in  him  America  had  a  poet  of  a  very  high  order  and  a  translator 


(£(ì  ■        .II,   CARROCCIO 


worthy  of  a  place  dose  to  Longfellow.  Like  so  many  other  followers  of  the 
Fiorentine,  Dr.  Parsons  gave  to  Dante  the  study  of  a  life  time.  One  of  his  bio- 
graphers  tells  us  that  he  learned  the  Paradise  by  heart  walking  the  streets  of  Flo- 
rence and  Ravenna  when  a  mere  youth.  And  his  translation  is  a  lasting  memorial 
to  Dante.  I  bave  often  thought  that  his  fine  lìnes  On  a  Busi  of  Dante  should  be 
much  more  widely  known,  especially.  the  stanza: 

Faithful  if  this'wan  image  be 

No  dream  his  life  was  —  but  a  fight 
Could  any  Beatrice  see 

A  lover  in  that  anchorite? 
To  that  cold  Ghibelline's  gloomy  sight 

Who  could  bave  guessed  the  visions  carne 
Of  beauty,  veiled  with  heavenly  light 

In  circles  of  eternai   flame? 

To  another  member  of  that  high  minded  group  that  made  Boston  and  Harvard 
University  illustrious  in  the  middle  of  the  last  century  is  due  the  finest  essay,  the 
most  completely  understanding  interpretation  of  Dante  in  the  English  language. 
I  refer,  of  course,  to  the  essay  of  James  Russell  Lowell.  It  is  not  without  signifi- 
cance  that  the  greatest  American  critic  should  bave  accomplished  this  task;  for, 
as  Dr.  Holmes  wrote  in  a  letter  to  Lowell,  "It  serves  a  great  purpose  quite  inde- 
pendently  of  its  value  with  reference  to  Dante  and  his  readers;  it  shows  our  young 
American  scholars  that  they  need  not  be  provincial  in  their  way  of  thought  or  in 
their  scholarship  because  they  happen  to  be  born  or  bred  in  an  outlying  district 
of  the  great  world  of  letters".  Lowell  also  belonged  to  the  number  of  very  distin- 
gtiished  scholars  who  bave  lectured  on  Dante  at  Harvard,  a  group  consisting  only 
of  George  Ticknor,  Longfellow,  Lowell,  Charles  Eliot  Norton  and  Professor 
Grandgent.  The  late  Barrett  Wendell  has  left  a  vivid  account  of  Lowell's  Dante 
class.  "Now  and  again  some  word  or  some  passage  would  suggest  to  him  a  line 
of  thought  and  he  would  lean  back  on  his  chair  and  talk  away  across  country 
till  he  felt  like  stopping  ;  or  he  would  thrust  his  hands  into  the  lapels  of  his  rather 
shaijby  sack  coat  and  pace  the  end  of  the  room  with  his  heavy  laced  boots  and 
look  at  nothing  in  particular  and  discourse  of  things  in  general".  And  Lowell 
himself  gives  this  whimsical  memory  of  his  journal:  "Down  to  the  college  and 
lectured  on  Dante  for  an  hour.  Then  came  home,  lit  my  pipe  and  thanked  God 
I  had  done  a  day's  work".  It  was  indeed  one  of  his  ideas  that  a  man  might  get  a 
thoroughly  good  educati(jn  out  of  a  work  like  Dante's  if  read  and  studied  in  the 
l)roper  way.  It  was.  he  said  in  a  college  lecture,  his  own  profound  admiration  for 
the  Divine  Comedy  that  lured  him  into  what  learning  he  possessed.  And  he  gave 
his  students  advice  valual)le  to  ali  students  of  any  age  —  "Confine  yourself  to  the 
sui)reme  l)ooks  in  wliatever  literature;  better  stili  bave  some  one  great  atithor  and 
grow  thoroughly  famibar  with  him".  And  what  he  preached  he  practiced  so  well 
that  his  essay  is  an  epitome  of  the  best  that  has  been  known  or  said  about  Dante. 

More  leaniecl  ihan  Longfellow  or  Lowell  and  of  as  exquisite  taste,  Charles 
Eliot  Norton  deserves  the  title  of  foremost  American  Dante  scholar,  if  not  indeed 
"the  foremost  Englisli-speaking  Dantist  of  his  time".  Like  Parsons,  he  began  his 
study  in  Italy  and  continued  it  until  his  death.  In  1856  while  in  Rome  he  made 
entries  in  liis  note  hook  aI)out  the  Vita  Nuova  and  in  1859  he  published  an  essay 
on  that  work  in  ihv  Athnttic  Monthly;  and  in  1867  he  printed  a  complete  trans- 
lation. While  cngagcd  in  this  task  Norton  made  the  important  discovery  of  the 
s}-mmetrical  structure  of  the  Vita  Nuova  —  a  point  that  had  been  overlooked  by 
ali  previous  Dante  scholars  l)oth  in  Europe  and  America.  In  1891  Norton  published 


DANTS  IN  AMERICA  667 


bis  prose  translation  o£  the  Comedia.  He  knew,  of  course,  the  hmitations  of  a 
prose  translation;  indeed,  in  his  preface  he  hopes  that  "imagination  may  mould  the 
prose  as  it  has  mouldcd  the  verse".  And  it  is  on  accuracy  that  he  rehes.  No 
sober  scholar  can  afford  not  to  know  Norton's  work  ;  and  the  verse  style  is  so 
clear  and  easy  that  many  a  reader  may  best  enjoy  Dante  tbrough  it.  Charles  Eliot 
Norton's  death  in  1908  closed  a  very  notable  chapter  in  the  history  of  Dante's 
fame  in  America.  .\nd  a  great  deal  of  that  activity  centered  about  him.  It  was 
Norton  who  really  founded  the  Dante  Society  —  v^hich  is.  by  the  way,  the  oldest 
of  the  existing  Dante  societies  in  the  world,  and  it  was  Norton  too  w^ho  by  his 
gift  of  books  formed  the  nucleus  of  the  famous  collection  at  Harvard  University. 

But  the  activities  of  American  Dante  scholars  by  no  means  ceased  with  the 
passing  of  the  great  literary  lights  who  did  the  poet  so  mach  honor.  A  famous 
Italian,  Pio  Rajna,  wrote  a  few  years  ago  to  the  late  Professor  Henry  Johnson  of 
Bowdoin  College  —  "America  may  truly  he  proud  of  its  Dante  studies.  The  in- 
valuable  Concordanccs,  the  singularly  sound  and  well  balanced  edition  of  the 
Divine  Poem  that  Grandgent  has  produced,  the  translations  constitute  a  triad  that 
has  not  its  equal  anywhere.  Nor  elsewhere  is  there  anything  that  compares  with 
the  Dante  collection  of  Cornell  University  with  its  precious  catalogne".  And 
every  year  important  contributions  to  every  field  of  Dante  scholarship,  philological, 
literary,  and  philosophical,  are  being  made  by  American  scholars.  This  is  mani- 
festly  neither  thè  time  nor  the  place  for  a  catalogne  of  names  ;  but  in  the  last 
ten  years  there  has  been  published  one  hook  of  such  outstanding  importance  that 
it  must  not  pass  unnoticed  on  such  a  celebration  as  this.  The  translation  of  the 
Divine  Comedy  by  the  late  Professor  Henry  Johnson  of  Bowdoin  College  won 
immediate  recognition  as  worthy  to  stand  alongside  of  Longfellow's  version.  It  is 
the  work  of  a  scholar  and  a  poet.  Tested  both  by  its  accuracy  and  its  music  it  is 
in  my  opinion  more  satisfactory  than  any  other  version  in  English.  Indeed,  an 
Italian  critic  wrote  that  in  no  other  rendering  of  the  Comedia  in  any  language 
whatsoever  does  the  originai  echo  so  constantly  in  the  ear  in  the  way  that  it  does 
in  Johnson's  translation.  In  his  preface  the  translator  writes  —  "As  Dante  is  a 
very  great  poet  every  quality  of  his  style  demands  consideration  ;  his  choice  of 
words  and  of  their  place  in  sentence  and  in  line  cannot  be  deemed  fortuitous. 
His  firmness  of  phrase  is  that  of  a  living  organism  and  not  of  a  crystal". 

Much  that  I  bave  said  this  evening  must  bave  been  very  obvious  and  familiar. 
Nevertheless  when  one  attempts  to  summarize  even  in-adequately  the  history 
of  Dante's  fame  in  America,  he  is  surprised  and  gratified  by  the  sum  total  of  the 
accom])lishment.  I  heard  the  other  day  from  an  American  scholar  who  had  been 
abroad  this  summer  and  had  attended  many  Dante  celebrations,  that  some  speaker 
had  called  attention  to  the  fact  that  celebrations  of  the  six  hundredth  anniversary 
of  Dante's  death  were  being  held  in  France,  England,  Spain,  Italy,  and  even  in 
America.  W'e  can  afford  to  overlook  that  note  of  condescension,  because  judged 
by  facts  America  has  contributed  as  much  to  Dante's  fame  and  to  a  proper  know- 
ledge  of  his  work  as  has  any  other  country  except  his  beloved  Italy.  We  can 
hope  too  that  for  the  sake  of  our  own  literary  and  intellectual  life  as  a  nation 
we  may  learn  to  love  Dante  more  and  more,  and  to  fìnd  out,  as  Lowell  said,  that 
his  life  and  work  bave  in  them  a  meaning  of  such  depth  as  "few  men  bave  meaning 
enough  in  themselves  wholly  to  penetrate".  But  the  lifelong  study  of  his  volume 
will  avail  much,  for  it  will  tease  us  out  of  our  own  time  into  eternity. 


KENNETH  C.  II.  vSIELS 


B  EA  T  R I  e  E 


E 


FROM  Dantì;.  Purgatorio,  xxx.,  xxxi. 

ve;n  as  the  Blessed,  at  the  final  summons, 
Shall  rise  up  quickened,  each  one  front  his  grave, 
Wearing  again  the  garments  of  the  flesh. 

So,  upon  that  celestial  chariot, 

A  hundred  rose  ad  vocem  tanti  senis, 
Ministers  and  messengers  of  life  eternai. 

They  ali  were  saying,  "Benedictus  qui  venis". 
And  scattering  flowers  above  and  round  about, 
"Manibus  o  date  lilia  plenis". 

Oft  have  I  seen,  at  the  approach  of  day, 
The  orient  sky  ali  stained  with  roseate  hues. 
And  the  other  heaven  with  light  serene  adorned, 

And  the  sun's  face  uprising,  overshadowed, 
So  that,  by  temperate  influence  of  vapors. 
The  eye  sustained  his  aspect  for  long  while; 

Thus  in  the  bosom  of  a  cloud  of  flowers, 

Which  from  those  hands  angelic  were  thrown  up. 
And  down  descended  inside  and  without, 

With  crown  of  olive  o'er  a  snow-white  veil, 
Appeared  a  lady,  under  a  green  mantle, 
Vested  in  colors  of  the  living  flame. 

Even  as  the  snow,  among  the  living  rafters 
Upon  the  back  of  Italy,  congeals, 
Blown  on  and  beaten  by  Sclavonian  winds. 

And  then,  dissolving,  filters  through  itself, 
Whene'er  the  land,  that  loses  shadow,  breathes, 
Like  as  a  taper  melts  before  a  fire, 

Even  such  I  was,  without  a  sigh  or  tear, 
Before  the  song  of  those  who  chime  forever 
After  the  chiming  of  the  eternai  spheres; 

But,  when  I  heard  in  those  sweet  melodies 
Compassion  for  me,  more  than  had  they  said, 
"O  wherefore,  lady,  dost  thou  thus  consume  himf" 

The  ice,  that  was  about  my  heart  congealed, 
To  air  and  zuater  changed,  and  in  my  anguish, 
Through  lips  and  eyes  carne  gushing  from  my  breast. 


Confusion  and  dismay,  together  mingled, 

Forced  such  a  feèble  "Yes!"  out  of  my  mouth, 
To  understand  it  one  had  need  of  sight. 


DANTE,  MOLDgR  01^  ITALY  669 


Bven  as  a  cross-bow  hreaks,  when  't  is  discharged, 
Too  tensely  drazvn  the  how-string,  and  the  bow, 
And  zvith  less  force  the  arrozv  hits  the  mark; 

So  I  gave  way  beneath  this  heavy  burden, 
Gushing  forth  into  bitter  tears  and  sighs, 
And  the  voice,  fainting,  flagged  upon  its  passage. 

HERRY  WADSWORTH  LONGFELLOW 


DANTE,  MOLDER  OF  ITALY 

DANTE  Alighieri  is  one  of  the  few  among  the  giants  of  the  world's 
literature  in  whom  the  accomplishments  of  the  outer  man  matched  the 
dreams  of  dreams  of  the  inspired  seer. 
Byron,  to  whom  we  can  forgive  many  poetic  sins  because  of  his  genuine 
admiration  for  the  great  Fiorentine,  wrote  the  Prophccy  of  Dante.  The  poem 
is  not  of  the  highest  fHght.  It  droops  in  mid-air  and  does  not  reach  its  attempted 
crest.  But  the  prophecy  of  Dante's  future  greatness  placed  by  the  English 
poet  on  the  Hps  of  the  mighty  Fiorentine,  is  well-founded.  For  Dante  not  only 
created  a  literature,  a  masterpiece  and  a  language.  He  made  Italy.  To  whole 
generations  he  personifies  Italy  and  her  ideals.  His  voice  is  hers  in  her  sweetest 
and  loftiest  accents.  From  Dante's  brain  and  heart  leaped  the  wisdom  and 
the  song  of  his  country.  And  if  the  painting  and  the  architecture  of  Giotto, 
Cimabue,  Arnolfo  and  Pisano  antedated  the  Divina  Commedia  the  masterpieces 
of  their  followers  were  deeply  influenced  by  that  incomparable  teacher.  The 
sonnets  of  Petrarch  slumber  in  Dante's  Canzoni.  The  Madonnas  of  Raphael 
are  but  pale  copies  of  that  Maiden  Mother  whom  Alighieri  so  divinely  celebrated 
in  his  loveliest  lyric,  one  that  swells  from  that  mystic  fount  of  poesy  hidden  in 
some  vale  of  Paradise  and  known  only  to  the  Sons  of  God.  The  beauty,  not 
of  earth,  that  glows  on  the  faces  of  the  martyrs  and  virgins  of  Fra  Angelico  is 
but  a  reflection  of  the  glory  with  which  Dante  saw  them  crowned  in  his  Paradise. 
Before  Mìchaelangelo  flung  the  terrors  of  Judgment  Day  on  his  colossal  canvas, 
with  Dante  as  his  guide,  he  had  watched  the  writhings  and  the  tortures  of  the 
damned.  "The  whole  of  Italian  literature",  says  Gaspari  (Italìan  Literature  to 
the  Death  of  Dante:  p.  332),  "is  full  of  Dante;  there  is  scarcely  a  single  writer 
of  importance  who  would  not,  in  one  way  or  another,  lead  us  back  to  Dante". 
The  same  might  be  said  of  Italian  art.  When  Dante's  thought,  his  dreams  and 
his  faith,  energize  in  his  people,  Italy  lives,  a  crowned  queen.  When  his  verse 
no  longer  sways  her  poets,  her  thinkers  and  her  statesmen,  she  is  faithless  to 
her  destinies.  We  cannot  think  of  the  clear-running  stream  of  Italian  art  and 
song,  without  recalling  the  fountain-head.   It  is  Dante  Alighieri. 

JOHN  C.  REVILLE,  S.  J. 


La  Pace  all'epoca  di  Dante 


CHI  VOLESSE,  Oggi  che  fervono 
i  lavori  della  Conferenza  che 
amò  chiamarsi  dapprima  col 
seducente  nome  del  Disarmo  Univer- 
sale, e  che  poi,  con  maggiore  since- 
rità, ma  ancora  con  lusinghiera  pro- 
messa, proclamò  l'intenzione  di  offri- 
re agli  uomini  mezzi  risolutivi  delle 
loro  vertenze,  più  comodi  e  meno  costosi 
che  non  le  orrende  guerre  moderne,  chi 
volesse  tornare  indietro  di  cinque  o  sei 
secoli  e  vedere  quel  che  intorno  al  paci- 
fismo, a  leghe  di  governi,  ad  arbitrati  ed 
accordi  avessero  da  dire  i  poeti,  gli  sto- 
rici ed  i  santi  del  paese  e  del  tempo  del- 
l'Alighieri, resterebbe  forse  un  po'  scon- 
certato. Fra  tanto  armeggiar  di  principi 
e  imperatori,  brigar  di  mercanti  e  com- 
plottar di  papi,  in  mezzo  a  quell'atmo- 
sfera  di   cupo   misticismo    e   quindi    di 

spensierata  mondanità,  in  un  mondo  co-        Dante  neirattnico  dii,  o.ca(jn;i,     ii  ur^nuu,  nnaie", 
sì  diviso  e  suddiviso,  cercare  una  situa-        -'"»  «''"^"^  '''"'"  '"  ''"'''  ^"';'  '";"*'  ''""" 
zione  che  somigli  a  quella  che,  cinque  o  seicento  anni  appresso,  la  civiltà  viene  ad 
incontrare,  sarebbe  un  tentativo  peggio  che  vano. 

Eppure  deve  reggere  la  sentenza  biblica  che  "non  v'è  nulla  di  nuovo  sotto  il 
sole".  Gli  orrori  della  guerra  non  possono  non  aver  repugnato  anche  agli  uomini 
d'allora,  tanto  più  che  la  lotta  corpo  a  corpo  a  cui  si  riduceva,  il  genere  delle  armi 
usate,  e,  molte  volte,  la  quasi  consanguineità  dei  combattenti  non  potevano  man- 
care di  rendere  questa  violenza  raccapricciante  agli  occhi  dei  più. 

Dei  bagliori  di  pace  in  quel  mondo  di  eruditi  e  di  asceti,  di  gaudenti  e  di  ca- 
valieri, ci  sono.  Tutto  sta  a  saperceli  vedere  ed  interpretare.  Vuol  dire  che,  quando 
unione  di  nazioni  non  vi  poteva  essere  poiché  le  nazioni  non  erano  ancor  nate, 
e  là  dove  la  mobilitazione  si  faceva  suonando  una  campana  sulla  piazza  e  l'esercito 
si  formava  ancora  armando  gli  artigiani  della  città  o  assoldando  una  compagnia 
di  ventura,  il  pacifismo,  invece  di  prender  la  forma  di  congressi  o  trattati  inter- 
nazionali si  esprimeva  con  qualche  sospiro  di  rimatore  o  mesto  commento  di  cro- 
nista o  fervida  preghiera  di  religioso.  E'  lì  che,  di  quando  in  quando,  si  vede 
biancheggiar  l'ala  dell'angelo  della  Pace:  in  tanta  lontananza  ci  basterà  intra- 
vederla di  sfuggita  o  raccoglierne  per  l'aria  una  piuma. 

Le  "bellissime  favole"  cavalleresche,  le  leggende  di  Artù,  di  Lancillotto  e  di 
Tristano  sono  un  terreno  fecondo  per  queste  amorose  ricerche  :  infatti  i  Cavalieri, 
paladini  della  fede  e  servi  d'ogni  nobiltà  e  cortesia,  erano,  a  presentire  il  trionfo 
della  perfetta  giustizia  nel  mondo,  i  più  pronti.  Così  quelle  vecchie  storie  d'armi 
e  d'amore,  glorificando  la  missione  protettrice  del  principe  ed  esaltando  il  sacri- 
ficio suonano  come  un  lontano  preludio  ai  nostri  appelli  alla  concordia  mondiale. 
Non  si  fa  il  giovane  Tristano  battezzar  cavaliere  al  solo  scopo  di  difendere  un 
debole  regno  contro  le  insidie  d'un  prepotente?    L'attentato,  si  legge,  era  mosso 


LA  PACE  AIvI^'EPOCA  di  DANTE  67 1 

CO  di  Cornovaglia  dal  tracotante  Amoroldo  d'Irlanda  di  cui  tutti 

ore  e  che  voleva  estorcere  dagli  infelici  soggetti  di  Marco  un 

ingiusto  "pena  la  metà  delle  loro  persone".    Tristano  che,  fa- 

>'era  impegnato  "d'essere  prode,  ardito  e  sicuro,  liale  e  cortese 

"e  ogni  persona  menipossente  alla  quale  fosse  fatta  alcuna  cosa 

m  può  tollerare  questa  sopercheria.    Perciò  ai  nielli  fui  amha- 

sciaiu -  -.^.o  irlandese  i  quali  domandavano  al  malcapitato  sovrano:  "Sire,  come 

v'apparecchiate  pel  fatto  del  tributo?  Non  v'accorgete  che  il  termine  è  molto 
breve?"  con  intrepido  cuore  risponde:  "Se  i  nostri  antecessori  hanno  pagato  tri- 
buto a  quelli  d'Irlanda  non  l'hanno  pagato  con  ragione  né  con  giustizia,  ma  per 
paura  e  forza.  E  noi  non  vogliamo  pagare,  ne  osservare  la  legge  antica  degli  im- 
peratori che  per  la  for^a  e  potenza  signoreggiavano,  ma  vogliamo  osservare  la  legge 
di  Dio  al  quale  piace  non  per  potenza  ma  per  ragione  e  per  giustizia  si  possieda,  non 
per  forza  o  per  rapina  facendo  obbligare  le  genti  e  i  paesi  indegnamente". 

Nel  suo  mondo  ristretto,  nella  maniera  che  poteva,  Tristano  è  il  campione 
delle  piccole  nazionalità  oppresse,  le  più  bisognose,  oggi  pure,  della  cavalleresca 
protezione  dei  forti.  Ed  è  ben  lui  quegli  che,  per  quanto  prigioniero  alla  corte  del 
re  Languis,  riaiterma  in  presenza  della  famosa  "Isotta  la  bionda"  la  vera  funzione 
reale  :  "E  sì  vi  ricordo  che  voi  siete  re  :  e  re  non  è  altro  dire  che  scudo  e  lancia  ed 
elmo:  cioè  capo,  guida,  mantenimento  di  vera  giustizia,  difenditore  della  verità". 

Da  queste  leggende  d'amori  e  di  tornei  che,  cantate  dai  trovatori  dinanzi  ai 
troni  ed  agli  angoli  delle  strade,  finivano  per  correre  sulla  bocca  di  tutti,  salendo 
ai  Florilegi  di  sentenze  e  Tesori  d'insegnamenti  dovuti  alle  fatiche  dei  dottori  di 
Bologna,  ecco  ci  si  offre  un  pensiero  ed  un  voto  di  pace  di  Ser  Brunetto  Latini, 
colui  che  sapeva  insegnare  perfino  all'Alighieri  "come  l'uom  s'eterna".  Interro- 
gata la  natura,  essa  gli  rivela  come  ognuno  nasce  alla  famiglia  imprima  e  subito 
dopo  alla  patria  "al  padre  ed  al  parente  e  poi  al  suo  comuno".  I  doveri  civici  sono 
dunque  secondi  solo  a  quelli  verso  la  famiglia,  ma,  purtroppo,  quanto  poco  e  male 
si  adempiono  !  Il  "comuno"  di  Ser  Brunetto  è  tanto  straziato  dai  partiti  che  egli 
se  ne  rammarica  tutto  dolente  e  preoccupato  : 

Ond'io   non   so    nessuno 
ch'io  volessi  vedere 
la  mia  cittade  avere 
del  tutto  alla^sua  guisa, 
né  che  f osse";divisa  ; 
OTO  tutti  per  comune 
tirassero  una  fune, 
di  pace  e  di  ben  fare. 

Allarghiamo  il  comune,  allunghiamo  la  corda  avvolgendola  magari  attorno 
al  mondo  e  siamo  quasi  quasi  alla  Conferenza  di  Washington  dove  tutti  i  delegati 
son  chiamati  a  tirare  la  stessa  fune  "di  pace  e  di  ben  fare". 

Ma,  ahimè,  che  ognuno  vuol  sempre  tirare  dalla  parte  del  proprio  vantaggio  ! 
Questa  è  la  radice  di  tutti  i  mali  della  "città  partita",  che  a  Chiaro  Davanzati,  altra 
poeta  d'allora,  strappa  un  verso  veemente: 

Ahi,  dolce  e  gaia  terra  fiorentina 

chi  in  prima  disse  parte 

fra  li  tuoi  figli  tormentato  sia! 

Per  questo  i  seminatori  di  discordie  li  troviamo  precipitati  alla  nona  bolgia  e 
martoriati  dalla  spada  del  Diavolo  :  mentre  che  là  dove  "si  ristora  l'amor  del  bene", 
cioè  nel  quarto  girone  del  sacro  monte  del  Ravvedimento,  vagola  quell'Angelo  di 
Pace  che  dalla  fronte  del  Poeta  cancella  il  peccato  dell'  "ira  mala"  : 


672  n.  CARROCCIO 


sentì'  mi  presso  quasi  un  muover  d'ala 
'"-'  e  ventarmi  sul  viso  e  dir  "Beati 

Pacifici"  !... 

Quest'accenno  alle  beatitudini  richiama  alla  mente  un  beato  dell'amore  e  della 
fratellanza,  Francesco  d'Assisi,  cantore  di  Frate  Sole  e  Suora  Morte,  perfino  di 
Frate  Lupo,  il  lupo  feroce  e  implacabile  come  un  esercito  invasore,  che  faceva 
andar  armati  tutti  gli  abitanti  di  Gubbio  e  del  contado. 

Non  posso  resistere  alla  soavità  del  racconto  di  questo  incontro  fra  pace  e 
guerra,  nel  quale  il  serafico  Poverello  comanda  "al  lupo  grandissimo,  dalla  parte 
di  Cristo,  che  non  facci  male  né  a  lui  né  a  persona.  Mirabil  cosa  !  Immantinente 
che  San  Francesco  ebbe  fatto  il  segno  della  croce,  il  lupo  terribile  chiude  la  boc- 
ca.... e  viene  mansuetamente  come  un  agnello  a  gittarsi  ai  piedi  del  Santo  a  giacere". 

Ma  non  bastava  aver  domato  l'avversario:  ci  voleva,  e  ci  fu  un  vero  proto- 
collo di  pace. 

Dopo  averlo  rimproverato  dell'ardire  "di  uccidere  uomini  fatti  alla  immagine 
di  Dio"  il  Santo  propone:  "Io  voglio,  frate  Lupo,  far  la  pace  fra  te  e  costoro". 
E  quello  "con  atti  del  corpo,  di  coda  e  d'occhi"  a  significare  il  suo  assenso.  Allora, 
constatate  le  buone  intenzioni,  ecco  le  garanzie  che  il  Santo  avvedutamente  sugge- 
risce :  "Poiché  ti  piace  di  fare  e  di  tenere  questa  pace,  io  ti  prometto  ch'io  ti  farò 
dare  le  spese  continuamente  dagli  uomini  di  questa  terra,  sicché  tu  non  patirai 
più  di  fame  (la  fame,  notiamolo  di  passaggio,  é  una  attenuante  perfino  per  il  più 
santo  dei  Santi)  "ma  io  voglio  che  tu  mi  prometta  che  non  nuocerai  mai  a  nessuna 
persona  umana  né  ad  animale.  Promettimi  tu  questo?"  Il  lupo,  inclinando  il  capo, 
gli  faceva  segno  di  sì  :  ma  al  paciere  non  basta  :  egli  desidera  una  conferma  mag- 
giore e  quando  il  nemico  gli  pone  la  zampa  in  mano  "dimesticamente,  dandogli 
quello  segnale  di  fede  che  potea"  esclama  trionfante  :  "Andiamo  dunque  a  fermare 
questa  pace  nel  nome  di  Dio".  Infine,  sulla  piazza,  dopo  aver  predicato  alla  gente 
accorsa,  conclude:  "Udite,  fratelli  miei:  Frate  Lupo  m'ha  promesso  e  fatto  fede 
di  far  pace  con  voi  e  di  non  offendervi  mai  :  e  voi  gli  promettete  di  dargli  ogni  dì 
le  cose  necessarie:  ed  io  v'entro  mallevadore  per  lui  che  il  patto  della  pace  egli 
osserverà  fermamente". 

Se  la  voglia  di  trovare  un  raffronto  tra  questo  episodio  e  la  Conferenza  non 
mi  fa  velo,  una  certa  analogia  esiste  pure  tra  il  pacifismo  d'oggi  e  questo  sforzo 
di  conciliazione  in  nome  della  fratellanza,  con  tanto  di  trattative  e  riconoscimento 
di  diritti  e  guarantigie. 

Ma,  se  vogliano  sentir  parlare  di  pace  più  esplicitamente,  ascoltiamo  un'altra 
voce  pura  :  quella  di  Santa  Caterina  da  Siena,  la  monaca  che  detta  epistole  ricevute 
con  ossequio  da  Papi  e  da  potenti,  la  debole  donna  che  sa  mostrarsi  impavida  nel 
biasimare  Chiesa  e  Corti,  instancabile  nel  rivendicare,  in  nome  di  Cristo,  i  diritti 
degli  umili,  pronta  all'azione  come  rapita  nella  preghiera,  per  la  pacificazione  degli 
uomini,  tanto  da  essere  perfino  inviata  quale  mediatrice  tra  i  Fiorentini. 

Nella  lettera  a  Papa  Gregorio  XI  ella  scrive:  "al  nome  di  Gesù  Cristo  cro- 
cifisso" che  desidera  veder  in  lui  la  pienezza  della  grazia  divina  "si  e  per  siffatto 
modo  che  voi  siate  strumento  e  cagione  di  pacificare  tutto  l'wiiverso  mondo.  Pre- 
supponendo in  lui  un  "affamato  desiderio  di  pace",  lo  esorta  a  star  di  buon  animo 
che  "da  guerra  verrà  a  grandissima  pace,  da  persecuzione  a  grandissima  unione". 
Afflitta  nella  brama  insoddisfatta  di  veder  avverarsi  in  terra  questo  Regno  di  Dio, 
Caterina  smaniandone  aggiunge:  "Ed  io  misera  non  posso  più  aspettare:  vivendo 
mi  par  di  morire  vedendo  tanto  vituperio  di  Dio.  Non  vi  dilungate  però  dalla  pace.... 
che  io  vi  dico  che  li  lupi  feroci  vi  metteranno  il  capo  in  grembo...." 


LA  PACe  all'epoca  di  DANTR  673 

In  un'altra  lettera  allo  stesso  Papa,  la  sentiamo  rimproverare  che  sì  attenda 
tanto  "alla  signoria  e  sostanza  temporale  che  non  si  vegga  quanta  è  la  distruzione 
dell'anime  e  il  vituperio  di  Dio  che  seguita  per  la  guerra".  Girato  intorno  quel 
suo  sguardo  materno,  la  JMantellata  non  vede  altro  mezzo  di  salvezza  che  l'inter- 
vento dell'Eterno:  "Non  pare  che  Dio  manifesti  altro  rimedio  che  quello  della 
pace.  Pace,  pace  dunque  per  l'amor  di  Cristo!....  Togliete  via  la  cagione  della  guerra 
quanto  è  possibile  a  voi!  Questa  è  la  volontà  di  Dio,  ch'io  dicovi  da  parte  del 
dolce  Gesù". 

Per  dolci  che  siano  queste  parole,  osserva  il  De  Santis,  che  quelle  di  Dino 
Compagni  al  popolo  di  Firenze  straziato  dalle  fazioni  erano,  nella  loro  semplicità, 
ancora  più  tenere:  "Signori  —  egli  dice  loro  tentando,  coU'autorità  di  priore,  di 
conciliarli:  —  perchè  volete  voi  confondere  e  disfare  una  così  buona  città?  Contro 
chi  volete  pugnare,  contro  i  vostri  fratelli?  Che  vittoria  ne  avrete?  NuU'altro  che 
pianto".  E'  lo  stesso  Dino  che  poi,  abbindolato  dai  Neri  (che  lui  ed  i  compagni 
di  governo  chiamavano  "buoni  uomini"  dicendo  :  "Voi  vedete  la  discordia  dei 
cittadini,  a  voi  la  conviene  pacificare  :  e  noi  a  ciò  vi  profferiamo  l'avere  e  le  persone 
con  buono  e  leale  animo")  cessò  dal  prepararsi  alla  resistenza:  e  che,  affidandosi 
da  quel  semplice  cristiano  che  era  ai  loro  giuramenti,  trasse  i  capi  dei  partiti  nella 
chiesa  di  San  Giovanni  e  là  li  fece  giurare  "buona  e  perfetta  pace".  Altro  che 
pace  !  Quelli  tanto  bene  si  armavano  e  complottavano  che  quando  Carlo  di  Valois, 
d'accordo  con  loro,  battè  alle  porte  di  Firenze,  il  povero  Dino  si  trovò  alle  strette. 
Che  fare  ?  L'idea  che  gli  venne  sa  essa  pure  di  pacifismo  :  farà  così  :  si  farà  dare 
una  garanzia  scritta  che,  una  volta  entrato,  Carlo  non  profitterebbe  dell'occasione, 
che  "non  acquisterebbe  giurisdizione,  né  occuperebbe  niun  onore  della  città,  né  per 
titolo  d'imperio  né  per  altra  cagione,  né  le  leggi  della  città  muterebbe,  né  l'uso". 
La  lettera,  naturalmente,  venne  :  ed  egli  racconta  con  una  innocenza  che  impres- 
siona :  "Io  f ecila  copiare,  e  quando  fu  venuto,  lo  domandai  se  di  sua  volontà  fosse 
scritta.  Rispose  :  sì  certamente".  Che  più  ?  La  parola  d'un  principe  è  sacra...  ma 
della  celebre  lettera  fu  tenuto  quel  conto  che  un  altro  real  firmatario  tenne  d'un 
altro  famoso  "pezzo  di  carta"  qualche  anno  fa.  Ahimè,  confessa  Dino  pentito 
"noi  demmo  loro  intendimento  di  pace,  mentre  ci  conveniva  arrotare  i  ferri".  E 
dire  che  il  Valese,  che  Papa  Bonifacio  Vili  aveva  mandato  a  Firenze  come  "alla 
fonte  dell'oro"  —  e  non  invano  ci  era  venuto  col  titolo  e  l'ufficio  di  "paciaro"  ! 

Che  l'avarizia,  l'amore  delle  ricchezze,  il  benessere  materiale  dei  popoli,  quella 
insomma  che  noi  chiamiamo  la  questione  economica,  entri  quale  elemento  prepon- 
derante nelle  cause  delle  guerre  lo  spiegava  bene  il  Boccaccio  nel  suo  Commento 
alla  Divina  Commedia,  là  dove  illustra  il  senso  allegorico  del  settimo  Canto  del- 
l'Inferno che  descrive  le  pene  dei  violenti  contro  al  prossimo.  "Poi  che  —  egli  di- 
ce —  tra  tanta  semplicità,  tra  tanta  innocenza  nella  vita  furon  questi  due  pronomi 
mio  e  tuo,  seminati,  tanto  il  santo  ordine  si  turbò,  che  grandissima  parte  di  quegli 
li  quali  a  dovere  riempire  in  paradiso  le  sedie  degli  angioli  ribelli  creati  furono  e 
sono,  rovinano  ad  accrescere  il  loro  numero  in  inferno. 

"Entrato  adunque  co'  due  pronomi  il  veleno  pestifero  del  voler  ciascuno  più 
che  per  bisogno  non  gli  era,  nelle  menti  degli  uomini  si  cominciarono  li  campi  a 
partire  con  le  fosse,  a  raccogliere  nelle  proprie  chiusure  le  greggi  e  gli  armenti, 
a  separare  le  abitazioni  e  a  prezzolar  le  fatiche  ;  e,  cacciata  la  pace  e  la  tranquillità 
dall'animo,  entrarono  in  loro  luogo  le  sollecitudini,  gli  affanni  superflui,  le  servi- 
tudini,  le  maggioranze,  le  violenze  e  le  guerre".  E  più  lontano,  al  Canto  dodicesi- 
mo, parlando  dei  centauri  che  i  tiranni  mantenevano  affogati  nel  lago  di  sangue, 
aggiunge  :  "Come  che  nella  presente  vita  sì  sìa,  nell'altra  si  dee  intendere  le  saette 
da  questi  centauri  saettate  ne'  violenti,  essere  l'amaritudine  della  continua  ricor- 


674  II*  CARROCCIO 


dazione,  la  quale  hanno  delle  disoneste  e  malvagie  opere,  le  quali  già  fecero  con  la 
forza  della  gente  dell'arme". 

Sorvolando  il  Boccaccio  che, -nonostante  se  ne  risentisse,  conservò  il  sopranno- 
me di  "Giovanni  della  tranquillità",  e  accennando  appena  all'amico  suo  Petrarca, 
troviamo  che  la  notissima  Canzone  di  lui  ai  Signori  d'Italia,  pur  essendo  un'ardente 
invocazione  ai  principi  italiani  di  cacciare  "dalle  belle  contrade"  le  tante  "pellegrine 
spade"  con  una  eroica  ed  unita  azione  d'armi,  rimane  tuttavia  il  sogno  di  un  paci- 
fista ispirato  da  Dio.  E'  a  Dio  infatti  che  il  poeta  si  rivolge  per  prima  cosa 
dicendo  : 

Rettor  del  cielo  io  cheggio 

che  la  pietà  che  ti  condusse  in  terra 

ti  volga  al   tuo  diletto  almo  paese  : 

Vedi,  Signor  cortese, 

di  che  lievi  cagion  che  crudel  guerra 

e  i  cor  che  indura  e  serra 

Marte    superbo    e    fiero, 

apri  tu.  Padre,  e  intenerisci  e  snoda. 

Più  in  là,  egli  che  protesta  di  parlare  "per  ver  dire,  non  per  odio  d'altrui, 
uè  per  disprezzo",  implora  che  si  ascolti  il  lamento  del  popolo  afflitto 

e  con  pietà  guardate 
le   lacrime   del   popol   doloroso, 
che  sol  da  voi   riposo 
dopo  Dio  spera 

e  che  si  dia  luogo  alla  concordia  nel  seguire  l'ideale  comune  di  ricostruzione  pa- 
cifica : 

Piacciavi   porre   giù   l'odio   e   lo   sdegno, 
venti  contrari  alla  vita  serena; 
e  quel  che  in  altrui  pena 
tempo  si  spende,  in  qualche  atto  più  degno 
0  di  mano  o  d'ingegno, 
in  qualche  bella  lode, 
in  qualche  onesto  studio  si  converta: 
Cosi  quaggiù  si  gode 
^  e  la  strada  del  ciel  si  trova  aperta. 

Non  mentiva  dunque  questa  Canzone  se  andando  "fra  la  gente  altera"  alla 
quale  l'autore  la  inviava  poteva  esclamare  "Io  vo'  gridando:  Pace,  pace,  pace". 

Una  pace  da  conquistarsi  con  l'armi  era  d'altronde  anche  quella  che  il  grande 
Ghibellino  aveva  invocata.  Il  suo  sguardo  divinatore,  percorrendo  i  secoli  della 
storia,  aveva  scoperto  così  la  radice  del  male  della  guerra:  "Siccome  un  uomo  ri- 
chiede compagnia  di  Famiglia,  così  una  Casa  richiede  una  Vicinanza.  E  perocché 
una  Vicinanza  non  può  in  sé  in  tutto  satisfare,  conviene  a  satisfacimento  di  quella 
essere  la  Città.  Ancora  la  Città  richiede  alle  sue  arti  e  alla  sua  difensione  avere 
vicenda  e  fratellanza  colle  vicine  cittadi  :  e  però  fu  fatto  il  Regno.  Onde  poiché 
l'animo  umano  in  terminata  possessione  di  terza  non  si  quieti,  ma  sempre  desideri 
terra  acquistare,  siccome  per  esperienze  vedemo,  discordie  e  guerre  conviene  sur- 
gere tra  Regno  e  Regno  ;  le  quali  sono  tribolazioni  delle  cittadi  :  e  per  le  cittadi 
delle  vicinanze  ;  e  per  le  vicinanze  delle  case  ;  e  per  le  case,  dell'uomo  :  e  così  si 
impedisce  la  felicità".  Dall'esame  del  male  passando  a  proporre  il  rimedio.  Dante, 
che  nella  Chiesa  non  confida  più  in  quanto  "nella  navicella  di  Piero  il  nocchiero 
e  i  naviganti  dormono",  soggiunge:  "Il  perchè  a  queste  guerre  e  alle  loro  cagioni 
torre  via,  conviene  di  necessità  tutta  la  terra...  esser  Monarchia,  cioè  un  solo 


LA  pace;  all'epoca  di  dante  675 

principato  e  un  principe  avere,  il  quale,  tutto  possedendo  e  piìi  desiderare  non 
possendo,  li  re  tenga  contenti  nei  termini  delli  regni  sicché  pace  intra  loro  sia". 

Non  sembri  irriverente  il  notare  questa  concessione  che  il  Sommo  Poeta  fa 
alla  debolezza  umana  perfino  di  quegli  Imperatori  ch'egli  faceva  predestinati  da 
Dio  a  liberare  ogni  popolo  dall'oppressione,  come  fece  Mosè  per  Israele;  la  con- 
cessione cioè  di  un  potere  sconfinato,  tale  da  assicurare  la  sazietà  e  quindi  elimi- 
nare il  desiderio  di  altre  conquiste.  San  Francesco  aveva  anch'egli  assicurato  al 
Lupo  di  Gubbio  il  pasto  quotidiano  nello  stabilire  i  suoi  termini  di  pace!  Ma,  pur 
rimanendo  mortale  e  suscettibile  di  tentazioni,  l'Imperatore  è  di  Dante  il  grande 
sospiro,  la  suprema  speranza.  Già  egli,  mentre  era  fuoruscito  in  Arezzo,  e  facente 
parte  di  un  Concilio  di  Dodici,  aveva  mostrato  di  non  disdegnare  gli  arbitrati  di 
pace  se  questo  aveva  potuto  scrivere  al  Cardinale  Albertini  da  Prato  nel  1304: 
"Dappoiché  fummo  da  voi  ammoniti  e  instantemente  richiesti...  di  por  termine 
ad  ogni  assalto  ed  uso  di  guerra...  noi  figliuoli  a  voi  devotissimi  e  della  pace  e  della 
giustizia  amatori,  deposte  oggimai  le  spade  con  sincera  e  spontanea  volontà  ci  sot- 
toponiamo al  vostro  arbitrio....  Per  la  qual  cosa  con  filial  voce  e  col  massimo 
atìfetto  alla  clementissima  pietà  vostra  supplichiamo  che  vogliate  irrigare  del  sopore 
di  tranquillità  e  di  pace  a  quella  già  da  lungo  tempo  tempestosa  Firenze".  Ma  per 
lui  l'alba  della  pace  vera  non  parve  giunta  che  quando  s'aiìfacciò  alle  Alpi  Arri- 
go \  II,  la  cui  discesa  egli,  nella  lettera  che  in  quell'occasione  diresse  ai  sovrani,  ai 
senatori,  ai  principi  italiani,  salutò  con  queste  commosse  parole:  "Ecco  ora  il  tempo 
accettevole  nel  quale  sorgono  i  segni  di  consolazione  e  di  pace.  Novello  giorno 
risplende  mostrando  l'alba  che  già  dirada  le  tenebre  della  lunga  calamità....  Ben 
tosto  vedremo  l'aspettata  gioia  anche  noi  che  pernottammo  gran  tempo  nel  deserto  ; 
imperocché  si  leverà  il  pacifico  sole:  e  la  giustizia....  rinverdirà".  Nella  venuta 
di  Arrigo  egli  vede  la  consolazione  aspettata:  "Voi  che  oppressi  piangete,  sollevate 
l'animo  perocché  la  vostra  salute  è  vicina.  Prendete  il  rastrello  della  buona  umiltà 
e  rotte  le  zolle  dell'arida  animosità,  appianate  il  campicello  della  vostra  mente, 
affinché  la  rugiada  celeste....  non  cada  indarno  dall'alto....  ma  come  fertile  valle 
concepite  e  germogliate  verdura,  verdura  dico  fruttifera  di  vera  pace". 

Per  Lui  era  la  Provvidenza  di  Dio  che  nella  sua  bontà  aveva  disposto  l'as- 
servimento del  mondo  all'impero  dei  Romani  "affinché  sotto  la  serenità  di  sì  ec- 
celso governo  il  genere  umano  si  stesse  in  pace".  Infatti  egli  considera  in  una  sua 
epistola  ai  fiorentini  che  "quando  il  seggio  augustale  è  vacante,  tutto  il  mondo 
disvia  del  retto  sentiero....  e  la  misera  Italia,  lasciata  sola  in  abbandono  a  private 
signorie  e  destituta  di  pubblico  reggimento,  da  quale  e  quanta  tempesta  di  venti 
e  di  flutto  sia  agitata  non  varrebbero  parole  a  significarlo". 

Angosciato  dallo  spettacolo  di  questa  povera  Italia  in  tumulto,  un  successore 
di  Dante,  Fazio  degli  Uberti  poeta  ghibellino,  si  dirige  anche  lui  ad  un  imperatore, 
restìo  questo,  a  compiere  tale  "alto  uffizio  d'imperio".  Ma,  lunge  dall'assomi- 
gliarlo  a  ]\Iosè  liberatore  o  ad  applicare  a  lui  le  profezie  delle  Sacre  Scritture 
come  aveva  fatto  Dante  per  Arrigo  VII,  lo  investe,  nella  sua  cocente  delusione, 
con  parole  che  sono  altrettante  bestemmie,  esclamando: 

Di  quel  tu  possa  ber  che  bevve  Crasso 
e  veder  le  tue  membra  come  Mario, 
o  come  Sceva  sia  di  piaghe  vario, 
o  divegni  mendico  come  Oreste.... 
o  qual  ebbe  Tarpea  abbia  salario 
o  quanto  a  Giob  ti  vengano  moleste... 
.sappi  ch'io  son  l'Italia  che  ti  parlo, 
di  Luzinburgo  ignominioso  Carlo. 


0^6  IL   CARROCCIO 


L'impero  egli  vorrebbe  togliere  dalle  mani  di  questo  e  di  altri  reggitori  "che 
d'aquila  un  allocco  n'hanno  fatto",  e  rievocata  l'antica  grandezza  di  Roma,  fa 
lamentar  dall'Italia  i  prodi  figli  "i  quali  col  senno  loro  domaro  il  mondo  e  rifor- 
marlo in  pace".    Poi,  calmata  nell'invettiva  la  collera,  Fazio  torna  a  sognare 

un  vertudioso  re  che  ragion  tegna 

e  la  ragion  dell'impero  mantegna 

sicché,  come  il  pensier,  passi  oltre  mare. 

facendo  ognun  tremare 

ch'arme  prendesse  contro  la  sua  insegna. 

Roma  gli  parla  nuovamente,  la  Roma  stanca,  orbata  dei  valorosi  suoi  difen- 
sori, tradita  dal  Senato  che  la  lascia  a  piangere  di  fuori,  umiliata  ma  non  dispe- 
rata ancora,  se  riprende: 

O  figliuol  mio 

da  quanta  crudel  guerra 

tutti  insieme  verremo  a  dolce  pace 

se  l'Italia  soggiace 

a  un  solo  re.... 

Questa  idea  che  la  pace  stia  nel  regnar  d'un  solo,  di  un  unico  "nocchiere  che 
considerando  le  diverse  condizioni  del  mondo  e  li  diversi  e  necessari  uffici  ordi- 
nando, abbia  del  tutto  universale  e  irrepugnabile  ufficio  di  condannare"  non  è 
tramontata.  Del  trattato  De  Monarchia  dice  il  De  Santis  che  "ci  era  in  germe 
tutto  l'avvenire;  ci  era  l'afifrancamento  del  laicato  e  l'avviamento  a  più  larghe 
unità"  e  prosegue  :  "Qui  al  di  là  del  comune  vedi  la  nazione,  e  al  di  là  della  na- 
zione l'umanità,  la  confederazione  delle  nazioni.  lira  un'utopia  die  segnava  la 
via  della  .storia". 

Ora,  in  questo  concetto  di  un  Imperatore  mandatario  di  Dio,  "di  tutti  i  co- 
mandamenti comandatore  e  a  tutti  legge",  non  oso  dir  che  debba  scorgersi  sen- 
z'altro simboleggiato  il  Tribunale  dell'Aja  e  il  Concilio  della  Lega  delle  Nazioni. 
Però  non  è  privo  di  significato  il  fatto  che  nella  primavera  dello  scorso  anno  com- 
parve per  esempio,  in  un  notissimo  settimanale  degli  Stati  Uniti  una  serie  di  arti- 
coli del  sociologo  e  scrittore  inglese  H.  C.  Wells,  uno  dei  quali  parlava  dell'iinmi- 
nente  avvento  dello  Stato  mondiale,  di  cui  anzi  si  delineavano  le  forme  con  la 
tranquillità  della  convinzione  assoluta,  discutendosi  persino  il  carattere  del  fu- 
turo presidente  della  terra.... 

La  Conferenza  sulla  limitazione  degli  Armamenti,  quali  che  debbano  essere 
i  suoi  risultati,  è  un  fatto  positivo  di  vastità  e  importanza  mai  finora  raggiunte. 
E  per  quanto  non  ci  sia  da  illudersi  che  resti  impenetrabile  ad  influenze  egoistiche 
e  sia  al  contrario  da  attendersi  che,  a  vietare  alla  pace  la  via,  stiano  come  deplo- 
rava il  nostro  Fazio  nella  lirica  sopra  citata,  "Superbia,  Invidia  ed  Avarizia  ria", 
rappresenta  sempre  un  trionfo  sull'egoismo  umano  o  per  lo  meno  un  tentativo 
degli  uomini  di  svincolarsene. 

Perciò  queste  poche  fronde  d'olivo,  raccolte  pei  campi  ove  passò  la  figura 
maestosa  del  Grande  pellegrino  che  Pace  andava  cercando  come  supremo  bene, 
si  raccolgono  con  animo  specialmente  grato  oggi  quando  il  cielo  tanto  piiì  vasto 
del  mondo  è  tutto  invaso  dal  solenne  e  trionfante  scampanìo  che  parte  da  questo 
punto  della  terra  soprannominata  della  Libertà. 

Wahington,  D.  C. 

EMMA  CHIERA    (Hérica) 


La  Vittoria  velata  di  nero 


Dalla  schiera  non  breve  dei  "veggenti  del  liberato  avvenire"  — 
come  D'Annuncio  cliiamò  in  un  messaggio  all'America,  coloro  che 
diedero  le  pupille  alla  Patria  serbando  intatta  sulla  retina,  chiara, 
l'ulìinia  visione  del  mondo  intravisto  dai  liberatori  nell'ora  mortale 
del  cimento  —  il  Cakkoccio  trae  un  nuovo  suo  collaboratore.  E' 
un  altro  milite  volontario  della  nostra  battaglia;  un  nuovo  espres- 
sore di  verità  di  fede  di  amore,  che  spazia  nei  cieli  dell'anima  e, 
travarcando  l'oceano,  giunge  a  noi,  a  parlarci  dell'Italia  rinata 
che  non  vuole  perire,  com'è  giusto  nel  suo  destino  d'immortalità. 
In  queste  pagine  son  passate  le  figure  di  due  gloriosissimi 
ciechi  di  guerra:  di  Carlo  Delcroi.v  e  di  Aurelio  Nicolodi  — 
di  due  apostoli,  uno  della  parola,  l'altro  della  salvezza  spirituale 
dei  coìiipagni  raccolti  nel  suo  Istituto  del  Ciechi  a  Firenze. 

Ecco,  oggi,  Feliciano  Lepore.  Tanto  giovane,  e  già  tanto  veg- 
gente!... E'  nato  a  Napoli  nel  1895.  Da  ufficiale  di  complemento 
stette  al  fronte  dal  1915  al  1917.  Dal  139.  Fanteria  passò  al  pri- 
mo Reggimento  Alpini,  al  comando  d'un  reparto  d'assalto.  Era 
stato  già  ferito  due  volte,  nel  '15  e  nel  '16,  quando,  nel  giugno  '17, 
partecipò  alla  presa  dell'Ortigara.  Qui  una  scheggia  di  granata  austriaca  lo  colpiva  agli  occhi, 
rendendolo  del  tutto  cieco.  Tornato  a  Napoli,  riprendeva  i  suoi  studi  all'università,  e  si  laureava 
dottore  in  lettere.  Attualmente  insegna  storia  nel  Collegio  Militare  di  Napoli.  E'  decorato  di 
tre  medaglie  al  valore,  della  croce  di  guerra,  della  croce  di  cavaliere  della  Corona  d'Italia  per 
merito  di  guerra. 

Assidua  sarà  la  collaborazione  al  Carroccio  di  questo  superbo  campione  del  valore  e  del 
sacrificio  italiano.  Lo  scritto  d'oggi  prelude  ad  una  serie  di  articoli  sul  tributo  che  l'Italia  ha 
dato  alla  civiltà  in  tutti  i  secoli  della  sua  storia. 


FELICIANO   LEPORE 


LA  Nazione  Italiana,  dopo  tre  anni  di  colpevole  silenzio,  ha  celebrato 
finalmente  la  sua  memorabile  Vittoria  con  una  cerimonia  che  racchiude 
in  sé  tutta  la  santità  di  un  rito.  Le  ceneri  di  uno  dei  suoi  figli,  che  alla 
Patria  diedero  tutto,  anche  il  loro  nome,  sono  state  tumulate  sull'Altare  della  Pa- 
tria. 11  monumento  che  la  terza  Italia  eresse  al  primo  suo  Re,  l'Altare  sacro  agli 
Italiani  finora  solamente  per  virtù  di  simbolo,  ha  avuto  nello  scorso  novembre  la 
sua  consacrazione  e  il  suo  tabernacolo,  tabernacolo  che  racchiude  col  corpo  del  suo 
redentore  ignoto,  il  conosciuto  spirito  di  sacrificio  dei  cinquecentomila  morti  d'Italia. 

Il  popolo  italiano  ha  voluto  con  quel  rito  non  solamente  celebrare  il  sacrificio 
vittorioso  dei  suoi  figli,  non  solamente  esprimere  tutta  la  sua  riconoscenza  ai  caduti 
dell'ultima  guerra,  ma  sopratutto  compiere  un  solenne  atto  di  fede.  Quel  taber- 
nacolo dovrà,  come  un  faro,  illuminare  la  fosca  notte,  calata  a  un  tratto  nel  bel 
cielo  d'Italia  dopo  le  vivide  fiamme  della  Vittoria.  Dovrà  additare  la  meta  all'I- 
talia, nave  gettata  dall'insipienza  dei  suoi  governanti,  dal  vento  infido  delle  na- 
zioni alleate,  dalle  correnti  antinazionali  e  rivoluzionarie  nel  burrascoso  oceano 
dell'incertezza. 

Dopo  tre  anni  di  oblìo  gl'Italiani  ritornano  al  culto  dei  loro  morti  e  richia- 
mano, con  la  salma  di  un  ignoto,  lo  spirito  di  tutti  coloro  che  si  sacrificarono, 
perchè  il  progresso  non  fosse  fermato  dagli  urli  dei  quattrocentoventi,  la  civiltà 
non  fosse  strozzata  dalla  rozza  e  pesante  mano  teutonica,  la  felicità  ventura  dei 
loro  figli  non  più  insidiata  dal  secolare  nemico.  L'Ignoto  Eroe  è  stato  richiamato 
dal  suo  calvario,  deposto  dalla  sua  croce  e  sepolto  in  Roma  eterna,  per  la  speranza 
che  egli  pure  risorga  nel  terzo  dì,  e  riafifermi  al  suo  Popolo  quella  triplice  verità, 
che  già  scrisse  col  suo  sangue  :  Non  v'è  progresso  senza  sacrificio,  libertà  senza 
disciplina,  gioia  senza  dolore. 


678 


IL   CARROCCIO 


DA  AQUILEIA   A    ROMA  —  TUTTA   L'ITALIA    INGINOCCHIATA   AL   PASSAGGIO   DEL   FIGLIO   DEL   POPOLO 


Finché  gl'Italiani  non  accetteranno  e  comprenderanno  la  fatale  necessità  del 
sacrificio  e  del  lavoro,  sole  forze  che  possono  elevare  ed  eternare  un  popolo,  non 
avranno  la  pace.  La  Vittoria  apparirà  velata  di  nero,  poiché  non  sarà  stato  da  tutti 
compreso  che  essa  non  dava  soltanto  un  nuovo  confine  alla  Patria,  ma  un  nuovo 
orizzonte  allo  spirito  nazionale. 

Se  l'egoismo,  l'avidità,  l'afìfarismo  delle  altre  nazioni  hanno  privato  l'Italia 
del  buon  frutto  della  Vittoria,  dando  ad  essa  soltanto  le  briciole  del  banchetto  di 
Versailles,  l'incoscienza,  l'avarizia  e  la  mala  fede  di  alcuni  uomini  e  di  alcune 
classi  l'hanno  privata  di  quei  risultati  spirituali  e  morali,  cui  maggiormente  aspi- 
rava la  gioventù,  che  aveva  voluto  e  fatta  la  guerra. 

Ben  pochi,  oggi,  considerano  i  fini  spirituali  che  i  giovani  combattenti  si  pro- 
ponevano di  raggiungere  con  la  guerra  e  che,  purtroppo,  non  si  sono  realizzati. 
Eppure  essi  hanno  ini'importanza  maggiore  dei  fini  politici,  poiché  i  secondi  sono 
una  conseguenza  dei  primi. 

Chi  scrive  non  pensa  che  la  guerra  sia  stata  un'inutile  strage,  come  predicano 
coloro  che  dopo  di  averla  sabotata  per  il  proprio  interesse  o  per  quello  di  un  par- 
tito, profittano  ora  del  generale  traviamento  per  sfruttarne  a  proprio  vantaggio 
tutto  il  dolore,  ma  ritiene  che  gli  effetti  rinnovatori  di  essa  non  ancora  si  scorgono, 
j)erché  ritardati  da  cause  estranee.  Certo  invano  li  attenderemo  per  un  prossimo 
domani,  se  si  permetterà  ancora  che  quelle  cause  continuino  la  loro  azione  dissol- 
vente e  corruttrice. 

Quale  fede  irraggiò  nei  puri  cuori  dei  giovani,  che  accettarono  la  dura  neces- 
sità della  guerra,  anzi  la  vollero?  Quale  ideale,  quale  splendida  aurora  sorrideva 
al  di  là  della  notte  di  martirio?  Quale  speranza,  quale  sole  era  al  sommo  del  loro 
calvario  ? 

La  gioventiì  d'Italia  sentì,  con  quell'intuizione  che  nei  giovani  felicemente 


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IL  MILITE  IGNOTO  IN  TRIONFO 


IL   RE  SEGUE    IL  SARCOFAGO 


LE    "MEDAGLIE    D'ORO"    CHE    POETANO    IL    COMPAGNO 


I,A  VITTORIA  VELATA  DI  NERO  68 1 

sostituisce  l'esperienza,  essere  giunta  l'ora  di  sciogliere  il  voto  dei  padri,  e  di  ricon- 
durre tutti  gl'italiani  all'Italia  e  tutta  l'Italia  agli  Italiani.  Sentì  che  un  tragico 
l)ivio  si  apriva  dinanzi  alla  storia  della  Patria,  e  che  mi  dilemma  terribilmente 
shakespeariano  era  proposto  dall'avvenire  al  popolo  italiano  :  Essere  ovvcr  non 
essere.  (  )  l'Italia  prendeva  parte  alla  guerra  e  s'acquistava  il  diritto  per  la  sua 
storia  futura,  ovvero  rinunziava,  ])er  conservar  la  sua  pace,  a  tutto  il  suo  passato 
e  alla  considei azione  di  grande  p^otenza  conquistata  con  sacrilìci  e  sforzi  immensi. 

La  gioventù  italiana  non  esitò  nella  scelta,  ma  insieme  ai  fmi  immediati  e 
pratici  altri  ne  vagheggiò.  Sperarono  i  giovani  che  nella  titanica  lotta  gl'Italiani 
avrel)bero  acquistato  una  maggiore  coscienza  del  proprio  valore  e  una  più  intima 
e  più  sincera  religione  della  Patria.  La  trincea,  la  comune  fede,  lo  stesso  spirito 
di  sacrificio,  la  perfetta  comunione  delle  anime  avrebbe  fatto  nascere  quella  soli- 
darietà umana,  que.lo  spirito  di  fratellanza,  che  unendo  gli  uomini  di  tutte  le  classi 
e  di  tutte  le  in<loli,  fa  procedere  un  popolo  rapidamente  nel  luminoso  cammino 
della  civiltà. 

La  Nazione,  da  tempo,  dopo  aver  ottenuto  la  sua  indipendenza  e  libertà,  s'era 
adagiata  a  poco  a  poco  in  dolce  torpore,  cullata  dalla  vanità,  soltanto  dalla  vanità, 
del  suo  glorioso  passato.  La  guerra  l'avrebbe  risvegliata  a  nuova  vita,  e  l'immenso 
sacrificio  avrebbe  parlato  al  suo  cuore. 

Come  nella  trincea  ogni  soldato  si  sarebbe  sacrificato  per  tutti,  così  ogni  sin- 
golo cittadino  avrebbe  imparato  a  sacrificarsi  per  la  collettività,  e  l'esempio  dell'im- 
menso dolore  serenamente  sofìferto,  del  triste  presente  eroicamente  accettato  per 
un  migliore  domani,  avrebbe  insegnato  al  popolo  che  la  sua  vita  non  cessa  con 
l'individuo,   ma   eternamente    dura. 

La  guerra  insomma,  nel  concetto  della  gioventù,  era  la  grande  rinnovatrice 
e  redentrice  della  vita  nazionale  in  tutte  le  sue  manifestazioni,  non  esclusa  la  po- 
litica languente  e  flaccida,  monopolizzata  da  pochi  idoli  sorretti  da  molti  mezzani. 

Poteva  la  guerra  produrre  tutti  questi  l)enefici  efifetti  ?  Senza  dubbio  la  guerra 
è  una  strage,  ma  innegabili  sono  i  suoi  alti  vantaggi  morali,  e  anche  oggi,  pur  con- 
statando che  molte  di  quelle  speranze  sono  state  deluse  non  possiamo  negare  che 
la  .società  di  oggi  è  in  progresso  rispetto  a  quella  del  191 5.  Infatti  essa  ha  la  co- 
scienza del  suo  mancato  rinnovamento  e  ne  abbiamo  la  proy^  osservando  il  grave 
malcontentfj  che  agita  la  Nazione  Italiana  e  il  desiderio  d'innovazioni  generalmente 
sentito. 

A  torto  si  crede  quel  malcontento  una  conseguenza  della  guerra  :  esso  è  invece 
una  conseguenza  dei  non  realizzati  fini  di  essa.  Se  per  poco  consideriamo  ciò  che 
avevamo  sperato  e  ciò  che  abbiamo  ottenuto,  sia  nel  campo  politico  che  nel  campo 
spirituale,  una  grande  amarezza  ci  vince  e  per  non  rinnegare  la  nostra  fede,  siamo 
spinti  a  invidiare  —  ci  perdonino  i  nostri  morti  —  la  sorte  di  coloro  che  ebbero 
la  ventura  di  perdere  la  vita  e  non  la  sapienza.  Tutti  i  fini  infatti,  della  guerra, 
])ossiamo  dire,  sono  stati  rinnegati:  l'Italia,  che  uscì  dalla  guerra  con  la  gloria 
di  aver  da  sola  inflitto  un  colpo  decisivo  e  mortale  allo  stanco  ma  ancora  saldo 
organismo  militare  degl'Imperi  centrali,  ed  ebbe  il  vanto  di  aver  ridato,  per  la 
virtù  dei  suoi  soldati,  la  pace  al  mondo,  non,  ha  raggiunto  quei  confini  che  la  storia 
e  il  diritto  le  assicuravano.  Il  popolo  italiano  ha  riperduto  la  fiducia  nel  suo  valore, 
e  la  bella  unità  fraterna  raggiunta  nella  trincea  si  è  spezzata  e  frantumata  non 
appena  i  nostri  soldati  sono  tornati  alle  loro  case.  Il  sacrificio,  l'eroismo,  il  disin- 
teresse nulla  hanno  insegnato;  le  classi  agiate  hanno  speculato  sul  dolore  della 
guerra,  e  si  sono  arricchite  a  danno  della  collettività.  La  vita  pubblica  italiana,  che 
non  ha  mai  compreso  il  valore  storico  e  morale  della  guerra,  ha  continuato  per  la 


LA  VITTORIA   VELATA  DI    NERO 683 

sua  china:  la  disonestà,  l'intrigo,  la  menzogna,  la  furberia,  sono  ritenuti  ancor 
oggi,  sapienza  e  abilità  di  governo,  l'ambizione  e  l'arrivismo  sono  le  sole  qualità 
dei  nostri  politicanti. 

Dobbiamo  però  considerare  immutabile  questo  stato  di  cose?  Dobbiamo  di- 
chiarare la  bancarotta  dell'ideale  e  rimpiangere  l'immenso  sacrificio? 

Già  abbiamo  visto  come  il  buio  di  oggi  sia  preferibile  al  languido  crepuscolo 
dell'anteguerra,  perchè  esso  fa  sentire  maggiormente  bisogno  della  luce  vivificatri- 
ce: la  società  di  oggi  avendo  coscienza  dei  suoi  mali  saprà  ritrovare  la  via  del 
bene.  Se  per  ora  erra  nella  scelta  dei  mezzi,  non  dobbiamo  disperare  dell'avve- 
nire :  nel  buio  spesso  si  brancola  e  si  smarri.sce  la  strada,  ma  quando  la  luce  avrà 
illuminato  le  anime  degl'Italiani,  allora  essi  sapranno  ricondurre  la  Patria  a  quella 
meta  radiosa  che  ci  additare  no  i  nostri  morti.  Il  giovane  popolo  d'Italia  ha  smar- 
rito "la  dritta  via"  e  ansiosamente  cerca  di  uscire  dalla  "selva  selvaggia,  tanto 
amara,  che  poco  è  più  morte"  ma  come  il  suo  Divino  Poeta  dovrà  prima  rico- 
noscere il  bene  che  in  essa  si  trova  e  con  quella  guida  uscire  finalmente  a  riveder 
le  stelle. 

Xè  possiamo  duljitare  della  luce,  perchè  solo  un  cieco,  oggi,  non  scorge  nella 
morta  gora  in  cui  viviamo,  una  corrente  pura,  sgorgata  dalle  vene  dei  nostri  martiri, 
alimentata  dalle  lagrime  santamente  versate  da  quanti  soffrirono,  aprirsi  un  varco 
e  muovere  il  fango  che  la  riempie.  Diamo  forza  e  tempo  a  questa  correrite  e  tutto 
il  fango  sarà  spazzato  e.  a  poco  a  poco,  vedremo  salire  dal  fondo  l'acqua  chiara. 

Noi  traversiamo  una  crisi,  non  solamente  politica,  sociale  ed  economica,  ma 
sopratutto  spirituale. 

Le  crisi  dello  spirito  sono  lunghe  e  tormentose  ;  cjuanto  più  lunghe  e  tormen- 
tose non  saranno  allorché  agitano  l'anima  di  tutto  un  popolo? 

L'attuale  non  è,  come  molti  credono,  una  conseguenza  della  guerra;  questa 
non  ha  fatto  che  affrettarla  e  metterla  in  maggiore  evidenza,  perchè  essa  preesi- 
steva in  germe.    Per  spiegarcela  dobbiamo  risalire  alle  cause. 

Coloro  che  la  ritengono  una  conseguenza  della  guerra  la  spiegano  con  il  dis- 
sidio determinatosi  in  Italia  dal  primo  apparire  del  conflitto  europeo  fra  neutra- 
listi e  interventisti.  A  parer  nostro  questi  nomi  non  caratterizzano  la  natura  vera 
del  dissidio,  il  quale  non  consisteva  nel  fare  o  non  fare  la  guerra,  ma  nello  spingere 
il  popolo  italiano  ad  operare  e  secondo  due  diverse  concezioni  della  vita. 

Xon  tutti  gl'interventisti  erano  spinti  da  un  unico  motivo  a  desiderare  la 
guerra,  né  i  neutralisti  avevano  un  motivo  unico  nel  desiderare  di  conservare 
la  pace. 

Vi  erano  infatti,  sia  tra  i  primi  che  tra  i  secondi,  alcuni  che  volevano  l'inter- 
vento o  il  non  intervento  per  motivi  ideali,  altri  che  desideravano  la  guerra  o  la 
pace  per  motivi  utilitari. 

Le  forze  componenti,  cioè,  ciascuna  di  quelle  tendenze,  pur  accordandosi  nel 
fine  immediato,  avevano  origini  e  direzioni  diverse,  e  quindi  dissentivano  nel  fine 
ultimo.  Appena  raggiunto  lo  scopo  per  cui  si  erano  unite,  esse  si  sono  dissociate 
per  proseguire  ciascuna  per  la  sua  via.  In  seguito  abbiamo  avuto  altre  combina- 
zioni, non  più  ispirate  dalla  pregiudiziale  interventista  o  neutralista,  ma  dal  fine 
ultimo.  Si  spiega  così  il  fenomeno  che  Giolitti  si  sia,  dopo  la  guerra,  avvicinato 
ai  partiti  nazionali,  e  Nitti.  che  pure  aveva  accettato  il  nostro  intervento,  si  sia 
invece  legato  ai  partiti  antinazionali.  Avendo  dunque  sia  l'interventismo  che  il 
neutralismo  caratteri  momentanei  non  giovano  a  spiegare  la  crisi  odierna,  che  è 
generale  ed  investe  non  solo  la  nazione  nel  suo  complesso,  ma  anche  l'interno 
delle  varie  classi  e  dei  vari  partiti. 


684  II,   CARROCCIO 


Ben  altre  sono  quindi  le  forze  che  hanno  determinata  e  animata  l'attuale  crisi, 
e  per  scorgerle  dobbiamo  sollevarci  al  disopra  degli  attuali  organismi  politici  e 
delle  varie  fazioni. 

Chi  ben  guarda  nel  fondo  dell'odierna  situazione  vedrà  che  il  popolo  si  è  chia- 
ramente e  nettamente  diviso  in  due  grandi  partiti  senza  nome,  ma  non  per  questo 
senza  contenuto.  Da  un  lato  coloro  che  pur  ritenendo  la  vita  un  gran  bene,  non 
esitano  a  sacrificarla  per  il  bene  di  tutti,  e  giudicano  i  fatti  storici  fondati  su  una 
base  ideale  ed  etica;  da  un  altro  lato  coloro  che  credono  la  vita  un  bene  fine  a  se 
stesso,  l'viomo  solamente  un  animale  economico,  e  fine  supremo  di  ogni  nazione 
l'utile.  L'Italia  del  sacrificio,  dell'abnegazione,  del  disinteresse,  l'Italia  memore 
del  suo  passato  anelante  a  un  avvenire  migliore,  cui  tutto  sottomette,  contro  l'Ita- 
lia dell'interesse,  dell'utile  nazionale  o  privato,  del  benessere  materiale,  l'Italia 
scettica  che  non  crede  né  al  passato  né  all'avvenire. 

In  quale  rapporto  sono  fra  loro  queste  due  forze  ? 

In  realtà  ;  noi  non  possiamo  stabilirlo,  sai  perchè  esso  varia  di  giorno  in  giorno, 
sia  perchè  non  possiamo  discendere  nel  fondo  della  coscienza  popolare,  sia  perchè 
la  natura  del  fenomeno  è  tale  che  sfugge  ad  ogni  controllo.    Possiamo  solamente 
guardare  agli  efìfetti  e  chiederci:  Che  cosa  ci  ha  dato  l'Italia  della  fede  e  del  sa 
crificio  ? 

—  Vittorio  Veneto. 

Che  cosa  l'Italia  dello  scetticismo  e  dell'interesse? 

—  La  pace  di  Versailles  e  le  tristi  condizioni  di  oggi. 

Quando  tutti  gl'Italiani  sapranno  dare  il  giusto  valore  a  ciascuna  di  queste 
due  realtà  storiche  e  si  determineranno  per  l'una  o  per  l'altra,  allora  la  crisi  odierna 
sarà  risoluta. 

Accetterà  il  generoso  popolo  d'Italia  il  materialismo  storico  come  suo  vangelo 
e  l'utile  come  suo  unico  dio,  o  riconfermerà  la  fede  dei  suoi  morti  e  benedirà  il  loro 
olocausto  ? 

Il  popolo  italiano,  nel  terzo  anniversario  della  Vittoria,  ha  richiamato  lo  spi- 
rito dei  suoi  figli  dalla  solitudine  del  campo  di  battaglia  nel  cuore  della  sua  Capitale, 
e  si  è  prostrato  dinanzi  alla  sua  bara  in  un  religioso  silenzio. 

Sarà  lontano  ancora  il  dì  della  risurrezione? 

Risorga  l'ignoto  redentore,  per  riaffermare  la  fede  e  scacciare  dal  tempio  i 
mercanti,  e  ridonare  il  sole  all'Italia  e  l'Italia  alla  luce,  per  liberare  la  vinta  Vittoria 
dalle  sue  catene  e  dal  suo  funebre  velo. 

Napoli,  5  novembre  1921. 

FELICIANO  LEPORE 


Per  la  Pace  alata  della  nuova  Italia 

Come  r Italia  può  concorrere  al  disarmo  internazionale?  Ad  un  lato  del  complicatissimo 
problema  risponde  lo  scritto  che  ci  manda  il  Maggiore  aviatore  Luigi  Falchi.  E'  un'opinione, 
la  sua,  che  va  tenuta  da  conto.  Si  tratta  di  un  valoroso  ufficiale  eh' è  dei  pochissimi  primi 
audaci  creatori  dell'aviazione  nazionale.  Fu  prima  a  Tripoli,  qiiamìo  gli  aerei  nostri  diedero 
le  prime  prove  di  battaglia.  Nella  grande  guerra  fu  comandante  di  squadriglia  di  Caproni; 
fu  al  comando  del  quarto  gruppo  delle  squadriglie  di  bombardamento  ;  poi,  dopo  essere  stato 
ferito,  fu  inviato  in  missione  nei  paesi  alleati,  ed  a  Wasliington  fu  messo  a  capo  della  mis- 
sione aeronautica. 

Ora  che  col  pretesto  del  disarmo  si  discute  degli  armamenti  di  tutti  i  paesi,  esporre  le  con- 
dizioni di  difesa  in  cui  si  trova  l'Italia  è  rispoìidere  alla  legittima  curiosità  del  pubblico. 

Il  Carroccio  aggiunge  al  novero  dei  suoi  numerosi  collaboratori,  uno  specialista  d'aviazione 
di  valore  autentico  —  autorevole. 

QUANDO,  nell'ottobre  191 1,  gli  aviatori  italiani,  vincendo  misoneismi  incre- 
dulità e  resistenze  molteplici,  ottenevano  a  stento  di  'esser  compresi  nella 
spedizione  di  Tripoli  e  si  accingevano  a  dimostrare,  primi  in  tutto  il 
mondo,  l'utilità  e  l'importanza  dell'aviazione  in  guerra,  ben  pochi  compresero  che 
l'ala  fragile  e  veloce  avrebbe,  nel  volgere  di  pochi  anni,  assunto  valore  di  arma 
decisiva. 

Lo  stesso  grande  conflitto  europeo,  malgrado  l'impulso  dato  alla  costruzione 
ed  all'impiego  degli  aerei,  non  giunse  che  a  risultati  parziali  nella  pratica  e  incom- 
pletamente persuasivi  nella  fiducia  dei  varii  stati  maggiori. 

Soltanto  dopo  di  esso  —  quando  si  sono  viste  le  cause  di  conflitti  futuri  mol- 
tiplicarsi per  il  maggior  numero  di  questioni  nazionali  che  la  guerra  ha  creato 
e  lasciato  insolute  —  soltanto  ora  l'aviazione  militare  si  accinge  a  prendere  il  posto 
risolutivo  che  le  spetterà  in  avvenire. 

Primi,  se  non  a  comprenderlo,  a  dare  esecuzione  al  nuovo  programma  sono 
stati  —  sotto  la  guida  della  loro  praticità  istintiva  —  gli  Stati  Uniti  con  i  recenti 
e  felici  bombardamenti  aerei  contro  navi  da  battaglia  di  prima  classe. 

L'Inghilterra  —  malgrado  le  agitazioni  interne  ed  i  pericoli  coloniali  —  non 
ha  trascurato  l'aeronautica  per  quanto,  a  nostro  modesto  giudizio,  stia  dedicando 
soverchie  cure  al  più  leggero  dell'aria,  che  non  riteniamo  destinato  né  capace  di 
corrispondere  alle  aspettative  dei  suoi  fautori. 

La  Francia,  unita  dal  proposito  di  affrontare  un'altra  guerra  piuttosto  che 
permettere  alla  Germania  di  fortificarsi,  porterà  quanto  prima  a  21  i  14  reggi- 
menti di  aviatori  che  già  possiede  disponendo  così,  sul  piede  di  pace,  di  ben  220 
squadriglie  delle  varie  specialità  in  piena  efficienza. 

Il  Giappone  fa  ogni  suo  sforzo  migliore  per  acquistarsi,  anche  dal  lato  tecnico 
e  costruttivo,  una  aviazione  nazionale. 

In  tutti  questi  paesi  l'aviazione  civile  procede  di  pari  passo  con  quella  mili- 
tare e,  mentre  apre  nuove  e  rapide  vie  di  comunicazione,  costituisce  una  preziosa 
riserva  di  guerra. 

E  così  la  Germania,  che  freme  sotto  l'onta  della  sconfitta,  alimenta  con  queste 
ali  apparentemente  pacifiche  i  suoi  sogni  di  rivincita. 

In  tutto  questo  fervore  di  armamenti  aerei  l'Italia  che  fa?  Durante  la  guerra 
essa  aveva  raggiunto,  con  la  genialità  sua  propria  e  con  sacrifici  enormi,  una  pre- 
parazione aeronautica  meravigliosa  dal  lato  militare,  tecnico  e  industriale;  ma,  a 
parer  nostro,  essa  non  ha  ancora  saputo  trarne  lo  stesso  profitto  di  altre  nazioni. 

Ora,  prima  che  questa  preparazione  si  disperda,  noi  vogliamo  prospettare 
quale,  a  nostro  modesto  giudizio,  dovrebbe  essere  il  futuro  assetto  aeronautico 
italiano,  non  solo  per  incoraggiarne  l'organizzazione  in  patria,  ma  anche  per  dimo- 
strare alle  altre  potenze  come  e  quanto  facilmente  l'Italia  nostra  potrebbe  trasfor- 
mare in  formidabile  forza  efficiente  la  grande  energia  potenziale  che  già  possiede. 


686  IL    CARROCCIO 


L'Italia  ha  ormai  raggiunto  di  fatto  e  di  diritto,  anche  se  parzialmente  con- 
trastati, i  suoi  confini  naturali  con  la  cintura  delle  Alpi,  gigantesca  fortificazione 
che  ad  est  con  le  Giulie  e  ad  ovest  con  le  Marittime  raggiunge  e  si  bagna  nel  "mar 
che  la  circonda".  Sotto  la  protezione  di  questi  aliissi  di  granito  e  di  acqvia  la  bella 
penisola  sembrerebbe  ormai  inviolabile,  se  essi  non  fossero  stati  conquistati  proprio 
(juando  la  loro  efficacia  difensiva  era  immensamente  diminuita,  perchè  gli  uni  e 
gli  altri  possono  essere  facilmente  superati  dagli  aerei. 

E'  vero  però  che,  col  raggiungimento  dei  confini  che  Dio  ha  segnati,  l'Italia 
ha  perduto  ormai  qualunque  ragione  di  iniziativa  offensiva  verso  le  potenze  vici- 
ne :  il  suo  futuro  ordinamento  militare,  non  più  costretto  a  proteggerla  da  facili 
incursioni  territoriali,  dovrà  unicamente  mirare  all'assetto  difensivo  del  paese  per 
garantirne  l'inviolabilità  territoriale  e  per  assicurargli,  fin  dove  è  possibile,  la  libertà 
dei  traffici  indispensabili  alla  sua  esistenza. 

Ma,  per  potere,  in  tempi  di  indefinito  progresso  aeronautico,  mettere  in  valore 
le  frontiere  strategiche  naturali,  occorre  avere  il  dominio  dell'aria.  E,  per  tenere 
il  dominio  del  cielo  nazionale,  bisogna  impedire  agli  altri  di  solcarlo,  così  come  — 
direbbe  il  signor  La  Palisse  —  per  evitare  la  guerra  non  basta  volerla  fare,  ma 
bisogna  potere  impedire  agli  altri  di  muovercela. 

E'  chiaro  e  noto  che  noi  non  saremo  mai  in  condizioni  di  contrastare  il  dominio 
del  Mediterraneo  alle  grandi  potenze  navali  con  i  soli  nostri  mezzi  marittimi  ;  e 
ciò  per  ovvie  esigenze  di  economia,  per  difetto  di  materiali,  per  situazione  geo- 
grafica. 

Ma,  d'altra  arte,  una  saggia  preparazione  aeronautica  può  impedire  alle  po- 
tenze concorrenti  di  esercitare  questo  predominio,  perchè  può  neutralizzare  l'effetto 
della  loro  forza  preponderante  e  paralizzare,  con  mezzi  relativamente  modesti, 
l'azione  di  chiunque  voglia  isolare';,  offenderci  o  navigare  contro  la  nostra  volontà. 

In  una  parola  come  noi  non  vogliamo,  per  terra,  eseguire  alcuna  sortita  offen- 
siva al  di  là  della  barriera  naturale  delle  Alpi,  così  non  intendiamo,  per  mare,  di 
navigare  a  dispetto  degli  altri  e  tanto  meno  di  offendere. 

Ed  è  questa  duplice  rinuncia  civile  quella  che,  in  virtù  dell'aviazione,  oppor- 
tunamente combinata  con  i  mezzi  ausiliarii,  può  darci  il  possesso  di  una  forza 
gigantesca. 

Vediamo,  all'atto  pratico,  in  qual  modo. 

Per  quanto  riguarda  l'aviazione  terrestre  occorre  rafforzare  le  frontiere  stra- 
tegiche naturali  con  una  adeguata  dislocazione  delle  varie  forze  aeree  specializzate 
in  modo  che  ne  constituiscano  la  valorizzazione  effettiva  e  garantiscano,  almeno 
durante  il  giorno,  la  inviolabilità  della  terra  e  del  cielo  nazionali.  Occorre  studiare 
il  difficile  problema  della  difesa  da  incursioni  notturne  sfruttando  il  migliore  o 
i  migliori  dei  sistemi  già  esistenti  e  mettendone  in  opera  dei  nuovi. 

Occorre  che  le  squadriglie  da  offesa  sieno  mantenute  nel  numero  e  nell'effi- 
cienza necessarie  ad  esercitare  l'offesa  stessa  nel  modo  più   rapido  ed  efficace. 

Occorre  insomma  che  l'aviazione  militare  terrestre  sia  organizzata  in  maniera 
da  corrispondere  non  solo  a  quello  che,  in  tempi  aeronauticamente  ormai  remoti, 
era  il  compito  di  altre  armi,  ma  ad  assai  di  più,  e  cioè:  al  blocco  delle  frontiere 
aeree  e  alla  protezione  di  quelle  terrestri  ;  a  offendere  direttamente  il  nemico  nei 
punti  più  vitali  della  sua  mobilitazione;  a  tenere  l'esercito  nazionale  al  corrente 
delle  operazioni  avversarie  ;  ad  assicurare,  mediante  l'assoluto  predominio  dell'aria, 
lo  svolgimento  della  mobilitazione  e  della  attività  nazionale  all'interno. 

Riguardo  all'aviazione  marittima  non  è  necessario  essere  dei  lupi  di  mare 
per  poter  affermare  che  resi)erienza   dell'ultima  guerra  ha  insegnato  come,   nei 


PER  LA  PACU  ALATA  DELLA   NUOVA   ITALIA  687 

riguardi  dell'Italia  l'uso  di  grandi  e  costosissime  navi  da  battaglia  non  raggiun- 
gerebbe vantaggi  corrispondenti  agli  enormi  sacrifici  che  esse  rappresentano. 

La  flotta  austriaca  venne  in  gran  parte  distrutta  o  immobilizzata  dall'audacia 
personale  di  pochi  valorosi  e  dall'uso,  sempre  più  largo,  di  siluranti  leggere  e 
leggerissime. 

Ora  è  certezza,  confermata  dal  recente  esperimento  americano,  che  nelle  pros- 
sime guerre  a  questo  naviglio  leggero  e  veloce  si  aggiungeranno,  ben  piìi  rapide 
e  temibili,  le  unità  aeree  per  assumere  il  comando  delle  operazioni.  E'  dimostrato 
che  aeroplani  e  idroplani  possono  usare  con  efficacia  distruttiva  bombe  capaci  di 
offendere  le  grandi,  medie  e  piccole  navi  da  battaglia,  mentre  queste  torri  d'acciaio, 
queste  fortezze  galleggianti  sono  divenute  dei  bersagli  lentamente  mobili  e  incapaci 
di  sottrarsi  all'offesa  dei  velivoli  ;  né  è  ancora  detta  l'ultima  parola  circa  l'impiego 
del  siluro  da  parte  di  essi. 

La  situazione  geografica  della  penisola  e  delle  terre  italiane  nel  Mediterraneo 
è  singolarmente  favorevole  all'uso  più  efficace  dei  mezzi  aerei,  opportunamente 
coadiuvati  da  siluranti  e,  quando  occorra,  da  squadriglie  da  caccia;  ed  è  tale  da 
poter  ridurre  l'ampio  bacino  sotto  il  controllo  delle  nostre  armi  alate. 

E  con  questo  il  nostro  obbiettivo  sarebbe  raggiunto  —  poiché,  dicevamo  po- 
c'anzi, come,  per  terra,  non  ci  proponiamo  di  uscire,  a  mano  armata,  dalla  cintura 
delle  Alpi,  così,  per  mare  ■ — •  non  potendo  permetterci  una  flotta  navale  predomi- 
nante —  noi  non  vogliamo  navigare,  ma  vogliamo  renderlo  proibitivo  o,  almeno, 
estremamente  pericoloso  per  i  nostri  avversarli. 

Forza  negativa  ed  a  buon  mercato,  se  si  vuole  ;  ma  forza  formidabile. 

Essa  ci  porrebbe  in  grado,  per  il  cielo,  la  terra  e  il  "mare  nostrum"  di  ripetere 
e  far  rispettare  il  nostro  fatidico  "di  qui  non  si  passa". 

Alla  minaccia  di  isolamento  o  di  blocco  noi  potremmo  rispondere  col  para- 
lizzare il  traffico  marittimo  nemico  nel  Mediterraneo  ;  alla  ofifesa  contro  le  nostre 
coste  potremmo  opporre  la  distruzione  delle  unità  da  battaglia  avversarie;  alla 
guerra  di  sottomarini,  l'agguato  esercitato  da  idroplani  e  siluranti  leggere  nelle 
notti,  assai  frequenti,  di  calma  piatta. 

Francia  e  Inghilterra  non  potrebbero,  per  ragioni  geografiche,  efficacemente 
opporsi  all'azione  delle  nostre  forze  aeree  e  marittime,  e  dovrebbero  accordarsi 
con  noi. 

Il  nostro  programma  non  rappresenterebbe  un  atto  di  ostilità;  ma  ci  porrebbe 
in  condizioni  di  essere  da  loro  meglio  apprezzati,  perché,  come  é  necessario  in 
politica,  si  potrebbe  trattare  da  pari  a  pari  e  opporre  forza  a  forza,  beneficio  a 
beneficio.  Né  dimenticheremmo  per  questo  il  nemico  irriducibile  e  fondamentale 
che  si  annida  al  di  là  delle  Alpi  e  del  mare  orientali. 

Questi  i  vantaggi  politici. 

I  vantaggi  economici  sarebbero  rappresentati  dalla  possibilità  di  un  reale  asse- 
stamento delle  forze  nazionali  in  nazione  armata  e  dalla  riduzione  delle  spese  per 
le  grandi  navi  da  battaglia  che  compenserebbero  quelle  relativamente  limitate  di 
una  tale  organizzazione  aerea. 

Possediamo  le  attitudini  tecniche  e  militari  per  costruire  ed  azionare  questa 
grande  macchina  aerea,  e  parte  delle  materie  prime  necessarie.  Le  altre  dovrebbero 
essere  sapientemente  accumulate  nel  periodo  di  pace  in  modo  da  frustrare  qual- 
siasi tentativo  di  blocco.  \ 

L'industria  metallurgica,  del  legno  e  affini  sarebbero  alimentate  da  un  lavoro 
continuativo  per  una  produzione  utile  al  paese.  Essa  non  vivrebbe,  come  ora,  a 
spese  dell'agricoltura  per  fabbricare  prodotti  più  costosi  che  se  acquistati  all'estero 
o  per  mantenere,  per  esempio,  una  produzione  automobilistica  che  può  solo  soste- 


688  IL   CARROCCIO 


nersi  con  un  falso  protezionismo  dannoso  alla  benefica  diffusione  dell'automobili- 
smo nel  paese. 

Il  carattere  di  questa  preparazione  sarebbe  adatto  alle  meravigliose  attitudini 
individuali  del  nostro  popolo  e  provocherebbe  un  impulso  corrispondente  nell'avia- 
zione civile. 

Noi  abbiamo  già  esposto  questo  nostro  progetto  ad  un  deputato  amico  nella 
speranza  che  voglia  prospettarlo  alla  Camera.  Dove  noi  ci  auguriamo  che  esso 
voglia  incontrare,  non  solo  l'approvazione  dei  partiti  nazionali,  ma  anche  dei 
socialisti  di  buona  fede.  Se  essi  sono,  nel  Parlamento  e  nel  Paese,  non  per  eser- 
citare un'opera  negativa  e  coerografica  di  opposizione,  ma  un'azione  fattiya  e  di 
controllo  ;  se  essi  sono,  non  lo  spirito  che  nega,  ma  l'espressione  di  programmi 
che  vogliono  il  miglioramento  generale,  noi  speriamo  di  averli  consenzienti  in  pro- 
poste che  mirano  ad  ottenere  dal  minimo  dispendio  il  maggior  rendimento.  Se  vi 
è  una  forza  socialmente  e  socialisticamente  antimilitarista,  è  appunto  questa  del- 
l'aviazione così  intesa,  che  può  impedire  la  guerra,  perchè  neutralizza  la  prepara- 
zione militare  avversaria  e  riduce  la  propria  ;  che  è  garanzia  di  giustizia  e  di  pace, 
perchè  è  capace  di  imporle. 

Tutto  quello  che  di  feudale,  di  aggressivo,  di  anticivile  è  nell'organizzazione 
dei  vecchi  eserciti  sarà  spazzato  dall'irruenza  di  queste  ali  d'Italia,  rinnovante, 
come  sempre,  nel  mondo,  le  civiltà  fondamentali. 

LyC  fortune  d'Italia  sono  sul  mare  e  le  verranno  dal  mare  ;  ma,  perchè  essa 
possa  divenire  la  grande  nazione  marinara  e  pacificatrice,  occorre  che  divenga, 
prima,  una  grande  potenza  aerea. 

Mare  nostrum,  sed  aer  nostrum. 

Montreal,  Canada,  novembre.  L/UIGI    FALCHI 

Maggiore  aviatore 


L'OPINIONE  DI  UN  GENERALE 

E'  UN  errore  considerare  gli  armamenti  navali  a  sé,  indipendentemente  dagli  armamenti  ter- 
restri. E'  anche  un  errore  prendere  come  base  del  calcolo  della  potenza  navale  il  tonnel- 
laggio delle  navi  di  battaglia. 

La  guerra  sul  mare  è  oggidì  assai  più  complessa  di  quanto  non  fosse  pel  passato  e  tanto 
più  lo  sarà  domani  col  perfezionamento  dei  sottomarini  e  dei  velivoli.  Ed  è  naturale  che  ogni 
paese  dia  la  preferenza  per  i  propri  armamenti  navali  a  quelle  armi  che  più  gli  sono  adatte  e 
più  corrispondono  agli  scopi  ch'esso  si  prefigge. 

La  natura  ce  ne  dà  l'esempio:  la  vipera,  il  leone  e  l'aquila  hanno  diversi  mezzi  di  offesa 
e  difesa,  e  sono  tutti  e  tre  animali  assai  terribili  ! 

E'  ovvio  che,  aderendo  all'idea  del  disarmo,  ogni  paese  pretenda  la  distruzione  o  l'abolizione 
di  quegli  arnesi  di  guerra  che  maggiormente  teme  ! 

Di  fatto  l'America  ha  proposto  la  riduzione  delle  grosse  navi.  Ed  è  naturale.  L'America 
non  ha  basi  navali  nel  mondo  e  le  ha  scarse  nel  Pacifico.  E  senza  basi  navali,  vicine  alle  coste 
da  offendere,  le  grandi  navi  sono  pressoché  un  peso  inutile. 

Ma  era  naturale  altresì  che  a  questa  proposta  americana,  l'Inghilterra  contrapponesse  l'al- 
tra :  quella  di  abolire  i  sommergibili  potenti  a  grande  raggio  di  azione.  Poiché  sono  queste 
armi  le  più  minacciose  per  l'Inghilterra,  in  quanto  possono,  da  un  momento  all'altro,  recidere 
i  legamenti  tra  la  metropoli  ed  i  dominions. 

Ed  era  anche  naturale  che  a  queste  due  proposte  i  giapponesi  ne  contrapponessero  una 
terza:  quella  di  abolire  le  basi  navali  nel  Pacifico  e  nell'Estremo  Oriente;  in  quanto  è  da  queste 
basi  navali,  che  possono  partire  offese  al  territorio  giapponese. 

Questo  diverso  modo  di  vedere  il  problema  del  disarmo  nei  tre  paesi  interessati  è  perfetta- 
mente logico  e  naturale.  Ma  è  anche  naturale  che  il  problema  del  disarmo  così  posto  divenga 
di  conseguenza  insolubile. 

Ro^(^-  Gen.  R.  BENCIVEGNA 


UN  PADRE  E  UNA  FIGLIA 


Novella  di  Matilde  Serao,  collaboratrice  iiicitsilc  del  Carroccio 
{Copyrifjhf,  1921,  by  Ir,  Carroccio  Pubi.ishing  Co.,  Inc.) 

COLUI  che  aveva  bussato,  entrò  vivamente  nel  piccolo  salotto  :  e,  subito,  la 
sua  alta  statura  rimasta  snella  e  agile,  anche  oltre  i  cinquant'anni,  il  suo 
volto  chiaro  e  fine,  dagli  occhi  di  un  azzurro  pallido,  dai  mustacchi  di  un 
biondo  argenteo,  la  sua  voce  un  po'  musicale,  riempirono  la  solitudine  e  il  silenzio 
di  quella  stanza: 

—  La  signorina  Beata  Astalli,  non  è  in  casa?  —  egli  chiese,  con  un  tono  di 

sorpresa,   alla   tacita   cameriera   che   lo   aveva   introdotto. 

—  La  signorina  starà  pochissimo  a  ritornare,  signor 
conte  —  rispose  la  donna  anziana,  severamente  vestita 
di   nero. 

—  Voi  mi  avete  riconosciuto,  è  vero  ?  —  egli  disse, 
con  un  fugace  sorriso,  con  una  familiare  alterigia.  Mia 
figlia  ha  avuto  il  mio  telegramma  ?  Rientrerà  presto,  spero  ? 

—  Il  telegramma  è  giunto,  signor  conte  :  e  la  signo- 
rina tornerà  prestissimo.    Si  degni  di  aspettare. 

Egli,  con  un  gesto  disinvolto,  si  sbottonò  e  si  tolse 
la  pelliccia  nera,  di  astrakan  e  apparve  vestito  elegante- 
mente e  correttamente  di  lutto  :  la  cameriera  era  sparita, 
portando  via  la  pelliccia  e  il  cappello.  Egli  si  sedette  sovra 
una  poltroncina  e  macchinalmente  cercò  lo  scatola  delle 
MATILDE  SERAO  sigarette:  poi,  si  pentì  subito: 

—  Pure....  —  mormorò,  a  bassa  voce,  parlando  a  sé  stesso  —  vi  è  odore  di  ceri 
spenti.... 

E,  dopo: 

—  Di  fiori  imputriditi,  anche.... 

Ma  non  fumò.  Si  sogguardò  intorno,  attentamente;  in  quella  piccola  stanza 
di  un  piccolo  appartamento,  a  un  terzo  piano  di  via  Campo  Marzio,  entrava  una 
luce  tenue,  un  poco  triste,  nella  mattinata  di  febbraio.  Come  la  esigua  anticamera, 
il  salotto  aveva  pochi  mobili,  antichi,  molto  belli,  tenuti  con  grandissima  cura:  ma 
tutto  l'ambiente  era  freddo  e  malinconico,  come  l'aria  che  vi  si  respirava,  come  la 
donna  vestita  di  cordoglio,  che  lo  aveva  introdotto  e  che  lo  aveva  lasciato  solo.  Il 
conte  Guido  Astalli  sospirò,  profondamente,  di  malinconia:  ma  anche  di  noia. 
Quando,  a  un  tratto,  alle  sue  spalle,  una  voce  familiare  disse: 

—  Eccomi. 

Egli  si  volse,  si  levò,  aprì  le  braccia  e  chiuse  .sul  suo  petto  una  figura  muliebre, 
tutta  vestita  di  strettissimo  lutto,  tutta  coperta  dai  grandi  veli  di  crespo.  E  a  tra- 
verso il  crespo  egli  baciò  una  fronte,  due  volte:  e  fra  le  vesti' e  i  veli  quel  corpo 
rimase  inerte,  nelle  braccia  paterne  e  il  paterno  bacio  non  fu  reso. 

—  Beata,  Beata....  —  egli  balbettò,  staccandosi  da  lei  —  io  ho  saputo  troppo 
tardi....  troppo  tardi....  ero  a  Cannes....  in  giro....  in  automobile....  appena  ho  saputo, 
sono  giunto.... 

La  fanciulla  sollevò  il  suo  lungo  velo  nero,  lo  rigettò  indietro,  mostrò  un  volto 
bianchissimo,  sulla  cui  fronte  scendevano  due  fascie  di  capelli  nerissimi  e  due  neri 
occhi,  di  un  nero  profondo  e  senza  lampi,  e  una  bocca  florida  ma  chiusa  e  sen- 
za riso. 


690  IL  CARROCCIO 


—  Mi  hai  scusato  tu,  Beata?  Io  ho  a\aito  tardi  il  triste  telegramma.... —  egh 
ripetette,  ostinato,  guardando  negli  occhi  sua  figlia. 

Beata  lo  guardò  pacatamente  e  gli  rispose,  piano: 

—  Ho  compreso,  mio  padre....  voi  non  dovete  scusarvL.. 

—  Se  avessi,  saputo....  a  tempo....  sarei  venuto,  Beata-  -egli  esclamò,  inquieto, 
agitato,  innanzi  alla  calma  e  la  freddezza  di  sua  figlia. 

Beata  non  rispose. 

—  Non  credi  che  io  sarei  venuto.  Beata  ?  Non  mi  cr.  di  ?  Mi  stimi  così  cat- 
tivo? La  mia  povera  Elisa  moriva  e  io  non  sarei  venuto  ?  i  abbracciarla....  Beata, 
Beata,  che  pensi  tu,  di  me? 

La  fanciulla  stese  una  mano  bianca,  uscita  dal  guant»  quasi  a  trattenere,  col 
gesto,  l'impeto  delle  parole  di  suo  padre  e  disse  : 

—  Non  credo  nulla  di  male,  mio  padre,  non  credo  1  lulla  di  cattivo,  contro 
voi...  sono  certa  che  sareste  venuto....  ad  abbracciarla....  pr^na  che  morisse.... 

—  Sarei  venuto  —  egli  mormorò  a  occhi  bassi,  comf  fra  sé  —  e  mi  avrebbe 
perdonato,  in  quel  momento.... 

Un  silenzio,  breve,  fu  tra  quei  due. 

—  Beata! — egli  esclamò,  trasalendo  —  Mi  ha  ella  maledetto? 

—  No,  padre,  no  —  disse,  subito,  la  figliuola. 

—  Mi  ha  invocato?  Ha  pronunciato  il  mio  nome,  coi  tristezza,  con  deside- 
rio?  Dimmi  la  verità,  tu  che  eri  al  suo  letto  di  morte. 

—  Ella  non  vi  ha  invocato  :  ella  non  ha  pronunciato  il  vostro  nome....  —  ella 
rispose,  a  voce  bassa. 

—  Mi  aveva,  dunque,  obliato  ?  Io,  suo  marito  ?  Io,  tuo  padre  ?  —  egli  gridò, 
convulso. 

—  Il  suo  cuore  si  era  chiuso  sul  suo  segreto  —  disse  Beata,  chinando  gli  occhi. 
E,  a  quelle  parole  definitive,  a  un  tratto.  Guido  A  stalli  rivide  innanzi  ai  suoi 

occhi  sua  moglie,  dal  gentile  volto  bianco  che  mai  si  colorava  in  rosso  e  che  mai 
tramortiva,  dai  bruni  occhi  senza  folgori,  dalla  piccola  bocca  rosea  senza  sorrisi  e 
senza  parole,  rivide  la  creatura  che,  sempre,  serrava  nella  sua  anima  ogni  sua  voce 
e  ogni  sua  espressione,  la  creatura  che  tutto  celava,  ermeticamente,  nel  suo  cuore 
oscuro  e  muto,  la  creatura  di  silenzio  e  di  ombra.  Ella  non  lo  aveva  invocato  :  ella 
era  partita,  per  il  paese  della  Morte,  stringendo  le  sue  mani,  sul  suo  petto,  per 
non  lasciarne  fuggire  né  il  suo  tormento,  né  il  suo  desiderio. 

—  Sempre  così  —  egli  disse,  fra  sé.  Poi,  si  scosse,  prese  le  mani  di  sua  figlia 
Beata  e  l'attirò  a  sé.  l^lla  venne  a  lui,  lo  guardò,  quietamente,  col  capo  grazioso 
un  po'  inclinato,  sovra  un  lato,  in  un'attitudine  che  lo  fece  trasalire. 

—  Beata,  figliuola  mia,  sono  otto  anni,  che  non  ti  vedo.... 

—  Dieci  anni,  mio  padre. 

—  Dieci,  veramente?    Non  avevi  otto  anni....  l'ultima  volta  che  ci  vedemmo? 

—  Ne  avevo  undici  :  e  ne  sono  passati  dieci.    Ne  ho  ventuno. 

Egli  le  toccò  lievemente,  con  una  carezza  paterna,  i  capelli  bruni  e  disse, 
so. spirando  : 

—  Eri  un  po'  bionda....  allora.    Mi  rassomigliavi,  un  poco....  Ora,  niente  più. 
Ella  chinò  il  capo.    Pvgli  l'attirò,  di  nuovo,  a  sé  e  le  disse,  con  voce  un  po' 

tremula  : 

—  Per  dieci  anni.  Beata,  non  ti  ho  vista  !  Sono  stato  così  indifferente,  così 
oblioso,  da  non  cercarti,  da  non  farti  venire  a  me....  e  lo  potevo....  e  lo  desideravo 
ardentemente,  ogni  tanto....  poi,  la  mia  bizzarra  vita  mi  trascinava  altrove....  e  ti 
dimenticavo.  Beata.   Che  hai  tu  detto,  di  me? 


UN  PADRU  t  UNA  FIGUA  69I 


—  Nulla — ella  disse,  pacatamente. 

—  Nulla?  —  egli  gridò,  desolato  —  nulla?  Ncmi  ti  faceva  solfrirc  il  mio  ol)lìo? 
Non  ti  addolorava? 

—  ]\Ii  faceva  molto  soffrire,  il  vostro  oblìo.  Per  tanto  tempo,  ho  sofferto...  — 
ella  disse,  a  bassa  voce. 

—  Oh  come  sono  stato  crudele  ! 

—  Non  vi  accorate,  padre  mio  ^  ella  soggiunse,  levando  la  voce  —  Io  ho  finito 
di  soffrire. 

—  Sei  guarita?  —  esclamò,  fra  il  dolore  e  la  meraviglia,  Guido  Astalli. 

—  Sono  guarita. 

—  Chi  è  stato,  il  tuo  medico? 

—  Prima,  mia  madre.... 

—  l'v  che  ti  ha  detto,  tua  madre?  —  egli  chiese,  pieno  di  una  singolare  ama- 
rezza. 

—  Che  dovevo  sopportare  il  vostro  abbandono  con  rassegnazione,  pensando 
che,  certo,  non  nel  vostro  cuore  si  trovavano  le  ragioni  di  esso,  ma  nel  mondo  ester- 
no, ma  nel  vostro  ambiente,  ma  in  tutto  ciò  che  vi  circondava,  che  vi  avvolgeva, 
che  vi  trascinava.... 

—  Santa  donna  !  —  egli  interruppe,  con  ironica  amarezza. 
Ella  lo  sogguardò  un  po'  scossa,  ma  continuò: 

—  Mia  madre  mi  ha  ripetuto,  sempre,  fino  a  che  è  stato  necessario,  che  voi 
eravate  buono  e  tenero,  capace  di  ogni  gentilezza  e  di  ogni  generosità:  ma  che 
eravate  debole  e  fragile  innanzi  alle  vostre  passioni  e  ai  vostri  capricci  :  che  un 
potere  ignoto  e  malefico  distruggeva,  misteriosamente,  in  voi,  i  fiori  e  i  frutti  della 
vostra  bontà  :  che  voi,  amoroso  e  dolce,  potevate  persino  giungere  a'iia  durezza, 
persino  alla  crudeltà,  ma  che  non  eravate  crudele,  voi,  ma  qualche  altra  persona 
o  qualche  altra  cosa  o  qualche  altra  ragione  era  crudele  e  vi  rendeva  crudele.... 

—  Infine  —  egli  proruppe,  violento  e  corrucciato  —  tua  madre  mi  ha  dipinto, 
ai  tuoi  occhi,  come  un  misero  burattino,  saltante  per  un  filo  tenuto  da  un  buratti- 
naio sconosciuto.... 

Beata  chinò  la  testa,  quasi  assentendo  e  soggiunse: 

—  Mia  madre  voleva  consolarmi,  per  il  vostro  abbandono:  ella  voleva  gua- 
rirmi dal  dolore  che  torturava  la  mia  giovine  vita,  per  il  vostro  lungo  oblìo.... 

—  E  ti  ha  messo  nell'animo  il  disprezzo  ? 

—  Mai,  il  disprezzo,  mai  ! 

—  \'i  ha  seminato  l'indifferenza,  allora? 

—  Neppure.... 

—  E  che  sei,  tu,  allora,  per  me?    Che  ti  sono,  io,  dunque.  Beata? 
La  fanciulla  tacque,  assorta. 

—  Tua  madre  mi  ha  amato  appassionatamente.  Beata  !  Io  sono  stato  ricco 
dell'amor  suo,  come  di  un  prezioso  tesoro.  Beata! 

—  E  lo  avete  disperso....  ■ —  disse  la  fanciulla,  tristemente,  uscendo  dai  suoi 
pensieri. 

—  Disperso,  è  vero  —  egli  confessò  —  ma  l'ho  posseduto,  questo  amore  di 
Elisa  !  E  di  te  non  so  nulla,  non  intendo  nulla  !  Una  figlia  non  è  una  sposa,  non 
è  una  moglie. 

Un  silenzio  lungo  regnò,  fra  padre  e  figlia. 

—  Anche  io,  vi  ho  appassionatamente  amato,  nella  mia  infanzia,  nella  mia 
adolescenza,  padre  mio  —  ella  rispose,  come  se  parlasse  in  un  sogno,  guardando 
innanzi  a  sé,  vagamente  —  Mi  sembrate  così  bello,  così  giovine,   così  grazioso, 


692  IL   CARROCCIO 


COSÌ  affascinante,  che  io  fremevo  di  gioia,  quando  venivate  a  darmi  il  buongiorno, 
nella  mia  cameretta:  io  avrei  voluto  star  sempre  con  voi,  seguirvi,  fuor  di  casa, 
viaffffiare  con  voi,  non  lasciarvi  mai....  Vi  rammentate?  Dopo  il  lieto  e  rapido 
buongiorno,  Beata  bella,  dopo  il  bacio,  voi  sparivate,  per  un  giorno  mtiero,  per 
una  settimana,  per  un  mese....  e  la  vostra  piccola  Beata  restava  sola,  accanto  alla 
sua  tacita  mammina,  restava  sola,  a  volervi  bene,  ad  amarvi,  vanamente,  inutil- 
mente, perchè  voi  avevate  tante  altre  ragioni  di  felicità,  di  gioia,  di  piacere,  lontano 
da  noi,  non  solo  dalla  vostra  sposa,  ma  lontano  dalla  vostra  figlia,  altrove,  con 
altri....  oh,  io  non  comprendevo  bene,  nella  infanzia,  nell'adolescenza,  le  vostre  fu- 
ghe, le  vostre  assenze,  e  seguitavo  ad  amarvi,  fedelmente,  piamente....  quando,  infine 
un  giorno,  padre  mio,  non  siete  tornato  più,  per  me,  per  mia  madre.... 

—  Tua  madre  non  ha  mai  finito  di  amarmi....  —  egli  proruppe,  di  nuovo,  fra 
il  dolore  e  lo  sdegno. 

—  Nulla  ella  mi  ha  detto  —  proseguì  Beata,  come  se  non  avesse  udito  quel 
grido  —  nulla  doveva  dirmi.  Ella  ha  fatto  il  silenzio  sul  suo  amore  e  sul  suo 
dolore.  Io,  con  occhi  di  pietà,  ma  senza  parole,  ho  cercato  di  leggere,  in  lei:  io 
ho  creduto  di  leggere  in  lei  :  e  mi  è  parso  di  trovarvi  un  immenso  muto  rimpianto 
per  un  amore  perduto,  scomparso,  il  vostro,  il  suo,  non  so  bene,  ma  il  rimpianto 
di  una  cosa  morta:  mi  è  parso  di  trovarvi  un  inconsolato  e  inconsolabile  ramma- 
rico di  chi  tutto  ha  visto  morire,  in  sé  e  attorno  a  sé.... 

—  Ella  era  stata  la  mia  pura  e  tenera  fidanzata,  la  mia  sposa  umile  e  man- 
sueta, la  donna  dell'altare,  nella  mia  anima  peccatrice  :  ella  mai  ha  finito  di  essere 
questo,  anche  quando  io  piìi  la  offendevo,  ella  é  stata  questo  sino  all'ultimo  suo 
respiro,  io  lo  so!  —  proclamò  ostinatamente  Guido  Astalli. 

—  Forse  —  rispose  placidamente  Beata  Astalli  —  ma  una  figlia  non  è  una 
moglie. 


—  Ascolta,  Beata  —  riprese,  più  tardi,  il  padre,  con  tono  risoluto.  Io  sono 
venuto  a  prenderti  e  tu  verrai  via,  con  me. 

—  Mia  madre  è  morta  da  dieci  giorni  —  ella  osservò,  pianamente,  toccando 
le  sue  vesti  di  gramaglia. 

—  Non  farai  certo,  un  viaggio  di  piacere  —  egli  rispose,  fermamente  —  Poco 
fa,  non  eri  uscita  di  casa? 

Beata  non  rispose,  a  occhi  bassi. 

—  Partiremo  domani  sera,  perchè  tu  abbia  il  tempo  di  preparare  il  tuo  baga- 
glio :  viaggeremo  direttamente  sino  a  Parigi.  Colà,  in  casa  mia,  tu  potrai  passare 
anche  i  primi  sei  mesi,  di  lutto,  in  rigore  di  vita.  E'  una  immensa  città,  Parigi  : 
niuno  ti  conosce:  e  per  questo  tempo,  tu  non  conoscerai  nessuno. 

—  E  dopo? — ella  chiese,  a  bassa  voce. 

— 'Dopo?  Io  debbo  cercare  di  guarire  la  ferita  che  ho  fatta  al  tuo  cuore  di 
figlia,  l'offesa  istessa  che  ho  fatta  al  mio  cuore  di  padre,  non  vedendoti,  non  cer- 
candoti, non  scrivendoti,  dimenticandoti,  per  dieci  anni.  Dopo,  io  sarò  un  tenero 
e  fedele  padre,  per  te.  per  quanto  sono  stato  indifferente  e,  forse,  crudele,  in  dieci 
anni.  Tua  madre  dubitava,  della  mia  volontà:  non  dubitava  del  mio  cuore.  E'  il 
mio  cuore  che  ti  chiede  di  lasciarti  amare,  molto  più,  molto  più,  per  tutto  il  tempo 
che  è  parso  non  ti  amassi.... 

E  la  voce  insinuante,  musicale  del  conte  Guido  AstalH  tremava,  tremava  di 
una  emozione  invincibile.  Non  una  goccia  di  sangue  saliva  a  colorare  le  guancie 
bianche  di  Beata,  non  un  lampo  animava  i  suoi  occhi  neri  e  pensosi,  non  una 


UN  PADRIÌ  U  UNA  FIGUA  693 


espressione  qualsiasi  veniva  a  rendere  viventi  le  linee  di  (juel  gentile  volto  mar- 
moreo. ' 

—  Tu  hai  trascorso,  qui,  in  questa  casa,  figliuola  mia  —  riprese  a  dire,  il  pa- 
dre —  dieci  anni  di  tristezza  monotona,  in  cui  il  fiore  della  tua  giovinezza  non  ha 
potuto  schiudersi.  La  mia  povera  Elisa  ha  sempre  avuto  un'anima  mesta  e  chiusa: 
ella  ha  portato,  con  sé,  dalla  nascita  sino  alla  morte,  quest'anima  timida  dolce, 
taciturna  :  ella  era  di  quelle  creature  soavissime  a  cui  è  stata  negata  la  forza  di 
espandersi,  d'irradiare  luce  e  calore.... 

—  Pure,  la  felicità  avrebbe  potuto  schiudere  il  suo  cuore....  —  mormorò  Beata, 
senza  volgere  gli  occhi  a  suo  padre. 

—  Elisa  non  era  capace  di  essere  felice.  Ogni  tanto,  passa,  per  il  mondo, 
un'anima  come  la  sua  ed  è  destinata  a  un  malinconico  pellegrinaggio,  senza  gioia 
ma  non  senz'amore.  Che  se  una  di  queste  anime  s'incontra  con  un'altra,  fervida  e 
vibrante,  a  cui  tutte  le  tentazioni  e  tutti  i  sentimenti  della  vita  sono  una  sorgente 
di  palpiti,  di  fremiti,  di  piaceri,  di  feste 

—  ....Come  la  vostra,  mio  padre....  —  interruppe  Beata. 

—  ....Come  la  mia,  sì!  Allora  anche  più  invincibile  sorge  il  dissidio,  anche 
più  ineluttabile  è  il  dissidio  che  nessuna  delle  due  volontà  può  vincere.... 

—  Nessuna  delle  due  volontà  può  vincere  —  replicò,  come  un'eco  la  voce  di 
Beata. 

—  La  tua  anima  deve  germogliare  al  sole.  Beata  !  Io  rimpiango  profonda- 
mente la  vita  che  Elisa  Astalli  ha  fatto  :  io  rimpiango  che  io  abbia  dovuto  essere, 
per  lei,  che  mi  amava,  come  poteva,  come  sapeva,  ma  con  tutte  le  sue  forze,  certa- 
mente, una  fonte  perenne  d'infelicità  :  io  rimpiango  la  vita  e  la  morte  di  Elisa 
Astalli,  questo  pallido  e  taciturno  essere  di  mitezza,  di  dolcezza  e  di  mestizia.  Non 
così  deve  essere  la  vita  di  Beata  Astalli  !  Tu  devi  uscire  da  questa  casa  :  tu  devi 
partire  da  Roma,  con  me  :  tu  devi  venire  a  Parigi,  ove,  anche  nell'aria,  è  un  fer- 
mento d'idee,  di  pensieri,  di  sentimenti  :  tu  devi  aprire  i  tuoi  occhi  e  il  tuo  spirito 
alla  beltà  delle  cose,  all'impeto  dei  sentimenti.  Beata,  Beata,  io  vengo  a  te  con  tutti 
i  doni  dell'esistenza  !    Tutti  i  doni  io  ho,  per  te,  nelle  mie  mani  paterne  ! 

E  le  tese  le  braccia,  guardandola  con  occhi  di  entusiastico  amor  paterno.  Beata 
non  si  mosse  :  Beata  lo  fissò,  con  i  suoi  bruni  opachi,  senza  luce  :  Beata  disse,  con 
voce  bassa  ma  decisiva  : 

—  Io  non  verrò  con  voi. 

—  Non  verrai,  non  verrai?  —  gridò  il  padre,  stupito. 

—  Non  verrò. 

—  E  perchè,  Beata  ? 

—  Così  ■ —  ella  rispose,  enigmaticamente. 

—  Rifiuti  di  seguire  tuo  padre? 

—  Rifiuto. 

—  Rifiuti  di  vivere  con  un  uomo  che  vuole  cingere  di  fiori  la  tua  testa,  cin- 
gere di  tenerezza  la  tua  anima? 

—  Rifiuto. 

—  Rifiuti  di  vivere  una  esistenza  larga,  bella,  resa  afifascinata  delle  più  no- 
bili gioie? 

—  Rifiuto. 

Egli  ebbe  un  gesto  violento  al  terzo  rifiuto,  come  se  volesse  scagliarsi  contro 
sua  figlia  :  ma  si  rattenne,  morse  le  sue  labbra,  cercò  reprimere  lo  sdegno  e  lo 
stupore  che  lo  sconvolgevano.  Calma  e  fredda.  Beata  teneva  le  sue  mani  bianche 
distese  sulla  sua  veste  nera  :  talvolta,  abbassati  i  suoi  occhi  a  terra,  il  bianco  volto 
pareva  quello  di  una  morta. 


694  II'   CARROCCIO 


—  E  che  vuoi  fare  della  tua  vita,  Beata  ?  — riprese,  glacialmente,  il  conte 
Guido  Astalli  —  Io  sono  tuo  padre:  Io  debbo  saperlo. 

—  Restare,  qui. 

—  In  Roma? 

—  In  Roma. 

—  In  questa  casa? 

—  Forse  :  forse  no.    Non  so. 

Mi  hanno  detto  che   frequenti  molto   nel   monastero  delle  Assunzionìste, 

da  anni.    Vuoi  farti  monaca,  forse? 

—  Non  credo.    Non  mi  pare. 

—  Vuoi  maritarti,  allora?  Hai  un  innamorato,  forse?  E'  per  questo  che  non 
vuoi  seguirmi?    Dimmi  chi  è?  —  e,  di  nuovo,   la  collera  tumultuava  nella  voce 

del  padre. 

—  Non  ho  un  innamorato.    Non  so  se  mi  mariterò.    Più  tardi,  forse.    Ve  lo 

scriverò,  padre  mio.    Lo  saprete. 

—  E  vivrai  in  solitudine,  in  malinconia,  in  abbandono,  Beata,  così,  come  hai 
vissuto  sino  adesso?    E  perchè? 

Ella  disse,  con  voce  profonda: 

—  Appunto,  perchè  vi  ho  vissuto  sino  adesso. 

—  Non  puoi,  non  vuoi  rompere  questo  cerchio  di  tristezza  e  di  silenzio  ? 

—  Non  posso,  mio  padre. 

—  Io  ti  aiuterò  a  infrangerlo,  io  ti  libererò,  Beata  !  —  esclamò  il  padre,  inte- 
nerito, di  nuovo  —  Vieni  con  me,  vieni  via,  figliuola  cara  ! 

—  Non  verrò. 

—  Io  ti  faccio  orrore,  forse,  perchè  ho  lasciato  te  e  tua  madre,  per  una  vita 
libera  e  gioiosa? 

—  Voi  non  mi  fate  orrore. 
• — Tu  mi  odii,  forse? 

—  Non  vi  odio,  padre  mio. 

—  Tu  non  puoi  amarmi,  forse? 

—  Posso  amarvi....  —  ella  disse,  lentamente  —  Da  lontano,  posso  amarvi:  co- 
me in  un  sogno,  posso  amarvi  :  come  in  un  ricordo,  posso  amare  il  padre  che  ho 
adorato,  nella  mia  infanzia  e  che  è  sparito,  un  giorno,  dalla  mia  vita....  per  non 
tornarvi  piìi. 

Ansiosamente,  desolatamente,  Guido  Astalli  pendeva  da  ogni  lenta  parola, 
che  esciva  dalle  labbra  di  sua  figlia. 

—  ....Ma  non  posso  vivere  con  voi;  non  posso  dividere  la  vostra  esistenza; 
non  posso  amarvi  da  vicino,  mio  padre. 

—  Non  puoi  tentare  ? 

—  Non  posso  tentare.  Io  soffrirei  troppo  presso  voi  :  voi  vi  annoiereste  trop- 
po presso  me.  Dopo  una  settimana,  dopo  un  mese,  padre  mio,  voi  partireste  di 
nuovo,  per  non  più  ritornare.... 

—  Io  sono  già  vecchio,  Beata....  —  interruppe,  tristemente  Guido  Astalli. 

—  Non  siete  vecchio  :  e  non  importa,  che  invecchiate.  Voi  non  potete  muta- 
re: voi  sarete  sempre  lo  stesso.  Mia  madre  me  lo  ha  detto,  tante  volte....  mi  ha 
detto  che  bisognava  amarvi,  quand  mème,  ma  che  nulla. vi  avrebbe  mutato.... 

—  Ma  tu  non  le  obbedisci.  Beata!  Se  mi  amassi,  verresti  meco,  a  qualun- 
que costo.... 

—  Io  non  verrò  —  ripetè  lei,  ostinatamente,  monotamente. 

—  Non  ti  sono  padre,  io?   Non  mi  sei  figlia?    Non  ci  dobbiamo  scambievole 


UN  padre;  r;  una  figua  695 


indulgenza?  Tu  mi  perdonerai  i  miei  peccati,  i  miei  errori,  quelli  che  ho  commessi, 
ouelli  che  commetterò....  e  io  ti  perdonerò  la  tua  indifferenza,  la  tua  ostinazione, 
il  gelo  che  è  nel  tuo  cuore.... 

—  Impossibile  vivere  così,  mio  padre  :  né  io  debbo  essere  il  vostro  giudice, 
né  voi  dovete  ogni  giorno  assolvermi.... 

—  In  migliaia  di  famiglie,  é  così  !  —  egli  proclamò  —  L'amore,  la  tenerezza, 
l'aft'etto  sono  più  forti  di  ogni  jirofonda  diversità,  di  carattere,  di  ogni  dissidio 
sentimentale,  di  ogni  immensa  differenza  di  vita.... 

—  Io  penso  il  contrario  —  dichiarò  Beata,  recisamente. 

—  Tu  sei  una  santa  come  tua  madre  :  io  sono  un  misero  peccatore  :  ma  se 
ci  amiamo,  tutto  questo  è  nulla. 

—  Io  penso  il  contrario  —  replicò  Beata,  inesorabilmente.  —  Penso  che  se, 
fra  due  membri  della  stessa  famiglia,  i  caratteri,  i  temperamenti,  le  consuetudini 
sono  opposti,  contrari,  non  vi  é  affetto  ardente  che  possa  comporre  questo  dis- 
sidio :  penso  che  se  un  padre  e  una  figlia,  come  voi  siete,  come  io  sono,  si  uniscono, 
dopo  tanti  anni,  per  vivere  insieme,  si  avviano  a  una  esistenza  di  disgustosa  ipo- 
crisia o  di  disgustoso  cinismo.  Mio  padre,  mio  padre,  io  sono  una  fanciulla  onesta 
e  leale,  voi  siete  un  gentiluomo,  un  uomo  di  onore,  ninno  di  noi  due  può  fingere 
all'altro,  ninno  di  noi  due  può  mentire,  noi  non  possiamo  vivere  insieme,  se  volete 
che  io  vi  cimi  ancora,  se  volete  ancora  amarmi  ! 

Un  sottile  velo  di  sangue  era  asceso,  per  la  prima  volta,  a  colorare  le  guancie 
smorte  di  Beata  AstalH  :  e,  a  un  tratto,  ardevano  i  suoi  occhi  neri  e  tetri.  E  suo 
padre,  scosso,  colpito,  le  gridò: 

—  Come  hai  jìotuto  pensare  tutto  questo.  Beata  ?  Come  hai  potuto  formarti 
questi  sentimenti?  Chi  ti  ha  insegnato  queste  implacabili  leggi  dell'anima?  Chi 
ha  reso  così  rigido  il  tuo  ragionamento  e  così  rigida  la  tua  volontà? 

—  L'abbandono  e  la  solitudine  —  ella  disse,  limpidamente.  —  Essi,  per  voi, 
hanno  serrato  in  un  cerchio  la  mia  vita,  da  dieci  anni  a  venti  anni  :  e,  fra  loro,  si  é 
seduta  la  Verità. 

L^n  lungo  silenzio  regnò,  nella  ])iccola  stanza,  ove  entrava  una  luce  così  tenue, 
nel  giorno  di  febbraio.  E,  in  quel  silenzio  parve  che,  oramai,  un'immensa  distanza, 
un  deserto  di  arida  sabbia  separasse  le  due  vite,  del  padre,  della  figlia.  Immobile, 
nelle  sue  vesti  nere.  Beata  pensava. 

• — -Tu  hai  ragione  —  disse  Guido  Astalli,  pacatamente. 

E  si  levò,  per  andarsene  :  e  partì,  per  la  sua  vita,  lasciando,  lei,  alla  sua  vita. 


fììOiì^lk  X;. 


Della  illustre  Scrittrice  nel  Carroccio  di  Capodanno  : 

SULLA    SOGLIA 
—  Novella  — 


LA  COSCIENZA  DELLA  NAZIONE 

LA  LETTERA  DANTESCA  DI  VICTOR  HUGO 

Ci  pare  che  nelle  moltissime  pubblicazioni  dantesche  di  quest'anno  non  sia  stato  dato  rilievo 
alla  lettera  che  Victor  Hugo  mandava  al  Gonfaloniere  di  Firenze  nel  maggio  1865,  comme- 
morandosi colà  il  sesto  centenario  della  nascita  del  Divin  Poeta.  W  una  pagina  magistrale 
dell'autore  dei  Miserabili.  Essa  fu  letta  all'accademia  letterario-niusicalc  che  si  tenne  il  16 
maggio  nella  Città  che  celebrava  il  suo  grandissimo  Figlio  esule. 

Salvo  la  data  e  qualche  leggera  sfumatura,  la  lettera  appare  scrìtta  oggi.  La  riproduzione 
dal  Corriere  Mercantile  di  Genova,  che  alla  sua  volta  la  riporta  dalla  propria  collesione  (nu- 
■:nero  116  del  17  maggio  1S65)  : 

Hauteville-House,  i  maggio  1865 

Signor  Gonfaloniere  di  Firenze, 

LA  PREGEVOLE  di  Lei  lettera  mi  commuove  profondamente.    Ella  mi  invita 
a  una  nobile  festa.  Il  Comitato  nazionale  desidera  che  la  voce  mia  si  fac- 
cia udire  in  questa  solennità;  obbedisco. 
Solennità  fra  tutte  augusta.    Oggi  l'Italia  si  conferma  due  volte  al  cospetto 
del  mondo,  constatando  la  sua  unità  e  glorificando  il  suo  poema.    L'unità  è  la  vita 
di  un  popolo.    L'Italia  una  è  l'Italia.    Unificarsi  è  nascere.    L'Italia,   scegliendo 

quest'anniversario  per  solennizzare  la  propria  unità, 
sembra  voglia  nascere  nello  stesso  giorno  che  Dante. 
Questa  nazione  vuole  avere  la  data  di  quest'uomo.  Nul- 
la è  più  grande  di  ciò. 

L'Italia  infatti  s'incarna  in  Dante  Alighieri.  Come 
lui.  essa  è  valorosa,  pensante,  altera,  magnanima,  atta 
alla  pugna,  atta  all'idea.  Come  lui,  essa  amalgama  in 
una  sintesi  profonda  la  poesia  colla  filosofia.  Come  lui, 
essa  cerca  libertà.  Egli  ha,  com'essa,  l'altezza  che  v'è 
nella  vita  sua,  e  lo  splendore  che  v'è  nella  sua  opera. 
L'Italia  e  Dante  si  confondono  in  una  specie  di  pene- 

"'deiia°Dan1e  AÌishie'r?'d''i 'Bostón'^dTii'o'**'  trazione  rcciproca  che  li  identifica,  essi  s'irradiano  l'un 

scultore  Ernesto  Pellegrini  l'altra.    Ella  è  augusta  Com'egli  è  illustre.    Hanno  lo 

stesso  cuore,  la  stessa  volontà,  lo  stesso  destino.  Si  assomigliano  per  quella  mi- 
nacciosa potenza  latente  ch'ebbero  nella  sventura.  Essa  è  Regina,  egli  è  Genio. 
Com'esso  ella  è  stata  proscritta,  come  essa  egli  è  incoronato. 

Com'esso,  ella  esce  dall'Inferno. 

Osanna  a  questa  liberazione  luminosa  ! 

Oh  !  miseria  !  ella  passò  le  bolge,  subì  e  traversò  le  funeste  mutazioni,  fu  una 
ombra,  fu  un'espressione  geografica  !  Oggi  essa  è  l'Italia.  E'  l'Italia  come  la 
Francia  è  la  Francia,  come  l'Inghilterra  è  l'Inghilterra  ;  essa  è  risorta  splendente  e 
armata  ;  essa  è  fuori  del  passato  tragico  ed  oscuro  ;  essa  incomincia  l'ascensione 
verso  l'avvenire  ;  ed  è  bello,  ed  è  giusto  che  in  questa  ora  splendente,  in  pieno 
trionfo,  in  pieno  progresso,  in  pieno  sole  di  civiltà  e  di  gloria,  essa  si  risovvenga 
di  quella  oscura  notte  nella  quale  Dante  fu  la  sua  face. 

La  riconoscenza  dei  grandi  popoli  verso  i  grandi  uomini,  è  buon  esempio.  No, 
non  si  dica  che  i  popoli  sono  ingrati.  A  un  tempo  dato,  un  uomo  fu  la  coscienza 
di  una  nazione. 

Glorificando  quest'uomo,  la  nazione  afferma  la  propria  coscienza  e  precede, 
per  dir  così,  in  testimonianza  la  sua  propria  anima.  Italiani,  amate,  conservate, 
rispettate  le  illustri  e  magnifiche  città  vostre  e  venerate  Dante.  Le  città  furono 
la  Patria  e  Dante  l'anima. 


IvA    COSCIRNZA    DRLLA    NAZIONE  697 

v^ei  secoli  sono  già  il  piedistallo  di  Dante.  I  secoli  sono  le  fasi  della  civiltà. 
Ad  ogni  secolo  sorge  in  qualche  maniera  un  nuovo  genere  umano  e  si  può 
dire  che  l'immortalità  di  Alighieri  fu  già  sei  volte  confermata  da  sei  diverse  uma- 
n  wliUÌl"     T  "  innaiiità  future  continueranno  questa  gloria. 

se  in  Alighieri,  Uomo-luce. 

eclissi  pesò  sull'Italia,  un'eclissi  durante  la  quale  il  mondo  sentì 

Italia  viveva.     Dirò   più,   l'Italia,   anco   in   quelle   tenebre,   brillava. 

.el  feretro,  ma  non  fu  morta.    Aveva  per  segni  di  vita  le  lettere,  la 

.onumenti,  le  scoperte,  le  grandi  opere.    Quale  fulgore  d'arte  da  Dante 

igelo  !    Che  immenso  e  duplice  ampliamento  di  terra  e  di  cielo   fatto 

^  Cristoforo  Colombo,  e  in  alto,  da  Galileo!  E'  l'Italia,  quella  morta, 

^^iva  codesti  prodigi.    Ah  !  per   fermo  essa  viveva  !   dal   fondo   del   suo 

j,  essa  protestava  colla  sua  luce.    L'Italia  è  una  tomba  dalla  quale  spuntò 

L'Italia,  aifranta,  incatenata,  insanguinata,  sepolta  educò  il  mondo.    Col  ba- 

tglio  in  bocca  ella  seppe  parlare  dall'anima.    Ella  scomponeva  le  pieghe  del  suo 

sudario  e  cooperava  la  civiltà.   Chiunque  noi  siamo  che  sappiamo  leggere  o  scrivere 

ti  veneriamo,  madre  !   Noi  siamo  romani  con  Giovenale  e  fiorentini  con  Dante. 

L'Italia  ha  ciò  di  portentoso:  —  essa  è  la  terra  dei  precursori.  Appaiono  in 
essa,  ad  ogni  epoca  della  storia,  grandi  iniziamenti.  Essa  intraprende  senza  posa 
il  sublime  abbozzo  del  progresso.  Ch'essa  sia  benedetta  per  questa  santa  iniziativa  ! 
L'Italia  è  apostolo  e  artista.  La.  barbarie  le  è  odiosa.  Fu  decisa  la  prima  a  far  luce 
intorno  agli  eccessi  di  penalità,  in  questo  mondo  e  nell'altro.  Fu  dessa  che,  per 
ben  due  volte  gettò  il  grido  d'allarme  contro  i  supplizi,  prima  contro  Satana,  poi 
contro  Farinaccio.  V'è  un  legame  profondo  fra  la  Divina  Commedia  che  denuncia 
il  dogma  e  il  Trattato  dei  delitti  e  delle  pene,  che  denuncia  la  legge.  L'Italia  aborre 
il  male.  Essa  non  danna,  né  condanna.  Essa  ha  combattuto  il  mostro  sotto  le  sue 
due  forme,  Inferno  e  Patibolo.  Dante  ha  fatta  la  prima  battaglia,  Beccaria  la 
seconda. 

Sott'altri  aspetti  ancora  Dante  è  un  precursore. 

Dante  covava  nel  tredicesimo  secolo  l'idea  apparsa  nel  diciannovesimo.  Egli 
sapeva  che  nessun  avveramento  deve  fallire  al  diritto  e  alla  giustizia,  egli  sapeva 
che  la  legge  di  progresso  è  divina  epperò  voleva  l'unità  d'Italia.  Oggi,  la  sua 
utopia  è  un  fatto.  I  sogni  dei  grandi  uomini  sono  le  gestazioni  dell'avvenire.  I  pen- 
satori meditano  conformemente  a  ciò  che  deve  accadere. 

L'Unità  che  Gherardo  Grozio  e  Reuchlin  reclamavano  per  la  Germania  e  che 
Dante  esigeva  per  l'Italia,  non  è  solo  la  vita  delle  nazioni,  ma  bensì  lo  scopo  della 
umanità. 

Laddove  le  divisioni  si  cancellano,  il  male  scompare.  La  schiavitù  è  per  iscom- 
parire  in  America,  perchè  ?  perchè  l'unità  è  per  rinascere  :  —  la  guerra  tende  ad 
estinguersi  in  Europa,  perchè?  perchè  l'unità  tende  a  formarsi.  Parallelismo  me- 
raviglioso della  decadenza  dei  flagelli  coll'avvento  dell'umanità  Una.  Una  solennità 
come  questa  è  un  grandissimo  sintomo.  E'  la  festa  di  tutti  gli  uomini  celebrata  da 
una  nazione  in  occasione  d'un  Genio.  Questa  festa  la  Germania  la  celebra  per 
Schiller,  poi  l'Inghilterra  per  Shakespeare,  poi  l'Italia  per  Dante.  E  l'Europa  par- 
tecipa alla  festa.    E'  una  comunione  sublime. 

Ogni  nazione  dà  alle  altre  una  parte  del  suo  grande  uomo.  L'unione  dei  popoli 
s'inizia  nella  comunione  dei  genii. 

II  progresso  camminerà  sempre  più  in  questa  via,  che  è  la  via  della  luce.  E 
così  arriveremo,  passo  passo,  alla  grande  realizzazione;  così  figli  della  dispersione 


698  IL   CARROCCIO 


entreremo  nella  concordia  ;  così  tutti  per  la  sola  forza  delle  cose,  per  la  sola  potenza 
delle  idee,  raggiungeremo  la  fraternità,  la  pace,  l'armonia.  Non  ci  saranno  più 
stranieri.  Tutta  la  terra  sarà  compatriota.  Questa  è  la  verità  suprema,  quest'è  il 
compimento  necessario.  L'unità  dell'uomo  corrisponde  all'unità  di  Dio.  Mi  asso- 
cio quindi  figlialmente  alla  festa  d'Italia. 

Ho  l'onore  d'essere,  signor  Gonfaloniere,  vostro  umilissimo  servo 

VICTOR  HUGO 


PEL  SETTIMO  CENTENARIO 
DEL  TERZ'ORDINE  DI  SAN  FRANCESCO 

16  DECEMBRE  1221-1921 

QUESTO  è  veramente  il  centenario  non  della  nascita,  ma  della  bolla  Signi fi- 
catum  est  nella  quale  per  la  prima  volta  un  pontefice,  Onorio  III,  allude 
al' a  Fraternità  della  Penitenza,  più  tardi  detta  il  Terz'Ordine  di  San 
Francesco. 

Non  si  sa  quando  il  figlio  di  Bernardone  istituisse  questo  Sodalizio,  ma  fu, 
senza  dubbio,  parecchi  anni  avanti  il  1221. 

Taluno  mantiene  che  il  Santo  lo  fondasse  contemporaneamente  al  suo  Pri- 
m^Ordine  nel  12 io.  E  l'opinione  non  è  arbitraria. 

Tornato  da  Roma,  dove  aveva  ottenuto,  dalla  bocca  d'Innocenzo  HI,  l'ap- 
provazione papale  alla  sua  regola,  con  la  sua  parola  di  Poeta  e  Santo  lirico,  Fran- 
cesco suscitò  tanto  un  entusiasmo  fra  quella  buona  e  impressionabile  gente  dell'Um- 
bria, che  subito  non  solo  gli  uomini,  ma  anche  le  donne,  ma  anche  i  fanciulli 
fecero  non  poco  clamore  per  essere  ammessi  a  vivere  la  nuova  vita  monastica. 

E  fu  allora  forse  che  egli  pensò  di  dare  una  regola  anche  a  coloro  i  quali 
avessero  desiderato,  pur  rimanendo  al  secolo,  di  seguirlo  nella  sua  missione  di  Pace. 

E  quelli  che  l'abbracciarono  furono  chiamati  Frati  e  Suore  della  Penitenza, 
nome  ch'è  un'altra  pruova  della  contemporaneità  dei  due  Ordini,  se  si  pensi  che  in 
quei  primi  anni  del  movimento  francescano,  il  Poverello  e  i  suoi  compagni,  i  quali 
s'erano  sottoposti  ad  una  regola  più  rigida,  si  facevano  chiamare  i  Penitenti 
d'Assisi. 

Per  chi  volesse  un'altra  pruova  di  ciò,  ricordiamo  che  la  Bolla  Signìficatum 
est  del  16  dicembre  1221,  s'interessa  alle  cose  dei  Frati  della  Penitenza  in  quanto 
che  questi  s'erano  appellati  alla  persona  del  Papa  contro  le  sovercherie  dei  potestà 
di  Faenza  e  d'altre  città  limitrofe. 

Ciò,  quindi,  suppone  che  la  Fraternità  della  Penitenza  non  solo  esisteva  avanti 
il  1221,  ma  che  doveva  essere  stata  organizzata  già  da  parecchi  anni  per  poter 
essere  così  l)cn  diramata  e  forte  da  richiamare  l'attenzione  del  Pontefice  nel  1221. 

Esiste  oggi  una  scuola  internazionale  che  s'occupa  affannosamente  di  ricerche 
e  critica  francescana.  Uno  dei  ])roblemi  più  perplessi  che  agitano  la  mente  di  tanti 
critici  è  il  voler  sapere  quale  sia  stata  la  regola  che  San  Francesco  stesso  diede 
ìà  suoi  figli  nel  secolo.    E  i  loro  sforzi  sembrano  tutti  vani. 

Il  Santo  d'Italia  diede  loro,  come  regola,  sé  stesso  bollato  da  Cristo  medesimo 
con  le  cinque  bolle  delle  sue  stimate. 


700  II*  CARROCCIO 


E  questa  regola  non  ebbe  per  iscopo  quello  di  surrogare  o  biasimare  d'insuffi- 
cienza l'altra  regola,  quella  del  Cristianesimo,  il  Vangelo.  Il  quale,  se  è  la  causa 
e  il  fine  precipuo  così  dei  tempi  presenti  come  dei  venti  secoli  passati,  non  può  sa- 
viamente dirsi  antiquato  di  un  solo  iota. 

Né  tale  fu  detto  da  San  Francesco.  No.  La  sua  regola  non  fu  un  sommario, 
nemmeno  un  comento  o  una  chiosa  speciosa,  nemmanco  una  nuova  illustrazione 
pratica  della  regola  divina  dataci  dal  Figliuolo  di  Dio.  Non  v'è  nel  Vangelo,  ch'è 
una  regola  completa  di  Vita,  un  sol  comandamento  di  cui  Gesù  medesimo  non 
fosse  un  così  perfetto  praticante  come  n'era  il  datore  infallibile. 

Mirare  un  uomo  che  religiosamente  mondi  un  libro  prezioso  della  polvere  dei 
secoli,  o  che  al  suo  cavallo  velocissimo,  con  un  tratto  brusco  e  robusto  di  redini, 
corregga  il  corso  che  mena  a  precipizio  imminente,  o  che,  liberatosi  dei  suoi  panni, 
si  getta  nell'acque  per  salvare  uno  che  vi  affoghi,  è  avere  un'idea  precisa  di  ciò 
che  San  Francesco  intese  per  conformità  alla  vita  di  Cristo  benedetto. 

La  massa  degli  uomini,  ch'è  stata  sempre  la  vittima  dei  mali  d'ogni  tempo 
perchè  non  sa  donde  essi  le  vengano,  ha  sempre  avuto  in  sospetto  e  a  dispetto  ogni 
sorta  di  novatori.  Dall'altra  banda,  le  autorità  che,  come  l'avaro,  più  hanno  più 
vogliono,  come  lo  stato  invasore,  non  restituiscono  il  mal  tolto  che  col  cederlo 
alla  morte,  non  hanno  mai  a  questi  fatto  intravedere  visioni  di  migliore  fortuna. 

Se  il  Santo  d'Italia  potè  essere  un  riformatore  ab  intrìnseco  senza  essere  mai 
stato  tacciato  di  ribellione,  fu  perchè  egli  veramente  seppe  per  molto  tempo  far 
segreto  di  ciò  che  gli  aveva  detto  il  Crocifisso  di  San  Damiano.  A  Bernardone, 
ai  suoi  concittadini,  al  Papa  egli  non  chiese  altro  privilegio  che  quello  di  non  poter 
chiedere  privilegi,  affinchè  avesse  potuto,  senza  ostacoli,  vivere  la  vita  del  perfetto 
Poverello  di  Cristo. 

Ciò  significava  né  alienazione  di  diritti,  né  assunzione  di  nuovi  doveri.  Quindi 
fu  prontamente  concesso  con  quello  spirito  appunto  che  richiedevasi  per  far  di  lui 
ristrumento  più  insensibile  nelle  mani  di  Dio. 

Quando  l'avaro  suo  Padre  seppe  ch'egli  intendeva  restaurare  la  Chiesetta 
di  San  Damiano,  fece  prima  molto  strepito,  finì  poi  con  aiutarlo,  inconsciamente, 
nella  sua  opera,  rinunziando  alla  sua  figliuolanza. 

Quando,  più  tardi,  i  suoi  concittadini  lo  videro  intento  a  riattare  il  cadente 
Santuario  di  Santa  Maria  degli  Angeli,  gli  diedero  chi  "una  pietra  per  un  guider- 
done, chi  due  pietre  per  due  guiderdoni,  chi  tre  pietre  per  tre  guiderdoni". 

Quando  Innocenzo  III,  in  sogno,  lo  vide  che  con  il  dosso  sosteneva  la  Chiesa 
di  San  Giovanni  Laterano  perchè  non  crollasse,  gli  pose  amore  e  non  solo  approvò 
la  sua  regola,  come  egli  desiderava,  ma  gli  promise  di  far  di  più  in  appresso  per 
la  sua  Religione. 

Nessuno  comprendeva  da  ciò  a  quale  missione  egli  fosse  stato  chiamato.  Pur 
tutti  concorrevano  affinchè  egli  l'avesse  espletata  con  successo.  Nessuno  sapeva 
su  quale  via  fosse  o  dove  andasse.   Pur  tutti  gli  andavano  dietro. 

Noi  alcuna  volta  non  inseguiamo  un  ideale  perchè  vinti  dalla  sua  bontà  o 
bellezza,  ma  perchè  trascinati  dietro  quello  dal  fascino  di  colui  il  quale  l'ha  già 
raggiunto,  lo  possiede  e  n'è  indicibilmente  innamorato. 

Un  giorno  Frate  Masseo  da  Marignano,  incontrato  San  Francesco,  quasi  pro- 
verbiando disse:  "Perchè  a  te?  perchè  a  te?  perchè  a  te?"  San  Francesco  rispon- 
de: "Che  è  quello  che  tu  vuoi  dire?"  Disse  Frate  Masseo:  "Dico,  perchè  a  te  tutto 
il  mondo  viene  dirieto,  e  ogni  persona  pare  che  desidera  vederti,  ed  udirti,  ed  ubbi- 
dirti ?  Tu  non  se'  bello  uomo  del  corpo,  tu  non  se'  di  grande  scienza,  tu  non  se' 
nobile:  donde  dunque  a  te,  che  tutto  il  mondo  ti  vegna  dirieto?" 


PEL  SETTIMO  CENTENARIO  DEL  TERz'oRDINE  DI   SAN   FRANCESCO  7OI 

Il  Santo  "tutto  rallegrato  in  ispirito"  rispose:  "Vuoi  sapere  perchè  a  me? 
vuoi  sapere  perchè  a  me  ?  vuoi  sapere  perchè  a  me  ?  che  il  mondo  mi  venga  dirieto  ? 
Questo  ho  io  da  quelli  occhi  dello  Altissimo  Iddio,  gli  quali  in  ogni  luogo  con- 
templano i  buoi  e'  rei  :  imperocché  quelli  occhi  santissimi  non  hanno  veduto  fra 
li  peccatori  ninno  più  vile,  né  più  insufficiente,  né  più  grande  peccatore  di  me; 
e  però  a  fare  quella  operazione  maravigliosa,  la  quale  egli  intende  di  fare,  non 
ha  trovato  più  vile  creatura  sopra  la  terra:  e  perciò  ha  eletto  me,  per  confondere 
la  nobilitade,  e  la  grandigia,  e  la  fortezza,  e  la  bellezza  e  la  sapienza  del  mondo  ; 
acciocché  si  conosca,  ch'ogni  virtù  e  che  ogni  bene  è  da  Lui,  e  non  dalla  criatura, 
e  nessuna  persona  si  possa  gloriare  nel  cospetto  suo  ;  ma  chi  si  glorierà,  si  glori  nel 
Signore,  a  cui  è  ogni  onore,  e  gloria  in  eterno". 

Non  è  necessario  domandarci  quale  fosse  "quella  operazione  maravigliosa" 
che  Iddio  era  per  compiere  dirigendo  ed  ispirando  ogni  attività  del  suo  Gonfalo- 
niere. L'inevitabile  s'avvicina.  Egli  entrava  nell'ineffabile  speranza  d'un'espetta- 
zione,  come  la  madre  che,  concependo,  comincia  ad  essere  ansiosa  di  conoscere 
il  figlio  che  nascondesi  nelle  sue  viscere. 

Sotto  il  velame  della  parabola,  ch'egli  propose  a  Papa  Innocenzo,  per  vincerlo 
ai  suoi  propositi,  non  aveva  parlato  di  sé,  "povera  femmina  molto  bella",  e  del 
futuro  Ordine,  sua  legittima  prole? 

Da  sé  niente  è  a  sé  o  altrui  sufficiente.  L'uomo,  per  forte  e  virtuoso  e  savio 
che  si  .'•ia,  rimane  sempre  una  debolezza  infinitesimale  del  mondo.  Egli  stesso  è 
un  piccolo  mondo,  un  piccolo  anello  che,  da  una  banda,  così  lega  la  catena  dei 
mondi  reali  a  quella  dei  mondi  spirituali  come  l'infinito  le  congiunge  dall'altra.  Se 
un  anello  egli  non  è  anche  nell'immensa  catena  dell'umanità  si  toglie  ai  vivi  e  non 
Sii  (Iona  ai  morti. 

Consapevole  di  ciò,  il  Beato  Francesco  è  il  primo  vero  e  perfetto  Asceta  che 
per  esser  tale  non  ha  bisogno  d'allontanarsi  dal  mondo.  In  ciò  consiste  il  rinno- 
vamento portato  da  lui  nella  vita  monastica.  Con  islancio  sovrumano  d'amore 
egli  scala  il  Cielo  attraverso  la  visione  contemplativa  della  Natura.  Egli  abbraccia 
il  suo  Creatore  attraverso  il  commercio  quotidiano  con  le  creature.  La  sua  Fa- 
miglia non  può  essere  informata  ad  altro  spirito. 

Le  debolezze  fanno  la  forza,  la  quale  è  una  debolezza.  Come  alle  opere  nostre, 
senza  volerlo  apponiamo  il  suggello  della  morte  di  cui  noi  stessi  siamo  segnati, 
così  nel  consesso  degli  uomini  noi,  pur  dando  tutto,  diamo  ben  poco.  La  più  per- 
fetta fratellanza  degli  uomini  non  dà  ai  suoi  membri,  né  riceve  da  essi  la  plerwtu- 
dine  della  perfezione,  eccetto  che  non  abbracci  la  Paternità  dell'Eterno.  Senza  di 
questa,  la  fratellanza  degli  uomini  non  può  esser  concepita.  Con  essa,  ia^fóf^a 
della  unione  cessa  di  essere  una  debolezza.  Anzi  allora  soltanto  è  ciò  che.  il  suo 
nome  dice,  poiché  Iddio  le  dà  del  suo  e  la  eterna  nei  secoli. 

Questa  terribile  semplicità  di  dottrina  indusse  il  nostro  Santo  a  far  da  madre 
a  coloro  che  gli  si  strinsero  intorno.  E  così  egli  entrò  semplice  soldato  sotto  il  soave 
giogo  della  nuova  disciplina  e  ne  uscì  il  più  grande  Condottiere  del  Mondo. 

Nella  Chiesa,  l'organizzazione  d'ogni  nuovo  ordine  religioso  può  bene  asso- 
migliarsi al  reclutamento  d'un  nuovo  esercito  di  triari.  Ambedue  presuppongono 
la  minaccia  d'un  nuovo  nemico.  Ambedue  entrano  in  battaglia  quando  il  caso  è 
disperato.  Ambedue  cercano  la  propria  salvezza  nel  trionfo  della  causa  che  sposano. 
I  monaci  ed  eremiti  dell'Oriente  e  dell'Occidente  ebbero  per  iscopo  precipuo, 
sebbene  talvolta  inconsapevolmente,  quello  di  abbattere  ogni  vestigio  di  paganesimo, 
d'insorgere  contro  le  barbarie  dei  tempi  e  difendere  le  infelicissime  vittime  del  feu- 
dalismo medievale. 


702  IL  CARROCCIO 


I  Cenobiti  di  Cluny,  i  Camaldolesi,  i  Certosini,  i  seguaci  di  San  Bernardo  di 
Chiaravalle,  l'Ordine  di  Grammont  e  i  Cistcrciensi  sorsero  a  predicare  con  parole 
e  opere  la  soppressione  degli  abusi  e  della  corruttela  di  che  languiva  la  Chiesa 
e  la  Società. 

I  canonici  di  Sant'Agostino  e  i  Premostatensi  intesero  a  depurar  dei  suoi 
vizi  la  vita  sacerdotale,  a  conciliar  la  pace  fra  i  popoli  e  a  ravvivare  lo  studio  delle 
scienze. 

I  Frati  Predicatori  di  San  Domenico  trovarono  la  ragione  della  loro  regola 
nella  predicazione  contro  gli  Albigesi  di  Linguadoca. 

San  Francesco,  oceano  infinito  di  dolcezza,  davanti  l'atroce  e  disperata  tur- 
bolenza medievale,  conformando  prima  sé  medesimo  poi  i  suoi  Frati  alla  vita  di 
Cristo,  die'  inizio  all'inefifabile  miracolo  del  rinnovamento  morale  d'Italia  e  del 
mondo. 

II  suo  Ordine  uscì  dalla  fornace  incandescente  del  suo  cuore  come  ferro  ro- 
vente pronto  a  piegarsi  sull'incudine  d'ogni  bisogno,  sotto  il  martello  d'ogni  neces- 
sità; qual  dalla  bocca  di  Dio  una  parola  maravigliosa  di  pace. 

Come  Gesù  che,  levatosi  maestoso  a  poppa  della  nave  che  affonda,  con  un 
gesto  appena  visibile  della  sua  volontà,  e  riveste  della  sua  calma  divina  il  Genna- 
zareth  sconvolto  dalla  truculenza  dei  venti  e  rivela  ai  suoi  quel  ch'Egli  è,  così  il 
figlio  di  Bernardone,  innalzato  da  Madonna  Povertà  su  le  creste  superbe  e  furi- 
bonde dell'odio  coevo,  lancia  nel  mondo  un  ordine  ch'è  famiglia  e  bonaccia. 

Conquistato  sé  stesso  col  poter  dire  al  mondo,  "Io  son,  non  tuo,  con  te",  è 
detto  pazzo.  Era  d'aspettarselo.  Poiché  egli  era  un  uomo  nuovo,  un  uomo  non 
dei  tempi  in  cui  nacque,  anzi  nemico  ineluttabile  d'essi  e  facitore  d'altri  :  i  suoi. 

Avanti  che  venisse  a  morire,  quando  gli  si  incominciarono  a  spegnere  quegli 
occhi  con  cui  aveva  contemplato  faccia  a  faccia  ciò  che  a  noi  è  dato  soltanto  credere 
e  sperare,  egli,  senza  aver  indietreggiato  di  un  sol  passo,  sapeva  il  mondo  essere 
addivenuto  la  sua  casa,  tutti  i  popoli,  la  sua  famiglia. 

Il  Terz'Ordine,  che  forse  non  fu,  ma  che  vuol  rimanere  l'ultimo  della  Triade 
Francescana  per  esser  più  vicino  al  suo  Fondatore,  fu,  senza  dubbio,  il  primo,  se 
non  l'unico,  continuatore  dei  tempi  dal  Gonfaloniere  di  Cristo  chiamati   a  vita. 

Pontefici  e  Cardinali,  Imperatori,  Principi  e  Regine  si  cinsero  i  fianchi  del- 
Vumile  capestro.  E  ciò  facevano  per  tener  dietro,  e  non  per  esser  d'esempio,  al 
popolo  cristiano.  Il  quale,  assunto  il  cognome  di  "Francescano",  fu  rinnovatore 
dello  spirito  di  Cristo  nella  Chiesa,  energia  rigeneratrice  di  civiltà  in  ogni  nazione. 
In  Italia,  al  suo  avanzare,  trema  Pier  delle  Vigne,  Federico  è  sconfitto,  cade  il  suo 
Impero  e  dalle  ruine  di  questo  sprigionasi,  inondata  di  luce  divina,  la  Rinascenza. 

Pittsburgh,  Pa. 

NICOLA  FUSCO 


DANTE   E   SHAKESPEARE 

e  HAKESPEARE  was   the   master   poet   of   the   bodily   phase   of   humanity,    as    Carlyle    said. 

'^  Dante  is  the  poet  of  the  spiritual  phase  of  humanity,  of  the  soul  of  men  here  and 
hereafter,  and  by  choice  and  importance  of  material,  by  profundity  of  insight  in  a  more 
difficult  vision,  he  transcends  the  English  dramatist. 

The  loftiest  sciences  known  to  man  are  theology  and  philosophy,  and  these  two  sciences 
Dante  set  to  the  music  of  a  singing  speech,  illuminating  them  by  the  white  flame  of  poetry. 

Dr.  AUSTIN  O'MALLEY 


TOSCANINI  -  CARUSO 


LA  cMUSICA  NELL'ARTE  DI  O.  RUOTOLO 

L'arte,  sentita  ed  ese- 
guita da  Onorio 
Ruotolo  a  scopo  emi- 
nentemente sociale,  non  po- 
teva mancare  di  manifestar- 
si anche  nel  campo  della 
musica,  celebrando  la  po- 
tenza del  canto  e  del  suono 
nei  rappresentanti  maggiori 
di  nostra  stirpe. 

La  Musica,  considera- 
ta anzitutto  come  un'istitu- 
sione  religiosa  sociale,  è 
sentita  dall'artefice  del 
marmo  per  l'influenza  che 
essa  esercita  nel  progresso 
sociale ,  mentre  considerata 
come  una  manifestazione 
spontanea  del  lirismo  di  un 
popolo,  viene  materializzata 
nell'immagine  degli  artisti, 
che  in  maniera  più  comple- 
ta rappresentano  questo  po- 
polo. Il  Ruotolo  vuole  che 
il  genio  musicale  italiano 
sia  rappresentato  dai  som- 
mi "esecutori"  Toscanini  e 
Caruso. 

I  genii  musicale  —  i 
creatori  di  musica  —  sono  coloro  che  scoprono  ai  mortali  una  parte  della  luce  uni- 
versale nelle  sconosciute  forze  delle  vibrazioni  sonore.  Essi  sono  necessari  per 
l'evoluzione  spirituale  dell'uomo. 

Gli  esecutori  di  musica  d'altro  lato  sono  utili,  anzi  sono  piià  utili  dei  primi, 
perchè  essi  fan  comprendere  all'anima  volgare  la  drammaticità  della  potenza  dei 
suoni.  E'  per  questo  che  gli  interpreti  sono  talvolta  più  apprezzati  dei  creatori, 
essendo  essi  che  veramente  divulgano  l'Infinito  ;  perchè  è  l'Infinito  nei  suoi  valori 
estetici,  che  preme  all'anima  moderna.  A  tal  proposito  dice  il  Morasso:  "Non 
vi  è  momento  come  durante  l'audizione  di  una  vasta  armonia  svolgentesi  per  infi- 
niti accordi,  che  si  richiamano  come  le  onde  del  mare,  e  dirigentesi  sempre  più 
avanti  come  la  strada  grandiosa  degli  uomini,  che  possa  far  vibrare  più  intensa- 
mente verso  l'Infinito  degli  esseri  e  delle  cose,  l'anima  moderna.  E'  una  visione 
sempre  nuova  che  ogni  accordo  induce,  ed  è  l'aspettativa  di  un'altra  visione  diversa, 
che  esso  suggerisce  ancora,  raffigurando  così  esteticamente  il  mistero  dell'avvenire 
e  del  tempo". 

Ai  due  genii,  dell'interpretazione  e  dell'esecuzione  musicale,  al  Direttore  eccel- 
so ed  al  Cantante  della  gola  d'oro,  il  Ruotolo  ha  innalzato  i  suoi  busti-monumenti, 
come  testimonianza  dei  sentimenti  che  informano  gli  Italiani  di  America. 


ARTUIRO  TOSCANINI  —SCOLPITO  DA  ONORIO  RUOTOLO 


704  Ih  CARROCCIO 


I 

TiOSCANINI 

E'  al  genio  dell'esecuzione,  a  colui  che  con  Tonda  armonica  degli  strumenti 
domina  le  folle,  che  Ruotolo  paga  il  tributo,  come  al  vero  apostolo  e  al  missionario 
dell'Arte  Musicale.  Del  Toscanini  infatti  diceva  il  Lualdi:  "Più  ancora  che  un 
credente  è  un  diffonditore  di  fede:  più  che  un'energia  è  un  suscitatore  di  ener- 
gie". E  come  alcun  altro  ha  ben  detto  :  "egli  è  il  Sinf  oniaco,  che  comunica  intorno 
a  sé  l'incanto  dell'armonia  che  segue  nel  suo  spirito". 

Consideriamo  l'opera  dello  scultore. 

La  testa  è  scolpita  ben  nettamente  nella  parte  facciale,  come  sola  adatta  a  darci 
l'anima  dell'artista.  Essa  vien  fuori  dal  macigno  con  espressione  di  suprema  ango- 
scia, come  spinta  fuori  dall'Ignoto  per  far  conoscere  l'Ignoto. 

I  radi  capelli  si  confondono  nel  marmo  come  onde  nell'immensità  del  mare, 
come  volate  di  fumo  verso  il  cielo  dell'infinito. 

II  cranio  è  deformato  nelle  bozze  parietali,  che  sembrano  aver  risentito  la 
pressione  di  quel  cerveMo  squisitamente  musicale.  Come  nel  busto  di  Dante  abbia- 
mo veduto  le  bozze  frontali  fondersi  nell'unica  bozza  mediana,  così  ora,  dovendo 
i  segni  esterni  indicarci  le  facoltà  interne,  noi  abbiamo  l'eccedenza  di  queste  bozze, 
che  ricordano  l'intellettualismo  musicale  dell'artista. 

L'orecchio  esterno,  di  nessuna  importanza  nel  musicista,  non  è  indicato. 

L'orecchio  medio  ed  interno  sono  certamente  importanti  come  organi  di  rece- 
zione, dovendo  notare  le  più  delicate  sfumature  dei  suoni,  e  nel  nostro  Maestro 
essi  debbono  senza  dubbio  esser  perfetti  nella  struttura  anatomica  e  nella  loro  fun- 
zionalità, essendo  egli  abile  non  solo  nel  fare  la  sintesi  dei  suoni,  ma  nell'analisi 
minuta  di  un  singolo  gruppo  di  suoni.  Ma  la  finezza  e  la  perfezione  dell'organo 
nascosto  non  possono  essere  rese  in  scultura,  dove  l'artista  invece  con  la  deforma- 
zione temporale  riesce  a  farci  comprendere  lo  sviluppo  eccezionale  del  cervello,  a 
cui  vengono  trasmesse  le  sensazioni  dell'apparecchio  ricettore,  cervello  che  per 
mezzo  dei  suoi  centri  giudica  nelle  associazioni,  nelle  dissociazioni,  nelle  elimina- 
zioni, nelle  immagini  mnemoniche,  che  non  saranno  mai  più  cancellate. 

Per  meglio  comprendere  quanto  andiamo  dicendo,  basti  ricordare  che  le  im- 
magini uditive  verbali  si  localizzano  nella  parte  posteriore  della  prima  circonvolu- 
zione temporale  o,  secondo  altri  fisiologi,  nella  prima  cnconxoluzione  del  hbulo 
temporo-sf  enoidale  sinistro  :  le  immagini  visuali  delle  parole  si  localizzano  nel 
lobulo  parietale  n  :^ciiore:  le  immagini  di  articolazione  nella  p;!.;te  posteiicre  della 
terza 'Circonvoluzione  frontale  sinistra;  le  immagini  gralìche  avrebbero  la  loro 
sede  nel  ])unto  situato  al  piede  della  seconda  circonvolu/.ione  frontale. 

1:0  Per  ciò  che  più  strettamente  riguarda  la  musica  diremo  che  il  parnllelismo  delle 
loclilizzazioni  musicali  o  verbali  sembra  molto  sostenibile.  Le  immagini  della  sen- 
sazione auditiva  musicale  si  localizzerebbero  in  un  centro  che  rappresenterebbe 
una  funzione  specializzata  del  centro  uditivo  generale  :  le  immagini  visuali  neces- 
sarie alla  notazione  si  localizzerebliero  in  un  centro,  incluso  esso  pure  in  quello 
della  visione  generale:  le  immagini  permettenti  l'emissione  della  voce  e  il  canto, 
specializzerebbero  una  funzione  delle  parole  articolate:  le  immagini  grafiche  indi- 
spensal)ili  alla  direzione  dei  movimenti  che  realizzano  la  scrittura,  si  localizzereb- 
bero in  qualche  gruppo  cellulare  del  centro  della  scrittura  verbale. 

Ora  Toscanini,  dall'eccellente  intelligenza  musicale,  deve  di  necessità  avere 
i  centri  musicali  molto  sviluppati  —  cervello  ipermusico.  —  Così  oltre  all'avere  un 


*Ì"OSCANlNÌ-CAkUSÒ  705 


orecchio  line,  ossia  con  attiUulinc  a  percepire  le  sensazioni  uditive  provocate  dal- 
l'eccitazione sonora,  deve  avere  la  memoria  di  coteste  sensazioni,  comprendente  la 
conservazione  delle  imma_i,dni  uditixe,  il  potere  di  ri])rodurle,  la  capacità  di  localiz- 
zarle e  il  ricordo  de^yli  stati  eniolivi  concomitanti  con  le  eccitazioni  musicali.  Infatti 
egli  è  un  vero  mago,  che  con  "miracolosa  precisione  coglie  e  distriga  in  mezzo  al 
tumulto  mareggiante  dell'orchestra  il  più  hreve  e  lieve  atomo  di  suono  discordan- 
te" (Coc:::ani).  Tutto  ciò  il  Ruotolo  ha  voluto  scultoriamente  significare  in  quelle 
bozze  parietali. 

Ma  anche  la  fronte  è  abbastanza  pronunciata  nelle  due  bozze  frontali,  perchè 
deve  rappresentare  le  facoltà  intellettuali  del  genio  dell'esecuzione  musicale.  Il  To- 
scanini  ha  senza  dubbio,  e  come  già  si  è  detto,  un  centro  di  sensazioni  acustiche 
facilmente  impressionabile  alle  più  delicate  tonalità  ed  ogni  sfumatura  di  suono:  im 
centro  d'immagini  visuali  molto  differenziato,  un  centro  di  memoria  insomma  che 
ha  in  serbo  tutte  le  opere  da  lui  dirette,  ma  sopratutto  egli  deve  avere  un  centro 
di  coordinazione  particolarmente  attivo  e  una  sinergia  di  queste  diverse  facoltà 
per  poter  dirigere  con  vita  ed  anima  la  sua  orchestra.  Egli  deve  aver  bu'on  orecchio, 
buon  occhio,  buona  mano,  sotto  il  controllo  potente  del  suo  intelletto. 

Egli  non  deve  solamente  leggere  e  fare  eseguire  delle  note,  ma  deve  inter- 
pretare il  pensiero  dello  scrittore  e  tutto  afferrare,  racchiudere,  emanare  sotto  la 
potenza  del  suo  centro  coordinatore.  La  deformazione  frontale  così  come  model- 
lata dallo  scultore  ci  richiama  appunto  all'intelligenza  "direttiva"  del  nostro  To- 
scanini. 

Il  cranio  insomma,  sa])ientemente  stilizzato,  ci  dà  le  qualità  intellettuali,  che 
sono  necessarie  al  "Direttore". 

La  faccia  invece  ci  dà  l'espressione  dell'  "esecutore",  dell'artista  in  atto,  del- 
l'ossesso, del  diabolico,  che  è  sotto  l'influsso  prepotente  dell'onda  melodica  o  sin- 
fonica. Ciò  che  il  cervello  ha  sentito,  riflettuto,  elaborato,  ora  viene  emesso,  espres- 
so da  quella  faccia,  spasmodicamente  contratta,  dallo  sguardo  che  grida  all'orchestra 
e  che  strappa  le  note  che  trascinano  le  folle. 

Il  cranio  ci  dà  l'intellettualità,  mentre  la  faccia  ci  dà  l'espressione  dionisiaca, 
tragica,  del  Direttore  che  forza  l'orchestra  all'interpretazione  sublime.  Infatti  la 
faccia  non  è  quella  del  semplice  esecutore  che  desidera  render  la  musica  così  come 
il  genio  musicale  la  creò,  ma  dell'esecutore  che  vuole  comunicarla  alle  folle,  che 
ascoltano.  Essa  è  la  faccia  dell'uomo  dell'umanità  musicale,  del  trascinatore  sin- 
fonico, che  per  mezzo  della  sua  anima  squisitamente  emotiva  e  sincera  riesce  a 
comunicarci  l'amore,  il  dolore,  l'eroismo,  la  gioia  della  vita  universale,  perchè  in 
contatto  con  l'Infinito,  comunica  a  noi  la  musicalità  dello  spirito  assoluto,  e,  scio- 
gliendo la  sua  personalità  in  quella  del  musicista  che  creò,  diffonde  nella  folla  le 
sue  emozioni. 

La  tragicità  orfica  di  simile  trasformazione  e  di  simile  missione  è  tutta  espressa 
dalle  pieghe  facciali,  dalla  bocca  che  sembra  voglia  urlare,  dall'angoscia  che  stringe 
quasi  a  sofferenza  il  volto  duro  e  fiero,  dallo  sguardo  profondo  che  vede  dalle 
armonie  diverse  sollevarsi  le  visioni  spirituali  delle  cose  e  dei  fatti.  La  faccia, 
abbiamo  detto,  soffre,  perchè  c'è  sforzo  doloroso  nella  concentrazione  di  tutte  le 
facoltà  dell'artista,  che  trasportato  dalle  onde  sonore  di  (jnel  mondo  luminoso  in 
cui  vive,  vuole  comimicare  agli  altri  la  sensibilità  dell'anima  sua  e  di  cjuei  grandi 
che  prima  di  lui  videro  e  udirono  i  colori,  le  voci  e  i  suoni  dell'Infinito. 

"Guardatelo  —  diceva  D'Annunzio  ai  suoi  Legionarii  —  è  della  vostra  razza, 
scarnito  come  voi,  ossuto  come  voi,  nervuto  come  voi.  La  sua  testa  è  intagliata 
nell'osso  duro,  tra  mento  e  fronte,  con  quei  profondi  incavi  che  gli  formano  tra 


706  II.   CARROCCIO 


orecchio  e  naso  quando  serra  labbra  e  mascelle,  con  quel  cipiglio  che  fa  pensare 
alla  guardatura  selvaggia  del  cigno  sotto  il  rigonfio  del  rostro,  con  quel  collo  che 
l'energia  dilata  come  per  riempirglielo  di  comandi  inespressi". 

Ruotolo  ci  dà  dunque  il  Toscanini  nel  momento  della  massima  concentrazione 
ed  inspirazione  e  perciò  ne  solca  profondamente  la  fronte  con  linee  orizzontali  e 
verticali.  L'aggrottamcnto  e  corrugamento  delle  soi)racciglia  danno  quasi  l'idea  di 
una  scarica  vicina.  E'  la  forza  interna  che  vuole  erompere  con  potenza  da  quegli 
occhi,  che  lontanamente  fisano  l'Infinito.  Nello  sguardo  c'è  espressa  anche  l'ansia 
di  chi  ascolta  le  armonie  segrete  e  teme  che  non  possano  essere  riprodotte  con 
fedeltà. 

Le  gote  sono  tirate  da  pieghe  perpendicolari,  "le  quali  danno  a  tutta  la  faccia 
un'espressione  di  volontà  inesorabile  :  qualche  cosa  di  serrato  e  di  violento  che 
fa  pensare  all'invisibile  forza  degli  esplosivi  concentrati  in  un  ordegno  di  metal- 
lo".  (Co::sani). 

La  bocca  è  composta  come  se  volesse  gridare  e  nello  stesso  tempo  mostra  il 
lavorio  di  contenersi.    E'  l'urlo  della  grande  anima,  trattenuto  con  sacrifizio. 

Il  Ruotolo  non  ha  dimenticato  i  baffi  arricciati  del  Maestro,  che  costituiscono 
una  caratteristica  dell'uomo  italiano  e  che  svelano  il  nervosismo  della  mano  che  li 
piega,  quando  essa  non  è  occupata  nella  direzione. 

Il  mento  quadrato  finisce  per  dare  al  contorno  facciale  una  certa  solida  rigi- 
dità, che  meglio  definisce  il  carattere  risoluto  ed  energico  del  Toscanini. 

A  conclusione  diremo  che  il  Ruotolo  nel  suo  busto  ha  mirabilmente  espresso 
l'eccitazione  spasmodica  dolorosa,  che  prende  l'uomo  sotto  l'influsso  dell'onda 
musicale,  che  conduce  l'anima  nel  regno  dell'Infinito  in  un'armonia  di  grandezza 
e  di  bellezza.  E'  insomma  la  commozione  del  "bello",  tradotto  nel  viso  del  Sin- 
fonico, che  deve  forzare  l'umanità  novella  verso  una  concezione  d'ordine  sociale 
superiore,  dove  l'amore  regni  fra  le  addolorate  turbe. 

Dice  il  D'Annunzio  :  "Non  seml)ra  che  la  Grande  Musica  annunzii  ogni  volta 
alla  moltitudine  intenta  e  ansiosa  il  regno  dello  Spirito?  Il  Regno  dello  spirito 
umano  non  è  cominciato  ancora...." 

*  *  * 

Il  Toscanini,  oltre  che  rappresentare  il  genio  dell'esecuzione  musicale,  è  caro 
al  Ruotolo  per  lo  spirito  di  "italianità"  che  lo  anima  (italianità  artistica  e  non 
politica). 

Prima  della  tournée  dei  concerti  in  America  dello  scorso  anno,  ecco  che  cosa  il 
Toscanini  diceva,  riferendosi  ad  un'orchestra  italiana,  che  con  lui  doveva  compiere 
un  lungo  giro  :  "Questo  permetterà  ai  compatrioti  di  giudicare  a  quale  eccellenza 
di  risultati  si  può  giungere  mettendo  in  pieno  valore  l'innato  talento  artistico  della 
nostra  razza  con  una  seria  organizzazione  avente  un  certo  carattere  di  stabilità  e 
con  una  bene  intesa  disciplina  :  e  permetterà  agli  stranieri  di  conoscere  e  di  amare 
—  attraverso  l'arte  —  un  po'  meglio  l'Italia,  di  quel  che  non  possano  attraverso 
le  menzogne  dei  gazzettieri  e  i  giuochi  di  azzardo  dei  diplomatici.  Se  vi  è  ancora 
una  forma  di  propaganda  e  di  diplomazia  che  possa  produrre  qualche  buon  risul- 
tato questa  è  l'arte  e  specialmente  la  musica  e  nessun'altra".  Ed  egli  condusse  con 
sé  degli  "artisti  del  suono",  degli  interpreti  di  sangue  e  di  anima  italiana.  Con  loro 
egli  dette  della  musica,  non  della  musica  italiana  solamente,  ma  musica  :  musica 
antica  e  nuova,  italiana  e  non  italiana,  ma  tutta  però  con  interpretatone  italiana, 
perchè  data  dall'anima  italiana  e  spinta  fuori  per  volontà  del  Maestro. 

Pien  diceva  il  nostro  Pasquale  de  Biasi,  quando  voleva  far  risaltare  tale  carat- 
teristica della  direzione  di  Toscanini  e  dell'esecuzione  della  sua  orchestra,  rammen- 


TOSCANINI-CARUSO  707 


tandoci  le  parole  di  lui  agli  esecutori  :  "Non  basta  che  interpretiate  i  segni  che 
avete  sulla  carta  davanti  agli  occhi,  ma  abbandonatevi  al  vostro  cuore". 

"Abbandonarsi  al  cuore,  ecco  il  segreto",  dice  il  De  Biasi.  "Ed  è  nostro,  nostro 
italiano,  nostro  latino,  questo  abbandonarsi  al  cuore,  che  permette  tra  le  altre 
cose  nella  vita,  questa  mirifica  prova  che  fa  del  Toscanini  un  messaggero  della 
più  dolce  tra  le  parole  alle  genti  affaticate  e  convulse  d'America". 

II 

CARUSO 

Come  già  Caruso  fu  chiamato  tenore  "eroico",  cosi  ora  il  busto  del  Ruotolo 
è  stato  detto  "eroico"  in  virtù  di  quella  potenza  fisica  e  spirituale,  che  da  esso 
emana.  E  in  vero  il  Ruotolo  è  riuscito  con  la  maestrìa  del  suo  scalpello  a  fondere 
in  questa  testa  dalla  robusta  fattura  l'energia  di  un  puro  idealismo  con  l'idealità 
squisita  del  canto.  Egli  ha  aft'ermato  il  suo  ingegno,  traducendo  nel  bronzo  il  senso 
immane  della  forza  musicale  nell'onda  della  voce  strapotente. 

In  questo  busto  v'è  ciò  che  si  nota  nella  maggior  parte  dei  ritratti  greci,  ossia 
un  certo  senso  di  idealità  e  la  tendenza  a  tradurre  nelle  fattezze  del  volto  il  pensiero 
e  l'intima  natura  dell'uomo  —  nel  nostro  caso  dell'uomo  che  energicamente  posa, 
cosciente  del  fascino  della  sua  voce  — ,  e  nello  stesso  tempo  v'è  la  caratteristica 
del  ritratto  romano,  che  riproduce  il  volto  con  robustezza  ed  efficace  realismo. 
La  grazia  delle  vigorose  linee  vi  è  espressa  con  pensosa  e  profonda  spiritualità. 

Il  busto  è  stato  chiamato  "eroico"  :  preferisco  invece  chiamarlo  :  "imperiale", 
perchè  se  da  un  lato  esso  rassomiglia  alle  statue  degli  eroi  e  dei  vincitori  dei  ludi 
agonistici,  dall'altro  esso  è  più  vicino  alle  severe  statue  degli  Imperatori  romani. 
Infatti,  il  Ruotolo  ha  trattato  il  suo  modello  alla  guisa  dei  busti-ritratti  del  periodo 
Giulio-Claudiano.  tanto  nella  levigatezza  del  viso,  negli  occhi  senza  iride  e  pupilla 
incise,  quanto  nella  dimensione  del  busto  stesso,  che  a  mala  pena  mette  in  evidenza 
la  clavicola.  Nei  busti-ritratti  di  quest'epoca  è  facile  scorgere  l'abbandono  del  tipo 
piuttosto  rude  del  periodo  repubblicano  per  un  ritorno  a  quello  dell'idealismo  greco. 

Possiamo  quindi  affermare  che  lo  scultore  ha  voluto  darci  un  busto  romano 
imperiale,  considerando  il  Caruso  come  il  vincitore  sommo  dell'agone  moderno 
—  il  teatro  musicale  — ,  e  come  l'Imperatore  della  voce  nel  Teatro  di  New  York 
e  nel  mondo  intero  :  in  questo  a  causa  della  potenza  rievocatrice  dei  dischi  fo- 
nografici. 

Aggiungeremo  inoltre  che  il  Ruotolo,  stilizzando  il  collo  in  ampiezza,  che 
ben  si  potrebbe  chiamare  di  "preparazione",  ha  cercato  di  fissare  il  tenore  nel 
momento  di  massimo  concentramento  spirituale,  che  precede  la  "manifestazione" 
vocale.  Caruso  infatti  non  è  ritratto  in  posizione  di  canto,  ma  come  se.  pronto  al 
canto,  sentisse  dentro  di  sé  il  fascino  dell'Infinito,  perchè  nella  metà  destra  della 
faccia  egli  sorride,  conscio  del  piacere  che  comunicherà  alla  folla,  mentre  nel- 
l'altra metà  egli  freme  per  il  panico  dell'Ignoto  che  lo  assale. 

Come  nella  plastica  greca  v'è  accordo  perfetto  del  pensiero  e  della  materia, 
così  nel  busto  di  Caruso  lo  scultore  ha  sapientemente  unificato  spirito  e  corpo, 
musica  e  canto,  pubblico  e  artista. 

Si  noti  inoltre  che  questo  busto  non  è  solo  il  ritratto  del  grande  defunto,  ma 
è  sopra  tutto  il  monumento,  che  la  Famiglia  Caruso,  e  con  essa  il  Popolo  Italiano 
di  New  York,  anzi  il  Popolo  intero  d'America,  han  voluto  innalzare  nel  Metro- 


7o8  11/  CARROCCIO 


politali  Theatre  a  memoria  eterna  del  Divo.  Lo  scultore,  interprete  del  sentimento 
collettivo,  ha  creduto  conveniente  di  coronare  l'arbitro  del  canto  con  l'alloro  del 
vincitore,  dell'imperatore,  dell'iddio. 

E  tutto  ciò  per  l'alto  posto  che  il  cantante  ha  assunto  nei  tempi  moderni  di 
fronte  a  ciò  che  egli  era  nei  tempi  passati,  in  cui  il  suo  ufficio  era  quello  di  can- 
tore nei  cori,  piuttosto  che  a  soloista.  I  cori,  rappresentanti  del  popolo,  prende- 
vano parte  e  nei  canti  del  culto,  e  nelle  feste  cittadine,  e  nelle  religiose  e  profane, 
n'ìi  ludi  agonistici,  nei  teatri,  nei  banchetti,  ai  funerali,  alle  nozze,  nelle  palestre, 
nelle  preghiere,  nei  canti  dei  simposi.  Così  i  cori  cantavano  le  vittorie,  guidavano 
i  moti  delle  danze,  esultavano  negli  imenei,  ecc.  :  insomma  presero  parte  nelle  varie 
manifestazioni  della  vita  pubblica  e  privata.  Ma  con  l'evoluzione  della  società, 
dai  tempi  pagani  ai  cristiani,  ai  medievali,  ai  moderni,  la  parte  dei  cori  andò  man 
mano  diminuendo  fino  a  diventare  dei  semplici  intermezzi,  crescendo  d'importanza 
sulla  scena  la  parte  dei  soloisti.  Dall'agone  alle  sacre  rappresentazioni,  ai  misteri 
della  Chiesa,  si  è  giunti  al  dramma  moderno,  dove  il  pubblico  assiste  e  si  com- 
muove e  Vattore  parla  e  canta  col  cuore  e  l'anima  dell'umanità.  I  teatri  hanno  so- 
stituito i  templi  e  le  chiese  della  collettività  per  esaltare  l'individualismo  della 
società  moderna  e  con  esso  il  valore  dell'artista  cantante. 

Perciò  Caruso,  il  più  autorevole  interprete  dell'opera  musicale  moderna,  è 
stato  coronato  dall'alloro  glorificatore,  saggiamente  posto  dallo  scultore  sulla  degna 
testa,  per  esaltare  la  potenza  della  voce,  riccamente  timbrata  e  melodiosamente 
benigna  quando  volle  e  seppe  volgarizzare  il  divino  alle  folle  bramose  di  luce,  di 
suono,  di  armonia. 

Lo  scultore  dunque,  dandoci  un  Caruso  laureato,  ha  voluto  affermare  la  nuova 
missione  sociale  dell'artista  teatrale,  che  ha  ormai  acquistato  valore  personale  e 
civile,  individuale  e  universale. 

E  non  per  questa  sola  ragione  il  Caruso  ha  ricevuto  la  corona  di  lauro,  ma 
anche  perchè  egli  è  l'imperatore,  che  può  e  che  potrà  far  sentire  la  potenza  della 
sua  arte  a  tutti  i  popoli. 

Per  l'invenzione  di  Edison  fu  possibile  al  Caruso,  primo  fra  i  grandi,  di  scri- 
vere su  pagine  imperiture  il  timbro  e  la  dolcezza  della  sua  voce.  Il  suo  canto  è 
stato  fissato  nei  dischi  fonografici  in  America  e  per  merito  di  un  Americano.  L'in- 
terpretazione dei  poemi  musicali  fu  elargita  così  a  beneficio  dell'Umanità. 

Non  era  dunque  conveniente  che  in  America  e  nella  prima  città  degli  Stati 
Uniti,  fosse  conferito  al  cantante  del  mondo  il  sacro  alloro? 

Ruotolo,  artista  inspirato,  lo  pose  sulla  testa  benedetta. 

*  *  * 

Il  monumento  fu  scolpito  per  esser  posto  nell'atrio  del  Teatro  Metropolitano, 
dove  il  Caruso  imperò  per  anni,  insuperato  dai  più  grandi.  Nel  suo  Regno,  nel 
suo  Impero  doveva  Egli  rimanere  :  "in  quel  Teatro  dove  —  come  giustamente  dice 
Pas(|uale  de  Biasi  —  l'arte  del  Caruso  schiuse  il  suo  fiore  di  fuoco  :  dove  la  gran- 
dezza di  Caruso  venne  crismata  per  l'eternità:  nella  sala  in  cui  il  cantante  vide 
ai  suoi  piedi  la  potenza  dell'ingegno,  la  potenza  dell'oro  e  la  potenza  delle  potenze, 
quella  femminea,  vinte  tutte  da  un  miracolo  dell'Onnipotente.  Fu  una  signoria 
incontesa,  indiscussa,  di  anni  ed  anni,  cui  la  moltitudine  anelante  tendeva  frenetica- 
mente i  polsi  :  ed  invero,  quando  la  sala  riboccante  si  accendeva  di  clamore  e  palpi- 
tava in  un  solo  sospiro,  Caruso  doveva  sentir  fluire  nelle  sue  vene  il  sangue  d'una 
divinità". 

Come  dunque  doveva  il  Ruotolo  rappresentare  il  Cantante  se  non  come  un 
Imperatore  nel  suo  Impero,  un  Dio  nel  suo  Dominio? 


NATALE  709 


Ecco  perchè  il  busto,  che  il  Popolo  desiderò  e  che  lo  scultore  ideò,  doveva 
avere  in  sé  la  potenza  della  dominazione,  espressa  nella  coscienza  del  proprio 
valore. 

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Infine  diremo  che  il  Caruso  non  solamente  fu  l'eccelso  cantante,  imperatore 
della  voce  nel  Teatro  Metropolitano,  ma  fu  anche  l'Italiano,  che  a  New  York 
impose  la  "voce"  italiana.  Fu  nel  Metropolitano  principalmente  che  l'America 
si  educò  alla  musica  italiana:  fu  li  che  essa  imparò,  se  non  ad  amare,  almeno  a 
rispettare  il  nostro  ingegno  musicale. 

Ruotolo,  conoscendo  la  parte  avuta  dal  Caruso  in  tale  scuola,  esaltò  ancora 
una  volta  il  valore  della  sua  stirpe  e  volle  quale  rappresentante  degli  Italiani  d'A- 
merica, coronare  l'uomo  che  fu  l'esponente  massimo  del  bel  canto  italiano.  E 
coronò  il  Caruso,  affinchè  il  busto  rimanesse  eterno  a  testimoniare  in  New  York 
il  valore,  non  del  Grande  scomparso,  ma  di  tutti  i  cantanti  italiani  —  dal  povero 
di  strada  al  più  raffinato  e  colto  artista  di  teatro. 

Con  l'immagine  laureata  di  Caruso  il  Ruotolo  coronò  l'Italia  del  Canto,  innal- 
zando così  un  monumento  all'Imperialismo  italiano  nell'arte  musicale.  E  la  corona 
d'alloro  diventò  ancor  più  sacra  sul  capo  del  figlio  di  Napoli,  che  nell'anima  sua 
aveva  tutta  la  bellezza  del  nostro  cielo  e  tutto  lo  splendore  del  nostro  sole. 

DoTT.  NICOLA  BRUNORI 


NATALE 

Ecco  loriuir  dcìifrc  di  me  il  lontano 
UIC  stesso  bimbo.    Oh,  che  stiipor  di  cose 
intorno:  i  rovi  son  cespi  di  rose 
ed  un  giardino  tutto  in  fiore  il  piano 

ch'era  sì  brullo!  Quale  esperta  mano 
donò  nuova  interezza  a  ciò  che  ròse 
il  tempo/  B  qual  miracolo  compose 
traine  di  sogno  per  il  cuore  strano 

dell' uom  che  pure  adulto  ama  riandare 

ed  indugiare  fra  l'ingenue  favole 

che  gli  appresero  un  giorno  le  bianclic  avole? 

Non  indaga  chi  vuole  in  se  serbare 
la  dolcezza  di  ancor  poter  nutrire 
di  fole  l'anima  e  saper  stupire 

d'un  frullo  d'ali,  della  prima  neve 
0  d'un  rintocco  di  bronzi  che  sale 
verso  le  stelle  ed  annunzia  il  Natale!... 


Terra  d'Abruzzo,  dicembre   \ij21. 

RAFFAELLO  BIORDI 


IL  GIRO  D'ITALIA 
DEGLI  STUDENTI  ITALO  -  AMERICANI 

Il  Carroccio  coìiipremìc  ed  aìiia  lo  sforco  che  la  gioventù  italo-aiuericana  compie  per  man- 
tenersi italiana  di  spirito  e  di  coltura.  La  preparazione  d'oggi  sarà  la  vittoria  di  domani!  Que- 
sta pubblicazione  che  entra  nelle  case  italiane  e  straniere  a  parlarvi  dell'Italia,  raggiunge  e 
colpisce  lìwssimamcnte  il  giovane  che,  tenuto  all'oscuro  fino  ad  ieri,  d'un  tratto  ha  come  la  rive- 
lazione di  ciò  che  fu  ed  è  ancora  l'Italia  dei  suoi  genitori,  l'Italia  ancora  sua.  Nello  stesso  mo- 
mento della  rivelazione,  l'anima  rinasce,  e  ne  balza  un  ardore 
sconfinato.  Da  questo  istante  la  milizia  dell'italianità  può  contare 
su  un  altro  combattente  invincibile. 

Ai  giovani  italo-am,ericam  si  raccomanda  oggi  la  lettura  di 
questo  Diario,  che  uno  dei  loro  compagni  stese  nel  corso  della 
gita  fatta  in  Italia  col  gruppo  degli  studenti  scelti  e  premiati  col 
viaggio  colà,  per  aver  coltivato  lo  studio  dell'italiano.  Bisogna 
sempre  tendere  con  lo  spirito  verso  l'Italia;  sentirne  sempre  il 
desiderio  di  vederla,  e,  una  volta  visitata,  comprendere  che  cosa 
conti  l'Italia  tra  i  valori  di  tutto  il  mondo,  e  come  valga  la  pena 
di  amarla  di  lontano  e  di  indurre  gli  stranieri  a  conoscerla  e 
rispettarla. 

Il  Diario  dello  studente  Mei  dovrebbe  generare  in  molti  il 
desiderio  di  rifare  l'itinerario  seguito  dagli  studenti  italo-ame- 
ricani, e  se  non  si  hanno  mezzi  propri,  desiderare  d'essere  negli 
anni  futuri  tra  i  fortunati  degni  di  visitare  l'Italia,  tra  i  premiati 
per  lo  studio  dell'italiano. 

Poiché  è  da  augurarsi  che  il  primo  viaggio  di  quest'anno  sia 
seguito  negli  anni  prossimi. 

Il  benemerito  di  questa  iniziativa  —  primissimo  nel  tempo, 
nella  concezione  e  nell'attuazione  —  è  Augusto  Jaccarino,  il  valoroso  pubblicista  cui  la  coltura 
moderna  nazionale  deve  i  frutti  dell'azione  propulsiva  svolta  con  la  Rivista  d'Italia  da  lui  soste- 
nuta e  diretta  per  parecchi  anni.  Nei  suoi  viaggi  in  America  il  simpatico  collega,  entusiasta 
d'ogni  cosa  bella,  scorse  subito  l'utilità  di  riavvicinare  all'Italia,  alla  sua  bellezza,  alla  sua  in- 
fluenza spirituale  radiante,  la  gioventù  italiana  d'America  tenuta  in  oblìo.  Tre  o  quattro  anni 
fa  Augusto  laccarino  guardò  anche  al  modo  di  tradurre  in  atto  l'idea  —  e  mandò  rapporti  ed 
invocò  l'appoggio  dell'Istituto  bancario  preposto  alla  tutela  del  risparmio  degli  emigrati  —  il 
Banco  di  Napoli.  D'allora  tra  il  comm.  Miraglia,  direttore  generale  del  Banco,  e  il  gr.  uff.  Jac- 
carino si  stabilì  di  lanciare  l'iniziativa  nelle  Colonie,  e  la  scorsa  primavera  il  Jaccarino  venne 
in  America  massimamente  per  organizzare  la  cosa  d'accordo  con  le  autorità  e  con  l'elemento 
coloniale.  Che  altri  abbia,  con  tortuosi  spedienti  bussolottieri,  tentato  di  togliere  il  merito  della 
cosa  al  nostro  collega,  è  fatto  già  assodato  e  deplorato.  Ma  contro  lo  stolido,  falso  e  parolaio 
esibizionismo  altrui,  stanno  il  calendario  e  le  infinite  circostanze  che  attribuiscono  il  merito 
primiero  della  impresa  inauguratasi  quest'anno,  al  Jaccarino  ed  al  Banco  di  Napoli  generoso 
sostenitore  basilare. 

L'opera  dell'Ambasciata  s'accodò  poi,  e  si  svolse,  come  di  dovere,  in  un  lavoro  esecutivo 
di  dettaglio.  Due  suoi  delegati  seguirono  la  comitiva  nel  suo  giro;  ma  quanto  valesse  l'opera 
preparatrice  e  direttrice,  illuminata  e  disinteressata,  influente  e  gradita  del  Jaccarino,  i  gitanti 
stessi  videro  e  ammirarono. 

Mentre  leggiamo  il  Diario  della  gita  è  bene  esprimere  al  collega  Jaccarino  la  gratitudine 
di  quanti  nell'opera  sua  hanno  già  avuto  aperti  nuovi  orizzonti  di  vita  ideale  pei  loro  figliuoli. 

A   BORDO 

26  luglio  —  Adunata  al  Regio  Consolato  italiano  di  New  York  p  er  ricevere  le  ultime  istru- 
zioni ed  i  biglietti  d'imbarco  dal  cap.  Gangemi.  Qui  ci  vien  comunicato  l'itinerario  che,  in 
gran  parte,  seguiremo  fedelmente.    Unico  bagaglio  permesso,  le  valigie  a  mano. 

27  —  Imbarco  alle  12  sul  Pe.mro  del  Lloyd  Sabaudo,  allo  scalo  n.  95,  West  55.a  strada. 
Partenza  alle  ore   15 

28  —  Vengono  spediti  dagli  studenti  due  telegrammi  di  omaggio  a  S.  M.  il  Re  e  a  S.  E. 
l'Ambasciatore    Rolandi-Ricci. 


AUGUSTO  JACCARINO 
iniziatore    dei    viaggi    d'istruzione 
in  Italia  pei  fìg:i  degli  emigrati 


II,   GIRO   d'iTAUA   degù    studenti    ITALO-AMl^RICANI 


711 


LA   MEDAGLIA   OFFERTA   A   S.   A.    R.    IL   PRINCIPE    DI    PIEMONTE   DAGLI    STUDENTI    ITALO-AMERICANI 

RECATISI    IN    COMITIVA    IN    ITALIA 


31  —  Viene  celebrata  la  messa  nel  salone  di  prima  classe,  all'ombra  di  un  gigantesco  tri- 
colore spiegato  per  l'occasione.  Ciò  produce  un'impressione  gradita  a  molti  degli  studenti,  i 
quali  si  attendevano  piuttosto  qualche  segno  dell'antica  intransigenza  tra  Chiesa  e  Stato. 

4  agosto  —  Banchetto  di  ringraziamento,  offerto  in  anticipo  dagli  studenti  agli  artisti 
che  parteciperanno  al  concerto  di  beneficenza  organizzato  pro-Mutilati  di  Guerra  da  Francesco 
Cipriano,  dell'Università  di   Ohio. 

6  —  Concerto  pro-Mutilati.  Vi  partecipano  il  soprano  Ingram,  il  baritono  Antola,  il  tenore 
Clausi,  studente  della  Chicago  University,  ed  il  pianista  Scimeca  dell'Università  di  Baltimore. 
II  concerto  riesce  bene,  e  si  raccolgono  circa  2000  lire  che  al  nostro  sbarco  verranno  rimesse 
dal  "cliairman"  Cipriano  all'Associazione  pro-Mutilati. 

7  —  Passiamo  Gibilterra  verso  le  8  di  sera.  Commozione  intensa;  alcuni  rivedono  la  terra 
europea  dopo  tanti  anni,  altri  vi  posano  l'occhio  per  la  prima  volta. 

8  —  Passiamo  Capo  Spartivento,  estrema  punta  meridionale  della  Sardegna,  alle  21.  Pri- 
ma  terra   italiana  1 

9  —  Arrivo  a  Napoli  alle  21,  dopo  aver  passato  nel  tramonto  fulgido,  Ischia,  Procida  e 
Pozzuoli.  Restiamo  abbagliati  dalle  luci  e  dal  frastuono  della  città.  Divieto  di  scendere  a  terra 
fino   all'indomani. 

10  —  Sbarco  non  ufficiale.  Alcuni  vanno  a  visitare  i  loro  parenti,  altri  si  sparpagliano 
per  la  città  per  ammirare  questa  Italia  sconosciuta  o  pressoché  dimenticata.  Alle  23  ritiro 
a  bordo. 

11  —  Partenza  per  Genova  alle  6  ant.  Risaliamo  la  costa  del  Tirreno,  passando  l'isola  di 
Ponza  alle  io  e  la  foce  del  Tevere  nel  pomeriggio.  Coll'aiuto  dei  cannocchiali  ci  riesce  possi- 
bile di  vedere  la  cupola  di  San  Pietro.    L'isola  d'Elba  la  passiamo  alle  8  di  sera. 

GENOVA 

12  agosto  —  Arrivo  a  Genova  alle  io,  dopo  essere  passati  dinanzi  alle  cittadine  del  Golfo 
ed  aver  ammirato  il  panorama  meraviglioso  offerto  dalla  città  e  dai  suoi  dintorni.  Allo  sbarco 
siamo  ricevuti  cordialmente  dagli  studenti  genovesi.  La  tranquillità  e  la  pulizia  del  porto  ed 
il  carattere  calmo  ed  austero  della  popolazione  producono  sul  nostro  animo  un  ben  diverso 
effetto  da  quello  prodottoci  da  Napoli  allegra  e  rumorosa.  Appena  sbarcati  ci  dirigiamo  al- 
l'Hotel Miramare,  dove  ci  raggiunge  il  gr.  uff.  Augusto  Jaccarino,  che  poi  ci  accompagnerà 
per  il  resto  della  gita.  Nel  pomeriggio  ci  rechiamo  al  monumento  a  Colombo,  dove  si  depongono 
dei  fiori,  ed  all'Università,  dove  rendiamo  omaggio  alla  memoria  degli  studenti  caduti  nella 
guerra  mondiale.  Indi,  accompagnati  dagli  studenti  genovesi,  ci  portiamo  alla  casa  di  Alazzini 
ed  a  quella  di  Colombo.  Questa  sera  dagli  studenti  è  stato  dato  al  Caffè  Olimpia  un  ricevimento 
in  nostro  onore,  che  s'è  tramutato  in  un'imponente  dimostrazione  d'italianità,  turbata  solo  da 
un  lieve  incidente  tra  fascisti  e  comunisti. 

13  —  Nel  mattino,  visita  alle  Acciaierie  Ansaldo  di  Sestri  Ponente.  Qui  possiamo  vedere 
ed  apprezzare  ciò  che  l'Italia  deve  a  questi  grandiosi  stabilimenti,  e  ci  vien  dato  apprendere 


^12  tt   CARROCCIO 


dei  fatti  e  delle  cifre  impressionanti  sulla  preparazione  e  sull'allestimento  economico-industriale 
della  nostra  guerra.  Il  lavoro  di  guerra  è  stato  però  già  tramutato  completamente  in  opera 
feconda  di  pace  e  di  benessere,  e  attorno  ai  pochi  cannoni  che  ancora  rimangono,  come  senti- 
nelle vigili,  nei  canti  delle  officine,  si  ammonticchiano  gli  attrezzi  agricoli,  le  macchine  per 
i  'aboratorii,  le  locomotive  e  le  parti  di  automobili.  Dopo  il  pranzo  a  Pcgli,  offerto  dall'Ansal- 
do, partiamo  in  automobile  alla  volta  di  Portofino  Ligure.  Nel  tragitto  passiamo  Nervi,  Chia- 
vari, Rapallo  ed  altre  graziosissime  cittadine  della  Riviera,  tra  le  quali  Quarto,  dove  è  eretto 
il  monumento  a  Garibaldi  sul  famoso  Scoglio.  All'arrivo  a  Portofino  Vetta  abbiamo  agio 
di  ammirare  tutte  le  bellezze  incomparabili  della  Riviera  Ligure,  che  si  snoda  ai  nostri  piedi 
fino  a  Porto  Maurizio  da  un  lato  e  alla  Spezia  dall'altro.  Dopo  il  banchetto  offerto  dalla  Banca 
Commerciale  ripartiamo  alla  volta  di   Genova. 

/-/  —  Nel  mattino,  visita  al  Municipio,  al  Museo  e  all'Università.  Nel  pomeriggio  visita 
al  Cimitero  di  Stagliene.  Qui  vi  sono  molti  dei  più  bei  lavori  d'arte  e  d'architettur.i  d'Italia. 
A  delta  di  uno  dei  nostri,  Staglieno  è  un  museo  d'arte,  non  un  cimitero.  Dopo  aver  deposto 
dei  fiori  sulLi  tomba  di  Mazzini,  torniamo  a  Genova  e  siamo  ricevuti  al  Municipio  dal  Sindaco. 
Più  tardi  visitiamo  gli  stabilimenti  balneari  al  Lido,  dove  ci  viene  offerto  un  banchettf)  dalla 
Banca  d'Italia. 

i.-i  —  Lasciamo  Genova  alle  9  sopra  un  motoscafo  alla  volta  di  Savona;  qui  la  popolazione 
ci   fa  festosissime  accoglienze.    Ritorno  a  Genova  alle  ore  20. 

16  —  Partenza  per  Torino  alle  8.30. 

TORINO 

16  —  Arrivo  alle  12,  dopo  tre  ore  di  treno  attraverso  la  bella  e  coltivatissima  campagna 
piemontese.  Gii  studenti  torinesi  sono  alla  stazione  a  riceverci  e  ci  accompagnano  all'Hotel 
Ligure.  Nel  pomeriggio  siamo  ricevuti  al  Municipio  dal  Sindaco,  ed  a  Palazzo  Reale  da 
S.  A.  R.  il  Principe  di  Piemonte,  il  quale  s'intrattiene  affabilmente  a  conversare  con  noi  e  dona 
a  ciascuno  una  sua  fotografia  autografata.  Sua  Altezza  appone  la  sua  firma  alle  fotografie 
sul  medesimo  tavolo  sul  quale  Carlo  Alberto  firmò  lo  Statuto.  Dopo  aver  tolto  commiato  dal 
Principe  passiamo  al  Museo  Reale,  dove  sono  raccolti  cimeli  preziosissimi  del  Risorgimento. 
Indi  ci  rechiamo  a  Superga  a  rendere  omaggio  alle  tombe  dei  Principi  di  Savoia  e  ad  ammi- 
rare il  panorama  meraviglioso  della  pianura  padana.  Dopo  aver  cenato  a  un  piccolo  liìtorante 
lassù,  torniamo  a  Torino  e  passiamo  la  serata  passeggiando  sotto  i  portici  di  questa  città 
modernissima  che  più  di  qualunque  altra  somiglia  alle  città  d'America. 

17  —  Nel  mattino,  passeggiata  per  i  giardini  del  Valentino  e  visita  all'Istituto  P'>lit<x:nico. 
dove  siamo  accolti  dai  professori  e  dagli  studenti  di  Torino.  In  risposta  ad  un  discorso  pronun- 
ciato dal  Rettore,  parla  lo  studente  Ingargiola,  il  cui  discorso  vibrante  di  patriottismo  è  ap- 
plauditissimo.  Ci  rechiamo  quindi  a  visitare  il  Castel  San  Giorgio,  il  cui  carattere  medioevale 
si  mantiene  integro  tuttavia.  Dopo  il  pranzo,  offerto  dall'Officina  Aeronautica  Ansaldo,  par- 
tiamo in  macchina  alla  volta  di  quelle  Officine.  Qui  possiamo  ammirare  il  lavoro  immane  ed 
il  successo  raggiunto  dall'Ansaldo.  E'  dato  ad  alcuni  del'a  comitiva  di  volare  su  uno  Sva 
pilotato  dall'intrepido  aviatore  Stoppani.  Nella  serata  vien  data  una  rappresentazione  in  nostro 
onore  al  Teatro  Chiarella. 

18  —  Partendo  alle  7  di  mattina,  ci  avviamo  in  caiiiioii  ed  automobili  verso  Val  d'Aosta, 
dove  giungiamo  alle  12.  Il  paesaggio  è  di  una  bellezza  incomparabile.  Le  montagne  altissime, 
che  SI  drizzano  quasi  a  picco  sopra  di  noi,  incutono  un  sentimento  di  ammirazione  frammi- 
schiato involontariamente  al  terrore.  Ci  avanziamo  fino  alla  frontiera  francese,  passando  per 
Pivarolo  Ivrea  e  San  Vincenzo,  e  visitiamo  le  fonderie  d'acciaio  e  gli  impianti  elettrici  Ansaldo. 
Nel  pomeriggio  torniamo  a  Torino,  arrivando  alle  20. 

19  —  Partenza  per  Milano  alle  8. 

MILANO 

19  —  Arrivo  alle  11.  Visita  agli  Stabilimenti  Pirelli  per  la  manifattura  della  gomma. 
Ritorno  all'Hotel  du  Nord.  Nel  pomeriggio  visita  agli  Stabilimenti  Breda.  Nella  serata  ban- 
chetto al  Ristorante  Cova,  offerto  dalle  Banche  Italiane,  seguito  da  un  sontuoso  ricevimento 
al  Touring  Club  di  Milano. 

20  —  Nel  mattino  visita  all'imponente  Duomo  ed  al  Castello  Sforzesco.  Nel  pomeriggio, 
dopo  aver  visitato  il  teatro  della  Scala,  ci  rechiamo  ad  una  conferenza  data  al  Conservatorio 
Verdi  dall'on.  Innocenzo  Cappa,  deputato  repubblicano,  sui  problemi  finanziari,  economici  ? 
politici  che  l'Italia  deve  risolvere.  L'oratore  è  ascoltato  colla  più  grande  attenzione  e  la  fine 
del  suo  discorso  è  coronata  da  applausi  vivissimi.   A  lui  siamo  grati  di  averci  date  delle  infor- 


II,   GIRO  DETTALI  A    DEGl.!   STUDENTI    ITAtÒ-AMÉlRlCANt  ^IJ 

inazioni  utilissime  per  il  nostro  futuro  lavoro  di  propaganda.    Nella  serata,  banchetto  al  Caffè 
Diana  offertoci  dal  Credito  Italiano. 

2J  —  Partenza  in  ramioìt  por  i  lai^lii,  arconiitaRnati  <lal  ronini.  'i\(lcscii  del  Tuurinv;  Clnh 
clic  rimane  con  noi  sino  a  Trieste. 

/    I.ACni 

21  —  Arrivo  a  Paderno  alle  ii.  Qui  visitiamo  i  grandiosi  impianti  idroelettrici  della 
Edison.  Pranzo  negli  stabilimenti,  offerto  dalla  direzione.  Indi,  da  Cernusco  prendiamo  il 
treno  per  \'arenna,  dove  siamo  acc:)1ti  festosamente  dalla  popolazione.  Da  qui,  col  battello 
Adda  che  fa  il  servizio  dei  laghi,  ci  rendiamo  a  Ik'ilagio,  dove  pernottiamo  al  Grand  Hotel. 
Le  bellezze  naturali  del  Lago  di  Como  e  del  Lago  di  Lecco  di  colpiscono  moltissimo.  Quegli 
:specchi  d'acqua,  picchiettati  d'isolotti  verdeggianti  colle  sponde  che  s'innalzano  ripide  e  sco- 
scese, nia  rivestite  di  pini  fragranti,  e  le  Alpi  coronate  di  nevi  eterne  che  formano  una  conca 
.'gigantesca  nel  fondo  della  quale  sembra  annidarsi  il  lago,  produce  in  noi  un'impressione  che 
certamente  non  si  dimenticherà. 

Ji  —  Nel  mattino  ci  rechiamo  a  \  illa  Carlotta,  magnifica  residenza  vicino  a  Lremezzo, 
già  proprietà  di  un  principe  Hohenzollern.  confiscata  dal  governo  durante  la  guerra.  Qui  am- 
miriamo degli  splendidi  capolavori  artistici,  tra  i  quali  la  famosa  scultura  Autor  e  Psyclic,  la 
Cappella  Conti  ed  il  giardino  immenso  e  pieno  di  preziosissime  piante  esotiche.  Nel  pomerig- 
gio ci  rechiamo  a  Como,  dove  siamo  accolti  fraternamente  dagli  studenti.  Nella  serata  ban- 
chetto al   Grand  Hotel   Brunate,   offerto  dal   Banco  di    Roma.     Pernottiamo   all'Hotel    Meublé. 

23  —  Partenza  per  Varese,  dove  giungiamo  alle  u.  Banchetto  offerto  dal  Banco  di  Na- 
poli al  Grand  Hotel  di  Campo  dei  Fiori,  donde  si  ammira  un  panorama  grandioso.  Da  questo 
Hotel,  sopra  le  nuvole,  si  domina  l'intera  regione  dei  laghi.  Nel  pomeriggio  siamo  a  Pallanza, 
sul  Lago  Maggiore  e  qui  visitiamo  S.  E.  il  generale  Conte  Cadorna,  che  gentilmente  ci  dona 
il  suo  autografo,  e  ci  accompagna  quindi  all'Isola  Bella,  dove  sorge  la  maestosa  dimora  dei 
Principi  Borromeo.  Il  Principe  ci  accoglie  e  ci  guida  per. sonai  mente  per  il  palazzo  che  rac- 
chiude tesori  d'arte  inestimabili.     Pernottiamo  al   Cìrand   Hotel   di   Stresa. 

24  • —  Pioggia  per  tutta  la  mattinata.  Nel  pomeriggio  partiamo  alla  volta  di  Desenzano 
sul  Lago  di  (iarda,  dove,  malgrado  s'arrivi  a  mezzanotte,  siam  gentilmente  accolti  dal  Sindaco 
che  pronunzia  un  discorso  in  inglese.    Pernottiamo  all'Hotel   Mayer. 

TRENTINO  —  ALTO  ADIGE  —  CADORE 

25  iiijosto  —  Partenza  alle  5  per  Gardone,  a  bordo  del  battello  G.  Zanardelli.  Arriviamo 
alle  8  e  restiamo  fino  a  mezzogiorno,  sotto  la  pioggia,  nella  speranza  di  vedere  Gabriele  d'An- 
nunzio, che  però  non  ci  può  ricevere  a  cau.sa  di  un'indisposizione.  Siamo  invece  ricevuti  in 
casa  di  Pietro  Cattadori,  sindaco  di  Gardone.  Indi  ripartiamo  col  battello  Italia  alla  volta  di 
Riva,  gustando  il  panorama  magnifico.  Il  Lago  di  Garda  non  possiede  forse  le  bellezze  del 
Lago  di  Como,  ma  è  più  imponente  e  maestoso,  specie  verso  la  sua  estremità  settentrionale, 
dove  il  Monte  Baldo,  dai  declivi  corrugati  e  scoscesi,  viene  a  bagnar  le  sue  falde  nelle  acque 
del  lago.  Quando  passiamo  la  vecchia  frontiera,  un  nrrah!  poderoso  e  spontaneo  erompe  dai 
nostri  petti,  seguito  dal  fatidico  inno  di  Garibaldi.  Entriamo  nell'Italia  redenta!  Poco  dopo 
giungiamo  a  Riva,  dove  possiamo  osservare  le  prime  rovine  di  guerra,  le  case  danneggiate 
dai  bombardamenti,  e  l'opera  di  ricostruzione  che  ferve  ovunque.  Dopo  una  breve  sosta  pren- 
diamo il  treno  per  Trento.  Ci  troviamo  finalmente  sulle  balze  del  Trentino,  conquistate  dai 
nostri  soldati  a  costo  di  tanti  .sacrifici  e  di  tanti  eroismi.  Fra  Riva  e  Rovereto  vediamo  mol- 
tissime traccie  di  guerra  :  filo  spinato,  roccie  fracassate  dalle  granate,  ripari  eretti  dagli  au- 
striaci, trincee  scavate  nel  terreno  duro  e  anfrattuoso,  case  diroccate,  sventrate,  rase  al  suolo. 
Ma  dappertutto  ferve  il  lavoro  di  ricostruzione,  ed  a  lato  delle  rovine  cominciano  a  sorgere 
gli  edifici  nuovi,  moderni.  Giungiamo  a  Trento  alle  U)  e  ci  ritiriamo  estenuati  dalla  lunga  gior- 
nata di  viaggio  al   Grand  Hotel   Trento. 

26  —  Il  Generale  Capello  viene  a  raggiungerci  nella  mattinata  per  servirci  da  guida  nel 
giro  del  fronte.  Prima  di  lasciar  Trento  visitiamo  il  monumento  a  Dante  ed  il  Castello  del 
Buon  Consiglio,  dove  vediamo  le  celle  di  Battisti,  Filzi  e  Chiesa  e  le  lapidi  nel  fossato  del 
Castello  che  ricordano  i  luoghi  dove  i  tre  martiri  irredenti  trovarono  morte  gloriosa.  Indi 
partiamo  in  camion  per  l'Alto  Adige.  Una  volta  passato  il  confine  tra  il  Trentino  e  l'Alto 
Adige,  sentiamo  di  trovarci  in  terra  straniera.  Tutto  è  tedesco  :  le  case,  la  lingua,  il  carattere 
della  popolazione.  E  questa  impressione  si  acuisce  quando  giungiamo  a  Bolzano  verso  mez- 
zogiorno.   La  cittadina,   situata  a  cavallo  dell'Adige,  è  amena,  e   i   suoi  dintorni   sono  grazio- 


714  II*  CARROCCIO 


sissimi,  ma  l'architettura  delle  case  è  pesante,  fastidiosa.  La  lingua  predominante  è  il  tedesco. 
Ripartiamo  appena  pranzato  e  c'inoltriamo  ad  oriente,  per  la  Val  di  Fassa.  Il  paesaggio  dolo- 
mitico, incantevole  e  maestoso,  si  presenta  innanzi  a  noi  coi  suoi  picchi  altissimi,  nudi,  affu- 
solati, colle  sue  gole  profonde  e  i  suoi  torrenti  gorgoglianti,  colle  sue  vallate  fittamente  rico- 
perte di  pini.  Qui  infieri  la  guerra,  e  ancora  se  ne  vedono  abbondanti  le  tracce  :  reticolati, 
trincee,  camminamenti,  mucchi  di  scatole  di  conserve  vuote  e  arrugginite  frammiste  ad  elmi 
spezzati  e  a  frammenti  di  granate.  Qua  e  là  ancora  biancheggiano  delle  ossa.  Verso  sera 
giungiamo  a  Cana,zei,  intirizziti  dal  freddo  malgrado  la  stagione  estiva,  e  pernottiamo  al 
Dolomitenhaus,  a   1500  metri  d'altezza. 

27  —  Partenza  all'alba.  Ci  fermiamo  al  Passo  di  Pordoi  (2242  m.),  da  dove  possiamo 
ammirare  un  panorama  estesissimo:  dinanzi  a  noi  i  biechi  picchi  delle  Tre  Tofane,  coi  ricoveri 
costruiti  dagli  Alpini  sulle  vette;  a  destra  il  Marmolada  coronato  di  nevi  eterne,  ed  il  Col  di 
Lana,  scena  di  combattimenti  epici  ;  a  sinistra  la  vallata  del  Pordoi,  con  un  piccolo  cimitero 
di  guerra  austriaco,  unico  ricordo  mesto  di  tante  fiorenti  gioventù  spezzate.  Dopo  una  fermata 
di  circa  un'ora  riprendiamo  la  strada  e  giungiamo  alle  15  a  Cortina  d'Ampezzo,  una  delle 
tante  piccole  gemme  dell'Italia  redenta.  Qui  restiamo  per  il  rimanente  della  giornata.  Nella 
serata  il  generale  Capello  ci  fa  un  discorso  sulle  cause  e  la  storia  della  guerra,  seguito  dal 
capitano  Giannino  Antona-Traversi,  il  noto  commediografo,  che  ci  tiene  una  conferenza  sul 
lavoro  dell'Associazione  per  il  riconoscimento  e  la  sepoltura  delle  salme  dei  caduti. 

2<?  —  Alle  9,  visita  al  cimitero  militare,  dove  riposa  la  salma  del  generale  Cantore,  caduto 
il  20  luglio  1915  sulla  Tofana  di  Roces.  Alle  13  partenza  in  treno  per  Belluno,  dove  giungiamo 
alle  17,  accolti  festosamente  dalla  popolazione  e  dagli  studenti.  Visitiamo  il  Municipio,  la  chiesa 
ed  il  Museo  ;  indi  ci  ritiriamo  all'Hotel  des  Alpes. 

29  —  Partenza  alle  5  per  Venezia,  dove  giungiamo  alle  io  dopo  aver  passato  il  Grappa, 
il  Piave  ed  il  Montello  di  eroica  memoria. 

VENEZIA 

29  agosto  '■ —  Arrivo  alle  io.  Dalla  stazione  andiamo  in  vaporino  a  San  Marco  lungo  il 
Canal  Grande.  Stupore  ed  ammirazione.  Quanta  bellezza!  Ogni  casa  è  un  gioiello  di  archi- 
tettura, un'opera  d'arte  senza  prezzo,  e 'con  un  fremito  di  spavento  ripensiamo  ai  giorni  della 
guerra,  quando  questi  tesori  inapprezzabili  si  trovavano  in  continuo  pericolo  a  causa  dei 
continui  bombardamenti  aerei.  Infine  giungiamo  in  Piazza  San  Marco,  tante  volte  veduta  in 
fotografia,  e  visitiamo  la  Basilica,  dove  l'arte  greco-bizantina  s'incrocia  sì  ammirevolmente 
con  quella  gotica.  Lo  sfarzo  e  la  ricchezza  della  Chiesa,  e  gli  aurei  mosaici  medioevali  ci 
danno  la  sensazione  di  trovarci  in  un  palazzo  incantato.  A  malincuore  ci  stacchiamo  dalla 
Basilica  per  recarci  al  Palazzo  Ducale.  Qui  però  ci  attendono  nuove  meraviglie,  e  il  periodo 
trascorso  nelle  imponenti  sale  ci  pare  troppo  breve.  Dopo  aver  desinato  all'Hotel  Vittoria 
visitiamo  il  Ponte  dei  Sospiri  ed  il  Rialto. 

30—  Ricevimento  al  Municipio  ed  alla  Camera  di  Commercio.  Nel  pomeriggio  ascoltiamo 
un  discorso  pronunciato  all'Ospedale  Civile  dal  dottor  Giordano,  sindaco  di  Venezia,  sulla 
storia  della  medicina  in  Italia  (i).  Indi  visitiamo  le  botteghe  d'arte,  alcune  delle  principali 
chiese,  tra  le  quali  quella  della  Salute,  ed  il  Palazzo  dell'Accademia  di  Belle  Arti.  Infine  ci 
rechiamo  in  vaporino  agli  Stabilimenti  Balneari  del  Lido. 

31  —  Partenza  alle  6  per  Mestre,  in  vaporino.  A  Mestre  ci  disponiamo  nelle  automobili 
che  debbono  portarci  al  fronte. 

FRONTE  DI  GUERRA 

31  agosto  —  Partendo  da  Mestre,  passiamo  per  Treviso  e  Spresiano,  fermandoci  al  Piave 
sul  Ponte  della  Priula.  Qui  il  generale  Capello  ci  descrive  la  battaglia  del  giugno  1918  e 
quella  di  Vittorio  Veneto  che  pose  termine  alla  guerra.  A  destra  possiamo  vedere  il  corso  del 
Piave  fino  a  San  Dona,  mentre  a  sinistra  si  erge  il  Montello  intriso  di  sangue  italiano  e  stra- 
niero, e  nella  distanza  s'innalza  il  terribile  Grappa,  con  al  Iato  il  Monfenera  e  il  Monte  Tomba. 
Questi  paesaggi  dove  infuriò  la  guèrra  appaiono  ora  deserti.  Procediamo  per  Susegana,  Coneglia- 
no.  Colle  Umberto,  Vittorio,  Sacile,  Pordenone  e  Godroipo,  fermandoci  a  Udine,  dove  siamo 
ricevuti  al  Municipio,  che  a  causa  della  sua  posizione  elevata  domina  l'intero  fronte  dell'Isonzo 
da  Tolmino  al  mare.  Nel  pomeriggio  riprendiamo  il  camminb,  e  passando  per  Pradamano 
e   Cormons,  oltrepassiamo  la  vecchia   frontiera  sul   ludriq.    Ci    fermiamo   sotto   il   Podgora, 


(i)  Al  Carroccio  è  stato  mandato  in  cortese  dono  il  manoscritto  della  conferenza,  che  ap- 
parirà presto  in  queste  pagine.  —  N.  d.  D. 


ir,    GIRO    IJ  ITALIA    DRGLI    STUDIENTI    ITALO-AMERICANI  715 


dove  il  generale  Capello  ci  fa  la  descrizione  della  battaglia  di  Gorizia  e  dell'avanzata  sul 
Monte  Santo  e  la  lìainsizza,  e  (|uindi  procediamo  su  per  le  pendici  del  San  Michele,  donde 
si  domina  buona  parte  della  vallata  dell'Isonzo.  Qui  visitiamo  la  grande  galleria  in  cemento 
armato  costruita  dagli  austriaci  nel  1917  ed  indi  ridiscendiamo  alla  valle,  passando  per  Gorizia 
ed  inoltrandoci  per  il  Carso.  Lo  sterminato  altipiano  carsico,  brullo,  rossiccio,  desolato,  colle 
sue  "doline"  e  le  sue  trincee  ancora  spar.se  di  filo  spinato,  di  elmetti  e  di  granate  inesplose, 
offre  uno  spettacolo  tetro  e  lugubre.  A  Rcdipuglia,  presso  Dobcrdò,  ci  fermiamo  al  cimitero 
di  guerra  che  racchiude  le  salme  di  diecimila  caduti  i)er  la  grandezza  d'Italia.  Alla  memoria 
di  questi  eroi  rendiamo  omaggio.  Le  file  di  tombe,  allineate  in  ordine  militare  con  armi  arrug- 
ginite invece  di  cippi,  e  le  iscrizioni  eroiche  e  malinconiche  su  quelle  tombe  di  prodi  ignoti,  ci 
riempiono  gli  occhi  di  lagrime,  e  proviamo  quasi  un  senso  di  sollievo  quando  si  riparte  alla 
volta  (li  Mmifalcone.  Passando  per  Monfalcone,  Duino,  Nabresina  e  Prosecco,  dove  il  generale 
Capello  ci   lascia,   salutato  da  un  entusiastico   urrah.  giungiamo  a  Trieste. 

TRIESTE 

31  agosto  —  Arrivo  alle  ore  20,  salutati  entusiasticamente  dagli  studenti.  Dopo  un  son- 
tuo^j  ricevimento  alla  sede  del'a   Società  Ginnastica   Triestina   ci   ritiriamo  all'Hotel   Vittoria. 

1  xctlciiìbrc  —  Partenza  in  caiitiiìu  alla  volta  di  Postumia  (Adelsberg).  La  popolazione 
di  (|ULsta  bellissima  regione  è  quasi  interamente  slovena  e  nelle  campagne  predominano  i  pitto- 
reschi costumi  slavi.  X'isitiamo  la  grotta  di  Postumia,  inoltrandoci  per  oltre  quattro  chilometri 
tra  gli  stalattiti  scintillanti  di  (|uel  meraviglioso  sotterraneo,  che  sembra  un  fantastico  palazzo 
ctìstruito  eia  gnomi.  Dopo  aver  pranzato  in  un  ri-torante  di  Postumia  ci  rechiamo  alla  grotta 
di  v^an  Cangiano.  Qui,  per  passaggi  difficili  e  pericolosi,  al  lume  delle  torcie  a  vento,  che 
rischiarano  di  luce  infernale  la  scena  dantesca,  c'inoltriamo  fino  al  pozzo  pili  profondo. 
Torniamo  a  Trieste  verso  le  20.  iNella  serata  siamo  ricevuti  alla  sede  del  Fascio  di  Combatti- 
mento, dove  l'on.  Giunta,  vivamente  applaudito,  pronunzia  un  discorso  vibrante  di  patriottismo. 

^'  —  A  bordo  di  un  vapi)rino  c^  rechiamo  a  Capodistria.  Qui  riceviamo  un'accoglienza 
cordialissima,  ed  abbiamo  l'onore  di  stringere  la  mano  a  Nino  Sauro,  figlio  del  martire  irre- 
dento. Si  compie  una  commovente  cerimonia  dinanzi  alla  casa  dove  visse  Nazario  Sauro.  Il 
comm.  Tedeschi  del  Touring  Club  di  Milano  pronuncia  un  discorso  applauditissimo,  al  quale 
risponde  il  cav.  Cobol  di  Capodistria,  fervido  patriotta  che  già  conobbe  le  persecuzioni  austria- 
che. Doi)o  vm  ricevimento  al  Circolo  Italia  ci  rimbarchiamo  per  Trieste.  Qui  siamo  ricevuti 
al  Municipio,  <Iove  parlano  il  cav.  Villasanta,  il  gr.  uff.  Jaccarino  e  lo  studente  italo-americano 
Grosso.  Più  tardi  ci  rechiamo  .sul  colle  di  San  Giusto  ad  ammirare  la  famosa  chiesa  e  lo 
splendido  panorama  del  golfo  e  del  porto  di  Trieste.  Nella  distanza  riluce  ai  raggi  del  sole 
italico  il  castello  di  Aliramar,  già  diinora  degli  arciduchi  della  Casa  d'Absburgo,  come  una 
fulgida  gemma  riscattata  all'Italia  dal  valore  dei  suoi  soldati.  Nel  pomeriggio,  dopo  una  visita 
alla  sede  del  reggimento  di  guarnigione  a  Trieste,  riposo  e  uscita  libera. 

.?  —  Partenza  per  Firenze  alle  5. 

FIRENZE  —   VALLOMBROSA 

3  settembre  Arrivo  alle  IQ,  dopo  quattordici  ore  di  treno  attraverso  la  Venezia  Giulia, 

il  Veneto,  l'Emilia  e  la  Toscana.  Ammiriamo  l'esterno  del  Duomo  alla  luce  di  luna,  indi  ci 
rechiamo  all'iHotel  Cavour. 

4  Visita  ai  magnifici  musei  della  Galleria  degli  Uffizi  e  di   Palazzo  Pitti.    Se  Genova 

è  per  eccellenza  la  città  del  commercio,  Torino  e  Alilano  dell'industria,  Venezia  della  bellezza 
architettonica  e  Trieste  del  moderno,  Firenze  è  certamente  la  città  dell'arte.  Nel  pomeriggio  ci 
rechiamo  all'osservatorio  di  Padre  Al f ani,  fratello  del  cav.  avv.  Alberto  Al f ani,  addetto  alla 
nostra  Ambasciata  a  Washington,  che  ci  accompagna.  Il  grande  scienziato  ci  accoglie  gentil- 
mente e  ci  mostra  tutti  gli  apparecchi  perfezionatissimi  del  suo  osservatorio  sismico. 

5  _  Ricevimento  al  ^Municipio  e  visita  alle  gallerie  del  Palazzo  Vecchio.  Nel  pomeriggio 
visita  al  Duomo  e  alle  chiese  principali,  tra  cui  Santa  Croce,  dove  riposano  le  spoglie  di  molti 
grandi  del  nostro  Rinascimento.    Nella  serata,  visita  alla  casa  di  Dante. 

^  Partenza   per   Vallombrosa.    Arriviamo   in   treno   a    Sant'Ellero,  dove   prendiamo   la 

funicolare  per  Saltino.  Qui  siamo  ricevuti  da  S.  E.  Orlando.  Siamo  alloggiati  al  Regio  Isti- 
tuto Forestale  di  Vallombrosa,  gentilmente  messo  a  nostra  disposizione  dal  Ministero  di  A- 

gricoltura. 

7-11  —  Giorni  di  riposo. 

12  —  Partenza  da  Sant'Ellero  alle  13  per  Roma. 


7l6  IL  CARROCCIO 


ROMA 

12  —  Arrivo  alla  stazione  di  Termini  alle  20.30.    Alloggiamo  all'Hotel  Reale. 

13  —  Visita  al  Laboratorio  di  mosaici  del  Vaticano,  ed  ai  Musei  Vaticani,  dove  sono 
racchiusi  tesori  d'arte  inestimabili,  tra  i  quali  le  famose  Loggie  di  Raffaello.  Indi  visitiamo 
la  Basilica  di  San  Pietro  e  la  Cappella  Sistina,  capolavori  ineguagliabili  di  arte  e  di  archi- 
tettura. Nel  pomeriggio  visitiamo  il  Colosseo,  e  quindi  siamo  ricevuti  alla  Banca  d'Italia,  al 
Credito  Italiano  ed  al  Banco  di  Napoli. 

14  —  Visita  al  Palazzo  Reale  ed  a  Montecitorio,  dove  siamo  ricevuti  dall'onorevole  Riccio. 
Qui  visitiamo  la  Camera  e  gli  uffici.  Nel  pomeriggio  visitiamo  il  Pantheon,  il  Foro  Trajano  e 
le  Catacombe  di  San  Callisto.  Nella  serata,  banchetto  al  Palazzo  dei  Cesari,  offerto  dalla 
Banca  d'Italia. 

15  —  Visita  all'Ambasciata  Americana  ed  al  Palazzo  della  Consulta,  dove  siamo  gentil- 
mente accolti  da  S.  E.  Bonomi,  presidente  del  Consiglio  e  da  S.  E.  Nava.  Partenza  alle  13  per 
Napoli,  dove  giungiamo  alle  20  e  c'imbarchiamo  sul  Città  di  Catania  alla  volta  di  Palermo. 

PALERMO 

16  settembre  —  Arrivo  alle  9.30.  Dopo  aver  depositato  i  bagagli  all'Hotel  de  France, 
visitiamo  alcune  delle  chiese  più  importanti,  tra  le  quali  la  Cattedrale,  vero  gioiello  di  archi- 
tettura normanno-saracena.  Indi,  accompagnati  dagli  studenti  palermitani  e  dai  soci  della 
Corda  Fratres,  ci  rechiamo  a  visitare  il  Municipio.  Nel  pomeriggio  visita  agli  Stabilimenti 
Balneari  di  Mondello.  Qui  ci  viene  offerto  un  banchetto  del  Banco  di  Sicilia,  alla  fine  del 
quale  parla  applauditissimo  lo  studente  Ingargiola. 

17  —  Partenza  in  auto  per  Monreale,  dove,  dopo  aver  ammirato  l'incantevole  panorama 
di  Palermo  sottostante,  visitiamo  la  sontuosa  cattedrale.  Dopo  un  banchetto  offertoci  dalla 
Banca  di  Sconto  ripartiamo  alla  volta  di  Palermo.  Nella  serata,  spettacolo  di  gala  in  nostro 
onore  al  Politeama  Garibaldi. 

18  —  Dopo  aver  visitato  la  tomba  di  Crispi,  sulla  quale  deponiamo  un  tributo  floreale, 
ascoltiamo  un  discorso  pronunciato  dal  Sindaco  di  Palermo  sulla  civiltà  millenaria  della  Sicilia. 
Indi  ci  viene  offerto  un  banchetto  all'Hotel  dcs  Palmes  dalla  Corda  Fratres.  Alle  15  ci  imbar- 
chiamo alla  volta  di  Napoli. 

NAPOLI 

19  settembre  —  Arrivo  alle  ore  9.  Deponiamo  i  bagagli  all'Hotel  de  Londres  e  ci  rechiamo 
a  visitare  il  Museo  Nazionale,  dove,  sotto  la  direzione  abilissima  del  prof.  Spinazzola,  possia- 
mo ammirare  tutti  i  tesori  d'arte  greca,  romana,  egiziana  e  siriaca  colà  racchiusi.  Al  restaurant 
Renzo  e  Lucia,  a  San  Martino,  ci  viene  offerto  un  banchetto  dalla  Banca  Italiana  di  Sconto, 
seguito  da  visite  al  Museo  di  San  Martino  ed  alla  Direzione  Generale  del  Banco  di  Napoli. 
In  serata  ci  rechiamo  ad  un  ricevimento  offerto  dal  Municipio  di  Napoli  nelle  sale  del  Palazzo 
Reale,  e  infine  visitiamo  l'Esposizione  Biennale  d'Arte. 

20  —  C'imbarchiamo  all'alba  al  Regio  Arsenale,  su  di  una  torpediniera  messa  a  nostra 
disposizione  da  S.  E.  l'Ammiraglio  Del  Bono,  alla  volta  di  Capri,  dove  visitiamo  la  splendida 
Grotta  Azzurra.  Dopo  la  colazione  all'Hotel  Quisisana,  ed  una  passeggiata  per  l'isola,  ci 
rimbarchiamo  alla  volta  di   Napoli. 

21  —  Gita  al  Vesuvio,  il  cui  cratere  oggi  emette  boati  spaventevoli,  con  qualche  getto  di 
lapilli.  Tutti  rimaniamo  fortemente  impressionati.  Facciamo  colazione  all'Eremo  e  visitiamo 
l'Osservatorio  ;  dopo  di  che  facciamo  ritorno  a  Napoli. 

22  —  Visita  al  Monte  di  Pietà  del  Banco  di  Napoli,  fondato  nel  1539,  seguito  da  visita 
agli  Stabilimenti  delle  Manifatture  Cotoniere  Meridionali.  Al  banchetto  offerto  all'Hotel 
Excelsior  dalla  suddetta  Società  parla  lo  scrivente.  Nel  pomeriggio  visitiamo  la  Fiera  Cam- 
pionaria. 

■?-?  —  Visita  a  Pompei,  accompagnati  dal  prof.  Spinazzola,  che  gentilmente  ci  fa  da  guida, 
mostrandoci  tutti  i  più  recenti  lavori  di  scavo,  e  spiegandoci  con  grande  abbondanza  di  dettagli 
storici  la  distruzione  di  Pompei  e  di  Ercolano  sotto  le  lave  del  Vesuvio.  Dopo  un  banchetto 
offerto  nel  triclinio  di  una  antica  casa  romana  dal  Banco  di  Roma,  facciamo  ritorno  a  Napoli. 

24  —  Nel  mattino,  parte  degli  studenti  si  recano  a  visitare  la  Regia  Università,  mentre 
una  delegazione  scelta  è  ricevuta  al  Palazzo  Reale  di  Capodimento  dalle  LL.  AA.  il  Duca  e  la 
Duchessa  d'Aosta,  che  s'intrattengono  a  conversare  gentilmente.  Nel  pomeriggio,  passeggiata 
in  automobile  per  Posillipo,  Bagnoli,  Pozzuoli  e  Baia.  Nella  serata  viene  offerto  all'Hotel 
Excelsior  un  banchetto  d'addio  dal  comm.  Nicola  Miraglia,  il  venerando  direttore  generale 
del  Banco  di  Napoli.  In  risposta  al  discorso  affettuoso  del  generoso  vegliardo,  a  cui  è  dovuto 
il   merito  dell'iniziativa,   parlarono   ringraziando   gli    studenti    Cipriani,    Gatto  e    Santangelo. 


II.   GIRO  DITAI^IA   DI!;GI,I   STUDIvNTi    ITAtO-AMERICANI  7I7 

25  —  A  causa  di  un  ritardo,  il  piroscafo  Pannoma  che  dovrebbe  riportarci  in  America, 
non  partirà  fino  al  26,  cosicché  possiamo  usufruire  del  gentile  invito  del  Marchese  di  Notari- 
stefani,  col  quale  ci  rechiamo  in  due  yacliis  a  Marechiaro,  dove  il  Marchese  ci  offre  una  deli- 
ziosa colazione. 

26  —  Imbarco  sul  Pannoma  della  Cunard  Line,  alla  volta  di  New  York.  Con  che  dolore 
vediamo  svanire  nella  distanza  la  bella  terra  italiana,  le  luci  scintillanti  di  Napoli  gaia,  rumo- 
rosa e  ospitale  !  Alcuni  non  possono  frenare  le  lacrime  ;  ma  fermo  nel  cuore  di  parecchi  di 
noi  si  è  formato  già  il  proposito  di  tornare  presto  o  tardi  a  questa  patria  amata,  sospirata, 
intravista  nel  viaggio  come  in  un  sogno  fuggevole  ma  indimenticabile. 

DI  RITORNO 

27  settembre  —  Arrivo  a  Palermo  alle  15.  Non  ci  è  permesso  sbarcare  fino  alle  17.  Dopo 
un  paio  d'ore  nelle  quali  riviviamo  su  terra  ancora  italiana  tutto  il  nostro  viaggio,  si  salpa 
alle  ore  20. 

28  —  Mare  burrascoso.  Al  dolore  morale  del  distacco  dalla  Patria  si  aggiunge  il  disagio 
fisico  del  mal  di  mare. 

29  —  Mare  più  calmo.    Nella  mattina  passiamo  la  Sardegna,  ultimo  lembo  di  terra  nostra. 
SO  —  Arrivo  a   Valencia.    Qui   possiamo   ammirare   la   civiltà   iberica,   ben   diversa   dalla 

nostra,  ma  pur  graziosa  e  attraente. 

1  ottobre  —  Restiamo  a  Valencia  tutta  la  giornata,  dovendo  il  Pannonia  compiere  opera- 
razioni  di  carico.    Ci  rechiamo  a  visitare  alcuni  punti  d'interesse  della  città. 

2  —  Partenza  alle  8  per  Almeria. 

3  —  Arrivo  ad  Almeria.  La  città  pittoresca,  dalle  strade  strette,  dalle  case  bianche  e  dai 
tetti  spianati  ci  produce  l'impressione  di  trovarci  piuttosto  nell'Africa  settentrionale  che  nella 
Spagna. 

4  —  Partenza  da  Almeria  alle  5.  Arrivo  a  Gibilterra  alle  13.  Dopo  una  visita  fugace  alla 
piazzaforte,  ripartiamo  alle  18,  lasciando  definitivamente  dietro  a  noi  la  vecchia  Europa. 

17  —  Arrivo  a  New  York  e  sbarco. 

MARIO  PEI 

del  College  of  City  of  Neiv  York 
*** 

La  festa  di  comiato  ai  giovani  partenti  venne  organizzata  a  Napoli  dal  Direttore  Generale 
del  Banco  di  Napoli,  comm.  Miraglia,  e  si  svolse  all'Hotel  Excelsior  dove  venne  servito  un 
sontuoso  banchetto.  A  tavola  siedeva  quanto  di  meglio  Napoli  offriva  del  mondo  intellettuale 
e  finanziario.  Le  istituzioni  bancarie  delle  colonie  italo-americane  erano  rappresentate  dal 
cav.  Pedrini,  vice-presidente  della  Banca  d'Italia  di  San  Francisco  e  dal  cav.  Genserico  Granata 
della  Banca  dell'Italia  Meridionale,  ambedue  rappresentanti  della  East  River  National  Bank 
di  New  York,  che  volle  concorrere  alla  offerta  della  medaglia  d'oro  destinata,  a  ricordo  degli 
studenti  italo-americani,  al   Principe  di   Piemonte. 

La  medaglia  d'oro  misura  io  centimetri  di  diametro  ed  è  racchiusa  in  una  cornice  in 
bronzo  di  tre  centimetri  ;  di  argento  sono  le  bacche  immesse  tra  le  foglie  del  fregio  :  fine  lavoro 
di  cesello  del  comm.  Vincenzo  Miranda. 

In  una  faccia  la  medaglia  legge. 

—  Roma  —  Ex  America  filii  vocavimus  —  Amor  —  Italia  mater  respondit.  — 

La  corona  di  alloro  che  circonda  la  medaglia  ricorda  da  vicino  quelle  delle  insegne  dei 
comandanti  romani.    Sui  nastri  è  scritto: 

—  Umberto  Ped.  Princ.  V.  Rm.  II  Reg.  Aug.  Filio  Principi  juvcntutis  Amor  P.  C.  N. 
MCMXXL— 

Al  discorso  del  comm.  Miraglia  —  che  opportunamente  ricordò  le  proposte  e  le  relazioni 
fatte  a  lui  da  Augusto  Jaccarino  —  seguirono  le  parole  di  gratitudine  degli  studenti  Cipriani, 
Gatto  e  Santangelo. 


ELENCO  DEGLI  STUDENTI  CHE  PARTECIPARONO  ALLA  GITA 

Casavecchia  Spartaco    (rimasto  in   Italia)   —   Grantwood   High   School. 
Chiera  Paolo  —  Washington  High  School,  Washington,   D.  C. 
Cicchetti  Ettore  —  Boston  High  School,  Boston,  Mass. 
Cipriani  Francesco  —  University  of   Ohio,   Columbus,   Ohio. 
Clausi  Enrico  —  Chicago  College,  Cliicago,  111. 


7l8  It  CARROCCIO 


Colantuono  Antonio  —   Philadelphia   University,    Phila.,   Pa. 
Corriero  Guglielmo  —  College  of  City  of  New  York,  N.  Y. 
Del  Genovese  Fabio  —  Jersey  City  High  School,  Jersey  City,  N.  J. 
Di  Gennaro  Vincenzo  —  Arlington  University,  Arlington,  N.  Y. 
D'Oronzio  Giorgio  —  New  York  City  University,  New  York,  N.  Y. 
Fusco  Paolo  —  Brooklyn  University,   Brookl\-n,   N.  Y. 
Gatto  Francesco  —  Pittsburgh  University,  Pittsburgh,  Pa. 
Grassi  Antonio  —  New   York  University,  New   York,   N.  Y. 
Iiigargiola  Rosario  —  Brooklyn  University,   Brooklyn,  N.  Y'. 
Ingianni  Ignazio  —  Brooklyn   University,   Brooklyn,   N.  Y. 
Leonardi  Arturo  —  Brookline   High   School,   Brookline,   Mass. 
Maiorani  Ferdinando  —  New  Haven  High  School,  New  Haven,  Conn. 
Martucci  Anselmo  —  Newark  High  School,  Newark,  N.  J. 
Megaro   Gaudenzio  —   Cornell   University,   Ithaca,   N.   Y. 
Miceli  Augusto  —  New  Orleans  University,  New  Orleans,  La. 
Milella  Filippo  —  Fordliam  University,   New  York,   N.  Y. 
Milella  Nicola  —  Fordham  University,   New  York,  N.  Y. 
Pardini  Giuliano  —  San  Francisco  University,  San  Francisco,  Cai. 
Pei  Mario  —  College  of  City  of  New  Y^ork,  New  York,  N.   Y. 
Pctrelli  Giuseppe  —  New  Haven  University,  New  Haven,  Conn. 
Puccio  Gaspare  —  New  York  College  of  Art,  New  York,  N.  Y. 
Rizzo  Dante  ■ —  Paterson  High  School,  Paterson,  N.  J. 
Salvatori  Ercole  —  Philadelphia  University,  Phila.,  Pa. 
Santangclo  Roberto  —  New  York  University.  New  York,  N.  Y. 
Scimeca  Antonio  —  Baltimore   University,   Baltimore,   Aid. 
Sciorsci  Eduardo  —  Hoboken   High   School,   Hoboken,   N.   J. 
Grosso  Roberto  —  Philadelphia  University,  Phila.,  Pa. 

Rappresentante  del  Banco  di  Napoli,  per  il  Direttore  Generale  comm.  Mira- 
glia  :   —  Gr.   Uff.  Augusto  Jaccarino. 

Delegati  della   R.   Ambasciata  di   Washington  :    Cav.  avv.   Alberto   Alfani  e 
capitano  Giovanni  Gangemi. 


INTENSIFICATIOX  OF  COMMERCIAL  RELATIONS 
BETWEEN  THE  UXITED  STATES  AXD  ITALY 

A  new  corporation,  the  "Italo-American  Economie  Committee",  has  been  formed  recently. 
its  purposes  are  as  follows  : 

1.  Agreement  to  eliminate  undue  competition  among  producers. 

2.  Agreements  tending  to  increase  the  sale  of  non-competitive  commodities  in  Italy  and 
the  United  States,  with  tlie  view  also  of  regulating  supplies  and  distribution  in  other  markets. 

3.  The  introduction  and  development  in  Italy  of  industries  aided  by  American,  as  well 
as  by  Italian  capital. 

4.  Investment  of  Italian  and  American  capital   for  the  utilization  and  development  of 
naturai  resources  and  public  enterprises  in  Italy  and  in  the  Italian  colonies  and  protectorates. 

This  new  corporation  is  supported  by  many  large  and  important  organizations  which  have 
realized  the  fact  that  the  United  States  needs  an  outlet  for  its  products,  that  Italy  requires 
many  American  commodities,  and  that,  therefore,  tliese  two  nations  can  help  each  other 
materially. 


Discussioni  del  CARROCCIO 

Diaz  —  //  Condottiero  intrepido  del  passato  e  dell'avvenire  —  E'  ingenuo  il  recriminare  — 
Per  la  cronaca  dell'incidente  Briand-Schanzer  —  Pipì  silenziato  —  Pipi  silenziato:  segue 
—  Francofilia  dantesca  —  "Bis  in  idem"  —  Contento  al  dispaccio  del  "vacillante  Profes- 
sore" —  La  verità  —  //  nostro  programma  —  Stop,  please!  —  Nell'Ordine  Figli  d'Italia. 

Diaz  ritorna  in  Italia  dopo  avere  reso  un  inestimabile  servizio  alla  causa  del- 
la Patria  negli  Stati  Uniti. 

Il  Duce  rientra  in  famiglia  accompagnato  dalla  riconoscenza  di  tutti  gl'Italiani, 
i  quali  hanno  sentito  nella  sua  singolarissima  austerità  di  italiano,  di  soldato,  di 
uomo  pubblico,  la  forza  di  una  coscienza.  Chi  lo  ha  guardato  negli  occhi,  chi  ha 
ascoltato  le  sue  parole,  non  ha  potuto  non  dire:  —  Doveva  essere  così!  Dovevamo 
vincere  con  quest'uomo  a  capo!  — 

E  ci  siamo  compiaciuti,  ci  siano  rasserenati.  L'Italia  di  Vittorio  Veneto  ha 
ancora  il  suo  Uomo  intatto  —  cioè  lo  spirito  invitto  della  Vittoria,  il  Condottiero 
al  cui  cenno,  una  volta  ancora,  si  andrebbe  incontro  alla  morte. 

Il  nobile  misurato  contegno  del  Generalissimo  italiano  ha  profondamente  im- 
pressionato il  pubblico  americano,  chiamato  spesso  a  rumorose  e  non  propriamente 
sentite  manifestazioni. 

Passando  Diaz  pel  vasto  continente  americano,  s'è  sentito  come  il  battito  delle 
ali  della  Vittoria  d'Italia.  Il  battito  ha  tagliato  l'aria  spessa,  fosca,  fredda;  e  n'è 
rimasto  un  solco  d'ammirazione  e  di  simpatia. 

Il  Generale  Diaz  ha  lasciato  così  una  traccia  a  tutti  i  propagandisti  peripa- 
tetici che  l'Italia  ci  esporta  :  la  traccia  della  serietà.  Perchè  nessuno  passi  sulle  sue 
orme  a  contaminarle,  se  non  per  celebrare  la  Vittoria  della  guerra  giustamente  in- 
trapresa, fermamente  combattuta,  vittoriosamente  compiuta. 

Custodiremo  la  memoria  di  Diaz  in  America  con  religiosissimo  fervore. 

Il  Condottiero  intrepido  del  passato  e  dell'avvenire.  —  A  Gabriele 
d'Annunzio  il  Congresso  Fascista  di  Roma  inviava  l'8  novembre  un  messaggio  che 
va  considerato  come  punto  di  riferimento  da  tutti  coloro  che  —  fuori  d'ogni  con- 
tingenza di  partito,  estranei  ad  ogni  combinazione  politica  del  momento  —  hanno 
trovato  che  la  ragione  del  sentimento  nazionale  fascista,  poi  tramutatosi,  all'interno, 
in  azione  liberatrice  della  Patria,  scaturisce  massimamente  dalla  passione  d'italianità 
riaccesa  dalla  Gesta  di  Ronchi. 

Il  dispaccio  inviato  al  Comandante  a  Gardone  Riviera,  proposto  dall'eroico 
Igliori,  venne  firmato  per  primo  da  Benito  Mussolini.    Dice: 

—  Mentre  i  fascisti  concordi  si  preparano  a  nuove  battaglie  ed  a  nuove  opere 
per  la  grandezza  delia  Patria,  salutano  in  voi  il  Condottiero  intrepido  del  passato 
e  dell'avvenire.  — 

Il  Condottiero  intrepido  del  passato  e  dell'avvenire  lanciò  non  soltanto  agl'I- 
taliani ma  al  mondo,  la  carta  della  nuova  libertà  dei  popoli,  la  carta  che  soltanto 
poteva  essere  largita  dagli  eredi  dei  liberi  istituti  italici  :  lo  Statuto  della  Reggenza 
del  Carnaro. 

Conveniamo  che  la  carta  costituzionale  preparata  pel  governo  d'una  città  non 
possa  adattarsi  a  stati  di  più  ampio  confine  e  di  più  complessa  costruzione  di  masse 
e  categorie.  E'  questione  di  discutere  e  d'intendersi.  Ciò  che  non  ammette  discus- 
sioni e  restrizioni  è,  invece,  il  principio  inspiratore  dello  Statuto;  e  bene  opinava 


720  IL   CARROCCIO 


Pietro  Marsich,  segretario  dei  Fasci  veneti,  quando  riteneva  dovere  essere  lo  Statuto 
stesso  un  credo  spirituale  politico. 

Non  abbiamo  ancora  letto  il  testo  stenografico  del  discorso  di  Mussolini  al 
Congresso  romano.  Il  sunto  ci  dice  che  l'oratore  "critica  gli  statuti  della  Reggenza 
del  Carnaro,  ma  non  intende  di  diminuire  D'Annunzio,  spirito  di  eccezione,  irre- 
ducibile entro  un  partito.  Egli  rappresenta  la  sostanza  sublime  della  razza.  D'altra 
parte  tutti  i  progetti  di  governo  fatti  a  tavolino  non  resistono  agli  urti  della  storia. 
Ma  negli  Statuti  del  Carnaro  c'è  uno  spirito  che  dobbiamo  fare  nostro:  l'orgoglio 
di  essere  italiani  e  il  dovere  di  fare  grande  la  Patria". 

Ottimamente.  Chi,  come  noi  all'estero,  ha  pure  lo  "spirito  irriducibile  entro 
un  partito",  non  può  non  consentire  con  Mussolini. 

Nella  gesta  liberatrice  di  Fiume  abbiamo  visto  sempre,  oltre  che  un'afferma- 
zione decisa  e  purissima  d'italianità  —  in  un  momento  storico  in  cui  una  forza 
nemica  internazionale  ci  s'imponeva  contro  prepotentemente  —  lo  schiudersi  di  più 
accese  speranze  per  l'umanità  intera.  Poiché  l'iniquità  del  comjjlotto  di  Versailles, 
denegatore  delle  ragioni  umane  e  civili  della  guerra,  veniva  denunciata  e  sovvertita 
per  opera  ardita  e  nobile  —  geniale  —  di  una  volontà  che  radunava  intorno  a  sé 
il  consentimento  di  tutti  i  popoli  angariati. 

vSe  noi  continuiamo  a  intendere  la  voce  del  Condottiero,  noi  vedremo  sempre 
che  "dov'è  un  oppresso  che  stringa  i  denti  sotto  la  pressura,  dov'è  un  vinto  che 
abbia  tutto  perduto  fuorché  il  bruciore  della  vendetta  ;  dov'è  un  insorto  che  vada 
armato  d'un  ramo  d'albero  o  d'una  mitragliatrice  e  contro  il  cannone,  là  giunge 
la  luce  di  Fiume,  di  là  si  scopre  la  luce  di  Fiume". 

Il  Fascismo  non  può  non  trovare  sull'  "orizzonte  della  spiritualità  di  Fiume 
vasto  come  la  terra",  le  direttive  della  sua  politica  estera  :  l'Italia  nel  mondo  viva 
col  suo  spirito  e  con  i  suoi  uomini. 

E'  INGENUO  IL  RECRIMINARE.  —  Diceva  Mussolini  al  Congresso  ultimo:  "Se 
l'Italia  è  a  \\'ashington  insieme  alle  più  grandi  nazioni,  essa  lo  deve  agl'interven- 
tisti che  le  dissero  :  Solo  osando  avrai  diritto  alla  storia  di  domani". 

E  ai....  neutralisti  deve  oggi  se  a  Washington  è  stata  retrocessa. 

A  luglio,  presaghi  di  ciò  che  sarebbe  accaduto,  ed  è  accaduto,  proponemmo 
che  a  Washington,  accanto  alla  Delegazione  italiana,  i  diversi  gruppi  della  Camera 
mandassero  una  rappresentanza  di  senatori  e  deputati  priva,  naturalmente,  di 
influenza  deliberatrice,  e  solo  per  mantenersi  a  contatto  col  proprio  partito  per  dare 
informazioni  e  ricevere  comunicazioni  da  esporre  alla  Delegazione  responsabile. 
Chiedevamo,  in  tal  forma,  una  certa  collaborazione  parlamentare;  quella  che  lo 
stesso  ex-ministro  generale  Zuppelli  deplorò  poi  in  Senato,  comentando  l'incidente 
Briand. 

La  proposta  era  inspirata  al  più  semplice  buon  senso;  per  questo  non  se  ne 
tenne  conto. 

Ecco,  ora,  che  il  Parlamento  non  ha  mezzo  alcuno  per  darsi  ragione  di  ciò  che 
s'è  verificato  a  Washington.  I  più  gelosi  interessi  d'Italia  sono  stati  giocati  nel 
buio,  ed  a  recriminare  oggi  si  fa  unicamente  dell'ingenuità. 

Per  la  CRONACA  dell'incidente  Briand-Schanzer.  —  Anche  al  Manchester 
Guardian  di  Londra  il  suo  corrispondente  Henry  W.  Nevinson  inviava  il  24  no- 
vembre un  cablogramma  della  specie  di  quelli  mandati  da  Repington  e  da  Pertinax. 
Il  cablogramma  veniva  riportato  dal  World  con  un  titolo  solenne  su  sei  linee  :  Italian 
outbnrst  against  Prendi  in  parley  reportcd  —  Schanser  said  to  have  assailed  Briand 


DISCUSSIONI  DEL  "CARROCCIO"  721 

claiìns  fo  "Doììiination  on  Land  and  Sca".  (Scojipio  italiano  contro  i  Francesi  in 
conferenza  è  riferito.  Si  dice  che  Schanzcr  abbia  assalito  le  richieste  di  Briand 
per  dominare  per  terra  e  per  mare). 

Nel  testo  del  dispaccio  il  Nevinson  faceva  intendere  che  la  partenza  dei  dele- 
gati francesi  si  sarebbe  resa  più  probabile  "after  the  outburst  of  the  Italian  de- 
legates"  —  (dopo  lo  scoppio  dei  delegati  italiani). 

Nella  sua  seconda  smentita  al  Ministero  degli  Esteri,  Schanzer  parlava  di 
"discussione  vivace,  ma  sempre  corretta"  e  di  avere  atTermato  "energicamente" 
il  punto  di  vista  italiano. 

In  fondo  in  fondo,  le  versioni  coincidono. 

"Outburst",  "discussione  vivace"....  Come  volete  che  fuori  non  ne  trapelasse 
niente  ? 

Tre  giornalisti  :  due  inglesi  ed  uno  francese  raccolgono  la  notizia,  e  la  mandano. 

Se  la  pigliano  coi  corrispondenti,  poi,  e  in  Italia  elucubrano  e  polemizzano 
su  Repington  e  Pcrtinax.  Ma  occupatevi  della  sostanza  di  ciò  che  fu  detto  a  Wash- 
ington e  dello  spirito  dei  negoziatori  e  dei  paesi  che  rappresentano,  e  vi  troverete 
d'accordo,  che  la  Francia  sta  contro  l'Italia. 

Pipi'  silenziato.  —  E'  "P.  P."  quel  giornalista  —  inviato  speciale  —  che  tele- 
grafa al  giornale  ■ —  e  che  poi  non  manda  più.  —  La  musa  ingarrighiana  potrebbe 
continuare  su  questo  metro  ;  ma  la  cosa  è  troppo  seria  per  riderci  sopra. 

Il  Carroccio  scorso  ha  accennato  a  un  "inviato  speciale"  del  Progresso  che 
nei  primi  venti  giorni  della  Conferenza  faceva  apparire  nel  giornale  del  cav.  Bar- 
sotti  notizie  sulla  partecipazione  dei  Delegati  italiani  ai  lavori  della  Conferenza, 
con  la  sigla  P.P.  Il  Progresso  non  ha  mandato  a  Washington  nessun  inviato 
speciale;  né  ha  mai  annunciato  di  aver  dato  incarico  a  Tizio  o  Caio  di  fargli  ser- 
vizio per  l'occasione.  Salvo  Barzini,  Carlo  Scarfoglio  e  Vitetti,  non  vi  sono  altri 
giornalisti  italiani  che  attendono  quotidianamente  allo  svolgersi  della  Conferen- 
za colà. 

Il  Progresso,  però,  si  mantiene  in  eccellenti  rapporti  con  l'Ambasciata.  Per 
i  monumenti  a  Dante  —  ed  ha  fatto  benissimo  —  l'Ambasciata  si  è  centuplicata 
per  rendere  servigio  al  cav.  Barsotti.  Sia  stato  il  piegar  del  capo  alla  forza  delle 
circostanze,  sia  stato  per  un  doveroso  ossequio  al  pubblico  che  legge  il  giornale, 
l'autorità  diplomatica  è  stata  costretta  a  passare  sotto  la  forca  caudina  apprestatale 
alla  base  dei  monumenti  di  New  York  e  di  \\'ashington  dalla  fermezza  risoluta 
di  Barsotti.  Tanto  fermo  Barsotti,  da  autorizzarsi  davanti  a  20  mila  persone, 
davanti  a  Diaz, -davanti  a  Schanzer  e  Albertini,  presenti  all'inaugurazione  new- 
yorkese, a  interrompere  la  parola  dell'Ambasciatore  del  Re,  per  riprenderlo  ed 
infliggerli  un  aspro  rabufìfo.  Tanto  fermo  Barsotti,  che  il  2  dicembre  lo  stesso 
Ambasciatore  si  ritrovava  insieme  con  lui  sul  palco  accanto  al  Presidente  degli 
Stati  Uniti. 

Or  dunque,  la  familiarità  del  Progresso  con  l'Ambasciata  —  nel  mese  di  no- 
vembre, fino  al  3  dicemjjre  almeno  —  non  ha  bisogno  di  essere  dimostrata.  L'Am- 
basciata non  fa  niente  che  urti  il  Progresso  ;  Barsotti,  che  tiene  a  che  le  sue  inaugu- 
razioni riescano  con  l'adesione  dell'Ambasciata,  mette  il  giornale  a  disposizione 
di  questa. 

Rebus  sic  stantihits,  v'immaginate  voi  il  cav.  Barsotti  editore  di  dispacci  avve- 
lenati.... contro  la  Delegazione  Italiana,  di  cui  1 '.Ambasciatore  è  membro?  K  vi 
immaginate  l'intesa  Amha.iic'mtSi-Progresso  sussistere  anche  dopo  la  quotidiaiw 
maligna  critica  alla  Delegazione? 


722  IL   CARROCCIO 


Chi  è  P.  P.ì  Non  si  conosce.  Dove  sta?  S'ignora  Eppure  P.  P.  scri- 
ve, telegrafa,  raccoglie  notizie  di  prima  mano,  le  lancia,  talvolta  adopera  lo  stile 
particolare  d'anticamera,  quello  solenne  officioso  che  il  rifiuto  del  giornalismo  ro- 
mano assume  con  più  satollo  entusiasmo  dopo  avere  attinto  al  cosiddetto  "fondo 
dei  rettili". 

C'è  tutta  l'apparenza  che  P.  P.  se  la  faccia  con  l'Ambasciatore  ;  e  il  Carroccio, 
che  non  ha  peli  sulla  lingua,  se  ne  occupa. 

Appena  la  Rivista  giunge  a  Washington....  P.  P.  smette  di  scrivere,  di  tele- 
grafare, di  criticare  e  di  insinuare.  P.  P.  è  fulmineamente  silenziato,  e  rientra  nel 
regno  buio  dell'intrigo  e  dei  colpi  mancini.  E'  un'ombra  che  passa....  L'Amba- 
sciatore sorride.    Schanzer   sorride.    Alb^rtini   sorride.    Tutti   intorno   sorridono. 

Il  Carroccio  no.  Il  Carroccio  chiede  che  venga  identificato  P.  P.  Chiede  al 
Progresso  di  fare  il  nome  del  suo  "inviato  speciale",  e  chiede  all'ufficio-stampa 
dell'Ambasciata,  in  vista  della  voce  che  corre  che  P.  P.  si  annidi  all'Ambasciata, 
di  dichiarare  che  nelle  pubblicazioni  di  P.  P.  non  c'entra  né  direttamente  né  indi- 
rettamente. Se  i  francesi  fanno  l'inchiesta  per  sapere  chi  inventò  l'incidente  Briand- 
Schanzer,  noi  possiamo  bene  chiedere  il  nome  di  chi,  tenendosi  a  giorno  intima- 
mente delle  cose  della  Delegazione,  nelle  sue  comunicazioni  al  pubblico  non  si 
limitava  soltanto  a  criticarne  l'azione  —  il  che  poteva  essere  fatto  —  ma  creava 
equivoci  sulla  concordia  e  sull'unanimità  dei  tre  Delegati  ;  cosa  assai  delicata  e  di 
gravissimo  interesse  pubblico. 

Pipi'  silenziato  :  segue.  —  II  Carroccio  serba  la  collezione  dei  comunicati 
pipiani  deposti  nelle  colonne  del  Progresso,  e  stralcia  come  guida  agl'indagatori  un 
gruppetto  di  frasi  significanti. 

Washington,  19  notte,  (P.  P.)  —  Durante  la  seduta  inaugurale  della  Conferenza,  chi 
scrive,  udendo  il  signor  Briand  fare  un  alato  elogio  della  Francia  perchè  accolse  subito  il 
nobile  invito  del  signor  Harding,  pensava  (e  dentro  di  sé  si  dolse  che  il  Capo  della  nostra 
Delegazione  non  lo  avesse  fatto  poi  rilevare)  che  l'Italia,  ancichè  seguire  con  delle  parole  il 
signor  Harding,  lo  aveva  preceduto  con  dei  fatti  quali  la  rapidissima  smobilitazione,  la  desti- 
nazione mercantile  di  una  formidabile  nave  da  guerra  varata  di  recente,  lo  sgombero  dell'Al- 
bania, la  pacificazione  della  Tripolitania  e  della  Cirenaica  dove,  dando  un  solenne  insegna- 
mento alle  grandi  potenze  coloniali,  concedeva  agli  indigeni  larghe  autonomie,  la  garanzia  di 
un  patto  statutario  e  l'istituzione  del  parlamento  locale. 

Questo  è  l'attivo  dell'Italia.  Per  questo  noi  possiamo  affermare  ancora  una  volta  con 
orgoglio  quanto  l'ambasciatore  Rolandi-Ricci  ha  ripetuto  nei  suoi  discorsi  e  nelle  sue  intervi- 
ste: che  in  fatto  di  politica  estera  le  vedute  del  governo  italiano  collimano  con  quelle  del 
governo  degli  Stati  Uniti. 

Poi  P.  P.  mette  in  bocca  ad  un  uomo  politico  americano  ipotetico  queste  pa- 
role rivoltegli  : 

—  Ricordate  che  il  nostro  ambiente  politico  è  come  quello  economico  :  aperto  ai  coraggiosi 
e  gli  audaci  che  hanno  qualche  cosa  da  fare  e  qualche  cosa  da  dire....  Gli  irresoluti,  i  troppo  cauti, 
i  pavidi,  sono  messi  al  bando...  Ascoltate  un  mio  consiglio:  non  mettetevi  in  sottordine  dinanzi 
a  nessuno.... — 

P.  P.  assume  forme  minacciose,  poi  : 

—  Troppo  gravi  interessi  sono  in  giuoco.  A  Washington  molte  ingiustizie  possono  essere 
riparate.  Riteniamo  nostro  dovere  spezzare  la  consuetudine  del  silenzio  per  carità  di  patria 
{non  vi  sembrano  parole  tolte  di  peso  dal  Carroccio  di  ottobre,  pubblicamente  encomiate  dal- 
l'Ambasciatore?). Noi  ci  proponiamo  di  dire  la  verità,  anche  la  scottante  verità,  sopratutto 
agli  amici.  — 

Washington,  23,  (P.  P.)  —  Abbiamo  giusti  motivi  di  ritenere  che  il  senatore  Schanzer, 
Capo  della  Delegazione  Italiana,  accogliendo  gl'inviti  che  da  ogni  parie  gli  pervengono^  troverà 
il  modo  di  risollevare  la  questione. — 


biSCÙSSIONI  DEL  "carroccio*'  "^2^ 

Di  dove  pervenivano  gl'inviti  al  senatore  Schanzer? 

Indi,  lo  stesso  giorno,  in  una  corrispondenza  telegrafica  intitolata  Alla  de- 
riva.... : 

—  Ecco  una  modestissima  osservazione  su  di  cui  richiamiamo  l'attenzione  della  nostra 
Delegazione.  E'  noto  che  l'Italia  ha  disarmato....  Ebbene  noi  dobbiamo  rimanere  alla  mercè  dei 
vicini  d'oriente  (ali,  trattato  frodoicnto  di  Rapallo!)  e  d'occidente  che  mantengono  asciutte 
le  polveri  e  che  affilano  le  spade?  Ma,  dunque,  proprio  l'ItaHa  deve  andare  alla  deriva  seguendo 
senza  resistere  l'ondata  di  parole  del  signor  Briand?  Azzardiamo  una  proposta:  Chieda  la 
Delegazione  Italiana  una  seduta  pubblica  per  esporre  le  ragioni  per  cui  l'Italia  non  vuole 
armare....  — 

Chi  in  seno  alla  Delegazione  chiedeva,  insisteva,  per  la  seduta  pubblica  dell'ar- 
dire e  del  coraggio? 

Non  Schanzer  e  né  Albertini,  che  —  secondo  l'informazione  precisa  data  dallo 

stesso  P.  P.  —  avevano  applaudito  il  discorso  di  Briand,  mentre  l'Ambasciatore 

continuava  impassibile  a  prendere  appunti. 

Washington,  25,  (P.  P.)  —  ....Si  ha  ragione  di  sperare  che  la  Delegazione  Italiana  fa- 
vorita da  questa  nuova  fortunata  circostanza  (il  discorso  Curzon  contrario  alla  politica  della 
Francia)  vorrà  assumere  un  contegno  più  energico,  di  modo  che,  riguadagnato  il  terreno  per- 
duto, riesca  ecc....  — 

Washington,  29,  (P.  P.)  —  ....La  nuova  conferenza  dovrebbe  essere  chiamata  a  discutere, 
colla  speranza  di  una  soluzione  il  penosissimo  quesito  dei  debiti  internazionali....  Ma  non  sarà 
certo  (tentativo  di  sabotaggio)  la  Delegazione  ItaHana  ad  assumere  l'iniziativa  di  questa  nuova 
conferenza,  la  quale  deve  interessare  più  particolarmente  altre  Potenze  maggiormente  in- 
debitate. — 

Poi,  nel  Progresso  del   1.  dicembre,  venne  il  clou: 

Washington,  30,  (P.  P.)  —  ....La  Delegazione  Italiana  può  pure  continuare  ad  occu- 
parsi del  mondo  cinese!...  Ed  i  suoi  inspiratori  della  Consulta  fare  altrettanto.  — 

Della  Torretta  ?    Toccato  ! 

Indi  P.  P.  esplode  in  una  francofobia  terrorizzante,  nelle  parole  che  più  oltre 
saranno  citate. 

P.  P.,  infine,  palesa  la  sua  intimità  con  l'Autorità  nostra,  quando  (mentre  in 
Francia  s'apriva  una  inchiesta  per  scoprire  l'autore  dell'  "incidente  Schanzer- 
Briand")  rivela  che  i  nostri  Delegati  conoscevano  il  nome  del  funzionario  francese 
inspiratore  di  Pcrtinax  :    Monsieur   Curbin. 

C'è  da  rimpinconire  ! 

Francofilia  dantesca.  —  Il  carattere  francese  dato  alla  inaugurazione  del 
monumento  di  Dante  a  W^ashington  non  ci  piacque.  Venne  forzato  un  sentimento 
che  nessuno  aveva  nel  cuore.  Fu  una  commedia  di  parole.  P'u  uno  dei  soliti  espe- 
dienti della  nostra  politica  estera  che  prende  direzione  ad  ogni  stormir  di  fronde. 

Che  c'entrava  la  Francia  quel  giorno? 

Si  celebravano  Dante  e  l'Italia  in  America  davanti  al  Presidente  degli  Stati 
Uniti.   La  Francia  mandava  un  suo  diplomatico  ad  assistervi,  come  le  altre  nazioni. 

La  cosa  più  logica  e  legittima  sarebbe  stata  una  bella  parlata  di  Harding  — 
un  novello  atto  di  simpatia,  non  monta  se  spirituale  e  platonica  —  e  sarebbe  stata, 
in  quei  giorni,  anche  vittoria  diplomatica  l'ottenerla. 

No  :  si  deve  fare  la  corte  alla  Francia,  si  deve  far  parlare  la  Francia.  Come  se 
anche  Dante  dovessimo  inaugurarcelo  col  beneplacito  di  Parigi. 

Ma....  avete  visto....  Viviani  ha  riconfermato  che  il  Principe  Ruspoli  andò 
una  notte  a  comitnicargli  che  l'Italia  aveva  dichiarato  la  sua  neutralità,  e  che 
d'allora  la  Francia  fu  salva.... 


724  li*  CARROCCIO 


E  che,  doveva  confermarlo  Viviani  questo? 

Che  l'Itaha  abbia  salvato  la  Francia  è  storia  suggellata,  è  storia  scolpita  nel 
bronzo  —  e  non  c'è  bisogno  di  andare  ad  accattare  dalla  benevolenza  dei  francesi, 
si  chiamino  pure  Viviani,  parole  di  condiscendente  conferma. 

La  verità  che  abbiamo  diritto  di  dire  noi,  dobbiamo  saperla  dire  noi,  sem- 
pre —  a  noi  stessi  ed  agli  altri. 

Se  ci  vogliamo,  poi,  far  coglionare  dalla  diplomazia,  allora  è  un  altro  paio  di 
maniche. 

Proprio  in  quei  giorni  —  vedete  un  po'  !  —  lo  stesso  Progresso  aveva  accolti 
dei  comunicati  di  P.  P.  —  il  suo  officioso  nonché  ignoto  "inviato  speciale"  —  in 
cui  si  leggeva  questa  prosa  : 

Washington,  19,  {P.  P.)  —  ....Sembra  che  egli  esperti  militari  francesi  abbiano  prepa- 
rata un'abbondante  documentazione  delle  ragioni  per  cui  la  Francia  è  costretta  a  tenere  sotto 
le  armi  800.000  uomini  (speriamo  che  tra  queste  ragioni  non  siano  compresi  né  la  visita  fatta 
dal  generale  Pétain  al  confine  italiano,  né  i  successivi  suoi  suggerimenti  di  meglio  armarlo 
e   fortificarlo!...)   — 

Poi  il  bene  informato  proseguiva: 

—  ....La  Delegazione  Italiana,  pure  mantenendo  colla  Delegazione  Francese  quei  cordiali 
rapporti  con  sincerità  di  sentimenti  e  lealtà  di  propositi,  seguirà  una  linea  di  condotta  tutta 
propria,  nettamente  decisa.  — 

Washington,  25,  (P.  P.)  — Negli  ambienti  francesi  e  particolarmente  in  quelli  prossimi 
all'on.  Briand,  regna  grande  costernazione  per  le  dichiarazioni  fatte  a  Londra  da  Lord  Curzon.... 
Si  ha  ragione  di  sperare  che  la  Delegazione  Italiana,  favorita  da  questa  nuova  fortunata  circo- 
stanza, vorrà  assumere  un  contegno  più  energico,  in  modo  che,  riguadagnato  il  TERRENO  per- 
duto, riesca  a  mettere  in  discussione  il  problema  degli  armamenti  terrestri....  Ci  permettiamo 
di  suggerire,  per  esempio,  che  si  limiti  alla  Francia  il  diritto  di  mobilizzare  per  una  nuova 
eventuale  guerra  europea  i  negri  del   suo  immenso   Impero   Coloniale  africano....  — 

Capite  ? 

E  più  giù  ancora  s'invocavano  i  Tedeschi  alla  Conferenza! 

Washington,  24,  (P.  P.)  —  Gli  esperti  militari  lasciano  la  conferenza  seguiti  dal  signor 
Briand,  il  romantico  cantore  della  Francia  in  armi  contro  l'Europa  pacifica.    Che  fa  l'Italia?  — 

E  continuava  domandandosi  il  pensiero  della  nostra  Delegazione: 

—  Si  è  essa  assicurata  delle  intenzioni  francesi  a  nostro  riguardo  specialmente  nella  Bal- 
cania,  terreno  gradito  alle  missioni  militari  del  governo  di  Parigi  e  ai  rappresentanti  della  casa 
Schneider  e  delia  casa  Creuzot,  perpetuatrici  delle  tradizioni  di  Krupp?...  Dovrà  l'Italia  subire 
la  politica  enunciata  dal  signor  Briand  e  rimanere  di  fronte  alla  Francia  armata  alle  porte  del 
suo  territorio  docile  e  inerme  come  un  agnellino?  O  non  sarebbe  invece  il  momento  di  porre 
le  carte  in  tavola  e  di  lumeggiare  al  mondo  la  situazione  che  è  semplicissima  in  quanto  é  rap- 
presentata dal  governo  di  Parigi  il  quale  intende  perpetuare  al  suo  paese  un  dominio  militare 
incontrastato  sull'Europa,  sostituendosi  quindi  la  Francia  a  quello  che  era  la  Germania  prima 
dell'agosto  1914?  Ma  a  proposito  della  Germania....  perchè  non  la  si  chiama  a  discutere  a  viso 
aperto,  non  la  si  fa  sedere  al  cospetto  delle  altre  nazioni  e  non  la  si  invita  a  dimostrare  che 
per  ora  essa  non  può  né  intende  aggredire  alcuno?  — 

Proposta  da  eccellenti  avvocati  della  Banca  del  signor  Toeplitz  !.... 


WahinGTon,  20,  (P.  P.)  —  ....Bene  a  ragione  oggi  il  delegato  italiano,  on.  Schanzer, 
mise  in  rilievo  come  la  nostra  politica  di  effettivo  disarmo  degli  animi  e  degli  eserciti  sia  stata 
preceduta  da  sacrifici  territoriali  gravissimi,  dall'abbandono  di  territori  cari  al  cuore  di  ogni 
italiano,  e  ciò  unicamente  perchè  ritenemmo  necessario  togliere  ogni  pretesto,  ogni  cagione  di 
malinteso  con  i  nostri  vicini  serbi,  che  trovarono  spesso,  in  Albania  e  altrove,  armi  e  mtinizioni 
abbandonate,  casualmente,  s'intende,  da  qualche  reparto  francese.... 

Non  possiamo  non  compiacerci  del  discorso  pronunciato  oggi  dall'on.  Schanzer,  in  quanto 
che  esso  fa  una  dimostrazione  esauriente  se  non  nuova  di  quanto  abbiamo  fatto,  in  forma  con- 
creta e  non  a  chiacchiere  per  la  causa  della  pace. 


DISCUSSIONI  DEt  "carroccio^"  ^2^ 

Quando  il  3  novetnlirc  191 8  l'esercito  italiano  vol^jeva  in  rotta  quello  nemico,  un  solo 
pensiero  ebbe  il  nostro  Coniando  Supremo:  quello  di  assicurare  nel  patto  d'armistizio  il  pas- 
saggio delle  nostre  truppe  alla  frontiera  bavarese,  tanto  era  in  noi  la  coscienza  di  lottare  e  di 
perire  per  una  causa  comune.  R  come  i  nostri  bersaglieri,  i  nostri  cavalleggeri  caddero  pochi 
minuti  prima  che  scoccasse  l'ora  della  sospensione  delle  ostilità  contro  l'austriaco,  cosi  con  lo 
stesso  impeto,  vinta  la  guerra  d'Italia,  i  nostri  sarebbero  balzati  contro  la  Germania  ancora  in 
armi.  E  l'ii  Novembre  1918  la  Francia  ricevette  i  parlamentari  nemici  che  offrivano  la  resa, 
mentre  il  nostro  esercito  si  apprestava  a  invadere  la  Baviera  e  i  nostri  entravano  a  Rocroy 
riconquistata.... 

Non  si  poteva  essere  più  spietatamente  precisi  ! 
Ecco,  poi,  il  comento  alla  partenza  di  Briand  : 

"Washington,  27,  (P.  P.)  —  Il  signor  Briand  è  jtartito,  e  non  ci  meraviglieremmo  di 
leggere,  al  suo  ritorno  a  Parigi,  nei  brillantissimi  giornali  di  quella  capitale  che  le  recentissime 
manifestazioni  italiane  sono  una  buona  ragione  di  più  per  mantenere  la  Francia  armata  dal 
Reno  alle  Alpi  Marittime.  Il  giochetto  sarebbe  completo,  il  canard  giornalistico  che  ha  com- 
mosso la  pubblica  opinione  italiana  troverebbe  la  sua  logica  spiegazione. 

"Washington,  30,  (P.  P.)  —  ....La  Delegazione  può  pure  continuare  ad  occuparsi  del  mon- 
do cinese!...  Ed  i  suoi  ispiratori  della  Consulta  fare  altrettanto.  ' 

Noi   però  chiediamo   ostinatamente  : 

A  quando  la  discussione  sugli  armamenti  terrestri?  A  differenza  della  Francia,  noi  non 
fabbrichiamo  per  speculazione  né  cannoni,  né  proiettili;  n<in  abbiamo  un'industria  di  guerra 
come  non  abbiamo  una  politica  di  guerra. 

I  sostenitori  del  punto  di  vista  francese  dicono  che  la  Francia  è  la  sola  organizzazione 
militare  seria  che  sia  in  Europa  e  che  al  suo  seguito  stanno  tutti  i  piccoli  Stati  balcanici. 

Per  questa  ragione  l'Italia  dovrebbe  accordarsi  con  la  Francia! 

Ci  permettiamo  dissentire  da  ciò.  La  verità  è  assai  diversa.  Dato  anche  fosse  quella  rap- 
presentata dai  sostenitori  del  punto  di  vista  francese  sarebbe  ancora  più  evidente  la  necessità 
di  imporre  alla  Francia  ed  all'Europa  il  disarmo  terrestre. 

Questa  di  Washington  deve  essere  una  Conferenza  per  la  pace  e  non  un  conciliabolo  pre- 
paratorio di  future  guerre.  Lo  comprendano  i  nostri  delegati  ;  e  pensino  agli  interessi  italiani 
che  sono  un  po'  meno  lontani  di  quelli  cinesi. 

Indi,  l'inaugurazione  del  monumento. 

D'un  colpo  la  francofobia  diventa  amore  sviscerato  per  la  Francia,  ed  ecco 
allestita  una  solenne  gonfiatura  che  al  primo  coli)o  di  spillo  —  cac  —  s'affloscia 
miseramente. 

La  commedia  di....  Dante  davvero  è  divina! 

"Bis  in  idem".  —  Per  l'inatigurazione  del  monumento  di  Dante  a  Washington, 
così  come  per  quello  di  New  ^'ork,  si  è  fatto  intendere  al  Governo  —  per  spie- 
gare l'intervento  delle  autorità,  a  (|uanto  i)are  vietato  dalla  Consulta  —  che  non 
fosse  il  direttore  del  Progresso  cav.  liarsotti  a  ])resentare  le  due  statue  alle  autorità 
americane. 

Perchè  una  mistificazione  siffatta?  Perchè  ingannare  il  ÌMinistro  e  la  Stampa 
in  Italia,  recare  un  gratuito  oltraggio  al  donatore  dei  monumenti  corteggiato  e 
temuto,  e  sorprendere  la  buona  fede  del  pubblico  coloniale? 

Barzini  fu  sorpreso  anche  lui,  e  telegrafò  al  Corriere  della  Sera  un'ampia  re- 
lazione dell'inaugurazione  washingtoniana,  accennando  alla  consegna  del  monu- 
mento fatta  da  Barsotti  "in  nome  di  un  Comitato  italiano". 

E  Barsotti  smentisce  sul  Progresso,  ripetendo  che  il  ninninnento  di  Washing- 
ton fu  dono  suo  e  non  di  alcun  Comitato. 

Ne  prenda  nota  Della  Torretta. 

COMRNTO  AL  DISPACCIO   VÌ'.L  "VACI  M.ANTK    l 'kOFKSSORF,".  Boiiomi   è  riuScitO 

ad  avere  un  voto  di  fiducia;  ovvero,  le  fazioni  montecitoriali  si  sono  affannate  a 
fornirglielo,  pur  di  evitare  che  l'avversario  risalisse  al  potere  —  Giolitti,   Nitti, 


720  IIv  CARROCCIO 


Orlando  —  cioè  tutti  i  bandieroni  sforacchiati  che  non  nascondono  più  niente  dell'in- 
decenza della  nostra  vita  politica. 

Non  ne  siamo  sorpresi.   Se  non  è  caduto  oggi,  cadrà  domani. 

L'Italia  ha  bisogno  di  un  capo-ministro  pugno-di-ferro,  nuovo,  che  sappia 
ridare  allo  Stato  l'autorità  perduta  ed  al  popolo  la  coscienza  di  aver  trovato,  final- 
mente, un  timoniere.  Ala  un  timoniere  che,  posto  alla  ruota,  si  faccia  subito  pa- 
drone della  rotta  e  dia  di  sperone  a  tutte  le  paranze  della  vanità,  dell'intrigo, 
della  scioperataggine  che  veleggiano  sulle  acque  torbide  montecitoriali.  Attorno 
a  quel  palazzo  lì,  dovrebbe  risoffiare  un  po'  di  quel  vento  terrificante  del  Maggio  '15, 
non  vi  pare? 

Or  dunque,  dicevamo,  il  ministero  Bonomi  è  rimasto  al  potere.  Con  sommo 
"dispitto"  dei  propagandisti  ufficiali,  in  America,  della  rentrée  di  Giolitti. 

Poiché  deve  essere  saputo  che  non  basta  al  giolitti smo  facinoroso  lavorare  di 
colpi  mancini  all'ombra  del  Campidoglio  di  Roma  ;  se  ne  devono  tirare  anche  sotto 
quello  di  Washington  —  ne  vadano  pure  travolti  gl'interessi  supremi  della  difesa 
nazionale  che  qui  si  discutono.  Purché  Della  Torretta  sfiguri  e  Bonomi  lo  trascini 
nella  propria  rovina. 

E  con  che  zelo  l'ex-segretario  del  rifiutato  ambasciatore  Allotti  —  mandato 
a  Washington  in  esplorazione  dal  dottor  Mattoli,  medico  di  Giolitti  allora,  ora 
deputato  —  si  moltiplica  adesso,  nella  sua  sudata  veste  di  segretario  in  funzione, 
a....  disfare  il  gabinetto  Bonomi  sulle  rive  del  Potomac. 

Naturalmente,  il  voto  di  fiducia  recente,  gli  è  stato  come  un  cazzotto  nello  sto- 
maco. Ma  come  la  faccia  é  pipernina  —  blindata  —  e  si  può  bene,  dopo  essere 
stata  lancia  spezzata  del  Patto  di  Londra  essere,  allo  stesso  prezzo,  lancia  spezzata 
del  Trattato  di  Rapallo,  così  si  aspetta  da  un  giorno  all'altro  il  cablogramma  della 
caduta  di  Bonomi  e  della  risurrezione  del  Mago.  Il  quale  Mago,  non  abbiamo 
saputo  mai  il  perchè,  nell'autunno  1920  avrebbe  mandato  il  suddetto  segretario  del 
tappetalo  i\liotti,  in  viaggio  di  avanscoperta  a  Washington  per  preparare  una  certa 
documentazione  per  uso  della  Commissione  d'inchiesta  della  guerra.  Pensiamo, 
un  po'  di  documenti  sulle  forniture  e  sulle  spese  di  propaganda,  di  cui  Bevione 
non  ha  dato  ancora  conto  a  quella  Commissione. 

Voi  direte  che  noi  si  maligni  e  si  voglia  fare  del  sensazionalismo  a  tempo 
perso,  e  noi  vi  daremo  una  prova  lampante  della  propaganda  "ufficiale"  fatta  a 
Washington  —  nei  giorni  della  discussione  alla  Camera  sulla  politica  del  Gabinetto 
—  contro  Bonomi. 

Abbiamo  già  dimostrata  la  familiarità,  l'intesa,  se  non  addirittura  la  dipen- 
denza e  l'identità,  del  corrispondente  P.  P.  con  l'ufficio-stampa  dell'Ambasciata. 

Immaginate  che  dopo  il  fiero  attacco  all'incertezza  e  alla  timidezza  della  De- 
legazione alla  Conferenza,  P.  P.  telegrafi  in  questi  termini  al  giornale  che  lo  ha  per 
"inviato  speciale": 

—  ....La  stessa  mancanza  d'indirizzo,  che  caratterizza  il  Governo  delVon.  Bo- 
nomi, si  proietta  forse  sulla  Delegazione  a  Washington?  Se  sì,  ben  venga,  e  presto, 
un  voto  della  Camera  che  col  vacillante  "Professore" ,  il  quale  siede  ora  a  Palazzo 
Viminale,  travolga  anche  l'incertezza  dei  Rappresentanti  italiani  all'Assemblea 
delle  Nazioni.  — 

Voi  direte  ch'è  incredibile  —  e  noi  vi  manderemo  a  leggere  la  seconda  pagina 
del  Progresso  del  3  dicembre  192 1  ;  dispaccio  di  bel  grassetto,  convenientemente 
inquadrato,  consegnato  brevi-mano  al  cav.  Barsotti  od  a  chi  per  lui  la  vigilia  —  lo 
stesso  giorno  in  cui  a  Washington  l'Ambasciatore  inaugurava  il  monumento  di 
Dante  e  l'Ambasciata  era  diventata  una  succursale  del  Progresso. 


DISCUSSIONI  DEL  '^CARROCCIO"  727 

Come  pensare  che  il  Progresso,  di  proprio  arbitrio,  si  mettesse,  proprio  lui, 
quel  giorno,  a  insolentire  contro  la  Delegazione  ch'era  andata  alla  sua  inaugura- 
zione, e  contro  il  "vacillante  Professore"  di  Roma?  Che  facesse,  in  altri  termini, 
cosa  discara  all'Ambasciata?   La  logica  è  logica. 

La  verità'.  —  Non  abbiamo  nessuna  ragione  di  nascondere  la  verità,  noi. 
Diciamo  le  cose  come  ci  si  presentano,  come  le  vediamo,  come  le  sentiamo,  come 
siamo  nel  dovere  di  dirle.  Se  non  fosse  così,  faremmo  i  lacchè  e  non  i  giornalisti. 
E  il  Carroccio  non  sarebbe  quello  che  è:  la  voce  degli  Italiani  d'America,  con 
sopportazione  dei  delicati  d'orecchie  e  di  tutta  la  servaglia  di  bassa  corte  che, 
abituata  al  cicaleccio  del  cortile,  metterebbe  la  sordina  anche  al  canto  mattiniero 
del  gallo  perchè  non  svegli  il  padrone. 

Abbiamo  giudicato  severamente  la  Delegazione  Italiana  alla  Conferenza.  Ne 
avevamo  il  diritto  e  il  dovere.  Il  papa  fa  il  papa,  il  re  fa  il  re,  il  ministro  fa  il 
ministro,  il  delegato  fa  il  delegato,  lo  staffiere  fa  lo  staffiere,  e  il  giornalista  fa....  il 
giornalista  che  serve  il  pubblico  ed  è  lietissimo  di  servirlo. 

Ma  perchè,  prima  di  farle  le  corbellerie,  non  ci  si  pensa  su  ?  Perchè  indulgere 
alla  propria  incompetenza?  Perchè  fare  af fidanza  sulla  tolleranza  altrui?  Perchè 
speculare  sul  silenzio  dei  giornali? 

"Sta  bene,  si  osserva.  Sono  tutte  verità  queste  che  dite;  ma....  non  sempre 
tutte  le  verità  possono  dirsi...." 

E  perchè,  se  è  lecito?  Perchè  gli  altri  possano  dire  impudentemente  le  men- 
zogne ? 

Ma  non  è  la  verità  detta  dopo  la  fatta  magagna,  che  danneggia  ;  è  la  magagna 
compiuta.  E  quando  si  dice  a  un  funzionario  pubblico  :  —  Tu  hai  fatto  male,  tu 
ti  sei  mostrato  inetto,  insufficiente,  balordo  —  si  fanno  due  cose  in  uno  :  si  impone, 
a  chi  non  la  possiede  ancora,  la  coscienza  della  propria  capacità  e  della  responsa- 
bilità; e  si  previene  il  pubblico  del  danno  che  l'incapace  può  produrre  lasciandolo 
a  perpetuare  la  malefatta. 

Insomma,  produce  più  danno  il  delegato  che  a  Washington  non  tutela  con 
energia  il  diritto  dell'Italia,  che  il  giornalista  che  questo  diritto  dell'Italia  desidera 
tutelato  ed  espone  in  pubblico  il  suo  risentimento.  E,  bisogna  aggiungere,  trova 
poi  nel  pubblico,  un'adesione  pronta  fatta  di  molta  soddisfazione  e  di  moltissima 
riconoscenza. 

D'altro  canto,  siamo  in  un  periodo  di  ricostruzione,  di  rivalutazione  di  uomini 
e  di  istituti,  siamo  all'opera  per  migliorare  noi  stessi,  per  risanare  gli  ambienti, 
per  collocare  a  riposo  la  gente  che  ingombra. 

Ci  dispiace,  ma  non  possiamo  collaborare  —  sotto  la  ipocrisia  della  "carità 
di  patria"  —  alla  perpetuazione  degli  equivoci  che  avvelenano  la  vita  nazionale, 
e  generano  rovina  e  vergogna  alla  Patria. 

Noi  e  la  verità  formiamo  la  maggioranza  ;  e  la  maggioranza  conta. 

Il  nostro  programma.  —  Desideriamo  che  i  risparmi  degli  emigrati  vengano 
raccolti  da  Banche  italiane  e  utilizzati  per  opere  italiane  in  America  e  in  Italia. 

Le  economie  dei  lavoratori  italiani  non  devono  servire  in  nessun  modo  — 
sia  direttamente  che  indirettamente  —  a  facilitare  imprese  di  dubbio  carattere 
italiano,  di  finalità  ebraico-internazionali. 

Insomma,  non  bisogna  confondere  le  menti,  per  manomettere  il  danaro  sacro 
di  coloro  che  se  l'hanno  stentato  col  sudore,  con  le  lagrime,  col  sangue. 


728  IL  CARROCCIO 


La  Banca  tedesca  di  Toeplitz  che  già  ha  rimesso  creste  e  hargigli  in  ItaHa,  che 
ha  di  nuovo  preso  ad  avvelenare  la  vita  nazionale,  ora  tenta  di  arraffare  il  danaro 
liquido  degli  emigrati. 

E'  un  tentativo  che  si  deve  impedire  a  tutti  i  costi. 

//  danaro  degli  italiani  agli  italiani  —  ecco  il  programma. 

E  chiediamo  alle  Banche  italiane,  pubbliche  e  private,  di  non  mettersi  contro 
il  sentimento  e  l'interesse  dei  loro  depositanti,  se  vogliono  continuare  a  goderne  la 
fiducia  e  a  maneggiarne  i  quattrini. 

"Stop,  plEasE  !"  —  Con  la  partenza  di  Diaz  si  è  chiuso  il  periodo  delle  visite 
ufficiali  nelle  Colonie,  o  meglio,  della  "esplorazione"  delle  nostre  Colonie. 

L'Ambasciatore  ha  coperto  il  territorio  dell'Est  ;  Badoglio  prima  e  Diaz  dopo, 
hanno  visitato  l'Est,  il  Centro  e  l'Ovest. 

Le  Colonie  hanno  fatto  il  loro  dovere,  volentieri.  Attorno  ai  Generali-eroi 
hanno  esultato  della  Patria,  e  si  sono  sincerate  della  forza  che  ancora  sta  nel  cuore 
degl'italiani  che  credettero  nella  guerra,  la  fecero  e  la  vinsero. 

Adesso  chiedono  un  po'  di  tregua  agli  sbandieramenti,  agli  sperperi,  alla  voci- 
ferazione di  dopo-mangiato. 

In  una  parola,  le  Colonie  chiedono  di  non  essere  ulteriormente....  scoperte. 
E'  inverno,  e  si  corre  rischio  della  polmonite. 

Si  deve  capire,  infine,  che  le  Colonie,  con  questi  frequenti  viaggi  ufficiali,  ven- 
gono distolte  clalla  tranquillità  che  tanto  occorre  a  chi  lavora.  Sono  giornate  di 
fatica  che  si  perdono,  sono  dollari  che  si  spendono  in  fumo,  mentre  ci  sono  tante 
opere  pie  cui  provvedere.  Questo,  senza  discorrere,  delle  dissensioni  che  tali 
visite  ufficiali  lasciano  negli  ambienti  coloniali,  dove  è  facile  destare  gelosie  e  rea- 
zioni. L'autorità  ne  viene  a  scapitare  —  specie  quando  si  sottopongono  i  tranquilli 
consoli  ed  agenti  consolari  alla  faticosa  job  di  preparare  ricevimenti,  cortei  e  pa- 
gliacciate, che,  sollecitate  ufficialmente,  perdono  qualsiasi  valore  morale  e  spirituale. 

Dalle  Colonie  del  Centro  e  dell'Ovest,  ottimi  amici  nostri  benpensanti,  scon- 
giurano qualsiasi  futura  calamità  del  genere. 

Adesso,  fra  l'altro,  si  va  a  dare  fastidio  anche  agli  americani  :  si  costringono 
a  complimenti  non  sentiti  governatori  e  sindaci.  Si  va  nelle  università  a  turbare 
la  gelosa  austerità  dei  Consigli  accademici  per  chiedere  lauree  ad  ìionorem.  A  New 
Haven,  nei  circoli  della  Yale  University,  si  susurrano  cose  che  non  vorremmo  fos- 
sero accadute.... 

E  invero:  le  Colonie  non  vogliono  essere  scoperte  più.    Stop,  please! 

Nell'Ordine  Figli  d'Italia.  —  Con  la  elezione  del  nuovo  Capo  supremo  del- 
l'Ordine Figli  d'Italia  —  federazione  folta  già  di  175.000  membri  —  si  prepara 
lo  svolgimento  di  un  più  denso  programma. 

Disciplinare  l'Ordine,  ora  che  il  primo  periodo  di  organizzazìdhe  e  di  vitalità 
è  superato  —  rendendo  non  ])iù  accettabili  talune  tolleranze,  attribuite  finora  sol- 
tanto alla  forza  inevitabile  delle  cose  ed  alla  gelosa  premura  dei  primitivi  organiz- 
zatori, veggenti  piuttosto  nel  futuro  —  dare  all'Ordine  le  direttive  che  omai  la  sua 
colossale  massa  deve  avere,  è  una  necessità  imperiosa.  Ne  \an  di  mezzo  l'avvenire 
delle  Colonie   e  la  compagine  dell'Ordine  stesso. 

Il  nuovo  Capo  vSupremo  dell'Associazione  ha  dato  prove  di  buon  organizza- 
tore ;  dà  sicure  promesse  di  bene  amministrare  e  guidare.  Anche  noi  abbiamo 
iiducia  in  lui,  tanto  da  fregiare  oggi  la  copertina  del  Carroccio  del  suo  ritratto. 

Il  che  vuol  dire  che  nell'Ordine,  accanto  all'avv.  Giovanni  Di  Silvestro,  dovrà 
costantemente  presiedere  l'Italianità. 


DISCUSSIONI  DEL  "CARROCCIO^'         "  729 


L'Ordine  è  nato  da  italiani  e  da  italiani  è  formato.  Nel  nome,  nei  suoi  com- 
ponenti, nei  suoi  programmi,  c'è  l'Italia  in  prima  linea. 

L'Ordine,  dunque,  deve  servire  l'Italia  in  America,  in  quelle  forme  consen- 
tite dalla  libertà,  dalla  legge,  dai  buoni  rapporti  di  amicizia  fra  i  due  Paesi,  dagli 
interessi  vicini  e  lontani  di  tutti  gli  Italiani,  in  una  sagace  e  provvida  collaborazione 
di  elementi  nostri  ed  americani. 

Amare  gli  Stati  Uniti,  partecipare  alla  loro  vita  e  alla  loro  fortuna,  sotto  la 
garenzia  della  Costituzione  della  Repubblica  che  assicura  anche  al  cittadino  ita- 
liano la  stessa  tutela  che  spetta  al  cittadino  proprio,  è  un  dovere,  un  obbligo  di 
civiltà,  di  riconoscenza,  di  amore. 

Soltanto,  in  questo  spirito  civile  e  disinteressato,  non  trovansi  tutti  coloro  che 
oggi  predicano  l'americanismo. 

C'è  americanismo  ed  americanismo.  Noi  siamo  per  qiiello  che  non  nega  la 
nazionalità  italiana,  ma  che  ammette  il  libero  ed  onesto  svolgimento  di  essa  nel- 
l'orbita della  moralità  internazionale  che,  in  materia,  Roosevelt  stesso  invocava. 

L'americanismo  coatto,  per  forza  di  leggi  ingiuste  e  prepotenti,  per  imposi- 
zioni intolleranti  di  ambiente,  per  fini  obliqui  elettorali,  e,  peggio  ancora,  per  spe- 
culazione a  danno  dell'America,  ci  ripugna.  E'  la  negazione  d'ogni  onestà  politica 
—  e  va  condannato  prima  che  dagli  Italiani  onesti,  dagli  Americani  che  tengano  alla 
dignità  del  loro  costume  politico. 

Si  va  tentando  di  americanizzare  l'Ordine.  Re-nderlo  più  fortemente  italiano 
per  farlo  più  apprezzare  dagli  Americani,  o  snaturarlo? 

Per  esempio.  Si  è  deliberato  nella  Convenzione  di  Trenton  di  accettare  anche 
l'inglese  come  lingua  ufficiale  dell'Ordine.  Benissimo.  La  lingua  inglese  non 
esclude  l'italiana:  se  per  una  parte  dei  futuri  membri  dell'Ordine  (la  gioventù 
italo-americana)  n'è  necessario  l'uso.  Purché  si  stimoli  in  questa  gioventù  l'amor 
proprio  nazionale,  e  la  si  avvii  a  intendere  l'Italia  e  a  parlarne  e  a  scriverne  l'idioma. 
L'Ordine  non  può  deviare  dalla  sua  linea  centrale  verticale. 

Di  questo  ci  è  garante  l'avv.  Di  Silvestro,  il  quale  nella  Convenzione  —  d'ac- 
cordo con  un  ottimo  propagandista  di  coltura  italiana:  il  rag.  Ubaldo  Guidi  di 
Boston  —  sostenne  il  mantenimento  delle  vecchie  disposizioni,  cioè  dell'unica  lingua 
ufficiale,  l'italiana.  Ma,  ripetiamo,  ammesso  l'inglese  così  com'è  stato  a  Trenton, 
rimane  intatto  il  dovere  negli  aderenti  all'Ordine  di  promuovere  lo  studio  e  propa- 
gare la  lingua  italiana  tra  connazionali  ed  americani. 

Se  con  l'ammissione  della  lingua  inglese  negli  statuti  del  Sodalizio,  qualcuno 
pensa  che  sia  entrato  nell'Ordine,  di  contrabbando,  qualche  tendenza  di  america- 
nismo spurio,  si  accerti  sin  da  ora  che  il  contrabbando  non  sarà  lasciato  passare. 
A  costo  di  provocare  il  dissolvimento  dell'Ordine,  cioè  di  privare  le  Colonie  della 
più  bella  opera  di  concordia  e  di  solidarietà  civile  che  si  sono  saputa  dare. 

Le  masse  prettamente  italiane  dell'Ordine  debbono  opporsi  risolutamente  a 
qualsiasi  tentativo  di  snazionalizzazione  preorganizzata,  in  massa  —  innaturale  e 
immorale,  come  abbiamo  dimostrato  avanti.  I  capi  dell'Ordine  sono  chiamati  a 
vigilare  perchè  le  loro  squadre  si  mantengano  sotto  le  bandiere  a  cui  fu  data  pro- 
messa di  fedeltà  e  di  obbedienza. 

Se  seguiranno  il  loro  nuovo  Capo,  l'Ordine  vivrà  e  centupKqherà  di  forza 
e   di  potenza. 

IL  BIOL.CQ 


CRONACHE  D'ARTE 


La  riesumazione  all'Opera  di  una  ^lo^^^a  verdiana:  "Emani" 

LA  RiDsuMAzioNE  deWBrnani  che  Giulio  Gatti-Casazza  ha  gloriosamente 
fatta  al  Metropolitan  ha  avuto  una  importanza  singolare  per  la  storia 
dell'Opera  in  questa  metropoli. 
Lo  spartito,  che  appartiene  al  primo  dei  quattro  cicli  della  produzione  ver- 
diana, fu  dato  la  prima  volta  a  New  York  nel  1874;  fu  ripetuto  nell'anno  seguente, 

e  poi  nel  1882  e  nel  1883  con  la  Patti  ;  fu  ripreso  nel  1890; 
e  nel  1903  veniva  dato  al  Metropolitan  con  un  eccellente 
quartetto:  la  Sembrich,  il  De  Marchi,  Antonio  Scotti  ed 
il  basso  Eduardo  de  Reske,  cioè  il  minore.   Naturalmente, 
l'opera  ch'è  una  delle  più  tipiche  della  scuola  verdiana, 
piacque  assai,  e  nelle  riprese  impressionò  profondamente; 
non  sarebbe  avvenuto  ciò,  se  non  avesse  conquistato  la 
folla.    Fu  anche  discussa;  ma  allora  imperava  una  critica 
alla  buona,  che  non  possedeva  nel  suo  svariato  armamenta- 
rio i  veleni  sottili  e  disgreganti  della  critica  modernissima. 
Ebbene,  senza  far  torto  a  nessuno  —  e  non  se  ne 
dolga  il  mio  amico  illustre  Antonio  Scotti  —  possiamo 
dire  che  se  al  Metropolitan,  nel  '903,  avessimo  avuto  una 
esecuzione  come  quella  d'oggi,  l'opera  sarebbe  rimasta  in 
PASQUALE  DE  BiAsi         cartcllonc,  ottimamente,  e  sarebbe  entrata  nel  repertorio 
corrente  ;  perchè  essa  se  è  vecchia,  ha  la  robustezza  organica  dei  longevi  per  sanità 
di  cippo  ;  e  la  critica  moderna  non  basta  ad  annientarla  :  è  essa  che  s'infrange 
nell'urto. 

Certo,  se  oggi  si  dovesse  rappresentare  il  capolavoro  di  Verdi  non  si  ricor- 
rerebbe aW'Ernani  —  che  del  resto,  per  perfezione  tecnica,  era  stato  già  detroniz- 
zato dal  Rigoletto  —  ma  chi  vuol  conoscere  il  Verdi  semplice,  rude,  immediato  e 
spontaneo,  il  Verdi  che  va  diritto  al  cuore,  con  le  parole  più  in  uso,  più  chiare, 
più  vive  ;  il  A'erdi  schietto  e  appassionato,  il  Verdi  dagli  abbandoni  dolcissimi  e 
dalle  violenze  brutali  ;  il  Verdi  che  rinnovò  1'  "aria"  abusata  nella  vecchia  opera, 
violentandola  con  i  ritmi  concitati  del  suo  estro  invasato  del  dramma  —  costui  deve 
ricorrere  alVEmani. 

La  riesumazione  di  Gatti-Casazza  è  quindi,  oltre  che  sagace  dal  punto  di  vista 
del  successo  popolare,  interessantissima  per  i  cultori  della  musica. 

Naturalmente  l'opera  o  si  dà  con  un  quartetto  di  primissimo  ordine,  o  non  si 
deve  dare. 

Gatti-Casazza  aveva  assegnato  lo  spettacolo  al  debutto  di  Titta  Ruffo  ;  ma 
questi  —  ammalatosi  inopinatamente  —  non  potette  apparire  nelle  vesti  di  "Don 
Carlos"  e  nella  truccatura  che  dicon  famosa.  Al  suo  posto,  improvvisamente,  fu 
assunto  il  Danise  ;  e  questi  tenne  testa  vittoriosamente  alle  aspettazioni  ch'eran 
grandi  ;  si  attestò  il  cantante  egregio  che  era  tanto  piaciuto  l'anno  scorso  :  voce  forte, 
intonata;  sillabazione  incisiva  e  impetuosa,  comprensione  perfetta  del  ruolo.  Fu 
applaudito  senza  riserve  ;  e  la  critica  ha  fatto  bene  a  registrarne  il  deciso  successo. 
E  deciso  successo  —  e  sopra  tutto  "decisivo"  —  fu  quello  di  Rosa  Ponzillo. 
Questa  cantante  italo-americana  che  vuole  a  forza  (o  forse  ne  è  costretta  da  neces- 
sità foniche)  chiamarsi  "Ponselle",  ha  riscattato  in  quest'opera,  splendidamente, 
Ifi  fama  magnifica  che,  dopo  gli  abbagli  delle  prime  rivelazioni,  s'era  andata  oscu- 


CRONACHE   D  ARTE  73 1 


rando.  E'  una  delle  voci  più  pure  e  belle  che  oggi  squillino  nella  sala  temibilissima 
del  Metropolitan  ;  lo  studio  la  sta  perfezionando  per  portarla  molto  su  ;  la  pregevole 
cantante  era  nelle  migliori  condizioni,  e  fece  valere  con  molta  bravura  le  qualità 
peregrine  del  suo  canto.  Se  avesse  un  po'  di  "jeritzismo"  nelle  vene,  dove  non  arri- 
verebbe Rosa  Ponzillo?  Comunque,  è  una  "Elvira"  straordinaria.  Con  quest'altro 
ruolo,  la  Ponzillo  inizia  indubbiamente  un  periodo  nuovo  della  sua  carriera,  in 
fondo  a  cui  brillano  la  rinomanza  e  la  fortuna. 

Il  tenore  Martinelli  ci  parve  nervoso  ;  e  sarà  meglio  rinviare  il  parere  critico 
alle  successive  rappresentazioni.  Occupando  un  posto  notevole  nella  schiera  teno- 
rile del  Metropolitan  (vai  quanto  dire  mondiale)  non  devonsi  dare  su  di  lui  giudizii 
sommarli. 

La  voce  ricca,  risonante  —  direi  quasi  traboccante  —  del  Mardones  dà  una 
rara  nobiltà  al  canto  del  vecchio  "Silva";  ed  il  pregiato  basso  iberico  partecipò 
largamente  degli  applausi  che  il  puljl)lico  prodigò  a  legittimo  sfogo  della  sua  esal- 
tazione estetica  ed  artistica,  a  tutti  gli  esecutori,  non  escluse  le  meravigliose  masse 
corali  di  Setti. 

L'orchestra,  veramente,  non  attinse  quel  grado  d'intensità  drammatica  che 
Verdi  chiede  per  quella  sua  prima  musica  sincera,  di  getto,  e  quindi  necessaria- 
mente accentuata  nei  ritmi  e  nei  coloriti.  Manca  forse,  nell'orchestra  —  in  quest'o- 
pera —  il  vivificatore. 

Per  buona  sorte  il  vivificatore  non  manca  nell'assieme  dello  spettacolo  che  è 
altamente  artistico  e  sontuoso,  e  che  rivela  l'impronta  leonina  di  Giulio  Gatti-Ca- 
sazza:  spettacolo  che  superando  in  America,  di  gran  lunga,  ogni  confronto  passato 
rievoca  per  l'opera  italiana  tempi  gloriosi  che  molti,  a  torto,  credono  non  rinno- 
vabili. 

PASQUALE  DE  BIASI 


VOLTI  E  MASCHERE  DEL  METROPOLITAN 

Gigli  —  Dicevamo  nell'ultimo  fascicolo  che  Gigli  ha  ritrovato  nel  Mefìstofele  lo  stesso 
pubblico  entusiasta  dell'anno  scorso.  Ma  il  celebre  tenore  canta  l'opera  ancora  meglio  dell'anno 
scorso.  Mentre  la  sua  voce  s'è  irrobustita,  i  passaggi  sono  divenuti  di  una  dolcezza  paradisiaca. 
Se  Toscanini  che  lo  volle  alla  Scala  in  quest'opera  con  cui  fu  solennemente  commemorato 
Boito,  lo  udisse  oggi,  proclamerebbe  senza  dubbio  —  con  quella  franchezza  rude  ch'è  per  i  can- 
tanti d'alto  merito  la  lode  più  ampia,  e  per  gl'insufficienti  la  stroncatura  mortale  —  proclame- 
rebbe, diciamo,  che  il  canto  di  Gigli  è  oggi  piìi  ricco  d'intenzioni  e  d'effetti  di  quello  che  risuonò 
nella  temuta  sala  del  teatro  scaligero. 

La  critica  che  non  lascia  passare,  negli  spettacoli,  la  più  piccola  discrepanza  stilistica,  ha 
dovuto  disarmare  dinanzi  a  Gigli,  proclamandolo  il  "Faust"  più  completo.  I  successi  di  pub- 
blico, per  il  tenore  insigne,  sono  stati  grandissimi. 

Ma  oggi  i  successi  di  pubblico  accompagnano  tutte  le  apparizioni  di  Beniamino  Gigli,  sia 
al  Metropolitan,  sia  all'Accademia  di  Brooklyn,  sia  nelle  grandi  sale  di  concerto. 

Gigli  ha  aperto  la  stagione  classica  delle  mattinate  musicali  in  questa  metropoli,  come 
faceva  prima  Caruso.  Nel  salone  nobile  del  Waldorf  Astoria,  aprendo  appunto  la  stagione. 
Gigli  mandò  in  estasi  un  uditorio  che  adunava  il  fiore  dell'intellettualità  e  della  feminilità 
americana. 

All'evento  mondano  più  saliente  della  stagione  nella  capitale  federale  —  il  ricevimento 
offerto  da  Sir  Auchland  C.  Geddes,  l'Ambasciatore  di  Sua  Maestà  Britannica,  alle  missioni 
convenute  alla  Conferenza  di  Washington,  Beniamino  Gigli  —  prescelto  da  Gatti-Casazza  — 
andò  a  porre  il  suggello  della  sua  arte  elettissima,  ch'è  arte  italiana.  L'illustre  tenore  che 
doveva  eseguire  pochi  pezzi,  ne  cantò  —  ad  irresistibile  richiesta  dello  straordinario  uditorio  — 
undici,  tra  la  delizia,  i  battimani,  le  feste,  gli  entusiasmi,  di  quell'accolta  in  cui  brillava  una 
coltura  musicale  raffinata,  un  gusto  irreprensibile.  E  la  femminilità  trionfante,  la  scienza 
politica,  il  senso  critico  più  aristocratico,  s'inchinarono  all'arte  suprema  di  Beniamino  Gigli. 


732  II*  CARROCCIO 


Ci  piace  di  dare  il  rilievo  meritato  a  questa  insolita  consacrazione  artistica  di  Gigli  a 
Washington,  aggiungendo  che  l'insigne  cantante  nostro  ebbe  ad  accompagnatore  sagace  e  im- 
peccabile il  maestro  Vito  Carnevali,  un  valore  autentico,  uno  dei  pianisti  più  dotati  per  coltura, 
talento  e  penetrazione  squisita  che  oggi  conti  la  schiera  degli  artisti  italiani  in  America:  pia- 
nista ed  insieme  istruttore  di  artisti  tra  i  più  abili. 

Gigli  cantò  in  italiano,  in  francese,  in  inglese  ed  in  napoletano,  eseguendo  alcune  tra  le 
più  recenti  e  freschissime  melodie  di  Ernesto  de  Curtis,  uno  dei  genii  della  canzone  di  Napoli, 
che  oggi  è  tra  noi.  Ed  ebbe,  Gigli,  la  buona  fortuna  d'essere  accompagnato  nelle  melodie 
napoletane  proprio  dal  De  Curtis  :  figurarsi  che  cosa  risultò  dal  connubio  dell'autore  inspirato 
e  dell'esecutore   sovrammirabile  ! 

Il  grande  tenore  è  stato,  naturalmente,  confermato  per  altri  concerti  nella  capitale  federale. 

Ora  Gigli  si  prepara  a  due  grandi  ruoli  al  Metropolitan  :  canterà  nella  Loreley  di  Catalani 
e  nel  Roi  d'Ys  di  Lalo. 

Jeritza  —  La  cantante  boema  che  nella  Città  morta  di  Korngold  fece  tanta  impressione, 
si  va  affermando  formidabilmente.  E'  divenuta  stella  di  prima  grandezza.  Ha  fatto  una  Tosca 
meravigliante.  Il  suo  secondo  atto  ha  sconvolto  ed  annientato  tutte  le  memorie  recenti  ed  anti- 
che. Egualmente  impressionante  è  stata  in  Cavalleria.  E'  artista  eccezionale;  ed  il  suo  straor- 
dinario talento  artistico  le  consente  audacie  che  per  altre  sarebbero  un  precipizio.  Ma  badiamo, 
si  tratta  di  audacie  meditate,  non  impronte  ed  incoscienti;  quelle  che  consente  e  autorizza  la 
superiorità  autentica. 

Fertile  —  E'  piaciuta  la  voce  di  Aureliano  Fertile?  Siamo  esitanti  a  dirlo,  perchò  il  pub- 
blico ha  esso  stesso  esitato  a  giudicare  le  qualità  vocali  di  questo  ch'è  —  per  scena  e  per  spol- 
vero —  un  pregevole  elemento  del  Metropolitan.  Converrà  attendere  quest'artista  a  stagione 
inoltrata.  Il  pubblico  del  Metropolitan  è  cauto  e  —  come  abbiamo  molte  volte  ripetuto  —  non 
facilmente  si  dona. 

De  Luca  —  E'  stato  un  impagabile  "Cascart"  in  Zasa.  Non  ha  mai  eseguito  la  parte  — 
che  sembra  lieve,  ma  che  intanto  è  così  piena  d'intenzioni  psicologiche  —  con  intelligenza  e 
fervore  maggiori  di  quelli  che  spiegò  alla  ripresa  di  quest'opera  che  piace  sempre  di  più  al 
pubblico,  anche  perchè  la  Farrar  v'imprime  il  suo  potente  suggello. 

LA  SUCCESSIONE  DI  CARUSO 

Nel  Musical  America  si  pubblica  una  lettera  autografa  di  Beniamino  Gigli.  Con  aperta 
sincerità  e  col  senso  comune  che  nel  turbinoso  mondo  del  teatro  sembra  irreparabilmente  disper- 
so. Gigli  afferma  che  il  parlare  oggi  della  successione  di  Caruso  al  Metropolitan  ed  altrove 
gli  sembra  una  profanazione.  Ed  aggiunge  che  solo  studiando,  lavorando  penosamente  sui 
sentieri  dell'arte  —  e  naturalmente  anche  dolorando  —  si  può  pensare  ad  imitare  il  glorioso 
cantore  che  ha  inciso  indelebilmente  il  suo  nome  sulle  tavole  di  bronzo  della  storia  del  teatro 
di  musica. 

E'  bene  che  il  mondo  musicale  prenda  atto  della  franca  e  schietta  parola  di  Gigli  :  con 
essa  il  cantante  che  oggi  può  forse  più  d'ogni  altro  autorevolmente  farsi  ascoltare  dice  basta 
a  certe  incomposte  vociferazioni  non  si  sa  se  più  fastidiose  o  grottesche  che  dai  corridoi  dei 
teatri  di  musica  americani  si  propagano  ai  circoli  ed  alle  redazioni  di  giornali. 

Eppure,  mentre  Gigli  ammonisce,  giunge  qualche  voce  autorevole  cui  è  impossibile  negare 
passo.  L'Epoca,  diffuso  quotidiano  di  Roma,  nel  suo  numero  del  19  novembre  pubblicava  la 
nota  seguente,  ch'ebbe  larga  eco  nel  mondo  teatrale  italiano  : 

—  Il  successore  di  Caruso.  —  Subito  dopo  la  morte  del  "divo"  vari  giornali  si  sono 
affrettati  a  discutere  sulla  successione  del  "primato  tenorile".  E  alcune  gazzette  italiane  non 
hanno  nascosto  la  loro  preoccupazione  intorno  alla  possibile  perdita  di  quel  primato  che  Enrico 
Caruso  aveva  assicurato  all'Italia  da  oltre  quindici  anni. 

Noi  non  abbiamo  avuta  questa  preoccupazione.  Ferchè  dopo  alcuni  anni  di  "crisi"  il  bel 
canto  italiano  ha  avuto,  in  questi  ultimi  tempi,  una  rifioritura  mirabile  di  deliziose  voci,  sopra- 
tutto tenorili. 

Si  studia  poco,  generalmente.  Si  debilita  troppo  presto  e  si  canta  molto,  appena  la  fama 
comincia  ad  assicurare  scritture  ben  pagate.  Si  passa  con  eccessiva  fretta  da  un  repertorio 
all'altro  —  e  non  tutte  le  gole  sono  adatte  per  tutte  le  opere  —  e  molte  liete  speranze,  per  l'uno 
o  per  l'altro  sproposito,  falliscono. 

Malgrado  tutto,  però,  abbiamo  oggi  almeno  una  mezza  dozzina  di  giovani  tenori  che  cam- 
minano diritti,  sicuri,  velocemente  anche,  sulla  via  della  "celebrità". 


CRONACHE   D  arte;  733 


Caruso  avrà  un  successore? 

Ci  sarà,  cioè,  un  tenore  che  come  Caruso  potrà  tenere  lo  scettro  del  primato  assoluto  senza 
contrasti  e  fra  la  generale  costante  ammirazione  internazionale? 

Un  artista  gigante  come  il  grande  cantante  napoletano  non  si  sostituisce  da  un  giorno 
all'altro.  Caruso  sarà  difficilmente  uguagliato  perchè  oltre  alla  bellezza  naturale  della  voce 
era  dotato  di  un'intelligenza  acuta  e  di  un  senso  d'arte  squisito  ;  perchè  oltre  ad  essere  un 
cantante  perfetto  era  —  era  divenuto  a  grado  a  grado  —  un  magnifico  attore.  Chi  potrà  mai 
più  ricantare  con  altrettanta  vigoria  d'accento  ed  efficacia  drammatica  il  finale  del  primo 
atto  dei  Pagliacci,  che  fu  il  suo  canto  del  cigno  a  Roma?  Ma  dai  giovani  non  si  può  pretendere 
tanta  raffinatezza  di  gesto  e  di  dizione.  Caruso  giovane  era  delizioso,  era  già  grande  soltanto 
perchè  cantava  meravigliosamente. 

E  fermiamoci  dunque  alle  virtù  canore;  e  segnaliamo,  oggi,  il  grande  successo  al  Metro- 
politan —  sulle  scene  che  ricorderanno  in  eterno  i  trionfi  singolari  di  Enrico  Caruso  —  di  un 
giovane  tenore  romano,  il  Gigli,  che  in  pochi  anni  ha  percorso  così  lungo  cammino. 

Beniamino  Gigli  appare  oggi,  secondo  noi,  il  vero,  il  migliore  candidato  alla  successione 
di  Caruso.  Nella  sua  voce  è  qualche  cosa  della  dolcezza,  del  calore,  dell'enfasi  che  caratteriz- 
zava il  canto  giovanile  di  Caruso. 

Come  quella  di  Caruso,  la  sua  voce  ha  doti  mirabili  di  freschezza,  di  facilità,  di  estensione, 
di  sicurezza,  di  intonazione;  con  l'andare  degli  anni  è  anche  aumentato  il  volume  che  appariva, 
all'inizio  modesto,  così  che  il  giovane  tenore  sembrava  destinato  a  interpretare  il  solo  repertorio 
lirico  leggero. 

Facciamo  della  reclame  a  Beniamino  Gigli? 

Non  ne  ha  bisogno,  ormai.  Lo  incoraggiammo  nei  primi  passi,  intravedemmo  dall'alba 
rosea  il  bel  meriggio  che  si  afferma  già  nel  massimo  splendore.  E  nella  constatazione  del 
grande  successo  odierno  —  in  un'opera  come  la  Traviata  che  offre  poche  risorse  ai  tenori  — 
è  l'augurio  —  vorremmo  dire  la  certezza  —  che  all'Italia  non  sia  tolto  per  ora  il  vanto  del 
primato  canoro. 

V'è  chi  ha.  sorriso  beffardamente  di  questo  primato  :  da  imbecille.  Perchè  non  sa  quali  e 
(luante  simpatie  abbiano  in  ogni  epoca  conciliato  all'Italia  i  suoi  grandi  artisti  della  scena  di 
l)rosa  e,  più,  naturalmente,  della  scena  lirica.  E  non  sa  che  in  tempi  di  carestia  aurea  il  nostro 
primato  canoro  rappresenta  anche,  oltre  a  un  grande  conforto  morale,  un  notevole  puntello  al 
nostro  sbilancio  economico.  Perchè  le  nostre  "gole  d'oro"  mietono  allori  e  dollari  all'estero 
più  che  ogni  altra  merce  d'esportazione.  Privilegio  invidiabile  e  invidiato.  Tanto  è  vero  che 
tedeschi  e  francesi  ce  lo  contendono  in  ogni  modo,  con  l'aiuto  più  aperto  e  più  generoso  dei 
rispettivi  governi,  che  non  lianno  per  l'arte  e  per  gli  artisti  la  microcefalica  noncuranza  dei 
governanti  d'Italia  1  — 


Il   grande  concerto  commemorativo  di   Ca-  •  Il  notissimo  ed  applaudito  maestro  Pietro 

ruso  —  organizzato  con  tanta  somma  di  cure  A.  Yon  ha  tenuto  recentemente  alcuni  concerti 

personali    da    Giulio    Gatti-Casazza,    e   di    cui  d'organo  nel  Minnesota  e  nello  Stato  di  New 

demmo  ampi   particolari  nell'ultimo   fascicolo  "S'ork,  ottenendo  uno  spiccato  successo. 

—  fruttò  la  somma  di  450  mila  lire,  che  l'in-  9  Sembra  che  la  venuta  di  Eleonora  Duse 

signe  direttore  generale  dcl^  Metropolitan   ha  nell'America   del   Nord  —  intorno  alla  quale 

già    inviate    a    Milano.     Può    affermarsi^  che  erano  state   formulate  tante  alte  speranze  — 

Gatti-Casazza  abbia  salvato  la  Casa  di  Riposo  gja  tramontata.    Peccato! 

dei    Musicisti    Italiani:    una    benemerenza    di  ^  j^^    ^lilano    si    ricorda    a    noi    Pasquale 

più,  tra  le  altissirne.                                              .  Amato,    il    baritono    insigne    che    negli    Stati 

•  A  Filadelfia  la  San  Carlo  Opera  sta  ri-  Uniti  s'è  circondato  di  tanta  gloria.  Ricam- 
portando  simpatici  successi.  Grande  affluenza  ^-^^^  ■  ^^j^^j  ^  ,;  rii. 
di  pubblico  alla  Metropolitan  Opera  House  di  ^  u  •  ^  ^  t,  » 
quella  città,  dove  la  compagnia  dà  i  suoi  spet-  ,  •  Un  concerto  ultra  interessante  ha  avuto 
tacoli  e  largo  interessamento  della  critica,  luogo  ali  Aeolian,  con  la  partecipazione  di  Al- 
Tra  gli  artisti  più  elogiati  notiamo  il  tenore  f/^do  Casella,  pianista  del  violmista  Arrigo 
Gaetano  Tommasini,  che  ha  addirittura  con-  Serato  e  del  violonce  lista  Arturo  Bonucci. 
quistato  il  pubblico  per  le  sue  magnifiche  doti  Una  grande  festa  darte. 
vocali,  la  sua  scena  elegante,  la  passionalità  e  •  Una  interessantissima  conferenza  sulla 
la  tenerezza  con  cui  sa  cantare.  Lo  spazio  ci  Musica  Italiana  teneva  nella  sede  locale  della 
vieta  di  poter  riprodurre  le  espressioni  salienti  Daule  Alighieri  l'esimio  maestro  Giuseppe  Ai- 
dei giornali  :  noteremo  comunque  che  Vlnqiii-  do  Randeggcr,  il  pianista  tanto  noto  nel  mon- 
.rer,  occupandosi  del  suo  "Don  Alvaro"  della  do  musicale  metropolitano.  La  dotta  e  insie- 
Fo'rsa  del  destino,  scriveva:  "neppure  l'ombra  me  vivace  dissertazione  fu  illustrata  al  pia- 
del  grande  nome  di  Caruso  oscura  la  sua  im-  noforte.  Randegger  fu  acclamato  come  con- 
pressionante  interpretazione".  —  Per  Nini  ferenziere  non  meno  che  come  pianista  il- 
Frascani  poi  le  lodi  sono  amplissime.  lustre. 


734 


II,  CARROCCIO 


•  Ad  Algeri  è  morto  Camillo  Saint-Saens, 
che  Wagner  chiamò  un  giorno  "il  più  grande 
dei  viventi  compositori  francesi".  Era  nato 
nel  1835  a  Parigi.  Tra  le  opere  sue  eccellono 
Sansone  e  Dalila  e  Dejanirc. 

•  Al  concerto  dato  alla  Town  Hall  il  18 
dicembre  partecipò  con  grande  successo  Bea- 
trice Melaragno,  soprano  di  bellissima  voce 
e  di  calda  espressione.  Cantò  l'aria  del  sui- 
cidio della  Gioconda,  un  brano  del  Mcfistofcle, 
la  Mattinata  di  Denza.  Col  tenore  B.  Bocca- 
'Fusco  e  col  baritono  Interrante  la  eletta  arti- 
sta cantò  il  terzetto  del  Trovatore  —  un'opera 
di  cui  la  Melaragno  è  stata  in  diversi  teatri 
interprete  acclamata. 

•  Il  baritono  Giuseppe  Lombardo  tenne  un 
concerto  all'Aeolian,  facendo  egregiamente  ap- 
prezzare la  sua  voce  e  il  suo  metodo.  Il  pro- 
gramma assai  attraente  fu  completato  dal  te- 
nore Bocca-Fusco  e  dal  soprano  miss  Grace 
Hoffman. 

•  I  giornali  di  Chicago  hanno  messo  in 
grandissimo  rilievo  i  successi  magnifici  avuti 
in  quella  città  da  Lucien  Muratore,  il  grande 
artista  francese,  nelle  molte  opere  in  cui  il 
cantante  aristocratico  è  noto  e  nel  Sansone. 
Lina  Cavalieri  che  doveva  cantare  ha  prefe- 
rito di  rimandare  la  sua  rentrée  nella  scena 
musicale  d'America  alla  prossima  stagione. 

•  Alla  New  York  University,  nella  Gould 
Memorial  Library,  è  stato  collocato  un  busto 
del  Cardinale  Mercier,  scolpito  da  C.  S.  Paolo. 
Lo  scoprimento  della  riuscita  scultura  è  stato 
fatto  con  grande  solennità.  Molto  complimen- 
tato l'artista. 

•  Lo  studio  di  canto  di  M.me  De  Serrano 
ha  cambiato  telefono.  Ora  risponde  a  :  Circle 
8103. 


•  C'informano  da  Roma  che  è  imminente 
l'uscita  della  seconda  edizione  del  volume  di 
Alberto  de  Angelis  :  L'Italia  musicale  d'oggi 
—  Dizionario  dei  musicisti,  seconda  edizione 
riveduta,  corretta,  ampliata,  voi.  in  8.  circa 
1000  pagine.  Comprende:  compositori,  istru- 
mentisti,  direttori  d'orchestra,  cantanti,  scrit- 
tori musicali,  librettisti,  liutai  ;  corredata  di 
una  galleria  di  ritratti  e  un  elenco  dei  princi- 
pali istituti  musicali,  case  editrici  musicali, 
giornali  e  riviste  musicali,  fabbriche  d'istru- 
menti,  ecc.  —  Hanno  grande  parte  nel  Dizio- 
nario gli  artisti  italiani  (compositori,  can- 
tanti, ecc.)  residenti  in  America.  —  Casa  E- 
ditrice  Ausonia.  Roma,  via  Convertite,  8. 

O  La  Composer'  Music  Corporation  nella 
collezione  educativa  che  pubblica  con  tanto 
profitto  ha  lanciato  quattro  inspirate  compo- 
sizioni del  noto  maestro  Eduardo  E.  Trucco. 
Le  edizioni  sono  bellissime;  ed  i  componimenti 
del  Trucco  sono  vivamente  ricercati  ed  elo- 
giati. 

•  Il  Piccolo  Marat  di  Mascagni  ha  avuto 
a  Alilano  gran  successo  di  pubblico,  ma  è  stato 
severamente  trattato  dalla  critica. 

•  Del  busto  di  Caruso,  scolpito  da  Vincen- 
zo Ikliserendino,  è  stata  lanciata  al  pubblico 
degli  ammiratori  del  grande  Cantore,  una  edi- 
zione fusa  in  "bronzetack",  un  materiale  re- 
sistentissimo,  patinato  in  bronzo  pompeiano. 
Il  busto  è  stato  messo  in  vendita  per  5  dollari 
e  già  è  stato  acquistato  in  moltissimi  esem- 
plari. L'editore  S.  Gambarelli  riceve  le  ordi- 
nazioni al  n.  4  Washington  Square  South, 
New  York.  Tra  i  busti  di  Caruso  questo  del 
Miserendino  è  dei  siiigolari.  Lo  scultore  gli 
ha  dato  il  titolo  :  Lo  Spirito  di  Caruso.  Alla 
base  del  busto  v'è  un'allegoria  delle  opere  che 
Caruso  interpretava. 


L'ITALIA  NELLA  STAMPA  AMERICANA 


II  comm.  Charles  E.  Merriam,  che  in 
"talia  fu  capo  del  Committee  on  Public  In- 
formation americano  pubblicò  nel  Chicago 
Daily  News  due  interessanti  articoli  su  Diaz. 

•  L'editore  Thomas  Seltzer  di  New  York 
ha  pubblicato  di  D.  H.  Lawrence  un  interes- 
sante volume  :  Sea  and  Sardinia  —  impres- 
sioni di  viaggio  nel  Mediterraneo  e  nella  pit- 
toresca Sardegna.  Il  volume  è  ornato  di  otto 
riproduzioni  a  colore  di  quadri  eseguiti  dal 
pittore  Jan  Juta. 

•  Nella  Saturday  Evening  Post  del  26  no- 
vembre :  The  rcmaking  of  Europe  di  John 
Moody.  Vi  si  parla  delle  condizioni  economi- 
che   d'Italia. 

%  La  Macmillan  Co.  pubblica  A  history  of 
Pisa  di  William  Heywood.  Vita  pisana  del- 
l'undecimo  e  del  dodicesimo  secolo. 


•  Nella  rivista  letteraria  deWEvening  Post 
di  New  York,  3  dicembre,  interessanti  note 
bibliografiche  sui  recenti  lavori  di  Ardengo 
Soffici.  G.  Linparini.  Federico  Tozzi  ed  altri. 

•  Nel  "magazine"  del  World,  4  dicembre  : 
Where  little  Italy  meets  the  Ghetto  —  studio 
sulla  conquista  del  mercato....  ebreo  che  van- 
no facendo  i  venditori  ambulanti  italiani  a 
New  York. 

•Della  casa  editrice  Dood  di  New  York  : 
The  color  of  Rome  di  O.  M.  Potter. 

•  The  Speli  of  Italy.  Così  Wythe  Leigh 
Kinsolving  intitola  un  gruppo  di  composi- 
zioni   poetiche    d'inspirazione    italiana. 

•  La   casa   editrice   John   W.   Luce   &   Co 
di  Boston  ha  pubblicato  :  Plays  of  the  Ita- 
lian  Theatre  —  traduzioni  di  lavori  di  Verga, 
Alorselli,  Lopez  e  Pirandello. 


LA  CELEBRAZIONE 
DANTESCA 


^ONORATE^ 

ilL^UIISSIMO] 

POETA 


NEGLI  STATI  UNITI 
D'AMERICA 


La  cerimonia  della  inaugurazione  del  mo- 
numento di  Dante  a  Washington,  seguita  il 
2  dicembre,  ebbe  una  spettacolosa  solennità, 
ed  assunse  carattere  politico  per  le  dichiara- 
zioni fatte  da  uno  degli  oratori,  l'ex-ministro 
Viviani.  La  presenza  del  Presidente  Harding 
con  la  sua  Signora,  della  Delegazione  Italiana 
alla  Conferenza,  di  altri  diplomatici  e  dele- 
gati alla  Conferenza,  diede  alla  funzione  un 
tono  eccezionalissimo. 

Il  monumento  venne  donato  a  spese  perso- 
nali del  cav.  Carlo  Barsotti,  direttore  del  Pro- 
gresso Italo-Americano  di  New  York.  La  sta- 
tua è  copia  fedele  di  quella  eseguita  a  Roma 
da  Ettore  Ximenes  e  inaugurata  il  5  novem- 
bre a  New  York. 

Il  monumento  è  stato  collocato  nel  Meri- 
dian  Hill  Park  della  Capitale  —  Florida  ave. 
e  I5th  Street  N.  W.  Ivi  sarà  sviluppato  un 
giardino  pubblico  di  stile  italiano,  e  la  statua 
bronzea  del  grande  Italiano  figurerà  impe- 
riosamente. 

La  cerimonia  s'aprì  con  la  presentazione 
fatta  al  pubblico  dal  giudice  Freschi  di  New 
York,  del  vescovo  episcopale  mons.  Alfred 
Harding,  che  pronunciò  la  preghiera  inaugu- 
rale. 

Indi,  dopo  un  esordio  del  giudice  Freschi, 
incaricato  di  presiedere  la  cerimonia,  come 
chairman  —  ma  non  capo  di  nessun  Comitato, 
come  fu  detto,  che  comitati  non  ve  ne  furono, 
essendo  il  monumento  dono  individuale  del 
cav.  Barsotti  —  prese  la  parola  il  donatore, 
che  presentò  la  statua  al  commissario  distret- 
tuale on.  Rudolph,  il  quale  accettò  ringra- 
ziando. 

Indi  parlarono  l'on.  Viviani,  che  ricordò 
r  "ora  divina"  in  cui  egli,  per  la  Francia,  ap- 
prese, la  notte  sul  2  agosto  19 14,  l'annuncio 
ufficiale  della  neutralità  italiana. 

Indi  l'Ambasciatore  Rolandi-Ricci  ringra- 
ziò caldamente  lo  statista  portavoce  della  "no- 
stra amata  sorella". 

Alla  festa  parteciparono  rappresentanze  ed 
associazioni  coloniali. 

I  A^  Y.  Times  ebbero  un  comento  edito- 
riale di  rilievo  politico  :  Dante  the  mediator. 

II  Carroccio  comenta  nelle  Discussioni  l'i- 
nopportuno chiasso  politico  fatto  intorno  a  ta- 
le festa,  che  avrebbe  dovuto  essere  italo-ame- 
ricana e  si  convertì  in  una  montatura  d'incon- 
sulta francofilia. 

•  Sotto  gli  auspici  del  concilio  dei  Knights 
of  Columbus  di  Syracuse.  N.  Y.,  l'illustre 
dantista  dr.  James  J.  Walsh,  collaboratore 
del  Carroccio,  aprì  una  serie  di  conferenze 
dantesche  alla  Wieting  Opera  House  di  colà. 
Grande  interesse  nell'elemento  americano. 


•  L'Accademia  delle  Orsoline  di  Cleveland, 
Ohio,  fece  una  caratteristica  commemorazione 
dantesca,  con  quadri  viventi  riproducenti  i  sa- 
lienti episodi  della  Commedia,  recitazioni,  di- 
scorsi, etc.  11  programma  che  venne  svolto 
fu  dei  più  inspirati  fra  quanti  se  ne  ebbero 
nell'anno  centenario  in  America.  Un  fine  spi- 
rito di  italianità  prevalse  nella  dignitosissima 
celebrazione.  Assai  acclamata  la  composizio- 
ne drammatica  dovuta  alla  penna  di  una  col- 
tissima suora  :  Aladre  Mercedes. 

•  Il  6  dicembre  il  cav.  prof.  Rudolph  Al- 
trocchi  tenne  alla  lowa  University  di  lowa 
City  una  conferenza  :  The  message  of  Dante. 

•  L'illustre  prof.  cav.  Ernest  Wilkins,  del- 
l'Università di  Chicago,  ha  pubblicato:  Dante, 
Poet  and  Apostle  —  un  libro  piccolo  —  ci 
scrivono  —  ma  straordinariamente  bello,  anzi 
il  più  alto  contributo  reso  al  nostro  paese 
nella  ricorrenza  dantesca. 

•  Alla  sezione  della  Dante  Alighieri  di 
New  York  il  nostro  collaboratore  Andrea 
Luotto  tenne  una  conferenza  su  Francesca  da 
Rimini.  Fra  gli  astanti  e  il  conferenziere  vi 
fu  quindi  una  interessante  discussione  sull'ar- 
gomento. 

•  Alla  Università  di  Pennsylvania  la  com- 
memorazione dantesca  ebbe  ad  oratori  :  il  pro- 
fessor Penniman,  il  console  d'Italia  cav.  Sil- 
litti,  il  prof.  Hugo  Rennert,  insegnante  di 
lingue  romanze  dell'Università,  e  l'illustre  sto- 
rico William  Roscoe  Thayer. 

•  Pure  a  Filadelfia,  alla  presenza  dell'ar- 
civescovo Cardinale  Dougherty  venne  cele- 
brato Dante,  l'S  dicembre,  sotto  gli  auspici 
della  Catholic  Alumni  Solidality.  Si  volle  ono- 
rare Dante  poeta,  filosofo  e  teologo.  Si  svolse 
un'accademia  di  canto.  Parlarono  :  il  dottor 
Laplace,  l'ammiraglio  Benson,  il  dr.  Austin 
O'AIalley,  il  rev.  Alberto  G.  Brown  della 
Compagnia  di  Gesù.  Il  dr.  Thomas  Douglas 
Joseph  Gallegher  lesse  un  suo  poema  d'occa- 
sione. I  cori  palestriniani  di  Filadelfia  erano 
diretti  da  Nicola  A.  Montani. 

•  La  rivista  ebraica  di  New  York:  The 
Mcmorah  Journal  pubblicò  nel  fascicolo  di 
ottobre:  The  Jewish  interest  of  Dante. 

•  A  Waterbury,  Conn.,  il  31  dicembre  si 
compirà  la  seconda  parte  della  celebrazione 
dantesca  promossa  dalla  Scuola  Dante  Ali- 
ghieri fondata  e  diretta  dal  rev.  prof.  Pa- 
squale Codella.  Il  16  ottobre  vi  fu  la  comme- 
morazione tenuta  da  Agostino  de  Biasi  alla 
Second  Congregational  Church  e  venne  lan- 
ciata l'idea  di  oflfrire  un  busto  di  Dante  alla 
città  di  Waterbury.  Il  31  dicembre  sarà  sco- 
perto il  busto  —  quello  dello  scultore  Abbate 
—  con  altra  appropriata  cerimonia. 


LMnau^urazione  del   Monumento  di  Dante  a  Washington 


FRA    LE   BANDIEOfE    D'ITALIA    E    D'AMERICA    LA    IMMENSA    FIGURA    DEL    DIVIN    POETA 


IL   PRESIDENTE    HARDING   AMMIRA   LA  STATUA.   —   DA   SINISTRA:  VIVIANI   —   L'AMBASCIATORE    PiRANCESE 
JUSSERAND  —   IL   CAV.    BARSOTTI,    DONATORE   DEL    MONUMENTO   —   LA   SIGNORA    HARDING 


CRONACIU:    DIXI.  INTKSA    ITAI,0-AMKRICANA 


737 


•  All'Università  di  Berkeley,  California, 
vi  fu  conimemorazione  sotto  la  direzione  del 
prof.    Ir'arrows. 

•  Alla  Wasliin^t^n  Irving  High  School 
fuvvi  il  2  dicembre  la  commemorazione  dan- 
tesca organizzata  dal  prof.  Giuseppe  Silipi- 
gni,  rettore  della  Chiesa  di  I/ireto  di  New 
^'ork,  a  beneficio  dell'asilo  infantile  di  cui 
l'ottimo  .sacerdote  ha  dotato  la  sezione  italiana 
di  ]\lizabeth  Street.  X'enne  svolto  un  interes- 
.sante  programma  di  piano,  canto  e  recitazio- 
ne. Venne  interjiretato  il  paiicaut  dantesco 
ideato  e  sceneggiato  dalla  Contessina  Irene  di 
Robilant.  Stettero  al  piano  la  signorina  Maria 
Scimcca  e  il  maestro  Lo  Verde;  Eduardo  Mi- 
gliacc.o  dilettò  con  le  sue  macchiette  umori- 
stiche; il  cav.  Emanuele  Gatti  declamò  il  Can- 
to V  <Xc\V Inferno.  Cantarono  la  signora  Zuc- 
caro,  la  signorina  Edwards,  soprano  e  con- 
tralto, e  il  baritono  Pietro  Soldano.  All'or- 
gano la  signorina  Anna  Carbone  interpretò 
musica  del  maestro  Giovanni  Fontana.  Il  di- 
.':corso  su  Dante  e  l'idea  d'Italia  del  prof.  Si- 
lipigni  ebbe  applausi  scroscianti.  Il  Silipigni 
è  un  oratore  di  forma  elegante  e  di  trascinante 
foga. 

•  Sotto  gli  auspici  del  Lecture  Committee 
della  N.  Y.  League  of  America  Pen  Women, 
presieduto  da  Mrs.  Mary  Kandel  Stoddard, 
l'avv.    Paolo    L.    RinauJo    De    Ville   parlò    di 


Dante    e    Napoleone   al    Washington    Heights 
Women's    Club. 

•  Ad  Hazieton,  Pa.,  fu  scoperta  la  ta/ga 
dello  scultore  Triebel,  sotto  gli  auspici  della 
sezione  locale  della  Giovine  Italia,  presidente 
l'avv.  Luigi  Perna.  Vi  fu  un  corteo;  indi  di- 
scorso del  dr.  Luigi  Roversi. 

•  11  dr.  Condc  P.  Pallen  parlò  di  Dante 
alla  Enurson  High  School  di  West  Hobo- 
kcn.    \.   J. 

•  La  nui)\a  edizione  del  dramma  Dante 
della  signora  Héloise  Durant  Rose  (il  lavoro 
che  Ermete  Novelli  tenne  a  battesimo  in  Ita- 
lia)   è  della  Oxford    Press. 

•  Con  (|uesto  fascicolo  il  Carroccio  chiude 
la  serie  degli  articoli  danteschi  pubblicati  in 
tutti  i  dodici  fa.scicoli  dell'annata.  Nell'indice 
"in  fondo  al  volume  si  trovano  i  titoli  degli 
artxoli  apparsi  in  ottobre,  novembre  e  di- 
cembre. Nel  Carroccio  Dantesco  di  settembre 
a  pag.  353,  v'è  l'elenco  degli  scritti  apparsi  da 
gennaio  a  settembre. 

•  Presso  il  Carroccio  può  ottenersi  la  me- 
daglia di  bonzo  commemorativa  del  Centena- 
rio con  l'effìgie  del  Dante  Adriatico  del  De 
Karolis.    Inviare  25  cents  all'Amministrazione. 

La  grande  xilografìa  del  De  Karolis  —  lo 
stesso  Dante  Adriatico  tanto  encomiato  da 
D'Annunzio  —  costa  due  dollari  la  copia.  Si 
può  ordinare  anche  al  Carroccio. 


CronacKe  dell'Intesa  Italo  -  Americana 


In  onore  del  generale  Giuseppe  Vaccari, 
Capo  dello  Stato  Maggiore  dell'Esercito,  ve- 
nuto in  Amer.ca  per  la  Conferenza  di  Wash- 
ington, venne  passato  in  rivista  nella  propria 
Armory  di  New  York,  il  49.  Reggimento  del- 
la Guardia  Nazionale  dello  Stato.  Fu  un  o- 
maggio  che  il  colonnello  Byrne  volle  rendere 
al  Generale  italiano  da  lui  conosciuto  in  Ita- 
lia. L'illustre  Capo  del  nostro  Stato  Maggiore 
pronunciò  un  elevato  discorso,  subitamente  e 
abilmente  tradotto  ai  soldati  dal  col.  Barba- 
setti. 

•  L  on.  Tittoni  liii  fatto  pubblicare  ^  sui 
A^  Y.  Times  una  difì^usa  confutazione  d'una 
lettera  appar.sa  su  quel  giornale,  contestante 
le  affermazioni  dal  Presidente  del  nostro  Se- 
nato portate  contro  l'attacco  fatto  dal  Vi- 
sconte Bryce  ai  diritti  d'Italia  in  Alto  Adige. 

•  Il  console  generale  d'Italia  a  New  York, 
comm.  Bernardi  —  alla  presenza  del  generale 
Vaccari,  del  col.  Asinari  di  Bernezzo  e  d'altri 
invitati,  presentò  al  generale  Kincaid  ed  ai 
colonnelli  Burleigh,  Daniels  e  Loree  le  onori- 
ficenze conferite  loro  per  merito  di  guerra 
dal   Governo  d'Italia. 

•  La  croce  di  guerra  italiana  è  stata  as- 
segnata a  tutti  i  53  viventi  decorati  americani 
della  medaglia  d'onore  del   Congresso. 

•  All'Istituto  Internazionale  di  Agricoltu- 
ra di  Roma  la  visita  dell'ambasciatore  ameri- 
cano Child  venne  salutata  da  un  discorso  del 
presidente  on.  Pantano  sulle  relazioni  italo- 
americane. 


•  .\  Chicago,  per  opera  della  Contessina 
Di  Robilant,  direttrice  dell'Italy  America  So- 
ciety di  New  \'ork,  si  va  costituendo  una  se- 
zione della  Società  stessa.  Così  in  altri  centri 
degli  Stati  Uniti.  —  Il  17  novembre  la  distinta 
propagandista  d'italianità  parlò  davanti  al  pri- 
mo gruppo  degli  aderenti  sul  Contributo  del- 
l'Italia alla  civiltà  moderna. 

•  Il  29  dicembre  il  nostro  collaboratore 
prof.  cav.  Rudolph  Altrocchi  dell'Università 
di  Chicago  farà  a  Baltimore  ai  soci  della  Mo- 
dem Language  Association  in  convenzione  al- 
la Johns  Hopkins  University  una  conferenza 
su  Niccolò  Tommaseo,  nella  quale  lo  dimo- 
strerà precursore,  col  suo  romanzo  Fede  e 
Bellezza,  dei  famosi  veristi  francesi,  Flaubert 
e   perfino   Zola. 

•  Il  6  dicembre  il  prof.  A.  Arbib-Costa  del 
College  of  the  City  of  New  York  aprì  la 
serie  dei  discorsi  sui  Grandi  Uomini  delle 
Grandi  Nazioni  istituita  dall'International  In- 
stitute.     Parlò  di  Colombo  e  di  Vespucci. 

•  I  direttori  dell'Institute  of  Politics  di 
W'illiamstown,  Mass.,  dove  l'on.  Tittoni  tenne 
le  sue  note  letture  la  scorsa  estate,  dr.  Hoyt 
e  dr.  McLaren  sono  stati  nominati  commen- 
datori  della   Corona  d'Italia. 

•  L'Associazione  Italo-Americana  di  Roma 
— -  consorella  della  Italy  America  Society  di 
New  York  —  diede  un  gran  ricevimento  al- 
l'ambasciatore americano  Child.  Pronunciaro- 
no discorsi  l'on.  Tittoni  e  l'on.  Ruffini.  Ri- 
spose l'Ambasciatore  festeggiato. 


Gli  Italiani  ne^li  Stati  Uniti 

DIAZ 

y  L  Vincitore  di  Vittorio  Veneto  —  giunto  a  New  il  19  ottobre,  salpò  alla  volta  d'Italia  il 
\^  IO  dicembre,  dopo  aver  visitato  31  città,  aver  percorso  20.000  miglia  in  treno,  aver  dormito 
28  notti  in  vagone,  aver  pronunciato  105  discorsi,  aver  dato  agli  Italiani  la  gioia  di  vederlo, 
agli  Americani  l'occasione  di  testimoniargli  onore  ed  ammirazione. 

L'addio  di  New  York  venne  dato  all'illustre  Soldato  dall'Italy  America  Society,  all'Hotel 
Biltmore,  con  un  hincheon  riuscito  animato.  La  sala  era  stata  decorata  sontuosamente  per 
speciale  cura  del  direttore  cav.  Malnati. 

Presiedeva  l'avv.  Paul  Cravath,  presidente  della  Società,  che  lesse  un  dispaccio  di  saluto 
inviato  dal  Presidente  Harding  e  poi  rivolse  brevi  frasi  all'Ospite.  Indi  il  Generalissimo  pro- 
nunziò il  suo  discorso  di  addio  all'America  :  una  forte  orazione  di  massimo  rilievo  politico, 
in  difesa  della  Vittoria  d'Italia  ed  a  sostegno  della  intesa,  da  pari  a  pari,  dell'America  con 
l'Italia.    Il  discorso   fu  applaudito   con  grande  calore. 

Alle  3  il  Generalissimo  saliva  a  bordo  del  Giuseppe  Verdi  della  Transatlantica  Italiana,  che 
partiva,  riportando  in  Patria  l'idolo  degli  Italiani,  il  Duce  datore  all'Italia  della  Vittoria  e 
della  Gloria. 

Il  Generalissimo  porta  seco  una  quantità  enorme  di  doni,  di  pergamene,  indirizzi,  diplomi 
di  associazioni.  Numerose  sono  le  lauree  ad  honorem  conferitegli  da  Università  ed  Istituti. 
Ma,  sopratutto,  porta  seco  il  cuore  degl'Italiani  d'America. 

•  Prima  di  partire  il  Generale  ricevette  il  nostro  Direttore,  al  quale  donò  un  interessan- 
tissimo autografo  che  vedrà  la  luce  nel  Carroccio  di  Capodanno.  Ad  Agostino  de  Biasi  ricon- 
fermò le  antiche  simpatie  sempre  nutrite  per  l'opera  patriottica  svolta  dal  Carroccio.  Il  Gene- 
rale Diaz  n'è  lettore  "assiduo  e  diligente"  —  com'egli  stesso  si  espresse  il  giorno  dell'arrivo 
in  America,  salutando  il  nostro  Direttore  —  sin  da  quando  non  era  Comandante  Supremo; 
al  Comando  Supremo  continuò,  poi,  costantemente  a  leggerlo  e  a  tenerlo  da  conto.  Il  pro- 
gramma della  Rivista  incontra  pienamente  la  sua  approvazione.  Ci  disse  che  tiene  a  conservare 
nelle  sue  collezioni  diversi  fascicoli  della  Rivista. 


*  *  * 


Continuiamo  a  dare  le  cronache  del  viaggio  del  Generalissimo,  che,  col  fascicolo  di  novem- 
bre, lasciammo  presso  ad  arrivare  a  Chicago. 

Chicago  —  20  novembre.  —  Folla  immensa  —  centomila  persone  —  all'arrivo.  Al  Con- 
gress  Hotel  l'Ospite  riceveva  il  saluto  della  Città  portogli  dal  sindaco  e  dal  comitato  della 
contea,  il  cui  capo  on.  Daniel  Ryan  lesse  un  indirizzo  entusiastico  e  presentò  una  pergamena. 
Indi  funzione  nella  chiesa  della  Sacra  Famiglia,  alla  presenza  dell'arcivescovo  di  Chicago. 
Orazione  del  rev.  dr.  Alanlio  Ciuffoletti,  commemorativa  del  Soldato  Ignoto.  In  chiesa  viene 
suonato,  in  mezzo  a  commozione,  l'Inno  di  Mameli.  Indi  ricevimento  all'Università  di  Loyola 
e  conferimento  del  dottorato  ad  honorem  all'Ospite.  Dalla  terrazza  dell'Università  il  Gene- 
ralissimo parla  alla  folla  che  l'acclama.  Indi  corteo.  Colezione  offerta  dal  vice-console  cava- 
liere Dall'Agnol  alla  Chicago  Athletic  Association.  Nel  pomeriggio  sfila  davanti  al  Generalis- 
simo un  corteo  di  100.000  persone,  condotto  dal  cap.  Beato  Nerone,  decorato  quattro  volte 
di  medaglia  d'argento.  Notevoli  le  schiere  numerose  di  Combattenti  italiani  ed  americani. 
Il  Generalissimo  assiste  alla  sfilata  insieme  col  Governatore  dell'Illinois  e  col  sindaco  della 
città.  La  sera  banchetto  al  Congress  Hotel,  con  servizio  inappuntabile  diretto  dal  direttore  del 
grande  albergo  sig.  Fiorentino.  E'  toast-master  il  comm.  dr.  Lagorio.  L'oratore  ufficiale 
avv.  cav.  Malato  dà  il  saluto  della  Colonia  ;  segue  il  comm.  IMarquis  Eaton  della  Croce  Rossa  ; 
indi  parla  il  presidente  del  comitato  tenente  medico  dr.  Angelo  Pagano.  Il  console  di  Rumania 
presenta  poi  al  Generalissimo  Italiano  una  targa  d'oro.  Il  console  cav.  Dall'Agnol  presenta 
una  palma  d'oro  e  platino  lunga  29  pollici  con  ventuno  brillanti  —  ricordo  della  Colonia.  Dopo 
il  discorso  del   giudice  cav.   Barasa,  parla   il   Generalissimo. 

A  Chicago  il  Generalissimo  s'incontrava  col  maestro  Giuseppe  Vecchione,  valente  musici- 
sta da  lungi  anni  residente  a  Chicago,  suo  compagno  d'infanzia.  Ne  seguiva  un  cordialissimo 
abbraccio.  Il  Generale  riconobbe  subito  e  chiamò  per  nome  l'antico  amico  che  gli  presentò 
in  omaggio  una  sua  composizione  :  Libia.  —  Il  giorno  dopo  visita  ai  grandi  macelli  ;  colazione 
della  Chicago  Association  of  Commerce;  visita  al  Lincoln  Park  per  deporre  corone  ai  mo- 
numenti di  Garibaldi  e  di  Lincoln.    Seguì  il  ricevimento  all'Univercità  di  Chicago.    Nell'aula 


GLI   ITALIANI    NEGLI   STATI   UNITI 


739 


IL  GENERALE   DIAZ   A  OGDEN  —  A  SINISTRA  GLI   STA   IL  SINDACO   01    0(;DE?!,   A   DESTRA   IL   GAV.    FORTU- 
NATO  ANSELMO,   AGENTE   CONSOLARE    D'ITALIA   A   SALT    LAUE   CITY,    UTAH. 


magna  parlò  il  prof.  comm.  Merriam,  che  fu  capo  in  Italia  del  Committee  on  Public  Infor- 
mation americano;  indi  il  rettore  dr.  Pratt  Johnson  presentò  all'Ospite  una  pergamena  di  omag- 
gio. Accompagnato,  poi,  dal  Corpo  Accademico,  fra  cui  il  cav.  prof.  Rudolph  Altrocchi,  e  dai 
dai  membri  del  Comitato,  il  Generalissimo  si  recò  alla  stazione  per  proseguire  il  viaggio  verso 
la    California. 

Ogden,  Utah.  —  23  novembre.  Breve  sosta.  Molti  italiani  della  città  e  dei  dintorni  con- 
vennero ad  acclamare  il  loro  Duce.  La  delegazione  di  Salt  Lake  City  era  capitanata  dall'agente 
consolare  cav.  Fortunato  Anselmo.  II  sindaco  della  città,  on.  Francis,  accompagnato  dal  Vice- 
Console  e  da  altre  autorità  portò  sul  treno  il  saluto  americano  all'illustre  Ospite;  il  cav.  Ansel- 
mo quello  dei  connazionali.    Dopo  40  minuti  il  treno  partì  per  San  Francisco. 

San  Francisco.  —  24  novembre.  Primo  saluto  degl'italiani  ad  Oakland.  Del  comitato  ita- 
liano fan  parte  il  cap.  Ernesto  Burzagli,  comandante  dell'incrociatore  Libia  ancorato  in  quelle 
acque  e  il  presidente  dr.  A.  Calegaris.  Col  vaporino  delle  autorità  il  Generale  viene  portato 
alla  banchina  di  Howard  Street.  Qui  trovasi  il  comitato  cittadino  con  a  capo  il  sindaco  Rolph, 
le  autorità  americane,  le  rappresentanze  della  Colonia.  Il  sindaco  Rolph  dà  il  benvenuto  mentre 
la  musica  del  Libia  suona  gli  inni  italiano  ed  americano.  All'uscita  dalla  stazione  v'è  una 
folla  immensa  ad  acclamare. 

25  novembre.  —  Il  Generalissimo  riceve  le  visite  ufficiali  a  bordo  del  Libia.  Luncheon 
del  Commonwealth  Club  al  Palace  Hotel.  Alle  3  ricevimento  nella  rotonda  del  Palazzo  di 
Città.  Sullo  scalone  è  disposto  un  battaglione  di  marinai  del  Libia.  Discorsi  del  sindaco 
Rolph  e  del  maggiore  Leon  French.  Il  col.  Spina  reca  il  saluto  al  Duce  immortale  dei  suoi 
ex-Combattenti.  Chiudono  i  discorsi  dell'avv.  Bacigalupi,  vice-presidente  della  Banca  d'Italia, 
del  gen.  Wright.  Indi  parla  il  Generalissimo.  —  La  sera  ricevimento  offerto  dalla  Colonia 
Italiana  sotto  gli  auspici  della  Federazione  delle   Società  Italiane. 

26  novembre.  —  Visita  all'Ospedale  Italiano;  luncheon  del  gen.  Wright  al  Presidio;  alle 
3  pom.  partenza  per  San  Jose. 

Los  Angeles,  Cai.  —  27  novembre.  Visita  insieme  col  Governatore  della  California  e  col 
Sindaco  della  città  all'Exposition  Park.  Qui,  grande  adunata  di  americani  e  italiani.  Discorsi 
del  Sindaco  e  del  Generalissimo.    Saluto  della  Colonia,  pòrto  dall'agente  consolare  G.  Piuma. 

St.  Louis,  Alo.  —  Il  Generalissimo  giunse  il  3  dicembre,  ricevuto  alla  stazione  dal  Comi- 
tato cittadino  e  dagli  ex-Combattenti  con  a  capo  il  tenente  degli  alpini  Martelli.    Magnifico 


Givi  ITALIANI   NE:GI.I  STATI  UNITI  741 


corteo  di  automobili  in  una  furia  di  neve  sino  allo  Statler  Hotel.  La  sera,  auspice  la  Camera 
di  Commercio,  banchetto,  con  discorsi  del  sindaco  della  città  on.  Kiel  e  del  presidente  della 
Camera,  Air.  F.  W.  E.  Vesper.  11  giorno  dopo  visita  alla  Chiesa  italiana  di  San  Carlo  Bor- 
romeo e  alla  Cattedrale.  Nel  pomeriggio,  ricevimento  pubblico  al  Moolah  Tempie.  Il  presidente 
del  Comitato  coloniale  Giuseppe  Lumaghi  presentò  all'Ospite  uno  chèque  di  50.000  lire  per  gli 
orfani  e  i  mutilati  di  guerra;  raccolte  dai  connazionali.  Dopo  un  discorso  di  Achille  Zani  per 
la  Colonia  louisiana,  parlò  col  consueto  sincero  ed  efficacissimo  accento  il  Generalissimo.  — 
La  sera  banchetto  allo  Statler.  Ogni  portata  era  preparata  a  tre  colori  :  rosso,  bianco  e  verde. 
Fu  detto  il  "banchetto  tricolore".  Toast-master,  Girolamo  Giuseffi.  Parlarono  il  sindaco 
Kiel,  il  col.  Parker  in  italiano,  il  console  cav.  De  Violini,  Nicolò  d'Amico.    La  sera  partenza. 

Cincinnati.  Ohio.  —  5  dicembre.  Ricevimento  al  Fort  Thomas.  Diaz  decora  della  croce 
di  guerra  italiana  il  sergente  americano  Samuel  Woodfill.  La  sera  ricevimento.  Partenza  la 
notte  alla  volta  di  Washington. 

Pittsburg,  Fa.  —  6  dicembre.  Breve  visita.  Arrivo  di  mattina  presto.  Bella  manifesta- 
zione di  italiani  con  a  capo  il  console  cav.  Lucci,  coadiuvato  da  Carlo  Schisano.  Adunanza  al 
teatro  Davis.  L'Ospite  riceve  il  saluto  della  città  dal  Sindaco,  della  Camera  di  Commercio 
dal  presidente  Marcus  Rauh,  della  Colonia  dal  console  Lucci.  Diaz  ringrazia  con  applaudito 
discorso.    Partenza,  la  sera. 

Boston,  Mass.  —  8  dicembre.  Feste  organizzate  dal  comitato  cittadino  con  a  capo  il  giu- 
dice cav.  Frank  Leveroni  e  dal  comitato  coloniale.  Gran  folla  all'arrivo.  Visita  al  Governatore 
Cox  :  grande  assemblea  nella  Sala  delle  Bandiere  del  Palazzo  del  Governo.  Il  Governatore 
presenta  all'Ospite  una  coppa  d'argento  portata  dall'agente  consolare  Caterini  per  incarico 
della  Colonia  di  Lawrence.  Visita  al  Municipio.  Colezione  al  Somerset  Hotel  oflferta  dagli 
ex-Combattenti  e  dai  presidenti  delle  associazioni  italiane.  Visita  al  cardinale  S.  E.  O'Connell  ; 
indi  al  rione  italiano.  Servizio  religioso  alla  chiesa  di  San  Leonardo,  officiato  dal  parroco 
P.  Antonio  de  Carolis.  Luncheon  ofìferto  dal  Sindaco.  La  sera  banchetto  del  Governatore 
al  Somerset  Hotel.  Discorso  del  governatore  Cox,  del  maggiore  Duane,  del  presidente  della 
Boston  University,  prof.  Murlin.  Rispose  il  Generalissimo.  L'indomani  partenza  per  Pro- 
vidcncc. 

Providcncc,  R.  I .  —  y  dicembre,  dalle  9  alle  12  della  mattina.  Ricevimento  alla  State  House 
con  saluto  del  governatore  San  Souci.  Indi  ricevimento  al  Municipio  con  discorso  del  sindaco 
Gainer,  che  dona  all'Ospite  la  chiave  della  città,  cesellata  in  oro,  votata  dal  Consiglio  municipale 
su  proposta  del  consigliere  dr.  L.  Cella.  Visita  al  Providence  College.  Cerimonia  alla  Brown 
University,  che  conferisce  al  Generalissimo  il  diploma  di  dottore  onorario.  Diaz  presenta 
all'Università  il  monumento  di  Dante,  dello  scultore  Abbate,  dono  della  Colonia.  Luncheon 
al    Narragansett   Hotel. 


•  Il  Generalissimo  nel  suo  giro  viaggiò  in  un  ricco  vagone-salone  posto  a  sua  disposizione 
dal  grand'ulT.  William  H.  Woodin,  presidente  dell'American  Car  Foundry  Co.  Il  distinto 
gentiluomo  fece  accettare  all'Ospite  la  sua  offerta  pei  buoni  offici  del  suo  amico  comm.  inge- 
gnere Francesco  Quattrone,  alto  commissario  italiano. 

•  Per  conto  del  cav.  Giorgio  Ziniti,  delegato  ufficiale  della  Lega  Navale  Italiana,  l'avvo- 
cato De  \'ille  prese  una  svariatissima  film  dell'arrivo  di  Diaz  a  New  York.  La  film  è  stata 
proiettata  con  successo  in  molti  cinematografi  della  metropoli.  Il  cav.  Ziniti  presentava  una 
copia  della  pellicola  al  Generalissimo,  e  ne  mandava  un'altra  alla  Presidenza  della  Lega  Navale 
a  Roma.  —  11  Duce  gradì  immensamente  l'atto  di  simpatia  della  Lega  newyorkese,  i  cui  soci 
si  recarono  in  alto  mare,  in  apposito  yacht,  ad  acclamarlo.  Fu  il  cav.  Ziniti  che  allo  scalo, 
al  primo  mettere  piede  sul  suolo  di  New  York,  porse  la  mano  al  Generale  per  facilitargli 
l'uscita  dall'imbarcazione,  e  che,  primissimo,  gli  porse  a  voce  il  saluto  dei  soci  della  Lega 
Navale,  già  preceduto  da  un  altro  inviatogli  con  marconigramma  sull'oceano. 

•  Il  rev.  dr.  Vincenzo  Jannuzzi,  a  nome  proprio  e  dei  Missionari  Scalabriniani  della  Chiesa 
di  San  Gioachino  da  lui  retta,  presentò  al  Generalissimo  un  ricco  album,  legato  in  cuoio,  rac- 
chiudente una  quantità  di  grandi  fotografie  prese  nel  giorno  dell'arrivo  e  della  visita  fatta 
al  Mausoleo  di  Grant  a  New  York.  Il  ricordo  venne  molto  gradito.  Col  dr.  Jannuzzi  il  Duce 
si   intrattenne  affabilmente. 

•  Lo  scultore  Friedrcrick  Triebcl  si  recò  a  bordo  del  Verdi  a  ])rescntare  al  partente  una 
reolica  grande  in  bronzo  della  sua  ammirata  targa  dantesca.  La  consegna  avvenne  quando  già 
il  vapore  s'era  mosso;  indi  l'artista  scese  di  bordo  sul  vaporetto  rimorchiatore  che  Io  ricon- 
dusse a  terra.  Il  Generalissimo  ammirò  il  bel  lavoro  e  ringraziò.  Avendo  appreso  che  il  Triebel 
è  membro  della  Reale  Accademia  di  San  Luca,  Diaz  ricordò  di  essere  membro  anche  lui  della 
grande  Accademia  romana. 


742 


II,  CARROCCIO 


•  La  Camera  di  Commercio  Italiana  di  New  York  raccoglie  in  un  album  i  ritagli  di  tutti 
i  giornali  americani  ed  italiani  in  cui  si  è  parlato  di  Diaz.    Indi  li  manderà  al   Generalissimo. 

•  Silvio  Vitale,  in  occasione  della  visita  a  Boston  di  Diaz  pubblicò  due  bei  componimenti 
poetici  con  una  prosa  ritmica  inneggianti  al  Duce  glorioso.  Il  Vitale  s'ebbe  vivi  complimenti 
dal  Generale. 

•  Nelle  ultime  ore  passate  a  New  York  prima  d'imbarcarsi,  il  Generale  Diaz  si  com- 
piacque di  tener  presso  di  lui  il  suo  amico  banchiere  Vincenzo  Scudiero  di  Kansas  City,  venuto 
appositamente  ad  ossequiarlo.  —  Il  banchiere  Scudiero  fu  l'organizzatore  delle  feste  fatte 
dalla  nostra  Colonia  al  Generalissimo  che  si  recava  colà  alla  Convenzione  della  Legione  Ame- 
ricana, e  fu  lui  il  presentatore  al  Vincitore  di  Vittorio  Veneto  della  spada  d'onore  —  d'oro 
ingemmato  —  costata  circa  15  mila  dollari.  —  Lo  Scudiero  presentò  al  Generalissimo  un  cion- 
dolo di  platino  e  brillanti,  ricordo  del  Circolo  Italiano  di  Kansas  City,  accompagnato  dal 
diploma  di  socio  onorario  steso  in  pergamena;  poi  gli  affidò,  in  nome  della  sua  signora,  due 
ricchi  anelli  di  brillanti  destinati  alle  dilette  figlie  del  Generale.  Lo  stesso  Scudiero  sta  racco- 
gliendo in  un  monumentale  album  tutte  le  fotografie  prese  in  America  lungo  il  viaggio  del 
Duce  :  migliaia  e  migliaia,  ed  i  discorsi  pronunciati  di  città  in  città  dal  Generalissimo  e  da 
ospiti  americani  ed  italiani.  —  E'  noto  che  il  ricevimento  fatto  a  Kansas  City  al  Comandante  Ita- 
liano superò  per  imponenza  di  folla  e  per  entusiasmo  quello  fatto  a  Foch.  Dell'evento  lo  Scudiero 
fece  impressionare  una  film  di  3000  piedi,  copia  della  quale  venne  offerta  al   Generalissimo. 


Riuscirà  solenne  la  testimonianza  d'onore 
che  la  Colonia  di  New  York,  sotto  gli  auspici 
della  sezione  locale  della  Lega  Navale  Ita- 
liana, darà  la  sera  del  27  dicembre  al  vice- 
ammiraglio Barone  Acton  e  al  generale  Vac- 
cari,  capi  di  Stato  Maggiore  della  Marina  e 
dell'Esercito,  venuti  in  America  con  la  De-, 
legazione   alla    Conferenza   del   Disarmo. 

Alle  7,30  pom.  precise  sarà  servito  \m  ban- 
chetto nel,  gran  salone  dell'Hotel  Pennsylva- 
nia ;  tolte  le  mense  sarà  proiettata  la  film  del- 
l'arrivo di  Diaz  a  New  York,  riuscita  cine- 
matografia dell'avv.  De  Ville;  infine  si  dan- 
zerà. —  Il  pili  fine  pubblico  si  accinge  ad  as- 
sistere alla  magnifica  festa.  Interverranno 
pure  come  ospiti  d'onore  gli  ufficiali  di  Stato 
Maggiore  che  seguono  i  Capi  e  le  Autorità 
diplomatiche  e  consolari.  —  I  biglietti  pos- 
sono essere  chiesti  al  delegato  ufficiale  ca- 
valier  Giorgio  Ziniti,  44  Whitehall  Street  ; 
telefono  Bowling  Green  9421.  Sei  dollari  cia- 
scuno. 

•  Le  più  vive  felicitazioni  del  Carroccio 
al  console  generale  di  New  York,  comm.  Ber- 
nardi ed  alla  sua  signora  per  lo  scampato 
pericolo  nell'accidente  automobilistico  di  cui 
rimasero  vittima.  La  signora  ebbe  oochi  giorni 
di  sofferenza  :  il  console,  ferito  alla  fronte, 
dovè  stare  alcune  settimane  in  casa;  ma  ora 
è  ritornato  al  suo  posto,  ch'egli  copre  con 
tanta  ammirata  diligenza,  centro  delle  piìi 
sentite  simpatie  di  ogni  ordine  della  Colonia. 

•  In  onore  del  comm.  Raul  V.  Palermi  e 
del  cav.  Raul  Tolentino,  sovrano  gran  com- 
mendatore l'uno  e  membro  l'alto  del  Supremo 
Concilio  dei  33  del  Rito  Scozzese  della  giu- 
risdizione d'Italia,  i  prominenti  massoni  d'A- 
merica tennero  un'agape  al  St.  Regis  Hotel. 
Furono   pronunciati   notevoli    discorsi. 

•  Non  vi  sono  quasi  più  biglietti  per  l'an- 
nuale rappresentazione  di  gala  —  7  gennaio  — 
prò  Ospedale  Italiano  alla  Metropolitan  Ope- 
ra House.  Alla  Cavalleria  ed  ai  Pagliacci  an- 
nunziati parteciperanno  gli  artisti  più  alti  del 


gran  teatro  :  la  Bori,  la  Ponzillo,  la  Perini, 
Beniamino  Gigli,  Titta  Ruffo,  Grimi,  IMillo 
Picco.  Dirigerà  Moranzoni.  Se  non  si  fa  pre- 
sto è  difficile  trovar  liberi  i  pochi  biglietti 
ancora  disponibili.  —  I  biglietti  possono  chie- 
dersi presso  la  sede  dei  Figli  d'Italia,  231  E. 
I4th  str..  e  presso  l'Ospedale  Italiano,  83rd 
str.  e  East  River. 

•  La  campagna  che  l'on.  Guido  Podrecca 
ha  aperta  nel  Nord  America  con  la  conferen- 
za dell'i  I  dicembre  alla  Stuyvesant  High 
School  promette  di  dare  pingui  risultati  prò 
.'Xssociazione  Nazionale  Tubercolotici  di  Guer- 
ra Italiani.  • —  L'on.  Podrecca  ch'è  l'oratore 
del  comitato  propagandista  venuto  a  racco- 
gliere fondi  in  America,  parlò  del  Primato 
dell'Italia,  ottenendo  un  clamoroso  successo 
oratorio.  Un  altro  successo  ebbe  a  Newark, 
N.  J.,  dove  parlò  sullo  Sport  davanti  a  una 
folla  di  pubblico  radunatasi  per  assistere  ad  u- 
na  gara  sportiva.  —  Nel  pomeriggio  del  18  di- 
cembre, sotto  gli  auspici  di  un  comitato  pre- 
sieduto da  Michele  Giordano,  parlò  sull'Italia 
in  guerra.  —  Fruttifera  fu  la  visita  alla  Ma- 
nifattura De  Nobili.  Quei  sigarai,  sempre  ge- 
nerosi, offrirono  largamente.  Applaudirono 
due  forti  discorsi  del  gagliardo  propagandista. 
L'on.  Podrecca  visiterà  le  Colonie.  I  comi- 
tati che  vorranno  formarsi  per  facilitare  la 
sua  opera  umanitaria  e  di  propaganda  pa- 
triottica si  mettano  d'accordo  con  lui,  scri- 
vendogli al  n.  139  McDougal  st.,  New  York. 

•  La  Colonia  di  Sant'Agata  di  Militello 
prepara  pel  7  gennaio  a  sera  un  banhcetto  in 
onore  del  conterraneo  onor.  comm.  Giuseppe 
Gentile,  ministro  plenipotenziario  onorario, 
membro  della  Delegazione  Italiana  alla  Con- 
ferenza a  Washington  —  a  New  York  assai 
graditamente  ricordato  come  vice-console  e 
come  reggente  il  Consolato  Generale.  —  Il 
banchetto  sarà  servito  al  Biltmore.  Le  più 
distinte  personalità  della  Colonia  vi  parteci- 
peranno. 


GU  ITAUANI   NEGU   STATI   UNITI 


743 


•  Il  comitato  organizzatore  dell'istituto  di 
incoraggiamento  e  di  educazione  musicale  che 
porterà  il  nome  di  Caruso  American  Memo- 
rial  Foundation  si  è  organizzato  definitiva- 
mente, con  la  partecipazione  delle  piìi  alte 
personalità  del  mondo  artistico  e  del  mecena- 
tismo dì  New  York.  A  chaintian  temporaneo 
venne  preposto  il  comm.  dott.  Antonio  Stella, 
clic  fu  presidente  del  comitato  provvisorio 
sorto  alla  dimane  della  morte  di  Caruso,  per 
organizzare  in  memoria  del  grande  artista 
■quell'istituto  ch'egli  in  vita  si  proponeva  di 
fondare  per  lo  sviluppo  dclTarte  dei  suoni  in 
America.  A  presidente  del  comitato  definiti- 
vo venne  acclamato  l'illustre  avv.  Paul  Cra- 
vath,  presidente  dell'Italy  America  Society.  — 
La  Fondazione  Caruso  si  propone  di  racco- 
gliere un  milione  di  dollari,  e  col  loro  frutto 
provvedere  ad  assistere  studenti  di  canto  e  di 
musica,  incoraggiare  scuole  e  opere  musicali 
in  America.  —  L'Ordine  dei  Figli  d'Italia  ha 
votato  di  partecipare  largainente  alla  forma- 
zione  dell'Lstituto. 

•  L'annuale  cena  danzante  dell'Italian  Wcl- 
fare  League,  presieduta  dalla  signora  Lio- 
nello Perera,  ebbe  enorme  successo  mondano 
e  finanziario  la  sera  del  io  dicembre  al  Bilt- 
more  Hotel.  11  salone  del  grande  albergo  di- 
retto dal  cav.  :Malnati  era  stato  sontuosa- 
mente decorato.  Fuvvi  un  ricavato  di  circa 
6000  dollari.  Le  dame  che  formano  il  bene- 
fico sodalizio  furono  felicitate  per  l'opera  no- 
bilissima e  patriottica  che  svolgono  con  rara 
abnegazione. 

•  La  finanza  italiana  conquista  l'alta  Broad- 
way;  gl'Italiani  hanno  preso  posto  con  una 
Banca  nel  cuore  di  New  York.  La  Bancitaly 
Corporation  —  salda  associazione  f ormata^  da 
capitalisti  italiani  di  San  Francisco  e  di  New 
York,  forte  di  io  milioni  di  dollari  —  h.a 
fatto  propria  una  delle  più  vecchie  e  più  ac- 
creditate Banche  americane:  la  Commercial 
Trust  Company,  che  ha  sede  in  Broadway, 
all'angolo  della  41. a  strada,  distante  un  block 
solo  dalla  Metropolitan  Opera  House.  Il  che 
denota  l'ubicazione  centralissima  dell'istituto, 
del  quale  ha  assunto  la  direzione  il  dr.  A.  \\. 
Giannini,  presidente  della  Fast  River  Natio- 
nal Bank  di  New  York  e  vice-presidente  della 
Banca  d'Italia  di  San  Francisco.  La  Com- 
mercial Trust  Co.  è  affiliata,  così,  a  queste 
due  grandi  Banche,  alla  loro  volta  as.sociate, 
per  le  operazioni  in  Italia,  alla  Banca  dell'Ita- 
lia Meridionale.  —  E'  ammirevole  l'attività 
della  Bancitaly  Corporation,  nella  quale  pre- 
domina il  senso  di  sagacia  e  di  ardire,  di 
ponderatezza  e  di  onestà  che  caratterizza  l'o- 
pera di  -Amedeo  P.  Giannini,  creatore  e  pre- 
sidente della  Banca  d'Italia  di  San  Francisco 
e  adunatore  i.. torno  a  lui  —  ìcadcr  autore- 
volissimo ed  amato  —  delle  più  industri  ener- 
gie che  nelle  Colonie  devono,  all'onesto  lavoro 
soltanto,  la  loro  fortuna. 

•  Il  giovine  avvocato  Benedetto  De  Bellis, 
redattore  della  Gac:;cfta  del  Massachiissctts, 
è  stato  iscritto  nell'allx)  degli  esercenti  l'avvo- 
catura nello  Stato  del  Massachussetts. 


•  Insieme  con  la  signora  Dorothy  Caruso 
e  del  cognato  Giovanni  Caruso,  venuto  in  New 
York,  per  attendere  all'accertamento  dell'ere- 
dità del  grande  tenore,  giunse  l'avv.  Gabriele 
Consolazio,   collaboratore    di    studio   dell'illu- 


GLORIA    CARUSO 
erede    della    meta    dei    patrimonio    paterno 

stre  avvocato  napoletano  on.  Porzio,  patro- 
cinatore della  famiglia  Caruso  in  Italia.  — 
L'avv.  Consolazio  dirige  il  lavoro  di  spoglio 
dei  documenti.  Pare  che  finora  l'eredità  sia 
stata  accertata,  in  Italia  e  in  America,  in  va- 
luta americana  al  cambio  odierno,  a  non  più 
che  un  milione  e  mezzo  di  dollari.  Si  è  con- 
venuto, mettendo  da  parte  ogni  contestazione 
testamentaria,  di  dividere  l'asse  in  cinque 
parti:  metà  alla  figlia  Gloria,  l'altra  metà  di- 
visa in  quattro:  alla  vedova,  ai  figli  Enrico 
e  Rodolfo,  al  fratello  Giovanni.  Tutore  dei 
minori  è  l'antiquario  cav.  Amedeo  Canessa. — 
Tra  i  molti- avvocati  interessati  nelle  labo- 
riose praticne  dell'eredità,  bau  fatto  eccellente 
impressione  l'acume  e  il  tatto  del  giovane  av- 
vocato napoletano,  che  l'on.  Porzio  ama  come 
prezioso  collega   e   collaboratore. 

•  .'\  beneficio  della  cassetta  dei  poveri  del- 
l'Ospedale Italiano  Colombo,  il  comitato  del- 
le dame  patronesse  della  istituzione  che  per- 
])etua  nella  Colonia  la  memoria  santa  della 
fondatrice  Madre  Cabrini,  diede  un  thè  mu- 
sicale ed  un  ricevimento  all'Hotel  AicAlpin. 
Presiedeva  la  signora  Antonio  Pisani,  che 
j)resentò  all'adunanza  l'oratore  mons.  La- 
vclle.  —  Il  clero  italiano  era  rappresentato  dal 
rev.  dr.  Vincenzo  Jannuzzi.  —  Il  programma 
musicale  si  svolse  sotto  la  direzione  del  pia- 
nista Angelo  Patricolo,  applaudito  insieme 
con  le  cantanti  Carro  Greene,  Clara  Auwell  e 
Fisher.  —  Il  numeroso  scelto  pubblico  accor- 
so alla  festa  volle  testimoniare  la  sua  ammi- 
razione all'Ospedale  Colombo,  alle  Suore  Mis- 
sionarie che  lo  amministrano  ed  a  quanti  lo 
appoggiano  nella  missione  caritatevole  cui 
risponde. 


744 


IL  CARROCCIO 


•  Gli  amici  numerosissimi  che  conta  in  tutti 
.gli  Stati  Uniti  l'artista  Eduardo  Migliaccio 
(  Parfai  irìln  )  —  il  profondo  studioso  e  ripro- 
iliittorc  dei  tipi  dell'emigrazione  e  dell'am- 
1  icntc  americano  —  si  sono  compiaciuti  delle 
buone  nuove  giuntegli  dalla  sua  famiglia  in 
Italia.  Suo  fratello  Teodorico,  maggiore  di 
fanteria,  è  stato  testé  insignito,  per  spec'ali 
l)enemcrenzc  di  guerra,  della  croce  dell'Or- 
dine dei  SS.  Maurizio  e  Lazzaro,  che  va  ad 
■aggiungersi   all'imponente   gruppo  di   distinti- 


Maggiore   TEODORICO    MIGLIACCIO 

vi  al  valore  e  di  onore  che  brillano  sul  petto 
del  valoroso  combattente  :  la  croce  di  cava- 
liere dell'Ordine  Militare  di  Savoia  (onori- 
ficenza rara),  tre  medaglie  di  argento,  una  di 
bronzo,  due  croci  di  guerra  con  corone,  una 
croce  di  guerra  con  palma  —  Teodorico 
Migliaccio  ha  partcci])ato  a  22  combattimenti, 
sempre  in  prima  linea,  guida  di  ardire  e  di 
senno.  —  Abbiamo  chiesto  ad  Eduardo  Mi- 
gliaccio il  ritratto  del  fratello,  perchè  al  Car- 
poccio  —  organo  della  valorizzazione  della 
Vittoria  d'Italia  —  piace  di  dare  rilievo 
alle  forze  più  giovani  e  combattive  alle  quali 
l'Italia  nuova  guarda  con  tranquilla  fiduc'a. 
•  A  proposito  della  lunga  confutazione  fat- 
ta sui  A'^.  V.  Times  dall'on.  Tittoni  sui  confini 
italiani  nell'Alto  Adige  —  eco  della  contro- 
versia Bryce-Tittoni  —  va  ricordata  la  lettera 
che  allo  stesso  giornale  mandava  il  prof.  Giu- 
seppe Luigi  Russo,  insegnante  di  lingue  mo- 
derne all'Allegheny  College  di  Meadville,  Pa. 
11  Russo  rimbeccò  il  Linder,  autore  di  una 
lettera  allo  stesso  giornale,  lo  stesso  cui  la 
confutazione  dell'on.  Tittoni  venne  rivolta.  Il 
giornale,  però,  non  riprodusse  interamente  lo 
scritto  del  Russo. 


•  Il  cav.  ufi^.  Angelo  Ruspini,  rappresen- 
tante della  Navigazione  Generale  Italiana  in 
New   York,   in   occasione   del   nuovo   servizio 

con  l'America  del  Nord  iniziato  dal  grande 
piroscafo  Colombo,  invitò  a  bordo  i  giorna- 
lÌFti  italiani  e  gli  agenti  di  navigazione  di 
Xew  York  e  \icinanzo.  Dopo  la  vis.ta  ai  di- 
\Trsi  reparti  del  vaiiorc,  \rnne  scr\it<i  un 
gran  banchet'.o.  Il  cav.  Kuspini  salutò  gl'i  1- 
tcr\-ciniti,  esponendo  il  nuovo  progrannna  di 
esi)ansionc  delle  Linee  Italiane  —  Il  coman- 
dante del  Coloììiho,  cap.  cav.  mauriziano  Vin- 
cenzo Rom.ano,  ebbe  le  più  cordiali  felicita- 
zioni, 

•  Le  piazze  di  New  York  dove  sono  i  mo- 
numenti di  Dante  e  Verdi  —  la  prima  fra 
Broadway  e  Columbus  avenue,  sulla  63. a  s'.ra- 
da  ;  la  seconda  su  Broadway  fra  la  72.a  e  la 
73.a  strada  —  sono  state  uffic'almente  deno- 
minate dall'autorità  municii)ale  di  Xew  York 
Dante  e  Verdi. 

•  Ritorna  in  Italia  per  una  breve  sosta  alle 
sue  attività  che  si  svolgono  con  successo  a 
Pittsburg,  Pa.,  il  signor  L.  Aldrighetti,  di- 
rettore della  Pittsburg  Citv  Garden  Co.  L'Al- 
drighetti  è  un  sano  propagandista  nostro  ne' 
grande  centro  industriale  degli  Stati  Uniti 
Va  a  Pescantina-Arcè  (Verona)  rei  pressi 
di  Gardone  e  si  recherà  a  visitare  il  Coman- 
dante   d'Annunzio. 

•  Il  prof.  G.  E.  Zanetti,  della  Columbia 
University,  già  tenente  colonnello  nel  servi- 
zio chimico  di  guerra  dell'Efercùo  Anter- 
cano,  mandò  ai  jV.  Y.  Times  una  interessante 
lettera  sulla  difficoltà  di  sopprimere  in  guer- 
ra, per  accordi  internazionali,  l'uso  delle  ma- 
terie chimiche  venefiche  e  distruttive 

•  Il  comitato  della  Federazione  delle  So- 
cietà Italiane  che  ha  presJo  a  cuore  la  fonda- 
zione dell'Ospedale  Italiano  a  San  Francisco, 
compiuto  il  versaniento  di  120 -mila  dollari, 
ha  acquistato  l'Adler  Sanatorium  di  colà  e, 
assumendone  la  proprietà,  ha  preso  la  dire- 
z-one  dell'istituto,  trasformato  in  Ospedale 
Italiano.  —  .Mia  Colonia  di  San  Francisco 
vadano  anche  in  questa  circostanza  gli  en- 
comi di  tutti  i  connazionali,  abituati  a  vedciv" 
nei  fratelli  che  la  compongono  gl'Italiani  mi- 
gliori, esemplari.  L'Ospedale  Italiano  è  opera 
della  loro  bontà  e  del  loro  patriottismo  e  al- 
tamente li  onora  e  li  designa  alla  lode. 

•  E'  andato  parroco  ad  Hazleton,  Pa.,  il 
rcv.  Franecfco  Molino,  un  sacerdote  di  pro- 
vata fede  italiana.  Colà  la  sua  sacra  missione 
farà  bene  alla  Patria,  per  essere  Hazleton 
centro  di  una  folta  emigrazione  di  tedeschi 
delle  terre  italiane  liberate  dal  giogo  d'Ab- 
sburgo.  —  Il  rev.  Molino  si  è  molto  distinto 
a    Xew    York 

•  Il  capo  dell'Ordine  dei  Figli  d'Italia  nel- 
lo Stato  del  Xew  Jersey,  Francesco  Palleria, 
è  stato  nominato  cavaliere  della  Corona  d'I- 
talia. La  nomina  premia  Toj^era  attiva  di  pro- 
paganda nazionale  fatta  da  lunghi  anni  dal 
neo-cavaliere,  e  come  dignitario  dell'Orline  e 
come  direttore  del  Risveglio  di  Paterson.  — 
Al  simpatico  collega  le  più  vive  felicitazioni. 


GU  ITAUANI   NlvGU  STATI  UNlTl 


745 


•  Trovasi  a  New  York  per  una  breve  per- 
manenza in  relazione  ad  interessi  di  famiglia, 
il  conte  Annibale  Raybaudi-Massiglia,  che 
tanti  anni  fa  fu  primo  consolo  a  Filadelfia, 
poi  a  New  \'ork.  e  fu  ancbc  ministro  al  Ales- 
,sico. 

•  Il  prof.  I-uìrì  Carnovale  di  Chicago,  ha 
ripubblicato  l'interessante  suo  opuscolo:  Oiily 
by  the  abolitioìi  of  iiciitrnlily  caii  ll'ar  he  qnic- 
Icly  a}id  jon'vcr  prcvcìitcd  aggiungendovi  un 
proemio  :  The  Disarinaiiìcut  Confcrcncc  al 
il'ashingtoii  unii  be  a  faihirc.  —  Sono  ammi- 
revoli l'attività  di  studioso  e  l'apostolato  ci- 
vde  del  Carnovale,  che  fra  le  sue  varie  pub- 
blicazioni ha  quel  ricco  volume  di  propaganda, 
bilingue:  lVh\  lial\  cntcrcd  Vito  the  Grcat 
ÌVar. 

•  llalian  Stores.  Inc.  Una  forte  ditta  di 
autentici  commercianti  così  ha  intitolato  l'em- 
porio di  specialità  alimentari  italiani  sorto  ai 
nmneri  35-37-3Q  Sixth  avenue,  Xew  York. 
Eccellente  impresa,  concepita  bene,  iniziata 
meglio  :  affermatasi  ottimamente  da  due  mesi. 
La  sigla  gentilizia  Itaìian  che  qui  serve  trop- 
po spesso  di  etichetta  a  meschinità,  è  molto 
bene  a  posto  stavolta  :  e,  impressa  in  grandi 
lettere  d'oro  su  tre  diverse  fronti  di  un  bel 
j)alazzo  triangolare  della  sesta  avenue,  sta 
ad  indicare  una  Casa  Commerciale  nostra 
che  supera  le  migliori  del  genere  di  Milano, 
Bologna  e  Roma.  —  A  noi  sembra  che  que- 
sti Jlaliuii  Stores  dovranno  diventare  —  fatte 
le  debiti  proi)orzioni  —  dei  Park  &  Tilford 
e  degli  Acker,  Merrill  &  Condit,  le  due  grandi 
organizzazioni  commerciali  di  New  York.  E 
avranno  fortuna.  Una  visita  ai  locali  vi  mette 
di  fronte,  d'un  colpo,  non  ai  soliti  tentativi 
di  piccola  mole,  ma  ad  un  fatto  di  notevole 
imponenza  commerciale.  Tutti  i  formaggi, 
specialmente  quelli  rinomatissimi  della  Ditta 
Locatelli,  sono  in  vendita  negli  Stores,  tutti 
gli  olii,  le  conserve  alimentari,  le  paste  finis- 
sime, e  le  altre  specialità  ricercate,  i  cento 
altri  prodotti  saporosi,  prelibati,  insuperabili 
nostri  vi  si  trovano.  —  I  signori  Massimilia- 
no Vicenzi,  animatore  dell'impresa,  L.  Rai- 
mondi e  A.  J.  Trasso  che  sono  alla  direzione 
di  questa  importante  impresa,  hanno  con  l'a- 
pertura di  questi  Jtalian  Stores  compiuto  ima 
bella  e  significante  affermazione  di  ardimen- 
to commerciale  che  va  tutto  a  beneficio  della 
nostra   esportazione. 

•  L'ing.  Riccardo  Passacantando,  tanto 
simpaticamente  noto  nella  Colonia  di  New 
York,  riceve  notizia  della  nomina  a  cavaliere 
della  Corona  d'Italia  di  suo  fratello  rag.  E- 
doardo  Passacantando,  direttore  della  Società 
Esercizi  Elettrici  di  Castellammare  Adriati- 
co e  Pescara.  —  Al  neo-decorato  un  saluto 
anche   degli   amici   lontani. 

•  Il  dipartimento  estero  della  Italian  Trust 
&  Savings  Bank  di  Chicago  è  diretto  ora  da 
Emilio  Marzano,  che  fu  direttore  di  un  di- 
partimento simile  alla  City  Bank  &  Trust 
Co.  di  Boston,  Mass.  —  Il  Marzano  è  nato 
in  Basilicata,  emigrò  a  15  anni,  si  laureò  in 
lettere  alla  Yale  University,  insegnò  nelle 
scuole  pubbliche  di  Hartford,  Conn. 


•  A  Brooklyn  venne  consacrata,  con  solen- 
ne ccrimon.a,  la  nuova  cniesa  di  Santa  Lue  a 
in  Kent  avenue:  ojiera  cui  attesero  con  pio 
icrvore  i  fratcdi  mons.  Alfonso  e  rev.  Leo- 
I_oldo  Arcese.  I,a  njo^a  e  tra  le  f:iù  bobe 
v-'■|ie^e  italiane  degli   Stati    Uniti. 

•  Lo  studente  Dante  Rizzo,  che  lìarteripò 
alla  gita  degli  studenti  italo-americani  in  Ita- 
I  a  (vedi  il  Diario  del  viaggio  in  (|ue<to  fasci- 
co  o,  \r.ir.  710)  tenne  ai'a  i'aterson  High 
Sciiool  una  conferenza  sull  Italia  e  il  i)oi)olo 
italiano,  l'rimi  segni  dei  frutti  dell'impresa 
icL-a.a  da   Augusto  Jaccarino. 

•>  Nella  A'!io7'a  Aiito'ocj'.H  del  i.  novembre 
il  console  cav.  Bruno  Zucu'in  che  fu  a  New 
Orleans  ed  ora  è  nel  B.asile  ha  pubblicato 
un  articolo  su  Lo  cineìnatoijrnfia  in  Aìncricu. 
PV  una  rivista  interessante  ;  uno  studio  d'am- 
biente assai  accurato,  e  utile  per  quanti  ten- 
tano la  industria  teatrale  dello  schermo  fra 
l'Italia  e.  specie,  il  Nord  America. 

•  La  mostra  dei  doni  di  Natale  fatta  dalla 
Ditta  Borre'Ii  &  \'itelli  nelle  vetrine  della 
sua  sontuo  a  sala  d'esposizione  al  sesto  piano 
del  palazzo  15  West  34th  Street,  presso  5th 
avenue,  rimpetto  al  VValdorf  Astoria,  è  stata 
ed  è  tuttora  oggetto  di  viva  ammirazione.  Gli 
oggetti  i)iù  attraenti  —  dai  più  modesti  ai  più 
ricchi  —  trovano  colà  posto,  ordinati  dal  fine 
intuito  artistico  del  direttore  della  Ditta,  ca- 
valiere G.  B.  Vitelli.  I  coralli  ed  i  camei. 
che  sono  la  specialità  assoluta  —  di  accertata 
rinomanza  oltre  che  in  Italia,  nella  sede  pro- 
duttrice di  Torre  del  Greco,  a  Parigi,  a  Lon- 
dra, nel  Canada,  a  New  York,  dove  la  Ditta 
ha  succursali  —  i  lavori  più  fini  di  tartaruga, 
mosaico,  filigrana,  si  alternano  con  l'orefice- 
ria e  le  pietre  e  le  perle  di  grande  splendore. 
Poi  v'è  l'emiìorio  di  articoli  artistici  italiani, 
il  i)iù  vasto  che  s'abbia  oggi  negli  Stati  Uni- 
ti :  vetrerie  di  Murano,  maioliche  di  Capodi- 
monte,  alabastri,  legni  intarsiati,  cornici  in- 
taghate,  quadri  ad  olio,  bambole  abbigliate, 
borse  per  signore,  ecc.  Ognuno  trova  alla 
mostra  di  Borrelli  &  Vitelli  il  suo  "Christmas 
present"  ideale. 

•  Il  18  dicembre  il  Campo  Roma  dell'Or- 
dine del  Gold  Seal  (Suggello  d'oro)  ha  dato 
alla  Town  Hall  di  New  York  un  concerto  in 
occasione  della  prima  esecuzione  dell'inno  uf- 
ficiale dell'Ordine  composto  dal  maestro  An- 
tonio d'Annunzio  —  fratello  del  Poeta  — 
residente  in  New  York.  Le  parole  dell'inno 
sono  di  Miss  Vera  Bloom.  —  E'  presidente 
del  Campo  Roma  il  cav.  I.  Sangiorgio;  se- 
gretario  il   rag.   S.   De   Lutio. 

•  La  sig.na  Anna  M.  Ucci  ottenne  la  me- 
daglia di  bronzo  nella  gara  di  sveltezza  e  ac- 
curatezza nella  scrittura  a  macchina,  tenutasi 
al  Puluper  Institute.  Le  concorrenti  erano 
numerose. 

•  Su  proposta  del  dottor  cav.  Barsotti.  de- 
legato della  Croce  Rossa  Italiana  a  San 
Francisco,  vennero  assegnate  le  seguenti  ono- 
rificenze ai  soci  che  nella  California  lavora- 
rono per  l'Istituzione  :  —  Medaglia  e  diplo- 
ma :  in  San  Francisco  :  signore  Giulia  Sbar- 
boro-Bossi,  Caterina  Brun  ;  signori  :  G.  Bat- 
taglia, tesoriere;  G.  Torchia,  segretario  della 


746 


IL  CARROCCIO 


Delegazione.  —  In  Los  Angeles:  signora  Isa- 

l)ella  Vignolo,  signorina  Clotilde  Ferrario,  si- 
gnor G.  Andreini.  —  In  Pasadena:  signora 
Jielen  S.  French.  —  Medaglia  grande:  Cir- 
colo Vittoria  Colonna  di  San  Francisco.  — 
Diploma:  signore  Lorenza  Dell'Orto,  Berta 
Bordetti,  Dora  Pagliano,  Teresa  Ferrario,  Ca- 
rolina Vignolo-Bessolo,  Thomas  Chalmers 
Myers,  Matilde  Ferrario,  Teresa  Agoure,  He- 
len  VVirdeman,  di  Los  Angeles. 

•  A  Los  Angeles,  Cai.,  è  uscita  una  ras- 
segna di  propaganda:  L'Affermazione  Italia- 
na diretta  da  Arturo  de  Caro,  redattore  capo 
Amelio    Colantoni.   —   Augurii. 

•  Il  Circolo  Calabrese  "Francesco  Fioren- 
tino" di  Brooklyn  —  si  è  fatto  editore  di  un 
accurato  studio  di  Michele  Pane  sull'opera 
poetica  dell'on.  Antonino  Anile,  sottosegreta- 
rio della  P.  I.  —  Michele  Pane  è  un  simpa- 
tico scrittore  di  geniali  versi  in  vernacolo  ca- 
labrese, e  rende  un  appropriato  omaggio  al 
suo  illustre  amico  e  collega  Anile,  filosofo, 
medico,  letterato,  poeta,  uomo  politico. 

•  La  grande  fabbrica  di  pianoforti  Weser 
Bros,  si  va  ogni  giorno  più  affermando  fra 
gli  italiani  con  una  produzione  di  prim'ordi- 
ne.  Larghissimo  è  il  patrocinio  che  i  conna- 
zionali danno  alla  reputata  Casa  musicale.  Ciò 
è  dovuto  non  solo  alla  perfezione  raggiunta 
dai  pianoforti  Weser,  ma  anche  alla  popola- 
rità dei  due  fratelli  Italo  e  Roberto  Alessi, 
direttori  delle  "salesrooms"  al  n.  131  West 
23  .a   strada. 

•  A  Detroit,  Mich.,  si  è  inaugurata  la  Casa 
degli  Italiani  —  centro  di  riunione  e  di  edu- 
cazione di  connazionali,  per  conferenze  istrut- 
tive, corsi  teorico-pratici  professionali,  ufficio 
d'assistenza,  palestra  ginnastica.  N'è  direttore 
il  rev.  cav.  G.  Buggelli. 

•  Il  comm.  dr.  W.  Verdi  —  illustrazione 
chirurgica  di  larga  fama  in  America  —  è 
stato  nominato  consulente  del  Grace  Hospital 
di  New  Haven,  dove  l'insigne  scienziato  tiene 
clinica,  insegna  e  fa  immenso  onore  all'Italia. 

•  Le  Loggie  dell'Ordine  Figli  d'Italia  di 
New  Haven  avranno  presto  una  sede  propria. 
E'  in  costruzione  un  edificio  a  tre  piani  che 
costerà  trentamila  dollari. 

•  Il  cav.  Luigi  Criscuolo,  delegato  ufficiale 
negli  Stati  Uniti  del  Comitato  Internazionale 
per  l'Indipendenza  del  Montenegro,  sedente 
a  Ginevra,  continua  il  suo  lavoro  di  buona 
propaganda.  Nell'ultimo  fascicolo  dell'auto- 
revole rivista  Forum  presenta  all'opinione 
americana  la  causa  giusta  e  nobile  del  Mon- 
tenegro sacrificato  alla  predace  violenza  dei 
Jugoslavi  dalla  diplomazia  cieca  e  venale. 

•  Per  le  vie  del  mondo  —  il  romanzo  del- 
l'emigrato italiano  di  Paolo  Pallavicini,  ap- 
parso già  nelle  appendici  deW'Italia  di  San 
Francisco,  della  quale  il  Pallavicini  è  redat- 
tore capo  —  è  stato  pubblicato  in  volume.  Il 
successo  ottenuto  dalle  appendici  si  va  rinno- 
vando intorno  al  libro.  Il  lavoro  dell'ottimo 
pubblicista  appare  più  organico  e  avvince  ir- 
resistibilmente il  lettore.  Editrice  L'Italia 
Press  Co.,  San  Francisco,  $1.50. 


•  Alla  colezione  degli  studenti  della  facoltà 
giuridica  della  Fordham  University,  tenuta 
al  McAlpin  Hotel,  fu  ospite  d'onore  il  giu- 
dice comm.  Freschi,  che  parlò  sull'amministra- 
zione della  giustizia  nelle  corti  di  polizia  della 
metropoli. 

•  Ci  si  annuncia  la  venuta  in  America  del 
maggiore  Paolo  Vagliasindi,  che  fu  luogote- 
nente generale  di  D'Annunzio  a  Fiume,  insie- 
me con  un  ristrettissimo  numero  di  legionaria 

•  Il  dott.  Henry  D.  Brusco  è  stato  nomi- 
nato chirurgo  e  presidente  del  Bureau  of 
Pensions  a  San  Francisco  di  California. 

•  Il  Circolo  Educativo  Italiano  di  Jersey 
City  ha  reiletto  a  suo  direttore  l'avv.  Giu- 
seppe Puglia.  Eleggeva  poi  a  presidente  Gio- 
vanni Aquino.  —  L'incremento  del  Circolo  si 
deve  all'attività  dell'avv.  Puglia,  che  ultima- 
mente tenne  dinanzi  ai  soci  un  acclamato  di- 
scorso   su    Vittorio    Veneto. 

•  La  chiesa  di  San  Giuseppe  di  Ganano- 
que,  Canada,  s'è  abbellita  di  una  grande  ri- 
produzione della  Disputa  del  Sacramento  di 
Raft'aello  —  riuscita  copia  del  prof.  Ilario 
Panzironi  —  un  veterano  della  decorazione 
murale  italiana  in  America. 

•  A  Detroit,  Mich.,  la  Società  degli  ex- 
Combattenti  offriva  un  banchetto  al  commili- 
tone dott.  Giovanni  Annessa  recentemente  abi- 
litato all'esercizio  medico  nello  Stato  del  Mi- 
chigan. 

•  La  dottoressa  Luisa  Leveroni  è  ritornata 
a  Boston  dove  ha  riaperto  la  sua  clinica. 

•  L'Italian-American  Club  di  Canton,  Ohio, 
si  propone  grande  attività  in  quella  Colonia. 
Ne  sono  stati  iniziatori  Luigi  de  Sanctis,  Be- 
nedetto V.  Marconi,  Augusto  Neyro. 

•  A  Chicago  ha  aperto  studio  medico  la 
dottoressa  sig.na  Teresa  Felicetti-Gentile. 

•  Il  dott.  Antonio  Francesco  Mattia,  che 
fece  studi  e  corsi  preparatori  alla  New  York 
University,  a  Newark,  N.  J.,  ed  a  Boston 
ha  aperto  clinica  in  quest'ultima  città. 

•  A  Boston  si  è  costituito  il  Circolo  Italo- 
Americano  con  l'intento  di  diffondere  la  lingua 
nostra.  N'è  presidente  il  suo  promotore  Gia- 
como Pisco-Pausata. 

•  Si  rammenta  ai  giovani  nati  nell'anno 
1902  e  ai  rivedibili  dei  precedenti  anni,  che  il 
periodo  utile  per  le  visite  di  leva  presso  i  Con- 
solati a  tenore  di  legge  termina  il  31  dicem- 
bre 1921. 

•  Il  legionario  fiumano  Nanni  Leone  Ca- 
stelli ora  in  America  ha  fatto  una  documen- 
tata pubblicazione  étWEpopca  di  Fiume. 

•  A  Boston  il  dott.  Giovanni  Bonfiglio  ha 
conseguito  la  nomina  di  professore  in  medi- 
cina   e   chirurgia. 

•  A  Leroy,  N.  Y.,  venne  consacrato  sa- 
cerdote il  rev.  Antonio  Biffarelli.  L'orazione 
di  circostanza  venne  pronunciata  dal  reveren- 
do A.  Billerio  di  Niagara  Falls. 

•  Gli  studenti  italiani  di  medicina  del  Long 
Island  College  Hospital,  Brooklyn,  ad  inizia- 
tiva di  Anthony  F.  Sava,  hanno  organizzato 
un  circolo  cui  hanno  dato  il  nome  inspiratore 
di  Ausonia. 


DAI,   PI. AUSTRO  747 


n.n.,?."."°    C     Novario    di    Cleveland    venne  «Il  Carroccio  manda  sentite  condoglianze 

n..nmato  conso^                                            (Gre-  a!    collega    Olindo    Mclaragno    di    Cleveland! 

•  T  V^H^r.  Kn     .     TNri         .      •  '"''^'  ^^^  P^''d»to  la  consorte,  ed  alla   famiglia 

•  L  editore  l-avata  di   Milano  ha  importato  sna   aHrlnlnrafa    H^iio   ^„oi<>    -          .      i^'nifeud 

in  America  quattro  quadri  di  pn.paganda  •  bel-  IrtJ.ruTl              ^     p    ^  ^^'^''-  '^  ^'"^^^ 

le    riproduziini    in    cornice    di    un    ritratto   di  tZ                            "^■"''                      .nconso'a- 
Dante  e  di   fotografie  di   D'Annunzio,   Caruso 

e   Benito   Mussolini,    ^"ono  destinati   ad  avere  •  Ad  Omaha.  Nebraska,  ò  morto  a  58  anni 

argo   successo   popolare,   così   come   in   Italia.  Tavv.    Luigi   Patti,  nato  a   New   York    Copri 

Lorn.ce    e    riproduzione,    con    vetro,    formano  diverse    cariche    pubbliche.    Le   autorità    giu- 

una  ncca  decorazione  per  ogm  ufficio  o  locale  diziarie    dello    Stato    parteciparono    in    corpo 

pubblico    per  ogni  casa.  al   suo   funerale. 

«•'  11  Latfe  rerrara  anche  quest'anno  man- 
tiene il  suo  primato  con  la  sua  esposizione  .•  ■;^  ^'ew  York  è  morto  a  100  anni  e  9 
di  pasticceria  italiana  natalizia  al  n.  195  Grand  .giorni  Giacomo  D'Amato,  conosciuto  come 
Street.  Le  più  ricercate  specialità,  le  confe-  i'  P'ù  longevo  degli  abitanti  del'a  contea  di 
zioni  più  squisite  vengono  dalla  Ditta  Ferrara  W'estchester.  Era  ricoverato  nell'ospizio  dei 
lanciate  per  ogni  dove  negli  Stati  Uniti.  Così  vecchi  da  pochi  mesi.  Da  23  anni  abitava  a 
il  pubblico  italiano  mantiene  le  tradizioni  fa-  Mt.  \'ernon,  N.  Y.  Era  emigrato  dall'Italia 
niigliari  che  lo  riconduca  al  focolare  inobliato.  42  anni    fa. 


DAL   PLAUSTRO 

AuGURII  ! 

Il  Carroccio  chiude  l'anno  suo  settimo  con  la  soddisfazione  più  piena  del  dovere  compiuto, 
e  con  una  infinita  riconoscenza  verso  il  pubblico  che  dà  la  sua  simpatia,  e  quindi  la  forza,  alla 
Rivista. 

Augurarsi  —  nei  giorni  di  Natale  e  Capodanno  —  reciproca  buona  salute  e  fortuna,  è  la 
cosa  più  naturale  di  questo  mondo.  Si  cammina,  pei  sentieri  difficili  dell'esilio,  in  mezzo  alla 
gente  estranea,  gli  uni  accosto  agli  altri,  con  un  unico  pensiero  nel  cervello  e  con  un  unico 
sentimento  in  fondo  al  cuore  :  la  Patria  lontana.  Si  parla  la  stessa  favella  ;  si  ha  l'istesso  sole 
sul  proprio  orizzonte  :  augurarsi  di  continuare  a  fare  insieme  l'ulteriore  cammino  della  vita, 
di  migliorare  sempre,  di  cogliere  i  buoni  frutti  delle  speranze  onestamente  nutrite  col  meglio 
del  proprio  essere,  è  sentirsi  l'anima  sollevata  e  paga. 

C'è,  da  sette  anni,  tra  chi  fa  e  chi  logge  il  Carroccio  una  comunione  così  intima  di  senti- 
mento, che  sembra  davvero,  quella  che  si  compone  insieme,  una  famiglia  con  un  solo  focolare 
acceso,  con  un'unica  soglia  da  difendere.  Ninno  della  famiglia  tradisce,  e  ognuno  porta  all'edi- 
ficio comune  il  suo  mattone  per  farlo  più  solido. 

La  torre  del  Carroccio  è  stata  fatta  mattone  a  mattone,  apportato  ciascuno  dalla  buona 
volontà  dei  buoni.   Così  ognuno  dice  mio  ;  ogni  gruppo  di  sinceri  italiani  dice  7iostro  il  Carroccio. 

Il  Direttore,  i  Redattori,  i  Collaboratori  editoriali  ed  amministrativi  sono  più  che  soddi- 
sfatti di  abbandonare  alla  tutela  del  pubblico  la  loro  opera  onesta  e  gagliarda,  fatta  con  estrema 
passione,  con  ogni  lampo  della  mente,  con  ogni  vibrazione  dello  spirito  :  in  una.  fiamma  di 
entusiasmo. 

Il  Carroccio  vuole  ritrovare  intorno  a  sé,  sani  e  saldi,  gli  amici  dei  sette  anni  passati  ; 
e  attorno  ad  essi,  nell'ottavo  che  sta  per  aprirsi  e  negli  altri  anni  a  seguire,  altre  moltitudini. 

Amici  nostri  presenti  e  futuri,  con  tutto  l'animo  riconoscente:  Augurii! 

*** 
II,  "Carroccio"  nel  1922. 

Rimandiamo  i  lettori  alla  lettura  delle  prime  pagine  della  sezione  di  pubblicità  di  questo 
fascicolo.  Vi  si  spiega  ciò  che  è  questa  Rivista,  che  cosa  vuole,  dove  tende,  e  vi  si  dice  che 
cosa  gli  altri  debbono  fare  per  animarla  e  sostenerla. 

*** 

Il  memorandum  verde. 

Gli  abbonati  del  Carroccio  ricevono  in  questi  giorni  : 

I.  Un  memorandum  da  cui  rilevano  la  loro  situazione  nei  rapporti  dell'Amministrazione 
della  Rivista.  Chi  deve  ancora  l'abbonamento  dell'anno  che  finisce,  è  pregato  di  spedirlo  subito. 
Chi  deve  rinnovarlo  pel  1922  è  pregato  lo  stesso  di  mandarne  l'importo. 


748  Hv  CARROCCIO 


2.  Una  cedola  da  riempire  con  i  nomi  di  quattro  amici  o  conoscenti  capaci  di  intendere  le 
finalità  e  di  apprezzare  la  lettura  del  Carroccio.  Chi  mette  in  rapporto  col  Carroccio  i  propri 
amici  vicini  o  lontani,  rende  loro  un  utile  e  gradito  servigio. 

Essere  abbonato  al   Carroccio  è  una  distinzione. 

***  Chi  ha  pagato  in  questi  ultimi  giorni  e  riceve  lo  stesso  il  memorandum  pensi  al  lavoro 
difficoltoso  dell'Amministrazione  che  deve  tener  dietro  a  migliaia  di  abbonati,  e  che  non  può 
registrarne  tutti  i  pagamenti  d'un  colpo  solo,  senza  le  dovute  verifiche. 

*** 

Alfredo   Fanzini. 

Il  più  illustre  novelliere  d'Italia  —  il  prof.  Alfredo  Fanzini  —  comincia  da  Capodanno 
la  sua  collaborazione  ordinaria  al  Carroccio. 

Insieme  con  Matilde  Serao  —  la  più  illustre  scrittrice  nostra,  da  due  anni  collaboratrice 
mensile  del  Carroccio  —  la  Rivista  si  è  assicurata,  così,  per  la  parte  letteraria,  la  collabora- 
zione delle  due  penne  più  apprezzate  della  novellistica  italiana. 

*** 
"A  Washington". 

Si  rassicurino  tutti  coloro  che  ci  hanno  scritto  approvando  l'atteggiamento  preso  dal  Car- 
roccio con  l'articolo  A  Washington:  la  Rivista  saprà  costantemente  rispecchiare  anche  in  que- 
sta occasione  il  sentimento  genuino  e  libero  degli  Italiani  d'America.  Ferchè  in  Italia  s'intenda 
che  anche  gli  Emigrati  sono  italiani  e  che  anche  i  loro  sentimenti  vanno  tenuti  da  conto.  Con- 
siderare le  Colonie  come  angoli  di  rifugio  di  gente  bonacciona  disposta  unicamente  a  fare 
sfruttare  la  sua  dabbenaggine  da  tutti  i  fannulloni  della  Fenisola,  e  trascurarle  quando  la  loro 
voce  può  contare  ed  essere  utile  agl'interessi  nazionali  in  America,  è  un  abito  mentale  che  mol- 
tissimi in  Italia  devono  smettere. 

Il  pubblico  del  Carroccio  sente  e  vuole  così. 

*** 

Echi. 

L'articolo  del  nostro  critico  musicale  intorno  a  Caruso  continua  a  fare  il  giro  dei  giornali 
italiani,  riprodotto  in  parte,  e  citato.  Un  largo  sunto  ne  dava  il  Piccolo  Marittimo  di  Napoli  — 
diretto  dall'infaticabile  Achille  Salzano  —  che  con  parole  ammirative  metteva  in  rilievo  il 
brano  in  cui  Caruso  veniva  esaltato  come  il  "Cantore  degli  Emigranti". 

La  Tribuna  di  Roma,  nel  suo  supplemento  coloniale,  si  occupava  della  lettura  su  Caruso 
tenuta  dal  nostro  Pasquale  de  Biasi  nella  sede  della  Lega  Musicale  Italiana. 

*** 

Gli  Uffici  del  "Carroccio". 

Si  ampliano.  La  Direzione  e  la  Redazione  rimangono  al  n.  150  Nassau  Street  (e  qui  va 
diretta  la  corrispondenza)  ;  l'Amministrazione  passa  in  locali  ampi  e  bene  arredati,  accanto 
allo  Stabilimento  Tipografico,  ai  numeri  105-113  Wooster  Street,  tra  Prince  e  Spring  streets, 
presso  West  Broadwaj'. 

Il  telefono  della  Direzione  è  il  solito  :  Beekman  2690. 

Il  telefono  dell'Amministrazione  è:  Canal  3167  e  131 1. 

Si  prega  di  prenderne  nota,  e  di  chiamare  opportunamente  l'uno  o  l'altro  ufficio,  secondo 
l'indole  della  richiesta. 

*  ** 

Il  "Carroccio"  di  Capodanno. 

Prenotate  subito  le  copie  del  Carroccio  di  Capodanno,  mandandone  l'importo  relativo:  50 
cents  la  copia. 

E'  il  migliore  "augurio"  che  si  possa  mandare  ad  un  amico,  in  Italia  massimamente. 

Il  volume  di  questa  volta  supererà  in  magnificenza  di  scritti  e  d'illustrazioni  le  edizioni  dei 
passati  anni.  Chi  segue  la  tradizione  dei  numeri  di  Capodanno  del  Carroccio,  immagini  la  bel- 
lezza e  la  sontuosità  della  imminente  pubblicazione. 


t)AL  PLAUSTRO  749 


*  *  * 
Agli  inserzionisti  ritardatari. 

L'ultimo  giorno  utile  per  la  inserzione  del  proprio  annunzio  nel  Carroccio  di  Capodanno 
è  il  27  dicembre.    Allora  va  in  istampa   l'ultimo   foglio  della  pubblicità. 

C'è  chi,  poi,  si  lagna  di  non  vedere  il  proprio  annunzio  nelle  ricche  pagine  di  pubblicità 
del  Numero  eccezionale.    Perchè  ritardare?    Si   faccia  presto  e  cade  ogni  ragione  di  lagnarsi. 

*  *  * 
Ai  collaboratori. 

Un  saluto  a  voi,  Colleghi  ed  amici,  che  fornite  al  Caiìroccio  la  vostra  prosa,  i  vostri  versi, 
che  scrivete  per  l'Italia  raminga  e  di  essa  vi  appassionate. 

Voi  abbellite  coi  vostri  scritti  le  pagine  di  questo  Carroccio  che  propaga  l'idea  italiana 
e  getta  semi  attorno  perchè  crescano  alla  Patria  l'alloro  e  la  quercia  anche  sul  suolo  stranie- 
ro: voi  date  a  chi  elabora  il  Carroccio  una  forza  di  adesione  inestimabile. 

A  voi.  Colleghi  lontani.   Colleghi  vicini,  augurii  e  grazie  1 

*  *  * 
Alla  Stampa  Coloniale. 

All'appoggio  costantemente  dato  al  Carroccio  —  larghissimo  e  disinteressato  —  dai  gior- 
nali delle  Colonie,  va  attribuito  massimamente  il  successo  della  diffusione  della  Rivista  per  ogni 
dove  negli  Stati  Uniti. 

E'  doveroso  volgere  ogni  fin  d'anno  —  nell'ora  dei  bilanci  spirituali  e  materiali  —  il 
pensiero  ai  bravi  Colleghi  che  secondano  l'opera  nostra  con  perfetto  spirito  di  solidarietà  pro- 
fessionale e  nazionale. 

C'è  nelle  simpatie  dei  Colleglli  intorno  al  Carroccio  una  grande  promessa:  quella  dell'unio- 
ne compatta  della  Stampa  Italiana  degli  Stati  Uniti  —  unione  spirituale  di  forze  nazionali,  di 
volontà  concordi,  di  dignità  collettiva. 

Ognuno  per  tutti,  tutti  per  ciascuno.    Avanti,  Colleghi  ! 

*  *  * 
Il  "Carroccio"  Dantesco. 

Continua  la  richiesta  del  fascicolo  eccezionale  dello  scorso  Settembre  consacrato  intera- 
mente a  Dante,  racchiuso  nella  splendida  copertina  a  colori  del  Sacchetti  —  la  più  bella  deco- 
rativa testa  di  Dante  apparsa  nel   Centenario. 

Del  volume  vi  sono  pochissime  copie  disponibili,  e  ciascuna  costa  già  un  dollaro. 

Regalare  ad  uno  studioso  il  Carroccio   Dantesco   è  procurargli   una   cosa   assolutamente 

preziosa. 

*  *  * 

Uu  questionario.  \ 

Volete  far  sapere  al  Direttore  del  Carroccio  la  vostra  opinione  sulla   Rivista? 
Eccovi  delle  domande  cui  rispondere  : 

—  V'interessa  il  Carroccio? 

—  In  che  la  Rivista  riesce  utile  in  senso  generale? 

—  In  che  giova  a  voi  direttamente? 

—  Vi   piace  il   suo   programma   politico? 

—  Quale  genere  di  articoli  preferite? 

—  Se  voi   foste  il   Direttore  del   Caiìroccio,  che  cambiamenti    fareste? 

*  *  * 

La  verità'  su  Paterson. 

Il  Risveglio  di  Paterson,  diretto  dal  cav.  F.  Palleria,  nel  riprodurre  quanto  scrivemmo 
sulla  Colonia  di  Paterson  due  numeri  fa,  dice  che  la  pubblicazione  fatta  dal  Carroccio  merita 
di  essere  additata  a  tutti  gl'italiani  residenti  in  Paterson  come  il  più  grande  contributo  per 
il  trionfo  di  quella  verità  che  quella  Colonia  si  affanna  da  tanti  anni  a  far  conoscere  a  Roma. 
"Il  Carroccio  —  dice  il  giornale  —  che  ])er  la  sua  indiscussa  importanza,  si  fa  leggere  da 
migliaia  e  migliaia  di   letterati,   scienziati,  diplomatici,   uomini   politici   e   governanti   di   qua   e 


750  IL  CARROCCIO 


di  là  dell'Oceano,  varrà  indubbiamente  a  dare,  con  la  lucida  esposizione  fatta  da  Agostino 
de  Biasi,  il  colpo  di  grazia  alla  balorda  credenza  che  questa  città  sia  il  covo  dei  rinnegati 
senza  patria". 

*  *  * 

Il  "Carroccio"  nelle  Biblioteche  pubbliche. 

Sono  molte  le  Biblioteche  pubbliche  che  tengono  in  lettura  il  Carroccio;  ma  ve  ne  sono 
migliaia  ancora  da  raggiungere. 

Nel  nuovo  anno  intensificheremo  la  nostra  penetrazione  nelle  loro  sale  di  lettura.  Appresso 
ad  ogni  copia  del  Carroccio  entra  la  lingua  italiana,  entra  l'idea  italiana. 

Non  è  l'abbonamento  in  sé  che  c'interessa  :  è  il  "piccolo"  posto  occupato  che  vale  —  è  la 
"grande  conquista"  che  ne  segue  che  conta. 

Vedete  ciò  che  ha  fatto  il  nostro  collega  Giacomo  Lanzetta,  direttore  della  Gazzetta  di 
Syracuse.     Ce    lo    riferisce    lui  : 

—  Giorni  dietro,  in  compagnia  di  alcuni  amici,  vii  recai  dal  direttore  della  Biblioteca  pub- 
blica di  questa  città,  Mr.  Paine,  Librarian  of  the  Syracuse  Public  Library,  e  gli  ho  chiesto  che 
era  desiderio  mio  e  della  classe  piti  colta  italiana  di  questa  città,  che  alla  lista  dei  "magazines" 
esistenti  in  questa  biblioteca  venisse  aggiunto  anche  II  Carroccio,  l'unico  "magazine"  italiano 
negli  Stati  Uniti  ed  uno  dei  più  assennati  e  dei  più  diffusi  periodici  che  si  pubblicano  in  Ame- 
rica. —  //  direttore  mi  ringragiò  per  averlo  informato  dell'esistenza  del  Carroccio,  e  mi  promise 
che  l'avrebbe  ordinato  subito.  — 

La  Syracuse  Public  Library  si  è,  infatti,  subito  abbonata. 

Perchè  non  fare  altrove  come  a  Syracuse? 

Conoscete  il  bibliotecario  della  Public  Library  della  città  dove  risiedete?  Proponetegli  l'ab- 
bonamento del  Carroccio.  La  Rivista  fa  ottima  figura,  sempre,  tra  le  migliori  americane  e 
straniere. 

Facciamo  posto  all'Italia  nelle  sale  di   lettura  d'America! 

*  *  * 
Ultimi  giudizi. 

Del  dott.  comm.  Paolo  de  Vecchi,  venerando  patriota,  autore  del  recente  volume:  Modem 
Italian  Surgery  and  Old  Universities  of  Italy.  Da  una  lettera  mandata  al  Direttore  :  —  B'  pec- 
cato che  il  Carroccio  non  esca  tutti  i  giorni,  perchè  ella  potesse  far  sentire  la  sua  voce  calda  di 
tante  verità  amare  ma  giuste,  perchè  se  non  vogliono  tidirle  quelli  che  dovrebbero  invece  cer- 
carle, le  conosca  il  popolo  perchè  si  risvegli  a  protestare,  perchè  i  suoi  sacrosanti  diritti  siano 
sostenuti  e  difesi  con  nobiltà,  dignità  e  forza.  — 

Del  prof.  Augusto  E.  Califano,  direttore  della  scuola  serale  italiana  della  Children  Aid 
Society,  SuUivan  Street,  New  York  :  —  My  commendation  of  the  splendid  issues  which  have 
been  published  and  cspecially  the  numbcrs  of  Caruso,  Dante  and  the  Conference  of  the  Limi- 
tation  of  Armamcnts.  You  are  deserving  of  mucìi  praisr  for  the  exccllent  work  which  is 
being  done  through  the  medium  of  II  Carroccio.  — 

Del  dr.  Lucius  Martucci,  direttore  del  North  Beach  Center  di  San  Francisco,  Cali- 
fornia: —  Complimenti  per  il  numero  superbo  del  Carroccio  su  Dante.  Magnifico,  stupendo, 
volume  degno  davvero  del  Poeta.  — 

Del  rev.  V.  Cordo'  di  Cleveland,  O.  :  —  Nobile  e  impareggiabile  rivista  il  Carroccio.  Ten- 
go ad  esserne  abbonato.    — 

*  ** 
Volume  Quattordicesimo. 

Questo  fascicolo  chiude  il  quattordicesimo  volume  semestrale  del  Carroccio.  Con  tutto 
l'indice  novera  756  pagine  di  testo,  più  308  di  pubblicità.  Un  totale  di  1064  pagine  arricchite 
di  ben  229  illustrazioni  di  attualità. 

L'altro  volume  del  primo  semestre  conta  un  totale  di  1028  pagine  con  238  illustrazioni. 

Totale  dell'annata:  2092  pagine  e  467  illustrazioni. 

Rilegati,  i  due  volumi  possono  decorare  qualsiasi  biblioteca. 

Quasi  tutti  gli  abbonati  serbano  così  le  collezioni  della  Rivista. 


fiRROCClO 

^^-^ìTME  ITALIA^  REVlEwi^*-^ 


atlEITALlArtRLVlEWt 

Rivista  mensile  di  coltura  propaganda  e  difesa  italiana  in  America 
diretta  da  AGOSTINO  DE  BIASI 


INDICE 

ANNO    VI   -   VOL.    XIV  -   LUGLIO   -   DICEMBRE    1921 


LUGLIO 

L'Italia  alla  Conferenza  del  Disarmo  —  Agostino  de  Biasi....-    

Generale  Pietro  Badoglio  —  ritratto  con  autografo _ 

Risorgimento  nazionale  —  Enrico  Corradini,  collaboratore  da  Roma  del 
Carroccio    _ „ _ 

Ivanoe  Bonomi  —  ritratto _ _ _ „._ 

The  Fascisti  —  Antonio   M.  Ghio „ _ 

Tommaso   Tittoni  —  ritratto _ _ „._ 

L'artiglieria  volante  ed  il  suo  impiego  —  Amm.  Ettore  Bravetta,  colla- 
boratore  ordinario   del    Carroccio _ _ „ 

Impressions  —  Versi  —  Beatrice  Burnheim _ 

La  parola  del  Comandante:  il  messaggio  agli  Arditi  d'Italia  dopo  l'eccidio 
di  Porto  Sauro  —  Gabriele  d'Annunzio „ 

Dove  D'Annunzio  lavora  —  con  illustrazioni....- _ „ 

//  problema  della  restaurazione  italiana  —  Tommaso  Tittoni,  presidente 
del    Senato  del    Regno _ _ 

La  difesa  del  Diritto  Italiano:  Sonnino  contro  il  neutralismo  affaristi- 
co —  Vincenzo  Morello  (Rastignac) _ 

L'Enciclica  Dantesca  di  Benedetto  XV 

Dante  as  Apostle  —  Prof.  cav.  Ernest  H.  Wilkins,  dell'University  of 
Chicago    ....- - - 

L'anelito  profondo  —  Alatilde  Serao,  collaboratrice  mensile  del  Carroccio 

Fascisti  —  Walter  Littlcfield  (traduzione  italiana) 

La  "Storia  di  Cristo"  di  Rapini  —  Padre  Giovanni  Semeria,  collabora- 
tore ordinario  del  Carroccio _...- — 

//  silenzio  improvviso  della  sera  —  Versi  —  Raffaello  Biordi 

Italy's  contributions  to  modem  culture  —  G.  Harold  McMurry 

La  contribuzione  degli  Italiani  alla  Democrazia  Americana  —  Prof.  Vit- 
torio   Racca — — ■■ - - 

Chi  lanciò  in  America  la  seta  italiana:  Carlo  Gerii  —  m.d.b _ 

Discussioni  del  Carroccio  —  Il  biolco - 

Un  Principe  Romano  ingegnere  minerario  negli  S.  U.:  don  Gelasio  Cae- 
tani  —  Umberto  Olivieri — ._. — _ 

//  servizio  degli  emigrati  del  Banco  di  Napoli - - 

Impressioni  d'Europa  dopo  la  guerra:  vi  La  Francia  —  Cav.  G.  B.  Vi- 
telli   „ - -■■■. -. ~ - - 

Two   big  Italian  institutes -■ 

L'Italia  nella  Stampa  Americana. -.. — — — 

Un  grande  istituto  bancario  fondato  da  italiani:  la  Bank  of  Italy  di  San 
Francisco  —  Ag.  de  Biasi  —  G.  Garda 


Pag.       I 
"        9 

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74 

75 


Ufficio  di  collociiiiìCììlo   all'estero   dri   hvi'oratori   iiitcllrlliuili PaS- 

La  lìilancia  roiinncrcio'c  degli  Slat<  Uniti  —  Cav.  Romolo  Angelone 

Cronache  d'arte  —   Pasquale  de   Biasi *.. 

La  Celebrazione  Dantesca  negli  Stati   l'niti 

Cronache  dell'Intesa  Italo-Americana 

Libri    

Gli  Italiani  negli  Stati  Uniti - 

Dal   Plaustro - ;■■• 


80 
8[ 

84 
90 
94 
06 
97 
I II 


ILLUSTRAZIONI:  Pietro  Badog'io  —  "Disarmatelo!  AI  lavjio!"  liliregiio)  -  l-;riricn  Corrarlini  -  Ivanoe  Kii 
nomi  —  Tommaso  Tittoni  —  Ammirag  io  Bravrtt  i  —  Vi'la  Cargiiacfo  abitata  da  D'Aiiminzio  a  Oarrìone 
Pivi<-ra  —  Il  paesaggio  del  Eunuco  —  Prof.  Eniet  l'.  \Yi  k'"s  —  Daiit?  dal  "Parnaso"  di  Riffae!  0  — • 
Mali  dj  Serao  —  Pidre  Semeria  —  Carlo  Oer'.i  —  Go'rsio  Ci  etani  —  Amet'eo  P.  Giannini  —  Il  nuovo 
edificio  de'!a  Banca  d'Itala  di  San  Francisco  —  Il  nuovo  reparto  del'a  East  River  National  Banli  di  New 
York  —  Romolo  Ange  one  —  Pasquale  de  Biasi  —  La  statua  di  IXinte  del  monumento  di  New  York  —  Nina 
Santella  —  avv.  Grey  C.  Crapple  —  dr.  Quirino  A' vino  —  L'Ospedale  Italiano  di  Pittsbtirgli  —  Il  nuovo 
faro  di  Trie.^t?  —  lì  banclietto  della  Co'onia  di  Find-'fii  all'Ambasci itore  Ricci  —  Una  riunione  de'la 
Mulberry  Community  League  —  cav.   II.   E.   Kins'.ey.  —  In    copeitina;    Pier    delle    Vigne,    disegno    del    Dorè. 


AGOSTO 


La  crisi  spirituale  italiana  —  Ciuseppe  Bottai,  Deputato  al  Parlamento 

Italia  ed  America  —  Tommaso  Tittoni,  Presidente  del  Senato  del  Regno 
d'Italia ■ 

//  turpe  inganno  di  Rapallo  —  Agostino  de   Biasi 

//  Fascismo  non  vtuorc  e   non  può   morire 

Tra  la  riscossa  e  la  sommossa  —  Enrico  Corradini,  collaboratore  da  Ro- 
ma del    Carroccio 

//  Partito  Popolare  Cattolico  —  lettera  da  Roma 

Disarmament  —  Comm.  dr.  Paolo  de  Vecchi 

The  lesson  that  sticks  —  "The  Evening  World" 

The  spiritual  mcssage  of  Dante  —  Dr.  Enrico  Sartorio 

//  gran  rito  nasionale  —  Mons.  prof.  Angelo  Acocella 

To  Saint  Francis  of  Assisi  —  Versi  —  G.  V.  B 

Benevento  a  Dante  —  Giovanni  Podio 

Musica  Dantesca  —  M.o  Alberto  Bimboni 

//  Maestro  Cantore:   Caruso  —  Pasquale  de  Biasi 

—  Caruso  eternai  song  —  Versi .._ 

—  Caruso  is  dead  —  Arthur  Brisbane 

—  "Voce  of  the  Ages"  is  siilled  —  Max  Smith 

—  Caruso  e  Mr.  Cari  E.  Pcck 

—  Caruso! —  Versi  —  Eduardo  Migliaccio 

"Clair  de  lune"  — •  Novella  —  Matilde  Serao,  collaboratrice  mensile  del 

Carroccio 

Giuseppe  Bottai  —  Oreste  Poggiolini 

Assisi  —  Versi  —  Julia  Cooley  Altrocchi 

Le  esplorazioni  pre-colombiane  nella  luce  della  geografia  storica  —  Dottor 

prof.  Alberto  C.  Bonaschi 

Italian  contributions  to  the  modem  culture  —  G.  Harold  McMurry _ 

//  metodo  Pais  debellatore  della  malaria  —  Dott.  Antonino  Pais 

The  mission  of  Senator  Tittoni  —  Cav.   Luigi   Criscuolo 

Discussioni  del  Carroccio  —  Alla  Conferenza  del  Disarmo  —  Il  biolco 

La  lotta  di  La  Guardia  —  Syrius 

General  financial  and  business  s'ituation  in  Italy  —  Cav.  Arminio  Conte 

Cronache  d'arte:  Caruso  non  avrà  successore  —  P.  de  Biasi 

La  Celebrazione  Dantesca  negli  Stati  Uniti 

Cronache  dell' lìitesa   Italo- Americana 

L'Italia  nella  Stampa  Americaìia 

L'Ospedale  Italiano  di  Colombo  di  Buffalo  —  Ferdinando  Magnani- 

Gli  Italiani  negli  Stati  Uniti 

Dal  Plaustro  „ „ 


Pag.  113 

"  117 

"  122 

12/ 

"  129 

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"  172 

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"  177 

"  179 

"  180 

"  185 

"  192 

"  198 

"  200 

"  211 

"  213 

"  215 

"  219 

"  222 

"  224 

"  227 

"  239 


ILLUSTRAZIONI:  Enrico  Corradini  —  La  fiaccola  della  Libertà  in  Russia,  disegno  —  dr.  Enrico  Sartorio  —  Ri- 
tratto di  Ditidf  del  Codice  della  Riccardiana  —  Il  monumento  dantesco  di  Benevento  —  L'ultimo  ritratto 
di  Caruso  —  Caruso  nei  ruoli  più  acclamati  (8  riproduzioni)  —  Caruso  nei  primi  e  negli  ultimi  anni  del 
suo  trionfo  ■ —  Autoschizzi  di  Caruso  —  Caruso  nell'  "Ebrea"  —  Autografo  di  Caruso  —  Caniso  collezionista 
d'arte  —   Caruso   sulla   terrazza   dell'Hotel   Vittoria  a  Sorrento  —  La  notizia  della  morte  di  Caruso  apparsa 


nei  tiornali  di  Ni'W  Yorlt  —  Clloria  Caruso  al  piano  —  Caruso  e  la  morte,  disegno  —  \m  "clipqiie"  del 
dividendo  della  11  Carroccio  l'iililisliinK  Co.  pagato  a  Caru.so,  membro  del  Consiglio  d'Amministrazione 
della  Rivista  —  Corona  d'oro  presentata  a  Caniso  -  (Jiuseppe  Bollai  -  dr.  A.  C.  Bimaschi  -  -  Fiorello 
l,a   (iuardla      -   l'asqnale  (!e   Biasi   —  Caruso  e   la  Mia   signora  Targa    dantesca   dello   scultore   Triebel  - - 

Vitt.  Km.  Orlando,  ritnitto  -  -  Miss  Wlnifred  Holt  e  il  ['residente  Harding  -  Ospedale  Italiano  Colombo 
ili  Buffalo  —  dr.  Carlo  R.  Borzilleri  —  Badoglio  pirla  davanti  al'.a  Casa  di  (J  iribaldi  a  Staten  Island  -  - 
[l  luncheon  della  Camera  di  Commercio  Italiana  di  .New  York  al  genera'e  Badoglio  —  comm.  dr.  W.  F. 
Verdi  —  maestra  Rosa  Reggio  —  dr.  cav.  John  W.  l'erilìj  —  cav.  Antonio  L.  Randazzo  —  Il  nuovo  edi- 
ficio della  Banca  l'erera  di  Uarlem  —  Giuseppe  Bertelli.   —   In   copertina:  Caruso. 


SETTEMBRE 

NUMERÒ   COMMEMORATIVO   DEL  SESTO   CENTENARIO   DELLA   MORTE    DI    DANTE 


A    Dante   —   Alfred    Tennyson Pag.  242 

Vive  in  tutto  il  passato  e  in  tutto  il  presente  —  Gabriele  d'Annunzio "    243 

Dante  —  Giosuè   Carducci -  "    245  ■ 

L'amor  patrio  di  Dante  —  Giuseppe  Mazzini "     246 

In  Santa   Croce  —   Carducci - _ —  "     249 

Dante  —  Sonetto  —  Longfellow  —  trad.  di  "Hérica" _  "     250 

A  Dante  —  Ode  —  D'Annunzio _...._ _  "     252 

A  memorable  cvcnt  —  Prof.  Charles  Hall  Grandgent ~ "    254 

L'uomo  sovrano  —  Gaetano   Negri _. _  "     255 

"0  Beatrice,  dolce  guida  e  cara"  —  Pasquale  Villari...._ _  "     256 

The  Poet  of  the  Stars  —  Arthur  Brisbane _ "     260 

Dante  —  Sonetto  —  Longfellow _  "    261 

La  Spirito  Dantesco  —  Benedetto   Croce -....  "    262 

"Sotto  l'usbergo  del  sentirsi  pura"  —  Giovanni  Bovio....- .„ "     266 

Dante  —  Sonetto  —  Carducci _ "    266 

"Io  san  SordcUo "  —  Tommaso  Tittoni,  Presid.  del  Senato  del  Regno "  267 

La  Luce  dell'Esilio  —  Agostino  de  Biasi _  "  268 

The  Greatest  Poet  in  ali  the  World  —  Clement  K.  Shorter "  272 

//  poema  sacro  —  Pasquale  Villari „  "  274 

//  Conte  Ugolino  —  Corrado  Ricci "  279 

Dante  and  Italian  Poìitics  —  Prof.  Kenneth  McKenzie _  "  292 

La  lampada  che  splende  —  Alario  de  Biasi _ _  "  300 

Dantis   ossa   — "  306 

Inno  degli  Emigrati  Italiani  a  Dante  —  Giovanni  Pascoli _ "  307 

L'Inno  di  Pascoli  a  Dante  per  gli  Emigrati  Italiani  in  America  —  Ni- 
cola  Fusco  "  308 

Firenze,  Ravenna  e  Roma  pel  Sesto  Centenario _ "  313 

Dante  Alighieri  "uomo"  —  Dr.  prof.  Alberto  C.  Bonaschi "  314 

La  fierezza  dell'Esule ■_■ "  318 

Sopra  il  monumento  di  Dante  a  Firenze  —  Giacomo  Leopardi....- _  "  319 

//  nostro  Poeta  —  Mons.  Angelo  Acocella _...._ "  321 

Tersa  Rima  —  Versi  —  Paul  Musurus _ "  230 

America's  notable  students  of  Dante  —  Allan  Nevins...- _ -  "  232 

Dante  —   Longfellow -  ||  333 

Farinata  degli   V berti „ — — — -.-.-. "  334 

Quei  due  che  insieme  vanno  —  Benedetto  Croce "  335 

Inferno  —  dal  Canto  V - -  "  336 

Dante  and  the  adjustment  of  tomorrozv  —  "N.  Y.  Times" - "  2>37 

Come  a  quando  IValt  IVhitman  ricordò  Dante  —  Prof.  Arnaldo  Faustini  "  338 

La  verità  nel  sogno  —   Sh^openhaucr....- "  339 

Dante  soldato  —  Eugenio  Barbarich ■. "  340 

Dante   in   America - - "  34 1 

Dante  and   the    Young  America _.'. _ — .- "  342 

//  primo  che  fece  studiare  Dante  in  America:  Lorenzo  da  Ponte "  343 

.•/   /)(/;;/('  —  Sonetto  —  Raffaello  Biordi _. "  344 

La  propaganda  della  lingua  italiana  in  America  —  Il  biolco „.._  "  345 

La  Celebrazione  Dantesca  negli  Stati  Uniti  d'America _  "  349 

L'anno  dantesco  del  Carroccio - ...._. "  353 

Dal  Plaustro  - - - — "  354 

ILLUSTRAZIONI:    34    illustrazioni,    disegni,    fregi   danteschi.   —  Copertina  a  colori  di  E.    Sacchetti. 


OTTOBRE 

Asterischi  della  Conferenza  —  Agostino  de   Biasi _ __.  Pag.  355 

//  conflitto  anglo-sassone  -^  Enrico  Corradini,  collaboratore  da   Roma 


del  Carroccio 
He  is  ours  as  well  as  Italy's  —  Charles  E.  Hughes,  Segretario  di  Stato — 

//  giorno  di   Colombo   in  Italia '.. - - — - 

Collaborazione  economica  italo-americana  —  Richard  Washburn  Child, 

ambasciatore  degli  Stati  Uniti  a  Roma — _ — 

Collaborazionismo  socialista  —  Enrico  Corradini 

Italy  and  America  —  Tommaso  Tittoni,  Presidente  del  Senato  Italiano 

/  sopravvissuti  —  Giuseppe  Bottai,  deputato  al   Parlamento _ _ 

Transplantig  —  "N.   Y.    Evening   Post" — - 

Divina  Commedia  —  Henry  Wadsworth  Longfellow _...- — _ 

//  Messaggio  di  D'Annunzio  al  Sindaco  di  Ravenna - 

A  German  on  Dante  —  Adolph  Harnack ....._ — 

La  nostra  vita  è  da  Dante  —  E.   Corradini — .- 

Dante    and    Italy _ - - - -.-. - - - - 

La  campana  dei  Comuni  d'Italia  offerta  a  Ravenna - - 

L'Arcivescovo  di  Dante  —  Prof.  dr.  Giuseppe  Molteni _ 

Per  far  dormire  i  bimbi  —  novella  di  Matilde  Serao,  collaboratrice  men- 
sile del   Carroccio ~ - 

The  Italy  America  Students'  tour  —  Irwin  Smith....- _ _ 

The  story  of  the  Duke  of  Aosta  —  F.  Cunliffe  Owen 

Improvvisa  ima  luce....  —  versi  —  Rafìfaello  Biordi _ 

Di  che  è  morto  Caruso  —  Comm.  dr.  Antonio  Stella 

Per  una  mostra  campionaria  italiana  in  America  —  Cav.  uflf.  G.  B.  Vitelli 

Welfare  work  among  our  Italians  —  Dr.  John  H.  Mariano ...._ 

La    nazionalità    degl'immigranti _. 

//  presente  ed  il  futuro  della  marina  mercantile  degli  Stati  Uniti  —  Av- 
vocato   Roger    Marchetti _ ....- _. 

Gorgogliano  nel  parco  le  fontane  —  versi  —  Raffaello  Biordi — _ 

Nel  regno  di  Marte  —   P.    Giovanni    Semeria _ 

Italy  and  the  "Allies"  —  "N.  Y.  America" - - 

Uno  studio  completo  d'americanizzazione  —  Edward  Hale  Hierstadt 

Italy  and  the  Italians  —  Mons.  William  Burt 

A  Dante  —  sonetto  —  Prof.  Guido  Pucci,  del  King's  College  di  Londra 

Con  Dante  a  Ravenna  —  Francesco  Sapori 

Un  tempio  per  Dante!  —  A.  Frangini _. - _ 

Un  libro  per  gli  Americani  sulla  chirurgia  italiana  —  Irene  di  Robilant 

L'Italia  alle  feste  del  Peni  —  m.d.b -. 

Un  autografo  di  Colombo - - — 

Columbus  Day  —  Dr.  Giovanni  Perilli _ :- _ 

Sulla  via  di  Badoglio  —  da  San  Francisco  a  Paterson 

Perchè  gli  Italiani  di  Nezv  York  abbiano  giustizia  —  Il  Carroccio.- 

Giuseppe  Bertolli  —  r.b - 

Commercio    estero    italiano •_• - 

La  Celebrazione  Dantesca  negli  Stati  Uniti  d'America _ __ 

Cronache  dell'Intesa  Italo-Americana ._. ._. ._. - 

Discussioni  del  Carroccio  —  Diaz  —  Agostino  de  Biasi  —  Il  biolco 

Cronache  d'Arte  —  Pasquale  de  Biasi -. 

Gli  Italiani  negli  Stati  Uniti .^ 

L'Italia  nella  Stampa  Americana  503  —  Dal  Plaustro  504  —  Libri  508 


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369 

370 
373 
375 
379 
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491 


ILLUSTRAZIONI:  Charles  E.  Hughes  —  Richard  Washburn  Child  —  E.  Corradini  —  La  Statua  della  Libertà 
visti  da  tergo  —  Giuseppe  Bottai  • —  Ritratto  di  Daute  di  Bernozzo  Gozzoli  —  La  campana  dei  Comuni 
d'Italia  donata  a  Ravenna  —  Matilde  Serao  —  G.  B.  Vitelli  —  Padre  Semeria  —  Francesco  Saporì  — 
sen.  Guglielmo  Jlengarini  —  Autografo  di  Colombo  —  La  penna  con  cui  fu  firmato  il  proclama  del  pri- 
mo Columbus  Day  —  ing.  Ettore  Patrizi  —  Badoglio  a  San  Francisco  —  Badoglio  al  Grand  Canyon  del- 
l'Arizona —  dr.  F.  Van  Noort  —  Francesco  Palleria  —  L'ambasciatore  Ricci  davanti  al  municipio  di 
Paterson  —  La  pergamena  di  Paterson  a  BadogUo  —  avr.  Francis  X.  Mancuso  —  avv.  Louis  Valente  — 
Joab  H.  Banton  —  Ferdinando  Pecora  —  Peter  L.  F.  Sabbatino  —  Joseph  Pasooce'lo  —  Felix  C.  Ben- 
venga  —  P.  Francis  Marro  —  Daniel  Direnzo  —  La  corona  di  New  Orleans  alla  Tomba  di  Dante  —  pro- 
fessor Luigi  Carnovale  —  cav.  F.  Santomassimo  —  Il  busto  di  Dante  a  Newark  —  La  vetrina  dantesca 
(Iella  Libreria  Brentano  —  A.  C.  Bedford  —  mons.  W.  F.  O'Connnr  —  Pasquale  de  Biasi  —  Beniamino 
Gigli  —  Gaetano  Tommasini  —  Nini  Frascanl  —  Gatti-Casazza  a  Vienna  • —  Busto  di  Caruso  di  G.  Via- 
fora  —  Lucia  Tarditi  —  Pranzo  offerto  all'on.  Tittoni  dal  comm.  Quattrone  —  conte  Giulio  Bolognesi  — 
cav.  Nino  Malnati  —  Monumento  agli  eroi  di  guerra  di  Settefrati.  —  In  copertina:  Diaz,  ritratto  con 
dedica   autografa   al   "Carroccio". 


NOVEMBRE 

A  Washington  —  Agostino  de  Biasi „_ 

La  gloria  della  Stirpe  Italiana  —  Enrico  Corradini,  collaboratore  da  Ro- 
ma del   Carroccio _ _.„ _ „._ 

Dante  e  il  Milite  Ignoto  —  Alessandro  Chiappelli,  senatore  del  Regno 

//  Sarcofago  del  Milite  Ignoto...- ._ 

1 1  Papato  —  Guido  Podrecca _ _. 

//  problema  di  Fiume  non  è  risolto  —  Eduardo  Susmel...- _ _ 

Dante  a  New  York  —  Ambasciatore  Rolandi-Ricci _ 

L'Italianità  di  Dante  —  Enrico  Corradini _ „ 

A  Dante  —  versi  —  Gregorio  E.   Cangiano _ _ 

La  Cattedra  Popolare  Dantesca  di  Milano _ 

Come  s'entrò  in  guerra    (con  autografo  di   D'Annunzio) 

La  Causane  della   Battaglia  —  Vitt.   Emanuele   Bravetta 

The  historical  document  of  the  Victory  (il  Bollettino  della  Vittoria) 

Diaz  generale  d'Esercito  —  Tomaso  Monicelli _ 

Ad  Armando  Diaz  —  Versi  —  Antonio  Parente 

Pianto  di  madre  —  Versi  —  Maria  Balzet  Maccario _ 

L'opera  della  Marina  Italiana  in  guerra...... _ _ 

La  verità  della  prima  ora  —  Giudizi  autorevoli  dati  in  America,  in  Fran- 
cia, in  Inghilterra,  in  Germania  alla  dimane  di  Vittorio  Veneto 

La  guerra  d'Italia  nell'opinione  d'un  diplomatico  —  Sir  Rennell  Rod 

//  Canto  dell'Adriatico  —  Versi  —  Carlo  Naldi 

/  negoziati  adriatici  a  Parigi  —  David  Hunter  Miller 

General  Diac's  Message  to  the  Anu-rican  Legion  —  Testo  inglese  ed  ita- 
liano   

Dias  negli  Stati  Uniti  —  cronache  illustrate 

Dias  —  Versi  napoletani  —  Eduardo  Migliaccio _ 

La   Celebrazione  Dantesca   negli  Stati    Uniti 

Cronache    dell'Intesa    Italo-Americana 

La  crociera  in  America  dell'incrociatore  "Libia"  —  Com.  E.  Burzagli 

Discussioni  del  Carroccio  —  Il  biolco _ 

Cronache  d'arte  —  Pasquale  de  Biasi — 

Gioz'.   Battista    Troccoli  —   Dr.    Enrico    Sartorio 

//  libro  della  Vita  Italiana  in  America  di  A.  Basi  —  Agostino  de  Biasi — 

Plauso  intorno  ad  un  libro - _ - 

Pei  tubercolosi  di  guerra  italiani — _ 

Gli  Italiani  negli  Stati  Uniti _ - 

Dal  Plaustro — - - -- 


Pag.  509 


519 
521 
523 
524 
525 
527 
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5,42 
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550 

562 

567 
568 

580 

583 
602 
602 
607 
610 
613 
621 
630 
631 
633 
634 
635 
641 


ILLISTRAZIONI :  sen.  Carlo  Schanzer  —  sen.  Luigi  Albrtiiii  — ^  Enrico  Corradini  —  Il  corteo  delle  bandiere 
che  prefede  la  bara  del  Milite  Ignoto  a  Roma  —  Il  sarcofago  del  Milite  Ignoto  • —  Il  Dante  di  New 
York  e  di  Washington  —  Il  Bollettino  della  Vittoria,  quadro  —  Diaz  negli  Stati  Uniti  (U  incisioni) 
—  I  confini  italiani  del  Trattato  di  Londra,  cartina  —  gen.  Marcello  de  Luca-Kennedy  —  Lo  scopri- 
mento del  monumento  a  Dante  in  New  Yorli  —  Carlo  Barsotti  ■ —  Il  busta  di  Dante  di  Città  del  Messico  — 
scultore  Adolfo  Ponzanelli  ■ —  L'ambasciatore  americano  Child  nel  suo  studio  a  Roma  —  com.  E.  Burza- 
gli —  Il  busto  di  Caruso  di  0.  Ruotolo  collocato  nella  Metropolitan  Opera  House  —  "Il  ragazzo  del  Pia- 
ve" dello  scultore  Piccirilli  —  Il  Circolo  Italiano  Ci  Trenton.  —  In  copertina:  Medaglia  della  Vittoria 
dei  Combattenti   di   Roma. 


DICEMBRE 


Kara-kiri  —  Agostino  de  Biasi Pag.  651 

//  dramma  di  Washington  —  Gabriele  d'Annunzio _ _ '|  656 

Nuovi  orizzonti  di  Vita  Italiana — - - - "  658 

Dante  in  America  —  Kenneth  C.  H.  Sills,  Presidente  del  Bowdoin  College  j|  661 

Beatrice  —   Henry   Wadsworth   Longfellow _ "  668 

Dante,  molder  of  Italy  —  John  C.  Reville.... -....  |'  669 

La  pace  all'epoca  di  Dante  —  Emma  Ghiera -....-  "  671 

La  Vittoria  velata  di  nero  —  Prof.  Feliciano  Lepore......... _....-  "  677 

Per  la  pace  alata  della  nuova  Italia  —  Maggiore  Luigi  Falchi _ "^  685 

L'opinione  di  un  generale  —  Gen.  R.  Bencivegna _.- "  688 

Un  padre  ed  una  figlia  —  Novella  —  Matilde  Serao,  collaboratrice  men- 
sile del   Carroccio - — 'l  689 

La  coscienza  della  Nazione  —  Lettera  dantesca  di  Victor  Hugo..._ _  696 


Pel   settimo    centenario    del    Ter::'  Ordine    di    San    Francesco    —    Nico- 
la  Fusco   Pag.  698 

Dante  e  Shakespeare  —  Dr.  Austin  O.  Malley "  702 

Toscanini-Caruso:    — la  musica  nell'arte  di  O.  Ruotalo  —  Dr.   Nico- 
la  Brunori  - "  703 

Natale  —  Versi  —  Raffaello  Biordi "  709 

//  giro  d'Italia  degli  Studenti  Italo- Americani  —  Diario  —  Mario   Pei  "  710 
Intcnsification  of  commercial  relations  between  the   United  States  and 

Italy  _ - _ "  718 

Discussioni  del  Carroccio  —  Il  biolco "  719 

Cronache  d'arte  —   Pasquale  de    Biasi ; "  730 

L'Italia   nella   Stampa   americana "  734 

La  Celebrazione  Dantesca  negli  Stati   Uniti  d'America - "  735 

Cronaca  dell'Intesa  Italo- A  mericana "  73 7 

Gli  Italiani  negli  Stati  Uniti _ _ "  738 

Dal  Plaustro — "  747 

Indice  del  secondo  semestre  1921 "  751 

ILLUSTRAZIONI:  Piace»  dantesca  della  "DiTina  Commedia"  del  Ricci  —  Inferno  VII.  Dorè  —  Gl'Innocenti, 
Dorè  —  Dante  nell'affresco  dell'Oreagna  —  Fé  iciano  Lepore  —  L'Italia  inginocchiata  al  passaggio 
del  Milite  Ignoto  —  La  "tradotta"  della  Gloria  —  Il  Milite  Ignoto:  Il  Re  segue  il  sarcofago  —  Le 
"medaglie  d'oro"  che  portano  il  compagno  —  Il  Milite  Ignoto  sull'Altare  de'la  Patria  —  Miti'de  Serao  ■ — 
Dante,  medaglione  di  E.  Pellegrini  —  "San  Francesco"  di  Ernesto  Biondi  —  Arturo  Toscanini,  scultura 
di  Ruotolo  —  Augusto  Jaccarino  . —  La  medaglia  degli  Studehti  Italo-Americani  offerta  al  Principe  di 
Piemonte  —  Pasquale  de  Biasi  —  L'inaugurazione  del  monumento  di  Dante  a  Washington  —  Diaz  noi 
sindaco  di  Ogden  e  con  l'agente  consolare  Anselmo  —  Il  luncheon  d'addio  a  Diaz  dell'Italy  America 
Society   ■ —   Gloria    Caruso   —    Maggiore   Teodorico  Migliaccio.   —   In   copertina:   Giovanni   di   Si'vi.istro. 


FINE  DELL'ANNO  DI  DANTE 


Il  pubblico  del  Carroccio  costituisce  il  gran  Fascio  dell'Italianità   oltre  oceano 


'.lii'ii'i',' l'Ili;  liijW'i 
!  !  1 1-'".  i'iir' 

l,tlll     pt,|ill 

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1'    l'I  '!;i:i  i,''!'''^'i'  '  li  iS'i^'''  l'i'    l',';v,' 

'Il   '"•;!!'.     .1  .11  iln.':!'!'  '  r  >li;;i;;iui  l'iiillil  i';;'.'!  111'.;; 

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I  iillll  'li'-'M^"^ 

'!ll!![   !  ini!  !ÌW  /     -S 


III 


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iii   ali   kind     of     marine  machinery 

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Vehicle»    -     Aeroplanes 

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tillery   -    Electric    angine»    and 

machinery  -  Tool»  and  mechan- 

ical    equipment    -    Tube»    and 

rolled,  drawn,  cast  and  forged 

metal»  -  Refractory    material»  - 

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CAPITALE  300  MILIONI  40   STABILIMEMTI 


17 


Matilde  Serao,  la  più  illustre  scrittrice  d^ttalia,  manda  una  tiovetìa  at  mese  al  CarrOCCW 


A^^^^^^v^i^^vJ^wJ'^^A^^^dVv^^^rtiV^^w^Wl^•^vA^vvwr^ww^^v^«s^^Wi 


\rshing  òquare^NewVoìk 

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Sauare,  pur  serbando  da  soli  il  loro  carattere  cosmopolita, 
formano  come  una  metropoli  a  sé.  Vi  convengono  e  vi  si 
concentrano  i  più  vari  interessi,  il  conforto  ed  il  lusso  della 
vita  d'albergo  del  ventesimo  secolo.  Al  magnifico  spirito  di 
ospitalità  fa  da  sfondo  la  genialità  di  un  fiorito  gruppo  dei 
migliori  direttori  d'alberghi  del  mondo. 

II  viaggiatore  che  giunge  al  Grand  Central  Terminal  (sta- 
zione centrale)  può  recarsi  a  qualsiasi  dei  grandi  Alberghi 
della  Pershing  Square  senza  vetture  o  fastidi  di  bagaglio. 
I  teatri,  i  clubs,  i  restaurants,  le  gallerie  d'arte,  le  sale  d'e- 
sposizione sono  nei  dintorni  ;  e  solo  un  block  lontano  è  la 
Quinta  Avenue,  il  cuore  del  quartiere  dei  più  attraenti  ne- 
gozi. Trams,  ferrovia  elevata  e  sotterranea,  subito  davanti, 
collegano  facilmente  qualsiasi  punto  della  Città. 

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18 


Il  Carroccio  è  fonte  viva  di  elementi  di  propaganda  italiana 


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BORSE  PER  SIGNORE 

GIOJELLERIA  FINISSIMA  IN  PLATINO 


Articoli  di  tartaruga  —  Articoli  in  mosaico 
Portasigarette  di  argento  —  Portasigarette  di  tartaruga 


CERAMICHE  ARTISTICHE  DI  CAPODIMONTE 

LE  T>IU'  FINI  VETRERIE  DI  MURANO 

Cornici  —  Legno  intarsiato  —  Cestini  di  lusso  —  Alabastri 

Bambole  abbigliate  in  eleganti  caratteristici  costumi  italiani 


QUADRI    AD    OLIO 
EMPORIO  DI  ARTICOLI  ARTISTICI  ITALIANI 


E'  aperta  al  pubblico  (entrata  libera)  una  Mostra  di 
eccezionale  attrazione  per   le  Feste. 


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19 


//  pubblico  del  Carroccio  può  spendere:  è  quanto  gli  aTrvisanti  cercano 


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Office  hours:    R  to  10  a.m.   —   «  io  R   p.m. 


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Chirurgo-Dentista 

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Telefono:   Canal    1407 

Orario:  dalle  10  alle  12,  dallo  2  alle  8  pom. 

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Tel.:  Gramercy  3609 

Orario:   dalle   5   alle   7    pom.   —   Domenica  e 

giorni  festivi:  dalle  9  alle  10  ant. 


Dr.  Carlo  Fama 

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6-7  pom.   -  Domenica,  appuntamento  soltanto. 


Dr.  Giovanni  Checchi 

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147  QUARTA  AVE.   (fra  13.a  e  14.a  strada) 

Stanza  109  —  NEW  YORK  CITY 
Orarlo:  9  a.m.   7  p.m.  -  Tel.   Stuyvesant  6950 


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Residenza:   611   W.    145th    »t.,    7    pom. 

e  per  appnntamento 

Tel.:  Anduboo  3945 


Dr.  Antonio  Tarditi 

91   MULBERRY  ST.    (n»ar  Canal  St.)    N    Y. 

Tel.    1722  Franljlin 
Orario:  10  a.   m.  to  2  p.  m.  -  0  to  8  p.  m. 


Dr.  Ernesto  Racca 

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(Commonwealth    tank   Billdlni) 

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Dr.  Enrico  Scimeca 

Medico  Chlrorgo  Oitetrle* 

80   E.    HOUSTON    STREET  —  NEW   YORK 

Tel.:  2714   S»rln| 

Orario:    7-11  a.  m.,   7-9  p.  ■. 


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227    E.    18th    STREET  —   NEW    YORK 

Tel.    Gramercy    3399 
Orario:   8-10  a.  m.   •  per  appuntamento 


Dr.  G.  Stella 

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308  E.  14th  ST..  near  2nd  Ave.,  NEW  YORK 

Tel.:    Stuyvetant    5749 

Office    hours:    10    t»    1    efery    day 


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9-12   ant.   4-7  pom.,  Domenica  9  ant.   2  pom. 
e  per   appuntamento 


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Chirurgo-Ostetrico 

Office  Hours:   9-11   a.   m.  —   6-8  p.   m. 
Sunrlay   9-11    a.    m.    —   Tel.:   Spring   9319 

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Orario;    9-12    m.    —    6-7    pom. 


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775    W.    END    AVE.    —    NEW    YORK 

Phone:   Riverside  23£1 

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di    Torino,    Baenot   Alrei  •   New   York 

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Tel.:  Sprint   7239 


Orario:    9-7 


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1.0   Piano,  porta  n.   1 


Dr.  J.  B.  Corsiglia 

10  FRANKLIN   STREET  —  NEW  YORK 

Til.:   5826  Franklin 

Orario:   dalle    9.30   a.m.    alle    12    e   dalle    7 

alle  R  D.m.   -  Dommilca-  dall*  6   ali»  13 


Tel.:  Canal  0298 

Dr.  Dominic  A  Puleo 

18  SPRING  STREET,  NEW  YORK 

Office  Hours:  10  to  12  A.   M.,   6  to  8  P.  M. 
Sunday:   9   to   11   A.   M. 


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fra   le  28  e  29  strade  -  Tel.:  Chelsea  0743 


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20 


Il  Carroccio  is  called  the  most  satisfactory  Italian  publication  in  America 


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La  polemica  nazionale  del  Carroccio  rianima  e  rafforza 


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Dr.  G.  ALVINO,  Direttore 

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CARUSO 


AFRICANA  —  0   Paradiso $1-73 

AIDA    —    C«lest«    Alda 1-75 

AIDA  —  Già    i    sacerdoti    adunansl 1.75 

AIDA  —  La    fatai     pietra 2.00 

AIDA  —  Terra,     addìo 2.00 

BALLO    IN    MASCHERA  —   Ma  se  m'i  forza 1.75 

BALLO    IN    MASCHERA    —    La    rivedrò 2.00 

BOHEME  —  Mimi,    tu    più    non    torni 2.00 

BOHEME  —   (Leoncavallo)    Povera   stanzetta 1-75 

BOHEME  —   (Leoncavailo)     Testa     adorata 1-75 

BOHEME  —  Soave     fanciulla 2.50 

CAVALLERIA    —    Siciliana 1-25 

CAVALLERIA  —  Addio    alla    madre 1-75 

CARMEN   —  Aria  del   flore 1-75 

DON    SEBASTIANO   —   In   t«rra   solo 1-75 

ELISIR    D'AMO«E   —   Una  furtiva   la»rlma 1.75 

ELISIR     D'AMORE  —  Venti     scudi 2.00 

FAVORITA   —   Spirto   gentil 1-75 

FORZA    DEL   DESTINO   —   Segreto  violato? 2.00 

FORZA    DEL    DESTINO  —  Solenne    in    quest'ora 2.00 

FORZA   DEL   DESTINO  —  0   tu  che  in  seno 

FAUST  —  Scena   della   prigione 

FAUST  —  Salue    demeure 

GUARANY   —   Sento   una   forza   Indomita 

EBREA   —    RaeK«l,    quand    du    Seigneur 

LOMBARDI    —    Qual    vtfluttà 2.50 

LUCIA    —    Sestetto 3.50 

MARTA    —    M'appari 1-75 

MARTA  —  Presto,     presto 2.50 

MARTA  —  Siam     giunte    giovinette 2.50 

MARTA  —  Solo,     profugo 2.50 

MADAMA   BUTTERFLY  —  Quanti  occhi  flsl 

MANON  —  Donna  non  vidi  mal 

MANON  —  La     chiamano     Manon 

MANON  —  Ah!   fuyez   douce   image 

OTELLO  —  Si  pel   del 

PAGLIACCI    —   Vesti    la   giubba 

PAGLIACCI  —  No,    pagliaccio    non    son 

PESCATORI    DI    PEBLE  —    MI    par  d'udir 

PESCATORI    DI    PERLE  —  La    mìa  vita 

PESCATORI    DI    PERLE  —  Dal   tempio 2.00 

RIGOLETTO  —  La  donna  è  mobile 

RIGOLETTO  —  Questa  o  quella 

RIGOLETTO  —  Farmi    veder    le    lagrime 

RIGOLETTO  —  Quartetto     3.00 

REGINA  DI   SABA  —  Magiche  note 


Caruso   nei  PAGLIACCI 


TROVATORE   — 
rROVATOiRE  — 
TROVATORE   — 
TROVATORE  — 
TROVATORE  —  Si    buon   mio 


1.75 
2.50 
1.75 
1.75 
1.75 


2.00 
1.25 
2.00 
1.75 
2.00 
1.75 
1.75 
1.75 
1.25 


1.25 
1.25 
1.75 


1.25 


ALBA   SEPARA    DALLA    LUCE    L'OMBRA f 

AVE      MAiRIA 

AGNUS    DEI "Z 

ADDIO    A    NAPOLI .'. 

A    LA    LU2    DE    LUNA 

AMOR     MIO 

CAMPANE    A    SERA 

CAMPANE   DI    SAN    GIUSTO 

CIELO   TURCHINO  —  napoletana 

CANTA    PE    ME  —  napoletana 

ELEGIE     (Massenet)     

ETERNAMENTE     

IDEALE     (Tosti)     

FENESTA    CHE    LUCIVE   —    napoletana 

GRANADA    —    spagnola 

INNO    DI    GARIBALDI 

I     M'ARRICORDO     'E    NAPULE 

LARGO    (Handel)    

LASCIATI    AMAiR     (Leoncavallo) 

LUNA    DESTATE    

MUSICA    PROIBITA    

MAMMA    MIA    CHE    VO   SAPE'   —  napoletana 

MANELLA    MIA    —    napoletana 

0    SOLE    MIO   —  napoletana 

PECCHE"?    —    napoletana '. 

PI  ETÀ",    SIGNORE    

SANTA    LUCIA    

SERENATA    

TARANTELLA     NAPOLETANA     (Rossini) 

TIEMPE   ANTICHE  —  napoletana 

VUCCHELU    —    napoleUna ,„, 

VIENI     SUL     MAR " 


TOSCA  —   E   lucean   le  stelle 1.25 


Di   quella  pira 1.25 

Misererà     2.00 

Ai    nostri    monti 2.00 

Mal     reggendo 2.00 

75 


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e'  partecipare  allo  svi- 
luppo dell'impresa 
italiana  delia  Rivista.  Lo 
Stabilimento  non  e'  una 
speculazione  tipografica 
propriamente  detta.  E' 
una  nuova  forma  di  pro- 
paganda nazionale:  dare 
agli  Italiani  ed  agli  Ame- 
ricani la  stampa  in  puro 
e  corretto  italiano.  Con- 
correre alle  fortune  del- 
la Tipografia  del  CAR- 
ROCClOvuol  dire  anche 
assicurare  il  continuo 
miglioramento  della  par- 
te grafica  -  tipi,  illustra- 
zioni, numero  di  pagine  - 
della  Rivista. 


Italiane,  nonché'  numerose  altre  Ame- 
altre  nazionalità'  si  servono  o^^i  dallo 
Stabilimento  del  "Carroccio"  perche' 
i  servizi  che  rende  danno  la  soddi- 
sfazione più'  completa.  Prontezza  nel- 
l'esegiuire  ^li  ordini;  senso  artistico 
nel  comporre  i  lavori;  nitidezza  ed 
eleganza  in  og,ni  stampato. 

Proprietaria  dello  Stabilimento  e' 
la  Compagnia  Editrice  del  "Carroccio" 
che  pone  oè,ui  cura  perche'  le  officine 
da  cui  esce  la  Rivista  rispondano 
alle  esigenze  del  suo  vasto  numero  di 
amici  e  simpatizzanti. 

Lo  Stabilimento  e'  fornito  di  mac- 
chinario moderno  e  di  tipi  e  fre^i  di 
estremo  è^^sto. 

Il  lavoro  della  Stamperia  del 
"Carroccio"  ha  sempre  un  particolare 
tocco  di  distinzione. 


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nervi dentro  la  Rivista  —  uno  o  due  fascicoli  alla  volta,  sul 
tavolo  di  lettura  —  ha  avuto  successo  tra  coloro  che  già' 
l'hanno  acquistata.  E'  in  tela-pelle  morbida,  color  marrone,  col 
titolo  della  Rivinta  che  spicca  in  mezzo  ad  un  fregio  di  forte 
impressione. 

Ogni  cartella  costa  mezzo  dollaro  ritirata  all'  Amministra- 
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l'importo più'  10  soldi  per  la  posta. 


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